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> autore_s:"Scalfari Eugenio"
I compagni di piazza ( Scalfari Eugenio , 1970 )
StampaPeriodica ,
Milano . La mattina successiva al grande corteo studentesco - popolare che ha fatto sfilare cinquantamila persone per il centro di Milano protestando contro la repressione , ho incontrato lo stato maggiore del movimento studentesco , Mario Capanna , Luca Cafiero e una decina d ' altri che , con compiti di varia natura accuratamente ripartiti , hanno organizzato e diretto la manifestazione del 31 gennaio . S ' erano riuniti a colazione in un ' osteria fuori città , lungo il Naviglio pavese , circondata da una campagna nebbiosa solcata da canali e da lunghi filari di pioppi Quando sono arrivato all ' osteria dell ' appuntamento stavano già mangiando mentre uno di loro leggeva ad alta voce l ' articolo domenicale del " Corriere della Sera " . « Tocca ai partiti democratici » , leggeva il giovane senza mascherare il proprio disaccordo « scongiurare prima che sia troppo tardi la frattura del paese su un tema pretestuoso e inesistente come la repressione . Esso rischia di favorire la collusione tra anarchismo filomaoista e forze del movimento operaio organizzato , proprio la collusione che occorre a tutti i costi impedire » . E tutti gli altri , tra un boccone e l ' altro , commentavano con ironiche espressioni di dissenso . Avevano ancora davanti agli occhi quell ' immenso corteo di tre chilometri della sera prima , con la testa già in piazza del Duomo e la coda ancora davanti all ' università , un fiume disciplinato ma imponente e rabbioso , gremito di striscioni e bandiere rosse , formato da studenti , da militanti comunisti e socialisti , da operai e da solidi borghesi col cappotto buono e il conto in banca ma con la memoria ancora fresca - nonostante i molti anni trascorsi - della loro resistenza sulle colline dell ' oltrepò o in val d ' Ossola . Perciò ridevano allegri , Capanna , Cafiero , Toscano e gli altri loro giovani compagni . perché erano sicuri che quella collusione era già avvenuta e sarebbe durata e , se non avessero , commesso errori , si sarebbe trasformala in una solida alleanza politica , dalla quale finalmente , con pazienza e fatica e tempo ma con certezza , sarebbe nata la rivoluzione . Questi erano i loro discorsi di allegri ragazzi affamati e finalmente rilassati dopo tante ore di tensione quando , sedutomi con loro , dissi : « Dovreste fare un monumento al questore per le botte che v ' ha fatto dare , il 21 gennaio e le settimane precedenti . Senza quelle botte e senza i fascisti radunati a Milano , ieri sera non avreste avuto intorno cinquantamila persone » . Allora ridiventarono seri e gravi , così come li avevo visti il giorno prisma nelle ore di preparazione del corteo e poi in strada in mezzo ai loro compagni e poi ancora , sciolte le file , nell ' aula magna della statale tra migliaia di studenti a fare il bilancio politico di quanto era accaduto . Seri e gravi perché sapevano che la parte più difficile del lavoro che volevano fare cominciava proprio in quel momento . Prima era stata fantasia e rabbia , allegria e socialismo , spavalderia e pensiero di Mito ; ma ora , acquisito il primo grosso successo , subentrava la politica , i problemi della definizione ideologica , la necessità e la scelta delle alleanze . Che cosa era veramente accaduto il giorno prima ? Una festa di popolo , coane avevo sentito dire ad un pittore che marciava accanto a me entusiasta e felice ? I lna " kermesse " democratica ? Un soprassalto antifascista ? O un fatto politico ? E quale ? « Noi abbiano ) un grande vantaggio sui compagni delle altre università . , dice Mario Capanna perché operiamo a Milano . Milano è oggi la capitale dell ' Italia moderna , è una città composita , un calderone dove c ' è tutto e tutto bolle ad alta temperatura . C ' è il capitalismo nelle sue espressioni più avanzate e c ' è la classe operaia con le stie istituzioni più organizzate , c ' è la borghesia reazionaria e quella progressista , la programmazione dei tecnocrati e il tumulto degli immigrati meridionali . In pochi