Miscellanea ,
PARTE
PRIMA
Dramma
.
I
.
Era
la
notte
del
giovedì
grasso
.
Nessuno
si
ricordava
di
un
inverno
mite
come
quello
,
e
il
carnevale
aveva
uno
sfogo
inusitato
.
I
ricchi
se
la
spassavano
nei
palazzi
;
il
popolo
nelle
osterie
,
sotto
i
portici
,
alla
fiera
,
ai
balli
pubblici
.
I
veglioni
erano
affollati
e
,
come
il
solito
,
più
di
tutti
si
mostrava
animato
quello
dello
Scribe
.
Fra
le
maschere
che
avevano
fatto
il
loro
ingresso
colà
dopo
la
mezzanotte
,
vi
era
un
domino
femminile
elegantissimo
,
troppo
elegante
,
che
stonava
in
quell
'
ambiente
volgare
.
Veniva
forse
in
cerca
di
un
'
avventura
galante
?
Aveva
un
appuntamento
?
Una
folla
di
studenti
le
fece
cerchio
.
-
Cerchi
me
,
bella
principessa
?
-
gridò
uno
di
essi
,
un
giovane
allampanato
,
giallo
come
un
limone
.
-
Io
sono
disposto
a
darti
tutto
il
mio
cuore
.
-
Va
'
là
,
poeta
da
quattro
soldi
!
La
bella
è
in
cerca
di
un
Trovatore
dei
tempi
antichi
,
che
sappia
difenderla
dagli
audaci
,
piegare
il
ginocchio
dinanzi
a
lei
,
e
forse
gli
mostrerà
appena
la
punta
del
suo
bel
nasino
.
-
Il
domino
,
che
fissava
i
suoi
occhi
grigi
su
quel
gruppo
di
giovani
e
pareva
studiasse
la
fisionomia
di
ognuno
,
disse
con
voce
armoniosa
:
-
Hai
indovinato
,
mio
caro
,
ed
ecco
su
chi
faccio
cadere
la
mia
scelta
.
-
E
posò
la
mano
inguantata
sulla
spalla
di
un
bel
giovane
dal
volto
leale
,
con
occhi
nerissimi
e
capelli
biondi
.
Scoppiò
un
evviva
assordante
,
e
per
qualche
minuto
attorno
alla
coppia
venne
eseguita
una
danza
folle
,
sfrenata
,
Poi
ognuno
si
sbandò
per
proprio
conto
,
gridando
:
-
Buona
fortuna
,
Aldo
!
-
Ma
il
giovane
non
pareva
soddisfatto
di
quell
'
inattesa
avventura
galante
.
Tuttavia
,
volgendosi
alla
sua
compagna
,
le
chiese
con
accento
gentile
,
dandole
del
voi
:
-
Dove
debbo
condurvi
,
signora
?
-
Fatemi
fare
un
giro
per
il
teatro
,
-
rispose
la
maschera
-
poi
conducetemi
a
casa
vostra
.
-
Lo
studente
sussultò
.
-
A
casa
mia
?
-
ripetè
,
come
se
non
prestasse
fede
ai
suoi
orecchi
.
-
Sì
.
Che
ci
trovate
di
strano
?
Non
avete
una
casa
,
voi
?
Vivete
forse
in
famìglia
?
-
Aldo
si
era
già
rimesso
.
-
No
,
-
rispose
-
vivo
solo
.
Ma
sono
povero
,
ed
abito
in
una
soffitta
.
-
Che
m
'
importa
?
-
Aldo
rivolse
al
domino
uno
sguardo
,
tra
il
diffidente
ed
il
corrucciato
.
Ma
l
'
ammirazione
che
destava
nel
pubblico
la
sua
elegante
compagna
,
finì
col
lusingare
il
suo
amor
proprio
.
Egli
pensava
:
-
Costei
dev
'
essere
molto
bella
,
e
sarei
un
pazzo
se
me
la
lasciassi
sfuggire
.
Forse
è
una
gran
signora
,
che
in
questa
notte
di
carnevale
vuol
soddisfare
un
morboso
capriccio
.
Contentiamola
;
io
nulla
ci
perdo
;
anzi
,
ho
tutto
da
guadagnare
in
quest
'
avventura
!
-
Prima
di
uscire
dal
teatro
,
Aldo
passò
nella
guardaroba
e
prendere
il
suo
soprabito
.
Aldo
abitava
sul
corso
San
Maurizio
.
Egli
e
la
sua
compagna
salirono
le
scale
umide
e
sporche
.
Confusi
rumori
turbavano
la
sconosciuta
.
Erano
pianti
di
bambini
,
bestemmie
di
uomini
,
grida
soffocate
di
donne
.
-
Che
casa
è
mai
questa
?
-
chiese
ella
.
-
È
una
specie
di
alveare
.
-
rispose
Aldo
-
nè
può
garbare
a
voi
,
avvezza
forse
ad
una
palazzina
quieta
,
senza
inquilini
.
In
questa
casa
abitano
molte
famiglie
,
quasi
tutte
composto
di
onesti
operai
,
che
lavorano
dall
'
alba
alla
sera
,
e
solo
alle
feste
alzano
un
po
'
il
gomito
e
fanno
chiasso
.
Però
vi
è
di
buono
che
nessuno
si
occupa
dei
fatti
altrui
,
ognuno
vive
a
sè
,
ed
io
mi
trovo
benissimo
.
-
Avevano
già
salito
cinque
piani
e
si
avviavano
verso
la
stretta
scala
che
conduceva
alle
soffitte
.
Il
corridoio
a
destra
e
a
sinistra
sembrava
interminabile
.
Aldo
volse
a
sinistra
,
e
dopo
pochi
passi
sì
trovò
,
a
faccia
a
faccia
con
un
uomo
vestito
da
pierrot
,
col
volto
infarinato
.
Costui
si
trasse
da
un
lato
senza
dire
parola
,
e
lo
studente
strinse
il
braccio
della
sua
compagna
,
come
per
dirle
che
non
aveva
nulla
da
temere
.
Erano
giunti
dinanzi
all
'
uscio
della
soffitta
di
Aldo
.
Egli
accese
un
cerino
,
aprì
con
una
chiave
inglese
e
fece
passare
il
domino
.
Quando
,
entrato
egli
pure
,
si
voltò
per
chiudere
,
vide
il
pierrot
quasi
vicino
all
'
uscio
;
ma
,
Aldo
non
parlò
,
per
non
spaventare
la
compagna
,
e
chiusa
la
porta
,
tirò
il
catenaccio
.
Fatto
ciò
,
accese
un
lume
che
era
sul
tavolino
,
indi
si
volse
alla
sconosciuta
.
Costei
si
era
seduta
sopra
un
divano
e
si
guardava
intorno
con
sorpresa
.
Tutto
era
modesto
,
di
una
pulitezza
eccezionale
.
Le
due
finestre
avevano
cortine
bianchissime
,
come
la
coperta
del
letto
.
Sul
tavolino
stavano
i
libri
ben
allineati
;
l
'
armadio
aveva
i
battenti
lucidi
come
specchi
;
un
paravento
cinese
nascondeva
il
lavabo
;
la
stufa
di
maiolica
rendeva
un
delizioso
tepore
.
-
Siete
alloggiato
come
un
principe
!
-
disse
la
sconosciuta
.
Aldo
sorrise
.
-
Io
stesso
-
rispose
-
tengo
in
ordine
la
mia
roba
,
rifaccio
il
letto
,
spazzo
,
pulisco
dappertutto
ogni
giorno
per
conservare
bene
questi
quattro
mobili
che
mia
madre
ha
comperati
con
molti
sacrifizi
.
Perchè
io
sono
povero
,
signora
,
e
non
lo
nascondo
.
Ma
voi
non
siete
venuta
qui
per
sentire
la
mia
storia
.
Perdonatemi
.
-
Sedette
accanto
a
lei
,
e
con
voce
sommessa
:
-
Perchè
non
vi
levate
la
maschera
?
-
disse
.
Ella
mormorò
:
-
Lasciatemi
,
signore
,
ve
ne
supplico
!
-
Poi
si
piegò
,
svenuta
.
Aldo
ne
fu
spaventato
.
Per
farle
riavere
il
respiro
,
le
tolse
la
maschera
dal
viso
,
e
mandò
un
grido
d
'
ammirazione
.
Com
'
era
bella
!
A
un
tratto
la
sconosciuta
aprì
gli
occhi
,
due
occhi
grigi
ornati
di
lunghe
ciglia
nere
,
e
disse
con
l
'
accento
della
più
sincera
disperazione
:
-
Mio
Dio
,
che
cosa
ho
fatto
?
Perchè
sono
venuta
qui
?
-
Aldo
,
stupito
,
rispose
:
-
Ci
siete
venuta
di
vostra
volontà
,
signora
.
Ma
io
credo
di
avervi
usato
tutto
il
rispetto
che
meritate
.
-
No
,
non
lo
merito
;
ma
voi
siete
buono
,
signore
,
e
lo
sarete
ancora
.
Ah
!
la
mia
scelta
è
caduta
bene
,
altrimenti
sarei
stata
perduta
per
sempre
!
-
Si
passò
una
manina
sulla
fronte
e
con
voce
interrotta
:
-
Se
sapeste
!
...
-
proseguì
.
-
Stasera
ero
come
pazza
:
ho
scoperto
un
tradimento
che
spezza
tutta
la
mia
vita
di
amore
,
di
devozione
,
di
fedeltà
,
e
volendo
calpestare
l
'
onore
di
colui
che
mi
tradisce
,
mi
sono
recata
al
veglione
dello
Scribe
.
Era
mia
intenzione
di
darmi
al
primo
uomo
che
mi
fosse
piaciuto
,
qualunque
fosse
,
per
poter
gridare
oggi
all
'
altro
:
"
-
Anch
'
io
ho
avuto
un
amante
!
-
"
Ma
all
'
uscire
con
voi
dal
teatro
ero
già
esaurita
dallo
sforzo
fatto
;
poi
,
nell
'
entrar
qui
,
ho
avuto
vergogna
di
me
ed
ho
perduto
i
sensi
.
-
La
giovane
scoppiò
in
lacrime
,
nascondendo
il
bel
volto
sul
divano
.
Aldo
,
commosso
,
le
rivolse
parole
di
conforto
.
La
sconosciuta
si
era
a
poco
a
poco
calmata
;
ella
rialzò
la
testa
,
stese
le
mani
al
giovane
,
che
le
strinse
fra
le
sue
con
viva
simpatia
.
In
quel
momento
un
grido
acuto
,
terribile
,
un
grido
di
morte
risvegliò
tutti
gli
echi
del
casamento
e
fece
balzare
in
piedi
Aldo
e
la
sua
compagna
.
Al
tempo
stesso
si
udì
uno
sbattere
di
uscì
,
voci
che
chiamavano
aiuto
,
altre
che
gridavano
:
-
All
'
assassino
!
-
Aldo
si
slanciò
fuori
e
la
sconosciuta
lo
seguì
con
la
lucerna
accesa
.
E
fu
bene
.
A
quel
chiarore
,
lo
studente
vide
il
pierrot
che
gli
passava
dinanzi
come
una
freccia
,
dirigendosi
verso
il
pianerottolo
per
raggiungere
la
scala
.
E
dietro
a
quegli
una
voce
ansante
gridava
:
-
Fermatelo
,
è
lui
l
'
assassino
!
-
Di
un
salto
Aldo
gli
fu
sopra
,
poi
,
aiutato
da
altri
inquilini
sopraggiunti
,
lo
legò
come
un
salame
.
-
Bisogna
ricondurlo
nella
stanza
della
sua
vittima
finchè
giungano
le
guardie
,
-
disse
un
uomo
.
-
Chi
ha
assassinato
?
-
chiese
Aldo
.
-
Giulietta
,
la
poverina
,
così
buona
e
onesta
!
-
Ed
è
morta
?
-
domandò
la
sconosciuta
,
che
tutti
guardavano
con
sorpresa
,
sembrando
loro
una
strana
apparizione
,
-
Essa
non
dà
più
segni
di
vita
;
-
rispose
una
donna
canuta
-
è
crivellata
di
ferite
.
Mio
figlio
è
corso
a
chiamare
il
medico
.
-
Andiamo
a
vederla
;
-
soggiunse
la
sconosciuta
-
forse
potremo
soccorrerla
.
-
Quando
la
giovane
apparve
,
seguita
da
Aldo
,
sul
limitare
della
soffitta
dove
ora
successo
l
'
assassinio
,
tutti
fecero
largo
.
La
soffitta
era
rischiarata
dai
molti
lumi
portati
dagli
inquilini
,
in
un
angolo
gemeva
l
'
assassino
,
steso
a
terra
,
tutto
legato
.
Intorno
al
letto
,
dove
era
distesa
l
'
assassinata
,
molte
donne
si
accalcavano
ansiose
,
tentando
invano
con
gli
asciugamani
di
arrestare
il
sangue
che
sgorgava
copioso
dal
petto
della
vittima
.
L
'
assassinata
era
assai
giovane
,
e
nonostante
il
pallore
cadaverico
del
volto
,
appariva
sempre
bellissima
.
Si
capiva
che
era
stata
colpita
mentre
dormiva
e
,
svegliata
all
'
improvviso
,
aveva
sostenuto
una
fiera
lotta
con
l
'
assassino
.
Aveva
ancora
fra
le
mani
contratte
alcuni
lembi
dell
'
abito
del
pierrot
.
Ma
ciò
che
più
di
tutto
straziava
,
è
che
presso
al
letto
dell
'
assassinata
,
inconscia
del
dramma
terribile
ivi
successo
,
dormiva
in
una
culla
una
bambina
di
forse
due
anni
,
bionda
come
la
madre
,
bella
come
un
amore
.
-
Sarebbe
bene
toglierla
di
lì
;
-
disse
la
sconosciuta
ad
Aldo
-
la
porterò
nella
vostra
stanza
e
veglierò
su
lei
.
-
Sollevò
la
bimba
senza
svegliarla
e
,
tenendola
stretta
al
suo
petto
,
si
mosse
per
uscire
da
quella
stanza
.
Ma
in
quell
'
istante
entrò
il
medico
.
Dietro
a
lui
venivano
guardie
,
delegati
,
un
ispettore
,
e
una
folla
enorme
che
non
si
riusciva
a
tenere
indietro
.
La
signora
non
potè
uscire
dalla
soffitta
,
II
.
La
storia
di
Giulietta
,
detta
la
Bionda
,
era
un
romanzetto
semplice
,
ma
triste
.
Figlia
di
un
antico
militare
decorato
,
passò
l
'
infanzia
e
l
'
adolescenza
in
convento
,
protetta
da
alcune
pie
dame
alla
morte
della
mamma
.
Tornata
a
casa
a
quindici
anni
,
essendo
il
padre
vecchio
,
acciaccato
,
ella
divenne
il
suo
conforto
,
la
sua
guida
.
Siccome
la
meschina
pensione
del
pover
uomo
non
bastava
a
sopperire
a
tutte
le
spese
,
Giulietta
si
mise
a
ricamare
per
un
negoziante
,
cui
la
madre
superiora
del
convento
l
'
aveva
raccomandata
.
Scorsero
due
anni
d
'
una
vita
abbastanza
tranquilla
.
Giulietta
ora
buona
quanto
bella
,
Ebbe
proposte
di
matrimonio
,
ma
essa
rispose
che
non
si
sarebbe
accasata
finchè
vivesse
suo
padre
.
Un
giorno
,
mentre
lavorava
,
cantando
allegramente
,
vennero
ad
avvertirla
che
il
povero
vecchio
era
stato
colto
da
una
sincope
sulla
via
e
l
'
avevano
trasportato
all
'
ospedale
.
Giulietta
non
doveva
rivederlo
che
morto
.
La
povera
fanciulla
pianse
molto
,
ma
a
poco
a
poco
il
suo
dolore
si
calmò
ed
ella
potè
riflettere
alla
sua
situazione
,
La
pensione
del
padre
cessava
.
Giulietta
doveva
ormai
vivere
col
suo
lavoro
.
Fin
da
quel
momento
la
sua
vita
fu
ancora
più
modesta
e
più
laboriosa
.
Usciva
soltanto
la
domenica
,
recandosi
al
Valentino
.
Per
certo
,
non
le
mancavano
i
corteggiatori
,
ma
la
bella
bionda
passava
indifferente
in
mezzo
a
tutte
le
seduzioni
.
Tuttavia
un
giorno
sì
notò
che
Giulietta
era
stata
accompagnata
fino
sulla
porta
di
casa
da
un
bel
giovane
sui
venticinque
anni
,
dall
'
aria
seria
e
distinta
.
D
'
allora
in
poi
,
quando
essa
usciva
,
il
bel
giovane
era
ad
attenderla
.
A
chi
le
domandò
chi
fosse
costui
,
rispose
:
-
È
il
mio
fidanzato
,
un
bravissimo
giovane
impiegato
in
una
banca
.
Ci
sposeremo
presto
.
-
Ai
coniugi
Pavin
,
suoi
vicini
più
intimi
,
lo
presentò
perfino
.
Scorsero
tre
mesi
:
era
d
'
inverno
.
Una
sera
,
Lorenzo
Pavin
,
tornando
a
casa
,
trovò
la
moglie
Teresa
molto
inquieta
.
-
Che
hai
?
-
le
chiese
stupito
.
-
Sono
due
giorni
che
non
vedo
Giulietta
,
e
ciò
mi
turba
.
Non
è
mai
stata
tanto
senza
venire
da
noi
.
-
Perchè
non
vai
da
lei
?
-
Ho
bussato
poco
fa
al
suo
uscio
,
non
ha
aperto
.
-
L
'
operaio
si
grattò
la
testa
.
-
Tu
mi
metti
una
pulce
negli
orecchi
;
vado
io
stesso
a
vedere
.
-
Uscì
nel
corridoio
e
si
recò
a
bussare
all
'
uscio
della
Bionda
.
Nessuno
rispose
.
L
'
operaio
non
pose
tempo
in
mezzo
.
Corse
a
prendere
un
ferro
e
con
quello
diè
di
leva
all
'
uscio
della
soffitta
di
Giulietta
.
Si
slanciò
nella
stanza
,
seguito
da
Teresa
.
La
giovane
era
stesa
sul
letto
e
gemeva
:
aveva
ingoiato
del
laudano
;
voleva
morire
.
La
moglie
del
falegname
preparò
subito
un
caffè
carico
,
mentre
il
marito
correva
a
chiamare
un
medico
,
Due
ore
dopo
,
Giulietta
ora
fuori
di
pericolo
e
raccontava
piangendo
:
-
Sono
stata
disgraziata
o
colpevole
.
Mi
sono
fidata
di
un
uomo
che
mi
ha
ingannata
.
Lo
amavo
,
e
siccome
mi
giurava
di
sposarmi
,
mi
lasciai
trattare
come
se
fossi
già
sua
moglie
.
Ero
felice
,
e
non
scorgevo
l
'
abisso
.
"
Quattro
giorni
fa
,
egli
non
venne
all
'
ora
solita
;
lo
attesi
inutilmente
tutta
la
sera
.
"
La
mattina
mi
venne
un
pensiero
:
che
fosse
ammalato
?
"
Risolvetti
di
andare
a
chiedere
sue
notizie
nella
casa
dove
abitava
.
"
Non
ero
mai
andata
a
casa
sua
,
perchè
mi
diceva
che
stava
in
pensione
da
una
vecchia
signora
,
amica
della
sua
famiglia
,
la
quale
si
sarebbe
scandalizzata
se
fossi
andata
a
trovarlo
.
"
Ma
sapevo
il
nome
della
via
e
il
numero
della
casa
.
"
Vi
giunsi
in
pochi
minuti
.
"
Entrai
dal
portinaio
e
chiesi
:
"
-
È
in
casa
il
signor
Fabio
Ribera
?
"
-
Non
lo
conosco
;
-
mi
rispose
-
non
abita
qui
.
-
"
Uscii
di
là
con
le
gambe
tremanti
.
"
Eppure
non
pensavo
ancora
ad
un
tradimento
.
"
Corsi
subito
in
un
piccolo
quartiere
che
Fabio
aveva
affittato
e
ammobiliato
per
il
nostro
matrimonio
.
"
Salii
difilato
al
secondo
piano
,
sonai
alla
porta
di
quel
quartiere
.
"
Comparve
un
giovinetto
che
io
non
conoscevo
.
"
-
Il
signor
Fabio
Ribera
?
-
chiesi
.
"
-
Vi
siete
sbagliata
,
bella
ragazza
:
non
abita
qui
.
"
-
Ma
come
?
Fabio
è
il
padrone
di
quest
'
appartamento
.
-
"
Il
giovinotto
si
mise
a
ridere
.
"
-
Lo
sarà
stato
la
settimana
passata
!
-
esclamò
.
-
Adesso
il
proprietario
sono
io
....
e
mi
dispiace
che
ho
una
visita
,
altrimenti
sarei
lietissimo
di
farvelo
visitare
.
Ma
se
voleste
venire
domani
....
-
"
Non
volli
sentir
altro
:
fuggii
col
cuore
stretto
da
un
'
orribile
angoscia
.
"
Quando
fui
nel
vestibolo
entrai
in
portineria
.
"
Vi
era
una
donna
,
e
ciò
mi
diede
coraggio
.
"
-
Scusate
,
-
le
dissi
con
voce
ancora
un
po
'
alterata
-
il
quartierino
al
secondo
piano
,
primo
uscio
a
destra
,
non
era
stato
preso
ed
ammobiliato
dal
signor
Fabio
Ribera
?
-
-
"
La
portinaia
mi
guardava
così
fissamente
,
che
sentii
le
guance
avvamparmi
.
"
-
Il
signor
Fabio
Ribera
non
è
il
giovane
che
venne
più
volte
in
questa
casa
con
voi
?
-
domandò
,
"
Feci
un
cenno
affermativo
.
"
-
Ebbene
,
-
soggiunse
la
portinaia
-
se
vi
ha
detto
che
il
quartierino
era
suo
,
vi
ha
ingannata
.
Quel
quartierino
lo
tiene
in
affitto
una
certa
Clorinda
,
che
lo
cede
a
giorni
,
a
settimane
,
a
mesi
,
per
galanti
ritrovi
.
-
"
Se
non
caddi
di
piombo
a
terra
fu
un
miracolo
.
Ero
stordita
.
Nonostante
volli
tentare
un
ultimo
colpo
,
"
Stamani
,
dopo
altri
due
giorni
d
'
inutile
attesa
,
mi
sono
recata
alla
banca
dove
Fabio
mi
aveva
detto
di
essere
impiegato
.
"
Ma
neppur
là
sanno
chi
sia
Fabio
Ribera
.
"
Perciò
,
oppressa
,
disperata
,
quasi
pazza
,
volevo
morire
.
-
Per
fortuna
,
-
esclamò
Lorenzo
-
siamo
stati
in
tempo
a
salvarvi
!
-
Quel
birbante
,
-
soggiunse
Teresa
-
non
merita
davvero
il
sacrifizio
della
vostra
vita
!
Dimenticatelo
,
è
forse
meglio
per
voi
:
costui
non
si
farà
più
vedere
.
-
La
moglie
del
falegname
ebbe
ragione
.
Giulietta
passò
molti
giorni
di
angoscia
,
poi
sembrò
rassegnata
e
riprese
a
lavorare
in
compagnia
dei
suoi
buoni
vicini
.
Un
giorno
si
accòrse
di
essere
incinta
.
Ella
non
si
disperò
.
-
Invece
di
morire
,
-
disse
-
vivrò
per
la
mia
creatura
:
se
non
ho
potuto
divenire
una
buona
moglie
,
sarò
una
buona
madre
.
-
Infatti
,
dato
che
ebbe
alla
luce
la
sua
bimba
,
cui
pose
nome
Gina
,
la
giovane
volle
allattarla
da
sè
,
e
da
allora
in
poi
si
dedicò
interamente
a
sua
figlia
.
Ed
ora
quella
madre
così
giovane
,
bella
,
onesta
,
veniva
barbaramente
assassinata
!
III
.
Mentre
il
medico
visitava
Giulietta
,
le
guardie
rialzavano
bruscamente
l
'
assassino
,
che
volgeva
all
'
intorno
sguardi
spauriti
e
balbettava
:
-
Lasciatemi
!
...
Non
sono
stato
io
!
...
-
È
stato
lui
!
L
'
ho
veduto
uscire
da
questa
soffitta
quando
sono
accorsa
al
primo
grido
della
povera
Giulietta
!
-
urlò
Teresa
.
-
Silenzio
!
-
disse
il
medico
.
Egli
era
chinato
sul
corpo
straziato
di
ferite
,
e
,
dopo
alcuni
minuti
,
si
rialzò
dicendo
:
-
Non
è
ancora
morta
!
Procurerò
di
richiamarla
ai
sensi
.
-
Frattanto
la
sconosciuta
rimaneva
presso
la
culla
,
tenendo
appoggiata
al
seno
la
bimba
,
che
continuava
a
dormire
.
Il
medico
operò
una
prima
e
rapida
fasciatura
delle
ferite
,
poi
chiese
dell
'
acqua
con
dell
'
aceto
,
e
ne
spruzzò
il
viso
di
Giulietta
.
Ella
si
mosse
,
aprì
gli
occhi
.
Il
medico
non
si
era
ingannato
:
viveva
.
La
sconosciuta
non
poteva
più
distogliere
gli
sguardi
dall
'
assassinata
.
A
un
tratto
gli
occhi
di
Giulietta
si
rianimarono
,
la
bocca
le
tremò
convulsamente
e
lasciò
sfuggire
un
grido
rauco
.
-
All
'
assassino
!
...
Aiuto
!
...
Prendetelo
!
...
-
disse
con
una
voce
che
scosse
tutti
.
Ad
un
cenno
dell
'
ispettore
le
guardie
trassero
presso
il
letto
il
pierrot
,
che
invano
volgeva
il
capo
per
non
incontrare
gli
sguardi
dell
'
assassinata
.
-
L
'
abbiamo
arrestato
,
signorina
!
-
disse
l
'
ispettore
.
-
Guardatelo
:
lo
riconoscete
?
-
Giulietta
stese
un
braccio
con
un
gesto
che
parve
una
maledizione
.
-
Lo
riconosco
,
è
lui
!
-
gridò
.
-
Tenetelo
,
o
mi
colpirà
ancora
.
Ed
io
....
non
voglio
morire
....
-
E
cacciando
un
urlo
che
sgomentò
tutti
:
-
Mia
figlia
....
mia
figlia
....
la
mia
Gina
....
-
È
qui
,
non
temete
;
-
rispose
la
sconosciuta
con
voce
dolcissima
-
ne
avrò
cura
io
.
-
Giulietta
si
volse
al
suono
di
quella
voce
,
guardò
la
bella
signora
,
poi
si
vide
uno
spettacolo
singolare
.
La
ferita
si
era
rialzata
bruscamente
sul
letto
afferrandosi
alla
sconosciuta
con
tutte
le
sue
forze
,
guardandola
avidamente
e
rantolando
:
-
Lei
?
Lei
?
Ma
non
sa
...
?
-
Uno
sbocco
di
sangue
sgorgò
dalle
labbra
di
Giulietta
,
che
ricadde
sul
letto
irrigidita
.
Questa
volta
il
medico
disse
a
voce
alta
;
-
È
morta
!
-
La
sconosciuta
vacillò
,
o
sarebbe
caduta
con
la
bambina
,
se
Aldo
,
che
le
era
vicino
,
non
l
'
avesse
sorretta
.
-
Andiamo
nella
mia
stanza
:
-
disse
-
è
inutile
rimanere
qui
ancora
.
-
Ma
l
'
ispettore
osservava
con
sorpresa
quella
signora
elegante
e
le
disse
:
-
Mi
permetta
una
domanda
,
signora
:
conosceva
la
giovane
che
hanno
assassinata
?
-
No
,
-
rispose
la
sconosciuta
-
l
'
ho
veduta
per
la
prima
volta
questa
notte
.
-
Allora
come
spiega
le
parole
della
poveretta
,
rivoltasi
a
lei
come
a
persona
che
non
le
fosse
ignota
?
-
Non
so
spiegarle
.
-
Aldo
fremeva
a
quelle
domande
.
L
'
ispettore
proseguì
:
-
Per
certo
,
signora
,
ella
non
deve
far
parte
degli
inquilini
di
queste
soffitte
.
Perchè
dunque
si
trova
qui
?
-
Questa
volta
Aldo
non
si
contenne
.
Prima
che
la
sconosciuta
potesse
rispondere
,
egli
disse
con
voce
sicura
:
-
La
signora
è
mia
sorella
,
venuta
a
passare
gli
ultimi
giorni
di
carnevale
a
Torino
.
Essa
era
nella
mia
stanza
,
quando
abbiamo
udite
le
grida
di
questa
disgraziata
e
ci
siamo
slanciati
fuori
.
Io
stesso
ho
fermato
l
'
assassino
.
-
È
vero
,
è
vero
!
-
dissero
più
voci
.
-
Se
volete
le
mie
generalità
,
-
soggiunse
lo
studente
-
vi
sarà
facile
averle
,
perchè
in
questa
casa
tutti
mi
conoscono
.
Mi
chiamo
Aldo
Pomigliano
,
sono
studente
ingegnere
,
di
San
Giorgio
Canavese
:
ho
i
genitori
viventi
e
quest
'
unica
sorella
maritata
a
Ivrea
.
Ed
ora
,
permettete
che
ci
ritiriamo
.
-
La
franchezza
del
giovane
cancellò
ogni
diffidenza
del
funzionario
di
pubblica.sicurezza,
che
disse
:
-
Potete
andare
;
ma
forse
avremo
poi
bisogno
di
voi
.
-
Sarò
sempre
a
disposizione
dell
'
autorità
.
-
E
la
bambina
di
quella
disgraziata
la
tiene
in
custodia
la
signora
?
-
Sì
;
-
rispose
la
sconosciuta
-
non
ho
figli
;
le
farò
da
madre
.
-
Le
comari
fecero
sentire
un
lusinghiero
mormorìo
.
Teresa
si
avvicinò
alla
sconosciuta
.
-
Gina
è
la
mia
figlioccia
;
-
disse
con
le
lacrime
agli
occhi
-
se
la
signora
lo
permette
,
posso
aiutarla
a
custodirla
.
-
Ne
parleremo
domani
!
-
disse
con
un
mesto
sorriso
la
sconosciuta
.
-
Adesso
;
il
meglio
che
si
possa
fare
è
di
coricarla
nel
letto
di
mio
fratello
.
-
Pochi
minuti
dopo
,
Gina
,
avvolta
in
una
calda
coperta
nel
letto
di
Aldo
,
continuava
a
dormire
il
sonno
degli
angeli
.
L
'
assassino
fu
condotto
via
fra
le
imprecazioni
di
tutti
.
La
povera
salma
dell
'
infelice
Giulietta
rimase
vegliata
da
due
guardie
.
La
sconosciuta
,
coricata
che
ebbe
la
bambina
,
si
rivolse
verso
lo
studente
esclamando
:
-
Siete
stato
molto
generoso
con
me
!
Non
lo
dimenticherò
mai
,
sebbene
la
vostra
generosità
non
impedisca
che
io
sia
perduta
:
domani
si
saprà
,
che
non
sono
vostra
sorella
.
-
Tranquillatevi
!
Nessuno
può
smentirmi
,
perchè
io
ho
veramente
una
sorella
maritata
a
Ivrea
,
una
sorella
che
mi
adora
,
alla
quale
scriverò
subito
per
narrarle
l
'
accaduto
;
e
potete
star
certa
non
ci
tradirà
.
-
La
giovane
,
tornata
a
sedere
sul
divano
,
chiese
a
Aldo
:
-
Voi
pure
avete
creduto
che
io
conoscessi
l
'
assassinata
?
-
Sì
,
-
rispose
egli
.
-
La
sorpresa
che
ha
mostrato
nel
vedervi
,
le
sue
sconnesse
parole
,
mi
avevano
fatto
credere
che
la
povera
Giulietta
sapesse
chi
siete
.
-
Eppure
,
-
disse
la
sconosciuta
-
vi
giuro
che
io
non
vidi
mai
quella
sventurata
prima
di
questa
notte
.
E
voi
,
la
conoscevate
?
-
Come
si
conosco
i
vicini
.
L
'
incontravo
qualche
volta
per
le
scale
:
ci
salutavamo
,
ma
non
ci
parlavamo
.
Sapevo
che
lavorava
e
che
aveva
fama
di
onestissima
,
sebbene
quella
bambina
fosso
il
frutto
d
'
una
colpa
.
A
proposito
;
volete
davvero
occuparvi
di
quell
'
orfanella
?
-
Sì
,
-
rispose
vivamente
la
sconosciuta
,
-
Ma
per
riuscire
,
ho
bisogno
di
voi
.
-
Sono
interamente
ai
vostri
ordini
.
-
Grazie
!
-
mormorò
commossa
la
giovane
.
-
La
poverina
passerà
dunque
il
resto
di
questa
notte
nel
vostro
letto
:
domattina
la
brava
donna
che
si
è
offerta
di
custodirla
avrà
cura
di
lei
;
io
sarò
qui
verso
le
nove
,
e
combineremo
insieme
il
modo
di
allevare
quella
creaturina
,
cui
farò
da
madre
.
-
Ed
io
le
farò
da
padre
!
-
esclamò
Aldo
.
La
sconosciuta
si
alzò
,
e
avvicinatasi
al
letto
,
guardò
a
lungo
la
bella
creaturina
che
dormiva
,
poi
disse
a
Aldo
:
-
Datemi
il
mio
domino
,
la
maschera
;
bisogna
che
io
vada
via
.
-
Tornerete
davvero
alle
nove
?
-
chiese
Aldo
con
voce
tremante
.
Essa
gli
stese
la
mano
,
e
rispose
con
un
accento
che
non
ammetteva
dubbio
:
-
Ve
lo
prometto
.
-
Grazie
!
Intanto
ditemi
il
vostro
nome
,
il
solo
vostro
nome
di
battesimo
.
-
Speranza
.
-
E
senza
aggiungere
altro
,
la
signora
,
infilato
il
domino
,
uscì
.
Aldo
rimase
immobile
,
col
cuore
in
tumulto
.
Speranza
si
era
già
impadronita
di
tutta
la
sua
anima
.
IV
.
Nessuno
,
del
casamento
operaio
,
conosceva
neppure
di
vista
il
pierrot
,
nessuno
l
'
aveva
mai
veduto
con
la
povera
Giulietta
.
Al
primo
e
sommario
interrogatorio
,
colui
,
non
soltanto
aveva
respinto
l
'
accusa
di
assassinio
,
ma
non
volle
neppur
dire
il
suo
nome
.
Fu
condotto
in
prigione
,
rivestito
di
altri
abiti
borghesi
,
lasciato
solo
,
mentre
si
procedeva
ad
un
'
inchiesta
sul
conto
dell
'
assassinata
per
scoprire
la
responsabilità
dell
'
assassino
.
Il
giudice
istruttore
incaricato
dell
'
inchiesta
,
benchè
ancora
giovane
,
passava
per
molto
abile
.
Era
il
cavaliere
Umberto
Trani
,
uomo
simpatico
e
distinto
,
che
aveva
molto
acume
e
molto
tatto
.
Egli
si
recò
col
cancelliere
ed
alcuni
agenti
in
borghese
alla
soffitta
,
dove
era
stato
commesso
il
delitto
,
e
quando
vide
la
vittima
,
fece
un
atto
di
stupore
e
pensò
:
-
Strano
!
Mi
sembra
di
aver
veduto
costei
e
di
averle
parlato
;
ma
non
ricordo
nè
dove
,
nè
quando
.
-
Il
nome
gli
era
ignoto
.
Dopo
aver
osservato
le
ferite
che
denotavano
come
la
sventurata
avesse
dovuto
lottare
con
un
feroce
assassino
,
le
guardò
le
mani
.
Manine
bianche
,
lunghe
,
affusolate
;
l
'
indice
della
mano
sinistra
portava
le
tracce
del
lavoro
.
Nella
destra
aveva
una
ferita
leggiera
,
e
,
fra
le
unghie
,
pezzetti
di
stoffa
bianca
insanguinata
.
Fatte
rapidamente
quelle
osservazioni
,
il
giudice
istruttore
ordinò
una
verifica
nella
stanza
,
Il
primo
oggetto
che
gli
cadde
sotto
gli
occhi
fu
la
culla
.
-
Nel
rapporto
dell
'
ispettore
ho
letto
infatti
di
una
bambina
.
Dov
'
è
?
-
chiese
.
L
'
ispettore
che
si
trovava
nella
soffitta
ed
era
rimasto
fino
allora
silenzioso
,
rispose
:
-
È
affidata
alle
cure
di
una
brava
donna
,
che
fu
sua
madrina
.
Peraltro
il
signor
Aldo
Pomigliano
,
studente
ingegnere
,
colui
che
arrestò
l
'
assassino
,
ha
dichiarato
che
egli
e
sua
sorella
s
'
impegnano
di
allevare
la
figlia
della
morta
,
-
Ne
riparleremo
;
-
disse
Umberto
Trani
-
proseguiamo
le
nostre
indagini
.
-
La
soffitta
aveva
il
puro
necessario
.
Dentro
un
baule
fu
trovato
biancheria
,
una
scatola
con
oggetti
d
'
oro
di
poco
valore
,
una
piccola
somma
e
una
scatola
contenente
un
fascio
di
lettere
.
Il
magistrato
s
'
impossessò
subito
di
queste
.
Poi
diede
ordine
che
il
corpo
fosse
trasportato
alla
sala
anatomica
per
l
'
autopsia
,
ed
egli
interrogò
gli
inquilini
delle
soffitte
.
Il
primo
a
presentarsi
fu
il
falegname
Lorenzo
Pavin
,
cui
il
magistrato
così
si
rivolse
:
-
Ditemi
tutto
quello
che
sapete
.
-
Io
non
so
altro
che
Giulietta
era
una
giovane
onesta
,
buona
....
-
Onesta
....
-
interruppe
il
magistrato
.
-
Mi
sembra
che
una
giovane
divenuta
madre
senza
avere
un
marito
....
.
-
Fu
sedotta
da
un
furfante
!
-
soggiunse
indignato
l
'
operaio
.
-
Oh
!
so
io
le
lacrime
versate
dalla
povera
Giulietta
!
-
Conoscevate
costui
?
-
Lo
vidi
due
volte
sole
:
era
un
bel
giovane
,
elegante
,
di
modi
distinti
....
-
Avete
veduto
l
'
assassino
?
-
Sì
,
signore
.
-
Non
vi
è
sembrato
che
avesse
qualche
rassomiglianza
col
seduttore
?
-
Il
falegname
rimase
per
un
istante
a
bocca
aperta
,
poi
scosse
il
capo
:
-
No
,
ecco
,
non
mi
pare
,
sebbene
non
potrei
giurarlo
;
era
così
impiastricciato
di
biacca
e
di
sangue
!
-
Ebbene
,
ve
lo
faremo
vedere
ripulito
;
ma
prima
ditemi
:
vedeste
ieri
la
vittima
?
-
Sì
,
signore
.
Verso
sera
mia
moglie
ed
lo
venimmo
qui
per
dare
a
Giulietta
delle
caramelle
.
La
piccina
era
seduta
su
quel
piccolo
tappeto
e
si
baloccava
;
la
mamma
lavorava
.
-
La
vostra
soffitta
è
attigua
a
questa
?
-
Sì
,
signore
.
-
Non
sentiste
più
tardi
qualche
voce
d
'
uomo
o
il
rumore
d
'
una
lite
?
-
No
,
signore
.
Mia
moglie
ed
io
,
dopo
cena
,
ci
coricammo
e
ci
addormentammo
subito
,
Fummo
svegliati
all
'
improvviso
da
un
grido
di
aiuto
.
"
-
È
Giulietta
!
-
disse
mia
moglie
saltando
dal
letto
e
infilandosi
una
sottana
,
mentre
io
accendevo
il
lume
,
e
si
slanciò
fuori
dell
'
uscio
per
bussare
a
quello
della
nostra
vicina
.
"
In
quel
momento
ne
uscì
l
'
assassino
vestito
da
pierrot
.
"
Teresa
si
mise
a
urlare
,
e
allora
il
signor
Aldo
acciuffò
il
miserabile
.
"
Ecco
tutto
,
signore
.
-
Gli
altri
vicini
non
aggiunsero
nuovi
particolari
a
quelli
dati
da
Lorenzo
.
Anche
Aldo
fu
interrogato
.
-
Voi
pure
abitate
nelle
soffitte
?
-
gli
domandò
il
magistrato
.
-
Sì
,
signore
,
-
egli
rispose
.
-
I
miei
mezzi
non
mi
permettono
di
meglio
.
Mia
madre
e
mia
sorella
fanno
già
abbastanza
sacrifici
per
mantenermi
qui
agli
studi
.
-
Da
quanto
tempo
abitate
in
questa
casa
?
-
Da
quasi
due
anni
.
-
Conoscevate
Giulietta
?
-
Conoscenza
da
vicini
;
ci
salutavamo
incontrandoci
per
le
scale
,
e
nulla
più
.
-
Ieri
la
vedeste
?
-
No
.
Io
passai
quasi
tutto
il
giorno
fuori
di
casa
,
essendo
giunta
mia
sorella
che
desiderava
passare
gli
ultimi
giorni
di
carnevale
a
Torino
.
-
È
maritata
,
vostra
sorella
?
-
Sì
;
a
un
benestante
d
'
Ivrea
:
il
signor
Rivalta
:
-
rispose
con
disinvoltura
Aldo
.
-
Ieri
sera
pranzai
con
lei
all
'
albergo
,
poi
siccome
ella
aveva
desiderio
di
vedere
un
veglione
,
andammo
a
prendere
un
domino
,
ed
io
venni
con
lei
a
casa
per
cambiarmi
d
'
abito
,
"
Avevo
finito
di
abbigliarmi
,
mia
sorella
stava
per
mettersi
la
maschera
,
allorchè
un
grido
giunse
fino
a
noi
.
Mi
slanciai
per
le
scale
e
fu
allora
che
arrestai
l
'
assassino
.
-
Il
magistrato
aveva
ascoltato
con
molto
interesse
.
-
Dove
si
trova
adesso
vostra
sorella
?
-
domandò
.
-
All
'
albergo
a
riposare
,
in
preda
all
'
emozione
sofferta
questa
notte
.
-
Mi
hanno
detto
che
essa
vuole
incaricarsi
della
bambina
della
vittima
?
-
Sì
,
signore
,
se
non
vi
è
nulla
in
contrario
.
Benchè
non
siamo
ricchi
,
abbiamo
preso
a
cuore
la
sorte
di
quella
creaturina
.
Per
adesso
l
'
abbiamo
affidata
a
Teresa
,
una
brava
donna
,
che
l
'
ha
tenuta
a
battesimo
.
Poi
,
appena
mia
sorella
sarà
tornata
ad
Ivrea
ed
avrà
parlato
con
suo
marito
,
la
ritireranno
con
loro
.
-
Faranno
davvero
un
'
opera
di
carità
,
della
quale
tutte
le
persone
di
cuore
non
potranno
che
elogiarli
.
-
L
'
interrogatorio
era
finito
.
La
soffitta
fu
chiusa
coi
suggelli
,
ed
il
giudice
istruttore
lasciò
la
casa
,
promettendo
una
ricompensa
a
chi
gli
recasse
indizi
sull
'
assassino
.
Umberto
Trani
condusse
seco
Lorenzo
il
falegname
,
cui
Giulietta
aveva
presentato
un
giorno
il
proprio
fidanzato
.
Il
magistrato
sperava
che
l
'
operaio
lo
riconoscesse
nell
'
assassino
.
V
.
-
Contessa
,
ecco
il
conte
:
scende
di
carrozza
.
-
Bene
,
Celia
;
puoi
ritirarti
.
-
La
contessa
Bianca
Rossano
rimase
sola
nel
suo
gabinetto
da
toelette
.
Accigliata
,
nervosa
,
sedette
sul
divano
,
rimanendo
assorta
.
Aveva
il
lungo
accappatoio
indossato
nello
scendere
dal
letto
,
e
gli
stupendi
capelli
neri
sciolti
sulle
spalle
.
Un
lieve
bussare
all
'
uscio
la
fece
trasalire
.
-
Avanti
!
-
diss
'
ella
.
Un
uomo
entrò
,
vestito
da
viaggio
.
Appariva
pallido
o
commosso
,
ma
nei
suoi
occhi
era
un
raggio
d
'
intensa
felicità
.
-
Bianca
!
-
esclamò
stendendo
le
braccia
.
La
contessa
non
fece
gesto
alcuno
.
-
Siete
voi
?
-
disse
con
acconto
glaciale
.
-
Non
vi
aspettavo
così
presto
!
Egli
rimase
un
istante
come
impietrito
.
Il
conte
Rossano
era
un
bell
'
uomo
sui
trentacinque
anni
,
distintissimo
.
I
suoi
sguardi
,
pieni
di
dolcezza
,
lampeggiavano
quasi
sinistramente
nella
commozione
.
Egli
si
slanciò
verso
la
moglie
,
volle
stringerla
nelle
sue
braccia
.
-
Bianca
,
angelo
mio
,
è
così
che
mi
accogli
al
mio
ritorno
?
-
La
giovane
si
svincolò
.
-
Finiamo
questa
ignobile
commedia
!
-
disse
guardandolo
con
alterezza
.
-
Ormai
ho
scoperto
che
siete
un
miserabile
.
-
Bianca
!
-
gridò
il
conte
,
minaccioso
.
-
Un
miserabile
!
-
ripetè
essa
.
-
Ah
!
credevate
di
aver
preso
per
moglie
un
'
idiota
da
sfruttare
a
vostro
talento
!
...
Ebbene
,
vi
siete
ingannato
:
voi
non
mi
conoscete
ancora
,
ma
io
vi
conosco
:
guardate
.
-
Si
alzò
,
prese
da
una
scatola
di
cristallo
una
lettera
spiegazzata
e
la
gettò
con
disprezzo
sul
viso
di
lui
.
Il
conte
divenne
livido
:
aveva
compreso
tutto
.
Quella
lettera
,
ricevuta
una
settimana
prima
,
egli
l
'
aveva
ricercata
invano
,
la
credeva
smarrita
.
Era
la
lettera
di
una
donna
e
diceva
:
"
Livio
mio
,
ti
attendo
con
ansia
.
Già
da
un
anno
sospiro
un
tale
istante
!
Ah
!
perchè
non
ero
io
ricca
come
quella
sciocca
che
hai
sposata
e
che
non
è
la
donna
fatta
per
te
?
Tu
continui
a
giurarmi
che
non
solo
non
ami
tua
moglie
,
ma
che
è
un
vero
tormento
per
te
il
fingere
una
tenerezza
che
non
senti
.
Ebbene
,
presso
di
me
ti
consolerai
di
tanta
noia
!
Ricordi
le
nostre
follìe
di
un
tempo
?
Mi
lusingo
che
si
rinnoveranno
,
che
ti
compenseranno
delle
nausee
sofferte
.
Mi
hai
promesso
un
'
intera
settimana
,
una
settimana
di
paradiso
per
entrambi
.
Mercoledì
sera
sarò
alla
stazione
ad
aspettarti
e
ritroverai
il
tuo
nido
come
l
'
hai
lasciato
.
Ti
bacio
lungamente
con
tutta
l
'
anima
.
"
CINZIA
"
.
Il
conte
,
raccolto
il
foglio
,
balbettò
:
-
Non
so
che
cosa
tu
voglia
dire
!
-
Ah
!
-
esclamò
Bianca
con
violenza
.
-
Ve
lo
spiegherò
io
.
Quella
lettera
ha
rotto
fra
noi
qualsiasi
rapporto
:
se
non
chiedo
una
riparazione
,
non
è
per
vostro
riguardo
,
ma
per
mio
padre
:
non
voglio
che
il
povero
vecchio
soffra
,
sapendomi
infelice
.
-
Bianca
tacque
,
vinta
dall
'
emozione
.
Il
conte
si
gettò
ai
suoi
piedi
.
-
Perdono
,
Bianca
,
perdono
!
Sì
,
sono
stato
colpevole
,
ma
ti
giuro
che
quella
donna
ha
mentito
,
scrivendo
così
.
-
Basta
!
-
gridò
la
contessa
ritraendosi
.
-
Non
voglio
scuse
.
A
me
poco
importa
ciò
che
colei
scrive
di
me
.
Il
fatto
ignobile
che
nulla
può
cancellare
,
è
di
avermi
inflitta
l
'
offesa
di
un
tradimento
quotidiano
;
la
vigliaccheria
maggiore
è
di
avermi
fatto
credere
che
partivate
per
assistere
una
zia
morente
.
Ed
io
piansi
,
la
sera
della
vostra
partenza
,
pensando
alla
povera
donna
,
pensando
al
vostro
dolore
.
Invece
,
un
'
amante
vile
al
pari
di
voi
vi
attendeva
alla
stazione
,
e
chi
sa
le
risate
da
voi
fatte
per
avermi
così
ingannata
!
-
Il
conte
si
avvicinò
a
lei
.
-
No
,
Bianca
,
no
,
non
lo
credere
;
sono
stato
colpevole
,
lo
ripeto
,
ma
non
infame
!
-
Cercò
di
stringerla
fra
le
braccia
,
ma
essa
lo
respinse
con
una
forza
di
cui
il
marito
non
l
'
avrebbe
creduta
capace
.
-
Mi
fate
nausea
!
-
diss
'
ella
.
Il
conte
sussultò
.
-
Bene
!
-
disse
con
accento
tragico
.
-
Avete
ragione
;
siate
sicura
che
non
cercherò
più
di
avvicinarvi
.
-
Ed
uscì
dal
gabinetto
.
Rimasta
sola
,
Bianca
lasciò
sfuggire
un
sospiro
di
sollievo
:
quell
'
uomo
,
ormai
,
le
destava
orrore
.
Seduta
sulla
poltrona
,
Bianca
rivisse
in
un
istante
la
vita
passata
.
Figlia
unica
di
ricchissimi
possidenti
del
Monferrato
,
era
stata
adorata
dai
suoi
genitori
.
Aveva
un
'
istitutrice
,
una
tedesca
,
anima
eletta
che
si
affezionò
alla
sua
allieva
e
fu
per
lei
quasi
una
madre
.
Bianca
possedeva
una
bellezza
affascinante
,
un
'
intelligenza
superiore
,
che
l
'
istruzione
sviluppò
meravigliosamente
.
Sembrava
assai
timida
,
ma
se
un
nobile
pensiero
la
esaltava
,
diveniva
audace
,
pronta
a
sfidare
qualsiasi
pericolo
.
Fino
ai
quindici
anni
era
vissuta
felice
.
La
morte
della
madre
fu
il
primo
dolore
della
sua
vita
.
Erano
scorsi
due
anni
dalla
morte
della
buona
signora
.
Si
era
d
'
autunno
,
al
tempo
dello
cacce
.
In
una
tenuta
poco
lontana
da
quella
del
padre
di
Bianca
convennero
gentiluomini
torinesi
,
ospiti
del
marchese
Passiflora
,
un
gaudente
,
un
prodigo
,
un
gentiluomo
tronfio
di
sè
.
Costui
aveva
chiesto
Bianca
in
moglie
,
ma
la
giovane
lo
aveva
rifiutato
perchè
non
le
piaceva
.
Mentre
il
marchese
era
a
tavola
cogli
amici
,
cadde
il
discorso
sul
matrimonio
,
e
ne
furono
dette
di
tutti
i
colori
.
-
Io
fui
una
sola
volta
in
procinto
di
prendere
moglie
,
un
anno
fa
,
-
disse
il
marchese
Passiflora
-
ma
fui
bellamente
respinto
.
-
La
giovane
era
di
difficile
contentatura
!
-
esclamò
il
conte
Livio
Rossano
,
arricciandosi
i
baffi
.
-
Mi
fu
detto
che
quella
giovane
sogna
un
eroe
dei
tempi
antichi
,
un
uomo
che
non
abbia
la
più
piccola
macchia
amorosa
nel
suo
passato
,
che
sia
vissuto
sempre
nell
'
azzurro
,
che
si
dedichi
a
lei
sola
per
tutta
la
vita
.
-
Il
gaudente
fu
interrotto
da
uno
scroscio
di
risa
.
-
Merita
almeno
,
la
bella
,
un
tal
cavaliere
?
-
chiese
ancora
Rossano
.
-
Vi
assicuro
che
un
uomo
si
stimerebbe
felice
di
divenire
suo
schiavo
.
Ha
sedici
anni
o
poco
più
,
figura
da
ninfa
,
viso
d
'
angelo
,
occhi
brillanti
come
stelle
,
capelli
neri
e
carnagione
di
latte
e
rosa
.
-
Vi
fu
un
nuovo
scoppio
di
risa
.
-
Passiflora
,
tu
diventi
poeta
!
-
Lo
diventereste
anche
voialtri
,
se
la
conosceste
,
tanto
più
se
aggiungo
che
quell
'
ammirabile
creatura
porta
in
dote
al
fortunato
che
saprà
conquistarla
la
bagattella
di
due
milioni
,
ed
alla
morte
di
suo
padre
ne
avrà
altrettanti
.
-
Vi
fu
un
mormorìo
d
'
ammirazione
.
Rossano
trasalì
.
-
Dove
si
trova
questa
maraviglia
?
-
chiese
un
barone
sbarbato
.
-
È
mia
vicina
,
-
rispose
Passiflora
-
e
se
qualcuno
desidera
vederla
,
gli
dirò
che
tutte
le
mattine
si
reca
alla
messa
con
l
'
istitutrice
.
-
La
mattina
seguente
vi
era
una
partita
di
caccia
.
Tutti
si
alzarono
prima
dell
'
alba
.
Quando
si
trovarono
riuniti
nella
sala
a
terreno
della
villa
Passiflora
,
il
marchese
notò
che
mancava
il
conte
Rossano
.
-
Dov
'
è
Livio
?
-
chiese
agli
amici
.
-
Livio
non
verrà
;
-
rispose
il
barone
-
questa
notte
si
è
sentito
male
,
e
mi
prega
di
scusarlo
presso
te
.
-
Nessuno
suppose
che
quella
malattia
fosse
una
finzione
.
In
quella
stessa
mattina
,
verso
le
sette
,
Bianca
usciva
con
l
'
istitutrice
,
avviandosi
per
un
sentiero
campestre
che
in
meno
di
un
quarto
d
'
ora
conduceva
al
paese
.
Essa
respirava
con
delizia
l
'
aria
mattinale
:
mai
la
sua
carnagione
era
apparsa
più
rosea
e
brillante
.
Ad
un
tratto
i
suoi
sguardi
e
quelli
dell
'
istitutrice
furono
attirati
da
una
curiosa
scena
;
un
bel
giovane
,
in
abito
elegante
da
mattina
,
stava
quasi
accovacciato
sull
'
erba
,
tentando
di
persuadere
una
bimba
che
balbettava
fra
i
singhiozzi
:
-
La
mamma
mi
batterà
!
-
La
voce
del
giovane
salì
chiara
e
fresca
fino
a
Bianca
.
-
No
,
carina
,
-
diceva
-
la
mamma
non
ti
batterà
,
perchè
io
le
dirò
tutto
.
Via
,
alzati
,
torneremo
insieme
dallo
speziale
!
-
No
,
sono
troppo
in
ritardo
!
-
Più
starai
qui
a
piangere
,
più
tarderai
!
-
Bianca
si
era
avvicinata
:
ella
conosceva
la
bambina
.
-
Mietta
,
che
hai
?
-
chiese
.
Al
suono
di
quella
voce
,
il
giovane
fu
in
piedi
e
salutò
con
la
disinvoltura
di
un
gentiluomo
.
-
Essa
piange
-
rispose
-
perchè
ha
rotto
una
boccetta
di
medicina
che
portava
a
casa
.
-
Hai
qualcuno
ammalato
,
Mietta
?
-
chiese
ancora
Bianca
,
dopo
aver
ricambiato
il
saluto
del
giovane
.
-
Il
vitello
,
-
rispose
la
bambina
-
e
la
mamma
mi
aveva
raccomandato
di
far
presto
.
Io
correvo
con
la
boccetta
in
mano
,
quando
sono
caduta
e
si
è
rotta
.
-
Ed
io
le
proponevo
di
tornare
dallo
speziale
,
che
poi
l
'
avrei
accompagnata
a
casa
,
-
soggiunse
lo
sconosciuto
.
-
Perchè
non
accetti
?
-
domandò
l
'
istitutrice
.
-
Perchè
non
ho
più
i
soldi
per
comprare
la
medicina
.
-
Il
giovane
sorrise
.
-
I
soldi
te
li
avrei
dati
io
.
-
Non
li
voglio
,
perchè
non
lo
conosco
.
-
E
da
me
li
prendi
,
Mietta
?
-
Oh
!
da
lei
,
signorina
Bianca
,
sì
,
e
se
dico
alla
mamma
che
l
'
ho
incontrata
,
non
mi
sgriderà
più
!
-
La
giovinetta
sorrise
,
e
mentre
estraeva
il
portamonete
,
lo
sconosciuto
disse
:
-
Ammiro
la
fierezza
della
piccina
,
come
la
sua
fiducia
in
lei
,
signorina
Bianca
,
angelo
consolatore
di
queste
terre
!
-
L
'
istitutrice
intervenne
,
mentre
le
guance
della
giovane
si
facevano
di
fuoco
.
-
Il
signore
conosce
la
signorina
?
-
Chi
non
la
conosce
,
nei
dintorni
?
-
rispose
lo
sconosciuto
.
-
Io
vengo
spesso
da
queste
parti
,
ospite
del
marchese
Passiflora
:
sono
il
conte
Livio
Rossano
.
E
adesso
,
prego
di
perdonare
la
mia
audacia
,
della
quale
Mietta
e
la
bontà
sua
,
signorina
,
hanno
colpa
.
-
E
salutando
di
nuovo
,
s
'
allontanò
.
Sapeva
però
che
il
colpo
era
fatto
e
che
già
si
trovava
più
vicino
alla
giovane
,
che
se
l
'
avesse
accompagnata
.
Infatti
il
pensiero
di
Bianca
era
assorbito
dall
'
immagine
del
conte
Rossano
,
il
cui
volto
le
si
era
impresso
nella
mente
in
modo
da
non
dimenticarlo
più
.
Il
giorno
stesso
,
mentre
essa
passeggiava
soletta
per
l
'
ombroso
viale
che
conduceva
al
cancello
della
sua
villa
,
vide
dietro
a
quello
il
conte
Livio
Rossano
,
immobile
a
contemplarla
.
Ma
incontrando
lo
sguardo
di
lei
,
egli
si
limitò
a
salutare
e
disparve
subito
.
Fin
da
quel
giorno
Livio
cercò
tutti
i
mezzi
per
farsi
vedere
da
lei
,
senza
però
osare
di
avvicinarla
.
Quella
rispettosa
adorazione
conquistò
interamente
Bianca
,
che
ormai
si
cullava
nell
'
incanto
di
quell
'
amore
da
tutti
ignorato
.
Erano
cominciate
le
noiose
piogge
autunnali
,
che
fecero
fuggire
dalla
tenuta
il
marchese
Passiflora
ed
i
gentiluomini
suoi
amici
.
Ma
il
giorno
della
partenza
di
quegli
scioperati
,
Mietta
,
venuta
a
portare
un
canestrino
di
mele
a
Bianca
,
introdotta
nella
stanza
di
questa
,
si
tolse
di
sotto
al
grembiulino
una
lettera
che
aveva
nascosta
in
tasca
e
gliela
porse
dicendo
:
-
Questa
è
per
lei
.
Gliela
manda
quel
forestiero
che
voleva
darmi
i
soldi
per
la
medicina
.
-
Bianca
ringraziò
la
fanciulla
,
e
appena
fu
sola
,
lesse
la
lettera
.
"
Signorina
,
il
mio
ardire
susciterà
forse
il
vostro
disprezzo
,
perchè
avrei
dovuto
,
prima
che
a
voi
,
rivolgermi
a
vostro
padre
.
Ma
come
affrontare
un
colloquio
con
lui
prima
di
ottenerne
il
vostro
permesso
?
"
Perdonatemi
,
ma
fin
da
quando
vi
ho
veduta
,
sono
pazzo
d
'
amore
per
voi
.
"
Voi
avete
risvegliato
la
mia
anima
addormentata
,
e
vorrei
rapirvi
,
trasportare
in
un
mondo
sconosciuto
,
dove
nessuno
potesse
contendermi
la
felicità
.
"
Ascoltatemi
:
la
mia
vita
è
stata
finora
triste
,
isolata
:
perdei
mia
madre
troppo
presto
;
mio
padre
non
si
è
curato
mai
di
me
.
Egli
era
uno
dei
viveurs
dell
'
alta
società
torinese
,
e
siccome
ci
somigliavamo
perfettamente
,
giacchè
mio
padre
,
colle
risorse
sapienti
dell
'
arte
e
di
un
abile
cameriere
sembrava
sempre
giovane
,
quasi
mio
fratello
maggiore
,
così
una
gran
parte
delle
sue
follìe
si
attribuivano
a
me
.
"
Io
lo
lasciai
credere
,
tanto
più
,
dopo
la
morte
di
mio
padre
,
sembrandomi
altrimenti
di
profanare
la
sua
memoria
,
di
mancargli
di
rispetto
.
"
A
voi
sola
confido
questo
segreto
:
a
voi
sola
.
Perchè
se
finora
non
mi
sono
mai
curato
del
giudizio
del
mondo
,
se
ho
portato
con
rassegnazione
la
mia
croce
,
adesso
non
è
più
così
.
Da
che
vi
amo
,
sento
che
non
potrei
sopportare
il
vostro
disprezzo
.
"
Peraltro
,
se
domani
vostro
padre
chiedesse
chi
sia
il
conte
Livio
Rossano
e
gli
rispondessero
:
"
un
uomo
viziato
,
un
libertino
che
ha
consumato
nel
giuoco
e
nelle
donne
quasi
tutto
il
suo
patrimonio
"
,
io
non
potrei
difendermi
senza
accusare
il
padre
mio
.
"
È
orribile
,
credetelo
,
il
soccombere
sotto
il
peso
delle
calunnie
.
Vostro
padre
mi
rifiuterebbe
certo
la
vostra
mano
,
e
voi
,
Bianca
,
potreste
,
nel
dubbio
,
respingermi
.
"
Ecco
perchè
al
momento
di
partire
ho
voluto
farvi
la
mia
confessione
,
ho
voluto
dirvi
che
,
anche
respinto
,
calpestato
,
vi
offrirò
in
olocausto
tutti
i
miei
dolori
,
ed
esausto
morirò
col
vostro
nome
sulle
labbra
.
"
Ma
se
voi
,
tocca
dai
miei
segreti
dolori
,
acconsentiste
ad
amarmi
,
ad
essere
mia
moglie
,
io
vi
dovrei
più
che
la
vita
,
vi
dovrei
l
'
onore
,
perchè
,
inalzandomi
a
voi
così
pura
,
nessuno
crederebbe
più
allo
calunnie
lanciate
su
me
;
accettando
il
mio
nome
,
si
vedrà
che
non
è
indegno
di
voi
.
"
Bianca
,
questa
è
l
'
ora
della
mia
vittoria
o
della
mia
sconfitta
.
Se
dopo
tutto
quanto
vi
ho
detto
mi
scriverete
"
venite
"
,
io
saprò
convincere
vostro
padre
,
saprò
lottare
da
forte
,
per
ottenere
il
diritto
di
farvi
mia
moglie
.
"
Se
nulla
riceverò
alla
fine
della
settimana
,
qui
a
Torino
,
nel
mio
vecchio
palazzo
del
corso
Palestro
,
io
vi
amerò
tuttavia
,
vi
amerò
da
morto
come
da
vivo
,
e
sarò
vostro
nell
'
eternità
.
"
LIVIO
ROSSANO
"
.
Bianca
non
si
accorse
quanto
vi
fosse
di
artificioso
in
quella
lettera
.
Nel
candore
della
sua
anima
,
credette
a
tutto
quanto
il
conte
aveva
scritto
.
Come
non
amare
quell
'
uomo
che
un
'
ingiustizia
atroce
rendeva
responsabile
delle
follie
del
padre
?
Che
importava
se
era
rovinato
?
Non
era
essa
ricca
per
entrambi
?
Livio
dovrebbe
tutto
a
lei
,
e
sarebbero
entrambi
felici
come
nessun
'
altra
coppia
al
mondo
.
Bianca
non
esitò
:
il
giorno
stesso
scrisse
la
parola
che
il
conte
aspettava
;
"
Venite
"
.
Intanto
si
recò
dal
padre
,
cui
confessò
tutto
.
Egli
presentì
un
'
insidia
sotto
quella
lettera
,
e
tremò
.
Una
voce
interna
gli
gridava
:
"
Quell
'
uomo
mente
!
"
Ma
come
convincere
sua
figlia
?
A
tutte
le
ragioni
la
giovinetta
crollava
la
testa
,
dicendo
:
-
Anche
tu
scagli
la
tua
pietra
contro
lui
,
vittima
innocente
!
Io
l
'
amo
,
l
'
amo
,
e
se
tu
rifiuti
il
tuo
consenso
al
nostro
matrimonio
,
non
mi
resta
che
morire
!
-
Il
padre
fu
vinto
.
Il
conte
Rossano
non
tardò
a
presentarsi
.
Egli
ammaliò
il
padre
come
aveva
fatto
della
figlia
:
la
sua
aria
dignitosa
,
la
sua
melanconia
dissiparono
ogni
sospetto
.
Un
anno
dopo
,
Bianca
era
sua
moglie
.
