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CARO BOLSCEVICO! ( ROSAI , 1921 )
StampaPeriodica ,
, svegliandosi al mattino , di sparare una revolverata al lunario , che come se niente fosse segnala all ' uomo
SAREBBE ORA DI CHIUDERE, RAGAZZI! ( Bianciardi Luciano , 1964 )
StampaQuotidiana ,
cambi , e se la goda , non ne fugga come un forsennato a ogni festa del lunario . Chi vuol viaggiare
Gabriele D'Annunzio ( Vergani Orio , 1948 )
StampaQuotidiana ,
' era e c ' è ancora il vecchio lunario del Barbanera che D ' Annunzio , per il suo amore delle vecchie
Il secondo mestiere ( Montale Eugenio , 1959 )
StampaQuotidiana ,
numero imprecisato di uomini di lettere riesce a sbarcare il lunario , talora assai brillantemente , con
StampaQuotidiana ,
sbarcare il lunario e per quell ' antica irresistibile ragione che è la fame . Sono le dieci del mattino
MILANO IN OMBRA. ABISSI PLEBEI ( CORIO LODOVICO , 1885 )
Saggistica ,
censimento di saper soltanto leggere è certo che altro non leggono tranne il lunario e la cabala del lotto e
I MISTERI DELLE SOFFITTE ( INVERNIZIO CAROLINA , 1901 )
Miscellanea ,
PARTE PRIMA Dramma . I . Era la notte del giovedì grasso . Nessuno si ricordava di un inverno mite come quello , e il carnevale aveva uno sfogo inusitato . I ricchi se la spassavano nei palazzi ; il popolo nelle osterie , sotto i portici , alla fiera , ai balli pubblici . I veglioni erano affollati e , come il solito , più di tutti si mostrava animato quello dello Scribe . Fra le maschere che avevano fatto il loro ingresso colà dopo la mezzanotte , vi era un domino femminile elegantissimo , troppo elegante , che stonava in quell ' ambiente volgare . Veniva forse in cerca di un ' avventura galante ? Aveva un appuntamento ? Una folla di studenti le fece cerchio . - Cerchi me , bella principessa ? - gridò uno di essi , un giovane allampanato , giallo come un limone . - Io sono disposto a darti tutto il mio cuore . - Va ' là , poeta da quattro soldi ! La bella è in cerca di un Trovatore dei tempi antichi , che sappia difenderla dagli audaci , piegare il ginocchio dinanzi a lei , e forse gli mostrerà appena la punta del suo bel nasino . - Il domino , che fissava i suoi occhi grigi su quel gruppo di giovani e pareva studiasse la fisionomia di ognuno , disse con voce armoniosa : - Hai indovinato , mio caro , ed ecco su chi faccio cadere la mia scelta . - E posò la mano inguantata sulla spalla di un bel giovane dal volto leale , con occhi nerissimi e capelli biondi . Scoppiò un evviva assordante , e per qualche minuto attorno alla coppia venne eseguita una danza folle , sfrenata , Poi ognuno si sbandò per proprio conto , gridando : - Buona fortuna , Aldo ! - Ma il giovane non pareva soddisfatto di quell ' inattesa avventura galante . Tuttavia , volgendosi alla sua compagna , le chiese con accento gentile , dandole del voi : - Dove debbo condurvi , signora ? - Fatemi fare un giro per il teatro , - rispose la maschera - poi conducetemi a casa vostra . - Lo studente sussultò . - A casa mia ? - ripetè , come se non prestasse fede ai suoi orecchi . - Sì . Che ci trovate di strano ? Non avete una casa , voi ? Vivete forse in famìglia ? - Aldo si era già rimesso . - No , - rispose - vivo solo . Ma sono povero , ed abito in una soffitta . - Che m ' importa ? - Aldo rivolse al domino uno sguardo , tra il diffidente ed il corrucciato . Ma l ' ammirazione che destava nel pubblico la sua elegante compagna , finì col lusingare il suo amor proprio . Egli pensava : - Costei dev ' essere molto bella , e sarei un pazzo se me la lasciassi sfuggire . Forse è una gran signora , che in questa notte di carnevale vuol soddisfare un morboso capriccio . Contentiamola ; io nulla ci perdo ; anzi , ho tutto da guadagnare in quest ' avventura ! - Prima di uscire dal teatro , Aldo passò nella guardaroba e prendere il suo soprabito . Aldo abitava sul corso San Maurizio . Egli e la sua compagna salirono le scale umide e sporche . Confusi rumori turbavano la sconosciuta . Erano pianti di bambini , bestemmie di uomini , grida soffocate di donne . - Che casa è mai questa ? - chiese ella . - È una specie di alveare . - rispose Aldo - nè può garbare a voi , avvezza forse ad una palazzina quieta , senza inquilini . In questa casa abitano molte famiglie , quasi tutte composto di onesti operai , che lavorano dall ' alba alla sera , e solo alle feste alzano un po ' il gomito e fanno chiasso . Però vi è di buono che nessuno si occupa dei fatti altrui , ognuno vive a sè , ed io mi trovo benissimo . - Avevano già salito cinque piani e si avviavano verso la stretta scala che conduceva alle soffitte . Il corridoio a destra e a sinistra sembrava interminabile . Aldo volse a sinistra , e dopo pochi passi sì trovò , a faccia a faccia con un uomo vestito da pierrot , col volto infarinato . Costui si trasse da un lato senza dire parola , e lo studente strinse il braccio della sua compagna , come per dirle che non aveva nulla da temere . Erano giunti dinanzi all ' uscio della soffitta di Aldo . Egli accese un cerino , aprì con una chiave inglese e fece passare il domino . Quando , entrato egli pure , si voltò per chiudere , vide il pierrot quasi vicino all ' uscio ; ma , Aldo non parlò , per non spaventare la compagna , e chiusa la porta , tirò il catenaccio . Fatto ciò , accese un lume che era sul tavolino , indi si volse alla sconosciuta . Costei si era seduta sopra un divano e si guardava intorno con sorpresa . Tutto era modesto , di una pulitezza eccezionale . Le due finestre avevano cortine bianchissime , come la coperta del letto . Sul tavolino stavano i libri ben allineati ; l ' armadio aveva i battenti lucidi come specchi ; un paravento cinese nascondeva il lavabo ; la stufa di maiolica rendeva un delizioso tepore . - Siete alloggiato come un principe ! - disse la sconosciuta . Aldo sorrise . - Io stesso - rispose - tengo in ordine la mia roba , rifaccio il letto , spazzo , pulisco dappertutto ogni giorno per conservare bene questi quattro mobili che mia madre ha comperati con molti sacrifizi . Perchè io sono povero , signora , e non lo nascondo . Ma voi non siete venuta qui per sentire la mia storia . Perdonatemi . - Sedette accanto a lei , e con voce sommessa : - Perchè non vi levate la maschera ? - disse . Ella mormorò : - Lasciatemi , signore , ve ne supplico ! - Poi si piegò , svenuta . Aldo ne fu spaventato . Per farle riavere il respiro , le tolse la maschera dal viso , e mandò un grido d ' ammirazione . Com ' era bella ! A un tratto la sconosciuta aprì gli occhi , due occhi grigi ornati di lunghe ciglia nere , e disse con l ' accento della più sincera disperazione : - Mio Dio , che cosa ho fatto ? Perchè sono venuta qui ? - Aldo , stupito , rispose : - Ci siete venuta di vostra volontà , signora . Ma io credo di avervi usato tutto il rispetto che meritate . - No , non lo merito ; ma voi siete buono , signore , e lo sarete ancora . Ah ! la mia scelta è caduta bene , altrimenti sarei stata perduta per sempre ! - Si passò una manina sulla fronte e con voce interrotta : - Se sapeste ! ... - proseguì . - Stasera ero come pazza : ho scoperto un tradimento che spezza tutta la mia vita di amore , di devozione , di fedeltà , e volendo calpestare l ' onore di colui che mi tradisce , mi sono recata al veglione dello Scribe . Era mia intenzione di darmi al primo uomo che mi fosse piaciuto , qualunque fosse , per poter gridare oggi all ' altro : " - Anch ' io ho avuto un amante ! - " Ma all ' uscire con voi dal teatro ero già esaurita dallo sforzo fatto ; poi , nell ' entrar qui , ho avuto vergogna di me ed ho perduto i sensi . - La giovane scoppiò in lacrime , nascondendo il bel volto sul divano . Aldo , commosso , le rivolse parole di conforto . La sconosciuta si era a poco a poco calmata ; ella rialzò la testa , stese le mani al giovane , che le strinse fra le sue con viva simpatia . In quel momento un grido acuto , terribile , un grido di morte risvegliò tutti gli echi del casamento e fece balzare in piedi Aldo e la sua compagna . Al tempo stesso si udì uno sbattere di uscì , voci che chiamavano aiuto , altre che gridavano : - All ' assassino ! - Aldo si slanciò fuori e la sconosciuta lo seguì con la lucerna accesa . E fu bene . A quel chiarore , lo studente vide il pierrot che gli passava dinanzi come una freccia , dirigendosi verso il pianerottolo per raggiungere la scala . E dietro a quegli una voce ansante gridava : - Fermatelo , è lui l ' assassino ! - Di un salto Aldo gli fu sopra , poi , aiutato da altri inquilini sopraggiunti , lo legò come un salame . - Bisogna ricondurlo nella stanza della sua vittima finchè giungano le guardie , - disse un uomo . - Chi ha assassinato ? - chiese Aldo . - Giulietta , la poverina , così buona e onesta ! - Ed è morta ? - domandò la sconosciuta , che tutti guardavano con sorpresa , sembrando loro una strana apparizione , - Essa non dà più segni di vita ; - rispose una donna canuta - è crivellata di ferite . Mio figlio è corso a chiamare il medico . - Andiamo a vederla ; - soggiunse la sconosciuta - forse potremo soccorrerla . - Quando la giovane apparve , seguita da Aldo , sul limitare della soffitta dove ora successo l ' assassinio , tutti fecero largo . La soffitta era rischiarata dai molti lumi portati dagli inquilini , in un angolo gemeva l ' assassino , steso a terra , tutto legato . Intorno al letto , dove era distesa l ' assassinata , molte donne si accalcavano ansiose , tentando invano con gli asciugamani di arrestare il sangue che sgorgava copioso dal petto della vittima . L ' assassinata era assai giovane , e nonostante il pallore cadaverico del volto , appariva sempre bellissima . Si capiva che era stata colpita mentre dormiva e , svegliata all ' improvviso , aveva sostenuto una fiera lotta con l ' assassino . Aveva ancora fra le mani contratte alcuni lembi dell ' abito del pierrot . Ma ciò che più di tutto straziava , è che presso al letto dell ' assassinata , inconscia del dramma terribile ivi successo , dormiva in una culla una bambina di forse due anni , bionda come la madre , bella come un amore . - Sarebbe bene toglierla di lì ; - disse la sconosciuta ad Aldo - la porterò nella vostra stanza e veglierò su lei . - Sollevò la bimba senza svegliarla e , tenendola stretta al suo petto , si mosse per uscire da quella stanza . Ma in quell ' istante entrò il medico . Dietro a lui venivano guardie , delegati , un ispettore , e una folla enorme che non si riusciva a tenere indietro . La signora non potè uscire dalla soffitta , II . La storia di Giulietta , detta la Bionda , era un romanzetto semplice , ma triste . Figlia di un antico militare decorato , passò l ' infanzia e l ' adolescenza in convento , protetta da alcune pie dame alla morte della mamma . Tornata a casa a quindici anni , essendo il padre vecchio , acciaccato , ella divenne il suo conforto , la sua guida . Siccome la meschina pensione del pover uomo non bastava a sopperire a tutte le spese , Giulietta si mise a ricamare per un negoziante , cui la madre superiora del convento l ' aveva raccomandata . Scorsero due anni d ' una vita abbastanza tranquilla . Giulietta ora buona quanto bella , Ebbe proposte di matrimonio , ma essa rispose che non si sarebbe accasata finchè vivesse suo padre . Un giorno , mentre lavorava , cantando allegramente , vennero ad avvertirla che il povero vecchio era stato colto da una sincope sulla via e l ' avevano trasportato all ' ospedale . Giulietta non doveva rivederlo che morto . La povera fanciulla pianse molto , ma a poco a poco il suo dolore si calmò ed ella potè riflettere alla sua situazione , La pensione del padre cessava . Giulietta doveva ormai vivere col suo lavoro . Fin da quel momento la sua vita fu ancora più modesta e più laboriosa . Usciva soltanto la domenica , recandosi al Valentino . Per certo , non le mancavano i corteggiatori , ma la bella bionda passava indifferente in mezzo a tutte le seduzioni . Tuttavia un giorno sì notò che Giulietta era stata accompagnata fino sulla porta di casa da un bel giovane sui venticinque anni , dall ' aria seria e distinta . D ' allora in poi , quando essa usciva , il bel giovane era ad attenderla . A chi le domandò chi fosse costui , rispose : - È il mio fidanzato , un bravissimo giovane impiegato in una banca . Ci sposeremo presto . - Ai coniugi Pavin , suoi vicini più intimi , lo presentò perfino . Scorsero tre mesi : era d ' inverno . Una sera , Lorenzo Pavin , tornando a casa , trovò la moglie Teresa molto inquieta . - Che hai ? - le chiese stupito . - Sono due giorni che non vedo Giulietta , e ciò mi turba . Non è mai stata tanto senza venire da noi . - Perchè non vai da lei ? - Ho bussato poco fa al suo uscio , non ha aperto . - L ' operaio si grattò la testa . - Tu mi metti una pulce negli orecchi ; vado io stesso a vedere . - Uscì nel corridoio e si recò a bussare all ' uscio della Bionda . Nessuno rispose . L ' operaio non pose tempo in mezzo . Corse a prendere un ferro e con quello diè di leva all ' uscio della soffitta di Giulietta . Si slanciò nella stanza , seguito da Teresa . La giovane era stesa sul letto e gemeva : aveva ingoiato del laudano ; voleva morire . La moglie del falegname preparò subito un caffè carico , mentre il marito correva a chiamare un medico , Due ore dopo , Giulietta ora fuori di pericolo e raccontava piangendo : - Sono stata disgraziata o colpevole . Mi sono fidata di un uomo che mi ha ingannata . Lo amavo , e siccome mi giurava di sposarmi , mi lasciai trattare come se fossi già sua moglie . Ero felice , e non scorgevo l ' abisso . " Quattro giorni fa , egli non venne all ' ora solita ; lo attesi inutilmente tutta la sera . " La mattina mi venne un pensiero : che fosse ammalato ? " Risolvetti di andare a chiedere sue notizie nella casa dove abitava . " Non ero mai andata a casa sua , perchè mi diceva che stava in pensione da una vecchia signora , amica della sua famiglia , la quale si sarebbe scandalizzata se fossi andata a trovarlo . " Ma sapevo il nome della via e il numero della casa . " Vi giunsi in pochi minuti . " Entrai dal portinaio e chiesi : " - È in casa il signor Fabio Ribera ? " - Non lo conosco ; - mi rispose - non abita qui . - " Uscii di là con le gambe tremanti . " Eppure non pensavo ancora ad un tradimento . " Corsi subito in un piccolo quartiere che Fabio aveva affittato e ammobiliato per il nostro matrimonio . " Salii difilato al secondo piano , sonai alla porta di quel quartiere . " Comparve un giovinetto che io non conoscevo . " - Il signor Fabio Ribera ? - chiesi . " - Vi siete sbagliata , bella ragazza : non abita qui . " - Ma come ? Fabio è il padrone di quest ' appartamento . - " Il giovinotto si mise a ridere . " - Lo sarà stato la settimana passata ! - esclamò . - Adesso il proprietario sono io .... e mi dispiace che ho una visita , altrimenti sarei lietissimo di farvelo visitare . Ma se voleste venire domani .... - " Non volli sentir altro : fuggii col cuore stretto da un ' orribile angoscia . " Quando fui nel vestibolo entrai in portineria . " Vi era una donna , e ciò mi diede coraggio . " - Scusate , - le dissi con voce ancora un po ' alterata - il quartierino al secondo piano , primo uscio a destra , non era stato preso ed ammobiliato dal signor Fabio Ribera ? - - " La portinaia mi guardava così fissamente , che sentii le guance avvamparmi . " - Il signor Fabio Ribera non è il giovane che venne più volte in questa casa con voi ? - domandò , " Feci un cenno affermativo . " - Ebbene , - soggiunse la portinaia - se vi ha detto che il quartierino era suo , vi ha ingannata . Quel quartierino lo tiene in affitto una certa Clorinda , che lo cede a giorni , a settimane , a mesi , per galanti ritrovi . - " Se non caddi di piombo a terra fu un miracolo . Ero stordita . Nonostante volli tentare un ultimo colpo , " Stamani , dopo altri due giorni d ' inutile attesa , mi sono recata alla banca dove Fabio mi aveva detto di essere impiegato . " Ma neppur là sanno chi sia Fabio Ribera . " Perciò , oppressa , disperata , quasi pazza , volevo morire . - Per fortuna , - esclamò Lorenzo - siamo stati in tempo a salvarvi ! - Quel birbante , - soggiunse Teresa - non merita davvero il sacrifizio della vostra vita ! Dimenticatelo , è forse meglio per voi : costui non si farà più vedere . - La moglie del falegname ebbe ragione . Giulietta passò molti giorni di angoscia , poi sembrò rassegnata e riprese a lavorare in compagnia dei suoi buoni vicini . Un giorno si accòrse di essere incinta . Ella non si disperò . - Invece di morire , - disse - vivrò per la mia creatura : se non ho potuto divenire una buona moglie , sarò una buona madre . - Infatti , dato che ebbe alla luce la sua bimba , cui pose nome Gina , la giovane volle allattarla da sè , e da allora in poi si dedicò interamente a sua figlia . Ed ora quella madre così giovane , bella , onesta , veniva barbaramente assassinata ! III . Mentre il medico visitava Giulietta , le guardie rialzavano bruscamente l ' assassino , che volgeva all ' intorno sguardi spauriti e balbettava : - Lasciatemi ! ... Non sono stato io ! ... - È stato lui ! L ' ho veduto uscire da questa soffitta quando sono accorsa al primo grido della povera Giulietta ! - urlò Teresa . - Silenzio ! - disse il medico . Egli era chinato sul corpo straziato di ferite , e , dopo alcuni minuti , si rialzò dicendo : - Non è ancora morta ! Procurerò di richiamarla ai sensi . - Frattanto la sconosciuta rimaneva presso la culla , tenendo appoggiata al seno la bimba , che continuava a dormire . Il medico operò una prima e rapida fasciatura delle ferite , poi chiese dell ' acqua con dell ' aceto , e ne spruzzò il viso di Giulietta . Ella si mosse , aprì gli occhi . Il medico non si era ingannato : viveva . La sconosciuta non poteva più distogliere gli sguardi dall ' assassinata . A un tratto gli occhi di Giulietta si rianimarono , la bocca le tremò convulsamente e lasciò sfuggire un grido rauco . - All ' assassino ! ... Aiuto ! ... Prendetelo ! ... - disse con una voce che scosse tutti . Ad un cenno dell ' ispettore le guardie trassero presso il letto il pierrot , che invano volgeva il capo per non incontrare gli sguardi dell ' assassinata . - L ' abbiamo arrestato , signorina ! - disse l ' ispettore . - Guardatelo : lo riconoscete ? - Giulietta stese un braccio con un gesto che parve una maledizione . - Lo riconosco , è lui ! - gridò . - Tenetelo , o mi colpirà ancora . Ed io .... non voglio morire .... - E cacciando un urlo che sgomentò tutti : - Mia figlia .... mia figlia .... la mia Gina .... - È qui , non temete ; - rispose la sconosciuta con voce dolcissima - ne avrò cura io . - Giulietta si volse al suono di quella voce , guardò la bella signora , poi si vide uno spettacolo singolare . La ferita si era rialzata bruscamente sul letto afferrandosi alla sconosciuta con tutte le sue forze , guardandola avidamente e rantolando : - Lei ? Lei ? Ma non sa ... ? - Uno sbocco di sangue sgorgò dalle labbra di Giulietta , che ricadde sul letto irrigidita . Questa volta il medico disse a voce alta ; - È morta ! - La sconosciuta vacillò , o sarebbe caduta con la bambina , se Aldo , che le era vicino , non l ' avesse sorretta . - Andiamo nella mia stanza : - disse - è inutile rimanere qui ancora . - Ma l ' ispettore osservava con sorpresa quella signora elegante e le disse : - Mi permetta una domanda , signora : conosceva la giovane che hanno assassinata ? - No , - rispose la sconosciuta - l ' ho veduta per la prima volta questa notte . - Allora come spiega le parole della poveretta , rivoltasi a lei come a persona che non le fosse ignota ? - Non so spiegarle . - Aldo fremeva a quelle domande . L ' ispettore proseguì : - Per certo , signora , ella non deve far parte degli inquilini di queste soffitte . Perchè dunque si trova qui ? - Questa volta Aldo non si contenne . Prima che la sconosciuta potesse rispondere , egli disse con voce sicura : - La signora è mia sorella , venuta a passare gli ultimi giorni di carnevale a Torino . Essa era nella mia stanza , quando abbiamo udite le grida di questa disgraziata e ci siamo slanciati fuori . Io stesso ho fermato l ' assassino . - È vero , è vero ! - dissero più voci . - Se volete le mie generalità , - soggiunse lo studente - vi sarà facile averle , perchè in questa casa tutti mi conoscono . Mi chiamo Aldo Pomigliano , sono studente ingegnere , di San Giorgio Canavese : ho i genitori viventi e quest ' unica sorella maritata a Ivrea . Ed ora , permettete che ci ritiriamo . - La franchezza del giovane cancellò ogni diffidenza del funzionario di pubblica.sicurezza, che disse : - Potete andare ; ma forse avremo poi bisogno di voi . - Sarò sempre a disposizione dell ' autorità . - E la bambina di quella disgraziata la tiene in custodia la signora ? - Sì ; - rispose la sconosciuta - non ho figli ; le farò da madre . - Le comari fecero sentire un lusinghiero mormorìo . Teresa si avvicinò alla sconosciuta . - Gina è la mia figlioccia ; - disse con le lacrime agli occhi - se la signora lo permette , posso aiutarla a custodirla . - Ne parleremo domani ! - disse con un mesto sorriso la sconosciuta . - Adesso ; il meglio che si possa fare è di coricarla nel letto di mio fratello . - Pochi minuti dopo , Gina , avvolta in una calda coperta nel letto di Aldo , continuava a dormire il sonno degli angeli . L ' assassino fu condotto via fra le imprecazioni di tutti . La povera salma dell ' infelice Giulietta rimase vegliata da due guardie . La sconosciuta , coricata che ebbe la bambina , si rivolse verso lo studente esclamando : - Siete stato molto generoso con me ! Non lo dimenticherò mai , sebbene la vostra generosità non impedisca che io sia perduta : domani si saprà , che non sono vostra sorella . - Tranquillatevi ! Nessuno può smentirmi , perchè io ho veramente una sorella maritata a Ivrea , una sorella che mi adora , alla quale scriverò subito per narrarle l ' accaduto ; e potete star certa non ci tradirà . - La giovane , tornata a sedere sul divano , chiese a Aldo : - Voi pure avete creduto che io conoscessi l ' assassinata ? - Sì , - rispose egli . - La sorpresa che ha mostrato nel vedervi , le sue sconnesse parole , mi avevano fatto credere che la povera Giulietta sapesse chi siete . - Eppure , - disse la sconosciuta - vi giuro che io non vidi mai quella sventurata prima di questa notte . E voi , la conoscevate ? - Come si conosco i vicini . L ' incontravo qualche volta per le scale : ci salutavamo , ma non ci parlavamo . Sapevo che lavorava e che aveva fama di onestissima , sebbene quella bambina fosso il frutto d ' una colpa . A proposito ; volete davvero occuparvi di quell ' orfanella ? - Sì , - rispose vivamente la sconosciuta , - Ma per riuscire , ho bisogno di voi . - Sono interamente ai vostri ordini . - Grazie ! - mormorò commossa la giovane . - La poverina passerà dunque il resto di questa notte nel vostro letto : domattina la brava donna che si è offerta di custodirla avrà cura di lei ; io sarò qui verso le nove , e combineremo insieme il modo di allevare quella creaturina , cui farò da madre . - Ed io le farò da padre ! - esclamò Aldo . La sconosciuta si alzò , e avvicinatasi al letto , guardò a lungo la bella creaturina che dormiva , poi disse a Aldo : - Datemi il mio domino , la maschera ; bisogna che io vada via . - Tornerete davvero alle nove ? - chiese Aldo con voce tremante . Essa gli stese la mano , e rispose con un accento che non ammetteva dubbio : - Ve lo prometto . - Grazie ! Intanto ditemi il vostro nome , il solo vostro nome di battesimo . - Speranza . - E senza aggiungere altro , la signora , infilato il domino , uscì . Aldo rimase immobile , col cuore in tumulto . Speranza si era già impadronita di tutta la sua anima . IV . Nessuno , del casamento operaio , conosceva neppure di vista il pierrot , nessuno l ' aveva mai veduto con la povera Giulietta . Al primo e sommario interrogatorio , colui , non soltanto aveva respinto l ' accusa di assassinio , ma non volle neppur dire il suo nome . Fu condotto in prigione , rivestito di altri abiti borghesi , lasciato solo , mentre si procedeva ad un ' inchiesta sul conto dell ' assassinata per scoprire la responsabilità dell ' assassino . Il giudice istruttore incaricato dell ' inchiesta , benchè ancora giovane , passava per molto abile . Era il cavaliere Umberto Trani , uomo simpatico e distinto , che aveva molto acume e molto tatto . Egli si recò col cancelliere ed alcuni agenti in borghese alla soffitta , dove era stato commesso il delitto , e quando vide la vittima , fece un atto di stupore e pensò : - Strano ! Mi sembra di aver veduto costei e di averle parlato ; ma non ricordo nè dove , nè quando . - Il nome gli era ignoto . Dopo aver osservato le ferite che denotavano come la sventurata avesse dovuto lottare con un feroce assassino , le guardò le mani . Manine bianche , lunghe , affusolate ; l ' indice della mano sinistra portava le tracce del lavoro . Nella destra aveva una ferita leggiera , e , fra le unghie , pezzetti di stoffa bianca insanguinata . Fatte rapidamente quelle osservazioni , il giudice istruttore ordinò una verifica nella stanza , Il primo oggetto che gli cadde sotto gli occhi fu la culla . - Nel rapporto dell ' ispettore ho letto infatti di una bambina . Dov ' è ? - chiese . L ' ispettore che si trovava nella soffitta ed era rimasto fino allora silenzioso , rispose : - È affidata alle cure di una brava donna , che fu sua madrina . Peraltro il signor Aldo Pomigliano , studente ingegnere , colui che arrestò l ' assassino , ha dichiarato che egli e sua sorella s ' impegnano di allevare la figlia della morta , - Ne riparleremo ; - disse Umberto Trani - proseguiamo le nostre indagini . - La soffitta aveva il puro necessario . Dentro un baule fu trovato biancheria , una scatola con oggetti d ' oro di poco valore , una piccola somma e una scatola contenente un fascio di lettere . Il magistrato s ' impossessò subito di queste . Poi diede ordine che il corpo fosse trasportato alla sala anatomica per l ' autopsia , ed egli interrogò gli inquilini delle soffitte . Il primo a presentarsi fu il falegname Lorenzo Pavin , cui il magistrato così si rivolse : - Ditemi tutto quello che sapete . - Io non so altro che Giulietta era una giovane onesta , buona .... - Onesta .... - interruppe il magistrato . - Mi sembra che una giovane divenuta madre senza avere un marito .... . - Fu sedotta da un furfante ! - soggiunse indignato l ' operaio . - Oh ! so io le lacrime versate dalla povera Giulietta ! - Conoscevate costui ? - Lo vidi due volte sole : era un bel giovane , elegante , di modi distinti .... - Avete veduto l ' assassino ? - Sì , signore . - Non vi è sembrato che avesse qualche rassomiglianza col seduttore ? - Il falegname rimase per un istante a bocca aperta , poi scosse il capo : - No , ecco , non mi pare , sebbene non potrei giurarlo ; era così impiastricciato di biacca e di sangue ! - Ebbene , ve lo faremo vedere ripulito ; ma prima ditemi : vedeste ieri la vittima ? - Sì , signore . Verso sera mia moglie ed lo venimmo qui per dare a Giulietta delle caramelle . La piccina era seduta su quel piccolo tappeto e si baloccava ; la mamma lavorava . - La vostra soffitta è attigua a questa ? - Sì , signore . - Non sentiste più tardi qualche voce d ' uomo o il rumore d ' una lite ? - No , signore . Mia moglie ed io , dopo cena , ci coricammo e ci addormentammo subito , Fummo svegliati all ' improvviso da un grido di aiuto . " - È Giulietta ! - disse mia moglie saltando dal letto e infilandosi una sottana , mentre io accendevo il lume , e si slanciò fuori dell ' uscio per bussare a quello della nostra vicina . " In quel momento ne uscì l ' assassino vestito da pierrot . " Teresa si mise a urlare , e allora il signor Aldo acciuffò il miserabile . " Ecco tutto , signore . - Gli altri vicini non aggiunsero nuovi particolari a quelli dati da Lorenzo . Anche Aldo fu interrogato . - Voi pure abitate nelle soffitte ? - gli domandò il magistrato . - Sì , signore , - egli rispose . - I miei mezzi non mi permettono di meglio . Mia madre e mia sorella fanno già abbastanza sacrifici per mantenermi qui agli studi . - Da quanto tempo abitate in questa casa ? - Da quasi due anni . - Conoscevate Giulietta ? - Conoscenza da vicini ; ci salutavamo incontrandoci per le scale , e nulla più . - Ieri la vedeste ? - No . Io passai quasi tutto il giorno fuori di casa , essendo giunta mia sorella che desiderava passare gli ultimi giorni di carnevale a Torino . - È maritata , vostra sorella ? - Sì ; a un benestante d ' Ivrea : il signor Rivalta : - rispose con disinvoltura Aldo . - Ieri sera pranzai con lei all ' albergo , poi siccome ella aveva desiderio di vedere un veglione , andammo a prendere un domino , ed io venni con lei a casa per cambiarmi d ' abito , " Avevo finito di abbigliarmi , mia sorella stava per mettersi la maschera , allorchè un grido giunse fino a noi . Mi slanciai per le scale e fu allora che arrestai l ' assassino . - Il magistrato aveva ascoltato con molto interesse . - Dove si trova adesso vostra sorella ? - domandò . - All ' albergo a riposare , in preda all ' emozione sofferta questa notte . - Mi hanno detto che essa vuole incaricarsi della bambina della vittima ? - Sì , signore , se non vi è nulla in contrario . Benchè non siamo ricchi , abbiamo preso a cuore la sorte di quella creaturina . Per adesso l ' abbiamo affidata a Teresa , una brava donna , che l ' ha tenuta a battesimo . Poi , appena mia sorella sarà tornata ad Ivrea ed avrà parlato con suo marito , la ritireranno con loro . - Faranno davvero un ' opera di carità , della quale tutte le persone di cuore non potranno che elogiarli . - L ' interrogatorio era finito . La soffitta fu chiusa coi suggelli , ed il giudice istruttore lasciò la casa , promettendo una ricompensa a chi gli recasse indizi sull ' assassino . Umberto Trani condusse seco Lorenzo il falegname , cui Giulietta aveva presentato un giorno il proprio fidanzato . Il magistrato sperava che l ' operaio lo riconoscesse nell ' assassino . V . - Contessa , ecco il conte : scende di carrozza . - Bene , Celia ; puoi ritirarti . - La contessa Bianca Rossano rimase sola nel suo gabinetto da toelette . Accigliata , nervosa , sedette sul divano , rimanendo assorta . Aveva il lungo accappatoio indossato nello scendere dal letto , e gli stupendi capelli neri sciolti sulle spalle . Un lieve bussare all ' uscio la fece trasalire . - Avanti ! - diss ' ella . Un uomo entrò , vestito da viaggio . Appariva pallido o commosso , ma nei suoi occhi era un raggio d ' intensa felicità . - Bianca ! - esclamò stendendo le braccia . La contessa non fece gesto alcuno . - Siete voi ? - disse con acconto glaciale . - Non vi aspettavo così presto ! Egli rimase un istante come impietrito . Il conte Rossano era un bell ' uomo sui trentacinque anni , distintissimo . I suoi sguardi , pieni di dolcezza , lampeggiavano quasi sinistramente nella commozione . Egli si slanciò verso la moglie , volle stringerla nelle sue braccia . - Bianca , angelo mio , è così che mi accogli al mio ritorno ? - La giovane si svincolò . - Finiamo questa ignobile commedia ! - disse guardandolo con alterezza . - Ormai ho scoperto che siete un miserabile . - Bianca ! - gridò il conte , minaccioso . - Un miserabile ! - ripetè essa . - Ah ! credevate di aver preso per moglie un ' idiota da sfruttare a vostro talento ! ... Ebbene , vi siete ingannato : voi non mi conoscete ancora , ma io vi conosco : guardate . - Si alzò , prese da una scatola di cristallo una lettera spiegazzata e la gettò con disprezzo sul viso di lui . Il conte divenne livido : aveva compreso tutto . Quella lettera , ricevuta una settimana prima , egli l ' aveva ricercata invano , la credeva smarrita . Era la lettera di una donna e diceva : " Livio mio , ti attendo con ansia . Già da un anno sospiro un tale istante ! Ah ! perchè non ero io ricca come quella sciocca che hai sposata e che non è la donna fatta per te ? Tu continui a giurarmi che non solo non ami tua moglie , ma che è un vero tormento per te il fingere una tenerezza che non senti . Ebbene , presso di me ti consolerai di tanta noia ! Ricordi le nostre follìe di un tempo ? Mi lusingo che si rinnoveranno , che ti compenseranno delle nausee sofferte . Mi hai promesso un ' intera settimana , una settimana di paradiso per entrambi . Mercoledì sera sarò alla stazione ad aspettarti e ritroverai il tuo nido come l ' hai lasciato . Ti bacio lungamente con tutta l ' anima . " CINZIA " . Il conte , raccolto il foglio , balbettò : - Non so che cosa tu voglia dire ! - Ah ! - esclamò Bianca con violenza . - Ve lo spiegherò io . Quella lettera ha rotto fra noi qualsiasi rapporto : se non chiedo una riparazione , non è per vostro riguardo , ma per mio padre : non voglio che il povero vecchio soffra , sapendomi infelice . - Bianca tacque , vinta dall ' emozione . Il conte si gettò ai suoi piedi . - Perdono , Bianca , perdono ! Sì , sono stato colpevole , ma ti giuro che quella donna ha mentito , scrivendo così . - Basta ! - gridò la contessa ritraendosi . - Non voglio scuse . A me poco importa ciò che colei scrive di me . Il fatto ignobile che nulla può cancellare , è di avermi inflitta l ' offesa di un tradimento quotidiano ; la vigliaccheria maggiore è di avermi fatto credere che partivate per assistere una zia morente . Ed io piansi , la sera della vostra partenza , pensando alla povera donna , pensando al vostro dolore . Invece , un ' amante vile al pari di voi vi attendeva alla stazione , e chi sa le risate da voi fatte per avermi così ingannata ! - Il conte si avvicinò a lei . - No , Bianca , no , non lo credere ; sono stato colpevole , lo ripeto , ma non infame ! - Cercò di stringerla fra le braccia , ma essa lo respinse con una forza di cui il marito non l ' avrebbe creduta capace . - Mi fate nausea ! - diss ' ella . Il conte sussultò . - Bene ! - disse con accento tragico . - Avete ragione ; siate sicura che non cercherò più di avvicinarvi . - Ed uscì dal gabinetto . Rimasta sola , Bianca lasciò sfuggire un sospiro di sollievo : quell ' uomo , ormai , le destava orrore . Seduta sulla poltrona , Bianca rivisse in un istante la vita passata . Figlia unica di ricchissimi possidenti del Monferrato , era stata adorata dai suoi genitori . Aveva un ' istitutrice , una tedesca , anima eletta che si affezionò alla sua allieva e fu per lei quasi una madre . Bianca possedeva una bellezza affascinante , un ' intelligenza superiore , che l ' istruzione sviluppò meravigliosamente . Sembrava assai timida , ma se un nobile pensiero la esaltava , diveniva audace , pronta a sfidare qualsiasi pericolo . Fino ai quindici anni era vissuta felice . La morte della madre fu il primo dolore della sua vita . Erano scorsi due anni dalla morte della buona signora . Si era d ' autunno , al tempo dello cacce . In una tenuta poco lontana da quella del padre di Bianca convennero gentiluomini torinesi , ospiti del marchese Passiflora , un gaudente , un prodigo , un gentiluomo tronfio di sè . Costui aveva chiesto Bianca in moglie , ma la giovane lo aveva rifiutato perchè non le piaceva . Mentre il marchese era a tavola cogli amici , cadde il discorso sul matrimonio , e ne furono dette di tutti i colori . - Io fui una sola volta in procinto di prendere moglie , un anno fa , - disse il marchese Passiflora - ma fui bellamente respinto . - La giovane era di difficile contentatura ! - esclamò il conte Livio Rossano , arricciandosi i baffi . - Mi fu detto che quella giovane sogna un eroe dei tempi antichi , un uomo che non abbia la più piccola macchia amorosa nel suo passato , che sia vissuto sempre nell ' azzurro , che si dedichi a lei sola per tutta la vita . - Il gaudente fu interrotto da uno scroscio di risa . - Merita almeno , la bella , un tal cavaliere ? - chiese ancora Rossano . - Vi assicuro che un uomo si stimerebbe felice di divenire suo schiavo . Ha sedici anni o poco più , figura da ninfa , viso d ' angelo , occhi brillanti come stelle , capelli neri e carnagione di latte e rosa . - Vi fu un nuovo scoppio di risa . - Passiflora , tu diventi poeta ! - Lo diventereste anche voialtri , se la conosceste , tanto più se aggiungo che quell ' ammirabile creatura porta in dote al fortunato che saprà conquistarla la bagattella di due milioni , ed alla morte di suo padre ne avrà altrettanti . - Vi fu un mormorìo d ' ammirazione . Rossano trasalì . - Dove si trova questa maraviglia ? - chiese un barone sbarbato . - È mia vicina , - rispose Passiflora - e se qualcuno desidera vederla , gli dirò che tutte le mattine si reca alla messa con l ' istitutrice . - La mattina seguente vi era una partita di caccia . Tutti si alzarono prima dell ' alba . Quando si trovarono riuniti nella sala a terreno della villa Passiflora , il marchese notò che mancava il conte Rossano . - Dov ' è Livio ? - chiese agli amici . - Livio non verrà ; - rispose il barone - questa notte si è sentito male , e mi prega di scusarlo presso te . - Nessuno suppose che quella malattia fosse una finzione . In quella stessa mattina , verso le sette , Bianca usciva con l ' istitutrice , avviandosi per un sentiero campestre che in meno di un quarto d ' ora conduceva al paese . Essa respirava con delizia l ' aria mattinale : mai la sua carnagione era apparsa più rosea e brillante . Ad un tratto i suoi sguardi e quelli dell ' istitutrice furono attirati da una curiosa scena ; un bel giovane , in abito elegante da mattina , stava quasi accovacciato sull ' erba , tentando di persuadere una bimba che balbettava fra i singhiozzi : - La mamma mi batterà ! - La voce del giovane salì chiara e fresca fino a Bianca . - No , carina , - diceva - la mamma non ti batterà , perchè io le dirò tutto . Via , alzati , torneremo insieme dallo speziale ! - No , sono troppo in ritardo ! - Più starai qui a piangere , più tarderai ! - Bianca si era avvicinata : ella conosceva la bambina . - Mietta , che hai ? - chiese . Al suono di quella voce , il giovane fu in piedi e salutò con la disinvoltura di un gentiluomo . - Essa piange - rispose - perchè ha rotto una boccetta di medicina che portava a casa . - Hai qualcuno ammalato , Mietta ? - chiese ancora Bianca , dopo aver ricambiato il saluto del giovane . - Il vitello , - rispose la bambina - e la mamma mi aveva raccomandato di far presto . Io correvo con la boccetta in mano , quando sono caduta e si è rotta . - Ed io le proponevo di tornare dallo speziale , che poi l ' avrei accompagnata a casa , - soggiunse lo sconosciuto . - Perchè non accetti ? - domandò l ' istitutrice . - Perchè non ho più i soldi per comprare la medicina . - Il giovane sorrise . - I soldi te li avrei dati io . - Non li voglio , perchè non lo conosco . - E da me li prendi , Mietta ? - Oh ! da lei , signorina Bianca , sì , e se dico alla mamma che l ' ho incontrata , non mi sgriderà più ! - La giovinetta sorrise , e mentre estraeva il portamonete , lo sconosciuto disse : - Ammiro la fierezza della piccina , come la sua fiducia in lei , signorina Bianca , angelo consolatore di queste terre ! - L ' istitutrice intervenne , mentre le guance della giovane si facevano di fuoco . - Il signore conosce la signorina ? - Chi non la conosce , nei dintorni ? - rispose lo sconosciuto . - Io vengo spesso da queste parti , ospite del marchese Passiflora : sono il conte Livio Rossano . E adesso , prego di perdonare la mia audacia , della quale Mietta e la bontà sua , signorina , hanno colpa . - E salutando di nuovo , s ' allontanò . Sapeva però che il colpo era fatto e che già si trovava più vicino alla giovane , che se l ' avesse accompagnata . Infatti il pensiero di Bianca era assorbito dall ' immagine del conte Rossano , il cui volto le si era impresso nella mente in modo da non dimenticarlo più . Il giorno stesso , mentre essa passeggiava soletta per l ' ombroso viale che conduceva al cancello della sua villa , vide dietro a quello il conte Livio Rossano , immobile a contemplarla . Ma incontrando lo sguardo di lei , egli si limitò a salutare e disparve subito . Fin da quel giorno Livio cercò tutti i mezzi per farsi vedere da lei , senza però osare di avvicinarla . Quella rispettosa adorazione conquistò interamente Bianca , che ormai si cullava nell ' incanto di quell ' amore da tutti ignorato . Erano cominciate le noiose piogge autunnali , che fecero fuggire dalla tenuta il marchese Passiflora ed i gentiluomini suoi amici . Ma il giorno della partenza di quegli scioperati , Mietta , venuta a portare un canestrino di mele a Bianca , introdotta nella stanza di questa , si tolse di sotto al grembiulino una lettera che aveva nascosta in tasca e gliela porse dicendo : - Questa è per lei . Gliela manda quel forestiero che voleva darmi i soldi per la medicina . - Bianca ringraziò la fanciulla , e appena fu sola , lesse la lettera . " Signorina , il mio ardire susciterà forse il vostro disprezzo , perchè avrei dovuto , prima che a voi , rivolgermi a vostro padre . Ma come affrontare un colloquio con lui prima di ottenerne il vostro permesso ? " Perdonatemi , ma fin da quando vi ho veduta , sono pazzo d ' amore per voi . " Voi avete risvegliato la mia anima addormentata , e vorrei rapirvi , trasportare in un mondo sconosciuto , dove nessuno potesse contendermi la felicità . " Ascoltatemi : la mia vita è stata finora triste , isolata : perdei mia madre troppo presto ; mio padre non si è curato mai di me . Egli era uno dei viveurs dell ' alta società torinese , e siccome ci somigliavamo perfettamente , giacchè mio padre , colle risorse sapienti dell ' arte e di un abile cameriere sembrava sempre giovane , quasi mio fratello maggiore , così una gran parte delle sue follìe si attribuivano a me . " Io lo lasciai credere , tanto più , dopo la morte di mio padre , sembrandomi altrimenti di profanare la sua memoria , di mancargli di rispetto . " A voi sola confido questo segreto : a voi sola . Perchè se finora non mi sono mai curato del giudizio del mondo , se ho portato con rassegnazione la mia croce , adesso non è più così . Da che vi amo , sento che non potrei sopportare il vostro disprezzo . " Peraltro , se domani vostro padre chiedesse chi sia il conte Livio Rossano e gli rispondessero : " un uomo viziato , un libertino che ha consumato nel giuoco e nelle donne quasi tutto il suo patrimonio " , io non potrei difendermi senza accusare il padre mio . " È orribile , credetelo , il soccombere sotto il peso delle calunnie . Vostro padre mi rifiuterebbe certo la vostra mano , e voi , Bianca , potreste , nel dubbio , respingermi . " Ecco perchè al momento di partire ho voluto farvi la mia confessione , ho voluto dirvi che , anche respinto , calpestato , vi offrirò in olocausto tutti i miei dolori , ed esausto morirò col vostro nome sulle labbra . " Ma se voi , tocca dai miei segreti dolori , acconsentiste ad amarmi , ad essere mia moglie , io vi dovrei più che la vita , vi dovrei l ' onore , perchè , inalzandomi a voi così pura , nessuno crederebbe più allo calunnie lanciate su me ; accettando il mio nome , si vedrà che non è indegno di voi . " Bianca , questa è l ' ora della mia vittoria o della mia sconfitta . Se dopo tutto quanto vi ho detto mi scriverete " venite " , io saprò convincere vostro padre , saprò lottare da forte , per ottenere il diritto di farvi mia moglie . " Se nulla riceverò alla fine della settimana , qui a Torino , nel mio vecchio palazzo del corso Palestro , io vi amerò tuttavia , vi amerò da morto come da vivo , e sarò vostro nell ' eternità . " LIVIO ROSSANO " . Bianca non si accorse quanto vi fosse di artificioso in quella lettera . Nel candore della sua anima , credette a tutto quanto il conte aveva scritto . Come non amare quell ' uomo che un ' ingiustizia atroce rendeva responsabile delle follie del padre ? Che importava se era rovinato ? Non era essa ricca per entrambi ? Livio dovrebbe tutto a lei , e sarebbero entrambi felici come nessun ' altra coppia al mondo . Bianca non esitò : il giorno stesso scrisse la parola che il conte aspettava ; " Venite " . Intanto si recò dal padre , cui confessò tutto . Egli presentì un ' insidia sotto quella lettera , e tremò . Una voce interna gli gridava : " Quell ' uomo mente ! " Ma come convincere sua figlia ? A tutte le ragioni la giovinetta crollava la testa , dicendo : - Anche tu scagli la tua pietra contro lui , vittima innocente ! Io l ' amo , l ' amo , e se tu rifiuti il tuo consenso al nostro matrimonio , non mi resta che morire ! - Il padre fu vinto . Il conte Rossano non tardò a presentarsi . Egli ammaliò il padre come aveva fatto della figlia : la sua aria dignitosa , la sua melanconia dissiparono ogni sospetto . Un anno dopo , Bianca era sua moglie . Passarono i mesi d ' inverno a Torino , il resto nella tenuta del padre di Bianca , che non volle muoversi dai suoi possessi per non rendersi fastidioso al genero e tenendo presso di sè l ' istitutrice della figlia per la direzione della casa . L ' anno seguente , col pretesto di alcuni affari , Livio si assentò spesso da casa , recandosi più specialmente a Milano ; ma ogni giorno scriveva alla sposa , e quando tornava a lei si mostrava così premuroso , appassionato , che Bianca non ebbe mai il minimo sospetto . Quell ' inverno le assenze del conte furono più frequenti . In ultimo trovò la scusa di una zia malaticcia , che non gli conveniva trascurare , perchè ricchissima , e della quale egli era il solo erede , almeno lo sperava . Il mercoledì grasso di quel carnevale Livio tornò a casa alla sera assai pallido , inquieto , - Che hai , amor mio ? - chiese Bianca spaventata . - Mia zia sta malissimo e bisogna che io parta . - Il conte sembrava oltremodo turbato . - E dire - soggiunse - che non posso condurti meco , perchè , lo sai .... la zia voleva darmi per moglie la figlia d ' una sua amica d ' infanzia , e non perdona il mio matrimonio con un ' altra ! Ora è perfettamente riconciliata con me , ma la tua presenza le recherebbe dispiacere . - Oh ! io non vorrei per tutto l ' oro del mondo turbare una povera vecchia morente . Va ' .... va ' tu solo ; io resterò qui a pregare per lei . - Tu sei un angelo ! - esclamò il conte baciandola . Il giovedì mattina , mentre la cameriera spazzolava gli abiti del conte , vide un foglio cadere a terra e lo consegnò a Bianca , la quale , entrata nella sua camera , lesse la lettera ignobile che già conosciamo . Ciò che provasse in quel momento sarebbe impossibile analizzarlo . Era la rovina di tutte le sue illusioni , di tutta la sua felicità ! Versò lacrime amare ; ma era troppo intelligente per abbandonarsi alla disperazione ; e colpita nell ' anima , le venne l ' idea di vendicarsi . Voleva far soffrire quel miserabile , calpestare sotto i piedi l ' onore di lui , gettargli in faccia queste parole : " Anch ' io ho un ' amante ! " Bianca sonò il campanello . Celia , devotissima a lei , accorse , ma rimase immota dallo stupore : il volto della contessa esprimeva la più energica determinazione : i suoi occhi scintillavano di arditezza . - Celia , vai a comprarmi un domino nero , elegantissimo , e una maschera : stasera vado al veglione , sola . - Mio Dio , se il conte lo sapesse ... ! - Bianca proruppe in una convulsa risata . - Mio marito si diverte senza me : è giusto che mi prenda la mia rivincita : leggi . - E le porse la lettera di Cinzia . Celia la percorse con un ' indignazione impossibile ad esprimersi . - Che infamia , eh ? - disse la contessa . - Come ha saputo abbindolarmi bene ! Ma d ' ora innanzi vedrà di che sono capace ! Io non rivelerò nulla a mio padre per non dargli troppo dolore o perchè potrebbe dirmi : " Tu l ' hai voluto ! " Non chiederò la separazione , ma fin da quest ' istante ho un solo desiderio : ricambiare il tradimento . Vai , dunque , ad eseguire i miei ordini senza che altri lo sappia ; mi fido di te . - Celia obbedì . Ella avrebbe voluto acompagnare la padrona al veglione , ma Bianca rifiutò . Quando la servitù fu coricata , la contessa indossò il domino e uscì . La fidata cameriera sperava che Bianca , pentita del partito preso , ritornasse al palazzo prima di entrare al veglione . Per cui si mise ansiosa alla finestra , scrutando l ' ombra del viale , intenta ad ogni rumore di carrozza . Le ore passavano e Bianca non tornava . Celia tremava . Ma a un tratto sentì il rumore di una vettura che si avvicinava . Si sporse dalla finestra e mormorò : - È lei .... è lei .... - Si precipitò ad aprire il portone , proprio al momento in cui Bianca pagava il vetturino . Bianca le battè una mano sulla spalla , dicendole con accento carezzevole : - Sono qui sana e salva , mia buona Celia . Andiamo su : ti raconterò tutto ! - La povera donna sentì allargarsi il cuore . Quando Bianca si trovò nella propria camera , seduta presso il caminetto , raccontò alla sua fidata cameriera tutto quanto le era accaduto . La povera donna non perdeva una parola : essa fremè al racconto dell ' assassinio di Giulietta , ne ascoltò trepidante i minimi particolari ed applaudì al buon cuore della sua padrona e dello studente , che volevano occuparsi dell ' orfanella . Un ' ora dopo , la contessa dormiva tranquilla nel suo letto . VI . Erano appena suonate la nove quando la contessa , vestita semplicemente di panno nero , bussava alla soffitta dello studente . Aldo le aprì e la riconobbe subito . Con un inchino rispettoso si ritrasse indietro per farla passare , ed appena l ' uscio fu chiuso le prese le mani . - Quanto vi ringrazio , signora , di essere venuta ! - Bianca si lasciò stringere le manine , ma fissando il giovane coi suoi occhi luminosi : - Signora ? - ripetè . - Dimenticate che sono vostra sorella ? - Aldo riprese tosto la sua disinvoltura . - È vero , Speranza ; ma non osavo ricordarvelo temendo di offendervi . - Se pensassi che da voi potessi avere un ' offesa , me ne andrei subito . Ho pienamente fiducia in .... mio fratello . - Vi era una tal semplicità , un tal candore nell ' insieme della giovane , in ogni sua parola , che Aldo ne fu affascinato . - Grazie ! - ripetè , portandosi questa volta le manine di lei alle labbra . Bianca arrossì un poco ma sedutasi sul divano chiese : - Ditemi che è successo dopo la mia partenza . - Egli le disse che la bimba , svegliatasi , chiamava la mamma , non voleva che la mamma . Teresa l ' aveva portata nella sua soffitta , per calmarla . - Povera angioletta ! - disse Bianca con le lacrime agli occhi . - Io desidero vivamente di abbracciarla . - Stamani non ve lo permetto , - rispose Aldo . - C ' è nel casamento il giudice istruttore : Umberto Trani . - Bianca divenne pallidissima . - Io lo conosco ! - balbettò . - Le cose s ' imbrogliano .... - Aldo la tranquillò : - No , no , tutto andrà bene ! Peraltro , sarà meglio che non torniate qui prima che sia finita ogni inchiesta sul feroce assassinio . Io dirò che siete partita per Ivrea onde ottenere il consenso di vostro marito per adottare la piccina : mia sorella è già avvertita di tutto e mi scriverà in conseguenza . Mostrerò la sua lettera al giudice istruttore ed a Teresa . - Che penserà vostra sorella di me ? - disse Bianca trepidante . - Quello che ne penso io stesso : - rispose lo studente - che siete degna della massima stima , del massimo rispetto . - Bianca era commossa . - Ma voi non conoscete di me che il nome che vi ho dato ! - Mi è bastato vedervi per giudicarvi . Non vi chiedo i vostri segreti ! per me siete Speranza , una cara sorella , e sono pronto a dare tutto il mio sangue per risparmiarvi una lacrima . State dunque tranquilla . Se non vi vedrò per qualche tempo , avrete mie lettere che vi terranno informata di tutto . Dove debbo scrivervi ? - Scrivete fermo in posta , al nome di Celia Lari . È il nome della mia cameriera , una donna fidatissima , che si farebbe ammazzare per me . Ora me ne vado : baciate per me la bambina . E il cadavere della sua sventurata madre è ancora là ? - No , l ' hanno trasportato alla sala anatomica per l ' autopsia . - Bianca ebbe un fremito . - Povera sventurata ! E il suo assassino ha confessato ? - No , egli nega ; non ha voluto dire il suo nome ; nessuno l ' ha riconosciuto . - È strano ! - Rimase un istante pensierosa , quindi chiese : - Non si potrebbe dare alla vittima onorevole sepoltura perchè la sua bambina possa un giorno pregare sulla tomba di lei ? - Ci abbiamo già pensato e sta girando nel casamento una sottoscrizione per l ' acquisto di una fossa privata . Solo nelle soffitte , abitate da gente bisognosa , si sono raccolte sessanta lire . - Nobili cuori ! Troveremo più tardi il mezzo di soccorrerli segretamente . - Quanto siete buona ! - Cerco d ' imitare .... mio fratello . Ma parleremo di tutto ciò più tardi . Eccovi intanto il mio obolo per la sottoscrizione . - Così dicendo si tolse di tasca un elegantissimo portafogli e ne levò due biglietti da cento lire . Aldo sussultò . - Non posso accettarli , Speranza ! Un povero studente come me non potrebbe fare una tale offerta , e neppure mia sorella . Qual nome dovrei dunque mettere sulla lista ? - Un incognito . - Bianca lo guardava stendendogli la manina . Egli la strinse nella sua e si sorrisero . Ma vi era una profonda commozione in quel sorriso . Poco dopo la contessa lasciava la soffitta , Il giorno seguente essa ebbe una lettera di Aldo , che le dava ragguagli sull ' interrogatorio del giudice istruttore , sulla bambina , l ' esortava a star quieta , non essendovi bisogno della sua testimonianza . Poi Aldo aggiungeva : " Quando sarà finito tutto questo , potrò rivedervi , Speranza ? Nel dire il vostro nome , mi sento capace delle più nobili cose ! " Voi mi avete fatto molto bene , sorella mia ! Chi avrebbe mai detto che in una notte di carnevale avrei trovato la mia felicità ? Peraltro , questa felicità , nata da un dolore , mi fa quasi paura . Ma non voglio pensarci adesso . Se la felicità non esiste sulla terra , noi la creeremo a forza di doveri , di lotte , di sacrifizi . " Bianca lesse più volte quella lettera , presa da un incanto nuovo , quasi una nuova luce sorgesse nella sua esistenza . Aldo le scrisse tutti i giorni , e Bianca già obliava il marito in quella pura ebbrezza dello spirito , quando il conte Rossano , di ritorno , la svegliò dal suo sogno . Ma allora tutta la sua anima si ribellò , il ricordo del tradimento risorse e la contessa ricevette il conte come abbiamo veduto . Rimasta sola nello spogliatoio , essa riandava il passato , allorchè Celia entrò . - Ho una lettera da consegnarle , - disse . - Dammela subito , Ho bisogno di respirare qualche cosa di puro . - Afferrò bramosa la lettera di Aldo , ma appena l ' ebbe aperta , tornò pallidissima . Essa lesse ad alta voce : " Speranza , tutto il nostro piano si sfascia . " Ieri il giudice istruttore mi fece chiamare nel suo gabinetto e mi chiese , guardandomi fisso : " - Vostra sorella non è più tornata a Torino ? " - No , signore , - risposi . " - Ebbene , telegrafatele che urge la sua presenza . - " Mi turbai , ma risposi : " - Bene ! Telegraferò . - " Appena fui lungi dagli sguardi del giudice istruttore , ebbi un momento di disperazione . " Che è successo perchè il giudice istruttore mi abbia fatto tale intimazione ? " Per certo , se telegrafassi a mia sorella , essa partirebbe subito ; ma , una volta qui , la gente del casamento mi smentirebbe , perchè mia sorella non vi assomiglia affatto : è bionda come una spiga matura , piccola , grassa , tutto l ' opposto di voi , insomma . C ' è da diventare pazzi ! Per me , non temo : sopporterei anche la prigionia , purchè foste salva ; ma se avessero qualche indizio su voi , se il confessare che non vi conosco non bastasse a allontanare ogni pericolo ? Se lo potete , venite senza indugio da me : io non mi muoverò di casa per attendervi . Voi non sapete in che stato mi trovo al pensiero di non aver potuto mantenere la mia promessa , salvarvi da una pubblicità . Non ragiono più , e se non vi vedessi , sento che commetterei qualche pazzia . Perdonatomi questa lettera insensata , ma voi avete il cuore troppo nobile per non comprendere lo stato d ' animo del vostro sventuratissimo fratello . " - Povero Aldo ! - mormorò Bianca , che si era rimessa dal primo moto di terrore . - Egli sarebbe capace di tutto per impedire a me un dolore : tocca a me , ora , a consolarlo . - Che intendete fare ? - chiese Celia spaventata . Bianca si alzò , tranquilla . - Andrò dal giudice istruttore , - rispose . - Lo conosco , è un gentiluomo , non mi perderà , - Indi aggiunse con un gesto vago : - E poi , se mi perdesse , che m ' importa , ora ? - Contessa , - disse Celia - pensi a suo padre ! - I bellissimi occhi di Bianca si velarono . - Hai ragione ! - mormorò . E dopo un momento di silenzio : - Dammi il mio abito da mattina , - disse con vivacità , - Hai sentito ? Aldo mi aspetta . Sta ' sicura , non mi accadrà nulla di male ! - Un quarto d ' ora dopo , la contessa usciva . VII . L ' assassino aveva subito un primo interrogatorio nel gabinetto del giudice istruttore , ma a tutte le domande di questi si rifiutò di rispondere , giurando che era innocente . Nel camiciotto del pierrot , nelle tasche dei calzoni nulla si era trovato che potesse stabilirne la identità . Ma il giudice istruttore , rileggendo i punti salienti dell ' inchiesta , fu colpito da una osservazione che dapprima gli era sfuggita . Era il rapporto dell ' ispettore e di un agente , i quali avevano osservato l ' effetto prodotto dalla vista della sorella di Aldo Pomigliano sulla povera Giulietta , la quale pronunziò parole strane a suo riguardo : - Lei ? Lei ? Ma non sa .... ? - Dunque , costei conosceva la giovane , e forse lo studente stesso era stato in intimi rapporti colla sventurata . Assalito da questi sospetti , Umberto Trani fece chiamare l ' ispettore , interrogandolo su questa circostanza . - Io dubito , - rispose l ' ispettore - che quella signora sia sorella dello studente . Il signor Aldo Pomigliano non è ricco , e a furia di sacrifici riesce a sbarcare il lunario . Ora quella signora portava orecchini di brillanti di una grossezza maravigliosa , aveva le dita cariche di anelli di valore , un abito ricchissimo . A me pare che una provinciale non vestirebbe in tal guisa per recarsi a trovare un fratello povero nelle soffitte . - Avete ragione . Quello studente mi ha gabbato . Ma saprò fargli pagar cara la sua astuzia . Intanto vi ringrazio delle vostre informazioni . - Dopo un paio di giorni , il Trani fece chiamare Aldo , cui disse semplicemente che telegrafasse alla sorella di venire a Torino , avendo necessità di parlare con lei . Quando Aldo , sconvolto , era uscito dal gabinetto del giudice , vi entrò un agente per avvertirlo che Teresa , colei che teneva in custodia la bimba della vittima , veduto il ritratto che la questura aveva fatto fare all ' assassino , l ' aveva riconosciuto per il seduttore della povera Giulietta . Il magistrato si fregò le mani dalla soddisfazione . - Siamo in porto ! - esclamò . - Le lettere della vittima ci danno il nome dell ' assassino . - Ne prese una dal pacchetto che aveva sopra lo scrittoio , ne guardò la firma e fece un gesto di trionfo . - Fabio Ribera ! Si vede che egli non supponeva che la sua vittima conservasse tutte le sue lettere . Ora sarà facile avere delle informazioni su lui ; procuratemele . - La sera dello stesso giorno ebbe un esteso rapporto sull ' assassino . Fabio Ribera era designato come un giovane onestissimo , commesso in un negozio di mode . Dieci giorni prima del fatto , aveva chiesto al principale di assentarsi per un mese , dovendo recarsi fuori di Torino per affari di famiglia . Per cui il principale lo credeva in viaggio . Nessuno poteva prestar fede all ' accusa contro lui , tanto il suo tenore di vita era quieto . E poi , si sapeva che amava una buona fanciulla , commessa nello stesso negozio , e che dovevano presto sposarsi . Anzi , la giovane era persuasa che il suo Fabio si trovasse lungi da Torino , appunto per ritirare carte relative al loro matrimonio . Il giudice istruttore era pensieroso . - La matassa è più imbrogliata di quello che credevo ! - diceva fra sè . - Se il rapporto dice il vero , quale sarebbe stato il movente dell ' assassinio ? Forse che Teresa , la moglie del falegname , si è ingannata credendo di riconoscerlo ? Li metterò a confronto . - Il domani , verso le dieci , il prigioniero fu condotto nel gabinetto del magistrato . - Ebbene , persistete a negare di essere stato l ' assassino di Giulietta , sebbene designato da lei stessa prima di morire ? - gli domandò il magistrato . - Sì , signore . - Chiamate la teste ! - disse il giudice al cancelliere . L ' accusato si rivolse verso l ' uscio di entrata e si trovò a faccia a faccia con Teresa . Ma egli non fece alcun gesto di sorpresa , come se si fosse trovato dinanzi ad una persona sconosciuta . Teresa , invece , dopo averlo guardato un momento , gridò con accento indignato : - Sì , lo riconosco , è lui , il birbante ! È il fidanzato di Giulietta , colui che vidi spesso con la poverina ! - V ' ingannate ! - rispose il giovane . - Ah ! m ' inganno ? La vedremo , assassino ! ... Sei proprio tu : ti riconosco dal neo che hai sulla guancia . - Il giudice istruttore soggiunse : - Ormai è inutile che neghiate , Fabio Ribera ! - Un tuffo di sangue salì al viso dell ' accusato . - Sapete il mio nome ? - balbettò . - Sappiamo tutto quanto vi riguarda , e le vostre lettere da voi firmate , scritte a quella povera infelice , sono qui ad attestare la vostra iniquità verso colei che , dopo essere stata vittima di un ' infame seduzione , fu da voi assassinata ! - L ' accusato ascoltava come se non capisse . - Le mie lettere ? Firmate da me ? - Sì , da voi , guardate : non riconoscete la vostra calligrafia , la vostra firma ? - Così dicendo , il giudice istruttore pose sotto gli occhi dell ' accusato il foglio tolto poco prima dal pacchetto . Il giovane lo guardò , e subito cadde svenuto . Quello svenimento fu per il magistrato una prova luminosa della colpabilità del giovane . Fabio non tardò a rinvenire . Egli aveva cambiato interamente aspetto . Vi era in lui qualche cosa di risoluto , come se compiesse un dovere penoso dinanzi al quale non si indietreggia . - Sono pronto a rispondere a tutte le vostre interrogazioni ! - disse . Un lampo di trionfo passò negli occhi del magistrato , che riunite alcune carte e fatto un segno al cancelliere , disse all ' accusato : - Prima di tutto , il vostro nome e cognome ? - Lo sapete : Fabio Ribera . - La vostra età ? - Ventitrè anni . - Dove siete nato ? - A Torino . - La vostra professione ? - Commesso in un negozio di mode . - Confessate di aver colpito volontariamente , coll ' intenzione di uccidere , l ' operaia Giulietta Lovera , detta la Bionda ? - Lo confesso . - Il vostro delitto è stato premeditato ? - No . Giulietta stessa mi ci spinse . - In qual modo ? - Un tempo Giulietta fu mia amante . Ma poi la incontrai due volte al ballo pubblico con un individuo che non volle dirmi chi fosse ; incontrai lo stesso individuo una sera sulle scale della sua abitazione e fin da quel momento ruppi ogni relazione con lei . - Cioè , non vi faceste più vedere , senza spiegarle il motivo della rottura . Agiste da vile . Quando l ' abbandonaste , sapevate di averla resa madre ? - No ; seppi un mese fa che essa aveva una bambina , ma non sono sicuro della mia paternità . - Calunniate la morta ! - Ho tutto il diritto di fare questa supposizione , dal momento che Giulietta mi nascose il suo stato . E confrontando la data della nascita della piccina , è facile desumere che la giovane era già madre prima della nostra separazione . - Da quando la lasciaste , non la rivedeste più ? - La vidi un mese fa . Non pensavo più a lei , vivevo tranquillo , quando una mattina nell ' uscire di casa m ' imbattei con Giulietta . Essa mi disse : " - Venivo a cercarvi . " - Sono ai vostri ordini , - risposi . " Capivo che era inevitabile una spiegazione . " La condussi nel mio piccolo alloggio , le chiesi ciò che desiderava . " Giulietta mi rimproverò la mia condotta , insultandomi . E fu allora che mi rivelò la sua maternità , " Ma io a mia volta le risposi indignato che non la credevo , e allusi ad altri suoi sconosciuti amanti . " Giulietta andò su tutte le furie . Poi mi intimò di abbandonare la fanciulla che da tre mesi è mia fidanzata e che dovevo sposare dopo Pasqua . Le chiesi con qual diritto mi imponeva questo , ed aggiunsi che mai avrei acconsentito al suo volere . " Giulietta replicò : " - Lo farete , altrimenti andrò io stessa da quella giovane , mostrandole la vostra creatura . - " Ebbi paura . Io amo Ilda , e sono da lei riamato . Se Giulietta si fosse presentata davvero a lei , la giovinetta non avrebbe più voluto saperne di me . " La scongiurai di desistere dalla sua idea , le offersi perfino di passarle una pensione per la bambina . " Tutto fu inutile . " - Se fra quindici giorni non ho prove sicure che l ' avete abbandonata , - mi disse - penserò io ad allontanarvi da lei . - " Se ne andò , senza che io avessi la forza di trattenerla . - Il magistrato l ' aveva ascoltato con aria severa . - Allora , - disse - concepiste il disegno di assassinarla ? - No , - rispose Fabio . - Io provavo soltanto un rancore amaro contro Giulietta , cui scrissi supplicandola di risparmiarmi , soprattutto di risparmiare Ilda . Ma più io mi umiliavo , più Giulietta diveniva crudele . " - Vi dò altri otto giorni di tempo , - rispose alle mie preghiere - spirati i quali sarò inesorabile ! Se io non avrò il vostro anello di sposa , non l ' avrà neppur l ' altra ; è giustizia . - " Ero furente , ma non pensavo di ucciderla . Volli avere un ultimo colloquio con lei , deliberato a suicidarmi se ella fosse inflessibile . " Scelsi , per recarmi da Giulietta , la sera di giovedì grasso , sicuro che una parte degli inquilini delle soffitte sarebbero assenti . Io tenevo ancora una chiave della stanza di Giulietta . " Non sapendo quello che potesse accadermi , avevo chiesto un permesso al mio principale , dicendo di assentarmi da Torino per andare a ritirare delle carte concernenti il mio matrimonio . " Passai parte della sera girovagando per le strade nel mio costume da pierrot . " Era quasi la mezzanotte quando mi decisi di arrischiare tutto , pure di non perdere Ilda . " Salii le scale , introdussi la chiave nella serratura e stavo per aprire , allorchè il rumore di gente che saliva le scale mi fece spengere il cerino e dirigere da quella parte . " Mi trovai a faccia a faccia col giovane che poi mi arrestò e che mi pento non avere strangolato . Egli teneva stretta al braccio una signora elegantissima , in domino nero . " La mia presenza li rese muti ; forse ispirai loro paura . Il giovane si affrettò ad aprire il suo uscio , a introdurre la signora , e disparve con lei . " Allora entrai a mia volta nella soffitta di Giulietta , e accesi una candela . " La giovane dormiva . " Io la svegliai , chiamandola per nome . " Essa aprì gli occhi ed esclamò : " - Tu ! Che vieni a far qui , a quest ' ora ? Come sei entrato ? " - Colla chiave che mi desti un giorno tu stessa : domani scade il termine da te impostomi , e vengo per sapere se sei decisa a rovinarmi , a distogliere da me la fanciulla che amo . " - Miserabile ! - esclamò . - Non mi rovinasti , tu ? No , non ti risparmierò ! ... Voglio che Ilda ti disprezzi , ti odi ! - " Perdetti la testa . " - E se io ti facessi tacere per sempre ? - le dissi . - Tu ? ... Ma io chiamerò aiuto .... Assassino ! ... - " Alzava la voce ; io non fui più padrone di me , e colpii , eccitato dalle grida di lei , cieco di furore , di rabbia . - E non pensaste all ' innocente creatura che riposava tranquilla presso sua madre e che è vostra figlia ? - disse il giudice istruttore . - Respingo in modo assoluto tale paternità . - Non vi pentite di aver uccisa la giovane che un giorno amaste ? - No ; essa mi ha spinto al delitto minacciandomi di farmi perdere l ' amore di Ilda . - L ' avete perduto lo stesso , macchiandovi le mani di sangue . Credete che , se quella giovinetta è onesta , possa amare un assassino ? Voi le desterete orrore . - Non lo dite , non lo dite , o impazzo ! - Ed il giovane , fino allora risoluto , quasi calmo , divenne tremante , agitato , i suoi occhi si empirono di lacrime , le sue mani si torcevano con violenza . A stento potè firmare il suo interrogatorio , così che la calligrafia apparve ben diversa da quella delle lettere . Ma il magistrato non vi pose mente , e se anche l ' avesse osservato , non ne avrebbe fatto caso tanto la mano del giovane tremava . Fabio fu condotto via . Mentre egli usciva dal gabinetto del giudice istruttore , una signora elegante , che aveva consegnato allora un biglietto per il magistrato ed attendeva di essere ricevuta , trasalì nel vedere l ' imputato . Eppure Bianca , giacchè era lei , non conosceva l ' assassino di Giulietta ! Ma quel giovane pallido , di aspetto quasi femmineo , le ricordò vagamente suo marito . L ' assassino , dal canto suo , sussultò alla vista di quella signora nella quale riconobbe il domino di quella notte funesta in cui aveva naufragato tutta la sua felicità . Bianca entrò nel gabinetto del giudice istruttore . Egli le andò incontro coi segni del più profondo rispetto . - Desiderate parlarmi ? Posso esservi utile in qualche cosa , contessa Rossano ? - Non contessa Rossano ; - rispose Bianca con voce debole , ma ferma - sibbene la sorella di Aldo , il domino misterioso che si trovò presente alla morte della povera Giulietta assassinata ! - VIII . Il conte Livio Rossano era stato colpito come da una mazzata sul capo per la scenata della moglie . Entrando nel proprio appartamento , stringeva ancora fra le dita convulse la lettera di Cinzia , Ah ! se avesse avuto in quel momento l ' amante nelle mani ! Era irritato anche con la cameriera , ben supponendo che costei avesse trovato il biglietto e lo avesse consegnato alla contessa . - Quella pettegola mi ha sempre veduto di mal occhio ! - pensava . - Le torcerei volentieri il collo .... Capisco che per Bianca quella lettera era crudele ; ma credevo che tutto si sarebbe risolto con una crisi di lacrime ; invece mi ha detto che le fo nausea ! Basta , il meglio che io possa fare è di fingere un pentimento sincero , finchè lei stessa , commossa , mi stenda la mano . La sua collera non può durare , mi ama troppo ! - Questo pensiero lo calmò . Non era la prima volta che il conte si trovava mischiato a drammi intimi , e sempre ne era uscito serenamente , grazie alla sua ipocrisia . Un commediante non avrebbe saputo fingere meglio l ' emozione , il dolore , la passione , mentre nel suo interno rimaneva impassibile . Quando Livio Rossano aveva raccontato a Bianca la sua dolorosa storia , non aveva detto una sola parola vera . Egli assomigliava a sua madre morta , una donna bellissima , la quale ingannò il marito fino all ' ultimo istante , senza che il disgraziato se ne accorgesse mai . Il conte Sebastiano Rossano , padre di Livio , era stato un galantuomo in tutta l ' estensione del termine , un galantuomo che la moglie e poi il figlio sfruttarono fino alla morte . In passato la famiglia Rossano era stata potentissima , ricca ; ma , come tante altre nobili famiglie piemontesi , aveva consumato quasi tutto il suo patrimonio per la redenzione della patria . Onde , colla sostanza esigua rimasta , il conte Sebastiano non avrebbe potuto vivere ; ma , impegnato il suo piccolo capitale negli affari , ebbe tale fortuna , che in pochi anni riuscì ad ammassare un discreto patrimonio , e , se il figlio fosse stato come lui laborioso , le ricchezze di un tempo sarebbero rientrate nella casa . Ma Livio voleva