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> autore_s:"ROSSELLI CARLO"
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Sono almeno quindici anni che il movimento socialista in Italia è stato colpito da paralisi intellettuale . Gravissimo fenomeno di decadenza universalmente rilevato e di cui oggi stiamo scontando almeno indirettamente gli effetti . Mentre il corpo del partito si dilatava , il numero dei soci si moltiplicava , i seggi nei comuni e in Parlamento aumentavano , il livello culturale e il fervore di vita intellettuale venivano meno con un ritmo impressionante . Causa immediata , ma superficiale , fu l ' allontanarsi dal movimento socialista del favore delle nuove generazioni . Molti hanno cercato di spiegare il fenomeno , ma in verità nessuna delle ragioni addotte sembra soddisfacente . Sono profondamente convinto che una delle cause principali della crisi è da ricercarsi nella diffusione ( e particolarmente nel modo e nella direzione della diffusione ) della dottrina marxista in Italia . Volendo chiarire ulteriormente , direi che l ' errore più grave consistette nell ' assumere la dottrina marxista a pensiero ufficiale dei gruppi e partiti socialisti . Mi si chiederà : ma di quale marxismo intendete parlare ? Perché , oltre la marca originale , v ' è una marca kautskiana , bernsteiniana , soreliana , mondolfiana , per non citare che le più note . Ora , proprio in questa molteplicità di interpretazioni e riduzioni , che sarebbero segno di enorme vitalità e libertà di pensiero se si limitassero a distinguere diverse correnti in seno ad uno stesso movimento che tutte le comprenda e le superi , sta un altro fattore della crisi . Perché quella dottrina che veniva assunta a pensiero ufficiale del partito , a forza di venir corretta , annacquata , adulterata , o , più semplicemente , interpretata , finì per trasformarsi in qualche cosa di così vago ed incerto da poter ad un tempo servire ad ogni frazione , dalla più barricadiera alla più riformista ; per ogni problema , da quello più trascendentale a quello più concreto e materiale . A distanza di anni e di mesi gli stessi testi venivano usati , dalle diverse frazioni succedentisi al potere , in senso radicalmente diverso . Si ebbero così tutti i mali di una rigida codificazione autoritaria affidata in concreto alle edizioni delle opere del Marx , e tutti i mali della libera interpretazione , di fatto troppo spesso affidata al primo scriba che volesse ammannirti la centesima definitiva edizione del pensiero marxista . Nessuno , eccettuato forse il Bernstein , che in questa questione vide più acutamente d ' ogni altro , si propose di veder con chiarezza che cosa rimaneva , alla chiusa dei conti , dopo tutto il revisionismo di destra e di sinistra ( Pareto , Croce , Labriola , Bernstein , Turati , Merlino , Mondolfo , Leone , Sorel ... ) del corpo originario . Si trattava , e ancor oggi si tratta , di eseguire un vero e proprio bilancio teorico della dottrina marxista che , partendo da basi essenzialmente scientifiche e realistiche , collo scartare cioè tutto ciò che è in contraddizione coi fatti , o in contraddizione col generico indirizzo del partito e del movimento socialista , ci dicesse ciò che è vivo e ciò che è morto del marxismo . Tra l ' altro si verificò anche questo : che il partito , mentre rimaneva tenacemente attaccato alle vecchie tavole , si andava profondamente modificando , specie in ordine ai metodi della lotta . E , al pari del pigro imbianchino che applica il nuovo colore sul vecchio , cosicché avviene che questo , a distanza di tempo , intorbidi quello , così molti socialisti italiani , anziché riconoscere coraggiosamente che , dopo le numerosissime critiche anche da loro personalmente ed acutamente avanzate , meglio valeva far punto e da capo , rinunziando al biglietto d ' ingresso nel tempio marxista , si accontentarono di riverniciare a nuovo le pareti , di mutarne le porte e l ' impiantito . Infatti , dopo aver preso atto delle svariate e profondissime critiche che scalzavano sin dalle basi alcuni degli antichi principi , ci si