Passarono
i
mesi
d
'
inverno
a
Torino
,
il
resto
nella
tenuta
del
padre
di
Bianca
,
che
non
volle
muoversi
dai
suoi
possessi
per
non
rendersi
fastidioso
al
genero
e
tenendo
presso
di
sè
l
'
istitutrice
della
figlia
per
la
direzione
della
casa
.
L
'
anno
seguente
,
col
pretesto
di
alcuni
affari
,
Livio
si
assentò
spesso
da
casa
,
recandosi
più
specialmente
a
Milano
;
ma
ogni
giorno
scriveva
alla
sposa
,
e
quando
tornava
a
lei
si
mostrava
così
premuroso
,
appassionato
,
che
Bianca
non
ebbe
mai
il
minimo
sospetto
.
Quell
'
inverno
le
assenze
del
conte
furono
più
frequenti
.
In
ultimo
trovò
la
scusa
di
una
zia
malaticcia
,
che
non
gli
conveniva
trascurare
,
perchè
ricchissima
,
e
della
quale
egli
era
il
solo
erede
,
almeno
lo
sperava
.
Il
mercoledì
grasso
di
quel
carnevale
Livio
tornò
a
casa
alla
sera
assai
pallido
,
inquieto
,
-
Che
hai
,
amor
mio
?
-
chiese
Bianca
spaventata
.
-
Mia
zia
sta
malissimo
e
bisogna
che
io
parta
.
-
Il
conte
sembrava
oltremodo
turbato
.
-
E
dire
-
soggiunse
-
che
non
posso
condurti
meco
,
perchè
,
lo
sai
....
la
zia
voleva
darmi
per
moglie
la
figlia
d
'
una
sua
amica
d
'
infanzia
,
e
non
perdona
il
mio
matrimonio
con
un
'
altra
!
Ora
è
perfettamente
riconciliata
con
me
,
ma
la
tua
presenza
le
recherebbe
dispiacere
.
-
Oh
!
io
non
vorrei
per
tutto
l
'
oro
del
mondo
turbare
una
povera
vecchia
morente
.
Va
'
....
va
'
tu
solo
;
io
resterò
qui
a
pregare
per
lei
.
-
Tu
sei
un
angelo
!
-
esclamò
il
conte
baciandola
.
Il
giovedì
mattina
,
mentre
la
cameriera
spazzolava
gli
abiti
del
conte
,
vide
un
foglio
cadere
a
terra
e
lo
consegnò
a
Bianca
,
la
quale
,
entrata
nella
sua
camera
,
lesse
la
lettera
ignobile
che
già
conosciamo
.
Ciò
che
provasse
in
quel
momento
sarebbe
impossibile
analizzarlo
.
Era
la
rovina
di
tutte
le
sue
illusioni
,
di
tutta
la
sua
felicità
!
Versò
lacrime
amare
;
ma
era
troppo
intelligente
per
abbandonarsi
alla
disperazione
;
e
colpita
nell
'
anima
,
le
venne
l
'
idea
di
vendicarsi
.
Voleva
far
soffrire
quel
miserabile
,
calpestare
sotto
i
piedi
l
'
onore
di
lui
,
gettargli
in
faccia
queste
parole
:
"
Anch
'
io
ho
un
'
amante
!
"
Bianca
sonò
il
campanello
.
Celia
,
devotissima
a
lei
,
accorse
,
ma
rimase
immota
dallo
stupore
:
il
volto
della
contessa
esprimeva
la
più
energica
determinazione
:
i
suoi
occhi
scintillavano
di
arditezza
.
-
Celia
,
vai
a
comprarmi
un
domino
nero
,
elegantissimo
,
e
una
maschera
:
stasera
vado
al
veglione
,
sola
.
-
Mio
Dio
,
se
il
conte
lo
sapesse
...
!
-
Bianca
proruppe
in
una
convulsa
risata
.
-
Mio
marito
si
diverte
senza
me
:
è
giusto
che
mi
prenda
la
mia
rivincita
:
leggi
.
-
E
le
porse
la
lettera
di
Cinzia
.
Celia
la
percorse
con
un
'
indignazione
impossibile
ad
esprimersi
.
-
Che
infamia
,
eh
?
-
disse
la
contessa
.
-
Come
ha
saputo
abbindolarmi
bene
!
Ma
d
'
ora
innanzi
vedrà
di
che
sono
capace
!
Io
non
rivelerò
nulla
a
mio
padre
per
non
dargli
troppo
dolore
o
perchè
potrebbe
dirmi
:
"
Tu
l
'
hai
voluto
!
"
Non
chiederò
la
separazione
,
ma
fin
da
quest
'
istante
ho
un
solo
desiderio
:
ricambiare
il
tradimento
.
Vai
,
dunque
,
ad
eseguire
i
miei
ordini
senza
che
altri
lo
sappia
;
mi
fido
di
te
.
-
Celia
obbedì
.
Ella
avrebbe
voluto
acompagnare
la
padrona
al
veglione
,
ma
Bianca
rifiutò
.
Quando
la
servitù
fu
coricata
,
la
contessa
indossò
il
domino
e
uscì
.
La
fidata
cameriera
sperava
che
Bianca
,
pentita
del
partito
preso
,
ritornasse
al
palazzo
prima
di
entrare
al
veglione
.
Per
cui
si
mise
ansiosa
alla
finestra
,
scrutando
l
'
ombra
del
viale
,
intenta
ad
ogni
rumore
di
carrozza
.
Le
ore
passavano
e
Bianca
non
tornava
.
Celia
tremava
.
Ma
a
un
tratto
sentì
il
rumore
di
una
vettura
che
si
avvicinava
.
Si
sporse
dalla
finestra
e
mormorò
:
-
È
lei
....
è
lei
....
-
Si
precipitò
ad
aprire
il
portone
,
proprio
al
momento
in
cui
Bianca
pagava
il
vetturino
.
Bianca
le
battè
una
mano
sulla
spalla
,
dicendole
con
accento
carezzevole
:
-
Sono
qui
sana
e
salva
,
mia
buona
Celia
.
Andiamo
su
:
ti
raconterò
tutto
!
-
La
povera
donna
sentì
allargarsi
il
cuore
.
Quando
Bianca
si
trovò
nella
propria
camera
,
seduta
presso
il
caminetto
,
raccontò
alla
sua
fidata
cameriera
tutto
quanto
le
era
accaduto
.
La
povera
donna
non
perdeva
una
parola
:
essa
fremè
al
racconto
dell
'
assassinio
di
Giulietta
,
ne
ascoltò
trepidante
i
minimi
particolari
ed
applaudì
al
buon
cuore
della
sua
padrona
e
dello
studente
,
che
volevano
occuparsi
dell
'
orfanella
.
Un
'
ora
dopo
,
la
contessa
dormiva
tranquilla
nel
suo
letto
.
VI
.
Erano
appena
suonate
la
nove
quando
la
contessa
,
vestita
semplicemente
di
panno
nero
,
bussava
alla
soffitta
dello
studente
.
Aldo
le
aprì
e
la
riconobbe
subito
.
Con
un
inchino
rispettoso
si
ritrasse
indietro
per
farla
passare
,
ed
appena
l
'
uscio
fu
chiuso
le
prese
le
mani
.
-
Quanto
vi
ringrazio
,
signora
,
di
essere
venuta
!
-
Bianca
si
lasciò
stringere
le
manine
,
ma
fissando
il
giovane
coi
suoi
occhi
luminosi
:
-
Signora
?
-
ripetè
.
-
Dimenticate
che
sono
vostra
sorella
?
-
Aldo
riprese
tosto
la
sua
disinvoltura
.
-
È
vero
,
Speranza
;
ma
non
osavo
ricordarvelo
temendo
di
offendervi
.
-
Se
pensassi
che
da
voi
potessi
avere
un
'
offesa
,
me
ne
andrei
subito
.
Ho
pienamente
fiducia
in
....
mio
fratello
.
-
Vi
era
una
tal
semplicità
,
un
tal
candore
nell
'
insieme
della
giovane
,
in
ogni
sua
parola
,
che
Aldo
ne
fu
affascinato
.
-
Grazie
!
-
ripetè
,
portandosi
questa
volta
le
manine
di
lei
alle
labbra
.
Bianca
arrossì
un
poco
ma
sedutasi
sul
divano
chiese
:
-
Ditemi
che
è
successo
dopo
la
mia
partenza
.
-
Egli
le
disse
che
la
bimba
,
svegliatasi
,
chiamava
la
mamma
,
non
voleva
che
la
mamma
.
Teresa
l
'
aveva
portata
nella
sua
soffitta
,
per
calmarla
.
-
Povera
angioletta
!
-
disse
Bianca
con
le
lacrime
agli
occhi
.
-
Io
desidero
vivamente
di
abbracciarla
.
-
Stamani
non
ve
lo
permetto
,
-
rispose
Aldo
.
-
C
'
è
nel
casamento
il
giudice
istruttore
:
Umberto
Trani
.
-
Bianca
divenne
pallidissima
.
-
Io
lo
conosco
!
-
balbettò
.
-
Le
cose
s
'
imbrogliano
....
-
Aldo
la
tranquillò
:
-
No
,
no
,
tutto
andrà
bene
!
Peraltro
,
sarà
meglio
che
non
torniate
qui
prima
che
sia
finita
ogni
inchiesta
sul
feroce
assassinio
.
Io
dirò
che
siete
partita
per
Ivrea
onde
ottenere
il
consenso
di
vostro
marito
per
adottare
la
piccina
:
mia
sorella
è
già
avvertita
di
tutto
e
mi
scriverà
in
conseguenza
.
Mostrerò
la
sua
lettera
al
giudice
istruttore
ed
a
Teresa
.
-
Che
penserà
vostra
sorella
di
me
?
-
disse
Bianca
trepidante
.
-
Quello
che
ne
penso
io
stesso
:
-
rispose
lo
studente
-
che
siete
degna
della
massima
stima
,
del
massimo
rispetto
.
-
Bianca
era
commossa
.
-
Ma
voi
non
conoscete
di
me
che
il
nome
che
vi
ho
dato
!
-
Mi
è
bastato
vedervi
per
giudicarvi
.
Non
vi
chiedo
i
vostri
segreti
!
per
me
siete
Speranza
,
una
cara
sorella
,
e
sono
pronto
a
dare
tutto
il
mio
sangue
per
risparmiarvi
una
lacrima
.
State
dunque
tranquilla
.
Se
non
vi
vedrò
per
qualche
tempo
,
avrete
mie
lettere
che
vi
terranno
informata
di
tutto
.
Dove
debbo
scrivervi
?
-
Scrivete
fermo
in
posta
,
al
nome
di
Celia
Lari
.
È
il
nome
della
mia
cameriera
,
una
donna
fidatissima
,
che
si
farebbe
ammazzare
per
me
.
Ora
me
ne
vado
:
baciate
per
me
la
bambina
.
E
il
cadavere
della
sua
sventurata
madre
è
ancora
là
?
-
No
,
l
'
hanno
trasportato
alla
sala
anatomica
per
l
'
autopsia
.
-
Bianca
ebbe
un
fremito
.
-
Povera
sventurata
!
E
il
suo
assassino
ha
confessato
?
-
No
,
egli
nega
;
non
ha
voluto
dire
il
suo
nome
;
nessuno
l
'
ha
riconosciuto
.
-
È
strano
!
-
Rimase
un
istante
pensierosa
,
quindi
chiese
:
-
Non
si
potrebbe
dare
alla
vittima
onorevole
sepoltura
perchè
la
sua
bambina
possa
un
giorno
pregare
sulla
tomba
di
lei
?
-
Ci
abbiamo
già
pensato
e
sta
girando
nel
casamento
una
sottoscrizione
per
l
'
acquisto
di
una
fossa
privata
.
Solo
nelle
soffitte
,
abitate
da
gente
bisognosa
,
si
sono
raccolte
sessanta
lire
.
-
Nobili
cuori
!
Troveremo
più
tardi
il
mezzo
di
soccorrerli
segretamente
.
-
Quanto
siete
buona
!
-
Cerco
d
'
imitare
....
mio
fratello
.
Ma
parleremo
di
tutto
ciò
più
tardi
.
Eccovi
intanto
il
mio
obolo
per
la
sottoscrizione
.
-
Così
dicendo
si
tolse
di
tasca
un
elegantissimo
portafogli
e
ne
levò
due
biglietti
da
cento
lire
.
Aldo
sussultò
.
-
Non
posso
accettarli
,
Speranza
!
Un
povero
studente
come
me
non
potrebbe
fare
una
tale
offerta
,
e
neppure
mia
sorella
.
Qual
nome
dovrei
dunque
mettere
sulla
lista
?
-
Un
incognito
.
-
Bianca
lo
guardava
stendendogli
la
manina
.
Egli
la
strinse
nella
sua
e
si
sorrisero
.
Ma
vi
era
una
profonda
commozione
in
quel
sorriso
.
Poco
dopo
la
contessa
lasciava
la
soffitta
,
Il
giorno
seguente
essa
ebbe
una
lettera
di
Aldo
,
che
le
dava
ragguagli
sull
'
interrogatorio
del
giudice
istruttore
,
sulla
bambina
,
l
'
esortava
a
star
quieta
,
non
essendovi
bisogno
della
sua
testimonianza
.
Poi
Aldo
aggiungeva
:
"
Quando
sarà
finito
tutto
questo
,
potrò
rivedervi
,
Speranza
?
Nel
dire
il
vostro
nome
,
mi
sento
capace
delle
più
nobili
cose
!
"
Voi
mi
avete
fatto
molto
bene
,
sorella
mia
!
Chi
avrebbe
mai
detto
che
in
una
notte
di
carnevale
avrei
trovato
la
mia
felicità
?
Peraltro
,
questa
felicità
,
nata
da
un
dolore
,
mi
fa
quasi
paura
.
Ma
non
voglio
pensarci
adesso
.
Se
la
felicità
non
esiste
sulla
terra
,
noi
la
creeremo
a
forza
di
doveri
,
di
lotte
,
di
sacrifizi
.
"
Bianca
lesse
più
volte
quella
lettera
,
presa
da
un
incanto
nuovo
,
quasi
una
nuova
luce
sorgesse
nella
sua
esistenza
.
Aldo
le
scrisse
tutti
i
giorni
,
e
Bianca
già
obliava
il
marito
in
quella
pura
ebbrezza
dello
spirito
,
quando
il
conte
Rossano
,
di
ritorno
,
la
svegliò
dal
suo
sogno
.
Ma
allora
tutta
la
sua
anima
si
ribellò
,
il
ricordo
del
tradimento
risorse
e
la
contessa
ricevette
il
conte
come
abbiamo
veduto
.
Rimasta
sola
nello
spogliatoio
,
essa
riandava
il
passato
,
allorchè
Celia
entrò
.
-
Ho
una
lettera
da
consegnarle
,
-
disse
.
-
Dammela
subito
,
Ho
bisogno
di
respirare
qualche
cosa
di
puro
.
-
Afferrò
bramosa
la
lettera
di
Aldo
,
ma
appena
l
'
ebbe
aperta
,
tornò
pallidissima
.
Essa
lesse
ad
alta
voce
:
"
Speranza
,
tutto
il
nostro
piano
si
sfascia
.
"
Ieri
il
giudice
istruttore
mi
fece
chiamare
nel
suo
gabinetto
e
mi
chiese
,
guardandomi
fisso
:
"
-
Vostra
sorella
non
è
più
tornata
a
Torino
?
"
-
No
,
signore
,
-
risposi
.
"
-
Ebbene
,
telegrafatele
che
urge
la
sua
presenza
.
-
"
Mi
turbai
,
ma
risposi
:
"
-
Bene
!
Telegraferò
.
-
"
Appena
fui
lungi
dagli
sguardi
del
giudice
istruttore
,
ebbi
un
momento
di
disperazione
.
"
Che
è
successo
perchè
il
giudice
istruttore
mi
abbia
fatto
tale
intimazione
?
"
Per
certo
,
se
telegrafassi
a
mia
sorella
,
essa
partirebbe
subito
;
ma
,
una
volta
qui
,
la
gente
del
casamento
mi
smentirebbe
,
perchè
mia
sorella
non
vi
assomiglia
affatto
:
è
bionda
come
una
spiga
matura
,
piccola
,
grassa
,
tutto
l
'
opposto
di
voi
,
insomma
.
C
'
è
da
diventare
pazzi
!
Per
me
,
non
temo
:
sopporterei
anche
la
prigionia
,
purchè
foste
salva
;
ma
se
avessero
qualche
indizio
su
voi
,
se
il
confessare
che
non
vi
conosco
non
bastasse
a
allontanare
ogni
pericolo
?
Se
lo
potete
,
venite
senza
indugio
da
me
:
io
non
mi
muoverò
di
casa
per
attendervi
.
Voi
non
sapete
in
che
stato
mi
trovo
al
pensiero
di
non
aver
potuto
mantenere
la
mia
promessa
,
salvarvi
da
una
pubblicità
.
Non
ragiono
più
,
e
se
non
vi
vedessi
,
sento
che
commetterei
qualche
pazzia
.
Perdonatomi
questa
lettera
insensata
,
ma
voi
avete
il
cuore
troppo
nobile
per
non
comprendere
lo
stato
d
'
animo
del
vostro
sventuratissimo
fratello
.
"
-
Povero
Aldo
!
-
mormorò
Bianca
,
che
si
era
rimessa
dal
primo
moto
di
terrore
.
-
Egli
sarebbe
capace
di
tutto
per
impedire
a
me
un
dolore
:
tocca
a
me
,
ora
,
a
consolarlo
.
-
Che
intendete
fare
?
-
chiese
Celia
spaventata
.
Bianca
si
alzò
,
tranquilla
.
-
Andrò
dal
giudice
istruttore
,
-
rispose
.
-
Lo
conosco
,
è
un
gentiluomo
,
non
mi
perderà
,
-
Indi
aggiunse
con
un
gesto
vago
:
-
E
poi
,
se
mi
perdesse
,
che
m
'
importa
,
ora
?
-
Contessa
,
-
disse
Celia
-
pensi
a
suo
padre
!
-
I
bellissimi
occhi
di
Bianca
si
velarono
.
-
Hai
ragione
!
-
mormorò
.
E
dopo
un
momento
di
silenzio
:
-
Dammi
il
mio
abito
da
mattina
,
-
disse
con
vivacità
,
-
Hai
sentito
?
Aldo
mi
aspetta
.
Sta
'
sicura
,
non
mi
accadrà
nulla
di
male
!
-
Un
quarto
d
'
ora
dopo
,
la
contessa
usciva
.
VII
.
L
'
assassino
aveva
subito
un
primo
interrogatorio
nel
gabinetto
del
giudice
istruttore
,
ma
a
tutte
le
domande
di
questi
si
rifiutò
di
rispondere
,
giurando
che
era
innocente
.
Nel
camiciotto
del
pierrot
,
nelle
tasche
dei
calzoni
nulla
si
era
trovato
che
potesse
stabilirne
la
identità
.
Ma
il
giudice
istruttore
,
rileggendo
i
punti
salienti
dell
'
inchiesta
,
fu
colpito
da
una
osservazione
che
dapprima
gli
era
sfuggita
.
Era
il
rapporto
dell
'
ispettore
e
di
un
agente
,
i
quali
avevano
osservato
l
'
effetto
prodotto
dalla
vista
della
sorella
di
Aldo
Pomigliano
sulla
povera
Giulietta
,
la
quale
pronunziò
parole
strane
a
suo
riguardo
:
-
Lei
?
Lei
?
Ma
non
sa
....
?
-
Dunque
,
costei
conosceva
la
giovane
,
e
forse
lo
studente
stesso
era
stato
in
intimi
rapporti
colla
sventurata
.
Assalito
da
questi
sospetti
,
Umberto
Trani
fece
chiamare
l
'
ispettore
,
interrogandolo
su
questa
circostanza
.
-
Io
dubito
,
-
rispose
l
'
ispettore
-
che
quella
signora
sia
sorella
dello
studente
.
Il
signor
Aldo
Pomigliano
non
è
ricco
,
e
a
furia
di
sacrifici
riesce
a
sbarcare
il
lunario
.
Ora
quella
signora
portava
orecchini
di
brillanti
di
una
grossezza
maravigliosa
,
aveva
le
dita
cariche
di
anelli
di
valore
,
un
abito
ricchissimo
.
A
me
pare
che
una
provinciale
non
vestirebbe
in
tal
guisa
per
recarsi
a
trovare
un
fratello
povero
nelle
soffitte
.
-
Avete
ragione
.
Quello
studente
mi
ha
gabbato
.
Ma
saprò
fargli
pagar
cara
la
sua
astuzia
.
Intanto
vi
ringrazio
delle
vostre
informazioni
.
-
Dopo
un
paio
di
giorni
,
il
Trani
fece
chiamare
Aldo
,
cui
disse
semplicemente
che
telegrafasse
alla
sorella
di
venire
a
Torino
,
avendo
necessità
di
parlare
con
lei
.
Quando
Aldo
,
sconvolto
,
era
uscito
dal
gabinetto
del
giudice
,
vi
entrò
un
agente
per
avvertirlo
che
Teresa
,
colei
che
teneva
in
custodia
la
bimba
della
vittima
,
veduto
il
ritratto
che
la
questura
aveva
fatto
fare
all
'
assassino
,
l
'
aveva
riconosciuto
per
il
seduttore
della
povera
Giulietta
.
Il
magistrato
si
fregò
le
mani
dalla
soddisfazione
.
-
Siamo
in
porto
!
-
esclamò
.
-
Le
lettere
della
vittima
ci
danno
il
nome
dell
'
assassino
.
-
Ne
prese
una
dal
pacchetto
che
aveva
sopra
lo
scrittoio
,
ne
guardò
la
firma
e
fece
un
gesto
di
trionfo
.
-
Fabio
Ribera
!
Si
vede
che
egli
non
supponeva
che
la
sua
vittima
conservasse
tutte
le
sue
lettere
.
Ora
sarà
facile
avere
delle
informazioni
su
lui
;
procuratemele
.
-
La
sera
dello
stesso
giorno
ebbe
un
esteso
rapporto
sull
'
assassino
.
Fabio
Ribera
era
designato
come
un
giovane
onestissimo
,
commesso
in
un
negozio
di
mode
.
Dieci
giorni
prima
del
fatto
,
aveva
chiesto
al
principale
di
assentarsi
per
un
mese
,
dovendo
recarsi
fuori
di
Torino
per
affari
di
famiglia
.
Per
cui
il
principale
lo
credeva
in
viaggio
.
Nessuno
poteva
prestar
fede
all
'
accusa
contro
lui
,
tanto
il
suo
tenore
di
vita
era
quieto
.
E
poi
,
si
sapeva
che
amava
una
buona
fanciulla
,
commessa
nello
stesso
negozio
,
e
che
dovevano
presto
sposarsi
.
Anzi
,
la
giovane
era
persuasa
che
il
suo
Fabio
si
trovasse
lungi
da
Torino
,
appunto
per
ritirare
carte
relative
al
loro
matrimonio
.
Il
giudice
istruttore
era
pensieroso
.
-
La
matassa
è
più
imbrogliata
di
quello
che
credevo
!
-
diceva
fra
sè
.
-
Se
il
rapporto
dice
il
vero
,
quale
sarebbe
stato
il
movente
dell
'
assassinio
?
Forse
che
Teresa
,
la
moglie
del
falegname
,
si
è
ingannata
credendo
di
riconoscerlo
?
Li
metterò
a
confronto
.
-
Il
domani
,
verso
le
dieci
,
il
prigioniero
fu
condotto
nel
gabinetto
del
magistrato
.
-
Ebbene
,
persistete
a
negare
di
essere
stato
l
'
assassino
di
Giulietta
,
sebbene
designato
da
lei
stessa
prima
di
morire
?
-
gli
domandò
il
magistrato
.
-
Sì
,
signore
.
-
Chiamate
la
teste
!
-
disse
il
giudice
al
cancelliere
.
L
'
accusato
si
rivolse
verso
l
'
uscio
di
entrata
e
si
trovò
a
faccia
a
faccia
con
Teresa
.
Ma
egli
non
fece
alcun
gesto
di
sorpresa
,
come
se
si
fosse
trovato
dinanzi
ad
una
persona
sconosciuta
.
Teresa
,
invece
,
dopo
averlo
guardato
un
momento
,
gridò
con
accento
indignato
:
-
Sì
,
lo
riconosco
,
è
lui
,
il
birbante
!
È
il
fidanzato
di
Giulietta
,
colui
che
vidi
spesso
con
la
poverina
!
-
V
'
ingannate
!
-
rispose
il
giovane
.
-
Ah
!
m
'
inganno
?
La
vedremo
,
assassino
!
...
Sei
proprio
tu
:
ti
riconosco
dal
neo
che
hai
sulla
guancia
.
-
Il
giudice
istruttore
soggiunse
:
-
Ormai
è
inutile
che
neghiate
,
Fabio
Ribera
!
-
Un
tuffo
di
sangue
salì
al
viso
dell
'
accusato
.
-
Sapete
il
mio
nome
?
-
balbettò
.
-
Sappiamo
tutto
quanto
vi
riguarda
,
e
le
vostre
lettere
da
voi
firmate
,
scritte
a
quella
povera
infelice
,
sono
qui
ad
attestare
la
vostra
iniquità
verso
colei
che
,
dopo
essere
stata
vittima
di
un
'
infame
seduzione
,
fu
da
voi
assassinata
!
-
L
'
accusato
ascoltava
come
se
non
capisse
.
-
Le
mie
lettere
?
Firmate
da
me
?
-
Sì
,
da
voi
,
guardate
:
non
riconoscete
la
vostra
calligrafia
,
la
vostra
firma
?
-
Così
dicendo
,
il
giudice
istruttore
pose
sotto
gli
occhi
dell
'
accusato
il
foglio
tolto
poco
prima
dal
pacchetto
.
Il
giovane
lo
guardò
,
e
subito
cadde
svenuto
.
Quello
svenimento
fu
per
il
magistrato
una
prova
luminosa
della
colpabilità
del
giovane
.
Fabio
non
tardò
a
rinvenire
.
Egli
aveva
cambiato
interamente
aspetto
.
Vi
era
in
lui
qualche
cosa
di
risoluto
,
come
se
compiesse
un
dovere
penoso
dinanzi
al
quale
non
si
indietreggia
.
-
Sono
pronto
a
rispondere
a
tutte
le
vostre
interrogazioni
!
-
disse
.
Un
lampo
di
trionfo
passò
negli
occhi
del
magistrato
,
che
riunite
alcune
carte
e
fatto
un
segno
al
cancelliere
,
disse
all
'
accusato
:
-
Prima
di
tutto
,
il
vostro
nome
e
cognome
?
-
Lo
sapete
:
Fabio
Ribera
.
-
La
vostra
età
?
-
Ventitrè
anni
.
-
Dove
siete
nato
?
-
A
Torino
.
-
La
vostra
professione
?
-
Commesso
in
un
negozio
di
mode
.
-
Confessate
di
aver
colpito
volontariamente
,
coll
'
intenzione
di
uccidere
,
l
'
operaia
Giulietta
Lovera
,
detta
la
Bionda
?
-
Lo
confesso
.
-
Il
vostro
delitto
è
stato
premeditato
?
-
No
.
Giulietta
stessa
mi
ci
spinse
.
-
In
qual
modo
?
-
Un
tempo
Giulietta
fu
mia
amante
.
Ma
poi
la
incontrai
due
volte
al
ballo
pubblico
con
un
individuo
che
non
volle
dirmi
chi
fosse
;
incontrai
lo
stesso
individuo
una
sera
sulle
scale
della
sua
abitazione
e
fin
da
quel
momento
ruppi
ogni
relazione
con
lei
.
-
Cioè
,
non
vi
faceste
più
vedere
,
senza
spiegarle
il
motivo
della
rottura
.
Agiste
da
vile
.
Quando
l
'
abbandonaste
,
sapevate
di
averla
resa
madre
?
-
No
;
seppi
un
mese
fa
che
essa
aveva
una
bambina
,
ma
non
sono
sicuro
della
mia
paternità
.
-
Calunniate
la
morta
!
-
Ho
tutto
il
diritto
di
fare
questa
supposizione
,
dal
momento
che
Giulietta
mi
nascose
il
suo
stato
.
E
confrontando
la
data
della
nascita
della
piccina
,
è
facile
desumere
che
la
giovane
era
già
madre
prima
della
nostra
separazione
.
-
Da
quando
la
lasciaste
,
non
la
rivedeste
più
?
-
La
vidi
un
mese
fa
.
Non
pensavo
più
a
lei
,
vivevo
tranquillo
,
quando
una
mattina
nell
'
uscire
di
casa
m
'
imbattei
con
Giulietta
.
Essa
mi
disse
:
"
-
Venivo
a
cercarvi
.
"
-
Sono
ai
vostri
ordini
,
-
risposi
.
"
Capivo
che
era
inevitabile
una
spiegazione
.
"
La
condussi
nel
mio
piccolo
alloggio
,
le
chiesi
ciò
che
desiderava
.
"
Giulietta
mi
rimproverò
la
mia
condotta
,
insultandomi
.
E
fu
allora
che
mi
rivelò
la
sua
maternità
,
"
Ma
io
a
mia
volta
le
risposi
indignato
che
non
la
credevo
,
e
allusi
ad
altri
suoi
sconosciuti
amanti
.
"
Giulietta
andò
su
tutte
le
furie
.
Poi
mi
intimò
di
abbandonare
la
fanciulla
che
da
tre
mesi
è
mia
fidanzata
e
che
dovevo
sposare
dopo
Pasqua
.
Le
chiesi
con
qual
diritto
mi
imponeva
questo
,
ed
aggiunsi
che
mai
avrei
acconsentito
al
suo
volere
.
"
Giulietta
replicò
:
"
-
Lo
farete
,
altrimenti
andrò
io
stessa
da
quella
giovane
,
mostrandole
la
vostra
creatura
.
-
"
Ebbi
paura
.
Io
amo
Ilda
,
e
sono
da
lei
riamato
.
Se
Giulietta
si
fosse
presentata
davvero
a
lei
,
la
giovinetta
non
avrebbe
più
voluto
saperne
di
me
.
"
La
scongiurai
di
desistere
dalla
sua
idea
,
le
offersi
perfino
di
passarle
una
pensione
per
la
bambina
.
"
Tutto
fu
inutile
.
"
-
Se
fra
quindici
giorni
non
ho
prove
sicure
che
l
'
avete
abbandonata
,
-
mi
disse
-
penserò
io
ad
allontanarvi
da
lei
.
-
"
Se
ne
andò
,
senza
che
io
avessi
la
forza
di
trattenerla
.
-
Il
magistrato
l
'
aveva
ascoltato
con
aria
severa
.
-
Allora
,
-
disse
-
concepiste
il
disegno
di
assassinarla
?
-
No
,
-
rispose
Fabio
.
-
Io
provavo
soltanto
un
rancore
amaro
contro
Giulietta
,
cui
scrissi
supplicandola
di
risparmiarmi
,
soprattutto
di
risparmiare
Ilda
.
Ma
più
io
mi
umiliavo
,
più
Giulietta
diveniva
crudele
.
"
-
Vi
dò
altri
otto
giorni
di
tempo
,
-
rispose
alle
mie
preghiere
-
spirati
i
quali
sarò
inesorabile
!
Se
io
non
avrò
il
vostro
anello
di
sposa
,
non
l
'
avrà
neppur
l
'
altra
;
è
giustizia
.
-
"
Ero
furente
,
ma
non
pensavo
di
ucciderla
.
Volli
avere
un
ultimo
colloquio
con
lei
,
deliberato
a
suicidarmi
se
ella
fosse
inflessibile
.
"
Scelsi
,
per
recarmi
da
Giulietta
,
la
sera
di
giovedì
grasso
,
sicuro
che
una
parte
degli
inquilini
delle
soffitte
sarebbero
assenti
.
Io
tenevo
ancora
una
chiave
della
stanza
di
Giulietta
.
"
Non
sapendo
quello
che
potesse
accadermi
,
avevo
chiesto
un
permesso
al
mio
principale
,
dicendo
di
assentarmi
da
Torino
per
andare
a
ritirare
delle
carte
concernenti
il
mio
matrimonio
.
"
Passai
parte
della
sera
girovagando
per
le
strade
nel
mio
costume
da
pierrot
.
"
Era
quasi
la
mezzanotte
quando
mi
decisi
di
arrischiare
tutto
,
pure
di
non
perdere
Ilda
.
"
Salii
le
scale
,
introdussi
la
chiave
nella
serratura
e
stavo
per
aprire
,
allorchè
il
rumore
di
gente
che
saliva
le
scale
mi
fece
spengere
il
cerino
e
dirigere
da
quella
parte
.
"
Mi
trovai
a
faccia
a
faccia
col
giovane
che
poi
mi
arrestò
e
che
mi
pento
non
avere
strangolato
.
Egli
teneva
stretta
al
braccio
una
signora
elegantissima
,
in
domino
nero
.
"
La
mia
presenza
li
rese
muti
;
forse
ispirai
loro
paura
.
Il
giovane
si
affrettò
ad
aprire
il
suo
uscio
,
a
introdurre
la
signora
,
e
disparve
con
lei
.
"
Allora
entrai
a
mia
volta
nella
soffitta
di
Giulietta
,
e
accesi
una
candela
.
"
La
giovane
dormiva
.
"
Io
la
svegliai
,
chiamandola
per
nome
.
"
Essa
aprì
gli
occhi
ed
esclamò
:
"
-
Tu
!
Che
vieni
a
far
qui
,
a
quest
'
ora
?
Come
sei
entrato
?
"
-
Colla
chiave
che
mi
desti
un
giorno
tu
stessa
:
domani
scade
il
termine
da
te
impostomi
,
e
vengo
per
sapere
se
sei
decisa
a
rovinarmi
,
a
distogliere
da
me
la
fanciulla
che
amo
.
"
-
Miserabile
!
-
esclamò
.
-
Non
mi
rovinasti
,
tu
?
No
,
non
ti
risparmierò
!
...
Voglio
che
Ilda
ti
disprezzi
,
ti
odi
!
-
"
Perdetti
la
testa
.
"
-
E
se
io
ti
facessi
tacere
per
sempre
?
-
le
dissi
.
-
Tu
?
...
Ma
io
chiamerò
aiuto
....
Assassino
!
...
-
"
Alzava
la
voce
;
io
non
fui
più
padrone
di
me
,
e
colpii
,
eccitato
dalle
grida
di
lei
,
cieco
di
furore
,
di
rabbia
.
-
E
non
pensaste
all
'
innocente
creatura
che
riposava
tranquilla
presso
sua
madre
e
che
è
vostra
figlia
?
-
disse
il
giudice
istruttore
.
-
Respingo
in
modo
assoluto
tale
paternità
.
-
Non
vi
pentite
di
aver
uccisa
la
giovane
che
un
giorno
amaste
?
-
No
;
essa
mi
ha
spinto
al
delitto
minacciandomi
di
farmi
perdere
l
'
amore
di
Ilda
.
-
L
'
avete
perduto
lo
stesso
,
macchiandovi
le
mani
di
sangue
.
Credete
che
,
se
quella
giovinetta
è
onesta
,
possa
amare
un
assassino
?
Voi
le
desterete
orrore
.
-
Non
lo
dite
,
non
lo
dite
,
o
impazzo
!
-
Ed
il
giovane
,
fino
allora
risoluto
,
quasi
calmo
,
divenne
tremante
,
agitato
,
i
suoi
occhi
si
empirono
di
lacrime
,
le
sue
mani
si
torcevano
con
violenza
.
A
stento
potè
firmare
il
suo
interrogatorio
,
così
che
la
calligrafia
apparve
ben
diversa
da
quella
delle
lettere
.
Ma
il
magistrato
non
vi
pose
mente
,
e
se
anche
l
'
avesse
osservato
,
non
ne
avrebbe
fatto
caso
tanto
la
mano
del
giovane
tremava
.
Fabio
fu
condotto
via
.
Mentre
egli
usciva
dal
gabinetto
del
giudice
istruttore
,
una
signora
elegante
,
che
aveva
consegnato
allora
un
biglietto
per
il
magistrato
ed
attendeva
di
essere
ricevuta
,
trasalì
nel
vedere
l
'
imputato
.
Eppure
Bianca
,
giacchè
era
lei
,
non
conosceva
l
'
assassino
di
Giulietta
!
Ma
quel
giovane
pallido
,
di
aspetto
quasi
femmineo
,
le
ricordò
vagamente
suo
marito
.
L
'
assassino
,
dal
canto
suo
,
sussultò
alla
vista
di
quella
signora
nella
quale
riconobbe
il
domino
di
quella
notte
funesta
in
cui
aveva
naufragato
tutta
la
sua
felicità
.
Bianca
entrò
nel
gabinetto
del
giudice
istruttore
.
Egli
le
andò
incontro
coi
segni
del
più
profondo
rispetto
.
-
Desiderate
parlarmi
?
Posso
esservi
utile
in
qualche
cosa
,
contessa
Rossano
?
-
Non
contessa
Rossano
;
-
rispose
Bianca
con
voce
debole
,
ma
ferma
-
sibbene
la
sorella
di
Aldo
,
il
domino
misterioso
che
si
trovò
presente
alla
morte
della
povera
Giulietta
assassinata
!
-
VIII
.
Il
conte
Livio
Rossano
era
stato
colpito
come
da
una
mazzata
sul
capo
per
la
scenata
della
moglie
.
Entrando
nel
proprio
appartamento
,
stringeva
ancora
fra
le
dita
convulse
la
lettera
di
Cinzia
,
Ah
!
se
avesse
avuto
in
quel
momento
l
'
amante
nelle
mani
!
Era
irritato
anche
con
la
cameriera
,
ben
supponendo
che
costei
avesse
trovato
il
biglietto
e
lo
avesse
consegnato
alla
contessa
.
-
Quella
pettegola
mi
ha
sempre
veduto
di
mal
occhio
!
-
pensava
.
-
Le
torcerei
volentieri
il
collo
....
Capisco
che
per
Bianca
quella
lettera
era
crudele
;
ma
credevo
che
tutto
si
sarebbe
risolto
con
una
crisi
di
lacrime
;
invece
mi
ha
detto
che
le
fo
nausea
!
Basta
,
il
meglio
che
io
possa
fare
è
di
fingere
un
pentimento
sincero
,
finchè
lei
stessa
,
commossa
,
mi
stenda
la
mano
.
La
sua
collera
non
può
durare
,
mi
ama
troppo
!
-
Questo
pensiero
lo
calmò
.
Non
era
la
prima
volta
che
il
conte
si
trovava
mischiato
a
drammi
intimi
,
e
sempre
ne
era
uscito
serenamente
,
grazie
alla
sua
ipocrisia
.
Un
commediante
non
avrebbe
saputo
fingere
meglio
l
'
emozione
,
il
dolore
,
la
passione
,
mentre
nel
suo
interno
rimaneva
impassibile
.
Quando
Livio
Rossano
aveva
raccontato
a
Bianca
la
sua
dolorosa
storia
,
non
aveva
detto
una
sola
parola
vera
.
Egli
assomigliava
a
sua
madre
morta
,
una
donna
bellissima
,
la
quale
ingannò
il
marito
fino
all
'
ultimo
istante
,
senza
che
il
disgraziato
se
ne
accorgesse
mai
.
Il
conte
Sebastiano
Rossano
,
padre
di
Livio
,
era
stato
un
galantuomo
in
tutta
l
'
estensione
del
termine
,
un
galantuomo
che
la
moglie
e
poi
il
figlio
sfruttarono
fino
alla
morte
.
In
passato
la
famiglia
Rossano
era
stata
potentissima
,
ricca
;
ma
,
come
tante
altre
nobili
famiglie
piemontesi
,
aveva
consumato
quasi
tutto
il
suo
patrimonio
per
la
redenzione
della
patria
.
Onde
,
colla
sostanza
esigua
rimasta
,
il
conte
Sebastiano
non
avrebbe
potuto
vivere
;
ma
,
impegnato
il
suo
piccolo
capitale
negli
affari
,
ebbe
tale
fortuna
,
che
in
pochi
anni
riuscì
ad
ammassare
un
discreto
patrimonio
,
e
,
se
il
figlio
fosse
stato
come
lui
laborioso
,
le
ricchezze
di
un
tempo
sarebbero
rientrate
nella
casa
.
Ma
Livio
voleva
godersi
la
vita
,
e
,
se
pianse
alla
morte
della
madre
,
non
versò
una
sola
lacrima
quando
gli
mancò
il
padre
.
Libero
di
sè
,
si
diede
allo
più
pazze
orge
,
alle
più
volgari
avventure
e
ne
uscì
in
completa
rovina
.
Fu
in
quel
frattempo
che
,
invitato
dal
marchese
di
Passiflora
,
sentì
parlare
della
bellezza
di
Bianca
e
dei
suoi
milioni
.
Questi
soprattutto
gli
ispirarono
il
desiderio
di
conquistare
la
giovane
.
E
vi
riuscì
.
Solamente
il
padre
di
Bianca
,
diffidando
di
Livio
,
stabilì
nel
contratto
di
matrimonio
che
la
dote
di
Bianca
fosse
inalienabile
,
che
il
marito
non
potesse
toccare
la
minima
parte
del
capitale
senza
il
consenso
della
moglie
.
Livio
non
fece
opposizione
,
perchè
sicuro
dell
'
amore
di
Bianca
aveva
la
certezza
di
piegarla
ad
ogni
suo
volere
.
Ma
dopo
l
'
accaduto
pensò
che
se
per
sua
colpa
avveniva
una
separazione
,
perderebbe
tutti
i
beni
dotali
.
Livio
provò
un
fremito
di
collera
e
di
paura
al
tempo
stesso
a
questo
pensiero
.
Egli
ormai
non
avrebbe
più
potuto
rinunciare
alla
vita
splendida
che
conduceva
.
Inoltre
,
se
il
conte
non
amava
sua
moglie
,
andava
orgoglioso
della
bellezza
di
lei
e
ambiva
a
possederla
.
All
'
ora
della
colazione
Livio
passò
nella
saletta
dove
egli
e
Bianca
erano
soliti
prendere
i
pasti
,
quando
si
trovavano
soli
.
Era
una
saletta
elegantissima
,
munita
di
tutto
il
confortabile
,
calda
e
profumata
.
Ma
al
primo
entrare
,
vide
una
sola
posata
sulla
tavola
apparecchiata
.
Aggrottò
le
sopracciglia
,
ma
vedendo
entrar
Celia
,
assunse
un
'
espresione
melanconica
e
domandò
:
-
Mia
moglie
non
viene
a
colazione
?
-
La
signora
contessa
-
rispose
Celia
-
è
uscita
.
Ora
suonerò
,
perchè
lei
sia
servito
.
-
Un
momento
,
-
soggiunse
Livio
.
-
Vorrei
prima
parlare
con
voi
.
Per
colpa
vostra
mia
moglie
è
in
collera
con
me
.
Sono
sicuro
che
voi
stessa
le
consegnaste
la
lettera
trovata
nella
mia
tasca
.
-
Sapevo
forse
che
cosa
fosse
scritto
in
quel
foglio
?
-
disse
Celia
.
-
Credevo
si
trattasse
semplicemente
di
un
conto
.
Quantunque
io
la
sappia
lunga
sul
conto
suo
,
caro
signore
,
e
conosca
molti
suoi
intrighi
,
non
lo
avrei
mai
denunziato
alla
signora
,
non
per
riguardo
a
lei
,
ma
alla
contessa
.
-
Livio
trasalì
.
Tuttavia
chiese
:
-
Che
sapete
?
Sentiamo
.
-
Non
ho
bisogno
di
dirglielo
;
interroghi
la
sua
coscienza
.
-
La
mia
coscienza
di
nulla
mi
rimprovera
:
io
sono
vittima
di
calunnie
!
-
Celia
sbuffava
.
-
La
lascio
,
perchè
ne
direi
troppe
e
non
ho
tempo
da
perdere
con
lei
.
-
E
suonando
il
campanello
elettrico
,
disse
al
domestico
accorso
:
-
Servite
il
signor
conte
:
la
contessa
tornerà
più
tardi
.
-
Essa
uscì
dalla
saletta
lasciando
Livio
in
preda
ad
una
terribile
agitazione
.
-
Che
può
sapere
costei
?
-
pensava
,
-
Avrei
paura
,
adesso
,
io
,
che
non
ho
mai
saputo
che
sia
timore
?
Celia
me
la
pagherà
!
Ma
non
bisogna
commettere
imprudenze
.
-
Dopo
colazione
,
il
conte
indossò
il
soprabito
,
i
guanti
,
prese
il
cappello
ed
uscì
.
In
istrada
consultò
l
'
orologio
.
-
Il
tocco
!
-
mormorò
.
-
Se
andassi
da
Fabio
?
A
quest
'
ora
deve
trovarsi
a
casa
!
-
Si
recò
in
via
Garibaldi
,
entrò
in
un
portone
,
e
senza
fermarsi
in
portineria
,
salì
le
scale
fino
al
quarto
piano
.
Bussò
ad
una
porta
,
su
cui
era
incollato
un
biglietto
da
visita
col
nome
di
Fabio
Ribera
.
Bussò
due
volte
senza
averne
risposta
.
Livio
fece
un
gesto
di
malumore
.
-
Sarà
andato
dalla
sua
bella
!
-
pensò
,
ridiscendendo
le
scale
,
-
È
strano
che
non
mi
abbia
fatto
saper
nulla
,
come
eravamo
intesi
.
Se
mi
recassi
da
Ilda
?
Ma
no
,
è
meglio
che
ci
vada
stasera
;
sarò
più
sicuro
di
trovarli
insieme
.
-
Entrò
in
un
caffè
,
dove
chiese
una
bibita
ed
i
giornali
.
Ne
spiegò
uno
per
passare
il
tempo
e
ad
un
tratto
divenne
pallido
come
un
cadavere
.
Leggeva
le
seguenti
righe
:
/
#
"
Nulla
ancora
si
è
scoperto
circa
l
'
assassinio
di
Giulietta
Lovera
.
L
'
uomo
mascherato
da
pierrot
,
arrestato
sul
luogo
la
sera
del
giovedì
grasso
,
il
presunto
assassino
,
si
mantiene
negativo
ed
ancora
non
si
è
potuto
sapere
il
suo
nome
.
Si
dice
che
siano
stati
fatti
altri
arresti
,
ma
per
ora
ci
è
duopo
mantenere
il
silenzio
onde
non
intralciare
l
'
opera
della
giustizia
.
"
#
/
Il
conte
chiamò
il
cameriere
,
cui
disse
:
-
Vorrei
i
numeri
arretrati
di
questo
giornale
!
-
Un
momento
dopo
il
cameriere
tornava
con
un
fascio
di
giornali
.
Il
conte
cercò
fra
essi
il
numero
del
venerdì
grasso
e
vi
trovò
tutti
i
ragguagli
dell
'
assassinio
.
Il
foglio
tremava
nelle
sue
mani
.
-
Ed
io
non
ho
saputo
nulla
!
-
mormorò
.
-
Ma
come
potevo
credere
Fabio
capace
di
tanto
?
E
si
è
fatto
arrestare
?
Adesso
è
finita
....
non
potrà
negare
a
lungo
....
si
saprà
il
suo
nome
,
e
non
se
la
caverà
con
poco
.
-
Sembrava
che
quest
'
ultimo
pensiero
lo
sollevasse
,
gli
rendesse
la
calma
.
Quand
'
ebbe
finito
di
leggere
,
chiese
un
altro
caffè
.
-
Bisogna
che
stasera
vada
da
Ilda
;
-
disse
-
da
lei
saprò
tutto
.
-
Tuttavia
tornò
al
palazzo
verso
sera
.
La
contessa
era
a
casa
,
e
quando
si
trovò
a
pranzo
di
fronte
a
lei
gli
parve
di
non
averla
mai
veduta
più
bella
.
Infatti
,
Bianca
aveva
il
volto
animato
,
gli
occhi
brillanti
,
un
fascino
nuovo
in
tutta
la
persona
.
Anche
Celia
,
che
serviva
a
tavola
,
sembrava
contenta
.
Livio
invece
si
sentiva
turbato
e
socchiudeva
gli
occhi
per
meglio
guardare
sua
moglie
;
notò
che
questa
non
si
curava
affatto
di
lui
e
mangiava
con
appetito
.
Quando
la
tavola
fu
sparecchiata
e
Celia
si
ritirò
,
il
conte
,
avvicinatosi
a
Bianca
,
con
voce
tenera
le
disse
:
-
Siete
sempre
in
collera
con
me
?
-
Non
dimentico
!
-
rispose
Bianca
con
fierezza
.
-
Credevo
che
,
dopo
le
vostre
parole
,
non
avreste
più
tentato
un
inutile
avvicinamento
.
Ma
giacchè
mi
sono
ingannata
,
vi
dirò
come
intendo
di
regolare
d
'
ora
innanzi
la
mia
vita
,
a
meno
che
preferiate
una
separazione
....
-
Separarmi
da
voi
,
Bianca
?
Non
è
possibile
-
Ella
rimase
impassìbile
,
ma
gli
occhi
che
si
fissavano
su
Livio
avevano
un
'
espressione
strana
,
che
lo
spaventarono
.
"
-
Ciò
avverrà
,
-
dichiarò
risoluta
-
se
continuerete
la
parte
ipocrita
rappresentata
fino
ad
ora
.
Alle
corte
,
ecco
ciò
che
ho
deciso
:
voi
sarete
libero
come
se
fossimo
separati
,
pur
continuando
a
godere
le
rendite
che
aveste
finora
,
padronissimo
di
mantenere
delle
amanti
qui
od
altrove
,
purchè
rispettiate
il
tetto
coniugale
.
-
Bianca
!
-
Ella
proseguì
:
-
Dal
canto
mio
non
avrò
più
nulla
di
comune
con
voi
;
se
ci
troveremo
all
'
ora
dei
pasti
,
li
faremo
insieme
come
due
estranei
che
s
'
incontrano
in
un
albergo
,
serviti
da
Celia
,
la
sola
che
sia
a
parte
di
ciò
che
avviene
fra
noi
.
-
La
fisionomia
di
Livio
aveva
assunto
un
'
espressione
tetra
.
-
Accetto
-
diss
'
egli
-
perchè
spero
col
tempo
di
farvi
ricredere
sul
conto
mio
e
di
riacquistare
quell
'
amore
che
senza
colpa
ho
perduto
.
-
Bianca
non
aggiunse
altro
e
lasciò
la
stanza
.
Livio
impallidì
dalla
collera
,
ma
non
tardò
a
rimettersi
.
-
Al
diavolo
anche
lei
!
-
mormorò
.
-
Alla
fin
fine
che
m
'
importa
!
Che
io
possa
conquistare
Ilda
,
e
non
rimpiangerò
mia
moglie
!
-
Ormai
sicuro
che
le
rendite
non
gli
sarebbero
sfuggite
,
riacquistò
tutta
la
sua
baldanza
ed
uscì
per
recarsi
dalla
fidanzata
di
Fabio
.
Ilda
abitava
in
un
modesto
appartamento
a
un
quinto
piano
di
via
Santa
Teresa
.
Era
sola
con
sua
madre
,
una
vecchia
infermiccia
,
che
viveva
di
una
piccola
rendita
lasciatale
da
una
padrona
presso
la
quale
era
stata
a
servizio
per
più
di
quarant
'
anni
.
Suo
marito
era
stato
cocchiere
della
stessa
casa
.
Avevano
avuto
quell
'
unica
figlia
,
che
formava
ormai
tutto
il
tesoro
della
povera
vecchia
,
la
quale
non
aveva
sperato
,
maritandosi
a
quarantadue
anni
,
di
diventare
madre
.
Il
padre
di
Ilda
era
morto
quando
la
fanciulla
compiva
i
sette
anni
,
e
la
padrona
consigliò
la
madre
di
mettere
la
figlia
in
un
collegio
di
monache
,
finchè
fosse
in
età
di
guadagnarsi
la
vita
.
La
donna
seguì
il
consiglio
;
ed
Ilda
rimase
per
oltre
otto
anni
in
collegio
.
Quando
ne
uscì
,
abile
in
tutti
i
lavori
,
trovò
subito
da
occuparsi
.
Ma
il
guadagno
era
esiguo
,
per
cui
accettò
un
posto
di
commessa
in
un
elegante
magazzino
di
mode
,
e
lavorò
a
casa
la
sera
,
accanto
alla
madre
.
Ilda
era
una
bellissima
giovinetta
.
Slanciata
,
elegante
anche
nel
suo
vestitino
da
pochi
soldi
,
aveva
una
di
quelle
fisionomie
che
destano
simpatia
al
primo
vederle
.
Pallida
,
bruna
,
con
gli
occhi
verde
mare
,
aveva
alcun
che
d
'
ardito
e
d
'
intelligente
.
Ilda
amò
Fabio
teneramente
.
Non
era
bello
,
ma
aveva
un
fascino
sulla
buona
fanciulla
.
Fabio
le
aveva
raccontato
la
sua
semplice
storia
.
Non
aveva
conosciuto
i
genitori
.
Una
nobile
dama
si
prese
cura
di
lui
,
lo
fece
allevare
,
e
venuta
a
morte
quando
egli
compiva
i
dieci
anni
,
un
figlio
di
lei
l
'
aveva
surrogata
in
quell
'
opera
di
carità
.
Quell
'
uomo
generoso
lo
aveva
fatto
studiare
,
per
metterlo
in
grado
di
guadagnarsi
la
vita
.
Fabio
non
aveva
avuto
fino
allora
altro
affetto
che
quello
del
gentiluomo
,
il
quale
lo
trattava
come
un
fratello
e
per
il
quale
avrebbe
dato
a
goccia
a
goccia
tutto
il
suo
sangue
.
Egli
volle
presentare
ad
Ilda
il
suo
benefattore
,
che
si
mostrò
con
lei
molto
gentile
,
approvò
la
scelta
di
Fabio
e
promise
di
mobiliare
a
sue
spese
il
quartiere
per
gli
sposi
.
Ilda
,
commossa
,
lo
ringraziò
,
ma
quando
,
sola
col
fidanzato
,
questi
le
chiese
quale
impressione
avesse
avuto
del
suo
benefattore
,
la
giovane
rispose
:
-
Vuoi
che
te
lo
dica
,
Fabio
?
Se
non
sapessi
che
ha
soltanto
dodici
anni
più
di
te
,
lo
direi
tuo
padre
.
Egli
ti
assomiglia
molto
.
Avete
eguale
anche
il
colore
degli
occhi
;
ma
il
suo
sguardo
non
è
il
tuo
,
non
mi
piace
....
-
Di
'
la
verità
:
non
ti
è
rimasto
molto
simpatico
?
-
No
,
ma
devi
perdonarmi
.
Vi
sono
persone
che
non
piacciono
a
prima
vista
,
e
che
,
frequentandole
,
si
finisce
con
l
'
amarle
.
-
Hai
ragione
,
Ilda
mia
,
e
vedrai
che
,
conoscendo
meglio
il
conte
,
lo
adorerai
,
perchè
è
un
cuor
d
'
oro
,
un
'
anima
elevata
.
-
Ne
sono
persuasa
.
Ha
moglie
?
-
Sì
,
-
rispose
Fabio
-
ma
io
non
la
conosco
,
perchè
non
mi
sono
mai
recato
a
casa
del
conte
.
Egli
si
occupa
di
me
,
viene
qualche
volta
a
trovarmi
,
desidera
che
ricorra
a
lui
in
qualsiasi
circostanza
,
ma
vi
è
troppa
distanza
sociale
fra
noi
,
perchè
io
frequenti
la
sua
casa
.
Anzi
,
ti
prego
di
non
parlare
del
conte
a
nessuno
.
A
te
ho
voluto
dir
tutto
,
a
te
ho
voluto
presentare
il
conte
perchè
voglio
che
tu
sia
a
parte
di
tutti
i
segreti
della
mia
vita
,
che
tu
mi
conosca
interamente
,
come
ormai
credo
di
conoscere
te
,
unico
mio
amore
!
-
Ilda
era
troppo
felice
per
non
approvare
la
delicatezza
del
fidanzato
.
La
loro
felicità
durava
da
qualche
mese
,
il
loro
amore
andava
ognor
crescendo
.
Ma
la
loro
felicità
durò
poco
.
Fabio
lasciò
una
sera
Ilda
dicendole
che
doveva
partire
per
il
paese
natio
a
cagione
di
alcune
carte
relative
al
loro
matrimonio
.
Ilda
si
accòrse
che
nel
lasciarla
egli
aveva
le
lacrime
agli
occhi
e
ne
fu
spaventata
.
-
Che
hai
?
...
Dimmi
,
che
hai
?
Si
direbbe
che
stia
per
accaderti
sventura
.
-
No
,
Ilda
;
sono
triste
perchè
anche
un
breve
distacco
da
te
mi
addolora
;
ma
quando
tornerò
tutto
sarà
finito
e
nessuno
ci
separerà
più
.
-
Hai
avvertito
il
conte
della
tua
partenza
?
-
Fabio
sussultò
.
-
Il
conte
è
lontano
da
Torino
con
sua
moglie
.
Dammi
un
bacio
,
Ilda
,
e
addio
.
-
No
,
a
rivederci
presto
.
-
E
soggiunse
con
un
sorriso
pieno
di
dolcezza
:
-
Forse
che
non
vorresti
tornare
,
abbandonarmi
?
-
Fabio
la
strinse
fra
le
sue
braccia
.
-
Abbandonarti
?
-
esclamò
con
veemenza
.
-
È
più
facile
che
tu
....
-
Io
?
-
disse
Ilda
troncandogli
la
parola
in
bocca
.
-
Ah
!
tu
non
mi
conosci
ancora
.
Ti
ho
giurato
d
'
esser
tua
per
sempre
,
e
se
qualche
fatalità
dovesse
separarci
,
io
manterrei
lo
stesso
il
mio
giuramento
.
O
tua
,
o
di
nessuno
!
-
Grazie
,
Ilda
,
grazie
!
Ora
parto
più
contento
!
-
Ma
i
giorni
scorsero
ed
Ilda
più
nulla
sapeva
di
lui
,
nè
poteva
comprendere
quell
'
inesplicabile
silenzio
.
Una
sera
,
rincasando
,
trovò
presso
sua
madre
un
delegato
e
due
agenti
che
venivano
a
interrogarla
sul
fidanzato
che
si
trovava
in
prigione
accusato
d
'
assassinio
.
Ilda
si
ribellò
.
-
Fabio
un
assassino
!
-
disse
con
veemenza
.
-
Pazzo
chi
lo
dice
!
-
Egli
stesso
ha
confessato
!
-
È
una
menzogna
!
Perchè
avrebbe
assassinato
?
A
quale
scopo
?
-
Lo
saprete
,
signorina
,
-
disse
il
delegato
-
perchè
verrete
chiamata
dal
giudice
istruttore
.
Intanto
,
abbiate
pazienza
,
ma
dobbiamo
eseguire
una
perquisizione
.
-
Una
perquisizione
in
casa
mia
?
Forse
per
trovare
le
prove
del
delitto
?
Mamma
,
li
senti
?
-
Ma
la
povera
vecchia
,
fulminata
da
quella
notizia
e
più
ancora
dalla
presenza
delle
guardie
,
era
svenuta
.
Allora
Ilda
non
pensò
più
che
a
sua
madre
,
e
mentre
gli
agenti
rovistavano
inutilmente
dappertutto
,
la
fanciulla
,
inginocchiata
presso
la
povera
donna
,
la
faceva
rinvenire
.
-
Mamma
,
rassicurati
,
-
le
disse
quando
la
vecchia
tornò
in
sè
-
Fabio
è
innocente
.
Lascia
che
quegli
uomini
facciano
il
loro
dovere
;
noi
non
abbiamo
nulla
da
temere
,
nulla
da
rimproverarci
.
-
Il
delegato
guardò
quel
gruppo
con
rispetto
.
Egli
credette
bene
intervenire
.
-
La
signorina
ha
ragione
;
-
disse
-
lei
deve
stare
tranquilla
;
ciò
che
noi
abbiamo
dovuto
compiere
è
una
semplice
formalità
.
Del
resto
,
è
già
finito
,
e
ce
ne
andiamo
.
-
Fece
un
cenno
alle
guardie
ed
uscirono
.
La
vecchia
mormorò
:
-
Dio
,
che
colpo
!
Ma
tu
dici
bene
,
cara
:
Fabio
non
può
essere
un
assassino
!
-
Non
lo
è
,
credilo
,
c
'
è
qualche
sbaglio
,
e
non
tarderanno
a
saperlo
.
-
Proprio
in
quella
sera
,
il
conte
Livio
Rossano
,
il
protettore
di
Fabio
,
si
recava
dalla
fanciulla
,
persuaso
che
ella
conoscesse
maggiori
particolari
sul
delitto
,
di
quelli
appresi
dal
giornale
.
Quando
la
giovane
,
al
suono
del
campanello
,
si
recò
ad
aprire
e
si
vide
dinanzi
il
conte
,
lasciò
sfuggire
un
grido
di
gioia
.
-
Lo
manda
Dio
!
-
esclamò
.
-
Venga
,
signor
conte
:
ora
non
temo
più
nulla
.
-
Livio
fece
un
gesto
di
stupore
,
assai
bene
simulato
.
-
Che
succede
?
-
chiese
con
dolcezza
,
mentre
seguiva
la
giovane
nella
stanza
in
cui
era
la
povera
vecchia
.
-
Sono
stato
a
casa
di
Fabio
,
e
non
l
'
ho
trovato
.
-
Fabio
è
stato
arrestato
,
signor
conte
,
-
disse
la
madre
di
Ilda
.
Il
conte
si
volse
con
impeto
alla
fanciulla
.
-
Arrestato
?
-
ripetè
in
tono
interrogativo
.
-
Sì
,
signor
conte
;
-
rispose
Ilda
-
lo
accusano
di
essere
un
assassino
.
-
Livio
si
abbandonò
su
d
'
una
sedia
.
-
Ma
lei
non
lo
crede
,
non
è
vero
?
-
esclamò
con
slancio
la
fanciulla
.
-
Lei
lo
difenderà
.
-
Invece
di
rispondere
,
il
conte
rimaneva
pensieroso
,
turbato
,
e
a
un
tratto
,
come
parlasse
a
sè
stesso
:
-
Disgraziato
!
-
mormorò
.
-
Che
abbia
posto
in
opera
la
sua
minaccia
?
Ma
no
,
non
è
possibile
!
-
Ilda
era
divenuta
pallidissima
.
-
Quale
minaccia
?
Che
sa
lei
,
signor
conte
?
-
disse
con
ansia
.
-
Oh
!
parli
,
parli
!
-
Fanciulla
,
sedete
qui
vicina
a
me
,
-
disse
in
tono
quasi
paterno
-
lasciate
che
prima
io
vi
interroghi
,
perchè
non
ho
più
veduto
Fabio
da
un
mese
,
essendo
assente
da
Torino
.
-
Fabio
me
lo
aveva
detto
,
-
rispose
Ilda
.
-
E
dopo
la
sua
assenza
,
signor
conte
,
egli
era
divenuto
triste
,
ma
non
ne
feci
molto
caso
,
perchè
era
sempre
amoroso
e
tenero
con
me
.
Solo
quando
mi
disse
di
doversi
assentare
da
Torino
per
le
carte
relative
al
nostro
matrimonio
,
mi
sorprese
che
egli
piangesse
,
come
se
avessimo
dovuto
dividerci
per
sempre
.
Fin
da
quel
momento
non
ebbi
più
sue
nuove
,
e
soltanto
oggi
sono
venuti
qui
un
delegato
e
due
guardie
per
fare
una
perquisizione
.
-
Il
conte
aveva
appoggiato
un
gomito
ad
una
tavola
vicina
e
si
sorreggeva
la
fronte
fra
le
mani
,
ripetendo
:
-
Disgraziato
,
disgraziato
!
-
Ma
dunque
,
anche
lei
lo
crede
colpevole
?
-
disse
la
madre
d
'
Ilda
.
-
Per
quanto
atroce
sia
la
verità
,
-
disse
il
conte
-
con
accento
soffocato
-
sento
che
è
mio
dovere
non
lasciarvela
ignorare
.
-
E
con
voce
tremante
raccontò
alle
due
donne
press
'
a
poco
quanto
abbiamo
sentito
raccontare
dall
'
accusato
circa
i
suoi
amori
con
Giulietta
,
fino
al
giorno
in
cui
l
'
antica
amante
l
'
aveva
minacciato
di
mandare
a
monte
il
suo
matrimonio
se
egli
non
rendeva
la
parola
alla
fanciulla
amata
.
-
Io
trovai
Fabio
in
quel
giorno
,
-
aggiunse
il
conte
-
ed
egli
mi
confidò
tutto
.
"
Creda
,
"
mi
disse
ad
un
tratto
"
piuttosto
che
perdere
la
mia
Ilda
,
mi
uccido
od
uccido
Giulietta
!
"
A
poco
a
poco
giunsi
a
calmarlo
.
Fabio
mi
promise
di
non
tentar
nulla
contro
lei
,
di
rivolgersi
piuttosto
all
'
autorità
;
poi
io
fui
costretto
a
partire
e
non
seppi
più
altro
.
Ma
adesso
tutto
mi
fa
temere
che
Fabio
abbia
posto
in
opera
la
sua
idea
.
-
La
vecchia
tremava
di
orrore
.
Ilda
era
rimasta
dapprima
affranta
,
dubitando
di
colui
al
quale
era
legata
coi
vincoli
dell
'
amore
e
della
fede
;
ma
a
mano
a
mano
che
il
conte
parlava
,
i
suoi
dubbi
svanivano
,
e
quando
Livio
ebbe
finito
,
essa
disse
,
fremente
:
-
Fabio
non
può
essere
un
infame
!