godersi la vita , e , se pianse alla morte della madre , non versò una sola lacrima quando gli mancò il padre . Libero di sè , si diede allo più pazze orge , alle più volgari avventure e ne uscì in completa rovina . Fu in quel frattempo che , invitato dal marchese di Passiflora , sentì parlare della bellezza di Bianca e dei suoi milioni . Questi soprattutto gli ispirarono il desiderio di conquistare la giovane . E vi riuscì . Solamente il padre di Bianca , diffidando di Livio , stabilì nel contratto di matrimonio che la dote di Bianca fosse inalienabile , che il marito non potesse toccare la minima parte del capitale senza il consenso della moglie . Livio non fece opposizione , perchè sicuro dell ' amore di Bianca aveva la certezza di piegarla ad ogni suo volere . Ma dopo l ' accaduto pensò che se per sua colpa avveniva una separazione , perderebbe tutti i beni dotali . Livio provò un fremito di collera e di paura al tempo stesso a questo pensiero . Egli ormai non avrebbe più potuto rinunciare alla vita splendida che conduceva . Inoltre , se il conte non amava sua moglie , andava orgoglioso della bellezza di lei e ambiva a possederla . All ' ora della colazione Livio passò nella saletta dove egli e Bianca erano soliti prendere i pasti , quando si trovavano soli . Era una saletta elegantissima , munita di tutto il confortabile , calda e profumata . Ma al primo entrare , vide una sola posata sulla tavola apparecchiata . Aggrottò le sopracciglia , ma vedendo entrar Celia , assunse un ' espresione melanconica e domandò : - Mia moglie non viene a colazione ? - La signora contessa - rispose Celia - è uscita . Ora suonerò , perchè lei sia servito . - Un momento , - soggiunse Livio . - Vorrei prima parlare con voi . Per colpa vostra mia moglie è in collera con me . Sono sicuro che voi stessa le consegnaste la lettera trovata nella mia tasca . - Sapevo forse che cosa fosse scritto in quel foglio ? - disse Celia . - Credevo si trattasse semplicemente di un conto . Quantunque io la sappia lunga sul conto suo , caro signore , e conosca molti suoi intrighi , non lo avrei mai denunziato alla signora , non per riguardo a lei , ma alla contessa . - Livio trasalì . Tuttavia chiese : - Che sapete ? Sentiamo . - Non ho bisogno di dirglielo ; interroghi la sua coscienza . - La mia coscienza di nulla mi rimprovera : io sono vittima di calunnie ! - Celia sbuffava . - La lascio , perchè ne direi troppe e non ho tempo da perdere con lei . - E suonando il campanello elettrico , disse al domestico accorso : - Servite il signor conte : la contessa tornerà più tardi . - Essa uscì dalla saletta lasciando Livio in preda ad una terribile agitazione . - Che può sapere costei ? - pensava , - Avrei paura , adesso , io , che non ho mai saputo che sia timore ? Celia me la pagherà ! Ma non bisogna commettere imprudenze . - Dopo colazione , il conte indossò il soprabito , i guanti , prese il cappello ed uscì . In istrada consultò l ' orologio . - Il tocco ! - mormorò . - Se andassi da Fabio ? A quest ' ora deve trovarsi a casa ! - Si recò in via Garibaldi , entrò in un portone , e senza fermarsi in portineria , salì le scale fino al quarto piano . Bussò ad una porta , su cui era incollato un biglietto da visita col nome di Fabio Ribera . Bussò due volte senza averne risposta . Livio fece un gesto di malumore . - Sarà andato dalla sua bella ! - pensò , ridiscendendo le scale , - È strano che non mi abbia fatto saper nulla , come eravamo intesi . Se mi recassi da Ilda ? Ma no , è meglio che ci vada stasera ; sarò più sicuro di trovarli insieme . - Entrò in un caffè , dove chiese una bibita ed i giornali . Ne spiegò uno per passare il tempo e ad un tratto divenne pallido come un cadavere . Leggeva le seguenti righe : / # " Nulla ancora si è scoperto circa l ' assassinio di Giulietta Lovera . L ' uomo mascherato da pierrot , arrestato sul luogo la sera del giovedì grasso , il presunto assassino , si mantiene negativo ed ancora non si è potuto sapere il suo nome . Si dice che siano stati fatti altri arresti , ma per ora ci è duopo mantenere il silenzio onde non intralciare l ' opera della giustizia . " # / Il conte chiamò il cameriere , cui disse : - Vorrei i numeri arretrati di questo giornale ! - Un momento dopo il cameriere tornava con un fascio di giornali . Il conte cercò fra essi il numero del venerdì grasso e vi trovò tutti i ragguagli dell ' assassinio . Il foglio tremava nelle sue mani . - Ed io non ho saputo nulla ! - mormorò . - Ma come potevo credere Fabio capace di tanto ? E si è fatto arrestare ? Adesso è finita .... non potrà negare a lungo .... si saprà il suo nome , e non se la caverà con poco . - Sembrava che quest ' ultimo pensiero lo sollevasse , gli rendesse la calma . Quand ' ebbe finito di leggere , chiese un altro caffè . - Bisogna che stasera vada da Ilda ; - disse - da lei saprò tutto . - Tuttavia tornò al palazzo verso sera . La contessa era a casa , e quando si trovò a pranzo di fronte a lei gli parve di non averla mai veduta più bella . Infatti , Bianca aveva il volto animato , gli occhi brillanti , un fascino nuovo in tutta la persona . Anche Celia , che serviva a tavola , sembrava contenta . Livio invece si sentiva turbato e socchiudeva gli occhi per meglio guardare sua moglie ; notò che questa non si curava affatto di lui e mangiava con appetito . Quando la tavola fu sparecchiata e Celia si ritirò , il conte , avvicinatosi a Bianca , con voce tenera le disse : - Siete sempre in collera con me ? - Non dimentico ! - rispose Bianca con fierezza . - Credevo che , dopo le vostre parole , non avreste più tentato un inutile avvicinamento . Ma giacchè mi sono ingannata , vi dirò come intendo di regolare d ' ora innanzi la mia vita , a meno che preferiate una separazione .... - Separarmi da voi , Bianca ? Non è possibile - Ella rimase impassìbile , ma gli occhi che si fissavano su Livio avevano un ' espressione strana , che lo spaventarono . " - Ciò avverrà , - dichiarò risoluta - se continuerete la parte ipocrita rappresentata fino ad ora . Alle corte , ecco ciò che ho deciso : voi sarete libero come se fossimo separati , pur continuando a godere le rendite che aveste finora , padronissimo di mantenere delle amanti qui od altrove , purchè rispettiate il tetto coniugale . - Bianca ! - Ella proseguì : - Dal canto mio non avrò più nulla di comune con voi ; se ci troveremo all ' ora dei pasti , li faremo insieme come due estranei che s ' incontrano in un albergo , serviti da Celia , la sola che sia a parte di ciò che avviene fra noi . - La fisionomia di Livio aveva assunto un ' espressione tetra . - Accetto - diss ' egli - perchè spero col tempo di farvi ricredere sul conto mio e di riacquistare quell ' amore che senza colpa ho perduto . - Bianca non aggiunse altro e lasciò la stanza . Livio impallidì dalla collera , ma non tardò a rimettersi . - Al diavolo anche lei ! - mormorò . - Alla fin fine che m ' importa ! Che io possa conquistare Ilda , e non rimpiangerò mia moglie ! - Ormai sicuro che le rendite non gli sarebbero sfuggite , riacquistò tutta la sua baldanza ed uscì per recarsi dalla fidanzata di Fabio . Ilda abitava in un modesto appartamento a un quinto piano di via Santa Teresa . Era sola con sua madre , una vecchia infermiccia , che viveva di una piccola rendita lasciatale da una padrona presso la quale era stata a servizio per più di quarant ' anni . Suo marito era stato cocchiere della stessa casa . Avevano avuto quell ' unica figlia , che formava ormai tutto il tesoro della povera vecchia , la quale non aveva sperato , maritandosi a quarantadue anni , di diventare madre . Il padre di Ilda era morto quando la fanciulla compiva i sette anni , e la padrona consigliò la madre di mettere la figlia in un collegio di monache , finchè fosse in età di guadagnarsi la vita . La donna seguì il consiglio ; ed Ilda rimase per oltre otto anni in collegio . Quando ne uscì , abile in tutti i lavori , trovò subito da occuparsi . Ma il guadagno era esiguo , per cui accettò un posto di commessa in un elegante magazzino di mode , e lavorò a casa la sera , accanto alla madre . Ilda era una bellissima giovinetta . Slanciata , elegante anche nel suo vestitino da pochi soldi , aveva una di quelle fisionomie che destano simpatia al primo vederle . Pallida , bruna , con gli occhi verde mare , aveva alcun che d ' ardito e d ' intelligente . Ilda amò Fabio teneramente . Non era bello , ma aveva un fascino sulla buona fanciulla . Fabio le aveva raccontato la sua semplice storia . Non aveva conosciuto i genitori . Una nobile dama si prese cura di lui , lo fece allevare , e venuta a morte quando egli compiva i dieci anni , un figlio di lei l ' aveva surrogata in quell ' opera di carità . Quell ' uomo generoso lo aveva fatto studiare , per metterlo in grado di guadagnarsi la vita . Fabio non aveva avuto fino allora altro affetto che quello del gentiluomo , il quale lo trattava come un fratello e per il quale avrebbe dato a goccia a goccia tutto il suo sangue . Egli volle presentare ad Ilda il suo benefattore , che si mostrò con lei molto gentile , approvò la scelta di Fabio e promise di mobiliare a sue spese il quartiere per gli sposi . Ilda , commossa , lo ringraziò , ma quando , sola col fidanzato , questi le chiese quale impressione avesse avuto del suo benefattore , la giovane rispose : - Vuoi che te lo dica , Fabio ? Se non sapessi che ha soltanto dodici anni più di te , lo direi tuo padre . Egli ti assomiglia molto . Avete eguale anche il colore degli occhi ; ma il suo sguardo non è il tuo , non mi piace .... - Di ' la verità : non ti è rimasto molto simpatico ? - No , ma devi perdonarmi . Vi sono persone che non piacciono a prima vista , e che , frequentandole , si finisce con l ' amarle . - Hai ragione , Ilda mia , e vedrai che , conoscendo meglio il conte , lo adorerai , perchè è un cuor d ' oro , un ' anima elevata . - Ne sono persuasa . Ha moglie ? - Sì , - rispose Fabio - ma io non la conosco , perchè non mi sono mai recato a casa del conte . Egli si occupa di me , viene qualche volta a trovarmi , desidera che ricorra a lui in qualsiasi circostanza , ma vi è troppa distanza sociale fra noi , perchè io frequenti la sua casa . Anzi , ti prego di non parlare del conte a nessuno . A te ho voluto dir tutto , a te ho voluto presentare il conte perchè voglio che tu sia a parte di tutti i segreti della mia vita , che tu mi conosca interamente , come ormai credo di conoscere te , unico mio amore ! - Ilda era troppo felice per non approvare la delicatezza del fidanzato . La loro felicità durava da qualche mese , il loro amore andava ognor crescendo . Ma la loro felicità durò poco . Fabio lasciò una sera Ilda dicendole che doveva partire per il paese natio a cagione di alcune carte relative al loro matrimonio . Ilda si accòrse che nel lasciarla egli aveva le lacrime agli occhi e ne fu spaventata . - Che hai ? ... Dimmi , che hai ? Si direbbe che stia per accaderti sventura . - No , Ilda ; sono triste perchè anche un breve distacco da te mi addolora ; ma quando tornerò tutto sarà finito e nessuno ci separerà più . - Hai avvertito il conte della tua partenza ? - Fabio sussultò . - Il conte è lontano da Torino con sua moglie . Dammi un bacio , Ilda , e addio . - No , a rivederci presto . - E soggiunse con un sorriso pieno di dolcezza : - Forse che non vorresti tornare , abbandonarmi ? - Fabio la strinse fra le sue braccia . - Abbandonarti ? - esclamò con veemenza . - È più facile che tu .... - Io ? - disse Ilda troncandogli la parola in bocca . - Ah ! tu non mi conosci ancora . Ti ho giurato d ' esser tua per sempre , e se qualche fatalità dovesse separarci , io manterrei lo stesso il mio giuramento . O tua , o di nessuno ! - Grazie , Ilda , grazie ! Ora parto più contento ! - Ma i giorni scorsero ed Ilda più nulla sapeva di lui , nè poteva comprendere quell ' inesplicabile silenzio . Una sera , rincasando , trovò presso sua madre un delegato e due agenti che venivano a interrogarla sul fidanzato che si trovava in prigione accusato d ' assassinio . Ilda si ribellò . - Fabio un assassino ! - disse con veemenza . - Pazzo chi lo dice ! - Egli stesso ha confessato ! - È una menzogna ! Perchè avrebbe assassinato ? A quale scopo ? - Lo saprete , signorina , - disse il delegato - perchè verrete chiamata dal giudice istruttore . Intanto , abbiate pazienza , ma dobbiamo eseguire una perquisizione . - Una perquisizione in casa mia ? Forse per trovare le prove del delitto ? Mamma , li senti ? - Ma la povera vecchia , fulminata da quella notizia e più ancora dalla presenza delle guardie , era svenuta . Allora Ilda non pensò più che a sua madre , e mentre gli agenti rovistavano inutilmente dappertutto , la fanciulla , inginocchiata presso la povera donna , la faceva rinvenire . - Mamma , rassicurati , - le disse quando la vecchia tornò in sè - Fabio è innocente . Lascia che quegli uomini facciano il loro dovere ; noi non abbiamo nulla da temere , nulla da rimproverarci . - Il delegato guardò quel gruppo con rispetto . Egli credette bene intervenire . - La signorina ha ragione ; - disse - lei deve stare tranquilla ; ciò che noi abbiamo dovuto compiere è una semplice formalità . Del resto , è già finito , e ce ne andiamo . - Fece un cenno alle guardie ed uscirono . La vecchia mormorò : - Dio , che colpo ! Ma tu dici bene , cara : Fabio non può essere un assassino ! - Non lo è , credilo , c ' è qualche sbaglio , e non tarderanno a saperlo . - Proprio in quella sera , il conte Livio Rossano , il protettore di Fabio , si recava dalla fanciulla , persuaso che ella conoscesse maggiori particolari sul delitto , di quelli appresi dal giornale . Quando la giovane , al suono del campanello , si recò ad aprire e si vide dinanzi il conte , lasciò sfuggire un grido di gioia . - Lo manda Dio ! - esclamò . - Venga , signor conte : ora non temo più nulla . - Livio fece un gesto di stupore , assai bene simulato . - Che succede ? - chiese con dolcezza , mentre seguiva la giovane nella stanza in cui era la povera vecchia . - Sono stato a casa di Fabio , e non l ' ho trovato . - Fabio è stato arrestato , signor conte , - disse la madre di Ilda . Il conte si volse con impeto alla fanciulla . - Arrestato ? - ripetè in tono interrogativo . - Sì , signor conte ; - rispose Ilda - lo accusano di essere un assassino . - Livio si abbandonò su d ' una sedia . - Ma lei non lo crede , non è vero ? - esclamò con slancio la fanciulla . - Lei lo difenderà . - Invece di rispondere , il conte rimaneva pensieroso , turbato , e a un tratto , come parlasse a sè stesso : - Disgraziato ! - mormorò . - Che abbia posto in opera la sua minaccia ? Ma no , non è possibile ! - Ilda era divenuta pallidissima . - Quale minaccia ? Che sa lei , signor conte ? - disse con ansia . - Oh ! parli , parli ! - Fanciulla , sedete qui vicina a me , - disse in tono quasi paterno - lasciate che prima io vi interroghi , perchè non ho più veduto Fabio da un mese , essendo assente da Torino . - Fabio me lo aveva detto , - rispose Ilda . - E dopo la sua assenza , signor conte , egli era divenuto triste , ma non ne feci molto caso , perchè era sempre amoroso e tenero con me . Solo quando mi disse di doversi assentare da Torino per le carte relative al nostro matrimonio , mi sorprese che egli piangesse , come se avessimo dovuto dividerci per sempre . Fin da quel momento non ebbi più sue nuove , e soltanto oggi sono venuti qui un delegato e due guardie per fare una perquisizione . - Il conte aveva appoggiato un gomito ad una tavola vicina e si sorreggeva la fronte fra le mani , ripetendo : - Disgraziato , disgraziato ! - Ma dunque , anche lei lo crede colpevole ? - disse la madre d ' Ilda . - Per quanto atroce sia la verità , - disse il conte - con accento soffocato - sento che è mio dovere non lasciarvela ignorare . - E con voce tremante raccontò alle due donne press ' a poco quanto abbiamo sentito raccontare dall ' accusato circa i suoi amori con Giulietta , fino al giorno in cui l ' antica amante l ' aveva minacciato di mandare a monte il suo matrimonio se egli non rendeva la parola alla fanciulla amata . - Io trovai Fabio in quel giorno , - aggiunse il conte - ed egli mi confidò tutto . " Creda , " mi disse ad un tratto " piuttosto che perdere la mia Ilda , mi uccido od uccido Giulietta ! " A poco a poco giunsi a calmarlo . Fabio mi promise di non tentar nulla contro lei , di rivolgersi piuttosto all ' autorità ; poi io fui costretto a partire e non seppi più altro . Ma adesso tutto mi fa temere che Fabio abbia posto in opera la sua idea . - La vecchia tremava di orrore . Ilda era rimasta dapprima affranta , dubitando di colui al quale era legata coi vincoli dell ' amore e della fede ; ma a mano a mano che il conte parlava , i suoi dubbi svanivano , e quando Livio ebbe finito , essa disse , fremente : - Fabio non può essere un infame ! Egli si sarebbe ucciso prima di uccidere . Fabio avrebbe rinunziato piuttosto a me , che possedermi al prezzo di un delitto ! - Il conte aveva trasalito . - L ' amate molto , cara fanciulla ! - disse . - Ma quest ' amore renderà più vera l ' accusa di essersi sbarazzato di quella donna per voi .... e finiranno col ritenervi sua complice . - Che m ' importa ! - esclamò con fierezza la fanciulla . - Crede forse che io voglia rinnegarlo , perchè lo dicono colpevole ? - Ma se Fabio confessasse il suo delitto ? - osservò Livio . - Non lo crederei lo stesso ; - interruppe la fanciulla - lo conosco troppo ! Direi che si è sacrificato per qualcuno ! - Livio aveva lasciato cadere i guanti che teneva in una mano e si chinò per raccoglierli . - Cara fanciulla , - disse poi - Fabio può andare con ragione orgoglioso del vostro amore , ed io vorrei che i giudici la pensassero come voi ; ma essi , purtroppo , non ragionano col cuore . - Ma lei , signor conte , potrebbe recarsi dal giudice istruttore , fargli comprendere che Fabio non può essere colpevole . - Lo farei con tutto il cuore , ma la mia testimonianza aggraverebbe forse le cose , perchè in coscienza sarei costretto a rivelare quanto ho già detto a voi . Fabio stesso avrebbe dispiacere di vedermi immischiato in questa faccenda , e se io non sarò chiamato da lui , non muoverò un passo per non recargli danno . Anzi , se il giudice istruttore vi facesse chiamare , farete bene a non parlargli di me . - Non dubiti ; - rispose freddamente la fanciulla - so il mio dovere . Fabio mi ha pregata più volte di non far parola di lei con alcuno ed io l ' obbedisco . Se mi recherò dal giudice , sarà solo per difendere il mio fidanzato . - Il conte si alzò . - Mi permettete , - disse - coraggiosa fanciulla , che torni da voi per sapere vostre nuove e dirvi ciò che io stesso cercherò di apprendere su Fabio ? Adesso che egli vi manca , è mio dovere vegliare su voi e vostra madre . - La fanciulla voleva rispondere : " Grazie , non s ' incomodi ! " ma la vecchia prese subito la parola . - Sì , venga , venga , signor conte ; siamo due povere donne sole , abbandonate , ed io mi sento vicina a morire di spavento . - Ilda , chinando il capo , mormorò : - Se la mamma vuol così venga pure ! - Ma quando Livio fu uscito , la fanciulla si gettò nelle braccia della vecchia singhiozzando . - Egli lascerà perdere Fabio , lo sento ! - balbettò . - Il conte non è sincero ! Io diffido di lui . - IX . Quando il cavalier Umberto Trani udì la dichiarazione della contessa Bianca Rossano , trasalì ed esaminò la giovine con un rapido sguardo , come se avesse avuto dinanzi una colpevole . Ma il bel volto di Bianca esprimeva tanto candore , che il magistrato le stese vivamente la mano e le disse ; - Mi spiegherete , contessa .... - Sono qui per dirvi tutto , perchè ho fiducia in voi e sono certa che col vostro aiuto potrò riuscire in tutto quello che desidero . - Ella sedette e con voce ferma e dolce fece il racconto della sua vita dal momento in cui conobbe il conte Livio Rossano fino al giorno in cui scoperse il suo tradimento . Parlò poi dell ' incontro di Aldo , il quale , invece di approfittare del suo passo insensato , la rispettò come una sorella . E narrò tutto , tutto nei minimi particolari . Umberto Trani ascoltò la signora con attenzione . Quando essa ebbe finito , le disse : - Vi ringrazio della fiducia che mi dimostrate . Dal canto mio , farò tutto il possibile perchè il vostro nome non venga pronunziato e si creda che il domino di quella notte era la sorella dello studente Aldo . - Grazie ! Io ben sapevo che non invano mi sarei a voi rivolta . - Dovete però promettermi di non recarvi più in quella casa . - Non vi nascondo , - disse Bianca - che vi sono stata altre due volte , per intendermi col signor Aldo circa la bambina della povera Giulietta . - Badate che , recandovi a trovarla in quella casa , si finirebbe con lo scoprire che non siete la sorella di Aldo . - Ascoltatemi ancora , signore , giacchè siete così buono . Stamani mi sono recata in quella casa perchè il signor Aldo , disperato , tremava per me , ed io volevo rassicurarlo , dirgli che sarei venuta io stessa da voi . Tuttavia , per precauzione , non salirò più quelle scale neppure per abbracciare la mia protetta ; ed ecco ciò che ho combinato col signor Aldo . Sua sorella , che non ha figli ed alla quale il signor Pomigliano ha confidato tutto , è dispostissima a occuparsi della piccola orfana fino a tanto che io non potrò affidarla a mio padre ed alla mia istitutrice , oppure prenderla meco . Il cognato del signor Aldo verrà a Torino per prendere la bambina , dicendo che sua moglie non può muoversi perchè indisposta . Ma siccome Teresa , cui la bimba è affidata , potrebbe rifiutare , così voi ci aiuterete recandovi col signor Rivalta , il quale verrà prima qui per intendersi con voi , dalla moglie del falegname . - Umberto Trani aveva un cuore generoso , che si commuoveva facilmente quando ora convinto dell ' innocenza della persona che a lui si affidava . Per cui , disse con un sorriso : - Voi mi farete fare tutto ciò che vorrete , anche a rischio di compromettermi . Ebbene : vi do la mia parola di gentiluomo che voi non sarete disturbata e che la bambina sarà consegnata da me stesso al signor Rivalta . - Gli occhi di Bianca rifulsero . - Quanto sieto buono ! - esclamò con ingenua espansione . - Ora non temo più nulla , perchè ho trovato anche in voi un vero amico . - Quando Bianca se ne fu andata , Umberto Trani rimase per alcuni secondi pensieroso . - Il conte Rossano non meritava un simile tesoro , - mormorò . - Io lo conosco bene ; la sua apparenza di gentiluomo nasconde un ' anima ignobile . - Ora , non rimaneva al magistrato che interrogare la fidanzata di Fabio . Egli la fece chiamare il giorno seguente alla visita di Bianca , e quando la giovinetta comparve nel suo gabinetto , fu non soltanto sorpreso dalla bellezza da lei , ma dall ' espressione energica e leale che si leggeva nei suoi occhi . - Sapete perchè vi ho fatta chiamare , signorina ? - le chiese il magistrato . - Lo suppongo , - rispose Ilda . - Il mio fidanzato è accusato di assassinio . Ma la cosa è paradossale ! - Eppure , lui stesso ha confessato .... - Fabio ha mentito ! - esclamò con slancio appassionato Ilda . - Eppure il fatto è evidente , perchè , quand ' anche il giovane non avesse confessato , vi sono prove schiaccianti contro lui . Egli mentì chiedendo un permesso al suo principale per recarsi a cercare delle carte concernenti il vostro matrimonio . Invece , non è stato un giorno assente da questa città . E poi , perchè si sarebbe trovato , nella notte del giovedì grasso , mascherato da pierrot , in quella casa , nella stanza dove avvenne l ' assassinio ? Come entrò in quella soffitta senza destare l ' attenzione di alcuno ? Perchè una vicina della vittima l ' avrebbe riconosciuto come l ' antico amante della sventurata ? - Ilda sussultò . - Davvero ? - esclamò . - Sì , signorina . Infine , perchè egli avrebbe confessato ? - Ilda fremeva . - La mia testa si perde , - mormorò - , - In questo delitto vi è un mistero che mi sfugge . Comunque , Fabio non può averlo commesso . Ah , se potessi parlare un istante con lui ! - Era quello che il magistrato sperava . - Alla mia presenza ? - chiese . - Magari ! - rispose con vivacità la giovane , - Sono certa che dinanzi a me saprà scolparsi dalla terribile accusa . - Ebbene , aspettate un momento , signorina , e lo vedrete ! - Umberto Trani diede gli ordini necessari . Poco dopo l ' uscio sì schiuso o l ' assassino entrò nel gabinetto , fra due guardie . Fabio non ei aspettava di trovarvi la sua fidanzata . Alla vista di lei diventò pallidissimo ; il suo volto espresse alternativamente la passione , il dolore , la sorpresa , l ' inquietudine , l ' angoscia . - Ilda ! - balbettò l ' infelice , stendendo le mani legate dalle manette . La fanciulla rimase calma , severa . - Prima di risponderti , - disse - voglio sapere se è vero che parlo con un assassino . - L ' imputato trasalì , distolse gli occhi dalla fidanzata e rispose con un filo di voce : - Sì .... sono colpevole . - Ilda ebbe uno scoppio di sdegno . - Ma perchè , - gridò - perchè uccidere una sventurata che era stata tua amante , che era madre ? - L ' agitazione di Fabio aumentava . - Essa m ' impediva di sposarti ! - balbettò . Ilda fece un gesto sdegnoso . - Alza gli occhi , guardami bene in faccia : tu menti , tu menti ! - Un tremito convulso scoteva l ' imputato . - Ho detto la verità ! - Tu menti ! - ripetè con accento vibrante Ilda . - Quella donna tu non la conoscevi nemmeno , ne sono sicura ! Se tu sei un assassino , altri ti ha armata la mano , e ti ha spinto a commettere quel delitto per sbarazzarsi di colei che gli dava noia . - Questa volta Fabio sollevò il capo : le sue guance si erano infiammate , i suoi occhi scintillavano . - Non è vero , non la creda , signor giudice , - nessuno mi ha spinto a quel delitto , all ' infuori della mia vittima . Io , io solo la uccisi .... - Ebbene , io non ti credo , - esclamò l ' eroica fanciulla - e ti giuro che un momento o l ' altro scoprirò il vero assassino ! - L ' assassino sono io ! - gridò il disgraziato , e cadde svenuto . Fabio fu portato via dal gabinetto , e Ilda , esausta , si lasciò cadere su di una seggiola , piangendo . - Mi sono mostrata crudele con lui ; - mormorò - ma era necessario ! - Il magistrato la guardava con simpatia . - Siete ancora persuasa ch ' egli sia innocente ? - Sì , signore , - rispose Ilda asciugando le lacrime . - Avete dunque indizi contro qualcuno ? - Nessuno , signore ; soltanto sono convinta nell ' anima che egli è innocente e l ' unica speranza che mi sostiene è di fare io stessa un giorno conoscere la sua innocenza . - Il magistrato scosse il capo senza rispondere , e quando la giovinetta si ritirò , Umberto Trani disse fra sè : - Costei vale la contessa Bianca . Due nobili cuori , due caratteri forti . Se tutte le donne somigliassero ad esse , anche gli uomini diverrebbero migliori ! - X . L ' istruttoria si chiuse senza incidenti . L ' assassino era confesso . Si aspettava il processo . Nelle soffitte della casa dove abitò la povera Giulietta era un vero fermento . Quando si seppe che il cognato di Aldo era giunto da Ivrea per ritirare l ' orfanella , molti inquilini corsero da Teresa per abbracciare ancora una volta la piccola Gina , e per vedere il marito di quella bellissima signora in domino , veduta nella tragica notte . Il signor Rivalta giunse in compagnia del giudice istruttore e di Aldo . Quando entrarono nella soffitta , Teresa teneva in braccio Gina , già pronta ; presso a lei era il marito . Entrambi avevano gli occhi pieni di lacrime ; la piccina invece sorrideva , guardando sorpresa tutta la gente che l ' attorniava . Per alcuni giorni Gina aveva pianto , chiamando la mamma ; ma a quell ' età presto si dimentica , e dopo una settimana la bimba si trastullava allegramente con altre piccine pel corridoio . Il giudice istruttore sorrise a Teresa . - Sapete già , a quello che vedo , il motivo per cui siamo qui ! - disse . - Sì , signore ; - rispose Teresa - il signor Aldo ci avvertì ieri sera , e sebbene ci sentiamo spezzare il cuore nel separarci da questa creatura , pure comprendiamo ch ' è pel suo bene . - Voi ragionate da quella savia donna che siete , e , credetelo , io stesso non avrei dato il permesso di togliervela , se non sapevo che veniva affidata a buone mani . Spero che la piccina non avrà difficoltà ad andare col signor Rivalta . - Vuoi venire con me ? - chiese questi a Gina , mentre le porgeva una bambola , che aveva tolta dalla tasca del soprabito . - Sì , - rispose Gina tendendo le manine per afferrare la bambola . - Carina ! - esclamò il signor Rivalta ; e rivolto a Teresa soggiunse : - Mia moglie vi manda questa busta per ricompensarvi delle cure da voi avute in questo frattempo per la bambina . - Così dicendo aveva tratto dal grosso portafogli una busta che porse a Teresa . Ma questa rifiutò . - Non accetto , signore , perchè io tenni la bimba per affetto e non per interesse . Ringrazi la sua signora a nome mio , e le dica piuttosto che mi farà un regalo dandomi qual che volta nuove di Gina e permettendomi di recarmi una volta o l ' altra a trovarla . - Vi vedremo con piacere , - rispose il signor Rivalta . Poco dopo , Aldo col cognato e la bambina , salutato il giudice istruttore che si trattenne ancora avendo da parlare a Lorenzo ed a sua moglie , salirono in una carrozza per recarsi alla stazione . Aldo guardò l ' orologio . - Non c ' è tempo da perdere : - disse - mancano venticinque minuti alla partenza del treno e Speranza sarà là ad aspettarci . - Sono ansioso di conoscere questa bella incognita , che non hai ancora saputo chi sia , - disse il signor Rivalta . - Perchè non ho voluto saperlo ; - rispose con calore il giovane - il mistero mi affascina . Ma Speranza è una gentildonna che merita ogni interesse . Al postutto , mi ha detto che oggi stesso ci rivelerà il suo nome e quanto la riguarda , perchè le parrebbe di mancare di fiducia in mia sorella , in te ed in me se continuasse a serbare il suo incognito . - Giunsero alla stazione . Gina , cullata dal moto della vettura , si era addormentata colla testina appoggiata al petto di Guglielmo . Questi scese con lei fra le braccia e vide tosto che Aldo , aperto l ' altro sportello , si precipitava incontro ad una signora vestita di un elegantissimo abito da viaggio , accompagnata da una donna che portava una valigia . - Grazie , grazie di essere venuta ! - disse Aldo . Bianca , giacchè era lei , sorrise . - E la bambina ? - Eccola con mio cognato ; vieni , Guglielmo ! - Seguì una breve presentazione . Intanto la donna che portava la valigia , guardando la piccola addormentata , esclamava : - Dio , come è bella ! - Te l ' avevo detto , Celia ! - esclamò Bianca . - Ma presto : consegna la valigia al signor Aldo , e tu vattene : non abbiamo tempo da perdere . Ricordati i miei ordini . - Saranno eseguiti a puntino . - Aldo , va ' a prendere i biglietti , o perderemo il treno ! - disse Guglielmo . - I biglietti li ho già presi io , - esclamò Bianca - appunto per non perdere tempo ! - Lo studente ammirò la squisita gentilezza della signora , nè Guglielmo ebbe ragione di offendersi di quell ' atto . Un momento dopo si trovavano tutti e quattro in un vagone di prima classe . Erano soli . Guglielmo depose sul divano la bambina , che continuava a dormire , Bianca sedette di faccia a lei e vicina a Aldo . Di fronte aveva Guglielmo , il quale ammirava la incognita che , sollevato il fitto velo , mostrava il suo bel volto . Avevano appena oltrepassata la stazione di Caluso , quando Gina si svegliò . Dapprima si guardò attorno quasi spaurita , ma veduto Guglielmo gli sorrise e gli stese le manine . Egli la sollevò per baciarla , poi mostrandole Bianca : - Conosci quella signora ? - chiese . Gina scosse il biondo capo . - Chi è ? - chiese . - Sono la tua mammina ; - esclamò Bianca - vuoi venire in braccio a me ? - Gina le si slanciò subito al collo , e la contessa la coprì di baci ripetendo : - Io sono la mamma , sai , carina , e questo signore è il babbo ! - E le additava Aldo . La bambina passò nelle braccia del giovinotto e gli porse subito le labbra . Il viaggio fu lieto . Essi giunsero ad Ivrea quasi senza accorgersene . Il signor Rivalta abitava un po ' fuori della città , non lungi dalla stazione , in un modesto fabbricato composto di un solo piano e di un pianterreno , con un vasto giardino ed un orto . Severina corse ad abbracciare Aldo , poi salutò la contessa Bianca , indi , sollevando Gina , esclamò : - Ecco la mia angioletta , la mia nipotina ! - Un bel cane da caccia mandava latrati giulivi , festeggiando gli arrivati . Entrarono in casa , una casetta semplice , ma linda e ridente . La sorella di Aldo , Severina , non assomigliava al fratello che nel colore dei capelli e nel sorriso . Essa era piccola , piuttosto paffuta , coi colori di una mela - rosa . Ma da tutta la sua persona traspariva la bontà . Severina condusse Bianca nella camera che le aveva preparata , perchè la contessa aveva promesso di trattenersi un paio di giorni presso la famiglia Rivalta . Appena furono sole e Bianca si fu tolta il cappello , Severina l ' abbracciò . - Come siete bella ! - disse con ingenuo entusiasmo , - Ah ! comprendo come vi si possa adorare : io sento di volervi molto bene , e saremo amiche , non è vero ? - Più che amiche , sorelle ! - esclamò Bianca ricambiando i suoi baci . Quando scesero si tenevano a braccetto . Severina lasciò Bianca con Aldo per vedere se tutto era in ordine per il pranzo . Guglielmo era andato a cambiarsi d ' abito , e Gina si baloccava in giardino . - Che giornata incantevole ! - disse la contessa . - Come mi sento felice in quest ' atmosfera sana e affettuosa ! Aldo la guardava con immensa tenerezza . - Perchè non rimanete qui a lungo ? - Perchè non posso . - Una leggiera nube di tristezza era apparsa sulla sua fronte , ma tosto disparve . Il pranzo fu allegrissimo : Gina sorrideva a tutti , inviava baci sulla punta dei ditini a Bianca , ad Aldo chiamandoli babbo e mamma , e si sporgeva ogni tanto ad accarezzare Guglielmo e Severina , che le erano accanto e si occupavano continuamente di lei . Quando fu portato il caffè , Gina fu lasciata libera di correre in giardino , la donna di servizio si era ritirata in cucina a sbrigare le sue faccende , e gli altri rimasero liberi di discorrere . - Ecco il momento di dirvi tutto quanto mi concerne ! - esclamò Bianca con un sospiro . - Vi prego di ascoltarmi . - Tutti le porsero orecchio . - Io sono la contessa Bianca Rossano .... - Rossano ? - interruppe Guglielmo . - Io ho conosciuto un conte Sebastiano Rossano , morto una diecina di anni fa ! - Era il padre di mio marito , - disse Bianca . La fronte di Guglielmo si oscurò . - Ma allora , conosco anche vostro marito , il conte Livio . - Precisamente : Livio è il suo nome . - Guglielmo stava per riaprire la bocca , ma Severina glielo impedì . - Lascia che parli lei , - disse - e poi ci dirai tu come conosci persone di cui non mi parlasti mai . - Prima di continuare , - soggiunse Bianca - ditemi signor Rivalta : è vero che il padre di Livio fu un uomo dissoluto , perverso ? - No ! - rispose Guglielmo . - Il conte Sebastiano Rossano era il fiore dei gentiluomini . Povero conte ! Egli fu abbeverato di dispiaceri e morì di crepacuore .... - A cagione del figlio , non è vero ? - proruppe Bianca , - Oh ! ditemi tutto : sappiate che io sono una vittima del miserabile , cui mi trovo legata per sempre . - Aldo si sentì torcere il cuore . Spesso aveva pensato che quella nobile , pura creatura non doveva essere libera ; ma l ' idea che fosse unita ad un uomo ignobile , gli procurava un così acuto dolore , che gli pareva di morire . Guglielmo aveva rivolto uno sguardo di profonda compassione alla contessa . - Povera signora ! - disse colla sua semplice franchezza . - M ' immagino la vita che dovete condurre con lui . Egli è stato un figlio malvagio , non può essere un buon marito . Di lui io non so altro che , morti i suoi , condusse un ' esistenza sfrenata , e in pochi anni divorò il patrimonio lasciatogli , la sostanza ammassata con sudori e lacrime dal padre . Sarei curioso di sapere in qual modo abbia trovato una moglie vostra pari . - Coll ' inganno più vile ! - rispose Bianca . E narrò tutta la sua vita , non nascondendo i recenti patti stabiliti col marito e come questi li avesse accettati , temendo di perdere le rendite di cui godeva . Assicurò inoltre che ormai si trovava libera di ogni sua volontà ed avrebbe potuto dedicarsi a Gina , recarsi sovente a trovarla . A questa punto Aldo le rivolse sguardi pieni d ' amore e di riconoscenza . Le ore trascorsero in quelle intime confidenze : poi tutti sì alzarono da tavola per fare una passeggiata in giardino . Aldo doveva ripartire la stessa sera per Torino , ma prima di quell ' ora potè trovarsi un istante da solo con Bianca . Essi erano assai commossi , guardandosi . - Prima di partire , - disse il giovane - volevo chiedervi , contessa .... - Contessa ? - interruppe vivamente Bianca . - Per voi , Aldo , sono e rimarrò sempre Speranza . - Un raggio di gioia brillò sul volto dello studente , che presa la mano di Bianca se la portò alle labbra . Bianca arrossì di gioia . - Che volevate dunque chiedermi prima di partire ? - domandò . - I vostri ordini . - Ella rise come una bambina , fissandolo con occhi luminosi . - Eccoli . Prima di tutto dovete studiare , perchè non vorrei che per causa mia trascuraste le vostre lezioni . - Da che vi conosco sento ancor più il desiderio di applicarmi , perchè voglio che non abbiate mai nulla da rimproverare a vostro fratello . - Sono sicura che sarò sempre contenta di voi . Voi saprete inalzarvi nelle più eccelse sfere . - Con voi per amica mi sento davvero capace di tanto ! - Un sorriso di Bianca fu la risposta . La sera , sola nella graziosa camera che le avevano destinata , Bianca , invece di coricarsi , sedette su di una poltrona e si pose a fantasticare . Come era passato rapido quel giorno ! Come si sentiva lieta , sollevata ! Ricordava l ' ultimo saluto di Aldo , prima di recarsi alla stazione . - A rivederci , mia Speranza ! - Sì , ella sarebbe la sua speranza , il suo raggio di sole , come egli lo era per lei . Nella semplicità della sua anima , Bianca non credeva di commettere una colpa abbandonandosi a quell ' affetto puro , profondo , che nulla aveva di volgare . XI . Il giorno del processo di Fabio Ribera era giunto . L ' udienza era fissata per le dieci , ma fino dal mattino la folla si pigiava alle porte dell ' aula di giustizia . Ed appena quelle porte si aprirono , tutto il recinto riservato al pubblico fu pieno in un attimo . Nei posti riservati presero posto diverse signore e qualche titolato , fra cui il conte Livio Rossano . Più lungi , in compagnia di una signorina , sedeva la contessa Bianca . Entrò la Corte . Dopo le formalità preliminari , il presidente disse : - Introducete l ' imputato . - Vi fu un mormorio di curiosità . Fabio comparve , vestito di nero , pallidissimo ma calmo . Egli volse uno sguardo tranquillo sulla folla curiosa , ma ad un tratto quello sguardo s ' illuminò , un roseo colore gli si diffuse sulle guance . Forse aveva veduto qualcuno che conosceva , ma nessuno avrebbe potuto dire chi fosse la persona che destava in lui quella rapida commozione . Il silenzio nell ' aula era perfetto . Declinate , a richiesta del presidente , le sue generalità , Fabio sedette finchè il cancelliere non ebbe letto l ' atto di accusa , che l ' accusato ascoltò senza il minimo trasalimento , cogli occhi perduti come in un sogno , la fronte alta e fiera . Cessata la lettura , la voce del presidente annunziò l ' interrogatorio . - Fabio Ribera , avete udito l ' atto d ' accusa ? Che avete da rispondere ? - Che i fatti sono quali io stesso ho confessati : mi riconosco colpevole . Nego peraltro d ' aver premeditato il delitto e ripeto che la vittima stessa mi spinse a commetterlo . - Un mormorio di disapprovazione accolse queste parole . L ' accusato rimase calmo e con fermezza narrò l ' accaduto , come l ' aveva raccontato al giudice istruttore , non commovendosi che al momento in cui parlò della fidanzata , della sua Ilda , non nascondendo la sua intensa passione per lei , le angosce del suo cuore , le sue atroci angosce all ' idea di dover rinunziare per sempre a farla sua moglie . Il suo accento profondo scosse l ' uditorio . Un uomo si era accigliato : il conte Livio Rossano . - Ora si comprende la causa del delitto ! - diceva la gente . - Quell ' Ilda gli ha fatto girare la testa , forse l ' ha spinto ad uccidere quella sventurata . Lei sola dovrebbe trovarsi in quella gabbia ! - L ' interrogatorio era finito : incominciava la sfilata dei testimoni . Tutti furono concordi nell ' affermare la rettitudine della povera Giulietta , tutti ebbero imprecazioni per l ' assassino , parole di profondo compianto per la vittima . Quando il presidente dette ordine di introdurre la fidanzata di Fabio , vi fu un vivo sentimento di curiosità nel pubblico . Ma nessuna commozione poteva uguagliare quella dell ' imputato e del conte Rossano . Livio , divenuto pallidissimo , fu còlto da un brivido dal capo alle piante . Fabio tremò convulsamente ; i suoi occhi sbarrati , pieni di angoscia , seguirono la direzione degli occhi del pubblico . Ilda entrò . Il suo primo sguardo fu per l ' imputato , sguardo d ' amore , di pietà . Il cuore di Fabio ne fu squarciato . Poi ella girò gli occhi sul pubblico , impressionando anche i più indifferenti . Ilda si spiegò senza enfasi , ma con fermezza , raccontando la sua semplice storia , il suo incontro con Fabio , il loro casto amore , fino al momento della partenza del giovane per recarsi a cercare le carte riguardanti il loro matrimonio . Poi raccontò come avesse saputo del suo arresto e del delitto di cui l ' accusavano . A questo punto , ergendo la bella e pallida testa , esclamò con voce sonora : - Il delitto è stato commesso : la mano del mio fidanzato l ' ha compiuto , ma il vero colpevole non è lui . L ' uomo che l ' ha spinto a perdersi è forse in questa stessa aula ed assiste imperterrito alla condanna della vittima . Ebbene , colui che Fabio non vuole accusare , preferendo l ' infamia , preferendo di rinunziare a me piuttosto che denunziarlo , colui che io non conosco , ma che intuisco chi sia , colui fu il vero amante della povera Giulietta , il suo seduttore . Teresa Pavin lo scambia col mio fidanzato , ma io lo ritroverò un giorno , lo giuro , e quel giorno il mio povero Fabio e la misera Giulietta saranno vendicati ! - Questa dichiarazione produsse un effetto immenso , inaspettato . Ilda aveva ad un tratto conquistato il pubblico , che si abbandonò ad alta voce a mille commenti . L ' imputato si piegò sulla panca e svenne . Lo trasportarono fuori dell ' aula e l ' udienza fu sospesa per alcuni momenti . Nessuno pose mente al conte Livio Rossano , che fino dalle prime parole della fanciulla era stato assalito da un tremito convulso ed i suoi denti mordevano rabbiosamente le labbra . E appena Ilda tacque , il conte lasciò la sala . L ' udienza fu ripresa poco dopo . Fabio era tornato al suo posto , abbattutissimo . Gli fu chiesto quanto vi fosse di vero nelle parole della fidanzata , ed egli rispose debolmente : - Ella cerca di difendermi , ma non lo merito : io solo sono colpevole . Ho detto la verità . - Ilda ebbe un sorriso pieno di compassione . - Povero Fabio ! - disse . - Credi che il tuo sacrifizio sia apprezzato da colui che armò la tua mano ? Scommetto che il vile trema nel timore che tu venga assolto , perchè la tua condanna sarà la sua vita . Ah ! potessi avere una sola prova contro lui ! Ma la troverò . In quanto a me , Fabio , giuro su quel crocifisso che , colpevole o no , non cesserò mai di amarti , e puoi contare ora e sempre sul mio affetto . - Un singhiozzo strinse la gola dell ' imputato , mentre i suoi occhi si empivano di lacrime . Nella sala vi fu un tentativo d ' applausi . L ' idea della fanciulla era stata accolta . Quanto ella aveva detto poteva esser vero . Incominciò l ' interrogatorio a favore dell ' imputato . Il suo principale , i commessi , diversi clienti del negozio , tutti attestarono dell ' onestà di Fabio , della vita modesta che conduceva , del suo sviscerato amore per Ilda . Nessuno gli aveva conosciuto altre amanti : era rispettosissimo colle commesse e preferito dalle clienti per il suo contegno riservato . Fabio era commosso , agitato . Il suo principale lo salutò , dicendo ad alta voce : - A rivederci , Fabio : io pure , come la tua fidanzata , non ti credo il vero colpevole , e quando uscirai di prigione , troverai sempre il tuo posto presso di me , ti stenderò sempre la mano da amico . - Fabio si mise a piangere e balbettò a stento : - Grazie , grazie ! Che Dio la ricompensi della sua bontà , che io non merito ! - Continuò l ' interrogatorio dei testimoni , ma non ebbero più importanza . Nella seduta pomeridiana ebbe luogo una requisitoria schiacciante per l ' imputato . Ma la difesa , quantunque riconoscesse che tutte le prove erano contro l ' accusato , volle difendere il giovane . Rivelò la dichiarazione della fidanzata , ed aggiunse abilmente che esistevano molti punti oscuri nella faccenda , e sperava che un giorno si facesse piena luce , benchè l ' accusato si ostinasse a farsi credere il solo colpevole . Finì col dichiarare che Fabio Ribera poteva sostenere benissimo la sua colpa , i giurati condannarlo , ma che la sua convinzione e quella del pubblico sarebbe quella della coraggiosa Ilda : che l ' imputato fosse una vittima . L ' uditorio accolse con simpatia quella difesa , perchè Fabio si era conquistato l ' interesse di tutti , e quando i giurati si ritirarono per deliberare , molti fecero voti perchè la condanna fosse mite . La deliberazione non fu lunga . Il verdetto era affermativo , ma ammetteva le circostanze attenuanti . Fabio Ribera fu condannato a sei anni di reclusione . - Non avete nulla da dire ? - chiese il presidente all ' imputato . Questi si alzò , e con voce commossa rispose : - Ringrazio il signor presidente ed i giurati della loro clemenza : sono colpevole , ho assassinato , meritavo anch ' io la morte . Ma cercherò di espiare il mio delitto col pentimento . - La commozione aveva invaso tutti , e mentre il pubblico usciva dall ' aula , si abbandonava ancora a mille commenti . L ' imputato era uscito dalla gabbia , ma prima di essere ricondotto in prigione s ' incontrò nel corridoio con Ilda , che una persona pietosa aveva fatta passare colà . A quella vista , il povero giovane scoppiò in dirotto pianto , e mentre ella , con uno slancio spontaneo , gli gettava le braccia al collo , balbettò fra i singhiozzi : - Grazie , Ilda , angelo mio , posso morire adesso , che non avrei pagata abbastanza cara la felicità di sentirmi così amato da te ! - Tu non devi morire , ma vivere per me , che ti aspetterò . Coraggio ! Ne avrò anch ' io ! - Furono subito separati , ma essi avevano in quel momento un paradiso nel cuore , e l ' ultimo sguardo che si ricambiarono valeva più d ' un giuramento . In quell ' istante stesso il conte usciva dalla Corte d ' Assise , ed accendendo una sigaretta , mormorava fra sè : - Sei anni ? Sono pochi , ma in questo frattempo cercherò il mezzo di sbarazzarmene per sempre e di ridurre Ilda ad ogni mio volere . - E salì in carrozza per tornare a casa . XII . La sera del verdetto il conte , che aveva pranzato con sua moglie , quando Bianca fu sul punto di alzarsi da tavola le disse con dolcezza : - Ho bisogno di parlarvi . - Allora andiamo nel salotto da fumo , - disse Bianca . Il conte la seguì , e appena soli le disse : - Questa vita non può durare . - Vorreste cambiarla ? - chiese essa lentamente . - Sì , perchè questo genere di vita mi pesa . Ho tutti i doveri del marito , senza averne i diritti . Mi trovo di fronte ad una volontà inaudita . Ebbene , sono venuto ad una decisione , che voi stessa approverete . - Sentiamo , - disse Bianca . Livio si passò una mano sulla fronte , come per scacciarne un pensiero importuno , poi disse : - Ecco ciò che avrei deciso . Io figurerò di vivere sotto il vostro tetto , continuerò a tenere qui il mio appartamento , ma non faremo più vita comune , cioè non pranzerò più in casa , non vi accompagnerò più in società , al teatro , non avrò più le noie dei bagni , della villeggiatura : sarò completamente libero delle mie azioni , come lo sarete voi . - Accetto , - disse Bianca - perchè non vi nascondo che la vostra presenza mi è insoffribile . Avete altro da dirmi ? - soggiunse . - Abbiamo da regolare la questione degli interessi . - Bianca ebbe un sorriso ironico . - È vero ; - rispose - l ' avevo dimenticato . Fate benissimo a ricordarla . Quanto volete ? - - O cedermi subito metà della vostra dote , o passarmi quindicimila lire di reddito mensile . Per voi , le altre cinquemila basteranno . - Certamente ! - soggiunse Bianca col suo accento ironico . - Non vi credevo così generoso .... col mio denaro . Ma sia pure . Io non intaccherò il capitale , perchè se vi dessi metà della mia dote , alla fine del mese sareste a domandarmi l ' altra . Vi passerò il reddito che chiedete , e vi consegnerò stasera stessa la prima mesata . - Avrei bisogno di centomila lire , poi il patto è conchiuso . Vi basterà firmare questa carta . - Ella vinse l ' ira che sentiva e disse freddamente : - Vediamo . - La lesse da cima a fondo , temendo un tranello . Quella carta era l ' autorizzazione di vendere una cartella a lei intestata di cinquemila lire di rendita . - La firmerò , - disse - ma vi avverto che sarà l ' ultima concessione . D ' ora innanzi non avrete che il reddito fissato . Ma prima ch ' io firmi , stabilite in iscritto i patti da voi fatti , e firmateli . E quella carta rimarrà presso di me . - Devo scriverla adesso ? - Sì . - E se rifiutassi ? - Io non firmerei questa . - Livio capì che Bianca non avrebbe ceduto . Fremeva dalla rabbia , ma si contenne . - Attendete un momento , ve la porterò subito . Livio uscì dal salotto , e poco dopo rientrò con una carta in mano . La contessa percorse rapidamente cogli occhi il foglio già firmato , poi disse : - Va bene . - Indi prese la penna e scrisse il suo nome sull ' altra carta . - Grazie ! - disse il conte . Bianca uscì dal salotto . Pochi momenti dopo , il conte , salito in carrozza , si fece condurre alla casa dove Ilda abitava . Livio aveva già fatto il suo piano e vi pensava salendo le scale che conducevano al modesto quartiere della fanciulla . Fu sorpreso di trovare l ' uscio aperto , e inoltratosi alquanto , chiese : - È permesso ? - Nessuno gli rispose , ma un rumore sommesso di voci e gemiti disperati lo fecero accorrere senza esitare nell ' altra stanza . Il quadro che si offrì ai suoi occhi lo turbò profondamente . Distesa sopra il letto , immobile , irrigidita , era la madre di Ilda . Gettata quasi attraverso il corpo di lei , gemendo , chiamandola con accento disperato , era la giovinetta . Due donne tentavano di strapparla da quel letto : altre due donne parlavano in un angolo , sottovoce . Il conte si avvicinò a Ilda , e con accento commosso : - Che vi accade , signorina , per disperarvi così ? - Il suono di quella voce fece scattare in piedi la giovinetta , che guardò il conte come smarrita , poi proruppe in pianto . - La mamma è morta ! - balbettò . - La mamma è morta ! - E di nuovo si gettò sul cadavere , dicendo con un accento straziante : - Perdonami , mamma adorata , apri gli occhi un solo momento , uno solo . - Il conte trasse le donne nella stanza vicina e disse con un accento che sembrava profondamente commosso : - Lasciamola sfogare , non la turbiamo ; quando si sarà calmata , le parlerò , procurerò di confortarla . Del resto , quella morte era da aspettarsi : la povera donna si trovava così distrutta .... - Davvero ! Essa è morta di dolore , - disse una donna . - Povera Ilda ! La madre morta , il fidanzato in prigione .... Merita proprio pietà ! - Ed ogni riguardo , - soggiunse , il conte . - Però vi consiglio di non turbarla , di non lasciarvi vedere per qualche ora . Io rimarrò qui per ogni evento , ed al bisogno vi chiamerò . - Così , coi modi più gentili , Livio le mise fuori dell ' uscio , che subito richiuse per tornare solo nella stanza della morta . Egli sedette in disparte e lasciò che la fanciulla continuasse a piangere . Quando , esausta , vacillante , essa cadde su di una seggiola , il conte le si avvicinò . - Signorina , coraggio : la disgrazia che vi colpisce è immensa , è la maggiore delle disgrazie . Perdere la mamma adorata , che è tanta parte di noi , è un dolore terribile . Io pure l ' ho provato : quel giorno fu il più doloroso della mia esistenza . - Lacrime vere , cocenti , colarono dagli occhi di Livio . La fanciulla , che aveva alzato il capo a guardarlo , trasalì . Si era dunque ingannata sul conto di quel gentiluomo ? Fabio aveva ragione , quando le diceva che era un ' anima eletta ? Livio proseguì : - Il solo conforto lo trovai nel ricordo del suo amore , delle sue virtù , al pensiero che essa dal Cielo avrebbe sempre vegliato su me . Pensate lo stesso , Ilda , perchè vostra madre era una santa , e dalla sua memoria attingerete quella forza che ora vi manca . - Il mio dolore è acuito dall ' idea che anch ' io contribuii alla sua morte , perchè , se non avessi conosciuto Fabio , se non l ' avessi tanto amato .... - Anche vostra madre ed io lo amavamo , - interruppe grave il conte - e se io sopportai con maggior forza il dolore da lui datomi rendendosi assassino , vostra madre , già debole , malata di cuore , si è accasciata ed ha sofferto atrocemente , non tanto per sè , quanto per voi . Poteva una madre rimanere insensibile al vostro dolore ? Forse il suo affanno proveniva anche dalla vostra nobile esaltazione nel sostenerlo innocente . - Ilda parve richiamata bruscamente alla realtà . - Ma io lo credo ancora , e lo crederò sempre , e sempre cercherò colui che l ' ha trascinato alla rovina . - Povera fanciulla , io non voglio distruggere la vostra illusione ; ma se vi fosse un altro colpevole , Fabio non si sarebbe lasciato condannare , ben sapendo che la sua condanna gli farebbe perdere il vostro amore . - Ma io ho giurato di attenderlo , di non amare altri che lui , e manterrò il mio giuramento ! - proruppe la giovane . Il conte Livio si morse le labbra , tuttavia rispose : - Ciò vi fa onore , perchè infine egli è stato colpevole appunto per possedervi . - Credete proprio che sia questo il motivo del suo delitto ? - Lo credo . Se fosse altrimenti , io avrei speso il mio intiero patrimonio per far risplendere la sua innocenza . - La fanciulla rimase un momento perplessa , ma poi , sollevando il capo : - No , no .... - disse con indignazione - Fabio non sarebbe stato capace di un delitto così abominevole , se qualcuno non ve lo avesse spinto . - Sì , la sua vittima . - Ilda avrebbe replicato , ma i suoi sguardi caddero sul cadavere della madre . Allora gettò un grido e scattò in piedi . - Sono una cattiva creatura ! - esclamò . - Io non devo pensare in questo momento che a lei , a lei sola ! - E tornò ad abbracciarla . Il conte passò la notte in quella camera . Egli stesso si occupò del funerale e di tutte quelle formalità che accompagnano sempre la morte . E quando la povera vecchia venne portata al camposanto , Ilda la seguì in carrozza chiusa , sola col conte . Le vicine di casa della giovinetta incominciarono a malignare sul suo conto . Quel bel signore che non la lasciava più , aveva per lei mille premure , si incaricava di tutto , aveva per certo preso il posto di Fabio . Ilda visse per alcuni giorni come in un triste sogno . Ma quello stato non poteva durare a lungo . Una mattina il conte , recandosi come il solito da lei , vide che essa aveva ricuperato il predominio di sè stessa e nei suoi occhi brillava l ' energia di prima . - Io non ho parole per ringraziarvi di tutto ciò che avete fatto per me e per la povera mamma , - diss ' ella al conte con accento mesto e dignitoso - e spero di potere un giorno , col mio lavoro , rendervi il denaro sborsato in questa occasione . - Non ne parlate , Ilda , o mi farete arrossire ! - interruppe vivamente il conte . - Voi non avete alcun obbligo verso me : è mio dovere assistervi , confortarvi , ora che siete sola al mondo . - Il bel volto di Ilda assunse un ' espressione di scoramento . - Voi siete buono , signore , e vi ringrazio con tutta l ' anima ; ma adesso che mi sento meglio , penso che devo bastare da sola a me stessa : la vostra assiduità presso una povera fanciulla come me sarebbe male interpretata .... - Che importa il mondo , quando abbiamo la coscienza tranquilla ? - soggiunse il conte nobilmente , - Se vi fosse qui Fabio , egli stesso vi direbbe di accettare il mio appoggio : per mezzo del suo avvocato difensore mi rivolse la preghiera di non abbandonarvi , mi scongiurò di vegliare su voi .... e se sapesse che rifiutate di ricevermi come un amico sincero , sono certo che ne soffrirebbe . - Ilda si sentì commossa . - No , non rifiuto di ricevervi ; ma voi , che siete un gentiluomo di senno e di cuore , dovete riflettere che una fanciulla sola , alla mia età , è sottoposta a calunnie , anche conducendo la vita più onesta , specialmente vedendo frequentare assiduamente la mia casa da un signore come voi .... - Potrei essere il vostro tutore ! - Siete troppo giovane . - Non sono così giovane come vi sembro , e vi ripeto che Fabio stesso .... - Fabio - interruppe gravemente Ilda - crede che la mamma viva ancora , e certo , se lei ci fosse , vorrei che veniste tutti i giorni per parlare di quello sventurato . - Possiamo farlo egualmente , fanciulla mia , - soggiunse con accento paterno Livio - se voi farete tacere i vostri scrupoli e mi permetterete di venire qui se non tutti i giorni , almeno un paio di volte alla settimana . - Ebbene , accetto , - rispose Ilda - perchè mi parrebbe di essere un ' ingrata se vi chiudessi addirittura l ' uscio in faccia , dopo quanto faceste per me nel momento più doloroso della mia vita . - Le lacrime cadevano in gran copia dai suoi occhi . - Non vi alterate così , ve ne supplico ! - esclamò Livio con un tono che sembrava profondamente commosso . - Finirete con l ' ammalarvi ! - Avete ragione , - rispose la fanciulla asciugandosi gli occhi , - Io ho bisogno di essere sana per lavorare . - Contate di tornare al solito magazzino ? - Non so ancora , rifletterò . Mi sembra che colà , dove troverò vuoto il posto occupato dal mio Fabio , mi aspetti una sofferenza insopportabile . - Io vi consiglierei per vostro bene a rinunziare a quel posto . Perchè non mettete un piccolo negozio di mode per conto vostro , del quale sareste padrona ? - Perchè mi manca il denaro , - rispose Ilda brevemente . - Ma io metto la mia borsa a vostra disposizione . - Ma io rifiuto , perchè ho già un debito assai grosso con voi , che forse non giungerò mai a pagare . - V ' ingannate , perchè se il negozio andasse bene , potreste triplicare il capitale che vi offro in prestito . E intanto mi paghereste gl ' interessi . - Ilda scosse il capo . - No , non accetto , - disse - anche perchè non desidero di mettermi in vista dopo l ' accaduto e per un riguardo a Fabio , al quale sono legata da un giuramento , che manterrò . Lasciatemi riflettere qualche giorno , e poi vi dirò quello che farò . - Come volete . - Oggi è mercoledì ; tornate sabato sera , non prima . - Vi obbedirò . - Il conte era internamente irritato , ma salutò con garbo la ragazza ed uscì . Fremeva d ' ira . Egli si era giurato di far sua quella giovane che , bella com ' era , aveva scatenato in lui una passione sensuale . Alla moglie , non pensava più . Aveva preso un alloggio da scapolo elegantissimo , e colà viveva a modo suo . Egli fu nervoso , impaziente in quei tre giorni che non potè recarsi da Ilda . Gli sembrava di non averla mai tanto desiderata . Il sabato sera si recò dalla giovane e salite in fretta le scale sonò timidamente il campanello . Nessuno rispose . Sonò più forte : sempre silenzio . Un turbamento invincibile lo invase . Che era accaduto ? Il conte scese lesto lesto le scale , entrò come una bomba dal portinaio , e domandò : - La signorina Ilda ? - La signorina Ilda lasciò il suo alloggio ieri mattina , - rispose il portinaio - senza darci il suo nuovo indirizzo . Soltanto mi disse : " Se venisse un signore a chiedervi mie notizie , gli direte che le troverà in una lettera ferma in posta . " - Va bene , grazie ! - disse il conte dando la mancia al portinaio e andandosene . Si recò alla posta a ritirare la lettera a lui diretta . L ' aperse e lesse : " Signor conte , mi perdoni se ricambio male le sue premure , ma una volontà più forte della mia ragione mi spinge ad allontanarmi dalla casa dove conobbi al tempo stesso la felicità e la sventura , nè desidero rivelare a lei o ad altri dove mi ritiro , perchè mi crederebbero pazza . Intanto le rimborso le 150 lire da lei spese per i funerali della mamma . La prego di perdonarmi se non accetto il suo appoggio , ma una fanciulla sola non deve avere per amico un signore ricco e giovane come lei . Non dimentico però i suoi benefizi e pregherò Dio che la ricambi con tanta felicità . " Mi creda sua devotissima e obbligatissima serva "ILDA." Il conte , nella sua rabbia , fece una pallottola della lettera , la stracciò coi denti . Quella fanciulla si era presa giuoco di lui . Dove si era recata ? - Stupida ! - disse a denti stretti . - Credi forse che rinunzi a te ? No , ti troverò , perchè ti amo e ti voglio ! - E , a passi concitati , si diresse al circolo . PARTE SECONDA Virtù d ' amore . I . Sonavano le nove di sera , pioveva a dirotto . I commessi del magazzino dove era stato impiegato Fabio si erano già tutti ritirati , il facchino stava mettendo le bande alle vetrine del negozio , e il principale , dato uno sguardo ai conti della giornata , si accingeva a recarsi a cena , quando una giovane vestita a lutto , pallida , bellissima , entrò vivamente dirigendosi verso lui . - Signor Berardo ! - balbettò con voce commossa . - Ilda , voi ? Finalmente ! ... Siete guarita ? - Sì , signore , e desidererei parlarle . Mi perdoni se vengo a quest ' ora , ma desideravo che fosse solo per non essere veduta . - Aspettate un momento , entrate nel mio gabinetto ; faccio terminare di chiudere , prendo le chiavi , mando via il facchino e sono da voi . - Ilda obbedì , e poco dopo il signor Berardo la raggiunse chiedendole con bontà : - Che avete da dirmi , Ilda ? Che posso fare per voi ? - Lei può farmi molto bene , signore ; e poi , è l ' unico cui possa confidarmi , senza timore che le mie parole vengano ripetute . - Il signor Berardo sorrise . - Vedo che mi conoscete bene . Orsù , dunque , coraggio ! - Oh ! ne ho , signore , nonostante la doppia sventura che mi ha colpita . Le scrissi , tempo fa , dicendole che poteva disporre del mio posto , perchè io non mi sarei sentita la forza di rimanere nel luogo dove tutto mi ricordava Fabio . Aggiunsi inoltre che la morte improvvisa di mia madre aveva finito con l ' abbattermi e che ero malata .... - Sì , lo ricordo , ho la vostra lettera . Ebbene , ora volete tornare con noi ? - Ilda scosse il capo . - No , signore : i motivi che mi impediscono di rimanere qui , sussistono sempre . E poi , io ho bisogno di molte ore di libertà per giungere allo scopo che mi sono prefissa : ritrovare colui che spinse Fabio ad un così esecrando delitto . - Il signor Berardo la guardò , commosso . - Vi auguro di riuscire . Intanto , che posso fare per voi ? - Ascolti ancora un momento , abbia pazienza , non voglio nasconderle cosa alcuna . Dopo la morte di mia madre , io lasciai la casa dove dimoravo e mi recai ad abitare nella soffitta stessa dell ' assassinata , senza dire chi fossi . Per non essere riconosciuta dagl ' inquilini che assistettero al processo , porto di solito una parrucca bionda , mi tingo le guance col minio , metto sotto il corsetto un ' imbottitura che mi ingrossa , e con lo stesso artificio ingrosso i miei fianchi . - Perchè stasera non siete truccata così ? - Perchè non volevo farle brutta impressione . Ma d ' ora innanzi ella mi rivedrà trasformata . Nella nuova casa ho assunto il nome di Laura Favre , che è quello d ' una mia bisnonna , nata e morta ad Aosta . Ora io sono a pregarla di procurarmi del lavoro in casa , per guadagnarmi da vivere . - Il guadagno non sarà lauto . - Io non sono esigente : pochi soldi bastano a mantenermi . - Ma incontrerete delle spese per lo scopo che vi proponete . - Ho venduto una parte dei mobili della mia povera mamma e diversi oggetti d ' oro , e ne ho ricavato trecento lire , metà dello quali restituii a persona che me le aveva prestate per i funerali della mamma . - Perchè non vi siete rivolta a me ? - Ero così stordita dai colpi ricevuti , da perdere la percezione delle cose . Quella persona mi offrì allora i suoi servigi , che non ricusai . Ma volli tosto sdebitarmene , perchè non ho fiducia in costui , benchè sia un gentiluomo . Così mi rimangono centocinquanta lire : un piccolo tesoro ! - Il signor Berardo appariva commosso . - Un tesoro che finirà presto , - disse - benchè sappiate regolarvi . Però , ove foste in bisogno , ricordatevi di me . Intanto state certa che il vostro segreto sarà custodito ; ora io scriverò il vostro nome , Laura Favre , fra le lavoranti in casa , e stasera stessa vi consegnerò una pezza di stoffa per farne camicette . Vi unirò gli ultimi figurini . Le misure per tali camicette già le conoscete . Invece di pagarvele un tanto l ' una , come faccio di solito , vi passerò in complesso quattro lire al giorno , ed ogni sabato sera , quando saranno uscite le lavoranti , verrete a ritirare il vostro onorario . Non vi disturbate a venire a prendere e riportare il lavoro : vi manderò una piccola nuova , che non vi conosce . - Ilda l ' ascoltava con le lacrime agli occhi . - Come è buono ! In qual modo potrò dimostrarle la mia riconoscenza ? - Col rimanere onesta , come siete stata fino ad ora . Inoltre , badate di non commettere imprudenze nel ricercare il colpevole . - Non dubiti ! - Il colloquio durò ancora pochi minuti , poi Ilda si accomiatò dal generoso negoziante e , preso il suo lavoro , si diresse verso casa . Giunta nella soffitta , accese una lampada a petrolio , si svestì e indossò un vestitino semplice da casa , imbottito alle anche ed al corsetto , che ingrossò subito la sua svelta figura ; sulle strette trecce nere pose una capigliatura , bionda , così bene accomodata che pareva vera , e che le cinse il capo come un diadema . Quella capigliatura dette un fascino nuovo alla sua bellezza . Si passò poi sul volto uno strato di veloutine e sulle guance un po ' di minio . Quand ' ebbe finito , sentì bussare all ' uscio . - Signorina Laura ! - Essa aprì : era Teresa , la moglie del falegname . - Uscite , signorina ? - Sono tornata a casa adesso , perchè mi sono recata a prendere del lavoro , - rispose Ilda . - Piove forte . - Lo so , e siccome devo scendere per la cena prima che torni il mio uomo , vi pregherei di prestarmi l ' ombrello . - Volentieri . - Uscita Teresa , Ilda si preparò anch ' essa la cena . La giovane aveva tenuti i suoi mobili migliori , e nulla le mancava del necessario . Quando prese a pigione la soffitta , la portinaia non mancò di avvertirla che ivi era stato commesso un delitto , ma essa le disse : - Per me , non ho alcun timore : l ' ombra di quella povera morta , che non ho conosciuta , non verrà a turbarmi , nè , spero , mi accadrà ciò che accadde a lei . Io non ho amanti .... - Neppure Giulietta ne aveva : era una ragazza onestissima , di buona famiglia . Ebbe dapprima la sfortuna d ' imbattersi in un farabutto che , dopo averla resa madre , l ' assassinò , per sposarne un ' altra . - L ' avete conosciuto , costui ? - A dirle il vero , no : questo casamento è troppo grande per tener d ' occhio tutti . - Si deve stare poco sicuri nelle stanze . - Oh ! per questo le devo dire che in dieci anni che io sono qui , non è mai accaduto un furto . - Ho almeno dei buoni vicini ? - Ottimi , e saranno felici di esserle utili . - Ilda pagò subito l ' affitto di due mesi , ed il giorno dopo prendeva possesso della soffitta di Giulietta sotto il nome di Laura Favre . Non era trascorsa una settimana , che aveva già fatto amicizia colle vicine , cui disse che era orfana e lavorava per conto di un importante magazzino . - Un ' altra Giulietta ; - fu detto - ed ancora più bella ! - Auguriamoci che non faccia la sua fine ! Questi furono i discorsi delle comari ; poi , nessuno si curò di lei più di quanto si usa fra vicini . Ilda aveva il suo piano ed a poco a poco l ' avrebbe messo in esecuzione . Intanto si sentiva molto più libera in quella soffitta che nel quartierino dove la sua povera mamma era morta . Ilda aveva terminato la sua modesta cena , quando bussarono di nuovo all ' uscio . - Sono io , sono Teresa , - disse una voce al di fuori . La giovane aprì subito . - Vi restituisco l ' ombrello e vi ringrazio , - disse Teresa , - Ma perchè , invece di star qui sola sola , non venite a passare il resto della sera da noi ? Faremo una partita a tombola ; ci sarà anche un ' altra giovane della vostra età , per scambiare quattro chiacchiere . Accettate ? - Con tutto il cuore ! - rispose Ilda , che voleva accaparrarsi la simpatia delle vicine . - Allora vi aspettiamo , - soggiunse Teresa . - Vado ad avvertirò anche Vigia . - Ilda la seguì poco dopo . Alla tavola coperta di un tappeto rosso sedevano il falegname , un giovane in abito da operaio ed una giovane sui vent ' anni , dal volto sfrontatello ma seducente , con una bocca incantevole e bellissimi denti . All ' entrare di Ilda , tutti si alzarono , e dopo uno scambio di complimenti , le due ragazze sedettero vicino . Vigia assunse tosto un tono familiare . - Ho proprio piacere di conoscerti , - disse - perchè mi sei molto simpatica . - Ti ringrazio , - rispose Ilda con un sorriso . - Io pure sono lieta di trovare tante amabili persone . Alla mia età l ' isolamento pesa molto . - Non avete parenti , in Torino ? - chiese Teresa . - No ; - rispose Ilda - mio padre e mia madre erano d ' Aosta . - Che mestiere fai ? - chiese Vigia . - Lavoro in casa per un magazzino di mode . - Anch ' io sono sarta , ma stenterei parecchio se non avessi i miei genitori . Guadagnano poco anche loro , ma tutti insieme , si va avanti , E quando Nando mi avrà sposata .... - Così dicendo si rivolse al giovane , che sedeva alla sua destra , e battendogli una mano sulla spalla : - Via , di ' anche tu qualche cosa , invece di guardarci a bocca aperta . - E ridendo soggiunse : - Vedi , Ilda , egli è più timido di me ; ma in compenso è un buon ragazzo , guadagna una buona giornata , e sarò felice con lui . - Lo spero , - si affrettò a dire il giovane - benchè non sappia mostrarti abbastanza il mio amore . - Vigia continuava a ridere . - Tanto lo sai , non mi piacciono le sdolcinature . Quando per la strada incontro qualcuno di quei giovani inamidati , che rivolgono alle ragazze complimenti al latte e miele , mi sentirei la voglia di schiaffeggiarli , perchè so bene che ogni loro parola è una menzogna . - Avete ragione ! - esclamò Teresa . - Se la povera Giulietta , - soggiunse Vigia - l ' avesse pensata come me , invece di attaccarsi a quel tipo che poi l ' assassinò , avrebbe sposato un onesto operaio e sarebbe ancora viva e felice . - Giulietta è la giovane che fu assassinata nella soffitta dove io abito ? - chiese Ilda con accento di curiosità . - Precisamente , - rispose Vigia - ed hai avuto davvero un bel coraggio . Io non starei in quella