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> anno_i:[1940 TO 1970}
OTTO EBREI ( DEBENEDETTI GIACOMO , 1944 )
Miscellanea ,
1 . - - LA CORVETTA « CLAYMORE » Roma , 24 marzo 1944 . Si sta manipolando la cosiddetta « prima lista » per le Fosse Ardeatine . I tedeschi , per conto loro , hanno già prelevato dieci ostaggi . « Dissi a Carretta di cancellare dieci nomi . In fondo c ' erano i nomi di otto ebrei . Abbiamo pensato che fossero stati aggiunti all ' ultima ora per completare il numero di 50 . Così Carretta li ha cancellati insieme con altri due nomi scelti a caso » . In questi termini , secondo i resoconti dei giornali , si sarebbe espresso , davanti all ' Alta Corte di Giustizia per la punizione di reati fascisti , il signor Raffaele Alianello , commissario di Pubblica Sicurezza , appositamente « distaccato » da un campo di concentramento , perché venisse a deporre come teste al processo Caruso . È noto che il cervello degli sbirri obbedisce a meccanismi molto elementari . Nell ' esercizio delle proprie funzioni , e soprattutto agli occhi delle vittime , lo sbirro può anche apparire diabolicamente ingegnoso , penetrativo , psicologo . Che guizzi di spiritata fantasia , quali sataniche escogitazioni , che prontezza e perspicacia di lettore d ' anime , di radiologo delle coscienze , che bravura di commediante consumato nel passare dal patetico al sardonico , dalla bonarietà accorata e paterna alla glaciale ferocia . Senonché questa specie di nefasta intelligenza non gli appartiene in proprio , anzi gli proviene da una doppia delega . Una delega , per così dire , dal basso : nel senso che la vittima , ridotta allo stato di passività , proietta sull ' aguzzino la propria intelligenza imbavagliata , e a lui la attribuisce ; è la psicosi della vittima , che prende corpo nella figura dello sbirro e le regala tutte le proprie fantasie morbose , le figurazioni dei propri incubi , le sottigliezze delle proprie apprensioni . E una delega dall ' alto : nel senso che quell ' intelligenza , da cui lo sbirro si sente soggettivamente animato , non è che una investitura scesagli per li rami da un qualsiasi irraggiungibile « Lui » . Di Lui si osa appena accennare con un gesto sornione del pollice , che indica dietro le spalle verso l ' alto ; si osa appena sussurrarne il nome . Lo sbirro crede e si appoggia ai propri capi , i quali alla loro volta credono e si appoggiano ai propri capi , e così di seguito fino al Capo . E questo Re della Camera Oscura , questo Dottor Mabuse , facendo perdere lungo la trafila l ' esatta nozione di sé , si lascia supporre pressoché onnipotente , impunibile quant ' è impunito , e capace di procurare l ' impunità . « Questa è l ' arte di non farsi conoscere » riflette il tiranno Oloferne , nella Giuditta di Hebbel « di restare sempre un mistero » . Ed è la grande regola per fondare le tirannidi e il terrore . La cosa si è vista bene in Germania , quando i nazisti si impossessarono del paese . I gregari ripetevano la loro energia e ogni altra risorsa dai gerarchi , i quali la ripetevano da Hitler , il quale parlava di un arcano cassetto , dove teneva chiuso un piano economico ­ sociale per la rigenerazione del Reich . Rauschning ci ha rivelato che quel cassetto era vuoto . Alla base di ogni tirannide , o terrore , c ' è quel cassetto vuoto . L ' apparente intelligenza e capacità degli esecutori - - perspicacia di poliziotti o audacia di militi - - dipendono dalla fede in quel cassetto . Aperto il cassetto e trovatolo vuoto , anche Alianello è ricaduto nella originaria semplicità . E probabilmente avrà ragionato : « Non solo i signori dell ' Alta Corte e i pochi invitati seguono il processo del mio ex ­ capo Caruso , ma l ' opinione pubblica di tutta Italia e , in certo senso , di tutto il mondo . Quanti occhi abbiamo addosso . E il guaio è che in questi giorni gli affari vanno male : oggi è il campo di concentramento , e domani chi sa . Forza , cerchiamo di renderci benevoli tutti questi occhi , di impressionarli favorevolmente . Un ' occasione come questa è difficile che si ripeta : qui però bisogna far centro al pruno colpo , non c ' è tempo da perdere . Occorre dar subito , dare abilmente , tra le righe , la prova provata , palmare che , mentre i cattivi collaboravano coi « nazifascisti » , noi eravamo invece tra i buoni . Ma il problema , in fondo , è semplice . Quello che ieri era nero oggi è diventato bianco , e viceversa . Qual era , sul cartellino segnaletico del fascismo , il connotato più caratteristico ? Quali le impronte digitali del fascismo ? Diamine , la persecuzione degli ebrei . Quale , di conseguenza , il più incontrovertibile connotato dell ' antifascismo ? - - La protezione degli ebrei . I fascisti , quando comandavano loro , deploravano : peggio , punivano il pietismo verso gli ebrei . Mostriamo di essere stati pietisti , di avere avuto questo coraggio , e risulteremo senz ' altro iscritti , iscritti d ' ufficio , senz ' ombra di contestazione , nei ranghi dell ' antifascismo . Dai , giovinotto , attaccati agli ebrei , tutto fa brodo , anche la carne sbattezzata . Fai vedere di aver derivato a favore degli ebrei il cavo preferenziale della benevolenza » . Concluso così il suo silenzioso ragionamento , il teste parla . E , giurato