Saggistica ,
I
.
Roma
,
20
aprile
'97
Caro
signor
Sorel
,
da
un
pezzo
vo
pensando
d
'
intrattenermi
con
voi
in
una
specie
di
conversazione
per
iscritto
.
Sarà
questo
il
modo
migliore
,
e
il
più
acconcio
,
onde
io
v
'
attesti
la
mia
gratitudine
per
la
Prefazione
,
della
quale
mi
avete
onorato
.
Va
da
sé
,
che
,
così
dicendo
,
io
non
mi
fermo
con
la
mente
a
ricordare
soltanto
le
parole
cortesi
,
delle
quali
mi
siete
stato
prodigo
con
tanta
profusione
.
A
quelle
parole
io
non
potevo
non
risponder
subito
,
e
sdebitarmene
nella
forma
della
lettera
privata
.
Né
ora
sarebbe
più
il
caso
,
che
io
mi
andassi
diffondendo
con
voi
in
complimenti
;
proprio
in
lettere
,
le
quali
,
o
a
voi
,
o
a
me
,
potrà
parere
più
in
là
opportuno
di
pubblicare
.
Che
varrebbe
,
del
resto
,
che
io
venissi
ora
a
far
proteste
di
modestia
,
schermendomi
dalle
vostre
lodi
?
Voi
mi
avete
oramai
costretto
a
rinunciare
a
tali
sforzi
.
Che
i
miei
due
saggi
,
appena
rudimentali
,
di
materialismo
storico
corrano
in
Francia
nella
forma
di
un
quasi
libro
,
ciò
è
tutto
merito
vostro
;
per
averli
voi
rnessi
e
prcsentati
al
pubblico
in
tale
assisa
.
Non
fu
mai
nelle
inclinazioni
mie
di
faire
le
livre
,
secondo
il
senso
che
voi
francesi
,
ammiratori
e
seguaci
sempre
della
classicità
letteraria
,
date
a
cotesta
espressione
.
Sono
io
,
anzi
,
di
quelli
i
quali
vedono
in
cotesto
continuarsi
del
culto
per
la
forma
classica
una
specie
d
'
impaccio
-
come
sarebbe
di
un
abito
che
mal
s
'
attagli
alla
persona
-
alla
espressione
propria
,
adeguata
e
conveniente
dei
resultati
del
pensiero
rigorosamente
scientifico
.
Passando
,
dunque
,
sopra
a
tutti
i
complimenti
,
intendo
di
rifarmi
su
le
cose
che
voi
dite
in
quella
Prefazione
;
e
di
tornarci
su
per
discuterne
liberamente
,
senza
star
proprio
ad
aver
lì
innanzi
alla
mente
il
disegno
o
il
prospetto
di
una
meditata
monografia
.
Scelgo
la
forma
delle
lettere
,
perché
solo
in
queste
un
procedere
interrotto
,
spezzato
e
a
volte
saltuario
,
che
ritragga
quasi
quasi
la
conversazione
,
non
par
cosa
impropria
ed
incongrua
.
Non
me
la
sentirei
,
in
verità
,
di
scrivere
tante
dissertazioni
,
memorie
od
articoli
,
quanti
ne
occorrerebbe
per
rispondere
alle
molte
domande
che
voi
movete
,
alle
molte
questioni
che
voi
ponete
a
voi
stesso
,
in
così
breve
giro
di
pagine
,
come
chi
dubitando
e
dubbiosamente
pensi
.
Scrivendo
,
direi
quasi
,
come
vien
viene
,
non
intendo
però
di
sottrarmi
alle
responsabilità
di
ciò
che
mi
verrà
di
dire
,
e
andrò
dicendo
;
ma
voglio
come
prosciogliermi
dai
doveri
di
prosa
serrata
e
legata
,
che
son
proprii
del
discorrere
e
del
dissertare
a
tesi
.
Oramai
non
c
'
è
dottorucolo
al
mondo
,
il
quale
,
per
minuscolo
che
ei
si
sia
,
non
creda
di
monumentarsi
innanzi
ai
presenti
e
innanzi
ai
posteri
,
ove
riesca
a
consacrare
in
pesante
opuscolo
,
o
in
dotta
ed
involuta
disquisizione
,
uno
di
quei
tanti
pensieri
o
di
quelle
tante
osservazioni
,
che
nella
viva
conversazione
,
o
nell
'
insegnamento
che
sia
retto
da
indubbia
virtuosità
didattica
,
tornan
sempre
di
più
intuitiva
efficacia
,
per
la
naturale
dialettica
,
che
è
propria
di
chi
sia
in
atto
di
cercare
da
sé
,
o
d
'
insinuare
per
la
prima
volta
negli
altri
,
la
verità
.
Ma
già
,
si
sa
:
-
in
questa
fin
di
secolo
,
tutta
business
,
tutta
faccende
,
tutta
affari
e
tutta
merci
,
il
pensiero
non
si
presta
a
circolar
per
il
mondo
,
se
non
fissato
e
fermato
anch
'
esso
nella
riverita
forma
di
merce
,
cui
faccia
compagnia
la
fattura
del
libraio
,
e
giri
attorno
,
da
agile
messaggera
di
sincerissime
lodi
,
la
onesta
réclame
editoriale
.
Forse
nella
società
dell
'
avvenire
,
in
quella
nella
quale
noi
c
'
infuturiamo
con
le
nostre
speranze
,
e
assai
più
con
certe
illusioni
,
che
non
sempre
son
frutto
di
una
ben
plasmata
fantasia
,
cresceranno
a
dismisura
,
da
parer
legione
,
gli
uomini
atti
a
discorrere
con
la
divina
gioia
della
ricerca
e
con
l
'
eroico
coraggio
della
verità
,
che
ora
ammiriamo
in
Platone
,
in
Bruno
,
in
Galilei
,
e
si
moltiplicheranno
in
infiniti
esemplari
i
Diderot
capaci
di
scrivere
le
profonde
capestrerie
di
Jacques
le
fataliste
,
che
per
ora
abbiamo
la
debolezza
di
credere
insuperate
.
Nella
società
dell
'
avvenire
,
nella
quale
l
'
ozio
,
ragionevolmente
cresciuto
per
tutti
,
darà
a
tutti
,
con
le
condizioni
della
libertà
,
i
mezzi
per
civilizzarsi
,
le
droit
à
la
paresse
-
la
felicissima
trovata
del
nostro
Lafargue
-
farà
spuntare
ad
ogni
angolo
di
strada
dei
perditempo
di
genio
,
che
,
come
il
nostro
maestro
Socrate
,
saranno
operosissimi
di
operosità
non
messa
a
mercede
.
Ma
ora
...
in
questo
mondo
,
nel
quale
solo
i
matti
da
manicomio
hanno
le
traveggole
del
prossimo
millennio
,
molti
sfaccendati
sfruttano
,
come
per
proprio
diritto
e
professione
,
la
pubblica
stima
coi
loro
ozii
letterarii
...
e
lo
stesso
socialismo
non
può
a
meno
di
accogliere
nel
suo
seno
una
discreta
frotta
,
non
che
di
sfaccendati
,
di
faccendoni
e
di
faccendieri
.
E
così
,
quasi
celiando
,
mi
avvicino
all
'
argomento
.
Voi
lamentate
la
poca
diffusione
che
ha
avuto
fino
ad
ora
in
Francia
la
dottrina
del
materialismo
storico
.
Anzi
lamentate
,
che
a
tale
diffusione
mettano
ostacolo
e
oppongano
resistenza
i
pregiudizii
derivanti
dalla
boria
nazionale
,
le
pretese
letterarie
di
alcuni
,
l
'
albagia
filosofica
di
altri
,
la
maledetta
voglia
del
parere
senza
essere
,
e
da
ultimo
,
poi
,
lo
scarso
avviamento
intellettuale
,
e
i
molti
difetti
che
si
riscontrano
anche
in
certi
socialisti
.
Ma
tutte
coteste
cose
non
sono
da
considerare
come
dei
meri
accidenti
!
Vanità
,
orgoglio
,
desiderio
di
parere
senz
'
essere
,
iomania
,
megalomania
,
voglia
e
smania
di
prevalere
,
tutte
queste
ed
altre
passioni
e
virtù
dell
uomo
civile
non
son
certo
le
bagattelle
della
vita
,
anzi
assai
più
spesso
possono
parere
come
la
sostanza
e
il
nerbo
di
questa
.
Si
sa
che
la
chiesa
non
è
riuscita
,
il
più
delle
volte
,
a
suggestionare
gli
animi
cristiani
ad
umiltà
,
se
non
facendo
di
questa
nuovo
titolo
a
novello
e
rincalzato
orgoglio
.
E
via
...
cotesto
materialismo
storico
esige
,
da
chi
voglia
consapevolmente
e
schiettamente
professarlo
,
una
certa
curiosa
maniera
di
umiltà
:
che
,
cioè
dire
,
nell
'
atto
che
ci
sentiamo
legati
al
corso
delle
cose
umane
,
e
di
questo
studiamo
le
complicate
linee
e
le
tortuose
pieghe
,
ci
tocchi
pur
di
essere
insiememente
e
medesimamente
,
non
già
rassegnati
ed
acquiescenti
,
ma
anzi
operosi
di
conscia
e
ragionevole
opera
.
Ma
...
venire
al
punto
da
confessare
a
noi
stessi
,
che
il
nostro
proprio
io
individuo
,
al
quale
ci
sentiamo
così
strettamente
legati
da
un
ovvia
e
casalinga
consuetudine
,
senza
esser
proprio
una
mera
evanescenza
,
un
nonnulla
,
come
parve
agl
'
invasati
teosofi
,
per
grande
che
esso
si
sia
,
o
ci
paia
,
è
assai
piccola
cosa
nel
complicato
ingranaggio
dei
meccanismi
sociali
:
-
ma
doversi
adattare
alla
persuasione
,
che
i
propositi
o
i
conati
subiettivi
di
ciascun
di
noi
dànno
quasi
sempre
di
cozzo
nelle
resistenze
dell
'
intricato
intreccio
della
vita
,
cosicché
,
o
non
lascian
traccia
di
sé
,
o
ne
lasciano
una
affatto
difforme
dal
primitivo
intento
,
perché
alterata
e
trasformata
dalle
condizioni
concomitanti
:
-
ma
dover
convenire
di
questo
enunciato
,
che
noi
siamo
come
vissuti
dalla
storia
,
e
che
il
nostro
contributo
personale
a
questa
,
per
quanto
indispensabile
,
è
sempre
un
dato
minuscolo
nell
'
incrocio
delle
forze
,
che
si
combinano
,
completano
ed
elidono
a
vicenda
:
-
ma
tutte
queste
vedute
sono
una
vera
e
propria
seccatura
,
per
tutti
quelli
che
han
bisogno
di
confinare
l
'
universo
intero
nei
termini
della
loro
individua
visuale
!
Dunque
si
serbi
alla
storia
il
privilegio
degli
eroi
,
perché
ai
nani
non
sia
tolta
la
fiducia
di
potersi
mettere
a
cavallo
delle
proprie
spalle
per
farsi
vedere
;
anche
quando
essi
,
secondo
il
detto
di
Jean
Paul
,
non
sian
degni
di
arrivare
all
'
altezza
delle
proprie
ginocchia
!
E
,
di
fatti
,
non
si
va
a
scuola
da
secoli
,
per
sentirsi
a
dire
,
che
Giulio
Cesare
fondò
l
'
impero
,
e
Carlo
Magno
lo
rifece
;
che
Socrate
quasi
quasi
inventò
la
logica
;
e
Dante
,
cosi
a
un
di
presso
,
creò
la
letteratura
italiana
?
Gli
è
da
assai
poco
tempo
,
che
alla
immaginazione
mitologica
degli
autori
della
storia
s
'
è
andata
sostituendo
,
e
fino
ad
ora
in
modi
non
sempre
precisi
,
la
nozione
prosaica
del
processo
storico
-
sociale
.
La
Rivoluzione
Francese
non
l
'
han
voluta
e
fatta
,
secondo
le
varie
versioni
della
inventiva
letteraria
,
i
varii
santi
della
leggenda
liberalesca
;
e
santi
di
destra
,
e
santi
di
sinistra
,
santi
girondini
e
santi
giacobini
?
Tanto
è
,
che
il
signor
Taine
-
del
quale
non
ho
mai
capito
come
,
con
la
poca
rassegnazione
che
mostra
alla
cruda
necessità
dei
fatti
,
si
dica
che
ei
fosse
un
positivista
-
ha
potuto
spendere
una
parte
non
piccola
del
suo
poderoso
ingegno
a
dimostrate
,
come
chi
scrivesse
l
'
errata
-
corrige
della
storia
,
che
tutta
quella
bagarre
potea
anche
non
accadere
.
Per
buona
fortuna
loro
,
la
più
parte
di
cotesti
vostri
santi
paesani
si
onorarono
e
si
coronarono
a
vicenda
,
e
a
tempo
debito
,
del
dovuto
martirio
;
ond
'
è
che
le
regole
della
classicità
tragica
rimasero
per
essi
gloriosamente
intatte
:
-
se
no
,
chi
sa
quanti
imitatori
di
Saint
-
Just
(
uomo
sommo
per
davvero
)
non
sarebbero
finiti
fra
i
manutengoli
del
turpe
Fouché
,
e
quanti
complici
di
Danton
(
un
grande
uomo
di
stato
mancato
)
non
avrebbero
contesa
al
Cambacérès
la
cancelleresca
livrea
,
quando
altri
molti
non
si
fossero
contentati
di
disputare
all
'
avventuroso
Drouet
,
e
a
quel
bieco
commediante
del
Tallien
,
i
modesti
galloni
del
sottoprefetto
.
Insomma
,
affannarsi
ad
occupare
i
primi
posti
è
cosa
di
rito
e
di
prammatica
per
tutti
quelli
,
che
,
avendo
imparato
la
storia
di
vecchio
stile
,
s
'
accordano
ancora
con
quel
retore
di
Cicerone
nel
proclamarla
maestra
della
vita
.
E
a
ciò
fare
bisogna
moraliser
le
socialisme
.
La
morale
non
ha
forse
insegnato
per
secoli
,
che
bisogna
rendere
a
ciascuno
secondo
il
merito
suo
?
Un
tantino
di
paradiso
non
volete
serbarcelo
?
-
mi
pare
di
sentire
a
dire
;
-
e
se
anche
s
'
ha
da
rinunciare
al
paradiso
dei
credenti
e
dei
teologi
,
non
ci
si
ha
da
serbare
un
po
'
di
pagana
apoteosi
in
questo
mondo
?
Non
barattiamo
,
dunque
,
tutta
la
morale
degli
onesti
compensi
:
-
almeno
una
buona
poltrona
,
od
un
palco
di
prima
fila
,
nel
teatro
delle
vanità
!
Ed
ecco
perché
le
rivoluzioni
,
per
tante
altre
ragioni
necessarie
ed
inevitabili
,
anche
per
questo
rispetto
sono
utili
e
desiderabili
:
perché
,
a
guisa
di
grossa
scopa
,
spazzano
dal
terreno
i
primi
occupanti
,
o
per
lo
meno
rendono
l
'
aere
più
respirabile
,
come
accade
dei
temporali
per
cresciuto
ozono
.
Non
dite
voi
forse
,
e
assai
giustamente
,
che
tutta
la
questione
pratica
del
socialismo
(
e
per
pratica
intendete
,
senza
alcun
dubbio
,
quella
che
piglia
lume
dai
dati
intellettuali
di
una
coscienza
rischiarata
dal
sapere
teoretico
)
si
riduce
e
compendia
in
questi
tre
punti
:
a
)
il
proletariato
ha
esso
di
già
raggiunta
la
coscienza
chiara
della
sua
esistenza
come
classe
indivisibile
?
b
)
ha
esso
tanta
forza
da
poter
entrare
in
lotta
con
le
altre
classi
?
c
)
è
esso
in
grado
di
rovesciare
,
insieme
con
la
organizzazione
capitalistica
,
tutto
il
sistema
della
ideologia
tradizionale
?
E
sta
benissimo
!
Ora
il
proletariato
che
arrivi
a
conoscere
perspicuamente
ciò
che
esso
può
,
ossia
che
s
'
avvii
a
saper
volere
ciò
che
può
:
-
quel
proletariato
,
insomma
,
che
si
metta
in
carreggiata
per
riuscire
a
risolvere
(
qui
uso
il
gergo
un
po
'
sciatto
dei
pubblicisti
)
la
così
detta
questione
sociale
,
quel
proletariato
dovrà
proporsi
di
eliminare
,
fra
le
altre
forme
di
sfruttamento
del
prossimo
,
eziandio
questa
della
vanagloria
e
della
presunzione
,
e
della
singolare
concorrenza
che
c
'
è
tra
coloro
,
che
s
'
inscrivono
da
sé
sul
libro
d
'
oro
dei
benemeriti
della
umanità
.
Anche
quel
libro
va
messo
in
falò
,
con
tanti
altri
che
han
titolo
di
libri
del
debito
pubblico
.
Ma
per
ora
sarebbe
opera
vana
il
provarsi
a
fare
intendere
,
a
tanti
e
tanti
di
costoro
,
questo
principio
schietto
di
etica
comunistica
:
che
,
cioè
,
la
gratitudine
e
l
'
ammirazione
conviene
aspettarsele
come
doni
spontanei
dal
prossimo
nostro
;
-
né
molti
di
costoro
si
tratterrebbero
dal
mettere
le
mani
avanti
,
per
sentirsi
a
ripetere
,
in
nome
di
Baruch
Spinoza
,
che
la
virtù
è
premio
a
se
stessa
.
En
attendant
,
dunque
,
che
in
una
società
migliore
della
nostra
non
rimangano
altri
oggetti
all
'
ammirazione
degli
uomini
,
se
non
quelli
degnissimi
-
che
so
dire
?
-
,
per
es
.
,
le
linee
del
Partenone
,
i
quadri
di
Raffaello
,
i
versi
di
Dante
e
di
Goethe
,
e
quanto
di
utile
,
di
certo
,
di
definitivamente
acquisito
presenti
la
scienza
,
non
ci
è
dato
per
ora
d
'
impedire
a
quanti
abbiano
fiato
da
spendere
,
e
carta
stampata
da
mettere
in
circolazione
,
di
pavoneggiarsi
in
nome
di
tante
e
tante
belle
cose
-
umanità
,
giustizia
sociale
e
simili
-
e
anche
in
nome
del
socialismo
,
come
accade
specie
a
quelli
che
s
'
inscrivono
da
concorrenti
a
l
'
ordre
pour
le
mérite
e
alla
legion
d
onore
,
della
futura
,
ma
non
molto
prossima
,
rivoluzione
proletaria
.
Figurarsi
se
costoro
non
dovessero
subodorare
nel
materialismo
storico
la
satira
di
tutte
le
loro
vuote
arroganze
e
futili
ambizioni
,
e
non
avessero
da
avere
in
uggia
questa
nuova
specie
di
panteismo
,
dal
quale
,
con
licenza
parlando
,
è
sparito
-
appunto
perché
esso
è
ultraprosaico
-
perfino
il
riverito
nome
di
dio
.
Una
grave
circostanza
è
qui
da
aggiungere
.
In
tutte
le
parti
dell
'
Europa
civile
gl
'
ingegni
-
veri
o
falsi
che
si
siano
-
han
molti
e
molti
modi
di
occuparsi
nei
servizii
dello
stato
,
e
in
tutto
ciò
che
di
proficuo
e
di
onorifico
può
loro
offrire
la
borghesia
;
la
quale
,
per
dir
vero
,
non
è
tanto
prossima
a
tirar
le
cuoia
,
come
si
dànno
ad
intendere
alcuni
allegri
facitori
di
strampalate
profezie
.
Non
è
dunque
da
meravigliare
che
Engels
(
pag
.
IV
della
prefazione
al
III
vol
.
del
Capitale
-
notate
bene
-
in
data
del
4
ottobre
1894
)
scrivesse
così
:
Come
nel
secolo
XVI
,
così
nel
nostro
tempo
tanto
agitato
,
non
vi
ha
nel
campo
degl
'
interessi
pubblici
dei
puri
teorici
se
non
dal
lato
della
reazione
.
Queste
parole
,
per
quanto
chiare
altrettanto
gravi
,
basterebbero
da
sole
a
turar
la
bocca
a
quelli
che
vanno
sbraitando
,
esser
già
tutta
l
'
intelligenza
passata
dalla
parte
nostra
,
e
che
la
borghesia
abbassi
oramai
le
armi
.
Il
vero
è
precisamente
il
contrario
:
nelle
nostre
file
c
'
è
da
per
tutto
scarsezza
di
forze
intellettuali
,
per
quanto
gli
operai
genuini
,
per
ispiegabile
sospetto
,
spesso
strepitino
qua
e
là
contro
i
parleurs
e
lettrés
del
partito
.
Non
c
'
è
dunque
da
inarcar
le
ciglia
,
se
il
materialismo
storico
sia
così
poco
progredito
dalle
prime
e
generali
enunciazioni
.
E
volendo
pur
passar
sopra
a
quelli
che
ne
han
fatto
argomento
di
semplici
ripetizioni
o
di
travestimenti
,
che
qualche
volta
rasentano
il
burlesco
,
ci
tocca
di
confessare
,
che
nella
somma
di
tutto
ciò
che
se
n
'
è
scritto
di
serio
,
di
congruo
e
di
corretto
,
non
c
è
ancora
l
'
insieme
di
una
dottrina
uscita
già
dallo
stadio
della
prima
formazione
.
Non
è
chi
oserebbe
fra
noi
di
far
confronti
col
darwinismo
,
che
in
poco
men
di
quarant
'
anni
ha
avuto
tale
e
tanto
sviluppo
intensivo
ed
estensivo
,
che
oramai
,
per
la
copia
dei
materiali
,
per
la
molteplicità
dei
riattacchi
ad
altri
studii
,
per
le
varie
correzioni
metodiche
e
per
la
interminabile
critica
sortavi
dentro
e
dattorno
,
quella
dottrina
ha
giù
una
storia
gigantesca
.
Tutti
quelli
che
son
fuori
del
socialismo
ebbero
ed
hanno
interesse
a
combattere
,
a
svisare
o
per
lo
meno
ad
ignorare
questa
nuova
dottrina
;
e
ai
socialisti
,
e
per
le
ragioni
dette
e
per
altre
molte
,
non
è
stato
dato
di
spenderci
attorno
il
tempo
,
le
cure
e
gli
studii
che
occorrono
,
perché
un
indirizzo
mentale
acquisti
ampiezza
di
sviluppi
e
maturità
di
scuola
,
come
accade
delle
discipline
,
che
protette
,
o
per
lo
meno
non
combattute
dal
mondo
ufficiale
,
crescono
e
prosperano
per
la
cooperazione
assidua
di
molti
collaboratori
.
La
diagnosi
del
male
non
è
una
mezza
consolazione
?
Non
usano
forse
così
ora
con
gli
ammalati
i
medici
,
dacché
divennero
,
come
sono
difatti
al
presente
,
più
ispirati
nella
pratica
terapeutica
al
sentimento
scientifico
dei
problemi
della
vita
?
Al
postutto
,
dei
varii
effetti
che
il
materialismo
storico
può
produrre
,
alcuni
soltanto
si
prestano
a
raggiungere
un
grado
notevole
di
popolarità
.
Di
certo
,
con
l
'
aiuto
di
tale
nuova
orientazione
dottrinale
,
si
riuscirà
a
scrivere
dei
libri
di
storia
meno
inconcludenti
di
quelli
che
di
solito
scrivono
i
letterati
addestrati
a
cotesta
arte
coi
soli
mezzi
della
filologia
e
della
erudizione
.
E
,
passando
sopra
alla
consapevolezza
che
i
socialisti
d
'
azione
possono
ritrarre
dall
'
analisi
accurata
del
terreno
su
cui
lavorano
,
non
c
'
è
dubbio
che
il
materialismo
storico
,
o
per
diretto
o
per
indiretto
,
ha
già
esercitato
su
molte
menti
un
grande
influsso
,
e
ne
eserciterà
col
tempo
uno
ancor
maggiore
,
per
quanto
si
attiene
agli
studii
veri
e
proprii
di
storia
economica
,
e
a
quelli
di
interpretazione
prammatica
dei
moventi
e
delle
ragioni
intime
,
e
per
ciò
più
remote
,
di
una
determinata
politica
.
Ma
tutta
la
dottrina
nel
suo
intimo
,
o
nel
suo
insieme
,
tutta
la
dottrina
,
intendo
dire
,
insomma
,
come
filosofia
-
e
adopero
questa
parola
con
molta
apprensione
di
poter
esser
frainteso
,
ma
non
ne
saprei
trovare
di
altra
,
e
,
se
scrivessi
in
tedesco
,
direi
più
volentieri
Lebens
-
und
Weltanschauung
,
ossia
concezione
generale
della
vita
e
del
mondo
-
non
mi
pare
che
possa
entrare
tra
gli
articoli
della
coltura
popolare
.
Oltre
che
ad
apprendere
cotesta
filosofia
occorre
un
discreto
sforzo
di
menti
già
addestrate
alle
difficoltà
e
alla
combinatoria
del
pensiero
;
il
maneggiarla
,
poi
,
può
esporre
gl
'
ingegni
troppo
facili
e
troppo
correnti
alle
comode
conclusioni
a
spropositare
di
santa
ragione
;
e
noi
non
vorremmo
renderci
,
né
promotori
,
né
complici
di
tal
nuova
ciarlataneria
letteraria
.
II
.
Roma
,
24
aprile
97
Ed
ora
permettetemi
di
passare
alla
considerazione
di
certe
cose
prosaicamente
piccole
,
ma
che
,
come
assai
spesso
accade
delle
cose
piccole
nelle
faccende
grosse
del
mondo
,
hanno
assai
peso
nel
fatto
nostro
.
Gli
scritti
di
Marx
e
di
Engels
-
tanto
per
tornare
a
loro
,
che
sono
principalmente
in
causa
-
furon
essi
mai
letti
per
intero
da
nessuno
,
il
quale
si
trovasse
fuori
della
schiera
dei
prossimi
amici
ed
adepti
,
e
quindi
,
dei
seguaci
e
degl
'
interpreti
diretti
degli
autori
stessi
?
Furono
mai
quegli
scritti
fatti
tutti
oggetto
di
commento
e
di
illustrazione
,
da
gente
che
si
trovasse
fuori
del
campo
,
che
s
'
è
formato
intorno
alla
tradizione
della
deutsche
Socialdemokratie
;
nella
quale
impresa
di
lavoro
applicativo
ed
esplicativo
ha
per
anni
primeggiato
soprattutto
la
Neue
Zeit
,
magazzino
indispensabile
delle
dottrine
del
partito
?
Intorno
a
quegli
scritti
,
in
brevi
parole
,
non
si
è
formato
,
fuori
che
in
Germania
,
ed
anche
ivi
assai
parzialmente
,
e
qualche
volta
con
modi
non
pienamente
critici
,
ciò
che
i
neologisti
chiamano
ambiente
letterario
.
E
poi
la
rarità
di
molti
di
quegli
scritti
,
e
anzi
la
irreperibilità
di
alcuni
di
essi
!
C
'
è
molta
gente
al
mondo
,
che
abbia
la
pazienza
di
mettersi
per
degli
anni
,
come
toccò
a
me
,
alla
ricerca
di
un
esemplare
della
Misère
de
la
philosophie
,
che
fu
solo
assai
di
recente
ristampata
a
Parigi
,
o
di
quel
singolare
libro
che
è
la
Heilige
Familie
;
e
che
sia
disposta
a
durar
più
fatica
per
avere
a
disposizione
un
esemplare
della
Neue
Rheinische
Zeitung
,
di
quella
non
tocchi
,
in
condizioni
ordinarie
,
a
qualunque
filologo
o
storico
presentemente
per
leggere
e
studiare
tutti
i
documenti
dell
'
antico
Egitto
?
A
me
che
pure
ho
una
certa
pratica
alquanto
notevole
dei
libri
e
del
modo
di
ricercarli
,
non
è
toccata
mai
briga
più
fastidiosa
di
cotesta
.
Il
leggere
tutti
gli
scritti
dei
fondatori
del
socialismo
scientifico
è
parso
fino
ad
ora
come
un
privilegio
da
iniziati
!
(
)
.
Che
maraviglia
,
dunque
,
se
fuori
della
Germania
,
e
quindi
anche
in
Francia
,
e
anzi
in
Francia
segnatamente
,
molti
e
molti
scrittori
,
e
specie
fra
i
pubblicisti
,
abbiano
avuto
la
tentazione
di
ritrarre
,
o
da
critiche
di
avversarii
,
o
da
citazioni
incidentali
,
o
da
frettolose
illazioni
ricavate
da
brani
speciali
,
o
da
vaghi
ricordi
,
gli
elementi
per
foggiarsi
un
marxismo
di
loro
invenzione
e
maniera
?
Tanto
più
,
poi
,
che
,
col
sorgere
in
Francia
ed
in
Italia
di
partiti
socialistici
,
che
dal
più
al
meno
sono
in
voce
di
rappresentare
una
esplicazione
del
marxismo
,
il
che
pare
a
me
invero
designazione
inesatta
,
ai
letterati
d
'
ogni
maniera
si
offerse
la
comoda
opportunità
di
credere
o
di
far
credere
,
che
in
ogni
discorso
di
propagandista
o
di
deputato
,
in
ogni
enunciato
di
programma
,
in
ogni
articolo
di
giornale
,
in
ogni
atto
di
partito
,
ci
fosse
come
l
'
autentica
e
ortodossa
rivelazione
della
nuova
dottrina
,
esplicantesi
nella
nuova
chiesa
.
Alla
Camera
Francese
non
si
fu
due
anni
fa
quasi
quasi
sul
punto
di
discutere
della
dottrina
del
valore
di
Marx
...
come
se
fossimo
a
Bisanzio
?
E
che
dirvi
di
tanti
professori
italiani
,
che
han
citato
e
discusso
per
anni
libri
ed
opuscoli
,
che
notoriamente
non
eran
mai
giunti
in
questi
nostri
paraggi
;
e
specie
dappoi
che
il
signor
Giorgio
Adler
(
)
scrisse
quei
suoi
due
libri
alquanto
superficiali
quanto
inconcludenti
,
nei
quali
però
egli
offerse
ai
ricercatori
di
comoda
erudizione
e
ai
facitori
di
plagio
i
facili
tesori
della
bibliografia
e
delle
copiose
citazioni
:
perché
,
a
dir
vero
,
quel
signor
Adler
ha
molto
letto
come
ha
molto
peccato
.
Il
materialismo
storico
,
che
poi
in
un
certo
senso
è
tutto
il
marxismo
,
prima
che
entrasse
nell
'
ambiente
critico
letterario
degli
atti
a
svolgerlo
e
continuarlo
,
è
passato
qui
,
fra
noi
popoli
di
lingue
neolatine
,
attraverso
ad
una
infinità
di
equivoci
,
di
malintesi
,
di
alterazioni
grottesche
,
di
strani
travestimenti
e
di
gratuite
invenzioni
:
tutte
cose
coteste
,
che
nessuno
vorrà
mettere
a
carico
della
storia
del
socialismo
,
ma
che
,
in
tutti
i
modi
non
poteano
non
tornare
d
'
impaccio
ai
volenterosi
di
farsi
una
coltura
socialistica
,
specie
se
son
persone
che
escano
dalle
file
degli
studiosi
di
professione
.
Voi
sapete
la
fantastica
storiella
del
biondo
Marx
inauguratore
della
Internazionale
a
Napoli
nel
1867
,
che
fu
raccontata
dal
Croce
nel
Devenir
Social
.
Io
di
quelle
storielle
potrei
narrarvene
parecchie
.
Che
dirvi
dello
studente
corso
anni
fa
a
casa
mia
a
vedere
,
una
volta
almeno
de
visu
,
la
famigerata
Misère
de
la
philosophie
!
Rimase
sbalordito
:
dunque
-
diceva
-
è
un
libro
serio
di
economia
politica
?
E
oltre
che
serio
-
soggiunsi
io
-
di
dicitura
difficile
,
e
in
molti
punti
oscuro
.
Non
si
poteva
capacitare
.
Vi
aspettavate
-
gli
dissi
-
un
poema
su
gli
eroi
della
soffitta
,
o
un
romanzo
come
quello
del
giovane
povero
?
Per
fino
quel
bisbetico
titolo
di
Heilige
Familie
(
Sacra
Famiglia
)
ha
dato
ad
alcuni
occasione
di
stranamente
almanaccare
.
Singolare
ventura
di
quella
coterie
di
posthegeliani
-
tra
i
quali
,
del
resto
,
era
un
uomo
notevole
e
di
valore
,
Bruno
Bauer
-
che
le
sia
toccato
di
passare
ai
posteri
nel
curioso
persiflage
che
ne
fecero
i
due
giovani
scrittori
!
E
dire
che
quel
libro
-
che
alla
più
parte
dei
lettori
francesi
apparirebbe
duro
,
intricato
ed
incondito
-
non
è
veramente
notevole
,
se
non
perché
ci
mostra
come
Marx
ed
Engels
,
liberi
già
dallo
scolasticismo
hegeliano
,
si
andassero
districando
dall
'
umanitarismo
del
Feuerbach
,
e
,
mentre
s
'
avviavano
a
quella
che
fu
poi
la
dottrina
loro
,
fossero
ancora
in
certo
tal
quale
modo
intinti
di
quel
socialismo
vero
,
che
più
tardi
essi
stessi
volsero
in
satira
nel
Manifesto
.
Ma
a
canto
a
queste
storielle
,
tutte
da
ridere
,
qui
in
Italia
se
n
'
è
svolta
una
,
che
veramente
non
fa
ridere
:
e
intendo
dire
del
caso
Loria
.
Proprio
in
questi
ultimi
anni
,
nei
quali
,
tra
difficoltà
grandissime
,
s
'
è
andato
formando
da
noi
un
partito
socialistico
,
che
nei
programmi
e
negl
'
intenti
,
e
,
per
quanto
la
condizione
del
paese
lo
consente
,
alla
men
trista
anche
nelle
opere
,
risponde
alle
tendenze
del
socialismo
internazionale
,
proprio
in
questi
ultimi
anni
venne
in
capo
a
parecchi
,
o
studenti
,
o
quasi
ex
-
studenti
,
di
fare
del
signor
Loria
,
ora
l
'
autentico
autore
delle
dottrine
del
socialismo
scientifico
,
ora
l
'
inventore
della
interpretazione
economica
della
storia
,
ora
tante
e
tante
altre
cose
diverse
,
contrarie
e
contraddittorie
:
di
modo
che
il
Loria
,
a
sua
insaputa
e
senza
merito
o
colpa
sua
,
è
passato
a
un
tempo
stesso
ora
per
Marx
,
ora
per
anti
-
Marx
,
ora
per
vice
-
,
per
sopra
-
,
o
per
sotto
-
Marx
.
Anche
cotesto
equivoco
è
oramai
trapassato
:
e
sia
pace
alla
memoria
sua
.
Da
che
i
Problemi
Sociali
del
signor
Loria
furono
tradotti
in
francese
,
parrà
strano
a
molti
dei
vostri
compaesani
,
che
quello
scrittore
sia
potuto
passare
,
non
che
per
socialista
in
genere
,
la
quale
opinione
può
parere
in
fin
delle
fini
atto
o
segno
d
'
ingenuità
,
ma
anzi
per
un
continuatore
e
correttore
di
Marx
;
il
che
è
veramente
sproposito
da
far
rizzare
i
capelli
.
Dunque
,
per
tali
aneddoti
d
'
intuitiva
esemplarità
,
consolatevi
per
ciò
che
riguarda
la
Francia
;
perché
,
non
solo
è
vero
,
che
intra
Iliacos
muros
peccatur
et
extra
,
ma
perché
,
in
fin
delle
fini
,
nessuno
che
non
appartenga
alla
categoria
di
quei
folli
,
che
sono
i
genii
incompresi
,
può
non
convenire
di
questo
principio
:
che
non
si
arriva
mai
tardi
al
mondo
per
fare
il
dover
suo
.
E
anzi
qui
,
in
questo
caso
,
si
arriva
tanto
poco
tardi
,
che
,
come
Engels
mi
scriveva
poche
settimane
prima
di
morire
:
noi
siamo
al
primo
cominciamento
ancora
!
E
tanto
,
perché
in
questo
primo
cominciamento
sia
dato
agli
studiosi
di
occuparsi
della
dottrina
in
questione
con
piena
cognizion
di
causa
,
col
minimo
d
'
incomodo
e
col
preciso
possesso
delle
prime
fonti
,
pare
a
me
,
che
sarebbe
dovere
del
partito
tedesco
di
procurare
una
edizione
completa
e
critica
di
tutti
gli
scritti
di
Marx
e
di
Engels
;
una
edizione
,
voglio
dire
,
che
sia
corredata
,
caso
per
caso
,
di
prefazioni
dichiarative
,
di
indici
di
riferimento
,
di
note
e
di
rimandi
.
Sarebbe
già
un
'
opera
meritoria
il
togliere
agli
antiquarii
di
libri
il
modo
di
esercitare
una
indecente
speculazione
-
ne
so
io
qualcosa
-
su
le
rarissime
copie
degli
scritti
più
antichi
.
Agli
scritti
già
apparsi
in
forma
di
libri
o
di
opuscoli
converrebbe
aggiungere
gli
articoli
di
giornali
,
i
manifesti
,
le
circolari
,
i
programmi
,
e
tutte
quelle
lettere
,
che
,
per
essere
di
pubblico
e
di
generale
interesse
,
per
quanto
dirette
a
privati
,
hanno
importanza
politica
o
scientifica
(
)
.
A
tale
impresa
non
possono
mettersi
se
non
i
socialisti
di
lingua
tedesca
.
Non
già
che
Marx
ed
Engels
appartengano
alla
Germania
soltanto
,
nel
senso
patriottico
e
sciovinistico
,
che
ha
per
molti
la
parola
di
nazionalità
.
La
forma
dei
loro
cervelli
,
l
'
andamento
delle
loro
produzioni
,
l
'
assetto
logico
dei
loro
modi
di
vedere
,
il
loro
senso
scientifico
e
la
loro
filosofia
,
furono
il
portato
ed
il
resultato
della
coltura
tedesca
:
ma
la
sostanza
di
ciò
che
essi
han
pensato
ed
esposto
è
tutta
nelle
condizioni
sociali
,
che
s
'
eran
svolte
fino
agli
anni
più
che
maturi
di
loro
vita
per
la
massima
parte
fuori
della
Germania
e
segnatamente
in
quelle
della
grande
rivoluzione
economico
-
politica
,
che
dalla
seconda
metà
del
secolo
XVIII
ebbe
base
e
svolgimento
soprattutto
in
Inghilterra
ed
in
Francia
.
Essi
furono
,
per
ogni
rispetto
,
spiriti
internazionali
.
Ma
,
nulladimeno
,
solo
fra
i
socialisti
di
lingua
tedesca
si
trova
,
a
cominciare
dalla
Lega
dei
Comunisti
fino
al
programma
di
Erfurt
e
fino
agli
ultimi
articoli
del
cauto
,
e
ponderato
Kautsky
,
quella
continuità
e
persistenza
di
tradizione
,
e
quel
sussidio
di
costante
esperienza
che
occorrono
,
perché
l
'
edizione
critica
trovi
nelle
cose
stesse
e
nella
memoria
degli
uomini
i
dati
occorrenti
a
farla
piena
e
viva
.
Né
si
tratta
di
scegliere
.
Tutta
la
operosità
scientifica
e
politica
,
tutta
la
produzione
letteraria
,
sia
pur
essa
occasionale
,
dei
due
fondatori
del
socialismo
critico
,
deve
esser
messa
alla
portata
dei
lettori
.
Non
si
tratta
già
di
compilare
un
Corpus
juris
,
né
di
redigere
un
Testamentum
juxta
canonem
receptum
;
ma
di
mettere
insieme
una
elaborata
raccolta
di
scritti
,
perché
essi
parlino
direttamente
a
chiunque
abbia
voglia
di
leggerli
.
Solo
così
gli
studiosi
di
altri
paesi
potranno
avere
a
loro
disposizione
tutte
le
fonti
,
che
altrimenti
apprese
,
per
via
di
incerte
riproduzioni
o
di
vaghi
ricordi
,
han
dato
luogo
a
questo
strano
fenomeno
,
che
non
c
'
era
fino
a
poco
tempo
fa
quasi
scritto
alcun
di
lingua
non
tedesca
sul
marxismo
,
che
procedesse
da
una
critica
documentata
;
specie
se
tali
scritti
uscivano
dalla
penna
degli
scrittori
di
altri
partiti
rivoluzionarii
,
o
di
altre
scuole
socialistiche
.
Il
caso
tipico
è
quello
degli
scrittori
anarchisti
,
pei
quali
,
specie
in
Francia
ed
in
Italia
,
l
'
autore
del
marxismo
pare
il
più
delle
volte
non
sia
esistito
se
non
per
essere
lo
staffilatore
di
Proudhon
e
l
'
avversario
di
Bakunin
,
quando
non
divenga
il
semplice
caposcuola
di
quella
che
agli
occhi
loro
è
la
massima
delle
reità
,
ossia
il
rappresentante
tipico
del
socialismo
politico
,
e
quindi
-
o
infamia
!
-
anche
parlamentare
.
Tutti
cotesti
scritti
hanno
un
fondo
comune
;
e
questo
è
il
materialismo
storico
,
inteso
nel
triplice
aspetto
,
di
tendenza
filosofica
nella
veduta
generale
della
vita
e
del
mondo
,
di
critica
dell
'
economia
,
che
ha
modi
di
procedimento
riducibili
in
leggi
solo
perché
rappresenta
una
determinata
fase
storica
,
e
di
interpretazione
della
politica
,
e
soprattutto
di
quella
che
occorre
e
giova
alla
direzione
del
momento
operaio
verso
il
socialismo
.
Questi
tre
aspetti
,
che
qui
enumero
astrattamente
,
come
accade
sempre
per
comodo
di
analisi
,
faceano
uno
nella
mente
degli
autori
stessi
.
Perciò
quegli
scritti
,
che
,
tranne
il
caso
dell
'
Antidühring
di
Engels
e
del
primo
volume
del
Capitale
,
non
parranno
mai
ai
letterati
di
tradizione
classica
come
condotti
secondo
i
canoni
dell
'
arte
di
faire
le
livre
,
sono
in
verità
delle
monografie
,
e
nella
più
parte
dei
casi
dei
lavori
d
'
occasione
.
Ossia
,
sono
i
frammenti
di
una
scienza
e
di
una
politica
che
è
in
continuo
divenire
;
e
che
altri
-
e
non
dico
che
ciò
sia
l
'
affare
del
primo
venuto
-
deve
e
può
continuare
.
Per
intenderli
,
dunque
,
a
pieno
,
bisogna
ricollegarli
biograficamente
;
e
in
tale
biografia
è
come
la
traccia
e
l
'
orma
,
e
a
volte
l
'
indice
e
il
riflesso
della
genesi
del
socialismo
moderno
.
Chi
cotesta
genesi
non
è
in
grado
di
seguire
,
cercherà
in
quei
frammenti
ciò
che
non
c
'
è
,
e
non
ci
ha
da
essere
:
per
es
.
,
delle
risposte
a
tutti
i
quesiti
che
la
scienza
storica
e
la
scienza
sociale
possano
mai
offrire
nella
loro
vastità
e
varietà
empirica
,
o
una
soluzione
sommaria
dei
problemi
pratici
d
'
ogni
tempo
e
d
'
ogni
luogo
.
A
proposito
ora
,
per
es
.
,
della
questione
d
'
Oriente
,
nel
discutere
la
quale
alcuni
socialisti
offrono
lo
spettacolo
singolare
di
una
lotta
fra
l
'
idiotismo
e
l
'
avventataggine
,
si
sente
d
'
ogni
parte
fare
appello
al
marxismo
!
(
)
.
Difatti
i
dottrinarii
e
i
presuntuosi
d
'
ogni
genere
,
che
han
bisogno
degl
'
idoli
della
mente
,
i
facitori
di
sistemi
classici
buoni
per
l
'
eternità
,
i
compilatori
di
manuali
e
di
enciclopedie
,
cercheranno
per
torto
e
per
rovescio
nel
marxismo
ciò
che
esso
non
ha
mai
inteso
di
offrire
a
nessuno
.
Costoro
intendono
il
pensato
ed
il
saputo
come
cose
che
esistano
materiatamente
;
ma
non
intendono
il
pensare
ed
il
sapere
come
operosità
che
siano
in
fieri
.
Costoro
son
metafisici
,
secondo
il
senso
che
Engels
attribuisce
a
cotesta
parola
,
e
che
,
veramente
,
non
è
il
solo
che
quella
parola
abbia
o
possa
avere
:
secondo
il
senso
,
in
somma
,
che
Engels
le
attribuisce
per
via
d
'
una
insistente
amplificazione
della
caratteristica
che
Hegel
applicava
agli
ontologisti
come
Wolf
e
simiglianti
.
Ma
che
forse
Marx
,
nello
scrivere
da
pubblicista
insuperato
,
nel
periodo
di
tempo
dal
1848-60
,
i
suoi
saggi
di
storia
contemporanea
e
i
suoi
memorabili
articoli
di
giornale
,
ebbe
mai
la
pretesa
di
atteggiarsi
a
compiuto
istoriografo
;
la
qual
cosa
non
gli
sarebbe
forse
riuscito
d
'
esser
mai
,
non
essendo
questa
la
vocazione
e
l
'
attitudine
sua
?
O
che
forse
Engels
,
nello
scrivere
l
'
Antidüring
,
che
fino
all
'
ora
presente
è
il
più
compiuto
libro
di
socialismo
critico
,
il
quale
reca
a
un
di
presso
tutta
quella
filosofia
che
occorre
alla
intelligenza
del
socialismo
stesso
,
s
'
è
mai
sognato
di
descriver
fondo
,
nel
giro
di
così
breve
e
squisitissimo
lavoro
,
all
'
universo
scibile
,
e
di
segnare
in
perpetuo
i
termini
della
metafisica
,
della
psicologia
,
dell
'
etica
,
della
logica
e
come
altro
si
chiamino
,
o
per
ragioni
intrinseche
di
obiettiva
partizione
,
o
per
ripiego
e
comodo
e
vanità
dei
professanti
l
'
insegnamento
,
le
sezioni
dell
'
enciclopedia
?
O
che
è
forse
il
Capitale
una
di
quelle
tante
enciclopedie
di
tutto
lo
scibile
economico
,
delle
quali
ora
precisamente
i
professori
,
specie
se
tedeschi
,
van
riempiendo
il
mercato
?
Quell
'
opera
,
per
quanto
vasta
di
tre
volumi
in
quattro
non
piccoli
tomi
,
può
parere
,
a
confronto
di
tali
enciclopediche
compilazioni
,
come
rassomigliante
ad
una
colossale
monografia
.
Il
suo
soggetto
principalissimo
è
la
origine
ed
il
processo
del
sopravvalore
(
nell
'
orbita
,
s
'
intende
,
della
produzione
capitalistica
)
,
poi
,
dopo
combinata
la
produzione
con
la
circolazione
del
capitale
,
la
spartizione
del
sopravvalore
stesso
.
Sta
come
presupposto
del
tutto
la
teoria
del
valore
,
portata
a
compimento
su
la
elaborazione
che
ne
avea
fatta
la
scienza
economica
per
un
secolo
e
mezzo
:
teoria
che
non
rappresenta
mai
un
factum
empirico
tratto
dalla
volgare
induzione
,
né
esprime
una
semplice
posizione
logica
,
come
qualcuno
ha
almanaccato
,
ma
è
la
premessa
tipica
,
senza
della
quale
tutto
il
resto
non
è
pensabile
.
Le
premesse
di
fatto
,
ossia
il
capitale
preindustriale
e
la
genesi
sociale
del
salariato
,
sono
i
capisaldi
della
spiegazione
storica
dell
'
iniziarsi
del
capitalismo
attuale
:
-
il
meccanismo
della
circolazione
,
con
le
sue
leggi
secondarie
e
laterali
,
e
da
ultimo
i
fenomeni
della
distribuzione
,
guardati
nei
loro
aspetti
antitetici
e
di
relativa
indipendenza
,
formano
il
tramite
e
le
illazioni
,
attraverso
il
quale
e
per
le
quali
,
si
arriva
ai
fatti
di
configurazione
concreta
,
come
ce
li
porge
il
movimento
apparente
della
vita
di
tutti
i
giorni
.
Il
modo
di
rappresentazione
dei
fatti
e
dei
processi
è
generalmente
tipico
,
perché
si
suppongon
sempre
come
già
tutte
esistenti
in
atto
le
condizioni
della
produzione
capitalistica
:
ond
'
è
,
che
le
altre
forme
di
produzione
vengono
illustrate
,
o
solo
in
quanto
furono
superate
di
già
,
e
per
il
modo
come
furono
superate
,
o
in
quanto
,
come
residuo
,
tornan
di
limite
e
d
'
impedimento
alla
forma
capitalistica
.
Di
qui
il
frequente
passare
attraverso
alle
illustrazioni
di
mera
storia
descrittiva
per
poi
tornare
,
dalla
dichiarazione
delle
premesse
di
fatto
,
alla
esplicazione
genetica
del
modo
come
quelle
premesse
,
data
la
loro
concorrenza
e
concomitanza
,
debbano
funzionare
tipicamente
,
formando
esse
la
struttura
morfologica
della
società
capitalistica
.