stanza per tutto l ' oro del mondo ! Mi parrebbe di vedere tutte le notti quell ' ombra sanguinosa , oppure che mi comparisse dinanzi l ' assassino . - Era bella , quella ragazza ? - domandò Ilda . - Un angelo ! - esclamò il falegname . - E buona , onestissima ! - soggiunse la moglie . Vigia alzò le spalle . - Io non voglio contestare i suoi meriti , ma dovete però convenire che , con tutte le sue buone qualità , era molto superba . Essa rifiutò ottimi partiti , perchè essendo bravi operai avevano le mani callose ! E si attaccò a quel figuro , perchè lo credette un signore . - E non lo è ? - chiese Ilda . - Ma che signore ! È un semplice commesso di magazzino , se è proprio lui che l ' ha sedotta . - Come , ne dubiteresti ? - proruppe Teresa con impeto . - E lo dici a me , che ho veduto quell ' intrigante , quell ' assassino ? - Non vi riscaldate ! - soggiunse Vigia . - Io non voglio smentire la vostra asserzione , ma voi potreste giurare che l ' assassino è veramente colui che Giulietta diceva suo fidanzato ? - Ma sì , sì ! - replicò Teresa con un turbamento che si sforzava di nascondere . - L ' ho riconosciuto anche dal neo sulla guancia sinistra . - Ilda palpitava . Teresa proseguì : - Era biondo , di media statura . Infine , se non fosse stato lui , perchè avrebbe confessato il suo delitto ? - Sì .... sì ; so benissimo che la mia è una idea stramba . Non se ne parli più . Giuochiamo a tombola ! - La veglia si protrasse fin verso le dieci . E quando Vigia si separò da Ilda , questa le chiese in tono calmo : - Dove vai a lavorare ? - Sono stata fino a pochi giorni fa da una sarta qui vicino , ma ora che non c ' è lavoro , ne profitto per completare il mio magro corredo . - Allora , vieni a lavorare con me : ci terremo compagnia e il tempo passerà meglio . - Accetto con tutta l ' anima . - Le due giovani si baciarono cordialmente . Quella notte Ilda non dormì . Ella pensava : - Era biondo , e aveva un neo sulla guancia sinistra . Anche il conte Livio ha lo stesso neo ! Ma no , ciò ch ' io penso è insensato ! Per quanto Fabio amasse il suo benefattore , non sarebbe giunto al punto di commettere per lui un assassinio . Eppure , per chi altri Fabio nutriva tanta devozione o tanto attaccamento ? - E l ' atroce dubbio diventava quasi certezza . In tali ansie , Ilda soffrì tutta la notte , e alzatasi all ' alba si mise al lavoro . Alle otto Vigia bussò all ' uscio . - Ti disturbo ? È troppo presto ? - No , no , vieni pure . - Per un poco parlarono di futilità . Vigia rideva sempre , mostrando i bianchi denti , ammirando i mobili della soffitta . - Tu sei arredata come una principessa ; - disse infine - la tua stanza può stare a confronto con quella del signor Aldo . - Chi è ? - Uno studente che abita qui vicino ; un bel giovinotto , sebbene troppo serio .... - Non l ' ho ancora veduto ; per ora non conosco che te , il tuo fidanzato e i coniugi Pavin . A proposito : ieri sera ti rimbeccavi con Teresa per il delitto commesso in questa stanza . Tu non credi dunque che l ' assassino sia colui che è stato condannato ? - Vigia si sfogò volentieri . - Io non nego che colui sia stato l ' assassino ; e sarebbe assurdo pensare altrimenti , dopo che egli stesso ha confessato . Dico soltanto che in quel delitto vi è un mistero ; e se ti racconto in qual modo avvennero i fatti , sono certa che mi darai ragione . Ascolta : Giulietta era figlia di un militare in ritiro , aveva avuta una buona istruzione ed è forse per questo che sdegnava accasarsi con un operaio , Dopo la morte del padre dovette pensare a mantenersi . Lavorava per conto di un negoziante . Molti giovinotti del casamento le fecero la corte ; ma erano operai e Giulietta li respinse . Voleva un signore ed un signore l ' ha avuto . - Conoscevi il suo innamorato ? - chiese Ilda . - Lo vidi una sola volta con lei , mentre l ' accompagnava a casa . Io ero dietro alle loro spalle e rallentai il passo per non farmi scorgere . Ebbene , ti assicuro che non poteva essere un commesso ; un giovane di negozio , specialmente nei giorni feriali , non veste con tanta eleganza , non porta guanti e bastoncino , come aveva il compagno di Giulietta . - Lo riconosceresti , vedendolo ? - Sì , se lo vedessi per di dietro , con una donna : aveva un portamento signorile e chinava la testa verso Giulietta in un modo che non s ' usa fra gli innamorati del nostro ceto . Ma per certo costui , quando ebbe ottenuto dalla ragazza ciò che volle , prese il volo . Nel casamento dicono che quel signore fosse il primo e il solo amante di Giulietta . Ma io credo invece che dopo costui , essa conoscesse il commesso , il quale le fece forse promesse che poi non voleva mantenere . Giulietta , scottata una volta , per non essere scottata la seconda l ' avrà minacciato , e lui , per sbarazzarsene , la uccise . - Ilda , che si era rianimata al principio del discorso , cominciava a perdere ogni speranza . - Ah ! tu credi che quel signore non entri nel delitto commesso ? - No ; dopo tre anni di abbandono , perchè ucciderla ? Lo avrebbe fatto prima . E che l ' assassino non sia il padre della bambina lo ha detto egli stesso in piena udienza , sebbene molti non lo abbiano creduto . Ma le circostanze del delitto hanno del romanzo e del mistero , - soggiunse Vigia . - Quella sera io ero a letto , quando mi svegliai udendo passi e grida nel corridoio . Mi alzai , m ' infilai una sottana , e via , con la mamma a vedere che cosa accadeva . " Entrata in questa stanza , scorsi Giulietta distesa sul letto crivellata di ferite . L ' assassino era tenuto da alcuni uomini . Ma ciò che mi stupì fu di vedere presso il letto di Giulietta , colla bambina della misera fra le braccia , una signora bellissima , adorna di gioielli , elegante , tanto da far restare a bocca aperta . Il signor Aldo disse che era sua sorella ; ma io non lo credo : una signora con tutti quei brillanti non lascia il fratello in una soffitta . Dunque : primo mistero . - Ilda sorrise . - Sentiamo il secondo , perchè questo non mi sembra riguardi la morta , sibbene il signor Aldo . Quella signora sarà stata sua amante .... - È ciò che ho pensato anch ' io . Ma viene lo strano . Giulietta , colle cure del medico , si riebbe un momento , e veduta la signora , gettò un grido di terrore e disse : " - Lei ? Lei ? Ma non sa ... ? - " E ricadde morta . Dunque : secondo mistero . - Sì , ciò è strano . Ma quelle parole saranno state raccolte , la signora avrà dovuto comparire nel processo , e tu saprai adesso chi sia . - Niente affatto , ed ecco il terzo mistero . La signora non fu citata fra i testimoni , e nessuno l ' ha più riveduta . Il signor Aldo disse che era partita per Ivrea e si trovava indisposta ; inoltre , essendo venuto un pezzo grosso della magistratura a prendere la bambina con un signore che si qualificò come il cognato dello studente , tutti prestarono fede a quella storiella , all ' infuori di me . - Che ne concludi ? - Concludo che fra Giulietta e quella signora doveva esservi qualche segreto , e penso talvolta che l ' assassino sia stato un mandatario della sconosciuta , che ora si è impadronita della bambina volendo forse sopprimerla come la madre . E mi confermo sempre più nella mia idea , perchè il signor Aldo , dopo aver promesso a Teresa Pavin di condurla ad Ivrea per vedere la bambina , ha detto che la sorella ed il cognato sono partiti per la Spagna a cagione di un ' eredità conducendo seco Gina , che ormai considerano come loro figlia . - Ilda corrugò la fronte . - Il signor Aldo sarebbe dunque un complice ? - Ne ho il sospetto , e ti confesso che mi era venuta la tentazione di spiarlo per sapere dove si reca quando si assenta per due o tre giorni . - Si assenta spesso ? - Ogni quindici giorni ; l ' ho saputo da Teresa , alla quale ha dato ad intendere che egli fa dei piccoli viaggi per i suoi studi d ' ingegneria .... Ma io credo che abbia altro scopo . Alla perfine ho pensato : che deve importare a me dei suoi intrighi ? Perchè immischiarmi nei suoi affari ? Giulietta non era mia amica e non tocca a me vendicare la sua morte . Così lascio correre l ' acqua per la sua china . Ed ora sarà meglio che discorriamo d ' altro . - II . Lucia , colei che fu l ' istitutrice di Bianca , stava leggendo il giornale favorito dal signor Moreno , padre della contessa Rossano , inchiodato da una settimana su di una poltrona dai dolori reumatici , quando una carrozza entrò nel vasto cortile della tenuta . Poco dopo Bianca abbracciava Lucia e il genitore . - Babbo , la tua lettera mi ha spaventata ; che hai ? - Dolori reumatici , come ti ho scritto nella speranza che tu venissi a abbracciarmi . Gli anni scorsi al principio di maggio eri già qui , e quest ' anno lasciavi trascorrere quasi l ' estate senza venire a vedermi ! - Bianca aveva chinato il viso sul petto del padre per nascondere il suo rossore . - Che vuoi ! Non è colpa mia . Livio non è mai libero . - Non è venuto con te ? - Verrà fra qualche settimana . È molto occupato .... - Ma che fa ? ... Orsù , me lo dirai più tardi , quando ti sarai riposata . - Non sono stanca , e appena avrò rinfrescato il viso tornerò da te . - E presa a braccetto l ' istitutrice , si avviò con lei nella sua camera da fanciulla . Celia vi si trovava già e disfaceva le valigie . Bianca indossò un semplice abito da casa , poi tornò presso il padre . Appoggiò la bella testa alla spalla del vecchio , che era molto commosso . - Cara bambina , - diss ' egli - perchè non posso averti sempre con me ? Io non ho che te al mondo e ti amo tanto ! Ma ho torto di lamentarmi , mentre tu sei così felice ! - Bianca sussultò , e alzando il capo : - Sì , sono felice ! - disse con semplicità . - Livio è sempre buono con te ? - Ella non seppe mentire . - Io non pensavo a lui in questo momento , - disse . - A chi dunque ? - chiese il padre con un sorriso . Bianca chinò gli splendidi occhi . - A te , a te solo ! - Hai forse da lamentarti di tuo marito ? - No , no . - Bianca , tu mi nascondi qualche cosa , lo sento ! - L ' amore immenso che mi porti , babbino , ti fa travedere . Io nulla ti nascondo , e ti accerto che sono felice . - Quest ' ultima frase tranquillò il vecchio . Una mattina , mentre il signor Moreno dormiva ancora , Bianca , vestita di un semplice abito di campagna , uscì dalla tenuta e si mise per una strada ombrosa , che , serpeggiando , andava fino ad una chiesuola . La campagna era piena di profumi . Bianca passava per quella strada come una bianca apparizione . Essa aveva il cuore pieno di gioia . Aldo le scriveva ogni giorno , e le lettere di lui erano il punto luminoso della sua vita . Egli le parlava dei suoi studi , delle sue speranze di essere in quell ' anno laureato , delle sue scappate ad Ivrea per vedere la loro bambina , le dava un minuto ragguaglio sulle famiglie che per mezzo di lei beneficava . E ad ogni frase scaturiva l ' animo generoso del giovane , la sua fede ardente in lei , il suo immenso amore . Bianca sedette sopra una panchina , pensosa al suo amore . A un tratto una voce dietro di lei la fece volgere vivamente . - Contessa .... - Era il marchese di Passiflora che la salutava , colui che ella aveva un giorno respinto per marito e che era stato compagno d ' orge di Livio col quale era ancora , in apparenza , amico . Bianca rese il saluto freddamente . Passiflora le sedette accanto . - Non speravo un così bell ' incontro , - disse il marchese - tanto più che ieri vidi Livio a Torino . - Infatti mio marito è rimasto là , - rispose freddamente Bianca . - Fate male a lasciarlo solo ! Egli vi sarà infedele ! - Bianca alzò con alterezza il capo . - Voi offendete il vostro amico ! - Lo pago colle medesime armi , - rispose il marchese . - Un malaugurato giorno Livio venne con altri compagni alle mie cacce . Alla fine di un pranzo , il discorso cadde sul matrimonio , ed io confessai che una sola volta fui in procinto di prendere moglie , ma che la fanciulla la quale aveva destato in me un amore infinito , mi aveva respinto perchè aspirava a un uomo che non avesse la più piccola macchia amorosa sul suo passato . Io , invece , ero stato un gaudente , un libertino . Voi sapete chi fosse quella fanciulla e come allora avesse ragione di credere che io non potevo essere un buon marito per lei . - Quest ' ultima frase ora stata pronunziata con un accento di vera malinconia , che fece provare un senso di inquietudine a Bianca . Ma essa si dominò , e cercando di sorridere : - Voi forse esageravate i vostri difetti , - disse - ed io ero troppo bambina per giudicare gli uomini . - È giusto ! E come succede sempre alle fanciulle inesperte , finiste col cadere in un abisso . - Marchese ! - esclamò Bianca , facendo l ' atto di alzarsi . Ma il gentiluomo frenò quello slancio , e con voce umile , commossa : - Perdonatemi , perdonatemi , - supplicò - e lasciatemi almeno finire ! I miei amici vollero sapere chi era la fanciulla che amai , ed io dissi il vostro nome , facendo di voi un ritratto sublime , e aggiungendo che oltre alla bellezza , avreste portato in dote due milioni . - Bianca impallidì . - Quanto male mi faceste ! - esclamò a suo malgrado , con accento di amarezza . - È vero , - soggiunse con aria mesta il marchese - lo compresi quando non ero più in tempo a porvi riparo . Livio , crivellato di debiti , scòrse in voi una tavola di salvezza , e abilissimo conquistatore , seppe affascinarvi . Io soffersi più di quello che possiate immaginare il giorno in cui vi vidi dinanzi all ' altare con un uomo , che dopo essersi impossessato del vostro cuore vi avrebbe preso la vostra ricchezza nè si sarebbe curato della vostra felicità . Io giudicavo freddamente Livio , perchè conoscevo quanto valeva . Eppure , vi giuro che se egli , pentito dei suoi trascorsi , fosse divenuto un buon marito sarei stato il primo a goderne . Ma non è così .... e voi sapete che dico il vero . - Bianca , fremente , si guardò intorno . - Tacete ! Se qualcuno vi ascoltasse .... - Non abbiate timore , nessuno può spiarci , qui . Ed io adesso voglio dirvi tutto . - Bianca lo guardò intensamente . - Livio è vostro amico ! - mormorò . - Fu , un giorno , mio compagno di dissolutezze ; - rispose il marchese - ma non ebbi mai amicizia per lui , ed ora lo disprezzo in modo assoluto , perchè capisco che corre alla rovina senza badare se voi stessa sarete travolta in quel turbine . Egli passa le notti alla tavola da giuoco , ed ha per amante una certa Cinzia , venuta da Milano , un ' ex - ballerina , che egli conobbe per l ' addietro . - Bianca fremeva . Il nome di Cinzia evocava il ricordo della lettera caduta dalle tasche dell ' abito di Livio , della lettera che distrusse tutte le sue illusioni . - Tempo fa , - soggiunse Passiflora - lo rimproverai aspramente per la sua condotta , ma egli si mise a ridere , mi disse di curarmi dei fatti miei . Volevo dunque avvertire vostro padre di quanto succedeva .... - Bianca mandò un gridò di spavento , stese supplichevole le mani al gentiluomo . - Per pietà , - disse - risparmiate mio padre , che nulla sospetta , che mi crede sempre felice con Livio ! - Passiflora la guardò commosso . - E voi sapevate ... ? - Sapevo già tutto quanto mi avete detto , - interruppe con voce soffocata . - Da lungo tempo la benda mi è caduta dagli occhi , e se non ho fatto uno scandalo , è stato per mio padre , che ne morrebbe di dolore . - Come potete sopportare l ' oltraggio che Livio vi fa subire e che non tarderà ad essere noto a tutti ? Costui , dopo avervi oltraggiata , vi rovinerà . - Livio non può toccar nulla della mia dote . - Egli farà dei debiti e finirà col minacciarvi , se non acconsentite a pagarli . Date retta a me , avvertite vostro padre finchè siete in tempo . - No , no ! Conosco mio padre : egli ucciderebbe quel miserabile ! Dopo tutto , io non soffro . Livio per me non esiste più ; anche se lo vedessi nelle braccia di un ' altra , mi tornerebbe indifferente . Non l ' amo più , non lo stimo : lo disprezzo . Egli vive a suo modo , io mi occupo dei miei poveri , sono libera di andare e venire come mi pare , senza rendergli conto dei fatti miei e sono contentissima . - Contessa , il mondo è maligno ; qualcuno potrebbe scusare la condotta di vostro marito vedendovi godere tanta libertà .... - Bianca l ' interruppe con un moto altero . - Che importa a me il giudizio del mondo ? - esclamò . - La mia coscienza nulla mi rimprovera .... - Potrete sempre dire così , giovane e bella come siete ? Contessa , ascoltate un amico sincero , che vi vuol bene : cercate di riunirvi a vostro marito . - Mai ! - Accettate allora l ' appoggio di un gentiluomo onesto che si dedicherà tutto a voi . Affidatevi completamente a me , Bianca , che tutto sacrificherei per assicurare la vostra felicità . - Passiflora si era chinato verso la giovane , ed ella sentì il suo alito ardente bruciarle le guance . Scattò in piedi con impeto , e fatto un passo indietro disse con voce glaciale : - Vi ringrazio , marchese , non accetto . Se dovessi chiedere l ' appoggio di un uomo , sarebbe quello di mio padre ; ma per ora basto a me stessa . Se siete un gentiluomo , non cercherete più di avvicinarmi e terrete segreto il nostro colloquio . - Passiflora , livido , si alzò a sua volta . - E se io andassi a raccontare ogni cosa a vostro padre ? - Agireste da vile e vi crederei il degno compagno di Livio . - Bianca salutò Passiflora , rimasto come inchiodato al suo posto , e si allontanò di passo sicuro . III . Era una domenica mattina , una giornata splendida . Aldo , nella sua soffitta , stava preparando la valigia e canterellava . Aveva ragione di essere allegro . Il giorno prima , un biglietto di Bianca l ' avvertiva che si recava a passare due giorni ad Ivrea . Aldo era ormai sicuro di avere conquistato il cuore di Bianca , che egli amava come poche anime elette sanno amare . Non sperava nulla , non desiderava nulla ; mai una parola d ' amore sarebbe sfuggita dalle sue labbra ; ma sentiva che la sua anima era tutta di quella donna . Aldo chiuse la valigia , poi guardò l ' orologio , mormorando : - Ho tempo di andare alla stazione a piedi . - Mentre usciva , non vide nel corridoio una donna velata che lo seguì . Alla stazione , messasi al finestrino accanto a lui , quella donna , che era Ilda , sentì che prendeva il biglietto per Ivrea e ne chiese uno per la stessa destinazione . Dopo i suoi colloqui con Vigia , Ilda non ebbe più altro pensiero che seguire i passi dello studente . Forse in tal modo scoprirebbe qualche mistero . Quando il treno giunse ad Ivrea , Ilda vide lo studente accolto da un gruppo di persone venute alla stazione ad attenderlo . Vi erano due signore , una bruna e una bionda , una bambina con lunghi riccioli biondi ed un bell ' uomo , alto , sorridente , piacevole . Ilda osservò che Aldo baciò tutti , all ' infuori della signora bruna , alla quale si era limitato a stringere la mano . Ma la bimba aveva afferrato il giovane per una falda dell ' abito , dicendo con voce squillante : - Non baci anche la mammina ? - - Lo studente si avvicinò tutto rosso alla signora bruna , che gli porse la fronte . Poi il gruppo si avviò all ' uscita . Ilda rimase sconcertata . Tutta quella gente non aveva nulla di misterioso . Per certo costoro nulla avevano a che fare coll ' assassinio di Giulietta , nè Fabio poteva conoscerli . Ma la bimba della vittima dov ' era ? Quell ' angioletta bionda , che chiacchierava con un cinguettìo d ' uccello , camminando per mano allo studente , chiamò mammina la signora bruna ; dunque non poteva essere la figlia di Giulietta ! Che ne era stato di quella piccina ? Era veramente in Ispagna con una sorella di Aldo ? Ilda era uscita dalla stazione dietro al gruppo senza che nessuno le badasse . Li vide entrare in una casa poco distante , e quando furono spariti chiese a sè stessa : - Che fare ? Tornare addietro ? Nessun treno riparte adesso per Torino . Fingerò di essere una forestiera venuta a visitare questi dintorni per trovarvi una villetta da prendere in affitto , e intanto prenderò informazioni su Aldo . - Si avviò per una strada di campagna , e vide una contadina camminare per la stessa via . Le si avvicinò . - Scusate , - disse - vorrei farvi una domanda : c ' è qualche famiglia nei dintorni che dia stanze in affitto e pensione per un mese o due ? - Sì , signora ; posso accompagnarla io stessa ad una trattoria di campagna , qui vicina , dove danno anche alloggio : un luogo pulito , frequentato da persone oneste . - Vi ringrazio . - Strada facendo continuarono a discorrere . - La signora non è mai stata da queste parti ? - chiese la contadina . - Ci venni una volta , da bambina . La mia povera mamma conosceva molte persone di questi luoghi , fra cui la famiglia Pomigliano . - Ma non è d ' Ivrea , è di San Giorgio Canavese : lo so , perchè mio marito aveva un fratello , in quel paese , manovale presso la famiglia Pomigliano . - Forse non sarà la stessa ! - osservò Ilda . - Nella famiglia di cui parlo io , - proseguì la contadina - vi era una bella ragazza bionda , la signorina Severina , che si è maritata appunto qui in Ivrea , ed un ragazzo , il signor Aldo , ora studente a Torino . - Sì , sì ! - esclamò Ilda . - Sono proprio i nomi che sentivo dire da mia madre . Essa mi diceva che erano buona gente . - Dica che è difficile trovarne migliore . I vecchi Pomigliano , marito e moglie , hanno lavorato e lavorano , si può dire , notte e giorno per mantenere il figlio agli studi , e coi loro risparmi hanno dato una buona dote alla Severina , che è un angelo di donna , sposata a un vero galantuomo . L ' unico loro dispiacere era di non aver figli ; ma ora una parente , rimasta vedova , ha affidato loro una bambina , che è un amore . Il signor Aldo , che adora la sorella , viene di quando in quando a trovarla . Se la signora vuol andare a trovarli , abitano in una bella casetta prossima alla stazione . - Erano giunte alla trattoria , una casetta modesta che aveva al primo piano una terrazza coperta di spesso fogliame , sotto cui non potevano filtrare i raggi del sole . Quivi erano preparate diverse tavole , come nel giardino sottostante , dove già si trovavano alcuni avventori . Ilda disse che pranzerebbe sulla terrazza . La contadina salutò Ilda , che le regalò due lire per il suo incomodo . - La giornata d ' oggi mi costerà una bella somma , - pensava la giovane - e forse senza alcuna riuscita ; ma non importa : non voglio trascurar nulla , per non aver rimorsi . - La padrona della trattoria , una donna cinquantenne , gioviale e simpatica , la condusse in una cameretta pulita , dalla cui finestra aperta si godeva una vista incantevole . - Le faremo subito il letto , signora , - disse - se vuol coricarsi . - No ; mi sdraierò un poco sul divano , - rispose Ilda , che intanto si era tolto il cappello e mostrava il suo bel viso circondato da un ' aureola bionda . La padrona del ristorante non potè rattenere un movimento d ' ammirazione . - La signora viene per la prima volta da queste parti ? - chiese . - No ; vi fui da bambina , - disse Ilda - ed allora ero più felice di adesso , che mi trovo sola al mondo , vedova .... - Così giovane e già vedova ? - Sì , da pochi mesi . - Oh ! povera signora ! - Viaggio per svagarmi , e vorrei venire a villeggiare da queste parti . - Farebbe benissimo , perchè quest ' anno si sta a maraviglia : abbiamo molti forestieri . Da ieri , alloggio il conte Rossano con la signora . - Ilda fece uno sforzo per non dimostrare la sua commozione . - Ah ! sì ? - disse semplicemente . - Di dove vengono ? - Da Torino ; la contessa ha voluto fermarsi al mio albergo , dove dice che passò i primi giorni della sua luna di miele . Anch ' essi pranzano sulla terrazza . - La padrona dell ' albergo lasciò Ilda dopo averle chiesto il nome che doveva sognare sul registro . - Vedova Laura Favre , - disse la giovane . E rimasta sola pensò : - Il conte Rossano qui ? E con sua moglie ? Conoscerò dunque quella contessa , che Fabio non ha mal veduta : sono stata ispirata bene venendo in questo luogo ! Forse saprò cose utili per lo mie ricerche . - All ' ora del pranzo ella si recò sulla terrazza , dove il conte Rossano era già colla sua compagna , una donna che attirava gli sguardi . Bruna , pallida , flessuosa , dagli occhi pieni di languore , aveva della silfide e della baccante ad un tempo . Ella parlava al conte ridendo , con un atteggiamento pieno di grazia voluttuosa . Ilda non poteva vedere il viso di Livio , perchè le volgeva le spalle . Però , ad alcune parole pronunziate sommessamente dalla compagna , egli si volse , ma non potè vedere di Ilda che l ' opulenta chioma dorata : ella si era messa a sedere alla tavola apparecchiata per lei , dallo stesso lato , ma nell ' ombra , e volgeva ad entrambi le spalle . Il conte non si curò più di quell ' incognita e diè i suoi ordini ad un cameriere . Ilda cominciò a mangiare . Ad un tratto una frase in francese pronunziata dalla contessa attrasse l ' attenzione della giovane . Ilda conosceva benissimo la lingua francese . - Insomma , non vi è più cosa alcuna che ti diverta ? Rimpiangi forse tua moglie ? - Chiudi la bocca su questo soggetto , - disse con tono brusco il conte - sai che mi irrita . Se non fosse per cagion tua , la contessa non avrebbe mai sospettato nulla . Ma io non penso a lei . - Ilda stupì . Dunque , quella non era la moglie del conte , sebbene egli la facesse passare per tale ? Che dramma intimo era avvenuto in casa di Livio a cagione della donna che l ' accompagnava ? Un momento dopo la bella bruna riprendeva : - A chi pensi dunque ? Se sei innamorato di qualche donna , parla : ormai con te sono avvezza a tutto ! Già tu sei cambiato da quando passammo insieme gli ultimi giorni di carnevale ; ti ricordi quella notte del giovedì grasso ? Eri proprio insoffribile . E pensare che tua moglie a Torino piangeva di rabbia e di gelosia . Ah ! ti avrei rimandato volentieri a lei ! - Ilda ascoltava anelante . Dunque , il giovedì grasso di quell ' anno il conte non si trovava a Torino . Ma perchè Fabio le aveva detto che il gentiluomo era partito colla moglie ? Un turbine di pensieri la sconvolgeva . - Taci , Cinzia ! - brontolò Livio . - No , voglio sfogarmi un poco , tanto qui nessuno per certo capisce il francese . Tu sei insoffribile , e non so perchè stia qui con te , invece di essere a Montecarlo a divertirmi . Sono una bestia , ma vi è in te qualche cosa che mi attira ; forse i tuoi vizi . Non riderò .... sì , tu sei l ' uomo più vizioso che io abbia conosciuto ; non hai cuore , non hai che i sensi , e scommetto che tu sogni già qualche nuovo intrigo con una seconda Giulietta .... - Taci ! - esclamò il conte con un accento così minaccioso , che Cinzia ammutolì . Vi fu silenzio . Al nome pronunziato da quella donna , Ilda divenne livida . Dunque , i suoi sospetti non erano infondati ? Il conte aveva conosciuto Giulietta , e la sua mano armò quella di Fabio ? Ma come averne le prove ? Il conte , come pentito di aver trattato bruscamente la sua compagna , disse con voce tenera : - Cinzia , perchè rivangare vecchie storie ? Se amassi un ' altra , perchè ti avrei scritto di raggiungermi ? Non sei tu forse per me più che un ' amante , una camerata , cui posso intieramente confidarmi ? Se oltre tutti i crucci che ho , tu pure mi tormenti , finisco col commettere qualche follìa . Sai bene che fin dal giorno in cui la tua lettera cadde nelle mani di mia moglie , la pace di casa se ne andò . - La contessa è una sciocca ! - Lo credevo , mia cara ; - interruppe il conte - invece è più furba di me e di te . Ella ha saputo mostrarsi inesorabile ed ha dettato i suoi patti . Mi ha bandito dal suo appartamento , mi ha lasciato libero di agire come voglio , assegnandomi quindicimila lire di rendita mensili , che mi verrebbero tolte se tentassi una riconciliazione . - Che vorresti di più ? - Ho bisogno di denaro , - rispose con voce cupa il conte . - Ho perduto al giuoco duecentomila lire in poche sere , ho già impegnato la rendita di sei mesi .... - Perchè commetti simili pazzie ? - Ne è causa una ragazza .... - Oh ! oh ! Sapevo bene che gatta ci covava ! Mi ricordo l ' entusiasmo dimostrato al mio arrivo , le tue espansioni , le lacrime versate stringendomi fra le tue braccia , la gioia con cui accogliesti la proposta di lasciare per qualche tempo Torino . Pensai : " Livio ha qualche cosa da dimenticare . " E si tratta d ' una ragazza ? - Sì . Bella da fare impazzire . Essa mi è sfuggita quando credevo averla nelle mani . - È innamorata d ' un altro ? - D ' un uomo che è in galera . - Ilda mordeva il tovagliuolo per non gridare . - Non hai un indizio dove costei sia nascosta ? - No . - Che mestiere esercita ? - È commessa in un negozio di mode . - Onesta ? - Sì . - Bada , Livio , che a furia di sedurre fanciulle oneste tu finirai col lasciarci la pelle ! - Questo potrebbe avvenire se m ' innamorassi di una giovane che avesse un padre , un fratello , un amante . Ma io scelgo i miei tipi fra le orfane senza difesa . - Vi sono fanciulle che sanno difendersi da sè stesse , e lo prova colei che tu desideri , se ha saputo sfuggire alle tue grinfe . - Colei non ha mai sospettato il mio amore . Si è allontanata da me , perchè credeva che volessi intralciare il suo progetto , che è quello di far rifulgere l ' innocenza dell ' amante , che essa crede vittima di un errore giudiziario . - Sciocco , perchè non la secondavi ? - Sì , ho fatto male ; ma se la ritrovo , voglio cambiar tattica . Intanto , prima di ricercarla , mi occorre del denaro . Scriverò a mia moglie , che è ora presso suo padre , e la pregherò di tornare in città avendo bisogno di parlarle . Guai a lei se respingesse la mia richiesta ! - Tu mi spaventi quando minacci , perchè so che non minacci invano ! - Il colloquio prese poi una piega sentimentale . Ilda , incapace di resistere più a lungo , si recò nella propria camera . I suoi occhi brillavano di un ' energia sovrumana . - Non ho perduto la mia giornata ! - esclamò . - Dunque , non m ' ingannavo : il conte conosceva Giulietta . Ma come provare che ha spinto Fabio a un assassinio ? Ebbene , voglio riuscirvi e ci riuscirò ! Se intanto avvertissi sua moglie del pericolo che corre ? ... Sì , ormai sono decisa ; voglio mettermi in lotta con lui ! - Assorbita da quest ' idea , Ilda un quarto d ' ora dopo si allontanava dall ' albergo onde ripartire per Torino , non avendo ormai più interesse di rimanere ad Ivrea . IV . Nei primi momenti , Aldo e Bianca , felici di trovarsi insieme , dimenticarono tutti i guai . Dopo pranzo , Aldo chiese alla contessa : - Volete fare un giro in giardino ? - Volentieri . - Uscirono in giardino : una brezzolina profumata , che soffiava attraverso gli alberi , accarezzò il viso di Bianca , che esclamò : - Come si sta bene qui ! - In quel piccolo spazio soleggiato pareva loro di essere isolati dal mondo . Camminarono un poco in silenzio , attraversarono una spianata erbosa , entrarono in un chiosco coperto di foglie , sedettero sopra una panca e parlarono . - Caro Aldo , - disse Bianca - ho lasciato mio padre dicendogli che andavo a passare un paio di giorni con mio marito ; ma in verità l ' ho fatto perchè ho bisogno di voi , e nel presentimento che qualche cosa di grave mi debba accadere , qualche cosa che forse ci costringerà a non vederci per lungo tempo . - E Bianca raccontò il colloquio avuto col marchese Passiflora , aggiungendo : - Egli non mi perdona di averlo un giorno respinto , come non mi perdona di non volerlo accettare adesso come amico . Per certo avvertirà mio padre della condotta di Livio , oppure tenterà qualche altra cosa contro me . - Speranza , vi difenderò io ! - So bene che siete buono , audace , generoso , e se non avessi mio padre , disprezzerei qualsiasi convenienza , andrei orgogliosa di presentarvi come mio amico e difensore . Ma bisogna ad ogni costo risparmiare quel povero vecchio , che mi crede felice , che di nulla dubita , nulla sospetta . - Bianca aveva le lacrime agli occhi . - Non vi turbate così ; - disse lo studente - io veglierò senza dar ombra ad alcuno e impedirò al marchese Passiflora di fare qualsiasi passo contro voi . - Rimasero seduti l ' uno accanto all ' altra , Aldo circondandole la vita col braccio , Bianca colla testa appoggiata alla spalla di lui . - Speranza , io t ' amo , tu l ' hai compreso , - sussurrò il giovane - nè ti offendano le mie parole ! Il mio affetto è puro ! Mi rimproveri di amarti ? - Perchè dovrei rimproverarti ? - disse la contessa . - Io pure ti amo e vado orgogliosa di amarti . Nulla ormai può disgiungere le nostre anime . Amandoci , porteremo la nostra croce sorridendo , glorificando lo spirito nella esultanza d ' amore . - Gli occhi di Aldo splendevano soavemente . - Cara , cara ! - esclamò , e la baciò sui capelli . La voce squillante di Gina li riscosse . - Mammina , babbo , dove siete ? - Un istante dopo il biondo folletto era nelle loro braccia . Nei due giorni in cui Aldo e Bianca rimasero presso i Rivalta , non uscirono mai di casa , trovando ogni gioia in quel giardinetto , in compagnia delle persone teneramente amate . Lo studente partì per il primo . Bianca fu accompagnata alla stazione da Guglielmo , Severina e la bimba . Già da tre giorni Bianca si trovava di nuovo presso il padre , quando una mattina Celia le disse , un po ' turbata : - Signora contessa , potrebbe venire nella sala verde ? Una signora desidera parlarle . - - L ' impaccio della cameriera non sfuggì al signor Moreno , che era presente e che , subodorando qualche mistero in quella visita , quando Bianca fu uscita dal salotto , si avviò egli pure verso la sala verde . Il signor Moreno non titubò : egli si appiattò dietro la porta e sentì distintamente che all ' entrare di sua figlia una voce di donna diceva con stupore : - Lei ? Lei è la contessa Rossano ? - Sì , io ! - rispose Bianca , con tranquilla alterezza . - Perchè questa sorpresa ? - Perchè se lei è la contessa Rossano , - disse lentamente Ilda , perchè era lei - è la stessa persona che cinque giorni fa si trovava ad Ivrea , presso i Rivalta . - Bianca rispose senza turbarsi : - Non lo nego . Ma a voi che importa ? - chiese poi alteramente . Il volto di Ilda si era fatto cupo e minaccioso . - Allora è lei , - proruppe con impeto - che la notte del giovedì grasso si trovava nella casa dove assassinarono Giulietta Levera , è lei che il signor Aldo Pomigliano fece credere sua sorella , è lei che portò via la bambina , forse per sopprimerla un giorno come la madre ! - Bianca era impallidita ; ma pensando ad Aldo , riprese il suo contegno altero , e rispose con voce ferma : - Io dovrei respingere le vostre accuse , dirvi che mentite , almeno in parte ; ma prima di abbassarmi a discolpe , vi chiederò a mia volta : " Con qual diritto siete venuta in casa mia ad insultarmi ? " - Gli occhi di Ilda espressero una terribile esaltazione . - Vuole saperlo ? - disse in tono violento . - Glielo dirò . Un uomo è stato condannato per avere ucciso quella povera giovane , un uomo che fino all ' ultimo si è protestato il solo colpevole di quel delitto . Invece costui non è stato che il mandatario di un altro , o di un ' altra , che aveva interesse a sbarazzarsi di quell ' infelice .... e in tal modo ha sacrificato anche me , che amava , che doveva sposare in quei giorni . - La contessa ebbe una scossa : la sua voce quasi si raddolcì , chiedendo : - Voi siete dunque la fidanzata dell ' assassino ? - Non lo chiami così : egli è colpevole perchè l ' hanno spinto su quella via . - E sospettate di me ? - Sì ; e giacchè ho cominciato , voglio dirle tutto , Lei ha conosciuto il mio fidanzato . - Io ? ... No . - Ilda la guardò cogli occhi in fiamme . - Possibile ? - disse . - Suo marito non le ha mai presentato Fabio Ribera ? - Mio marito ? - esclamò vivamente Bianca , con un accento che fece trasalire Ilda . - Come poteva conoscere il vostro fidanzato ? - Vuol dunque farmi credere che il conte non le abbia mai detto come Fabio Ribera , un orfano fatto educare dalla defunta contessa Rossano , fu poi da lui continuamente assistito , tanto che Fabio nulla avrebbe fatto , senza averne prima il suo consenso ? - Vi giuro che mio marito non mi ha mai fatto parola di costui , nè credo che lo abbia spinto al delitto . - Ilda scoteva il capo . - Allora , se il conte non ha spinto Fabio a uccidere Giulietta , in qual modo lei si trovava quella notte nella soffitta dell ' assassinata e perchè , quando costei la vide , la riconobbe ed esclamò : " Lei ? Lei ? Ma non sa ? " - Io pure - rispose la contessa - spesso mi sono chiesta come mai quella sventurata avesse pronunziato quella frase . Ora vi dirò per quale concatenazione di cose io mi trovassi la notte del giovedì grasso in quella casa fatale . Sarò sincera con voi , perchè mi destate un senso arcano di fiducia . Mio marito era partito il giorno prima per Milano dicendomi che andava a trovare una parente moribonda . Invece la mattina del giovedì un biglietto dimenticato dal conte mi convinse che egli m ' ingannava . Era andato a Milano per trovare un ' amante . - Cinzia ! - interruppe Ilda . Bianca sussultò . - Come lo sapete ? - Glielo dirò poi : continui . - Voi , che avete amato ed amate , potete comprendere come rimanessi alla certezza del tradimento di mio marito . Allora , come pazza , commisi una follìa , della quale però non mi pento . - Qui la contessa raccontò come al veglione avesse avuto la fortuna d ' imbattersi in Aldo ; si diffuse a parlare della delicatezza , della generosità del giovane , poi descrisse in qual modo si era trovata nella soffitta della povera Giulietta e tutto ciò che era dopo avvenuto . - Se non mi sono divisa legalmente da mio marito , - concluse - è perchè ho un padre che mi adora e che morrebbe di dolore se venisse a conoscere tutto ciò . Ma col conte non ho più nulla di comune . Se mi reco ad Ivrea , è per vedere quella bambina , che amo come se fosse mia . Eccovi tutta la verità . Spero che adesso mi crederete . - Sì , - disse Ilda con umiltà - e le domando perdono di averla sospettata . Ella è una vittima del conte , come lo è stato il mio povero Fabio . Ed ora sono convinta più che mai che il conte , dopo aver sedotto Giulietta , spinse il suo protetto ad ucciderla , a sacrificarsi per lui .... - Sarebbe orribile ! - esclamò Bianca . - Come vi nacque questo sospetto ? - Glielo dirò , signora contessa . Quando Fabio si assentò dicendomi che andava a prendere alcune carte per il nostro matrimonio , mi disse che il conte era partito con lui e che starebbero assenti qualche tempo . Perchè questa doppia menzogna , mentre il povero giovane non aveva mai mentito ? Perchè , dopo il delitto , il conte non si presentò a far testimonianza del buon carattere del suo protetto ? Perchè Fabio non richiese mai di lui , non alluse alla sua relazione col conte ? Il sospetto si insinuava nella mia anima . - Ilda narrò allora la morte di sua madre , le visite del conte , che ella sfuggì recandosi ad abitare nella soffitta dell ' assassinata , cambiando nome , trasformando la propria persona per non essere riconosciuta , onde raggiungere lo scopo che si era prefissa : scoprire il vero colpevole . - Così , - soggiunse - seppi della incognita che si ora trovata in quella notte nella soffitta della povera Giulietta . Chi era costei ? Dissi a me stessa che lo studente doveva essere in relazione con quella donna , e mi proposi di seguirlo quando si assentava da Torino . " Per questo mi recai ad Ivrea , senza che lo studente sospettasse di essere seguito da me . " Io lo vidi alla stazione con tutti loro , e seguii il gruppo fino all ' uscio di casa ; chiesi poi informazioni su lui e sui coniugi Rivalta e me ne fecero mille elogi . " Non sapevo più che pensare , mi pareva di aver fatto quel viaggio inutilmente , quando , essendomi recata in un albergo per passarvi alcune ore , seppi che era ivi alloggiato il conte Rossano colla signora . - Bianca gettò un lieve grido , - Mio marito ad Ivrea , - esclamò - con una donna che fa passare per me ? - Sì , quella Cinzia presso la quale egli si nascose a Milano , mentre a Torino veniva assassinata la povera Giulietta , - rispose Ilda . E con parole concitate ripetè il colloquio di Livio coll ' amante . - Udite queste infami cose , - proseguì Ilda - deliberai di venire ad avvertire lei del pericolo che corre , ansiosa al tempo stesso di conoscerla . A Torino seppi dove si trovava e partii . Ora può immaginarsi la brusca sorpresa provata riconoscendo in lei la signora che si trovava ad Ivrea in compagnia del signor Aldo e degli altri . Il sospetto mi assalse di nuovo . - Vi comprendo , - esclamò Bianca con slancio - e non solo vi perdono di tutto cuore , ma vi ringrazio di esser venuta , perchè adesso mi unirò a voi per smascherare il colpevole , quand ' anche il colpevole fosse mio marito ! - Ilda apparve commossa . - No , signora contessa , - disse - non lo permetto . Lasci fare a me , che non ho alcun timore di lui , che disprezzo le sue minacce come il suo amore , che non ho , come lei , un padre che mi ami , che possa soffrire per cagion mia . - Questo padre ritroverà tutta la sua forza per difendere la figlia e vendicare le vittime di quel furfante , - disse la voce sonora del signor Moreno , comparso all ' improvviso nella sala . Bianca si alzò gettando un grido di angoscia . Ma suo padre le stendeva le braccia , ed ella vi si gettò piangendo . Ilda , in piedi , pallidissima , non osava pronunziare parola . - Tu hai sentito tutto , padre mio ? - domandò la contessa . - Tutto , perchè ebbi il presentimento che la visita della signorina mi rivelasse qualche mistero che ti riguardava . Bianca , tu facesti male a non aver fiducia in me ; e voi , signorina , mi avete addolorato coi vostri sospetti sulla mia innocente creatura ; ma adesso che so tutto , vi scuso e vi stendo la mano da amico . - Ilda aveva le lacrime agli occhi . - Io vi ringrazio , - esclamò - e vi giuro che d ' ora innanzi non farò un passo senza consultarvi ! - Ed io non ti nasconderò più nulla , - soggiunse Bianca - ed appoggiata a te , mi sentirò sicura . - Il signor Moreno la baciò sulla fronte , mentre stringeva la manina di Ilda . V . Il conte Livio era tornato a Torino di cattivissimo umore : ormai Cinzia l ' annoiava , eppure non voleva sbarazzarsi di lei , forse perchè la giovane era la sola che avesse penetrati molti dei suoi segreti . Egli aveva ceduto all ' amante il suo elegante quartierino da scapolo , non potendo per il momento sobbarcarsi troppe spese . Una settimana dopo il suo ritorno scrisse un biglietto alla contessa , per avvertirla che aveva necessità di parlarle . Livio era sicuro che sua moglie non gli avrebbe dato un rifiuto , onde la sera stessa disse allegramente a Cinzia : - Vedrai che fra qualche giorno potrò offrirti un appartamento migliore di questo , con mobili di palissandro , e comprarti quel fermaglio di brillanti che tanto desideri . - Sei sicuro che la contessa cederà alle tue minacce ? - disse Cinzia . Livio si arricciò i baffi con aria spavalda . - Sicurissimo , - rispose - perchè Bianca ha troppa paura dello scandalo , a cagione di suo padre . Firmerà e tacerà ! - Due giorni dopo , verso mezzogiorno , Livio , sempre in attesa della moglie , stava per mettersi a tavola nella sala da pranzo del proprio palazzo , allorchè un cameriere annunziò : - Il signor Moreno ! - Se un fulmine fosse caduto ai piedi di Livio , non l ' avrebbe maggiormente stordito . In un attimo pensò che Bianca avesse confidato tutto al padre , e fremette . Il suocero entrò , sorridente , disinvolto , esclamando : - Se ti trovo a pranzo , vuoldire che non c ' è nulla di grave . Bianca ha avuto torto a spaventarsi ! - Livio riacquistò subito la baldanza . Il signor Moreno nulla sapeva . Bianca non aveva parlato . Per cui si slanciò incontro al suocero , stendendogli le mani e dicendo con voce commossa : - Mi aspettavo così poco la tua venuta , che ne sono ancora stordito . Bianca non si sentirà male , spero ? - No , no , rassicurati ; è soltanto infreddata , ed io ho trovato imprudente che si mettesse in viaggio , tanto più che io stesso avevo bisogno di venire a Torino . - Mentre parlava , il conte gli teneva fissi gli occhi addosso , con aria di maraviglia . Il signor Moreno sembrava ringiovanito . La sua persona , per il solito un po ' cascante , si raddrizzava come quella di un giovinotto . - Hai un aspetto magnifico , - disse il conte - e mi congratulo di vederti così bene . I tuoi dolori reumatici ti hanno lasciato ? - Interamente . Ma giacchè sono giunto in buon punto , non faccio complimenti , mi metto a tavola con te . - Livio diè l ' ordine di mettere un ' altra posata . Il signor Moreno sedette fregandosi le mani con aria soddisfatta e disse a Livio : - Scommetto che la tua lettera è stata semplicemente un tranello per far venire Bianca , sembrandoti abbastanza lungo il tempo senza lei . - Livio soffocò la rabbia che internamente lo divorava . - È vero ; - rispose - a te non lo posso nascondere . - Io l ' avevo indovinato ; - soggiunse il signor Moreno - ma quella benedetta figliuola è così impressionabile , che ha subito creduto ti fosse accaduto qualche sventura . Basta , oggi stesso le scriverò per tranquillarla , perchè io debbo trattenermi a Torino . - Durante il pranzo , parlarono di cose futili , ma quando furono passati nel salottino da fumo , il signor Moreno , col sigaro fra le labbra , disse sorridendo : - Tu non immagini certo ciò che ho deliberato di fare . - Livio provò una vaga inquietudine . - Sentiamo , - disse con simulata allegria . - Vengo a stabilirmi presso di voi . Sono stanco di vivere lontano da mia figlia e di condurre una vita da orso . Io non vi darò noia , perchè ho la mia servitù , e se mangeremo tutti insieme , pagherò la mia pensione . Del resto , piena libertà da ambe le parti . Come capirai , Bianca è contenta della mia decisione . E tu ? - Io pure , padre mio , - disse Livio con dolcezza . Poi , cambiando tono e fisionomia , avvicinatosi al suocero , disse con accento turbato : - Posso confidarti una cosa ? - Per certo . Dove potresti trovare un confidente migliore di me ? - Hai ragione . Ah ! perchè prima di sobbarcarmi in false speculazioni non mi sono rivolto a te ? - Il volto del signor Moreno non esprimeva alcuna diffidenza . - È vero ! Bianca mi ha parlato alto alto di certi affari da te intrapresi . Ti sono forse andati male ? - Purtroppo ! - mormorò Livio con aria compunta . - Sono stato raggirato da un birbante che ha fatto rilucere dinanzi ai miei occhi una vera miniera d ' oro , mentre portava via il mio . - Sei stato troppo ingenuo ; non dovevi arrischiare del denaro in speculazioni sconosciute . Che bisogno ne avevi ? - Arrossivo di dover tutto a mia moglie , e sognavo di diventar ricco , di elevare Bianca sopra una montagna d ' oro . - La sua voce si era fatta convulsa . Il signor Moreno non perdeva la sua espressione bonaria . - Il tuo pensiero era lodevole ; - disse - ma Bianca è ricca abbastanza per due . Quando io più non sarò , la montagna d ' oro per lei si troverà inalzata . Intanto spero che la lezione ti avrà servito e non intraprenderai altri affari senza consultarmi . Quando Bianca , la settimana scorsa , venne a trovarti , a passare due giorni con te , le facesti parte della tua sconfitta ? - No , non ne ebbi il coraggio , - disse il conte , che trasalì sentendo che Bianca si era allontanata dalla tenuta col pretesto di raggiungerlo . Dove si era recata ? Il signor Moreno sorrise . - Capisco ! Tu non hai pensato che al piacere di abbracciarla , - esclamò - e di rinnovare una breve luna di miele ! So che conducesti Bianca ad Ivrea . - Chi te l ' ha detto ? - balbettò il conte , livido . - Bianca stessa , - rispose con bonomia il signor Moreno . - Le avevi proibito di farmene parte ? - No , no . - Egli era spaventato di quanto sentiva , e chinava gli occhi dinanzi agli sguardi del signor Moreno , che rimaneva quieto , sorridente . - Basta ! - disse questi con dolce accento . - Hai fatto bene a non turbare Bianca col racconto della tua sconfitta , alla quale rimedierò io stesso . A quanto ammonta la tua perdita ? - Era il momento decisivo . Il conte mandò un sospiro , esitò un istante , poi rispose con voce debole : - A quattrocentomila lire ! - Il signor Moreno non battè palpebra . - Dammi un calamaio ed una penna , - disse . Livio si affrettò ad obbedirlo . Il signor Moreno si tolse di tasca un libretto , ne staccò un foglio , vi scrisse alcune parole e porgendolo al genero : - Oggi stesso - disse - potrai presentarti dal mio banchiere a ritirare la somma che , m ' immagino , non hai pagata . - No , padre mio .... mi ero reso garante .... firmai delle cambiali .... - Bene , bene : non voglio saper nulla della trappola che ti avevano preparata ; paga il tuo debito e non se ne parli più . - Come ringraziarti ? - E l ' ipocrita ruppe in pianto . Il signor Moreno si alzò , nervoso . - Se fai così , ti lascio ! - disse . - Non occorrono queste scene fra noi ! Se ti hanno giuocato un brutto tiro , il tuo onore è salvo , dal momento che io posso pagare . Via , asciuga quelle lacrime , vai a riscuotere il tuo chèque , mentre io mi ritiro a riposare nel mio appartamento . - Il conte volle accompagnarlo fino alla sua camera e diede ordine al suo domestico di mettersi a disposizione del suocero . Poi lasciò il palazzo , sollevato . L ' arrivo del suocero l ' aveva sconcertato , ma ormai aveva il cuore tranquillo . Peraltro non capiva come Bianca avesse potuto dire a suo padre di essere stata ad Ivrea . Che qualcuno l ' avesse avvertita che egli viaggiava in compagnia di Cinzia facendola passare per moglie ? Non volle più stare a riflettere , dal momento che sua moglie stessa lo sosteneva per non dispiacere al padre . Infatti , se il signor Moreno avesse avuto qualche dubbio sulle infedeltà di lui , non gli avrebbe dato quel denaro ! Riscosso lo chèque , pagato un debito di giuoco , si trovò ancora in possesso di centocinquantamila lire . Allora si recò a comprare il fermaglio per Cinzia e , andato da lei , glielo presentò con aria trionfante . - Hai dunque vinto ? - chiese ella ridendo . - Completamente ; ma la partita è stata col suocero . - Come ? Come ? - E narrò l ' arrivo del signor Moreno , il colloquio avuto con lui . - Cinzia aggrottava le ciglia . - Non rallegrarti troppo ! - disse infine . - Io non ci vedo chiaro nella generosità del vecchio e nella sua determinazione di stabilirsi a Torino . Gatta ci cova : quell ' allusione alla gita di sua figlia con te ad Ivrea mi sa di mistero . - Quando il conte tornò al palazzo trovò il suocero già alzato e di eccellente umore . - Che cosa c ' è di spettacoli divertenti ? - chiese al genero . Livio lo guardò stupito , tuttavia rispose : - Una compagnia di operette all ' Alfieri . - Ebbene , andremo ad ammirarla . - Il conte cadeva dalle nuvole . Il suocero , così austero , tanto avverso alla società , cambiava ad un tratto di abitudini ? Il signor Moreno pranzò con appetito , mostrandosi molto allegro , incitando il genero ad imitarlo . Quando giunsero all ' Alfieri , il primo atto dell ' operetta era quasi al termine . I due uomini presero posto nella seconda fila delle poltrone e dovettero passare innanzi ad una bellissima bruna , elegante , con un largo cappello alla moschettiera e grossi brillanti agli orecchi . Era Cinzia che , vedendo il suo amante con quel signore , trasalì , perchè comprese che era il suocero del conte . Livio non potè trattenere una smorfia vedendo la giovane , e la fissò con uno sguardo corrucciato , che ella ricambiò sdegnosamente . Il signor Moreno vide quello occhiate , e quando fu seduto , disse al genero : - Hai veduto quella bruna , nella nostra fila ? - No , - rispose il conte con noncuranza . - E una bella donna ; ma io conosco di meglio : un bocconcino da re : sedici anni o poco più , capelli neri , alta , ben fatta , occhi da far impazzire . - E dove hai trovata questa fenice ? - Non te lo dirò : è il mio segreto ; soltanto non ti nascondo che devo a quell ' ammaliatrice la risoluzione di venire a Torino . - Tanto meglio ! - pensò il conte . - Se egli commette delle follìe , saprà scusare le mie ! - L ' atto era finito , quando un giovane elegantissimo , dall ' aria di buontempone , si avvicinò al conte , stendendogli la mano . - Buona sera , Livio : vieni stanotte al circolo ? - No , - rispose bruscamente il conte , toccando appena la mano del giovane . Ma questi non si sgomentò , e senza badare che l ' amico era in compagnia di un altro : - Dimmi , è vero che hai lasciato Cinzia ? - chiese . Il conte , stizzito , chiese : - Chi è Cinzia ? Non la conosco . - Ah ! ah ! si vede che sei in collera con lei . Ma scommetto che stasera rifarete la pace : non per niente l ' hai seguita al teatro ; guardala , com ' è bella , con quel cappellone alla moschettiera ! - Ti dico che sei pazzo ! Non so di chi tu voglia parlare ! - L ' altro divenne subito serio , e togliendosi il cappello , con un ' aria fra comica e sprezzante : - Scusate ! - disse . E andò a sedere vicino a Cinzia . Livio , livido di rabbia , si volse al suocero : - È un imbecille , quel giovanotto ! - Perchè ? - rispose calmo il signor Moreno . - Ti ha fatto delle domande naturalissime , e tu non dovevi prenderti soggezione di me e rispondere la verità . Io compatisco le debolezze altrui . - Ti assicuro che colui si è ingannato : io non conosco quella donna . - Meglio così ! - E siccome l ' orchestra aveva sonate le prime battute del secondo atto e il telone si era alzato , il signor Moreno si occupò a guardare la scena . Il conte e il suocero tornarono al palazzo insieme . Il signor Moreno si ritirò nel suo appartamento . Il conte , invece di coricarsi , era uscito novamente per recarsi ad un circolo , dove si giuocava tutta la notte . Ma non era il giuoco che ve lo attirava : voleva trovare l ' amico che aveva osato parlargli di Cinzia in faccia al suocero . La sua presenza al circolo fu accolta da esclamazioni di gioia , ed il primo che il conte si vide dinanzi fu appunto il giovane che cercava . Allora , squadrandolo da capo a piedi : - Chi ti ha dato il diritto - disse - di farmi stasera quelle stupide domande al teatro ? - Il diritto me lo sono arrogato io , - rispose l ' altro - perchè credevo di rivolgermi al compagno che si era compiaciuto altra volta di raccontarmi le sue avventure amorose e non mi aveva nascosta la sua relazione con Cinzia , relazione che tutti conoscono , me ne appello a questi signori . - Ma questi signori ti diranno pure che bisogna essere imbecilli per venire a interrogarmi su tale relazione mentre mi trovavo in compagnia di mio suocero . - Un sonoro scoppio di risa risonò da tutte le parti . Il giovane rimase scombussolato , e con l ' accento del più sincero cordoglio : - Scusami , amico ; - disse - ti assicuro che se avessi potuto immaginare che quel signore era in tua compagnia , non ti avrei rivolte quelle domande stupide , come ben dici . Ma io ti credevo solo , e supponevo che per semplice dispetto tu non fossi vicino a Cinzia . - Livio parve esitare un istante , poi sorrise , e stendendo la mano al giovane : - Accetto le scuse , - esclamò - e non ne parliamo più ! - Quella notte giocò , e la fortuna gli fu favorevole . Quando abbandonò il suo posto per tornare a casa , aveva trentamila lire di più . La mattina seguente , alzatosi verso le nove , seppe che il suocero era già uscito . Il vecchio tornò a mezzogiorno . Sembrava molto contento . Il conte fu proprio persuaso che il signor Moreno ignorasse totalmente la sua condotta verso la moglie , e nella sua fatuità credette che Bianca avesse spinto il padre a recarsi a Torino per potere , col suo mezzo , riconciliarsi con lui . Per cui , quando il suocero gli chiese se voleva accompagnarlo alla tenuta , accettò con entusiasmo . Si sentiva quasi felice all ' idea di riavvicinarsi alla moglie . Avvertì con un biglietto Cinzia della sua assenza di qualche giorno e partì col signor Moreno . Quando arrivarono al castello , Bianca abbracciò il padre , quindi porse la mano al conte . Ma quella mano era così fredda , che gli fece capire come egli avesse sperato invano nell ' indulgenza di lei . Tuttavia , trovandosi più tardi solo con Bianca , assunse un ' aria compunta , piena di dolore e mormorò : - Signora , la visita improvvisa di vostro padre aveva aperto il mio cuore alla più dolce delle speranze : speravo che per lui , se non per me , avreste dimenticato e perdonato . - Ella lo fissò con uno sguardo pieno di disprezzo . - Dimenticare , perdonare ? - ripetè . - Si può farlo per un uomo onesto che un istante di traviamento ha fatto deviare dalla retta via ; ma per voi che avete mentito sempre , per voi che , calpestando ogni riserbo , aveste perfino la temerità di presentare come vostra moglie una sgualdrina non può esservi nel mio cuore che odio e repulsione . Evitate dunque di avvicinarmi se non volete che io mi ribelli e vi schiacci ! - E voltategli le spalle , lasciò il conte quasi fuori di sè dalla rabbia . - Me la pagherà ! - pensò , stringendo i pugni . E uscito dalla tenuta per non incontrarsi in quel momento col signor Moreno , diresse i suoi passi verso la villa del marchese Passiflora . Immerso nei suoi pensieri , il conte camminava con la testa china , quando una voce ironica lo fece trasalire . Era il marchese Passiflora . - Sempre pensieroso , sempre innamorato ! - diceva . E stendendo la mano a Livio : - Ti sei dunque deciso a venire un po ' in campagna ? - soggiunse ridendo . Il conte si era rasserenato . - Sono venuto a riprendere la contessa , - rispose . - Ma ti assicuro che , sebbene giunto da poche ore , sono già annoiato . - Il marchese Passiflora lo prese a braccetto . - Capisco , birbante , rimpiangi Cinzia ! Ma , bada , è pericoloso lasciar per lungo tempo sola una moglie come la tua . Essa potrebbe fare qualche scappatella , che suo padre non si curerebbe di tenerle dietro . - Per parlare così , tu devi sapere qualche cosa ; ma bada , io ho troppa fiducia in mia moglie per nutrire il minimo sospetto contro lei , tanto più se fatto nascere da un uomo che non può dimenticare di essere stato respinto come marito . - Passiflora aveva tolto il suo braccio da quello del conte , e fermatosi su due piedi lo guardò fisso , seriamente . - È vero ; - rispose - non posso dimenticare il rifiuto di quella giovinetta che mi avrebbe reso felice , come ho l ' orgoglio di credere che sarei stato per lei il migliore dei mariti , e fremo pensando che quella felicità è toccata a te , che eri meno degno di ottenerla . - Marchese ! - Non ti alterare , è la verità ! Non credo di offenderti , perchè so quanto vali . Però il tuo trionfo non è durato a lungo . - Il conte impallidì . - Che ne sai tu ? - Più di quello che credi , perchè tu e Bianca , da quel tempo , mi siete sempre stati a cuore . Essa non ha tardato a scoprire che il suo prescelto non valeva il rifiutato ; e per consolarsi di veder distrutta la sua cara illusione , è andata in cerca di un altro . - Il conte gettò un grido di furore . - Marchese , voi insultate mia moglie e me ne renderete conto ! - Quando vorrete , mio caro ! - rispose senza scomporsi il marchese . - La contessa almeno mi sarà grata di averla sbarazzata di voi . - Non so che mi tenga dallo schiaffeggiarvi ! - Passiflora si mise a ridere . - Ve lo dirò io , conte : la paura . Perchè voi siete audace soltanto con le donne , di cui sapete benissimo sbarazzarvi quando ne siete stanco . - Queste ultime parole , dette a caso , ebbero un effetto fulminante sul conte . Egli indietreggiò livido , barcollante , Passiflora rideva sempre . - Vedete , caro conte , - soggiunse - che ho còlto nel segno . Ma rinfrancatevi , io non ho alcuna volontà di battermi con voi : lo farei soltanto se vostra moglie chiedesse il mio appoggio . Sfortunatamente Bianca mi odia , perchè mi crede vostro amico , mi giudica forse alla stessa stregua , e va in cerca di un puro ideale . - Il conte , furente , si riavvicinò al marchese . - Voi vorreste farmi credere che mia moglie ha un amante ; - disse con voce alterata - ma non ci riuscirete . - Ne sono persuaso , - rispose il marchese con oltraggiosa disinvoltura . - Da questo lato vi torna più comodo fare il sordo . - Gli voltò le spalle e si allontanò . Livio ristette immobile , finchè non lo vide sparire fra un gruppo di alberi . Tuttavia mai il suo orgoglio aveva tanto sanguinato . Era stato insultato dal marchese , che forse narrerebbe la scena gettando il ridicolo su lui ! Sua moglie aveva un amante ? - Lo saprò , - disse con la gola stretta . VI . Mentre si svolgevano queste scene , Fabio scontava il suo delitto in prigione , rassegnato al suo destino . Egli lavorava nell ' amministrazione delle carceri , dove sono ammessi i detenuti di ottima condotta , e così le sue giornate , sebbene monotone , trascorrevano abbastanza presto . Le notti erano terribili : nel silenzio della cella , Fabio si abbandonava a spaventevoli scoppi di dolore , di collera , di disperazione . Rivedeva la sua vittima , ricostruiva l ' orribile scena di quella notte , si contorceva sotto accessi di convulsioni , fino a che cadeva inerte sul giaciglio ed un sonno pesante scendeva a lenire i suoi rimorsi , i suoi dolori . Poi , a poco a poco , anche quegli accessi si calmarono e le sue notti furono meno agitate . Quando pensava a Ilda , gli sembrava che tutto il sangue gli affluisse al cuore con violenza , trovava in sè un tesoro di energia sublime che gli faceva dimenticare il luogo dove si trovava , quanto era accaduto . Ah ! se avesse potuto dire almeno a lei ... ! Ma no , egli avrebbe taciuto sempre : era necessario , lo doveva : una morta gliel ' aveva imposto . Fabio parlava pochissimo coi suoi compagni di carcere , ma si mostrava così buono con tutti , che nessuno nutriva astio contro lui . I giorni , i mesi scorrevano . Per Natale quasi tutti i prigionieri ricevono qualche regalo . A Fabio pervennero diversi doni della fidanzata , del suo principale , e alcuni doni anonimi , ma che egli doveva ben sapere da chi gli pervenivano . Libri , oggetti , dolci , erano stati prima minutamente visitati , ma i pochi biglietti che li accompagnavano potevano essere consegnati al prigioniero . Quello di Ilda diceva : " Coraggio e speranza in Dio : lavoro per te , non ti dimentico , ti sono sempre vicina col cuore . " Il suo principale gli scrisse , inviandogli una scatola di dolci squisiti : " Perchè tu veda che non sei dimenticato . Buon Natale ! " E " Buon Natale ! " stampato , ripeteva l ' invio dei doni anonimi . Fabio pianse di gioia ; distribuì i dolci fra i suoi compagni ; per sè tenne soltanto un libro rilegato , Le mie prigioni di Silvio Pellico . Si mise sul cuore il biglietto di Ilda . Quella notte egli si addormentò col sorriso sulle labbra . Il giorno dopo , all ' ora della ricreazione , incominciò la lettura delle Mie prigioni . Aveva già percorse alcune pagine , quando sussultò . Nelle interlinee di un foglio vi erano scritte delle parole in un carattere minutissimo . Lo scritto diceva : " Tu hai presunto troppo della fedeltà di Ilda : essa ha un amante che le ha regalato una palazzina , carrozza e cavalli ed è diventata una delle mantenute più in voga . " Ilda ha sprezzato l ' appoggio del sincero amico che tu le lasciasti , ha riso di lui , l ' ha perfino minacciato , sperando di farlo tacere . Ma ho voluto avvertirti , a costo di tutto , perchè mi si strazia il cuore nel vederti così ingannato . Io continuerò a vegliare su lei , e qualunque cosa succeda ti avvertirò . Intanto , se puoi , dimenticala : essa è indegna di te . " Tu hai avuto troppa fiducia in lei . " Fabio rimase come stupidito . Chiuse il libro e dopo poco tornò al lavoro , che disimpegnò macchinalmente . Quella sera , gettatosi bocconi sul pagliericcio , scoppiò in singhiozzi . Tradito , tradito da lei , che il giorno prima gli aveva scritto quel biglietto che teneva sul cuore . Eppure l ' uomo che aveva vergate quelle parole , il conte Livio , il suo protettore , non poteva ingannarlo ! Ma perchè Ilda gli scriveva : " Coraggio e speranza in Dio : lavoro per te , non ti dimentico , ti sono sempre vicina col cuore " ? Per alcuni giorni Fabio ebbe nuovamente accessi di disperazione che sembrava dovessero renderlo pazzo ; poi , un senso di stanchezza lo colse , ed egli continuò ad eseguire macchinalmente il suo lavoro ; ma era pallido , accasciato . Per certo se il conte lo avesse veduto in quei giorni , avrebbe pensato che Fabio non uscirebbe più da quel carcere che cadavere . Ma anche Livio non si trovava sopra un letto di rose ! Dopo la scena avvenuta col marchese Passiflora , il conte nascose il suo avvilimento e ingoiò tutto l ' amaro versatogli dal marchese , col pensiero di vendicarsi un momento o l ' altro di lui . Intanto il signor Moreno tutto disponeva per la propria partenza . - Ora sono tranquilla ! - disse la buona Celia alla sua cara padrona . - Lei non ha più nulla da temere . Con suo padre vicino , il conte si guarderà bene dal recarle un dispiacere . - È vero ; - rispose Bianca - ma d ' ora innanzi non mi sarà più concesso di vedere Aldo ed abbracciare quella bambina : l ' ho promesso a mio padre , e manterrò la mia promessa fino a quando il conte non verrà smascherato e tutto sarà finito fra noi . - Ma lei può scrivere al giovane ed avere notizie della bambina . - Questo sì ; se il babbo me l ' avesse proibito , ne sarei morta . - Il conte conservava la sua perfetta disinvoltura dinanzi al suocero e sembrava il migliore dei mariti . Al loro arrivo a Torino , il signor Moreno si stabilì nel suo appartamento , perfettamente libero , dove poteva tenere presso di sè Lucia ed il suo fidato cameriere . Egli fece fare una porticina segreta che metteva in comunicazione le sue stanze con quelle della figlia . Al conte Livio fu nascosta l ' esistenza di quella porticina . Incominciava il dicembre . Verso le quattro , i portici erano affollati . Un giorno Livio , con alcuni amici , si era diretto verso Baratti .... Camminavano chiacchierando , ridendo , ammirando le belle che passavano loro vicino . Dinanzi alla confetteria Baratti si fermarono in gruppo . In quel momento uno dei compagni di Livio disse ad alta voce : - Ecco la Cleo . Fortunato il mortale che la possiede ! - Livio si volse e rimase trasecolato . La giovane che il suo compagno aveva chiamata Cleo era Ilda , la fidanzata di Fabio , la fanciulla che avrebbe voluto far sua a costo di un delitto . Ella appariva di una bellezza maravigliosa , vestita con eleganza suprema . Sotto il largo cappello a piume , i capelli nerissimi , divisi sulla fronte , le scendevano fino agli orecchi , ai quali scintillavano due brillanti di una grossezza straordinaria . Nulla di più voluttuoso del pallore del suo volto , dei suoi occhi bistrati , color verde - mare . Le labbra provocanti , di un rosso acceso , mettevano in mostra , nel sorriso , denti di una bianchezza lattea . Passò altera dinanzi al gruppo dei giovani , entrò da Baratti e non tardò ad uscirne , tenendo fra le dita inguantate un pacco di caramelle . Sali in un superbo coupè a due cavalli , che attendeva fuori dei portici . Tutto ciò era avvenuto in così breve tempo , che il conte credette di essere vittima di un ' allucinazione , nè si scosse che quando Ilda si fu allontanata . Allora si volse vivamente al compagno chiedendogli : - Chi è quella Cleo ? Che fa ? Come la conosci ? - Ih ! ih ! quante domande ! - risposo l ' altro ridendo . - Ti ha dunque subito stregato , la bella ammaliatrice ? Essa è mantenuta da un milionario incognito . Già da un mese frequenta i ritrovi eleganti , e so che molti vanno pazzi per lei , ma inutilmente . Il suo Creso , che qualcuno dice sia un russo , ha acquistato per lei una palazzina stupenda . La giovane ha preso il nome di Cleo , perchè per l ' addietro fu protagonista di un dramma da Corte d ' Assise . - Il conte aveva il cervello in fiamme ; i suoi occhi lanciavano foschi lampi . Ilda si era presa giuoco di lui ! Ilda era l ' amante di un altro , mentre egli , per averla , avrebbe dato la vita ! E Fabio ignorava tutto , passava i suoi giorni fiducioso nella fedeltà della fanciulla che l ' aveva difeso con tanta passione ! Ma egli l ' avrebbe avvertito , anche per dargli così un colpo terribile , forse mortale . Sbarazzarsi di quell ' uomo , il cui pensiero lo tormentava ogni notte , impadronirsi di Ilda , era in quell ' istante il suo desiderio unico . Come fare ? Dopo avere a lungo pensato , si recò quella stessa sera a casa di Cinzia . L ' ex ballerina od il conte si erano nuovamente divisi con tacito accordo : Cinzia , ripresa la propria libertà , si era stabilita a Torino , ed un negoziante di cereali aveva preso il posto di Livio . Però fra il conte e Cinzia rimaneva un ' apparenza di amicizia : avevano stabilito che entrambi , all ' occasione , si sarebbero scambievolmente aiutati . Livio trovò la giovane a casa e sola . Ella stava cenando , e veduta alla luce del gas , appariva seducentissima nell ' abito rosa . - Che buon vento ti guida ? - chiese stendendo la mano al conte . - Vorrei sapere se conosci una certa Cleo . - Cinzia fece un brusco movimento , guardò il conte con occhi fiammeggianti . - Se la conosco ? - proruppe con accento d ' odio . - È una mia rivale ! Quando m ' incontra mi guarda con aria di sfida , sorride con disprezzo .... Ah ! se potessi schiacciarla ! - Livio era ritornato calmo . - Te no darò i mezzi io , - disse . - Se tu farai questo , - esclamò Cinzia con voce carezzevole - io ti obbedirò come una schiava ! - Il conte , fissando i suoi occhi in quelli di lei , disse con voce bassa e fremente : - Ebbene , ascoltami .... - VII . Quando Ilda tornò a Torino , dopo essersi trattenuta due giorni alla tenuta di Bianca , non sembrava più la stessa di quando era partita . Un raggio di gioia brillava nei suoi occhi e dimostrava il suo contento . Dopo tante angosce , Ilda sentiva nel suo cuore alitare le più soavi speranze . Ella aveva trovato due buone creature che si sarebbero unite a lei per smascherare il conte , punirlo se era il vero colpevole , dischiudere , se possibile , le porte del carcere all ' infelice che si sacrificava . Ilda aveva discusso molto col signor Moreno circa gli strani rapporti fra il conte e Fabio . Per certo fra loro esisteva un misterioso legame , che aveva reso l ' uno lo schiavo sommesso dell ' altro . Ma come scoprire tale mistero , che sarebbe la chiave di tutto ? La giovane sperava di riuscirvi . Con Bianca ed il signor Moreno avevano ideato un piano per conseguire l ' intento desiderato . Ilda , col fine discernimento della donna , aveva indovinato il puro amore di Bianca per lo studente Aldo , e pensava che quei due erano degni l ' uno dell ' altra . - Se non ci fosse il conte ! - diceva fra sè e sè . Quella sera Ilda , a tarda ora , si recò a bussare alla soffitta di Aldo . Il giovane stava studiando . Tuttavia aprì . La vista di quella giovane , che egli aveva appena intraveduta due volte nel corridoio , lo sorprese . - Che desidera , signorina ? - Ho una lettera da consegnarle . - L ' aveva tratta dal corsetto e gliela porse . Il giovane riconobbe subito la calligrafia di Bianca . - Entri ; si accomodi , la prego ! - disse con premura . Aldo si assorbì nella sua lettura . La contessa gli faceva parte di tutto quanto era accaduto in quei giorni : della comparsa di Ilda , del colloquio con lei , dell ' apparizione improvvisa del signor Moreno , del perdono di lui , e di tutto quanto avevano combinato insieme con la fidanzata di Fabio . / # " Noi saremo separati per lungo tempo , mio caro Aldo , " terminava la lettera " ma le nostre