Saggistica ,
PREFAZIONE
ALLA
SECONDA
EDIZIONE
Le
amichevoli
pressioni
di
alcuni
amici
e
lo
sviluppo
della
crisi
nazionale
mi
inducono
a
ristampare
questo
libro
,
che
affronta
il
nostro
problema
istituzionale
dal
punto
di
vista
più
profondo
che
sia
stato
mai
tentato
,
poiché
mostra
attraverso
quali
vie
il
fondamentale
compromesso
,
che
è
alla
base
della
vita
politica
italiana
,
si
sia
affermato
e
minacci
di
riprodursi
permanentemente
.
Avrei
voluto
,
però
,
per
lo
meno
rimaneggiare
il
testo
tenendo
conto
degli
avvenimenti
successivi
;
e
depurandolo
di
tutto
ciò
che
si
riferisce
a
situazioni
di
partito
ormai
tramontate
.
Ma
mi
si
è
fatto
osservare
che
,
in
tal
caso
avrei
dovuto
scrivere
un
'
opera
nuova
,
e
che
la
brevità
del
tempo
non
lo
consentiva
.
D
'
altra
parte
,
questo
è
un
libro
per
gli
iniziati
,
e
non
per
il
pubblico
grosso
,
gli
iniziati
non
incontrano
difficoltà
a
depurare
il
pensiero
dagli
elementi
contingenti
,
per
spremerne
le
idee
centrali
che
non
tramontano
.
Ciò
vale
a
dire
che
il
lettore
dev
'
essere
un
po
'
il
collaboratore
dello
scrittore
e
non
mi
nascondo
che
tale
fatica
addizionale
è
abbastanza
noiosa
,
ma
i
miei
amici
sostengono
che
oggi
vi
sono
molte
persone
disposte
a
fatiche
anche
maggiori
pur
di
soddisfare
il
loro
intimo
desiderio
di
penetrare
le
riposte
ragioni
del
difettoso
funzionamento
del
nostro
congegno
statale
.
Perciò
mi
sono
indotto
alla
ristampa
e
sono
costretto
a
chiedere
anticipate
scuse
a
coloro
che
getteranno
il
loro
sguardo
su
queste
pagine
.
Ho
cercato
,
però
,
di
colmare
parecchie
lacune
,
ristampando
alcuni
degli
articoli
apparsi
nello
stesso
periodo
di
tempo
in
giornali
e
riviste
politiche
.
In
molti
di
essi
è
fatta
applicazione
delle
idee
centrali
a
situazioni
particolari
,
e
la
forza
ed
il
vigore
delle
prime
ne
risulta
confermato
.
Inoltre
premetto
alla
ristampa
questo
scritto
,
che
è
insieme
prefazione
ed
epilogo
,
e
spero
che
sia
sufficiente
non
solo
a
mostrare
la
continuità
del
pensiero
,
ma
a
trasportarlo
più
vicino
alla
odierna
realtà
.
Forse
il
lettore
farebbe
meglio
a
rileggerlo
dopo
scorsa
l
'
ultima
pagina
.
In
definitiva
non
mi
dissimulo
che
pretendo
troppo
da
lui
,
ma
amo
credere
che
mi
sarà
grato
se
lo
induco
a
sottoporsi
ad
una
fatica
gravosa
,
poiché
,
dopo
averla
fatta
,
potrà
avere
idee
più
chiare
sul
punto
centrale
del
problema
italiano
,
anche
se
esse
saranno
in
aperto
dissenso
con
le
mie
.
Il
libro
fu
edito
da
Piero
Gobetti
verso
la
fine
del
1925
,
in
piena
crisi
del
fascismo
,
e
mi
si
scatenarono
addosso
mille
diavoli
,
poiché
esso
parve
eretico
a
tutti
.
Soltanto
Oliviero
Zuccarini
,
Antonio
Gramsci
,
Tommaso
Fiore
,
don
Sturzo
ed
i
giornali
sardi
lo
difesero
apertamente
.
Lo
stesso
Gobetti
,
che
,
con
alcune
trascurabili
riserve
,
era
sulla
linea
,
doveva
tener
conto
che
alcuni
scrittori
della
"
Rivoluzione
Liberale
"
,
in
diversa
sede
,
lo
avevano
criticato
.
Tutti
gli
altri
,
e
specialmente
i
cosiddetti
liberali
italiani
,
non
risparmiarono
gli
attacchi
.
Anzi
uno
di
essi
,
in
un
giornale
che
,
dopo
essersi
assunta
la
responsabilità
dell
'
organizzazione
della
marcia
su
Roma
,
tentava
rifarsi
una
verginità
attraverso
pose
liberaloidi
,
mi
suggerì
di
andare
a
rileggere
Croce
e
Fortunato
,
ignorando
,
naturalmente
,
che
il
mio
Maestro
,
Giustino
Fortunato
,
pur
dissentendo
dal
prematuro
ottimismo
delle
conclusioni
mi
aveva
già
ripagato
con
parole
di
lode
ed
incoraggiamento
.
Io
ero
giubilante
e
le
critiche
mi
parevano
applausi
,
perché
mi
sembrava
di
aver
pestato
la
coda
a
molti
cani
,
ed
i
guaiti
dimostravano
che
avevo
colto
nel
segno
.
Qualche
amico
sorse
in
mio
sostegno
,
e
si
preannunciò
la
polemica
.
Finalmente
si
sarebbe
discusso
a
gran
voce
il
punto
più
vitale
del
problema
meridionale
,
nascosto
fin
'
allora
sotto
i
grandi
nomi
della
libertà
e
della
democrazia
,
e
qualche
anima
ingenua
avrebbe
potuto
essere
acquisita
alla
causa
.
Ma
,
proprio
in
quel
momento
,
Benito
Mussolini
s
'
indusse
a
stringere
i
freni
della
reazione
.
Giornali
e
riviste
furono
soppressi
,
librerie
distrutte
,
e
La
rivoluzione
meridionale
,
messa
all
'
indice
,
scomparve
perfino
dagli
scaffali
delle
grandi
biblioteche
.
La
questione
istituzionale
meridionale
è
,
soprattutto
,
un
problema
di
volontà
e
di
forza
,
e
perciò
l
'
illusione
di
illuminarla
con
la
parola
non
poteva
che
durare
lo
spazio
di
un
mattino
.
Ed
io
non
me
ne
dolsi
gran
che
,
poiché
mi
parve
che
lo
spirito
eversore
del
fascismo
avrebbe
dovuto
lavorare
per
le
mie
idee
assai
più
che
la
propaganda
scritta
.
E
,
se
non
m
'
inganno
,
così
è
stato
.
Infatti
la
questione
istituzionale
generale
è
insorta
violenta
non
appena
la
compressione
fascista
è
cessata
,
e
la
segue
dappresso
la
questione
meridionale
vera
e
propria
.
Ora
siamo
nuovamente
daccapo
e
questo
libro
rivede
la
luce
,
tentando
un
altro
esperimento
.
Sarà
esso
fruttuoso
,
oppure
le
forze
del
compromesso
,
che
,
per
quanto
indebolite
,
vigilano
costantemente
,
annulleranno
tutti
gli
insegnamenti
che
da
esso
si
possono
trarre
?
Questo
è
l
'
interrogativo
dell
'
ora
,
ed
io
non
sono
un
profeta
per
potervi
rispondere
.
Io
sono
soltanto
un
critico
e
non
posso
far
altro
che
rianalizzare
gli
elementi
caotici
della
situazione
,
per
quanto
possa
sembrare
troppo
presto
per
farlo
.
Ma
i
miei
amici
,
quando
mi
sono
valso
di
quest
'
ultimo
argomento
per
resistere
alle
loro
pressioni
,
mi
hanno
risposto
che
,
avendo
il
fascismo
lasciato
il
paese
in
tale
stato
di
ignoranza
politica
da
far
paura
,
bisognava
compiere
ogni
sforzo
per
evitare
la
perdizione
delle
anime
,
e
che
la
critica
preventiva
ha
indubbiamente
grande
importanza
educativa
.
Rassegnato
ormai
alla
loro
affettuosa
violenza
,
mi
accingo
a
rispondere
all
'
interrogativo
dell
'
ora
.
Non
bisogna
confondere
il
problema
istituzionale
generale
italiano
con
il
problema
meridionale
,
per
quanto
il
secondo
sia
un
particolare
aspetto
del
primo
.
Il
problema
istituzionale
generale
è
ormai
acquisito
nei
suoi
dati
storico
politici
ed
è
condizionato
dal
passato
.
Il
compromesso
tra
monarchia
sabauda
e
rivoluzione
-
bisogna
riconoscerlo
-
fu
l
'
unico
espediente
politico
che
,
in
quel
dato
momento
,
poteva
assicurare
l
'
unità
e
la
indipendenza
del
paese
.
Per
quanto
questo
rilievo
non
sia
esatto
al
cento
per
cento
,
perché
la
monarchia
non
fu
in
grado
di
unificare
tutte
le
genti
di
lingua
italiana
,
e
,
per
tanto
tempo
,
dovette
ripiegare
sulla
umiliante
prassi
della
Triplice
Alleanza
,
tuttavia
è
facile
comprendere
perché
le
generose
aspirazioni
di
moltissimi
patrioti
finirono
per
rassegnarsi
ad
una
realizzazione
imperfetta
.
Se
la
soluzione
del
problema
italiano
avesse
dovuto
realizzarsi
soltanto
attraverso
la
rivoluzione
,
cioè
per
forza
di
popolo
e
senza
apporti
dinastici
e
stranieri
,
certamente
avrebbe
dovuto
essere
differita
nel
tempo
e
non
è
dato
sapere
attraverso
quali
vicende
.
È
questo
un
futuribile
con
tante
varianti
da
renderne
oziosa
la
disamina
,
e
,
d
'
altra
parte
,
il
politico
non
può
ragionare
in
base
ai
futuribili
,
ma
deve
tenere
il
più
stretto
conto
della
realtà
.
Ma
,
anche
ammesso
-
ciò
che
a
me
sembra
equo
-
che
nel
1860
era
assai
difficile
risolvere
integralmente
la
questione
italiana
,
non
per
questo
,
in
sede
politica
,
la
soluzione
storica
poteva
considerarsi
come
definitiva
.
Anzi
,
quanto
più
essa
,
poi
,
apparve
frutto
soltanto
del
compromesso
,
tanto
più
gli
impulsi
libertari
,
esplosi
con
tanto
vigore
nel
corso
formativo
del
Risorgimento
,
dovevano
staccarsene
per
assurgere
a
motivi
di
critica
istituzionale
.
E
nessuno
può
seriamente
meravigliarsene
,
poiché
gli
ideali
insoddisfatti
hanno
tanta
forza
di
espansione
da
risorgere
dopo
le
realizzazioni
storiche
e
rivolgersi
contro
di
esse
durante
tutto
il
tempo
in
cui
permane
l
'
originario
impulso
.
Soltanto
se
l
'
evoluzione
lenta
degli
istituti
politici
conduca
per
naturale
forza
di
espansione
al
soddisfacimento
di
tutte
le
esigenze
nazionali
,
è
possibile
il
consolidamento
delle
soluzioni
istituzionali
.
Ma
quando
questa
evoluzione
non
avviene
è
invece
fatale
che
i
motivi
ideali
insoddisfatti
vengano
riproposti
permanentemente
in
sede
critica
.
Ora
i
motivi
ideali
del
Risorgimento
furono
due
,
ed
è
probabile
-
anzi
a
me
sembra
certo
-
che
non
occuparono
lo
stesso
piano
nella
coscienza
degli
attori
di
quel
grande
dramma
nazionale
,
tanto
vero
che
,
all
'
ultim
'
ora
,
l
'
ideale
della
libertà
dovette
cedere
alquanto
terreno
a
quello
dell
'
indipendenza
.
È
vero
che
nemmeno
l
'
indipendenza
e
l
'
unità
furono
allora
interamente
assicurate
,
ma
,
in
un
certo
senso
,
gli
attori
del
Risorgimento
,
mentre
ritennero
che
l
'
unificazione
delle
genti
italiche
in
un
solo
Stato
costituiva
un
fatto
storico
di
massima
importanza
,
e
che
il
residuo
problema
dell
'
irredentismo
avrebbe
potuto
essere
risolto
alla
prima
occasione
utile
,
non
dettero
eguale
peso
al
problema
della
libertà
e
trascurarono
gli
argomenti
di
coloro
-
molto
pochi
,
in
verità
-
che
affermavano
che
l
'
espansione
territoriale
della
monarchia
sabauda
non
era
il
processo
politico
più
adatto
per
assicurare
all
'
Italia
un
vero
regime
liberale
.
Costituito
il
nuovo
Regno
,
ed
a
mano
a
mano
che
si
allontanò
il
tempo
del
compromesso
,
le
esigenze
ideali
divennero
sempre
più
forti
e
tutti
gli
scrittori
politici
di
qualsiasi
scuola
e
di
qualsiasi
tendenza
non
poterono
fare
a
meno
di
partire
da
questo
vizio
di
struttura
originaria
per
spiegare
gli
avvenimenti
successivi
.
Naturalmente
,
in
un
primo
periodo
di
tempo
,
bisognò
abituarsi
alla
vita
nazionale
,
che
indubbiamente
superava
gli
angusti
confini
dei
passati
regimi
,
assorbire
lentamente
i
residui
politici
che
qualsiasi
governo
lascia
nel
paese
al
momento
di
cadere
,
vincere
i
particolarismi
che
derivavano
da
secoli
di
vita
separata
,
sicché
il
compromesso
istituzionale
rimase
celato
anche
agli
stessi
uomini
politici
che
lo
avevano
accettato
come
supremo
dovere
nazionale
.
E
tale
processo
fu
più
lungo
e
faticoso
di
quanto
fosse
stato
lecito
supporre
,
appunto
perché
l
'
unificazione
,
a
causa
dell
'
assenza
delle
masse
,
non
fu
dovuta
ad
un
fatto
rivoluzionario
,
ma
dovette
necessariamente
svolgersi
attraverso
una
serie
di
compromessi
istituzionali
con
le
singole
classi
dirigenti
,
maturate
negli
ex
Stati
,
a
seguito
dei
quali
il
nuovo
Stato
unitario
assunse
l
'
aspetto
di
una
specie
di
mosaico
regionale
.
Naturalmente
il
dominio
della
classe
dirigente
che
ne
risultò
non
era
stabile
,
sia
perché
,
malgrado
l
'
ampiezza
della
formula
politica
adottata
,
apparve
,
a
lungo
andare
,
risultante
di
ristretti
interessi
,
sia
perché
non
poteva
non
essere
condizionato
dal
permanere
dello
stesso
compromesso
istituzionale
.
Poi
il
ritmo
divenne
più
rapido
,
perché
il
diffondersi
dell
'
istruzione
e
l
'
industrializzazione
,
per
lo
meno
di
una
parte
del
paese
,
consentirono
a
nuovi
ceti
di
affermarsi
,
e
quindi
,
lentamente
,
si
vennero
organizzando
nuclei
politici
,
decisi
a
giocare
la
loro
carta
.
Particolarmente
interessante
fu
l
'
affermazione
del
socialismo
nell
'
Italia
settentrionale
,
sotto
la
bandiera
del
quale
le
folle
lavoratrici
accorsero
numerose
.
All
'
apparire
del
nuovo
mito
il
regime
,
non
vivificato
dal
vero
apporto
popolare
,
ma
sollecitato
dagli
interessi
reali
degli
scarsi
gruppi
che
lo
sostenevano
,
non
trovò
di
meglio
che
inquadrare
il
problema
in
soluzioni
di
polizia
e
reagire
con
i
processi
e
la
galera
,
svelando
così
la
sua
sostanziale
illiberalità
.
Ma
i
sistemi
polizieschi
sono
la
forma
peggiore
di
governo
e
fu
ventura
per
le
oligarchie
al
potere
trovare
in
Giovanni
Giolitti
l
'
uomo
della
Provvidenza
,
che
,
allontanate
le
correnti
reazionarie
,
intuì
che
era
pericoloso
alterare
i
dati
storici
della
politica
italiana
,
e
,
perciò
,
avviò
il
paese
,
attraverso
una
serie
di
transazioni
con
la
rivoluzione
dilagante
,
verso
un
nuovo
sistema
di
compromesso
,
assai
più
vasto
di
quello
che
aveva
presidiato
all
'
origine
la
nascita
dello
Stato
.
Infatti
,
servendosi
abilmente
del
socialismo
di
Stato
,
e
di
un
costante
indirizzo
di
demagogia
politica
e
finanziaria
,
riuscì
a
denaturare
l
'
originario
virus
socialista
,
e
ad
interessare
vaste
sezioni
del
nuovo
partito
al
suo
esperimento
di
governo
.
Nel
raggiungimento
di
tali
risultati
egli
fu
aiutato
non
solo
dalle
generali
correnti
europee
,
che
cominciarono
a
segnare
la
linea
di
slittamento
del
marxismo
puro
verso
la
socialdemocrazia
,
ma
altresì
da
necessità
pratiche
puramente
italiane
,
che
spinsero
il
socialismo
verso
il
riformismo
,
e
trasferirono
,
come
egli
stesso
argutamente
disse
,
Carlo
Marx
in
soffitta
.
Lentamente
gl
'
interessi
si
aggiunsero
agli
interessi
,
si
rannodarono
nel
sottosuolo
,
crearono
solidarietà
che
con
la
nazione
non
avevano
niente
a
che
fare
,
ed
il
governo
giolittiano
,
dopo
aver
adoperato
il
socialismo
di
Stato
per
tagliare
le
unghie
ai
socialisti
,
immediatamente
provvide
ad
adottare
le
contromisure
,
e
,
con
il
protezionismo
doganale
,
tappò
la
bocca
agli
industriali
,
i
quali
,
in
tal
modo
,
assicurarono
alla
loro
espansione
i
mercati
nazionali
.
Perciò
,
accanto
al
proletariato
protetto
,
fiorì
l
'
industria
protetta
,
e
,
con
questo
felice
connubio
,
il
regime
poté
illudersi
di
avere
superata
la
crisi
e
costrette
le
ragioni
ideali
a
restar
patrimonio
dei
soli
idealisti
.
Naturalmente
l
'
esperimento
giolittiano
venne
sottoposto
a
severa
critica
,
che
svelò
il
compromesso
su
cui
era
poggiato
ed
accusò
di
parassitismo
gl
'
interessi
protetti
;
ma
tale
critica
non
ebbe
alcun
mordente
,
poiché
gl
'
interessi
offesi
erano
assenti
ed
il
compromesso
era
nascosto
sotto
la
maschera
di
un
governo
pseudoliberale
,
che
non
aveva
palesemente
alterato
i
dati
fondamentali
del
regime
.
Perciò
,
i
nostri
scarsi
movimenti
libertari
e
lo
stesso
sindacalismo
rivoluzionario
,
che
si
sviluppò
,
non
solo
come
critica
interna
del
socialismo
,
ma
anche
come
generale
esigenza
di
affrancamento
italiano
,
rimasero
senza
eco
nell
'
animo
delle
masse
,
i
socialisti
ufficiali
,
pur
non
partecipando
ad
alcun
governo
,
perseverarono
in
una
facile
opposizione
di
comodo
,
ed
il
Parlamento
continuò
a
funzionare
,
anche
contro
gl
'
interessi
dei
ceti
che
vi
erano
rappresentati
in
maggioranza
,
secondo
la
tradizione
istituzionale
del
paese
.
Questo
sistema
di
governo
era
condizionato
,
però
,
da
tre
categorie
di
fattori
negativi
,
pressoché
tutti
di
eguale
importanza
e
tali
che
,
venendo
meno
uno
di
essi
,
l
'
equilibrio
avrebbe
potuto
rompersi
.
Anzitutto
,
fin
d
'
allora
,
era
in
germe
,
e
si
sviluppò
sempre
più
in
seguito
,
la
compressione
che
alcuni
ceti
professionistici
e
piccolo
borghesi
(
la
cosiddetta
piccola
borghesia
umanistica
di
Salvatorelli
)
venivano
a
subire
per
l
'
affermarsi
ed
il
prevalere
dei
nuovi
ceti
sindacali
che
,
perseguitati
agli
inizi
,
assurgevano
a
sempre
maggiore
importanza
nella
vita
nazionale
.
Alla
quale
compressione
alcuni
critici
del
fascismo
fanno
risalire
le
prime
oscure
origini
di
questo
movimento
.
Il
secondo
elemento
di
equilibrio
instabile
aveva
il
suo
centro
nella
situazione
generale
europea
.
Il
periodo
di
lunga
pace
,
iniziato
al
termine
della
guerra
francoprussiana
sembrava
quasi
prossimo
alla
fine
,
e
non
pochi
guardavano
con
sospetto
alla
clamorosa
affermazione
della
potenza
militare
tedesca
temendo
potesse
frustrare
alcuni
progetti
di
espansione
italiana
.
Difatti
Giolitti
,
non
da
altro
sollecitato
,
com
'
ebbe
poi
a
confessare
,
dovette
dare
,
con
la
guerra
libica
,
il
primo
colpo
di
piccone
all
'
edificio
da
lui
così
pazientemente
costruito
.
Il
terzo
elemento
negativo
consisteva
nell
'
alea
che
altri
interessi
ed
altri
ceti
;
fino
allora
sacrificati
e
misconosciuti
,
avessero
a
svegliarsi
dal
loro
sonno
secolare
,
nel
qual
caso
il
compromesso
esistente
sarebbe
stato
certamente
denunziato
.
Ed
anche
su
questo
terreno
è
sintomatico
che
Giolitti
dovette
dare
proprio
lui
un
altro
colpo
di
piccone
al
suo
edificio
con
l
'
introduzione
del
suffragio
universale
.
Ma
il
sistema
giolittiano
avrebbe
potuto
reggersi
ancora
a
lungo
se
i
fattori
della
seconda
categoria
non
fossero
venuti
improvvisamente
meno
con
lo
scoppio
della
guerra
mondiale
191518
.
Al
primo
colpo
di
cannone
il
regime
venne
improvvisamente
a
trovarsi
ad
un
bivio
fatale
-
del
resto
già
previsto
e
scontato
in
sede
di
critica
istituzionale
-
,
perché
le
esigenze
di
politica
interna
sconsigliavano
di
avventurarsi
nella
guerra
,
mentre
l
'
imperativo
categorico
della
definitiva
unificazione
nazionale
,
rimandata
alla
prima
occasione
utile
,
rafforzava
le
scarse
correnti
politiche
che
postulavano
contemporaneamente
la
ripresa
del
Risorgimento
e
la
fine
del
giolittismo
.
Ciò
spiega
perché
Giolitti
ed
i
socialisti
ufficiali
,
sebbene
con
differenti
gradazioni
,
perseguirono
una
politica
neutralista
,
mentre
gli
scarsi
gruppi
costituzionali
avversi
al
giolittismo
e
le
correnti
rivoluzionarie
si
affermarono
in
una
politica
di
interventismo
,
che
,
nella
sua
estrema
punta
,
si
qualificò
come
interventismo
rivoluzionario
.
Messo
,
perciò
,
tra
l
'
incudine
di
lasciar
passare
l
'
eredità
del
Risorgimento
nelle
mani
dei
neorivoluzionari
,
ed
il
martello
di
dare
un
colpo
al
compromesso
istituzionale
,
felicemente
perfezionato
da
Giolitti
,
il
regime
non
potette
far
altro
che
scegliere
il
secondo
corno
del
dilemma
,
e
,
seguendo
il
suo
metodo
tradizionale
,
si
lanciò
sul
terreno
della
rivoluzione
nazionale
.
Questa
prima
mossa
iniziò
subito
la
crisi
,
spingendo
il
Partito
socialista
ufficiale
sull
'
Aventino
del
neutralismo
,
ove
si
accampò
per
tre
anni
con
propositi
minacciosi
,
mentre
il
parlamento
giolittiano
fu
costretto
a
svolgere
politica
sostanzialmente
antigiolittiana
.
Terminata
felicemente
l
'
ultima
guerra
nazionale
,
il
vecchio
compromesso
istituzionale
già
non
esisteva
più
e
tutto
lo
sforzo
delle
oligarchie
al
potere
fu
dedicato
a
cercare
affannosamente
tra
le
macerie
della
rivoluzione
,
nuovamente
in
marcia
nel
paese
,
i
materiali
per
la
costruzione
di
un
nuovo
compromesso
.
Certo
l
'
adesione
,
anche
temporanea
,
alle
ragioni
ideali
del
Risorgimento
aveva
realizzato
le
previsioni
,
recando
non
poco
danno
al
regime
.
Ma
,
se
esso
era
stato
obbligato
dalla
dialettica
della
storia
a
completare
l
'
unità
della
Nazione
,
continuò
tenacemente
a
resistere
alla
spinta
rivoluzionaria
che
nuovamente
si
affermava
nel
paese
.
Lentamente
,
però
,
la
situazione
divenne
drammatica
perché
la
stessa
rivoluzione
,
frantumandosi
in
mille
rivoli
,
cominciò
ad
autoneutralizzarsi
,
cosicché
il
regime
potette
concepire
la
speranza
di
salvarsi
,
tentando
di
prospettare
come
motivi
di
conservazione
istituzionale
l
'
avvenuta
integrazione
del
territorio
nazionale
e
l
'
aumentato
prestigio
dell
'
Italia
nel
mondo
,
senza
riconoscere
contemporaneamente
tutti
i
diritti
del
popolo
e
senza
distruggere
il
potere
ed
il
prepotere
delle
piccole
minoranze
trasformiste
e
cleptocratiche
,
che
fin
allora
avevano
governato
il
paese
.
E
questo
calcolo
non
fu
del
tutto
illusorio
,
poiché
,
ben
presto
,
apparve
chiaro
che
le
ragioni
integrali
della
rivoluzione
non
avrebbero
potuto
affermarsi
,
sia
per
l
'
insufficienza
storica
del
socialismo
insurrezionista
,
sia
per
la
prolungata
assenza
dalla
lotta
politica
del
Mezzogiorno
d
'
Italia
,
ancora
abbacinato
dalle
lusinghe
del
trasformismo
politico
.
La
rivoluzione
,
infatti
,
se
all
'
esterno
appare
come
rinnovamento
di
formule
politiche
,
è
prima
ancora
ed
essenzialmente
sostituzione
di
classi
dirigenti
,
ed
in
Italia
mancavano
i
presupposti
per
l
'
atto
rivoluzionario
,
poiché
il
socialismo
postbellico
fu
soprattutto
astrattismo
,
e
la
classe
politica
che
lo
dirigeva
era
tutt
'
altro
che
nuova
.
In
tale
condizione
di
cose
,
si
creò
il
caos
politico
,
ed
il
Partito
socialista
ufficiale
,
trovatosi
dalla
parte
della
conservazione
per
una
serie
di
fatali
errori
d
'
impostazione
tattica
,
invece
di
ripiegare
sulla
prassi
riformista
,
che
avrebbe
almeno
potuto
assicurare
il
successo
dei
vari
tentativi
Nitti
,
si
gonfiò
impetuosamente
di
rivoluzionarismo
verbale
e
perciò
non
poté
né
fare
la
rivoluzione
né
contribuire
alla
conservazione
.
Rimasto
inerte
in
un
periodo
storico
nel
quale
tutti
gli
esperimenti
avrebbero
potuto
essere
tentati
,
lasciò
passare
tutte
le
occasioni
utili
,
e
finì
per
provocare
lo
slittamento
dell
'
intera
situazione
politica
italiana
verso
le
correnti
rivoluzionarie
di
estrema
destra
,
che
avevano
in
programma
la
soppressione
totale
della
libertà
.
Cominciarono
così
a
tramontare
insieme
la
rivoluzione
integrale
,
la
socialdemocrazia
ed
il
compromesso
giolittiano
,
e
le
masse
,
sbandate
e
deluse
,
per
un
fenomeno
meccanico
di
gravità
,
precipitarono
verso
il
fascismo
,
che
,
sorto
qualche
anno
prima
,
aveva
vissuto
vita
oscura
ed
ingloriosa
.
Guidato
da
un
uomo
che
,
transfuga
dal
socialismo
,
anzi
dall
'
anarchismo
,
era
ammirato
da
quell
'
eterna
genia
di
piccoli
borghesi
tarati
che
formano
le
sabbie
mobili
dell
'
opinione
pubblica
italiana
,
il
fascismo
,
appunto
perché
privo
di
vero
contenuto
rivoluzionario
,
apparve
subito
al
regime
come
l
'
ancora
di
salvezza
a
cui
aggrapparsi
,
ed
ecco
il
nuovo
movimento
arricchirsi
di
militari
e
di
violenti
di
ogni
specie
,
permearsi
di
cavalli
di
Troia
di
tutte
le
provenienze
,
gonfiarsi
di
idealisti
e
di
arrivisti
,
di
repubblicani
e
monarchici
,
di
rivoluzionari
e
conservatori
,
di
professionisti
e
sindacalisti
,
di
ex
anarchici
e
reazionari
.
Mussolini
galleggiava
su
questo
enorme
fiume
fangoso
,
facendo
boccacce
alla
borghesia
e
sbandierando
ai
quattro
venti
la
sua
famosa
tendenzionalità
repubblicana
,
mentre
l
'
alta
borghesia
ed
il
militarismo
,
assai
scarsamente
preoccupati
delle
boccacce
mussoliniane
,
fornivano
moschetti
e
bombe
a
mano
,
camions
e
rifornimenti
,
spingendo
continuamente
il
movimento
nel
circolo
chiuso
delle
squadre
d
'
azione
.
La
rivoluzione
integrale
era
,
dunque
,
tramontata
,
ma
la
sua
caricatura
vociava
ormai
per
le
strade
,
tra
gli
incendi
dei
circoli
rionali
,
e
le
"
spedizioni
punitive
"
,
esasperate
dallo
spettrale
risorgere
degli
spiriti
del
Medioevo
,
che
,
secondo
la
bolsa
rettorica
di
quei
tempi
,
s
'
incarnavano
nel
profilo
colleonesco
del
duce
e
nell
'
anarchia
comunale
dei
suoi
adepti
.
Dati
questi
precedenti
e
questa
struttura
del
fascismo
,
nessuno
si
meravigliò
se
esso
duramente
si
sfogò
contro
i
poveri
diavoli
attaccati
alle
loro
idee
,
ed
,
invece
,
non
ebbe
difficoltà
a
compromettere
col
regime
.
Del
resto
,
la
stessa
stanchezza
derivante
da
tante
convulsioni
,
e
l
'
astrattezza
delle
idee
rivoluzionarie
,
in
un
primo
tempo
oscurarono
gli
obiettivi
reali
della
lotta
,
e
poi
spinsero
molti
animi
lungo
i
mortiferi
sentieri
dell
'
oblio
.
La
rivoluzione
fascista
poté
così
sboccare
in
quell
'
avvenimento
sui
generis
che
prese
il
nome
di
marcia
su
Roma
,
e
per
il
quale
la
terminologia
politica
non
ha
ancora
trovato
un
'
adeguata
definizione
.
Lo
storico
di
domani
potrà
precisare
attraverso
quali
tappe
il
nuovo
compromesso
giunse
in
porto
,
quali
azioni
e
quali
reazioni
resero
possibile
la
deviazione
della
corrente
rivoluzionaria
,
e
per
quali
tare
della
costituzione
politica
e
sociale
del
popolo
italiano
avvenne
che
la
marcia
su
Roma
fu
la
celebrazione
innaturale
e
grottesca
del
compromesso
tra
una
banda
di
avventurieri
ed
il
regime
,
avente
per
oggetto
il
predominio
su
masse
ignare
e
deviate
.
È
probabile
che
tutte
le
ipotesi
affacciate
e
tutte
le
tesi
sostenute
da
autorevoli
scrittori
politici
siano
solo
in
parte
esatte
,
data
la
prossimità
delle
loro
analisi
agli
avvenimenti
,
ma
a
me
sembra
che
,
dopo
l
'
ottobre
1922
,
l
'
Italia
,
accasciata
ed
esausta
da
sette
anni
di
guerra
e
di
convulsione
politica
,
s
'
illuse
che
la
mano
ferma
di
un
politico
avesse
potuto
trarre
da
un
nuovo
compromesso
istituzionale
quel
poco
di
bene
e
quel
poco
di
pace
che
anche
i
peggiori
strumenti
politici
possono
dare
.
Forse
moltissimi
che
dettero
un
sospiro
di
sollievo
all
'
annunzio
del
colpo
di
Stato
,
pensarono
che
una
nuova
dittatura
legale
,
sul
tipo
di
quella
giolittiana
,
anche
se
avesse
sistemato
gl
'
interessi
dei
vincitori
,
non
avrebbe
impedito
ai
vinti
di
rifarsi
nell
'
opera
di
controllo
,
e
di
sperare
nell
'
avvenire
.
Ed
è
probabile
che
se
Mussolini
fosse
stato
un
uomo
politico
,
questo
tipo
di
dittatura
avrebbe
potuto
illudere
ancora
molti
Italiani
.
Ma
Mussolini
era
soltanto
un
partitante
,
e
,
quantunque
in
un
primo
tempo
si
esercitò
in
una
politica
trasformistica
,
non
seppe
mai
disintegrarsi
dai
dati
storici
del
suo
partito
.
Egli
,
infatti
,
accennò
tutte
le
politiche
trasformistiche
possibili
,
ma
nessuna
ne
svolse
,
e
depresse
il
Parlamento
che
avrebbe
potuto
funzionare
secondo
le
sue
direttive
,
senza
reprimere
lo
squadrismo
deprecato
ed
odiato
da
tutti
.
La
sua
fu
una
politica
di
paura
e
di
ricatto
,
quando
il
paese
,
ormai
stanco
,
non
chiedeva
altro
che
addormentarsi
nel
quotidiano
svolgersi
di
una
prassi
modesta
e
quietista
.
La
superiorità
di
Giolitti
sul
suo
antagonista
appare
,
quindi
,
evidente
.
Il
primo
,
infatti
,
senza
raggiungere
le
vette
del
vero
uomo
di
Stato
,
aveva
il
fiuto
delle
situazioni
politiche
,
ed
il
calcolo
delle
possibilità
non
gli
difettava
.
Mussolini
,
che
pretendeva
di
superare
Giolitti
nell
'
altezza
e
nella
magniloquenza
delle
concezioni
,
ed
invece
giudicava
la
politica
con
il
semplicismo
del
giornalista
che
svolazza
sulle
idee
credendo
di
approfondirle
,
era
inferiore
al
deputato
di
Dronero
proprio
nel
creare
le
situazioni
politiche
,
ed
era
dominato
da
esse
,
quanto
più
credeva
di
dominarle
.
Ciò
spiega
perché
dopo
aver
compromesso
col
regime
,
non
seppe
stabilizzare
tale
compromesso
,
e
,
pur
credendo
di
creare
un
novus
ordo
si
circondò
sempre
di
figure
mediocri
e
di
avventurieri
,
su
cui
non
poteva
che
fare
scarso
assegnamento
.
Esagitato
da
un
'
irrequietezza
mai
sopita
,
non
seppe
né
soddisfare
le
esigenze
ideali
,
rimaste
patrimonio
di
esigue
élites
,
né
servire
i
reali
interessi
di
coloro
che
,
in
un
supremo
atto
d
'
inconsapevolezza
,
gli
affidarono
il
potere
.
Le
sostanziali
deficienze
dell
'
uomo
e
della
sua
politica
esplosero
clamorosamente
circa
due
anni
dopo
il
trionfale
avvento
,
ed
il
delitto
Matteotti
provocò
una
sollevazione
morale
così
violenta
nel
paese
che
ancor
oggi
se
ne
risente
l
'
eco
.
I
partiti
battuti
,
trasformatisi
in
opposizioni
,
ed
i
vecchi
gruppi
trasformistici
,
umiliati
nel
modesto
ruolo
di
fiancheggiatori
,
intuirono
,
al
lampo
di
quell
'
avvenimento
,
che
il
nuovo
compromesso
istituzionale
era
in
pericolo
,
soprattutto
perché
il
pessimo
temperamento
di
Mussolini
e
le
sue
tare
politiche
impedivano
la
continuazione
di
quella
politica
formale
di
adesione
alla
costituzione
albertina
,
che
,
dal
1860
in
poi
,
aveva
costituito
l
'
apparato
ideologico
attraverso
il
quale
il
regime
poteva
sostenere
di
essere
il
continuatore
delle
grandi
tradizioni
del
Risorgimento
.
E
,
mentre
le
opposizioni
si
gettavano
sul
macabro
avvenimento
per
smascherare
il
demagogo
lordo
di
sangue
,
i
fiancheggiatori
-
ritenendosi
legittimi
custodi
del
mai
spento
e
sempre
rinascente
spirito
di
compromesso
-
indicarono
al
regime
,
con
la
loro
aperta
opposizione
,
la
via
da
seguire
.
In
certo
senso
fu
una
vendetta
della
storia
che
,
da
un
'
ora
all
'
altra
,
scoprì
gli
altarini
ed
indicò
proprio
a
coloro
che
,
col
colpo
di
Stato
avevano
creato
la
situazione
di
eccezione
,
il
dovere
di
ripararvi
col
colpo
di
Stato
.
Tutto
il
giuoco
politico
si
condensò
quindi
sulla
capacità
e
soprattutto
sulla
volontà
di
conservazione
del
regime
,
che
divenne
il
centro
della
politica
italiana
.
Quanto
più
i
partiti
di
opposizione
erano
stati
danneggiati
dalla
politica
illiberale
posteriore
alla
fatidica
marcia
,
quanto
più
i
fiancheggiatori
avevano
dovuto
ricorrere
a
ridicoli
funambolismi
per
non
essere
definitivamente
sommersi
,
quanto
più
le
forze
attive
del
paese
erano
state
depresse
dalla
reazione
armata
,
aizzata
e
finanziata
dal
regime
,
tanto
più
questo
doveva
venirsi
a
trovare
in
prima
linea
nel
momento
della
crisi
ed
essere
costretto
a
risolvere
il
tragico
dilemma
:
o
fare
macchina
indietro
,
anche
a
rischio
di
ripercorrere
le
strade
dell
'
agitazione
politica
e
della
rivoluzione
,
o
legarsi
definitivamente
al
carro
dell
'
uomo
di
Predappio
,
sacrificando
ai
propri
istinti
reazionari
la
famosa
bilancia
dei
partiti
.
Ed
il
regime
,
consigliato
dal
machiavellismo
più
sterile
e
più
stupido
,
scelse
la
seconda
via
,
ed
,
in
nome
di
un
costituzionalismo
formale
,
che
era
stato
tante
volte
violato
,
e
che
già
non
esisteva
più
,
rispose
alla
rinascente
agitazione
del
paese
con
l
'
accordare
i
pieni
poteri
all
'
uomo
che
si
palesava
come
il
principale
ostacolo
a
quel
compromesso
istituzionale
così
faticosamente
ricostruito
.
Quem
deus
vult
perdere
,
dementat
ed
il
destino
spinse
i
responsabili
lungo
le
vie
della
perdizione
.
Da
quel
giorno
Mussolini
ebbe
ben
ragione
di
fascistizzare
lo
Stato
e
ne
venne
fuori
la
strana
terminologia
di
regime
fascista
.
Egli
aveva
,
dunque
,
trionfato
anche
di
quell
'
oscura
camarilla
con
la
quale
aveva
dovuto
compromettere
all
'
atto
della
marcia
su
Roma
,
e
ciò
malgrado
avesse
dimostrata
tanta
incapacità
a
servirla
.
Da
quel
momento
i
complici
si
strinsero
la
mano
ed
il
nuovo
colpo
di
Stato
,
assai
più
profondo
del
primo
,
li
avvinse
nella
stessa
condanna
:
o
procedere
insieme
,
o
perire
insieme
.
Gli
ideali
del
Risorgimento
furono
gettati
in
cantina
e
quelli
tra
i
trionfatori
che
sapevano
maneggiare
la
penna
parlarono
di
"
anti
Risorgimento
"
e
di
"
anti
Europa
"
.
Ma
un
esiguo
manipolo
di
uomini
,
liberi
ormai
da
tutte
le
colpe
del
passato
,
spogliatisi
dei
pregiudizi
di
partito
e
di
scuola
,
purificati
dalla
sofferenza
morale
,
che
è
anche
peggiore
di
quella
fisica
,
raccolse
l
'
eredità
del
Risorgimento
e
l
'
alimentò
pura
nella
sua
inestinguibile
fede
.
All
'
infuori
di
esso
niente
si
salvò
e
su
tutte
le
istituzioni
si
rovesciò
la
furia
eversiva
dei
nuovi
venuti
.
Però
,
pochi
studiosi
dei
fenomeni
politici
,
nutriti
del
più
sano
machiavellismo
,
non
si
tennero
per
paghi
e
pazientemente
attesero
gli
ulteriori
sviluppi
del
dramma
.
Non
era
possibile
che
il
regime
si
fosse
rassegnato
a
lasciarsi
frantumare
nelle
mani
gli
strumenti
che
gli
avevano
assicurato
per
tanto
tempo
il
successo
,
e
perciò
aspettarono
il
colpo
di
barra
che
avesse
ristabilito
l
'
equilibrio
.
Fatica
sprecata
!
Il
regime
si
ritenne
pago
soltanto
di
sopravvivere
come
un
qualsiasi
usciere
di
prefettura
,
costretto
a
prendere
la
tessera
.
Tutto
fu
fascistizzato
,
perfino
la
successione
al
trono
,
ed
il
barocco
di
una
costruzione
personalistica
distese
i
suoi
ciarpami
su
tutti
i
frontoni
dello
Stato
.
Niente
Parlamento
,
ma
una
Camera
eletta
dal
duce
,
niente
Senato
nominato
dal
re
,
ma
una
Camera
Alta
di
vecchie
carcasse
nominate
da
Mussolini
.
Niente
enti
locali
autonomi
,
ma
amministrazioni
affidate
personalmente
a
questo
o
a
quel
fascista
locale
.
Niente
controllo
sulle
spese
,
niente
giustizia
,
niente
più
libertà
di
vita
e
di
lavoro
.
Ed
a
mano
a
mano
che
il
mostruoso
sistema
dilagò
,
il
regime
percorse
la
strada
della
perdizione
,
accovacciato
ai
piedi
del
fragoroso
dittatore
,
inebriandosi
delle
molteplici
corone
che
si
aggiungevano
alla
sua
araldica
.
Poi
fu
la
guerra
,
un
evento
che
è
sempre
stato
rivoluzionario
e
che
i
padroni
dello
Stato
avrebbero
dovuto
temere
.
Ebbene
anche
questa
volta
ebbero
fiducia
e
s
'
imbarcarono
per
l
'
ignoto
!
Nemmeno
quando
l
'
invasione
militare
apparve
inevitabile
si
notò
qualche
segno
di
resipiscenza
e
fu
necessario
che
il
fascismo
si
fosse
data
la
morte
con
le
proprie
mani
per
spingere
il
regime
a
tentare
il
suo
salvataggio
.
Allora
riesumò
il
vecchio
decaduto
compromesso
istituzionale
e
,
aggrappato
al
declinante
prestigio
di
Badoglio
,
non
vide
altro
che
la
sua
salvezza
.
Quanto
più
era
stato
ignaro
per
venti
anni
dei
suoi
doveri
e
dei
pericoli
che
lo
minacciavano
,
tanto
più
,
dopo
il
25
luglio
1943
,
temette
di
espiare
le
sue
colpe
.
E
,
con
una
guerra
perduta
e
l
'
invasione
in
atto
,
non
ebbe
nemmeno
la
scaltrezza
di
parare
il
colpo
con
la
tradizionale
abdicazione
e
la
conseguente
creazione
di
uno
di
quei
famosi
ministeri
di
concentrazione
nazionale
,
che
concentrano
soltanto
la
conservazione
intelligente
.
Non
c
'
è
quindi
da
meravigliarsi
se
la
posizione
dell
'
Italia
è
precipitata
,
nel
secondo
semestre
del
1943
,
in
un
baratro
incommensurabile
.
Invece
di
disintegrarsi
immediatamente
dalla
guerra
hitleriana
e
fronteggiare
poi
i
propositi
aggressivi
dei
tedeschi
,
che
allora
erano
impreparati
e
sorpresi
,
non
seppe
fare
altro
che
usare
il
peggiore
machiavellismo
al
solo
ed
unico
scopo
di
sopravvivere
alla
rovina
della
Patria
.
Le
conseguenze
sono
note
ed
in
corso
di
svolgimento
.
Accanto
alla
guerra
esterna
-
che
non
si
è
evitata
-
si
è
prodotta
la
guerra
civile
,
e
quando
questo
libro
vedrà
la
luce
,
chissà
quanto
sangue
fraterno
sarà
stato
sparso
!
Ormai
la
rivoluzione
,
tante
volte
deviata
e
compromessa
,
riprende
la
sua
marcia
fatale
e
le
ragioni
ideali
dei
Risorgimento
risorgono
dalle
ceneri
.
La
mancanza
della
libertà
è
stata
esiziale
al
vecchio
regno
ed
il
nuovo
Stato
non
può
essere
fondato
che
sulla
libertà
e
sul
consenso
popolare
.
In
un
gigantesco
olocausto
bruciano
le
scorie
delle
nostre
insufficienze
e
delle
nostre
debolezze
.
Perfino
il
terrore
della
guerra
civile
,
che
aveva
attanagliato
tanti
cuori
e
li
aveva
fatti
recedere
dai
passi
estremi
,
è
svanito
.
Poiché
ora
alla
guerra
civile
ci
siamo
,
ed
i
partigiani
del
Nord
sono
costretti
ad
impugnare
le
armi
contro
i
loro
fratelli
deviati
e
perversi
.
E
questi
ultimi
impugnano
pure
le
armi
contro
i
partigiani
e
contro
l
'
esercito
regolare
,
e
,
in
mezzo
a
questa
catastrofe
senza
precedenti
,
eserciti
stranieri
si
battono
sul
nostro
suolo
spargendo
altro
innocente
sangue
italiano
.
Mai
un
paese
fu
più
duramente
castigato
per
colpe
che
ha
indubbiamente
commesso
,
ma
anche
per
colpe
che
sembrano
essere
addirittura
ancestrali
.
Ma
su
questa
catastrofe
senza
precedenti
si
eleva
lentamente
la
luce
di
una
nuova
esigenza
spirituale
,
che
prima
vagellante
ora
si
rafforza
al
lume
di
tragici
avvenimenti
.
Avrà
essa
la
forza
di
distruggere
in
un
incendio
ideale
tutte
le
tare
costituzionali
del
popolo
italiano
,
oppure
il
tradizionale
spirito
di
compromesso
riprenderà
il
sopravvento
e
le
sparute
minoranze
,
ora
tremebonde
,
troveranno
nuovo
materiale
umano
per
puntellare
il
loro
dominio
già
quasi
totalmente
scomparso
?
Questo
è
il
tragico
interrogativo
dell
'
ora
,
al
quale
è
chiamato
a
rispondere
soltanto
il
popolo
italiano
,
che
può
trovare
nel
recente
passato
tutti
gli
elementi
di
giudizio
per
decidere
la
sua
sorte
.
Se
,
dopo
tanto
tempo
ed
attraverso
tante
traversie
,
il
popolo
italiano
ha
acquistato
almeno
un
'
elementare
coscienza
politica
,
ed
ha
appreso
il
conto
che
deve
fare
della
solita
rettorica
regia
,
del
patto
plebiscitario
e
di
altre
simili
menzogne
,
è
probabile
che
la
crisi
sarà
stata
benefica
,
e
residuerà
,
per
lo
meno
,
il
terrore
di
combinazioni
politiche
che
non
promanino
volta
per
volta
,
dal
consenso
popolare
,
e
sono
,
al
contrario
,
permanentemente
poste
dalla
"
grazia
di
Dio
"
o
dalla
tradizione
;
se
,
invece
,
le
dure
lezioni
patite
non
hanno
insegnato
agli
italiani
che
i
popoli
soltanto
sono
i
padroni
del
loro
destino
,
e
,
perciò
,
non
debbono
recalcitrare
dinanzi
alla
necessaria
esigenza
dell
'
autogoverno
,
allora
la
"
grazia
di
Dio
"
e
la
tradizione
ripeteranno
il
miracolo
del
compromesso
istituzionale
.
E
,
dopo
tanta
storia
,
vissuta
in
tanto
breve
tempo
,
bisogna
confessare
che
il
successo
di
uno
strumento
politico
così
mediocre
sarebbe
veramente
miracoloso
.
Esso
ripeterebbe
il
detestabile
evento
del
trionfo
dei
pochi
contro
tutti
,
e
tale
trionfo
sarebbe
ancora
una
volta
dovuto
all
'
assenza
dei
molti
.
Le
élites
di
opposizione
non
possono
fare
altro
che
impostare
i
temi
dell
'
azione
politica
;
sono
,
invece
,
le
maggioranze
che
determinano
il
successo
,
e
dovrebbe
ormai
esser
chiaro
che
anche
l
'
assenza
ed
il
disinteresse
è
una
forma
di
scelta
,
perché
giova
soltanto
a
coloro
che
intendono
conservare
contro
quelli
che
,
invece
,
giudicano
indispensabile
innovare
.
Tuttavia
,
il
nuovo
compromesso
istituzionale
,
così
come
oggi
viene
concepito
da
coloro
che
hanno
interesse
di
realizzarlo
,
si
presenta
di
difficile
attuazione
,
non
solo
perché
sembra
esaurito
il
ciclo
storico
dei
compromessi
,
ma
anche
perché
rivela
alcuni
difetti
d
'
impostazione
,
che
denunziano
un
fatto
di
grande
importanza
politica
:
la
deficienza
di
idee
chiare
nei
suoi
sostenitori
.
È
probabile
-
anzi
certo
-
che
anche
gli
avversari
non
abbiano
idee
troppo
chiare
,
ma
,
all
'
inizio
di
una
crisi
istituzionale
,
la
mancanza
di
chiarezza
delle
idee
,
a
parità
di
condizioni
,
nuoce
più
ai
conservatori
che
ai
rivoluzionari
.
Non
è
quindi
prematuro
sottoporre
a
critica
la
situazione
politica
,
e
tale
esegesi
può
essere
condotta
con
criteri
di
approssimazione
scientifica
.
Quando
Vittorio
Emanuele
III
e
Badoglio
,
dopo
una
fuga
ingloriosa
giunsero
,
laceri
e
scorati
,
a
Brindisi
,
per
ritessere
la
piccola
tela
dell
'
intrigo
,
se
fosse
esistita
nel
Mezzogiorno
una
piccola
,
animosa
élite
rivoluzionaria
,
che
avesse
proclamato
la
repubblica
,
il
compromesso
istituzionale
,
malgrado
i
vantaggi
che
i
cosiddetti
liberatori
avevano
accordato
alla
monarchia
con
l
'
armistizio
,
sarebbe
stato
stroncato
per
sempre
,
perché
,
in
quel
momento
,
le
popolazioni
,
unanimi
,
non
agognavano
che
la
punizione
più
esemplare
degli
artefici
della
loro
rovina
.
Questa
élite
non
uscì
dai
misteri
della
storia
,
e
,
mentre
le
armate
alleate
dilagavano
per
il
paese
,
cominciò
la
ricerca
affannosa
della
nuova
formula
per
ricostruire
i
dati
storici
della
conservazione
minacciata
.
Ad
uno
ad
uno
,
pochi
politicanti
di
bassa
lega
,
si
precipitarono
a
Brindisi
in
cerca
di
portafogli
,
e
,
manovrati
da
ex
avventurieri
fascisti
e
dal
ministro
della
Real
Casa
,
costituirono
il
governetto
di
Brindisi
,
il
più
oscuro
dei
governi
che
la
storia
abbia
mai
registrato
.
Perciò
l
'
impostazione
della
lotta
politica
rimase
a
favore
della
rivoluzione
,
quantunque
questa
non
si
fosse
ancora
messa
in
marcia
.
Ma
la
realtà
italiana
,
l
'
insopprimibile
realtà
che
affiora
in
tutti
i
momenti
del
nostro
processo
storico
,
non
poteva
non
produrre
più
seri
tentativi
di
transazione
.
Un
sovrano
decaduto
nella
coscienza
morale
del
suo
popolo
,
un
primo
ministro
,
responsabile
in
pieno
della
catastrofe
-
assai
più
responsabile
dello
stesso
Mussolini
,
perché
autore
del
vero
disastro
italiano
durante
la
manovra
di
sganciamento
dalla
Germania
-
sono
certamente
un
ostacolo
al
compromesso
,
assai
più
della
stessa
rivoluzione
,
assente
dalle
piazze
per
l
'
insufficienza
delle
masse
rivoluzionarie
e
per
il
periodo
di
smarrimento
che
necessariamente
sussegue
alla
sconfitta
.
Ed
ecco
la
conservazione
intelligente
levarsi
nel
paese
a
precisare
le
necessità
dell
'
ora
ed
a
protestare
contro
gli
errori
che
la
minuscola
cricca
monarchica
commetteva
in
preda
allo
sfacelo
ed
allo
smarrimento
.
La
formula
della
"
reggenza
"
apparve
,
quindi
,
nel
cielo
politico
italiano
come
la
stella
che
doveva
indicare
al
pilota
la
rotta
da
seguire
per
riprodurre
,
mutatis
mutandis
,
la
vecchia
sagoma
dello
Stato
storico
.
Sbandierata
da
monarchici
,
che
per
ragioni
tattiche
,
si
spingevano
fino
ad
ipotizzare
la
repubblica
,
la
reggenza
venne
propugnata
come
il
toccasana
di
tutti
i
mali
italiani
,
e
fu
dichiarata
accettabile
anche
da
quei
repubblicani
,
che
speravano
asfissiare
nella
culla
il
nuovo
pollone
legittimista
.
Ma
,
per
una
fatale
felicità
,
che
costituisce
il
tocco
del
destino
,
la
formuletta
istituzionale
,
che
doveva
ridare
il
potere
a
chi
aveva
fatto
tutto
il
possibile
per
perderlo
,
era
osteggiata
proprio
da
coloro
che
erano
destinati
a
beneficiarsene
,
e
le
forze
della
conservazione
esaurirono
alcune
delle
loro
possibilità
in
una
sterile
lotta
,
che
non
mancò
di
toccare
anche
le
vette
del
pathos
politico
.
Questa
lotta
tra
coloro
che
sognavano
ad
occhi
aperti
ritorni
fascisti
e
gli
onesti
monarchici
che
,
pur
di
salvare
l
'
istituto
miravano
a
ridurre
tutta
la
questione
istituzionale
italiana
ad
una
sostituzione
di
persona
,
doveva
necessariamente
condurre
a
una
impasse
,
proprio
perché
la
insufficienza
rivoluzionaria
del
paese
non
potenziava
sufficientemente
le
élites
e
le
formule
che
miravano
alla
radicale
distruzione
del
fenomeno
.
E
da
questa
insufficienza
sono
scaturiti
avvenimenti
di
vasta
portata
,
che
ancora
condizionano
la
lotta
politica
e
che
,
perciò
,
vanno
criticamente
esaminati
per
raggiungere
quella
chiarezza
di
vedute
che
è
necessaria
se
non
si
vuole
andare
incontro
ad
altre
sconfitte
.
Contro
lo
stupido
tentativo
di
salvare
il
regime
attraverso
un
neofascismo
di
carattere
regio
,
la
conservazione
intelligente
non
poteva
non
avere
buon
gioco
,
anche
se
dovette
agitare
lo
spettro
del
processo
al
sovrano
ancora
in
carica
:
processo
che
non
sarebbe
potuto
essere
che
repubblicano
,
come
i
precedenti
insegnano
.
Ma
intorno
alla
monarchia
si
erano
stretti
pochi
ufficiali
in
cerca
di
promozione
ed
alcuni
scagnozzi
licenziati
dal
precedente
padrone
,
e
costoro
non
sognavano
che
squadre
d
'
azione
e
spedizioni
punitive
,
ignorando
:
a
)
che
,
dal
punto
di
vista
funzionale
,
il
compromesso
politico
è
un
accordo
tra
due
avversari
,
o
almeno
tra
due
pseudoavversari
,
che
trovano
un
punto
medio
di
reciproca
adesione
a
danno
degli
altri
veri
avversari
e
del
popolo
(
esempio
:
nel
1922
Mussolini
compromise
con
la
monarchia
,
rinunziando
alla
tendenzialità
repubblicana
e
la
monarchia
gli
lasciò
il
potere
di
vessare
e
distruggere
l
'
Italia
)
;
b
)
che
un
compromesso
,
per
riuscire
,
dev
'
essere
sempre
in
funzione
europea
(
esempio
:
il
fascismo
nel
1922
fu
una
deviazione
italiana
della
generale
lotta
anticomunista
in
Europa
)
;
ma
nella
presente
realtà
quello
stesso
Churchill
che
,
nel
marzo
1932
,
in
una
riunione
alla
Queen
'
s
Hall
parlava
del
"
genio
romano
impersonato
da
Mussolini
,
il
più
grande
legislatore
vivente
"
,
sarebbe
costretto
ad
ordinare
ai
suoi
rappresentanti
in
Italia
di
lasciare
piena
libertà
al
popolo
italiano
di
schiacciare
il
criminale
tentativo
di
far
rivivere
il
fascismo
;
c
)
che
un
compromesso
,
per
riuscire
,
dev
'
essere
per
lo
meno
apparentemente
nuovo
,
cioè
deve
promettere
ad
un
popolo
qualche
cosa
che
non
ha
,
salvo
poi
a
togliergliela
in
pratica
(
il
neofascismo
,
invece
,
era
una
formula
vecchia
e
non
avrebbe
potuto
far
altro
che
ereditare
tutto
l
'
odio
che
il
fascismo
mussoliniano
,
col
suo
clamoroso
fallimento
,
aveva
suscitato
nel
popolo
italiano
)
;
d
)
che
un
compromesso
,
per
riuscire
,
dev
'
essere
tentato
sulla
base
di
una
reale
situazione
politica
,
interamente
sviluppata
e
non
concepita
a
priori
entro
uno
schema
politico
bello
e
fatto
,
anelastico
e
privo
di
fantasia
.
La
conservazione
intelligente
,
perciò
,
aveva
tutto
il
diritto
d
'
insorgere
contro
una
manovra
destinata
all
'
insuccesso
e
che
prescindeva
dalla
reale
situazione
del
paese
.
Ma
il
regime
non
intendeva
ragioni
e
,
appoggiandosi
sull
'
investitura
ricevuta
dagli
Alleati
con
l
'
armistizio
e
sulla
vecchia
rettorica
del
patto
statutario
e
dei
plebisciti
,
rispondeva
a
tutte
le
sollecitazioni
con
ripetuti
dinieghi
,
che
mostravano
soltanto
che
esso
non
aveva
sufficientemente
meditato
sugli
errori
commessi
ed
ignorava
la
reale
portata
della
situazione
in
cui
si
trovava
.
Tutto
ciò
accentuava
la
crisi
,
non
solo
perché
molti
monarchici
erano
costretti
a
combattere
la
monarchia
,
ma
anche
perché
tanti
altri
monarchici
,
assistendo
a
questo
inspiegabile
dissenso
,
avevano
l
'
impressione
che
l
'
istituto
corresse
mortale
pericolo
.
Sostanzialmente
nessuna
rottura
del
tradizionale
spirito
di
compromesso
si
era
verificata
,
e
tutto
si
riduceva
ad
un
dibattito
di
dettaglio
.
Ma
lo
stesso
fatto
che
contro
il
tentativo
di
concentrazione
monarchico
fascista
,
poggiata
sulla
fragile
base
di
una
neoformazione
di
vecchi
fiancheggiatori
e
di
fascisti
trasformisti
,
patrocinata
dalla
monarchia
,
la
conservazione
intelligente
era
costretta
a
propugnare
la
necessità
di
una
più
vasta
concentrazione
di
forze
conservatrici
intorno
ad
una
formula
pseudoliberale
,
che
avesse
avuto
la
possibilità
d
'
illudere
le
speranze
innovatrici
del
popolo
,
provocava
uno
stato
d
'
incertezza
,
che
certamente
non
deponeva
a
favore
del
successo
di
una
manovra
così
contrastata
.
La
situazione
,
perciò
,
rimase
statica
per
mesi
con
i
monarchici
all
'
opposizione
della
monarchia
e
con
il
compromesso
che
restava
nei
desiderî
dei
neocontendenti
,
senza
riuscire
a
catalizzarsi
.
La
spinta
alla
soluzione
venne
all
'
improvviso
dal
settore
che
sembrava
meno
indicato
a
produrla
e
la
situazione
che
in
seguito
si
è
sviluppata
,
è
divenuta
così
complicata
da
renderne
difficile
l
'
analisi
.
Tuttavia
tale
analisi
dev
'
essere
tentata
se
si
vuol
trarre
qualche
utile
insegnamento
dagli
avvenimenti
.
Quando
,
nei
primi
giorni
dell
'
aprile
,
Palmiro
Togliatti
,
rientrato
dalla
Russia
,
annunciò
il
proposito
dei
comunisti
di
partecipare
anche
ad
un
governo
Badoglio
,
era
già
in
corso
una
manovra
monarchica
per
indurre
il
sovrano
ad
accettare
la
formula
della
reggenza
.
Questa
manovra
,
però
,
non
era
stata
ancora
finalizzata
,
perché
la
dinastia
repelleva
all
'
idea
di
escludere
dalla
successione
al
trono
il
principe
ereditario
.
È
probabile
che
cominciasse
ad
apparir
chiaro
l
'
errore
base
di
non
avere
,
immediatamente
dopo
l
'
armistizio
,
annunciata
l
'
abdicazione
del
re
,
e
di
essersi
intestarditi
nella
soluzione
demoliberale
,
priva
di
qualsiasi
contenuto
politico
.
Ma
è
egualmente
naturale
che
,
non
essendosi
ancora
prodotte
le
conseguenze
di
questo
errore
politico
,
la
dinastia
sperasse
ancora
di
poter
correggere
l
'
impostazione
della
lotta
e
salvare
il
prestigio
del
principe
ereditario
.
Se
la
situazione
fosse
rimasta
sur
place
ancora
per
poco
,
e
se
i
partiti
rivoluzionari
avessero
manovrato
,
come
fin
'
allora
avevano
fatto
,
per
tenere
i
liberali
monarchici
inchiodati
alla
formula
della
reggenza
,
è
probabile
che
la
situazione
si
sarebbe
sbloccata
da
se
stessa
con
la
prima
clamorosa
sconfitta
del
regime
.
In
sostanza
,
l
'
impasse
in
cui
tutta
la
politica
italiana
allora
si
trovava
,
era
conseguenza
dell
'
arresto
delle
operazioni
belliche
sul
fronte
di
Cassino
per
il
sopravvenuto
inverno
,
e
tutti
avevano
l
'
impressione
,
non
interamente
infondata
,
che
la
liberazione
di
Roma
avrebbe
fatalmente
condotto
alla
soluzione
della
crisi
.
L
'
iniziativa
Togliatti
,
invece
,
precipitò
di
colpo
la
situazione
,
e
tutti
i
partiti
furono
costretti
a
rivedere
improvvisamente
le
loro
posizioni
,
per
non
rimaner
tagliati
dalle
manovre
degli
altri
.
La
costituzionale
insufficienza
del
paese
giuocava
ancora
il
suo
grande
ruolo
,
e
sulla
scena
politica
italiana
riapparve
il
machiavellismo
,
o
,
meglio
ancora
,
lo
pseudomachiavellismo
,
che
,
come
si
sa
,
è
uno
scadente
Ersatz
della
vera
azione
politica
.
La
catalizzazione
avvenne
,
dunque
,
con
un
certo
stento
,
ma
il
minimo
comune
denominatore
dell
'
intera
operazione
emerse
più
dall
'
astuzia
che
dalla
forza
delle
dottrine
.
Indubbiamente
il
comunismo
iniziò
una
manovra
che
,
pur
senza
raggiungere
interamente
gli
estremi
della
monarchia
comunista
-
appunto
perché
aveva
soltanto
valore
tattico
,
-
esponeva
a
pericoli
gli
altri
partiti
antifascisti
.
Ma
la
cosa
più
sorprendente
fu
che
questi
,
mentre
accusarono
i
comunisti
di
machiavellismo
,
si
precipitarono
per
la
stessa
china
.
E
vero
che
la
corsa
verso
il
potere
fu
nascosta
dietro
due
grandi
miti
:
la
costituente
e
la
necessità
dell
'
intensificazione
della
guerra
antitedesca
;
ma
è
vero
altresì
che
le
resistenze
furono
minime
.
Perfino
il
Partito
d
'
Azione
,
che
avrebbe
avuto
tutto
l
'
interesse
di
restare
in
disparte
,
finì
per
aderire
,
per
quanto
in
maniera
assai
discutibile
.
Era
,
dunque
,
la
seconda
sconfitta
della
rivoluzione
italiana
che
si
profilava
,
e
,
ad
un
certo
punto
,
agli
osservatori
spassionati
,
non
rimase
che
sperare
nell
'
intransigenza
monarchica
.
Improvvisamente
venne
fuori
il
conte
Sforza
con
la
formula
della
luogotenenza
-
istituto
che
non
ha
niente
a
che
fare
con
il
caso
in
corso
di
svolgimento
-
e
,
con
questo
surrogato
dell
'
abdicazione
,
ogni
cosa
fu
appianata
.
Badoglio
rimase
e
tutto
l
'
antifascismo
disponibile
in
territorio
liberato
si
precipitò
ai
posti
di
comando
.
Solo
una
frazione
del
Partito
d
'
Azione
-
che
poi
era
la
maggioranza
-
rimase
a
deplorare
l
'
occasione
perduta
dal
suo
partito
,
di
sottolineare
una
politica
a
grande
respiro
,
affidata
al
galantomismo
del
tempo
e
del
popolo
italiano
.
Ma
questo
avvenimento
-
che
oggi
appare
in
pura
perdita
,
come
,
del
resto
,
apparve
a
molti
quando
si
produsse
-
era
condizionato
dal
tempo
,
e
,
meno
di
due
mesi
dopo
,
l
'
occupazione
di
Roma
portò
al
tramonto
il
terzo
gabinetto
Badoglio
.
Nella
città
eterna
la
crisi
si
riprodusse
,
ma
su
una
scala
più
ampia
,
e
Badoglio
fu
estromesso
dal
potere
.
Essa
fu
condizionata
,
però
,
dai
risultati
precedenti
,
e
la
monarchia
si
assicurò
,
in
tal
modo
,
attraverso
la
luogotenenza
,
il
respiro
per
tentare
di
riaversi
.
Infatti
due
mesi
dopo
il
liberalismo
crociano
operò
il
connubio
con
i
demo
liberali
-
che
sembravano
gli
unici
definitivamente
sconfitti
-
riconducendo
nella
formazione
di
governo
le
pecorelle
smarrite
,
e
lo
stesso
Togliatti
fu
costretto
a
prenderne
atto
ed
a
riconoscere
che
la
composizione
dei
Comitati
di
Liberazione
era
rimasta
alterata
e
che
i
nemici
,
i
veri
nemici
del
paese
,
erano
riusciti
a
rimettere
le
mani
sul
governo
attraverso
la
mediazione
non
filosofica
dell
'
idealismo
.
Il
panorama
politico
italiano
,
perciò
,
nel
momento
in
cui
scrivo
,
si
presenta
caotico
,
perché
appaiono
affardellati
insieme
,
nella
stessa
diligenza
,
i
futuri
nemici
di
domani
.
Evidentemente
questa
situazione
politica
è
stata
determinata
sia
dall
'
assenza
di
spirito
rivoluzionario
delle
masse
,
che
dagli
errori
dei
quadri
politici
.
Ma
se
i
nemici
di
domani
sono
oggi
insieme
a
seguito
di
una
serie
di
manovre
tattiche
,
che
indubbiamente
non
hanno
prodotto
tutti
gli
effetti
che
da
esse
speravano
i
loro
autori
,
non
per
questo
si
può
dire
che
un
nuovo
compromesso
istituzionale
sia
stato
realizzato
.
Anzi
se
si
potesse
arrischiare
una
diagnosi
,
si
potrebbe
ragionevolmente
dedurre
che
è
rimasta
provata
la
enorme
difficoltà
della
sua
realizzazione
,
perché
,
nemmeno
quando
era
il
solo
Mezzogiorno
a
determinare
la
composizione
ministeriale
,
il
regime
ha
potuto
sopravvivere
,
se
non
affidandosi
alla
prassi
del
gabinetto
di
coalizione
.
La
situazione
politica
è
,
perciò
,
tuttora
fluida
,
e
tale
sua
fluidità
fa
rinascere
la
speranza
.
Ormai
la
lotta
si
sta
spostando
sulla
direttiva
di
marcia
degli
eserciti
,
liberatori
,
e
saranno
le
masse
del
Nord
a
dire
la
parola
decisiva
.
Ma
,
a
mano
a
mano
che
l
'
epicentro
della
lotta
si
sposterà
,
apparirà
chiaro
che
il
compromesso
non
è
più
possibile
.
Non
perché
manchi
chi
sia
disposto
ad
accettarlo
e
propugnarlo
,
non
perché
non
vi
siano
partiti
,
pullulanti
di
arrivisti
e
trasformisti
,
che
non
agognano
altro
che
mettere
le
mani
nelle
casse
dello
Stato
per
quanto
grame
possano
essere
,
non
perché
tutti
gl
'
interessi
parassitari
e
cleptocratici
siano
rassegnati
alla
sconfitta
.
Che
,
anzi
,
queste
oscure
minoranze
sono
all
'
agguato
;
in
attesa
del
momento
propizio
,
e
la
putredine
nazionale
non
fa
altro
che
montare
nel
calderone
della
politica
.
Ma
saranno
i
fatti
che
dovranno
produrre
le
conseguenze
necessarie
,
e
,
di
fronte
ai
fatti
,
ogni
abilità
di
manovra
è
destinata
a
soccombere
.
La
crisi
è
assai
profonda
e
tocca
ormai
le
radici
anche
della
nostra
costituzione
economica
,
che
,
per
effetto
della
politica
mondiale
postbellica
,
non
potrà
più
sopravvivere
.
Sono
,
quindi
,
destinati
a
tramontare
gli
stessi
presupposti
economici
che
avevano
condizionato
sia
il
compromesso
giolittiano
,
sia
quello
mussoliniano
,
e
che
potrebbero
essere
utilizzati
per
il
consolidamento
del
regime
.
Ormai
il
giochetto
del
collegamento
sotterraneo
tra
gli
interessi
padronali
e
gl
'
interessi
operai
protetti
non
sarà
più
possibile
,
perché
la
politica
economica
mondiale
del
dopoguerra
impedirà
questi
connubi
criminosi
.
E
poi
l
'
inflazione
,
l
'
inesorabile
inflazione
,
finirà
di
bruciare
tutte
le
speranze
quietiste
del
popolo
italiano
e
lo
sospingerà
,
volente
o
nolente
,
sulle
vie
della
ricostruzione
ab
imis
.
Rinnovarsi
o
perire
,
questo
è
l
'
imperativo
che
ci
sovrasta
,
e
la
nostra
salvezza
segue
strade
diametralmente
opposte
a
quelle
finora
battute
.
Le
masse
saranno
costrette
a
capire
da
qual
parte
si
trovino
i
loro
reali
interessi
se
vorranno
trovare
la
loro
ragione
di
vivere
,
poiché
le
esperienze
politiche
hanno
questo
di
caratteristico
che
ordinariamente
sono
privilegio
di
pochi
,
ma
divengono
patrimonio
di
tutti
quando
il
benessere
,
gli
averi
,
la
vita
stessa
sono
in
pericolo
.
Rinnovarsi
o
perire
è
l
'
imperativo
che
ci
sovrasta
in
ogni
campo
,
dalla
politica
estera
a
quella
interna
,
dalla
politica
economica
a
quella
sociale
,
e
,
se
il
regime
,
incallito
ed
inebetito
dal
suo
atavico
spirito
d
'
intrigo
,
non
vuole
rinnovarsi
,
peggio
per
lui
.
Esso
perirà
.
Terminata
così
la
trattazione
del
problema
istituzionale
generale
,
possiamo
passare
all
'
esame
della
situazione
attuale
di
quello
meridionale
.
Qui
il
compito
dello
scrittore
politico
diventa
veramente
arduo
,
perché
,
non
soltanto
sarebbe
necessario
divinare
se
nel
Mezzogiorno
è
maturata
un
'
élite
così
intransigente
da
escludere
per
sempre
ogni
contaminazione
col
passato
,
ma
sarebbe
altresì
necessario
divinare
l
'
atteggiamento
futuro
dei
partiti
antifascisti
,
per
precisare
a
priori
se
convenga
all
'
élite
meridionale
disperdere
la
sua
azione
nel
seno
dei
partiti
unitari
,
oppure
concentrare
il
suo
sforzo
nella
creazione
del
Partito
meridionale
d
'
Azione
.
Il
passato
,
certo
,
non
è
incoraggiante
,
ed
il
lettore
di
Rivoluzione
meridionale
vorrà
leggere
e
meditare
la
serrata
critica
ai
partiti
storici
,
ritenendola
,
in
parte
,
come
un
'
anticipata
esposizione
dei
motivi
di
dissenso
,
che
avranno
occasione
di
manifestarsi
anche
nel
futuro
.
Tuttavia
,
se
occorre
procedere
assai
cauti
e
non
sopravvalutare
quel
poco
di
bene
che
si
è
prodotto
attraverso
tanti
dolori
,
non
bisogna
assolutamente
disperare
,
perché
un
fenomeno
di
elevazione
e
di
consapevolezza
s
'
è
iniziato
,
da
qualche
tempo
,
anche
nel
Mezzogiorno
,
e
non
è
detto
che
non
possa
un
giorno
fruttificare
a
beneficio
di
un
paese
che
ha
tanti
numeri
al
rispetto
universale
,
e
che
sconta
così
amaramente
il
difetto
originario
di
formazione
della
sua
classe
dirigente
.
Io
credo
di
essere
stato
il
primo
scrittore
politico
che
abbia
segnalato
la
scopertura
del
regime
anche
nel
Mezzogiorno
d
'
Italia
,
e
spero
di
non
essermi
ingannato
quando
ho
tratto
da
questo
fenomeno
conseguenze
meno
pessimiste
per
l
'
avvenire
.
Ora
,
la
situazione
politica
del
Mezzogiorno
è
assai
delicata
,
ed
è
probabile
che
gli
errori
delle
direzioni
dei
partiti
unitari
la
faranno
ancora
aggravare
.
Ma
è
certo
che
il
vecchio
trasformismo
meridionale
in
crisi
,
una
crisi
che
bisogna
conoscere
ed
approfondire
in
tutti
i
suoi
aspetti
,
se
si
vuole
agire
con
esatta
cognizione
di
causa
per
rimuovere
tutti
gli
ostacoli
che
ancora
si
frappongono
allo
sbloccamento
delle
situazioni
locali
.
Perché
è
necessario
comprendere
che
il
Mezzogiorno
,
sia
dal
punto
di
vista
economico
,
sia
dal
punto
di
vista
politico
,
non
presenta
un
panorama
unitario
,
ma
consiste
in
un
coacervo
di
situazioni
locali
,
tenute
insieme
dal
comune
denominatore
trasformista
,
e
che
,
perciò
,
vanno
sbloccate
una
per
una
con
intelligente
pazienza
.
Sotto
tal
punto
di
vista
io
non
posso
lodare
il
Partito
d
'
Azione
che
ha
dimostrato
un
'
esatta
comprensione
del
fenomeno
,
quando
non
si
è
fatto
ingannare
da
un
falso
spirito
unitario
ed
ha
conservato
la
segreteria
centromeridionale
come
organo
tecnico
della
lotta
meridionalista
.
Ciò
che
conta
,
dunque
,
è
la
crisi
del
trasformismo
,
perfettamente
naturale
,
del
resto
,
perché
continua
la
scopertura
e
la
crisi
del
regime
,
ed
anche
se
una
falange
di
trasformisti
,
dopo
aver
dato
vita
al
neofascismo
del
governetto
di
Brindisi
,
è
stata
costretta
ad
una
manovra
per
ritornare
a
galla
nelle
file
del
Partito
liberale
,
in
posizione
di
subordinazione
,
non
si
può
non
riconoscere
che
la
lotta
politica
nel
Mezzogiorno
,
per
quanto
penosamente
,
si
orienta
per
strade
finora
mai
battute
;
iniziando
un
processo
di
educazione
delle
masse
che
non
si
può
ancora
prevedere
a
qual
punto
si
arresterà
.
Certo
è
sintomatico
che
,
in
regioni
un
tempo
miniera
delle
così
dette
"
personalità
"
,
miniera
,
cioè
,
di
trasformisti
decorativi
,
la
leva
dei
morti
non
abbia
avuto
i
vantaggi
sperati
;
ed
i
partiti
della
reazione
e
della
conservazione
stentino
a
riannodare
le
fila
.
Invece
le
opposizioni
istituzionali
hanno
più
sicuro
seguito
ed
organizzano
quel
poco
di
meglio
che
offre
il
paese
.
Tutti
gli
antifascisti
di
vera
marca
sono
con
esse
,
e
l
'
azione
si
svolge
su
di
un
terreno
potentemente
minato
non
solo
dai
dolori
del
passato
ma
dalla
stessa
dinamicità
della
situazione
,
che
presenta
sempre
nuove
sorprese
.
In
mezzo
vi
è
una
massa
enorme
,
irrequieta
e
disorientata
,
che
non
aspetta
che
l
'
esito
definitivo
dell
'
urto
per
decidersi
.
Perché
la
peculiarità
dell
'
attuale
situazione
è
caratterizzata
da
una
serie
di
fattori
che
non
si
sono
prima
mai
prodotti
e
non
potranno
più
riprodursi
nei
secoli
,
che
rendono
l
'
analisi
veramente
palpitante
,
ed
intrecciano
strettamente
la
crisi
istituzionale
generale
con
quella
meridionale
in
rapporti
di
mutua
interdipendenza
.
Infatti
,
durante
le
fasi
di
sviluppo
del
processo
rivoluzionario
italiano
,
il
Mezzogiorno
politico
,
tutto
assorbito
nel
trasformismo
,
cioè
nello
studio
di
aderire
ai
successivi
detentori
del
potere
per
finalità
circoscritte
al
dominio
locale
,
non
solo
non
ha
partecipato
alle
singole
fasi
della
lotta
politica
,
che
aveva
inizio
e
si
concludeva
nell
'
Italia
del
Nord
,
ma
si
è
sempre
accorto
con
notevole
ritardo
dei
risultati
definitivi
.
È
stata
l
'
assenza
del
Mezzogiorno
dalla
vera
lotta
politica
che
ha
reso
possibile
prima
l
'
insuccesso
del
socialismo
e
poi
il
successo
del
fascismo
,
tra
il
1919
ed
il
1922
,
ed
il
processo
di
adesione
della
classe
politica
del
Sud
al
fascismo
ha
,
dopo
il
1922
,
stentato
a
consolidarsi
perché
Mussolini
nella
sua
proteiforme
ignoranza
di
tutti
i
problemi
italiani
,
non
seppe
far
altro
che
duplicare
la
rappresentanza
trasformista
del
Mezzogiorno
per
un
tempo
più
lungo
di
quello
che
era
necessario
.
Ciò
provocò
,
come
spiego
nel
libro
,
la
scopertura
del
regime
anche
nell
'
Italia
meridionale
,
e
non
c
'
è
da
meravigliarsi
se
ora
,
accanto
a
minoranze
assolutamente
intransigenti
,
vi
sia
una
folla
di
trasformisti
che
aspetta
.
È
questa
una
conseguenza
del
fatto
impreveduto
ed
imprevedibile
che
,
stavolta
,
la
lotta
politica
si
è
accesa
prima
nel
Mezzogiorno
che
altrove
,
e
non
è
a
dubitarsi
che
,
quando
le
masse
settentrionali
interverranno
con
il
loro
formidabile
peso
,
la
paralisi
del
trasformismo
meridionale
non
potrà
che
accentuarsi
,
secondo
la
logica
interna
del
sistema
.
Infatti
il
connettivo
politico
del
Mezzogiorno
è
oggi
composto
di
trasformisti
fascisti
,
che
,
estromessi
dal
potere
dagli
avvenimenti
non
possono
far
altro
che
estraniarsi
temporaneamente
dal
giuoco
per
poi
tentare
di
tornare
a
galla
a
tempo
debito
;
di
trasformisti
prefascisti
che
,
estranei
dal
potere
per
circa
un
ventennio
,
temono
di
errare
nuovamente
,
così
come
errarono
nel
1922;
e
di
trasformisti
post
fascisti
,
cioè
di
ex
antifascisti
senza
fede
e
senza
idee
,
che
non
desiderano
altro
che
collocarsi
in
qualche
punto
strategico
per
esigenze
personali
.
Ed
al
disotto
frantumata
dalla
mancanza
delle
comunicazioni
,
resa
diffidente
dal
clamoroso
fallimento
delle
classi
dirigenti
,
stanca
di
aspettare
e
di
soffrire
,
la
massa
muta
e
silenziosa
.
Nessuno
può
dire
ancora
se
questa
massa
assente
e
paralizzata
sia
disposta
a
restare
oggetto
del
solito
processo
personalista
,
oppure
precipiterà
con
fragore
verso
quei
partiti
e
quei
gruppi
che
la
invitano
ad
uscire
dal
torpore
per
far
valere
i
suoi
innegabili
diritti
.
Ma
nessuno
-
tantomeno
i
trasformisti
-
può
essere
sicuro
a
priori
che
sia
disposta
a
battersi
per
riprodurre
l
'
ancien
régime
.
Al
massimo
si
può
prevedere
che
continuerà
a
restare
indifferente
ed
apatica
fino
a
quando
la
lotta
sarà
decisa
nell
'
Italia
del
Nord
.
Ma
questa
situazione
-
che
ha
indubbiamente
impedito
il
crollo
del
regime
nei
mesi
scorsi
-
non
potrà
non
avere
future
ripercussioni
,
perché
è
la
prima
volta
nella
storia
politica
dell
'
Italia
unificata
che
il
Mezzogiorno
d
'
Italia
esprime
minoranze
rivoluzionarie
e
che
il
fondamentale
trasformismo
del
paese
è
costretto
a
restare
inerte
,
senza
poter
partecipare
alla
difesa
del
regime
,
ormai
compromesso
e
discreditato
.
E
,
qualunque
possa
essere
il
futuro
lo
svolgimento
della
crisi
,
questo
fatto
è
destinato
ad
avere
capitale
importanza
,
poiché
è
da
ritenersi
assiomatico
che
nessun
compromesso
sarà
possibile
se
il
Mezzogiorno
sarà
in
subbuglio
.
Questo
,
dunque
,
il
panorama
della
lotta
,
e
quanto
più
sarà
approfondita
la
crisi
del
sistema
,
tanto
più
sarà
possibile
distruggere
anche
sullo
scacchiere
meridionale
le
basi
dello
Stato
storico
.
Perciò
io
non
mi
stanco
di
prospettare
ai
politici
di
buona
volontà
le
difficoltà
in
cui
si
trovano
i
loro
avversari
.
Soltanto
se
gli
uomini
,
che
oggi
dirigono
i
grandi
partiti
rivoluzionari
,
avranno
una
visione
precisa
,
direi
quasi
scientifica
del
fenomeno
,
sarà
possibile
lo
sbloccamento
di
una
particolare
situazione
politica
che
è
una
delle
più
intricate
di
Europa
.
E
poi
occorre
una
grande
passione
,
quella
passione
che
può
nascere
soltanto
quando
ci
si
trova
in
presenza
di
una
grande
ingiustizia
.
È
vero
che
i
difetti
di
una
classe
dirigente
non
possono
essere
prospettati
in
termini
etici
,
perché
essi
sono
prima
ancora
difetti
delle
masse
,
che
li
tollerano
,
ma
se
coloro
che
lotteranno
per
aprire
gli
occhi
al
popolo
non
avranno
l
'
animo
infiammato
da
una
grande
passione
,
la
loro
azione
è
destinata
a
rimanere
sterile
.
L
'
essenziale
è
che
vi
sia
un
minimum
su
cui
far
leva
,
e
questo
minimum
è
dato
dallo
stesso
sviluppo
del
processo
storico
nazionale
e
da
una
serie
di
fattori
concorrenti
che
non
rendono
così
disperata
la
situazione
di
chi
si
accinga
a
lottare
.
Non
che
il
personalismo
meridionale
sia
oggi
moribondo
ed
un
'
ondata
di
eversione
alimenti
le
fiamme
di
quell
'
incendio
ideale
che
abbiamo
sempre
sognato
.
Tutt
'
altro
!
Come
già
ho
detto
esso
cova
sotto
le
ceneri
e
le
deficienze
ataviche
sono
in
agguato
per
riattizzarlo
.
Ma
il
meccanismo
è
notevolmente
arrugginito
e
non
funziona
più
come
prima
:
soprattutto
i
fattori
che
una
volta
costituivano
un
vantaggio
,
sembrano
oggi
essersi
trasformati
in
svantaggi
.
Infatti
a
chi
approfondisca
l
'
argomento
deve
apparire
evidente
che
è
più
facile
far
funzionare
un
onesto
sistema
politico
che
un
'
adulterazione
trasformistica
,
poiché
,
questa
ha
bisogno
di
un
'
organizzazione
statica
e
non
ha
l
'
elasticità
sufficiente
per
seguire
in
velocità
l
'
andamento
dei
periodi
rivoluzionari
.
In
buona
sostanza
,
un
efficiente
sistema
personalista
ha
il
costante
bisogno
di
illudere
gli
elettori
che
la
compagine
elettorale
non
subisce
alcuna
violenza
e
che
perciò
i
rappresentanti
sono
veramente
gli
eletti
del
paese
.
Donde
la
necessità
che
tutta
l
'
evoluzione
politica
proceda
a
velocità
minima
,
in
maniera
da
permettere
ai
dirigenti
di
seguirla
agevolmente
,
quasi
fosse
una
naturale
evoluzione
di
pensiero
.
In
tal
modo
,
mentre
gli
elettori
non
arrivano
mai
ad
accorgersi
di
essere
oggetto
di
un
continuo
e
mai
arrestato
processo
di
compromesso
,
gli
eletti
non
perdono
il
contatto
con
i
vari
governi
che
si
succedono
al
centro
.
L
'
ideale
del
trasformismo
meridionale
è
stato
,
perciò
,
e
continua
ad
essere
,
la
dittatura
parlamentare
giolittiana
,
sia
perché
la
sua
stabilità
era
quasi
assoluta
,
sia
perché
non
richiedeva
quei
sacrifici
di
prestigio
personale
che
l
'
inconseguente
regime
fascista
impose
poi
ai
suoi
adepti
.
Ma
il
personalismo
meridionale
si
è
logorato
attraverso
venti
anni
di
fascismo
,
e
non
è
stato
privo
di
conseguenze
il
fatto
che
Benito
Mussolini
si
sia
divertito
a
mandare
nelle
provincie
meridionali
segretari
federali
ripescati
in
tutti
gli
angoli
d
'
Italia
.
A
furia
di
battere
la
sua
principale
molla
si
è
spezzata
,
ed
il
popolo
,
mentre
si
è
abituato
a
vedere
i
suoi
leaders
più
famosi
andare
mendichi
per
le
strade
in
cerca
di
quella
protezione
che
prima
erano
usi
accordare
,
ha
avuto
più
di
un
'
occasione
per
deridere
e
disprezzare
i
nuovi
capi
fascisti
dei
quali
la
nullità
e
la
sicumera
politica
gli
ha
ispirato
soltanto
lo
schifo
.
Ora
si
vorrebbe
tornare
daccapo
e
rivarare
una
docile
classe
dirigente
meridionale
,
che
si
contenti
soltanto
del
dominio
sui
comuni
e
sugli
enti
locali
e
lasci
agli
immutati
padroni
dello
Stato
il
compito
di
tracciare
le
nuove
direttive
politiche
che
mantengano
immutato
il
loro
effettivo
dominio
.
Ma
i
trasformisti
classici
,
quelli
,
cioè
,
che
non
facevano
trapelare
la
sostanza
del
giuoco
,
sono
semidistrutti
,
ed
anche
quei
pochi
che
sono
sopravvissuti
alla
catastrofe
non
sanno
più
da
qual
punto
ricominciare
.
Soprattutto
hanno
paura
di
sbagliare
,
e
questa
paura
attanaglia
le
loro
menti
ed
i
loro
cuori
.
Sostanzialmente
essi
non
nutrono
più
fiducia
nell
'
oligarchia
che
li
abbandonò
nel
1922
nelle
mani
inesperte
di
Benito
Mussolini
,
e
temono
di
arrivare
troppo
tardi
...
o
troppo
presto
!
Ve
ne
sono
alcuni
che
portano
ancora
nell
'
animo
la
ferita
cicatrizzata
di
quel
tragico
1925
,
quando
la
loro
fede
nel
regime
fu
amaramente
delusa
dall
'
ultimo
colpo
di
Stato
,
che
frantumò
nelle
mani
di
tutti
le
speranze
dell
'
avvenire
.
E
poi
non
hanno
discepoli
ed
il
segreto
dei
loro
successi
è
destinato
a
discendere
con
loro
nella
tomba
.
Per
quanto
ce
ne
siano
parecchi
ancora
in
vita
-
ed
è
,
dal
punto
di
vista
nazionale
,
una
vera
disgrazia
!
-
la
gioventù
non
comprende
più
il
delicato
meccanismo
di
cui
si
servivano
e
nega
ogni
valore
al
virtuosismo
di
cui
per
tanto
tempo
si
compiacquero
.
La
stessa
gioventù
trasformista
è
oggi
più
semplicista
e
si
avvale
di
schemi
mentali
più
elementari
.
Le
basta
iscriversi
ad
un
partito
che
sembra
possa
vincere
e
non
pensa
più
alla
raffinatezza
di
tenersi
fuori
da
tutti
i
gruppi
politici
per
tentare
di
trovarsi
sempre
al
traguardo
insieme
al
vincitore
.
Il
capolavoro
meridionale
,
il
vecchio
deputato
giolittiano
,
salandrino
,
sonniniano
e
mussoliniano
,
sempre
pronto
a
giustificare
in
nome
dei
supremi
ideali
nazionali
,
tutte
le
politiche
,
è
oggi
all
'
estremo
delle
forze
,
e
bisognerebbe
imbalsamarne
qualcuno
per
conservarlo
nel
Museo
Tussaud
a
glorificazione
del
fenomeno
.
È
vero
che
la
politica
interna
dell
'
AMG
non
ha
fatto
altro
che
incoraggiare
la
ripresa
trasformista
,
ma
a
chi
esamini
attentamente
la
ragione
intima
delle
cose
,
non
potrà
non
apparire
che
sostanzialmente
essa
ne
ha
agevolato
l
'
esaurimento
,
-
perché
il
rapido
susseguirsi
dei
comandanti
militari
locali
ha
finito
per
accentuare
l
'
insicurezza
dell
'
avvenire
.
In
sostanza
,
l
'
attuale
politica
antifascista
e
le
incertezze
del
domani
ostacolano
quel
passaggio
in
blocco
che
costituiva
la
caratteristica
principale
del
sistema
,
e
non
è
dato
vedere
in
quale
momento
del
futuro
diagramma
evolutivo
della
politica
nazionale
potrà
verificarsi
la
condizione
necessaria
perché
la
saldatura
personalistica
possa
avvenire
.
È
,
invece
,
probabile
che
,
divisi
nei
singoli
apprezzamenti
temporali
,
i
trasformisti
esauriscano
le
loro
residue
possibilità
o
in
errati
interventi
oppure
in
parimenti
errate
astensioni
.
Ma
se
la
crisi
del
sistema
è
innegabile
,
esiste
un
'
élite
meridionalista
con
idee
chiare
e
perfetta
consapevolezza
?
Oppure
la
nuova
élite
,
anche
senza
riprodurre
esattamente
gli
schemi
del
passato
,
lascerà
passare
questo
prezioso
momento
storico
e
si
farà
battere
irrimediabilmente
?
Le
difficoltà
saranno
sovrumane
,
la
lotta
contro
il
trasformismo
non
dovrà
aver
quartiere
,
e
coloro
che
vi
si
dedicheranno
,
dovranno
avere
gli
occhi
aperti
per
scrutare
sul
nascere
le
inevitabili
deviazioni
dei
partiti
storici
verso
la
creazione
di
nuove
fonti
di
squilibrio
a
danno
del
Mezzogiorno
.
Ma
il
giuoco
politico
non
appare
più
così
avverso
come
per
il
passato
,
e
se
gli
uomini
non
saranno
assolutamente
inferiori
al
loro
compito
,
offrirà
sempre
maggiori
carte
a
coloro
che
si
voteranno
al
nuovo
destino
.
Fattori
italiani
e
fattori
europei
renderanno
possibile
rimuovere
gli
ostacoli
che
finora
hanno
impedito
l
'
industrializzazione
dell
'
agricoltura
meridionale
e
la
dilagante
sfiducia
nell
'
azione
dello
Stato
rafforzerà
lo
spirito
d
'
iniziativa
individuale
ed
arresterà
il
costante
drenaggio
dei
capitali
di
cui
l
'
Italia
meridionale
ed
insulare
ha
sofferto
durante
la
sua
ottantennale
esperienza
unitaria
.
Ormai
la
lotta
contro
lo
Stato
burocratico
accentratore
si
impone
ed
è
probabile
che
le
nostre
masse
siano
disposte
ad
intenderne
la
portata
.
Quando
la
mostruosa
inflazione
in
atto
avrà
terminato
di
espropriare
quella
miserabile
classe
dirigente
meridionale
,
la
cui
unica
fatica
consisteva
nel
tagliare
le
cedole
del
Consolidato
,
si
potrà
sperare
che
i
nuovi
risparmiatori
intenderanno
a
pieno
la
lezione
,
e
che
vorranno
impiegare
il
denaro
in
operazioni
di
trasformazione
agricola
,
escludendo
il
prestito
allo
Stato
,
che
quasi
sempre
si
traduce
in
un
'
operazione
in
perdita
.
Lungi
dall
'
essere
un
danno
,
il
fallimento
dello
Stato
finirà
per
essere
un
vantaggio
,
poiché
si
eliminerà
dal
possesso
della
ricchezza
una
classe
che
viveva
di
vita
parassitaria
e
non
sentiva
le
sue
responsabilità
sociale
.
Occorre
però
un
'
élite
anche
poco
numerosa
,
ma
che
abbia
idee
chiare
e
sia
spietata
nella
sua
funzione
critica
.
È
finito
il
tempo
dell
'
apostolato
individuale
,
ed
i
fortunato
,
i
Salvemini
,
i
De
Viti
De
Marco
possono
tenersi
paghi
del
primo
lavoro
di
aratura
,
compiuto
tra
la
indifferenza
universale
,
in
epoche
così
tristi
che
il
cuore
ci
si
riempie
di
sgomento
.
Se
il
Mezzogiorno
,
in
un
supremo
sforzo
creativo
,
organizzerà
questa
minuscola
élite
senza
paura
e
senza
pietà
,
la
lotta
potrà
essere
lunga
,
ma
l
'
esito
non
sarà
dubbio
,
poiché
tutta
la
storia
italiana
non
è
altro
che
il
capolavoro
di
piccoli
nuclei
,
che
hanno
sempre
pensato
ed
agito
per
le
folle
assenti
.
Ma
,
se
la
gioventù
meridionale
-
questa
mirabile
gioventù
così
assetata
di
giustizia
e
di
verità
-
spronata
dalla
miseria
,
che
è
divenuta
pungente
,
ed
avvilita
da
tante
sventure
,
non
sentirà
il
pungolo
della
resurrezione
e
riprenderà
,
triste
e
scorata
,
la
dolorosa
via
dei
piccoli
impieghi
e
della
dedizione
allo
Stato
violento
ed
accentratore
,
allora
anche
i
pochi
semi
che
sono
nati
per
caso
sull
'
arido
terreno
del
Mezzogiorno
saranno
sommersi
,
e
nuovi
sistemi
di
compressione
e
di
sfruttamento
risorgeranno
dalle
ceneri
ove
ora
sembrano
sepolti
.