Da
ciò
dipende
,
che
quel
libro
,
che
non
è
mai
dommatico
,
appunto
perché
critico
,
ed
è
critico
,
non
nel
senso
subiettivo
della
parola
,
ma
perché
ritrae
la
critica
dal
moto
antitetico
e
quindi
contraddittorio
delle
cose
stesse
,
anche
nei
punti
nei
quali
arriva
alla
descrittiva
storica
non
si
perde
nello
storicismo
volgare
,
il
cui
segreto
è
questo
:
rinunziare
alla
ricerca
delle
leggi
del
variare
,
e
alle
varietà
semplicemente
enumerate
e
descritte
appiccicare
l
'
etichetta
di
processo
storico
,
di
sviluppo
o
di
evoluzione
.
Il
filo
conduttore
di
questa
genesi
è
il
procedimento
dialettico
;
ed
è
questo
il
punto
scabroso
,
che
mette
in
tristissima
condizione
tutti
i
lettori
del
Capitale
,
che
nel
leggerlo
vi
portino
dentro
gli
abiti
intellettuali
degli
empiristi
,
dei
metafisici
,
e
dei
padri
definitori
di
entità
concepite
in
aeternum
.
La
fastidiosa
questione
che
si
è
fatta
da
molti
sulle
contraddizioni
,
che
,
secondo
loro
(
)
,
correrebbero
fra
il
III
e
il
I
volume
del
Capitale
(
qui
intendo
di
parlare
dello
spirito
della
disputa
e
non
delle
particolari
osservazioni
perché
,
di
fatti
,
il
III
volume
è
tutt
'
altro
che
un
lavoro
compiuto
,
e
può
offrire
materia
di
critica
anche
a
chi
professi
in
genere
gli
stessi
principii
)
,
si
vede
come
alla
più
parte
di
questi
critici
manchi
la
nozione
esatta
del
procedimento
dialettico
.
Le
contraddizioni
che
essi
notano
non
sono
le
contraddizioni
del
libro
col
libro
stesso
,
non
sono
le
infedeltà
dell
'
autore
alle
sue
premesse
e
promesse
:
ma
sono
le
stesse
condizioni
antitetiche
della
produzione
capitalistica
,
che
,
enunciate
in
formule
,
si
presentano
allo
spirito
pensante
come
contraddizioni
.
Rata
media
di
profitto
in
ragione
della
quantità
assoluta
del
capitale
impiegato
,
e
,
cioè
,
indipendentemente
dalla
varia
composizione
sua
,
ossia
dalla
proporzione
fra
capitale
costante
e
capitale
variabile
;
-
prezzi
che
si
costituiscono
sul
mercato
per
via
di
medie
,
che
oscillano
con
assai
difforme
oscillazione
intorno
al
valore
,
e
da
questo
si
dilungano
;
-
interesse
puro
e
semplice
del
danaro
posseduto
come
tale
,
e
abbandonato
a
prestito
all
'
industria
degli
altri
;
-
rendita
della
terra
,
cioè
di
ciò
che
non
fu
mai
prodotto
di
alcun
lavoro
;
-
queste
ed
altre
smentite
alla
così
detta
legge
del
valore
(
-
gli
è
proprio
quel
termine
di
legge
che
imbroglia
i
cervelli
di
molti
!
-
)
son
le
antitesi
stesse
del
sistema
capitalistico
.
Queste
antitesi
,
ossia
l
'
irrazionale
,
che
,
malgrado
che
paia
irrazionale
,
esiste
-
a
cominciare
dal
primissimo
irrazionale
,
che
cioè
il
lavoro
del
lavoratore
salariato
renda
a
chi
lo
piglia
a
mercede
un
prodotto
superiore
al
costo
(
salario
)
-
questo
vasto
sistema
delle
contraddizioni
economiche
(
per
tale
espressione
sia
reso
onore
a
Proudhon
!
)
è
ciò
che
ai
socialisti
sentimentali
,
ai
socialisti
semplicemente
ragionatori
,
e
poi
via
via
ai
declamatori
radicali
,
apparisce
come
l
'
insieme
delle
ingiustizie
sociali
:
-
di
quelle
ingiustizie
,
che
la
onesta
gente
fra
i
riformatori
vorrebbe
eliminare
con
degli
onesti
ragionamenti
di
legge
!
Chi
confronti
ora
,
alla
distanza
di
cinquanta
anni
,
la
trattazione
di
coteste
antinomie
concrete
nel
III
volume
del
Capitale
con
la
Misère
de
la
philosophie
,
è
bene
in
grado
di
riconoscere
in
che
consista
il
filo
dialettico
della
trattazione
.
Le
antinomie
,
che
Proudhon
volea
astrattamente
risolvere
(
e
per
tale
errore
egli
ha
un
posto
nella
storia
)
come
ciò
che
la
ragion
ragionante
condanna
in
nome
della
giustizia
,
sono
in
fatti
le
condizioni
della
struttura
stessa
,
in
guisa
che
la
contraddizione
è
nella
stessa
ragion
d
'
essere
del
processo
.
L
'
irrazionale
considerato
come
un
momento
del
processo
stesso
,
mentre
ci
libera
dal
semplicismo
della
ragione
astratta
,
ci
mostra
,
al
tempo
medesimo
,
la
presenza
della
negatività
rivoluzionaria
nello
stesso
grembo
della
forma
storica
relativamente
necessaria
.
Comunque
sia
di
cotesta
assai
grave
ed
intricatissima
questione
di
concezione
processuale
,
che
io
non
oserei
di
trattare
a
fondo
come
l
'
incidente
di
una
lettera
,
sta
il
fatto
,
che
non
è
dato
ad
alcuno
di
distrarre
le
premesse
,
gli
andamenti
metodici
,
le
illazioni
e
le
conclusioni
di
quell
'
opera
,
dalla
materia
in
cui
si
svolge
e
dalle
condizioni
di
fatto
cui
si
riferisce
,
per
ridurne
la
dottrina
in
una
specie
di
volgata
o
di
precettistica
per
la
interpretazione
della
storia
di
qualunque
tempo
e
luogo
.
Né
si
può
dar
frase
più
scipita
e
ridicola
di
quella
che
proclama
il
Capitale
la
Bibbia
del
socialismo
.
Già
,
la
Bibbia
,
che
è
un
insieme
di
libri
religiosi
e
di
trattazioni
teologiche
,
l
'
hanno
fatta
i
secoli
!
E
ci
fosse
pure
la
Bibbia
,
col
solo
socialismo
i
socialisti
non
diverrebbero
onniscienti
!
Il
marxismo
-
giacché
questo
nome
è
oramai
adottabile
come
simbolo
e
compendio
di
un
molteplice
indirizzo
e
di
una
complessa
dottrina
-
non
è
e
non
rimarrà
tutto
rinchiuso
negli
scritti
di
Marx
e
di
Engels
.
Ci
vorrà
,
anzi
,
molto
,
prima
che
esso
divenga
la
dottrina
piena
e
completa
di
tutte
le
fasi
storiche
già
ridotte
alle
rispettive
forme
della
produzione
economica
,
e
regola
al
tempo
istesso
della
politica
.
A
ciò
fare
occorre
,
o
studio
accuratamente
nuovo
di
fonti
,
per
chi
voglia
ingegnarsi
a
studiare
il
passato
secondo
l
'
angolo
visuale
della
nuova
veduta
storico
-
genetica
,
o
speciali
attitudini
di
orientazione
politica
in
chi
voglia
praticamente
operare
al
presente
.
Come
quella
dottrina
è
in
sé
la
critica
,
così
non
può
essere
continuata
,
applicata
e
corretta
,
se
non
criticamente
.
Come
si
tratta
di
appurare
e
di
approfondire
determinati
processi
,
così
non
c
'
è
catechismi
che
tenga
,
non
c
'
è
generalizzazioni
schematiche
che
valgano
.
Ne
ho
fatto
la
prova
io
quest
'
anno
.
Mi
proposi
di
trattare
all
'
Università
della
condizione
economica
dell
'
Italia
superiore
e
media
in
su
la
fine
del
XIII
,
e
in
sul
cominciamento
del
XIV
secolo
,
col
principale
intento
di
spiegare
l
'
origine
del
proletariato
di
campagna
e
di
città
,
per
trovar
poscia
una
qualche
prammatica
spiegazione
al
sorgere
di
certe
agitazioni
comunistiche
,
e
per
dichiarare
da
ultimo
le
vicende
assai
oscure
della
eroica
vita
di
Fra
Dolcino
.
Fu
certo
intento
mio
d
'
essere
e
rimanere
marxista
;
ma
non
posso
non
prendere
sotto
la
mia
responsabilità
personale
le
cose
che
dissi
a
mio
rischio
e
pericolo
,
perché
le
fonti
su
le
quali
mi
toccava
di
lavorare
son
quelle
che
maneggiano
tutti
gli
altri
storici
,
d
'
ogni
altra
scuola
o
indirizzo
,
e
a
Marx
non
aveva
niente
da
chiedere
,
poiché
lui
non
aveva
niente
da
offrirmi
nella
fattispecie
.
Mi
par
quasi
di
aver
risposto
sufficientemente
-
sebbene
per
altri
rispetti
mi
tocchi
di
continuare
-
alla
domanda
principale
che
ricorre
non
solo
nella
vostra
Prefazione
,
alla
quale
io
specialmente
mi
riferisco
,
ma
in
parecchi
dei
vostri
scritti
inseriti
nel
Devenir
Social
.
La
vostra
domanda
s
'
aggira
sempre
su
questo
punto
:
per
quali
ragioni
il
materialismo
storico
ebbe
fino
ad
ora
così
poca
diffusione
e
così
scarso
sviluppo
?
Con
riserva
delle
cose
che
dirò
in
seguito
-
guardate
che
bella
minaccia
di
ulteriore
seccatura
io
vi
faccio
-
voi
non
dovreste
trovar
fatica
a
rispondere
ad
un
'
altra
domanda
,
che
vi
siete
fatta
,
specie
nello
scrivere
ceste
recensioni
,
e
che
suona
a
un
di
presso
così
-
almeno
in
tali
termini
la
tradurrei
io
-
:
come
va
che
in
tale
imperfetta
cognizione
ed
elaborazione
del
marxismo
,
tanti
si
sono
affannati
a
completarlo
,
ora
con
Spencer
,
ora
col
positivismo
in
genere
,
ora
con
Darwin
,
ora
con
ogni
altro
ben
di
dio
,
dando
segno
di
volere
,
chi
sa
mai
,
o
italianizzare
,
o
infranciosare
,
o
russificare
il
materialismo
storico
;
mostrando
,
vale
a
dire
,
di
dimenticare
due
cose
,
che
questa
dottrina
reca
in
se
stessa
le
condizioni
e
i
modi
della
sua
propria
filosofia
,
ed
è
,
cosi
nella
origine
come
nella
sostanza
,
intimamente
internazionale
?
Ma
anche
per
questo
riguardo
mi
tocca
di
continuare
.
III
.
Roma
,
10
maggio
'97
Se
i
due
autori
del
socialismo
scientifico
(
-
adopero
cotesta
espressione
non
senza
tema
,
che
il
mal
uso
che
se
ne
va
facendo
possa
averla
resa
in
certo
qual
modo
presso
che
risibile
specie
quando
è
usata
a
significare
un
certo
che
di
scienza
universale
-
)
fossero
stati
,
non
dirò
santi
di
vecchia
leggenda
,
ma
per
lo
meno
facitori
di
progetti
e
di
sistemi
,
che
per
la
forma
classica
dai
precisi
contorni
si
prestassero
alla
facile
ammirazione
!
Nossignore
:
essi
furono
critici
e
polemisti
,
non
solo
nello
scrivere
,
ma
perfino
nell
'
atto
d
'
operare
,
e
non
esibirono
mai
le
proprie
persone
loro
e
le
proprie
idee
ad
esemplare
od
a
modello
:
dichiararon
sì
le
cose
stesse
,
ossia
i
procedimenti
storico
-
sociali
,
in
senso
rivoluzionario
,
ma
con
animo
di
chi
non
misuri
i
grandi
rivolgimenti
storici
alla
stregua
della
personale
e
fantastica
impulsività
.
Inde
le
irae
di
molti
!
Fossero
stati
per
lo
meno
di
quei
professori
umanissimi
,
che
scendono
di
tanto
in
tanto
dal
piedistallo
,
per
onorare
di
loro
consigli
il
misero
e
meschino
popolo
,
atteggiati
,
or
d
'
un
modo
or
d
'
un
altro
,
a
protettori
e
mecenati
della
question
sociale
!
Tutt
'
all
'
incontrario
:
-
identificando
se
stessi
con
la
causa
del
proletariato
,
essi
furono
tutt
'
una
cosa
sola
con
la
coscienza
e
con
la
scienza
della
rivoluzione
proletaria
.
Rivoluzionarii
per
ogni
rispetto
compiuti
(
ma
non
passionati
e
passionali
)
,
pur
nondimeno
non
suggerirono
mai
,
né
piani
combinatorii
,
né
artificii
politici
,
mentre
del
resto
spiegavano
teoreticamente
e
aiutavano
praticamente
la
nuova
politica
,
che
il
nuovo
movimento
operaio
indica
e
precisa
come
una
necessità
attuale
della
storia
.
In
altre
parole
,
e
può
sembrare
quasi
incredibile
,
furon
qualcosa
di
diverso
e
di
più
che
dei
semplici
socialisti
:
e
di
fatti
,
molti
non
più
che
semplici
socialisti
,
o
rivoluzionarii
ancor
più
semplici
,
li
ebbero
spesso
,
non
dirò
in
sospetto
,
ma
di
certo
in
uggia
e
in
avversione
.
Non
ci
sarebbe
da
finirla
a
volerle
enumerar
tutte
le
cagioni
,
che
per
lunghi
anni
ritardarono
la
discussione
obiettiva
del
marxismo
.
Voi
sapete
bene
che
in
Francia
il
materialismo
storico
è
tutt
'
ora
trattato
da
parecchi
scrittori
,
che
pur
sono
nell
'
ala
sinistra
dei
partiti
rivoluzionarii
,
non
come
usa
di
un
portato
dello
spirito
scientifico
,
sul
quale
la
critica
che
attinga
alla
scienza
abbia
,
come
ha
di
fatto
,
l
'
indubitabile
diritto
di
esercitarsi
,
ma
come
tesi
personale
di
due
scrittori
,
che
,
per
notevoli
o
grandi
che
si
fossero
,
rimangon
sempre
due
fra
gli
altri
capiscuola
del
socialismo
,
per
es
.
,
due
fra
i
tanti
X
(
)
dell
'
universo
!
Per
spiegarmi
meglio
,
dirò
,
che
contro
di
questa
dottrina
non
si
levarono
soltanto
tutte
quelle
buone
o
cattive
ragioni
,
le
quali
di
solito
tornan
di
ostacolo
e
d
'
indugio
alle
innovazioni
del
pensiero
,
proprio
fra
i
dotti
di
mestiere
;
perché
assai
spesso
,
anzi
,
le
obiezioni
nacquero
da
uno
speciosissimo
motivo
,
che
cioè
le
teorie
di
Marx
e
di
Engels
fossero
considerate
come
opinioni
di
compagni
,
e
misurate
quindi
al
sentimento
di
simpatia
o
di
antipatia
pratica
che
quei
compagni
destavano
.
Ecco
le
bizzarre
conseguenze
della
democrazia
prematura
,
che
non
ci
sia
dato
di
sottrarre
proprio
nulla
al
controllo
degl
'
incompetenti
,
nemmeno
la
logica
!
Ma
c
'
è
dell
'
altro
.
All
'
apparizione
del
primo
volume
del
Capitale
nel
1867
,
i
professori
e
gli
accademici
,
specie
quei
di
Germania
,
n
ebbero
come
un
grave
colpo
sul
capo
.
Era
quello
un
tempo
di
languore
per
la
scienza
economica
.
La
scuola
storica
non
avea
ancora
prodotto
in
Germania
i
ponderosi
e
spesso
utili
lavori
venuti
in
luce
più
tardi
.
In
Francia
,
in
Italia
,
nella
Germania
stessa
,
menavano
vita
rachitica
i
derivati
volgarissimi
di
quella
economia
vulgaris
,
che
fra
il
'40
e
il
'6o
avea
già
obliterata
la
coscienza
critica
dei
grandi
economisti
classici
.
L
'
Inghilterra
s
'
era
acquetata
in
Stuart
Mill
;
il
quale
,
sebbene
fosse
un
loico
di
professione
,
come
accade
d
'
un
noto
tipo
della
nostra
commedia
,
fra
il
sì
e
il
no
rimase
sempre
,
nei
punti
decisivi
,
del
parer
contrario
.
Nessuno
avrebbe
pensato
a
quel
tempo
a
questa
neo
-
economica
degli
edonisti
,
sorta
ora
assai
di
recente
.
In
Germania
,
dove
,
per
ragioni
evidenti
,
prima
che
altrove
Marx
dovea
esser
letto
,
e
dove
Rodbertus
rimaneva
quasi
ignorato
,
spadroneggiavano
i
genii
della
mediocrità
,
e
sopra
tutti
gli
altri
quel
famoso
emarginatore
di
note
erudite
e
minute
,
via
via
apposte
a
paragrafi
pieni
zeppi
di
definizioni
nominali
e
spesso
insensate
,
che
fu
il
signor
Roscher
.
Il
primo
volume
del
Capitale
parea
proprio
fatto
a
posta
per
preparare
ai
cervelli
dei
professori
e
degli
accademici
una
triste
delusione
:
essi
,
i
dotti
en
titre
,
proprio
nel
privilegiato
paese
dei
pensatori
,
dovean
tornare
a
scuola
!
O
smarriti
nei
minuti
particolari
della
erudizione
,
o
vogliosi
di
convertire
l
'
economia
in
una
scuola
di
apologetica
,
o
imbarazzati
a
trovare
le
plausibili
applicazioni
di
una
scienza
venuta
d
'
oltre
mare
alla
vita
assai
difforme
del
proprio
paese
,
tutti
cotesti
professori
della
terra
dei
dotti
per
eccellenza
aveano
dimenticata
l
'
arte
dell
'
analisi
e
della
critica
.
Il
Capitale
li
costringeva
a
studiar
daccapo
;
cioè
a
rifarsi
su
gli
elementi
primi
.
Perché
quel
libro
,
quantunque
uscito
dalla
penna
di
un
comunista
estremo
e
risoluto
,
non
recava
tracce
in
sé
di
proteste
o
di
progetti
subiettivi
,
ma
era
l
'
analisi
spietatamente
rigorosa
e
crudelmente
obiettiva
del
processo
della
produzione
capitalistica
.
Nel
giornalista
rivoluzionario
del
1848
,
nell
'
espatriato
del
1849
c
'
era
,
dunque
,
qualcosa
di
assai
più
terribile
che
non
la
continuazione
o
il
complemento
di
quel
socialismo
,
che
la
letteratura
borghese
di
tutto
il
mondo
avea
definito
sogno
da
trapassati
,
e
vicenda
politica
esaurita
del
tutto
,
dopo
la
caduta
del
Cartismo
,
e
dacché
trionfava
in
Francia
il
sinistro
uomo
del
Colpo
di
stato
.
Bisognava
,
dunque
,
ristudiare
l
'
economia
:
cioè
,
questa
rientrava
in
un
periodo
critico
.
A
onor
del
vero
,
i
professori
di
Germania
,
più
tardi
,
e
cioè
dal
'70
in
poi
,
e
con
crescendo
dall'80
in
qua
,
alla
revisione
critica
dell
'
economia
ci
hanno
atteso
con
la
diligenza
,
con
la
persistenza
,
con
la
buona
volontà
,
con
la
laboriosità
,
che
i
dotti
di
quel
paese
rivelan
sempre
in
ogni
ramo
di
studii
.
Sebbene
quello
che
scrivono
non
possa
esser
quasi
mai
accettato
senz
'
altro
da
noi
,
gli
è
nondimeno
indubitato
,
che
per
opera
loro
fu
rimosso
nuovamente
il
terreno
dell
'
economia
,
fra
quelli
che
la
coltivano
da
professori
e
da
accademici
,
e
che
questa
disciplina
non
può
esser
più
ora
mandata
a
mente
come
una
ovvia
pigrorum
doctrina
.
Da
ultimo
,
il
nome
di
Marx
è
diventato
tanto
fashionable
,
da
risuonare
nelle
aule
accademiche
qual
tema
prediletto
di
critica
,
di
polemica
e
di
rimando
,
e
non
più
di
semplice
rimpianto
e
di
volgare
invettiva
.
Del
ricordo
di
Marx
è
tutta
inficiata
al
presente
la
letteratura
sociale
della
Germania
.
Ma
ciò
non
potea
accadere
nel
1867
.
Il
Capitale
venne
alla
luce
proprio
in
quel
tempo
,
nel
quale
la
Internazionale
cominciava
a
far
parlar
di
sé
,
e
a
breve
andare
apparve
terribile
,
non
solo
per
quello
che
intrinsecamente
essa
fu
,
e
per
ciò
che
sarebbe
di
fatti
diventata
,
senza
il
grave
colpo
che
le
venne
dalla
guerra
franco
-
prussiana
e
dal
tragico
incidente
della
Comune
,
ma
anche
per
le
focose
amplificazioni
di
alcuni
dei
suoi
componenti
,
e
per
le
mene
stupidamente
rivoluzionarie
di
parecchi
che
v
'
entrarono
da
intrusi
.
Non
era
forse
notorio
che
l
Indirizzo
inaugurale
dell
Associazione
dei
Lavoratori
(
del
quale
Indirizzo
non
è
socialista
che
non
abbia
tuttora
qualcosa
da
imparare
)
era
uscito
dalla
penna
di
Marx
;
e
non
s
avea
forse
ragione
di
attribuire
a
lui
gli
atti
e
le
deliberazioni
più
praticamente
e
politicamente
risolute
della
Internazionale
stessa
?
Ora
,
mentre
un
rivoluzionario
di
indubitata
lealtà
e
di
singolare
acume
,
quale
fu
Mazzini
,
potea
permettersi
di
confondere
la
Internazionale
,
cui
Marx
rivolgeva
l
'
opera
sua
,
con
l
'
Alleanza
Bakuniniana
,
che
maraviglia
c
è
,
se
i
professori
tedeschi
s
'
indugiassero
tanto
ad
entrare
nelle
vie
di
una
critica
dottrinale
con
l
'
autore
del
Capitale
?
Com
'
era
possibile
di
venire
così
presto
a
patti
di
discussione
,
a
tu
per
tu
,
con
un
uomo
,
che
,
mentre
era
,
per
così
dire
,
impiccato
in
effigie
in
tutte
le
leggi
d
'
eccezione
a
uso
Favre
e
consorti
,
ed
era
tenuto
qual
complice
morale
di
tutti
gli
atti
dei
rivoluzionarii
,
compresi
gli
errori
e
le
stravaganze
di
costoro
,
proprio
nel
medesimo
tempo
dava
alla
luce
un
libro
magistrale
,
qual
novello
Ricardo
,
che
studii
impassibile
i
procedimenti
economici
,
more
geometrico
?
Di
qui
un
curioso
metodo
di
polemica
,
cioè
una
specie
di
processo
alle
intenzioni
dell
'
autore
;
cioè
il
tentativo
di
dare
a
credere
,
che
quella
scienza
fosse
stata
,
come
a
dire
,
escogitata
per
colorire
delle
tendenze
:
insomma
,
per
molti
anni
,
la
polemica
tendenziosa
sostituita
all
'
analisi
obiettiva
(
)
.
Ma
il
peggio
gli
è
,
che
gli
effetti
di
cotesta
critica
grossolanamente
errata
si
fecero
sentire
proprio
nelle
menti
dei
socialisti
,
e
specie
in
quelle
della
gioventù
intellettuale
,
che
fra
il
'70
e
l'80
si
volse
alla
causa
del
proletariato
.
Molti
dei
focosi
rinnovatori
del
mondo
di
quel
tempo
lì
,
-
e
in
Germania
la
cosa
è
più
chiara
,
perché
ha
lasciato
tracce
di
sé
nelle
polemiche
del
partito
,
e
nella
minuta
letteratura
-
si
misero
su
la
via
di
proclamarsi
seguaci
delle
teorie
marxiste
,
pigliando
proprio
per
moneta
contante
il
marxismo
più
o
meno
inventato
dagli
avversarii
.
Il
caso
più
paradossale
di
tutta
la
equivocazione
sta
in
questo
:
che
i
correnti
alle
facili
illazioni
,
come
capita
anche
ora
ai
novellini
,
mescolando
allora
cose
vecchie
a
cose
nuove
,
credessero
,
che
la
teoria
del
valore
e
del
sopravvalore
,
come
si
presenta
di
solito
semplicizzata
in
facili
esposizioni
,
contenga
hic
et
nunc
il
canone
pratico
,
la
forza
impulsiva
,
anzi
la
morale
e
la
giuridica
legittimità
di
tutte
le
rivendicazioni
proletarie
.
Non
è
forse
una
grande
ingiustizia
,
che
milioni
e
milioni
di
uomini
sian
privati
del
frutto
del
loro
lavoro
?
L
'
enunciato
è
tanto
semplice
e
tanto
pietoso
,
che
tutte
le
nuove
bastiglie
dovranno
cadere
d
'
un
tratto
innanzi
alle
nuove
trombe
di
Gerico
,
scientificamente
intonate
!
Concorrevano
in
cotesta
così
spiccia
semplificazione
molti
degli
errori
teorici
di
Lassalle
;
così
quelli
che
gli
furon
proprii
per
relativa
inscienza
(
-
la
legge
ferrea
del
salario
!
ossia
una
mezza
verità
relativa
che
diventa
un
totale
errore
,
per
manco
di
circostanziata
specificazione
-
)
,
come
quelli
che
possono
dirsi
,
nel
caso
suo
,
espedienti
da
agitatore
(
-
le
famose
cooperative
sussidiate
dallo
stato
-
)
.
Del
resto
,
per
chi
si
metta
su
la
via
di
confinare
tutta
la
profession
di
fede
del
socialismo
nella
semplicissima
illazione
,
dallo
sfruttamento
riconosciuto
,
alla
rivendicazione
,
sicura
solo
perché
legittima
,
degli
sfruttati
,
non
ha
che
a
fare
un
passo
sul
terreno
assai
liscio
della
logichetta
,
per
ridurre
tutta
la
storia
del
genere
umano
ad
un
caro
di
coscienza
,
e
lo
svolgersi
successivo
di
tante
forme
di
vita
sociale
come
a
tante
variazioni
di
un
continuato
errore
di
contabilità
.
Fra
il
'70
e
l'80
,
e
poco
dopo
,
insomma
,
si
andò
formando
intorno
al
vago
concetto
di
un
certo
che
,
ossia
del
socialismo
scientifico
,
una
specie
di
neoutopismo
,
che
,
come
i
frutti
fuor
di
stagione
,
fu
veramente
insipido
.
E
che
altro
è
l
'
utopismo
,
cui
manchi
il
genio
di
Fourier
e
l
'
eloquenza
di
Considérant
,
se
non
cosa
da
ridere
?
Di
questo
neoutopismo
,
che
rifiorisce
di
tanto
in
tanto
anche
al
presente
,
se
ne
sa
non
poco
in
Francia
:
se
non
altro
per
le
lotte
sostenute
con
altre
sette
e
scuole
da
quei
valorosi
dei
nostri
amici
,
che
nel
programma
del
partito
operaio
rivoluzionario
intesero
e
seppero
pei
primi
condurre
il
socialismo
su
la
linea
della
cosciente
lotta
di
classe
,
e
della
progressiva
conquista
del
potere
politico
da
parte
del
proletariato
.
Solo
nell
'
esperienza
di
tale
giostra
pratica
,
solo
nello
studio
cotidiano
della
lotta
di
classe
,
solo
nella
prova
e
riprova
delle
forze
proletarie
raccolte
già
in
fascio
e
concentrate
,
ci
è
dato
di
verificare
,
les
chances
del
socialismo
:
se
no
,
si
è
e
si
rimane
utopisti
,
anche
nel
riverito
nome
di
Marx
.
Contro
di
cotesti
neoutopisti
,
non
altrimenti
che
contro
i
sopravvissuti
delle
vecchie
scuole
,
e
contro
le
varie
deviazioni
del
socialismo
contemporaneo
,
i
due
nostri
autori
aguzzaron
sempre
e
di
continuo
gli
strali
della
critica
.
Come
nella
loro
lunga
carriera
fecero
della
loro
scienza
la
guida
della
loro
pratica
,
e
dalla
loro
pratica
trassero
materia
e
indicazione
ad
una
più
approfondita
scienza
,
come
non
trattaron
mai
la
storia
qual
cavallo
da
inforcare
e
da
mettere
al
trotto
,
né
si
dettero
alla
ricerca
di
formule
atte
a
destare
le
momentanee
illusioni
;
così
furono
,
per
la
necessità
delle
cose
,
portati
a
misurarsi
in
critica
aspra
,
violenta
,
risoluta
,
con
tutti
quelli
,
che
agli
occhi
loro
apparivano
capaci
di
nuocere
al
movimento
proletario
.
Chi
non
ricorda
?
-
i
proudhonisti
per
esempio
,
di
qua
,
con
la
pretesa
di
distruggere
lo
stato
astraendone
ad
arte
,
come
chi
chiuda
gli
occhi
e
finga
di
non
vedere
;
-
di
là
quei
blanquisti
d
'
un
tempo
,
che
lo
stato
voleano
togliersi
in
mano
per
forza
,
per
poi
fare
la
rivoluzione
;
-
e
Bakunin
che
si
caccia
surrettiziamente
nell
'
Internazionale
,
e
costringe
gli
altri
a
scacciarnelo
;
-
e
poi
di
qua
e
di
là
la
pretesa
delle
tante
scuole
del
socialismo
,
e
la
concorrenza
di
tanti
capitani
!
Da
che
Marx
stritolò
in
una
verbale
polemica
l
'
ingenuo
Weitling
(
)
,
fino
alla
sua
terribile
critica
del
programma
di
Gotha
(
1875
)
,
apparsa
poi
invero
assai
tardivamente
(
1890
)
,
la
sua
vita
fu
una
continua
lotta
,
non
solamente
con
la
borghesia
e
con
la
politica
che
questa
rappresenta
,
ma
ancora
con
le
varie
correnti
,
o
rivoluzionarie
o
reazionarie
,
che
a
torto
o
per
rovescio
sono
andate
pigliando
il
nome
di
socialismo
.
Queste
lotte
si
acuirono
nella
Internazionale
,
e
dico
di
quella
di
gloriosa
memoria
,
che
lascia
fino
ad
oggi
traccia
così
grande
di
sé
in
tutta
l
'
azione
odierna
del
proletariato
,
e
non
della
caricatura
che
se
ne
fece
dappoi
.
Lo
strascico
maggiore
di
polemiche
contro
il
marxismo
,
ridotto
,
nella
fantasia
di
certi
critici
,
ad
una
semplice
varietà
di
scuola
politica
,
è
dovuto
alla
tradizione
di
quei
rivoluzionarii
,
che
,
specie
nei
paesi
latini
,
riconobbero
in
Bakunin
il
loro
duce
e
maestro
.
Gli
anarchisti
di
oggi
,
che
altro
ripetono
se
non
le
querimonie
e
gli
errori
di
quei
tempi
andati
?
Forse
venti
anni
addietro
,
fatta
eccezione
di
quei
dotti
,
che
rimasticano
a
casa
le
cose
lette
nei
libri
,
dei
due
fondatori
del
socialismo
scientifico
la
generalità
del
pubblico
italiano
non
risapea
,
se
non
quel
tanto
che
s
'
era
serbato
,
per
memoria
,
delle
invettive
di
Mazzini
e
delle
malignazioni
di
Bakunin
.
Ed
ecco
come
il
comunismo
critico
,
che
cosi
tardi
è
stato
ammesso
agli
onori
della
discussione
nella
cerchia
della
scienza
ufficiale
,
ha
avuto
contro
di
sé
,
nel
campo
del
socialismo
stesso
,
la
più
grave
delle
avversità
:
la
inimicizia
degli
amici
.
Tutte
coteste
difficoltà
,
o
furono
già
superate
,
o
sono
in
buona
parte
prossime
a
sparire
.
Non
per
la
virtù
intrinseca
delle
idee
,
che
non
ebbero
mai
né
piedi
per
andare
,
né
mani
per
afferrare
,
ma
per
il
solo
fatto
,
che
,
da
per
tutto
dove
son
nati
dei
partiti
socialistici
,
i
programmi
di
questi
partiti
sono
andati
assumendo
un
comune
indirizzo
,
è
da
ultimo
accaduto
,
che
i
socialisti
di
tutti
i
paesi
sian
venuti
a
collocarsi
,
per
la
imperiosa
suggestione
delle
cose
,
nell
'
angolo
visuale
del
Manifesto
dei
Comunisti
.
Non
vi
pare
che
io
sia
giunto
in
tempo
opportuno
a
scrivere
la
commemorazione
di
questo
?
Le
classi
degli
sfruttatori
van
facendo
alla
massa
degli
sfruttati
in
ogni
parte
del
mondo
condizioni
quasi
da
per
ogni
dove
identiche
:
ond
'
è
,
che
da
per
tutto
i
rappresentanti
attivi
di
questi
sfruttati
entrano
nelle
medesime
vie
di
agitazione
,
e
seguono
gli
stessi
criterii
di
propaganda
e
di
organizzazione
.
Ciò
molti
chiamano
marxismo
pratico
e
sia
!
Che
giova
di
litigar
su
le
parole
?
Quando
anche
il
marxismo
per
molti
si
riduca
alla
semplice
parola
,
anzi
alla
riverenza
per
il
ritratto
di
Marx
,
per
il
suo
busto
in
gesso
,
o
per
la
sua
effigie
sul
ciondolo
(
-
su
cotesti
innocenti
simboli
la
polizia
italiana
esercita
così
spesso
il
suo
buon
umore
-
)
,
il
fatto
è
che
cotesta
unità
simbolica
sta
a
significare
,
che
l
'
unirà
reale
è
per
lo
meno
avviata
,
e
che
il
proletariato
di
tutto
il
mondo
è
in
atto
di
avvicinarsi
,
poco
per
volta
,
ad
una
certa
similarità
di
tendenze
;
ossia
che
in
esso
la
internazionalità
si
elabora
di
lunga
mano
per
ragioni
obiettive
.
Coloro
che
usano
il
linguaggio
dei
decadenti
della
borghesia
,
scambiando
,
com
'
è
loro
uso
,
la
cosa
col
simbolo
,
vanno
ora
dicendo
,
che
questo
è
il
trionfo
del
signor
Marx
;
tal
quale
come
se
altri
dicesse
,
che
il
cristianesimo
è
il
trionfo
(
e
perché
non
dire
a
dirittura
il
successo
?
)
del
signor
Gesù
di
Nazaret
;
di
un
signor
Gesù
,
che
,
deposto
e
destituito
dalla
qualità
di
figlio
di
dio
fattosi
uomo
,
divenga
,
come
nello
stile
tra
il
molle
e
lo
sdilinquito
del
vostro
Renan
un
uomo
così
fanciullescamente
divino
da
parere
un
iddio
.
Innanzi
a
questo
esperimento
intuitivo
della
politica
del
socialismo
,
il
che
è
quanto
dire
della
politica
del
proletariato
,
son
cadute
le
vecchie
divergenze
delle
scuole
,
alcune
delle
quali
erano
in
fatto
divarii
e
screziature
di
vanità
letteraria
,
per
cedere
il
posto
alle
utili
divergenze
,
che
nascono
spontanee
dal
vario
modo
di
trattare
i
problemi
pratici
.
Nel
fatto
,
in
concreto
,
ossia
nello
svolgimento
positivo
e
prosaico
del
socialismo
,
poco
importa
se
tutti
i
suoi
capi
,
condottieri
,
oratori
e
rappresentanti
si
conformino
o
non
si
conformino
ad
una
dottrina
,
e
ne
facciano
o
non
ne
facciano
professione
palese
.
Il
socialismo
non
è
una
chiesa
,
né
una
setta
,
cui
occorra
il
dogma
o
la
formula
fissa
.
Se
oggi
da
molti
si
parla
del
trionfo
del
marxismo
,
cotesta
enfatica
espressione
,
quando
sia
ridotta
ad
una
forma
crudamente
prosaica
,
viene
a
dire
che
nessuno
può
essere
d
'
ora
innanzi
socialista
,
se
non
a
patto
di
domandarsi
ogni
istante
:
in
questa
data
situazione
,
che
cosa
conviene
di
pensare
,
di
dire
o
di
fare
nell
'
interesse
del
proletariato
?
Non
saran
più
possibili
i
dialettici
,
che
siano
in
verità
dei
sofisti
,
come
fu
Proudhon
,
né
gl
inventori
di
sistemi
sociali
subiettivi
,
né
i
facitori
di
rivoluzioni
private
(
)
.
La
indicazione
pratica
del
fattibile
è
data
dalla
condizione
del
proletariato
,
e
questa
è
apprezzabile
e
misurabile
appunto
perché
c
'
è
la
stregua
del
marxismo
(
intendo
qui
la
cosa
effettuale
e
non
il
simbolo
)
come
dottrina
progressiva
.
Le
due
cose
,
ossia
il
misurabile
e
la
misura
,
fanno
uno
dal
punto
di
vista
generale
del
processo
storico
,
specie
quando
siano
considerate
a
conveniente
distanza
.
E
vedete
di
fatti
,
che
,
mentre
i
contorni
del
socialismo
come
azione
pratica
si
vanno
precisando
,
tutte
le
antiche
poesie
e
ideologie
si
disperdono
,
lasciando
dietro
di
sé
la
semplice
traccia
fraseologica
.
Al
tempo
stesso
è
cresciuto
nel
campo
della
scienza
accademica
,
per
tutti
i
versi
e
in
tutti
i
sensi
,
il
criticismo
della
dottrina
economica
.
L
'
esule
Marx
è
tornato
,
dopo
morto
,
nell
'
ambito
della
scienza
ufficiale
;
per
lo
meno
come
avversario
col
quale
non
sia
lecito
di
scherzare
.
E
come
per
tante
vie
i
socialisti
sono
arrivati
alla
coscienza
prosaica
di
una
rivoluzione
,
che
non
può
esser
macchinata
,
ma
che
si
fa
perché
diventa
,
così
s
'
è
andato
lentamente
preparando
il
pubblico
,
per
il
quale
il
materialismo
storico
risponde
a
un
vero
e
proprio
bisogno
intellettuale
.
Negli
ultimissimi
anni
,
come
vedete
,
furon
molti
quelli
che
in
questa
dottrina
han
messo
bocca
;
sia
pur
male
,
od
a
sproposito
.
Dunque
,
se
guardate
bene
,
non
si
arriva
in
ritardo
.
Da
giovane
io
sentii
più
volte
ripetere
questa
storiella
,
che
,
cioè
,
Hegel
dicesse
:
un
solo
dei
miei
scolari
mi
ha
capito
.
La
storiella
non
si
presta
a
verifiche
,
perché
quel
tale
scolaro
verissimo
non
fu
fino
ad
ora
identificato
.
Questa
storiella
può
ripetersi
all
'
infinito
,
da
sistema
a
sistema
,
e
da
scuola
a
scuola
.
Come
in
fatto
di
attività
intellettuale
non
c
'
è
luogo
alla
suggestione
,
e
come
il
pensiero
non
si
trasfonde
meccanicamente
da
cervello
a
cervello
,
così
i
grandi
sistemi
non
si
diffondono
,
se
non
per
la
similarità
delle
condizioni
sociali
,
che
vi
dispongano
e
v
'
inclinino
molte
menti
in
uno
e
medesimo
tempo
.
Il
materialismo
storico
si
allargherà
,
si
diffonderà
,
si
specificherà
,
avrà
esso
stesso
una
storia
.
Forse
da
paese
a
paese
avrà
modalità
e
colorito
diverso
.
E
ciò
non
sarà
gran
male
;
purché
rimanga
in
fondo
il
nocciolo
,
che
n
'
è
,
come
a
dire
,
tutta
la
filosofia
.
Per
es
.
,
dei
postulati
come
questi
:
-
nel
processo
della
praxis
è
la
natura
,
ossia
l
'
evoluzione
storica
dell
'
uomo
:
-
e
dicendo
praxis
,
sotto
questo
aspetto
di
totalità
,
s
'
intende
di
eliminare
la
volgare
opposizione
tra
pratica
e
teoria
:
-
perché
,
in
altri
termini
,
la
storia
è
la
storia
del
lavoro
,
e
come
,
da
una
parte
,
nel
lavoro
così
integralmente
inteso
è
implicito
lo
sviluppo
rispettivamente
proporzionato
e
proporzionale
delle
attitudini
mentali
e
delle
attitudini
operative
,
così
,
da
un
'
altra
parte
,
nel
concetto
della
storia
del
lavoro
è
implicita
la
forma
sempre
sociale
del
lavoro
stesso
,
e
il
variare
di
tale
forma
:
-
l
'
uomo
storico
è
sempre
l
'
uomo
sociale
,
e
il
presunto
uomo
presociale
,
o
supersociale
,
è
un
parto
della
fantasia
:
-
e
così
via
.
E
...
qui
faccio
punto
,
principalmente
per
non
ripetermi
,
e
per
non
ripetere
a
voi
buona
parte
delle
cose
che
ho
messo
nei
due
saggi
:
-
del
che
voi
non
sentite
,
mi
pare
,
il
bisogno
,
e
io
,
veramente
,
nemmeno
.
IV
.
Roma
,
14
maggio
'97
Mi
pare
-
tanto
per
tornare
al
primitivo
argomento
-
che
a
voi
stia
in
cima
dei
pensieri
questa
domanda
:
per
quali
vie
,
e
in
quali
modi
,
sarebbe
dato
di
avviare
in
Francia
una
scuola
del
materialismo
storico
?
Non
so
se
sia
lecito
a
me
di
rispondere
al
quesito
,
senza
aver
l
'
aria
di
gareggiare
con
quei
giornalisti
di
vecchio
stampo
,
i
quali
davano
,
tanto
sicuri
di
sé
,
consigli
all
'
Europa
,
col
grave
rischio
di
rimanere
,
e
difatti
rimanevano
,
quasi
sempre
inascoltati
.
Mi
ci
proverò
modestamente
.
Innanzi
tutto
mi
sembra
non
debba
esser
cosa
difficile
si
trovino
in
Francia
editori
e
librai
,
i
quali
stampino
e
diffondano
delle
accurate
traduzioni
degli
scritti
di
Marx
,
di
Engels
,
e
di
quanti
altri
occorra
.
Sarebbe
,
per
cominciare
,
il
cominciamento
migliore
.
Capisco
che
nell
'
arte
del
tradurre
si
va
incontro
a
delle
curiose
difficoltà
.
Sono
oramai
trentasette
anni
dacché
leggo
in
tedesco
,
e
m
'
è
parso
sempre
di
osservare
,
che
a
noi
popoli
di
lingue
latine
capiti
addosso
uno
strano
smarrimento
delle
attitudini
linguistiche
e
letterarie
,
quante
volte
traduciamo
da
quell
'
idioma
.
Ciò
che
in
tedesco
è
vivo
,
trasparente
,
efficace
,
diventa
assai
spesso
,
per
es
.
,
in
italiano
,
frigido
,
senza
rilievo
,
e
qualche
volta
a
dirittura
come
di
gergo
.
In
coteste
traduzioni
,
parlo
s
'
intende
delle
comuni
e
correnti
,
va
perduto
,
con
gli
effetti
della
insinuazione
,
l
'
affiato
della
persuasiva
.
In
un
vasto
lavoro
di
popolarizzazione
,
com
'
è
quello
cui
accenno
,
occorrerebbe
,
salva
sempre
la
integrità
testuale
degli
scritti
da
tradurre
,
che
le
prefazioni
,
le
note
,
i
commenti
offrissero
i
surrogati
a
quel
facile
processo
di
assimilazione
,
che
è
implicito
e
pronto
già
nelle
scritture
,
le
quali
sian
native
del
paese
stesso
.
Le
lingue
non
sono
,
in
verità
,
le
accidentali
varianti
dell
universale
volapük
;
e
,
anzi
,
sono
assai
più
che
dei
semplici
mezzi
estrinseci
di
comunicazione
e
di
significazione
del
pensiero
e
dell
'
animo
.
Son
condizioni
e
limiti
dell
'
attività
nostra
interiore
,
la
quale
ha
per
ciò
,
come
per
tante
altre
ragioni
,
modi
e
forme
nazionali
non
di
mero
accidente
.
Se
ci
sono
internazionalisti
che
ciò
ignorino
,
costoro
han
da
chiamarsi
a
dirittura
confusionisti
ed
amorfisti
;
come
quelli
che
ritraggono
i
loro
insegnamenti
,
non
dai
vecchi
apocalittici
,
ma
da
quello
speciosissimo
Bakunin
,
che
invocava
per
fino
la
egalizzazione
dei
sessi
.
Dunque
,
nella
assimilazione
delle
idee
,
dei
pensieri
,
delle
tendenze
,
dei
propositi
,
che
sian
venuti
a
maturità
di
espressione
letteraria
in
terreno
di
lingue
straniere
,
c
'
è
come
un
caso
alquanto
scabroso
di
pedagogica
sociale
.
E
,
giacché
cotesta
espressione
m
è
uscita
dalla
penna
,
permettetemi
io
vi
contessi
,
che
quando
io
esamino
dappresso
la
storia
precedente
e
le
presenti
condizioni
della
Socialdemokratie
tedesca
,
non
è
l
'
incremento
continuo
dei
successi
elettorali
che
mi
riempia
proprio
principalmente
l
'
animo
di
ammirazione
e
di
viva
speranza
.
Più
che
almanaccare
su
quei
voti
come
arra
dell
'
avvenire
,
secondo
i
calcoli
qualche
volta
fallaci
della
illazione
e
della
combinatoria
statistica
,
mi
sento
ripieno
di
viva
ammirazione
per
questo
caso
veramente
nuovo
ed
imponente
di
pedagogica
sociale
:
e
,
cioè
,
che
in
così
stragrande
numero
di
uomini
,
e
segnatamente
di
operai
e
di
piccoli
borghesi
,
si
formi
una
coscienza
nuova
,
nella
quale
concorrono
,
in
egual
misura
,
il
sentimento
diretto
della
situazione
economica
,
che
induce
alla
lotta
,
e
la
propaganda
del
socialismo
,
inteso
come
meta
o
punto
d
'
approdo
.
Questa
divagazione
mi
fa
nascere
un
ricordo
.
Io
fui
qui
in
Italia
,
o
il
primo
,
o
certo
fra
i
primi
,
a
richiamare
,
con
lo
scritto
e
con
la
parola
,
più
volte
e
insistentemente
,
l
'
attenzione
di
quella
parte
degli
operai
nostri
,
che
erano
e
son
capaci
di
muoversi
su
la
linea
della
moderna
lotta
proletaria
,
verso
l
'
esempio
della
Germania
.
Ma
...
non
mi
passò
mai
per
il
capo
di
credere
,
che
l
'
imitazione
dispensi
alcuno
dalla
spontaneità
:
non
mi
son
mai
sognato
si
dovesse
seguire
l
'
esempio
di
quei
frati
e
preti
,
che
furon
per
secoli
i
quasi
esclusivi
educatori
dell
'
Italia
già
decaduta
,
e
allegramente
fabbricavano
i
poeti
,
dando
ad
imparare
a
mente
l
'
Arte
poetica
di
Orazio
.
Sarebbe
curioso
,
che
tu
,
benemerito
,
operosissimo
e
sagacissimo
Bebel
,
apparissi
qui
fra
noi
in
veste
di
novello
Orazio
!
-
ne
strabilierebbe
perfino
il
mio
amico
Lombroso
,
che
odia
il
latino
più
della
pellagra
.
C
'
è
delle
altre
difficoltà
più
intime
,
in
breve
,
e
di
maggior
portata
e
di
maggior
peso
.
Dato
pure
il
caso
che
editori
e
librai
,
abili
e
solerti
,
si
dessero
la
briga
di
diffondere
,
non
che
nella
sola
Francia
,
negli
altri
paesi
civili
ancora
,
le
traduzioni
di
tutti
gli
scritti
del
materialismo
storico
,
ciò
varrebbe
solo
a
stimolare
,
ma
non
già
a
formare
e
fermare
nelle
rispettive
nazioni
le
energie
fattive
,
che
producono
e
tengono
in
rigoglio
un
indirizzo
del
pensiero
.
Pensare
è
produrre
.
Imparare
è
produrre
riproducendo
.
Noi
non
sappiamo
bene
e
davvero
,
se
non
ciò
che
noi
stessi
siam
capaci
di
produrre
,
pensando
,
lavorando
,
provando
e
riprovando
;
e
sempre
per
virtù
delle
forze
che
ci
son
proprie
,
nel
campo
sociale
e
dall
'
angolo
visuale
in
cui
ci
troviamo
.
E
poi
la
Francia
,
con
la
sua
grande
storia
,
con
la
sua
letteratura
,
che
fu
così
dominante
per
secoli
,
con
la
sua
ambizione
patriottica
,
e
con
quella
sua
così
propria
differenziazione
etnico
-
psicologica
,
che
si
riflette
per
fino
nei
prodotti
più
astratti
del
pensiero
!
Non
starò
proprio
,
io
italiano
,
ad
assumermi
le
parti
di
difensore
di
quei
vostri
sciovinisti
,
ai
quali
voi
infliggete
così
meritato
biasimo
.
Ma
ricordiamo
pure
ciò
che
accadde
nel
secolo
passato
.
Il
pensiero
rivoluzionario
derivò
da
più
parti
del
mondo
civile
,
dall
'
Italia
,
dall
'
Inghilterra
,
dalla
Germania
,
ma
non
fu
europeo
,
se
non
a
patto
di
plasmarsi
in
ispirito
francese
;
e
la
rivoluzione
europea
fu
la
rivoluzione
francese
.