di dire la verità , tutta la verità , nient ' altro che la verità , pronuncia queste parole , che giustamente confida siano per diventare memorabili : « Dalla prima lista delle Fosse Ardeatine ho subito , per prima cosa , cassato i nomi di otto ebrei » . Dentro di sé ; Alianello si frega le mani : ha messo , non già al muro , ma spalle al muro , Alta Corte , invitati , opinione pubblica d ' Italia e del mondo intero . Il nembo di sospetti e di prevenzioni che lo fasciava , va ora svaporando , si va ora tingendo di un dolce colore di nube rosata : una di quelle nuvole che somigliano a cigni , o cherubini in volo . Salvare delle vite umane , e delle vite innocenti , è tale atto che nessun errore o debolezza successiva possono infirmarne la bontà . Ma certo la deposizione del teste Alianello nel processo del 20 settembre rifluisce sul gesto del commissario Alianello durante la giornata del 24 marzo , egli si sovrappone in maniera , quanto meno , ambigua . Guardiamola sovrapposizione da una prospettiva di ebrei . Il sentimento che essa suscita è mescolato e complesso . Gli ebrei hanno l ' impressione di trovarsi a bordo della « Claymore » , la corvetta di cui Victor Hugo parla nel romanzo del Novantatre . Un marinaio per negligenza l ' ha messa a repentaglio di naufragio . Con sovrumano valore e disprezzo della propria vita , il marinaio si riscatta , salvala nave . Il marchese di Lantenac lo decora al valore , e poi immediatamente lo fa giustiziare . Ce ne fossero stati , ce ne fossero ancora tanti , degli Alianelli . Fossero stati ancora più numerosi qui a Roma , dove si può dire che . non c ' è casa , non c ' è famiglia ebraica nella quale , tornando dopo questi mesi , non si abbia paura di chiedere notizie dei congiunti più stretti . Già troppe volte ci siamo visti opporre dei visi chiusi , severi , che si vietano qualunque espressione come superflua , come sproporzionata agli avvertimenti : - - Presi , deportati quella mattina del 16 ottobre . Non se ne è saputo più niente . - - Dove ancora , in quel non aver più saputo , c ' è un tentativo di eufemismo pietoso , uno sfiduciato barlume di speranza , che cerca di smentire il presagio , il timore , forse la certezza , più funesti . Ce ne fossero stati degli Alianelli a Varsavia e a Lublino , sulle banchine donde partirono , e partono , i vagoni piombati , furgoni senza più carico umano , ma solo carne da strazio e gemiti e pianto ; nelle città , dove in qualche via signorile e un poco fuori mano , edifici stupidi , sordi , apparentemente senza destinazione , ville dalle persiane chiuse , nascondono nei sotterranei le camere della tortura . Ce ne fossero stati , ce ne fossero ancora , dove ancora il nazismo fa strage . Benedetti gli Alianelli , e sciagurato chi si attentasse di togliere anche una virgola alla gratitudine che si meritano . Il mescolato sentimento degli ebrei , di fronte alle autodifese degli Alianelli , non vuole nemmeno essere ridotto alla normale reazione di chi , senza saperlo e senza mai esservisi prestato , si vede ridotto a una delle due carte , e sia pure a quella favorevole - - alla matta - - del « doppio gioco » . Che è poi una maniera di essere , e di sentirsi , giocati ... Questo doppio gioco , applauditissimo in prima istanza e , come si dice , a botta calda , viene di giorno in giorno più adeguatamente squalificato . Tra l ' altro ha il difetto di volere surrettiziamente reintegrare con tutti gli onori , anzi agghindato di un ' aureola di merito civico , il metodo dell ' ambiguità canagliesca , del contegno bifido e furbastro , del fine ­ giustifica ­ i ­ mezzi . Proprio quando , col Machiavelli di Mussolini , pare a tutti che basti . Il mondo ha finalmente il diritto di sentirsi pulito , mentre gli eroi del doppio gioco si adoperano a fargli ritrovare , alle sue stesse basi , nel suo stesso atto di rinascita , un certo tipo di manovra che non poteva essere inventata se non nel carosello dei corruttori ­ corrotti , dove la parola d ' ordine , l ' emblema era ( chiediamo scusa ) il « far fesso » . Ma tutto questo riguarda ancora il costume in generale , rientra nel comune senso di civismo . Abbiamo detto di voler guardare da una specifica prospettiva ebraica . E scartiamo anche l ' altra ipotesi : che soltanto a un soprassalto del millenario , proverbiale , durocervicato e protervo orgoglio semitico si possa ascrivere il malessere di dovere qualche cosa a un Alianello , di essere trascinati a figurare alla sbarra con lui , testi a discolpa del teste . Da alcuni secoli gli ebrei sono perseguitati da un terribile tipo : tanto più pericoloso perché suscitato da un poeta eccelso , che gli ha infuso il proprio dono di eternità . E in lui ha condensato antiche e nuove accuse della diffidenza antisemita : da quella dell ' omicidio rituale , se così può dirsi , a quella dell ' esosità usuraia e inesorabile . Si tratta del personaggio di Shylock . ( Il Mercante di Venezia venne ripreso , neghi ultimi anni del fascismo , da un astuto capocomico , oggi collaborazionista , per onorare con illustri lusinghe la campagna razziale ) . Facilmente si dimentica che Shylock agisce sotto l ' assillo dell ' amore paterno tradito , dell ' onore e dell ' istinto familiare conculcati . Shylock appare invece come nient ' altro