Egli
si
sarebbe
ucciso
prima
di
uccidere
.
Fabio
avrebbe
rinunziato
piuttosto
a
me
,
che
possedermi
al
prezzo
di
un
delitto
!
-
Il
conte
aveva
trasalito
.
-
L
'
amate
molto
,
cara
fanciulla
!
-
disse
.
-
Ma
quest
'
amore
renderà
più
vera
l
'
accusa
di
essersi
sbarazzato
di
quella
donna
per
voi
....
e
finiranno
col
ritenervi
sua
complice
.
-
Che
m
'
importa
!
-
esclamò
con
fierezza
la
fanciulla
.
-
Crede
forse
che
io
voglia
rinnegarlo
,
perchè
lo
dicono
colpevole
?
-
Ma
se
Fabio
confessasse
il
suo
delitto
?
-
osservò
Livio
.
-
Non
lo
crederei
lo
stesso
;
-
interruppe
la
fanciulla
-
lo
conosco
troppo
!
Direi
che
si
è
sacrificato
per
qualcuno
!
-
Livio
aveva
lasciato
cadere
i
guanti
che
teneva
in
una
mano
e
si
chinò
per
raccoglierli
.
-
Cara
fanciulla
,
-
disse
poi
-
Fabio
può
andare
con
ragione
orgoglioso
del
vostro
amore
,
ed
io
vorrei
che
i
giudici
la
pensassero
come
voi
;
ma
essi
,
purtroppo
,
non
ragionano
col
cuore
.
-
Ma
lei
,
signor
conte
,
potrebbe
recarsi
dal
giudice
istruttore
,
fargli
comprendere
che
Fabio
non
può
essere
colpevole
.
-
Lo
farei
con
tutto
il
cuore
,
ma
la
mia
testimonianza
aggraverebbe
forse
le
cose
,
perchè
in
coscienza
sarei
costretto
a
rivelare
quanto
ho
già
detto
a
voi
.
Fabio
stesso
avrebbe
dispiacere
di
vedermi
immischiato
in
questa
faccenda
,
e
se
io
non
sarò
chiamato
da
lui
,
non
muoverò
un
passo
per
non
recargli
danno
.
Anzi
,
se
il
giudice
istruttore
vi
facesse
chiamare
,
farete
bene
a
non
parlargli
di
me
.
-
Non
dubiti
;
-
rispose
freddamente
la
fanciulla
-
so
il
mio
dovere
.
Fabio
mi
ha
pregata
più
volte
di
non
far
parola
di
lei
con
alcuno
ed
io
l
'
obbedisco
.
Se
mi
recherò
dal
giudice
,
sarà
solo
per
difendere
il
mio
fidanzato
.
-
Il
conte
si
alzò
.
-
Mi
permettete
,
-
disse
-
coraggiosa
fanciulla
,
che
torni
da
voi
per
sapere
vostre
nuove
e
dirvi
ciò
che
io
stesso
cercherò
di
apprendere
su
Fabio
?
Adesso
che
egli
vi
manca
,
è
mio
dovere
vegliare
su
voi
e
vostra
madre
.
-
La
fanciulla
voleva
rispondere
:
"
Grazie
,
non
s
'
incomodi
!
"
ma
la
vecchia
prese
subito
la
parola
.
-
Sì
,
venga
,
venga
,
signor
conte
;
siamo
due
povere
donne
sole
,
abbandonate
,
ed
io
mi
sento
vicina
a
morire
di
spavento
.
-
Ilda
,
chinando
il
capo
,
mormorò
:
-
Se
la
mamma
vuol
così
venga
pure
!
-
Ma
quando
Livio
fu
uscito
,
la
fanciulla
si
gettò
nelle
braccia
della
vecchia
singhiozzando
.
-
Egli
lascerà
perdere
Fabio
,
lo
sento
!
-
balbettò
.
-
Il
conte
non
è
sincero
!
Io
diffido
di
lui
.
-
IX
.
Quando
il
cavalier
Umberto
Trani
udì
la
dichiarazione
della
contessa
Bianca
Rossano
,
trasalì
ed
esaminò
la
giovine
con
un
rapido
sguardo
,
come
se
avesse
avuto
dinanzi
una
colpevole
.
Ma
il
bel
volto
di
Bianca
esprimeva
tanto
candore
,
che
il
magistrato
le
stese
vivamente
la
mano
e
le
disse
;
-
Mi
spiegherete
,
contessa
....
-
Sono
qui
per
dirvi
tutto
,
perchè
ho
fiducia
in
voi
e
sono
certa
che
col
vostro
aiuto
potrò
riuscire
in
tutto
quello
che
desidero
.
-
Ella
sedette
e
con
voce
ferma
e
dolce
fece
il
racconto
della
sua
vita
dal
momento
in
cui
conobbe
il
conte
Livio
Rossano
fino
al
giorno
in
cui
scoperse
il
suo
tradimento
.
Parlò
poi
dell
'
incontro
di
Aldo
,
il
quale
,
invece
di
approfittare
del
suo
passo
insensato
,
la
rispettò
come
una
sorella
.
E
narrò
tutto
,
tutto
nei
minimi
particolari
.
Umberto
Trani
ascoltò
la
signora
con
attenzione
.
Quando
essa
ebbe
finito
,
le
disse
:
-
Vi
ringrazio
della
fiducia
che
mi
dimostrate
.
Dal
canto
mio
,
farò
tutto
il
possibile
perchè
il
vostro
nome
non
venga
pronunziato
e
si
creda
che
il
domino
di
quella
notte
era
la
sorella
dello
studente
Aldo
.
-
Grazie
!
Io
ben
sapevo
che
non
invano
mi
sarei
a
voi
rivolta
.
-
Dovete
però
promettermi
di
non
recarvi
più
in
quella
casa
.
-
Non
vi
nascondo
,
-
disse
Bianca
-
che
vi
sono
stata
altre
due
volte
,
per
intendermi
col
signor
Aldo
circa
la
bambina
della
povera
Giulietta
.
-
Badate
che
,
recandovi
a
trovarla
in
quella
casa
,
si
finirebbe
con
lo
scoprire
che
non
siete
la
sorella
di
Aldo
.
-
Ascoltatemi
ancora
,
signore
,
giacchè
siete
così
buono
.
Stamani
mi
sono
recata
in
quella
casa
perchè
il
signor
Aldo
,
disperato
,
tremava
per
me
,
ed
io
volevo
rassicurarlo
,
dirgli
che
sarei
venuta
io
stessa
da
voi
.
Tuttavia
,
per
precauzione
,
non
salirò
più
quelle
scale
neppure
per
abbracciare
la
mia
protetta
;
ed
ecco
ciò
che
ho
combinato
col
signor
Aldo
.
Sua
sorella
,
che
non
ha
figli
ed
alla
quale
il
signor
Pomigliano
ha
confidato
tutto
,
è
dispostissima
a
occuparsi
della
piccola
orfana
fino
a
tanto
che
io
non
potrò
affidarla
a
mio
padre
ed
alla
mia
istitutrice
,
oppure
prenderla
meco
.
Il
cognato
del
signor
Aldo
verrà
a
Torino
per
prendere
la
bambina
,
dicendo
che
sua
moglie
non
può
muoversi
perchè
indisposta
.
Ma
siccome
Teresa
,
cui
la
bimba
è
affidata
,
potrebbe
rifiutare
,
così
voi
ci
aiuterete
recandovi
col
signor
Rivalta
,
il
quale
verrà
prima
qui
per
intendersi
con
voi
,
dalla
moglie
del
falegname
.
-
Umberto
Trani
aveva
un
cuore
generoso
,
che
si
commuoveva
facilmente
quando
ora
convinto
dell
'
innocenza
della
persona
che
a
lui
si
affidava
.
Per
cui
,
disse
con
un
sorriso
:
-
Voi
mi
farete
fare
tutto
ciò
che
vorrete
,
anche
a
rischio
di
compromettermi
.
Ebbene
:
vi
do
la
mia
parola
di
gentiluomo
che
voi
non
sarete
disturbata
e
che
la
bambina
sarà
consegnata
da
me
stesso
al
signor
Rivalta
.
-
Gli
occhi
di
Bianca
rifulsero
.
-
Quanto
sieto
buono
!
-
esclamò
con
ingenua
espansione
.
-
Ora
non
temo
più
nulla
,
perchè
ho
trovato
anche
in
voi
un
vero
amico
.
-
Quando
Bianca
se
ne
fu
andata
,
Umberto
Trani
rimase
per
alcuni
secondi
pensieroso
.
-
Il
conte
Rossano
non
meritava
un
simile
tesoro
,
-
mormorò
.
-
Io
lo
conosco
bene
;
la
sua
apparenza
di
gentiluomo
nasconde
un
'
anima
ignobile
.
-
Ora
,
non
rimaneva
al
magistrato
che
interrogare
la
fidanzata
di
Fabio
.
Egli
la
fece
chiamare
il
giorno
seguente
alla
visita
di
Bianca
,
e
quando
la
giovinetta
comparve
nel
suo
gabinetto
,
fu
non
soltanto
sorpreso
dalla
bellezza
da
lei
,
ma
dall
'
espressione
energica
e
leale
che
si
leggeva
nei
suoi
occhi
.
-
Sapete
perchè
vi
ho
fatta
chiamare
,
signorina
?
-
le
chiese
il
magistrato
.
-
Lo
suppongo
,
-
rispose
Ilda
.
-
Il
mio
fidanzato
è
accusato
di
assassinio
.
Ma
la
cosa
è
paradossale
!
-
Eppure
,
lui
stesso
ha
confessato
....
-
Fabio
ha
mentito
!
-
esclamò
con
slancio
appassionato
Ilda
.
-
Eppure
il
fatto
è
evidente
,
perchè
,
quand
'
anche
il
giovane
non
avesse
confessato
,
vi
sono
prove
schiaccianti
contro
lui
.
Egli
mentì
chiedendo
un
permesso
al
suo
principale
per
recarsi
a
cercare
delle
carte
concernenti
il
vostro
matrimonio
.
Invece
,
non
è
stato
un
giorno
assente
da
questa
città
.
E
poi
,
perchè
si
sarebbe
trovato
,
nella
notte
del
giovedì
grasso
,
mascherato
da
pierrot
,
in
quella
casa
,
nella
stanza
dove
avvenne
l
'
assassinio
?
Come
entrò
in
quella
soffitta
senza
destare
l
'
attenzione
di
alcuno
?
Perchè
una
vicina
della
vittima
l
'
avrebbe
riconosciuto
come
l
'
antico
amante
della
sventurata
?
-
Ilda
sussultò
.
-
Davvero
?
-
esclamò
.
-
Sì
,
signorina
.
Infine
,
perchè
egli
avrebbe
confessato
?
-
Ilda
fremeva
.
-
La
mia
testa
si
perde
,
-
mormorò
-
,
-
In
questo
delitto
vi
è
un
mistero
che
mi
sfugge
.
Comunque
,
Fabio
non
può
averlo
commesso
.
Ah
,
se
potessi
parlare
un
istante
con
lui
!
-
Era
quello
che
il
magistrato
sperava
.
-
Alla
mia
presenza
?
-
chiese
.
-
Magari
!
-
rispose
con
vivacità
la
giovane
,
-
Sono
certa
che
dinanzi
a
me
saprà
scolparsi
dalla
terribile
accusa
.
-
Ebbene
,
aspettate
un
momento
,
signorina
,
e
lo
vedrete
!
-
Umberto
Trani
diede
gli
ordini
necessari
.
Poco
dopo
l
'
uscio
sì
schiuso
o
l
'
assassino
entrò
nel
gabinetto
,
fra
due
guardie
.
Fabio
non
ei
aspettava
di
trovarvi
la
sua
fidanzata
.
Alla
vista
di
lei
diventò
pallidissimo
;
il
suo
volto
espresse
alternativamente
la
passione
,
il
dolore
,
la
sorpresa
,
l
'
inquietudine
,
l
'
angoscia
.
-
Ilda
!
-
balbettò
l
'
infelice
,
stendendo
le
mani
legate
dalle
manette
.
La
fanciulla
rimase
calma
,
severa
.
-
Prima
di
risponderti
,
-
disse
-
voglio
sapere
se
è
vero
che
parlo
con
un
assassino
.
-
L
'
imputato
trasalì
,
distolse
gli
occhi
dalla
fidanzata
e
rispose
con
un
filo
di
voce
:
-
Sì
....
sono
colpevole
.
-
Ilda
ebbe
uno
scoppio
di
sdegno
.
-
Ma
perchè
,
-
gridò
-
perchè
uccidere
una
sventurata
che
era
stata
tua
amante
,
che
era
madre
?
-
L
'
agitazione
di
Fabio
aumentava
.
-
Essa
m
'
impediva
di
sposarti
!
-
balbettò
.
Ilda
fece
un
gesto
sdegnoso
.
-
Alza
gli
occhi
,
guardami
bene
in
faccia
:
tu
menti
,
tu
menti
!
-
Un
tremito
convulso
scoteva
l
'
imputato
.
-
Ho
detto
la
verità
!
-
Tu
menti
!
-
ripetè
con
accento
vibrante
Ilda
.
-
Quella
donna
tu
non
la
conoscevi
nemmeno
,
ne
sono
sicura
!
Se
tu
sei
un
assassino
,
altri
ti
ha
armata
la
mano
,
e
ti
ha
spinto
a
commettere
quel
delitto
per
sbarazzarsi
di
colei
che
gli
dava
noia
.
-
Questa
volta
Fabio
sollevò
il
capo
:
le
sue
guance
si
erano
infiammate
,
i
suoi
occhi
scintillavano
.
-
Non
è
vero
,
non
la
creda
,
signor
giudice
,
-
nessuno
mi
ha
spinto
a
quel
delitto
,
all
'
infuori
della
mia
vittima
.
Io
,
io
solo
la
uccisi
....
-
Ebbene
,
io
non
ti
credo
,
-
esclamò
l
'
eroica
fanciulla
-
e
ti
giuro
che
un
momento
o
l
'
altro
scoprirò
il
vero
assassino
!
-
L
'
assassino
sono
io
!
-
gridò
il
disgraziato
,
e
cadde
svenuto
.
Fabio
fu
portato
via
dal
gabinetto
,
e
Ilda
,
esausta
,
si
lasciò
cadere
su
di
una
seggiola
,
piangendo
.
-
Mi
sono
mostrata
crudele
con
lui
;
-
mormorò
-
ma
era
necessario
!
-
Il
magistrato
la
guardava
con
simpatia
.
-
Siete
ancora
persuasa
ch
'
egli
sia
innocente
?
-
Sì
,
signore
,
-
rispose
Ilda
asciugando
le
lacrime
.
-
Avete
dunque
indizi
contro
qualcuno
?
-
Nessuno
,
signore
;
soltanto
sono
convinta
nell
'
anima
che
egli
è
innocente
e
l
'
unica
speranza
che
mi
sostiene
è
di
fare
io
stessa
un
giorno
conoscere
la
sua
innocenza
.
-
Il
magistrato
scosse
il
capo
senza
rispondere
,
e
quando
la
giovinetta
si
ritirò
,
Umberto
Trani
disse
fra
sè
:
-
Costei
vale
la
contessa
Bianca
.
Due
nobili
cuori
,
due
caratteri
forti
.
Se
tutte
le
donne
somigliassero
ad
esse
,
anche
gli
uomini
diverrebbero
migliori
!
-
X
.
L
'
istruttoria
si
chiuse
senza
incidenti
.
L
'
assassino
era
confesso
.
Si
aspettava
il
processo
.
Nelle
soffitte
della
casa
dove
abitò
la
povera
Giulietta
era
un
vero
fermento
.
Quando
si
seppe
che
il
cognato
di
Aldo
era
giunto
da
Ivrea
per
ritirare
l
'
orfanella
,
molti
inquilini
corsero
da
Teresa
per
abbracciare
ancora
una
volta
la
piccola
Gina
,
e
per
vedere
il
marito
di
quella
bellissima
signora
in
domino
,
veduta
nella
tragica
notte
.
Il
signor
Rivalta
giunse
in
compagnia
del
giudice
istruttore
e
di
Aldo
.
Quando
entrarono
nella
soffitta
,
Teresa
teneva
in
braccio
Gina
,
già
pronta
;
presso
a
lei
era
il
marito
.
Entrambi
avevano
gli
occhi
pieni
di
lacrime
;
la
piccina
invece
sorrideva
,
guardando
sorpresa
tutta
la
gente
che
l
'
attorniava
.
Per
alcuni
giorni
Gina
aveva
pianto
,
chiamando
la
mamma
;
ma
a
quell
'
età
presto
si
dimentica
,
e
dopo
una
settimana
la
bimba
si
trastullava
allegramente
con
altre
piccine
pel
corridoio
.
Il
giudice
istruttore
sorrise
a
Teresa
.
-
Sapete
già
,
a
quello
che
vedo
,
il
motivo
per
cui
siamo
qui
!
-
disse
.
-
Sì
,
signore
;
-
rispose
Teresa
-
il
signor
Aldo
ci
avvertì
ieri
sera
,
e
sebbene
ci
sentiamo
spezzare
il
cuore
nel
separarci
da
questa
creatura
,
pure
comprendiamo
ch
'
è
pel
suo
bene
.
-
Voi
ragionate
da
quella
savia
donna
che
siete
,
e
,
credetelo
,
io
stesso
non
avrei
dato
il
permesso
di
togliervela
,
se
non
sapevo
che
veniva
affidata
a
buone
mani
.
Spero
che
la
piccina
non
avrà
difficoltà
ad
andare
col
signor
Rivalta
.
-
Vuoi
venire
con
me
?
-
chiese
questi
a
Gina
,
mentre
le
porgeva
una
bambola
,
che
aveva
tolta
dalla
tasca
del
soprabito
.
-
Sì
,
-
rispose
Gina
tendendo
le
manine
per
afferrare
la
bambola
.
-
Carina
!
-
esclamò
il
signor
Rivalta
;
e
rivolto
a
Teresa
soggiunse
:
-
Mia
moglie
vi
manda
questa
busta
per
ricompensarvi
delle
cure
da
voi
avute
in
questo
frattempo
per
la
bambina
.
-
Così
dicendo
aveva
tratto
dal
grosso
portafogli
una
busta
che
porse
a
Teresa
.
Ma
questa
rifiutò
.
-
Non
accetto
,
signore
,
perchè
io
tenni
la
bimba
per
affetto
e
non
per
interesse
.
Ringrazi
la
sua
signora
a
nome
mio
,
e
le
dica
piuttosto
che
mi
farà
un
regalo
dandomi
qual
che
volta
nuove
di
Gina
e
permettendomi
di
recarmi
una
volta
o
l
'
altra
a
trovarla
.
-
Vi
vedremo
con
piacere
,
-
rispose
il
signor
Rivalta
.
Poco
dopo
,
Aldo
col
cognato
e
la
bambina
,
salutato
il
giudice
istruttore
che
si
trattenne
ancora
avendo
da
parlare
a
Lorenzo
ed
a
sua
moglie
,
salirono
in
una
carrozza
per
recarsi
alla
stazione
.
Aldo
guardò
l
'
orologio
.
-
Non
c
'
è
tempo
da
perdere
:
-
disse
-
mancano
venticinque
minuti
alla
partenza
del
treno
e
Speranza
sarà
là
ad
aspettarci
.
-
Sono
ansioso
di
conoscere
questa
bella
incognita
,
che
non
hai
ancora
saputo
chi
sia
,
-
disse
il
signor
Rivalta
.
-
Perchè
non
ho
voluto
saperlo
;
-
rispose
con
calore
il
giovane
-
il
mistero
mi
affascina
.
Ma
Speranza
è
una
gentildonna
che
merita
ogni
interesse
.
Al
postutto
,
mi
ha
detto
che
oggi
stesso
ci
rivelerà
il
suo
nome
e
quanto
la
riguarda
,
perchè
le
parrebbe
di
mancare
di
fiducia
in
mia
sorella
,
in
te
ed
in
me
se
continuasse
a
serbare
il
suo
incognito
.
-
Giunsero
alla
stazione
.
Gina
,
cullata
dal
moto
della
vettura
,
si
era
addormentata
colla
testina
appoggiata
al
petto
di
Guglielmo
.
Questi
scese
con
lei
fra
le
braccia
e
vide
tosto
che
Aldo
,
aperto
l
'
altro
sportello
,
si
precipitava
incontro
ad
una
signora
vestita
di
un
elegantissimo
abito
da
viaggio
,
accompagnata
da
una
donna
che
portava
una
valigia
.
-
Grazie
,
grazie
di
essere
venuta
!
-
disse
Aldo
.
Bianca
,
giacchè
era
lei
,
sorrise
.
-
E
la
bambina
?
-
Eccola
con
mio
cognato
;
vieni
,
Guglielmo
!
-
Seguì
una
breve
presentazione
.
Intanto
la
donna
che
portava
la
valigia
,
guardando
la
piccola
addormentata
,
esclamava
:
-
Dio
,
come
è
bella
!
-
Te
l
'
avevo
detto
,
Celia
!
-
esclamò
Bianca
.
-
Ma
presto
:
consegna
la
valigia
al
signor
Aldo
,
e
tu
vattene
:
non
abbiamo
tempo
da
perdere
.
Ricordati
i
miei
ordini
.
-
Saranno
eseguiti
a
puntino
.
-
Aldo
,
va
'
a
prendere
i
biglietti
,
o
perderemo
il
treno
!
-
disse
Guglielmo
.
-
I
biglietti
li
ho
già
presi
io
,
-
esclamò
Bianca
-
appunto
per
non
perdere
tempo
!
-
Lo
studente
ammirò
la
squisita
gentilezza
della
signora
,
nè
Guglielmo
ebbe
ragione
di
offendersi
di
quell
'
atto
.
Un
momento
dopo
si
trovavano
tutti
e
quattro
in
un
vagone
di
prima
classe
.
Erano
soli
.
Guglielmo
depose
sul
divano
la
bambina
,
che
continuava
a
dormire
,
Bianca
sedette
di
faccia
a
lei
e
vicina
a
Aldo
.
Di
fronte
aveva
Guglielmo
,
il
quale
ammirava
la
incognita
che
,
sollevato
il
fitto
velo
,
mostrava
il
suo
bel
volto
.
Avevano
appena
oltrepassata
la
stazione
di
Caluso
,
quando
Gina
si
svegliò
.
Dapprima
si
guardò
attorno
quasi
spaurita
,
ma
veduto
Guglielmo
gli
sorrise
e
gli
stese
le
manine
.
Egli
la
sollevò
per
baciarla
,
poi
mostrandole
Bianca
:
-
Conosci
quella
signora
?
-
chiese
.
Gina
scosse
il
biondo
capo
.
-
Chi
è
?
-
chiese
.
-
Sono
la
tua
mammina
;
-
esclamò
Bianca
-
vuoi
venire
in
braccio
a
me
?
-
Gina
le
si
slanciò
subito
al
collo
,
e
la
contessa
la
coprì
di
baci
ripetendo
:
-
Io
sono
la
mamma
,
sai
,
carina
,
e
questo
signore
è
il
babbo
!
-
E
le
additava
Aldo
.
La
bambina
passò
nelle
braccia
del
giovinotto
e
gli
porse
subito
le
labbra
.
Il
viaggio
fu
lieto
.
Essi
giunsero
ad
Ivrea
quasi
senza
accorgersene
.
Il
signor
Rivalta
abitava
un
po
'
fuori
della
città
,
non
lungi
dalla
stazione
,
in
un
modesto
fabbricato
composto
di
un
solo
piano
e
di
un
pianterreno
,
con
un
vasto
giardino
ed
un
orto
.
Severina
corse
ad
abbracciare
Aldo
,
poi
salutò
la
contessa
Bianca
,
indi
,
sollevando
Gina
,
esclamò
:
-
Ecco
la
mia
angioletta
,
la
mia
nipotina
!
-
Un
bel
cane
da
caccia
mandava
latrati
giulivi
,
festeggiando
gli
arrivati
.
Entrarono
in
casa
,
una
casetta
semplice
,
ma
linda
e
ridente
.
La
sorella
di
Aldo
,
Severina
,
non
assomigliava
al
fratello
che
nel
colore
dei
capelli
e
nel
sorriso
.
Essa
era
piccola
,
piuttosto
paffuta
,
coi
colori
di
una
mela
-
rosa
.
Ma
da
tutta
la
sua
persona
traspariva
la
bontà
.
Severina
condusse
Bianca
nella
camera
che
le
aveva
preparata
,
perchè
la
contessa
aveva
promesso
di
trattenersi
un
paio
di
giorni
presso
la
famiglia
Rivalta
.
Appena
furono
sole
e
Bianca
si
fu
tolta
il
cappello
,
Severina
l
'
abbracciò
.
-
Come
siete
bella
!
-
disse
con
ingenuo
entusiasmo
,
-
Ah
!
comprendo
come
vi
si
possa
adorare
:
io
sento
di
volervi
molto
bene
,
e
saremo
amiche
,
non
è
vero
?
-
Più
che
amiche
,
sorelle
!
-
esclamò
Bianca
ricambiando
i
suoi
baci
.
Quando
scesero
si
tenevano
a
braccetto
.
Severina
lasciò
Bianca
con
Aldo
per
vedere
se
tutto
era
in
ordine
per
il
pranzo
.
Guglielmo
era
andato
a
cambiarsi
d
'
abito
,
e
Gina
si
baloccava
in
giardino
.
-
Che
giornata
incantevole
!
-
disse
la
contessa
.
-
Come
mi
sento
felice
in
quest
'
atmosfera
sana
e
affettuosa
!
Aldo
la
guardava
con
immensa
tenerezza
.
-
Perchè
non
rimanete
qui
a
lungo
?
-
Perchè
non
posso
.
-
Una
leggiera
nube
di
tristezza
era
apparsa
sulla
sua
fronte
,
ma
tosto
disparve
.
Il
pranzo
fu
allegrissimo
:
Gina
sorrideva
a
tutti
,
inviava
baci
sulla
punta
dei
ditini
a
Bianca
,
ad
Aldo
chiamandoli
babbo
e
mamma
,
e
si
sporgeva
ogni
tanto
ad
accarezzare
Guglielmo
e
Severina
,
che
le
erano
accanto
e
si
occupavano
continuamente
di
lei
.
Quando
fu
portato
il
caffè
,
Gina
fu
lasciata
libera
di
correre
in
giardino
,
la
donna
di
servizio
si
era
ritirata
in
cucina
a
sbrigare
le
sue
faccende
,
e
gli
altri
rimasero
liberi
di
discorrere
.
-
Ecco
il
momento
di
dirvi
tutto
quanto
mi
concerne
!
-
esclamò
Bianca
con
un
sospiro
.
-
Vi
prego
di
ascoltarmi
.
-
Tutti
le
porsero
orecchio
.
-
Io
sono
la
contessa
Bianca
Rossano
....
-
Rossano
?
-
interruppe
Guglielmo
.
-
Io
ho
conosciuto
un
conte
Sebastiano
Rossano
,
morto
una
diecina
di
anni
fa
!
-
Era
il
padre
di
mio
marito
,
-
disse
Bianca
.
La
fronte
di
Guglielmo
si
oscurò
.
-
Ma
allora
,
conosco
anche
vostro
marito
,
il
conte
Livio
.
-
Precisamente
:
Livio
è
il
suo
nome
.
-
Guglielmo
stava
per
riaprire
la
bocca
,
ma
Severina
glielo
impedì
.
-
Lascia
che
parli
lei
,
-
disse
-
e
poi
ci
dirai
tu
come
conosci
persone
di
cui
non
mi
parlasti
mai
.
-
Prima
di
continuare
,
-
soggiunse
Bianca
-
ditemi
signor
Rivalta
:
è
vero
che
il
padre
di
Livio
fu
un
uomo
dissoluto
,
perverso
?
-
No
!
-
rispose
Guglielmo
.
-
Il
conte
Sebastiano
Rossano
era
il
fiore
dei
gentiluomini
.
Povero
conte
!
Egli
fu
abbeverato
di
dispiaceri
e
morì
di
crepacuore
....
-
A
cagione
del
figlio
,
non
è
vero
?
-
proruppe
Bianca
,
-
Oh
!
ditemi
tutto
:
sappiate
che
io
sono
una
vittima
del
miserabile
,
cui
mi
trovo
legata
per
sempre
.
-
Aldo
si
sentì
torcere
il
cuore
.
Spesso
aveva
pensato
che
quella
nobile
,
pura
creatura
non
doveva
essere
libera
;
ma
l
'
idea
che
fosse
unita
ad
un
uomo
ignobile
,
gli
procurava
un
così
acuto
dolore
,
che
gli
pareva
di
morire
.
Guglielmo
aveva
rivolto
uno
sguardo
di
profonda
compassione
alla
contessa
.
-
Povera
signora
!
-
disse
colla
sua
semplice
franchezza
.
-
M
'
immagino
la
vita
che
dovete
condurre
con
lui
.
Egli
è
stato
un
figlio
malvagio
,
non
può
essere
un
buon
marito
.
Di
lui
io
non
so
altro
che
,
morti
i
suoi
,
condusse
un
'
esistenza
sfrenata
,
e
in
pochi
anni
divorò
il
patrimonio
lasciatogli
,
la
sostanza
ammassata
con
sudori
e
lacrime
dal
padre
.
Sarei
curioso
di
sapere
in
qual
modo
abbia
trovato
una
moglie
vostra
pari
.
-
Coll
'
inganno
più
vile
!
-
rispose
Bianca
.
E
narrò
tutta
la
sua
vita
,
non
nascondendo
i
recenti
patti
stabiliti
col
marito
e
come
questi
li
avesse
accettati
,
temendo
di
perdere
le
rendite
di
cui
godeva
.
Assicurò
inoltre
che
ormai
si
trovava
libera
di
ogni
sua
volontà
ed
avrebbe
potuto
dedicarsi
a
Gina
,
recarsi
sovente
a
trovarla
.
A
questa
punto
Aldo
le
rivolse
sguardi
pieni
d
'
amore
e
di
riconoscenza
.
Le
ore
trascorsero
in
quelle
intime
confidenze
:
poi
tutti
sì
alzarono
da
tavola
per
fare
una
passeggiata
in
giardino
.
Aldo
doveva
ripartire
la
stessa
sera
per
Torino
,
ma
prima
di
quell
'
ora
potè
trovarsi
un
istante
da
solo
con
Bianca
.
Essi
erano
assai
commossi
,
guardandosi
.
-
Prima
di
partire
,
-
disse
il
giovane
-
volevo
chiedervi
,
contessa
....
-
Contessa
?
-
interruppe
vivamente
Bianca
.
-
Per
voi
,
Aldo
,
sono
e
rimarrò
sempre
Speranza
.
-
Un
raggio
di
gioia
brillò
sul
volto
dello
studente
,
che
presa
la
mano
di
Bianca
se
la
portò
alle
labbra
.
Bianca
arrossì
di
gioia
.
-
Che
volevate
dunque
chiedermi
prima
di
partire
?
-
domandò
.
-
I
vostri
ordini
.
-
Ella
rise
come
una
bambina
,
fissandolo
con
occhi
luminosi
.
-
Eccoli
.
Prima
di
tutto
dovete
studiare
,
perchè
non
vorrei
che
per
causa
mia
trascuraste
le
vostre
lezioni
.
-
Da
che
vi
conosco
sento
ancor
più
il
desiderio
di
applicarmi
,
perchè
voglio
che
non
abbiate
mai
nulla
da
rimproverare
a
vostro
fratello
.
-
Sono
sicura
che
sarò
sempre
contenta
di
voi
.
Voi
saprete
inalzarvi
nelle
più
eccelse
sfere
.
-
Con
voi
per
amica
mi
sento
davvero
capace
di
tanto
!
-
Un
sorriso
di
Bianca
fu
la
risposta
.
La
sera
,
sola
nella
graziosa
camera
che
le
avevano
destinata
,
Bianca
,
invece
di
coricarsi
,
sedette
su
di
una
poltrona
e
si
pose
a
fantasticare
.
Come
era
passato
rapido
quel
giorno
!
Come
si
sentiva
lieta
,
sollevata
!
Ricordava
l
'
ultimo
saluto
di
Aldo
,
prima
di
recarsi
alla
stazione
.
-
A
rivederci
,
mia
Speranza
!
-
Sì
,
ella
sarebbe
la
sua
speranza
,
il
suo
raggio
di
sole
,
come
egli
lo
era
per
lei
.
Nella
semplicità
della
sua
anima
,
Bianca
non
credeva
di
commettere
una
colpa
abbandonandosi
a
quell
'
affetto
puro
,
profondo
,
che
nulla
aveva
di
volgare
.
XI
.
Il
giorno
del
processo
di
Fabio
Ribera
era
giunto
.
L
'
udienza
era
fissata
per
le
dieci
,
ma
fino
dal
mattino
la
folla
si
pigiava
alle
porte
dell
'
aula
di
giustizia
.
Ed
appena
quelle
porte
si
aprirono
,
tutto
il
recinto
riservato
al
pubblico
fu
pieno
in
un
attimo
.
Nei
posti
riservati
presero
posto
diverse
signore
e
qualche
titolato
,
fra
cui
il
conte
Livio
Rossano
.
Più
lungi
,
in
compagnia
di
una
signorina
,
sedeva
la
contessa
Bianca
.
Entrò
la
Corte
.
Dopo
le
formalità
preliminari
,
il
presidente
disse
:
-
Introducete
l
'
imputato
.
-
Vi
fu
un
mormorio
di
curiosità
.
Fabio
comparve
,
vestito
di
nero
,
pallidissimo
ma
calmo
.
Egli
volse
uno
sguardo
tranquillo
sulla
folla
curiosa
,
ma
ad
un
tratto
quello
sguardo
s
'
illuminò
,
un
roseo
colore
gli
si
diffuse
sulle
guance
.
Forse
aveva
veduto
qualcuno
che
conosceva
,
ma
nessuno
avrebbe
potuto
dire
chi
fosse
la
persona
che
destava
in
lui
quella
rapida
commozione
.
Il
silenzio
nell
'
aula
era
perfetto
.
Declinate
,
a
richiesta
del
presidente
,
le
sue
generalità
,
Fabio
sedette
finchè
il
cancelliere
non
ebbe
letto
l
'
atto
di
accusa
,
che
l
'
accusato
ascoltò
senza
il
minimo
trasalimento
,
cogli
occhi
perduti
come
in
un
sogno
,
la
fronte
alta
e
fiera
.
Cessata
la
lettura
,
la
voce
del
presidente
annunziò
l
'
interrogatorio
.
-
Fabio
Ribera
,
avete
udito
l
'
atto
d
'
accusa
?
Che
avete
da
rispondere
?
-
Che
i
fatti
sono
quali
io
stesso
ho
confessati
:
mi
riconosco
colpevole
.
Nego
peraltro
d
'
aver
premeditato
il
delitto
e
ripeto
che
la
vittima
stessa
mi
spinse
a
commetterlo
.
-
Un
mormorio
di
disapprovazione
accolse
queste
parole
.
L
'
accusato
rimase
calmo
e
con
fermezza
narrò
l
'
accaduto
,
come
l
'
aveva
raccontato
al
giudice
istruttore
,
non
commovendosi
che
al
momento
in
cui
parlò
della
fidanzata
,
della
sua
Ilda
,
non
nascondendo
la
sua
intensa
passione
per
lei
,
le
angosce
del
suo
cuore
,
le
sue
atroci
angosce
all
'
idea
di
dover
rinunziare
per
sempre
a
farla
sua
moglie
.
Il
suo
accento
profondo
scosse
l
'
uditorio
.
Un
uomo
si
era
accigliato
:
il
conte
Livio
Rossano
.
-
Ora
si
comprende
la
causa
del
delitto
!
-
diceva
la
gente
.
-
Quell
'
Ilda
gli
ha
fatto
girare
la
testa
,
forse
l
'
ha
spinto
ad
uccidere
quella
sventurata
.
Lei
sola
dovrebbe
trovarsi
in
quella
gabbia
!
-
L
'
interrogatorio
era
finito
:
incominciava
la
sfilata
dei
testimoni
.
Tutti
furono
concordi
nell
'
affermare
la
rettitudine
della
povera
Giulietta
,
tutti
ebbero
imprecazioni
per
l
'
assassino
,
parole
di
profondo
compianto
per
la
vittima
.
Quando
il
presidente
dette
ordine
di
introdurre
la
fidanzata
di
Fabio
,
vi
fu
un
vivo
sentimento
di
curiosità
nel
pubblico
.
Ma
nessuna
commozione
poteva
uguagliare
quella
dell
'
imputato
e
del
conte
Rossano
.
Livio
,
divenuto
pallidissimo
,
fu
còlto
da
un
brivido
dal
capo
alle
piante
.
Fabio
tremò
convulsamente
;
i
suoi
occhi
sbarrati
,
pieni
di
angoscia
,
seguirono
la
direzione
degli
occhi
del
pubblico
.
Ilda
entrò
.
Il
suo
primo
sguardo
fu
per
l
'
imputato
,
sguardo
d
'
amore
,
di
pietà
.
Il
cuore
di
Fabio
ne
fu
squarciato
.
Poi
ella
girò
gli
occhi
sul
pubblico
,
impressionando
anche
i
più
indifferenti
.
Ilda
si
spiegò
senza
enfasi
,
ma
con
fermezza
,
raccontando
la
sua
semplice
storia
,
il
suo
incontro
con
Fabio
,
il
loro
casto
amore
,
fino
al
momento
della
partenza
del
giovane
per
recarsi
a
cercare
le
carte
riguardanti
il
loro
matrimonio
.
Poi
raccontò
come
avesse
saputo
del
suo
arresto
e
del
delitto
di
cui
l
'
accusavano
.
A
questo
punto
,
ergendo
la
bella
e
pallida
testa
,
esclamò
con
voce
sonora
:
-
Il
delitto
è
stato
commesso
:
la
mano
del
mio
fidanzato
l
'
ha
compiuto
,
ma
il
vero
colpevole
non
è
lui
.
L
'
uomo
che
l
'
ha
spinto
a
perdersi
è
forse
in
questa
stessa
aula
ed
assiste
imperterrito
alla
condanna
della
vittima
.
Ebbene
,
colui
che
Fabio
non
vuole
accusare
,
preferendo
l
'
infamia
,
preferendo
di
rinunziare
a
me
piuttosto
che
denunziarlo
,
colui
che
io
non
conosco
,
ma
che
intuisco
chi
sia
,
colui
fu
il
vero
amante
della
povera
Giulietta
,
il
suo
seduttore
.
Teresa
Pavin
lo
scambia
col
mio
fidanzato
,
ma
io
lo
ritroverò
un
giorno
,
lo
giuro
,
e
quel
giorno
il
mio
povero
Fabio
e
la
misera
Giulietta
saranno
vendicati
!
-
Questa
dichiarazione
produsse
un
effetto
immenso
,
inaspettato
.
Ilda
aveva
ad
un
tratto
conquistato
il
pubblico
,
che
si
abbandonò
ad
alta
voce
a
mille
commenti
.
L
'
imputato
si
piegò
sulla
panca
e
svenne
.
Lo
trasportarono
fuori
dell
'
aula
e
l
'
udienza
fu
sospesa
per
alcuni
momenti
.
Nessuno
pose
mente
al
conte
Livio
Rossano
,
che
fino
dalle
prime
parole
della
fanciulla
era
stato
assalito
da
un
tremito
convulso
ed
i
suoi
denti
mordevano
rabbiosamente
le
labbra
.
E
appena
Ilda
tacque
,
il
conte
lasciò
la
sala
.
L
'
udienza
fu
ripresa
poco
dopo
.
Fabio
era
tornato
al
suo
posto
,
abbattutissimo
.
Gli
fu
chiesto
quanto
vi
fosse
di
vero
nelle
parole
della
fidanzata
,
ed
egli
rispose
debolmente
:
-
Ella
cerca
di
difendermi
,
ma
non
lo
merito
:
io
solo
sono
colpevole
.
Ho
detto
la
verità
.
-
Ilda
ebbe
un
sorriso
pieno
di
compassione
.
-
Povero
Fabio
!
-
disse
.
-
Credi
che
il
tuo
sacrifizio
sia
apprezzato
da
colui
che
armò
la
tua
mano
?
Scommetto
che
il
vile
trema
nel
timore
che
tu
venga
assolto
,
perchè
la
tua
condanna
sarà
la
sua
vita
.
Ah
!
potessi
avere
una
sola
prova
contro
lui
!
Ma
la
troverò
.
In
quanto
a
me
,
Fabio
,
giuro
su
quel
crocifisso
che
,
colpevole
o
no
,
non
cesserò
mai
di
amarti
,
e
puoi
contare
ora
e
sempre
sul
mio
affetto
.
-
Un
singhiozzo
strinse
la
gola
dell
'
imputato
,
mentre
i
suoi
occhi
si
empivano
di
lacrime
.
Nella
sala
vi
fu
un
tentativo
d
'
applausi
.
L
'
idea
della
fanciulla
era
stata
accolta
.
Quanto
ella
aveva
detto
poteva
esser
vero
.
Incominciò
l
'
interrogatorio
a
favore
dell
'
imputato
.
Il
suo
principale
,
i
commessi
,
diversi
clienti
del
negozio
,
tutti
attestarono
dell
'
onestà
di
Fabio
,
della
vita
modesta
che
conduceva
,
del
suo
sviscerato
amore
per
Ilda
.
Nessuno
gli
aveva
conosciuto
altre
amanti
:
era
rispettosissimo
colle
commesse
e
preferito
dalle
clienti
per
il
suo
contegno
riservato
.
Fabio
era
commosso
,
agitato
.
Il
suo
principale
lo
salutò
,
dicendo
ad
alta
voce
:
-
A
rivederci
,
Fabio
:
io
pure
,
come
la
tua
fidanzata
,
non
ti
credo
il
vero
colpevole
,
e
quando
uscirai
di
prigione
,
troverai
sempre
il
tuo
posto
presso
di
me
,
ti
stenderò
sempre
la
mano
da
amico
.
-
Fabio
si
mise
a
piangere
e
balbettò
a
stento
:
-
Grazie
,
grazie
!
Che
Dio
la
ricompensi
della
sua
bontà
,
che
io
non
merito
!
-
Continuò
l
'
interrogatorio
dei
testimoni
,
ma
non
ebbero
più
importanza
.
Nella
seduta
pomeridiana
ebbe
luogo
una
requisitoria
schiacciante
per
l
'
imputato
.
Ma
la
difesa
,
quantunque
riconoscesse
che
tutte
le
prove
erano
contro
l
'
accusato
,
volle
difendere
il
giovane
.
Rivelò
la
dichiarazione
della
fidanzata
,
ed
aggiunse
abilmente
che
esistevano
molti
punti
oscuri
nella
faccenda
,
e
sperava
che
un
giorno
si
facesse
piena
luce
,
benchè
l
'
accusato
si
ostinasse
a
farsi
credere
il
solo
colpevole
.
Finì
col
dichiarare
che
Fabio
Ribera
poteva
sostenere
benissimo
la
sua
colpa
,
i
giurati
condannarlo
,
ma
che
la
sua
convinzione
e
quella
del
pubblico
sarebbe
quella
della
coraggiosa
Ilda
:
che
l
'
imputato
fosse
una
vittima
.
L
'
uditorio
accolse
con
simpatia
quella
difesa
,
perchè
Fabio
si
era
conquistato
l
'
interesse
di
tutti
,
e
quando
i
giurati
si
ritirarono
per
deliberare
,
molti
fecero
voti
perchè
la
condanna
fosse
mite
.
La
deliberazione
non
fu
lunga
.
Il
verdetto
era
affermativo
,
ma
ammetteva
le
circostanze
attenuanti
.
Fabio
Ribera
fu
condannato
a
sei
anni
di
reclusione
.
-
Non
avete
nulla
da
dire
?
-
chiese
il
presidente
all
'
imputato
.
Questi
si
alzò
,
e
con
voce
commossa
rispose
:
-
Ringrazio
il
signor
presidente
ed
i
giurati
della
loro
clemenza
:
sono
colpevole
,
ho
assassinato
,
meritavo
anch
'
io
la
morte
.
Ma
cercherò
di
espiare
il
mio
delitto
col
pentimento
.
-
La
commozione
aveva
invaso
tutti
,
e
mentre
il
pubblico
usciva
dall
'
aula
,
si
abbandonava
ancora
a
mille
commenti
.
L
'
imputato
era
uscito
dalla
gabbia
,
ma
prima
di
essere
ricondotto
in
prigione
s
'
incontrò
nel
corridoio
con
Ilda
,
che
una
persona
pietosa
aveva
fatta
passare
colà
.
A
quella
vista
,
il
povero
giovane
scoppiò
in
dirotto
pianto
,
e
mentre
ella
,
con
uno
slancio
spontaneo
,
gli
gettava
le
braccia
al
collo
,
balbettò
fra
i
singhiozzi
:
-
Grazie
,
Ilda
,
angelo
mio
,
posso
morire
adesso
,
che
non
avrei
pagata
abbastanza
cara
la
felicità
di
sentirmi
così
amato
da
te
!
-
Tu
non
devi
morire
,
ma
vivere
per
me
,
che
ti
aspetterò
.
Coraggio
!
Ne
avrò
anch
'
io
!
-
Furono
subito
separati
,
ma
essi
avevano
in
quel
momento
un
paradiso
nel
cuore
,
e
l
'
ultimo
sguardo
che
si
ricambiarono
valeva
più
d
'
un
giuramento
.
In
quell
'
istante
stesso
il
conte
usciva
dalla
Corte
d
'
Assise
,
ed
accendendo
una
sigaretta
,
mormorava
fra
sè
:
-
Sei
anni
?
Sono
pochi
,
ma
in
questo
frattempo
cercherò
il
mezzo
di
sbarazzarmene
per
sempre
e
di
ridurre
Ilda
ad
ogni
mio
volere
.
-
E
salì
in
carrozza
per
tornare
a
casa
.
XII
.
La
sera
del
verdetto
il
conte
,
che
aveva
pranzato
con
sua
moglie
,
quando
Bianca
fu
sul
punto
di
alzarsi
da
tavola
le
disse
con
dolcezza
:
-
Ho
bisogno
di
parlarvi
.
-
Allora
andiamo
nel
salotto
da
fumo
,
-
disse
Bianca
.
Il
conte
la
seguì
,
e
appena
soli
le
disse
:
-
Questa
vita
non
può
durare
.
-
Vorreste
cambiarla
?
-
chiese
essa
lentamente
.
-
Sì
,
perchè
questo
genere
di
vita
mi
pesa
.
Ho
tutti
i
doveri
del
marito
,
senza
averne
i
diritti
.
Mi
trovo
di
fronte
ad
una
volontà
inaudita
.
Ebbene
,
sono
venuto
ad
una
decisione
,
che
voi
stessa
approverete
.
-
Sentiamo
,
-
disse
Bianca
.
Livio
si
passò
una
mano
sulla
fronte
,
come
per
scacciarne
un
pensiero
importuno
,
poi
disse
:
-
Ecco
ciò
che
avrei
deciso
.
Io
figurerò
di
vivere
sotto
il
vostro
tetto
,
continuerò
a
tenere
qui
il
mio
appartamento
,
ma
non
faremo
più
vita
comune
,
cioè
non
pranzerò
più
in
casa
,
non
vi
accompagnerò
più
in
società
,
al
teatro
,
non
avrò
più
le
noie
dei
bagni
,
della
villeggiatura
:
sarò
completamente
libero
delle
mie
azioni
,
come
lo
sarete
voi
.
-
Accetto
,
-
disse
Bianca
-
perchè
non
vi
nascondo
che
la
vostra
presenza
mi
è
insoffribile
.
Avete
altro
da
dirmi
?
-
soggiunse
.
-
Abbiamo
da
regolare
la
questione
degli
interessi
.
-
Bianca
ebbe
un
sorriso
ironico
.
-
È
vero
;
-
rispose
-
l
'
avevo
dimenticato
.
Fate
benissimo
a
ricordarla
.
Quanto
volete
?
-
-
O
cedermi
subito
metà
della
vostra
dote
,
o
passarmi
quindicimila
lire
di
reddito
mensile
.
Per
voi
,
le
altre
cinquemila
basteranno
.
-
Certamente
!
-
soggiunse
Bianca
col
suo
accento
ironico
.
-
Non
vi
credevo
così
generoso
....
col
mio
denaro
.
Ma
sia
pure
.
Io
non
intaccherò
il
capitale
,
perchè
se
vi
dessi
metà
della
mia
dote
,
alla
fine
del
mese
sareste
a
domandarmi
l
'
altra
.
Vi
passerò
il
reddito
che
chiedete
,
e
vi
consegnerò
stasera
stessa
la
prima
mesata
.
-
Avrei
bisogno
di
centomila
lire
,
poi
il
patto
è
conchiuso
.
Vi
basterà
firmare
questa
carta
.
-
Ella
vinse
l
'
ira
che
sentiva
e
disse
freddamente
:
-
Vediamo
.
-
La
lesse
da
cima
a
fondo
,
temendo
un
tranello
.
Quella
carta
era
l
'
autorizzazione
di
vendere
una
cartella
a
lei
intestata
di
cinquemila
lire
di
rendita
.
-
La
firmerò
,
-
disse
-
ma
vi
avverto
che
sarà
l
'
ultima
concessione
.
D
'
ora
innanzi
non
avrete
che
il
reddito
fissato
.
Ma
prima
ch
'
io
firmi
,
stabilite
in
iscritto
i
patti
da
voi
fatti
,
e
firmateli
.
E
quella
carta
rimarrà
presso
di
me
.
-
Devo
scriverla
adesso
?
-
Sì
.
-
E
se
rifiutassi
?
-
Io
non
firmerei
questa
.
-
Livio
capì
che
Bianca
non
avrebbe
ceduto
.
Fremeva
dalla
rabbia
,
ma
si
contenne
.
-
Attendete
un
momento
,
ve
la
porterò
subito
.
Livio
uscì
dal
salotto
,
e
poco
dopo
rientrò
con
una
carta
in
mano
.
La
contessa
percorse
rapidamente
cogli
occhi
il
foglio
già
firmato
,
poi
disse
:
-
Va
bene
.
-
Indi
prese
la
penna
e
scrisse
il
suo
nome
sull
'
altra
carta
.
-
Grazie
!
-
disse
il
conte
.
Bianca
uscì
dal
salotto
.
Pochi
momenti
dopo
,
il
conte
,
salito
in
carrozza
,
si
fece
condurre
alla
casa
dove
Ilda
abitava
.
Livio
aveva
già
fatto
il
suo
piano
e
vi
pensava
salendo
le
scale
che
conducevano
al
modesto
quartiere
della
fanciulla
.
Fu
sorpreso
di
trovare
l
'
uscio
aperto
,
e
inoltratosi
alquanto
,
chiese
:
-
È
permesso
?
-
Nessuno
gli
rispose
,
ma
un
rumore
sommesso
di
voci
e
gemiti
disperati
lo
fecero
accorrere
senza
esitare
nell
'
altra
stanza
.
Il
quadro
che
si
offrì
ai
suoi
occhi
lo
turbò
profondamente
.
Distesa
sopra
il
letto
,
immobile
,
irrigidita
,
era
la
madre
di
Ilda
.
Gettata
quasi
attraverso
il
corpo
di
lei
,
gemendo
,
chiamandola
con
accento
disperato
,
era
la
giovinetta
.
Due
donne
tentavano
di
strapparla
da
quel
letto
:
altre
due
donne
parlavano
in
un
angolo
,
sottovoce
.
Il
conte
si
avvicinò
a
Ilda
,
e
con
accento
commosso
:
-
Che
vi
accade
,
signorina
,
per
disperarvi
così
?
-
Il
suono
di
quella
voce
fece
scattare
in
piedi
la
giovinetta
,
che
guardò
il
conte
come
smarrita
,
poi
proruppe
in
pianto
.
-
La
mamma
è
morta
!
-
balbettò
.
-
La
mamma
è
morta
!
-
E
di
nuovo
si
gettò
sul
cadavere
,
dicendo
con
un
accento
straziante
:
-
Perdonami
,
mamma
adorata
,
apri
gli
occhi
un
solo
momento
,
uno
solo
.
-
Il
conte
trasse
le
donne
nella
stanza
vicina
e
disse
con
un
accento
che
sembrava
profondamente
commosso
:
-
Lasciamola
sfogare
,
non
la
turbiamo
;
quando
si
sarà
calmata
,
le
parlerò
,
procurerò
di
confortarla
.
Del
resto
,
quella
morte
era
da
aspettarsi
:
la
povera
donna
si
trovava
così
distrutta
....
-
Davvero
!
Essa
è
morta
di
dolore
,
-
disse
una
donna
.
-
Povera
Ilda
!
La
madre
morta
,
il
fidanzato
in
prigione
....
Merita
proprio
pietà
!
-
Ed
ogni
riguardo
,
-
soggiunse
,
il
conte
.
-
Però
vi
consiglio
di
non
turbarla
,
di
non
lasciarvi
vedere
per
qualche
ora
.
Io
rimarrò
qui
per
ogni
evento
,
ed
al
bisogno
vi
chiamerò
.
-
Così
,
coi
modi
più
gentili
,
Livio
le
mise
fuori
dell
'
uscio
,
che
subito
richiuse
per
tornare
solo
nella
stanza
della
morta
.
Egli
sedette
in
disparte
e
lasciò
che
la
fanciulla
continuasse
a
piangere
.
Quando
,
esausta
,
vacillante
,
essa
cadde
su
di
una
seggiola
,
il
conte
le
si
avvicinò
.
-
Signorina
,
coraggio
:
la
disgrazia
che
vi
colpisce
è
immensa
,
è
la
maggiore
delle
disgrazie
.
Perdere
la
mamma
adorata
,
che
è
tanta
parte
di
noi
,
è
un
dolore
terribile
.
Io
pure
l
'
ho
provato
:
quel
giorno
fu
il
più
doloroso
della
mia
esistenza
.
-
Lacrime
vere
,
cocenti
,
colarono
dagli
occhi
di
Livio
.
La
fanciulla
,
che
aveva
alzato
il
capo
a
guardarlo
,
trasalì
.
Si
era
dunque
ingannata
sul
conto
di
quel
gentiluomo
?
Fabio
aveva
ragione
,
quando
le
diceva
che
era
un
'
anima
eletta
?
Livio
proseguì
:
-
Il
solo
conforto
lo
trovai
nel
ricordo
del
suo
amore
,
delle
sue
virtù
,
al
pensiero
che
essa
dal
Cielo
avrebbe
sempre
vegliato
su
me
.
Pensate
lo
stesso
,
Ilda
,
perchè
vostra
madre
era
una
santa
,
e
dalla
sua
memoria
attingerete
quella
forza
che
ora
vi
manca
.
-
Il
mio
dolore
è
acuito
dall
'
idea
che
anch
'
io
contribuii
alla
sua
morte
,
perchè
,
se
non
avessi
conosciuto
Fabio
,
se
non
l
'
avessi
tanto
amato
....
-
Anche
vostra
madre
ed
io
lo
amavamo
,
-
interruppe
grave
il
conte
-
e
se
io
sopportai
con
maggior
forza
il
dolore
da
lui
datomi
rendendosi
assassino
,
vostra
madre
,
già
debole
,
malata
di
cuore
,
si
è
accasciata
ed
ha
sofferto
atrocemente
,
non
tanto
per
sè
,
quanto
per
voi
.
Poteva
una
madre
rimanere
insensibile
al
vostro
dolore
?
Forse
il
suo
affanno
proveniva
anche
dalla
vostra
nobile
esaltazione
nel
sostenerlo
innocente
.
-
Ilda
parve
richiamata
bruscamente
alla
realtà
.
-
Ma
io
lo
credo
ancora
,
e
lo
crederò
sempre
,
e
sempre
cercherò
colui
che
l
'
ha
trascinato
alla
rovina
.
-
Povera
fanciulla
,
io
non
voglio
distruggere
la
vostra
illusione
;
ma
se
vi
fosse
un
altro
colpevole
,
Fabio
non
si
sarebbe
lasciato
condannare
,
ben
sapendo
che
la
sua
condanna
gli
farebbe
perdere
il
vostro
amore
.
-
Ma
io
ho
giurato
di
attenderlo
,
di
non
amare
altri
che
lui
,
e
manterrò
il
mio
giuramento
!
-
proruppe
la
giovane
.
Il
conte
Livio
si
morse
le
labbra
,
tuttavia
rispose
:
-
Ciò
vi
fa
onore
,
perchè
infine
egli
è
stato
colpevole
appunto
per
possedervi
.
-
Credete
proprio
che
sia
questo
il
motivo
del
suo
delitto
?
-
Lo
credo
.
Se
fosse
altrimenti
,
io
avrei
speso
il
mio
intiero
patrimonio
per
far
risplendere
la
sua
innocenza
.
-
La
fanciulla
rimase
un
momento
perplessa
,
ma
poi
,
sollevando
il
capo
:
-
No
,
no
....
-
disse
con
indignazione
-
Fabio
non
sarebbe
stato
capace
di
un
delitto
così
abominevole
,
se
qualcuno
non
ve
lo
avesse
spinto
.
-
Sì
,
la
sua
vittima
.
-
Ilda
avrebbe
replicato
,
ma
i
suoi
sguardi
caddero
sul
cadavere
della
madre
.
Allora
gettò
un
grido
e
scattò
in
piedi
.
-
Sono
una
cattiva
creatura
!
-
esclamò
.
-
Io
non
devo
pensare
in
questo
momento
che
a
lei
,
a
lei
sola
!
-
E
tornò
ad
abbracciarla
.
Il
conte
passò
la
notte
in
quella
camera
.
Egli
stesso
si
occupò
del
funerale
e
di
tutte
quelle
formalità
che
accompagnano
sempre
la
morte
.
E
quando
la
povera
vecchia
venne
portata
al
camposanto
,
Ilda
la
seguì
in
carrozza
chiusa
,
sola
col
conte
.
Le
vicine
di
casa
della
giovinetta
incominciarono
a
malignare
sul
suo
conto
.
Quel
bel
signore
che
non
la
lasciava
più
,
aveva
per
lei
mille
premure
,
si
incaricava
di
tutto
,
aveva
per
certo
preso
il
posto
di
Fabio
.
Ilda
visse
per
alcuni
giorni
come
in
un
triste
sogno
.
Ma
quello
stato
non
poteva
durare
a
lungo
.
Una
mattina
il
conte
,
recandosi
come
il
solito
da
lei
,
vide
che
essa
aveva
ricuperato
il
predominio
di
sè
stessa
e
nei
suoi
occhi
brillava
l
'
energia
di
prima
.
-
Io
non
ho
parole
per
ringraziarvi
di
tutto
ciò
che
avete
fatto
per
me
e
per
la
povera
mamma
,
-
diss
'
ella
al
conte
con
accento
mesto
e
dignitoso
-
e
spero
di
potere
un
giorno
,
col
mio
lavoro
,
rendervi
il
denaro
sborsato
in
questa
occasione
.
-
Non
ne
parlate
,
Ilda
,
o
mi
farete
arrossire
!
-
interruppe
vivamente
il
conte
.
-
Voi
non
avete
alcun
obbligo
verso
me
:
è
mio
dovere
assistervi
,
confortarvi
,
ora
che
siete
sola
al
mondo
.
-
Il
bel
volto
di
Ilda
assunse
un
'
espressione
di
scoramento
.
-
Voi
siete
buono
,
signore
,
e
vi
ringrazio
con
tutta
l
'
anima
;
ma
adesso
che
mi
sento
meglio
,
penso
che
devo
bastare
da
sola
a
me
stessa
:
la
vostra
assiduità
presso
una
povera
fanciulla
come
me
sarebbe
male
interpretata
....
-
Che
importa
il
mondo
,
quando
abbiamo
la
coscienza
tranquilla
?
-
soggiunse
il
conte
nobilmente
,
-
Se
vi
fosse
qui
Fabio
,
egli
stesso
vi
direbbe
di
accettare
il
mio
appoggio
:
per
mezzo
del
suo
avvocato
difensore
mi
rivolse
la
preghiera
di
non
abbandonarvi
,
mi
scongiurò
di
vegliare
su
voi
....
e
se
sapesse
che
rifiutate
di
ricevermi
come
un
amico
sincero
,
sono
certo
che
ne
soffrirebbe
.
-
Ilda
si
sentì
commossa
.
-
No
,
non
rifiuto
di
ricevervi
;
ma
voi
,
che
siete
un
gentiluomo
di
senno
e
di
cuore
,
dovete
riflettere
che
una
fanciulla
sola
,
alla
mia
età
,
è
sottoposta
a
calunnie
,
anche
conducendo
la
vita
più
onesta
,
specialmente
vedendo
frequentare
assiduamente
la
mia
casa
da
un
signore
come
voi
....
-
Potrei
essere
il
vostro
tutore
!
-
Siete
troppo
giovane
.
-
Non
sono
così
giovane
come
vi
sembro
,
e
vi
ripeto
che
Fabio
stesso
....
-
Fabio
-
interruppe
gravemente
Ilda
-
crede
che
la
mamma
viva
ancora
,
e
certo
,
se
lei
ci
fosse
,
vorrei
che
veniste
tutti
i
giorni
per
parlare
di
quello
sventurato
.
-
Possiamo
farlo
egualmente
,
fanciulla
mia
,
-
soggiunse
con
accento
paterno
Livio
-
se
voi
farete
tacere
i
vostri
scrupoli
e
mi
permetterete
di
venire
qui
se
non
tutti
i
giorni
,
almeno
un
paio
di
volte
alla
settimana
.
-
Ebbene
,
accetto
,
-
rispose
Ilda
-
perchè
mi
parrebbe
di
essere
un
'
ingrata
se
vi
chiudessi
addirittura
l
'
uscio
in
faccia
,
dopo
quanto
faceste
per
me
nel
momento
più
doloroso
della
mia
vita
.
-
Le
lacrime
cadevano
in
gran
copia
dai
suoi
occhi
.
-
Non
vi
alterate
così
,
ve
ne
supplico
!
-
esclamò
Livio
con
un
tono
che
sembrava
profondamente
commosso
.
-
Finirete
con
l
'
ammalarvi
!
-
Avete
ragione
,
-
rispose
la
fanciulla
asciugandosi
gli
occhi
,
-
Io
ho
bisogno
di
essere
sana
per
lavorare
.
-
Contate
di
tornare
al
solito
magazzino
?
-
Non
so
ancora
,
rifletterò
.
Mi
sembra
che
colà
,
dove
troverò
vuoto
il
posto
occupato
dal
mio
Fabio
,
mi
aspetti
una
sofferenza
insopportabile
.
-
Io
vi
consiglierei
per
vostro
bene
a
rinunziare
a
quel
posto
.
Perchè
non
mettete
un
piccolo
negozio
di
mode
per
conto
vostro
,
del
quale
sareste
padrona
?
-
Perchè
mi
manca
il
denaro
,
-
rispose
Ilda
brevemente
.
-
Ma
io
metto
la
mia
borsa
a
vostra
disposizione
.
-
Ma
io
rifiuto
,
perchè
ho
già
un
debito
assai
grosso
con
voi
,
che
forse
non
giungerò
mai
a
pagare
.
-
V
'
ingannate
,
perchè
se
il
negozio
andasse
bene
,
potreste
triplicare
il
capitale
che
vi
offro
in
prestito
.
E
intanto
mi
paghereste
gl
'
interessi
.
-
Ilda
scosse
il
capo
.
-
No
,
non
accetto
,
-
disse
-
anche
perchè
non
desidero
di
mettermi
in
vista
dopo
l
'
accaduto
e
per
un
riguardo
a
Fabio
,
al
quale
sono
legata
da
un
giuramento
,
che
manterrò
.
Lasciatemi
riflettere
qualche
giorno
,
e
poi
vi
dirò
quello
che
farò
.
-
Come
volete
.
-
Oggi
è
mercoledì
;
tornate
sabato
sera
,
non
prima
.
-
Vi
obbedirò
.
-
Il
conte
era
internamente
irritato
,
ma
salutò
con
garbo
la
ragazza
ed
uscì
.
Fremeva
d
'
ira
.
Egli
si
era
giurato
di
far
sua
quella
giovane
che
,
bella
com
'
era
,
aveva
scatenato
in
lui
una
passione
sensuale
.
Alla
moglie
,
non
pensava
più
.
Aveva
preso
un
alloggio
da
scapolo
elegantissimo
,
e
colà
viveva
a
modo
suo
.
Egli
fu
nervoso
,
impaziente
in
quei
tre
giorni
che
non
potè
recarsi
da
Ilda
.
Gli
sembrava
di
non
averla
mai
tanto
desiderata
.
Il
sabato
sera
si
recò
dalla
giovane
e
salite
in
fretta
le
scale
sonò
timidamente
il
campanello
.
Nessuno
rispose
.
Sonò
più
forte
:
sempre
silenzio
.
Un
turbamento
invincibile
lo
invase
.
Che
era
accaduto
?
Il
conte
scese
lesto
lesto
le
scale
,
entrò
come
una
bomba
dal
portinaio
,
e
domandò
:
-
La
signorina
Ilda
?
-
La
signorina
Ilda
lasciò
il
suo
alloggio
ieri
mattina
,
-
rispose
il
portinaio
-
senza
darci
il
suo
nuovo
indirizzo
.
Soltanto
mi
disse
:
"
Se
venisse
un
signore
a
chiedervi
mie
notizie
,
gli
direte
che
le
troverà
in
una
lettera
ferma
in
posta
.
"
-
Va
bene
,
grazie
!
-
disse
il
conte
dando
la
mancia
al
portinaio
e
andandosene
.