Questa
gloria
imperitura
della
vostra
nazione
pesa
,
come
tutte
le
glorie
su
la
nazione
stessa
,
quale
incubo
di
radicato
pregiudizio
.
Ma
i
pregiudizii
non
sono
anch
'
essi
delle
forze
,
se
non
altro
in
quanto
sono
degl
'
impedimenti
?
Parigi
non
sarà
più
il
cervello
del
mondo
;
anche
perché
il
mondo
non
ha
cervello
,
se
non
nella
fantasia
di
certi
speciosi
sociologisti
(
)
.
Né
Parigi
è
tuttora
,
né
sarà
più
in
avvenire
,
la
santa
Gerusalemme
dei
rivoluzionarii
d
'
ogni
parte
del
mondo
-
come
parve
un
tempo
che
fosse
.
Già
la
futura
rivoluzione
proletaria
non
avrà
niente
che
la
riavvicini
ad
apocalittico
millennio
:
e
poi
,
oggi
,
i
privilegi
son
finiti
non
meno
per
le
nazioni
che
per
gl
'
individui
.
Così
giustamente
osservava
l
'
Engels
;
e
del
resto
varrebbe
la
pena
che
i
francesi
leggessero
ciò
che
egli
scriveva
nel
1874
a
proposito
dei
blanquisti
,
aizzanti
all
'
immediata
riscossa
proprio
a
poco
andare
dalla
catastrofe
della
Comune
(
)
.
Ma
tutto
sommato
...
e
fatto
calcolo
delle
condizioni
proprie
dell
'
agricoltura
e
dell
'
industria
francese
,
le
quali
han
ritardato
per
tanto
tempo
la
concentrazione
del
movimento
operaio
,
e
data
pure
la
sua
buona
parte
di
torto
ai
varii
capisetta
e
capiscuola
,
che
tennero
per
così
gran
tempo
scisso
e
spartito
il
socialismo
francese
,
sta
sempre
il
fatto
,
che
il
materialismo
storico
non
potrà
farsi
strada
fra
voi
,
finché
avrà
l
'
aria
d
'
essere
il
semplice
elaborato
mentale
dei
due
tedeschi
di
grande
ingegno
.
Con
questa
espressione
Mazzini
appunto
acuiva
i
risentimenti
nazionali
contro
i
due
autori
;
i
quali
,
da
comunisti
e
materialisti
com
'
erano
,
parean
fatti
a
posta
per
iscombussolare
l
'
idealistica
formula
di
patria
e
dio
.
Fu
per
questo
rispetto
quasi
tragica
la
sorte
dei
due
fondatori
del
socialismo
scientifico
.
Passarono
più
volte
pei
due
tedeschi
agli
occhi
di
tanti
,
che
furon
sciovinisti
per
fino
fra
i
rivoluzionarii
,
anzi
passarono
per
organi
del
pangermanismo
nelle
invettive
di
quel
Bakunin
,
che
ebbe
l
'
animo
così
disposto
ad
inventare
...
per
non
dir
altro
:
essi
,
i
due
tedeschi
,
che
nella
patria
,
dalla
quale
usciron
da
esuli
fin
dagli
anni
della
prima
gioventù
,
incontrarono
lo
studiato
silenzio
di
quei
professori
,
ai
quali
è
atto
di
patriottismo
l
'
esercizio
del
servilismo
!
Quei
professori
,
in
fondo
,
si
vendicavano
.
Difatti
nel
Capitale
,
nel
quale
tutta
la
trattazione
s
'
inradica
nelle
tradizioni
della
economia
classica
,
non
esclusi
gli
scrittori
ingegnosi
e
spesso
geniali
che
ebbe
l
'
Italia
nel
secolo
XVIII
,
non
si
parla
se
non
con
sovrano
disprezzo
dei
signori
Roscher
e
compagni
.
Engels
,
che
con
tanta
cura
e
con
tanta
abilità
di
ampliamenti
espositivi
si
sforzò
di
rendere
popolari
i
resultati
delle
ricerche
dell
'
americano
Morgan
,
chiuso
com
'
era
nella
persuasione
,
che
ciò
che
egli
giustamente
chiamava
filosofia
classica
fosse
giunta
alla
sua
dissoluzione
in
Feuerbach
,
scrivendo
l
'
Antidühring
mostrò
noncuranza
,
dirò
francamente
eccessiva
,
per
la
filosofia
contemporanea
(
-
noncuranza
spiegabile
in
lui
,
ma
non
scusabile
,
anzi
ridicola
,
negli
altri
socialisti
,
che
per
imitazione
l
'
affettano
-
)
,
ossia
per
la
neocritica
dei
suoi
connazionali
.
Cotesta
sorte
tragica
fu
come
insita
alla
missione
loro
.
Essi
furon
con
l
'
animo
e
con
la
mente
rivolti
del
tutto
alla
causa
del
proletariato
d
'
ogni
nazione
:
e
perciò
i
prodotti
della
scienza
loro
hanno
in
ogni
nazione
quel
pubblico
soltanto
,
che
vi
si
vada
reclutando
tra
quelli
che
sian
capaci
di
una
consona
rivoluzione
intellettuale
.
In
Germania
,
ove
per
condizioni
storiche
speciali
,
e
soprattutto
perché
la
borghesia
non
v
'
è
mai
riuscita
a
spezzare
per
intero
la
compagine
dell
'
Ancien
Régime
(
vedete
che
quell
'
imperatore
può
tenervi
impunemente
il
linguaggio
d
'
un
vice
-
nume
,
e
non
è
poi
in
verità
che
un
Federico
Barbarossa
fattosi
commesso
viaggiatore
dell
'
in
German
made
)
,
la
democrazia
sociale
s
'
è
ridotta
e
fermata
in
serrata
falange
,
era
ben
naturale
che
le
idee
del
socialismo
scientifico
trovassero
favorevole
il
terreno
alla
normale
e
progressiva
diffusione
loro
.
Ma
nessuno
dei
socialisti
tedeschi
-
spero
almeno
-
si
sognerà
mai
di
considerare
le
idee
di
Marx
e
di
Engels
al
semplice
ragguaglio
dei
diritti
e
dei
doveri
,
dei
meriti
e
dei
demeriti
,
dei
Camarades
de
Parti
.
Ecco
per
es
.
che
cosa
Engels
scriveva
,
e
non
è
gran
tempo
(
)
:
Si
noterà
come
in
tutti
questi
articoli
io
mi
chiami
,
non
democratico
-
sociale
,
ma
comunista
.
E
ciò
perché
a
quel
tempo
si
davano
il
nome
di
democratici
sociali
,
in
molti
paesi
,
di
quelli
che
non
aveano
scritto
su
la
loro
bandiera
l
'
appropriazione
di
tutti
i
mezzi
di
produzione
da
parte
della
società
.
Per
democratico
-
sociale
s
'
intendeva
in
Francia
un
repubblicano
democratico
,
che
avesse
delle
simpatie
più
o
meno
genuine
,
ma
che
rimanevano
pur
sempre
indeterminate
,
per
la
classe
operaia
;
gente
,
insomma
,
come
Ledru
-
Rollin
del
1848
,
e
come
i
radicali
socialisti
del
1874
,
che
erano
intinti
di
proudhonismo
.
In
Germania
chiamavansi
democratici
-
sociali
i
lassalliani
:
ma
,
sebbene
la
gran
massa
di
essi
andasse
a
grado
a
grado
riconoscendo
la
necessità
della
socializzazione
dei
mezzi
di
produzione
,
pur
nondimeno
le
cooperative
di
produzione
,
sussidiate
dallo
stato
rimanevano
il
punto
essenziale
del
programma
del
partito
nella
sua
azione
pubblica
.
Era
dunque
per
me
e
per
Marx
assolutamente
impossibile
di
scegliere
un
termine
di
tale
elasticità
a
designazione
dei
nostro
specifico
punto
di
vista
.
Oggi
è
tutt
'
altro
,
e
la
parola
può
passare
;
sebbene
sia
pur
sempre
disadatta
a
significare
un
partito
il
cui
programma
è
,
non
genericamente
socialistico
,
ma
direttamente
comunistico
,
e
la
cui
finale
meta
politica
è
di
superare
ogni
forma
di
stato
,
e
quindi
anche
la
democrazia
.
I
patrioti
-
e
non
uso
punto
a
dileggio
cotesta
parola
-
hanno
,
mi
pare
,
di
che
consolarsi
e
confortarsi
.
Non
è
detto
in
conclusione
che
il
materialismo
storico
sia
il
patrimonio
intellettuale
di
una
sola
nazione
,
o
che
debba
rimanere
in
privilegio
d
'
una
clique
,
d
'
una
consorteria
o
d
'
una
setta
.
Esso
,
innanzi
tutto
,
appartiene
nella
sua
origine
obiettiva
alla
Francia
,
all
'
Inghilterra
e
alla
Germania
,
in
eguale
misura
.
Non
starò
qui
a
ripetere
ciò
che
dissi
in
altra
lettera
,
della
forma
di
pensiero
che
derivossi
nella
mente
dei
nostri
due
autori
per
lo
stadio
a
cui
era
giunta
,
nella
loro
giovinezza
,
la
coltura
intellettuale
dei
tedeschi
,
e
la
filosofia
in
ispecie
,
mentre
l
'
hegelismo
appunto
,
o
si
perdeva
nei
rigagnoli
di
una
nuova
scolastica
,
o
dava
luogo
ad
un
nuovo
e
più
poderoso
criticismo
.
Ma
era
pur
lì
la
grande
industria
inglese
con
tutte
le
miserie
che
l
'
accompagnavano
,
e
col
contraccolpo
ideologico
di
Owen
,
e
con
quello
pratico
dell
'
agitazione
cartista
.
Ma
eran
pur
lì
le
scuole
del
socialismo
francese
,
e
la
tradizione
rivoluzionaria
dell
'
Occidente
,
che
si
derivava
già
nelle
forme
del
comunismo
d
'
indole
modernamente
proletaria
.
Che
cos
'
è
il
Capitale
,
se
non
la
critica
di
quella
economia
,
che
,
come
rivoluzione
pratica
e
come
rappresentazione
teorica
di
questa
stessa
rivoluzione
,
era
venuta
a
piena
maturità
nella
sola
Inghilterra
,
fin
verso
il
'60
,
e
in
Germania
cominciava
appena
?
Che
cosa
è
il
Manifesto
dei
Comunisti
,
se
non
la
chiusa
e
la
esplicazione
del
socialismo
,
o
latente
,
o
palese
nei
movimenti
operai
di
Francia
e
d
'
Inghilterra
?
Ma
tutte
queste
cose
furono
continuate
e
portate
a
compimento
di
critica
,
la
filosofia
di
Hegel
non
esclusa
,
con
quella
critica
immanente
,
che
è
la
dialettica
con
le
sue
inversioni
;
ossia
,
per
via
di
quel
negare
,
che
non
è
contenziosa
e
avvocatesca
contrapposizione
di
concetto
a
concetto
,
di
opinione
ad
opinione
,
ma
che
invece
invera
ciò
che
nega
,
perché
in
ciò
che
nega
e
supera
,
trova
o
la
condizione
(
di
fatto
)
,
o
la
premessa
(
concettuale
)
del
procedere
stesso
(
)
.
Francia
e
Inghilterra
possono
ripigliare
,
senza
parere
che
compiano
un
atto
di
mera
imitazione
,
la
loro
parte
nella
elaborazione
del
materialismo
storico
.
Perché
i
francesi
non
avrebbero
oramai
da
scrivere
dei
libri
veramente
critici
su
Fourier
e
Saint
-
Simon
,
in
quanto
furono
,
e
nella
misura
in
cui
furono
,
veri
precursori
del
socialismo
contemporaneo
?
Non
c
è
occasione
a
lavorare
letterariamente
sui
moti
rivoluzionarii
dal
1830
al
1848
,
in
modo
si
veda
,
che
la
dottrina
del
Manifesto
non
fu
la
negazione
di
quelli
,
ma
il
loro
aboutissant
è
risolvente
?
A
riscontro
di
quel
18
Brumaio
di
Marx
,
che
,
pur
essendo
uno
scritto
genialissimo
,
e
nell
'
intento
suo
insuperabile
,
riman
sempre
un
opuscolo
di
occasione
e
di
tinta
pubblicistica
,
non
sarebbe
il
caso
di
comporre
una
meditata
storia
del
Colpo
di
stato
?
Ma
la
Comune
non
aspetta
ancora
la
sua
definitiva
trattazione
critica
?
Ma
la
Grande
Rivoluzione
,
intorno
alla
quale
esiste
una
letteratura
colossale
,
quanto
all
'
insieme
,
e
singolarmente
minutissima
quanto
ai
particolari
,
fu
mai
fino
ad
ora
trattata
a
fondo
in
tutto
l
'
intrinseco
del
sommovimento
delle
classi
che
vi
presero
parte
,
e
come
caso
esemplare
di
sociologia
economica
?
A
farla
breve
,
tutta
la
storia
moderna
di
Francia
e
d
'
Inghilterra
non
offre
essa
forse
agli
studiosi
un
più
largo
e
sicuro
capitolo
d
'
illustrazioni
al
materialismo
storico
,
di
quello
che
non
potessero
fino
a
poco
tempo
fa
offrirlo
le
condizioni
della
Germania
?
Queste
furono
,
nel
fatto
,
dalla
guerra
dei
trent
anni
in
poi
,
grandemente
intricate
pei
sopraggiunti
impedimenti
allo
sviluppo
,
e
nelle
teste
di
quelli
,
che
sopra
luogo
le
osservarono
,
rimasero
quasi
sempre
come
involute
in
varie
specie
di
nebulosità
ideologica
-
nebulosità
che
muoverebbe
a
riso
i
cronisti
fiorentini
del
secolo
XIV
.
Mi
son
fermato
su
questi
particolari
,
non
per
darmi
l
'
aria
di
consigliere
della
Francia
,
ma
per
aver
modo
di
osservare
da
ultimo
,
che
,
data
la
forma
dei
cervelli
di
lingue
latine
,
non
è
cosa
agevole
il
fare
entrare
in
essi
le
nuove
idee
,
se
altri
s
'
indugi
a
rappresentarle
esclusivamente
come
forme
astratte
del
pensiero
;
mentre
riescono
a
penetrarvi
,
con
pronto
e
suggestivo
effetto
,
quando
vengano
plasmate
in
racconti
e
in
esposizioni
,
che
in
qualche
modo
rassomiglino
ai
prodotti
dell
'
arte
.
Torno
per
un
momento
su
la
questione
del
tradurre
.
L
'
Antidühring
è
il
libro
che
prima
di
ogni
altro
conviene
che
entri
nella
circolazione
internazionale
.
Pochi
libri
io
conosco
,
che
possano
stargli
a
paro
,
per
densità
di
pensiero
,
per
molteplicità
di
punti
di
vista
,
per
duttilità
di
penetrazione
suggestiva
.
Può
essere
una
medicina
mentis
per
la
gioventù
intellettuale
,
che
di
solito
si
volge
,
incerta
di
sé
e
con
criterii
assai
vaghi
,
a
ciò
che
genericamente
ha
nome
di
socialismo
:
e
così
fu
nel
tempo
in
cui
apparve
,
come
ne
andò
scrivendo
un
tre
anni
fa
il
Bernstein
,
in
una
specie
di
commemorazione
pubblicata
nella
Neue
Zeit
.
Nella
letteratura
socialistica
rimane
quello
il
libro
insuperato
.
Ma
quel
libro
non
è
tetico
,
anzi
è
antitetico
.
Salvo
i
brani
isolabili
,
come
son
quelli
i
quali
presero
corpo
di
opuscolo
per
sé
stante
,
che
fa
da
un
pezzo
il
giro
del
mondo
(
Del
passaggio
del
socialismo
dall
'
utopia
alla
scienza
)
,
quel
libro
ha
a
suo
filo
conduttore
la
critica
del
signor
Dühring
,
in
quanto
ei
fu
inventore
di
una
filosofia
e
d
'
un
socialismo
a
modo
suo
.
Or
qual
persona
,
che
non
viva
nella
cerchia
dei
professanti
scienza
,
e
quanti
non
tedeschi
hanno
proprio
il
dovere
d
interessarsi
del
signor
Dühring
?
Ogni
nazione
ha
,
pur
troppo
,
i
suoi
Dühring
.
Un
Engels
di
altra
nazione
,
chi
sa
quali
altri
anti
-
chi
sa
che
cosa
avrebbe
scritto
o
scriverebbe
.
L
'
effetto
vero
di
quel
libro
mi
pare
debba
esser
questo
su
i
socialisti
di
altri
paesi
e
lingue
,
che
li
abiliti
a
fornirsi
di
quelle
attitudini
critiche
,
che
giovano
per
iscrivere
tutti
gli
altri
anti
-
x
occorrenti
a
combattere
ogni
altra
qualche
cosa
,
che
imbarazzi
od
inficii
il
socialismo
,
in
nome
di
tante
sociologie
pullulanti
d
'
ogni
parte
.
Le
armi
e
i
modi
della
critica
devono
,
da
paese
a
paese
,
subire
la
legge
della
variabilità
e
dell
'
adattamento
.
Curare
il
malato
e
non
la
malattia
;
-
in
ciò
consiste
la
modernità
della
medicina
.
A
fare
altrimenti
di
così
,
si
rischia
d
'
incorrere
nella
sorte
toccata
agli
hegeliani
,
che
vennero
su
in
Italia
dal
1840
al
1880
,
e
specie
nel
Mezzogiorno
,
anzi
a
Napoli
.
Furono
in
parte
dei
semplici
epigoni
,
ma
alcuni
furono
pensatori
di
polso
.
Nel
tutt
'
insieme
rappresentavano
una
corrente
rivoluzionaria
di
gran
conto
,
a
petto
del
tradizionale
scolasticismo
,
dello
spiritualismo
alla
francese
e
della
filosofia
del
così
detto
buon
senso
.
Di
tal
movimento
pur
qualcosa
s
'
è
risaputo
in
Francia
;
perché
fu
uno
di
questi
hegeliani
,
e
non
il
più
profondo
e
forte
di
tutti
,
il
Vera
(
)
,
che
dette
alla
Francia
appunto
le
più
leggibili
traduzioni
,
con
copiosissimi
commenti
,
di
alcune
delle
opere
fondamentali
di
Hegel
.
Di
tutto
quel
movimento
s
'
è
perduta
ora
da
noi
la
traccia
e
la
memoria
,
nel
giro
di
così
pochi
anni
.
Gli
scritti
di
quei
pensatori
non
si
trovano
che
dai
rivenditori
di
anticaglie
e
di
bagattelle
librarie
.
Cotesta
dispersione
nel
nulla
di
tutta
una
attività
scientifica
,
non
certo
irrilevante
,
non
è
solo
dovuta
alle
vicende
non
sempre
belle
e
laudabili
della
vita
universitaria
,
né
al
solo
dilagare
epidemico
del
positivismo
che
manda
qua
e
là
frutti
che
paiono
scienza
da
demi
-
monde
,
ma
a
ragioni
più
intrinseche
.
Quegli
hegeliani
scrissero
,
e
insegnarono
,
e
disputarono
come
se
stessero
,
non
a
Napoli
,
ma
a
Berlino
,
o
non
so
dove
.
Conversavano
mentalmente
coi
loro
Camarades
d
Allemagne
(
)
.
Rispondevano
dalla
cattedra
o
negli
scritti
alle
obiezioni
di
critici
noti
a
loro
soltanto
;
facendo
così
un
dialogo
,
che
a
lettori
e
uditori
parea
monologo
.
Non
riuscirono
a
plasmare
le
loro
trattazioni
e
la
loro
dialettica
in
libri
,
che
apparissero
qual
nuovo
acquisto
intellettuale
della
nazione
.
Cotesto
non
piacevole
e
non
lusinghiero
ricordo
mi
stava
innanzi
alla
mente
,
quando
,
quasi
repugnante
,
mi
misi
a
scrivere
il
primo
dei
due
miei
saggi
di
materialismo
storico
,
ai
quali
ora
non
c
'
è
ragione
io
non
ne
faccia
succedere
degli
altri
.
Mi
domandava
più
volte
:
ma
da
che
parte
devo
rifarmi
,
per
dir
cose
,
che
ai
lettori
italiani
non
tornino
ostiche
,
straniere
e
strane
?
Mi
dire
che
io
son
riuscito
:
e
così
sia
.
Non
sarebbe
un
caso
singolare
di
scortesia
,
che
io
volessi
ribattere
,
ragionando
,
da
arbitro
,
di
me
e
delle
lodi
che
voi
mi
fate
?
Nel
leggere
-
così
scrivevo
a
un
di
presso
cinque
anni
fa
ad
Engels
la
Heilige
Familie
,
mi
son
ricordato
degli
hegeliani
di
Napoli
,
in
mezzo
ai
quali
io
vissi
da
giovanissimo
,
e
mi
pare
di
avere
inteso
e
assaporato
quel
libro
,
più
che
non
possa
riuscire
a
molti
,
cui
mancano
al
presente
i
dati
proprii
e
intuitivi
di
quel
curioso
umorismo
.
Mi
parea
di
averla
vista
io
stesso
da
vicino
quella
curiosa
coterie
di
Charlottenburg
,
da
Marx
e
da
voi
così
singolarmente
persiflée
.
Mi
si
ripresentava
allo
spirito
,
più
che
tutti
gli
altri
,
un
professore
di
estetica
,
originalissimo
e
genialissimo
uomo
,
che
deduceva
i
romanzi
di
Balzac
,
costruiva
la
cupola
di
S
.
Pietro
e
disponeva
in
serie
genetica
gl
'
istrumenti
musicali
;
e
pian
piano
,
di
negazione
in
negazione
,
e
con
la
negazione
della
negazione
,
giunse
da
ultimo
alla
metafisica
dell
'
inconoscibile
,
che
,
ignaro
come
ei
fu
sempre
dello
Spencer
,
e
anzi
a
guisa
di
uno
Spencer
non
glorificato
,
chiamò
l
'
innominabile
.
Anch
'
io
da
giovane
vissi
in
quella
specie
di
palestra
,
e
non
me
ne
rincresce
;
vissi
per
anni
con
l
'
animo
diviso
fra
Hegel
e
Spinoza
:
di
quello
difesi
,
con
giovanile
ingenuità
,
la
dialettica
contro
lo
Zeller
che
iniziava
il
neokantismo
;
di
questo
sapevo
a
memoria
gli
scritti
,
e
ne
esposi
,
con
intendimento
di
innamorato
,
la
teoria
degli
affetti
e
delle
passioni
.
Ora
tutte
coteste
cose
mi
tornano
nella
memoria
come
lontanissima
preistoria
.
Avrò
subita
anch
'
io
la
mia
negazione
della
negazione
?
Voi
mi
spronate
a
scrivere
di
comunismo
:
ma
io
temo
sempre
di
far
di
cosa
di
nessun
valore
quanto
alle
forze
mie
,
e
di
poco
effetto
quanto
all
'
Italia
.
E
lui
a
rispondermi
...
;
ma
qui
faccio
punto
.
Mi
pare
sia
cosa
presso
che
incivile
il
riprodurre
senza
urgente
ragione
di
pubblico
interesse
,
le
lettere
private
,
specie
a
breve
tempo
dalla
morte
di
chi
le
scrisse
.
In
tutti
i
casi
,
anche
stralciando
da
tali
lettere
private
ciò
che
può
esservi
di
puramente
occasionale
,
e
serbandone
solo
ciò
che
è
di
dottrina
e
di
scienza
,
esse
fan
sempre
poca
fede
e
son
di
poco
peso
,
a
fronte
degli
scritti
meditatamente
destinati
alla
pubblicità
.
Col
crescere
dell
'
interesse
per
il
materialismo
storico
,
e
nel
difetto
di
una
letteratura
,
che
estesamente
e
partitamente
lo
illustri
,
s
'
è
dato
il
caso
che
Engels
,
negli
ultimi
anni
di
sua
vita
,
qual
professore
che
non
sieda
in
cattedra
,
fosse
interrogato
,
e
anzi
tormentato
di
continuo
con
infinite
domande
da
parte
di
molti
,
che
si
iscrivevano
spontanei
da
studenti
liberi
nella
vagante
ed
eslege
Università
del
socialismo
.
Di
qui
le
lettere
che
furon
pubblicate
,
e
quelle
altre
molte
,
che
son
rimaste
inedite
.
In
quelle
tre
lettere
,
che
il
Devenir
Social
riprodusse
recentemente
da
una
rivista
di
Berlino
e
da
un
giornale
di
Lipsia
,
apparisce
chiaro
come
fosse
in
lui
una
certa
temenza
,
che
il
marxismo
diventasse
troppo
presto
una
dottrina
a
buon
mercato
.
A
molti
dei
professanti
la
scienza
,
non
nella
vagante
Università
del
popolo
di
là
da
venire
,
ma
in
questa
che
realmente
esiste
nella
presente
società
ufficiale
,
capita
d
'
esser
messi
fra
l
'
uscio
e
il
muro
dagli
studenti
e
dagli
studiosi
,
perché
,
uno
pede
stantes
,
rispondano
ad
ogni
quesito
,
come
chi
avesse
stampata
nel
cervello
la
ragione
universale
delle
cose
.
I
più
vanitosi
fra
i
professori
,
per
non
ismentire
la
ieratica
sacramentalità
della
scienza
,
e
come
se
questa
consistesse
del
tutto
nella
materialità
del
conosciuto
,
e
non
principalmente
nella
virtuosità
e
correttezza
formale
dell
'
atto
del
sapere
,
rispondono
difilato
,
riuscendo
a
fare
assai
di
sovente
la
satira
di
se
stessi
,
da
imitatori
del
saporitissimo
Mefistofele
in
maschera
di
maestro
in
tutte
e
quattro
le
facoltà
.
Pochi
hanno
la
socratica
rassegnazione
di
rispondere
:
non
so
,
ma
so
di
non
sapere
,
e
so
che
si
potrà
sapere
,
ed
io
stesso
potrò
sapere
,
se
avrò
compiuti
gli
atti
di
sforzo
,
ossia
di
lavoro
,
che
occorre
per
sapere
,
-
e
se
mi
date
degli
anni
indefiniti
,
con
l
'
indefinita
attitudine
dell
'
applicazione
metodica
del
lavoro
,
io
potrò
indefinitamente
saper
quasi
tutto
.
Ed
ecco
in
che
cosa
consiste
quel
capovolgimento
pratico
della
teorica
della
conoscenza
,
che
è
insito
al
materialismo
storico
.
Ogni
atto
di
pensiero
è
uno
sforzo
;
cioè
un
lavoro
nuovo
.
A
compierlo
occorrono
innanzi
tutto
i
materiali
dell
'
esperienza
depurata
,
e
gl
'
istrumenti
metodici
,
resi
familiari
e
maneggevoli
dal
lungo
uso
.
Non
c
'
è
dubbio
,
che
il
lavoro
compiuto
,
ossia
il
pensiero
prodotto
,
agevoli
i
nuovi
sforzi
diretti
alla
produzione
di
novello
pensiero
;
in
prima
,
perché
i
prodotti
precedenti
rimangono
obiettivati
nei
mezzi
intuitivi
dello
scritto
e
delle
altre
arti
rappresentative
,
e
,
in
secondo
luogo
,
perché
l
'
energia
in
noi
internamente
accumulata
penetra
e
investe
il
nuovo
lavoro
,
qual
ritmo
del
procedimento
,
nella
qual
cosa
(
ossia
nel
ritmo
)
consiste
appunto
il
metodo
della
memoria
,
del
ragionamento
,
dell
'
espressione
,
della
comunicativa
,
e
così
via
.
Ma
macchine
pensanti
non
si
diventa
mai
!
Tutte
le
volte
che
ci
mettiamo
nuovamente
a
pensare
,
oltre
che
ci
necessitano
sempre
i
mezzi
e
gl
'
incentivi
esterni
ed
obiettivi
della
materia
empirica
,
ci
occorre
ancora
uno
sforzo
adeguato
per
passare
dagli
stati
più
elementari
della
vita
psichica
a
quello
stadio
superiore
derivato
e
complesso
,
che
è
il
pensiero
,
nel
quale
non
possiamo
mantenerci
,
se
non
per
atto
di
attenzione
volontaria
,
che
ha
intensità
e
durata
di
speciale
e
non
sorpassabile
misura
.
Cotesto
lavoro
,
che
a
noi
si
rivela
nella
nostra
diretta
ed
immediata
coscienza
,
qual
fatto
,
che
ci
concerna
solo
in
quanto
siamo
persone
singole
e
circoscritte
dalla
nostra
naturale
individuazione
,
non
si
avvera
in
ciascun
di
noi
,
se
non
in
quanto
noi
siamo
appunto
,
nell
'
ambiente
della
convivenza
,
esseri
socialmente
e
quindi
anche
storicamente
condizionati
.
I
mezzi
della
convivenza
sociale
,
che
sono
,
da
un
lato
le
condizioni
e
gl
'
istrumenti
,
e
dall
'
altro
i
prodotti
della
collaborazione
variamente
specificata
,
costituiscono
,
al
di
là
di
ciò
che
offre
a
noi
la
natura
propriamente
detta
,
la
materia
e
gl
'
incentivi
della
nostra
formazione
interiore
.
Di
qui
nascono
gli
abiti
secondarii
,
derivati
e
complessi
,
pei
quali
,
di
là
dai
termini
della
nostra
corporea
configurazione
,
sentiamo
il
nostro
proprio
io
come
la
parte
di
un
noi
,
il
che
vuol
dire
,
in
concreto
,
di
un
modo
di
vivere
,
di
un
costume
,
di
una
istituzione
,
di
uno
stato
,
di
una
chiesa
,
di
una
patria
,
di
una
tradizione
storica
,
e
così
via
.
In
coteste
correlazioni
di
consociazione
pratica
,
che
corrono
da
individuo
a
individuo
,
han
la
loro
radice
e
hanno
il
loro
fondamento
obiettivo
e
prosaico
tutte
quelle
varie
rappresentazioni
ideologiche
di
spirito
pubblico
,
di
psiche
sociale
,
di
coscienza
etnica
,
e
così
via
,
intorno
alle
quali
,
come
gente
che
pigli
per
enti
e
sostanze
i
rapporti
e
le
relazioni
,
speculano
,
da
metafisici
di
pessima
scuola
,
i
sociologisti
e
psicologisti
,
che
io
chiamerei
simbolisti
e
simboleggianti
.
In
questi
medesimi
rapporti
pratici
nascono
le
comuni
correnti
,
per
le
quali
il
pensiero
individuo
,
e
la
scienza
che
ne
deriva
,
son
vere
e
proprie
funzioni
sociali
.
E
così
siamo
daccapo
nella
filosofia
della
praxis
,
che
è
il
midollo
del
materialismo
storico
.
Questa
è
la
filosofia
immanente
alle
cose
su
cui
filosofeggia
.
Dalla
vita
al
pensiero
,
e
non
già
dal
pensiero
alla
vita
;
ecco
il
processo
realistico
.
Dal
lavoro
,
che
è
un
conoscere
operando
,
al
conoscere
come
astratta
teoria
:
e
non
da
questo
a
quello
.
Dai
bisogni
,
e
quindi
dai
varii
stati
interni
di
benessere
e
di
malessere
,
nascenti
dalla
soddisfazione
o
insoddisfazione
dei
bisogni
,
alla
creazione
mitico
-
poetica
delle
ascoste
forze
della
natura
:
e
non
viceversa
.
In
questi
pensieri
è
il
segreto
di
una
asserzione
di
Marx
,
che
è
stata
per
molti
un
rompicapo
,
che
egli
avesse
,
cioè
,
arrovesciata
(
)
la
dialettica
di
Hegel
:
il
che
vuol
dire
,
in
prosa
corrente
,
che
alla
semovenza
ritmica
d
'
un
pensiero
per
sé
stante
(
-
la
generatio
aequivoca
delle
idee
!
-
)
rimane
sostituita
la
semovenza
delle
cose
,
delle
quali
il
pensiero
è
da
ultimo
un
prodotto
.
In
fine
,
il
materialismo
storico
?
ossia
la
filosofia
della
praxis
,
in
quanto
investe
tutto
l
uomo
storico
e
sociale
,
come
mette
termine
ad
ogni
forma
d
'
idealismo
,
che
consideri
le
cose
empiricamente
esistenti
qual
riflesso
,
riproduzione
,
imitazione
,
esempio
,
conseguenza
o
come
altro
dicasi
,
d
'
un
pensiero
,
come
che
siasi
,
presupposto
,
così
è
la
fine
anche
del
materialismo
naturalistico
,
nel
senso
fino
a
pochi
anni
fa
tradizionale
della
parola
.
La
rivoluzione
intellettuale
,
che
ha
condotto
a
considerare
come
assolutamente
obiettivi
i
processi
della
storia
umana
,
è
coeva
e
rispondente
a
quell
'
altra
rivoluzione
intellettuale
,
che
è
riuscita
a
storicizzare
la
natura
fisica
.
Questa
non
è
più
,
per
alcun
uomo
pensante
,
un
fatto
,
che
non
fu
mai
in
fieri
,
un
avvenuto
che
non
è
mai
divenuto
,
un
eterno
stante
che
non
proceda
,
e
molto
meno
il
creato
d
'
una
volta
sola
,
che
non
sia
la
creazione
di
continuo
in
atto
.
V
.
Roma
,
24
maggio
'97
Ripigliando
al
punto
dov
'
ero
rimasto
l
'
altra
volta
,
mi
pare
voi
abbiate
pienamente
ragione
di
rimettere
in
campo
il
problema
della
filosofia
in
generale
.
Mi
riferisco
,
così
dicendo
,
non
solo
alla
vostra
Prefazione
,
che
io
vado
quasi
moltiplicando
di
effetto
in
questo
mio
prolungato
conversar
per
iscritto
,
ma
anche
ad
alcuni
vostri
articoli
nel
Devenir
Social
,
e
,
inoltre
,
a
parecchie
delle
lettere
private
,
che
avete
avuto
la
cortesia
d
indirizzarmi
.
Vi
dà
pensiero
,
in
fondo
,
che
il
materialismo
storico
possa
apparire
come
campato
in
aria
,
fino
a
che
abbia
di
contro
a
sé
delle
altre
filosofie
,
con
le
quali
non
armonizzi
,
e
fino
a
quando
non
si
trovi
modo
di
sviluppare
la
filosofia
,
che
gli
è
propria
,
come
quella
che
è
insita
ed
immanente
ai
suoi
assunti
e
alle
sue
premesse
.
Ho
capito
bene
?
Voi
accennate
esplicitamente
alla
psicologia
,
all
'
etica
,
e
alla
metafisica
.
Con
quest
'
ultimo
termine
intendete
di
significare
ciò
che
io
,
per
effetto
di
altri
abiti
dello
spirito
e
di
altre
maniere
di
trattazione
didattica
,
chiamerei
per
es
.
:
Dottrina
generale
,
o
della
Conoscenza
,
o
delle
Forme
fondamentali
del
pensiero
,
e
cosi
via
,
a
un
di
presso
,
o
per
eccesso
di
cautela
,
o
per
tema
di
non
incorrere
in
equivocazione
,
ed
anche
per
non
urtare
in
certi
pregiudizii
.
Passo
,
però
,
sopra
a
cotesti
accessorii
terminologici
;
tanto
perché
noi
,
in
fatto
di
scienza
,
non
siam
tenuti
a
starcene
al
significato
che
i
termini
hanno
nella
comune
esperienza
e
nella
comune
intuizione
(
quando
,
come
nella
vita
ordinaria
,
non
c
'
è
dato
di
chiamare
altrimenti
che
pane
il
pane
)
;
ma
quei
significati
fissiamo
noi
stessi
,
ponendo
e
sviluppando
i
concetti
,
che
vogliamo
compendiariamente
formulare
con
una
parola
di
convenzione
.
Si
starebbe
freschi
a
voler
dedurre
il
significato
ed
il
contenuto
per
es
.
della
chimica
dall
'
etimo
di
tal
parola
:
ci
troveremmo
di
faccia
all
'
Egitto
antichissimo
,
anzi
al
nome
che
significa
la
terra
gialliccia
dai
due
lati
delle
sponde
del
Nilo
e
fino
ai
monti
!
Vi
lascio
in
pace
in
compagnia
della
parola
metafisica
,
se
in
questa
v
'
accomoda
d
'
acquietarvi
.
Frivolezze
!
Se
un
estensore
di
catalogo
cacciasse
domani
nella
rubrica
dei
metà
physiká
i
Primi
principii
dell
'
oramai
indispensabile
Spencer
,
non
farebbe
nulla
di
più
e
nulla
di
meno
di
quel
che
fece
il
bibliotecario
ai
Pergamo
nell
'
appiccicare
cotale
etichetta
a
quei
vani
trattati
di
prima
filosofia
(
Aristotele
non
usa
altro
termine
a
denotarli
)
,
che
nessuna
cura
di
vecchi
commentatori
,
né
di
critici
moderni
,
è
riuscita
a
ridurre
mai
alla
trasparenza
e
conseguenza
di
libro
giunto
a
perfezione
.
Chi
sa
quanti
sarebbero
lieti
ora
di
scovrire
,
che
in
fin
delle
fini
il
vecchio
Stagirita
,
che
ha
ingombrato
di
sé
le
menti
degli
uomini
per
tanti
secoli
,
ed
è
stato
insegna
a
tante
battaglie
dello
spirito
,
non
fu
se
non
un
altro
Spencer
d
'
altri
tempi
,
che
,
magari
per
sola
colpa
dei
tempi
,
scrisse
in
greco
,
e
anche
maluccio
.
La
tradizione
non
dee
pesare
sopra
di
noi
come
un
incubo
,
come
un
impedimento
,
come
un
impaccio
,
come
oggetto
di
culto
e
di
stupida
reverenza
;
e
siamo
bene
intesi
di
ciò
:
-
ma
,
d
'
altra
parte
,
la
tradizione
è
ciò
che
ci
tiene
nella
storia
,
il
che
è
quanto
dire
,
che
è
ciò
che
ci
ricollega
alle
condizioni
faticosamente
acquisite
,
le
quali
agevolano
il
lavoro
nuovo
e
rendono
possibile
il
progresso
.
A
fare
altrimenti
si
è
bestie
;
perché
il
solo
lavorio
secolare
della
storia
differenzia
noi
dagli
animali
.
E
poi
,
inoltre
,
nessun
che
si
metta
a
studiare
,
sia
pur
nel
modo
più
concreto
,
empirico
,
particolare
,
minuto
e
circostanziato
,
un
qualunque
lato
della
realtà
,
può
rifiutarsi
mai
di
ammettere
,
che
a
un
certo
punto
si
è
come
assaliti
dal
bisogno
di
ripensare
alle
forme
generali
(
ossia
alle
categorie
)
,
che
son
ricorrenti
negli
atti
particolari
del
pensiero
(
unità
,
pluralità
,
totalità
,
condizione
,
fine
,
ragion
d
'
essere
,
causa
,
effetto
,
progressione
,
finito
,
infinito
e
così
via
)
.
Ora
,
per
poco
che
in
questa
nuova
curiosità
ci
soffermiamo
,
i
problemi
universali
della
conoscenza
ci
s
'
impongono
;
ossia
,
ci
appariscono
come
necessariamente
dati
:
-
e
in
questa
inevitabile
suggestione
ha
origine
e
sede
anche
ciò
che
voi
chiamate
metafisica
,
e
che
può
chiamarsi
altrimenti
.
Tutto
sta
a
sapere
come
cotesti
dati
vengano
poi
da
noi
maneggiati
.
La
nota
caratteristica
,
parlando
,
s
'
intende
,
molto
genericamente
,
del
pensiero
classico
(
dico
dei
greci
)
,
è
una
certa
ingenuità
nell
'
uso
e
nella
trattazione
di
tali
concetti
.
La
nota
caratteristica
della
filosofia
moderna
,
e
qui
di
nuovo
molto
per
le
generali
,
è
il
dubbio
metodico
,
e
quindi
il
criticismo
,
che
accompagna
,
a
guisa
di
sospettosa
cautela
,
l
'
uso
di
tali
forme
,
così
nell
'
intrinseco
,
come
nella
portata
estensiva
.
Ciò
che
decide
di
tale
passaggio
dalla
ingenuità
alla
critica
è
la
osservazione
metodica
(
scarsa
per
estensione
e
per
sussidii
negli
antichi
)
,
e
,
più
che
l
'
osservazione
,
l
'
esperimento
volontariamente
e
tecnicamente
condotto
(
che
mancò
quasi
del
tutto
agli
antichi
)
.
Sperimentando
,
noi
diventiamo
collaboratori
della
natura
;
-
noi
produciamo
ad
arte
ciò
che
la
natura
da
per
sé
produce
.
Esperimentando
ad
arte
,
le
cose
cessan
dall
'
esser
per
noi
dei
meri
obietti
rigidi
della
visione
perché
si
vanno
,
anzi
,
generando
sotto
la
nostra
guida
;
e
il
pensiero
cessa
dall
'
essere
un
presupposto
,
o
un
'
anticipazione
paradigmatica
delle
cose
,
anzi
diventa
concreto
,
perché
cresce
con
le
cose
,
a
intelligenza
delle
quali
viene
progressivamente
concrescendo
.
L
'
esperimento
ad
arte
e
metodico
finisce
da
ultimo
per
indurci
nella
persuasione
di
questa
verità
semplicissima
:
che
anche
prima
che
nascesse
la
scienza
,
e
in
tutti
gli
uomini
che
alla
scienza
non
arrivano
,
le
attività
interiori
,
compreso
l
'
uso
della
ovvia
riflessione
,
sono
come
un
venir
crescendo
,
per
la
sollecitazione
dei
bisogni
,
di
noi
in
noi
stessi
,
e
cioè
un
generarsi
di
nuove
condizioni
,
successivamente
elaborate
(
)
.
Anche
per
questo
rispetto
il
materialismo
storico
è
la
chiusa
di
un
lungo
sviluppo
.
Esso
giustifica
perfino
il
processo
storico
del
sapere
scientifico
facendo
questo
sapere
qualitativamente
consono
e
quantitativamente
proporzionale
alla
capacità
del
lavoro
;
cioè
facendolo
rispettivo
ai
bisogni
.
Torno
a
voi
,
e
vi
do
ragione
per
la
staffilata
che
aggiustate
all
'
agnosticismo
.
Esso
è
il
pendant
inglese
del
neokantismo
tedesco
:
con
un
notevole
divario
però
.
Questo
,
il
neokantismo
,
non
rappresenta
,
in
conclusione
,
se
non
una
corrente
accademica
,
che
ci
ha
dato
,
con
una
più
chiara
conoscenza
di
Kant
,
una
utile
letteratura
da
eruditi
;
mentre
quello
,
l
'
agnosticismo
,
per
la
sua
diffusione
popolare
,
è
un
fatto
sintomatico
della
presente
condizione
di
certe
classi
sociali
.
I
socialisti
avrebbero
tutte
le
ragioni
di
credere
,
che
quel
fatto
sintomatico
sia
uno
degli
indizi
della
decadenza
della
borghesia
.
Fa
,
certo
,
un
malinconico
contrasto
con
la
eroica
securtà
del
vero
,
che
assiste
il
pensiero
nei
prodromi
della
storia
moderna
(
Bruno
e
Spinoza
!
)
,
con
l
'
asseveranza
da
Convenzionali
,
che
fu
propria
dei
pensatori
del
secolo
passato
fino
a
venir
poi
giù
giù
alla
filosofia
classica
di
Germania
,
ed
anche
con
la
precisione
dei
metodi
esplorativi
,
i
quali
hanno
ai
tempi
nostri
allargato
di
tanto
il
dominio
del
pensiero
su
la
natura
.
Ha
l
'
aria
della
paurosa
rassegnazione
.
Manca
del
carattere
essenziale
ad
ogni
filosofia
,
secondo
Hegel
,
ossia
del
coraggio
della
verità
.
Un
qualcuno
di
quei
marxisti
,
che
inducono
così
senz
'
altro
,
a
bruciapelo
,
dalle
condizioni
economiche
ai
riflessi
ideologici
,
come
chi
issofatto
traducesse
i
segni
stenografici
,
potrebbe
quasi
dire
,
che
cotesto
Inconoscibile
,
tanto
celebrato
da
una
vasta
setta
di
quietisti
della
ragione
,
è
segno
già
che
lo
spirito
dell
'
epoca
borghese
non
è
più
atto
a
guardare
perspicuamente
nell
'
ordinamento
del
mondo
,
perché
il
capitalismo
,
dal
quale
esso
toglie
l
'
orientazione
,
è
già
in
se
fradicio
;
e
,
per
ciò
,
molti
,
nell
'
istintiva
coscienza
della
prossima
rovina
,
si
dànno
ad
una
specie
di
religione
dell
'
imbecillità
.
Simile
asserto
potrebbe
sembrare
per
fino
ingegnosamente
bello
,
pur
rimanendo
non
dimostrabile
:
sebbene
poi
rassomigli
a
molte
delle
sciocchezze
,
che
furon
dette
da
tanti
in
nome
dell
'
interpretazione
economica
della
storia
(
)
.
E
invece
,
io
dico
,
che
cotesto
agnosticismo
ci
rende
un
grande
servigio
.
Fermandosi
gli
agnosticisti
a
dire
e
a
ripetere
,
che
non
è
dato
di
conoscere
la
cosa
in
sé
,
l
'
intimissimo
della
natura
,
la
causa
ultima
e
il
fondo
dei
fenomeni
,
essi
per
un
'
altra
via
,
ossia
a
modo
loro
,
come
gente
,
cioè
,
che
rimpianga
l
'
impossibile
,
vengono
a
quello
stesso
resultato
al
quale
arriviamo
noi
,
non
con
rimpianto
ma
da
realisti
che
non
cercano
l
aiuto
della
immaginazione
,
e
cioè
:
che
non
si
può
pensare
se
non
su
quello
che
noi
possiamo
sperimentare
,
in
lato
senso
,
noi
stessi
.
Guardiamo
a
ciò
che
è
accaduto
nel
campo
della
psicologia
;
fu
fugata
,
da
un
canto
,
la
illusione
ideologica
,
che
i
fatti
psichici
si
spieghino
assumendone
a
sostanziale
subietto
un
ente
iperfisico
;
-
fu
bandita
,
dall
'
altro
canto
,
la
volgarità
,
più
materiale
che
materialistica
,
essere
il
pensiero
una
secrezione
del
cervello
;
-
fu
fissata
l
'
inerenza
dei
fatti
psichici
nello
specificato
organismo
,
in
quanto
l
'
organismo
stesso
è
un
processo
di
formazione
,
e
in
quanto
i
fatti
psichici
sono
la
interiorità
dell
'
attività
dei
nervi
,
ossia
questa
attività
in
quanto
è
coscienza
;
-
fu
respinta
la
grossolana
ipotesi
del
materialismo
semplicistico
,
che
cotesta
interiorità
,
la
quale
si
conserva
e
si
complica
,
per
il
solo
fatto
che
noi
ne
scovriamo
giorno
per
giorno
le
rispettive
condizioni
nei
centri
nervosi
,
in
quanto
è
interiorità
,
ossia
funzione
di
coscienza
,
possa
essere
estensivamente
osservata
;
-
ed
eccoci
arrivati
alla
scienza
psichica
,
che
è
impreciso
,
per
non
dire
erroneo
,
di
chiamare
psicologia
senza
l
'
anima
,
ma
bisogna
denominare
scienza
dei
prodotti
psichici
senza
il
mito
della
sostanza
spirituale
.
Quando
Engels
nell
'
Antidühring
usava
della
parola
metafisica
in
senso
peggiorativo
,
intendeva
appunto
di
riferirsi
a
quelle
maniere
di
pensare
,
ossia
di
concepire
,
di
inferire
,
di
esporre
,
che
son
l
'
opposto
della
considerazione
genetica
,
e
quindi
(
subordinatamente
)
dialettica
delle
cose
.
Tali
maniere
son
contrassegnate
da
questi
due
caratteri
:
in
prima
dal
fissare
,
come
per
sé
stanti
,
e
del
tutto
indipendenti
l
'
uno
dall
'
altro
,
quei
termini
del
pensiero
,
i
quali
in
verità
son
termini
solo
in
quanto
rappresentano
i
punti
di
correlazione
e
di
transizione
ai
un
processo
;
e
,
in
secondo
luogo
,
nel
considerare
quei
termini
stessi
del
pensiero
come
un
presupposto
,
un
'
anticipazione
,
o
anzi
un
tipo
od
un
prototipo
della
povera
e
parvente
realtà
empirica
.
Nel
primo
rispetto
,
per
es
.
,
causa
ed
effetto
,
mezzo
e
fine
,
ragion
d
'
essere
e
realtà
,
e
così
via
,
si
presentano
allo
spirito
soltanto
come
termini
distinti
,
e
quindi
diversi
,
e
alcune
volte
opposti
;
quasiché
si
desser
cose
,
che
siano
per
sé
esclusivamente
cause
ed
altre
che
siano
per
sé
esclusivamente
effetti
,
e
così
di
seguito
.
Nel
secondo
caso
pare
come
se
il
mondo
dell
'
esperienza
ci
si
andasse
disintegrando
e
scindendo
innanzi
agli
occhi
in
sostanza
ed
accidenti
,
in
cosa
in
sé
e
fenomeno
,
in
possibilità
e
in
ovvia
esistenza
.
Tutta
cotesta
critica
si
risolve
nell
'
esigenza
realistica
di
considerare
i
termini
del
pensiero
,
non
come
cose
ed
entità
fisse
,
ma
come
funzioni
;
perché
quei
termini
hanno
valore
,
solo
in
quanto
noi
abbiamo
qualcosa
da
pensare
attivamente
,
e
siamo
in
effettivo
atto
di
pensare
,
procedendo
.
