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16 OTTOBRE 1943 ( DEBENEDETTI GIACOMO , 1944 )
Miscellanea ,
16 ottobre 1943 Fino a poche settimane prima , ogni venerdì sera , all ' accendersi della prima stella , si spalancavano tutte grandi le grandi porte della Sinagoga , quelle verso la piazza del Tempio . Perché le grandi porte , invece delle bussole laterali e un po ' recondite come tutte le altre sere ? Perché invece degli sparuti candelabri a sette bracci , quello sfavillare di tutte quante le luci , che traeva fiamme dagli ori , splendore dagli stucchi - - gli stemmi di Davide , i nodi di Salomone , le Trombe del Giubileo - - e sontuosi bagliori dal broccato della cortina appesa davanti all ' Arca Santa , all ' Arca del Patto col Signore ? Perché ogni venerdì , all ' accendersi della prima stella , si celebrava il ritorno del Sabbato . Non la macilenta salmodia del cantore sperduto sul lontano altare ; ma dall ' alto della cantoria , nella romba osannante dell ' organo , il coro dei fanciulli gloriava un cantico di sacra tenerezza , l ' inno dell ' antico cabbalista , « Lehà Dodì Lichrà Calà » : Vieni , o amico , vieni incontro al Sabbato ... Era il mistico invito ad accogliere il Sabbato che giunge , che giunge come una sposa . Giungeva invece nell ' ex ­ Ghetto di Roma , la sera di quel venerdì 15 ottobre , una donna vestita di nero , scarmigliata , sciatta , fradicia di pioggia . Non può esprimersi , l ' agitazione le ingorga le parole , le fa una bava sulla bocca . È venuta da Trastevere di corsa . Poco fa , da una signora presso la quale va a mezzo servizio , ha veduto la moglie di un carabiniere , e questa le ha detto che il marito , il carabiniere , ha veduto un tedesco , e questo tedesco aveva in mano una lista di 200 capi ­ famiglia ebrei , da portar via con tutte le famiglie . Gli ebrei di rione Regola hanno conservato l ' abitudine di coricarsi per tempo . Poco dopo scesa la sera , sono già tutti in casa . Forse la memoria di un antico coprifuoco è rimasta nel loro sangue ; di quando , al cadere delle tenebre , i cancelli del Ghetto stridevano con una inveterata monotonia che forse l ' abitudine aveva resa familiare e dolce , a rammentare che la notte non era per gli ebrei , che per loro la notte era pericolo di essere presi , multati , imprigionati , battuti . Così questi ebrei , accusati di tramare nell ' ombra contro l ' ordine e la sicurezza del mondo , sono invece da tempo delle creature diurne . Di primo mattino , non appena un barlume di giorno , viscido e grigio come le loro case , comincia a far leva sui cornicioni , come un apriscatole , per incidersi uno spiraglio sui vicoli sottostanti , già li trovi tutti per via , questi ebrei , e berciano , e si chiamano a gran voce per nome , e combinano , e litigano , e discutono , e intavolano trattative e negozi , e si danno un gran da fare , quantunque quei loro discorsi e mercati non abbiano nulla di urgente . Ma questi ebrei amano la vita : quella vita da cui la notte li ha esclusi , sentono il bisogno che irrompa in loro . Anche quella sera le famiglie erano già tutte raccolte nelle case . Qualche madre accendeva la lampada sabbatica - - non quella bella , ch ' era stata nascosta ai primi furti tedeschi - - mentre i vecchi con la teffilà sui ginocchi recitavano le benedizioni , e passavano dal borbottio della preghiera all ' invettiva iraconda e chioccia contro i nipotini disturbatori . Così la donna scarmigliata non ebbe difficoltà a radunare un gran numero di ebrei per avvertirli del pericolo . Ma nessuno volle crederci , tutti ne risero . Sebbene abiti in Trastevere , la Celeste ha parenti nel Ghetto ed è ben nota all ' intera cheilà . Tutti sanno che è una chiacchierona , un ' esaltata , una fanatica : basta vedere come gesticola quando parla , con gli occhi spiritati sotto quei capelli di crine vegetale . E poi si sa che in famiglia sua sono tutti un po ' tocchi ; chi non conosce il suo figlio grande , quello di 24 anni , magro , peloso , nero e strambo , con una aria da haham mancato , e si dice perfino che abbia il mal caduco ? Come si fa a dare ascolto alla Celeste ? « Credetemi ! scappate , vi dico ! » supplicava la donna . « Vi giuro che è la verità ! sulla testa dei miei figli ! » La verità ? Chi sa che cosa le avranno detto , chi sa che cosa avrà capito . Quelle risate , quell ' incredulità la esasperano . Comincia a dare in escandescenze e in male parole , come se la minaccia , invece che i tedeschi , fosse stata lei a farla , e ora si offenda di non vederla presa sul serio . Se sapesse cosa inventare , aggraverebbe la dose per vendicarsi , per riuscire finalmente a far paura . Grida , scongiura , si fa venire le lacrime agli occhi , mette le mani sul capo dei bambini , come per proteggerli lei . « Ve ne pentirete ! Se fossi una signora mi credereste . Ma perché non ho una lira , perché porto questi stracci ... » e nel mostrarli rabbiosamente , li straccia ancora di più . Ormai tredici mesi sono passati , e molti dei testimoni di quella sera sono disposti a riconoscere che forse , se la Celeste fosse stata una signora e non la poveraccia che è ... Però quella sera risalirono alle loro case , si rimisero a sedere intorno alla tavola , a cenare , commentando quella storia senza sugo . Era chiaro che cosa fosse passato per la testa della pazza : una ventina di giorni prima , il Maggiore Kappler aveva minacciato al presidente della Comunità , comm . Foà , e a quello dell ' Unione , dott . Almansi , di prelevare 200 ostaggi ebrei . Le cifre corrispondevano , e di lì l ' equivoco : la povera gente sa sempre le cose in ritardo e di traverso , ma quel poco che arrivano a sapere credono sempre che sia oro colato . Ormai la minaccia dei 200 ostaggi era scongiurata . I tedeschi saranno dei rascianìm , ma sono gente d ' onore . Contrariamente all ' opinione diffusa , gli ebrei non sono diffidenti . Per meglio dire : sono diffidenti , allo stesso modo che sono astuti , nelle cose piccole , ma creduli e disastrosamente ingenui in quelle grandi . Verso i tedeschi furono , e si mostrarono , ingenui quasi con ostentazione . I motivi che se ne possono dare sono parecchi . Persuasi da secolari esperienze che il loro destino sia di essere trattati come cani , gli ebrei hanno un disperato bisogno di simpatia umana : e per accattarla , la offrono . Fidarsi della gente , abbandonarvisi , credere alle loro promesse , è appunto una prova di simpatia . Si comportarono così anche coi tedeschi ? Sì , purtroppo . Coi tedeschi poi giocava anche il classico atteggiamento degli ebrei di fronte all ' Autorità . Fin da prima della caduta di Gerusalemme , l ' Autorità ha esercitato sugli ebrei un potere di vita e di morte assoluto , arbitrario , imperscrutabile . Questo ha fatto sì che nelle loro teste e nel loro stesso inconscio , l ' Autorità si configurasse come un nume onnipotente , esclusivo e geloso . Diffidarne , quando essa promette , sia per male che per bene , è cadere in un peccato , che presto o tardi si sconterà , se anche questo peccato non si manifesti e rimanga soltanto un ' intenzione o una mormorazione . E finalmente : l ' idea ­ madre del giudaismo è quella di giustizia . Portare questa idea nella civiltà di Occidente è stata la missione degli ebrei . Renan se ne fa addirittura il tema fondamentale per interpretare tutta la storia d ' Israele , fino ai grandi annunzi escatologici , fino all ' attesa messianica , fino alla promessa di quel Giorno del Signore che , domani o chi sa quando , accenderà la sua alba sul vertice dei millenni per ricondurre appunto il regno della giustizia su questa terra . Per tutti questi motivi gli ebrei di Roma si fidarono , in certo qual modo , dei tedeschi , anche - - e , diremmo , soprattutto - - dopo quanto era successo il 26 settembre . Si sentivano come vaccinati contro ogni ulteriore persecuzione . Sarebbe stata un ' ingiustizia , e per temperamento non vi potevano credere . Mostrar di temere sarebbe stato un polemizzare contro i tedeschi , manifestargli dell ' antipatia . E infine sarebbe stato un peccare contro l ' Autorità . Perciò , quella sera , gli ebrei risero al messaggio della pazza Celeste . ( Chiediamo scusa di questa digressione , ed eventualmente delle altre in cui incorreremo ; ma per intendere l ' intera atrocità del dramma che cercheremo di ricostruire , è opportuno conoscere