Si
recò
alla
posta
a
ritirare
la
lettera
a
lui
diretta
.
L
'
aperse
e
lesse
:
"
Signor
conte
,
mi
perdoni
se
ricambio
male
le
sue
premure
,
ma
una
volontà
più
forte
della
mia
ragione
mi
spinge
ad
allontanarmi
dalla
casa
dove
conobbi
al
tempo
stesso
la
felicità
e
la
sventura
,
nè
desidero
rivelare
a
lei
o
ad
altri
dove
mi
ritiro
,
perchè
mi
crederebbero
pazza
.
Intanto
le
rimborso
le
150
lire
da
lei
spese
per
i
funerali
della
mamma
.
La
prego
di
perdonarmi
se
non
accetto
il
suo
appoggio
,
ma
una
fanciulla
sola
non
deve
avere
per
amico
un
signore
ricco
e
giovane
come
lei
.
Non
dimentico
però
i
suoi
benefizi
e
pregherò
Dio
che
la
ricambi
con
tanta
felicità
.
"
Mi
creda
sua
devotissima
e
obbligatissima
serva
"ILDA."
Il
conte
,
nella
sua
rabbia
,
fece
una
pallottola
della
lettera
,
la
stracciò
coi
denti
.
Quella
fanciulla
si
era
presa
giuoco
di
lui
.
Dove
si
era
recata
?
-
Stupida
!
-
disse
a
denti
stretti
.
-
Credi
forse
che
rinunzi
a
te
?
No
,
ti
troverò
,
perchè
ti
amo
e
ti
voglio
!
-
E
,
a
passi
concitati
,
si
diresse
al
circolo
.
PARTE
SECONDA
Virtù
d
'
amore
.
I
.
Sonavano
le
nove
di
sera
,
pioveva
a
dirotto
.
I
commessi
del
magazzino
dove
era
stato
impiegato
Fabio
si
erano
già
tutti
ritirati
,
il
facchino
stava
mettendo
le
bande
alle
vetrine
del
negozio
,
e
il
principale
,
dato
uno
sguardo
ai
conti
della
giornata
,
si
accingeva
a
recarsi
a
cena
,
quando
una
giovane
vestita
a
lutto
,
pallida
,
bellissima
,
entrò
vivamente
dirigendosi
verso
lui
.
-
Signor
Berardo
!
-
balbettò
con
voce
commossa
.
-
Ilda
,
voi
?
Finalmente
!
...
Siete
guarita
?
-
Sì
,
signore
,
e
desidererei
parlarle
.
Mi
perdoni
se
vengo
a
quest
'
ora
,
ma
desideravo
che
fosse
solo
per
non
essere
veduta
.
-
Aspettate
un
momento
,
entrate
nel
mio
gabinetto
;
faccio
terminare
di
chiudere
,
prendo
le
chiavi
,
mando
via
il
facchino
e
sono
da
voi
.
-
Ilda
obbedì
,
e
poco
dopo
il
signor
Berardo
la
raggiunse
chiedendole
con
bontà
:
-
Che
avete
da
dirmi
,
Ilda
?
Che
posso
fare
per
voi
?
-
Lei
può
farmi
molto
bene
,
signore
;
e
poi
,
è
l
'
unico
cui
possa
confidarmi
,
senza
timore
che
le
mie
parole
vengano
ripetute
.
-
Il
signor
Berardo
sorrise
.
-
Vedo
che
mi
conoscete
bene
.
Orsù
,
dunque
,
coraggio
!
-
Oh
!
ne
ho
,
signore
,
nonostante
la
doppia
sventura
che
mi
ha
colpita
.
Le
scrissi
,
tempo
fa
,
dicendole
che
poteva
disporre
del
mio
posto
,
perchè
io
non
mi
sarei
sentita
la
forza
di
rimanere
nel
luogo
dove
tutto
mi
ricordava
Fabio
.
Aggiunsi
inoltre
che
la
morte
improvvisa
di
mia
madre
aveva
finito
con
l
'
abbattermi
e
che
ero
malata
....
-
Sì
,
lo
ricordo
,
ho
la
vostra
lettera
.
Ebbene
,
ora
volete
tornare
con
noi
?
-
Ilda
scosse
il
capo
.
-
No
,
signore
:
i
motivi
che
mi
impediscono
di
rimanere
qui
,
sussistono
sempre
.
E
poi
,
io
ho
bisogno
di
molte
ore
di
libertà
per
giungere
allo
scopo
che
mi
sono
prefissa
:
ritrovare
colui
che
spinse
Fabio
ad
un
così
esecrando
delitto
.
-
Il
signor
Berardo
la
guardò
,
commosso
.
-
Vi
auguro
di
riuscire
.
Intanto
,
che
posso
fare
per
voi
?
-
Ascolti
ancora
un
momento
,
abbia
pazienza
,
non
voglio
nasconderle
cosa
alcuna
.
Dopo
la
morte
di
mia
madre
,
io
lasciai
la
casa
dove
dimoravo
e
mi
recai
ad
abitare
nella
soffitta
stessa
dell
'
assassinata
,
senza
dire
chi
fossi
.
Per
non
essere
riconosciuta
dagl
'
inquilini
che
assistettero
al
processo
,
porto
di
solito
una
parrucca
bionda
,
mi
tingo
le
guance
col
minio
,
metto
sotto
il
corsetto
un
'
imbottitura
che
mi
ingrossa
,
e
con
lo
stesso
artificio
ingrosso
i
miei
fianchi
.
-
Perchè
stasera
non
siete
truccata
così
?
-
Perchè
non
volevo
farle
brutta
impressione
.
Ma
d
'
ora
innanzi
ella
mi
rivedrà
trasformata
.
Nella
nuova
casa
ho
assunto
il
nome
di
Laura
Favre
,
che
è
quello
d
'
una
mia
bisnonna
,
nata
e
morta
ad
Aosta
.
Ora
io
sono
a
pregarla
di
procurarmi
del
lavoro
in
casa
,
per
guadagnarmi
da
vivere
.
-
Il
guadagno
non
sarà
lauto
.
-
Io
non
sono
esigente
:
pochi
soldi
bastano
a
mantenermi
.
-
Ma
incontrerete
delle
spese
per
lo
scopo
che
vi
proponete
.
-
Ho
venduto
una
parte
dei
mobili
della
mia
povera
mamma
e
diversi
oggetti
d
'
oro
,
e
ne
ho
ricavato
trecento
lire
,
metà
dello
quali
restituii
a
persona
che
me
le
aveva
prestate
per
i
funerali
della
mamma
.
-
Perchè
non
vi
siete
rivolta
a
me
?
-
Ero
così
stordita
dai
colpi
ricevuti
,
da
perdere
la
percezione
delle
cose
.
Quella
persona
mi
offrì
allora
i
suoi
servigi
,
che
non
ricusai
.
Ma
volli
tosto
sdebitarmene
,
perchè
non
ho
fiducia
in
costui
,
benchè
sia
un
gentiluomo
.
Così
mi
rimangono
centocinquanta
lire
:
un
piccolo
tesoro
!
-
Il
signor
Berardo
appariva
commosso
.
-
Un
tesoro
che
finirà
presto
,
-
disse
-
benchè
sappiate
regolarvi
.
Però
,
ove
foste
in
bisogno
,
ricordatevi
di
me
.
Intanto
state
certa
che
il
vostro
segreto
sarà
custodito
;
ora
io
scriverò
il
vostro
nome
,
Laura
Favre
,
fra
le
lavoranti
in
casa
,
e
stasera
stessa
vi
consegnerò
una
pezza
di
stoffa
per
farne
camicette
.
Vi
unirò
gli
ultimi
figurini
.
Le
misure
per
tali
camicette
già
le
conoscete
.
Invece
di
pagarvele
un
tanto
l
'
una
,
come
faccio
di
solito
,
vi
passerò
in
complesso
quattro
lire
al
giorno
,
ed
ogni
sabato
sera
,
quando
saranno
uscite
le
lavoranti
,
verrete
a
ritirare
il
vostro
onorario
.
Non
vi
disturbate
a
venire
a
prendere
e
riportare
il
lavoro
:
vi
manderò
una
piccola
nuova
,
che
non
vi
conosce
.
-
Ilda
l
'
ascoltava
con
le
lacrime
agli
occhi
.
-
Come
è
buono
!
In
qual
modo
potrò
dimostrarle
la
mia
riconoscenza
?
-
Col
rimanere
onesta
,
come
siete
stata
fino
ad
ora
.
Inoltre
,
badate
di
non
commettere
imprudenze
nel
ricercare
il
colpevole
.
-
Non
dubiti
!
-
Il
colloquio
durò
ancora
pochi
minuti
,
poi
Ilda
si
accomiatò
dal
generoso
negoziante
e
,
preso
il
suo
lavoro
,
si
diresse
verso
casa
.
Giunta
nella
soffitta
,
accese
una
lampada
a
petrolio
,
si
svestì
e
indossò
un
vestitino
semplice
da
casa
,
imbottito
alle
anche
ed
al
corsetto
,
che
ingrossò
subito
la
sua
svelta
figura
;
sulle
strette
trecce
nere
pose
una
capigliatura
,
bionda
,
così
bene
accomodata
che
pareva
vera
,
e
che
le
cinse
il
capo
come
un
diadema
.
Quella
capigliatura
dette
un
fascino
nuovo
alla
sua
bellezza
.
Si
passò
poi
sul
volto
uno
strato
di
veloutine
e
sulle
guance
un
po
'
di
minio
.
Quand
'
ebbe
finito
,
sentì
bussare
all
'
uscio
.
-
Signorina
Laura
!
-
Essa
aprì
:
era
Teresa
,
la
moglie
del
falegname
.
-
Uscite
,
signorina
?
-
Sono
tornata
a
casa
adesso
,
perchè
mi
sono
recata
a
prendere
del
lavoro
,
-
rispose
Ilda
.
-
Piove
forte
.
-
Lo
so
,
e
siccome
devo
scendere
per
la
cena
prima
che
torni
il
mio
uomo
,
vi
pregherei
di
prestarmi
l
'
ombrello
.
-
Volentieri
.
-
Uscita
Teresa
,
Ilda
si
preparò
anch
'
essa
la
cena
.
La
giovane
aveva
tenuti
i
suoi
mobili
migliori
,
e
nulla
le
mancava
del
necessario
.
Quando
prese
a
pigione
la
soffitta
,
la
portinaia
non
mancò
di
avvertirla
che
ivi
era
stato
commesso
un
delitto
,
ma
essa
le
disse
:
-
Per
me
,
non
ho
alcun
timore
:
l
'
ombra
di
quella
povera
morta
,
che
non
ho
conosciuta
,
non
verrà
a
turbarmi
,
nè
,
spero
,
mi
accadrà
ciò
che
accadde
a
lei
.
Io
non
ho
amanti
....
-
Neppure
Giulietta
ne
aveva
:
era
una
ragazza
onestissima
,
di
buona
famiglia
.
Ebbe
dapprima
la
sfortuna
d
'
imbattersi
in
un
farabutto
che
,
dopo
averla
resa
madre
,
l
'
assassinò
,
per
sposarne
un
'
altra
.
-
L
'
avete
conosciuto
,
costui
?
-
A
dirle
il
vero
,
no
:
questo
casamento
è
troppo
grande
per
tener
d
'
occhio
tutti
.
-
Si
deve
stare
poco
sicuri
nelle
stanze
.
-
Oh
!
per
questo
le
devo
dire
che
in
dieci
anni
che
io
sono
qui
,
non
è
mai
accaduto
un
furto
.
-
Ho
almeno
dei
buoni
vicini
?
-
Ottimi
,
e
saranno
felici
di
esserle
utili
.
-
Ilda
pagò
subito
l
'
affitto
di
due
mesi
,
ed
il
giorno
dopo
prendeva
possesso
della
soffitta
di
Giulietta
sotto
il
nome
di
Laura
Favre
.
Non
era
trascorsa
una
settimana
,
che
aveva
già
fatto
amicizia
colle
vicine
,
cui
disse
che
era
orfana
e
lavorava
per
conto
di
un
importante
magazzino
.
-
Un
'
altra
Giulietta
;
-
fu
detto
-
ed
ancora
più
bella
!
-
Auguriamoci
che
non
faccia
la
sua
fine
!
Questi
furono
i
discorsi
delle
comari
;
poi
,
nessuno
si
curò
di
lei
più
di
quanto
si
usa
fra
vicini
.
Ilda
aveva
il
suo
piano
ed
a
poco
a
poco
l
'
avrebbe
messo
in
esecuzione
.
Intanto
si
sentiva
molto
più
libera
in
quella
soffitta
che
nel
quartierino
dove
la
sua
povera
mamma
era
morta
.
Ilda
aveva
terminato
la
sua
modesta
cena
,
quando
bussarono
di
nuovo
all
'
uscio
.
-
Sono
io
,
sono
Teresa
,
-
disse
una
voce
al
di
fuori
.
La
giovane
aprì
subito
.
-
Vi
restituisco
l
'
ombrello
e
vi
ringrazio
,
-
disse
Teresa
,
-
Ma
perchè
,
invece
di
star
qui
sola
sola
,
non
venite
a
passare
il
resto
della
sera
da
noi
?
Faremo
una
partita
a
tombola
;
ci
sarà
anche
un
'
altra
giovane
della
vostra
età
,
per
scambiare
quattro
chiacchiere
.
Accettate
?
-
Con
tutto
il
cuore
!
-
rispose
Ilda
,
che
voleva
accaparrarsi
la
simpatia
delle
vicine
.
-
Allora
vi
aspettiamo
,
-
soggiunse
Teresa
.
-
Vado
ad
avvertirò
anche
Vigia
.
-
Ilda
la
seguì
poco
dopo
.
Alla
tavola
coperta
di
un
tappeto
rosso
sedevano
il
falegname
,
un
giovane
in
abito
da
operaio
ed
una
giovane
sui
vent
'
anni
,
dal
volto
sfrontatello
ma
seducente
,
con
una
bocca
incantevole
e
bellissimi
denti
.
All
'
entrare
di
Ilda
,
tutti
si
alzarono
,
e
dopo
uno
scambio
di
complimenti
,
le
due
ragazze
sedettero
vicino
.
Vigia
assunse
tosto
un
tono
familiare
.
-
Ho
proprio
piacere
di
conoscerti
,
-
disse
-
perchè
mi
sei
molto
simpatica
.
-
Ti
ringrazio
,
-
rispose
Ilda
con
un
sorriso
.
-
Io
pure
sono
lieta
di
trovare
tante
amabili
persone
.
Alla
mia
età
l
'
isolamento
pesa
molto
.
-
Non
avete
parenti
,
in
Torino
?
-
chiese
Teresa
.
-
No
;
-
rispose
Ilda
-
mio
padre
e
mia
madre
erano
d
'
Aosta
.
-
Che
mestiere
fai
?
-
chiese
Vigia
.
-
Lavoro
in
casa
per
un
magazzino
di
mode
.
-
Anch
'
io
sono
sarta
,
ma
stenterei
parecchio
se
non
avessi
i
miei
genitori
.
Guadagnano
poco
anche
loro
,
ma
tutti
insieme
,
si
va
avanti
,
E
quando
Nando
mi
avrà
sposata
....
-
Così
dicendo
si
rivolse
al
giovane
,
che
sedeva
alla
sua
destra
,
e
battendogli
una
mano
sulla
spalla
:
-
Via
,
di
'
anche
tu
qualche
cosa
,
invece
di
guardarci
a
bocca
aperta
.
-
E
ridendo
soggiunse
:
-
Vedi
,
Ilda
,
egli
è
più
timido
di
me
;
ma
in
compenso
è
un
buon
ragazzo
,
guadagna
una
buona
giornata
,
e
sarò
felice
con
lui
.
-
Lo
spero
,
-
si
affrettò
a
dire
il
giovane
-
benchè
non
sappia
mostrarti
abbastanza
il
mio
amore
.
-
Vigia
continuava
a
ridere
.
-
Tanto
lo
sai
,
non
mi
piacciono
le
sdolcinature
.
Quando
per
la
strada
incontro
qualcuno
di
quei
giovani
inamidati
,
che
rivolgono
alle
ragazze
complimenti
al
latte
e
miele
,
mi
sentirei
la
voglia
di
schiaffeggiarli
,
perchè
so
bene
che
ogni
loro
parola
è
una
menzogna
.
-
Avete
ragione
!
-
esclamò
Teresa
.
-
Se
la
povera
Giulietta
,
-
soggiunse
Vigia
-
l
'
avesse
pensata
come
me
,
invece
di
attaccarsi
a
quel
tipo
che
poi
l
'
assassinò
,
avrebbe
sposato
un
onesto
operaio
e
sarebbe
ancora
viva
e
felice
.
-
Giulietta
è
la
giovane
che
fu
assassinata
nella
soffitta
dove
io
abito
?
-
chiese
Ilda
con
accento
di
curiosità
.
-
Precisamente
,
-
rispose
Vigia
-
ed
hai
avuto
davvero
un
bel
coraggio
.
Io
non
starei
in
quella
stanza
per
tutto
l
'
oro
del
mondo
!
Mi
parrebbe
di
vedere
tutte
le
notti
quell
'
ombra
sanguinosa
,
oppure
che
mi
comparisse
dinanzi
l
'
assassino
.
-
Era
bella
,
quella
ragazza
?
-
domandò
Ilda
.
-
Un
angelo
!
-
esclamò
il
falegname
.
-
E
buona
,
onestissima
!
-
soggiunse
la
moglie
.
Vigia
alzò
le
spalle
.
-
Io
non
voglio
contestare
i
suoi
meriti
,
ma
dovete
però
convenire
che
,
con
tutte
le
sue
buone
qualità
,
era
molto
superba
.
Essa
rifiutò
ottimi
partiti
,
perchè
essendo
bravi
operai
avevano
le
mani
callose
!
E
si
attaccò
a
quel
figuro
,
perchè
lo
credette
un
signore
.
-
E
non
lo
è
?
-
chiese
Ilda
.
-
Ma
che
signore
!
È
un
semplice
commesso
di
magazzino
,
se
è
proprio
lui
che
l
'
ha
sedotta
.
-
Come
,
ne
dubiteresti
?
-
proruppe
Teresa
con
impeto
.
-
E
lo
dici
a
me
,
che
ho
veduto
quell
'
intrigante
,
quell
'
assassino
?
-
Non
vi
riscaldate
!
-
soggiunse
Vigia
.
-
Io
non
voglio
smentire
la
vostra
asserzione
,
ma
voi
potreste
giurare
che
l
'
assassino
è
veramente
colui
che
Giulietta
diceva
suo
fidanzato
?
-
Ma
sì
,
sì
!
-
replicò
Teresa
con
un
turbamento
che
si
sforzava
di
nascondere
.
-
L
'
ho
riconosciuto
anche
dal
neo
sulla
guancia
sinistra
.
-
Ilda
palpitava
.
Teresa
proseguì
:
-
Era
biondo
,
di
media
statura
.
Infine
,
se
non
fosse
stato
lui
,
perchè
avrebbe
confessato
il
suo
delitto
?
-
Sì
....
sì
;
so
benissimo
che
la
mia
è
una
idea
stramba
.
Non
se
ne
parli
più
.
Giuochiamo
a
tombola
!
-
La
veglia
si
protrasse
fin
verso
le
dieci
.
E
quando
Vigia
si
separò
da
Ilda
,
questa
le
chiese
in
tono
calmo
:
-
Dove
vai
a
lavorare
?
-
Sono
stata
fino
a
pochi
giorni
fa
da
una
sarta
qui
vicino
,
ma
ora
che
non
c
'
è
lavoro
,
ne
profitto
per
completare
il
mio
magro
corredo
.
-
Allora
,
vieni
a
lavorare
con
me
:
ci
terremo
compagnia
e
il
tempo
passerà
meglio
.
-
Accetto
con
tutta
l
'
anima
.
-
Le
due
giovani
si
baciarono
cordialmente
.
Quella
notte
Ilda
non
dormì
.
Ella
pensava
:
-
Era
biondo
,
e
aveva
un
neo
sulla
guancia
sinistra
.
Anche
il
conte
Livio
ha
lo
stesso
neo
!
Ma
no
,
ciò
ch
'
io
penso
è
insensato
!
Per
quanto
Fabio
amasse
il
suo
benefattore
,
non
sarebbe
giunto
al
punto
di
commettere
per
lui
un
assassinio
.
Eppure
,
per
chi
altri
Fabio
nutriva
tanta
devozione
o
tanto
attaccamento
?
-
E
l
'
atroce
dubbio
diventava
quasi
certezza
.
In
tali
ansie
,
Ilda
soffrì
tutta
la
notte
,
e
alzatasi
all
'
alba
si
mise
al
lavoro
.
Alle
otto
Vigia
bussò
all
'
uscio
.
-
Ti
disturbo
?
È
troppo
presto
?
-
No
,
no
,
vieni
pure
.
-
Per
un
poco
parlarono
di
futilità
.
Vigia
rideva
sempre
,
mostrando
i
bianchi
denti
,
ammirando
i
mobili
della
soffitta
.
-
Tu
sei
arredata
come
una
principessa
;
-
disse
infine
-
la
tua
stanza
può
stare
a
confronto
con
quella
del
signor
Aldo
.
-
Chi
è
?
-
Uno
studente
che
abita
qui
vicino
;
un
bel
giovinotto
,
sebbene
troppo
serio
....
-
Non
l
'
ho
ancora
veduto
;
per
ora
non
conosco
che
te
,
il
tuo
fidanzato
e
i
coniugi
Pavin
.
A
proposito
:
ieri
sera
ti
rimbeccavi
con
Teresa
per
il
delitto
commesso
in
questa
stanza
.
Tu
non
credi
dunque
che
l
'
assassino
sia
colui
che
è
stato
condannato
?
-
Vigia
si
sfogò
volentieri
.
-
Io
non
nego
che
colui
sia
stato
l
'
assassino
;
e
sarebbe
assurdo
pensare
altrimenti
,
dopo
che
egli
stesso
ha
confessato
.
Dico
soltanto
che
in
quel
delitto
vi
è
un
mistero
;
e
se
ti
racconto
in
qual
modo
avvennero
i
fatti
,
sono
certa
che
mi
darai
ragione
.
Ascolta
:
Giulietta
era
figlia
di
un
militare
in
ritiro
,
aveva
avuta
una
buona
istruzione
ed
è
forse
per
questo
che
sdegnava
accasarsi
con
un
operaio
,
Dopo
la
morte
del
padre
dovette
pensare
a
mantenersi
.
Lavorava
per
conto
di
un
negoziante
.
Molti
giovinotti
del
casamento
le
fecero
la
corte
;
ma
erano
operai
e
Giulietta
li
respinse
.
Voleva
un
signore
ed
un
signore
l
'
ha
avuto
.
-
Conoscevi
il
suo
innamorato
?
-
chiese
Ilda
.
-
Lo
vidi
una
sola
volta
con
lei
,
mentre
l
'
accompagnava
a
casa
.
Io
ero
dietro
alle
loro
spalle
e
rallentai
il
passo
per
non
farmi
scorgere
.
Ebbene
,
ti
assicuro
che
non
poteva
essere
un
commesso
;
un
giovane
di
negozio
,
specialmente
nei
giorni
feriali
,
non
veste
con
tanta
eleganza
,
non
porta
guanti
e
bastoncino
,
come
aveva
il
compagno
di
Giulietta
.
-
Lo
riconosceresti
,
vedendolo
?
-
Sì
,
se
lo
vedessi
per
di
dietro
,
con
una
donna
:
aveva
un
portamento
signorile
e
chinava
la
testa
verso
Giulietta
in
un
modo
che
non
s
'
usa
fra
gli
innamorati
del
nostro
ceto
.
Ma
per
certo
costui
,
quando
ebbe
ottenuto
dalla
ragazza
ciò
che
volle
,
prese
il
volo
.
Nel
casamento
dicono
che
quel
signore
fosse
il
primo
e
il
solo
amante
di
Giulietta
.
Ma
io
credo
invece
che
dopo
costui
,
essa
conoscesse
il
commesso
,
il
quale
le
fece
forse
promesse
che
poi
non
voleva
mantenere
.
Giulietta
,
scottata
una
volta
,
per
non
essere
scottata
la
seconda
l
'
avrà
minacciato
,
e
lui
,
per
sbarazzarsene
,
la
uccise
.
-
Ilda
,
che
si
era
rianimata
al
principio
del
discorso
,
cominciava
a
perdere
ogni
speranza
.
-
Ah
!
tu
credi
che
quel
signore
non
entri
nel
delitto
commesso
?
-
No
;
dopo
tre
anni
di
abbandono
,
perchè
ucciderla
?
Lo
avrebbe
fatto
prima
.
E
che
l
'
assassino
non
sia
il
padre
della
bambina
lo
ha
detto
egli
stesso
in
piena
udienza
,
sebbene
molti
non
lo
abbiano
creduto
.
Ma
le
circostanze
del
delitto
hanno
del
romanzo
e
del
mistero
,
-
soggiunse
Vigia
.
-
Quella
sera
io
ero
a
letto
,
quando
mi
svegliai
udendo
passi
e
grida
nel
corridoio
.
Mi
alzai
,
m
'
infilai
una
sottana
,
e
via
,
con
la
mamma
a
vedere
che
cosa
accadeva
.
"
Entrata
in
questa
stanza
,
scorsi
Giulietta
distesa
sul
letto
crivellata
di
ferite
.
L
'
assassino
era
tenuto
da
alcuni
uomini
.
Ma
ciò
che
mi
stupì
fu
di
vedere
presso
il
letto
di
Giulietta
,
colla
bambina
della
misera
fra
le
braccia
,
una
signora
bellissima
,
adorna
di
gioielli
,
elegante
,
tanto
da
far
restare
a
bocca
aperta
.
Il
signor
Aldo
disse
che
era
sua
sorella
;
ma
io
non
lo
credo
:
una
signora
con
tutti
quei
brillanti
non
lascia
il
fratello
in
una
soffitta
.
Dunque
:
primo
mistero
.
-
Ilda
sorrise
.
-
Sentiamo
il
secondo
,
perchè
questo
non
mi
sembra
riguardi
la
morta
,
sibbene
il
signor
Aldo
.
Quella
signora
sarà
stata
sua
amante
....
-
È
ciò
che
ho
pensato
anch
'
io
.
Ma
viene
lo
strano
.
Giulietta
,
colle
cure
del
medico
,
si
riebbe
un
momento
,
e
veduta
la
signora
,
gettò
un
grido
di
terrore
e
disse
:
"
-
Lei
?
Lei
?
Ma
non
sa
...
?
-
"
E
ricadde
morta
.
Dunque
:
secondo
mistero
.
-
Sì
,
ciò
è
strano
.
Ma
quelle
parole
saranno
state
raccolte
,
la
signora
avrà
dovuto
comparire
nel
processo
,
e
tu
saprai
adesso
chi
sia
.
-
Niente
affatto
,
ed
ecco
il
terzo
mistero
.
La
signora
non
fu
citata
fra
i
testimoni
,
e
nessuno
l
'
ha
più
riveduta
.
Il
signor
Aldo
disse
che
era
partita
per
Ivrea
e
si
trovava
indisposta
;
inoltre
,
essendo
venuto
un
pezzo
grosso
della
magistratura
a
prendere
la
bambina
con
un
signore
che
si
qualificò
come
il
cognato
dello
studente
,
tutti
prestarono
fede
a
quella
storiella
,
all
'
infuori
di
me
.
-
Che
ne
concludi
?
-
Concludo
che
fra
Giulietta
e
quella
signora
doveva
esservi
qualche
segreto
,
e
penso
talvolta
che
l
'
assassino
sia
stato
un
mandatario
della
sconosciuta
,
che
ora
si
è
impadronita
della
bambina
volendo
forse
sopprimerla
come
la
madre
.
E
mi
confermo
sempre
più
nella
mia
idea
,
perchè
il
signor
Aldo
,
dopo
aver
promesso
a
Teresa
Pavin
di
condurla
ad
Ivrea
per
vedere
la
bambina
,
ha
detto
che
la
sorella
ed
il
cognato
sono
partiti
per
la
Spagna
a
cagione
di
un
'
eredità
conducendo
seco
Gina
,
che
ormai
considerano
come
loro
figlia
.
-
Ilda
corrugò
la
fronte
.
-
Il
signor
Aldo
sarebbe
dunque
un
complice
?
-
Ne
ho
il
sospetto
,
e
ti
confesso
che
mi
era
venuta
la
tentazione
di
spiarlo
per
sapere
dove
si
reca
quando
si
assenta
per
due
o
tre
giorni
.
-
Si
assenta
spesso
?
-
Ogni
quindici
giorni
;
l
'
ho
saputo
da
Teresa
,
alla
quale
ha
dato
ad
intendere
che
egli
fa
dei
piccoli
viaggi
per
i
suoi
studi
d
'
ingegneria
....
Ma
io
credo
che
abbia
altro
scopo
.
Alla
perfine
ho
pensato
:
che
deve
importare
a
me
dei
suoi
intrighi
?
Perchè
immischiarmi
nei
suoi
affari
?
Giulietta
non
era
mia
amica
e
non
tocca
a
me
vendicare
la
sua
morte
.
Così
lascio
correre
l
'
acqua
per
la
sua
china
.
Ed
ora
sarà
meglio
che
discorriamo
d
'
altro
.
-
II
.
Lucia
,
colei
che
fu
l
'
istitutrice
di
Bianca
,
stava
leggendo
il
giornale
favorito
dal
signor
Moreno
,
padre
della
contessa
Rossano
,
inchiodato
da
una
settimana
su
di
una
poltrona
dai
dolori
reumatici
,
quando
una
carrozza
entrò
nel
vasto
cortile
della
tenuta
.
Poco
dopo
Bianca
abbracciava
Lucia
e
il
genitore
.
-
Babbo
,
la
tua
lettera
mi
ha
spaventata
;
che
hai
?
-
Dolori
reumatici
,
come
ti
ho
scritto
nella
speranza
che
tu
venissi
a
abbracciarmi
.
Gli
anni
scorsi
al
principio
di
maggio
eri
già
qui
,
e
quest
'
anno
lasciavi
trascorrere
quasi
l
'
estate
senza
venire
a
vedermi
!
-
Bianca
aveva
chinato
il
viso
sul
petto
del
padre
per
nascondere
il
suo
rossore
.
-
Che
vuoi
!
Non
è
colpa
mia
.
Livio
non
è
mai
libero
.
-
Non
è
venuto
con
te
?
-
Verrà
fra
qualche
settimana
.
È
molto
occupato
....
-
Ma
che
fa
?
...
Orsù
,
me
lo
dirai
più
tardi
,
quando
ti
sarai
riposata
.
-
Non
sono
stanca
,
e
appena
avrò
rinfrescato
il
viso
tornerò
da
te
.
-
E
presa
a
braccetto
l
'
istitutrice
,
si
avviò
con
lei
nella
sua
camera
da
fanciulla
.
Celia
vi
si
trovava
già
e
disfaceva
le
valigie
.
Bianca
indossò
un
semplice
abito
da
casa
,
poi
tornò
presso
il
padre
.
Appoggiò
la
bella
testa
alla
spalla
del
vecchio
,
che
era
molto
commosso
.
-
Cara
bambina
,
-
diss
'
egli
-
perchè
non
posso
averti
sempre
con
me
?
Io
non
ho
che
te
al
mondo
e
ti
amo
tanto
!
Ma
ho
torto
di
lamentarmi
,
mentre
tu
sei
così
felice
!
-
Bianca
sussultò
,
e
alzando
il
capo
:
-
Sì
,
sono
felice
!
-
disse
con
semplicità
.
-
Livio
è
sempre
buono
con
te
?
-
Ella
non
seppe
mentire
.
-
Io
non
pensavo
a
lui
in
questo
momento
,
-
disse
.
-
A
chi
dunque
?
-
chiese
il
padre
con
un
sorriso
.
Bianca
chinò
gli
splendidi
occhi
.
-
A
te
,
a
te
solo
!
-
Hai
forse
da
lamentarti
di
tuo
marito
?
-
No
,
no
.
-
Bianca
,
tu
mi
nascondi
qualche
cosa
,
lo
sento
!
-
L
'
amore
immenso
che
mi
porti
,
babbino
,
ti
fa
travedere
.
Io
nulla
ti
nascondo
,
e
ti
accerto
che
sono
felice
.
-
Quest
'
ultima
frase
tranquillò
il
vecchio
.
Una
mattina
,
mentre
il
signor
Moreno
dormiva
ancora
,
Bianca
,
vestita
di
un
semplice
abito
di
campagna
,
uscì
dalla
tenuta
e
si
mise
per
una
strada
ombrosa
,
che
,
serpeggiando
,
andava
fino
ad
una
chiesuola
.
La
campagna
era
piena
di
profumi
.
Bianca
passava
per
quella
strada
come
una
bianca
apparizione
.
Essa
aveva
il
cuore
pieno
di
gioia
.
Aldo
le
scriveva
ogni
giorno
,
e
le
lettere
di
lui
erano
il
punto
luminoso
della
sua
vita
.
Egli
le
parlava
dei
suoi
studi
,
delle
sue
speranze
di
essere
in
quell
'
anno
laureato
,
delle
sue
scappate
ad
Ivrea
per
vedere
la
loro
bambina
,
le
dava
un
minuto
ragguaglio
sulle
famiglie
che
per
mezzo
di
lei
beneficava
.
E
ad
ogni
frase
scaturiva
l
'
animo
generoso
del
giovane
,
la
sua
fede
ardente
in
lei
,
il
suo
immenso
amore
.
Bianca
sedette
sopra
una
panchina
,
pensosa
al
suo
amore
.
A
un
tratto
una
voce
dietro
di
lei
la
fece
volgere
vivamente
.
-
Contessa
....
-
Era
il
marchese
di
Passiflora
che
la
salutava
,
colui
che
ella
aveva
un
giorno
respinto
per
marito
e
che
era
stato
compagno
d
'
orge
di
Livio
col
quale
era
ancora
,
in
apparenza
,
amico
.
Bianca
rese
il
saluto
freddamente
.
Passiflora
le
sedette
accanto
.
-
Non
speravo
un
così
bell
'
incontro
,
-
disse
il
marchese
-
tanto
più
che
ieri
vidi
Livio
a
Torino
.
-
Infatti
mio
marito
è
rimasto
là
,
-
rispose
freddamente
Bianca
.
-
Fate
male
a
lasciarlo
solo
!
Egli
vi
sarà
infedele
!
-
Bianca
alzò
con
alterezza
il
capo
.
-
Voi
offendete
il
vostro
amico
!
-
Lo
pago
colle
medesime
armi
,
-
rispose
il
marchese
.
-
Un
malaugurato
giorno
Livio
venne
con
altri
compagni
alle
mie
cacce
.
Alla
fine
di
un
pranzo
,
il
discorso
cadde
sul
matrimonio
,
ed
io
confessai
che
una
sola
volta
fui
in
procinto
di
prendere
moglie
,
ma
che
la
fanciulla
la
quale
aveva
destato
in
me
un
amore
infinito
,
mi
aveva
respinto
perchè
aspirava
a
un
uomo
che
non
avesse
la
più
piccola
macchia
amorosa
sul
suo
passato
.
Io
,
invece
,
ero
stato
un
gaudente
,
un
libertino
.
Voi
sapete
chi
fosse
quella
fanciulla
e
come
allora
avesse
ragione
di
credere
che
io
non
potevo
essere
un
buon
marito
per
lei
.
-
Quest
'
ultima
frase
ora
stata
pronunziata
con
un
accento
di
vera
malinconia
,
che
fece
provare
un
senso
di
inquietudine
a
Bianca
.
Ma
essa
si
dominò
,
e
cercando
di
sorridere
:
-
Voi
forse
esageravate
i
vostri
difetti
,
-
disse
-
ed
io
ero
troppo
bambina
per
giudicare
gli
uomini
.
-
È
giusto
!
E
come
succede
sempre
alle
fanciulle
inesperte
,
finiste
col
cadere
in
un
abisso
.
-
Marchese
!
-
esclamò
Bianca
,
facendo
l
'
atto
di
alzarsi
.
Ma
il
gentiluomo
frenò
quello
slancio
,
e
con
voce
umile
,
commossa
:
-
Perdonatemi
,
perdonatemi
,
-
supplicò
-
e
lasciatemi
almeno
finire
!
I
miei
amici
vollero
sapere
chi
era
la
fanciulla
che
amai
,
ed
io
dissi
il
vostro
nome
,
facendo
di
voi
un
ritratto
sublime
,
e
aggiungendo
che
oltre
alla
bellezza
,
avreste
portato
in
dote
due
milioni
.
-
Bianca
impallidì
.
-
Quanto
male
mi
faceste
!
-
esclamò
a
suo
malgrado
,
con
accento
di
amarezza
.
-
È
vero
,
-
soggiunse
con
aria
mesta
il
marchese
-
lo
compresi
quando
non
ero
più
in
tempo
a
porvi
riparo
.
Livio
,
crivellato
di
debiti
,
scòrse
in
voi
una
tavola
di
salvezza
,
e
abilissimo
conquistatore
,
seppe
affascinarvi
.
Io
soffersi
più
di
quello
che
possiate
immaginare
il
giorno
in
cui
vi
vidi
dinanzi
all
'
altare
con
un
uomo
,
che
dopo
essersi
impossessato
del
vostro
cuore
vi
avrebbe
preso
la
vostra
ricchezza
nè
si
sarebbe
curato
della
vostra
felicità
.
Io
giudicavo
freddamente
Livio
,
perchè
conoscevo
quanto
valeva
.
Eppure
,
vi
giuro
che
se
egli
,
pentito
dei
suoi
trascorsi
,
fosse
divenuto
un
buon
marito
sarei
stato
il
primo
a
goderne
.
Ma
non
è
così
....
e
voi
sapete
che
dico
il
vero
.
-
Bianca
,
fremente
,
si
guardò
intorno
.
-
Tacete
!
Se
qualcuno
vi
ascoltasse
....
-
Non
abbiate
timore
,
nessuno
può
spiarci
,
qui
.
Ed
io
adesso
voglio
dirvi
tutto
.
-
Bianca
lo
guardò
intensamente
.
-
Livio
è
vostro
amico
!
-
mormorò
.
-
Fu
,
un
giorno
,
mio
compagno
di
dissolutezze
;
-
rispose
il
marchese
-
ma
non
ebbi
mai
amicizia
per
lui
,
ed
ora
lo
disprezzo
in
modo
assoluto
,
perchè
capisco
che
corre
alla
rovina
senza
badare
se
voi
stessa
sarete
travolta
in
quel
turbine
.
Egli
passa
le
notti
alla
tavola
da
giuoco
,
ed
ha
per
amante
una
certa
Cinzia
,
venuta
da
Milano
,
un
'
ex
-
ballerina
,
che
egli
conobbe
per
l
'
addietro
.
-
Bianca
fremeva
.
Il
nome
di
Cinzia
evocava
il
ricordo
della
lettera
caduta
dalle
tasche
dell
'
abito
di
Livio
,
della
lettera
che
distrusse
tutte
le
sue
illusioni
.
-
Tempo
fa
,
-
soggiunse
Passiflora
-
lo
rimproverai
aspramente
per
la
sua
condotta
,
ma
egli
si
mise
a
ridere
,
mi
disse
di
curarmi
dei
fatti
miei
.
Volevo
dunque
avvertire
vostro
padre
di
quanto
succedeva
....
-
Bianca
mandò
un
gridò
di
spavento
,
stese
supplichevole
le
mani
al
gentiluomo
.
-
Per
pietà
,
-
disse
-
risparmiate
mio
padre
,
che
nulla
sospetta
,
che
mi
crede
sempre
felice
con
Livio
!
-
Passiflora
la
guardò
commosso
.
-
E
voi
sapevate
...
?
-
Sapevo
già
tutto
quanto
mi
avete
detto
,
-
interruppe
con
voce
soffocata
.
-
Da
lungo
tempo
la
benda
mi
è
caduta
dagli
occhi
,
e
se
non
ho
fatto
uno
scandalo
,
è
stato
per
mio
padre
,
che
ne
morrebbe
di
dolore
.
-
Come
potete
sopportare
l
'
oltraggio
che
Livio
vi
fa
subire
e
che
non
tarderà
ad
essere
noto
a
tutti
?
Costui
,
dopo
avervi
oltraggiata
,
vi
rovinerà
.
-
Livio
non
può
toccar
nulla
della
mia
dote
.
-
Egli
farà
dei
debiti
e
finirà
col
minacciarvi
,
se
non
acconsentite
a
pagarli
.
Date
retta
a
me
,
avvertite
vostro
padre
finchè
siete
in
tempo
.
-
No
,
no
!
Conosco
mio
padre
:
egli
ucciderebbe
quel
miserabile
!
Dopo
tutto
,
io
non
soffro
.
Livio
per
me
non
esiste
più
;
anche
se
lo
vedessi
nelle
braccia
di
un
'
altra
,
mi
tornerebbe
indifferente
.
Non
l
'
amo
più
,
non
lo
stimo
:
lo
disprezzo
.
Egli
vive
a
suo
modo
,
io
mi
occupo
dei
miei
poveri
,
sono
libera
di
andare
e
venire
come
mi
pare
,
senza
rendergli
conto
dei
fatti
miei
e
sono
contentissima
.
-
Contessa
,
il
mondo
è
maligno
;
qualcuno
potrebbe
scusare
la
condotta
di
vostro
marito
vedendovi
godere
tanta
libertà
....
-
Bianca
l
'
interruppe
con
un
moto
altero
.
-
Che
importa
a
me
il
giudizio
del
mondo
?
-
esclamò
.
-
La
mia
coscienza
nulla
mi
rimprovera
....
-
Potrete
sempre
dire
così
,
giovane
e
bella
come
siete
?
Contessa
,
ascoltate
un
amico
sincero
,
che
vi
vuol
bene
:
cercate
di
riunirvi
a
vostro
marito
.
-
Mai
!
-
Accettate
allora
l
'
appoggio
di
un
gentiluomo
onesto
che
si
dedicherà
tutto
a
voi
.
Affidatevi
completamente
a
me
,
Bianca
,
che
tutto
sacrificherei
per
assicurare
la
vostra
felicità
.
-
Passiflora
si
era
chinato
verso
la
giovane
,
ed
ella
sentì
il
suo
alito
ardente
bruciarle
le
guance
.
Scattò
in
piedi
con
impeto
,
e
fatto
un
passo
indietro
disse
con
voce
glaciale
:
-
Vi
ringrazio
,
marchese
,
non
accetto
.
Se
dovessi
chiedere
l
'
appoggio
di
un
uomo
,
sarebbe
quello
di
mio
padre
;
ma
per
ora
basto
a
me
stessa
.
Se
siete
un
gentiluomo
,
non
cercherete
più
di
avvicinarmi
e
terrete
segreto
il
nostro
colloquio
.
-
Passiflora
,
livido
,
si
alzò
a
sua
volta
.
-
E
se
io
andassi
a
raccontare
ogni
cosa
a
vostro
padre
?
-
Agireste
da
vile
e
vi
crederei
il
degno
compagno
di
Livio
.
-
Bianca
salutò
Passiflora
,
rimasto
come
inchiodato
al
suo
posto
,
e
si
allontanò
di
passo
sicuro
.
III
.
Era
una
domenica
mattina
,
una
giornata
splendida
.
Aldo
,
nella
sua
soffitta
,
stava
preparando
la
valigia
e
canterellava
.
Aveva
ragione
di
essere
allegro
.
Il
giorno
prima
,
un
biglietto
di
Bianca
l
'
avvertiva
che
si
recava
a
passare
due
giorni
ad
Ivrea
.
Aldo
era
ormai
sicuro
di
avere
conquistato
il
cuore
di
Bianca
,
che
egli
amava
come
poche
anime
elette
sanno
amare
.
Non
sperava
nulla
,
non
desiderava
nulla
;
mai
una
parola
d
'
amore
sarebbe
sfuggita
dalle
sue
labbra
;
ma
sentiva
che
la
sua
anima
era
tutta
di
quella
donna
.
Aldo
chiuse
la
valigia
,
poi
guardò
l
'
orologio
,
mormorando
:
-
Ho
tempo
di
andare
alla
stazione
a
piedi
.
-
Mentre
usciva
,
non
vide
nel
corridoio
una
donna
velata
che
lo
seguì
.
Alla
stazione
,
messasi
al
finestrino
accanto
a
lui
,
quella
donna
,
che
era
Ilda
,
sentì
che
prendeva
il
biglietto
per
Ivrea
e
ne
chiese
uno
per
la
stessa
destinazione
.
Dopo
i
suoi
colloqui
con
Vigia
,
Ilda
non
ebbe
più
altro
pensiero
che
seguire
i
passi
dello
studente
.
Forse
in
tal
modo
scoprirebbe
qualche
mistero
.
Quando
il
treno
giunse
ad
Ivrea
,
Ilda
vide
lo
studente
accolto
da
un
gruppo
di
persone
venute
alla
stazione
ad
attenderlo
.
Vi
erano
due
signore
,
una
bruna
e
una
bionda
,
una
bambina
con
lunghi
riccioli
biondi
ed
un
bell
'
uomo
,
alto
,
sorridente
,
piacevole
.
Ilda
osservò
che
Aldo
baciò
tutti
,
all
'
infuori
della
signora
bruna
,
alla
quale
si
era
limitato
a
stringere
la
mano
.
Ma
la
bimba
aveva
afferrato
il
giovane
per
una
falda
dell
'
abito
,
dicendo
con
voce
squillante
:
-
Non
baci
anche
la
mammina
?
-
-
Lo
studente
si
avvicinò
tutto
rosso
alla
signora
bruna
,
che
gli
porse
la
fronte
.
Poi
il
gruppo
si
avviò
all
'
uscita
.
Ilda
rimase
sconcertata
.
Tutta
quella
gente
non
aveva
nulla
di
misterioso
.
Per
certo
costoro
nulla
avevano
a
che
fare
coll
'
assassinio
di
Giulietta
,
nè
Fabio
poteva
conoscerli
.
Ma
la
bimba
della
vittima
dov
'
era
?
Quell
'
angioletta
bionda
,
che
chiacchierava
con
un
cinguettìo
d
'
uccello
,
camminando
per
mano
allo
studente
,
chiamò
mammina
la
signora
bruna
;
dunque
non
poteva
essere
la
figlia
di
Giulietta
!
Che
ne
era
stato
di
quella
piccina
?
Era
veramente
in
Ispagna
con
una
sorella
di
Aldo
?
Ilda
era
uscita
dalla
stazione
dietro
al
gruppo
senza
che
nessuno
le
badasse
.
Li
vide
entrare
in
una
casa
poco
distante
,
e
quando
furono
spariti
chiese
a
sè
stessa
:
-
Che
fare
?
Tornare
addietro
?
Nessun
treno
riparte
adesso
per
Torino
.
Fingerò
di
essere
una
forestiera
venuta
a
visitare
questi
dintorni
per
trovarvi
una
villetta
da
prendere
in
affitto
,
e
intanto
prenderò
informazioni
su
Aldo
.
-
Si
avviò
per
una
strada
di
campagna
,
e
vide
una
contadina
camminare
per
la
stessa
via
.
Le
si
avvicinò
.
-
Scusate
,
-
disse
-
vorrei
farvi
una
domanda
:
c
'
è
qualche
famiglia
nei
dintorni
che
dia
stanze
in
affitto
e
pensione
per
un
mese
o
due
?
-
Sì
,
signora
;
posso
accompagnarla
io
stessa
ad
una
trattoria
di
campagna
,
qui
vicina
,
dove
danno
anche
alloggio
:
un
luogo
pulito
,
frequentato
da
persone
oneste
.
-
Vi
ringrazio
.
-
Strada
facendo
continuarono
a
discorrere
.
-
La
signora
non
è
mai
stata
da
queste
parti
?
-
chiese
la
contadina
.
-
Ci
venni
una
volta
,
da
bambina
.
La
mia
povera
mamma
conosceva
molte
persone
di
questi
luoghi
,
fra
cui
la
famiglia
Pomigliano
.
-
Ma
non
è
d
'
Ivrea
,
è
di
San
Giorgio
Canavese
:
lo
so
,
perchè
mio
marito
aveva
un
fratello
,
in
quel
paese
,
manovale
presso
la
famiglia
Pomigliano
.
-
Forse
non
sarà
la
stessa
!
-
osservò
Ilda
.
-
Nella
famiglia
di
cui
parlo
io
,
-
proseguì
la
contadina
-
vi
era
una
bella
ragazza
bionda
,
la
signorina
Severina
,
che
si
è
maritata
appunto
qui
in
Ivrea
,
ed
un
ragazzo
,
il
signor
Aldo
,
ora
studente
a
Torino
.
-
Sì
,
sì
!
-
esclamò
Ilda
.
-
Sono
proprio
i
nomi
che
sentivo
dire
da
mia
madre
.
Essa
mi
diceva
che
erano
buona
gente
.
-
Dica
che
è
difficile
trovarne
migliore
.
I
vecchi
Pomigliano
,
marito
e
moglie
,
hanno
lavorato
e
lavorano
,
si
può
dire
,
notte
e
giorno
per
mantenere
il
figlio
agli
studi
,
e
coi
loro
risparmi
hanno
dato
una
buona
dote
alla
Severina
,
che
è
un
angelo
di
donna
,
sposata
a
un
vero
galantuomo
.
L
'
unico
loro
dispiacere
era
di
non
aver
figli
;
ma
ora
una
parente
,
rimasta
vedova
,
ha
affidato
loro
una
bambina
,
che
è
un
amore
.
Il
signor
Aldo
,
che
adora
la
sorella
,
viene
di
quando
in
quando
a
trovarla
.
Se
la
signora
vuol
andare
a
trovarli
,
abitano
in
una
bella
casetta
prossima
alla
stazione
.
-
Erano
giunte
alla
trattoria
,
una
casetta
modesta
che
aveva
al
primo
piano
una
terrazza
coperta
di
spesso
fogliame
,
sotto
cui
non
potevano
filtrare
i
raggi
del
sole
.
Quivi
erano
preparate
diverse
tavole
,
come
nel
giardino
sottostante
,
dove
già
si
trovavano
alcuni
avventori
.
Ilda
disse
che
pranzerebbe
sulla
terrazza
.
La
contadina
salutò
Ilda
,
che
le
regalò
due
lire
per
il
suo
incomodo
.
-
La
giornata
d
'
oggi
mi
costerà
una
bella
somma
,
-
pensava
la
giovane
-
e
forse
senza
alcuna
riuscita
;
ma
non
importa
:
non
voglio
trascurar
nulla
,
per
non
aver
rimorsi
.
-
La
padrona
della
trattoria
,
una
donna
cinquantenne
,
gioviale
e
simpatica
,
la
condusse
in
una
cameretta
pulita
,
dalla
cui
finestra
aperta
si
godeva
una
vista
incantevole
.
-
Le
faremo
subito
il
letto
,
signora
,
-
disse
-
se
vuol
coricarsi
.
-
No
;
mi
sdraierò
un
poco
sul
divano
,
-
rispose
Ilda
,
che
intanto
si
era
tolto
il
cappello
e
mostrava
il
suo
bel
viso
circondato
da
un
'
aureola
bionda
.
La
padrona
del
ristorante
non
potè
rattenere
un
movimento
d
'
ammirazione
.
-
La
signora
viene
per
la
prima
volta
da
queste
parti
?
-
chiese
.
-
No
;
vi
fui
da
bambina
,
-
disse
Ilda
-
ed
allora
ero
più
felice
di
adesso
,
che
mi
trovo
sola
al
mondo
,
vedova
....
-
Così
giovane
e
già
vedova
?
-
Sì
,
da
pochi
mesi
.
-
Oh
!
povera
signora
!
-
Viaggio
per
svagarmi
,
e
vorrei
venire
a
villeggiare
da
queste
parti
.
-
Farebbe
benissimo
,
perchè
quest
'
anno
si
sta
a
maraviglia
:
abbiamo
molti
forestieri
.
Da
ieri
,
alloggio
il
conte
Rossano
con
la
signora
.
-
Ilda
fece
uno
sforzo
per
non
dimostrare
la
sua
commozione
.
-
Ah
!
sì
?
-
disse
semplicemente
.
-
Di
dove
vengono
?
-
Da
Torino
;
la
contessa
ha
voluto
fermarsi
al
mio
albergo
,
dove
dice
che
passò
i
primi
giorni
della
sua
luna
di
miele
.
Anch
'
essi
pranzano
sulla
terrazza
.
-
La
padrona
dell
'
albergo
lasciò
Ilda
dopo
averle
chiesto
il
nome
che
doveva
sognare
sul
registro
.
-
Vedova
Laura
Favre
,
-
disse
la
giovane
.
E
rimasta
sola
pensò
:
-
Il
conte
Rossano
qui
?
E
con
sua
moglie
?
Conoscerò
dunque
quella
contessa
,
che
Fabio
non
ha
mal
veduta
:
sono
stata
ispirata
bene
venendo
in
questo
luogo
!
Forse
saprò
cose
utili
per
lo
mie
ricerche
.
-
All
'
ora
del
pranzo
ella
si
recò
sulla
terrazza
,
dove
il
conte
Rossano
era
già
colla
sua
compagna
,
una
donna
che
attirava
gli
sguardi
.
Bruna
,
pallida
,
flessuosa
,
dagli
occhi
pieni
di
languore
,
aveva
della
silfide
e
della
baccante
ad
un
tempo
.
Ella
parlava
al
conte
ridendo
,
con
un
atteggiamento
pieno
di
grazia
voluttuosa
.
Ilda
non
poteva
vedere
il
viso
di
Livio
,
perchè
le
volgeva
le
spalle
.
Però
,
ad
alcune
parole
pronunziate
sommessamente
dalla
compagna
,
egli
si
volse
,
ma
non
potè
vedere
di
Ilda
che
l
'
opulenta
chioma
dorata
:
ella
si
era
messa
a
sedere
alla
tavola
apparecchiata
per
lei
,
dallo
stesso
lato
,
ma
nell
'
ombra
,
e
volgeva
ad
entrambi
le
spalle
.
Il
conte
non
si
curò
più
di
quell
'
incognita
e
diè
i
suoi
ordini
ad
un
cameriere
.
Ilda
cominciò
a
mangiare
.
Ad
un
tratto
una
frase
in
francese
pronunziata
dalla
contessa
attrasse
l
'
attenzione
della
giovane
.
Ilda
conosceva
benissimo
la
lingua
francese
.
-
Insomma
,
non
vi
è
più
cosa
alcuna
che
ti
diverta
?
Rimpiangi
forse
tua
moglie
?
-
Chiudi
la
bocca
su
questo
soggetto
,
-
disse
con
tono
brusco
il
conte
-
sai
che
mi
irrita
.
Se
non
fosse
per
cagion
tua
,
la
contessa
non
avrebbe
mai
sospettato
nulla
.
Ma
io
non
penso
a
lei
.
-
Ilda
stupì
.
Dunque
,
quella
non
era
la
moglie
del
conte
,
sebbene
egli
la
facesse
passare
per
tale
?
Che
dramma
intimo
era
avvenuto
in
casa
di
Livio
a
cagione
della
donna
che
l
'
accompagnava
?
Un
momento
dopo
la
bella
bruna
riprendeva
:
-
A
chi
pensi
dunque
?
Se
sei
innamorato
di
qualche
donna
,
parla
:
ormai
con
te
sono
avvezza
a
tutto
!
Già
tu
sei
cambiato
da
quando
passammo
insieme
gli
ultimi
giorni
di
carnevale
;
ti
ricordi
quella
notte
del
giovedì
grasso
?
Eri
proprio
insoffribile
.
E
pensare
che
tua
moglie
a
Torino
piangeva
di
rabbia
e
di
gelosia
.
Ah
!
ti
avrei
rimandato
volentieri
a
lei
!
-
Ilda
ascoltava
anelante
.
Dunque
,
il
giovedì
grasso
di
quell
'
anno
il
conte
non
si
trovava
a
Torino
.
Ma
perchè
Fabio
le
aveva
detto
che
il
gentiluomo
era
partito
colla
moglie
?
Un
turbine
di
pensieri
la
sconvolgeva
.
-
Taci
,
Cinzia
!
-
brontolò
Livio
.
-
No
,
voglio
sfogarmi
un
poco
,
tanto
qui
nessuno
per
certo
capisce
il
francese
.
Tu
sei
insoffribile
,
e
non
so
perchè
stia
qui
con
te
,
invece
di
essere
a
Montecarlo
a
divertirmi
.
Sono
una
bestia
,
ma
vi
è
in
te
qualche
cosa
che
mi
attira
;
forse
i
tuoi
vizi
.
Non
riderò
....
sì
,
tu
sei
l
'
uomo
più
vizioso
che
io
abbia
conosciuto
;
non
hai
cuore
,
non
hai
che
i
sensi
,
e
scommetto
che
tu
sogni
già
qualche
nuovo
intrigo
con
una
seconda
Giulietta
....
-
Taci
!
-
esclamò
il
conte
con
un
accento
così
minaccioso
,
che
Cinzia
ammutolì
.
Vi
fu
silenzio
.
Al
nome
pronunziato
da
quella
donna
,
Ilda
divenne
livida
.
Dunque
,
i
suoi
sospetti
non
erano
infondati
?
Il
conte
aveva
conosciuto
Giulietta
,
e
la
sua
mano
armò
quella
di
Fabio
?
Ma
come
averne
le
prove
?
Il
conte
,
come
pentito
di
aver
trattato
bruscamente
la
sua
compagna
,
disse
con
voce
tenera
:
-
Cinzia
,
perchè
rivangare
vecchie
storie
?
Se
amassi
un
'
altra
,
perchè
ti
avrei
scritto
di
raggiungermi
?
Non
sei
tu
forse
per
me
più
che
un
'
amante
,
una
camerata
,
cui
posso
intieramente
confidarmi
?
Se
oltre
tutti
i
crucci
che
ho
,
tu
pure
mi
tormenti
,
finisco
col
commettere
qualche
follìa
.
Sai
bene
che
fin
dal
giorno
in
cui
la
tua
lettera
cadde
nelle
mani
di
mia
moglie
,
la
pace
di
casa
se
ne
andò
.
-
La
contessa
è
una
sciocca
!
-
Lo
credevo
,
mia
cara
;
-
interruppe
il
conte
-
invece
è
più
furba
di
me
e
di
te
.
Ella
ha
saputo
mostrarsi
inesorabile
ed
ha
dettato
i
suoi
patti
.
Mi
ha
bandito
dal
suo
appartamento
,
mi
ha
lasciato
libero
di
agire
come
voglio
,
assegnandomi
quindicimila
lire
di
rendita
mensili
,
che
mi
verrebbero
tolte
se
tentassi
una
riconciliazione
.
-
Che
vorresti
di
più
?
-
Ho
bisogno
di
denaro
,
-
rispose
con
voce
cupa
il
conte
.
-
Ho
perduto
al
giuoco
duecentomila
lire
in
poche
sere
,
ho
già
impegnato
la
rendita
di
sei
mesi
....
-
Perchè
commetti
simili
pazzie
?
-
Ne
è
causa
una
ragazza
....
-
Oh
!
oh
!
Sapevo
bene
che
gatta
ci
covava
!
Mi
ricordo
l
'
entusiasmo
dimostrato
al
mio
arrivo
,
le
tue
espansioni
,
le
lacrime
versate
stringendomi
fra
le
tue
braccia
,
la
gioia
con
cui
accogliesti
la
proposta
di
lasciare
per
qualche
tempo
Torino
.
Pensai
:
"
Livio
ha
qualche
cosa
da
dimenticare
.
"
E
si
tratta
d
'
una
ragazza
?
-
Sì
.
Bella
da
fare
impazzire
.
Essa
mi
è
sfuggita
quando
credevo
averla
nelle
mani
.
-
È
innamorata
d
'
un
altro
?
-
D
'
un
uomo
che
è
in
galera
.
-
Ilda
mordeva
il
tovagliuolo
per
non
gridare
.
-
Non
hai
un
indizio
dove
costei
sia
nascosta
?
-
No
.
-
Che
mestiere
esercita
?
-
È
commessa
in
un
negozio
di
mode
.
-
Onesta
?
-
Sì
.
-
Bada
,
Livio
,
che
a
furia
di
sedurre
fanciulle
oneste
tu
finirai
col
lasciarci
la
pelle
!
-
Questo
potrebbe
avvenire
se
m
'
innamorassi
di
una
giovane
che
avesse
un
padre
,
un
fratello
,
un
amante
.
Ma
io
scelgo
i
miei
tipi
fra
le
orfane
senza
difesa
.
-
Vi
sono
fanciulle
che
sanno
difendersi
da
sè
stesse
,
e
lo
prova
colei
che
tu
desideri
,
se
ha
saputo
sfuggire
alle
tue
grinfe
.
-
Colei
non
ha
mai
sospettato
il
mio
amore
.
Si
è
allontanata
da
me
,
perchè
credeva
che
volessi
intralciare
il
suo
progetto
,
che
è
quello
di
far
rifulgere
l
'
innocenza
dell
'
amante
,
che
essa
crede
vittima
di
un
errore
giudiziario
.
-
Sciocco
,
perchè
non
la
secondavi
?
-
Sì
,
ho
fatto
male
;
ma
se
la
ritrovo
,
voglio
cambiar
tattica
.
Intanto
,
prima
di
ricercarla
,
mi
occorre
del
denaro
.
Scriverò
a
mia
moglie
,
che
è
ora
presso
suo
padre
,
e
la
pregherò
di
tornare
in
città
avendo
bisogno
di
parlarle
.
Guai
a
lei
se
respingesse
la
mia
richiesta
!
-
Tu
mi
spaventi
quando
minacci
,
perchè
so
che
non
minacci
invano
!
-
Il
colloquio
prese
poi
una
piega
sentimentale
.
Ilda
,
incapace
di
resistere
più
a
lungo
,
si
recò
nella
propria
camera
.
I
suoi
occhi
brillavano
di
un
'
energia
sovrumana
.
-
Non
ho
perduto
la
mia
giornata
!
-
esclamò
.
-
Dunque
,
non
m
'
ingannavo
:
il
conte
conosceva
Giulietta
.
Ma
come
provare
che
ha
spinto
Fabio
a
un
assassinio
?
Ebbene
,
voglio
riuscirvi
e
ci
riuscirò
!
Se
intanto
avvertissi
sua
moglie
del
pericolo
che
corre
?
...
Sì
,
ormai
sono
decisa
;
voglio
mettermi
in
lotta
con
lui
!
-
Assorbita
da
quest
'
idea
,
Ilda
un
quarto
d
'
ora
dopo
si
allontanava
dall
'
albergo
onde
ripartire
per
Torino
,
non
avendo
ormai
più
interesse
di
rimanere
ad
Ivrea
.
IV
.
Nei
primi
momenti
,
Aldo
e
Bianca
,
felici
di
trovarsi
insieme
,
dimenticarono
tutti
i
guai
.
Dopo
pranzo
,
Aldo
chiese
alla
contessa
:
-
Volete
fare
un
giro
in
giardino
?
-
Volentieri
.
-
Uscirono
in
giardino
:
una
brezzolina
profumata
,
che
soffiava
attraverso
gli
alberi
,
accarezzò
il
viso
di
Bianca
,
che
esclamò
:
-
Come
si
sta
bene
qui
!
-
In
quel
piccolo
spazio
soleggiato
pareva
loro
di
essere
isolati
dal
mondo
.
Camminarono
un
poco
in
silenzio
,
attraversarono
una
spianata
erbosa
,
entrarono
in
un
chiosco
coperto
di
foglie
,
sedettero
sopra
una
panca
e
parlarono
.
-
Caro
Aldo
,
-
disse
Bianca
-
ho
lasciato
mio
padre
dicendogli
che
andavo
a
passare
un
paio
di
giorni
con
mio
marito
;
ma
in
verità
l
'
ho
fatto
perchè
ho
bisogno
di
voi
,
e
nel
presentimento
che
qualche
cosa
di
grave
mi
debba
accadere
,
qualche
cosa
che
forse
ci
costringerà
a
non
vederci
per
lungo
tempo
.
-
E
Bianca
raccontò
il
colloquio
avuto
col
marchese
Passiflora
,
aggiungendo
:
-
Egli
non
mi
perdona
di
averlo
un
giorno
respinto
,
come
non
mi
perdona
di
non
volerlo
accettare
adesso
come
amico
.
Per
certo
avvertirà
mio
padre
della
condotta
di
Livio
,
oppure
tenterà
qualche
altra
cosa
contro
me
.
-
Speranza
,
vi
difenderò
io
!
-
So
bene
che
siete
buono
,
audace
,
generoso
,
e
se
non
avessi
mio
padre
,
disprezzerei
qualsiasi
convenienza
,
andrei
orgogliosa
di
presentarvi
come
mio
amico
e
difensore
.
Ma
bisogna
ad
ogni
costo
risparmiare
quel
povero
vecchio
,
che
mi
crede
felice
,
che
di
nulla
dubita
,
nulla
sospetta
.
-
Bianca
aveva
le
lacrime
agli
occhi
.
-
Non
vi
turbate
così
;
-
disse
lo
studente
-
io
veglierò
senza
dar
ombra
ad
alcuno
e
impedirò
al
marchese
Passiflora
di
fare
qualsiasi
passo
contro
voi
.
-
Rimasero
seduti
l
'
uno
accanto
all
'
altra
,
Aldo
circondandole
la
vita
col
braccio
,
Bianca
colla
testa
appoggiata
alla
spalla
di
lui
.
-
Speranza
,
io
t
'
amo
,
tu
l
'
hai
compreso
,
-
sussurrò
il
giovane
-
nè
ti
offendano
le
mie
parole
!
Il
mio
affetto
è
puro
!