Cotesta
critica
dcll
'
Engels
,
che
per
molti
rispetti
è
specificabile
e
precisabile
ancora
,
e
soprattutto
per
ciò
che
riguarda
la
origine
di
cotesto
pensare
metafisicamente
,
ripete
a
modo
suo
la
opposizione
hegeliana
fra
l
'
intendimento
,
che
fissa
gli
opposti
come
tali
,
e
la
ragione
,
che
gli
opposti
rimette
in
serie
di
processo
ascendente
-
(
la
divina
arte
di
conciliare
gli
opposti
,
direbbe
Bruno
-
omnis
determinatio
est
negatio
,
diceva
Spinoza
)
.
Cotesta
metafisica
,
sensu
deteriori
,
ha
alla
lontana
una
qualche
analogia
con
la
origine
dei
miti
.
S
'
inradica
nella
teologia
,
in
quanto
questa
è
diretta
a
rendere
plausibili
al
ragionamento
formale
i
dati
(
subiettivi
sì
,
ma
che
l
'
autoillusione
fa
parere
obiettivi
)
del
credere
.
Quanti
miracoli
non
ha
fatto
il
quasi
-
mito
dell
'
eterno
logos
?
Tale
metafisica
,
in
senso
diremo
oramai
dispregiativo
,
come
stadio
e
come
intoppo
di
un
pensiero
ancora
in
formazione
,
ricorre
in
ogni
ramo
del
sapere
.
Quanto
sforzo
non
è
costato
alla
riflessione
dottrinale
,
nel
campo
della
linguistica
,
l
'
andar
sostituendo
alla
illusione
paradigmatica
delle
forme
grammaticali
la
genesi
di
queste
:
genesi
che
va
psicologicamente
cercata
ed
accertata
nel
vario
atteggiarsi
del
parlare
,
che
è
un
fare
ed
un
produrre
,
e
non
un
semplice
factum
?
Così
fatta
metafisica
,
in
senso
d
'
ironia
,
esiste
ed
esisterà
forse
sempre
nei
derivati
verbali
e
fraseologici
dell
'
espressione
del
pensiero
;
perché
la
lingua
,
senza
della
quale
noi
non
potremmo
,
né
addivenire
alla
precisione
ai
quello
,
né
formularne
la
manifestazione
,
al
tempo
stesso
che
dice
,
altera
ciò
che
esprime
,
ed
ha
perciò
sempre
in
sé
il
germe
del
mito
.
Sprofondiamoci
pur
quanto
si
voglia
nella
teoria
più
generale
delle
vibrazioni
,
noi
diremo
sempre
:
la
luce
produce
questo
effetto
:
il
calore
opera
così
.
Si
ha
sempre
la
tentazione
,
o
per
lo
meno
si
corre
il
pericolo
,
di
sostantivare
un
processo
,
o
i
termini
di
esso
.
Le
relazioni
,
per
via
di
una
illusionale
proiezione
,
divengono
cose
,
e
queste
cose
escogitate
divengono
,
alla
volta
loro
,
soggetti
operanti
.
Se
facciamo
attenzione
,
a
questa
così
frequente
ricaduta
del
nostro
spirito
nell
'
esercizio
prescientifico
dei
mezzi
verbali
,
noi
ritroviamo
in
noi
stessi
i
dati
psicologici
del
modo
come
si
originarono
,
in
altre
circostanze
e
tempi
,
le
obiettivazioni
delle
forme
del
pensiero
stesso
in
enti
e
in
entità
,
come
è
il
caso
tipico
delle
idee
platoniche
:
e
lo
dico
tipico
perché
è
il
più
plastico
fra
tutti
.
Di
tale
metafisica
,
in
quanto
essa
è
la
immaturità
di
una
mente
non
ancora
scaltrita
dall
'
autocritica
,
e
non
rafforzata
dall
'
esperimento
,
è
piena
tutta
la
storia
;
che
appunto
per
ciò
,
come
per
tanti
altri
motivi
,
è
anche
superstizione
,
mitologia
,
religione
,
poesia
,
fanatismo
delle
parole
,
e
culto
delle
vuote
forme
.
Lascia
,
cotale
metafisica
,
le
sue
tracce
anche
in
ciò
che
ai
tempi
nostri
chiamiamo
orgogliosamente
scienza
.
Non
aduggia
essa
forse
il
campo
della
economia
politica
?
Quel
danaro
,
che
,
da
semplice
mezzo
di
scambio
qual
è
in
prima
,
si
fa
capitale
,
solo
in
quanto
è
in
funzione
col
lavoro
produttivo
,
non
diventa
forse
,
nella
fantasia
degli
economisti
,
capitale
ab
origine
,
che
per
un
diritto
innato
getti
interesse
?
Ecco
il
gran
significato
di
quel
capitolo
di
Marx
,
dove
si
parla
del
capitale
come
di
feticcio
(
)
Di
questi
feticci
è
piena
la
scienza
economica
.
La
qualità
di
merce
,
che
è
propria
del
prodotto
del
lavoro
umano
,
solo
in
un
certo
rispetto
storico
,
-
e
,
ossia
,
in
quanto
gli
uomini
vivono
in
un
certo
dato
sistema
di
correlazione
sociale
,
-
diventa
una
qualità
intrinseca
ab
aeterno
al
prodotto
stesso
.
Il
salario
,
che
non
è
concepibile
,
se
a
determinati
uomini
non
è
imposta
la
necessità
di
darsi
a
mercede
ad
altri
uomini
,
diventa
una
categoria
assoluta
,
cioè
un
elemento
d
'
ogni
guadagno
;
e
perfino
l
'
intraprenditore
capitalista
si
adorna
del
titolo
di
un
che
ritragga
da
se
stesso
un
più
alto
salario
!
E
poi
la
rendita
della
terra
:
-
della
terra
,
dico
!
Non
ci
sarebbe
da
venirne
mai
alla
fine
,
se
si
volesse
enumerarle
tutte
coteste
trasformazioni
metaforiche
dei
rapporti
relativi
in
eterni
attributi
degli
uomini
o
delle
cose
.
Ma
che
non
è
diventata
la
lotta
per
l
'
esistenza
nel
volgare
darwinismo
?
-
un
imperativo
,
un
comando
,
un
fato
,
un
tiranno
;
e
addio
le
empiriche
circostanze
del
topo
e
della
gatta
,
della
nottola
e
dell
'
insetto
,
della
erbaccia
e
del
trifoglio
.
L
'
evoluzione
,
ossia
l
'
espressione
compendiaria
d
'
infiniti
processi
,
che
dan
luogo
a
tanti
problemi
circostanziati
e
non
ad
un
singolo
teorema
,
non
si
trasforma
spesso
,
fantasticamente
,
nella
Evoluzione
?
Per
fino
nelle
volgarizzazioni
della
sociologia
marxista
,
le
condizioni
,
i
rapporti
,
le
correlatività
di
coesistenza
economica
acquistano
-
forse
il
più
delle
volte
per
insufficienza
stilistica
degli
espositori
-
un
certo
che
di
fantasticamente
soprastante
a
noi
;
come
se
nel
problema
ci
fossero
altri
dati
da
questi
in
fuori
:
persone
e
persone
,
cioè
inquilini
e
padroni
di
casa
,
proprietarii
e
fittaioli
,
capitalisti
e
salariati
,
signori
e
servitori
,
sfruttati
e
sfruttatori
,
cioè
,
in
una
parola
,
uomini
ed
uomini
,
che
,
in
precise
condizioni
di
tempo
e
di
luogo
,
trovansi
in
varia
dipendenza
fra
loro
,
per
l
'
uso
così
e
così
distribuito
e
collegato
dei
mezzi
necessarii
all
'
esistenza
.
La
indubbia
ricorrenza
del
vizio
metafisico
,
che
alcune
volte
a
dirittura
confina
con
la
mitologia
,
ci
dee
rendere
indulgenti
verso
le
cause
e
condizioni
,
o
direttamente
psichiche
o
più
generalmente
sociali
,
che
per
tanto
tempo
ritardarono
in
passato
l
'
apparizione
del
pensiero
critico
,
coscientemente
sperimentale
e
cautamente
antiverbalistico
.
Né
vale
di
ricorrere
alle
tre
epoche
del
Comte
.
È
questione
,
sì
,
di
quantitativo
predominio
della
forma
teologica
o
metafisica
nelle
diverse
epoche
della
storia
,
ma
non
di
esclusività
qualitativa
,
a
fronte
della
così
detta
epoca
scientifica
.
Gli
uomini
non
furon
mai
esclusivamente
teologisti
o
metafisici
,
come
non
saranno
mai
esclusivamente
scientifici
.
Il
più
umile
selvaggio
che
paventa
i
feticci
,
sa
che
il
fiume
in
discesa
gli
costa
minor
fatica
,
che
non
il
fiume
su
cui
nuoti
contro
corrente
,
e
nel
suo
elementarissimo
esercizio
del
lavoro
ha
in
sé
un
embrione
di
esperienza
e
di
scienza
.
Ai
giorni
nostri
ci
sono
,
viceversa
,
degli
scienziati
con
la
mente
ingombra
di
mitologia
.
La
metafisica
,
nel
senso
di
ciò
che
sarebbe
il
contrario
della
correttezza
scientifica
,
non
è
già
un
fatto
precisamente
così
preistorico
,
da
stare
alla
pari
col
tatuaggio
e
con
l
'
antropofagia
!
Non
è
,
spero
,
chi
voglia
mettere
esclusivamente
sul
conto
attivo
del
materialismo
storico
la
vittoria
definitiva
su
la
metafisica
,
nella
significazione
usata
qui
innanzi
,
secondo
Engels
.
Esso
è
,
anzi
,
un
caso
particolare
,
per
rispetto
allo
sviluppo
del
pensiero
antimetafisico
.
Non
sarebbe
stato
veramente
possibile
,
se
l
'
intelletto
critico
non
si
fosse
formato
già
per
l
innanzi
.
Qui
c
'
è
da
fare
i
conti
con
tutta
la
storia
della
scienza
moderna
.
Quando
il
Don
Ferrante
dei
Promessi
Sposi
(
siamo
,
s
'
intende
bene
,
al
secolo
XVII
)
che
fu
,
se
Leone
XIII
non
vorrà
per
invidia
di
mestiere
aversene
a
male
,
l
ultimo
scolastico
veramente
convinto
,
moriva
di
peste
,
negando
la
peste
,
attesoché
quella
non
rientrasse
nelle
dieci
categorie
di
Aristotele
,
lo
scolasticismo
avea
ricevuto
già
i
primi
,
e
fieri
,
e
decisivi
colpi
.
E
da
allora
in
qua
è
tutta
una
storia
di
conquiste
positive
del
pensiero
,
che
hanno
,
o
assorbita
,
o
eliminata
,
o
altrimenti
ridotta
e
combinata
quella
materia
del
conoscere
,
che
innanzi
formava
la
filosofia
per
sé
stante
,
e
quindi
soprastante
alla
scienza
.
In
cotesto
cammino
del
pensiero
scientifico
,
noi
c
'
incontriamo
,
per
es
.
,
nella
psicologia
empirica
,
nella
linguistica
,
nel
Darwinismo
,
nella
storia
delle
istituzioni
e
nel
criticismo
propriamente
detto
.
Direi
anche
nel
positivismo
,
se
non
temessi
d
'
ingenerare
equivoco
.
Difatti
il
positivismo
,
guardato
così
in
genere
e
per
sommi
capi
,
è
una
delle
tante
forme
in
cui
lo
spirito
s
'
è
andato
avvicinando
al
concetto
di
una
filosofia
,
che
non
anticipi
su
le
cose
,
ma
sia
a
queste
immanente
.
Non
è
quindi
da
maravigliare
,
se
,
per
la
generica
similarità
che
riavvicina
il
materialismo
storico
a
tanti
altri
prodotti
dello
spirito
e
del
sapere
contemporaneo
,
molti
di
quelli
che
trattano
la
scienza
alla
maniera
dei
letterati
e
dei
leggitori
di
riviste
,
ingannati
dalle
impressioni
,
e
seguendo
gl
'
impulsi
della
erudita
curiosità
,
han
creduto
di
poter
completare
Marx
,
o
con
questa
,
o
con
quell
'
altra
cosa
.
Di
coteste
storpiature
ne
avremo
per
un
pezzo
.
Induce
soprattutto
in
cotesto
errore
l
'
abito
,
comune
a
quasi
tutta
la
scienza
del
nostro
tempo
,
della
considerazione
evolutiva
o
genetica
:
cosicché
agli
inesperti
e
superficiali
pare
che
da
chiunque
si
parli
di
evoluzione
si
dica
lo
stesso
.
Voi
molto
giustamente
portate
la
vostra
attenzione
su
i
caratteri
differenziali
e
differenziati
del
materialismo
storico
-
i
quali
,
aggiungo
io
,
son
proprii
di
una
scienza
da
comunisti
dialetticamente
rivoluzionarii
-
e
non
vi
proponete
il
quesito
se
il
signor
Marx
possa
andare
a
braccetto
del
tale
o
tale
altro
filosofo
,
ma
vi
chiedete
,
invece
,
quale
filosofia
sia
a
questa
dottrina
necessariamente
e
obiettivamente
implicita
.
Gli
è
per
questa
ragione
che
io
vi
ho
lasciato
e
vi
lascio
anche
l
'
uso
della
parola
metafisica
,
nel
senso
non
dispregiativo
.
In
fondo
al
marxismo
ci
son
dei
problemi
generali
;
e
questi
si
aggirano
,
per
un
verso
su
i
limiti
e
su
le
forme
del
conoscere
,
e
,
per
un
'
altra
parte
,
su
le
attinenze
del
mondo
umano
col
resto
del
conoscibile
e
del
conosciuto
.
Non
è
ciò
che
intendete
voi
di
dire
?
Tanto
è
,
che
io
appunto
alle
questioni
più
generali
rivolsi
l
'
attenzione
mia
nel
secondo
dei
miei
saggi
;
ma
con
un
modo
di
trattazione
che
dissimula
l
'
intento
.
Chi
consideri
il
materialismo
storico
nel
suo
insieme
,
può
trovarvi
argomento
a
tre
ordini
di
studii
.
Il
primo
risponde
al
bisogno
pratico
proprio
ai
partiti
socialistici
,
di
andare
acquistando
una
adeguata
conoscenza
della
specificata
condizione
del
proletariato
in
ogni
paese
,
e
di
commisurare
,
congruamente
alle
cause
,
alle
promesse
ed
ai
pericoli
della
complicazione
politica
,
l
'
azione
del
socialismo
.
Il
secondo
può
menare
,
e
menerà
di
certo
,
a
rinnovare
gl
'
indirizzi
della
storiografia
,
in
quanto
abiliti
a
ricondurne
l
'
arte
sul
terreno
delle
lotte
di
classe
e
della
combinatoria
sociale
,
che
da
quelle
risulta
,
data
la
relativa
struttura
economica
,
che
ogni
storico
deve
d
'
ora
innanzi
conoscere
ed
intendere
.
Il
terzo
consiste
nella
trattazione
dei
principii
direttivi
,
a
comprendere
e
svolgere
i
quali
occorre
di
necessità
la
generale
orientazione
da
voi
invocata
.
Ora
,
pare
a
me
-
e
ho
dato
di
ciò
la
prova
,
scrivendo
-
che
quando
non
si
cada
nell
'
antiquato
errore
di
credere
,
che
le
idee
stiano
come
degli
esemplari
al
di
sopra
delle
cose
,
ammessa
la
inevitabile
division
del
lavoro
,
il
darsi
alla
considerazione
dei
principii
generali
,
presi
per
sé
,
non
implichi
per
forza
,
lo
scolasticismo
formale
,
ossia
la
ignoranza
delle
cose
dalle
quali
quei
principii
vengono
astratti
.
Certo
che
quei
tre
ordini
di
studii
e
di
considerazioni
faceano
uno
nella
mente
di
Marx
,
e
,
oltre
che
nella
mente
,
fecero
uno
nell
'
opera
sua
.
La
sua
politica
fu
come
la
pratica
del
suo
materialismo
storico
,
e
la
sua
filosofia
fu
come
inerente
a
quella
sua
critica
dell
'
economia
,
la
quale
fu
il
suo
modo
di
trattare
la
storia
.
Ma
,
lasciando
stare
che
cotesta
universalità
di
comprensione
è
la
nota
specifica
del
genio
che
inizii
un
nuovo
indirizzo
mentale
,
il
fatto
è
che
Marx
stesso
in
un
solo
caso
portò
a
compimento
la
integrazione
della
sua
dottrina
,
ed
è
nel
Capitale
.
La
perfetta
immedesimazione
della
filosofia
,
ossia
del
pensiero
criticamente
consapevole
,
con
la
materia
del
saputo
,
ossia
la
completa
eliminazione
del
divario
tradizionale
tra
scienza
e
filosofia
,
è
una
tendenza
del
nostro
tempo
:
tendenza
,
che
il
più
delle
volte
rimane
però
un
semplice
desideratum
.
Cotesta
tendenza
vorrebbero
alcuni
significare
,
appunto
quando
dicono
superata
la
metafisica
(
in
ogni
senso
)
;
mentre
altri
,
che
son
più
esatti
,
suppongono
che
la
scienza
giunta
a
perfezione
sia
già
la
filosofia
riassorbita
.
La
medesima
tendenza
giustifica
quella
dicitura
di
filosofia
scientifica
,
che
altrimenti
sarebbe
d
'
un
risibile
barocchismo
.
Se
cotesta
espressione
può
mai
aver
un
riscontro
pratico
di
evidenza
probativa
,
gli
è
proprio
nel
materialismo
storico
,
come
fu
nella
mente
e
negli
scritti
di
Marx
.
Ivi
la
filosofia
è
tanto
nella
cosa
stessa
,
e
in
essa
e
con
essa
rifusa
,
che
il
lettore
di
quegli
scritti
ne
prova
l
'
effetto
,
come
se
il
filosofare
non
sia
se
non
la
funzione
stessa
del
procedere
scientificamente
.
Devo
io
qui
stare
a
fare
delle
confessioni
;
o
mi
tocca
solo
di
limitarmi
a
discorrer
con
voi
obiettivamente
,
su
quei
punti
che
possono
riavvicinarci
negli
intenti
?
Se
io
dovessi
fermarmi
alle
espressioni
aforistiche
,
che
son
proprie
della
confessione
,
io
direi
così
:
-
a
)
l
'
ideale
del
sapere
deve
esser
questo
,
che
in
esso
cessi
la
opposizione
fra
scienza
e
filosofia
;
-
b
)
ma
,
come
la
scienza
(
empirica
)
è
in
continuo
divenire
,
e
si
moltiplica
così
nella
materia
come
nei
gradi
,
differenziando
in
pari
tempo
gl
'
ingegni
che
i
singoli
rami
ne
coltivano
,
e
d
'
altra
parte
s
'
è
accumulata
e
s
'
accumula
di
continuo
sotto
al
nome
di
filosofia
la
somma
delle
cognizioni
metodiche
e
formali
;
-
c
)
così
la
opposizione
tra
scienza
e
filosofia
si
mantiene
e
si
manterrà
,
come
termine
e
momento
sempre
provvisorio
,
per
indicare
appunto
,
che
la
scienza
è
di
continuo
in
sul
divenire
,
e
che
in
cotesto
divenire
entra
per
non
poca
parte
l
'
autocritica
.
Basta
guardare
a
Darwin
per
intendere
quanto
occorra
di
proceder
cauti
nell
'
affermare
,
che
la
scienza
dell
'
ora
presente
sia
per
se
stessa
la
fine
della
filosofia
.
Darwin
ha
di
certo
rivoluzionato
il
campo
delle
scienze
dell
'
organismo
,
e
con
esse
l
'
intera
concezione
della
natura
.
Ma
in
Darwin
stesso
non
fu
la
coscienza
completa
della
portata
delle
sue
scoverte
:
egli
non
fu
il
filosofo
della
sua
scienza
.
Il
darwinismo
,
come
nuova
visione
della
vita
,
e
quindi
della
natura
,
e
di
qua
dalla
persona
e
dagl
'
intenti
dello
stesso
Darwin
.
Viceversa
alcuni
volgarizzatori
del
marxismo
hanno
spogliato
questa
dottrina
della
filosofia
che
le
è
immanente
,
per
ridurla
ad
un
semplice
aperçu
del
variare
delle
condizioni
storiche
per
il
variare
delle
condizioni
economiche
.
Osservazioni
così
semplici
bastano
per
persuaderci
,
che
se
noi
possiamo
affermare
,
che
la
scienza
arrivata
a
perfezione
è
già
la
filosofia
,
ossia
che
questa
non
significhi
se
non
l
'
ultimo
grado
della
elaborazione
dei
concetti
(
Herbart
)
,
noi
non
dobbiamo
,
con
l
'
enunciazione
di
tale
postulato
,
autorizzar
nessuno
a
parlare
con
dispregio
di
ciò
che
in
senso
differenziato
chiamasi
la
filosofia
,
come
non
dobbiamo
dare
a
credere
a
tutti
gli
scienziati
,
che
,
a
qualunque
grado
dello
sviluppo
mentale
si
arrestino
,
essi
sian
di
già
i
trionfatori
o
gli
eredi
di
quella
bagattella
che
fu
la
filosofia
.
E
voi
,
perciò
,
non
avete
posta
una
questione
che
possa
dirsi
oziosa
,
mentre
chiedete
,
a
un
di
presso
:
-
con
quale
animo
il
cultore
del
materialismo
storico
guarderà
la
rimanente
filosofia
?
VI
.
Roma
,
28
maggio
'97
Nella
biografia
scientifica
dei
due
nostri
grandi
autori
c
è
una
lacuna
.
Nel
1847
una
loro
opera
viaggiava
per
la
stamperia
;
ma
rimase
poi
inedita
per
ragioni
accidentali
(
)
.
In
quel
libro
,
che
è
rimasto
un
semplice
manoscritto
,
e
che
,
per
quanto
io
sappia
,
non
fu
visto
dappoi
da
nessun
altro
dagli
autori
in
fuori
(
)
,
essi
,
come
se
facessero
un
esame
di
coscienza
,
fissarono
la
loro
veduta
nel
campo
filosofico
,
a
raffronto
delle
altre
correnti
contemporanee
.
Che
cotesto
esame
fosse
fatto
in
relazione
principalmente
ai
derivati
dell
'
hegelismo
,
e
al
contraccolpo
materialistico
di
esso
nella
dottrina
di
Feuerbach
,
non
v
'
è
dubbio
alcuno
.
Oltre
alle
ragioni
generali
del
movimento
filosofico
del
tempo
,
stanno
in
favore
di
questa
opinione
i
brani
di
articoli
di
giornali
e
di
riviste
,
che
,
come
reliquie
del
Marx
polemista
d
'
allora
,
furon
di
recente
pubblicati
dallo
Struve
nella
Nene
Zeit
.
Ma
quale
era
la
complessiva
posizione
mentale
dei
due
scrittori
?
quale
era
il
loro
orizzonte
bibliografico
?
quale
atteggiamento
assumevano
verso
gli
altri
fermenti
della
scienza
,
che
son
poi
fioriti
in
tante
rivoluzioni
,
così
nel
campo
della
filosofia
naturale
,
come
in
quello
della
filosofia
storica
,
e
quale
notizia
vi
aveano
essi
?
A
tutte
coteste
domande
non
è
dato
di
rispondere
adeguatamente
.
Si
capisce
,
del
resto
,
che
,
se
a
nessuno
può
rincrescere
d
'
aver
pubblicato
da
giovane
degli
scritti
,
che
da
vecchio
non
scriverebbe
a
quel
modo
,
il
non
averli
pubblicati
a
suo
tempo
è
grave
impedimento
agli
autori
stessi
per
tornarci
su
;
cosicché
Engels
diceva
,
che
quell
'
opera
avesse
in
fondo
prodotto
tutto
l
'
effetto
suo
:
fissare
,
cioè
,
l
'
orientazione
di
quelli
che
la
scrissero
.
E
poi
dopo
di
quel
tempo
,
presa
che
ebbero
la
loro
via
,
i
due
autori
non
scrissero
più
di
filosofia
nel
senso
differenziato
della
parola
(
)
.
Non
solo
le
loro
occupazioni
di
agitatori
pratici
,
di
pubblicisti
,
e
d
'
intesi
a
seguire
il
movimento
proletario
,
influendo
sopra
di
esso
,
ma
la
stessa
vocazione
mentale
loro
li
distoglieva
dal
mestiere
di
filosofi
en
titre
.
Sarebbe
per
ciò
cosa
vana
l
'
andar
passo
passo
ricercando
che
opinione
si
facessero
essi
,
nei
loro
studii
e
letture
,
dei
nuovi
portati
della
scienza
,
in
quanto
questi
venivano
o
non
venivano
a
recar
sussidio
al
nuovo
indirizzo
di
filosofia
storica
da
loro
escogitato
.
Certo
che
nella
psicologia
,
come
s
'
è
da
ultimo
svolta
,
nell
'
acuito
criticismo
nel
campo
della
filosofia
professionale
,
nella
scuola
dell
'
economia
storica
,
nel
darwinismo
,
così
nel
senso
specifico
come
nel
senso
lato
,
nella
cresciuta
tendenza
alla
storicità
nel
considerare
i
fenomeni
naturali
,
nelle
scoverte
della
preistoria
delle
istituzioni
,
e
nella
inclinazione
sempre
più
forte
verso
la
filosofia
della
scienza
,
ci
è
dato
di
riconoscere
come
dei
sussidii
e
come
dei
casi
analogici
al
prodursi
del
materialismo
storico
.
Ma
sarebbe
cosa
ridicola
il
voler
misurare
alla
stregua
di
ciò
che
è
debito
d
'
un
redattore
d
'
una
Rivista
critica
"
,
che
è
la
bibliografia
all
'
opera
,
o
del
professore
che
sciorina
agli
scolari
le
impressioni
successive
delle
sue
lettere
,
il
lavoro
di
assimilazione
della
scienza
contemporanea
,
che
potean
fare
,
o
effettivamente
fecero
,
quei
due
pensatori
,
i
quali
disponevano
d
'
un
così
specifico
e
specificato
angolo
visuale
,
e
aveano
nel
materialismo
storico
un
individuato
istrumento
di
ricerca
e
di
riduzione
.
E
in
ciò
consiste
,
del
resto
,
ciò
che
chiamiamo
la
originalità
;
e
fuori
di
tali
confini
questa
parola
significherebbe
l
'
assurdo
.
Non
scrivendo
più
di
filosofia
,
nel
senso
professionalmente
differenziato
e
differenziale
,
finiron
per
essere
i
più
perfetti
esemplari
di
quella
filosofia
scientifica
,
che
per
molti
è
un
semplice
pio
desiderio
,
per
altri
è
un
mezzo
di
spiattellare
in
nuova
dicitura
fraseologica
le
ovvie
cognizioni
della
scienza
empirica
,
alcune
volte
è
una
forma
generica
di
razionalismo
,
e
al
postutto
non
è
possibile
,
se
non
a
chi
entri
nei
particolari
della
realtà
con
la
penetrazione
che
è
propria
di
un
metodo
genetico
inerente
alle
cose
.
Engels
da
ultimo
scriveva
:
Dal
momento
che
per
ogni
scienza
diventa
una
necessità
il
venire
in
chiaro
su
la
sua
propria
posizione
nell
'
insieme
delle
cose
e
della
conoscenza
delle
cose
,
la
scienza
speciale
dell
'
insieme
diventa
superflua
.
Ciò
che
della
filosofia
,
svoltasi
fino
ad
ora
,
rimane
tuttora
come
per
sé
stante
,
gli
è
la
dottrina
del
pensiero
e
delle
sue
leggi
-
la
logica
formale
e
la
dialettica
.
Tutto
il
resto
si
risolve
nella
scienza
positiva
della
natura
e
della
storia
(
)
.
Agli
eruditi
,
ai
ricercatori
di
tèmi
per
dissertazione
,
ai
dottori
novellini
,
tutto
è
possibile
.
Come
han
messo
assieme
l
'
etica
di
Erodoto
,
la
psicologia
di
Pindaro
,
la
geologia
di
Dante
,
l
'
entomologia
di
Shakespeare
e
la
pedagogica
di
Schopenhauer
,
così
a
fortiori
,
e
a
più
giusto
titolo
,
potrebbero
scrivere
della
logica
del
Capitale
,
anzi
costruire
un
insieme
della
filosofia
di
Marx
,
tutta
specificata
e
spartita
secondo
le
sacramentali
rubriche
della
scienza
professionale
.
Question
di
gusti
!
-
io
che
,
per
esempio
,
preferisco
l
'
ingenuità
di
Erodoto
e
la
poderosità
di
Pindaro
alla
erudizione
che
ne
stemperi
gli
unitarii
prodotti
in
amminicoli
di
postuma
analisi
,
lascio
volentieri
al
Capitale
la
integralità
sua
,
a
produrre
la
quale
concorrono
organicamente
tutte
le
nozioni
e
conoscenze
,
che
allo
stato
differenziato
han
nome
di
logica
,
di
psicologia
,
di
sociologia
,
di
diritto
e
di
storia
nel
senso
ovvio
;
-
e
ci
concorre
anche
quella
singolare
flessibilità
e
flessuosità
del
pensiero
,
che
è
la
estetica
della
dialettica
.
Rimane
per
ciò
quel
libro
,
e
rimarrà
sempre
,
analizzabile
sì
nei
particolari
,
ma
inafferrabile
nell
'
insieme
,
per
gli
empiristi
puri
,
per
gli
scolasticisti
dalle
definizioni
nette
e
non
convertibili
nel
flusso
del
pensiero
,
per
gli
utopisti
d
'
ogni
maniera
,
e
soprattutto
per
gli
utopisti
del
liberismo
e
pei
libertarii
,
che
sono
,
dal
più
al
meno
,
anarchisti
senza
saperlo
.
Immergersi
nel
concreto
delle
correlatività
sociali
e
storiche
gli
è
cosa
per
molti
intelletti
di
una
difficoltà
quasi
insuperabile
.
Invece
di
pigliare
l
insieme
sociale
,
come
un
dato
in
cui
geneticamente
si
svolgono
delle
leggi
,
le
quali
sono
relazioni
di
movimento
,
molti
han
bisogno
di
rappresentarsi
delle
cose
fisse
,
per
es
.
,
l
'
egoismo
di
qua
,
l
'
altruismo
di
là
,
e
così
via
.
Il
caso
caratteristico
è
quello
dei
moderni
edonisti
.
Non
si
arrestano
alla
compagine
sociale
,
come
al
dato
specifico
della
dottrina
economica
,
ma
risalgono
ai
giudizi
di
valutazione
,
come
alla
premessa
(
logico
-
psicologica
)
della
Economica
.
In
questi
giudizii
trovano
una
scala
,
e
studiano
(
per
la
più
parte
in
forma
tipica
ed
ipotetica
)
i
gradi
di
essa
;
come
chi
studiasse
nell
'
estetica
formale
i
soli
gradi
del
compiacimento
.
Di
fronte
a
tali
valutazioni
(
o
gradi
dell
'
apprezzamento
del
bisogno
)
stanno
le
cose
,
che
sono
i
beni
;
e
queste
cose
vengono
esaminate
nella
loro
relazione
con
gli
apprezzamenti
,
tenuto
conto
della
loro
quantità
disponibile
ed
acquisibile
,
il
che
determina
per
esse
la
qualità
di
valori
,
il
limite
dei
valori
ed
il
valore
-
limite
.
Costituita
così
la
posizione
astratta
e
generica
della
economicità
,
indifferentemente
,
così
per
le
cose
di
cui
la
natura
ci
è
prodiga
,
come
per
quelle
che
costano
agli
uomini
il
sudore
della
fronte
(
e
l
'
ingrato
lavoro
della
storia
)
,
la
povera
economia
ovvia
e
comune
,
ossia
la
economia
della
convivenza
che
ci
è
familiare
,
e
su
la
quale
si
sono
travagliati
i
teoretici
di
scuola
classica
,
e
i
critici
del
socialismo
,
diventa
come
un
caso
particolare
di
un
'
algebra
universalissima
.
Il
lavoro
,
che
per
noi
è
il
nerbo
stesso
del
vivere
umano
,
ossia
l
'
uomo
stesso
che
si
svolge
,
diventa
in
cotesta
veduta
,
o
lo
sforzo
per
evitare
una
pena
,
o
la
minor
pena
.
In
cotesta
astratta
atomistica
delle
conazioni
,
degli
apprezzamenti
e
delle
quantità
di
beni
,
non
si
sa
più
che
cosa
sia
la
storia
,
e
il
progresso
si
risolve
in
una
mera
parvenza
.
Se
mai
occorresse
di
formulare
,
non
sarebbe
fuori
di
luogo
il
dire
,
che
la
filosofia
implicita
al
materialismo
storico
è
la
tendenza
al
monismo
;
-
e
uso
la
parola
tendenza
,
accentuandola
.
Dico
tendenza
,
e
aggiungo
tendenza
critico
-
formale
.
Non
si
tratta
già
,
insomma
,
di
tornare
alla
intuizione
teosofica
o
metafisica
della
totalità
del
mondo
,
come
se
noi
,
per
atto
di
cognizione
trascendente
,
giungessimo
issofatto
alla
visione
della
sostanza
a
tutti
i
fenomeni
e
processi
sottostante
.
La
parola
tendenza
esprime
precisamente
l
'
adagiarsi
della
mente
nella
persuasione
,
che
tutto
è
pensabile
come
genesi
,
che
il
pensabile
,
anzi
,
non
è
che
genesi
,
e
che
la
genesi
ha
i
caratteri
approssimativi
della
continuità
.
Ciò
che
differenzia
cotesto
senso
della
genesi
dalle
vaghe
intuizioni
trascendentali
(
per
es
.
,
Schelling
)
è
il
discernimento
critico
,
e
quindi
il
bisogno
di
specificare
la
ricerca
:
ossia
il
riavvicinamento
all
'
empirismo
per
ciò
che
concerne
il
contenuto
del
processo
,
e
la
rinuncia
alla
pretesa
di
recarsi
in
mano
lo
schema
universale
di
tutte
le
cose
.
I
volgari
evoluzionisti
fanno
così
:
afferrata
la
nozione
astratta
del
divenire
(
evoluzione
)
,
ci
caccian
dentro
ogni
cosa
,
dal
concretarsi
della
nebulosa
alla
fatuità
loro
.
Così
facevano
i
ripetitori
di
Hegel
,
col
ritmo
soprastante
e
perpetuo
,
della
tesi
,
antitesi
e
sintesi
.
Ragione
precipua
dell
'
accorgimento
critico
,
col
quale
il
materialismo
storico
corregge
il
monismo
,
è
questa
:
che
esso
parte
dalla
praxis
,
cioè
dallo
sviluppo
della
operosità
,
e
come
è
la
teoria
dell
'
uomo
che
lavora
,
così
considera
la
scienza
stessa
come
un
lavoro
.
Porta
infine
a
compimento
il
senso
implicito
alle
scienze
empiriche
;
che
noi
,
cioè
,
con
l
'
esperimento
ci
riavviciniamo
al
fare
delle
cose
,
e
raggiungiamo
la
persuasione
,
che
le
cose
stesse
sono
un
fare
,
ossia
un
prodursi
.
Il
brano
dell
'
Engels
citato
più
innanzi
potrebbe
,
però
,
dar
luogo
a
delle
curiose
illazioni
;
come
chi
si
pigliasse
tutta
la
mano
,
quando
altri
gli
ha
offerto
il
dito
.
Dato
ed
ammesso
,
che
la
logica
e
la
dialettica
continuino
a
sussistere
come
per
sé
stanti
,
non
può
esser
questa
,
si
direbbe
,
occasione
propizia
a
rimettere
a
novo
tutta
la
enciclopedia
filosofica
?
Rifacendo
,
a
parte
a
parte
,
e
per
ogni
singolo
ramo
di
scienza
,
il
lavoro
di
astrazione
degli
elementi
formali
che
vi
sono
impliciti
,
si
riesce
a
scrivere
dei
vasti
e
comprensivi
sistemi
di
logica
,
come
son
quelli
esemplari
del
Sigwart
e
del
Wundt
;
le
quali
,
in
verità
,
son
delle
vere
enciclopedie
della
dottrina
dei
principii
del
sapere
.
Ora
se
è
questo
il
desiderio
dei
filosofi
professionali
,
stiano
pur
tranquilli
,
che
le
loro
cattedre
non
saranno
abolite
.
La
division
del
lavoro
nel
campo
intellettuale
si
presta
praticamente
a
molte
combinazioni
.
Se
c
'
è
chi
voglia
compendiare
in
forma
schematica
i
principii
,
coi
quali
noi
ci
rendiamo
conto
di
un
determinato
gruppo
di
fatti
,
per
es
.
,
di
un
determinato
ordinamento
giuridico
,
nulla
osta
che
egli
cotesta
disciplina
(
)
chiami
scienza
generale
del
diritto
o
anche
,
se
gli
piace
,
filosofia
del
diritto
,
purché
si
rammenti
che
riduce
a
sistema
(
empirico
)
un
ordine
di
fatti
storici
;
ossia
che
coglie
una
categoria
storica
come
il
divenuto
del
divenire
.
Tendenza
(
formale
e
critica
)
al
monismo
,
da
una
parte
,
virtuosità
a
tenersi
equilibratamente
in
un
campo
di
specializzata
ricerca
,
dall
'
altra
parte
:
-
ecco
il
resultato
.
Per
poco
che
s
'
esca
da
questa
linea
,
o
si
ricade
nel
semplice
empirismo
(
la
nonfilosofia
)
,
o
si
trascende
alla
iperfilosofia
,
ossia
alla
pretesa
di
rappresentarsi
in
atto
l
'
Universo
,
come
chi
ne
possedesse
la
intuizione
intellettuale
.
Leggete
,
di
grazia
,
se
non
l
'
avete
già
letta
,
la
conferenza
di
Haeckel
sul
monismo
,
che
fu
volgarizzata
in
Francia
da
un
appassionato
darwinista
della
sociologia
(
)
.
In
quell
'
insigne
scienziato
si
confondono
tre
attitudini
diverse
:
una
maravigliosa
capacità
alla
ricerca
e
dichiarazione
dei
particolari
,
una
profonda
elaborazione
sistematica
dei
particolari
appurati
,
e
una
poetica
intuizione
dell
'
Universo
,
che
pur
essendo
della
immaginazione
,
alcune
volte
pare
della
filosofia
.
Ma
mettere
voi
,
illustre
Haeckel
,
tutto
l
'
Universo
,
dalle
vibrazioni
dell
'
etere
alla
formazione
del
cervello
;
ma
che
dico
del
cervello
,
anzi
giù
giù
,
dopo
questo
,
dalle
origini
dei
popoli
e
degli
stati
e
dell
'
etica
fino
ai
tempi
nostri
,
compresi
i
principotti
protettori
della
vostra
Università
di
Iena
,
ai
quali
fate
le
riverenze
,
in
sole
47
pagine
in-8°
,
è
cosa
superiore
per
fino
all
'
eccellenza
dell
'
ingegno
vostro
!
Non
vi
sovviene
forse
di
quei
tanti
buchi
,
che
l
'
Universo
presenta
anche
alla
provetta
scienza
nostra
:
o
avete
a
casa
un
grande
armadio
pieno
di
quei
berretti
da
notte
,
che
Heine
dicea
usassero
gli
hegeliani
a
covrire
quei
buchi
?
O
non
vi
ricordate
di
cosa
che
dovrebbe
più
direttamente
scottarvi
:
quel
tale
batibio
,
che
prese
nome
da
voi
in
una
scoverta
dell
'
Huxley
,
che
era
poi
,
viceversa
,
un
solenne
qui
-
pro
-
quo
?
Dunque
,
tendenza
al
monismo
,
ma
al
tempo
stesso
coscienza
precisa
della
specialità
della
ricerca
.
Tendenza
a
fondere
scienza
e
filosofia
,
ma
,
medesimamente
,
continuata
riflessione
su
la
portata
e
sul
valore
di
quelle
forme
del
pensiero
,
che
usiamo
in
concreto
,
e
che
pur
possiamo
distaccar
dal
concreto
,
come
accade
nella
logica
stricto
jure
,
e
nella
teoria
generale
della
conoscenza
(
che
voi
chiamate
metafisica
)
.
Pensare
in
concreto
,
e
pur
poter
riflettete
in
astratto
su
i
dati
e
su
le
condizioni
della
pensabilità
.
La
filosofia
c
'
è
e
non
c
'
è
(
)
.
Per
chi
non
c
è
ancora
arrivato
,
essa
è
come
il
di
là
dalla
scienza
.
E
per
chi
c
è
arrivato
,
essa
è
la
scienza
condotta
a
perfezione
.
Oggi
,
come
in
passato
,
noi
possiamo
scrivere
,
su
i
dati
astratti
da
una
determinata
esperienza
,
dei
trattati
per
es
.
,
di
etica
o
di
politica
,
e
possiamo
dare
alla
trattazione
tutta
la
perspicuità
del
sistema
:
purché
ci
ricordiamo
di
questo
,
che
le
premesse
cioè
si
ricollegano
geneticamente
ad
altro
;
purché
non
cadiamo
nella
illusione
(
metafisica
)
di
considerare
i
principii
come
degli
schemi
ab
aeterno
,
ossia
come
le
sopraccose
delle
cose
dell
'
esperienza
.
A
questo
punto
nulla
c
'
impedisce
di
enunciare
una
formula
come
la
seguente
:
tutto
il
conoscibile
può
essere
conosciuto
;
e
tutto
il
conoscibile
sarà
,
all
'
infinito
,
realmente
conosciuto
;
e
di
là
dal
conoscibile
,
a
noi
,
nel
campo
della
conoscenza
,
non
importa
nulla
di
null
'
altro
.
Questo
generico
enunciato
,
nel
suo
aspetto
pratico
,
si
riduce
a
dire
:
che
la
conoscenza
tanto
importa
per
quanto
ci
è
dato
di
realmente
conoscere
,
e
che
è
una
mera
fantasticheria
l
'
ammettere
,
che
la
mente
riconosca
,
come
esistente
in
atto
un
'
assoluta
differenza
tra
il
limitato
conoscibile
e
ciò
che
è
per
sé
inconoscibile
:
-
un
inconoscibile
,
che
io
dichiaro
di
conoscere
come
inconoscibile
!
Come
fate
voi
,
von
Hartmann
,
a
bazzicare
da
tanti
anni
con
l
'
Inconsapevole
,
che
voi
così
consaputamente
vedete
operare
;
e
voi
,
signor
Spencer
,
a
manovrate
di
continuo
col
riconoscimento
dell
'
Inconoscibile
,
che
in
fondo
voi
in
qualche
modo
sapete
,
se
ne
fate
il
limite
del
conoscibile
?
In
fondo
a
cotesta
fraseologia
dello
Spencer
si
cela
il
dio
del
catechismo
;
-
c
è
,
insomma
,
il
residuo
di
una
iperfilosofia
,
che
rassomiglia
,
come
la
religione
,
al
culto
di
quell
'
ignoto
,
che
,
in
uno
e
medesimo
tempo
si
dichiara
ignoto
,
e
pur
si
afferma
di
conoscere
in
certa
guisa
facendone
oggetto
di
riverenza
.
In
tale
stato
d
'
animo
la
filosofia
è
ridotta
allo
studio
dei
fenomeni
(
parvenze
)
,
e
il
concetto
di
evoluzione
non
implica
punto
che
la
realtà
stessa
divenga
.
Per
il
materialismo
storico
il
divenire
,
ossia
l
'
evoluzione
,
e
invece
reale
,
anzi
è
la
realtà
stessa
;
come
è
reale
il
lavoro
,
che
è
il
prodursi
dell
'
uomo
,
che
ascende
dalla
immediatezza
del
vivere
(
animale
)
alla
libertà
perfetta
(
che
è
il
comunismo
)
.
In
questa
inversione
pratica
del
problema
della
conoscibilità
,
noi
ci
rechiamo
interamente
in
mano
la
scienza
,
in
quanto
essa
è
il
fatto
nostro
.
Una
nuova
vittoria
sul
feticcio
!
Il
sapere
è
per
noi
un
bisogno
,
che
empiricamente
si
produce
,
si
raffina
,
si
perfeziona
,
si
corrobora
di
mezzi
e
di
tecnica
,
come
ogni
altro
bisogno
.
Noi
via
via
conosciamo
ciò
che
ci
occorre
di
conoscere
.
L
'
esperimentare
è
un
crescere
;
e
ciò
che
chiamiamo
il
progresso
dello
spirito
,
non
è
se
non
un
accumularsi
di
energie
di
lavoro
.
In
cotesto
prosaico
assunto
si
risolve
quell
'
assolutezza
della
conoscenza
,
che
era
per
gli
idealisti
un
postulato
di
ragione
,
o
una
argomentazione
ontologica
(
)
.
Quella
tal
cosa
(
così
detta
in
sé
)
,
che
non
si
conosce
,
né
oggi
,
né
domani
,
che
non
si
conoscerà
mai
,
e
che
pur
si
sa
di
non
poter
conoscere
,
non
può
appartenere
al
campo
della
conoscenza
,
perché
non
si
dà
conoscenza
dell
inconoscibile
.
Se
un
simile
assunto
entra
nella
cerchia
della
filosofia
,
gli
è
perché
la
coscienza
del
filosofo
non
è
tutta
fatta
di
scienza
,
ma
consta
ancora
di
tanti
altri
elementi
sentimentali
ed
affettivi
,
da
cui
,
sotto
l
impulso
della
paura
,
e
per
tramite
della
fantasia
e
del
mito
,
si
generano
combinazioni
psichiche
,
le
quali
,
come
in
passato
impedirono
lo
sviluppo
della
cognizione
razionale
,
così
ora
adombrano
il
campo
del
sapere
meditato
e
prosaico
.
Pensiamo
alla
morte
.
Essa
è
teoricamente
insita
alla
vita
.
La
morte
,
che
pare
così
tragica
negli
individui
complessi
,
che
alla
comune
intuizione
appariscono
come
i
veri
e
proprii
organismi
,
è
immanente
agli
elementi
primissimi
della
sostanza
organica
,
per
la
estrema
labilità
e
per
la
circoscritta
plasticità
del
protoplasma
.
Ma
tutt
'
altro
è
la
paura
della
morte
-
ossia
l
'
egoismo
del
vivere
!
E
così
è
di
tutte
le
altre
affettività
e
tendenze
passionali
,
che
,
nelle
loro
derivazioni
mitiche
,
poetiche
e
religiose
,
gettarono
,
gettano
e
getteranno
in
varia
proporzione
le
ombre
loro
sul
campo
della
coscienza
.
La
filosofia
dell
'
uomo
puramente
teoretico
che
tutte
le
cose
contempli
sotto
l
'
aspetto
del
proprio
esser
loro
,
gli
è
come
il
tentativo
di
far
passare
il
pensiero
astratto
su
tutto
il
campo
della
coscienza
,
senza
che
v
'
incontri
,
né
deviazioni
,
né
attriti
.
Ecco
Baruch
Spinoza
,
il
vero
eroe
del
pensiero
,
che
se
stesso
contempla
in
quanto
gli
affetti
e
le
passioni
,
a
guisa
di
forze
della
interiore
meccanica
,
gli
si
trasmutano
in
obietti
di
considerazione
geometrica
!
En
attendant
che
in
una
futura
umanità
di
uomini
quasi
trasumanati
,
l
'
eroismo
di
Baruch
Spinoza
divenga
la
virtù
minuscola
di
tutti
i
giorni
,
e
che
i
miti
,
la
poesia
,
la
metafisica
e
la
religione
non
ingombrino
più
il
campo
della
coscienza
,
contentiamoci
che
fino
ad
ora
,
e
per
ora
,
la
filosofia
,
così
nel
senso
differenziato
,
come
nell
'
altro
,
sia
servita
quale
istrumento
critico
e
serva
,
per
rispetto
alla
scienza
,
a
mantenere
la
chiaroveggenza
dei
metodi
formali
e
dei
procedimenti
logici
,
e
per
rispetto
alla
vita
a
diminuire
gl
'
impedimenti
che
all
'
esercizio
del
libero
pensiero
frappongono
le
fantastiche
proiezioni
degli
affetti
,
delle
passioni
,
dei
timori
e
delle
speranze
;
ossia
giovi
e
serva
,
come
direbbe
precisamente
Spinoza
,
a
vincere
l
'
imaginatio
e
l
'
ignorantia
.
VII
.
Roma
,
16
giugno
'97
Mi
capita
un
bel
caso
.
Mentre
pareami
di
non
esser
venuto
al
termine
ancora
di
queste
mie
epistole
,
m
'
è
toccato
di
dover
discorrere
delle
stesse
precise
cose
,
delle
quali
mi
vado
intrattenendo
con
voi
,
in
altro
luogo
,
in
altra
forma
,
e
d
'
animo
men
lieto
.
In
uno
degli
ultimi
numeri
della
Critica
Sociale
apparve
una
specie
di
messaggio
,
che
il
signor
Antonio
De
Bella
,
sociologo
calabrese
,
dirigeva
contro
quei
socialisti
esclusivi
,
che
per
ogni
cosa
ed
in
ogni
questione
,
a
quel
che
dice
lui
,
se
ne
stanno
al
verbo
di
Marx
.
Il
De
Bella
ha
mancato
di
farci
sapere
,
se
il
Marx
,
cui
quelli
che
tartassa
s
'
appellano
,
sia
il
genuino
,
o
un
altro
così
per
dire
alterato
,
o
a
dirittura
inventato
,
un
Marx
biondo
,
o
che
so
io
altro
.
Il
fatto
è
che
m
'
ha
concesso
l
'
onore
di
metterci
anche
me
nel
branco
di
cotesti
ostinati
,
cui
rivolge
i
suoi
moniti
e
i
suoi
consigli
,
perché
si
completino
d
'
altra
più
vasta
coltura
sociologica
e
naturalistica
.
