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HA VENTISETTE ANNI LA NOVITÀ DI BRANCATI ( De Monticelli Roberto , 1959 )
StampaQuotidiana ,
Se questi tre atti di Vitaliano Brancati fossero stati rappresentati nel 1932 o giù di lì , cioè quando apparvero sul « Convegno » di Enzo Ferrieri , si sarebbero forse accese discussioni sulle interessanti prospettive che il teatro degli scrittori giovani andava aprendo nel logoro panorama della scena nazionale . Ma , in Italia , le cose che devono accadere , ecco qua , accadono sempre con un minimo di venticinque anni di ritardo . Ed ecco che la riesumazione di questo dramma giovanile dello scrittore scomparso , intitolato Il viaggiatore dello sleeping n . 7 era forse Dio ? appare oggi destituito di quasi tutti quei motivi di interesse che avrebbe avuto una volta . Perché ? Ma perché risulta tutto tremendamente legato a quel tempo allusivo , a quella stagione in cui , anche una virgola , messa in un certo modo , assumeva un valore spropositato , una eco che probabilmente era soltanto nelle intenzioni , se non nei desideri , di chi leggeva . Così , la storia di questo vecchio signore siciliano , malato di cuore , che sul vagone - letto Siracusa - Roma ( si reca nella capitale per sottoporsi alle visite di importanti specialisti ) incontra uno sconosciuto che , per burla , gli si spaccia per cardiologo e , facendo finta di visitarlo , lo rassicura sullo stato della sua salute , tanto da ridargli fiducia e speranza nella vita ; questa storia scopre troppo presto la corda del suo simbolismo . Chi è lo sconosciuto viaggiatore dello « sleeping » ? Per il vecchio uomo malato è un ' incarnazione di Dio , una proiezione , in forma umana , della sua immagine , un modo escogitato per mandargli , da una regione misteriosa , un messaggio che lo aiuti a vivere . Accanto a questa storia , poi , se ne sviluppa un ' altra : quella della figlia dell ' anziano uomo , bella e perversa , che dice di no a un suo patetico innamorato e se ne scappa con un giovanotto sufficientemente imbecille e prestante , oltre che sbrigativo e di pochi scrupoli . Il tutto accade nella « hall » di un albergo di Roma , una Roma molto 1930 , in cui circola l ' aria dei primi racconti di Moravia e balena , a tratti un po ' di realismo magico alla Bontempelli . Il vecchio signore muore , come viene la sua ora , senza sapere che nel frattempo in una stanza di quello stesso albergo , dunque a pochi passi da lui , si trova lo sconosciuto del vagone - letto , l ' uomo che egli aveva inutilmente cercato , in tutto quel tempo , e al quale aveva attribuito una così misteriosa funzione . Tocca a questo personaggio di concludere la commedia ; è un uomo assolutamente comune , che viaggia per affari ( quando l ' abbiamo conosciuto , sul vagone - letto , ci è stato presentato come commerciante d ' arance ) ma , non appena gli viene raccontata la singolare storia , egli la inquadra nei suoi termini , diciamo filosofici : tutto è inspiegabile , egli dice , tutto è mistero . Ma accade talvolta che la nostra volontà coincida con quella di Dio . È allora l ' atto che compiamo e l ' inconsapevole bene che ne deriva non ci appartengono più , diventano un « avvenimento del mondo » . Eccoci dunque davanti a un Brancati che fa del patetico e lirico panteismo ed è immerso per di più in una atmosfera vagamente crepuscolare , con un valzer sullo sfondo e un monotono scroscio di pioggia sui vecchi tetti di Roma . Si sentono in questi tre atti un ' infinità di influssi , da Pirandello al singhiozzante Fausto Maria Martini . È un ' opera ancora incerta , confusa , con qualche grazia , esclusivamente letteraria , nel dialogo ( e nelle lunghe didascalie ) ; con due personaggi persino un tantino ridicoli , nella loro sentimentale convenzione : quello della ragazza perversa e quello dell ' innamorato ardente e umiliato . Sono insomma tre atti legati a quegli anni irrecuperabili , a una provincia letteraria definita e remota . Perché , dunque , riesumarli ? Non si è reso un buon servizio a Vitaliano Brancati , del quale ci interessano altre cose , in teatro e in narrativa . E poi , per presentarli così , tanto valeva lasciar dormire questi tre atti fra le pagine della vecchia rivista che li pubblicò nel lontano 1932 . Legata com ' è al suo tempo , una commedia del genere andava messa in scena preoccupandosi di dare soprattutto l ' aroma e il colore di quegli anni . Niente . E quanto all ' interpretazione , salvo Raffaele Giangrande , che è riuscito a dare plausibilità al personaggio del protagonista , salvo qualche anziano attore come Pier Paolo Porta , per il resto , nebbia . Il teatro , uno studioso come Enzo Ferrieri dovrebbe saperlo , non si può fare coi ragazzi . Quando poi , come nel caso del « Convegno » , non è un teatro di esperimento e di ricerca , ma si parte con Steinbeck e Montherlant e si arriva a una « novità » italiana che ha ventisette anni sulle spalle . L ' esito della serata è stato buono , numerosi gli applausi .