un po ' meglio i personaggi . ) Effettivamente , la sera del 26 settembre 1943 , il presidente della Comunità Israelitica di Roma e quello dell ' Unione delle Comunità Italiane - - tramite il dott . Cappa , funzionario della Questura - - erano stati convocati per le ore 18 all ' Ambasciata Germanica . Li ricevette , paurosamente cortese e « distinto » , il Maggiore delle SS . Herbert Kappler , che li fece accomodare e per qualche momento parlò del più e del meno , in tono di ordinaria conversazione . Poi entrò nel merito : gli ebrei di Roma erano doppiamente colpevoli , come italiani ( ma meno di due mesi dopo , un decreto germano ­ fascista , auspici Rahn , Mussolini e Pavolini , doveva disconoscere agli ebrei d ' Italia la cittadinanza italiana ; e allora Maggiore Kappler ? ) , come italiani per il tradimento contro la Germania , e come ebrei perché appartenenti alla razza degli eterni nemici della Germania . Perciò il governo del Reich imponeva loro una taglia di 50 chilogrammi d ' oro , da versarsi entro le ore 11 del successivo martedì 28 . In caso di inadempienza , razzia e deportazione in Germania di 200 ebrei . Praticamente : poco più di un giorno e mezzo per trovare 50 chili d ' oro . Alle difficoltà che i due rappresentanti ebrei cercarono di opporgli , il Maggiore ribatté che , a titolo di agevolazione , avrebbe fornito lui gli automezzi e gli uomini per la ricerca dell ' oro . I due Herren non accettavano ? Sta bene , come non detto . Ma , in via sempre di largheggiare , prorogava di un ' ora il termine di consegna . Gli fu domandato quale fosse la valutazione dell ' oro in lire . Il Kappler capì subito l ' antifona : di lire italiane - - rispose - - il Grande Reich non ne aveva bisogno e comunque - - sorrise quando gliene occorressero , poteva sempre stamparle . Poi credette opportuno di completare la propria presentazione , illustrando che con lui non era il caso di recalcitrare , se no si sarebbe incaricato personalmente della razzia e a lui , in parecchie altre circostanze similari , questo genere di operazioni era sempre riuscito benissimo . Col che gli argomenti parvero esauriti , e la seduta fu tolta . La Questura italiana , subito informata dell ' imposizione , non rispose . Si riscrisse , si andò , si telefonò : il silenzio , per una crudele allusione , era più che mai d ' oro . Allora nella serata stessa e nella successiva mattina si radunarono i maggiorenti della Comunità insieme con le persone ritenute più esperte di affari e facoltose . Ci si desolò , si discusse , si dichiarò che la cosa non era fattibile . Ma i più energici prevalsero , sicché per tempo fu dato inizio alla raccolta dell ' oro . La voce era già corsa tra gli ebrei ; tuttavia sulle prime le offerte giungevano lentamente , con una specie di perplessità . Fu in quelle ore che il Vaticano fece ufficiosamente sapere che teneva a disposizione degli ebrei 15 chilogrammi d ' oro per sopperire agli eventuali ammanchi . Frattanto però le cose avevano cominciato a mettersi meglio . Ormai tutta Roma aveva saputo del sopruso tedesco , e se ne era commossa . Guardinghi , come temendo un rifiuto , come intimiditi di venire a offrir dell ' oro ai ricchi ebrei , alcuni « ariani » si presentarono . Entravano impacciati in quel locale adiacente alla Sinagoga , non sapendo se dovessero togliersi il cappello o tenere il capo coperto , come notoriamente vuole l ' uso rituale degli ebrei . Quasi umilmente domandavano se potevano anche loro ... se sarebbe stato gradito ... Purtroppo non lasciarono i nomi , che si vorrebbero ricordare per i momenti di sfiducia nei propri simili . Torna a mente , e par bella , una parola ripetuta anche da George Eliot : « il latte dell ' umana bontà » . Il centro di raccolta era stato stabilito in un ufficio della Comunità . La Questura , che da quest ' orecchio tornava finalmente a sentirci , aveva disposto un servizio d ' ordine e di vigilanza . L ' affluenza , infatti , era cominciata a diventare notevole . Al tavolo sedeva una persona di fiducia della Comunità ; accanto a lui un orafo saggiava le offerte e un altro le pesava . Subito era stato fatto circolare l ' avviso che non erano ammessi i contributi in denaro . Questo avrebbe impigrito l ' afflusso del metallo : gli oggetti d ' oro rappresentano spesso dei cari ricordi , che tendono a diventare più ricordi e più cari nel momento di separarsene ; inoltre l ' oro , in tempi di guerra e di calamità , suole considerarsi la migliore e più portatile risorsa per i frangenti estremi . Denaro invece ne sarebbe venuto parecchio , e rapidamente ; ma avrebbe creato il problema , nonché il rischio , di trovare tutto quell ' oro sul mercato clandestino . Peraltro il metallo già cominciava a far mucchio , molte persone si erano presentate a offrire dell ' oro in vendita , quindi si cominciò ad accettare anche il contante e a fare degli acquisti , sulla base di prezzi assai oscillanti . Di grande aiuto in questa incetta fu la giornalaia di Ponte Garibaldi . Il martedì mattina , prima delle 11 , il quantitativo era stato raggiunto , con anzi un residuo di oltre due milioni liquidi , che furono accantonati nella cassaforte della Comunità . La sala di raccolta venne chiusa a chiave : davanti la porta , con gli agenti di P.S. , si sedettero gli orafi e alcuni rappresentanti della Comunità . Qualche tedesco melomane colturale e spiritoso avrebbe forse scherzato su questi Fafner a guardia del tesoro . Invece quella brava gente , siccome le mogli avevano portato loro da mangiare , lungi dal vomitare fiamme , si misero a far colazione in pace . Avevano la coscienza a posto . C ' erano stati i momenti di angoscia , le consultazioni febbrili dell ' orologio ; ma tutto sommato si era fatto un buon lavoro . Fu telefonato all ' Ambasciata Germanica , per ottenere una dilazione di qualche ora . Era una cautela ad evitare che , visto il pronto successo , si aumentassero le pretese . Santa ingenuità degli astuti : come se i tedeschi non avessero avuto spie . Comunque , si ottenne che la scadenza fosse protratta fino alle 18 : ora in cui tre automobili , dal Lungotevere Sanzio , si avviarono con l ' oro , i due presidenti , i due orafi e una scorta di agenti , sempre guidati dal dott . Cappa , alla volta di Villa Wolkonski . Non che abbassarsi alla formalità di ricevere , di « incassare » quell ' oro , il Kappler non degnò neppure mostrarsi . Fece dire in anticamera , da una segretaria , che la taglia doveva essere versata in via Tasso . Forse è questa la prima apparizione di via Tasso nella cronaca gialla e nera dell ' occupazione tedesca . Il convoglio riparte da Villa Wolkonski , svolta l ' angolo , giunge alla via malfamata . In via Tasso gli ebrei si trovarono di fronte a un certo Capitano Schultz , certo più crudele che lo Schultz della nostra vecchia grammatica latina . Costui era assistito da un orafo e da un pesatore tedeschi . L ' oro era stato sistemato in dieci di quei raccoglitori di cartone , a foggia di grosse scatole , che negli uffici si adoperano per conservare la corrispondenza . Dieci erano , ripetiamo , e ciascuno conteneva cinque chilogrammi di metallo . Pesare e controllare doveva essere la cosa più spedita del mondo . Ma le 20 erano trascorse da un pezzo , e né i presidenti né gli orafi avevano ancora fatto ritorno alle loro abitazioni . Il tic ­ tac degli orologi , nel silenzio di quelle case , era come il tarlo dell ' angoscia , scandiva per i familiari il passo delle congetture di minuto in minuto più moleste . Un trillo assurdo del telefono : ma non erano loro , erano gli amici , quelli che più si erano adoperati per la ricerca dell ' oro , e adesso si ritiravano dall ' apparecchio con parole che volevano essere di fiducia , e invece erano già di compianto . Finalmente i quattro uomini rientrarono . Era in loro quel misto di sollievo e di collasso , che subentra in tutta la persona al termine di una grandissima fatica . Il senso , un po ' , di chi torna dall ' avere accompagnato al cimitero una persona cara , per un cammino lungo e una giornata inclemente , quando si è già estenuati da notti di veglia e di affanno . Ristorarsi , buttarsi in letto , tentare di non pensarci più . Che cosa era successo ? Loro stessi non riuscivano a spiegarselo bene . Fatto un primo controllo , i germanici , su un tono che non ammetteva repliche , avevano eccepito