anime non si divideranno mai . L ' avvenire sarà forse migliore del passato . Mettiti ad intera disposizione di Ilda : essa ti dirà qual parte dovrai assumere in ciò che abbiamo ideato ; accettala , te ne prego . Ilda stessa ti presenterà a mio padre : ubbidiscilo in tutto e ti troverai contento . " # / Lo studente , terminata la lettura , alzò gli occhi su Ilda con tenerezza , e con accento familiare : - Siete voi , - disse - la fidanzata dell ' uomo che assassinò la povera Giulietta ? - Ilda rispose , grave : - Sono io ; ma per certo non mi avreste riconosciuta sotto questo travestimento . È stato necessario per venir ad abitare nella camera dell ' assassinata . - Avete avuto tanto coraggio ? - Il mio amore per Fabio mi ha dato la forza e l ' energia di tentar tutto per scoprire la verità . - Sospettate il conte Rossano ? - Sì . - Ma l ' assassinio fu veramente compiuto dal vostro fidanzato . - Il conte fu senza dubbio l ' istigatore . - Aldo era pensieroso . - Perchè non faceste il nome di lui all ' udienza ? - Fabio me l ' aveva proibito . Lo studente trasalì . - Come ? - La giovane raccontò dei rapporti del suo fidanzato col conte , come questi passasse per un benefattore , e si diffuse sulla riconoscenza di Fabio verso quell ' uomo . Parlò quindi dell ' offerte fattele dal conte quando il giovane fu condannato , della fuga di lei , della sua scoperta il giorno in cui si era recata ad Ivrea , di tutto ciò che aveva raccontato a Bianca . - Continuerete ad abitare la soffitta della povera Giulietta ? - chiese Aldo , quando essa ebbe finito di parlare . - Sì , ma vi farò le mie apparizioni di quando in quando , dovendo d ' ora innanzi vivere altrove . - I due s ' intrattennero ancora a lungo . Quella sera Ilda rientrata nella sua soffitta dopo la mezzanotte , prima di coricarsi pregò fervorosamente , chiedendo a Dio di sostenerla nella lotta che stava per intraprendere . Quindici giorni dopo , sotto il nome di Cleo , essa prendeva possesso di una elegantissima palazzina , acquistata a suo nome dal signor Moreno . Tutti parlavano della eleganza , del lusso della nuova stella . Ogni sera la giovane scriveva un minuto ragguaglio di tutti gli avvenimenti della giornata , una specie di diario che veniva segretamente inviato a Bianca . Il giorno del suo incontro col conte Livio davanti alla pasticceria Baratti , Ilda tornò a casa agitata . Finalmente la lotta comincerebbe ed ella vi si apprestava con energia . La sera stessa il signor Moreno si recò da lei ed ebbero un lungo colloquio insieme . Ilda , fino dai primi giorni della sua nuova esistenza , si era incontrata con Cinzia , e la fissò con uno sguardo pieno di disprezzo o di sfida . Due giorni dopo l ' incontro di Livio , Ilda se ne stava nel suo salotto , allorchè una cameriera le consegnò il biglietto di un visitatore . Ilda lesse : " Conte Livio Rossano . " - Introducilo subito nel salotto rosa , - disse alla cameriera . Ilda indossava un abito da casa che le stava a meraviglia . Aveva i capelli negligentemente annodati e trattenuti da un pettine di brillanti . Ella passò nel salotto , dove , in attesa di lei , il conte , pallido come un cadavere , esaminava lo splendore di quella stanza , un gioiello di buon gusto . Sentendo aprire un uscio , si volse e rattenne a stento un grido di ammirazione . Ilda appariva calma , sorridente . - Quale sorpresa , caro conte ! - esclamò . - Che volete ! Ho desiderato di accertarmi co ' miei occhi se la Cleo che fa tanto parlare di sè a Torino eravate proprio voi , Ilda . Non volevo crederci .... mi pareva impossibile . Ma , disgraziata fanciulla , avete dunque dimenticato il povero Fabio , che per voi ha commesso un delitto ? - Ilda si sdraiò su di una poltrona con atto civettuolo . Rideva , mostrando i denti bianchissimi . - Conte , smettete le prediche : le detesto . E poi , come potete farvi il difensore della virtù dopo le confidenze da voi fatte alla sedicente contessa che era in vostra compagnia in un albergo di Ivrea ? - Il conte rimase a bocca aperta dallo stupore . - Orsù , giuochiamo a carte scoperte ! - proseguì Ilda . - Non è lo scrupolo per il condannato che vi ha condotto da me , sibbene il dispetto di perdere la preda che agognavate . - Livio era in preda ad una grande confusione . La giovane continuava a ridere . - Osereste negare ? - domandò . - Ebbene , no , non lo nego ! - rispose risoluto il conte . - E , se avete udite le mie confidenze , saprete fino a qual punto vi ami . - Al punto di commettere voi pure un delitto .... Ah ! ah ! - Non ridete così ; se sapeste che male mi fate ! Potevo io mai pensare che voi , così onesta , che respingevate ogni mia proposta , che fuggiste da me .... - Non ne indovinaste la cagione ? - interruppe Ilda . - No ; ditela , ditela , ve ne prego ! - Ella inclinò vezzosamente la testa , ed i suoi occhi presero un ' espressione di languore . - Io avevo indovinato il vostro amore ; - esclamò - capivo che la condanna di Fabio aveva fatto nascere nel vostro cuore un ' insensata speranza .... - Perchè insensata ? - Perchè mai mi sarei data al protettore del mio fidanzato ! Voi siete l ' unico uomo che non avrebbe mai potuto trionfare di me . - E me lo dite con tanta franchezza ? - Perchè mentire ? Veramente io avevo risoluto di restar fedele a Fabio , ma dopo alcuni mesi di lotta con la miseria , vedendomi disprezzata dalla società che mi riteneva forse complice del condannato , convinta infine che Fabio era veramente colpevole , decisi di prendermi una rivincita su quelli stessi che mi disprezzavano , e siccome trovai , viaggiando , un ' ottima occasione , non me la lasciai sfuggire . Come vedete , il mio protettore ha fatto le cose in grande . - Una collera tremenda contraeva il volto di Livio . - E se io ne avvertissi Fabio ? - Ilda alzò con disprezzo le spalle . - Che m ' importa ? Io mi godrò la vita tuttavia ! - Ilda , io non dirò nulla , ve lo prometto , Fabio ignorerà tutto , ma voi non sarete crudele con me . - Volle prenderle una mano , ma la giovane la ritrasse vivamente . - Giù le zampe , caro mio ; se volete che continui a ricevervi e che la mia accoglienza sia amichevole , dovete stare al vostro posto , altrimenti , se verrete un ' altra volta , troverete l ' uscio chiuso . - Io non metterò più piede nella casa di un altro . - Questa è casa mia , sapete ! - disse con alterezza Ilda . - Il mio protettore me l ' ha regalata : potete mettervi a suo pari ? - Sì , che lo posso ! - gridò il conte . - Datemi una sola speranza , ed io metto ai vostri piedi tutte le mie ricchezze . - Ilda l ' interruppe con uno scroscio di risa . - Le vostre ricchezze ? - soggiunse . - Dimenticate , conte , di aver detto alla vostra sedicente contessa che vi trovavate al verde , che avevate bisogno di denaro per aver perduto duecentomila lire al giuoco ed impegnata la rendita di sei mesi ? E minacciavate la vera contessa , che fortunatamente non poteva sentirvi , se non acconsentiva a pagare i vostri debiti ! - Il conte era livido . - Ma dove eravate , voi , per sapere tutto questo ? - Accanto alla vostra tavola , dove voi pranzavate in compagnia della sedicente contessa . Oh ! voi credevate che nessuno , lì , capisse il francese ; ma c ' ero io , e udii tutto . - Il conte fremeva , ma Ilda era così adorabile , così provocante , che egli perdeva la testa . - Ilda , abbiate pietà di me ! - balbettò . - Se vi sentisse Cinzia .... - E divenendo seria : - È inutile , - disse . - Forse , se non foste stato il protettore di Fabio , avrei potuto amarvi . - Io rinnego il mio protetto dal momento che si è reso indegno di me , - diss ' egli con voce ansante . Ilda conservò il suo sorriso . - Che m ' importa , adesso ? - esclamò . - Io non sono libera , e , quand ' anche lo fossi , vi fuggirei egualmente . - E stesa la mano ad un bottone del campanello , lo premè nervosamente . Prima che il conte avesse il tempo di rispondere , una cameriera apparve . Ilda era già in piedi , e con la massima disinvoltura : - Accompagna il signor conte , - disse . - Ah ! dimenticavo avvertirvi che il giovedì sera ricevo gli amici ; si fa un po ' di musica , poi si cena . Sarete il benvenuto . - Il conte era stordito . - Non mancherò , - rispose macchinalmente . E seguì la cameriera , tutto fremente d ' ira . Appena in istrada si disse : - Ilda si prende giuoco di me e di Fabio , che aveva piena fiducia in lei ! Ma io l ' avvertirò . - Poi soggiunse con accento più cupo : - Voglio conoscere il nababbo che la mantiene , ed agirò contro di lui per avere Ilda nelle mie mani . - VIII . Il marchese Passiflora non era ancora soddisfatto della lezione data a Livio : egli avrebbe voluto torturarlo , come egli era stato torturato , respinto da Bianca per la seconda volta . Il marchese era quasi sicuro che la contessa avesse qualche intrigo . Ma come scoprirlo ? Passiflora aveva un cameriere intelligente , fedele , del quale poteva fidarsi . Pensò di servirsene per il suo intento . - Pietro , - gli disse - voglio darti una missione di fiducia . - Mi comandi , signor marchese . - Devi mettere a prova tutta la tua sagacia per scoprire il segreto di una signora . - Mi dica di chi si tratta , e stia tranquillo che fra pochi giorni saprò dirle tutto quanto riguarda quella signora . - Quella signora si chiama la contessa Bianca Rossano , ed abita verso il corso Palestro . - Conosco il palazzo . - Meglio così . Quando ti metterai all ' opera ? - Oggi stesso . - Passò una settimana , senza risultato . Finalmente una sera Pietro disse al padrone : - Signor marchese , sono quasi riuscito ; ma vi è una piccola difficoltà . - Quale ? Sentiamo . - Ho contratto relazione con una cameriera della contessa , una bella ragazza diciottenne , che mi crede innamorato di lei . Mi sono fatto credere un piccolo possidente , venuto a passare l ' inverno a Torino , ed essa è felice . L ' ho fatta chiacchierare , ed ho saputo che la contessa ha l ' appartamento separato da quello del marito . In casa abita anche il padre della signora . La contessa si fa unicamente servire dalla cameriera Celia , e nessun ' altra che questa l ' avvicina . La mia ragazza , che odia Celia e la spia per coglierla in fallo , ha scoperto che due volte alla settimana essa va alla posta a ritirare delle lettere al suo indirizzo , ed ha veduto consegnare quelle lettere alla contessa . - Un lampo scaturì dagli occhi di Passiflora . - Bisognerebbe impadronirsi di una di quelle lettere ! - esclamò . - Ci ho pensato anch ' io , ma la ragazza non vuole arrischiarsi a ritirarla dalla posta , perchè ormai l ' impiegato deve conoscere Celia . - Passiflora si era messo a camminare nervosamente per la stanza . - Eppure , è necessario avere una di quelle lettere ! - disse ad un tratto soffermandosi dinanzi a Pietro . - Cerca , inventa qualche cosa , pur che riesca . Se ti fa duopo spendere del denaro , prendi . - Trasse dal portafogli due biglietti da mille e li porse a Pietro , che s ' inchinò rispondendo : - Farò l ' impossibile per servirla . - Una settimana dopo Pietro apparve con aria trionfante . - Ecco la lettera , signor marchese , ed ancora chiusa . - Passiflora l ' aprì con diabolica soddisfazione e lesse : " Mia Speranza , " Più i giorni passano , più mi riesce doloroso il vivere separato da te ; ma è necessario , per la lotta che si prepara e sarà grave . Abbiamo tutto combinato con Ilda ; ma il mio compito non sarà facile come credevo , e il dibattito che ho sostenuto dentro me stesso è stato lungo , doloroso . Pensare che quell ' uomo ignobile è tuo marito , è cosa orribile ! Credi che ho dovuto lottare non poco per non lasciarmi vincere dallo spirito del male e non commettere un delitto ! " Al contrario tuo padre ed Ilda stessa mi destano un tal rispetto , quasi uguale a quello che sento per te . Cari e nobili cuori tutti ! " Bianca , quando ritorneranno quei brevi e rapidi istanti passati insieme con la nostra bambina ? Dal giorno che tu sei partita , ella si è fatta triste triste , chiama sempre la sua mammina . E ieri l ' altro , appena mi vide , mi corse incontro gridando : " Babbo , perchè non hai condotta con te la mamma ? " " Avrei da dirti tante cose , amor mio , ma attendo di scrivertele domani , per poterti anche spiegare meglio la parte che mi sono assunta e che spero di eseguire a maraviglia . Un bacio sulla tua pura fronte , perchè si rassereni e speri . "ALDO." Se un fulmine fosse caduto ai piedi di Passiflora , non gli avrebbe prodotto la terribile commozione che l ' agitava dopo quella lettura . Ecco perchè Bianca aveva respinto il suo aiuto , la sua protezione ! Come si era presa giuoco di lui ! Ma ormai aveva un ' arme nelle mani che poteva servirgli ad attirare Bianca , a piegarla ad ogni sua volontà . Se ella resisteva ancora , se ricusava di venire a patti con lui , egli informerebbe Livio di tutto . Così pensando , il marchese si mise a un tavolino e vergò queste righe : " Contessa , " Un grave pericolo minaccia voi e due persone che vi sono care ! Aldo e la bambina . Questo pericolo io solo posso scongiurarlo . Vi prego di recarvi senza indugio da me , che per due giorni non mi muoverò da casa per attendervi . Spero che non ricuserete , altrimenti tutto sarebbe perduto . "PASSIFLORA." Aggiunse in un angolo del biglietto il proprio indirizzo colla data , poi lo chiuse in una busta , sulla quale scrisse : " Signora Celia Lari , fermo in posta " come era scritto sulla busta che conteneva la lettera dello studente . Ed uscì per impostarla egli stesso . Il domani egli disse al suo cameriere che poteva restarsene fuori tutta la giornata , e attese , solo , in casa , che la contessa vi si recasse . Fremeva di speranza e d ' impazienza . A un tratto il suono del campanello lo scosse . Corse ad aprire , e subito svanì ogni sua speranza : gli stava dinanzi il signor Moreno . - Voi aspettavate mia figlia , - disse - e sono venuto io . Posso entrare ? - Entrate , - rispose Passiflora con un gesto altero . E sollevata egli stesso una portiera , lo fece passare nel salotto , gli offrì una poltrona . - Grazie , posso parlare anche in piedi ; avremo poco da dirci , - soggiunse in tono risoluto il signor Moreno . E guardando bene in faccia il marchese , soggiunse : - Che tranello volevate tendere a Bianca col vostro biglietto ? - Passiflora si fece rosso ed una fiamma cupa brillò nei suoi occhi . - Un tranello ? - ripetè senza chinare lo sguardo dinanzi a quello del signor Moreno . - Essa ha creduto così ? O piuttosto ha voluto far credere a voi , mandandovi al suo posto , di non conoscere le persone che io le nominavo nel mio biglietto ? - Il signor Moreno rimase calmo . - Mia figlia non ha bisogno di usare alcun sotterfugio con suo padre , signor marchese . Io conosco benissimo quelle persone . A voi domando piuttosto come le abbiate conosciute , e soprattutto desidererei sapere perchè la lettera diretta alla contessa era indirizzata ferma in posta alla cameriera Celia . - Passiflora fu imprudente . Togliendo dal suo portafogli la lettera di Aldo , disse con un sorriso freddo ed ironico : - L ' ho imparato dall ' amante di vostra figlia ! - Uno schiaffo sonoro piombò sulle guance di Passiflora , seguito da queste parole : - Voi siete un miserabile , signor marchese , ed avete compiuto un ' azione degna della galera ! - Passiflora fece l ' atto di slanciarsi sul signor Moreno , ma la riflessione lo trattenne . - Mi renderete ragione dell ' insulto fattomi in casa mia e delle parole pronunziate ! - disse con voce fremente . - Voi renderete ragione al tribunale di aver trafugato una lettera , facendola ritirare da chi è pronto a testimoniarlo ! - ribattè il signor Moreno . - Un uomo d ' onore non può battersi con un vile ! - Passiflora fremeva . - Andate pure a denunziarmi ; - disse con un sorriso atroce - ma domani tutta Torino saprà che se il conte Rossano è un libertino , sua moglie e suo suocero lo valgono . - Con atto violento il signor Moreno l ' afferrò per il petto . - Datemi quella lettera , o vi schiaccio ! - Non ve la darò , e siccome voi venite ad aggredirmi in casa mia , io schiaccerò voi ! - E lottando rabbiosamente cercò di rovesciarlo . Allora ebbe luogo fra quei due una lotta feroce . Passiflora , reso forsennato dalla rabbia , cercava invano di abbattere il suo avversario , che , più calmo , tenace , respingeva il suo assalto . Ad un tratto un pugno dato da mano maestra piombò come una mazzata sul capo del marchese , lo stese supino a terra . Calmo , il signor Moreno tolse al gentiluomo , che sembrava morto , la lettera innocente eppure accusatrice ; si riaggiustò gli abiti , si rimise il cappello caduto e se ne andò chiudendosi l ' uscio alle spalle . A poco a poco il marchese si riebbe e allora un urlo gli sfuggì dalle labbra ; - Mi vendicherò , mi vendicherò ! - Mentre Passiflora imprecava come un forsennato , la porta si schiuse e rientrò il cameriere , chiedendo : - Sono tornato troppo presto ? - Passiflora , a quelle parole , a quella vista , non si contenne più . Si slanciò sul disgraziato e lo sbattè contro il muro . - Anche tu mi hai giuocato , infame ! - esclamò con gli occhi stralunati dal furore . Il cameriere tremava come una foglia . - Ma io .... signor marchese .... - Taci , o ti chiudo la bocca per sempre ! Sì , tu mi hai rubato il denaro per darlo ad una sgualdrina , che dopo averti consegnato la lettera , è andata a raccontar tutto al suo padrone . - Io non so nulla .... sono innocente .... - Taci ! - urlò di nuovo il marchese . - Se tu non le avessi detto il mio nome , io non sarei stato compromesso per causa tua . Via , via .... che non ti veda mai più ! - Il cameriere si avviò per uscire . Ma Passiflora , già ritornato in sè , comprese che nessuno più di quel domestico poteva in quel momento servirlo . E con voce cambiata : - Fermati ! - disse . - Oh ! signor marchese , adesso la riconosco .... Non potevo credere che lei mi scacciasse così , dopo averla servita sempre fedelmente . Le giuro che io non ho colpa in quanto mi dice , le giuro che io non ho pronunziato il suo nome , e non so come abbiano potuto scoprirlo , ma lo saprò . - Tu non farai alcun passo senza mio ordine , e mi obbedirai ciecamente se vuoi rientrare nelle mie grazie . - Il cameriere si lasciò cadere sulle ginocchia . - Mi comandi , farò tutto quello che lei vorrà , anche se mi comandasse un delitto . - Va bene , alzati ; domani ti dirò quello che mi aspetto da te : adesso lasciami , vai a prepararmi una tazza di caffè ! - IX . Era la sera di ricevimento in casa di Cleo , o piuttosto di Ilda . Luce e fiori a rifascio . Gli invitati dovevano giungere alle dieci . Erano le otto pomeridiane , e nello spogliatoio Ilda stava discorrendo con Aldo , che in abito da società aveva l ' aspetto di un principe . Anche Ilda era affascinante nell ' abito impero , adorna di perle e di brillanti . - Siete sicura che egli venga ? - chiese il giovane gravemente . - Lo vedrete . Quell ' uomo non abbandona la preda che agogna . Ma ricordate bene la vostra parte . - Credo che il pensiero della contessa basterà a rendermi superiore a me stesso . - Ilda guardò l ' orologio e mormorò : - Il cavaliere Trani dovrebbe già essere qui . - In quel momento una cameriera apparve , portando sopra un vassoio d ' argento un biglietto da visita . - È lui ! - esclamò con vivacità Ilda . - Che entri , che entri subito ! - Il cavaliere Umberto Trani apparve . Il magistrato , sorridente , stese la mano alla giovane , dicendo : - Vedo con piacere che mi trovo fra conoscenti . Veramente il vostro biglietto firmato Cleo non mi avrebbe fatto sospettare che si trattava di voi . Bravissima ! Mi rallegro che non abbiate più quelle idee singolari che conquistarono il pubblico a vostro favore . - V ' ingannate , signor Trani ; - rispose Ilda - quelle idee sussistono sempre , ed è per ciò che mi vedete trasformata nella cortigiana Cleo e che trovate il signor Aldo in mia compagnia . - I due uomini si erano stretti scambievolmente la mano , ma alle parole di Ilda il cavalier Trani guardò i due giovani con serietà e stupore . - Mi spiegherete ... ? - disse . - Vi ho pregato di venire da me un ' ora prima che giungano gli altri invitati appunto per parlarvi liberamente , - rispose Ilda . - Favorite sedere e vi spiegheremo subito tutto . - Il magistrato obbedì . - Parlerò io , signor Aldo , - soggiunse la giovane volgendosi allo studente , che fece un cenno affermativo . - Voi sapete , signor Trani , come io stia cercando colui che spinse il mio fidanzato a commettere un delitto ? - E l ' avete trovato ? - Non ancora , ma ho degli indizi . Il signor Aldo , divenuto mio amico , come aiutò in quella notte funesta ad arrestare l ' assassino , così mi aiuterà a scoprire colui che armò la mano del disgraziato . Per giungere a tale scopo io , povera commessa , sono divenuta la ricchissima cortigiana Cleo ; Aldo , il nobile e povero studente , passerà per l ' uomo che mi mantiene . - Lo sguardo del magistrato si fissava intensamente su Ilda . - Ed i mezzi , chi ve li procura ? - Il signor Moreno , a nome della contessa Bianca Rossano sua figlia . Essa vuole ad ogni costo scoprire il mistero di quell ' assassinio o piuttosto il segreto delle parole pronunziate dell ' assassinata appena l ' ebbe veduta . - Umberto Trani era divenuto pensieroso . - Ascoltatemi : - disse - io dovrei distogliervi da tali idee , tanto più che , se riusciste a scoprire più di quello che ho scoperto io , passerei per un magistrato da poco . Ma io ho cuore e coscienza , ed apprezzo il vostro nobile intento ; per cui mi unisco a voi , pronto ad aiutarvi in tutto , pronto ad attestare di essermi ingannato , ma ancora in tempo a prendermi una rivincita . - Grazie , grazie ! - dissero ad un tempo Aldo ed Ilda . - La contessa e noi non dubitammo un istante del vostro appoggio . - Umberto sorrise , orgoglioso di quello slancio sincero . - Ditemi dunque qual parte mi avete preparata e su chi cadono i vostri sospetti . - Su persona che voi conoscete e che vi sembrerà impossibile abbia avuto rapporti coll ' assassino : il conte Rossano , - disse Ilda . Il magistrato trasalì . - Il conte non conosceva Fabio . - Fabio stesso lo presentò a me . - Umberto Trani divenne agitatissimo . - E voi me lo nascondeste ? - Feci male , ma Fabio me l ' aveva imposto ; e se ora manco al giuramento fatto al mio fidanzato , è perchè mi sono persuasa che il conte non merita alcun riguardo . E dire che Fabio mi aveva raccomandata a lui . Ah ! povero disgraziato ! - La giovane raccontò al Trani quanto noi già sappiamo e concluse : - Del resto , sarà difficile smascherarlo . - Essa parlò ancora a lungo , senza che il magistrato la interrompesse . Una cameriera venne ad avvertire che i convitati cominciavano a giungere . - Bisogna che io prenda il mio posto di padrona di casa , - disse Ilda , volgendosi ai due uomini . - Voi rimanete pure ancora qui . Aldo conosce la casa e saprà indicarvi da quale parte passare quando vorrete fare la vostra comparsa nel salone . A rivederci . - Impossibile immaginare casa più ricca ed artistica di quella della bellissima cortigiana : una fila di stanze , splendidamente addobbate , fantasticamente illuminate , nel cui centro un salone circolare , adorno di arazzi . Lì stava la fata del luogo . I primi arrivati erano giovani dell ' alta società , che accompagnavano due orizzontali assai note . Ilda le accolse con un gentile sorriso , e mentre esse si mostravano entusiaste di ciò che vedevano e la coprivano di elogi e di complimenti , la giovane indicò loro di sedere e mosse incontro ad altri venuti . Le sale non tardarono ad affollarsi : uomini distinti , alcuni appartenenti alla nobiltà , altri alla finanza , al commercio ; non mancavano gli ufficiali , gli artisti , i letterati . Le donne erano in minor numero e sapevano contenersi bene . Ilda nel suo invito prometteva un po ' di musica e il ballo ; in ultimo la cena chiuderebbe il ricevimento . Ilda era la Regina della festa . Sorrideva a tutti , ma guardava impaziente l ' entrata del salone , spiando l ' arrivo del conte . Umberto Trani , che si aggirava pei salotti , si sentì dire a un tratto : - Anche voi , severo magistrato , in questo tempio della ricchezza e dell ' amore ? - Si voltò : era il marchese Passiflora , colà condotto da un amico . Il magistrato sorrise . - Tutti i luoghi sono buoni per me , per studiare i tipi .... - .... dei delinquenti ? - interruppe con uno scroscio di risa il marchese . - Perchè no ? Chi vi dice che qui non vi sia qualcuno che finisca i suoi giorni in prigione ? Anche la padrona di casa fu mia cliente e corse il rischio di essere rinchiusa . - Come ? - Ma sì ; la bella Cleo non è altri che Ilda , l ' eroina del processo di Fabio Ribera , l ' assassino di Giulietta Lovera ! - Chi la mantiene in questo lusso ? - Quel giovinetto che ora le sta vicino e le parla : Aldo Pomigliano . - Passiflora sussultò . - Vi saluto , marchese , - disse il magistrato , che avendo veduto entrare il conte Rossano , subito si diresse verso Ilda . La giovane si era seduta al fianco di Aldo e lo guardava con amore . Parlavano sommesso e ridevano , non curandosi del pianista che molti ascoltavano in estasi . Ilda aveva veduto entrare il conte , che le si avvicinò per salutarla . - Vi ringrazio di esser venuto ! - diss ' ella . - Vi ringrazio io di ricevermi , signorina Ilda , - replicò il conte . - Chiamatemi Cleo : è adesso il mio nome , quantunque qui conoscano tutti o quasi tutti la mia storia . - Aldo , che frattanto fissava la giovane colle sopracciglia aggrottate , chiamò in tono imperioso : - Cleo ! - Ella si voltò languidamente verso lui , chiedendogli : - Che volete , amico mio ? - Aldo sussurrò alcune parole , che fecero scoppiare dalle risa la giovane . - Sentite , conte , sentite : - esclamò rivolgendosi a Livio , pallido , convulso per la gelosia - il signor Aldo Pomigliano , che vi presento , credeva nientemeno che voi foste il mio ex fidanzato , colui che è in galera ! - Il conte rivolse uno sguardo feroce allo studente . - Signore ! - disse in tono di minaccia . - Scusate ; - interruppe Aldo , che appariva più sorpreso che confuso - ma voi avete col signor Ribera una rassomiglianza straordinaria ; me ne appello al cavalier Trani - Il magistrato , che era poco distante , si volse vivamente chiedendo : - Che c ' è ? - E veduto il conte Rossano gli andò incontro stendendogli la mano . - Anche voi qui ? - disse . - Sì ; - rispose Ilda , che subito narrò il piccolo incidente , mentre Aldo ripeteva : - Me ne appello a voi : lo trovate somigliante al Ribera ? - Umberto Trani guardò il conte e disse giovialmente : - Toh , è vero ! Non lo avevo osservato . Avete perfino lo stesso neo sulla guancia sinistra ! - In quel momento uno scroscio di applausi rimbombò nel salone , diretti al pianista . Ilda prese a braccetto Aldo e si allontanò . Umberto Trani ed il conte andarono a fumare nella galleria , che metteva in comunicazione le sale con le stanze di Ilda . - Chi avrebbe mai detto , - esclamò il Trani mentre accendeva un ' avana - che quella modesta commessa sarebbe divenuta la bella Cleo , la mantenuta di colui che ne arrestò il fidanzato ! - Livio sussultò . - Come ? Il signor Aldo è colui del quale parlavano i giornali al tempo del processo ? Ma , se non m ' inganno , si diceva che era povero . - È vero ; ma si dice che abbia avuto un ' eredità . - I due uomini furono interrotti dall ' entrata di una terza persona nella galleria . Era il marchese di Passiflora . Questi , riandando nella mente il contenuto della lettera che il signor Moreno era giunto a carpirgli , fu persuaso che Aldo , il protettore della bella Cleo , fosse l ' amante della contessa Rossano e gli parve di aver trovato il modo di vendicarsi . Passiflora aveva veduto il conte Livio , e come se non ricordasse più l ' affronto fattogli alla tenuta , gli andò incontro col sorriso sulle labbra . - Tu pure in casa della bella Cleo ? - esclamò giovialmente . - Discolo ! Queste scappate dovreste lasciarle fare agli scapoli , non è vero , cavaliere ? - Così dicendo si rivolse ad Umberto Trani che conosceva . - Ho moglie anch ' io ; - rispose il magistrato - ma non credo di commettere adulterio passando un ' ora in amabile compagnia , tanto più quando non si ha altro scopo che divertirsi . - Ciascuno ha il diritto di pensare come vuole . Livio , - soggiunse rivolto al conte - puoi star meco cinque minuti ? Ho bisogno di parlarti . - Umberto Trani s ' inchinò , allontanandosi . Allorchè il magistrato fu scomparso , il volto di Passiflora non espresse che una dolce melanconia , e prendendo a braccetto l ' amico , gli disse : - Memore della nostra passata amicizia , io provo per te in questo momento tanta e sì profonda compassione , che ti domando perdono se un giorno fui quasi brutale con te . - Livio lo guardò con sorpresa . Passiflora si prendeva giuoco di lui ? - Non ti comprendo ! - esclamò . - Perchè ti faccio compassione ? - Possibile che tu non soffra ? Possibile che non ti stia a cuore , se non l ' affetto , almeno il denaro di tua moglie ? - Che c ' entrano adesso i denari della contessa con un supposto inganno ? - domandò Livio a denti stretti . Un sorriso ironico increspò le labbra del marchese . - Povero illuso , bisognerà proprio che ti spieghi tutto ! Mentre tu folleggi , altri prende il tuo posto . - Livio divenne livido . - Parla chiaro ! - esclamò con voce rauca . - Queste tue reticenze mi uccidono . Che sai ? - Il marchese lo trasse dietro un gruppo di fogliami , che li nascose intieramente . - Hai tu osservato bene il protettore della bella Cleo ? - disse con voce che parve un sibilo . Agitato da una strana commozione , Livio rispose : - Sì ; ebbene ? - Sai di dove provengano quelle ricchezze , che gli servono a mantenere il lusso sfrontato che ci circonda ? - No . - Il denaro che qui si spende è denaro di tua moglie , per conseguenza , tuo . - Tu menti ! - gridò il conte . - Sapevo bene che non mi avresti creduto ; - disse amaramente il marchese - eppure è la verità . Tu mi dirai perchè io cerchi di schiacciare in tal modo la contessa ; ma sai che l ' ho amata prima di te , ed ho avuto la debolezza di continuare ad amarla , sperando che il giorno in cui avesse aperti gli occhi sul conto tuo , sarebbe stata mia . Ebbene , il giorno venne in cui essa ti disprezzò ; ma quando le offrii il mio appoggio mi respinse di nuovo . Allora , nella stessa guisa che avrei commesso un delitto per possederla , così avrei dato il mio sangue per vendicarmi del suo disprezzo . La feci spiare , ed ho scoperto che essa ha un amante , e che è madre di una creatura di lui . - Il conte cacciò un urlo , afferrando il braccio del marchese . - Non è vero ; è una menzogna orribile la tua , e me ne renderai conto ! - Quando vorrai ; - disse con calma Passiflora - ma quand ' anche tu mi uccidessi , non potrai distruggere quello che è ! - Il conte passò a un tratto dal furore alla calma ; i suoi lineamenti si distesero , e con accento cambiato : - Hai ragione ! - disse al marchese . - Un duello fra noi non avrebbe alcuna utilità . Io voglio vendicarmi del mio odiato rivale , e tu mi aiuterai . - Ti ho avvertito e basta : ora tocca a te ! - Un momento dopo i due uomini rientravano nel salone , disinvolti come se nulla fosse stato . X . Quando la contessa Bianca Rossano , aperta la busta che credeva contenesse la lettera di Aldo , trasse invece il biglietto del marchese Passiflora e lo lesse provò un ' angoscia spaventevole ed ebbe appena la forza di suonare il campanello per chiamare la cameriera . Celia accorse , e vedendo la signora così abbattuta , chiese con sgomento : - Mio Dio , che è successo ? - Sono stata tradita . - Per carità , si spieghi ! Chi l ' ha tradita ? - Non lo so , ma tu forse potrai scoprirlo . - Mi alca che cosa devo fare : io sono pronta a tutto per lei . - Hai mai rivelato ad altri che le lettere a te indirizzate ferme in posta erano per me ? - Giammai ! - proruppe Celia in preda a un febbrile orgasmo , ma con l ' accento della verità - Eppure , qualcuno l ' ha saputo , ha fatto ritirare una di quelle lettere . - Impossibile ! - gridò Celia . - L ' impiegato postale non può consegnarle che a me .... - La lettera che oggi hai ritirata e conteneva questo biglietto ti proverà il contrario : leggi . - Celia obbedì , lasciando sfuggire un ' esclamazione di terrore . - Ma io non comprendo .... - balbettò . - Qui si parla di un pericolo del signor Aldo , della bambina ... - Con un gesto la contessa l ' interruppe . - Questo biglietto è un tranello ; il marchese Passiflora nulla sa di quello che mi riguarda , e se ha indirizzata la lettera a te , per certo ne ebbe un ' altra di Aldo tra le mani . - Celia crollava il capo . - Non posso crederci , contessa . Se me lo permette , vado subito alla posta , non potendo rimanere in questa incertezza . - Vai . - E Bianca attese che la sua cameriera le recasse la conferma di quanto credeva . Celia non stette assente più di mezz ' ora . Quando tornò , il suo viso aveva un atteggiamento così addolorato , che Bianca ne fu commossa . - Ebbene , avevo ragione ? - chiese la contessa sollevandosi sulla poltrona . - Sì ; una miserabile si è presentata all ' impiegato della posta con un mio biglietto , in cui pregavo di consegnare la lettera a me diretta , trovandomi ammalata . - Chi può essere colei ? - Dai connotati ho capito che si tratta di Peretta , la sotto - cameriera . - Bianca fece un atto di sorpresa . - Ma essa sarà stata spinta da altri . Va ' a dirle che ho bisogno di parlarle ; ma , te ne prego , fa ' che non sospetti di che si tratta . - L ' obbedirò , benchè mi senta il desiderio di torcerle il collo . - Peretta comparì in compagnia di Celia . Era una bella ragazza , dall ' aria un po ' sfrontata . - La signora contessa ha bisogno di me ? - chiese . - Sì ; lasciaci , Celia . - Questa obbedì . - Ora dimmi : - domandò Bianca a Peretta - quanto ti hanno dato per ritirare dalla posta una lettera diretta a Celia ? - Io non capisco .... - balbettò la ragazza . - È inutile che tu finga ; so tutto , e se ricusi di parlare , questa sera stessa dormirai in prigione . - Peretta si abbandonò sopra una sedia . - Sono rovinata ! - esclamò . - Se tu dirai la verità , nessuno ti farà del male e continuerò a tenerti al mio servizio . - Ebbene , tanto peggio per coloro che mi hanno messa nell ' imbroglio . È verissimo : io ho ritirato dalla posta una lettera diretta a Celia , per istigazione e dietro il biglietto di un uomo che mi fa la corte . - Sai il suo nome ? - No ; da che gli consegnai la lettera non l ' ho più veduto . - Ti ha parlato di me ? - No , mai , lo giuro ! Mi disse soltanto che voleva sapere gli intrighi di Celia , perchè io ebbi l ' imprudenza di confidargli che l ' avevo vista recarsi alla posta a ritirare delle lettere . - Va bene , puoi andartene ; ma se vuoi rimanere al mio servizio , non agire più con una leggerezza che avrebbe potuto aprirti le porte d ' una prigione , ove Celia fosse stata così cattiva da denunziarti . - Per carità , signora contessa , mi perdoni e preghi Celia di perdonarmi ! - Ormai certa che si trattava di un tranello del marchese Passiflora , Bianca si confidò al padre . Sappiamo già quello che fece il signor Moreno in casa del marchese Passiflora . Bianca aspettava il padre in preda a mille tristi presentimenti . Quando egli fu di ritorno , le disse : - Tu avevi indovinato : il marchese ha commesso una vile azione ; ma io sono giunto a strappargli questa lettera che , resa pubblica , sarebbe stata il tuo disonore e la mia morte . - Un ' onda di sangue imporporò la fronte di Bianca , mentre i suoi occhi si velavano di lacrime . - Padre mio ! - Hai avuto torto a permettere ad Aldo un linguaggio familiare , che potrebbe far credere ad una relazione colpevole . Basterebbero queste frasi per perderti ! " Quando ritorneranno quei brevi e rapidi istanti passati insieme con la nostra bambina ? Dal giorno che tu sei partita , ella si è fatta triste , triste , e chiama sempre la sua mammina . E ieri l ' altro , appena mi vide , mi corse incontro , gridando : " Babbo , perchè non hai condotto teco la mamma ? " Ora dimmi se questa lettera non sarebbe la tua condanna , il tuo disonore . Tuo marito avrebbe potuto con essa intentarti un processo d ' adulterio , ed il colpevole sarebbe passato per vittima , avrebbe trionfato ! - Bianca chinò il capo sul petto : sentiva che suo padre aveva ragione . - Per fortuna , - continuò il signor Moreno - il pericolo adesso è scomparso ; ma il marchese Passiflora non è uomo da sopportare in pace l ' umiliazione che gli ho fatta subire : bisogna guardarsi da lui . Intanto tu non devi più scrivere , nè ricevere lettere dal signor Pomigliano : l ' avvertirò io . - Bianca non replicò , ma uscito il padre diede in un pianto dirotto . Così le era tolta la gioia di intrattenersi per lettera con Aldo , di sapere le nuove di Gina , perchè essa era legata da una catena infrangibile . Celia , trovata la sua padrona piangente , fece sforzi straordinari per consolarla . - Non si disperi così ; - le disse quando ne seppe la cagione - se non può più scrivere , andrò io a trovare il signor Aldo e le porterò sue nuove . - Bianca scosse il capo . - No , - rispose - sarebbe lo stesso che disobbedire a mio padre ; ed egli soffre già troppo per cagion mia . - Il suo accesso di debolezza era passato ed ella si ripromise di attendere gli avvenimenti . Quella sera , prima di coricarsi , la contessa , inginocchiata , pregava : - Mio Dio , fate che Aldo non mi dimentichi , e se il pensare a lui è una colpa , fate tacere il mio cuore e non mi punite maggiormente , Signore ! - * * * Il conte Rossano , quando gl ' invitati della bella Cleo si misero a cena , scomparve , senza salutare alcuno , dalla palazzina . Attraversato un salotto , aprì un uscio , e si trovò in un elegantissimo gabinetto , tappezzato di stoffa ricamata d ' oro , dai mobili preziosi , paraventi , stuoie , giardiniere , e dal quale si accedeva nella camera da letto di Ilda . Il conte voleva avere quella sera stessa un colloquio da solo a solo con la giovane . La camera ed il gabinetto erano illuminati da lampade col globo velato , che proiettavano all ' intorno una luce debolissima . Il conte cercò a suo agio il luogo per nascondersi e lo trovò in un vano comodissimo , nascosto da un drappeggio di velluto che scendeva fino sul tappeto . Dietro quel vano potè mettere una seggiola , onde starvi più comodo . Egli riandava gli avvenimenti di quella sera , e delle vampe di calore gli salivano al capo . Non gli pareva naturale l ' osservazione di Aldo sulla sua somiglianza con Fabio Ribera . Ilda doveva aver detto della relazione che esisteva fra lui e l ' assassino .... Fors ' anche aveva supposto e confidato agli altri che l ' istigatore di quel delitto doveva essere lui . E mormorava : - Insensata , tu non scoprirai nulla , nè gli altri saranno più fortunati di te . L ' assassino è Fabio ; nessun mezzo , per quanto abile , varrà a strappargli di bocca la verità . Egli mi è troppo devoto ! - Un sorriso diabolico sfiorava le sue labbra . PARTE TERZA Il passato . I . Quarant ' anni prima degli avvenimenti narrati , in una brutta sera d ' autunno , nella camera da letto dell ' avvocato Zeno Mestre , una delle figure più spiccate della magistratura torinese , si svolgeva una scena pietosa . L ' avvocato , ancora in giovane età , agonizzava . Affranta dal dolore , lo assisteva la compagna adorata della sua vita , la signora Valeria , una gentildonna tutta cuore , ma di una debolezza di carattere eccessiva e di una timidità estrema , sebbene toccasse la quarantina . Quantunque il medico l ' avesse avvertita che la malattia non lasciava speranza , ella sperava ancora . Che avrebbe ella fatto senza il marito , che era il solo appoggio alla sua debolezza , il solo che la incoraggiasse ? Egli soprattutto era l ' unico che avesse potere su Stefana , una giovinetta quindicenne , loro figlia , che , sotto un ' apparenza d ' angelo , nascondeva il più feroce egoismo e dominava la madre , che non aveva la forza d ' opporsi alle sue volontà . Stefana ebbe le convulsioni quando seppe del pericolo del padre , e , come sua madre , vegliò tre notti , senza allontanarsi mai ; sembrava che uno strappo spaventoso si fosse prodotto nel suo cuore al pensiero di quella perdita , ma in realtà i suoi occhi erano rimasti aridi , nè aveva avuto un battito di più . Pensava che la morte del padre la privava di un despota contro il quale mai potè ribellarsi . Egli solo la teneva in soggezione . Sua madre , intanto , con la testa appoggiata al guanciale del morente , piangeva da far pietà . Dall ' altra parte del letto stavano una suora ed una cameriera . Nella stanza non si udiva che il bisbiglìo della suora , il penoso respiro del morente , e di quando in quando un singhiozzo della signora Mestre . - Chi piange ? - chiese ad un tratto il moribondo , volgendo penosamente la testa sul guanciale . - Valeria .... - Ella si asciugò in fretta gli occhi , si chinò a baciarlo . - Zeno .... Zeno mio ! ... - Povera cara , non voglio che tu pianga così . Sei qui sola ? - No , Zeno ; vi sono Stefana , suor Orsola e Concetta . - Di ' loro che escano dalla camera , voglio rimanere solo con te . - Fu obbedito . Allora il moribondo , presa una mano della moglie : - Valeria , ascoltami : - disse - io muoio .... - Valeria balbettò : - No , no , non voglio che tu muoia , Zeno ! - Bisogna rassegnarsi . Non disperarti così , te ne scongiuro , se vuoi vedermi chiudere gli occhi tranquillo ! Valeria , se io rimpiango in quest ' istante la vita , è per te , povera cara , perchè ti lascio con una figlia , dalla quale non sai farti obbedire e rispettare , e che ti procurerà molti dolori . - La madre ebbe uno slancio generoso . - Stefana ha buon cuore , - esclamò - l ' ho compreso in questi giorni , in cui ha diviso i miei tormenti ! - Non illuderti , Valeria : io ho letto nell ' animo suo : nulla la commuove ; mentre versa lacrime , rimane insensibile . Ho cercato di modificare il suo carattere , ma purtroppo non sono riuscito . Ricordalo , Valeria : frena quella fanciulla con mano di ferro , o tu verserai lacrime di sangue per cagion sua ! - Zeno , Zeno , che farò senza te ? - Devi vincere ad ogni costo la tua debolezza , che sarebbe la perdita di tua figlia e la tua : promettilo , Valeria , prometti di non piegarti più ai suoi capricci , di sorvegliare ogni suo atto , di soffocare ogni sua ribellione , e magari rinchiudila . Io ti lascio ricca , lo sai , e questa ricchezza può essere la rovina di tua figlia ; per cui tu devi nascondergliela . Io ho scritto il testamento in modo che ella creda di avere appena una rendita bastante per vivere , come l ' ha creduto finora . Una parte del nostro patrimonio l ' ho affidata al notaro Vannucci , il mio unico amico , che sarà tutore di Stefana e ti aiuterà nel compito che ti lascio . Tu gli obbedirai come a me : egli ha ricevuto tutte le mie istruzioni , saprà guidarti , sostenerti . - Cessa , per pietà , cessa , o il mio povero cuore si spezza ! - Egli posò la mano sul bruno capo che si curvava sul petto di lui . - Povero e caro angelo , noi ci rivedremo un giorno in Cielo . Intanto prometti di esaudire i miei voleri . - Sì , Zeno , sì , te lo giuro ! - Grazie ; ora sono contento . Puoi chiamare nostra figlia , intanto che manderai per il mio amico . - La sua respirazione si era fatta più ansante . Valeria si affrettò ad obbedirlo . Stefana apparve , col volto serafico , atteggiato al più profondo dolore . - Eccomi , babbo ; - disse - che vuoi ? - Voglio che in questo supremo momento tu mi giuri di rispettare tua madre , di obbedirla in tutto , di considerarla quale è veramente , la più santa delle madri , la più degna di essere amata . - Stefana gettò le braccia al collo di Valeria con un affetto che parve sincero . - Babbo , te lo giuro : se tu dovessi mancarmi , io non vivrò che per mia madre . - Valeria singhiozzava stringendo al petto la figlia . Il moribondo alzò la mano con un gesto solenne . - Dio ti ascolta , Stefana ! Guai se tu mancassi al giuramento fatto al letto di morte di tuo padre ! Saresti disgraziata per tutta la vita . Ma non voglio pensarci , e benedico Dio che mi ha colpito , se la mia morte può servire a cambiare il tuo cuore , i tuoi sentimenti . Come ho detto a tua madre , non lascio ricchezze . - Stefana sussultò , ma il suo volto non cambiò l ' addolorata espressione . Il moribondo proseguì : - Ti lascio però un nome stimato , degli esempi di lavoro , di abnegazione , che non devi dimenticare . Stefana , ricordati di me : se qualche cattivo pensiero ti turbasse , confidati mentalmente a me , che cercherò di consolarti . Guardati dalle cattive azioni ; al momento di commetterle , pensa che l ' anima di tuo padre ti è vicina , ti guarda .... e tu non vorrai farlo soffrire nell ' eternità . Ed ora dammi un bacio , Stefana , e tu pure , Valeria , e che Dio vi protegga , vi benedica entrambe ! - La scena che ne seguì distrasse le ultime forze del moribondo . Un ' ora dopo era morto , assistito anche dal suo vecchio amico , il notaro Vannucci , giunto in tempo per raccogliere le sue ultime raccomandazioni , il suo ultimo sospiro . Per alcune settimane si credette che la signora Mestre seguisse il marito ; ma a poco a poco quella disperazione violenta , si cambiò in una tristezza raccolta , e Valeria comprese che il suo dovere era di vivere per la propria creatura . In questo frattempo Stefana , con la sua ipocrisia , era riuscita ad affascinare il tutore . Il notaro Vannucci aveva finito col pensare che il suo defunto amico si era ingannato sul conto della figlia . Quella ragazza sedicenne aveva una grande intelligenza ed una penetrazione che lo stupivano . In poche parole , Stefana , senza neppure che il vecchio notaro potesse sospettarlo , seppe in breve come suo padre l ' avesse ingannata e come il patrimonio che possedeva fosse cento volte maggiore di quello che aveva creduto . Questa scoperta superò le sue speranze , ma non ne parlò con alcuno . L ' anno del lutto passò tranquillo , sebbene per Stefana avesse la durata di un secolo . Il suo tutore era divenuto per lei un amico devoto , uno schiavo sommesso ad ogni suo desiderio . E siccome la signora Mestre era persuasa di adempiere alla volontà del marito affidandola a lui , lasciava che egli venisse a prenderla per condurla seco al passeggio , a pranzo in casa sua , al teatro . Egli abitava solo con una vecchia fantesca che voleva bene a Stefana perchè la fanciulla l ' accarezzava e scherzava con lei . Una sera in cui il notaro aveva bevuto più del solito , eccitato dall ' allegria di Stefana , dal suo calcolato cicaleccio , le rivelò il segreto del suo amico . La fanciulla aveva già un tale potere su sè stessa , che non dimostrò alcuna sorpresa . Soltanto disse : - Il babbo ha fatto benissimo ad affidare a voi la più gran parte del suo patrimonio , perchè la mamma non avrebbe saputo amministrarlo . Ma se per caso domani doveste mancare , questo patrimonio passerà ai vostri eredi ? - Il notaro abbracciò la fanciulla ridendo . - Come sei bambina ! - esclamò . - Credi che le cose non siano state fatte in regola ? Tua madre nella sua cassaforte tiene la ricevuta del deposito , ed io nel mio testamento lascio a te , col patrimonio di tuo padre , anche il mio , non avendo eredi diretti . - Stefana gli gettò con impeto le braccia al collo . - Grazie ! Ma Dio voglia che campiate cent ' anni ! - Invece , una settimana dopo il vecchio , che aveva cenato in casa Mestre , si sentì preso da brividi , e , coricatosi , non si svegliò più : la fantesca lo trovò morto la mattina dopo . Il medico , chiamato in fretta , disse trattarsi di una sincope fulminante . Stefana finse di disperarsi per quella morte , e la gente ammirò il suo cuore sensibile . Nessuno stupì che il notaro avesse lasciato tutta la sua sostanza a Stefana . Egli non aveva parenti . Da allora in poi , la signora Mestre divenne uno strumento docile a tutti i voleri della figliuola , pur senza accorgersi che Stefana comandava ed ella obbediva , tanta era la furberia della ragazza . Alcuni mesi dopo la morte del tutore , la vedova mise un piede di casa principesco , convinta che in tal modo troverebbe uno splendido partito per la figlia . Sogni ambiziosi , fatti nascere da Stefana , ottenebravano ormai la sua mente . La signora Mestre nulla vedeva di più bello , di più perfetto che sua figlia . Veramente , Stefana a diciotto anni era maravigliosa : non si poteva guardarla senza rimanerne affascinati . Ma se lo sguardo altrui fosse penetrato nel suo cuore , si sarebbe arretrato inorridito . Stefana pensava che il piacere fosse l ' unico scopo della donna e il fare delle vittime l ' unica sua ambizione . Frattanto non trovava marito , quantunque avesse all ' intorno una vera folla di corteggiatori . Ma la bellezza stessa della fanciulla , la vita dispendiosa che conduceva , i sorrisi d ' incoraggiamento con cui accoglieva tutte le dichiarazioni , spaventavano anche coloro che avrebbero voluto chiedere la sua mano . Si diceva che sarebbe stata una deliziosa amante , ma come moglie era troppo pericolosa . In questo frattempo le venne presentato il conte Sebastiano Rossano . Il gentiluomo non era più sul fiore dell ' età ed aveva condotto fino allora una vita austera : centinaia di donne gli erano passate vicino senza destargli ombra d ' amore ; il lavoro e il dovere erano stati la sola sua occupazione , tanto che , coll ' esiguo patrimonio lasciatogli dal padre , riuscì ad arricchirsi , grazie al suo assiduo lavoro . Egli era stato presentato da un amico a Stefana . Gli bastò vederla per amarla . Ma siccome il suo amore era tanto puro e profondo quanto entusiastico , prima ancora di rivelarlo a lei , la chiese in moglie alla madre . Stefana fu lusingata da quella domanda : il titolo di contessa le garbava . - Accetto ; - disse alla madre - però desidero far prima i miei patti . - La sera stessa il conte si presentava alle due signore . - La mamma - gli disse Stefana con una voce armoniosa che risonò agli orecchi di Sebastiano come una melodia di paradiso - mi ha comunicato la vostra domanda , che mi ha fatto molto piacere . - Egli tremava come un fanciullo . - Posso dunque sperare ? - chiese con voce alterata . - Sperate , - rispose Stefana con un incantevole sorriso - se pur vi adatterete a certe condizioni che io credo indispensabili . - Il conte non pensava che alla felicità di possedere quella divina creatura . - Qualunque sieno , - esclamò con slancio - io le accetto ! - Siete molto buono , conte , e sento che vi amerò per tutta la vita . Ma ora lasciate che io vi dica quello che desidero . Quando sarò maritata , non voglio più abitar qui , ma avere una palazzina mia propria . - Ne ho appunto acquistata una , assai elegante ; - rispose il conte - ma se non vi piace , la cambierò . - Vedremo . Voi siete molto ricco , signor conte ? - Ho un reddito di centomila lire . - Altrettanto ha la mia figliuola , - disse la signora Mestre . Stefana battè le mani come una bambina . - Oh ! allora vedrete come ci divertiremo . Avrò un palco al Regio , mi farò venire gli abiti da Londra ; alla mattina andremo alla passeggiata a cavallo ; nel pomeriggio , in carrozza . Riceverò , darò delle feste ! - Farete tutto quello che vorrete . - Come siete amabile , quanto vi amo ! Mi condurrete anche ai bagni , in campagna ? - Sì , sì , Stefana ! Io farò sempre la vostra volontà ! - Allora non ho più altro da chiedervi , se non che affrettiate il nostro matrimonio . - Il matrimonio della giovane col conte Sebastiano Rossano fece rumore . Tutti i giornali ne parlarono ed i commenti nel mondo elegante furono infiniti . Alcuni non sapevano spiegarsi come Stefana , bella , ricchissima , vivace avesse acconsentito a sposare un uomo non più giovane e si mostrasse così raggiante di gioia . - Stefana è molto più saggia di quello che credete , - dicevano le mamme alle loro figlie . - Ella sarà felice . - II . Benchè Stefana fosse divenuta una di quelle celebrate signore il cui nome si vede spesso comparire nelle cronache dei giornali mondani , benchè fosse circondata di adoratori , tutti erano concordi nel dire che essa era onestissima , che adorava il marito e che niuno avrebbe preso nel suo cuore il posto occupato da lui . Il conte Sebastiano Rossano si felicitava ogni giorno della sua scelta . Nella immensità della sua ebbrezza , il conte non vedeva lo sperpero del denaro che si faceva in casa . Tutte le condizioni imposte da Stefana erano da lui scrupolosamente rispettate : qualunque desiderio della moglie era un ordine . La contessa divenne madre di un bel fanciullo , che fu chiamato Livio . Stefana amò suo figlio con una passione quasi selvaggia , e fu l ' unico , vero amore della sua vita . Essa volle allattarlo , e così ebbe un appartamento per sè e per il bimbo : il conte riprese possesso del suo appartamento da scapolo , situato al lato opposto della palazzina . La contessa aveva fatto spese straordinarie per Livio . Il corredo era bello come quello d ' un principe . La culla era costata diecimila lire . Oltre la cameriera della contessa , maritata al cocchiere , due persone , che già avevano servito Stefana quando era ragazza e si sarebbero fatte squartare per lei , due altre cameriere dovevano servire esclusivamente per il bambino . Un giorno il conte si accòrse che , andando di quel passo , in pochi anni il patrimonio suo e quello di Stefana sarebbe divorato . In tre anni aveva già dovuto alienare una parte del capitale perchè la rendita non bastava a far fronte a tutte le spese . Tuttavia il gentiluomo si guardò bene dal farne parola alla moglie . - Posso io pagare abbastanza la felicità che la mia adorata Stefana mi procura ? - pensava . - Posso privarla di qualche cosa ? No , no ! Mi rimetterò a lavorare e procurerò che ella non sappia mai che spende troppo denaro e quale sacrificio io farò per lei allontanandomi spesso dal suo fianco . - Un giorno che il conte aveva tardato più del solito all ' ora del pranzo , tornato a casa trovò Stefana triste , inquieta , che gli gettò piangendo le braccia al collo . - Porche quest ' assenza ? Dove sei stato ? Non mi ami dunque più ? - Il conte la coprì di baci . - Stefana , come puoi pensare così ? Guardami , guardami bene : ho la faccia di un colpevole ? - Stefana fissò i suoi splendidi occhi ammaliatori in quelli di lui . - No ; - rispose - ma tu mi nascondi qualche cosa . - Sì , e faccio male , perchè non devo avere segreti per te . Le mie assenze hanno un giusto motivo : lavoro per te e per nostro figlio . - Come ? - Non comprendi ? Noi siamo ricchi , è vero , ma voglio che Livio lo sia ancora più ; per cui mi sono rimesso agli affari . Stefana si strinse a lui con un grido di gioia . - Come sei buono ! Quanto , quanto ti amo ! - E l ' inebriò di sorrisi , di carezze . Fin da quel momento , Stefana non si curò più delle assenze del marito , anzi , le desiderava . Era la stagione dei bagni , ed ella vi si recò col bambino e la madre , in una bella villa di Pegli , presa in affitto dal conte , che rimase a Torino , facendo ogni tanto una scappata colà per abbracciare la moglie e il figlio . Stefana aveva trovato a Pegli molti conoscenti . Alla sera ella riceveva amici e conoscenti , e vegliava fino a tarda ora . Una notte tutto taceva nella villa , quando la signora Mestre , che soffriva di cuore , essendosi messa alla finestra per respirare , sentì un rumore di passi in giardino ed al chiarore della luna vide sua figlia al braccio di un uomo . Si dirigevano verso un piccolo padiglione . Quantunque il turbamento le togliesse quasi il respiro , la signora Mestre lasciò la finestra , scese con precauzione in giardino e si avvicinò al padiglione , illuminato . Da una delle vetrate guardò nell ' interno . Ciò che vide la povera donna dovette essere orribile , perchè indietreggiò con un grido di spavento e cadde distesa al suolo . La porta del padiglione non tardò a spalancarsi e Stefana si precipitò fuori , seguìta da un giovane quasi imberbe , che mostrava sul volto i segni dello spavento . - Che c ' è ? - chiese con voce soffocata . La contessa , veduto il corpo di sua madre , comprese tutto . Allora , calmissima , rivoltasi al giovane : - Vattene subito ; - disse - tu non hai nulla da temere ! - Egli disparve tosto , mentre Stefana si chinava sul corpo della madre , appoggiava il suo orecchio al cuore di lei . Quando comprese che era solo svenuta , sollevatala per le spalle la trascinò nel padiglione , la stese sull ' agrippina . La signora Mestre non tardò a rinvenire , e veduta sua figlia gridò con disperato accento : - Sciagurata ! ... Sciagurata ! ... Hai dunque l ' anima impastata di fango ? Tradire il più onesto dogli uomini , tu , madre della sua creatura ! ... - Basta ! - interruppe con impeto Stefana . - Non tediarmi . Perchè venire a spiare i miei passi come una suocera ? - Ed è così che rispondi a tua madre ? Non provi rossore al pensiero dell ' azione commessa ? Non pensi che , invece di me , poteva esser qui tuo marito ? - Stefana alzò con aria di disprezzo le spalle . - Credi che sia venuta ai bagni per far la balia al bambino ? L ' adoro , il bimbo , ma egli non deve essermi d ' inciampo . Tu sei una mamma dalle idee antidiluviane ! Io , invece , sono una donna moderna : voglio avere degli amanti , schiavi sommessi , pronti a versare tutto il loro sangue per me , e li avrò ! Voglio essere ammirata , e in pari tempo creduta da tutti la donna più onesta del mondo ! - La signora Mestre ascoltava terrorizzata quelle massime vergognose : tremava a verga a verga , anelante . - Disgraziata figliuola ! - balbettò . - Dove hai imparato un simile modo di pensare e di parlare ? Io ti ho dato solo esempi di virtù ; tuo padre era l ' uomo più onesto che esistesse , la tua istitutrice era una santa donna . E tu ... ? - L ' infelice si mise a singhiozzare . - Oh ! dimmi che vaneggi , che hai avuto un istante di follìa , - soggiunse con accento supplichevole - ma che ti penti , che il tuo cuore non è così traviato come vuoi farmi credere ! Vieni meco a pregar Dio che ti perdoni : d ' ora innanzi io non ti lascerò un solo istante ! - Lo sguardo di Stefana divenne quasi feroce . - Credi che la tua presenza m ' impedirebbe di fare il comodo mio ? - interruppe con cinismo . - Ma non voglio infliggerti un tal supplizio , e scriverò a mio marito che l ' aria di mare ti è nociva , che tornerai con lui a Torino , così non avrai più ragione di scandalizzarti . - Un singhiozzo sfuggì dalle labbra della sventurata ; ella sentiva che se rimaneva lì ancora un istante non avrebbe più la forza di ritornare nella propria camera ; onde fuggì barcollando , dopo aver gridato a sua figlia : - Che Dio ti perdoni ! - L ' infelice passò la notte in ginocchioni , chiamando in aiuto Dio e suo marito . La mattina dopo la cameriera , entrando in camera , trovò la signora stesa al suolo , immobile , morta . III . Stefana ebbe violente crisi di simulato dolore . Il conte Rossano , avvertito da un telegramma , accorse subito e circondò la moglie di delicate premure . La colonia dei bagnanti andò a iscriversi nel registro posto in una sala della villa , ma Stefana non ricevette alcuno . Il trasporto della defunta dalla villa alla stazione fu veramente commovente . Stefana , col figlio fra le braccia ed il conte accanto a lei , seguiva in vettura il carro funebre , coperto di corone , e prese posto nel vagone riservato , dove era stato messo il feretro . Al cimitero , ella volle assistere al seppellimento della salma . Per un anno , la contessa visse ritirata , non occupandosi che del suo Livio , inebriandosi al cicaleccio di lui , che non lasciava quasi mai la mammina . Poi Stefana ricominciò a frequentare la società , riprese la sua esistenza di piaceri . Livio , crescendo , le assomigliava non soltanto nel fisico , ma soprattutto nel morale : nulla aveva di suo padre , nulla ! Il conte avrebbe voluto educarlo con una certa severità ; ma come resistere alla moglie ? - Abbiamo quest ' unico figlio ; - diceva Stefana - vuoi che ci muoia per il troppo studio ? Lascialo sviluppare : per ora gli daremo una buona istitutrice , più tardi un ottimo precettore , che sceglierò io stessa . - Se Livio studiava poco , aveva in compenso una malizia innata e la profonda ipocrisia della madre . Era capacissimo di tormentare una bestia per il solo gusto di vederla soffrire , salvo poi , se compariva qualcuno , di piangere e disperarsi . Il conte lavorava da mane a sera ; la moglie faceva sperpero di denaro . Un giorno la contessa s ' intratteneva nel suo salotto con un ufficiale di cavalleria , che da lungo tempo le faceva la corte ed al quale essa aveva concesso un particolare colloquio . Mentre l ' ufficiale , inginocchiato ai piedi di Stefana , le chiedeva pietà del suo soffrire , un uscio si spalancò con impeto e Livio , il quale allora aveva sette anni , si precipitò dentro , gridando : - Mamma , c ' è il babbo ! - La malizia di quel fanciullo gli fece comprendere che quel colloquio , sorpreso dal padre , poteva cagionare un grave dolore alla madre . E quando il conte entrò nel salotto , la contessa stava tranquillamente disegnando presso un tavolino : l ' ufficiale era uscito da un altro uscio , guidato da Livio . Da questo si può comprendere l ' educazione del fanciullo e come madre e figlio dovessero adorarsi e andare pienamente d ' accordo . Un giorno il conte si recò all ' estero a cagione del fallimento di una Casa commerciale , colla quale egli era cointeressato . La sua assenza doveva essere di pochi mesi , invece si prolungò oltre un anno . In questo frattempo la contessa Stefana parve rinunciare alla vita elegante , scapigliata . Non riceveva più , si mostrava di rado in carrozza al passeggio , e la sua salute sembrava alterata . Livio la sorprese sovente sdraiata su di una lunga poltrona , pallida , affranta , piangente . - Che hai , mamma , che hai ? - le diceva coprendola di baci . - Il babbo ti ha dato qualche dispiacere ? - No , angelo mio , no ! Sono triste , senza sapere il perchè ! - rispondeva la contessa . Ma Livio non era persuaso . Egli aveva allora dodici anni e sembrava un ragazzo educatissimo : sapeva stare in società , aveva tutta la grazia e il sorriso affascinante della mamma . Ma in fondo era vizioso , indolente , e non si approfondiva in cosa alcuna . Aveva i sensi precocemente sviluppati e l ' aspetto di un arcangelo . Una mattina , quando stava per alzarsi , il cameriere gli consegnò una lettera della contessa . Livio ebbe un moto di sorpresa . - Dov ' è la mamma ? - domandò . - È partita ! - Il fanciullo strappò febbrilmente la busta , e lesse : " Amor mio ! " Ho bisogno di assentarmi dal palazzo , almeno per una settimana : lascio te , che sei un ometto , a guidare la casa . Se arrivasse tuo padre e altri chiedesse il motivo della mia assenza , rispondi che un dovere di gratitudine mi ha condotta presso la madre , ammalatissima , della mia cameriera , la quale parte con me . Conduco meco anche il cocchiere , suo marito . Mostrami in questa circostanza l ' amore che mi porti , non facendo scene per la mia lontananza e scusando cogli altri la mia partenza . Ti adoro e ti bacio . " Livio rimase impassibile . E nelle due settimane che la contessa rimase assente , egli seppe tenere un contegno da vero ometto . Quando il conte arrivò , la contessa era già tornata . Egli trovò sua moglie assai pallida , come se uscisse da una malattia , e abbracciandola si scusò della sua lunga assenza . - D ' ora innanzi , non starai tanto tempo lontano , non è vero ? - gli disse Stefana stretta al collo di lui . - Quanto mi ha fatto soffrire questa separazione , benchè avessi meco mio figlio ! - Il conte non si saziava di baciarla : era commosso della fedeltà di quella donna adorata . - In questo frattempo ho avuto anche un altro dispiacere : la mamma della mia cameriera , colei che mi ha portata in braccio piccina , è morta . Essa volle rivedermi prima di chiudere gli occhi per sempre . - Povera donna ! - Mi recai da lei con la cameriera e il cocchiere , cui essa ha lasciato una casetta di campagna con alcune vigne , ed ho dovuto , con mio dispiacere , rinunziare a quei due fidi servitori , che ormai vogliono accudire ai loro beni . - Il conte non ebbe il minimo sospetto che tutta quella storia fosse una menzogna . Ma Livio , sebbene fanciullo , non credette alle parole della madre , cui disse : - Tu menti : hai un segreto per me , e non vuoi rivelarmelo . - Lo saprai più tardi ; adesso sarebbe inutile , - rispose Stefana - ti prego di non insistere . - Gli anni scorsero . Stefana , come divorata da un pensiero tormentoso , si diede nuovamente alla pazza gioia . Il conte continuava la sua via di sacrificio , persuaso che la donna adorata meritava tutto il suo grande amore , tutta la sua devozione . Una notte la contessa si sentì colta da brividi ed ebbe ad un tratto il presentimento della sua prossima fine . Sentì agghiacciarsi di terrore : non voleva morire , senza fare una importante rivelazione a suo figlio . Con quella forza di volontà che aveva sempre distinto Stefana in tutte le pericolose circostanze della sua vita , scese dal letto , indossò una vestaglia , e barcollando si diresse nella camera del figlio . Questi , vedendola , si spaventò e chiese : - Mamma , che hai ? Tu soffri ? - Sì , caro ; - rispose ella - sento in me qualche cosa che si spezza , ed ho paura di morire . - Egli la guardava convulso . - Perchè ti sei alzata ? Vuoi che ti riconduca a letto , che mandi per un medico ? - No , più tardi ; prima voglio rivelarti un segreto che da dieci anni mi pesa sul cuore . Ascoltami . - Ella sedette accanto al letto del figlio e prese a dire : - Ti ricordi come , dieci anni fa , mentre tuo padre si trovava in viaggio , io mi assentassi da casa ? - Lo ricordo perfettamente , mamma ; ho sempre impresso le raccomandazioni fattemi nella tua lettera , e sebbene bambino , non prestai fede quando dicesti che eri partita per riabbracciare una morente . - Avevi indovinato , Livio : io non mi allontanai da Torino ; mi nascosi coi miei fidati servi in un piccolo appartamento già preso in affitto sotto il loro nome , ed in quell ' appartamento diedi alla luce un bambino , che non porterà mai il nome tuo , nè godrà del tuo patrimonio . Tuo fratello fu legalmente riconosciuto come figlio dei coniugi Ribera , che per me avrebbero fatto qualsiasi sacrifizio . Ora ti spiegherò i motivi che mi indussero a lasciar vivere quel fanciullo . " Se tuo padre fosse stato in quel tempo a Torino , non avrei potuto nascondergli il mio stato ed egli sarebbe stato felice d ' avere un altro figlio , un altro erede . " Ma io non volevo : avrei odiato quel secondo fanciullo se prendeva posto in questa casa perchè tu solo regni nel mio cuore , nell ' anima mia , tu solo fai parte di me . Se volli dare un nome a tuo fratello , lo feci perchè tu avessi più tardi un uomo da far agire a tuo talento , un uomo che ad un tuo cenno diverrà tuo schiavo e sul quale avrai un potere di vita e di morte . - Livio guardava sua madre credendo vaneggiasse . Ella comprese quello sguardo . - Tu pensi - soggiunse - che la febbre mi abbia dato al cervello , che io deliri : no , rassicurati , Livio , ho tutto il mio senno e te lo provo . " Fabio Ribera , tale è il nome di tuo fratello , fu dato a balia ad una donna che , come tutti , lo credette veramente figlio della mia cameriera . " L ' anno seguente , i due coniugi lo presero in casa , e per quattro anni Fabio visse con loro , che lo facevano pregare ogni sera per me , dinanzi al mio ritratto , dicendogli che ero la sua benefattrice . " Volle disgrazia che quando Fabio compiva i cinque anni , la cameriera e suo marito fossero portati al camposanto . Ma la donna lasciava a suo figlio una lettera , che io stessa le dettai e che , unita ad un ' altra scritta da me , consegnerai tu stesso a Fabio , quando avrà vent ' anni . " Tu leggerai quelle lettere , che non sono suggellate , prima di consegnarle a Fabio . " Egli è ora in un collegio modesto il cui rettore mi assicura che non vi è allievo migliore di lui . - Vuol dire che non mi rassomiglia ! - interruppe ridendo Livio . - Oh ! tu per me hai tutte le perfezioni , e Fabio non avrebbe mai preso nel mio cuore il tuo posto . Peraltro , tu compirai l ' opera mia verso lui , ne farai un buon operaio , e gli dirai che deve tutto a te , acciocchè sia pronto a qualsiasi sacrificio per amor tuo . Ora , caro , accompagnami nella mia camera ; voglio consegnarti quelle lettere . - Livio , vestitosi in fretta , seguì la madre , che ebbe ancora la forza di aprire il serracarte e consegnare al figlio una piccola cassetta d ' ebano , scongiurandolo di andare subito a nasconderla . Quando Livio ritornò , la contessa gli cadde fra le braccia , balbettando : - Chiama aiuto , mi sento morire ! - Livio la trasportò sul letto , poi attraversò le stanze urlando , chiamando i domestici , destando tutti . - Presto , un medico ! - gridava . - La mamma muore ! - Il conte si precipitò nella camera della moglie . - Stefana , Stefana , che hai ? - gridava , spaventato . La contessa non rispose . Aveva gli occhi fissi , immobili . A un tratto balbettò : - Aria .... aria .... soffoco .... Dio , Dio ! ... - Venne spalancata la finestra , mentre padre e figlio sostenevano Stefana per le spalle . Il medico giunse e recò alla contessa un sollievo momentaneo con iniezioni d ' etere e con l ' ossigeno ; ma dichiarò il caso disperato : si trattava di una pericardite acuta . Poco dopo Stefana chiamò : - Sebastiano ! - Il conte fu in un attimo vicino a lei , che l ' attirò al suo petto per mormorare : - Muoio .... ama molto Livio .... per me .... - Il conte rispose con un lacerante singhiozzo . Troppo lungo sarebbe descrivere la scena dolorosa che ne seguì . Ma il medico aveva ragione : Stefana entrò in agonia , indi il suo cuore cessò di battere . Se il conte Sebastiano , colpito da quella morte improvvisa , sembrò impazzire , la disperazione di Livio non ebbe limiti . Nessuno riusciva a staccarlo dal cadavere della madre , che copriva di baci appassionati . Di fronte a quell ' immenso dolore , il padre fece tacere il suo . Egli ricordava le ultime parole di Stefana e , avvicinatosi al figlio , lo sollevò , lo strinse fra le sue braccia , balbettando : - Piangi con me , Livio , piangi col tuo povero babbo , che ha pure il cuore spezzato ! - Per la prima volta il giovane ebbe uno slancio sincero di riconoscenza , per la prima volta si tenne stretto al padre , confondendo le lacrime con quelle di lui . Per molte settimane padre e figlio vagarono per la palazzina come in attesa che la contessa Stefana comparisse . Essi passavano lunghe ore nella camera di lei , dove un ritratto ad olio di Stefana la riproduceva in tutto lo splendore della sua bellezza . Un giorno il conte , stringendo la mano al figlio , gli disse : - Io mi rimetterò agli affari : tu pure cerca un ' occupazione : così potremo far tacere il nostro dolore . - Il giovane non rispose . Quel giorno stesso egli si chiuse nella sua camera ed aprì per la prima volta la cassetta d ' ebano , consegnatagli dalla madre . Conteneva due lettere , in una busta non suggellata . La soprascritta di una di esse diceva : " A mio figlio . " Era vergata da una mano a lui sconosciuta e diceva : " Caro figlio , " Questa lettera che io ti scrivo in punto di morte non ti verrà consegnata che quando avrai compiuti vent ' anni . Sarà dunque allora la voce di una morta che parlerà al tuo cuore , e tu devi ascoltarla . " Guai se tu non obbedissi a quella