Certo
è
difficile
prevedere
il
futuro
,
e
la
penna
si
arresta
esitante
sul
confine
della
speranza
,
ma
,
in
questa
nuova
primavera
della
patria
troppi
cuori
sono
aperti
e
disposti
ad
accogliere
le
supreme
verità
e
non
è
follia
abbandonare
l
'
animo
ad
una
visione
meno
pessimista
dell
'
avvenire
.
A
questo
punto
una
folla
di
problemi
si
affaccia
alla
mente
del
politico
e
sono
tutti
di
capitale
importanza
.
Come
sbloccare
la
situazione
del
Mezzogiorno
,
se
essa
tende
a
riprodursi
automaticamente
per
il
gioco
di
fattori
naturali
,
che
,
se
hanno
perduto
di
vigoria
,
continuano
tuttavia
a
sussistere
?
Ed
,
una
volta
ottenuto
qualche
successo
,
lungo
il
doloroso
calvario
che
ancora
ci
attende
,
come
continuare
l
'
opera
intrapresa
?
Attraverso
quali
miti
e
quali
formule
riuscire
ad
avviare
la
soluzione
?
Naturalmente
,
a
tutte
queste
domande
non
è
possibile
rispondere
a
priori
,
e
specialmente
in
una
prefazione
,
che
già
comincia
ad
eccedere
i
limiti
ordinariamente
assegnati
a
simili
composizioni
.
Un
compito
storico
di
questa
mole
non
può
essere
svolto
che
dal
lavoro
per
lo
meno
di
una
generazione
,
ed
un
povero
scrittore
non
può
che
tracciare
grandi
linee
e
niente
altro
.
Ma
gli
argomenti
accennati
sono
troppo
seducenti
per
non
meritare
qualche
rapido
cenno
,
ed
il
lettore
di
buona
fede
è
invitato
a
collaborare
.
Anzitutto
è
necessaria
l
'
intransigenza
più
assoluta
,
e
coloro
i
quali
sostengono
che
il
personalismo
può
essere
combattuto
a
poco
per
volta
,
e
che
,
frattanto
,
si
possono
accogliere
i
trasformisti
nei
nuovi
partiti
per
educarli
alle
nuove
idee
,
hanno
la
stessa
intelligenza
del
cafone
che
riscaldò
la
vipera
nel
seno
,
e
,
perciò
,
non
fanno
altro
che
preparare
nuove
sciagure
al
nostro
paese
.
Qui
non
si
tratta
delle
solite
differenze
programmatiche
che
dividono
formazioni
affini
,
ma
di
concezioni
diametralmente
opposte
di
tutta
la
vita
politica
,
di
opposte
mentalità
,
che
non
possono
,
umanamente
conciliarsi
;
e
,
perciò
,
il
primo
requisito
che
deve
caratterizzare
i
partiti
antitrasformisti
è
lo
spirito
domenicano
non
solo
nei
rapporti
interni
,
ma
anche
nei
rapporti
interpartito
.
Il
trasformismo
,
in
sostanza
,
è
una
malattia
dell
'
intera
classe
dirigente
meridionale
,
è
un
vizio
del
sistema
politico
italiano
,
e
,
per
combatterlo
,
occorre
sradicare
le
cause
del
male
.
E
come
,
per
distruggere
la
malaria
,
non
basta
ingoiare
numerose
pasticche
di
chinino
o
chiudere
tutte
le
aperture
della
abitazione
con
fitte
reti
,
ma
occorre
bonificare
l
'
intero
paesaggio
,
così
,
per
combattere
il
trasformismo
,
non
basta
proclamarsi
antitrasformista
,
ma
occorre
agire
potentemente
per
distruggere
l
'
intero
sistema
e
procedere
alla
generale
bonifica
del
paese
.
Bisogna
,
quindi
,
rivolgersi
direttamente
alle
masse
e
far
leva
su
di
esse
,
poiché
tutto
il
lavoro
di
sbloccamento
della
situazione
consiste
nel
dare
coscienza
agli
umili
,
e
trasformarli
da
oggetto
inconsapevole
del
vecchio
baratto
trasformista
in
soggetto
della
nuova
politica
autonomistica
.
Questo
lavoro
di
sbloccamento
,
però
,
non
è
facile
.
Esso
dev
'
essere
compiuto
prevalentemente
dal
basso
,
ed
il
compito
dei
nuovi
partiti
è
quello
di
completare
i
risultati
del
Risorgimento
,
facendo
aderire
le
masse
meridionali
allo
Stato
.
Solo
attraverso
un
lavoro
così
nobile
e
così
fecondo
sarà
possibile
operare
la
saldatura
tra
il
primo
ed
il
secondo
Risorgimento
,
tra
la
rivoluzione
nazionale
e
quella
democratica
,
e
pervenire
ad
una
sistemazione
politica
generale
che
costituisca
la
premessa
indispensabile
per
avviare
il
nostro
paese
a
godere
di
tutti
i
vantaggi
dell
'
autogoverno
.
Se
ciò
avverrà
ed
il
passato
sarà
sepolto
non
solo
nella
rettorica
ufficiale
,
ma
nella
coscienza
storico
politica
del
popolo
,
il
periodo
tra
il
1860
ed
il
1943
potrà
alfine
apparire
quale
veramente
è
:
una
parentesi
nel
seno
del
Risorgimento
,
il
quale
,
iniziatosi
con
la
battaglia
per
l
'
unificazione
e
l
'
indipendenza
nazionale
,
è
destinato
a
concludersi
con
la
piena
espansione
politica
del
nostro
paese
.
Allora
soltanto
pseudoliberalismo
,
pseudodemocrazia
e
fascismo
,
collegati
tra
loro
da
un
filo
sotterraneo
ed
originati
dalle
stesse
cause
,
appariranno
come
tappe
dolorose
ed
inevitabili
di
un
lungo
processo
storico
,
che
,
iniziatosi
nel
1831
,
con
la
prima
predicazione
mazziniana
,
si
concluderà
,
dopo
più
di
un
secolo
,
con
la
piena
maturità
del
popolo
italiano
e
con
la
sua
capacità
di
servirsi
di
quel
delicato
ma
prezioso
strumento
che
è
il
partito
politico
,
organo
indispensabile
per
assicurare
al
paese
il
perfetto
ricambio
della
classe
politica
e
la
circolazione
delle
élites
.
L
'
ultimo
ostacolo
che
ormai
ormai
sbarra
il
passo
in
questo
lungo
e
doloroso
cammino
è
il
trasformismo
meridionale
,
e
lo
sbloccamento
della
situazione
politica
del
Mezzogiorno
appare
come
un
dovere
nazionale
.
Ma
non
nel
senso
tradizionale
che
si
attribuisce
a
questa
locuzione
;
nel
senso
,
cioè
,
problemistico
e
caritativo
,
adottato
da
tutti
i
governi
,
succedutisi
finora
al
potere
.
No
,
il
Mezzogiorno
non
ha
bisogno
di
carità
,
ma
di
giustizia
:
non
chiede
aiuto
,
ma
libertà
.
Se
il
Mezzogiorno
non
distruggerà
le
cause
della
sua
inferiorità
da
se
stesso
,
con
la
sua
libera
iniziativa
e
seguendo
l
'
esempio
dei
suoi
figli
migliori
,
tutto
sarà
inutile
,
perché
paternalismo
e
trasformismo
sono
facce
dello
stesso
fenomeno
,
e
dopo
il
rinnovellato
trionfo
del
primo
il
secondo
rifarebbe
capolino
.
Definire
dovere
nazionale
la
resurrezione
del
Mezzogiorno
non
significa
,
dunque
,
che
il
nuovo
Stato
dovrà
riparare
materialmente
i
danni
che
lo
Stato
storico
ha
recati
al
Mezzogiorno
.
Significa
,
invece
,
che
la
politica
trasformista
dev
'
essere
abbandonata
anche
dall
'
alto
e
che
il
nuovo
Stato
deve
smobilitare
il
suo
apparato
di
prefetti
,
di
questori
e
di
aguzzini
,
che
da
ottant
'
anni
non
fa
altro
che
scoraggiare
e
distruggere
sul
nascere
le
libere
iniziative
del
popolo
meridionale
.
Significa
capovolgere
interamente
la
tradizionale
politica
interna
dello
Stato
italiano
nei
confronti
del
Mezzogiorno
,
modificare
le
vecchie
strutture
e
creare
le
nuove
strutture
economico
politiche
e
politico
istituzionali
entro
le
quali
il
Mezzogiorno
potrà
liberamente
articolare
le
sue
forze
e
tentare
di
accrescerle
.
Qual
è
,
dunque
,
il
compito
dei
partiti
antitrasformisti
,
che
hanno
contribuito
a
formare
il
gabinetto
di
coalizione
che
ora
governa
l
'
Italia
?
La
risposta
è
assai
semplice
e
deriva
dalla
natura
delle
cose
:
esigere
che
lo
sbloccamento
dell
'
intera
situazione
politica
meridionale
abbia
luogo
anche
dall
'
alto
.
Se
l
'
intero
processo
trasformistico
consiste
in
un
continuo
lavorio
di
adesione
al
governo
delle
rappresentanze
del
Mezzogiorno
,
sicché
queste
appaiono
governative
a
vita
,
e
possono
così
giovarsi
di
tutto
l
'
apparato
statale
per
contrastare
vittoriosamente
gli
sforzi
che
le
opposizioni
fanno
per
liberare
il
paese
dalla
schiavitù
in
cui
è
tenuto
,
è
chiaro
che
basta
tagliare
questo
rapporto
istituzionale
alla
base
ed
alla
sommità
,
perché
,
in
poco
volgere
di
tempo
,
il
personalismo
sia
superato
e
la
vita
politica
meridionale
possa
avviarsi
lungo
le
rotaie
della
modernità
.
Ora
,
non
sembra
che
gli
attuali
partiti
italiani
,
compresi
quelli
che
concordano
con
le
idee
svolte
in
questo
scritto
,
posseggano
in
pieno
i
termini
del
problema
.
Ciò
spiega
perché
,
mentre
l
'
attuale
governo
è
un
gabinetto
di
coalizione
,
non
svolge
politica
interna
antitrasformista
e
continua
ad
attardarsi
lungo
le
vie
del
passato
.
Io
mi
rendo
conto
che
si
deve
evitare
di
rompere
la
concordia
nazionale
,
ma
guai
se
il
rilievo
sopra
svolto
fosse
conseguenza
di
deliberazione
cosciente
!
Preferisco
,
invece
,
ritenere
che
,
nella
fretta
della
costituzione
del
governo
,
non
sia
emerso
questo
fondamentale
profilo
della
situazione
.
Perché
,
in
caso
opposto
,
dovrei
concludere
che
i
partiti
antitrasformisti
si
espongono
al
disastro
per
una
sadica
voluttà
di
suicidio
,
e
che
essi
,
perciò
,
non
sono
all
'
altezza
del
compito
storico
loro
assegnato
.
Quando
,
per
effetto
della
loro
piena
collaborazione
,
e
più
per
questa
che
per
altro
,
apprezzabili
risultati
saranno
raggiunti
nel
campo
della
politica
estera
,
e
quando
i
nostri
valorosi
"
partigiani
"
,
che
appartengono
interamente
ai
partiti
rivoluzionari
,
saranno
stati
smobilitati
e
riassorbiti
nel
paese
,
la
reazione
monarchica
,
che
è
all
'
agguato
,
tenterà
di
prospettare
la
nuova
situazione
,
che
ne
risulterà
,
come
un
merito
della
conservazione
anzi
della
reazione
nazionale
.
Allora
soltanto
i
partiti
antitrasformisti
si
accorgeranno
dell
'
errore
di
aver
collaborato
senza
condizioni
,
di
non
avere
imposto
a
tempo
i
necessari
mutamenti
di
politica
interna
,
e
di
non
aver
profittato
dell
'
occasione
favorevole
per
distruggere
gli
avversari
.
La
politica
,
nelle
sue
grandi
linee
,
segue
la
logica
delle
occasioni
sfruttate
o
perdute
,
e
queste
ultime
costituiscono
il
passivo
più
terribile
per
i
partiti
ed
i
loro
dirigenti
.
È
inutile
illudersi
di
poter
fare
domani
quello
che
si
deve
fare
oggi
.
Domani
sarà
troppo
tardi
.
E
mentre
scrivo
tutta
la
questione
meridionale
sta
attraversando
una
di
quelle
grandi
occasioni
storiche
che
non
si
ripeteranno
mai
più
.
Che
cosa
aspettano
,
dunque
,
i
partiti
antitrasformisti
per
impostare
in
seno
al
governo
la
grande
questione
nazionale
e
pretendere
quello
sbloccamento
dall
'
alto
che
completi
ed
accentui
lo
sbloccamento
dal
basso
,
già
felicemente
avviato
?
Oppure
è
fatale
questa
idiosincrasia
dei
partiti
unitari
ad
intendere
le
esigenze
politiche
del
Mezzogiorno
?
Perciò
i
veri
meridionalisti
,
che
,
in
questa
nuova
alba
della
nostra
libera
vita
politica
,
hanno
aderito
ai
partiti
unitari
,
debbono
attentamente
vigilare
e
non
perdere
il
controllo
della
situazione
.
Soprattutto
debbono
tenersi
pronti
per
"
il
secondo
tempo
"
meridionalista
,
la
cui
ineluttabilità
si
presenterà
quando
gli
attuali
gruppi
unitari
,
nell
'
immancabile
sforzo
di
divenire
partiti
di
governo
,
si
accingeranno
a
tradire
le
speranze
del
Mezzogiorno
.
Il
nostro
paese
è
contornato
da
troppi
nemici
ed
esposto
ad
infiniti
pericoli
:
dalla
rinascita
del
trasformismo
alle
deviazioni
dei
partiti
unitari
,
corre
tutta
una
gamma
di
situazioni
intermedie
attraverso
le
quali
un
nuovo
compromesso
antimeridionale
può
facilmente
sboccare
.
Occorre
,
dunque
,
che
i
gruppi
meridionalisti
,
esistenti
nei
partiti
unitari
,
si
tengano
in
contatto
per
non
restare
sorpresi
dagli
avvenimenti
.
Forse
la
spinta
alla
costituzione
del
Partito
meridionale
d
'
Azione
verrà
dall
'
esterno
,
ma
gli
animi
vi
debbono
essere
preparati
.
Consapevolezza
storica
e
consapevolezza
politica
sono
gli
imperativi
dell
'
ora
e
,
se
ogni
sforzo
sarà
fatto
per
diffondere
tale
consapevolezza
nelle
masse
,
è
probabile
che
il
miracolo
avverrà
.
Avellino
,
17
settembre
1944
.
PARTE
PRIMA
GLI
ASPETTI
STORICI
DELLA
POLITICA
UNITARIA
E
LA
QUESTIONE
MERIDIONALE
I
Il
Risorgimento
e
la
conquista
regia
Il
fallimento
ideale
del
Risorgimento
La
storia
del
Risorgimento
italiano
è
ancora
da
scrivere
.
Troppo
ha
gravato
su
questo
genere
di
studi
l
'
ossequio
al
fatto
compiuto
e
l
'
insufficienza
di
generazioni
,
immiserite
dal
fallimento
di
ogni
sforzo
ideologico
per
giustificare
la
realizzazione
dell
'
unità
nazionale
.
Tuttavia
alcuni
scrittori
,
con
quel
caratteristico
genio
degli
italiani
di
intuire
di
slancio
alcune
idee
centrali
,
hanno
tentato
la
sintesi
senza
aver
compiuto
l
'
analisi
,
hanno
cercato
di
penetrare
il
meccanismo
interno
della
formazione
unitaria
senza
aver
fatto
il
processo
ad
ogni
momento
di
essa
.
Taluno
movendo
dal
fallimento
delle
ideologie
federaliste
repubblicane
(
Cattaneo
,
Ferrari
)
e
da
un
romanticismo
neoimperiale
(
Oriani
)
,
talaltro
,
invece
,
prendendo
le
mosse
dal
liberalismo
classico
(
Missiroli
,
Gobetti
)
,
e
dallo
stesso
processo
di
sviluppo
del
socialismo
nazionale
(
Salvemini
)
,
talaltro
,
infine
,
risalendo
alla
mancanza
di
una
riforma
religiosa
(
Missiroli
,
Gangale
)
,
hanno
tentato
tutti
di
misurare
le
soluzioni
storiche
al
lume
di
principî
ideali
per
determinarne
le
incomparabili
deficienze
.
Ma
anche
tra
essi
vi
è
un
residuo
teorico
comune
che
è
conosciuto
nel
mondo
della
dottrina
con
la
frase
comprensiva
di
conquista
regia
.
La
conquista
regia
La
caratteristica
essenziale
del
nostro
Risorgimento
è
costituita
dal
dissolvimento
di
tutte
le
correnti
ideali
,
che
si
disputarono
la
direttiva
della
rivoluzione
,
nel
grigio
incedere
della
conquista
piemontese
.
Lo
Stato
non
si
formò
negli
animi
dei
cittadini
,
per
poi
affiorare
,
a
mano
a
mano
che
la
maturazione
si
completava
,
ma
si
estese
dal
Piemonte
alle
altre
regioni
italiane
,
attraverso
una
serie
di
aggiramenti
,
di
compromessi
,
di
accorgimenti
,
che
appiattirono
la
conquistata
indipendenza
,
e
scoprirono
l
'
assenza
del
concetto
di
libertà
come
principio
rivoluzionario
.
Il
risultato
di
questo
processo
fu
,
dunque
,
uno
Stato
piemontese
territorialmente
più
vasto
,
ma
,
come
ispirazione
ideale
,
egualmente
angusto
.
Anzi
la
continua
necessità
di
transazione
con
i
ceti
dominanti
degli
ex
Stati
ne
restrinse
sempre
più
l
'
ispirazione
ideale
.
Ne
derivò
una
conquista
grigia
,
fredda
,
uniforme
,
che
,
a
mano
a
mano
che
progrediva
,
lasciò
insoluti
tutti
i
dati
ideali
della
rivoluzione
:
la
libertà
,
le
autonomie
locali
ed
i
rapporti
fra
lo
Stato
e
la
Chiesa
,
campo
classico
ove
si
saggiano
le
limitazioni
della
libertà
.
Il
meccanismo
della
conquista
fu
quello
di
evitare
,
di
eludere
le
soluzioni
ideali
,
per
stendere
su
di
esse
il
velo
della
transazione
politica
.
Così
la
monarchia
dimostrava
di
temere
la
spinta
della
rivoluzione
,
per
impedire
che
questa
,
trasportando
gli
animi
in
atmosfere
più
fortemente
ossigenate
,
rendesse
inutile
il
suo
grigio
intervento
.
Di
qui
,
anche
dopo
l
'
unificazione
,
la
necessità
delle
continue
transazioni
con
la
rivoluzione
,
ogni
qualvolta
questa
tentava
di
rimettersi
in
marcia
,
transazioni
finora
riuscite
per
la
profonda
immaturità
politica
delle
masse
italiane
e
per
la
scarsa
zona
di
risonanza
dei
tentativi
rivoluzionari
.
La
politica
di
Cavour
Cavour
fu
il
grande
ministro
di
questa
politica
,
il
realizzatore
per
eccellenza
.
Egli
fu
l
'
avversario
più
deciso
delle
correnti
rivoluzionarie
espresse
dal
travagliato
spirito
nazionale
.
Fedele
ministro
del
suo
re
,
egli
pose
quei
dati
storici
della
conquista
regia
che
gli
anni
successivi
più
ampiamente
svilupparono
.
Così
s
'
iniziò
quel
processo
di
eviramento
della
rivoluzione
mercè
le
transazioni
personali
con
i
capi
,
che
costituì
l
'
insegnamento
più
duraturo
del
grande
ministro
nella
storia
unitaria
italiana
.
Servendosi
delle
peggiori
caratteristiche
della
razza
,
quali
la
debolezza
nella
fede
e
l
'
amore
eccessivo
per
il
comando
,
Cavour
tentò
spegnere
ogni
intransigenza
ideale
,
che
avesse
potuto
maturare
,
per
lo
meno
nelle
élites
,
una
più
accesa
passione
per
la
libertà
,
isolò
gli
uomini
che
si
rifiutavano
tenacemente
di
aderire
al
suo
sistema
,
affogò
,
nello
stretto
circolo
di
conservazione
della
monarchia
piemontese
,
l
'
incendio
romantico
del
Risorgimento
.
Gli
storici
regi
lo
giustificano
rispondendo
che
l
'
immaturità
delle
masse
ed
il
compito
demiurgico
,
cui
egli
si
accinse
,
non
comportavano
altre
soluzioni
.
Ma
per
noi
è
preterintenzionale
ogni
ricerca
,
che
ecceda
i
freddi
dati
obiettivi
,
senza
dei
quali
ogni
comprensione
degli
ulteriori
sviluppi
è
vietata
.
Anzi
,
tanto
più
ci
sembra
rilevante
l
'
esame
dei
dati
obiettivi
,
quando
si
possa
provare
esatta
l
'
affermazione
degli
storici
regi
,
perché
non
è
nostro
compito
,
in
questa
sede
,
fare
il
processo
al
genio
politico
del
conte
di
Cavour
,
ma
rilevare
quelle
caratteristiche
essenziali
della
sua
azione
che
debbono
servirci
a
comprendere
-
pure
a
così
lunga
distanza
di
tempo
-
gli
avvenimenti
odierni
.
Perciò
non
ci
sembra
di
dover
dimenticare
che
Cavour
insegnò
alla
monarchia
il
metodo
attraverso
cui
distruggere
i
fermenti
rivoluzionari
,
che
,
riprendendo
la
marcia
,
interrotta
nel
1860
,
avessero
preteso
,
anche
dopo
l
'
unificazione
,
alterare
i
dati
storici
della
conquista
piemontese
.
La
monarchia
socialista
Questo
metodo
costituisce
ormai
il
sistema
di
governo
dello
Stato
italiano
ed
ogni
fenomeno
politico
può
essere
ricondotto
ad
esso
od
alle
sue
reazioni
.
Di
tanto
in
tanto
alcuni
ministri
hanno
preteso
staccarsene
o
la
marea
,
montante
nel
paese
,
ha
dato
l
'
impressione
di
sommergerlo
;
ma
non
è
passato
gran
tempo
che
,
all
'
infuori
delle
passioni
contingenti
,
esso
è
nuovamente
emerso
e
si
è
avuta
la
prova
che
era
stato
,
pur
nel
silenzio
della
storia
,
sicuramente
operante
.
Perché
la
verità
è
sempre
la
stessa
:
l
'
unica
contrapposizione
dialettica
esistente
è
quella
tra
conquista
regia
e
la
rivoluzione
,
tra
soluzione
storica
e
necessità
ideale
.
E
la
rivoluzione
,
o
che
sia
bandita
in
nome
della
classe
,
o
che
sia
fatta
in
nome
della
Nazione
,
o
che
sia
desiderata
in
nome
della
libertà
,
è
sempre
diretta
a
placare
una
delle
necessità
ideali
rimaste
insolute
nel
processo
formativo
dello
Stato
italiano
,
e
perciò
implicitamente
rivolta
contro
la
conquista
regia
.
Ma
,
attraverso
queste
antitesi
,
avviene
un
giuoco
di
interesse
eccezionale
,
perché
è
fenomeno
comunissimo
nella
nostra
storia
unitaria
che
forze
di
provenienza
rivoluzionaria
siano
adoperate
in
funzione
della
più
gretta
conservazione
,
e
forze
,
così
dette
conservatrici
,
lavorino
in
senso
sovvertitore
.
Tutto
ciò
dipende
da
una
parte
dall
'
immaturità
generale
del
paese
e
dall
'
altra
parte
dal
fatto
che
i
politici
italiani
non
si
rendono
esatto
conto
di
tale
antitesi
ed
agiscono
come
se
fossero
in
grado
di
svolgere
una
politica
autonoma
.
Il
più
probante
esempio
di
questa
verità
ci
è
fornito
dalla
storia
del
Partito
socialista
italiano
,
che
lentamente
,
attraverso
il
giuoco
dell
'
intervenzionismo
statale
,
si
lasciò
aggiogare
al
carro
del
giolittismo
.
Così
forze
di
origine
schiettamente
liberali
,
elaborate
direttamente
dal
paese
,
furono
saldate
al
sistema
imperante
attraverso
il
connettivo
economico
,
senza
che
esse
stesse
si
rendessero
sufficientemente
conto
di
questa
verità
.
La
critica
salveminiana
a
questa
peculiare
posizione
del
socialismo
italiano
non
ebbe
vaste
risonanze
in
seno
al
partito
e
valse
,
tutt
'
al
più
,
ad
alimentare
lo
spirito
di
nuove
élites
che
al
socialismo
non
appartennero
mai
.
Per
lungo
tempo
Salvemini
sembrò
un
estraneo
a
tutti
i
politici
italiani
,
perché
questi
aderivano
al
sistema
giolittiano
,
anche
quando
sembravano
avversarlo
.
Ed
in
effetto
,
quando
le
opposizioni
non
fondino
la
teoria
e
la
prassi
su
impostazione
radicalmente
nuova
,
finiscono
per
aderire
implicitamente
alle
maggioranze
e
si
autodefiniscono
come
opposizioni
di
comodo
.
Se
tale
precisamente
non
fu
la
posizione
del
PSI
,
tuttavia
esso
entrava
così
vivamente
nel
giuoco
della
dittatura
giolittiana
da
giustificare
la
concezione
missiroliana
della
monarchia
socialista
.
Eppure
nessun
movimento
più
di
quello
socialista
avrebbe
potuto
infrangere
il
metodo
tradizionale
per
tentare
di
costringere
il
regime
al
giuoco
dei
partiti
moderni
.
Ma
tale
movimento
,
senza
soluzioni
critiche
della
questione
italiana
(
che
invece
Salvemini
cominciava
ad
elaborare
come
materia
antisocialista
)
dominato
da
spirito
insurrezionista
,
per
quanto
costituito
di
accortezze
riformiste
,
era
esso
stesso
un
esempio
vivente
della
insufficienza
italiana
alla
creazione
del
partito
moderno
.
La
sua
azione
contro
il
regime
,
dunque
,
non
poteva
arrivare
al
cuore
,
ma
doveva
necessariamente
limitarsi
all
'
epidermide
.
Il
sistema
delle
dittature
personali
Queste
considerazioni
spiegano
a
sufficienza
perché
il
nostro
paese
non
poté
altrimenti
essere
governato
che
attraverso
le
dittature
personali
.
Dopo
aver
limitato
il
giuoco
dei
partiti
,
anzi
dopo
aver
intuito
che
esso
è
potenzialmente
diretto
a
rompere
il
circolo
tradizionale
della
conquista
regia
,
lo
Stato
italiano
dovette
,
volta
per
volta
,
fondare
la
sua
speranza
di
conservazione
sull
'
abilità
personale
dei
primi
ministri
e
sulla
capacità
di
adesione
,
più
o
meno
estesa
,
che
essi
manifestavano
al
sistema
tradizionale
.
Così
i
governi
italiani
furono
un
quid
medium
tra
il
cancellierato
germanico
ed
i
gabinetti
parlamentari
,
essendo
la
sovranità
rappresentativa
riconosciuta
sol
quando
non
eccedeva
i
dati
storici
della
conquista
regia
,
anzi
meglio
quando
si
prestava
compiacentemente
a
nasconderli
dietro
la
parvenza
di
un
giuoco
politico
autonomo
Da
ciò
,
conseguentemente
,
nacque
lo
scarso
ossequio
per
il
Parlamento
,
anzi
il
tentativo
di
paralizzarne
le
funzioni
ogni
qual
volta
ostacolavano
le
transazioni
del
regime
;
il
prepotere
della
stampa
,
avvelenatrice
della
pubblica
opinione
,
sovvenzionata
da
scarsi
gruppi
finanziari
per
la
difesa
d
'
interessi
particolari
;
la
durezza
della
repressione
dei
moti
popolari
,
sol
che
fossero
animati
da
un
anelito
di
libertà
,
e
l
'
abuso
della
piazza
quando
si
trattava
,
invece
,
di
vincere
resistenze
legalmente
manifestate
.
Ne
risultava
,
quindi
,
un
sistema
politico
,
che
non
aveva
un
vero
e
proprio
centro
di
stabilità
,
che
assumeva
diverse
fisionomie
,
secondo
le
vicende
della
lotta
,
che
doveva
vivere
continuamente
di
espedienti
,
sempre
più
necessari
e
sempre
più
numerosi
a
mano
a
mano
che
il
paese
progrediva
verso
forme
più
alte
di
maturazione
civile
.
Un
sistema
che
ha
sempre
richiamato
ed
ancora
richiamerà
l
'
attenzione
degli
studiosi
per
i
suoi
continui
mutamenti
.
E
,
infatti
,
se
nell
'
ordinato
svolgimento
della
lotta
politica
presso
le
nazioni
che
hanno
raggiunta
la
piena
maturità
del
regime
liberale
,
può
taluno
trovare
motivo
di
conforto
spirituale
,
nessuno
si
meraviglierà
se
io
affermo
che
dal
punto
di
vista
critico
i
regimi
preliberali
,
come
l
'
Italia
,
offrono
tale
varietà
di
combinazioni
da
riuscire
di
gran
lunga
più
interessanti
della
fredda
meccanicità
dei
primi
.
Ma
,
quando
il
critico
ha
scoperto
il
filo
conduttore
e
lo
ha
denudato
agli
occhi
del
lettore
,
non
potrà
non
apparire
a
quale
specie
di
espedienti
il
regime
è
costretto
a
ricorrere
sotto
la
spinta
del
suo
istinto
di
conservazione
,
quale
grado
di
immaturità
svelino
invece
i
partiti
di
opposizione
.
La
nuova
conquista
regia
attraverso
le
masse
In
verità
è
questa
la
constatazione
ultima
cui
ogni
esame
della
lotta
politica
in
Italia
deve
condurre
:
constatazione
che
sola
può
,
quando
sia
generalizzata
,
suggerire
il
rimedio
opportuno
.
La
conquista
regia
fu
possibile
tra
il
'48
ed
il
'70
perché
la
rivoluzione
italiana
fu
opera
di
minoranze
contro
od
in
assenza
delle
maggioranze
.
L
'
assorbimento
delle
opposizioni
,
quindi
,
non
doveva
essere
molto
difficile
,
sia
perché
erano
ristretti
gli
interessi
in
giuoco
,
sia
perché
le
opposizioni
stesse
non
erano
eccessivamente
incoraggiate
sul
terreno
dell
'
intransigenza
ideale
dall
'
assenza
delle
masse
.
Però
,
a
mano
a
mano
che
queste
vengono
immesse
nella
vita
pubblica
dall
'
azione
elevatrice
del
progresso
economico
e
culturale
,
se
crescono
le
possibilità
del
giuoco
transattivo
,
nella
prima
fase
dell
'
apporto
;
per
l
'
immaturità
dei
nuovi
venuti
,
che
vengono
utilizzati
dal
regime
in
una
opera
di
contrapposizione
ai
ceti
già
maturati
,
a
lungo
andare
non
dovranno
tardare
ad
apparire
le
benefiche
conseguenze
di
questo
fatto
liberale
.
È
necessario
,
però
,
non
perdere
mai
di
vista
i
concetti
che
abbiamo
tratteggiato
per
non
commettere
il
facile
errore
di
esaltare
movimenti
,
che
,
in
prosieguo
di
tempo
,
si
è
costretti
a
sconfessare
!
Molti
italiani
,
in
perfetta
buona
fede
,
hanno
avuto
continue
crisi
di
coscienza
,
appunto
per
questa
ragione
.
Occorre
convincersi
che
la
conquista
regia
continua
ancora
imperturbabile
,
riproducendo
i
suoi
schemi
e
le
sue
soluzioni
,
e
che
,
quando
taluni
strati
della
popolazione
italiana
hanno
dimostrato
di
essere
pervenuti
ad
un
certo
grado
di
maturità
e
,
perciò
,
si
avviano
a
reagire
ai
sistemi
di
dittatura
personale
,
vi
sono
sempre
vaste
riserve
su
cui
fare
leva
per
ripetere
il
giuoco
tradizionale
.
Se
si
vuole
,
quindi
,
uscire
una
volta
per
sempre
da
questo
mortificante
sistema
politico
occorre
conoscerne
a
fondo
la
natura
per
determinare
i
punti
di
leva
per
l
'
azione
politica
.
Questo
libro
si
propone
di
schematizzare
l
'
applicazione
del
giuoco
in
quest
'
ultimo
turbinoso
periodo
della
storia
italiana
,
di
mostrare
;
attraverso
la
natura
delle
opposizioni
,
come
esso
tenda
a
riprodursi
,
ed
infine
di
chiarire
quando
e
con
quali
mezzi
la
rivoluzione
italiana
,
avviandosi
a
risoluzione
,
potrà
uscire
dal
cerchio
ristretto
della
conquista
regia
,
per
entrare
nel
più
vasto
respiro
della
rivolta
ideale
.
Forse
la
preparazione
storica
dell
'
autore
ed
il
suo
senso
critico
non
sono
adeguati
ad
un
compito
così
vasto
,
ma
egli
si
lusinga
più
di
approntare
materiale
di
osservazione
per
gli
altri
che
conclusioni
definitive
per
sé
.
II
Conservazione
e
rivoluzione
anteguerra
Il
giolittismo
nell
'
anteguerra
All
'
inizio
della
grande
crisi
europea
,
provocata
dagli
ultimatum
austro
tedeschi
,
le
condizioni
politiche
italiane
si
trovavano
consolidate
nel
giolittismo
,
che
dominava
il
paese
,
adottando
volta
per
volta
le
soluzioni
minime
che
gli
elaborava
il
riformismo
socialista
.
Attraverso
la
politica
dell
'
abile
uomo
di
Stato
piemontese
la
monarchia
si
era
fortemente
consolidata
e
sperava
di
riposare
,
per
qualche
lustro
ancora
,
nella
dolce
quiete
dell
'
equilibrio
europeo
all
'
estero
e
del
socialismo
di
Stato
all
'
interno
,
mentre
i
partiti
di
opposizione
avevano
abbandonato
da
lungo
tempo
ogni
critica
al
regime
.
Fu
per
ciò
che
allo
scoppio
della
guerra
tutti
gli
italiani
ebbero
l
'
impressione
di
essere
lanciati
improvvisamente
nel
vuoto
.
Si
apriva
,
infatti
,
una
di
quelle
epoche
in
cui
,
dovendosi
richiedere
a
tutte
le
classi
sociali
il
massimo
sforzo
,
vengono
alla
luce
le
deficienze
dei
regimi
e
si
rimette
in
discussione
lo
stesso
processo
di
costituzione
dello
Stato
.
Il
senso
di
disorientamento
che
colse
il
paese
trovò
,
perciò
,
giusta
espressione
nella
dichiarazione
di
neutralità
,
che
,
suggerita
da
ragioni
di
politica
estera
,
riusciva
di
grande
utilità
anche
allo
sviluppo
della
politica
interna
.
Ma
,
se
la
dichiarazione
di
neutralità
valse
a
procurare
un
po
'
di
respiro
alle
classi
dirigenti
,
non
attenuò
lo
sviluppo
di
quei
fenomeni
politici
,
che
dai
gravissimi
avvenimenti
,
iniziatisi
in
Europa
,
derivavano
come
logica
conseguenza
.
Particolarmente
grave
era
per
la
monarchia
la
decisione
dell
'
atteggiamento
da
assumere
nei
riguardi
della
guerra
in
atto
,
perché
,
se
essa
si
decideva
per
la
neutralità
,
doveva
temere
che
le
correnti
rivoluzionarie
ripetessero
il
giuoco
del
Risorgimento
di
prospettare
la
monarchia
come
poco
sensibile
alle
grandi
questioni
nazionali
.
e
preoccupata
soltanto
delle
fortune
dinastiche
,
e
se
,
invece
,
essa
si
decideva
per
l
'
intervento
,
assumeva
una
terribile
responsabilità
rispetto
alla
maggioranza
del
paese
semiassente
ed
effettivamente
rischiava
la
corona
.
Ma
queste
stesse
ragioni
che
facevano
perplessa
la
monarchia
,
suggestionavano
le
scarse
forze
operanti
del
paese
che
naturalmente
cercavano
assumere
il
più
logico
e
deciso
degli
atteggiamenti
,
sia
nei
riguardi
del
regime
propriamente
detto
,
sia
nei
riguardi
del
giolittismo
,
che
alcuni
uomini
politici
credevano
distinto
ed
indipendente
dal
primo
.
Ne
derivò
,
quindi
,
una
complessa
varietà
di
atteggiamenti
che
tradusse
in
forma
veramente
plastica
le
speranze
e
le
delusioni
del
paese
,
il
suo
bisogno
di
elevazione
politica
ed
il
timore
di
perdere
la
conquistata
prosperità
economica
.
Le
forze
antigiolittiane
e
la
scissione
socialista
Cominciando
,
quindi
,
tale
disamina
,
diremo
che
le
forze
antigiolittiane
nel
periodo
prebellico
si
condensavano
principalmente
in
due
nuclei
che
,
sotto
un
punto
di
vista
superficiale
,
sembravano
opposti
ma
,
nella
loro
intima
sostanza
,
erano
simili
,
tanto
vero
che
,
in
un
successivo
sviluppo
di
tempo
,
non
tardarono
a
trovare
il
terreno
comune
per
l
'
azione
:
il
gruppo
del
socialismo
antiriformista
o
rivoluzionario
,
capitanato
,
più
che
da
altri
,
da
Mussolini
,
ed
i
gruppi
di
opposizione
costituzionale
e
nazionalista
,
facenti
capo
da
una
parte
ad
Antonio
Salandra
e
Sidney
Sonnino
e
,
dall
'
altra
,
ad
Enrico
Corradini
.
Comune
finalità
politica
era
la
distruzione
della
dittatura
parlamentare
giolittiana
;
comune
metodo
di
lotta
conseguentemente
la
tattica
antiparlamentare
,
sebbene
gli
uni
si
mostrassero
pronti
a
trasportare
le
folle
attraverso
azioni
extralegali
e
gli
altri
mirassero
a
creare
,
fin
d
'
allora
,
il
mito
del
paese
contrario
al
Parlamento
per
giustificare
i
metodi
di
illegalismo
messi
in
opera
dai
primi
:
divergenti
invece
erano
le
finalità
più
remote
assegnate
all
'
azione
,
perché
,
mentre
gli
uni
favoleggiavano
di
rivoluzione
sociale
,
gli
altri
affermavano
di
voler
agire
sul
terreno
della
conservazione
.
Siccome
,
però
,
era
impossibile
raggiungere
i
rispettivi
programmi
massimi
,
ne
risultava
comune
il
compito
storico
immediato
.
Quando
scoppiò
la
guerra
europea
e
si
cominciò
a
discutere
,
di
fronte
alle
gravi
ripercussioni
internazionali
che
essa
provocava
ed
alla
possibilità
di
soluzione
del
problema
irredentista
italiano
,
della
necessità
di
un
nostro
intervento
nel
conflitto
europeo
,
le
divergenze
di
finalità
e
di
metodo
non
potevano
non
riprodursi
,
sia
perché
ogni
gruppo
possedeva
una
dogmatica
politica
propria
,
sia
perché
la
guerra
,
presentandosi
come
fattore
mondiale
,
rimetteva
in
discussione
tutto
il
processo
formativo
dello
Stato
unitario
italiano
.
Fu
,
perciò
,
che
il
Partito
socialista
,
che
fin
allora
aveva
offerta
una
formale
compattezza
di
indirizzo
,
rivelò
la
sua
doppia
anima
e
si
scisse
in
due
correnti
,
che
non
tardarono
ad
assumere
atteggiamenti
antitetici
.
Contribuì
indubbiamente
a
tale
scissione
,
oltre
che
la
diversa
valutazione
del
fatto
mondiale
della
guerra
e
dell
'
atteggiamento
dogmatico
che
nei
confronti
di
esso
doveva
tenere
il
proletariato
,
secondo
i
sacri
canoni
dell
'
antimilitarismo
allora
di
moda
,
anche
la
diversa
posizione
che
da
vario
tempo
avevano
assunto
nei
riguardi
della
politica
giolittiana
le
due
ali
in
cui
allora
il
socialismo
italiano
si
divideva
,
per
cui
mentre
la
frazione
rivoluzionaria
era
portata
dal
suo
stesso
istinto
a
tentare
,
attraverso
l
'
alea
della
guerra
,
la
carta
sovvertitrice
,
i
riformisti
della
Confederazione
generale
del
lavoro
e
gli
ortodossi
del
verbo
antimilitarista
vedevano
nel
fenomeno
bellico
un
serio
pericolo
per
i
miglioramenti
economici
conquistati
e
per
la
posizione
di
pseudointellettualismo
assunta
dalle
oligarchie
da
loro
rappresentate
.
Cosicché
mentre
i
primi
,
aderendo
ad
una
logica
puramente
formale
e
per
niente
permeata
dalla
realtà
di
formazione
e
di
vita
del
movimento
operaio
italiano
,
si
proponevano
di
scalzare
il
regime
attraverso
ed
oltre
la
dittatura
giolittiana
;
i
secondi
,
convinti
della
realtà
di
formazione
e
di
vita
di
tale
movimento
,
temendo
che
la
distruzione
della
dittatura
giolittiana
potesse
rendere
possibili
ritorni
padronali
a
carattere
specificatamente
reazionario
,
si
attaccavano
disperatamente
al
dogma
antimilitarista
,
fiduciosi
di
far
opera
di
conservazione
entro
uno
schema
verbale
di
sovversivismo
.
Antigiolittismo
borghese
Parimenti
i
partiti
borghesi
venivano
frazionati
dalla
lotta
tra
il
giolittismo
e
l
'
opposizione
costituzionale
non
soltanto
perché
,
nei
confronti
della
guerra
,
diversa
poteva
essere
la
posizione
da
assumere
,
ma
anche
perché
,
pure
per
la
borghesia
,
ogni
eventuale
soluzione
si
prospettava
in
funzione
di
politica
interna
.
Infatti
,
era
naturale
che
la
Destra
così
detta
liberale
e
l
'
associazione
nazionalista
,
da
poco
sorta
,
si
rifiutassero
di
seguire
il
giolittismo
imperante
nella
sua
soluzione
conservatrice
e
fossero
tentati
,
dopo
aver
innestata
la
loro
azione
sullo
schema
dell
'
irredentismo
di
sinistra
-
anche
allo
scopo
di
incontrare
il
giuoco
monarchico
nel
suo
secondo
tempo
di
sviluppo
-
di
distruggere
le
posizioni
giolittiane
e
concorrere
ad
accendere
ipoteca
nel
giuoco
sovvertitore
.
La
natura
di
questo
lavoro
e
la
brevità
dello
spazio
ci
permettono
soltanto
di
accennare
,
ma
a
chi
attentamente
esamini
la
posizione
ideologica
dell
'
interventismo
nazionalista
nel
1915
non
potrà
sfuggire
questo
mutuo
di
idee
,
già
avvenuto
nel
decennio
precedente
,
tra
la
Sinistra
irredentista
ed
antidinastica
e
la
Destra
conservatrice
.
L
'
irredentismo
,
durante
trent
'
anni
,
era
stato
un
motivo
sovversivo
,
un
motivo
critico
contro
la
monarchia
,
il
tentativo
,
cioè
,
di
dimostrare
l
'
impotenza
monarchica
a
risolvere
tutto
il
problema
nazionale
.
Ebbene
,
nel
1915
noi
troviamo
il
bagaglio
ideologico
dell
'
irredentismo
di
destra
a
servizio
dei
gruppi
che
,
in
politica
interna
,
erano
agli
antipodi
degli
inventori
della
critica
irrendentistica
,
adoperato
a
frantumare
e
distruggere
quello
stesso
sistema
di
governo
che
la
realtà
italiana
aveva
fatto
conseguire
a
placare
e
realizzare
le
idee
politiche
dei
nazionalisti
di
sinistra
.
Interventismo
rivoluzionario
E
perciò
nell
'
imminenza
della
guerra
,
secondo
uno
schema
grossolano
,
che
tuttavia
presenta
notevoli
limiti
di
approssimazione
,
le
forze
politiche
italiane
si
dividevano
in
quattro
grandi
gruppi
,
che
giuocavano
abbinandosi
a
vicenda
sui
due
terreni
della
rivoluzione
o
della
conservazione
sociale
attraverso
il
mantenimento
o
la
distruzione
della
dittatura
giolittiana
.
Tali
gruppi
erano
:
1
)
interventismo
rivoluzionario
;
2
)
interventismo
nazionalista
conservatore
o
monarchico
;
3
)
neutralismo
giolittiano
conservatore
;
4
)
neutralismo
rivoluzionario
o
,
per
meglio
dire
,
socialista
.
L
'
interventismo
rivoluzionario
,
risultante
dal
conglomerato
di
alcune
frazioni
di
sinistra
del
Partito
socialista
,
e
dalla
quasi
totalità
del
Partito
repubblicano
,
intuiva
,
per
quanto
grossolanamente
e
senza
sufficiente
chiarezza
teorica
,
che
la
guerra
avrebbe
richiesto
uno
sforzo
collettivo
così
imponente
da
obbligare
la
dittatura
giolittiana
a
logorarsi
rapidamente
;
avrebbe
determinato
,
cioè
,
una
necessità
di
apporto
di
nuove
forze
,
che
,
non
potendo
trovare
sistemazione
nei
vecchi
schemi
politici
,
avrebbero
potuto
permettere
non
soltanto
il
sovvertimento
della
dittatura
parlamentare
giolittiana
,
ma
altresì
il
sovvertimento
dello
stesso
regime
.
Questo
-
secondo
l
'
interventismo
rivoluzionario
-
risultava
dal
continuo
assorbimento
che
il
potere
regio
aveva
operato
di
quasi
tutte
le
scarse
forze
affiorate
,
durante
il
periodo
giolittiano
,
alla
vita
pubblica
italiana
,
forze
che
attraverso
la
transigenza
,
avevano
perduto
ogni
autonomia
,
se
pure
avevano
acquistato
potere
.
Sicché
,
identificandosi
il
regime
col
giolittismo
,
sarebbe
stato
assai
facile
distruggere
il
primo
dopo
che
al
secondo
si
fossero
mozzate
le
ali
.
Quanto
fosse
esatto
questo
calcolo
e
quanto
fosse
contemporaneamente
illusorio
risulterà
più
chiaramente
in
seguito
dallo
stesso
svolgersi
dei
fatti
,
che
,
confermando
talune
premesse
iniziali
e
smentendone
altre
,
ha
imposto
alla
storia
un
diverso
cammino
.
Certo
è
,
però
,
che
l
'
interventismo
di
sinistra
,
mentre
ignorò
quasi
del
tutto
la
tradizione
italiana
in
virtù
della
quale
le
guerre
del
Risorgimento
furono
sempre
bandite
dall
'
opposizione
rivoluzionaria
ed
eseguite
e
sfruttate
dal
potere
regio
,
sicché
mai
la
prima
potette
giovarsene
contro
il
secondo
,
anzi
fu
sempre
costretta
dopo
a
transigere
,
non
tenne
calcolo
che
nel
giuoco
di
sfruttamento
degli
effetti
della
guerra
avrebbe
avuto
altresì
concorrente
sleale
e
terribile
il
socialismo
neutralista
,
verso
cui
l
'
indiscutibile
immaturità
politica
italiana
avrebbe
fatto
precipitare
le
masse
in
uno
sforzo
conservatore
.
Interventismo
regio
Puntava
contro
la
dittatura
giolittiana
anche
l
'
interventismo
nazionalista
conservatore
o
monarchico
,
risultante
dal
conglomerato
delle
forze
così
dette
liberali
di
destra
e
dai
nazionalisti
,
che
si
riportavano
alla
tradizione
piemontese
dinastica
,
per
cui
l
'
iniziativa
dell
'
unificazione
italiana
doveva
essere
riservata
alla
casa
regnante
per
impedire
che
il
fattore
nazionalista
potesse
essere
sfruttato
dai
partiti
rivoluzionari
.
Contemporaneamente
,
accentrando
,
per
le
proprie
finalità
,
il
concetto
della
rivoluzionarietà
della
guerra
,
l
'
interventismo
conservatore
credeva
di
poter
rivolgere
le
nuove
forze
,
la
cui
maturazione
sarebbe
stata
accentuata
dal
fatto
bellico
,
contro
la
fortuna
parlamentare
di
Giolitti
.
E
ciò
anche
in
dipendenza
di
quell
'
elaborazione
dottrinale
del
concetto
dello
Stato
nazionale
che
allora
cominciava
,
e
che
,
agitando
,
al
di
sopra
di
ogni
altro
,
il
concetto
della
Nazione
,
intesa
organicamente
come
ente
a
sé
,
e
non
come
conglomerato
degli
individui
che
la
compongono
,
mirava
a
distruggere
quel
poco
di
potere
effettivo
che
al
Parlamento
la
dittatura
giolittiana
aveva
creduto
lasciare
,
perché
il
popolo
non
fosse
distratto
dalle
vie
legali
dell
'
urna
e
della
scheda
.
Così
i
conservatori
del
regime
non
temevano
di
abbracciare
un
compito
sovvertitore
,
mettendosi
in
concorrenza
con
i
rivoluzionari
più
veri
e
maggiori
,
pur
di
sboccare
a
forme
politiche
di
vera
e
propria
reazione
sociale
.
Neutralismo
giolittiano
Il
neutralismo
giolittiano
invece
partiva
da
una
concezione
eminentemente
storica
,
e
,
perciò
,
nel
senso
più
assoluto
,
conservatrice
,
in
quanto
,
mentre
intuiva
che
il
fatto
rivoluzionario
della
guerra
costituiva
un
diretto
attentato
alla
propria
sovranità
,
nutriva
scarsa
fiducia
nella
possibilità
di
riuscita
della
iniziativa
monarchica
per
le
realizzazioni
nazionali
.
Abituato
a
cercare
nel
chiuso
di
poche
idee
la
soluzione
dei
problemi
interni
,
rifuggiva
,
per
temperamento
,
dall
'
immischiarsi
nelle
faccende
dell
'
Europa
turbolenta
e
convinto
che
il
popolo
italiano
avesse
già
date
il
massimo
di
espressione
politica
con
la
socialdemocrazia
ad
uso
giolittiano
e
che
,
perciò
,
bisognasse
concedergli
il
tempo
ed
il
respiro
per
altri
progressi
,
cercava
nascondere
ed
ovattare
ogni
altro
bisogno
,
che
eccedesse
il
dato
immediato
dello
sviluppo
materiale
,
entro
un
velo
di
indifferenza
,
che
in
parte
era
calcolo
ed
in
parte
era
anche
incomprensione
.
Però
,
non
potendo
opporre
un
'
assoluta
immobilità
di
fronte
allo
scottante
problema
irredentistico
ed
all
'
impulso
proveniente
da
tutto
un
secolo
di
elaborazione
del
concetto
di
nazione
,
era
costretto
a
prospettare
esso
stesso
una
soluzione
di
politica
internazionale
,
che
si
racchiuse
nel
così
detto
"
parecchio
"
.
Naturalmente
,
siccome
i
tempi
erano
maturi
per
altri
destini
ed
in
tutta
Europa
si
era
aperta
una
vera
e
propria
crisi
di
civiltà
,
la
formula
giolittiana
si
presentava
come
la
più
debole
,
anche
perché
non
riusciva
a
contraddire
,
anzi
in
parte
ammetteva
,
le
ragioni
ideologiche
,
cui
le
due
formule
avversarie
si
innestavano
.
Fu
,
perciò
,
che
dopo
lunghe
esitazioni
la
guerra
fu
dichiarata
malgrado
che
i
consigli
giolittiani
suonassero
assai
bene
alla
maggioranza
delle
orecchie
italiane
.
Neutralismo
socialista
Quanto
,
poi
,
al
neutralismo
così
detto
rivoluzionario
,
che
trovò
il
suo
migliore
araldo
nel
socialismo
ufficiale
,
non
può
non
risultare
evidente
il
carattere
conservatore
che
ne
costituiva
la
base
,
comune
del
resto
al
giolittismo
di
cui
il
socialismo
delle
cooperative
e
dei
sussidi
costituiva
un
non
dissimulato
satellite
.
Però
,
per
quella
doppia
posizione
ideologica
caratteristica
del
PSI
negli
ultimi
anni
,
in
virtù
della
quale
mentre
esso
si
presentava
come
rivoluzionario
rispetto
alla
formazione
politica
dello
Stato
italiano
,
in
effetti
e
per
massima
parte
molto
aspettava
dalla
azione
di
esso
nel
campo
economico
,
il
PSI
mentre
era
interessato
al
mantenimento
della
dittatura
giolittiana
,
credeva
di
fare
atto
di
saggia
politica
preordinando
la
speculazione
sui
dolori
e
sulle
conseguenze
della
guerra
,
e
preparando
così
il
terreno
per
il
sovversivismo
generico
ed
assurdo
.
Concludendo
,
quindi
,
mentre
rispetto
alla
dittatura
giolittiana
si
abbinavano
l
'
interventismo
rivoluzionario
con
quello
nazionalista
contro
il
neutralismo
giolittiano
e
socialista
,
rispetto
al
regime
l
'
interventismo
rivoluzionario
si
abbinava
al
neutralismo
socialista
contro
il
binomio
interventismo
nazionalista
e
neutralismo
giolittiano
.
Da
questo
schieramento
contraddittorio
ed
assurdo
non
poteva
nascere
che
il
caos
del
dopoguerra
.
Infatti
,
ognuno
potrà
facilmente
rilevare
che
tutte
le
quattro
correnti
esaminate
erano
assolutamente
fuori
della
questione
italiana
,
fuori
dei
concetti
di
libertà
politica
e
di
giustizia
tributaria
che
ne
costituiscono
l
'
essenza
,
e
perciò
in
lotta
tra
loro
solo
per
rappresentare
le
oligarchie
parassitarie
o
trasformiste
della
nazione
.
Quelle
tra
esse
che
avevano
già
aderito
ai
dati
storici
della
conquista
piemontese
erano
assolutamente
impossibilitate
ad
assumere
un
compito
rivoluzionario
;
quelle
,
invece
,
che
pretendevano
di
elevarsi
contro
la
tradizione
monarchica
erano
lontane
dall
'
ossatura
della
questione
italiana
e
perciò
prive
di
contenuto
sostanziale
.
Se
non
avevano
ancora
transatto
,
erano
destinate
a
transigere
.
La
riprova
di
queste
verità
si
trova
nel
fatto
che
nessuna
corrente
politica
ebbe
di
mira
la
questione
del
Mezzogiorno
e
tenne
conto
delle
possibilità
rivoluzionarie
che
ne
derivavano
.
Le
quattro
correnti
politiche
suddescritte
erano
come
delle
anfore
vuote
pronte
a
contenere
qualsiasi
liquido
.
III
La
rivoluzione
in
atto
:
il
bolscevismo
Primi
sintomi
bolscevica
Durante
lo
svolgimento
della
guerra
,
la
compressione
militare
,
l
'
esistenza
della
censura
e
la
permanenza
sotto
le
armi
di
tutte
le
nuove
generazioni
,
non
potevano
che
ritardare
lo
scoppio
del
fenomeno
rivoluzionario
previsto
nel
1915
.
Tuttavia
vi
furono
fatti
,
come
la
propaganda
disfattista
,
che
,
affiorati
improvvisamente
all
'
epoca
della
sconfitta
di
Caporetto
,
gettarono
strani
barbagli
di
luce
sulla
psicologia
delle
masse
italiane
,
e
provarono
che
mentre
la
debolezza
dello
Stato
unitario
sempre
più
progrediva
,
nel
paese
si
determinavano
vaste
correnti
di
agitazione
rivoluzionaria
.
Si
manifestarono
così
i
primi
sintomi
non
solo
del
vasto
temporale
che
si
sarebbe
scatenato
poi
,
ma
anche
dell
'
indirizzo
che
la
psicologia
delle
masse
subiva
.
Infatti
,
cominciava
ad
apparire
fatale
che
lo
scoppio
della
rivoluzione
russa
e
le
aspirazioni
messianiche
,
da
cui
in
quell
'
ora
di
orgia
spirituale
tutti
i
proletariati
europei
erano
narcotizzati
,
dovesser
ben
presto
produrre
ulteriori
conseguenze
.
Specialmente
in
Italia
,
poi
,
l
'
influenza
bolscevica
si
preannunziava
enorme
,
sia
per
l
'
originaria
debolezza
dello
Stato
unitario
,
sia
per
l
'
immaturità
di
tutte
le
correnti
e
partiti
politici
esistenti
nel
paese
,
sia
ancora
per
la
stanchezza
derivante
dalla
guerra
,
che
doveva
inevitabilmente
disporre
le
masse
ad
esaurire
in
un
atto
di
negazione
totale
ogni
proposito
ricostruttivo
.
Ripresa
interventista
e
sconfitta
di
Bissolati
Tuttavia
questo
stato
d
'
animo
venne
,
per
un
certo
periodo
di
tempo
,
neutralizzato
dalla
vittoria
militare
,
che
parve
conferire
alle
correnti
interventiste
nuovo
vigore
e
più
larga
vitalità
.
Ma
la
sconfitta
diplomatica
di
Versailles
ed
il
perdurare
della
guerra
,
attraverso
la
politica
dei
trattati
,
distrussero
gli
effetti
della
vittoria
militare
ed
indebolirono
i
gruppi
interventisti
,
prospettando
nuovamente
,
come
elemento
essenziale
della
psicologia
collettiva
italiana
,
il
disfattismo
postcaporettiano
.
Veramente
a
questo
risultato
condusse
anche
la
lotta
tra
l
'
interventismo
imperialista
e
quello
bissolatiano
,
conclusasi
con
la
sconfitta
di
quest
'
ultimo
.
Ma
queste
ragioni
di
debolezza
interna
dell
'
interventismo
sarebbero
rapidamente
scomparse
se
la
sconfitta
diplomatica
non
avesse
conferito
nuovo
vigore
al
neutralismo
socialista
.
Questo
,
poi
,
traeva
la
sua
prima
consistenza
dalla
maturità
economica
,
cui
erano
pervenuti
i
ceti
operai
durante
il
periodo
giolittiano
-
maturità
che
li
aveva
affermati
in
vittoriosa
concorrenza
con
taluni
ceti
della
piccola
borghesia
impiegatizia
ed
umanistica
-
ed
era
alimentato
oltre
che
dal
generale
indebolimento
delle
classi
medie
in
tutta
Europa
,
anche
dalla
speciale
situazione
psicologica
italiana
.
La
diffusione
del
bolscevismo
Fu
così
che
il
precipitoso
diffondersi
del
bolscevismo
,
il
suo
contagio
esteso
con
rapidità
incredibile
anche
fra
ceti
economicamente
agli
antipodi
di
ogni
movimento
comunista
,
perché
assolutamente
fuori
del
processo
di
proletarizzazione
,
apparvero
come
il
più
grave
sintomo
dell
'
immaturità
rivoluzionaria
del
paese
.
Si
riproduceva
,
quindi
,
sotto
altro
profilo
,
un
fenomeno
caratteristicamente
italiano
:
lo
sforzo
puramente
verbale
di
applicare
alla
realtà
nostra
,
semifeudale
e
precapitalistica
,
schemi
rivoluzionari
astratti
,
prodotti
da
altri
popoli
per
differenti
realtà
sociali
ed
interpretati
dai
nostri
rivoluzionari
in
maniera
assolutamente
arbitraria
ed
anarchica
,
anche
a
causa
della
distanza
e
delle
scarse
notizie
che
di
essi
allora
si
avevano
.
A
mano
a
mano
che
la
smobilitazione
continuava
e
che
le
masse
combattenti
venivano
iniettate
nel
paese
,
il
processo
patologico
si
accentuava
per
effetto
di
azioni
e
reazioni
meccaniche
cumulantisi
tra
di
loro
e
si
verificarono
con
esattezza
le
previsioni
psicologiche
su
cui
avevano
fatto
affidamento
le
frazioni
neutraliste
,
quando
tra
il
1914
ed
il
1915
,
avevano
preso
posizione
.
Però
,
mentre
i
loro
calcoli
demagogici
trovavano
clamorosa
conferma
nel
fermento
delle
folle
,
si
accentuava
il
dissidio
tra
le
aspirazioni
confuse
delle
masse
e
la
preparazione
programmatica
dei
partiti
ed
appariva
quindi
naturale
così
l
'
adesione
dei
dirigenti
alla
indifferenziata
ideologia
neutralista
,
come
il
loro
tentativo
di
limitare
le
aspirazioni
delle
masse
.
Ma
ciò
che
contribuì
notevolmente
ad
accrescere
il
successo
iniziale
del
bolscevismo
fu
il
colossale
disorientamento
delle
classi
dominanti
.
Di
fronte
al
dilagare
dell
'
ideologia
massimalista
tra
le
masse
,
la
borghesia
italiana
fu
presa
da
una
paura
folle
.
L
'
esempio
della
Russia
,
ove
l
'
antica
classe
dirigente
doveva
subire
tutti
i
rigori
rivoluzionari
,
ed
il
mito
giacobino
che
alitava
in
tutti
i
paesi
europei
,
invece
di
aguzzare
l
'
acume
politico
della
borghesia
italiana
per
suggerirle
i
rimedi
con
cui
superare
o
illudere
la
crisi
,
parvero
terrorizzarla
in
maniera
così
decisiva
da
comunicare
all
'
intero
paese
l
'
aspettativa
del
grande
evento
imminente
.
Era
quello
il
periodo
in
cui
in
tutta
Italia
si
parlava
pubblicamente
di
punire
gli
interventisti
,
di
istituire
il
regno
della
vendetta
sociale
,
e
conseguentemente
non
è
da
meravigliarsi
che
,
in
presenza
di
un
fenomeno
patologico
così
imponente
,
le
classi
dirigenti
reagissero
soltanto
in
sede
di
paura
.
D
'
altra
parte
,
le
tendenze
anarchiche
della
vecchia
borghesia
italiana
accrebbero
notevolmente
il
disorientamento
,
perché
,
invece
di
schierarsi
a
difesa
dello
Stato
,
ne
aggravarono
la
crisi
.
Infatti
in
quell
'
epoca
lo
Stato
italiano
ricevette
il
colpo
più
rude
con
l
'
impresa
fiumana
,
che
rischiò
di
compromettere
in
una
serie
di
avventure
diplomatiche
la
compattezza
della
Nazione
.
Lo
Stato
italiano
restò
sospeso
in
aria
,
aggredito
dal
garibaldinismo
che
si
riproduceva
sulla
quarta
sponda
contro
ogni
tradizione
di
acquiescenza
monarchica
,
e
non
sorretto
dai
nuovi
ceti
operai
che
se
ne
erano
estraniati
per
correr
dietro
all
'
inafferrabile
mito
bolscevico
.
Invano
in
quel
torbido
periodo
di
reciproca
incomprensione
il
presidente
del
Consiglio
onorevole
Nitti
invocò
ed
aspettò
dalla
collaborazione
socialista
la
base
politica
per
tentare
una
formazione
più
vasta
di
quella
giolittiana
.
Il
socialismo
italiano
,
perduto
dietro
i
sogni
evanescenti
delle
steppe
russe
,
si
accanì
a
portare
colpi
su
colpi
a
quella
formazione
,
di
cui
in
sede
ideale
doveva
costituire
parte
integrante
e
nella
realtà
si
costituiva
nemico
.
Così
l
'
onorevole
Nitti
potette
accumulare
tre
differenti
ministeri
in
attesa
che
la
crisi
riuscisse
ad
una
soluzione
logica
,
su
cui
egli
avesse
potuto
poggiarsi
,
e
logorò
per
lungo
periodo
di
tempo
la
sua
carriera
politica
in
un
tentativo
di
tanta
immaturità
.
Ma
perché
la
situazione
del
paese
risulti
sufficientemente
chiara
occorre
precisare
lo
sviluppo
che
vennero
assumendo
le
altre
correnti
italiane
di
fronte
al
fatto
neorivoluzionario
.
L
'
interventismo
rivoluzionario
in
gara
col
bolscevismo
La
corrente
dell
'
interventismo
rivoluzionario
,
costituitasi
in
fasci
di
combattimento
ad
opera
di
Mussolini
,
non
trovò
di
meglio
che
seguire
nella
scia
rivoluzionaria
il
massimalismo
ufficiale
.
Dopo
aver
formulato
un
programma
rivoluzionario
,
che
però
si
arrestava
a
pure
modificazioni
formali
nella
costituzione
dello
Stato
,
si
esercitò
lungamente
in
una
aspra
concorrenza
demagogica
contro
i
socialisti
ufficiali
,
che
venivano
quotidianamente
accusati
di
non
volere
e
di
non
saper
fare
la
rivoluzione
.
Abbacinato
dalla
falsa
idea
che
le
direttive
della
rivoluzione
in
atto
non
potessero
essere
altro
che
socialiste
,
Mussolini
sognò
d
'
impadronirsi
del
movimento
,
al
punto
in
cui
i
socialisti
ufficiali
si
fossero
dimostrati
impari
alla
fortuna
,
e
perciò
per
lungo
tempo
li
tallonò
con
pazienza
ed
audacia
,
non
mancando
di
rilevare
in
ogni
occasione
le
loro
perplessità
.
Gli
solleticava
la
speranza
l
'
accumularsi
dei
loro
errori
nei
riguardi
degli
ufficiali
combattenti
e
la
mancanza
di
un
programma
di
ricostruzione
che
potesse
dare
agli
animi
,
desiderosi
di
novità
,
un
nuovo
pascolo
spirituale
,
come
gli
suggeriva
l
'
istinto
che
il
PSI
avrebbe
perduto
l
'
occasione
rivoluzionaria
attraverso
le
linee
del
parlamentarismo
,
di
cui
i
suoi
ceti
dirigenti
costituivano
parte
sostanziale
ed
integrante
.
Però
questi
calcoli
puramente
meccanici
e
la
stessa
complessità
della
situazione
gli
impedivano
di
vedere
che
sul
terreno
prescelto
egli
sarebbe
stato
certamente
battuto
non
solo
dal
PSI
,
ma
,
in
un
momento
successivo
,
anche
da
altri
partiti
,
perché
o
il
bolscevismo
sboccava
in
un
moto
rivoluzionario
,
e
le
prime
conseguenze
di
tale
moto
sarebbero
state
antimussoliniane
,
oppure
si
esauriva
in
conati
sterili
e
la
ripresa
borghese
non
poteva
mai
avvenire
sulla
stessa
base
di
lotta
del
socialismo
,
su
cui
Mussolini
allora
poggiava
.
Ma
in
quel
momento
,
forse
,
il
trionfo
bolscevico
e
la
segreta
speranza
di
un
riassorbimento
nelle
file
del
socialismo
ufficiale
impedivano
al
mussolinismo
di
controllare
tutte
le
sue
ipotesi
e
tutte
le
sue
tesi
e
di
guardare
più
lontano
dalla
realtà
immediata
.
Tanto
più
che
l
'
interventismo
rivoluzionario
,
poggiando
sul
patriottismo
,
mostrava
di
porsi
a
cavaliere
di
ogni
altra
tendenza
.
La
tendenza
sovvertitrice
dell
'
interventismo
conservatore
L
'
interventismo
conservatore
,
invece
,
non
poteva
far
altro
che
irrigidirsi
nelle
sue
posizioni
antebelliche
e
tentare
di
resistervi
,
in
attesa
che
gli
errori
degli
altri
e
la
riscossa
dei
ceti
medi
potessero
permettergli
di
accentuare
la
propria
funzione
di
conservazione
.
Però
,
siccome
i
gruppi
politici
che
abbiamo
,
per
ragione
di
metodo
,
riuniti
sotto
il
termine
comprensivo
di
interventismo
conservatore
,
avevano
concepito
il
disegno
di
distruggere
la
dittatura
giolittiana
,
dovettero
durante
questo
periodo
assolvere
un
compito
sovvertitore
,
tentando
di
far
scaturire
la
crisi
istituzionale
soltanto
contro
il
parlamentarismo
,
su
cui
si
assideva
sovrano
lo
statista
di
Dronero
.
In
ciò
essi
ebbero
fin
d
'
allora
alleato
l
'
interventismo
di
sinistra
,
che
,
intuendo
la
funzione
conservatrice
del
PSI
,
collegata
al
protezionismo
ed
al
parlamentarismo
,
mirava
ad
adeguarsi
alla
mentalità
rivoluzionaria
delle
masse
attraverso
il
liberalismo
e
l
'
antiparlamentarismo
.
Non
sfuggirà
certamente
-
ed
è
stata
già
ampiamente
rilevata
-
la
contraddizione
intrinseca
tra
la
funzione
di
conservazione
,
che
i
gruppi
interventisti
monarchici
assumevano
di
assolvere
,
ed
il
compito
di
sovvertimento
del
parlamentarismo
giolittiano
-
unico
baluardo
del
regime
-
di
cui
si
dilettavano
per
ragioni
di
predominio
interno
come
,
del
pari
,
non
sfuggirà
la
fatalità
di
taluni
atteggiamenti
,
dipendente
,
più
che
altro
,
dalla
completa
immaturità
politica
e
storica
dei
partiti
e
delle
masse
italiane
.
Ad
ogni
modo
ci
sembra
sufficientemente
chiaro
che
mentre
i
gruppi
dell
'
interventismo
monarchico
proclamavano
a
chiacchiere
di
voler
opporsi
all
'
inflazione
bolscevica
,
in
effetto
,
distruggendo
il
residuo
prestigio
delle
pubbliche
istituzioni
,
riuscivano
completamente
allo
scopo
opposto
.
Veramente
essi
ritenevano
che
il
bolscevismo
e
la
conseguente
agitazione
del
paese
fossero
un
prodotto
del
parlamentarismo
e
del
malgoverno
giolittiano
,
e
non
già
un
fatto
neorivoluzionario
,
e
,
perciò
,
s
'
illudevano
di
fare
opera
di
conservazione
eliminando
le
cause
del
male
,
ma
essi
scambiavano
per
queste
dei
fatti
puramente
episodici
e
che
,
del
resto
,
nel
complesso
giuoco
degli
avvenimenti
facevano
funzione
di
freno
,
piuttosto
che
di
spinta
.
Nella
loro
testarda
incomprensione
storico
politica
,
essi
non
avevano
compreso
che
il
giolittismo
era
il
più
perfetto
organo
di
conservazione
,
che
,
data
l
'
immaturità
italiana
,
era
stato
possibile
creare
con
i
pochi
interessi
autonomi
che
erano
riusciti
a
farsi
valere
attraverso
la
lotta
politica
.
Insistendo
perciò
nell
'
aggressione
al
giolittismo
rischiavano
di
distruggere
ogni
benefico
effetto
del
loro
atteggiamento
interventista
nel
giuoco
della
concorrenza
postbellica
.
Ma
,
in
verità
,
è
forse
effetto
di
uno
spostamento
critico
quello
di
attribuire
ai
gruppi
ed
agli
uomini
grande
rigore
dialettico
durante
la
lotta
,
mentre
,
invece
,
molto
è
dovuto
al
caso
e
più
che
altro
al
giuoco
degli
interessi
che
hanno
una
logica
tutt
'
affatto
particolare
.
Così
questi
gruppi
dell
'
interventismo
conservatore
,
presi
nel
ferreo
dilemma
da
una
parte
di
servire
gli
interessi
parassitari
dell
'
industria
pesante
,
bisognosa
di
avventure
ed
agitazioni
internazionali
per
i
propri
affari
,
e
,
perciò
,
portata
ad
opporsi
ad
ogni
tentativo
di
stabilizzazione
pacifista
che
il
popolo
italiano
avesse
fatto
sentire
attraverso
il
Parlamento
,
e
dall
'
altra
di
tentare
un
esperimento
di
conservazione
,
che
,
interessando
ceti
più
estesi
,
avesse
avuto
meno
precarietà
,
erano
costretti
a
scegliere
il
primo
corno
del
dilemma
ed
a
compiere
opera
di
sovvertimento
generale
pur
di
tentare
di
mantenere
la
conservazione
particolare
.
Giolitti
salva
il
regime
Intanto
la
corrente
del
neutralismo
conservatore
,
fra
tanto
rimescolio
di
avvenimenti
,
sperava
ripigliar
vigore
.
Anzitutto
le
dava
motivo
di
speranza
l
'
ondata
di
reazione
alla
guerra
che
si
manifestava
in
ogni
angolo
della
penisola
e
l
'
intrinseca
incapacità
rivoluzionaria
del
PSI
,
che
,
non
potendo
superare
la
fase
delle
agitazioni
e
degli
scatti
a
vuoto
,
non
riusciva
di
molto
a
differenziarsi
dalle
altre
correnti
neutraliste
costituzionali
.
Ma
soprattutto
costituiva
una
ragione
di
potenziamento
il
disagio
spirituale
,
in
cui
progressivamente
veniva
a
cadere
il
popolo
italiano
,
perché
,
mentre
la
rivoluzione
in
marcia
era
di
carattere
piccolo
borghese
,
la
soluzione
che
si
proponeva
era
nettamente
proletaria
;
mentre
si
sentiva
il
bisogno
,
di
una
rivoluzione
politica
,
che
adeguasse
le
istituzioni
e
la
rappresentazione
alla
realtà
economica
del
paese
,
gli
estremisti
bolscevici
parlavano
di
rivoluzione
sociale
.
Ne
nasceva
quindi
un
grande
squilibrio
tra
le
aspirazioni
collettive
e
le
formule
degli
agitatori
e
,
di
fronte
a
questa
caotica
realtà
,
gli
stessi
gruppi
veramente
rivoluzionari
erano
costretti
a
ripiegare
su
posizioni
di
conservazione
.
Era
,
insomma
,
così
radicale
l
'
immaturità
rivoluzionaria
del
popolo
italiano
che
,
verso
l
'
agosto
del
1920
,
si
rese
possibile
la
creazione
di
una
nuova
formazione
politica
intorno
a
Giolitti
,
quando
l
'
equilibrio
politico
da
lui
creato
nel
periodo
prebellico
era
completamente
franante
.
Infatti
,
quando
Giovanni
Giolitti
risalì
al
potere
fu
accolto
come
un
trionfatore
e
tutte
le
frazioni
italiane
inchinarono
le
loro
bandiere
dinanzi
a
lui
,
come
se
egli
fosse
il
capo
di
una
rivoluzione
vittoriosa
.
Ed
in
quel
momento
invero
il
giolittismo
trionfava
dell
'
immaturità
dei
suoi
avversari
.
Assunto
al
potere
,
Giolitti
rimise
in
funzione
il
vecchio
metodo
trasformistico
e
mentre
cercò
lusingare
in
un
primo
tempo
gli
istinti
demagogici
della
rivoluzione
proletaria
con
le
imposte
straordinarie
,
successivamente
mise
ogni
opera
per
incanalare
il
fascismo
entro
gli
schemi
della
conservazione
monarchica
.
Ma
se
con
questa
politica
provocò
il
primo
successo
postbellico
della
monarchia
,
riproponendola
come
termine
di
transazione
,
se
non
di
soluzione
,
della
crisi
italiana
,
non
riuscì
però
a
salvare
il
proprio
sistema
politico
,
ed
a
riprodurre
gli
schemi
cui
si
era
affidato
vittoriosamente
nell
'
anteguerra
.
Si
può
dire
anzi
che
,
costretto
dalla
necessità
ad
avere
l
'
appoggio
del
PPI
,
che
,
durante
tutto
il
tempo
del
suo
governo
,
ne
costituì
il
gruppo
principale
,
dovette
adottare
le
soluzioni
medie
che
il
giovane
partito
veniva
elaborando
ed
in
tanto
più
riuscì
in
quanto
più
dovette
allontanarsi
dal
sistema
del
governo
personale
per
sentire
le
esigenze
di
un
partito
.
Quest
'
antitesi
,
appena
accennata
all
'
inizio
,
fu
in
seguito
una
delle
ragioni
dell
'
insuccesso
della
formazione
e
della
fine
dell
'
esperimento
.
Ad
essa
è
forse
dovuto
che
lo
statista
di
Dronero
non
ebbe
il
tempo
di
attendere
che
lo
scioglimento
della
crisi
massimalista
gli
permettesse
di
assorbire
in
un
nuovo
esperimento
di
governo
i
socialisti
unitari
.
Ma
più
ancora
nocque
al
giolittismo
la
necessità
di
dover
sopravvalutare
le
correnti
dell
'
interventismo
di
sinistra
,
che
,
costituitesi
in
fasci
di
combattimento
,
seguivano
una
tattica
insurrezionista
,
cioè
antigiolittiana
per
eccellenza
.
Appena
appena
egli
poté
,
con
l
'
includerli
nei
blocchi
nazionali
durante
le
elezioni
generali
del
1921
,
inserirli
e
comprometterli
nel
giuoco
monarchico
,
ma
non
gli
riuscì
altresì
di
fissarli
in
una
formazione
,
o
posteriormente
-
ciò
che
sarebbe
stato
più
naturale
-
di
distruggerli
.
I
tempi
erano
veramente
grossi
e
mentre
Giolitti
aspettava
l
'
avvento
del
socialismo
unitario
e
si
sforzava
di
resistere
all
'
attacco
del
PPI
,
che
mirava
a
trarre
dalla
proporzionale
e
dal
governo
di
gabinetto
le
conseguenze
di
una
vera
e
propria
rivoluzione
politica
,
era
costretto
ad
allevarsi
nel
seno
la
vipera
fascista
,
sperando
di
rubare
al
tempo
qualche
battuta
,
per
poi
schiacciarla
.
Ma
il
tempo
questa
volta
fu
galantuomo
e
l
'
ondata
fascista
,
maturata
con
la
furia
della
procella
,
incanalandosi
nel
greto
della
tradizionale
politica
monarchica
,
rubò
al
vecchio
di
Dronero
una
nuova
entrata
in
tempo
.
Fedele
servitore
della
monarchia
Giolitti
trionfò
anche
attraverso
il
fascismo
,
ma
questo
nuovo
trionfo
volle
come
prezzo
il
crollo
della
sua
dittatura
personale
.
La
collaborazione
del
Partito
popolare
Fu
detto
che
l
'
esperimento
giolittiano
fallì
e
non
fu
possibile
ripeterlo
per
i
malefici
effetti
della
proporzionale
e
per
l
'
intransigenza
di
don
Sturzo
,
ma
,
in
effetto
,
esso
continuò
fino
alla
marcia
su
Roma
,
attraverso
luogotenenti
ed
affini
,
e
non
poté
più
resistere
perché
,
caduto
il
protagonista
,
la
rivoluzione
montava
nuovamente
nel
paese
sommergendo
ogni
vestigio
del
passato
.
In
realtà
,
perché
la
situazione
appaia
limpida
e
denudata
dalle
sovrastrutture
che
le
passioni
di
parte
vi
hanno
incrostato
,
è
necessario
ricordare
l
'
importanza
che
ebbe
fin
dal
1919
il
sorgere
del
Partito
popolare
italiano
,
primo
e
grandioso
tentativo
di
presa
di
posizione
nel
caos
del
dopoguerra
.
Noi
non
possiamo
soverchiamente
estenderci
su
tutti
i
fenomeni
di
cui
imprendiamo
a
discutere
,
perché
lo
spazio
ci
è
avaro
,
ma
ci
sembra
che
chiunque
voglia
intendere
la
realtà
italiana
deve
tener
per
fermo
,
senza
bisogno
di
speciale
dimostrazione
,
che
il
sorgere
del
PPI
nel
1919
significò
il
riconoscimento
esplicito
da
parte
della
Chiesa
dell
'
iniziato
moto
di
rinnovamento
dei
nostri
istituti
politici
e
della
necessità
,
anche
per
essa
,
di
servirsi
del
metodo
liberale
per
sostenere
la
sua
azione
politica
.
Questa
verità
,
di
cui
le
nostre
classi
dirigenti
non
si
sono
ancora
convinte
,
svela
tutto
un
programma
di
azione
papale
,
che
ringiovanisce
di
molti
lustri
la
politica
cattolica
e
mostra
come
la
Chiesa
dia
prove
di
profonda
vitalità
,
proprio
in
epoche
in
cui
ai
superficiali
potrebbe
sembrare
l
'
opposto
.
Non
più
,
dunque
,
patti
Gentiloni
,
e
politica
clerico
-
moderata
,
non
più
adesione
al
regime
a
scopo
transattivo
,
ma
,
intuendo
il
processo
rivoluzionario
in
marcia
nel
paese
,
la
Chiesa
,
attraverso
il
PPI
tenta
di
impadronirsi
del
nostro
problema
istituzionale
,
prevenendo
così
implicitamente
ogni
rinnovellato
tentativo
di
giurisdizionalismo
tradizionale
da
parte
dello
Stato
italiano
.
Si
propone
,
così
,
per
la
prima
volta
in
Italia
quella
doppia
faccia
di
tutti
i
partiti
di
centro
,
che
ne
costituisce
l
'
aspetto
più
caratteristico
e
rende
la
loro
azione
a
volta
rivoluzionaria
a
volta
conservatrice
.
Cosi
il
PPI
,
cercando
d
'
inalveare
il
torrente
rivoluzionario
entro
lo
schema
di
idee
tradizionali
,
mira
a
fermare
il
processo
di
disintegrazione
dello
Stato
burocratico
-
accentratore
entro
le
linee
di
un
nuovo
Stato
parlamentare
,
salvando
istituti
più
distanti
,
quali
il
Parlamento
,
il
principio
maggioritario
,
il
governo
di
gabinetto
e
la
proprietà
privata
,
mentre
aggredendo
alle
radici
lo
Stato
burocratico
accentratore
,
in
ciò
che
esso
aveva
prodotto
di
più
perfetto
:
la
dittatura
giolittiana
,
esercita
un
'
azione
potentemente
rivoluzionaria
,
di
cui
ancora
durano
anzi
s
'
intensificano
i
contraccolpi
.
Ciò
spiega
perché
il
PPI
,
mentre
collaborò
con
tutti
i
gabinetti
,
compreso
quello
fascista
,
si
batté
disperatamente
per
la
proporzionale
e
per
il
gabinetto
di
coalizione
.
In
effetto
l
'
azione
del
PPI
durante
questo
periodo
-
così
vivamente
discussa
e
malfamata
-
non
fu
chiara
e
rettilinea
;
essa
fu
alquanto
alterata
dal
demagogismo
di
cui
era
infetta
la
sinistra
migliolina
e
dallo
sforzo
di
equilibrare
l
'
indirizzo
del
partito
tra
tante
opposte
e
divergenti
correnti
,
ma
non
bisogna
dimenticare
che
il
popolarismo
era
costretto
ad
agire
in
un
momento
rivoluzionario
in
mezzo
a
cozzanti
interessi
e
quindi
era
estremamente
difficile
seguire
una
condotta
che
fosse
apertamente
consapevole
di
tutte
le
finalità
da
raggiungere
.
Così
non
tutti
compresero
che
era
fatale
che
il
PPI
,
pur
essendo
costretto
dalle
circostanze
ad
un
primo
atto
di
collaborazione
,
si
opponesse
poi
ad
una
definitiva
reincarnazione
giolittiana
,
per
la
stessa
dialettica
della
storia
in
movimento
,
che
aveva
portato
alla
nascita
del
giovane
partito
con
programma
conservatore
e
decentratore
.
Era
in
sostanza
una
nuova
formula
di
conservazione
sociale
che
aveva
proposta
nel
1919
il
PPI
fondata
non
sul
predominio
parlamentare
di
un
uomo
,
ma
sul
giuoco
di
un
partito
,
che
,
tentando
di
organizzare
gli
interessi
della
maggioranza
dei
produttori
italiani
,
si
sforzava
di
raggiungere
un
equilibrio
sociale
meno
innaturale
di
quello
precedente
e
,
perciò
,
più
profondamente
conservatore
.
Paragonando
tale
formula
a
quelle
di
molte
frazioni
conservatrici
o
pseudoconservatrici
della
borghesia
italiana
si
vedrà
quanta
differenza
correva
tra
un
partito
di
masse
come
quello
popolare
,
proteso
ad
assorbire
la
maggior
somma
di
interessi
medi
,
appunto
per
poter
assolvere
il
suo
compito
storico
,
e
le
frazioni
suddette
,
tutte
intente
a
nascondere
dietro
l
'
idolo
della
nazione
gli
interessi
di
una
casta
o
di
una
fazione
.
Di
qui
l
'
urto
inevitabile
tra
le
due
tendenze
di
conservazione
,
che
si
trasformava
in
conato
rivoluzionario
.
Di
fronte
al
PPI
,
affermante
nella
realtà
quotidiana
la
prassi
del
partito
e
dell
'
organizzazione
moderna
,
la
dittatura
giolittiana
non
sapeva
contrapporre
che
la
vecchia
coalizione
di
interessi
trasformistici
rimasti
a
difendere
,
in
pieno
campo
nemico
,
posizioni
di
difesa
sorpassate
,
ed
era
assolutamente
inadatta
a
trasformarsi
secondo
le
idee
e
lo
spirito
dei
tempi
nuovi
.
Era
,
quindi
,
fatale
che
scoppiasse
assai
viva
la
lotta
e
che
il
giolittismo
ne
uscisse
sconfitto
.
Questa
lotta
diffuse
la
leggenda
del
bolscevismo
bianco
ed
il
PPI
parve
per
intero
sovvertitore
.
Invece
esso
esercitò
una
profonda
funzione
di
conservazione
sociale
,
che
culminò
nel
tentativo
di
collaborazione
col
fascismo
.
La
crisi
Socialista
Ma
il
rivolgimento
politico
italiano
ebbe
il
suo
epicentro
nel
travaglio
del
Partito
socialista
che
trasformò
la
crisi
istituzionale
in
crisi
di
partito
.
Sotto
questo
primo
profilo
il
PSI
apparve
un
organo
di
conservazione
,
rivelando
quasi
subito
la
sua
posizione
originaria
.
Esso
offrì
agli
urti
bolscevizzanti
una
resistenza
così
accanita
che
alla
lunga
finì
per
averne
ragione
.
In
verità
il
bolscevismo
corrispose
al
sentimento
indistinto
della
necessità
di
uno
sforzo
rivoluzionario
per
sistemare
in
un
nuovo
Stato
tutte
le
forze
che
la
guerra
aveva
fatto
improvvisamente
affiorare
nella
realtà
politica
italiana
.
Queste
forze
,
sollecitate
ad
agire
soltanto
in
conseguenza
di
un
fatto
meccanico
,
non
possedevano
menomamente
i
termini
del
problema
italiano
,
e
quindi
,
riproducevano
la
nostra
vecchia
e
caratteristica
insufficienza
di
cercare
la
soluzione
di
un
problema
particolare
in
sistemi
di
idee
di
carattere
europeo
.
In
generale
,
esse
appartenevano
alle
regioni
dell
'
Italia
del
Nord
,
ove
il
capitalismo
ha
già
fatta
la
sua
apparizione
e
ove
,
conseguentemente
,
talune
élites
operaie
hanno
da
tempo
preso
possesso
delle
idee
rivoluzionarie
socialiste
.
Commettendo
,
quindi
,
il
facile
errore
di
credere
che
le
condizioni
economiche
,
morali
,
sociali
di
tutte
le
altre
regioni
italiane
fossero
identiche
a
quelle
del
Piemonte
o
della
Lombardia
,
ed
ignorando
-
naturalmente
da
buoni
cittadini
del
Nord
-
che
tanta
parte
d
'
Italia
è
ancora
in
regime
precapitalistico
e
feudale
,
i
nuovi
rivoluzionari
erano
portati
a
ritenere
estensibile
a
tutta
l
'
Italia
la
formula
comunista
,
senza
comprendere
che
su
di
un
terreno
così
franoso
essi
venivano
a
totalmente
compromettere
il
loro
ruolo
di
rivoluzionari
.
Ma
forse
ciò
era
inevitabile
perché
nessuna
forza
umana
avrebbe
potuto
impedire
la
suggestione
della
rivoluzione
russa
che
operava
così
potentemente
anche
presso
altri
popoli
europei
.
Presi
dal
mito
russo
,
i
socialisti
italiani
erano
per
una
rivoluzione
qualsiasi
,
quasi
per
bisogno
fisico
di
moto
,
e
non
perché
avessero
elaborato
un
sistema
da
attuare
nella
realtà
.
Trascinati
da
false
ideologie
,
facevano
centro
della
loro
eccitabilità
rivoluzionaria
il
loro
io
,
senza
alcun
contatto
con
la
realtà
del
paese
,
con
la
situazione
delle
classi
sociali
,
con
la
distribuzione
della
ricchezza
;
si
chiudevano
in
un
astrattismo
rivoluzionario
vuoto
ed
antimarxistico
,
allo
stesso
modo
che
la
borghesia
così
detta
progressista
si
era
trincerata
nell
'
astrattismo
giuridico
parlamentare
.
Ma
la
caratteristica
di
tutto
il
movimento
bolscevico
fu
che
nessuno
dei
rivoluzionari
si
rese
conto
della
situazione
del
PSI
e
della
sua
tendenza
alla
conservazione
.
Questa
incomprensione
continuò
anche
quando
il
PSI
cominciò
a
trasformare
i
conati
rivoluzionari
delle
folle
in
lotte
di
tattica
contingente
,
cioè
quando
condusse
la
lotta
politica
a
stagnare
nel
mare
morto
delle
tendenze
.
Eppure
questa
incomprensione
era
fatale
:
la
Sinistra
bolscevica
,
anche
dopo
la
critica
quasi
decennale
dell
'
"
Unità
"
salveminiana
non
arrivò
a
comprendere
che
la
Destra
riformista
aveva
a
lungo
costituito
uno
dei
piloni
della
formazione
politica
giolittiana
e
,
quindi
,
lungi
dal
poter
agevolare
i
conati
rivoluzionari
,
era
interessata
a
frenare
gli
impulsi
.
Questa
incomprensione
apparve
perfino
nelle
accuse
che
i
comunisti
lanciavano
ai
social
patrioti
,
genericamente
intonate
alla
realtà
di
molti
paesi
europei
,
ma
prive
di
qualsiasi
riferimento
alla
realtà
politica
italiana
.
Parimenti
la
concezione
unitaria
serratiana
,
secondo
il
costume
dei
politici
italiani
,
si
esauriva
nel
vano
tentativo
di
mantenere
insieme
con
formule
puramente
verbali
i
conglomerati
che
erano
confluiti
nel
PSI
,
senza
rendersi
sufficiente
conto
dell
'
assurdità
dialettica
di
un
simile
tentativo
di
mediazione
unitaria
e
senza
contemporaneamente
proporre
un
programma
rivoluzionario
unico
che
avesse
potuto
far
scattare
nel
campo
della
realtà
storica
il
colosso
dai
piedi
di
argilla
.
I
soli
,
che
forse
avevano
coscienza
della
loro
posizione
dialettica
,
erano
gli
unitari
.
Asserragliati
intorno
alla
Confederazione
generale
del
lavoro
,
convinti
di
rappresentare
aristocrazie
operaie
pervenute
ad
un
notevole
grado
di
floridezza
economica
,
e
perciò
timorose
di
perderla
,
decisi
ad
insistere
,
fino
al
possibile
,
nella
tattica
parlamentare
,
che
aveva
loro
fruttato
risultati
così
brillanti
,
essi
resistevano
in
tutti
i
modi
alla
mentalità
miracolista
dell
'
ora
e
deprecavano
apertamente
il
pericolo
che
,
attraverso
il
prosieguo
di
agitazioni
convulse
,
avessero
a
svegliarsi
altri
ceti
naturalmente
ed
economicamente
avversi
a
quelli
da
loro
rappresentati
,
dormienti
il
loro
sonno
secolare
.
Questa
antinomia
insuperabile
,
dipendente
non
tanto
dalla
lotta
che
nel
campo
della
teoria
i
comunisti
hanno
sempre
combattuto
contro
i
riformisti
,
quanto
dalla
specifica
situazione
italiana
,
culminò
nell
'
episodio
dell
'
occupazione
delle
fabbriche
,
quando
i
riformisti
,
col
semplice
ostruzionismo
,
presero
i
rivoluzionari
bolscevici
al
laccio
della
loro
paura
demagogica
.
Così
tramontò
in
maniera
decisiva
il
mito
russo
in
Italia
;
e
si
cominciò
a
comprendere
-
per
quanto
in
forma
appena
subcosciente
-
che
la
prima
fase
della
nostra
rivoluzione
postbellica
si
chiudeva
in
perdita
.
Essa
si
sarebbe
chiusa
egualmente
in
perdita
anche
nel
caso
che
l
'
occupazione
delle
fabbriche
fosse
realmente
sboccata
in
un
atto
rivoluzionario
perché
tale
esperimento
avrebbe
dovuto
quanto
prima
fare
i
conti
con
la
reale
situazione
economica
italiana
,
ove
non
sarebbe
stato
possibile
-
così
come
in
Russia
-
trascinarsi
dietro
i
contadini
distribuendo
loro
le
terre
,
per
il
semplice
fatto
che
queste
erano
già
in
massima
parte
appropriate
.
Da
quel
momento
si
può
dire
che
la
frazione
riformista
aveva
già
vinto
.
Tutti
i
fatti
posteriori
,
le
lotte
di
tendenza
e
le
scissioni
non
sono
che
conseguenza
di
questa
vittoria
.
Non
avendo
le
idee
per
trascinare
in
un
atto
di
liberazione
la
maggioranza
del
popolo
italiano
,
le
minoranze
bolsceviche
dal
campo
rivoluzionario
,
ripiegarono
sulla
critica
interna
e
si
accanirono
vanamente
contro
gli
uomini
del
riformismo
,
senza
comprendere
che
,
se
esse
fossero
state
veramente
mature
,
Turati
avrebbe
fatto
la
fine
di
Kerenskij
,
e
nessuna
diga
avrebbe
potuto
trattenere
l
'
urto
delle
onde
.
Ed
effettivamente
in
quelle
ore
difficili
non
vi
furono
dighe
ed
il
vecchio
Giolitti
fece
affidamento
più
sulla
terapia
dell
'
esperienza
che
sui
fucili
dei
soldati
.
Fondando
,
quindi
,
la
sua
politica
sul
dissenso
socialista
ed
allevando
nel
suo
seno
le
prime
formazioni
fasciste
,
il
vecchio
di
Dronero
cominciò
ad
incanalare
il
torrente
turbinoso
verso
altri
sbocchi
.
Le
baronie
rosse
Ma
la
realtà
del
paese
era
superiore
a
tutti
i
calcoli
dei
politicanti
.
Un
esercito
sterminato
di
gente
era
libero
da
ogni
freno
e
deciso
ad
affermarsi
nel
campo
della
politica
.
Si
produsse
,
così
,
quello
che
i
primi
scrittori
fascisti
definirono
il
fenomeno
delle
baronie
rosse
,
e
che
costituì
indubbiamente
la
prima
forma
di
reazione
del
paese
alla
crisi
dell
'
unitarismo
socialista
.
Infatti
,
quantunque
l
'
unitarismo
socialista
fosse
stato
già
distrutto
all
'
epoca
dell
'
occupazione
delle
fabbriche
dalla
vittoria
riformista
,
l
'
unità
formale
del
partito
rimaneva
ancora
in
piedi
,
ma
,
anziché
essere
elemento
di
coordinazione
degli
sforzi
collettivi
,
era
d
'
impaccio
all
'
ulteriore
sviluppo
della
crisi
.
Tanto
più
che
i
fenomeni
primigeni
venivano
accentuati
da
tale
situazione
di
cose
e
,
in
attesa
dell
'
atto
di
separazione
,
i
dirigenti
non
trovavano
di
meglio
che
insistere
nell
'
astrattismo
rivoluzionario
,
anche
per
poter
prendere
posizione
senza
eccessivi
sforzi
di
comprensione
,
nella
divisione
del
bottino
della
tradizione
socialista
.
Era
naturale
che
i
dirigenti
locali
,
non
trovando
più
nell
'
accentuato
astrattismo
del
centro
la
guida
per
l
'
azione
pratica
,
si
vedessero
costretti
ad
aderire
assai
più
strettamente
alle
varie
realtà
regionali
.
Così
accanto
all
'
esperimento
torinese
dell
'
"
Ordine
Nuovo
"
si
videro
le
dittature
romagnole
e
emiliane
.
