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Il governo di un tema delicatissimo come quello delle biotecnologie è una responsabilità dalla quale la sinistra non si può sottrarre . Sino ad oggi , e forse lo sarà ancora nel futuro , il confronto si è animato da posizioni che non comunicano , chiuse nelle reciproche certezze . E l ' attuale codificazione internazionale non è in grado di garantire i consumatori . Così prevalgono i massimalismi e la sfiducia nei processi regolativi , le stesse Organizzazioni internazionali diventano uno strumento discutibile di organizzazione e cade il consenso , prevale nella pubblica opinione il contrasto verso la loro funzione ( Seattle , Ginevra e a Genova ) . Le recenti scelte strategiche adottate dall ' Ue che apre agli Ogm innescano una scelta strategica che rischia di essere irreversibile per l ' intero pianeta . Quale ruolo per il nostro Paese ? Il patrimonio di biodiversità straordinario del nostro paese , da Sud a Nord , il rapporto che essa ha con il territorio , con l ' agricoltura , con i microclimi , con le tecniche di lavorazione , con gli usi e costumi popolari , con le stesse attività agroindustriali moderne sono una risorsa per una moderna applicazione di " biotecnologie sostenibili " . La ricerca , la sperimentazione , l ' applicazione di " biotecnologie sostenibili " per aree di intervento di forte omogeneità ( vegetali su vegetali ) può diventare la scelta italiana valorizzando con ciò il nostro patrimonio di biodiversità . Penso alla riduzione dell ' impatto della chimica , all ' adattamento dell ' agricoltura al cambio climatico , alla capacità che hanno alcuni prodotti vegetali contro la desertificazione , alla resistenza e capacità di eliminazione di elementi patogeni che danneggiano culture mediterranee strategiche come ulivo , pomodoro , e vite attualmente trattati solo con i prodotti di derivazione chimica ; alla possibilità di operare anche in maniera più produttiva sul non food , sulle bio - masse , tutti questi sono solo alcuni aspetti di un uso intelligente delle " biotecnologie sostenibili " ! Occorre dunque orientare lo sviluppo del modello di ricerca in questa direzione , coordinando gli strumenti nazionali , regionali , universitari e privati è indispensabile . Una ricerca pubblica , cioè , finalizzata a tracciare una " via italiana " verso la valorizzazione delle biotecnologie " sostenibili " , caratterizzata da una forte originalità che la differenzi da quella già in essere attualmente in altri paesi . In Europa , Francia , Germania e Gran Bretagna hanno già scelto come azione strategica di impegnarsi da qualche anno sulle biotecnologie , le stesse risorse del quinto programma quadro dell ' Unione Europea , alla luce degli impegni finanziari nazionali di quei paesi , nella ricerca , sono marginali . Di questo passo i ritardi che l ' Italia accumulerà saranno pesantissimi , ed anche la nostra opzione minima , quella della gestione intelligente della biodiversità ed il suo utilizzo sostenibile , rischia di essere una enunciazione di principio . Il patrimonio straordinario del nostro germoplasma non basta solo declinarlo , o prenderlo a riferimento , bisogna rafforzare le iniziative già avviate , quindi catalogarlo , studiarlo , verificarne le potenzialità , considerarlo " res - pubblica " e prepararci con ciò ad una concorrenza internazionale che attraverso anche la rapina dei brevetti e l ' utilizzo del germoplasma non protetto costruisce una nuova concezione di dominio e di negazione delle identità territoriali . L ' Italia , in occasione del recepimento della direttiva dell ' Ue sulle biotecnologie , deve presentarsi con una sua forte proposta , con un suo modello giuridico e con programmi precisi di sviluppo delle biotecnologie sostenibili che modifichi in profondità la direttiva , nonché con un proprio piano strategico sulla ricerca . Guardare all ' Europa con le nostre idee e non dimenticare mai la nostra natura di paese mediterraneo , sono questi i due nessi che devono orientare lo sviluppo del piano sulle " biotecnologie sostenibile nel nostro paese . Ad Ivry , Francia e Germania hanno deciso di costruire un polo misto pubblico - privato di importanza strategica , attraverso un modello scientifico molto avanzato questo polo strategico non può essere sviluppato senza la partecipazione del nostro paese , per altro già sollecitato e richiesto . Nel polo di Ivry il modello della nostra ricerca può influenzare e orientare un nucleo di modello europeo che sta nascendo , molto diverso dallo schema angloamericano che sino ad ora ha condizionato lo sviluppo delle biotecnologie . Nel Mediterraneo e in Africa , avanza la desertificazione e le crisi alimentari sono sempre più forti . I paesi del Nord Africa cercano modelli di sviluppo agroalimentari e spazi di mercato sempre più orientati verso l ' Europa . Al contrario l ' egemonia nei grandi gruppi internazionali del commercio e del modello quantitativo dell ' agricoltura verso quei paesi rischia di essere totale orientando la produzione sull ' uso indiscriminato della chimica residuale alla quale si associa il dumping sociale . Tutto ciò crea una spirale di insostenibilità nello sviluppo agroalimentare di quei paesi ! Il sistema produttivo agricolo del Nord Africa è inoltre privo del supporto scientifico e della formazione - informazione , ed è evidente l ' impatto che si determina sulla sostenibilità e sulle risorse ormai fragili e rarissime come l ' acqua e il suolo . L ' Italia può offrire una sponda fondamentale come principale realtà mediterranea a questi sistemi economico - sociali attraverso il sostegno dei progetti mirati : nella formazione e nella ricerca , ma soprattutto sarebbe davvero innovativo proporre un progetto per la gestione - conservazione e brevettabilità ad uso comune delle risorse di biodiversità nell ' area mediterranea . Un progetto che interscambia e fa vivere al nostro paese una funzione di cerniera tra Nord e Sud del mondo . La nuova legge finanziaria , " quella della ripresa " deve dare segnali importanti a questo nuovo indirizzo . E ' questa la nostra responsabilità !