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ESTETICA E PSICOLOGIA DEL LINGUAGGIO ( CROCE BENEDETTO , 1907 )
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Il mio trattato di Estetica ha richiamato , pei rapporti che stabilisce tra Filosofia dell ' arte e Filosofia del linguaggio , l ' attenzione degli studiosi del linguaggio . Ciò mi fa piacere , perché contribuirà a trasportare i problemi estetici in ambienti di cultura e di scienza , togliendoli dalle mani degli sfaccendati sin oficio ni beneficio ( assai simili a quegli hombres honrados , che Sancho trovò nell ' isola di Barataria ) , i quali , a tempo perso , si mettono a cercare " che cosa è il Bello " . Ed essendo il mio libro uscito quasi contemporaneamente alla vasta opera del Wundt sul linguaggio non è maraviglia che sia accaduto come un urto tra l ' indirizzo del Wundt , e quello , assai diverso , che io cerco di promuovere . Anche ciò non mi dispiace : l ' urto , ossia il confronto , metterà in mostra le virtù e le deficienze dell ' uno e dell ' altro indirizzo . Una manifestazione di questo contrasto è nell ' esame che il dr . O . Dittrich ( autore di un ' opera : Grundzüge der Sprachpsychologie , e di uno scritto : Die Grenzen der Sprachwissenschaft ) ha rivolto testé al mio libro , ai due volumetti del Vossler e all ' opera del Wundt , nella " Zeitschrift für romanische Philologie " . Il Dittrich , seguace del Wundt , riconosce che la mia trattazione è " logisch straffe und lückenlose " ( p . 472 ) , o , come dice anche , che ha una " innere logische Geschlossenheit " ( p . 476 ) ; e mi risparmia ( e di ciò gli sono grato ) quelle critiche di particolari , che spesso si fondano su fraintendimenti . Ma egli afferma che le mie tesi riposano sopra una " psicologia da lungo tempo superata " , e sopra " una teoria del valore affatto inadoprabile " ( p . 473 ) ; e , per queste due ragioni , stima di gran lunga preferibile l ' indirizzo del Wundt . Non che il Dittrich non nutra qualche speranza di portare a un certo componimento le mie teorie con la " Psicologia moderna " ( p . 476 ) . Il punto di unione a lui sembra che ci sia : è il mio concetto dell ' espressione , che egli mette in rapporto col concetto wundtiano dell ' appercezione . Per il Wundt , l ' appercezione è appunto " quella forma di sintesi creatrice nella quale , con l ' attenzione come sintomo soggettivo , viene in atto la chiarezza e distinzione oggettiva di singoli elementi e gruppi di elementi di un ' unità totale associativa che riempie il momento della coscienza " . Senonché questo concetto del Wundt è meramente psicologico ; e se il Croce ( dice il Dittrich ) accetta l ' identificazione di esso col suo concetto dell ' espressione , entra sì , in rapporto col " sistema della Psicologia moderna " , ma è un uomo perduto ; o , meglio , salvato , ma la cui teoria estetica e linguistica è totalmente fallita . Infatti ( come il Dittrich prova ) , dato il carattere psicologico dell ' appercezione del Wundt , non si può più sostenere , come io sostengo , che il valore estetico sia il fatto stesso della sintesi , ma così per i fatti estetici come per quelli logici e morali bisogna porre valori transubiettivi , in conformità della moderna teoria dei valori . " Il valore , come si attua o si deve attuare nell ' oggetto che si valuta esteticamente , logicamente o eticamente , e la legge del valore , giacciono di là della psiche dell ' individuo valutatore ; e valore e legge del valore hanno da fare con questa psiche solamente in quanto debbono venire riconosciuti da essa in forma di sentimento di valore , al fine di esistere per essa . Per tal modo l ' estetico deve stabilire le leggi transubiettive della intuizione pregevole ( wertvolle ) , il logico quelle del concetto pregevole ( partendo per ciò dal giudizio pregevole ) , e l ' etico quelle del volere pregevole " ( p . 479 ) . Determinato così il rapporto tra Psicologia ed Estetica , e fermato il principio della transubiettività dei valori , è chiaro che cade l ' identificazione da me affermata di Estetica e Filosofia del linguaggio . L ' importanza delle mie teorie dunque ( per quel che pare al Dittrich ) sta nell ' accentuare la parte della psichicità e spiritualità nel linguaggio ; il che , per altro , aveva già fatto il Wundt medesimo con la sua teoria del linguaggio come funzione psicofisica ( p . 