Si
trattava
in
verità
di
fenomeni
economici
sociali
e
politici
assolutamente
divergenti
,
che
riuscivano
a
coesistere
nello
stesso
partito
soltanto
perché
mancava
nel
centro
ed
alla
periferia
la
coscienza
di
tanta
diversità
.
È
questo
il
primo
nocciolo
di
sviluppo
del
fascismo
.
Essendo
il
fascismo
una
reazione
borghese
al
bolscevismo
,
non
poteva
nascere
e
prodursi
se
non
nei
luoghi
ove
il
bolscevismo
maggiormente
eccedeva
come
potere
incontrollato
di
pochi
individui
,
come
dittatura
non
soltanto
sulla
borghesia
ma
altresì
sul
proletariato
.
Solo
così
le
due
manifestazioni
politiche
possono
intendersi
come
facce
distinte
del
medesimo
fenomeno
,
che
è
lo
sforzo
del
popolo
italiano
di
arrivare
,
attraverso
tentativi
molteplici
,
a
comprendere
la
necessità
dialettica
dello
Stato
,
ed
a
fondarlo
sulla
maggior
somma
di
interessi
e
di
volontà
.
Bolscevismo
,
gabinetto
di
coalizione
e
debolezza
dello
Stato
Ma
tuttavia
il
bolscevismo
,
spogliato
delle
costruzioni
astratte
degli
organi
direttivi
,
che
non
riuscirono
quasi
mai
ad
incarnarsi
in
fatti
storici
,
non
è
del
tutto
quel
fenomeno
aberrante
che
la
critica
ha
voluto
far
credere
.
Esso
indubbiamente
costituì
la
prima
forma
di
selfgovernment
d
'
Italia
,
il
primo
tentativo
da
parte
di
masse
sconfinate
di
cittadini
di
permeare
lo
Stato
italiano
.
Se
questo
fenomeno
,
presentito
da
quasi
tutte
le
correnti
politiche
italiane
nel
1915
,
fosse
stato
compreso
ed
incanalato
,
l
'
Italia
avrebbe
risparmiato
tante
agitazioni
sterili
,
e
lo
Stato
ne
sarebbe
uscito
enormemente
rinforzato
.
Ma
lo
Stato
italiano
è
lo
Stato
dei
pochi
e
lotta
tuttora
per
rimanere
tale
.
Esso
è
uno
squisito
e
sensibile
organo
di
mediazione
politica
,
di
cui
si
servono
ristretti
gruppi
di
persone
per
mantenere
in
piedi
interessi
particolaristici
e
parassitari
.
Si
comprende
benissimo
che
non
poteva
cedere
senza
combattere
.
L
'
atto
rivoluzionario
diveniva
una
necessità
.
Ma
le
masse
che
urgevano
nelle
piazze
e
nei
circoli
proletari
anelando
di
affermarsi
nella
prassi
della
democrazia
diretta
non
intuivano
,
né
potevano
intuire
che
il
PSI
era
l
'
organo
del
paternalismo
riformista
e
della
cooperazione
parassitaria
,
che
si
prestava
a
deviare
la
marea
dal
suo
obiettivo
.
Fu
perciò
,
che
i
ceti
dirigenti
durante
tre
anni
riuscirono
,
attraverso
puerili
espedienti
,
a
salvare
lo
Stato
dai
rivoluzionari
.
Esso
visse
misero
,
cachettico
,
ignorato
,
e
forse
appunto
perciò
si
salvò
.
Per
lungo
tempo
abdicò
perfino
le
funzioni
di
polizia
-
le
prime
a
nascere
,
le
ultime
a
morire
-
credendo
di
potere
così
superare
la
crisi
.
Ma
,
in
effetto
,
esso
si
indeboliva
sempre
più
,
perdendo
giorno
per
giorno
,
la
sua
ragione
giuridica
di
essere
.
Ciò
avvenne
perché
la
borghesia
dirigente
ebbe
paura
d
'
impiegarlo
come
organo
di
ristabilimento
dell
'
ordine
esteriore
,
e
lasciò
agli
interessati
di
organizzare
la
propria
difesa
con
milizie
private
.
Questa
condotta
riuscirebbe
assolutamente
incomprensibile
,
se
non
fosse
sufficientemente
chiaro
che
la
rappresentanza
legale
dello
Stato
era
ormai
avulsa
dalla
realtà
,
e
che
nel
frattempo
era
maturata
nel
paese
una
nuova
borghesia
,
nemica
sia
del
socialismo
che
del
parlamentarismo
,
la
quale
sperava
compiere
per
suo
conto
una
vera
e
propria
rivoluzione
.
La
stranezza
di
questa
condizione
di
cose
era
poi
aggravata
dal
fatto
che
allo
Stato
nessuna
forza
poteva
più
venire
dal
Parlamento
per
la
semplice
ragione
che
,
attraverso
questo
,
tentava
di
ordinarsi
e
prevalere
una
nuova
democrazia
.
Infatti
,
le
rappresentanze
parlamentari
del
PPI
e
la
parte
riformista
del
PSI
dopo
aver
imposto
la
proporzionale
,
miravano
apertamente
a
trarre
tutte
le
altre
conseguenze
del
principio
proporzionalistico
sia
nel
campo
politico
che
in
quello
amministrativo
,
cercando
così
di
adeguare
la
nostra
prassi
costituzionale
a
quella
delle
borghesie
più
evolute
di
Europa
.
Attraverso
questi
sforzi
parlamentari
le
rappresentanze
politiche
dei
due
più
numerosi
partiti
italiani
mentre
si
sforzavano
di
creare
uno
sbocco
legale
alla
rivoluzione
vociante
nelle
piazze
,
speravano
di
completare
e
consolidare
i
loro
trionfi
postbellici
con
una
nuova
forma
di
legalità
.
Ma
in
questo
sforzo
la
nuova
democrazia
falliva
completamente
per
la
resistenza
accanita
dei
ceti
dirigenti
e
la
risultante
dell
'
incrociarsi
di
tutte
queste
azioni
e
reazioni
era
sempre
di
carattere
negativo
:
il
perpetuarsi
della
dittatura
giolittiana
fino
al
terzo
gabinetto
Facta
.
Così
mentre
i
ceti
dirigenti
continuavano
a
rimanere
aggrappati
alla
nuda
forma
,
all
'
astrazione
legale
dello
Stato
,
di
cui
non
sapevano
più
servirsi
,
la
rivoluzione
proletaria
non
riusciva
né
a
prevalere
nelle
piazze
ed
a
spazzare
gli
ultimi
residui
di
un
legalitarismo
impotente
,
né
a
prevalere
nel
Parlamento
per
imporre
una
volta
per
sempre
il
gabinetto
di
coalizione
.
D
'
altra
parte
,
le
frazioni
medio
e
piccolo
borghesi
,
che
avevano
sempre
costituito
la
base
del
regime
,
si
estraniavano
sempre
più
dalla
forma
parlamentare
,
anzi
divenivano
nettamente
antiparlamentariste
,
riproducendo
così
in
germe
le
insufficienze
bolsceviche
.
Lo
stesso
atto
di
negazione
totale
,
che
aveva
così
vivamente
attratto
le
frazioni
rivoluzionarie
del
proletariato
,
conquideva
la
piccola
e
la
media
borghesia
,
ed
il
fascismo
sorgeva
come
antibolscevismo
dittatoriale
.
Lo
Stato
di
tutti
,
comica
fictio
juris
,
stava
in
mezzo
senza
sapere
a
chi
doveva
appoggiarsi
:
dopo
aver
invocato
la
legalità
contro
i
bolscevichi
non
seppe
imporla
ai
fascisti
quando
questi
dimostrarono
di
aver
ereditato
in
pieno
lo
spirito
dei
loro
avversari
.
IV
La
rivoluzione
in
marcia
:
il
fascismo
Le
origini
Frazionato
e
municipalizzato
il
movimento
bolscevico
,
ogni
eventuale
reazione
non
poteva
essere
che
frazionaria
e
municipale
.
La
prima
segreta
origine
del
fascismo
è
dunque
rurale
,
anche
perché
l
'
Italia
rurale
è
la
realtà
demografica
più
distante
economicamente
e
spiritualmente
dal
movimento
operaio
.
Era
naturale
che
ivi
l
'
opera
antistorica
ed
impolitica
dei
baronetti
rossi
suscitasse
la
prima
reazione
.
Di
fronte
allo
Stato
inerte
ed
all
'
avversario
incapace
di
realizzare
il
novus
ordo
,
la
borghesia
fu
spinta
da
ragioni
meccaniche
al
combattimento
.
Non
vi
era
altra
via
di
scampo
che
la
difesa
privata
.
Solo
successivamente
teorizzò
il
metodo
e
comprese
che
esso
poteva
essere
elevato
a
sistema
,
ma
a
ciò
contribuì
,
più
che
altro
,
il
successo
.
Nel
primo
momento
invece
la
reazione
fu
soltanto
fisica
,
e
dipese
più
che
altro
,
dall
'
astrattismo
rivoluzionario
degli
avversari
.
Fu
tale
astrattismo
che
,
provocando
una
forte
compressione
sui
ceti
medi
,
li
alienò
dal
mito
rivoluzionario
e
li
spinse
sempre
più
nelle
braccia
della
reazione
.
Infatti
sollecitato
da
un
falso
concetto
dell
'
internazionalismo
e
più
ancora
dai
relitti
del
neutralismo
,
il
bolscevismo
italiano
credette
di
poter
impunemente
negare
la
guerra
ed
i
sentimenti
di
coloro
che
vi
avevano
partecipato
,
senza
tener
presente
che
questi
erano
in
generale
i
proletari
delle
città
o
delle
campagne
,
e
che
un
'
azione
rivoluzionaria
non
poteva
prescindere
-
così
come
era
avvenuto
in
Russia
-
dalle
forze
armate
del
paese
.
Premuta
tra
questa
formazione
così
abnorme
,
quale
fu
il
bolscevismo
,
e
la
resistenza
dell
'
alta
borghesia
industriale
,
desiderosa
di
sottrarsi
alle
conseguenze
economiche
della
guerra
,
la
piccola
borghesia
aderiva
ancora
al
contenuto
politico
ed
economico
dello
Stato
.
La
sua
psicologia
era
ancora
imperniata
sul
concetto
della
difesa
dell
'
ordine
sociale
e
della
valutazione
della
vittoria
militare
,
cui
essa
aveva
potentemente
contribuito
fornendo
i
quadri
degli
ufficiali
subalterni
.
D
'
altra
parte
,
il
massimalismo
socialista
non
aveva
fatto
niente
per
comprenderne
gli
interessi
nel
suo
tentativo
di
ricostruzione
.
Mentre
in
Russia
Lenin
aveva
aderito
alla
realtà
economica
del
paese
,
non
insistendo
più
sul
concetto
astratto
della
socializzazione
della
terra
,
in
Italia
si
lasciava
intendere
che
l
'
espropriazione
anche
delle
piccole
quote
sarebbe
stata
un
fatto
compiuto
.
Veramente
scarse
furono
in
questo
periodo
le
affermazioni
programmatiche
ufficiali
del
Partito
socialista
,
forse
perché
ogni
aspetto
del
movimento
era
diretto
a
copiare
pedestremente
quello
russo
.
Ma
quest
'
assenza
di
pensiero
ufficiale
,
autorizzando
le
più
assurde
e
giacobine
manifestazioni
di
gregari
,
rese
sempre
più
possibile
l
'
accentuarsi
del
distacco
tra
i
rivoluzionari
e
le
classi
medie
e
rinforzò
la
tendenza
di
queste
ultime
a
resistere
all
'
azione
dei
primi
.
La
piccola
borghesia
si
stacca
dallo
Stato
Tuttavia
il
malcontento
piccolo
borghese
per
le
vicende
italiane
si
esplicò
in
sordina
,
sia
perché
la
insurrezione
del
fenomeno
bolscevico
era
stata
così
violenta
che
nessuno
voleva
rischiare
l
'
avvenire
,
sia
perché
si
aspettava
sempre
l
'
azione
correttrice
dello
Stato
,
di
cui
i
piccoli
borghesi
reputavano
di
essere
base
e
milizia
.
Ma
lo
Stato
italiano
era
ormai
così
svuotato
di
contenuto
che
,
fino
a
quando
i
piccoli
borghesi
ne
invocarono
l
'
azione
legale
,
ebbe
paura
di
muoversi
,
perché
supponeva
il
processo
di
bolscevizzazione
più
imponente
di
quello
che
,
in
effetti
,
era
,
e
,
quando
i
piccoli
borghesi
si
decisero
ad
agire
direttamente
,
non
poté
intervenire
per
non
riuscire
di
vantaggio
ai
suoi
nemici
.
Fu
durante
questo
periodo
che
si
operò
il
distacco
decisivo
della
piccola
borghesia
dallo
Stato
-
che
rimase
un
puro
nomen
juris
-
e
nacque
il
fascismo
con
carattere
rivoluzionario
.
Numerose
classi
di
cittadini
,
fin
'
allora
rimaste
immobili
,
vennero
risolutamente
spinte
sul
terreno
rivoluzionario
,
e
,
deluse
dall
'
azione
statale
,
assorbirono
rapidamente
tutta
la
retorica
antiparlamentare
nazionalista
,
sognando
ritorni
dittatoriali
.
Il
fascismo
contro
lo
Stato
In
verità
,
per
queste
origini
e
per
queste
cause
si
posero
fin
da
questo
momento
i
caratteri
più
sostanziali
del
fascismo
,
e
cioè
la
concezione
che
il
Parlamento
sia
causa
di
rovina
per
i
popoli
,
e
l
'
illusione
che
l
'
istituto
possa
superarsi
con
forme
di
rappresentanza
plebiscitaria
.
Così
mentre
da
una
parte
le
forze
conservatrici
incapsulate
nel
PSI
si
avviavano
lentamente
a
disintegrarsi
dal
bolscevismo
per
adempiere
la
loro
missione
,
le
poche
forze
di
conservazione
borghese
si
alienarono
dallo
Stato
,
elaborando
dottrine
antidemocratiche
ed
antiparlamentari
.
Ma
questa
fase
fu
di
breve
durata
perché
la
neutralità
dello
Stato
italiano
nei
conflitti
di
piazza
divenne
fatalmente
appoggio
palese
,
se
non
dello
Stato
come
ente
,
per
lo
meno
dei
singoli
organi
statali
,
e
l
'
esito
fortunato
delle
prime
azioni
fasciste
determinò
il
rapido
apporto
di
numerose
forze
antibolsceviche
alla
causa
della
reazione
.
Sotto
la
spinta
degli
avvenimenti
e
la
pressione
della
nuova
psicologia
delle
masse
,
il
fascismo
modificò
le
sue
pretese
dottrinarie
e
svuotò
il
così
detto
programma
di
tutte
le
imbottiture
bolsceviche
.
Queste
imbottiture
create
nel
1919
per
fare
la
concorrenza
al
movimento
rivoluzionario
rosso
erano
divenute
ingombranti
,
ed
ormai
occorreva
liberarsene
:
ultimo
atto
di
questa
conversione
programmatica
fu
la
rinunzia
alla
tendenzialità
repubblicana
.
Dopo
di
ciò
le
due
frazioni
interventiste
avvicinate
dal
compito
antigiolittiano
si
misero
facilmente
d
'
accordo
sulla
base
della
distruzione
dello
Stato
parlamentare
,
per
creare
quello
che
venne
chiamato
,
con
uno
sconcio
verbale
,
lo
"
Stato
fascista
"
.
Infatti
durante
questo
periodo
tutti
parlavano
con
entusiasmo
di
questo
feticcio
.
Mussolini
credeva
definirlo
quando
affermava
che
esso
attacca
mentre
lo
Stato
liberale
si
difende
,
ma
nessuno
ha
mai
capito
che
cosa
sia
questo
Stato
fascista
,
inventato
in
una
notte
di
ebbrezza
da
una
redazione
giornalistica
ed
agitato
come
un
fantasma
contro
lo
Stato
prodotto
dalla
filosofia
liberale
.
Come
sempre
,
i
rivoluzionari
invece
di
preoccuparsi
di
un
'
antitesi
storica
(
Stato
liberale
contro
Stato
italiano
)
ebbero
la
stolta
superbia
di
inventare
un
'
antitesi
ideale
inesistente
.
Primi
tentativi
antifascisti
Naturalmente
,
a
mano
a
mano
che
la
formazione
fascista
si
ingrossava
ed
il
suo
attacco
,
non
più
al
bolscevismo
ma
allo
Stato
italiano
,
si
accentuava
,
le
altre
frazioni
politiche
tentavano
schierarsi
in
funzione
di
conservazione
.
È
questo
un
momento
assai
delicato
nel
giuoco
dialettico
dello
sviluppo
fascista
perché
a
varie
riprese
viene
tentato
il
fronte
unico
antifascista
intorno
ad
uomini
così
detti
liberali
,
come
De
Nicola
ed
Orlando
-
specialmente
intorno
al
primo
-
fronte
unico
che
non
riesce
,
oltre
ché
per
l
'
insufficienza
politica
dei
designati
,
anche
perché
rapidamente
emerge
l
'
equivoco
che
dovrebbe
presidiarlo
.
Infatti
,
esisteva
una
profonda
antitesi
tra
i
vari
gruppi
che
avrebbero
dovuto
contribuire
a
formare
il
ministero
di
sinistra
,
perché
mentre
il
giolittismo
,
dopo
aver
scatenato
il
fascismo
per
salvare
il
regime
,
voleva
giovarsi
delle
Sinistre
per
salvare
se
stesso
,
queste
ultime
intendevano
sfociare
in
una
forma
di
Stato
ove
il
dominio
del
Parlamento
si
affermasse
incontrastato
,
anche
contro
talune
prerogative
costituzionali
della
Corona
,
e
,
perciò
,
implicitamente
si
rendevano
incompatibili
col
più
intimo
contenuto
del
giolittismo
stesso
.
Specialmente
i
popolari
,
sotto
la
guida
di
Sturzo
,
erano
pervasi
da
questa
idea
fondamentale
,
che
animava
la
loro
politica
.
Essi
,
col
comprendere
nel
loro
programma
le
tesi
sul
decentramento
,
avevano
accesa
una
vasta
ipoteca
sul
Mezzogiorno
e
non
erano
disposti
ad
essere
conservatori
al
centro
quando
facevano
tanto
affidamento
sull
'
azione
rivoluzionaria
alla
periferia
.
Mirando
a
realizzare
intero
il
loro
programma
non
potevano
permettere
che
le
loro
fortune
elettorali
servissero
al
giolittismo
per
salvarsi
.
Ciò
spiega
perché
la
designazione
più
spontanea
delle
Sinistre
era
per
F
.
S
.
Nitti
,
la
cui
decisa
personalità
,
se
riproduceva
nel
campo
economico
e
sociale
l
'
intrinseco
contenuto
del
giolittismo
,
era
però
disposta
a
romperne
il
dominio
nel
campo
politico
istituzionale
.
Ma
questa
designazione
,
profondamente
invisa
alle
formazioni
filofasciste
,
e
perciò
di
difficile
attuazione
pratica
,
riusciva
altresì
ostile
alle
vecchie
classi
dirigenti
,
che
intuivano
facilmente
che
il
giovane
presidente
del
Consiglio
avrebbe
potentemente
contribuito
a
liquidarle
,
agevolando
le
nuove
forze
di
conservazione
elaborate
dal
socialismo
unitario
e
dal
popolarismo
.
Quindi
ogni
possibilità
di
soluzione
dell
'
insolubile
problema
ripiegava
sul
nome
di
Giovanni
Giolitti
:
il
quale
,
però
,
avendo
visto
fallito
il
tentativo
antisocialista
e
antipopolare
fatto
con
l
'
elezioni
del
1921
,
era
costretto
a
riprendere
i
suoi
propositi
trasformisti
attraverso
l
'
accordo
con
le
Sinistre
.
Si
comprende
agevolmente
che
a
tale
tentativo
specialmente
i
popolari
non
si
potessero
prestare
.
Bisogna
riconoscere
che
nei
riguardi
del
giolittismo
il
capo
dei
popolari
,
Luigi
Sturzo
,
ha
esercitato
una
azione
rivoluzionaria
di
primissimo
ordine
.
Forse
egli
era
lusingato
dall
'
idea
di
poter
debellare
il
trasformismo
ed
i
ceti
che
lo
sostenevano
senza
interrompere
la
tradizione
costituzionale
,
anzi
allargandone
l
'
imperio
,
ma
,
anche
se
in
tale
calcolo
gli
avvenimenti
furono
più
forti
di
lui
e
lo
disillusero
,
è
certo
che
la
coerenza
logica
di
questa
politica
e
la
dirittura
con
cui
fu
condotta
contribuirono
potentemente
alla
distruzione
del
trasformismo
giolittiano
,
obbligando
i
ceti
dirigenti
ad
entrare
nel
giuoco
rivoluzionario
,
in
cui
è
fatale
che
siano
irrimediabilmente
battuti
.
Così
fallì
l
'
ultimo
tentativo
conservatore
del
vecchio
regime
.
La
materia
era
sorda
ed
invano
il
vecchio
di
Dronero
si
affaccendò
nelle
pratiche
così
dette
demiurgiche
,
sia
quando
tentò
galvanizzare
i
moribondi
suoi
seguaci
nei
blocchi
nazionali
,
sia
quando
il
fascismo
trionfante
s
'
illuse
di
poter
riordinare
le
forze
della
rivoluzione
costituzionale
battute
nella
piazza
.
Ormai
il
giolittismo
era
sconfitto
ed
il
dilemma
che
si
imponeva
era
:
o
l
'
avventura
fascista
o
la
democrazia
parlamentare
.
Messi
finalmente
alle
strette
non
potendo
più
far
leva
sugli
uomini
di
paglia
del
liberalismo
trasformista
,
i
ceti
dirigenti
non
esitarono
a
scegliere
il
primo
corno
del
dilemma
,
sperando
di
trovare
in
Benito
Mussolini
il
nuovo
dominatore
della
vita
pubblica
italiana
.
Il
fascismo
partito
di
maggioranza
A
questo
punto
cominciò
il
trasformismo
del
duce
del
fascismo
e
l
'
accostamento
del
regime
al
nuovo
astro
.
Anzitutto
gli
industriali
,
incoraggiati
dalle
prime
operazioni
punitive
che
avevano
gettato
il
panico
nelle
masse
bolsceviche
ed
avevano
svelato
l
'
insufficienza
rivoluzionaria
dei
dirigenti
socialisti
,
spinti
dalla
loro
mentalità
feudale
,
che
considera
i
loro
interessi
degni
di
protezione
anche
a
discapito
degli
interessi
altrui
,
decisero
di
finanziare
il
movimento
per
sfruttarne
almeno
i
primi
effetti
di
compressione
.
A
niente
valse
che
fin
d
'
allora
scrittori
lungimiranti
,
come
il
Salvatorelli
,
lanciassero
il
loro
grido
di
allarme
contro
questa
stolta
illusione
dei
capitalisti
nostrani
,
a
niente
valse
che
il
pericolo
del
sovversivismo
tricolore
venisse
prospettato
con
colori
vivaci
:
gli
industriali
non
intendevano
il
problema
se
non
da
un
punto
di
vista
strettamente
materiale
,
si
potrebbe
anzi
dire
in
funzione
di
vendetta
.
Basta
tener
presente
la
recente
polemica
Einaudi
-
Confederazione
generale
dell
'
industria
per
rilevare
quanta
incoscienza
presidii
tuttora
i
calcoli
politici
della
maggior
parte
degl
'
industriali
italiani
.
Così
il
movimento
fascista
,
sorto
nel
1919
in
concorrenza
alla
rivoluzione
bolscevica
,
con
programma
rivoluzionario
ed
antiplutocratico
,
nel
192122
si
lasciò
incapsulare
dagli
interessi
capitalistici
.
Il
"
Popolo
d
'
Italia
"
divenne
organo
dei
"
produttori
italiani
"
per
poi
,
a
mano
a
mano
che
il
trasformismo
mussoliniano
progrediva
,
far
scomparire
anche
questa
etichetta
e
rimanere
organo
personale
del
suo
fondatore
.
Sovvenzionato
dagli
industriali
,
il
movimento
fascista
si
sviluppò
rapidamente
e
trovò
aiuti
insperati
dovunque
.
La
mancanza
di
qualsiasi
idea
dello
Stato
anche
in
coloro
che
rivestivano
le
cariche
statali
più
alte
,
il
tradizionale
spirito
di
avventura
di
uomini
politici
investiti
delle
cure
del
governo
,
in
concorrenza
con
l
'
abbassamento
del
costume
politico
che
aveva
reso
possibile
l
'
ascensione
alle
alte
cariche
degli
ultimi
venuti
,
rendevano
possibile
ogni
specie
di
avventure
,
e
non
pochi
furono
i
funzionari
statali
che
negoziarono
per
proprio
conto
i
telegrafi
o
le
ferrovie
ai
trionfatori
del
momento
,
nella
speranza
di
riuscire
benemeriti
al
nuovo
regime
.
Né
minor
ausilio
raccolse
la
sedizione
fra
i
ceti
militari
,
specialmente
nel
campo
degli
ufficiali
silurati
o
congedati
,
che
mal
potevano
rassegnarsi
alla
vita
del
riposo
,
mediocre
ed
incolore
.
Costoro
si
gettarono
nei
pericoli
della
guerra
civile
con
slancio
,
lieti
di
avere
delle
truppe
da
comandare
,
degli
ordini
da
eseguire
,
delle
trincee
da
espugnare
,
tanto
più
lieti
quanto
meno
il
pericolo
bellico
esisteva
,
specialmente
in
confronto
ai
rischi
della
guerra
recentemente
combattuta
.
Ma
l
'
apporto
maggiore
al
movimento
fascista
fu
dato
più
che
dai
combattenti
dai
postcombattenti
,
dalle
cosiddette
generazioni
della
guerra
,
cioè
dai
giovanissimi
che
alla
guerra
non
avevano
partecipato
,
ma
che
,
essendo
usciti
di
pubertà
in
quel
periodo
,
avevano
succhiato
nell
'
ambiente
saturo
tutte
le
esaltazioni
ed
i
veleni
della
guerra
.
Questi
giovani
,
non
conoscendo
per
esperienza
diretta
i
dolori
e
gli
orrori
dei
combattimenti
,
avevano
assorbito
dalla
psicosi
bellica
soltanto
la
parte
romantica
,
l
'
amore
indifferenziato
per
la
patria
,
l
'
esaltazione
imperialista
oltre
ogni
limite
di
concretezza
,
la
passione
per
le
avventure
e
le
decorazioni
,
di
modo
che
credettero
trovare
nella
riproduzione
artificiale
del
fenomeno
l
'
atmosfera
da
essi
sognata
nelle
romanticherie
della
prima
giovinezza
.
Questa
psicosi
spiega
perché
la
fase
eroica
del
fascismo
fu
puramente
squadrista
e
non
politica
,
perché
,
anche
dopo
l
'
avvento
al
potere
,
il
fascismo
pretese
essere
ancora
e
sempre
squadrismo
,
e
di
esso
la
frazione
più
giacobinamente
vivace
fu
quella
che
mai
si
seppe
distaccare
dalla
pratica
della
violenza
.
Ma
,
appunto
perciò
,
si
potette
compiere
quella
colossale
convergenza
di
forze
sul
fascismo
che
nell
'
ottobre
del
1922
rese
possibile
la
marcia
su
Roma
.
Se
il
fascismo
fosse
stato
un
movimento
politico
concreto
con
ideologie
e
propositi
definiti
,
guidato
da
selezionati
dirigenti
e
prodotto
,
non
dall
'
immaturità
di
generazioni
ultime
,
che
allora
solo
prendevano
contatto
con
organizzazioni
così
delicate
come
quelle
collettive
,
ma
dalla
maturazione
di
vere
e
proprie
nuove
formazioni
politiche
,
non
sarebbe
avvenuta
quella
colossale
conversione
di
forze
che
ammirammo
nel
1922
,
perché
nessuno
dei
vecchi
ceti
avrebbe
potuto
sperare
di
impadronirsi
del
movimento
per
finalità
proprie
.
In
tale
ipotesi
il
fascismo
non
sarebbe
andato
a
Roma
,
ma
ci
avrebbe
dato
un
tipo
di
partito
conservatore
a
carattere
moderno
,
che
avrebbe
notevolmente
contribuito
alla
normalizzazione
della
vita
pubblica
italiana
.
Ma
nessuno
può
pensare
di
modificare
la
storia
,
e
perciò
nuove
sorprese
dovevano
essere
riservate
all
'
Italia
.
Il
fascismo
e
il
proletariato
Infatti
il
movimento
fascista
cominciò
ben
presto
ad
estendersi
anche
nel
campo
proletario
.
Specialmente
nella
bassa
valle
padana
la
conversione
delle
leghe
rosse
al
fascismo
si
susseguì
con
un
crescendo
spaventoso
.
Costrette
dall
'
offensiva
bellica
,
sollecitate
dalla
disoccupazione
incalzante
,
rese
più
sensibili
alla
politica
da
un
ventennio
di
parassitismo
statale
,
queste
leghe
dovettero
risolvere
ancora
una
volta
il
problema
della
zuppa
quotidiana
attraverso
la
politica
e
come
avevano
fatto
allegramente
il
socialismo
all
'
epoca
dei
governi
democratici
,
si
affrettarono
a
fare
il
fascismo
all
'
epoca
del
governo
antidemocratico
.
Così
l
'
immaturità
di
questi
proletari
,
cui
due
anni
prima
il
Partito
socialista
aveva
preteso
affidare
le
sorti
della
rivoluzione
,
permise
ai
sociologi
del
littorio
di
pronosticare
la
fine
della
lotta
attraverso
la
collaborazione
delle
classi
,
ed
alla
piccola
borghesia
di
accettare
questa
terapia
con
la
stessa
credulità
delle
femminucce
erudite
dal
ciarlatano
.
Concludendo
,
il
Partito
fascista
,
alla
vigilia
della
marcia
su
Roma
,
si
presentava
come
un
amalgama
informe
di
forze
discordanti
e
contraddittorie
,
tenute
insieme
dal
prestigio
personale
di
un
uomo
,
che
,
nella
immaturità
generale
del
paese
,
era
riuscito
a
carpire
a
quasi
tutti
i
ceti
una
cambiale
di
fiducia
.
Quest
'
amalgama
pretendeva
tener
insieme
,
in
nome
del
mito
della
Nazione
,
interessi
proletari
ed
interessi
padronali
,
produttori
e
parassiti
,
rivoluzionari
e
trasformisti
,
mediandoli
successivamente
e
contraddittoriamente
per
mantenere
in
piedi
una
esigua
ed
inconcludente
schiera
di
ex
socialisti
rivoluzionari
,
scettici
e
cinici
,
assolutamente
incapaci
di
risolvere
il
problema
italiano
appunto
per
la
loro
origine
barricadiera
.
La
marcia
su
Roma
Ma
il
regime
era
ormai
ridotto
allo
stremo
e
non
era
il
caso
di
sottilizzare
.
Il
giolittismo
era
battuto
e
non
si
poteva
farlo
risorgere
.
Non
vi
era
alcuna
àncora
di
salvezza
.
Occorreva
impadronirsi
della
nuova
formazione
,
pur
avendo
la
vaga
sensazione
dei
pericoli
che
si
correvano
.
D
'
altronde
i
fascisti
erano
intransigenti
a
chiacchiere
e
Mussolini
comprendeva
che
un
momento
simile
non
si
sarebbe
più
ripresentato
.
Se
egli
avesse
dovuto
ritardare
per
coinvolgere
il
regime
nella
caduta
del
giolittismo
,
avrebbe
potuto
vedersi
sfuggire
di
mano
la
manovra
.
D
'
altra
parte
,
chi
poteva
conoscere
di
quali
forze
disponesse
ancora
la
Corona
,
chi
poteva
prevedere
quali
risultati
avrebbe
prodotto
una
presa
di
posizione
contro
la
monarchia
?
Avrebbero
ancora
le
classi
dirigenti
continuato
a
vedere
nel
fascismo
il
salvatore
dell
'
Italia
dal
bolscevismo
o
piuttosto
non
avrebbero
finito
per
accorgersi
che
esso
ne
era
diventato
l
'
erede
?
La
cosiddetta
rivoluzione
,
dunque
,
doveva
essere
monarchica
o
non
essere
.
Non
vi
era
altra
via
,
e
Mussolini
da
buon
tattico
lo
comprese
a
tempo
.
Però
,
anche
dopo
l
'
insurrezione
armata
,
la
Corona
ebbe
taluni
scrupoli
costituzionali
,
tanto
vero
che
la
prima
designazione
non
fu
per
Mussolini
,
ma
per
Salandra
.
Ma
,
chiarite
nella
notte
fatale
le
preoccupazioni
dinastiche
e
dimostrato
più
chiaramente
lo
spirito
legittimista
del
duce
,
questi
venne
incaricato
della
formazione
del
nuovo
gabinetto
,
che
seguendo
la
tradizione
italiana
fu
nella
forma
esteriore
di
pura
coalizione
.
A
questo
punto
tutti
respirarono
;
la
rivoluzione
aveva
raggiunto
il
suo
sbocco
legale
:
viva
la
rivoluzione
!
Pochi
si
accorsero
che
con
la
marcia
su
Roma
la
rivoluzione
era
passata
dal
paese
nello
Stato
,
distruggendo
le
ultime
finzioni
legali
rimaste
in
piedi
nel
crollo
universale
,
e
non
sostituendovi
nient
'
altro
che
il
vuoto
pneumatico
e
l
'
arbitrio
di
un
partito
.
Tutti
i
calcoli
machiavellici
,
tanto
della
Corona
che
di
Mussolini
,
tanto
dei
conservatori
che
dei
rivoluzionari
,
erano
,
quindi
,
destinati
al
fallimento
.
Con
il
nuovo
governo
non
si
poteva
raggiungere
né
la
stabilizzazione
né
la
sconfitta
delle
opposizioni
,
ma
si
poteva
riuscire
soltanto
ad
illudere
per
breve
tempo
le
speranze
di
rinnovamento
del
paese
.
È
stato
lungamente
discusso
se
la
marcia
su
Roma
fu
una
rivoluzione
in
piena
regola
o
una
sommossa
vittoriosa
,
oppure
un
colpo
di
Stato
o
varie
di
queste
cose
insieme
,
ma
questa
discussione
,
che
denota
ancora
una
volta
di
quanto
spirito
formalistico
ed
antistorico
siano
nutriti
i
nostri
scrittori
di
cose
politiche
,
se
può
essere
utile
nei
confronti
del
signor
Mussolini
,
che
invoca
i
diritti
della
rivoluzione
soltanto
quando
si
tratta
di
giustificare
gli
istinti
criminali
del
regime
,
e
li
dimentica
quando
si
tratta
di
indulgere
alle
pretese
dei
plutocrati
che
finanziano
il
suo
partito
,
è
storicamente
oziosa
quando
si
pensi
che
la
marcia
su
Roma
-
così
com
'
è
figurata
nell
'
arte
aulica
del
pittore
Galimberti
-
fu
un
avvenimento
storico
sui
generis
di
colore
prettamente
italiano
,
che
,
come
tutti
i
nostri
avvenimenti
politici
,
era
diretto
a
nascondere
la
crisi
,
piuttosto
che
a
portarla
a
maturazione
.
I
conati
realizzatori
del
fascismo
Ad
ogni
modo
il
fascismo
ben
presto
fu
a
Roma
e
conquistò
il
governo
,
ma
non
riuscì
contemporaneamente
a
conquistare
lo
Stato
.
Venne
coniata
la
nuova
e
brutta
frase
"
fascistizzazione
dello
Stato
"
per
significare
questa
necessità
dialettica
.
Ma
come
poteva
il
partito
vittorioso
creare
un
nuovo
tipo
di
Stato
se
non
aveva
idee
e
se
le
riforme
costituzionali
proposte
dal
commendator
Bianchi
furono
messe
in
ridicolo
da
tutto
il
paese
?
Veramente
il
fascismo
ebbe
un
primo
momento
di
ebrezza
,
quando
rispolverò
negli
archivi
i
vecchi
progetti
obliati
di
riforma
dell
'
antico
regime
e
tentò
vararli
in
una
furia
panica
di
distruzione
,
tra
i
lazzi
dei
fiancheggiatori
che
sputavano
volentieri
in
faccia
al
loro
passato
,
gridando
ai
quattro
venti
che
,
mai
e
poi
mai
,
si
era
visto
un
fenomeno
così
grande
di
riforme
burocratiche
,
partorito
con
simile
rapidità
dalla
mente
dei
ministri
.
Ma
tutto
ciò
,
se
valse
ad
illudere
per
qualche
mese
il
pubblico
grosso
,
non
servì
,
in
definitiva
,
a
placare
la
crisi
del
paese
,
desideroso
di
ben
altre
novità
.
Del
resto
il
fascismo
,
per
lo
stesso
modo
di
formazione
,
che
noi
abbiamo
tentato
,
quanto
più
ci
è
stato
possibile
,
di
definire
,
non
poteva
soddisfare
tutte
le
esigenze
rivoluzionarie
del
paese
,
perché
,
pur
essendo
alla
base
un
movimento
rivoluzionario
,
era
diretto
da
un
'
élite
che
aveva
già
transatto
con
tutte
le
forze
della
conservazione
sociale
preesistente
.
Queste
forze
gli
impedivano
qualsiasi
attentato
sia
alla
costituzione
politica
che
alla
costituzione
economica
del
paese
,
precludendogli
tutte
le
vie
attraverso
cui
la
rivoluzione
poteva
realmente
farsi
.
Così
tutta
la
novità
politica
del
fascismo
si
riduceva
ad
una
sostituzione
violenta
di
uomini
nelle
cariche
pubbliche
fatta
per
via
militare
(
cioè
per
una
via
estremamente
dannosa
al
fascismo
stesso
,
che
vedeva
prevalere
nelle
sue
stesse
file
i
più
violenti
e
perciò
i
meno
competenti
,
operando
così
una
selezione
a
rovescio
)
,
che
permetteva
di
nascondere
le
deficienze
politiche
del
movimento
sotto
la
compressione
dello
squadrismo
.
D
'
altra
parte
,
nemmeno
nel
campo
amministrativo
il
.
fascismo
poteva
operare
grandi
cose
.
Esso
avrebbe
potuto
,
per
le
sue
origini
rurali
e
per
la
sua
spregiudicatezza
rivoluzionaria
,
tentare
d
'
iniziare
la
lotta
contro
la
burocrazia
,
cercando
di
disimpegnare
,
quanto
più
era
possibile
,
la
vita
delle
province
dal
prepotere
del
centro
,
ma
dopo
le
transazioni
compiute
non
poteva
più
azzardare
una
lotta
simile
,
sia
perché
la
sua
ideologia
fondamentale
era
il
rinsaldamento
dell
'
unitarismo
dispotico
e
livellatore
,
rappresentato
in
Italia
unicamente
dal
prepotere
della
burocrazia
,
sia
perché
,
mettendosi
contro
questo
potere
onnipotente
ed
irresponsabile
dello
Stato
,
avrebbe
rischiato
di
spezzare
la
continuità
della
pubblica
amministrazione
,
deludendo
così
immediatamente
le
colossali
speranze
del
paese
,
stanco
degli
scioperi
degli
impiegati
statali
.
Fu
perciò
che
il
fascismo
dovette
contentarsi
di
attuare
soltanto
quelle
riforme
che
la
burocrazia
stessa
in
altri
periodi
di
crisi
aveva
approntato
per
salvarsi
,
e
che
,
passato
il
pericolo
,
erano
state
passate
agli
atti
.
Molti
furono
i
progetti
,
alcuni
relativi
a
criteri
di
differente
aggruppamento
dei
servizi
statali
,
altri
mutuati
dal
liberalismo
e
diretti
a
retrocedere
all
'
iniziativa
privata
particolari
servizi
pubblici
,
altri
ancora
derivati
dal
socialismo
di
Stato
e
diretti
a
difesa
di
interessi
parassitari
.
Ma
nessuno
di
essi
riuscì
ad
essere
realizzato
quando
offendeva
gl
'
interessi
dei
ceti
politici
dominanti
.
Così
la
politica
fascista
,
integrata
dalla
finanza
del
ministro
De
Stefani
diretta
ad
incoraggiare
le
classi
abbienti
anche
se
,
anzi
proprio
,
a
danno
delle
classi
umili
,
accreditò
in
molti
la
convinzione
che
il
fascismo
fosse
una
pura
e
semplice
reazione
padronale
e
che
si
potessero
interamente
trascurare
tutti
gli
altri
aspetti
della
sua
formazione
.
La
crisi
del
fascismo
Tale
semplicismo
nascondeva
il
vero
aspetto
del
problema
e
cioè
che
,
nello
stesso
momento
in
cui
il
fascismo
era
giunto
a
Roma
,
era
cominciata
la
sua
crisi
.
Legato
al
bolscevismo
da
un
simile
destino
,
il
fascismo
doveva
subire
lo
stesso
sbandamento
.
Risultava
infatti
impossibile
di
realizzare
politicamente
le
formule
astratte
,
che
ne
costituivano
il
mito
,
senza
correre
il
rischio
di
agire
sulla
sua
stessa
formazione
,
disgregandola
.
Questa
contraddizione
intrinseca
veniva
,
poi
,
accentuata
dalla
politica
finanziaria
adottata
dal
governo
ad
esclusivo
beneficio
dei
ceti
plutocratici
.
Infatti
,
mentre
il
fascismo
era
stato
,
per
un
certo
tempo
,
e
più
ancora
era
stato
teorizzato
come
la
lotta
di
classe
della
piccola
borghesia
,
era
evidente
fin
dal
suo
sorgere
che
esso
avrebbe
dovuto
soccombere
proprio
nel
campo
delle
delusioni
di
questa
classe
.
E
,
invero
,
gli
sforzi
politici
postbellici
di
tutti
i
ceti
erano
rivolti
a
sottrarsi
alle
conseguenze
economiche
della
guerra
.
Il
bolscevismo
,
sotto
questo
profilo
,
fu
il
tentativo
del
proletariato
cittadino
di
capovolgere
la
situazione
economica
italiana
a
proprio
vantaggio
,
risolvendo
non
solo
il
problema
contingente
delle
spese
di
guerra
,
ma
altresì
quello
più
vasto
della
distribuzione
delle
ricchezze
.
Il
fascismo
invece
,
mentre
nel
suo
primo
nascere
rappresentò
lo
sforzo
di
liberazione
della
piccola
borghesia
,
i
cui
interessi
,
dipendendo
in
molta
parte
dall
'
azione
economica
dello
Stato
,
erano
stati
danneggiati
-
più
per
incomprensione
che
per
calcolo
-
dalla
lotta
fra
le
altre
classi
,
nel
suo
secondo
momento
incarnò
la
reazione
del
capitalismo
,
attraverso
altre
classi
,
sia
ai
pericoli
economici
del
proletariato
che
della
stessa
piccola
borghesia
.
D
'
altra
parte
questa
famosa
ricostruzione
delle
finanze
statali
doveva
pur
farsi
a
carico
di
qualcuno
,
e
perciò
,
data
l
'
intonazione
plutocratica
del
governo
fascista
,
era
fatale
che
dovessero
soffrirne
le
classi
umili
,
che
erano
le
più
numerose
.
Ecco
,
dunque
,
che
il
fascismo
,
sollecitato
a
realizzare
il
mito
della
ricostruzione
,
che
era
un
mito
piccolo
borghese
,
doveva
comprimere
proprio
l
'
economia
piccolo
borghese
.
Ma
la
grandiosità
della
crisi
,
che
si
spalancava
ai
piedi
del
fascismo
,
era
complicata
appunto
dall
'
incrociarsi
delle
azioni
e
delle
reazioni
delle
forze
che
del
partito
costituivano
l
'
amalgama
.
Infatti
,
mentre
i
gruppi
cosiddetti
costituzionali
,
che
,
dopo
la
marcia
su
Roma
,
si
erano
affrettati
a
gettarsi
nei
ranghi
del
nuovo
partito
,
urgevano
per
ricondurre
la
sommossa
piccolo
borghese
a
stagnare
nel
vecchio
schema
dello
Stato
unitario
prebellico
,
le
originarie
forze
rivoluzionarie
della
formazione
fascista
,
timorose
di
essere
rivolte
in
funzione
di
conservazione
,
e
non
sapendo
,
d
'
altra
parte
,
come
assolvere
il
loro
compito
,
si
rinserravano
sempre
più
nello
squadrismo
,
svelando
l
'
intrinseca
debolezza
del
cosiddetto
Stato
forte
.
Mussolini
era
,
quindi
,
costretto
dalle
necessità
del
suo
compito
ad
equilibrare
le
due
correnti
,
non
già
in
un
ordine
definitivo
di
governo
,
perché
nessuna
sintesi
era
dialetticamente
possibile
,
ma
in
uno
sforzo
di
atteggiamenti
personali
diretti
a
ritardare
per
quanto
era
possibile
lo
scioglimento
della
situazione
.
Questo
atteggiamento
era
destinato
a
deludere
e
quelli
che
,
attribuendogli
il
compito
di
aver
effettuata
una
vera
e
propria
rivoluzione
,
aspettavano
dalla
sua
opera
di
legislatore
il
nuovo
ordine
politico
sociale
,
e
quelli
che
,
attribuendogli
invece
il
ruolo
di
servitore
del
regime
,
aspettavano
dalla
sua
opera
di
conservatore
la
sconfitta
di
tutte
le
aspettative
rivoluzionarie
del
paese
,
comprese
quelle
diffuse
nel
campo
fascista
.
La
politica
delle
due
porte
aperte
Ma
questa
politica
,
definita
brillantemente
da
Mario
Vinciguerra
"
delle
due
porte
aperte
"
,
non
poteva
continuare
indefinitamente
,
appunto
perché
era
niente
altro
che
un
espediente
appena
giustificabile
,
se
fosse
stato
diretto
a
prender
tempo
per
poi
organizzare
una
rete
di
interessi
medi
,
intorno
a
cui
precostituire
la
difesa
del
regime
contro
gli
assalti
delle
delusioni
rivoluzionarie
.
Ma
Mussolini
ebbe
paura
di
abbandonare
a
tempo
la
politica
delle
due
porte
aperte
,
o
non
comprese
quando
questo
tempo
fu
venuto
.
Egli
preferì
continuare
ad
atteggiarsi
a
duce
della
rivoluzione
,
pur
comprendendo
che
non
poteva
mettere
in
atto
nessun
apprezzabile
mutamento
nell
'
organizzazione
dello
Stato
.
La
sua
abilità
demagogica
lo
abbandonò
sul
confine
delle
sagre
proprio
là
dove
cominciava
il
vero
imperativo
categorico
della
politica
.
Egli
non
seppe
né
distruggere
la
vecchia
finzione
liberale
del
governo
superiore
ai
partiti
,
né
attuare
in
pieno
la
concezione
giacobina
dello
Stato
partito
ed
ondeggiò
perplesso
,
seguendo
gli
istinti
dei
suoi
squadristi
attraverso
discorsi
di
pura
violenza
verbale
,
non
senza
accarezzare
,
volta
per
volta
,
gli
istinti
trasformistici
dei
vecchi
ceti
dirigenti
.
Questo
nuovo
trasformismo
,
subito
avvertito
dai
pochi
gruppi
culturali
italiani
forniti
di
sensibilità
politica
,
incominciò
col
famoso
discorso
d
'
inizio
in
Montecitorio
,
quando
il
capo
del
fascismo
trincerò
abilmente
le
sue
rinunzie
rivoluzionarie
sotto
il
frasario
da
squadrista
.
Nell
'
aula
sorda
e
grigia
,
ove
avrebbero
potuto
bivaccare
i
manipoli
,
non
solo
fu
lasciato
a
sedere
il
Parlamento
nazionale
,
istituzione
politica
che
si
pretendeva
già
defenestrata
in
sede
di
dottrina
nazional
fascista
,
ma
addirittura
la
XXVI
legislatura
,
che
tante
accuse
aveva
sollevato
nell
'
incandescente
e
mutevole
pubblica
opinione
.
Se
Emmanuele
Kant
decapitò
Iddio
e
Massimiliano
Robespierre
decapitò
il
re
,
Benito
Mussolini
,
dopo
aver
letto
nell
'
aula
sorda
e
grigia
di
Montecitorio
un
articolo
di
fondo
del
"
Popolo
d
'
Italia
"
,
decapitò
nessuno
...
ma
chiese
i
pieni
poteri
alla
XXVI
legislatura
.
La
voluta
tragedia
si
chiudeva
nella
farsa
.
Il
fascismo
rivoluzionario
contro
il
trasformismo
mussoliniano
Tuttavia
la
rivoluzione
fascista
continuò
sotterraneamente
il
suo
cammino
.
Il
fenomeno
che
abbiamo
osservato
per
il
bolscevismo
si
ripeté
per
il
fascismo
.
Le
aspettazioni
messianiche
dei
giovani
fascisti
erano
così
forti
che
essi
mal
si
rassegnavano
all
'
inerzia
del
governo
.
Infatti
la
prima
mossa
rivoluzionaria
degli
intransigenti
fu
di
distruggere
l
'
autorità
e
la
funzione
dei
prefetti
.
Il
potere
si
frantumò
secondo
necessità
politiche
locali
,
si
estraniò
quanto
più
fu
possibile
dal
centro
per
aderire
alla
realtà
regionale
.
Al
capolega
si
sostituì
il
fiduciario
fascista
,
alla
lega
il
direttorio
:
dovunque
pullularono
i
dittatori
che
abolirono
le
leggi
,
il
costume
,
la
buona
creanza
ed
altre
verità
convenzionali
e
vi
sostituirono
l
'
arbitrio
e
la
violenza
.
Il
governo
avrebbe
voluto
impedire
tutto
questo
feudalismo
,
ma
era
impotente
sia
perché
era
trasformistico
,
sia
perché
la
teoria
dello
Stato
partito
lo
rendeva
schiavo
del
PNF
.
Così
il
primo
ministero
Mussolini
,
malgrado
il
forte
ascendente
e
l
'
accorgimento
del
suo
capo
,
che
era
giunto
fino
al
punto
di
chiedere
la
collaborazione
del
PPI
.
Malgrado
la
tranquillità
apparente
di
tutto
il
popolo
italiano
,
si
svelava
debolissimo
:
infatti
,
non
poteva
fare
la
conservazione
perché
di
provenienza
rivoluzionaria
e
non
voleva
fare
la
rivoluzione
perché
prigioniero
delle
forze
della
conservazione
sociale
.
In
tale
condizione
di
cose
la
crisi
fascista
non
poteva
non
allargarsi
.
I
primi
sintomi
di
tale
allargamento
furono
l
'
allontanamento
dei
fascisti
dissidenti
,
di
cui
alcuni
reagivano
al
giacobinismo
,
dimostrando
di
aver
assegnato
al
movimento
compiti
di
democrazia
sociale
,
altri
reagivano
al
trasformismo
,
dimostrando
di
volersi
attenere
alle
pregiudiziali
rivoluzionarie
.
Si
svelava
così
all
'
occhio
dell
'
osservatore
imparziale
la
repellenza
rivoluzionaria
a
lasciarsi
imprigionare
nel
trasformismo
mussoliniano
,
anche
se
la
campagna
condotta
nel
paese
per
reclutare
nuovi
adepti
,
fruttava
al
partito
dominante
una
significativa
collezione
di
arrivisti
.
Il
fascismo
e
gli
altri
partiti
Ma
nemmeno
nel
campo
del
governo
le
cose
procedevano
secondo
le
aspettative
,
perché
gli
uomini
di
fede
non
fascista
,
inclusi
nel
Gabinetto
,
chiedevano
al
duce
che
,
con
il
riconoscimento
esplicito
della
loro
posizione
ministeriale
,
fosse
vietato
ai
fascisti
delle
province
di
danneggiare
le
loro
basi
elettorali
.
In
sostanza
essi
,
intuendo
di
essere
necessari
al
giuoco
trasformista
del
duce
,
volevano
istituire
e
perfezionare
con
lui
un
vero
e
proprio
contratto
do
ut
des
.
Ma
essi
si
sbagliavano
rotondamente
,
come
si
sbagliò
il
duce
stesso
quando
credette
risolvere
la
situazione
con
la
dichiarazione
di
amicizia
al
Partito
demo
sociale
,
o
con
altri
espedienti
perché
l
'
intransigenza
dei
fascisti
di
provincia
era
tale
che
i
propositi
conciliativi
del
centro
venivano
,
volta
a
volta
,
frustrati
dalle
esigenze
della
periferia
.
Specialmente
nei
riguardi
del
PPI
questa
antitesi
apparve
evidente
,
perché
non
era
possibile
far
coesistere
a
lungo
lo
spirito
ciecamente
totalitario
del
fascismo
con
le
ragioni
ideali
e
storiche
,
che
avevano
trovato
la
loro
concretazione
nel
giovane
partito
.
Forse
l
'
esperimento
che
questo
volle
fare
,
collaborando
anche
col
fascismo
,
fu
in
funzione
di
quello
sforzo
costante
che
esso
condusse
in
tutto
il
periodo
postbellico
pur
di
adempiere
,
anche
in
mezzo
al
terremoto
politico
italiano
,
la
sua
funzione
di
centro
,
che
poi
,
in
tempi
di
rivoluzione
,
si
traduce
in
nient
'
altro
che
in
funzione
di
conservazione
.
Ma
,
appunto
perciò
,
la
collaborazione
non
era
possibile
,
perché
il
centrismo
popolare
avrebbe
richiesto
uno
Stato
costituito
su
interessi
medi
consolidati
e
non
in
ebollizione
,
una
relativa
calma
nel
paese
,
un
governo
padrone
dei
suoi
destini
e
non
preoccupato
degli
umori
di
una
fazione
.
In
effetti
,
il
governo
centrale
cercò
di
non
scoprire
ed
esasperare
questa
antinomia
per
quanto
fu
possibile
,
ma
la
collaborazione
con
i
popolari
,
dopo
alcuni
timidi
tentativi
nel
campo
municipale
,
doveva
fallire
appunto
per
l
'
intransigenza
dei
fascisti
locali
,
che
ripresero
a
dispetto
del
governo
la
loro
funzione
totalitaria
.
Ben
presto
si
comprese
che
,
essendo
fallita
la
collaborazione
popolare
nelle
province
,
non
poteva
oltre
continuare
a
Roma
e
che
il
patto
di
collaborazione
,
corrispondendo
ad
una
reciproca
illusione
,
era
destinato
ad
essere
denunziato
.
D
'
altra
parte
,
essendosi
intensificata
la
situazione
rivoluzionaria
italiana
,
il
PPI
era
logicamente
portato
a
prendere
in
esame
il
preciso
contenuto
della
politica
governativa
e
le
possibilità
dell
'
avvenire
per
decidersi
secondo
prospettive
più
ampie
.
Questo
esame
di
coscienza
non
poteva
non
assodare
che
la
politica
padronale
del
fascismo
,
riproducendo
,
anzi
peggiorando
il
vecchio
Stato
burocratico
accentratore
,
che
veniva
spogliato
di
tutti
gli
orpelli
e
le
finzioni
legali
,
atti
a
farlo
ritenere
un
vero
e
proprio
Stato
di
diritto
,
lo
trasformava
in
organo
della
reazione
contro
cui
la
nuova
ondata
rivoluzionaria
si
addensava
nel
sottosuolo
della
storia
.
Di
fronte
a
questa
situazione
il
PPI
,
rivedendo
la
sua
posizione
tattica
,
era
costretto
non
soltanto
a
negare
al
governo
fascista
ogni
aiuto
,
spingendolo
sempre
più
nella
fase
reattiva
,
ma
era
sollecitato
a
prendere
posto
sul
nuovo
terreno
di
lotta
.
E
tale
necessità
appariva
tanto
più
operante
quanto
più
i
cosiddetti
partiti
liberali
o
democratici
,
svelando
la
loro
natura
di
organismi
trasformistici
,
abdicavano
dinanzi
alla
vittoria
fascista
,
lasciando
alle
opposizioni
libero
il
terreno
della
difesa
della
libertà
dal
loro
mostruoso
equivoco
.
Fu
,
perciò
,
che
don
Sturzo
,
con
una
di
quelle
mosse
che
fanno
di
lui
uno
dei
più
abili
uomini
politici
italiani
,
al
Congresso
di
Torino
preparò
il
terreno
per
la
nuova
manovra
,
senza
tuttavia
assumersi
la
responsabilità
del
distacco
,
che
lasciò
invece
all
'
irosa
suscettibilità
del
signor
Mussolini
.
Così
fu
inferto
il
primo
gravissimo
colpo
al
trasformismo
mussoliniano
.
Restavano
sì
nel
ministero
il
duca
di
Cesarò
ed
il
signor
Carnazza
,
ma
,
mentre
quest
'
ultimo
fu
costretto
a
tesserarsi
,
il
primo
,
pur
non
rappresentando
un
vero
e
proprio
partito
organizzato
,
ma
poche
posizioni
elettorali
personali
,
non
dovette
tardare
a
seguire
il
Partito
popolare
se
volle
cerare
nell
'
insorgente
antifascismo
meridionale
una
ragione
di
vita
pel
suo
partito
.
Un
espediente
:
la
nuova
legge
elettorale
Intanto
il
fascismo
agrario
si
rinforzava
sostituendo
quasi
del
tutto
nelle
zone
di
origine
il
riformismo
socialista
,
con
gli
stessi
caratteri
di
turbolenza
e
di
parassitismo
.
Invece
nelle
città
guadagnavano
terreno
le
opposizioni
.
Specialmente
quella
che
Salvatorelli
definiva
la
borghesia
umanistica
ci
faceva
assistere
ad
una
di
quelle
improvvise
conversioni
che
sono
caratteristiche
della
storia
politica
italiana
.
Sotto
la
compressione
fascista
essa
aderiva
principalmente
alla
critica
dell
'
opposizione
costituzionale
e
dei
socialisti
unitari
,
privando
così
il
fascismo
di
ogni
contenuto
romantico
.
In
tale
condizione
di
cose
al
partito
dominante
non
rimaneva
altro
che
far
leva
sui
ceti
rurali
intensificando
il
reclutamento
della
MVSN
per
dominare
con
la
forza
le
città
.
Così
si
accentuava
quel
fenomeno
di
lotta
tra
la
città
e
la
campagna
,
già
prodottosi
all
'
epoca
del
bolscevismo
,
e
da
cui
,
solo
per
immaturità
delle
masse
il
fascismo
traeva
nuove
forze
per
continuare
la
sua
politica
padronale
.
Ma
questa
politica
aveva
tutti
i
caratteri
dell
'
instabilità
.
Non
era
possibile
deludere
contemporaneamente
le
ragioni
della
rivoluzione
e
della
reazione
,
appoggiandosi
esclusivamente
alla
milizia
di
partito
:
non
era
possibile
continuare
il
trasformismo
con
le
idee
,
quando
la
secessione
del
PPI
svelava
l
'
intrinseca
debolezza
del
governo
nel
campo
politico
:
soprattutto
non
era
possibile
continuare
a
governare
contro
le
classi
dirigenti
vecchie
conservando
il
Parlamento
da
esse
eletto
.
È
vero
che
il
fascismo
stentava
a
produrre
la
nuova
classe
dirigente
,
ma
appunto
perciò
,
occorreva
crearla
per
forza
,
meccanicamente
.
E
il
paternalismo
del
signor
Mussolini
si
accinse
anche
a
questa
fatica
.
Era
forse
la
fatica
più
ingrata
,
perché
il
buio
in
cui
navigava
il
governo
era
così
fitto
che
veniva
di
istinto
d
'
aggrapparsi
al
manganello
del
generale
De
Bono
e
di
lasciare
in
pace
gli
scogli
istituzionali
per
paura
di
far
peggio
,
ma
vi
sono
delle
ore
nella
storia
in
cui
maturano
le
grandi
decisioni
,
ed
il
signor
Mussolini
,
buon
tattico
,
lo
comprese
quando
lanciò
alle
turbe
attonite
il
grande
annunzio
elettorale
.
D
'
altronde
è
tradizionale
in
Italia
che
il
governo
che
faccia
le
elezioni
raccolga
un
numero
di
adesioni
molto
maggiori
di
quelle
che
effettivamente
ha
,
appunto
perché
fa
le
elezioni
.
Veramente
ciò
avrebbe
dovuto
essere
privo
d
'
importanza
per
un
governo
rivoluzionario
,
ma
il
signor
Mussolini
era
sempre
incerto
sul
modo
come
organizzare
il
suo
dominio
e
perciò
mostrava
di
non
sgradire
gli
appoggi
dei
ministeriali
di
professione
.
In
queste
constatazioni
è
tutta
la
fotografia
della
situazione
psicologica
in
cui
si
trovava
il
governo
,
quando
propose
al
Parlamento
la
riforma
elettorale
,
col
confessato
scopo
di
creare
ad
ogni
costo
una
maggioranza
parlamentare
al
governo
.
Così
fu
impostata
una
grande
battaglia
di
chiacchiere
,
che
doveva
avere
l
'
unico
scopo
di
distrarre
il
paese
dalle
lusinghe
rivoluzionarie
circolanti
nel
fondo
di
ogni
cuore
.
Le
opposizioni
,
pur
conoscendo
a
priori
che
la
riforma
sarebbe
egualmente
passata
,
accolsero
con
gioia
l
'
annunzio
della
battaglia
,
sicure
di
logorare
fortemente
il
governo
sul
terreno
dei
criteri
giuridici
che
debbono
presiedere
la
rappresentanza
e
di
prospettarlo
come
nemico
della
libertà
.
Il
fascismo
,
con
quella
inconseguenza
che
è
in
ogni
suo
atto
,
accettò
la
sfida
,
dichiarando
che
esso
avrebbe
sempre
avuto
la
forza
per
fare
a
meno
del
consenso
,
e
che
solo
per
far
piacere
agli
avversari
intendeva
avvalersi
dei
congegni
legali
.
A
chi
imprende
serenamente
ad
analizzare
questa
posizione
fascista
non
potrà
sfuggire
il
senso
di
grottesco
di
cui
è
impregnata
.
Invero
l
'
opinione
pubblica
,
che
all
'
epoca
della
marcia
su
Roma
era
stata
facilmente
attratta
dal
miraggio
del
pareggio
finanziario
a
breve
scadenza
,
della
ricostruzione
imminente
,
della
necessità
di
un
'
energica
politica
nazionale
,
non
riusciva
a
comprendere
perché
il
governo
fascista
,
disponendo
di
così
valido
aiuto
,
dovesse
ricorrere
alla
violenza
,
soprattutto
perché
,
attraverso
tutti
gli
atti
del
partito
dominante
,
lungi
dall
'
emergere
anche
un
lontano
ma
sicuro
proposito
di
ricostruzione
,
emergesse
soltanto
l
'
idea
di
tenere
ad
ogni
costo
il
potere
anche
contro
il
volere
della
maggioranza
del
popolo
italiano
.
Il
fascismo
,
che
si
era
largamente
giovato
dello
stesso
errore
commesso
dal
bolscevismo
,
vi
ricadeva
con
una
leggerezza
,
spiegabile
solo
quando
si
ammetta
,
senza
bisogno
di
speciale
dimostrazione
,
che
esso
del
bolscevismo
aveva
ereditato
alcune
caratteristiche
e
necessità
fondamentali
.
Tuttavia
la
riforma
elettorale
fu
approvata
proprio
per
l
'
intervento
dei
vecchi
ceti
dirigenti
che
fecero
presente
la
necessità
del
governo
di
doversi
disimpegnare
dall
'
estremismo
fascista
appoggiandosi
ad
una
salda
maggioranza
parlamentare
.
Per
la
terza
volta
,
dunque
,
nel
giro
di
due
anni
il
fascismo
mussoliniano
era
costretto
a
transigere
con
i
vecchi
ceti
dirigenti
e
ad
accettare
da
loro
il
passaporto
per
l
'
azione
.
Pare
che
il
vecchio
Giolitti
,
nominato
presidente
della
Commissione
parlamentare
per
lo
studio
della
legge
elettorale
,
nell
'
insistere
perché
questo
aborto
giuridico
fosse
approvato
,
dicesse
sorridendo
:
"
Quanto
peggio
è
,
meglio
è
"
,
frase
che
dovrebbe
rimanere
storica
perché
in
essa
sì
che
è
racchiuso
lo
spirito
di
Machiavelli
!
Ma
il
duce
del
fascismo
,
occupato
a
studiare
quest
'
autore
nelle
falsificazioni
imponenti
dei
tiranni
bestiali
,
non
si
accorgeva
della
sua
presenza
silenziosa
ed
operante
!
In
quella
circostanza
e
come
contraccolpo
del
Congresso
di
Torino
avvenne
la
scissione
del
PPI
,
che
perdette
taluni
gruppi
parlamentari
,
giornalistici
e
bancari
più
interessati
ad
amicarsi
il
governo
per
finalità
particolari
,
che
a
seguire
il
partito
nel
suo
programma
di
democrazia
cristiana
su
cui
,
sotto
la
spinta
fascista
,
sempre
più
si
arroccava
.
Le
elezioni
rivoluzionarie
Approvata
la
nuova
legge
elettorale
parve
che
il
governo
non
intendesse
servirsene
.
Forse
questo
fu
il
vero
pensiero
del
signor
Mussolini
in
quel
periodo
di
tempo
,
se
si
pensa
che
difficilmente
egli
avrebbe
potuto
trovare
una
Camera
più
docile
di
quella
che
si
era
lasciata
oltraggiare
senza
un
senso
di
ribellione
.
Ma
la
crisi
del
fascismo
,
che
si
approfondiva
sempre
più
,
richiedeva
nuovi
espedienti
antirivoluzionari
cioè
trasformistici
,
per
placare
la
impazienza
delle
masse
.
Se
le
opposizioni
,
per
la
stessa
necessità
di
plasmarsi
e
selezionarsi
,
dovevano
battagliare
quotidianamente
col
fascismo
,
questo
non
era
libero
dallo
stesso
imperativo
.
Esso
aveva
bisogno
di
offrire
ai
suoi
adepti
sempre
nuovi
obiettivi
per
galvanizzarne
gli
sforzi
e
le
aspirazioni
almeno
in
un
'
unità
formale
,
capace
di
illuderli
di
perseguire
finalità
rivoluzionarie
,
anche
quando
tentava
di
farli
scivolare
nello
scialbo
legalitarismo
prerivoluzionario
.
In
sostanza
che
cosa
poteva
interessare
al
fascismo
il
quorum
del
25
o
del
35
per
cento
,
quando
riteneva
di
aver
fatto
la
rivoluzione
?
Che
importanza
poteva
avere
la
conquista
del
Parlamento
quando
la
sua
ideologia
primordiale
era
antidemocratica
ed
antiparlamentare
?
Non
doveva
tutto
ciò
deludere
le
aspettative
del
movimento
?
Ma
l
'
immaturità
del
partitone
era
tale
che
esso
accolse
l
'
annunzio
della
fiera
elettorale
come
se
si
trattasse
dell
'
inizio
di
una
vera
azione
rivoluzionaria
.
Per
una
strana
deviazione
politica
,
che
fornisce
,
in
sintesi
con
tutti
gli
altri
sintomi
,
la
prova
dell
'
insufficienza
storica
del
popolo
italiano
a
forme
di
autonomia
spirituale
e
conseguentemente
politica
,
le
masse
fasciste
non
si
accorsero
che
,
lanciate
nella
fiera
elettorale
,
venivano
assunte
in
funzione
di
conservazione
,
e
che
,
anche
se
con
i
manganelli
e
con
la
violenza
fossero
riuscite
a
non
far
votare
gli
avversari
,
questi
trionfavano
sempre
,
in
quanto
che
li
obbligavano
ad
aderire
al
loro
sistema
politico
.
Fu
forse
perciò
che
,
dopo
approvata
la
legge
elettorale
,
Mussolini
fu
lungamente
perplesso
nel
bandire
le
elezioni
?
O
piuttosto
ebbe
paura
delle
bizze
interne
del
partito
e
,
più
che
altro
,
dei
fiancheggiatori
?
Ma
il
fatto
stesso
di
avere
apprestato
il
nuovo
congegno
elettorale
aveva
messo
un
fremito
negli
aspiranti
alla
medaglietta
,
che
,
in
periodo
rivoluzionario
,
invece
di
diminuire
,
erano
notevolmente
aumentati
.
D
'
altra
parte
,
non
si
poteva
indefinitamente
governare
col
vecchio
Parlamento
quando
nuove
forze
e
nuovi
aggruppamenti
si
erano
determinati
nel
paese
.
Fu
perciò
che
,
sotto
la
pressione
degli
avvenimenti
,
il
governo
fascista
si
decise
a
bandire
la
fiera
elettorale
ed
a
lanciare
le
camicie
nere
alla
conquista
del
Parlamento
.
La
storia
di
quest
'
impresa
non
ha
che
assai
scarsa
importanza
sia
per
quanto
riguarda
la
formazione
delle
liste
sia
per
quanto
riguarda
la
conquista
dei
seggi
.
Le
liste
furono
formate
con
criteri
vecchio
stile
,
anche
perché
il
fascismo
non
aveva
ancora
prodotto
la
famosa
élite
di
cui
si
vantava
.
In
molte
province
si
dovettero
includere
notevoli
schiere
di
fiancheggiatori
o
di
cosiddetti
competenti
,
per
impedire
contraccolpi
elettorali
di
carattere
locale
che
minacciavano
la
consistenza
della
lista
governativa
.
Questa
semplice
constatazione
è
rivelatrice
di
una
situazione
politica
,
in
cui
il
serio
si
mescola
al
grottesco
,
la
rivoluzione
si
sposa
alla
farsa
.
Il
fascismo
,
fenomeno
rivoluzionario
ed
antiparlamentare
,
si
decide
a
parlamentarizzarsi
per
poter
mantenere
al
governo
la
sua
formazione
d
'
élite
,
e
tuttavia
non
può
nemmeno
parlamentarizzarsi
da
se
stesso
,
ma
deve
chiedere
aiuto
alle
schiere
dei
fiancheggiatori
,
cioè
dei
vecchi
governanti
spodestati
.
Non
si
poteva
certamente
immaginare
una
posizione
politica
più
contraddittoria
di
questa
.
Ma
la
rivoluzione
esisteva
a
dispetto
di
tutte
le
formazioni
in
lotta
,
e
in
ispecie
a
dispetto
del
fascismo
ufficiale
,
che
vedeva
ogni
giorno
frustrati
i
suoi
calcoli
dalla
realtà
sociale
del
paese
.
Essa
riuscì
a
spezzare
la
delicata
funzione
del
meccanismo
elettorale
:
le
elezioni
vennero
fatte
in
tutta
Italia
con
estrema
violenza
.
I
metodi
meridionali
di
lotta
vennero
estesi
all
'
Italia
.
La
MVSN
,
presidio
armato
del
partito
dominante
,
venne
impiegata
per
terrorizzare
specialmente
le
zone
rurali
e
impedire
alle
opposizioni
di
esercitare
ogni
propaganda
elettorale
.
Così
il
fascismo
rivoluzione
,
cioè
il
fascismo
delle
province
,
trionfò
del
trasformismo
e
gli
spezzò
nelle
mani
l
'
incantesimo
.
La
scheda
non
servì
a
niente
:
la
parola
spettò
ancora
una
volta
al
randello
.
Tuttavia
queste
elezioni
generali
valsero
a
chiarire
uno
stato
di
psicologia
delle
masse
di
notevole
importanza
:
il
processo
di
polarizzazione
agli
estremi
del
corpo
elettorale
.
La
sconfitta
di
Bonomi
a
Milano
e
il
limitato
seguito
di
Amendola
nel
Sud
contrapposti
al
successo
elettorale
del
Partito
comunista
,
chiarirono
il
progressivo
indebolimento
delle
tesi
medie
,
la
scarsa
fiducia
del
corpo
elettorale
in
quelle
soluzioni
costituzionali
che
miravano
ad
annullare
il
fatto
rivoluzionario
e
a
ricostituire
sulle
basi
del
1915
il
dominio
delle
classi
dirigenti
.
Il
paese
così
lasciò
intendere
di
esigere
la
reale
soluzione
del
problema
italiano
anche
sul
terreno
della
forza
.
Ad
ogni
modo
queste
elezioni
,
mentre
potenziarono
le
opposizioni
,
che
,
in
una
lotta
così
severa
,
selezionarono
dirigenti
e
gregari
,
accentuarono
notevolmente
la
crisi
fascista
,
dimostrando
a
tutti
gli
ingredienti
della
formazione
quale
distanza
separava
l
'
élite
dirigente
dai
propositi
rivoluzionari
della
massa
.
La
politica
delle
due
porte
aperte
veniva
,
dunque
,
battuta
in
breccia
sia
dalle
opposizioni
che
dal
fascismo
stesso
,
e
il
tentativo
di
creare
una
nuova
formazione
parlamentare
,
su
cui
appoggiarsi
,
cadeva
senza
risultato
.
Così
la
situazione
rivoluzionaria
della
periferia
si
ripercuoteva
nuovamente
al
centro
.
Il
fascismo
non
sa
servirsi
del
Parlamento
Ma
il
culmine
della
crisi
veniva
raggiunto
poco
dopo
quando
si
trattò
di
far
funzionare
il
Parlamento
.
Per
quanto
l
'
immaturità
del
paese
fosse
enorme
,
per
quanto
il
fascismo
intransigente
si
fosse
lasciato
convogliare
sul
terreno
parlamentare
,
non
appariva
possibile
,
quando
il
Parlamento
riaprì
i
suoi
battenti
,
consentire
alle
opposizioni
l
'
esercizio
del
controllo
.
Vi
era
,
dunque
,
una
situazione
estremamente
tesa
,
da
cui
era
difficile
uscire
,
perché
le
opposizioni
erano
portate
dalla
stessa
crisi
fascista
e
dal
rinnovato
voto
popolare
ad
esercitare
con
energia
la
critica
ai
metodi
del
governo
,
approfittando
dell
'
imbarazzo
in
cui
questo
si
trovava
di
dovere
,
da
una
parte
,
subire
l
'
intransigenza
dei
rivoluzionari
e
dall
'
altra
adottare
come
terreno
di
lotta
quello
parlamentare
assai
propizio
agli
avversari
.
Così
il
governo
non
sapeva
essere
né
giacobino
,
come
lo
volevano
i
fascisti
,
né
parlamentare
,
come
cercavano
di
farlo
essere
gli
oppositori
,
ma
doveva
mantenersi
in
una
linea
che
cumulava
tutti
gli
svantaggi
dei
due
sistemi
.
Ma
una
posizione
così
ibrida
non
poteva
durare
a
lungo
anche
perché
le
opposizioni
erano
interessate
ad
avvalersi
della
tribuna
e
delle
immunità
parlamentari
per
discutere
a
fondo
la
situazione
politica
.
Esse
si
sforzavano
di
trascinare
il
governo
sul
terreno
della
legalità
per
tentare
di
batterlo
.
Questa
tattica
non
poteva
,
d
'
altra
parte
,
che
rendere
assolutamente
debole
la
soluzione
governativa
,
e
rinforzare
l
'
estremismo
fascista
,
spingendolo
verso
le
estreme
conseguenze
.
Queste
giuste
previsioni
,
infatti
,
si
verificarono
puntualmente
all
'
apertura
del
Parlamento
.
La
prima
settimana
fu
una
solenne
beneficiata
per
le
opposizioni
,
specialmente
per
quelle
che
rinserravano
tutta
la
loro
critica
nell
'
astrattismo
legalitario
.
L
'
estremismo
fascista
era
furente
:
il
governo
era
disorientato
completamente
.
Il
delitto
Matteotti
In
tali
condizioni
di
cose
si
determinò
l
'
ambiente
in
cui
scoppiò
il
delitto
Matteotti
,
che
precipitò
di
colpo
la
situazione
.
Sotto
l
'
impressione
del
terribile
delitto
tutte
le
forze
di
opposizione
si
videro
improvvisamente
rinforzate
da
correnti
impetuose
di
opinione
pubblica
,
che
reclamavano
giustizia
contro
gli
assassini
e
mostravano
chiaramente
di
ritenere
coinvolto
,
almeno
nella
responsabilità
morale
,
il
governo
.
Di
fronte
a
queste
ondate
di
opinione
pubblica
assolutamente
imprevedute
dagli
organi
ministeriali
,
che
avevano
preso
per
moneta
contante
sia
il
consenso
che
la
calma
apparente
del
paese
,
Mussolini
si
vide
perduto
.
Le
sue
prime
dichiarazioni
furono
fredde
,
compassate
.
Egli
sperava
di
poter
ancora
mantenere
l
'
equilibrio
tra
le
diverse
correnti
in
lotta
.
Ma
l
'
affare
Matteotti
era
molto
più
grave
di
quello
che
il
fascismo
immaginava
,
perché
era
destinato
a
dare
la
prova
della
capacità
di
resistenza
della
debolissima
sutura
che
teneva
unite
correnti
così
disparate
,
sutura
che
consisteva
nella
abilità
trasformistica
del
duce
.
Mussolini
tenta
il
salvataggio
Sotto
la
pressione
continua
ed
incalzante
degli
avvenimenti
il
giuoco
sfuggì
completamente
di
mano
al
signor
Mussolini
,
che
,
assalito
dal
panico
,
accumulò
errori
su
errori
.
Probabilmente
se
egli
si
fosse
alzato
in
Parlamento
per
sostenere
la
tesi
del
delitto
di
Stato
nessuno
avrebbe
osato
reagire
,
ma
questa
tesi
richiedeva
altra
statura
ed
il
signor
Mussolini
si
era
già
rivelato
un
demagogo
senza
alcuna
passione
rivoluzionaria
.
Gli
avvenimenti
,
non
fronteggiati
con
rimedi
straordinari
,
e
secondo
l
'
unica
via
logica
che
ancora
rimaneva
aperta
,
ben
presto
soverchiarono
la
mediocre
prassi
governativa
dell
'
uomo
.
Di
fronte
allo
scoppio
di
morbosa
sensibilità
dell
'
opinione
pubblica
,
il
signor
Mussolini
non
seppe
far
altro
che
iniziare
egli
stesso
il
processo
al
regime
,
nella
segreta
speranza
di
aver
grazia
presso
gli
avversari
e
di
poter
continuare
la
politica
delle
due
porte
aperte
.
Sotto
questa
mediocre
impressione
egli
ordinò
l
'
arresto
dei
suoi
collaboratori
più
fidati
come
mandanti
in
omicidio
,
svelando
per
primo
al
paese
attonito
la
esistenza
di
una
vera
organizzazione
nihilista
annidata
nel
suo
gabinetto
.
Questo
primo
errore
colossale
partorì
gli
altri
,
perché
rese
possibile
il
ritorno
controffensivo
dei
fiancheggiatori
.
Questi
avevano
già
permeato
il
movimento
fascista
sperando
di
poter
rivolgere
Mussolini
in
funzione
di
conservazione
,
ma
di
fronte
alla
sua
politica
anodina
stavano
sempre
in
vedetta
per
evitare
che
il
temperamento
del
duce
giocasse
loro
qualche
sorpresa
.
Soprattutto
sospettavano
le
origini
rivoluzionarie
dell
'
uomo
e
del
movimento
,
e
dall
'
esperienza
di
quel
primo
periodo
di
governo
avevano
già
tratto
la
convinzione
che
occorresse
liberarsi
dal
fascismo
per
evidenti
ragioni
di
conservazione
.
Non
parve
,
perciò
,
che
dovessero
attendere
un
'
altra
occasione
per
svolgere
la
loro
contromarcia
difensiva
.
La
manovra
fiancheggiatrice
Invano
Mussolini
tentò
galvanizzare
la
crisi
rinunziando
al
portafogli
dell
'
Interno
e
silurando
De
Bono
nel
posto
di
direttore
generale
della
P
.
S
.
:
i
fiancheggiatori
incalzarono
,
fatti
sempre
più
esperti
della
debolezza
avversaria
.
In
verità
questa
politica
fiancheggiatrice
aveva
il
vantaggio
di
costituire
un
centro
di
manovra
,
che
,
mentre
avrebbe
potuto
costringere
Mussolini
,
con
la
quotidiana
minaccia
di
secessione
,
ad
abbracciare
definitivamente
la
politica
normalizzatrice
,
si
prospettava
già
come
elemento
di
stabilizzazione
nel
caso
di
vittoria
delle
opposizioni
.
Oltre
di
ciò
questo
centro
sperava
di
poter
seguire
e
sfruttare
tutte
le
emozioni
della
piccola
borghesia
che
tornava
ad
orientarsi
verso
le
così
dette
soluzioni
democratiche
,
e
minacciava
,
perciò
,
di
diventare
preda
delle
opposizioni
.
Era
in
sostanza
questa
una
politica
a
doppia
faccia
che
faceva
sperare
ai
fiancheggiatori
di
essere
in
ogni
caso
presenti
alla
successione
.
Essi
ritenevano
di
aver
costruito
sempre
la
vera
forza
del
fascismo
e
perciò
si
tenevano
convinti
di
poterlo
obbligare
ad
agire
secondo
i
loro
desideri
o
di
poterlo
uccidere
sol
che
avessero
voluto
.
Di
fronte
a
questa
manovra
Mussolini
adottò
la
solita
politica
pendolare
:
annunziò
la
legalizzazione
al
Senato
per
non
accentuare
le
preoccupazioni
costituzionali
dei
patres
conscripti
,
ed
esaltò
lo
spirito
bellicoso
degli
squadristi
nelle
adunate
regionali
;
profittò
dell
'
uccisione
del
deputato
Casalini
per
dar
risalto
alla
disciplina
del
suo
partito
e
disconobbe
ogni
valore
alla
secessione
parlamentare
delle
opposizioni
,
dichiarandosi
pago
di
governare
attraverso
le
comparse
della
maggioranza
.
Ma
questo
giuoco
non
aveva
più
probabilità
di
riuscita
di
fronte
al
contegno
dei
ceti
dirigenti
che
cercavano
disperatamente
di
potenziare
il
giuoco
dei
fiancheggiatori
.
Così
assistemmo
ad
una
serie
di
fatti
rivelatori
della
manovra
di
accerchiamento
,
che
impedivano
assolutamente
al
governo
di
ripetere
con
successo
il
suo
moto
pendolare
:
distacco
dei
mutilati
e
dei
combattenti
,
distacco
dei
liberali
di
sinistra
,
distacco
dei
giolittiani
.
Con
un
crescendo
continuo
Mussolini
veniva
ricacciato
verso
l
'
estremismo
farinacciano
,
mobilitandogli
contro
una
per
una
le
stesse
forze
che
nel
1922
lo
avevano
aiutato
ad
agguantare
il
potere
.
V
Il
Mezzogiorno
e
lo
Stato
unitario
Le
basi
storiche
della
conquista
regia
nel
Mezzogiorno
La
conquista
regia
trovò
il
suo
campo
classico
di
applicazione
nel
Mezzogiorno
che
,
pur
avendo
dato
all
'
Italia
i
primi
annunzi
di
libertà
si
accorse
all
'
indomani
dell
'
impresa
garibaldina
,
di
essere
stato
conquistato
.
Eppure
,
il
Mezzogiorno
elaborò
la
filosofia
della
Destra
storica
,
dottrina
classica
del
liberalismo
italiano
,
e
contribuì
potentemente
con
gli
albertisti
,
cioè
con
i
patrioti
sostenitori
dell
'
unificazione
attraverso
l
'
opera
della
Casa
Sabauda
,
a
formare
e
dirigere
il
nuovo
Stato
!
Ad
un
primo
esame
non
si
riesce
,
perciò
,
a
comprendere
perché
il
centralismo
piemontese
poté
estendersi
anche
nel
Sud
,
tutto
livellando
sotto
l
'
uniformità
di
schemi
elaborati
nei
freddi
uffici
della
burocrazia
.
Nell
'
incomprensione
di
questo
fenomeno
si
rischia
così
di
giustificare
,
senza
critica
,
il
più
cieco
e
brutale
unitarismo
,
come
di
non
afferrare
il
potente
contenuto
libertario
e
le
ragioni
storiche
che
accreditano
sempre
più
le
dottrine
autonomiste
.
Centralismo
meridionale
Fattori
naturali
e
fattori
morali
impedirono
al
Mezzogiorno
d
'
Italia
-
dopo
che
la
colonizzazione
ellenica
,
sempre
ristretta
alle
coste
e
impedita
di
diffondersi
nell
'
interno
dall
'
ostilità
delle
popolazioni
barbare
di
pastori
,
fu
sopraffatta
dall
'
occupazione
romana
-
di
svolgere
una
sua
originale
civiltà
.
Forse
furono
inizio
della
sua
decadenza
le
terribili
stragi
ed
i
saccheggi
della
guerra
contro
Pirro
e
della
seconda
punica
,
che
,
secondo
il
Beloch
,
determinarono
una
sensibile
diminuzione
di
popolazione
,
e
la
susseguente
conquista
dell
'
Africa
,
che
costituendo
questa
colonia
in
granaio
dell
'
Impero
,
tolse
importanza
alla
cerealicoltura
della
Sicilia
e
del
Mezzogiorno
continentale
:
certo
è
che
mentre
la
vita
municipale
del
Nord
seppe
superare
le
invasioni
barbariche
,
ed
imporre
ai
conquistatori
di
adattarsi
ad
essa
,
obbligando
specialmente
i
longobardi
,
che
ebbero
dominio
più
lungo
e
più
stabile
,
ad
adottare
un
ordinamento
militare
frazionato
,
che
rispondeva
alle
esigenze
di
tanti
centri
autonomi
di
vita
,
lo
squallore
dell
'
ambiente
rurale
del
Sud
ed
il
sopraggiunto
isolamento
commerciale
facilitarono
il
costituirsi
di
un
organismo
accentrato
ed
ereditario
quale
fu
il
ducato
di
Benevento
,
con
scarsa
luce
di
cultura
,
seppur
capace
di
resistere
militarmente
alla
potenza
carolingia
,
estesasi
agevolmente
fino
alle
rive
del
Garigliano
.
Nel
ducato
di
Benevento
era
un
primo
abbozzo
del
Regno
,
quale
poi
riuscirono
a
formarlo
i
normanni
,
quando
liberarono
la
costa
dai
bizantini
e
la
vicina
Sicilia
dai
saraceni
,
eredi
gli
uni
e
gli
altri
delle
tradizioni
elleniche
e
puniche
.
Da
allora
questa
vasta
parte
d
'
Italia
di
scarsa
fertilità
,
dove
rare
sono
le
piogge
e
i
fiumi
hanno
carattere
torrentizio
,
contraddistinta
dal
latifondo
e
dalle
colture
estensive
,
visse
separata
dal
resto
della
penisola
,
e
,
dopo
la
conquista
angioina
,
conferì
ogni
facoltà
direttiva
,
ogni
forma
di
attività
spirituale
a
Napoli
,
la
grande
e
gloriosa
parassita
in
continuo
aumento
,
perché
tutte
le
intelligenze
,
le
energie
del
Regno
vi
confluivano
ad
accrescere
l
'
autorità
ed
il
fasto
di
una
corte
che
voleva
emulare
lo
splendore
di
quella
di
Francia
.
I
normanni
fondarono
il
Regno
,
limitarono
i
poteri
,
fissarono
gli
obblighi
militari
,
riconobbero
i
titoli
d
'
investitura
dei
baroni
,
con
Ruggero
agevolarono
la
vita
municipale
,
garantendo
alle
università
la
facoltà
di
liberamente
regolarsi
secondo
i
propri
usi
,
costumi
e
consuetudini
,
ed
introdussero
diverse
arti
e
manifatture
nel
Regno
,
tra
cui
importantissima
l
'
industria
della
seta
,
divenuta
in
seguito
oggetto
di
un
attivissimo
commercio
.
Federico
di
Svevia
,
seguendo
la
loro
tradizione
,
dette
allo
Stato
un
più
sicuro
ordinamento
e
quasi
precorse
la
formazione
della
grande
monarchia
assoluta
e
burocratica
,
che
si
delineò
in
Europa
nel
secolo
XVI
ed
arrivò
al
suo
apogeo
nel
secolo
XVIII
.
Egli
infatti
,
perché
non
seguissero
il
pericoloso
esempio
dei
comuni
del
Nord
,
rintuzzò
le
velleità
autonomiste
delle
città
e
contemporaneamente
vietò
tutte
le
degenerazioni
dell
'
ordinamento
feudale
,
proibì
ai
baroni
ogni
altra
giurisdizione
al
di
fuori
di
quella
civile
di
primo
grado
,
e
tenne
così
alta
l
'
autorità
dei
judiciarii
,
da
renderla
paragonabile
solo
a
quella
dei
grandi
ufficiali
provinciali
del
potere
esecutivo
nell
'
età
moderna
.
Ma
la
conquista
angioina
e
l
'
insurrezione
siciliana
-
l
'
una
allentando
i
freni
alla
feudalità
,
l
'
altra
troncando
ogni
possibilità
di
espansione
della
monarchia
verso
il
Sud
e
l
'
Oriente
-
dovevano
deprimere
e
modificare
questa
relativamente
dignitosa
organizzazione
statale
a
cui
le
altre
parti
d
'
Italia
guardavano
con
deferente
meraviglia
.
L
'
azione
antifeudale
della
monarchia
assoluta
e
la
formazione
della
borghesia
terriera
Il
Mezzogiorno
,
offerto
all
'
alta
banca
fiorentina
come
colonia
di
sfruttamento
economico
,
taglieggiato
dal
feudalismo
,
immiserito
dal
distacco
della
Sicilia
e
dalle
conseguenti
guerre
,
cominciò
a
precipitare
verso
la
rovina
,
e
,
nonostante
la
parentesi
aragonese
,
in
cui
fu
possibile
un
relativo
rifiorimento
delle
università
demaniali
e
feudali
,
non
si
riebbe
più
,
finché
il
successivo
periodo
viceregale
e
la
folle
tracotanza
dei
baroni
non
lo
spinse
in
una
situazione
di
degenerazione
anarchica
,
che
accrebbe
di
mille
doppi
le
sue
miserie
.
In
verità
molte
accuse
sono
state
lanciate
alla
dinastia
borbonica
specialmente
da
parte
dei
liberali
negli
ultimi
anni
del
suo
dominio
,
e
nella
sua
politica
liberticida
venne
identificata
l
'
origine
della
maggior
parte
delle
disgrazie
meridionali
di
cui
il
governo
"
negatore
di
Dio
"
parve
avesse
assunto
tutte
le
responsabilità
.
Ma
è
giustizia
riconoscere
che
la
politica
borbonica
fu
quasi
sempre
superiore
alla
sua
fama
,
e
che
molte
colpe
attribuitele
furono
piuttosto
il
risultato
di
una
complessa
eredità
storica
,
di
cui
il
primo
e
più
grande
merito
spetta
alla
politica
economica
spagnuola
,
arrendatrice
-
per
usare
un
vocabolo
dell
'
epoca
-
oltre
ogni
limite
non
di
giustizia
ma
di
umanità
.
Certo
è
che
nel
periodo
feudale
la
dinastia
borbonica
,
con
Carlo
III
e
Ferdinando
IV
,
tentò
liberarsi
dal
peso
morto
del
feudalismo
sia
ponendo
riparo
alle
offese
recate
dalla
giustizia
baronale
,
con
il
largo
uso
delle
più
squisite
prerogative
regie
-
la
grazia
e
l
'
indulto
-
sia
rigettando
la
pretesa
che
i
diritti
feudali
dovessero
essere
privilegiati
e
preferiti
come
quelli
fiscali
,
sia
organizzando
la
regia
polizia
.
E
il
suo
tentativo
antifeudale
giunse
fino
ad
emanare
l
'
editto
del
1792
,
rimasto
sì
senza
utile
effetto
,
ma
memorabile
per
il
suo
significato
,
col
quale
,
sciogliendo
ogni
promiscuità
d
'
usi
e
conservando
i
diritti
dei
coloni
perpetui
,
si
davano
a
censo
,
con
assoluta
prelazione
dei
nullatenenti
,
i
demani
,
sia
feudali
che
universali
.
In
verità
questo
tentativo
borbonico
di
riprendere
la
funzione
dell
'
assolutismo
illuminato
,
che
un
secolo
prima
avrebbe
potuto
ancora
svolgere
un
vero
e
proprio
tema
di
politica
nazionale
,
era
ormai
svalutato
da
necessità
storiche
europee
,
che
,
preparando
la
rivoluzione
francese
,
superavano
del
tutto
la
concezione
dell
'
assolutismo
.
Fu
perciò
,
che
lo
svolgimento
più
pieno
della
lotta
antifeudale
poté
esplicarsi
nel
periodo
francese
,
contemporaneamente
al
tentativo
di
diffondere
anche
nel
Mezzogiorno
le
istituzioni
rappresentative
.
Da
questo
momento
lotta
sociale
e
lotta
politica
si
fusero
e
i
dati
storici
della
monarchia
assoluta
vennero
messi
in
discussione
anche
nel
Mezzogiorno
.
Infatti
a
chi
imprenda
a
studiare
la
storia
del
Regno
delle
Due
Sicilie
dal
prorompere
del
primo
anelito
di
libertà
nella
Repubblica
partenopea
fino
alla
unificazione
italiana
,
non
potrà
sfuggire
un
fenomeno
sociale
che
è
la
chiave
di
volta
di
ogni
avvenimento
posteriore
.
Intendiamo
accennare
al
sorgere
e
pervenire
a
maturità
politica
di
una
nuova
classe
sociale
,
che
acquista
sempre
più
autonomia
e
caratteristiche
proprie
:
la
borghesia
rurale
.
Questa
classe
si
componeva
non
soltanto
dei
proprietari
terrieri
,
ma
anche
di
magistrati
,
avvocati
,
medici
,
impiegati
,
che
data
la
struttura
economico
sociale
del
Mezzogiorno
non
erano
altro
che
una
propaggine
dell
'
organizzazione
della
proprietà
fondiaria
.
La
sua
origine
si
deve
ricercare
nell
'
azione
antibaronale
della
monarchia
,
diretta
a
ricondurre
ad
unità
la
proprietà
terriera
,
spezzando
i
vincoli
particolari
ad
essa
imposti
sotto
il
nome
generico
di
usi
civici
,
e
sostituendo
la
piccola
alla
grande
proprietà
.
Ma
la
spinta
maggiore
alla
formazione
di
questa
classe
fu
data
dalla
rivoluzione
partenopea
,
che
,
con
le
leggi
eversive
della
feudalità
accelerò
il
trapasso
economico
della
proprietà
ai
ceti
borghesi
che
da
pochi
anni
sorgevano
dalla
massa
confusa
del
proletariato
rurale
.
Le
ragioni
giuridiche
formali
che
giustificavano
la
lotta
alla
feudalità
furono
brillantemente
riassunte
dai
giuspubblicisti
,
che
si
occuparono
del
tema
,
nel
vantaggio
della
classe
padronale
di
favorire
la
trasformazione
del
feudo
in
allodio
,
per
acquistare
più
larga
possibilità
di
sfruttamento
della
sua
proprietà
,
e
nel
compenso
che
il
popolo
avrebbe
tratto
dalle
quotizzazioni
in
cambio
della
sparizione
storica
dei
diversi
usi
civici
.
Ma
queste
ragioni
se
trovano
giustificazione
sociale
nella
generale
tendenza
del
secolo
ad
una
maggiore
e
più
intima
appropriazione
delle
fonti
di
produzione
della
ricchezza
e
,
quindi
,
nel
Mezzogiorno
,
della
terra
,
furono
nell
'
applicazione
pratica
assai
lungi
dal
realizzare
quei
criteri
di
giustizia
astratta
da
cui
movevano
i
sostenitori
delle
riforme
.
Tanto
vero
che
la
questione
demaniale
riaffiora
ad
ogni
movimento
che
sembra
scuotere
il
dominio
delle
classi
dirigenti
;
e
non
è
gran
tempo
che
lo
stesso
fascismo
a
mezzo
di
Arrigo
Serpieri
tornava
ad
elaborare
le
ragioni
ideali
di
giustizia
che
inutilmente
nel
1799
e
nel
1861
erano
state
invocate
.