Mi
rimproveri
di
amarti
?
-
Perchè
dovrei
rimproverarti
?
-
disse
la
contessa
.
-
Io
pure
ti
amo
e
vado
orgogliosa
di
amarti
.
Nulla
ormai
può
disgiungere
le
nostre
anime
.
Amandoci
,
porteremo
la
nostra
croce
sorridendo
,
glorificando
lo
spirito
nella
esultanza
d
'
amore
.
-
Gli
occhi
di
Aldo
splendevano
soavemente
.
-
Cara
,
cara
!
-
esclamò
,
e
la
baciò
sui
capelli
.
La
voce
squillante
di
Gina
li
riscosse
.
-
Mammina
,
babbo
,
dove
siete
?
-
Un
istante
dopo
il
biondo
folletto
era
nelle
loro
braccia
.
Nei
due
giorni
in
cui
Aldo
e
Bianca
rimasero
presso
i
Rivalta
,
non
uscirono
mai
di
casa
,
trovando
ogni
gioia
in
quel
giardinetto
,
in
compagnia
delle
persone
teneramente
amate
.
Lo
studente
partì
per
il
primo
.
Bianca
fu
accompagnata
alla
stazione
da
Guglielmo
,
Severina
e
la
bimba
.
Già
da
tre
giorni
Bianca
si
trovava
di
nuovo
presso
il
padre
,
quando
una
mattina
Celia
le
disse
,
un
po
'
turbata
:
-
Signora
contessa
,
potrebbe
venire
nella
sala
verde
?
Una
signora
desidera
parlarle
.
-
-
L
'
impaccio
della
cameriera
non
sfuggì
al
signor
Moreno
,
che
era
presente
e
che
,
subodorando
qualche
mistero
in
quella
visita
,
quando
Bianca
fu
uscita
dal
salotto
,
si
avviò
egli
pure
verso
la
sala
verde
.
Il
signor
Moreno
non
titubò
:
egli
si
appiattò
dietro
la
porta
e
sentì
distintamente
che
all
'
entrare
di
sua
figlia
una
voce
di
donna
diceva
con
stupore
:
-
Lei
?
Lei
è
la
contessa
Rossano
?
-
Sì
,
io
!
-
rispose
Bianca
,
con
tranquilla
alterezza
.
-
Perchè
questa
sorpresa
?
-
Perchè
se
lei
è
la
contessa
Rossano
,
-
disse
lentamente
Ilda
,
perchè
era
lei
-
è
la
stessa
persona
che
cinque
giorni
fa
si
trovava
ad
Ivrea
,
presso
i
Rivalta
.
-
Bianca
rispose
senza
turbarsi
:
-
Non
lo
nego
.
Ma
a
voi
che
importa
?
-
chiese
poi
alteramente
.
Il
volto
di
Ilda
si
era
fatto
cupo
e
minaccioso
.
-
Allora
è
lei
,
-
proruppe
con
impeto
-
che
la
notte
del
giovedì
grasso
si
trovava
nella
casa
dove
assassinarono
Giulietta
Levera
,
è
lei
che
il
signor
Aldo
Pomigliano
fece
credere
sua
sorella
,
è
lei
che
portò
via
la
bambina
,
forse
per
sopprimerla
un
giorno
come
la
madre
!
-
Bianca
era
impallidita
;
ma
pensando
ad
Aldo
,
riprese
il
suo
contegno
altero
,
e
rispose
con
voce
ferma
:
-
Io
dovrei
respingere
le
vostre
accuse
,
dirvi
che
mentite
,
almeno
in
parte
;
ma
prima
di
abbassarmi
a
discolpe
,
vi
chiederò
a
mia
volta
:
"
Con
qual
diritto
siete
venuta
in
casa
mia
ad
insultarmi
?
"
-
Gli
occhi
di
Ilda
espressero
una
terribile
esaltazione
.
-
Vuole
saperlo
?
-
disse
in
tono
violento
.
-
Glielo
dirò
.
Un
uomo
è
stato
condannato
per
avere
ucciso
quella
povera
giovane
,
un
uomo
che
fino
all
'
ultimo
si
è
protestato
il
solo
colpevole
di
quel
delitto
.
Invece
costui
non
è
stato
che
il
mandatario
di
un
altro
,
o
di
un
'
altra
,
che
aveva
interesse
a
sbarazzarsi
di
quell
'
infelice
....
e
in
tal
modo
ha
sacrificato
anche
me
,
che
amava
,
che
doveva
sposare
in
quei
giorni
.
-
La
contessa
ebbe
una
scossa
:
la
sua
voce
quasi
si
raddolcì
,
chiedendo
:
-
Voi
siete
dunque
la
fidanzata
dell
'
assassino
?
-
Non
lo
chiami
così
:
egli
è
colpevole
perchè
l
'
hanno
spinto
su
quella
via
.
-
E
sospettate
di
me
?
-
Sì
;
e
giacchè
ho
cominciato
,
voglio
dirle
tutto
,
Lei
ha
conosciuto
il
mio
fidanzato
.
-
Io
?
...
No
.
-
Ilda
la
guardò
cogli
occhi
in
fiamme
.
-
Possibile
?
-
disse
.
-
Suo
marito
non
le
ha
mai
presentato
Fabio
Ribera
?
-
Mio
marito
?
-
esclamò
vivamente
Bianca
,
con
un
accento
che
fece
trasalire
Ilda
.
-
Come
poteva
conoscere
il
vostro
fidanzato
?
-
Vuol
dunque
farmi
credere
che
il
conte
non
le
abbia
mai
detto
come
Fabio
Ribera
,
un
orfano
fatto
educare
dalla
defunta
contessa
Rossano
,
fu
poi
da
lui
continuamente
assistito
,
tanto
che
Fabio
nulla
avrebbe
fatto
,
senza
averne
prima
il
suo
consenso
?
-
Vi
giuro
che
mio
marito
non
mi
ha
mai
fatto
parola
di
costui
,
nè
credo
che
lo
abbia
spinto
al
delitto
.
-
Ilda
scoteva
il
capo
.
-
Allora
,
se
il
conte
non
ha
spinto
Fabio
a
uccidere
Giulietta
,
in
qual
modo
lei
si
trovava
quella
notte
nella
soffitta
dell
'
assassinata
e
perchè
,
quando
costei
la
vide
,
la
riconobbe
ed
esclamò
:
"
Lei
?
Lei
?
Ma
non
sa
?
"
-
Io
pure
-
rispose
la
contessa
-
spesso
mi
sono
chiesta
come
mai
quella
sventurata
avesse
pronunziato
quella
frase
.
Ora
vi
dirò
per
quale
concatenazione
di
cose
io
mi
trovassi
la
notte
del
giovedì
grasso
in
quella
casa
fatale
.
Sarò
sincera
con
voi
,
perchè
mi
destate
un
senso
arcano
di
fiducia
.
Mio
marito
era
partito
il
giorno
prima
per
Milano
dicendomi
che
andava
a
trovare
una
parente
moribonda
.
Invece
la
mattina
del
giovedì
un
biglietto
dimenticato
dal
conte
mi
convinse
che
egli
m
'
ingannava
.
Era
andato
a
Milano
per
trovare
un
'
amante
.
-
Cinzia
!
-
interruppe
Ilda
.
Bianca
sussultò
.
-
Come
lo
sapete
?
-
Glielo
dirò
poi
:
continui
.
-
Voi
,
che
avete
amato
ed
amate
,
potete
comprendere
come
rimanessi
alla
certezza
del
tradimento
di
mio
marito
.
Allora
,
come
pazza
,
commisi
una
follìa
,
della
quale
però
non
mi
pento
.
-
Qui
la
contessa
raccontò
come
al
veglione
avesse
avuto
la
fortuna
d
'
imbattersi
in
Aldo
;
si
diffuse
a
parlare
della
delicatezza
,
della
generosità
del
giovane
,
poi
descrisse
in
qual
modo
si
era
trovata
nella
soffitta
della
povera
Giulietta
e
tutto
ciò
che
era
dopo
avvenuto
.
-
Se
non
mi
sono
divisa
legalmente
da
mio
marito
,
-
concluse
-
è
perchè
ho
un
padre
che
mi
adora
e
che
morrebbe
di
dolore
se
venisse
a
conoscere
tutto
ciò
.
Ma
col
conte
non
ho
più
nulla
di
comune
.
Se
mi
reco
ad
Ivrea
,
è
per
vedere
quella
bambina
,
che
amo
come
se
fosse
mia
.
Eccovi
tutta
la
verità
.
Spero
che
adesso
mi
crederete
.
-
Sì
,
-
disse
Ilda
con
umiltà
-
e
le
domando
perdono
di
averla
sospettata
.
Ella
è
una
vittima
del
conte
,
come
lo
è
stato
il
mio
povero
Fabio
.
Ed
ora
sono
convinta
più
che
mai
che
il
conte
,
dopo
aver
sedotto
Giulietta
,
spinse
il
suo
protetto
ad
ucciderla
,
a
sacrificarsi
per
lui
....
-
Sarebbe
orribile
!
-
esclamò
Bianca
.
-
Come
vi
nacque
questo
sospetto
?
-
Glielo
dirò
,
signora
contessa
.
Quando
Fabio
si
assentò
dicendomi
che
andava
a
prendere
alcune
carte
per
il
nostro
matrimonio
,
mi
disse
che
il
conte
era
partito
con
lui
e
che
starebbero
assenti
qualche
tempo
.
Perchè
questa
doppia
menzogna
,
mentre
il
povero
giovane
non
aveva
mai
mentito
?
Perchè
,
dopo
il
delitto
,
il
conte
non
si
presentò
a
far
testimonianza
del
buon
carattere
del
suo
protetto
?
Perchè
Fabio
non
richiese
mai
di
lui
,
non
alluse
alla
sua
relazione
col
conte
?
Il
sospetto
si
insinuava
nella
mia
anima
.
-
Ilda
narrò
allora
la
morte
di
sua
madre
,
le
visite
del
conte
,
che
ella
sfuggì
recandosi
ad
abitare
nella
soffitta
dell
'
assassinata
,
cambiando
nome
,
trasformando
la
propria
persona
per
non
essere
riconosciuta
,
onde
raggiungere
lo
scopo
che
si
era
prefissa
:
scoprire
il
vero
colpevole
.
-
Così
,
-
soggiunse
-
seppi
della
incognita
che
si
ora
trovata
in
quella
notte
nella
soffitta
della
povera
Giulietta
.
Chi
era
costei
?
Dissi
a
me
stessa
che
lo
studente
doveva
essere
in
relazione
con
quella
donna
,
e
mi
proposi
di
seguirlo
quando
si
assentava
da
Torino
.
"
Per
questo
mi
recai
ad
Ivrea
,
senza
che
lo
studente
sospettasse
di
essere
seguito
da
me
.
"
Io
lo
vidi
alla
stazione
con
tutti
loro
,
e
seguii
il
gruppo
fino
all
'
uscio
di
casa
;
chiesi
poi
informazioni
su
lui
e
sui
coniugi
Rivalta
e
me
ne
fecero
mille
elogi
.
"
Non
sapevo
più
che
pensare
,
mi
pareva
di
aver
fatto
quel
viaggio
inutilmente
,
quando
,
essendomi
recata
in
un
albergo
per
passarvi
alcune
ore
,
seppi
che
era
ivi
alloggiato
il
conte
Rossano
colla
signora
.
-
Bianca
gettò
un
lieve
grido
,
-
Mio
marito
ad
Ivrea
,
-
esclamò
-
con
una
donna
che
fa
passare
per
me
?
-
Sì
,
quella
Cinzia
presso
la
quale
egli
si
nascose
a
Milano
,
mentre
a
Torino
veniva
assassinata
la
povera
Giulietta
,
-
rispose
Ilda
.
E
con
parole
concitate
ripetè
il
colloquio
di
Livio
coll
'
amante
.
-
Udite
queste
infami
cose
,
-
proseguì
Ilda
-
deliberai
di
venire
ad
avvertire
lei
del
pericolo
che
corre
,
ansiosa
al
tempo
stesso
di
conoscerla
.
A
Torino
seppi
dove
si
trovava
e
partii
.
Ora
può
immaginarsi
la
brusca
sorpresa
provata
riconoscendo
in
lei
la
signora
che
si
trovava
ad
Ivrea
in
compagnia
del
signor
Aldo
e
degli
altri
.
Il
sospetto
mi
assalse
di
nuovo
.
-
Vi
comprendo
,
-
esclamò
Bianca
con
slancio
-
e
non
solo
vi
perdono
di
tutto
cuore
,
ma
vi
ringrazio
di
esser
venuta
,
perchè
adesso
mi
unirò
a
voi
per
smascherare
il
colpevole
,
quand
'
anche
il
colpevole
fosse
mio
marito
!
-
Ilda
apparve
commossa
.
-
No
,
signora
contessa
,
-
disse
-
non
lo
permetto
.
Lasci
fare
a
me
,
che
non
ho
alcun
timore
di
lui
,
che
disprezzo
le
sue
minacce
come
il
suo
amore
,
che
non
ho
,
come
lei
,
un
padre
che
mi
ami
,
che
possa
soffrire
per
cagion
mia
.
-
Questo
padre
ritroverà
tutta
la
sua
forza
per
difendere
la
figlia
e
vendicare
le
vittime
di
quel
furfante
,
-
disse
la
voce
sonora
del
signor
Moreno
,
comparso
all
'
improvviso
nella
sala
.
Bianca
si
alzò
gettando
un
grido
di
angoscia
.
Ma
suo
padre
le
stendeva
le
braccia
,
ed
ella
vi
si
gettò
piangendo
.
Ilda
,
in
piedi
,
pallidissima
,
non
osava
pronunziare
parola
.
-
Tu
hai
sentito
tutto
,
padre
mio
?
-
domandò
la
contessa
.
-
Tutto
,
perchè
ebbi
il
presentimento
che
la
visita
della
signorina
mi
rivelasse
qualche
mistero
che
ti
riguardava
.
Bianca
,
tu
facesti
male
a
non
aver
fiducia
in
me
;
e
voi
,
signorina
,
mi
avete
addolorato
coi
vostri
sospetti
sulla
mia
innocente
creatura
;
ma
adesso
che
so
tutto
,
vi
scuso
e
vi
stendo
la
mano
da
amico
.
-
Ilda
aveva
le
lacrime
agli
occhi
.
-
Io
vi
ringrazio
,
-
esclamò
-
e
vi
giuro
che
d
'
ora
innanzi
non
farò
un
passo
senza
consultarvi
!
-
Ed
io
non
ti
nasconderò
più
nulla
,
-
soggiunse
Bianca
-
ed
appoggiata
a
te
,
mi
sentirò
sicura
.
-
Il
signor
Moreno
la
baciò
sulla
fronte
,
mentre
stringeva
la
manina
di
Ilda
.
V
.
Il
conte
Livio
era
tornato
a
Torino
di
cattivissimo
umore
:
ormai
Cinzia
l
'
annoiava
,
eppure
non
voleva
sbarazzarsi
di
lei
,
forse
perchè
la
giovane
era
la
sola
che
avesse
penetrati
molti
dei
suoi
segreti
.
Egli
aveva
ceduto
all
'
amante
il
suo
elegante
quartierino
da
scapolo
,
non
potendo
per
il
momento
sobbarcarsi
troppe
spese
.
Una
settimana
dopo
il
suo
ritorno
scrisse
un
biglietto
alla
contessa
,
per
avvertirla
che
aveva
necessità
di
parlarle
.
Livio
era
sicuro
che
sua
moglie
non
gli
avrebbe
dato
un
rifiuto
,
onde
la
sera
stessa
disse
allegramente
a
Cinzia
:
-
Vedrai
che
fra
qualche
giorno
potrò
offrirti
un
appartamento
migliore
di
questo
,
con
mobili
di
palissandro
,
e
comprarti
quel
fermaglio
di
brillanti
che
tanto
desideri
.
-
Sei
sicuro
che
la
contessa
cederà
alle
tue
minacce
?
-
disse
Cinzia
.
Livio
si
arricciò
i
baffi
con
aria
spavalda
.
-
Sicurissimo
,
-
rispose
-
perchè
Bianca
ha
troppa
paura
dello
scandalo
,
a
cagione
di
suo
padre
.
Firmerà
e
tacerà
!
-
Due
giorni
dopo
,
verso
mezzogiorno
,
Livio
,
sempre
in
attesa
della
moglie
,
stava
per
mettersi
a
tavola
nella
sala
da
pranzo
del
proprio
palazzo
,
allorchè
un
cameriere
annunziò
:
-
Il
signor
Moreno
!
-
Se
un
fulmine
fosse
caduto
ai
piedi
di
Livio
,
non
l
'
avrebbe
maggiormente
stordito
.
In
un
attimo
pensò
che
Bianca
avesse
confidato
tutto
al
padre
,
e
fremette
.
Il
suocero
entrò
,
sorridente
,
disinvolto
,
esclamando
:
-
Se
ti
trovo
a
pranzo
,
vuoldire
che
non
c
'
è
nulla
di
grave
.
Bianca
ha
avuto
torto
a
spaventarsi
!
-
Livio
riacquistò
subito
la
baldanza
.
Il
signor
Moreno
nulla
sapeva
.
Bianca
non
aveva
parlato
.
Per
cui
si
slanciò
incontro
al
suocero
,
stendendogli
le
mani
e
dicendo
con
voce
commossa
:
-
Mi
aspettavo
così
poco
la
tua
venuta
,
che
ne
sono
ancora
stordito
.
Bianca
non
si
sentirà
male
,
spero
?
-
No
,
no
,
rassicurati
;
è
soltanto
infreddata
,
ed
io
ho
trovato
imprudente
che
si
mettesse
in
viaggio
,
tanto
più
che
io
stesso
avevo
bisogno
di
venire
a
Torino
.
-
Mentre
parlava
,
il
conte
gli
teneva
fissi
gli
occhi
addosso
,
con
aria
di
maraviglia
.
Il
signor
Moreno
sembrava
ringiovanito
.
La
sua
persona
,
per
il
solito
un
po
'
cascante
,
si
raddrizzava
come
quella
di
un
giovinotto
.
-
Hai
un
aspetto
magnifico
,
-
disse
il
conte
-
e
mi
congratulo
di
vederti
così
bene
.
I
tuoi
dolori
reumatici
ti
hanno
lasciato
?
-
Interamente
.
Ma
giacchè
sono
giunto
in
buon
punto
,
non
faccio
complimenti
,
mi
metto
a
tavola
con
te
.
-
Livio
diè
l
'
ordine
di
mettere
un
'
altra
posata
.
Il
signor
Moreno
sedette
fregandosi
le
mani
con
aria
soddisfatta
e
disse
a
Livio
:
-
Scommetto
che
la
tua
lettera
è
stata
semplicemente
un
tranello
per
far
venire
Bianca
,
sembrandoti
abbastanza
lungo
il
tempo
senza
lei
.
-
Livio
soffocò
la
rabbia
che
internamente
lo
divorava
.
-
È
vero
;
-
rispose
-
a
te
non
lo
posso
nascondere
.
-
Io
l
'
avevo
indovinato
;
-
soggiunse
il
signor
Moreno
-
ma
quella
benedetta
figliuola
è
così
impressionabile
,
che
ha
subito
creduto
ti
fosse
accaduto
qualche
sventura
.
Basta
,
oggi
stesso
le
scriverò
per
tranquillarla
,
perchè
io
debbo
trattenermi
a
Torino
.
-
Durante
il
pranzo
,
parlarono
di
cose
futili
,
ma
quando
furono
passati
nel
salottino
da
fumo
,
il
signor
Moreno
,
col
sigaro
fra
le
labbra
,
disse
sorridendo
:
-
Tu
non
immagini
certo
ciò
che
ho
deliberato
di
fare
.
-
Livio
provò
una
vaga
inquietudine
.
-
Sentiamo
,
-
disse
con
simulata
allegria
.
-
Vengo
a
stabilirmi
presso
di
voi
.
Sono
stanco
di
vivere
lontano
da
mia
figlia
e
di
condurre
una
vita
da
orso
.
Io
non
vi
darò
noia
,
perchè
ho
la
mia
servitù
,
e
se
mangeremo
tutti
insieme
,
pagherò
la
mia
pensione
.
Del
resto
,
piena
libertà
da
ambe
le
parti
.
Come
capirai
,
Bianca
è
contenta
della
mia
decisione
.
E
tu
?
-
Io
pure
,
padre
mio
,
-
disse
Livio
con
dolcezza
.
Poi
,
cambiando
tono
e
fisionomia
,
avvicinatosi
al
suocero
,
disse
con
accento
turbato
:
-
Posso
confidarti
una
cosa
?
-
Per
certo
.
Dove
potresti
trovare
un
confidente
migliore
di
me
?
-
Hai
ragione
.
Ah
!
perchè
prima
di
sobbarcarmi
in
false
speculazioni
non
mi
sono
rivolto
a
te
?
-
Il
volto
del
signor
Moreno
non
esprimeva
alcuna
diffidenza
.
-
È
vero
!
Bianca
mi
ha
parlato
alto
alto
di
certi
affari
da
te
intrapresi
.
Ti
sono
forse
andati
male
?
-
Purtroppo
!
-
mormorò
Livio
con
aria
compunta
.
-
Sono
stato
raggirato
da
un
birbante
che
ha
fatto
rilucere
dinanzi
ai
miei
occhi
una
vera
miniera
d
'
oro
,
mentre
portava
via
il
mio
.
-
Sei
stato
troppo
ingenuo
;
non
dovevi
arrischiare
del
denaro
in
speculazioni
sconosciute
.
Che
bisogno
ne
avevi
?
-
Arrossivo
di
dover
tutto
a
mia
moglie
,
e
sognavo
di
diventar
ricco
,
di
elevare
Bianca
sopra
una
montagna
d
'
oro
.
-
La
sua
voce
si
era
fatta
convulsa
.
Il
signor
Moreno
non
perdeva
la
sua
espressione
bonaria
.
-
Il
tuo
pensiero
era
lodevole
;
-
disse
-
ma
Bianca
è
ricca
abbastanza
per
due
.
Quando
io
più
non
sarò
,
la
montagna
d
'
oro
per
lei
si
troverà
inalzata
.
Intanto
spero
che
la
lezione
ti
avrà
servito
e
non
intraprenderai
altri
affari
senza
consultarmi
.
Quando
Bianca
,
la
settimana
scorsa
,
venne
a
trovarti
,
a
passare
due
giorni
con
te
,
le
facesti
parte
della
tua
sconfitta
?
-
No
,
non
ne
ebbi
il
coraggio
,
-
disse
il
conte
,
che
trasalì
sentendo
che
Bianca
si
era
allontanata
dalla
tenuta
col
pretesto
di
raggiungerlo
.
Dove
si
era
recata
?
Il
signor
Moreno
sorrise
.
-
Capisco
!
Tu
non
hai
pensato
che
al
piacere
di
abbracciarla
,
-
esclamò
-
e
di
rinnovare
una
breve
luna
di
miele
!
So
che
conducesti
Bianca
ad
Ivrea
.
-
Chi
te
l
'
ha
detto
?
-
balbettò
il
conte
,
livido
.
-
Bianca
stessa
,
-
rispose
con
bonomia
il
signor
Moreno
.
-
Le
avevi
proibito
di
farmene
parte
?
-
No
,
no
.
-
Egli
era
spaventato
di
quanto
sentiva
,
e
chinava
gli
occhi
dinanzi
agli
sguardi
del
signor
Moreno
,
che
rimaneva
quieto
,
sorridente
.
-
Basta
!
-
disse
questi
con
dolce
accento
.
-
Hai
fatto
bene
a
non
turbare
Bianca
col
racconto
della
tua
sconfitta
,
alla
quale
rimedierò
io
stesso
.
A
quanto
ammonta
la
tua
perdita
?
-
Era
il
momento
decisivo
.
Il
conte
mandò
un
sospiro
,
esitò
un
istante
,
poi
rispose
con
voce
debole
:
-
A
quattrocentomila
lire
!
-
Il
signor
Moreno
non
battè
palpebra
.
-
Dammi
un
calamaio
ed
una
penna
,
-
disse
.
Livio
si
affrettò
ad
obbedirlo
.
Il
signor
Moreno
si
tolse
di
tasca
un
libretto
,
ne
staccò
un
foglio
,
vi
scrisse
alcune
parole
e
porgendolo
al
genero
:
-
Oggi
stesso
-
disse
-
potrai
presentarti
dal
mio
banchiere
a
ritirare
la
somma
che
,
m
'
immagino
,
non
hai
pagata
.
-
No
,
padre
mio
....
mi
ero
reso
garante
....
firmai
delle
cambiali
....
-
Bene
,
bene
:
non
voglio
saper
nulla
della
trappola
che
ti
avevano
preparata
;
paga
il
tuo
debito
e
non
se
ne
parli
più
.
-
Come
ringraziarti
?
-
E
l
'
ipocrita
ruppe
in
pianto
.
Il
signor
Moreno
si
alzò
,
nervoso
.
-
Se
fai
così
,
ti
lascio
!
-
disse
.
-
Non
occorrono
queste
scene
fra
noi
!
Se
ti
hanno
giuocato
un
brutto
tiro
,
il
tuo
onore
è
salvo
,
dal
momento
che
io
posso
pagare
.
Via
,
asciuga
quelle
lacrime
,
vai
a
riscuotere
il
tuo
chèque
,
mentre
io
mi
ritiro
a
riposare
nel
mio
appartamento
.
-
Il
conte
volle
accompagnarlo
fino
alla
sua
camera
e
diede
ordine
al
suo
domestico
di
mettersi
a
disposizione
del
suocero
.
Poi
lasciò
il
palazzo
,
sollevato
.
L
'
arrivo
del
suocero
l
'
aveva
sconcertato
,
ma
ormai
aveva
il
cuore
tranquillo
.
Peraltro
non
capiva
come
Bianca
avesse
potuto
dire
a
suo
padre
di
essere
stata
ad
Ivrea
.
Che
qualcuno
l
'
avesse
avvertita
che
egli
viaggiava
in
compagnia
di
Cinzia
facendola
passare
per
moglie
?
Non
volle
più
stare
a
riflettere
,
dal
momento
che
sua
moglie
stessa
lo
sosteneva
per
non
dispiacere
al
padre
.
Infatti
,
se
il
signor
Moreno
avesse
avuto
qualche
dubbio
sulle
infedeltà
di
lui
,
non
gli
avrebbe
dato
quel
denaro
!
Riscosso
lo
chèque
,
pagato
un
debito
di
giuoco
,
si
trovò
ancora
in
possesso
di
centocinquantamila
lire
.
Allora
si
recò
a
comprare
il
fermaglio
per
Cinzia
e
,
andato
da
lei
,
glielo
presentò
con
aria
trionfante
.
-
Hai
dunque
vinto
?
-
chiese
ella
ridendo
.
-
Completamente
;
ma
la
partita
è
stata
col
suocero
.
-
Come
?
Come
?
-
E
narrò
l
'
arrivo
del
signor
Moreno
,
il
colloquio
avuto
con
lui
.
-
Cinzia
aggrottava
le
ciglia
.
-
Non
rallegrarti
troppo
!
-
disse
infine
.
-
Io
non
ci
vedo
chiaro
nella
generosità
del
vecchio
e
nella
sua
determinazione
di
stabilirsi
a
Torino
.
Gatta
ci
cova
:
quell
'
allusione
alla
gita
di
sua
figlia
con
te
ad
Ivrea
mi
sa
di
mistero
.
-
Quando
il
conte
tornò
al
palazzo
trovò
il
suocero
già
alzato
e
di
eccellente
umore
.
-
Che
cosa
c
'
è
di
spettacoli
divertenti
?
-
chiese
al
genero
.
Livio
lo
guardò
stupito
,
tuttavia
rispose
:
-
Una
compagnia
di
operette
all
'
Alfieri
.
-
Ebbene
,
andremo
ad
ammirarla
.
-
Il
conte
cadeva
dalle
nuvole
.
Il
suocero
,
così
austero
,
tanto
avverso
alla
società
,
cambiava
ad
un
tratto
di
abitudini
?
Il
signor
Moreno
pranzò
con
appetito
,
mostrandosi
molto
allegro
,
incitando
il
genero
ad
imitarlo
.
Quando
giunsero
all
'
Alfieri
,
il
primo
atto
dell
'
operetta
era
quasi
al
termine
.
I
due
uomini
presero
posto
nella
seconda
fila
delle
poltrone
e
dovettero
passare
innanzi
ad
una
bellissima
bruna
,
elegante
,
con
un
largo
cappello
alla
moschettiera
e
grossi
brillanti
agli
orecchi
.
Era
Cinzia
che
,
vedendo
il
suo
amante
con
quel
signore
,
trasalì
,
perchè
comprese
che
era
il
suocero
del
conte
.
Livio
non
potè
trattenere
una
smorfia
vedendo
la
giovane
,
e
la
fissò
con
uno
sguardo
corrucciato
,
che
ella
ricambiò
sdegnosamente
.
Il
signor
Moreno
vide
quello
occhiate
,
e
quando
fu
seduto
,
disse
al
genero
:
-
Hai
veduto
quella
bruna
,
nella
nostra
fila
?
-
No
,
-
rispose
il
conte
con
noncuranza
.
-
E
una
bella
donna
;
ma
io
conosco
di
meglio
:
un
bocconcino
da
re
:
sedici
anni
o
poco
più
,
capelli
neri
,
alta
,
ben
fatta
,
occhi
da
far
impazzire
.
-
E
dove
hai
trovata
questa
fenice
?
-
Non
te
lo
dirò
:
è
il
mio
segreto
;
soltanto
non
ti
nascondo
che
devo
a
quell
'
ammaliatrice
la
risoluzione
di
venire
a
Torino
.
-
Tanto
meglio
!
-
pensò
il
conte
.
-
Se
egli
commette
delle
follìe
,
saprà
scusare
le
mie
!
-
L
'
atto
era
finito
,
quando
un
giovane
elegantissimo
,
dall
'
aria
di
buontempone
,
si
avvicinò
al
conte
,
stendendogli
la
mano
.
-
Buona
sera
,
Livio
:
vieni
stanotte
al
circolo
?
-
No
,
-
rispose
bruscamente
il
conte
,
toccando
appena
la
mano
del
giovane
.
Ma
questi
non
si
sgomentò
,
e
senza
badare
che
l
'
amico
era
in
compagnia
di
un
altro
:
-
Dimmi
,
è
vero
che
hai
lasciato
Cinzia
?
-
chiese
.
Il
conte
,
stizzito
,
chiese
:
-
Chi
è
Cinzia
?
Non
la
conosco
.
-
Ah
!
ah
!
si
vede
che
sei
in
collera
con
lei
.
Ma
scommetto
che
stasera
rifarete
la
pace
:
non
per
niente
l
'
hai
seguita
al
teatro
;
guardala
,
com
'
è
bella
,
con
quel
cappellone
alla
moschettiera
!
-
Ti
dico
che
sei
pazzo
!
Non
so
di
chi
tu
voglia
parlare
!
-
L
'
altro
divenne
subito
serio
,
e
togliendosi
il
cappello
,
con
un
'
aria
fra
comica
e
sprezzante
:
-
Scusate
!
-
disse
.
E
andò
a
sedere
vicino
a
Cinzia
.
Livio
,
livido
di
rabbia
,
si
volse
al
suocero
:
-
È
un
imbecille
,
quel
giovanotto
!
-
Perchè
?
-
rispose
calmo
il
signor
Moreno
.
-
Ti
ha
fatto
delle
domande
naturalissime
,
e
tu
non
dovevi
prenderti
soggezione
di
me
e
rispondere
la
verità
.
Io
compatisco
le
debolezze
altrui
.
-
Ti
assicuro
che
colui
si
è
ingannato
:
io
non
conosco
quella
donna
.
-
Meglio
così
!
-
E
siccome
l
'
orchestra
aveva
sonate
le
prime
battute
del
secondo
atto
e
il
telone
si
era
alzato
,
il
signor
Moreno
si
occupò
a
guardare
la
scena
.
Il
conte
e
il
suocero
tornarono
al
palazzo
insieme
.
Il
signor
Moreno
si
ritirò
nel
suo
appartamento
.
Il
conte
,
invece
di
coricarsi
,
era
uscito
novamente
per
recarsi
ad
un
circolo
,
dove
si
giuocava
tutta
la
notte
.
Ma
non
era
il
giuoco
che
ve
lo
attirava
:
voleva
trovare
l
'
amico
che
aveva
osato
parlargli
di
Cinzia
in
faccia
al
suocero
.
La
sua
presenza
al
circolo
fu
accolta
da
esclamazioni
di
gioia
,
ed
il
primo
che
il
conte
si
vide
dinanzi
fu
appunto
il
giovane
che
cercava
.
Allora
,
squadrandolo
da
capo
a
piedi
:
-
Chi
ti
ha
dato
il
diritto
-
disse
-
di
farmi
stasera
quelle
stupide
domande
al
teatro
?
-
Il
diritto
me
lo
sono
arrogato
io
,
-
rispose
l
'
altro
-
perchè
credevo
di
rivolgermi
al
compagno
che
si
era
compiaciuto
altra
volta
di
raccontarmi
le
sue
avventure
amorose
e
non
mi
aveva
nascosta
la
sua
relazione
con
Cinzia
,
relazione
che
tutti
conoscono
,
me
ne
appello
a
questi
signori
.
-
Ma
questi
signori
ti
diranno
pure
che
bisogna
essere
imbecilli
per
venire
a
interrogarmi
su
tale
relazione
mentre
mi
trovavo
in
compagnia
di
mio
suocero
.
-
Un
sonoro
scoppio
di
risa
risonò
da
tutte
le
parti
.
Il
giovane
rimase
scombussolato
,
e
con
l
'
accento
del
più
sincero
cordoglio
:
-
Scusami
,
amico
;
-
disse
-
ti
assicuro
che
se
avessi
potuto
immaginare
che
quel
signore
era
in
tua
compagnia
,
non
ti
avrei
rivolte
quelle
domande
stupide
,
come
ben
dici
.
Ma
io
ti
credevo
solo
,
e
supponevo
che
per
semplice
dispetto
tu
non
fossi
vicino
a
Cinzia
.
-
Livio
parve
esitare
un
istante
,
poi
sorrise
,
e
stendendo
la
mano
al
giovane
:
-
Accetto
le
scuse
,
-
esclamò
-
e
non
ne
parliamo
più
!
-
Quella
notte
giocò
,
e
la
fortuna
gli
fu
favorevole
.
Quando
abbandonò
il
suo
posto
per
tornare
a
casa
,
aveva
trentamila
lire
di
più
.
La
mattina
seguente
,
alzatosi
verso
le
nove
,
seppe
che
il
suocero
era
già
uscito
.
Il
vecchio
tornò
a
mezzogiorno
.
Sembrava
molto
contento
.
Il
conte
fu
proprio
persuaso
che
il
signor
Moreno
ignorasse
totalmente
la
sua
condotta
verso
la
moglie
,
e
nella
sua
fatuità
credette
che
Bianca
avesse
spinto
il
padre
a
recarsi
a
Torino
per
potere
,
col
suo
mezzo
,
riconciliarsi
con
lui
.
Per
cui
,
quando
il
suocero
gli
chiese
se
voleva
accompagnarlo
alla
tenuta
,
accettò
con
entusiasmo
.
Si
sentiva
quasi
felice
all
'
idea
di
riavvicinarsi
alla
moglie
.
Avvertì
con
un
biglietto
Cinzia
della
sua
assenza
di
qualche
giorno
e
partì
col
signor
Moreno
.
Quando
arrivarono
al
castello
,
Bianca
abbracciò
il
padre
,
quindi
porse
la
mano
al
conte
.
Ma
quella
mano
era
così
fredda
,
che
gli
fece
capire
come
egli
avesse
sperato
invano
nell
'
indulgenza
di
lei
.
Tuttavia
,
trovandosi
più
tardi
solo
con
Bianca
,
assunse
un
'
aria
compunta
,
piena
di
dolore
e
mormorò
:
-
Signora
,
la
visita
improvvisa
di
vostro
padre
aveva
aperto
il
mio
cuore
alla
più
dolce
delle
speranze
:
speravo
che
per
lui
,
se
non
per
me
,
avreste
dimenticato
e
perdonato
.
-
Ella
lo
fissò
con
uno
sguardo
pieno
di
disprezzo
.
-
Dimenticare
,
perdonare
?
-
ripetè
.
-
Si
può
farlo
per
un
uomo
onesto
che
un
istante
di
traviamento
ha
fatto
deviare
dalla
retta
via
;
ma
per
voi
che
avete
mentito
sempre
,
per
voi
che
,
calpestando
ogni
riserbo
,
aveste
perfino
la
temerità
di
presentare
come
vostra
moglie
una
sgualdrina
non
può
esservi
nel
mio
cuore
che
odio
e
repulsione
.
Evitate
dunque
di
avvicinarmi
se
non
volete
che
io
mi
ribelli
e
vi
schiacci
!
-
E
voltategli
le
spalle
,
lasciò
il
conte
quasi
fuori
di
sè
dalla
rabbia
.
-
Me
la
pagherà
!
-
pensò
,
stringendo
i
pugni
.
E
uscito
dalla
tenuta
per
non
incontrarsi
in
quel
momento
col
signor
Moreno
,
diresse
i
suoi
passi
verso
la
villa
del
marchese
Passiflora
.
Immerso
nei
suoi
pensieri
,
il
conte
camminava
con
la
testa
china
,
quando
una
voce
ironica
lo
fece
trasalire
.
Era
il
marchese
Passiflora
.
-
Sempre
pensieroso
,
sempre
innamorato
!
-
diceva
.
E
stendendo
la
mano
a
Livio
:
-
Ti
sei
dunque
deciso
a
venire
un
po
'
in
campagna
?
-
soggiunse
ridendo
.
Il
conte
si
era
rasserenato
.
-
Sono
venuto
a
riprendere
la
contessa
,
-
rispose
.
-
Ma
ti
assicuro
che
,
sebbene
giunto
da
poche
ore
,
sono
già
annoiato
.
-
Il
marchese
Passiflora
lo
prese
a
braccetto
.
-
Capisco
,
birbante
,
rimpiangi
Cinzia
!
Ma
,
bada
,
è
pericoloso
lasciar
per
lungo
tempo
sola
una
moglie
come
la
tua
.
Essa
potrebbe
fare
qualche
scappatella
,
che
suo
padre
non
si
curerebbe
di
tenerle
dietro
.
-
Per
parlare
così
,
tu
devi
sapere
qualche
cosa
;
ma
bada
,
io
ho
troppa
fiducia
in
mia
moglie
per
nutrire
il
minimo
sospetto
contro
lei
,
tanto
più
se
fatto
nascere
da
un
uomo
che
non
può
dimenticare
di
essere
stato
respinto
come
marito
.
-
Passiflora
aveva
tolto
il
suo
braccio
da
quello
del
conte
,
e
fermatosi
su
due
piedi
lo
guardò
fisso
,
seriamente
.
-
È
vero
;
-
rispose
-
non
posso
dimenticare
il
rifiuto
di
quella
giovinetta
che
mi
avrebbe
reso
felice
,
come
ho
l
'
orgoglio
di
credere
che
sarei
stato
per
lei
il
migliore
dei
mariti
,
e
fremo
pensando
che
quella
felicità
è
toccata
a
te
,
che
eri
meno
degno
di
ottenerla
.
-
Marchese
!
-
Non
ti
alterare
,
è
la
verità
!
Non
credo
di
offenderti
,
perchè
so
quanto
vali
.
Però
il
tuo
trionfo
non
è
durato
a
lungo
.
-
Il
conte
impallidì
.
-
Che
ne
sai
tu
?
-
Più
di
quello
che
credi
,
perchè
tu
e
Bianca
,
da
quel
tempo
,
mi
siete
sempre
stati
a
cuore
.
Essa
non
ha
tardato
a
scoprire
che
il
suo
prescelto
non
valeva
il
rifiutato
;
e
per
consolarsi
di
veder
distrutta
la
sua
cara
illusione
,
è
andata
in
cerca
di
un
altro
.
-
Il
conte
gettò
un
grido
di
furore
.
-
Marchese
,
voi
insultate
mia
moglie
e
me
ne
renderete
conto
!
-
Quando
vorrete
,
mio
caro
!
-
rispose
senza
scomporsi
il
marchese
.
-
La
contessa
almeno
mi
sarà
grata
di
averla
sbarazzata
di
voi
.
-
Non
so
che
mi
tenga
dallo
schiaffeggiarvi
!
-
Passiflora
si
mise
a
ridere
.
-
Ve
lo
dirò
io
,
conte
:
la
paura
.
Perchè
voi
siete
audace
soltanto
con
le
donne
,
di
cui
sapete
benissimo
sbarazzarvi
quando
ne
siete
stanco
.
-
Queste
ultime
parole
,
dette
a
caso
,
ebbero
un
effetto
fulminante
sul
conte
.
Egli
indietreggiò
livido
,
barcollante
,
Passiflora
rideva
sempre
.
-
Vedete
,
caro
conte
,
-
soggiunse
-
che
ho
còlto
nel
segno
.
Ma
rinfrancatevi
,
io
non
ho
alcuna
volontà
di
battermi
con
voi
:
lo
farei
soltanto
se
vostra
moglie
chiedesse
il
mio
appoggio
.
Sfortunatamente
Bianca
mi
odia
,
perchè
mi
crede
vostro
amico
,
mi
giudica
forse
alla
stessa
stregua
,
e
va
in
cerca
di
un
puro
ideale
.
-
Il
conte
,
furente
,
si
riavvicinò
al
marchese
.
-
Voi
vorreste
farmi
credere
che
mia
moglie
ha
un
amante
;
-
disse
con
voce
alterata
-
ma
non
ci
riuscirete
.
-
Ne
sono
persuaso
,
-
rispose
il
marchese
con
oltraggiosa
disinvoltura
.
-
Da
questo
lato
vi
torna
più
comodo
fare
il
sordo
.
-
Gli
voltò
le
spalle
e
si
allontanò
.
Livio
ristette
immobile
,
finchè
non
lo
vide
sparire
fra
un
gruppo
di
alberi
.
Tuttavia
mai
il
suo
orgoglio
aveva
tanto
sanguinato
.
Era
stato
insultato
dal
marchese
,
che
forse
narrerebbe
la
scena
gettando
il
ridicolo
su
lui
!
Sua
moglie
aveva
un
amante
?
-
Lo
saprò
,
-
disse
con
la
gola
stretta
.
VI
.
Mentre
si
svolgevano
queste
scene
,
Fabio
scontava
il
suo
delitto
in
prigione
,
rassegnato
al
suo
destino
.
Egli
lavorava
nell
'
amministrazione
delle
carceri
,
dove
sono
ammessi
i
detenuti
di
ottima
condotta
,
e
così
le
sue
giornate
,
sebbene
monotone
,
trascorrevano
abbastanza
presto
.
Le
notti
erano
terribili
:
nel
silenzio
della
cella
,
Fabio
si
abbandonava
a
spaventevoli
scoppi
di
dolore
,
di
collera
,
di
disperazione
.
Rivedeva
la
sua
vittima
,
ricostruiva
l
'
orribile
scena
di
quella
notte
,
si
contorceva
sotto
accessi
di
convulsioni
,
fino
a
che
cadeva
inerte
sul
giaciglio
ed
un
sonno
pesante
scendeva
a
lenire
i
suoi
rimorsi
,
i
suoi
dolori
.
Poi
,
a
poco
a
poco
,
anche
quegli
accessi
si
calmarono
e
le
sue
notti
furono
meno
agitate
.
Quando
pensava
a
Ilda
,
gli
sembrava
che
tutto
il
sangue
gli
affluisse
al
cuore
con
violenza
,
trovava
in
sè
un
tesoro
di
energia
sublime
che
gli
faceva
dimenticare
il
luogo
dove
si
trovava
,
quanto
era
accaduto
.
Ah
!
se
avesse
potuto
dire
almeno
a
lei
...
!
Ma
no
,
egli
avrebbe
taciuto
sempre
:
era
necessario
,
lo
doveva
:
una
morta
gliel
'
aveva
imposto
.
Fabio
parlava
pochissimo
coi
suoi
compagni
di
carcere
,
ma
si
mostrava
così
buono
con
tutti
,
che
nessuno
nutriva
astio
contro
lui
.
I
giorni
,
i
mesi
scorrevano
.
Per
Natale
quasi
tutti
i
prigionieri
ricevono
qualche
regalo
.
A
Fabio
pervennero
diversi
doni
della
fidanzata
,
del
suo
principale
,
e
alcuni
doni
anonimi
,
ma
che
egli
doveva
ben
sapere
da
chi
gli
pervenivano
.
Libri
,
oggetti
,
dolci
,
erano
stati
prima
minutamente
visitati
,
ma
i
pochi
biglietti
che
li
accompagnavano
potevano
essere
consegnati
al
prigioniero
.
Quello
di
Ilda
diceva
:
"
Coraggio
e
speranza
in
Dio
:
lavoro
per
te
,
non
ti
dimentico
,
ti
sono
sempre
vicina
col
cuore
.
"
Il
suo
principale
gli
scrisse
,
inviandogli
una
scatola
di
dolci
squisiti
:
"
Perchè
tu
veda
che
non
sei
dimenticato
.
Buon
Natale
!
"
E
"
Buon
Natale
!
"
stampato
,
ripeteva
l
'
invio
dei
doni
anonimi
.
Fabio
pianse
di
gioia
;
distribuì
i
dolci
fra
i
suoi
compagni
;
per
sè
tenne
soltanto
un
libro
rilegato
,
Le
mie
prigioni
di
Silvio
Pellico
.
Si
mise
sul
cuore
il
biglietto
di
Ilda
.
Quella
notte
egli
si
addormentò
col
sorriso
sulle
labbra
.
Il
giorno
dopo
,
all
'
ora
della
ricreazione
,
incominciò
la
lettura
delle
Mie
prigioni
.
Aveva
già
percorse
alcune
pagine
,
quando
sussultò
.
Nelle
interlinee
di
un
foglio
vi
erano
scritte
delle
parole
in
un
carattere
minutissimo
.
Lo
scritto
diceva
:
"
Tu
hai
presunto
troppo
della
fedeltà
di
Ilda
:
essa
ha
un
amante
che
le
ha
regalato
una
palazzina
,
carrozza
e
cavalli
ed
è
diventata
una
delle
mantenute
più
in
voga
.
"
Ilda
ha
sprezzato
l
'
appoggio
del
sincero
amico
che
tu
le
lasciasti
,
ha
riso
di
lui
,
l
'
ha
perfino
minacciato
,
sperando
di
farlo
tacere
.
Ma
ho
voluto
avvertirti
,
a
costo
di
tutto
,
perchè
mi
si
strazia
il
cuore
nel
vederti
così
ingannato
.
Io
continuerò
a
vegliare
su
lei
,
e
qualunque
cosa
succeda
ti
avvertirò
.
Intanto
,
se
puoi
,
dimenticala
:
essa
è
indegna
di
te
.
"
Tu
hai
avuto
troppa
fiducia
in
lei
.
"
Fabio
rimase
come
stupidito
.
Chiuse
il
libro
e
dopo
poco
tornò
al
lavoro
,
che
disimpegnò
macchinalmente
.
Quella
sera
,
gettatosi
bocconi
sul
pagliericcio
,
scoppiò
in
singhiozzi
.
Tradito
,
tradito
da
lei
,
che
il
giorno
prima
gli
aveva
scritto
quel
biglietto
che
teneva
sul
cuore
.
Eppure
l
'
uomo
che
aveva
vergate
quelle
parole
,
il
conte
Livio
,
il
suo
protettore
,
non
poteva
ingannarlo
!
Ma
perchè
Ilda
gli
scriveva
:
"
Coraggio
e
speranza
in
Dio
:
lavoro
per
te
,
non
ti
dimentico
,
ti
sono
sempre
vicina
col
cuore
"
?
Per
alcuni
giorni
Fabio
ebbe
nuovamente
accessi
di
disperazione
che
sembrava
dovessero
renderlo
pazzo
;
poi
,
un
senso
di
stanchezza
lo
colse
,
ed
egli
continuò
ad
eseguire
macchinalmente
il
suo
lavoro
;
ma
era
pallido
,
accasciato
.
Per
certo
se
il
conte
lo
avesse
veduto
in
quei
giorni
,
avrebbe
pensato
che
Fabio
non
uscirebbe
più
da
quel
carcere
che
cadavere
.
Ma
anche
Livio
non
si
trovava
sopra
un
letto
di
rose
!
Dopo
la
scena
avvenuta
col
marchese
Passiflora
,
il
conte
nascose
il
suo
avvilimento
e
ingoiò
tutto
l
'
amaro
versatogli
dal
marchese
,
col
pensiero
di
vendicarsi
un
momento
o
l
'
altro
di
lui
.
Intanto
il
signor
Moreno
tutto
disponeva
per
la
propria
partenza
.
-
Ora
sono
tranquilla
!
-
disse
la
buona
Celia
alla
sua
cara
padrona
.
-
Lei
non
ha
più
nulla
da
temere
.
Con
suo
padre
vicino
,
il
conte
si
guarderà
bene
dal
recarle
un
dispiacere
.
-
È
vero
;
-
rispose
Bianca
-
ma
d
'
ora
innanzi
non
mi
sarà
più
concesso
di
vedere
Aldo
ed
abbracciare
quella
bambina
:
l
'
ho
promesso
a
mio
padre
,
e
manterrò
la
mia
promessa
fino
a
quando
il
conte
non
verrà
smascherato
e
tutto
sarà
finito
fra
noi
.
-
Ma
lei
può
scrivere
al
giovane
ed
avere
notizie
della
bambina
.
-
Questo
sì
;
se
il
babbo
me
l
'
avesse
proibito
,
ne
sarei
morta
.
-
Il
conte
conservava
la
sua
perfetta
disinvoltura
dinanzi
al
suocero
e
sembrava
il
migliore
dei
mariti
.
Al
loro
arrivo
a
Torino
,
il
signor
Moreno
si
stabilì
nel
suo
appartamento
,
perfettamente
libero
,
dove
poteva
tenere
presso
di
sè
Lucia
ed
il
suo
fidato
cameriere
.
Egli
fece
fare
una
porticina
segreta
che
metteva
in
comunicazione
le
sue
stanze
con
quelle
della
figlia
.
Al
conte
Livio
fu
nascosta
l
'
esistenza
di
quella
porticina
.
Incominciava
il
dicembre
.
Verso
le
quattro
,
i
portici
erano
affollati
.
Un
giorno
Livio
,
con
alcuni
amici
,
si
era
diretto
verso
Baratti
....
Camminavano
chiacchierando
,
ridendo
,
ammirando
le
belle
che
passavano
loro
vicino
.
Dinanzi
alla
confetteria
Baratti
si
fermarono
in
gruppo
.
In
quel
momento
uno
dei
compagni
di
Livio
disse
ad
alta
voce
:
-
Ecco
la
Cleo
.
Fortunato
il
mortale
che
la
possiede
!
-
Livio
si
volse
e
rimase
trasecolato
.
La
giovane
che
il
suo
compagno
aveva
chiamata
Cleo
era
Ilda
,
la
fidanzata
di
Fabio
,
la
fanciulla
che
avrebbe
voluto
far
sua
a
costo
di
un
delitto
.
Ella
appariva
di
una
bellezza
maravigliosa
,
vestita
con
eleganza
suprema
.
Sotto
il
largo
cappello
a
piume
,
i
capelli
nerissimi
,
divisi
sulla
fronte
,
le
scendevano
fino
agli
orecchi
,
ai
quali
scintillavano
due
brillanti
di
una
grossezza
straordinaria
.
Nulla
di
più
voluttuoso
del
pallore
del
suo
volto
,
dei
suoi
occhi
bistrati
,
color
verde
-
mare
.
Le
labbra
provocanti
,
di
un
rosso
acceso
,
mettevano
in
mostra
,
nel
sorriso
,
denti
di
una
bianchezza
lattea
.
Passò
altera
dinanzi
al
gruppo
dei
giovani
,
entrò
da
Baratti
e
non
tardò
ad
uscirne
,
tenendo
fra
le
dita
inguantate
un
pacco
di
caramelle
.
Sali
in
un
superbo
coupè
a
due
cavalli
,
che
attendeva
fuori
dei
portici
.
Tutto
ciò
era
avvenuto
in
così
breve
tempo
,
che
il
conte
credette
di
essere
vittima
di
un
'
allucinazione
,
nè
si
scosse
che
quando
Ilda
si
fu
allontanata
.
Allora
si
volse
vivamente
al
compagno
chiedendogli
:
-
Chi
è
quella
Cleo
?
Che
fa
?
Come
la
conosci
?
-
Ih
!
ih
!
quante
domande
!
-
risposo
l
'
altro
ridendo
.
-
Ti
ha
dunque
subito
stregato
,
la
bella
ammaliatrice
?
Essa
è
mantenuta
da
un
milionario
incognito
.
Già
da
un
mese
frequenta
i
ritrovi
eleganti
,
e
so
che
molti
vanno
pazzi
per
lei
,
ma
inutilmente
.
Il
suo
Creso
,
che
qualcuno
dice
sia
un
russo
,
ha
acquistato
per
lei
una
palazzina
stupenda
.
La
giovane
ha
preso
il
nome
di
Cleo
,
perchè
per
l
'
addietro
fu
protagonista
di
un
dramma
da
Corte
d
'
Assise
.
-
Il
conte
aveva
il
cervello
in
fiamme
;
i
suoi
occhi
lanciavano
foschi
lampi
.
Ilda
si
era
presa
giuoco
di
lui
!
Ilda
era
l
'
amante
di
un
altro
,
mentre
egli
,
per
averla
,
avrebbe
dato
la
vita
!
E
Fabio
ignorava
tutto
,
passava
i
suoi
giorni
fiducioso
nella
fedeltà
della
fanciulla
che
l
'
aveva
difeso
con
tanta
passione
!
Ma
egli
l
'
avrebbe
avvertito
,
anche
per
dargli
così
un
colpo
terribile
,
forse
mortale
.
Sbarazzarsi
di
quell
'
uomo
,
il
cui
pensiero
lo
tormentava
ogni
notte
,
impadronirsi
di
Ilda
,
era
in
quell
'
istante
il
suo
desiderio
unico
.
Come
fare
?
Dopo
avere
a
lungo
pensato
,
si
recò
quella
stessa
sera
a
casa
di
Cinzia
.
L
'
ex
ballerina
od
il
conte
si
erano
nuovamente
divisi
con
tacito
accordo
:
Cinzia
,
ripresa
la
propria
libertà
,
si
era
stabilita
a
Torino
,
ed
un
negoziante
di
cereali
aveva
preso
il
posto
di
Livio
.
Però
fra
il
conte
e
Cinzia
rimaneva
un
'
apparenza
di
amicizia
:
avevano
stabilito
che
entrambi
,
all
'
occasione
,
si
sarebbero
scambievolmente
aiutati
.
Livio
trovò
la
giovane
a
casa
e
sola
.
Ella
stava
cenando
,
e
veduta
alla
luce
del
gas
,
appariva
seducentissima
nell
'
abito
rosa
.
-
Che
buon
vento
ti
guida
?
-
chiese
stendendo
la
mano
al
conte
.
-
Vorrei
sapere
se
conosci
una
certa
Cleo
.
-
Cinzia
fece
un
brusco
movimento
,
guardò
il
conte
con
occhi
fiammeggianti
.
-
Se
la
conosco
?
-
proruppe
con
accento
d
'
odio
.
-
È
una
mia
rivale
!
Quando
m
'
incontra
mi
guarda
con
aria
di
sfida
,
sorride
con
disprezzo
....
Ah
!
se
potessi
schiacciarla
!
-
Livio
era
ritornato
calmo
.
-
Te
no
darò
i
mezzi
io
,
-
disse
.
-
Se
tu
farai
questo
,
-
esclamò
Cinzia
con
voce
carezzevole
-
io
ti
obbedirò
come
una
schiava
!
-
Il
conte
,
fissando
i
suoi
occhi
in
quelli
di
lei
,
disse
con
voce
bassa
e
fremente
:
-
Ebbene
,
ascoltami
....
-
VII
.
Quando
Ilda
tornò
a
Torino
,
dopo
essersi
trattenuta
due
giorni
alla
tenuta
di
Bianca
,
non
sembrava
più
la
stessa
di
quando
era
partita
.
Un
raggio
di
gioia
brillava
nei
suoi
occhi
e
dimostrava
il
suo
contento
.
Dopo
tante
angosce
,
Ilda
sentiva
nel
suo
cuore
alitare
le
più
soavi
speranze
.
Ella
aveva
trovato
due
buone
creature
che
si
sarebbero
unite
a
lei
per
smascherare
il
conte
,
punirlo
se
era
il
vero
colpevole
,
dischiudere
,
se
possibile
,
le
porte
del
carcere
all
'
infelice
che
si
sacrificava
.
Ilda
aveva
discusso
molto
col
signor
Moreno
circa
gli
strani
rapporti
fra
il
conte
e
Fabio
.
Per
certo
fra
loro
esisteva
un
misterioso
legame
,
che
aveva
reso
l
'
uno
lo
schiavo
sommesso
dell
'
altro
.
Ma
come
scoprire
tale
mistero
,
che
sarebbe
la
chiave
di
tutto
?
La
giovane
sperava
di
riuscirvi
.
Con
Bianca
ed
il
signor
Moreno
avevano
ideato
un
piano
per
conseguire
l
'
intento
desiderato
.
Ilda
,
col
fine
discernimento
della
donna
,
aveva
indovinato
il
puro
amore
di
Bianca
per
lo
studente
Aldo
,
e
pensava
che
quei
due
erano
degni
l
'
uno
dell
'
altra
.
-
Se
non
ci
fosse
il
conte
!
-
diceva
fra
sè
e
sè
.
Quella
sera
Ilda
,
a
tarda
ora
,
si
recò
a
bussare
alla
soffitta
di
Aldo
.
Il
giovane
stava
studiando
.
Tuttavia
aprì
.
La
vista
di
quella
giovane
,
che
egli
aveva
appena
intraveduta
due
volte
nel
corridoio
,
lo
sorprese
.
-
Che
desidera
,
signorina
?
-
Ho
una
lettera
da
consegnarle
.
-
L
'
aveva
tratta
dal
corsetto
e
gliela
porse
.
Il
giovane
riconobbe
subito
la
calligrafia
di
Bianca
.
-
Entri
;
si
accomodi
,
la
prego
!
-
disse
con
premura
.
Aldo
si
assorbì
nella
sua
lettura
.
La
contessa
gli
faceva
parte
di
tutto
quanto
era
accaduto
in
quei
giorni
:
della
comparsa
di
Ilda
,
del
colloquio
con
lei
,
dell
'
apparizione
improvvisa
del
signor
Moreno
,
del
perdono
di
lui
,
e
di
tutto
quanto
avevano
combinato
insieme
con
la
fidanzata
di
Fabio
.
/
#
"
Noi
saremo
separati
per
lungo
tempo
,
mio
caro
Aldo
,
"
terminava
la
lettera
"
ma
le
nostre
anime
non
si
divideranno
mai
.
L
'
avvenire
sarà
forse
migliore
del
passato
.
Mettiti
ad
intera
disposizione
di
Ilda
:
essa
ti
dirà
qual
parte
dovrai
assumere
in
ciò
che
abbiamo
ideato
;
accettala
,
te
ne
prego
.
Ilda
stessa
ti
presenterà
a
mio
padre
:
ubbidiscilo
in
tutto
e
ti
troverai
contento
.
"
#
/
Lo
studente
,
terminata
la
lettura
,
alzò
gli
occhi
su
Ilda
con
tenerezza
,
e
con
accento
familiare
:
-
Siete
voi
,
-
disse
-
la
fidanzata
dell
'
uomo
che
assassinò
la
povera
Giulietta
?
-
Ilda
rispose
,
grave
:
-
Sono
io
;
ma
per
certo
non
mi
avreste
riconosciuta
sotto
questo
travestimento
.
È
stato
necessario
per
venir
ad
abitare
nella
camera
dell
'
assassinata
.
-
Avete
avuto
tanto
coraggio
?
-
Il
mio
amore
per
Fabio
mi
ha
dato
la
forza
e
l
'
energia
di
tentar
tutto
per
scoprire
la
verità
.
-
Sospettate
il
conte
Rossano
?
-
Sì
.
-
Ma
l
'
assassinio
fu
veramente
compiuto
dal
vostro
fidanzato
.
-
Il
conte
fu
senza
dubbio
l
'
istigatore
.
-
Aldo
era
pensieroso
.
-
Perchè
non
faceste
il
nome
di
lui
all
'
udienza
?
-
Fabio
me
l
'
aveva
proibito
.
Lo
studente
trasalì
.
-
Come
?
-
La
giovane
raccontò
dei
rapporti
del
suo
fidanzato
col
conte
,
come
questi
passasse
per
un
benefattore
,
e
si
diffuse
sulla
riconoscenza
di
Fabio
verso
quell
'
uomo
.
Parlò
quindi
dell
'
offerte
fattele
dal
conte
quando
il
giovane
fu
condannato
,
della
fuga
di
lei
,
della
sua
scoperta
il
giorno
in
cui
si
era
recata
ad
Ivrea
,
di
tutto
ciò
che
aveva
raccontato
a
Bianca
.
-
Continuerete
ad
abitare
la
soffitta
della
povera
Giulietta
?
-
chiese
Aldo
,
quando
essa
ebbe
finito
di
parlare
.
-
Sì
,
ma
vi
farò
le
mie
apparizioni
di
quando
in
quando
,
dovendo
d
'
ora
innanzi
vivere
altrove
.
-
I
due
s
'
intrattennero
ancora
a
lungo
.
Quella
sera
Ilda
rientrata
nella
sua
soffitta
dopo
la
mezzanotte
,
prima
di
coricarsi
pregò
fervorosamente
,
chiedendo
a
Dio
di
sostenerla
nella
lotta
che
stava
per
intraprendere
.
Quindici
giorni
dopo
,
sotto
il
nome
di
Cleo
,
essa
prendeva
possesso
di
una
elegantissima
palazzina
,
acquistata
a
suo
nome
dal
signor
Moreno
.
Tutti
parlavano
della
eleganza
,
del
lusso
della
nuova
stella
.
Ogni
sera
la
giovane
scriveva
un
minuto
ragguaglio
di
tutti
gli
avvenimenti
della
giornata
,
una
specie
di
diario
che
veniva
segretamente
inviato
a
Bianca
.
Il
giorno
del
suo
incontro
col
conte
Livio
davanti
alla
pasticceria
Baratti
,
Ilda
tornò
a
casa
agitata
.
Finalmente
la
lotta
comincerebbe
ed
ella
vi
si
apprestava
con
energia
.
La
sera
stessa
il
signor
Moreno
si
recò
da
lei
ed
ebbero
un
lungo
colloquio
insieme
.
Ilda
,
fino
dai
primi
giorni
della
sua
nuova
esistenza
,
si
era
incontrata
con
Cinzia
,
e
la
fissò
con
uno
sguardo
pieno
di
disprezzo
o
di
sfida
.
Due
giorni
dopo
l
'
incontro
di
Livio
,
Ilda
se
ne
stava
nel
suo
salotto
,
allorchè
una
cameriera
le
consegnò
il
biglietto
di
un
visitatore
.
Ilda
lesse
:
"
Conte
Livio
Rossano
.
"
-
Introducilo
subito
nel
salotto
rosa
,
-
disse
alla
cameriera
.
Ilda
indossava
un
abito
da
casa
che
le
stava
a
meraviglia
.
Aveva
i
capelli
negligentemente
annodati
e
trattenuti
da
un
pettine
di
brillanti
.
Ella
passò
nel
salotto
,
dove
,
in
attesa
di
lei
,
il
conte
,
pallido
come
un
cadavere
,
esaminava
lo
splendore
di
quella
stanza
,
un
gioiello
di
buon
gusto
.
Sentendo
aprire
un
uscio
,
si
volse
e
rattenne
a
stento
un
grido
di
ammirazione
.
Ilda
appariva
calma
,
sorridente
.
-
Quale
sorpresa
,
caro
conte
!
-
esclamò
.
-
Che
volete
!
Ho
desiderato
di
accertarmi
co
'
miei
occhi
se
la
Cleo
che
fa
tanto
parlare
di
sè
a
Torino
eravate
proprio
voi
,
Ilda
.
Non
volevo
crederci
....
mi
pareva
impossibile
.
Ma
,
disgraziata
fanciulla
,
avete
dunque
dimenticato
il
povero
Fabio
,
che
per
voi
ha
commesso
un
delitto
?
-
Ilda
si
sdraiò
su
di
una
poltrona
con
atto
civettuolo
.
Rideva
,
mostrando
i
denti
bianchissimi
.
-
Conte
,
smettete
le
prediche
:
le
detesto
.
E
poi
,
come
potete
farvi
il
difensore
della
virtù
dopo
le
confidenze
da
voi
fatte
alla
sedicente
contessa
che
era
in
vostra
compagnia
in
un
albergo
di
Ivrea
?
-
Il
conte
rimase
a
bocca
aperta
dallo
stupore
.
-
Orsù
,
giuochiamo
a
carte
scoperte
!
-
proseguì
Ilda
.
-
Non
è
lo
scrupolo
per
il
condannato
che
vi
ha
condotto
da
me
,
sibbene
il
dispetto
di
perdere
la
preda
che
agognavate
.
-
Livio
era
in
preda
ad
una
grande
confusione
.
La
giovane
continuava
a
ridere
.
-
Osereste
negare
?
-
domandò
.
-
Ebbene
,
no
,
non
lo
nego
!
-
rispose
risoluto
il
conte
.