che le scatole erano soltanto nove . Come non immaginarselo che gli ebrei avrebbero tentato di frodare il Reich ? Per ritemprare la spada di Brenno , il ferro non manca mai . Discussioni lunghe , cavillose , drammatiche : il Capitano Schultz ricusava ogni riscontro . Sin che poi , alla fine , rifatti quasi di prepotenza i conti e le pesate , le scatole erano risultate innegabilmente dieci , il quantitativo ineccepibile , anzi eccedeva di parecchi grammi . Senonché il Capitano Schultz si era rifiutato di rilasciarne ricevuta . Perché ? Si pensò che i tedeschi non volessero lasciare documenti del sopruso . Ma i tedeschi hanno lasciato e lasciano ben altri documenti : nelle fosse , nei carnai , nelle opere fatte saltare con le mine , nei saccheggi ; a ogni loro passo ne hanno lasciati e ne lasciano , e tali che rimangono incisi , e per decenni rimarranno , sulla crosta dell ' Europa . O forse nessuno osava mettere personalmente la firma sotto un simile documento ? Gli accordi di Mosca sulle responsabilità e la punizione dei delitti di guerra non dovevano essere stipulati che parecchie settimane appresso : ma nella coscienza dei criminali c ' è sempre il senso di una fatalità del castigo . Più verosimilmente la spiegazione del rifiuto va cercata nei fatti che seguirono , ammesso che per i tedeschi , inventori della teoria della « carta straccia » , possa una qualunque ricevuta o scrittura costituire vincolo o impegno . Sapeva già il Capitano Schultz quello che si preparava per l ' indomani ? Indubbiamente lo sapeva il Maggiore Kappler delle SS . , perché furono reparti delle SS . quelli che la mattina dopo , 29 settembre , si presentarono alla Comunità e asportarono archivi , documenti , registri , tutto quanto trovarono , compresi naturalmente i 2 milioni liquidi avanzati dalla raccolta dell ' oro . A parte questo , la visita non fu molto fruttuosa : gli arredi del Tempio e gli oggetti di pregio erano già stati messi in salvo . Che fu , crediamo , una delle pochissime precauzioni prese dagli ebrei . Una strana figura , sulla quale si vorrebbero avere più ampi ragguagli , appare l'11 ottobre nei locali della Comunità . Accompagnato anche lui da una scorta di SS . , al vederlo si direbbe un ufficiale tedesco come tutti gli altri , con quel più di arroganza che gli dà l ' appartenere a una « specialità » privilegiata e tristemente famosa . Tutto divisa , anche lui , dalla testa ai piedi : quella divisa attillata , di un ' eleganza schizzinosa , astratta e implacabile , che inguaina la persona , il fisico ma anche e soprattutto il morale , con un ermetismo da chiusura ­ lampo . È la parola verboten tradotta in uniforme : proibito l ' accesso all ' individuale passato che vive in lui , che è la sua storia e la sua più vera « specialità » di creatura di questo mondo ; proibito vedere altro che questo suo « presente » rigoroso , automatico , intransigentemente reciso . Mentre i suoi uomini cominciano a buttare all ' aria la biblioteca del Collegio Rabbinico e quella della Comunità , l ' ufficiale con mani caute e meticolose , da ricamatrice di fino , palpa , sfiora , carezza papiri e incunaboli , sfoglia manoscritti e rare edizioni , scartabella codici membranacei e palinsesti . La varia attenzione del tocco , la diversa cautela del gesto sono subito proporzionate al pregio del volume . Quelle opere , per la maggior parte , sono scritte in remoti alfabeti . Ma ad apertura di pagina , l ' occhio dell ' ufficiale si fissa e si illumina , come succede a certi lettori particolarmente assistiti , che subito sanno trovare il punto sperato , lo squarcio rivelatore . Tra quelle mani signorili , come sottoposti a una tortura acuta e incruenta , di un sottilissimo sadismo , i libri hanno parlato . Più tardi si seppe che l ' ufficiale delle SS . era un egregio cultore di paleografia e filologia semitica . La biblioteca del Collegio Rabbinico di Roma , e più ancora quella della Comunità , contenevano insigni raccolte ed esemplari di eccezione , alcuni dei quali unici . Una completa esplorazione e un catalogo non erano ancora stati fatti : forse avrebbero rivelato altri tesori . Per quel che ci consta , vi erano custoditi documenti copiosissimi e cronache , manoscritte e a stampa , della diaspora nel bacino mediterraneo , oltre tutte le fonti autentiche di tutta la storia , dalle origini , degli ebrei di Roma , i più vicini e diretti discendenti dell ' antico giudaismo . Profili ancora ignoti , da intentate prospettive , della Roma dei Cesari , degli Imperatori e dei Papi si nascondevano sotto quelle scritture . E generazioni che parevano passate su questa terra veramente come la schiatta delle foglie , attendevano dal fondo di quelle carte che qualcuno le facesse parlare . Un colpo secco della chiusura ­ lampo , e la divisa ha rinserrato il semitologo , che è ridivenuto un ufficiale delle SS . Ordina : se qualcuno tocca , o nasconde , o asporta uno solo di questi libri , sarà passato per le armi , secondo la legge di guerra tedesca . Se ne va . I suoi tacchi scandiscono gli scalini . Poco dopo , sulla linea tranviaria della Circolare Nera , giungono tre carrozzoni merci . Le SS . vi caricano le due biblioteche . I carrozzoni ripartono . Libri , manoscritti , codici e pergamene hanno preso la strada di Monaco di Baviera . Chi sa se saranno gli stessi carrozzoni a cui toccherà , tra breve , di portare in Germania altro , e ben altrimenti vivo , carico . Il tempo per l ' andata e ritorno c ' è stato : cinque giorni . E ancora , per l ' ultima volta , come se ancora questo interrogativo potesse dare l ' allarme a chi tocca , ci domandiamo : ma se le angherie duravano così , perché non pensare a salvarsi ? Ebbene , il furto dei libri non era un ' angheria per la gente del Ghetto , che di libri non si intendeva . E viceversa erano proprio loro , quelli di « piazza Giudìa » , che più avrebbero dovuto avvertire la minaccia , perché loro erano destinati a fornire il più vasto bottino di vittime . Ma avrebbero poi dato retta a quell ' allarme ? Erano pigri , attaccati ai loro luoghi . L ' ebreo errante ormai si sente stanco , ha troppo camminato , non ce la fa più . La fatica di tanti esilii e fughe e deportazioni , di quelle tante strade percorse dagli avi per secoli e secoli , ha finito con l ' intossicare i muscoli dei figli ; le loro gambe si rifiutano di trascinare ancora i piedi piatti . E poi c ' era , c ' è stata certamente , una quinta colonna , che lavorava a « spargere fiducia » . Per esempio , il 9 ottobre parecchi ebrei erano stati arrestati . Molti si sgomentarono , poteva essere l ' inizio di una persecuzione contro le persone . Subito , di rimando , fu fatta circolare la notizia rassicurante ( ed elementi responsabili della Comunità , senza dubbio a fin di bene , contribuirono a diffonderla ) : quegli arresti costituivano casi eccezionali e qualificati , si trattava di persone già tutte segnalate per attività antifascista . L ' attività era stata colpita in loro , non la razza . I tedeschi continuavano a mostrarsi discreti , quasi umani . Con la loro forza così schiacciante , con la loro autorità così assoluta , avrebbero potuto fare assai di peggio . E viceversa ... No , non c ' erano speciali motivi di diffidare , di prendere le cose al tragico . E gli ebrei dormivano nei loro letti verso la mezzanotte del venerdì 15 ottobre , allorché dalle strade cominciarono a udirsi schioppettate e detonazioni . Dal 25 luglio , quando Badoglio aveva messo il coprifuoco , e più ancora dall'8 settembre , quasi ogni notte si sentivano spari per le vie e si diceva ch ' erano contro la gente che circolava oltre l ' ora senza permesso . Ma quegli spari abituali rimanevano isolati , come i rintocchi dell ' ora , e di rado giungevano così vicini , e mai così insistenti . Questi invece si intensificano , si stringono , si sovrappongono , diventano una vera sparatoria . E fossero solo spari , ma qualche cosa di più sinistro vi si mescola : colpi che partono secchi , per propagarsi poi quasi ondulati e fare dentro il buio un cratere cupo e svasato . Barúch dajàn emèd , sembra di stare in mezzo a una battaglia . Qualcuno si alza a sedere sul letto . Ma dell ' avviso portato sul far della sera dalla pazza di Trastevere , nessuno si ricorda più . I coraggiosi si avvicinano alle finestre . Pallottole e schegge sibilano e guaiscono a pochi