voce ! Io non avrei più riposo nella tomba e tu saresti maledetto per tutta l ' eternità ! " Ascoltami , dunque . Dal momento che tu sarai un uomo , dedicherai tutta la tua esistenza alla contessa Stefana Rossano , tua benefattrice . " A lei tu devi tutto , ricordalo , e qualunque cosa ti imponesse , l ' eseguirai : io stessa , tua madre , te lo comando . Sii colla tua benefattrice umile , devoto , rispettoso ; pensa che a lei sola devi la tua istruzione , che essa sola ha sopperito a tutte le spese per allevarti , per fare di te un uomo onesto . La tua vita stessa non basterebbe a pagare il debito di riconoscenza che hai con lei . " Addio , figlio mio , addio ! Ti bacio e ti benedico . Tua madre " FLAVÌ RIBERA . " L ' altra lettera era scritta da Stefana . Livio lesse : " Mio buon Fabio , " Speravo di poter compiere il voto espressomi dalla tua povera mamma prima di morire : consegnarti una sua lettera , quando tu fossi un uomo . Ma io pure cedo innanzi tempo a quella legge fatale della natura , che non dovrebbe colpire le madri , finchè sono necessarie alle loro creature . Ho il presentimento che la mia fine si avvicini , e non voglio morire senza aggiungere alla lettera di tua madre la mia ultima raccomandazione . Le due lettere ti saranno consegnate da mio figlio . " Tu sai quanto io sia stata affezionata alla tua povera mamma , e come abbia adempiuto la promessa a lei fatta di vegliare su te . Ti ho voluto bene come se tu fossi mio figlio : ebbene , su mio figlio tu riverserai tutta la riconoscenza che nutri per me , tu obbedirai ad ogni sua volontà , farai ciò che egli ti ordinerà di fare : questo io desidero . " Appena avrò chiusi gli occhi , mio figlio , il conte Livio Rossano , diverrà il tuo benefattore . " Amalo molto in cambio di tutto quanto farà per te e di ciò che io feci alla tua povera mamma ; cerca di provargli , fosse anche a costo della tua vita , la tua gratitudine ; contribuisci , per quanto puoi , alla sua felicità . " Tu sei un ragazzo assennato , e quando avrai questa mia sarai un uomo capace di dare a due povere morte la maggiore soddisfazione che possono avere da te . E quando verrai a pregare sulla mia tomba , su quella di tua madre , noi riconosceremo il suono della tua voce , e se ci dirai di averci obbedite , riposeremo tranquille , benedicendoti . Se invece tu ci disobbedissi , tua madre ed io non troveremmo più pace nella tomba e tu saresti maledetto . " Ma tu sei buono , onesto , hai cuore , e ci ascolterai . Ti mando un bacio con tutta l ' anima e ti benedico . La tua benefattrice " Contessa STEFANA ROSSANO . " Livio stette per alcuni minuti con quella lettera fra le mani . - Cara mamma ! - mormorò . - Essa ha pensato a me solo fino all ' ultimo istante ! Ebbene , per amor suo mi occuperò di Fabio , quando anche egli non mi giovasse a niente e dovesse procurarmi noie e spese . - Presa questa risoluzione , suggellò le due lettere , le mise nella cassettina , ed il giorno seguente , vestito a lutto , col volto atteggiato ad una grande mestizia , si presentava al collegio dove Fabio veniva educato . Appena diede il suo nome , venne introdotto nel gabinetto del direttore . Questi , un vecchio di modesto aspetto , dal volto spirante la più grande bontà , gli andò incontro premuroso e , con voce commossa : - Vi ringrazio , signor conte , - disse - dell ' onore che mi fate colla vostra visita . Conosco la disgrazia che vi ha colpito , e ne soffro , come ne soffre il protetto dalla compianta signora contessa . - Io sono venuto espressamente per vederlo e parlargli , - rispose Livio . - La mia santa mamma ha amato quel ragazzo come un figlio , ed io crederei di mancare al mio dovere , se non prendessi il suo posto in quest ' opera di carità . - Voi siete degno figlio della povera signora ! - soggiunse il direttore . - Sono lieto di potervi dire che il ragazzo merita davvero tutta la vostra premura : è il migliore degli allievi nostri , e vi assicuro che i vostri benefizi non andranno perduti . - Meglio così ! - Il direttore diede ordine perchè Fabio fosse chiamato . Il ragazzo non tardò a comparire nella sua uniforme del collegio . Era davvero un bel fanciullo , biondo , roseo , e Livio notò subito che gli assomigliava . Fabio , entrando , guardò prima con sorpresa Livio , poi grosse lacrime gli caddero dagli occhi , e congiungendo le mani con espressione commovente : - Non m ' inganno : - balbettò - lei è il figlio della contessa , della mia benefattrice : le somiglia tanto ! - E , prima che il conte potesse prevederlo , Fabio gli cadde ai piedi svenuto . - Vedete come è sensibile ! - disse il direttore , mentre aiutava Livio a sollevare il ragazzo , a distenderlo sul divano . - Dal giorno in cui seppe della morte della contessa , non è stato più bene . - Egli fece portare dell ' acqua e dell ' aceto , ne inzuppò un fazzoletto , che pose sulla fronte del fanciullo . Fabio aprì gli occhi ed il suo primo sguardo fu per Livio . Allora si mise novamente a piangere . Il giovane conte lo sollevò , lo strinse al suo petto . - Piangi .... piangi ! - gli disse . - Non verserai mai abbastanza lacrime per quella santa che ci ha lasciati . Io pure ho il cuore spezzato , io che ho perduto in lei la migliore delle madri . Sappi che ella non si dimenticò di te : mi raccomandò di non abbandonarti mai , e puoi star certo che il suo voto sarà esaudito . - Oh ! signor conte , io non so esprimermi , ma se potesse leggere nel mio cuore , vedrebbe quanta devozione racchiude ! La mia benefattrice mi parlava sempre di lei , ed io l ' amavo senza conoscerlo ; ora sento che sarei pronto a versare per lei tutto il mio sangue . - Grazie , Fabio ; non dimenticherò mai le tue parole . - Calmata la piena degli affetti , Livio , con un accento quasi paterno domandò a Fabio dei suoi studi , delle sue aspirazioni . - Le mie aspirazioni non sono molto alte : - rispose mestamente il ragazzo - io vorrei compiere il corso commerciale per entrare come contabile in qualche magazzino , dove potessi guadagnarmi da vivere . L ' unica mia ambizione è di rimanere a Torino per poter vedere di quando in quando lei . - Amare ed essere amato da Livio , serbare un culto profondo alla sua benefattrice , ecco ormai dove Fabio compendiava tutta la sua vita . - Tu sei proprio un bravo ragazzo ! - disse Livio baciandolo sulla fronte . - Io vado orgoglioso di proteggerti , e puoi star certo che verrò spesso a trovarti . - Infatti non passava settimana senza che il contino si recasse al collegio , e se egli ne usciva commosso dai colloqui avuti con Fabio , il povero ragazzo contava quelle ore come le più felici della sua esistenza , che radicavano in lui profondamente il desiderio di dedicarsi al suo benefattore . IV . Passato l ' anno del lutto , Livio menò vita scapigliata E dispendiosa . Il conte Sebastiano seppe presto dei disordini di suo figlio . Un giorno , durante il pranzo , egli osservò che Livio era molto turbato , per cui nell ' alzarsi da tavola gli disse : - Ho da parlarti : andiamo nel salotto da fumo . - Il giovane divenne livido , ma rispose con abbastanza disinvoltura : - Sono ai tuoi ordini , babbo ! - Seduti l ' uno di faccia all ' altro , il conte , guardando il figlio con espressione d ' immenso amore , gli disse con accento pieno di paterna tenerezza : - Perchè non hai fiducia in me , figlio mio ? Io so che hai perduto al giuoco cinquantamila lire in una notte , e per pagarle ti sei messo in mano agli strozzini . - Il giovane stava per negare , ma comprese che avrebbe commesso una pazzia . Allora pensò bene di cadere alle ginocchia del padre , e mentre grosse e bugiarde lacrime comparivano nei suoi occhi : - È vero ! - balbettò . - Perdono , padre mio , perdono : ti prometto di non toccare mai più una carta . Mai ! - Va bene ; alzati e siedi ; non ti ho detto ancor tutto . - Il giovane sembrò attendere umilmente . - Mi hanno poi detto che mantieni una ballerina , una minorenne , cui hai regalato gioielli , carrozze e cavalli , come se tu fossi un milionario .... È vero ? - Livio mostrò una certa audacia . - Sì , non lo nego ! - rispose . - Ma suppongo che la povera mamma mi abbia lasciato un vistoso patrimonio . - Quell ' allusione afflisse il conte Sebastiano . Per quanto grande fosse la sua adorazione per la defunta , non voleva che suo figlio si facesse delle illusioni . - La tua povera mamma non ha lasciato nulla , - rispose con tono grave - ed ho dovuto pagare molti suoi debiti perchè non venisse profanata la sua memoria . Non faccio un rimprovero a quella santa ; essa non conosceva il valore del denaro . - Livio era alquanto scombussolato . - La mamma mi disse più volte che ti aveva portato in dote centomila lire di reddito . - È verissimo ; ma stante la sua prodigalità , in pochi anni finì la sua dote e più della metà di ciò che io stesso possedevo . Col mio lavoro potei salvare il resto ed aumentare a poco a poco il patrimonio , riuscendo in tal modo a non turbare la tua povera mamma , a lasciarle continuare la sua esistenza di lusso . Ed è morta , ignorando tutti i sacrifizi da me fatti per lei . - Livio rimaneva a capo chino . Il conte proseguì : - Sarei però un cattivo padre se lasciassi percorrere a te la stessa china fatale , mentre ormai sei un uomo e puoi comprendere come l ' esistenza non sia fatta di soli piaceri . Io ho sempre lavorato , e d ' ora innanzi lavorerai anche tu . Pagherò tutti i debiti da te fatti , purchè tu mi prometta di nuovo di non più frequentare case da giuoco e di lasciare quella ballerina . - Te lo prometto ; - disse Livio - d ' ora innanzi mi lascerò guidare da te . - Livio mentiva come sempre . Tuttavia per qualche tempo sembrò tornasse savio . Pagati i debiti , lasciata l ' amante , si mise al lavoro . Suo padre gli affidò la contabilità . Un giorno il conte affidò al figlio ventimila lire per fare un pagamento . Appena Livio ebbe quel denaro nelle mani , fece un viaggetto di piacere con una canzonettista , ed appena a Milano , telegrafò al padre : " Non ho resistito alla tentazione . Fai tu il pagamento . Tornerò presto . " E tornò infatti dopo una settimana , completamente al verde . Questa volta il conte Sebastiano ebbe per lui parole roventi di rimprovero . Suo figlio aveva abusato della sua fiducia ; era doppiamente colpevole . Livio , invece di chiedergli perdono , si ribellò , mostrandosi quale veramente era : cinico , audace , vizioso . Voleva imporre al padre , ma non ci riuscì : il conte tenne duro , gli lesinò il denaro , gli disse che non avrebbe più riconosciuto alcun debito fatto da lui . Frattanto lo sventurato padre si sentiva morire di cordoglio . Una mattina il conte Sebastiano , còlto da grave malore , spirò in meno di un ' ora . Livio era libero ! Libero di divertirsi , di spendere , di godersi la vita , senza che alcuno controllasse le sue azioni . V . Fabio continuava con ardore gli studi , per rendersi sempre più degno del suo benefattore . Tutta l ' adorazione che il fanciullo aveva provata per la contessa , si riversò su Livio . Per Fabio non vi era nulla al mondo di più bello , di più perfetto del giovane conte , il quale se ne compiaceva . Fabio era sui diciotto anni , allorchè un giorno Livio si recò ad avvertirlo che gli aveva trovato un buon posto di contabile in un grande magazzino di mode , dove avrebbe percepito per i primi mesi sessanta lire , che sarebbero andate crescendo fino a raggiungere la cifra di centocinquanta lire mensili . Fabio ne fu felice . Livio aveva preso , a nome di Fabio Ribera , due stanzette al quarto piano di un vasto casamento in via della Rocca , pagandone il primo semestre anticipato e le aveva fatte ammobiliare con una certa proprietà . Quando vi condusse Fabio , questi , versando lacrime di riconoscenza , cadde ai piedi di Livio e gli baciò affettuosamente le mani . Fabio Ribera si presentò al magazzino indicatogli da Livio e vi fu ben accolto . Il conte Rossano regolò la vita del giovane in modo che nessuno dubitasse dei rapporti esistenti fra loro . Egli , sapendo che in quel magazzino cercavano un contabile , offrì Fabio , dicendo che gli era stato raccomandato da un gentiluomo che ne aveva fatto i più grandi elogi . Così , fu accettato . Quando Livio capitava a fare qualche compra in quel magazzino , Fabio lo salutava con rispetto , ma nessuno avrebbe mai creduto che egli fosse in relazione col conte . Non passava però settimana senza che il conte dedicasse una sera al suo protetto . In questo frattempo Livio conobbe Giulietta Lovera . Una mattina che il conte bighellonava per le strade , giunto al corso San Maurizio si fermò a guardare una giovane vestita con semplicità ma di una bellezza più unica che rara . Il conte , affascinato , le si avvicinò , e con voce soave : - Perdonatemi , signorina , - disse - ma l ' involto che portate è senza dubbio troppo pesante per voi . Permettete che io ve lo porti . - Giulietta guardò alla sfuggita quel giovane tanto gentile , e fattasi di fiamma rispose : - Ci sono avvezza , signore ; e poi , non ho da fare che pochi passi ; abito qui vicino ; grazie ! - E si allontanò in fretta . Livio le tenne dietro e la vide fermarsi presso la porta di un vasto casamento , dare una moneta ad un mendicante che le si era avvicinato , quindi sparire dentro il vestibolo . Livio si avvicinò a sua volta all ' accattone , che subito gli si rivolse implorando : - Un po ' di carità , per amor di Dio ! - Vuoi guadagnarti dieci lire ? - gli disse il conte . Il mendicante lo guardò con aria inebetita . - Dieci lire ? - ripetè , credendo di sognare . - Sì , per rispondere ad una mia domanda . - Per dieci lire rispondo a cento ! - esclamò l ' altro aprendo la bocca ad un triviale sorriso . Livio trasse dal portafogli un biglietto da dieci , che fece vedere al mendicante ; ma prima di darglielo domandò : - Chi era quella ragazza bionda che ti ha dato una moneta ? - È una lavorante che abita nelle soffitte del casamento . - Ha famiglia ? - No , signore , è sola ; suo padre era un vecchio militare . - Di che vive , costei ? - Lavora di bianco per un magazzino . - Avrà un amante , m ' immagino ! - No . Essa ha avuto delle proposte coi fiocchi , ma le ha rifiutate tutte . Qualche operaio l ' ha chiesta in moglie , ma ha fatto fiasco : essa dice che vuole sposare un impiegato o un commesso , di cui le riesca innamorarsi . - Livio diè il biglietto da dieci e si allontanò . Ormai ne sapeva abbastanza sul conto di Giulietta e formò subito il suo piano . Egli cambiò i suoi abiti eleganti in abiti più modesti ; acquistò un portafogli grande , di quelli che usano comunemente i giovani d ' ufficio ; prese in affitto una camera in via Montebello , qualificandosi per Fabio Ribera , impiegato di banca , e pose tutto il suo studio nello spiare l ' uscita della giovane . Quattro giorni dopo il suo primo incontro con lei , verso sera , la vide uscire dal casamento sola , anche questa volta con un fagotto . Egli le si avvicinò , e Giulietta lo fissò con uno sguardo crucciato . - Signorina , ve ne prego , ascoltatemi ; - diss ' egli con voce commossa - io non ho più pace da che vi ho veduta , e desidero tanto di parlare con voi perchè somigliate moltissimo a una mia povera sorella , morta a sedici anni e che io ho tanto adorata . - L ' impostore aveva le lacrime agli occhi . Giulietta si commosse ; non aveva più ragione di offendersi , e con voce debole : - Mi dispiace di avervi , senza mia colpa , rinnovato un dolore ! - balbettò . - Oh ! signorina , voi invece mi avete procurata la felicità più grande che io potessi sognare . Non vi pare che sia un conforto ritrovare in una persona le sembianze adorate di un essere che è morto ? - Avete ragione , signore ! - rispose vivamente Giulietta . - Vedete , nel magazzino per il quale lavoro , un vecchio contabile mi ricorda il mio povero babbo ; ebbene , quando lo vedo , provo una gioia sconosciuta , che egli neppure si immagina , e parlo sempre volentieri con lui . - Vedete dunque che io sono da compatire . Ma scusate se vi trattengo , mentre forse voi dovete recarvi al magazzino . - È vero . - Io non vi chiedo il permesso di accompagnarvi , perchè forse non me lo permettereste ; però avrete tutta la mia riconoscenza se , incontrandovi qualche volta , non sdegnerete di scambiare una parola con me .... Se volete prendere informazioni sul conto mio , potete farlo : abito in una cameretta al terzo piano di quella casa che vedete là ; il mio nome è Fabio Ribera , oriundo di un piccolo paese del Piemonte ; sono solo al mondo ed impiegato in una banca . - Giulietta rispose con dolcezza : - Anch ' io sono sola al mondo , signor Fabio . Mi chiamo Giulietta Lovera , vivo del mio lavoro , e nella mia povertà sto contenta . - Ebbene , giacchè la nostra sorte si somiglia , noi saremo amici , non è vero ? - Egli aveva un sembiante così onesto e sincero , che Giulietta gli stese la mano . - Oh ! sì , - esclamò - con tutto il cuore ! - Si separarono sorridendosi . Ormai Giulietta non pensava più che a quel falso Fabio , e il conte desiderava follemente Giulietta . - Ella sarà mia ; - si diceva - cadrà a poco a poco , senza accorgersene . Che deliziosa amante avrò , allora ! Come è bella ! - Ciò non impediva al conte di tenere al tempo stesso relazione con Cinzia la ballerina , con la quale più volte si era bisticciato ma con la quale sempre si riconciliava , perchè i loro caratteri , i loro sentimenti erano presso a poco uguali . Cinzia non si peritava di tradirlo allegramente con altri : Livio le era spesso infedele ; poi si raccontavano reciprocamente le loro avventure , ridendo alle spalle di chi avevano loro creduto . Questa volta però per Livio l ' avventura era più seria . Quella bellissima fanciulla dai capelli d ' oro gli stava a cuore più di quello che credesse ; non si trattava del capriccio di un ' ora , ma di un intrigo che doveva essere ben ponderato e condotto , perchè capiva che la più piccola imprudenza sarebbe bastata per far fuggire la preda . Il conte però non seppe tacere con Cinzia , e le si confidò . - Il tuo romanzetto m ' interessa ; - disse la bella ridendo - ma bada di non metterti in qualche impiccio . Le fanciulle oneste sono terribili dinanzi ad un tradimento : sta ' in guardia ! - Due giorni dopo , nel pomeriggio , Livio incontrò Giulietta , cui si avvicinò con le mani stese . - Vi recate al magazzino , signorina ? - le domandò . - No , torno a casa . - Così presto ? Con un pomeriggio tanto splendido ? Se sapeste quanto fa bene camminare dopo essere stati seduti a lavorare per molte ore del giorno ! Acconsentite che vi accompagni a fare una passeggiata sul viale ? Andremo verso Po . - Giulietta non ebbe il coraggio di rifiutare . In quei due giorni non aveva fatto che pensare a lui , provando un vero benessere al pensiero che essa occupava il cuore del giovane col ricordo della sorella morta . Come diffidare di un uomo così gentile , rispettoso , che serbava tanto culto ad una morta ? Gli occhi del giovane la fissavano con una tenerezza malinconica . Camminarono alquanto senza parlare . Poi Livio cominciò ad abbandonarsi a false confidenze . Compose un romanzetto della sua vita , dicendosi figlio di un uomo che aveva consumato tutto il patrimonio in bagordi , descrivendo le torture sofferte da sua madre , una santa , per allevare i suoi due figli , un maschio ed una femmina , buoni , onesti , amanti del lavoro . Giulietta , a sua volta , gli fece il semplice racconto della sua esistenza ; gli disse come anch ' essa vivesse di lavoro e ricordi , cercando di mantenersi sempre sulla via dell ' onestà , che i suoi cari le avevano inculcata nell ' anima . La sera era deliziosa . Nell ' aria vi era una freschezza soave ; non una nube velava il sereno orizzonte . I due giovani si erano seduti sopra una breve sporgenza , quasi in riva al Po . Non si dicevano più nulla , ma provavano un incanto nuovo , delizioso , e lasciarono scendere la notte senza quasi accorgersene . Fu la prima Giulietta a risvegliarsi da quel sogno . - Mio Dio , come si è fatto tardi ! - esclamò scattando in piedi . - Che diranno i miei vicini non vedendomi ancora rientrare ? ... - Se vi faranno qualche osservazione , - mormorò con somma dolcezza Livio , prendendole una mano - direte che avete fatto una passeggiata col vostro fidanzato . - Giulietta impallidì e chinò gli occhi confusa . - Signor Fabio ! - Egli le cinse con un braccio la vita , l ' attirò dolcemente a sè . - Perchè non unire i nostri destini ? - le chiese con accento carezzevole all ' orecchio . - Voi sarete l ' angelo custode del mio modesto focolare , ed io benedirò ancora alla vita .... Dite , Giulietta : volete essere mia moglie ? - Io sono povera , lo sapete , - balbettò . - Che importa ? Neppur io sono ricco , ma ho qualche risparmio che mi permetterà di ammobiliare un piccolo nido . Alla banca guadagno centocinquanta lire al mese , e con una moglie come voi , la nostra casa diverrà un paradiso . Oh ! non mi respingete : se rifiutate , io muoio , perchè vi amo tanto ! - Commossa , Giulietta lo guardò . - Anch ' io vi amo , - disse con quella franchezza che era il fondo del suo carattere - ed accetto con tutta l ' anima ! - Quella sera , tornata a casa , Giulietta pregò a lungo , ringraziando Dio della felicità che le concedeva e ripetendo mille volte con tenerezza il nome di Fabio . VI . Mentre succedevano queste scene , il vero Fabio Ribera disimpegnava con zelo il suo modesto ufficio , acquistandosi ogni giorno più la stima del principale . Fabio era sempre il primo al lavoro , l ' ultimo ad uscire dal magazzino . Non chiedeva mai permessi , non andava mai al teatro . - Ma come passate le sere ? - chiedevano gli altri commessi . - Studio , - rispondeva - perchè ho ancora molto da imparare . - Avete idea di cambiare posizione ? - No , ma l ' istruirsi giova sempre . - Fabio non aveva mai fatto allusione al conte : teneva per sè il suo dolce segreto . Le commesse , e non erano poche , gli rivolgevano occhiate incendiarie . Ma egli fingeva di non accorgersene . Solo una bimba pallida , dall ' aspetto un po ' sofferente , sebbene bellissima , aveva acquistata la sua simpatia . Era Ilda , che si trovava da poco tempo nel magazzino e che nonostante il fondo ardito del suo carattere rimaneva come impaurita dal contegno spesso insolente delle altre commesse . Era ancora così giovane ! Aveva appena quindici anni , ed era stata educata in convento ! Il tempo scorreva . Già da molte settimane il conte non era stato a trovar Fabio , tanto che questi cominciava ad essere inquieto , quando una sera Livio comparve con aria sorridente , ed abbracciando il giovane esclamò : - Credevi ti avessi dimenticato , non è vero ? - No , ma temevo che foste ammalato .... e soffrivo . - Povero ragazzo ! Invece io stavo benissimo , vivevo in piena luna di miele , avendo raggiunto il colmo della felicità . - Fabio lo guardava estatico . - Avete preso moglie ? - No , mio caro , ma sono stato e sono l ' amante della ragazza più adorabile che esista . Te la farò conoscere , nè avrai mai veduto nulla di più bello e perfetto . - Il conte rimase con Fabio fino alla mezzanotte e promise di tornare presto . Ma scorsero due mesi senza che comparisse . Fabio deperiva : era diventato taciturno . Passava ore intiere col ritratto del conte fra le mani , e s ' irritava contro la sconosciuta che si era impadronita del suo benefattore . Finalmente , non potendo più resistere alla smania che l ' agitava , scrisse a Livio una lettera quasi supplichevole come faceva quando era ancora in collegio . " Mio benefattore , " Ogni giorno che passa è un nuovo tormento per me non vedendovi , e pensando che mi abbiate dimenticato .... So bene che io sono misera cosa , di cui avete ragione di non curarvi : io non posso offrirvi altro che la mia devozione ; ma a voi costerebbe così poco ridonarmi la felicità ! Mi basterebbe una vostra parola scritta , o vedervi per pochi minuti . " A momenti odio quasi colei che vi distacca da me . Oh ! perdonatemi , perdonatemi , e non scacciatemi dalla vostra via , voi che avete avuto tanta bontà per me ! Se io dovessi perdervi , morirei . " Il vostro schiavo devoto " FABIO RIBERA . " Il giovane chiuse la lettera in una busta e la impostò ; poi attese col cuore palpitante , come se dovesse ricevere la risposta o la visita di una donna adorata . La mattina seguente trovò in portineria un biglietto del conte al suo indirizzo . L ' aprì e lesse : " Stasera , uscendo dal magazzino , vieni da me . Ti presenterai come commesso del mio sarto , senza dare il tuo nome : sarai subito introdotto . " Fabio , appena uscito dal magazzino , si avviò senz ' altro all ' abitazione del conte . Il domestico che gli aprì , sentito che era il commesso del sarto , gli disse : - Venite : il conte vi aspetta . - Gli fece attraversare alcune stanze elegantissime e , sollevata una portiera , picchiò ad un uscio chiuso . La voce di Livio disse : - Entrate . - Il domestico aprì per avvertire che era giunto il commesso che aspettava . - Ebbene , venga subito , - esclamò il conte - e bada bene che non ci sono più per alcuno ! - Ho capito . - Fabio era entrato e rimaneva in atteggiamento umile , rispettoso . Ma quando il cameriere ebbe richiuso l ' uscio , il giovane si slanciò ai piedi del suo benefattore , che non si era alzato dalla poltrona su cui stava seduto , e gli prese una mano coprendola di baci , balbettando : - Grazie , grazie di avermi concesso di vedervi : se sapeste quanto ho sofferto ! - Livio sembrava lusingato da quell ' omaggio affettuoso . - Povero Fabio ! Ma alzati ; ho da parlarti seriamente ! - Il giovane obbedì : sedette di faccia al conte , come questi gli aveva indicato , e lo fissò avidamente . Allora si accòrse che la fisonomia di Livio non aveva più la freschezza di due mesi prima , nè si mostrava raggiante di piacere . Una ruga gli attraversava la fronte , un sorriso pieno di amarezza gl ' incurvava la bocca . - Siete stato ammalato ? - chiese con segreta angoscia . - No , Fabio , rassicurati ; ho soltanto avuto una disillusione . Ti parlai pure di una ragazza di cui mi ero innamorato ... ? - Sì ; ebbene ? - Ebbene , caro mio , quella ragazza si è presa giuoco di me , che ho fatto tante bestialità per cagion sua . Basta , ora tutto è finito ! ma ne ho avuto uno strappo al cuore . - Miserabile sgualdrina ! - esclamò Fabio . - Se la conoscessi , vorrei farle pagar caro il dispiacere che vi ha dato ! - Livio assunse un tono dolce , commovente . - Ti ringrazio ; ma è meglio non pensarci più . Parliamo piuttosto di te . Stai per compiere vent ' anni , non è vero ? - Sì , conte . - Io sono molto contento di te , ragazzo mio : hai superato tutte le mie aspettative e quelle di mia madre : sei un vero uomo . Vado orgoglioso di proteggerti , e sebbene tu non abbia ormai bisogno del mio aiuto , potrai in qualunque occasione rivolgerti a me . - Ah ! vorrei poter dare io la mia vita per voi ! - Può darsi benissimo che un giorno o l ' altro abbia bisogno di te ! - Venga quel giorno benedetto : mi vedrà alla prova . - Non ne dubito , mio buon Fabio ; ma per ora mi basta solo il tuo affetto , la tua amicizia . E se ti ho fatto venir qui , invece di venire io da te , è stato per consegnarti una reliquia che non potevo darti prima . - E presa una cassettina d ' ebano la porse a Fabio soggiungendo : - Qui dentro troverai due lettere che ti saranno più care di qualsiasi cosa al mondo : l ' una di tua madre , l ' altra della mia , lettere scritte da quelle sante pochi giorni prima di morire . Mia madre le affidò a me , pregandomi di consegnartele quando tu avessi vent ' anni . - Fabio , tremante per la commozione , prese la cassettina e ringraziò Livio , che lo accomiatò stringendogli la mano con affetto . Poi il conte suonò il campanello , perchè il domestico accompagnasse il giovane commesso alla porta . Appena solo , un singolare sorriso dischiuse le labbra di Livio . - Com ' è ingenuo ! - pensava . Egli non aveva detto a Fabio la verità qual ' era , circa i suoi amori con Giulietta . La fanciulla , affascinata dal libertino , aveva creduto a tutto quello che egli volle darle ad intendere . Per quasi un mese Livio si condusse con lei come il più timido degli uomini , facendo bei propositi per l ' avvenire . - Come saremo felici ! - le diceva . - Alla sera , tornando a casa , troverò la mia adorata mogliettina ad aspettarmi , a farmi dimenticare le cure dell ' ufficio . Quando poi avremo un figlio .... - Giulietta tremava ed arrossiva . Livio sorrideva di quell ' adorabile confusione . Giulietta si lasciava cullare da quelle promesse , accompagnate da sguardi teneri , da dolci sorrisi . Un giorno Livio le disse come avesse trovato un bell ' appartamentino , che sembrava fatto per loro . - Voglio spendere tutti i miei risparmi per rendere il nido degno di te , - aggiunse con tenerezza . - A proposito : hai pensato alle carte occorrenti per il nostro matrimonio ? - Giulietta provò una dolce commozione . - No , non ancora ; - rispose debolmente - ma posso averle in settimana . - Brava ! Le consegnerai a me , ed io provvederò per le pubblicazioni . - Ormai si vedevano ogni giorno , ed egli era salito più volte nella soffitta di Giulietta , dove ottenne qualche puro bacio . Una mattina che il conte andò a prenderla per fare una passeggiata prima di recarsi all ' ufficio , come egli diceva , appena in istrada la prese allegramente a braccetto , esclamando : - Indovina un po ' dove ti conduco ? - Non so ! - ella rispose guardandolo , raggiante di amore . - Ebbene , ti conduco a visitare il nostro nido , che ieri ultimarono . Voglio sentire il tuo parere . - Giulietta arrossì dalla gioia . Il quartierino in parola era al secondo piano , in fondo al cortile di un vasto casamento sulla piazza Vittorio Emanuele I . Livio aveva in tasca la chiave dell ' appartamento , che era stato mobiliato in quei giorni . Entrarono in una piccola anticamera , un po ' oscura , ma nella quale Giulietta scòrse subito una bella giardiniera piena di fiori . Livio aprì l ' uscio a destra , che metteva in un graziosissimo salotto azzurro pallido . - È troppo bello per me ! - esclamò Giulietta , confusa dal piacere . Dal salotto passarono nella camera da letto , spaziosa , elegantissima . La giovane credeva di sognare . Fabio aveva fatto tutte quelle spese per lei ! Ancora poche settimane , ed ella sarebbe regina di quell ' incantevole nido ! Livio notava quella commozione , e la sua perfida anima ne gioiva . - Ti piace ? - chiese con accento carezzevole , cingendole con un braccio la vita . Giulietta lo guardò colle lacrime negli occhi . - Oh ! tanto , tanto ; come sono felice ! - Se tu sapessi quanto mi rendi contento ! Ma vieni : non hai ancora veduto la nostra cucinetta . - Era graziosa anche quella , col fornello a gas , un armadio che conteneva tutto un servito per la tavola , un cestino di posaterie , diverse bottiglie di liquori . - Vedi , - disse Livio con tono dolcissimo - i giorni feriali potremo pranzare in cucina ; le feste , voglio che ce le godiamo a tavola in salotto : non sei del mio parere ? - Tutto quello che piace a te piace a me pure . - Sei un angelo ! Intanto mi permetterai , mogliettina mia , che ti faccia gli onori di casa : ho preparato un piatto di biscottini ed una bottiglia di vecchio marsala . - Li tolse dall ' armadio . Giulietta volle aiutarlo a ripulire due bicchieri , a portarli sul vassoio . Egli la seguì colla bottiglia e i dolci . Misero tutto sul tavolino del salotto , poi Livio tolse il cappellino alla fanciulla , dicendole che gl ' impediva di ammirare i suoi splendidi capelli d ' oro . Sedettero vicini , sul divano , dimentichi del mondo intero . Duo ore dopo , quando uscirono da quella casa , Giulietta non era più pura come vi era entrata . Non sapeva come fosse caduta , nè poteva darne colpa a Livio . Egli nulla le aveva chiesto , non aveva preteso nulla , ma la voce fascinatrice di lui , le sue parole , l ' avevano immersa in un ' estasi , in cui non sapeva distinguere il sogno dalla realtà . E si era abbandonata senza riserva , incosciente , felice . Quando riprese possesso di sè , pianse a calde lacrime . Ma Livio seppe sopire il suo rimorso e farle coraggio . - Perchè piangi ? Tu hai ceduto al tuo cuore , come io ho obbedito al mio . Saremo tra pochi giorni marito e moglie . Chi potrebbe rimproverarci la nostra felicità ? - Così soffocò i suoi ultimi scrupoli . Fin da quel momento Giulietta non seppe rifiutargli più nulla , visse in pieno idillio , attendendo il giorno in cui si sarebbero sposati . Ma il libertino , ottenuto il suo intento , già pensava di abbandonare la poveretta . Egli , riannodato con Cinzia , le raccontò ridendo la sua avventura sotto le spoglie di un commesso di banca , e le chiese consiglio per liberarsi della sedotta . - Colei non sa davvero chi tu sia ? - chiese Cinzia . - No . - Le hai scritto ? - Sì , ma firmavo le lettere col nome falso , quindi non ho nulla da temere da quel lato . - Ebbene , fai scomparire il commesso di banca , ritorna il conte Livio Rossano , ed accompagnami a Montecarlo senza rivedere colei . Se tornando a Torino tu la incontrassi , fingi di non conoscerla ; se ti venisse incontro , dimostrale che si inganna . - Farò così . - Il giorno stesso portò via la sua piccola valigia dalla camera ammobiliata presa in affitto come commesso . Pagò inoltre alla padrona del quartiere che Giulietta credette ammobiliato per il loro matrimonio , il prezzo di quei giorni , ed alla sera partì con Cinzia per Montecarlo , senza curarsi della sventurata che abbandonava dietro di sè . Il conte per tre settimane fu di nuovo felicissimo con Cinzia , nonostante le perdite subite a Montecarlo . Ma la ballerina partì con un altro per la Russia , e Livio fece ritorno a Torino . Egli aveva dimenticato Giulietta . Peraltro , quasi presentisse che un giorno o l ' altro Fabio Ribera potrebbe avere parte in quest ' avventura , pensò di raggirarlo fingendosi abbandonato dalla giovane , e consegnandogli quelle due lettere che dovevano sempre più avvincerlo alla sua persona . Tuttavia nessun pensiero delittuoso era mai passato per la mente di Livio , che , datosi a nuovi capricci , continuò a dissipare il suo patrimonio , del quale stava per vedere il fondo . Fu allora che la sua buona stella lo unì a Bianca Moreno . VII . Come già sappiamo , la povera Giulietta , dopo l ' abbandono dell ' amante , tentò di suicidarsi ; ma fu salvata . L ' affettuosa premura dei vicini le rese poi il coraggio di vivere . Quando fu madre , allevò con amore la sua creatura , pur continuando a lavorare per guadagnarsi la vita . Il nome di Fabio Ribera non era più uscito dalle sue labbra , ma la giovane non lo dimenticava . Spesso , seduta accanto alla culla della sua creatura , il suo pensiero correva al bel giovane che aveva appassionatamente amato , o rileggeva le lettere di lui , e calde lacrime le scorrevano dagli occhi . Menzogna , l ' amore ! Menzogne , i giuramenti ! Erano trascorsi tre anni . Una mattina , Giulietta , affidata Gina a Teresa Pavin , era uscita per riportare del lavoro . Giunta in via Garibaldi , una carrozza padronale si fermò vicina a lei . Ella si volse istintivamente a guardare chi scendeva , e credette ad un tratto di cadere a terra fulminata . Dalla vettura era sceso un bell ' uomo , elegantissimo , che aveva i lineamenti di Fabio Ribera . Egli porse poi la mano ad una giovane di una bellezza maravigliosa , dicendole con una voce che la povera Giulietta riconobbe tosto : - Fa ' adagio , Bianca ! - La coppia entrò in un negozio , e Giulietta rimase immobile , stupidita , come fuori di sè . Fu scossa dalla voce dello staffiere , ch ' era sceso dalla cassetta e che , vedendo quella bella ragazza , non si lasciò sfuggire l ' occasione di farle un complimento . Giulietta , assalita da un ' idea improvvisa , sorrise all ' audace staffiere , esclamando : - La vostra padrona è più bella di me ! - La signora contessa è bruna ed a me piacciono le bionde ! - rispose lo staffiere . - Ah ! è una contessa ? - Meritereste d ' esserlo anche voi ! - Ed è suo marito , quel signore che l ' accompagna ? - Sì , è il conte Livio Rossano . - Che ella si fosse ingannata ? Ma no , era lui , proprio lui ! - Il conte Rossano ? - ripetè sorridendo . - Ah ! mi pare di averlo sentito nominare ... - .... per aver corso molto la cavallina con belle ragazze pari vostro , - sussurrò in fretta e piano lo staffiere . Giulietta si sentì torcere il cuore ; tuttavia soggiunse con aria maliziosa : - Ah ! lo so .... Abita sul corso .... - Fingeva di cercare il nome , come se non lo ricordasse . - .... Palestro , - disse lo staffiere . - Sì .... sì , è proprio lui ! - proruppe ridendo Giulietta . - E tal padrone , tal domestico . - Si allontanò , lasciando lo staffiere intontito . Ella camminava in fretta , con la testa in fiamme . - Ah ! l ' infame , - mormorava - era un conte , e si è finto un semplice commesso di banca ! Il nome datomi era falso .... Ma lo smaschererò ; forse sua moglie ignora tutto . Essa è bellissima ed ha il viso di buona . Se mi recassi da lei ? Merita forse , quel miserabile , di essere un marito felice ? - Giulietta si guardò bene dal far parola con alcuno di quell ' incontro ; ma formò subito il suo piano . Ella si recò sul corso Palestro , ed entrata da una lattivendola , le disse : - Scusate , abita qui vicino la contessa Bianca Rossano ? - Precisamente : la servo io di latte . Che buona signora ! È proprio un angelo ! - Non sapete se cerca una cameriera ? - Qualche tempo fa , sì , me lo disse Celia , la prima cameriera ; ma credo che ora abbiano trovato . - Peccato ! - disse Giulietta . - Sarei andata volentieri in quella casa , dove si deve star bene . - Per la contessa , sì . Ma il conte è una vecchia volpe ! Ne ha fatte e ne fa di tutti i colori ! - Buono a sapersi ! Se è così , non invidio le cameriere di quella casa . - Giulietta salutò la lattivendola e se ne andò . Frattanto si propose di accertarsi che il conte Rossano e Fabio Ribera fossero veramente un solo uomo . La sera , affidata Gina a Teresa con un pretesto qualunque , si mise a spiare vicino al palazzo e ne vide uscire il conte . Gli tenne dietro . Quando fu giunto ad una svolta del viale , Giulietta gli si avvicinò , e battendogli sulla spalla : - Buona sera , Fabio Ribera ! - disse a voce alta . Il conte si volse , pallido come un sudario . Riconobbe Giulietta , ma volle fingere la sorpresa . - Dite a me , signorina ? - chiese con brusco accento . - Sì , non fare quell ' aria stupida ! - rispose Giulietta sollevando arditamente la bella testa . - Oh ! so bene adesso che il mondo ti conosce per Livio Rossano ; ma per me sei Fabio Ribera , commesso di una banca .... fallita . - E la giovane diede in una risata piena di sarcasmo , di amarezza , di disperazione . - Io non vi comprendo , signorina ! - arrischiò il conte . - No ? Ebbene , andrò a spiegarmi con tua moglie , e quando le avrò raccontato la mia storia e mostrato le tue lettere , sono certa che c ' intenderemo . - Livio fremette , e con voce tremante , in preda alla più grande agitazione : - No , tu non lo farai , Giulietta ! - balbettò . - Ah ! mi riconosci , adesso ? Ricordi ancora il mio nome ? - Io non ti ho mai dimenticata , - diss ' egli ritrovando a un tratto tutto il suo spirito , preparandosi a scolparsi . - Vieni , andiamo a casa tua , ti spiegherò tutto ; vedrai che non sono colpevole come forse pensi . Le apparenze ingannano .... - Davvero ? Ebbene , a casa mia non riporrai più piede ; ma conducimi dove vuoi , foss ' anche in un luogo infame , come facesti quando ero ancora una fanciulla onesta , purchè possa una buona volta gettarti sul volto tutte le tue viltà . - Il conte era sulle spine , perchè la giovane andava alzando la voce . Ma fece uno sforzo su sè stesso e disse vivamente : - Ebbene , vieni . - Si mise a camminare rapidamente e Giulietta lo seguì . Giunsero ad una stazione di vetture . Il conte aprì lo sportello di una di esse , perchè la giovane vi salisse . Ella non si oppose . Livio si rivolse al vetturino , gli dette con voce ferma un indirizzo , poi salì accanto a Giulietta . Non scambiarono una parola fino a quando la vettura si fermò . Allora il conte disse alla giovane : - Aspettate un momento . - Saltò a terra e disparve nel vestibolo di un bel palazzo . Salì al terzo piano , sonò all ' uscio di destra . Una giovane cameriera venne ad aprire . - È in casa la signora ? - Sì . - Un uscio si schiuse e comparve Cinzia . - Oh ! che piacere ! - esclamò , facendo l ' atto di saltargli al collo . Ma vedendolo pallido , colla fronte corrugata , ristette . - Che hai ? - Andiamo nella tua camera : ho bisogno di dirti due parole in fretta . - Cinzia si affrettò ad introdurlo . - Che c ' è dunque ? Che ti succede ? Il conte la informò di quanto accadeva , e soggiunse : - Bisogna assolutamente che io conceda a Giulietta il colloquio che mi chiede . Tu mi cederai il salotto , e te ne andrai con Rosetta . - Rosetta la manderò fuori , ma io , caro mio , rimarrò qui , perchè voglio sapere la parte che debbo fare . D ' altronde , fra noi , lo sai , non devono esserci segreti .... Se rifiuti , conduci pure la tua colomba in altro luogo . - Il conte fremeva , ma fu costretto a cedere . Egli ridiscese di volo le scale e fece salire Giulietta in casa della ballerina . Appena entrato nel salotto , il conte gettò il cappello su di una poltrona e fece l ' atto di inginocchiarsi dinanzi a Giulietta . Ma la giovane lo guardò con disprezzo . - È inutile che ricominciate l ' ipocrita commedia ! - disse . - Se la ingenua fanciulla vi cedette , la donna saprà mantenere la propria dignità . - Non mi sarà permesso di scolparmi ? ... - Scolparvi ? Come lo potete ? Sarei curiosa di saperlo . - Ella aveva assunto un tono beffardo , altero . Livio parlò dapprima a voce bassa , velata , ma che si fece a mano a mano più forte : - Sono stato un miserabile , un infame , non lo nego , ma l ' amore che voi m ' ispiraste al primo vedervi mi fece perdere la testa . - L ' amore ! - interruppe Giulietta ironica . - Sì , io vi amai al nostro primo incontro , ed avrei voluto presentarmi a voi sotto le mie vere spoglie . Ma seppi che il vostro sogno era di sposare un impiegato o un commesso , e per attirarvi a me v ' ingannai , ma adorandovi come nessuna donna è stata adorata . - Ed è questa la vostra discolpa ? - esclamò fremente di sdegno Giulietta , fissando sul conte gli occhi fiammeggianti . - Vi piacqui , e per passare il tempo ingannaste la povera operaia che nulla sapeva della vita , che non sospettava gl ' intrighi dei vostri pari . Un giorno , stanco del vostro capriccio , mi abbandonaste , senza pensare che forse questa misera tradita era madre ! - Il conte indietreggiò . Giulietta seguitò , animandosi : - La vostra infamia cangiò ad un tratto il mio amore in un profondo disprezzo , e l ' uomo che doveva abbellire la mia vita divenne per me un oggetto d ' odio , di terrore . Ma io pure ero stata colpevole , e non perdonavo a me stessa il mio fallo . Mi rinchiusi in una solitudine assoluta , accettai rassegnata la mia maternità , mi dedicai alla mia creatura , nè mi curai di venire in cerca di voi . Vi avevo dimenticato , quando il caso volle che v ' incontrassi . " Seppi allora come il sedicente Fabio Ribera non fosse che il conte Livio Rossano . " Seppi inoltre che la contessa vostra moglie ignora la vostra perversità , si crede adorata , mentre voi la ingannate con avventuriere . " Se mi avessero detto che eravate un buon marito , forse non mi sarei neppure curata di rivedervi ; ma nel sapere che vi prendete giuoco anche della più onesta delle mogli , ho sentito di odiarvi come non vi avevo odiato per il vostro tradimento . " Ed ho trovato la mia vendetta . " Non è giusto che l ' ipocrita abbia sempre a trionfare : io vi smaschererò dinanzi a vostra moglie . - Il pallido volto di Giulietta si era fatto di fuoco , i suoi occhi fiammeggiavano . Il conte la guardava , e gli pareva più bella così audace , minacciosa , che umile e tenera . - Fai pure , - disse - ma un giorno rimprovererai te stessa di avermi giudicato più colpevole di quello che sono . " Tu ignori , Giulietta , che cosa sia il mondo nel quale io vivo . Non scuso affatto la colpa commessa verso di te : ma ascoltami . " Io non potevo sposarti , perchè quando ti conobbi ero già rovinato , e per me , avvezzo allo splendore , alla ricchezza , la miseria è peggiore della morte . " Se fossi nato un povero operaio , anch ' io forse sarei stato migliore . Ti amavo , ripeto , ma avevo in disgusto la povertà . E quest ' orrore lo sentivo anche per te . Avrei voluto farti un trono d ' oro , vederti regnare sopra tutte le altre donne . Ma se allora ti avessi detto tutto ciò , tu , fiera ed onesta , non mi avresti amato . Allora ricorsi all ' unico mezzo che mi restava per legarti a me per sempre : farti mia , colla promessa che saresti mia moglie ; e ci riuscii . " Ma credi che questo bastasse a saziare l ' amore quasi feroce che mi avevi ispirato ? No ! Il mio sogno persisteva . Volli essere di nuovo ricco , e soltanto per te , e sposai una donna che non amavo , per avere i suoi milioni da offrirti . - Giulietta rivolse il capo con disgusto . - La vostra infamia mi stomaca ! Potevate mai sperare che io divenissi la vostra amante , calpestando una donna che io rispetto per quanto disprezzo voi ? - Credi forse che io non mi disprezzi ? Eppure per te commetterei anche un delitto ! Sì , sì : ad un tuo cenno mia moglie sparirà dal mondo , e noi potremo essere ancora felici con la nostra creatura . - Le si era avvicinato fremente . Giulietta lo respinse con orrore . - Sciagurato ! - esclamò . - Se ancora avessi nutrito un atomo di tenerezza per voi , le vostre parole l ' avrebbero distrutto . Povera contessa , caduta nelle vostre mani ! Ma no , non è giusto che essa continui ad illudersi sul conto vostro ; mi parrebbe di essere vostra complice se non la illuminassi ! - Livio si morse a sangue le labbra . - L ' avvertirai ? - chiese fra i denti . - Sì ! - rispose Giulietta freddamente . - A noi due , dunque ! - esclamò Livio . - Io ti ho offerto la pace , e tu vuoi la guerra . Sia . Ti do tempo un mese a pensarci . - Non attenderò tanto per smascherarvi . - Giulietta ! - Il volto di lui prese un ' espressione così terribile , che la giovane credette fosse giunta l ' ultima sua ora . Allora pensò alla sua bambina , che senza lei sarebbe rimasta sola al mondo . E tutta la sua energia cadde ; una lacrima corse nei suoi occhi e balbettò : - Ebbene , no , non parlerò ! - Il volto di Livio espresse il trionfo . Giulietta fuggì da quella casa come pazza . Livio non aveva fatto un moto per trattenerla , ma nei suoi occhi era un lampo sinistro . - Ella parlerà , ne sono sicuro ! - pensava . - Ma io saprò chiuderle la bocca . - Una mano che gli batteva sulla spalla lo fece trasalire . Era quella di Cinzia . - Hai sentito ? - chiese il conte sorridendo . Cinzia era più pallida del solito . La voce le uscì come un sibilo dalle labbra : - Ho sentito tutto , e ti dico una cosa sola : mi fai orrore ! - VIII . Fabio Ribera era al colmo della felicità . Amava ed era amato . Ilda sarebbe presto sua moglie . La dolcezza infinita , la gravità melanconica di Fabio si affiatavano mirabilmente con la fierezza dei sentimenti di Ilda , il suo fascino incantevole . Una sera che il conte si era recato a trovare il suo protetto , si accòrse che un cambiamento era avvenuto in lui . Fabio sembrava più bello , aveva l ' aria felice . Livio intuì subito la verità . - Sei innamorato ! - gli disse sorridendo . Fabio arrossì e rispose : - È vero . Amo una fanciulla bella e buona , la quale mi corrisponde : è una commessa del magazzino dove mi avete impiegato . - Il conte fece una smorfia . - Una commessa ? Una civettina che vorrà imbrogliarti . Fabio , ricordati come anch ' io sia stato giocato da una fanciulla dal volto d ' angelo . - Colei non aveva cuore ! - interruppe Fabio . - Ma io sono certo della fedeltà di Ilda , del suo amore per me . - Il conte rideva . - Tu sei un ingenuo , e nulla conosci del mondo e della vita . È così facile , alla tua età , ingannarsi ! Ma io che sono più vecchio di te e t ' amo come un figlio , vedrò e giudicherò la tua prescelta . - Il volto di Fabio si era illuminato . - Quanto siete buono ! Per certo , quando conoscerete Ilda , approverete la mia scelta . - Ebbene , avvertila che domenica sera mi condurrai con te . - Grazie , grazie ! - Livio fu puntuale all ' appuntamento . Egli rimase soggiogato dalla bellezza della fanciulla , e provò una gioia infernale al pensiero di tentarla , di contenderla al fratello . Ilda peraltro provò subito per il conte una ripugnanza istintiva , ebbe il presentimento che quel gentiluomo dal sorriso mendace le porterebbe disgrazia . Livio comprese che non riuscirebbe a vincere il cuore di quella fanciulla e provò una rabbia interna , che si guardò bene dal dimostrare , ma giurò a sè stesso che Ilda sarebbe sua . Il conte aveva quasi dimenticato le sue minacce a Giulietta , allorchè una mattina incontrò la sventurata vicino al suo palazzo . Ella , nel vederlo , divenne pallida , ma non abbassò gli occhi dinanzi allo sguardo di lui . Sembrava minacciarlo . Il conte le si avvicinò . - Di dove vieni ? - le domandò con arroganza . - Parlate a me ? - disse a voce alta Giulietta . Il conte cambiò subito espressione . - Scusate ; - disse - vi avevo presa per la cameriera di mia moglie . - E si affrettò ad entrare nel palazzo . Il portinaio passeggiava sotto il vestibolo . - È stata qui una giovane bionda a chiedere della contessa ? - domandò . - No , signor conte . - Bene : se venisse , dirai sempre che la contessa non riceve . - Livio non era tranquillo . Quel giorno pensò sempre a Giulietta , e la sera , mentre si recava dalla fidanzata di Fabio , si fermò di botto , dicendo : - Ho trovato ! Toglierò di mezzo una donna che mi è divenuta odiosa , getterò tanto fango su Fabio , che Ilda non dovrà più provare che orrore per lui , e tutto andrà per il mio meglio ! - La mattina seguente scrisse a Fabio : " Mio caro fanciullo , " Mentre scrivo queste parole , tremo dalla febbre , dal dolore .... " Ieri ero felice : oggi tutto si rivolta contro me : e soffro tanto , che vorrei morire . " Non posso scriverti di più , mi si confonde la vista dal pianto ; vieni stasera nel mio quartierino da scapolo , dove passammo insieme tante ore , ricordando la nostra cara morta . Di faccia al ritratto di lei troverò il coraggio di dirti tutto , di chiederti un sacrificio . " Colui che ti protegge e ti ama . " La sera , Fabio , pallido da far pietà , sonava con mano convulsa all ' appartamento indicatogli dal conte . Livio vi si trovava da un ' ora . Il gentiluomo sembrava invecchiato di vent ' anni : i suoi occhi portavano le tracce delle lacrime versate . - Grazie di essere venuto ! - balbettò vedendo Fabio . Questi gli disse : - Che cosa vi è accaduto ? Ditemi tutto , e se la mia vita stessa è necessaria per sollevarvi , prendetela ; è vostra . - Il conte gli gettò le braccia al collo , tenne la testa appoggiata alla guancia di lui , e per qualche minuto non seppe che pronunziare : - Fabio ! Fabio ! Fabio ! - Poi si calmò alquanto , e sollevando la testa , proruppe con un tremito nella voce : - Ti ricordi , Fabio , di quella sciagurata che ebbi la follia di amare e m ' ingannò vilmente ? - Volete parlare di Giulietta Lovera ? - interruppe il giovane . - Sì , di lei , il mio genio crudele , Ed io che non volevo credere ai presentimenti ! ... - Si passò la mano sulla fronte e proseguì : - Ero felice , non pensavo più a lei , da che ho sposato la donna che adoro e dalla quale sono adorato . Ma ora la mia felicità sta per distruggersi .... e più ci penso , meno so come porvi rimedio . E tutto per lei .... per Giulietta . - - Ma che pretende ancora , quella sciagurata ? Che vuol fare ? - Il conte rimase per un istante silenzioso , come affranto . Egli recitava la parte che si era prefisso con un ' arte che avrebbe ingannato chiunque . - Te lo dirò ! - rispose a voce bassa , soffocata . - Giulietta ha saputo che sono ammogliato , ricco , felice , ed è venuta a ricercarmi . Ella mi ha minacciato di presentarsi a mia moglie , di consegnarle delle lettere che ebbi la debolezza di scriverle , di raccontarle che io , dopo averla resa madre , l ' abbandonai con una creatura . - Miserabile ! - proruppe Fabio . - Come può inventare simili infamie ? - Giulietta è capace di tutto . - Ebbene , avvertite voi stesso la contessa ! - Oh ! no .... mai ! - esclamò con slancio il conte . - Dovrei confessarle di avere amato quella sciagurata , e Bianca non me lo perdonerebbe , perchè la cara bimba si è illusa di essere stata l ' unico amore della mia vita ed io non voglio distruggere un ' illusione che forma la sua felicità . - Volete che mi rechi io stesso da Giulietta , la induca a desistere dalle sue minacce ? - Povero ragazzo ! - interruppe il conte - ella ti riderebbe sul viso . Oh ! se ci fosse ancora la mia povera mamma , saprebbe darmi un consiglio ! - E volgendo i suoi sguardi sopra una fotografia della contessa Rossano , disse con accento lacerante : - Mamma , mamma , vieni tu in mio aiuto , ispira a me o a Fabio un mezzo per allontanare il pericolo ! - Anche Fabio aveva rivolti gli occhi al ritratto della contessa , ed in quel momento ricordò la lettera da lei vergata prima di morire , come ricordò le supreme parole di sua madre . Entrambe quelle morte l ' incitavano a sacrificare la sua vita , l ' onor suo per il suo benefattore . Avrebbe egli esitato ? Esse stesso gli inviarono una suprema ispirazione . - Il mezzo ci sarebbe , - disse - e , per quanto terribile , io stesso non esiterò a compierlo . - Rialzò il capo : gli sguardi dei due uomini s ' incrociarono e parvero comprendersi . - Tu vorresti ucciderla ? - disse Livio a voce bassa . Fabio rispose : - Sì .... sono disposto a commettere anche un delitto per rendervi la tranquillità . - No ; è troppo ! Sarebbe una vigliaccheria la mia se accettassi . Ma la tua risoluzione è buona : io stesso sopprimerò Giulietta . - Grosse lacrime sgorgarono dai suoi occhi , ma le asciugò rapidamente , come se arrossisse della sua debolezza . - Voi , esporvi al pericolo di essere arrestato , condannato come assassino ? - proruppe con slancio Fabio . - E credete che io potrei permetterlo ? A me solo tocca a sacrificarmi , e lo farò . Il vostro nome non deve neppur venire pronunziato . - Il conte volle dargli l ' estremo colpo . - Non pensi a Ilda ? - mormorò . Un lungo sospiro sfuggì dal petto di Fabio , una lacrima velò i suoi occhi ; ma vincendosi subito : - Prima di Ilda ci siete voi , voi , cui tutto debbo ! - esclamò . - Sì , lo ripeto , io solo terrò da voi lontana la disperazione . Voi partirete da Torino con vostra moglie acciocchè nessun sospetto possa sfiorarvi , e checchè accada , il vostro nome non uscirà dal mio labbro . - Fabio si era andato animando . Aveva l ' esaltazione dello schiavo credente che tutto sacrificherebbe per il suo idolo . E l ' idolo del povero commesso era il conte Livio . Ah ! se avesse potuto leggere nel cuore di lui ! Il conte non dubitava delle parole di Fabio ; egli sentiva di tenere la sua vittima nelle mani . - Oh ! Fabio , Fabio mio , dovrò dunque a te , a te solo la mia liberazione ! - Egli si stringeva a Fabio , chiamandolo suo salvatore , affascinandolo con tenere parole , e consigliandogli quanto desiderava con una destrezza infinita . Fabio lasciò il conte a mezzanotte , e tornò a casa vacillando come un ubriaco . Quando fu solo nella propria camera , si sgomentò . Assassino ! Sarebbe un assassino ! E Ilda ? Il pensiero della sua adorata gli produsse una vertigine . - Ella resterà libera , - mormorò - sarà felice con un altro ! - In quella notte sognò la contessa Rossano e la madre . Le due morte uscivano dalla tomba per dirgli : - Compi il tuo dovere se non vuoi essere maledetto da noi . Quella donna non deve più vivere , è necessario che ella muoia per la felicità di Livio . - Fabio si alzò come ipnotizzato , Fin da quel momento la sua risoluzione fu presa . Alla sera , quando si trovò con Ilda , le parlò di un suo prossimo viaggio per alcune carte concernenti il loro matrimonio , La fanciulla non doveva aver sospetti . Fabio accomodò le cose in modo da non suscitare il minimo dubbio . Una volta lontano da Ilda , si sentì più calmo . Il conte gli aveva consegnato una chiave della soffitta di Giulietta , dandogli i consigli necessari per l ' adempimento del truce misfatto . Il carnevale favorì l ' assassino . La sera prima del delitto , durante un ' assenza di Giulietta , Fabio potè penetrare nella soffitta della sventurata , studiarne la disposizione dei mobili , degli oggetti . La notte egli non dormì . Rilesse ancora una volta la lettera della madre e quella della contessa , e dopo averle baciate , le strappò a minutissimi pezzi . La mattina seguente acquistò gli abiti da pierrot ; la sera pranzò macchinalmente , ingoiò due bicchierini di cognac . Era livido sotto la biacca che gl ' impiastricciava il volto . Quando entrò , verso le undici , nel casamento abitato da Giulietta , aveva il cervello in fiamme e con la mano destra stringeva convulsamente un coltello , che teneva nella tasca dei calzoni . - La colpirò nel sonno , nessuno se ne accorgerà e avrò il tempo di allontanarmi tranquillamente . - Ma nell ' avvicinarsi all ' uscio della soffitta gli tremavano le gambe . Udì un rumore di voci e di passi : comparve lo studente Aldo , col misterioso domino . Fabio attese un istante , poi entrò risoluto nella soffitta di Giulietta : tenebre profonde . Egli accese un cerino e , veduta sulla tavola una candela , si accostò . Giulietta , svegliatasi ad un tratto , si sollevò sul letto terrorizzata . - Chi siete ? Che volete ? - chiese con voce soffocata . Di un salto Fabio le fu sopra . - Tacete ! - disse a denti stretti . Ma Giulietta , che lo guardava cogli occhi spalancati , mandò un ' esclamazione : - Assassino ! Ti riconosco ! Lasciami , o griderò a tutti che il conte Livio Rossano .... - La sventurata non finì . Il nome evocato fece tacere il senso di pietà sorto , a suo malgrado , nel petto di Fabio . Egli alzò la mano armata di coltello e colpì . Un grido sinistro echeggiò nella stanza : il colpo non aveva dato nel segno . Coi capelli irti , smarrito , ansante , Fabio alzò una seconda volta la mano . Allora avvenne una lotta terribile fra l ' assassino e la vittima . Egli colpiva , colpiva sempre , e quando vide Giulietta cadere rantolante , si slanciò verso l ' uscio , l ' aprì . Ma una donna gli sbarrava il passo : Teresa . Il resto è noto . IX . Il conte Livio , nascosto nel salotto attiguo alla camera da letto di Ilda , aveva evocato il passato , provando una gioia strana nel ricordare la parte assunta verso Fabio , la sua vittima , che gli aveva fatto olocausto della vita , dell ' onore . Mentre così rifletteva , Livio sentì un fruscìo di abiti e quasi tosto la voce di Ilda che diceva : - Marietta , tu puoi andare a dormire : il signor Aldo rimane qui a discorrere con me . Lascia aperta la vetrata della galleria , così lo farò uscire da quella parte , senza disturbare alcuno . Metti qui il soprabito ed il cappello . - Sì , signora . - Ilda e lo studente erano entrati nel salotto : l ' uscio fu chiuso . - Perchè non volete che mi ritiri ? - chiese Aldo con dolcezza . - Perchè temo per voi ! - rispose Ilda . - Il cuore mi dice che il conte si è appostato fuori del palazzo per attendervi , e non voglio che vi allontaniate fino a giorno . - Si erano seduti vicini sul divano . Livio stringeva i denti per soffocare la rabbia interna che lo divorava . - Che ne pensate del conte ? - chiese ad un tratto Ilda . - Penso che è innamorato di voi e che deve odiarmi , credendomi vostro amante . - Bisogna lasciarglielo credere ; - soggiunse Ilda - è l ' unico mezzo per giungere al punto che io e il signor Moreno desideriamo : fargli confessare che fu lui l ' istigatore dell ' assassinio della povera Giulietta . - E da questa confessione , che possiamo sperare ? - esclamò Aldo , - Bianca sarà sempre avvinta a quel miserabile . - No ; - rispose con voce cupa Ilda - se il mio sogno è di far comparire chiara l ' innocenza di Fabio , il sogno del signor Moreno è di liberare la figlia dalle mani di un mostro . Egli ha deciso : o il conte si farà giustizia colle proprie mani , o il signor Moreno l ' ucciderà . - Io solo voglio punirlo ! - interruppe Aldo . - Lo provocherò a duello . - No , non dovete farlo , per Bianca ; sapete quanto vi ama ! - Un fremito agitò Livio dal capo alle piante . - Ed io l ' adoro come si adora gli angeli del Cielo ! - disse con esaltazione il giovane . - Per lei , sono pronto a soffrire tutto . Ora è necessario star divisi , perchè così vuole il signor Moreno , ma la mia vita , i miei pensieri sono tutti per lei . Ah ! perchè non dovevamo conoscerci che in quella notte fatale dell ' assassinio ? - Era destino ! - mormorò Ilda . Rimasero per un istante silenziosi . La giovane riprese la parola . - Se il conte potesse indovinare che suo suocero conosce tutte le sue infamie ed è sul punto di punirle ! Se sapesse l ' odio che io provo contro di lui ! - Avete osservato il suo pallore , allorchè parlammo della sua rassomiglianza col condannato ? - osservò Aldo . - Il signor Umberto Trani vuol riguardare tutti gli atti concernenti il passato di Fabio , per scoprire qualche nuovo punto che possa darci la chiave del mistero . - Comunque , - osservò Ilda - Fabio non smentirà la sua confessione , non accuserà mai il conte , dovessero sottoporlo a qualsiasi tortura . - Vi sarebbe forse un mezzo per farlo parlare , - disse Aldo . - Informarlo come il conte abbia tentato di sedurvi . - Bisognerà parlarne al signor Moreno . - Rimasero un altro poco in silenzio . - Voi siete stanca ; - disse Aldo - andate a riposare . Io rimarrò qui ad attendere il giorno scrivendo , se vi compiacerete darmi un foglio ed una penna . - Venite : vi condurrò nella camera attigua alla mia dove troverete uno scrittoio con tutto l ' occorrente . - Essi lasciarono il salotto . Il conte stringeva i pugni in una convulsione di rabbia . Ciò che aveva sentito gli sconvolgeva il cervello . Sentì degli usci che si aprivano , si chiudevano , poi il passo di Ilda strisciò sul tappeto della sua camera , quindi un lieve scricchiolio del letto fece capire al conte che la giovane si era coricata . Passò un ' altra mezz ' ora : più nessun rumore ; tutti dormivano nella casa . Allora il conte lasciò il suo nascondiglio e si avvicinò all ' uscio aperto della camera di Ilda . Al chiarore della lampada , egli scòrse la giovane stesa sul letto , in sottana e accappatoio . Dormiva , stanca della serata . Sul comodino scintillavano i gioielli di lei . Quei gioielli abbagliarono il conte e fecero sorgere nella sua testa un ' idea , che volle mettere in esecuzione . Si appressò in punta di piedi al letto , poi , afferrato un asciugamano , con atto fulmineo ne coprì il capo della disgraziata . La vittima , svegliatasi , si dibatteva , ma non poteva sciogliersi da quel laccio , mandare un grido . Intanto Livio , chino su lei , le diceva con voce alterata : - Hai voluto trattenermi : peggio per te . Sei bella , mi seduci quanto Bianca , più di lei , e ti voglio ! - Ilda faceva sforzi supremi per liberarsi da quella stretta , ma inutilmente : egli premè più forte le dita . Allora le braccia della sventurata , che si erano avvinte disperatamente a lui , caddero inerti sul letto ; il corpo rimase immobile . Il conte credette di averla strangolata e la lasciò . Ilda non fece il minimo movimento . Livio non ebbe il coraggio di toglierle l ' asciugamano dal viso . Vi era però qualche cosa in lui più potente ancora dello spavento : il calcolo abietto fatto poco prima . Egli afferrò i gioielli che erano sul comodino , e recatosi nel salotto vicino , prese il soprabito di Aldo e nascose i gioielli nelle sue tasche . Poi aprì la porta del salotto , entrò nella galleria lasciata aperta dalla cameriera , passò nelle sale deserte , e dall ' anticamera scese in istrada senza incontrare alcuno . Una volta fuori respirò : era salvo . Tutto si rivolgeva contro Aldo . Egli si diresse al proprio palazzo , si coricò , e , affranto , non tardò a addormentarsi . Appena risvegliato , un pensiero dominò tutti gli altri : egli aveva ucciso Ilda . Ma l ' idea che Aldo , l ' amante di sua moglie , sarebbe accusato , fece tacere la sua angoscia . Il cameriere l ' avvertì che la contessa e il suocero erano usciti assai presto . Che voleva dire quell ' assenza della contessa col padre ? Erano già stati avvertiti dell ' avvenuto ? Ilda era morta ? Aldo , arrestato ? - Vai a prendermi i giornali del mattino ! - disse al cameriere . Ma non vi trovò nulla di ciò che desiderava sapere . Eppure in città erano ormai informati dell ' avvenuto . Quando Aldo si era ritirato nella camera attigua a quella di Ilda , il suo pensiero fu di attendere il giorno scrivendo a Bianca le impressioni di quella notte . E cominciò : " Mia Bianca adorata , " Presso la camera di colei che tutti credono la mia amante , mentre attendo il momento propizio di ritirarmi , racconterò a te sola tutti gli eventi di questa notte . " Ho avuto bisogno di tutta la mia forza di volontà per apparire tranquillo allorchè comparve tuo marito , l ' uomo che odio con tutta l 'anima." Aldo si fermò un istante di scrivere , perchè gli parve di udire un gemito . Stette un momento in ascolto e si convinse di essersi ingannato . Allora proseguì : " Tuttavia , pensando a te , ho eseguito la mia parte a maraviglia . Ma costui è troppo scaltro per tradirsi , e bisogna venire a qualche più violenta decisione . Mi dispiace che Ilda sarà la sacrificata , la vittima . " Aldo si fermò ancora , depose la penna e s ' immerse in profonde riflessioni , le quali avevano un unico oggetto : Bianca . A un tratto un nuovo gemito , e questa volta distinto , lo fece balzare in piedi , porre la mano sulla gruccia dell ' uscio che metteva nella camera di Ilda . Ma prima di aprire chiese a voce alta : - Signorina , avete bisogno di me ? Non vi sentite bene ? - Gli rispose un altro gemito rauco , affannoso . Allora non ebbe più esitazioni . Si slanciò nella camera della giovane , Ilda si dibatteva sul letto , cercando di togliersi l ' asciugamano che ancora l ' avvolgeva . Aldo cercò di aiutarla , ma la giovane lo respinse col gesto , e le sue grida si fecero più rauche ed acute . Nei suoi occhi stralunati apparve una tale espressione di spavento , che Aldo indietreggiò , allibito . - Ilda .... che avete ? Che vi ho fatto ? - Ella era riuscita con un ultimo sforzo a sciogliersi dal suo laccio ed a stendere la mano al cordone del campanello . Sembrava volesse parlare , ma dalla bocca spalancata non uscivano che gemiti . Ma alla violenta scampanellata era accorsa la cameriera . - Presto , soccorrete la vostra padrona che sta male ! - disse il giovane . E cercò di aiutare la donna , ma si vide di nuovo respinto da Ilda , le cui pupille si fissarono ancora spaventate su lui ; poi una nebbia le coprì , e la sventurata non vide più nulla . Era svenuta . - Presto , dell ' aceto , dei sali .... - disse Aldo alla cameriera . Questa aveva scorto sul collo bianco d ' Ilda i segni dello strangolamento , aveva veduto il gesto di orrore della sua padrona allorchè Aldo si era avvicinato per soccorrerla , onde guardò con diffidenza il giovane balbettando : - Vado subito a prenderli . - E corse via per avvertire i domestici dell ' accaduto . Un momento dopo , tutti sapevano che Aldo aveva tentato di strangolare Ilda . Un domestico andò a cercare un medico : un altro ad avvertire il signor Moreno . Aldo intanto , con l ' asciugamano stesso che aveva servito al conte per avvolgere il capo ed il collo della giovane , asciugò il gelido sudore e la schiuma , che la povera Ilda aveva agli angoli della bocca . Nel far ciò , vide egli pure su quel collo bianco i segni dello strangolamento . Possibile ? Non sognava ? E mentre nella sua mente si chiedeva se il conte fosse l ' autore dell ' ardito tentativo , diverse voci gli ferirono le orecchie : - Non lasciatelo uscire ! - Non può essere che lui ! - Aldo si volse . Nella stanza entravano due cameriere , la cuoca , due domestici . - Che succede , dunque ? - chiese lo studente . - Nulla , signore ; - rispose una delle cameriere fatta ardita - siamo venute per soccorrere la signora ; lasci fare a noi . - E si avvicinò al letto , mentre i due domestici rimanevano di guardia all ' uscio . Aldo non vedeva gli sguardi che si scambiavano i servitori . Ilda a poco a poco rinvenne , e la prima parola che pronunziò fu per chiamare il signor Moreno . - Fra poco sarà qui ; l ' abbiamo mandato ad avvertire ; - disse una cameriera - ma c ' è il signor Aldo . - Fatelo uscire ; che io non lo veda ! - Aldo credeva d ' impazzire . - Ma perchè , Ilda , perchè ? - chiese avvicinandosi al letto . Essa lo fissò con uno sguardo strano , terribile , e disse lentamente : - Siete più vile , più miserabile dell ' altro ; egli mi aveva almeno rispettata ! - Ilda , non vi comprendo .... - Siate maledetto , voi che rovinaste tutto il mio avvenire .... che mi toglieste più della vita .... Infame ! ... Infame ! ... Povera Bianca ! ... Il suo disprezzo sarà il vostro gastigo ! ... - E volse il capo sul guanciale per non più vederlo . Aldo non sapeva che pensare . Credeva di essere in preda ad un ' allucinazione . Egli si strinse il capo con le mani e fuggì via . Ma nel salotto vicino i due domestici gli sbarrarono il passo . - Signore , lei non uscirà di qui finchè non sia giunto il signor Moreno : glielo impediremo ! - Con quale diritto ? - chiese Aldo . - Con quello di due galantuomini contro un assassino ! - Aldo impallidì fece un passo indietro . - Assassino , io ? - Sì , avete tentato di strangolare la signora . - Ma siete pazzi ! - Aldo stava per commettere qualche atto insensato , allorchè giunsero il medico ed il signor Moreno . Il primo venne tosto introdotto nella camera di Ilda , mentre il signor Moreno si slanciava incontro al giovane , dicendo : - Grazie a Dio , vi trovo qui ! Che storia mi sono venuti a raccontare sul vostro conto , di un tentato strangolamento verso Ilda ? - È ciò che vanno ripetendo anche a me , e vi giuro , signor Moreno , che mi sembra di perdere la ragione . - Ma come possono essere sòrte tali voci ? - Io vi dirò la verità , signor Moreno , persuaso che voi almeno mi crederete . - E volle raccontare ciò che era avvenuto , allorchè una cameriera corse ad avvertire il signor Moreno che Ilda chiedeva di lui . Il signor Moreno entrò nella camera di Ilda . La giovane era sempre spaventosamente pallida ed il medico , curvo su lei , esaminava attentamente le lividure del collo . - Sì , vi è stato un tentativo di strangolamento , per fortuna non riuscito ! - disse . - Oh ! meglio fossi morta . - dichiarò Ilda con un singhiozzo . E veduto il signor Moreno gli stese le mani , soggiungendo con voce rotta : - Guardate che hanno fatto di me ! E non è tutto .... - Io non comprendo , figlia mia : spiegatevi . Chi può essere il colpevole ? - Il signor Pomigliano . - Lui ? ... Ma è assurdo ! Egli si protesta innocente , ed io lo credo . - Non lo crederete più , quando vi racconterò ciò che è avvenuto : anche il medico può ascoltarmi , come Marietta , e raccogliere la mia deposizione . Voi sapete , signor Moreno , come stanotte io abbia data una festa ed il perchè . - Lo so ! - interruppe il gentiluomo . - E colui non ha accettato l ' invito ? - Sì , è venuto . Ma non si è trattenuto