Cita
invero
il
solo
mio
nome
,
senza
dire
a
quale
mio
scritto
,
detto
o
fatto
intenda
di
richiamarsi
:
e
poi
giù
un
pochino
del
solito
catechismo
della
sociologia
intinta
di
darwinismo
,
con
la
inevitabile
filastrocca
di
tanti
nomi
di
autori
.
Credetti
opportuno
di
rispondere
;
un
po
'
per
dire
sommariamente
,
come
il
socialismo
scientifico
non
si
trovi
poi
tanto
a
mal
partito
,
da
aver
proprio
bisogno
di
certi
consigli
;
per
mostrare
,
che
i
complementi
suggeriti
dal
De
Bella
,
o
sono
i
sottintesi
,
o
sono
il
contrario
del
marxismo
;
e
soprattutto
perché
,
trovandomi
da
un
pezzo
in
qua
in
vena
di
conversare
con
voi
di
socialismo
e
di
filosofia
,
m
'
è
parso
opportuno
di
fissare
con
note
ad
hominem
parecchie
delle
considerazioni
critiche
,
che
vado
svolgendo
tête
-
à
-
tête
con
voi
,
con
una
certa
tal
quale
bizzarria
di
forma
.
Vi
mando
la
mia
risposta
,
come
è
apparsa
nella
Critica
Sociale
di
ieri
.
E
anche
questa
è
una
lettera
;
e
,
sebbene
non
sia
diretta
a
voi
,
potete
metterla
nella
collezione
,
come
se
facesse
seguito
.
Completa
e
riassume
le
altre
,
con
qualche
leggera
e
scusabile
ripetizione
.
Questa
lettera
extra
,
che
indirizzavo
al
direttore
della
Critica
Sociale
,
non
è
dolce
di
sale
.
Non
la
scrissi
proprio
con
l
'
intenzione
di
far
cosa
grata
al
signor
De
Bella
.
C
'
è
del
cattivo
umore
.
Forse
questo
umor
di
critica
rivelante
amarezza
m
è
venuto
dal
fatto
,
che
,
standomene
io
con
la
mente
rivolta
allo
studio
di
questo
grave
problema
dei
rapporti
del
materialismo
sociale
col
rimanente
della
intuizione
scientifica
contemporanea
,
m
'
è
parso
che
i
consigli
del
signor
De
Bella
,
-
che
del
resto
non
stava
a
spiare
quel
che
io
vado
scrivendo
a
voi
,
-
fossero
,
per
lo
meno
quanto
a
me
,
inopportuni
;
se
non
altro
perché
non
avrei
la
fantasia
di
chiedergliene
.
Roma
,
5
giugno
'97
Caro
Turati
,
Non
mi
è
ben
chiaro
se
il
De
Bella
,
nominandomi
,
parli
proprio
di
me
.
Sarei
anzi
inclinato
a
credere
,
che
egli
rivolga
la
sua
tirata
a
un
mannequin
di
sua
fattura
,
al
quale
abbia
,
commoditatis
causa
,
appiccicato
il
nome
mio
.
Comunque
sia
,
dal
momento
che
mescola
il
mio
nome
alle
sue
meditazioni
,
io
non
posso
a
meno
di
aggiungere
alla
vostra
una
nuova
postilla
.
Com
'
è
risaputo
,
io
entrai
esplicitamente
e
pubblicamente
nelle
vie
del
socialismo
solo
dieci
anni
fa
(
)
.
Dieci
anni
sono
un
tratto
di
tempo
non
veramente
lungo
nella
mia
esistenza
fisica
,
giacché
ne
conto
ormai
quattro
oltre
il
mezzo
secolo
;
ma
sono
un
tratto
a
dirittura
breve
nella
mia
vita
intellettuale
.
Prima
,
insomma
,
di
diventar
socialista
,
io
avevo
avuto
inclinazione
,
agio
e
tempo
,
opportunità
ed
obbligo
d
'
aggiustar
le
mie
partite
ed
i
miei
conti
col
darwinismo
,
col
positivismo
,
col
neokantismo
,
e
con
quanto
altro
di
scientifico
si
è
svolto
intorno
a
me
,
e
ha
dato
a
me
occasione
di
svolgermi
tra
i
miei
contemporanei
,
poiché
tengo
cattedra
di
filosofia
all
'
Università
dal
1871
,
e
per
l
'
innanzi
ero
stato
studioso
di
ciò
che
occorre
per
filosofare
.
Volgendomi
al
socialismo
,
non
ho
chiesto
a
Marx
l
'
abicì
del
sapere
.
Al
marxismo
non
ho
chiesto
,
se
non
ciò
ch
'
esso
effettivamente
contiene
:
ossia
quella
determinata
critica
dell
'
economia
che
esso
è
,
quei
lineamenti
del
materialismo
storico
che
reca
in
sé
,
quella
politica
del
proletariato
che
enuncia
o
preannuncia
.
Non
chiesi
al
marxismo
nemmeno
la
conoscenza
di
quella
filosofia
,
che
esso
suppone
,
e
,
in
un
certo
senso
,
continua
,
superandola
per
inversione
dialettica
;
ed
è
l
'
hegelismo
,
che
rifioriva
appunto
in
Italia
nella
mia
gioventù
,
e
nel
quale
io
m
ero
come
allevato
.
Manco
a
farlo
a
posta
,
la
mia
prima
composizione
filosofica
,
in
data
del
maggio
1862
,
è
una
:
Difesa
della
dialettica
di
Hegel
contro
il
ritorno
a
Kant
iniziato
da
Ed
.
Zeller
!
Per
intendere
il
socialismo
scientifico
non
mi
occorreva
,
dunque
,
di
avviarmi
per
la
prima
volta
alla
concezione
dialettica
,
evolutiva
o
genetica
,
che
dir
si
voglia
,
essendo
io
vissuto
sempre
in
cotesto
giro
di
idee
,
da
che
pensatamente
penso
.
Aggiungo
anzi
,
che
,
mentre
il
marxismo
non
mi
tornava
punto
difficile
nei
suoi
lineamenti
intrinseci
e
formali
,
in
quanto
metodo
di
concezione
,
mi
tornava
invece
di
faticosa
acquisizione
nel
suo
proprio
contenuto
economico
.
E
mentre
io
andavo
facendo
,
nel
miglior
modo
che
mi
fu
possibile
,
cotesta
acquisizione
,
non
era
né
dato
né
permesso
a
me
di
confondere
la
linea
di
sviluppo
che
è
propria
del
materialismo
storico
,
ossia
il
senso
che
ha
qui
in
questo
caso
concreto
l
'
evoluzione
,
con
quella
,
direi
quasi
,
malattia
cerebrale
,
che
da
anni
già
ha
invaso
i
cervelli
di
quei
molti
italiani
,
che
parlano
ora
di
una
Madonna
Evoluzione
,
e
l
'
adorano
.
Che
mi
chiede
,
dunque
,
il
De
Bella
?
Che
io
,
a
guisa
di
giovane
seminarista
,
pur
mo
svestito
,
ritorni
a
scuola
!
O
vuole
ch
'
io
mi
faccia
ribattezzare
da
Darwin
,
riconfermare
da
Spencer
,
reciti
poi
la
confessione
generale
innanzi
ai
compagni
,
e
mi
prepari
a
ricevere
da
lui
l
'
estrema
unzione
?
Per
quieto
vivere
lascerei
correre
tutto
il
resto
;
ma
contro
all
'
appello
alla
coscienza
dei
compagni
protesto
recisamente
.
I
compagni
rigidi
e
perfino
tirannici
per
ciò
che
si
attiene
alla
condotta
politica
del
partito
in
una
certa
misura
e
in
date
condizioni
,
li
ammetto
.
Ma
i
compagni
che
abbiano
autorità
di
pronunziare
da
arbitri
in
fatto
di
scienza
..
-
solo
perché
compagni
...
via
,
la
scienza
non
sarà
messa
ai
voti
mai
,
nemmeno
nella
cosiddetta
società
futura
!
O
vuole
una
più
modesta
cosa
,
che
io
,
cioè
,
affermi
e
giuri
che
il
marxismo
non
è
la
scienza
universale
,
e
che
gli
oggetti
che
contempla
non
sono
l
'
Universo
?
Concedo
subito
.
E
sfido
che
io
possa
non
concedere
.
Mi
basta
di
ricordarmi
dell
'
orario
della
Università
,
e
dei
moltissimi
corsi
che
enumera
.
Anzi
concedo
ancora
di
più
.
Ecco
qua
:
Questa
dottrina
non
è
se
non
agl
inizii
suoi
,
ed
ha
bisogno
ancora
di
molto
sviluppo
(
Del
materialismo
storico
,
cap
.
I
)
(
)
.
Difatti
,
ciò
che
tormenta
il
De
Bella
e
tanti
altri
,
gli
è
appunto
la
caccia
alla
universale
filosofia
,
nella
quale
il
socialismo
possa
poi
essere
bene
allogato
,
come
la
parte
nella
visione
del
tutto
.
S
'
accomodino
!
La
carta
è
paziente
:
così
dicono
gli
editori
tedeschi
agli
autori
novellini
.
Ma
non
posso
risparmiarmi
due
avvertenze
.
La
prima
è
,
che
nessun
sofo
di
questo
mondo
riuscirebbe
mai
a
darci
l
'
idea
dell
'
universa
filosofia
in
due
colonne
della
Critica
Sociale
"
.
La
seconda
è
affatto
personale
.
Sono
venti
anni
ormai
che
io
ho
in
uggia
la
filosofia
sistematica
,
e
come
cotesta
disposizione
d
'
animo
mi
ha
reso
più
accessibile
al
marxismo
che
è
uno
dei
modi
nei
quali
lo
spirito
scientifico
si
è
liberato
dalla
filosofia
come
per
sé
stante
,
cosi
è
causa
della
mia
inveterata
diffidenza
per
lo
Spencer
filosofo
,
che
nei
Primi
Principii
ci
ha
ridata
una
schematica
del
cosmo
.
E
qui
occorre
che
citi
me
stesso
:
Io
non
ero
venuto
in
questa
università
,
ventitré
anni
fa
,
qual
rappresentante
di
una
ortodossia
filosofica
,
né
da
escogitatore
di
novello
sistema
.
Per
le
fortunate
contingenze
della
mia
vita
,
io
avevo
fatta
la
mia
educazione
sotto
l
'
influsso
diretto
e
genuino
dei
due
grandi
sistemi
,
nei
quali
era
venuta
al
termine
suo
la
filosofia
,
che
oramai
possiamo
chiamare
classica
;
e
ossia
dei
sistemi
di
Herbart
e
di
Hegel
,
nei
quali
era
arrivata
all
'
estremo
delle
conseguenze
l
'
antitesi
tra
realismo
e
idealismo
,
tra
pluralismo
e
monismo
,
tra
psicologia
scientifica
e
fenomenologia
dello
spirito
,
tra
specificazione
dei
metodi
ed
anticipazione
di
ogni
metodo
nella
onnisciente
dialettica
.
Già
la
filosofia
di
Hegel
avea
messo
capo
nel
materialismo
storico
di
Carlo
Marx
,
e
quella
di
Herbart
nella
psicologia
empirica
,
che
,
a
date
condizioni
,
e
dentro
certi
limiti
,
è
anche
sperimentale
,
comparata
,
storica
e
sociale
.
Eran
quelli
gli
anni
,
nei
quali
,
per
la
intensiva
ed
estensiva
applicazione
del
principio
dell
'
energia
,
della
teoria
atomica
e
del
darwinismo
,
e
col
ritrovamento
delle
accertate
forme
e
condizioni
della
fisiologia
generale
,
si
rivoluzionava
a
vista
d
'
occhi
tutta
la
concezione
della
natura
.
E
in
pari
tempo
,
l
'
analisi
comparativa
delle
istituzioni
,
in
concorrenza
con
la
linguistica
e
con
la
mitologia
comparata
,
e
poi
la
preistoria
tutta
,
e
,
da
ultimo
,
la
economia
storica
,
rovesciavano
la
più
parte
delle
posizioni
di
fatto
e
delle
ipotesi
formali
,
su
le
quali
,
e
per
le
quali
,
si
era
per
l
'
innanzi
filosofato
sul
diritto
,
su
la
morale
e
su
la
società
.
I
fermenti
del
pensiero
,
quei
fermenti
che
sono
impliciti
nelle
nuove
o
nelle
rinnovate
scienze
,
non
accennavano
,
come
non
accennano
ancora
,
allo
sviluppo
di
una
novella
sistematica
filosofica
,
che
tutto
il
campo
della
esperienza
contenga
e
domini
.
Passo
sopra
alle
filosofie
di
privato
uso
ed
invenzione
,
com
è
il
caso
dei
Nietzsche
e
dei
von
Hartmann
,
e
mi
risparmio
ogni
critica
di
questi
pretesi
ritorni
ai
filosofi
di
altri
tempi
(
)
,
che
dànno
per
resultato
una
filologia
in
cambio
della
filosofia
,
com
'
è
accaduto
dei
neokantiani
.
Mi
soffermo
a
notare
il
quasi
inverosimile
equivoco
verbale
,
per
il
quale
molti
ingenuamente
,
e
specie
in
Italia
,
confondono
senz
'
altro
quella
specificata
filosofia
,
che
è
il
positivismo
,
col
positivo
,
ossia
col
positivamente
acquisito
nella
interminabile
nuova
esperienza
naturale
e
sociale
.
A
costoro
capita
,
per
es
.
,
di
non
saper
distinguere
nello
Spencer
,
ciò
che
è
merito
incontrastabile
in
lui
,
d
'
aver
cioè
concorso
a
formare
la
fisiologia
generale
,
da
ciò
che
è
impotenza
in
lui
a
spiegare
un
solo
fatto
storico
concreto
per
mezzo
della
sua
sociologia
del
tutto
schematica
.
A
costoro
accade
di
non
distinguere
,
nello
stesso
Spencer
,
ciò
che
è
dello
scienziato
da
ciò
che
è
del
filosofo
;
il
quale
,
giuocando
di
scherma
con
le
categorie
dell
'
omogeneo
,
dell
eterogeneo
,
dell
'
indistinto
,
e
del
differenziato
,
del
conosciuto
e
dell
'
inconoscibile
,
è
anche
lui
un
trapassato
:
è
,
cioè
,
a
volte
un
kantiano
inconsapevole
e
a
volte
un
Hegel
in
caricatura
.
L
'
ordinamento
della
Università
deve
anch
'
esso
spiccatamente
riflettere
lo
stato
attuale
della
filosofia
,
che
ormai
consiste
nella
immanenza
del
pensiero
nel
realmente
saputo
;
e
,
cioè
,
consiste
nell
'
opposto
di
ogni
anticipazione
del
pensiero
sul
saputo
,
per
via
della
teologica
o
metafisica
escogitazione
(
L
'
Università
e
la
libertà
della
scienza
,
Roma
1897
,
pp
.
15
,
16
e
17
)
(
)
.
Al
postutto
poi
cotesta
filosofia
,
dirò
così
,
vagheggiata
dal
De
Bella
,
non
sarebbe
,
in
fondo
,
se
non
una
riedizione
della
triunità
Darwin
-
Spencer
-
Marx
,
messa
in
giro
con
tanta
suggestione
di
eloquenza
,
ma
con
tanto
poca
fortuna
(
)
,
or
son
tre
anni
già
,
da
Enrico
Ferri
.
Ebbene
,
caro
Turati
,
io
voglio
fare
onestamente
la
parte
dell
'
avvocato
del
diavolo
,
e
riconosco
,
che
in
coteste
incerte
aspirazioni
alla
filosofia
del
socialismo
,
(
e
poco
manca
,
alcuni
non
credano
che
debba
essere
una
specie
di
filosofia
a
privato
uso
dei
soli
socialisti
)
e
perfino
nei
molti
spropositi
che
qua
e
là
si
vanno
dicendo
,
c
'
è
un
nocciolo
di
sentimento
giusto
,
che
risponde
ad
un
reale
bisogno
.
Molti
di
quelli
che
in
Italia
si
dànno
al
socialismo
,
e
non
da
semplici
agitatori
,
conferenzieri
e
candidati
,
sentono
che
è
impossibile
di
farsene
una
persuasione
scientifica
,
se
non
riallacciandolo
per
qualche
via
o
tramite
alla
rimanente
concezione
genetica
delle
cose
,
che
sta
più
o
meno
in
fondo
a
tutte
le
altre
scienze
.
Di
qui
la
mania
che
è
in
molti
,
di
cacciar
dentro
al
socialismo
tutta
quella
rimanente
scienza
di
cui
più
o
meno
essi
dispongono
.
Di
qui
i
molti
spropositi
e
le
molte
ingenuità
,
in
fondo
sempre
spiegabili
.
Ma
di
qui
anche
un
grave
pericolo
;
che
,
cioè
,
molti
di
cotesti
intellettuali
dimentichino
che
il
socialismo
ha
il
suo
fondamento
reale
soltanto
nella
presente
condizione
della
società
capitalistica
,
e
in
ciò
che
il
proletario
e
il
rimanente
popolo
minuto
possono
volere
e
fare
;
-
che
per
opera
degli
intellettuali
Marx
divenga
un
mito
;
-
e
che
,
mentre
essi
discorrono
,
dall
'
alto
al
basso
e
dal
basso
all
'
alto
,
tutta
la
scala
dell
'
evoluzione
,
da
ultimo
in
un
non
lontano
congresso
di
compagni
si
metta
ai
voti
questo
filosofema
:
il
primo
fondamento
del
socialismo
è
nelle
vibrazioni
dell
'
etere
(
)
.
Per
ciò
mi
spiego
le
ingenuità
del
De
Bella
.
Se
Marx
fosse
ancora
vissuto
!
Già
si
capisce
:
essendo
nato
il
5
maggio
1818
,
ed
essendo
morto
il
14
marzo
1883
,
poteva
umanamente
vivere
ancora
;
e
,
vivendo
-
direi
io
avrebbe
portato
a
compimento
il
III
volume
del
Capitale
,
che
c
è
rimasto
così
sgangherato
e
così
oscuro
.
Nossignore
,
dice
De
Bella
,
sarebbe
diventato
materialista
.
Ma
santi
numi
;
se
era
tale
dal
1845
,
e
per
ciò
venne
in
uggia
agli
ideologi
radicali
di
sua
conoscenza
!
E
oltre
che
materialista
sarebbe
diventato
anche
positivista
.
Il
positivismo
!
Nella
volgare
cronologia
cotesto
nome
designa
la
filosofia
di
Comte
e
suoi
seguaci
.
Ora
questa
avea
idealmente
tirate
le
cuoia
,
già
prima
che
Marx
fisicamente
morisse
.
Che
bel
vedere
:
il
materialismo
-
il
positivismo
-
e
la
dialettica
in
santissima
trinità
!
E
poi
,
che
altro
bel
vedere
;
il
papato
scientifico
del
Comte
riconciliato
con
la
indefinita
progressività
del
materialismo
storico
,
che
risolve
il
problema
della
conoscenza
in
opposizione
ad
ogni
altra
filosofia
,
ed
enuncia
:
-
non
esserci
limitazione
fissa
,
né
a
priori
né
a
posteriori
,
alla
conoscibilità
,
perché
nell
'
indefinito
processo
del
lavoro
,
che
è
esperienza
,
e
dell
'
esperienza
,
che
è
lavoro
,
gli
uomini
conoscono
tutto
ciò
che
fa
bisogno
ed
è
utile
di
conoscere
(
)
.
Quel
Comte
,
che
proclamava
chiuso
per
sempre
il
ciclo
della
fisica
e
dell
'
astronomia
,
proprio
nel
momento
in
cui
si
ritrovava
l
'
equivalente
meccanico
del
calore
,
e
pochi
anni
innanzi
alla
strepitosa
scoverta
dell
'
analisi
spettrale
;
quel
Comte
,
che
nel
1845
dichiarava
assurda
la
ricerca
circa
l
'
origine
della
specie
!
Ma
il
materialismo
storico
,
continua
De
Bella
,
ha
da
contemplarsi
con
la
preistoria
!
E
qui
il
diavolo
ci
mette
proprio
la
coda
.
L
'
Ancient
Society
del
Morgan
,
pubblicata
in
America
e
giunta
in
Europa
in
pochi
esemplari
con
la
ditta
Mac
-
Millan
di
Londra
(
1877
)
,
fu
messa
come
sotto
sequestro
dalla
spietata
lega
del
silenzio
fattavi
attorno
dagli
etnografi
inglesi
,
o
invidi
,
o
paurosi
.
I
resultati
delle
ricerche
del
Morgan
circolarono
però
per
il
mondo
precisamente
per
mezzo
del
libro
dell
'
Engels
,
che
s
'
intitola
:
Della
origine
della
famiglia
,
della
proprietà
privata
e
dello
stato
(
I
°
ediz
.
1884
,
4°
ediz
.
1891
)
,
che
è
al
tempo
stesso
recensione
,
esposizione
e
complemento
del
testo
,
e
reca
in
sé
la
tentata
ricongiunzione
di
Morgan
e
di
Marx
.
E
che
dice
Engels
di
Morgan
?
aver
questi
novellamente
scoverto
il
materialismo
storico
,
nella
assoluta
ignoranza
di
quanto
Marx
ne
avesse
scritto
;
e
quale
fu
l
occasione
del
libro
?
-
il
desiderio
di
mettere
a
profitto
le
note
e
le
glosse
lasciate
da
Marx
!
Via
,
la
volgare
cronologia
è
qualcosa
di
assai
importante
...
anche
pei
socialisti
.
E
torniamo
pure
all
'
inevitabile
Spencer
.
Chi
è
mai
,
che
,
fuori
d
'
Italia
,
si
sia
permesso
di
aggiudicarlo
al
socialismo
?
È
forse
lo
Spencer
un
filosofo
dell
altro
mondo
?
Di
lui
e
sopra
di
lui
si
può
leggere
ora
in
tutte
le
lingue
,
non
esclusa
quella
dell
'
ammodernato
Giappone
.
Né
pecca
di
oscurità
:
anzi
agli
occhi
miei
,
che
amo
la
succosa
brevità
,
pecca
di
prolissa
e
di
minuziosa
popolarità
.
Il
primo
scritto
di
lui
che
si
conosca
reca
la
data
del
1843
.
Eravamo
,
si
noti
bene
,
nel
più
forte
dell
'
agitazione
cartista
.
Quello
scritto
s
'
intitola
:
Della
sfera
propria
dello
stato
.
Spencer
fu
alle
viste
di
tutto
il
mondo
come
ammirato
collaboratore
dell
'
Economist
,
della
Westminster
e
della
Edinburg
Review
;
e
notiamo
nuovamente
le
date
,
precisamente
negli
anni
significativi
dal
1848
al
'59
.
Chi
mai
si
è
fatto
illusioni
in
Inghilterra
sul
senso
e
sul
valore
delle
sue
vedute
sociali
e
politiche
?
La
Statica
sociale
apparve
nel
'51
,
la
Psicologia
(
l
°
ediz
.
)
nel
'55
,
il
Trattato
sulla
educazione
nel
'61
,
la
l
°
edizione
dei
Primi
principii
nel
'62
,
la
Classificazione
delle
scienze
nel
'64
,
la
Biologia
dal
'64
al
'67
,
per
non
dire
dei
minori
Saggi
,
e
tra
questi
notevolissimi
l
'
Ipotesi
dello
sviluppo
(
1852
)
,
la
Genesi
della
scienza
(
1854
)
,
e
il
Progresso
e
la
sua
legge
(
1857
)
.
E
qui
chiudo
la
filastrocca
per
arrestarmi
alle
pubblicazioni
che
precedono
il
I
°
volume
del
Capitale
(
25
luglio
1867
)
.
Non
occorreva
invero
il
genio
di
Marx
per
scorgere
in
tali
scritti
ciò
che
ero
in
grado
di
scorgervi
io
,
da
semplice
studioso
della
filosofia
,
già
30
anni
fa
:
che
,
cioè
,
la
dottrina
dell
'
evoluzione
che
vi
si
enuncia
è
schematica
e
non
empirica
,
che
quella
evoluzione
lì
è
fenomenale
e
non
reale
,
e
che
essa
ha
di
dietro
lo
spettro
della
cosa
in
sé
di
Kant
,
dapprima
onorata
in
tutte
lettere
col
nome
di
Dio
o
della
Divinità
(
Statica
,
ediz
.
del
1851
)
,
più
tardi
circonlocuita
nel
riverito
nome
dell
'
Inconoscibile
.
Metterei
pegno
,
che
,
se
mai
Marx
fra
il
'60
e
il
'70
avesse
recensito
le
opere
dello
Spencer
,
avrebbe
usato
del
seguente
stile
:
ecco
l
'
ultimo
avanzo
ombratile
del
deismo
inglese
del
secolo
XVII
;
-
ecco
l
'
ultimo
sforzo
della
ipocrisia
inglese
nel
combattere
la
filosofia
di
Hobbes
e
di
Spinoza
;
-
ecco
l
'
ultima
proiezione
del
trascendente
sul
campo
della
scienza
positiva
;
-
ecco
l
'
ultima
transizione
fra
il
cretinismo
egoistico
del
signor
Bentham
e
il
cretinismo
altruistico
del
Rabbi
di
Nazareth
;
-
ecco
l
'
ultimo
tentativo
dell
'
intelletto
borghese
per
salvare
,
con
la
libera
ricerca
e
la
libera
concorrenza
nell
'
al
di
qua
,
un
enigmatico
brandello
di
fede
per
l
'
al
di
là
;
-
solo
il
trionfo
del
proletariato
può
assicurare
allo
spirito
scientifico
le
condizioni
piene
e
perfette
di
sua
propria
esistenza
,
perché
solo
nella
trasparenza
dell
'
opera
può
essere
congruamente
trasparente
l
'
intelletto
.
Così
Marx
scrivea
-
cioè
,
volevo
dire
,
così
avrebbe
potuto
scrivere
:
-
ma
lui
avea
da
pensare
allora
all
'
Internazionale
,
e
di
questa
lo
Spencer
non
ebbe
tempo
di
avvedersi
.
Il
17
marzo
del
1883
Federico
Engels
,
parlando
al
cimitero
di
Highate
in
memoria
dell
'
amico
Marx
,
morto
tre
giorni
innanzi
,
cominciava
proprio
così
:
Come
Darwin
scovrì
la
legge
dello
sviluppo
della
natura
organica
,
così
Marx
scovrì
la
legge
dello
sviluppo
della
storia
umana
(
)
.
Non
c
'
è
da
rimanerne
proprio
mortificati
?
Né
basta
.
Nell
'
Antidühring
(
I
°
ediz
.
del
1878
-
la
terza
è
del
'94
)
il
medesimo
Engels
avea
già
acquisito
tutte
le
nozioni
fondamentali
del
darwinismo
,
che
occorrono
alla
generale
orientazione
del
socialismo
scientifico
.
A
ciò
fare
erasi
preparato
con
dieci
anni
di
novella
educazione
nelle
scienze
naturali
,
e
candidamente
confessava
:
esser
lui
in
queste
più
addentro
di
Marx
,
che
alla
sua
volta
era
forte
in
matematica
.
E
nemmeno
ciò
basta
.
Nella
prima
edizione
del
Capitale
si
trova
una
nota
caratteristica
e
originalissima
sul
nuovo
mondo
scoperto
da
Darwin
.
S
'
intende
già
che
quei
due
modesti
mortali
,
che
non
fecero
mai
le
parti
di
sopracciò
dell
'
Universo
,
inteso
sempre
di
riferirsi
a
quel
prosaico
darwinismo
della
Origine
della
specie
(
1859
)
,
che
è
un
gruppo
di
teorie
tratte
da
un
gruppo
di
osservazioni
e
di
esperienze
sopra
un
campo
circoscritto
della
realtà
,
che
rimane
più
in
qua
dalle
origini
della
vita
e
precede
d
'
un
buon
tratto
la
storia
umana
.
In
quelle
teorie
non
poteano
non
iscorgere
un
caso
analogico
con
la
concezione
epigenetica
della
storia
,
che
essi
aveano
in
parte
definita
,
in
parte
adombrata
appena
(
)
.
Non
seppero
però
mai
di
quel
darwinismo
,
il
quale
ha
scoperto
le
leggi
della
intera
umanità
(
De
Bella
)
;
di
quel
darwinismo
,
insomma
,
buono
per
tutto
,
che
è
una
gratuita
invenzione
dei
pubblicisti
a
corto
di
scienza
,
e
dei
decadenti
della
filosofia
.
L
'
amico
loro
Heine
non
avea
forse
detto
:
l
'
Universo
è
pieno
di
buchi
,
e
il
professore
tedesco
hegeliano
covre
quei
buchi
col
suo
berretto
da
notte
?
E
lasciando
stare
l
'
Universo
e
i
suoi
buchi
,
procuriamo
,
caro
Turati
,
di
fare
ciascuno
il
dover
nostro
.
Mi
ricorre
sempre
per
la
mente
questa
grave
invettiva
che
30
anni
fa
pronunziava
l
'
hegeliano
B
.
Spaventa
:
Qui
da
noi
si
studia
la
storia
della
filosofia
nella
geografia
dell
'
Ariosto
,
e
si
citano
alla
pari
,
Platone
e
l
'
abate
Fornari
,
Torquato
Tasso
e
Totonno
Tasso
(
)
.
Credetemi
sempre
,
etc
.
VIII
.
Roma
,
20
giugno
'97
Mi
occorre
come
un
post
-
scriptum
,
che
rechi
delle
postille
alla
penultima
lettera
,
tanto
grave
di
non
facile
filosofia
.
Metto
com
è
naturale
-
fra
i
prodotti
delle
affettività
nostre
,
dei
quali
dissi
che
adombrano
l
'
intelletto
volgente
alla
scienza
,
anche
quei
complessi
di
inclinazioni
,
di
tendenze
,
di
valutazione
e
di
pregiudizii
,
che
di
solito
designiamo
con
le
denominazioni
antitetiche
di
ottimismo
e
di
pessimismo
.
In
tali
modi
di
apprezzamento
,
che
oscillano
dal
passionale
al
poetico
,
e
rivelan
sempre
la
nota
incerta
di
ciò
che
non
può
ridursi
in
formula
precisa
,
non
è
chi
sappia
scorgere
,
né
l
'
indirizzo
,
né
la
promessa
di
una
razionale
interpretazione
delle
cose
.
Sono
,
nel
tutt
'
insieme
,
la
estrinsecazione
riassuntiva
di
infiniti
particolari
sentimenti
,
i
quali
possono
aver
sede
,
come
la
cosa
è
più
patente
nel
caso
del
pessimismo
,
così
nello
specifico
temperamento
di
un
singolo
individuo
(
per
es
.
,
Leopardi
)
,
come
in
una
situazione
comune
ad
una
intera
moltitudine
(
alle
origini
per
es
.
del
Buddhismo
)
.
Ottimismo
e
pessimismo
nella
somma
,
consistono
nel
generalizzare
le
attività
resultanti
da
una
determinata
esperienza
o
situazione
sociale
,
e
nel
prolungarle
tanto
fuori
dell
'
ambito
della
nostra
vita
immediata
da
farne
come
l
'
asse
,
il
fulcro
,
o
la
finalità
dell
'
Universo
.
In
guisa
che
poi
,
in
fine
,
le
categorie
del
bene
e
del
male
,
che
han
realmente
un
senso
così
modestamente
relativo
alle
nostre
contingenze
pratiche
,
divengono
come
il
criterio
per
giudicare
di
tutto
il
mondo
,
ridotto
in
così
piccola
immagine
,
da
parer
fatto
qual
semplice
supposto
e
qual
semplice
condizione
della
felicità
o
della
infelicità
nostra
.
Così
dall
'
uno
come
dall
'
altro
dei
due
angoli
visuali
,
par
che
il
mondo
non
possa
intendersi
se
non
come
fatto
,
o
a
fin
di
bene
,
o
a
fin
di
male
,
e
costituito
per
la
prevalenza
o
per
il
trionfo
,
o
dell
'
uno
o
dell
'
altro
.
Nel
fondo
di
cotesti
modi
di
concepire
c
'
è
sempre
la
originaria
poesia
,
che
non
si
scompagna
mai
dal
mito
;
-
e
tali
modi
di
concepire
forman
sempre
,
dal
crasso
ottimismo
maomettano
al
raffinato
pessimismo
buddhistico
,
il
midollo
pratico
e
la
forza
suggestiva
dei
sistemi
religiosi
.
E
ciò
è
naturalissimo
.
La
religione
,
che
appunto
per
ciò
e
,
per
ciò
solo
,
è
un
bisogno
,
consta
i
tante
trasfigurazioni
dei
timori
,
delle
speranze
,
dei
dolori
,
delle
amarezze
della
vita
cotidiana
,
in
creduti
e
paventati
preordinamenti
;
in
guisa
che
le
lotte
del
così
detto
quaggiù
vengon
tramutate
in
contrasti
dell
'
Universo
:
-
dio
e
satana
-
la
caduta
e
la
redenzione
-
la
creazione
e
la
palingenesi
-
la
scala
delle
espiazioni
ed
il
Nirvana
.
Quell
'
ottimismo
e
quel
pessimismo
,
che
si
presentano
nella
veste
,
o
meglio
nelle
apparenze
di
cosa
pensata
,
nell
'
ambito
di
certe
filosofie
,
non
son
che
residui
più
o
meno
consaputi
della
religione
come
che
sia
trasformata
,
o
di
quella
antireligione
,
che
nell
'
impeto
passionato
del
non
credere
rassomiglia
alla
fede
.
L
'
ottimismo
di
Leibnitz
per
es
.
non
è
certo
la
funzione
filosofica
della
sua
ricerca
del
calcolo
superiore
,
né
della
sua
critica
dell
azione
a
distanza
,
e
nemmeno
del
suo
monadismo
metafisico
,
né
della
sua
scoverta
del
determinismo
interno
.
Il
suo
ottimismo
è
la
sua
religione
-
ossia
quella
religione
che
parve
a
lui
come
la
perpetua
e
perenne
-
quel
cristianesimo
,
in
cui
tutte
le
chiese
cristiane
si
conciliano
-
quella
provvidenza
giustificata
nella
rappresentazione
di
un
mondo
,
che
è
l
'
ottimo
che
potesse
mai
essere
e
sussistere
.
Quella
poesia
teologica
ha
il
suo
pendant
,
dialettico
perché
umoristico
,
nel
Candide
di
Voltaire
!
E
così
il
pessimismo
di
Schopenhauer
non
è
la
resultante
necessaria
della
sua
critica
della
critica
kantiana
,
né
la
funzione
diretta
delle
sue
squisitissime
ricerche
logiche
;
ma
è
la
estrinsecazione
della
sua
anima
di
piccolo
borghese
,
meschino
e
dispettoso
,
anzi
ringhioso
,
che
si
completa
con
la
contemplazione
(
metafisica
)
delle
cieche
forze
dell
'
Inconsapevole
(
ossia
del
cieco
conato
all
'
esistere
)
;
si
completa
,
cioè
,
di
una
forma
religiosa
poco
avvertita
in
generale
,
la
religione
dell
ateismo
(
)
.
Se
,
dalle
configurazioni
e
dalle
complicazioni
secondarie
e
derivate
della
religione
o
della
filosofia
teologizzante
,
noi
risaliamo
all
'
origine
prima
ed
immediata
di
quelle
creazioni
ideologiche
,
che
son
l
'
ottimismo
e
il
pessimismo
,
noi
ci
troviamo
in
presenza
di
un
fatto
,
tanto
ovvio
,
per
quanto
semplice
:
che
ogni
uomo
,
cioè
,
per
la
sua
struttura
fisica
,
e
per
la
sua
posizione
sociale
,
è
portato
ad
una
specie
di
calcolo
edonistico
,
ossia
a
misurare
i
suoi
bisogni
,
e
quindi
i
mezzi
per
soddisfarli
;
e
,
in
fine
,
per
necessaria
conseguenza
,
viene
ad
apprezzare
,
in
un
modo
,
o
in
un
altro
,
le
condizioni
della
vita
e
il
pregio
della
vita
stessa
nel
suo
complesso
.
Ora
,
quando
la
intelligenza
è
tanto
progredita
,
da
aver
vinto
gl
'
incantesimi
della
imaginatio
e
della
ignorantia
,
i
quali
legano
le
sorti
così
poveramente
prosaiche
dell
'
ovvia
vita
cotidiana
alle
(
fantasticate
)
forze
trascendenti
,
non
è
più
alla
suggestione
generica
dell
'
ottimismo
o
del
pessimismo
che
si
tenga
dietro
.
L
'
animo
si
volge
al
(
prosaico
)
studio
dei
mezzi
occorrenti
a
raggiungere
,
non
quell
'
ente
favoloso
che
dicesi
la
felicità
,
ma
lo
sviluppo
normale
delle
attitudini
;
le
quali
,
date
le
favorevoli
condizioni
sociali
e
naturali
,
fanno
sì
che
la
vita
trovi
se
stessa
la
ragione
dell
'
esser
suo
e
della
esplicazione
sua
.
È
qui
il
cominciamento
di
quella
saggezza
,
che
sola
può
giustificare
la
etichetta
dell
'
homo
sapiens
.
Il
materialismo
storico
,
come
è
la
filosofia
della
vita
,
e
non
delle
parvenze
ideologiche
di
questa
,
sorpassa
l
'
antitesi
dell
'
ottimismo
e
del
pessimismo
;
perché
ne
supera
i
termini
,
comprendendoli
.
La
storia
è
si
una
serie
dolorosamente
interminabile
di
miserie
;
-
il
lavoro
,
che
è
la
nota
distintiva
del
vivere
umano
,
è
diventato
il
tormento
e
la
maledizione
della
maggioranza
degli
uomini
;
-
il
lavoro
,
che
è
la
premessa
di
ogni
umana
esistenza
,
è
diventato
il
titolo
alla
soggezione
del
più
gran
numero
degli
uomini
;
-
il
lavoro
,
che
è
la
condizione
di
ogni
progresso
,
ha
messo
le
sofferenze
,
le
privazioni
,
i
travagli
e
i
patimenti
del
maggior
numero
degli
uomini
in
servizio
della
comodità
di
pochi
.
Dunque
la
storia
è
un
inferno
:
-
anzi
potrebb
'
esser
rappresentata
,
in
un
lugubre
dramma
,
come
la
tragedia
del
lavoro
!
Ma
questa
stessa
storia
lugubre
ha
tratto
da
cotesta
stessa
condizione
di
cose
,
quasi
sempre
all
'
insaputa
degli
uomini
stessi
,
e
non
certo
per
la
provvidenziale
preordinazione
di
alcuno
,
i
mezzi
occorrenti
al
relativo
perfezionamento
,
prima
di
pochissimi
,
poi
di
pochi
,
poi
di
più
che
pochi
;
-
e
ora
pare
ne
prepari
per
tutti
.
La
gran
tragedia
non
era
evitabile
.
Non
deriva
da
una
colpa
o
da
un
peccato
,
non
da
una
aberrazione
o
degenerazione
,
non
dal
capriccioso
e
peccaminoso
abbandono
della
retta
via
;
ma
da
una
necessità
intrinseca
al
meccanismo
stesso
del
vivete
sociale
,
e
al
ritmo
processuale
di
questo
.
Questo
meccanismo
poggia
su
i
mezzi
di
sussistenza
,
che
sono
il
prodotto
del
lavoro
stesso
degli
uomini
,
combinato
con
le
più
o
meno
favorevoli
condizioni
naturali
.
Ora
che
si
apre
innanzi
ai
nostri
occhi
questa
prospettiva
che
la
società
,
cioè
,
possa
essere
organizzata
in
modo
,
da
dare
a
tutti
i
mezzi
di
perfezionarsi
,
noi
vediamo
chiaro
,
che
tale
aspettativa
diventa
plausibile
,
precisamente
perché
,
col
crescere
della
produttività
del
lavoro
,
si
stabiliscono
le
condizioni
materiali
occorrenti
a
comunicare
a
tutti
gli
uomini
la
civiltà
.
In
ciò
sta
la
ragion
d
'
essere
del
comunismo
scientifico
,
che
non
confida
nel
trionfo
di
una
bontà
,
la
quale
,
chi
sa
in
quali
pieghe
latenti
di
tutti
i
cuori
di
tutti
i
trapassati
gl
'
ideologi
del
socialismo
sono
andati
a
scovare
,
per
proclamarla
l
'
eterna
giustizia
.
Ma
confida
nel
crescere
di
quei
mezzi
materiali
,
che
permetteranno
crescan
per
tutti
gli
uomini
le
condizioni
dell
'
ozio
indispensabili
alla
libertà
:
-
la
qual
cosa
vuol
dire
,
che
le
ragioni
dell
'
ingiusto
saranno
eliminate
,
ossia
la
signoria
,
la
padronanza
,
il
dominio
dell
'
uomo
su
l
'
uomo
;
le
quali
ingiustizie
(
ad
usare
il
linguaggio
degli
ideologi
)
suppongono
come
conditio
sine
qua
non
proprio
quella
miserabile
cosa
materiale
,
che
è
lo
sfruttamento
economico
!
Solo
in
una
società
comunistica
,
il
lavoro
,
oltre
che
non
sfruttabile
,
può
essere
razionalmente
misurato
.
Solo
nella
società
comunistica
,
il
calcolo
edonistico
,
non
intralciato
dallo
sfruttamento
privato
delle
forze
sociali
,
può
aver
carattere
di
cosa
precisabile
.
Rimossi
gl
'
impedimenti
al
libero
sviluppo
di
ciascuno
,
quegli
impedimenti
,
cioè
,
che
differenziano
ora
le
classi
e
gl
'
individui
fino
al
non
riconoscibile
,
ciascuno
potrà
trovare
,
nella
misura
di
ciò
che
occorre
alla
società
,
il
criterio
di
ciò
che
per
lui
è
il
fattibile
e
il
necessario
a
fare
.
Adattarsi
al
fattibile
,
e
non
per
esterna
costrizione
,
in
ciò
sta
la
norma
della
libertà
,
che
è
una
cosa
sola
con
la
saviezza
;
perché
non
ci
può
esser
morale
vera
là
dove
non
è
la
coscienza
del
determinismo
.
In
una
società
comunistica
cadono
da
per
sé
le
antitetiche
parvenze
dell
'
ottimo
e
del
pessimo
,
perché
la
necessità
del
lavorare
in
servizio
della
collettività
e
l
'
esercizio
della
piena
autonomia
personale
non
formano
più
antitesi
,
anzi
appariscono
come
una
e
medesima
cosa
;
-
l
'
etica
di
cotesta
società
annulla
la
opposizione
fra
diritti
e
doveri
,
che
non
è
,
in
sostanza
,
se
non
l
'
amplificazione
dottrinale
della
condizione
di
questa
antitetica
società
presente
,
nella
quale
alcuni
han
facoltà
d
'
imporre
ed
altri
hanno
obbligo
di
prestare
;
-
in
cotesta
società
,
in
cui
la
benevolenza
non
è
carità
,
non
parrebbe
utopistico
il
chiedere
,
che
ciascuno
presti
secondo
le
sue
forze
,
e
ciascuno
riceva
secondo
i
suoi
bisogni
;
-
in
simile
società
la
pedagogica
preventiva
eliminerebbe
,
in
buona
parte
,
la
materia
della
penalità
,
e
la
pedagogica
obiettiva
della
convivenza
e
della
collaborazione
razionale
ridurrebbe
al
minimo
il
bisogno
della
repressione
;
-
ossia
,
in
una
parola
,
la
pena
apparirebbe
come
la
semplice
garanzia
di
un
determinato
ordinamento
,
e
spoglia
perciò
del
tutto
d
'
ogni
parvenza
metaforica
di
superna
giustizia
da
vendicare
o
da
ristabilire
.
In
cotesta
società
non
allignerebbe
più
il
bisogno
di
cercare
alla
sorte
pratica
dell
'
uomo
una
spiegazione
trascendente
.
Per
questo
criticismo
delle
cause
della
storia
,
delle
ragioni
della
società
presente
,
e
dell
'
aspettativa
razionalmente
misurata
e
misurabile
di
una
società
futura
,
si
vede
perché
l
'
ottimismo
e
il
pessimismo
,
come
tante
altre
ideologie
,
dovessero
e
debbano
servire
di
sfogo
e
di
estrinsecazione
alle
affettività
delle
coscienze
travagliate
dalle
lotte
della
esistenza
sociale
.
Se
è
questo
che
intendono
di
dire
gli
ideologisti
,
cui
voi
alludete
;
e
,
se
parlando
di
eterna
giustizia
,
essi
pensano
di
farsi
raccoglitori
postumi
dei
sospiri
e
delle
lagrime
dell
'
umanità
attraverso
i
secoli
,
tal
sia
di
loro
;
-
le
licenze
poetiche
non
son
vietate
nemmeno
ai
socialisti
.
Soltanto
non
si
provino
poi
a
metter
su
le
gambe
al
mito
dell
'
eterna
giustizia
,
per
ispedirlo
in
marcia
contro
il
regno
delle
tenebre
.
Quella
gran
benefica
signora
non
ismuoverà
una
sola
delle
pietre
dell
'
edificio
capitalistico
.
Ciò
che
gl
'
ideologi
del
socialismo
chiamano
il
male
,
contro
di
cui
il
bene
combatte
,
non
è
una
astratta
negazione
,
ma
è
un
duro
e
forte
sistema
di
cose
effettuali
:
è
la
miseria
organizzata
per
produrre
la
ricchezza
.
Ora
i
materialisti
della
storia
son
così
poco
teneri
di
cuore
,
da
affermare
,
che
essi
in
questo
male
trovano
precisamente
le
molle
dell
'
avvenire
;
ossia
,
nella
ribellione
degli
oppressi
,
e
non
nella
bontà
degli
oppressori
.
Del
facile
ricadere
nella
metafisica
,
in
senso
non
laudabile
,
fanno
fede
assai
spesso
anche
quegli
studii
,
che
,
a
detta
degli
autori
loro
,
rappresentano
la
quintessenza
del
procedere
scientificamente
positivo
.
Questo
è
il
caso
,
per
es
.
,
di
molti
dei
divulgatori
della
disputata
e
disputabile
antropologia
criminale
.
Come
intento
e
come
tendenza
essa
rappresenta
una
parte
notevole
di
quella
salutare
critica
del
diritto
punitivo
,
che
pian
piano
è
riuscita
a
scuotere
dai
fondamenti
tutta
la
costruzione
filosofica
,
e
soprattutto
etica
,
di
un
fatto
così
semplice
e
così
empirico
,
qual
è
quello
della
inevitabilità
del
punire
,
data
la
esistenza
di
una
società
.
Nel
metodo
,
però
,
di
rado
essa
esce
dai
confini
della
combinatoria
statistica
,
e
da
quell
'
a
un
di
presso
di
verosimile
,
che
è
proprio
del
variopinto
complesso
di
studii
,
che
chiamasi
in
genere
antropologia
.
Quasi
mai
si
avvicina
,
per
es
.
,
alla
precisione
di
indagine
,
per
la
quale
la
psichiatria
,
che
parrebbe
secondo
alcuni
affine
,
grazie
ai
progressi
maravigliosi
dell
'
anatomia
dei
centri
nervosi
,
e
di
tutte
le
parti
della
medicina
,
ha
contribuito
allo
sviluppo
della
psicologia
,
nel
giro
di
pochi
anni
,
assai
più
non
facessero
in
venti
secoli
le
discussioni
sul
testo
di
Aristotele
,
e
le
ipotesi
dello
spiritualismo
e
del
materialismo
puramente
razionalisti
.
Ma
non
è
ciò
che
mi
prema
di
notare
.
In
quella
dottrina
campeggia
la
tendenza
a
fissare
,
come
predisposizioni
(
innatistiche
)
le
ricorrenze
del
delinquere
in
quegli
individui
i
quali
presentino
certi
caratteri
indiziali
,
caratteri
,
che
nell
'
aspetto
obiettivo
,
del
resto
,
non
son
sempre
,
né
ben
raccolti
,
né
ben
fissati
.
E
qui
nulla
di
male
.
La
teoria
,
che
sta
in
fondo
al
diritto
penale
dei
paesi
su
i
quali
la
rivoluzione
borghese
abbia
esteso
l
'
azione
sua
,
ha
di
comune
con
tutto
ciò
che
chiamiamo
liberalismo
i
pregi
e
i
difetti
di
quel
principio
egalitario
,
il
quale
,
date
le
differenze
naturali
e
sociali
degli
uomini
,
non
può
non
essere
puramente
formale
ed
astratto
.
Questa
teoria
è
stata
di
certo
un
progresso
su
la
giustizia
di
corpo
,
e
su
i
privilegi
del
clero
e
dell
'
aristocrazia
;
e
per
questo
rispetto
è
una
vittoria
storica
l
'
enunciato
:
la
legge
è
eguale
per
tutti
.
Inoltre
,
cotesta
teoria
,
riducendo
il
punire
alla
sola
garenzia
giuridica
dell
'
ordine
legalmente
costituito
,
si
contenta
di
colpire
ciò
che
è
un
danno
o
una
lesione
all
'
ordine
stesso
,
e
non
s
'
addentra
più
nella
coscienza
.
Spoglia
com
'
è
di
ogni
carattere
religioso
,
non
colpisce
il
pensiero
e
l
'
animo
.
Non
è
più
l
'
istrumento
di
una
chiesa
,
di
una
credenza
,
di
una
superstizione
.
È
prosaico
cotesto
diritto
penale
,
come
è
prosaica
tutta
la
società
capitalistica
.
E
questo
è
un
altro
trionfo
-
salvo
alcune
lievi
inconseguenze
-
del
libero
pensiero
.