In
effetto
,
le
leggi
eversive
della
feudalità
servirono
molto
più
a
potenziare
la
borghesia
rurale
in
formazione
che
a
sollevare
le
misere
condizioni
del
popolo
,
perché
le
rivendiche
contro
gli
usurpatori
-
in
massima
parte
borghesi
,
-
non
essendo
state
condotte
a
fondo
,
non
eliminarono
le
cause
di
ingiustizia
,
e
le
quotizzazioni
rimasero
quasi
del
tutto
senza
esito
perché
numerosissime
furono
le
quote
non
assegnate
per
mancanza
di
richieste
e
più
ancora
furono
quelle
retrocesse
per
mancanza
di
capitali
occorrenti
per
la
messa
a
coltura
.
Molte
altre
infine
furono
vendute
con
contratti
simulati
agli
stessi
usurpatori
,
malgrado
il
divieto
della
legge
.
Fu
così
che
tutto
il
sistema
giuridico
di
eversione
della
feudalità
non
riuscì
ad
altro
scopo
che
ad
elaborare
storicamente
la
borghesia
rurale
.
Essa
si
venne
un
po
'
da
per
tutto
sostituendo
alla
vecchia
classe
feudale
,
di
cui
assorbì
per
conseguenza
la
funzione
economica
,
contrapponendosi
,
con
eguale
tenacia
,
allo
sforzo
di
rivendicazione
delle
classi
più
umili
.
Lentamente
la
sua
forza
cominciò
a
divenire
così
notevole
che
i
Borboni
,
tornati
dopo
la
parentesi
repubblicana
,
si
cominciarono
a
preoccupare
,
intuendo
,
per
quanto
vagamente
,
di
trovarsi
in
presenza
di
una
classe
politicamente
rivoluzionaria
.
Essi
cercarono
porvi
un
riparo
,
dichiarando
solennemente
con
Ferdinando
I
,
che
la
feudalità
-
ostile
,
più
che
ad
altri
,
allo
stesso
sistema
monarchico
-
non
sarebbe
stata
ripristinata
.
Ma
questo
gesto
politico
non
ebbe
molta
risonanza
per
un
complesso
di
ragioni
che
si
possono
ricondurre
sotto
due
ordini
di
idee
:
1
)
la
necessità
per
la
borghesia
rurale
di
conquistare
il
potere
politico
,
dopo
aver
conquistato
il
potere
economico
allo
scopo
di
garantirsi
sia
da
eventuali
ritorni
feudali
che
da
ulteriori
sviluppi
proletari
;
2
)
l
'
adesione
della
borghesia
più
intelligente
alle
idee
illuministiche
della
rivoluzione
francese
,
come
sviluppo
storico
politico
del
sistema
economico
di
cui
era
un
prodotto
.
La
politica
borbonica
e
l
'
equivoco
liberale
Nacque
così
un
formidabile
equivoco
che
non
poco
contribuì
a
potenziare
la
rivoluzione
italiana
,
perché
,
mentre
la
borghesia
economicamente
conservatrice
,
fu
costretta
ad
esser
politicamente
rivoluzionaria
,
la
monarchia
,
che
aveva
potentemente
contribuito
con
la
sua
lotta
antifeudale
a
crearne
le
fortune
economiche
,
e
,
anche
dopo
il
processo
di
maturazione
,
aderiva
strettamente
ai
dati
economici
del
dominio
della
nuova
classe
,
non
comprese
che
il
concetto
dell
'
assolutismo
era
divenuto
ormai
antistorico
e
che
invece
sarebbe
stato
assai
facile
costruire
con
gli
stessi
interessi
borghesi
un
saldo
sistema
di
conservazione
monarchica
.
E
questo
equivoco
,
mentre
fu
fatale
alla
dinastia
borbonica
,
che
perdette
il
trono
nella
lotta
che
ne
seguì
,
pose
le
prime
basi
della
conquista
piemontese
,
perché
polarizzò
,
attraverso
una
lunga
serie
di
vicende
e
di
errori
,
che
non
è
compito
dell
'
opera
specificare
,
le
speranze
dei
liberali
napoletani
verso
il
Piemonte
,
come
sola
forza
unificatrice
d
'
Italia
.
Né
occorre
meravigliarsi
di
questa
polarizzazione
,
sia
perché
i
cosiddetti
liberali
napoletani
erano
sostanzialmente
dei
conservatori
,
sia
perché
il
loro
ideale
politico
era
monarchico
.
Si
pone
così
fin
da
quest
'
epoca
la
caratteristica
principale
del
liberalismo
meridionale
consistente
nello
sforzo
della
borghesia
di
risolvere
,
nel
generale
problema
dell
'
unificazione
d
'
Italia
,
la
necessità
del
suo
dominio
regionale
.
In
sostanza
i
liberali
meridionali
trovavano
nel
centralismo
piemontese
l
'
incarnazione
giuridico
burocratica
di
quell
'
ideale
politico
,
verso
cui
,
invano
,
avevano
cercato
di
spingere
l
'
assolutismo
borbonico
.
Nessuno
,
quindi
,
si
meraviglierà
che
la
conquista
regia
divenisse
il
loro
ideale
,
anche
se
furono
costretti
a
lottare
in
nome
di
quello
Stato
che
Bertrando
Spaventa
e
Camillo
De
Meis
avevano
sognato
anacronisticamente
di
fondare
in
un
paese
che
non
aveva
saputo
nemmeno
potenziare
di
tutte
le
sue
ragioni
lo
Stato
assoluto
.
Cosicché
,
quando
nel
1860
l
'
isolamento
diplomatico
,
la
ribellione
della
Sicilia
e
l
'
audace
impresa
garibaldina
segnarono
l
'
ultima
ora
del
regno
borbonico
,
l
'
unione
del
paese
era
già
avvenuta
sulla
base
della
fusione
dei
due
centralismi
e
sulla
mutuazione
fra
l
'
astrattismo
istituzionale
piemontese
e
la
realtà
semifeudale
del
Mezzogiorno
.
L
'
azione
antifeudale
durante
la
luogotenenza
Unificato
il
regno
queste
direttive
continuarono
.
Però
lo
studioso
non
può
non
rilevare
lo
sforzo
del
governo
luogotenenziale
per
riprendere
le
classiche
direttive
antifeudali
.
Fiorì
così
nuovamente
la
legislazione
demaniale
e
le
istruzioni
ministeriali
parlarono
ancora
una
volta
di
ingiustizie
commesse
,
di
torti
da
riparare
,
di
rivendiche
da
sperimentare
.
Tutto
ciò
derivò
evidentemente
da
fenomeni
d
'
incomprensione
storica
perché
la
burocrazia
del
nuovo
regime
,
credendo
di
dover
continuare
la
rivoluzione
,
non
trovò
di
meglio
che
riattaccarsi
alle
armi
illuministiche
della
vecchia
Repubblica
partenopea
e
muovere
in
guerra
contro
il
feudalismo
.
La
nuova
borghesia
naturalmente
lasciò
fare
fino
a
quando
la
legislazione
eversiva
,
attaccando
gli
ultimi
residui
della
feudalità
,
le
permise
di
completare
la
sua
opera
di
irrobustimento
economico
.
Oltre
questo
limite
invece
il
conquistato
potere
servì
a
scongiurare
ogni
iattura
economica
.
Infatti
i
borghesi
,
impadronitisi
della
rappresentanza
politica
delle
province
e
dei
comuni
,
posero
ogni
specie
di
ostacolo
all
'
azione
antifeudale
,
impedirono
cioè
che
le
riforme
legislative
si
risolvessero
in
effettivo
beneficio
delle
classi
più
umili
.
Così
gli
usurpatori
divenuti
grandi
elettori
,
stroncarono
ogni
azione
rivoluzionaria
diretta
contro
il
loro
dominio
.
Veramente
questo
prepotere
della
borghesia
rurale
poté
sorgere
ed
affermarsi
,
perché
mancava
quasi
del
tutto
l
'
industria
e
l
'
immaturità
politica
e
civile
delle
altre
classi
era
smisurata
.
Ma
esso
fu
ottenuto
ad
un
prezzo
assai
caro
:
l
'
abbandono
di
ogni
pretesa
di
controllo
sullo
Stato
e
l
'
adesione
incondizionata
alla
politica
dei
ceti
dominanti
del
Nord
.
Nella
loro
terribile
immaturità
politica
,
nel
loro
gretto
particolarismo
i
borghesi
meridionali
non
compresero
che
il
loro
dominio
era
quanto
mai
labile
perché
privo
del
controllo
sullo
Stato
,
non
si
accorsero
che
i
loro
interessi
venivano
manomessi
,
che
la
giustizia
distributiva
veniva
conculcata
e
si
lasciarono
spingere
sempre
più
nel
chiuso
orizzonte
degl
'
interessi
locali
.
Lo
Stato
italiano
,
assolutamente
privo
di
ogni
velleità
etica
,
di
fronte
al
chiuso
particolarismo
di
questa
classe
meridionale
,
ebbe
un
giuoco
assai
facile
perché
la
sua
linea
di
politica
generale
coincise
con
la
stretta
mentalità
dei
popoli
conquistati
.
Tutta
l
'
azione
unitaria
nel
Mezzogiorno
dimostrò
quanto
fosse
radicata
la
prassi
del
governo
paterno
e
quanto
poco
pericolo
avrebbe
corso
il
Borbone
se
avesse
tenuto
fede
alla
costituzione
.
Le
critiche
della
Destra
storica
Veramente
questa
situazione
di
cose
non
rimase
senza
reazione
specialmente
per
opera
della
destra
liberale
,
ma
si
trattò
di
critiche
teoriche
che
,
se
servirono
a
porre
i
fondamenti
della
questione
meridionale
,
non
poterono
avere
alcuna
utilità
pratica
.
Il
pensiero
della
Destra
storica
,
postulando
la
necessità
di
creazione
dello
Stato
moderno
come
sostanza
etica
di
un
popolo
pervenuto
a
coscienza
di
sé
,
faceva
implicitamente
,
in
sede
filosofica
,
la
critica
al
processo
di
formazione
dello
Stato
unitario
,
per
quanto
non
fosse
più
in
grado
di
tradurre
in
dati
storici
le
postulazioni
ideali
.
Questa
critica
,
se
da
una
parte
investiva
il
problema
centrale
dello
Stato
italiano
come
conquista
regia
,
dall
'
altra
aggrediva
già
la
questione
meridionale
come
malattia
,
che
restringeva
la
completa
circolazione
della
Nazione
.
Specialmente
dopo
la
caduta
parlamentare
di
questo
partito
,
e
dopo
che
tutte
le
formazioni
borbonicamente
conservatrici
si
furono
gettate
nella
politica
trasformistica
inaugurata
dalla
Sinistra
,
il
pensiero
della
Destra
divenne
profondamente
rivoluzionario
.
Le
dottrine
sull
'
autonomismo
,
sul
decentramento
,
sulle
garanzie
costituzionali
,
la
critica
violenta
ai
sistemi
dello
Stato
di
polizia
,
che
continuamente
emerge
non
appena
si
scrosta
la
vernice
legalitaria
,
l
'
odio
per
la
transazione
e
per
il
compromesso
costituirono
le
armi
della
battaglia
che
la
Destra
liberale
ingaggiò
contro
quello
Stato
unitario
che
essa
stessa
aveva
potentemente
contribuito
a
creare
.
Ma
se
questa
contraddizione
intrinseca
e
l
'
immaturità
generale
del
paese
fecero
apparire
come
antistorica
questa
seconda
fase
dell
'
attività
politica
della
Destra
,
non
si
può
disconoscere
che
ad
essa
si
deve
di
aver
seminato
i
primi
germi
della
critica
alla
politica
unitaria
,
ed
aver
iniziato
il
logorio
del
regime
.
Si
trattava
,
però
,
di
una
critica
ad
assai
lunga
scadenza
e
tutti
i
maggiori
uomini
politici
della
Destra
morirono
nella
tristezza
di
un
fallimento
ideale
senza
confine
.
La
borghesia
meridionale
si
assicura
il
dominio
attraverso
il
trasformismo
Ridotta
così
in
un
ambito
puramente
regionale
,
la
vita
politica
del
Mezzogiorno
illanguidì
.
Perfino
quei
prodigi
di
pensiero
individuale
di
cui
ci
aveva
dato
così
perspicuo
esempio
la
Destra
,
scomparvero
.
Divenuta
padrona
del
campo
,
la
borghesia
rurale
adeguò
ogni
sforzo
politico
alla
sua
mentalità
particolarista
.
Dovunque
fu
istituito
il
partito
del
medico
condotto
contro
quello
del
farmacista
,
e
del
segretario
comunale
contro
quello
del
maestro
fiduciario
:
una
lotta
di
feudalismi
per
impadronirsi
del
municipio
e
di
là
favorire
i
fedeli
ed
opprimere
gli
avversari
.
Tutta
la
lotta
,
dunque
,
si
organizzò
intorno
alla
cassa
del
Comune
,
e
sugli
addebiti
amministrativi
la
prefettura
riuscì
ad
innestare
una
serie
di
ricatti
legali
a
favore
dei
partiti
dominanti
.
È
perciò
che
d
'
allora
i
partiti
meridionali
sono
stati
,
per
lo
meno
tendenzialmente
,
ministeriali
.
Infatti
,
se
essi
sono
al
potere
,
debbono
essere
ministeriali
per
evitare
le
noie
delle
inchieste
amministrative
;
se
,
invece
,
sono
all
'
opposizione
,
aspirano
al
favore
del
governo
per
poter
detronizzare
gli
avversari
.
In
tale
condizione
di
cose
l
'
organizzazione
politica
meridionale
non
poteva
consistere
che
in
una
mediazione
continua
tra
i
vari
governi
succedentisi
al
centro
e
le
inerti
masse
meridionali
,
assenti
dalle
istituzioni
:
mediazione
esercitata
dai
deputati
,
che
portavano
ai
governi
in
carica
i
voti
e
la
tranquillità
delle
masse
meridionali
,
e
ne
ricevevano
favoritismi
ed
impunità
per
i
loro
protetti
.
Così
avvenne
che
il
popolo
,
il
quale
credeva
,
deponendo
una
scheda
,
di
compiere
un
atto
rivoluzionario
,
finì
per
votare
i
suoi
aguzzini
,
perché
il
deputato
è
,
quasi
sempre
,
soltanto
l
'
eletto
del
sindaco
,
ed
il
governo
in
carica
,
per
ottenere
il
voto
del
deputato
,
deve
proteggere
il
sindaco
.
Sorse
,
quindi
,
nel
paese
il
trasformismo
,
perché
esisteva
,
in
ogni
momento
,
nel
Parlamento
una
massa
di
votanti
,
ansiosi
del
favore
ministeriale
,
necessitati
dallo
stesso
sistema
elettoralistico
,
di
cui
erano
la
espressione
,
a
chiedere
sussidio
per
i
pochi
interessi
privati
che
rappresentavano
ed
esisteva
,
in
ogni
momento
,
anche
per
governi
,
che
nel
paese
erano
in
nettissima
minoranza
,
la
possibilità
di
creare
durature
combinazioni
politiche
,
cementando
,
attraverso
una
sintesi
non
hegeliana
,
gli
interessi
di
qualche
gruppo
del
Nord
con
gli
affari
di
tutti
i
ladruncoli
dichiarati
contabili
del
Sud
.
Né
si
poteva
uscire
da
questo
sistema
votando
per
le
opposizioni
,
perché
queste
,
prodotto
dello
stesso
clima
storico
e
sociale
,
non
aspiravano
ad
altro
che
a
soppiantare
i
deputati
di
maggioranza
nella
loro
funzione
trasformistica
.
Due
meridionalisti
:
Giustino
Fortunato
,
Antonio
De
Viti
De
Marco
Contro
la
politica
unitaria
però
continuò
la
critica
delle
élites
liberali
.
Senonché
,
a
mano
a
mano
che
il
nuovo
Stato
funzionava
e
metteva
,
perciò
,
a
nudo
le
sue
deficienze
ideali
,
questa
critica
si
allontanava
dai
cieli
della
astrazione
teorica
,
ove
in
massima
parte
l
'
aveva
spinta
la
Destra
liberale
,
per
concretarsi
in
atteggiamenti
di
maggiore
aderenza
alla
realtà
.
Fu
così
che
in
mezzo
a
tanta
miseria
sorsero
i
primi
germi
della
vita
.
Con
quel
processo
caratteristico
delle
grandi
questioni
storiche
,
che
sono
casi
di
coscienza
individuale
,
prim
'
ancora
di
divenire
patrimonio
di
élites
,
l
'
elaborazione
critica
della
questione
meridionale
si
affermò
per
opera
di
due
isolati
:
Giustino
Fortunato
ed
Antonio
De
Viti
De
Marco
.
Il
primo
dal
cuore
della
Basilicata
pietrosa
intese
tutta
l
'
ironia
del
mito
vergiliano
della
fecondità
meridionale
,
e
armato
degli
ultimi
risultati
degli
studi
geologici
,
geografici
,
storici
ed
agrologici
,
mosse
guerra
ai
parti
della
fantasia
poetica
,
prospettando
l
'
inferiorità
del
Mezzogiorno
come
fatale
.
Discendendo
culturalmente
da
quella
scuola
liberale
che
aveva
teorizzato
la
felicità
nazionale
,
egli
invocò
indirizzi
generali
di
governo
atti
a
riparare
le
ingiustizie
storiche
dell
'
unità
,
e
,
sentendosi
unico
veggente
in
una
terra
di
ciechi
,
rivestì
le
sue
perorazioni
di
un
tale
profondo
pessimismo
,
che
ancor
'
oggi
le
sue
pagine
destano
un
'
accorata
commozione
.
Però
il
suo
orizzonte
politico
non
andò
oltre
la
concezione
storica
dello
Stato
italiano
,
e
,
perciò
,
la
profonda
reazione
spirituale
verso
le
classi
trasformiste
del
suo
paese
,
gli
vietò
d
'
intendere
le
possibilità
rivoluzionarie
del
decentramento
amministrativo
.
Il
secondo
,
partendo
dal
liberalismo
economico
che
è
il
primo
scheletro
di
ogni
sistema
liberale
,
svelò
al
Mezzogiorno
tutto
il
danno
proveniente
dal
protezionismo
doganale
,
instaurato
a
beneficio
di
poche
industrie
privilegiate
,
e
a
danno
della
produzione
agricola
-
principale
,
se
non
unica
,
fonte
di
vita
della
Nazione
e
del
Mezzogiorno
-
e
con
il
suo
apostolato
trentennale
cercò
saldare
le
poche
forze
antiprotezioniste
del
Nord
con
le
rappresentanze
del
Mezzogiorno
per
un
'
azione
comune
.
Ma
entrambi
fallirono
al
loro
scopo
,
perché
,
isolati
dal
loro
pessimismo
e
dall
'
immaturità
generale
del
paese
,
concepirono
il
male
sub
specie
aeternitatis
,
e
sperarono
salute
soltanto
dall
'
azione
dello
Stato
,
senza
poter
ancor
intravvedere
le
forze
autonome
da
gettare
nel
fervore
della
battaglia
.
Gaetano
Salvemini
e
l
'
"
Unità
"
Questa
posizione
statica
venne
,
però
,
ben
presto
superata
dalla
critica
salveminiana
all
'
azione
del
partito
socialista
italiano
.
Figlio
di
quella
Puglia
,
ove
intorno
al
latifondo
ed
alla
coltura
estensiva
dei
cereali
cozzano
le
plebi
sterminate
contro
ristrette
classi
di
proprietari
,
Gaetano
Salvemini
fu
portato
dal
suo
stesso
tentativo
di
istituire
la
lotta
di
classe
nel
Mezzogiorno
ad
elaborare
la
critica
di
quel
partito
socialista
italiano
,
che
nel
Settentrione
,
elevando
le
plebi
,
stabiliva
interi
i
termini
liberali
della
lotta
politica
.
Analizzando
tale
azione
,
si
presentava
imprescindibile
la
necessità
di
spiegare
il
perché
dell
'
insuccesso
socialista
nel
Mezzogiorno
e
delle
sue
deformazioni
in
quelle
poche
zone
ove
il
nuovo
verbo
era
riuscito
ad
attecchire
.
Evidentemente
vi
era
qualche
cosa
che
era
estranea
all
'
ambiente
meridionale
e
che
impediva
l
'
unità
del
movimento
socialista
,
qualche
cosa
che
non
era
connaturale
al
marxismo
,
ma
prodotto
specifico
del
clima
italiano
.
Quest
'
ostacolo
fu
subito
identificato
e
la
questione
meridionale
apparve
al
Salvemini
come
presupposto
della
questione
sociale
.
Da
allora
il
grande
scrittore
pugliese
prese
a
combattere
tutte
le
oligarchie
,
sia
padronali
che
operaie
,
costituite
sul
sacrificio
degli
interessi
generali
.
Dapprima
la
sua
critica
investì
il
partito
stesso
in
cui
militava
,
avvivandosi
della
segreta
speranza
di
poterlo
richiamare
alle
sue
origini
libertarie
e
disincagliare
dalla
politica
della
difesa
di
categorie
per
spingerlo
nel
vivo
della
questione
italiana
:
poi
si
sollevò
ancor
più
in
alto
ad
indagare
le
responsabilità
d
'
intere
generazioni
,
quando
la
sua
nuova
fede
lo
costrinse
a
restituire
la
tessera
.
Ma
la
critica
salveminiana
,
pur
superando
,
con
una
investigazione
fedele
e
pertinace
delle
cause
del
male
,
la
fase
pessimistica
del
problema
,
non
poté
ancora
evadere
il
chiuso
orizzonte
del
problemismo
.
La
necessità
dell
'
analisi
rilevatrice
ed
il
processo
di
maturazione
politica
ancora
all
'
inizio
non
consentivano
sintesi
affrettate
,
e
,
pur
avendo
Salvemini
già
identificato
nelle
classi
della
produzione
terriera
la
miniera
dell
'
antitrasformismo
rivoluzionario
,
l
'
azione
pratica
gli
apparve
ancora
sconsigliata
dalle
necessità
quotidiane
della
battaglia
ideale
.
Il
partito
radicale
Ma
,
mentre
l
'
"
Unità
"
salveminiana
assolveva
questo
importante
compito
ideologico
,
si
perfezionava
e
produceva
frutti
,
specialmente
nel
Mezzogiorno
,
un
movimento
più
schiettamente
politico
,
che
è
compito
dell
'
opera
ricordare
:
il
movimento
radicale
.
Esso
quantunque
fosse
nato
prima
dell
'
"
Unità
"
salveminiana
produsse
i
suoi
maggiori
frutti
proprio
quando
questa
rivista
iniziò
la
sua
critica
.
I
due
movimenti
rimasero
,
però
,
esterni
l
'
uno
all
'
altro
:
la
forte
e
saporita
linfa
salveminiana
non
si
comunicò
all
'
opportunismo
radicale
,
e
mentre
il
tentativo
unitario
fu
il
più
radicale
sforzo
antitrasformistico
che
la
storia
politica
italiana
registri
,
il
radicalismo
non
tardò
a
convergere
nella
vasta
corrente
giolittiana
.
Soltanto
nell
'
immediato
dopoguerra
,
quando
il
giolittismo
sembrava
offuscato
e
si
scatenava
l
'
inflazione
bolscevica
,
le
due
correnti
si
fusero
nel
Partito
del
Rinnovamento
,
ma
io
sono
convinto
che
,
anche
se
Gaetano
Salvemini
non
fosse
stato
allontanato
dalla
politica
militante
da
un
banale
accidente
,
l
'
unione
rinnovatrice
non
avrebbe
potuto
assai
a
lungo
mantenersi
.
Questi
rilievi
chiariscono
così
quale
fu
la
vera
natura
del
Partito
radicale
e
degli
altri
movimenti
che
ad
esso
si
possono
ricondurre
.
Oggi
dovrebbe
essere
chiaro
che
,
se
le
masse
meridionali
credettero
compiere
uno
sforzo
di
autonomia
e
di
emancipazione
dal
grigio
cerchio
della
politica
unitaria
,
attraverso
la
generazione
degli
avvocati
radicali
,
che
affiorò
alla
vita
pubblica
nei
primi
anni
del
secolo
nuovo
,
i
dirigenti
non
potevano
agire
contro
i
dati
storici
del
giolittismo
nel
Mezzogiorno
senza
incidere
gli
interessi
della
loro
classe
.
Prima
ancora
di
entrare
nella
politica
militante
,
essi
erano
giolittiani
per
temperamento
,
per
idee
,
per
interessi
,
e
perciò
non
potevano
nemmeno
intuire
con
quali
idee
e
con
quali
forze
la
politica
giolittiana
poteva
essere
frantumata
.
Il
movimento
,
quindi
,
tra
il
1908
ed
il
1913
fu
rapidamente
assorbito
dal
giolittismo
,
contro
di
cui
restò
a
combattere
la
sua
dura
battaglia
il
solo
Gaetano
Salvemini
.
Le
masse
rurali
del
Mezzogiorno
dovettero
accorgersi
ancora
una
volta
di
avere
agito
completamente
a
vuoto
.
VI
Mezzogiorno
,
guerra
e
fascismo
Il
neutralismo
meridionale
L
'
avvicinarsi
della
guerra
e
le
polemiche
tra
interventisti
e
neutralisti
non
modificarono
i
dati
storici
della
politica
meridionale
,
che
,
essendo
quasi
del
tutto
trasformistica
,
non
poteva
attivamente
sentire
i
gravi
problemi
nazionali
affioranti
nelle
discussioni
di
quei
giorni
.
E
così
,
più
per
passività
che
per
calcolo
,
il
Mezzogiorno
fu
quasi
interamente
neutralista
.
L
'
adesione
politica
al
giolittismo
,
il
particolarismo
trasformista
e
la
paura
atavica
di
provocare
rivolgimenti
pericolosi
,
spinsero
i
ceti
dirigenti
meridionali
nella
più
conservatrice
delle
correnti
italiane
:
il
neutralismo
monarchico
.
Ciò
non
tolse
che
con
la
stessa
disinvoltura
,
dopo
dichiarata
la
guerra
,
i
deputati
meridionali
si
iscrivessero
in
quel
famoso
fascio
parlamentare
,
che
ebbe
la
strana
funzione
di
correggere
in
sede
di
rappresentanza
il
fondamentale
neutralismo
del
paese
.
Ma
,
a
parte
che
questa
contraddizione
,
dichiarata
puramente
apparente
,
venne
giustificata
con
le
finalità
patriottiche
del
momento
,
nessuno
si
potrà
meravigliare
del
mutato
atteggiamento
,
quando
rifletterà
sull
'
intrinseco
contenuto
del
trasformismo
,
riposto
nella
necessità
di
adesione
incondizionata
al
potere
centrale
per
esclusive
finalità
di
politica
regionale
.
Durante
la
guerra
,
quindi
,
il
meccanismo
trasformistico
continuò
tranquillamente
a
funzionare
quasi
senza
scosse
.
La
smobilitazione
Cessata
,
invece
,
la
guerra
,
ed
immessa
nelle
vene
della
nazione
la
grande
novità
demografica
costituita
dai
combattenti
,
si
cominciarono
ben
presto
a
notare
dei
sintomi
di
movimento
.
A
chi
imprenda
a
studiare
con
animo
scevro
da
preconcetti
e
da
miracolismi
l
'
influenza
che
questo
grande
fatto
storico
ha
esercitato
sulla
questione
meridionale
,
non
potrà
sfuggire
,
che
mentre
la
guerra
-
pur
avendo
seminato
qua
e
là
germi
eminentemente
rivoluzionari
-
non
è
riuscita
a
dare
la
spinta
al
popolo
meridionale
per
entrare
finalmente
nel
quadro
della
vita
politica
nazionale
,
tuttavia
ha
lasciato
confusamente
intravvedere
alle
masse
che
la
vecchia
immobilità
era
non
soltanto
indecorosa
,
ma
addirittura
dannosa
.
Difatti
,
se
da
una
parte
la
guerra
ha
rappresentato
un
grande
fatto
unitario
,
e
,
perciò
,
sotto
un
certo
profilo
,
antimeridionale
,
ha
però
dall
'
altra
parte
contribuito
,
con
l
'
obbligatorietà
del
servizio
militare
,
ad
elevare
in
più
vaste
categorie
di
cittadini
il
tenore
generale
della
vita
e
quindi
a
provocare
fermentazioni
nuove
che
non
potevano
non
avere
riflessi
anche
nel
campo
della
politica
.
Ma
,
siccome
tali
fermentazioni
corrispondevano
soltanto
ad
un
indistinto
bisogno
di
novità
,
mentre
non
riuscivano
a
sboccare
in
nuove
manifestazioni
politiche
,
sentivano
tutto
il
disagio
delle
vecchie
forme
,
da
cui
erano
impotenti
a
sollevarsi
.
È
perciò
che
tutti
i
movimenti
,
sviluppatisi
nell
'
immediato
dopoguerra
,
mentre
,
per
il
semplice
fatto
del
loro
verificarsi
,
hanno
dato
la
sensazione
di
una
oscura
coscienza
politica
meridionale
,
tuttora
in
formazione
,
hanno
riprodotto
nel
loro
caratteristico
atteggiarsi
la
vecchia
forma
trasformistica
,
che
si
dimostra
,
così
,
espressione
fedele
di
un
ciclo
storico
e
sociale
,
non
peranco
superato
dagli
sforzi
delle
nuove
generazioni
,
affioranti
alla
vita
pubblica
.
Basta
prendere
in
esame
i
primi
movimenti
sviluppatisi
nel
Mezzogiorno
-
azione
del
PPI
e
movimento
dei
combattenti
-
per
convincersi
della
verità
di
queste
proposizioni
.
L
'
insuccesso
del
Partito
popolare
Nessun
partito
aveva
sulla
carta
maggiori
probabilità
di
successo
del
Partito
popolare
italiano
,
sia
per
la
profonda
cattolicità
del
popolo
meridionale
,
sia
per
il
programma
che
un
meridionale
di
genio
-
Luigi
Sturzo
-
aveva
saputo
predisporre
a
contenere
entro
le
sue
pieghe
riposte
,
non
soltanto
le
necessità
del
presente
,
ma
anche
le
più
audaci
previsioni
dell
'
avvenire
.
Ebbene
,
che
cosa
è
avvenuto
del
Partito
popolare
nel
Mezzogiorno
?
La
risposta
è
semplice
:
il
giovane
partito
è
stato
assottigliato
,
assorbito
,
disperso
nel
trasformismo
.
Si
votò
per
i
candidati
popolari
non
perché
si
vedesse
in
essi
i
rappresentanti
di
quelle
idee
e
di
quel
programma
,
ma
per
simpatia
personale
e
per
ragioni
di
contrapposizione
,
quando
non
anche
per
ragioni
di
favoritismo
.
L
'
azione
dei
combattenti
Egualmente
si
esaurì
l
'
azione
dei
combattenti
.
Tornati
dalle
trincee
,
questi
giovani
portavano
nell
'
animo
un
vago
istinto
di
novità
.
Avevano
peregrinato
per
quattro
o
cinque
anni
,
avevano
combattuto
contro
e
a
fianco
di
popoli
tra
i
più
civili
di
Europa
,
erano
,
insomma
,
stati
sottoposti
ad
un
'
incubazione
forzata
:
nessuna
meraviglia
,
quindi
,
che
ad
una
forma
di
romanticismo
politico
,
vagamente
maturata
nei
loro
spiriti
,
sembrasse
indispensabile
la
distruzione
del
vecchio
ordine
.
Una
vittoria
del
trasformismo
Mentre
nelle
province
settentrionali
tutto
questo
romanticismo
politico
mirava
-
per
quanto
in
forme
disordinate
e
tumultuose
-
a
superare
la
vecchia
organizzazione
borghese
,
corrispondentemente
al
grado
di
sviluppo
ivi
assunto
dalla
lotta
di
classe
,
nel
Mezzogiorno
d
'
Italia
,
anche
corrispondentemente
al
grado
di
sviluppo
ivi
assunto
dalla
lotta
politica
,
mirava
a
distruggere
e
superare
la
concezione
trasformistica
.
Ma
,
siccome
non
si
trattava
di
un
movimento
perfettamente
maturato
,
non
poteva
non
ricadere
nello
stesso
inconveniente
che
imprendeva
a
combattere
.
Propugnatori
del
movimento
erano
soprattutto
i
giovani
ufficiali
,
in
massima
parte
figli
di
quei
borghesi
rurali
contro
di
cui
doveva
sferrarsi
l
'
offensiva
.
Educati
dai
loro
padri
ed
imbevuti
,
durante
tutto
il
periodo
d
'
incubazione
,
d
'
idee
feudali
,
essi
,
per
quanto
parlassero
di
"
partiti
organizzati
"
,
di
"
partiti
di
massa
"
,
ecc
.
,
non
concepivano
che
la
vecchia
,
tradizionale
lotta
municipale
contro
l
'
odiato
avversario
.
I
dissidi
di
famiglia
,
le
risse
per
il
predominio
locale
,
in
taluni
casi
durate
anni
,
non
potevano
in
definitiva
non
permeare
anche
la
nuova
lotta
.
Seguaci
del
movimento
non
erano
già
gruppi
di
giovani
,
esponenti
di
una
classe
definita
,
solidalmente
poggiati
su
interessi
specificati
,
e
,
perciò
,
costituenti
organismi
in
grado
di
controllare
le
deviazioni
dei
capi
e
correggerle
,
ma
era
una
folla
indistinta
di
giovani
artigiani
e
contadini
,
sbattuti
attraverso
l
'
inferno
della
guerra
,
senza
nessun
corredo
di
esperienza
critica
,
sicuri
soltanto
-
come
i
loro
padri
-
dei
vantaggi
derivanti
,
anzi
crescenti
dall
'
esercizio
del
mestiere
e
dalla
coltivazione
del
campo
,
ma
anche
disposti
,
per
quella
serie
di
residui
psicologici
,
derivanti
dalle
meraviglie
accumulatesi
nel
loro
spirito
durante
la
guerra
,
a
subire
gli
effetti
di
una
propaganda
attaccante
soltanto
la
superficie
delle
cose
.
È
così
che
la
lotta
,
guidata
spiritualmente
dai
padri
,
contro
cui
doveva
rivolgersi
,
combattuta
da
truppe
bendate
,
non
poteva
rappresentare
altro
che
un
nuovo
e
maggiore
trionfo
dell
'
odiato
trasformismo
.
Certo
non
poco
aveva
contribuito
al
fermento
dei
giovani
spiriti
la
più
vasta
conoscenza
del
Nord
dell
'
Italia
,
il
maggior
contatto
con
forme
di
vita
più
avanzata
nel
grado
della
civiltà
;
ma
questa
fermentazione
,
se
giustificava
la
smania
delle
novità
,
non
aveva
approdato
alla
formazione
di
una
superiore
coscienza
degli
interessi
in
giuoco
,
anzi
aveva
maggiormente
contribuito
a
nasconderli
sotto
il
falso
velame
delle
parole
.
Incapaci
di
risalire
alla
causa
fondamentale
dei
loro
insuccessi
,
riposta
appunto
nella
mancanza
di
una
dottrina
politica
aderente
agli
interessi
,
i
giovani
reduci
attribuivano
la
colpa
della
loro
mancata
azione
rivoluzionaria
ora
a
questo
,
ora
a
quel
capo
,
ora
a
questo
ora
a
quell
'
indirizzo
.
E
così
aderirono
,
volta
a
volta
,
secondo
la
cieca
logica
dell
'
irrazionale
,
al
Partito
del
Rinnovamento
e
alla
democrazia
,
al
Partito
liberale
e
a
quello
fascista
,
rifugiandosi
poi
di
quando
in
quando
,
dopo
vari
insuccessi
e
delusioni
,
nella
formula
dell
'
apoliticismo
,
che
,
perciò
,
era
un
comodo
velo
per
nascondere
un
più
intenso
anelito
di
politicità
.
Desiderosi
di
superare
con
un
atto
poderoso
di
volontà
lo
stagno
mortificante
del
trasformismo
,
essi
si
affannavano
a
svolgere
un
'
azione
autonoma
,
ma
costretti
dalla
meccanica
del
movimento
ad
agire
nel
campo
municipale
,
e
privi
,
com
'
erano
nella
generalità
dei
casi
,
di
uomini
pratici
di
amministrazione
,
ricadevano
volta
a
volta
,
nelle
mani
di
capi
locali
,
estranei
al
loro
movimento
,
che
si
affrettavano
ad
inserirli
nel
sistema
da
distruggere
.
Altrove
,
invece
,
i
vecchi
amministratori
sfuggivano
la
presa
,
ritirandosi
nell
'
ombra
,
ed
attendevano
dalla
Guido
Dorso
La
rivoluzione
meridionale
giustizia
riparatrice
del
tempo
e
dall
'
imperizia
avversaria
un
ritorno
trionfale
.
Così
il
movimento
,
privo
di
profonde
ragioni
ideologiche
che
gli
dessero
un
'
anima
,
abbandonato
agli
effimeri
risultati
di
una
fermentazione
istintiva
,
battuto
in
breccia
dalla
realtà
quotidiana
,
si
esauriva
,
si
disfaceva
in
conati
vani
.
Nel
frattempo
le
vecchie
classi
trasformistiche
correvano
ai
ripari
,
e
,
favorite
mirabilmente
dalla
crisi
economica
che
incombeva
sul
paese
,
sbandavano
facilmente
le
esigue
schiere
dei
rinnovatori
.
Le
restrizioni
dell
'
emigrazione
europea
ed
oceanica
e
la
crisi
degli
studi
,
contribuivano
fortemente
a
mettere
alla
mercé
dei
vecchi
le
nuove
schiere
dei
riformatori
.
Ma
,
mentre
tutto
ciò
estraniava
dalla
politica
i
pochi
giovani
preparati
ad
affrontare
il
problema
della
vita
,
contribuiva
notevolmente
a
minare
il
terreno
per
futuri
incendi
.
Qua
e
là
,
però
,
il
movimento
dei
combattenti
raggiungeva
la
sua
via
,
assumeva
forme
che
preludevano
al
possesso
di
un
orizzonte
politico
:
il
sorgere
del
Partito
sardo
d
'
Azione
poteva
rappresentare
un
insegnamento
notevole
.
Difatti
,
per
un
istante
,
il
movimento
dei
combattenti
molisani
,
arieggiò
nel
centro
dell
'
Italia
meridionale
la
magnifica
organizzazione
dei
sardi
di
Lussu
e
di
Bellieni
.
Sembrava
iniziarsi
la
rivolta
contro
il
sistema
che
aveva
signoreggiato
l
'
Italia
fin
allora
,
la
rivolta
dei
ceti
rurali
del
Mezzogiorno
contro
le
oligarchie
parassitarie
del
Settentrione
:
sembrava
che
,
dentro
il
ristretto
circolo
sanguigno
della
vecchia
Italia
fossero
,
finalmente
,
per
proiettarsi
le
nuove
correnti
meridionali
.
Ma
si
trattò
soltanto
di
sprazzi
ingannevoli
,
che
finirono
per
aumentare
le
tenebre
.
Intanto
le
agitazioni
ed
i
disagi
del
Settentrione
non
potevano
non
avere
riflessi
anche
nel
Mezzogiorno
,
nel
senso
cioè
di
distrarre
da
un
compito
rivoluzionario
i
pochi
gruppi
che
si
avviavano
ad
avere
consistenza
e
dinamismo
proprio
.
Il
fascismo
nel
Mezzogiorno
:
Aurelio
Padovani
Falliti
gli
sforzi
precedenti
,
riassorbiti
nel
trasformismo
trionfante
i
pochi
tentativi
originali
di
novità
-
perdurando
le
condizioni
obiettive
di
disagio
,
anzi
aggravandosi
per
il
progressivo
precipitare
della
crisi
dello
Stato
italiano
-
l
'
animo
di
molti
giovani
si
rivolse
verso
il
fascismo
,
con
simpatia
nuova
.
La
stessa
elasticità
del
programma
fascista
,
oscillante
tra
una
rivoluzione
verbale
,
una
democrazia
miracolista
ed
un
reazionarismo
effettivo
,
rendeva
possibile
a
ciascuno
di
vedere
in
tale
partito
il
toccasana
per
tutte
le
malattie
.
Soprattutto
piaceva
a
taluni
giovani
il
volontarismo
,
di
cui
il
fascismo
si
faceva
propagatore
,
ed
i
metodi
di
azione
militare
,
quasi
che
la
lotta
politica
fosse
urto
di
due
eserciti
e
non
guerra
di
civiltà
.
Il
movimento
si
diffuse
un
po
'
da
per
tutto
,
specialmente
tra
i
giovani
,
ma
per
molto
tempo
rimase
quasi
nascosto
e
non
riuscì
in
alcun
modo
a
turbare
il
tranquillo
sonno
dei
partiti
dominanti
.
Dopo
la
marcia
su
Roma
il
processo
di
diffusione
fu
infinitamente
più
rapido
per
le
ragioni
che
in
seguito
spiegheremo
;
ma
il
fascismo
meridionale
non
ebbe
caratteristiche
interessanti
se
non
nella
Campania
,
ove
ben
presto
emerse
la
figura
del
capitano
Aurelio
Padovani
.
Giovane
,
proveniente
da
origini
modeste
,
Aurelio
Padovani
si
innamorò
della
lotta
alle
poche
istituzioni
campane
che
potessero
correttamente
qualificarsi
socialiste
:
le
organizzazioni
portuarie
,
i
metallurgici
,
i
tessili
,
gli
operai
dei
trasporti
,
e
dimostrò
in
tale
lotta
il
suo
coraggio
di
valoroso
combattente
.
Ma
,
sia
perché
tali
istituzioni
non
avevano
mai
avuto
una
grande
potenza
nella
vita
pubblica
partenopea
,
sia
perché
la
lotta
antisocialista
era
scarsamente
sentita
,
il
movimento
padovaniano
durante
il
suo
primo
fiorire
parve
più
che
altro
uno
sforzo
mimetico
.
Non
che
i
giovani
,
che
vi
parteciparono
,
si
proponessero
puramente
e
semplicemente
l
'
imitazione
delle
gesta
dei
loro
compagni
del
Nord
,
ma
,
in
effetto
,
la
trascuranza
di
ogni
dettaglio
della
questione
meridionale
ed
il
proseguire
di
quello
spirito
vagamente
romantico
,
che
abbiamo
già
rilevato
nella
prima
agitazione
dei
combattenti
,
dimostrarono
la
scarsa
consistenza
rivoluzionaria
di
quel
movimento
,
svolgentesi
tra
la
noncuranza
universale
.
In
verità
occorre
precisare
-
per
intendere
appieno
l
'
esattezza
di
tutte
queste
proposizioni
-
che
la
maggioranza
dei
cittadini
del
Sud
fin
quasi
alla
vigilia
della
marcia
su
Roma
non
mostrava
neppure
verbalmente
di
credere
esaurito
il
compito
storico
dello
Stato
cosiddetto
liberale
e
perciò
si
gloriava
di
sentirsi
abbastanza
distante
sia
dal
bolscevismo
che
dal
fascismo
.
I
ceti
dirigenti
,
poi
,
piuttosto
che
impensierirsi
di
questa
azione
,
che
altrove
mirava
a
soppiantarli
,
la
guardavano
con
discreta
simpatia
,
considerandola
come
una
cura
preventiva
degli
eccessi
bolscevici
,
nel
Sud
mai
soverchiamente
sviluppati
:
i
fascisti
,
invece
,
assorbiti
a
riprodurre
tutto
il
fenomeno
squadristico
,
non
sapevano
affrontare
la
questione
del
trasformismo
,
di
cui
solo
teoricamente
si
dicevano
nemici
.
I
primi
si
sentivano
sempre
abbastanza
forti
per
poter
dilazionare
il
pericolo
:
i
secondi
non
credevano
alla
possibilità
di
un
successo
e
quindi
esaurivano
la
loro
azione
in
pratiche
a
fondamento
religioso
.
Un
errore
fatale
A
chi
ben
consideri
questo
breve
periodo
della
vita
italiana
non
potrà
sfuggire
che
il
fascismo
deve
il
suo
successo
nell
'
ottobre
1922
proprio
a
queste
sue
deficienze
rivoluzionarie
nel
Sud
,
che
resero
possibili
le
continue
idiosincrasie
parlamentari
,
esplicatesi
nel
fallimento
continuato
del
grande
ministero
di
sinistra
.
La
mancanza
di
allarme
del
pericolo
nelle
masse
parlamentari
meridionali
impedì
il
sorgere
di
quel
fronte
unico
contro
il
nuovo
nemico
che
avanzava
minaccioso
sulla
ribalta
della
storia
;
fronte
unico
che
,
invocato
ardentemente
da
taluni
gruppi
socialisti
,
avrebbe
impedito
il
momentaneo
crollo
del
principio
costituzionale
della
collaborazione
dei
partiti
e
del
governo
di
gabinetto
.
Ma
,
a
chi
meglio
penetri
il
meccanismo
del
giuoco
politico
,
non
potrà
sfuggire
la
remota
fatalità
di
questo
atteggiamento
parlamentare
meridionale
,
derivante
dall
'
intima
essenza
del
trasformismo
.
Come
potevano
,
infatti
,
i
poveri
deputati
del
Sud
sentire
lo
svilupparsi
del
pericolo
se
gli
organi
centrali
erano
avulsi
completamente
dalla
loro
funzione
,
e
non
comunicavano
più
alcuna
vibrazione
alle
schiere
dei
loro
sostenitori
?
Perché
,
se
il
trasformismo
corrisponde
appunto
a
questa
funzione
quasi
secolare
delle
rappresentanze
meridionali
di
rinunziare
alla
vera
lotta
politica
per
mediare
il
potere
governativo
alle
oscure
masse
del
Sud
;
se
cioè
le
rappresentanze
meridionali
lasciano
volentieri
agli
uomini
del
Settentrione
tutta
la
politica
,
per
accontentarsi
della
modesta
parte
di
patrocinatori
di
privati
interessi
,
come
potevano
intendere
l
'
avvicinarsi
del
pericolo
,
quando
l
'
organo
centrale
era
ormai
distrutto
?
Ecco
perché
si
arrivò
al
Congresso
di
Napoli
senza
che
nessuno
avesse
pensato
ad
organizzare
una
trincea
.
Questa
mancanza
di
comprensione
degli
avvenimenti
da
parte
dei
deputati
meridionali
,
però
,
se
costituì
,
forse
,
la
ragione
precipua
della
vittoria
fascista
,
rappresentò
,
invece
,
dopo
la
marcia
su
Roma
,
la
ragione
prima
della
sconfitta
fascista
come
visione
giacobina
di
governo
.
Il
Congresso
di
Napoli
All
'
epoca
della
marcia
su
Roma
,
il
Mezzogiorno
non
era
peranco
conquistato
,
e
solo
allora
il
fascismo
si
accorgeva
dell
'
esistenza
di
una
questione
meridionale
,
che
è
poi
la
vera
questione
italiana
.
Basta
rileggere
il
discorso
che
l
'
onorevole
Mussolini
pronunziò
in
quella
circostanza
per
vedere
in
quali
condizioni
ideologiche
il
Partito
fascista
si
presentava
al
giudizio
del
popolo
meridionale
.
Ebbene
,
in
tutto
il
discorso
-
travagliato
dalle
perplessità
dell
'
ora
-
non
vi
è
che
un
solo
periodo
che
accenni
alla
questione
meridionale
.
Eccolo
:
"
Sono
qui
,
con
noi
,
i
fratelli
della
sponda
dalmatica
tradita
,
ma
che
non
intende
arrendersi
;
sono
qui
i
fascisti
di
Trieste
,
dell
'
Istria
,
della
Venezia
Tridentina
,
di
tutta
l
'
Italia
settentrionale
;
sono
qui
anche
i
fascisti
delle
isole
,
della
Sicilia
e
della
Sardegna
,
tutti
qui
ad
affermare
solennemente
,
categoricamente
,
la
nostra
indistruttibile
fede
unitaria
,
che
intende
respingere
ogni
più
larvato
tentativo
di
autonomismo
e
separatismo
"
.
Eccitati
dagli
applausi
,
trascinati
nei
giorni
successivi
dagli
avvenimenti
incalzanti
,
i
fascisti
meridionali
non
intesero
il
preciso
significato
di
queste
parole
,
non
compresero
che
il
fascismo
intendeva
seguire
nel
Mezzogiorno
una
politica
identica
a
quella
dei
passati
governi
,
cioè
era
disposto
,
pur
di
raggiungere
il
potere
,
a
sacrificare
le
aspirazioni
antitrasformistiche
dei
migliori
fascisti
meridionali
.
Se
tanto
essi
avessero
compreso
,
se
avessero
intuito
che
con
le
loro
mani
si
cingevano
un
nuovo
collare
di
schiavitù
,
ben
più
solido
di
quello
che
volevano
abbandonare
,
forse
la
marcia
su
Roma
non
sarebbe
avvenuta
.
Perché
quel
Congresso
,
preparato
dai
dirigenti
,
non
per
prendere
contatto
con
l
'
anima
del
Mezzogiorno
,
ma
per
avvicinarsi
a
Roma
,
si
sarebbe
trasformato
in
grandi
assisi
politiche
ove
sarebbe
emerso
il
profondo
dissidio
sotterraneo
tra
il
fascismo
settentrionale
ed
il
nostro
,
dando
a
quest
'
ultimo
tale
un
contenuto
rivoluzionario
da
convincere
i
capi
del
movimento
ad
una
profonda
revisione
dei
fini
e
dei
mezzi
.
Il
fascismo
si
espande
Ma
gli
avvenimenti
precipitarono
:
avvenne
la
marcia
su
Roma
.
Improvvisamente
Aurelio
Padovani
divenne
il
viceré
di
Napoli
.
Passati
i
primi
giorni
di
perplessità
e
di
spavento
,
soprattutto
passato
il
fugace
entusiasmo
meridionale
per
le
manifestazioni
coreografiche
del
partito
trionfante
,
la
realtà
politica
cominciò
ad
emergere
dalle
nebbie
delle
chiacchiere
dei
piccoli
trionfatori
.
I
vecchi
gruppi
trasformistici
,
i
nuovi
gruppi
emersi
dai
movimenti
precedenti
e
sistematisi
attraverso
le
vittorie
elettorali
,
insomma
tutti
quelli
che
si
erano
già
innestati
nel
vecchio
tronco
trasformistico
,
divennero
di
colpo
antiStato
.
Le
piccole
minoranze
armate
,
dilettandosi
di
manifestazioni
prettamente
mimetiche
,
poco
preoccupandosi
della
reale
situazione
del
paese
,
credettero
di
dichiarare
immediatamente
la
guerra
a
tutto
il
mondo
,
e
così
iniziarono
occupazioni
di
pubblici
uffici
,
violenze
private
ed
altre
simili
manifestazioni
,
che
ebbero
il
pregio
di
frazionarsi
,
Comune
per
Comune
,
secondo
le
varie
configurazioni
locali
.
Naturalmente
queste
azioni
,
dato
il
loro
carattere
di
municipalità
,
erano
assolutamente
prive
di
un
filo
unico
conduttore
,
e
si
rivolgevano
ora
contro
i
così
detti
nittiani
,
ora
contro
i
giolittiani
,
ora
contro
i
democratici
sociali
e
liberali
,
riuscendo
poi
,
per
forza
di
incidenza
,
ora
a
favore
dei
nittiani
ora
a
favore
dei
giolittiani
,
ora
a
favore
dei
democratici
sociali
e
dei
liberali
.
Così
il
fenomeno
di
adesione
alla
realtà
trasformistica
incominciò
subito
.
Là
dove
il
fascismo
era
rappresentato
da
elementi
amici
del
partito
al
potere
furono
sollecitati
provvedimenti
contro
le
minoranze
;
là
dove
era
rappresentato
dalle
opposizioni
s
'
iniziò
la
lotta
alle
amministrazioni
locali
;
là
dove
,
invece
,
non
era
stato
ancora
accaparrato
,
fu
una
ressa
terribile
di
gente
di
ogni
risma
per
infiltrarsi
.
Prendete
,
dunque
,
quei
fenomeni
descritti
a
proposito
del
primo
movimento
dei
combattenti
,
ingranditeli
a
dismisura
,
esasperateli
fino
all
'
impossibile
ed
avrete
il
quadro
della
situazione
campana
durante
quel
periodo
.
In
verità
,
Aurelio
Padovani
tentò
di
fronteggiare
que
sto
vasto
fenomeno
politico
,
cercando
soprattutto
di
infondere
all
'
azione
dei
suoi
adepti
un
senso
di
eticità
attraverso
la
formula
dell
'
intransigenza
.
Ma
questa
formula
,
se
ha
un
grande
valore
morale
,
non
ha
mai
avuto
un
valore
politico
,
specialmente
per
partiti
di
governo
,
e
contrastava
stranamente
con
la
realtà
del
possesso
del
potere
da
parte
delle
supreme
gerarchie
fasciste
,
e
,
perciò
,
con
la
necessità
di
assorbire
il
maggior
numero
di
forze
possibili
.
Essa
non
era
una
formula
d
'
attacco
,
ma
di
difesa
,
e
perciò
non
poteva
non
indebolire
lo
sforzo
politico
di
chi
era
costretto
ad
usarla
.
Tuttavia
Aurelio
Padovani
brancolò
superbamente
nel
caos
,
cercando
sempre
di
costruire
il
nuovo
mondo
.
Formò
sezioni
,
ne
sciolse
,
destituì
fiduciari
,
rifece
direttori
,
impastò
,
spastò
,
sempre
cercando
di
raggiungere
una
perfezione
politica
,
che
era
una
categoria
puramente
formale
.
Questo
sforzo
,
assurdo
dal
punto
di
vista
politico
,
ma
bello
dal
punto
di
vista
morale
,
fu
deriso
universalmente
,
tanto
sembrò
impossibile
che
un
uomo
solo
potesse
,
col
semplice
irrigidirsi
,
riformare
il
costume
politico
di
una
regione
.
Il
nazionalismo
campano
Ma
il
trasformismo
non
si
die
'
per
vinto
e
,
mentre
i
cavalli
di
Troia
,
spinti
nel
feroce
esercito
padovaniano
,
divenivano
più
numerosi
,
quelli
che
non
avevano
potuto
entrare
nella
categoria
dei
privilegiati
-
timorosi
di
restare
indietro
nella
divisione
delle
grazie
governative
-
si
dettero
a
sfruttare
la
camicia
azzurra
.
Così
buona
parte
dell
'
antifascismo
locale
-
cioè
i
nemici
di
quelli
che
erano
riusciti
a
penetrare
nel
fascismo
ufficiale
-
divennero
nazionalisti
,
e
noi
vedemmo
i
seguaci
dei
due
partiti
,
affratellati
al
centro
dalla
comunanza
delle
idee
e
dalla
gioia
del
conquistato
potere
,
nelle
province
bastonarsi
di
santa
ragione
.
Talora
l
'
abilità
trasformistica
dei
capi
arrivò
fino
al
punto
di
tentare
d
'
impadronirsi
dei
due
partiti
.
Un
autorevole
e
simpatico
sindaco
meridionale
mi
spiegava
,
all
'
inizio
di
questo
svolgimento
storico
,
che
egli
aveva
preveduto
tutte
le
eventualità
e
così
mentre
egli
restava
democratico
,
il
nipote
era
riuscito
ad
ottenere
l
'
incarico
di
costituire
la
sezione
fascista
ed
il
segretario
comunale
aveva
già
costituita
la
sezione
nazionalista
.
Così
-
egli
aggiungeva
-
i
miei
avversari
debbono
esser
per
forza
...
antinazionali
.
I
deputati
meridionali
impugnano
l
'
arma
della
coerenza
Naturalmente
,
però
,
accanto
a
questi
trasformismi
da
semplicioni
,
in
lotta
terribile
tra
loro
,
rimaneva
in
piedi
il
trasformismo
più
vero
e
maggiore
,
quello
che
si
potrebbe
dire
delle
competenze
elettorali
:
i
deputati
.
Questi
signori
compresero
subito
che
il
miglior
calcolo
politico
era
quello
di
restare
al
proprio
posto
,
impugnando
l
'
arma
della
coerenza
.
Movendosi
,
lasciandosi
prendere
dal
panico
,
mentre
correvano
il
rischio
di
screditarsi
tra
la
gente
che
odia
ferocemente
i
girella
,
avrebbero
contribuito
ad
accreditare
la
deduzione
politica
,
che
questa
fermentazione
di
avventurieri
grandi
e
piccoli
corrispondeva
effettivamente
ad
una
mutata
situazione
politica
-
come
si
scriveva
negli
ordini
del
giorno
di
quell
'
epoca
-
e
che
i
fascisti
della
prima
,
della
seconda
e
della
sesta
giornata
rappresentavano
effettivamente
il
nuovo
popolo
meridionale
.
Ecco
che
i
deputati
meridionali
concepirono
l
'
ardito
disegno
di
rimaner
immobili
mentre
infuriava
il
mulinello
.
Era
questo
un
abilissimo
modo
di
conservazione
,
ed
una
efficace
politica
verso
il
governo
,
assolutamente
ignaro
delle
cose
nostre
.
Se
il
governo
-
essi
ragionavano
-
crede
sul
serio
,
con
quella
incomprensione
della
nostra
anima
che
è
caratteristica
negli
uomini
del
Nord
,
che
questi
giovanetti
inesperti
rappresentino
la
terra
bruciata
,
noi
gli
dimostreremo
col
solo
fatto
di
restare
immobili
,
che
s
'
inganna
a
partito
.
Gli
dimostreremo
cioè
che
senza
di
noi
non
può
governare
,
perché
noi
siamo
la
quintessenza
del
tecnicismo
elettorale
,
conosciamo
a
menadito
i
bisogni
e
le
aspirazioni
del
nostro
popolo
,
e
,
perciò
,
possiamo
intelligentemente
esercitare
quella
funzione
di
mediazione
,
cui
lo
stesso
governo
aspira
.
Certo
,
il
fascismo
ufficiale
nell
'
ebbrezza
del
primo
trionfo
e
nella
erronea
convinzione
di
poter
fondare
un
governo
giacobino
,
non
comprese
che
non
era
buona
politica
l
'
aspettare
che
Padovani
riuscisse
a
conquistarsi
la
maggioranza
nel
Mezzogiorno
,
quando
vi
era
una
miniera
di
ministerialismo
ad
ogni
costo
pronta
per
essere
sfruttata
.
Ma
,
a
mano
a
mano
che
ci
allontanammo
dalla
marcia
su
Roma
,
e
che
si
profilò
sempre
più
l
'
aderenza
completa
della
politica
del
governo
allo
stato
delle
vere
forze
del
paese
,
non
poté
non
emergere
nella
sua
giusta
luce
l
'
importanza
storica
,
che
ebbe
in
questo
periodo
la
resistenza
passiva
dei
deputati
meridionali
.
L
'
intransigenza
padovaniana
Intanto
la
lotta
tra
il
fascismo
ed
il
nazionalismo
campano
,
balzando
in
prima
linea
,
contribuiva
sempre
più
a
proiettare
nell
'
ombra
la
resistenza
passiva
dei
deputati
,
desiderosi
e
grati
della
tregua
loro
concessa
.
Questa
lotta
sorgeva
come
conseguenza
della
cosiddetta
"
intransigenza
padovaniana
"
ed
assumeva
il
suo
aspetto
più
clamoroso
in
dipendenza
del
patto
di
pacificazione
tra
fascisti
e
nazionalisti
.
Bisogna
riconoscere
,
e
lo
abbiamo
già
accennato
,
che
il
capitano
Padovani
,
chiusosi
nella
formula
della
intransigenza
,
aveva
tentato
,
per
quanto
poteva
essere
nelle
forze
di
un
uomo
solo
,
di
arginare
i
fenomeni
di
arrivismo
.
Inchieste
feroci
,
da
lui
compiute
contro
fascisti
della
prima
ora
,
scioglimenti
di
fasci
,
decretati
con
la
rivoltella
in
pugno
,
avevano
avvertito
la
gente
che
il
capo
della
Campania
voleva
evitare
la
cuccagna
.
È
vero
sì
che
,
dopo
aver
sciolto
il
fascio
ostile
alla
amministrazione
comunale
,
aveva
dovuto
per
necessità
di
cose
ricrearlo
tra
i
clienti
dell
'
amministrazione
,
ma
è
anche
vero
che
questa
rigidità
di
concezione
costituiva
una
potente
remora
all
'
ingresso
di
parecchi
tra
gli
avventurieri
più
noti
.
Fu
,
perciò
,
che
il
nazionalismo
,
partito
buon
ultimo
nella
corsa
dell
'
organizzazione
demagogica
,
si
gonfiò
improvvisamente
come
un
torrente
,
e
,
per
naturale
meccanica
di
cose
,
si
sentì
avvampare
di
spirito
antifascista
,
cioè
antipadovaniano
.
Non
fu
certamente
un
antifascismo
teorico
,
derivante
da
una
diversa
concezione
della
lotta
politica
,
ma
fu
l
'
odio
del
servitore
cacciato
verso
l
'
altero
padrone
.
Così
il
patto
di
pacificazione
,
votato
a
Roma
dai
capi
,
non
si
poteva
mettere
in
esecuzione
,
a
causa
proprio
di
tutti
i
municipi
,
le
congreghe
di
carità
e
le
altre
pubbliche
istituzioni
che
i
contendenti
si
disputavano
.
Ma
Aurelio
Padovani
credeva
sul
serio
di
possedere
una
grande
idea
.
Egli
si
trovava
in
uno
stato
di
esaltazione
,
che
gli
faceva
apparire
miracolosa
la
sua
formula
di
intransigenza
.
Egli
vedeva
nel
nazionalismo
campano
l
'
anticristo
,
il
principio
del
male
contrapposto
al
principio
del
bene
e
considerava
reprobi
tutti
quelli
che
si
opponevano
o
soltanto
dubitavano
dei
suoi
sforzi
.
Ed
allora
s
'
impegnò
la
lotta
,
in
cui
egli
era
destinato
a
sicura
sconfitta
.
I
termini
della
lotta
Stava
contro
di
lui
,
prima
di
ogni
cosa
,
quello
stesso
principio
di
rigida
disciplina
gerarchica
di
cui
egli
si
era
fatto
banditore
tra
le
genti
;
la
necessità
dell
'
esecuzione
del
patto
di
tacitazione
anche
nella
Campania
,
ove
,
certamente
,
non
si
presentavano
condizioni
diverse
da
quelle
delle
altre
regioni
;
l
'
opportunità
da
parte
del
duce
di
saggiare
vittoriosamente
la
sua
forza
anche
con
i
suoi
discepoli
,
ed
affermare
in
cospetto
di
tutti
i
suoi
propositi
di
riordinamento
.
Non
gli
giovava
l
'
atteggiamento
d
'
indipendenza
e
quasi
di
critica
al
ravvicinamento
con
la
Chiesa
,
dipendente
dalla
antica
sua
appartenenza
alla
Massoneria
.
Gli
nuoceva
l
'
aver
risollevato
ed
aver
insistito
sulla
sterile
formula
della
tendenzialità
repubblicana
,
abbandonata
definitivamente
dal
duce
ai
piedi
del
trono
,
nell
'
atto
di
farsi
riassorbire
dal
sistema
di
Casa
Savoia
.
Ma
soprattutto
aveva
contro
di
sé
tutte
le
vecchie
forze
monarchiche
e
costituzionali
della
regione
,
che
,
pur
intuendo
l
'
inefficacia
rivoluzionaria
di
quella
fermentazione
,
temevano
che
la
prolungata
insistenza
su
di
un
programma
di
intransigenza
potesse
consolidare
le
posizioni
locali
dei
loro
giovani
contraddittori
.
Queste
forze
,
facenti
capo
al
presidente
della
Camera
,
ad
ex
ministri
e
sottosegretari
di
Stato
,
installate
saldamente
su
forti
posizioni
elettorali
,
sorrette
in
vari
punti
da
una
milizia
volontaria
più
potente
del
fascismo
stesso
:
la
malavita
,
premevano
terribilmente
contro
il
povero
Padovani
,
reo
di
non
volersi
piegare
ai
loro
voleri
.
Sembrava
che
la
lotta
fosse
guidata
dal
deputato
Greco
,
ma
,
in
verità
,
quest
'
ultimo
era
soltanto
un
simbolo
.
Il
suo
nome
,
assunto
ad
indicare
il
fascismo
transigente
contro
quello
intransigente
,
racchiudeva
le
speranze
di
quei
gruppi
,
che
intendevano
riprendere
attraverso
il
fascismo
la
funzione
di
mediazione
fra
il
governo
ed
il
paese
.
In
verità
-
e
quest
'
osservazione
s
'
impone
senz
'
altro
per
evitare
illazioni
esagerate
da
questa
posizione
di
fatto
-
il
padovanesimo
non
aveva
niente
di
rivoluzionario
,
perché
riproduceva
integralmente
la
accennata
organizzazione
medianica
tra
governo
e
paese
.
Nelle
province
,
i
fiduciari
e
i
direttori
non
miravano
ad
altro
che
ad
essere
assunti
dalle
popolazioni
come
fonti
di
favoritismi
,
e
l
'
azione
intransigente
verso
i
capi
diveniva
transigente
verso
i
gregari
,
purché
disposti
a
tradire
.
Ma
,
appunto
perciò
,
minacciando
di
riuscire
questo
svolgimento
politico
a
nient
'
altro
che
ad
una
sostituzione
di
persone
,
destava
allarme
grandissimo
,
e
da
ogni
parte
si
esplicavano
sforzi
colossali
per
non
distruggere
nella
mente
delle
popolazioni
il
rapporto
tra
rappresentanti
e
rappresentati
.
Bisogna
pur
riconoscere
che
il
padovanesimo
,
esiguo
all
'
epoca
della
marcia
su
Roma
,
era
assolutamente
privo
di
un
'
élite
che
potesse
lottare
nel
campo
del
trasformismo
con
i
vecchi
uomini
politici
.
Conseguentemente
in
tutta
la
Campania
perdurava
una
situazione
di
cose
assolutamente
insostenibile
,
perché
mentre
da
una
parte
l
'
azione
padovaniana
non
aveva
gran
che
scalfito
le
posizioni
trasformistiche
dei
più
forti
deputati
campani
,
dall
'
altra
parte
per
la
secchezza
della
sua
intransigenza
non
faceva
prevedere
maggiori
trionfi
per
l
'
avvenire
sia
nel
campo
di
un
rivoluzionarismo
effettivo
,
sia
nel
campo
dello
stesso
trasformismo
.
La
sconfitta
di
Padovani
In
tale
condizione
di
cose
il
governo
non
poteva
non
essere
contro
l
'
intransigenza
padovaniana
.
Infatti
,
di
fronte
all
'
insufficienza
rivoluzionaria
del
fascismo
al
centro
,
che
non
riusciva
a
superare
il
trasformismo
costituzionale
prima
,
e
parlamentare
dopo
,
ma
si
spingeva
ormai
verso
i
ritorni
parlamentaristici
attraverso
il
paese
,
il
governo
non
poteva
più
sopportare
sterili
conati
rivoluzionari
alla
periferia
.
Se
Mussolini
avesse
potuto
,
avrebbe
egli
stesso
fatte
quelle
innovazioni
istituzionali
che
gli
sarebbero
sembrate
più
opportune
:
ma
,
cessata
la
prima
intenzione
,
il
governo
non
poteva
sopportare
pacificamente
che
la
rivoluzione
,
fallita
al
centro
,
si
riproducesse
alla
periferia
,
sia
perché
tutto
ciò
costituiva
sostanzialmente
un
tentativo
rivoluzionario
contro
il
novus
ordo
che
il
governo
aveva
creduto
di
prescegliere
,
sia
perché
nessun
governo
in
Italia
può
azzardare
a
fare
sostanziali
mutazioni
quando
ha
il
Mezzogiorno
in
subbuglio
.
Il
padovanesimo
creava
dunque
una
situazione
politica
di
una
stranezza
inverosimile
,
perché
,
mentre
veniva
ad
attaccare
proprio
uno
dei
puntelli
del
regime
,
nella
persona
del
presidente
della
Camera
,
lasciava
scoperta
la
posizione
del
governo
,
che
si
trovava
nella
incredibile
condizione
di
non
poter
servirsi
del
partito
padovaniano
perché
intransigente
,
e
di
non
poter
ancora
aderire
alle
vecchie
e
potenti
forze
costituzionali
perché
combattute
dal
fascismo
ufficiale
.
Padovani
,
quindi
,
stava
fermo
come
una
diga
contro
il
furore
delle
acque
,
che
urgevano
da
ogni
parte
e
si
infrangevano
schiumanti
contro
la
durezza
della
pietra
.
Ma
,
come
qualsiasi
diga
deve
finire
per
soccombere
sotto
il
crescente
urto
dei
marosi
,
così
anche
Padovani
fu
sconfitto
,
e
sul
cadavere
del
suo
entusiasmo
giovanile
passò
la
marea
.
Il
fascismo
campano
fu
riassorbito
nel
partito
ufficiale
e
le
preoccupazioni
transigenti
del
governo
ebbero
una
tregua
.
Padovani
veramente
cadde
su
una
questione
di
disciplina
.
Egli
fu
espulso
,
quasi
che
la
sua
intransigenza
fosse
stata
contro
lo
spirito
del
Partito
!
È
questo
uno
dei
tanti
capricci
della
storia
,
una
delle
prove
che
gli
uomini
non
sempre
si
accorgono
della
direzione
che
essi
scelgono
nel
cammino
.
Il
Partito
non
comprese
che
Padovani
interpretava
per
suo
conto
-
forse
inconsciamente
,
ma
plasticamente
-
l
'
unica
ragione
di
vita
del
fascismo
contro
il
trasformismo
di
governo
,
tentava
l
'
unica
via
contraria
all
'
assimilazione
delle
nuove
forze
nel
circolo
vitale
,
rappresenta
va
,
insomma
,
la
prima
trincea
su
cui
cominciava
la
battaglia
del
governo
con
il
Partito
per
disintegrarsi
da
questo
e
passare
a
rappresentare
altri
interessi
,
ed
invece
di
sorreggere
questo
giovane
,
di
integrare
il
suo
sforzo
di
quel
contenuto
ideale
che
forse
alla
rigidità
dell
'
azione
padovaniana
difettava
,
non
seppe
far
altro
che
espellerlo
con
un
motivo
regolamentare
,
come
se
si
fosse
trattato
di
un
caporale
dell
'
esercito
punito
con
la
sala
di
rigore
!
Il
Partito
fascista
non
si
accorse
che
consacrava
l
'
inizio
della
sua
decadenza
e
che
dopo
Padovani
altri
capi
-
rei
di
aver
fallacemente
creduto
al
contenuto
rivoluzionario
del
fascismo
-
avrebbero
dovuto
essere
sacrificati
ai
bisogni
quotidiani
dell
'
azione
governativa
.
L
'
intransigenza
dei
trasformisti
e
la
"
débacle
"
dei
deputati
uscenti
Caduto
Aurelio
Padovani
,
il
fascismo
poté
più
rapidamente
adeguarsi
alla
tradizione
trasformistica
del
Mezzogiorno
,
e
,
espulsi
od
obbligati
ad
uscire
i
testardi
seguaci
del
viceduce
sconfitto
,
si
rivolse
a
raccogliere
nel
suo
seno
tutte
le
opposizioni
ai
deputati
uscenti
,
quando
non
fu
possibile
assorbire
costoro
.
Così
il
processo
di
fascistizzazione
del
Mezzogiorno
,
arrestato
in
Campania
per
l
'
intransigenza
padovaniana
,
poté
notevolmente
accentuarsi
,
e
la
lotta
fu
polarizzata
contro
i
vecchi
deputati
,
che
,
tuttavia
,
non
avevano
mancato
di
infiltrare
cavalli
di
Troia
nella
formazione
fascista
o
di
atteggiarsi
a
fiancheggiatori
in
nome
delle
comuni
idealità
di
ricostruzione
nazionale
.
Senonché
mentre
la
logica
della
sconfitta
padovaniana
avrebbe
suggerito
che
il
fascismo
di
governo
si
fosse
avvicinato
quanto
più
era
possibile
alla
prassi
così
detta
liberale
,
cercando
di
raccogliere
intorno
alla
propria
bandiera
tutti
gli
ascari
dei
passati
governi
,
riverniciati
per
l
'
occasione
,
la
realtà
rivelò
più
strane
intransigenze
.
Veramente
per
far
ciò
il
fascismo
avrebbe
dovuto
desistere
dall
'
idea
di
un
'
organizzazione
giacobina
nel
Sud
per
non
costringere
vecchi
parlamentari
,
affermati
nelle
cariche
pubbliche
,
a
far
getto
della
loro
dignità
personale
con
la
richiesta
di
iscrizione
ai
fasci
o
quanto
meno
avrebbe
dovuto
affidar
loro
segretamente
la
costituzione
delle
sezioni
,
autorizzando
i
prefetti
a
seguire
il
criterio
tradizionale
del
maggior
numero
di
voti
.
Invece
niente
di
tutto
questo
fu
fatto
:
l
'
intransigenza
più
feroce
fu
bandita
ed
i
deputati
fiancheggiatori
,
divennero
nemici
per
forza
.
All
'
intransigenza
antitrasformistica
del
Padovani
il
fascismo
ufficiale
sostituì
l
'
intransigenza
settaria
dei
trasformisti
,
prestando
la
propria
forza
a
chiunque
volesse
usarne
ed
abusarne
per
prepotere
o
vendetta
personale
.
Innestato
quindi
il
principio
d
'
intransigenza
al
purulento
terreno
del
trasformismo
,
il
primo
risultato
che
ne
derivò
fu
quello
di
prospettare
i
deputati
trasformisti
come
vittime
della
violenza
e
rinsaldare
i
legami
di
simpatia
del
popolo
verso
di
loro
.
In
effetto
,
il
cieco
settarismo
del
partito
dominante
e
la
sua
terribile
ignoranza
di
ogni
aspetto
della
questione
meridionale
non
gli
fecero
comprendere
il
grande
segreto
del
giolittismo
nelle
nostre
contrade
,
riposto
nello
sforzo
di
assorbire
volta
per
volta
tutti
gli
uomini
politici
che
,
per
simpatia
delle
popolazioni
o
per
valore
personale
,
emergevano
.
Così
Giolitti
riusciva
a
dare
l
'
impressione
di
non
coartare
la
volontà
degli
elettori
.
Questi
,
salvo
casi
eccezionali
,
venivano
lasciati
liberi
di
votare
a
loro
talento
specialmente
quando
tutti
i
candidati
in
lotta
si
professavano
governativi
,
e
nel
deporre
la
scheda
,
credevano
sempre
di
compiere
un
atto
di
sovranità
.
Il
governo
,
quindi
,
lungi
dall
'
intervenire
con
atti
diretti
a
violare
il
costume
del
paese
,
cercava
di
agevolarlo
,
combattendo
invece
i
pochi
tentativi
diretti
a
superarlo
.
Così
,
senza
eccessive
reazioni
,
Giolitti
faceva
funzionare
le
forze
politiche
del
paese
nel
modo
più
naturale
.
Il
fascismo
,
invece
,
sconvolse
tutto
questo
processo
di
formazione
politica
e
pretese
imporre
gli
uomini
.
Non
tenne
presente
che
nei
risultati
delle
elezioni
meridionali
entravano
anche
in
parte
la
natura
e
la
psicologia
delle
popolazioni
,
e
,
per
colmo
d
'
inavvedutezza
,
pretese
imporre
proprio
gli
uomini
che
sul
terreno
trasformistico
erano
stati
già
battuti
.
Si
precisò
,
così
,
in
tutto
il
Mezzogiorno
,
una
lotta
terribile
tra
i
nuovi
ed
i
vecchi
,
che
,
in
qualche
momento
,
richiamò
l
'
attenzione
dell
'
Italia
intera
,
provocando
i
più
strani
giudizi
da
parte
degli
scrittori
settentrionali
.
A
questi
sembrò
assurdo
che
il
Mezzogiorno
,
che
tuttavia
non
aveva
avuto
bolscevismo
,
resistesse
così
accanitamente
alla
penetrazione
fascista
,
e
per
spiegare
il
fenomeno
per
poco
non
elevarono
la
grama
vita
politica
meridionale
a
specchio
e
maestra
delle
genti
.
Ma
,
in
verità
,
la
lotta
era
tra
la
vecchia
classe
dirigente
,
rimasta
legata
,
suo
malgrado
,
alla
dittatura
legale
passata
,
e
la
nuova
classe
dirigente
,
che
veniva
a
prospettarsi
come
longa
manus
della
dittatura
legale
in
formazione
,
cioè
tra
il
trasformismo
vecchio
e
quello
nuovo
.
Fino
a
questo
punto
del
processo
di
sviluppo
della
lotta
,
il
governo
aveva
un
magnifico
giuoco
,
perché
gli
si
presentavano
come
rivali
nell
'
epoca
di
mediazione
tra
i
suoi
favori
ed
i
voti
delle
popolazioni
,
due
correnti
politiche
perfettamente
identiche
come
origine
,
perché
scaturite
entrambe
dal
sottosuolo
trasformistico
.
Esso
,
quindi
,
poteva
scegliere
liberamente
,
troncando
la
lotta
tra
le
due
fazioni
nel
punto
in
cui
gliene
sarebbe
potuto
derivare
il
massimo
beneficio
.
Invece
i
dirigenti
del
partito
dominante
non
ebbero
nessuna
cognizione
di
questa
situazione
di
cose
,
ed
il
fascismo
completò
anche
nel
Sud
la
sua
funzione
rivoluzionaria
.
Infatti
,
attraverso
il
giuoco
di
imposizione
delle
rappresentanze
locali
amiche
del
nuovo
governo
,
giuoco
che
si
svolgeva
per
via
militare
,
scoprì
troppo
apertamente
agli
occhi
delle
popolazioni
attonite
l
'
essenza
vera
della
questione
meridionale
e
trasmutò
improvvisamente
i
facili
entusiasmi
della
prima
ora
in
aperte
deplorazioni
.
Le
elezioni
Ma
il
colpo
di
grazia
fu
dato
dalle
elezioni
,
in
cui
rifulse
maggiormente
l
'
inconseguenza
della
politica
fascista
.
In
verità
quando
la
nuova
fiera
elettorale
fu
bandita
,
molti
che
si
sforzavano
di
trovare
il
filo
conduttore
nella
politica
governativa
,
credettero
che
il
fascismo
volesse
definire
e
fissare
la
sua
posizione
nel
Sud
,
tentando
di
assorbire
il
maggior
numero
di
forze
possibili
senza
pregiudizi
di
provenienza
,
accentuando
così
per
il
Mezzogiorno
la
politica
che
nel
resto
d
'
Italia
svolgeva
in
confronto
di
tutti
i
gruppi
così
detti
fiancheggiatori
.
Ma
il
modo
come
furono
compilate
le
liste
,
il
dissidio
scoppiato
con
Orlando
,
De
Nicola
,
Fera
,
Colosimo
e
De
Nava
dopo
di
averne
sollecitata
l
'
entrata
nel
listone
,
chiarirono
sufficientemente
che
il
fascismo
procedeva
a
caso
,
senza
idee
organiche
e
che
,
anche
nel
Sud
,
come
nel
Nord
,
dopo
aver
tradito
la
rivoluzione
,
non
sapeva
fare
nemmeno
la
più
gretta
delle
conservazioni
.
Quest
'
atteggiamento
fu
dovuto
alla
mancanza
di
forza
per
opporsi
alle
pressioni
di
tutti
i
piccoli
avventurieri
infiltratisi
nel
movimento
.
Esso
mentre
liquidò
definitivamente
tutti
i
deputati
uscenti
,
che
non
poterono
più
sperare
in
un
movimento
di
riscossa
,
perché
compromessi
dalla
politica
di
fiancheggiamento
,
determinò
invece
l
'
inizio
di
un
movimento
di
convergenza
di
numerose
forze
verso
le
opposizioni
.
A
completare
questo
stato
d
'
animo
contribuì
poi
potentemente
il
modo
come
furono
condotte
le
elezioni
stesse
,
attraverso
la
violenza
più
sfacciata
ed
il
più
completo
abbandono
di
ogni
garanzia
per
l
'
elettore
.
Il
regime
non
poteva
più
apertamente
svelarsi
nella
sua
inconsistente
brutalità
:
i
pochi
meridionali
intelligenti
non
potevano
avere
alleati
più
ciechi
e
più
potenti
.
Le
elezioni
fasciste
del
6
aprile
,
svelando
anche
agli
animi
più
retrivi
la
terribile
consistenza
della
questione
meridionale
,
cominciarono
a
polarizzare
gli
animi
verso
soluzioni
più
radicali
.
Oggi
,
per
merito
del
fascismo
,
esiste
nel
Mezzogiorno
una
situazione
psicologica
di
sospensione
,
attraverso
cui
s
'
intuisce
che
il
vecchio
trasformismo
non
può
più
attecchire
,
e
che
il
popolo
aspetta
,
dalle
classi
dirigenti
,
nuove
idee
per
la
lotta
.
Il
distacco
dei
fiancheggiatori
Il
modo
come
furono
fatte
le
elezioni
ed
il
nuovo
spirito
pubblico
determinarono
il
distacco
dei
fiancheggiatori
.
Questo
fenomeno
che
nel
resto
d
'
Italia
cominciò
ufficialmente
dopo
il
delitto
Matteotti
,
nel
Mezzogiorno
avvenne
prima
per
evidenti
ragioni
di
politica
locale
.
Infatti
,
appunto
perché
i
capi
del
liberalismo
meridionale
erano
stati
travolti
nella
formazione
anarchica
delle
liste
,
era
indispensabile
mantenere
i
quadri
intatti
,
per
impedire
che
potessero
divenire
preda
delle
opposizioni
più
accese
.
Questa
necessità
si
rendeva
tanto
più
evidente
quanto
più
i
medi
ceti
professionali
ed
impiegatizi
che
nell
'
Italia
meridionale
sono
tuttora
politicamente
i
più
attivi
,
manifestavano
la
tendenza
a
riversarsi
nelle
file
dell
'
opposizione
costituzionale
e
del
socialismo
unitario
,
minacciando
così
di
sfuggire
al
giuoco
del
liberalismo
fiancheggiatore
.
Occorreva
,
perciò
,
seguire
la
conversione
dei
propri
seguaci
per
ripigliarne
il
dominio
:
il
passaggio
alla
opposizione
,
prima
larvata
,
poi
aperta
,
dei
fiancheggiatori
-
meridionali
,
rispondeva
quindi
ad
una
necessità
di
lotta
,
ed
il
"
Mattino
"
,
che
nel
Mezzogiorno
è
il
giornale
più
letto
e
più
influente
,
non
tardò
a
rinnegare
il
filofascismo
della
prima
ora
.
La
scopertura
del
regime
Ma
il
fascismo
ufficiale
,
invece
di
definire
il
suo
atteggiamento
e
dimostrare
di
comprendere
la
situazione
,
credette
sul
serio
che
l
'
altissima
percentuale
di
voti
,
riportati
nel
Mezzogiorno
,
corrispondesse
ad
una
salda
situazione
politica
.
Perciò
,
invece
di
correre
ai
ripari
,
non
seppe
fare
di
meglio
che
trattare
da
nemici
i
fiancheggiatori
meridionali
.
Questo
errore
e
la
maggiore
libertà
consentita
,
per
rappresaglia
,
ai
piccoli
dominatori
locali
,
contribuirono
per
contrapposto
ad
agevolare
la
manovra
di
conversione
avversaria
.
Ne
derivò
una
situazione
di
détente
così
aperta
che
il
delitto
Matteotti
aggravò
notevolmente
con
la
sua
forza
probante
.
D
'
allora
,
data
la
scopertura
del
regime
nel
Mezzogiorno
e
nelle
popolazioni
del
Sud
è
un
travaglio
per
trovare
la
soluzione
politica
alla
crisi
spirituale
del
paese
.
Tutti
comprendono
che
il
regime
così
detto
trasformistico
non
può
reggere
e
che
la
speculazione
dei
vari
governi
unitari
sulle
forze
del
Sud
deve
una
volta
per
sempre
cessare
.
Tutti
comprendono
che
occorre
da
oggi
difendere
gli
interessi
meridionali
con
spirito
d
'
intransigenza
e
con
esatta
comprensione
di
causa
.
Ma
l
'
immaturità
generale
del
paese
e
l
'
equivoco
che
si
annida
nel
campo
dell
'
antifascismo
rischiano
di
deviare
nuovamente
questo
utile
sentimento
delle
popolazioni
in
formazioni
che
,
riproducendo
la
tara
unitaria
,
sono
molto
più
pericolose
della
infantile
ingenuità
del
fascismo
.
PARTE
SECONDA
I
PARTITI
STORICI
E
LA
QUESTIONE
MERIDIONALE
VII
Fallimento
fascista
e
nuova
conquista
regia
I
dati
della
conquista
piemontese
in
pericolo
Da
tutta
questa
storia
di
errori
e
di
deviazioni
balza
fuori
una
prima
constatazione
:
il
regime
è
scoperto
,
ed
il
tentativo
di
riprodurre
,
attraverso
il
fascismo
,
i
dati
storici
della
conquista
piemontese
è
fallito
.
Tale
scopertura
del
regime
,
iniziatasi
nel
Nord
,
nell
'
immediato
dopoguerra
,
con
la
fase
bolscevica
,
è
terminata
nel
Mezzogiorno
con
la
fase
fascista
.
Infatti
il
bolscevismo
,
rompendo
l
'
equilibrio
tradizionale
nel
Nord
suscitava
la
reazione
fascista
che
poteva
sorgere
ed
affermarsi
per
la
stasi
meridionale
,
e
questa
reazione
,
sorpassando
i
limiti
originari
di
partenza
,
e
costretta
a
svolgersi
,
per
la
sua
stessa
natura
,
in
forma
unitaria
,
mentre
non
sanava
la
scopertura
del
regime
nel
Nord
,
la
estendeva
anche
al
Sud
,
completando
così
la
fase
del
processo
distruttivo
.
I
due
movimenti
,
perciò
,
hanno
avuto
un
'
efficacia
nella
vita
nazionale
,
che
soltanto
lo
storico
futuro
potrà
valutare
.
Dovrebbe
cominciare
ora
la
seconda
fase
,
quella
del
processo
costruttivo
,
molto
più
pericolosa
della
prima
,
perché
ereditandone
talune
esigenze
e
talune
immaturità
può
condurre
ad
altre
forme
di
compromesso
non
meno
pericolose
di
quelle
abbattute
.
È
necessario
,
quindi
,
tentare
di
penetrare
appieno
nella
storia
anteatta
,
sia
per
afferrare
il
segreto
dei
due
grandi
movimenti
di
masse
verificatisi
,
sia
per
rintracciare
i
germi
del
passato
attraverso
l
'
impostazione
delle
opposizioni
che
pretendono
impadronirsi
dell
'
avvenire
.
Il
bolscevismo
primo
tentativo
di
impadronirsi
dello
Stato
Il
massimalismo
socialista
fu
un
tentativo
immaturo
e
sfortunato
di
permeare
l
'
azione
dello
Stato
da
parte
di
grandi
masse
,
ancora
rozze
ed
inesperte
dei
pubblici
affari
,
e
perciò
abbacinate
da
un
mito
straniero
astratto
ed
irrealizzabile
.
Queste
masse
intuivano
vagamente
l
'
angustia
della
dittatura
giolittiana
e
perciò
postulavano
la
creazione
di
uno
Stato
in
cui
avessero
potuto
giuocare
con
il
loro
peso
,
allora
del
tutto
indifferenziato
.
Pertanto
la
crisi
del
Partito
socialista
sorse
proprio
dal
conflitto
tra
queste
masse
e
le
oligarchie
già
pervenute
a
funzione
di
élite
.
Mentre
queste
ultime
lentamente
avevano
assunto
una
funzione
piccolo
borghese
appunto
in
conseguenza
del
giolittismo
,
le
masse
,
specialmente
rurali
,
restavano
al
di
fuori
di
questo
legame
con
la
dittatura
giolittiana
,
e
perciò
erano
tentate
di
distruggere
il
dominio
per
una
affermazione
più
ampia
di
libertà
politica
ed
economica
.
Risultante
di
questo
urto
interno
fu
che
il
partito
non
poté
riaderire
al
giolittismo
,
né
provocarne
esso
stesso
la
disfatta
.
In
tale
condizione
di
cose
sorgeva
naturale
la
tendenza
a
stabilizzare
la
crisi
in
una
formula
media
che
,
distruggendo
il
giolittismo
come
concezione
di
regime
paterno
,
non
ne
distruggesse
contemporaneamente
la
funzione
economica
.
Questa
linea
di
sviluppo
,
in
verità
,
rispondeva
ad
una
necessità
costituzionale
del
socialismo
italiano
,
che
le
grandi
masse
avrebbero
dovuto
forse
un
giorno
combattere
,
ma
che
durante
il
suo
inizio
agevolavano
con
il
loro
stesso
peso
:
la
necessità
di
assicurare
alle
formazioni
piccolo
borghesi
,
affiorate
dal
movimento
operaio
,
per
lo
meno
una
parte
di
potere
politico
,
sia
per
garantirle
dai
ritorni
reazionari
del
regime
,
che
per
evitare
gli
ulteriori
sviluppi
rivoluzionari
della
crisi
.
In
altri
termini
,
si
verificava
anche
per
il
proletariato
operaio
del
Nord
ciò
che
era
avvenuto
per
la
borghesia
meridionale
durante
il
regime
borbonico
:
la
necessità
di
assicurarsi
il
potere
politico
,
dopo
di
aver
acquistato
quello
economico
.
Tale
necessità
era
ancora
più
urgente
,
in
quelle
zone
della
valle
padana
ove
il
socialismo
agrario
era
fiorito
in
margine
ai
grandi
lavori
di
bonifica
perché
l
'
intervento
dello
Stato
come
distributore
di
lavori
era
più
che
mai
indispensabile
dopo
la
guerra
e
fatalmente
i
rivoluzionari
di
quelle
regioni
erano
portati
a
proclamare
la
necessità
d
'
impadronirsi
dello
Stato
per
sottrarre
all
'
odiata
borghesia
questa
importante
funzione
di
distribuzione
di
ricchezze
.
Eguale
tendenza
manifestarono
gli
operai
delle
industrie
protette
contro
il
rivoluzionarismo
di
taluni
gruppi
teorizzanti
la
lotta
di
classe
integrale
.
L
'
unica
formazione
quindi
che
avrebbe
potuto
garantire
tale
necessità
era
la
creazione
di
uno
Stato
socialdemocratico
attraverso
gli
accordi
con
la
democrazia
radicale
e
col
Partito
popolare
.
Ciò
spiega
il
perché
dei
reiterati
tentativi
socialisti
di
limitazione
costituzionale
della
Corona
per
la
formazione
dello
Stato
parlamentare
.
Il
massimalismo
,
perciò
,
rappresentò
lo
sforzo
di
una
élite
di
nuova
formazione
per
perfezionare
il
suo
dominio
economico
mercé
il
potere
politico
,
e
le
reazioni
in
vari
sensi
di
sterminate
masse
di
manovra
escluse
dai
benefici
di
tale
politica
e
tuttavia
desiderose
di
non
limitare
la
loro
funzione
a
quella
di
peso
morto
nello
sviluppo
del
piano
.
Giolitti
,
il
socialismo
di
Stato
e
il
fascismo
Di
fronte
a
questo
sviluppo
il
giolittismo
,
che
stava
per
essere
superato
in
una
fase
più
moderna
di
interessenza
economica
e
di
mediazione
politica
,
reagì
e
,
svelando
tutto
il
suo
spirito
reazionario
,
si
volse
verso
le
formazioni
di
destra
,
maturate
in
quella
piccola
borghesia
umanistica
,
che
aveva
visto
con
terrore
l
'
affermarsi
della
borghesia
socialista
.
Il
giolittismo
vedeva
malvolentieri
la
fine
del
suo
prepotere
e
non
voleva
assolutamente
rinunziare
alla
funzione
di
mediazione
politica
assunta
dal
1900
in
poi
.
Si
diceva
lieto
di
continuare
la
politica
di
benevolenza
verso
le
masse
,
a
parole
s
'
inghirlandava
di
tutte
le
gemme
del
liberalismo
politico
,
ma
,
nella
realtà
,
pretendeva
ancora
di
farla
da
padrone
,
adottando
le
soluzioni
che
gli
venivano
prospettate
dai
partiti
di
masse
non
come
risultanti
del
giuoco
delle
forze
in
lotta
,
ma
come
concessioni
della
borghesia
illuminata
e
progressista
.
Entro
i
limiti
di
questa
peculiare
concezione
politica
,
il
giolittismo
in
un
primo
tempo
assecondò
tutti
i
movimenti
diretti
a
realizzare
il
cosiddetto
ministero
di
sinistra
,
non
comprendendo
che
su
questo
terreno
era
già
stato
preceduto
dal
nittismo
,
che
si
sforzava
di
armonizzare
gli
interessi
dei
partiti
di
masse
con
quelli
della
borghesia
radicaleggiante
,
senza
pretendere
contemporaneamente
di
farli
passare
attraverso
la
pressione
del
regime
paterno
.
Quando
in
un
secondo
tempo
questa
realtà
divenne
chiara
all
'
occhio
dello
statista
di
Dronero
,
egli
brandì
la
frusta
fascista
.
Ma
ancora
una
volta
,
la
vipera
morse
il
ciarlatano
.
In
verità
il
fascismo
,
nel
suo
primo
sorgere
,
aveva
tentato
di
assumere
una
funzione
libertaria
contro
il
predominio
piccolo
borghese
del
socialismo
di
Stato
e
del
giolittismo
,
e
si
era
colorito
vagamente
di
rivoluzionarismo
operaio
e
di
autonomismo
politico
.
Ma
,
sorto
territorialmente
in
una
zona
industriale
e
demograficamente
tra
le
schiere
della
piccola
borghesia
umanistica
,
ormai
politicamente
battuta
,
non
era
in
condizione
di
afferrare
la
realtà
italiana
per
farsi
interprete
di
quelle
necessità
rivoluzionarie
che
le
grandi
masse
non
riuscivano
ancora
ad
esprimere
.
Ciò
spiega
perché
da
una
parte
il
giolittismo
poté
sperare
di
operare
la
sua
conservazione
attraverso
lo
spauracchio
fascista
,
e
dall
'
altra
il
signor
Mussolini
non
sentì
fin
da
allora
i
pericoli
della
manovra
cui
aderiva
.
Ed
infatti
la
prima
adesione
giolittiana
al
fascismo
cominciò
a
determinare
lo
spostamento
delle
masse
rurali
protette
dal
movimento
operaio
a
quello
fascista
,
ed
a
chi
ben
consideri
il
fondamento
delle
cose
non
potrà
non
apparire
che
la
crociata
contro
il
socialismo
,
colorita
di
accenni
libertari
,
corrispose
soltanto
a
questa
necessità
del
regime
di
sottrarre
al
movimento
operaio
queste
forze
intimamente
connesse
all
'
azione
statale
.
Così
il
fascismo
cominciò
a
potenziarsi
specialmente
in
quella
bassa
pianura
padana
ove
l
'
azione
economica
dello
Stato
sulle
masse
era
ed
è
sensibilissima
e
questa
sua
origine
e
le
necessità
che
doveva
assolvere
,
lo
portarono
ad
accettare
quella
dottrina
nazionalista
della
collaborazione
di
classe
,
attraverso
le
corporazioni
sindacali
,
che
costituisce
il
più
audace
tentativo
di
impadronirsi
della
funzione
economica
del
socialismo
di
Stato
.
Ma
questo
sviluppo
fece
sì
che
il
paternalismo
giolittiano
,
avulso
dal
suo
sistema
originario
,
elaborato
sotto
veste
di
dottrina
sindacale
,
reso
autonomo
,
passasse
nelle
mani
della
borghesia
antigiolittiana
,
che
pose
per
conto
suo
la
successione
al
vecchio
di
Dronero
.
Ciò
spiega
perché
il
fascismo
,
pur
transigendo
nel
momento
stesso
del
suo
sviluppo
col
regime
,
si
pose
subito
come
avversario
del
giolittismo
di
cui
negò
in
teoria
i
dati
storici
,
mentre
in
pratica
,
in
buona
parte
,
li
riprodusse
.