centimetri dalle persiane , si piantano nei vecchi intonachi delle facciate . Attraverso le persiane chiuse , si vedono nella via , sotto la pioggia fine e viscida , tra i bagliori della fucileria e gli sprazzi dei petardi , drappelli di soldati che sparano in aria e lanciano bombe a mano verso i marciapiedi . Dagli elmetti , si direbbe che sono tedeschi ; ma l ' occhiata è stata rapida , non è prudente rimanere presso la finestra . Ora i jorbetìm si sono messi anche a urlare e schiamazzare : voci e grida squarciate , colleriche , sarcastiche , incomprensibili . Che vogliono ? con chi ce l ' hanno ? dove vanno ? Nelle case ormai tutti sono in piedi . I vicini si riuniscono per farsi coraggio , e viceversa non riescono che a farsi paura a vicenda . I bambini strillano . Che si può dire ai bambini per azzittarli , quando non si sa che dire a se stessi ? Stai buono , ora vanno a Monte Savello , vanno a Piazza Cairoli , tra poco tutto finisce , vedrai . Ma non finisce affatto . Quelli , pare che si allontanino , e poi rieccoli , e intanto la sparatoria non è mai cessata . Facessero qualche cosa , sfondassero una porta , una saracinesca , una bottega , almeno si capirebbe il perché . Ma no , sparano , urlano , nient ' altro . È come il mal di denti , che non si sa quanto può durare , quanto può peggiorare . Questo non capire è il peggiore degli incubi . Una donna che si è sgravata da poche ore non resiste più all ' ossessione , si butta giù dal letto , afferra il neonato , corre nel tinello di una vicina , ma lì si sviene . Le donne la soccorrono : il cognac , la borsa calda , questa almeno è la vita di tutti i giorni , sono i mali di cui si sa il rimedio . Ma quelli giù sparano sempre e urlano da due ore , da tre ore , da più di tre ore . Ogni anno , alla mensa pasquale - - chi ha fame venga e mangi - - si ripone una mezza azzima . Una credenza tramandata da chi sa che antico tempo , forse da quando gli ebrei facevano ancora gli agricoltori , vuole che un boccone di quell ' azzima , buttato dalla finestra , acqueti gli uragani , le tempeste , le grandinate , che distruggono il pane , spogliano le viti e gli ulivi , portano la carestia e forse la morte . Chi sa se quella notte qualcuno pensò di estrarre dal cassetto l ' azzima avanzata dalla Pasqua precedente - - da quando , per l ' ultima volta , si era commemorata l ' uscita dall ' Egitto , la liberazione dai Faraoni - - e di lanciarla contro quel finimondo . Il grano era mietuto , le viti vendemmiate ; ma un altro raccolto era da salvare , quella progenitura di Israele , che ai Patriarchi era stata promessa numerosa come la rena del mare . Ma se da una finestra fosse caduta l ' azzima innocente , i tedeschi avrebbero mirato coi moschetti e i mitragliatori , avrebbero scagliato le bombe a mano contro quella finestra . Loro soli sapevano la ragione di quell ' inferno . E forse la vera ragione era proprio che non ce ne fosse nessuna : l ' inferno gratuito , perché riuscisse più misterioso , e perciò più intimidatorio . La gente lì per lì suppose che volesse essere un dispetto , una beffa contro gli ebrei . Più tardi , con la logica e il senno del poi , si pensò che i tedeschi si proponessero di spaventare la gente di Ghetto e - - caso mai qualcosa fosse trapelato dei progetti per l ' indomani - - costringerla a tapparsi in casa , per prenderla tutta . Verso le quattro del mattino , la sparatoria si placò . Faceva freddo , l ' umidità della notte piovosa attraversava i muri . Nella levataccia , tutti erano rimasti in camicia e ciabatte , con appena qualche scialletto o pastrano sulle spalle . I letti abbandonati avevano forse custodito un po ' di tepore . Stanchi , con quel senso di cavo e di disseccato che lascia dentro le orbite una grossa emozione , con le ossa peste , battendo i denti , ciascuno tornò alla sua casa , nel proprio letto . Tra due ore sarebbe stato giorno , qualche cosa si sarebbe finalmente saputa . E poi , a ripensarci , non era capitato niente . Pare che il primo allarme l ' abbia dato una donna di nome Letizia , che il vicinato chiama Letizia l ' Occhialona : una grossa ragazza attempata , tutta tumida di tratti e di forme , con gli occhi fissi e i labbroni all ' infuori , che le immobilizzano sulla faccia un sorriso inerte e senza comunicativa . Dal quale esce una voce assente , contrariata , estranea a ciò che dice . Verso le 5 , costei fu udita gridare : « Oh Dio , i mamonni ! » « Mamonni » in gergo giudìo ­ romanesco significa gli sbirri , le guardie , la forza pubblica . Erano infatti i tedeschi che , col loro passo pesante e cadenzato ( conosciamo persone per cui questo passo è rimasto il simbolo , lo spaventoso equivalente auditivo del terrore tedesco ) , cominciavano a bloccare strade e case del Ghetto . Il proprietario di un piccolo caffè del Portico di Ottavia - - un « ariano » che , dalla posizione privilegiata del suo locale , ha potuto assistere a tutto lo svolgersi delle operazioni - - era giunto poco prima da Testaccio , dove abita . Transitando per Monte Savello e per il Portico , non aveva notato nulla di anormale . ( Ci sarebbe stato il tempo per salvarsi , dopo la sparatoria ? o il quartiere era già circondato ? ) Dice che i passi cadenzati , lui cominciò a sentirli verso le 5 e mezzo ( sulle ore non è stato possibile mettere d ' accordo i testimoni ; quel tempo di sciagura deve essere stato terribilmente elastico , soggetto a valutazioni soltanto psicologiche ) . Non aveva ancora aperto la bottega , stava mettendo sotto pressione la macchina dell ' espresso : socchiuse un battente , e vide . Vide lungo i marciapiedi due file di tedeschi : a occhio e croce , forse un centinaio . Nel mezzo della via stavano gli ufficiali , che disposero sentinelle armate a tutti i canti di strada . I radi passanti si fermavano a guardare . I tedeschi non si interessavano di loro . Solo più tardi cominciarono ad acciuffare chi portasse involti o valigie , indizi di tentata fuga . Noi seguiteremo a parlare del Ghetto , perché fu l ' epicentro della razzia . Ma in altri punti della città il lavoro si era iniziato parecchie ore prima . Risulta , per esempio , che un avvocato , Sternberg Monteldi , da Trieste , era stato preso fin dalle 23 della sera precedente all ' Albergo Vittoria , dove abitava con la moglie . Qui cominciano gli interrogativi sui criteri e sul modo come la razzia venne regolata . L ' avvocato e la signora erano muniti di passaporto svizzero , quindi non figuravano sui registri della popolazione romana ; non avevano fatto denunce razziali , quindi non risultavano ebrei . Come giunsero i loro nomi alle SS . ? Quanto alla procedura , si sa che in questo caso il fermo venne intimato in maniera durissima : i coniugi furono costretti a vestirsi alla presenza dei militi che tenevano le armi puntate su di loro . Questo inizio anticipato avrebbe potuto gravemente pregiudicare i piani tedeschi . Sarebbe bastato che la notizia se ne propalasse , come avvenne la mattina successiva , che subito , non appena cominciata l ' azione in grande , corse tutta la città , permettendo ad amici e perfino a commissari di P.S. di avvertire parecchi interessati , quelli almeno a cui si poteva telefonare . Giunto la sera prima , un simile allarme avrebbe svuotato una buona metà delle case ebraiche . Invece l ' arresto degli Sternberg , quantunque effettuato in un albergo , rimase segreto , le chiacchiere dei camerieri e del portiere di notte non bastarono a farlo trapelare , nemmeno gli uffici di Polizia , a quanto si dice , ne ebbero sentore ; sicché la mattina dopo i tedeschi poterono operare ordinatamente , secondo i piani prestabiliti e col più ampio successo . Entriamo ora in una casa di via S . Ambrogio , nel Ghetto . Potremo seguire la razzia in tutte le sue fasi . Verso le 5 ( ora psicologica , ripetiamo ) , la signora Laurina S . viene chiamata dalla strada . È una nipote che le grida : « Zia , zia , scendi ! I tedeschi portano via tutti ! » Questa ragazza , qualche momento prima , uscendo di casa in via della Reginella , aveva veduto portar via una intera famiglia con sei bambini , la maggiore dei quali di dieci anni . La signora S . si affaccia alla finestra . Vede ai lati del portoncino due tedeschi , armati di moschetto ( o di mitra , non sa specificare ) . Qui si domanderà come abbia potuto la nipote gridare così dalla via , e parole