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> anno_i:[1880 TO 1910}
PER LA CONCILIAZIONE ( MERLINO SAVERIO , 1897 )
StampaPeriodica ,
Forse m ’ inganno , ma mi pare che voi vi sforziate , involontariamente , ad esagerare il vostro dissenso dai socialisti democratici , per paura che cessando il dissenso , cessi anche per voi ogni ragione di esistere come partito distinto . Ora , che esista o no il partito Anarchico , o qualsiasi altro partito , a me pare debba interessarci mediocremente . Tutto ciò che noi abbiamo il diritto e il dovere di desiderare è che quella parte di vero , che c ’ è nelle nostre dottrine , si faccia strada fra le moltitudini , e primieramente tra quelli che sono più vicini a noi , i socialisti militanti . Se domani i socialisti democratici accettassero la parte giusta delle nostre idee , noi potremmo anche rassegnarci a morire come partito . Avremmo compiuta la nostra missione . Al postutto , i partiti non sono destinati a durare eternamente ; pur troppo hanno una vita breve e precaria , servono ad affermare e divulgare certe idee , e per lo più scompaiono o si trasformano prima che quelle si attuino . Nel caso nostro , piuttosto che avere un partito che tira il socialismo da una parte , e un altro che lo tira dall ’ altra , facendolo a brani , esagerando entrambi e combattendosi talvolta ingiustamente , io preferirei un partito solo che rimanesse nella verità . Nè mi preoccupa quello che voi dite . Se domani i socialisti democratici , andando al potere volessero imporsi e tiranneggiare , là , dentro il partito socialista , non fuori voi dovreste combatterli . In tal modo avreste fatto meglio che prepararvi a combattere la tirannia socialista , l ’ avreste prevenuta e impedita . A me insomma non garba che noi regoliamo il nostro modo di pensare e la nostra propaganda in opposizione a quello che pensano o dicono – o diranno e faranno – i socialisti democratici ; mi parrebbe di fare come quei due individui che camminassero a braccetto , e di cui l ’ uno zoppicasse da una gamba e l ’ altro credesse , per fargli equilibrio , di dover zoppicare dall ’ altra . Lasciamo questi giuochi di equilibrio e andiamo diritti , perdio , alla nostra mèta . Dunque esaminiamo la questione della conciliazione fra collettivismo , comunismo , democrazia socialista ed anarchismo , senza il partito preso di non riescirvi . Voi dite che la « sintesi e conciliazione tra comunismo e collettivismo , per gli anarchici si può dire un fatto compiuto » , tanto vero che essi si chiamano oggi , in gran parte , anarchici socialisti . Dunque siamo d ’ accordo . Io però vi fo notare che molti anarchici si chiamano oggi socialisti e non comunisti nè collettivisti , non perchè siano convinti , come son convinto io , che comunismo e collettivismo non possono star da sè , ma devono completarsi a vicenda , ma piuttosto perchè o sono incerti , o pur essendo comunisti e collettivisti in pectore , non credono la questione tanto importante da doverne fare un casus belli . Per essi è una questione di tolleranza reciproca : io invece parto dalla critica del collettivismo e del comunismo per arrivare ad un terzo sistema , o sistema misto . Voi vedete la differenza . Ad ogni modo voi riconoscete che la discussione che io ho fatta in proposito nell ’ articolo della Revue Socialiste è interessante ed utile . Ma ecco che la preoccupazione di confondervi coi socialisti democratici vi assale , e voi soggiungete : « ma ( la questione ) non ha nulla a vedere colle differenze che dividono democratici ed anarchici » . Come se io nel mio articolo mi fossi proposto di trattare soltanto di queste divergenze ! Ma il collettivismo dei socialisti democratici – voi dite – più che un sistema di distribuzione dei prodotti del lavoro , è il sistema dell ’ organizzazione socialista per opera dello Stato . È un ’ asserzione , ne converrete con me , un po ’ troppo cruda , e che mette in un fascio i socialisti democratici coi socialisti di Stato . I socialisti democratici respingono e combattono il socialismo di stato , e bisogna tener loro conto , almeno della buona intenzione . Il collettivismo per essi non è il sistema dello Stato grande capitalista e grande anzi unico proprietario ; ma è il sistema in cui la società ( nella sua grande capacità collettiva ) amministra il patrimonio pubblico dei mezzi di produzione e forma il piano generale di produzione distribuendo i prodotti in ragione del lavoro di ciascuno . Che questo sistema possa menare , contro la volontà dei suoi sostenitori , ad una specie di socialismo di stato , è un ’ altra questione : dipende dalla modalità del sistema , dal modo con cui funziona questa società nella sua capacità collettiva , dal come sarà organizzata . Sarà organizzata a stato ? Sarà una semplice federazione di associazioni ? Quali saranno le attribuzioni e quale