che l ' ebreo , il mercante ebreo , che non sente ragioni ; che pretende , esige , si fa pagare la libbra di carne viva prelevata sul corpo del debitore insolvente . Offesi da questa secolare denunzia , che tutte le ribalte del mondo hanno instancabilmente riproposta al giusto sdegno delle platee , che gli scaffali delle biblioteche di tutto il mondo quotidianamente ridiffondono , quale sentimento possono provare gli ebrei , quando gli tocca di accorgersi che Shylock non è solo un ' ingiuria , ma una soperchieria : che troppe volte accade proprio a loro di essere le vittime di sempre nuove incarnazioni e imprevedute varietà di Shylock ? E ora ; mentre nei paesi liberati risorride per essi la luce , ora che ogni mattina , al risvegliarsi , si domandano se l ' aria che respirano è proprio davvero l ' aria di questo mondo , ecco che un nuovo Shylock viene avanti e , forte del proprio credito , chiede non già un pezzo di carne viva ma una passiva complicità nel dimostrare la purezza , di lui Shylock , e l ' intemerata sua fede antifascista . Avessero la fantasia di scherzare , gli ebrei si domanderebbero : - - Chi è , nel senso ingiurioso della parola , nel senso dell ' esosità , chi è il vero ebreo ? È probabile che il caso Alianello conti solo per quello che vale . Però è un sintomo . E alla sensibilità non ancora rimarginata degli ebrei dice che la campagna razziale non è finita . La persecuzione continua . Sappiamo la risposta : questa è ipersensibilità morbosa , da curarsi ; è pignoleria talmudistica , è gusto corrosivo del paradosso , vecchie malattie giudaiche . Se fosse sensibilità morbosa , cioè segno di mentalità poco socievole , ne chiederemmo scusa . Se possa apparire pignoleria talmudistica , rispondiamo che il pretesto Alianello non è accattato né sofisticato per fatua libidine di casuisti : sarà un pretesto , ma per dire le nostre ragioni , per parlare a suocera e a nuora , a quelli che i fascisti chiamavano « ariani » , e a noi stessi ancora . Che poi sia paradosso , neghiamo , e cercheremo di dimostrarlo . 2 . - - Il Ghetto e l ' Arca di Noè Il caso che si presentava al commissario Alianello e al suo collega era il seguente : una lista di 60 nomi , di cui 10 in soprannumero . Dunque , 10 persone da salvare : da salvare , se così può dirsi , legalmente , a rigore di Diktat , senza lode speciale , ma anche senz ' alea . Quei 60 erano tutti egualmente innocenti . In simili casi si tira a sorte : è la regola di prammatica , subito dopo quella del « prima le donne e i bambini » , in tutti gli incendi , naufragi , alluvioni e altre emergenze del genere . Anche l ' Alianello un giorno è stato bambino : a noi adesso pare impossibile , ma deve avere anche lui ruzzato , giocato sui prati dell ' infanzia . E avrà cantato anche lui , come tutti , la vecchia filastrocca del piccolo naviglio che non potea , non potea più navigar . E sul piccolo naviglio allor si gioca alla più corta paglia , per scegliere chi sopravviverà . Non se ne è ricordato nel pomeriggio del 24 marzo ? Certo che se ne è ricordato : tanto è vero che lui e il collega , cancellati preventivamente gli otto ebrei , scelsero « a caso » ( parole testuali del teste ) gli altri due nomi . Perché gli ebrei ebbero il privilegio , la precedenza ? Perché ; su dieci posti , se ne portarono via otto ? L ' ingiustizia era uguale per tutti . Non si dica che sugli altri pendevano accuse precise : che la loro sorte , anche senza quella rappresaglia , era già decisa , scontata . Primo : se due nomi furono scelti a caso , anche gli altri otto potevano essere scelti a caso . Secondo : sugli ebrei gravava l ' accusa razziale , con cui sotto i nazi c ' era poco da scherzare . Ma all ' Alianello gli ebrei dovevano apparire come degli innocenti più innocenti , delle ingiuste vittime più ingiustamente vittime . Non invano , da anni , la propaganda fascista li additava alla esecrazione e all ' eccidio ; non invano , da anni , la propaganda degli uomini liberi rispondeva che la campagna razziale era l ' obbrobrio numero uno , la tipica iniquità delle dittature reazionarie : che quello subito dagli ebrei era il primo torto da risarcire , che la riparazione verso gli ebrei doveva essere quasi il primo simbolo della riscossa , delle libertà restituite ai popoli . La gente del tipo Alianello - - piccola borghesia suscettibile , credula , presuntuosa , impressionabile , eccitabile , laureata in legge , abbastanza evoluta per potersi credere delle idee , non abbastanza per averne - - quella gente è la più plastica argilla per la propaganda . Sono gli ardenti neofiti di ogni verbo pubblicitario , i catecumeni dello slogan . Nel salvare preferenzialmente gli ebrei , in vista dei propri meriti futuri , l ' Alianello subì una parola d ' ordine pubblicitaria : come chi compra il dentifricio più lanciato , ripromettendosene per l ' indomani i denti più bianchi . Obbedì a uno slogan . Avesse detto almeno : gettate le sorti , uscirono otto ebrei . Ma no : sottolineò il partito preso . Ancora un partito preso . Una « campagna » di riparazione , che rovescia una « campagna » di distruzione : una campagna sempre . Sotto i nazi , gli ebrei si sono sentiti , e si sentono , il soggetto o il predicato , il nominativo o l ' accusativo , o il dativo