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SCRITTRICI DI FRANCIA ( MONTALE EUGENIO , 1928 )
StampaPeriodica ,
Com ' era stato preveduto l ' anno scorso dall ' autore di questa rubrica dell ' « Almanacco » , il nuovo volume della contessa de Noailles : L ' honneur de souffrir ( Bernard Grasset , Paris 1927 ) è forse quello che nel suo genere più ha fatto le spese delle conversazioni e delle recensioni , negli ultimi mesi , in Francia . S ' è mormorato che cotesto breviario di un ' anima ferita che s ' attarda in una lunga meditazione sulla tomba dell ' uomo amato , sia stato ispirato alla poetessa dalla morte di Maurice Barrès ; ed è forse vero . Comunque , a noi interessa , più che alzare il velo dalla vita privata della celebre scrittrice francese , constatare come anche nel recente volume , pur in mezzo alle ineguaglianze e agli atteggiamenti non sempre felici che da varie parti le sono rimproverati , Anne de Noailles abbia confermato ancora una volta quel suo ricco temperamento fatto di cruccio e di abbandono , di éblouissements e di irrequieti ripiegamenti interiori , al quale ella deve meritatamente la sua fama . Nulla perciò di assolutamente nuovo nelle centotredici brevissime liriche de L ' honneur de souffrir , se non forse l ' accrescersi , al contatto della morte vicina , del vuoto interiore della poetessa e del sapore di cenere che la vita lascia in lei ad ogni istante . Non che manchino le antiche estasi pagane : Dans cette infinité , dans certe plénitude Qui composent le corps courageux et maudit , Malgré les maux mortels , malgré la servitude , On sent toujours latent un secret paradis ... Ma sono le tregue di un doloroso ricordo che la tortura : Vous eûtes le sommeil . Moi , je peine et je tombe , Et la plus morte mort est d ' avoir survécu ... [...] Pureté , opulente , emblème , Tant de rêve compose un lis ! Je n ' aurais jamais cru , jadis , Que l ' on était si peu soi - méme ... Così da tutto il libro s ' esprime un senso di vuoto e di solitudine , rotto soltanto dalle modulazioni di quell ' amaro marivaudage interiore nel quale la signora de Noailles sa trovare accenti che ricordano , senza pastiches , il secolo d ' oro della sua letteratura : Hélas ! t ' ai - je fait de la peine , à toi qui fus si simplement Ma loi et mon contentement ? Tu semblais plus que moi durable : Un vivant n ' est pas vénérable . La tendresse a ses jours d ' ennuis . Parfois un autre oeil nous séduit . Nous étions mélangés , instables , Humainement , sans rien qui nuit . Mais sur ton incessante nuit Ma vie a replié ses ailes . C ' est ta mort qui me rend fidèle . E talora , traendo efficace partito persino dall ' aggettivazione sbandata che è la propria : J ' ai , ce soir , entendu les appels du hautbois . C ' est un chant fier , aigu , amer et provocant , Il surgit du Destin , assuré , triste et droit , Il ne dit pas pour quoi , il ne dit pas pour quand ... Un libro vivo , dunque , per quanto rechi , se è possibile inaspriti , i vizi propri all ' arte della de Noailles . E in fatto di poesia , di poesia femminile almeno , poco altro potremmo citare accanto a L ' honneur de souffrir . Tuttavia un volume meno recente ( apparso senza rumore due anni or sono ) Dilection di Henriette Hervé ( Montagne , Paris 1925 ) merita ricordo qui . Anche in questo diario di una passione inesaudita , presentato al pubblico da Georges de Portoriche , sono qualità degne di attenzione , per quanto la Hervé , più sobria nel segno della de Noailles , non si dimostri altrettanto libera da impacci letterari e da amplificazioni . Ma i difetti della Hervé non sono mai vol ­ gari , e sarebbe facile , se lo spazio lo permettesse , indicare al lettore tre o quattro liriche personali , nelle quali pare sia passato un poco dello spirito di Marceline Desbordes - Valmore : Je n ' ai parlé d ' amour qu ' à l ' appel de ta voix , Je n ' ai dit ma douleur qu ' afin qu ' il t ' en souvienne Et ces vers sont ton oeuvre encor plus que la mienne ! Qu ' ont - ils besoin de dédicace ? ... Il sont à toi ... Tra i romanzi recenti della letteratura femminile francese A l ' enseigne du Griffon di Camille Marbo ( Albin Michel , Paris ) merita senza dubbio una menzione particolare . È la piccola storia d ' amore di due modernissime jeunes filles en fleurs di condizione un poco diversa : d ' antica famiglia borghese l ' una , Cécile Brincourt , figlia l ' altra , Juliette Colin , d ' una spostata Patoche , stravagante proprietaria d ' una pensione per ragazze