tanto esplicite , alla presenza di due tedeschi ( la via è angosciosamente stretta , un budello ) . Ripetiamo che i tedeschi , in massima , non rastrellarono la gente per via : fuor di casa furono presi soltanto quelli che , infelici , vollero farsi prendere . Né bisogna credere che la tragedia si sia svolta in un ' atmosfera di muta e trasecolata solennità : le persone seguitavano a parlare tra di loro , a gridarsi degli avvisi , delle raccomandazioni , come nella vita di tutti i giorni . La fatalità svolgeva il suo lavoro sostanzioso , senza preoccuparsi del cerimoniale , senza badare alle inezie di forma . Il dramma entrava nella vita , vi si mescolava con una spaventosa naturalezza , che lì per lì non lasciava campo nemmeno allo stupore . Dapprima la signora S . suppose , come tutti , che i tedeschi fossero venuti a portar via gli uomini per il « servizio del lavoro » . Questa idea , sparsa probabilmente ad arte , fu la rovina di molte famiglie , che non pensarono a mettere in salvo vecchi donne e bambini . Comunque , fidando nella presunta immunità delle donne , la S . si rifà cuore , si veste alla meglio , prende carte annonarie e borsa della spesa , poi scende per cercare di capire di che si tratti . Qualche giorno prima è caduta , trascina una gamba ingessata . Giunta per via , si avvicina ai tedeschi di sentinella , offre loro da fumare , quelli accettano . Dei due , l ' uno poteva avere un venticinque anni , l ' altro ne dimostrava una quarantina . Come in tutte le Mie Prigioni c ' è sempre un carceriere buono , così in questa razzia ci saranno le SS . di gran cuore : questi due , per esempio . La leggenda formatasi poi nel Ghetto ha deciso che fossero due austriaci . « Portare via tutti ebrei ... » risponde il più anziano alla donna . Costei si batte la palma sull ' ingessatura : « Ma io gamba rotta ... Andare via con la mia famiglia ... ospedale ... » « Ja , ja » annuisce l ' « austriaco » , e con la mano le fa cenno di svignarsela . Mentre aspetta la famiglia , la S . pensa di mettere a frutto la sua amicizia con i due soldati per veder di salvare qualche vicino . Chiama anche lei dalla strada : « Sterina ! Sterina ! » « Che c ' è ? » fa quella dalla finestra . « Scappa , che prendono tutti ! » « Un momento , vesto pupetto , e vengo . » Purtroppo vestire pupetto le fu fatale : la signora Sterina fu presa con pupetto e con tutti i suoi . Dalla via del Portico di Ottavia giungono lamenti mischiati con grida . La signora S . si affaccia all ' angolo della via S . Ambrogio col Portico . Com ' è vero che prendono tutti , ma proprio tutti , peggio di quanto si potesse immaginare . Nel mezzo della via passano , in fila indiana un po ' sconnessa , le famiglie rastrellate : una SS . in testa e una in coda sorvegliano i piccoli manipoli , li tengono suppergiù incolonnati , li spingono avanti coi calci dei mitragliatori , quantunque nessuno opponga altra resistenza che il pianto , i gemiti , le richieste di pietà , le smarrite interrogazioni . Già sui visi e negli atteggiamenti di questi ebrei , più forte ancora che la sofferenza , si è impressa la rassegnazione . Pare che quell ' atroce , repentina sorpresa già non li stupisca più . Qualche cosa in loro si ricorda di avi mai conosciuti , che erano andati con lo stesso passo , cacciati da aguzzini come questi , verso le deportazioni , la schiavitù , i supplizi , i roghi . Le madri , o talvolta i padri , portano in braccio i piccini , conducono per mano i più grandicelli . I ragazzi cercano negli occhi dei genitori una rassicurazione , un conforto che questi non possono più dare : ed è anche più tremendo che dover dire : « non ce n ' è » ai figli che chiedono pane . D ' altronde è questione di tempo : se non li uccidono prima , verrà l ' ora anche per questo . Taluno bacia le proprie creature : un bacio che cerca di nascondersi ai tedeschi , un ultimo bacio tra quelle vie , quelle case , quei luoghi che li hanno veduti nascere , sorridere per la prima volta alla vita . E certi padri tengono la mano sul capo dei figlioli , col medesimo gesto con cui nei giorni solenni hanno impartito la Birchàd Choanìm : « Ti benedica il Signore e ti protegga ... » - - quella che invoca , per i figli di Israele , e promette la pace . Nella fila la signora S . vide anche zia Chele , una vecchia di ottant ' anni mezza andata di mente : si trascinava tra gli altri , come un po ' saltellando , senza capire che cosa le facessero fare , e rispondeva con saluti e sorrisi ebeti e perfino un po ' fatui agli sguardi della gente ; ma poi trasaliva d ' improvviso e si spaventava , biascicando frammenti di preghiere , quando i tedeschi si rimettevano a urlare . Urlavano senza un motivo , probabilmente solo per tenere desto il terrore e vivo il senso della loro autorità , affinché non nascessero intoppi e le cose fossero sbrigate alla svelta . Passa un ' altra vecchia di ottantacinque anni , sorda e malata . Passa un paralitico , portato a braccia sulla sua sedia . Una donna con un lattante in collo si slaccia la camicetta , estrae la mammella e la spreme per mostrare al soldato che non ha più latte per la creatura : ma quello le punta il mitragliatore contro il fianco perché cammini . Un ' altra afferra la mano di un tedesco e gliela bacia piangendo , per impietosirlo , per chiedergli chi sa quale grazia da nulla , forse solo perché gli è riconoscente , dal profondo dell ' umiliazione , che non l ' abbia maltrattata di più . Una percossa le risponde , e un urlo . Ai lati della via , immobili , allibiti , impotenti a prestare soccorso , i passanti stanno a guardare ; ma poi i tedeschi non ne vogliono più sapere di questi spettatori e minacciosamente intimano di riprendere la circolazione . Un giovanotto si stacca dalla fila : ha ottenuto di andare a prendere un caffè , sotto la sorveglianza di una SS . , che però non accetterà di « tenergli compagnia » . Deglutisce rumorosamente , la tazzina gli trema nelle mani , e anche le gambe gli ballano sotto . Gira gli occhi smarriti verso i tavolini , dove si è seduto a giocare a carte nelle sere che avevano ancora un indomani . Con una specie di sorriso timido e stanco , domanda al caffettiere : « Che faranno di noi ? » Queste povere parole sono tra le poche lasciateci da coloro nell ' andarsene . Ci fanno sentire la voce di un essere tornato per un momento nella nostra vita , tra noi , quando a lui vivo la nostra vita ormai non apparteneva più , e già era entrato in quella nuova esistenza oscura e terribile . E ci dicono pure che cosa sia passato per la testa di quegli sciagurati nei primi momenti : una sfiduciata speranza di non aver capito bene . Le file vengono spinte verso la goffa palazzina delle Antichità e Belle Arti , che sorge al gomito del Portico di Ottavia di fronte alla via Catalana , tra la Chiesa di Sant ' Angelo e il Teatro di Marcello . Ai piedi della palazzina si stende una breve area di scavi , ingombra di ruderi , qualche metro più bassa che la strada . Entro questa fossa venivano raccolti gli ebrei , e messi in riga ad aspettare il ritorno dei tre o quattro camion , che facevano la spola tra il Ghetto e il luogo dove era stabilita la prima tappa . Quegli autocarri erano coperti da tendoni impermeabili ( continuava a piovigginare ) scuri o , secondo altri , tinti addirittura in nero ; come pure di nero , dicono quegli stessi , sarebbero stati tinti anche i camion . È più probabile che quel nero ce l ' abbiano veduto gli occhi del dolore e dello sgomento : in realtà doveva trattarsi di quel cupo , e già abbastanza lugubre , color di melma e piombo , che è la vernice , per cosa dire , di uniforme degli automezzi di guerra tedeschi . I nazisti amano la regìa , le teatralità , la solennità nibelungica atra e terrificante ; ma qui la regia era già nelle cose stesse : superflua d ' altronde , perché tutto si svolgeva con estrema facilità , senza che occorresse di propiziarne la riuscita con una particolare messinscena o ricerca di effetti . Dei camion veniva abbassata la sponda destra , e si cominciava a fare il carico . I malati , gli impediti , i restii erano stimolati con insulti , urlacci e spintoni , percossi coi calci dei fucili . Il paralitico con la sua sedia venne letteralmente scaraventato sul camion , come un mobile fuori uso su un furgone da trasloco . Quanto ai bambini , strappati alle braccia delle madri , subivano il trattamento dei pacchi , quando negli uffici postali si prepara il furgoncino . E i camion ripartivano , né si sapeva per dove ; ma quel loro periodico tornare , sempre gli stessi , faceva supporre che non si trattasse di luogo troppo lontano . E questo nei « razziati » poté forse accendere una specie di speranza . Non ci mandano via da Roma , ci terranno qui a lavorare . Continuiamo a seguire la signora S . Il suo racconto , senza dubbio ripetuto molte volte nel corso di questi mesi , sarà un po ' ricostituito , con un ordine nell ' incastro dei fatti e nella sequenza dei tempi , che forse la vita non ebbe ; ma le persone da lei citate - - quelle che si sono potute interrogare - - confermano la veridicità degli episodi e l ' esattezza dei particolari . Giunta con la famiglia a Largo Argentina - - varcato ormai il Mar Rosso - - la S . viene a sapere di un parente che per paura di quelle sentinelle alla porta , è rimasto per le scale . ( Un caso purtroppo frequente ; per quella paura , molti non si vollero muovere di casa e vi si fecero prendere . ) Malgrado le proteste dei suoi , la S . decide di tornare indietro a soccorrere il parente , se ancora farà in tempo . Che può parere una bravata in sovrappiù , il troppo che stroppia ; ma c ' è della gente , a cui le congiunture estreme danno una sovrabbondanza vitale , che li fa credere in una specie di invulnerabilità . È il caso di quegli infermieri che circolano tra le epidemie con uno scanzonato e quasi irritante disprezzo per la profilassi , e sono poi proprio quelli che se la scapolano , come se davvero il contagio su di loro non avesse presa . I due « austriaci » sono sempre alla porta . Un ' occhiata basta alla S . per sincerarsi che il tacito patto di protezione vige sempre ancora . Dal vano delle scale chiama il parente . « Resciúd , Enrico ! Ma in questo momento sette tedeschi sopraggiungono : hanno sentito quel richiamo e , per quanto non lo capiscano , a buon conto il loro capo appioppa alla S . uno schiaffone ; che la manda lunga e distesa attraverso l ' andito . Poi con incomprensibili parole tedesche e fin troppo chiare minacce col calcio del mitragliatore , la costringe a rialzarsi da sola . Due uomini si mettono davanti a lei , tre alle sue spalle , e le tocca di salire . Sul pianerottolo , le porte dei tre appartamenti sono chiuse , sbarrate ( una è quella dell ' appartamento di S . , ormai deserto ) . Il tragico , l ' intensità , la complicazione dei movimenti che stanno per avvenire su questo pianerottolo , potrebbero far pensare a uno spazio adeguato , si starebbe per dire eschileo : il che non risponderebbe al vero . Si tratta di un ripiano di pochi palmi , nemmeno due metri quadri , che interrompe una scala avvolgentesi a spirale , con i gradini di pietra sporchi e ingrommati di decrepita spazzatura , tra due muri soffocanti . Un abituro - - se non sapessimo che era destinato al dolore , e quanto dolore lo visitò - - dove l ' angustia e la miseria hanno una desolazione ostile , quasi sinistra . Tutti gli odori della vita hanno impregnato i muri , il legno , il ferro , tutto , perfino si direbbe i vetri delle finestrelle . Tali , o consimili , erano le case dove , per la maggior parte , si acquartieravano i più temibili nemici del Grande Reich . I tedeschi consultarono un elenco dattilografato . Disgraziatamente , due delle porte si erano concessa l ' assurda civetteria di una targa sul battente . E i nomi rispondevano a quelli dell ' elenco . I tedeschi bussarono ; poi , non avendo ricevuto risposta , sfondarono le porte . Dietro le quali , impietriti come se posassero per il più spaventosamente surreale dei gruppi di famiglia , stavano in esterrefatta attesa gli abitatori , con gli occhi da ipnotizzati e il cuore fermo in gola . L ' allarme era stato dato da forse un ' ora : ma nella concitazione di consultarsi , di fuggire , di salvare un po ' di roba , nella ridda delle decisioni impotenti e contraddittorie , quasi nessuno aveva trovato il tempo di vestirsi . I più erano ancora in camicia , con un vecchio pastrano o una frusta gabardine infilati alla meglio . Il caposquadra si avanza verso di loro . Ha in mano una specie di cartolina scritta a macchina , di cui legge il testo in tedesco . Quelli non capiscono altro che il tono perentorio di minaccia . Si sciolgono i pianti delle donne e dei bambini . La S . ha avuto il tempo di sbirciare che , sull ' elenco dei nomi , il suo non c ' è . Questo le dà coraggio : come a vendicarsi dello schiaffo , strappa di mano al tedesco la cartolina . Il testo è bilingue . È lei che lo legge ad alta voce ai vicini : « I . Insieme con la vostra famiglia e con gli altri ebrei appartenenti alla vostra casa sarete trasferiti . 2 . Bisogna portare con sé : a ) viveri per almeno 8 giorni ; b ) tessere annonarie ; c ) carta d ' identità ; d ) bicchieri . 3 . Si può portare via : a ) valigetta con effetti e biancheria personali , coperte , ecc . ; b ) denari e gioielli . 4 . Chiudere a chiave l ' appartamento risp . la casa . Prendere con sé la chiave . 5 . Ammalati - - anche casi gravissimi - - non possono per nessun motivo rimanere indietro . Infermeria si trova nel campo . 6 . Venti minuti dopo presentazione di questo biglietto , la famiglia deve essere pronta per la partenza . » Venti minuti : neppure il tempo per lamentarsi . Meno di quanto occorra per fare fagotto . I bicchieri belli è meglio lasciarli a casa . E le valigette , dove trovarne una per ciascuno ? I bambini ne vogliono una tutta per loro . Non seccate ! Bisogna che i tedeschi non vedano dove stavano nascosti i manhòd . Gioielli non ce n ' è più , tutti da un nharèl . Le parole necessarie bisogna dirsele in ebraico , come si sa e si può - - in quel gergo che pare un furbesco e ha sempre fatto sospettare che gli ebrei complottino come si fa a parlare con quei due soldati entrati in casa a sorvegliare i preparativi ? I bambini si aggrappano alle gonne , non lasciano bene avere . Qualcuno si busca un ceffone . Gli ebrei , nei rapporti coi figli , sono pronti di mano . I soldati rimasti sul pianerottolo si avvicinano alla S . e le domandano se sia parente con quelle famiglie . No , non è parente . Se sia Juda . Non è Juda . Ne dia le prove : la signora estrae la chiave , apre il proprio appartamento per dimostrare che quella è casa sua , che lei non abita con gli altri , che non ha niente di comune con loro . La cacciano dentro casa , intimandole di chiudere la porta . I venti minuti concessi ai vicini stanno quasi per spirare . Alle sollecitazioni dei tedeschi , ricominciano le grida , le invocazioni : nella confusione dei preparativi , si era quasi dimenticato che erano i preparativi per essere portati via . La S . non regge più , esce sul pianerottolo . I tedeschi fanno per ributtarla dentro ; ma lei torna a mostrare la gamba ingessata , deve andare all ' ospedale . Qualcuno le accenna che è libera , che fili alla lesta . In questo momento , vedendola avviarsi per le scale , quattro bambini scappano dagli altri due appartamenti , le si attaccano alle braccia , alle vesti : « Aiutaci , Laurina ! Laurina , salvaci ! » Una di quei quattro è la bambina Ester P . , che aveva allora 12 anni . Racconta che quella notte era venuta a dormire da zia , perché all ' indomani mattina presto doveva andare « a fare la fila dell ' erba » , e di uscire sola al buio lei aveva paura . Appena con zia furono fuori di casa , videro tutti gli angoli di strada piantonati dai tedeschi . Rientrarono subito : zia pensava ( anche lei ) che i tedeschi fossero venuti per prendere gli uomini , perciò voleva dare i soldi al marito , che scappasse . Avessero tirato di lungo per la loro strada , almeno loro due si sarebbero salvate : invece rimasero incastrate , perché di lì a poco erano sopraggiunti i sette tedeschi . Quando capì di essere presa , la bambina ebbe soprattutto paura che suo padre , non vedendola tornare , si arrabbiasse . Anche zia , correndo tra armadio e cassettone per far fagotto , le diceva : « Scappa , torna a casa , se no poi papà mi strilla ! » Questa idea della strillata e soprattutto quel « poi » dicono molte cose . Loro continuavano a pensare a un dopo nella vita di prima , con le abitudini di prima . ( Eppure il biglietto parlava chiaro . ) Senza dubbio ci fu gente più consapevole , che subito si rese conto di quello che stava capitando . Ma a quelli di « piazza Giudìa » , a una gran parte almeno , successe come quando portano un parente dal medico , che fa loro una diagnosi senza speranza . Per parecchio tempo ripetono il nome di quella malattia , ci fanno i commenti , quasi ci prendono confidenza , come fosse il nome di una delle tante malattie che già conoscono , che sono già state in casa . Solo più tardi capiscono che cosa ci sia dentro quel nome . La S . strinse a sé i bambini , disse che erano suoi . I tedeschi lasciarono correre . Appena in istrada , i piccoli se la squagliano . La signora S , fa pochi passi , e poi sviene . La soccorrono alcuni « ariani » , che la portano al caffè di Ponte Garibaldi . Può fare specie che questa donna , cacciatasi così temerariamente nel cuore della razzia , senza quasi tralasciare occasione di compromettersi , non sia stata riconosciuta come ebrea , e portata via anche lei . Come pure farà specie che i tedeschi siano stati così corrivi nel concederle quei quattro bambini . S ' è già detto che si regolavano soprattutto in base ai loro elenchi . E qualcuno sarà tentato di soggiungere che , al solito , i tedeschi mancano di intelligenza e di immaginazione : eseguono gli ordini , senza metterci niente del loro . A cui peraltro si risponderebbe che invece la crudeltà è sempre a suo modo sagace o quanto meno sospettosa e all ' erta . Tutto sommato , rimane l ' impressione che le SS . , in un genere di operazioni a cui avevano ormai fatto il callo , abbiano agito quella mattina con una sorta di rigore professionale , di coscienza del mestiere , piuttosto che stimolati da un preciso accanimento . La brutalità che mostrarono faceva parte , si direbbe , della tecnica e non divenne , salvo eccezioni , sadismo individuale . Azionato dalla forza motrice , travolto esso stesso dall ' ingranaggio della macchina , il volano spiega tutta la sua forza nello sfracellare il malcapitato che vi si impiglia ; ma non si sposterà di un millimetro per trovarsi la vittima . Così per quella mattina la razzia non si mutò , generalmente parlando , in una caccia all ' ebreo . Per esempio , le famose distribuzioni settimanali delle sigarette furono per una volta tanto una provvidenza : molti uomini si salvarono perché si trovavano a fare la fila dal tabaccaio , e nessun tedesco si preoccupò di andarveli a cercare . Parecchi di quelli , il destino li teneva in serbo per le Fosse Ardeatine . ( E molti anche furono razziati o arrestati in seguito , massime dopo il febbraio 1944 , dagli stessi tedeschi o più ancora dai fascisti : la maggior parte andò a finire in campi di concentramento dell ' Italia settentrionale - - Modena e Verona - - finché poi nell ' aprile furono deportati in Germania . ) In sostanza , le SS . agirono soprattutto come se il loro incarico fosse di fornire ai mandanti un certo - - e senza dubbio assai cospicuo - - numero di ebrei . E , visto che stavano facilmente raggiungendolo , non si siano dati la briga di andare per il sottile , di fare dello zelo supplementare . Ma ci sono gli esempi in contrario , che mostrano come la presunta regola subisse tali e tante eccezioni , che finiva col diventare un inganno per chi se ne fosse fidato , un peggiore trabocchetto per chi vi avesse fatto assegnamento . Torto nostro a voler cercare una regola nel più spaventoso degli arbitrii . Una certa N . si era rifugiata nel caffè . D ' improvviso sente giungere dalla strada voci più alte e concitate . Era un giovanotto - - qualificatosi poi come « giornalista italiano » - - che stava discutendo in tedesco con una SS . per cercar di strappare , dalla fila già avviata verso i camion , una donna incinta . La N . riconosce in essa la propria sorella , di cui ignorava la sorte . Non può nascondere un gesto di sbigottito dolore . Un tedesco se ne avvede , arguisce la parentela , si precipita sulla N . , la porta via con la figlioletta che le stava accanto . Un ' altra donna si credeva ormai in salvo : le avevano portato via il marito , male nascostosi nel cassone dell ' acqua ; lei con i quattro bambini , di cui due ammalati di difterite con febbre altissima , stava fuggendo ed era già arrivata a Ponte Garibaldi . Vede passare un camion carico di parenti , caccia un urlo . I tedeschi le volano addosso , la agguantano , lei e i figli . Un « ariano » interviene e riesce a salvare una delle bambine , protestando che è sua . Ma quella si mette a piangere che vuole stare con mamma , e viene rastrellata anche lei . Abbiamo più volte parlato dei famosi elenchi . Anche questi erano quanto di più arbitrario si possa immaginare , con inclusioni e omissioni egualmente inspiegabili . Come siano stati compilati , e su quali indicazioni , nessuno è ancora riuscito a sapere . È da escludere intanto che i nominativi siano stati prelevati dalle carte rubate nell ' archivio della Comunità : quelli erano ruoli di contribuenti , mentre sugli elenchi tedeschi figuravano in prevalenza famiglie che non avevano mai pagato contributi . Altri dice che ai gruppi rionali fascisti esistevano liste complete dei « cittadini di razza ebraica » abitanti nella giurisdizione del gruppo ; ma quegli enti avevano subito gli assalti degli antifascisti in seguito al 25 luglio ; inoltre le lacune e le aggiunte delle liste tedesche fanno dubitare che quella possa essere stata la fonte . Idem per i Commissariati di P.S. , muniti anch ' essi di repertori del genere , dei quali in tempo fascista si erano valsi per le piccole angherie agli ebrei ( chiamate ad audiendum verbum , sequestro degli apparecchi radio , visite per controllare se si tenessero domestici di razza ariana , ecc . ) . O forse i tedeschi saranno ricorsi alla Direzione della Demografia e Razza presso il Ministero dell ' Interno ? Ma allora si domanda : perché dopo il 25 luglio , finita la campagna razziale , non si pensò di eliminare quei registri e schede , divenuti superflui ? e se non dopo il 25 luglio , perché non almeno dopo l'8 settembre , come in altri ministeri si fece per altri documenti ? La negligenza del luglio diventa nel settembre criminosa responsabilità . Nei giorni precedenti la razzia , i tedeschi avevano a lungo frequentato gli uffici dell ' Annona , rovistando schedari e facendo rilievi , col pretesto dell ' imminente distribuzione delle nuove tessere alimentari . Sarebbero venuti di lì gli elenchi ? Ma sulle carte annonarie nessuno ha mai visto annotazioni razziali , e i tedeschi avrebbero quindi dovuto fare lunghi e scomodi raffronti coi loro prontuari di cognomi ebraici . Chi scrive questo resoconto passò la mattinata del 16 ottobre in casa di una vicina . Costei si lasciò sfuggire che la razzia era preveduta : infatti un suo conoscente , impiegato all ' Anagrafe , le aveva confidato giorni prima che si erano dovuti ammazzare di lavoro per certi elenchi di ebrei , che bisognava approntare per i tedeschi . Di ritorno a Roma nel luglio successivo , cercammo di ripigliare il discorso , ma non ci fu verso : la vicina cadeva dalle nuvole , non si ricordava , di avere mai saputa , e tanto meno detta , una simile notizia . Il tempo che si era mantenuto per tutta la mattina fradicio e basso , verso le 11 ebbe una breve remissione . Un poco di sole brillò sulle selci del Portico di Ottavia , dove da ore si trascinavano quei poveri piedi , quei piedi piatti così derisi , già stanchi , già dolenti prima di iniziare il viaggio . Nei Sabbati ormai lontani , quel raggio di sole attraversava le vetrate della Sinagoga , andava ad accendere le canne dell ' organo , che gli rispondeva nel registro più d ' oro . E lo riversava , quel raggio , sui fedeli in concenti di giubilazione , in uno sfolgorare di santa allegrezza . I fanciulli cantavano : Santo , Santo , Santo , il Dio degli Eserciti , della Sua gloria tutta la terra è colma . Ora , dal fondo della fossa in cui stanno aspettando di essere deportati , quei fanciulli non levano altro che pianto , un pianto che non fa coro , che non si innalza al cielo come il fumo dei sacrifizi ; che il cielo tornato basso sembra respingere , far ricadere sulle loro spalle . Quanti anni ancora dovranno passare , prima che quel pianto diventi il cantico dei fanciulli nella fornace ? Prima che il Dio degli Eserciti li ascolti , nuovamente rapiti nel celebrare la Sua gloria ? La razzia si protrasse fino verso le 13 . Quando fu la fine , per le vie del Ghetto