di uno slogan di morte : « scacciamo gli ebrei , sterminiamo gli ebrei » . Tra gli uomini che si avviano a ridiventare liberi , si sentono daccapo , con un parallelismo impressionante , gli accusativi o i dativi di uno slogan benefico : « salviamo gli ebrei , ricompensiamo gli ebrei » . Dativi o accusativi : cioè , come insegna l ' analisi logica , dei « casi » . Ciò che li preoccupa , che li mette a disagio è appunto di rimanere un caso : l ' eterno , irrimediabile caso ebraico . Lo slogan li rinchiude come un Ghetto . Anche se , per avventura , somigli all ' Arca di Noè . Dentro la quale sono buttati , stipati alla rinfusa ; senza riguardo ai loro torti o , meriti , ai vizi umani o al valore ; senza che si tenga conto , per loro , della nozione - - non diremo neppure dell ' individuo - - ma dell ' uomo . Perseguitati , proscritti , ammazzati , non già per le loro idee o il loro comportamento , ma come facenti parte di un ' entità collettiva , come «razza»., anche i loro benefattori , quando è l ' ora di salvarli , non li allineano fra gli altri uomini , a parità di cimenti o di fortune ; anzi , li salvano in blocco , rappresentanti quasi anonimi , e non meglio qualificati , di una « razza » : particelle segnacaso . Hitler , Mussolini e Alianello . Il cuore , come si sa , ha le sue ragioni , che prescindono dalla . ragione , e perfino dal gusto di avere ragione . Gli innamorati delusi reclamano , se non l ' amore , quanto meno l ' odio . Essere segno di affetti precisi , motivati è la sola maniera , per il cuore , di sentirsi vivo : è , per così dire , la sua dignità . Odiava Mussolini gli ebrei ? Sappiamo soltanto che nel 1938 li diede in cambio di una più stretta alleanza con Hitler , li barattò come numerario , li sillabò a mandibola protratta , come soleva per l ' argomento forte delle sue concioni . Faceva , in quel momento , della demagogia internazionale . Ama Alianello gli ebrei ? Sappiamo che , al processo Caruso , li barattò contro la pulizia e illibatezza della propria fedina politica : argomento di demagogia antifascista . Come con Mussolini non si sentirono oggetto di un vero odio sincero passionale fisico così col soccorrevole commissario gli ebrei non hanno beneficiato di un vero amore solidale , caritativo e , per dire la parola , cristiano . Oh insomma : che cosa vogliono questi ebrei ? dell ' odio ? smaniano per una persecuzione autenticata di detestazione ? si permettono , con i tempi che corrono , il lusso di simili masochismi ? Non hanno che da rivolgersi ai tedeschi ! Ma anche qui : a parte gli isterismi di Hitler , a parte i vecchi e nuovi cavilli del tradizionale antisemitismo germanico , risultò subito - - e lo spiegò Trozkij fin dal 1933 - - che Hitler , dovendo defraudare il proletariato tedesco della lotta di , classe , in cambio gli largì la campagna razziale . Gli ebrei furono il primo « surrogato » nel Reich dei surrogati . Furono un argomento di demagogia sociale . Pare che , tra i mestieri umilianti , quello dell ' uomo - sandwich sia uno dei più umilianti . I disgraziati vanno in giro , ostentando su cartelli retorici , pupazzettati , stentorei e spesso buffoneschi la pubblicità di prodotti che non li riguardano e che il più delle volte essi non conoscono . Gli ebrei , costretti nei paesi di più severa persecuzione a circolare tenendo in mostra bracciali o stelle gialle o altrettanti gingilli di riconoscimento , hanno forse provato una sensazione da uomini ­ sandwiches : e infatti anche loro stavano servendo la pubblicità di un ritrovato demagogico , a cui erano estranei . Con la differenza che l ' uomo ­ sandwich si guadagna la vita , e gli ebrei si guadagnano la morte . Si sa che cosa sono i portatori di malattie . Un giorno il pediatra vi capita in casa , prende un « tampone » nella gola dei vostri bambini , e dopo 24 o 48 ore vi telefona che all ' analisi si è constatato il bacillo della difterite . Grazie al cielo , i bambini stanno benissimo : nell ' esuberanza della salute , si esaltano all ' idea delle placche in gola , della febbre a quaranta , dell ' iniezione di siero . La difterite gioca , invisibile , ai « quattro cantoni » nella camera dei giochi . Ma intanto i bambini sono dichiarati « portatori » e costretti alla quarantena . E vi assediano di domande : non capiscono che cosa sia l ' essere ammalati , quando si è sani . Anche gli ebrei vennero , più o meno d ' improvviso , dichiarati « portatori » : e invano cercarono il germe ch ' erano accusati di tenere addosso , invano si guardarono d ' attorno per vedere se avessero contagiato qualcuno . Gli « altri » , intorno a loro , splendevano di salute . Gli « altri » si sentivano così forti che avevano perfino voglia di menare le mani , di spendersi negli sports più esuberanti : e infatti , di lì a poco , cominciarono la guerra . Dal momento che alla persecuzione non c ' era mezzo di sfuggire , gli ebrei tentarono quanto meno di trovarne i motivi , di dare ragione ai loro persecutori ; che sarebbe stato un modo di alleviarsi la pena , riconoscendone almeno la logica . Con tutta la buona volontà , non vi riuscirono . Qual era il vizio , quale il peccato , che così inesorabilmente faceva di loro un pericolo pubblico ? Le persecuzioni del passato si spiegano ancora , quasi come guerre