continuò bellamente a professare marxisti , conchiudendo con un atto di fede ( segno troppo spesso di volgare pigrizia intellettuale ) ciò che doveva essere un atteggiamento fondato sulla pura ragione . Intanto la tara a peso lordo dell ' originaria dottrina , tara sempre sottintesa e mai dichiarata apertamente , venne facendosi sempre più imponente e radicale ; la scatola rimaneva e il contenuto scompariva lentamente . Lo spazio per un articolo è così breve , che io non mi propongo davvero di tentare un cotesto bilancio ; mi limiterò a darne sinteticamente i risultati , quei risultati meno contrastati e per nulla originali , che ognuno avrà agio di controllare personalmente , anche senza uscire dalla collezione della « Critica sociale » . Alla definitiva condanna della teoria del valore doveva seguire quella delle « crisi » , della « miseria crescente » , dell ' « accentramento capitalistico » , della « scomparsa delle classi medie » , della « dittatura del proletariato » , del troppo radicale « internazionalismo » , della « funzione della violenza » . In una parola : si respingeva tutto ciò che costituiva la parte positiva del socialismo marxista , un po ' frutto delle tendenze dell ' epoca , un po ' infelicissimo frutto della dialettica hegeliana , e una notevole parte del lato negativo in ordine alla critica della economia capitalistica . Si veniva così chiaramente delineando una distinzione tra l ' opera del Marx scienziato e l ' opera del Marx uomo di parte , di fede e di passione . Che cosa dunque rimaneva ? Io direi che rimanevano pressoché intatti i due caposaldi del pensiero marxista , i due piloni centrali : materialismo storico e lotta di classe . Questo è il monumento imperituro eretto alla memoria di Carlo Marx , anche se sono da rigettarsi la troppo larga estensione da lui data alla teoria ed alcune tendenze troppo piattamente materialistiche , per lo meno nelle espressioni usate . Ma nel frattempo , dal '73 al '923 , è intervenuto un fatto nuovo e rivoluzionatore . Tanto la teoria economica della storia , quanto la teoria della lotta di classe ( la quale in realtà non costituisce che un addentellato importantissimo della prima ) facevano , più o meno integralmente , più o meno chiaramente , il loro ingresso nel campo scientifico , indipendentemente da partiti e da chiese ; venivano sempre più considerati quali valori obbiettivi acquisiti alla coscienza moderna . Si può essere marxisti senza essere socialisti Liberali e nazionalisti , in parte gli stessi cattolici , già riconoscono il fatto lotta di classe e la verità del materialismo storico , sia pure con la limitazione crociana di canone di interpretazione ; filosofi idealisti , come il Croce , che così grande influsso ebbe ad esercitare sulla cultura italiana , furono tra i primi a riconoscere il grande valore del marxismo ; la nuova scuola storica , la cosiddetta scuola economico - giuridica , che annovera tra i suoi maggiori il Volpe ed il Salvemini , accetta questi due elementi del pensiero marxista come principi fondamentali di metodo storico . Basta d ' altronde aprire un giornale , sfogliare una rivista , intrattenersi con uno studioso di scienze sociali , intervistare il man in the street , per convincersi che molto sangue di Marx si è silenziosamente trasfuso nel cuore degli stessi più acerrimi nemici delle dottrine di lui . Quale trionfo più grandioso poteva attendersi da un ' opera affidata alle speranze di una classe insorgente , in scritti frammentari e troppo spesso contraddittori ? Ma con ciò non è detto che oggi l ' essere marxisti voglia dire essere socialisti . Il fatto che scrittori conservatori come il Pareto , dotato di profondo spirito critico , abbiano potuto accettare questa parte della dottrina marxista , conferma a chiare note che si può essere marxisti senza essere socialisti . Questo mi sembra un punto fondamentale sul quale è necessario insistere sino alla noia . Quello che di veramente positivo in senso socialista conteneva il pensiero marxista è unanimemente rigettato , o perché in troppo stridente contraddizione con la realtà , o