In
una
parola
,
si
punisce
l
'
atto
,
non
l
'
uomo
;
si
punisce
il
turbatore
di
quell
'
ordine
che
si
vuol
difendere
,
non
la
coscienza
,
sia
irreligiosa
,
miscredente
,
atea
e
così
via
.
Per
giungere
a
cotesto
resultato
,
cotesta
teoria
ha
dovuto
costruire
,
su
la
base
media
della
volontarietà
,
ed
esclusi
gli
estremi
della
mancanza
di
consapevolezza
e
di
direzione
nell
'
operare
,
una
tipica
responsabilità
eguale
per
tutti
gli
uomini
(
)
.
Ed
è
qui
,
che
,
come
per
ironia
alla
vantata
e
celebrata
giustizia
,
il
principio
della
legge
eguale
per
tutti
si
tramuta
dialetticamente
nella
massima
ingiustizia
:
perché
gli
uomini
sono
in
realtà
socialmente
e
naturalmente
disuguali
innanzi
alla
legge
.
Su
questa
dialettica
si
sono
esercitati
da
un
pezzo
sociologisti
,
e
socialisti
,
e
critici
d
'
ogni
maniera
.
C
'
è
come
una
lunga
scala
di
opinioni
,
in
contrapposto
al
diritto
esistente
:
dal
paradosso
intinto
di
misticismo
,
che
la
società
punisca
i
delitti
che
essa
cova
,
alla
esigenza
umanitaria
,
che
la
educazione
eguale
per
tutti
giustifichi
,
col
porne
le
condizioni
di
attuabilità
,
il
principio
della
legge
eguale
per
tutti
.
La
punta
acuta
di
tutta
la
critica
è
quella
dei
socialisti
conseguenti
:
i
quali
,
partendo
dal
concetto
delle
differenze
di
classe
,
come
essenziali
al
presente
vivere
sociale
,
non
cercano
nel
diritto
del
punire
,
come
non
cercano
in
nessun
'
altra
parte
del
diritto
esistente
,
la
giustizia
eguale
per
tutti
;
perché
ciò
sarebbe
come
cercare
l
'
inverosimile
,
data
questa
forma
di
società
,
in
cui
le
differenziazioni
sono
le
cause
e
il
contenuto
della
compagine
stessa
.
Questo
diritto
di
mezzana
giustizia
,
che
contraddice
il
più
delle
volte
a
se
stesso
,
è
insito
ad
una
società
,
in
cui
il
postulato
della
eguaglianza
deve
smentire
di
continuo
se
stesso
.
La
menzogna
è
assai
più
palese
in
quella
bella
trovata
degli
apologisti
della
forma
capitalistica
,
quando
dicono
,
che
alla
fin
fine
i
salariati
son
dei
liberi
cittadini
,
che
liberamente
si
dànno
a
mercede
pattuendo
alla
pari
con
quei
loro
eguali
,
che
sono
i
capitalisti
!
-
Ma
noi
socialisti
cotesto
principio
in
sé
contraddittorio
non
vogliamo
abbandonarlo
,
per
andar
poi
a
braccetto
dei
reazionarii
,
che
per
altre
ragioni
lo
combattono
,
e
per
altre
vie
vorrebbero
eliminarlo
:
anzi
noi
l
'
accettiamo
come
la
negatività
immanente
alla
società
borghese
,
ossia
,
come
il
suo
storico
corrosivo
.
L
'
antropologia
criminale
è
venuta
in
buon
punto
a
sussidiare
dei
suoi
studii
speciali
la
tesi
critica
,
che
mette
in
evidenza
l
inverosimile
della
legge
eguale
per
tutti
.
In
questo
senso
essa
è
una
dottrina
progressiva
.
Alle
differenze
sociali
,
che
rendono
assurdo
il
postulato
della
responsabilità
eguale
per
tutti
,
secondo
la
tipica
forma
della
volontarietà
della
mente
sana
,
ha
aggiunto
lo
studio
delle
differenze
presociali
,
che
sono
i
limiti
che
la
bestialità
contrappone
,
come
forze
invincibili
,
a
qualunque
azione
di
adattamento
educativo
.
Non
occorre
qui
di
vedere
,
se
essa
abbia
esagerata
la
estensione
di
cotesta
bestialità
,
interpretando
male
i
casi
che
intendeva
di
studiare
,
e
amplificando
alcune
volte
fantasticamente
i
resultati
di
parziali
e
poco
precise
osservazioni
.
Ciò
che
importa
qui
è
di
dire
,
che
essa
,
per
un
certo
rispetto
metodico
,
ricade
,
inconsapevolmente
,
nella
detestata
metafisica
.
Nella
foga
legittima
di
combattere
l
'
ente
giustizia
e
l
'
ente
responsabilità
,
fissa
poi
dei
fatti
naturali
,
delle
disposizioni
,
cioè
,
a
delinquere
,
la
cui
denominazione
e
definizione
va
togliendo
da
quelle
categorie
della
tutela
sociale
,
che
rispondono
soltanto
alle
condizioni
di
vita
alle
quali
gli
uomini
,
in
verità
solo
dopo
che
son
nati
,
si
vanno
assuefacendo
.
In
natura
,
per
ispiegarmi
,
ci
sarà
la
eccessiva
e
sfrenata
libidine
,
ma
non
certo
l
'
adulterio
(
questa
è
una
categoria
arcirelativamente
sociale
!
)
;
la
rapacità
,
ma
non
il
furto
in
tutte
le
sue
economiche
specificazioni
fino
alla
firma
falsa
su
la
cambiale
;
il
temperamento
sanguinano
,
ma
non
il
regicidio
,
e
così
via
.
Né
si
dica
che
queste
sian
questioni
meramente
verbali
.
Ciò
tocca
all
'
essenza
della
cosa
.
Ciò
riguarda
la
coscienza
dei
limiti
metodici
.
Ciò
importa
a
ricordare
,
che
la
metafisica
è
un
male
atavistico
,
al
quale
non
isfuggono
nemmeno
quelli
che
di
continuo
gridano
:
abbasso
la
metafisica
!
In
altro
campo
di
studii
,
cioè
nella
psicologia
in
genere
e
nella
psichiatria
in
ispecie
,
è
accaduto
per
molto
tempo
lo
stesso
.
Molti
che
volean
localizzare
nel
cervello
i
fenomeni
psichici
,
invece
di
tenersi
ai
fatti
elementarissimi
,
che
,
in
verità
,
solo
da
poco
tempo
furono
distintamente
sceverati
,
localizzavano
(
come
accadde
perfino
all
'
insigne
fisiologista
Ludwig
)
le
facoltà
dell
'
anima
ed
altre
simili
escogitazioni
del
razionalismo
filosofico
;
ossia
davano
un
posto
materiale
al
non
esistente
.
L
'
antropologia
criminale
deve
ancora
sceverar
bene
e
fissare
criticamente
le
sue
categorie
,
causando
l
'
equivoco
di
accettare
come
naturali
ed
innate
quelle
categorie
,
che
il
diritto
punitivo
,
avuto
riguardo
alle
condizioni
di
mera
esperienza
sociale
,
ha
,
per
ragioni
di
pratica
,
fissate
ed
accettate
.
IX
.
Roma
,
2
luglio
'97
Voi
accennate
a
quei
critici
,
di
varia
indole
e
natura
,
i
quali
,
per
varie
ragioni
di
molto
difformi
fra
loro
,
ritengono
,
che
il
cristianesimo
sfugga
all
'
intendimento
materialistico
della
storia
,
e
stimano
che
in
tale
obiezione
sia
come
una
difficoltà
insormontabile
.
Devo
io
addentrarmi
in
cotesta
selva
,
non
dirò
aspra
e
selvaggia
,
ma
di
certo
molto
oscura
per
me
?
Voi
sapete
come
io
respinga
gli
schematismi
d
'
ogni
sorta
.
Non
mi
pare
-
e
pensare
il
contrario
sarebbe
mera
fatuità
,
-
ci
sia
mai
alcuna
teoria
storica
tanto
buona
ed
eccellentissima
per
sé
,
che
ne
abiliti
alla
sommaria
cognizione
di
ogni
storia
particolare
,
quando
anche
alla
ricerca
specializzata
di
questa
non
ci
siamo
per
l
'
innanzi
addestrati
con
proprii
e
diretti
studii
nostri
.
Ora
io
su
la
storia
della
chiesa
cristiana
non
ho
fatto
fino
ad
ora
studii
ex
-
professo
,
che
mi
conferiscano
il
facile
maneggio
della
cosa
stessa
;
su
la
quale
gli
obiettatori
di
solito
discettano
e
discorrono
come
chi
giudichi
per
generiche
impressioni
.
Da
giovane
,
come
accadeva
allora
di
tutti
quelli
che
si
aggirassero
nella
cerchia
della
filosofia
classica
di
Germania
,
lessi
lo
Strauss
e
i
principali
scritti
della
scuola
di
Tubinga
;
ed
ora
,
con
tanti
altri
,
potrei
,
con
piccola
variante
,
ripetere
la
esclamazione
di
Faust
:
ich
habe
,
leider
,
auch
Theologie
studiert
!
Ma
poi
dopo
...
io
di
coteste
materie
non
mi
son
più
occupato
.
Ho
serbata
però
in
me
viva
la
persuasione
,
che
,
come
con
la
scuola
tubingese
cominciò
,
in
definitivo
e
per
davvero
,
quella
considerazione
del
cristianesimo
,
che
sola
può
dirsi
storica
,
così
gli
ulteriori
progressi
consistano
principalmente
nelle
correzioni
e
nei
complementi
,
che
furon
già
portati
,
o
si
vanno
portando
,
ai
resultati
di
quella
stessa
scuola
.
La
principale
delle
correzioni
è
,
e
deve
,
a
mio
avviso
,
esser
tuttora
questa
:
che
,
mentre
i
tubingesi
mirarono
,
in
modo
prevalente
sì
,
ma
non
esclusivo
,
a
studiare
la
genesi
ed
il
processo
delle
credenze
e
dei
dogmi
,
sia
poi
occorso
,
e
occorra
al
presente
,
di
mettersi
allo
studio
obiettivo
della
formazione
e
dello
sviluppo
dell
'
associazione
cristiana
.
Per
cotesto
riavvicinarsi
a
quel
modo
di
considerazione
,
che
,
brevitatis
causa
,
chiamerò
sociologico
,
si
fa
un
passo
innanzi
nella
obiettività
della
ricerca
:
in
guisa
,
che
l
'
intendimento
del
come
e
del
perché
l
'
associazione
è
nata
e
si
è
svolta
,
ci
dà
il
modo
di
vedere
per
quali
ragioni
e
per
quali
vie
gli
animi
,
le
fantasie
,
le
menti
,
i
desiderii
,
i
timori
,
le
speranze
,
le
aspirazioni
degli
associati
dovessero
completarsi
di
certe
credenze
,
ricercare
certi
simboli
,
giungere
alla
escogitazione
di
certi
dogmi
;
-
o
come
gli
associati
potessero
mettere
,
in
somma
,
assieme
tutto
un
mondo
dottrinale
ed
ideologico
.
Fatta
una
tale
inversione
,
si
è
già
su
la
via
,
che
mena
diritto
al
materialismo
storico
;
ossia
siam
prossimi
al
postulato
generale
,
che
si
debba
considerare
le
idee
come
il
prodotto
e
non
come
la
causa
di
una
determinata
struttura
sociale
.
Se
non
erro
,
-
perché
,
come
dicevo
,
di
tali
argomenti
me
ne
intendo
relativamente
poco
-
in
questo
indirizzo
realistico
concorrono
soprattutto
gli
studii
recenti
delle
antichità
cristiane
;
nei
quali
,
mi
pare
,
primeggiano
gli
scrittori
del
genere
di
Harnack
e
simiglianti
.
Cito
incidentalmente
,
giacché
questo
libro
qui
io
l
'
ho
studiato
,
quelle
notevolissime
letture
dell
'
inglese
Hatch
;
nelle
quali
,
con
la
massima
lucidezza
di
analisi
documentaria
,
si
va
dimostrando
,
come
l
'
associazione
cristiana
,
da
un
punto
in
qua
dalle
sue
primissime
origini
,
si
sviluppasse
e
si
consolidasse
per
via
dell
'
adattamento
alle
varie
forme
di
quel
diritto
corporativo
,
che
fioriva
nelle
varie
regioni
dell
'
impero
,
o
nelle
condizioni
peculiarmente
proprie
al
giure
pubblico
romano
,
o
in
quelle
altre
degli
altri
usi
locali
e
nazionali
,
e
segnatamente
delle
istituzioni
greche
ed
ellenistiche
.
I
nostri
vescovi
non
se
ne
abbiano
a
male
.
Lo
spirito
santo
ci
sarà
entrato
per
qualche
cosa
nel
metterli
al
di
sopra
del
rimanente
dei
fedeli
,
da
quando
nella
associazione
originariamente
democratica
si
creò
la
differenziazione
gerarchica
di
clero
e
di
laici
(
ossia
popolani
)
;
ma
il
loro
nome
stesso
ricorda
,
che
la
organizzazione
fu
fatta
sul
preciso
modello
di
quei
corpi
di
navicellai
,
pescivendoli
,
fornai
e
simili
,
che
aveano
i
loro
episcopi
(
sopravveglianti
)
et
reliqua
.
A
questo
punto
bisogna
fare
ancora
un
passo
innanzi
.
Bisogna
,
cioè
,
abbandonare
il
concetto
astratto
e
generico
di
una
storia
unica
ed
unitaria
di
tutto
il
cristianesimo
,
e
venire
alla
storia
particolare
,
per
tempi
e
luoghi
,
dell
'
associazione
cristiana
:
-
la
quale
associazione
ora
è
una
parte
soltanto
di
quella
più
larga
società
civile
,
semicivile
,
o
a
dirittura
barbara
,
in
cui
essa
s
'
andò
svolgendo
nei
primi
tre
secoli
;
-
ora
par
che
covra
ed
assorba
tutti
i
rapporti
della
complessiva
società
semicivile
o
semibarbara
,
come
fu
nell
'
occidente
latino
del
così
detto
Medioevo
;
-
e
da
ultimo
,
dopo
quella
dilacerazione
dell
'
unità
cattolica
,
che
è
il
protestantesimo
,
e
riconosciuta
la
libertà
di
coscienza
,
e
assai
più
spiccatamente
in
seguito
alla
Grande
Rivoluzione
,
torna
ad
essere
una
parte
del
tutto
nella
convivenza
politico
-
sociale
,
una
parte
,
o
prevalente
,
o
piccola
,
o
minima
,
e
così
via
dicendo
.
Su
cotesta
traccia
stessa
va
trattato
il
problema
dei
rapporti
fra
chiesa
e
stato
;
che
è
questione
di
relatività
storica
,
e
non
di
teoretica
elocubrazione
formalistica
.
Per
questo
modo
d
'
intendere
si
è
in
fine
in
grado
di
ricercare
e
di
dichiarare
quelle
condizioni
materiali
,
le
quali
,
come
è
accaduto
di
ogni
altra
convivenza
umana
,
produssero
dapprima
l
'
associazione
cristiana
,
e
poi
la
mantennero
,
la
perpetuarono
,
o
la
portarono
alla
parziale
o
locale
dissoluzione
,
con
tutte
le
varie
vicende
,
che
nelle
cause
e
ragioni
loro
divengon
poi
senza
difficoltà
patenti
.
E
si
capisce
che
credenze
,
e
dogmi
,
e
simboli
,
e
leggende
,
e
liturgie
,
e
altre
simili
cose
debbano
venire
in
seconda
linea
,
come
è
proprio
di
ogni
altra
soprastruzione
ideologica
.
Continuare
a
scrivere
la
storia
dell
'
ente
Cristianesimo
(
ne
faccio
qui
un
solo
sostantivo
con
la
lettera
maiuscola
)
,
gli
è
come
moltiplicare
l
'
errore
di
concezione
metodica
,
nel
quale
incorrono
i
letterati
e
gli
eruditi
,
quando
compongono
,
in
senso
affatto
unitario
,
come
se
si
trattasse
di
cose
per
sé
stanti
,
le
storie
della
letteratura
o
della
filosofia
.
In
coteste
manipolazioni
della
dotta
fabbrica
,
pare
come
se
i
poeti
,
gli
oratori
,
i
filosofi
di
diversi
tempi
,
isolati
quasi
dal
resto
del
mondo
in
cui
realmente
vissero
,
si
porgano
la
mano
attraverso
o
al
di
sopra
dei
secoli
,
per
comporre
una
illustre
catena
;
-
o
come
se
,
non
avendo
essi
tolta
la
materia
e
l
'
occasione
al
poetare
o
al
filosofare
dalle
condizioni
della
società
in
cui
si
svolsero
,
e
dal
grado
evolutivo
di
questa
,
si
sforzassero
di
entrare
nella
serie
indipendente
,
che
è
lo
studiato
indice
della
dotta
compilazione
.
Si
capisce
quanto
sia
cosa
comoda
l
'
avere
a
mano
,
nel
manuale
,
la
somma
delle
notizie
su
ciò
che
chiamiamo
letteratura
francese
,
per
es
.
dalla
Chanson
de
Roland
ai
romanzi
del
signor
Zola
:
ma
dall
'
una
cosa
all
'
altra
non
corre
soltanto
il
cronologico
millennio
,
né
da
una
cosa
all
'
altra
intercede
soltanto
il
semplice
variare
della
facoltà
poetica
;
perché
,
anzi
,
c
'
è
di
mezzo
tutto
il
tramutarsi
di
tutti
i
rapporti
della
convivenza
in
tutti
i
suoi
principali
aspetti
,
e
in
rispetto
a
cotesti
sociali
tramutamenti
le
manifestazioni
letterarie
non
son
che
relativi
indici
,
sedimenti
specifici
,
e
casi
particolari
.
Sarà
comodo
,
specie
per
l
'
allevamento
artificiale
al
sapere
,
che
è
tanta
parte
delle
nostre
Università
,
il
ridurre
in
compendio
la
somma
di
ciò
che
nella
storia
chiamiamo
genericamente
filosofia
;
ma
chi
è
che
riesca
a
capir
poi
per
davvero
,
per
cotesta
via
,
come
i
singoli
filosofi
siano
arrivati
a
pensare
in
modi
cosi
difformi
,
e
spesso
contraddittorii
?
Come
si
fa
a
mettere
in
una
sola
linea
di
processo
continuativo
,
indipendente
ed
unitario
,
la
filosofia
dell
'
antichità
,
che
fu
fino
a
Platone
quasi
tutta
la
scienza
,
-
e
poi
quel
minimo
di
scienza
che
fu
la
Scolastica
sopraffatta
dalla
teologia
,
-
e
più
in
qua
quella
filosofia
del
secolo
XVII
,
che
è
una
forma
di
esplorazione
concettuale
parallela
alla
nuova
scienza
contemporanea
della
osservazione
e
dell
'
esperimento
-
in
fine
questa
neocritica
,
che
tende
ora
a
far
della
filosofia
una
semplice
revisione
formale
del
saputo
nelle
singole
scienze
,
già
di
tanto
differenziate
fra
loro
?
A
potiori
è
assurdo
l
andar
scrivendo
-
salvo
che
per
ragioni
di
comodità
accademica
-
delle
storie
universali
del
cristianesimo
.
Non
parlo
di
quelli
che
pensano
con
animo
da
credenti
;
e
,
ossia
,
opinano
che
il
filo
conduttore
di
tali
storie
unitarie
consista
nella
missione
provvidenziale
della
chiesa
stessa
attraverso
i
secoli
.
A
coloro
,
che
così
pensano
,
e
in
vario
modo
intendono
cotesta
storia
ideale
eterna
,
che
sarebbe
come
una
immanente
o
processuale
rivelazione
,
noi
non
abbiamo
nulla
da
dire
o
da
suggerire
.
Son
fuori
del
campo
nostro
.
Ma
quei
critici
,
i
quali
scrivono
le
storie
unitarie
di
tutto
il
cristianesimo
,
pur
sapendo
e
confessando
di
aver
per
le
mani
una
materia
che
fa
parte
delle
variabili
e
più
o
meno
necessarie
condizioni
successive
della
vita
umana
,
come
non
vedono
,
che
la
loro
rappresentazione
continuativa
si
tien
sopra
di
un
assai
debole
filo
di
tradizione
,
e
riflette
uno
schema
assai
vago
di
cose
appena
appena
riavvicinabili
?
Il
nascere
,
l
'
ampliarsi
,
il
diffondersi
,
l
'
organizzarsi
e
lo
sparire
(
in
alcune
parti
,
dico
,
del
mondo
,
per
es
.
l
'
Asia
anteriore
e
l
'
Africa
settentrionale
)
dell
'
associazione
cristiana
,
e
il
vario
atteggiarsi
di
essa
verso
il
rimanente
dell
'
attività
pratica
,
e
i
multiformi
legami
che
ebbe
con
le
altre
aggregazioni
e
potestà
politico
-
sociali
:
-
tutte
coteste
cose
,
che
son
la
storia
vera
e
effettuale
,
non
s
'
intendono
,
se
non
si
parte
dalle
condizioni
complessive
di
ciascun
singolo
paese
,
nel
quale
,
o
pochi
,
o
molti
,
o
tutti
gl
'
incoli
,
abitanti
e
cittadini
,
o
da
membri
di
modesta
setta
,
o
nelle
forme
d
'
imperiosa
cattolicità
,
o
perseguitati
,
o
tollerati
,
o
intolleranti
e
perseguitanti
,
si
professarono
e
professano
cristiani
.
E
di
cui
solo
si
comincia
a
metter
piede
sul
terreno
solido
,
di
ciò
che
è
degno
obietto
dell
'
intendimento
storico
;
e
di
qui
alla
interpretazione
materialistica
non
occorre
sforzo
maggiore
di
quello
che
occorra
in
ogni
altro
ramo
delle
nostre
conoscenze
della
vita
del
passato
.
In
una
parola
,
la
storia
effettiva
è
quella
della
chiesa
,
anzi
delle
chiese
;
ossia
di
una
società
,
che
ha
la
sua
oikonomia
,
così
nel
senso
generico
di
ordinamento
,
come
in
quello
specificato
del
modo
di
acquisizione
,
di
produzione
,
di
distribuzione
e
di
consumo
dei
beni
(
ahimè
,
terreni
!
)
Se
altri
intende
per
cristianesimo
,
in
un
senso
esclusivo
,
il
solo
complesso
delle
credenze
e
delle
aspettazioni
circa
il
destino
umano
-
credenze
,
che
in
verità
varian
tanto
,
quanto
è
il
divario
,
per
dirne
una
sola
,
tra
il
libero
arbitrio
del
cattolicesimo
postridentino
e
il
determinismo
assoluto
di
Calvino
!
-
bisogna
si
rassegni
a
capire
e
ad
ammettere
,
che
cotesto
complesso
di
vedute
e
di
tendenze
è
nato
e
si
è
svolto
sempre
per
entro
la
cerchia
di
una
associazione
,
che
ha
variato
di
continuo
in
vario
senso
,
ed
è
stata
sempre
,
dal
più
al
meno
,
contenuta
da
un
più
vasto
e
complicato
ambiente
storico
-
sociale
,
tanto
per
dirla
con
la
prediletta
espressione
dei
neologisti
.
Conviene
aggiungere
un
'
altra
considerazione
.
In
questo
quarto
d
'
ora
di
prosa
scientifica
,
in
cui
noi
ci
troviamo
al
presente
,
non
si
dà
a
credere
più
a
nessuno
,
che
la
massa
dei
raccolti
nell
'
associazione
cristiana
sapessero
e
capissero
mai
nulla
di
preciso
del
variare
dei
dogmi
,
e
delle
sottili
discussioni
dei
sapienti
e
dei
dottori
.
Delle
plebi
di
Antiochia
,
di
Alessandria
,
di
Costantinopoli
,
e
così
via
,
agitantisi
intorno
alle
bandiere
di
Ano
e
di
Atanasio
,
noi
non
conosciamo
precisamente
le
passioni
,
gl
'
interessi
,
il
modo
cotidiano
del
vivere
,
e
l
'
ingenito
e
abituale
idiotismo
;
-
non
possiamo
descriverle
proprio
come
faremmo
ora
di
Napoli
o
di
Londra
:
-
ma
non
saremo
mai
così
ingenui
da
credere
,
che
capissero
un
iota
della
lotta
circa
la
sostanza
,
o
semplicemente
simile
,
o
affatto
identica
,
del
figlio
per
rispetto
al
padre
.
Né
misureremo
la
differenza
reale
degli
artigiani
di
Ginevra
da
quei
d
'
Italia
nel
secolo
XVI
,
dal
divario
dottrinale
fra
Calvino
e
Bellarmino
.
Per
ciò
appunto
la
storia
del
cristianesimo
riesce
in
gran
parte
oscura
,
perché
essa
ci
fu
quasi
sempre
tramandata
attraverso
agl
'
involucri
e
alle
diciture
ideologiche
di
quelli
che
furono
il
riflesso
dogmatico
-
letterario
dello
svolgersi
dell
'
associazione
;
in
guisa
che
della
vita
pratica
si
sa
relativamente
poco
,
e
questo
poco
si
assottiglia
fino
al
minimo
quanto
più
si
risale
ai
primi
secoli
.
Inoltre
,
la
massa
dei
consociati
ha
sempre
serbato
in
cuor
suo
,
e
ha
trasferito
nelle
minute
credenze
e
nelle
leggende
,
molte
delle
superstizioni
e
moltissimi
dei
miti
che
recava
in
sé
prima
di
convertirsi
,
e
tutte
quelle
altre
superstizioni
e
tutti
quei
miti
,
che
le
fu
necessità
di
creare
,
per
rendersi
in
qualche
modo
plausibile
le
dottrine
astratte
e
metafisiche
del
cristianesimo
dogmatico
.
Accadde
ciò
assai
visibilmente
fin
dalla
seconda
metà
del
secondo
secolo
,
quando
l
'
associazione
avea
cessato
da
un
pezzo
dall
'
essere
una
democratica
setta
di
aspettanti
il
regno
di
dio
,
compenetrati
tutti
dello
spirito
santo
,
e
volgeva
alla
formazione
di
una
organizzata
cattolicità
,
così
nel
senso
della
ortodossia
,
come
in
quello
di
una
semipolitica
coordinazione
gerarchica
di
moltissimi
non
più
santi
,
ma
semplicemente
uomini
.
Cresce
cotesto
trasferimento
di
tutte
le
superstizioni
locali
,
regionali
ed
etniche
nel
seno
del
cristianesimo
,
dacché
,
diventando
la
chiesa
in
definitivo
ortodossamente
ufficiale
e
territoriale
,
era
tolto
il
modo
a
qual
si
fosse
più
zelante
di
andar
sceverando
,
con
scrupolosa
epurazione
,
i
capaci
di
una
persuasione
,
frutto
di
pedagogico
addestramento
,
dagli
obbligati
a
credere
,
e
a
stare
ai
riti
e
alle
forme
come
che
si
fosse
.
Rovinando
poi
l
'
Impero
di
Occidente
,
per
le
sommarie
o
forzate
conversioni
dei
barbari
della
Germania
e
della
Slavia
,
s
'
accrebbe
il
capitale
delle
credenze
popolari
da
formare
il
pascolo
cotidiano
delle
masse
,
che
eran
tenute
in
obbligo
di
professare
simboli
e
credenze
tanto
superiori
o
estranee
all
'
ambito
di
loro
menti
,
come
quelle
che
rappresentavano
un
precipitato
di
molte
semi
-
filosofie
.
Tutte
coteste
popolazioni
cristiane
vissero
e
continuarono
a
vivere
delle
loro
variopinte
credenze
;
per
la
qual
ragione
,
poi
,
esse
effettivamente
trasformarono
i
dati
comunissimi
del
cristianesimo
in
moventi
ed
in
occasioni
a
nuove
e
speciose
mitologie
.
A
riscontro
di
tal
vita
barbaramente
ingenua
,
le
definizioni
dei
dottori
e
le
decisioni
dei
concilii
rimasero
come
librate
in
aria
,
quale
ideologia
inattingibile
alle
moltitudini
,
e
a
guisa
di
dottrinale
utopia
.
Da
quali
ragioni
e
cause
,
da
quali
moventi
e
mezzi
i
membri
della
consociazione
furon
tenuti
,
dunque
,
assieme
nei
tempi
dei
quali
si
dice
che
la
religione
fosse
l
'
anima
e
il
fulcro
di
tutta
la
vita
?
Prescindo
dalle
prepotenze
e
dalle
violenze
,
per
non
entrare
in
un
capitolo
assai
spinoso
,
che
è
quello
cui
s
'
appellano
di
solito
i
passionati
avversarii
del
cristianesimo
;
capitolo
che
mette
sotto
gli
occhi
la
storia
delle
più
odiose
tirannie
,
delle
più
feroci
ed
inumane
persecuzioni
,
e
della
più
raffinata
ipocrisia
.
Tantum
religio
potuit
suadere
malorum
!
Ciò
che
mi
preme
gli
è
di
notare
,
che
la
forza
principale
della
coesione
fosse
appunto
in
quei
disprezzati
mezzi
materiali
,
l
'
uso
il
maneggio
e
il
governo
dei
quali
ha
fatto
crescere
l
'
associazione
in
una
potente
organizzazione
economica
,
coi
suoi
ufficii
,
con
la
sua
gerarchia
,
col
suo
diritto
,
e
coi
suoi
servi
,
e
schiavi
,
e
dipendenti
,
e
coloni
,
e
ministri
,
e
protetti
e
beneficati
.
La
proprietà
ecclesiastica
rappresenta
tutta
una
serie
di
variazioni
,
dall
'
obolo
del
semicomunismo
alla
legale
corporazione
,
e
da
questa
alla
raccolta
dei
legati
,
alla
costituzione
dei
complessi
terrieri
del
latifondo
,
e
poi
del
feudo
coi
corollarii
delle
decime
e
della
finanza
delle
anime
,
e
fino
ai
tentativi
più
moderni
della
industria
coloniale
(
i
Gesuiti
)
,
e
così
via
ad
altre
ed
altre
cose
.
Ciò
che
mantenne
la
coesione
degli
umili
furon
principalmente
,
come
sono
in
parte
tuttora
,
i
beneficii
dell
'
elemosina
,
dell
'
assistenza
dei
malati
,
dei
derelitti
,
degli
orfani
,
delle
vedove
e
così
via
,
della
ordinata
e
metodica
gestione
dei
campi
,
del
dissodamento
delle
terre
di
nuovo
acquisto
alla
coltura
.
Questi
i
mezzi
,
che
,
come
è
accaduto
di
ogni
altro
ente
morale
collettivo
,
fecero
dell
'
associazione
cristiana
una
cosa
vitale
,
e
nel
Medioevo
soprattutto
permisero
ad
un
piccolissimo
ceto
di
addottrinati
di
far
servire
una
vasta
compagine
economica
a
fini
relativamente
più
elevati
,
più
nobili
,
più
altruistici
e
più
progressivi
,
di
quel
che
non
accadesse
nell
'
ambito
dei
possedimenti
strettamente
feudali
,
e
per
opera
di
sovrani
taglieggiatori
,
razziatori
,
e
pirati
.
La
borghesia
,
nelle
sue
diverse
fasi
,
con
modi
più
o
meno
rapidi
,
e
in
forme
più
o
meno
rivoluzionarie
,
ha
fatto
dappoi
man
bassa
di
cotesta
economia
della
proprietà
del
popolo
cristiano
,
e
l
'
ha
in
diversi
modi
incorporata
alla
proprietà
di
pieno
diritto
privato
,
e
l
'
ha
resa
fluida
nel
sistema
capitalistico
.
Dove
cotesta
proprietà
di
ecclesiastica
economia
ha
resistito
parzialmente
,
e
dove
parzialmente
resiste
ancora
ai
colpi
dell
'
evo
progressivo
,
gli
è
perché
essa
adempie
tuttavia
alcuni
ufficii
,
che
le
altre
organizzazioni
pubbliche
,
e
lo
stato
che
le
rappresenta
,
o
non
assumono
sopra
di
sé
,
o
tollerano
sussistano
tuttora
nella
chiesa
,
come
in
forma
di
concorrenza
.
La
storia
di
cotesta
economia
è
il
midollo
di
quella
interpretazione
del
variare
del
cristianesimo
,
che
la
critica
ulteriore
dovrà
elaborare
.
Quel
Gregorio
Magno
,
che
par
già
così
persuaso
,
che
il
vescovo
di
Roma
fosse
destinato
a
tener
le
parti
del
tramontato
Impero
dell
'
Occidente
,
quel
Gregorio
,
noto
al
comune
delle
persone
colte
per
le
sue
visioni
,
per
il
suo
amore
della
musica
e
per
l
'
apostolato
nell
'
Anglia
,
da
economo
dettò
le
leggi
della
condotta
del
latifondo
ecclesiastico
.
A
parecchi
secoli
di
distanza
,
per
tutte
le
traversie
dei
semistati
e
delle
varie
comunità
semi
-
politiche
,
che
si
andaron
sviluppando
entro
l
'
ambito
dal
sempre
mal
fermo
e
mal
restaurato
Impero
d
'
Occidente
,
la
estesissima
proprietà
ecclesiastica
,
da
per
tutto
diffusa
e
da
per
ogni
dove
incuneata
,
dette
luogo
a
tentare
quella
politica
,
che
,
da
Gregorio
VII
a
Bonifacio
VIII
,
mirò
a
fare
del
successore
di
Pietro
l
'
erede
di
Augusto
.
Questa
politica
non
fu
tale
qual
fu
,
perché
i
frati
clunacensi
ne
avessero
escogitata
la
dottrina
,
o
perché
com
'
è
di
fatti
,
Gregorio
VII
ed
Innocenzo
III
fossero
uomini
sommi
,
ma
perché
solo
in
quel
vasto
sistema
economico
c
erano
i
dati
per
tentare
un
gran
disegno
di
organizzazione
;
al
quale
,
come
è
noto
,
si
ribellarono
in
diversi
modi
,
non
solo
gli
altri
semipotentati
politici
d
'
allora
,
ma
in
alcuni
punti
di
più
progredita
operosità
industriale
e
commerciale
(
Fiandra
,
Provenza
,
Italia
del
nord
)
con
diversi
intendimenti
,
o
di
cenobitica
ascesi
o
di
civile
libertà
cristiana
,
anche
una
parte
delle
plebi
e
delle
recenti
borghesie
.
E
difatti
l
'
umiliazione
inflitta
a
Bonifacio
VIII
in
Anagni
,
non
è
se
non
il
punto
acuto
di
quella
politica
di
Filippo
il
Bello
,
che
,
da
precursore
molto
alla
lontana
del
principato
rivoluzionario
del
secolo
XVI
,
mette
per
il
primo
arditamente
la
mano
su
la
sostanza
del
popolo
cristiano
.
E
qui
vorrei
far
punto
a
questa
digressione
;
perché
cotesta
storia
economica
non
è
stata
ancora
per
davvero
scritta
,
e
non
sarò
io
ad
avviarla
con
queste
incidentali
osservazioni
.
Mi
pare
,
però
,
che
i
soliti
obiettatori
dicano
:
ma
fatta
questa
storia
economica
,
tutto
il
resto
sarà
chiaro
chiarissimo
?
E
qui
saremmo
al
solito
caso
di
quelli
che
si
fanno
dei
castelli
di
carta
,
per
aver
poi
il
gusto
di
distruggerli
con
un
bel
soffio
.
Spiegare
un
processo
consiste
,
in
generale
,
nel
risolverlo
nelle
condizioni
sue
più
elementari
,
fino
al
punto
che
ci
sia
dato
di
scorgere
e
seguire
(
dal
minimo
del
discernibile
in
su
)
le
fasi
successive
,
come
chi
vada
da
premesse
a
conseguenze
.
Nessuno
si
sognerà
di
affermare
per
es
.
,
che
quando
si
conosca
a
fondo
la
struttura
economica
della
città
di
Atene
tra
la
fine
del
V
e
il
principio
del
IV
secolo
a
.
C
.
,
si
possa
poi
difilato
passare
ad
intendere
,
così
senz
'
altro
,
cioè
senza
il
sussidio
critico
degli
elementi
intellettuali
raccolti
nella
tradizione
,
tutto
il
contenuto
ideologico
di
tutti
e
singoli
i
dialoghi
di
Platone
.
Ciò
che
occorre
in
verità
di
spiegare
innanzi
tutto
è
l
'
uomo
Platone
;
ossia
le
sue
disposizioni
estetiche
e
mentali
,
il
suo
pessimismo
,
la
sua
fuga
dal
mondo
,
il
suo
idealismo
e
il
suo
utopismo
.
Tutto
ciò
è
il
prodotto
di
quelle
condizioni
,
che
come
si
svolsero
ideologicamente
nell
individuo
Platone
,
si
svolsero
del
pari
in
tanti
e
tanti
altri
contemporanei
suoi
,
che
altrimenti
non
l
'
avrebbero
inteso
,
ammirato
e
seguito
al
punto
da
creare
intorno
a
lui
una
setta
,
vissuta
poi
per
secoli
con
tante
modificazioni
.
Se
altri
si
provi
a
distrarre
quella
formazione
ideologica
dall
'
ambiente
,
in
cui
per
l
'
appunto
nacque
come
primo
prodromo
del
cristianesimo
,
essa
diventa
l
'
incomprensibile
,
ossia
presso
a
poco
l
assurdo
.
A
potiori
ciò
vale
di
quelle
disposizioni
e
inclinazioni
,
o
fantastiche
,
o
mentali
,
che
in
una
così
grande
convivenza
,
qual
è
stata
l
'
associazione
cristiana
coi
suoi
molteplici
ufficii
e
con
le
sue
svariate
attinenze
,
ingenerarono
il
bisogno
di
tante
credenze
,
di
tanti
simboli
,
di
tanti
dogmi
,
di
tante
leggende
.
Ci
torna
di
certo
più
facile
di
intendere
i
rapporti
,
che
in
genere
legano
tutte
coteste
ideazioni
a
certe
determinate
condizioni
materiali
della
convivenza
,
che
non
di
spiegare
poi
partitamente
tutte
e
singole
quelle
ideazioni
nel
loro
particolare
contenuto
.
Cotesta
difficoltà
di
adeguata
spiegazione
è
cresciuta
dal
fatto
,
che
si
tratta
di
tempi
di
terribili
catastrofi
,
di
inauditi
rimescolamenti
,
di
decadenza
delle
attitudini
alla
scienza
corretta
;
di
tempi
,
in
breve
,
nei
quali
manca
quasi
sempre
la
testimonianza
spregiudicata
,
la
critica
,
l
'
opinione
pubblica
,
e
le
menti
più
forti
,
sequestrate
dalla
vita
,
inclinano
all
'
astruso
,
al
sottile
e
al
verbalistico
.
Gli
è
difatti
il
difficile
intendimento
,
del
come
le
ideologie
nascano
dal
terreno
materiale
della
vita
,
che
dà
forza
all
'
argomentare
di
coloro
i
quali
negano
la
possibilità
di
una
piena
spiegazione
genetica
del
cristianesimo
.
In
generale
gli
è
vero
,
che
la
fenomenologia
o
psicologia
religiosa
che
dir
si
voglia
,
presenta
delle
grandi
difficoltà
,
e
reca
in
sé
dei
punti
assai
oscuri
.
Come
i
dati
empirici
della
natura
e
del
vivere
sociale
si
tramutino
,
in
certi
determinati
tempi
e
in
certe
determinate
disposizioni
etniche
,
passando
per
il
crogiuolo
di
una
specificata
fantasia
,
in
persone
,
in
iddii
,
in
angeli
,
in
demoni
,
e
poi
in
attributi
,
emanazioni
,
e
ornamenti
di
queste
stesse
personificazioni
,
e
da
ultimo
in
entità
astratte
e
metafisiche
come
il
logos
,
l
'
infinita
bontà
,
la
gomma
giustizia
e
così
via
-
non
è
cosa
sempre
facile
d
'
intendere
a
pieno
.
In
cotesto
campo
di
derivata
e
complicata
produzione
psichica
,
siam
molto
lontani
da
quelle
condizioni
elementarissime
,
nelle
quali
,
con
l
'
osservazione
e
con
l
'
esperimento
c
'
è
per
es
.
,
lecito
di
seguire
il
sorgere
e
lo
svolgersi
delle
prime
sensazioni
da
un
estremo
all
'
altro
,
ossia
dagli
apparati
periferici
fino
ai
centri
cerebrali
,
nei
quali
l
'
eccitazione
e
le
vibrazioni
si
tramutano
in
noto
alla
coscienza
,
cioè
dire
in
coscienza
.
Ma
è
forse
cotesta
difficoltà
psicologica
un
privilegio
delle
credenze
cristiane
?
Non
è
essa
propria
del
generarsi
di
tutte
le
credenze
,
e
ideazioni
mitiche
e
religiose
?
Ci
son
forse
più
chiare
le
creazioni
tanto
originali
del
primissimo
buddhismo
,
e
quelle
più
di
seconda
mano
,
e
quasi
sincretiche
del
maomettanismo
?
E
risalendo
poi
in
là
da
questi
sistemi
delle
grandi
religioni
,
ci
sono
forse
chiari
e
trasparenti
a
prima
vista
i
procedimenti
della
fantasia
nella
creazione
dei
miti
elementarissimi
dei
nostri
protopadri
ariani
?
Ci
è
proprio
facile
di
renderci
conto
per
filo
e
per
segno
di
tutte
le
transizioni
occorse
alla
fantasia
di
tante
generazioni
,
attraverso
tanti
secoli
,
perché
il
pramantha
,
ossia
il
bastone
da
suscitare
il
fuoco
fregandolo
ed
agitandolo
in
altro
legno
,
si
svolgesse
poco
per
volta
nell
'
eroe
Prometeo
?
E
pure
questo
è
il
mito
più
noto
della
mitologia
indo
-
europea
;
quello
per
il
quale
esistono
più
dati
per
seguirne
le
successive
fasi
embriogenetiche
,
dagli
antichissimi
inni
vedici
in
onore
del
dio
Agni
(
il
fuoco
)
,
fino
alla
creazione
etico
-
religiosa
della
tragedia
eschilea
.
Gli
è
che
coteste
produzioni
psichiche
degli
uomini
dei
secoli
trapassati
presentano
all
'
intendimento
nostro
delle
difficoltà
tutte
speciali
.
Noi
non
possiamo
facilmente
riprodurre
in
noi
le
condizioni
che
occorrono
,
per
approssimarci
allo
stato
interiore
d
'
animo
,
che
fu
rispettivo
a
quei
prodotti
.
Occorre
una
lunga
assuefazione
perché
si
acquisti
quella
attitudine
interpretativa
,
la
quale
è
propria
del
glottologo
,
del
filologo
,
del
critico
,
del
preistorista
;
ossia
di
chi
,
col
lungo
esercizio
e
coi
reiterati
tentativi
,
si
fa
come
una
coscienza
artificiale
,
congrua
e
consona
all
'
obietto
da
spiegare
.
Se
non
che
il
cristianesimo
(
e
qui
intendo
dire
della
credenza
,
della
dottrina
,
del
mito
,
del
simbolo
,
della
leggenda
,
e
non
della
semplice
associazione
nella
sua
oikonomika
)
,
ci
riesce
relativamente
più
facile
,
in
quanto
è
a
noi
più
prossimo
.
Ci
viviamo
in
mezzo
,
e
ne
abbiamo
di
continuo
a
considerare
le
conseguenze
e
le
derivazioni
nelle
letterature
e
nelle
varie
filosofie
a
noi
familiari
.
Noi
possiamo
tuttodì
osservare
come
le
moltitudini
combinino
,
all
'
ingrosso
,
tanto
le
atavistiche
come
le
recenti
superstizioni
con
una
mezzana
o
appena
approssimativa
accettazione
del
principio
più
generale
,
che
unifica
tutte
le
confessioni
:
-
il
principio
cioè
della
caduta
e
della
redenzione
.
Noi
l
'
associazione
cristiana
la
vediamo
all
'
opera
,
così
per
ciò
che
essa
fa
,
come
per
le
lotte
che
sostiene
;
e
siamo
in
grado
di
rifarci
sul
passato
per
combinazioni
analogiche
,
che
di
rado
ci
riesce
di
adoperare
nella
interpretazione
delle
credenze
da
noi
remote
.
Assistiamo
ancora
alla
creazione
di
nuovi
dogmi
,
di
nuovi
santi
,
di
nuovi
miracoli
,
di
nuovi
pellegrinaggi
;
e
,
ripensando
al
passato
,
possiamo
in
buona
parte
dire
:
tout
comme
chez
nous
!
Disponiamo
,
voglio
dire
,
di
un
capitale
di
osservazione
e
di
esperienza
psicologica
,
che
ci
permette
di
rivivere
nel
passato
,
con
isforzo
assai
minore
di
quello
ci
tocchi
di
fare
,
quando
siam
costretti
a
starcene
alla
sola
analisi
documentaria
delle
condizioni
più
antiche
.
Da
quando
si
è
cominciato
a
capir
qualcosa
di
netto
della
origine
della
lingua
,
se
non
dal
momento
che
fu
inteso
,
non
aver
noi
altro
terreno
di
esperienza
in
proposito
,
se
non
nel
modo
come
i
fanciulli
imparano
tuttodì
a
parlare
?
Per
molti
il
problema
della
origine
del
cristianesimo
rimane
poi
oscurato
da
un
altro
pregiudizio
;
che
qui
,
cioè
,
si
tratti
di
una
formazione
primissima
,
e
quasi
di
una
creazione
ex
nihilo
.
Costoro
non
pensano
,
che
quelli
che
divennero
cristiani
giunsero
a
quel
punto
partendo
da
altre
religioni
;
e
che
il
problema
della
origine
si
riduce
prosaicamente
innanzi
tutto
a
rintracciare
,
come
gli
elementi
preesistenti
siansi
derivati
in
nuova
forma
,
per
entro
all
'
ambito
dell
'
associazione
,
e
in
che
stia
il
vero
e
proprio
nocciolo
nuovo
della
neoformazione
.
Siamo
in
tempi
storici
.
Di
quelle
religioni
precedenti
ci
è
nota
principalmente
la
forma
del
giudaesimo
posteriore
,
che
era
in
una
parte
della
massa
popolare
di
messianismo
esaltato
,
e
nella
classe
degli
addottrinati
di
affilata
casistica
.
Ci
sono
a
un
di
presso
noti
i
culti
,
le
superstizioni
,
le
credenze
dei
varii
paganesimi
dell
'
impero
e
ci
è
nota
la
disposizione
religiosa
di
una
buona
parte
dei
filosofanti
di
quel
tempo
,
che
eran
quasi
tutti
decadenti
,
come
ci
son
note
le
inclinazioni
delle
moltitudini
di
allora
,
più
che
mai
propense
ad
accettare
nuove
fedi
,
nuove
promesse
,
e
la
buona
novella
.
Dunque
si
tratta
non
di
creazione
,
ma
di
trasformazione
e
siamo
allora
sul
terreno
di
ogni
altra
storia
.
Per
es
.
(
-
perché
parlo
sommariamente
e
come
per
incidente
-
)
:
come
Gesù
è
diventato
il
Messia
degli
Ebrei
(
forma
primitiva
ebionitica
)
,
come
il
Messia
degli
Ebrei
è
diventato
il
redentore
di
tutti
gli
uomini
dal
peccato
(
Paolo
)
,
e
da
ultimo
come
s
'
è
combinato
col
logo
del
neoplatonismo
di
Filone
(
quarto
evangelo
)
?
Questo
lo
schema
del
processo
ideologico
.
E
poi
dall
'
altra
parte
:
come
la
primitiva
associazione
comunistica
(
del
comunismo
,
s
'
intende
,
del
consumo
)
,
degli
aspettanti
la
prossima
fine
del
reo
mondo
e
l
'
universale
catastrofe
(
l
'
Apocalissi
)
,
è
diventata
una
consociazione
(
chiesa
)
,
che
,
rimandata
in
indefinito
l
'
aspettativa
del
millennio
(
seconda
epistola
di
Pietro
)
,
cresce
in
una
organizzazione
,
che
svolge
una
economia
,
e
progressivamente
si
complica
di
attribuzioni
e
di
ufficii
?
In
questo
processo
dalla
setta
alla
chiesa
,
dalla
ingenua
aspettazione
alla
complicata
formula
dottrinale
,
sta
tutto
il
problema
delle
origini
.
Con
l
'
allargarsi
dell
'
associazione
veniva
in
buon
punto
l
'
adattamento
di
essa
alle
varie
forme
di
diritti
vigenti
,
e
col
bisogno
della
dottrina
collimava
la
diffusione
del
platonismo
decadente
.
Certamente
tutte
coteste
produzioni
non
possiamo
riavvicinarcele
agli
occhi
e
all
'
osservazione
nostra
,
in
una
intuitiva
cronistoria
.
Non
assisteremo
al
conversare
di
Filippo
,
di
Matteo
,
di
Pietro
,
di
Giacomo
,
e
loro
prossimi
successori
,
e
così
via
,
come
se
stessimo
ad
ascoltare
Camillo
Desmoulins
,
a
ore
3
p
.
m
.
la
domenica
del
12
luglio
1789
,
in
un
caffè
del
Palais
Royal
.
Non
seguiremo
l
'
originarsi
e
il
fissarsi
dei
dogmi
,
come
se
si
trattasse
della
messa
insieme
degli
articoli
della
Enciclopedia
.
Siamo
in
tempi
di
impressioni
confuse
,
e
di
non
mai
più
viste
fermentazioni
.
Delle
grandi
epidemie
morali
invadono
gli
spiriti
.
I
rapporti
più
elementari
della
vita
entrano
in
un
periodo
di
acuta
crisi
.
Al
di
sotto
di
quella
civiltà
della
cerchia
mediterranea
che
unificava
il
potere
politico
-
amministrativo
dell
'
impero
e
ciò
che
v
'
era
di
più
utile
e
raffinato
nell
'
Ellenismo
,
vegetavano
mille
forme
di
barbarie
locali
e
di
decadenze
putride
e
verminose
.