più di un ' ora : ad un tratto è scomparso senza salutare alcuno . Io ho avuto paura che tendesse un agguato al signor Aldo , fuori del palazzo , terminata la festa , e ho trattenuto il signor Pomigliano , pregandolo di non uscire prima di giorno . Egli acconsentì . Ho mandato la cameriera a letto , trattenendo il signor Aldo che sarebbe rimasto a discorrere con me . Dopo aver discorso alquanto , lui , accorgendosi che ero stanca , abbattuta , mi ha pregata di coricarmi e ha detto che egli avrebbe atteso il giorno scrivendo . Allora l ' ho fatto passare in quella stanza , ho chiuso l ' uscio , e , spogliatami , mi sono sdraiata sul letto e addormentata . A un tratto mi sono svegliata sentendomi soffocare : avevo il viso avvolto in un asciugamano , due mani strette alla gola , mentre una voce mi diceva parole infami . - Era la voce del signor Aldo ? - Sì , era la sua ; e poi , nessun altro che lui poteva pronunziare certe parole . Volli liberarmi da quella stretta ma inutilmente , mi sentii mancare , non ricordo più altro .... e sono tornata in me .... mentre il signor Aldo era intento a soccorrermi . - Ma se egli fosse stato colpevole , sarebbe fuggito , - disse il signor Moreno . - E poi , a qual fine vi avrebbe così imbavagliata ? Bisognerebbe che fosse divenuto pazzo ad un tratto . - Ilda si torceva le mani . - Ma non capite , non capite .... Non è la mia vita che voleva , ma il mio onore .... - No , - interruppe con forza il signor Moreno - non lo credo . Io ritengo invece che colui che credevate scomparso , si sia nascosto nella vostra camera e sia lui che abbia ordito l ' orribile trama per perdere voi .... e l ' altro . - Ilda trasalì , ma poi scosse il capo . - Non è possibile ! - disse piano . - Lasciate almeno che il signor Aldo si giustifichi ; non condannatelo prima di averlo ascoltato ; egli ha il diritto di difendersi . - Ilda rimaneva perplessa . In quel momento si udirono diverse voci nella stanza vicina . Un servitore avvertì come fossero giunti un ispettore di questura e due delegati . - Chi li ha chiamati ? - chiese il signor Moreno . - Non so , signore ; ma ormai è noto a tutti che il signor Aldo ha tentato di strangolare la signora . Dunque , lo scandalo era inevitabile . I rappresentanti della giustizia vennero introdotti Aldo era con loro . Il giovane portava la testa alta . Ilda , tremante , fece la sua deposizione a voce così bassa , che appena si udì . - Voi dunque accusate il signor Aldo Pomigliano ? - disse l ' ispettore quando la giovane ebbe finito di parlare ; e rivolto allo studente : - Che avete da rispondere ? - Che la signora mi accusa a torto . Quando essa mi ha lasciato nella camera attigua , io mi sono messo a scrivere , e la mia anima era assai lontana di qui . Sognavo , scrivendo , quando ho udito un gemito . Accorso qui , ho veduto la signora che si dibatteva sul letto per togliersi un asciugamano che le avvolgeva il volto . " Stupito , mi sono avvicinato per soccorrerla , ma essa mi ha respinto , ha sonato il campanello per chiamare aiuto , e mi ha accusato di volere strangolarla . " Ebbene : giuro che la signora s ' inganna , che io sono vittima della perfidia di un altro ! - Io vi credo ! - disse a voce alta il signor Moreno . L ' ispettore , che aveva ascoltato freddamente , deliberò : - Visitiamo la stanza dove il signore afferma che stava scrivendo . - Ma appena entrati nella stanza vicina , Aldo , coi lineamenti stravolti , in preda ad una grande agitazione , si slanciò per prendere la lettera abbandonata sulla scrivania e che fra quelle commozioni aveva dimenticata . Ma l ' ispettore lo fermò . - Un momento : - disse - quel foglio appartiene ormai alla giustizia . - Aldo , con voce stridente , gridava : - Voi non avete alcun diritto di ritenere quella lettera ! - Il signor Moreno , che intuì come quel foglio fosse diretto a sua figlia , soggiunse con voce commossa : - Il signor Aldo ha ragione : quella lettera non può aver nulla che fare coll ' accusa ! - L ' ispettore si volse al signor Moreno . - Come può saperlo lei ? In ogni modo è inutile ogni protesta : il foglio non uscirà dalle nostre mani . - Aldo chinò il capo abbattuto . Che gl ' importava adesso l ' accusa formulata contro lui ? Non pensava più che a Bianca , ch ' egli aveva compromessa . Ma un altro tegolo stava per piombargli sul capo . La cameriera Marietta si era precipitata nella stanza dicendo che i gioielli della signora erano scomparsi . La signora se ne era accorta in quell ' istante e dichiarava che il signor Aldo non poteva averli presi . - Meno male , - esclamò il giovane - che anche Ilda comincia a credere alla mia innocenza ! - Vedremo ! - soggiunse l ' ispettore . - L ' inchiesta non è ancora terminata . - - Poco dopo si recarono tutti nel salotto dove il giovane si era intrattenuto con Ilda . Entrando , l ' ispettore scòrse il soprabito gettato sopra una poltrona . Lo sollevò , chiedendo : - A chi appartiene questo ? - A me , signore , - rispose Aldo . L ' ispettore lo frugò e ne trasse un astuccio di velluto rosso , che mostrò al giovane dicendo con tono brusco : - Questo è pure vostro ? - Aldo trasalì , ma tenne la testa alta . - No , - rispose - e non capisco come si trovi nella tasca del mio soprabito . - Ve lo farò capire io : guardate . - - Aveva aperto l ' astuccio , che conteneva uno splendido finimento di perle e brillanti . Il giovane gettò un urlo d ' indignazione . - Questo è troppo ! - esclamò . - I gioielli di Ilda nel mio soprabito ? Chi è il miserabile che ve li ha posti ? - Voi dovete saperlo meglio di tutti , signore ! ... - esclamò l ' ispettore . - Ma dunque , credete che io sia un ladro , un assassino ? - proruppe sempre più eccitato il giovane . - Avrei tentato di strangolare la giovane per impadronirmi dei suoi gioielli ? Ma se ciò fosse , perchè sarei rimasto qui , invece di fuggire ? - Perchè non avete potuto fare altrimenti ! - rispose l ' ispettore . - La vittima chiamava soccorso ! - Oh ! no , no , io sogno , impazzo ! Perchè avrei commesso tutto ciò ? Ilda era amica mia . - Sì , l ' amante del cuore ! - Aldo sentì il sudore scorrergli sulla fronte . - È una spudorata menzogna , me ne appello al signor Moreno ! - Il signor Pomigliano ha ragione ! - rispose il vecchio gentiluomo rimasto fino allora silenzioso . - Se egli si trova in questa casa , è per ordine mio ; io stesso lo misi al fianco della giovane , che per certo già si pente dell ' accusa lanciata su lui . Sto io stesso garante dell ' onestà del signor Aldo ! - A noi non basta , signore ! - interruppe con accento fermo l ' ispettore . - Fino a prova contraria , per noi , il signore è colpevole ! - Vi ripeto che un altro individuo è entrato qui , ha fatto il colpo ! - ripetè il signor Moreno . - Non basta una vaga affermazione : diteci il nome di colui che accusate ! - Vi giuro che domani lo saprete ! - Un sorriso sfiorò le labbra dell ' ispettore . - E sia ; - rispose - comunque , fino a che non scaturirà fuori quell ' altro , il signor Aldo rimarrà a nostra disposizione , verrà con noi ! - Mezz ' ora dopo , nonostante le proteste vivaci del signor Moreno e quelle di Ilda , che ormai temeva di aver accusato un innocente , il giovane venne condotto in questura , e di lì , dopo un breve interrogatorio , in prigione . Il vecchio gentiluomo si recò immediatamente dal Trani per raccontargli l ' accaduto . Bianca , in questo frattempo , ignara di tutto , benchè avesse accompagnato il padre fino al palazzo di Ilda , si trovava colla istitutrice presso una pia signora , che doveva condurle a visitare un convento dove avrebbero trascorso la giornata . Il signor Moreno , che lo sapeva , ne gioì perchè voleva avere un colloquio da solo col genero . Tornato a casa , trovò Livio sorridente , quasi felice . - Ho bisogno di parlarti ; - gli disse il suocero . - Vieni nella mia stanza . - Livio lo seguì . - Hai dunque qualche cosa di molto grave da comunicarmi ? - Ne giudicherai ! - rispose il signor Moreno colle sopracciglia aggrottate . Egli sedette di faccia a Livio , lo guardò fisso . - Dove hai passato la notte ? - gli domandò . - In casa della bella Cleo , che dava una festa nel suo palazzo . Ma siccome mi uggivo , all ' ora della cena sono tornato a casa . - Tu menti ! - gridò con forza il signor Moreno . - Strappa una volta quella maschera d ' ipocrisia che ti copre il volto , mostrati quale veramente sei : spudorato , cinico , vizioso , colpevole ! Tu sei andato a quella festa perchè , innamorato di quella giovane che ti odia , volevi avvicinarla , sapere chi fosse che la manteneva in quel lusso . " Tu non hai lasciato la festa , ma ti sei nascosto nella sua camera per attendere il momento propizio di attentare al suo onore . " La sorte ti fu propizia . Tu non soltanto hai commesso il più vile dei delitti , ma hai fatto in modo che la tua vittima stessa , riavutasi , accusasse un innocente di ciò che tu solo avevi fatto . " Oseresti negare ? - Livio lanciò una boccata di fumo verso il soffitto . - Non ne ho alcuna intenzione , - rispose - e ti ringrazio di avermi informato di ciò che bramavo sapere . Dunque , tutto è andato a seconda dei miei desideri e il risultato è davvero splendido ! - Questa riflessione parve così brutale al signor Moreno , che scattò gridando : - Miserabile ! Birbante ! Farabutto , che a furia d ' inganni riuscisti a sposare mia figlia per averne la dote ! Griderò a tutti i tuoi delitti ! - Davvero ? E farai anche sapere che tua figlia , la tua onesta e ingenua figlia , è l ' amante dello stesso uomo che ha tentato di assassinare la tua mantenuta per derubarla ? - Sotto l ' insulto sanguinoso rivolto alla sua adorata , il signor Moreno perdè il lume della ragione e fece per scagliarsi sul genero . Ma questi , più svelto di lui , aveva fatto un salto dietro la poltrona , e , togliendo una rivoltella dalla tasca , la puntò verso il suocero . - Sono armato , - disse - e non mi sarebbe difficile far credere al vostro suicidio , data la condotta di vostra figlia e gli eventi di stanotte . Ah ! fu una vera fortuna che io potessi assistere , nascosto , al colloquio fra Ilda e il signor Pomigliano . Così sono informato della trama ordita contro me , e so adesso in qual modo possa difendermi . - Ci fu un istante di terribile silenzio . Il vecchio , annientato , dovette afferrarsi ad un mobile per non cadere . Il conte proseguì : - Perchè agitarvi tanto ? Discorriamo tranquillamente , dal momento che non ci sono più segreti fra noi . Ma forse conosco io più assai voi stesso , di quello che conosciate me . Voi mi giudicate da ciò che sentiste dire da vostra figlia o da altri : ebbene , si sono tutti ingannati . Voi mi accusate di aver sposata vostra figlia per denaro : è vero , perchè quando la conobbi ero rovinato ; però , mi rimaneva ancora il titolo di nobiltà , ed una ricca borghese non è mai indifferente dinanzi ad una corona di contessa . Quanti bottegai arricchiti darebbero i loro milioni per divenire parenti sia pure di un nobile spiantato ! Non voglio attribuire a voi tale debolezza : voi non cercavate che la felicità di vostra figlia . Ebbene , io potevo dargliela ! Se Bianca era innamorata di me , io lo ero di lei , ed avrei continuato ad esserlo . Ma potevo pensare che una semplice scappata con una femmina volgare cambiasse l ' amore di mia moglie in odio , mi facesse interdire dal suo appartamento per sempre ? Ed intanto , la pura , la severa mia moglie aveva un amante che , più felice di me , la rese ancora madre . - Ah ! è troppa infamia questa , non resisto più ! - urlò il signor Moreno colla schiuma alle labbra . - Ma se voi stesso le avete tenuto di mano ! - interruppe il conte , - Ne ho le prove : ho letto due lettere , sottratte proprio in questi giorni a mia moglie e che custodisco gelosamente . - Il signor Moreno si strinse il capo fra le mani : un rossore sinistro copriva il suo viso . - Sì , tutte le apparenze stanno contro me e contro Bianca : mentre voi siete il solo colpevole . - Io ? Oh ! questa è bellissima ! - Sì , ascoltatemi a vostra volta .... Bianca vi amava , e quando scoprì il vostro inganno , uscì quasi di senno : la sera stessa del giorno in cui aveva trovato la lettera rivelatrice del vostro tradimento , esasperata , si mascherò e andò al veglione coll ' idea di darsi al primo uomo che le fosse piaciuto . " Volle fortuna che s ' imbattesse in Aldo Pomigliano , il quale la condusse nella propria soffitta , dove , appena giunta , ella tornò in sè e con accento disperato chiese al giovane che la rispettasse . Infatti , ella uscì da quella casa pura come vi era entrata . " Mentre ella ne usciva , udì un urlo straziante e delle grida : " - All ' assassino ! - " Bianca si trovava quella notte nelle soffitte della casa dove fu assassinata la povera Giulietta Lovera . Aldo arrestò l ' assassino , e Bianca promise all ' assassinata di fare da madre alla sua creatura . " Ora quell ' innocente bambina , che è forse vostra , la credete frutto di un amore di mia figlia ! - Livio aveva ascoltato con appassionata intenzione . - Il romanzo è completo , - disse - ma non spiega i rapporti che continuarono fra mia moglie e l ' uomo che le scrive frasi d ' amore , dicendole : " Quando passeremo ancora qualche ora felice , inebriante , insieme con la nostra bambina ? " Inoltre non so comprendere come Ilda sia venuta a far parte della trama ordita contro me per farmi confessare un delitto che non ho commesso , e mi maraviglio che voi abbiate promesso ad Ilda i mezzi per schiacciarmi , dichiarando di volermi far giungere al punto di togliermi la vita colle stesse mie mani . - Sì , per punirvi di torturare mia figlia e per far giustizia dell ' infelice che per cagion vostra espia in prigione un delitto da voi stesso commesso . - Ma dunque persistete a credere che io abbia spinto Fabio Ribera a commettere un assassinio ? Quali sono le prove contro di me ? Per quanto cerchiate , non ne troverete . - Perchè dunque taceste anche col cavaliere Umberto Trani i vostri rapporti con Fabio ? - Perchè non volli vantarmi di una buona azione fatta in altri tempi . Ma ora non è più così : si tratta della mia difesa e mi difenderò con tutte le mie forze . Così schiaccerò tutti coloro che hanno cercato di perdermi . Intanto ho cominciato coll ' uomo che mi ha tolta Bianca . - Il signor Moreno ebbe un brivido dal capo alle piante . - Io racconterò la verità . - Voi non direte nulla , - proruppe con forza il conte - voi non accuserete il marito di vostra figlia , che ormai prenderà su lei tutti i diritti che nessuno può contendergli . La legge stessa mi protegge , e per quanto cerchiate , non troverete alcuna prova contro me . Se poi voleste intentarmi una causa per separazione , mostrerò le lettere dell ' onesto studente , citerò i testimoni degl ' incontri dei due amanti , così Bianca sarà la sola disonorata . Ora che sapete come la penso , - soggiunse - sappiate regolarvi . - Il signor Moreno sobbalzò come frustato . - Io farò soltanto ciò che mi detta la coscienza : - rispose - difenderò con tutte le mie forze gli innocenti , nè Dio permetterà che uno scellerato pari vostro trionfi . Ed ora toglietevi dalla mia presenza , perchè non potrei più a lungo sopportarvi senza commettere un delitto . - Il conte aprì l ' uscio , ma prima di uscire esclamò al suocero : - Dite a Bianca che fin da questa sera riprendo tutti i miei diritti di marito . Sarà la sua espiazione ! - E se ne andò , lasciando il vecchio annientato . X . Nonostante i passi fatti dal Trani , dal signor Moreno e dallo stesso conte Livio Rossano , lo scandalo riguardante il tentato strangolamento della bella Cleo scoppiò enorme . Alcuni giornali riportarono il fatto coi più strampalati commenti , fra i quali nessuno poteva discernere la verità . Ma una settimana dopo un articolo conteneva queste rivelazioni : " Si è scoperta la verità circa l ' attentato contro la bella Cleo . " Per ben comprendere tutto l ' intreccio , bisogna risalire ad un delitto commesso qualche anno fa , in cui ebbe tanta parte la bellissima Cleo , allora conosciuta sotto il semplice nome di Ilda . " Come a tutti è noto , la notte di un giovedì grasso un certo Fabio Ribera assassinava Giulietta Levera , dalla quale aveva avuto una bambina . Il movente del delitto era lo sbarazzarsi di quella donna per sposare Ilda . " L ' assassino fu arrestato da uno studente : il signor Aldo Pomigliano , il quale in quella notte aveva seco una giovane di maravigliosa bellezza , che lo studente qualificò per una sua sorella . " Ora peraltro è stato scoperto dal sostituto procuratore Meralta che quella sedicente sorella era invece la contessa Bianca Rossano . " E qui entriamo in pieno romanzo . " La contessa Rossano , nata Bianca Moreno , sposò il conte Livio per amore , portandogli in dote due milioni in contanti . " Bianca Moreno , un ' indole sensitiva , fanciulla ingenua , credeva che le persone da lei amate le fossero interamente devote . " Il marito era per lei come un secondo Dio . " Volle sventura che un giorno capitasse nelle mani della contessa una lettera di un ' ex amante del conte , e presa da una collera violenta , credendosi tradita , pensò di vendicarsi . " La sera stessa si recò al veglione dello Scribe , e invitata da Aldo Pomigliano si lasciò condurre nella sua soffitta . Ma , ivi giunta , ella comprese il tristo passo che stava per fare e volle andarsene , quando alcune voci che urlavano " all ' assassino " , le fecero dimenticare la sua situazione e si slanciò con Aldo nella stanza della povera Giulietta . " Qui fa duopo aprire una parentesi . Se l ' assassinata nei suoi ultimi momenti riconobbe la contessa Bianca , questa aveva pure riconosciuta l ' infelice . È un altro romanzo che ha una sorgente quasi idillica , in cui lumeggia la virile figura del conte Livio , quella della sua defunta madre . " A Torino tutti conoscevano la bella contessa Rossano , madre di Livio : la sua carità era inesauribile . " La contessa Rossano aveva fra la servitù un cocchiere ed una cameriera che prediligeva . Costoro , venuti a morte , lasciarono un bambino di pochi anni , Fabio , che raccomandarono alla contessa Rossano . Questa si prese cura del fanciullo , e quando venne a morte essa pure , lasciò per legato al figlio di non abbandonare mai l ' orfano Ribera . Così il conte , che aveva adorata la madre , eseguì con zelo e segretezza la missione affidatagli . " Egli tacque sempre con tutti la sua opera generosa e non ne menò mai vanto con alcuno . " Fabio Ribera divenne un uomo . Il conte lo fece impiegare presso un noto magazzino di mode , esortandolo per modestia a tacere i loro rapporti . Però il gentiluomo non mancava di recarsi a trovare più volte il suo protetto nel modesto alloggio di lui , ed il giovane gli confidò della relazione contratta con Giulietta Levera , del suo affetto per lei , del tradimento della giovane , del suo abbandono . " Intanto il conte Livio si era ammogliato . Se a tutti aveva taciuto di Fabio , ne parlò bensì a Bianca sua moglie , senza però estendersi troppo sui benefizi prodigati al giovane . Una mattina , mentre il conte e la contessa passeggiavano insieme , s ' imbatterono con Fabio , che si trovava in compagnia di Giulietta . Fabio arrossì , salutò goffamente ; Giulietta avviluppò con uno sguardo ardente la contessa , che dal canto suo guardò con sorpresa quella giovane , dai capelli d ' oro . " Tutto ciò ebbe la durata di pochi secondi , " La coppia passò rapida ed il conte disse a sua moglie chi fosse il giovane , ma tacque su colei che l ' accompagnava . Però la contessa non dimenticò più quel volto e lo ritrovò nell ' assassinata Giulietta , la quale a sua volta riconobbe la contessa . " E quelle parole dette dalla sventurata : Lei ? Lei , signora ? Ma non sa .... volevano per certo significare : Non sa che il mio assassino è il beneficato da suo marito ? " Ma la contessa nel suo spavento non comprese : ella lasciò che Aldo Pomigliano la facesse credere sua sorella , ritornò nella soffitta di lui colla bambina , ed il giovane , per attirarsi quella bellissima signora che ormai gli aveva sconvolto il cervello , s ' incaricò di far allevare la piccina , della quale la contessa voleva essere la mamma ed Aldo il babbo . " Così l ' orfana dell ' assassinata divenne il legame fra quelle due persone che poche ore prima non si conoscevano , e fu cagione di tutta una trama ordita contro il conte Livio Rossano e l ' ingenua contessa . " Nessuno ignora come la fidanzata di Fabio Ribera protestasse in piena udienza contro la condanna del giovane , giurasse di scoprire ella stessa il vero colpevole . " Ora , siccome Ilda conosceva i rapporti del suo fidanzato col conte , ideò che questi fosse l ' istigatore dell ' assassino . Due altre persone avevano interesse a sopprimere il conte : Aldo , perchè sperava che , sbarazzatosi del gentiluomo , la contessa sarebbe sua ; il signor Moreno , persuaso che il genero fosse un dissoluto e facesse l ' infelicità di sua figlia . Costoro si accordarono per perderlo . " E la conclusione fu , che fra Ilda , divenuta miss Cleo , il conte Moreno ed Aldo , venne decretata la rovina del conte Livio . Ma il risultato non fu quale si aspettavano ; l ' inchiesta dimostrò l ' innocenza di colui , su cui si voleva far cadere tutti i sospetti . " Il tentato strangolamento d ' Ilda , il furto dei gioielli , fu una trama non riuscita per perdere il conte . Peraltro la bella Cleo , che credeva di dover fingere da vittima , stava per esserlo veramente , giacchè Aldo voleva sopprimerla sul serio . Ella , sentendosi soffocare , chiese aiuto , e contribuì all ' arresto del complice . Così Aldo Pomigliano comprenderà quanto fosse pazza l ' impresa ideata e come non possa esservi felicità fondata sul delitto . " Il giorno seguente a queste strane rivelazioni , i giornali annuziavano la morte improvvisa del signor Moreno e la scomparsa di Ilda da Torino . Quindici giorni dopo si seppe che il conte e la contessa , riuniti , erano partiti per un lungo viaggio . Aldo Pomigliano attendeva in carcere il giorno del processo , disperandosi segretamente per la sorte di Bianca . Ed il solo , il vero colpevole , continuava a trionfare ! PARTE QUARTA Dramma fraterno . I . La villa Bianca , situata sulla collina di Moncalieri , in un ' altura dominante le ville circostanti e lontana da tutte , era un vasto fabbricato , circondato da un parco grandissimo . Livio Rossano , compratala , vi si era stabilito colla moglie . Si diceva che tanto il conte quanto la contessa , dopo i dolorosi avvenimenti che avevano funestata la loro vita , sentivano la necessità della solitudine . Tornati da un viaggio che durò quasi due anni , si erano ritirati alla villa Bianca , e da tre anni che vi abitavano nessuno aveva ancora veduto la contessa : essa non riceveva , nè voleva vedere alcuno . La servitù era stata cambiata . Celia fu rimandata al suo paese , e al fianco della contessa era una donna di fiducia di Livio : il conte non aveva preso cameriere , perchè diceva di attenderne uno che doveva venire da lontano e l ' aveva servito altre volte con perfetta devozione . Anche la scelta della cuoca , del cocchiere , del giardiniere e degli altri domestici era stata fatta da lui . Tutti avevano ordini precisi , e guai se li avessero trasgrediti ! Nessuno poteva penetrare negli appartamenti del conte e della contessa senza essere chiamato . Si sapeva che il conte e la contessa non mangiavano insieme , ma nessuno ne stupiva , perchè Bianca , per la sua salute malferma , aveva bisogno di un regime particolare . Del resto , se qualche volta si bisbigliava in cucina sui rapporti fra marito e moglie , quelle voci non uscivano al di fuori e nessuno avrebbe pensato a trasgredire gli ordini del conte . La contessa Bianca aveva ereditato dal padre un patrimonio colossale ed aveva lasciato piena procura al marito di amministrarla . Ed il conte non abusava di quella fiducia : si sapeva che non giuocava più , non si occupava più di altre donne che della propria . Eravamo sul finire di maggio . Verso il tramonto di un sabato , sulla lunga erta che conduceva alla villa , saliva penosamente un uomo sui trent ' anni , con una valigia e un nodoso bastone . Era un individuo dalla faccia sparuta , circondata da barba folta e lunga , di un biondo cinereo . Il largo cappello di feltro nascondeva la capigliatura . Un fazzoletto di seta gli cingeva il collo . Egli si fermava ad ogni tratto per guardarsi attorno . Sulla sua bocca esangue errava un sorriso di soddisfazione . L ' uomo era giunto quasi alla metà dell ' erta , quando un altro individuo che veniva dalla villa gli si fece incontro correndo . - Fabio , Fabio , sei tu , finalmente ! - esclamò . L ' uomo , lasciando cadere valigia e bastone , stendeva le mani scarne , balbettando : - Voi ? Voi , conte ? Quanto siete buono ! La gioia di rivedervi mi fa dimenticare tutto ! - Barcollava . Livio , giacchè era lui , lo trasse al suo petto e lo baciò . - Se tu sapessi come ti attendevo ! - mormorò . - Io ho bisogno di avere un amico come te al fianco . Non credo più a nulla , all ' infuori di te ! - Tutta la mia vita vi è dedicata .... - rispose Fabio con voce alterata , tremante . - Grazie , ma ora cerca di rimetterti ! Devi essere stanco ; perdonami di averti fatto venire a piedi dalla stazione , ma non volevo dar sospetti . - Non sento più alcuna fatica vicino a voi ! - E lo guardava , mentre camminavano vicini . Come gli parve invecchiato , benchè a prima vista questo cambiamento non lo avesse colpito ! I due uomini erano giunti alla villa . Presso il cancello , attendevano un domestico ed il giardiniere . Il primo , ad un cenno di Livio , tolse dalle mani di Fabio la valigetta , l ' altro salutò . Nessuno disse parola . Livio condusse Fabio nella camera che gli aveva destinata , divisa dalla sua da un breve corridoio . Era una bella camera spaziosa , tappezzata graziosamente di carta a fiorami . Ma ciò che commosse soprattutto Fabio fu di trovare a capo del letto due ritratti : quello della contessa Rossano e quello della presunta madre di Fabio . Il povero giovane rimase per un momento stordito , incapace di articolar parola ; poi si volse al conte per ringraziarlo , e con una commozione mista a spavento , lo vide inginocchiarsi davanti a lui , lo sentì dirgli : - Io sono stato un infame con te , Fabio : ti ho disonorato , reso assassino ; e tu , generoso , non ti smentisti mai , non mi accusasti .... Perdonami .... perdonami ! ... - Fabio lo rialzò con un grido . - Non parlate così : io sono cosa vostra : voi solo eravate padrone di disporre della mia vita , del mio onore . Io tutto avrei fatto per voi ! - Livio lo strinse al suo petto . - Oh ! mio solo amico ! - mormorò singhiozzando . Livio volle che Fabio , appena rifocillatosi , si coricasse . La mattina dopo , Fabio dormiva ancora , quando il conte entrò nella sua camera . - Caro Fabio , - gli disse sedendosi accanto al letto - come sono contento di vederti ! Ho tanto bisogno di discorrere con qualcuno che mi comprenda ! - Egli chinò il capo sulla coperta , come se non potesse ritenere le lacrime . Fabio era commosso . - Sono stati molto cattivi con voi , ma hanno avuto la loro punizione ! - disse con un tremito . Il conte alzò all ' improvviso il capo mostrando il volto contratto . - Io ho sofferto più di tutti ! - disse . - Ascoltami , voglio aprirti il mio cuore . Tu conosci ormai la trama ordita contro me , la lega formata fra il miserabile che ti arrestò e la tua perfida fidanzata .... Ma tu , l ' ami ancora ? - No : la odiai un istante , poi quell ' odio si è spento , dando luogo al più profondo disprezzo . Essa è morta per me ! - Rimasero un istante silenziosi , quindi il conte riprese lentamente : - La condanna di Aldo , la scomparsa di Ilda che seppe sottrarsi colla fuga all ' arresto , la scoperta di tutti questi orribili intrighi , furono un colpo supremo per mio suocero . Una congestione lo fulminò . Ma come se questo non bastasse , sua figlia , la mia sventurata Bianca , smarrì la ragione . La sua pazzia non è terribile ! Essa non strepita , non grida ; ma se io mi avvicino , è presa da un fremito , il suo occhio spento s ' illumina , il suo volto si contrae con un ' espressione di spavento e di orrore . Bianca è persuasa che io le abbia assassinato il padre , e che ora voglia attentare alla stessa sua vita . Invano io la supplico di credere alla mia innocenza , invano le ho mostrato il rapporto del medico sulla morte del signor Moreno . Bianca non mi crede . - Fabio aveva l ' animo straziato . - Non vi è speranza di guarigione ? - mormorò . Il conte scosse il capo . - Ho tutto tentato , ma inutilmente ! Dio solo potrebbe compiere un miracolo . Mi avevano suggerito di metterla in una casa di salute , ma non avrei la forza di separarmi da lei . Non ti nascondo che tanto qui come a Torino ignorano la pazzia di Bianca : la credono soltanto malaticcia . Io attendevo ansiosamente la tua venuta , perchè almeno di te posso fidarmi . - Oh ! disponete pure della mia vita ! - Ecco quello che desidero da te . Io ti presenterò alla servitù come il cameriere fidato che attendevo , al quale dovranno obbedire come a me stesso . Sarà necessario ti cambi il nome : ti chiamerò Martino . Tu stesso farai la pulizia della mia stanza e di quella della contessa , alla quale ti presenterò , dandoti tutte le mie istruzioni . Tu sorveglierai tutto e tutti , riportandomi i discorsi che udrai . Fra me e te parleremo in tedesco , lingua che nessun altro qui conosce . - Farò tutto quanto desiderate . - Il conte ebbe un nuovo impeto di espansione . - Ah ! qual sollievo provo nell ' aprirti tutto il mio cuore ! Adesso tu mi aiuterai a sopportare la mia sventura . Venisse un giorno che Bianca guarisse ! - Sperate , conte , sperate ! - Lo stesso giorno Fabio , rivestito di nuovi abiti , coi capelli e la barba accuratamente aggiustati , venne presentato al servidorame come il cameriere di fiducia del conte , sotto il nome di Martino . Livio dette ordine che fosse obbedito come lui stesso . Quando ebbe finito colla servitù , il conte si rivolse a Fabio e gli disse : - Ed ora andiamo dalla contessa ! - II . Bianca era irriconoscibile : pallida e magra come uno spettro . I suoi stupendi capelli neri le scendevano in trecce disordinate sulle spalle ; gli occhi sembravano smisuratamente ingranditi , cerchiati di nero ; le labbra scolorite mostravano , schiudendosi , gengive esangui ; aveva il naso affilato come quello di un cadavere . Eppure in quella figura spettrale vi era ancora tanto fascino , che non si poteva mirarla senza sentirsene attirati ! Come sappiamo , il conte Livio , il giorno stesso dell ' arresto di Aldo , aveva detto al suocero che riprenderebbe tutti i suoi diritti sulla moglie , e il misero padre attese il ritorno di sua figlia per rivelarle tutto . Quando Bianca , tornata al palazzo , si recò nelle stanze del padre , fu spaventata dall ' alterazione dei lineamenti di lui . - Che hai ? - chiese agitata . - Ti senti male ? - No , cara . Ma dammi il braccio : ti accompagno nella tua camera perchè ho da parlarti . - Ella si sentì terrorizzata come se avesse scoperto ai suoi piedi un abisso . Calmatala , il signor Moreno le narrò tutti gli avvenimenti della notte , e infine la minaccia del conte di riprendere i suoi diritti di marito . Bianca sembrava fulminata . Tutte quelle rivelazioni l ' avevano schiacciata ; ma il suo abbattimento non durò a lungo . Un grido d ' orrore sfuggì dalla sua bocca , ed afferrandosi con angoscia al padre : - Tu non mi lascerai in sua balìa , non è vero ? - esclamò . - Uccidimi , piuttosto , uccidimi ! - Bianca ! - Fu un tal grido pieno di strazio , che bastò a richiamare in sè la giovane . Ella si gettò ai piedi del padre . - Perdonami , perdonami : tutti questi dolori li devi a me ; io sono stata la sola colpevole ; ma non lotterò più , purchè tu ritorni tranquillo , non mi maledica ! - Oh ! maledirti , amor mio , mia gioia ! - esclamò come delirante il padre , sollevandola . - Io vorrei salvarti a prezzo della vita ! - Egli rimase quella notte presso sua figlia , coricato sul divano attiguo alla sua camera , attendendo il conte . Ma Livio non comparve , nè lo videro il giorno seguente . - Eppure egli trama qualche cosa ! - disse il signor Moreno alla figlia . Ella ormai pensava alla sorte di Aldo , di Aldo innocente , eppure accusato di tentato strangolamento e furto ! - Io reco danno a tutti quelli che avvicino ! - mormorò la sventurata . Da Celia seppero poi che Ilda era scomparsa da Torino , nè il signor Moreno ebbe una sola riga che l ' avvertisse di quella scomparsa . La sera , il signor Moreno si trovava da sua figlia , quando il conte apparve alla loro presenza . Bianca , scorgendolo , divenne cadaverica . Il conte era calmo , e con accento gentile : - Non temete , Bianca , - disse - non sono qui per farvi del male , quantunque voi ne abbiate fatto moltissimo a me . Vengo solo ad avvertirvi che sarete chiamata dal giudice istruttore con vostro padre . - Vi andremo , giacchè è necessario , - rispose per la figlia il padre - e non nasconderemo la verità ! - È quello che desidero ! - soggiunse il conte inchinandosi e ritirandosi . - Mi fa più paura il vederlo così calmo , che se fosse in collera ! - disse Bianca . - Egli è sicuro di sè , - rispose il signor Moreno - mentre noi , innocenti , abbiamo contro tali prove da renderci inquieti . Ti sentirai tu la forza di recarti dal giudice istruttore ? - Sì , padre mio , perchè la mia coscienza di nulla mi rimprovera , e poi tu sarai con me . - Ma allorquando il signor Moreno tornò dall ' interrogatorio , aveva le vene della fronte gonfie ed il viso di porpora , mentre Bianca appariva più livida di un cadavere . - Tutti proclamano la sua innocenza , tutti ; - proruppe con un riso sibilante il vecchio quando fu nell ' appartamento della figlia - noi soli siamo i colpevoli : io temo d ' impazzire ! - Fu la volta di Bianca di consolarlo , benchè essa pure avesse il cuore lacerato . Il conte non si lasciava più vedere dalla moglie e dal suocero ; eppure si sapeva che passava molte ore nel suo appartamento . Che faceva ? Dopo alcune notti passate insonni , il signor Moreno scrisse il suo testamento . Egli lasciava metà del suo patrimonio alla figlia , l ' altra metà divisa in parti eguali fra Aldo Pomigliano , Ilda e la piccola Gina , la figlia di Giulietta Lovera , l ' assassinata " e ciò per riparare un ' enorme ingiustizia del mondo . " Vi erano inoltre due vistosi legati per miss Lucia e Celia . Mentre era intento a scrivere , fu bussato al suo uscio . - Chi è ? - chiese il signor Moreno . - Io ! - rispose il conte con voce tranquilla . Il vecchio fu subito in piedi , nè pensò più al testamento che andava scrivendo . Si recò ad aprir l ' uscio , chiuso per di dentro . Il signor Moreno indicò al genero da sedere e sedette egli pure . - Che avete da dirmi ? - Vengo a dirvi che sopra un giornale molto diffuso della città è comparso un articolo che aggrava la condizione del vostro protetto , signor Pomigliano , e la vostra . - La mia ? Che intendete dire , signor conte ? - Leggete , ciò mi eviterà di rispondervi . - Gli porse il giornale in cui era segnato l ' articolo : " Mistero svelato " . Il signor Moreno lo afferrò con le dita convulse , e percorse avidamente il foglio cogli occhi . Immerso in quella lettura che gli infiammava il sangue nelle vene , gli dava le vertigini , non s ' accorse che Livio s ' era alzato , avvicinandosi allo scrittoio . Il conte aveva guardato macchinalmente il foglio sul quale il suocero stava poco prima scrivendo . Ma alcune parole gli corsero sotto gli occhi , facendolo rabbrividire . Allora si chinò , e cogli occhi dilatati da una rabbia interna , lesse quel testamento inaspettato e per lui terribile . Aveva appena finito , che una voce gridò alle sue orecchie : - È un ' infamia , un ' infamia ! ... - Il conte si volse di scatto , ed i due uomini si trovarono di fronte ; il conte livido , ma in apparenza calmo , il signor Moreno congesto , con gli occhi striati di rosso , la bocca piena di schiuma . - Sì , è un ' infamia ! - ripetè Livio lentamente . - Miserabile , dite così , mentre voi stesso l ' avete scritto , voi che ideaste tutto l ' intrigo fra me , Aldo e gli altri ! - Vorreste negare che sia la verità ? Ma ecco qui una nuova , luminosa prova : il vostro testamento . - Il signor Moreno cacciò un urlo da belva . - Lasciate quel foglio , datemi quel foglio ! - Livio lo sollevava al di sopra del suo capo . - Non sono così pazzo : questo sarà una nuova prova che dimostrerà sempre più la mia innocenza . - Un fiotto di sangue salì al cervello del signor Moreno , che non distingueva più nulla . - Ah ! furfante , non mi sfiderete più a lungo ! - rantolò . E a testa bassa , con un impeto terribile , fece per slanciarsi contro Livio ; ma il conte saltò rapidamente di fianco , ed il vecchio , trascinato dal proprio slancio , cadde disteso bocconi , rimanendo immobile . Il conte si pose il foglio nella tasca interna del soprabito ed attese che il suocero si rialzasse . Il vecchio non si muoveva . Allora Livio si curvò su lui e fremette : il signor Moreno era morto . Il conte sonò con violenza il campanello , si mise a gridare aiuto . Accorsero i domestici , ed il conte spiegò loro come , mentre parlava col suocero , questi avesse ad un tratto stese le mani verso lui quasi per cercare un appoggio , ma egli non era giunto in tempo ad afferrarle , e il vecchio era caduto . - Bisogna trasportarlo sul letto , andar subito in cerca di un medico . - I suoi ordini vennero eseguiti . In quel mentre Bianca rientrava al palazzo con Lucia , e furono sorprese di trovare le porte spalancate e nessun domestico in anticamera . La contessa ebbe il presentimento di una sciagura e si slanciò verso l ' appartamento del padre . Ma ad un tratto le si fece incontro il conte che le disse con le lacrime nella voce : - Bianca , te ne prego , non entrare là ; vieni prima con me nel salotto ! - Ella lo fissò cogli occhi stravolti . - Che c ' è ? Che succede ? - Coraggio , Bianca , tuo padre .... - La contessa non lo lasciò finire : diede in un grido acutissimo e , respingendolo , volò nella camera del padre . Alcuni domestici erano nella stanza , ed il medico presso al letto si chinava ancora una volta verso il cadavere ; poi , rialzandosi , confermò : - Morto ! - Bianca lo vedeva bene , là disteso sul letto , immobile , ma il volto di suo padre conservava ancora il colore della vita , gli occhi stranamente aperti . No , non poteva essere morto , non era possibile ! - Signore , vi ingannate , il babbo non è morto ! L ' ho lasciato due ore fa che stava benissimo . - Vi credo , signora , ma purtroppo non posso darvi alcuna speranza : il povero signore ha dovuto soccombere ad una congestione cerebrale fulminea , un accesso di sangue al cervello .... - Prodotto da che cosa ? - chiese macchinalmente Bianca , mentre i denti le stridevano . - Vi sono tante cause che possono condurre ad un tal risultato : un eccesso di collera , una profonda commozione , una fatica intellettuale . - Bianca non l ' ascoltava più . Si era gettata sul cadavere del padre , lo copriva di baci e lacrime , ripetendo fra i singhiozzi : - No , tu non puoi avermi lasciata così sola .... sola ! ... Se tu sei morto , qualcuno ti ha ucciso ! - Ad un tratto si raddrizzò , ed i suoi sguardi , incontrati quelli del conte , espressero il raccapriccio , mentre ella , stendendo il braccio verso lui : - Assassino , assassino ! - gridò . - Poveretta , il dolore le sconvolge la ragione ! - disse il medico . Il conte si era avvicinato . - Bianca , torna in te ; tutti qui possono testimoniare se io ho colpa nella morte di tuo padre ! - Sì .... voi l ' avete ucciso .... via di qui .... la vostra presenza è un insulto alla vittima .... - Ma che io debba dunque essere sempre sospettato da te ? - disse con angoscia il conte , - Ah ! se tuo padre potesse parlare ancora , egli ti griderebbe che io sono innocente : te lo giuro sul suo cadavere ! - Non vi credo .... non vi credo ! ... - Il conte fu costretto a ritirarsi , celando , sotto un apparente dolore , la rabbia che lo divorava . Ma ormai sua moglie rimaneva in sua balìa , e , quel che più importava , il patrimonio del suocero non gli sfuggiva più . Bianca chiese il parere di altri medici , e tutti furono concordi nella diagnosi del male che aveva fulminato suo padre . Il conte fece chiamare alcune suore perchè non abbandonassero la contessa e le facessero intendere che ella incolpava a torto il marito . Quando fu il momento di deporre il cadavere nella cassa , Bianca , afferrandosi alla fredda salma : - Voglio esser seppellita con lui ! - diceva . Dovettero trarla via a forza , ed allora si dibattè in convulsioni , finchè cadde svenuta . Per qualche settimana si temette che soccombesse . Poi cominciò a riaversi , ma la sua mente era alquanto scossa . - Io pure - pensava - ho aiutato ad uccidere mio padre . Se non avessi commesso quella follia quando scopersi il tradimento di Livio , sarei stata sventurata , ma la mia coscienza di nulla mi avrebbe rimproverata : mio padre non sarebbe morto , nè Aldo rovinato , nè Ilda vagante per il mondo . Anch ' io merito una punizione , nè cercherò di sottrarmi colla morte al castigo che mi spetta ! - E fu così . Bianca si ritenne legata alla vita per espiazione . Se alla vista del conte tremava come una foglia scossa dal vento , se lo fissava con gli occhi stralunati , ripetendo senza esaltazione che egli era stato l ' assassino di suo padre , di Aldo , le stesse cose ripeteva a sè stessa , rodendosi dal rimorso di essersi mostrata cattiva figlia , di essersi incamminata in una via orribile , nella quale non calpestava che morti . Era una specie di pazzia la sua , una pazzia calma , commovente , che non richiedeva alcuna sorveglianza speciale . Il signor Moreno non aveva lasciato testamento , quindi Bianca diveniva la sola erede del padre . Il conte Livio , dietro consiglio del suo avvocato , si recò da Bianca onde ottenere da lei la procura per l ' amministrazione del patrimonio . Il conte aveva posta al fianco di Bianca una donna che si era votata a lui per sempre , perchè con quel posto la salvava dalla miseria , dal disonore . Era una certa Milia Lezzani , una vedova che fu in procinto d ' affogarsi per la fame volendo conservare la propria onestà . Milia credeva all ' innocenza del conte , e promise che avrebbe cercato di trasfondere la sua convinzione nella povera contessa . Essa non era cattiva , sebbene avesse un ' apparenza piuttosto burbera . Era una donna forte , robustissima , sui trent ' anni : aveva un carattere integro , un ' onestà senza limiti ed era di una segretezza a tutta prova . Il conte poteva fidarsi di lei . Bianca , ritornando alla vita , si era trovata costei al fianco , ma non chiese chi fosse . Quando il conte entrò dalla moglie con le carte inerenti alla procura che essa doveva firmare , Milia si trovava seduta presso la contessa . Livio le fece cenno di ritirarsi e si avvicinò a Bianca . A misura che il conte si avvicinava , essa cominciò a tremare , a battere i denti , il suo respiro divenne affannoso . - Bianca , puoi ascoltarmi ? - chiese con dolcezza Livio . Ella trasalì a quella voce , e gridò con violenza : - Volete uccidermi , come faceste di mio padre ? Ma io chiamerò aiuto ! - Calmati , Bianca , io non voglio farti alcun male ; vorrei soltanto che tu firmassi queste carte . - Firmerò tutto quello che volete ; ma non uccidetemi . - Non ne ho alcuna intenzione . Lascia che io ti spieghi il contenuto di queste carte .... - Non voglio saper nulla .... Firmerò , purchè andiate via ! - E tremava sempre più forte . La firma , sebbene fatta con mano tremante , riuscì perfettamente leggibile . Il conte esultava . Pochi giorni dopo partivano per la Sicilia , d ' onde poi tornarono per stabilirsi nella villa comprata dal conte ed alla quale Livio pose il nome di Bianca . Nei due anni che stettero assenti da Torino , i rapporti fra Bianca e suo marito non mutarono . Ma nella solitudine della villa il conte volle qualche volta dare sfogo al fiele che aveva nell ' animo . Un giorno entrò nel salotto di Bianca , mentre questa dormiva su di una poltrona . Per una completa evoluzione del suo spirito , Livio provava ormai per Bianca una passione così violenta , come non l ' aveva mai sentita per lei . Quel giorno il conte , vedendo la moglie che dormiva con un dolce sorriso sulle labbra , chiese a Milia , che sedeva poco lungi dalla contessa , lavorando : - Da quanto tempo riposa così ? - Da quasi un ' ora , - rispose la donna . - Chi c ' è ? - chiese in quel momento la contessa aprendo gli occhi . - Sono io , Bianca , - rispose il conte avvicinandosi a lei . - Indietro , indietro ! - gridò la contessa , i cui lineamenti si sconvolsero , - Non voglio vedervi ! - La sentite , Milia ? - esclamò il conte con una lugubre risata . - Quella donna colpevole , che anche in questo istante sognava forse il suo amante , respinge il marito , che ha avuto la debolezza di perdonarla e di lasciar credere a tutti che ella era una vittima incosciente . - Assassino ! - Ancora ? Vuoi che ti ripeta ad alta voce le frasi d ' amore da lui scritte , quelle lettere che io porto sempre con me ? Oh ! io le ho impresse nella mente , parola per parola ; ascoltate , Milia ! - No , per pietà , tacete ! - supplicò Bianca rabbrividendo . - Hai tu pietà per me ? Io sono stanco dei tuoi insulti , del tuo disprezzo ! Sono tuo marito ed ho diritto di possederti ! - Si chinò sfiorandole colle labbra i capelli . Bianca gettò un grido , respingendolo . - No , non sarà mai , mai ! Vi odio , perchè avete ucciso mio padre , debbo a voi tutte le mie sventure ! Lasciatemi .... lasciatemi ! ... - Livido , il conte seppe dominarsi , e indietreggiando disse con voce cupa : - Ti lascio , ma ritornerò ogni giorno per dirti che sei la più sprezzabile delle creature ! - Appena si fu ritirato , Milia disse : - Senta , se fossi io suo marito , non avrei tanta pazienza ! E bisogna dire che lei abbia un cuore ben duro per trattarlo così ! - Voi non sapete .... - interruppe Bianca . Ma la vedova non la lasciò finire . - Io sto a quel che vedo , a quello che sento . Lei accusa suo marito di averle ucciso il padre , e tutti i medici hanno ripetuto che il povero signore è morto di un colpo . - Se il conte non gli avesse fatto salire il sangue al cervello , mio padre non sarebbe morto . Dio , che sa tutto , farà un giorno giustizia ! - mormorò Bianca . Quelle scene si rinnovarono spesso , alterando sempre più la salute della contessa , accrescendo la passione morbosa di Livio . A Milia sembrava che , continuando in tal modo , un giorno o l ' altro sarebbe avvenuta una lotta spaventosa . Pure vi fu un momento che quella situazione parve cambiata . Bianca non usciva più in escandescenze , e dinanzi al conte rimaneva calma e fredda come una morta . Così erano giunti al giorno dell ' arrivo di Fabio e delle confidenze strazianti fatte dal conte al giovane prima d ' introdurlo nell ' appartamento della contessa . III . Bianca stava nella poltrona , presso la finestra aperta . Milia , fedele guardiana , lavorava all ' uncinetto , a pochi passi da lei . Il rumore dell ' uscio che si apriva fece volgere la donna ; la contessa non si mosse . Livio , seguito da Fabio , le si avvicinò , e poichè la giovane non si muoveva , il conte la chiamò . - Bianca ! - Ella si rivolse , e scorgendo uno sconosciuto in compagnia di suo marito , si mise a tremare come una foglia scossa dal vento . - Siete venuti ad uccidermi ! ... - balbettò . - No , Bianca , ritorna in te ; - rispose dolcemente il conte - tu sai quanto la tua vita mi sia preziosa , quanto ti ami , nonostante l ' atroce supplizio che mi fai subire ogni giorno . Io sono venuto per presentarti il cameriere fidato che d ' ora innanzi aiuterà Milia nelle cure che ti sono necessarie . È un uomo di cuore , al quale potrai confidarti . - Bianca guardò Fabio , che provò un brivido . - Lo riconosco : - disse poi con voce singolare - l ' ho veduto spesso nei miei sogni ; ora me lo mettete al fianco per sbarazzarvi di me , come di Giulietta . - Fabio barcollò come colpito al petto : il conte divenne livido . - Non badarle , Martino : - disse con la solita dolcezza - ella non sa quel che dice . - La contessa chinò la testa sul petto , e socchiuse gli occhi . Un ' ombra passò sul volto di Livio , poi i suoi occhi si inumidirono e fuggì quasi correndo nelle sue stanze . Fabio lo seguì . Il conte si era gettato su di una poltrona . - L ' hai veduta ? L ' hai sentita ? E credi che io possa resistere a lungo a tale supplizio ? - La fisonomia di Fabio si era fatta grave . - Permettete , conte , che io vi dia un consiglio ? Ebbene : dovreste vedere vostra moglie il meno che sia possibile , recarvi a Torino , distrarvi , o non presentarvi a lei se ella non vi fa chiamare . Vedrete che a poco a poco essa guarirà e tornerà ad amarvi . - Il conte ebbe un sorriso amaro . - Sai che bisognerebbe fare per guarirla ? Ricondurle il suo amante . - Fabio impallidì . - Non lo credo , conte ; - interruppe - non torturatevi l ' animo con queste fantasie . La contessa non può avere un così vile pensiero . E poi , siete sicuro che colui sia stato suo amante ? - Se lo sono ? Tieni , leggi ! - Ed il conte trasse dal portafogli una lettera che porse a Fabio . Egli la prese con mano tremante e lesse : " Mia adorata ! " Quale giornata , quella di sabato ! Non posso dimenticarla . Solo con te , colla tua testina appoggiata alla mia spalla , le mani nelle mie ! Io avrei voluto morire così ! " Cerco di studiare , ma ho la febbre e mi alzo ad ogni istante , non riuscendo a dominare la mia agitazione . Pensare che tu , mia Bianca adorata , sei lontana da me , vicina ad un marito che potrebbe far valere i suoi diritti , ad un uomo vizioso , infame , indegno di te ! " È una situazione atroce , spaventevole la mia , o piuttosto la nostra . Quando finirà ? Potremo strappare dal volto di quell ' uomo la maschera d ' ipocrisia che nasconde l ' uomo senza vergogna ed indurlo a punirsi da sè stesso ? Tuo padre l ' ha promesso ed io ho fede in lui . " Quando ti rivedrò ? Manda Celia ad avvertirmi ; la vita mi è insopportabile senza un tuo sorriso , un tuo bacio . La nostra Gina ci aspetta . Io conto i giorni , le ore , i minuti che ci separano . Scrivimi . Ti amo ! Ti amo ! "ALDO." Fabio fremeva , e quando rese la lettera al conte , il suo volto esprimeva un vero strazio . - E voi amate sempre vostra moglie ? - Sì , l ' amo .... ed è questo il mio torto . - Voi siete buono , generoso come un Dio e la vostra bontà avrà un giorno la ricompensa . Vostra moglie riconoscerà i suoi torti , si pentirà , e voi la riavrete purificata nelle vostro braccia . - Se tu dicessi il vero ! Intanto farò quello che mi consigli , ed oggi stesso mi recherò a Torino , perchè adesso ho qui te e posso fidarmi . Nessun estraneo , sia uomo o donna , deve essere introdotto presso la contessa , nessuna lettera deve esserle consegnata . - Potate essere sicuro che ogni vostro ordine verrà eseguito a puntino . - Quando il dispensiere porterà i cibi per la contessa , li consegnerà a te , che a tua volta li passerai a Milia , e se questa scenderà per rifocillarsi o fare un giro nel parco , tu la supplirai presso mia moglie . - Il conte partì lo stesso giorno , senza avvertire altri , sicuro di Fabio come di sè stesso . Infatti Livio non poteva lasciare una persona più fidata nella villa . Fabio pranzò alla tavola dei domestici , accaparrandosi subito la simpatia di tutti per i suoi modi gentili , la bontà che traspariva dal suo sguardo , dalle sue parole . Quando Fabio risalì , passò nelle stanze della contessa , perchè Milia a sua volta potesse scendere , svagarsi un poco . Alla vedova era pure piaciuto il nuovo cameriere Martino , e capì che sarebbero andati perfettamente d ' accordo . Quand Fabio aprì la porta del salottino della contessa , Bianca non fece il minimo movimento : continuò a guardare fissamente nel giardino . Egli sedette presso un tavolinetto da lavoro . A un tratto Bianca si rivolse , fece un gesto spaventato , e con voce rotta dall ' angoscia : - Siete venuto ad uccidermi ? - balbettò . - Egli è partito come l ' altra volta per lasciarvi libero d ' agire ? - Fabio scosse dolcemente la testa . - State tranquilla , signora ; - rispose - io non sono qui per farvi male e v ' ingannate sul mio conto . Io mi chiamo Martino e sono un povero servo , devoto a voi ed al conte , pronto a dare la mia vita per rendervi la felicità . - Voi mentite ! - esclamò Bianca . - Vi riconosco , sapete : siete l ' assassino di Giulietta , l ' uomo amato dalla povera Ilda , lo strumento cieco di mio marito ! Quale malìa ha adoperato Livio per indurvi a commettere un delitto , per farvi sopportare lunghi anni di prigionia , per convincervi delle colpe di tanti innocenti ? - Innocenti ? Sì , voi pure avete l ' apparenza dell ' innocenza , e innocente vi crederei se non avessi letto la lettera del vostro amante ! - Bianca aveva alzato il capo con un moto pieno di nobiltà ed alterezza : sembrava trasfigurata . - Del mio amante ? - ripetè . - Che Dio vi perdoni questa parola , che per voi ed il conte ha un significato vergognoso , giacchè non intendete l ' amore se non accompagnato dal delirio dei sensi ! - Fabio arrossì come un fanciullo . - Sbagliate , signora contessa ! Voi chiamate puro un amore come il vostro , che permette ad un uomo di parlarvi di baci ? - Sì , quelle lettere mi accusano , accusano Aldo ; eppure , se vi fu uomo che abbia saputo rispettare una donna , fu lui ; se vi fu donna che , calpestata , avvilita dal marito , abbia saputo portar alta la fronte , sono stata io ! E con tutto ciò siamo i puniti , mentre il vero colpevole trionfa ! Non lo nego : amo Aldo e ne sono amata , ma il nostro amore è al di sopra di tutte le iniquità umane e si libra presso all ' altare di Dio . Può il nostro carnefice torturarci , coprirci d ' infamia , dividerci : le nostre anime saranno sempre unite , i nostri cuori vicini , e la fiamma arderà sempre più sfolgorante , quanto più cercheranno di spengerla con atroci patimenti . Ripetete pure tutto questo al conte . - Non sono qui per fare la spia , signora contessa , ma saprò dimostrarvi come accusiate a torto vostro marito . - Sarebbe inutile ; - interruppe Bianca col petto ansante , guardando con compassione il volto pallido ma soave di Fabio - voi non mi convincereste , come io non riuscirei a convincere voi , povera vittima delle vostre illusioni ! - La sola , la vera vittima è vostro marito . - Lui ? - proruppe con veemenza Bianca . Ma rimettendosi subito : - Già , che importa spiegarvi ? - soggiunse . - Egli ve l ' ha detto : sono una povera pazza . Infatti , ho la testa ed il cuore straziati , sconvolti , e voi non potete nè dovete prestarmi fede , sebbene abbiate creduto a tutte le infamie che il conte ha inventate sulla sventurata Ilda . - Fabio sussultò . - Non mi parlate di colei ! - proruppe con violenza . - Come potete chiamarla sventurata ? - Un sorriso ironico sfiorò le labbra di Bianca . - La conoscete ? - disse con strano accento . - Voi , il servo Martino , entrato ieri al servizio del conte ? - Fabio arrossì , tremò : si era tradito senza volerlo . - Non badate a me ; - soggiunse Bianca - non so nulla , sono una povera pazza ! - Così dicendo incrociò le braccia sul petto , chinò il capo e riprese quella calma apparente , che al conte faceva più paura della collera . IV . Quando Guglielmo e Severina seppero dell ' accusa contro Aldo , della sua entrata in prigione , credettero d ' impazzire dal dolore . Una sera , al momento di coricarsi , i coniugi Rivalta sentirono bussare alla porta di strada . Era una signora alta , velata , avvolta in un mantello . - Chi cerca , signora ? - disse Guglielmo che era andato ad aprire . - Cerco di lei , signor Rivalta : sono mandata da Aldo Pomigliano . - Entri , entri , la prego ! - L ' introdusse nella saletta , accese la lampada , e attraverso il velo che copriva il volto della signora scòrse delle sembianze giovanissime , leggiadre . Severina , sentendo una voce di donna , era frettolosamente scesa . Guglielmo le disse vivamente : - La signora viene da parte di tuo fratello . - Davvero ? - proruppe Severina avvicinandosi alla sconosciuta . - L ' ha veduto ? Gli ha parlato ? - No , signora ; ma sono portatrice di una sua lettera , consegnatami dal cavaliere Umberto Trani . Eccola . - Leggila subito , Guglielmo ! - esclamò la signora Rivalta . - E lei si accomodi , signora ! - Le indicò il divano , poi corse vicino al marito per leggere , dietro le spalle di lui , la lettera del fratello . Aldo scriveva : " Caro Guglielmo , " Questa lettera ha due scopi : presentarti la giovane che te la consegnerà , rassicurarti sulla mia sorte e pregarti di rassicurare Severina . Mi trovo in prigione sotto un ' orribile accusa in cui venne coinvolta anche la latrice della presente : ella , mercè l ' opera di persona influente , è riuscita a fuggire ed è assolutamente necessario che tu la nasconda , la sottragga a tutte le ricerche che si faranno di lei . È la signorina Ilda Corato . " Guglielmo e Severina interruppero la lettura , guardando sbalorditi la giovane , che intanto si era sollevata il velo e fissava su di essi i suoi sguardi ammaliatori . - Ma non è lei - disse la signora Rivalta non potendo contenersi - che , come annunziavano i giornali , accusò mio fratello di aver tentato di strangolarla e di averla derubata ? - Ilda doveva essere d ' accordo con Aldo e con Umberto Trani , perchè rispose : - I giornali hanno riportato il falso : io accusai il vero autore del tentato assassinio e del furto , ma non vollero credermi perchè in quella notte Aldo era presso di me e gli trovarono nel soprabito i gioielli , che il vero ladro vi aveva posti . Il giudice istruttore , incaricato dell ' inchiesta , disse che era tutta una commedia preparata da me e da suo fratello per perdere l ' altro . - E non avete potuto dimostrare in alcun modo la vostra innocenza ? - No , perchè tutte le prove erano contro noi . Ma lasciate che vi racconti tutto . - Prima terminiamo la lettera di Aldo ! - osservò Severina . - Essa non è che il riassunto di quanto io debbo dirvi , - soggiunse Ilda . - Se è così , potremo leggerla anche dopo , - disse Guglielmo - e se la signorina non è stanca e vuol raccontare .... - Dirò tutto . Il signor Aldo era già in prigione quando fu spiccato il mandato di cattura anche per me . Ora dovete sapere che fra il cavalier Meralta , magistrato che deve istruire questo processo , ed il cavalier Umberto Trani , che voi conoscete , esiste un sordo rancore , perchè il Trani aveva chiesto di fare l ' inchiesta , e non solo venne escluso per i suoi rapporti d ' amicizia col signor Moreno o come frequentatore della mia casa , ma lo accusarono di aver sottratto altra volta alla giustizia la contessa Rossano per favorire la gentildonna ed Aldo , nascondendo i loro rapporti al conte per odio contro lui . " Il Trani avrebbe potuto facilmente scolparsi di tali accuse ; ma non lo fece per suoi motivi particolari e si limitò a dire che il tempo avrebbe dimostrato dove era la verità e dove la menzogna . Egli è convinto delle colpe del conte ed ha giurato di smascherarlo e di abbassare l ' alterigia del suo collega , che momentaneamente trionfa . Il Trani si è dedicato interamente a questo scopo e dice che riuscirà . Intanto , per mezzo di un agente segreto , che gli è fidatissimo , ha potuto tenere corrispondenza con Aldo , al quale ha dato tutte le sue istruzioni . Così ha avuto questa lettera per voi ed ha potuto avvertirmi in tempo del mandato di cattura ed inviarmi qui , come il luogo , per ora , più sicuro per me . " Ho lasciato i miei bagagli in stazione ed in un baule tengo un travestimento completo da contadina della valle di Susa . Io so parlare il dialetto di quella vallata . Voi figurerete di avermi conosciuta a Susa , in una famiglia presso cui ero come serva . Direte che quei signori , recandosi fuori d ' Italia , mi hanno raccomandata a voi , finchè non abbia trovato un altro servizio . Con questo travestimento potrò anche andare e tornare da Torino senza che nessuno badi a me . Il mio scopo , secondo l ' istruzione di Aldo , è di avvicinarmi alla contessa Bianca , di poterle parlare , dirle che il signor Pomigliano le raccomanda di essere tranquilla , che il suo pensiero sarà sempre vicino a lei ; ho pure un biglietto da consegnare alla contessa . - Però il mio povero fratello verrà condannato ! - interruppe commossa Severina . - Temo di sì , - rispose schiettamente Ilda - perchè hanno troppo interesse di toglierlo di mezzo . Ma Aldo vi prega di non tentare alcun passo per sottrarlo alla sua sorte ; dice che subirà la condanna senza ribellione , certo di avere un momento o l ' altro una rivincita . Egli pensa più a Bianca che a sè : teme solo per lei . - Severina piangeva . - È un ' anima nobile e grande , e un giorno trionferà per certo con la sua innocenza ! - soggiunse Ilda . La giovane aveva ripreso tutta la sua energia di un tempo , e le sue parole finirono col consolare i coniugi Rivalta . Ilda fu alloggiata nella stanza dei forestieri , ma per due giorni nè Gina , nè la servetta di casa la videro . Il terzo giorno comparve nei suoi abiti di montanara , che la rendevano irriconoscibile . Gina fece subito amicizia con lei . Di lì a due giorni , Ilda seppe della morte del signor Moreno , e molto se ne afflisse . Per saperne la causa , volle andare a Torino e si recò direttamente a casa del Trani . Il magistrato stava per mettersi a tavola colla moglie ed i figli , quando gli fu annunziato che una giovane montanara chiedeva di essere ricevuta da lui avendo urgente bisogno di parlargli . Un po ' sorpreso , Umberto diede ordine che fosse introdotta nel suo studio . - Che desiderate da me ? - le chiese entrando . - Ospitalità per qualche giorno , - rispose Ilda . Al suono di quella voce , Umberto guardò la montanara , sbalordito . - Voi ? Voi ? - disse , stendendole la mano . Ilda raccontò perchè era venuta a Torino : le lacrime offuscarono i suoi occhi ricordando il signor Moreno e Bianca . Anche il signor Trani era molto commosso . - Quella morte ha recato a me pure una grande impressione ! - disse . - Il signor Moreno ha avuto il colpo mentre si trovava nel proprio salotto solo col genero . Un domestico asserisce di aver sentito il povero signore gridare : " È un ' infamia , un ' infamia ! " - E la contessa Bianca ? - Vi parlerò più tardi di lei ; adesso , senza complimenti , venite a pranzo con me , altrimenti la minestra si fredda . - Che dirà la vostra signora , vedendomi ? - Mia moglie è la mia vera metà , a parte di tutti i miei segreti , e potete stare tranquilla sulla sua accoglienza ; seguitemi . - Il magistrato condusse Ilda nella sala da pranzo , ed ammiccando alla moglie , che guardava stupita la bella e giovane montanara , disse a voce alta : - Guarda chi ti conduco , Norina ! È la figlia del nostro fittavolo di Susa , che tu non conosci ancora ; è venuta a Torino per una cura , giacchè è anemica ; suo padre me la raccomanda . Resterà qui con noi . - Sì , sì ! - rispose sorridendo la buona moglie del cavalier Trani . - Sedete , bella ragazza , e ditemi come vi chiamate . - Catì . - Ebbene , Catì , state di buon umore e consideratevi come a casa vostra . - Diede ordine perchè fosse portata un ' altra posata , incoraggiò la giovane a mangiare , e durante il pranzo non parlarono che di cose indifferenti . I figli del magistrato non si mostrarono affatto curiosi . Finito il pranzo i fanciulli si recarono a passeggiare ed il Trani colla signora ed Ilda si ritrassero in un altro salotto . Questa volta Umberto presentò Ilda alla moglie e raccontò il vero motivo per cui era venuta a Torino . - La contessa Bianca - disse poi il magistrato alla sua ospite - è malata : i medici dicono che il dolore le ha alterata la ragione . Il conte si mostra premuroso con lei , forse perchè , non essendosi trovato il testamento , egli sa ormai che le ricchezze del signor Moreno vanno tutte di diritto a sua figlia . Il mio agente segreto è incaricato di riferirmi tutto quello che succede al palazzo : egli ha trovato una furba ausiliaria in una cameriera . Intanto debbo dirvi che Celia è arrestata . - Arrestata ? Perchè ? - chiese con angoscia Ilda . - Perchè si dice che facesse come voi parte della trama per sopprimere il conte . - Mi pento di non averlo fatto ! - mormorò la giovane . - Era meglio che l ' avessi ucciso , quel furfante ! - Umberto scosse il capo . - Avreste fatto male , - disse - perchè la sua morte non portava alcun vantaggio agli innocenti . No , no ! Noi dobbiamo giungere ad accerchiarlo in modo che egli confessi le sue colpe . Ci riusciremo , sebbene la cosa non possa avvenire molto presto . Da chi però non abbiamo nulla da sperare , è da Fabio . - Se io gli scrivessi , gli raccontassi come sia stato vittima del conte ? - osservò Ilda . - Ma in qual modo fargli pervenire la lettera ? - Di questo m ' incarico io , sebbene non abbia alcuna fiducia che egli si risolva a tradire il conte . Un uomo che diventa assassino per un altro , deve essere avvinto a quest ' altro da tali obblighi , da tali segreti , che riuscirà difficile scoprire . Perchè la semplice gratitudine non basta a spingere un essere a tal punto di devozione . Ho già preparato un ' inchiesta a tal uopo : risalirò fino alla nascita di Fabio , troverò qualche vecchio servo della casa Rossano che serviva al tempo dei coniugi Ribera . Quando avrò in mano il bandolo di quella matassa , potrò dire di essere quasi in porto . - Ilda preparò la lettera , che fece leggere al magistrato , il quale la ritoccò in diversi punti , e , ricopiata , la tenne per farla pervenire al prigioniero . Intanto ogni giorno si aveva nuove della contessa Bianca , che su per giù erano le stesse ; poi si seppe che il conte , licenziata tutta la servitù , aveva già dato gli ordini per la sua partenza con la moglie , con la quale diceva di essersi riconciliato . - Io non lo credo ! - disse Ilda . - Il conte prepara qualche tranello per la contessa . - Egli è troppo furbo per compromettersi ora che tutto gli va a seconda ! - osservò il magistrato . - Forse la contessa , stanca di lottare , ha finito col sottomettersi . - Sono persuasa che morirebbe prima di cedere ! - interruppe Ilda . - Temo piuttosto che , fra tante scosse , abbia smarrita la ragione . - Io saprò quello che le succede , - soggiunse Umberto . - Bisogna però che agisca con gran prudenza per non suscitare dei sospetti nel conte . - Intanto fu informato che Livio era partito colla moglie per Napoli e di lì si sarebbe imbarcato per la Sicilia . Pochi giorni dopo il magistrato , tornando a casa , consegnò ad Ilda una busta , dicendole : - Non vi avevo avvertita che con Fabio a nulla saremmo riusciti ? Giudicatene da quello che troverete qui dentro . - Ilda lesse il biglietto del prigioniero , che le scriveva , rimandandole la sua lettera senza averla aperta : " È inutile , signorina , che v ' incomodiate a spedirmi lettere : esse non m ' interessano affatto , e vi dareste una pena inutile , perchè vi sarebbero rimandate come questa . Potevo perdonare l ' infedeltà , mi sarei rassegnato alla perdita del vostro amore ritenendola una giusta punizione al mio delitto : non vi perdono i bassi intrighi per perdere il mio benefattore , nè mi rassegno di saperlo vilipeso da voi , che conoscevate i suoi rapporti con me , la bontà del suo animo , la generosità del suo cuore . Io non vi conosco più : l ' Ilda di un tempo è morta : per me adesso siete un ' estranea , una indifferente . "FABIO." Il cavalier Trani , che osservava Ilda mentre leggeva , fu molto commosso dalla disperazione che sconvolgeva il suo bel viso . - Non me l ' aspettavo ! - esclamò l ' infelice lasciando cadere il biglietto che il magistrato raccolse . Questi cacciò un grido di stupore ed esclamò : - È insensato come non ci abbia pensato subito ! - La giovane rialzò il capo chiedendo : - A che cosa ? - Questo biglietto è stato scritto proprio da Fabio , non è vero ? Ne riconoscereste la calligrafia ? - Perfettamente . - Aspettate un momento , - disse il Trani , agitato . Lasciò Ilda sola , ma non tardò a ritornare portando un pacchetto , dal quale trasse una lettera che svolse e confrontò col biglietto . - Ed io , stupido , che trascurai la cosa più importante ! - disse bruscamente il magistrato . - Guardate , Ilda : vi sembra questa la calligrafia di Fabio ? - Questa è la calligrafia del conte . - Ne siete sicura ? - Sì , perchè ho delle lettere scritte da lui . - E firmate col suo nome ? - Certo . - Queste invece sono firmate " Fabio Ribera " e dirette alla povera Giulietta Lovera . - Ma dunque , non c ' è alcun dubbio : - gridò Ilda - fu lui il seduttore , e fu lui che spinse Fabio ad assassinare quella sventurata ! - Non solo , - interruppe il magistrato - ma Fabio riconobbe quelle lettere per sue , ragione per cui io non mi curai più di indagare . Vedete bene che un segreto grave esiste fra quei due uomini , di cui l ' uno tutto sacrifica per l ' altro . Ma da Fabio non lo sapremo mai , ve lo ripeto , perciò bisogna cercare un ' altra via per giungere alla scoperta della verità . E voi mi aiuterete . - Con tutte le mie forze , dovessi rimetterci la pelle . - Nessuno , all ' infuori della moglie del magistrato , seppe delle minuziose indagini fatte da Umberto Trani , assistito da Ilda , nel passato del conte e di Fabio . Intanto non trascuravano Bianca , Gina ed Aldo . Questi , durante il processo , pure protestandosi innocente non tentò di difendersi , per salvare l ' onore di Bianca . Che gli importava la propria condanna , il proprio disonore , purchè Bianca non avesse a soffrire per cagion sua ? Egli era sicuro dell ' amore di lei : il Trani gli aveva promesso di vegliare sulla contessa : che il proprio destino , dunque , si compisse ! Scontata la sua condanna , Aldo era scomparso da Torino , e così Ilda ed i coniugi Rivalta , Gina e Celia avevano lasciato Ivrea . Nessuno sapeva dove fossero andati : qualcuno sussurrò che si erano imbarcati per l ' America . Umberto Trani era a parte di quel segreto : egli solo avrebbe potuto dire dove si trovavano , ma si sarebbe ben guardato dal parlarne . Cercava che tutti dimenticassero , non pensassero più a quella storia d ' intrighi , d ' infamie , per poter agire . V . Livio si era recato a Torino per svagarsi , sicuro ormai che Bianca sarebbe scrupolosamente sorvegliata . Sotto i portici di piazza Castello , egli s ' imbattè nel marchese Passiflora . Il gentiluomo conservava la sua fisonomia beffarda . - Chi non muore si rivede ! - disse andando incontro al conte . - Sei proprio tu .... o la tua ombra ? Il conte sorrise , e ricambiando la stretta dell ' uomo dal quale si sentiva odiato e che detestava del pari , rispose quasi gaiamente : - Sono proprio io . Mi trovi molto cambiato ? Ho avuto tanti guai ! Basta , ora sono tranquillo ed ho fiducia nell ' avvenire ! - Meriti davvero un po ' di felicità ! Sei tornato a Torino colla contessa ? - Livio scosse il capo . - Essa non vuole abbandonare la campagna , ed io non la dissuado , perchè la poveretta ha bisogno di solitudine . - I due uomini avevano preso a camminare . - Sento - disse il marchese - che sei diventato un marito modello ; ed è tanto più meritevole da parte tua , avvezzo ai tripudi e col patrimonio che adesso possiedi . Perchè deve aver lasciato un bel patrimonio , il vecchio Moreno ! - Un altro paio di milioncini , dei