-
E
,
se
avete
udite
le
mie
confidenze
,
saprete
fino
a
qual
punto
vi
ami
.
-
Al
punto
di
commettere
voi
pure
un
delitto
....
Ah
!
ah
!
-
Non
ridete
così
;
se
sapeste
che
male
mi
fate
!
Potevo
io
mai
pensare
che
voi
,
così
onesta
,
che
respingevate
ogni
mia
proposta
,
che
fuggiste
da
me
....
-
Non
ne
indovinaste
la
cagione
?
-
interruppe
Ilda
.
-
No
;
ditela
,
ditela
,
ve
ne
prego
!
-
Ella
inclinò
vezzosamente
la
testa
,
ed
i
suoi
occhi
presero
un
'
espressione
di
languore
.
-
Io
avevo
indovinato
il
vostro
amore
;
-
esclamò
-
capivo
che
la
condanna
di
Fabio
aveva
fatto
nascere
nel
vostro
cuore
un
'
insensata
speranza
....
-
Perchè
insensata
?
-
Perchè
mai
mi
sarei
data
al
protettore
del
mio
fidanzato
!
Voi
siete
l
'
unico
uomo
che
non
avrebbe
mai
potuto
trionfare
di
me
.
-
E
me
lo
dite
con
tanta
franchezza
?
-
Perchè
mentire
?
Veramente
io
avevo
risoluto
di
restar
fedele
a
Fabio
,
ma
dopo
alcuni
mesi
di
lotta
con
la
miseria
,
vedendomi
disprezzata
dalla
società
che
mi
riteneva
forse
complice
del
condannato
,
convinta
infine
che
Fabio
era
veramente
colpevole
,
decisi
di
prendermi
una
rivincita
su
quelli
stessi
che
mi
disprezzavano
,
e
siccome
trovai
,
viaggiando
,
un
'
ottima
occasione
,
non
me
la
lasciai
sfuggire
.
Come
vedete
,
il
mio
protettore
ha
fatto
le
cose
in
grande
.
-
Una
collera
tremenda
contraeva
il
volto
di
Livio
.
-
E
se
io
ne
avvertissi
Fabio
?
-
Ilda
alzò
con
disprezzo
le
spalle
.
-
Che
m
'
importa
?
Io
mi
godrò
la
vita
tuttavia
!
-
Ilda
,
io
non
dirò
nulla
,
ve
lo
prometto
,
Fabio
ignorerà
tutto
,
ma
voi
non
sarete
crudele
con
me
.
-
Volle
prenderle
una
mano
,
ma
la
giovane
la
ritrasse
vivamente
.
-
Giù
le
zampe
,
caro
mio
;
se
volete
che
continui
a
ricevervi
e
che
la
mia
accoglienza
sia
amichevole
,
dovete
stare
al
vostro
posto
,
altrimenti
,
se
verrete
un
'
altra
volta
,
troverete
l
'
uscio
chiuso
.
-
Io
non
metterò
più
piede
nella
casa
di
un
altro
.
-
Questa
è
casa
mia
,
sapete
!
-
disse
con
alterezza
Ilda
.
-
Il
mio
protettore
me
l
'
ha
regalata
:
potete
mettervi
a
suo
pari
?
-
Sì
,
che
lo
posso
!
-
gridò
il
conte
.
-
Datemi
una
sola
speranza
,
ed
io
metto
ai
vostri
piedi
tutte
le
mie
ricchezze
.
-
Ilda
l
'
interruppe
con
uno
scroscio
di
risa
.
-
Le
vostre
ricchezze
?
-
soggiunse
.
-
Dimenticate
,
conte
,
di
aver
detto
alla
vostra
sedicente
contessa
che
vi
trovavate
al
verde
,
che
avevate
bisogno
di
denaro
per
aver
perduto
duecentomila
lire
al
giuoco
ed
impegnata
la
rendita
di
sei
mesi
?
E
minacciavate
la
vera
contessa
,
che
fortunatamente
non
poteva
sentirvi
,
se
non
acconsentiva
a
pagare
i
vostri
debiti
!
-
Il
conte
era
livido
.
-
Ma
dove
eravate
,
voi
,
per
sapere
tutto
questo
?
-
Accanto
alla
vostra
tavola
,
dove
voi
pranzavate
in
compagnia
della
sedicente
contessa
.
Oh
!
voi
credevate
che
nessuno
,
lì
,
capisse
il
francese
;
ma
c
'
ero
io
,
e
udii
tutto
.
-
Il
conte
fremeva
,
ma
Ilda
era
così
adorabile
,
così
provocante
,
che
egli
perdeva
la
testa
.
-
Ilda
,
abbiate
pietà
di
me
!
-
balbettò
.
-
Se
vi
sentisse
Cinzia
....
-
E
divenendo
seria
:
-
È
inutile
,
-
disse
.
-
Forse
,
se
non
foste
stato
il
protettore
di
Fabio
,
avrei
potuto
amarvi
.
-
Io
rinnego
il
mio
protetto
dal
momento
che
si
è
reso
indegno
di
me
,
-
diss
'
egli
con
voce
ansante
.
Ilda
conservò
il
suo
sorriso
.
-
Che
m
'
importa
,
adesso
?
-
esclamò
.
-
Io
non
sono
libera
,
e
,
quand
'
anche
lo
fossi
,
vi
fuggirei
egualmente
.
-
E
stesa
la
mano
ad
un
bottone
del
campanello
,
lo
premè
nervosamente
.
Prima
che
il
conte
avesse
il
tempo
di
rispondere
,
una
cameriera
apparve
.
Ilda
era
già
in
piedi
,
e
con
la
massima
disinvoltura
:
-
Accompagna
il
signor
conte
,
-
disse
.
-
Ah
!
dimenticavo
avvertirvi
che
il
giovedì
sera
ricevo
gli
amici
;
si
fa
un
po
'
di
musica
,
poi
si
cena
.
Sarete
il
benvenuto
.
-
Il
conte
era
stordito
.
-
Non
mancherò
,
-
rispose
macchinalmente
.
E
seguì
la
cameriera
,
tutto
fremente
d
'
ira
.
Appena
in
istrada
si
disse
:
-
Ilda
si
prende
giuoco
di
me
e
di
Fabio
,
che
aveva
piena
fiducia
in
lei
!
Ma
io
l
'
avvertirò
.
-
Poi
soggiunse
con
accento
più
cupo
:
-
Voglio
conoscere
il
nababbo
che
la
mantiene
,
ed
agirò
contro
di
lui
per
avere
Ilda
nelle
mie
mani
.
-
VIII
.
Il
marchese
Passiflora
non
era
ancora
soddisfatto
della
lezione
data
a
Livio
:
egli
avrebbe
voluto
torturarlo
,
come
egli
era
stato
torturato
,
respinto
da
Bianca
per
la
seconda
volta
.
Il
marchese
era
quasi
sicuro
che
la
contessa
avesse
qualche
intrigo
.
Ma
come
scoprirlo
?
Passiflora
aveva
un
cameriere
intelligente
,
fedele
,
del
quale
poteva
fidarsi
.
Pensò
di
servirsene
per
il
suo
intento
.
-
Pietro
,
-
gli
disse
-
voglio
darti
una
missione
di
fiducia
.
-
Mi
comandi
,
signor
marchese
.
-
Devi
mettere
a
prova
tutta
la
tua
sagacia
per
scoprire
il
segreto
di
una
signora
.
-
Mi
dica
di
chi
si
tratta
,
e
stia
tranquillo
che
fra
pochi
giorni
saprò
dirle
tutto
quanto
riguarda
quella
signora
.
-
Quella
signora
si
chiama
la
contessa
Bianca
Rossano
,
ed
abita
verso
il
corso
Palestro
.
-
Conosco
il
palazzo
.
-
Meglio
così
.
Quando
ti
metterai
all
'
opera
?
-
Oggi
stesso
.
-
Passò
una
settimana
,
senza
risultato
.
Finalmente
una
sera
Pietro
disse
al
padrone
:
-
Signor
marchese
,
sono
quasi
riuscito
;
ma
vi
è
una
piccola
difficoltà
.
-
Quale
?
Sentiamo
.
-
Ho
contratto
relazione
con
una
cameriera
della
contessa
,
una
bella
ragazza
diciottenne
,
che
mi
crede
innamorato
di
lei
.
Mi
sono
fatto
credere
un
piccolo
possidente
,
venuto
a
passare
l
'
inverno
a
Torino
,
ed
essa
è
felice
.
L
'
ho
fatta
chiacchierare
,
ed
ho
saputo
che
la
contessa
ha
l
'
appartamento
separato
da
quello
del
marito
.
In
casa
abita
anche
il
padre
della
signora
.
La
contessa
si
fa
unicamente
servire
dalla
cameriera
Celia
,
e
nessun
'
altra
che
questa
l
'
avvicina
.
La
mia
ragazza
,
che
odia
Celia
e
la
spia
per
coglierla
in
fallo
,
ha
scoperto
che
due
volte
alla
settimana
essa
va
alla
posta
a
ritirare
delle
lettere
al
suo
indirizzo
,
ed
ha
veduto
consegnare
quelle
lettere
alla
contessa
.
-
Un
lampo
scaturì
dagli
occhi
di
Passiflora
.
-
Bisognerebbe
impadronirsi
di
una
di
quelle
lettere
!
-
esclamò
.
-
Ci
ho
pensato
anch
'
io
,
ma
la
ragazza
non
vuole
arrischiarsi
a
ritirarla
dalla
posta
,
perchè
ormai
l
'
impiegato
deve
conoscere
Celia
.
-
Passiflora
si
era
messo
a
camminare
nervosamente
per
la
stanza
.
-
Eppure
,
è
necessario
avere
una
di
quelle
lettere
!
-
disse
ad
un
tratto
soffermandosi
dinanzi
a
Pietro
.
-
Cerca
,
inventa
qualche
cosa
,
pur
che
riesca
.
Se
ti
fa
duopo
spendere
del
denaro
,
prendi
.
-
Trasse
dal
portafogli
due
biglietti
da
mille
e
li
porse
a
Pietro
,
che
s
'
inchinò
rispondendo
:
-
Farò
l
'
impossibile
per
servirla
.
-
Una
settimana
dopo
Pietro
apparve
con
aria
trionfante
.
-
Ecco
la
lettera
,
signor
marchese
,
ed
ancora
chiusa
.
-
Passiflora
l
'
aprì
con
diabolica
soddisfazione
e
lesse
:
"
Mia
Speranza
,
"
Più
i
giorni
passano
,
più
mi
riesce
doloroso
il
vivere
separato
da
te
;
ma
è
necessario
,
per
la
lotta
che
si
prepara
e
sarà
grave
.
Abbiamo
tutto
combinato
con
Ilda
;
ma
il
mio
compito
non
sarà
facile
come
credevo
,
e
il
dibattito
che
ho
sostenuto
dentro
me
stesso
è
stato
lungo
,
doloroso
.
Pensare
che
quell
'
uomo
ignobile
è
tuo
marito
,
è
cosa
orribile
!
Credi
che
ho
dovuto
lottare
non
poco
per
non
lasciarmi
vincere
dallo
spirito
del
male
e
non
commettere
un
delitto
!
"
Al
contrario
tuo
padre
ed
Ilda
stessa
mi
destano
un
tal
rispetto
,
quasi
uguale
a
quello
che
sento
per
te
.
Cari
e
nobili
cuori
tutti
!
"
Bianca
,
quando
ritorneranno
quei
brevi
e
rapidi
istanti
passati
insieme
con
la
nostra
bambina
?
Dal
giorno
che
tu
sei
partita
,
ella
si
è
fatta
triste
triste
,
chiama
sempre
la
sua
mammina
.
E
ieri
l
'
altro
,
appena
mi
vide
,
mi
corse
incontro
gridando
:
"
Babbo
,
perchè
non
hai
condotta
con
te
la
mamma
?
"
"
Avrei
da
dirti
tante
cose
,
amor
mio
,
ma
attendo
di
scrivertele
domani
,
per
poterti
anche
spiegare
meglio
la
parte
che
mi
sono
assunta
e
che
spero
di
eseguire
a
maraviglia
.
Un
bacio
sulla
tua
pura
fronte
,
perchè
si
rassereni
e
speri
.
"ALDO."
Se
un
fulmine
fosse
caduto
ai
piedi
di
Passiflora
,
non
gli
avrebbe
prodotto
la
terribile
commozione
che
l
'
agitava
dopo
quella
lettura
.
Ecco
perchè
Bianca
aveva
respinto
il
suo
aiuto
,
la
sua
protezione
!
Come
si
era
presa
giuoco
di
lui
!
Ma
ormai
aveva
un
'
arme
nelle
mani
che
poteva
servirgli
ad
attirare
Bianca
,
a
piegarla
ad
ogni
sua
volontà
.
Se
ella
resisteva
ancora
,
se
ricusava
di
venire
a
patti
con
lui
,
egli
informerebbe
Livio
di
tutto
.
Così
pensando
,
il
marchese
si
mise
a
un
tavolino
e
vergò
queste
righe
:
"
Contessa
,
"
Un
grave
pericolo
minaccia
voi
e
due
persone
che
vi
sono
care
!
Aldo
e
la
bambina
.
Questo
pericolo
io
solo
posso
scongiurarlo
.
Vi
prego
di
recarvi
senza
indugio
da
me
,
che
per
due
giorni
non
mi
muoverò
da
casa
per
attendervi
.
Spero
che
non
ricuserete
,
altrimenti
tutto
sarebbe
perduto
.
"PASSIFLORA."
Aggiunse
in
un
angolo
del
biglietto
il
proprio
indirizzo
colla
data
,
poi
lo
chiuse
in
una
busta
,
sulla
quale
scrisse
:
"
Signora
Celia
Lari
,
fermo
in
posta
"
come
era
scritto
sulla
busta
che
conteneva
la
lettera
dello
studente
.
Ed
uscì
per
impostarla
egli
stesso
.
Il
domani
egli
disse
al
suo
cameriere
che
poteva
restarsene
fuori
tutta
la
giornata
,
e
attese
,
solo
,
in
casa
,
che
la
contessa
vi
si
recasse
.
Fremeva
di
speranza
e
d
'
impazienza
.
A
un
tratto
il
suono
del
campanello
lo
scosse
.
Corse
ad
aprire
,
e
subito
svanì
ogni
sua
speranza
:
gli
stava
dinanzi
il
signor
Moreno
.
-
Voi
aspettavate
mia
figlia
,
-
disse
-
e
sono
venuto
io
.
Posso
entrare
?
-
Entrate
,
-
rispose
Passiflora
con
un
gesto
altero
.
E
sollevata
egli
stesso
una
portiera
,
lo
fece
passare
nel
salotto
,
gli
offrì
una
poltrona
.
-
Grazie
,
posso
parlare
anche
in
piedi
;
avremo
poco
da
dirci
,
-
soggiunse
in
tono
risoluto
il
signor
Moreno
.
E
guardando
bene
in
faccia
il
marchese
,
soggiunse
:
-
Che
tranello
volevate
tendere
a
Bianca
col
vostro
biglietto
?
-
Passiflora
si
fece
rosso
ed
una
fiamma
cupa
brillò
nei
suoi
occhi
.
-
Un
tranello
?
-
ripetè
senza
chinare
lo
sguardo
dinanzi
a
quello
del
signor
Moreno
.
-
Essa
ha
creduto
così
?
O
piuttosto
ha
voluto
far
credere
a
voi
,
mandandovi
al
suo
posto
,
di
non
conoscere
le
persone
che
io
le
nominavo
nel
mio
biglietto
?
-
Il
signor
Moreno
rimase
calmo
.
-
Mia
figlia
non
ha
bisogno
di
usare
alcun
sotterfugio
con
suo
padre
,
signor
marchese
.
Io
conosco
benissimo
quelle
persone
.
A
voi
domando
piuttosto
come
le
abbiate
conosciute
,
e
soprattutto
desidererei
sapere
perchè
la
lettera
diretta
alla
contessa
era
indirizzata
ferma
in
posta
alla
cameriera
Celia
.
-
Passiflora
fu
imprudente
.
Togliendo
dal
suo
portafogli
la
lettera
di
Aldo
,
disse
con
un
sorriso
freddo
ed
ironico
:
-
L
'
ho
imparato
dall
'
amante
di
vostra
figlia
!
-
Uno
schiaffo
sonoro
piombò
sulle
guance
di
Passiflora
,
seguito
da
queste
parole
:
-
Voi
siete
un
miserabile
,
signor
marchese
,
ed
avete
compiuto
un
'
azione
degna
della
galera
!
-
Passiflora
fece
l
'
atto
di
slanciarsi
sul
signor
Moreno
,
ma
la
riflessione
lo
trattenne
.
-
Mi
renderete
ragione
dell
'
insulto
fattomi
in
casa
mia
e
delle
parole
pronunziate
!
-
disse
con
voce
fremente
.
-
Voi
renderete
ragione
al
tribunale
di
aver
trafugato
una
lettera
,
facendola
ritirare
da
chi
è
pronto
a
testimoniarlo
!
-
ribattè
il
signor
Moreno
.
-
Un
uomo
d
'
onore
non
può
battersi
con
un
vile
!
-
Passiflora
fremeva
.
-
Andate
pure
a
denunziarmi
;
-
disse
con
un
sorriso
atroce
-
ma
domani
tutta
Torino
saprà
che
se
il
conte
Rossano
è
un
libertino
,
sua
moglie
e
suo
suocero
lo
valgono
.
-
Con
atto
violento
il
signor
Moreno
l
'
afferrò
per
il
petto
.
-
Datemi
quella
lettera
,
o
vi
schiaccio
!
-
Non
ve
la
darò
,
e
siccome
voi
venite
ad
aggredirmi
in
casa
mia
,
io
schiaccerò
voi
!
-
E
lottando
rabbiosamente
cercò
di
rovesciarlo
.
Allora
ebbe
luogo
fra
quei
due
una
lotta
feroce
.
Passiflora
,
reso
forsennato
dalla
rabbia
,
cercava
invano
di
abbattere
il
suo
avversario
,
che
,
più
calmo
,
tenace
,
respingeva
il
suo
assalto
.
Ad
un
tratto
un
pugno
dato
da
mano
maestra
piombò
come
una
mazzata
sul
capo
del
marchese
,
lo
stese
supino
a
terra
.
Calmo
,
il
signor
Moreno
tolse
al
gentiluomo
,
che
sembrava
morto
,
la
lettera
innocente
eppure
accusatrice
;
si
riaggiustò
gli
abiti
,
si
rimise
il
cappello
caduto
e
se
ne
andò
chiudendosi
l
'
uscio
alle
spalle
.
A
poco
a
poco
il
marchese
si
riebbe
e
allora
un
urlo
gli
sfuggì
dalle
labbra
;
-
Mi
vendicherò
,
mi
vendicherò
!
-
Mentre
Passiflora
imprecava
come
un
forsennato
,
la
porta
si
schiuse
e
rientrò
il
cameriere
,
chiedendo
:
-
Sono
tornato
troppo
presto
?
-
Passiflora
,
a
quelle
parole
,
a
quella
vista
,
non
si
contenne
più
.
Si
slanciò
sul
disgraziato
e
lo
sbattè
contro
il
muro
.
-
Anche
tu
mi
hai
giuocato
,
infame
!
-
esclamò
con
gli
occhi
stralunati
dal
furore
.
Il
cameriere
tremava
come
una
foglia
.
-
Ma
io
....
signor
marchese
....
-
Taci
,
o
ti
chiudo
la
bocca
per
sempre
!
Sì
,
tu
mi
hai
rubato
il
denaro
per
darlo
ad
una
sgualdrina
,
che
dopo
averti
consegnato
la
lettera
,
è
andata
a
raccontar
tutto
al
suo
padrone
.
-
Io
non
so
nulla
....
sono
innocente
....
-
Taci
!
-
urlò
di
nuovo
il
marchese
.
-
Se
tu
non
le
avessi
detto
il
mio
nome
,
io
non
sarei
stato
compromesso
per
causa
tua
.
Via
,
via
....
che
non
ti
veda
mai
più
!
-
Il
cameriere
si
avviò
per
uscire
.
Ma
Passiflora
,
già
ritornato
in
sè
,
comprese
che
nessuno
più
di
quel
domestico
poteva
in
quel
momento
servirlo
.
E
con
voce
cambiata
:
-
Fermati
!
-
disse
.
-
Oh
!
signor
marchese
,
adesso
la
riconosco
....
Non
potevo
credere
che
lei
mi
scacciasse
così
,
dopo
averla
servita
sempre
fedelmente
.
Le
giuro
che
io
non
ho
colpa
in
quanto
mi
dice
,
le
giuro
che
io
non
ho
pronunziato
il
suo
nome
,
e
non
so
come
abbiano
potuto
scoprirlo
,
ma
lo
saprò
.
-
Tu
non
farai
alcun
passo
senza
mio
ordine
,
e
mi
obbedirai
ciecamente
se
vuoi
rientrare
nelle
mie
grazie
.
-
Il
cameriere
si
lasciò
cadere
sulle
ginocchia
.
-
Mi
comandi
,
farò
tutto
quello
che
lei
vorrà
,
anche
se
mi
comandasse
un
delitto
.
-
Va
bene
,
alzati
;
domani
ti
dirò
quello
che
mi
aspetto
da
te
:
adesso
lasciami
,
vai
a
prepararmi
una
tazza
di
caffè
!
-
IX
.
Era
la
sera
di
ricevimento
in
casa
di
Cleo
,
o
piuttosto
di
Ilda
.
Luce
e
fiori
a
rifascio
.
Gli
invitati
dovevano
giungere
alle
dieci
.
Erano
le
otto
pomeridiane
,
e
nello
spogliatoio
Ilda
stava
discorrendo
con
Aldo
,
che
in
abito
da
società
aveva
l
'
aspetto
di
un
principe
.
Anche
Ilda
era
affascinante
nell
'
abito
impero
,
adorna
di
perle
e
di
brillanti
.
-
Siete
sicura
che
egli
venga
?
-
chiese
il
giovane
gravemente
.
-
Lo
vedrete
.
Quell
'
uomo
non
abbandona
la
preda
che
agogna
.
Ma
ricordate
bene
la
vostra
parte
.
-
Credo
che
il
pensiero
della
contessa
basterà
a
rendermi
superiore
a
me
stesso
.
-
Ilda
guardò
l
'
orologio
e
mormorò
:
-
Il
cavaliere
Trani
dovrebbe
già
essere
qui
.
-
In
quel
momento
una
cameriera
apparve
,
portando
sopra
un
vassoio
d
'
argento
un
biglietto
da
visita
.
-
È
lui
!
-
esclamò
con
vivacità
Ilda
.
-
Che
entri
,
che
entri
subito
!
-
Il
cavaliere
Umberto
Trani
apparve
.
Il
magistrato
,
sorridente
,
stese
la
mano
alla
giovane
,
dicendo
:
-
Vedo
con
piacere
che
mi
trovo
fra
conoscenti
.
Veramente
il
vostro
biglietto
firmato
Cleo
non
mi
avrebbe
fatto
sospettare
che
si
trattava
di
voi
.
Bravissima
!
Mi
rallegro
che
non
abbiate
più
quelle
idee
singolari
che
conquistarono
il
pubblico
a
vostro
favore
.
-
V
'
ingannate
,
signor
Trani
;
-
rispose
Ilda
-
quelle
idee
sussistono
sempre
,
ed
è
per
ciò
che
mi
vedete
trasformata
nella
cortigiana
Cleo
e
che
trovate
il
signor
Aldo
in
mia
compagnia
.
-
I
due
uomini
si
erano
stretti
scambievolmente
la
mano
,
ma
alle
parole
di
Ilda
il
cavalier
Trani
guardò
i
due
giovani
con
serietà
e
stupore
.
-
Mi
spiegherete
...
?
-
disse
.
-
Vi
ho
pregato
di
venire
da
me
un
'
ora
prima
che
giungano
gli
altri
invitati
appunto
per
parlarvi
liberamente
,
-
rispose
Ilda
.
-
Favorite
sedere
e
vi
spiegheremo
subito
tutto
.
-
Il
magistrato
obbedì
.
-
Parlerò
io
,
signor
Aldo
,
-
soggiunse
la
giovane
volgendosi
allo
studente
,
che
fece
un
cenno
affermativo
.
-
Voi
sapete
,
signor
Trani
,
come
io
stia
cercando
colui
che
spinse
il
mio
fidanzato
a
commettere
un
delitto
?
-
E
l
'
avete
trovato
?
-
Non
ancora
,
ma
ho
degli
indizi
.
Il
signor
Aldo
,
divenuto
mio
amico
,
come
aiutò
in
quella
notte
funesta
ad
arrestare
l
'
assassino
,
così
mi
aiuterà
a
scoprire
colui
che
armò
la
mano
del
disgraziato
.
Per
giungere
a
tale
scopo
io
,
povera
commessa
,
sono
divenuta
la
ricchissima
cortigiana
Cleo
;
Aldo
,
il
nobile
e
povero
studente
,
passerà
per
l
'
uomo
che
mi
mantiene
.
-
Lo
sguardo
del
magistrato
si
fissava
intensamente
su
Ilda
.
-
Ed
i
mezzi
,
chi
ve
li
procura
?
-
Il
signor
Moreno
,
a
nome
della
contessa
Bianca
Rossano
sua
figlia
.
Essa
vuole
ad
ogni
costo
scoprire
il
mistero
di
quell
'
assassinio
o
piuttosto
il
segreto
delle
parole
pronunziate
dell
'
assassinata
appena
l
'
ebbe
veduta
.
-
Umberto
Trani
era
divenuto
pensieroso
.
-
Ascoltatemi
:
-
disse
-
io
dovrei
distogliervi
da
tali
idee
,
tanto
più
che
,
se
riusciste
a
scoprire
più
di
quello
che
ho
scoperto
io
,
passerei
per
un
magistrato
da
poco
.
Ma
io
ho
cuore
e
coscienza
,
ed
apprezzo
il
vostro
nobile
intento
;
per
cui
mi
unisco
a
voi
,
pronto
ad
aiutarvi
in
tutto
,
pronto
ad
attestare
di
essermi
ingannato
,
ma
ancora
in
tempo
a
prendermi
una
rivincita
.
-
Grazie
,
grazie
!
-
dissero
ad
un
tempo
Aldo
ed
Ilda
.
-
La
contessa
e
noi
non
dubitammo
un
istante
del
vostro
appoggio
.
-
Umberto
sorrise
,
orgoglioso
di
quello
slancio
sincero
.
-
Ditemi
dunque
qual
parte
mi
avete
preparata
e
su
chi
cadono
i
vostri
sospetti
.
-
Su
persona
che
voi
conoscete
e
che
vi
sembrerà
impossibile
abbia
avuto
rapporti
coll
'
assassino
:
il
conte
Rossano
,
-
disse
Ilda
.
Il
magistrato
trasalì
.
-
Il
conte
non
conosceva
Fabio
.
-
Fabio
stesso
lo
presentò
a
me
.
-
Umberto
Trani
divenne
agitatissimo
.
-
E
voi
me
lo
nascondeste
?
-
Feci
male
,
ma
Fabio
me
l
'
aveva
imposto
;
e
se
ora
manco
al
giuramento
fatto
al
mio
fidanzato
,
è
perchè
mi
sono
persuasa
che
il
conte
non
merita
alcun
riguardo
.
E
dire
che
Fabio
mi
aveva
raccomandata
a
lui
.
Ah
!
povero
disgraziato
!
-
La
giovane
raccontò
al
Trani
quanto
noi
già
sappiamo
e
concluse
:
-
Del
resto
,
sarà
difficile
smascherarlo
.
-
Essa
parlò
ancora
a
lungo
,
senza
che
il
magistrato
la
interrompesse
.
Una
cameriera
venne
ad
avvertire
che
i
convitati
cominciavano
a
giungere
.
-
Bisogna
che
io
prenda
il
mio
posto
di
padrona
di
casa
,
-
disse
Ilda
,
volgendosi
ai
due
uomini
.
-
Voi
rimanete
pure
ancora
qui
.
Aldo
conosce
la
casa
e
saprà
indicarvi
da
quale
parte
passare
quando
vorrete
fare
la
vostra
comparsa
nel
salone
.
A
rivederci
.
-
Impossibile
immaginare
casa
più
ricca
ed
artistica
di
quella
della
bellissima
cortigiana
:
una
fila
di
stanze
,
splendidamente
addobbate
,
fantasticamente
illuminate
,
nel
cui
centro
un
salone
circolare
,
adorno
di
arazzi
.
Lì
stava
la
fata
del
luogo
.
I
primi
arrivati
erano
giovani
dell
'
alta
società
,
che
accompagnavano
due
orizzontali
assai
note
.
Ilda
le
accolse
con
un
gentile
sorriso
,
e
mentre
esse
si
mostravano
entusiaste
di
ciò
che
vedevano
e
la
coprivano
di
elogi
e
di
complimenti
,
la
giovane
indicò
loro
di
sedere
e
mosse
incontro
ad
altri
venuti
.
Le
sale
non
tardarono
ad
affollarsi
:
uomini
distinti
,
alcuni
appartenenti
alla
nobiltà
,
altri
alla
finanza
,
al
commercio
;
non
mancavano
gli
ufficiali
,
gli
artisti
,
i
letterati
.
Le
donne
erano
in
minor
numero
e
sapevano
contenersi
bene
.
Ilda
nel
suo
invito
prometteva
un
po
'
di
musica
e
il
ballo
;
in
ultimo
la
cena
chiuderebbe
il
ricevimento
.
Ilda
era
la
Regina
della
festa
.
Sorrideva
a
tutti
,
ma
guardava
impaziente
l
'
entrata
del
salone
,
spiando
l
'
arrivo
del
conte
.
Umberto
Trani
,
che
si
aggirava
pei
salotti
,
si
sentì
dire
a
un
tratto
:
-
Anche
voi
,
severo
magistrato
,
in
questo
tempio
della
ricchezza
e
dell
'
amore
?
-
Si
voltò
:
era
il
marchese
Passiflora
,
colà
condotto
da
un
amico
.
Il
magistrato
sorrise
.
-
Tutti
i
luoghi
sono
buoni
per
me
,
per
studiare
i
tipi
....
-
....
dei
delinquenti
?
-
interruppe
con
uno
scroscio
di
risa
il
marchese
.
-
Perchè
no
?
Chi
vi
dice
che
qui
non
vi
sia
qualcuno
che
finisca
i
suoi
giorni
in
prigione
?
Anche
la
padrona
di
casa
fu
mia
cliente
e
corse
il
rischio
di
essere
rinchiusa
.
-
Come
?
-
Ma
sì
;
la
bella
Cleo
non
è
altri
che
Ilda
,
l
'
eroina
del
processo
di
Fabio
Ribera
,
l
'
assassino
di
Giulietta
Lovera
!
-
Chi
la
mantiene
in
questo
lusso
?
-
Quel
giovinetto
che
ora
le
sta
vicino
e
le
parla
:
Aldo
Pomigliano
.
-
Passiflora
sussultò
.
-
Vi
saluto
,
marchese
,
-
disse
il
magistrato
,
che
avendo
veduto
entrare
il
conte
Rossano
,
subito
si
diresse
verso
Ilda
.
La
giovane
si
era
seduta
al
fianco
di
Aldo
e
lo
guardava
con
amore
.
Parlavano
sommesso
e
ridevano
,
non
curandosi
del
pianista
che
molti
ascoltavano
in
estasi
.
Ilda
aveva
veduto
entrare
il
conte
,
che
le
si
avvicinò
per
salutarla
.
-
Vi
ringrazio
di
esser
venuto
!
-
diss
'
ella
.
-
Vi
ringrazio
io
di
ricevermi
,
signorina
Ilda
,
-
replicò
il
conte
.
-
Chiamatemi
Cleo
:
è
adesso
il
mio
nome
,
quantunque
qui
conoscano
tutti
o
quasi
tutti
la
mia
storia
.
-
Aldo
,
che
frattanto
fissava
la
giovane
colle
sopracciglia
aggrottate
,
chiamò
in
tono
imperioso
:
-
Cleo
!
-
Ella
si
voltò
languidamente
verso
lui
,
chiedendogli
:
-
Che
volete
,
amico
mio
?
-
Aldo
sussurrò
alcune
parole
,
che
fecero
scoppiare
dalle
risa
la
giovane
.
-
Sentite
,
conte
,
sentite
:
-
esclamò
rivolgendosi
a
Livio
,
pallido
,
convulso
per
la
gelosia
-
il
signor
Aldo
Pomigliano
,
che
vi
presento
,
credeva
nientemeno
che
voi
foste
il
mio
ex
fidanzato
,
colui
che
è
in
galera
!
-
Il
conte
rivolse
uno
sguardo
feroce
allo
studente
.
-
Signore
!
-
disse
in
tono
di
minaccia
.
-
Scusate
;
-
interruppe
Aldo
,
che
appariva
più
sorpreso
che
confuso
-
ma
voi
avete
col
signor
Ribera
una
rassomiglianza
straordinaria
;
me
ne
appello
al
cavalier
Trani
-
Il
magistrato
,
che
era
poco
distante
,
si
volse
vivamente
chiedendo
:
-
Che
c
'
è
?
-
E
veduto
il
conte
Rossano
gli
andò
incontro
stendendogli
la
mano
.
-
Anche
voi
qui
?
-
disse
.
-
Sì
;
-
rispose
Ilda
,
che
subito
narrò
il
piccolo
incidente
,
mentre
Aldo
ripeteva
:
-
Me
ne
appello
a
voi
:
lo
trovate
somigliante
al
Ribera
?
-
Umberto
Trani
guardò
il
conte
e
disse
giovialmente
:
-
Toh
,
è
vero
!
Non
lo
avevo
osservato
.
Avete
perfino
lo
stesso
neo
sulla
guancia
sinistra
!
-
In
quel
momento
uno
scroscio
di
applausi
rimbombò
nel
salone
,
diretti
al
pianista
.
Ilda
prese
a
braccetto
Aldo
e
si
allontanò
.
Umberto
Trani
ed
il
conte
andarono
a
fumare
nella
galleria
,
che
metteva
in
comunicazione
le
sale
con
le
stanze
di
Ilda
.
-
Chi
avrebbe
mai
detto
,
-
esclamò
il
Trani
mentre
accendeva
un
'
avana
-
che
quella
modesta
commessa
sarebbe
divenuta
la
bella
Cleo
,
la
mantenuta
di
colui
che
ne
arrestò
il
fidanzato
!
-
Livio
sussultò
.
-
Come
?
Il
signor
Aldo
è
colui
del
quale
parlavano
i
giornali
al
tempo
del
processo
?
Ma
,
se
non
m
'
inganno
,
si
diceva
che
era
povero
.
-
È
vero
;
ma
si
dice
che
abbia
avuto
un
'
eredità
.
-
I
due
uomini
furono
interrotti
dall
'
entrata
di
una
terza
persona
nella
galleria
.
Era
il
marchese
di
Passiflora
.
Questi
,
riandando
nella
mente
il
contenuto
della
lettera
che
il
signor
Moreno
era
giunto
a
carpirgli
,
fu
persuaso
che
Aldo
,
il
protettore
della
bella
Cleo
,
fosse
l
'
amante
della
contessa
Rossano
e
gli
parve
di
aver
trovato
il
modo
di
vendicarsi
.
Passiflora
aveva
veduto
il
conte
Livio
,
e
come
se
non
ricordasse
più
l
'
affronto
fattogli
alla
tenuta
,
gli
andò
incontro
col
sorriso
sulle
labbra
.
-
Tu
pure
in
casa
della
bella
Cleo
?
-
esclamò
giovialmente
.
-
Discolo
!
Queste
scappate
dovreste
lasciarle
fare
agli
scapoli
,
non
è
vero
,
cavaliere
?
-
Così
dicendo
si
rivolse
ad
Umberto
Trani
che
conosceva
.
-
Ho
moglie
anch
'
io
;
-
rispose
il
magistrato
-
ma
non
credo
di
commettere
adulterio
passando
un
'
ora
in
amabile
compagnia
,
tanto
più
quando
non
si
ha
altro
scopo
che
divertirsi
.
-
Ciascuno
ha
il
diritto
di
pensare
come
vuole
.
Livio
,
-
soggiunse
rivolto
al
conte
-
puoi
star
meco
cinque
minuti
?
Ho
bisogno
di
parlarti
.
-
Umberto
Trani
s
'
inchinò
,
allontanandosi
.
Allorchè
il
magistrato
fu
scomparso
,
il
volto
di
Passiflora
non
espresse
che
una
dolce
melanconia
,
e
prendendo
a
braccetto
l
'
amico
,
gli
disse
:
-
Memore
della
nostra
passata
amicizia
,
io
provo
per
te
in
questo
momento
tanta
e
sì
profonda
compassione
,
che
ti
domando
perdono
se
un
giorno
fui
quasi
brutale
con
te
.
-
Livio
lo
guardò
con
sorpresa
.
Passiflora
si
prendeva
giuoco
di
lui
?
-
Non
ti
comprendo
!
-
esclamò
.
-
Perchè
ti
faccio
compassione
?
-
Possibile
che
tu
non
soffra
?
Possibile
che
non
ti
stia
a
cuore
,
se
non
l
'
affetto
,
almeno
il
denaro
di
tua
moglie
?
-
Che
c
'
entrano
adesso
i
denari
della
contessa
con
un
supposto
inganno
?
-
domandò
Livio
a
denti
stretti
.
Un
sorriso
ironico
increspò
le
labbra
del
marchese
.
-
Povero
illuso
,
bisognerà
proprio
che
ti
spieghi
tutto
!
Mentre
tu
folleggi
,
altri
prende
il
tuo
posto
.
-
Livio
divenne
livido
.
-
Parla
chiaro
!
-
esclamò
con
voce
rauca
.
-
Queste
tue
reticenze
mi
uccidono
.
Che
sai
?
-
Il
marchese
lo
trasse
dietro
un
gruppo
di
fogliami
,
che
li
nascose
intieramente
.
-
Hai
tu
osservato
bene
il
protettore
della
bella
Cleo
?
-
disse
con
voce
che
parve
un
sibilo
.
Agitato
da
una
strana
commozione
,
Livio
rispose
:
-
Sì
;
ebbene
?
-
Sai
di
dove
provengano
quelle
ricchezze
,
che
gli
servono
a
mantenere
il
lusso
sfrontato
che
ci
circonda
?
-
No
.
-
Il
denaro
che
qui
si
spende
è
denaro
di
tua
moglie
,
per
conseguenza
,
tuo
.
-
Tu
menti
!
-
gridò
il
conte
.
-
Sapevo
bene
che
non
mi
avresti
creduto
;
-
disse
amaramente
il
marchese
-
eppure
è
la
verità
.
Tu
mi
dirai
perchè
io
cerchi
di
schiacciare
in
tal
modo
la
contessa
;
ma
sai
che
l
'
ho
amata
prima
di
te
,
ed
ho
avuto
la
debolezza
di
continuare
ad
amarla
,
sperando
che
il
giorno
in
cui
avesse
aperti
gli
occhi
sul
conto
tuo
,
sarebbe
stata
mia
.
Ebbene
,
il
giorno
venne
in
cui
essa
ti
disprezzò
;
ma
quando
le
offrii
il
mio
appoggio
mi
respinse
di
nuovo
.
Allora
,
nella
stessa
guisa
che
avrei
commesso
un
delitto
per
possederla
,
così
avrei
dato
il
mio
sangue
per
vendicarmi
del
suo
disprezzo
.
La
feci
spiare
,
ed
ho
scoperto
che
essa
ha
un
amante
,
e
che
è
madre
di
una
creatura
di
lui
.
-
Il
conte
cacciò
un
urlo
,
afferrando
il
braccio
del
marchese
.
-
Non
è
vero
;
è
una
menzogna
orribile
la
tua
,
e
me
ne
renderai
conto
!
-
Quando
vorrai
;
-
disse
con
calma
Passiflora
-
ma
quand
'
anche
tu
mi
uccidessi
,
non
potrai
distruggere
quello
che
è
!
-
Il
conte
passò
a
un
tratto
dal
furore
alla
calma
;
i
suoi
lineamenti
si
distesero
,
e
con
accento
cambiato
:
-
Hai
ragione
!
-
disse
al
marchese
.
-
Un
duello
fra
noi
non
avrebbe
alcuna
utilità
.
Io
voglio
vendicarmi
del
mio
odiato
rivale
,
e
tu
mi
aiuterai
.
-
Ti
ho
avvertito
e
basta
:
ora
tocca
a
te
!
-
Un
momento
dopo
i
due
uomini
rientravano
nel
salone
,
disinvolti
come
se
nulla
fosse
stato
.
X
.
Quando
la
contessa
Bianca
Rossano
,
aperta
la
busta
che
credeva
contenesse
la
lettera
di
Aldo
,
trasse
invece
il
biglietto
del
marchese
Passiflora
e
lo
lesse
provò
un
'
angoscia
spaventevole
ed
ebbe
appena
la
forza
di
suonare
il
campanello
per
chiamare
la
cameriera
.
Celia
accorse
,
e
vedendo
la
signora
così
abbattuta
,
chiese
con
sgomento
:
-
Mio
Dio
,
che
è
successo
?
-
Sono
stata
tradita
.
-
Per
carità
,
si
spieghi
!
Chi
l
'
ha
tradita
?
-
Non
lo
so
,
ma
tu
forse
potrai
scoprirlo
.
-
Mi
alca
che
cosa
devo
fare
:
io
sono
pronta
a
tutto
per
lei
.
-
Hai
mai
rivelato
ad
altri
che
le
lettere
a
te
indirizzate
ferme
in
posta
erano
per
me
?
-
Giammai
!
-
proruppe
Celia
in
preda
a
un
febbrile
orgasmo
,
ma
con
l
'
accento
della
verità
-
Eppure
,
qualcuno
l
'
ha
saputo
,
ha
fatto
ritirare
una
di
quelle
lettere
.
-
Impossibile
!
-
gridò
Celia
.
-
L
'
impiegato
postale
non
può
consegnarle
che
a
me
....
-
La
lettera
che
oggi
hai
ritirata
e
conteneva
questo
biglietto
ti
proverà
il
contrario
:
leggi
.
-
Celia
obbedì
,
lasciando
sfuggire
un
'
esclamazione
di
terrore
.
-
Ma
io
non
comprendo
....
-
balbettò
.
-
Qui
si
parla
di
un
pericolo
del
signor
Aldo
,
della
bambina
...
-
Con
un
gesto
la
contessa
l
'
interruppe
.
-
Questo
biglietto
è
un
tranello
;
il
marchese
Passiflora
nulla
sa
di
quello
che
mi
riguarda
,
e
se
ha
indirizzata
la
lettera
a
te
,
per
certo
ne
ebbe
un
'
altra
di
Aldo
tra
le
mani
.
-
Celia
crollava
il
capo
.
-
Non
posso
crederci
,
contessa
.
Se
me
lo
permette
,
vado
subito
alla
posta
,
non
potendo
rimanere
in
questa
incertezza
.
-
Vai
.
-
E
Bianca
attese
che
la
sua
cameriera
le
recasse
la
conferma
di
quanto
credeva
.
Celia
non
stette
assente
più
di
mezz
'
ora
.
Quando
tornò
,
il
suo
viso
aveva
un
atteggiamento
così
addolorato
,
che
Bianca
ne
fu
commossa
.
-
Ebbene
,
avevo
ragione
?
-
chiese
la
contessa
sollevandosi
sulla
poltrona
.
-
Sì
;
una
miserabile
si
è
presentata
all
'
impiegato
della
posta
con
un
mio
biglietto
,
in
cui
pregavo
di
consegnare
la
lettera
a
me
diretta
,
trovandomi
ammalata
.
-
Chi
può
essere
colei
?
-
Dai
connotati
ho
capito
che
si
tratta
di
Peretta
,
la
sotto
-
cameriera
.
-
Bianca
fece
un
atto
di
sorpresa
.
-
Ma
essa
sarà
stata
spinta
da
altri
.
Va
'
a
dirle
che
ho
bisogno
di
parlarle
;
ma
,
te
ne
prego
,
fa
'
che
non
sospetti
di
che
si
tratta
.
-
L
'
obbedirò
,
benchè
mi
senta
il
desiderio
di
torcerle
il
collo
.
-
Peretta
comparì
in
compagnia
di
Celia
.
Era
una
bella
ragazza
,
dall
'
aria
un
po
'
sfrontata
.
-
La
signora
contessa
ha
bisogno
di
me
?
-
chiese
.
-
Sì
;
lasciaci
,
Celia
.
-
Questa
obbedì
.
-
Ora
dimmi
:
-
domandò
Bianca
a
Peretta
-
quanto
ti
hanno
dato
per
ritirare
dalla
posta
una
lettera
diretta
a
Celia
?
-
Io
non
capisco
....
-
balbettò
la
ragazza
.
-
È
inutile
che
tu
finga
;
so
tutto
,
e
se
ricusi
di
parlare
,
questa
sera
stessa
dormirai
in
prigione
.
-
Peretta
si
abbandonò
sopra
una
sedia
.
-
Sono
rovinata
!
-
esclamò
.
-
Se
tu
dirai
la
verità
,
nessuno
ti
farà
del
male
e
continuerò
a
tenerti
al
mio
servizio
.
-
Ebbene
,
tanto
peggio
per
coloro
che
mi
hanno
messa
nell
'
imbroglio
.
È
verissimo
:
io
ho
ritirato
dalla
posta
una
lettera
diretta
a
Celia
,
per
istigazione
e
dietro
il
biglietto
di
un
uomo
che
mi
fa
la
corte
.
-
Sai
il
suo
nome
?
-
No
;
da
che
gli
consegnai
la
lettera
non
l
'
ho
più
veduto
.
-
Ti
ha
parlato
di
me
?
-
No
,
mai
,
lo
giuro
!
Mi
disse
soltanto
che
voleva
sapere
gli
intrighi
di
Celia
,
perchè
io
ebbi
l
'
imprudenza
di
confidargli
che
l
'
avevo
vista
recarsi
alla
posta
a
ritirare
delle
lettere
.
-
Va
bene
,
puoi
andartene
;
ma
se
vuoi
rimanere
al
mio
servizio
,
non
agire
più
con
una
leggerezza
che
avrebbe
potuto
aprirti
le
porte
d
'
una
prigione
,
ove
Celia
fosse
stata
così
cattiva
da
denunziarti
.
-
Per
carità
,
signora
contessa
,
mi
perdoni
e
preghi
Celia
di
perdonarmi
!
-
Ormai
certa
che
si
trattava
di
un
tranello
del
marchese
Passiflora
,
Bianca
si
confidò
al
padre
.
Sappiamo
già
quello
che
fece
il
signor
Moreno
in
casa
del
marchese
Passiflora
.
Bianca
aspettava
il
padre
in
preda
a
mille
tristi
presentimenti
.
Quando
egli
fu
di
ritorno
,
le
disse
:
-
Tu
avevi
indovinato
:
il
marchese
ha
commesso
una
vile
azione
;
ma
io
sono
giunto
a
strappargli
questa
lettera
che
,
resa
pubblica
,
sarebbe
stata
il
tuo
disonore
e
la
mia
morte
.
-
Un
'
onda
di
sangue
imporporò
la
fronte
di
Bianca
,
mentre
i
suoi
occhi
si
velavano
di
lacrime
.
-
Padre
mio
!
-
Hai
avuto
torto
a
permettere
ad
Aldo
un
linguaggio
familiare
,
che
potrebbe
far
credere
ad
una
relazione
colpevole
.
Basterebbero
queste
frasi
per
perderti
!
"
Quando
ritorneranno
quei
brevi
e
rapidi
istanti
passati
insieme
con
la
nostra
bambina
?
Dal
giorno
che
tu
sei
partita
,
ella
si
è
fatta
triste
,
triste
,
e
chiama
sempre
la
sua
mammina
.
E
ieri
l
'
altro
,
appena
mi
vide
,
mi
corse
incontro
,
gridando
:
"
Babbo
,
perchè
non
hai
condotto
teco
la
mamma
?
"
Ora
dimmi
se
questa
lettera
non
sarebbe
la
tua
condanna
,
il
tuo
disonore
.
Tuo
marito
avrebbe
potuto
con
essa
intentarti
un
processo
d
'
adulterio
,
ed
il
colpevole
sarebbe
passato
per
vittima
,
avrebbe
trionfato
!
-
Bianca
chinò
il
capo
sul
petto
:
sentiva
che
suo
padre
aveva
ragione
.
-
Per
fortuna
,
-
continuò
il
signor
Moreno
-
il
pericolo
adesso
è
scomparso
;
ma
il
marchese
Passiflora
non
è
uomo
da
sopportare
in
pace
l
'
umiliazione
che
gli
ho
fatta
subire
:
bisogna
guardarsi
da
lui
.
Intanto
tu
non
devi
più
scrivere
,
nè
ricevere
lettere
dal
signor
Pomigliano
:
l
'
avvertirò
io
.
-
Bianca
non
replicò
,
ma
uscito
il
padre
diede
in
un
pianto
dirotto
.
Così
le
era
tolta
la
gioia
di
intrattenersi
per
lettera
con
Aldo
,
di
sapere
le
nuove
di
Gina
,
perchè
essa
era
legata
da
una
catena
infrangibile
.
Celia
,
trovata
la
sua
padrona
piangente
,
fece
sforzi
straordinari
per
consolarla
.
-
Non
si
disperi
così
;
-
le
disse
quando
ne
seppe
la
cagione
-
se
non
può
più
scrivere
,
andrò
io
a
trovare
il
signor
Aldo
e
le
porterò
sue
nuove
.
-
Bianca
scosse
il
capo
.
-
No
,
-
rispose
-
sarebbe
lo
stesso
che
disobbedire
a
mio
padre
;
ed
egli
soffre
già
troppo
per
cagion
mia
.
-
Il
suo
accesso
di
debolezza
era
passato
ed
ella
si
ripromise
di
attendere
gli
avvenimenti
.
Quella
sera
,
prima
di
coricarsi
,
la
contessa
,
inginocchiata
,
pregava
:
-
Mio
Dio
,
fate
che
Aldo
non
mi
dimentichi
,
e
se
il
pensare
a
lui
è
una
colpa
,
fate
tacere
il
mio
cuore
e
non
mi
punite
maggiormente
,
Signore
!
-
*
*
*
Il
conte
Rossano
,
quando
gl
'
invitati
della
bella
Cleo
si
misero
a
cena
,
scomparve
,
senza
salutare
alcuno
,
dalla
palazzina
.
Attraversato
un
salotto
,
aprì
un
uscio
,
e
si
trovò
in
un
elegantissimo
gabinetto
,
tappezzato
di
stoffa
ricamata
d
'
oro
,
dai
mobili
preziosi
,
paraventi
,
stuoie
,
giardiniere
,
e
dal
quale
si
accedeva
nella
camera
da
letto
di
Ilda
.
Il
conte
voleva
avere
quella
sera
stessa
un
colloquio
da
solo
a
solo
con
la
giovane
.
La
camera
ed
il
gabinetto
erano
illuminati
da
lampade
col
globo
velato
,
che
proiettavano
all
'
intorno
una
luce
debolissima
.
Il
conte
cercò
a
suo
agio
il
luogo
per
nascondersi
e
lo
trovò
in
un
vano
comodissimo
,
nascosto
da
un
drappeggio
di
velluto
che
scendeva
fino
sul
tappeto
.
Dietro
quel
vano
potè
mettere
una
seggiola
,
onde
starvi
più
comodo
.
Egli
riandava
gli
avvenimenti
di
quella
sera
,
e
delle
vampe
di
calore
gli
salivano
al
capo
.
Non
gli
pareva
naturale
l
'
osservazione
di
Aldo
sulla
sua
somiglianza
con
Fabio
Ribera
.
Ilda
doveva
aver
detto
della
relazione
che
esisteva
fra
lui
e
l
'
assassino
....
Fors
'
anche
aveva
supposto
e
confidato
agli
altri
che
l
'
istigatore
di
quel
delitto
doveva
essere
lui
.
E
mormorava
:
-
Insensata
,
tu
non
scoprirai
nulla
,
nè
gli
altri
saranno
più
fortunati
di
te
.
L
'
assassino
è
Fabio
;
nessun
mezzo
,
per
quanto
abile
,
varrà
a
strappargli
di
bocca
la
verità
.
Egli
mi
è
troppo
devoto
!
-
Un
sorriso
diabolico
sfiorava
le
sue
labbra
.
PARTE
TERZA
Il
passato
.
I
.
Quarant
'
anni
prima
degli
avvenimenti
narrati
,
in
una
brutta
sera
d
'
autunno
,
nella
camera
da
letto
dell
'
avvocato
Zeno
Mestre
,
una
delle
figure
più
spiccate
della
magistratura
torinese
,
si
svolgeva
una
scena
pietosa
.
L
'
avvocato
,
ancora
in
giovane
età
,
agonizzava
.
Affranta
dal
dolore
,
lo
assisteva
la
compagna
adorata
della
sua
vita
,
la
signora
Valeria
,
una
gentildonna
tutta
cuore
,
ma
di
una
debolezza
di
carattere
eccessiva
e
di
una
timidità
estrema
,
sebbene
toccasse
la
quarantina
.
Quantunque
il
medico
l
'
avesse
avvertita
che
la
malattia
non
lasciava
speranza
,
ella
sperava
ancora
.
Che
avrebbe
ella
fatto
senza
il
marito
,
che
era
il
solo
appoggio
alla
sua
debolezza
,
il
solo
che
la
incoraggiasse
?
Egli
soprattutto
era
l
'
unico
che
avesse
potere
su
Stefana
,
una
giovinetta
quindicenne
,
loro
figlia
,
che
,
sotto
un
'
apparenza
d
'
angelo
,
nascondeva
il
più
feroce
egoismo
e
dominava
la
madre
,
che
non
aveva
la
forza
d
'
opporsi
alle
sue
volontà
.
Stefana
ebbe
le
convulsioni
quando
seppe
del
pericolo
del
padre
,
e
,
come
sua
madre
,
vegliò
tre
notti
,
senza
allontanarsi
mai
;
sembrava
che
uno
strappo
spaventoso
si
fosse
prodotto
nel
suo
cuore
al
pensiero
di
quella
perdita
,
ma
in
realtà
i
suoi
occhi
erano
rimasti
aridi
,
nè
aveva
avuto
un
battito
di
più
.
Pensava
che
la
morte
del
padre
la
privava
di
un
despota
contro
il
quale
mai
potè
ribellarsi
.
Egli
solo
la
teneva
in
soggezione
.
Sua
madre
,
intanto
,
con
la
testa
appoggiata
al
guanciale
del
morente
,
piangeva
da
far
pietà
.
Dall
'
altra
parte
del
letto
stavano
una
suora
ed
una
cameriera
.
Nella
stanza
non
si
udiva
che
il
bisbiglìo
della
suora
,
il
penoso
respiro
del
morente
,
e
di
quando
in
quando
un
singhiozzo
della
signora
Mestre
.
-
Chi
piange
?
-
chiese
ad
un
tratto
il
moribondo
,
volgendo
penosamente
la
testa
sul
guanciale
.
-
Valeria
....
-
Ella
si
asciugò
in
fretta
gli
occhi
,
si
chinò
a
baciarlo
.
-
Zeno
....
Zeno
mio
!
...
-
Povera
cara
,
non
voglio
che
tu
pianga
così
.
Sei
qui
sola
?
-
No
,
Zeno
;
vi
sono
Stefana
,
suor
Orsola
e
Concetta
.
-
Di
'
loro
che
escano
dalla
camera
,
voglio
rimanere
solo
con
te
.
-
Fu
obbedito
.
Allora
il
moribondo
,
presa
una
mano
della
moglie
:
-
Valeria
,
ascoltami
:
-
disse
-
io
muoio
....
-
Valeria
balbettò
:
-
No
,
no
,
non
voglio
che
tu
muoia
,
Zeno
!
-
Bisogna
rassegnarsi
.
Non
disperarti
così
,
te
ne
scongiuro
,
se
vuoi
vedermi
chiudere
gli
occhi
tranquillo
!
Valeria
,
se
io
rimpiango
in
quest
'
istante
la
vita
,
è
per
te
,
povera
cara
,
perchè
ti
lascio
con
una
figlia
,
dalla
quale
non
sai
farti
obbedire
e
rispettare
,
e
che
ti
procurerà
molti
dolori
.
-
La
madre
ebbe
uno
slancio
generoso
.
-
Stefana
ha
buon
cuore
,
-
esclamò
-
l
'
ho
compreso
in
questi
giorni
,
in
cui
ha
diviso
i
miei
tormenti
!
-
Non
illuderti
,
Valeria
:
io
ho
letto
nell
'
animo
suo
:
nulla
la
commuove
;
mentre
versa
lacrime
,
rimane
insensibile
.
Ho
cercato
di
modificare
il
suo
carattere
,
ma
purtroppo
non
sono
riuscito
.
Ricordalo
,
Valeria
:
frena
quella
fanciulla
con
mano
di
ferro
,
o
tu
verserai
lacrime
di
sangue
per
cagion
sua
!
-
Zeno
,
Zeno
,
che
farò
senza
te
?
-
Devi
vincere
ad
ogni
costo
la
tua
debolezza
,
che
sarebbe
la
perdita
di
tua
figlia
e
la
tua
:
promettilo
,
Valeria
,
prometti
di
non
piegarti
più
ai
suoi
capricci
,
di
sorvegliare
ogni
suo
atto
,
di
soffocare
ogni
sua
ribellione
,
e
magari
rinchiudila
.
Io
ti
lascio
ricca
,
lo
sai
,
e
questa
ricchezza
può
essere
la
rovina
di
tua
figlia
;
per
cui
tu
devi
nascondergliela
.
Io
ho
scritto
il
testamento
in
modo
che
ella
creda
di
avere
appena
una
rendita
bastante
per
vivere
,
come
l
'
ha
creduto
finora
.
Una
parte
del
nostro
patrimonio
l
'
ho
affidata
al
notaro
Vannucci
,
il
mio
unico
amico
,
che
sarà
tutore
di
Stefana
e
ti
aiuterà
nel
compito
che
ti
lascio
.
Tu
gli
obbedirai
come
a
me
:
egli
ha
ricevuto
tutte
le
mie
istruzioni
,
saprà
guidarti
,
sostenerti
.
-
Cessa
,
per
pietà
,
cessa
,
o
il
mio
povero
cuore
si
spezza
!
-
Egli
posò
la
mano
sul
bruno
capo
che
si
curvava
sul
petto
di
lui
.
-
Povero
e
caro
angelo
,
noi
ci
rivedremo
un
giorno
in
Cielo
.
Intanto
prometti
di
esaudire
i
miei
voleri
.
-
Sì
,
Zeno
,
sì
,
te
lo
giuro
!
-
Grazie
;
ora
sono
contento
.
Puoi
chiamare
nostra
figlia
,
intanto
che
manderai
per
il
mio
amico
.
-
La
sua
respirazione
si
era
fatta
più
ansante
.
Valeria
si
affrettò
ad
obbedirlo
.
Stefana
apparve
,
col
volto
serafico
,
atteggiato
al
più
profondo
dolore
.
-
Eccomi
,
babbo
;
-
disse
-
che
vuoi
?
-
Voglio
che
in
questo
supremo
momento
tu
mi
giuri
di
rispettare
tua
madre
,
di
obbedirla
in
tutto
,
di
considerarla
quale
è
veramente
,
la
più
santa
delle
madri
,
la
più
degna
di
essere
amata
.
-
Stefana
gettò
le
braccia
al
collo
di
Valeria
con
un
affetto
che
parve
sincero
.
-
Babbo
,
te
lo
giuro
:
se
tu
dovessi
mancarmi
,
io
non
vivrò
che
per
mia
madre
.
-
Valeria
singhiozzava
stringendo
al
petto
la
figlia
.
Il
moribondo
alzò
la
mano
con
un
gesto
solenne
.
-
Dio
ti
ascolta
,
Stefana
!
Guai
se
tu
mancassi
al
giuramento
fatto
al
letto
di
morte
di
tuo
padre
!
Saresti
disgraziata
per
tutta
la
vita
.
Ma
non
voglio
pensarci
,
e
benedico
Dio
che
mi
ha
colpito
,
se
la
mia
morte
può
servire
a
cambiare
il
tuo
cuore
,
i
tuoi
sentimenti
.
Come
ho
detto
a
tua
madre
,
non
lascio
ricchezze
.
-
Stefana
sussultò
,
ma
il
suo
volto
non
cambiò
l
'
addolorata
espressione
.
Il
moribondo
proseguì
:
-
Ti
lascio
però
un
nome
stimato
,
degli
esempi
di
lavoro
,
di
abnegazione
,
che
non
devi
dimenticare
.
Stefana
,
ricordati
di
me
:
se
qualche
cattivo
pensiero
ti
turbasse
,
confidati
mentalmente
a
me
,
che
cercherò
di
consolarti
.
Guardati
dalle
cattive
azioni
;
al
momento
di
commetterle
,
pensa
che
l
'
anima
di
tuo
padre
ti
è
vicina
,
ti
guarda
....
e
tu
non
vorrai
farlo
soffrire
nell
'
eternità
.
Ed
ora
dammi
un
bacio
,
Stefana
,
e
tu
pure
,
Valeria
,
e
che
Dio
vi
protegga
,
vi
benedica
entrambe
!
-
La
scena
che
ne
seguì
distrasse
le
ultime
forze
del
moribondo
.
Un
'
ora
dopo
era
morto
,
assistito
anche
dal
suo
vecchio
amico
,
il
notaro
Vannucci
,
giunto
in
tempo
per
raccogliere
le
sue
ultime
raccomandazioni
,
il
suo
ultimo
sospiro
.
Per
alcune
settimane
si
credette
che
la
signora
Mestre
seguisse
il
marito
;
ma
a
poco
a
poco
quella
disperazione
violenta
,
si
cambiò
in
una
tristezza
raccolta
,
e
Valeria
comprese
che
il
suo
dovere
era
di
vivere
per
la
propria
creatura
.
In
questo
frattempo
Stefana
,
con
la
sua
ipocrisia
,
era
riuscita
ad
affascinare
il
tutore
.
Il
notaro
Vannucci
aveva
finito
col
pensare
che
il
suo
defunto
amico
si
era
ingannato
sul
conto
della
figlia
.
Quella
ragazza
sedicenne
aveva
una
grande
intelligenza
ed
una
penetrazione
che
lo
stupivano
.
In
poche
parole
,
Stefana
,
senza
neppure
che
il
vecchio
notaro
potesse
sospettarlo
,
seppe
in
breve
come
suo
padre
l
'
avesse
ingannata
e
come
il
patrimonio
che
possedeva
fosse
cento
volte
maggiore
di
quello
che
aveva
creduto
.
Questa
scoperta
superò
le
sue
speranze
,
ma
non
ne
parlò
con
alcuno
.
L
'
anno
del
lutto
passò
tranquillo
,
sebbene
per
Stefana
avesse
la
durata
di
un
secolo
.
Il
suo
tutore
era
divenuto
per
lei
un
amico
devoto
,
uno
schiavo
sommesso
ad
ogni
suo
desiderio
.
E
siccome
la
signora
Mestre
era
persuasa
di
adempiere
alla
volontà
del
marito
affidandola
a
lui
,
lasciava
che
egli
venisse
a
prenderla
per
condurla
seco
al
passeggio
,
a
pranzo
in
casa
sua
,
al
teatro
.
Egli
abitava
solo
con
una
vecchia
fantesca
che
voleva
bene
a
Stefana
perchè
la
fanciulla
l
'
accarezzava
e
scherzava
con
lei
.
Una
sera
in
cui
il
notaro
aveva
bevuto
più
del
solito
,
eccitato
dall
'
allegria
di
Stefana
,
dal
suo
calcolato
cicaleccio
,
le
rivelò
il
segreto
del
suo
amico
.
La
fanciulla
aveva
già
un
tale
potere
su
sè
stessa
,
che
non
dimostrò
alcuna
sorpresa
.
Soltanto
disse
:
-
Il
babbo
ha
fatto
benissimo
ad
affidare
a
voi
la
più
gran
parte
del
suo
patrimonio
,
perchè
la
mamma
non
avrebbe
saputo
amministrarlo
.
Ma
se
per
caso
domani
doveste
mancare
,
questo
patrimonio
passerà
ai
vostri
eredi
?
-
Il
notaro
abbracciò
la
fanciulla
ridendo
.
-
Come
sei
bambina
!
-
esclamò
.
-
Credi
che
le
cose
non
siano
state
fatte
in
regola
?
Tua
madre
nella
sua
cassaforte
tiene
la
ricevuta
del
deposito
,
ed
io
nel
mio
testamento
lascio
a
te
,
col
patrimonio
di
tuo
padre
,
anche
il
mio
,
non
avendo
eredi
diretti
.
-
Stefana
gli
gettò
con
impeto
le
braccia
al
collo
.
-
Grazie
!
Ma
Dio
voglia
che
campiate
cent
'
anni
!
-
Invece
,
una
settimana
dopo
il
vecchio
,
che
aveva
cenato
in
casa
Mestre
,
si
sentì
preso
da
brividi
,
e
,
coricatosi
,
non
si
svegliò
più
:
la
fantesca
lo
trovò
morto
la
mattina
dopo
.
Il
medico
,
chiamato
in
fretta
,
disse
trattarsi
di
una
sincope
fulminante
.
Stefana
finse
di
disperarsi
per
quella
morte
,
e
la
gente
ammirò
il
suo
cuore
sensibile
.
Nessuno
stupì
che
il
notaro
avesse
lasciato
tutta
la
sua
sostanza
a
Stefana
.
Egli
non
aveva
parenti
.