In
seguito
poi
la
lotta
con
il
socialismo
operaio
e
la
possibilità
della
riscossa
socialdemocratica
giolittiana
,
spinsero
il
fascismo
sempre
più
nella
fase
reattiva
che
il
regime
,
superando
le
previsioni
del
vecchio
di
Dronero
,
scelse
per
la
sua
salvezza
.
Naturalmente
questa
corsa
fascista
alla
reazione
coincise
sempre
più
col
doppio
processo
di
elaborazione
,
che
il
socialismo
subì
come
risultante
delle
forze
in
movimento
.
Infatti
,
da
una
parte
,
il
movimento
operaio
rimasto
fedele
alle
sue
origini
riscattò
la
sua
funzione
liberale
e
,
dall
'
altra
,
le
forze
operaie
con
funzione
conservatrice
si
staccarono
da
quelle
rivoluzionarie
.
Insufficienza
dell
'
azione
mussoliniana
Ma
,
mentre
nel
movimento
operaio
avveniva
questa
grande
semplificazione
di
forze
e
di
obiettivi
,
il
fascismo
,
accogliendo
nel
suo
seno
tutti
i
tossici
della
vita
pubblica
italiana
,
appropriandosi
del
compito
storico
del
socialismo
di
Stato
,
lasciandosi
permeare
dalle
necessità
dell
'
industrialismo
protetto
e
del
regime
,
in
una
frenesia
panica
di
dominio
si
scordò
di
essere
né
più
né
meno
che
la
lotta
di
classe
del
giolittismo
e
in
un
delirio
di
superbia
si
proclamò
avversario
e
liquidatore
testamentario
del
liberalismo
europeo
.
Per
un
certo
periodo
la
prosa
tronfia
del
nuovo
profeta
segnò
antitesi
mondiali
inesistenti
e
quindi
sentimmo
delirare
di
compito
antidemocratico
,
antiliberale
,
antisocialista
assegnato
dalla
storia
al
fascismo
,
quasi
che
non
si
trattasse
delle
convulsioni
di
un
regime
duro
a
morire
.
La
verità
,
invece
,
è
più
modesta
,
perché
se
si
vuol
parlare
di
un
'
antitesi
col
liberalismo
filosofico
questa
è
connaturale
non
al
fascismo
ma
addirittura
al
regime
,
e
se
si
vuole
,
invece
,
parlare
di
un
'
antitesi
al
preteso
liberalismo
dello
Stato
italiano
niente
vi
è
di
meno
esistente
e
di
meno
vero
.
Malgrado
tutto
ciò
,
però
,
il
fascismo
alla
base
fu
un
movimento
liberale
.
Spinto
ad
effettuare
la
reazione
attraverso
le
folle
e
non
soltanto
attraverso
le
forze
di
polizia
,
il
regime
fu
costretto
a
riconoscere
talune
necessità
elementari
delle
masse
rurali
,
di
cui
dovette
servirsi
ed
il
rassismo
bene
spesso
corrispose
ad
un
bisogno
di
reazione
al
centralismo
romano
.
Anche
se
l
'
élite
dirigente
si
pose
rapidamente
al
servizio
degli
industriali
e
non
ebbe
timore
di
svolgere
una
politica
stupidamente
padronale
,
essa
dovette
concedere
non
poco
al
peso
delle
masse
e
contribuì
alla
loro
educazione
politica
,
avvicinandole
sempre
più
ai
concetti
di
autonomia
ove
debbono
fatalmente
sboccare
.
Naturalmente
,
siccome
il
signor
Mussolini
era
l
'
unico
cervello
pensante
del
movimento
,
le
sue
responsabilità
sono
infinite
come
infinita
sarà
la
sua
sconfitta
.
A
chiunque
analizzi
il
suo
doppio
giuoco
politico
,
che
voleva
sembrare
prodotto
di
somma
abilità
,
non
potrà
sfuggire
invece
che
esso
era
frutto
d
'
incomprensione
e
di
paura
.
Nessun
uomo
,
forse
,
pur
avendo
avuto
così
largo
potere
,
si
è
lasciato
così
vincere
più
che
dagli
avvenimenti
dai
piccoli
uomini
che
lo
circondavano
.
Salito
al
potere
in
un
momento
di
smarrimento
generale
e
quando
gli
uomini
decisi
a
non
abdicare
la
loro
personalità
erano
pochissimi
,
egli
aveva
aperte
dinanzi
a
sé
tutte
le
vie
,
da
quella
massima
di
fare
la
rivoluzione
delle
forze
rurali
a
quella
minima
di
sostituire
Giolitti
nel
giuoco
trasformistico
.
Unica
via
preclusa
quella
della
violenza
per
la
violenza
,
del
feudalismo
squadristico
!
Ed
egli
,
invece
,
quella
scelse
.
Dopo
aver
strappato
un
mandato
di
fiducia
a
tutti
i
ceti
,
prima
e
dopo
la
marcia
su
Roma
,
godeva
così
largamente
il
favore
della
monarchia
da
poterla
anche
tradire
.
Invece
preferì
ondeggiare
in
un
trasformismo
inconcludente
,
che
valse
soltanto
a
nascondere
per
un
certo
tempo
il
reale
dominio
degli
anarchici
del
direttorio
.
In
verità
egli
ebbe
così
scarsa
fede
nei
suoi
propositi
rivoluzionari
che
ebbe
paura
di
iniziarne
l
'
attuazione
,
oppure
conosceva
così
poco
il
meccanismo
dello
Stato
che
non
seppe
da
qual
punto
cominciare
le
promesse
riforme
.
E
così
la
sua
azione
sembrò
sovversiva
là
dove
era
trasformista
,
e
viceversa
.
Opposizione
dei
revisionismi
fascisti
e
del
mussolinismo
alle
necessità
ideali
della
rivoluzione
italiana
Queste
deficienze
del
duce
ed
il
logorio
terribile
che
in
conseguenza
il
regime
ha
subito
non
potevano
non
produrre
ripercussioni
nello
stesso
campo
fascista
.
Ed
,
infatti
,
ad
esse
si
deve
il
nascere
del
revisionismo
,
che
,
si
noti
bene
,
si
divide
in
due
ali
perfettamente
antitetiche
:
revisionismo
trasformista
e
revisionismo
rivoluzionario
.
Il
primo
ritiene
che
il
compito
del
fascismo
sia
quello
di
schiacciare
il
bolscevismo
,
impadronirsi
dello
Stato
storico
e
provvedere
alla
formazione
di
un
governo
forte
,
capace
di
ristabilire
il
dominio
della
legge
.
In
altri
termini
,
sfronda
tutte
le
pretese
rivoluzionarie
del
movimento
e
combatte
il
governo
perché
si
trastulla
in
propositi
rivoluzionari
che
non
possono
non
contrastare
la
effettiva
prassi
trasformistica
.
È
insomma
un
revisionismo
che
,
abbandonando
il
doppio
giuoco
mussoliniano
,
abbraccia
consciamente
il
trasformismo
e
mira
a
trarne
tutte
le
conseguenze
utili
al
proprio
dominio
.
Il
secondo
,
invece
,
vuol
tener
fede
al
conclamato
contenuto
rivoluzionario
e
,
perciò
,
reagisce
alla
politica
trasformistica
.
Esso
ritiene
che
il
liberalismo
sia
completamente
superato
e
rimasticando
alcune
formulette
dell
'
attualismo
gentiliano
pretende
che
il
signor
Mussolini
riformi
tutta
l
'
impalcatura
dello
Stato
allo
scopo
di
tradurre
nella
realtà
le
idee
della
nuova
dottrina
filosofica
.
Entrambe
queste
correnti
repugnano
per
opposte
ragioni
alla
prassi
del
signor
Mussolini
,
dichiarando
di
avere
scarsa
fiducia
nella
politica
della
violenza
rassista
e
degli
accorgimenti
governativi
,
ma
entrambe
ignorano
il
problema
italiano
nella
precisa
consistenza
e
perciò
sono
costrette
o
a
ripiegare
nel
neogiolittismo
o
a
riprodurre
l
'
astrattismo
rivoluzionario
del
bolscevismo
.
Queste
considerazioni
spiegano
brevemente
entro
quali
linee
si
dissolverà
non
soltanto
il
governo
mussoliniano
,
ma
il
movimento
fascista
stesso
in
tutte
le
sue
tendenze
e
sfumature
.
Intanto
è
assolutamente
degno
di
nota
che
non
soltanto
il
governo
mussoliniano
,
ma
le
stesse
correnti
critiche
del
fascismo
siano
così
distanti
dalla
questione
italiana
che
sembrano
addirittura
straniere
.
Esse
ignorano
l
'
Italia
agricola
ed
i
suoi
bisogni
e
perciò
si
arroccano
sempre
più
intorno
al
protezionismo
industriale
ed
al
corporativismo
di
Stato
,
ignorano
l
'
Italia
meridionale
e
perciò
insistono
nella
violenza
tributaria
e
politica
,
ignorano
l
'
anelito
di
libertà
del
popolo
italiano
e
perciò
sognano
di
togliergli
perfino
le
astrazioni
istituzionali
della
carta
albertina
.
La
questione
italiana
è
tutta
contro
di
loro
e
le
revisioni
non
ne
afferrano
o
ne
integrano
nessun
lato
.
Forse
Mussolini
ebbe
qualche
barlume
di
veggenza
quando
proclamò
di
voler
poggiarsi
sull
'
Italia
rurale
,
ma
,
a
parte
che
questa
affermazione
è
contraddetta
da
tutta
la
sua
politica
e
con
le
frasi
non
si
governa
,
egli
era
tratto
anche
questa
volta
in
inganno
dalla
lotta
padana
,
che
non
solo
non
è
la
questione
italiana
,
ma
ne
è
la
negazione
.
Se
Mussolini
sogna
nel
suo
aperto
tentativo
di
resistenza
al
regime
di
farsi
capo
di
un
fascismo
che
possa
costituire
il
primo
nocciolo
di
arroccamento
della
futura
rivoluzione
italiana
,
si
disinganni
:
anzitutto
,
perché
il
movimento
rurale
non
potrà
non
essere
contro
i
dati
storici
del
padanesimo
e
secondariamente
perché
,
fino
a
quando
non
si
produca
la
remota
rivolta
rurale
,
lo
stesso
padanesimo
potrà
sempre
costituire
la
base
per
i
successori
del
fascismo
nel
governo
dello
Stato
.
Rimangono
sì
ancora
le
forze
sanamente
rivoluzionarie
,
quelle
che
sia
pure
inconsciamente
hanno
sognato
di
fare
il
loro
ingresso
nella
storia
a
mezzo
del
fascismo
,
ma
queste
non
potranno
tardare
a
convincersi
del
compromesso
di
cui
sono
state
oggetto
e
perciò
dovranno
fatalmente
gravitare
verso
altri
partiti
.
Gli
errori
antitrasformistici
di
Mussolini
non
potranno
più
salvarlo
e
perciò
egli
dovrà
sempre
più
esaurirsi
nei
ritorni
trasformistici
,
finché
non
lo
raggiungerà
la
vendetta
fiancheggiatrice
.
La
manovra
fiancheggiatrice
per
ristabilire
i
dati
storici
della
conquista
regia
In
effetto
la
manovra
fiancheggiatrice
costituisce
oggi
la
spina
dorsale
della
politica
italiana
,
ed
in
ciò
sta
la
condanna
del
fascismo
e
delle
opposizioni
,
l
'
uno
fallito
a
tal
punto
da
permettere
ai
battuti
della
vigilia
di
tentare
la
riscossa
,
le
altre
così
deboli
e
perplesse
da
temere
addirittura
la
successione
.
In
queste
brevi
considerazioni
si
congloba
dunque
tutta
la
dolorosa
realtà
italiana
,
lotta
di
impotenze
e
di
transazioni
,
dominio
di
ristretti
circoli
di
politicanti
atteggiantisi
ad
eterni
salvatori
della
patria
.
Così
,
mentre
lo
sfondo
della
psiche
collettiva
non
riesce
a
superare
l
'
angusto
e
vuoto
quadro
del
combattentismo
,
il
giolittismo
si
ripresenta
,
come
nel
1920
,
arbitro
e
liquidatore
di
una
situazione
.
I
reduci
,
quelli
che
,
assumendo
di
aver
finalmente
fatta
l
'
Italia
sui
campi
di
battaglia
,
pretendevano
di
fare
gli
Italiani
patrioti
e
cittadini
,
liberi
nello
Stato
nazionale
e
padroni
del
loro
destino
,
dopo
aver
costituito
la
base
della
politica
dittatoriale
di
una
fazione
,
che
,
solo
a
chiacchiere
,
diceva
di
voler
rappresentare
l
'
Italia
del
lavoro
e
della
produzione
,
la
grande
Italia
del
sacrifizio
silenzioso
e
degli
oscuri
eroismi
,
passano
a
far
da
sgabello
a
quell
'
uomo
ed
a
quel
sistema
che
ieri
,
nell
'
esaltazione
della
rissa
,
fu
definito
nemico
del
paese
.
Ed
intorno
a
questo
programma
si
mobilitano
le
forze
più
eterogenee
e
meno
politiche
,
pur
di
non
affrontare
ab
imis
il
problema
italiano
,
anche
se
l
'
impostazione
di
questo
problema
fatta
con
cognizione
di
causa
e
serietà
di
propositi
debba
costare
altri
dieci
anni
di
fascismo
.
Ed
è
perciò
che
la
manovra
fiancheggiatrice
è
destinata
al
successo
.
Tentando
di
ripristinare
per
intero
i
dati
storici
della
conquista
piemontese
,
scossi
dall
'
azione
del
fascismo
,
il
movimento
dei
fiancheggiatori
si
palesa
fondato
sulla
tradizione
italiana
e
perciò
ha
già
al
suo
inizio
l
'
appoggio
del
regime
.
La
sconfitta
del
fascismo
e
del
mussolinismo
e
la
immaturità
delle
opposizioni
ad
una
battaglia
sostanziale
,
che
sorpassi
la
sterile
schermaglia
legalitaria
,
in
cui
Mussolini
si
è
fatto
imprigionare
,
concorrono
ad
assicurare
il
successo
a
questa
manovra
fiancheggiatrice
.
Insufficienza
ideale
del
cartello
delle
Sinistre
Queste
considerazioni
caratterizzano
in
pieno
la
perfetta
natura
del
così
detto
cartello
delle
Sinistre
,
cui
i
partiti
componenti
si
sforzano
di
dare
un
contenuto
sicuro
sulla
base
del
minimo
comune
denominatore
amendolino
.
Aggregato
temporaneo
di
partiti
diversi
esso
non
può
svolgere
altro
che
un
compito
negativo
,
oltre
il
quale
si
apre
spaventoso
il
baratro
del
dissenso
e
del
fallimento
.
Conseguentemente
il
cartello
delle
Sinistre
non
può
aspirare
alla
vittoria
,
ma
deve
contentarsi
soltanto
di
logorare
il
fascismo
sul
terreno
della
libertà
astratta
.
Poiché
il
partito
dominante
ha
commesso
l
'
imperdonabile
errore
di
mettere
in
discussione
taluni
principi
fondamentali
del
vivere
civile
ed
ha
preteso
piegare
un
popolo
intero
al
suo
gioco
con
l
'
avvilente
metodo
dell
'
ingiuria
e
del
bastone
,
il
cartello
delle
Sinistre
si
è
potuto
costituire
e
può
funzionare
rivendicando
l
'
astrazione
della
libertà
,
senza
precisarne
i
limiti
,
le
possibilità
di
applicazione
ed
i
ceti
privilegiati
.
Compito
questo
certamente
assai
importante
,
quando
un
partito
eleva
a
metodo
di
governo
l
'
omicidio
e
la
lesione
personale
e
si
rifiuta
di
riconoscere
agli
avversari
il
diritto
all
'
integrità
personale
,
ma
transeunte
e
condannato
a
nascondere
,
piuttosto
che
a
sviluppare
,
la
lotta
politica
.
Quando
un
governo
qualsiasi
,
foss
'
anche
militare
,
sarà
intervenuto
a
ristabilire
non
le
libertà
politiche
-
che
è
tutt
'
altra
cosa
-
ma
l
'
uguaglianza
dei
cittadini
dinanzi
alla
legge
penale
ed
avrà
distrutto
il
medievale
diritto
di
asilo
della
milizia
e
del
partito
,
il
compito
del
cartello
delle
Sinistre
sarà
cessato
e
molti
dei
gruppi
che
oggi
vi
aderiscono
dovranno
nuovamente
staccarsene
per
riprendere
in
pieno
la
loro
funzione
critica
.
Se
il
signor
Mussolini
non
si
fosse
lasciata
chiudere
dietro
le
spalle
persino
questa
porta
,
riducendosi
ad
invocare
dal
suo
partito
il
ristabilimento
della
legge
penale
come
una
concessione
caritativa
,
e
dagli
avversari
l
'
amnistia
,
perfino
un
terzo
gabinetto
da
lui
presieduto
potrebbe
togliere
al
cartello
delle
Sinistre
quest
'
arma
,
intorno
a
cui
è
stato
possibile
l
'
arroccamento
.
Dato
,
perciò
,
questo
carattere
peculiare
del
cartello
delle
Sinistre
,
la
soluzione
della
questione
italiana
non
può
essere
ricercata
,
se
non
al
di
fuori
di
esso
,
nei
singoli
partiti
che
lo
compongono
.
È
su
questo
terreno
che
una
ripresa
della
lotta
politica
dovrà
avvenire
ed
è
su
questo
terreno
che
debbono
essere
saggiate
le
idee
e
le
forze
che
si
contendono
la
successione
fascista
.
Spostando
,
perciò
,
la
nostra
analisi
al
secondo
tempo
antifascista
verremo
ricercando
attraverso
le
posizioni
strategiche
e
tattiche
dei
vari
partiti
le
vestigia
del
passato
per
potere
quindi
sulla
stregua
delle
osservazioni
raccolte
postulare
interamente
tutte
le
necessità
ideali
della
rivoluzione
italiana
.
VIII
I
liberali
e
i
democratici
La
lotta
tra
Giolitti
e
Salandra
continua
attraverso
il
fiancheggiamento
al
fascismo
In
pochi
paesi
di
Europa
la
denominazione
politica
"
liberale
"
e
"
democratico
"
è
stata
assunta
,
volta
a
volta
,
da
partiti
e
fazioni
più
disparate
,
ed
in
cui
lo
spirito
illiberale
ed
antidemocratico
fosse
più
diffuso
.
Non
credo
,
perciò
,
opportuno
così
di
addentrarmi
nell
'
esame
delle
differenze
ideologiche
,
che
pur
esistono
tra
le
correnti
liberali
e
quelle
democratiche
,
come
di
uscire
dalla
disamina
della
situazione
politica
italiana
quale
si
presenta
storicamente
in
questo
momento
in
relazione
a
quel
particolare
campo
di
studio
che
ho
chiamato
la
"
ricostruzione
"
e
che
costituisce
l
'
oggetto
del
mio
discorso
.
Isolando
,
per
ora
-
per
poterne
parlare
a
parte
-
le
poche
minoranze
culturali
,
che
si
riportano
all
'
insegnamento
tradizionale
del
liberalismo
filosofico
,
si
può
affermare
che
le
forze
liberali
sopravvissute
alla
marcia
su
Roma
si
possono
classificare
in
tre
gruppi
:
quelle
fiancheggiatrici
che
fanno
capo
agli
onorevoli
Giolitti
e
Salandra
,
quelle
cosiddette
demosociali
organizzate
dall
'
onorevole
Colonna
di
Cesarò
e
quelle
di
opposizione
costituzionale
capitanate
dagli
onorevoli
Amendola
,
Albertini
e
Bonomi
.
Passando
,
quindi
,
a
parlare
dei
fiancheggiatori
,
diremo
che
è
soltanto
per
ragionare
di
metodo
ed
in
conseguenza
dell
'
atteggiamento
formale
assunto
nei
riguardi
del
fascismo
che
abbiamo
messo
insieme
queste
due
correnti
liberali
così
caratteristiche
del
nostro
paese
.
In
verità
,
a
chi
si
accinga
ad
esaminare
il
loro
contenuto
non
potrà
sfuggire
,
al
disotto
della
grigia
uniformità
ideale
,
corrispondente
perfettamente
alla
immaturità
del
popolo
ed
all
'
adesione
completa
ai
dati
storici
della
conquista
regia
,
le
profonde
antinomie
che
hanno
scavato
,
tra
le
due
correnti
,
divisioni
incolmabili
.
Una
prima
differenza
,
intanto
,
anche
nel
lato
formale
dei
rapporti
di
fiancheggiamento
al
fascismo
,
si
concreta
in
questo
che
,
mentre
l
'
onorevole
Giolitti
si
è
sforzato
di
mantenere
un
atteggiamento
autonomo
per
non
essere
costretto
ad
entrare
nella
lista
nazionale
,
l
'
onorevole
Salandra
non
ha
avuto
difficoltà
di
stringere
più
intimi
rapporti
col
fascismo
,
anzi
di
accettare
,
col
discorso
di
Milano
,
l
'
onorevole
Mussolini
come
suo
capo
.
Questa
differenza
è
dipesa
dal
fatto
che
i
liberali
calandrini
,
subordinati
dalla
funzione
di
sovvertimento
da
essi
assunta
in
concorrenza
con
lo
stesso
fascismo
,
credevano
di
poter
assorbire
il
fenomeno
rivoluzionario
adattandolo
alle
proprie
finalità
;
mentre
il
giolittismo
,
conscio
di
avere
nel
giovane
partito
un
nemico
,
voleva
evitare
sterili
confusioni
.
In
sostanza
i
giolittiani
non
hanno
mai
perduto
di
vista
che
lo
scoppio
fascista
avveniva
principalmente
contro
il
loro
sistema
,
e
,
se
non
hanno
potuto
prendere
aperta
posizione
di
combattimento
contro
il
fenomeno
,
ciò
è
dipeso
proprio
dal
fatto
che
l
'
insorgere
del
fascismo
era
stato
sollecitato
dal
loro
capo
per
tentare
di
riassorbirlo
nei
dati
storici
della
monarchia
italiana
.
Il
loro
piano
politico
può
racchiudersi
nel
seguente
dilemma
:
se
la
loro
sconfitta
era
determinata
a
una
necessità
di
ordine
superiore
,
quale
l
'
assorbimento
dei
fasci
nella
politica
monarchica
,
questa
stessa
necessità
doveva
aiutarli
in
un
momento
successivo
,
a
trionfare
come
metodo
,
ed
attraverso
il
trionfo
del
metodo
molte
posizioni
personali
avrebbero
potuto
essere
mantenute
:
se
invece
tale
assorbimento
non
era
possibile
per
l
'
intrinseca
rivoluzionarità
del
fenomeno
,
automaticamente
la
loro
successione
verso
la
monarchia
sarebbe
dovuta
risorgere
per
effetto
della
compromissione
del
fascismo
di
governo
.
Il
loro
atteggiamento
di
fiancheggiatori
autonomi
rispondeva
,
dunque
,
ad
una
necessità
prettamente
razionale
,
ultimo
tentativo
di
salvataggio
del
sistema
,
anche
al
di
là
delle
fortune
personali
degli
uomini
che
lo
rappresentavano
.
I
liberali
salandrini
,
invece
,
consci
che
lo
scoppio
fascista
aveva
precipuo
carattere
antigiolittiano
,
credettero
di
poter
più
strettamente
saldarsi
al
trionfatore
,
sia
per
accentuarne
il
carattere
di
adesione
al
regime
monarchico
,
sia
per
assicurare
la
continuità
dell
'
azione
antigiolittiana
.
Ciò
spiega
perché
la
stampa
salandrina
ha
servito
lungamente
in
umiltà
il
fascismo
,
anzi
ne
ha
rinfocolato
il
carattere
sovvertitore
,
illudendosi
che
la
funzione
antigiolittiana
potesse
essere
a
lungo
e
vittoriosamente
espletata
,
senza
incidere
il
regime
.
La
realtà
,
però
,
si
è
assunta
il
compito
di
chiarire
ai
salandrini
ed
ai
giolittiani
la
profonda
erroneità
delle
loro
concezioni
.
Infatti
,
il
salandrismo
è
stato
sollecitato
,
dal
continuato
attacco
fascista
al
regime
,
ad
assumere
gradualmente
posizione
antifascista
,
mentre
il
giolittismo
ha
finalmente
compreso
che
dall
'
insuccesso
fascista
non
residua
se
non
in
minima
parte
una
posizione
giolittiana
.
Non
sarebbe
stato
possibile
prevedere
un
fallimento
maggiore
e
bisogna
render
grazie
al
fascismo
che
,
logorandosi
nell
'
impotenza
di
risolvere
il
problema
italiano
,
ha
logorato
con
sé
queste
vecchie
posizioni
del
passato
.
Anche
se
,
per
un
momento
,
la
successione
mussoliniana
dovesse
essere
raccolta
da
Giolitti
o
da
Salandra
o
da
entrambi
,
non
è
su
questo
terreno
che
avverrà
la
ricostruzione
.
Così
la
dottrina
della
libertà
,
elaborata
dal
Salandra
nel
discorso
di
Milano
,
che
è
assolutamente
al
di
fuori
della
concezione
dello
Stato
moderno
,
come
l
'
ottimismo
giolittiano
di
un
ulteriore
successo
transattivo
con
le
oscure
necessità
ideali
della
crisi
italiana
,
costituiscono
terreni
troppo
sterili
per
poter
illudere
le
nuove
forze
che
si
vanno
affermando
nel
paese
,
pur
attraverso
smarrimenti
fatali
e
disillusioni
profonde
.
Il
gruppo
demosociale
relitto
del
giolittismo
Anche
il
gruppetto
della
Democrazia
sociale
si
pasce
di
illusioni
sulla
soluzione
della
crisi
,
ed
ha
creduto
di
giocare
di
abilità
così
nell
'
entrare
a
far
parte
del
primo
gabinetto
Mussolini
come
nell
'
uscirne
.
Ma
nessuna
abilità
potrà
mai
togliere
a
questo
gruppo
la
sua
precipua
caratteristica
:
di
essere
cioè
un
relitto
del
trasformismo
giolittiano
,
che
riesce
a
vivere
per
l
'
istintivo
antifascismo
delle
popolazioni
meridionali
.
Limitato
,
ormai
,
alle
contrade
del
Sud
e
soprattutto
alla
Sicilia
,
il
gruppo
della
Democrazia
sociale
non
ha
elaborato
alcuna
soluzione
critica
del
problema
meridionale
,
anzi
si
appoggia
prevalentemente
a
quei
ceti
della
piccola
borghesia
rurale
,
che
nel
Mezzogiorno
costituiscono
la
matrice
più
prolifica
del
trasformismo
.
Nel
campo
dell
'
organizzazione
statale
e
della
lotta
politica
tenta
riprodurre
anacronisticamente
il
caratteristico
romanticismo
del
radicalismo
cavallottiano
,
senza
tener
presente
che
la
condanna
di
questa
dottrina
fu
segnata
appunto
dal
suo
confluire
nel
giolittismo
.
La
sua
inconsistenza
ideologica
e
l
'
intima
essenza
trasformistica
potranno
assegnare
a
questo
gruppo
la
posizione
d
'
ingrediente
nel
cartello
delle
Sinistre
,
ma
gli
negano
qualsiasi
efficacia
nel
campo
ricostruttivo
.
La
riforma
costituzionale
e
la
riforma
dello
Stato
Più
complessa
si
presenta
all
'
esame
l
'
azione
politica
dell
'
opposizione
costituzionale
,
che
s
'
incentra
nel
trinomio
Albertini
Amendola
Bonomi
.
Questa
formazione
che
col
libro
di
Bonomi
ci
ha
fornito
una
notevole
critica
del
fascismo
,
e
col
"
Corriere
della
Sera
"
ed
il
"
Mondo
"
conduce
la
più
assidua
battaglia
contro
il
governo
,
ha
tentato
,
col
discorso
pronunziato
dall
'
onorevole
Amendola
a
Napoli
,
di
precisare
le
linee
attraverso
cui
dovrebbe
avvenire
la
ricostruzione
.
Esaminiamo
,
dunque
,
questo
documento
.
Il
primo
rilievo
che
colpisce
è
che
con
questo
tipo
di
opposizione
costituzionale
ci
s
'
incontra
per
la
prima
volta
nella
convinzione
precisa
,
che
la
Costituzione
del
1848
,
la
vecchia
Carta
albertina
,
è
battuta
in
breccia
da
ogni
parte
e
non
resiste
più
.
Essa
non
riesce
a
soddisfare
i
ceti
che
credono
di
aver
fatta
una
rivoluzione
vittoriosa
,
né
quelli
che
momentaneamente
ne
hanno
dovuto
subire
lo
scoppio
.
Attraverso
lo
sforzo
di
dover
prendere
posizione
contro
la
riforma
junkerista
proposta
dal
fascismo
è
evidente
che
l
'
impostazione
polemica
del
discorso
amendolino
è
rivolta
a
raggiungere
un
fine
controrivoluzionario
sia
quando
propone
-
si
badi
,
in
sede
di
pura
ipotesi
-
la
separazione
del
potere
costituente
da
quello
legislativo
,
o
postula
la
necessità
di
creazione
dello
Stato
contro
il
parossismo
del
potere
esecutivo
;
sia
quando
afferma
l
'
indipendenza
istituzionale
della
magistratura
o
mira
ad
integrare
il
principio
della
maggioranza
parlamentare
con
la
riforma
del
Senato
e
con
il
decentramento
amministrativo
.
Necessariamente
questa
controrivoluzione
amendolina
si
contrappone
sia
alla
rivoluzione
che
circola
alla
base
della
formazione
avversaria
e
che
,
sul
serio
,
vuole
raggiungere
posizioni
politiche
nuove
,
sia
al
fascismo
di
governo
che
,
nell
'
incomprensione
storica
degli
avvenimenti
,
mira
a
cristallizzare
la
propria
fortuna
politica
anche
nella
costituzione
degli
Shogun
giapponesi
.
Si
contrappone
alla
rivoluzione
base
perché
mira
a
deluderla
attraverso
espedienti
formali
,
cercando
riprodurre
,
entro
mutata
veste
,
il
dominio
dei
vecchi
ceti
sullo
Stato
:
si
contrappone
vittoriosamente
al
fascismo
di
governo
perché
vuole
sostituire
all
'
anarchia
feudale
dei
nuovi
padroni
la
coerenza
di
un
pensiero
fondato
sulla
tradizione
.
Questa
coerenza
alla
tradizione
in
verità
costituisce
una
forza
politica
di
prim
'
ordine
che
il
fascismo
a
torto
deride
,
specialmente
quando
non
sa
o
non
può
contrapporle
un
pensiero
organicamente
nuovo
.
Amendola
non
ha
il
temperamento
mussoliniano
e
,
perciò
,
non
farà
una
nuova
marcia
su
Roma
stile
messicano
.
Si
affannerà
,
invece
,
a
stendere
sulle
colonne
del
"
Mondo
"
quei
suoi
periodi
quadrati
e
robusti
che
piacevano
tanto
alla
piccola
borghesia
italiana
nel
periodo
eroico
dell
'
antifascismo
,
e
che
ora
stancano
per
la
monotonia
;
così
continuerà
la
marcia
silenziosa
e
paziente
al
potere
che
lungo
i
sentieri
abbandonati
dal
mussolinismo
egli
conduce
da
due
anni
alla
ricerca
di
una
nuova
conquista
regia
.
Amendola
,
però
,
in
caso
di
vittoria
,
non
incendierà
le
féeries
luminose
della
legislazione
fascista
dei
primi
mesi
:
non
si
precipiterà
nelle
cantine
dei
ministeri
per
rintracciarvi
progetti
scartati
dall
'
esperienza
trentennale
giolittiana
:
non
illuderà
la
rivoluzione
,
ma
soprattutto
non
deluderà
la
conservazione
.
Egli
ha
le
sue
idee
già
fatte
e
noi
le
conosciamo
.
La
sua
polemica
antifascista
è
stata
per
lo
meno
utile
ad
impedire
-
cosa
che
,
del
resto
,
il
suo
temperamento
non
gli
avrebbe
permesso
-
che
egli
possa
presentarsi
in
veste
di
rivoluzionario
.
La
conservazione
intelligente
Amendola
è
,
dunque
,
la
conservazione
intelligente
.
Egli
conosce
l
'
attrattiva
di
certe
formule
verbali
che
hanno
costituito
lungamente
il
bagaglio
della
piccola
borghesia
italiana
e
le
ripresenta
al
pubblico
verniciate
a
nuovo
,
sicuro
che
non
hanno
perduto
l
'
antico
fascino
,
anche
perché
corrispondono
a
generalizzazioni
di
problemi
insoluti
.
Un
esempio
caratteristico
di
tale
profilo
mentale
ci
è
offerto
dal
problema
meridionale
,
di
cui
egli
ci
dà
un
'
impostazione
formale
,
senza
soluzione
sostanziale
.
Egli
dice
:
"
Questa
organizzazione
dello
Stato
di
cui
abbiamo
disegnato
qualche
linea
e
che
deve
essere
oggetto
di
serio
studio
,
risponde
in
modo
particolare
al
genio
ed
al
bisogno
del
Mezzogiorno
:
tradizionale
campo
di
manovre
per
tutti
gli
eccessi
e
gli
abusi
del
potere
esecutivo
.
Collaborando
a
rendere
necessaria
la
riorganizzazione
,
anzi
la
creazione
dello
Stato
,
il
Mezzogiorno
lavorerà
a
sottrarsi
ad
una
condizione
d
'
inferiorità
che
oggi
più
che
mai
,
dopo
oltre
sessanta
anni
di
vita
unitaria
,
gli
grava
sulle
spalle
in
modo
umiliante
.
In
uno
spirito
nobilmente
unitario
ed
italiano
(
qual
è
proprio
della
nostra
tradizione
)
i
meridionali
debbono
essere
chiamati
a
considerare
il
tema
che
direttamente
li
riguarda
"
.
Ecco
,
dunque
,
uno
degli
esempi
più
caratteristici
del
come
si
delude
il
problema
meridionale
.
L
'
impostazione
è
concettualmente
esatta
ma
per
un
partito
rivoluzionario
,
non
per
un
partito
che
aspira
ad
esser
chiamato
da
un
momento
all
'
altro
al
governo
.
Difatti
un
'
azione
che
mirasse
a
chiamare
i
meridionali
a
risolvere
il
problema
che
direttamente
li
riguarda
dovrebbe
essere
diretta
ad
organizzare
tutte
le
forze
antitrasformistiche
del
Mezzogiorno
,
cioè
tutte
le
forze
che
in
presente
sono
oggetto
del
baratto
trasformistico
.
Soltanto
queste
forze
possono
rompere
il
circolo
vizioso
entro
cui
si
annoda
la
vita
pubblica
meridionale
.
Ma
per
organizzarle
e
poterle
,
poi
,
scagliare
nella
battaglia
,
occorre
un
'
opera
lunga
e
paziente
che
l
'
opposizione
costituzionale
non
può
compiere
,
appunto
perché
deve
conquistare
subito
il
potere
.
Una
riprova
di
questa
posizione
si
ha
nel
fatto
che
il
maggiore
seguito
dell
'
opposizione
amendolina
è
reclutato
proprio
tra
quei
ceti
medi
meridionali
che
fino
alla
marcia
su
Roma
furono
il
cardine
principale
del
giolittismo
e
nei
primi
giorni
di
entusiasmo
pel
fascismo
furono
i
più
strenui
sostenitori
del
manganello
filosofico
.
Amendola
e
la
questione
meridionale
L
'
insurrezione
dei
ceti
produttori
del
Mezzogiorno
non
potrà
svilupparsi
che
su
diverso
terreno
politico
.
Del
resto
il
pensiero
amendolino
ha
un
decisivo
precedente
in
materia
che
soltanto
la
cattiva
memoria
degli
Italiani
può
dimenticare
:
il
discorso
di
Sala
Consilina
,
pronunziato
-
si
noti
bene
-
il
1°
ottobre
1922
.
Basterà
citarne
il
brano
più
significativo
per
convincersi
di
tutto
il
retroscena
psicologico
,
nascosto
dietro
le
formule
odierne
.
"
Nel
1919
,
quando
l
'
alta
e
la
media
Italia
piegavano
sotto
la
ondata
bolscevica
,
il
Mezzogiorno
non
piegò
né
si
scosse
:
baluardo
dello
Stato
e
della
società
italiana
.
Esso
non
ha
perciò
verso
il
Partito
fascista
alcun
debito
di
gratitudine
,
né
saprebbe
tollerare
l
'
importazione
di
metodi
ai
quali
mancherebbe
,
tra
le
sue
popolazioni
amanti
dell
'
ordinato
lavoro
e
fedeli
allo
Stato
,
qualsiasi
giustificazione
di
difesa
sociale
e
di
ritorsione
politica
.
È
dunque
necessario
,
se
il
fascismo
vuol
tentare
questa
prova
,
che
esso
venga
col
viatico
di
un
programma
positivo
,
e
di
idee
felicemente
costruttive
.
Quale
programma
?
Quali
idee
?
Qualche
primo
indizio
indurrebbe
a
credere
che
esso
tenterà
di
riscattare
un
programma
specifico
attraverso
la
litania
ben
nota
dei
problemi
più
propriamente
meridionali
oggetto
di
così
ponderosa
e
trita
letteratura
!
Ebbene
,
se
così
sarà
,
possiamo
esser
certi
che
nulla
di
nuovo
potrà
essere
detto
in
questo
campo
.
Or
sono
alcuni
mesi
,
allorché
ebbi
l
'
onore
di
parlare
agli
amici
della
provincia
convenuti
a
Salerno
,
riassumevo
il
programma
della
ricostruzione
del
Meridionale
in
questi
termini
:
accompagnare
ancora
,
con
devozione
e
,
con
spirito
di
sacrificio
,
lo
sforzo
della
finanza
nazionale
verso
il
raggiungimento
dell
'
equilibrio
,
e
collocare
un
'
ipoteca
nazionale
sui
primi
margini
attivi
che
si
verificheranno
in
avvenire
onde
attuare
un
grande
piano
generale
di
creazione
nel
Mezzogiorno
degli
impianti
fondamentali
necessari
alla
vita
di
un
popolo
civile
,
col
metodo
organico
ed
intensivo
che
fu
impiegato
per
la
ricostruzione
delle
terre
liberate
.
Né
penso
che
in
questa
materia
vi
sia
oggi
altro
da
aggiungere
"
.
Ma
la
reazionarietà
del
pensiero
amendolino
,
più
che
da
questa
posizione
(
che
non
può
non
far
ricordare
le
recenti
polemiche
del
"
Mondo
"
contro
i
progetti
caritativi
dell
'
onorevole
Mussolini
per
conquistare
il
Mezzogiorno
)
emerge
chiara
dal
brano
seguente
che
è
tutto
una
fotografia
della
teoria
e
della
prassi
amendolina
nel
Sud
.
"
Si
vuole
ancora
e
sempre
ripetere
il
tema
della
riscossa
del
popolo
meridionale
dal
gioco
delle
camarille
e
delle
clientele
che
ne
avviliscono
il
costume
politico
.
Così
si
disse
quando
si
volle
il
suffragio
universale
:
senonché
le
riforme
si
aggiungono
alle
riforme
,
e
l
'
argomento
resta
sempre
in
piedi
,
a
disposizione
della
retorica
politica
che
abitualmente
si
accompagna
alla
questione
meridionale
.
Orbene
:
io
ho
rivendicato
altra
volta
,
nella
sede
parlamentare
,
e
rivendico
anche
oggi
il
valore
sociale
,
politico
e
morale
,
delle
così
dette
posizioni
personali
,
attraverso
le
quali
si
organizza
la
vita
pubblica
nel
Mezzogiorno
.
Esse
rappresentano
,
bene
spesso
,
patrimoni
preziosi
di
prestigio
e
centri
naturali
ed
insopprimibili
di
un
'
organizzazione
di
rapporti
politici
,
assai
più
salda
ed
assai
più
sana
di
quella
che
è
rappresentata
dalle
tessere
dei
partiti
così
detti
di
masse
.
Esse
hanno
,
dietro
di
sé
,
tradizioni
vecchie
vigorose
,
ed
hanno
contribuito
efficacemente
in
tutto
il
dopoguerra
-
E
CONTRIBUIRANNO
ANCHE
DOMANI
-
a
preservare
una
larga
parte
d
'
Italia
da
pericolosi
sconvolgimenti
politici
.
Che
cosa
si
pretenderebbe
oggi
di
tentare
contro
questa
naturale
organizzazione
della
grande
maggioranza
delle
popolazioni
meridionali
?
Non
vi
sono
che
due
vie
da
prendere
:
O
ASSICURARSENE
L
'
ADESIONE
E
IL
DOMINIO
MORALE
,
CON
LA
PERSUASIONE
E
LE
BUONE
OPERE
CIVILI
,
o
coalizzare
contro
di
essa
tutte
le
minoranze
dei
malcontenti
,
degli
squalificati
,
degli
irregolari
.
Non
auguro
questa
seconda
via
,
che
conduce
allo
sfruttamento
fazioso
degli
elementi
torbidi
e
dei
rancori
locali
,
a
nessun
partito
il
quale
si
proponga
di
lavorare
onestamente
per
l
'
avvenire
d
'
Italia
!
Ma
il
Mezzogiorno
non
si
domina
con
la
considerazione
dei
problemi
locali
,
o
con
lo
sfruttamento
delle
sue
divisioni
di
parte
;
la
sua
anima
istintivamente
ed
entusiasticamente
unitaria
guarda
ansiosa
ai
destini
della
sua
grande
Patria
,
e
chi
vuole
raggiungerla
ed
avvicinarla
a
sé
deve
parlare
d
'
Italia
,
deve
additare
le
vie
che
condurranno
l
'
Italia
a
superare
le
difficoltà
della
crisi
post
bellica
ed
a
ritrovare
,
nel
pieno
godimento
della
pace
ben
meritata
,
il
segreto
della
sua
rinnovata
fortuna
.
Ora
l
'
anima
del
Mezzogiorno
,
che
è
,
come
dicevo
,
istintivamente
ed
entusiasticamente
unitaria
,
si
esprime
attraverso
un
credo
politico
che
consta
di
due
articoli
fondamentali
:
Monarchia
e
Democrazia
"
.
Tutti
i
dati
storici
della
conquista
piemontese
sono
,
dunque
,
vivi
ed
operanti
nel
pensiero
di
Amendola
,
che
,
come
tutti
gli
uomini
politici
del
Sud
pervenuti
a
notorietà
,
è
in
funzione
di
stretta
conservazione
d
'
interessi
nordici
.
L
'
opposizione
costituzionale
futura
riserva
della
conquista
regia
Ciò
posto
,
e
malgrado
tutte
le
affermazioni
in
contrario
,
è
evidente
che
l
'
opposizione
costituzionale
non
è
un
partito
liberale
.
Veramente
i
teorici
di
quest
'
aggruppamento
si
richiamano
continuamente
ai
principi
del
costituzionalismo
e
del
parlamentarismo
,
parlano
di
ripristinare
le
libertà
soppresse
dal
fascismo
,
impugnano
la
libertà
di
critica
contro
la
violenza
privata
.
Ma
appunto
perciò
il
gruppo
non
esce
dalla
concezione
tradizionale
dello
Stato
italiano
e
non
è
liberale
.
Esso
non
reagisce
a
ciò
che
vi
è
di
caratteristico
nell
'
azione
fascista
,
e
cioè
l
'
adesione
di
forze
neorivoluzionarie
alla
conquista
regia
,
ma
reagisce
proprio
a
quell
'
elemento
della
violenza
che
costituisce
il
maggior
pericolo
per
la
conquista
regia
.
In
altri
termini
,
Amendola
suggerisce
una
formula
che
il
temperamento
sovversivo
di
Mussolini
è
portato
a
scartare
,
ma
non
si
pone
se
non
formalmente
su
di
un
terreno
diverso
da
quello
di
Mussolini
.
Se
non
fosse
per
quel
famoso
"
temperamento
"
la
collaborazione
Mussolini
Amendola
sarebbe
già
un
fatto
compiuto
.
Il
terreno
comune
è
la
conquista
regia
,
il
dissenso
investe
la
pura
forma
dell
'
organizzazione
politica
.
Mussolini
crede
di
potere
ancora
reggersi
con
la
forma
di
creazione
spontanea
del
militarismo
fascista
,
che
non
si
può
diversamente
definire
che
una
nuova
specie
di
feudalismo
antistatale
;
Amendola
ritiene
che
ogni
qualvolta
siano
stati
abbandonati
anche
nella
forma
i
dati
storici
della
conquista
regia
,
si
son
corsi
seri
pericoli
rivoluzionari
,
cioè
si
sono
compromesse
le
conquiste
soprattutto
economiche
degli
scarsi
ceti
dirigenti
dello
Stato
italiano
.
Se
non
si
vuole
,
perciò
,
continuare
nell
'
opera
di
sovvertimento
iniziata
dal
bolscevismo
,
e
proseguita
dal
fascismo
,
bisogna
tornare
all
'
ossequio
integrale
dello
Statuto
albertino
,
modificato
(
se
occorre
)
nella
forma
,
per
dare
l
'
illusione
di
sopprimere
gli
istituti
formali
,
attraverso
cui
è
possibile
lo
sconfinato
arbitrio
del
potere
esecutivo
.
Ma
questi
avvedimenti
riformatori
non
sono
diretti
alla
base
,
cioè
alla
distruzione
del
permanente
compromesso
che
alimenta
la
politica
italiana
:
essi
sono
soltanto
diretti
a
nascondere
le
soluzioni
di
continuità
che
il
fascismo
vi
ha
lasciato
.
La
politica
di
Amendola
è
perciò
più
reazionaria
di
quella
di
Mussolini
,
e
mentre
il
compromesso
tra
quest
'
ultimo
e
la
politica
regia
è
sempre
in
pericolo
per
opera
delle
forze
veramente
rivoluzionarie
imprigionate
nel
fascismo
,
il
compromesso
tra
l
'
opposizione
costituzionale
e
la
politica
regia
è
formalmente
perfetto
.
Amendola
,
per
parte
sua
portandosi
dietro
l
'
antifascismo
della
piccola
borghesia
meridionale
,
garantisce
immediatamente
la
saldatura
del
regime
col
Mezzogiorno
.
L
'
illiberalità
di
questa
formazione
non
potrebbe
essere
più
evidente
.
Lo
Stato
moderno
è
ancora
da
venire
.
Il
liberalismo
affidato
alla
difesa
di
gruppi
culturali
Il
compito
di
battersi
per
lo
Stato
moderno
è
,
per
ora
,
affidato
ad
esigue
minoranze
culturali
,
senza
precisi
obiettivi
politici
.
Trattasi
in
massima
parte
di
studiosi
che
sono
pervenuti
a
maturazione
culturale
attraverso
gli
studi
di
filosofia
e
che
,
perciò
,
hanno
compiuto
nel
loro
spirito
non
una
,
ma
dieci
rivoluzioni
.
Questi
studiosi
sono
,
in
generale
,
degli
isolati
,
cui
la
solitudine
rafforza
,
invece
d
'
indebolire
,
l
'
intransigenza
.
Tuttavia
è
pregio
dell
'
opera
ricordare
il
movimento
politico
che
si
svolge
intorno
alla
"
Rivoluzione
Liberale
"
di
Piero
Gobetti
,
che
mira
a
creare
una
nuova
classe
dirigente
presso
di
cui
le
idee
liberali
abbiano
più
vasto
asilo
.
In
generale
i
collaboratori
della
"
Rivoluzione
Liberale
"
sono
pervenuti
a
una
precisa
impostazione
critica
del
liberalismo
attraverso
l
'
analisi
del
processo
di
formazione
dello
Stato
unitario
,
di
cui
vengono
successivamente
scoprendo
e
svelando
tutte
le
transazioni
;
ed
il
loro
sforzo
è
rivolto
a
creare
una
dottrina
rivoluzionaria
dello
Stato
italiano
che
si
contrapponga
vittoriosamente
alla
formazione
storica
,
senza
riprodurne
gli
errori
.
È
per
ora
un
compito
puramente
culturale
,
che
,
in
parte
,
segue
altri
tentativi
del
genere
,
come
l
'
"
Unità
"
e
la
"
Voce
"
politica
;
in
parte
,
li
sovrasta
,
specialmente
quando
superando
il
problemismo
,
si
sforza
di
pervenire
alla
nozione
integrale
dello
Stato
e
della
lotta
politica
.
Nel
campo
storico
specialmente
la
rivista
addita
ed
incoraggia
i
movimenti
veramente
liberali
,
mentre
svela
a
tempo
i
sottintesi
reazionari
di
dottrine
demagogiche
.
Il
direttore
della
rivista
ha
anzi
scritto
,
per
la
collezione
di
studi
sociali
diretti
dal
Mondolfo
un
saggio
che
porta
il
titolo
di
Rivoluzione
liberale
,
in
cui
il
metodo
è
applicato
ai
vari
partiti
storici
,
con
speciale
simpatia
ai
movimenti
proletari
,
diretti
a
prendere
possesso
spiritualmente
del
meccanismo
di
produzione
ed
a
sboccare
in
formazioni
di
democrazia
diretta
.
Non
tutti
i
postulati
del
brillante
saggio
sono
concordemente
condivisi
dagli
scrittori
e
dai
simpatizzanti
della
rivista
,
specialmente
da
quelli
,
che
,
conoscendo
a
fondo
la
questione
meridionale
,
vedono
più
complessamente
la
realtà
italiana
e
non
sono
portati
a
sopravvalutare
il
movimento
operaio
come
storicamente
si
è
prodotto
in
Italia
.
Ma
indubbiamente
il
saggio
costituisce
uno
dei
più
significativi
documenti
dell
'
epoca
presente
.
Il
gruppo
di
"
Rivoluzione
Liberale
"
costituisce
,
quindi
,
l
'
unica
frazione
veramente
liberale
che
esista
in
Italia
.
Il
suo
compito
deve
restare
ancora
a
lungo
limitato
ad
un
'
opera
di
cultura
e
di
controllo
,
se
non
vuole
perdere
la
necessaria
intransigenza
.
L
'
opera
di
"
Rivoluzione
Liberale
"
e
il
comitato
delle
opposizioni
Questa
considerazione
chiarisce
l
'
errore
in
cui
sono
caduti
numerosi
aderenti
alla
rivista
quando
hanno
preteso
formare
i
cosiddetti
"
Gruppi
della
Rivoluzione
Liberale
"
e
soprattutto
aderire
al
Comitato
delle
opposizioni
.
Anzitutto
la
formazione
dei
gruppi
a
base
politica
,
assegnando
agli
iscritti
scopi
più
vicini
all
'
azione
pratica
,
li
allontana
sempre
più
da
quella
funzione
critica
che
costituiva
prima
il
loro
privilegio
.
La
rivista
cessa
di
essere
organo
di
esegesi
scientifica
,
dinanzi
a
cui
tutti
i
partiti
e
tutte
le
formazioni
politiche
sono
eguali
,
per
divenire
essa
stessa
fonte
d
'
ispirazione
di
un
gruppo
in
lotta
,
strumento
di
elaborazione
di
una
sola
parte
.
Tuttavia
nessuno
potrebbe
contestare
-
né
,
in
linea
d
'
ipotesi
,
si
contesta
pel
futuro
-
l
'
utilità
di
una
trasformazione
simile
se
effettivamente
la
realtà
politica
italiana
si
fosse
avvicinata
ai
più
elementari
principi
della
dottrina
liberale
,
in
maniera
da
non
esservi
alcun
pericolo
nell
'
abbandono
della
funzione
critica
per
la
funzione
costruttiva
.
Ma
dolorosamente
la
realtà
è
sempre
così
immatura
che
il
controllo
teorico
è
oggi
più
che
mai
necessario
per
svelare
a
tempo
i
compromessi
che
si
verificano
nel
campo
dell
'
antifascismo
allo
scopo
di
creare
un
governo
qualsiasi
.
L
'
abbandono
della
posizione
critica
,
quindi
,
non
ha
giustificazioni
sufficienti
.
Tale
errore
,
poi
,
è
stato
aggravato
dall
'
entrata
dei
gruppi
nel
cosiddetto
"
cartello
delle
opposizioni
"
,
organizzazione
prettamente
contingente
e
senza
contenuto
programmatico
unitario
,
diretto
al
solo
ed
unico
scopo
di
battere
sul
terreno
costituzionale
il
governo
fascista
.
Credo
inutile
ulteriormente
specificare
perché
da
questa
adesione
al
Comitato
delle
opposizioni
la
funzione
critica
della
rivista
e
dei
gruppi
risulti
limitata
.
Ma
,
in
mancanza
d
'
altro
,
dovrebbe
bastare
quanto
al
direttore
della
rivista
è
accaduto
ultimamente
a
proposito
di
una
sua
frase
critica
sull
'
operato
politico
del
mutilato
Delcroix
.
Le
opposizioni
,
così
dette
costituzionali
,
disturbate
nel
lavoro
di
organizzazione
del
pateracchio
antifascista
mercé
il
distacco
dei
fiancheggiatori
,
mutilati
e
combattenti
dalla
maggioranza
mussoliniana
,
lungi
dal
difendere
il
Gobetti
con
la
ricerca
di
una
interpretazione
politica
della
frase
,
si
sono
affrettati
ad
isolarne
l
'
eventuale
responsabilità
,
giungendo
perfino
a
prospettare
il
pubblicista
liberale
come
nemico
.
Speriamo
,
pertanto
,
che
l
'
insegnamento
non
vada
perduto
e
che
la
"
Rivoluzione
Liberale
"
possa
essere
riservata
alla
sua
funzione
di
critica
,
di
cui
vi
sarà
ancora
a
lungo
bisogno
per
l
'
evidente
immaturità
delle
varie
formazioni
politiche
italiane
.
IX
I
popolari
Tripartizione
dell
'
azione
liberale
L
'
azione
che
il
Partito
popolare
italiano
è
destinato
a
svolgere
nel
futuro
sarà
,
né
più
né
meno
,
che
la
continuazione
di
quella
svolta
finora
.
Noi
vi
abbiamo
ripetutamente
accennato
nella
prima
parte
di
questo
studio
,
e
perciò
non
crediamo
di
doverci
ripetere
.
Ci
sembra
,
però
,
che
il
popolarismo
sia
una
concezione
centrista
così
connaturale
all
'
attuale
struttura
sociale
da
non
temere
rapidi
tramonti
,
e
che
lo
sforzo
del
suo
massimo
profeta
Luigi
Sturzo
sia
appunto
diretto
ad
accumulare
tali
riserve
teoriche
al
giovane
partito
da
assicurargli
in
ogni
caso
l
'
avvenire
.
È
perciò
che
a
causa
della
peculiare
crisi
dello
Stato
italiano
il
PPI
dovrà
ancora
-
a
lungo
esercitare
una
decisiva
azione
rivoluzionaria
,
alternata
a
forti
contraccolpi
di
conservazione
,
e
nessuno
potrà
dire
con
sicurezza
quando
sarà
giunto
il
momento
per
una
più
decisa
cristallizzazione
degli
interessi
che
lo
potenziano
.
Occorrerà
,
quindi
,
spezzettare
minutamente
la
speciale
fisionomia
del
PPI
per
non
commettere
il
facile
errore
di
esagerare
uno
dei
suoi
elementi
costitutivi
a
danno
degli
altri
.
Nel
campo
economico
:
funzione
di
conservazione
Iniziando
tale
analisi
ci
sembra
necessario
agevolare
la
trattazione
della
materia
distinguendo
il
campo
della
politica
economica
,
così
da
quello
della
politica
parlamentare
come
dalla
concezione
dello
Stato
.
Nel
campo
della
politica
economica
l
'
azione
del
PPI
è
solidamente
incentrata
nella
difesa
della
proprietà
privata
.
Anzi
di
questo
tradizionale
istituto
economico
il
PPI
difende
la
forma
più
sicuramente
conservatrice
,
qual
è
la
piccola
proprietà
,
che
interessa
alla
istituzione
il
maggior
numero
di
difese
.
E
poiché
la
lotta
economica
non
è
contemplazione
immobile
di
fortune
consolidate
,
ma
è
creazione
perpetua
di
fortune
nuove
entro
schemi
giuridici
duraturi
assicurante
un
indefinito
ricambio
sociale
,
il
PPI
non
limita
la
sua
azione
ad
un
'
inerte
simpatia
verso
la
piccola
proprietà
,
ma
propone
delle
soluzioni
legislative
atte
a
ricondurre
allo
schema
preferito
i
problemi
del
passato
,
rimasti
finora
insoluti
.
Questa
considerazione
svela
e
giustifica
la
logica
interna
del
progetto
di
colonizzazione
nazionale
del
latifondo
,
che
è
stato
a
torto
aspramente
criticato
come
espressione
di
una
tendenza
socializzatrice
.
Esso
,
invece
,
può
sicuramente
ricondursi
alla
formula
preferita
dal
PPI
nel
campo
della
politica
economica
:
rinvigorimento
della
piccola
anche
attraverso
la
distruzione
della
grande
proprietà
.
Ma
l
'
orizzonte
di
un
partito
come
il
popolare
non
poteva
limitarsi
alla
difesa
della
piccola
proprietà
,
cioè
alla
difesa
di
una
categoria
,
e
perciò
esso
si
estende
anche
al
lavoro
agricolo
.
Tale
estensione
specialmente
nelle
categorie
che
hanno
più
stretto
legame
giuridico
con
la
proprietà
(
mezzadria
,
colonia
,
soccida
,
locazione
semplice
)
,
discendeva
come
una
conseguenza
logica
dalle
premesse
,
e
non
poteva
trovare
altro
modo
di
esplicazione
pratica
che
attraverso
le
forme
di
organizzazione
sindacale
che
non
sono
socialiste
,
ma
soltanto
moderne
.
In
verità
la
politica
sindacale
del
giovane
partito
gli
ha
procurato
una
grande
quantità
di
critiche
cui
mette
conto
accennare
soltanto
per
ragion
di
metodo
.
Ognuno
però
può
comprendere
quanto
esse
siano
inesatte
,
specialmente
quando
ricordi
l
'
antintervenzionismo
e
l
'
antiprotezionismo
del
PPI
,
diretti
a
distruggere
e
superare
la
formazione
storica
dello
Stato
unitario
.
Così
,
sotto
questo
profilo
il
popolarismo
,
pur
assumendo
una
fisionomia
ben
distinta
dagli
altri
partiti
,
conclude
tutta
la
sua
prassi
nel
quadro
della
piccola
proprietà
,
esercitando
lodevolmente
la
sua
duratura
funzione
di
conservazione
.
Nel
campo
parlamentare
:
funzione
rivoluzionaria
La
proposizione
di
queste
direttive
e
lo
sforzo
pratico
per
raggiungerle
,
portano
il
PPI
sul
terreno
più
proprio
della
questione
meridionale
,
che
,
grosso
modo
,
può
condensarsi
nel
binomio
:
autonomia
amministrativa
e
libertà
economica
.
Di
colpo
,
quindi
,
gli
obiettivi
economici
del
partito
diventano
rivoluzionari
,
rivolti
cioè
a
sostituire
allo
Stato
burocratico
accentratore
lo
Stato
parlamentare
decentrato
,
e
distruggere
così
i
privilegi
dei
gruppi
che
dirigono
la
politica
italiana
.
Attraverso
le
libertà
economiche
e
politiche
il
PPI
mira
ad
assicurare
il
trionfo
delle
classi
medie
antiparassitarie
e
dei
rurali
,
contro
l
'
attuale
prepotere
dei
gruppi
privilegiati
che
si
servono
dello
Stato
come
organo
di
mediazione
economica
.
Il
PPI
è
perciò
antisocialista
ed
anticapitalista
,
aggredendo
contemporaneamente
il
socialismo
di
Stato
ed
il
protezionismo
industriale
,
facce
opposte
di
uno
stesso
fenomeno
.
Esso
si
pone
contro
i
dati
fondamentali
della
conquista
regia
e
propone
delle
formule
politiche
che
sono
un
tentativo
abbastanza
serio
di
revisione
del
Risorgimento
nei
suoi
risultati
concreti
.
Il
tentativo
neoguelfo
,
fallito
nel
1848
perché
si
chiedeva
un
'
adesione
completa
del
Vaticano
-
istituto
antistatale
per
eccellenza
-
alla
formazione
dello
Stato
moderno
,
si
presenta
oggi
più
seriamente
temibile
per
l
'
assenza
ufficiale
del
Vaticano
dalla
lotta
e
per
lo
svolgimento
dell
'
azione
attraverso
la
prassi
più
propria
del
partito
politico
.
Anzi
lo
svolgimento
di
questa
prassi
,
nel
campo
di
uno
Stato
la
cui
formazione
storica
non
è
liberale
,
ha
potuto
permettere
all
'
audace
fantasia
di
don
Sturzo
di
scegliere
per
l
'
attuazione
del
suo
programma
proprio
il
metodo
liberale
,
come
sistema
di
antitesi
al
contenuto
sostanziale
dello
Stato
italiano
,
senza
correre
pericolo
di
vedere
,
almeno
per
ora
,
capovolta
la
propria
posizione
dialettica
.
Così
don
Sturzo
,
attraverso
questa
felice
impostazione
teorica
,
riesce
a
dissimulare
quel
tanto
di
contenuto
reazionario
,
che
esiste
in
ogni
partito
a
base
cattolica
,
nascondendo
l
'
insufficienza
delle
sue
soluzioni
ideali
sotto
la
rivoluzionarietà
delle
soluzioni
giuridiche
.
Il
tentativo
della
democrazia
cristiana
odierna
mostra
quanto
cammino
l
'
idea
dello
Stato
ha
fatto
,
pur
tra
deviazioni
fatali
e
conati
infruttuosi
,
nel
nostro
paese
.
Nel
campo
istituzionale
:
funzione
reazionaria
Queste
insufficienze
ideali
del
popolarismo
si
scoprono
più
agevolmente
quando
si
scivola
nella
zona
minata
delle
relazioni
tra
lo
Stato
e
la
Chiesa
,
terreno
classico
delle
limitazioni
antistatali
e
dei
tentativi
reazionari
.
È
qui
,
dunque
,
che
occorre
saggiare
le
possibilità
del
PPI
per
una
vera
politica
di
libertà
,
e
che
il
sottinteso
reazionario
maggiormente
si
svela
.
Anzitutto
l
'
incessante
polemica
del
popolarismo
contro
la
concezione
filosofica
dello
Stato
moderno
che
non
può
vivere
nel
pensiero
dualistico
del
cattolicismo
,
chiarisce
che
la
teoria
del
giovane
partito
è
in
aperta
rotta
con
tutto
il
pensiero
razionalista
moderno
.
Il
tentativo
sturziano
di
frantumare
quello
che
egli
chiama
lo
Stato
panteista
sul
terreno
delle
libertà
formali
,
e
di
contrapporre
la
concezione
democratico
cristiana
a
quella
democratico
panteista
dimostra
chiaramente
che
il
terreno
della
teocrazia
non
è
menomamente
abbandonato
.
Lungi
dal
teorizzare
il
concetto
filosofico
della
libertà
come
idea
essenziale
dello
Stato
,
il
popolarismo
è
costretto
a
pluralizzare
le
libertà
,
assumendone
il
solo
profilo
giuridico
,
con
il
sottinteso
teorico
di
servirsi
,
per
esempio
,
della
così
detta
libertà
della
Chiesa
,
al
solo
ed
unico
scopo
di
lotta
contro
lo
Stato
e
non
già
per
integrare
del
contenuto
libertario
questo
ultimo
.
È
perciò
che
,
pur
volgendosi
nel
campo
opposto
,
il
pensiero
popolare
non
supera
la
concezione
giurisdizionalista
,
di
cui
anzi
si
può
dire
,
senza
tema
di
paradosso
,
capovolge
,
riproducendoli
,
i
dati
storici
.
Infatti
l
'
unità
della
coscienza
,
teorizzata
dal
liberalismo
filosofico
,
viene
spezzata
per
comporre
ancora
una
volta
il
dissidio
ideale
tra
lo
Stato
e
la
Chiesa
sopra
una
base
eminentemente
storica
.
Soltanto
che
,
durante
la
lotta
secolare
,
la
teocrazia
,
avendo
compreso
che
il
metodo
cosiddetto
liberale
,
lungi
dall
'
essere
pericoloso
,
può
divenire
utile
,
è
riuscita
ad
impadronirsene
per
agitarlo
contro
lo
Stato
italiano
che
,
avendolo
formalmente
adottato
,
non
sa
o
non
può
servirsene
per
realizzazioni
sostanziali
.
Ne
deriva
,
quindi
,
che
se
la
polemica
popolare
contro
lo
Stato
italiano
,
così
come
è
storicamente
costituito
,
è
oltremodo
brillante
e
dimostra
quanta
virtù
di
adattamento
abbiano
certe
formole
quando
siano
prive
di
reale
contenuto
,
la
polemica
invece
con
lo
Stato
moderno
rimette
lo
Stato
popolare
(
l
'
aggettivo
è
necessario
per
quanto
don
Sturzo
mostri
di
detestarlo
)
sulla
base
di
quello
storico
,
mostrando
così
che
il
processo
dualistico
può
servire
a
finalità
puramente
polemiche
,
ma
non
ha
sostanziale
virtù
dialettica
.
La
politica
ecclesiastica
fascista
e
il
Vaticano
Una
riprova
di
questi
rilievi
può
trovarsi
nella
reazione
papale
alla
politica
ecclesiastica
fascista
.
Il
fascismo
,
spinto
dalla
sua
stessa
origine
,
consistente
in
una
reazione
sui
generis
dello
Stato
burocratico
-
accentratore
all
'
attacco
istituzionale
dei
socialisti
e
dei
popolari
,
illuso
dalle
possibilità
di
realizzazione
della
tesi
nazionalistica
della
Chiesa
che
serve
lo
Stato
,
abbandonò
la
formula
cavourriana
e
le
elaborazioni
manciniane
e
crispine
sul
giurisdizionalismo
moderno
,
che
costituivano
le
più
sicure
esperienze
del
regime
in
materia
,
per
tentare
di
richiamare
l
'
azione
papale
nel
solo
campo
religioso
,
concedendole
via
libera
nella
politica
scolastica
.
In
sostanza
il
fascismo
,
mentre
credette
di
agire
ancora
nel
campo
della
separazione
religiosa
,
puramente
illusorio
per
il
carattere
universale
della
Chiesa
,
si
propose
di
disintegrare
dal
PPI
tutte
le
forze
di
inerte
conservazione
sociale
,
tra
cui
comprendeva
,
per
effetto
di
pura
inversione
ottica
,
lo
stesso
Vaticano
,
arrivando
alla
creazione
di
un
partito
clerico
fascista
,
che
-
nell
'
ossequio
mai
smentito
al
regime
-
di
cui
aveva
sempre
fatto
parte
anche
quando
le
apparenze
avevano
potuto
far
credere
il
contrario
-
doveva
trarre
lo
spunto
per
convincere
Pio
XI
a
ripetere
l
'
offensiva
di
papa
Sarto
contro
la
democrazia
cristiana
.
Ma
,
di
fronte
a
questa
manovra
nazional
fascista
,
il
Vaticano
,
intuendo
la
crisi
dello
Stato
italiano
ha
risposto
con
una
politica
a
doppia
faccia
,
e
mentre
non
ha
ostacolato
,
anzi
ha
incoraggiato
,
la
formazione
clerico
fascista
,
per
avere
l
'
occasione
ed
il
modo
di
sfruttare
fino
al
possibile
l
'
abbandono
dei
canoni
giurisdizionalisti
,
ha
continuato
a
sostenere
il
PPI
nella
lotta
di
attacco
al
regime
,
sperando
di
forzare
quest
'
ultimo
sempre
più
lungo
la
via
delle
riedizioni
confessionalistiche
.
Questa
politica
ha
presentato
così
per
il
Vaticano
il
doppio
vantaggio
di
spingere
ancor
più
il
regime
sulla
via
conciliatoristica
,
su
cui
i
pubblicisti
vaticani
si
sono
messi
da
tempo
,
e
di
accendere
una
vasta
ipoteca
sull
'
avvenire
politico
del
nostro
paese
allontanando
ogni
possibilità
di
crisi
nazionale
sul
terreno
dell
'
ideale
dello
Stato
etico
del
liberalismo
puro
.
Così
mentre
la
nuova
politica
vaticana
ha
chiaramente
mostrato
di
voler
sgombrare
il
campo
dai
reticolati
del
giurisdizionalismo
,
dietro
cui
lo
Stato
si
era
trincerato
per
timore
di
affrontare
in
pieno
l
'
idea
universale
cattolica
,
già
postula
la
libertà
,
sicura
di
poter
battere
su
questo
terreno
lo
striminzito
Stato
italiano
.
In
sostanza
il
Vaticano
non
potrebbe
mostrare
un
maggior
possesso
dei
termini
sia
dell
'
antitesi
storica
che
di
quella
ideale
.
Esso
è
convinto
che
lo
Stato
italiano
non
arriverà
mai
alla
pienezza
etica
,
non
sarà
mai
permeato
di
universalità
,
e
perciò
,
conoscendo
assai
bene
di
possedere
il
sussidio
dell
'
idea
universale
più
antica
,
si
accorge
che
il
campo
della
libertà
è
più
fertile
che
quello
del
giurisdizionalismo
e
dei
concordati
e
vuole
scendere
nella
vita
per
sconfiggervi
la
menzogna
liberale
dello
Stato
.
Un
dilemma
terribile
si
presenta
per
lo
Stato
italiano
:
o
arrendersi
anche
nel
campo
giurisdizionalista
o
essere
battuto
come
formazione
storica
.
L
'
antitesi
non
potrebbe
essere
più
rovente
ed
il
Vaticano
è
disposto
ad
esasperarla
fino
a
quel
limite
oltre
il
quale
può
spalancarsi
l
'
abisso
del
razionalismo
moderno
.
Ma
siccome
il
razionalismo
moderno
è
nemico
così
dell
'
idea
cattolica
che
dello
Stato
storico
italiano
,
il
Vaticano
è
sicuro
che
l
'
alleanza
con
quest
'
ultimo
contro
la
soluzione
ideale
,
anche
attraverso
la
lotta
,
non
sarà
distrutta
.
In
sostanza
il
popolarismo
rappresenta
la
formula
attraverso
cui
una
nuova
alleanza
potrà
realizzarsi
tra
il
regime
e
la
Chiesa
.
Futura
alleanza
antirazionalistica
tra
lo
Stato
storico
e
la
Chiesa
Prima
di
arrivare
però
a
questa
nuova
saldatura
la
lotta
sarà
assai
aspra
perché
il
regime
tenterà
ancora
di
riprodurre
la
dittatura
legale
,
cui
ha
affidato
le
sue
fortune
dal
1860
in
poi
.
Durante
questa
fase
il
PPI
sarà
il
naturale
alleato
di
tutti
i
partiti
che
lotteranno
contro
lo
Stato
burocratico
-
accentratore
per
l
'
affermazione
di
un
ideale
libertario
.
Quest
'
alleanza
,
però
,
sarà
temporanea
perché
oltre
gli
stretti
confini
di
questa
lotta
comune
,
si
apre
il
più
vasto
campo
dei
dissensi
filosofici
e
sostanziali
,
si
apre
il
campo
della
reazione
antirazionalista
che
il
PPI
tenta
spostare
dal
terreno
più
proprio
della
speculazione
filosofica
sul
terreno
della
politica
.
I
veri
nemici
sono
,
quindi
,
oggi
,
uniti
per
l
'
immaturità
ideale
del
regime
ed
il
parassitismo
dei
ceti
che
lo
sostengono
.
Contro
lo
spaventevole
nihilismo
spirituale
di
questa
incrostazione
d
'
interessi
intorno
ad
un
concetto
originario
di
violenza
il
PPI
ha
potuto
sollevare
la
bandiera
della
libertà
,
capovolgendo
così
nel
campo
puramente
storico
,
un
'
antitesi
che
resta
intatta
nel
campo
ideale
.
Nessun
commento
più
grave
potrebbe
farsi
alla
situazione
italiana
,
misto
di
tragico
e
di
grottesco
,
di
passione
ideale
e
di
parassitismo
volgare
.
Lo
stesso
Vaticano
ritenuto
fino
a
ieri
alla
retroguardia
di
tutte
le
forze
sociali
,
sentito
il
puzzo
di
cadavere
,
è
balzato
in
testa
nella
successione
storica
.
La
breccia
di
Porta
Pia
è
capovolta
e
la
conquista
regia
forse
finirà
per
provocare
quella
pontificia
.
La
vendetta
della
storia
non
potrebbe
essere
più
paradossale
!
Pericoli
dell
'
azione
"
popolare
"
Tuttavia
i
calcoli
vaticani
non
sono
così
semplici
come
a
prima
vista
parrebbe
.
Lo
spirito
giuridico
,
è
pur
sempre
una
delle
forme
dello
spirito
speculativo
,
ed
i
concetti
di
autonomia
e
di
libertà
,
su
cui
il
PPI
è
costretto
a
far
leva
nella
lotta
antidittatoriale
,
costituiscono
sempre
l
'
anticamera
del
razionalismo
.
Non
è
,
quindi
,
detto
che
il
Vaticano
sia
così
sicuro
di
poter
richiamare
il
molosso
dopo
di
averlo
aizzato
,
e
che
lo
spirito
razionalista
non
abbia
a
sorgere
sull
'
arido
schema
del
formalismo
giuridico
.
È
perciò
che
il
PPI
sarà
ancora
a
lungo
uno
degli
alfieri
più
validi
nella
battaglia
antistatale
.
X
I
socialisti
unitari
Tripartizione
del
Partito
socialista
Per
comprendere
interamente
la
formazione
storica
dei
nuovi
partiti
proletari
bisogna
rifarsi
al
caos
bolscevico
e
tener
presente
che
la
caratteristica
essenziale
di
quel
periodo
fu
appunto
la
lotta
aspra
e
tenace
tra
i
riformisti
ed
i
rivoluzionari
,
corrispondente
non
già
ad
uno
sterile
dissenso
dottrinale
,
ma
alla
stessa
posizione
delle
due
frazioni
nei
riguardi
dello
Stato
unitario
.
Era
naturale
che
questa
demarcazione
,
determinante
la
crisi
socialista
nel
momento
dell
'
ascesa
rivoluzionaria
,
dovesse
,
nei
periodo
successivo
,
sboccare
nel
processo
generale
di
tripartizione
che
,
sotto
l
'
urto
della
realtà
,
subì
il
bolscevismo
italiano
.
Questo
processo
di
tripartizione
corrispose
ad
una
più
perfetta
aderenza
agli
interessi
ed
alla
tradizione
,
secondo
le
linee
di
minor
resistenza
che
,
nel
seno
stesso
dell
'
immaturità
socialista
,
si
determinarono
.
Infatti
,
mentre
il
frazionamento
unitario
e
comunista
corrispose
ad
un
processo
di
adesione
alla
realtà
economica
e
politica
del
paese
,
il
permanere
del
massimalismo
dimostrò
ancora
una
volta
quale
forza
abbia
,
anche
nel
campo
rivoluzionario
,
la
tradizione
.
Il
socialismo
unitario
e
la
monarchia
socialista
Queste
origini
chiariscono
sufficientemente
la
fisionomia
del
Partito
socialista
unitario
,
rimasto
alla
concezione
della
monarchia
socialista
,
anzi
deciso
a
più
strettamente
aderirvi
per
garantire
gl
'
interessi
affidatigli
.
Era
nella
stessa
logica
del
movimento
-
e
più
ancora
lo
sarà
pel
futuro
-
la
tendenza
ad
abbandonare
le
posizioni
formali
per
la
difesa
di
quelle
sostanziali
,
a
sacrificare
il
marxismo
rivoluzionario
al
democraticismo
conservatore
,
per
sforzarsi
di
essere
il
partito
delle
realizzazioni
immediate
piuttosto
che
l
'
elaboratore
dei
futuri
ordini
sociali
.
Tutto
ciò
era
,
dunque
,
nell
'
ordine
naturale
delle
cose
,
perché
,
se
è
possibile
prospettarsi
come
l
'
organo
delle
soluzioni
avvenire
pur
essendo
strumento
di
difesa
degli
interessi
presenti
,
non
è
possibile
continuare
nel
giuoco
,
quando
questi
interessi
siano
minacciati
e
la
loro
difesa
dev
'
essere
compiuta
a
viso
aperto
.
In
tal
caso
si
rende
necessario
far
funzionare
l
'
istinto
conservatore
a
discapito
delle
giustificazioni
rivoluzionarie
ed
aderire
anche
in
sede
politica
alla
realtà
economica
.
Ecco
perché
,
dopo
infinito
tentennare
,
Filippo
Turati
nel
1922
salì
per
la
prima
volta
le
scale
del
Quirinale
.
L
'
esempio
non
poteva
essere
più
probante
.
Sotto
l
'
urto
della
rivoluzione
che
,
aggirato
lo
scoglio
bolscevico
,
si
rovesciava
nell
'
alveo
fascista
,
il
socialismo
di
destra
fu
costretto
a
compiere
un
gesto
politico
-
cui
per
il
passato
si
era
costantemente
rifiutato
per
pregiudizi
formali
-
nella
speranza
di
allontanare
il
colpo
di
Stato
imminente
,
non
comprendendo
che
era
già
determinata
dalla
stessa
logica
della
conquista
regia
l
'
adesione
al
fascismo
,
nel
momento
stesso
in
cui
questo
si
affermava
come
movimento
di
rivoluzione
vittoriosa
.
Una
maggiore
incomprensione
della
realtà
italiana
,
pur
attraverso
la
perfetta
sensibilità
dei
propri
interessi
,
l
'
unitarismo
turatiano
non
avrebbe
potuto
dimostrare
.
Ma
il
passo
ormai
era
dato
,
e
,
poiché
la
classe
dirigente
italiana
accentuava
i
ritorni
reazionari
,
distruggendo
quella
legalità
che
essa
stessa
aveva
creato
,
il
socialismo
unitario
,
pur
vedendo
fallire
i
suoi
propositi
collaborazionisti
,
ottenne
dalla
situazione
politica
nazionale
il
comodo
beneficio
di
potere
unificare
la
sua
politica
senza
patenti
scoperture
.
Poté
cioè
gradatamente
assumere
la
difesa
di
quel
Parlamento
e
di
quella
democrazia
,
costituenti
gli
organi
del
suo
dominio
prebellico
,
in
cui
prima
di
allora
non
aveva
potuto
o
voluto
collaborare
per
pregiudizi
demagogici
,
senza
essere
costretto
ad
abbandonare
quel
terreno
di
opposizione
su
cui
aveva
fatto
le
sue
fortune
.
In
altri
termini
il
fascismo
,
con
la
sua
azione
obbligante
,
permise
al
socialismo
unitario
di
svolgere
il
tema
della
collaborazione
con
le
democrazie
borghesi
sul
terreno
dell
'
opposizione
,
piuttosto
che
sul
terreno
del
governo
,
senza
essere
costretto
ad
abbandonare
il
suo
carattere
di
futura
riserva
della
monarchia
socialista
.
Saldatura
con
l
'
amendolismo
ed
assorbimento
dei
ceti
medi
Sotto
questa
spinta
il
socialismo
unitario
va
sempre
più
diluendo
la
sua
caratteristica
formazione
operaia
per
divenire
un
partito
di
ceti
medi
.
Esso
divide
con
l
'
opposizione
costituzionale
il
compito
di
organizzare
l
'
antifascismo
della
piccola
borghesia
e
così
si
pone
in
prima
linea
nel
cartello
delle
Sinistre
per
la
successione
al
potere
.
Con
l
'
opposizione
costituzionale
ed
i
popolari
il
socialismo
unitario
è
già
pronto
a
formare
quel
ministero
di
sinistra
,
per
cui
Filippo
Turati
nel
1922
salì
invano
le
scale
del
Quirinale
.
Il
fascismo
,
perciò
,
dovrebb
'
essere
una
parentesi
oltre
la
quale
l
'
unitarismo
è
pronto
a
riannodare
quelle
fila
che
l
'
agitazione
bolscevica
prima
ed
il
colpo
di
Stato
fascista
poi
gli
hanno
spezzate
nelle
mani
.
Nessun
altro
insegnamento
questi
due
anni
di
passione
avrebbero
fornito
al
popolo
italiano
,
per
cui
al
disopra
di
ogni
considerazione
ideale
e
materiale
si
potrebbe
facilmente
tornare
a
quel
sistema
di
protezionismo
industriale
e
di
socialismo
di
Stato
,
che
trovò
nel
giolittismo
il
suo
capolavoro
.
Se
il
fascismo
è
stata
l
'
esasperazione
parossistica
dell
'
unitarismo
italiano
e
del
prepotere
incontrastato
della
conquista
regia
,
il
socialismo
unitario
non
ha
difficoltà
ad
aderire
ad
una
formazione
politica
che
sia
soltanto
un
'
attenuazione
del
fenomeno
.
Ecco
perché
il
suo
accostamento
all
'
opposizione
costituzionale
si
fa
sempre
più
intimo
:
scompaiono
lentamente
quelle
poche
differenze
che
potrebbero
disturbare
l
'
unità
dell
'
azione
e
l
'
unitarismo
socialista
aderisce
sempre
più
al
gioco
conservatore
dell
'
onorevole
Amendola
e
del
"
Corriere
della
Sera
"
.
Lo
spettro
illiberale
della
monarchia
socialista
riappare
all
'
orizzonte
come
un
porto
sicuro
in
cui
riparare
dopo
tanta
tempesta
.
Il
socialismo
unitario
e
la
questione
meridionale
La
questione
meridionale
è
ancora
di
là
da
venire
e
la
saldatura
col
Mezzogiorno
è
lasciata
quasi
interamente
alla
opposizione
costituzionale
ed
ai
demosociali
,
le
cui
rispettive
posizioni
abbiamo
già
analizzato
.
Vi
sono
sì
alcuni
gruppi
tesserati
,
specialmente
nella
Campania
,
ma
essi
là
dove
non
rientrano
nel
clima
generale
del
protezionismo
industriale
e
del
socialismo
di
Stato
,
e
perciò
si
riannodano
ad
indirizzi
politici
prettamente
nordici
,
corrispondono
,
invece
,
al
clima
speciale
del
Mezzogiorno
delle
simpatie
personali
se
non
delle
camarille
locali
.
Insomma
pur
quando
si
esce
dal
quadro
dello
Stato
unitario
non
si
superano
i
dati
storici
della
questione
meridionale
.
Questa
posizione
rispetto
al
problema
del
Mezzogiorno
,
che
è
poi
il
problema
italiano
per
eccellenza
,
chiarisce
perché
l
'
unitarismo
socialista
si
sente
estraneo
al
turbinoso
tentativo
di
affioramento
dei
rurali
,
che
si
va
lentamente
producendo
nelle
viscere
della
storia
contemporanea
.
Anzi
poiché
questo
affioramento
è
potenzialmente
il
più
radicale
tentativo
di
attacco
al
sistema
della
monarchia
socialista
,
cui
tende
con
rinnovate
energie
l
'
unitarismo
socialista
,
la
posizione
di
questa
corrente
nazionale
è
destinata
a
passare
sempre
più
dall
'
indifferenza
sospettosa
alla
guerra
dichiarata
.
Salvo
il
caso
che
il
socialismo
unitario
non
voglia
abbandonare
alla
loro
sorte
le
categorie
collegate
al
protezionismo
,
negando
così
una
delle
più
peculiari
sue
caratteristiche
.
Ma
questo
caso
sarebbe
così
rivoluzionario
rispetto
al
sistema
che
la
dottrina
non
si
rifiuterebbe
di
prenderlo
in
esame
.
Per
ora
le
rispettive
posizioni
politiche
sono
quelle
da
noi
tratteggiate
ed
il
Partito
socialista
unitario
potrà
avere
un
giuoco
assai
favorevole
nel
tentativo
di
creare
un
governo
di
sinistra
,
che
assicuri
finalmente
i
progressi
economici
delle
democrazie
operaie
del
Nord
,
ma
non
ha
nessuna
carta
da
giocare
sul
terreno
maggiore
della
ricostruzione
nazionale
.
Esso
è
un
partito
che
si
è
servito
del
metodo
liberale
per
far
aderire
allo
Stato
alcune
categorie
,
ma
è
un
partito
illiberale
nello
spirito
appunto
perché
non
eccede
gl
'
interessi
di
tali
categorie
.
XI
I
socialisti
massimalisti
Centrismo
serratiano
e
massimalismo
.
Scarsa
vitalità
del
fenomeno
L
'
equivoco
del
centrismo
serratiano
,
che
noi
abbiamo
rilevato
nella
precedente
trattazione
,
continua
la
sua
sterile
vita
in
questo
partito
,
dopo
l
'
espressa
adesione
del
suo
iniziatore
al
comunismo
.
Continua
più
per
ragioni
di
fredda
meccanicità
,
per
impulso
di
tradizione
inerte
,
che
per
un
vero
apporto
di
forze
ideali
,
e
l
'
inutilità
politica
della
sua
esistenza
appare
più
lampante
allorché
si
rifletta
che
la
funzione
centrista
poteva
essere
indispensabile
durante
l
'
inflazione
bolscevica
allo
scopo
di
evitare
il
frazionamento
del
partito
,
ma
non
ha
alcuna
utilità
oggi
che
il
frazionamento
è
avvenuto
e
che
le
due
correnti
laterali
vanno
sempre
più
divergendo
dalle
posizioni
primitive
.
In
queste
circostanze
di
tempo
e
di
fatti
voler
insistere
nell
'
elevare
a
giustificazione
dell
'
esistenza
di
un
partito
vivo
una
posizione
tattica
di
un
partito
morto
,
significa
dar
prova
di
tale
incomprensione
del
momento
storico
da
giustificare
gli
apprezzamenti
più
radicali
.
Queste
considerazioni
appaiono
tanto
più
evidenti
quando
si
analizza
la
struttura
del
partito
sia
alla
stregua
dei
principi
teorici
generali
,
che
delle
peculiari
esigenze
della
questione
italiana
.
Alla
stregua
dei
principî
teorici
generali
,
mentre
il
massimalismo
non
eccede
la
concezione
democratica
degli
unitari
,
vuole
ad
ogni
costo
mantenere
in
vita
quel
mito
insurrezionale
verbale
,
che
fu
peculiare
caratteristica
del
vecchio
Partito
socialista
e
che
tuttora
trova
plastica
espressione
nella
prosa
blanquista
dell
'
"
Avanti
!
"
.
Sotto
questo
profilo
la
teoria
fondamentale
del
massimalismo
si
riduce
all
'
illusione
ottica
di
poter
con
pure
proiezioni
verbali
di
carattere
insurrezionista
eccedere
l
'
intimo
contenuto
democratico
che
lo
assimila
agli
unitari
,
ed
impedire
la
precipitazione
delle
masse
organizzate
verso
costoro
.
È
necessaria
,
perciò
,
un
'
ulteriore
chiarificazione
nella
impostazione
politica
del
partito
,
dopo
la
quale
,
noi
crediamo
;
il
massimalismo
dovrebbe
scindersi
per
liberare
le
sue
forze
verso
l
'
attrazione
unitaria
o
comunista
.
Ma
se
,
contro
la
nostra
previsione
,
dopo
tale
revisione
dovesse
residuare
una
ragione
specifica
di
esistenza
del
partito
,
nessuna
miglior
occasione
per
dimostrare
l
'
inconsistenza
delle
critiche
.
Alla
stregua
delle
peculiari
esigenze
della
questione
italiana
il
massimalismo
,
rappresentando
un
relitto
dell
'
inflazione
bolscevica
,
è
sempre
assai
distante
da
quelle
direttive
di
chiarificazione
,
che
s
'
impongono
alla
rivoluzione
nazionale
,
sia
perché
,
in
definitiva
,
cerca
identificare
la
sua
azione
politica
con
interessi
operai
,
di
cui
non
è
chiaramente
definito
se
aderiscano
al
sistema
protezionista
ed
intervenzionista
esistente
,
sia
perché
con
il
mito
insurrezionista
perpetua
l
'
equivoco
fondamentale
della
politica
italiana
di
impedire
il
raggruppamento
degli
interessi
conservatori
in
organi
con
fisionomia
distinta
.
Sotto
questo
profilo
anzi
si
può
affermare
,
senza
tema
di
dire
un
paradosso
,
che
il
Partito
socialista
unitario
rappresenta
già
un
piccolo
,
ma
sensibile
progresso
verso
questa
prima
fase
di
chiarificazione
,
dialetticamente
necessaria
per
ottenere
una
maggiore
coscienza
degli
interessi
e
delle
posizioni
politiche
in
giuoco
,
e
perciò
,
corrisponde
ad
una
fase
più
liberale
della
rivoluzione
italiana
.
Riassumendo
,
quindi
,
noi
riteniamo
che
il
Partito
massimalista
abbia
un
giuoco
assai
limitato
come
fermento
attivo
della
ricostruzione
e
le
sue
direttive
politiche
si
muovono
contro
lo
svolgimento
dialettico
della
crisi
nazionale
.
XII
I
comunisti
Le
critiche
al
socialismo
italiano
e
i
consigli
di
fabbrica
La
storia
del
giovane
Partito
comunista
è
in
buona
parte
la
storia
di
un
processo
critico
politico
,
iniziatosi
parallelamente
al
nascere
del
fascismo
,
che
non
è
destinato
ad
esaurirsi
così
presto
.
Abbiamo
esaminato
altrove
il
carattere
peculiare
dell
'
inflazione
bolscevica
nell
'
immediato
dopoguerra
ed
abbiamo
dimostrato
come
essa
corrispondesse
ad
un
particolare
momento
della
vita
italiana
,
in
cui
le
masse
non
avendo
ancora
acquistato
coscienza
della
posizione
politica
del
partito
venivano
a
proiettarsi
in
pieno
regime
d
'
immaturità
.
Questo
regime
fu
transitorio
perché
non
era
possibile
che
assai
a
lungo
frazioni
veramente
rivoluzionarie
rimanessero
legate
alla
conservazione
della
monarchia
socialista
.
La
falsa
posizione
del
PSI
doveva
necessariamente
portare
alla
creazione
di
dottrine
rivoluzionarie
,
che
,
attraverso
la
critica
del
partito
,
giungessero
a
percepire
la
dialettica
di
tutto
il
problema
italiano
.
Senza
voler
seguire
la
storia
dei
congressi
e
le
vicende
della
polemica
socialista
,
che
si
scatenò
furiosa
all
'
indomani
del
fallimento
bolscevico
;
e
cercando
di
attenerci
quanto
più
possibile
allo
schema
delle
idee
in
lotta
,
ci
sembra
che
il
primo
tentativo
di
accostarsi
alla
realtà
rivoluzionaria
del
paese
fu
quello
espletato
dal
gruppo
torinese
dell
'
"
Ordine
Nuovo
"
,
per
creare
i
consigli
di
fabbrica
.
Di
fronte
al
tipo
di
organizzazione
sindacale
prevalso
in
Italia
,
diretto
allo
scopo
di
garantire
all
'
operaio
sempre
maggiori
aumenti
di
salario
,
lasciando
intatta
la
forma
di
produzione
capitalistica
;
di
fronte
,
cioè
,
alla
rinunzia
implicita
dell
'
operaio
ad
affacciare
le
maggiori
pretese
sociali
sui
mezzi
di
produzione
in
cambio
del
piatto
di
lenticchie
degli
aumenti
di
salario
-
necessariamente
negati
quando
l
'
andamento
del
mercato
mettesse
in
pericolo
il
profitto
capitalistico
-
i
comunisti
intuirono
che
il
fallimento
delle
dottrine
rivoluzionarie
in
Italia
era
sempre
avvenuto
per
effetto
del
legame
di
interessi
che
si
stabiliva
nella
prassi
riformista
tra
industriale
ed
operai
.
Conseguentemente
il
comunismo
era
portato
a
studiare
il
modo
con
cui
poter
rompere
questa
solidarietà
d
'
interessi
che
,
pur
attraverso
la
parvenza
della
lotta
,
si
creava
fra
le
due
classi
rivali
.
Fu
allora
,
che
gli
scrittori
dell
'
"
Ordine
Nuovo
"
,
rielaborando
per
proprio
conto
la
dottrina
marxista
,
ebbero
la
intuizione
che
la
preparazione
rivoluzionaria
dell
'
operaio
dovesse
farsi
nella
fabbrica
,
nel
vivo
stesso
del
processo
di
produzione
,
di
cui
occorreva
,
prima
di
ogni
altra
cosa
,
impadronirsi
psicologicamente
,
se
poi
si
voleva
materialmente
gestirlo
.
Questa
intuizione
portava
logicamente
a
preferire
fra
i
sistemi
di
organizzazione
operaia
,
gli
organismi
di
interferenza
e
controllo
nei
processi
più
delicati
della
produzione
,
ai
mezzi
di
lotta
per
gli
aumenti
di
salari
;
portava
ad
elaborare
teoricamente
i
consigli
di
fabbrica
intesi
appunto
come
palestre
di
addestramento
operaio
al
possesso
di
tutti
gli
organismi
dello
sviluppo
della
produzione
.
Gli
operai
avrebbero
così
imparato
il
funzionamento
delle
industrie
nella
parte
più
alta
,
nel
giuoco
stesso
del
capitalismo
,
nel
meccanismo
delicato
dell
'
acquisto
delle
materie
prime
e
della
ricerca
dei
mercati
di
vendita
,
e
,
nel
momento
tragico
della
palingenesi
sociale
,
avrebbero
potuto
rapidamente
impadronirsi
dei
meccanismi
di
produzione
e
farli
perfettamente
funzionare
.
Occorreva
,
dunque
,
formare
la
nuova
classe
dirigente
in
seno
all
'
antica
,
e
farla
poi
scoppiare
dal
bozzolo
di
formazione
al
momento
opportuno
.
Io
non
intendo
,
per
i
fini
limitati
di
questo
lavoro
,
prendere
a
discutere
la
coerenza
logica
di
questa
concezione
,
come
,
del
pari
,
accennare
soltanto
alle
critiche
che
la
sociologia
paretiana
rivolge
al
nocciolo
fondamentale
della
dottrina
,
negando
che
il
proletariato
,
che
è
uno
dei
termini
dell
'
antitesi
attuale
,
possa
riuscire
a
prevalere
ed
a
determinare
la
nuova
fase
economico
sociale
,
ma
credo
coerente
all
'
argomento
che
ci
occupa
rilevare
che
la
dottrina
dell
'
"
Ordine
Nuovo
"
rappresenta
un
grande
progresso
nel
campo
della
revisione
socialista
verso
la
ulteriore
precisazione
del
problema
italiano
.
Mercè
questa
dottrina
,
per
la
prima
volta
l
'
estremismo
socialista
abbandona
il
rivoluzionarismo
verbale
ed
il
blanquismo
integrale
,
che
era
divenuto
tradizionale
tra
i
rivoluzionari
italiani
,
e
si
afferma
su
problemi
concreti
di
cui
vuole
superare
logicamente
le
difficoltà
.
Quindi
non
più
voli
fantastici
e
cadute
irreparabili
,
ma
un
lungo
periodo
di
elaborazione
pratica
delle
idee
e
delle
formazioni
politiche
per
mantenersi
rivoluzionariamente
aderenti
all
'
attuale
realtà
economica
e
sociale
del
paese
.
Ma
se
la
teoria
dei
consigli
di
fabbrica
ed
il
marxismo
integrale
di
Gramsci
,
che
ne
fu
il
teorizzatore
,
costituivano
un
audace
tentativo
di
élite
per
la
presa
di
possesso
di
nuove
ideologie
rivoluzionarie
,
atte
a
rovesciare
la
stasi
del
movimento
operaio
italiano
,
difficilmente
potevano
lottare
sul
terreno
pratico
con
il
riformismo
sindacale
della
Confederazione
generale
del
lavoro
.
Tra
una
presa
di
possesso
puramente
spirituale
ed
i
sicuri
vantaggi
degli
aumenti
di
salario
,
la
maggioranza
degli
operai
italiani
sceglieva
questi
ultimi
,
dimostrando
così
di
aderire
più
alla
prassi
del
determinismo
economico
che
è
la
base
del
riformismo
,
che
all
'
idealismo
marxista
,
cui
classicamente
il
Gramsci
si
richiamava
.