americane . Accanto al mondo mummificato e convenzionale dei Brincourt e a quello eteroclito e risonante di grammofoni e di slang di Patoche , un terzo ambiente è descritto , nel quale si svolge la giornata delle due fanciulle : la libreria à l ' enseigne du Griffon , alla quale fanno capo un gruppo di artisti , di bas - bleus e il letterato e vieux marcheur sentimentale Robert Feutrier . Non si può riassumer qui l ' intricata rete di sottili complicità che lega le due fanciulle a Feutrier in un bizzarro idillio a tre che termina col matrimonio di Cécile col giovane Frallois Maitret e con l ' unione abbastanza irregolare e non troppo avventurata di Juliette e di Feutrier . Le azioni e le reazioni di cotesto pericoloso gioco d ' amore ; lo schiudersi alla vita delle due fanciulle e la complessità dei loro ingenui e pur tortuosi moti sentimentali ; e più ancora i quadri staccati della loro piccola vita quotidiana , borghese , ma gonfia di oscure promesse e di desideri ; tutto ciò è reso dalla Marbo con abilità poco comune , se anche talora con qualche trucco ed eccesso di disinvoltura in iscorci e passaggi di maggiore difficoltà . Anche Camille Mayran , che è al suo terzo romanzo , dimostra con Hiver ( Grasset ) qualità che in un futuro non troppo lontano le permetteranno di darci un ' opera pienamente concreta e individuale . Intanto Hiver , boreale romanzo di vita elementare , solenne , contiene pagine che si sollevano molto al disopra di gran parte delle prose narrative femminili , e talora anche maschili , che si pubblicano numerosissime in Francia . E la vita del fermier alsaziano Jacob Vogler e del suo doppio sventurato matrimonio , se non si salva , talora , dagli espedienti di un romanticismo un poco convenzionale , è inquadrata in una cornice di descrizioni naturali che rendono efficacemente il transito delle stagioni e la folta - sognante atmosfera dell ' inverno nordico , rotta soltanto dalla voce sotterranea e incrinata della dimoia . Aggiungiamo , per il pubblico femminile , che Hiver , in confronto degli altri di cui ci stiamo occupando , è li ­ bro di uno spirito religioso e meditativo , e che la sua cristiana ispirazione lo raccomanda ad ogni sorta di lettori . Non ha pretese di questo genere l ' amabile romanziera fantaisiste Nicole Stiébel , che col suo Le coeur en peine ( Grasset ) ci dipinge la curiosa avventura di due sposi giunti al matrimonio in assai diverse condizioni spirituali : desiderosa di quiete Denise , che ha passata una adolescenza randagia e dolorosa ; ossessionato , Jacques , da un crescente desiderio di evasione dopo anni di vita sedentaria e borghese . Il contrasto , dopo varie vicende , è sciolto dalla fuga di Jacques che abbandona la vita coniugale per seguire al Messico un bizzarro cacciatore di farfalle ... La Stiébel , già favorevolmente affermatasi col precedente libro Jacqueline , ou le paradis deux fois perdu , dimostra anche nel romanzetto d ' oggi le sue qualità di scrittrice decisa a non lavorare di ricalco : chiederle di trarre dallo spunto che le dette argomento al Coeur en peine , qualcosa di più di uno sviluppo ingegnoso ( e l ' opera non poteva sollevarsi se non a questo patto ) , sarebbe pretendere evidentemente troppo , almeno fino ad oggi . Preferisco , del resto , quest ' arte ancora secca e limitata , alle macchinazioni romanzesco - sentimentali di M.me Jane Catulle Mendès e di Christiane Aimery che , con Ton amour n ' est pas à toi ( Albin Michel ) e Ceux qui se taisent ( Perrin ) , ci hanno dato due volumi assai leggibili , non scevri di pretese moralistiche e polemiche , ma scarsi d ' arte e di originalità . Si potrebbero fare altri nomi . Ma forse val meglio passare a un ordine di libri più preziosamente femmini ­ li ; quale , per esempio , l ' ultimo romanzo della principessa Bibesco , Catherine - Paris ( Grasset ) , vita e avventure di una fanciulla franco - rumena di nobile lignaggio , ed efficace rappresentazione di ambienti d ' alto bordo , con lusso di « esperienze » personali , indiscrezioni di coulisses e bizzarri punti di vista sulla vistosa commedia umana mondano - balcanico - europea degli ultimi anni . Una materia notevolissima , insomma , di per sé , ma che attendeva di essere vivificata dall ' arte . La Bibesco ha invece scarse attitudini alla composizione ed è scrittrice ancora opaca , senza frizzo . Così com ' è oggi , vale per la curiosità sempre desta ch ' ella dimostra , e per la freddezza sapiente di certe sue notazioni psicologiche . Fra i libri di memorie , autobiografie ecc . , saltando il volume di una autentica gentildonna , la contessa d ' Orsay ( Francesca Notarbartolo di Villarosa ) : Ce que je peux écrire ( Paris , Excelsior ) , che riassumeranno , in altra sede , gli scrittori di storia e i cronisti del costume , meritano un cenno particolare i ricordi di una grande artista che ha saputo portare il « numero » di café - chantant a dignità di originale e talora profonda creazione poetica : Yvette Guilbert . Non sono tra quelli che hanno avuta la fortuna di ascoltare la Guilbert , se non nella prosa squisita di un suo ammiratore italiano , Silvio Benco , particolarmente vocato a intenderne l ' arte nata sotto la stella dell ' impressionismo francese e della grande letteratura ottocentesca ; ma mi riesce facile da questa Chanson de ma vie ( Grasset ) che contiene le memorie della Guilbert e le testimonianze recate intorno all ' arte sua dai maggiori scrittori francesi , trarre gli elementi che bastano per ricomporre in me un poco del fascino di questa divette , che ha creato un brivido veramente degno della pittura del Degas . Libro vivo , La chanson de ma vie , riboccante di episodi , e meritevole di largo successo . Possiamo ricordargli accanto , per riunire insieme alla meglio alcuni libri che senza essere romanzi destano un interesse non minore di quello di troppi romanzi , La vie amoureuse de la Grande Catherine de Russie della principessa Lucien Murat ( Flammarion , collection « Leurs amours » ) , che racconta con sveltezza e abilità di toccare certi argomenti scabrosi mantenendosi in fil di rasoio , senza eccessi , la vita di quel « Louis XV femme » che richiedeva una ritrattista ricca di intuito e di verve . La Murat , che è una principessa autentica e ha passati anni nella Russia imperiale , ha avuto modo di metter mano su documenti finora poco o punto conosciuti , intorno alla vita e agli incredibili amori della celebre sovrana . Dal libro della recente biografia , Caterina emerge in tutta la sua abiezione , non solo , ma in tutta la sagace abilità di amministratrice e di conduttrice di uomini che le fu propria . La Murat ha avuto mano felice nel difficile compito ; e per una volta tanto si può ben dare ragione al prière d ' insérer editoriale che afferma : « Un homme n ' eût pas osé , peut - être , se pencher d ' aussi près sur la couche d ' une Majesté Impériale ... » . Se dall ' amor profano le nostre lettrici vogliono salire infine , com ' è giusto , all ' amore sacro , anche costì l ' annata letteraria ci permette d ' indicar loro qualche cosa ; e meglio d ' ogni altra , nella collezione « Les grands coeurs » dell ' editore Flammarion , il Saint Pierre di una scrittrice di ricco ingegno : Colette Yver . Un san Pietro leggermente romancé , forse , ma senza eccessi , anzi con parsimonia di effetti e con un gusto sempre vigile e un dono d ' evocazione assai raro . La vita di Simone - Pietra offriva certo possibilità ( e insieme difficoltà ) notevoli a uno scrittore : si pensi alla tempra di Pietro , quale ci appare dai libri sacri , di uomo quadrato , ben saldo al suolo , apparentemente chiuso ad ogni annunzio superiore e ad ogni preoccupazione non contingente . Come saprà la luce divina fondere cotesta natura rocciosa ? E quello che vedrà presto il lettore di Saint Pierre ; perché si tratta di un libro che merita lettori . Ne avrà senza dubbio parecchi un volume dedicato a un formidabile argomento : Sainte Thérèse di Jeanne Galzy ( Rieder ) ch ' esce troppo tardi per poter trovare più di una menzione in questa rassegna ; e ne avranno più d ' uno Quel est donc cet homme ? di M . Marnas ( Perrin ) nel quale la vita di Cristo è rinarrata con pietà di credente e qualità non volgari in un volume divulgativo stampato con ogni cura e corredato da una cartina della Palestina ; e Grandes figures de l ' Eglise Contemporaine ( Perrin ) di Claude d ' Habloville , diligenti studi intorno ai monsignori Duchesne , Baudrillart e Ireland . L ' editore Perrin ha sempre dato , in questo campo , opere pregevoli ; ciò che non gli impedisce talora di variare le sue pubblicazioni con argomenti ben diversi : e forse è il caso di rammentare , benché il libro sia del 1925 , un volume Perrin dedicato a un tema assai meno sacro : il Gabriele d ' Annunzio di Jean Dornis , omaggio reso al nostro poeta da una sua ammiratrice francese che si dimostra ricca , se non sempre di acume critico , di un fervore e di una generosità intellettuale poco comuni .