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> anno_i:[1970 TO 2000}
Le due anime dell'America ( Valli Bernardo , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Henry Kissinger è un classico . Zbigniew Brzezinski è , al contrario , un romantico . Il primo , un americano nato in Baviera da una famiglia ebrea tedesca sfuggita al nazismo , è fedele alla tradizione europea basata sull ' equilibrio delle potenze . Il secondo , un americano di origine cattolica polacca , è vincolato all ' ideologia ed è più brutale , al tempo stesso più innovatore . Da queste posizioni , i due grandi intellettuali , tanto utili per capire i rapporti degli Stati Uniti con il resto del mondo , esprimono ovviamente giudizi assai diversi sulla crisi balcanica . KISSINGER critica le democrazie occidentali ( vale a dire Clinton ) per avere proposto a Rambouillet una soluzione inaccettabile per i serbi e paventa il vuoto che aprirebbe la scomparsa della Serbia dallo scacchiere dei Balcani . All ' opposto Brzezinski è interventista : anche perché ( con slancio polacco ) al di là di Milosevic impegnato a reprimere i kosovari vede il russo Eltsin che ha fatto altrettanto in Cecenia , ed altresì il regime bielorusso " ammiratore di Hitler " , e perciò tanto solidale con quello jugoslavo di Belgrado . Entrambi , Kissinger e Brzezinski , prevedono l ' impiego delle truppe di terra . Kissinger lo considera una conseguenza ineluttabile della campagna in corso : la quale , una volta cominciata , non può più essere sospesa e ancor meno chiusa prima di avere raggiunto l ' obiettivo . La posta in gioco è ormai troppo alta : è in ballo la sopravvivenza della Nato , spina dorsale dell ' impero in un ' area essenziale quale è l ' Europa : quindi irrinunciabile . Anche Brzezinski vede in un eventuale cedimento di fronte a Milosevic il funerale della Nato , ma per lui la discesa degli occidentali al suolo non è la fatale conseguenza dell ' intervento , è un atto dovuto : è il passaggio da una strategia cauta e graduale , insomma insufficiente sul piano militare , a una strategia intensiva e massiccia , la sola risposta appropriata " al genocidio e alla pulizia etnica cui stiamo assistendo " . Mi pare implicita in Brzezinski la condanna definitiva di Milosevic . Come si può trattare con il responsabile di un genocidio ? Egli va del resto oltre suggerendo la confisca dei beni jugoslavi in Occidente al fine di risarcire gli abitanti del Kosovo . Traspare invece in Kissinger la preoccupazione del vuoto che si può creare in Serbia . Il suo vocabolario è comunque più castigato . Dietro questi giudizi sul primo conflitto " caldo " in Europa dal 1945 , si intravedono due visioni del ruolo degli Stati Uniti nel mondo postcomunista , in cui sono rimasti la sola superpotenza in esercizio . Due visioni basate su esperienze dirette circa le possibilità e i limiti dell ' azione americana , essendo sia Kissinger sia Brzezinski due professori universitari , due analisti , due politologi , che hanno lavorato nei meccanismi del potere : il primo come segretario di Stato con Nixon ; il secondo come consigliere per la sicurezza con Carter , e poi consigliere di Reagan durante la crisi polacca , che ha preceduto il crollo dell ' Unione Sovietica ( e , in quello stesso periodo , alleato - complice di Papa Wojtyla : il quale , adesso , nella crisi balcanica , si trova invece sull ' opposto fronte pacifista ) . Potrei certo ricorrere ad altri intellettuali americani con un ' esperienza del genere alle spalle . Penso a James Schlesinger , ex segretario alla Difesa ed ex capo della Cia , autore di Fragmentation and Hubris . A Shaky Basis for American Leadership : in cui si descrive un ' America più dedita agli interessi particolari che agli interessi nazionali , e indifferente alle sorti del mondo , nonostante il potere , la Casa Bianca , gli dedichi appassionati discorsi . Penso anche a Richard Haass , ex collaboratore del National Security Council , autore di Reluctant Sheriff . The United States after the Cold War " : in cui è analizzata proprio la ripugnanza americana a intervenire militarmente con il rischio di perdite umane . Ripugnanza , secondo Haass , che limita e rende effimera l ' egemonia americana . Kissinger e Brzezinski hanno espresso tuttavia con maggior chiarezza , per noi europei , la loro visione in due opere recenti : il primo in Diplomacy , il secondo in The Grand Chessboard : e il fatto che nel suo libro Kissinger abbia soprattutto analizzato con fredda intelligenza il passato e Brzezinski abbia affrontato con geniale passione il futuro , rende ancora più interessanti i loro discorsi . I quali , alla fine , guidati entrambi dalla Storia , sostanzialmente convergono . Kissinger ci presenta il carattere ambivalente degli Stati Uniti : da un lato il paese isolazionista , la cui vocazione si limita ad essere un esempio per il resto dell ' umanità ; dall ' altro il paese interventista , la cui vocazione non si riduce all ' esempio e vuole salvare attraverso l ' azione il resto dell ' umanità diffondendo la democrazia e dunque la pace . Le due anime hanno un ' aspirazione comune : quella di vedere il pianeta adottare i valori universali incarnati dall ' America ; ed entrambe sono riluttanti , anzi rifiutano di confondere gli Stati Uniti con altri paesi , di metterli sullo stesso piano , fosse anche in una posizione da primus inter pares , nel quadro di un equilibrio multipolare . Kissinger resta fedele alla formula classica dell ' impero e dell ' equilibrio , alla quale non c ' è per lui alternativa . Per questo è stato paragonato , non senza ironia , al Metternich del Congresso di Vienna ( 1815 ) . Nel dopo guerra - fredda si è reso conto che il mondo non è diventato , come si pensava , unipolare e con una sola incontrastata superpotenza , e quindi che la geopolitica postcomunista non esentava dalla tradizionale ricerca di un equilibrio tra gli Stati che contano . Si è creata una situazione multipolare che impone come nel passato una serie di pazienti calcoli tendenti a una convivenza tra l ' impero e gli altri . Calcoli a cui l ' America è refrattaria . Kissinger riconosce ovviamente la sua supremazia , ma gli sembra più relativa di quel che appare . Più fragile di quel che si dice . Vede affiorare altri centri di potere , di cui non si conosce ancora il peso e l ' orientamento ( la Cina , il Giappone , l ' Europa , la Russia , forse l ' India ) : li vede delinearsi , con forme ancora incerte , da studiare col tempo . Il gran fracasso dei mass media è come una nebbia che cancella i dettagli e lascia vedere soltanto una sagoma rudimentale della realtà in mutazione . L ' idealismo americano è per sua natura contrario a una politica di puro equilibrio : eppure la diplomazia classica è indispensabile all ' impero che esercita la sua egemonia in un mondo multipolare . Il giudizio di Kissinger sulla crisi balcanica è coerente a questo principio . L ' Occidente ( in sostanza Clinton ) non ha applicato il metodo appropriato alla situazione . Ha trascurato la Russia ; l ' universo ortodosso che si sente solidale con la Serbia ; si pensi alla Grecia , paese della Nato in questa congiuntura ancor più contrapposto alla Turchia , altro pilastro dell ' alleanza ; e agli altri paesi dei Balcani . E le conseguenze per la Nato ? Il professor Kissinger può distribuire bacchettate . La visione di Brzezinski è più americana . è più dinamica , scavalca la nozione statica dell ' equilibrio tra le potenze ; è anche più ottimista , nel senso che contempla la trionfante egemonia degli Stati Uniti ; egemonia che , pur essendo insidiata dal mondo multipolare , sarà superata col tempo soltanto da un ordine cooperativo mondiale . In sostanza gli Usa sono l ' ultimo impero universale , grazie alla superiorità senza rivali in tutti i campi : economico , tecnologico , culturale e militare . è tuttavia un impero di tipo nuovo : simile al suo sistema interno . Vale a dire che implica una struttura complessa , articolata in modo da provocare il consenso e attenuare gli squilibri e i disaccordi . " Così la supremazia globale americana riposa su un sistema elaborato di alleanze e di coalizioni che copre , in concreto , l ' intero pianeta " . Ne risulta per Brzezinski la necessità di una doppia politica : una tesa a mantenere , per almeno un ' altra generazione , l ' egemonia degli Stati Uniti ; l ' altra tesa ad incoraggiare gli alleati e gli ex avversari ad entrare in un sistema che prepari appunto un governo mondiale , facendo in modo che i partner non diventino troppo indipendenti . L ' Europa costituisce la testa di ponte della democrazia , dunque dell ' America , sul continente euroasiatico . È bene favorire la sua unità , sulla base dell ' intesa franco - tedesca , evitando però che conquisti un ' autonomia eccessiva . Il capitolo dedicato alla Russia ha un titolo esplicito : " Il buco nero " : l ' americano polacco sottolinea il pericolo che costituisce l ' ex superpotenza : non si tratta di distruggerla o di escluderla ma di impedirle di ridiventare un impero minaccioso per i vicini . Per questo si devono curare i rapporti con i paesi limitrofi ( la Cina , ma anche la Turchia , l ' Iran , l ' Ucraina , l ' Azerbajdzhan e l ' Uzbekistan ) : e favorire gli investimenti americani nell ' Eldorado petrolifero sul Mar Caspio per evitare che la Russia ne approfitti . Sulla severità di Brzezinski nell ' analizzare la crisi balcanica pesa anche il sospetto che Mosca ne possa trarre prestigio e comunque vantaggi : sia come punto di riferimento per il mondo slavo ortodosso frustrato , sia come capitale intermediaria tra Milosevic e l ' Occidente . Un compromesso su quest ' ultima base sarebbe un ' umiliazione inaccettabile per la Nato . Siamo ben lontani dagli equilibri di Kissinger . Ma anche il " discepolo di Metternich " sostiene , in queste ore , che , se vuole sopravvivere , la Nato deve vincere in modo netto . Avverte tuttavia , nella sua ultima opera , che una delle profonde differenze tra l ' analista politico e l ' uomo di Stato risiede nel fatto che il primo è padrone del proprio tempo quando decide una conclusione ; mentre il secondo è sottoposto in permanenza a una corsa contro l ' orologio . Inoltre uno non rischia nulla , mentre l ' altro può rischiare tutto . Insomma , se partecipasse ancora al potere , Zbigniew Brzezisnki avrebbe altri impulsi , o modererebbe quelli che ha .