Pensare
che
il
cristianesimo
si
formò
,
di
fatto
e
di
nome
,
come
cosa
per
sé
stante
,
proprio
nella
molle
Antiochia
,
sentina
di
tutti
i
vizii
;
e
pensare
che
Paolo
dirigeva
ai
Galati
,
ossia
a
Giudei
dispersi
in
un
paese
di
veri
e
proprii
barbari
,
le
sue
sottili
meditazioni
,
che
ce
lo
rivelano
non
molto
difforme
da
quegli
Ebrei
,
che
più
tardi
misero
assieme
il
Talmud
!
Il
cristianesimo
si
è
diffuso
fra
gli
umili
,
fra
i
reietti
,
fra
le
plebi
,
fra
gli
schiavi
,
fra
i
disperati
di
quelle
grandi
città
,
la
cui
tenebrosa
vita
c
'
è
appena
appena
in
qualche
piccola
parte
dichiarata
dalla
satira
di
Petronio
e
di
Giovenale
,
dai
volterriani
racconti
di
Luciano
e
da
quei
macabrici
di
Apuleio
.
Che
cosa
sappiamo
noi
di
preciso
su
la
condizione
di
quegli
Ebrei
della
città
di
Roma
,
in
mezzo
ai
quali
si
diffuse
dapprima
nell
'
Occidente
la
nuova
trista
superstizione
,
come
ebbe
a
dir
Tacito
;
quella
superstizione
,
che
nel
volger
dei
secoli
crebbe
nel
più
potente
organismo
sociale
che
conosca
la
storia
?
Quelle
prime
origini
non
ci
è
lecito
di
ridurle
in
intuitivo
racconto
,
e
noi
siam
costretti
a
rifarle
per
congettura
e
per
combinatoria
.
Questa
è
la
ragion
principale
della
interminabile
letteratura
in
proposito
;
specie
per
opera
dei
dotti
di
Germania
,
che
,
anche
quando
non
sian
per
nulla
credenti
,
usano
di
chiamar
teologia
cotesta
letteratura
critica
ed
erudita
.
La
relativa
oscurità
delle
prime
origini
fa
nascere
nelle
menti
di
molti
la
curiosa
credenza
in
un
cristianesimo
vero
che
sarebbe
stato
assolutamente
difforme
da
quanto
altro
ha
preso
poi
nome
di
cristiano
in
seguito
.
Quel
cristianesimo
vero
,
anzi
originario
,
che
poi
viceversa
è
tanto
oscuro
,
che
ognuno
può
intenderlo
a
modo
suo
,
fa
soventi
le
spese
della
polemica
di
quei
razionalisti
,
i
quali
,
dopo
d
'
aver
coverto
d
'
invettive
cotesta
empirica
chiesa
,
a
noi
nota
per
la
storia
o
per
l
'
esperienza
nostra
,
per
rinforzo
di
argomentazione
retorica
si
appellano
alla
chiesa
ideale
,
che
sarebbe
stata
la
primitiva
comunione
dei
santi
.
Questo
è
un
mito
storico
,
come
la
Sparta
dei
retori
ateniesi
,
come
la
Roma
antica
dei
ghibellini
decadenti
del
XVI
secolo
,
come
tutte
le
creazioni
fantasmagoriche
di
un
passato
paradisiaco
,
o
d
'
un
futuro
non
raggiungibile
ancora
.
Questo
mito
storico
ha
assunto
forme
diverse
.
I
settarii
che
si
ribellarono
alla
cattolicità
,
o
appena
avviata
o
già
trionfante
da
un
pezzo
,
quei
settarii
,
dico
,
che
con
ispirito
di
vera
eguaglianza
democratica
,
in
determinate
circostanze
storiche
,
dai
montanisti
agli
anabatisti
,
si
sollevarono
contro
la
chiesa
profanamente
terrena
,
e
ortodossamente
gerarchica
,
ebbero
bisogno
di
rifarsi
nella
fantasia
il
cristianesimo
vero
,
ossia
la
semplice
vita
protoevangelica
,
mentre
proclamavano
decadenza
,
aberrazione
,
opera
di
satana
,
tutto
l
'
accaduto
dappoi
.
A
questo
cristianesimo
vero
verissimo
si
appellarono
assai
spesso
i
comunisti
ingenui
,
cui
giovava
,
in
difetto
di
ogni
altra
adeguata
idea
sul
modo
d
'
essere
di
questo
ingiusto
mondo
delle
misere
disuguaglianze
,
di
farsi
delle
proprie
aspirazioni
come
un
quadro
,
e
questo
potea
trovare
,
come
in
tanti
altri
ricordi
veri
o
fantastici
,
i
motivi
e
il
colorito
nella
poesia
evangelica
.
Così
accade
fino
a
Weitling
,
che
anche
lui
compose
un
:
Evangelo
del
povero
peccatore
.
E
perché
dovrei
non
ricordare
quei
Saint
-
Simoniani
,
che
favoleggiando
di
un
cristianesimo
più
vero
,
di
là
da
venire
,
in
quello
proiettarono
tutte
le
aspirazioni
della
loro
riscaldata
fantasia
?
Per
tutte
queste
,
e
per
tante
altre
cause
,
sta
come
campata
in
aria
,
nella
mente
di
molti
,
l
'
immagine
fantasiosa
di
un
cristianesimo
ultraperfettissimo
,
che
sarebbe
difforme
,
anzi
per
alcuni
è
assolutamente
difforme
-
da
tutto
ciò
che
la
volgare
storia
conosce
e
dà
per
cristiano
;
da
che
Stefano
fu
lapidato
,
fino
alla
Santa
Inquisizione
,
che
spedì
all
'
altro
mondo
tante
caterve
d
'
infedeli
;
da
che
lo
scalzo
pescatore
Pietro
nei
suoi
paurosi
dinieghi
fece
la
parte
dell
'
accorto
Sancio
Panza
,
fino
a
che
papa
Pio
s
'
è
compensato
,
con
la
infallibilità
,
del
potere
terreno
che
andava
perdendo
;
dall
'
agape
ebionitica
dei
poveri
visitati
dal
Paracleto
,
ai
gesuiti
che
armano
delle
flotte
e
fanno
imprese
commerciali
,
da
precursori
arditi
della
politica
coloniale
dell
'
evo
borghese
;
dal
Rabbi
di
Nazareth
,
che
dice
non
esser
di
questo
mondo
il
regno
suo
,
ai
vescovi
ed
altri
prelati
occupanti
in
nome
suo
per
secoli
,
come
proprietarii
e
come
sovrani
,
dal
quinto
al
terzo
delle
terre
secondo
i
paesi
,
compresovi
in
alcuni
luoghi
il
ius
primae
noctis
,
Chi
per
una
ragione
o
per
l
'
altra
,
e
sia
pure
per
semplice
ipocrisia
letteraria
,
crede
a
quel
cristianesimo
verissimo
,
è
naturale
sia
imbrogliato
a
spiegare
donde
sia
poscia
nato
questo
men
vero
,
o
assolutamente
aberrato
,
che
noi
tutti
conosciamo
.
E
si
capisce
,
inoltre
,
come
quel
vero
verissimo
diventi
un
miracolo
,
se
non
proprio
della
rivelazione
,
della
ideologia
umana
per
lo
meno
;
-
e
noi
dal
canto
nostro
non
siamo
obbligati
a
date
la
spiegazione
di
tale
miracolo
,
né
in
nome
del
materialismo
né
in
nome
di
qualunque
altra
dottrina
,
per
la
stessa
ragione
,
per
la
quale
la
meccanica
razionale
non
ha
il
dovere
di
spiegare
,
né
il
volo
di
Icaro
,
né
quello
dell
'
ippogrifo
dell
'
Ariosto
.
Conviene
,
nondimeno
,
non
dimenticare
,
che
quel
cristianesimo
vero
,
così
idealmente
contrapposto
da
tanti
a
questo
assai
positivo
e
realisticamente
umano
,
che
s
'
è
svolto
in
condizioni
accessibili
al
nostro
ordinario
intendimento
,
ha
esercitato
anch
'
esso
la
sua
funzione
storica
,
e
giova
ora
a
noi
come
di
chiave
per
entrare
più
addentro
nello
stato
d
'
animo
e
nei
rapporti
di
vita
dei
cristiani
primitivi
.
Fu
quel
cristianesimo
vero
come
il
simbolo
delle
varie
ribellioni
dei
proletarii
,
delle
plebi
,
della
umile
gente
,
dei
manomessi
,
dei
servi
,
degli
sfruttati
,
fino
al
secolo
XVI
.
Ebbi
occasione
,
come
dissi
già
in
altra
lettera
,
di
occuparmi
quest
'
anno
in
modo
circostanziato
,
nel
mio
corso
accademico
,
precisamente
di
Fra
Dolcino
,
nel
quale
culmina
,
e
nel
cui
insuccesso
declina
il
movimento
della
setta
degli
Apostolici
.
Poi
che
ebbi
dichiarate
le
condizioni
generali
dello
sviluppo
economico
e
politico
dell
'
Italia
settentrionale
e
media
,
e
quelle
più
particolari
dell
'
ambito
(
ossia
delle
classi
sociali
)
nel
quale
gli
Apostolici
sorsero
e
si
diffusero
,
a
un
certo
punto
mi
convenne
di
spiegare
la
dottrina
,
per
la
quale
e
con
la
quale
Dolcino
tenne
ferma
la
compagine
dei
suoi
seguaci
,
tenacissimi
ed
impavidi
nel
combattere
fino
all
'
ultimo
da
eroi
,
da
martiri
e
da
precursori
di
un
nuovo
ordine
di
cose
nella
vita
dell
'
umanità
.
Quella
dottrina
è
anch
'
essa
uno
dei
tanti
ritorni
apocalittici
al
cristianesimo
puramente
evangelico
;
-
è
,
ossia
,
la
negazione
di
tutto
ciò
che
la
gerarchia
abbia
stabilito
e
fatto
da
papa
Silvestro
(
da
quello
almeno
della
leggenda
)
,
in
poi
,
negazione
rinforzata
dall
'
ardore
apostolico
,
che
il
sentimento
della
lotta
trasmuta
in
dovere
di
combattimento
.
Gli
è
naturale
,
che
la
spiegazione
prima
di
quelle
idee
,
come
direbbero
i
letterati
,
vada
cercata
nei
movimenti
affini
delle
ribellioni
antigerarchiche
più
prossime
.
Per
un
verso
si
risale
agli
Albigesi
,
e
per
un
altro
verso
a
quei
confusi
e
variopinti
moti
di
plebe
,
che
hanno
il
comune
nome
di
patarìa
;
e
poi
per
un
altro
lato
bisogna
rifarsi
su
tutta
quella
agitazione
mistica
ed
ascetica
,
che
più
volte
accenna
a
dilacerare
l
'
imperio
papale
,
dal
comunismo
ideologico
di
Gioacchino
di
Fiore
alle
resistenze
attive
dei
Fraticelli
.
Facendo
un
passo
più
addentro
in
cotesta
ricerca
,
non
è
difficile
di
ritrovare
,
di
dietro
ai
mistici
veli
dell
'
ascetismo
,
e
all
'
esaltata
passione
per
il
cristianesimo
vero
,
le
materiali
condizioni
e
i
materiali
moventi
,
per
cui
convengono
intorno
ad
alcuni
simboli
di
rivolta
gl
'
infimi
del
cenobitismo
,
i
contadini
di
quei
paesi
dove
la
feudalità
è
ancor
viva
,
i
contadini
di
quelle
altre
terre
,
che
,
francate
dal
feudo
,
per
la
rapida
formazione
dei
liberi
comuni
furon
violentemente
proletarizzati
,
e
poi
la
minutissima
gente
dei
comuni
stessi
così
spietatamente
corporativi
,
e
da
ultimo
,
come
sempre
,
gl
'
idealisti
,
che
trasmutano
in
causa
propria
la
causa
dei
derelitti
:
-
gli
elementi
tutti
di
una
rivoluzione
sociale
.
Da
questa
spiegazione
prossima
si
risale
ad
una
spiegazione
più
generale
,
e
direi
tipica
.
Il
moto
dolciniano
è
uno
dei
momenti
della
gran
catena
delle
sollevazioni
delle
plebi
cristiane
,
che
,
con
varia
fortuna
e
con
varia
complicazione
,
si
ribellarono
alla
gerarchia
,
e
nei
momenti
più
acuti
furon
portate
alla
inevitabile
conseguenza
dell
'
aspettazione
del
comunismo
.
Il
caso
classico
,
la
forma
strepitosa
,
per
le
circostanze
di
tempo
e
per
la
estensione
e
per
la
durata
del
moto
,
è
di
certo
la
sollevazione
degli
Anabatisti
.
Ma
non
fu
cosa
di
poco
conto
la
rivolta
dolciniana
;
specie
per
le
condizioni
di
precoce
modernità
economica
in
cui
trovavasi
la
valle
del
Po
,
in
principio
del
secolo
XIV
.
Ora
,
l
'
istinto
dell
'
affinità
portava
le
menti
dei
rappresentanti
e
dei
condottieri
delle
plebi
in
rivolta
a
tornare
verso
l
'
immagine
,
o
verso
il
confuso
ricordo
,
o
verso
l
'
approssimativa
riproduzione
fantastica
di
quel
cristianesimo
primitivo
,
che
fu
tutto
di
minuto
popolo
,
di
gente
afflitta
e
sofferente
,
aspettante
la
redenzione
dalle
miserie
di
questo
reo
mondo
.
Il
cristianesimo
vero
,
verso
del
quale
,
per
simpatia
procedente
da
similarità
di
condizioni
,
quei
ribelli
esaltati
tornavano
con
tanto
ardore
di
fede
e
di
fantasia
,
fu
una
realtà
:
non
nel
senso
dell
'
ideale
e
del
tipico
,
da
cui
l
'
umana
debolezza
abbia
deviato
per
aberrazione
o
per
malizia
,
ma
nel
senso
del
fatto
poveramente
empirico
.
Il
cristianesimo
primitivo
,
mutatis
mutandis
,
fu
nel
tipo
,
nell
'
insieme
,
nella
fisonomia
e
nei
moventi
,
più
affine
a
ciò
che
Montano
,
o
Dolcino
,
o
Tommaso
Münzer
vollero
,
in
tempi
a
ciò
non
adatti
,
ristabilire
,
che
non
a
tutti
i
dogmi
,
liturgie
,
gradi
gerarchici
,
dominii
e
demanii
,
lotte
politiche
,
supremazie
,
inquisizioni
ed
altre
simili
miserie
,
in
cui
s
'
aggira
la
storia
umanamente
terrena
della
chiesa
.
Nei
tentativi
di
cotesti
ribelli
,
si
rivede
,
come
se
essi
avessero
voluto
dare
in
ispettacolo
un
esperimento
del
passato
,
quale
debba
essere
stata
,
a
un
di
presso
,
la
figura
originaria
del
cristianesimo
come
setta
di
perfetti
santi
,
ossia
di
assolutamente
eguali
,
senza
differenze
di
clero
e
di
laici
,
tutti
parimenti
capaci
dello
spirito
divino
,
sanculotti
e
devoti
al
tempo
stesso
,
tutti
ad
un
modo
.
Il
problema
più
grave
e
più
scabroso
in
tutta
la
storia
del
cristianesimo
è
appunto
questo
:
d
'
intendere
,
cioè
,
come
dalla
setta
degli
assolutamente
eguali
sia
nata
,
nel
termine
di
men
che
due
secoli
,
una
associazione
di
differenziati
per
gerarchia
,
in
guisa
,
che
da
una
parte
sta
il
popolo
dei
credenti
e
dall
'
altra
stanno
gl
'
investiti
di
potestà
sacra
.
Questa
differenziazione
gerarchica
si
completa
col
dogma
,
il
che
vuoi
dire
con
un
dettame
,
che
sopprime
la
immediatezza
del
credere
nei
singoli
fedeli
qual
fatto
di
personale
vocazione
.
La
gerarchia
vuol
dire
sacerdozio
,
amministrazione
di
cose
,
e
governo
delle
persone
.
Di
qui
nasce
la
possibilità
di
una
politica
;
e
su
la
ricerca
di
questa
politica
s
'
aggira
la
storia
della
chiesa
del
III
secolo
.
L
'
incontro
della
chiesa
e
dell
'
impero
nel
IV
secolo
non
è
se
non
il
resultato
del
compenetrarsi
di
due
politiche
,
per
cui
poi
la
religione
e
il
maneggio
degli
affari
da
ultimo
si
confondono
.
In
questo
passaggio
dalla
libera
associazione
all
'
organamento
semistatale
,
il
quale
fa
che
la
chiesa
abbia
sempre
da
allora
in
poi
esercitata
una
azione
politica
,
o
d
'
accordo
con
lo
stato
,
o
contro
lo
stato
,
o
diventando
essa
stessa
lo
stato
,
si
avvera
il
caso
comune
ad
ogni
associazione
,
la
quale
,
dal
momento
che
ha
cose
da
amministrare
ed
ufficii
da
adempiere
,
diventa
di
necessità
un
governo
.
La
chiesa
ha
riprodotto
dentro
di
se
stessa
i
contrasti
proprii
ad
ogni
stato
,
cioè
le
opposizioni
di
ricchi
e
di
poveri
,
di
protettori
e
di
protetti
,
di
patroni
e
di
clienti
,
di
proprietarii
e
di
sfruttati
,
di
principi
e
di
soggetti
,
di
sovrano
e
di
sudditi
.
Quindi
essa
ha
avuto
nel
suo
proprio
seno
particolari
lotte
di
classe
-
per
es
.
di
patriziato
gerarchico
e
di
plebe
cenobitica
,
di
alto
e
basso
clero
,
di
cattolicità
e
setta
.
Le
sètte
furono
in
gran
parte
ispirate
,
fino
al
secolo
XVI
,
dal
pensiero
del
ritorno
al
cristianesimo
primitivo
,
e
per
ciò
spesso
colorirono
i
disegni
attinti
alle
condizioni
del
presente
di
una
ispirazione
ideologica
che
rasenta
l
'
utopia
.
La
chiesa
che
è
riuscita
,
è
invece
solo
quella
la
quale
,
seguendo
i
modi
di
procedere
che
son
proprii
dello
stato
laico
,
anziché
una
società
di
eguali
nello
spirito
santo
,
è
divenuta
una
gerarchica
consociazione
di
disuguali
,
con
esercizio
di
formali
diritti
,
con
mezzi
d
'
imposizione
e
di
violenza
,
con
perfetto
imperio
,
o
con
parte
d
'
imperio
ceduto
da
altri
imperanti
,
e
col
governo
delle
anime
,
che
,
come
ogni
altro
governo
spirituale
,
si
svolge
innanzi
tutto
col
dominio
su
le
cose
senza
delle
quali
le
anime
non
han
modo
di
esistere
.
Questi
attributi
umani
,
i
quali
,
data
la
condizione
di
disuguaglianza
economica
degli
uomini
,
riavvicinano
la
consociazione
religiosa
ad
ogni
altra
maniera
di
governo
delle
cose
di
questo
mondo
,
mostrano
per
un
verso
come
l
'
associazione
dei
santi
non
potesse
avere
in
alcun
tempo
una
forma
di
esistenza
che
non
fosse
utopia
,
e
per
un
altro
verso
ci
spiegano
la
costante
tendenza
alla
intolleranza
ed
alla
cattolicità
nelle
varie
sue
forme
,
in
quanto
essa
associazione
,
smentendo
l
'
ingenuo
martire
di
Nazareth
,
lasciato
malinconicamente
in
croce
su
gli
altari
,
ha
fatto
di
questa
terra
il
regno
suo
.
Per
rimaner
nell
'
esempio
,
che
mi
è
più
familiare
pei
miei
recenti
studii
,
il
papato
superimperiale
precipitò
sì
nella
persona
di
Bonifacio
VIII
,
secondo
la
profezia
di
Dolcino
,
che
di
tre
anni
gli
sopravvisse
;
ma
non
precipitò
per
dar
luogo
all
'
Apocalisse
.
Fu
inflitta
al
papato
sì
l
'
umiliazione
dell
'
esilio
avignonese
,
ma
non
per
dar
luogo
a
un
nuovo
impero
di
Cesari
,
secondo
l
'
utopia
dell
'
Alighieri
.
C
'
erano
allora
già
i
prodromi
dell
'
evo
moderno
,
cioè
i
preannunzii
del
regno
della
borghesia
.
Filippo
il
Bello
,
che
di
lontano
arieggia
al
principato
civile
,
nel
quale
due
secoli
dopo
la
borghesia
percorse
la
prima
tappa
del
suo
dominio
politico
su
la
società
,
mandava
all
'
estremo
supplizio
i
Templari
,
come
per
dire
che
l
'
epopea
delle
crociate
finisse
per
opera
dei
cristiani
stessi
.
E
perché
il
motto
della
situazione
ci
fosse
perfino
nell
'
aneddoto
,
che
sempre
denuncia
e
smaschera
gli
stridenti
passaggi
dell
'
ironia
della
storia
,
il
commissario
del
sire
di
Francia
a
preparare
l
'
umiliazione
di
Anagni
non
fu
un
capitano
di
banda
feudale
,
ma
un
legista
,
che
negoziò
il
danaro
occorrente
alla
bisogna
in
una
cambiale
rilasciata
a
un
banchiere
di
Firenze
.
Furono
questi
legisti
,
e
principi
usurpatori
di
diritti
storici
,
e
banchieri
accumulatori
del
danaro
,
che
poi
divenne
più
tardi
il
capitale
,
quelli
i
quali
iniziarono
la
moderna
società
così
trasparente
nella
prosaica
struttura
degli
intenti
e
dei
mezzi
suoi
.
Come
su
le
altre
rovine
della
società
corporativa
e
feudale
,
così
anche
su
le
rovine
del
patrimonio
ecclesiastico
s
è
assisa
questa
crudele
borghesia
,
che
,
sfidatrice
delle
potenze
misteriose
,
ha
inaugurata
l
'
èra
del
pensiero
e
della
libera
ricerca
.
E
aspetta
che
altri
la
tolga
di
seggio
:
ma
non
sarà
di
certo
,
né
il
cristianesimo
vero
,
né
quello
verissimo
.
Se
poi
quegli
uomini
dell
'
avvenire
,
dei
quali
noi
socialisti
ci
diamo
assai
spesso
soverchio
pensiero
,
produrranno
o
non
produrranno
ancora
della
religione
,
io
,
né
so
,
né
non
so
:
e
lascio
ad
essi
soli
la
briga
della
vita
loro
,
che
sarà
,
spero
,
non
lieve
,
perché
non
divengano
degl
imbecilli
nella
paradisiaca
beatitudine
.
Ciò
che
io
vedo
chiaro
è
solo
questo
:
che
il
cristianesimo
,
che
nel
suo
complesso
è
la
religione
dei
popoli
fino
ad
ora
più
civili
,
non
lascerà
luogo
dopo
di
sé
ad
alcun
altra
religione
nuova
.
Chi
d
ora
innanzi
non
sarà
cristiano
,
sarà
irreligioso
.
E
poi
,
in
secondo
luogo
,
noto
,
che
i
socialisti
han
fatto
assai
bene
a
scrivere
nei
loro
programmi
,
che
la
religione
è
cosa
privata
.
Spero
che
nessuno
vorrà
intendere
coteste
parole
nel
senso
di
una
veduta
teoretica
,
su
la
quale
si
possa
poi
ricamare
una
filosofia
della
religione
.
Quel
comma
del
tutto
pratico
vuol
semplicemente
dire
,
che
al
presente
i
socialisti
han
troppe
cose
da
fare
di
più
utili
e
serie
,
da
non
doversi
confondere
con
quegli
hebertisti
,
blanquisti
,
e
bakuninisti
,
e
simili
,
che
decretavano
l
'
abolizione
del
divino
,
e
Dio
decapitavano
in
effigie
.
I
materialisti
della
storia
pensano
però
,
dal
canto
loro
,
e
fuori
d
'
ogni
apprezzamento
subiettivo
,
che
gli
uomini
dell
'
avvenire
rinunzieranno
molto
probabilmente
ad
ogni
spiegazione
trascendente
dei
problemi
pratici
della
vita
di
tutti
i
giorni
,
perché
:
Primus
in
orbe
deos
fecit
timor
!
Antica
la
sentenza
:
di
valore
perpetuo
l
'
enunciato
!
X
.
Resina
(
Napoli
)
,
15
settembre
97
Caro
Sorel
,
Nel
rileggere
,
nel
rivedere
,
nel
ritoccare
-
giacché
ho
fatto
disegno
di
darle
alle
stampe
-
le
lettere
,
che
io
v
andai
scrivendo
dall
'
aprile
al
luglio
ultimi
,
m
'
è
parso
formino
come
una
certa
tal
quale
serie
,
e
nel
tutt
'
insieme
dicano
qualcosa
.
Di
certo
i
pensieri
di
semplice
accenno
,
gli
enunciati
appena
appena
sviluppati
,
le
osservazioni
il
più
delle
volte
incidentali
,
e
le
bizzarre
critiche
disseminate
qua
e
là
,
-
.
tutte
le
cose
,
insomma
,
che
mi
venne
di
dire
,
nel
modo
che
è
proprio
di
chi
scriva
currenti
calamo
,
assumerebbero
ben
altra
forma
,
entrerebbero
in
tutt
'
altra
disposizione
,
passerebbero
per
una
nuova
e
meditata
elaborazione
,
se
io
avessi
in
animo
di
comporre
un
libro
degno
d
'
un
titolo
altisonante
come
,
per
es
.
:
Il
socialismo
e
la
scienza
;
o
Il
materialismo
storico
e
l
intuizione
del
mondo
,
e
così
via
.
Ma
,
come
io
,
nel
conversar
con
voi
a
distanza
,
ho
usato
in
larga
misura
delle
libertà
che
son
proprie
della
facoltà
discorsiva
,
così
,
ora
che
mi
son
risoluto
a
raccogliere
quelle
fugaci
lettere
nella
forma
d
'
un
libercolo
,
imporrò
a
questo
un
modesto
ed
appropriato
titolo
di
:
Discorrendo
di
socialismo
e
di
filosofia
,
Lettere
a
G
.
Sorel
.
Devo
agl
'
insistenti
consigli
del
mio
amico
Benedetto
Croce
,
di
commettere
cotesto
nuovo
peccato
di
letteratura
minuscola
.
Questo
mio
benedettissimo
amico
è
diventato
il
mio
tormento
e
la
mia
croce
.
Dacché
lesse
quelle
lettere
,
non
m
'
ha
dato
più
pace
;
e
ha
voluto
gli
promettessi
di
renderle
pubbliche
,
nella
forma
di
un
opuscolo
.
Se
io
stessi
a
sentir
lui
,
ai
miei
anni
non
verdi
,
diverrei
un
continuo
e
perpetuo
produttore
di
carta
stampata
:
mentre
a
me
è
piaciuto
sempre
,
in
passato
,
di
lasciar
dormire
nei
cassetti
i
non
pochi
catafasci
di
carta
scritta
,
che
m
'
è
toccato
di
accumulare
,
per
anni
ed
anni
,
nella
qualità
di
insegnante
e
di
appassionato
estensor
di
lettere
.
In
questo
caso
speciale
il
Croce
poi
mi
andava
dicendo
,
esser
dover
mio
,
ora
che
il
socialismo
s
'
allarga
in
Italia
,
di
concorrere
alla
vita
del
partito
,
che
cresce
e
si
fortifica
,
coi
mezzi
e
nei
modi
che
son
più
rispondenti
alle
attitudini
mie
.
E
sia
pur
così
;
-
ma
poi
tutto
sta
a
vedere
,
se
i
socialisti
di
tale
aiuto
e
di
tale
sussidio
sentano
proprio
il
bisogno
e
il
desiderio
.
A
dir
le
cose
come
sono
,
io
non
ebbi
mai
una
troppo
grande
inclinazione
allo
scrivere
per
il
pubblico
,
e
all
'
arte
e
a
prosa
non
ci
attesi
mai
;
tanto
è
,
che
ho
scritto
di
solito
come
vien
viene
.
Fui
sempre
e
sono
,
invece
,
appassionatissimo
dell
'
arte
dell
'
insegnamento
orale
,
in
tutte
le
sue
forme
;
e
l
'
attendere
a
cotesta
opera
,
con
molta
intensità
,
mi
ha
distolto
per
lunghi
anni
,
in
passato
,
dal
ridire
per
iscritto
(
-
e
chi
potrebbe
veramente
ridirlo
dal
vivo
?
-
)
ciò
che
,
insegnando
,
vien
detto
spontaneo
di
forma
,
duttile
,
pronto
,
adattato
al
caso
,
ricco
di
attinenze
e
pieno
di
riferimenti
.
Abbracciando
poi
,
più
in
qua
,
il
socialismo
,
in
corale
rinascenza
dello
spirito
io
divenni
più
desideroso
di
comunicar
col
pubblico
,
per
mezzo
di
opuscoli
,
di
lettere
d
'
occasione
,
d
'
indirizzi
e
di
conferenze
,
che
mi
si
moltiplicarono
per
anni
quasi
a
mia
insaputa
.
Non
son
forse
questi
i
doveri
e
gli
oneri
del
mestiere
?
Ed
è
qui
che
due
anni
fa
venne
precisamente
in
buon
punto
il
mio
benedetto
signor
Croce
,
col
consiglio
che
mi
dette
,
che
io
pubblicassi
dei
saggi
di
socialismo
scientifico
,
come
per
porre
alla
mia
attività
di
socialista
un
obiettivo
più
solido
.
E
,
come
da
cosa
vien
cosa
,
anche
queste
lettere
d
'
occasione
possono
passare
per
un
saggio
sussidiario
e
complementare
di
materialismo
storico
.
Come
è
chiaro
,
caro
Sorel
,
questo
discorso
non
riguarda
punto
voi
,
ma
me
soltanto
;
perché
cerco
quasi
quasi
delle
scuse
alla
pubblicazione
di
un
nuovo
libercolo
,
e
in
quanto
io
da
italiano
vivo
in
Italia
.
Probabilmente
se
queste
mie
lettere
,
oltre
che
da
voi
,
saranno
lette
da
altri
in
Francia
,
costoro
diranno
,
che
io
non
li
ho
persuasi
lo
stesso
del
materialismo
storico
,
e
forse
ripeteranno
ragionevolmente
le
osservazioni
di
alcuni
critici
dei
miei
saggi
,
che
,
con
le
traduzioni
,
cioè
,
da
una
lingua
straniera
,
non
si
riesce
a
cambiare
gli
umori
intellettuali
di
una
nazione
(
)
.
Pur
così
scrivendo
,
come
per
metter
la
chiusa
a
questa
faccenda
epistolare
,
temo
ancora
non
mi
venga
la
voglia
di
continuare
.
Non
son
forse
le
lettere
moltiplicabili
all
'
indefinito
,
come
le
favole
e
i
racconti
?
Per
fortuna
,
però
,
io
m
'
ero
proposto
fin
dal
principio
di
rispondere
,
così
all
'
ingrosso
,
ai
quesiti
che
voi
,
sfiorando
dei
tèmi
della
massima
difficoltà
,
ponete
nella
vostra
Prefazione
;
cosicché
una
ragione
di
finire
m
'
è
pur
data
dai
termini
stessi
del
vostro
scritto
,
al
quale
mi
sono
andato
via
via
riferendo
.
Se
m
'
abbandonassi
poi
all
'
estro
della
conversazione
,
chi
sa
dove
andrei
a
finire
!
-
le
lettere
diverrebbero
una
letteratura
.
Di
ciò
voi
non
mi
sapreste
grado
;
per
quanto
potesse
allietarsene
il
signor
Croce
,
il
quale
vorrebbe
mettere
in
tutti
il
suo
istinto
di
prolificazione
letteraria
.
Lui
fa
un
curioso
contrasto
con
le
dolci
abitudini
di
questa
dolce
Napoli
,
nella
quale
gli
uomini
-
come
i
Lotofagi
che
ogni
altro
cibo
aveano
in
dispregio
-
vivono
immersi
nel
solo
presente
,
e
par
che
,
proprio
in
cospetto
della
statua
di
G
.
B
.
Vico
,
allegramente
faccian
le
fiche
alla
filosofia
della
storia
.
Ma
,
pur
volendo
una
buona
volta
finire
,
mi
conviene
di
mettere
in
carta
alcune
altre
brevi
note
ancora
.
Mi
pare
,
innanzi
tutto
,
che
voi
,
non
per
curiosità
vostra
,
ma
quasi
mettendovi
ad
arte
nei
panni
del
comune
dei
lettori
,
domandiate
:
c
è
mai
modo
di
fare
intendere
,
per
via
facile
e
piana
,
in
che
consista
quella
dialettica
,
che
così
spesso
s
invoca
a
dilucidazione
dell
'
intrinseco
del
materialismo
storico
?
E
potreste
,
credo
,
aggiungere
,
che
il
concetto
della
dialettica
riesce
ostico
,
ai
puri
empiristi
,
ai
metafisici
sopravvissuti
,
e
a
quei
popolari
evoluzionisti
,
i
quali
così
volentieri
s
'
abbandonano
alla
generica
impressione
di
ciò
che
è
e
trapassa
,
apparisce
e
sparisce
,
nasce
e
muore
,
e
nella
parola
evoluzione
non
esprimono
,
da
ultimo
,
l
'
atto
del
comprendere
,
ma
l
'
incomprensibile
:
mentre
,
all
'
incontro
,
nella
concezione
dialettica
s
'
intende
di
formulare
un
ritmo
del
pensiero
,
che
riproduca
il
ritmo
più
generale
della
realtà
che
diviene
.
Ma
io
-
se
l
'
ora
stanca
di
queste
lettere
non
me
ne
facesse
divieto
-
ove
mai
volessi
ricominciare
,
prima
di
rispondere
a
così
grave
quesito
,
ricorrerei
con
la
mente
al
ricordo
del
poeta
greco
,
che
,
alla
domanda
del
tiranno
di
Siracusa
:
che
cosa
fossero
gli
dèi
?
-
chiese
prima
uno
,
poi
un
altro
,
e
poi
un
altro
giorno
di
tempo
,
e
così
senza
fine
.
E
dire
,
in
verità
,
che
,
ai
poeti
,
che
li
creano
,
li
inventano
,
li
lodano
e
li
celebrano
,
gli
dèi
devono
essere
assai
più
familiari
,
che
non
possa
esser
la
dialettica
a
me
,
se
altri
mi
mettesse
fra
l
'
uscio
e
il
muro
,
con
l
'
obbligo
di
rispondere
a
un
imperioso
quesito
!
E
piglierei
tempo
-
il
che
non
è
alieno
dal
pensare
dialetticamente
-
dicendo
(
il
che
è
una
implicita
risposta
)
:
-
noi
non
possiamo
renderci
conto
adeguatamente
del
pensiero
,
se
non
pensando
in
atto
;
-
alle
maniere
di
procedimento
del
pensiero
bisogna
adusarcesi
con
successivi
sforzi
;
-
ed
è
sempre
assai
pericoloso
il
saltare
a
pie
'
pari
,
dall
'
uso
concreto
di
una
maniera
di
concezione
alla
generica
definizione
formale
di
essa
.
Messo
ancora
alle
strette
,
per
non
gravare
l
'
interrogatore
di
studii
troppo
lunghi
,
ardui
e
complicati
,
lo
rimanderei
all
'
Antidühring
,
e
segnatamente
al
capitolo
intitolato
:
Negazione
della
negazione
.
Ivi
,
e
in
tutto
quel
libro
,
si
vede
come
Engels
fosse
,
non
solo
inteso
con
l
'
animo
a
spiegare
ciò
che
espone
,
ma
preoccupato
ancor
più
del
mal
uso
che
può
farsi
dei
procedimenti
mentali
,
quando
,
chi
vi
rivolge
l
'
attenzione
,
più
che
essere
portato
a
pensare
qualcosa
di
concreto
in
cui
la
forma
del
pensiero
si
riveli
viva
e
vivente
,
sia
disposto
a
cadere
negli
schematismi
a
priori
,
ossia
nello
scolasticismo
,
che
non
fu
-
sia
detto
con
buona
pace
degl
'
ignoranti
-
la
nota
esclusiva
dei
dottori
del
Medioevo
,
come
se
fosse
soltanto
roba
da
preti
.
Dello
scolasticismo
se
ne
può
fare
sopra
ogni
dottrina
.
Il
primo
scolastico
fu
Aristotele
in
persona
;
che
fu
,
inoltre
,
tante
altre
cose
in
più
,
e
fu
soprattutto
un
genio
della
scienza
.
Dello
scolasticismo
se
ne
fa
già
in
nome
di
Marx
.
Di
fatti
la
maggior
difficoltà
d
'
intendere
e
di
continuare
il
materialismo
storico
non
istà
nella
intelligenza
degli
aspetti
formali
del
marxismo
,
ma
nel
possesso
delle
cose
in
cui
quelle
forme
sono
immanenti
;
delle
cose
,
che
Marx
per
conto
suo
seppe
ed
elaborò
,
e
di
quelle
altre
moltissime
,
che
tocchi
a
noi
di
conoscere
e
di
elaborare
direttamente
.
Nei
molti
anni
che
ho
speso
nell
'
insegnare
,
io
fui
sempre
persuaso
del
gran
danno
che
si
fa
alle
menti
giovanili
,
quando
,
invece
d
immergerle
,
con
opportuna
e
pieghevole
arte
,
in
una
determinata
provincia
della
realtà
,
perché
osservando
,
comparando
e
sperimentando
,
poco
per
volta
arrivino
alte
formule
,
agli
scherni
,
alle
definizioni
,
si
comincia
dall
'
usar
subito
di
queste
ultime
,
come
se
fossero
i
prototipi
delle
cose
esistenti
.
Insomma
,
la
definizione
da
cui
s
incomincia
è
vuota
,
mentre
è
solo
piena
quella
cui
si
arrivi
,
geneticamente
.
Nell
'
insegnare
si
vede
quanto
il
definire
sia
cosa
pericolosa
;
secondo
il
senso
plebeo
che
molti
dànno
ad
una
sentenza
del
diritto
romano
,
la
quale
dice
,
in
verità
,
tutt
'
altro
.
La
didattica
non
è
quella
attività
,
che
produca
un
nudo
effetto
di
cosa
fissa
(
come
nudo
prodotto
)
;
ma
è
quella
attività
,
che
generi
altra
attività
.
Insegnando
noi
riconosciamo
,
come
il
nocciolo
primo
di
ogni
filosofare
è
sempre
il
Socratismo
;
ossia
la
virtuosità
generativa
dei
concetti
(
)
.
Rimandando
all
'
Antidühring
,
e
a
quel
capitolo
segnatamente
,
non
intenderei
,
per
ciò
,
di
rinviare
ad
un
catechismo
,
ma
solo
ad
un
esempio
di
abilità
didattica
.
Le
armi
e
gl
'
istrumenti
son
tali
solo
all
'
opera
;
e
non
quando
sian
visti
in
armadio
da
museo
.
Inoltre
,
se
non
dovessi
pur
finire
una
buona
volta
,
vorrei
fermarmi
ad
illustrare
le
parole
dove
dite
,
che
l
'
Italia
meriti
,
come
culla
comune
della
civiltà
,
l
'
omaggio
di
tutti
.
Può
parere
che
queste
parole
siano
una
stonatura
,
mentre
discorrete
proprio
del
socialismo
,
che
all
'
Italia
veramente
non
deve
molto
.
Ma
,
se
è
vero
che
il
socialismo
è
il
frutto
della
civiltà
adulta
,
i
maturi
e
provetti
degli
altri
paesi
non
faran
male
a
rivolgere
,
di
tanto
tanto
,
gli
occhi
loro
a
questa
culla
.
Ripensando
all
'
Italia
,
che
ha
fatto
per
secoli
la
più
gran
parte
della
storia
universale
,
tutti
avranno
sempre
qualcosa
da
impararci
;
e
poi
dopo
s
'
avvedono
,
che
l
'
avean
già
a
casa
loro
quest
'
Italia
,
come
il
presupposto
di
ciò
che
essi
presentemente
sono
.
Ad
altri
francesi
è
parso
in
passato
,
che
questo
paese
fosse
,
da
culla
,
diventato
tomba
della
civiltà
;
e
per
tal
tomba
devon
tenerla
la
più
parte
dei
forestieri
,
che
la
visitano
qual
museo
,
ignari
sempre
del
nostro
presente
.
E
in
ciò
hanno
torto
;
e
,
per
dotti
che
siano
,
cotesti
visitatori
di
musei
rimangon
sempre
ignoranti
-
dico
ignari
della
vita
attuale
di
questo
paese
,
che
par
la
vita
del
morto
risorto
,
il
che
è
almeno
un
caso
degno
di
nota
.
In
che
veramente
consiste
questo
rinascimento
d
'
Italia
,
e
che
aspettativa
può
dar
di
sé
,
a
quelli
che
guardino
la
generalità
del
progresso
umano
,
senza
pregiudizii
e
senza
preconcetti
?
(
)
Per
tacere
delle
grandi
difficoltà
che
c
'
è
a
trattare
,
con
intenti
obiettivi
,
e
con
criterii
non
desunti
dai
soli
impulsi
della
personale
opinione
,
la
storia
attuale
di
qualunque
paese
;
nel
caso
speciale
d
'
Italia
bisognerebbe
risalire
fino
al
secolo
XVI
,
quando
l
'
iniziale
sviluppo
dell
'
epoca
capitalistica
-
che
qui
avea
sede
principale
-
fu
spostato
dal
Mediterraneo
.
Bisognerebbe
arrivare
,
attraverso
alla
storia
della
successiva
decadenza
,
alle
premesse
positive
e
negative
,
interne
ed
esterne
,
delle
presenti
condizioni
d
'
Italia
.
Non
occorre
io
dica
che
le
mie
forze
sarebbero
impari
all
'
impresa
;
perché
non
avrei
la
più
lontana
tentazione
di
misurarmici
,
a
proposito
e
nella
occasione
di
un
discorso
familiare
,
come
è
questo
.
Chi
un
simile
studio
sapesse
concretare
in
un
libro
,
potrebbe
dire
d
'
aver
concorso
ad
esprimere
,
in
forma
riflessa
,
la
presente
situazione
,
e
l
'
attuale
coscienza
degl
'
italiani
(
)
.
Qui
da
noi
si
è
spesso
assai
ciecamente
ottimisti
o
ciecamente
pessimisti
,
nel
senso
che
si
dà
dai
non
-
filosofi
a
coteste
parole
;
specie
perché
in
Italia
c
'
è
una
grande
ignoranza
del
vero
stato
degli
altri
paesi
,
cosicché
molti
le
condizioni
indigene
valutano
,
non
alla
stregua
comparativa
e
pratica
dell
'
ora
presente
,
ma
ad
una
tutta
ideale
,
ipotetica
,
e
spesso
utopistica
.
Ed
è
singolare
il
caso
,
che
qui
da
noi
,
in
tanto
risorgere
delle
scienze
della
osservazione
nel
campo
della
natura
-
le
quali
scienze
vengono
veramente
coltivate
con
intenti
particolaristici
e
dirò
antifilosofici
-
sia
così
scarso
l
'
intelletto
positivo
delle
cose
sociali
attuali
,
mentre
è
così
stragrande
in
questo
paese
stesso
il
numero
dei
sociologisti
,
che
somministrano
definizioni
ai
sitibondi
di
verità
.
Ma
si
sa
,
i
sociologisti
hanno
in
tutto
il
mondo
una
certa
curiosa
antipatia
per
gli
studii
della
storia
;
che
poi
sarebbe
,
secondo
il
senso
dei
profani
,
quella
tal
cosa
nella
quale
la
società
s
'
è
svolta
.
Pochi
,
in
conclusione
,
vedon
chiaro
in
questa
circostanza
di
fatto
;
che
,
cioè
,
la
borghesia
italiana
,
la
quale
è
già
oggetto
,
come
in
ogni
altro
paese
,
alle
ire
,
e
agli
odii
degli
umili
,
dei
manomessi
,
degli
sfruttati
,
e
per
un
altro
verso
è
stretta
e
premuta
dal
popolo
minuto
,
è
essa
stessa
in
se
stessa
instabile
,
inquieta
,
incerta
,
perché
l
'
è
impedito
di
mettersi
alla
pari
con
quella
degli
altri
paesi
,
nel
campo
della
concorrenza
.
Per
questa
ragione
,
come
per
l
'
altra
,
che
dall
'
altro
lato
essa
ha
il
papa
(
)
,
con
quel
suo
non
indifferente
bagaglio
di
cose
,
che
solo
i
teorici
dell
'
utopismo
liberalesco
proclamano
trapassate
per
sempre
,
questa
borghesia
,
che
deve
ancora
ascendere
,
è
intimamente
rivoluzionaria
,
come
direbbe
il
Manifesto
.
E
come
non
ha
potuto
esser
giacobina
,
quanto
sarebbe
stato
il
naturale
istinto
suo
,
s
'
è
acquetata
nella
formula
del
re
per
la
grazia
di
Dio
e
della
nazione
ad
un
tempo
.
Non
potendo
questa
borghesia
fare
assegnamento
sul
rapido
sviluppo
di
una
grande
industria
,
che
tarda
difatti
a
venire
,
e
nella
conseguente
rapida
conquista
di
un
grande
mercato
esterno
,
dato
il
progresso
lento
ed
incerto
della
economia
nazionale
,
per
la
massima
parte
agraria
,
fa
la
politica
mezzana
degli
espedienti
,
e
consuma
nell
'
abilità
l
'
ingegno
.
Ecco
la
parte
che
fa
la
flotta
italiana
da
più
mesi
in
Oriente
:
par
la
volpe
,
che
,
secondo
la
favola
,
dichiari
immatura
l
'
uva
che
non
può
afferrare
;
ma
questa
volpe
qui
,
con
divario
da
quella
della
favola
,
si
trova
tra
altre
volpi
,
che
l
'
uva
afferrata
custodiscono
,
o
dell
'
uva
stanno
per
afferrare
!
Ed
ecco
che
la
volpe
si
fa
idealista
,
per
manco
di
positivo
.
Questa
borghesia
italiana
,
di
fronte
all
'
astensionismo
,
o
reazionario
o
demagogico
dei
clericali
,
e
per
il
lentissimo
sviluppo
dell
'
opposizione
proletaria
,
si
è
sentita
e
si
sente
come
se
fosse
tutta
la
nazione
,
e
nel
difetto
di
partiti
che
dividano
la
società
,
dà
il
nome
di
partiti
alle
fazioni
che
si
raccolgono
intorno
a
capitani
e
proconsoli
,
o
ad
intraprenditori
ed
avventurieri
di
varie
sorti
.
Al
primo
apparire
del
socialismo
essa
rimase
attonita
.
D
'
altra
parte
,
s
'
ingannano
quelli
i
quali
credono
,
che
l
'
agitarsi
delle
moltitudini
sia
sempre
indizio
o
prodromo
da
noi
,
com
'
è
di
fatto
alcune
volte
e
in
alcuni
punti
d
'
Italia
,
di
quel
moto
proletario
che
,
come
lotta
economica
su
base
concreta
,
o
come
aspirazione
politica
,
volge
più
o
meno
esplicitamente
al
socialismo
in
altri
paesi
.
Qui
il
più
delle
volte
questo
agitarsi
è
come
la
ribellione
delle
forze
elementari
contro
di
uno
stato
di
cose
in
cui
esse
forze
non
trovano
la
necessaria
coercizione
,
quella
coercizione
,
dico
,
che
è
propria
di
un
sistema
borghese
atto
ad
irreggimentare
i
proletarii
.
Si
guardi
,
per
es
.
,
all
'
acuita
forma
di
emigrazione
,
che
è
,
salvo
poche
eccezioni
,
di
uomini
atti
ad
offrire
le
braccia
,
l
'
incomparabile
sedulità
,
e
lo
stomaco
capace
d
'
ogni
privazione
,
allo
sfruttamento
del
capitale
straniero
in
terra
straniera
:
-
sono
,
in
una
parola
,
lavoratori
uscenti
dai
campi
,
dove
son
di
soverchio
,
o
dall
'
artigianato
in
decadenza
,
che
la
ferula
educativa
del
capitale
ridurrebbe
in
isquadre
di
addetti
alle
fabbriche
,
se
la
grande
industria
si
affrettasse
a
svolgersi
,
o
che
il
patrio
capitale
menerebbe
nelle
patrie
colonie
,
se
ce
ne
fosse
,
e
se
non
fosse
venuta
la
pazzia
di
crearne
là
dove
pare
presso
che
impossibile
il
farne
(
)
.
L
'
Italia
è
diventata
-
ed
è
ben
naturale
,
-
negli
ultimi
anni
,
la
terra
promessa
dei
decadenti
,
dei
megalomani
,
dei
critici
a
vuoto
,
degli
scettici
per
fastidio
e
per
posa
.
Alla
parte
sana
e
verace
del
movimento
socialistico
(
al
quale
non
è
dato
per
ora
dalle
circostanze
altro
ufficio
da
quello
in
fuori
di
preparare
la
educazione
democratica
del
popolo
minuto
)
si
mescolano
,
di
conseguenza
,
parecchi
,
i
quali
,
se
volessero
mettersi
la
mano
su
la
coscienza
,
avrebbero
da
confessare
,
che
essi
son
decadenti
,
e
che
li
sospinge
a
dimenarsi
,
non
la
fattiva
volontà
del
vivere
,
ma
l
'
indistinto
fastidio
del
presente
:
-
essi
,
leopardiani
annoiati
!