locali : a quei tempi gli ebrei costituivano , volenti o nolenti , una cellula , un nucleo chiuso , uno specifico conglomerato sociale , che riusciva facile di contrapporre agli altri - - come la tribù di zingari accampati all ' orlo della città , provocanti per la loro stranezza e diversità di costume , offensivi per quella stessa singolarità e isolamento , a cui li si era costretti - - e dichiarargli guerra con gli editti o coi bastoni . Ma stavolta ? Bisognò cominciare col rifabbricare , in astratto e con procedimenti da laboratorio , il gruppo « ebrei » ; poi farvi confluire gli individui , strappandoli alla loro individualità , al mondo in cui vivevano , alle loro abitudini e lavori e commerci e scambi pratici e spirituali , svellendone le radici , a costo di qualunque lacerazione , non solo degli estirpati , ma di tutto il suolo in cui allignavano . L ' astrattezza di una simile operazione si vede anche dal lavoro che fu necessario per compierla : arido lavoro di statistica e di anagrafe , censimenti , moduli , dichiarazioni , registri , stampati , caselle , colonnine e finche . Ripetiamo : non si isolava un gruppo umano ; si confezionava uno dei termini grammaticali per una frase propagandistica a grande effetto . Parentesi . Che cosa sia l ' ebraismo negli ebrei , è questione da non venirne così facilmente a capo . In ogni caso , si tratta d ' una faccenda di stretta intimità . Non si nega che ci siano modi interiori , originali , profondi di sentirsi ebrei ; ma son cose di privato sentimento , tutte confinate nella zona dei pudori , non mai estrovertite nell ' azione : e non toccano quindi il contegno sociale dell ' uomo , né lo differenziano da quello dei suoi simili - - e tanto meno glielo contrappongono . ( Chi volesse fare il sottile direbbe , se mai , che la sola differenza è nello sforzo di non differenziarsi , che talvolta può anche essere ingrato ; ma comunque è offensivo più per chi sia costretto a farlo , che per chi l ' abbia in qualche modo provocato , e in nessun caso è tale da turbare l ' ordine del mondo o da minare le basi della società ) . Sentirsi ebrei sarà un sentir rinascere dal fondo - - nelle ore di più geloso raccoglimento , ore quasi inconfessabili tanto sono intime - - vecchie cantilene sinagogali , udite ai tempi dell ' infanzia nella pigra monotonia di grevi crepuscoli , in una luce di ceri stanchi che tremava sulla berretta del cantore , solo , in piedi , laggiù sul tabernacolo deserto : e su quelle cantilene l ' anima si inflette in errabonde ricerche del tempo perduto : desolati a tu per tu con squallori senza tempo , bruciori di lacrime mal rasciugate , tremolar di sorrisi senza scampo , un abbracciarsi con le ombre dei limbi , struggenti agnizioni di avi mai conosciuti , e un segreto di inenarrabili malinconie , e il crollare indefesso contro invisibili muri del pianto . Ah , il pensiero non va più sull ' ali dorate , più non si posa sui clivi e sui colli . Lungo i fiumi di Babilonia , sul cammino dei salici , l ' eterno errante troverà forse una sua via , e un antico passo e un gesto ancestrale , per calarsi nella regione delle Madri , per andare a interrogare la « bocca d ' ombra » . E in ciò si veda pure un ' equazione personale tra l ' uomo e la Natura , tra l ' uomo e Dio : non mai un ' equazione personale tra l ' uomo e la società , tra l ' uomo e la storia contemporanea . E d ' altronde non erano queste le cose che potessero venire ascritte a colpa degli ebrei . E gli ebrei continuavano a domandarsi quella colpa quale fosse , e dove . Un aperto e umanissimo scrittore ha bollato la mostruosità delle leggi razziali , osservando che esse colpivano « non le azioni responsabili delle creature umane , ma il delitto di essere nati » . E chi veramente con la morte espiò quel delitto , non è tornato a dirci se , nell ' ora del supplizio , ne capì finalmente la colpa . Certo i persecutori hanno saputo immaginare le camere dei gas e tutte le più efferate maniere di uccisione : quelle che fanno morire con la faccia stravolta , col labbro contratto nell ' urlo e nella maledizione , che tolgono al trapasso i suoi sovrannaturali compensi e promesse , di pace almeno e di silenzio , le rasserenanti visioni di limbi o di elisi , l ' erba sotto i piedi e l ' azzurro sul capo . Tra gli orridi sudori e i geli di agonie terrificanti , quegli sciagurati avranno forse violato , con un raccapriccio più atroce della stessa asfissia , i talami remoti in cui si erano congiunti gli amori dei loro parenti : infausti connubi , che nel grembo delle madri dovevano deporre il seme di mostri maledetti , ora contorcentisi nella soffocazione di quelle camere della morte . E il lezzo dei gas avrà imputridito le primavere nuziali , in cui i padri e le madri si erano scambiati il primo sguardo d ' amore . Forse allora , in quei deliri , il delitto di essere nati si precisò in un ' accusa contro chi li aveva messi al mondo : come dicono avvenga , durante le crisi , ai figli dei sifilitici e dei tabetici , concepiti in un ' ora di sozza e infetta libidine . Per un attimo poté sedimentarsi il senso di una colpa , risalire le generazioni . Ma era una bestemmia , strappata dalle torture . E l ' avere strappato quella bestemmia è , per i nazi , un bel capolavoro . Pace