Da
allora
in
poi
,
la
signora
Mestre
divenne
uno
strumento
docile
a
tutti
i
voleri
della
figliuola
,
pur
senza
accorgersi
che
Stefana
comandava
ed
ella
obbediva
,
tanta
era
la
furberia
della
ragazza
.
Alcuni
mesi
dopo
la
morte
del
tutore
,
la
vedova
mise
un
piede
di
casa
principesco
,
convinta
che
in
tal
modo
troverebbe
uno
splendido
partito
per
la
figlia
.
Sogni
ambiziosi
,
fatti
nascere
da
Stefana
,
ottenebravano
ormai
la
sua
mente
.
La
signora
Mestre
nulla
vedeva
di
più
bello
,
di
più
perfetto
che
sua
figlia
.
Veramente
,
Stefana
a
diciotto
anni
era
maravigliosa
:
non
si
poteva
guardarla
senza
rimanerne
affascinati
.
Ma
se
lo
sguardo
altrui
fosse
penetrato
nel
suo
cuore
,
si
sarebbe
arretrato
inorridito
.
Stefana
pensava
che
il
piacere
fosse
l
'
unico
scopo
della
donna
e
il
fare
delle
vittime
l
'
unica
sua
ambizione
.
Frattanto
non
trovava
marito
,
quantunque
avesse
all
'
intorno
una
vera
folla
di
corteggiatori
.
Ma
la
bellezza
stessa
della
fanciulla
,
la
vita
dispendiosa
che
conduceva
,
i
sorrisi
d
'
incoraggiamento
con
cui
accoglieva
tutte
le
dichiarazioni
,
spaventavano
anche
coloro
che
avrebbero
voluto
chiedere
la
sua
mano
.
Si
diceva
che
sarebbe
stata
una
deliziosa
amante
,
ma
come
moglie
era
troppo
pericolosa
.
In
questo
frattempo
le
venne
presentato
il
conte
Sebastiano
Rossano
.
Il
gentiluomo
non
era
più
sul
fiore
dell
'
età
ed
aveva
condotto
fino
allora
una
vita
austera
:
centinaia
di
donne
gli
erano
passate
vicino
senza
destargli
ombra
d
'
amore
;
il
lavoro
e
il
dovere
erano
stati
la
sola
sua
occupazione
,
tanto
che
,
coll
'
esiguo
patrimonio
lasciatogli
dal
padre
,
riuscì
ad
arricchirsi
,
grazie
al
suo
assiduo
lavoro
.
Egli
era
stato
presentato
da
un
amico
a
Stefana
.
Gli
bastò
vederla
per
amarla
.
Ma
siccome
il
suo
amore
era
tanto
puro
e
profondo
quanto
entusiastico
,
prima
ancora
di
rivelarlo
a
lei
,
la
chiese
in
moglie
alla
madre
.
Stefana
fu
lusingata
da
quella
domanda
:
il
titolo
di
contessa
le
garbava
.
-
Accetto
;
-
disse
alla
madre
-
però
desidero
far
prima
i
miei
patti
.
-
La
sera
stessa
il
conte
si
presentava
alle
due
signore
.
-
La
mamma
-
gli
disse
Stefana
con
una
voce
armoniosa
che
risonò
agli
orecchi
di
Sebastiano
come
una
melodia
di
paradiso
-
mi
ha
comunicato
la
vostra
domanda
,
che
mi
ha
fatto
molto
piacere
.
-
Egli
tremava
come
un
fanciullo
.
-
Posso
dunque
sperare
?
-
chiese
con
voce
alterata
.
-
Sperate
,
-
rispose
Stefana
con
un
incantevole
sorriso
-
se
pur
vi
adatterete
a
certe
condizioni
che
io
credo
indispensabili
.
-
Il
conte
non
pensava
che
alla
felicità
di
possedere
quella
divina
creatura
.
-
Qualunque
sieno
,
-
esclamò
con
slancio
-
io
le
accetto
!
-
Siete
molto
buono
,
conte
,
e
sento
che
vi
amerò
per
tutta
la
vita
.
Ma
ora
lasciate
che
io
vi
dica
quello
che
desidero
.
Quando
sarò
maritata
,
non
voglio
più
abitar
qui
,
ma
avere
una
palazzina
mia
propria
.
-
Ne
ho
appunto
acquistata
una
,
assai
elegante
;
-
rispose
il
conte
-
ma
se
non
vi
piace
,
la
cambierò
.
-
Vedremo
.
Voi
siete
molto
ricco
,
signor
conte
?
-
Ho
un
reddito
di
centomila
lire
.
-
Altrettanto
ha
la
mia
figliuola
,
-
disse
la
signora
Mestre
.
Stefana
battè
le
mani
come
una
bambina
.
-
Oh
!
allora
vedrete
come
ci
divertiremo
.
Avrò
un
palco
al
Regio
,
mi
farò
venire
gli
abiti
da
Londra
;
alla
mattina
andremo
alla
passeggiata
a
cavallo
;
nel
pomeriggio
,
in
carrozza
.
Riceverò
,
darò
delle
feste
!
-
Farete
tutto
quello
che
vorrete
.
-
Come
siete
amabile
,
quanto
vi
amo
!
Mi
condurrete
anche
ai
bagni
,
in
campagna
?
-
Sì
,
sì
,
Stefana
!
Io
farò
sempre
la
vostra
volontà
!
-
Allora
non
ho
più
altro
da
chiedervi
,
se
non
che
affrettiate
il
nostro
matrimonio
.
-
Il
matrimonio
della
giovane
col
conte
Sebastiano
Rossano
fece
rumore
.
Tutti
i
giornali
ne
parlarono
ed
i
commenti
nel
mondo
elegante
furono
infiniti
.
Alcuni
non
sapevano
spiegarsi
come
Stefana
,
bella
,
ricchissima
,
vivace
avesse
acconsentito
a
sposare
un
uomo
non
più
giovane
e
si
mostrasse
così
raggiante
di
gioia
.
-
Stefana
è
molto
più
saggia
di
quello
che
credete
,
-
dicevano
le
mamme
alle
loro
figlie
.
-
Ella
sarà
felice
.
-
II
.
Benchè
Stefana
fosse
divenuta
una
di
quelle
celebrate
signore
il
cui
nome
si
vede
spesso
comparire
nelle
cronache
dei
giornali
mondani
,
benchè
fosse
circondata
di
adoratori
,
tutti
erano
concordi
nel
dire
che
essa
era
onestissima
,
che
adorava
il
marito
e
che
niuno
avrebbe
preso
nel
suo
cuore
il
posto
occupato
da
lui
.
Il
conte
Sebastiano
Rossano
si
felicitava
ogni
giorno
della
sua
scelta
.
Nella
immensità
della
sua
ebbrezza
,
il
conte
non
vedeva
lo
sperpero
del
denaro
che
si
faceva
in
casa
.
Tutte
le
condizioni
imposte
da
Stefana
erano
da
lui
scrupolosamente
rispettate
:
qualunque
desiderio
della
moglie
era
un
ordine
.
La
contessa
divenne
madre
di
un
bel
fanciullo
,
che
fu
chiamato
Livio
.
Stefana
amò
suo
figlio
con
una
passione
quasi
selvaggia
,
e
fu
l
'
unico
,
vero
amore
della
sua
vita
.
Essa
volle
allattarlo
,
e
così
ebbe
un
appartamento
per
sè
e
per
il
bimbo
:
il
conte
riprese
possesso
del
suo
appartamento
da
scapolo
,
situato
al
lato
opposto
della
palazzina
.
La
contessa
aveva
fatto
spese
straordinarie
per
Livio
.
Il
corredo
era
bello
come
quello
d
'
un
principe
.
La
culla
era
costata
diecimila
lire
.
Oltre
la
cameriera
della
contessa
,
maritata
al
cocchiere
,
due
persone
,
che
già
avevano
servito
Stefana
quando
era
ragazza
e
si
sarebbero
fatte
squartare
per
lei
,
due
altre
cameriere
dovevano
servire
esclusivamente
per
il
bambino
.
Un
giorno
il
conte
si
accòrse
che
,
andando
di
quel
passo
,
in
pochi
anni
il
patrimonio
suo
e
quello
di
Stefana
sarebbe
divorato
.
In
tre
anni
aveva
già
dovuto
alienare
una
parte
del
capitale
perchè
la
rendita
non
bastava
a
far
fronte
a
tutte
le
spese
.
Tuttavia
il
gentiluomo
si
guardò
bene
dal
farne
parola
alla
moglie
.
-
Posso
io
pagare
abbastanza
la
felicità
che
la
mia
adorata
Stefana
mi
procura
?
-
pensava
.
-
Posso
privarla
di
qualche
cosa
?
No
,
no
!
Mi
rimetterò
a
lavorare
e
procurerò
che
ella
non
sappia
mai
che
spende
troppo
denaro
e
quale
sacrificio
io
farò
per
lei
allontanandomi
spesso
dal
suo
fianco
.
-
Un
giorno
che
il
conte
aveva
tardato
più
del
solito
all
'
ora
del
pranzo
,
tornato
a
casa
trovò
Stefana
triste
,
inquieta
,
che
gli
gettò
piangendo
le
braccia
al
collo
.
-
Porche
quest
'
assenza
?
Dove
sei
stato
?
Non
mi
ami
dunque
più
?
-
Il
conte
la
coprì
di
baci
.
-
Stefana
,
come
puoi
pensare
così
?
Guardami
,
guardami
bene
:
ho
la
faccia
di
un
colpevole
?
-
Stefana
fissò
i
suoi
splendidi
occhi
ammaliatori
in
quelli
di
lui
.
-
No
;
-
rispose
-
ma
tu
mi
nascondi
qualche
cosa
.
-
Sì
,
e
faccio
male
,
perchè
non
devo
avere
segreti
per
te
.
Le
mie
assenze
hanno
un
giusto
motivo
:
lavoro
per
te
e
per
nostro
figlio
.
-
Come
?
-
Non
comprendi
?
Noi
siamo
ricchi
,
è
vero
,
ma
voglio
che
Livio
lo
sia
ancora
più
;
per
cui
mi
sono
rimesso
agli
affari
.
Stefana
si
strinse
a
lui
con
un
grido
di
gioia
.
-
Come
sei
buono
!
Quanto
,
quanto
ti
amo
!
-
E
l
'
inebriò
di
sorrisi
,
di
carezze
.
Fin
da
quel
momento
,
Stefana
non
si
curò
più
delle
assenze
del
marito
,
anzi
,
le
desiderava
.
Era
la
stagione
dei
bagni
,
ed
ella
vi
si
recò
col
bambino
e
la
madre
,
in
una
bella
villa
di
Pegli
,
presa
in
affitto
dal
conte
,
che
rimase
a
Torino
,
facendo
ogni
tanto
una
scappata
colà
per
abbracciare
la
moglie
e
il
figlio
.
Stefana
aveva
trovato
a
Pegli
molti
conoscenti
.
Alla
sera
ella
riceveva
amici
e
conoscenti
,
e
vegliava
fino
a
tarda
ora
.
Una
notte
tutto
taceva
nella
villa
,
quando
la
signora
Mestre
,
che
soffriva
di
cuore
,
essendosi
messa
alla
finestra
per
respirare
,
sentì
un
rumore
di
passi
in
giardino
ed
al
chiarore
della
luna
vide
sua
figlia
al
braccio
di
un
uomo
.
Si
dirigevano
verso
un
piccolo
padiglione
.
Quantunque
il
turbamento
le
togliesse
quasi
il
respiro
,
la
signora
Mestre
lasciò
la
finestra
,
scese
con
precauzione
in
giardino
e
si
avvicinò
al
padiglione
,
illuminato
.
Da
una
delle
vetrate
guardò
nell
'
interno
.
Ciò
che
vide
la
povera
donna
dovette
essere
orribile
,
perchè
indietreggiò
con
un
grido
di
spavento
e
cadde
distesa
al
suolo
.
La
porta
del
padiglione
non
tardò
a
spalancarsi
e
Stefana
si
precipitò
fuori
,
seguìta
da
un
giovane
quasi
imberbe
,
che
mostrava
sul
volto
i
segni
dello
spavento
.
-
Che
c
'
è
?
-
chiese
con
voce
soffocata
.
La
contessa
,
veduto
il
corpo
di
sua
madre
,
comprese
tutto
.
Allora
,
calmissima
,
rivoltasi
al
giovane
:
-
Vattene
subito
;
-
disse
-
tu
non
hai
nulla
da
temere
!
-
Egli
disparve
tosto
,
mentre
Stefana
si
chinava
sul
corpo
della
madre
,
appoggiava
il
suo
orecchio
al
cuore
di
lei
.
Quando
comprese
che
era
solo
svenuta
,
sollevatala
per
le
spalle
la
trascinò
nel
padiglione
,
la
stese
sull
'
agrippina
.
La
signora
Mestre
non
tardò
a
rinvenire
,
e
veduta
sua
figlia
gridò
con
disperato
accento
:
-
Sciagurata
!
...
Sciagurata
!
...
Hai
dunque
l
'
anima
impastata
di
fango
?
Tradire
il
più
onesto
dogli
uomini
,
tu
,
madre
della
sua
creatura
!
...
-
Basta
!
-
interruppe
con
impeto
Stefana
.
-
Non
tediarmi
.
Perchè
venire
a
spiare
i
miei
passi
come
una
suocera
?
-
Ed
è
così
che
rispondi
a
tua
madre
?
Non
provi
rossore
al
pensiero
dell
'
azione
commessa
?
Non
pensi
che
,
invece
di
me
,
poteva
esser
qui
tuo
marito
?
-
Stefana
alzò
con
aria
di
disprezzo
le
spalle
.
-
Credi
che
sia
venuta
ai
bagni
per
far
la
balia
al
bambino
?
L
'
adoro
,
il
bimbo
,
ma
egli
non
deve
essermi
d
'
inciampo
.
Tu
sei
una
mamma
dalle
idee
antidiluviane
!
Io
,
invece
,
sono
una
donna
moderna
:
voglio
avere
degli
amanti
,
schiavi
sommessi
,
pronti
a
versare
tutto
il
loro
sangue
per
me
,
e
li
avrò
!
Voglio
essere
ammirata
,
e
in
pari
tempo
creduta
da
tutti
la
donna
più
onesta
del
mondo
!
-
La
signora
Mestre
ascoltava
terrorizzata
quelle
massime
vergognose
:
tremava
a
verga
a
verga
,
anelante
.
-
Disgraziata
figliuola
!
-
balbettò
.
-
Dove
hai
imparato
un
simile
modo
di
pensare
e
di
parlare
?
Io
ti
ho
dato
solo
esempi
di
virtù
;
tuo
padre
era
l
'
uomo
più
onesto
che
esistesse
,
la
tua
istitutrice
era
una
santa
donna
.
E
tu
...
?
-
L
'
infelice
si
mise
a
singhiozzare
.
-
Oh
!
dimmi
che
vaneggi
,
che
hai
avuto
un
istante
di
follìa
,
-
soggiunse
con
accento
supplichevole
-
ma
che
ti
penti
,
che
il
tuo
cuore
non
è
così
traviato
come
vuoi
farmi
credere
!
Vieni
meco
a
pregar
Dio
che
ti
perdoni
:
d
'
ora
innanzi
io
non
ti
lascerò
un
solo
istante
!
-
Lo
sguardo
di
Stefana
divenne
quasi
feroce
.
-
Credi
che
la
tua
presenza
m
'
impedirebbe
di
fare
il
comodo
mio
?
-
interruppe
con
cinismo
.
-
Ma
non
voglio
infliggerti
un
tal
supplizio
,
e
scriverò
a
mio
marito
che
l
'
aria
di
mare
ti
è
nociva
,
che
tornerai
con
lui
a
Torino
,
così
non
avrai
più
ragione
di
scandalizzarti
.
-
Un
singhiozzo
sfuggì
dalle
labbra
della
sventurata
;
ella
sentiva
che
se
rimaneva
lì
ancora
un
istante
non
avrebbe
più
la
forza
di
ritornare
nella
propria
camera
;
onde
fuggì
barcollando
,
dopo
aver
gridato
a
sua
figlia
:
-
Che
Dio
ti
perdoni
!
-
L
'
infelice
passò
la
notte
in
ginocchioni
,
chiamando
in
aiuto
Dio
e
suo
marito
.
La
mattina
dopo
la
cameriera
,
entrando
in
camera
,
trovò
la
signora
stesa
al
suolo
,
immobile
,
morta
.
III
.
Stefana
ebbe
violente
crisi
di
simulato
dolore
.
Il
conte
Rossano
,
avvertito
da
un
telegramma
,
accorse
subito
e
circondò
la
moglie
di
delicate
premure
.
La
colonia
dei
bagnanti
andò
a
iscriversi
nel
registro
posto
in
una
sala
della
villa
,
ma
Stefana
non
ricevette
alcuno
.
Il
trasporto
della
defunta
dalla
villa
alla
stazione
fu
veramente
commovente
.
Stefana
,
col
figlio
fra
le
braccia
ed
il
conte
accanto
a
lei
,
seguiva
in
vettura
il
carro
funebre
,
coperto
di
corone
,
e
prese
posto
nel
vagone
riservato
,
dove
era
stato
messo
il
feretro
.
Al
cimitero
,
ella
volle
assistere
al
seppellimento
della
salma
.
Per
un
anno
,
la
contessa
visse
ritirata
,
non
occupandosi
che
del
suo
Livio
,
inebriandosi
al
cicaleccio
di
lui
,
che
non
lasciava
quasi
mai
la
mammina
.
Poi
Stefana
ricominciò
a
frequentare
la
società
,
riprese
la
sua
esistenza
di
piaceri
.
Livio
,
crescendo
,
le
assomigliava
non
soltanto
nel
fisico
,
ma
soprattutto
nel
morale
:
nulla
aveva
di
suo
padre
,
nulla
!
Il
conte
avrebbe
voluto
educarlo
con
una
certa
severità
;
ma
come
resistere
alla
moglie
?
-
Abbiamo
quest
'
unico
figlio
;
-
diceva
Stefana
-
vuoi
che
ci
muoia
per
il
troppo
studio
?
Lascialo
sviluppare
:
per
ora
gli
daremo
una
buona
istitutrice
,
più
tardi
un
ottimo
precettore
,
che
sceglierò
io
stessa
.
-
Se
Livio
studiava
poco
,
aveva
in
compenso
una
malizia
innata
e
la
profonda
ipocrisia
della
madre
.
Era
capacissimo
di
tormentare
una
bestia
per
il
solo
gusto
di
vederla
soffrire
,
salvo
poi
,
se
compariva
qualcuno
,
di
piangere
e
disperarsi
.
Il
conte
lavorava
da
mane
a
sera
;
la
moglie
faceva
sperpero
di
denaro
.
Un
giorno
la
contessa
s
'
intratteneva
nel
suo
salotto
con
un
ufficiale
di
cavalleria
,
che
da
lungo
tempo
le
faceva
la
corte
ed
al
quale
essa
aveva
concesso
un
particolare
colloquio
.
Mentre
l
'
ufficiale
,
inginocchiato
ai
piedi
di
Stefana
,
le
chiedeva
pietà
del
suo
soffrire
,
un
uscio
si
spalancò
con
impeto
e
Livio
,
il
quale
allora
aveva
sette
anni
,
si
precipitò
dentro
,
gridando
:
-
Mamma
,
c
'
è
il
babbo
!
-
La
malizia
di
quel
fanciullo
gli
fece
comprendere
che
quel
colloquio
,
sorpreso
dal
padre
,
poteva
cagionare
un
grave
dolore
alla
madre
.
E
quando
il
conte
entrò
nel
salotto
,
la
contessa
stava
tranquillamente
disegnando
presso
un
tavolino
:
l
'
ufficiale
era
uscito
da
un
altro
uscio
,
guidato
da
Livio
.
Da
questo
si
può
comprendere
l
'
educazione
del
fanciullo
e
come
madre
e
figlio
dovessero
adorarsi
e
andare
pienamente
d
'
accordo
.
Un
giorno
il
conte
si
recò
all
'
estero
a
cagione
del
fallimento
di
una
Casa
commerciale
,
colla
quale
egli
era
cointeressato
.
La
sua
assenza
doveva
essere
di
pochi
mesi
,
invece
si
prolungò
oltre
un
anno
.
In
questo
frattempo
la
contessa
Stefana
parve
rinunciare
alla
vita
elegante
,
scapigliata
.
Non
riceveva
più
,
si
mostrava
di
rado
in
carrozza
al
passeggio
,
e
la
sua
salute
sembrava
alterata
.
Livio
la
sorprese
sovente
sdraiata
su
di
una
lunga
poltrona
,
pallida
,
affranta
,
piangente
.
-
Che
hai
,
mamma
,
che
hai
?
-
le
diceva
coprendola
di
baci
.
-
Il
babbo
ti
ha
dato
qualche
dispiacere
?
-
No
,
angelo
mio
,
no
!
Sono
triste
,
senza
sapere
il
perchè
!
-
rispondeva
la
contessa
.
Ma
Livio
non
era
persuaso
.
Egli
aveva
allora
dodici
anni
e
sembrava
un
ragazzo
educatissimo
:
sapeva
stare
in
società
,
aveva
tutta
la
grazia
e
il
sorriso
affascinante
della
mamma
.
Ma
in
fondo
era
vizioso
,
indolente
,
e
non
si
approfondiva
in
cosa
alcuna
.
Aveva
i
sensi
precocemente
sviluppati
e
l
'
aspetto
di
un
arcangelo
.
Una
mattina
,
quando
stava
per
alzarsi
,
il
cameriere
gli
consegnò
una
lettera
della
contessa
.
Livio
ebbe
un
moto
di
sorpresa
.
-
Dov
'
è
la
mamma
?
-
domandò
.
-
È
partita
!
-
Il
fanciullo
strappò
febbrilmente
la
busta
,
e
lesse
:
"
Amor
mio
!
"
Ho
bisogno
di
assentarmi
dal
palazzo
,
almeno
per
una
settimana
:
lascio
te
,
che
sei
un
ometto
,
a
guidare
la
casa
.
Se
arrivasse
tuo
padre
e
altri
chiedesse
il
motivo
della
mia
assenza
,
rispondi
che
un
dovere
di
gratitudine
mi
ha
condotta
presso
la
madre
,
ammalatissima
,
della
mia
cameriera
,
la
quale
parte
con
me
.
Conduco
meco
anche
il
cocchiere
,
suo
marito
.
Mostrami
in
questa
circostanza
l
'
amore
che
mi
porti
,
non
facendo
scene
per
la
mia
lontananza
e
scusando
cogli
altri
la
mia
partenza
.
Ti
adoro
e
ti
bacio
.
"
Livio
rimase
impassibile
.
E
nelle
due
settimane
che
la
contessa
rimase
assente
,
egli
seppe
tenere
un
contegno
da
vero
ometto
.
Quando
il
conte
arrivò
,
la
contessa
era
già
tornata
.
Egli
trovò
sua
moglie
assai
pallida
,
come
se
uscisse
da
una
malattia
,
e
abbracciandola
si
scusò
della
sua
lunga
assenza
.
-
D
'
ora
innanzi
,
non
starai
tanto
tempo
lontano
,
non
è
vero
?
-
gli
disse
Stefana
stretta
al
collo
di
lui
.
-
Quanto
mi
ha
fatto
soffrire
questa
separazione
,
benchè
avessi
meco
mio
figlio
!
-
Il
conte
non
si
saziava
di
baciarla
:
era
commosso
della
fedeltà
di
quella
donna
adorata
.
-
In
questo
frattempo
ho
avuto
anche
un
altro
dispiacere
:
la
mamma
della
mia
cameriera
,
colei
che
mi
ha
portata
in
braccio
piccina
,
è
morta
.
Essa
volle
rivedermi
prima
di
chiudere
gli
occhi
per
sempre
.
-
Povera
donna
!
-
Mi
recai
da
lei
con
la
cameriera
e
il
cocchiere
,
cui
essa
ha
lasciato
una
casetta
di
campagna
con
alcune
vigne
,
ed
ho
dovuto
,
con
mio
dispiacere
,
rinunziare
a
quei
due
fidi
servitori
,
che
ormai
vogliono
accudire
ai
loro
beni
.
-
Il
conte
non
ebbe
il
minimo
sospetto
che
tutta
quella
storia
fosse
una
menzogna
.
Ma
Livio
,
sebbene
fanciullo
,
non
credette
alle
parole
della
madre
,
cui
disse
:
-
Tu
menti
:
hai
un
segreto
per
me
,
e
non
vuoi
rivelarmelo
.
-
Lo
saprai
più
tardi
;
adesso
sarebbe
inutile
,
-
rispose
Stefana
-
ti
prego
di
non
insistere
.
-
Gli
anni
scorsero
.
Stefana
,
come
divorata
da
un
pensiero
tormentoso
,
si
diede
nuovamente
alla
pazza
gioia
.
Il
conte
continuava
la
sua
via
di
sacrificio
,
persuaso
che
la
donna
adorata
meritava
tutto
il
suo
grande
amore
,
tutta
la
sua
devozione
.
Una
notte
la
contessa
si
sentì
colta
da
brividi
ed
ebbe
ad
un
tratto
il
presentimento
della
sua
prossima
fine
.
Sentì
agghiacciarsi
di
terrore
:
non
voleva
morire
,
senza
fare
una
importante
rivelazione
a
suo
figlio
.
Con
quella
forza
di
volontà
che
aveva
sempre
distinto
Stefana
in
tutte
le
pericolose
circostanze
della
sua
vita
,
scese
dal
letto
,
indossò
una
vestaglia
,
e
barcollando
si
diresse
nella
camera
del
figlio
.
Questi
,
vedendola
,
si
spaventò
e
chiese
:
-
Mamma
,
che
hai
?
Tu
soffri
?
-
Sì
,
caro
;
-
rispose
ella
-
sento
in
me
qualche
cosa
che
si
spezza
,
ed
ho
paura
di
morire
.
-
Egli
la
guardava
convulso
.
-
Perchè
ti
sei
alzata
?
Vuoi
che
ti
riconduca
a
letto
,
che
mandi
per
un
medico
?
-
No
,
più
tardi
;
prima
voglio
rivelarti
un
segreto
che
da
dieci
anni
mi
pesa
sul
cuore
.
Ascoltami
.
-
Ella
sedette
accanto
al
letto
del
figlio
e
prese
a
dire
:
-
Ti
ricordi
come
,
dieci
anni
fa
,
mentre
tuo
padre
si
trovava
in
viaggio
,
io
mi
assentassi
da
casa
?
-
Lo
ricordo
perfettamente
,
mamma
;
ho
sempre
impresso
le
raccomandazioni
fattemi
nella
tua
lettera
,
e
sebbene
bambino
,
non
prestai
fede
quando
dicesti
che
eri
partita
per
riabbracciare
una
morente
.
-
Avevi
indovinato
,
Livio
:
io
non
mi
allontanai
da
Torino
;
mi
nascosi
coi
miei
fidati
servi
in
un
piccolo
appartamento
già
preso
in
affitto
sotto
il
loro
nome
,
ed
in
quell
'
appartamento
diedi
alla
luce
un
bambino
,
che
non
porterà
mai
il
nome
tuo
,
nè
godrà
del
tuo
patrimonio
.
Tuo
fratello
fu
legalmente
riconosciuto
come
figlio
dei
coniugi
Ribera
,
che
per
me
avrebbero
fatto
qualsiasi
sacrifizio
.
Ora
ti
spiegherò
i
motivi
che
mi
indussero
a
lasciar
vivere
quel
fanciullo
.
"
Se
tuo
padre
fosse
stato
in
quel
tempo
a
Torino
,
non
avrei
potuto
nascondergli
il
mio
stato
ed
egli
sarebbe
stato
felice
d
'
avere
un
altro
figlio
,
un
altro
erede
.
"
Ma
io
non
volevo
:
avrei
odiato
quel
secondo
fanciullo
se
prendeva
posto
in
questa
casa
perchè
tu
solo
regni
nel
mio
cuore
,
nell
'
anima
mia
,
tu
solo
fai
parte
di
me
.
Se
volli
dare
un
nome
a
tuo
fratello
,
lo
feci
perchè
tu
avessi
più
tardi
un
uomo
da
far
agire
a
tuo
talento
,
un
uomo
che
ad
un
tuo
cenno
diverrà
tuo
schiavo
e
sul
quale
avrai
un
potere
di
vita
e
di
morte
.
-
Livio
guardava
sua
madre
credendo
vaneggiasse
.
Ella
comprese
quello
sguardo
.
-
Tu
pensi
-
soggiunse
-
che
la
febbre
mi
abbia
dato
al
cervello
,
che
io
deliri
:
no
,
rassicurati
,
Livio
,
ho
tutto
il
mio
senno
e
te
lo
provo
.
"
Fabio
Ribera
,
tale
è
il
nome
di
tuo
fratello
,
fu
dato
a
balia
ad
una
donna
che
,
come
tutti
,
lo
credette
veramente
figlio
della
mia
cameriera
.
"
L
'
anno
seguente
,
i
due
coniugi
lo
presero
in
casa
,
e
per
quattro
anni
Fabio
visse
con
loro
,
che
lo
facevano
pregare
ogni
sera
per
me
,
dinanzi
al
mio
ritratto
,
dicendogli
che
ero
la
sua
benefattrice
.
"
Volle
disgrazia
che
quando
Fabio
compiva
i
cinque
anni
,
la
cameriera
e
suo
marito
fossero
portati
al
camposanto
.
Ma
la
donna
lasciava
a
suo
figlio
una
lettera
,
che
io
stessa
le
dettai
e
che
,
unita
ad
un
'
altra
scritta
da
me
,
consegnerai
tu
stesso
a
Fabio
,
quando
avrà
vent
'
anni
.
"
Tu
leggerai
quelle
lettere
,
che
non
sono
suggellate
,
prima
di
consegnarle
a
Fabio
.
"
Egli
è
ora
in
un
collegio
modesto
il
cui
rettore
mi
assicura
che
non
vi
è
allievo
migliore
di
lui
.
-
Vuol
dire
che
non
mi
rassomiglia
!
-
interruppe
ridendo
Livio
.
-
Oh
!
tu
per
me
hai
tutte
le
perfezioni
,
e
Fabio
non
avrebbe
mai
preso
nel
mio
cuore
il
tuo
posto
.
Peraltro
,
tu
compirai
l
'
opera
mia
verso
lui
,
ne
farai
un
buon
operaio
,
e
gli
dirai
che
deve
tutto
a
te
,
acciocchè
sia
pronto
a
qualsiasi
sacrificio
per
amor
tuo
.
Ora
,
caro
,
accompagnami
nella
mia
camera
;
voglio
consegnarti
quelle
lettere
.
-
Livio
,
vestitosi
in
fretta
,
seguì
la
madre
,
che
ebbe
ancora
la
forza
di
aprire
il
serracarte
e
consegnare
al
figlio
una
piccola
cassetta
d
'
ebano
,
scongiurandolo
di
andare
subito
a
nasconderla
.
Quando
Livio
ritornò
,
la
contessa
gli
cadde
fra
le
braccia
,
balbettando
:
-
Chiama
aiuto
,
mi
sento
morire
!
-
Livio
la
trasportò
sul
letto
,
poi
attraversò
le
stanze
urlando
,
chiamando
i
domestici
,
destando
tutti
.
-
Presto
,
un
medico
!
-
gridava
.
-
La
mamma
muore
!
-
Il
conte
si
precipitò
nella
camera
della
moglie
.
-
Stefana
,
Stefana
,
che
hai
?
-
gridava
,
spaventato
.
La
contessa
non
rispose
.
Aveva
gli
occhi
fissi
,
immobili
.
A
un
tratto
balbettò
:
-
Aria
....
aria
....
soffoco
....
Dio
,
Dio
!
...
-
Venne
spalancata
la
finestra
,
mentre
padre
e
figlio
sostenevano
Stefana
per
le
spalle
.
Il
medico
giunse
e
recò
alla
contessa
un
sollievo
momentaneo
con
iniezioni
d
'
etere
e
con
l
'
ossigeno
;
ma
dichiarò
il
caso
disperato
:
si
trattava
di
una
pericardite
acuta
.
Poco
dopo
Stefana
chiamò
:
-
Sebastiano
!
-
Il
conte
fu
in
un
attimo
vicino
a
lei
,
che
l
'
attirò
al
suo
petto
per
mormorare
:
-
Muoio
....
ama
molto
Livio
....
per
me
....
-
Il
conte
rispose
con
un
lacerante
singhiozzo
.
Troppo
lungo
sarebbe
descrivere
la
scena
dolorosa
che
ne
seguì
.
Ma
il
medico
aveva
ragione
:
Stefana
entrò
in
agonia
,
indi
il
suo
cuore
cessò
di
battere
.
Se
il
conte
Sebastiano
,
colpito
da
quella
morte
improvvisa
,
sembrò
impazzire
,
la
disperazione
di
Livio
non
ebbe
limiti
.
Nessuno
riusciva
a
staccarlo
dal
cadavere
della
madre
,
che
copriva
di
baci
appassionati
.
Di
fronte
a
quell
'
immenso
dolore
,
il
padre
fece
tacere
il
suo
.
Egli
ricordava
le
ultime
parole
di
Stefana
e
,
avvicinatosi
al
figlio
,
lo
sollevò
,
lo
strinse
fra
le
sue
braccia
,
balbettando
:
-
Piangi
con
me
,
Livio
,
piangi
col
tuo
povero
babbo
,
che
ha
pure
il
cuore
spezzato
!
-
Per
la
prima
volta
il
giovane
ebbe
uno
slancio
sincero
di
riconoscenza
,
per
la
prima
volta
si
tenne
stretto
al
padre
,
confondendo
le
lacrime
con
quelle
di
lui
.
Per
molte
settimane
padre
e
figlio
vagarono
per
la
palazzina
come
in
attesa
che
la
contessa
Stefana
comparisse
.
Essi
passavano
lunghe
ore
nella
camera
di
lei
,
dove
un
ritratto
ad
olio
di
Stefana
la
riproduceva
in
tutto
lo
splendore
della
sua
bellezza
.
Un
giorno
il
conte
,
stringendo
la
mano
al
figlio
,
gli
disse
:
-
Io
mi
rimetterò
agli
affari
:
tu
pure
cerca
un
'
occupazione
:
così
potremo
far
tacere
il
nostro
dolore
.
-
Il
giovane
non
rispose
.
Quel
giorno
stesso
egli
si
chiuse
nella
sua
camera
ed
aprì
per
la
prima
volta
la
cassetta
d
'
ebano
,
consegnatagli
dalla
madre
.
Conteneva
due
lettere
,
in
una
busta
non
suggellata
.
La
soprascritta
di
una
di
esse
diceva
:
"
A
mio
figlio
.
"
Era
vergata
da
una
mano
a
lui
sconosciuta
e
diceva
:
"
Caro
figlio
,
"
Questa
lettera
che
io
ti
scrivo
in
punto
di
morte
non
ti
verrà
consegnata
che
quando
avrai
compiuti
vent
'
anni
.
Sarà
dunque
allora
la
voce
di
una
morta
che
parlerà
al
tuo
cuore
,
e
tu
devi
ascoltarla
.
"
Guai
se
tu
non
obbedissi
a
quella
voce
!
Io
non
avrei
più
riposo
nella
tomba
e
tu
saresti
maledetto
per
tutta
l
'
eternità
!
"
Ascoltami
,
dunque
.
Dal
momento
che
tu
sarai
un
uomo
,
dedicherai
tutta
la
tua
esistenza
alla
contessa
Stefana
Rossano
,
tua
benefattrice
.
"
A
lei
tu
devi
tutto
,
ricordalo
,
e
qualunque
cosa
ti
imponesse
,
l
'
eseguirai
:
io
stessa
,
tua
madre
,
te
lo
comando
.
Sii
colla
tua
benefattrice
umile
,
devoto
,
rispettoso
;
pensa
che
a
lei
sola
devi
la
tua
istruzione
,
che
essa
sola
ha
sopperito
a
tutte
le
spese
per
allevarti
,
per
fare
di
te
un
uomo
onesto
.
La
tua
vita
stessa
non
basterebbe
a
pagare
il
debito
di
riconoscenza
che
hai
con
lei
.
"
Addio
,
figlio
mio
,
addio
!
Ti
bacio
e
ti
benedico
.
Tua
madre
"
FLAVÌ
RIBERA
.
"
L
'
altra
lettera
era
scritta
da
Stefana
.
Livio
lesse
:
"
Mio
buon
Fabio
,
"
Speravo
di
poter
compiere
il
voto
espressomi
dalla
tua
povera
mamma
prima
di
morire
:
consegnarti
una
sua
lettera
,
quando
tu
fossi
un
uomo
.
Ma
io
pure
cedo
innanzi
tempo
a
quella
legge
fatale
della
natura
,
che
non
dovrebbe
colpire
le
madri
,
finchè
sono
necessarie
alle
loro
creature
.
Ho
il
presentimento
che
la
mia
fine
si
avvicini
,
e
non
voglio
morire
senza
aggiungere
alla
lettera
di
tua
madre
la
mia
ultima
raccomandazione
.
Le
due
lettere
ti
saranno
consegnate
da
mio
figlio
.
"
Tu
sai
quanto
io
sia
stata
affezionata
alla
tua
povera
mamma
,
e
come
abbia
adempiuto
la
promessa
a
lei
fatta
di
vegliare
su
te
.
Ti
ho
voluto
bene
come
se
tu
fossi
mio
figlio
:
ebbene
,
su
mio
figlio
tu
riverserai
tutta
la
riconoscenza
che
nutri
per
me
,
tu
obbedirai
ad
ogni
sua
volontà
,
farai
ciò
che
egli
ti
ordinerà
di
fare
:
questo
io
desidero
.
"
Appena
avrò
chiusi
gli
occhi
,
mio
figlio
,
il
conte
Livio
Rossano
,
diverrà
il
tuo
benefattore
.
"
Amalo
molto
in
cambio
di
tutto
quanto
farà
per
te
e
di
ciò
che
io
feci
alla
tua
povera
mamma
;
cerca
di
provargli
,
fosse
anche
a
costo
della
tua
vita
,
la
tua
gratitudine
;
contribuisci
,
per
quanto
puoi
,
alla
sua
felicità
.
"
Tu
sei
un
ragazzo
assennato
,
e
quando
avrai
questa
mia
sarai
un
uomo
capace
di
dare
a
due
povere
morte
la
maggiore
soddisfazione
che
possono
avere
da
te
.
E
quando
verrai
a
pregare
sulla
mia
tomba
,
su
quella
di
tua
madre
,
noi
riconosceremo
il
suono
della
tua
voce
,
e
se
ci
dirai
di
averci
obbedite
,
riposeremo
tranquille
,
benedicendoti
.
Se
invece
tu
ci
disobbedissi
,
tua
madre
ed
io
non
troveremmo
più
pace
nella
tomba
e
tu
saresti
maledetto
.
"
Ma
tu
sei
buono
,
onesto
,
hai
cuore
,
e
ci
ascolterai
.
Ti
mando
un
bacio
con
tutta
l
'
anima
e
ti
benedico
.
La
tua
benefattrice
"
Contessa
STEFANA
ROSSANO
.
"
Livio
stette
per
alcuni
minuti
con
quella
lettera
fra
le
mani
.
-
Cara
mamma
!
-
mormorò
.
-
Essa
ha
pensato
a
me
solo
fino
all
'
ultimo
istante
!
Ebbene
,
per
amor
suo
mi
occuperò
di
Fabio
,
quando
anche
egli
non
mi
giovasse
a
niente
e
dovesse
procurarmi
noie
e
spese
.
-
Presa
questa
risoluzione
,
suggellò
le
due
lettere
,
le
mise
nella
cassettina
,
ed
il
giorno
seguente
,
vestito
a
lutto
,
col
volto
atteggiato
ad
una
grande
mestizia
,
si
presentava
al
collegio
dove
Fabio
veniva
educato
.
Appena
diede
il
suo
nome
,
venne
introdotto
nel
gabinetto
del
direttore
.
Questi
,
un
vecchio
di
modesto
aspetto
,
dal
volto
spirante
la
più
grande
bontà
,
gli
andò
incontro
premuroso
e
,
con
voce
commossa
:
-
Vi
ringrazio
,
signor
conte
,
-
disse
-
dell
'
onore
che
mi
fate
colla
vostra
visita
.
Conosco
la
disgrazia
che
vi
ha
colpito
,
e
ne
soffro
,
come
ne
soffre
il
protetto
dalla
compianta
signora
contessa
.
-
Io
sono
venuto
espressamente
per
vederlo
e
parlargli
,
-
rispose
Livio
.
-
La
mia
santa
mamma
ha
amato
quel
ragazzo
come
un
figlio
,
ed
io
crederei
di
mancare
al
mio
dovere
,
se
non
prendessi
il
suo
posto
in
quest
'
opera
di
carità
.
-
Voi
siete
degno
figlio
della
povera
signora
!
-
soggiunse
il
direttore
.
-
Sono
lieto
di
potervi
dire
che
il
ragazzo
merita
davvero
tutta
la
vostra
premura
:
è
il
migliore
degli
allievi
nostri
,
e
vi
assicuro
che
i
vostri
benefizi
non
andranno
perduti
.
-
Meglio
così
!
-
Il
direttore
diede
ordine
perchè
Fabio
fosse
chiamato
.
Il
ragazzo
non
tardò
a
comparire
nella
sua
uniforme
del
collegio
.
Era
davvero
un
bel
fanciullo
,
biondo
,
roseo
,
e
Livio
notò
subito
che
gli
assomigliava
.
Fabio
,
entrando
,
guardò
prima
con
sorpresa
Livio
,
poi
grosse
lacrime
gli
caddero
dagli
occhi
,
e
congiungendo
le
mani
con
espressione
commovente
:
-
Non
m
'
inganno
:
-
balbettò
-
lei
è
il
figlio
della
contessa
,
della
mia
benefattrice
:
le
somiglia
tanto
!
-
E
,
prima
che
il
conte
potesse
prevederlo
,
Fabio
gli
cadde
ai
piedi
svenuto
.
-
Vedete
come
è
sensibile
!
-
disse
il
direttore
,
mentre
aiutava
Livio
a
sollevare
il
ragazzo
,
a
distenderlo
sul
divano
.
-
Dal
giorno
in
cui
seppe
della
morte
della
contessa
,
non
è
stato
più
bene
.
-
Egli
fece
portare
dell
'
acqua
e
dell
'
aceto
,
ne
inzuppò
un
fazzoletto
,
che
pose
sulla
fronte
del
fanciullo
.
Fabio
aprì
gli
occhi
ed
il
suo
primo
sguardo
fu
per
Livio
.
Allora
si
mise
novamente
a
piangere
.
Il
giovane
conte
lo
sollevò
,
lo
strinse
al
suo
petto
.
-
Piangi
....
piangi
!
-
gli
disse
.
-
Non
verserai
mai
abbastanza
lacrime
per
quella
santa
che
ci
ha
lasciati
.
Io
pure
ho
il
cuore
spezzato
,
io
che
ho
perduto
in
lei
la
migliore
delle
madri
.
Sappi
che
ella
non
si
dimenticò
di
te
:
mi
raccomandò
di
non
abbandonarti
mai
,
e
puoi
star
certo
che
il
suo
voto
sarà
esaudito
.
-
Oh
!
signor
conte
,
io
non
so
esprimermi
,
ma
se
potesse
leggere
nel
mio
cuore
,
vedrebbe
quanta
devozione
racchiude
!
La
mia
benefattrice
mi
parlava
sempre
di
lei
,
ed
io
l
'
amavo
senza
conoscerlo
;
ora
sento
che
sarei
pronto
a
versare
per
lei
tutto
il
mio
sangue
.
-
Grazie
,
Fabio
;
non
dimenticherò
mai
le
tue
parole
.
-
Calmata
la
piena
degli
affetti
,
Livio
,
con
un
accento
quasi
paterno
domandò
a
Fabio
dei
suoi
studi
,
delle
sue
aspirazioni
.
-
Le
mie
aspirazioni
non
sono
molto
alte
:
-
rispose
mestamente
il
ragazzo
-
io
vorrei
compiere
il
corso
commerciale
per
entrare
come
contabile
in
qualche
magazzino
,
dove
potessi
guadagnarmi
da
vivere
.
L
'
unica
mia
ambizione
è
di
rimanere
a
Torino
per
poter
vedere
di
quando
in
quando
lei
.
-
Amare
ed
essere
amato
da
Livio
,
serbare
un
culto
profondo
alla
sua
benefattrice
,
ecco
ormai
dove
Fabio
compendiava
tutta
la
sua
vita
.
-
Tu
sei
proprio
un
bravo
ragazzo
!
-
disse
Livio
baciandolo
sulla
fronte
.
-
Io
vado
orgoglioso
di
proteggerti
,
e
puoi
star
certo
che
verrò
spesso
a
trovarti
.
-
Infatti
non
passava
settimana
senza
che
il
contino
si
recasse
al
collegio
,
e
se
egli
ne
usciva
commosso
dai
colloqui
avuti
con
Fabio
,
il
povero
ragazzo
contava
quelle
ore
come
le
più
felici
della
sua
esistenza
,
che
radicavano
in
lui
profondamente
il
desiderio
di
dedicarsi
al
suo
benefattore
.
IV
.
Passato
l
'
anno
del
lutto
,
Livio
menò
vita
scapigliata
E
dispendiosa
.
Il
conte
Sebastiano
seppe
presto
dei
disordini
di
suo
figlio
.
Un
giorno
,
durante
il
pranzo
,
egli
osservò
che
Livio
era
molto
turbato
,
per
cui
nell
'
alzarsi
da
tavola
gli
disse
:
-
Ho
da
parlarti
:
andiamo
nel
salotto
da
fumo
.
-
Il
giovane
divenne
livido
,
ma
rispose
con
abbastanza
disinvoltura
:
-
Sono
ai
tuoi
ordini
,
babbo
!
-
Seduti
l
'
uno
di
faccia
all
'
altro
,
il
conte
,
guardando
il
figlio
con
espressione
d
'
immenso
amore
,
gli
disse
con
accento
pieno
di
paterna
tenerezza
:
-
Perchè
non
hai
fiducia
in
me
,
figlio
mio
?
Io
so
che
hai
perduto
al
giuoco
cinquantamila
lire
in
una
notte
,
e
per
pagarle
ti
sei
messo
in
mano
agli
strozzini
.
-
Il
giovane
stava
per
negare
,
ma
comprese
che
avrebbe
commesso
una
pazzia
.
Allora
pensò
bene
di
cadere
alle
ginocchia
del
padre
,
e
mentre
grosse
e
bugiarde
lacrime
comparivano
nei
suoi
occhi
:
-
È
vero
!
-
balbettò
.
-
Perdono
,
padre
mio
,
perdono
:
ti
prometto
di
non
toccare
mai
più
una
carta
.
Mai
!
-
Va
bene
;
alzati
e
siedi
;
non
ti
ho
detto
ancor
tutto
.
-
Il
giovane
sembrò
attendere
umilmente
.
-
Mi
hanno
poi
detto
che
mantieni
una
ballerina
,
una
minorenne
,
cui
hai
regalato
gioielli
,
carrozze
e
cavalli
,
come
se
tu
fossi
un
milionario
....
È
vero
?
-
Livio
mostrò
una
certa
audacia
.
-
Sì
,
non
lo
nego
!
-
rispose
.
-
Ma
suppongo
che
la
povera
mamma
mi
abbia
lasciato
un
vistoso
patrimonio
.
-
Quell
'
allusione
afflisse
il
conte
Sebastiano
.
Per
quanto
grande
fosse
la
sua
adorazione
per
la
defunta
,
non
voleva
che
suo
figlio
si
facesse
delle
illusioni
.
-
La
tua
povera
mamma
non
ha
lasciato
nulla
,
-
rispose
con
tono
grave
-
ed
ho
dovuto
pagare
molti
suoi
debiti
perchè
non
venisse
profanata
la
sua
memoria
.
Non
faccio
un
rimprovero
a
quella
santa
;
essa
non
conosceva
il
valore
del
denaro
.
-
Livio
era
alquanto
scombussolato
.
-
La
mamma
mi
disse
più
volte
che
ti
aveva
portato
in
dote
centomila
lire
di
reddito
.
-
È
verissimo
;
ma
stante
la
sua
prodigalità
,
in
pochi
anni
finì
la
sua
dote
e
più
della
metà
di
ciò
che
io
stesso
possedevo
.
Col
mio
lavoro
potei
salvare
il
resto
ed
aumentare
a
poco
a
poco
il
patrimonio
,
riuscendo
in
tal
modo
a
non
turbare
la
tua
povera
mamma
,
a
lasciarle
continuare
la
sua
esistenza
di
lusso
.
Ed
è
morta
,
ignorando
tutti
i
sacrifizi
da
me
fatti
per
lei
.
-
Livio
rimaneva
a
capo
chino
.
Il
conte
proseguì
:
-
Sarei
però
un
cattivo
padre
se
lasciassi
percorrere
a
te
la
stessa
china
fatale
,
mentre
ormai
sei
un
uomo
e
puoi
comprendere
come
l
'
esistenza
non
sia
fatta
di
soli
piaceri
.
Io
ho
sempre
lavorato
,
e
d
'
ora
innanzi
lavorerai
anche
tu
.
Pagherò
tutti
i
debiti
da
te
fatti
,
purchè
tu
mi
prometta
di
nuovo
di
non
più
frequentare
case
da
giuoco
e
di
lasciare
quella
ballerina
.
-
Te
lo
prometto
;
-
disse
Livio
-
d
'
ora
innanzi
mi
lascerò
guidare
da
te
.
-
Livio
mentiva
come
sempre
.
Tuttavia
per
qualche
tempo
sembrò
tornasse
savio
.
Pagati
i
debiti
,
lasciata
l
'
amante
,
si
mise
al
lavoro
.
Suo
padre
gli
affidò
la
contabilità
.
Un
giorno
il
conte
affidò
al
figlio
ventimila
lire
per
fare
un
pagamento
.
Appena
Livio
ebbe
quel
denaro
nelle
mani
,
fece
un
viaggetto
di
piacere
con
una
canzonettista
,
ed
appena
a
Milano
,
telegrafò
al
padre
:
"
Non
ho
resistito
alla
tentazione
.
Fai
tu
il
pagamento
.
Tornerò
presto
.
"
E
tornò
infatti
dopo
una
settimana
,
completamente
al
verde
.
Questa
volta
il
conte
Sebastiano
ebbe
per
lui
parole
roventi
di
rimprovero
.
Suo
figlio
aveva
abusato
della
sua
fiducia
;
era
doppiamente
colpevole
.
Livio
,
invece
di
chiedergli
perdono
,
si
ribellò
,
mostrandosi
quale
veramente
era
:
cinico
,
audace
,
vizioso
.
Voleva
imporre
al
padre
,
ma
non
ci
riuscì
:
il
conte
tenne
duro
,
gli
lesinò
il
denaro
,
gli
disse
che
non
avrebbe
più
riconosciuto
alcun
debito
fatto
da
lui
.
Frattanto
lo
sventurato
padre
si
sentiva
morire
di
cordoglio
.
Una
mattina
il
conte
Sebastiano
,
còlto
da
grave
malore
,
spirò
in
meno
di
un
'
ora
.
Livio
era
libero
!
Libero
di
divertirsi
,
di
spendere
,
di
godersi
la
vita
,
senza
che
alcuno
controllasse
le
sue
azioni
.
V
.
Fabio
continuava
con
ardore
gli
studi
,
per
rendersi
sempre
più
degno
del
suo
benefattore
.
Tutta
l
'
adorazione
che
il
fanciullo
aveva
provata
per
la
contessa
,
si
riversò
su
Livio
.
Per
Fabio
non
vi
era
nulla
al
mondo
di
più
bello
,
di
più
perfetto
del
giovane
conte
,
il
quale
se
ne
compiaceva
.
Fabio
era
sui
diciotto
anni
,
allorchè
un
giorno
Livio
si
recò
ad
avvertirlo
che
gli
aveva
trovato
un
buon
posto
di
contabile
in
un
grande
magazzino
di
mode
,
dove
avrebbe
percepito
per
i
primi
mesi
sessanta
lire
,
che
sarebbero
andate
crescendo
fino
a
raggiungere
la
cifra
di
centocinquanta
lire
mensili
.
Fabio
ne
fu
felice
.
Livio
aveva
preso
,
a
nome
di
Fabio
Ribera
,
due
stanzette
al
quarto
piano
di
un
vasto
casamento
in
via
della
Rocca
,
pagandone
il
primo
semestre
anticipato
e
le
aveva
fatte
ammobiliare
con
una
certa
proprietà
.
Quando
vi
condusse
Fabio
,
questi
,
versando
lacrime
di
riconoscenza
,
cadde
ai
piedi
di
Livio
e
gli
baciò
affettuosamente
le
mani
.
Fabio
Ribera
si
presentò
al
magazzino
indicatogli
da
Livio
e
vi
fu
ben
accolto
.
Il
conte
Rossano
regolò
la
vita
del
giovane
in
modo
che
nessuno
dubitasse
dei
rapporti
esistenti
fra
loro
.
Egli
,
sapendo
che
in
quel
magazzino
cercavano
un
contabile
,
offrì
Fabio
,
dicendo
che
gli
era
stato
raccomandato
da
un
gentiluomo
che
ne
aveva
fatto
i
più
grandi
elogi
.
Così
,
fu
accettato
.
Quando
Livio
capitava
a
fare
qualche
compra
in
quel
magazzino
,
Fabio
lo
salutava
con
rispetto
,
ma
nessuno
avrebbe
mai
creduto
che
egli
fosse
in
relazione
col
conte
.
Non
passava
però
settimana
senza
che
il
conte
dedicasse
una
sera
al
suo
protetto
.
In
questo
frattempo
Livio
conobbe
Giulietta
Lovera
.
Una
mattina
che
il
conte
bighellonava
per
le
strade
,
giunto
al
corso
San
Maurizio
si
fermò
a
guardare
una
giovane
vestita
con
semplicità
ma
di
una
bellezza
più
unica
che
rara
.
Il
conte
,
affascinato
,
le
si
avvicinò
,
e
con
voce
soave
:
-
Perdonatemi
,
signorina
,
-
disse
-
ma
l
'
involto
che
portate
è
senza
dubbio
troppo
pesante
per
voi
.
Permettete
che
io
ve
lo
porti
.
-
Giulietta
guardò
alla
sfuggita
quel
giovane
tanto
gentile
,
e
fattasi
di
fiamma
rispose
:
-
Ci
sono
avvezza
,
signore
;
e
poi
,
non
ho
da
fare
che
pochi
passi
;
abito
qui
vicino
;
grazie
!
-
E
si
allontanò
in
fretta
.
Livio
le
tenne
dietro
e
la
vide
fermarsi
presso
la
porta
di
un
vasto
casamento
,
dare
una
moneta
ad
un
mendicante
che
le
si
era
avvicinato
,
quindi
sparire
dentro
il
vestibolo
.
Livio
si
avvicinò
a
sua
volta
all
'
accattone
,
che
subito
gli
si
rivolse
implorando
:
-
Un
po
'
di
carità
,
per
amor
di
Dio
!
-
Vuoi
guadagnarti
dieci
lire
?
-
gli
disse
il
conte
.
Il
mendicante
lo
guardò
con
aria
inebetita
.
-
Dieci
lire
?
-
ripetè
,
credendo
di
sognare
.
-
Sì
,
per
rispondere
ad
una
mia
domanda
.
-
Per
dieci
lire
rispondo
a
cento
!
-
esclamò
l
'
altro
aprendo
la
bocca
ad
un
triviale
sorriso
.
Livio
trasse
dal
portafogli
un
biglietto
da
dieci
,
che
fece
vedere
al
mendicante
;
ma
prima
di
darglielo
domandò
:
-
Chi
era
quella
ragazza
bionda
che
ti
ha
dato
una
moneta
?
-
È
una
lavorante
che
abita
nelle
soffitte
del
casamento
.
-
Ha
famiglia
?
-
No
,
signore
,
è
sola
;
suo
padre
era
un
vecchio
militare
.
-
Di
che
vive
,
costei
?
-
Lavora
di
bianco
per
un
magazzino
.
-
Avrà
un
amante
,
m
'
immagino
!
-
No
.
Essa
ha
avuto
delle
proposte
coi
fiocchi
,
ma
le
ha
rifiutate
tutte
.
Qualche
operaio
l
'
ha
chiesta
in
moglie
,
ma
ha
fatto
fiasco
:
essa
dice
che
vuole
sposare
un
impiegato
o
un
commesso
,
di
cui
le
riesca
innamorarsi
.
-
Livio
diè
il
biglietto
da
dieci
e
si
allontanò
.
Ormai
ne
sapeva
abbastanza
sul
conto
di
Giulietta
e
formò
subito
il
suo
piano
.
Egli
cambiò
i
suoi
abiti
eleganti
in
abiti
più
modesti
;
acquistò
un
portafogli
grande
,
di
quelli
che
usano
comunemente
i
giovani
d
'
ufficio
;
prese
in
affitto
una
camera
in
via
Montebello
,
qualificandosi
per
Fabio
Ribera
,
impiegato
di
banca
,
e
pose
tutto
il
suo
studio
nello
spiare
l
'
uscita
della
giovane
.
Quattro
giorni
dopo
il
suo
primo
incontro
con
lei
,
verso
sera
,
la
vide
uscire
dal
casamento
sola
,
anche
questa
volta
con
un
fagotto
.
Egli
le
si
avvicinò
,
e
Giulietta
lo
fissò
con
uno
sguardo
crucciato
.
-
Signorina
,
ve
ne
prego
,
ascoltatemi
;
-
diss
'
egli
con
voce
commossa
-
io
non
ho
più
pace
da
che
vi
ho
veduta
,
e
desidero
tanto
di
parlare
con
voi
perchè
somigliate
moltissimo
a
una
mia
povera
sorella
,
morta
a
sedici
anni
e
che
io
ho
tanto
adorata
.
-
L
'
impostore
aveva
le
lacrime
agli
occhi
.
Giulietta
si
commosse
;
non
aveva
più
ragione
di
offendersi
,
e
con
voce
debole
:
-
Mi
dispiace
di
avervi
,
senza
mia
colpa
,
rinnovato
un
dolore
!
-
balbettò
.
-
Oh
!
signorina
,
voi
invece
mi
avete
procurata
la
felicità
più
grande
che
io
potessi
sognare
.
Non
vi
pare
che
sia
un
conforto
ritrovare
in
una
persona
le
sembianze
adorate
di
un
essere
che
è
morto
?
-
Avete
ragione
,
signore
!
-
rispose
vivamente
Giulietta
.
-
Vedete
,
nel
magazzino
per
il
quale
lavoro
,
un
vecchio
contabile
mi
ricorda
il
mio
povero
babbo
;
ebbene
,
quando
lo
vedo
,
provo
una
gioia
sconosciuta
,
che
egli
neppure
si
immagina
,
e
parlo
sempre
volentieri
con
lui
.
-
Vedete
dunque
che
io
sono
da
compatire
.
Ma
scusate
se
vi
trattengo
,
mentre
forse
voi
dovete
recarvi
al
magazzino
.
-
È
vero
.
-
Io
non
vi
chiedo
il
permesso
di
accompagnarvi
,
perchè
forse
non
me
lo
permettereste
;
però
avrete
tutta
la
mia
riconoscenza
se
,
incontrandovi
qualche
volta
,
non
sdegnerete
di
scambiare
una
parola
con
me
....
Se
volete
prendere
informazioni
sul
conto
mio
,
potete
farlo
:
abito
in
una
cameretta
al
terzo
piano
di
quella
casa
che
vedete
là
;
il
mio
nome
è
Fabio
Ribera
,
oriundo
di
un
piccolo
paese
del
Piemonte
;
sono
solo
al
mondo
ed
impiegato
in
una
banca
.
-
Giulietta
rispose
con
dolcezza
:
-
Anch
'
io
sono
sola
al
mondo
,
signor
Fabio
.
Mi
chiamo
Giulietta
Lovera
,
vivo
del
mio
lavoro
,
e
nella
mia
povertà
sto
contenta
.
-
Ebbene
,
giacchè
la
nostra
sorte
si
somiglia
,
noi
saremo
amici
,
non
è
vero
?
-
Egli
aveva
un
sembiante
così
onesto
e
sincero
,
che
Giulietta
gli
stese
la
mano
.
-
Oh
!
sì
,
-
esclamò
-
con
tutto
il
cuore
!
-
Si
separarono
sorridendosi
.
Ormai
Giulietta
non
pensava
più
che
a
quel
falso
Fabio
,
e
il
conte
desiderava
follemente
Giulietta
.
-
Ella
sarà
mia
;
-
si
diceva
-
cadrà
a
poco
a
poco
,
senza
accorgersene
.
Che
deliziosa
amante
avrò
,
allora
!
Come
è
bella
!
-
Ciò
non
impediva
al
conte
di
tenere
al
tempo
stesso
relazione
con
Cinzia
la
ballerina
,
con
la
quale
più
volte
si
era
bisticciato
ma
con
la
quale
sempre
si
riconciliava
,
perchè
i
loro
caratteri
,
i
loro
sentimenti
erano
presso
a
poco
uguali
.
Cinzia
non
si
peritava
di
tradirlo
allegramente
con
altri
:
Livio
le
era
spesso
infedele
;
poi
si
raccontavano
reciprocamente
le
loro
avventure
,
ridendo
alle
spalle
di
chi
avevano
loro
creduto
.
Questa
volta
però
per
Livio
l
'
avventura
era
più
seria
.
Quella
bellissima
fanciulla
dai
capelli
d
'
oro
gli
stava
a
cuore
più
di
quello
che
credesse
;
non
si
trattava
del
capriccio
di
un
'
ora
,
ma
di
un
intrigo
che
doveva
essere
ben
ponderato
e
condotto
,
perchè
capiva
che
la
più
piccola
imprudenza
sarebbe
bastata
per
far
fuggire
la
preda
.
Il
conte
però
non
seppe
tacere
con
Cinzia
,
e
le
si
confidò
.
-
Il
tuo
romanzetto
m
'
interessa
;
-
disse
la
bella
ridendo
-
ma
bada
di
non
metterti
in
qualche
impiccio
.
Le
fanciulle
oneste
sono
terribili
dinanzi
ad
un
tradimento
:
sta
'
in
guardia
!
-
Due
giorni
dopo
,
nel
pomeriggio
,
Livio
incontrò
Giulietta
,
cui
si
avvicinò
con
le
mani
stese
.
-
Vi
recate
al
magazzino
,
signorina
?
-
le
domandò
.
-
No
,
torno
a
casa
.
-
Così
presto
?
Con
un
pomeriggio
tanto
splendido
?
Se
sapeste
quanto
fa
bene
camminare
dopo
essere
stati
seduti
a
lavorare
per
molte
ore
del
giorno
!
Acconsentite
che
vi
accompagni
a
fare
una
passeggiata
sul
viale
?
Andremo
verso
Po
.
-
Giulietta
non
ebbe
il
coraggio
di
rifiutare
.
In
quei
due
giorni
non
aveva
fatto
che
pensare
a
lui
,
provando
un
vero
benessere
al
pensiero
che
essa
occupava
il
cuore
del
giovane
col
ricordo
della
sorella
morta
.
Come
diffidare
di
un
uomo
così
gentile
,
rispettoso
,
che
serbava
tanto
culto
ad
una
morta
?
Gli
occhi
del
giovane
la
fissavano
con
una
tenerezza
malinconica
.
Camminarono
alquanto
senza
parlare
.
Poi
Livio
cominciò
ad
abbandonarsi
a
false
confidenze
.
Compose
un
romanzetto
della
sua
vita
,
dicendosi
figlio
di
un
uomo
che
aveva
consumato
tutto
il
patrimonio
in
bagordi
,
descrivendo
le
torture
sofferte
da
sua
madre
,
una
santa
,
per
allevare
i
suoi
due
figli
,
un
maschio
ed
una
femmina
,
buoni
,
onesti
,
amanti
del
lavoro
.
Giulietta
,
a
sua
volta
,
gli
fece
il
semplice
racconto
della
sua
esistenza
;
gli
disse
come
anch
'
essa
vivesse
di
lavoro
e
ricordi
,
cercando
di
mantenersi
sempre
sulla
via
dell
'
onestà
,
che
i
suoi
cari
le
avevano
inculcata
nell
'
anima
.
La
sera
era
deliziosa
.
Nell
'
aria
vi
era
una
freschezza
soave
;
non
una
nube
velava
il
sereno
orizzonte
.
I
due
giovani
si
erano
seduti
sopra
una
breve
sporgenza
,
quasi
in
riva
al
Po
.
Non
si
dicevano
più
nulla
,
ma
provavano
un
incanto
nuovo
,
delizioso
,
e
lasciarono
scendere
la
notte
senza
quasi
accorgersene
.
Fu
la
prima
Giulietta
a
risvegliarsi
da
quel
sogno
.
-
Mio
Dio
,
come
si
è
fatto
tardi
!
-
esclamò
scattando
in
piedi
.
-
Che
diranno
i
miei
vicini
non
vedendomi
ancora
rientrare
?
...
-
Se
vi
faranno
qualche
osservazione
,
-
mormorò
con
somma
dolcezza
Livio
,
prendendole
una
mano
-
direte
che
avete
fatto
una
passeggiata
col
vostro
fidanzato
.
-
Giulietta
impallidì
e
chinò
gli
occhi
confusa
.
-
Signor
Fabio
!
-
Egli
le
cinse
con
un
braccio
la
vita
,
l
'
attirò
dolcemente
a
sè
.
-
Perchè
non
unire
i
nostri
destini
?
-
le
chiese
con
accento
carezzevole
all
'
orecchio
.