sarà la composizione dell ’ amministrazione collettiva ? Qui sta la questione , ma un ’ amministrazione generale degli interessi collettivi e indivisibili – voi ne avete convenuto altra volta – ci ha da essere . I socialisti democratici hanno il torto , secondo me , di accreditare il sospetto che essi vogliano nè più nè meno che un grande stato – come quando dimostrano la loro gioia per ogni nuovo acquisto od intrapresa che fa lo stato . Quando una rete di ferrovie , per es . passa da una società privata allo stato , essi battono le mani ; perchè dicono che dallo stato alla collettività socialistica è poi breve il varco . Ora questo può essere , come io ritengo , un errore , ma è tutt ’ altra cosa dal dire che lo stato debba organizzare esso definitivamente la produzione e attuare il socialismo . Siamo sempre lì . Voi vi sforzate ( involontariamente sempre ) di far apparire i socialisti democratici il più che potete reazionari , per accrescere la distanza tra essi e voi e poter dire che essi sono agli antipodi da voi , o almeno dovrebbero . Questo partito preso si vede anche più chiaramente nella confutazione che voi fate della seconda parte del mio articolo . Io sostenevo – e qui veramente si trattava di conciliare il socialismo democratico e l ’ anarchico – che insomma la libertà non può mai essere illimitata , e che un ’ organizzazione degli interessi collettivi ci vuole , e che in quest ’ organizzazione è insita sempre una certa coazione ; che bisogna fare in modo che la coazione sia minima e l ’ organizzazione sia la più libertaria e decentrata possibile , e che i socialisti democratici in ciò sono d ’ accordo con noi ; quindi una vera opposizione d ’ idee tra essi e noi non c ’ è , ma dobbiamo studiare insieme i modi pratici di conciliare gl ’ interessi generali e indivisibili della collettività con la libertà dell ’ individuo . Il referendum , il sindacato pubblico e la revocabilità degli amministratori , ecc . possono essere un modo di tenere gli amministratori soggetti agli amministrati , impedendo la formazione di un potere governante : studiamo dunque queste modalità e attuiamo , per così dire , l ’ anarchia per mezzo della democrazia . Voi anche questa volta non negate che la questione della modalità dell ’ organizzazione degl ’ interessi collettivi è importantissima e merita di essere approfondita ; ma ad un tratto rivive in voi il vecchio Adamo , l ’ anarchico che cerca a tutti i costi il socialista autoritario da combattere e voi dite che « bisogna rimontare alla differenza sostanziale che divide le due scuole … e questa è : autorità o libertà , coazione o consenso , obbligatorietà o volontarietà » . Ora io torno a quello che dissi altra volta , in certe cose d ’ interesse comune e indivisibile l ’ obbligatorietà è inevitabile . Volontarietà , libertà , consenso , sono principii incompleti , che non ci possono dare da sè soli , nè ora , nè per molti secoli avvenire , tutta l ’ organizzazione sociale . D ’ altra parte non è esatto che i socialisti democratici siano fautori di autorità , di coazione , di obbligatorietà su tutta la linea , che non riconoscano il gran valore del principio di libertà . Non è dunque vero che voi rappresentiate un principio e i socialisti democratici rappresentino il principio opposto : voi tutta la libertà , essi tutta l ’ autorità . La questione è di più e di meno , o piuttosto dei modi di applicazione ; ed ecco perchè io vorrei tirarvi giù dalle empiree sfere dei principii astratti ed indurvi a discutere le modalità dell ’ organizzazione sociale , sicuro come sono che su questo terreno tutti i socialisti tacitamente s ’ intenderebbero . Ma voi ricalcitrate , perchè , come ho detto fin da principio ritenete che la vostra missione è di combattere la futura tirannia socialistica , invece di prevenirla . Voi dite : supposto che il popolo domani abbia il sopravvento sul governo , i socialisti democratici vorranno fargli nominare un potere costituente che farà la legge e organizzerà le cose a suo talento . Noi , socialisti anarchici , dovremo , potendo , impedire tutto ciò e far sorgere la nuova organizzazione sociale « dal basso all ’ alto per opera di tutti gli uomini di buona volontà » . Ma anche per il periodo rivoluzionario vale la regola che ci vuole un ’ organizzazione , il più possibile libertaria , a base di volontà popolare , ma pur capace di dar corpo e vita all ’ ammasso informe di volontà , d ’ interessi e di desideri che si agiteranno sopratutto in tale momento . Un potere costituente dispotico non solo provocherebbe discordie e reazioni , ma neppure riuscirebbe ad organizzare la vasta e complicata economia sociale . Ma tanto meno vi riuscirebbe il popolo in massa , adunato casualmente nei clubs e per le strade . Possibile che non ci riesca di guardarci , da una parte e dall ’ altra , dalle esagerazioni ?