quali mia moglie vuole che io sia il solo amministratore . - Capperi ! La contessa non ha più alcuna prevenzione contro te , nonostante le tue scappatelle ! Mi rallegro ! A proposito , non lascerai così presto Torino , e vorrai stasera venire a pranzo da me . Troverai delle tue conoscenze ; si farà una partita alle carte . - A casa tua ? Ma non pranzavi al circolo e non vi passavi sovente anche la notte ? - È vero , perchè mi trovavo solo . Ora , ho una compagna . Vedrai , vedrai .... Voglio lasciarti il piacere della sorpresa .... Vieni alle sette . Ti accomoda ? - Perfettamente . - Alle sette in punto il conte entrò nel salone del marchese , dove era già riunita numerosa compagnia . Il marchese Passiflora gli andò incontro . - Ti ringrazio di non aver mancato ! - disse . - Non si aspettava che te ! - Mi dispiace d ' avervi fatto attendere ! - Strinse la mano al marchese , poi salutò tutti , lieto di ritrovare antichi compagni che si affrettarono a festeggiarlo . - Credevamo che tu fossi sparito dal mondo ! - gli dicevano senza dissimulare un sorriso pieno di sottintesi . - Non è stata colpa mia . Il lutto , la malattia della contessa .... - Come sta adesso ? - chiesero alcuni con premura . - Assai meglio , ma non si risolve a lasciare la sua solitudine . - Permettete che mi congratuli con voi per la guarigione della contessa ! - disse una voce alle sue spalle . Il conte si volse trasalendo e si trovò a faccia a faccia con Umberto Trani . - Grazie , cavaliere , per la vostra squisita gentilezza , - disse Livio con un sorriso oltremodo amabile . - Sì , la mia Bianca si è quasi completamente rimessa delle scosse subite . - Frattanto Livio gli stendeva la mano . Ma il magistrato non fu in tempo a stringerla , perchè alla volta del conte tornava Passiflora , tenendo al braccio una donna . Livio indietreggiò . La compagna di Passiflora era Cinzia . Ella sorrise al conte , senza mostrare la minima commozione . Era più pallida del solito , ma conservava quegli occhi strani , incantatori , il sorriso voluttuoso , le movenze serpentine . - Finalmente , - esclamò , porgendo la mano a Livio - ecco un risuscitato ! Non volevo credere a Passiflora quando venne a dirmi che eravate dei nostri .... Ne sono proprio contenta , perchè ero persuasa di non rivedervi più ! - Io invece pensavo che vi avrei ritrovata presto o tardi , - rispose galantemente il conte - e sono tanto più lieto di rivedervi felice . - Oh ! sì , lo sono ! - mormorò Cinzia volgendo uno sguardo languido al marchese , che arrossì di piacere , mentre gli amici non nascondevano un maligno sorriso . - Signori , a tavola ! - gridò la voce di un domestico . I commensali erano quattordici , fra cui cinque donne . Cinzia sedette in capo tavola , avendo alla sua destra il conte Livio , a sinistra il Trani , di faccia il marchese . Nessuno faceva le maraviglie di vedere in quella casa il magistrato , sapendolo amico di Passiflora ed amantissimo , almeno in apparenza , della società . Il pranzo era squisito , i vini scelti . Livio aveva ripreso il suo spirito , la sua gaiezza di un tempo . Riempiva ad ogni momento il bicchiere , che vuotava di un fiato ; premeva dolcemente sotto la tavola il piede di Cinzia , raccontava aneddoti a bizzeffe , come se volesse ad ogni costo divertire gli altri . - È vero - gli chiese il Trani - che avete preso in affitto la villa Stenner ? - È verissimo . A mia moglie piacque per la posizione . - Forse la contessa non sa come il precedente proprietario , il banchiere Stenner , fosse ivi assassinato ! - Un mormorìo corse lungo la tavola . - Siete in inganno , cavaliere ; - soggiunse il conte - lo Stenner si tolse da sè la vita , non potendo sopportare i tormenti di una malattia che da diversi anni l ' affliggeva . - Se così vi hanno detto , è perchè i parenti del morto facevano correre questa voce , onde sbarazzarsi di una tenuta che altrimenti non avrebbero trovato da vendere o da affittare . Ma io so benissimo come sono andate le cose . - Raccontate , raccontate ! - esclamarono ad una voce i commensali . - Lo farei di buon grado , ma temo d ' impressionare troppo l ' odierno possessore della villa . - Il conte scoppiò in una risata . - Raccontate pure , non ho certo alcun timore . La villa è cintata e custodita , ed alla notte si sguinzaglia due mastini , coi quali nessuno vorrebbe far conoscenza . - Il banchiere Stenner non era meno prudente di voi . Egli era scapolo , ed io lo conobbi una sera in casa del prefetto . Era un bell ' uomo , alto , asciutto , di apparenza fredda . Egli teneva casa in Torino , ma passava la più gran parte dell ' anno nella sua villa . Si diceva che avesse una singolare passione per la cultura dei giardini , che amasse la solitudine della campagna . Teneva dei domestici che sembravano giganti , dei cani che intimorivano al solo guardarli . " Una mattina , uno dei domestici trovò sul ciglio di un fosso il cadavere di Stenner . Una palla in fronte l ' aveva fulminato . Tutti accorsero sul luogo , vennero i carabinieri da Moncalieri , le autorità da Torino , i medici , fu telegrafato ai parenti e si sparse la voce che il banchiere si era suicidato . " Ma nessuno rinvenne la pistola colla quale si era tirato il colpo , nessuno sapeva capacitarsi come un uomo ricco a milioni potesse finire i suoi giorni in tal guisa : io solo scopersi la verità , ma era inutile ormai propalarla . - Perchè ? - chiese Cinzia sorridendo . - Era vostro dovere illuminare la giustizia . - Giustizia era già stata fatta del colpevole ! - rispose in tono grave Umberto . - Il banchiere Stenner , benchè avesse un ' apparenza piuttosto austera , era il più consumato dei libertini . Per lui nulla vi era di sacro : egli non rispettava nè le mogli , nè le figlie dei suoi dipendenti , e nessuna osava fiatare perchè tutte lo temevano ed avevano timore di far perdere ai padri , ai mariti il loro posto . " Fra le sue vittime vi era la figlia di un ' onesta vedova , che di nulla sospettava . " Jetta era una ragazza sedicenne , bella e pura come gli angeli . Per certo egli dovette usare delle pazienti astuzie per averla in suo possesso : come vi riuscisse , è un segreto ; ma il fatto sta che un bel giorno l ' attirò nel parco , e quando l ' infelice ne uscì era disonorata . Di poi , licenziò dal suo servizio la ragazza e la madre di lei . " Jetta non ebbe il coraggio di rivelare subito la verità alla mamma . Peraltro , cominciò a deperire , e tre mesi dopo era in agonia . Solo prima di chiudere gli occhi Jetta disse tutto a sua madre . " La povera donna , baciato il cadavere della figlia , le sussurrò agli orecchi alcune parole che la morta sola sentì : " Riposa in pace , e sarai vendicata ! " " Pochi giorni dopo il conte fu trovato nel parco con una palla nella testa . - Bisognava farlo soffrire di più ! - urlò Cinzia . - È vero ! - aggiunsero gli altri . - Che volete , - soggiunse il magistrato - certe vendette raffinate non sono conosciute nella classe alla quale apparteneva la povera madre . - Ma voi , come sapeste questa storia , che mi pare un po ' assurda ? - chiese Livio . - La seppi dalla bocca stessa dell ' infelice madre . - E non la denunziaste ? - L ' avreste fatto voi ? - Sì , perchè in fondo quella donna era un ' assassina ! - E qual nome dareste all ' assassinato ? - Il conte alzò con noncuranza le spalle . - Quando un uomo - soggiunse il magistrato - abusando dell ' innocenza , della fiducia d ' una giovinetta , le ruba l ' onore , se la vittima o chi per essa fa giustizia del don Giovanni , è nel suo diritto . No , non denunziai quella madre .... e la coscienza non mi rimprovera : feci il mio dovere . - Bravo , benissimo .... - gridarono tutte le donne . Passiflora , per tagliar corto alle discussioni che potevano sorgere , colmò il bicchiere di sciampagna , e , sollevandolo , disse gaiamente : - Alla salute di tutte queste belle ! - Finito il pranzo , i commensali passarono in un ' altra sala , dove erano preparati i liquori , il caffè , i sigari . Due porte di questa sala erano spalancate : una metteva nella stanza da giuoco , l ' altra in una galleria a fiori . Alcune coppie si erano già avviate in quella galleria , ed il conte invitò Cinzia ad imitarle ; ma in quel momento Passiflora si avvicinò dicendogli : - Aspettiamo te per fare una partita . - Un momento ; vengo . - E mentre il marchese si allontanava per parlare con un altro , Livio disse rapidamente a Cinzia : - Bisogna che ti parli . - Anch ' io , - rispose ella con voce oppressa . - Vieni al Trombetta . Ti attenderò tutta la mattina . - Alle nove ci sarò . - Cinzia si diresse verso il Trani , che entrava nella galleria . Livio si recò nella sala da giuoco . Alle due di notte , quando si ritirò , aveva perduto ventimila lire , ma poco glie ne importava . Al conte ormai non premeva che togliere Cinzia a Passiflora . E l ' impresa gli pareva facile , perchè la cortigiana doveva amarlo ancora , a malgrado del modo poco gentile con cui l ' aveva trattata . Egli era partito da Torino colla moglie senza più rivederla , senza dirle dove si sarebbe recato , senza lasciarle del denaro , quantunque sapesse che in quel momento Cinzia non si trovava in buone acque . E non si era mai più curato di sapere che fosse avvenuto di lei . Ora , avendola ritrovata con Passiflora , il conte , inasprito dalle ripulse della moglie , sentì rinascere con violenza il suo capriccio del passato , capriccio accresciuto dal desiderio di prendersi giuoco di Passiflora . Egli non potè dormire : alle sette era già alzato . Ma erano già passate le nove ed il conte , fremente di impazienza , di collera , passeggiava nervosamente per le stanze , quando il cameriere venne ad avvertirlo che una signora chiedeva di lui . Cinzia entrò : vestiva un abito scuro , semplice , elegantissimo . Il conte le andò incontro , stendendole la mano , dicendo a voce alta : - Buon giorno , cugina ! - Ma appena il cameriere si fu ritirato , Livio chiuse l ' uscio con la spranghetta e si volse a Cinzia per abbracciarla . La cortigiana disse con accento mordace : - Giù le zampe , mio caro ! Non sono venuta qui per subire i tuoi amplessi , ma solo per sfogarmi ! - Egli fece un gesto irato . - Se avevi l ' intenzione di farmi una predica , - esclamò - potevi risparmiarti la pena di venire ! - Ah ! - esclamò Cinzia , che si ora seduta sul divano . - Ti farebbe comodo , dopo avermi lasciata cinque anni fa , come un cane , senza neppur dirmi addio , riprendermi adesso che ti è tornato il capriccio e sei qui senza tua moglie ! Ma ciò non fa comodo a me , e se sono venuta , è per dirti in faccia , da soli a soli , che sei un birbante , un mascalzone ! Ed io ti amavo al punto di sacrificarti tutto , ed ho sempre taciuto sulle tue marachelle , che potevano mandarti all ' Assise , come quel povero diavolo che vi si recò volontariamente per salvarti . - Il conte era divenuto cadaverico . - Cinzia , tu vaneggi ! - Sai bene che no ! Ma non importa , starò zitta su questo punto , perchè mi preme la pelle : volevo soltanto parlarti della tua ingratitudine verso me . Mentre tutto ti andava a seconda ed io stessa ti aiutavo perchè tu riuscissi a trionfare , a schiacciare quella Cleo , che mi era rivale , tu pensavi già a sbarazzarti di me . - Non è vero , Cinzia ! - Non è vero ? Te lo provo , Tu sai che in quei giorni io mi trovavo in cattivissime acque : il mio protettore se ne era andato e tu mi lesinavi il denaro , perchè ne avevi bisogno per riuscire a trionfare sui tuoi nemici . Però mi lusingavi dicendomi che , ottenuto il tuo intento , mi avresti fatto parte dei milioni del suocero , e mi avresti serbato una riconoscenza eterna . Parole ! I nemici furono vinti , il suocero se ne è andato all ' altro mondo , i milioni sono caduti nelle tue mani , e tu , senza una parola , un addio , fuggi colla moglie e ti rivedo dopo cinque anni ! ... Il conte aveva cambiato fisonomia . - Perdonami , Cinzia , perdonami .... tu hai ragione ; ma io aveva perduto la testa .... - Vai a darlo ad intendere ad altri , non a me , che ti conosco .... Non ti pareva vero di liberarti di me , ricco a milioni , con una moglie che tu stesso avevi resa pazza e non ti dava più noia . Intanto io sono rimasta con un pugno di mosche in mano e per soprappiù mi sono ammalata e sono stata condotta all ' ospedale : all ' ospedale , capisci , dove rimasi cinque mesi , e quando ne uscii , non avevo più nulla da vivere , ed ero così debole .... così debole .... Basta , non voglio tediarti col racconto delle sofferenze da me patite : ti dirò solo che ti maledivo mille volte al giorno e ti auguravo ogni male . Alfine , un ' anima pietosa s ' interessò di me e cominciai a star meglio . Ma ero stanca di far la vita della donna alla mercè del primo venuto , e volli mettermi a lavorare . La persona che si era interessata di me mi diede pure i mezzi per rilevare una rivendita di sali e tabacchi . E facevo degli affari . Fra i miei avventori era il marchese Passiflora , che s ' intratteneva a discorrere volentieri con me . Egli mi confidò che era sua intenzione prendere in affitto un elegante appartamento , ammobiliarlo riccamente per ricevere ogni sera gli amici e le amiche , per giocare . Mi propose di entrare in società con lui : accettai . - Il conte ebbe un sorriso ironico . - E dividete i proventi della bisca , o ricevete anche i magistrati che assistono impassibili allo spoglio dei giocatori ? - Vuoi parlare del cavaliere Trani ? Ma egli non è più in servizio : già da qualche anno ha dato le sue dimissioni . - Livio provò un segreto sollievo . Cinzia riprese : - Io vado perfettamente d ' accordo con Passiflora , e , grazie a lui , la mia situazione fra poco sarà cambiata , perchè diverrò sua moglie . - No , tu non lo sposerai ! - disse con violenza il conte . - Perchè ? Sei tu che ti opponi ? È grottesco : dopo avermi lasciata nella miseria , non curandoti di me per cinque anni .... Basta ! finiamola : ora che mi sono sfogata , me ne torno a casa . - No , tu non andrai via così : voglio che tu ti calmi , che tu rifletta . Non mi dirai che ami Passiflora .... no , non lo credo . E perchè lo sposeresti ? Per avere il suo nome ? Bel nome ! Tenutario di una bisca . Per i quattrini ? È rovinato , e quello che oggi possedete insieme , non si fonda su basi solide . Che bell ' avvenire ti attende ! ... E come può quell ' uomo divertirti ? No , non fa per te ! - Cinzia tratteneva a stento le risa . - Avrei un bel vantaggio a cambiarlo con te ! - disse . - Sì , che l ' avresti ! - interruppe con impeto il conte . - Prima di tutto , io sono adesso padrone di circa tre milioni , ed almeno la metà di questo denaro potremo godercela insieme . Bianca ormai non si muove dalla villa , ma io posso venire a passare con te almeno tre giorni della settimana , purchè sia sicuro di trovare la tua casa sempre aperta , il tuo cuore come per il passato , e che io possa confidarmi a te interamente . Non è vero che accetti la mia proposta ? - Le s ' inginocchiò dinanzi , le baciò le mani . Cinzia sembrava commossa . Egli si fece sempre più incalzante , perchè voleva ad ogni costo supplantare Passiflora e perchè il fascino che emanava da Cinzia tornava ad avvilupparlo . - Resta con me ! - pregava con voce piena di lacrime . - Dimmi che cosa vuoi che io faccia per ottenerti ancora ! - Cinzia si alzò . - Ebbene , avrai la mia risposta domattina . - E perchè non adesso ? - Perchè voglio rifletterci . Addio ! - Rimasto solo , il conte fu dapprima assalito da una collera violenta . Ma dovette contenerla , calmare i nervi e lo spirito . Sceso a fare colazione , poi lasciò l ' albergo , stette fuori parte della giornata ed alla sera fu tentato di recarsi da Passiflora . Ma resistette alla tentazione ; tornò all ' albergo e si sentì molto triste , come forse non lo era mai stato nella sua vita . Pensò a sua moglie , e sentì che non avrebbe mai più riacquistato il suo amore : poteva ottenerla colla forza , ma non avrebbe più posseduto che un cadavere . Ebbe un moto di ribrezzo a quel pensiero . Nessuno lo amava al mondo , all ' infuori di Fabio ; ma quella stessa cieca affezione del misero , invece di tornargli di conforto , l ' irritava , ricordandogli le sue orribili menzogne , il delitto fatto compire . Era malcontento di sè , di tutti , e passò anche quella notte senza chiuder occhio ; si alzò di cattivo umore ed attese la risposta di Cinzia . Alle nove precise sentì battere all ' uscio . - Avanti ! - disse . Con un vivo battito di cuore vide entrare Cinzia col sorriso sulle labbra , gli occhi pieni di fiamme . - Vengo a portarti la risposta io stessa ! - disse , porgendogli le labbra . Livio gettò un grido di gioia e la strinse al suo petto . Ma Cinzia si svincolò , e indietreggiando alquanto : - Adagio ! - esclamò . - Prima dobbiamo fare i nostri patti ! - VI . L ' assenza del conte Livio dalla villa si prolungava , ma egli aveva scritto a Fabio dicendogli che alcuni interessi lo terrebbero lontano per qualche settimana . Gli raccomandava la contessa , e aggiungeva che se ella avesse mostrato desiderio di scendere nel parco a farvi una passeggiata , lui e Milia l ' accompagnassero , non staccandosi mai dal suo fianco . Fabio nascose la lettera , quindi si recò dalla contessa per avvertirla che il conte non sarebbe tornato presto . Quella mattina Bianca sembrava rianimata : era uscita un momento sul balcone e si appoggiava alla balaustrata . Vestiva un abito azzurro pallido , stretto alla vita da una cintura d ' argento : aveva due grosse trecce pendenti sulle spalle . Pareva una giovinetta . - Signora contessa .... - disse Fabio alle sue spalle . Ella sussultò e si rivolse . - Che volete ? - chiese . - Vengo a dirvi che il signor conte mi ha scritto . - Che m ' importa ? - esclamò ella duramente . - Egli s ' interessa molto della vostra salute , mi scongiura di avervi ogni riguardo , e mi dice che , se desideraste passeggiare nel parco .... - Posso scendere nel parco ? - interruppe vivamente Bianca con lo slancio di una bimba . - Sì ; - rispose Fabio - Milia ed io vi accompagneremo . - Bianca non mise tempo in mezzo , e scese subito la scalinata ; ma dovette fermarsi , ansante . Fabio le chiese con premura : - Posso offrirvi il braccio ? - Voi ? ! - Era in quella esclamazione tanto disprezzo e tanto orrore , che Fabio indietreggiò come se l ' avessero schiaffeggiato . Poi , chinando il capo , rispose : - Avete ragione : scusate ! - E siccome Bianca aveva ripreso a camminare , la seguì . Egli aveva il cuore oppresso . Come mai era stato così audace da offrire il suo braccio alla contessa , lui , un servo , un assassino ? Come Bianca doveva sprezzarlo ! Ma anch ' essa era stata colpevole , sebbene lo negasse ; anch ' essa aveva voluto commettere un delitto , associandosi con coloro che volevano sbarazzarsi del conte ! Pure , nel contegno di lei , nella sua fisonomia , non era quell ' impaccio di persona che , essendo colpevole , sta continuamente in guardia temendo di tradirsi . E neppure poteva dirsi pazza : il conte s ' ingannava su questo . Fabio camminava colla testa china . Bianca , giunta ad una panchina , sedette . Fabio si appoggiò al tronco di un albero , non osando volgere lo sguardo sulla contessa . - Che bei fiori vedo su quel prato ! - disse ad un tratto Bianca . - Se avessi la forza di correre , vorrei coglierli . - Fabio si allontanò e non tardò a tornare con un fascio di fiori , che depose sulla panca presso Bianca . Poi si appoggiò di nuovo all ' albero . La contessa spinse coll ' ombrellino il fascio di fiori che caddero in terra , quindi si alzò e si diresse verso casa . Fabio non disse parola , ma fremette e seguì Bianca con passo vacillante . La contessa , giunta nella sua camera , disse che aveva bisogno di riposo . Fabio si ritirò nella propria camera , e lasciatosi cadere su di una poltrona , vi rimase tutto compreso dal dolore . Egli non aveva mai provato tanta umiliazione nella sua vita . Neppure nella solitudine del carcere ebbe mai una visione così chiara dell ' infame delitto da lui commesso ! Dunque egli era un gran miserabile per avere sbarazzato il suo benefattore d ' una donna che lo minacciava ! E lui non aveva provato vergogna del suo delitto , pensando solo di pagare un debito di riconoscenza al suo benefattore ! Ora tutto ciò gli appariva mostruoso ! Il disprezzo di Bianca gli aveva aperto gli occhi : egli capì l ' avversione che la contessa doveva provare per lui . Ilda sola , Ilda che egli aveva amata di un amore puro e buono , non si era peritata a difenderlo innanzi a tutti , gli aveva stesa la mano . Se Bianca avesse avuto ragione ? Se il conte fosse il solo colpevole ? Fabio gettò un grido che lo scosse , lo fece tornare in sè , e fu spaventato dei propri pensieri . Dove mai lo trascinava la contessa col suo disprezzo ? Finiva col dubitare del proprio benefattore ! - È così che obbedisco alla mia povera mamma e alla mia defunta benefattrice ? - mormorò colle lacrime agli occhi , fissando il ritratto della bellissima contessa Rossano . Ma non tornò tranquillo : sentiva un cambiamento nel suo essere , e pregò Dio di liberarlo da quell ' incubo , di aiutarlo nell ' adempimento dei doveri prescrittigli dal conte . Poi gli parve di aver bestemmiato con tale preghiera . Si sentì soffocare e si alzò per aprire la finestra . Fabio respirò più sollevato . Nell ' ora in cui Milia discese per desinare , egli tornò nell ' appartamento della contessa . Le si avvicinò umilmente , e piegando un ginocchio : - Perdonatemi ! - disse con voce tremante . Bianca alzò il capo e lo guardò , stupita . - Sì , perdonate il mio ardire di aver còlto quei fiori per voi ! - soggiunse Fabio . Un mesto sorriso rischiarò il bel volto di Bianca . - Ho già dimenticato . - disse . Fabio si chinò colla fronte sino a terra , baciandole il lembo dell ' abito . Quando si alzò , aveva gli occhi inondati di lacrime , ma sul volto era un ' espressione di dolcezza così commovente , che Bianca ne fu mossa a pietà . Tuttavia rimase silenziosa , con gli occhi fissi nel vuoto , inerte . Fabio la guardava e stupiva di vederla così tranquilla , con quell ' aureola di candore sulla fronte . Possibile che quella soave creatura avesse avuto un amante ? Aveva pur letto la lettera di Aldo ; ma il dubbio ormai si faceva strada nella sua mente . Ad un tratto si ricordò delle lettere scritte dal conte a Giulietta e firmate col suo nome : Fabio Ribera . Egli aveva saputo quel particolare quando fu interrogato dal giudice istruttore . Livio aveva dunque premeditato d ' ingannare Giulietta , prendendo il nome di Fabio per sottrarsi ad ogni responsabilità . Ora non poteva Livio avere scritto quella lettera firmata Aldo , per dimostrare la colpa della moglie ? E se un giorno , stanco di Bianca , gli proponesse di sopprimerla ? - Oh ! no , no , questo mai ! - disse a voce alta , volgendo attorno gli occhi spaventati . Bianca l ' udì , si rivolse verso lui . - Che avete , Martino ? - Egli si scosse , divenne di fuoco . - Nulla .... contessa ; - balbettò - il silenzio di questa stanza mi aveva assopito , e sognavo .... - Che il conte voleva farvi commettere un altro delitto ? - interruppe sorridendo Bianca . Fabio ebbe una gran vergogna di sè stesso . - No , no ! - Quali sogni spaventevoli devono talvolta opprimervi ! - proseguì la contessa . - Ditemi : non vi appare mai l ' ombra di colei che uccideste per un altro ? Non è venuta mai Giulietta a chiedervi conto della sua bambina ? - Le labbra di Fabio tremavano convulsamente . - Non capisco , contessa , non so nulla , nulla ! - Ella ebbe un sorriso di disprezzo . - Avete ragione , dimentico sempre che siete .... Martino . - Milia entrava e Fabio fuggì nel parco . Quando tornò , Bianca si accòrse che egli doveva aver pianto , perchè aveva gli occhi rossi . - Avete ordini da darmi , contessa ? - chiese con voce alterata . - Sì , Martino ! - rispose con dolcezza Bianca . - Se domattina il tempo è così bello preparatemi la poltrona a ruote : mi farete fare tutto il giro del parco . - Il volto di Fabio s ' illuminò d ' improvviso . - Sì , contessa . - Vi diletta leggere , Martino ? - Sì , contessa . - Ebbene , prendete questo libro : vi piacerà . - Egli afferrò il libro con mano tremante , balbettò un ringraziamento . Quando se ne fu andato , Bianca disse a Milia : - Mettimi a letto , sono stanca , ma sto meglio . - Dio sia lodato ! - esclamò la vedova . VII . Fabio , seduto nella sua camera , aperto il libro che Bianca gli aveva dato , leggeva : " Noi c ' inchiniamo servilmente davanti ad un idolo di creta , facciamo talvolta per una creatura umana il sacrifizio del nostro dovere , della nostra anima , della nostra felicità eterna , mentre ci pare grave servire Dio immortale , creatore e dominatore di tutte le cose . " E che otterremo da una creatura mortale , che domani è polvere ? Che avremo da quell ' idolo di creta , che la semplice volontà di Dio basterebbe a rovesciare ? " Un giorno verrà che l ' apparente trionfo farà sembrare più grande ancora la giustizia di Dio , mentre le lacrime degli innocenti faranno esaltare ancor più la sua misericordia . " L ' ora verrà in cui tutte le pene cesseranno . E sarà quando l ' uomo , comprendendo le sue colpe , si umilierà dinanzi a Dio , implorerà il suo perdono . Dio è sempre pronto a salvare chi si pente . Egli accoglie il peccatore pentito , gli addita la via del Cielo ! Oh ! la dolcezza della parola divina in un ' anima abbattuta ! Quand ' anche tutto il mondo ci mancasse , Dio ci resta sempre .... " Fabio , angosciato , con un sentimento nuovo nel cuore , che lo torturava e lo consolava ad un tempo , cadde sulle ginocchia , e mentre lacrime cocenti cadevano dai suoi occhi , balbettava fra i singhiozzi : - Mio Dio , perdonatemi ! Mio Dio , fate scaturire la luce , perchè io mi penta , perchè sia tutto vostro ! Mio Dio , io ho fede in voi ! - Così inginocchiato , Fabio ritornò sul suo passato , esaminò la sua vita . La giudicò miserabile ! Egli non aveva avuto altro fine che accontentare il conte , senza neppur sapere se faceva bene o male . Aveva obbedito ciecamente come uno schiavo che si piega alla minima volontà del padrone , senza cercare se questa volontà è contraria alle sante leggi di un padrone più onnipotente . Oh ! ricominciare una nuova vita , una vita utile a tanti innocenti ! Mentre così pensava , la sua anima venne rapita da un ' estasi mai provata , come avviene a tutti coloro cui la fede in Dio si rivela per la prima volta . La mattina seguente il sole era sorto radioso , ma più radiosa era l ' anima di Fabio . Quando egli entrò nella camera della contessa per avvertirla che la poltrona era pronta per la passeggiata nel parco , apparve agli occhi di Bianca come un altro uomo . Sembrava che tutto il suo essere fosse cambiato . Bianca non lo interrogò , scese nel parco , sedette sulla poltrona , ed allora soltanto , rivolgendosi a lui , gli disse : - Andiamo : spingete . Voi , Milia , restate pur qui a riposarvi . - Fabio palpitò . La contessa non aveva dunque più orrore di lui ? La poltrona scorreva dolcemente pei viali . La casa e Milia più non si vedevano , allorchè la contessa disse : - Riposatevi , Martino : io starò bene qui , all ' ombra . Egli obbedì : trasse la poltrona dove gli alberi erano più folti , e si allontanò di qualche passo per non rendersi indiscreto . Ma Bianca lo chiamò . - Avete letto il libro che vi ho dato ? Non avete nulla da dirmi ? - Egli si gettò ai piedi della contessa . - Non osavo parlarvene , - disse - eppure ho il cuore pieno . Il vostro libro mi ha aperto gli occhi . Io credevo di seguire il bene e sono stato un malvagio . Non nego più .... sono Fabio Ribera , l ' assassino di Giulietta Levera . - Lo so ; - rispose Bianca con tristezza - ma so altresì che il conte è il maggior colpevole in tale delitto : egli solo vi spinse al male . - Fabio si strinse colle mani la fronte . - È proprio vero , contessa ? L ' anima mia si dibatte fra atroci dubbi . Ho chiesto a Dio d ' illuminarmi . È possibile che l ' uomo da me adorato , il mio benefattore sia colpevole ? - Se era un uomo onesto non avrebbe armato la vostra mano per farvi commettere un delitto ! Chi benefica un uomo per spingerlo al male , è un demonio ! Ma se Dio ha toccato il vostro cuore , voi potete essere salvo . Fabio , vedete che io , pur trovandomi qui sola , inerme , non ho più paura di voi e vi stendo la mano da amica ? Ebbene , ora io ho piena fiducia in voi , come dovete averla in me . Siamo qui soli , nessuno può ascoltare i nostri segreti : apritemi la vostra anima , come io vi aprirò la mia . Allora Dio , che ci ascolta , diraderà le tenebre dalla vostra mente , farà apparire agli occhi vostri la verità . - Avete ragione : confesso .... confesso tutto . Dio mi ispira . - In ginocchio sull ' erba , dinanzi a quella creatura il cui volto soave pareva trasfigurato , Fabio fece il racconto di tutta la sua vita passata , nulla tacendo di quanto riguardava sè , la contessa Rossano , madre di Livio , ed il conte . Bianca ascoltò con intensa attenzione . Essa fu colpita più che altro dalla raccomandazione di Stefana fatta a Livio di non abbandonar mai l ' orfanello . Ad un tratto nella mente della giovane subentrò una gran luce e tutto divenne per lei verità semplice ed evidente . Fabio , terminato il suo racconto , le disse : - Non sembra anche a voi , contessa , che un uomo , il quale mostrò tanta generosità verso il figlio di un povero servo , non può essere colpevole di quanto lo accusano ? - Lo è più ancora di quanto m ' immaginavo ! - esclamò Bianca . - Fabio , non vi siete mai guardato allo specchio ? Non vi ha mai detto alcuno della vostra strana rassomiglianza col conte ? Ebbene , egli è per certo vostro fratello .... - Impossibile ! - esclamò Fabio . - Io sono iscritto sui libri dello Stato Civile come figlio dei coniugi Ribera . - Chi erano questi Ribera ? - interruppe concitata Bianca . - Due servi devoti alla loro padrona . La contessa Stefana , e questo lo seppi dalla bocca stessa di Livio nei primi mesi del nostro matrimonio , in un momento di espansione , assomigliava perfettamente a lui nel carattere ; era creduta una donna virtuosa , ed ingannava il mondo , come ingannava il marito . Non vi è dunque nulla di straordinario che , per nascondere una colpa , abbia avuto per complici i suoi fidati domestici . - I denti di Fabio sbattevano sulle sue labbra sbiancate . - Ed io sarei il frutto .... di quella colpa ? - Lo giurerei . La contessa non ebbe il cuore di abbandonarvi e si occupò di voi , quando Dio vi privò di coloro che vi avevano dato il nome . Ma nè la vostra finta madre , nè la vera , ebbero il coraggio di rivelarvi la verità , neppure al letto di morte . Il conte , che sa tutto per certo , vi ha tenuto sempre al livello di un suo servo , e non basta : egli ha voluto fare di voi un assassino . Vi ha fatto credere che Giulietta era disonesta , che finiva col minacciarlo . Essa era invece una fanciulla onesta , che il conte aveva sedotta sotto il vostro nome e che abbandonò quando fu madre . Nè tanto gli bastò : Livio , temendo di vedersi smascherato dalla disgraziata , armò la mano stessa del fratello . - Fabio ansava . - Dio mio ! - mormorò con angoscia . Bianca continuò , come se quelle rivelazioni la sollevassero : - E sapete dov ' era il conte , mentre voi compivate l ' esecrabile delitto ed io mi dibattevo in spasimi morali atroci , nel mio palazzo a Torino ? " Egli si godeva il carnevale a Milano , in compagnia di una certa Cinzia , una creatura spregevole al pari di lui e che doveva essere a parte di tutte le sue infamie . " Ma non basta . Istigandovi a colpire Giulietta , sbarazzandosi di lei e di voi col lasciarvi condannare , il conte aveva un altro scopo : quello d ' impadronirsi della pura fanciulla da voi amata .... Ilda . - Fabio credette di morire . - Oh ! questo non è vero , ditemi che non è vero ! - balbettò con accento straziante . Bianca alzò il pallido viso trasfigurato . - Per la cara memoria di mio padre , vi giuro che è la verità ! Ma perchè meglio mi comprendiate , vi racconterò la mia storia , perchè ad essa si collega quella di altri innocenti : Aldo Pomigliano e la vostra fidanzata , Ilda . - Fabio ascoltò , col cuore in sussulto . Quando Bianca gli ebbe detto tutto , egli cadde sull ' erba , rompendo in singhiozzi . Mezz ' ora dopo Bianca tornava alla villa con Fabio , il quale partì il domani per Torino . VIII . Nei patti stabiliti da Cinzia col conte , la cortigiana si manifestò pratica e ponderata . Prima di tutto , non volle fare le cose con precipitazione : una rottura improvvisa con Passiflora avrebbe provocato spiegazioni , forse un duello ; e Livio doveva evitare uno scandalo per riguardo alla moglie . Il conte avrebbe dunque continuato a frequentare la casa del marchese Passiflora , fingendo di esservi attirato dal giuoco , ma ogni mattina i due amanti si vedrebbero in qualche appartamento ammobiliato , dove Livio abiterebbe . Quando poi il marchese sollecitasse il matrimonio , Cinzia gli confesserebbe di voler riprendere la propria libertà . La cortigiana volle pure che Livio le giurasse che per qualche tempo non rivedrebbe la contessa , perchè essa era gelosa di lei . Il conte giurò tutto quanto essa volle , accettò tutti i patti che a Cinzia piacque fargli sottoscrivere e si dette subito attorno per trovare l ' appartamento che desiderava . Egli ne prese uno al pianterreno , su di un corso deserto , in un palazzina abitata dai soli padroni , due vecchi negozianti in ritiro , che passavano quasi tutto l ' anno in campagna . In quel momento la casa era vuota . Il conte non aveva nemmeno bisogno di passare innanzi al portinaio : aveva un ' entrata particolare dal giardino . Due tappezzieri allestirono in pochi giorni il quartiere , ma il conte non prese alcun domestico . Si accordò col portinaio e la moglie di esso per la pulizia delle stanze e lì ricevette Cinzia quasi tutti i giorni . Una mattina il conte stava per uscire dall ' albergo dove si recava a dormire ogni notte perchè tutti ignorassero il suo ritiro segreto , quando si trovò a faccia a faccia con Fabio . - Tu qui ? - esclamò . - È successo qualche cosa a Bianca ? - Fabio aveva la fisionomia tranquilla . - No , rassicuratevi ; la contessa sta assai meglio ; sono venuto a Torino per eseguire alcune sue commissioni ; ma prima ho desiderato vedervi . - Il conte guardò l ' orologio : erano le nove ; aveva mezz ' ora a sua disposizione . - Hai fatto benissimo ! - rispose . - Vieni ! Il conte rientrò nell ' albergo , e condotto Fabio nel proprio appartamento : - Ebbene , che hai da dirmi ? - gli chiese . - Volevo soltanto avvertirvi che la contessa va migliorando ogni giorno ; non vaneggia più , non mi respinge quando le parlo di voi , anzi sembra ascoltarmi con molto interesse . Però ho dovuto trasgredire al vostro ordine e dirle che sono veramente Fabio Ribera . - Livio aggrottò le sopracciglia . - È stata un ' imprudenza ! - L ' ho commessa nel vostro interesse , - rispose il giovane - perchè così ho potuto dimostrarle quanto s ' ingannava sul vostro conto , parlandole di tutti i benefizi da voi ricevuti , giurandole che voi non prendeste alcuna parte nell ' assassinio di Giulietta . Se ho fatto male , ve ne chiedo perdono ! - Il conte gli sorrise con bontà . - Ti sono anzi grato della tua devozione . Ma che risponde Bianca sentendo perorare la mia causa ? - Rimane pensosa . Ieri disse queste parole : " - Che io mi sia sempre ingannata sul conto di Livio ? Che abbia avuto una benda sugli occhi ? - " Non aggiunse altro , ma ieri sera mi chiese dolcemente se sarei venuto a Torino ad acquistarle alcuni libri e dei pezzi di musica , che desiderava . Mi affrettai a rispondere che ero lieto di compiacerla . " Io credo però che la contessa mi abbia inviato a Torino colla speranza che io vi veda e vi parli di lei ; sarebbe dunque bene che ritornaste alla villa . - Il conte lo fissava con grande attenzione . - Dimmi la verità , Bianca stessa ti manda da me . - No , ve lo giuro ! - Aspettiamo dunque che lei mandi a cercarmi ! - esclamò sorridendo il conte , alzandosi . - Aspettiamo che la sua guarigione sia completa . In questo momento non potrei abbandonare Torino ; ho qui affari che non ammettono dilazioni . Forse fra qualche settimana farò una scappata . Non parlare a Bianca di me ; se t ' interroga , dille che non mi hai veduto . - Fabio pure si era alzato . Capiva che Livio voleva sbarazzarsi di lui . La pendola sonava le dieci : Livio sussultò . - Ho un appuntamento ; - disse - ti lascio ; ci rivedremo alla villa . - Scendo con voi . - Appena in istrada , il conte , senza neppure stendere la mano a Fabio per la fretta , salì in una carrozza che stazionava dinanzi all ' albergo , gridando forte al cocchiere : - Corso Grugliasco , e di corsa ! - Fabio tenne dietro cogli occhi alla vettura , e quando la vide sparire il suo volto divenne triste e cupo . Dove correva il conte ? Aveva dunque delle tresche , dei raggiri ? Agitato , Fabio salì a sua volta in un fiacchere dando al vetturino l ' indirizzo del cavaliere Umberto Trani . Il magistrato lo ricevette subito e sussultò nel vederlo . - Vengo da parte della contessa Bianca Rossano , che vi manda questa lettera , - disse Fabio . Umberto fece un brusco movimento . - La contessa Bianca ? - ripetè . - L ' avete veduta ? Le avete parlato ? - Sono al suo servizio fino dalla mia uscita di prigione . - Chi vi ha dato quel posto ? - Il conte Livio , facendomi passare presso la servitù e presso la contessa stessa per un antico suo cameriere di nome Martino . Ma voi sarete meglio informato dalla lettera . - Il magistrato offrì una sedia a Fabio , e , sedutosi egli stesso allo scrittoio , lacerò la busta e lesse quanto Bianca gli scriveva . / # " Finalmente ! Dio ha compiuto il miracolo : Fabio ha confessato tutto , si pente del suo delitto , è divenuto nostro alleato , nostro amico , disposto a tutto per conoscere il segreto della sua nascita , i legami che l ' uniscono al conte , ed aiutarci a vendicare tanti poveri innocenti . " # / Il magistrato si fermò : i suoi occhi scintillavano di contento fissandosi sul volto di Fabio . - È vero ciò che mi scrive la contessa ? - chiese Umberto . - È vero ; - replicò Fabio senza sconcertarsi - solo vi aggiungo che alla buona signora si deve il miracolo ; ella sola ha saputo mostrarmi il mio accecamento . Io sono stato molto colpevole , signore , e darei tutto il mio sangue per espiare . - Ed io vi aiuterò nella vostra opera di espiazione , - rispose il magistrato . E si rimise a leggere . Bianca gli faceva il racconto di quanto era accaduto fra lei e Fabio . - La nostra causa è vinta ! - esclamò finalmente il Trani . - Ah ! lo vedranno coloro che credevano di mettere anche me nel sacco ! ... Sapremo dimostrare chi è stato il solo colpevole ! - Nascose la lettera nel portafogli , si fregò le mani , poi disse al giovane : - Adesso avvicinatevi e parliamo : le ricerche che volete fare per conoscere il legame che ha reso di voi , galantuomo , il complice di un gentiluomo altrettanto vile quanto miserabile , l ' ho incominciate io stesso e con buon risultato . Ebbene , quello che la contessa Bianca suppone , è la verità : voi siete il secondo figlio della contessa Rossano . - Fabio arrossì , poi tornò pallido : tutto il suo corpo tremava dalla commozione . - Suo figlio ? - ripetè , - E non mi ha dato il nome di mio padre ? - Ascoltatemi , Fabio , e non credete che io oltraggi la memoria della donna che fu vostra madre : tutto quanto vi dirò , posso provarvelo . Oh ! questa minuziosa investigazione del passato di una morta mi è costata non pochi sforzi , ma ci sono riuscito . - Infatti il magistrato narrò tutta la storia della contessa Stefana Rossano , del frutto del suo adulterio , delle dissolutezze di Livio , che fece poi vittima Giulietta , armando la mano di Fabio , e la povera contessa Bianca . - Ora , - concluse - il conte è di nuovo ìncapriccito di Cinzia , e forse finirà col proporvi di sopprimere anche sua moglie . - Un grido d ' angoscia sfuggì dalla strozza di Fabio . - Non temete per la contessa Bianca ; - soggiunse il magistrato - il conte ormai è nelle nostre mani : Cinzia è nostra alleata . Colei detesta il conte , e ambisce a divenir moglie del marchese Passiflora . Ora non fa che tenere a bada Livio , ed attende un mio cenno per fargli confessare tutto , mentre voi , io ed altri due testimoni , nascosti in una stanza attigua , ascolteremo la sua confessione . Potete trattenervi a Torino ? Io mi accorderò stasera con Cinzia , e domani notte potrete sentir confermare dalla bocca stessa di vostro fratello quanto già sapete . - Ho promesso alla contessa Bianca di portarle stasera una vostra risposta , e non vorrei mancare . - Ebbene , andate . Ma domani verso quest ' ora tornate da me , vi darò le mie istruzioni ; noi non faremo scandali , ma il conte merita di essere punito . - IX . Nell ' assenza di Fabio , la contessa Bianca non si mosse dalla sua camera . Erano circa le quattro del pomeriggio . La contessa , dopo aver desinato , sedette sul balcone , attendendo il ritorno di Fabio . Ella provava in cuore una dolce commozione ed aveva il vago presentimento che quel giorno dovesse essere per lei notevole . Mentre era così immersa nelle sue fantasticherie , fu sorpresa di sentire un arpeggio di chitarra , mentre una voce di bimba cantava la tenera e soave romanza : / * " Rondinella pellegrina Che ti posi sul verone .... " * / Bianca provò una scossa indefinibile : ella chiamò Milia . - Non senti quel canto di bambina ? - le chiese la contessa . - Sì , infatti . - Sai chi è che canta ? - No , contessa , ma vado subito ad informarmi , se vi fa piacere . - Sì , va ' , va ' ! - Il dolce canto continuava ; poi , ad un tratto , cessò . Alcuni minuti dopo Milia apparve con una bambina magra , vestita di nero , col capo coperto da un fazzoletto nero che gli scendeva sulla fronte e impediva di scorgere il colore dei capelli . La bimba inoltrava quasi tremando . - Contessa , - disse Milia con tono commosso - vi ho condotta la piccola cantante , certa che , se anche il conte ed il signor Martino lo sapessero , non mi sgriderebbero , come vorrete impetrare indulgenza per Pietro il giardiniere e sua moglie , che hanno commesso una mancanza . - Quale mancanza ? - chiese Bianca . - È passata di qui una compagnia di sonatori girovaghi , dei quali fa parte questa bambina . Sono due donne ed un uomo : la più vecchia , quando è stata al cancello della villa , ha avuto uno svenimento . Il giardiniere e sua moglie , impietositi , li hanno ricettati nel padiglione del parco . - Hanno fatto benissimo ! - interruppe concitata Bianca . - Vai subito a portare a quella povera gente quanto può loro occorrere . Intanto la piccina mi terrà compagnia . - Milia non vide alcun inconveniente nell ' appagare il desiderio della contessa , e si affrettò ad allontanarsi , lieta di aver trovato anche per sè un passatempo , pur facendo una buona azione . Durante il discorso delle due donne , la bambina era rimasta silenziosa , cogli occhi bassi , in mezzo alla stanza . Appena uscita Milia , la contessa sedette su d ' una poltrona , dicendo con dolcezza : - Avvicinati , mia cara , non temere ! - Allora si vide una cosa inaudita . La bambina si tolse d ' un lampo il fazzoletto che aveva in capo , lasciando sciogliere sulle spalle lunghi e folti ricci d ' un biondo dorato . Poi d ' un salto fu al collo della contessa , baciandola convulsamente , balbettando fra lacrime e singhiozzi : - Mammina .... la mia mammina .... finalmente .... finalmente .... t ' ho ritrovata ! ... - Fu un vero miracolo se Bianca non cadde svenuta . Senza una parola , strinse convulsamente fra le braccia Gina , la figlia della povera Giulietta , e per un istante fu un vero delirio . - Sei tu , proprio tu , Gina mia ? - balbettava la contessa . - Io , mammina cara ; se tu sapessi quanto abbiamo fatto per avvicinarti senza che ci scoprissero ! Ma ti dirò tutto , sai ! E non temere : ora sono grande e saprò non tradirmi per restare vicino a te . - Cara , cara , tesoro adorato ; ma aspetta un momento , chiuderemo l ' uscio . - Non importa , mammina ! - osservò giudiziosamente la bimba . - Non bisogna destar sospetti a quella donna che ti serve ; sta ' tranquilla , per un pezzo non verrà ; il babbo saprà trattenerla ! - La contessa sentì mancarsi il respiro : il suo cuore si mise a battere pazzamente . - Il babbo è qui con te ? - mormorò . - Sì : povero babbo , ha sofferto tanto ! Ma ci ha dato sempre speranza e coraggio . Egli ha pensato di trasformarci in sonatori ambulanti .... - Ma chi sono le due donne che avete insieme ? - chiese palpitante la contessa . - Una si chiama Ilda e mi tiene luogo della povera zia Severina , che è morta .... - Gli occhi di Bianca si empirono di lacrime . - Morta ? Morta di dispiacere , non è vero ? - mormorò , parlando più a sè stessa che a Gina . - Sì , mammina , ma anche morendo pensava a me , a te , e scongiurava il babbo di ricondurmi nelle tue braccia , e perdonava a tutti . - Povera e santa creatura ! E suo marito ? - Ha lasciato Ivrea , non potendo più vedersi nel paese dove è morta la zia . Non sappiamo dove sia andato . - E l ' autore di tutte queste sventure dovrà restare impunito ? - Il babbo dice che bisogna aver fede nella giustizia divina . - Quella semplice espressione di fiducia in Dio commosse profondamente Bianca . Gina la guardava con un sorriso estatico . - Mammina , se tu sapessi quanto ho pregato per te ! Ed anche per il babbo , che non vedevo più .... Ma un giorno egli tornò . Era pallido pallido e tremava mentre mi stringeva fra le sue braccia . È tanto buono , il babbo , mammina ! Oh , se tu potessi scendere un momento , vederlo , parlargli ! - Bianca si scosse e con subitanea commozione : - Ebbene .... sì .... verrò .... lo debbo , lo voglio ! ... - Oh ! mammina cara , quanto sei buona ! Non temere : quella donna che ti serve non saprà nulla . Guarda ! - Scivolò dalle ginocchia della contessa , riprese il suo fazzoletto e ne avvolse i dorati capelli . Poi , sorridendo di un sorriso angelico , stese la mano a Bianca , dicendo : - Volete venire , bella signora ? - La fisonomia della contessa si era mutata . Ella era divenuta seria ed i suoi occhi brillarono stranamente . - Vengo ! - rispose in tono risoluto , alzando il capo con fierezza . - Non sono io qui la padrona ? Gina , cara bambina mia , conducimi da tuo padre . - Gina l ' afferrò per la mano . In quel momento comparve Fabio . Egli era pallidissimo , ma calmo . Guardò con sorpresa la bimba vestita a lutto , che alla sua vista si rifugiò fra le gonne della contessa . - Ah ! siete tornato a tempo , Martino ! - disse Bianca senza scomporsi . - Vedete questa cara bambina ? Essa fa parte di una compagnia di sonatori girovaghi che io ho permesso di ricoverare nel padiglione del parco . Ora , per aderire alle preghiere di questa bambina , stavo per scendere a visitare i suoi compagni . - Volete che vi accompagni , contessa ? - Più tardi ; prima ho bisogno di parlarvi . Va ' tu sola , cara , - soggiunse volgendosi alla bambina - di ' a tuo padre ed agli altri che tra poco sarò da loro , ed avverti la donna che mi serve che io sono qui col signor Martino e non ho bisogno per ora di lei . - Sì , contessa ! - balbettò la bimba . - Mi permettete di abbracciarvi ? - Con tutto il cuore ! - E mentre Gina si stringeva al collo di Bianca , le sussurrò all ' orecchio : - Quello è l ' uomo cattivo che ti tiene chiusa qui , lontana da me ? - No , tesoro ; - rispose la contessa - quello è un uomo buono , che farà del bene anche a te ! - E a voce alta : - Dai un bacio anche al signor Martino ! - soggiunse . - Certamente , se lo vuole ! - rispose pronta Gina . - Oh ! lo voglio sicuro ! - esclamò Fabio , commosso da quella spontanea ingenuità . E si chinò sorridendo , ricambiando il bacio purissimo . La fanciulla corse via tutta contenta . - Sapete chi sia quella bimba ? - disse la contessa posando la mano sulla spalla di Fabio , che tremò a quel contatto . - No , - rispose con voce velata . - Ve lo dirò io : è la figlia di Giulietta Lovera . - Egli si rivolse alla contessa con un ' espressione straziante . - Mio Dio .... ne siete sicura ? Ed avete voluto che baciasse me .... il miserabile che l ' ha privata di sua madre ? - Io non vi considero un assassino , e sono sicura che anche la povera Giulietta vi ha perdonato . - Fabio scoppiò in dirotto pianto . - No .... non me lo merito .... Ah ! potessi spargere tutto il mio sangue per farla rivivere ! - La contessa disse dolcemente : - Giacchè non è possibile , pensiamo alla sua bambina . - Oh ! avete ragione .... sì , sì .... ditemi ciò che io posso fare per lei .... sono pronto a tutto .... a tutto .... - Sedete , Fabio , ed ascoltatemi bene . Ormai posso confidarmi a voi . La figlia di Giulietta non è qui a caso : essa è venuta in compagnia di altri sventurati che attendono , soffrendo , il giorno della giustizia . - Fabio sussultò , spalancando gli occhi . - Chi sono ? - chiese a bassa voce , tremando , perchè temeva d ' indovinare . Bianca alzò la bella testa , che pareva cinta da un ' aureola . - Ancora non li ho veduti , nè ascoltati ; - disse - ma li vedremo ed ascolteremo insieme , Oh ! non temete , soggiunse dolcemente , vedendo Fabio impallidire - non voglio obbligarvi ad essere presente , nè pronunzierò il vostro nome ! Col vostro permesso farò venir qui quella gente : voi entrerete nella mia camera lasciando la portiera abbassata , e di lì potrete ascoltar tutto . Sarà senza dubbio una confessione penosa per me e per voi . - Non come quella che udrò domani sera , - interruppe Fabio . - Domani sera ? Dove ? - A Torino , in una casa dove mi condurrà il cavaliere Umberto Trani , del quale vi riporto la risposta alla vostra lettera . - Siete dunque andato da lui ? - domandò con ansia febbrile la contessa . - Sì . - Ma allora avete veduto mio marito , e siete persuaso adesso che non fu calunniato ? - Lo sono ; ecco perchè fino da questo istante io mi dedicherò tutto a redimere il male da me fatto . Comandate : se volete far venire quelle persone , sono pronto a sonare il campanello per dare gli ordini necessari . - Un momento : lasciate prima che io legga la lettera del cavalier Trani . - Fabio la guardava mentre essa leggeva , e andava pensando come suo fratello fosse stato vile , miserabile , a sacrificare , per i suoi infami vizi , quella soave creatura , così squisitamente educata . Per una completa evoluzione del suo spirito , Fabio provava ora per la contessa tanta stima e venerazione , quanto odio e disprezzo per il conte . Sentiva che , trovandosi di fronte a lui , avrebbe a mala pena contenuto la sua indignazione . Bianca , finito di leggere , stese la lettera a Fabio . - Ormai non esistono più segreti fra noi ; - disse - leggete . - Egli sentì gonfiarsi gli occhi di lacrime . - Quanto siete buona ! - mormorò . - Grazie ! - Furono interrotti dal passo pesante di Milia nella stanza vicina . Fabio nascose la lettera in tasca , e mentre la vedova bussava all ' uscio . - Avanti ! - disse a voce alta . - Scusate se vi disturbo , - esclamò Milia entrando - ma non ho ben capito l ' ordine di quella piccina , sembrandomi impossibile che la contessa non avesse bisogno di me ! - Stavo per chiamarvi adesso , - disse Bianca . - La piccina ha eseguito benissimo la mia commissione , perchè il signor Martino desiderava parlare a me sola . - Milia si volse a Fabio . - Avete fatto un buon viaggio , Martino ? Avete veduto il conte ? - Sì . Mi ha detto che tornerà presto , e che intanto dobbiamo obbedire in tutto alla contessa . - Oh ! per me non chiedo di meglio . Sono tanto lieta di vederla migliorata ! - Ora , - interruppe Fabio - siccome la contessa desidera conoscere quei sonatori ambulanti ai quali ha fatto dar ricovero , andate a dir loro che li aspetta , e conduceteli in questo salotto . E non occorre che io e voi conosciamo le sventure di quei poveretti , dei quali la nostra padrona vuole occuparsi ; per cui ci ritireremo entrambi , appena li avrete condotti qui . - Milia si ritirò . Fabio entrò nella camera della contessa , per consiglio della medesima . Bianca chiuse la vetrata del balcone ed attese seduta su di una poltrona . Era pallidissima . Stava dunque per rivedere Aldo , lo sventurato che aveva tanto sofferto per cagion sua ! Gina entrò per la prima nel salotto e corse a lei per dirle : - Mammina , coraggio , non tradirti ! - E ristette timida presso Bianca , mentre gli altri entravano a loro volta nel salotto , preceduti da Milia , che diceva : - Eccoli , signora contessa ! - Bianca vide un uomo male in arnese , dai capelli lunghi e brizzolati , che teneva gli occhi bassi e rigirava fra le dita un largo cappello ; una donna in sottana corta con un fazzoletto a colori avvolto intorno al capo , ed una vecchia che si reggeva su due bastoni e camminava curva , penosamente . - Avanti , avanti ! - disse la contessa con voce che si sforzava di rendere ferma . - Milia , avvicina delle sedie , poi vattene . - Appena la donna fu uscita , Gina andò a chiudere l ' uscio a chiave , mentre Aldo si affrettava a togliersi la parrucca , Ilda , il fazzoletto e la vecchia metteva in un angolo i bastoni , raddrizzava il corpo ancora robusto e andava a gettarsi ai piedi di Bianca , esclamando fra i singhiozzi : - Oh ! la mia padrona , la mia padrona ! ... Finalmente vi rivedo ! - Tu .... Celia .... tu ? ... - Io , sì , che mi sono disperata tanto per cagion vostra ! Ma ora è passato tutto , perchè vi ho ritrovata , sono vicina a voi , posso parlarvi , contemplarvi ancora ! - E noi , dunque ? - E la contessa si trovò ad un tratto circondata da quelle quattro persone che l ' adoravano . Dopo un lungo scambio di strette di mano , di frasi affettuose , la contessa volle che le raccontassero tutto ciò che era avvenuto dopo la loro separazione . - Incomincerò io , - disse Celia che aveva ripreso tutto l ' ardire di una volta . - Voi già forse sapete , contessa , come io sia stata condannata per aver detto la verità su vostro marito . La condanna fu lieve , ma ingiusta . Basta : uscita di prigione , vostro marito mi diede lo sfratto . Allora mi recai ad Ivrea , e fui accolta in casa Rivalta , dove rimasi poco , volendo ad ogni costo sapere la sorte vostra . Ma voi eravate partita , ed io tornai al mio paese . Il signor Pomigliano fu quello che mi venne più tardi in aiuto , - concluse Celia . - Ed ora spetta a voi , Aldo , a parlare . - II giovane rimase concentrato alcuni minuti , poi disse con voce commossa : - Non parlerò dei miei dolori , perchè è facile intuirli . Ma tutte le mie torture fisiche e morali furono nulla in confronto all ' idea di lasciarvi nelle mani di un uomo che su voi avrebbe fatto pesare la sua tirannica volontà . " Scontai l ' ingiusta condanna , e sonata che fu l ' ora della libertà , corsi in casa del Trani , dove trovai , colla più affettuosa accoglienza , Ilda , che tutti credevano rifugiata all ' estero . " Appena mi vide , ella si gettò ai miei piedi , chiedendomi perdono , dicendosi cagione delle mie sventure . " Povera innocente , vittima al pari di me ! La sollevai commosso , le dissi che il solo colpevole era il conte , che da lui solo erano venuti tutti i nostri dolori , le nostre vergogne , le nostre umiliazioni .... e che lui soltanto meritava di essere punito . " Basta : fra me ed Ilda combinammo di ritrovare le vostre tracce . " Ma una lettera di mio cognato mi chiamò ad Ivrea . Mia sorella , colpita al cuore dalla mia condanna , andava adagio adagio estinguendosi . " Mio cognato l ' aveva condotta per qualche tempo in Isvizzera con Gina ; però la mia povera sorella non volle fermarsi ivi a lungo e tornò ad Ivrea . " Ella aspettava il mio ritorno , e mio cognato sperava che la mia presenza contribuisse a renderle la salute . " Severina morì invece sei mesi dopo nelle mie braccia , e con una mano stretta in quella del marito . " L ' ultimo suo pensiero fu per voi . - Aldo tacque un istante perchè aveva delle lacrime nella voce . Bianca e gli altri pure piangevano . - Mio cognato , - continuò Aldo - che in pochi mesi era divenuto tutto bianco , colla faccia rugosa , la schiena curva come un vecchio , presso al letto di morte di Severina voleva suicidarsi . " Feci appena in tempo per strappargli l ' arme dalle mani . Tuttavia egli partì dopo senza volermi dire dove si sarebbe recato . " Mi ritrovai solo con Gina , che mi chiedeva insistentemente di voi . " Allora sorse in me il progetto di ricercarvi , di avvicinarvi , in unione a tutti coloro che avrebbero voluto vendicarvi . " Mi recai con la bimba a Torino , spiegai il mio progetto al Trani . " Egli mi approvò . " Scrissi a Celia , ebbi un colloquio con Ilda , e pochi giorni dopo potevo dire a Gina : " - Non piangere : noi andremo in cerca della tua mammina . - " Avevamo deliberato di formare una compagnia di sonatori ambulanti , di percorrere l ' Italia per seguire le vostre tracce . " Per mezzo del Trani , ci fu facile avere un passaporto in piena regola . Io passavo per il padre di Gina , orfana di madre , Ilda per mia sorella , Celia , una zia . " Ora non sto a descrivervi tutte le peripezie del nostro viaggio : vi dirò solo che , arrivati a Messina , una lettera del cavaliere Trani ci avvertiva che il conte aveva acquistata questa villa , e che qui si era ritirato con voi . E si diceva che , guarita dalla pazzia cagionata dai dolori sofferti , vi eravate riconciliata col marito . " Per quanto io soffrissi , era tale il desiderio di sacrificarmi per la vostra felicità , che vi perdonai di aver dimenticato le ingiustizie da me sopportate . " Avremmo dato tutti la vita per risparmiarvi un nuovo rammarico . " Però , se io perdonavo a voi , Ilda non perdonava all ' uomo che le cagionò tanto male . " - Voglio assicurarmi che la lettera dica il vero ! - esclamò . - Io non credo al pentimento di costui : ho idea che quella riconciliazione debba servire al conte per giungere al possesso di tutte le ricchezze della moglie , e ottenuto il suo scopo : sopprimerla . - " Allora scrivemmo al Trani per fargli parte dei nostri sospetti ; egli ci rispose che ormai il conte era nelle sue mani , e ci pregava di tornare a Torino . " È inutile vi racconti adesso il colloquio che ebbi col Trani : ne capirete più tardi il risultato . " Egli però non sa che ci troviamo qui in questo momento , ma io non seppi resistere al desiderio di Gina , di Celia e di Ilda , che volevano ad ogni costo avvicinarvi , mentre io non osavo sperare tanta felicità . " Adesso siamo in attesa dei vostri ordini . - Un momento ! - esclamò Ilda , che fino allora aveva taciuto . - Io debbo e voglio dire alla contessa quale sia il mio scopo nell ' avvicinarmi a lei ; ma prima , guardatemi bene , signora . - Ella si era avvicinata a Bianca , che fissò con compassione quel volto un giorno affascinante , ora alterato dal dolore , quegli occhi sinistramente fiammeggianti , quella bocca livida . - Il signor Aldo è un santo ! - disse la giovane sedendo di fronte a Bianca . - Condannato ingiustamente , torturato , parla ancora di clemenza , di perdono . Io , no ! Sarà una demenza la mia , ma non avrò pace finchè non schiaccerò sotto i miei piedi il miserabile , cagione di tante sventure ! Mi ucciderò se non l ' uccido , e sono donna da mantenere la mia parola ! " Ho troppo sofferto per cagion sua , ho veduto troppo soffrire gli altri , innocenti al pari di me ! " Ed è giusto questo ? " Io sono adesso come una belva che va attorno alla gabbia nell ' attesa di sbranare chi l ' ha ridotta all ' impotenza . " Egli deve venire qui , non è vero ? Ed io qui resto . " Scommetto che non sarà solo ; egli avrà seco l ' uomo che ha già spinto ad assassinare una innocente ; colui è sua vittima ! " Fabio è uscito di prigione , ma nessuno sa dove si sia nascosto . " Nessuno lo sa ? M ' inganno ! Il conte deve saperlo ed io ho il presentimento che verrà qui con lui per compiere qualche altro mostruoso delitto . " Ma non temete : ci sono io , io che strapperò finalmente la maschera all ' infame Livio , che mostrerò a Fabio chi sia l ' uomo al quale egli affidò un giorno la fidanzata . " Io non ho paura nè dell ' uno , nè dell ' altro : forte della mia innocenza , saprò far giustizia e lasciare a Fabio , che dubitò di me , un eterno rimorso . " Contessa , è vero che non ci allontanerete dalla villa ? - No ! - disse pronta Bianca . - Rimarrete tutti presso di me . È qui un uomo che il conte mi ha posto al fianco per sorvegliarmi ; ma costui ormai è divenuto lo schiavo di ogni mia volontà . Egli vi assegnerà un appartamento in questa casa , eseguirà gli ordini che io darò . Tornate nel padiglione ; anzi , vi accompagnerò io stessa per non dare sospetto alla servitù ; voi sola , Ilda , rimanete qui ad aspettarmi : ho bisogno di parlarvi in particolare . - La contessa uscì , seguita da Gina , Celia ed Aldo . Ilda non li seguì . Essa si era abbandonata su di una poltrona e nascondendosi il volto fra le mani pianse silenziosamente . Ad un tratto la giovane fremette . Una voce dietro a lei , una voce piena di lacrime , diceva : - Ilda , se vuoi uccidere anche questo sciagurato che osò dubitare di te , eccomi pronto : non mi difenderò ! - Fabio si gettò ai piedi della giovane . - Indietro , assassino ! - esclamò . - Io non ti credo più ; se ti trovi in questo luogo , è per commettere un altro delitto . - Io sono qui invece per salvarvi tutti e punire il nostro comune carnefice . - Ipocrisia , menzogna ! - gridò Ilda . - Vattene , vattene ! - Fabio si era alzato e la guardava con infinita tenerezza e pietà . Ilda , che se lo vedeva sempre dinanzi , fu presa da un impeto di furore . - Ma vattene dunque ! Non capisci che la tua presenza mi è odiosa ? - No , fermatevi , Fabio ! - disse dolcemente la contessa che rientrava in quell ' istante . - Ho bisogno che voi siate presente al colloquio che avrò con Ilda . - X . - Non vuoi prendere la rivincita ? - chiese il marchese Passiflora a Livio , che aveva gettate le carte e si alzava dalla tavola da giuoco , dove perdeva . - No ; - rispose il conte , fingendo di trattenere uno sbadiglio - sono stanco ; me ne vado a letto . - Passiflora si mise a ridere . - Quando Cinzia tornerà dal suo breve viaggio , - soggiunse - sarà soddisfatta di sentire che durante la sua assenza i miei amici disertano le sale prima della mezzanotte . Ma spero sia questo il suo ultimo viaggio e che al suo ritorno possiamo incominciare le pubblicazioni per le nozze . - Te l ' auguro ! - disse il conte porgendo la mano al marchese . Una carrozza attendeva il conte alla porta . Egli vi salì e si fece condurre verso il corso Grugliasco . Già da tre giorni Cinzia aveva preso possesso del nido delizioso in cui prima non faceva che rare comparse . Ella si era fatta consegnare da Livio la chiave , dicendogli che là dentro voleva essere la sola padrona e non desiderava che egli ne profittasse per condurvi altre donne . Inoltre aveva voluto che Livio si recasse da Passiflora onde non dargli alcun sospetto fino al giorno decisivo della loro rottura . Il conte aveva ceduto a tutte le sue volontà , tanto più che non aveva il diritto di dubitare del suo amore , se la capricciosa rinunziava al marchese per lui . Egli scese dinanzi alla porticina segreta e pulsò il campanello elettrico . Un uomo che pareva un domestico comparve , facendo un inchino . - È il signor conte ! Avanti , avanti ! - Livio lo guardò con sorpresa : non aveva mai veduto quell ' individuo . Tuttavia lo seguì senza esitare . Nell ' anticamera il domestico gli tolse il soprabito , il cappello , il bastone , e stava per precederlo nel salotto , quando Cinzia apparve sorridente . Salutò il conte , indi , rivolta al domestico : - Puoi andartene ; non abbiamo più bisogno di nulla . Vieni , amor mio ! - disse al conte . Livio seguì Cinzia , che lo condusse fino ad un padiglione di lillà , posto in un angolo del giardino . Il padiglione era vivamente illuminato ; nel mezzo era preparata una tavola per due , con piatti freddi , gelatine ed un numero abbastanza notevole di bottiglie in ghiaccio . Cinzia rideva come una bambina . - Sei contento della sorpresa ? - disse . - Qui godremo di un fresco delizioso e di un profumo inebriante , mentre ceniamo : e saremo al tempo stesso nella più completa libertà , come isolati dal mondo intero . - Sì , è bellissimo e ti ringrazio del tuo gentil pensiero ! - esclamò Livio . - Ma dimmi , chi è quel domestico venuto ad aprirmi ? - È un cameriere della trattoria dove ho ordinato la cena : oggi ho avuto anche altri uomini in casa : tappezzieri , fiorai , perchè ho voluto cambiare le giardiniere e i mobili che non mi piacevano .... Mi sgriderai ? - Perchè dovrei sgridarti ? Ti ho dato carta bianca ! Ma siedi qui ; non mi hai ancora dato un bacio . - Aspetta ; prima vado a vedere che non ci sia più alcuno . - Fuggì , ma ritornò dopo brevi istanti e gli si gettò fra le braccia , esclamando : - Siamo proprio soli .... soli .... Oh ! che felicità ! ... - Livio se la strinse al petto con passione , ma Cinzia si svincolò . - Le sentimentalità a più tardi ! - disse ridendo . - Prima ceniamo . - Al conte pareva di non averla mai vista più desiderabile . Sedette accanto a lei sopra un divano che la cortigiana aveva ivi fatto trasportare . Cinzia mangiò con appetito , o mentre mangiava volle sapere da Livio che cosa gli avesse detto il marchese . Livio le ripetè lo ultime frasi di lui . Cinzia rise a crepapelle . - Che imbecilli sono gli uomini ! - esclamò . - Anche per me dici questo ? - Perchè no ? - rispose la cortigiana , alzando le spalle con aria di sfida . - Ne faccio giudice te stesso . Mentre sei in possesso di una moglie bella , adorabile , stai qui a spasimare per una donna , che non vale la punta del suo dito mignolo . - Non dire così , nè mi parlare di mia moglie ; voglio te , te sola ! - Ella divenne più audace . - Sì , me l ' hai già ripetuto , salvo poi , se io domani lascio definitivamente il marchese per te , ad abbandonarmi dopo una settimana in mezzo ad una strada . - No , Cinzia , te lo giuro ! - I tuoi giuramenti valgono poco . Che garanzia ne ho io ? - Ma sarei qui , vicino a te , a supplicarti di essere mia , se non ti amassi ? - Il riso di Cinzia si fece insolente . - Amarmi ? - interruppe . - Questa parola in bocca tua è una bestemmia . Se la povera Giulietta Lovera non ti avesse prestato fede quando le giuravi altrettanto , tu , invece di farla sopprimere da quello stolido che credeva a tutte le tue menzogne , l ' avresti adorata ; se Bianca Moreno avesse riso alle fanfaluche che le raccontavi , sarebbe stata la moglie felice di un altro , e tu saresti con un impiccio di meno . - Taci , Cinzia , taci ! - mormorò il conte . - No , voglio che tu capisca che a me non la darai ad intendere . - Ebbene , ammetti pure che quello che provo per te non sia amore , ma un delirio dei sensi ; - proruppe eccitato Livio , bevendo molto vino generoso , mentre toccava appena i cibi - ma è certo che ho bisogno assoluto di te , nè potrei adesso lasciarti . Con te sola posso sfogarmi liberamente , dire tutto quello che penso .... - Cioè , quello che ti torna più comodo dire , - interruppe Cinzia - e tenermi invece nascosti gli eventi più importanti della tua vita . Così mi confidasti di esserti sbarazzato di Giulietta Lovera per mezzo di Fabio , ma non mi dicesti il segreto che ti lega a costui , qualche grave motivo , nè mi raccontasti del famoso tranello che servì a perdere Aldo e la bella Cleo , mia rivale . E vuoi che creda di essere la tua prescelta ? No ! Più penso ai tuoi inganni , anche verso me , più mi cresce il desiderio di darti un addio per sempre e ritornare dal mio vecchio marchese , nel cui cuore leggo come in un libro aperto . E tu cercherai un ' altra amante , chè delle donne non ne mancano , quando si ha le tasche piene , benchè quel denaro sia stato estorto in modo poco delicato a tua moglie . - Ma taci dunque ! - gridò Livio in un impeto di collera e di passione , rovesciandola sul divano . - Vuoi dunque farmi impazzire ? - La cortigiana disse con la più completa calma : - E tu vuoi il mio amore , mentre mi tratti da villano ? Vuoi forse strangolarmi come facesti con Ilda , per violarla ? - Il conte si raddrizzò con impeto . - Violarla ? - ripetè . - Chi ti ha dato ad intendere tali stupide fandonie ? Sì , l ' avrei fatto , perchè era in mia balìa , se nella stanza attigua non vi fosse stato Aldo e non avessi avuto timore di essere sorpreso . Vuoi saper tutto ? Te lo dirò , ma devi giurarmi di non far più parola del marchese Passiflora e di lasciare Torino con me . Sì , sono ricco , tu l ' hai detto , e con questo denaro potremo viaggiare , divertirci , godere ancora la vita ! - Non mi basta . - Che vuoi ancora ? - Te lo dirò poi , quando avrai parlato . Ora confessati a me .... lo voglio .... te ne prego ! - Maliarda ! - Nel giardino il silenzio era perfetto . Il conte colmò un bicchiere di vino , e dopo averlo vuotato : - Ascoltami : - disse afferrando una mano di Cinzia - voglio contentarti , perchè tu sola mi sei stata fedele anche quando t ' ingannavo , ed è forse per questo che torno con delirio a te , ora che non ho più altri che mi ami . - Non hai fatto la pace con tua moglie ? - L ' hai creduto ? Ebbene , te lo giuro , Cinzia : dal giorno che Bianca trovò la tua lettera , prese a odiarmi , a disprezzarmi : nè le preghiere , nè le minacce poterono indurla ad amarmi ancora : sarebbe morta prima di cedermi . " Eppure un giorno mi amò ! Ricordo ancora le prime felicità della nostra unione . " Ma non ne parliamo più : tutto è passato ; fra me e Bianca vi è un muro di ghiaccio ; se ella mi lascia amministrare il denaro ereditato , se vive in una completa solitudine , è perchè crede forse che l ' uomo da lei amato sia morto . " Ed io l ' odio , quell ' Aldo , e vorrei averlo non solo infamato , ma ucciso ! " Sì , io tesi quel tranello a lui e ad Ilda , ma ti giuro che in quella sera non ci pensavo . " Mi ero recato a casa di Ilda , o della bella Cleo , come tu la chiami , assalito da un desiderio ardente di conoscere l ' uomo che essa aveva preferito a me . " Aldo Pomigliano mi venne indicato come l ' amante della bella Cleo . " Chi era costui ? Dove prendeva il denaro per mantenere il lusso della giovane ? " Il marchese Passiflora s ' incaricò di spiegarmelo . Egli mi disse che l ' oro con cui Aldo pagava i capricci della cortigiana proveniva da mia moglie , di cui era l ' amante . " Nel primo impeto del furore volevo correre nella sala , schiaffeggiare il giovane , ucciderlo ; ma riflettendo meglio , pensai che lo scandalo sarebbe ricaduto su me , e volli trovare un altro mezzo per vendicarmi . " Ed il mezzo mi si offrì quella notte stessa . - Qui il conte raccontò a Cinzia la scena accaduta nella camera della bella Cleo . - Tu fosti fortunato ! - esclamò Cinzia quando egli le ebbe detto tutto , e come fosse fuggito dalla casa d ' Ilda senza incontrare alcuno . - La fortuna è degli audaci ! Ora incomincio a credere che tu sia l ' uomo che mi convenga . - Cinzia ! - mormorò Livio appassionatamente , cercando attirarla a sè . - Un momento ! - diss ' ella svincolandosi . - Ancora non mi hai detto tutto . Chi è dunque Fabio , il complice , che fai agire a tuo talento , che preferisce disonorarsi al disonorarti ? - Vuoi saperlo ? Quell ' uomo che ha fede in me come in Dio , è mio fratello . Siamo figli della stessa madre , ma egli è nato per essere il mio schiavo , io il padrone : la nostra sorte non sarà mai uguale : io potrei ucciderlo , egli mi adorerà fino alla morte . - Fabio sa di questo