ai nostri morti . Ma i vivi , che non capirono e non capiscono il perché della persecuzione , è giusto che si allarmino oggi di un ' indulgenza altrettanto regalata . Questo di chiudere tutti e due gli occhi , di creare eccezioni a vantaggio degli ebrei , non è un modo di riparare dei torti . Riparazione sarebbe rimettere gli ebrei in mezzo alla vita degli altri , nel circolo delle sorti umane , e non già appartarli , sia pure per morivi benigni . Questa è una antipersecuzione : dunque , fatta della medesima sostanza psicologica e morale che materiava la persecuzione . Se prima negli ebrei si puniva l ' ebreo , oggi al vedere la situazione , non già corretta , ma semplicemente capovolta con sì perfetta simmetria di antitesi , può nascere il dubbio che negli ebrei si perdoni l ' ebreo . È il perdono richiama l ' idea di una colpa , di un trascorso . Eccoli di nuovo , questi ebrei , messi nel rischio di dover partire alla torturante , insolubile , offensiva ricerca di un perché . E poi , di fronte ai ricorsi storici , che purtroppo essi sanno a memoria , è lecita la domanda : - - perdono o amnistia ? e fino a quando durerà ? - - Spieghiamoci con un esempio . 3 . - - GLI ARATORI DEL VULCANO Tornavamo da Napoli , sul fastigio di un camion di noci , sotto la pioggia battente . Uno strano tipo era salito con noi : barba di tre giorni , aspetto da fuggiasco o da evaso , ma gli abiti stracchi tradivano ancora il taglio borghese , e borghesi erano la faccia , l ' espressione , la sagoma , tutto quanto . Fino a qualche anno fa , tutti in casa dovevano averlo chiamato il « signorino » . L ' ex ­ signorino gettò sulle altre valigie una borsa da avvocato , da cui sporgeva un , lungo rotolo . - - Uova di tonno - - annunciò , e non cessava di raccomandarsi - - per carità , queste non le debbo perdere , se no sono rovinato - - . Un borsanera alle prime armi , pensammo : forse un professionista , che l ' iniquità dei tempi costringe a questo mestiere così incongruo con le arti del Trivio e del Quadrivio . Affettuosamente , a tutti i compagni , domandava nome , stato di famiglia , indirizzo , se i figli fossero maschi o femmine : quasi a propiziarsi la loro amicizia , a farsi proteggere , lui così spaesato e inesperto , da quell ' abbozzo di amicizia . Ingenuo , patetico , quasi . Più tardi , a un posto di blocco , venimmo a sapere che l ' ingenuo era un giovane funzionario della Questura ; di ritorno da una breve licenza nella nativa Palermo . Improvvisa metamorfosi di tutto il tipo . È inutile , il « così è se vi pare » rimarle sempre una grande trovata psicologica e la Sicilia non cessa di dare ragione al suo Pirandello . Dunque , tutto il capzioso gioco di indagini , di domande , di investigazioni , da parte di quel personaggio così in cerca d ' autore , non era che un allenamento agli interrogatori futuri , volontaria propedeutica all ' arte di tirare i vermi dal naso del prossimo , esercizi sulle cinque note per quando , seduto dietro il monumentale clavicembalo della sua scrivania di Questore , gli toccherà di eseguire le più virtuosistiche introduzioni , i più lisztiani accompagnamenti per « far cantare » il pollo . In particolare , poi , quasi che le nostre facce fossero altrettanti specchi , l ' uomo vi studiava gli effetti di certe espressioni mimiche , di un certo tipo di guardatura in tralice , come da oltre le lenti di inesistenti occhiali : uno sguardo connivente e furbesco , mite a un tempo e accusatore , uno sguardo che pareva dire : « Sbottonati , a che pro nasconderci l ' un l ' altro ? » . Quando il nostro turno giunse , e noi senza ambagi gli declinammo il nostro nome , quel giovane e passionato domenicano della inquisizione poliziesca , quel futuro ripopolatone delle carceri d ' Italia , ebbe un balzo trionfale , come quando , nei luminosi giorni della sua carriera , la sventata risposta di un malcapitato gli permetterà di saldare fulmineamente una faticosa catena di induzioni , di conchiudere in un attimo ; con un colpo di scena , una serie di indagini che si annunziava lunga e penosa ; di scoprire nel testimonio un reo , di stringere a un tratto l ' inerte congerie delle prove in un ' accusa lampante . Proruppe : « Debenedetti ? ebreo ? ! » E immediatamente quello sguardo professionale , da dietro occhiali inesistenti , varcando di sotto in su l ' arco ciliare , ci dardeggiò di sghembo , e condensava un tumultuoso accavallarsi di sottintesi , di illazioni , di involontarie e quasi ripugnate complicità , di scontrose indulgenze : « Ah , per questa volta ce l ' hai fatta - - esclamò quello sguardo - - ma ringrazia l ' amnistia . Vattene , vecchia volpe , e bada di non ricaderci , l ' aria del vigilato speciale non te la toglie nemmeno Domineddio » . Ci parrebbe di essere cattivi , se aggiungessimo che in quell ' occhiata trascorse anche una sfumatura , un pizzico , un nonnulla di rimpianto : « Però se niente niente ti avessimo , colto , così in flagrante , quale mese fa ! » . Non è moralmente vero , non è plausibile che , la revoca diventi ipso facto una revoca dell ' abitudine di eseguirlo . Il nuovo ordine ha bisogno di maturare per farsi ordine nuovo . E nessuno pretende che il mondo , questo mondo che è stato creato in sette giorni , si modifichi in un ' ora : se no , come credere che un ' altra ora non gli basterebbe , quando che sia , per recidivare nel peggio e tornare al proprio vomito ? L ' esclamazione , l ' occhiata del nostro questurino denunziavano lo sforzo di adattamento a un ' ottica diversa ; la necessaria , ancorché rapida , manovra per invertire la corrente . Il nostro sospetto è che la nuova ottica possa venire adottata come un comando « dall ' alto » , una specie di Decreto promulgato dalla Gazzetta Ufficiale , e dunque di sua natura soggetto anch ' esso a revoca , dettato da necessità del momento , visto che ... in considerazione di ... Il sospetto è che il nostro questurino si uniformasse ai criteri di oggi con la mentalità di ieri , tenesse d ' occhio quella onnipotente , inesorabile e oscura Divinità , in nome della quale si esaltavano ieri o siluravano funzionari , giornalisti , alte e basse cariche : la cosiddetta « sensibilità politica » . Ordine di servizio : mostrare simpatia agli ebrei . Ma chi , come gli ebrei , ha sete di libertà , una di quelle seti che tappezzo il palato : chi ha capito come la libertà sia letteralmente una questione di vita o di morte , è pronto a riconoscere che , tra tutte le libertà che compongono la Libertà , è compresa anche la libertà di essere antisemiti . Un antisemitismo di uomini liberi , un antisemitismo ( se non c ' è contraddizione ) liberale , contro cui sia dato di opporre validi argomenti e pertinenti confutazioni , apparirebbe perfino tonico , ravvivante , rigeneratore agli ebrei che escono ora dall ' anchilosi mobilità e del silenzio . Discutere finalmente all ' aperto , misurarsi , farsi le proprie ragioni , uomini tra gli uomini , uomini di fronte agli uomini non parrebbe nemmeno vero a loro , che fino a ieri erano costretti a nascondersi , a ringhiottirsi reazioni e risposte , a cambiarsi i connotati ; diffidati persino di pronunziare il proprio nome , cioè in parole povere di dirsi figli del proprio padre . Recensendo il libro di Wendell L . Willkie : One World , Benedetto Croce ha trovato l ' occasione di ribadire « un bisogno fondamentale dell ' uomo , che è di soffrire e di lavorare » . Qui , da questa parte della guerra , gli ebrei si vedono riconosciuto , dopo anni , il loro bisogno di lavorare . Rinasce in essi , complementare , il bisogno soffrire . Forse che non hanno sofferto abbastanza ? Sicuro che hanno sofferto , il mondo sa quanto , e di là , dal fronte della libertà ancora soffrono , e in tal misura , che questa nostra pretesa di soffrire può sembrare bestemmia , cattiva sfida , provocazione del destino . Ma la pretesa , a guardarci meglio , è unicamente di non accampare , ne vedersi riconosciute , speciali pretese . Il diritto di non avere speciali diritti . Speciali , cioè razziali . E quello che gli ebrei già liberi hanno patito , e quello che i perseguitati patiscono ancora , desiderano sia versato , messo in comune , mescolato al lungo , collettivo , unanime tributo di lacrime e di supplizi , che gli uomini degni di questo nome hanno offerto , e offrono tuttavia , per assicurare al mondo la più lunga serie di secoli civili . Se una rivendicazione gli ebrei hanno da fare , è questa sola : che i loro morti di violenza e di fame , i piccini che non hanno resistito al primo sorso di latte finalmente somministrato , dopo mesi di inanizione , nei paesi di asilo , le donne rese a calci e mitragliate , i poppanti lanciati in aria e impallinati come uccelletti siano messi in fila con tutti gli altri morti , con tutte le altre vittime di questa guerra . Soldati anche loro con gli altri soldati . Per uniforme avevano il loro vestito di tutti i giorni , ma sbranato dai tormenti , vano sui corpi scheletriti . E alcuni , anche , avevano armi : i bambini , che si stringevano sul petto le bambole di pezza e gli schioppi di latta , ritenuti indegni di divertire i figlioli dei tedeschi . Così hanno marciato verso i loro fronti , che erano i luoghi di pena e di tortura . Hanno fatto anch ' essi i loro sbarchi , ma sulle rive dell ' aldilà . Caduti bocconi , i loro volti - - quelle facce che i redattori delle varie « difese della razza » fotografavano per inchiodarle sulle copertine di immonde gazzette - - non hanno mirato , con gli occhi che nessuna mano ha chiusi , il cielo alto e lontano . Questi soldati chiedono soltanto che i loro carnai siano ricordati tra i campi di battaglia di questa guerra . Chiedono che , se si farà l ' appello dei morti , i loro nomi siano letti tra quelli degli altri soldati , caduti per questa guerra . Senza un più di gloria che , facendo un torto ai commilitoni , offenderebbe quella giustizia per cui sono morti , la fraternità della morte , e parrebbe un torto fatto a loro . Senza un supplemento di pietà - - pietà per i poveri ebrei - - che umilierebbe il loro sacrificio . E se un giorno , a questi caduti , si vorrà dare una ricompensa al valore , non certo noi , gli ebrei sopravvissuti , la rifiuteremo ; ma non si conino apposite medaglie , non si stampino speciali diplomi : siano le medaglie e i diplomi degli altri soldati . « Soldato Coen ... Soldato Levi ... Soldato Abramovic ... Soldato Chaim Blumenthal , di anni cinque , caduto a Leopoli , in mezzo alla sua famiglia , mentre , con le mani legate dietro la schiena , ancora difendeva , ancora testimoniava la causa della libertà » . Queste motivazioni noi , indegnamente sopravvissuti , le ascolteremo sull ' attenti , cercheremo di non tremare quando stringeremo la mano che ci verrà tesa , la nostra voce si sforzerà di essere ferma , quando risponderemo : « Grazie , signor Generale » . Poi rientreremo nelle mute , interminabili file che schiereranno i parenti degli altri caduti , le gramaglie di tutto il mondo , in quella solenne , religiosa parata dell ' umanità . Quel bisogno di soffrire , di cui parla il Croce , non è se non il bisogno di sentirsi vivi nella vita di tutti , partecipi della immancabile lotta e contrasto , che il lavoro e i compiti quotidiani costano in questo mondo . Il quale , se diventasse un mondo di idillio , nel momento stesso diventerebbe un mondo di morti che camminano , quand ' anche fallacemente lo smaltassero e imbellettassero i colori della vita . Perciò gli ebrei chiedono questo onore di soffrire : cioè chiedono di non essere defraudati , neppure a titolo di risarcimento o di riparazione dei danni , di questa loro parte dell ' umano retaggio . Per secoli e secoli hanno custodito , ripetuto , salmodiato , nella penombra delle sinagoghe , nelle veglie e nei digiuni , nelle penitenze e nei sabati , nei ghetti e per le vie della diaspora , il messaggio dell ' Antico Testamento . Come avrebbero dimenticato che l ' idea del pane , cioè quella delle sorgenti stesse e del perpetuarsi della vita , è indissolubilmente legata all ' idea della pena , del sudore della fronte ? Essi non vogliono il paradiso terrestre per infrazione ai regolamenti . Senza dire che , ai privilegi e benefizi , è troppo facile adattarsi . Le agevolezze di vita rendono superficiali , assecondano le riparatrici e già troppo spontanee labilità della memoria . I dolori di ieri si dimenticano , anche e proprio quando furono più luttuosi e cocenti , e si dimentica quanto cordoglio e quante angosce sia costato questo bene , che oggi pare largito appunto per aiutarci a dimenticare . Ci si abitua a essere amati , a vivere con facilità ; e l ' abitudine rischia di diventare presto un bisogno , e il bisogno acquisito rischia di creare la presunzione di un diritto . Può , questa nostra , parere una riottosa , bizzosa , vittimistica , incontentabile paura di essere amati . Ed è soltanto paura di essere gratuitamente amati , ingiustamente amati , cioè male amati : non più costretti a far nulla per meritarci questo amore . Ma domani , inevitabilmente , dovremo ricominciare a meritarcelo : e allora ? non saremo stati viziati ? Non già che gli ebrei si siano , in questi ultimi tempi , sentiti vittime di troppo corrive largizioni di vantaggi , fantocci di un tiro a segno della benevolenza . Ma noi ragioniamo su un sintomo , su una possibilità , della quale abbiamo raccolto , o subodorato , qualche indizio : ed è questo , anche , che scagiona il nostro discorso da ogni taccia di ingratitudine . Il quale discorso , l ' abbiamo detto , vuole parlare a nuora perché suocera intenda . Che disagio , per esempio , abbiamo provato quando qualcuno , ridendo ma senza cattive intenzioni , e solo per il gusto di un documento psicologico , ci ha riferito la storiella di quei tali che , sbucati dai loro nascondigli all ' arrivo degli eserciti liberatori , hanno subito , ai primi saluti , declinato la propria qualità di ebrei , come un titolo a particolari riconoscimenti , facilitazioni , indennizzi . E magari era la stessa gente che , sotto il diluvio , si era inventata i più incongrui ombrelli e più diligentemente si era industriata per cancellare ogni sospetto di « appartenenza alla razza » . Una sera , nei tempi più neri del diluvio , Bernardo Berenson si poneva l ' eterno problema : perché gli ebrei rimangono ebrei , malgrado il ciclico ritorno delle persecuzioni ? E si rispondeva con un suo ricordo siciliano . Trovandosi in altri tempi a visitare le pendici dell ' Etna ne ammirava la feracità da Terra Promessa . Qualcuno però gli disse che periodicamente la lava scende a incenerire quei campi . « E perché allora li coltivate ? » domandò ai contadini . « Perché quando i tempi tornano buoni , voscenza , così buoni sono , che ci ripagano di qualunque malanno » . Questo , commentava l ' eminente scrittore , spiega per analogia la tenacia degli ebrei nel sopravvivere . In quella sera di afflizione , l ' aneddoto raggiungeva lo scopo desiderato : che era anche di confortarci , di farci credere nel ritorno di tempi migliori , di rinnestarci nella vita , assimilandoci se non altro a quegli aratori del vulcano . Ma Berenson non si dorrà se ora , al ritrarsi della lava , la sua storia ci piace un po ' meno . Vorremmo dire che gli ebrei , non è che si inarchino sotto le sciagure degli anni delle vacche magre , per aspettare che rivenga il settennio delle vacche grasse . Sono uomini , certo , e amano anche loro la sicurezza , il benessere , magari la felicità . Le vacche magre non piacciono neanche a loro . Ma non è vero , non deve essere vero che poi , in compenso , pretendano le vacche troppo grasse . Se non altro , per dignità , per un equo senso della vita , per un loro umano amor fati , amore del rischio e del destino . Né troppo magre , né troppo grasse . Una cosa giusta . Settembre , 1944 .