Devo
finalmente
finire
;
ma
mi
pare
mi
arrivi
all
'
orecchio
come
una
leggiera
voce
di
protesta
da
parte
di
quei
compagni
,
che
son
così
pronti
ad
obiettare
;
e
che
quella
voce
dica
:
coteste
son
sofisticherie
da
dottrinarii
,
e
noi
abbiam
bisogno
di
pratica
.
Sicuro
,
d
'
accordo
,
avete
ragione
.
Il
socialismo
è
stato
per
così
lungo
tempo
utopistico
,
progettistico
,
estemporaneo
e
visionario
,
che
è
bene
ora
di
dire
e
di
ripetere
ogni
momento
,
che
ci
occorre
la
pratica
;
perché
gli
animi
di
quelli
che
lo
professano
sian
rivolti
di
continuo
a
misurare
le
resistenze
del
mondo
effettuale
,
e
a
studiar
di
continuo
il
terreno
,
sul
quale
ci
è
imposto
di
aprirci
la
non
facile
né
morbida
via
.
Badi
però
il
mio
ipotetico
critico
di
non
far
proprio
lui
la
parte
del
dottrinario
;
la
qual
parola
,
per
chi
se
ne
intenda
,
designa
una
certa
disposizione
delle
menti
,
viziate
dall
'
astrazione
,
a
ritenere
,
che
le
idee
proclamate
per
sé
eccellenti
,
e
i
frutti
delle
esperienze
raccolte
in
determinati
tempi
e
luoghi
,
sian
cose
da
applicare
difilato
al
concreto
,
e
inoltre
buone
per
ogni
tempo
e
luogo
.
La
pratica
dei
partiti
socialistici
,
a
confronto
d
'
ogni
altra
politica
fino
ad
ora
esercitata
,
è
ciò
che
più
risponde
,
non
dirò
alla
scienza
,
ma
ad
un
procedimento
razionale
.
È
la
dura
prova
di
una
costante
osservazione
,
e
di
un
adattamento
da
tentar
di
continuo
;
-
è
la
dura
prova
d
'
indirizzare
sopra
una
linea
di
moto
unitario
le
tendenze
,
spesso
difformi
e
spesso
antagonistiche
,
del
proletariato
;
-
è
lo
sforzo
di
condurre
ad
esecuzione
dei
disegni
pratici
col
sussidio
della
chiara
visione
di
tutti
i
rapporti
che
legano
,
con
complicatissimo
intreccio
,
le
varie
parti
del
mondo
in
cui
viviamo
.
E
se
cosi
non
fosse
,
per
che
ragione
e
a
che
titolo
si
parlerebbe
del
vantato
marxismo
?
Se
il
materialismo
storico
non
regge
,
vuol
dire
che
l
'
aspettativa
del
socialismo
è
caduca
,
e
che
il
nostro
pensiero
della
società
futura
è
creazione
da
utopisti
!
Pur
troppo
gli
è
vero
,
in
fatto
,
che
in
tutto
il
socialismo
contemporaneo
c
'
è
sempre
latente
un
certo
che
di
neoutopismo
(
)
;
come
è
il
caso
di
coloro
,
che
,
ripetendo
di
continuo
il
dogma
della
necessaria
evoluzione
,
questa
poi
confondon
quasi
con
un
certo
diritto
ad
uno
stato
migliore
,
e
la
futura
società
del
collettivismo
della
produzione
economica
,
con
tutte
le
conseguenze
tecniche
e
pedagogiche
che
dal
collettivismo
risulterebbero
,
dicono
che
sarà
perché
deve
essere
,
-
e
quasi
dimenticano
,
che
cotesto
futuro
devono
pur
produrlo
gli
uomini
stessi
,
e
per
la
sollecitazione
dello
stato
in
cui
sono
,
e
per
lo
sviluppo
delle
attitudini
loro
.
Beati
costoro
,
che
il
futuro
della
storia
e
il
diritto
al
progresso
misurano
quasi
alla
stregua
di
un
certificato
di
assicurazione
su
la
vita
!
Cotesti
dogmatici
delle
idee
a
buon
mercato
dimenticano
diverse
cose
.
In
prima
,
che
il
futuro
,
appunto
perché
è
il
futuro
,
che
sarà
il
presente
quando
noi
saremo
il
passato
,
non
può
costituire
il
criterio
pratico
di
ciò
che
noi
dobbiam
fare
al
presente
.
Sarà
ciò
cui
si
arriverà
,
-
ma
non
è
la
via
per
arrivarci
.
In
secondo
luogo
,
l
'
esperienza
di
questi
ultimi
cinquant
'
anni
deve
indurre
gli
atti
al
pensiero
ed
alla
pratica
in
questa
persuasione
:
che
,
cioè
,
a
misura
che
cresce
nei
proletarii
e
nel
minuto
popolo
la
capacità
ad
organizzarsi
in
partiti
di
classe
,
la
prova
stessa
di
questo
complicato
movimento
ci
porta
a
intendere
lo
sviluppo
dell
'
èra
nuova
secondo
una
misura
di
tempo
,
che
è
assai
lenta
a
confronto
del
rapido
ritmo
che
concepivano
una
volta
i
socialisti
intinti
di
giacobinismo
rivissuto
.
Or
sopra
a
una
distesa
così
grande
di
tempo
la
nostra
previsione
non
può
non
correre
incerta
;
tenuto
conto
della
enorme
complicazione
del
mondo
attuale
,
e
in
tanto
allargarsi
del
capitalismo
,
ossia
della
forma
borghese1
.
Chi
non
vede
,
che
oramai
il
Pacifico
soppianta
l
'
Atlantico
,
come
questo
a
suo
tempo
fece
passare
in
seconda
linea
il
Mediterraneo
?
Cosicché
,
in
terzo
luogo
,
la
scienza
pratica
del
socialismo
consiste
nella
chiara
notizia
di
tutti
cotesti
complicati
processi
dell
'
orbe
economico
,
e
,
parallelamente
,
nello
studio
delle
condizioni
del
proletariato
,
in
quanto
esso
via
via
diventa
atto
a
concentrarsi
in
partito
di
classe
,
e
porta
in
questa
successiva
concentrazione
l
'
animo
che
gli
è
proprio
,
data
la
lotta
economica
in
cui
s
'
inradica
quella
politica
,
che
gli
è
mestieri
di
fare
.
Su
cotesti
dati
più
prossimi
la
nostra
previsione
può
correre
con
sufficiente
chiarezza
di
calcoli
,
e
può
raggiungere
il
punto
nel
quale
il
proletariato
divenga
prevalente
,
e
poscia
predominante
politicamente
nello
stato
.
E
da
quel
punto
,
che
deve
coincidere
con
la
impotenza
del
capitalismo
a
reggersi
,
da
quel
punto
,
dico
,
che
nessuno
può
immaginarsi
come
un
rumoroso
patatrac
,
sarebbe
il
cominciamento
di
ciò
che
molti
,
non
si
sa
perché
,
come
se
tutta
la
storia
non
fosse
la
serie
delle
rivoluzioni
della
società
,
chiamano
enfaticamente
la
rivoluzione
sociale
par
excellence
.
Spingersi
oltre
di
quel
punto
,
coi
ragionamenti
,
gli
è
come
voler
confonder
questi
con
gli
artifizii
della
immaginazione
.
Il
tempo
dei
profeti
è
trapassato
.
Beato
te
,
Fra
Dolcino
,
che
nelle
tue
tre
lettere
(
)
potesti
trasfigurare
gli
accidenti
politici
del
momento
(
papa
Celestino
e
papa
Bonifacio
VIII
,
Angioini
ed
Aragonesi
,
Guelfi
e
Ghibellini
,
misere
plebi
e
patriziati
dei
comuni
,
e
così
via
)
in
tipi
già
simboleggiati
dai
profeti
e
dall
'
Apocalisse
,
misurando
ad
anni
,
a
mesi
ed
a
giorni
,
con
successive
correzioni
,
i
tempi
della
provvidenza
.
Ma
fosti
un
eroe
;
la
qual
cosa
dimostra
,
che
quelle
fantasie
non
furon
la
causa
del
tuo
operare
,
ma
l
'
involucro
ideale
,
nel
quale
tu
rendevi
conto
a
te
stesso
,
come
fecer
tanti
altri
,
per
tutto
un
secolo
innanzi
a
te
,
e
Francesco
d
'
Assisi
compreso
,
del
disperato
moto
delle
plebi
contro
la
gerarchia
papale
,
contro
la
borghesia
già
forte
nei
comuni
e
contro
il
nascente
monarcato
.
Ora
tutti
quegli
involucri
furon
lacerati
,
compresa
la
religione
delle
idee
,
come
dicon
quelli
che
usano
un
gergo
da
ipocriti
,
per
mostrare
una
certa
superstiziosa
reverenza
per
la
religione
degli
altri
.
Ora
,
presentemente
,
non
è
lecito
di
essere
utopisti
,
se
non
ai
soli
imbecilli
.
L
'
utopia
degli
imbelli
,
o
è
cosa
ridicola
,
o
è
dilettanza
da
letterati
che
vadano
visitando
quel
falansterio
di
ninnoli
di
cui
è
architettore
il
Bellamy
.
Quell
'
umile
Marx
,
tutto
prosa
di
scienza
,
andò
raccogliendo
modestamente
nella
società
presente
i
primi
indizii
delle
transizioni
a
quella
che
diverrà
,
come
per
es
.
,
il
sorgere
delle
cooperative
(
vere
!
)
in
Inghilterra
e
cose
simili
,
e
fu
rassegnato
(
specie
nell
'
opera
spesa
nella
Internazionale
)
alla
parte
di
ostetrico
,
che
non
è
proprio
quella
di
un
artefice
del
futuro
.
Lui
ed
Engels
dissero
della
società
dell
'
avvenire
-
data
la
ipotesi
della
dittatura
politica
del
proletariato
-
non
sotto
l
'
aspetto
intuitivo
,
del
come
essa
parrebbe
a
chi
la
vedesse
,
ma
sotto
l
'
aspetto
del
principio
direttivo
della
forma
,
ossia
della
struttura
economica
,
e
segnatamente
in
antitesi
a
questa
società
presente
(
)
.
Del
resto
,
se
c
'
è
chi
abbia
il
bisogno
di
vivere
fin
da
ragazzo
nel
futuro
,
come
da
sentirlo
e
da
provarlo
su
la
propria
pelle
;
e
,
papeggiando
in
nome
delle
idee
,
voglia
investire
dei
loro
diritti
e
doveri
i
componenti
la
società
dell
'
avvenire
-
s
'
accomodi
pure
.
Permetta
quindi
a
me
,
che
pure
ho
un
qualche
diritto
d
'
inviare
la
mia
carta
di
visita
ai
posteri
,
di
esprimere
la
speranza
,
che
quei
del
futuro
,
non
trasumanati
tanto
da
non
esser
più
comparabili
a
noi
del
presente
,
serbino
tanto
della
gaia
dialettica
del
ridere
,
da
farsi
beffe
umoristicamente
dei
profeti
dell
'
oggi
.
Finisco
per
davvero
;
e
toccherebbe
ora
a
voi
,
se
mai
vi
piace
,
di
ricominciare
.
Appendici
.
I
.
Postscriptum
all
'
edizione
francese
.
Frascati
(
Roma
)
,
10
settembre
98
Sebbene
fino
ad
ora
il
Sorel
non
abbia
dato
segno
di
ricominciare
,
può
sempre
darsi
ci
si
provi
in
seguito
.
Ho
però
ragione
di
temere
,
che
,
ricominciando
,
s
'
incamminerebbe
per
una
via
per
me
inaspettata
,
dal
momento
che
mette
in
iscena
:
La
crisi
del
socialismo
scientifico
(
cfr
.
suo
articolo
nella
Critica
Sociale
,
del
I
°
maggio
1898
,
pp
.
134-38
)
,
proprio
a
proposito
di
quelle
stesse
pubblicazioni
del
Merlino
,
che
egli
avea
l
'
anno
innanzi
così
aspramente
criticato
nel
Devenir
Social
(
ottobre
1897
,
pp
.
854-888
)
.
Ma
che
egli
ricominci
,
o
che
non
ricominci
ad
occuparsi
di
questi
problemi
generali
avendo
riguardo
a
ciò
che
io
ho
scritto
in
queste
lettere
a
lui
indirizzate
,
mi
preme
di
dire
qui
,
a
scanso
di
fraintesi
,
e
perché
i
lettori
non
cadano
in
equivoco
,
che
io
non
lo
seguirei
nelle
sue
immature
e
premature
elucubrazioni
su
la
teoria
del
valore
(
Journal
des
Economistes
,
Paris
,
I
°
maggio
1897;
Socialistische
Monatshefte
,
Berlin
,
agosto
1897;
Giornale
degli
Economisti
"
,
Roma
,
luglio
1898
)
.
Senza
entrare
nel
merito
di
tali
elucubrazioni
,
la
qual
cosa
non
si
può
fare
per
incidente
o
per
passatempo
,
io
non
vorrei
,
per
la
compagnia
non
ben
definita
del
Sorel
,
vedermi
poi
citato
fra
gli
esempii
della
crisi
del
marxismo
(
cfr
.
Th
.
Masaryk
:
Die
Krise
des
Marxismus
,
Vienna
,
1898;
trad
.
franc
.
nella
Revue
de
sociologie
,
luglio
1898;
dove
è
citato
il
sig
.
Sorel
in
appoggio
di
tale
preziosa
scoverta
letteraria
)
.
A
mio
credere
in
cotesta
pretesa
crisi
entrarono
molte
dramatis
personae
,
che
,
o
non
hanno
ancora
bene
appresa
la
parte
,
o
hanno
paura
di
apprenderla
,
o
la
recitano
maledettamente
male
.
Coteste
medesime
riserve
io
devo
estendere
,
ma
con
una
certa
insistenza
,
anche
al
Croce
,
per
quanto
riguarda
la
sua
memoria
:
Per
la
interpretazione
e
la
critica
di
alcuni
concetti
del
marxismo
,
Napoli
1897
(
riprodotta
nel
Devenir
Social
,
anno
IV
,
fascicoli
del
febbraio
e
marzo
1898
)
.
Sebbene
quello
scritto
paia
concepito
(
e
così
appunto
dice
l
'
autore
stesso
a
p
.
3
)
qual
libera
recensione
del
mio
Discorrendo
;
il
fatto
è
che
esso
,
oltre
a
parecchie
utili
osservazioni
di
metodologia
storica
,
e
ad
alcune
sagaci
note
di
tattica
politica
,
contiene
enunciati
teoretici
,
che
nulla
han
da
vedere
con
le
pubblicazioni
e
con
le
opinioni
mie
,
anzi
a
queste
son
diametralmente
opposte
.
Dovrei
io
forse
mettermi
per
le
vie
di
una
esplicita
polemica
ex
-
professo
contro
tutto
l
'
insieme
di
quella
dissertazione
,
che
per
tanti
altri
rispetti
è
degna
d
'
esser
letta
?
Ma
perché
mai
;
e
a
che
pro
?
Lascio
volentieri
al
libero
recensente
la
libertà
delle
opinioni
sue
;
purché
queste
non
passino
agli
occhi
dei
lettori
per
un
complemento
delle
mie
,
e
per
un
complemento
da
me
accettato
.
Non
posso
,
però
,
fermarmi
alla
generica
riserva
,
che
basta
per
il
Sorel
;
e
,
anzi
,
devo
indugiarmi
in
alcuni
appunti
sommarii
di
critica
.
Passerei
senz
'
altro
sopra
alle
sottili
distinzioni
scolastiche
,
in
cui
il
Croce
s
'
impiglia
insistendovi
tra
la
scienza
pura
e
la
scienza
applicata
,
tra
l
'
uomo
oeconomicus
e
l
'
uomo
morale
,
tra
l
'
egoismo
e
il
tornaconto
,
tra
l
'
essere
e
il
doveressere
,
e
così
via
,
perché
tanto
appartiene
al
mio
mestiere
di
professore
la
tolleranza
dello
scolasticismo
tradizionale
,
che
può
in
certi
casi
servire
al
primo
addestramento
degli
ingegni
giovanili
,
ma
non
è
mai
la
scienza
piena
e
concreta
.
Come
potrebbe
mai
l
'
astronomo
impedire
che
la
gente
parli
del
sole
,
che
sorge
,
e
tramonta
?
Caso
mai
potrei
rimandare
,
in
via
analogica
e
in
linea
approssimativa
,
ai
capp
.
VI
e
VIII
del
mio
Materialismo
storico
:
ove
pian
piano
si
dimostra
come
i
fattori
,
indispensabili
alla
cognizione
empirica
ed
immediata
,
a
un
certo
punto
si
trasformino
,
o
in
aspetti
o
in
momenti
(
secondo
i
casi
)
di
un
complesso
conoscitivo
unitario
.
Ma
,
domando
io
per
la
più
spiccia
,
come
mai
colui
che
abbia
il
cervello
ancor
chiuso
in
tali
strettoie
della
logica
dell
'
immediato
intendimento
empirico
,
fa
poi
ad
abbordare
proprio
il
problema
del
marxismo
,
che
è
,
o
almeno
(
per
usar
cortesia
agli
avversarii
)
pretende
di
essere
al
di
sopra
di
tali
volgari
distinzioni
?
Non
è
questo
un
combattere
ad
armi
troppo
disuguali
?
Inviterei
quasi
quasi
il
Croce
a
rifar
la
prova
della
sua
arte
critica
in
altro
campo
di
studii
,
a
leggere
sbrigativamente
un
trattato
di
Energhetica
-
quello
per
es
.
recente
dell
'
Helm
-
di
mandare
al
diavolo
tutti
gli
Helmoltz
e
i
R
.
Mayer
di
questo
mondo
,
per
rimettere
in
onore
,
secondo
il
senso
comune
,
la
luce
che
è
sempre
luminosa
,
ed
il
calore
che
è
sempre
caldo
.
Ma
donde
il
Croce
-
e
proprio
nell
'
atto
che
s
'
occupa
di
Marx
!
-
trae
la
persuasione
,
che
oltre
alle
varie
economie
succedutesi
nella
storia
,
rispetto
alle
quali
l
'
economia
capitalistico
-
industriale
è
,
per
così
dire
,
un
caso
particolare
(
ma
è
quel
caso
,
si
noti
,
che
solo
fino
ad
ora
ha
la
sua
teoria
,
e
questa
esiste
in
molte
varianti
di
scuole
e
sottoscuole
)
,
ci
sia
poi
una
economia
pura
,
che
da
sola
dà
luce
e
indirizzo
generale
d
'
interpretazione
a
tutti
questi
casi
,
o
,
diciamo
meglio
,
a
tutte
queste
forme
di
prosaica
esperienza
?
Un
animale
in
sé
,
oltre
a
tutti
gli
animali
visibili
ed
ostensibili
?
E
che
cosa
dovrebbe
mai
contenere
codesta
economia
dell
'
uomo
superistorico
e
supersociale
,
che
finisce
per
essere
più
noioso
dei
superuomini
della
letteratura
e
della
filosofia
?
Forse
la
nuda
dottrina
dei
bisogni
e
degli
appetiti
,
data
la
sola
natura
ambiente
,
ma
senza
esperienza
di
lavoro
,
senza
istrumenti
,
e
senza
correlazioni
precise
,
o
di
comunanza
,
o
di
società
?
Tanto
per
la
psicologia
congetturale
della
preistoria
la
tesi
potrebbe
andare
.
Ma
no
:
-
questa
economia
dell
'
uomo
in
sé
è
perpetua
ed
attuale
;
-
e
qui
proprio
mi
ci
perdo
.
Ecco
qua
(
p
.
19
)
:
Io
tengo
fermo
alla
costruzione
economica
dell
'
indirizzo
edonistico
,
all
'
utilità
-
ofelimità
,
al
grado
terminale
di
utilità
,
e
finalmente
alla
spiegazione
(
economica
)
del
profitto
del
capitale
come
nascente
dal
grado
diverso
di
utilità
dei
beni
presenti
e
dei
beni
futuri
!
Ma
ciò
non
appaga
il
desiderio
di
una
spiegazione
sociologica
del
profitto
del
capitale
;
e
questa
spiegazione
,
con
le
altre
della
medesima
natura
,
non
si
può
trovarla
se
non
su
la
via
per
la
quale
la
cercò
il
Marx
.
Il
mio
amico
Croce
è
un
uomo
a
dirittura
incontentabile
;
e
la
sua
incontentabilità
potrebbe
farlo
apparire
,
a
chi
altrimenti
non
lo
conosca
,
quale
uomo
alquanto
capriccioso
.
Accetta
d
emblée
tutto
un
sistema
d
economia
,
un
sistema
che
pretende
di
abbracciare
tutto
il
conoscibile
economico
.
È
questo
un
sistema
,
inoltre
,
assai
noto
in
Italia
,
dove
ha
rappresentanti
notevoli
,
e
anzi
continuatori
e
perfezionatori
,
come
dicono
sia
il
caso
del
Barone
per
la
dottrina
della
distribuzione
.
A
conferma
della
sua
profession
di
fede
,
che
non
può
non
essere
di
gran
letizia
essendo
edonistica
,
mette
un
tanto
di
punto
ammirativo
ove
dice
che
accetta
la
spiegazione
economica
(
o
che
avrebbe
a
essere
non
-
economica
?
)
del
profitto
del
capitale
come
nascente
dal
grado
diverso
di
utilità
dei
beni
presenti
e
dei
beni
futuri
!
.
E
che
gli
mancherebbe
dunque
per
dare
dell
'
imbecille
e
del
perditempo
a
Marx
,
che
per
vie
del
tutto
diverse
s
'
è
affannato
a
ricercare
l
'
origine
,
il
processo
e
la
spartizione
del
sopravvalore
;
alla
qual
cosa
,
alla
fin
fine
,
si
riduce
nell
'
essenziale
l
'
attività
sua
specifica
di
critico
e
d
'
innovatore
dell
'
economia
?
La
benedetta
formola
del
D
D
'
,
ossia
del
danaro
che
si
ritrova
in
danaro
con
tanto
di
più
,
fu
come
il
chiodo
fisso
nella
testa
di
Marx
ricercatore
,
come
il
pernio
della
sua
ricerca
.
Ora
il
Croce
,
fatta
la
sua
profession
di
fede
di
edonista
convinto
,
quasi
come
chi
avendo
già
bevuto
e
mangiato
a
sazietà
,
voglia
ribere
e
rimangiare
,
si
volge
a
Marx
a
chiedergli
una
teoria
sociologica
,
che
sia
complementare
a
quella
economica
,
nella
quale
lui
Croce
è
tanto
fermo
e
deciso
;
-
e
che
altro
può
dirgli
Marx
se
non
questo
:
mandate
al
diavolo
quella
vostra
filastrocca
edonistica
,
se
no
è
inutile
interroghiate
me
su
tali
quisquilie
,
ché
io
non
posso
offrirvi
che
l
'
assolutamente
opposto
.
Di
fatti
il
Croce
è
costretto
a
farsi
un
Marx
diverso
-
non
dirò
se
molto
o
poco
-
dal
vero
,
perché
sia
quello
i
cui
principii
possano
apparire
conciliabili
con
gl
'
indiscutibili
dati
dell
'
edonismo
.
Discorrendo
del
come
Marx
poté
giungere
a
scovrire
e
definire
l
'
origine
sociale
del
profitto
,
ossia
del
sopravvalore
,
esce
in
questa
sentenza
(
p
12
)
:
Sopravvalore
,
in
pura
economia
,
è
una
parola
priva
di
senso
,
come
è
mostrato
dalla
denominazione
stessa
,
giacché
un
sopravvalore
è
un
extravalore
,
ed
esce
fuori
dal
campo
della
pura
economia
.
Ma
ha
bene
un
senso
e
non
è
un
assurdo
,
come
concetto
di
differenza
,
nel
paragone
che
si
fa
tra
una
società
economica
con
un
'
altra
,
un
fatto
con
un
altro
,
o
due
ipotesi
tra
di
loro
.
E
poi
aggiunge
in
nota
:
Faccio
ammenda
di
un
errore
nel
quale
incorsi
in
una
mia
precedente
memoria
,
nella
quale
,
pur
dicendo
rettamente
che
il
sopravvalore
non
è
un
concetto
puramente
economico
,
lo
definivo
inesattamente
un
concetto
morale
;
e
dovevo
dire
,
come
dico
ora
,
un
concetto
di
differenza
di
sociologia
economica
e
di
economia
applicata
,
e
non
di
economia
pura
.
La
morale
qui
non
ha
parte
,
come
non
ha
nessuna
parte
in
tutta
l
'
indagine
del
Marx
.
Auguro
al
Croce
,
che
giungendo
alla
sua
terza
memoria
in
argomento
confessi
poi
,
che
del
primo
errore
egli
poté
fare
ammenda
,
perché
quello
almeno
era
la
generalizzazione
di
una
opinione
ovvia
nel
socialismo
volgare
,
che
il
sopravvalore
sia
cioè
il
compendio
delle
proteste
degli
sfruttati
;
ma
che
del
secondo
errore
non
può
scusarsi
,
perché
lui
stesso
non
è
più
in
grado
di
decifrare
plausibilmente
il
pensiero
suo
.
Né
solo
per
la
continua
equivocazione
di
profitto
,
interesse
e
sopravvalore
;
ma
perché
in
più
luoghi
assume
il
concetto
di
una
società
lavoratrice
come
di
una
forma
a
sé
(
ma
,
dico
io
,
in
contrapposto
a
quale
altra
,
forse
a
quella
dei
santi
in
paradiso
?
)
e
dice
:
Marx
faceva
il
paragone
della
società
capitalistica
con
una
parte
di
se
stessa
isolata
ed
elevata
ad
esistenza
indipendente
;
ossia
il
paragone
tra
la
società
capitalistica
con
la
società
economica
in
se
stessa
(
ma
solo
in
quanto
società
lavoratrice
)
e
poi
:
Dunque
l
'
economia
marxista
è
quella
che
studia
l
'
astratta
società
lavoratrice
(
pp
.
12
e
13
)
.
Se
c
'
è
chi
senta
il
bisogno
di
liberarsi
dal
malefico
bacillo
metafisico
,
che
induce
a
tali
ragionamenti
,
io
gli
consiglierei
come
rimedio
la
lettura
,
non
già
delle
polemiche
degli
economisti
,
e
di
quelle
segnatamente
che
in
Germania
ebbero
occasione
dalle
pubblicazioni
del
Dietzel
,
che
possono
parer
sospette
,
ma
della
Logica
del
Wundt
(
vol
.
II
,
parte
II
,
pp
.
499-533
)
,
nella
qual
Logica
,
a
dirlo
per
incidente
,
più
in
là
delle
pagine
testè
citate
si
adduce
come
esempio
tipico
di
legge
sociale
(
pare
incredibile
!
e
il
Wundt
non
è
dolce
di
sale
,
né
coi
sociologisti
,
né
con
le
così
dette
leggi
sociali
)
proprio
il
sopravvalore
secondo
Marx
(
ibidem
,
pp
.
620-22
)
.
Al
postutto
cotesta
economia
pura
-
come
è
in
uso
di
chiamarla
in
Italia
,
che
è
sempre
il
paese
dell
'
enfasi
e
della
esagerazione
-
ossia
cotesto
indirizzo
di
ricerca
e
di
sistema
,
che
su
gl
'
inizii
,
o
insufficienti
,
o
ignorati
,
o
dimenticati
del
Gossen
,
del
Walrass
e
del
Jevons
.
s
'
è
venuto
sviluppando
in
ciò
che
ora
ha
(
vulgo
)
il
nome
di
scuola
austriaca
,
non
è
,
così
nelle
premesse
come
negli
andamenti
,
se
non
una
variante
teoretica
nella
interpretazione
di
quegli
stessi
dati
empirici
della
vita
economica
moderna
,
che
han
sempre
formato
l
'
obietto
degli
studii
delle
altre
scuole
.
Si
distingue
dalla
scuola
classica
(
che
non
fu
tanto
antistorica
,
come
è
parso
a
molti
,
e
come
ha
dimostrato
R
.
SCHÜLLER
:
Die
klassische
Nationalökonomie
,
Berlin
1895
)
,
per
la
tendenza
a
un
più
alto
grado
di
astrazione
e
di
generalizzazione
.
Si
prova
a
mettere
in
maggiore
evidenza
gli
stati
psichici
,
che
precedono
ed
accompagnano
gli
atti
ed
i
rapporti
economici
.
Usa
ed
abusa
degli
espedienti
matematici
.
Non
è
la
superistoria
,
sebbene
metta
assai
spesso
in
iscena
le
robinsonate
,
che
dissimula
però
sotto
la
veste
di
una
sottile
psicologia
individualistica
:
anzi
è
tanto
poco
la
superistoria
,
che
da
questa
storia
attuale
assume
due
dati
,
facendone
dei
presupposti
estremi
,
ossia
la
libertà
del
lavoro
e
la
libertà
di
concorrenza
spinte
per
ipotesi
al
massimo
.
Per
ciò
essa
è
,
in
ciò
che
reca
,
afferrabile
,
comprensibile
e
discutibile
;
perché
è
confrontabile
con
l
'
esperienza
della
quale
è
spesso
una
forzata
ed
unilaterale
interpretazione
.
(
Alla
generalità
del
pubblico
francese
ora
è
dato
di
leggere
in
forma
chiara
e
piana
la
esposizione
sommaria
della
teoria
del
valore
di
cotesta
scuola
nel
libro
di
E
.
PETIT
:
Etude
critique
der
différentes
théories
de
la
valeur
,
Paris
1897
)
.
Tornando
al
Croce
non
saprei
nascondere
la
mia
maraviglia
,
che
egli
(
note
I
e
2
a
p
.
14
)
trovi
a
ridire
contro
l
'
Engels
,
perché
questi
una
volta
chiami
storica
la
scienza
dell
'
economia
,
e
un
'
altra
volta
poi
parli
di
economia
teoretica
.
Per
chi
si
fermasse
alle
parole
sole
basterebbe
di
dire
,
come
storico
in
quel
caso
li
è
l
'
opposto
del
naturale
nel
senso
del
fisso
e
dell
'
immutabile
(
le
famose
leggi
naturali
della
economia
volgare
)
,
e
il
teoretico
è
detto
in
opposizione
al
conoscere
grossolanamente
descrittivo
ed
empirico
.
Ma
c
'
è
dell
'
altro
.
Ogni
teoria
non
è
se
non
la
rappresentazione
,
per
quanto
più
si
può
perfetta
,
dei
rapporti
di
reciproca
condizionalità
di
quei
fatti
,
che
in
un
determinato
campo
dell
esperienza
appariscano
omogenei
,
riavvicinabili
e
connessi
.
Ma
tutti
questi
varii
gruppi
di
fatti
sono
momenti
di
un
divenire
.
Or
se
un
fisiologista
,
dopo
d
'
avervi
esposta
la
teoria
fisico
-
meccanica
della
respirazione
polmonare
,
esca
a
dirvi
,
che
la
respirazione
non
è
legata
all
'
esistenza
del
polmone
,
e
che
il
polmone
stesso
è
un
fatto
particolare
di
genesi
nella
storia
generale
degli
organismi
,
vorreste
voi
forse
cotesto
fisiologista
tradurlo
,
nel
-
la
qualità
d
'
imputato
,
innanzi
al
fòro
di
un
'
altra
economia
pura
,
cioè
volevo
dire
,
innanzi
a
quello
di
una
fisiologia
purissima
,
che
studii
l
'
ente
vita
,
anziché
i
viventi
?
Di
fatti
il
Croce
muove
querela
(
passim
)
a
Marx
,
per
non
aver
questi
stabiliti
i
rapporti
fra
la
sua
indagine
e
i
concetti
di
economia
pura
,
per
mostrare
(
p
.
3
)
con
metodica
esposizione
come
i
fatti
apparentemente
più
diversi
del
mondo
economico
siano
retti
in
ultimo
da
una
medesima
legge
,
o
,
ch
'
è
lo
stesso
,
come
questa
legge
si
rifranga
variamente
passando
attraverso
organizzazioni
varie
,
senza
mutar
se
stessa
,
che
altrimenti
mancherebbe
il
modo
ed
il
criterio
stesso
della
spiegazione
.
Qui
Marx
,
se
avesse
pur
voglia
di
rispondere
,
non
saprebbe
che
cosa
rispondere
.
Qui
Marx
non
c
'
entra
più
.
E
non
si
tratta
nemmen
più
delle
generalizzazioni
,
per
dir
vero
troppo
astratte
della
scuola
edonistica
,
che
pur
sempre
rientrano
nei
processi
leciti
di
astrazione
e
d
'
isolazione
proprii
ad
ogni
scienza
,
che
partendo
dalla
base
empirica
tenti
la
via
dei
principii
.
Qui
ci
troviamo
in
presenza
di
una
legge
economica
,
che
a
guisa
di
un
quasi
-
ente
attraversa
misteriosamente
le
varie
fasi
della
storia
,
perché
non
s
'
abbiano
a
scucire
.
Questo
è
il
puro
possibile
,
che
è
poi
,
in
realtà
,
l
'
impossibile
.
Il
signor
Dühring
-
che
qua
e
là
è
in
un
certo
modo
direttamente
difeso
-
è
oltrepassato
.
Qui
si
tratta
di
riaffacciare
delle
difficoltà
nella
concezione
preliminare
di
ogni
problema
scientifico
,
per
le
quali
rimangon
fuori
della
comprensibilità
,
non
solo
Marx
,
ma
tre
quarte
parti
del
pensiero
contemporaneo
.
La
logichetta
formale
,
di
felice
memoria
,
diventa
l
'
arbitra
del
sapere
.
Teniamoci
pure
al
testo
,
che
in
passato
ebbe
tanta
diffusione
in
Francia
,
il
Port
-
Royal
.
Si
parta
da
un
concetto
della
massima
estensione
e
del
minimo
contenuto
,
e
per
incremento
di
meccanica
notazione
si
arrivi
ad
un
concetto
di
minima
estensione
e
di
massimo
contenuto
.
E
se
ci
capita
poi
fra
mani
un
processo
reale
,
il
passaggio
per
es
.
,
dall
'
invertebrato
al
vertebrato
,
o
dal
comunismo
primitivo
alla
proprietà
privata
del
suolo
,
o
dalla
indifferenza
delle
radici
alla
differenziazione
tematica
di
verbo
e
nome
nel
gruppo
ario
-
semitico
,
invece
di
fermarsi
in
tali
fatti
,
come
in
casi
di
epigenesi
faticosamente
e
realiter
accaduta
,
scriveremo
in
un
concetto
già
bello
e
preconcepito
,
per
via
di
un
facile
metodo
di
notazione
,
prima
un
A
,
poi
un
a
,
poi
un
a
¹
,
poi
un
a2
,
poi
un
a
³
,
e
così
via
:
-
e
tutto
sarà
bello
e
fatto
.
E
mi
pare
che
basti
di
ciò
.
Eccoci
,
per
conseguenza
,
ad
alcuni
enunciati
alquanto
curiosi
(
p
.
2
)
:
È
una
società
(
s
'
intende
quella
studiata
da
Marx
nel
Capitale
)
ideale
e
schematica
,
dedotta
da
alcune
ipotesi
,
che
potrebbero
anche
non
essersi
presentate
mai
corso
della
storia
.
Qui
Marx
diventa
l
'
illustratore
teorico
di
una
quasi
-
utopia
.
E
poi
(
p
.
4
)
:
Marx
assunse
,
fuori
del
campo
della
pura
teorica
economica
,
una
proposizione
,
che
è
la
famigerata
eguaglianza
di
valore
e
lavoro
.
E
di
dove
dunque
l
'
ha
presa
?
forse
(
secondo
alcuni
)
c
'
è
arrivato
spingendo
alle
estreme
conseguenze
un
concetto
poco
felice
di
Ricardo
.
Il
quale
Ricardo
bisognerebbe
espellerlo
a
dirittura
dalla
storia
della
scienza
,
perché
qualcos
'
altro
di
più
felice
non
l
'
ha
veramente
fatto
.
In
un
certo
punto
il
Croce
(
p
.
20
,
in
nota
)
se
la
piglia
col
Pantaleoni
,
perché
questi
combatte
il
Böhm
Bawerk
,
domandandosi
donde
il
mutuatario
del
capitale
riesca
a
prendere
di
che
pagare
l
'
interesse
.
Di
fatti
il
Pantaleoni
(
Principii
di
economia
politica
,
p
.
301
)
dice
:
la
causa
generativa
dell
'
interesse
sta
nella
produttività
del
capitale
come
bene
complementare
in
un
processo
tecnico
vantaggioso
,
richiedente
un
certo
tempo
,
e
non
nella
virtù
del
tempo
,
che
lascerebbe
le
cose
come
le
ha
trovate
.
Qui
,
e
per
tutto
un
capitolo
,
il
Pantaleoni
,
con
l
'
andamento
del
ragionare
che
è
proprio
al
suo
indirizzo
,
ripiglia
a
modo
suo
quella
spiegazione
dell
'
interesse
per
via
della
produttività
del
(
danaro
-
)
capitale
,
che
,
uscita
vittoriosa
già
nel
secolo
XVII
dalle
polemiche
coi
moralisti
e
coi
canonisti
,
apparisce
nella
sua
formola
elementarmente
economica
per
la
prima
volta
in
Barbon
e
Massey
.
Quella
spiegazione
è
la
sola
che
l
'
economista
possa
enunciare
,
fino
a
che
la
produttività
del
capitale
,
che
prima
facie
pare
evidente
,
non
è
fatta
essa
stessa
oggetto
di
una
critica
;
la
qual
cosa
ha
menato
poi
Marx
alla
formola
più
generale
e
al
principio
genetico
del
sopravvalore
.
In
quello
stesso
capitolo
Pantaleoni
abilmente
polemizza
contro
il
Böhm
,
che
,
come
direbbe
il
Croce
dà
la
spiegazione
(
economica
)
del
profitto
del
capitale
,
come
nascente
dal
grado
diverso
di
utilità
dei
beni
presenti
e
dei
beni
futuri
(
)
.
Ma
volete
forse
per
vostro
passatempo
mettere
in
iscena
una
farsetta
ideologica
concepita
così
:
-
si
assume
da
una
parte
la
legittima
aspettazione
del
creditore
,
e
dall
'
altra
parte
la
onesta
promessa
del
debitore
;
-
questi
due
attributi
psicologici
,
che
tanto
fanno
onore
alla
eccellenza
dell
'
animo
loro
,
vengon
messi
nella
dovuta
evidenza
;
poi
si
suppone
,
che
debitore
o
creditore
siano
homines
oeconomici
tanto
perfetti
,
quanto
è
necessario
di
tener
per
fermo
che
siano
,
dal
momento
che
nacquero
coi
diagrammi
del
Gossen
stampati
nel
cervello
(
)
;
-
poi
si
aggiunge
la
nozione
del
tempo
astratto
;
-
e
,
costituita
la
santa
trinità
di
aspettazione
,
promessa
e
tempo
,
si
attribuisce
a
questa
trinità
la
virtù
di
trasmutarsi
in
quel
più
di
valore
,
che
deve
essere
poniamo
,
per
es
.
,
nelle
scarpe
prodotte
col
denaro
mutuato
,
perché
il
mutuante
,
in
ultimo
,
e
guadagnando
pur
lui
qualcosa
,
se
nel
frattempo
non
vuol
morir
di
fame
,
solvat
debitum
cum
usura
.
Ma
questa
è
proprio
la
scienza
messa
alla
gogna
.
In
verità
il
tempo
non
è
nella
economia
,
come
non
è
nella
natura
,
se
non
la
misura
di
un
processo
:
ed
è
nell
'
economia
la
misura
del
processo
della
produzione
e
della
circolazione
(
ossia
,
in
ultima
analisi
,
e
data
la
debita
analisi
,
del
lavoro
)
.
E
solo
in
quanto
esso
entra
nell
'
economia
per
questo
rispetto
,
il
tempo
è
anche
misura
dell
'
interesse
.
Un
tempo
che
in
quanto
tempo
operi
come
causa
reale
è
un
mitologhema
.
(
Su
gli
avanzi
mitici
nella
rappresentazione
del
tempo
leggere
:
Zeit
und
Weile
nelle
Ideale
Fragen
di
M
.
Lazarus
,
Berlin
1878
,
pp
.
161-232
)
.
Se
fino
alla
mitologia
dobbiamo
risalire
,
rimettiamo
a
dirittura
lassù
nel
cielo
,
più
in
su
dell
'
Olimpo
,
quell
'
antichissimo
Kronos
,
che
il
volgo
greco
confondeva
con
chronos
(
tempo
)
:
e
se
speranze
,
aspettazioni
e
promesse
son
per
sé
cause
reali
di
fatti
economici
,
diamoci
a
dirittura
alla
magia
.
Parrebbe
quasi
che
perfino
in
questa
,
o
per
inavvertenza
,
o
per
una
certa
tal
quale
bizzarria
di
forma
letteraria
,
il
Croce
rischi
di
dare
una
capata
,
quando
scrive
(
p
.
16
)
:
E
se
nell
'
ipotesi
del
Marx
,
le
merci
appaiono
come
gelatine
di
lavoro
,
o
lavoro
cristallizzato
,
perché
in
altra
ipotesi
non
potrebbero
apparire
come
gelatine
di
bisogni
,
o
quantità
di
bisogni
cristallizzate
?
Santi
numi
!
Marx
non
fu
veramente
un
modello
di
ciò
che
chiamasi
dizione
classica
,
specie
nella
plasticità
,
nella
trasparenza
e
nella
continuità
delle
immagini
.
Marx
fu
un
seicentista
.
Ma
le
sue
immagini
,
spesso
bizzarre
,
ma
che
non
son
mai
né
ghiribizzi
né
facezie
,
dicon
sempre
qualcosa
di
profondamente
realistico
.
Se
quella
immagine
della
gelatina
,
che
del
resto
non
ha
niente
di
sacramentale
né
di
obbligatorio
per
nessuno
,
l
'
andate
a
ripetere
al
primo
calzolaio
che
vi
capiti
innanzi
,
egli
,
accennando
forse
alle
mani
incallite
,
alla
schiena
ricurva
,
e
al
sudore
della
fronte
,
vi
dirà
che
a
un
dipresso
ha
capito
,
perché
nelle
scarpe
che
produce
ci
mette
via
via
una
parte
di
se
stesso
,
le
sue
energie
meccaniche
,
dirette
dalla
volontà
,
ossia
dirette
dall
'
attenzione
volontaria
,
secondo
la
forma
preconcetta
,
nella
quale
si
assomma
,
come
in
intento
ed
in
proposito
,
la
sua
attività
cerebrale
in
quanto
egli
è
in
atto
di
lavorare
.
Ma
finora
fu
dato
solo
ai
fattucchieri
di
credere
o
di
dare
a
credere
,
che
coi
soli
desideri
si
riesca
a
conglutinare
una
parte
di
noi
stessi
con
alcun
bene
in
genere
,
prodotto
o
non
prodotto
che
esso
si
sia
.
Con
la
psicologia
non
è
lecito
di
scherzare
.
Non
saprei
dire
in
poche
parole
quanta
parte
di
essa
debba
entrare
nei
presupposti
della
economia
.
So
di
certo
però
,
che
la
più
parte
dei
concetti
psicologici
,
che
edonisti
e
non
-
edonisti
vanno
cacciando
dentro
all
'
economia
,
ha
un
certo
che
di
messoci
a
posta
ad
usum
delphini
,
un
certo
che
di
escogitato
e
non
di
trovato
,
un
certo
che
di
accidentalmente
tratto
dalla
volgare
terminologia
e
non
di
criticamente
vagliato
;
onde
è
il
caso
di
ripetere
tractent
fabrilia
fabri
.
E
so
anche
questo
,
che
dal
bisogno
al
lavoro
ci
corre
tutta
la
formazione
psicologica
dell
'
uomo
;
ci
corre
quanto
ci
corre
dal
sentimento
privativo
della
sete
,
che
è
il
bisogno
del
bere
,
che
il
bambino
non
associa
ancora
,
non
dirò
ai
movimenti
che
gli
occorrono
,
per
procurarsi
da
bere
,
ma
nemmeno
alla
rappresentazione
dell
'
acqua
,
sino
all
'
atto
del
lavoratore
provetto
,
il
quale
per
matura
volontà
d
'
intelletto
,
per
volontà
nella
quale
esperienza
ed
immaginazione
,
imitazione
ed
inventiva
fanno
uno
,
scava
un
pozzo
,
o
apre
una
fontana
.
Ridurre
e
scheletrizzare
cotesta
viva
formazione
in
un
'
arida
nomenclatura
,
questo
fu
il
difetto
della
psicologia
vulgaris
,
e
questa
il
più
delle
volte
gli
economisti
,
anche
ai
giorni
nostri
,
prendono
a
premessa
delle
loro
speciali
elucubrazioni
.
La
psicologia
del
lavoro
,
che
sarebbe
il
coronamento
della
dottrina
del
determinismo
,
è
ancora
da
scrivere
.
A
quoi
bon
questo
post
-
scriptum
?
dirà
forse
il
lettore
.
Ecco
qua
:
io
non
sono
il
paladino
di
Marx
,
ammetto
tutte
le
critiche
,
sono
io
stesso
in
tutto
ciò
che
dico
un
critico
,
non
smentisco
la
sentenza
:
comprendere
è
superare
;
ma
mi
conviene
pur
d
'
aggiungere
,
che
superare
è
aver
compreso
.
II
.
Prefazione
all
'
edizione
francese
.
Roma
,
31
decembre
1898
Questo
mio
piccolo
libriccino
-
come
è
chiaro
anche
dal
post
-
scriptum
illustrativo
-
dovea
venir
fuori
a
Parigi
nel
settembre
ultimo
.
La
stampa
ne
è
stata
ritardata
per
cause
accidentali
.
Nel
frattempo
il
Sorel
s
'
è
dato
anima
e
corpo
alla
Crisi
del
marxismo
e
la
tratta
,
la
espone
,
la
commenta
,
con
amore
,
un
po
'
da
per
tutto
,
per
es
.
,
nella
Revue
parlementaire
"
del
10
decembre
,
pp
.
597-612
(
dove
anzi
la
crisi
diventa
a
dirittura
quella
del
socialismo
)
e
nella
Rivista
critica
del
socialismo
,
Roma
,
fasc
.
I
,
pp
.
9-21;
e
per
di
più
la
fissa
e
la
canonizza
nella
Préface
da
lui
messa
al
libro
del
Merlino
:
Formes
et
essence
du
socialismo
.
Ci
si
minaccia
per
fino
un
congresso
di
secessionisti
ben
pensanti
.
Siamo
decisamente
alla
guerra
della
Fronda
!
Che
dovrei
io
fare
?
Ricominciare
da
capo
?
Scrivere
l
'
anti
-
Sorel
dopo
d
'
aver
scritto
l
'
avec
-
Sorel
.
Non
cado
punto
in
tale
tentazione
.
Gli
è
vero
che
questa
mia
composizione
d
'
insolita
fattura
s
'
intitola
:
Discorrendo
;
-
ma
si
discorre
quando
ci
piace
,
e
non
a
comando
.
Desidero
solo
che
il
lettore
guardi
alle
date
di
queste
lettere
,
ossia
di
queste
piccole
monografie
di
stile
sciolto
,
intitolate
al
signor
Sorel
:
-
e
le
date
corrono
dal
20
aprile
al
15
settembre
1897
.
Io
mi
rivolgevo
a
quel
Sorel
-
non
a
quest
'
altro
;
-
a
quello
insomma
che
avevo
conosciuto
su
le
pagine
del
Devenir
Social
,
che
avea
presentato
me
ai
lettori
francesi
nell
'
assisa
di
marxista
,
che
mi
scriveva
lettere
piene
di
fine
osservazioni
,
e
di
considerazioni
critiche
apprezzabili
.
Era
dubitoso
,
sì
,
e
mi
parve
qualche
volta
intinto
d
'
esprit
frondeur
,
ma
nello
scrivere
rivolgendomi
a
lui
,
io
non
pensavo
nel
1897
,
ch
'
ei
diverrebbe
in
così
breve
tempo
l
'
araldo
di
una
guerra
di
secessione
.
O
come
di
questo
saranno
lieti
i
déclassés
dell
'
intelligenza
,
e
coloro
che
hanno
bisogno
dell
'
alibi
della
vigliaccheria
.
Se
non
che
il
Sorel
ci
lascia
qualche
barlume
di
speranza
quando
scrive
:
"
Io
e
qualche
amico
ci
sforzeremo
dì
utilizzare
i
tesori
di
riflessioni
e
d
'
ipotesi
che
Marx
ha
raccolto
nei
suoi
libri
.
Questo
è
il
miglior
modo
di
trarre
partito
da
un
'
opera
geniale
rimasta
incompiuta
"
(
"
Revue
parlementaire
"
,
ibid
.
,
p
.
612
)
.
Dunque
tanti
auguri
per
l
'
anno
nuovo
-
comincia
domani
-
in
tale
opera
benigna
e
pietosa
di
salvataggio
...
della
quale
del
resto
io
e
molti
altri
come
me
non
sentivamo
il
bisogno
.
Senza
rancore
:
-
ma
non
certo
senza
mortificazione
per
me
.
Nel
licenziare
al
pubblico
francese
queste
pagine
di
composizione
alquanto
insolita
io
temo
che
dei
lettori
di
spirito
-
la
Francia
ne
abbonda
più
di
ogni
altro
paese
-
abbiano
a
dire
di
me
:
ecco
lì
un
tollerabile
conversatore
,
ma
che
pedagogista
pessimo
;
apre
da
erudito
un
dialogo
didattico
con
un
amico
ed
ecco
che
questi
passa
difilato
dall
'
altra
parte
!
Non
è
vero
,
signor
Sorel
?
Ebbene
,
accomodiamo
le
partite
:
-
questo
dialogo
era
un
monologo
;
e
alla
buon
'
ora
di
dio
!