perché in urto con le nuove tendenze liberali democratiche ; ma nessuno pensò di compiere questa elementare operazione di sottrazione e di interpretazione del risultato . Il marxismo ci appare oggi più come un principio metodico per l ' interpretazione della storia , che una vera e propria filosofia dell ' azione operaia . Principio metodico sempre più universalmente accettato quale verità obbiettiva . Ora è il caso di domandarsi : v ' è qualcuno che , parlando di geometria o di fisica , si professi seguace di Euclide o di Archimede , anche se diverse possono essere le opinioni sulla importanza relativa e sull ' originalità del loro contributo alla scienza ? Quelli stessi che sostengono la grandiosità del contributo non sentono davvero la necessità di assumere una tale etichetta . Perché la etichetta mi si passi la metafora serve generalmente a denotare una posizione di battaglia in difesa di principi cui siano contrapposti principi diversi , senza che sia possibile stabilire per il momento da qual lato stiano verità e ragione . Così oggi abbiamo i seguaci e gli oppositori di Einstein , ma non quelli di Galileo ; e il giorno in cui le affermazioni einsteiniane risultassero pienamente accertate , la scuola tramonterà e non vorrà richiamarsi al suo nome , che più non sarà simbolo di lotta e di divisione . Essere marxisti , oggi , non esprime dunque gran che , salvo che non si tratti di designare con quel nome quei socialisti , abbastanza numerosi tuttora , che di Marx assumono dogmaticamente verità ed errori , o che ne deformano l ' interpretazione riducendo tutta la sua filosofia della storia ad un volgare determinismo . V ' è infine un lato della questione , riguardante da presso i socialisti gradualisti , che rafforza grandemente questa tesi . I socialisti gradualisti e democratici sono in profondo contrasto con tutto lo spirito informatore dell ' opera marxistica . Per quanti tentativi di conciliazione si possano fare , la dimostrazione del contrario non è stata mai data né mai potrà darsi . Ma , se anche si riuscisse , attraverso inutili sforzi dialettici , a provare che il Marx fu in sostanza un socialista democratico e liberale e che il marxismo , nella sua parte positiva e socialistica , in nulla vi contrasta , allora davvero potremmo a buon diritto dire : poi che nel marxismo tutto è compreso , rivoluzionarismo e riformismo , materialismo e idealismo , dittatura e democrazia , liberalismo e tirannia , inutile riferirsi al marxismo ! Meglio , mille volte meglio , un sano empirismo all ' inglese piuttosto che questo cieco e tortuoso dogmatismo . Da tutto ciò balza evidente ed imperiosa la conclusione , che intanto non ha senso l ' affermazione essere il partito socialista un partito marxista , poi che il marxismo , per concorde riconoscimento , nel suo valore reale ed attuale non solo è diventato , o è sulla via di diventare , patrimonio universale , ma non indica neppure alcuna tendenza precisa in ordine al fine ed al metodo . E , se questo è vero , concesso che ad un partito non spetta mai l ' opera dello storico ma piuttosto quella di fare la storia , preparandone ed elaborandone la materia prima , risulta chiaro che i principî marxistici , fondamento essenziale per l ' interpretazione delle umane vicende , hanno da passare e passano automaticamente in seconda linea quando si tratti di agire in concreto e di assumere decisioni positive in ordine a problemi , che son diversi da paese a paese , e rapidamente mutevoli nel tempo . Esistono d ' altronde alcune cause , in parte costanti e in parte contingenti , che consigliano l ' abbandono di questa tendenza dogmatica del partito , di questa spesso inconscia ma continua subordinazione dell ' azione concreta d ' un movimento di masse ad una rigida teoria . Un partito ha bisogno di un grado estremo di elasticità , di una grande libertà di atteggiamenti , anche se è necessario che mantenga una chiara e coerente linea di condotta nel tempo . Un partito legato ad un corpo rigido di dottrine finisce per appesantirsi , per muoversi con una lentezza esasperante , sì che , attaccato