legame che esiste fra voi ? - Sarei stato uno stupido se glielo avessi rivelato ! Egli porta il nome di due vecchi servi di mia madre , che salvarono in tal modo l ' onore della loro padrona . Fabio ignorerà sempre la verità , mi adora come suo benefattore , non ha altra volontà che la mia . - Cinzia gli disse lentamente : - Così , se tu dovessi sopprimere tua moglie , ti serviresti ancora di lui ? - II conte balbettò : - Sopprimere mia moglie ? A che scopo ? - Cinzia si mise a ridere . - E me lo domandi , mentre pretendi di amarmi ? Se vuoi che io abbandoni Passiflora , ricominci la vita con te , devi cercare il mezzo di sopprimere tua moglie ; così , liberi entrambi , ricominceremo la vita in due , non pensando più che ad adorarci . Vuoi ? - Si era chinata verso lui , avvolgendolo del suo profumo . Livio fu inebriato . - Sì , - rispose - fa ' conto che Bianca sia già morta . Ma questa volta Fabio sarà uno strumento incosciente : egli le verserà la morte in qualche bevanda , dove vi sarà della polvere che io gli consegnerò come un medicinale per guarirla . Sei contenta così ? - Sei proprio l ' uomo che io ho sempre sognato , l ' unico che io possa amare ! - esclamò Cinzia . - Vieni , rientriamo in casa . - Essi erano spariti , lasciando accesi i lumi nel padiglione . Allora sorsero , come dalla terra , cinque uomini vestiti di nero . Uno di essi disse : - Non una parola , finchè non ci troveremo a casa mia : andiamo , è tempo . - Si diresse verso la porticina segreta ; gli altri lo seguirono in silenzio . L ' uomo che aveva parlato era Umberto Trani . XI . Bianca ricominciava a godere della più pura felicità . Era circondata da persone fedeli , che tutto mettevano in opera perchè dimenticasse i suoi dolori . Aveva tanto bisogno di essere consolata . I sonatori ambulanti vennero alloggiati nella villa , e Fabio diede ordine che si avesse per essi ogni riguardo . Milia si avvide con sorpresa che il servo Martino si era molto interessato di quei girovaghi , ed aveva permesso che la piccola Gina dormisse nella stanza stessa della contessa . Ciò era molto strano . Ed il conte non compariva . Che voleva dir ciò ? Fabio si era di nuovo assentato , ed al suo ritorno , dopo un lungo e segreto colloquio con la contessa , aveva licenziato alcuni domestici , mettendo ai loro posti Aldo e le sue compagne . Milia incominciava ad avere qualche sospetto . Di mano in mano che Bianca ricuperava le forze e la salute , le sue passeggiate nel parco si allungavano sempre più e si faceva spesso accompagnare dalle nuove cameriere , dal nuovo domestico . Ciò inasprì Milia , quantunque la contessa le avesse detto con molta dolcezza : - Tu non devi stancarti . Io sto benissimo , non ho più bisogno d ' appoggio e sono sorvegliata lo stesso . La piccina mi tiene per mano e mi aiuta a cogliere i fiori : non desidero altro . - Ma io vorrei sapere se il conte è poi proprio contento che vi teniate attorno della gente , che egli non conosce ! - rispose Milia . La contessa aggrottò lo sopracciglia . - Qui adesso la padrona sono io : - soggiunse - quando tornerà mio marito , agirà come egli crede . E tu sei abbastanza saggia ed onesta per comprendermi . - Milia però non era persuasa e si ripromise di sorvegliare , intuendo che tutti quei cambiamenti di persone nascondevano qualche segreto che il conte ignorava . Una sera che la contessa , rientrata in camera con la piccina , aveva fatto chiamare Aldo , che aveva assunto il nomignolo di Cantor , appunto perchè cantava sempre qualche romanza accompagnandosi con la chitarra , Milia vide scendere furtivamente nel parco Martino con la più giovane della compagnia , la Moretta , come la chiamavano . La vedova intuì un intrigo amoroso . - Se scopro qualche cosa , questa volta ne avverto il conte , dovessi recarmi a Torino ! - pensò . - Tutti questi pasticci mi sanno di marcio ; sono certa che il padrone ignora tutto e Martino gli ruba il salario . - Si era tolta le scarpe , e seguì guardinga la coppia che non s ' era accorta di lei . Fabio camminava accanto ad Ilda , senza parlare . La coppia camminò ancora un pezzo , quindi sedette sopra un sedile all ' ombra di alcune piante . Milia , strisciando leggermente , giunse a poca distanza da loro e tese avidamente gli orecchi . - Ilda , - disse dolcemente Fabio con una voce che la vedova non avrebbe riconosciuta se non avesse saputo da chi veniva - ho voluto parlarti ancora prima di partire . - Il conte ti ha proprio chiamato ? - Sì , egli mi dice che non può in questo momento lasciar Torino ed ha urgente necessità di vedermi : puoi immaginarti ciò che vuole da me . - Dunque , non è sazio d ' infamie , non ha pietà di una povera martire che chiede solo di essere lasciata tranquilla ? Non gli basta il denaro di lei : ne vuole la vita ! Nè il suo cuore si è mosso un solo istante a pietà per te , e cerca ora di nuovo la tua mano per versare la morte alla sua vittima ? E tu puoi ancora resistere di fronte a lui ? - È necessario , Ilda , se vogliamo salvare la contessa , - disse lentamente Fabio . - Non temere : questa volta lui cadrà in trappola , ed io , suo fratello , sarò il suo giudice ! Ilda , ho voluto vederti , perchè tu sei forte , e nessuno più di te può vegliare perchè alla povera donna nulla trapeli di quanto si trama attorno a lei . Le ho taciuta l ' ultima parte della confessione del conte per timore di colpirla mortalmente : l ' ho detto a te , perchè conosco la tua energia e so che non mi tradirai . E poi , adesso che tu mi hai perdonato , sento in me un coraggio che non ebbi mai , affronterò tutto . - La voce di Ilda si fece commossa . - Fui violenta e dura con te . - esclamò - ma avevo sofferto tanto ! - Oh ! mia Ilda ! ... - Stettero un momento silenziosi , tenendosi per mano . - Fabio , - disse ad un tratto Ilda - io vorrei chiederti un ' altra cosa . - Parla , mia cara ! - Dobbiamo fidarci di Milia , quella vedova che il conte ha messo al fianco della moglie ? Ho sorpreso certi suoi sguardi che mi hanno dato da pensare . Ella sospetta di noi . - Milia - rispose gravemente Fabio - è una buona creatura , che serba riconoscenza al conte per averla salvata dalla miseria e non immagina certo di servire essa pure d ' istrumento cieco ai voleri di un briccone . Essa può diventare pericolosa per noi non essendo a parte della verità . Per cui fa duopo allontanarla . - No , non mi allontanate , non mi allontanate ; io sarò dei vostri , se è vero che il conte è un uomo cattivo ! - esclamò Milia , non potendo contenersi , sorgendo ad un tratto dinanzi alla coppia sbalordita . - Sciagurata ! Avevamo dunque ragione di dubitare di voi ! - proruppe Fabio alzandosi con impeto . - Dove vi eravate nascosta ? Che avete sentito ? - Tutto .... - balbettò la vedova con voce appena intelligibile - ma ve lo giuro .... è stato a fin di bene .... - Non vi crediamo , - interruppe Ilda - perchè , se così fosse , avreste interrogato lealmente il mio compagno o la contessa .... No , non possiamo fidarci di voi ! - Milia ebbe una scossa nervosa . - Se io fossi una donna disonesta , se io volessi tradirvi , - disse - non vi chiederei di rimanere qui : mi sarei recata a Torino per avvertire il conte del tradimento che si prepara per lui . - Fabio ed Ilda si consultarono con un rapido sguardo , poi la giovane disse : - Ebbene , vogliamo prestarvi fede , ma se vorreste tradirci , non vi mancherebbe la punizione . - Sono sicura che non me la meriterò mai . - Ecco allora ciò che esigo da voi : - disse Fabio - fingerete colla contessa d ' ignorare che essa corre un pericolo . Durante la mia assenza fate in modo che nessun estraneo l ' avvicini ed entri nella villa . Se io tornassi in compagnia del conte , non parlate delle persone che ho accolte . - Il conte non verrà che quando sarà finito tutto , - interruppe Ilda - cioè , quando l ' avvertiremo che la contessa non è più . - Milia soffocò un grido . - Mio Dio , credete proprio che il conte voglia farla sopprimere ? - Sì ; - rispose Fabio - ma Dio vuole altresì che la buona signora abbia intorno cuori devoti , persone che sapranno dare la propria vita per salvare la sua .... - Io per la prima , - esclamò con slancio sincero Milia - verserei a goccia a goccia tutto il mio sangue per lei ! - Vi credo . - disse Ilda stendendole la mano . Ritornarono in casa . La mattina seguente la posta recava una lettera di Livio alla contessa . Il conte le scriveva : " Mia adorata Bianca , " Dal mio e tuo fidato servo Martino ho saputo che tu vai migliorando , e puoi figurarti se ciò mi rallegra , mi fa benedire di essermi allontanato per qualche tempo da te : così al mio ritorno ritroverò la mia Bianca di una volta e ricominceremo insieme una vita nuova . " Però io rimango ancora per qualche settimana assente , farò un piccolo viaggio ; ma siccome voglio mostrarti che non ti dimentico ti manderò per Fabio una cassettina , in cui troverai diversi oggetti per te , che potranno ricrearti nella tua solitudine e farti ricordare chi ti adora sempre . " Tuo aff.mo marito LIVIO . " Fabio , partito la mattina , tornò infatti la sera portando la cassettina datagli dal conte per la moglie . Quella cassettina conteneva gingilli giapponesi , scatole d ' argento piene di confetti , boccettine di profumo ed una fiala di vetro azzurro , su cui ora stampato : " Elixir miracoloso di lunga vita per ridonare le forze , ringiovanire la mente , eccitare l 'appetito." - Il conte mi ha raccomandato questo elixir , - disse Fabio a Bianca . - Egli mi ha detto di versarne alcune gocce ogni sera nella limonata che prendete prima di andare a letto , ed ha aggiunto che in pochi giorni sarete guarita . - Un tremito assalì Bianca : un presentimento le attraversò lo spirito . - Questa fiala contiene del veleno ! - esclamò . Fabio rimase calmo . - Io non lo so , contessa : - rispose - vi ripeto le parole e l ' ordine datomi da vostro marito . Ma dal canto mio vi dico : conservate questa fiala , nascondetela fino al momento in cui vi dirò di adoperarla : tenendola nascosta , vedrete che compirà il miracolo di prolungare a voi la vita ed accorciarla a chi ve l ' ha mandata . E giacchè siamo qui uniti , aggiungo : l ' ora della giustizia è sonata ! - PARTE QUINTA Il castigo del colpevole . I . Erano le due di notte . Il conte Livio Rossano usciva dalla casa di Passiflora , dove aveva vuotato il suo portafogli , perchè la sorte gli era stata sfavorevole . Egli era di cattivissimo umore , mentre tornava a piedi all ' albergo . Cinzia , dopo avere stretto un patto segreto con lui , era partita da Torino , ingiungendogli di rimaner lì per non dare sospetti , fino a che l ' ostacolo che impediva la loro unione fosse stato tolto di mezzo per sempre . La cortigiana gli aveva bensì promesso di scrivergli , ma ancora non si era fatta viva , nè da Fabio aveva avuto alcuna nuova sul risultato del miracoloso elixir , che doveva compiere la guarigione della contessa . Ciò lo rendeva nervosissimo , inquieto . Quella notte il cielo era oscuro , piovigginoso : nelle strade buie , deserte , tutto ora triste , silenzioso . Livio era giunto all ' angolo di una strada deserta , allorchè un uomo di alta statura gli si fece dinanzi , balbettando con voce commossa : - Ho bisogno di parlarvi , signor conte ! - Livio fece istintivamente un passo indietro . - Parlarmi a quest ' ora ? - esclamò . - Che cosa volete ? Io non vi conosco . - Mi farò conoscere , conte . - interruppe l ' altro togliendosi il cappello e mostrando un volto pallido , patito , con grand ' occhi luccicanti , coronato da capelli bianchi come la neve . - Guardatemi bene . Io sono un uomo onesto , non vi ho mai fatto del male , ma voi mi condannaste ad una vita d ' inferno , non pensando che io potessi un momento o l ' altro cogliervi a vostra volta . - Livio l ' osservava con stupore , non conoscendo affatto quei lineamenti . - Io credo , signore , - gli disse - che i fumi del vino vi abbiano dato al cervello , perchè più vi guardo , meno mi ricordo di avervi già veduto . - Il mio volto non vi è certo familiare , ma io non sono ubriaco nè pazzo , conte ; se non mi conoscete di figura , mi conoscete di nome : sono Guglielmo Rivalta , il cognato di Aldo Pomigliano . - Ah ! - esclamò il conte , lieto di trovare qualcuno su cui sfogare i suoi nervi . - Capisco ! Siete il galantuomo che aiutava lo studente galante a mangiare i denari di mia moglie . - Vile , miserabile ! - urlò Guglielmo facendo l ' atto di gettarsi su lui . Ma il conte aveva fatto un salto indietro , e con un rapido mulinello , girando il bastoncino , ne lasciò cadere il pomo di piombo sul capo scoperto dello sventurato che cadde di peso al suolo . Livio non stette ad osservare se fosse ferito o morto : nessuno aveva assistito a quella rapida scena , onde si allontanò lestamente , fischiando un ' aria di operetta . L ' avventura gli aveva calmato i nervi . Intanto Guglielmo , che per il colpo perdeva sangue dal capo , sotto la pioggia incominciava a rinvenire , quando sentì alcune voci che dicevano : - È ubriaco ! - No , è ferito ! - Bisogna trasportarlo all ' ospedale ! - Aspettate che cerchi alla meglio di fermargli il sangue ! - Sotto la pressione della mano che gli fasciava il capo con un fazzoletto , Guglielmo si riebbe e disse : - Non è nulla , credo di potere alzarmi e andare a casa . - Gli uomini che si erano presi cura di lui , erano dei bravi operai , che a quell ' ora già si recavano al lavoro . Essi si mostrarono lieti , sentendo che il ferito parlava . - Aspettate , signore , vi sosterremo e vi accompagneremo fino a casa . - Vi ringrazio , vi ringrazio mille volte ! - disse Guglielmo . - Ma posso andar solo . Ho avuto uno svenimento , e nel cadere mi sono ferito . Ma ora sto bene . - E salutati gli operai si allontanò . Guglielmo Rivalta aveva preso alloggio nella casa stessa dove era stata assassinata la povera Giulietta , e non avrebbe neppure egli saputo dire il perchè . Nel casamento avevano dimenticato il dramma accaduto . La soffitta abitata un giorno da Giulietta , quindi da Ilda , era stata presa in affitto da un venditore ambulante che vi depositava la sua merce . Guglielmo Rivalta aveva affittato una camera all ' ultimo piano , qualificandosi sensale . Appena si trovò nella sua cameretta , Guglielmo si sfasciò la testa : il sangue non colava più . Egli empì una catinella d ' acqua , si lavò , poi , fasciatosi di nuovo , si stese vestito sul letto , a meditare . Egli era sparito da Ivrea senza lasciar detto dove si recasse , perchè nessuno potesse dubitare dell ' idea che si era messa in mente . Guglielmo voleva provocare il conte , costringerlo a battersi con lui , ucciderlo per vendicare tutte le vittime del miserabile e soprattutto il suo povero cognato , la sua adorata Severina e sè stesso . Il signor Rivalta era un valentissimo schermitore , per cui era sicuro del fatto suo , nè gli sorgeva neppure il pensiero che in un duello potesse esser vinto . Aveva cercato a lungo il conte e l ' aveva ritrovato per esserne quasi aggredito in quel modo ! Guglielmo digrignò i denti , si morse lo dita . Il suo odio contro Livio si esasperava . Vendicarsi , vendicare Severina , Aldo e tutti gl ' innocenti ! Ciò diventava un vero fanatismo nella mente di Guglielmo . Il giorno dopo uscì di casa e si diresse senz ' altro verso l ' albergo , dove sapeva che il conte alloggiava , per averlo già pedinato . - Si potrebbe parlare col conte Livio Rossano ? - chiese gentilmente Guglielmo al segretario dell ' albergo . - Il conte è partito per la sua villa di Moncalieri , - rispose . - Ha ricevuto un telegramma che lo chiamava colà : sembra che la contessa si sia improvvisamente aggravata . - Guglielmo si sentì venir freddo . - Stava male , la contessa ? - Oh ! da molto tempo non si muove più dalla villa : il conte non teneva neppur più casa a Torino ; venendo qui per i suoi interessi , si tratteneva nel nostro albergo . - Lo so , e mi dispiace della nuova che mi dà ; gli scriverò . - Allontanandosi , agitava nella sua mente terribili idee . - Anche lei , anche lei ! ... Ah ! questo pone il colmo a tutte le sue iniquità . Ma sarà l ' ultima , lo giuro ! - Guglielmo salì in tranvai per recarsi a casa . Si mise nelle tasche della giacca una rivoltella carica a sei colpi , un paio di fazzoletti , il portafogli . Guglielmo non sapeva dove si trovasse la villa del conte , ma era sicuro che , giunto a Moncalieri , tutti gliel ' avrebbero indicata . Era di domenica . Il signor Rivalta prese il tranvai che partiva almeno un ' ora prima del treno , e arrivato a destinazione si fece indicare da un trattore la villa del conte . Era distante : un ' ora di cammino ; ma Guglielmo non si sgomentò . Giunto nei pressi della villa , si fermò e sedette . Come entrare là dentro ? - Che stupido ! - disse a un tratto . - Se la contessa è aggravata andrà bene il medico a curarla , le si chiamerà anche il prete . Ebbene , per mezzo di questi , io entrerò nella villa . - E soddisfatto della sua idea , si rialzò e camminò gesticolando , minacciando un fantasma invisibile . II . Cinzia non aveva lasciato Torino , ma compiuta la sua parte con Livio si era rifugiata di nuovo in casa del marchese Passiflora . Fu però assai sorpresa di non trovare nel gentiluomo quell ' accoglienza che si aspettava per essere riuscita a smascherare il conte in faccia a coloro che lo volevano nelle mani . - Non sei contento di me ? - gli chiese con audacia . - Bada che io ritorno da Livio e non gli nascondo che la mia è stata solo una commedia per perderlo . - Tu non andrai , - disse freddamente il marchese - se hai cara la tua vita : intanto non uscirai dalla tua camera , perchè se tu lo tentassi ti ucciderei ! - Cinzia si morse a sangue le labbra . - A che giuoco giochiamo , vecchio mio ? - esclamò . - Non sei tu forse che per il primo mi hai spinta a vendermi ai nemici del conte , non sei tu che mi hai allettata dicendomi che , compiuta un ' impresa che avrebbe liberata la società di un birbante , mi avresti dato il tuo nome ? - È verissimo . - E allora , perchè adesso sembri minacciarmi , invece di stendermi le braccia come meritavo ? - Il perchè lo saprai tra qualche giorno . Adesso , ti ripeto , sei mia prigioniera . Tu hai detto al conte che partivi per un viaggio , e deve crederlo . - E se io non accettassi la tua condizione ? - Non discutiamo . Se tu tentassi di uscire dalla tua camera , ti farei saltare le cervella , salvo poi a fare altrettanto con le mie . Guarda ! - Le mostrò una rivoltella che teneva in tasca , ed aggiunse in tono più mite : - Del resto , non è che una prigionia di pochi giorni , non ti mancherà nulla e ti servirò io stesso da carceriere . - Cinzia non replicò , ma provava una rabbia profonda , mista ad un ' angoscia orribile per qualche cosa d ' impreveduto , che non poteva definire . - È questa dunque la ricompensa per averti servito con tanto zelo ? Senza di me , non avresti mai avuto il conte nelle mani . - Questo è vero , - rispose con calma il marchese . - E senza di lui non t ' avrei così bene conosciuta come ora ti conosco . - Cinzia fu chiusa nella sua camera , ed il marchese , acceso un sigaro , si ritirò nel suo salotto , dove si mise a fumare nervosamente , camminando in su e in giù , gesticolando . Il marchese Passiflora , come sappiamo , aveva commesso un giorno una viltà , facendo ritirare dalla posta lettere dirette alla contessa , lettere che la condannavano , benchè pura ed innocente , scoprendo al conte il legame fra Aldo e la contessa . Inoltre Passiflora , trovatosi solo , senza affetti , si ora dedicato a Cinzia , che gli pareva creatura fatta proprio per lui . Col proporle di vivere insieme , il marchese aveva avuto lo scopo di conoscerla meglio , e la maliarda aveva saputo agire in modo , che egli si era innamorato di lei fino a sentire il bisogno di darle il suo nome , onde rialzarla ai propri occhi ed a quelli degli altri . E quando il Trani , rimasto suo amico , gli propose di servirsi di Cinzia per indurre il conte a confessione , il marchese dapprima rifiutò . Non era bastato a Livio di togliergli Bianca , e gli toglierebbe ora anche la sola compagna che gli abbisognava ? Ed in uno sfogo di passione , di gelosia , disse al magistrato : - Cedergli Cinzia ? Mai , mai ! - Il Trani guardò l ' amico con commiserazione , gli prese una mano , che tenne stretta nella sua . - Tu commettesti un giorno un ' azione indegna dl te , - disse - ma puoi ancora ripararla , perchè in fondo sei un gentiluomo onesto , nè vorrai macchiare il tuo onore per una donna indegna di te . - Tu calunni Cinzia ! - gridò il marchese . - Ti proverò che ella si ride di te , che se l ' intende di nuovo con Livio , - disse il Trani . Un fiotto di sangue salì al cervello di Passiflora , gli imporporò il viso . - È falso .... , è falso ! ... - È la verità , e , per quanto possa offenderti , non voglio nascondertela . Tu credevi di prendere una rivincita sul conte , prendendogli la donna che fu sua amante . Orbene , il domani stesso , i due si ritrovarono insieme . Nel rivedersi , sentirono risvegliarsi con nuova forza gli istinti bestiali di una volta ; ma siccome Cinzia teme di perderti , finge un profondo disprezzo pel conte . - Passiflora strinse i pugni . - Se ne fossi certo ! - esclamò . - Che faresti ? Vorresti imbrattare la tua mano di gentiluomo per un sgualdrina ? Lascia quella parte al conte , che oramai ha perduto ogni senso di onore , e se ti resta ancora un atomo di affetto per la sventurata contessa che tu stesso contribuisti a calunniare , aiutaci a salvarla , a toglierla dalle mani del suo carnefice . - Non invano il magistrato aveva fatto appello all ' onore del marchese . Tutti gli istinti cavallereschi si risollevarono ad un tratto in lui , lo fecero ridiventare padrone di sè stesso . Egli stese la mano ad Umberto . - Ebbene , sarò con te : spiegami quale sia il tuo progetto ! - Umberto glielo disse . Passiflora ascoltò dapprima attentamente , poi ad un tratto interruppe : - Ma se tu affermi che Cinzia è d ' accordo con Livio , non accetterà di tradirlo . - Lo farà ; tu non conosci ancora bene quella donna : ella è venale e non vuol perderti . Tutti i giorni non le si offre l ' occasione di divenire marchesa autentica . Io le farò la proposta , e vedrai che l ' accoglierà con entusiasmo . Intanto domani la farò chiamare nel mio gabinetto , fingendo di volerle parlare da sola ; tu sarai ad ascoltare . - Accetto , accetto e ti ringrazio ! - Passiflora rimase così persuaso della perfidia e leggerezza di Cinzia . Quando il magistrato le propose di sedurre novamente il conte per fargli confessare i suoi delitti , Cinzia simulò scrupoli di delicatezza , disse che non si sarebbe mai prestata a simile commedia . Ma quando Umberto le dimostrò che egli non ignorava i misteriosi convegni di lei col conte nel nido del corso Grugliasco , Cinzia , spaventata , non potendo negare , balbettò con accento soffocato : - È vero , non ho saputo sottrarmi al fascino che mi attira verso Livio ; ma , per pietà , non mi perdete con Passiflora : che egli nulla venga a sapere , ed io vi servirò in tutto quello che volete ! - Il marchese stesso desidera di smascherare il conte , e dietro mia preghiera acconsente che voi l ' attiriate nel tranello che io ho ideato : dalla mia bocca Passiflora non saprà nulla ; ma guai a voi se ci tradirete col conte ! - Cinzia aveva ripresa la sua audacia . - Potete fidarvi di me : ambisco troppo a divenire una marchesa autentica . - Passiflora ebbe il coraggio di non muoversi , di non tradire la sua presenza con un solo movimento ; ma appena Cinzia fu partita , si slanciò presso l ' amico esclamando : - Tu avevi ragione , io tenevo una benda sugli occhi per quella sgualdrina ; ma ora è caduta e non macchierò il mio stemma per una tale femmina , come pure desidero rialzarmi agli occhi della contessa per ottenere un giorno il suo perdono . - II marchese sentiva ormai troppa vergogna per quello che aveva fatto , ed avrebbe dato metà del suo sangue per rimediarvi . Cinzia non sapeva che la notte della confessione di Livio , anche Passiflora era fra coloro che ascoltavano . Il Trani l ' aveva introdotto nella villa sotto un travestimento facendolo passare per un suo fidato agente , ed il marchese si era allontanato dopo gli altri , in preda ad un disgusto orribile per quella coppia colpevole , assalito da uno spasimo angoscioso nel sentire con quanta freddezza il conte accettava di sbarazzarsi della moglie . Allorchè Cinzia era ritornata a lui , fingendo con Livio di partire finchè tutto fosse finito , il marchese , ritenendo pericoloso che il conte sospettasse la presenza della cortigiana nella sua casa , e soprattutto perchè nessun ostacolo sorgesse ad impedire quanto il Trani aveva combinato , pensò di tenervela rinchiusa . Cinzia , prigioniera da due giorni , incominciava a trovare la cosa singolare , e si pentiva di aver preferito il marchese al conte , dal momento che questi , una volta libero di sua moglie , si dava completamente in sua balia . Dopo una settimana passata in alternative di speranze e timori , Cinzia non ne potè più . Ella voleva ad ogni costo uscire dalla sua reclusione . Picchiò , risoluta , all ' uscio , decisa a farne saltare in aria la serratura od a chiedere aiuto dalla finestra se il marchese non compariva . Ma al primo clamore Passiflora accorse . - Che c ' è ? - chiese , - Che vuol dire un tal chiasso ? - Vuol dire che sono stanca di rimanere qui ! - esclamò Cinzia con accento rabbioso . - Se tu avessi avuto pazienza , questa sera stessa ti avrei liberata , - risposo Passiflora . - Ma non importa : sarà forse meglio anticipare , perchè è giunto il momento di una spiegazione importante fra noi . - Cinzia ristette indecisa , turbata , e senza rispondere si mise a sedere . Passiflora fece altrettanto e , senza alcun preambolo : - Sai dove si trova in questo momento il tuo amante ? - chiese . Cinzia sussultò . - Il mio amante ? - ripetè . - Vuoi forse parlare del conte ? Vuoi prenderti giuoco di me ? Sai bene che mi sono sacrificata a ritornare con lui per alcuni giorni onde compiacere te ed il tuo amico Trani . - Passiflora lasciò sfuggire una lugubre risata . - Ed i tuoi ritrovi anteriori erano pure fatti per compiacermi ? - Cinzia si morse le labbra , ma non chinò per questo gli occhi . - Il tuo amico mi ha calunniata ! - Lui ? Egli non ha aperto bocca sul conto tuo : tu stessa ne parlasti trovandoti nel suo gabinetto , senza pensare che altri poteva ascoltarti . - Ebbene , se fosse vero ? Forse che non vi ho dato il conte nelle mani , non vi ho serviti lealmente , mentre potevo tradirvi ed essere a quest ' ora molto lungi di qui con lui ? ... - Ne convengo : tu hai mantenuto i tuoi patti e meriti una ricompensa . Per cui , invece di consegnarti alle guardie come complice del conte , ti condurrò io stesso fino a Genova , ti metterò a bordo di un bastimento che ti condurrà lontana dall ' Italia .... - Siete pazzo ! - interruppe Cinzia . - Non partirò ! - Preferisci dunque la prigione alla libertà ? Perchè , se tu rimani , sarai denunziata per aver preso parte all ' assassinio di Giulietta Lovera , conoscendo fino da allora quello ed altri intrighi orditi dal conte , e di avere ultimamente istigato il conte a sbarazzarsi di sua moglie . - Non è vero ! - gridò Cinzia . - Cinque testimoni , persone onorate , attesteranno come tu sola abbia spinto il conte Rossano a sbarazzarsi con un delitto di sua moglie . - Cinzia , còlta al laccio , gettò un grido di rabbia e disse : - Siete una massa di vigliacchi ! - II marchese , livido , trasse di tasca la rivoltella . Allora la sciagurata si vide perduta , e folle di terrore si gettò ai piedi del marchese . - Perdonami ! ... Perdonami ! ... Non mi uccidere ! ... Partirò . Farò quello che vorrai ! - Gli occhi del marchese brillarono di una gioia sinistra . Nascose lentamente la rivoltella e trasse di tasca un foglio in cui era scritto che Cinzia si obbligava ad obbedirlo . - Ebbene , firma ! - le disse . Cinzia obbedì . - Eccomi in tua balìa ! - disse poi . - Non avrei mai pensato , il giorno in cui mi giuravi di amarmi , che tutto sarebbe finito così ! - Ella lo fissava cogli occhi umidi di lacrime , e Passiflora , temendo di cederle , lasciò quella camera per andare a rinchiudersi nella propria . Gli occorrevano alcune ore per ricuperare tutta la sua fermezza onde giungere alla fine del suo compito . Ma quando ritornò da Cinzia , trovò la camera vuota . Aveva dimenticato di rinchiuderla , e la cortigiana ne aveva profittato per svignarsela . Passiflora si sfogò in invettive , quindi finì col calmarsi . Doveva avvertire Umberto di quella fuga ? Sì , era necessario . E senz ' altro , il marchese si recò dal cavaliere Trani per avvertirlo di quanto accadeva . Ma il magistrato aveva egli pure lasciato Torino . III . Nonostante tutto il suo cinismo , allorchè il conte Rossano ricevette il telegramma di Fabio che diceva : " Contessa improvvisamente aggravata , si teme catastrofe , urge vostra presenza " , un livido pallore si stese sul suo volto . Egli partì subito ; ma era molto turbato . A Moncalieri fece attaccare un calesse che avrebbe guidato egli stesso . Livio non desiderava che alcuno turbasse le sue riflessioni di quell ' ora . Egli voleva formarsi tutto un piano prima di giungere alla villa . Tutti , compreso Fabio , dovevano credere al suo dolore , al suo strazio per la fine immatura di Bianca . Ad un tratto sussultò . La morte di Bianca lo lasciava padrone interamente del patrimonio di lei ? Non poteva Bianca aver fatto testamento a favore di altri , lasciando a lui la sola legittima ? Perchè non aveva pensato prima a tutto ciò ? Era stato pazzo , imprudente ! - Purchè arrivi in tempo a rimediarvi ! - mormorava fra i denti . - Sono stato così pazzo da cercare di toglierla dal mondo prima di aver sistemati i miei interessi . - Il conte sferzava adesso il cavallo per giungere più presto . Bisognava ad ogni costo che Bianca testasse a suo favore . Eccitato da quel pensiero , il conte proseguiva a frustare . Era giunto ad un sentiero , le cui pietre ruzzolavano sotto i passi del cavallo . Livio scese e condusse a mano l ' animale . Egli fremeva d ' impazienza . Finalmente giunse al cancello della villa : silenzio perfetto . Livio tirò con violenza il campanello . Il giardiniere corse ad aprire . Il conte gli domandò : - Ebbene , Lorenzo ? La contessa è dunque peggiorata ? - Oh ! signore .... non avrò mai il coraggio di dirglielo .... no .... no ! ... - esclamò il giardiniere . E ruppe in pianto . Livio divenne livido . - Parla .... lo voglio .... - balbettò con accento soffocato - la contessa .... mia moglie ? - Lorenzo rispose con voce rotta : - E spirata .... questa mattina . - Un urlo , che parve avere squarciato il cuore del conte , sfuggì dalle sue labbra . - Morta ! ... Morta ! ... No ! Dimmi che non è vero ! ... - Ahimè , signore .... se potessi farla rivivere , darei con piacere tutto il mio sangue ! - Livio sembrò assalito da una specie di furore e corse verso la villa . Nel vestibolo vide alcuni domestici che l ' osservavano , pallidi e inquieti . E ad un tratto gli si fece incontro Fabio , pallidissimo , ma calmo . - Perdonatemi , signor conte , - disse con voce commossa - se non sono venuto alla stazione ; ma urgeva la mia presenza qui . Non so se ho fatto male , ma ho dato ordine che non fosse ancora avvertito alcuno della morte della contessa . - Hai fatto benissimo ; - rispose a voce alta il conte , perchè tutti lo intendessero - fino a domani , proibisco a chiunque di parlarne .... . Oh ! mia Bianca , mia povera , amata Bianca ! - Ruppe in singhiozzi e si afferrò al braccio di Fabio per sostenersi . - Coraggio , signor conte ! - disse questi dolcemente . - Nessuno poteva prevedere una così rapida fine . Nessuno qui ha trascurato il suo dovere . Abbiamo avuto per la povera signora tutte le premure ; si sperava nel miracoloso elixir da voi mandato e che non trascuravo di farle prendere ogni sera ; eppure non è bastato ! - Fabio s ' interruppe , perchè piangeva . - Martino , accompagnami nella mia camera ; - disse il conte - mi narrerai l ' accaduto . Ora non avrei il coraggio di vederla . Chi veglia accanto a lei ? - Milia , che non l ' ha abbandonata mai . - Come siete stati buoni tutti ! Io solo l ' ho trascurata , almeno in apparenza , mentre non pensavo che a lei ; andiamo , Martino ! - Salì al proprio appartamento , e appena in camera gettò il cappello sul letto e si lasciò cadere su di una poltrona . - Signore , - disse Fabio - la povera contessa ha scritto una lettera per voi e mi ha pregato , qualche ora prima di morire , di consegnarvela . - Il conte apparve oltremodo agitato . - Una lettera per me ? Dammela subito ! - Vado a prenderla , conte ! - Fabio uscì e tornò poco dopo con una lettera fra le mani . - Mentre leggete , - disse - io andrò a dare alcuni ordini necessari . - Fabio uscì di nuovo . Livio volse e rivolse la busta fra le mani , poi la strappò convulsamente da un lato , ne tolse il foglio che Bianca aveva scritto , e lesse : " Livio , " L ' accostarsi della morte dà nuove facoltà all ' intelletto , tanto che cogli occhi della mente si penetra nei cuori , si legge in essi ciò che hanno tenuto sempre nascosto . " Ed io leggo in quest ' istante nel tuo cuore , ti vedo esultare nel trovarti alfine libero di colei , la cui perdita effettua i tuoi sogni di piacere e di ricchezza . Sei sceso alla bassezza , all ' infamia , al delitto , per ottenere il tuo intento . " Ebbene , il mio denaro non l ' avrai ! L ' assassino non pensa sempre a tutto . La carta che tu mi facesti firmare e ti dava l ' amministrazione di tutti i miei beni , la dimenticasti nel partire ed io l ' ho distrutta : la mia ricchezza è in salvo e passerà nelle mani di coloro che tu credevi di distruggere , e che invece sopravviveranno a te . " Una dichiarazione da me firmata ed unita alla boccetta che contiene ancora una parte dell ' elixir miracoloso che tu m ' inviasti , rivelerà la causa della mia morte , la spaventosa agonia cui mi condannasti e che nascosi gelosamente all ' istrumento incosciente dei tuoi delitti , il quale senza saperlo mi ha versato il veleno , credendo con esso di ridarmi la vita . " La mia dichiarazione , unita alla boccetta , l ' ho chiusa io stessa nella cassaforte della mia camera ; ho appeso la chiave , attaccata ad un cordoncino , al mio collo , ed ho fatto giurare a Milia che , anche dopo morta , quella chiave non mi verrà tolta se non da colui che ho già designato perchè venga a staccarla da me prima che io sia deposta nella bara . " Ho fatto altresì giurare a Fabio che , se io venissi a morte , egli solo ne veglierà il cadavere . " Ed ora che ho tutto disposto , ora che ho fatto giustizia del mio carnefice , verserò il triplo della dose che tu mi facevi mescere del tuo miracoloso elixir per finirla al più presto e perchè al più presto tu sia punito . "BIANCA." Dire ciò che provasse il conte a quella lettura , sarebbe impossibile . Vinto .... era vinto , quando si credeva prossimo alla vittoria ! Una rabbia fredda s ' impadronì di lui . Egli sonò con violenza il campanello . Fabio accorse . - Tu hai mentito con me , - disse con voce sorda . - Da questa lettera apprendo che i miei nemici hanno potuto parlare alla contessa . - Fabio lo guardava , addolorato . - Io non vi comprendo , conte , - rispose . - Vi giuro che nessuno ha mai avvicinato la contessa all ' infuori del medico che veniva qualche volta a visitarla e del parroco , perchè voi stesso avevate dato ordine di non rimandarli . - - Il conte andava calmandosi . - Io non capisco più nulla , - mormorò . - Bianca mi fa delle accuse , che io non merito . Essa non ha cessato di odiarmi fino alla tomba . - Odiarvi ? Io credo che v ' inganniate , conte . La contessa già da qualche tempo parlava con grande affetto di voi , mi diceva che se avesse seguito i vostri consigli si sarebbe trovata più tranquilla e felice , che non vi aveva apprezzato abbastanza . Ella stessa volle che vi telegrafassi perchè si sentiva morire , e aggiunse che in quel supremo istante il vostro sublime affetto le appariva in tutto il suo splendore , ed apprezzando la mia devozione per voi e per lei , mi fece giurare che veglierei il suo cadavere . - Il conte fremeva , mentre Fabio parlava . Egli non poteva , nè voleva mostrare al giovane la lettera della contessa . Fabio non doveva sapere che si era servito della sua mano per versarle il veleno . Ah ! pazzo che era stato a non prender prima tutte le sue disposizioni ! Un fremito di disperazione lo colse : lo spettro della miseria , del disonore , si drizzò davanti a lui . Ma siccome era energico , non tardò a riaversi da quella debolezza e formò subito nella sua mente un ' ardita risoluzione . - Voglio crederti , - disse a Fabio - benchè questa lettera mi dimostri il contrario . Ma la mia povera Bianca deve averla scritta in un momento di esaltazione mentale . Ah ! non mi perdonerò mai di non essere stato vicino a lei negli ultimi momenti ! Dimmi , ha molto sofferto ? - Moltissimo ! - rispose Fabio . - Se voi foste stato qui , non avreste potuto resistere a quell ' orribile agonia . E la contessa non voleva che si chiamasse il medico , nè altri ; diceva che l ' unica medicina che l ' avrebbe guarita , voi stesso gliel ' avevate mandata . - Livio impallidì , si morse le labbra , e passandosi una mano sulla fronte : - Chiamami Milia ! - disse . Fabio uscì subito per obbedirlo . Un momento dopo la vedova compariva dinanzi al conte . Ella aveva gli occhi gonfi di lacrime , ed alla vista del suo padrone scoppiò in pianto , balbettando : - Oh ! signor conte , perchè non siete venuto prima ? Mio Dio .... mio Dio , essa è morta chiamandovi , disperata ! - Il conte la guardò con aria minacciosa . - Non è vero ! Essa mi ha maledetto ! E tu le tenesti mano per favorire i miei nemici , tu le conducesti qui il suo amante ! - Milia indietreggiò spaurita . - Voi bestemmiate , conte ! Da quando sono qui , la contessa è vissuta come una santa . Martino può attestarlo . Io posso giurarvi che era una donna veramente onesta , e se volete sapere la verità , prima di morire la contessa ha passato al suo collo un cordoncino con attaccata una chiave e mi ha detto : " - Giurami , Milia , che non mi lascerai togliere questa chiave che da una bambina , la quale si presenterà qui prima che io venga deposta nella bara e ti dirà : " Sono la figlia del conte Rossano e di Giulietta Lovera ; la mia povera mamma fu assassinata innocente . A me sola spetta di consegnare questa chiave nelle mani di mio padre . " - Il conte sentì intorbidarsi gli occhi , fece un passo indietro , poi disse a Milia : - La contessa vaneggiava . - Essa era pienamente in sè , padrone , ed io attendo domattina quella bambina : se non verrà , allora voi avrete ragione , conte . Sono una donna onesta , e Dio mi punirebbe se non mantenessi il giuramento fatto ad una morente . Non venite , conte , a vedere la povera signora ? - Verrò più tardi , lasciami ! - Voleva essere solo per calmare il tumulto dei suoi pensieri , ritrovare la calma necessaria per non tradirsi in faccia ad alcuno . Ah ! come era stato giuocato bene da quella morta , che egli aveva creduto di tenere nelle mani ! Quale colpo supremo gli aveva preparato , facendogli consegnare quella chiave dalla figlia di Giulietta , dalla sua propria figlia ! Livio non aveva viscere di padre . Il ricordo di quella bambina cui fece assassinare la madre , non lo commoveva , ma l ' irritava . Come poteva la contessa averle parlato ? Se la fanciulla era entrata nella villa , per certo vi era venuto anche Aldo Pomigliano ! Egli cercava la verità senza trovarla , e continuava a digrignare i denti , a bestemmiare , a maledire . Poi tornò a calmarsi , e tutte le sue facoltà si concentrarono per avere le ricchezze di Bianca . Non un rimorso nell ' anima del conte : solo il pensiero di salvarsi e ricuperare la fortuna che gli sfuggiva . Atteggiando il volto al più profondo dolore , egli si diresse all ' appartamento di Bianca . Nel corridoio incontrò Fabio . - Dammi il braccio ; - mormorò Livio - temo di non avere la forza di sopportare la vista di quella salma adorata . - Coraggio ! - disse Fabio . Entrarono nella camera della contessa . Milia , che era presso al letto funebre , si chinò come se volesse aggiustare i guanciali della morta , quindi si trasse da parte . La camera era avvolta nell ' oscurità : chiuse le persiane e le imposte ; una sola lampada accesa gettava un incerto chiarore sul letto , dove il conte vide distesa sua moglie , vestita di bianco , con le trecce nere pendenti sull ' abito , gli occhi chiusi . Egli osò appena guardarla : ebbe un brivido di paura , e staccatosi da Fabio cadde sulle ginocchia fingendo di singhiozzare disperatamente e gridando : - Mia povera Bianca , mia povera Bianca ! - Fabio e Milia , ritti , immobili , muti , sembrava non osassero turbare quel dolore . Ad un tratto il conte si rialzò balbettando : - No , non posso resistere , non posso resistere : tornerò più tardi ; se rimanessi qui adesso , impazzirei ! - E fuggì da quella camera , si recò nel parco per essere solo a riflettere . Appena fu scomparso , Bianca aprì gli occhi , si sollevò alquanto , sorrise . - Credete al suo dolore ? - chiese . - No , - risposero insieme Fabio e Milia . - Il conte non vi ha rivelato il contenuto della mia lettera ? - No , - soggiunse Fabio - se ne è guardato bene ; però non ha potuto nascondere i suoi fremiti di furore ; ho visto nei suo occhi passare dei lampi sanguigni .... e sono ormai persuaso che stanotte si tradirà . - Recatevi a sorvegliarlo , - disse dolcemente la contessa . - Non bisogna perderlo d ' occhio un istante . Inoltre vi raccomando di farlo mangiare e soprattutto bere . - Fidatevi di me . - Il conte , in balìa dei propri pensieri , si mise a percorrere rabbiosamente i viali del parco , gesticolando ; poi si gettò disteso sull ' erba , e coi pugni chiusi sotto il mento , gli occhi torbidi , si diede ad organizzare nella sua testa tutto un piano tenebroso che quella notte stessa doveva avere uno svolgimento . - Fabio solo può aiutarmi , e mi aiuterà ! - mormorò ad un tratto quasi ad alta voce . Riconfortato da questa riflessione si rialzò ed ebbe un brusco sussulto , trovandosi all ' improvviso dinanzi il giovane , cui in quel momento pensava . - Tu qui ? - disse Livio vivamente . Fabio appariva triste , commosso . - Andavo in cerca di voi , - rispose . - Vi avevo veduto così agitato ! Ma ora ringrazio Dio di ritrovarvi più tranquillo ! - Il conte gli prese una mano , gliela strinse affettuosamente . - La tua presenza mi rende il coraggio . Oh ! ti ringrazio di essere venuto ! Nessuno è più fedele di te e so che posso contare assolutamente sul tuo affetto . - Sì , conte ; io non dimentico la lettera di vostra madre , la contessa Rossano , la mia benefattrice ; ho sempre in mente le sue parole : " Su mio figlio riverserai tutta la riconoscenza che nutri per me , obbedirai ad ogni sua volontà , farai solo ciò ch ' egli ti ordinerà di fare " ed io sono tutto vostro . - Un raggio di trionfo passò negli occhi di Livio . - Grazie , Fabio ! ... - esclamò . - Sei degno del mio amore ! ... - Ritornarono a casa a braccetto . Nel salotto particolare del conte era imbandita la tavola , e Livio volle che Fabio vi sedesse con lui . Il conte cominciò a mangiare macchinalmente , con aria triste , poi il suo appetito essendosi risvegliato , fece onore allo vivande e bevette più di quello che volesse , eccitandosi a poco a poco , incitando Fabio a fare lo stesso . - Sì , è una sventura per me la morte di Bianca ; - disse empiendo un bicchiere di vecchio barolo - ma lei , poveretta , ha finito di soffrire . Col suo cervello debole , la sua salute scossa .... - Vuotò il bicchiere di un fiato e soggiunse : - Non poteva durare a lungo : aveva un temperamento troppo eccitabile . - Bevve di nuovo , e guardando fissamente Fabio : - Dunque , Bianca ti ha fatto giurare di passare la notte presso il suo cadavere ? - Sì , conte , - rispose gravemente il giovane - ed io adempirò al mio giuramento . - Farai bene , io veglierò la cara salma con te . - Fabio lo guardò a sua volta negli occhi . - Voi , conte ? Ne avrete la forza ? - Tu sarai con me e mi darai coraggio . E poi avrò forse da chiederti un favore . - Qualunque sia , - rispose Fabio con dolcezza - sarete obbedito . Sono il vostro schiavo . - No , sei il mio amico , il mio solo e migliore amico . - Gli stese la mano , senza accorgersi che quella di Fabio ebbe un fremito nel toccarla . Poi il giovane disse : - Allora , se permettete , andrò a dare gli ordini opportuni perchè Milia vada a riposare ed i domestici si ritirino di buon ' ora . - Va ' pure , e fa ' intendere che non voglio a nessun costo essere disturbato ! - Fabio uscì , ed il conte , versatosi un altro bicchiere di barolo , disse sogghignando : - Oh ! mamma cara , come fosti previdente nel procurarmi un tal fratello ! ... La tua colpa d ' amore ha dato a me due volte la vita ! - IV . Erano circa le dieci . Nella villa regnava il più perfetto silenzio . I domestici si erano coricati , così Milia , dopo avere scambiate poche parole con Fabio . Bianca , distesa sul letto , sembrava dormisse l ' ultimo sonno . Quando il conte entrò con Fabio , questi disse : - Io temo che la vista del cadavere finisca col turbarvi e non possiate sopportarla ; se me lo permettete , tiro le tende del letto . - Fai pure ! - rispose il conte . Fabio si affrettò ad obbedire . Una sola lampada rischiarava la stanza . - Volete che accenda un altro lume ? - chiese Fabio . - No , - rispose il conte - basta così .... Spingi piuttosto quella poltrona presso alla mia , perchè dobbiamo discorrere . - Fabio fece quanto egli desiderava . - Se ho voluto passare la notte qui con te , - cominciò il conte con voce cupa - è stato per rivelarti ciò che nessun altro deve sapere , per farti una confessione che ti strazierà il cuore , come ha straziato il mio . - Livio sembrò reprimere un singhiozzo . - Mio Dio , che è successo ? - chiese Fabio . - Forse correte nuovi pericoli ? Cercano ancora di farvi del male ? - Sì , ed è quella morta , capisci , che si vendica di me , non perdonandomi di avere smascherato il suo amante ; quella morta che mi ha odiato fino all ' ultimo momento . - Se non foste voi che me lo diceste , non lo crederei , perchè , vi ripeto , la contessa in questi ultimi tempi sembrava cambiata a vostro riguardo . - Per meglio ingannarti ! - interruppe il conte . - Tu , così ingenuo , fidente , non te ne accorgesti ; ma io posso dirti che è riuscita a rivedere il suo amante , posso provarti che Bianca è morta per vendicarsi di me . - Morta per vendicarsi di voi ? - ripete con accento di sorpresa Fabio . - Scusate , conte : non vi comprendo . - Il conte volse uno sguardo rapido al letto , come se temesse che la morta sorgesse a smentirlo ; poi disse : - Tu credi che la morte di Bianca sia stata naturale ? - Fabio finse di scattare sulla poltrona , stralunò gli occhi . - Ma non so , non capisco ... ! - Livio si chinò ancora più verso lui . - Mia moglie è morta avvelenata ! - disse piano . Fabio gettò un grido . - Avvelenata ? Come ? Da chi ? - Da sè stessa . - Un suicidio , dunque ? - Sì , un suicidio , per perdermi . - Fabio era divenuto pensieroso . - Ma come ha potuto procurarsi il veleno ? .... - Ecco ciò che ignoro , ma un momento o l ' altro lo scopriremo . - Ma voi , in qual modo indovinaste ... ? - Dalla lettera che tu mi consegnasti da parte della defunta , lettera che è tutta una minaccia , un insulto per me . Bianca mi dice che ha nascosto nella cassaforte il resto dell ' elixir da me inviatole , con la dichiarazione che contiene del veleno . - Non è vero , però ? - interruppe Fabio , mostrandosi agitato . II conte alzò le spalle . - Non capisci che il veleno vi è stato posto da Bianca , la quale ha così dato sfogo al suo odio contro me ! Ma se quella boccetta con quella dichiarazione venisse trovata , io sarei perduto . - Il viso di Fabio si era contratto . Egli volse uno sguardo disperato alla cassaforte . - Come fare ? La chiave non è nella serratura , e noi non possiamo sforzare il mobile . - Io so dove si trova la chiave ; - disse lentamente il conte - Bianca stessa me lo dice nella sua lettera . Ma ella è sicura che io non la toglierò mai dal posto dove si trova , e per questo mi affido a te . Sì , tu solo puoi rendermi un tale servizio , e me lo farai , altrimenti ne va del mio onore , della mia vita . - L ' onore e la vita del vostro schiavo - disse Fabio - non hanno alcun valore , quando si tratta della vostra salvezza ; io sono pronto a sacrificarli per voi . Ditemi dove si trova quella chiave . - Al collo della morta , - rispose il conte tremando - ed io non avrò mai il coraggio di togliergliela . - Fabio si passò una mano sulla fronte . - Sarebbe una profanazione , quasi un delitto ! - Pensa che , diversamente , io sono perduto ; ricordati la raccomandazione della tua benefattrice , la preghiera di tua madre . - Fabio scattò in piedi . - Avete ragione ! - disse con accento risoluto . - Perdonatemi se ho esitato un istante . - Si diresse di passo fermo verso il letto funebre , ne tirò di nuovo le tende . Il conte , più livido del cadavere , seguiva ogni movimento del giovane , senza muoversi dal suo posto . Egli vide Fabio chinarsi verso la salma e ad un tratto indietreggiare con un grido , mentre la morta si sollevava sul letto , e con una voce che sembrava venisse di sotterra , pronunziava queste parole : - Non ti basta , Livio , di aver fatto di tuo fratello un assassino ; vuoi che sia anche ladro ? - Il conte tentò di rispondere , ma la voce gli spirò nella gola ; fece per alzarsi , ma i suoi piedi ricusarono di muoversi e si ripiegò svenuto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Quando risensò , era nella propria camera e dinanzi a lui , colle braccia incrociate sul petto , stava Fabio . Ma il giovane non aveva più l ' aspetto timido , sommesso , che il conte gli conosceva . Egli alzava fieramente la bella testa , ed i suoi occhi fissi su lui avevano un ' espressione di freddo disprezzo . - Io sogno .... - mormorò Livio . - No , tu sei sveglio , Caino .... - rispose Fabio sordamente . - Guardami , guardami bene .... Sono io , Fabio .... tuo fratello ! - Il conte ricominciava a riprendere la sua audacia . Si raddrizzò con violenza . - Mio fratello .... tu ? Chi ti ha dato ad intendere simili menzogne ? - Dimentichi la confessione fatta da te stesso alla tua degna amante Cinzia ? - rispose Fabio ridivenendo ad un tratto calmo , ma di una calma terribile . - Io ero là ad ascoltarti , e non ero solo : altri raccolsero la tua confessione , mentre tu aprivi per la prima volta la tua anima alla donna che ti tradiva . - Tu menti ! - ruggì il conte . - Ho le prove di quanto ti dico , e sono in mani sicure . - Ebbene , ammettendo che tu sia figlio di mia madre , tu sei un bastardo , e non pretenderai adesso di avere gli stessi diritti del figlio legittimo .... Dovresti ringraziare Dio se ti venne dato un nome ! - Fabio vacillò sotto l ' ingiuria , ma sollevando tosto con più fierezza la testa : - Sì , quel nome mi sarebbe bastato , - pronunziò - se tu non ti fossi compiaciuto di trascinarlo nel fango . Io non ti contendo i tuoi diritti , ma sono qui per chiederti conto di tutte le infamie che m ' inducesti a commettere . Che facesti tu e mia madre del fanciullo che nella sua innocenza vi credeva suoi benefattori , del fanciullo che aveva lo stesso vostro sangue nelle vene ? Un vile schiavo ed un sicario . Una povera fanciulla da te ingannata sotto il mio nome , ti dava noia per i tuoi progetti di matrimonio ; tu armasti la mia mano per sbarazzarti di lei , facendola apparire un mostro di dissolutezza . Una buona creatura da me amata suscitò il tuo capriccio , e tu fosti lieto della mia condanna che la toglieva a me e la dava nelle tue mani . Avevi ideato di perderla . - - Non è vero ! - urlò il conte . - Se essa è sfuggita al tuo oltraggio , - proseguì Fabio - non è stato per tua volontà . Un giovane onesto , che aveva raccolta tua figlia , che venerava la contessa come una santa , destò la tua invidia e te ne sbarazzasti , facendolo passare per ladro . Non parlo di tutte le altre tue vittime : tuo suocero , la signora Rivalta , morti di crepacuore . Vengo alla contessa . Non ti bastava di averle tolto il padre , cercasti di sopprimerla avvelenandola . Ed avevi scelto di nuovo me per versare la morte alla povera martire . Ma Dio era stanco delle tue infamie e permise che io aprissi gli occhi sul tuo conto e che la contessa fosse salva . - Un grido di rabbia sfuggì dalle labbra di Livio . - È dunque commedia la morte di Bianca ? - esclamò . - Sì , commedia , per smascherarti interamente . Neppure davanti a quella donna che tu credevi cadavere avesti un lampo di rimorso per quello che volevi farmi commettere . Ebbene , vedi : benchè io sia povero , disprezzato , non abbia il nome che tu porti , mi sento più grande di te , nè vorrei cambiare la mia posizione colla tua . Potrei ucciderti con la mie mani , ma non voglio fare la parte di Caino ; eppure , se ti lasciassimo vivere , tu faresti ancora del male ! - Quest ' ultima frase riempì Livio di terrore . Egli si portò le mani in tasca , come se cercasse un ' arme che non aveva , digrignò i denti e con voce spezzata : - Che vuoi dunque da me ? - chiese . - Pensi che io voglia farmi saltare le cervella ? - No , qualcuno ti suggerirà una morte meno violenta . - Fabio aprì l ' uscio e chiamò a voce alta : - Gina ! - La figlia di Giulietta Lovera comparve . Essa assomigliava così stranamente alla madre , che il conte indietreggiò terrorizzato , come se si fosse veduto sorgere dinanzi la sua vittima . La fanciulla vestiva di nero , ed il suo adorabile viso aveva una gravità che colpiva . Ella teneva nella mano destra una chiave , ed avvicinandosi al conte : - La mamma vi manda questa chiave , - disse , con una voce che scosse tutte le fibre del miserabile - perchè possiate aprire la cassaforte e prendere la boccetta di liquore che vi guarirà per sempre . - Livio non rispose , non stese la mano . Guardava quella fanciulla , e grosse gocce di sudore gli scorrevano sulla fronte . - Non la volete ? - proseguì Gina . - Avete paura ? Eppure la mamma mi ha detto che siete forte e terribile ! Io vi temevo e vi odiavo senza conoscervi , ma ora che mi hanno detto che siete ammalato , non vi temo nè vi odio più , e vi darò la medicina per guarire , così diverrete buono , vi pentirete del male fatto . - Il conte continuava a guardarla , e ad un tratto chiese bruscamente : - Come sei qui ? - Dio mi ha guidata qui per salvare la mamma . - È dunque la contessa , la tua mamma ? - ripetè il conte sogghignando . - Sì , la mammina del cuore ; l ' altra mamma .... me l ' hanno uccisa , ma Dio punirà il suo assassino ! - Il sogghigno del conte si accentuò . - Sai chi sia stato il suo assassino ? Guardalo .... l ' hai dinanzi a te . - E le indicò Fabio , che era divenuto livido . La fanciulla gettò un grido , poi , spinta da un ' angoscia indicibile , si slanciò verso Fabio . - Non è vero ! - esclamò , - Dimmelo tu ! Quell ' uomo cattivo ha mentito per far del male anche a te ! - No , Gina ; - rispose con gravità e tristezza il giovane - quell ' uomo ha detto la verità : per obbedire a lui , io tolsi dal mondo la tua povera mamma . - Gina si mise a singhiozzare . Fabio le si inginocchiò vicino . - Io ho pianto a lacrime di sangue il delitto fattomi commettere da quell ' uomo , - proseguì - ma la tua povera mamma apparve a me una notte , stendendomi la mano , dicendomi che mi avrebbe perdonato il giorno in cui il vero colpevole fosse punito . Io ti giuro , Gina , che quando colui sarà punito , mi ucciderò , e tu allora mi perdonerai come mi perdonerà tua madre . - La fanciulla esitò un istante , poi si slanciò al collo di Fabio . - Io non voglio che tu ti uccida ; ti perdono , come ti perdonerà la mamma , ti vorrò bene come prima , perchè tu non sei colpevole ; l ' assassino è lui ! - E volgendosi al conte : - Sì , siete voi , - soggiunse - doppiamente cattivo , perchè dopo che avete fatto ammazzare la mamma , accusate un altro : la mamma non vi perdonerà mai , come io non vi perdono : voi mi fate paura , io vorrei vedervi morto ! - Gettò la chiave in terra e si avvinghiò di nuovo a Fabio . - Portami via , - mormorò supplichevole - non voglio vederlo ! - Nello sguardo del conte passò un lampo di odio , ma Fabio e la bambina non se ne avvidero , perchè uscirono dalla stanza , lasciandolo solo . La collera di Livio , fino allora repressa , scoppiò terribile . Egli morse con rabbia disperata un fazzoletto che teneva nelle mani , imprecò , bestemmiò . - Anche lui contro di me ! - diceva . - Caino ! Mi ha chiamato Caino , e lo sarò ! Anche Cinzia mi ha tradito ! Miserabile ! Se potessi averla fra le mani .... Ah ! credono che io voglia prendere il veleno ? Stupidi tutti ! La vita mi preme troppo e voglio conservarla per vendicarmi ! Ah ! tutti sperano che io scompaia ! Ebbene , non sarà questa la soluzione che vi aspettate ! Io prenderò ancora la mia rivincita , e quale rivincita : lo vedrete ! - Egli aprì un cassetto del suo scrittoio e ne trasse una rivoltella carica a sei colpi , che si mise in tasca . Poi raccolse da terra la chiave che vi aveva gettata Gina , e si avviò all ' appartamento di sua moglie . Era sorto il giorno , ma nella villa il silenzio era perfetto . Il conte entrò nella camera di Bianca . Non vi era alcuno . Livio volse subito gli sguardi alla cassaforte , e quando vi giunse vicino , i suoi occhi si fecero ardenti . Egli mise la chiave nella serratura , aprì . Vide subito la boccetta dell ' elixir , con accanto un foglio piegato . Ma prima di prenderlo il conte rovistò febbrilmente nella cassaforte , sperando di trovarvi dei valori , o i gioielli della contessa . La cassaforte era vuota . Un ' onda di sangue gli salì al capo . - Nulla , più nulla ! - gridò . Allora , con una rabbia impossibile a descriversi , strappò coi denti il foglio vergato da Bianca senza neppure leggerlo , e afferrata la boccetta , la scagliò a terra : il liquido si sparse sul pavimento . Poi , con una furia da pazzo , il conte si slanciò verso l ' uscio . Ma sulla soglia stava la contessa Bianca , sorridendo con sanguinosa ironia . Il conte indietreggiò come fulminato . Egli non riconosceva quasi più sua moglie in quella donna dal volto animato , dagli occhi brillanti . Essa inoltrò di qualche passo e disse : - Sapevo bene che non avevate cuore nè orgoglio , che la vostra anima è inaccessibile al pentimento , che nulla vi avrebbe commosso , neppure la vista della vostra innocente bambina . Inoltre , siete troppo vigliacco per uccidervi ! - Ad ogni insulto di quella donna , il conte trasaliva ; ma non era quello l ' istante di porre in opera quanto aveva divisato . Giacchè sua moglie era là , egli l ' avrebbe costretta a dargli tutto il denaro , a firmare ciò che voleva . - Venite voi dunque a darmi la morte ? - domandò . Bianca fece un atto di altero disprezzo . - Non sono un ' assassina ! - . rispose , - E giacchè siete tanto attaccato alla vita , nessuno qui ve la toglierà . Solo vi avverto che , dietro la vostra completa confessione , che cinque testimoni , compresi due magistrati , hanno accolta , voi non sfuggirete alla giustizia umana . È già stato spiccato l ' ordine di arrestarvi , e solo dietro una mia preghiera , per non suscitare scandalo , hanno lasciato che prima venissi a proporvi io stessa il patto , che solo varrà a salvarvi . - E questo patto ? - chiese egli con tono leggermente beffardo . - Voi lascerete subito l ' Italia : vostro fratello stesso vi accompagnerà fino all ' Havre , ed al momento del vostro imbarco per il nuovo mondo , vi consegnerà una somma bastante a sopperire al vostro viaggio , ai vostri primi bisogni . Dopo , cercherete di guadagnarvi la vita ed espiare , col lavoro , l ' indegna vostra condotta passata . Per me sarete morto , perchè scriverete un biglietto , in cui direte che , stanco di un ' esistenza torturata dai rimorsi , vi siete ucciso . - Il conte era ritornato calmo . - E questo biglietto devo lasciarlo a voi ? - Sì . - Ebbene , sarete soddisfatta ; datemi carta e calamaio , ed io lo scriverò subito per mostrarvi che non sono il vile che credete e che qualche cosa di buono è ancora in me . - Mentre Bianca obbediva , il conte si strinse il capo fra le dita convulse , e come parlando a sè stesso : - Sì , sono stato un grande colpevole ! - disse in tono violento . - Non merito il perdono di alcuno ! - La contessa era commossa : senza guardare il conte , si chinò a disporre sul tavolino la carta da lettere ed il calamaio . In quel momento sentì un soffio ardente alle sue spalle ; si volse di scatto e si trovò dinanzi il marito , livido , con gli sguardi scintillanti di selvaggia energia , la mano armata della rivoltella . - Credevi di trionfare , - esclamò Livio con un ' esaltazione che andò crescendo - credevi di liberarti per sempre di me , di avermi nelle tue mani vinto , umiliato ! Invece sei tu nelle mie : quella carta servirà a te stessa per scrivere che metà della tua sostanza mi appartiene interamente . Vedi che sono discreto ; ma se tu esiti a scrivere , io ti uccido ! - La contessa , alla vista della rivoltella , aveva provato un brivido di terrore , ma subito riprese la sua calma , perchè vide sollevarsi il panneggiamento di un uscio ed apparire Fabio alterato , irriconoscibile per lo spavento . Egli inoltrava in punta di piedi dietro al fratello : ma all ' istante di afferrare il braccio che teneva la rivoltella , un movimento lo tradì . Livio si rivolse e gettò un grido di rabbia . - Ah ! tu stavi a spiarmi ? - urlò furente . - Vattene , vattene , o non rispondo più di me ! - Colpisci dunque , Caino , colpisci ! - esclamò Fabio presentando il petto al fratello . Bianca , presentendo il pericolo che il giovane correva , si gettò a sua volta sopra il conte per disarmarlo , ma non fu a tempo . Uno sparo rintronò , e Fabio , colpito alla spalla sinistra , cadde senza gettare un grido . - Assassino , fratricida ! - urlò Bianca pazza dal terrore . - Aiuto ! Aiuto ! - Due uomini si precipitarono nella stanza : Aldo Pomigliano e Umberto Trani . Livio non li riconobbe : egli non era più un uomo , ma una belva . - Fatemi largo .... o ammazzo tutti ! - Tre altri spari rintronarono nella stanza : fortunatamente i colpi andarono a vuoto . Ma Livio aveva ottenuto in tal modo il passo libero e si slanciò fuori , mentre gli altri non si occuparono più che di Fabio steso a terra , immerso nel sangue . Il conte scese , sempre correndo , nel parco , e si mise a percorrerlo come un forsennato , continuando a sparare colpi all ' impazzata . Ma la rivoltella era ormai scarica ; tuttavia egli continuava a fare scattare il grilletto , in preda a un delirio orribile , mentre le tenebre avvolgevano la sua mente . Alla svolta di un viale si fermò : un uomo gli era sorto dinanzi , un uomo armato egli pure di rivoltella . - Ah ! finalmente ti ritrovo ! Mi riconosci ? - disse costui sbarrandogli il passo . - La Provvidenza mi ha scelto per porre un termine ai tuoi delitti : tu morrai per mano mia ! - Non so chi siate ! Indietro , o vi uccido io per il primo ! - urlò a sua volta il conte . E spianò contro lui la rivoltella scarica . - Io morrò , ma vendicato ! - rispose prontamente l ' altro , lasciando a sua volta partire il colpo . Fu la cosa di un attimo . Un lampo brillò , un grido si intese , e il conte , colpito in pieno petto , cadde al suolo fulminato . L ' uomo che aveva fatto giustizia era il signor Guglielmo Rivalta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fabio apriva gli occhi alla vita dopo quindici giorni di alternativa fra speranze e timori . Egli si guardava attorno senza pronunziare parola . Una donna , col viso alterato dalle veglie e dal dolore , osservava quella prima manifestazione di vita con occhi inondati di pianto : era Ilda . Allorchè il medico , visitato il ferito , dichiarò che il caso era mortale e che soltanto un miracolo poteva salvare Fabio , Ilda esclamò con passione : - Io compirò il miracolo ! Io lo salverò ! - E non lasciandosi vincere dal dolore , curò Fabio giorno e notte . Egli era sempre in preda al delirio ed evocava ad alta voce le scene più orribili della sua esistenza , quelle che più erano rimaste impresse nella sua mente . Invano Ilda cercava di calmare quel delirio con delle pezze ghiacciate . Fabio si dibatteva , faceva degli sforzi , come se volesse difendersi da un nemico invisibile , respingeva la mano amica , pronta a salvarlo . E batteva l ' aria con le braccia , cercava di gettarsi dal letto , quindi vi ricadeva spossato , mentre le lacrime inondavano il volto di Ilda . Di quando in quando Fabio sembrava riconoscerla , poi tornava a delirare , consumando così le sue forze , mentre Ilda pregava Dio che prendesse la sua vita , ma salvasse Fabio . Ma Dio , senza volere tanto sacrifizio da lei , le rendeva l ' uomo redento dal dolore , dal pentimento ! Lo sguardo di Fabio , dopo aver vagato a lungo qua e là , si fermò ad un tratto , per la prima volta con un lampo di intelligenza , su Ilda , e per la prima volta sembrò che la vedesse . - Tu ? - mormorò . - Tu , mia adorata ? Perchè vicina a me ? - Ilda non seppe resistere ; chinandosi verso lui , mormorò con voce commossa : - Per salvarti . - Fabio fece un brusco movimento . - Per salvarmi ? Forse che corro qualche pericolo ? - No ; ma sei stato molto malato . Ora , però , grazie a Dio , tutto è passato : tu sei guarito .... - Per merito tuo , non è vero ? - Ilda sorrise : Fabio le stese la mano ; ma spossato da quel breve sforzo , richiuse gli occhi e si addormentò . Dormì per molte ore , nè Ilda si mosse dal suo posto . Quando il medico giunse , Fabio dormiva sempre , nè lo svegliò , assicurando Ilda che quel riposo tranquillo era vita per lui . - Quando si sveglierà , - disse - comprenderà tutto e potrà dirsi completamente guarito . - La contessa Bianca , Aldo o Gina entrarono nella camera per assicurarsi coi loro occhi del miglioramento di Fabio . Ed un sospiro di sollievo sfuggì dai loro petti . Allorchè Fabio riaperse di nuovo gli occhi , era perfettamente in sè . Riconobbe Ilda e sorrise . - Ah ! sei tu , sempre tu ! - disse con voce debole . - Quanto sei stata buona con me , che ti ho disconosciuta ! Dimmi : fui ferito gravemente ? - Sì , ma oramai ogni pericolo è scomparso . - Mi trovo sempre alla villa Bianca ? - Sempre . - Fabio si passò una mano scarna sulla fronte , e con voce leggermente alterata : - E mio fratello ? - mormorò . - Non pensare a lui , adesso : quando sarai più forte ti dirò tutto . - Lascia almeno che ringrazi te , che mi hai dato una seconda vita . - Le stese le mani , l ' attirò a se : le loro labbra s ' incontrarono in un lungo bacio . Il domani egli era più forte , e , risvegliandosi , trovò al suo capezzale non solo Ilda , ma la contessa Bianca , Gina ed Aldo . Quante esclamazioni di gioia quando il convalescente li salutò tutti a nome , sorrise loro fissandoli con sguardi dolci e turbati ! Per molti giorni nessuno ricordò a Fabio i fatti avvenuti ; ma allorchè il giovane cominciò ad alzarsi , ruppero il silenzio che diveniva ormai penoso . Ilda lo informò di quanto accadde dopo la scena rapida e violenta fra lui ed il fratello , che aveva cercato di ucciderlo . Raccontò la fine del conte . La gente , però , non sapeva il vero ; la notizia era stata diffusa dal Trani , dal Meralta e dal marchese di Passiflora : Livio Rossano si era suicidato . Un mandato di arresto era stato spiccato contro lui , dopo una confessione firmata da cinque testimoni , in cui il conte aveva rivelato delle perfidie che nessuno avrebbe mai immaginate . Così si seppe che l ' assassinio di Giulietta Lovera era stato ordito e fatto consumare da lui onde sbarazzarsi della giovane che gl ' impediva di contrarre il suo matrimonio con Bianca . Così pure si scoprì che il tentato strangolamento di Ilda ed il furto del quale venne accusato Aldo Pomigliano , erano stati perpetrati dallo stesso conte pe ' suoi fini tenebrosi . Inoltre il conte stava per commettere un ultimo e più infame delitto cercando di avvelenare la moglie ; ma la giustizia , avvertita in tempo , si era recata alla villa per arrestarlo . Nella colluttazione che aveva avuto luogo per impossessarsi di Livio , questi , perduta la testa , aveva tirato alcuni colpi di rivoltella , andati a vuoto , poi si era slanciato nel parco , ed ivi si era suicidato . Ilda aggiunse che Cinzia , arrestata , aveva confermato quei particolari , ed era stata tale l ' impressione provata per la tragica fine del conte , che la sciagurata si trovava morente nell ' infermeria delle carceri . La giovane concluse che nessuno aveva fatto parola della ferita riportata da Fabio , dei suoi legami col conte , nè alcuno avrebbe avuto il minimo dubbio sul suicidio di lui , se una lettera di Guglielmo Rivalta , ricevuta dalla contessa Bianca , non avesse rivelato che lo sventurato aveva fatto giustizia del colpevole e si era poi ritirato in un convento a finire i suoi giorni , persuaso che Dio lo avrebbe perdonato e ricongiunto alla sua adorata Severina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sei mesi dopo , la villa Bianca era di nuovo in vendita . Bianca Rossano si era ritirata nella tenuta di suo padre , e Fabio , marito felice di Ilda , era divenuto amministratore dei beni della contessa . Sua moglie era la più devota amica della giovane vedova . Gina non aveva più lasciata la sua cara mamma . Aldo invece aveva ripreso dimora a Torino , continuando i suoi studi ed i suoi esperimenti sopra un modello di macchina , che un giorno gli procurerebbe fama e fortuna . Il tempo scorreva tranquillo nella tenuta . Una volta alla settimana Aldo vi compariva , ed era una vera festa per tutti , ma specialmente per Bianca . Due anni scorsero così . Una mattina Bianca ricevette un telegramma che le fece battere il cuore a colpi precipitosi , Diceva ; " Stasera sarò costì a prendere il premio del mio lavoro . Aldo . " Questo voleva dire che il disegno esposto della macchina inventata da Aldo aveva riportato un trionfo . Ed a questo trionfo era collegato il suo avvenire e quello della contessa . Perchè egli non avrebbe mai aspirato alla mano di lei finchè non avesse potuto offrirle un nome degno di lei . Quando Aldo giunse alla tenuta , tutti erano ad aspettarlo . Egli fu condotto in casa quasi in trionfo ; ma dopo cena , quando la notte fu calata , tutti si ritirarono , lasciando Bianca e il giovane soli . Ella sedeva accanto al balcone aperto ; egli le si mise ai piedi . La luna brillava , inondandoli di un mite e soave chiarore . - Bianca , adorata ! - sussurrò Aldo guardando la giovane che la felicità rendeva ancora più bella . - Ora sarai mia per sempre , non è vero ? Nulla più ci dividerà ! Ora anch ' io ho uno stato da offrirti .... - Credi forse che se tu non fossi riuscito avrei rinunciato a te ? - rispose Bianca senza arrossire . - Io fui tua fino da quando mi considerasti come una sorella , e se adesso vado orgogliosa del tuo trionfo , è solo per te . Aldo , credi al mio amore ? - Se ci credo ! Ma è il tuo amore che mi ha dato la forza di soffrire , di lottare ! E qual premio migliore posso ottenere che quello di farti mia per sempre ! Bianca , io ti adoro , noi saremo felici , l ' avvenire è nostro ! - L ' attirò a sè , senza che ella opponesse resistenza , e per la prima volta le loro labbra s ' incontrarono in un lungo bacio d ' amore .