La
realtà
italiana
veniva
pertanto
nuovamente
saggiata
,
ma
non
interamente
afferrata
;
anzi
il
comunismo
si
rendeva
finalmente
conto
che
la
grande
maggioranza
delle
organizzazioni
operaie
era
legata
al
sistema
protezionista
e
non
ne
poteva
essere
disimpegnata
se
non
distruggendo
il
protezionismo
stesso
.
Ponendosi
,
quindi
questo
problema
il
comunismo
arrivava
finalmente
alla
radice
stessa
della
questione
italiana
,
si
convinceva
della
necessità
urgente
,
anche
se
non
confessata
,
di
distruggere
lo
Stato
burocratico
-
accentratore
,
che
in
Italia
rappresenta
,
in
maniera
palmare
,
la
cristallizzazione
degli
interessi
parassitari
comuni
a
tutti
i
ceti
sociali
.
La
rivoluzione
rurale
e
la
questione
meridionale
Ma
in
Italia
lo
Stato
burocratico
accentratore
non
si
può
distruggere
se
non
facendo
leva
sugli
interessi
assenti
,
sulle
classi
ancora
da
maturare
,
sui
ceti
rurali
.
È
questa
la
grande
riserva
italiana
,
la
falange
che
distruggerà
il
trasformismo
,
le
dittature
personali
e
il
prepotere
della
burocrazia
;
è
questa
la
grande
riserva
umana
oppressa
e
perciò
potenzialmente
rivoluzionaria
.
Così
il
comunismo
,
nato
fenomeno
urbano
,
ha
compreso
di
dover
divenire
fenomeno
rurale
;
nato
dalla
industria
ha
dovuto
chiedere
presidio
all
'
agricoltura
.
I
passi
di
questa
marcia
sono
assai
significativi
.
Dapprima
sotto
la
spinta
dell
'
esempio
russo
,
che
di
giorno
in
giorno
si
chiarisce
sempre
più
impregnato
di
ruralità
poi
sotto
la
pressione
del
fascismo
le
cui
fortune
nascono
prima
che
altrove
nelle
campagne
,
ed
ivi
soccomberanno
,
infine
,
seguendo
un
movimento
generale
europeo
che
gl
'
inglesi
chiamano
green
rising
,
movimento
verde
,
e
che
già
in
taluni
paesi
si
afferma
vittoriosamente
contro
lo
Stato
burocratico
accentratore
,
il
comunismo
italiano
si
viene
allontanando
dalla
rigida
concezione
marxista
per
avvicinarsi
al
leninismo
più
puro
.
Esso
non
soltanto
teorizza
la
rivoluzione
italiana
come
una
rivoluzione
di
contadini
,
ma
con
la
prassi
organizzativa
cerca
sempre
più
adeguarsi
a
questa
necessità
nazionale
.
Molti
errori
del
vecchio
socialismo
italiano
,
che
temeva
a
parole
la
rivoluzione
piccolo
borghese
mentre
la
rappresentava
nei
fatti
e
si
affannava
in
conseguenza
a
partire
in
guerra
contro
l
'
istituto
della
piccola
proprietà
,
vengono
corretti
,
con
il
chiaro
proposito
di
abbandonare
i
pregiudizi
formali
-
che
nella
realtà
italiana
si
possono
senz
'
altro
definire
reazionari
-
e
di
sboccare
in
forme
di
organizzazione
collettiva
veramente
rivoluzionarie
.
"
Non
è
possibile
pensare
-
si
legge
nelle
istruzioni
del
PCI
-
che
gli
operai
del
Nord
d
'
Italia
possano
condurre
vittoriosamente
la
lotta
per
il
potere
politico
e
mantenerne
domani
il
possesso
,
se
una
stretta
alleanza
essi
non
attuino
coi
larghi
strati
della
popolazione
contadina
del
Centro
e
del
Mezzogiorno
d
'
Italia
.
Questa
alleanza
è
una
premessa
alla
messa
in
moto
della
classe
lavoratrice
d
'
Italia
contro
la
borghesia
"
.
La
dichiarata
impotenza
delle
élites
operaie
del
Nord
a
risolvere
da
sole
il
problema
italiano
,
porta
finalmente
il
comunismo
a
studiare
la
questione
meridionale
,
ed
afferrare
attraverso
quali
meccanismi
la
politica
dello
Stato
italiano
opprime
le
popolazioni
lavoratrici
del
Sud
.
Arrivato
a
questo
punto
al
giovane
partito
non
resta
che
compiere
un
ultimo
passo
:
intuire
cioè
che
,
appunto
perché
tutto
il
problema
rivoluzionario
italiano
consiste
nella
soluzione
della
questione
meridionale
,
è
nel
Mezzogiorno
che
risiedono
le
vere
forze
rivoluzionarie
d
'
Italia
.
Sembrerà
un
paradosso
,
ma
è
così
:
sono
le
forze
che
oggi
costituiscono
l
'
oggetto
del
baratto
trasformistico
,
che
divenendo
finalmente
soggetto
dell
'
azione
politica
,
sono
destinate
a
rappresentare
la
leva
potente
della
rivoluzione
in
marcia
.
Gli
sforzi
rivoluzionari
postbellici
di
talune
frazioni
del
popolo
italiano
,
falliti
per
l
'
assenza
delle
masse
meridionali
avranno
coronamento
solo
quando
l
'
epicentro
della
rivoluzione
sarà
portato
nel
Sud
.
Il
comunismo
,
infatti
,
non
tarda
a
compiere
quest
'
ulteriore
passo
.
"
Il
programma
d
'
azione
-
è
la
parola
d
'
ordine
-
del
partito
per
la
organizzazione
dei
contadini
in
Italia
ha
inizio
nel
Mezzogiorno
.
Tutte
le
sezioni
e
le
cellule
comuniste
del
Mezzogiorno
sono
mobilitate
per
il
successo
del
compito
preminente
che
il
Partito
si
propone
.
Poiché
la
stragrande
maggioranza
dei
comunisti
del
Mezzogiorno
appartengono
alle
categorie
dei
contadini
poveri
,
dei
piccoli
fittavoli
,
essi
debbono
formare
i
quadri
della
futura
organizzazione
meridionale
dei
contadini
che
dovrà
poi
creare
la
Federazione
nazionale
.
Il
Congresso
nazionale
costitutivo
della
Federazione
dei
contadini
dovrà
essere
preceduto
da
un
congresso
dei
contadini
del
Mezzogiorno
"
.
Ecco
,
dunque
,
che
il
PCI
è
pervenuto
finalmente
sul
vero
terreno
della
questione
meridionale
,
superando
l
'
infinita
barriera
dei
pregiudizi
politici
.
Il
comunismo
italiano
movimento
liberale
Questa
marcia
impetuosa
verso
la
verità
costituisce
indubbiamente
una
nota
di
maturità
politica
così
potente
da
porre
il
Partito
comunista
in
prima
linea
tra
i
movimenti
liberali
italiani
.
Se
è
vera
la
teoria
missiroliana
che
in
Italia
oggi
la
funzione
liberale
è
stata
interamente
ereditata
dai
partiti
socialisti
,
questa
teoria
è
tanto
più
vera
per
il
comunismo
che
ha
avuto
il
coraggio
di
una
revisione
programmatica
veramente
eccezionale
.
Il
merito
di
tale
revisione
va
quasi
del
tutto
attribuito
al
Gramsci
,
che
ha
saputo
mantenere
la
sua
azione
politica
egualmente
distante
così
dalle
astrazioni
teologiche
della
Sinistra
(
Bordiga
)
-
tanto
estremiste
da
costituire
la
estrema
sinistra
di
tutta
la
Terza
Internazionale
-
che
dalle
simpatie
socialiste
della
Destra
(
Gennari
)
,
ed
ha
saputo
raccogliere
la
parte
essenziale
dell
'
insegnamento
leninista
,
collegando
il
programma
della
rivoluzione
italiana
,
al
vasto
movimento
rurale
che
in
tutta
Europa
affiora
sempre
più
dalle
viscere
della
storia
.
Così
il
giovane
studioso
sardo
,
dopo
essere
stato
il
primo
a
ricercare
i
veri
motivi
dialettici
della
crisi
italiana
attraverso
la
teoria
dei
consigli
di
fabbrica
,
è
stato
il
primo
a
scoprire
il
nocciolo
del
problema
italiano
attraverso
lo
sviluppo
dell
'
azione
agraria
.
Partito
dal
comunismo
,
non
ha
avuto
difficoltà
di
pervenire
rapidamente
sul
terreno
più
proprio
ai
movimenti
autonomisti
,
incontrandosi
così
con
la
prepotente
originalità
dei
suoi
conterranei
Lussu
e
Bellieni
,
teorizzatori
del
Partito
sardo
d
'
Azione
.
Questa
confluenza
non
è
fortuita
e
costituisce
d
'
altro
canto
la
prova
che
la
questione
meridionale
batte
sempre
più
alle
porte
.
Ruit
hora
!
Ostacoli
alla
sua
azione
Tuttavia
il
movimento
incontra
su
questo
terreno
tre
pregiudiziali
che
sono
destinate
a
rallentarne
l
'
efficacia
.
In
linea
teorica
generale
,
esso
trova
limitazione
nella
concezione
base
del
marxismo
critico
,
permeato
profondamente
di
sfiducia
sulla
capacità
politica
delle
classi
rurali
,
ed
affermante
che
la
loro
mentalità
non
eccede
i
quadri
piccolo
borghesi
.
Questa
limitazione
è
destinata
ad
operare
sia
dall
'
interno
che
dall
'
esterno
e
potrà
essere
scarsamente
combattuta
con
l
'
affermazione
-
del
resto
giustissima
-
che
la
rivoluzione
rurale
-
sia
o
non
sia
piccolo
borghese
-
è
sempre
una
fase
necessaria
della
più
grande
rivoluzione
proletaria
.
In
sostanza
non
si
riuscirà
mai
a
distruggere
all
'
interno
delle
formazioni
comuniste
la
mentalità
messianica
,
ed
all
'
esterno
la
sfiducia
verso
un
partito
che
,
pur
proclamando
la
rivoluzione
integrale
,
si
limita
a
sollecitare
l
'
affioramento
piccolo
borghese
.
Sempre
in
linea
generale
,
ma
con
particolare
riferimento
alla
questione
italiana
,
trova
limitazione
nella
storica
incompatibilità
di
taluni
interessi
operai
con
gli
.
interessi
rurali
.
A
tale
proposito
sarà
sommamente
interessante
seguire
l
'
azione
del
giovane
partito
nel
campo
della
politica
economica
e
specialmente
nei
riguardi
degli
operai
impiegati
nelle
industrie
protette
.
È
questo
il
terreno
di
più
aspra
battaglia
per
i
meridionalisti
;
e
certamente
i
comunisti
non
penseranno
di
superare
le
difficoltà
,
che
inevitabilmente
si
presenteranno
,
mutuando
dal
vecchio
Partito
socialista
la
comoda
ma
reazionaria
formula
dell
'
astensione
da
tali
questioni
,
definite
piccolo
borghesi
.
La
terza
e
più
grave
limitazione
sarà
segnata
dalla
prevenzione
ostile
dei
meridionali
contro
il
concetto
stesso
del
comunismo
.
È
vero
che
il
partito
ha
previsto
questo
pericolo
quando
ha
concepito
l
'
azione
della
sezione
agraria
come
di
carattere
puramente
sindacale
e
non
politico
,
sì
da
rendere
possibile
l
'
ingresso
anche
ai
non
tesserati
comunisti
;
ma
è
del
pari
vero
che
la
prevenzione
opererà
ancora
a
lungo
,
almeno
fino
a
quando
le
masse
meridionali
non
perverranno
ad
un
più
elevato
grado
di
maturità
politica
.
Ciò
non
pertanto
il
lavoro
che
il
giovane
partito
potrà
svolgere
in
concorrenza
con
altri
partiti
liberali
sarà
notevole
perché
agevolato
dalla
profonda
rivoluzionarietà
che
si
è
determinata
nel
Mezzogiorno
in
conseguenza
dello
sgoverno
fascista
.
Se
questa
nostra
impressione
non
è
errata
,
l
'
unico
partito
che
potrà
concorrere
vittoriosamente
su
questo
terreno
è
quello
meridionale
d
'
Azione
che
dovrà
fatalmente
sorgere
.
Ma
di
ciò
in
altra
sede
.
XIII
I
repubblicani
Il
Partito
repubblicano
prima
della
guerra
La
conquista
regia
sommerse
,
durante
il
Risorgimento
,
tutte
le
correnti
repubblicane
,
che
avevano
sognato
di
risolvere
la
lotta
per
l
'
indipendenza
dallo
straniero
insieme
a
quella
per
la
libertà
,
ed
iniziò
la
distruzione
continua
e
pertinace
dei
fermenti
ideali
che
pretesero
riproporre
agli
italiani
come
termini
di
soluzione
i
dati
spirituali
dell
'
unitarismo
mazziniano
e
quelli
politici
del
federalismo
di
Cattaneo
e
Ferrari
.
Ne
derivò
,
quindi
,
che
mentre
la
stessa
mediocrità
della
politica
regia
rese
necessario
il
permanere
della
protesta
repubblicana
,
le
transazioni
per
il
potere
e
la
solitarietà
dell
'
insegnamento
mazziniano
adeguarono
sempre
più
questa
protesta
al
livello
del
regime
,
di
cui
in
certi
momenti
il
repubblicanesimo
divenne
addirittura
un
'
opposizione
di
comodo
.
Successivamente
,
il
sorgere
del
Partito
socialista
ed
i
successi
del
giolittismo
,
che
riuscì
a
confinare
il
grosso
delle
forze
repubblicane
nel
campo
della
reazione
padronale
,
accentuarono
ancor
più
questo
scolorirsi
delle
vecchie
ideologie
rivoluzionarie
,
assicurando
al
Partito
socialista
,
per
lunghissimo
tempo
permeato
soltanto
di
appetiti
economici
,
una
posizione
preminente
nel
campo
dell
'
opposizione
.
Così
il
regime
,
dopo
aver
ridotto
la
lotta
politica
nel
campo
arido
dell
'
economia
,
riuscì
talvolta
ad
allearsi
validamente
con
lo
stesso
Partito
repubblicano
nel
tentativo
di
limitare
il
contenuto
libertario
del
movimento
socialista
,
e
contenerlo
negli
stretti
limiti
di
affermazioni
oligarchiche
.
Anzi
,
il
successo
del
regime
andò
tant
'
oltre
,
che
esso
tentò
perfino
d
'
impadronirsi
delle
ideologie
repubblicane
quando
pose
Mazzini
tra
i
fattori
dello
Stato
e
ne
pubblicò
ufficialmente
le
opere
.
Così
il
mito
,
staccato
dallo
spirito
,
divenne
nuovo
elemento
di
conquista
politica
ed
ai
repubblicani
non
rimase
altro
che
la
coreografia
patriottica
ed
un
'
indifferenziata
protesta
,
che
non
si
sapeva
più
a
quali
principi
ed
a
quali
fatti
si
riannodasse
.
Attraverso
questo
processo
il
vecchio
rivoluzionarismo
mistico
del
Risorgimento
disparve
residuando
nient
'
altro
che
un
generico
irredentismo
,
di
cui
il
regime
potette
aver
ragione
durante
la
guerra
.
Correnti
revisionistiche
Contemporaneamente
,
però
,
a
questo
processo
degenerativo
della
maggioranza
del
partito
si
sviluppava
e
si
organizzava
la
critica
delle
giovani
élites
,
che
,
anelanti
di
riassumere
la
funzione
rivoluzionaria
,
mal
sopportavano
l
'
adesione
della
politica
del
partito
agli
schemi
ideali
della
conquista
regia
.
Esse
comprendevano
finalmente
che
il
loro
movimento
stagnava
in
una
contrapposizione
statica
al
regime
,
perché
non
aveva
più
né
l
'
animo
né
la
mente
per
rielaborare
,
secondo
le
necessità
del
nuovo
orientamento
politico
,
gli
insegnamenti
dei
maestri
.
Secondo
queste
correnti
,
che
,
con
vocabolo
di
moda
,
potrebbero
chiamarsi
revisionistiche
,
occorreva
operare
una
sintesi
tra
il
messianismo
mazziniano
ed
il
federalismo
cattaneiano
e
ferrariano
,
allo
scopo
di
postulare
nei
confronti
dello
Stato
storico
tutte
le
esigenze
ideali
della
libertà
.
Non
limitarsi
,
quindi
,
ad
agitare
la
bandiera
dell
'
irredentismo
,
su
cui
la
monarchia
,
in
caso
di
guerra
,
avrebbe
ancora
una
volta
vinto
,
ma
estendere
la
critica
allo
Stato
italiano
in
toto
,
nelle
sue
supreme
ragioni
ideali
,
come
nel
suo
medievalismo
politico
,
nell
'
accentramento
come
nella
quotidiana
violazione
della
libertà
.
Queste
correnti
revisionistiche
però
rimasero
soffocate
,
prima
dalla
guerra
e
poi
dal
massimalismo
:
dalla
guerra
,
perché
franata
la
base
irredentista
,
i
repubblicani
furono
trascinati
sempre
più
nell
'
orbita
della
conquista
regia
;
dal
massimalismo
,
perché
impedì
loro
di
prendere
proficuamente
posizione
nel
periodo
postbellico
,
anzi
impedì
di
assumere
addirittura
la
direzione
del
movimento
ed
avviarlo
verso
concrete
forme
di
realizzazione
,
nell
'
unico
momento
in
cui
la
monarchia
socialista
faceva
bancarotta
.
Conseguentemente
il
revisionismo
dovette
continuare
ad
operare
come
forza
interna
del
partito
,
senza
riuscire
a
piegarlo
verso
le
necessità
ideali
della
rivoluzione
fino
a
che
il
fascismo
,
svelando
di
colpo
tutte
le
deficienze
del
regime
non
spinse
il
processo
rivoluzionario
nelle
più
intime
connessure
della
Costituzione
,
mostrando
anche
ai
ciechi
l
'
assenza
di
ogni
contenuto
etico
nella
formazione
dello
Stato
italiano
.
Fu
allora
che
apparve
più
chiaro
che
nel
repubblicanesimo
coesistevano
due
diverse
formazioni
politiche
,
con
due
diverse
anime
,
frutto
di
due
situazioni
storiche
distinte
,
anzi
avverse
,
destinate
a
scontrarsi
in
un
avvenire
più
o
meno
prossimo
.
Anzi
,
sotto
la
pressione
del
fascismo
,
questa
posizione
dialettica
cominciò
a
risolversi
perché
il
fascismo
,
convogliando
tutte
le
forze
della
reazione
sociale
e
politica
,
depurò
il
Partito
repubblicano
delle
numerose
scorie
che
in
esso
avevano
depositato
settant
'
anni
d
'
inerzia
,
ed
accentuò
la
messa
in
luce
della
sinistra
revisionista
.
Oggi
le
speranze
del
partito
sono
riposte
tutte
in
questa
frazione
e
nelle
sue
idee
e
l
'
esperienza
aventiniana
,
rafforzata
dalla
pedagogia
fascista
,
è
destinata
a
convalidarne
sempre
più
le
tesi
.
Oliviero
Zuccarini
e
la
"
Critica
Politica
"
Esaminiamo
,
quindi
,
brevemente
le
possibilità
del
neorepubblicanesimo
,
che
ha
trovato
in
Oliviero
Zuccarini
e
nel
gruppo
di
"
Critica
Politica
"
una
continua
ed
originale
teorizzazione
.
Tutti
i
difetti
dello
Stato
storico
derivano
dall
'
accentramento
e
dal
processo
di
burocratizzazione
.
Sotto
la
spinta
degli
interessi
particolari
e
delle
oligarchie
-
padronali
od
operaie
poco
conta
-
che
si
affacciano
alla
vita
politica
,
lo
Stato
è
costretto
ad
intervenire
continuamente
nel
campo
economico
e
sociale
,
per
spostare
interessi
,
concedere
premi
,
in
una
parola
assicurare
,
anche
a
danno
della
generalità
,
le
fortune
degli
esigui
gruppi
che
lo
comandano
.
Di
qui
la
necessità
di
estendere
l
'
invadenza
della
pubblica
amministrazione
,
aumentarne
sempre
più
il
potere
dittatoriale
,
sottrarsi
a
tutti
i
controlli
.
Questo
sistema
,
che
nel
periodo
prebellico
probabilmente
corrispondeva
ad
intrinseche
necessità
di
sviluppo
e
di
affermazioni
di
alcuni
gruppi
politici
,
dovrà
fatalmente
portare
al
fallimento
dello
Stato
nel
campo
economico
e
sociale
.
Infatti
a
mano
a
mano
che
una
sempre
maggiore
somma
di
interessi
opposti
verranno
compressi
apparirà
tutta
l
'
angustia
del
sistema
e
verranno
potenziate
le
forze
destinate
a
distruggerlo
.
Questa
tendenza
sta
per
divenire
comune
a
tutti
i
paesi
di
Europa
:
storicamente
il
bolscevismo
russo
ed
il
fascismo
italiano
nascono
dalla
rivolta
dei
rurali
,
anche
se
hanno
deviato
verso
il
rafforzamento
della
tendenza
accentratrice
.
Tale
deviazione
,
però
,
non
esclude
che
la
rivolta
rurale
esista
,
e
sia
destinata
a
riprendere
il
suo
corso
anche
oltre
,
se
non
contro
il
bolscevismo
ed
il
fascismo
,
non
appena
la
spinta
iniziale
si
sarà
indebolita
,
e
la
storia
avrà
mostrato
ai
ceti
interessati
che
i
risultati
raggiunti
sono
opposti
alle
intenzioni
.
Il
contenuto
di
tale
rivolta
non
potrà
non
essere
diretto
che
a
raggiungere
questi
due
obiettivi
:
disintegrare
la
politica
dagli
interessi
,
ripristinando
il
profilo
ideale
dello
Stato
,
e
decentrare
la
pubblica
amministrazione
.
Su
questo
campo
la
battaglia
sarà
lunga
,
aspra
e
piena
di
difficoltà
:
occorrerà
vincere
pregiudizi
,
interessi
,
incrostazioni
programmatiche
,
e
soprattutto
l
'
errore
d
'
impostazione
politica
dei
partiti
a
base
unitaria
che
si
modellano
sullo
Stato
,
riproducendone
la
struttura
.
Sviluppi
ideali
in
corso
Il
Partito
repubblicano
deve
perciò
non
soltanto
cessare
di
essere
un
partito
formale
per
divenire
sempre
più
rivoluzionario
,
ma
soprattutto
assumere
la
forma
di
movimento
,
allo
scopo
di
convogliare
forze
e
tendenze
affini
.
Questo
il
contenuto
critico
e
politico
del
repubblicanesimo
zuccariniano
,
che
dovrà
non
poco
lottare
per
prevalere
nel
suo
partito
,
ove
ancora
si
affermano
stati
d
'
animo
e
tendenze
antiquate
,
che
ostacolano
-
se
non
altro
,
col
semplice
peso
-
la
marcia
delle
idee
nuove
.
Sarà
una
lotta
intensa
e
piena
d
'
interesse
ideale
,
che
progredirà
a
mano
a
mano
che
la
crisi
statale
si
svelerà
agli
occhi
di
tutti
,
ma
il
cui
esito
non
dovrebbe
essere
dubbio
se
il
partito
vorrà
evitare
altre
crisi
ed
altri
frazionamenti
.
Salvo
il
caso
che
le
correnti
revisioniste
non
siano
portate
a
deviare
e
slargarsi
verso
movimenti
affini
,
esterni
al
Partito
repubblicano
stesso
.
In
ogni
caso
,
però
,
durante
questo
periodo
di
autocritica
,
la
corrente
zuccariniana
avrà
ancora
molto
lavoro
da
compiere
,
se
vorrà
affermarsi
come
centro
di
tutta
la
futura
fase
di
rivoluzione
politica
del
nostro
paese
.
Intanto
,
in
attesa
di
altri
eventi
,
essa
da
una
parte
si
sforza
di
incoraggiare
tutti
i
movimenti
di
rivolta
contro
lo
Stato
storico
e
,
dall
'
altra
,
tenta
in
sede
teorica
di
elaborare
le
soluzioni
giuridico
istituzionali
,
che
dovranno
assicurare
la
semplificazione
dello
Stato
e
l
'
autonomia
degli
enti
autarchici
.
La
sua
è
,
perciò
,
una
posizione
di
pensiero
assai
originale
,
che
non
accenna
ancora
ad
avvicinarsi
alle
masse
per
consacrarsi
nella
politica
militante
.
Tuttavia
non
sarà
inopportuno
rilevare
che
mentre
l
'
appartenenza
al
Partito
repubblicano
contiene
in
genere
un
equivoco
,
lo
sforzo
teorico
di
creare
intero
a
priori
il
futuro
Stato
,
costituisce
una
limitazione
illuministica
,
destinata
a
rallentare
la
volontà
di
azione
:
l
'
equivoco
è
riposto
in
ciò
che
non
è
ancora
dimostrata
la
compatibilità
,
circa
le
forme
di
organizzazione
,
tra
partiti
autonomisti
e
partito
repubblicano
unitario
,
modellato
sullo
Stato
storico
,
e
la
limitazione
illuministica
consiste
nell
'
impossibilità
di
dare
forma
giuridica
a
ciò
che
politicamente
ancora
non
è
.
Ma
di
ciò
forse
si
potrà
più
completamente
giudicare
dopo
la
pubblicazione
del
libro
che
Oliviero
Zuccarini
ha
consacrato
all
'
importante
argomento
.
Per
ora
il
pensiero
della
corrente
raccolta
intorno
alla
"
Critica
Politica
"
costituisce
uno
dei
più
caratteristici
documenti
di
questo
momento
e
non
può
non
richiamare
le
simpatie
di
quanti
anelano
a
più
decisi
miglioramenti
nel
costume
e
nell
'
organizzazione
politica
del
nostro
paese
.
PARTE
TERZA
LO
STATO
STORICO
E
LA
RIVOLUZIONE
MERIDIONALE
XIV
La
rivoluzione
meridionale
Aspetti
fisici
della
questione
meridionale
Gli
scrittori
di
meteorologia
e
di
idraulica
hanno
messo
in
rilievo
alcuni
caratteri
fisici
climatico
tellurici
,
quali
la
scarsa
ed
irregolare
piovosità
e
la
cattiva
distribuzione
idraulica
,
aggravata
dal
progressivo
diboscamento
,
che
chiariscono
l
'
originaria
inferiorità
naturale
del
Mezzogiorno
,
mentre
gli
scrittori
di
geologia
e
geografia
fisica
hanno
completato
il
quadro
,
derivando
dalla
tardiva
emersione
della
punta
della
penisola
e
dalla
costituzione
geologica
la
spiegazione
della
sua
miseria
mineraria
e
della
scarsa
prevalenza
delle
terre
fertili
.
Ma
le
stesse
scienze
hanno
riconosciuto
,
che
l
'
inferiorità
economica
del
Mezzogiorno
non
è
irreparabile
e
suggeriscono
i
rimedi
atti
ad
attenuarla
.
Parimenti
gli
scrittori
di
agrologia
,
partendo
dai
dati
pluviometrici
,
idraulici
,
geologici
e
geografici
hanno
messo
in
chiaro
entro
quali
limiti
l
'
inferiorità
fisica
del
Mezzogiorno
si
ripercuota
nel
campo
della
produzione
agraria
,
specialmente
di
quella
cerealicola
,
e
non
hanno
mancato
di
avvertire
che
l
'
intelligenza
e
l
'
attività
umana
molto
potrebbero
fare
non
soltanto
per
colmare
queste
deficienze
originarie
,
ma
per
trasformarle
,
almeno
in
parte
,
in
vantaggi
,
sviluppando
ed
organizzando
la
produzione
delle
primizie
da
fornire
ai
mercati
settentrionali
a
prezzi
ed
a
condizioni
di
quasi
monopolio
.
Veramente
il
Mezzogiorno
non
è
stato
sempre
miserabile
ed
arretrato
,
ma
ha
invece
avuto
lunghe
fasi
di
splendore
.
La
sua
inferiorità
naturale
quindi
non
è
assoluta
ma
relativa
.
Gli
storici
,
infatti
,
ci
insegnano
che
ogni
qualvolta
il
Mezzogiorno
è
divenuto
centro
di
propulsione
del
commercio
con
l
'
Oriente
,
ha
svolto
una
fiorente
civiltà
ed
è
,
invece
,
decaduto
quando
è
stato
assorbito
in
altri
sistemi
economico
politici
,
che
lo
hanno
rapidamente
ridotto
a
funzione
di
colonia
.
Ed
è
perciò
che
furono
particolarmente
esiziali
per
l
'
economia
meridionale
il
governo
angioino
e
quello
vicereale
,
che
sacrificarono
interamente
le
finanze
del
paese
alla
violenza
depredatrice
dell
'
alta
banca
fiorentina
prima
ed
all
'
arrendamento
spagnuolo
poi
,
riducendo
il
Mezzogiorno
a
un
tale
stato
di
prostrazione
economica
che
ancor
oggi
perdura
.
Così
si
spiega
come
e
perché
la
nostra
terra
giunse
fino
alla
vigilia
dell
'
unificazione
italiana
povera
e
squallida
,
senza
classi
dirigenti
,
senza
idee
politiche
concrete
,
ignorando
completamente
se
stessa
,
e
divenne
,
dopo
la
conquista
piemontese
,
colonia
di
sfruttamento
del
capitale
settentrionale
in
formazione
,
che
non
soltanto
niente
fece
per
aiutare
il
Mezzogiorno
a
risolvere
la
sua
crisi
secolare
,
ma
fu
invece
interessato
ad
impedire
ogni
suo
progresso
economico
e
sociale
dal
bisogno
imperioso
di
tenerlo
sempre
nella
fase
di
mercato
di
consumo
,
per
non
essere
costretto
ad
abbandonare
,
nella
grande
lotta
delle
nazioni
,
l
'
impalcatura
protezionista
che
,
almeno
in
parte
,
ne
assicurava
lo
sviluppo
.
Rimasto
quindi
immobile
,
anzi
sempre
più
schiacciato
dalla
compressione
tributaria
e
politica
del
nuovo
Stato
,
il
Mezzogiorno
non
potette
più
smaltire
l
'
aumento
di
popolazione
se
non
attraverso
l
'
emigrazione
,
che
progressivamente
divenne
il
suo
fenomeno
demografico
ed
economico
più
importante
.
Infatti
,
mentre
da
una
parte
il
flusso
migratorio
rappresentò
una
notevole
perdita
di
popolazione
,
che
non
andò
esente
da
conseguenze
dolorose
,
costituì
dall
'
altra
una
delle
più
forti
risorse
finanziarie
della
nuova
Italia
,
che
notevolmente
hanno
contribuito
al
suo
progresso
economico
specialmente
dal
1890
in
poi
.
La
compressione
economica
del
Nord
sul
Sud
e
l
'
emigrazione
Emerge
,
quindi
,
chiaro
fin
da
questo
momento
che
ad
aggravare
gli
originari
fenomeni
di
inferiorità
economica
e
di
patologia
demografica
che
caratterizzano
la
costituzione
sociale
del
Mezzogiorno
,
molto
ha
contribuito
e
contribuisce
tuttora
lo
Stato
,
che
,
organo
supremo
del
diritto
,
da
fonte
precipua
ed
unica
di
eticità
,
si
trasforma
in
Italia
in
organo
del
privilegio
,
in
fonte
continua
e
perseverante
dell
'
ingiustizia
.
Con
la
sua
politica
finanziaria
,
lo
Stato
non
soltanto
non
fa
niente
per
rimuovere
quelle
ragioni
di
ordine
naturale
che
costituiscono
causa
di
inferiorità
delle
nostre
terre
,
ma
contribuisce
ad
aggravarle
,
addossando
al
Mezzogiorno
,
costituito
in
mercato
di
arrendamento
della
plutocrazia
industriale
del
settentrione
,
tutte
le
conseguenze
di
un
protezionismo
ingiusto
ed
antinazionale
;
adottando
un
sistema
tributario
,
assolutamente
sperequato
a
danno
della
ricchezza
immobiliare
prevalente
nel
Sud
,
e
consentendo
,
anzi
incoraggiando
il
continuo
drenaggio
di
capitali
meridionali
nelle
banche
del
Nord
e
nel
debito
pubblico
,
per
finalità
che
col
risorgimento
del
Mezzogiorno
non
soltanto
nulla
hanno
a
che
vedere
,
ma
sono
addirittura
antitetiche
.
Naturalmente
queste
benemerenze
dello
Stato
nell
'
ordine
economico
e
finanziario
costituendo
né
più
né
meno
che
una
violenza
all
'
ordine
naturale
delle
cose
,
debbono
essere
completate
con
un
'
azione
di
pari
violenza
nel
campo
giuridico
ed
istituzionale
.
È
noto
,
infatti
,
che
uno
dei
tanti
elementi
della
inferiorità
del
Mezzogiorno
è
costituito
dall
'
immobilità
della
sua
ossatura
economico
feudale
,
derivante
dai
relitti
legislativi
del
feudalismo
che
ancora
perdurano
,
e
dalla
mancanza
di
una
legislazione
moderna
,
diretta
da
una
parte
,
a
trasformare
,
secondo
i
consigli
dei
competenti
,
i
patti
agrari
e
,
dall
'
altra
,
a
proteggere
i
produttori
dalle
antigiuridiche
,
seppure
legali
,
vessazioni
di
una
classe
di
proprietari
terrieri
,
assenti
dai
campi
,
nemici
di
ogni
progresso
,
sforniti
di
qualsiasi
senso
di
umanità
e
solo
occupati
a
sfruttare
una
vera
e
propria
deviazione
del
loro
diritto
di
proprietà
.
Ora
,
lo
Stato
italiano
,
anche
in
questo
campo
,
non
soltanto
non
fa
niente
per
debellare
questa
dannosa
immobilità
,
tentando
di
adattare
la
legislazione
ai
bisogni
delle
classi
produttive
,
per
aiutarle
nel
loro
sforzo
di
emancipazione
,
ma
interviene
ad
impedire
che
l
'
equilibrio
artificiale
possa
essere
rotto
,
ogni
qualvolta
la
pressione
delle
nuove
energie
comincia
ad
affermarsi
.
Queste
deviazioni
statali
,
derivanti
dall
'
adesione
del
massimo
organo
di
azione
collettiva
ad
interessi
particolari
ed
al
dominio
di
classi
parassitarie
,
spiega
l
'
affermarsi
dell
'
accentramento
statale
e
l
'
invadenza
della
pubblica
amministrazione
,
che
distruggono
ogni
germe
di
progresso
degli
enti
autarchici
-
nel
Mezzogiorno
naturalmente
deboli
,
perché
non
sorretti
da
nessuna
linfa
di
spirito
municipale
-
e
pervertono
ogni
tentativo
di
privata
iniziativa
.
Così
alla
scarsa
tradizione
statale
ed
alle
sopravvivenze
feudali
si
aggiunge
addirittura
l
'
odio
per
lo
Stato
e
per
il
concetto
di
autorità
.
Il
contadino
meridionale
,
il
sobrio
e
resistente
lavoratore
che
ha
trasportato
l
'
humus
nella
zona
della
creta
sotto
le
vette
dell
'
Appennino
,
ed
ivi
vive
in
una
capanna
di
paglia
e
di
mota
,
con
l
'
asino
e
col
maiale
,
in
francescana
comunione
,
conosce
lo
Stato
soltanto
per
le
multe
ed
il
carcere
che
gli
commina
attraverso
regolamenti
ritenuti
infami
e
scritti
soltanto
per
proteggere
i
signori
dediti
all
'
ozio
ed
allo
sfruttamento
dei
lavoratori
,
ma
non
per
le
cure
e
gli
aiuti
che
presti
al
suo
sforzo
tenace
,
ed
il
giorno
delle
elezioni
se
in
un
momento
di
estrema
ribellione
vuole
votare
contro
il
rappresentante
di
quel
governo
che
lo
spoglia
e
lo
opprime
viene
afferrato
,
chiuso
in
un
portone
,
perquisito
,
confessato
e
comunicato
,
e
infine
spedito
sotto
scorta
competente
a
votare
per
il
suo
oppressore
.
Siano
finalmente
rese
grazie
al
fascismo
che
estendendo
il
6
aprile
1924
a
tutt
'
Italia
questo
metodo
plebiscitario
,
ha
proposto
in
forma
unitaria
il
problema
della
libertà
di
voto
!
La
politica
finanziaria
dello
Stato
italiano
e
la
dittatura
antimeridionale
È
vero
che
tutto
ciò
è
possibile
perché
le
plebi
meridionali
sono
oltre
che
povere
anche
assai
incolte
,
e
non
riescono
a
prendere
possesso
delle
idee
moderne
di
organizzazione
collettiva
,
ma
è
anche
vero
che
in
questo
campo
l
'
azione
statale
si
palesa
,
almeno
per
ora
,
deficiente
.
Ed
è
naturale
,
perché
uno
Stato
che
nacque
dalla
conquista
regia
e
si
organizzò
per
tutelare
e
sviluppare
interessi
particolaristici
non
poteva
intendere
certi
imperativi
etici
,
che
richiedono
invece
una
più
ampia
giustificazione
ideale
,
e
la
cui
difesa
non
può
in
nessun
caso
essere
affidata
a
gruppi
egoistici
interessati
a
crearsi
una
legalità
dittatoriale
.
Si
svela
,
quindi
,
una
situazione
di
fatto
che
chiarisce
la
situazione
di
diritto
e
se
ne
mostra
contemporaneamente
causa
ed
effetto
,
per
quella
nota
legge
dell
'
interdipendenza
dei
fenomeni
collettivi
,
che
trova
sua
principale
applicazione
nelle
scienze
sociali
.
Così
nel
campo
più
strettamente
politico
,
mentre
il
trasformismo
,
che
indubbiamente
deriva
dall
'
immobilità
giuridico
istituzionale
,
cui
è
legata
quasi
tutta
la
classe
dirigente
meridionale
,
è
contemporaneamente
causa
di
tale
immobilità
,
nemmeno
scossa
dal
fallimento
di
tutti
i
conati
meridionalisti
,
l
'
assenza
di
un
ceto
medio
libertario
è
insieme
origine
ed
effetto
del
permanere
del
trasformismo
.
In
tale
condizione
di
cose
è
intuitivo
che
non
si
può
aspettar
salute
dall
'
azione
riformatrice
dello
Stato
,
per
la
evidente
sua
incapacità
di
tutelare
gli
interessi
generali
contro
ed
anche
oltre
gli
interessi
particolari
che
lo
permeano
,
o
dall
'
azione
correttiva
dei
partiti
,
che
riproducono
nella
loro
organica
costituzione
tutte
le
deficienze
della
società
italiana
:
bisogna
invece
affrontare
,
anche
nel
campo
politico
,
scientificamente
il
problema
per
cercare
di
potenziare
con
intransigenza
giacobina
gli
scarsi
elementi
di
soluzione
che
pure
esistono
,
per
quanto
allo
stato
soltanto
tendenziale
e
latente
.
Altrimenti
la
lezione
di
questi
anni
eccezionali
e
le
prime
scosse
al
regime
rimarrebbero
senza
sanzione
.
La
questione
meridionale
è
politica
e
rivoluzionaria
Finalmente
la
questione
meridionale
svela
intera
la
sua
squisita
natura
politica
,
dinanzi
a
cui
gli
aspetti
tecnici
scompaiono
per
la
loro
evidente
unilateralità
,
e
si
palesa
risolubile
,
prima
ancora
che
nel
campo
legislativo
,
nelle
coscienze
individuali
,
cioè
in
quell
'
azione
più
strettamente
e
più
spiritualmente
politica
,
destinata
a
preparare
l
'
humus
su
cui
lo
Stato
di
diritto
dovrà
finalmente
sorgere
.
Ed
in
ciò
appunto
sta
la
sua
rivoluzionarietà
.
Fino
a
quando
i
conati
rinnovatori
italiani
si
aggireranno
o
nel
cielo
imponderabile
delle
astrazioni
filosofiche
e
dei
conseguenti
giunchi
di
proposizioni
e
di
soluzioni
verbali
,
o
si
incanaleranno
nei
solchi
aridi
delle
marce
regie
,
lo
Stato
burocratico
accentratore
non
temerà
sconfitte
perché
risorgerà
dalla
polvere
fin
dopo
l
'
estrema
umiliazione
.
La
questione
italiana
è
,
dunque
,
la
questione
meridionale
,
e
la
rivoluzione
italiana
sarà
la
rivoluzione
meridionale
.
Ma
con
quali
forze
,
con
quali
forme
si
può
tentare
questo
compito
?
Le
forze
produttive
del
Mezzogiorno
contro
lo
Stato
Se
è
vero
quanto
affermano
gli
studiosi
di
questo
problema
,
che
la
sua
soluzione
è
legata
alla
creazione
di
un
sistema
agrario
industriale
,
che
con
le
culture
specializzate
si
accaparri
i
mercati
settentrionali
per
la
vendita
delle
primizie
,
e
con
lo
sviluppo
industriale
si
metta
in
condizione
di
conquistare
i
mercati
orientali
,
e
che
le
condizioni
climatiche
ed
ideologiche
,
mentre
ci
mettono
in
istato
di
inferiorità
,
non
ci
vietano
però
di
trasformare
le
nostre
colture
,
in
conformità
della
costituzione
geografica
e
climatica
,
purché
non
vengano
sottratti
ai
nostri
agricoltori
i
capitali
occorrenti
;
e
se
è
vero
che
una
generale
sistemazione
idraulica
in
tutto
il
Mezzogiorno
,
mentre
migliorerebbe
le
condizioni
generali
dell
'
agricoltura
,
ci
fornirebbe
altresì
la
forza
motrice
per
industrializzare
le
nostre
terre
,
è
altresì
vero
che
lo
sviluppo
di
questo
piano
,
che
naturalmente
dovrebbe
avvenire
a
tappe
,
non
può
essere
opera
che
delle
forze
che
attualmente
sono
danneggiate
dallo
Stato
storico
,
e
che
,
in
conseguenza
dell
'
immaturità
generale
del
paese
,
non
ancora
gli
si
contrappongono
.
Occorre
quindi
svegliare
queste
forze
,
impedire
che
precipitino
nel
trasformismo
,
inquadrarle
pazientemente
e
,
senza
fretta
di
arrivare
subito
,
sottrarle
alle
terribili
insidie
dell
'
isolamento
e
delle
lusinghe
.
Né
vale
dire
che
queste
forze
ancora
non
esistono
perché
attraverso
l
'
emigrazione
è
andato
maturando
un
medio
ceto
di
piccoli
capitalisti
,
spregiudicati
,
amanti
del
lavoro
e
del
guadagno
,
che
già
guardano
con
profonda
diffidenza
le
classi
dello
sfruttamento
terriero
;
attraverso
le
grandi
trasformazioni
economiche
della
guerra
è
affiorata
una
classe
di
coltivatori
,
di
commercianti
,
e
di
esportatori
,
che
soffrono
terribilmente
per
la
massacrante
pressione
tributaria
,
il
protezionismo
doganale
e
l
'
assurdo
sistema
giuridico
,
in
cui
è
imprigionata
la
produzione
meridionale
:
e
dopo
di
loro
anche
la
classe
dei
contadini
,
dei
mezzadri
,
dei
fittavoli
,
dei
braccianti
comincia
ad
intuire
la
realtà
economico
sociale
in
cui
vive
e
soffre
.
Bisogna
,
quindi
,
non
lasciar
perdere
queste
importanti
maturazioni
politico
sociali
e
convogliarne
il
disagio
sul
terreno
della
critica
antistatale
.
Solo
così
la
rivoluzione
italiana
,
in
marcia
da
dieci
anni
,
acquisterà
quella
concretezza
storica
che
le
darà
un
contenuto
.
Altrimenti
resterà
astrattismo
sovversivo
,
convulsione
,
vociferatio
,
sfruttamento
di
disoccupati
e
di
avventurieri
,
campo
di
manovra
per
le
successive
transazioni
dei
ceti
dominanti
,
e
non
diverrà
mai
conquista
ordinata
e
cosciente
dello
Stato
da
parte
dei
produttori
,
lotta
politica
nel
senso
liberale
della
parola
.
La
rivoluzione
meridionale
E
questa
lotta
politica
deve
necessariamente
cominciare
nel
Mezzogiorno
,
anche
se
,
in
prosieguo
di
tempo
,
altre
regioni
italiane
dovranno
imitarla
e
si
renderanno
necessari
sviluppi
più
ampi
.
Solo
dove
gli
uomini
hanno
molto
sofferto
e
si
sono
continuamente
domandati
se
vivevano
in
uno
Stato
o
in
una
colonia
,
è
possibile
concepire
concretamente
una
rivoluzione
statale
,
ed
arrivare
a
possedere
quella
decisione
che
la
storia
ci
insegna
essere
anche
frutto
di
grande
esasperazione
.
Solo
nelle
regioni
più
danneggiate
dall
'
unitarismo
storico
la
critica
alla
conquista
piemontese
è
mordente
,
intrisa
di
sangue
e
di
miseria
,
e
la
tradizione
del
Risorgimento
non
è
ricatto
di
ceti
resi
opulenti
dal
sacrificio
universale
,
ma
aspirazione
ideale
ad
un
ordine
superiore
che
faccia
finalmente
l
'
Italia
madre
ai
suoi
figli
.
Resi
finalmente
edotti
dell
'
inferiorità
delle
soluzioni
storiche
e
dei
danni
che
ci
ha
recato
un
patriottismo
ufficiale
,
permeato
dal
più
basso
materialismo
economico
,
noi
dovremo
riattaccarci
alle
grandi
correnti
libertarie
del
Risorgimento
,
decisi
ad
impedire
tutti
i
giuochi
del
regime
per
riassorbirci
nel
fruttifero
sistema
della
conquista
regia
.
Impostando
l
'
azione
contro
lo
Stato
,
noi
imposteremo
finalmente
la
lotta
contro
le
classi
trasformistiche
del
Sud
,
che
non
potranno
non
essere
travolte
nella
rovina
delle
loro
infinite
colpe
.
La
rivoluzione
italiana
sarà
meridionale
o
non
sarà
.
XV
L
'
autonomismo
Partiti
unitari
ed
autonomismo
Precisato
così
l
'
intrinseco
contenuto
del
movimento
meridionalista
e
delle
forze
antitrasformistiche
,
cui
dovrebbe
essere
affidato
,
rimane
da
esaminare
la
forma
che
il
movimento
dovrebbe
assumere
per
rispondere
pienamente
alla
sua
funzione
.
Naturalmente
questo
esame
va
compiuto
in
termini
di
relatività
,
essendo
indubbiamente
illiberale
e
destinato
al
fallimento
ogni
tentativo
diretto
ad
incarcerare
la
storia
,
e
perciò
le
osservazioni
che
in
seguito
saranno
svolte
,
hanno
valore
più
di
proposte
per
la
discussione
che
di
soluzioni
definitive
.
Intanto
un
primo
esame
della
situazione
italiana
postbellica
ci
dimostra
che
là
dove
nel
Mezzogiorno
continentale
ed
insulare
si
sono
manifestate
nuove
espressioni
di
vita
politica
,
queste
non
hanno
trovato
altro
terreno
su
cui
inquadrarsi
che
l
'
autonomismo
.
Di
fronte
al
grigio
profilo
dei
partiti
a
carattere
unitario
,
preoccupati
di
compiere
prima
della
lotta
le
sintesi
della
vita
,
le
scarse
manifestazioni
autonomiste
postbelliche
lampeggiano
di
tale
luce
,
da
illuminare
di
grande
splendore
gli
orizzonti
futuri
.
Sembra
quasi
che
i
giovani
ordinatori
dell
'
autonomismo
,
lasciandosi
guidare
dall
'
istinto
prima
che
dalla
teoria
,
abbiano
scelto
il
terreno
più
suggestivo
per
un
'
ampia
affermazione
di
volontà
,
disconoscendo
,
almeno
in
parte
,
gli
sforzi
che
i
partiti
unitari
hanno
pur
compiuto
per
impadronirsi
del
movimento
meridionale
.
Ed
invero
nessuno
vorrà
negare
-
e
nei
precedenti
capitoli
ci
siamo
sforzati
di
metterlo
in
rilievo
con
la
maggiore
obiettività
-
che
numerosi
partiti
si
vanno
avvicinando
,
per
lo
meno
in
linea
teorica
,
alla
soluzione
del
problema
a
mano
a
mano
che
la
crisi
dello
Stato
richiama
l
'
attenzione
italiana
verso
orizzonti
prima
ignorati
o
scarsamente
esplorati
.
Così
mentre
il
PPI
cerca
giovarsi
della
sua
felice
impostazione
programmatica
su
questo
problema
,
ed
una
notevole
frazione
del
Partito
repubblicano
si
afferma
sempre
più
sul
terreno
federalista
,
il
Partito
comunista
spera
di
poter
effettuare
una
possente
organizzazione
contadina
assai
simile
a
quella
che
,
con
la
rivoluzione
leninista
,
ha
trionfato
in
Russia
.
Ma
questi
tre
movimenti
,
pur
deponendo
della
maturità
del
problema
,
non
esauriscono
in
pieno
le
aspirazioni
rinnovatrici
del
Mezzogiorno
,
appunto
perché
forniscono
le
sintesi
prima
di
aver
fatto
nascere
le
antitesi
,
limitando
così
l
'
anelito
di
autonomia
spirituale
,
che
comincia
ad
affiorare
nelle
nuove
generazioni
meridionali
.
Essi
attenuano
il
rigore
dell
'
antitesi
attraverso
una
impostazione
unitaria
,
che
indubbiamente
contribuisce
a
neutralizzare
la
loro
azione
meridionalista
col
peso
di
altri
interessi
strettamente
nordici
.
Né
si
dica
che
questo
rilievo
investa
soltanto
il
lato
formale
della
questione
,
sia
perché
le
osservazioni
che
precedono
si
preoccupano
di
fatti
sostanzialmente
politici
,
sia
perché
,
anche
ammesso
che
ingenti
forze
meridionali
riuscissero
a
permeare
uno
dei
tre
partiti
storici
(
se
li
riuscissero
a
permeare
tutti
e
tre
vi
sarebbe
tale
divisione
di
forze
da
produrre
danno
maggiore
)
è
assolutamente
falso
che
potrebbero
senz
'
altro
giovarsi
della
tradizione
e
della
forza
del
partito
conquistato
,
ma
invece
non
farebbero
altro
che
spostare
la
lotta
dal
libero
giuoco
delle
forze
politiche
al
terreno
delle
competizioni
interne
di
partito
,
operando
così
una
limitazione
alla
propria
azione
che
un
giorno
potrebbe
divenire
dannosa
.
Necessità
dialettica
dell
'
antitesi
tra
unitarismo
ed
autonomismo
Posto
così
il
problema
,
non
dovrebbe
tardare
ad
apparire
che
l
'
antitesi
tra
movimenti
unitari
e
movimenti
autonomisti
costituisce
,
prima
di
ogni
altra
cosa
,
una
necessità
dialettica
,
che
induce
a
diffidare
di
ogni
nuova
soluzione
unitaria
,
fornita
bella
e
pronta
,
o
con
la
scusa
della
lotta
sociale
,
o
sotto
l
'
illusorio
pretesto
di
realizzare
la
libertà
.
E
,
invero
,
quale
aspetto
più
profondo
e
più
vero
della
lotta
sociale
in
Italia
di
quello
meridionale
,
che
è
lotta
degli
sfruttati
contro
gli
sfruttatori
,
e
quale
anelito
libertario
maggiore
di
quello
che
si
oppone
ad
un
opprimente
statalismo
e
ad
un
padronato
medievale
?
Ormai
per
noi
non
rimane
più
dubbio
che
soluzione
unitaria
significhi
oggi
,
ed
ancora
per
molto
tempo
,
panneggiamento
dialettico
di
interessi
,
che
hanno
paura
della
lotta
aperta
,
e
conseguentemente
sono
portati
a
sfuggire
la
libera
creazione
del
nuovo
equilibrio
nazionale
,
come
risultante
delle
forze
in
concorso
,
per
postulare
,
invece
,
un
equilibrio
,
artificiale
,
in
cui
sia
già
prestabilito
il
privilegio
cui
aspirano
.
In
linea
teorica
,
quindi
,
non
si
può
non
riconoscere
la
necessità
della
più
completa
contrapposizione
tra
le
forze
in
giuoco
,
perché
anche
le
soluzioni
transattive
che
in
processo
di
tempo
dovessero
eventualmente
rendersi
necessarie
rappresentino
giusta
e
cosciente
contemperanza
degli
opposti
interessi
e
non
già
sacrificio
incondizionato
di
uno
dei
contendenti
.
Nel
campo
pratico
poi
,
la
contrapposizione
servirà
a
preparare
all
'
intransigenza
necessaria
per
sostenere
la
lotta
sia
le
future
classi
dirigenti
che
le
masse
,
la
cui
psicologia
è
prevalentemente
orientata
a
prendere
per
moneta
contante
i
movimenti
e
le
formule
con
cui
i
ceti
privilegiati
cercano
stornare
le
minacce
che
si
addensano
sul
loro
capo
.
È
questo
il
fattore
spirituale
che
più
ha
fatto
difetto
per
il
passato
,
altrimenti
non
avrebbe
dovuto
essere
possibile
il
confluire
di
tutti
i
movimenti
meridionali
nel
trasformismo
:
è
questo
,
quindi
,
il
fattore
che
più
si
deve
rafforzare
per
il
futuro
.
Varrà
certo
molto
di
più
il
riuscire
ad
organizzare
un
movimento
senza
eccessive
pretese
numeriche
,
ma
completo
nel
suo
spirito
di
contrapposizione
,
che
una
delle
solite
infornate
confusionarie
,
che
disperdono
nell
'
alluvione
i
pochi
germi
di
vita
esistenti
.
Soltanto
così
sarà
possibile
contrapporre
alle
soluzioni
storiche
una
larga
serie
di
soluzioni
ideali
,
affidate
all
'
elaborazione
di
uomini
,
che
abbiano
bandita
l
'
idea
del
successo
immediato
,
appunto
perché
nella
severità
del
loro
spirito
hanno
scartata
l
'
adesione
ai
partiti
dalle
facili
conquiste
governative
o
anche
soltanto
dalle
realizzazioni
probabili
,
per
dedicarsi
,
invece
,
ad
una
lotta
di
lunga
mano
e
di
difficile
esecuzione
.
Anche
se
una
intera
generazione
dovesse
esaurirsi
nell
'
agitazione
di
questo
problema
secolare
,
in
maniera
da
riuscire
ad
imporlo
all
'
attenzione
di
tutti
gli
italiani
,
e
potesse
,
nel
suo
declinare
,
assistere
ad
un
trionfo
soltanto
ideale
,
perché
effettuato
dalla
generazione
seguente
,
avrebbe
sempre
bene
meritato
della
patria
,
sacrificandole
fortune
personali
al
grande
compito
di
immettere
finalmente
il
Mezzogiorno
nella
politica
italiana
.
"
Self
government
"
meridionale
e
particolarismo
Quest
'
affermazione
ci
porta
sul
terreno
più
proprio
dell
'
autonomismo
,
e
chiarisce
la
necessità
da
parte
del
popolo
meridionale
di
conquistarsi
il
self
government
,
ed
elaborarne
le
soluzioni
pratiche
in
contraddizione
aperta
a
tutte
le
esigenze
del
paternalismo
.
Ora
,
il
self
government
,
prima
che
nelle
istituzioni
e
nelle
leggi
,
deve
nascere
nello
spirito
dei
cittadini
,
è
funzione
critica
di
distacco
da
ogni
forma
di
autorità
che
non
sia
l
'
autorità
della
libertà
,
è
contrapposizione
a
tutte
le
forme
di
violenza
,
è
insomma
armonia
di
libere
coscienze
che
tutelano
i
loro
interessi
legittimamente
conquistati
.
E
la
stessa
parola
"
autonomismo
"
,
significando
questo
distacco
spirituale
,
si
palesa
forma
sufficiente
a
comprendere
tutte
le
necessità
etiche
del
governo
diretto
.
Il
problemismo
salveminiano
ed
in
generale
la
critica
dei
meridionalisti
ci
hanno
fornito
la
base
di
molte
soluzioni
particolari
,
ma
spetta
all
'
autonomismo
operare
la
sintesi
e
postulare
quello
stato
di
animo
che
possa
trasfondere
il
pensiero
nell
'
azione
.
Nel
momento
presente
,
dopo
l
'
opera
distruttiva
del
fascismo
che
ha
corroso
le
basi
storiche
del
trasformismo
e
del
personalismo
,
svelandone
la
miseria
morale
e
l
'
insufficienza
politica
,
e
durante
la
fase
di
soluzione
di
continuità
che
gli
sussegue
,
l
'
autonomismo
si
presenta
padrone
del
campo
e
capace
di
riempire
il
vuoto
delle
coscienze
.
Se
il
popolo
meridionale
è
finalmente
compreso
della
necessità
di
fabbricarsi
da
se
stesso
il
proprio
destino
e
di
abbandonare
la
triste
abitudine
di
attendere
dalla
Provvidenza
divina
o
dal
governo
la
carità
,
questo
momento
non
dovrebbe
passare
invano
e
la
lezione
fascista
dovrebbe
giovare
a
qualche
cosa
.
I
migliori
figli
del
Mezzogiorno
,
che
vivono
ogni
giorno
in
se
stessi
questa
terribile
tragedia
politica
che
è
la
questione
meridionale
,
aspettano
con
ansia
i
segni
augurali
per
iniziare
questa
colossale
impresa
di
civiltà
,
e
temono
nel
più
riposto
angolo
del
cuore
che
i
loro
ragionamenti
non
siano
frutto
di
fantasia
.
Ma
questa
stessa
disposizione
psicologica
delle
élites
,
questa
segreta
passione
di
sogno
sposata
al
più
arido
razionalismo
io
penso
sia
il
primo
segno
di
una
maturazione
,
che
,
in
ogni
caso
,
richiederà
sforzi
molteplici
e
lungo
decorso
di
tempo
.
Rotto
il
sistema
del
trasformismo
e
del
personalismo
costretto
dal
fascismo
ad
una
lotta
unitaria
dal
cui
scheletro
la
violenza
secolare
è
balzata
fuori
senza
veli
,
il
Mezzogiorno
si
è
quasi
ripiegato
su
se
stesso
per
ripensare
la
sua
sventura
,
e
trarre
insegnamento
e
propositi
virili
per
il
domani
.
Questo
stato
d
'
animo
è
la
prima
fase
di
quel
.
processo
di
autonomia
che
noi
invochiamo
dalla
storia
,
con
ardore
di
credenti
nella
sua
missione
.
Né
si
dica
che
tale
stato
d
'
animo
sia
particolarista
e
perciò
da
combattersi
,
perché
anche
se
lo
fosse
,
rappresenterebbe
sempre
un
progresso
rispetto
al
passato
.
Forse
uno
dei
sintomi
maggiori
dell
'
immaturità
italiana
è
stato
l
'
assenza
di
particolarismi
politici
pur
dopo
l
'
unificazione
di
sette
stati
:
indice
questo
,
che
,
all
'
infuori
del
Piemonte
,
in
nessun
'
altra
regione
d
'
Italia
era
maturata
una
classe
politica
nettamente
definita
e
che
l
'
unità
dell
'
azione
statale
restò
lungamente
affidata
soltanto
alla
burocrazia
.
Ma
se
sarà
necessario
attraversare
una
fase
di
vero
e
proprio
particolarismo
politico
,
io
credo
che
i
meridionali
non
dovrebbero
assolutamente
temere
le
speculazioni
che
intorno
al
vocabolo
o
alle
sue
deviazioni
certamente
tenteranno
i
falsi
sacerdoti
dell
'
unità
italiana
,
perché
niente
è
più
santo
del
particolarismo
quando
si
renda
necessario
per
combattere
ingorde
oligarchie
.
Autonomismo
e
separatismo
Ma
l
'
autonomismo
non
è
né
particolarismo
né
separatismo
:
È
invece
una
dottrina
politica
diretta
a
raggiungere
una
più
intima
e
profonda
unità
.
Sotto
questo
profilo
è
anzi
l
'
unica
corrente
che
continui
idealisticamente
la
tradizione
del
Risorgimento
e
soltanto
i
ladri
del
Nord
,
ed
i
loro
manutengoli
politici
e
giornalistici
,
potrebbero
in
malinconici
accessi
atrabiliari
negare
questa
volontà
.
L
'
Italia
è
ormai
fatta
da
settant
'
anni
e
nessuno
pensa
di
disfarla
,
la
sua
unità
si
è
rafforzata
potentemente
nella
recente
guerra
,
che
ha
visto
combattere
e
morire
,
uno
a
fianco
dell
'
altro
,
i
figli
di
tutte
le
regioni
,
ed
ha
livellato
le
aspirazioni
di
tutti
i
cittadini
nelle
ore
della
trepidazione
e
della
fede
.
Ma
appunto
queste
comuni
benemerenze
e
questi
sacrifici
dànno
oggi
diritto
alle
genti
meridionali
di
esigere
la
distruzione
del
vecchio
organismo
economico
politico
,
attraverso
cui
le
oligarchie
del
Nord
sono
riuscite
a
creare
una
vera
e
propria
dittatura
ai
danni
del
Mezzogiorno
,
dissanguandolo
economicamente
e
non
educandolo
politicamente
.
Quest
'
azione
è
bene
il
prosieguo
ed
il
completamento
della
guerra
combattuta
;
e
nessuno
può
dubitare
della
purezza
della
fede
civile
dei
meridionali
,
quando
la
loro
italianità
ha
dato
così
fulgidi
esempi
sui
campi
di
battaglia
.
Ormai
non
esistono
più
cervelli
reazionari
che
concepiscano
l
'
autonomismo
come
tentativo
di
rompere
l
'
unità
dello
Stato
,
ma
non
debbono
nemmeno
esistere
più
cervelli
che
concepiscano
l
'
unità
nazionale
,
sacra
ed
indistruttibile
per
tutte
le
genti
italiane
,
come
mezzo
per
continuare
lo
sgoverno
attuale
ed
il
progressivo
impoverimento
del
Mezzogiorno
.
La
soluzione
del
problema
meridionale
quindi
non
potrà
avvenire
se
non
sul
terreno
dell
'
autonomismo
.
Ogni
altro
tentativo
o
ci
conduce
nel
vecchio
schema
della
carità
statale
o
minaccia
sbalzarci
nel
separatismo
.
Autonomismo
,
federalismo
e
regionalismo
L
'
autonomismo
è
,
dunque
,
un
sistema
ed
un
metodo
di
lotta
esclusivamente
politico
.
Esso
non
deve
confondersi
col
federalismo
e
col
regionalismo
,
che
sono
concezioni
che
eccedono
il
campo
politico
sconfinando
sul
terreno
costituzionale
od
istituzionali
.
Non
deve
confondersi
col
federalismo
perché
vuole
correggere
le
soluzioni
storiche
senza
rimettere
in
onore
l
'
idea
di
una
federazione
di
Stati
,
fallita
attraverso
tutto
il
Risorgimento
,
e
che
,
se
si
tentasse
oggi
,
sarebbe
un
esperimento
di
cui
non
è
possibile
calcolare
i
vantaggi
e
più
ancora
gli
svantaggi
.
D
'
altra
parte
l
'
autonomismo
vuole
integrare
lo
Stato
storico
per
obbligarlo
a
riparare
le
deficienze
tradizionali
,
capovolgendo
contro
le
minoranze
la
situazione
creata
dall
'
assenza
delle
maggioranze
.
L
'
idea
dello
Stato
federale
,
quindi
,
costituirebbe
almeno
per
ora
,
un
'
inutile
complicazione
allo
sviluppo
di
questo
processo
politico
così
semplice
.
Non
deve
poi
l
'
autonomismo
confondersi
con
il
regionalismo
perché
esso
crede
che
le
cause
del
male
siano
più
profonde
del
cattivo
ordinamento
istituzionale
,
e
che
il
nascere
dello
Stato
burocratico
accentratore
costituisca
storicamente
il
risultato
della
immaturità
italiana
alla
lotta
politica
,
piuttosto
che
la
causa
di
tale
immaturità
,
e
che
l
'
accentramento
sia
destinato
a
scomparire
non
appena
l
'
azione
dei
partiti
di
masse
controbilancerà
l
'
importanza
eccessiva
assunta
dalla
pubblica
amministrazione
in
Italia
.
L
'
autonomismo
,
come
si
vede
,
non
ha
pregiudizi
costituzionali
ed
istituzionali
da
imporre
,
perché
riconosce
che
tutte
le
pregiudiziali
costituiscono
un
impaccio
per
l
'
azione
piuttosto
che
un
aiuto
.
Esso
dovrà
rappresentare
il
più
profondo
e
serio
tentativo
di
capovolgere
in
tutti
i
campi
le
basi
storiche
dello
Stato
,
per
completare
la
rivoluzione
liberale
del
Risorgimento
anche
a
vantaggio
delle
popolazioni
meridionali
,
e
perciò
potrà
anche
pervenire
sul
terreno
delle
riforme
federaliste
o
regionaliste
,
senza
però
che
questi
obiettivi
debbano
esser
posti
all
'
inizio
dell
'
azione
come
mète
da
raggiungere
ad
ogni
costo
.
Tuttavia
queste
tre
dottrine
,
così
come
sono
germogliate
dall
'
unico
tronco
della
critica
all
'
unitarismo
storico
,
hanno
un
contenuto
fondamentale
unico
che
affratella
i
rispettivi
seguaci
,
e
che
dovrà
farli
collaborare
alla
grande
opera
di
rinnovamento
nazionale
.
Queste
considerazioni
ricevono
più
ampia
conferma
,
quando
si
rifletta
che
la
colorazione
federalista
o
regionalista
di
un
futuro
partito
autonomista
potrebbe
complicare
notevolmente
i
rapporti
con
altri
partiti
che
offrissero
la
collaborazione
nella
lotta
contro
lo
Stato
storico
.
Particolarmente
delicati
potrebbero
divenire
i
rapporti
con
un
partito
di
contadini
settentrionali
,
che
non
sia
un
semplice
aggregato
di
deputati
cumulanti
i
loro
seguiti
personali
,
ma
sia
un
organismo
costrutto
in
modo
da
far
sentire
nell
'
azione
dello
Stato
tutto
il
peso
che
anche
le
masse
rurali
del
Nord
dovranno
avere
nella
vita
collettiva
.
In
tal
caso
i
benefici
effetti
che
una
collaborazione
dei
due
partiti
potrebbe
produrre
,
non
soltanto
nel
campo
economico
ma
anche
in
quello
politico
ed
istituzionale
,
potrebbero
essere
frustrati
da
pregiudizi
puramente
formali
senza
profondo
contenuto
sostanziale
.
Così
del
pari
avverrebbe
nei
riguardi
degli
altri
partiti
storici
.
Se
questi
sono
attualmente
da
combattere
,
non
è
detto
che
la
loro
posizione
teorica
e
sovrattutto
la
loro
azione
politica
debba
rimanere
sempre
com
'
è
oggi
.
Essi
potranno
avvicinarsi
notevolmente
alle
nostre
concezioni
,
proporre
soluzioni
tattiche
ed
anche
strategiche
di
grande
utilità
e
quindi
non
sarebbe
prudente
avvolgersi
in
pregiudiziali
che
non
costituiscono
il
fondamento
dell
'
autonomismo
,
e
che
potrebbero
un
giorno
essere
d
'
impaccio
piuttosto
che
di
aiuto
per
operare
quella
sintesi
di
forze
politiche
,
su
cui
dovrà
porre
le
sue
incrollabili
fondamenta
il
nuovo
Stato
italiano
.
Frutto
della
vera
volontà
nazionale
,
vissuto
e
ripensato
nella
coscienza
di
ogni
cittadino
,
anzi
creato
dallo
sforzo
e
dalla
lotta
che
le
maggioranze
avranno
dovuto
combattere
contro
le
oligarchie
,
lo
Stato
italiano
sarà
veramente
etico
e
la
sua
forma
esteriore
,
il
suo
contenuto
istituzionale
saranno
rispondenti
al
genio
della
stirpe
ed
alle
supreme
esigenze
della
libertà
.
Il
Partito
sardo
d
'
Azione
Del
resto
un
partito
autonomista
già
esiste
ed
ha
dato
non
dubbie
prove
di
vitalità
:
il
Partito
sardo
d
'
Azione
.
Da
poco
tempo
gli
si
è
aggiunto
quello
lucano
,
che
,
pur
attraverso
la
compressione
fascista
e
le
difficoltà
intrinseche
ad
ogni
simile
impresa
,
ha
raggiunto
qualche
sensibile
successo
.
Trattasi
di
movimenti
che
svelano
stati
d
'
animo
assai
estesi
,
e
,
com
'
ho
detto
all
'
inizio
di
questo
capitolo
,
svolgono
la
loro
azione
con
metodi
essenzialmente
politici
senza
preoccupazioni
di
setta
o
di
scuola
.
Specialmente
il
Partito
sardo
ha
dimostrato
una
vitalità
irresistibile
che
il
fascismo
non
è
riuscito
a
fiaccare
.
Infatti
,
se
vi
è
qualcosa
di
antitetico
al
fascismo
è
proprio
il
sardismo
:
l
'
uno
,
estremo
tentativo
di
lotta
dell
'
unitarismo
storico
,
anche
contro
la
propria
legge
morale
e
giuridica
;
l
'
altro
,
primo
tentativo
di
lotta
delle
nuove
generazioni
isolane
avide
di
benessere
e
di
libertà
.
L
'
esperimento
può
dirsi
confortante
e
fa
sperare
che
non
sia
assai
distante
il
momento
in
cui
la
questione
meridionale
diverrà
l
'
epicentro
della
rivoluzione
italiana
,
conferendole
quella
concretezza
,
di
cui
hanno
finora
difettato
tutti
i
movimenti
affiorati
dal
caos
della
nostra
storia
postbellica
.
Tuttavia
,
se
il
Partito
sardo
d
'
Azione
costituisce
la
formazione
d
'
avanguardia
della
futura
azione
autonomista
,
e
la
sua
intransigenza
contro
gli
eventi
più
eccezionali
ci
consolida
nella
convinzione
che
cominciano
a
prodursi
nelle
popolazioni
meridionali
stati
d
'
animo
profondamente
antitrasformisti
,
non
bisogna
nascondersi
che
questo
luminoso
esempio
rimarrà
assolutamente
sterile
se
non
riuscirà
ad
estendersi
nella
Sicilia
e
nel
Mezzogiorno
continentale
,
magari
attraverso
una
federazione
di
partiti
regionali
,
che
riflettano
nell
'
unità
dell
'
azione
meridionalista
la
diversità
delle
singole
situazioni
locali
,
senza
mutilazioni
arbitrarie
o
compressioni
dannose
.
Forse
l
'
insularità
e
la
maggiore
sensibilità
per
il
liberismo
,
dipendente
dalla
peculiare
economia
dell
'
isola
,
unite
al
mito
combattentistico
della
Brigata
Sassari
,
ed
al
forte
ascendente
che
la
suggestiva
personalità
di
Emilio
Lussu
produce
sulle
folle
hanno
contribuito
a
produrre
in
Sardegna
,
prima
che
altrove
,
quella
autonomia
spirituale
che
abbiamo
visto
essere
la
prima
forma
di
maturazione
di
bisogni
politici
più
complessi
,
sicché
l
'
assenza
delle
rimanenti
terre
meridionali
è
dovuta
semplicemente
ad
una
questione
di
tempo
;
ma
ormai
dev
'
essere
chiaro
a
tutti
gli
spiriti
sanamente
e
fattivamente
meridionalisti
che
tale
stato
di
incertezza
e
di
assenza
finirebbe
per
stroncare
il
fiero
spirito
del
sardismo
se
dovesse
ulteriormente
prolungarsi
.
Appello
ai
giovani
del
Mezzogiorno
Questo
è
un
libro
più
che
altro
di
storia
e
di
critica
politica
e
perciò
non
può
eccedere
i
limiti
consentiti
da
tale
sua
natura
.
Non
può
conseguentemente
disegnare
in
tutti
i
suoi
particolari
l
'
ossatura
di
un
partito
,
che
dovendo
essere
un
organo
di
vita
collettiva
deve
nascere
più
dai
prepotenti
bisogni
dell
'
azione
che
dalle
solitarie
astrazioni
della
teoria
.
Ma
appunto
perciò
occorre
che
i
giovani
,
i
quali
hanno
già
dato
qualche
segno
di
non
voler
seguire
le
linee
di
sviluppo
della
tradizione
dei
padri
,
escano
dallo
stato
di
fatalismo
,
che
incombe
sulle
anime
meridionali
,
per
dimostrare
che
le
élites
del
Sud
non
sono
costituite
soltanto
da
speculatori
geniali
capaci
di
anticipare
di
secoli
le
grandi
scoperte
del
pensiero
umano
,
ma
sono
costituite
anche
dai
uomini
di
azione
,
capaci
altresì
di
compiere
il
miracolo
di
svegliare
un
popolo
di
morti
.
Siamo
grati
ai
pensatori
di
nostra
gente
che
hanno
saputo
compiere
grandi
esperienze
spirituali
famose
nella
storia
del
pensiero
umano
:
ma
saremo
assai
più
grati
agli
uomini
di
azione
che
spingeranno
il
nostro
popolo
a
compiere
esperienze
collettive
,
se
non
maggiori
,
per
lo
meno
uguali
a
quelle
individuali
.
Certo
il
cammino
è
lungo
e
pieno
di
ostacoli
,
ma
sembra
che
sia
già
affiorata
una
generazione
capace
di
spezzare
gli
ultimi
ceppi
del
feudalismo
.
Incomincia
anche
per
il
Mezzogiorno
l
'
evo
moderno
.
Avellino
,
15
dicembre
1924
.
APPENDICE
PRIMA
IL
FASCISMO
VISTO
DAL
SUD
I
Trasformismo
prefascista
e
fascista
Le
difficoltà
elettorali
del
fascismo
nel
Mezzogiorno
d
'
Italia
hanno
richiamato
l
'
attenzione
degli
scrittori
di
cose
politiche
sul
perché
le
nostre
contrade
resistono
così
accanitamente
alla
permeazione
delle
varie
correnti
ideologiche
che
,
nate
nella
valle
padana
-
cioè
in
una
regione
ove
il
capitalismo
ha
già
fatto
i
primi
passi
-
pretendono
allargarsi
nel
rimanente
d
'
Italia
ancora
in
una
fase
precapitalistica
.
Noi
non
vogliamo
,
occupandoci
di
questo
che
viene
definito
il
problema
politico
di
maggiore
attualità
,
dar
soverchio
peso
alle
notizie
ed
alle
intuizioni
che
non
eccedono
il
dato
immediatamente
elettoralistico
,
ma
crediamo
utile
prendere
in
esame
,
volta
per
volta
,
quelle
spiegazioni
,
che
pretendono
assurgere
ad
importanza
di
tesi
,
e
che
,
perciò
,
richiedono
il
più
accurato
vaglio
critico
prima
di
acquistar
diritto
di
cittadinanza
nel
regno
della
teoria
politica
.
Ci
occuperemo
,
quindi
,
in
questo
articolo
,
dell
'
interpretazione
che
il
senatore
Olindo
Malagodi
nella
"
Tribuna
"
del
7
corrente
ha
creduto
di
dare
circa
il
nuovo
aspetto
della
questione
meridionale
.
Secondo
l
'
ex
direttore
della
"
Tribuna
"
i
critici
della
questione
meridionale
mordono
nella
realtà
quando
attribuiscono
la
mancanza
di
penetrazione
delle
grandi
correnti
politiche
contemporanee
nella
Vandea
d
'
Italia
-
così
come
,
con
appellativo
socialista
,
viene
tuttora
chiamato
il
Mezzogiorno
-
al
predominio
del
personalismo
"
sentimentale
o
interessato
,
col
conseguente
provincialismo
e
campanilismo
"
.
E
maggiormente
mordono
la
realtà
quando
affermano
che
"
questa
polvere
di
eletti
non
impegnati
in
un
programma
d
'
idee
e
non
inquadrati
in
una
organizzazione
di
partito
,
andava
,
fatalmente
,
a
cadere
,
a
Montecitorio
,
sotto
le
mani
sapienti
dei
diversi
governi
"
,
per
cui
"
ne
provenivano
dei
capi
autorevoli
nel
loro
isolamento
,
e
degli
ascari
per
la
semplice
schermaglia
parlamentare
"
.
Ma
questi
rilievi
e
queste
critiche
che
"
fondamentalmente
corrispondono
alla
realtà
"
sarebbero
spinti
,
secondo
il
Malagodi
,
ad
una
conseguenza
assurda
,
perché
erroneamente
si
asserirebbe
da
parte
dei
critici
l
'
inferiorità
del
sistema
politico
personalistico
rispetto
al
sistema
di
partito
.
Invece
lo
scrittore
propone
-
appoggiandosi
così
come
confessa
,
ad
una
preferenza
istintiva
-
una
revisione
di
tale
dommatica
affermazione
,
considerando
"
la
politica
meridionale
in
blocco
,
pei
suoi
effetti
generali
sulla
vita
della
Nazione
"
,
che
,
secondo
l
'
autore
"
nel
loro
assieme
"
sono
stati
"
salutari
,
e
in
certi
momenti
anche
provvidenziali
"
.
Infatti
,
aggiunge
subito
lo
scrittore
,
il
Mezzogiorno
d
'
Italia
ha
rappresentato
il
baluardo
del
regime
durante
due
elezioni
postbelliche
ed
"
ha
imposto
l
'
altolà
alle
farneticazioni
ideologiche
ed
agli
egoismi
interessati
della
vita
più
fervida
del
settentrione
.
Per
queste
ragioni
,
il
tranquillo
,
il
bonario
conservatorismo
meridionale
,
costellato
di
personalità
riccamente
intellettuali
,
ha
esercitato
nei
nostri
settanta
e
più
anni
di
storia
nazionale
,
una
funzione
di
primaria
importanza
[
?
]
come
moderatore
di
ideologie
troppo
facilmente
accettate
e
contro
gl
'
interessi
particolari
[
?
]
che
nella
passione
dei
loro
contrasti
obliavano
quell
'
interesse
generale
in
cui
pure
erano
fatalmente
inclusi
.
E
rendendo
possibili
dittature
legali
necessarie
anzi
inevitabili
nelle
nostre
condizioni
di
sviluppo
,
ha
riaffermato
e
consolidato
traverso
l
'
appoggio
dato
ai
governi
,
il
principio
fondamentale
della
concezione
e
della
pratica
statale
.
E
non
c
'
è
nessuna
ragione
che
codesta
sua
opera
non
continui
nell
'
avvenire
"
.
Tralasciando
,
a
partito
preso
,
il
fondamentale
humus
antifascista
che
alimenta
la
concezione
malagodiana
,
e
la
sostanziale
simpatia
per
l
'
ultima
"
dittatura
legale
"
esistita
in
Italia
(
quella
giolittiana
)
,
e
restringendo
il
nostro
esame
alla
corretta
interpretazione
del
nuovo
aspetto
assunto
dalla
questione
meridionale
,
non
possiamo
non
rilevare
l
'
arbitrarietà
del
quesito
proposto
dal
Malagodi
e
,
più
ancora
,
l
'
arbitrarietà
della
soluzione
adottata
.
Anzitutto
non
è
possibile
nemmeno
in
sede
di
romanzo
(
tanto
meno
,
poi
,
in
sede
di
scienza
politica
)
discettare
del
se
fosse
stato
meglio
che
il
Mezzogiorno
,
uscendo
dalla
fase
precapitalistica
-
della
quale
il
trasformismo
è
la
massima
espressione
di
cerebralità
collettiva
-
avesse
partecipato
,
se
non
alla
elaborazione
,
per
lo
meno
alla
collaborazione
con
le
altre
regioni
italiane
nel
campo
dei
grandi
miti
politici
e
delle
forme
istituzionali
inerenti
,
oppure
fosse
restato
-
come
,
solo
in
parte
,
è
restato
-
immobile
nel
vecchio
quadro
delle
dittature
legali
,
perché
noci
si
può
nemmeno
a
cagion
di
scherzo
istituire
paragoni
tra
una
riconosciuta
realtà
d
'
immaturità
politica
ed
un
'
ipotetica
forma
di
maturità
collettiva
.
È
poi
evidente
che
,
mentre
il
Malagodi
,
per
ragioni
di
preferenza
istintiva
è
portato
a
tentare
l
'
elaborazione
di
un
fatto
,
qual
è
la
staticità
meridionale
,
su
cui
la
scienza
politica
;
dopo
le
inchieste
del
Jacini
e
di
Sonnino
Franchetti
,
dopo
i
libri
del
Fortunato
,
del
Ciccotti
,
del
Nitti
e
dell
'
Arias
,
aveva
formulato
un
giudizio
certo
e
definitivo
,
con
tale
teoria
non
riesce
a
spiegare
il
perché
del
fallimento
fascista
nel
Mezzogiorno
,
specialmente
quando
si
pone
mente
che
il
fascismo
ufficiale
,
attraverso
gli
ascari
meridionali
,
tenta
oggi
di
sboccare
in
una
di
quelle
dittature
legali
che
richiamano
la
preferenza
istintiva
del
Malagodi
ed
al
sostenimento
delle
quali
,
secondo
la
teoria
in
esame
,
il
Mezzogiorno
è
destinato
a
prestare
opera
anche
per
il
futuro
.
Non
si
spiega
,
perciò
,
perché
il
Mezzogiorno
,
contro
la
sua
tradizione
ed
il
suo
genio
,
si
ostini
oggi
ad
impedire
la
formazione
della
nuova
dittatura
legale
fascista
.
La
verità
,
invece
,
è
più
complessa
e
non
può
essere
nota
se
non
a
coloro
che
nel
Mezzogiorno
vivono
,
ed
,
all
'
infuori
delle
semplicistiche
generalizzazioni
,
conoscono
la
varia
realtà
meridionale
e
le
sue
sfumature
.
Nessuno
,
invero
,
può
negare
che
il
processo
trasformistico
sia
diverso
da
quello
descritto
dal
Malagodi
,
ma
costui
ha
del
tutto
trascurato
le
complicazioni
che
,
in
tale
processo
,
si
sono
verificate
come
conseguenza
dell
'
azione
fascista
.
Io
ho
descritto
ampiamente
in
due
studi
,
pubblicati
sulla
"
Rivoluzione
Liberale
"
,
l
'
infantile
tentativo
di
emancipazione
esplicato
nel
Mezzogiorno
dai
combattenti
prima
,
e
dai
fascisti
padovaniani
poi
,
e
i
modi
e
le
forme
,
attraverso
cui
la
realtà
trasformistica
,
preesistente
ed
aderente
a
quella
tale
dittatura
legale
di
cui
parla
il
Malagodi
,
è
riuscita
,
volta
a
volta
,
a
frustrare
od
impadronirsi
del
movimento
,
e
,
perciò
,
non
credo
utile
ripetermi
.
Dirò
,
soltanto
,
perché
sia
possibile
una
rapida
e
completa
comprensione
del
fenomeno
,
che
il
fascismo
da
un
anno
a
questa
parte
non
ha
fatto
altro
che
tentare
di
duplicare
la
rappresentanza
trasformistica
nel
Mezzogiorno
.
Credendo
di
creare
una
nuova
classe
dirigente
unitaria
cioè
-
come
sogliono
dire
gli
scrittori
del
Nord
-
di
settentrionali
del
Mezzogiorno
,
non
è
riuscito
ad
altro
che
a
creare
,
una
nuova
classe
trasformistica
,
la
forza
della
quale
è
tuttora
riposta
nell
'
opera
di
mediazione
tra
il
governo
centrale
e
le
masse
inerti
.
Ne
è
derivato
,
quindi
,
un
giuoco
assai
interessante
,
perché
,
mentre
la
vecchia
classe
dirigente
rimaneva
legata
alla
dittatura
legale
passata
,
la
nuova
classe
dirigente
si
veniva
a
prospettare
come
longa
manus
della
nuova
dittatura
legale
in
formazione
.
Quindi
non
si
tratta
,
come
pretende
il
Malagodi
,
della
lotta
tra
due
principi
,
di
cui
uno
,
e
cioè
il
fascismo
,
ideologicamente
intemperante
ed
avverso
alla
possibilità
di
instaurazione
di
una
dittatura
legale
,
e
l
'
altro
,
cioè
il
trasformismo
,
ideologicamente
temperante
ed
aderente
alla
dittatura
stessa
,
ma
si
tratta
,
invece
,
della
lotta
di
due
sistemi
identici
,
e
forse
perciò
,
più
fieramente
avversi
tra
loro
.
In
conseguenza
di
ciò
si
determinava
questa
strana
posizione
ideologica
:
che
due
correnti
politiche
,
perfettamente
identiche
e
come
origine
e
come
funzione
da
assolvere
,
si
presentavano
al
governo
centrale
ed
alle
masse
rivali
nell
'
opera
di
mediazione
tra
i
favori
governativi
ed
i
voti
della
popolazione
,
ed
offrivano
contemporaneamente
i
loro
servigi
ai
due
estremi
della
catena
politica
.
Senonché
il
giuoco
si
presentava
,
fin
dal
primo
momento
,
più
favorevole
ai
vecchi
che
ai
nuovi
trasformisti
,
sia
perché
i
primi
uscivano
da
una
libera
selezione
ed
erano
i
più
adatti
all
'
ambiente
,
sia
perché
il
governo
centrale
non
poteva
indefinitamente
attendere
la
formazione
per
decreto
ministeriale
di
una
classe
dirigente
meridionale
,
specialmente
quando
le
vere
élites
del
Mezzogiorno
si
mantenevano
ostinatamente
estranee
a
tale
specie
di
contesa
politica
.
Costretti
,
infatti
,
i
vecchi
trasformisti
a
brandire
come
arma
di
difesa
la
posizione
della
coerenza
politica
,
ogni
offesa
loro
recata
sembrava
diretta
alla
stessa
sovranità
popolare
che
,
per
effetto
di
pura
illusione
ottica
,
appariva
aver
sempre
costituito
l
'
unica
base
dei
deputati
uscenti
.
D
'
altra
parte
,
poi
,
il
giuoco
d
'
imposizione
delle
rappresentanze
locali
amiche
del
nuovo
governo
,
svolgendosi
non
per
via
politica
,
ma
per
via
militare
,
scopriva
troppo
apertamente
l
'
essenza
della
questione
meridionale
,
e
tramutava
improvvisamente
i
facili
entusiasmi
della
prima
ora
per
il
nuovo
governo
,
in
aperta
deplorazione
.
Attraverso
tale
giuoco
,
quindi
,
non
è
riuscito
difficile
alle
vecchie
classi
trasformistiche
meridionali
di
rivendicare
il
loro
diritto
a
legarsi
alla
nuova
dittatura
legale
,
cui
dopo
la
dittatura
militare
,
il
fascismo
ufficiale
sta
per
pervenire
.
Tenendo
presenti
questi
rilievi
ed
ampliandoli
con
quelle
osservazioni
,
che
la
realtà
del
momento
suggerisce
,
non
è
difficile
intuire
la
precarietà
di
ogni
soluzione
che
i
politici
governativi
sapranno
dare
alla
questione
.
Certo
,
come
avviene
sempre
in
casi
consimili
,
si
tenterà
di
fondere
in
sintesi
eclettica
gl
'
interessi
più
numerosi
e
le
aspirazioni
più
audaci
,
ma
non
si
potrà
più
sanare
l
'
errore
base
,
derivante
,
per
nostra
fortuna
,
dall
'
incomprensione
fascista
delle
cose
meridionali
,
in
cui
si
è
aggirato
il
governo
centrale
fin
'
oggi
:
cioè
di
non
aver
rinsaldato
subito
la
nuova
dittatura
con
le
rappresentanze
meridionali
ed
aver
scoperto
il
regime
anche
nel
Mezzogiorno
.
Questo
errore
politico
che
,
forse
,
renderà
impossibile
il
ritorno
di
una
nuova
dittatura
legale
di
tipo
giolittiano
,
non
avrà
reso
completamente
vano
l
'
esperimento
fascista
nelle
nostre
regioni
.
Ma
da
tutto
ciò
alla
semplicistica
teorizzazione
dell
'
ascarismo
giolittiano
ci
corre
assai
.
Dal
"
Corriere
dell
'
Irpinia
"
del
21
febbraio
1924
.
II
La
proporzionale
nel
Mezzogiorno
Quando
F
.
S
.
Nitti
,
lasciandosi
convincere
dalla
propaganda
socialista
e
popolare
,
annunziò
di
voler
presentare
un
progetto
di
legge
per
applicare
in
Italia
il
sistema
della
rappresentanza
proporzionale
,
molti
uomini
del
giolittismo
predissero
la
rovina
della
nostra
Nazione
,
e
molti
uomini
dell
'
antigiolittismo
vaticinarono
invece
la
sua
entrata
trionfale
nel
comodo
porto
della
modernità
.
Gli
uni
guardavano
soltanto
il
pericolo
cui
andavano
incontro
le
loro
fortune
personali
;
gli
altri
,
invece
,
scambiavano
le
loro
aspirazioni
di
conquista
per
espressione
di
elevatezza
politica
;
ma
,
in
sostanza
,
il
sistema
del
"
trasformismo
"
non
era
menomamente
minacciato
dalle
reciproche
contese
,
ed
aspettava
ripetute
conferme
attraverso
i
più
svariati
congegni
elettorali
.
Chiunque
abbia
lume
di
ragione
e
sappia
ricostruire
un
periodo
di
vita
,
per
lo
meno
con
la
fantasia
,
può
ripensare
i
ragionamenti
di
quell
'
ora
sol
che
inverta
gli
odierni
commenti
al
ritorno
del
Collegio
uninominale
,
dalla
cui
applicazione
taluni
aspettano
conseguenze
taumaturgiche
,
altri
conseguenze
rivoluzionarie
.
Come
gli
uomini
del
1919
dimenticavano
la
guerra
e
l
'
esaltazione
bolscevica
in
atto
,
il
signor
Mussolini
dimentica
oggi
la
guerra
,
il
bolscevismo
ed
il
fascismo
,
credendo
di
poter
spegnere
la
crisi
politica
del
paese
nella
marée
stagnante
et
croupissante
del
collegio
uninominale
.
Ed
è
perciò
che
,
mentre
altri
scrittori
difenderanno
su
questa
rivista
la
proporzionale
e
nella
sua
opera
di
giustizia
distributiva
e
nella
sua
alta
funzione
di
manometro
delle
correnti
politiche
nazionali
,
o
crederanno
scorgere
la
sua
superiorità
nella
funzione
che
le
si
attribuisce
di
eccitamento
meccanico
alla
formazione
dei
grandi
partiti
,
io
credo
assai
più
utile
rifare
a
larghi
tratti
la
storia
del
funzionamento
dell
'
istituto
nel
Mezzogiorno
,
perché
ne
appaiano
chiari
,
e
privi
di
soprastrutture
rettoriche
,
i
limiti
,
oltre
i
quali
si
ripresentano
immutate
ed
immutabili
le
caratteristiche
fondamentali
della
nostra
vita
politica
.
1919
:
elezioni
a
circoscrizione
provinciale
La
legge
Nitti
,
volendo
temperare
le
forti
preoccupazioni
dei
deputati
meridionali
,
timorosi
di
affrontare
battaglie
politiche
fuori
della
cerchia
del
collegio
infeudato
,
stabilì
che
le
circoscrizioni
non
potessero
avere
meno
di
dieci
deputati
,
e
per
il
primo
esperimento
concesse
,
quasi
in
conto
riparazioni
,
che
le
province
con
almeno
cinque
deputati
potessero
,
essere
elevate
a
dignità
di
circoscrizione
.
Ne
derivò
che
in
tutto
l
'
ex
Regno
delle
Due
Sicilie
su
ventiquattro
province
ben
ventitre
usufruirono
della
benevola
disposizione
transitoria
e
divennero
capoluogo
di
circoscrizione
.
Soltanto
le
due
province
di
Benevento
e
Campobasso
furono
fuse
in
un
solo
collegio
.
Il
primo
esperimento
elettorale
nel
Mezzogiorno
fu
perciò
caratterizzato
dal
fatto
che
le
circoscrizioni
erano
tutte
a
base
provinciale
.
Questa
circostanza
rappresentò
,
in
mancanza
di
partiti
organizzati
e
di
chiarificate
correnti
di
opinione
pubblica
,
il
primo
criterio
di
arroccamento
.
In
qualche
provincia
furono
i
deputati
uscenti
,
che
nel
timor
panico
dell
'
assalto
di
nuovi
concorrenti
,
pensarono
di
coalizzarsi
in
lista
unica
,
munita
del
tabellionato
dell
'
ufficialità
.
Altrove
,
invece
,
furono
i
deputati
e
gli
uomini
rivali
nei
Consigli
provinciali
che
pensarono
di
riprodurre
,
attraverso
le
elezioni
politiche
,
le
caratteristiche
contrapposizioni
locali
.
Un
po
'
dappertutto
,
poi
,
uomini
nuovi
e
deputati
uscenti
,
poco
sicuri
delle
loro
forze
,
temendo
la
compagnia
degli
assi
,
giuocarono
al
quoziente
,
contornandosi
di
figure
mediocri
cui
tolsero
i
voti
mandamentali
in
cambio
dell
'
onore
di
un
posto
nella
lista
.
Infine
,
ovunque
scesero
in
campo
i
combattenti
,
o
presentando
candidati
propri
,
scelti
tra
i
più
audaci
nel
giuoco
dell
'
arrembaggio
trasformistico
,
o
accodandosi
specialmente
ai
cosiddetti
partiti
democratici
in
inconscia
funzione
di
puntellamento
dell
'
ancien
régime
.
Senza
soluzioni
di
continuità
,
perciò
,
la
lotta
trasformistica
mirò
a
riprodursi
entro
la
mutata
forma
e
gli
elettori
votarono
l
'
una
o
l
'
altra
lista
sol
perché
contenevano
il
nome
dell
'
eletto
del
loro
cuore
.
Anzi
la
disposizione
legislativa
,
in
virtù
della
quale
il
voto
aggiunto
ad
un
candidato
di
altra
lista
gli
valeva
come
voto
di
preferenza
,
autorizzò
i
più
atroci
connubi
personalistici
,
che
,
risaputi
,
provocarono
le
più
scandalose
meraviglie
.
Così
queste
deviazioni
lungi
dal
provocare
un
infrenamento
,
foss
'
anche
meccanico
,
del
personalismo
,
ne
svelarono
,
attraverso
nuovi
orizzonti
,
le
profonde
radici
.
Né
un
correttivo
a
tali
deviazioni
fu
portato
dall
'
ingresso
nella
lotta
politica
meridionale
dei
partiti
storici
,
che
,
pur
di
arraffare
voti
,
non
esitarono
ad
eleggere
le
terre
del
Sud
come
colonie
elettorali
,
valendosi
in
buona
parte
di
uomini
che
,
non
avendo
seguito
personale
,
speravano
trar
partito
da
quella
forza
mitica
che
accompagna
gli
studiati
programmi
unitari
.
La
prima
applicazione
della
proporzionale
perciò
,
riprodusse
integralmente
tutti
i
difetti
e
tutta
l
'
infantilità
della
organizzazione
politica
meridionale
,
riportando
lo
sviluppo
elettorale
intorno
all
'
asse
delle
piccole
miserie
provinciali
.
1921
:
elezioni
a
circoscrizione
regionale
Nel
1921
i
fenomeni
di
adattamento
trasformistico
al
meccanismo
elettorale
si
complicarono
,
per
l
'
applicazione
integrale
della
circoscrizione
ultraprovinciale
.
Il
primo
criterio
di
reazione
alla
legge
fu
di
natura
campanilistica
,
la
prima
preoccupazione
degli
elettori
fu
di
riassicurare
alla
propria
provincia
il
numero
di
seggi
assegnati
con
il
Collegio
uninominale
.
Entro
questo
schema
poi
si
precisarono
le
reazioni
di
carattere
circondariale
e
mandamentale
,
ed
infine
quelle
più
strettamente
personali
.