486 ) . Per ogni altro rispetto , quel tanto che c ' è di buono nella mia Estetica , pubblicata nel 1902 , si trova già nell ' Estetica di Jonas Kohn , pubblicata nel 1901 . Mi libero subito da quest ' ultima osservazione col controsservare , non già , come potrei , che la parte teorica della mia Estetica fu pubblicata nel 1900 e perciò un anno innanzi il libro del Kohn ( non mi è gradevole portare la questione su questo terreno ) ; ma che le parti , in cui il Kohn e io siamo d ' accordo , non sono altro che alcune tesi kantiane , la cui data è il 1790 . Quanto al resto , il Dittrich ragiona benissimo : se io ammettessi l ' identificazione della mia sintesi espressiva con l ' appercezione del Wundt , ne verrebbero tutte le conseguenze che egli trae , e io sarei un uomo esteticamente e linguisticamente perduto . Ma proprio quella identificazione io non ammetto , perché la mia sintesi espressiva ha valore gnoseologico e non psicologico . Se le si vuole trovare precedenti , bisogna pensare non all ' appercezione wundtiana , ma alla kantiana attività sintetica dello spirito : concetto , com ' è noto , niente affatto psicologico , e che valse a stabilire la profonda distinzione tra Filosofia dello spirito e Psicologia . La mia psicologia è poco moderna ? Non direi , perché , per essere antiquata o moderna , dovrebbe essere , anzitutto , psicologia . Il Dittrich , se non se n ' era avveduto prima , intenderà da quello che dico ora che io non mi aggiro nel campo della Psicologia , ma in quello della Gnoseologia e della Filosofia dello spirito ; e perciò gli annunzi delle " novità " psicologiche non possono recarmi nessuna sorpresa piacevole o spiacevole , e anzi mi lasciano indifferente . Vediamo , invece , se sia poco moderna la mia teoria del valore , la quale è antidualistica , fondata sul concetto che la realtà e il valore sono il medesimo . Ho esposto con le parole stesse del Dittrich la teoria che egli le contrappone come modernissima , e che consiste nel porre i valori come transubiettivi . I valori starebbero fuori dello spirito press ' a poco ( ho scritto una volta in un momento di buon umore ) come lo stellone caudato , che accompagna i re magi nel presepe . Questa " modernissima " teoria è dunque la dottrina herbartiana , o addirittura quella scolastica . Sono sicuro che il Dittrich , se continuerà a meditarvi intorno , si avvedrà della stranezza di codesto intrudere nello spirito dell ' uomo valori transubiettivi e trascendenti ; e , per fargli animo , gli confesserò che anch ' io , da giovane , seguivo siffatto modo di vedere , ma dovetti poi abbandonarlo , perché una più attenta e prolungata meditazione me ne dimostrò le contradizioni e l ' impossibilità . Concludo . A intendere la natura del linguaggio e dell ' arte occorre filosofia e non già psicologia ; e il Wundt è psicologo . Per liberare dalle difficoltà preliminari la tesi dell ' identità del linguaggio con l ' arte bisogna concepire dialetticamente il problema del bello e del brutto , del valore e del disvalore ; e il Wundt è intellettualista , non dialettico . Per fare che codesti studî progrediscano è necessario risalire alla migliore tradizione del pensiero tedesco ; e il Wundt , per l ' origine e pel metodo del suo lavoro , più che a quello si congiunge al pensiero empirico inglese e americano . Non è stato per l ' appunto il prof . Wundt , che è passato sopra con iscarsa reverenza alle teorie linguistiche del geniale Guglielmo di Humboldt , imitando i diportamenti dell ' americano Whitney ? E non sono stato io ( in questo più tedesco di lui , ma tedesco del buon vecchio tempo ) a prendere le parti dello Humboldt contro l ' americanizzante professore tedesco ? Riuniti ora nel volume citato : Idealismo e positivismo nella scienza del linguaggio ( Bari , Laterza , 1908 ) . Vol . XXX , 1906 , fasc . 4 , pp . 472-487 . - il VOSSLER ha risposto , per la parte che lo concerne , nell ' " Archiv für das Studium der neueren Sprachen und Literaturen " , CXVIII , pp . 253-257 .