da una tribù di veloci predatori , risponde a destra quando già l ' attacco si è spostato a sinistra . Questa immagine si presentò chiara alla mente dell ' osservatore , soprattutto nel dopo guerra , in ordine a due serie di avvenimenti : rivoluzione russa e lotta tra fascisti e socialisti . Si è dimostrato , con una meravigliosa abbondanza di citazioni , che la rivoluzione russa è in flagrante contraddizione con le previsioni del marxismo , e si è preteso dedurne che era vano attendere che in Russia si consolidasse il regime comunistico . Effettivamente la rivoluzione russa si è ribellata alle formule marxistiche , in quanto è scoppiata in un paese di civiltà arretrata e in un periodo in cui non c ' era certo sovrapproduzione . Ma se pure eran chiare ( e più son chiare oggi ) le ragioni per cui il comunismo integrale dei primi anni doveva fatalmente tramontare , è tuttavia certo che restano sempre da compiersi , nel solco di quella rivoluzione , sforzi utilissimi in senso socialista . Perché in certi momenti occorre accettare le condizioni ambientali nelle quali , per eventi difficilmente prevedibili e regolabili , ci si è venuti a trovare . L ' importante , dal punto di vista riformista , non sta nel differenziarsi in ordine alla interpretazione del fenomeno , prendendo atto via via nel caso citato della liquidazione fallimentare della rivoluzione e producendo le prove del sorgere del nuovo spirito capitalistico nella Repubblica dei Soviet , per concludere infine con un inno al marxismo ; ma nel differenziarsi chiaramente in ordine ad un fatto fondamentale : la dittatura che imperversa in Russia , l ' assenza di un regime democratico e liberale , senza peraltro mai dimenticare quelle che possono essere state le dolorose necessità storiche di un moto rivoluzionario in un paese come la Russia . Nel giudizio e nell ' atteggiamento riformista rispetto alla rivoluzione russa , la troppo stretta aderenza alle formule marxiste ha fatto sì che si condannasse aprioristicamente , quasi prima che nascesse , un fenomeno che conteneva e contiene tuttora in sé maravigliosi germi di vita e di rinnovamento . Dichiaro francamente che sarei felicissimo che le formule marxistiche risultassero erronee , purché la rivoluzione russa conducesse alla stabilizzazione di un regime gradualmente socialista . Riconosco che le probabilità attuali sono limitatissime ; ma il compito d ' un socialista sta non nel sabotare quel piccolo fattore di probabilità , ma al contrario , nel rafforzarlo . Il secondo avvenimento che dimostrò l ' impotenza socialista anche dal lato intellettuale fu la lotta tra fascisti e socialisti . Non si creda , per carità , che voglia arrecare a conforto della mia tesi il camaleontismo di Mussolini e dei suoi seguaci . Ma , tutto sommato , sembra che , tra quel camaleontismo e la rigidezza , la cecità , l ' abulica mummificazione serratiana , v ' era e v ' è tuttora la possibilità di un atteggiamento intermedio . Mentre gli uni pestavano , gli altri ( non tutti , s ' intende , per fortuna ) strillavano che non v ' era nulla da fare , che eravamo di fronte ad un fenomeno internazionale , ad una crisi fisiologica propria del mondo capitalistico , quasi che la disfatta risultasse in tal modo più onorevole e meno dolorosa , e come se in qualche Stato cotesta reazione non avesse dovuto avere il suo inizio isolato . Nell ' atteggiamento di molti socialisti , tra il 1919 e il 1922 , era troppo chiara l ' influenza di quel fatalismo cosiddetto marxista , che deriva da una erronea , per quanto spiegabilissima , interpretazione degli scritti più conosciuti di Marx . Sarebbe facile continuare coll ' esemplificazione ; ma è tempo di stringere le fila del discorso . Erronea funzione del marxismo in seno al movimento socialista L ' errore fu di assumere il marxismo a termine comune di partenza , di paragone , di arrivo . Si finì per muoversi in un campo intellettualmente chiuso . Tutto era orientato in un unico senso ; tutte le discussioni teoriche concludevano fatalmente con una interpretazione dell ' opera marxista . Ogni controversia , ogni questione , per quanto estranea all ' originario corpo dottrinale , ogni fatto , financo , che si ribellasse alle linee prevedute e volute dell ' evoluzione , veniva riportato , a forza di dialettica , nell ' angusto quadrato della teoria , o condannato e trascurato senz ' altro . Insensibilmente si andò creando una scuola e , più che una scuola , una setta , con una sua logica , disciplina , dialettica , munita del divino specifico buono per tutti i casi e che stava di casa nei cinque o sei volumi , editi dal1' « Avanti ! » , delle opere di Marx e di Engels . Una setta che ad ogni costo voleva ospitare nell ' antico edificio le nuove tendenze assolutamente inconciliabili con le antiche , che contorceva la realtà pur di collocarla nel gran quadro teorico . Una nuova Chiesa , insomma , colla sua pattuglia di filosofi scolastici , solo preoccupati di salvare la forma e il metodo a dispetto della sostanza . Nei congressi , anche nei periodi più dolorosi , anche sotto la sferza dei colpi e delle vittorie fasciste , non ci si batteva , no , sulle questioni concrete e veramente essenziali , a colpi di dati , di cifre , di fatti , ma a forza di citazioni , di interpretazioni , di sforzi esegetici . Si rileggano i discorsi tenuti nei congressi di Bologna , di Livorno , di Milano , e in tutti gli altri congressi prebellici . Libero scambio , suffragio universale , educazione popolare , sindacati , cooperative , politica estera in genere , problemi vitali che occorreva esaminare e risolvere con spirito realistico , strettamente adeguando l ' azione del partito a quelli che sono i concreti bisogni di una particolare collettività in un determinato momento storico , finirono per essere regolarmente trascurati , o semplicisticamente esaminati e risolti alla luce esclusiva dei principi marxistici . Si dimenticarono così il Mezzogiorno e troppi centri rurali ; la politica socialista fu talvolta la politica dei gruppi operai del Settentrione ; e ciò manifestamente anche per l ' influsso di ragioni teoriche . Era chiaro che , una volta che il socialismo poteva svilupparsi solo nei centri di avanzata civiltà capitalistica , e che tale civiltà capitalistica era una tappa necessaria nella evoluzione dei popoli , l ' unica politica era quella delle braccia incrociate . E intanto gli altri partiti , e il popolare in ispecie , mietevano . E il problema morale ? Non venne forse egualmente trascurato , direi anzi colposamente ignorato ? E quei pochi , in genere riformisti , che attivamente si adoprarono in tal senso , sanno quanto dovettero faticare per trionfare quando trionfarono della generale apatia . Col sorgere di questa nuova Chiesa , coi suoi miti , colle sue formule , coi suoi martiri , col suo profeta , anche gli individui più autonomi , dotati d ' ingegno originale e costruttivo e che in una atmosfera di libertà reale avrebbero potuto darci opere rivoluzionatrici , furono attratti nell ' atmosfera viziosa del dogma e della sua interpretazione , sì che , a forza di aggirarsi nella morta gora e di battagliare intorno alla prefazione del Per la critica dell ' economia politica e al Manifesto dei Comunisti , vennero progressivamente perdendo la loro originaria capacità . Molti si allontanarono dal movimento , altri si trassero in disparte . I giovani ebbero l ' impressione che l ' ingresso nel partito significasse indossare una terribile cappa di piombo annichilente ogni personalità , una preventiva rinunzia a qualunque libertà spirituale , il divieto di orientarsi verso direzioni nuove . L ' imposizione , in una parola , di un ritmo obbligato di pensiero e di azione . Ed oggi , nel nuovo partito , le cose sono veramente mutate ? Il marxismo occupa ufficialmente la posizione antica ? Dalla tessera , dove è riprodotto il programma del 1892 , quando ancora il revisionismo era di là da venire , e Bebel e Kautsky erano i capi spirituali del movimento socialista mondiale , e dal fatto che gli uomini che dirigono attualmente il movimento appartennero tutti al vecchio partito , dovremmo giudicare che nulla vi è di mutato , che nulla si vuol mutare ? Spero di no , credo di no ! Certo però che un legittimo dubbio rimane sino a che non ci si pronunzierà chiaramente intorno a queste questioni . Il fatto che i riformisti abbiano dovuto combattere tante e così aspre battaglie contro i loro colleghi massimal - comunisti per ottenere il diritto alla critica , il fatto che abbiano tanto insistito per porre in rilievo il nome del nuovo partito ( Unitario ) , affermando sin dall ' inizio di voler rispettare ed accogliere le frazioni dissidenti purché concordi genericamente , sono tutti sintomi confortanti . La stessa « Critica » da qualche mese a questa parte ha aperto largamente le sue colonne agli eretici . Ancora uno sforzo , un deciso mutamento di rotta in senso schiettamente liberale , e si potrà confidare nelle possibilità di un domani non lontano . In un articolo recente il Weiss si è dichiarato recisamente contrario alla vecchia politica dei blocchi per la libertà . Non ho capito bene se la critica voleva essere solo di metodo ( blocco ) o anche di fine ( lotta per la libertà ) . L ' articolista si augurava che un nuovo periodo revisionistico , serio e coraggioso , volto soprattutto alla formulazione di un programma minimo , si inaugurasse nel partito unitario . Ora io ritengo che le possibilità revisionistiche siano in relazione strettissima coll ' atmosfera di libertà intellettuale in seno al partito . Si tratta pur sempre di un problema di libertà , del trionfo cioè del metodo liberale , sia all ' interno che all ' esterno del partito . Quando all ' atteggiamento dogmatico succede l ' atteggiamento critico , il rinnovamento è già in atto . Sarebbe invece inutile voler accingersi alla compilazione di minuziosi ed elaborati programmi concreti , certamente indispensabili , come propone il Weiss , quando fa difetto quel largo spinto liberale cui sopra accennavo . Non occorre dunque trasformarsi tutti in accaniti volontaristi , o in empirici all ' inglese , o proporsi di creare una nuova filosofia ufficiale dell ' azione operaia . Che ognuno sia veramente libero , una volta che abbia genericamente accettati i metodi e gli scopi del partito , di pensare a suo modo . E , perché ciò avvenga ( ecco il punto ! ) e perché non si tratti di una frase retorica , occorre che il partito smetta le vecchie vesti , rifiuti la vecchia etichetta , sia non socialista marxista , ma semplicemente socialista . Si parla tanto della necessità di rinvigorirne le file coll ' immissione di nuovo sangue giovanile , e sono certo che ai discorsi corrisponde un desiderio preciso . Né mancano per fortuna , in vari centri , gruppi di giovani desiderosi di far confluire in un movimento di masse le loro aspirazioni ideali e la loro volontà di azione . Molti di essi fecero capo un giorno ai gruppi cosiddetti « salveminiani » ; oggi vivono in uno sdegnoso e fiero isolamento , tenacissimi avversari dei vincitori . Bisogna conquistarsi la simpatia di cotesti gruppi . Per quanto in numero limitato , essi costituiscono una grande forza in un paese così povero di élites come il nostro . Sono frequentemente sulla grande linea del pensiero democratico - socialista , ma ognuno ha il suo particolare carattere e , se volete , la sua particolare eresia . Non basta dir loro : entrate liberamente . Occorre , in un certo senso , andar loro incontro , dimostrando che l ' ambiente , l ' atmosfera , è radicalmente e definitivamente mutata . Non basta correggere la intestazione degli articoli di fondo , o il testo degli ordini del giorno nei comizi e in Parlamento , ma bisogna dimostrare che il cambiamento è avvenuto negli spiriti , nelle coscienze , che una diversa , più critica visione della vita e della lotta politica è subentrata . Basta coi dogmi , con le frasi fatte , con le vecchie formule . Mentre i marosi incalzano da ogni parte e il navicello traballa , una ferma volontà di sottoporsi ancora una volta al vaglio crivellatore della critica , di rivedere tanti postulati che sembrano intangibili , di fare un processo al passato onde evitare i medesimi errori per l ' avvenire , sarebbe prova di profondo rinnovamento .