I
mezzi
per
garantire
il
raggiungimento
di
così
caratteristici
fini
furono
differenti
secondo
le
diverse
circostanze
di
tempo
e
di
luogo
.
Così
qualche
provincia
,
preoccupata
,
oltre
ogni
limite
di
ragione
,
di
evitare
la
perdita
di
qualche
seggio
,
non
permise
ai
suoi
candidati
di
entrare
nelle
combinazioni
elettorali
di
altre
province
e
preferì
arroccarsi
in
una
o
più
liste
a
carattere
strettamente
provinciale
.
Qualche
altra
provincia
,
invece
,
credette
conveniente
provocare
addirittura
un
'
offensiva
facendo
entrare
i
suoi
candidati
un
po
'
dovunque
nelle
liste
regionali
e
speculando
sulla
compattezza
dei
voti
preferenziali
da
assegnar
loro
e
sulle
lotte
intestine
dei
candidati
delle
altre
province
.
Viceversa
i
singoli
interessati
si
fecero
sostenitori
dell
'
uno
e
dell
'
altro
metodo
secondo
le
loro
convenienze
personali
,
quando
non
credettero
giovarsi
del
sistema
già
sperimentato
nell
'
elezione
precedente
,
di
giuocare
al
quoziente
con
la
solita
listarella
,
ripiena
di
ambizioni
mandamentali
.
In
sostanza
il
giuoco
personalistico
venne
dilatato
ancora
verso
più
ampi
orizzonti
e
gli
elettori
tennero
costantemente
fisso
lo
sguardo
sul
nome
del
candidato
preferito
.
Mutatis
mutandis
,
il
trasformismo
si
riprodusse
.
1924
:
elezioni
rivoluzionarie
Questa
dilatazione
personalistica
del
trasformismo
venne
ben
presto
troncata
dall
'
avvento
del
fascismo
e
dalle
elezioni
sovversive
del
1924
,
di
modo
che
non
è
storicamente
possibile
accertare
fino
a
qual
punto
il
trasformismo
avrebbe
potuto
ancora
resistere
al
giuoco
proporzionalista
.
È
perciò
impossibile
rifare
tutta
la
storia
dell
'
azione
sovvertitrice
del
fascismo
nel
Mezzogiorno
e
del
modo
come
furono
ivi
impostate
e
condotte
le
elezioni
del
6
aprile
1924
,
trattandosi
d
'
altra
parte
di
avvenimenti
assai
noti
e
recenti
.
Tuttavia
non
sarà
inutile
riassumere
per
sommi
capi
tale
azione
elettorale
fascista
per
comprendere
gli
avvenimenti
posteriori
.
In
verità
quando
la
nuova
fiera
elettorale
fu
bandita
,
molti
che
si
sforzavano
di
trovare
il
filo
conduttore
della
politica
governativa
,
credettero
che
il
fascismo
volesse
definire
e
fissare
la
sua
posizione
nel
Sud
,
tentando
di
assorbire
il
maggior
numero
di
forze
possibili
senza
pregiudiziali
di
provenienza
,
accentuando
così
per
il
Mezzogiorno
la
politica
che
nel
resto
d
'
Italia
svolgeva
nei
riguardi
di
tutti
i
gruppi
così
detti
fiancheggiatori
.
Ma
questo
proposito
,
che
affiorò
sempre
nella
politica
elettorale
mussoliniana
,
fu
ben
presto
frustrato
dall
'
incongruenza
governativa
e
dall
'
azione
addirittura
anarchica
che
esercitò
nella
scelta
dei
candidati
la
famosa
"
pentarchia
"
.
Così
,
mentre
fu
sollecitata
l
'
entrata
nel
listone
degli
on
.
Orlando
,
De
Nicola
,
Fiera
,
Colosimo
e
De
Nava
,
si
pretese
isolarli
dai
loro
amici
,
rompendo
nel
punto
più
delicato
di
sutura
il
sistema
personalistico
.
Ciò
produsse
conseguentemente
dissensi
fortissimi
,
che
accentuarono
le
antipatie
meridionali
per
il
fascismo
,
e
,
dopo
qualche
giorno
,
portarono
al
dissenso
più
aperto
con
questi
vecchi
parlamentari
,
che
o
furono
costretti
a
ritirarsi
o
restarono
nel
listone
come
ricordo
di
un
naufragio
senza
nome
.
Fu
così
che
i
pentarchi
,
rimasti
finalmente
liberi
,
poterono
contentare
le
velleità
di
tutti
gli
avventurieri
che
si
erano
insinuati
nel
movimento
e
che
,
impadronitisi
delle
segreterie
provinciali
,
da
una
parte
ricattavano
le
popolazioni
con
l
'
aiuto
delle
autorità
locali
,
e
,
dall
'
altra
,
ricattavano
il
governo
facendosi
credere
spontanea
emanazione
delle
popolazioni
.
Così
nacquero
i
listoni
meridionali
,
che
non
furono
né
vera
emanazione
del
partito
,
che
da
noi
esisteva
soltanto
come
aggregato
trasformistico
intorno
al
governo
,
né
espressione
della
popolazione
che
vedeva
i
suoi
uomini
più
amati
battuti
senza
combattere
da
giovani
politicanti
,
assolutamente
ignoranti
dei
pubblici
affari
,
o
da
vecchie
carcasse
già
sconfitte
,
sullo
stesso
campo
trasformistico
.
In
verità
,
il
cieco
settarismo
del
partito
dominante
e
la
necessità
di
svolgimento
della
sua
azione
in
forma
grossolanamente
unitaria
gli
fecero
ignorare
il
grande
segreto
del
giolittismo
nelle
nostre
contrade
,
riposto
nello
sforzo
di
assorbire
volta
per
volta
tutti
gli
uomini
politici
che
,
per
simpatia
delle
popolazioni
o
per
valore
personale
,
emergevano
.
Così
Giolitti
riusciva
a
dare
l
'
impressione
di
non
coartare
la
volontà
degli
elettori
,
e
tuttavia
non
aveva
difficoltà
a
formarsi
amici
fedeli
interessati
al
mantenimento
del
sistema
.
Gli
elettori
,
infatti
,
salvo
casi
eccezionali
,
venivano
lasciati
liberi
di
votare
a
loro
talento
,
specialmente
quando
tutti
i
candidati
in
lotta
si
professavano
governativi
,
e
nel
deporre
la
scheda
,
credevano
sempre
di
compiere
un
atto
di
sovranità
.
Il
governo
,
quindi
,
lungi
dall
'
intervenire
con
atti
diretti
a
violare
il
costume
regionale
,
cercava
agevolarlo
,
limitandosi
soltanto
a
combattere
i
pochi
tentativi
diretti
a
superarlo
.
Così
,
senza
eccessive
reazioni
,
faceva
funzionare
le
forze
politiche
del
paese
nel
modo
più
naturale
.
Quando
,
invece
,
nelle
liste
del
1924
si
videro
inclusi
una
quantità
enorme
di
uomini
nuovi
,
sconosciuti
all
'
universale
,
privi
di
simpatia
,
ignoranti
in
ogni
campo
dello
scibile
e
solo
audaci
nello
scimmiottare
le
pose
dittatoriali
del
loro
capo
,
e
nel
giorno
delle
elezioni
i
pochi
nuclei
di
oppositori
furono
sommersi
da
turbe
di
violenti
e
di
irresponsabili
sotto
lo
sguardo
indifferente
delle
cosiddette
autorità
,
il
segreto
del
trasformismo
fu
svelato
agli
occhi
di
vaste
categorie
di
cittadini
e
cominciò
uno
strano
processo
politico
,
in
virtù
del
quale
,
nello
stesso
momento
in
cui
il
governo
acquistava
un
vero
esercito
di
comparse
,
la
maggior
parte
delle
popolazioni
meridionali
,
non
solo
si
estraniava
dal
fascismo
,
ma
cominciava
a
passare
alle
opposizioni
,
specialmente
amendolina
e
socialista
unitaria
.
Da
allora
questo
processo
di
contrapposizione
tra
i
rappresentanti
ed
i
rappresentati
,
accentuandosi
giorno
per
giorno
,
si
è
avvicinato
verso
una
vera
e
propria
scopertura
del
regime
.
Così
anche
nel
Mezzogiorno
,
soltanto
per
virtù
di
contrasto
,
il
fascismo
ha
potenziato
vere
forme
rivoluzionarie
,
obbligando
più
vaste
schiere
di
cittadini
a
superare
le
forme
di
organizzazione
personalistiche
,
per
passare
a
postulare
in
tutta
la
sua
estensione
la
vera
lotta
politica
.
Collegio
uninominale
:
tentativo
di
ritorno
trasformistico
Questo
notevole
svolgimento
antifascista
meridionale
,
non
frenato
né
dalla
visita
mussoliniana
alla
Fiera
campionaria
,
che
si
ridusse
ad
una
passeggiata
solitaria
,
né
dalle
promesse
dei
lavori
pubblici
(
del
resto
non
mantenute
)
,
espediente
abusato
ormai
e
divenuto
di
scarsa
efficacia
,
minaccia
di
porre
in
serio
pericolo
il
fascismo
,
dinanzi
al
riaffermarsi
della
lotta
politica
nel
settentrione
d
'
Italia
,
perché
nessun
governo
si
è
trovato
dal
1860
ad
oggi
a
dover
fronteggiare
l
'
azione
dei
partiti
storici
avendo
il
Mezzogiorno
e
le
isole
in
subbuglio
.
È
naturale
,
quindi
,
che
Mussolini
,
avvedendosi
oggi
per
la
prima
volta
dell
'
errore
commesso
(
felice
errore
!
)
,
abbia
pensato
di
far
macchina
indietro
per
riprendere
nelle
sue
mani
il
meccanismo
infranto
del
personalismo
meridionale
attraverso
un
'
elezione
a
collegio
uninominale
,
che
rappresenti
un
sistema
meno
sovversivo
,
e
gli
assicuri
oltre
che
i
voti
dei
deputati
meridionali
anche
l
'
adesione
delle
popolazioni
.
Sotto
questo
profilo
,
perciò
,
il
ritorno
al
collegio
uninominale
costituisce
un
tentativo
di
reazione
contro
il
sovvertimento
prodotto
,
non
dalla
proporzionale
-
già
adattata
sufficientemente
al
clima
storico
politico
del
paese
-
ma
dall
'
applicazione
della
legge
Acerbo
.
E
tale
tentativo
meriterebbe
di
essere
combattuto
aspramente
,
se
i
tempi
e
le
circostanze
fossero
tali
da
farci
prevedere
l
'
applicazione
della
legge
per
opera
di
Mussolini
con
criteri
rigidamente
giolittiani
.
Ma
il
temperamento
dell
'
uomo
,
la
composizione
del
partito
,
il
prepotere
del
rassismo
e
la
completa
distruzione
dell
'
autorità
provinciale
,
ormai
incapace
di
emanciparsi
dai
voleri
delle
fazioni
locali
,
per
riacquistare
l
'
antica
funzione
giolittiana
,
ci
fanno
prevedere
che
la
scopertura
del
regime
nel
Mezzogiorno
non
solo
non
sarà
sanata
,
ma
sarà
addirittura
accentuata
.
La
riprova
di
questa
intuizione
ci
è
fornita
dall
'
atteggiamento
dei
fiancheggiatori
che
non
mostrano
nessun
piacere
per
il
ritorno
al
collegio
uninominale
,
ma
mirano
soltanto
ad
eliminare
le
cause
di
sovvertimento
,
secondo
loro
,
costituite
soltanto
dal
prolungarsi
dell
'
azione
fascista
al
governo
.
Ed
è
per
questa
ragione
che
,
se
l
'
odierna
situazione
politica
dovesse
perpetuarsi
,
di
fronte
ad
un
'
altra
elezione
,
anche
peggiore
di
quella
del
6
aprile
1924
,
potremmo
assistere
allo
strano
spettacolo
di
un
'
astensione
dalla
lotta
elettorale
a
collegio
uninominale
proprio
di
quei
politici
che
più
vivamente
ne
hanno
invocato
il
ripristino
per
ragioni
personali
.
Ecco
,
dunque
,
che
la
manovra
mussoliniana
,
pur
essendo
potenzialmente
reazionaria
,
rischia
di
divenire
nuovamente
rivoluzionaria
per
le
immancabili
interferenze
del
partito
dominante
,
che
non
può
assolutamente
consentire
che
il
governo
riesca
a
disimpegnarsi
dai
dati
storici
del
fascismo
,
per
adottare
una
vera
e
propria
politica
di
affrancamento
.
Conclusioni
Tuttavia
,
lasciando
per
il
momento
sulle
ginocchia
di
Giove
gli
avvenimenti
futuri
,
non
possiamo
chiudere
queste
brevi
note
senza
un
saluto
cavalleresco
alla
diffamata
proporzionale
che
,
apparsa
come
una
meteora
sul
nostro
cielo
politico
,
è
stata
ritenuta
responsabile
di
tutti
i
vizi
e
di
tutte
le
deficienze
italiane
.
L
'
immaturità
politica
del
paese
(
non
soltanto
del
Mezzogiorno
,
perché
questo
si
estende
per
lo
meno
fino
in
Brianza
)
non
ha
permesso
di
difendere
e
conservare
tale
conquista
elettorale
,
ma
i
tempi
sono
così
grossi
che
questa
perdita
non
ci
spaventa
.
Fino
a
quando
il
Mezzogiorno
continuerà
a
rimanere
assente
dalla
lotta
politica
e
sarà
impossibile
adoperare
le
sue
forze
per
rompere
il
complesso
giuoco
dei
partiti
storici
,
tutti
i
sistemi
elettorali
saranno
buoni
a
mantenere
la
dittatura
del
Nord
,
ed
un
eventuale
ritorno
della
proporzionale
non
sarà
che
una
nuova
irrisione
aggiunta
alle
precedenti
.
Il
problema
fondamentale
della
vita
italiana
è
ben
più
profondo
e
l
'
ironia
della
storia
si
è
già
servita
delle
forze
più
disparate
per
iniziarne
lo
svolgimento
.
Speriamo
che
tale
svolgimento
prosegua
ancora
a
lungo
verso
le
sue
ultime
conseguenze
,
potenziando
,
una
per
una
,
tutte
le
necessità
dialettiche
dell
'
unitarismo
italiano
.
Allora
soltanto
la
proporzionale
potrà
costituire
una
conquista
intangibile
della
rivoluzione
italiana
,
giunta
a
maturazione
mercé
l
'
apporto
di
tutte
le
forze
produttive
del
paese
.
Da
"
La
Rivoluzione
Liberale
"
del
1°
febbraio
1925
.
III
Meridionalismo
applicato
In
queste
ultime
settimane
il
Mezzogiorno
d
'
Italia
è
divenuto
improvvisamente
di
moda
.
È
questa
,
però
,
una
constatazione
che
non
ci
lusinga
.
Per
mio
conto
scommetterei
tutto
il
mio
avere
che
tra
un
mese
le
conferenze
del
ministro
Giuriati
con
la
deputazione
meridionale
saranno
finite
e
della
questione
meridionale
non
si
parlerà
più
.
Tuttavia
non
credo
inutile
occuparmi
di
ciò
che
si
è
stampato
in
questa
circostanza
per
mostrare
ai
lettori
quanto
siamo
distanti
da
quella
corretta
impostazione
politica
del
problema
che
io
reputo
indispensabile
alla
resurrezione
del
mio
paese
.
Sarà
un
saggio
di
meridionalismo
applicato
che
varrà
a
chiarire
i
concetti
fondamentali
della
questione
.
La
polemica
sul
triangolo
Cominciamo
dalla
polemica
sul
triangolo
.
Quando
si
è
cominciato
a
parlare
sui
giornali
milanesi
del
progetto
Guatino
Agnelli
Puricelli
per
la
costruzione
di
una
ferrovia
elettrica
Milano
Torino
Genova
,
Paolo
Scarfoglio
sul
"
Mattino
"
e
l
'
onorevole
Presutti
sul
"
Mondo
"
sono
partiti
in
guerra
contro
tale
progetto
in
nome
dell
'
Italia
meridionale
,
negletta
e
disgraziata
,
tuttavia
bisognosa
dei
più
elementari
mezzi
di
comunicazione
.
Anzi
Paolo
Scarfoglio
ha
creduto
descrivere
quest
'
Italia
negletta
come
costituita
dai
residui
semidiruti
di
un
vasto
regno
agrario
e
patriarcale
,
nel
quale
la
giustizia
fiscale
non
è
giunta
che
cinquant
'
anni
dopo
che
era
già
fatta
nel
Nord
,
e
la
cui
economia
è
oggi
compressa
e
paralizzata
dal
peso
di
istituzioni
troppo
grandi
,
e
di
doveri
che
non
sono
in
bilancia
collo
sgoverno
di
cui
fu
la
vittima
.
Questa
Italia
non
sa
essere
ottimista
.
Quando
le
si
chiede
di
partecipare
col
sacrificio
della
sua
economia
a
delle
opere
di
puro
lusso
,
o
addirittura
ad
una
ironica
competizione
italiana
colla
tecnica
di
America
o
di
Germania
,
essa
risponde
che
si
smetta
da
così
vorace
ed
offensiva
mistificazione
,
e
che
si
facciano
le
sue
strade
ed
i
suoi
porti
con
onesta
semplicità
,
in
luogo
di
montare
ancora
un
carrozzone
destinato
ad
accentrare
nel
Nord
altri
ferrovieri
ed
altre
migliaia
di
milioni
;
che
si
dia
una
strada
ai
suoi
contadini
,
in
luogo
di
dare
autostrade
ai
vostri
automobilisti
.
Chiede
insomma
che
questa
farsa
sanguinosa
abbia
un
termine
.
L
'
Italia
non
deve
sbalordire
nessuno
con
treni
di
duecento
chilometri
all
'
ora
,
deve
,
invece
,
egregio
signor
Arnaldo
,
abolire
i
treni
di
venti
chilometri
all
'
ora
che
rappresentano
ancora
il
solo
dono
dello
Stato
all
'
Italia
meridionale
.
Questa
sfuriata
scarfogliesca
ha
,
naturalmente
,
provocato
la
risposta
di
Arnaldo
,
il
cui
spirito
unitario
ha
trovato
facile
e
pronta
la
sistemazione
del
dissidio
recente
in
una
serie
di
argomenti
tradizionali
,
che
,
appunto
perciò
,
hanno
perduto
la
loro
forza
probante
.
Arnaldo
gode
di
ogni
progresso
italiano
;
egli
concepisce
organicamente
l
'
Italia
e
non
può
esaurire
la
sua
visione
politica
nel
regionalismo
.
Tutte
le
città
italiane
sono
eguali
dinanzi
al
suo
cuore
,
però
non
bisogna
dimenticare
che
l
'
avvenire
è
in
noi
.
Perché
,
egregio
signor
Paolo
,
non
vorrà
credere
che
la
salute
di
un
popolo
venga
da
savie
disposizioni
burocratiche
anche
se
per
caso
la
denominazione
può
chiamarle
provvidenze
.
La
provvidenza
sta
in
noi
stessi
,
nella
nostra
forza
,
nella
creazione
di
opere
nuove
e
nel
miglioramento
di
quelle
già
esistenti
,
nel
coordinamento
delle
energie
e
nell
'
armonia
delle
singole
regioni
.
Noi
siamo
di
Romagna
,
una
terra
che
la
tenacia
,
la
pazienza
e
l
'
intelligenza
della
razza
ha
trasformata
in
una
magnifica
regione
produttiva
.
Ravenna
,
la
città
degli
esarchi
,
ha
ripreso
un
ritmo
di
vita
che
contrasta
con
l
'
antico
abbandono
,
c
'
è
stata
la
forza
degli
uomini
che
ha
dominato
gli
elementi
avversari
.
Che
più
?
Noi
non
saremmo
alieni
dal
caldeggiare
quel
progetto
di
istituto
finanziario
che
sul
modello
di
quello
per
le
terre
liberate
dovesse
anticipare
i
fondi
per
i
lavori
pubblici
del
Mezzogiorno
d
'
Italia
.
Ma
,
intendiamoci
,
progetti
chiari
e
di
interesse
massimo
.
Argomenti
,
dunque
,
mutuati
dal
"
Corriere
della
Sera
"
con
sorpresa
del
nostro
Paolo
:
libera
iniziativa
contrapposta
alle
"
provvidenze
"
governative
,
gli
interessi
generali
sollevati
contro
la
deviazione
degli
interessi
particolari
.
Era
,
questa
,
una
lezione
che
,
forse
,
Scarfoglio
si
aspettava
,
ed
a
cui
era
preparato
à
rispondere
.
È
infatti
-
egli
scrive
-
assolutamente
ridicolo
citare
la
tenacia
,
la
pazienza
,
l
'
intelligenza
,
e
via
dicendo
degli
uomini
del
Nord
,
in
confronto
deprezzativo
con
gli
uomini
del
Sud
.
È
assolutamente
falso
di
supporre
,
ad
esempio
,
che
una
officina
metallurgica
o
una
raffineria
possa
prosperare
a
Reggio
Calabria
o
a
Campobasso
,
quando
oltre
20
lire
di
trasporto
aggravano
il
prezzo
dei
nostri
prodotti
;
e
quando
da
settant
'
anni
,
la
mancanza
del
doppio
binario
sulla
Napoli
Reggio
rende
discutibile
il
traffico
da
Napoli
in
giù
.
Sa
il
signor
Arnaldo
,
ad
esempio
,
che
in
questo
momento
si
vende
all
'
asta
,
per
fallimento
,
una
grande
cartiera
,
impiantata
nella
Sila
da
un
industriale
del
Nord
?
e
sa
che
la
cartiera
fallisce
per
il
ritardo
nella
costruzione
della
ferrovia
calabro
lucana
,
sul
cui
servizio
calcolavano
gli
industriali
che
l
'
hanno
impiantata
?
Se
,
dunque
,
da
noi
cadono
anche
le
iniziative
dovute
alla
tenacia
,
alla
pazienza
,
alla
intelligenza
degli
uomini
del
Nord
,
è
chiaro
che
le
condizioni
di
vita
e
di
traffico
nel
Mezzogiorno
d
'
Italia
,
sfidano
qualsiasi
sforzo
;
ed
è
chiaro
che
occorre
costituire
il
minimo
di
condizioni
sufficienti
,
perché
lo
sforzo
degli
uomini
e
del
capitale
non
sia
eternamente
beffato
.
La
nostra
tesi
è
,
dunque
,
semplice
e
precisa
.
Fino
a
che
lo
Stato
non
abbia
compiuto
il
suo
dovere
,
impiegando
,
direttamente
o
indirettamente
,
tutto
il
capitale
nazionale
disponibile
,
per
creare
questo
minimo
di
condizioni
,
ogni
altra
spesa
,
diretta
o
indiretta
,
rappresenta
una
colpa
,
se
non
un
crimine
.
E
non
è
lecito
,
a
uomini
che
assumono
di
dirigere
giornali
italiani
-
anzi
dico
:
italiani
?
giornali
nazionali
-
non
è
lecito
di
sorvolare
sul
bilancio
morale
delle
provvidenze
di
Stato
,
in
tutta
la
vasta
Italia
,
né
di
servire
,
col
peso
della
propria
eloquenza
,
concentramenti
di
lusso
e
di
spese
suntuarie
,
che
mettono
in
una
luce
anche
più
grave
il
depauperamento
procurato
nel
resto
d
'
Italia
.
Contro
questa
sfuriata
,
promettente
inizio
di
una
critica
più
ampia
,
gli
argomenti
circa
la
libera
iniziativa
non
potevano
aver
più
presa
ed
ecco
il
buon
Arnaldo
che
scopre
la
sua
faccia
paternalista
:
Se
io
avessi
trovato
l
'
uomo
avrei
istituita
la
rubrica
Lettere
meridionali
e
giacché
so
da
lei
che
il
"
Popolo
d
'
Italia
"
è
ispirato
alla
o
dalla
volontà
governativa
,
forse
le
lettere
inchieste
non
sarebbero
passate
sotto
silenzio
.
Ma
io
avrei
voluto
che
il
giornalista
conoscesse
la
storia
delle
regioni
meridionali
,
le
loro
tradizioni
e
le
loro
aspirazioni
nel
mondo
turbato
dei
contemporanei
;
avrei
voluto
poi
un
collega
che
non
facesse
solo
del
colore
ma
bensì
si
intendesse
di
usi
civici
,
dei
tratturi
di
proprietà
demaniale
,
di
feudatari
,
di
contratti
agricoli
.
E
,
giacché
il
Mezzogiorno
è
complesso
nella
sua
vitalità
spirituale
ed
economica
,
era
necessario
che
il
giornalista
conoscesse
le
virtù
marinare
dei
rivieraschi
,
la
tenace
tranquillità
dei
montanari
e
dei
pastori
che
vanno
"
tra
prati
di
asfodelo
e
per
le
rupi
"
;
bisognava
conoscere
e
valorizzare
il
grande
coraggio
degli
agricoltori
industriali
tipo
Pavoncelli
,
la
grandiosità
del
Tavoliere
delle
Puglie
,
le
virtù
e
la
necessità
della
irrigazione
,
i
benefici
dell
'
impianto
idroelettrico
della
Sila
e
le
comunicazioni
con
l
'
Oriente
,
la
necessità
dei
doppi
binari
,
di
vagoni
,
di
frigoriferi
,
la
ricostruzione
americana
dei
vigneti
,
ecc
.
,
e
giacché
sono
un
partigiano
avrei
desiderato
che
il
mio
uomo
avesse
valorizzato
elementi
dell
'
èra
nuova
,
avesse
esaminato
non
i
bilanci
dei
comuni
ma
almeno
quelli
delle
province
,
avesse
fatto
statistiche
dei
tributi
,
segnalate
le
deficienze
ecc
.
,
tutto
questo
avrei
desiderato
se
avessi
trovato
il
giornalista
.
Nel
caso
mio
non
l
'
ho
trovato
ancora
.
Spero
che
lei
vorrà
suggerirmi
qualche
cosa
:
troverà
in
me
uno
che
lo
ascolta
con
deferenza
e
se
i
problemi
,
come
dice
lei
,
da
Roma
in
giù
si
urtano
contro
le
deficienze
ferroviarie
e
sperequazioni
di
tariffe
la
soluzione
non
mi
sembra
né
impossibile
,
né
lontana
e
neanche
utile
mi
sembra
discutere
a
lungo
e
sul
serio
,
perché
,
egregio
signor
Scarfoglio
,
con
me
ha
sbagliato
bersaglio
.
Io
sono
un
ammiratore
del
Mezzogiorno
e
se
la
parola
modesta
sembrasse
eccessiva
sono
uno
studioso
del
Mezzogiorno
.
Spirito
di
remissione
,
umiltà
francescana
,
mescolata
ad
orgoglio
ducesco
;
tentativo
di
una
presa
per
il
bavero
con
un
po
'
di
spirito
fascista
:
chi
si
allontana
dal
gran
fiume
,
perisce
.
Ditelo
a
me
,
caro
Scarfoglio
,
ed
io
lo
dirò
al
duce
e
provvederemo
insieme
a
darvi
qualche
osso
.
Se
non
è
possibile
trovare
l
'
uomo
per
gli
articoli
(
il
fascismo
li
ha
:
Gino
Arias
,
Arrigo
Serpieri
,
Michele
Viterbo
,
ecc
.
)
ed
il
Mezzogiorno
è
stanco
di
scritti
,
gli
daremo
qualche
chilometro
di
doppio
binario
.
La
risposta
era
quindi
di
rigore
e
Scarfoglio
non
tarda
a
imbroccarla
:
È
dunque
una
parte
del
problema
nazionale
che
stiamo
trattando
e
non
una
polemica
casuale
o
marginale
;
è
bene
fissarlo
subito
.
Siamo
dinanzi
ad
una
grande
passione
,
o
ad
una
grande
ferita
.
È
questa
un
'
apertura
consolante
,
promessa
di
più
vasti
orizzonti
.
Ma
si
restringe
subito
.
Lasciamo
dunque
una
buona
volta
in
soffitta
le
parvenze
scientifiche
degli
"
studi
"
sul
Mezzogiorno
;
lasciamo
le
solite
mille
faccette
,
e
studiamone
,
o
per
dir
meglio
,
studiatene
una
sola
:
la
faccetta
ferroviaria
.
In
luogo
di
parlare
futuristicamente
di
comunicazioni
con
l
'
Oriente
,
approfondite
il
mistero
pel
quale
non
si
può
spedire
un
vagone
di
ferro
da
Napoli
a
Campobasso
(
110
chilometri
)
perché
l
'
espressione
dimostra
che
arriva
prima
da
Sesto
,
provincia
di
Milano
;
il
mistero
pel
quale
se
dobbiamo
spedire
i
nostri
giornali
a
Taranto
,
preferiamo
farli
salire
fino
a
Roma
,
dove
trovano
le
coincidenze
colla
linea
Adriatica
.
Avrete
così
il
filo
conduttore
per
comprendere
perché
da
noi
non
si
raffini
la
barbabietola
,
non
si
estraggano
le
resine
e
le
essenze
,
non
si
sfibri
il
pioppo
;
perché
insomma
non
si
goda
il
terzo
dei
doni
della
Natura
e
del
lavoro
umano
.
Questo
è
il
problema
.
Il
resto
è
letteratura
.
Tuttavia
,
anche
così
ristretta
,
la
discussione
è
pericolosa
,
ed
il
buon
Arnaldo
,
dopo
aver
detto
che
il
presidente
ed
il
ministro
dei
Lavori
pubblici
"
ogni
mattina
"
vogliono
essere
informati
minutamente
di
quanto
si
è
fatto
e
si
fa
in
materia
di
opere
pubbliche
nel
Mezzogiorno
,
e
che
,
perciò
,
con
tali
disposizioni
di
spiriti
governativi
si
ha
il
dovere
di
aiutare
il
governo
piuttosto
che
di
polemizzare
,
soggiunge
:
Comprendo
e
condivido
la
sua
opinione
là
dove
afferma
che
discutendo
il
problema
meridionale
ci
troviamo
di
fronte
ad
"
una
grande
passione
"
;
nego
però
di
trovarmi
di
fronte
ad
una
grande
ferita
.
L
'
Italia
unitaria
non
ha
compiuto
in
passato
totalmente
il
suo
dovere
,
ma
non
si
deve
alla
sola
insufficienza
di
uomini
;
mentre
l
'
Italia
nuova
sta
assolvendo
il
suo
compito
.
Non
bisogna
irridere
a
questo
sforzo
,
e
,
ripeto
,
non
bisogna
ridurlo
ad
una
sola
questione
di
trasporti
e
di
transiti
.
La
polemica
è
,
dunque
,
finita
,
e
Scarfoglio
non
esita
a
chiamare
la
ritirata
di
Arnaldo
una
vera
e
propria
fuga
.
La
tesi
del
"
Saggiatore
"
Quasi
contemporaneamente
la
nuova
rivista
partenopea
"
Il
Saggiatore
"
inizia
le
pubblicazioni
e
promette
di
recare
il
suo
modesto
ma
fervido
contributo
alla
rinascita
dello
spirito
unitario
,
al
rinnovamento
del
costume
politico
sul
piano
di
un
inflessibile
rigore
morale
,
alla
riorganizzazione
delle
forze
democratiche
della
nazione
.
Tale
opera
-
dice
il
manifesto
-
già
coraggiosamente
iniziata
dalla
libera
stampa
e
da
numerosi
gruppi
politici
,
può
essere
particolarmente
feconda
nel
Mezzogiorno
d
'
Italia
,
ove
il
tessuto
più
saldo
dell
'
organismo
sociale
è
costituito
da
una
piccola
borghesia
rurale
e
cittadina
,
da
un
ceto
medio
di
professionisti
,
coltivatori
,
artigiani
,
commercianti
,
impareggiabile
per
coscienza
morale
,
per
virtù
di
lavoro
,
di
risparmio
,
di
sacrifici
,
elemento
sicuro
di
patriottismo
,
di
ordine
,
di
disciplina
nella
compagine
nazionale
.
Il
Mezzogiorno
che
si
è
straniato
-
nella
sua
generalità
da
tutti
i
tentativi
di
sovvertimento
seguiti
alla
guerra
,
non
può
mancare
oggi
al
compimento
di
quella
funzione
di
equilibrio
e
di
ordinato
sviluppo
,
che
è
nella
sua
tradizione
e
nel
suo
destino
.
Fissato
così
il
punto
di
vista
del
"
Saggiatore
"
l
'
animo
di
molti
amici
fu
preso
da
non
poca
amarezza
per
questo
strano
tentativo
di
teorizzare
l
'
immobilità
meridionale
.
Né
il
dubbio
fu
di
breve
durata
perché
il
numero
successivo
della
rivista
recava
,
a
firma
di
Gherardo
Marone
,
il
seguente
corsivo
:
Un
autorevole
amico
mi
scrive
:
"
La
rivista
mi
par
dovrebbe
riescire
a
toccare
corde
più
interessanti
e
soprattutto
suscitare
discussioni
su
argomenti
che
tocchino
il
Mezzogiorno
;
se
no
perché
farla
uscire
a
Napoli
?
"
Questa
osservazione
mi
consente
di
chiarire
subito
il
pensiero
del
"
Saggiatore
"
circa
la
sostanza
del
problema
meridionale
.
Noi
affermiamo
senza
esitazione
che
non
esiste
in
realtà
un
problema
meridionale
,
ma
esiste
un
problema
italiano
da
risolvere
armonicamente
.
Respingiamo
sdegnosamente
-
e
perciò
non
vogliamo
suscitarle
-
quelle
forme
di
"
discussioni
su
argomenti
che
tocchino
il
Mezzogiorno
"
le
quali
in
fondo
,
scarnificate
di
tutti
gli
orpelli
e
le
montature
tecniche
,
hanno
solo
il
valore
di
piagnucolose
pitoccherie
che
ci
umiliano
e
ci
offendono
.
Il
Mezzogiorno
,
con
la
sua
compattezza
e
consistenza
demografica
e
morale
,
col
senso
profondo
dell
'
unità
nazionale
che
rivela
,
ha
già
varie
volte
salvata
l
'
Italia
dalla
disgregazione
e
dalla
morte
.
Il
suo
problema
perciò
è
problema
italiano
la
cui
soluzione
va
a
beneficio
di
tutto
il
paese
e
non
solo
di
una
data
regione
.
Non
vogliamo
elemosine
che
si
risolvono
sempre
in
stupide
beffe
,
non
chiediamo
niente
né
a
questo
governo
in
rovina
né
agli
altri
che
gli
succederanno
nel
tempo
,
perché
pensiamo
che
il
problema
del
Mezzogiorno
non
sia
solo
di
strade
o
di
bonifiche
o
meglio
ancora
di
balzelli
,
ma
di
armonia
nazionale
e
di
unità
.
Questa
presa
di
posizione
della
rivista
partenopea
era
,
però
,
troppo
semplicistica
per
rimanere
definitiva
,
ed
ecco
nel
numero
successivo
Mario
Grieco
affrontare
"
l
'
atteggiamento
sui
generis
dell
'
Italia
meridionale
nella
crisi
politica
che
dura
in
Italia
da
un
biennio
"
con
queste
parole
:
È
cosa
vera
:
ma
è
,
in
molta
parte
,
fenomeno
passivo
.
E
questa
rivista
,
che
vuol
essere
sincera
e
costruttiva
,
non
deve
mancare
di
denunziarlo
,
ai
meridionali
e
agli
altri
.
Se
dietro
la
nostra
sorda
resistenza
vi
fosse
alcunché
di
volontario
,
di
meditato
,
di
previdente
per
il
futuro
,
l
'
orgoglio
sarebbe
logico
,
e
sarebbe
forza
.
Ma
noi
dubitiamo
assai
che
-
come
al
solito
,
pei
problemi
meridionali
-
anche
qui
vi
sia
un
equivoco
.
Ed
è
che
il
Mezzogiorno
sia
restato
apatico
e
reattivo
verso
l
'
allettamento
fascista
,
principalmente
perché
gli
mancavano
i
requisiti
politici
e
le
attitudini
sociali
per
sentire
il
fenomeno
,
e
per
apprezzarlo
o
repellerlo
con
cognizione
di
causa
.
Questa
deficienza
,
che
,
secondo
il
Grieco
,
spiega
l
'
insuccesso
dei
partiti
politici
moderni
ed
il
permanere
del
personalismo
trasformistico
,
richiede
la
maggiore
attenzione
da
parte
delle
nuove
generazioni
meridionali
se
esse
intendono
sul
serio
preparare
la
rinascita
del
loro
paese
.
Torneremo
in
seguito
su
questi
concetti
.
La
tesi
dei
popolari
Quasi
contemporaneamente
il
"
Popolo
"
pubblicava
un
editoriale
in
cui
la
tesi
popolare
,
già
formulata
al
Congresso
di
Napoli
del
1920
,
veniva
riaffermata
.
È
stato
ripetuto
frequentemente
,
e
fin
dal
Congresso
di
Napoli
del
1920
i
popolari
lo
hanno
proclamato
altamente
,
che
al
Mezzogiorno
per
la
soluzione
di
tutti
i
suoi
problemi
basta
che
esso
sia
lasciato
alla
libera
azione
delle
proprie
energie
senza
deviazioni
artificiose
,
senza
inceppi
e
senza
interferenze
.
Quando
si
parla
della
responsabilità
del
governo
rispetto
al
Mezzogiorno
e
quando
per
esse
ci
si
riferisce
a
quasi
tutti
i
governi
che
si
sono
succeduti
,
si
vuole
affermare
la
colpa
di
essi
di
avere
subordinato
ad
interessi
particolaristici
e
personali
,
in
intimo
rapporto
con
gli
schemi
parlamentaristici
dei
diversi
gabinetti
,
il
complesso
degli
interessi
meridionali
,
facendo
una
politica
deviatrice
o
per
lo
meno
di
incomprensione
.
Così
è
nato
il
sistema
personalistico
,
legato
al
collegio
uninominale
e
nemico
della
proporzione
,
così
si
spiega
la
reazione
delle
classi
dirigenti
italiane
al
decentramento
amministrativo
.
Pensate
alla
politica
doganale
,
pensate
alla
politica
elettorale
e
vedrete
facilmente
come
la
questione
del
Mezzogiorno
sia
ben
diversa
dal
conto
spese
per
una
ferrovia
o
per
un
porto
,
ma
consista
soprattutto
ed
anzitutto
in
una
esigenza
imperiosa
di
giustizia
,
il
conseguimento
della
quale
vediamo
allontanarsi
di
più
con
un
sistema
che
si
dice
avvicini
l
'
eletto
all
'
elettore
,
ma
si
tace
che
in
sostanza
esso
allontana
il
rappresentante
dalla
sua
regione
e
dagli
interessi
complessivi
di
essa
.
Così
il
problema
del
Mezzogiorno
non
entra
in
una
nuova
fase
,
non
fa
dipendere
la
sua
soluzione
né
da
stanziamenti
né
da
decreti
,
perché
matura
in
una
crisi
spirituale
,
che
sboccherà
in
una
valutazione
nuova
di
tutti
i
problemi
e
di
tutte
le
forze
,
valutazione
per
la
quale
il
passato
e
l
'
attuale
presente
non
potranno
certamente
vantare
di
stare
dalla
parte
attiva
,
da
quella
cioè
verso
la
quale
il
Mezzogiorno
tende
con
sforzi
spirituali
e
con
le
sue
energie
economiche
,
anelando
di
vederle
libere
nel
loro
gioco
,
non
sottordinate
ad
altri
interessi
che
non
siano
quelli
strettamente
necessari
a
mantenere
quella
unità
della
nazione
che
deve
essere
garanzia
per
tutti
e
non
privilegio
per
pochi
.
Quattro
tesi
in
contrasto
Sono
,
dunque
,
quattro
tesi
in
contrasto
,
corrispondenti
a
diverse
mentalità
:
1
)
la
tesi
fascista
non
eccede
la
visione
paternalistica
,
in
quanto
essa
parte
dal
presupposto
della
deficienza
meridionale
nel
campo
delle
libere
iniziative
,
per
postulare
l
'
azione
integrativa
del
governo
.
Essa
contiene
un
rilievo
critico
,
in
linea
di
prima
approssimazione
esatto
(
deficienza
meridionale
)
ed
un
rimedio
politico
(
fiducia
nel
governo
)
diretto
al
prolungamento
della
malattia
.
È
la
tesi
più
antiquata
e
meno
pericolosa
appunto
perché
in
via
di
superamento
.
È
inutile
quindi
occuparsene
più
.
2
)
Di
contro
ad
essa
la
tesi
del
"
Mattino
"
contiene
già
qualche
elemento
di
superamento
(
sfiducia
nel
governo
attuale
)
.
Non
potendo
investire
tutta
la
politica
dello
Stato
italiano
,
il
giornale
partenopeo
è
costretto
ad
impicciolire
nel
tempo
e
nello
spazio
la
sua
critica
:
è
costretto
a
limitarsi
al
problema
ferroviario
,
ignorando
quello
doganale
,
fiscale
,
bancario
,
elettorale
,
politico
,
ed
a
riferire
le
sue
rampogne
solo
al
governo
di
Mussolini
.
Per
questi
caratteri
di
limitazione
la
tesi
del
"
Mattino
"
accenna
soltanto
,
ma
non
esaurisce
il
problema
meridionale
,
né
pone
alcuna
soluzione
di
carattere
strettamente
politico
.
Non
basta
dire
che
le
ferrovie
del
Mezzogiorno
marciano
a
20
chilometri
all
'
ora
,
ma
occorre
dire
perché
politicamente
ciò
avviene
.
In
altri
termini
,
perché
lo
Stato
si
preoccupi
così
scarsamente
degli
interessi
meridionali
.
3
)
Questo
punto
viene
accennato
dalla
tesi
del
"
Saggiatore
"
.
La
questione
meridionale
non
è
tecnica
,
ma
politica
:
non
è
regionale
ma
unitaria
.
È
tutta
la
politica
dello
Stato
italiano
che
è
falsa
;
bisogna
,
quindi
,
agire
sullo
Stato
per
agire
sul
Mezzogiorno
.
Questo
,
in
sintesi
,
il
pensiero
del
"
Saggiatore
"
,
anche
se
falsamente
laudativo
dell
'
immobilità
meridionale
,
ed
esageratamente
negativo
dell
'
esistenza
della
questione
.
Ma
questo
pensiero
fondamentale
,
esatto
come
prima
approssimazione
critica
,
non
ci
dice
perché
lo
Stato
italiano
non
ha
mai
fatto
il
suo
dovere
verso
il
Mezzogiorno
,
come
dobbiamo
agire
nei
suoi
riguardi
,
su
quali
forze
politiche
dobbiamo
far
leva
per
modificarne
la
struttura
,
con
quali
forme
di
organizzazione
potremo
più
agevolmente
raggiungere
il
nostro
scopo
.
Corretta
dal
Grieco
la
celebrazione
dell
'
immobilità
politica
meridionale
,
non
antibolscevica
ma
abolscevica
e
non
antifascista
ma
afascista
,
rimane
assolutamente
scoperta
l
'
impostazione
politica
della
tesi
,
che
nelle
affermazioni
del
Marone
traeva
forza
da
un
tentativo
di
conservazione
di
quella
concezione
pseudoliberale
,
pseudodemocratica
,
pseudocostituzionale
,
che
contrapponeva
la
saggezza
del
Mezzogiorno
(
la
saggezza
del
servitore
)
ai
tentativi
libertari
del
Nord
.
La
tesi
del
"
Saggiatore
"
perciò
è
un
rilievo
critico
senza
soluzione
politica
.
4
)
Più
precisa
è
invece
la
tesi
popolare
.
Anch
'
essa
considera
la
questione
meridionale
come
politica
ed
unitaria
,
ma
aggiunge
che
essa
è
questione
di
libertà
.
Lo
Stato
italiano
svolge
nel
Mezzogiorno
una
politica
di
compressione
doganale
,
tributaria
e
politica
dannosa
.
Bisogna
distruggere
la
compressione
e
lasciare
le
forze
meridionali
libere
di
produrre
migliori
condizioni
di
sviluppo
.
Nel
campo
più
strettamente
politico
istituzionale
questa
libertà
può
esplicarsi
nel
decentramento
amministrativo
e
nella
creazione
della
Regione
,
che
abituerà
i
meridionali
all
'
autogoverno
e
ristabilirà
le
condizioni
elementari
per
la
giustizia
amministrativa
.
Autonomismo
e
decentramento
Siamo
così
pervenuti
sul
terreno
più
strettamente
politico
della
questione
.
L
'
affermazione
che
il
problema
del
Sud
sia
politico
ed
unitario
non
ci
suggerisce
però
senz
'
altro
come
contrapporsi
all
'
attuale
azione
dello
Stato
italiano
.
La
stessa
postulazione
della
Regione
contiene
un
salto
,
un
vuoto
assai
grave
,
perché
presuppone
cristallizzato
il
nuovo
stato
di
cose
senza
per
altro
descriverci
il
modo
come
pervenirvi
.
Eppure
risiede
in
questo
salto
la
sostanza
del
problema
.
L
'
avvenire
potrà
così
smentire
il
decentramento
come
realizzarlo
.
Non
è
assolutamente
detto
che
un
nuovo
unitarismo
non
possa
prodursi
in
conseguenza
di
un
'
azione
meridionalista
,
e
che
la
giustizia
distributiva
e
la
libertà
possano
essere
realizzate
attraverso
l
'
ente
Regione
piuttosto
che
attraverso
lo
Stato
.
Anzi
,
in
linea
di
logica
pura
,
e
perciò
non
in
linea
politica
,
sembrerebbe
che
i
compartimenti
stagni
delle
Regioni
siano
destinati
a
perpetuare
le
differenze
esistenti
privandoci
a
priori
del
diritto
di
prospettare
come
nazionale
la
nostra
questione
,
e
quindi
di
valerci
dell
'
opera
dello
Stato
.
Se
l
'
azione
dello
Stato
e
dei
partiti
storici
è
falsamente
unitaria
la
tendenza
politica
vittoriosa
sembrerebbe
quella
rivolta
a
creare
l
'
unità
sostanziale
dopo
tanto
sgoverno
di
unità
formale
.
Quindi
il
decentramento
,
inteso
come
dottrina
politico
istituzionale
,
contiene
un
vizio
di
origine
,
che
gli
nega
quella
concretezza
indispensabile
ad
ogni
seria
azione
politica
,
ed
appunto
,
perciò
,
permette
ai
partiti
storici
di
postularlo
come
una
via
di
uscita
della
crisi
.
Prima
che
il
Mezzogiorno
lo
chieda
vi
sono
già
degli
unitari
disposti
a
concederlo
.
Questa
osservazione
ci
convince
che
il
decentramento
per
essere
duraturo
dovrà
essere
conquistato
.
Ma
come
,
con
quali
forze
,
con
quali
miti
?
Ecco
,
dunque
,
che
il
vuoto
si
ripresenta
e
bisogna
finalmente
colmarlo
.
Ora
quello
stesso
anelito
di
libertà
che
spinge
alcuni
meridionali
a
postulare
il
decentramento
amministrativo
come
forma
istituzionale
perfetta
per
la
soluzione
del
problema
,
ci
suggerisce
che
la
libertà
giuridica
di
essere
tale
è
politica
.
Occorre
quindi
disimpegnarsi
dal
passato
,
negare
lo
Stato
italiano
come
s
'
è
venuto
creando
,
negare
i
partiti
che
vi
aderiscono
e
porre
autonomamente
la
propria
soluzione
.
L
'
autonomismo
politico
è
,
dunque
,
la
chiave
di
volta
del
problema
.
Senza
organi
politici
adeguati
tutte
le
soluzioni
istituzionali
e
giuridiche
sono
prive
di
vita
.
Anche
se
concesse
,
per
ragioni
di
difesa
,
dai
ceti
dominanti
,
sono
paternaliste
.
Invece
i
partiti
autonomisti
esauriscono
completamente
lo
scopo
che
vogliono
raggiungere
,
perché
mentre
appaiono
come
gli
organi
più
adatti
a
negare
lo
Stato
storico
,
e
quindi
a
porre
sul
terreno
del
self
government
le
masse
meridionali
,
finora
assorbite
soltanto
dalla
prassi
paterna
,
non
si
allontanano
soverchiamente
dal
campo
politico
per
invadere
quello
giuridico
e
postulare
soluzioni
,
che
per
ora
debbono
restare
puramente
tendenziali
.
Essi
,
in
verità
,
sono
i
soli
eredi
dello
spirito
del
Risorgimento
,
che
considerano
incompiuto
.
Occorrevano
settanta
anni
di
vita
unitaria
per
distruggere
la
retorica
regia
che
ha
considerato
l
'
Italia
fatta
nel
1860
,
e
per
mostrarci
che
l
'
Italia
deve
farsi
,
prima
che
al
centro
,
alla
periferia
;
prima
che
nelle
leggi
dei
governanti
nello
spirito
dei
governati
.
I
partiti
autonomisti
,
mirando
a
colmare
questa
lacuna
,
sono
gli
unici
che
postulano
la
fondamentale
unità
del
popolo
italiano
contro
le
deviazioni
particolaristiche
dello
Stato
storico
.
Sembrerebbe
un
paradosso
,
ma
è
la
verità
.
Da
"
La
Rivoluzione
Liberale
"
del
15
marzo
1925
.
IV
Mali
e
rimedi
Il
rumore
giornalistico
sollevato
intorno
al
progetto
governativo
per
le
province
meridionali
si
è
ormai
spento
,
e
solo
l
'
eco
ripete
di
tanto
in
tanto
i
lieti
pronostici
e
gli
eroici
propositi
di
questi
giorni
.
Come
per
incanto
tutti
sono
divenuti
meridionalisti
per
l
'
occasione
e
l
'
organo
massimo
del
trasformismo
meridionale
"
Il
Mattino
"
ha
potuto
scrivere
,
con
la
consueta
disinvoltura
,
che
il
programma
di
resurrezione
delle
nostre
terre
è
addirittura
una
invenzione
della
prima
ora
di
casa
Scarfoglio
.
Or
dunque
che
i
pionieri
hanno
parlato
,
possiamo
scrivere
qualche
rigo
di
serena
disamina
per
ricondurre
ai
suoi
veri
termini
la
questione
,
e
poter
così
giudicare
le
buone
intenzioni
e
le
possibilità
di
qualsiasi
governo
non
soltanto
fascista
ma
altresì
antifascista
.
Tutti
i
meridionalisti
che
giudicano
con
cognizione
di
causa
lo
stato
delle
nostre
terre
e
si
affannano
a
convincere
il
prossimo
della
bontà
della
nostra
causa
,
devono
innanzi
tutto
protestare
contro
i
rimedi
che
invece
di
iniziare
la
cura
radicale
e
razionale
del
male
,
si
sforzano
di
eliminare
cause
secondarie
e
transitorie
,
riproducendo
così
,
sotto
mutata
veste
anche
quando
i
medici
siano
in
buona
fede
,
le
cause
prime
del
male
.
A
questo
tipo
di
rimedio
,
ad
esempio
,
si
può
ricondurre
tutta
la
politica
dei
lavori
pubblici
,
con
alti
commissari
e
senza
,
con
istituti
di
credito
e
senza
,
che
in
questi
giorni
sono
stati
proposti
da
quei
giornalisti
che
non
esitano
,
con
invidiabile
disinvoltura
,
a
passare
dal
proposito
d
'
istituire
una
politica
meridionalistica
tipo
Gandhi
o
Sinn
Feiners
a
quello
di
contentarsi
della
piccola
curée
bancaria
di
un
istituto
speciale
che
distribuisca
quattro
milioni
di
carta
svalutata
a
tutti
i
politicanti
dichiarati
contabili
del
Sud
.
A
che
cosa
serve
infatti
la
politica
dei
lavori
pubblici
in
Italia
se
non
a
creare
nuova
fonte
di
corruzione
politica
ed
a
rinsaldare
il
traballante
dominio
dei
trasformisti
meridionali
,
senza
riuscire
a
produrre
quei
rimedi
finanziari
atti
a
modificare
come
che
sia
la
struttura
economica
e
sociale
delle
regioni
del
Sud
?
Non
è
forse
vero
che
tutte
le
"
leggi
speciali
"
hanno
lasciato
,
in
massima
parte
,
il
tempo
che
hanno
trovato
,
peggiorando
anzi
le
condizioni
politiche
e
morali
delle
regioni
che
ne
sono
state
beneficiate
,
attraverso
il
favoritismo
elettorale
e
la
sfacciata
camorra
dei
grandi
elettori
?
Perché
insistere
in
una
cura
scopertasi
erronea
,
se
non
proprio
per
tentare
di
illudere
le
popolazioni
meridionali
,
avendo
invece
di
mira
il
riprodursi
dei
difetti
del
sistema
?
Io
non
oso
rispondere
che
questa
perseveranza
in
un
erroneo
indirizzo
amministrativo
sia
voluta
a
tutti
i
costi
,
ma
credo
che
dovrebbe
essere
ormai
chiaro
anche
ai
ciechi
,
dopo
la
colluvie
di
studi
e
di
chiacchiere
sulla
vexata
quaestio
,
che
il
problema
del
Sud
è
problema
di
sgravi
tributari
,
piuttosto
che
di
lavori
pubblici
,
di
risanamento
finanziario
piuttosto
che
di
credito
.
Occorre
ostacolare
quanto
meno
è
possibile
la
formazione
del
capitale
meridionale
,
piuttosto
che
,
dopo
averlo
pompato
e
distrutto
in
tutti
i
modi
,
tentare
di
ricostruirlo
attraverso
la
carità
statale
.
Occorre
,
quindi
,
rivedere
ab
imo
tutta
la
politica
tributaria
dello
Stato
italiano
,
opporsi
a
tutte
le
forme
d
'
intervento
statale
,
palesi
o
larvate
,
che
non
operano
altro
che
spostamento
di
ricchezza
,
e
stabilire
conseguentemente
diversi
criteri
di
tassazione
,
cercando
di
esentare
,
per
quanto
è
possibile
,
le
regioni
povere
dal
peso
delle
spese
collettive
.
Solo
così
si
può
arrivare
a
dare
agli
organi
malati
il
riposo
necessario
per
vincere
la
fase
di
deperimento
organico
,
prodotto
dai
mali
del
passato
,
e
permettere
loro
di
accumulare
riserve
per
l
'
avvenire
.
Diversamente
non
si
farebbe
che
imitare
quel
medico
che
pretendesse
cavar
sangue
ad
un
tisico
e
guarirlo
con
un
uovo
al
giorno
.
È
tutta
l
'
azione
dello
Stato
,
dunque
,
che
occorre
modificare
,
se
si
vuol
agire
seriamente
per
creare
le
condizioni
elementari
della
nostra
riscossa
economica
.
Fino
a
quando
,
perciò
,
l
'
onorevole
De
Stefani
continuerà
ad
assicurare
con
la
sua
politica
finanziaria
il
permanere
delle
condizioni
di
squilibrio
anteriore
,
non
soltanto
non
si
potrà
parlare
di
risoluzione
del
problema
,
ma
non
si
potrà
addirittura
sognare
l
'
inizio
di
quella
corretta
impostazione
di
studio
che
l
'
onorevole
Mussolini
pare
abbia
voluto
tracciare
con
il
suo
ultimo
progetto
di
legge
.
La
questione
meridionale
è
,
prima
di
ogni
altra
cosa
,
questione
di
libertà
economica
,
mentre
il
fascismo
traduce
in
sede
politica
tutte
le
esigenze
del
sistema
statale
di
interventismo
finanziario
e
di
accentramento
burocratico
.
L
'
onorevole
Mussolini
non
può
,
perciò
,
agire
contro
i
dati
storici
e
sociali
della
sua
formazione
politica
senza
disarticolarla
e
distruggerla
.
La
politica
dei
lavori
pubblici
,
anche
attraverso
la
persona
del
ministro
Giuriati
,
nominato
alto
commissario
per
il
Mezzogiorno
,
rientra
nel
quadro
di
tutte
le
possibilità
fasciste
,
e
perciò
non
eccede
i
dati
storici
del
disordine
amministrativo
e
della
invadenza
tradizionale
dello
Stato
storico
.
Il
meridionalismo
,
inteso
come
organizzazione
di
forze
autoctone
,
dirette
a
distruggere
questo
vizio
costituzionale
della
società
italiana
,
è
ancora
di
là
da
venire
.
Quello
del
"
Mattino
"
non
è
che
il
grido
dei
volatili
all
'
annunzio
della
tempesta
:
un
agitarsi
scomposto
e
disorganico
per
immunizzare
le
proprie
fortune
dal
ciclone
storico
che
si
addensa
sul
cielo
meridionale
.
Esso
ci
è
utile
perché
funziona
da
anemografo
e
ci
conferma
che
il
trasformismo
è
veramente
agonizzante
,
ma
non
riesce
a
prenderci
perché
ormai
siamo
abbastanza
scaltriti
al
giuoco
.
Anche
questo
è
un
indice
dei
tempi
e
del
lento
accumularsi
nelle
generazioni
di
nuove
energie
intransigenti
,
disposte
a
romperla
,
non
a
chiacchiere
,
col
passato
.
Dal
"
Corriere
dell
'
Irpinia
"
del
13
giugno
1925
.
V
Epilogo
semiserio
Tutti
noi
siamo
perfettamente
d
'
accordo
:
la
colpa
è
di
Gian
Giacomo
.
È
lui
il
cattivo
genio
che
ci
ha
portato
a
questo
stato
,
è
lui
che
ha
corrotto
le
coscienze
,
deviata
la
gioventù
,
bolscevizzato
il
mondo
.
Contro
di
lui
bisogna
quindi
reagire
.
Morte
,
perciò
,
all
'
atomismo
democratico
.
Distruggiamo
l
'
individuo
,
anzi
sopprimiamo
addirittura
la
parola
dal
dizionario
.
Lo
Stato
è
tutto
,
principio
e
fine
della
vita
:
padre
degli
individui
,
e
,
come
Saturno
,
divoratore
dei
suoi
figli
.
Affidiamoci
allo
Stato
,
non
domandiamo
come
sia
nato
,
che
cosa
voglia
,
che
cosa
faccia
.
Non
abbiamo
il
diritto
di
fare
queste
domande
indiscrete
,
anzi
non
abbiamo
alcun
diritto
di
natura
.
Tutti
i
diritti
ci
provengono
dallo
Stato
come
tante
specie
di
affezioni
costituzionali
.
Perciò
in
Italia
siamo
tutti
etici
.
Specialmente
noi
del
Mezzogiorno
che
abbiamo
la
suprema
ventura
di
avere
per
compaesano
il
ministro
Rocco
,
teorico
di
fama
europea
,
scopritore
di
dottrine
universali
,
antiliberale
di
marca
.
Abbasso
il
liberalismo
ed
i
suoi
epigoni
,
e
viva
il
grande
Rocco
,
gloria
del
Sud
,
che
lo
ha
abbattuto
.
Ma
quale
liberalismo
?
Il
liberalismo
di
comodo
..
Un
liberalismo
di
comodo
,
risponde
Giovanni
Gentile
;
una
specie
di
pupazzo
impagliato
per
tirarvi
contro
le
pallottole
di
mota
,
uno
spaventapasseri
ideologico
,
di
cui
nemmeno
i
pettirossi
hanno
più
paura
.
Povero
Gian
Giacomo
,
umiliato
,
superato
e
distrutto
da
tanto
tempo
.
"
C
'
è
un
liberalismo
-
scriveva
Gentile
nel
gennaio
1923
[
vedi
La
nuova
politica
liberale
,
p
.
9
]
-
che
fa
comodo
ai
suoi
avversari
[
al
ministro
Rocco
!
]
e
che
si
sente
infatti
invocare
spesso
da
tutti
,
quantunque
i
più
ripugnano
ad
aderirvi
per
proprio
conto
.
Ed
è
il
liberalismo
materialista
del
secolo
XVIII
,
nato
in
Inghilterra
nel
precedente
,
ma
diventato
nel
Settecento
il
credo
della
Rivoluzione
...
Ma
c
'
è
un
altro
liberalismo
,
nato
nel
secolo
XIX
,
nella
piena
maturità
dello
stesso
pensiero
della
rivoluzione
,
attraverso
quella
critica
del
materialismo
che
in
tutti
i
paesi
d
'
Europa
in
vario
modo
condusse
alla
riaffermazione
dei
valori
spirituali
"
;
e
questo
liberalismo
è
quello
che
ci
proviene
dal
pensiero
vichiano
ed
attraverso
l
'
opera
del
Cuoco
e
dello
Spaventa
ha
permeato
il
pensiero
della
Destra
storica
.
Questo
,
secondo
Gentile
,
è
il
liberalismo
ideologicamente
sano
,
la
dottrina
dello
Stato
etico
,
ed
ha
una
storia
affermata
che
non
si
può
distruggere
:
questo
,
aggiungiamo
noi
,
è
il
liberalismo
idealista
che
gli
uomini
della
Destra
hanno
tentato
tradurre
in
categorie
storiche
.
Che
cosa
c
'
entra
dunque
Gian
Giacomo
ed
il
liberalismo
materialistico
?
Potremmo
anzi
dire
:
chi
lo
conosce
?
Ma
Gentile
suggerisce
:
è
un
liberalismo
di
comodo
,
il
fantoccio
del
bersaglio
nel
giuoco
delle
tre
palle
per
un
soldo
,
e
Rocco
non
ha
temuto
di
impadronirsi
con
un
tratto
di
genio
(
questo
sì
che
è
genio
)
del
pensiero
dell
'
idealismo
liberale
per
mettergli
la
camicia
nera
.
Il
fascismo
ha
finalmente
una
dottrina
,
nuova
,
fiammante
di
zecca
,
partorita
come
Minerva
dal
cervello
di
Giove
,
e
,
per
giunta
,
una
dottrina
meridionale
.
Così
il
pensiero
più
tragicamente
serio
che
sia
nato
in
queste
aride
ed
ultrafilofasciste
terre
,
si
è
trasformato
in
un
passaporto
filosofico
per
giustificare
la
rivoluzionaria
azione
dei
microbi
della
cancrena
travestiti
da
commissari
regi
nei
piccoli
comuni
di
campagna
.
...
e
le
corna
al
Podestà
Ed
è
perciò
che
con
perfetta
applicazione
dialettica
si
è
invocato
il
Podestà
.
È
così
logico
il
trapasso
che
Bertrando
Spaventa
stesso
,
se
tornasse
in
vita
,
sarebbe
costretto
a
riconoscere
che
tra
lo
Stato
e
l
'
individuo
,
e
tra
l
'
Autorità
e
la
Libertà
non
vi
è
altra
sintesi
storica
possibile
che
il
Podestà
.
Anzi
il
Podestà
è
sintesi
delle
sintesi
,
cioè
principio
ed
unico
della
vita
statale
.
Voi
non
potete
immaginare
,
cari
amici
del
Nord
,
come
ci
sollazzano
queste
trovate
.
E
badate
non
sollazzano
soltanto
i
nostri
cervelli
di
sofisti
bizantini
e
di
curiali
giurisdizionalisti
,
dispersi
tra
i
monti
a
ricercare
nelle
aride
crete
o
tra
le
ristoppie
cantate
dalle
cicale
,
quanto
Medioevo
ancora
viva
in
quest
'
atmosfera
di
fuoco
,
e
quanto
evo
moderno
ci
porti
quotidianamente
la
carta
stampata
,
ma
sollazzano
ancora
più
i
nostri
contadini
,
cervelli
semplici
,
chiari
,
dialettici
-
questi
sì
che
sono
dialettici
-
affamati
di
terra
e
di
libertà
.
Io
già
li
sento
dire
:
il
Podestà
,
ah
sì
,
e
a
me
che
me
ne
importa
?
Ora
lo
chiamano
Sindaco
,
domani
lo
chiameranno
Podestà
,
ma
saranno
sempre
le
sciammerèche
a
comandare
.
Le
sciammerèche
,
cari
amici
del
Nord
,
sono
i
borghesi
rurali
,
avari
,
sudici
,
assenteisti
,
analfabeti
,
volgari
,
cinici
che
ad
ogni
cambiamento
di
governo
si
offrono
come
tutori
dell
'
ordine
.
Nessun
governo
può
fare
senza
di
loro
,
nessun
governo
ha
mai
pensato
di
distruggerli
.
Solo
la
storia
,
l
'
economia
politica
,
e
la
vaporiera
,
camminando
ogni
giorno
verso
un
avvenire
migliore
,
ne
scalfiscono
il
dominio
,
tolgono
una
pietra
all
'
edificio
.
E
a
mano
a
mano
che
questo
processo
si
sviluppa
,
il
lavoratore
sobrio
,
devoto
e
pio
,
generoso
e
silenzioso
,
alza
la
testa
verso
il
cielo
e
si
sente
uomo
.
Altro
che
l
'
atomismo
individualistico
!
...
Non
vi
sono
che
i
torbidi
cervelli
dei
piccoli
borghesi
trasformisti
che
possono
sognare
di
arrestare
questa
marcia
.
Una
grande
marcia
,
amici
del
Nord
,
sognata
dai
precursori
,
sognata
da
Vico
,
da
Cuoco
e
da
Spaventa
,
dietro
la
quale
segue
a
grandi
giornate
lo
Stato
etico
:
una
marcia
che
si
svolge
nei
cuori
e
nei
cervelli
degli
umili
e
li
avvicina
per
vie
ignote
ai
grandi
ideali
nazionali
,
verso
la
coscienza
di
se
stessi
,
e
dell
'
appartenenza
alla
società
ed
allo
Stato
.
Contro
questa
marcia
-
noi
lo
vaticiniamo
fin
da
ora
-
inutile
la
difesa
del
Podestà
.
Il
giorno
fissato
dal
destino
salteranno
via
tutti
i
Podestà
...
oppure
,
secondo
la
consuetudine
,
aderiranno
ai
nuovi
tempi
.
Risparmiatevi
,
perciò
,
questa
fatica
sciocca
e
lasciatevi
consigliare
da
chi
ne
sa
più
di
voi
.
Non
permettete
al
"
Mattino
"
di
prendere
in
giro
il
"
Podestà
"
proprio
quando
sognate
,
a
mezzo
suo
,
di
costruirvi
una
autorità
.
In
quanto
al
ricordo
che
del
Podestà
rimane
nella
letteratura
popolare
ed
in
quella
scritta
,
-
dice
il
"
Mattino
"
,
-
esso
è
miserabile
.
È
indubbio
che
il
Podestà
ha
accentrato
su
di
sé
l
'
odio
delle
popolazioni
:
cosa
che
non
accade
né
ai
nostri
prefetti
,
né
ai
nostri
magistrati
.
Il
solo
istituto
del
XIV
e
XV
secolo
del
quale
il
folclore
popolare
conservi
ancora
traccia
è
il
Podestà
,
nel
noto
proverbio
:
"
Ecco
fatto
il
becco
all
'
oca
e
le
corna
al
Podestà
"
.
Questo
dimostra
che
nell
'
opinione
delle
popolazioni
dell
'
epoca
il
Podestà
era
cornuto
.
Bisogna
far
grande
attenzione
a
queste
manifestazioni
della
sensibilità
popolare
.
Un
magistrato
in
fama
di
essere
cornuto
soffre
indubbiamente
di
grande
lesione
nella
sua
autorità
.
Se
poi
il
popolo
gli
attribuisce
questa
qualità
indipendentemente
dalla
condotta
di
sua
moglie
,
e
indipendentemente
dal
fatto
che
egli
sia
coniugato
-
come
sembra
sia
stato
il
caso
del
Podestà
-
bisogna
concludere
che
le
corna
vengono
attribuite
non
all
'
uomo
,
ma
alla
carica
;
e
questo
è
un
sintomo
gravissimo
di
impopolarità
.
Ora
,
il
proverbio
citato
sembra
indicare
che
,
nella
opinione
delle
popolazioni
dell
'
epoca
,
le
corna
venivano
al
Podestà
così
naturalmente
come
il
becco
nasce
all
'
oca
.
I
Francesi
moderni
hanno
un
pregiudizio
analogo
contro
il
capostazione
.
"
Il
est
cocu
,
le
chef
de
gare
"
,
canta
la
loro
canzone
.
Ma
il
loro
equo
razionalismo
aggiunge
subito
:
"
S
'
il
est
cocu
,
c
'
est
que
sa
femme
l
'
a
voulu
"
.
Nel
caso
del
Podestà
,
nessuna
spiegazione
di
questo
genere
:
e
dobbiamo
concludere
che
esso
è
stato
cornuto
per
ragione
del
suo
ufficio
.
Lasciate
perciò
che
sia
cornuto
il
sindaco
ogni
qualvolta
abbia
una
moglie
ingrata
,
ma
non
permettete
che
la
nuova
carica
possa
essere
diminuita
da
un
attributo
così
pericoloso
nel
Sud
.
Perché
,
vedete
,
amici
del
Nord
,
i
meridionali
attribuiscono
tanta
importanza
alla
fedeltà
delle
donne
coniugate
,
da
negare
ogni
autorità
,
anzi
da
mettere
nel
più
terribile
dei
ridicoli
i
mariti
disgraziati
.
Il
Podestà
perciò
è
un
nome
inadattabile
,
dati
i
precedenti
.
Vogliamo
il
capo
urbano
Questo
nome
è
presto
trovato
:
il
capo
urbano
.
Nessun
appellativo
è
infatti
più
italiano
e
più
borbonico
di
questo
.
Gli
urbani
e
guardie
urbane
-
narra
il
De
Cesare
-
erano
una
milizia
locale
,
composta
generalmente
di
operai
e
di
bottegai
e
contadini
,
i
quali
non
vestivano
divisa
e
solo
portavano
,
in
servizio
,
una
coccarda
rossa
al
cappello
o
alla
coppola
.
C
'
era
nei
comuni
un
posto
di
guardia
,
dove
ogni
sera
gli
urbani
convenivano
alla
spicciolata
per
turno
,
armati
di
schioppi
di
loro
proprietà
.
Avevano
il
privilegio
di
ottenere
gratuitamente
il
porto
d
'
armi
ma
non
il
permesso
di
cacciare
.
Nei
piccoli
paesi
il
capo
urbano
era
l
'
uomo
più
temuto
dopo
il
giudice
regio
,
perché
vigilava
,
riferiva
,
denunziava
e
dava
informazioni
al
giudice
,
all
'
aiutante
ed
al
sottointendente
.
Ve
li
figurate
voi
questi
capo
urbani
nell
'
esercizio
delle
loro
funzioni
,
controllare
,
riferire
,
soprattutto
denunziare
?
So
benissimo
che
erano
ritenuti
e
chiamati
spioni
e
ferocemente
odiati
,
ma
appunto
perciò
erano
utili
ad
impedire
che
la
licenza
trionfasse
e
che
l
'
atomismo
democratico
corrompesse
la
Sacra
autorità
di
Sua
Maestà
Ferdinando
II
,
che
Dio
salvi
.
Chi
può
valutare
gli
oscuri
servigi
resi
da
questi
minuscoli
ras
per
la
salvezza
del
trono
?
Chi
non
ricorda
con
quanto
accanimento
perseguirono
gli
attendibili
?
Essi
fecero
fino
all
'
ultimo
giorno
il
loro
dovere
,
con
una
tenacia
ed
una
fedeltà
degna
della
causa
che
sostenevano
e
se
non
riuscirono
ad
impedire
il
dilagare
dell
'
eresia
liberale
,
non
fu
colpa
loro
.
Oggi
hanno
diritto
a
questa
grande
riabilitazione
storica
,
e
le
plebi
meridionali
,
ancora
borboniche
nel
sangue
,
li
accoglieranno
come
i
discepoli
accolsero
il
Maestro
dopo
la
resurrezione
.
Resurrexerunt
i
sacri
militi
dell
'
Autorità
-
canterà
la
leggenda
-
e
tornarono
con
la
rossa
coccarda
ed
il
giglio
dell
'
innocenza
a
difendere
le
docili
popolazioni
del
Sud
dalle
insidie
della
disgregazione
liberale
.
Mercé
loro
il
trasformismo
fu
sconfitto
.
Non
vi
furono
più
elezioni
,
quindi
non
vi
furono
più
trasformisti
.
Questo
argomento
è
indubbiamente
principe
per
sostenere
la
necessità
della
riforma
.
Anche
i
meridionalisti
più
convinti
possono
aderirvi
,
se
vogliono
liberare
il
Mezzogiorno
dalla
triste
genia
dei
saltimbanchi
politici
.
O
governativi
a
vita
,
o
attendibili
a
vita
.
Tertium
non
datur
.
Casertano
non
dovrà
più
lavorare
di
gomiti
per
brandire
la
divisa
.
Se
l
'
è
procurata
,
nessuno
gliela
insidierà
.
Purché
il
Sire
sia
contento
dei
suoi
servigi
nessuno
potrà
,
con
colpi
mancini
,
togliergli
il
bastone
del
comando
.
Il
Podestà
dei
Podestà
E
giacché
lo
abbiamo
nominato
,
permettete
,
amici
del
Nord
,
che
io
vi
reciti
l
'
elogio
di
quest
'
uomo
,
che
ben
può
definirsi
,
con
l
'
Emerson
,
l
'
Uomo
Rappresentativo
del
Mezzogiorno
.
Egli
nacque
in
una
zona
selvaggia
,
in
cui
solo
i
bufali
ed
i
mazzoni
,
armati
a
cavallo
,
riempiono
il
paesaggio
.
Paese
sterminato
e
deserto
,
sacro
alla
Dea
Febbre
,
ove
la
vita
è
una
lotta
quotidiana
con
gli
elementi
;
ove
l
'
uomo
si
trova
solo
di
fronte
alla
natura
aspra
e
selvaggia
,
e
non
sente
ancora
il
bisogno
di
crearsi
lo
Stato
etico
,
dato
che
ivi
impera
un
'
altra
sovrana
della
patologia
:
la
malaria
.
Ed
è
perciò
che
in
quella
zona
,
tra
i
canneti
e
gli
acquitrini
,
nella
landa
sterminata
e
nei
casolari
di
paglia
,
tra
i
butteri
felici
di
galoppare
al
vento
sulla
nuda
groppa
delle
cavalle
indomite
,
la
vita
soddisfa
ai
suoi
bisogni
con
mezzi
eccezionali
:
altre
forme
di
associazione
regnano
che
non
siano
quelle
riconosciute
dal
Codice
civile
o
dal
Codice
di
commercio
,
e
la
libertà
naturalistica
cede
solo
alle
esigenze
di
una
giustizia
autoctona
che
non
fallisce
mai
,
come
quella
ufficiale
.
Casertano
è
il
capo
indiscusso
di
questa
regione
,
e
,
se
i
tempi
non
fossero
così
malvagi
,
egli
sarebbe
lieto
di
prodigarsi
nella
pianura
sconfinata
come
un
patriarca
,
duce
e
legislatore
di
questo
popolo
semplice
.
Ma
vi
sono
le
esigenze
dell
'
Unità
.
Roma
vuole
imprimere
la
sua
orma
anche
nelle
pozzanghere
dei
mazzoni
,
vuole
distendere
le
sue
aquile
imperiali
su
ogni
rupe
,
su
ogni
terra
,
su
ogni
fosso
.
Bisogna
perciò
mediare
l
'
idea
imperiale
con
tutte
le
idee
locali
,
operare
tante
sintesi
regionali
quante
ne
occorrono
per
impedire
che
la
burocrazia
si
riveli
quale
è
,
vuota
di
pensiero
e
ricca
di
formule
e
di
presunzione
,
arrivare
infine
alla
grande
sintesi
nazionale
.
E
per
far
ciò
occorrono
dei
mediatori
.
Ben
si
sa
:
i
mediatori
affrontano
gli
ostacoli
,
avvicinano
i
consensi
,
cancellano
le
differenze
.
Differiscono
secondo
la
materia
che
trattano
,
ma
sono
sempre
preziosi
.
Alcuni
operano
nelle
fiere
e
sono
i
più
malfamati
,
ma
a
torto
;
altri
operano
nel
commercio
ordinario
,
nelle
vendite
immobiliari
,
negli
affari
legali
in
margine
alla
Sacra
Maestà
della
Giustizia
:
altri
infine
operano
nella
politica
e
portano
per
mille
vie
al
centro
della
Nazione
i
consensi
della
periferia
.
Per
queste
necessità
nazionali
i
buoni
mazzoni
hanno
dovuto
crearsi
una
classe
dirigente
,
cioè
una
classe
di
mediatori
.
Questi
mediano
nelle
fiere
e
negli
affari
commerciali
in
genere
:
mediano
tra
la
giustizia
autoctona
e
quella
ufficiale
,
tra
l
'
anarchia
prestatale
delle
popolazioni
ed
il
feudalismo
statale
del
centro
.
È
naturale
che
dove
la
distanza
tra
i
termini
da
mediare
è
maggiore
,
ivi
occorre
più
diplomazia
.
I
nostri
uomini
politici
sono
infatti
dei
grandi
diplomatici
.
Ora
in
questo
ambiente
e
per
queste
necessità
ideali
Casertano
cominciò
la
sua
carriera
di
ambasciatore
dei
mazzoni
presso
il
governo
italiano
.
Naturalmente
l
'
inizio
fu
impetuoso
,
come
per
tutti
i
grandi
leaders
meridionali
.
Era
l
'
epoca
del
radicalismo
:
un
'
epoca
intellettualmente
buffa
,
come
tutte
le
concezioni
politiche
della
piccola
borghesia
meridionale
:
l
'
epoca
cioè
dell
'
individualismo
industriale
applicato
alla
transumanza
delle
pecore
ed
alla
fabbricazione
delle
ricotte
.
Ma
Casertano
non
si
spaventò
,
ed
in
nome
di
questi
ideali
dissertò
nelle
aule
polverose
del
tribunale
di
Santa
Maria
Capua
Vetere
e
delle
preture
dipendenti
.
Il
suo
avversario
Gioacchino
Della
Pietra
forse
ne
ride
ancora
,
egli
che
già
aveva
fatta
tutta
la
sua
carriera
di
diplomatico
mazzonaro
e
si
assideva
sicuro
sul
suo
trono
di
ras
.
In
effetto
,
Casertano
allora
credeva
sul
serio
ai
grandi
ideali
della
Loggia
e
si
meravigliava
non
poco
che
i
butteri
ed
i
fittavoli
del
Nolano
,
presso
di
cui
in
un
secondo
tempo
cercò
asilo
,
non
presentissero
la
sua
futura
grandezza
.
Trascinò
così
,
per
lungo
tempo
,
la
sua
conoscenza
della
legge
comunale
e
provinciale
,
l
'
unico
libro
che
abbia
studiato
a
fondo
,
dinanzi
alla
Giunta
provinciale
amministrativa
di
Terra
di
Lavoro
,
finché
l
'
ora
venne
.
Lo
mandò
al
Parlamento
Nola
,
la
piccola
cittadina
campana
,
madre
della
dialettica
bruniana
,
ed
ancora
oggi
memore
dell
'
oratoria
polemica
di
Guido
Podrecca
,
anche
lui
,
come
il
grande
Casertano
,
finito
fascista
.
Nola
veramente
in
quell
'
epoca
aveva
-
come
ha
tuttora
-
assai
fede
nel
culto
di
san
Paolino
,
inventore
delle
campane
,
e
la
cavalleria
più
volte
dovette
intervenire
per
salvare
Podrecca
e
Casertano
dai
furori
eroici
dei
curati
del
contado
,
aizzanti
a
suon
di
fischi
e
pietrate
,
l
'
irritazione
sanfedista
dei
villici
,
ma
la
tenacia
del
nostro
uomo
finì
per
trionfare
e
l
'
ambasciatore
dei
mazzoni
fu
mandato
in
Parlamento
.
Io
non
so
quante
mediazioni
furono
necessarie
per
questa
vittoria
:
quante
sintesi
occorsero
.
So
soltanto
che
da
quell
'
epoca
la
storia
di
Casertano
si
identificò
con
quella
nazionale
.
Egli
era
un
predestinato
in
nome
del
compasso
,
pronto
però
a
mediare
con
la
croce
e
con
la
mezzaluna
,
ed
il
suo
destino
si
avverò
.
In
qual
modo
non
occorre
dire
,
perché
è
noto
.
Lentamente
il
nostro
uomo
divenne
veramente
rappresentativo
,
finché
il
fascismo
,
con
quell
'
intuito
di
intransigenza
che
giustamente
Farinacci
celebra
,
lo
elevò
a
mediatore
di
tutto
il
Mezzogiorno
,
quasi
quasi
a
vicerè
dei
reali
domini
al
di
qua
del
Faro
.
È
naturale
,
perciò
,
che
con
l
'
istituzione
del
Podestà
o
del
capo
urbano
-
il
che
fa
lo
stesso
,
trattandosi
soltanto
di
una
questione
di
nomi
-
si
pensi
anche
a
sistemare
la
posizione
di
Casertano
,
a
mantenergli
cioè
la
qualità
di
ambasciatore
del
Mezzogiorno
presso
il
regime
.
Si
potrebbe
,
perciò
,
creare
la
carica
di
Podestà
dei
podestà
,
conferendole
i
poteri
e
le
attribuzioni
di
sorvegliare
i
nuovi
funzionari
governativi
.
Solo
allora
l
'
atomismo
democratico
sarà
veramente
distrutto
nella
glorificazione
di
colui
che
col
suo
sacrificio
seppe
redimere
il
Mezzogiorno
.
Da
"
La
Rivoluzione
Liberale
"
del
20
settembre
1925
.
APPENDICE
SECONDA
DUE
GIUDIZI
I
Un
giudizio
di
Luigi
Sturzo
È
degno
di
nota
il
tentativo
di
Guido
Dorso
di
riportare
il
problema
meridionale
nelle
fasi
della
storia
dell
'
Italia
dall
'
unificazione
al
momento
presente
,
e
di
dargli
un
contenuto
.
Sono
pochi
(
purtroppo
)
che
han
superato
tanto
lo
stato
d
'
animo
dei
meridionali
che
vedono
nel
governo
centrale
il
protettore
ed
il
salvatore
del
Mezzogiorno
,
quanto
la
corrente
problemistica
di
particolari
bisogni
e
di
analitiche
soluzioni
,
sia
pure
agitate
e
rivendicate
con
spirito
d
'
indipendenza
.
Egli
considera
il
problema
meridionale
in
termini
politici
,
come
un
problema
di
Regime
,
non
specifico
del
Mezzogiorno
,
ma
generale
dell
'
Italia
.
Sotto
questo
aspetto
il
lavoro
del
Dorso
a
prima
vista
può
dare
al
lettore
la
impressione
che
la
questione
c
'
entri
in
linea
secondaria
,
come
per
amore
della
tesi
,
ma
che
il
libro
(
togliendo
di
colpo
i
capitoli
V
,
VI
,
XIV
e
XV
e
altri
pochi
tratti
qua
e
là
)
potrebbe
rimanere
un
bel
saggio
di
sintesi
storica
della
politica
italiana
senza
incomodare
la
questione
meridionale
.
Forse
a
questa
impressione
contribuisce
in
qualche
modo
il
taglio
del
lavoro
,
nel
quale
in
tre
libri
differenti
per
soggetto
,
la
parte
critica
storico
generale
assorbe
la
mente
del
lettore
ed
il
nesso
intimo
,
che
tutto
ciò
ha
con
la
questione
meridionale
,
non
si
rivela
nella
sua
completa
luce
.
E
il
lavoro
è
diviso
in
tre
libri
:
il
I
ha
il
titolo
:
Gli
aspetti
storici
della
politica
unitaria
e
la
questione
meridionale
;
il
II
ha
il
titolo
:
I
partiti
storici
e
la
questione
meridionale
;
e
il
III
:
Lo
Stato
storico
e
la
rivoluzione
meridionale
.
Ho
detto
sembra
,
ma
non
è
:
poiché
il
punto
centrale
è
proprio
la
questione
meridionale
,
vista
attraverso
il
problema
politico
generale
d
'
Italia
,
e
in
questo
sta
l
'
interesse
che
desta
il
lavoro
del
giovane
scrittore
.
Il
suo
pensiero
può
riassumersi
così
.
L
'
unificazione
italiana
,
pur
partendo
da
presupposti
rivoluzionari
,
fu
condotta
avanti
e
completata
al
di
fuori
dello
spirito
rivoluzionario
,
in
un
compromesso
tra
la
monarchia
piemontese
,
che
estese
il
suo
dominio
su
tutta
l
'
Italia
e
la
classe
conservatrice
borghese
del
Nord
,
che
assodò
la
sua
posizione
economica
,
col
sacrificio
dell
'
idea
liberale
.
La
borghesia
rurale
del
Sud
,
a
sua
volta
,
entrando
a
far
parte
del
nuovo
Regno
,
si
garantì
il
suo
feudalismo
terriero
e
municipale
,
rinunziando
alla
reale
partecipazione
della
vita
politica
,
che
rimase
piemontese
e
nordica
.
Questa
si
chiama
"
la
conquista
regia
"
,
e
il
Mezzogiorno
fu
reputato
in
sostanza
come
una
colonia
.
I
partiti
storici
continuarono
questa
politica
iniziale
,
sviluppando
il
protezionismo
industriale
del
Nord
(
Sinistra
)
e
l
'
operaismo
cooperativo
e
sindacalista
a
peso
dello
Stato
(
socialismo
ufficiale
)
,
sacrificando
i
veri
interessi
del
Mezzogiorno
,
che
si
contentò
di
dare
la
materia
parlamentare
del
trasformismo
e
il
mezzo
costante
delle
larvate
dittature
governative
.
Il
solo
che
cercò
di
trarre
il
Partito
socialista
dal
terreno
del
compromesso
economico
e
dalle
spire
della
conquista
regia
fu
il
Salvemini
,
che
però
fallì
sul
terreno
del
partito
,
che
egli
dovette
abbandonare
;
e
non
ebbe
successi
sul
terreno
della
questione
politica
meridionale
,
perché
troppo
impigliato
nel
problemismo
.
Nel
campo
liberale
furono
Giustino
Fortunato
e
De
Viti
De
Marco
a
comprendere
i
termini
reali
del
problema
meridionale
,
ma
nessuno
dei
due
assurse
alla
visione
politica
di
esso
.
La
politica
generale
giolittiana
fu
morfinizzante
per
tutte
le
vitalità
del
paese
,
e
principalmente
per
il
Mezzogiorno
.
La
grande
guerra
travolge
le
forze
politiche
ed
economiche
,
e
rimette
in
primo
piano
tutto
il
problema
politico
originato
dalla
conquista
regia
e
dalla
politica
di
mezzo
secolo
del
nostro
Stato
unitario
.
I
partiti
cercano
di
orientarsi
.
Il
Partito
socialista
si
volge
verso
la
corrente
bolscevizzante
,
pur
restando
un
fenomeno
prevalente
dell
'
Alta
Italia
,
con
una
radicale
incomprensione
politica
di
tutto
il
resto
.
Il
Partito
popolare
imposta
il
problema
con
la
sua
tendenza
antistatale
,
il
suo
sistema
autonomistico
e
decentratore
,
ma
è
legato
alle
necessità
di
un
partito
nazionale
(
nel
senso
che
abbraccia
tutte
le
province
italiane
e
quindi
il
contrasto
intimo
del
Nord
e
Sud
)
;
ciò
nonostante
per
istinto
rivoluzionario
fa
con
successo
la
sua
battaglia
antigiolittiana
,
e
tenta
di
imporre
il
movimento
agrario
come
riabilitazione
politica
delle
forze
rurali
.
Ma
è
immobilizzato
dalle
correnti
localistiche
e
dalle
consorterie
parlamentari
,
alle
quali
il
Mezzogiorno
aderisce
sempre
con
maggiore
adattabilità
e
forza
di
tradizione
.
Di
questa
tradizione
sono
esposti
il
radicalismo
prima
,
e
il
democratismo
di
Amendola
e
di
Cesarò
dopo
,
che
sotto
diversi
aspetti
restano
nell
'
orbita
del
conservatorismo
della
conquista
regia
e
del
trasformismo
giolittiano
.
Sopravviene
il
fascismo
:
fenomeno
esclusivamente
dell
'
Alta
Italia
,
esso
viene
utilizzato
dal
conservatorismo
in
funzione
rivoluzionaria
per
fermare
la
via
alle
correnti
socialiste
e
popolari
,
che
,
per
quanto
avverse
e
con
linee
non
coerenti
,
agivano
o
meglio
potevano
agire
in
autonomia
di
mosse
,
al
di
fuori
della
tradizione
del
compromesso
tra
Corona
e
borghesia
redditiera
e
conservatrice
.
Mussolini
,
senza
cessare
la
forma
rivoluzionaria
,
anzi
portandola
nella
espressione
esteriore
del
suo
governo
,
si
presta
alla
mediazione
tra
il
conservatorismo
monarchico
ed
il
paese
.
Il
Mezzogiorno
è
assente
dal
movimento
fascista
fino
quasi
alla
marcia
su
Roma
.
Quello
che
nel
Sud
esisteva
era
un
semplice
fatto
e
senza
convinzioni
.
Il
fenomeno
di
adattamento
del
fascismo
meridionale
,
non
è
che
la
ripetizione
di
quel
che
fece
nel
Mezzogiorno
la
borghesia
rurale
del
Risorgimento
.
Essa
si
è
garantita
il
predominio
locale
,
con
rinunzia
a
qualsiasi
partecipazione
o
controllo
politico
sul
paese
.
Il
tentativo
di
Padovani
di
risolvere
la
del
Mezzogiorno
sul
terreno
di
una
contingenza
di
partito
e
di
uno
spossessamento
della
classe
dirigente
del
luogo
,
cadde
appena
all
'
inizio
.
Dopo
l
'
avvento
fascista
alcune
correnti
tra
i
repubblicani
ed
i
comunisti
e
altre
dei
partiti
locali
come
il
sardo
di
Azione
,
cominciano
ora
ad
intravedere
il
nesso
del
problema
politico
del
Mezzogiorno
,
come
problema
di
autonomismo
e
di
ruralismo
e
per
l
'
effettiva
partecipazione
alla
vita
del
regime
,
come
forza
rivoluzionaria
contro
lo
Stato
storico
italiano
.
Questa
può
dirsi
la
"
rivoluzione
meridionale
"
,
che
va
maturandosi
attraverso
le
dure
esperienze
del
presente
.
Spero
di
avere
con
precisione
e
chiarezza
esposto
il
pensiero
dell
'
Autore
;
dico
spero
,
perché
se
c
'
è
un
difetto
in
questo
libro
è
lo
sforzo
di
una
sintesi
di
formule
astratte
,
per
rappresentare
fatti
e
realtà
concrete
.
Le
linee
del
pensiero
risultano
chiare
,
ma
il
riferimento
al
concreto
può
essere
non
poche
volte
equivocato
,
per
il
gusto
di
generalizzazioni
,
che
a
volte
eccedono
la
piccola
portata
dei
fatti
contingenti
:
come
è
,
ad
esempio
,
l
'
importanza
data
al
fenomeno
Padovani
nella
Campania
e
al
Partito
sardo
di
Azione
o
al
comunismo
di
Gramsci
.
Ma
questo
difetto
,
emendabilissimo
,
non
toglie
nulla
all
'
impostazione
del
problema
e
alla
visione
storica
della
formazione
del
Regno
unitario
e
alla
posizione
dei
partiti
politici
,
che
in
sostanza
risulta
molto
vicino
alla
realtà
e
al
significato
politico
di
essa
.
Se
c
'
è
un
appunto
da
fare
,
o
meglio
un
dubbio
da
sollevare
,
è
sul
terreno
economico
.
Il
Mezzogiorno
non
ha
potuto
mai
conquistare
un
vero
controllo
sui
pubblici
poteri
,
né
esprimere
una
prevalenza
politica
,
nei
confronti
dell
'
Alta
Italia
,
perché
la
sua
struttura
economica
precapitalistica
e
feudalizzante
,
e
la
sua
posizione
geografica
al
di
là
dei
centri
di
polarizzazione
dei
commerci
,
non
gli
han
consentito
di
misurarsi
nella
lotta
con
gl
'
interessi
dell
'
Alta
Italia
.
La
politica
italiana
non
poteva
uscire
fuori
dal
triangolo
Milano
Genova
Torino
con
la
punta
avanzata
della
Val
Padana
,
Emilia
,
Romagna
.
Questo
gruppo
d
'
interessi
,
sia
perché
vigoreggianti
sullo
sfruttamento
del
resto
d
'
Italia
,
specialmente
del
Mezzogiorno
,
sia
perché
poggianti
sopra
industrie
parassite
,
o
quasi
,
che
postulavano
la
mediazione
economica
dello
Stato
fra
essi
e
il
resto
della
popolazione
consumatrice
,
in
tanto
poteva
sostenersi
in
quanto
la
politica
fosse
dalla
propria
parte
(
dittature
larvate
o
palesi
)
,
e
in
quanto
fosse
conservatrice
.
E
poiché
la
politica
ideale
o
delle
correnti
dei
partiti
non
poteva
prendere
il
nome
di
conservatrice
(
nome
inviso
ed
impopolare
)
,
così
prima
fu
quella
liberale
,
poi
quella
democratica
,
con
filìe
socialiste
(
a
ragionevole
distanza
)
,
e
infine
socialista
;
onde
i
rappresentati
di
questi
gruppi
d
'
interessi
furono
all
'
esterna
apparenza
liberali
o
democratici
,
come
oggi
sono
fascisti
;
perché
alla
loro
volta
,
i
governi
,
fasci
sta
o
democratico
o
liberale
,
facessero
sempre
la
politica
sostanzialmente
conservatrice
.
I
socialisti
,
in
quanto
entrarono
nell
'
orbita
dell
'
industrialismo
e
furono
obbligati
a
sostenere
gl
'
interessi
dell
'
industria
parassita
-
perché
così
difendevano
una
serie
d
'
interessi
operai
-
e
in
quanto
entrarono
nell
'
orbita
degl
'
interessi
fondiari
delle
zone
bonificate
,
per
sviluppare
il
loro
movimento
rurale
cooperativo
,
non
potevano
che
essere
il
miglior
puntello
di
una
simile
qualifica
.
Cosa
aveva
da
contrapporre
il
Mezzogiorno
?
l
'
emigrazione
ne
fu
la
valvola
di
salvezza
.
Il
sudato
risparmio
meridionale
fu
pompato
dallo
Stato
a
mezzo
di
tasse
o
di
rendita
pubblica
e
buoni
del
tesoro
o
C
.
P
.
,
per
beneficiare
il
Nord
delle
disponibilità
del
tesoro
,
e
,
a
mezzo
delle
grandi
banche
,
potente
veicolo
di
economia
,
a
favore
delle
grandi
industrie
del
Nord
,
le
quali
venivano
sorrette
a
mezzo
delle
tariffe
protettive
,
sistema
atto
ad
assicurare
il
trionfo
di
un
industrialismo
artificioso
.
Si
comprende
bene
come
a
questa
politica
necessitava
una
centralizzazione
statale
sempre
più
serrata
,
e
una
impermeabilità
ad
altre
forze
estranee
ad
essa
;
necessitava
un
centro
bancario
prevalente
,
con
esclusione
di
altri
concorrenti
incomodi
;
necessitava
l
'
esercizio
di
un
dominio
illimitato
,
anche
se
le
forme
parlamentari
potevano
far
credere
che
un
limite
vi
fosse
.
In
questo
giro
chiuso
e
ristretto
le
classi
politicanti
del
Mezzogiorno
si
sono
trovate
a
loro
agio
a
tener
soggetta
la
plebe
rurale
e
a
dare
piccolo
sfogo
all
'
artigianato
e
alla
media
borghesia
con
le
lotte
municipali
.
Quando
fu
concesso
il
suffragio
universale
si
ebbe
nel
Mezzogiorno
un
senso
di
paura
,
vinto
subito
dal
fatto
che
poté
essere
incanalato
nelle
vecchie
figure
dei
partiti
locali
.
Ma
la
paura
aumentò
quando
venne
la
proporzionale
,
il
vero
primo
mezzo
di
emancipazione
delle
forze
politiche
tenute
costrette
al
ritmo
degl
'
interessi
prevalenti
.
Il
vero
primo
atto
rivoluzionario
(
nel
senso
esatto
e
non
violento
della
parola
)
fu
proprio
la
proporzionale
.