chilometri quadrati sono raccolte tutte le tensioni e i conflitti del paese . Queste tensioni non sono più contenibili nel quadro del sistema . Ciò che è accaduto ieri sera è questo : tutte le tensioni e i conflitti si sono incontrati e catalizzati in un ' azione di massa . Di qui bisogna cominciare per capire quanto è accaduto e quanto bisogna fare d ' ora in poi » . Di qui dunque bisogna cominciar . Ma e dopo ? Il marxismo - leninismo degli studenti della statale può fornire la piattaforma di sintesi per le tensioni che , per dirla come lui , non sono più componibili dentro il quadro del " sistema " ? C ' è un episodio che vale la pena di raccontare perché serve , almeno in parte , a rispondere a queste domande . La sera del il gennaio , quando il corteo si mise in moto da piazza Santo Stefano , il primo grande striscione rosso che apriva la sfilata diceva : " Viva il marxismo - leninismo viva il pensiero di Mao Tse - tung " . All ' altezza di piazza del Duomo però lo striscione di testa era cambiato ; diceva : " II movimento studentesco contro la repressione per l ' unità e per il socialismo " . Uno slogan che unisce Gli organizzatori s ' erano resi conto che il secondo slogan unificava i cinquanta mila dimostranti , consentiva di coinvolgere anche i nuovi , ed insoliti , compagni di strada , anzi di piazza , tutti d ' estrazione professional - impiegatizia , mentre il primo li avrebbe divisi . E avevano rinunciato ari rama caratterizzazione ideologica che pure gli stava molto a cuore ( come spiegarono poi nel corso dell ' assemblea conclusiva all ' università ) per render possibile una manifestazione di massa che aveva predominanti caratteristiche democratiche . « Va bene » , dice Cafiero , « è giusto , un movimento di massa non può identificarsi con una soltanto delle sue componenti . Rimane però il fatto che l ' iniziativa politica , la guida e il punto di raccolta è stata fornita dal movimento studentesco e che intorno ad esso s ' è riunita la coscienza democratica della città . I militanti comunisti erano molti , probabilmente diecimila . S ' erano schierati a metà corteo i ne costituivano una buona parte . Ma non è stato il partito comunista a prendere l ' iniziativa e se l ' avesse fatto dubito che avrebbe raccolto una massa così grande di persone . Di operai ce n ' erano moltissimi , quasi la pietà dei dimostranti erano operai . anche se non erano stati chiamati a raccolta dai sindacati . I socialisti c ' erano , ma non per una chiamata del loro partito . Come si spiega tutto questo ? Eppure il movimento studentesco a Milano non è un generico punto di raccolta , si sa bene a quale ideologia s ' ispira , quali obiettivi politici indica . È un movimento rivoluzionario . Dunque il fatto politico è che attorno ad un movimento rivoluzionario hanno fatto massa forze organizzate o semplici , cittadini che rivoluzionari non sono o che avevano cessato di esserlo » . « Forse stanno scoprendo di esserlo ancora o di esserlo di nuovo » dice Capanna . Difficile stabilirlo . Bisogna riflettere , capire , domandarsi . E non perché , un corteo contro la repressione sia riuscito bene , ma perché numerosi segni avvertono che da molti mesi ormai l ' atmosfera , a sinistra sta cambiando , i sindacati Io hanno capito e sono stati i primi a rinnovarsi . I partiti l ' hanno capito stolto meno e la loro presa e infatti . in netto declino . Non ce n ' e alcuno tra di essi che riuscirebbe oggi a portare in piazza cinquantamila persone e farle marciare per due ore , in pacifico corteo . E soprattutto : non ce n ' è alcuno che susciti entusiasmi , antichi ricordi e fresche speranze . Che stiamo al governo o che stiano all ' opposizione , danno la sensazione di amministrare il potere non per conto del paese ma per conto delle loro burocrazie . Forse sarà un giudizio ingeneroso , ma questo pensa la gente , a sinistra soprattutto . E cerca altri strumenti per far politica . altri punti di raccolta , un modo nuovo per partecipare e pesare sulla vita collettiva . Questa e già , sia pure assai confusamente , una prima maniera di scoprirsi rivoluzionari . È indubbio che l ' insofferenza per le burocrazie , per la vita sociale intesa cono un soffocante e paralizzante dominio delle burocrazie , siano stati gli elementi essenziali che hanno mobilitato in questi mesi le masse degli operai , degli studenti c della borghesia progressista . La protesta contro la repressione è un aspetto di questo sentimento generale . Non si possono denunciare , migliaia di operati per violazione di domicilio sol perché hanno tenuto la loro assemblea in fabbrica , senza che il sentimento generale non si ribelli . C ' erano parecchie migliaia di professionisti , d ' impiegati , di dirigenti d ' azienda la sera del il gennaio , li si distingueva a primo colpo , niente barbe colletto e cravatta , tutt ' al più un cappotto sportivo per non stonare troppo col loro paletot di cammello in mezzo a un fiume di giubbotti e di maglioni . E faceva una certa impressione vederli anche loro scandire slogan dissacranti , come " Giudici , questori , servi dei padroni " oppure " Lo stato borghese si abbatte non si cambia " . Erano lì perché improvvisamente folgorati dal pensiero di Mao ? Non credo . Erano lì perché stavano scoprendo che anche la loro vita , quella , professionale e quella privata e dominata e soffocata dalla " cosa " , come l ' ha chiamata Sartre , cioè dalla burocrazia quella dello stato , quella del partito , quella dell ' associazione professionale , quella dell ' azienda . Si ribellano contro la " cosa " ; la " cosa " creata e mantenuta dal sistema capitalista come farebbero , se vivessero altrove , contro la " cosa " creata e mantenuta dal regime comunista . Nel linguaggio tecnico degli iniziati questo atteggiamento si chiara " spontaneismo " e i miei giovani interlocutori dell ' osteria del Naviglio ne diffidano . Perché con lo spontaneismo non si va molto avanti , ci vuole un approfondimento ideologico , un lavoro organizzativo , uno sbocco politico . Ed è quanto essi si propongono infatti di fare , anzi che hanno gin cominciato a fare . « Col marxismo - leninismo ? » . « Sì , col marxismo - leninismo , ma applicato alle condizioni italiane , cioè di un paese di capitalismo maturo » . Chi sono i suoi alleati « Non s ' è mai visto » , dico , « il marxismo - leninismo applicato ad un paese di capitalismo maturo . Che vuol dire ? Basta quell ' aggiunta per cambiare l ' intera prospettiva . Non vi viene in mente che , in un paese di capitalismo maturo , il marxismo - leninismo potrebbe significare revisionismo e riformismo , cioè tutte quelle linee politiche che voi detestate e condannate ? » » . No , non gli viene in mente . Sono sempre più convinti che lo stato borghese si abbatte ma non si cambia . « Chi lo abbatterà ? » . « La classe operaia » . « Da sola ? In un paese di " capitalismo avanzato " la classe operaia è minoranza , il sistema provvede a disarticolarla ogni giorno , la diversifica in interessi contrastanti , la specializza con mestieri » . « Non da sola . Coi suoi alleati » . « Chi sono i suoi alleati ? » . « I ceti medi proletarizzati » . Cioè , loro stessi , perché questa è la loro condizione sociale . Così almeno essi la sentono e l ' hanno anche scritto in un libretto rosso che tipograficamente ricorda le massime di Mao e che è già stato venduto a decine di migliaia di copie . È intitolato : " La situazione attuale e i compiti politici del movimento studentesco " . Ad un certo punto c ' è scritto : « L ' aspetto principale delle attuali contraddizioni sociali è costituito dalla richiesta - sempre più di massa - di istruzione , di qualificazione e , conseguentemente di impiego e dall ' impossibilità di ottenerli . Il movimento studentesco non è il movimento operaio ; esso è l ' espressione di massa della presa di coscienza politica rivoluzionaria dei ceti medi » . In realtà , forse senza rendersene conto , questi neorivoluzionari fanno appello alla borghesia per abbattere lo stato borghese . Sembra un paradosso , ma finisce di esserlo se lo stato borghese , diventa soltanto uno stato burocratico . In fondo borghesia e classe operaia , tutte le volte che si sono trovate di fronte la " cosa " , hanno sempre marciato insieme .