non si vedeva più anima , vi regnava la desolazione della Gerusalemme di Geremia : quomodo sedet sola civitas ... Tutta Roma era rimasta allibita . Negli altri quartieri , il rastrellamento si era svolto con la stessa procedura che nel Ghetto , ma naturalmente più alla spicciolata . La città era stata divisa in parecchi settori : per ciascuno era adibito un camion , che andava a fermarsi via via presso i portoni segnati sull ' elenco . Di primo mattino , quando li trovavano ancora chiusi , le SS . se li facevano aprire da poliziotti italiani . Di solito un graduato rimaneva di guardia al camion , mentre due militi salivano nelle case . Se l ' appartamento era di aspetto borghese o agiato , per prima cosa quei militi si facevano indicare il telefono e ne strappavano i fili . Si racconta che in Prati un operaio , avendo notato una momentanea distrazione del graduato di guardia , saltò su un camion e a tutta velocità lo portò via con tutto il carico , che insperatamente si trovò liberato . ( Però di questi miracolati non ci è riuscito personalmente di vederne nessuno . ) Le SS . che compirono questa razzia appartenevano a un reparto specializzato , giunto dal Nord la sera prima , all ' insaputa di tutte le altre truppe tedesche di stanza a Roma . Non erano pratici della città , e non ebbero tempo di compiere sopraluoghi nei punti in cui dovevano operare , tanto è vero che uno dei reparti comandati al Ghetto si fermò sulla via del Mare ad aspettare dei passanti , rari in quell ' ora mattutina , che gli indicassero dov ' era via della Raganella . ( Intendevano : della Reginella . ) A taluni di quei giovanotti non sembrò vero di poter disporre di un automezzo , sia pure carico di ebrei razziati , per fare un po ' di giro turistico della città . Sicché , prima di raggiungere il luogo di concentramento , i disgraziati che stavano nell ' interno dovettero subire le più capricciose peregrinazioni , sempre più incerti sul loro destino e , ad ogni nuova svolta , ad ogni nuova via che infilassero , assaliti da diverse e tutte inquietanti congetture . Naturalmente , la meta più ambita di quei turisti era Piazza S . Pietro , dove parecchi dei camion stazionarono a lungo . Mentre i tedeschi secernevano i wunderbar da costellarne il racconto che si riservavano di fare , in patria , a qualche Lilì Marlén , dal di dentro dei veicoli si alzavano grida e invocazioni al Papa , che intercedesse , che venisse in aiuto . Poi i camion ripartivano , e anche quell ' ultima speranza era svanita . Gli ebrei furono ammassati nel Collegio Militare . I camion entravano , andavano a fermarsi davanti al porticato di fondo . Le operazioni di scarico si svolgevano con la stessa ruvidezza e sommarietà con cui erano avvenute quelle di carico . I nuovi arrivati erano fatti schierare per tre , a qualche distanza da gruppi consimili , che già stazionavano sotto la sorveglianza di numerose sentinelle tedesche armate fino ai denti . Tra un gruppo e l ' altro , con burbanzoso cipiglio di ispettori e aria soddisfatta da giorno di sagra , furono veduti circolare alcuni fascisti repubblicani . A partire da una certa ora , vennero formate delle squadre che , separati gli uomini dalle donne , furono convogliate nelle aule del Collegio . Regnava in queste una oscurità da limbo , perché le imposte erano state ermeticamente chiuse . Fin dal cortile - - dove per tutto il giorno durò la massima confusione - - si udivano le grida di affanno e le lugubri vociferazioni di pena che si mescolavano in quelle aule . Ogni tanto un ordine minaccioso , urlato in italiano , ristabiliva un momentaneo e quasi più angoscioso silenzio . Poche ore erano bastate perché , nei locali stipatissimi , cominciasse a stagnare quella vita infetta , che è come il miasma di tutte le carceri e luoghi di deportazione . Sentinelle e sorveglianti impedivano quasi sempre di raggiungere le latrine . Il proposito di umiliare , di deprimere , di ridurre quella gente a stracci umani , senza più una volontà , quasi senza più rispetto di se stessi , fu subito evidente . Forse i tedeschi non si aspettavano un tosi completo successo . L ' abbondanza del materiale rastrellato superò le previsioni , almeno a giudicare dal luogo prescelto per ammassarlo , che ben presto si rivelò insufficiente . E bisognò lasciare sotto il porticato gran numero di persone , che le aule non potevano più contenere . Gli uomini più ben portanti , quelli da cui c ' era da temere qualche « alzata » , furono messi col capo volto verso il muro , che è l ' ormai classica posizione , umiliante e intimidatrice , inventata dai nazi fin dalle prime persecuzioni contro gli ebrei . Se qualche bambino si provava a giocare , le sentinelle intimavano alla madre di farlo smettere , con la solita minaccia di fucilazione . Fu stesa qualche branda di paglia , e dato l ' ordine di sdraiarvisi . Nella notte due donne furono prese dalle doglie . I medici italiani diagnosticarono in entrambi i casi dei parti difficili , che richiedevano l ' intervento . La clinica , per quelle donne , sarebbe stata la via della libertà . Ma i tedeschi non consentirono il trasporto , e i due neonati aprirono gli occhi sulle tenebre di quel malaugurato cortile . Quali nomi saranno stati dati a questi due primogeniti di una nuova schiavitú di Babilonia ? ( Gheresciòm aveva chiamato Mosè il figlio della servitú , « pellegrino in terra straniera » , natogli da Sipporà , ma i due nati di quella notte senza Mosè erano pellegrini verso le camere dei gas . ) Si ottenne invece di operare in ospedale un ragazzo che presentava un ascesso suppurato . Ma i tedeschi rimasero presenti all ' atto chirurgico e , subito che fu terminato , si ripresero il ragazzo . Così trascorsero la notte del sabato , la giornata della domenica , la notte della domenica . In città e nel Ghetto si era intanto saputo dove gli sciagurati erano stati condotti . I parenti , spacciandosi per amici « ariani » , giunsero alle porte del Collegio , consegnarono viveri e biglietti per i reclusi , ma non seppero mai se quei conforti fossero arrivati a destinazione . Verso l ' alba del lunedì , i razziati furono messi su autofurgoni e condotti alla stazione di Roma ­ Tiburtino , dove li stivarono su carri bestiame , che per tutta la mattina rimasero su un binario morto . Una ventina di tedeschi armati impedivano a chiunque di avvicinarsi al convoglio . Alle ore 13,30 il treno fu dato in consegna . al macchinista Quirino Zazza . Costui apprese quasi subito che nei carri bestiame « erano racchiusi » - - così si esprime una sua relazione - - « numerosi borghesi promiscui per sesso e per età , che poi gli risultarono appartenere a razza ebraica » . Il treno si mosse alle 14 . Una giovane che veniva da Milano per raggiungere i suoi parenti a Roma , racconta che a Fara Sabina ( ma più probabilmente a Orte ) incrociò il « treno piombato » , da cui uscivano voci di purgatorio . Di là dalla grata di uno dei carri , le parve di riconoscere il viso di una bambina sua parente . Tentò di chiamarla , ma un altro viso si avvicinò alla grata , e le accennò di tacere . Questo invito al silenzio , a non tentare più di rimetterli nel consorzio umano , è l ' ultima parola , l ' ultimo segno di vita che ci sia giunto da loro . Nei pressi di Orte , il treno trovò un semaforo chiuso e dovette fermarsi per una diecina di minuti . « A richiesta dei viaggiatori invagonati » - - è ancora il macchinista che parla - - alcuni carri furono sbloccati perché « chi ne avesse bisogno fosse andato per le funzioni corporali » . Si verificarono alcuni tentativi di fuga , subito repressi con una nutrita sparatoria . A Chiusi , altra breve fermata , per scaricare il cadavere di una vecchia , deceduta durante il viaggio . A Firenze il signor Zazza smonta , senza essere riuscito a parlare con nessuno di coloro a cui aveva fatto percorrere la prima tappa verso la deportazione . Cambiato il personale di servizio , il treno proseguì per Bologna . Né il Vaticano , né la Croce Rossa , né la Svizzera , né altri Stati neutrali sono riusciti ad avere notizie dei deportati . Si calcola che solo quelli del 16 ottobre ammontino a più di mille , ma certamente la cifra è inferiore al vero , perché molte famiglie furono portate via al completo , senza che lasciassero traccia di sé , né parenti o amici che ne potessero segnalare la scomparsa . novembre , 1944