Per
questo
fatto
il
Mezzogiorno
benpensante
fu
ostile
;
perché
(
è
qui
il
nucleo
della
situazione
politica
del
Mezzogiorno
)
le
classi
della
borghesia
predominante
ricacciano
sempre
indietro
le
masse
contadine
e
i
ceti
operai
da
una
partecipazione
organizzata
alla
vita
pubblica
,
per
tema
di
perdere
non
solo
il
monopolio
della
politica
municipale
e
provinciale
,
ma
anche
il
dominio
economico
senza
limitazioni
e
senza
controlli
.
Sotto
questo
punto
di
vista
il
problema
del
latifondo
meridionale
,
agitato
dai
popolari
,
toccava
non
il
lato
tecnico
(
che
poteva
essere
incompleto
e
deficiente
)
ma
il
lato
politico
della
emancipazione
rurale
.
Se
si
arrivava
a
condurre
in
porto
la
legge
votata
dalla
Camera
dei
Deputati
nel
luglio
1922
,
si
dava
un
altro
colpo
maestro
per
la
formazione
della
vita
politica
del
Sud
.
E
il
terzo
colpo
sarebbe
stato
quello
della
costituzione
della
Regione
e
della
maggiore
autonomia
della
vita
locale
,
per
poter
creare
(
sia
pure
attraverso
dure
esperienze
)
una
coscienza
politico
amministrativa
in
più
larghe
zone
della
popolazione
meridionale
.
Restava
,
come
sempre
,
grave
la
situazione
economica
,
in
rapporto
al
predominio
politico
.
Il
colpo
che
si
preparava
(
e
del
quale
fu
un
segno
l
'
ordine
del
giorno
proposto
da
Cingolani
per
l
'
abolizione
della
protezione
siderurgica
,
pur
temperandola
con
premi
transitori
)
era
quello
di
ridurre
il
sistema
protettivo
e
di
avviare
il
paese
verso
la
libertà
economica
.
Il
Mezzogiorno
così
sarebbe
passato
dal
rango
di
colonia
a
quello
di
provincia
unitaria
del
Regno
.
Tutto
ciò
fu
concepito
e
sostenuto
dal
Partito
popolare
,
nonostante
che
la
maggior
parte
dei
suoi
deputati
e
delle
sue
organizzazioni
fossero
dell
'
Alta
Italia
,
nella
convinzione
generale
che
non
poteva
rigenerarsi
il
Paese
,
che
con
un
'
evoluzione
verso
lo
Stato
decentrato
ed
economicamente
libero
,
con
un
Mezzogiorno
rimesso
nell
'
equilibrio
statale
.
Il
Mezzogiorno
,
quello
politicante
,
non
comprese
il
partito
popolare
,
e
lo
avversò
;
e
il
Mezzogiorno
operaio
e
contadino
non
era
in
grado
di
poterlo
conoscere
se
non
attraverso
le
opere
.
Queste
furono
troncate
per
il
sopravvenire
degli
avvenimenti
.
Oggi
il
Mezzogiorno
è
in
grado
di
rifarsi
un
concetto
esatto
della
sua
posizione
politica
ed
economica
?
Il
problema
è
di
nuovo
complicato
con
il
problema
politico
dell
'
intera
Italia
:
sicché
si
può
dire
che
oggi
non
esiste
un
problema
politico
del
Mezzogiorno
distinto
da
quello
generale
.
Torna
la
posizione
del
primo
Risorgimento
,
e
torna
con
tutti
i
suoi
dubbi
e
le
sue
formule
,
i
suoi
contrasti
e
le
sue
speranze
.
È
bene
,
intanto
,
che
gli
scrittori
ritornino
a
studiare
ed
a
scrivere
,
e
gli
uomini
di
carattere
a
lottare
e
a
soffrire
.
II
La
questione
meridionale
nel
pensiero
di
Antonio
Gramsci
Nel
1930
la
rassegna
del
Partito
comunista
,
"
Stato
operaio
"
,
pubblicò
un
saggio
di
Antonio
Gramsci
sulla
questione
meridionale
,
che
costituisce
ancor
oggi
una
presa
di
posizione
di
grande
interesse
teorico
,
assai
utile
per
comprendere
la
politica
che
il
Partito
comunista
si
ripromette
di
svolgere
nel
prossimo
avvenire
.
Questo
saggio
,
da
moltissimi
ritenuto
il
più
profondo
scritto
del
compianto
Autore
,
è
un
notevole
sforzo
per
uscire
dal
terreno
puramente
ideologico
ed
impossessarsi
di
una
realtà
politico
sociale
,
che
,
nel
suo
ermetismo
,
appare
ribelle
ad
ogni
esegesi
,
poiché
quando
ne
avete
afferrato
e
sottolineato
alcuni
aspetti
,
che
vi
sembrano
preminenti
,
vi
sorge
il
dubbio
che
altri
aspetti
abbiano
maggiore
importanza
e
tutta
l
'
analisi
sia
ancora
da
rifare
.
Però
se
queste
difficoltà
teoriche
veramente
esistono
e
non
sono
soltanto
il
frutto
dell
'
angustia
mentale
di
coloro
che
fino
a
questo
momento
si
sono
cimentati
con
esse
,
non
è
meno
vero
che
tutti
i
tentativi
di
approfondimento
della
realtà
hanno
inestimabile
importanza
,
sia
perché
approntano
un
sempre
più
vasto
materiale
d
'
indagine
,
sia
perché
necessariamente
contribuiscono
a
rendere
meno
imperfetta
per
le
masse
la
coscienza
del
proprio
disagio
e
più
efficace
la
loro
azione
.
E
poiché
lo
scritto
di
Antonio
Gramsci
è
divenuto
addirittura
introvabile
,
credo
opportuno
riferire
per
sommi
capi
le
sue
considerazioni
e
riesaminarle
al
lume
degli
ultimi
avvenimenti
,
soprattutto
perché
al
popolo
meridionale
interessa
assai
che
il
proletariato
italiano
eviti
nel
prossimo
futuro
tutti
gli
errori
che
spinsero
fatalmente
il
vecchio
Partito
socialista
in
una
posizione
antimeridionalistica
,
e
contribuirono
così
efficacemente
al
successo
del
giolittismo
.
Sotto
questo
punto
di
vista
,
anzi
,
il
pensiero
di
Gramsci
è
così
tagliente
,
e
la
sua
revisione
critica
così
sincera
,
che
non
si
può
non
sottolineare
il
parallelismo
con
altre
dottrine
meridionaliste
elaborate
in
sede
strettamente
politica
e
senza
pregiudizi
classisti
.
E
che
si
tratti
di
una
revisione
,
e
più
esattamente
di
una
revisione
critica
,
cioè
non
di
un
riesame
ideologico
,
ma
di
un
esame
di
coscienza
storico
politico
,
lo
confessa
lo
stesso
Autore
,
quando
,
quasi
autobiograficamente
,
ci
rende
conto
di
un
processo
di
adeguamento
alla
realtà
,
svoltosi
sotterraneamente
in
quell
'
élite
dell
'
"
Ordine
Nuovo
"
di
cui
egli
fu
indubbiamente
il
più
forte
cervello
.
Il
primo
problema
da
risolvere
,
per
i
comunisti
torinesi
,
era
quello
di
modificare
l
'
indirizzo
politico
e
l
'
ideologia
generale
del
proletariato
stesso
,
come
elemento
nazionale
che
vive
nel
complesso
della
vita
statale
,
e
subisce
inconsapevolmente
l
'
influenza
della
scuola
,
del
giornale
,
della
tradizione
borghese
.
È
noto
quale
ideologia
sia
stata
diffusa
in
forma
capillare
dai
propagandisti
della
borghesia
nelle
masse
del
Settentrione
:
il
Mezzogiorno
è
la
palla
di
piombo
che
impedisce
più
rapidi
progressi
allo
sviluppo
civile
dell
'
'
Italia
;
i
meridionali
sono
biologicamente
degli
esseri
inferiori
,
dei
semibarbari
o
dei
barbari
completi
,
per
destino
naturale
;
se
il
Mezzogiorno
è
arretrato
,
la
colpa
non
è
del
sistema
capitalistico
o
di
qualsivoglia
altra
causa
storica
,
ma
della
natura
che
ha
fatto
i
meridionali
poltroni
,
incapaci
;
criminali
,
barbari
,
temperando
questa
sorte
matrigna
con
l
'
esplosione
puramente
individuale
di
grandi
geni
,
che
sono
come
le
solitarie
palme
in
un
arido
e
sterile
deserto
.
Il
Partito
socialista
fu
in
gran
parte
il
veicolo
di
questa
ideologia
borghese
nel
proletariato
settentrionale
;
il
Partito
socialista
diede
il
suo
crisma
a
tutta
questa
letteratura
"
meridionalista
"
della
cricca
di
scrittori
della
cosiddetta
scuola
positiva
come
i
Ferri
,
i
Sergi
,
i
Niceforo
,
gli
Orano
e
i
minori
seguaci
che
in
articoli
,
in
bozzetti
,
in
novelle
,
in
romanzi
,
in
libri
d
'
impressioni
e
di
ricordi
ripetevano
in
diverse
forme
lo
stesso
ritornello
;
ancora
una
volta
la
"
scienza
"
era
rivolta
a
schiacciare
i
miseri
e
gli
sfruttati
,
ma
questa
volta
essa
si
ammantava
dei
colori
socialisti
,
pretendeva
essere
la
scienza
del
proletariato
.
I
comunisti
torinesi
reagirono
energicamente
contro
questa
ideologia
,
proprio
a
Torino
,
dove
i
racconti
e
le
descrizioni
dei
veterani
della
guerra
contro
il
"
brigantaggio
"
nel
Mezzogiorno
e
nelle
Isole
avevano
maggiormente
influenzato
la
tradizione
e
lo
spirito
popolare
.
Reagirono
energicamente
in
forme
pratiche
,
riuscendo
ad
ottenere
risultati
concreti
di
grandissima
portata
storica
,
riuscendo
ad
ottenere
,
proprio
a
Torino
,
embrioni
di
quella
che
sarà
la
soluzione
del
problema
meridionale
.
Con
queste
considerazioni
il
proletariato
,
e
,
più
esattamente
,
l
'
élite
che
lo
dirigeva
,
si
divise
in
due
gruppi
disuguali
,
e
di
contro
alla
massa
riformista
,
asserragliata
intorno
alle
greppie
della
Confederazione
generale
del
lavoro
ed
al
suo
mastodontico
stato
maggiore
sindacale
e
politico
,
si
spiegò
inesorabile
la
critica
di
questo
piccolo
intellettuale
sardo
,
che
portava
nascosti
nelle
pieghe
del
suo
cervello
i
residui
di
una
tradizione
plurisecolare
di
miserie
e
di
sofferenze
,
illuminantisi
di
nuova
luce
al
lume
dell
'
inesorabile
critica
storico
politica
.
Cominciò
,
quindi
,
lo
sforzo
per
acquistare
coscienza
della
società
in
cui
si
viveva
e
si
voleva
agire
e
le
nebbie
delle
ideologie
si
dissolsero
.
Il
proletariato
doveva
fare
suo
questo
indirizzo
per
dargli
efficienza
politica
:
ciò
è
sottinteso
.
Nessuna
azione
di
massa
è
possibile
se
la
massa
stessa
non
è
convinta
dei
fini
che
vuole
raggiungere
e
dei
metodi
da
applicare
.
Il
proletariato
per
essere
capace
di
governare
come
classe
,
deve
spogliarsi
di
ogni
residuo
corporativo
,
di
ogni
pregiudizio
o
incrostazione
sindacalista
.
Cosa
significa
ciò
?
Che
non
solo
devono
essere
superate
le
distinzioni
che
esistono
tra
professione
e
professione
,
ma
che
occorre
,
per
conquistarsi
la
fiducia
ed
il
consenso
dei
contadini
e
di
alcune
categorie
semiproletarie
della
città
,
superare
alcuni
pregiudizi
e
vincere
certi
egoismi
che
possono
sussistere
e
sussistono
nella
classe
operaia
come
tale
anche
quando
nel
suo
seno
sono
spariti
i
particolarismi
di
professione
.
Il
metallurgico
,
il
falegname
,
l
'
edile
,
ecc
.
devono
non
solo
pensare
come
proletari
e
non
più
come
metallurgico
,
falegname
,
edile
,
ecc
.
ma
devono
fare
ancora
un
passo
avanti
:
devono
pensare
come
operai
membri
di
una
classe
che
tende
a
dirigere
i
contadini
e
gl
'
'
intellettuali
,
di
una
classe
che
può
vincere
e
può
costruire
il
socialismo
solo
se
aiutata
e
seguita
dalla
grande
maggioranza
di
questi
strati
sociali
.
Se
non
si
ottiene
ciò
,
il
proletariato
non
diventa
classe
dirigente
,
e
questi
strati
,
che
in
Italia
rappresentano
la
maggioranza
della
popolazione
,
rimanendo
sotto
la
direzione
borghese
,
dànno
allo
Stato
la
possibilità
di
resistere
all
'
impeto
proletario
e
di
fiaccarlo
.
Ebbene
:
ciò
che
si
è
verificato
nel
terreno
della
questione
meridionale
,
dimostra
che
il
proletariato
ha
compreso
questi
suoi
doveri
.
Questo
primo
passo
era
indubbiamente
promettente
.
Esso
indicava
un
'
esigenza
critica
che
il
socialismo
italiano
fin
allora
aveva
trascurata
e
che
aveva
contribuito
non
solo
a
determinare
la
sua
insufficienza
rivoluzionaria
,
ma
lo
aveva
addirittura
condotto
alla
catastrofe
.
Ed
,
immediatamente
dopo
questi
primi
accenni
,
l
'
Autore
non
tarda
ad
imbroccare
la
strada
giusta
ed
a
denudare
tutte
le
miserie
della
vita
pubblica
italiana
.
La
borghesia
,
già
prima
della
guerra
,
non
poteva
più
governare
tranquillamente
.
L
'
insurrezione
dei
contadini
siciliani
nel
1894
e
l
'
insurrezione
di
Milano
nel
1898
furono
l
'
experimentum
crucis
della
borghesia
italiana
.
Dopo
il
decennio
sanguinoso
'90900
la
borghesia
dovette
rinunziare
a
una
dittatura
troppo
esclusivista
,
troppo
violenta
,
troppo
diretta
;
insorgevano
contro
di
lei
simultaneamente
,
se
anche
non
coordinatamente
,
i
contadini
meridionali
e
gli
operai
settentrionali
.
Nel
nuovo
secolo
la
classe
dominante
inaugurò
una
nuova
politica
di
alleanza
di
classe
,
di
blocchi
politici
di
classe
,
cioè
di
democrazia
borghese
.
Doveva
scegliere
o
una
democrazia
rurale
,
cioè
un
'
alleanza
coi
contadini
meridionali
,
una
politica
di
libertà
doganale
,
di
suffragio
universale
,
di
decentramento
amministrativo
,
di
bassi
prezzi
nei
prodotti
industriali
,
o
un
blocco
industriale
capitalistico
operaio
,
senza
suffragio
universale
,
per
il
protezionismo
doganale
,
per
il
mantenimento
dell
'
accentramento
statale
(
espressione
del
dominio
borghese
sui
contadini
,
specialmente
nel
Mezzogiorno
e
nelle
Isole
)
per
una
politica
riformistica
dei
salari
e
delle
libertà
sindacali
.
Scelse
non
a
caso
questa
seconda
soluzione
:
Giolitti
impersonò
il
dominio
borghese
,
il
Partito
socialista
divenne
lo
strumento
della
politica
giolittiana
.
Se
osservate
bene
,
nel
decennio
900910
si
verificarono
le
crisi
più
radicali
nel
movimento
socialista
e
operaio
:
la
massa
reagisce
spontaneamente
contro
la
politica
dei
capi
riformisti
.
Nasce
il
sindacalismo
,
che
è
l
'
espressione
istintiva
,
elementare
,
primitiva
,
ma
sana
,
della
reazione
operaia
contro
il
blocco
con
la
borghesia
e
per
un
blocco
coi
contadini
e
in
primo
luogo
coi
contadini
meridionali
.
Proprio
così
:
anzi
,
in
un
certo
senso
,
il
sindacalismo
è
un
debole
tentativo
dei
contadini
meridionali
,
rappresentati
dai
loro
intellettuali
più
avanzati
,
di
dirigere
il
proletariato
.
Da
chi
è
costituito
il
nucleo
dirigente
del
sindacalismo
italiano
,
qual
è
la
essenza
ideologica
del
sindacalismo
italiano
?
Il
nucleo
dirigente
del
sindacalismo
è
costituito
di
meridionali
quali
esclusivamente
:
Labriola
,
Leone
,
Longobardi
,
Orano
.
L
'
essenza
ideologica
del
sindacalismo
è
un
nuovo
liberalismo
più
energico
,
più
aggressivo
,
più
pugnace
di
quello
tradizionale
.
Se
osservate
bene
,
due
sono
i
motivi
fondamentali
intorno
ai
quali
avvengono
le
crisi
successive
del
sindacalismo
e
il
passaggio
graduale
dei
dirigenti
sindacalisti
nel
campo
borghese
:
-
l
'
emigrazione
ed
il
libero
scambio
;
-
due
motivi
strettamente
legati
al
meridionalismo
.
Il
fatto
della
emigrazione
fa
nascere
la
concezione
della
"
nazione
proletaria
"
di
Enrico
Corradini
:
la
guerra
libica
appare
a
tutto
uno
strato
di
intellettuali
come
l
'
inizio
dell
'
offensiva
della
"
grande
proletaria
"
contro
il
mondo
capitalistico
e
plutocratico
.
Tutto
un
gruppo
di
sindacalisti
passa
al
nazionalismo
,
anzi
il
Partito
nazionalista
viene
costituito
originariamente
dagli
intellettuali
ex
sindacalisti
(
Monicelli
,
Forges
Davanzati
,
Maraviglia
)
.
Il
libro
di
Labriola
:
Storia
di
dieci
anni
(
i
dieci
anni
dal
'900
al
910
)
è
l
'
espressione
più
tipica
e
caratteristica
di
questo
neoliberalismo
antigiolittiano
e
meridionalista
.
In
dieci
anni
il
capitalismo
si
rafforza
e
si
sviluppa
,
e
riversa
una
parte
della
sua
attività
nell
'
agricoltura
della
Valle
Padana
.
Il
tratto
più
caratteristico
di
questi
dieci
anni
sono
gli
scioperi
di
massa
degli
operai
agricoli
della
Valle
Padana
.
Un
profondo
rivolgimento
avviene
tra
i
contadini
settentrionali
;
si
verifica
una
profonda
differenziazione
di
classe
(
il
numero
dei
braccianti
aumenta
del
50
per
cento
secondo
i
dati
del
censimento
del
1911
)
e
ad
essa
corrisponde
una
rielaborazione
delle
correnti
politiche
e
degli
atteggiamenti
spirituali
.
La
democrazia
cristiana
e
il
mussolinismo
sono
i
due
prodotti
più
salienti
dell
'
epoca
:
la
Romagna
è
il
crogiuolo
regionale
di
queste
due
attività
,
il
bracciante
pare
essere
diventato
il
protagonista
sociale
della
lotta
politica
.
La
democrazia
sociale
,
nei
suoi
organismi
di
sinistra
(
l
'
"
Azione
"
di
Cesena
)
e
anche
il
mussolinismo
cadono
rapidamente
sotto
il
controllo
dei
"
meridionalisti
"
.
L
'
"
Azione
"
di
Cesena
è
una
edizione
regionale
dell
'
"
Unità
"
di
Gaetano
Salvemini
.
L
'
"
Avanti
!
"
,
diretto
da
Mussolini
lentamente
,
ma
sicuramente
,
si
viene
trasformando
in
una
palestra
per
gli
scrittori
sindacalisti
e
meridionalisti
.
I
Fancello
,
i
Lanzillo
,
i
Panunzio
,
i
Ciccotti
,
ne
diventano
assidui
collaboratori
.
Lo
stesso
Salvemini
non
nasconde
le
sue
simpatie
per
Mussolini
,
che
diventa
anche
un
beniamino
della
"
Voce
"
di
Prezzolini
.
Tutti
ricordano
che
in
realtà
,
quando
Mussolini
esce
dall
'
"
Avanti
!
"
e
dal
Partito
socialista
egli
è
circondato
da
questa
coorte
di
sindacalisti
e
di
meridionalisti
.
La
ripercussione
più
notevole
di
questo
periodo
nel
campo
rivoluzionario
è
la
settimana
rossa
del
giugno
1914
:
la
Romagna
e
le
Marche
sono
l
'
epicentro
della
settimana
rossa
.
Nel
campo
della
politica
borghese
una
ripercussione
più
notevole
è
il
patto
di
Gentiloni
.
Poiché
il
Partito
socialista
,
per
effetto
dei
movimenti
agrari
della
Valle
Padana
,
era
ritornato
,
dopo
il
1912
,
alla
tattica
intransigente
,
il
blocco
industriale
,
sostenuto
e
rappresentato
da
Giolitti
perde
la
sua
efficienza
:
Giolitti
muta
spalla
al
suo
fucile
;
all
'
alleanza
tra
borghesi
ed
operai
sostituisce
l
'
alleanza
tra
borghesi
e
cattolici
che
rappresentano
le
masse
contadine
dell
'
Italia
settentrionale
e
centrale
.
Per
questa
alleanza
il
partito
conservatore
di
Sonnino
viene
completamente
distrutto
conservando
una
piccolissima
cellula
solo
nell
'
Italia
meridionale
intorno
ad
Antonio
Salandra
.
La
guerra
e
il
dopoguerra
hanno
visto
svolgere
una
serie
di
processi
molecolari
nella
classe
borghese
della
più
alta
importanza
.
Salandra
e
Nitti
furono
i
primi
due
capi
del
governo
meridionali
(
per
non
parlare
dei
siciliani
,
naturalmente
come
Crispi
,
che
fu
il
più
energico
rappresentante
della
dittatura
borghese
del
secolo
XIX
)
e
cercarono
di
attuare
il
piano
borghese
industriale
agrario
meridionale
,
nel
terreno
conservatore
,
Salandra
,
nel
terreno
democratico
il
Nitti
.
(
Tutti
e
due
questi
capi
di
governo
furono
aiutati
solidalmente
dal
"
Corriere
della
Sera
"
cioè
dall
'
industria
tessile
lombarda
)
.
Già
durante
la
guerra
,
il
Salandra
cercò
di
spostare
a
favore
del
Mezzogiorno
le
forze
tecniche
delle
organizzazioni
statali
,
cercò
di
sostituire
al
personale
giolittiano
dello
Stato
un
nuovo
personale
che
incarnasse
un
nuovo
corso
politico
della
borghesia
.
Voi
ricordate
la
campagna
condotta
dalla
"
Stampa
"
specialmente
nel
191718
per
una
stretta
collaborazione
tra
giolittiani
e
socialisti
per
impedire
la
"
pugliesizzazione
"
dello
Stato
:
quella
campagna
fu
condotta
nella
"
Stampa
"
da
Francesco
Ciccotti
,
cioè
era
di
fatto
una
espressione
dell
'
accordo
esistente
tra
Giolitti
e
i
riformisti
.
La
questione
non
era
da
poco
,
e
i
giolittiani
nel
loro
accanimento
difensivo
,
giunsero
fino
ad
oltrepassare
i
limiti
consentiti
a
un
partito
della
grande
borghesia
,
giunsero
fino
a
quelle
manifestazioni
di
antipatriottismo
e
di
disfattismo
che
sono
nella
memoria
di
tutti
.
Tracciata
a
grandi
linee
la
storia
politica
italiana
fino
all
'
avvento
del
fascismo
,
la
questione
meridionale
,
vera
e
propria
,
rimane
ermetica
ed
insolubile
,
non
tanto
perché
ancora
non
s
'
intravede
la
via
attraverso
la
quale
la
soluzione
possa
avvenire
,
ma
soprattutto
perché
l
'
analisi
non
è
ancora
completa
.
Nel
1927
,
quando
Gramsci
scriveva
,
il
trionfo
del
fascismo
era
fresco
e
tutte
le
altre
ideologie
apparivano
irrimediabilmente
battute
.
Sembrava
,
dunque
,
sterile
ogni
tentativo
critico
per
impadronirsi
dei
termini
di
una
questione
,
che
i
fascisti
asserivano
sarebbe
stata
radicalmente
risolta
per
implicito
attraverso
l
'
ascensione
imperialista
del
nostro
paese
.
Questo
punto
di
vista
,
come
,
del
resto
,
ogni
altro
del
fascismo
,
era
conseguenza
di
daltonismo
,
ma
le
repliche
,
che
esso
indubbiamente
ben
meritava
,
erano
tutte
a
lunga
scadenza
.
Ma
,
appunto
perciò
,
Antonio
Gramsci
si
sentì
portato
a
quella
calma
contemplativa
che
consente
i
più
profondi
esami
di
coscienza
,
e
,
nell
'
assenza
di
una
vera
e
propria
politica
pubblica
militante
,
egli
riuscì
a
portare
il
suo
pensiero
ad
una
così
perfetta
adeguatezza
con
la
realtà
,
da
produrre
risultati
che
saranno
utili
a
tutti
.
Il
Mezzogiorno
può
essere
definito
una
grande
disgregazione
sociale
;
i
contadini
che
costituiscono
la
grande
maggioranza
della
sua
popolazione
,
non
hanno
nessuna
coesione
tra
loro
(
si
capisce
che
occorre
fare
delle
eccezioni
:
le
Puglie
,
la
Sardegna
,
la
Sicilia
,
dove
esistono
caratteristiche
speciali
nel
grande
quadro
della
struttura
meridionale
)
.
La
società
meridionale
è
un
grande
blocco
agrario
costituito
di
tre
strati
sociali
:
la
grande
massa
contadina
amorfa
e
disgregata
,
gli
intellettuali
della
piccola
e
media
borghesia
rurale
,
i
grandi
proprietari
terrieri
e
i
grandi
intellettuali
.
I
contadini
meridionali
sono
in
perpetuo
fermento
,
ma
come
massa
essi
sono
incapaci
di
dare
un
'
espressione
centralizzata
alle
loro
aspirazioni
e
ai
loro
bisogni
.
Lo
strato
medio
degli
intellettuali
riceve
dalla
base
contadina
le
impulsioni
per
la
sua
attività
politica
e
ideologica
.
I
grandi
proprietari
nel
campo
politico
e
i
grandi
intellettuali
nel
campo
ideologico
centralizzano
e
dominano
,
in
ultima
analisi
,
tutto
questo
complesso
di
manifestazioni
.
Come
è
naturale
,
è
nel
campo
ideologico
che
la
centralizzazione
si
verifica
con
maggiore
efficacia
e
precisione
.
Giustino
Fortunato
e
Benedetto
Croce
rappresentano
perciò
le
chiavi
di
volta
del
sistema
meridionale
,
e
in
un
certo
senso
,
sono
le
due
più
grandi
figure
della
reazione
italiana
.
Gl
'
intellettuali
meridionali
sono
uno
strato
sociale
dei
più
interessanti
e
dei
più
importanti
nella
vita
nazionale
italiana
.
Basta
pensare
che
più
di
tre
quinti
della
burocrazia
statale
è
costituita
di
meridionali
per
convincersene
.
Ora
,
per
comprendere
la
particolare
psicologia
degli
intellettuali
meridionali
,
occorre
tenere
presenti
alcuni
dati
di
fatto
:
1
)
In
ogni
paese
lo
strato
degli
intellettuali
è
stato
radicalmente
modificato
dallo
sviluppo
del
capitalismo
.
Il
vecchio
tipo
dell
'
intellettuale
era
l
'
elemento
organizzativo
di
una
società
a
base
contadina
e
artigiana
prevalentemente
;
per
organizzare
lo
Stato
,
per
organizzare
il
commercio
la
classe
dominante
allevava
un
particolare
tipo
di
intellettuale
.
L
'
industria
ha
introdotto
un
nuovo
tipo
di
intellettuale
:
l
'
organizzatore
tecnico
,
lo
specialista
della
scienza
applicata
.
Nelle
società
dove
le
forze
economiche
si
sono
sviluppate
in
senso
capitalistico
,
fino
ad
assorbire
la
maggior
parte
dell
'
attività
nazionale
,
è
questo
secondo
tipo
di
intellettuale
che
ha
prevalso
con
tutte
le
sue
caratteristiche
di
ordine
e
di
disciplina
intellettuale
.
Nei
paesi
invece
dove
l
'
agricoltura
esercita
un
ruolo
ancora
notevole
o
addirittura
preponderante
,
è
rimasto
in
prevalenza
il
vecchio
tipo
che
dà
la
massima
parte
del
personale
statale
e
che
anche
localmente
,
nel
villaggio
e
nel
borgo
rurale
,
esercita
la
funzione
di
intermediario
tra
il
contadino
e
l
'
amministrazione
generale
.
Nell
'
Italia
meridionale
predomina
questo
tipo
,
con
tutte
le
sue
caratteristiche
:
democratico
nella
faccia
contadina
,
reazionario
nella
faccia
rivolta
verso
il
grande
proprietario
e
il
governo
politicante
,
corrotto
,
sleale
;
non
si
comprenderebbe
la
figura
tradizionale
dei
partiti
politici
meridionali
se
non
si
tenesse
conto
dei
caratteri
di
questo
strato
sociale
.
2
)
L
'
intellettuale
meridionale
esce
prevalentemente
da
un
ceto
che
nel
Mezzogiorno
è
ancora
notevole
:
il
borghese
rurale
,
cioè
il
piccolo
e
medio
proprietario
di
terre
,
che
non
è
contadino
,
che
non
lavora
la
terra
,
che
si
vergognerebbe
di
fare
l
'
agricoltore
,
ma
che
dalla
poca
terra
che
ha
dato
in
affitto
o
a
mezzadria
semplice
,
vuol
ricavare
di
che
vivere
convenientemente
,
di
che
mandare
all
'
università
o
al
seminario
i
figliuoli
,
di
che
fare
la
dote
alle
figlie
che
devono
sposare
un
ufficiale
o
un
funzionario
civile
dello
Stato
.
Da
questo
ceto
gl
'
intellettuali
ricevono
un
'
aspra
avversione
per
il
contadino
lavoratore
,
considerato
come
una
macchina
da
lavoro
che
deve
essere
smunta
fino
all
'
osso
,
e
che
può
essere
sostituita
facilmente
data
la
superpopolazione
lavoratrice
:
ricavano
anche
il
sentimento
atavico
e
istintivo
della
folle
paura
del
contadino
e
delle
sue
violenze
distruggitrici
e
quindi
un
abito
di
ipocrisia
raffinata
e
una
raffinatissima
arte
di
ingannare
e
addomesticare
le
masse
contadine
.
3
)
Poiché
al
gruppo
sociale
degli
intellettuali
appartiene
il
clero
,
occorre
notare
le
diversità
di
caratteristiche
tra
il
clero
meridionale
nel
suo
complesso
e
il
clero
settentrionale
.
Il
prete
settentrionale
comunemente
è
figlio
di
un
artigiano
o
di
un
contadino
;
ha
sentimenti
democratici
,
è
più
legato
alla
massa
dei
contadini
;
moralmente
è
più
corretto
del
prete
meridionale
,
il
quale
spesso
convive
quasi
apertamente
con
una
donna
e
perciò
esercita
un
ufficio
spirituale
più
completo
socialmente
,
cioè
è
un
dirigente
di
tutta
l
'
attività
di
una
famiglia
.
Nel
Settentrione
la
separazione
della
Chiesa
dallo
Stato
e
l
'
espropriazione
dei
beni
ecclesiastici
,
è
stata
più
radicale
che
nel
Mezzogiorno
,
dove
le
parrocchie
e
i
conventi
hanno
conservato
o
hanno
ricostruito
notevoli
proprietà
immobiliari
o
mobiliari
.
Nel
Mezzogiorno
il
prete
si
presenta
al
contadino
:
1
)
come
un
amministratore
di
terra
col
quale
entra
in
conflitto
per
la
questione
degli
affitti
;
2
)
come
un
usuraio
che
domanda
elevatissimi
tassi
di
interesse
e
fa
giocare
l
'
elemento
religioso
per
riscuotere
sicuramente
l
'
affitto
o
l
'
usura
;
3
)
come
un
uomo
sottoposto
alle
passioni
comuni
(
donne
e
danaro
)
e
che
pertanto
spiritualmente
non
dà
affidamento
di
discrezione
e
di
imparzialità
.
La
confessione
esercita
perciò
uno
scarsissimo
ufficio
dirigente
e
il
contadino
meridionale
,
se
spesso
è
superstizioso
in
senso
pagano
non
è
clericale
.
Tutto
questo
complesso
spiega
il
perché
nel
Mezzogiorno
il
Partito
popolare
(
eccettuata
qualche
zona
della
Sicilia
)
non
abbia
una
posizione
notevole
,
non
abbia
posseduto
nessuna
rete
di
istituzioni
e
di
organizzazioni
di
massa
.
L
'
atteggiamento
del
contadino
verso
il
clero
è
riassunto
nel
detto
popolare
:
"
Il
prete
è
prete
sull
'
altare
;
fuori
è
un
uomo
come
tutti
gli
altri
"
.
Queste
precisazioni
,
però
,
non
sono
ancora
sufficienti
,
perché
esse
non
chiariscono
attraverso
quale
meccanismo
avviene
che
la
grande
massa
contadina
è
socialmente
e
politicamente
dominata
dall
'
esigua
schiera
dei
proprietari
terrieri
e
dei
grandi
intellettuali
.
Il
contadino
meridionale
è
legato
al
grande
proprietario
terriero
per
il
tramite
degl
'
intellettuali
.
I
movimenti
dei
contadini
,
in
quanto
si
riassumono
non
in
organizzazione
di
masse
autonome
e
indipendenti
sia
pure
formalmente
(
cioè
capaci
di
selezionare
quadri
contadini
di
origine
contadina
e
di
registrare
e
accumulare
le
differenziazioni
e
i
progressi
che
nel
movimento
si
realizzano
)
finiscono
col
sistemarsi
sempre
nelle
ordinarie
articolazioni
dell
'
apparato
statale
-
Comuni
,
Province
,
Camera
dei
Deputati
-
attraverso
composizioni
e
scomposizioni
dei
Parti
i
locali
,
il
cui
personale
è
costituito
di
intellettuali
,
ma
che
sono
controllati
dai
grandi
proprietari
e
dai
loro
uomini
di
fiducia
come
Salandra
,
Orlando
,
di
Cesarò
.
La
guerra
parve
introdurre
un
elemento
nuovo
in
questo
tipo
di
organizzazione
col
movimento
degli
ex
combattenti
,
nel
quale
i
contadini
soldati
e
gl
'
intellettuali
ufficiali
formavano
un
blocco
più
unito
tra
di
loro
e
in
una
certa
misura
antagonistico
coi
grandi
proprietari
.
...
Questo
tipo
di
organizzazione
è
il
tipo
più
diffuso
in
tutto
il
Mezzogiorno
continentale
e
in
Sicilia
.
Esso
realizza
un
mostruoso
blocco
agrario
che
nel
suo
complesso
funziona
da
intermediario
e
da
sorvegliante
del
capitalismo
settentrionale
e
delle
grandi
banche
.
Il
suo
unico
scopo
è
di
conservare
lo
statu
quo
.
Nel
suo
interno
non
esiste
nessuna
luce
intellettuale
,
nessun
programma
,
nessuna
spinta
a
miglioramenti
e
progressi
.
Se
qualche
idea
e
qualche
programma
è
stato
affermato
,
essi
hanno
avuto
la
loro
origine
fuori
del
Mezzogiorno
,
nei
gruppi
politici
agrari
conservatori
,
specialmente
della
Toscana
,
che
nel
Parlamento
erano
consorziati
ai
conservatori
del
blocco
agrario
meridionale
.
Il
Sonnino
e
il
Franchetti
furono
dei
pochi
borghesi
intelligenti
che
si
posero
il
problema
meridionale
come
problema
nazionale
e
tracciarono
un
piano
di
governo
per
la
sua
soluzione
.
Quale
fu
il
punto
di
vista
di
Sonnino
e
Franchetti
?
La
necessità
di
creare
nell
'
Italia
meridionale
uno
stato
medio
indipendente
di
carattere
economico
che
funzionasse
,
come
allora
si
diceva
,
da
"
opinione
pubblica
"
e
limitasse
i
crudeli
arbitri
dei
proprietari
da
una
parte
e
moderasse
l
'
insurrezionismo
dei
contadini
poveri
dall
'
altra
...
Il
piano
governativo
di
Sonnino
e
Franchetti
non
ebbe
mai
neanche
l
'
inizio
di
un
'
attuazione
.
E
non
poteva
averlo
.
Il
modo
di
rapporto
tra
Settentrione
e
Mezzogiorno
nell
'
organizzazione
dell
'
economia
nazionale
e
dello
Stato
,
è
tale
per
cui
la
nascita
di
una
classe
media
,
diffusa
di
natura
economica
(
ciò
che
significa
poi
la
nascita
di
una
borghesia
capitalistica
diffusa
)
è
resa
quasi
impossibile
.
Ogni
accumulazione
di
capitali
sul
luogo
e
ogni
accumulazione
di
risparmi
è
resa
impossibile
dal
sistema
fiscale
e
doganale
e
dal
fatto
che
i
capitalisti
proprietari
di
aziende
non
trasformano
sul
posto
il
profitto
in
nuovo
capitale
perché
non
sono
del
posto
.
Quando
l
'
emigrazione
assunse
nel
secolo
XX
le
forme
gigantesche
che
assunse
,
e
le
prime
rimesse
cominciarono
ad
affluire
dall
'
America
,
gli
economisti
liberali
gridarono
trionfalmente
:
"
Il
sogno
di
Sonnino
si
avvera
"
.
Una
silenziosa
rivoluzione
si
verifica
nel
Mezzogiorno
,
che
lentamente
ma
sicuramente
muterà
tutta
la
struttura
economica
e
sociale
del
Paese
.
Ma
lo
Stato
intervenne
e
la
rivoluzione
silenziosa
fu
soffocata
nel
nascere
.
Il
governo
offrì
dei
buoni
del
tesoro
ad
interesse
certo
e
gli
emigranti
e
le
loro
famiglie
da
agenti
della
rivoluzione
silenziosa
si
mutarono
in
agenti
per
dare
allo
Stato
i
mezzi
finanziari
per
sussidiare
le
industrie
parassitarie
del
Nord
.
Francesco
Nitti
,
che
nel
piano
democratico
è
formalmente
fuori
del
blocco
agrario
meridionale
,
poteva
sembrare
un
fattivo
realizzatore
del
programma
di
Sonnino
,
fu
invece
il
migliore
agente
del
capitalismo
settentrionale
per
rastrellare
le
ultime
risorse
del
risparmio
meridionale
.
I
miliardi
inghiottiti
dalla
Banca
di
Sconto
erano
quasi
tutti
dovuti
al
Mezzogiorno
:
i
400
mila
creditori
del
BIS
erano
in
grandissima
maggioranza
risparmiatori
meridionali
.
A
questo
punto
il
profilo
statico
dell
'
intera
disamina
si
è
compiuto
.
Occorre
,
quindi
,
passare
al
profilo
dinamico
,
allo
"
sbloccamento
"
del
blocco
agrario
.
Ma
tale
sbloccamento
presenta
difficoltà
tali
che
sembrano
addirittura
insormontabili
.
Sembrano
e
forse
non
lo
sono
,
ma
la
complessità
dei
fattori
in
giuoco
,
e
la
loro
strettissima
interdipendenza
determinano
una
situazione
che
si
avvicina
al
circolo
vizioso
.
Io
tornerò
su
questo
argomento
nelle
considerazioni
finali
.
Ora
mi
preme
dar
conto
al
lettore
del
pensiero
di
Gramsci
,
il
quale
,
a
questo
punto
,
pone
come
fattore
dell
'
insuccesso
dell
'
azione
politica
dei
piccoli
e
medi
intellettuali
meridionalisti
l
'
influenza
che
questi
abitualmente
subiscono
dai
grandi
intellettuali
,
i
quali
sono
socialmente
e
politicamente
i
più
grandi
strumenti
della
conservazione
nazionale
.
Al
di
sopra
del
blocco
agrario
funziona
nel
Mezzogiorno
un
blocco
intellettuale
che
praticamente
ha
servito
finora
ad
impedire
che
le
screpolature
del
blocco
agrario
divenissero
troppo
pericolose
e
determinassero
una
frana
.
Esponenti
di
questo
blocco
intellettuale
sono
Giustino
Fortunato
e
Benedetto
Croce
,
i
quali
,
perciò
,
possono
essere
giudicati
come
i
reazionari
più
operosi
della
penisola
.
Abbiamo
detto
che
l
'
Italia
meridionale
è
una
grande
disgregazione
sociale
.
Questa
formula
,
oltre
che
ai
contadini
si
può
riferire
anche
agli
intellettuali
.
È
notevole
il
fatto
che
nel
Mezzogiorno
accanto
alla
grandissima
proprietà
siano
esistite
ed
esistano
grandi
accumulazioni
culturali
e
di
intelligenza
in
singoli
individui
o
in
ristretti
gruppi
di
grandi
intellettuali
,
mentre
non
esiste
un
'
organizzazione
della
cultura
media
.
Esiste
nel
Mezzogiorno
la
Casa
editrice
Laterza
e
la
rivista
"
La
Critica
"
;
esistono
Accademie
e
imprese
culturali
di
grandissima
erudizione
;
non
esistono
medie
e
piccole
riviste
,
non
esistono
Case
editrici
intorno
a
cui
si
aggruppino
formazioni
medie
di
intellettuali
meridionali
.
I
meridionali
che
hanno
cercato
di
uscire
dal
blocco
agrario
e
di
impostare
la
questione
meridionale
in
forma
radicale
hanno
trovato
ospitalità
e
si
sono
raggruppati
intorno
a
riviste
stampate
fuori
del
Mezzogiorno
.
Si
può
dire
anzi
che
tutte
le
iniziative
culturali
dovute
agli
intellettuali
medi
che
hanno
avuto
luogo
nel
XX
secolo
nell
'
Italia
centrale
e
settentrionale
furono
caratterizzate
dal
meridionalismo
,
perché
fortemente
influenzate
da
intellettuali
meridionali
:
tutte
le
riviste
del
gruppo
di
intellettuali
fiorentini
,
"
Voce
"
,
"
Unità
"
;
le
riviste
dei
democratici
cristiani
,
come
l
'
"
Azione
"
di
Cesena
;
le
riviste
dei
giovani
liberali
emiliani
e
milanesi
di
G
.
Borelli
,
come
la
"
Patria
"
di
Bologna
o
l
'
"
Azione
"
di
Milano
;
infine
la
"
Rivoluzione
Liberale
"
di
Gobetti
.
Orbene
:
supremi
moderatori
politici
e
intellettuali
di
tutte
queste
iniziative
sono
stati
Giustino
Fortunato
e
Benedetto
Croce
.
In
una
cerchia
più
ampia
di
quella
molto
soffocante
del
blocco
agrario
,
essi
hanno
ottenuto
che
la
impostazione
dei
problemi
meridionali
non
soverchiasse
certi
limiti
non
diventasse
rivoluzionaria
.
Uomini
di
grandissima
cultura
e
intelligenza
sorti
sul
terreno
tradizionale
del
Mezzogiorno
ma
legati
alla
cultura
europea
e
quindi
mondiale
,
essi
avevano
tutte
le
doti
per
dare
una
soddisfazione
ai
bisogni
intellettuali
dei
più
onesti
rappresentanti
della
gioventù
colta
del
Mezzogiorno
,
per
consolarne
le
irrequiete
velleità
di
rivolta
contro
le
condizioni
esistenti
,
per
indirizzarli
secondo
una
via
media
di
serenità
classica
del
pensiero
e
dell
'
azione
.
I
così
detti
neo
protestanti
o
calvinisti
non
hanno
capito
che
in
Italia
,
non
potendoci
essere
una
riforma
religiosa
di
massa
,
per
le
condizioni
moderne
della
civiltà
,
si
è
verificata
la
sola
riforma
storicamente
possibile
con
la
filosofia
di
Benedetto
Croce
:
è
stato
mutato
l
'
indirizzo
e
il
metodo
del
pensiero
,
è
stata
costituita
una
nuova
concezione
del
mondo
che
ha
superato
il
cattolicismo
ed
ogni
altra
religione
mitologica
.
In
questo
senso
Benedetto
Croce
ha
compiuto
un
'
altissima
funzione
"
nazionale
"
:
ha
distaccato
gli
intellettuali
del
Mezzogiorno
dalle
masse
contadine
,
facendoli
partecipare
alla
cultura
nazionale
ed
europea
,
e
attraverso
questa
cultura
li
ha
fatti
assorbire
dalla
borghesia
nazionale
e
quindi
dal
blocco
agrario
.
Da
questa
situazione
che
,
come
ho
detto
,
si
avvicina
al
circolo
vizioso
,
non
si
può
uscire
se
non
attraverso
la
rottura
dei
medi
e
piccoli
intellettuali
con
l
'
ambiente
culturale
nel
quale
si
sviluppano
.
Cosa
non
impossibile
,
ma
certo
assai
difficile
,
e
che
comunque
finora
non
si
è
mai
verificata
.
Perciò
,
sosteneva
Gramsci
,
occorre
incoraggiare
tutti
i
tentativi
che
gli
intellettuali
meridionali
fanno
per
rompere
con
la
tradizione
sociale
e
culturale
.
Egli
non
pensò
all
'
ipotesi
che
,
a
lungo
andare
,
dallo
stesso
fianco
della
tradizione
culturale
avesse
potuto
erompere
una
formidabile
corrente
di
Sinistra
,
che
avesse
iniziato
il
capovolgimento
della
situazione
,
forse
perché
egli
riteneva
che
il
meccanismo
delle
azioni
e
delle
reazioni
fosse
tale
da
stroncare
ab
initio
le
possibilità
di
successo
di
un
simile
avvenimento
.
Ma
,
nella
sua
spregiudicatezza
teorica
e
nell
'
ardente
amore
per
il
natio
loco
,
egli
considerò
fratelli
tutti
coloro
che
,
servendosi
di
un
'
audace
prolepsis
,
parlarono
a
nome
di
masse
assenti
,
di
regioni
addormentate
e
di
diritti
conculcati
.
La
sua
simpatia
lo
spinse
a
difendere
i
teneri
fiori
che
il
deserto
meridionale
ogni
tanto
esprime
dalle
sue
aride
zolle
,
e
perciò
registrò
addirittura
con
entusiasmo
i
tentativi
che
esigue
élites
compivano
per
romperla
col
passato
ed
utilizzare
i
risultati
della
cultura
moderna
in
una
direzione
che
non
è
quella
tradizionale
.
L
'
"
Ordine
Nuovo
"
e
i
comunisti
torinesi
,
se
in
certo
senso
possono
essere
collegati
alle
formazioni
intellettuali
cui
abbiamo
accennato
e
se
pertanto
hanno
subito
l
'
influenza
intellettuale
di
Giustino
Fortunato
e
di
Benedetto
Croce
,
rappresentano
però
nello
stesso
tempo
una
rottura
completa
con
quella
tradizione
e
l
'
inizio
di
un
nuovo
svolgimento
,
che
ha
già
dato
dei
frutti
e
che
ancora
ne
darà
.
Essi
,
come
è
stato
già
detto
,
hanno
posto
il
proletariato
urbano
come
protagonista
moderno
della
storia
italiana
e
quindi
della
questione
meridionale
.
Avendo
servito
da
intermediari
tra
il
proletariato
e
determinati
strati
intellettuali
di
sinistra
,
sono
riusciti
a
modificare
,
se
non
completamente
,
certo
notevolmente
l
'
indirizzo
mentale
di
essi
.
È
questo
l
'
elemento
principale
della
figura
di
Piero
Gobetti
,
se
ben
si
riflette
.
Il
quale
non
era
un
comunista
e
probabilmente
non
lo
sarebbe
mai
diventato
,
ma
aveva
capito
la
posizione
sociale
e
storica
del
proletariato
e
non
riusciva
più
a
pensare
astraendo
da
questo
elemento
.
Gobetti
,
nel
lavoro
Comune
del
giornale
,
era
stato
da
noi
posto
a
contatto
con
un
mondo
vivente
che
aveva
prima
conosciuto
solo
attraverso
le
formule
dei
libri
.
La
sua
caratteristica
più
rilevante
era
la
lealtà
intellettuale
e
l
'
assenza
completa
di
ogni
vanità
e
piccineria
di
ordine
inferiore
:
perciò
non
poteva
non
convincersi
come
tutta
una
serie
di
modi
di
vedere
e
di
pensare
tradizionali
verso
il
proletariato
erano
falsi
e
bugiardi
.
Quale
conseguenza
ebbero
in
Gobetti
questi
contatti
col
mondo
proletario
?
Essi
furono
l
'
origine
e
l
'
impulso
per
una
concezione
che
non
vogliamo
discutere
e
approfondire
,
una
concezione
che
in
gran
parte
si
riattacca
al
sindacalismo
e
al
modo
di
pensare
dei
sindacalisti
intellettuali
:
i
principi
del
liberalismo
vengono
in
essa
proiettati
da
l
'
ordine
dei
fenomeni
individuali
a
quello
dei
fenomeni
di
massa
.
Le
qualità
di
eccedenza
e
di
prestigio
nella
vita
degli
individui
vengono
trasportate
nelle
classi
,
concepite
quasi
come
individualità
collettive
.
Questa
concezione
di
solito
porta
negli
intellettuali
che
la
condividono
alla
pura
contemplazione
e
registrazione
dei
meriti
e
dei
demeriti
,
a
una
posizione
odiosa
e
melensa
di
arbitri
tra
le
contese
,
di
assegnatori
dei
premi
e
delle
punizioni
.
Praticamente
il
Gobetti
sfuggì
a
tale
destino
.
Egli
si
rivelò
un
organizzatore
della
cultura
di
straordinario
valore
ed
ebbe
in
questo
ultimo
periodo
una
funzione
che
non
deve
essere
né
trascurata
né
sottovalutata
dagli
operai
.
Egli
scavò
una
trincea
oltre
la
quale
non
arretrarono
quei
gruppi
di
intellettuali
più
onesti
e
sinceri
che
nel
19192021
sentirono
che
il
proletariato
come
classe
dirigente
sarebbe
stato
superiore
alla
borghesia
.
Alcuni
in
buona
fede
e
onestamente
,
altri
in
cattivissima
fede
e
disonestamente
andarono
ripetendo
che
il
Gobetti
era
nient
'
altro
che
un
comunista
camuffato
,
un
agente
se
non
del
Partito
comunista
,
per
lo
meno
del
gruppo
comunista
dell
'
"
Ordine
Nuovo
"
.
Non
occorre
neanche
smentire
tali
insulse
dicerie
.
La
figura
del
Gobetti
e
il
movimento
da
lui
rappresentato
furono
spontanee
produzioni
del
nuovo
clima
storico
italiano
:
in
ciò
è
il
loro
significato
e
la
loro
importanza
.
Ci
è
stato
qualche
volta
rimproverato
dai
compagni
del
partito
di
non
aver
combattuto
contro
la
corrente
di
"
Rivoluzione
Liberale
"
:
questa
assenza
di
lotta
anzi
sembrò
la
prova
del
collegamento
organico
di
carattere
machiavellico
(
come
si
suol
dire
)
tra
noi
e
il
Gobetti
.
Non
potevamo
combattere
contro
Gobetti
perché
egli
svolgeva
e
rappresentava
un
movimento
che
non
dev
'
essere
combattuto
,
almeno
in
linea
di
principio
.
Non
comprendere
ciò
significa
non
comprendere
la
questione
degli
intellettuali
e
la
funzione
che
essi
svolgono
nella
lotta
delle
classi
.
Gobetti
praticamente
ci
serviva
di
collegamento
:
1
)
con
gl
'
intellettuali
nati
sul
terreno
della
tecnica
capitalistica
,
che
avevano
assunto
una
posizione
di
sinistra
favorevole
alla
dittatura
del
proletariato
nel
19191920;
2
)
con
una
serie
di
intellettuali
meridionali
,
che
per
collegamenti
più
complessi
,
ponevano
la
questione
meridionale
su
un
terreno
diverso
da
quello
tradizionale
introducendovi
il
proletariato
del
Nord
;
di
questi
intellettuali
Guido
Dorso
è
la
figura
più
completa
e
interessante
.
Perché
avremmo
dovuto
lottate
contro
il
movimento
di
"
Rivoluzione
Liberale
"
?
Forse
perché
esso
non
era
costituito
di
comunisti
puri
che
avessero
accettato
dall
'
A
alla
Z
il
nostro
programma
e
la
nostra
dottrina
?
Questo
non
poteva
essere
domandato
perché
sarebbe
stato
politicamente
e
storicamente
un
paradosso
.
Gli
intellettuali
si
sviluppano
lentamente
,
molto
più
lentamente
di
qualsiasi
altro
gruppo
sociale
,
per
la
stessa
loro
natura
e
funzione
storica
.
Essi
rappresentano
tutta
la
tradizione
culturale
di
un
popolo
,
vogliono
riassumerne
e
sintetizzarne
tutta
la
storia
:
ciò
sia
detto
specialmente
del
vecchio
tipo
di
intellettuale
,
dell
'
intellettuale
nato
sul
terreno
contadino
.
Pensare
possibile
che
esso
possa
,
come
massa
,
rompere
con
tutto
il
passato
per
porsi
completamente
sul
terreno
di
una
nuova
ideologia
,
è
assurdo
.
È
assurdo
per
gl
'
intellettuali
come
massa
,
e
forse
assurdo
anche
per
moltissimi
intellettuali
presi
individualmente
,
nonostante
tutti
gli
onesti
sforzi
che
essi
fanno
e
vogliono
fare
.
Ora
,
a
noi
interessano
gl
'
intellettuali
come
massa
e
non
solo
come
individui
.
È
certo
importante
e
utile
per
il
proletariato
che
uno
o
più
intellettuali
individualmente
,
aderiscano
al
suo
programma
e
alla
sua
dottrina
,
si
confondano
nel
proletariato
,
ne
diventino
e
se
ne
sentano
parte
integrante
.
Il
proletariato
,
come
classe
è
povero
di
elementi
organizzativi
,
non
ha
e
non
può
formarsi
un
proprio
strato
di
intellettuali
che
molto
lentamente
,
molto
faticosamente
e
solo
dopo
la
conquista
del
potere
statale
.
Ma
è
anche
importante
e
utile
che
nella
massa
degli
intellettuali
si
determini
una
frattura
di
carattere
organico
,
storicamente
caratterizzata
:
che
si
formi
,
come
formazione
di
massa
,
una
tendenza
di
sinistra
nel
significato
moderno
della
parola
,
cioè
orientata
verso
il
proletariato
rivoluzionario
.
L
'
alleanza
tra
proletariato
e
masse
contadine
esige
questa
formazione
:
tanto
più
la
esige
l
'
alleanza
tra
il
proletariato
e
le
masse
contadine
del
Mezzogiorno
.
Il
proletariato
distruggerà
il
blocco
agrario
meridionale
nella
misura
in
cui
riuscirà
,
attraverso
il
suo
partito
,
ad
organizzare
in
formazioni
autonome
e
indipendenti
,
sempre
più
notevoli
masse
di
contadini
poveri
;
ma
riuscirà
in
misura
più
o
meno
larga
in
tale
suo
compito
obbligatorio
anche
subordinatamente
alla
sua
capacità
di
disgregare
il
blocco
intellettuale
che
è
l
'
armatura
flessibile
ma
resistentissima
del
blocco
agrario
.
Quest
'
analisi
è
indubbiamente
di
attualità
.
Essa
non
è
di
natura
ideologica
,
e
perciò
non
è
né
comunista
né
socialista
né
democratica
né
liberale
.
È
una
disamina
strettamente
politica
,
che
lascia
in
disparte
la
teleologia
di
partito
,
appunto
per
evitare
che
la
visione
obiettiva
dei
fenomeni
,
delle
cause
e
degli
effetti
ne
possa
essere
alterata
,
ed
obbliga
il
lettore
a
restare
con
i
piedi
ben
fissi
sulla
terra
ed
a
lasciare
nell
'
empireo
dell
'
astrazione
i
programmi
e
le
tendenze
,
che
spesso
annebbiano
l
'
esatta
comprensione
della
realtà
,
e
procurano
brucianti
insuccessi
.
Tale
esegesi
va
però
aggiornata
,
se
veramente
si
vogliono
raccogliere
tutti
i
frutti
di
uno
studio
così
realista
.
Ed
è
perciò
che
io
intendo
qui
esporre
alcune
considerazioni
,
che
,
a
mio
giudizio
,
saranno
utili
a
tutte
le
correnti
di
pensiero
le
quali
sostengono
che
la
tesi
meridionalista
è
la
chiave
di
volta
di
tutta
la
questione
italiana
.
Noi
,
dunque
,
teniamo
per
fermo
che
il
primo
tempo
della
questione
meridionale
consiste
nello
studio
della
struttura
e
della
funzione
della
classe
borghese
e
nello
studio
dei
mezzi
per
determinarne
la
rottura
dall
'
interno
.
Solo
così
si
può
arrivare
ad
ottenere
l
'
élite
meridionalista
,
cioè
lo
strumento
tecnico
per
l
'
inizio
della
lotta
.
Ma
,
ciò
detto
,
bisogna
subito
chiarire
che
questa
élite
non
deve
essere
puramente
intellettuale
,
cioè
ideologica
,
ma
essenzialmente
politica
.
È
appena
il
caso
di
richiamare
l
'
attenzione
del
lettore
su
questa
sfumatura
di
pensiero
.
Infatti
,
fino
ad
oggi
,
si
sono
prodotti
notevoli
gruppi
di
intellettuali
meridionalisti
,
ma
essi
hanno
svolto
la
loro
azione
:
a
)
fuori
del
paese
;
b
)
nel
campo
puramente
ideologico
;
c
)
in
funzione
di
ideologie
che
solo
mediatamente
si
raccordavano
col
meridionalismo
o
ne
erano
ispirate
.
Ciò
spiega
le
ragioni
dell
'
insuccesso
.
Il
Mezzogiorno
ha
ignorato
quasi
del
tutto
queste
nobili
fatiche
e
la
classe
politica
meridionale
ha
continuato
pacificamente
a
tessere
la
sua
rete
per
garantire
l
'
immobilità
politico
-
istituzionale
,
che
Gramsci
ha
così
esattamente
descritta
.
Ora
,
se
il
lavoro
dei
pionieri
è
stato
prezioso
per
l
'
impostazione
critica
del
problema
,
non
è
più
sufficiente
per
l
'
azione
.
Bisogna
,
quindi
,
estendere
la
rottura
degli
intellettuali
dal
campo
culturale
a
quello
strettamente
politico
.
Bisogna
,
cioè
,
che
l
'
élite
meridionalista
realizzi
la
critica
istituzionale
nell
'
azione
ed
operi
:
a
)
nel
Mezzogiorno
;
b
)
non
solo
sul
terreno
culturale
ma
anche
su
quello
strettamente
politico
;
c
)
a
nome
del
meridionalismo
stesso
,
o
,
quanto
meno
,
di
ideologie
che
in
esso
s
'
incentrano
.
Questa
rottura
di
carattere
strettamente
politico
è
ora
possibile
,
non
tanto
per
ragioni
ideologiche
,
quanto
per
ragioni
meccaniche
,
e
perciò
il
problema
si
è
trasformato
in
quello
dell
'
approfondimento
e
dello
sfruttamento
di
essa
,
che
comincia
clamorosamente
ad
estendersi
anche
al
campo
delle
relazioni
tra
intellettuali
medi
ed
alta
cultura
,
poiché
quest
'
ultima
,
costretta
ad
agire
sul
terreno
politico
,
non
ha
saputo
far
altro
che
rioffrire
al
paese
attonito
soluzioni
giolittiane
.
Perciò
,
in
attesa
che
la
sinistra
crociana
esprima
l
'
uomo
che
sappia
annullare
ogni
residua
influenza
del
pensiero
del
Maestro
sugli
intellettuali
meridionali
,
bisogna
esasperare
l
'
insoddisfazione
che
il
suo
atteggiamento
politico
ha
provocato
nel
Mezzogiorno
,
sia
per
sottrarre
l
'
élite
politica
in
gestazione
alle
dannose
conseguenze
che
deriverebbero
dal
permanente
vassallaggio
ad
una
filosofia
che
sul
terreno
pratico
si
è
schierata
a
favore
della
reazione
,
sia
per
sbloccare
le
formazioni
di
sinistra
del
liberalismo
,
che
intendono
,
anch
'
esse
,
risolvere
la
crisi
istituzionale
buttando
a
mare
gli
schemi
tradizionali
.
Questo
compito
è
,
però
,
tutt
'
altro
che
facile
,
per
ragioni
complesse
che
vanno
attentamente
analizzate
.
La
borghesia
meridionale
,
come
dice
Gramsci
,
ha
origini
contadine
,
ma
,
a
mano
a
mano
che
si
è
sviluppata
,
non
ha
assunto
alcuna
funzione
nel
processo
della
produzione
.
Se
ciò
fosse
avvenuto
,
essa
sarebbe
una
borghesia
essenzialmente
agraria
,
che
avrebbe
assolto
un
'
importante
funzione
nel
campo
dei
miglioramenti
agricoli
e
quindi
della
economia
nazionale
.
Tecnicamente
essa
avrebbe
avuto
il
suo
peso
nel
progresso
economico
del
paese
,
e
forse
la
questione
meridionale
non
avrebbe
assunto
quell
'
aspetto
di
acutezza
che
la
caratterizza
.
Politicamente
poi
il
suo
fondamentale
spirito
di
conservazione
sarebbe
stato
temperato
da
una
specie
di
progressismo
,
che
avrebbe
escluso
il
trasformismo
,
poiché
la
partecipazione
attiva
al
processo
di
produzione
l
'
avrebbe
fatalmente
condotta
a
comprendere
la
vita
generale
del
paese
,
per
lo
meno
al
limitato
scopo
di
garantire
i
suoi
interessi
materiali
nel
quadro
degl
'
interessi
generali
.
Non
avendo
assunto
alcuna
funzione
nel
processo
della
produzione
agraria
,
la
borghesia
meridionale
,
ha
avuto
uno
sviluppo
abnorme
.
Le
linee
di
tale
sviluppo
si
possono
così
precisare
.
Accanto
ad
una
frazione
addirittura
irrilevante
che
ha
continuato
ad
occuparsi
dell
'
agricoltura
,
si
è
prodotta
la
borghesia
redditiera
e
quella
umanistica
con
le
ben
note
caratteristiche
.
Occorre
,
quindi
,
esaminare
attentamente
l
'
attuale
situazione
,
e
la
progressiva
evoluzione
di
queste
sottospecie
,
se
si
vuole
avere
il
quadro
completo
prima
di
agire
.
La
borghesia
redditiera
,
costretta
a
vivere
in
margine
al
fenomeno
giuridico
dell
'
affitto
,
mentre
opprime
il
contadino
,
col
quale
è
in
eterno
contrasto
per
la
divisione
dei
frutti
che
la
terra
ingrata
faticosamente
produce
,
non
vede
altra
soluzione
politica
che
quella
tradizionale
,
ed
è
ostile
ad
ogni
e
qualsiasi
innovazione
anche
di
carattere
borghese
.
In
sostanza
ciò
che
la
interessa
non
è
lo
Stato
,
e
nemmeno
l
'
Ente
locale
,
ma
il
dominio
sulla
terra
e
sul
contadino
,
e
partecipa
alla
vita
pubblica
soltanto
per
impedire
che
lo
Stato
od
il
Comune
possano
cadere
nelle
mani
dei
suoi
avversari
.
Da
ciò
il
trasformismo
,
che
induce
il
borghese
rurale
meridionale
a
legarsi
senza
soluzione
di
continuità
a
tutti
i
governi
per
garantire
la
immobilità
economica
,
sociale
ed
istituzionale
del
paese
.
Le
condizioni
economiche
di
questa
classe
sono
terribili
.
Essa
si
condanna
alla
morte
lenta
nel
villaggio
per
paura
di
non
poter
diversamente
vivere
,
e
perciò
non
può
far
altro
che
condividere
la
sorte
del
contadino
su
di
un
piano
appena
più
elevato
,
ma
egualmente
mortificante
.
Vegetare
in
un
villaggio
,
molte
volte
senz
'
acqua
e
senza
luce
,
in
una
casa
priva
di
ogni
conforto
,
e
mangiare
ogni
giorno
un
pasto
caratterizzato
dall
'
abbondanza
dei
vegetali
;
andare
in
città
poche
volte
all
'
anno
,
in
tutta
fretta
e
con
mezzi
di
trasporto
preadamitici
,
e
,
dopo
la
siesta
,
dedicarsi
al
vino
o
alle
carte
,
è
la
condanna
che
questa
classe
si
autoinfligge
,
pur
di
continuare
una
vita
di
ozio
e
di
oppressione
,
che
appare
addirittura
incomprensibile
.
Le
uniche
emozioni
che
rompono
la
monotonia
di
giornate
interminabili
sono
prodotte
dalla
notifica
degli
accertamenti
dell
'
agente
dell
'
imposte
,
o
dal
litigio
dinanzi
alla
Conciliazione
od
alla
Pretura
per
espellere
il
colono
,
che
non
ha
pagato
l
'
estaglio
o
non
ha
voluto
aumentare
le
prestazioni
.
Sostanzialmente
questa
classe
è
antistatale
,
perché
non
conosce
lo
Stato
se
non
attraverso
le
carezze
dell
'
imposizione
fiscale
o
i
decreti
legge
di
blocco
dei
fitti
,
ma
quando
lo
Stato
,
che
essa
odia
,
corre
pericolo
di
essere
rovesciato
,
i
piccoli
borghesi
rurali
del
Mezzogiorno
insorgono
in
sua
difesa
,
rinsaldando
le
ragioni
della
loro
infelicità
economica
e
politica
.
Quando
,
invece
,
malgrado
i
loro
sforzi
,
la
forma
dello
Stato
muta
,
si
precipitano
ad
aderire
senza
soluzione
di
continuità
ai
nuovi
padroni
per
riprodurre
l
'
immobilità
economica
,
sociale
e
politica
del
paese
.
Legati
alla
terra
insieme
al
contadino
e
con
la
stessa
catena
,
essi
sono
miserabili
come
il
contadino
,
e
non
possono
sperare
salvezza
se
non
da
una
rivoluzione
che
li
costringa
ad
abbandonare
il
loro
ozio
,
a
guadagnarsi
onestamente
la
vita
attraverso
la
partecipazione
attiva
al
processo
di
produzione
,
e
così
rientrare
nella
circolazione
delle
classi
che
è
la
base
dello
Stato
.
Ora
l
'
influenza
di
questo
ceto
nella
vita
sociale
del
Mezzogiorno
è
notevolmente
diminuita
,
perché
,
attraverso
due
guerre
,
si
è
verificata
una
vera
rivoluzione
sociale
,
che
ha
permesso
a
moltissimi
coloni
di
divenire
piccoli
proprietari
.
L
'
inflazione
da
una
parte
ed
il
blocco
dei
fitti
dall
'
altra
,
hanno
espropriato
molti
piccoli
borghesi
,
ed
i
coloni
,
arricchiti
attraverso
il
rincaro
di
generi
di
prima
necessità
,
hanno
potuto
notevolmente
soddisfare
la
loro
fame
di
terra
.
Ma
il
fenomeno
tende
a
riprodursi
meccanicamente
perché
i
coloni
imborghesiti
non
sanno
far
altro
che
scimmiottare
i
loro
ex
padroni
ed
i
nuovi
borghesi
di
origine
contadina
non
sono
certo
migliori
degli
altri
.
Anche
quando
i
loro
figli
riescono
ad
ascendere
nel
rango
della
borghesia
umanistica
e
commerciante
,
la
rottura
con
la
funzione
parassitaria
ed
antiprogressista
della
loro
classe
di
origine
non
avviene
per
le
ragioni
che
in
seguito
dirò
.
Il
circolo
vizioso
,
perciò
,
si
riproduce
e
lo
sbloccamento
viene
ancora
ritardato
.
Tutto
il
problema
,
dunque
,
si
riduce
a
pervenire
a
contatto
con
i
contadini
per
altro
tramite
che
non
sia
quello
dei
vecchi
e
dei
nuovi
borghesi
rurali
.
Le
esperienze
odierne
della
Sicilia
,
e
la
facilità
con
cui
i
separatisti
riescono
a
disporre
delle
masse
contadine
è
una
riprova
di
questa
incredibile
situazione
politico
-
sociale
,
che
,
del
resto
,
ha
due
clamorosi
precedenti
nel
Mezzogiorno
continentale
:
la
Santa
Fede
e
il
brigantaggio
.
La
borghesia
umanistica
e
commerciale
del
Mezzogiorno
ha
la
stessa
origine
rurale
,
ma
si
differenzia
in
parte
sia
perché
la
sua
mentalità
è
stata
abbastanza
slargata
dalla
cultura
,
sia
perché
svolge
attività
economica
influenzata
dal
processo
della
produzione
.
Malgrado
ciò
,
la
desolata
angustia
di
orizzonti
della
borghesia
terriera
si
ripercuote
sul
suo
panorama
spirituale
:
a
)
per
le
influenze
ataviche
;
b
)
per
difetto
di
sviluppo
organico
che
la
mantiene
sempre
a
latere
della
borghesia
terriera
;
c
)
per
il
fatto
che
anch
'
essa
ordinariamente
partecipa
al
fenomeno
di
sfruttamento
della
terra
attraverso
l
'
affitto
per
integrare
le
sue
magre
risorse
.
Cosicché
questo
ceto
nel
Mezzogiorno
è
a
mezza
strada
tra
la
borghesia
terriera
e
quella
tecnica
,
ed
,
ogni
qualvolta
si
entusiasma
per
idee
nuove
e
si
avvia
ad
iniziare
lo
sbloccamento
della
situazione
economico
sociale
-
politica
del
paese
,
finisce
per
retrocedere
spaventato
,
poiché
i
dati
storici
fondamentali
,
da
cui
si
è
parzialmente
evoluto
,
lo
tengono
ancora
avvinto
con
fili
invisibili
e
gli
impediscono
di
rompere
definitivamente
con
la
tradizione
.
È
questa
la
fondamentale
ragione
per
cui
il
radicalismo
ed
il
liberalismo
di
sinistra
meridionali
tra
il
1900
ed
il
1915
finirono
per
confluire
nel
giolittismo
,
dando
luogo
ad
una
classe
politica
più
raffinatamente
trasformista
di
quella
che
l
'
aveva
preceduta
.
In
questa
disamina
non
si
tiene
particolare
conto
degli
impiegati
statali
,
che
,
quando
vivono
nel
Mezzogiorno
,
sono
automaticamente
assorbiti
nel
panorama
della
borghesia
umanistica
,
e
,
quando
invece
vivono
altrove
,
cessano
di
esercitare
qualsiasi
influenza
sulla
vita
sociale
e
politica
del
paese
.
Né
si
tiene
conto
dell
'
alta
borghesia
umanistica
e
commerciale
,
sia
perché
essa
è
scarsamente
numerosa
,
e
,
perciò
,
priva
di
vera
influenza
politica
,
sia
perché
aderisce
strettamente
alla
conservazione
attraverso
l
'
azione
dello
Stato
,
nel
quale
domina
.
D
'
altronde
non
sono
mancati
esempi
di
grossi
borghesi
sinceramente
democratici
e
ardentemente
meridionalisti
,
ma
è
chiaro
che
lo
sbloccamento
di
una
situazione
politico
sociale
così
complessa
non
può
avvenire
attraverso
l
'
azione
dei
singoli
,
ma
attraverso
l
'
opera
di
una
nuova
classe
dirigente
,
che
deve
rompere
interamente
col
passato
,
e
che
può
essere
reclutata
soltanto
nella
giovane
borghesia
umanistica
,
e
nelle
sparute
élites
che
stentatamente
si
formano
negli
altri
ceti
(
commercianti
,
operai
specializzati
,
contadini
ricchi
)
e
che
guardano
sempre
agli
intellettuali
come
alla
più
sicura
loro
guida
.
Naturalmente
questa
disamina
sarebbe
del
tutto
sterile
,
come
lo
è
stata
in
passato
,
se
non
ci
trovassimo
al
centro
di
una
rivoluzione
politica
e
sociale
,
che
sta
realizzando
alcuni
presupposti
per
una
concreta
azione
di
ricostruzione
.
Qui
non
si
discute
e
si
argomenta
per
il
discutibile
gusto
di
sbalzare
dal
potere
una
classe
e
sostituirla
con
un
'
altra
.
Se
la
borghesia
terriera
del
Mezzogiorno
assolvesse
una
funzione
utile
nel
processo
della
produzione
il
problema
non
sarebbe
sorto
con
quell
'
acutezza
che
lo
caratterizza
.
Invece
l
'
assenteismo
borghese
ha
generato
una
situazione
di
immobilità
economica
,
sociale
e
politica
,
che
dev
'
essere
sbloccata
soprattutto
per
aumentare
la
produzione
nazionale
nei
limiti
consentiti
dalle
condizioni
obiettive
dei
luoghi
.
È
questa
l
'
esigenza
che
tutti
i
meridionalisti
,
anche
quelli
strettamente
conservatori
,
hanno
sempre
sentito
.
Ma
è
ormai
chiaro
che
il
rinnovamento
non
può
avvenire
pacificamente
,
per
evoluzione
spontanea
,
poiché
quasi
un
secolo
di
vita
unitaria
sta
a
documentare
il
clamoroso
fallimento
di
tutte
le
speranze
riposte
sull
'
azione
dello
Stato
o
sull
'
iniziativa
della
classe
dirigente
.
Solo
quando
la
classe
dei
borghesi
rurali
sarà
sbalzata
di
sella
la
dialettica
della
storia
riprenderà
a
funzionare
e
l
'
immobilità
economico
sociale
politica
del
Mezzogiorno
passerà
nel
regno
dei
ricordi
.
Ora
il
primo
tempo
di
questa
rottura
col
passato
si
può
produrre
soltanto
attraverso
il
distacco
della
borghesia
umanistica
e
commerciante
da
quella
terriera
.
Questi
ceti
si
presentano
oggi
come
classi
rivoluzionarie
,
per
quanto
a
metà
,
ed
hanno
le
attitudini
mentali
ed
una
considerevole
forza
residua
per
comprendere
il
loro
nuovo
compito
in
un
mondo
ancora
da
costruire
.
La
borghesia
umanistica
è
stata
quasi
interamente
proletarizzata
attraverso
due
guerre
e
due
processi
inflazionistici
.
Una
notevole
parte
di
essa
si
ricorda
ancora
di
essere
proprietaria
di
terre
e
perciò
tende
a
ricostruire
il
sistema
di
sfruttamento
agrario
per
garantirsi
dalla
miseria
assoluta
.
Essa
teme
il
comunismo
,
poiché
pensa
con
terrore
al
giorno
in
cui
potrebbe
essere
costretta
a
vivere
di
lavoro
,
perché
questo
non
è
abbastanza
compensato
.
Ma
d
'
altra
parte
,
è
sufficientemente
intelligente
e
colta
,
per
comprendere
che
il
Mezzogiorno
non
può
andare
avanti
nello
stato
in
cui
si
trova
,
e
che
lo
sbloccamento
economico
sociale
politico
del
paese
è
una
necessità
a
cui
nessuno
si
può
sottrarre
e
che
fatalmente
avverrà
in
un
modo
o
in
un
altro
.
L
'
altra
parte
della
borghesia
umanistica
è
più
francamente
su
questo
terreno
,
e
la
paura
del
comunismo
non
funziona
così
esclusivamente
da
remora
psicologica
.
Occorre
,
quindi
,
tranquillizzare
questa
classe
,
dimostrarle
che
la
trasformazione
del
Mezzogiorno
non
sarà
un
danno
per
lei
,
se
sarà
compiuta
sotto
la
sua
direzione
.
Che
tale
trasformazione
è
una
necessità
storica
per
accelerare
il
processo
di
produzione
e
che
se
saprà
modificare
la
sua
mentalità
-
cioè
compiere
quell
'
evoluzione
che
in
altri
paesi
d
'
Europa
è
già
avvenuta
-
non
ha
niente
da
temere
nel
separare
la
sua
sorte
e
la
sua
responsabilità
dalla
classe
dell
'
immobilità
,
perché
potrà
in
seguito
partecipare
largamente
con
i
suoi
servizi
ad
una
nuova
attività
economica
ben
più
importante
di
quella
finora
svolta
.
Accanto
a
questa
classe
intellettuale
,
che
teme
di
perdere
la
direzione
della
vita
pubblica
del
Mezzogiorno
e
che
la
perderà
se
non
saprà
trasformarsi
,
vi
è
un
ceto
abbastanza
nuovo
,
sorto
dai
traffici
,
principalmente
per
effetto
della
prolungata
inflazione
,
che
possiede
la
maggior
parte
della
ricchezza
mobiliare
del
paese
.
Io
prego
il
lettore
umanista
di
questo
saggio
di
non
voler
moralizzare
al
riguardo
.
Il
danaro
non
olet
e
l
'
accumulazione
delle
ricchezze
non
sempre
ha
origine
nel
sudato
lavoro
e
nel
risparmio
.
Anzi
.
Ma
questo
ceto
esiste
e
sente
il
suo
problema
,
che
si
compendia
in
una
piccola
tragedia
spirituale
,
alla
quale
invano
tenta
dare
una
tranquillizzante
risposta
con
l
'
acquisto
,
di
tanto
in
tanto
,
di
qualche
immobile
.
Ora
se
il
ceto
commerciante
potesse
spendere
tutto
il
suo
danaro
in
acquisto
di
terre
si
riavvicinerebbe
ai
proprietari
terrieri
e
verrebbe
assorbito
con
altra
veste
nel
blocco
agrario
,
dal
quale
è
uscito
.
Ma
lo
Stato
ha
creduto
bloccare
gli
acquisti
immobiliari
,
e
,
d
'
altra
parte
,
i
possessori
d
'
immobili
stringono
la
cintola
,
fanno
la
fame
,
ma
non
vendono
.
L
'
esperienza
della
precedente
inflazione
incombe
sui
loro
spiriti
e
li
agghiaccia
.
Da
secoli
hanno
agognata
la
terra
quando
apparteneva
ancora
ai
grandi
feudatari
.
Poi
l
'
azione
centralizzatrice
della
Corte
,
l
'
indebitamento
dei
nobili
,
ed
i
contraccolpi
della
rivoluzione
francese
,
cominciarono
ad
aprire
delle
falle
,
permisero
loro
di
precipitarsi
sulla
preda
,
di
aggranfiarla
.
Ed
ora
la
stringono
in
mano
e
non
la
lasciano
scappare
,
perché
essa
è
l
'
unica
verità
che
conoscono
,
è
lo
strumento
del
loro
assenteismo
e
del
loro
abbrutimento
.
Perciò
i
nuovi
ricchi
non
trovano
sfogo
,
ed
i
borghesi
rurali
,
se
li
invidiano
-
perché
,
in
questo
momento
,
la
loro
forzata
quaresima
è
troppo
in
aperto
contrasto
col
grasso
carnevale
nel
quale
quelli
diguazzano
-
in
fondo
al
loro
animo
continuano
a
disprezzarli
,
perché
,
malgrado
tutto
,
non
riuscendo
ad
impossessarsi
della
terra
,
non
possono
consolidare
il
loro
nuovo
dominio
.
Siamo
d
'
accordo
che
questo
nuovo
ceto
è
a
metà
improvvisato
,
e
potrà
essere
disperso
e
distrutto
dalle
reazioni
che
necessariamente
seguiranno
al
carnevale
finanziario
.
Ma
il
suo
problema
resta
come
dato
psicologico
,
e
se
si
farà
leva
su
questa
rottura
forzata
del
blocco
agrario
,
essa
resterà
.
Tutto
sta
a
conoscere
la
psicologia
di
questi
nuovi
ricchi
e
a
convogliarli
sulle
soluzioni
meridionaliste
che
a
tale
psicologia
corrispondono
.
Non
potendo
acquistare
terre
,
essi
hanno
fame
di
merci
,
e
non
tanto
per
continuare
a
lucrare
illecitamente
nei
trasferimenti
,
quanto
per
sfuggire
al
futuro
processo
di
deflazione
.
Costretti
dall
'
inflessibile
ostinazione
dei
proprietari
terrieri
a
continuare
nel
commercio
,
sono
in
aperta
rottura
con
le
idee
tradizionali
del
paese
,
ed
auspicano
una
ripresa
della
produzione
di
massa
perché
temono
che
la
valuta
possa
perdere
ogni
potere
di
acquisto
.
Se
la
crisi
si
risolverà
lentamente
con
una
ripresa
dei
traffici
e
della
produzione
il
nuovo
ceto
si
sistemerà
adeguatamente
e
non
sognerà
altro
che
attività
economica
e
rinvigorimento
del
commercio
;
se
,
invece
,
la
crisi
precipiterà
nella
catastrofe
,
esso
perderà
tutti
i
vantaggi
acquisiti
e
tornerà
al
punto
di
partenza
.
Ma
,
in
ogni
caso
,
la
rottura
col
blocco
agrario
si
sarà
sempre
verificata
.
Nel
primo
caso
,
perché
la
classe
commerciale
comprenderà
le
esigenze
della
produzione
e
premerà
sullo
Stato
perché
le
soddisfi
,
nel
secondo
caso
perché
sarà
in
preda
ad
un
profondo
rancore
,
che
la
spingerà
nei
ranghi
dei
partiti
che
si
saranno
battuti
per
la
ripresa
economica
ed
avranno
criticato
le
deficienze
dello
Stato
storico
.
Tutto
si
riduce
,
dunque
,
a
profittare
del
momento
.
La
crisi
,
iniziatasi
per
il
crollo
del
regime
,
puramente
sul
terreno
politico
istituzionale
,
estesasi
nel
campo
sociale
in
conseguenza
della
inflazione
,
e
del
blocco
dei
fitti
,
deve
essere
riportata
sul
terreno
politico
istituzionale
attraverso
l
'
azione
dei
partiti
politici
per
impedire
che
si
ritorni
ad
una
situazione
reazionaria
,
prima
che
siano
create
le
basi
per
una
permanente
azione
meridionalista
.
Perciò
deve
essere
battuto
in
breccia
il
trasformismo
politico
,
che
rappresenta
la
forza
d
'
inerzia
del
circolo
vizioso
e
conduce
,
dopo
una
scossa
,
a
far
precipitare
nuovamente
le
libere
formazioni
politiche
e
culturali
del
Mezzogiorno
nel
blocco
agrario
.
Oggi
le
contorsioni
della
vecchia
classe
politica
meridionale
fanno
ridere
,
perché
non
sono
altro
che
un
annaspare
nel
buio
per
trovare
un
punto
d
'
appoggio
,
un
debole
tentativo
per
riportare
la
situazione
politica
al
punto
di
prima
,
mentre
tutto
il
quadrante
istituzionale
ruota
con
velocità
assai
maggiore
della
controspinta
trasformista
.
Ma
immaginate
per
un
momento
che
la
forza
di
rotazione
s
'
indebolisca
e
s
'
arresti
,
ed
assisterete
in
pieno
alla
ripresa
personalistica
.
Se
,
invece
,
in
questi
attimi
preziosi
,
l
'
azione
dei
partiti
antitrasformisti
si
sarà
immessa
tra
le
ruote
dell
'
arrugginito
meccanismo
e
sarà
riuscita
a
far
leva
,
la
rottura
istituzionale
resterà
.
La
lotta
ideologica
divamperà
per
la
prima
volta
in
tutto
il
Mezzogiorno
,
e
la
nuova
élite
meridionalista
,
non
più
a
base
soltanto
culturale
,
ma
a
base
strettamente
politica
,
potrà
sperare
di
condurre
a
rimorchio
tutte
le
altre
classi
della
società
.
Naturalmente
tutto
ciò
è
facile
più
a
dirsi
che
a
verificarsi
,
perché
l
'
intera
situazione
istituzionale
è
minacciata
da
due
pericoli
,
che
già
altra
volta
hanno
ostacolato
il
risorgimento
del
paese
.
Innanzi
tutto
la
classe
dei
contadini
meridionali
non
ha
alcuna
educazione
politica
,
ed
è
tuttora
in
funzione
del
blocco
agrario
.
Come
i
borghesi
terrieri
si
legano
alla
stessa
catena
dei
contadini
per
dominarli
,
così
questi
non
mostrano
alcuna
voglia
di
scuotere
il
giogo
.
Su
questo
terreno
tradizionale
s
'
innesta
,
poi
,
la
particolare
situazione
creata
dall
'
inflazione
.
I
coloni
oggi
si
credono
ricchi
,
ricchi
di
carta
straccia
,
ma
ricchi
.
E
non
potendo
compiere
una
pacifica
rivoluzione
con
l
'
acquisto
delle
terre
,
non
sanno
come
risolvere
la
loro
situazione
.
Da
una
parte
,
credendo
di
essere
ricchi
,
sono
conservatori
.
Conservatori
,
forse
,
dell
'
attuale
stato
di
cose
,
che
esasperano
col
loro
ben
noto
materialismo
,
ma
conservatori
.
Dall
'
altra
parte
,
essendo
rimasti
insoddisfatti
nella
loro
atavica
aspirazione
al
possesso
della
terra
,
sono
rivoluzionari
,
ma
rivoluzionari
in
potenza
,
perché
sperano
sempre
che
i
loro
avversari
,
ridotti
all
'
estremo
,
si
decidano
a
mollare
le
terre
.
Se
la
nuova
classe
dirigente
del
Mezzogiorno
fosse
pronta
,
la
rottura
del
blocco
agrario
potrebbe
essere
estesa
anche
a
questo
terreno
,
ma
,
come
abbiamo
visto
,
essa
è
soltanto
in
fieri
e
l
'
azione
meridionalista
non
può
ancora
arrivare
in
profondità
fino
al
contadino
.
In
tale
condizione
di
cose
c
'
è
il
pericolo
che
le
masse
siano
risospinte
sul
terreno
della
reazione
per
il
giuoco
di
fattori
psicologici
che
non
è
possibile
precisare
a
priori
.
Nel
momento
in
cui
,
cessata
l
'
euforia
inflazionista
,
il
contadino
ridiventerà
povero
,
non
è
da
escludersi
che
i
borghesi
terrieri
possano
riprendere
su
di
lui
il
predominio
tradizionale
e
riportarlo
sulle
posizioni
di
partenza
,
attraverso
una
reazione
sanfedista
,
che
violentemente
distruggerà
i
germi
libertari
maturati
nel
frattempo
.
D
'
altra
parte
,
ogni
soluzione
della
questione
meridionale
è
subordinata
alle
vicende
della
politica
generale
,
nel
nesso
cioè
che
se
la
classe
dei
borghesi
terrieri
non
riesce
a
garantire
l
'
immobilità
economico
sociale
-
politica
del
Mezzogiorno
,
essa
è
perduta
.
Si
ritorna
così
sul
terreno
del
compromesso
istituzionale
e
del
trasformismo
,
che
costituiscono
sempre
la
minaccia
più
grave
per
il
meridionalismo
.
Infatti
se
la
situazione
politica
italiana
precipiterà
in
un
nuovo
compromesso
istituzionale
,
confusionario
e
cervellotico
come
quello
giolittiano
o
come
quello
fascista
,
ma
duraturo
per
alcuni
decenni
,
la
rottura
istituzionale
nel
Mezzogiorno
potrà
essere
rapidamente
sanata
,
ed
i
propagandisti
dei
vari
partiti
avranno
voglia
di
rivolgersi
ai
contadini
per
catechizzarli
.
Il
sindaco
,
l
'
assessore
comunale
ed
il
brigadiere
dei
RR
.
CC
.
resteranno
sempre
i
gangli
attraverso
i
quali
il
blocco
agrario
si
riformerà
,
ed
i
propagandisti
correranno
il
rischio
di
essere
linciati
.
Evitare
il
compromesso
istituzionale
,
fino
a
quando
la
nuova
classe
dirigente
meridionale
non
sarà
formata
,
è
una
necessità
strumentale
per
tutti
i
partiti
antitrasformisti
,
e
si
può
sicuramente
affermare
che
qui
giace
il
fulcro
,
il
punctum
pruriens
dell
'
intera
questione
italiana
.
Ma
il
compromesso
istituzionale
non
ha
origine
nel
Mezzogiorno
:
è
stato
sempre
il
Settentrione
a
dare
il
cattivo
esempio
,
senza
distinzione
di
classi
,
e
se
non
deve
essere
sottovalutato
l
'
apporto
che
il
meridionalismo
ha
ricevuto
in
passato
da
tanti
nobili
spiriti
e
spregiudicate
élites
del
Nord
,
non
può
essere
taciuto
che
il
compromesso
più
immorale
e
più
infecondo
,
quello
giolittiano
,
è
avvenuto
proprio
perché
borghesia
e
proletariato
settentrionale
ad
un
dato
momento
si
accordarono
principalmente
ai
danni
del
Mezzogiorno
.
Il
meridionalismo
,
perciò
,
non
è
una
dottrina
meridionale
,
ma
italiana
,
che
deve
divenire
l
'
imperativo
categorico
dei
partiti
antitrasformisti
.
Quali
eredi
del
primo
Risorgimento
,
essi
hanno
tracciato
dinanzi
a
sé
il
compito
storico
di
completare
l
'
unificazione
economico
politico
-
sociale
di
tutta
l
'
Italia
,
evitando
il
ripetersi
dei
fenomeni
di
particolarismo
economico
,
che
sono
alla
base
dei
compromessi
politici
.
Ma
la
questione
istituzionale
non
è
peranco
risolta
ed
il
trasformismo
guata
fuor
dell
'
uscio
.
Ogni
pericolo
non
è
del
tutto
evitato
e
nell
'
Italia
settentrionale
vi
sono
ancora
ingenti
forze
che
guardano
al
Mezzogiorno
come
al
campo
classico
per
le
loro
scorrerie
.
L
'
alleanza
tra
reazione
del
Nord
e
blocco
agrario
del
Sud
non
può
essere
esclusa
a
priori
.
Tutto
dipenderà
dalla
forza
della
democrazia
del
Nord
e
dalla
concretezza
delle
sue
idee
.
Chi
ricorda
il
tragico
1919
,
quando
le
masse
settentrionali
si
precipitarono
per
le
strade
per
inseguire
un
mito
astratto
ed
irraggiungibile
,
e
consumarono
ogni
energia
per
espellere
dal
loro
seno
il
veleno
giolittiano
che
lo
corrodeva
;
chi
ricorda
attraverso
quali
tappe
dolorose
la
rivoluzione
italiana
pervenne
a
neutralizzarsi
,
spianando
la
via
alla
realizzazione
del
nuovo
compromesso
fascista
;
chi
ricorda
che
il
Mezzogiorno
fu
assente
nel
momento
decisivo
della
lotta
,
ed
il
blocco
reazionario
trasformista
,
che
ancora
lo
dominava
,
teorizzò
come
espressione
di
saggezza
l
'
immobilità
meridionale
,
non
può
non
sottolineare
i
progressi
compiuti
,
non
può
non
essere
grato
ai
pochi
che
,
partendo
dai
più
opposti
punti
cardinali
,
hanno
compiuto
il
loro
esame
di
coscienza
,
ed
hanno
finito
per
concludere
che
la
lotta
politica
in
Italia
è
unitaria
e
si
condensa
in
tre
formule
magiche
:
compromesso
istituzionale
,
trasformismo
,
meridionalismo
.
Gramsci
dice
che
protagonista
di
questo
nuovo
indirizzo
in
un
prossimo
avvenire
sarà
il
proletariato
settentrionale
.
Questa
è
ideologia
,
ed
io
intendo
restare
nel
campo
strettamente
politico
.
Però
non
posso
non
raccogliere
e
sottolineare
la
previsione
del
compianto
scrittore
sardo
.
Se
il
proletariato
settentrionale
vorrà
veramente
divenire
il
protagonista
della
lotta
meridionalista
,
ciò
significa
che
non
potranno
più
aver
luogo
compromessi
istituzionali
di
tipo
giolittiano
o
fascista
.
Ma
ciò
non
è
sufficiente
.
Occorre
,
invece
,
che
tutto
il
popolo
italiano
irrompa
nella
battaglia
meridionalista
,
intendendola
come
la
sua
lotta
,
come
il
punto
nevralgico
e
decisivo
dell
'
intera
questione
nazionale
.
Occorre
che
altre
classi
,
oltre
il
proletariato
,
schierandosi
contro
la
politica
particolarista
,
e
sforzandosi
di
sfociare
nella
democrazia
integrale
,
chiudano
l
'
epoca
dei
compromessi
istituzionali
,
che
sono
.
gli
strumenti
attraverso
i
quali
minoranze
cleptocratiche
trionfano
.
Il
proletariato
settentrionale
è
una
grande
forza
su
questo
terreno
,
anzi
è
la
più
grande
forza
,
ma
anche
la
borghesia
tecnica
e
quella
umanistica
del
Nord
hanno
la
loro
parola
da
dire
.
Specialmente
la
seconda
deve
ricordare
con
terrore
gli
errori
psicologici
e
politici
compiuti
tra
il
1919
ed
il
1922
,
quando
,
in
massima
parte
,
abbandonò
la
causa
della
libertà
,
e
corse
dietro
alla
dittatura
in
un
folle
tentativo
di
risolvere
il
suo
disagio
economico
e
spirituale
.
Essa
ne
ha
portato
i
panni
laceri
e
si
può
considerare
guarita
per
sempre
.
La
sua
alleanza
con
il
proletariato
industriale
ed
agricolo
sarà
la
più
sicura
garanzia
per
il
tentativo
di
fondare
in
Italia
la
democrazia
integrale
,
mai
esistita
fino
a
questo
momento
per
il
prepotere
delle
cricche
industriali
ed
agrarie
,
cui
la
borghesia
tecnica
ed
umanistica
ha
avuto
il
torto
d
'
indulgere
,
per
ragioni
che
non
sempre
hanno
deposto
a
favore
della
sua
maturità
politica
.
Se
questo
tentativo
avrà
successo
,
e
,
dopo
aver
distrutto
il
compromesso
istituzionale
,
dopo
aver
superato
il
particolarismo
economico
e
politico
,
dopo
aver
acquistato
coscienza
degli
obiettivi
da
raggiungere
e
delle
forze
cui
appoggiarsi
,
in
una
parola
,
dopo
essersi
trasformata
da
astratta
,
quale
era
nel
1919
,
in
concreta
,
come
oggi
appare
,
la
rivoluzione
italiana
sfocerà
,
senza
inutili
e
dannose
convulsioni
,
nella
democrazia
integrale
,
per
ordinare
tutte
le
forze
del
paese
intorno
ad
un
più
intenso
sforzo
di
produzione
nazionale
ed
una
più
equa
distribuzione
delle
ricchezze
,
la
questione
meridionale
sarà
a
metà
risolta
,
e
non
dovremo
più
temere
ritorni
reazionari
.
Allora
s
'
inizierà
il
periodo
delle
soluzioni
tecniche
che
sono
varie
perché
varia
è
la
realtà
economico
sociale
del
Mezzogiorno
.
Ed
allora
,
perfino
la
borghesia
terriera
meridionale
potrà
avere
un
avvenire
,
perché
,
allontanata
dal
privilegio
,
cui
fin
'
oggi
si
è
ostinatamente
attaccata
,
potrà
partecipare
al
lavoro
d
'
intensificazione
della
produzione
agricola
,
che
ha
bisogno
di
dirigenti
e
di
tecnici
e
non
può
più
essere
condotto
con
i
metodi
tradizionali
.
Il
Mezzogiorno
è
naturalmente
povero
,
ma
è
anche
coltivato
assai
male
.
L
'
ignoranza
dei
contadini
e
l
'
assenteismo
dei
proprietari
hanno
aggravato
quest
'
originaria
inferiorità
.
L
'
avvenire
è
quindi
sulla
strada
delle
migliorie
tecniche
che
saranno
possibili
solo
dopo
la
rottura
del
blocco
agrario
come
storicamente
si
è
costituito
.