-
Voi
sarete
l
'
angelo
custode
del
mio
modesto
focolare
,
ed
io
benedirò
ancora
alla
vita
....
Dite
,
Giulietta
:
volete
essere
mia
moglie
?
-
Io
sono
povera
,
lo
sapete
,
-
balbettò
.
-
Che
importa
?
Neppur
io
sono
ricco
,
ma
ho
qualche
risparmio
che
mi
permetterà
di
ammobiliare
un
piccolo
nido
.
Alla
banca
guadagno
centocinquanta
lire
al
mese
,
e
con
una
moglie
come
voi
,
la
nostra
casa
diverrà
un
paradiso
.
Oh
!
non
mi
respingete
:
se
rifiutate
,
io
muoio
,
perchè
vi
amo
tanto
!
-
Commossa
,
Giulietta
lo
guardò
.
-
Anch
'
io
vi
amo
,
-
disse
con
quella
franchezza
che
era
il
fondo
del
suo
carattere
-
ed
accetto
con
tutta
l
'
anima
!
-
Quella
sera
,
tornata
a
casa
,
Giulietta
pregò
a
lungo
,
ringraziando
Dio
della
felicità
che
le
concedeva
e
ripetendo
mille
volte
con
tenerezza
il
nome
di
Fabio
.
VI
.
Mentre
succedevano
queste
scene
,
il
vero
Fabio
Ribera
disimpegnava
con
zelo
il
suo
modesto
ufficio
,
acquistandosi
ogni
giorno
più
la
stima
del
principale
.
Fabio
era
sempre
il
primo
al
lavoro
,
l
'
ultimo
ad
uscire
dal
magazzino
.
Non
chiedeva
mai
permessi
,
non
andava
mai
al
teatro
.
-
Ma
come
passate
le
sere
?
-
chiedevano
gli
altri
commessi
.
-
Studio
,
-
rispondeva
-
perchè
ho
ancora
molto
da
imparare
.
-
Avete
idea
di
cambiare
posizione
?
-
No
,
ma
l
'
istruirsi
giova
sempre
.
-
Fabio
non
aveva
mai
fatto
allusione
al
conte
:
teneva
per
sè
il
suo
dolce
segreto
.
Le
commesse
,
e
non
erano
poche
,
gli
rivolgevano
occhiate
incendiarie
.
Ma
egli
fingeva
di
non
accorgersene
.
Solo
una
bimba
pallida
,
dall
'
aspetto
un
po
'
sofferente
,
sebbene
bellissima
,
aveva
acquistata
la
sua
simpatia
.
Era
Ilda
,
che
si
trovava
da
poco
tempo
nel
magazzino
e
che
nonostante
il
fondo
ardito
del
suo
carattere
rimaneva
come
impaurita
dal
contegno
spesso
insolente
delle
altre
commesse
.
Era
ancora
così
giovane
!
Aveva
appena
quindici
anni
,
ed
era
stata
educata
in
convento
!
Il
tempo
scorreva
.
Già
da
molte
settimane
il
conte
non
era
stato
a
trovar
Fabio
,
tanto
che
questi
cominciava
ad
essere
inquieto
,
quando
una
sera
Livio
comparve
con
aria
sorridente
,
ed
abbracciando
il
giovane
esclamò
:
-
Credevi
ti
avessi
dimenticato
,
non
è
vero
?
-
No
,
ma
temevo
che
foste
ammalato
....
e
soffrivo
.
-
Povero
ragazzo
!
Invece
io
stavo
benissimo
,
vivevo
in
piena
luna
di
miele
,
avendo
raggiunto
il
colmo
della
felicità
.
-
Fabio
lo
guardava
estatico
.
-
Avete
preso
moglie
?
-
No
,
mio
caro
,
ma
sono
stato
e
sono
l
'
amante
della
ragazza
più
adorabile
che
esista
.
Te
la
farò
conoscere
,
nè
avrai
mai
veduto
nulla
di
più
bello
e
perfetto
.
-
Il
conte
rimase
con
Fabio
fino
alla
mezzanotte
e
promise
di
tornare
presto
.
Ma
scorsero
due
mesi
senza
che
comparisse
.
Fabio
deperiva
:
era
diventato
taciturno
.
Passava
ore
intiere
col
ritratto
del
conte
fra
le
mani
,
e
s
'
irritava
contro
la
sconosciuta
che
si
era
impadronita
del
suo
benefattore
.
Finalmente
,
non
potendo
più
resistere
alla
smania
che
l
'
agitava
,
scrisse
a
Livio
una
lettera
quasi
supplichevole
come
faceva
quando
era
ancora
in
collegio
.
"
Mio
benefattore
,
"
Ogni
giorno
che
passa
è
un
nuovo
tormento
per
me
non
vedendovi
,
e
pensando
che
mi
abbiate
dimenticato
....
So
bene
che
io
sono
misera
cosa
,
di
cui
avete
ragione
di
non
curarvi
:
io
non
posso
offrirvi
altro
che
la
mia
devozione
;
ma
a
voi
costerebbe
così
poco
ridonarmi
la
felicità
!
Mi
basterebbe
una
vostra
parola
scritta
,
o
vedervi
per
pochi
minuti
.
"
A
momenti
odio
quasi
colei
che
vi
distacca
da
me
.
Oh
!
perdonatemi
,
perdonatemi
,
e
non
scacciatemi
dalla
vostra
via
,
voi
che
avete
avuto
tanta
bontà
per
me
!
Se
io
dovessi
perdervi
,
morirei
.
"
Il
vostro
schiavo
devoto
"
FABIO
RIBERA
.
"
Il
giovane
chiuse
la
lettera
in
una
busta
e
la
impostò
;
poi
attese
col
cuore
palpitante
,
come
se
dovesse
ricevere
la
risposta
o
la
visita
di
una
donna
adorata
.
La
mattina
seguente
trovò
in
portineria
un
biglietto
del
conte
al
suo
indirizzo
.
L
'
aprì
e
lesse
:
"
Stasera
,
uscendo
dal
magazzino
,
vieni
da
me
.
Ti
presenterai
come
commesso
del
mio
sarto
,
senza
dare
il
tuo
nome
:
sarai
subito
introdotto
.
"
Fabio
,
appena
uscito
dal
magazzino
,
si
avviò
senz
'
altro
all
'
abitazione
del
conte
.
Il
domestico
che
gli
aprì
,
sentito
che
era
il
commesso
del
sarto
,
gli
disse
:
-
Venite
:
il
conte
vi
aspetta
.
-
Gli
fece
attraversare
alcune
stanze
elegantissime
e
,
sollevata
una
portiera
,
picchiò
ad
un
uscio
chiuso
.
La
voce
di
Livio
disse
:
-
Entrate
.
-
Il
domestico
aprì
per
avvertire
che
era
giunto
il
commesso
che
aspettava
.
-
Ebbene
,
venga
subito
,
-
esclamò
il
conte
-
e
bada
bene
che
non
ci
sono
più
per
alcuno
!
-
Ho
capito
.
-
Fabio
era
entrato
e
rimaneva
in
atteggiamento
umile
,
rispettoso
.
Ma
quando
il
cameriere
ebbe
richiuso
l
'
uscio
,
il
giovane
si
slanciò
ai
piedi
del
suo
benefattore
,
che
non
si
era
alzato
dalla
poltrona
su
cui
stava
seduto
,
e
gli
prese
una
mano
coprendola
di
baci
,
balbettando
:
-
Grazie
,
grazie
di
avermi
concesso
di
vedervi
:
se
sapeste
quanto
ho
sofferto
!
-
Livio
sembrava
lusingato
da
quell
'
omaggio
affettuoso
.
-
Povero
Fabio
!
Ma
alzati
;
ho
da
parlarti
seriamente
!
-
Il
giovane
obbedì
:
sedette
di
faccia
al
conte
,
come
questi
gli
aveva
indicato
,
e
lo
fissò
avidamente
.
Allora
si
accòrse
che
la
fisonomia
di
Livio
non
aveva
più
la
freschezza
di
due
mesi
prima
,
nè
si
mostrava
raggiante
di
piacere
.
Una
ruga
gli
attraversava
la
fronte
,
un
sorriso
pieno
di
amarezza
gl
'
incurvava
la
bocca
.
-
Siete
stato
ammalato
?
-
chiese
con
segreta
angoscia
.
-
No
,
Fabio
,
rassicurati
;
ho
soltanto
avuto
una
disillusione
.
Ti
parlai
pure
di
una
ragazza
di
cui
mi
ero
innamorato
...
?
-
Sì
;
ebbene
?
-
Ebbene
,
caro
mio
,
quella
ragazza
si
è
presa
giuoco
di
me
,
che
ho
fatto
tante
bestialità
per
cagion
sua
.
Basta
,
ora
tutto
è
finito
!
ma
ne
ho
avuto
uno
strappo
al
cuore
.
-
Miserabile
sgualdrina
!
-
esclamò
Fabio
.
-
Se
la
conoscessi
,
vorrei
farle
pagar
caro
il
dispiacere
che
vi
ha
dato
!
-
Livio
assunse
un
tono
dolce
,
commovente
.
-
Ti
ringrazio
;
ma
è
meglio
non
pensarci
più
.
Parliamo
piuttosto
di
te
.
Stai
per
compiere
vent
'
anni
,
non
è
vero
?
-
Sì
,
conte
.
-
Io
sono
molto
contento
di
te
,
ragazzo
mio
:
hai
superato
tutte
le
mie
aspettative
e
quelle
di
mia
madre
:
sei
un
vero
uomo
.
Vado
orgoglioso
di
proteggerti
,
e
sebbene
tu
non
abbia
ormai
bisogno
del
mio
aiuto
,
potrai
in
qualunque
occasione
rivolgerti
a
me
.
-
Ah
!
vorrei
poter
dare
io
la
mia
vita
per
voi
!
-
Può
darsi
benissimo
che
un
giorno
o
l
'
altro
abbia
bisogno
di
te
!
-
Venga
quel
giorno
benedetto
:
mi
vedrà
alla
prova
.
-
Non
ne
dubito
,
mio
buon
Fabio
;
ma
per
ora
mi
basta
solo
il
tuo
affetto
,
la
tua
amicizia
.
E
se
ti
ho
fatto
venir
qui
,
invece
di
venire
io
da
te
,
è
stato
per
consegnarti
una
reliquia
che
non
potevo
darti
prima
.
-
E
presa
una
cassettina
d
'
ebano
la
porse
a
Fabio
soggiungendo
:
-
Qui
dentro
troverai
due
lettere
che
ti
saranno
più
care
di
qualsiasi
cosa
al
mondo
:
l
'
una
di
tua
madre
,
l
'
altra
della
mia
,
lettere
scritte
da
quelle
sante
pochi
giorni
prima
di
morire
.
Mia
madre
le
affidò
a
me
,
pregandomi
di
consegnartele
quando
tu
avessi
vent
'
anni
.
-
Fabio
,
tremante
per
la
commozione
,
prese
la
cassettina
e
ringraziò
Livio
,
che
lo
accomiatò
stringendogli
la
mano
con
affetto
.
Poi
il
conte
suonò
il
campanello
,
perchè
il
domestico
accompagnasse
il
giovane
commesso
alla
porta
.
Appena
solo
,
un
singolare
sorriso
dischiuse
le
labbra
di
Livio
.
-
Com
'
è
ingenuo
!
-
pensava
.
Egli
non
aveva
detto
a
Fabio
la
verità
qual
'
era
,
circa
i
suoi
amori
con
Giulietta
.
La
fanciulla
,
affascinata
dal
libertino
,
aveva
creduto
a
tutto
quello
che
egli
volle
darle
ad
intendere
.
Per
quasi
un
mese
Livio
si
condusse
con
lei
come
il
più
timido
degli
uomini
,
facendo
bei
propositi
per
l
'
avvenire
.
-
Come
saremo
felici
!
-
le
diceva
.
-
Alla
sera
,
tornando
a
casa
,
troverò
la
mia
adorata
mogliettina
ad
aspettarmi
,
a
farmi
dimenticare
le
cure
dell
'
ufficio
.
Quando
poi
avremo
un
figlio
....
-
Giulietta
tremava
ed
arrossiva
.
Livio
sorrideva
di
quell
'
adorabile
confusione
.
Giulietta
si
lasciava
cullare
da
quelle
promesse
,
accompagnate
da
sguardi
teneri
,
da
dolci
sorrisi
.
Un
giorno
Livio
le
disse
come
avesse
trovato
un
bell
'
appartamentino
,
che
sembrava
fatto
per
loro
.
-
Voglio
spendere
tutti
i
miei
risparmi
per
rendere
il
nido
degno
di
te
,
-
aggiunse
con
tenerezza
.
-
A
proposito
:
hai
pensato
alle
carte
occorrenti
per
il
nostro
matrimonio
?
-
Giulietta
provò
una
dolce
commozione
.
-
No
,
non
ancora
;
-
rispose
debolmente
-
ma
posso
averle
in
settimana
.
-
Brava
!
Le
consegnerai
a
me
,
ed
io
provvederò
per
le
pubblicazioni
.
-
Ormai
si
vedevano
ogni
giorno
,
ed
egli
era
salito
più
volte
nella
soffitta
di
Giulietta
,
dove
ottenne
qualche
puro
bacio
.
Una
mattina
che
il
conte
andò
a
prenderla
per
fare
una
passeggiata
prima
di
recarsi
all
'
ufficio
,
come
egli
diceva
,
appena
in
istrada
la
prese
allegramente
a
braccetto
,
esclamando
:
-
Indovina
un
po
'
dove
ti
conduco
?
-
Non
so
!
-
ella
rispose
guardandolo
,
raggiante
di
amore
.
-
Ebbene
,
ti
conduco
a
visitare
il
nostro
nido
,
che
ieri
ultimarono
.
Voglio
sentire
il
tuo
parere
.
-
Giulietta
arrossì
dalla
gioia
.
Il
quartierino
in
parola
era
al
secondo
piano
,
in
fondo
al
cortile
di
un
vasto
casamento
sulla
piazza
Vittorio
Emanuele
I
.
Livio
aveva
in
tasca
la
chiave
dell
'
appartamento
,
che
era
stato
mobiliato
in
quei
giorni
.
Entrarono
in
una
piccola
anticamera
,
un
po
'
oscura
,
ma
nella
quale
Giulietta
scòrse
subito
una
bella
giardiniera
piena
di
fiori
.
Livio
aprì
l
'
uscio
a
destra
,
che
metteva
in
un
graziosissimo
salotto
azzurro
pallido
.
-
È
troppo
bello
per
me
!
-
esclamò
Giulietta
,
confusa
dal
piacere
.
Dal
salotto
passarono
nella
camera
da
letto
,
spaziosa
,
elegantissima
.
La
giovane
credeva
di
sognare
.
Fabio
aveva
fatto
tutte
quelle
spese
per
lei
!
Ancora
poche
settimane
,
ed
ella
sarebbe
regina
di
quell
'
incantevole
nido
!
Livio
notava
quella
commozione
,
e
la
sua
perfida
anima
ne
gioiva
.
-
Ti
piace
?
-
chiese
con
accento
carezzevole
,
cingendole
con
un
braccio
la
vita
.
Giulietta
lo
guardò
colle
lacrime
negli
occhi
.
-
Oh
!
tanto
,
tanto
;
come
sono
felice
!
-
Se
tu
sapessi
quanto
mi
rendi
contento
!
Ma
vieni
:
non
hai
ancora
veduto
la
nostra
cucinetta
.
-
Era
graziosa
anche
quella
,
col
fornello
a
gas
,
un
armadio
che
conteneva
tutto
un
servito
per
la
tavola
,
un
cestino
di
posaterie
,
diverse
bottiglie
di
liquori
.
-
Vedi
,
-
disse
Livio
con
tono
dolcissimo
-
i
giorni
feriali
potremo
pranzare
in
cucina
;
le
feste
,
voglio
che
ce
le
godiamo
a
tavola
in
salotto
:
non
sei
del
mio
parere
?
-
Tutto
quello
che
piace
a
te
piace
a
me
pure
.
-
Sei
un
angelo
!
Intanto
mi
permetterai
,
mogliettina
mia
,
che
ti
faccia
gli
onori
di
casa
:
ho
preparato
un
piatto
di
biscottini
ed
una
bottiglia
di
vecchio
marsala
.
-
Li
tolse
dall
'
armadio
.
Giulietta
volle
aiutarlo
a
ripulire
due
bicchieri
,
a
portarli
sul
vassoio
.
Egli
la
seguì
colla
bottiglia
e
i
dolci
.
Misero
tutto
sul
tavolino
del
salotto
,
poi
Livio
tolse
il
cappellino
alla
fanciulla
,
dicendole
che
gl
'
impediva
di
ammirare
i
suoi
splendidi
capelli
d
'
oro
.
Sedettero
vicini
,
sul
divano
,
dimentichi
del
mondo
intero
.
Duo
ore
dopo
,
quando
uscirono
da
quella
casa
,
Giulietta
non
era
più
pura
come
vi
era
entrata
.
Non
sapeva
come
fosse
caduta
,
nè
poteva
darne
colpa
a
Livio
.
Egli
nulla
le
aveva
chiesto
,
non
aveva
preteso
nulla
,
ma
la
voce
fascinatrice
di
lui
,
le
sue
parole
,
l
'
avevano
immersa
in
un
'
estasi
,
in
cui
non
sapeva
distinguere
il
sogno
dalla
realtà
.
E
si
era
abbandonata
senza
riserva
,
incosciente
,
felice
.
Quando
riprese
possesso
di
sè
,
pianse
a
calde
lacrime
.
Ma
Livio
seppe
sopire
il
suo
rimorso
e
farle
coraggio
.
-
Perchè
piangi
?
Tu
hai
ceduto
al
tuo
cuore
,
come
io
ho
obbedito
al
mio
.
Saremo
tra
pochi
giorni
marito
e
moglie
.
Chi
potrebbe
rimproverarci
la
nostra
felicità
?
-
Così
soffocò
i
suoi
ultimi
scrupoli
.
Fin
da
quel
momento
Giulietta
non
seppe
rifiutargli
più
nulla
,
visse
in
pieno
idillio
,
attendendo
il
giorno
in
cui
si
sarebbero
sposati
.
Ma
il
libertino
,
ottenuto
il
suo
intento
,
già
pensava
di
abbandonare
la
poveretta
.
Egli
,
riannodato
con
Cinzia
,
le
raccontò
ridendo
la
sua
avventura
sotto
le
spoglie
di
un
commesso
di
banca
,
e
le
chiese
consiglio
per
liberarsi
della
sedotta
.
-
Colei
non
sa
davvero
chi
tu
sia
?
-
chiese
Cinzia
.
-
No
.
-
Le
hai
scritto
?
-
Sì
,
ma
firmavo
le
lettere
col
nome
falso
,
quindi
non
ho
nulla
da
temere
da
quel
lato
.
-
Ebbene
,
fai
scomparire
il
commesso
di
banca
,
ritorna
il
conte
Livio
Rossano
,
ed
accompagnami
a
Montecarlo
senza
rivedere
colei
.
Se
tornando
a
Torino
tu
la
incontrassi
,
fingi
di
non
conoscerla
;
se
ti
venisse
incontro
,
dimostrale
che
si
inganna
.
-
Farò
così
.
-
Il
giorno
stesso
portò
via
la
sua
piccola
valigia
dalla
camera
ammobiliata
presa
in
affitto
come
commesso
.
Pagò
inoltre
alla
padrona
del
quartiere
che
Giulietta
credette
ammobiliato
per
il
loro
matrimonio
,
il
prezzo
di
quei
giorni
,
ed
alla
sera
partì
con
Cinzia
per
Montecarlo
,
senza
curarsi
della
sventurata
che
abbandonava
dietro
di
sè
.
Il
conte
per
tre
settimane
fu
di
nuovo
felicissimo
con
Cinzia
,
nonostante
le
perdite
subite
a
Montecarlo
.
Ma
la
ballerina
partì
con
un
altro
per
la
Russia
,
e
Livio
fece
ritorno
a
Torino
.
Egli
aveva
dimenticato
Giulietta
.
Peraltro
,
quasi
presentisse
che
un
giorno
o
l
'
altro
Fabio
Ribera
potrebbe
avere
parte
in
quest
'
avventura
,
pensò
di
raggirarlo
fingendosi
abbandonato
dalla
giovane
,
e
consegnandogli
quelle
due
lettere
che
dovevano
sempre
più
avvincerlo
alla
sua
persona
.
Tuttavia
nessun
pensiero
delittuoso
era
mai
passato
per
la
mente
di
Livio
,
che
,
datosi
a
nuovi
capricci
,
continuò
a
dissipare
il
suo
patrimonio
,
del
quale
stava
per
vedere
il
fondo
.
Fu
allora
che
la
sua
buona
stella
lo
unì
a
Bianca
Moreno
.
VII
.
Come
già
sappiamo
,
la
povera
Giulietta
,
dopo
l
'
abbandono
dell
'
amante
,
tentò
di
suicidarsi
;
ma
fu
salvata
.
L
'
affettuosa
premura
dei
vicini
le
rese
poi
il
coraggio
di
vivere
.
Quando
fu
madre
,
allevò
con
amore
la
sua
creatura
,
pur
continuando
a
lavorare
per
guadagnarsi
la
vita
.
Il
nome
di
Fabio
Ribera
non
era
più
uscito
dalle
sue
labbra
,
ma
la
giovane
non
lo
dimenticava
.
Spesso
,
seduta
accanto
alla
culla
della
sua
creatura
,
il
suo
pensiero
correva
al
bel
giovane
che
aveva
appassionatamente
amato
,
o
rileggeva
le
lettere
di
lui
,
e
calde
lacrime
le
scorrevano
dagli
occhi
.
Menzogna
,
l
'
amore
!
Menzogne
,
i
giuramenti
!
Erano
trascorsi
tre
anni
.
Una
mattina
,
Giulietta
,
affidata
Gina
a
Teresa
Pavin
,
era
uscita
per
riportare
del
lavoro
.
Giunta
in
via
Garibaldi
,
una
carrozza
padronale
si
fermò
vicina
a
lei
.
Ella
si
volse
istintivamente
a
guardare
chi
scendeva
,
e
credette
ad
un
tratto
di
cadere
a
terra
fulminata
.
Dalla
vettura
era
sceso
un
bell
'
uomo
,
elegantissimo
,
che
aveva
i
lineamenti
di
Fabio
Ribera
.
Egli
porse
poi
la
mano
ad
una
giovane
di
una
bellezza
maravigliosa
,
dicendole
con
una
voce
che
la
povera
Giulietta
riconobbe
tosto
:
-
Fa
'
adagio
,
Bianca
!
-
La
coppia
entrò
in
un
negozio
,
e
Giulietta
rimase
immobile
,
stupidita
,
come
fuori
di
sè
.
Fu
scossa
dalla
voce
dello
staffiere
,
ch
'
era
sceso
dalla
cassetta
e
che
,
vedendo
quella
bella
ragazza
,
non
si
lasciò
sfuggire
l
'
occasione
di
farle
un
complimento
.
Giulietta
,
assalita
da
un
'
idea
improvvisa
,
sorrise
all
'
audace
staffiere
,
esclamando
:
-
La
vostra
padrona
è
più
bella
di
me
!
-
La
signora
contessa
è
bruna
ed
a
me
piacciono
le
bionde
!
-
rispose
lo
staffiere
.
-
Ah
!
è
una
contessa
?
-
Meritereste
d
'
esserlo
anche
voi
!
-
Ed
è
suo
marito
,
quel
signore
che
l
'
accompagna
?
-
Sì
,
è
il
conte
Livio
Rossano
.
-
Che
ella
si
fosse
ingannata
?
Ma
no
,
era
lui
,
proprio
lui
!
-
Il
conte
Rossano
?
-
ripetè
sorridendo
.
-
Ah
!
mi
pare
di
averlo
sentito
nominare
...
-
....
per
aver
corso
molto
la
cavallina
con
belle
ragazze
pari
vostro
,
-
sussurrò
in
fretta
e
piano
lo
staffiere
.
Giulietta
si
sentì
torcere
il
cuore
;
tuttavia
soggiunse
con
aria
maliziosa
:
-
Ah
!
lo
so
....
Abita
sul
corso
....
-
Fingeva
di
cercare
il
nome
,
come
se
non
lo
ricordasse
.
-
....
Palestro
,
-
disse
lo
staffiere
.
-
Sì
....
sì
,
è
proprio
lui
!
-
proruppe
ridendo
Giulietta
.
-
E
tal
padrone
,
tal
domestico
.
-
Si
allontanò
,
lasciando
lo
staffiere
intontito
.
Ella
camminava
in
fretta
,
con
la
testa
in
fiamme
.
-
Ah
!
l
'
infame
,
-
mormorava
-
era
un
conte
,
e
si
è
finto
un
semplice
commesso
di
banca
!
Il
nome
datomi
era
falso
....
Ma
lo
smaschererò
;
forse
sua
moglie
ignora
tutto
.
Essa
è
bellissima
ed
ha
il
viso
di
buona
.
Se
mi
recassi
da
lei
?
Merita
forse
,
quel
miserabile
,
di
essere
un
marito
felice
?
-
Giulietta
si
guardò
bene
dal
far
parola
con
alcuno
di
quell
'
incontro
;
ma
formò
subito
il
suo
piano
.
Ella
si
recò
sul
corso
Palestro
,
ed
entrata
da
una
lattivendola
,
le
disse
:
-
Scusate
,
abita
qui
vicino
la
contessa
Bianca
Rossano
?
-
Precisamente
:
la
servo
io
di
latte
.
Che
buona
signora
!
È
proprio
un
angelo
!
-
Non
sapete
se
cerca
una
cameriera
?
-
Qualche
tempo
fa
,
sì
,
me
lo
disse
Celia
,
la
prima
cameriera
;
ma
credo
che
ora
abbiano
trovato
.
-
Peccato
!
-
disse
Giulietta
.
-
Sarei
andata
volentieri
in
quella
casa
,
dove
si
deve
star
bene
.
-
Per
la
contessa
,
sì
.
Ma
il
conte
è
una
vecchia
volpe
!
Ne
ha
fatte
e
ne
fa
di
tutti
i
colori
!
-
Buono
a
sapersi
!
Se
è
così
,
non
invidio
le
cameriere
di
quella
casa
.
-
Giulietta
salutò
la
lattivendola
e
se
ne
andò
.
Frattanto
si
propose
di
accertarsi
che
il
conte
Rossano
e
Fabio
Ribera
fossero
veramente
un
solo
uomo
.
La
sera
,
affidata
Gina
a
Teresa
con
un
pretesto
qualunque
,
si
mise
a
spiare
vicino
al
palazzo
e
ne
vide
uscire
il
conte
.
Gli
tenne
dietro
.
Quando
fu
giunto
ad
una
svolta
del
viale
,
Giulietta
gli
si
avvicinò
,
e
battendogli
sulla
spalla
:
-
Buona
sera
,
Fabio
Ribera
!
-
disse
a
voce
alta
.
Il
conte
si
volse
,
pallido
come
un
sudario
.
Riconobbe
Giulietta
,
ma
volle
fingere
la
sorpresa
.
-
Dite
a
me
,
signorina
?
-
chiese
con
brusco
accento
.
-
Sì
,
non
fare
quell
'
aria
stupida
!
-
rispose
Giulietta
sollevando
arditamente
la
bella
testa
.
-
Oh
!
so
bene
adesso
che
il
mondo
ti
conosce
per
Livio
Rossano
;
ma
per
me
sei
Fabio
Ribera
,
commesso
di
una
banca
....
fallita
.
-
E
la
giovane
diede
in
una
risata
piena
di
sarcasmo
,
di
amarezza
,
di
disperazione
.
-
Io
non
vi
comprendo
,
signorina
!
-
arrischiò
il
conte
.
-
No
?
Ebbene
,
andrò
a
spiegarmi
con
tua
moglie
,
e
quando
le
avrò
raccontato
la
mia
storia
e
mostrato
le
tue
lettere
,
sono
certa
che
c
'
intenderemo
.
-
Livio
fremette
,
e
con
voce
tremante
,
in
preda
alla
più
grande
agitazione
:
-
No
,
tu
non
lo
farai
,
Giulietta
!
-
balbettò
.
-
Ah
!
mi
riconosci
,
adesso
?
Ricordi
ancora
il
mio
nome
?
-
Io
non
ti
ho
mai
dimenticata
,
-
diss
'
egli
ritrovando
a
un
tratto
tutto
il
suo
spirito
,
preparandosi
a
scolparsi
.
-
Vieni
,
andiamo
a
casa
tua
,
ti
spiegherò
tutto
;
vedrai
che
non
sono
colpevole
come
forse
pensi
.
Le
apparenze
ingannano
....
-
Davvero
?
Ebbene
,
a
casa
mia
non
riporrai
più
piede
;
ma
conducimi
dove
vuoi
,
foss
'
anche
in
un
luogo
infame
,
come
facesti
quando
ero
ancora
una
fanciulla
onesta
,
purchè
possa
una
buona
volta
gettarti
sul
volto
tutte
le
tue
viltà
.
-
Il
conte
era
sulle
spine
,
perchè
la
giovane
andava
alzando
la
voce
.
Ma
fece
uno
sforzo
su
sè
stesso
e
disse
vivamente
:
-
Ebbene
,
vieni
.
-
Si
mise
a
camminare
rapidamente
e
Giulietta
lo
seguì
.
Giunsero
ad
una
stazione
di
vetture
.
Il
conte
aprì
lo
sportello
di
una
di
esse
,
perchè
la
giovane
vi
salisse
.
Ella
non
si
oppose
.
Livio
si
rivolse
al
vetturino
,
gli
dette
con
voce
ferma
un
indirizzo
,
poi
salì
accanto
a
Giulietta
.
Non
scambiarono
una
parola
fino
a
quando
la
vettura
si
fermò
.
Allora
il
conte
disse
alla
giovane
:
-
Aspettate
un
momento
.
-
Saltò
a
terra
e
disparve
nel
vestibolo
di
un
bel
palazzo
.
Salì
al
terzo
piano
,
sonò
all
'
uscio
di
destra
.
Una
giovane
cameriera
venne
ad
aprire
.
-
È
in
casa
la
signora
?
-
Sì
.
-
Un
uscio
si
schiuse
e
comparve
Cinzia
.
-
Oh
!
che
piacere
!
-
esclamò
,
facendo
l
'
atto
di
saltargli
al
collo
.
Ma
vedendolo
pallido
,
colla
fronte
corrugata
,
ristette
.
-
Che
hai
?
-
Andiamo
nella
tua
camera
:
ho
bisogno
di
dirti
due
parole
in
fretta
.
-
Cinzia
si
affrettò
ad
introdurlo
.
-
Che
c
'
è
dunque
?
Che
ti
succede
?
Il
conte
la
informò
di
quanto
accadeva
,
e
soggiunse
:
-
Bisogna
assolutamente
che
io
conceda
a
Giulietta
il
colloquio
che
mi
chiede
.
Tu
mi
cederai
il
salotto
,
e
te
ne
andrai
con
Rosetta
.
-
Rosetta
la
manderò
fuori
,
ma
io
,
caro
mio
,
rimarrò
qui
,
perchè
voglio
sapere
la
parte
che
debbo
fare
.
D
'
altronde
,
fra
noi
,
lo
sai
,
non
devono
esserci
segreti
....
Se
rifiuti
,
conduci
pure
la
tua
colomba
in
altro
luogo
.
-
Il
conte
fremeva
,
ma
fu
costretto
a
cedere
.
Egli
ridiscese
di
volo
le
scale
e
fece
salire
Giulietta
in
casa
della
ballerina
.
Appena
entrato
nel
salotto
,
il
conte
gettò
il
cappello
su
di
una
poltrona
e
fece
l
'
atto
di
inginocchiarsi
dinanzi
a
Giulietta
.
Ma
la
giovane
lo
guardò
con
disprezzo
.
-
È
inutile
che
ricominciate
l
'
ipocrita
commedia
!
-
disse
.
-
Se
la
ingenua
fanciulla
vi
cedette
,
la
donna
saprà
mantenere
la
propria
dignità
.
-
Non
mi
sarà
permesso
di
scolparmi
?
...
-
Scolparvi
?
Come
lo
potete
?
Sarei
curiosa
di
saperlo
.
-
Ella
aveva
assunto
un
tono
beffardo
,
altero
.
Livio
parlò
dapprima
a
voce
bassa
,
velata
,
ma
che
si
fece
a
mano
a
mano
più
forte
:
-
Sono
stato
un
miserabile
,
un
infame
,
non
lo
nego
,
ma
l
'
amore
che
voi
m
'
ispiraste
al
primo
vedervi
mi
fece
perdere
la
testa
.
-
L
'
amore
!
-
interruppe
Giulietta
ironica
.
-
Sì
,
io
vi
amai
al
nostro
primo
incontro
,
ed
avrei
voluto
presentarmi
a
voi
sotto
le
mie
vere
spoglie
.
Ma
seppi
che
il
vostro
sogno
era
di
sposare
un
impiegato
o
un
commesso
,
e
per
attirarvi
a
me
v
'
ingannai
,
ma
adorandovi
come
nessuna
donna
è
stata
adorata
.
-
Ed
è
questa
la
vostra
discolpa
?
-
esclamò
fremente
di
sdegno
Giulietta
,
fissando
sul
conte
gli
occhi
fiammeggianti
.
-
Vi
piacqui
,
e
per
passare
il
tempo
ingannaste
la
povera
operaia
che
nulla
sapeva
della
vita
,
che
non
sospettava
gl
'
intrighi
dei
vostri
pari
.
Un
giorno
,
stanco
del
vostro
capriccio
,
mi
abbandonaste
,
senza
pensare
che
forse
questa
misera
tradita
era
madre
!
-
Il
conte
indietreggiò
.
Giulietta
seguitò
,
animandosi
:
-
La
vostra
infamia
cangiò
ad
un
tratto
il
mio
amore
in
un
profondo
disprezzo
,
e
l
'
uomo
che
doveva
abbellire
la
mia
vita
divenne
per
me
un
oggetto
d
'
odio
,
di
terrore
.
Ma
io
pure
ero
stata
colpevole
,
e
non
perdonavo
a
me
stessa
il
mio
fallo
.
Mi
rinchiusi
in
una
solitudine
assoluta
,
accettai
rassegnata
la
mia
maternità
,
mi
dedicai
alla
mia
creatura
,
nè
mi
curai
di
venire
in
cerca
di
voi
.
Vi
avevo
dimenticato
,
quando
il
caso
volle
che
v
'
incontrassi
.
"
Seppi
allora
come
il
sedicente
Fabio
Ribera
non
fosse
che
il
conte
Livio
Rossano
.
"
Seppi
inoltre
che
la
contessa
vostra
moglie
ignora
la
vostra
perversità
,
si
crede
adorata
,
mentre
voi
la
ingannate
con
avventuriere
.
"
Se
mi
avessero
detto
che
eravate
un
buon
marito
,
forse
non
mi
sarei
neppure
curata
di
rivedervi
;
ma
nel
sapere
che
vi
prendete
giuoco
anche
della
più
onesta
delle
mogli
,
ho
sentito
di
odiarvi
come
non
vi
avevo
odiato
per
il
vostro
tradimento
.
"
Ed
ho
trovato
la
mia
vendetta
.
"
Non
è
giusto
che
l
'
ipocrita
abbia
sempre
a
trionfare
:
io
vi
smaschererò
dinanzi
a
vostra
moglie
.
-
Il
pallido
volto
di
Giulietta
si
era
fatto
di
fuoco
,
i
suoi
occhi
fiammeggiavano
.
Il
conte
la
guardava
,
e
gli
pareva
più
bella
così
audace
,
minacciosa
,
che
umile
e
tenera
.
-
Fai
pure
,
-
disse
-
ma
un
giorno
rimprovererai
te
stessa
di
avermi
giudicato
più
colpevole
di
quello
che
sono
.
"
Tu
ignori
,
Giulietta
,
che
cosa
sia
il
mondo
nel
quale
io
vivo
.
Non
scuso
affatto
la
colpa
commessa
verso
di
te
:
ma
ascoltami
.
"
Io
non
potevo
sposarti
,
perchè
quando
ti
conobbi
ero
già
rovinato
,
e
per
me
,
avvezzo
allo
splendore
,
alla
ricchezza
,
la
miseria
è
peggiore
della
morte
.
"
Se
fossi
nato
un
povero
operaio
,
anch
'
io
forse
sarei
stato
migliore
.
Ti
amavo
,
ripeto
,
ma
avevo
in
disgusto
la
povertà
.
E
quest
'
orrore
lo
sentivo
anche
per
te
.
Avrei
voluto
farti
un
trono
d
'
oro
,
vederti
regnare
sopra
tutte
le
altre
donne
.
Ma
se
allora
ti
avessi
detto
tutto
ciò
,
tu
,
fiera
ed
onesta
,
non
mi
avresti
amato
.
Allora
ricorsi
all
'
unico
mezzo
che
mi
restava
per
legarti
a
me
per
sempre
:
farti
mia
,
colla
promessa
che
saresti
mia
moglie
;
e
ci
riuscii
.
"
Ma
credi
che
questo
bastasse
a
saziare
l
'
amore
quasi
feroce
che
mi
avevi
ispirato
?
No
!
Il
mio
sogno
persisteva
.
Volli
essere
di
nuovo
ricco
,
e
soltanto
per
te
,
e
sposai
una
donna
che
non
amavo
,
per
avere
i
suoi
milioni
da
offrirti
.
-
Giulietta
rivolse
il
capo
con
disgusto
.
-
La
vostra
infamia
mi
stomaca
!
Potevate
mai
sperare
che
io
divenissi
la
vostra
amante
,
calpestando
una
donna
che
io
rispetto
per
quanto
disprezzo
voi
?
-
Credi
forse
che
io
non
mi
disprezzi
?
Eppure
per
te
commetterei
anche
un
delitto
!
Sì
,
sì
:
ad
un
tuo
cenno
mia
moglie
sparirà
dal
mondo
,
e
noi
potremo
essere
ancora
felici
con
la
nostra
creatura
.
-
Le
si
era
avvicinato
fremente
.
Giulietta
lo
respinse
con
orrore
.
-
Sciagurato
!
-
esclamò
.
-
Se
ancora
avessi
nutrito
un
atomo
di
tenerezza
per
voi
,
le
vostre
parole
l
'
avrebbero
distrutto
.
Povera
contessa
,
caduta
nelle
vostre
mani
!
Ma
no
,
non
è
giusto
che
essa
continui
ad
illudersi
sul
conto
vostro
;
mi
parrebbe
di
essere
vostra
complice
se
non
la
illuminassi
!
-
Livio
si
morse
a
sangue
le
labbra
.
-
L
'
avvertirai
?
-
chiese
fra
i
denti
.
-
Sì
!
-
rispose
Giulietta
freddamente
.
-
A
noi
due
,
dunque
!
-
esclamò
Livio
.
-
Io
ti
ho
offerto
la
pace
,
e
tu
vuoi
la
guerra
.
Sia
.
Ti
do
tempo
un
mese
a
pensarci
.
-
Non
attenderò
tanto
per
smascherarvi
.
-
Giulietta
!
-
Il
volto
di
lui
prese
un
'
espressione
così
terribile
,
che
la
giovane
credette
fosse
giunta
l
'
ultima
sua
ora
.
Allora
pensò
alla
sua
bambina
,
che
senza
lei
sarebbe
rimasta
sola
al
mondo
.
E
tutta
la
sua
energia
cadde
;
una
lacrima
corse
nei
suoi
occhi
e
balbettò
:
-
Ebbene
,
no
,
non
parlerò
!
-
Il
volto
di
Livio
espresse
il
trionfo
.
Giulietta
fuggì
da
quella
casa
come
pazza
.
Livio
non
aveva
fatto
un
moto
per
trattenerla
,
ma
nei
suoi
occhi
era
un
lampo
sinistro
.
-
Ella
parlerà
,
ne
sono
sicuro
!
-
pensava
.
-
Ma
io
saprò
chiuderle
la
bocca
.
-
Una
mano
che
gli
batteva
sulla
spalla
lo
fece
trasalire
.
Era
quella
di
Cinzia
.
-
Hai
sentito
?
-
chiese
il
conte
sorridendo
.
Cinzia
era
più
pallida
del
solito
.
La
voce
le
uscì
come
un
sibilo
dalle
labbra
:
-
Ho
sentito
tutto
,
e
ti
dico
una
cosa
sola
:
mi
fai
orrore
!
-
VIII
.
Fabio
Ribera
era
al
colmo
della
felicità
.
Amava
ed
era
amato
.
Ilda
sarebbe
presto
sua
moglie
.
La
dolcezza
infinita
,
la
gravità
melanconica
di
Fabio
si
affiatavano
mirabilmente
con
la
fierezza
dei
sentimenti
di
Ilda
,
il
suo
fascino
incantevole
.
Una
sera
che
il
conte
si
era
recato
a
trovare
il
suo
protetto
,
si
accòrse
che
un
cambiamento
era
avvenuto
in
lui
.
Fabio
sembrava
più
bello
,
aveva
l
'
aria
felice
.
Livio
intuì
subito
la
verità
.
-
Sei
innamorato
!
-
gli
disse
sorridendo
.
Fabio
arrossì
e
rispose
:
-
È
vero
.
Amo
una
fanciulla
bella
e
buona
,
la
quale
mi
corrisponde
:
è
una
commessa
del
magazzino
dove
mi
avete
impiegato
.
-
Il
conte
fece
una
smorfia
.
-
Una
commessa
?
Una
civettina
che
vorrà
imbrogliarti
.
Fabio
,
ricordati
come
anch
'
io
sia
stato
giocato
da
una
fanciulla
dal
volto
d
'
angelo
.
-
Colei
non
aveva
cuore
!
-
interruppe
Fabio
.
-
Ma
io
sono
certo
della
fedeltà
di
Ilda
,
del
suo
amore
per
me
.
-
Il
conte
rideva
.
-
Tu
sei
un
ingenuo
,
e
nulla
conosci
del
mondo
e
della
vita
.
È
così
facile
,
alla
tua
età
,
ingannarsi
!
Ma
io
che
sono
più
vecchio
di
te
e
t
'
amo
come
un
figlio
,
vedrò
e
giudicherò
la
tua
prescelta
.
-
Il
volto
di
Fabio
si
era
illuminato
.
-
Quanto
siete
buono
!
Per
certo
,
quando
conoscerete
Ilda
,
approverete
la
mia
scelta
.
-
Ebbene
,
avvertila
che
domenica
sera
mi
condurrai
con
te
.
-
Grazie
,
grazie
!
-
Livio
fu
puntuale
all
'
appuntamento
.
Egli
rimase
soggiogato
dalla
bellezza
della
fanciulla
,
e
provò
una
gioia
infernale
al
pensiero
di
tentarla
,
di
contenderla
al
fratello
.
Ilda
peraltro
provò
subito
per
il
conte
una
ripugnanza
istintiva
,
ebbe
il
presentimento
che
quel
gentiluomo
dal
sorriso
mendace
le
porterebbe
disgrazia
.
Livio
comprese
che
non
riuscirebbe
a
vincere
il
cuore
di
quella
fanciulla
e
provò
una
rabbia
interna
,
che
si
guardò
bene
dal
dimostrare
,
ma
giurò
a
sè
stesso
che
Ilda
sarebbe
sua
.
Il
conte
aveva
quasi
dimenticato
le
sue
minacce
a
Giulietta
,
allorchè
una
mattina
incontrò
la
sventurata
vicino
al
suo
palazzo
.
Ella
,
nel
vederlo
,
divenne
pallida
,
ma
non
abbassò
gli
occhi
dinanzi
allo
sguardo
di
lui
.
Sembrava
minacciarlo
.
Il
conte
le
si
avvicinò
.
-
Di
dove
vieni
?
-
le
domandò
con
arroganza
.
-
Parlate
a
me
?
-
disse
a
voce
alta
Giulietta
.
Il
conte
cambiò
subito
espressione
.
-
Scusate
;
-
disse
-
vi
avevo
presa
per
la
cameriera
di
mia
moglie
.
-
E
si
affrettò
ad
entrare
nel
palazzo
.
Il
portinaio
passeggiava
sotto
il
vestibolo
.
-
È
stata
qui
una
giovane
bionda
a
chiedere
della
contessa
?
-
domandò
.
-
No
,
signor
conte
.
-
Bene
:
se
venisse
,
dirai
sempre
che
la
contessa
non
riceve
.
-
Livio
non
era
tranquillo
.
Quel
giorno
pensò
sempre
a
Giulietta
,
e
la
sera
,
mentre
si
recava
dalla
fidanzata
di
Fabio
,
si
fermò
di
botto
,
dicendo
:
-
Ho
trovato
!
Toglierò
di
mezzo
una
donna
che
mi
è
divenuta
odiosa
,
getterò
tanto
fango
su
Fabio
,
che
Ilda
non
dovrà
più
provare
che
orrore
per
lui
,
e
tutto
andrà
per
il
mio
meglio
!
-
La
mattina
seguente
scrisse
a
Fabio
:
"
Mio
caro
fanciullo
,
"
Mentre
scrivo
queste
parole
,
tremo
dalla
febbre
,
dal
dolore
....
"
Ieri
ero
felice
:
oggi
tutto
si
rivolta
contro
me
:
e
soffro
tanto
,
che
vorrei
morire
.
"
Non
posso
scriverti
di
più
,
mi
si
confonde
la
vista
dal
pianto
;
vieni
stasera
nel
mio
quartierino
da
scapolo
,
dove
passammo
insieme
tante
ore
,
ricordando
la
nostra
cara
morta
.
Di
faccia
al
ritratto
di
lei
troverò
il
coraggio
di
dirti
tutto
,
di
chiederti
un
sacrificio
.
"
Colui
che
ti
protegge
e
ti
ama
.
"
La
sera
,
Fabio
,
pallido
da
far
pietà
,
sonava
con
mano
convulsa
all
'
appartamento
indicatogli
dal
conte
.
Livio
vi
si
trovava
da
un
'
ora
.
Il
gentiluomo
sembrava
invecchiato
di
vent
'
anni
:
i
suoi
occhi
portavano
le
tracce
delle
lacrime
versate
.
-
Grazie
di
essere
venuto
!
-
balbettò
vedendo
Fabio
.
Questi
gli
disse
:
-
Che
cosa
vi
è
accaduto
?
Ditemi
tutto
,
e
se
la
mia
vita
stessa
è
necessaria
per
sollevarvi
,
prendetela
;
è
vostra
.
-
Il
conte
gli
gettò
le
braccia
al
collo
,
tenne
la
testa
appoggiata
alla
guancia
di
lui
,
e
per
qualche
minuto
non
seppe
che
pronunziare
:
-
Fabio
!
Fabio
!
Fabio
!
-
Poi
si
calmò
alquanto
,
e
sollevando
la
testa
,
proruppe
con
un
tremito
nella
voce
:
-
Ti
ricordi
,
Fabio
,
di
quella
sciagurata
che
ebbi
la
follia
di
amare
e
m
'
ingannò
vilmente
?
-
Volete
parlare
di
Giulietta
Lovera
?
-
interruppe
il
giovane
.
-
Sì
,
di
lei
,
il
mio
genio
crudele
,
Ed
io
che
non
volevo
credere
ai
presentimenti
!
...
-
Si
passò
la
mano
sulla
fronte
e
proseguì
:
-
Ero
felice
,
non
pensavo
più
a
lei
,
da
che
ho
sposato
la
donna
che
adoro
e
dalla
quale
sono
adorato
.
Ma
ora
la
mia
felicità
sta
per
distruggersi
....
e
più
ci
penso
,
meno
so
come
porvi
rimedio
.
E
tutto
per
lei
....
per
Giulietta
.
-
-
Ma
che
pretende
ancora
,
quella
sciagurata
?
Che
vuol
fare
?
-
Il
conte
rimase
per
un
istante
silenzioso
,
come
affranto
.
Egli
recitava
la
parte
che
si
era
prefisso
con
un
'
arte
che
avrebbe
ingannato
chiunque
.
-
Te
lo
dirò
!
-
rispose
a
voce
bassa
,
soffocata
.
-
Giulietta
ha
saputo
che
sono
ammogliato
,
ricco
,
felice
,
ed
è
venuta
a
ricercarmi
.
Ella
mi
ha
minacciato
di
presentarsi
a
mia
moglie
,
di
consegnarle
delle
lettere
che
ebbi
la
debolezza
di
scriverle
,
di
raccontarle
che
io
,
dopo
averla
resa
madre
,
l
'
abbandonai
con
una
creatura
.
-
Miserabile
!
-
proruppe
Fabio
.
-
Come
può
inventare
simili
infamie
?
-
Giulietta
è
capace
di
tutto
.
-
Ebbene
,
avvertite
voi
stesso
la
contessa
!
-
Oh
!
no
....
mai
!
-
esclamò
con
slancio
il
conte
.
-
Dovrei
confessarle
di
avere
amato
quella
sciagurata
,
e
Bianca
non
me
lo
perdonerebbe
,
perchè
la
cara
bimba
si
è
illusa
di
essere
stata
l
'
unico
amore
della
mia
vita
ed
io
non
voglio
distruggere
un
'
illusione
che
forma
la
sua
felicità
.
-
Volete
che
mi
rechi
io
stesso
da
Giulietta
,
la
induca
a
desistere
dalle
sue
minacce
?
-
Povero
ragazzo
!
-
interruppe
il
conte
-
ella
ti
riderebbe
sul
viso
.
Oh
!
se
ci
fosse
ancora
la
mia
povera
mamma
,
saprebbe
darmi
un
consiglio
!
-
E
volgendo
i
suoi
sguardi
sopra
una
fotografia
della
contessa
Rossano
,
disse
con
accento
lacerante
:
-
Mamma
,
mamma
,
vieni
tu
in
mio
aiuto
,
ispira
a
me
o
a
Fabio
un
mezzo
per
allontanare
il
pericolo
!
-
Anche
Fabio
aveva
rivolti
gli
occhi
al
ritratto
della
contessa
,
ed
in
quel
momento
ricordò
la
lettera
da
lei
vergata
prima
di
morire
,
come
ricordò
le
supreme
parole
di
sua
madre
.
Entrambe
quelle
morte
l
'
incitavano
a
sacrificare
la
sua
vita
,
l
'
onor
suo
per
il
suo
benefattore
.
Avrebbe
egli
esitato
?
Esse
stesso
gli
inviarono
una
suprema
ispirazione
.
-
Il
mezzo
ci
sarebbe
,
-
disse
-
e
,
per
quanto
terribile
,
io
stesso
non
esiterò
a
compierlo
.
-
Rialzò
il
capo
:
gli
sguardi
dei
due
uomini
s
'
incrociarono
e
parvero
comprendersi
.
-
Tu
vorresti
ucciderla
?
-
disse
Livio
a
voce
bassa
.
Fabio
rispose
:
-
Sì
....
sono
disposto
a
commettere
anche
un
delitto
per
rendervi
la
tranquillità
.
-
No
;
è
troppo
!
Sarebbe
una
vigliaccheria
la
mia
se
accettassi
.
Ma
la
tua
risoluzione
è
buona
:
io
stesso
sopprimerò
Giulietta
.
-
Grosse
lacrime
sgorgarono
dai
suoi
occhi
,
ma
le
asciugò
rapidamente
,
come
se
arrossisse
della
sua
debolezza
.
-
Voi
,
esporvi
al
pericolo
di
essere
arrestato
,
condannato
come
assassino
?
-
proruppe
con
slancio
Fabio
.
-
E
credete
che
io
potrei
permetterlo
?
A
me
solo
tocca
a
sacrificarmi
,
e
lo
farò
.
Il
vostro
nome
non
deve
neppur
venire
pronunziato
.
-
Il
conte
volle
dargli
l
'
estremo
colpo
.
-
Non
pensi
a
Ilda
?
-
mormorò
.
Un
lungo
sospiro
sfuggì
dal
petto
di
Fabio
,
una
lacrima
velò
i
suoi
occhi
;
ma
vincendosi
subito
:
-
Prima
di
Ilda
ci
siete
voi
,
voi
,
cui
tutto
debbo
!
-
esclamò
.
-
Sì
,
lo
ripeto
,
io
solo
terrò
da
voi
lontana
la
disperazione
.
Voi
partirete
da
Torino
con
vostra
moglie
acciocchè
nessun
sospetto
possa
sfiorarvi
,
e
checchè
accada
,
il
vostro
nome
non
uscirà
dal
mio
labbro
.
-
Fabio
si
era
andato
animando
.
Aveva
l
'
esaltazione
dello
schiavo
credente
che
tutto
sacrificherebbe
per
il
suo
idolo
.
E
l
'
idolo
del
povero
commesso
era
il
conte
Livio
.
Ah
!
se
avesse
potuto
leggere
nel
cuore
di
lui
!
Il
conte
non
dubitava
delle
parole
di
Fabio
;
egli
sentiva
di
tenere
la
sua
vittima
nelle
mani
.
-
Oh
!
Fabio
,
Fabio
mio
,
dovrò
dunque
a
te
,
a
te
solo
la
mia
liberazione
!
-
Egli
si
stringeva
a
Fabio
,
chiamandolo
suo
salvatore
,
affascinandolo
con
tenere
parole
,
e
consigliandogli
quanto
desiderava
con
una
destrezza
infinita
.
Fabio
lasciò
il
conte
a
mezzanotte
,
e
tornò
a
casa
vacillando
come
un
ubriaco
.
Quando
fu
solo
nella
propria
camera
,
si
sgomentò
.
Assassino
!
Sarebbe
un
assassino
!
E
Ilda
?
Il
pensiero
della
sua
adorata
gli
produsse
una
vertigine
.
-
Ella
resterà
libera
,
-
mormorò
-
sarà
felice
con
un
altro
!
-
In
quella
notte
sognò
la
contessa
Rossano
e
la
madre
.
Le
due
morte
uscivano
dalla
tomba
per
dirgli
:
-
Compi
il
tuo
dovere
se
non
vuoi
essere
maledetto
da
noi
.
Quella
donna
non
deve
più
vivere
,
è
necessario
che
ella
muoia
per
la
felicità
di
Livio
.
-
Fabio
si
alzò
come
ipnotizzato
,
Fin
da
quel
momento
la
sua
risoluzione
fu
presa
.
Alla
sera
,
quando
si
trovò
con
Ilda
,
le
parlò
di
un
suo
prossimo
viaggio
per
alcune
carte
concernenti
il
loro
matrimonio
,
La
fanciulla
non
doveva
aver
sospetti
.
Fabio
accomodò
le
cose
in
modo
da
non
suscitare
il
minimo
dubbio
.
Una
volta
lontano
da
Ilda
,
si
sentì
più
calmo
.
Il
conte
gli
aveva
consegnato
una
chiave
della
soffitta
di
Giulietta
,
dandogli
i
consigli
necessari
per
l
'
adempimento
del
truce
misfatto
.
Il
carnevale
favorì
l
'
assassino
.
La
sera
prima
del
delitto
,
durante
un
'
assenza
di
Giulietta
,
Fabio
potè
penetrare
nella
soffitta
della
sventurata
,
studiarne
la
disposizione
dei
mobili
,
degli
oggetti
.
La
notte
egli
non
dormì
.
Rilesse
ancora
una
volta
la
lettera
della
madre
e
quella
della
contessa
,
e
dopo
averle
baciate
,
le
strappò
a
minutissimi
pezzi
.
La
mattina
seguente
acquistò
gli
abiti
da
pierrot
;
la
sera
pranzò
macchinalmente
,
ingoiò
due
bicchierini
di
cognac
.
Era
livido
sotto
la
biacca
che
gl
'
impiastricciava
il
volto
.
Quando
entrò
,
verso
le
undici
,
nel
casamento
abitato
da
Giulietta
,
aveva
il
cervello
in
fiamme
e
con
la
mano
destra
stringeva
convulsamente
un
coltello
,
che
teneva
nella
tasca
dei
calzoni
.
-
La
colpirò
nel
sonno
,
nessuno
se
ne
accorgerà
e
avrò
il
tempo
di
allontanarmi
tranquillamente
.
-
Ma
nell
'
avvicinarsi
all
'
uscio
della
soffitta
gli
tremavano
le
gambe
.
Udì
un
rumore
di
voci
e
di
passi
:
comparve
lo
studente
Aldo
,
col
misterioso
domino
.
Fabio
attese
un
istante
,
poi
entrò
risoluto
nella
soffitta
di
Giulietta
:
tenebre
profonde
.
Egli
accese
un
cerino
e
,
veduta
sulla
tavola
una
candela
,
si
accostò
.
Giulietta
,
svegliatasi
ad
un
tratto
,
si
sollevò
sul
letto
terrorizzata
.
-
Chi
siete
?
Che
volete
?
-
chiese
con
voce
soffocata
.
Di
un
salto
Fabio
le
fu
sopra
.
-
Tacete
!
-
disse
a
denti
stretti
.
Ma
Giulietta
,
che
lo
guardava
cogli
occhi
spalancati
,
mandò
un
'
esclamazione
:
-
Assassino
!
Ti
riconosco
!
Lasciami
,
o
griderò
a
tutti
che
il
conte
Livio
Rossano
....
-
La
sventurata
non
finì
.
Il
nome
evocato
fece
tacere
il
senso
di
pietà
sorto
,
a
suo
malgrado
,
nel
petto
di
Fabio
.
Egli
alzò
la
mano
armata
di
coltello
e
colpì
.
Un
grido
sinistro
echeggiò
nella
stanza
:
il
colpo
non
aveva
dato
nel
segno
.
Coi
capelli
irti
,
smarrito
,
ansante
,
Fabio
alzò
una
seconda
volta
la
mano
.
Allora
avvenne
una
lotta
terribile
fra
l
'
assassino
e
la
vittima
.
Egli
colpiva
,
colpiva
sempre
,
e
quando
vide
Giulietta
cadere
rantolante
,
si
slanciò
verso
l
'
uscio
,
l
'
aprì
.
Ma
una
donna
gli
sbarrava
il
passo
:
Teresa
.
Il
resto
è
noto
.
IX
.
Il
conte
Livio
,
nascosto
nel
salotto
attiguo
alla
camera
da
letto
di
Ilda
,
aveva
evocato
il
passato
,
provando
una
gioia
strana
nel
ricordare
la
parte
assunta
verso
Fabio
,
la
sua
vittima
,
che
gli
aveva
fatto
olocausto
della
vita
,
dell
'
onore
.
Mentre
così
rifletteva
,
Livio
sentì
un
fruscìo
di
abiti
e
quasi
tosto
la
voce
di
Ilda
che
diceva
:
-
Marietta
,
tu
puoi
andare
a
dormire
:
il
signor
Aldo
rimane
qui
a
discorrere
con
me
.
Lascia
aperta
la
vetrata
della
galleria
,
così
lo
farò
uscire
da
quella
parte
,
senza
disturbare
alcuno
.
Metti
qui
il
soprabito
ed
il
cappello
.
-
Sì
,
signora
.
-
Ilda
e
lo
studente
erano
entrati
nel
salotto
:
l
'
uscio
fu
chiuso
.
-
Perchè
non
volete
che
mi
ritiri
?
-
chiese
Aldo
con
dolcezza
.
-
Perchè
temo
per
voi
!
-
rispose
Ilda
.
-
Il
cuore
mi
dice
che
il
conte
si
è
appostato
fuori
del
palazzo
per
attendervi
,
e
non
voglio
che
vi
allontaniate
fino
a
giorno
.
-
Si
erano
seduti
vicini
sul
divano
.
Livio
stringeva
i
denti
per
soffocare
la
rabbia
interna
che
lo
divorava
.
-
Che
ne
pensate
del
conte
?
-
chiese
ad
un
tratto
Ilda
.
-
Penso
che
è
innamorato
di
voi
e
che
deve
odiarmi
,
credendomi
vostro
amante
.
-
Bisogna
lasciarglielo
credere
;
-
soggiunse
Ilda
-
è
l
'
unico
mezzo
per
giungere
al
punto
che
io
e
il
signor
Moreno
desideriamo
:
fargli
confessare
che
fu
lui
l
'
istigatore
dell
'
assassinio
della
povera
Giulietta
.
-
E
da
questa
confessione
,
che
possiamo
sperare
?
-
esclamò
Aldo
,
-
Bianca
sarà
sempre
avvinta
a
quel
miserabile
.
-
No
;
-
rispose
con
voce
cupa
Ilda
-
se
il
mio
sogno
è
di
far
comparire
chiara
l
'
innocenza
di
Fabio
,
il
sogno
del
signor
Moreno
è
di
liberare
la
figlia
dalle
mani
di
un
mostro
.
Egli
ha
deciso
:
o
il
conte
si
farà
giustizia
colle
proprie
mani
,
o
il
signor
Moreno
l
'
ucciderà
.
-
Io
solo
voglio
punirlo
!
-
interruppe
Aldo
.
-
Lo
provocherò
a
duello
.
-
No
,
non
dovete
farlo
,
per
Bianca
;
sapete
quanto
vi
ama
!
-
Un
fremito
agitò
Livio
dal
capo
alle
piante
.
-
Ed
io
l
'
adoro
come
si
adora
gli
angeli
del
Cielo
!
-
disse
con
esaltazione
il
giovane
.
-
Per
lei
,
sono
pronto
a
soffrire
tutto
.
Ora
è
necessario
star
divisi
,
perchè
così
vuole
il
signor
Moreno
,
ma
la
mia
vita
,
i
miei
pensieri
sono
tutti
per
lei
.
Ah
!
perchè
non
dovevamo
conoscerci
che
in
quella
notte
fatale
dell
'
assassinio
?
-
Era
destino
!
-
mormorò
Ilda
.
Rimasero
per
un
istante
silenziosi
.
La
giovane
riprese
la
parola
.
-
Se
il
conte
potesse
indovinare
che
suo
suocero
conosce
tutte
le
sue
infamie
ed
è
sul
punto
di
punirle
!
Se
sapesse
l
'
odio
che
io
provo
contro
di
lui
!
-
Avete
osservato
il
suo
pallore
,
allorchè
parlammo
della
sua
rassomiglianza
col
condannato
?
-
osservò
Aldo
.
-
Il
signor
Umberto
Trani
vuol
riguardare
tutti
gli
atti
concernenti
il
passato
di
Fabio
,
per
scoprire
qualche
nuovo
punto
che
possa
darci
la
chiave
del
mistero
.
-
Comunque
,
-
osservò
Ilda
-
Fabio
non
smentirà
la
sua
confessione
,
non
accuserà
mai
il
conte
,
dovessero
sottoporlo
a
qualsiasi
tortura
.
-
Vi
sarebbe
forse
un
mezzo
per
farlo
parlare
,
-
disse
Aldo
.
-
Informarlo
come
il
conte
abbia
tentato
di
sedurvi
.
-
Bisognerà
parlarne
al
signor
Moreno
.
-
Rimasero
un
altro
poco
in
silenzio
.
-
Voi
siete
stanca
;
-
disse
Aldo
-
andate
a
riposare
.
Io
rimarrò
qui
ad
attendere
il
giorno
scrivendo
,
se
vi
compiacerete
darmi
un
foglio
ed
una
penna
.
-
Venite
:
vi
condurrò
nella
camera
attigua
alla
mia
dove
troverete
uno
scrittoio
con
tutto
l
'
occorrente
.
-
Essi
lasciarono
il
salotto
.
Il
conte
stringeva
i
pugni
in
una
convulsione
di
rabbia
.
Ciò
che
aveva
sentito
gli
sconvolgeva
il
cervello
.
Sentì
degli
usci
che
si
aprivano
,
si
chiudevano
,
poi
il
passo
di
Ilda
strisciò
sul
tappeto
della
sua
camera
,
quindi
un
lieve
scricchiolio
del
letto
fece
capire
al
conte
che
la
giovane
si
era
coricata
.
Passò
un
'
altra
mezz
'
ora
:
più
nessun
rumore
;
tutti
dormivano
nella
casa
.
Allora
il
conte
lasciò
il
suo
nascondiglio
e
si
avvicinò
all
'
uscio
aperto
della
camera
di
Ilda
.
Al
chiarore
della
lampada
,
egli
scòrse
la
giovane
stesa
sul
letto
,
in
sottana
e
accappatoio
.
Dormiva
,
stanca
della
serata
.
Sul
comodino
scintillavano
i
gioielli
di
lei
.
Quei
gioielli
abbagliarono
il
conte
e
fecero
sorgere
nella
sua
testa
un
'
idea
,
che
volle
mettere
in
esecuzione
.
Si
appressò
in
punta
di
piedi
al
letto
,
poi
,
afferrato
un
asciugamano
,
con
atto
fulmineo
ne
coprì
il
capo
della
disgraziata
.
La
vittima
,
svegliatasi
,
si
dibatteva
,
ma
non
poteva
sciogliersi
da
quel
laccio
,
mandare
un
grido
.
Intanto
Livio
,
chino
su
lei
,
le
diceva
con
voce
alterata
:
-
Hai
voluto
trattenermi
:
peggio
per
te
.
Sei
bella
,
mi
seduci
quanto
Bianca
,
più
di
lei
,
e
ti
voglio
!
-
Ilda
faceva
sforzi
supremi
per
liberarsi
da
quella
stretta
,
ma
inutilmente
:
egli
premè
più
forte
le
dita
.
Allora
le
braccia
della
sventurata
,
che
si
erano
avvinte
disperatamente
a
lui
,
caddero
inerti
sul
letto
;
il
corpo
rimase
immobile
.
Il
conte
credette
di
averla
strangolata
e
la
lasciò
.
Ilda
non
fece
il
minimo
movimento
.
Livio
non
ebbe
il
coraggio
di
toglierle
l
'
asciugamano
dal
viso
.
Vi
era
però
qualche
cosa
in
lui
più
potente
ancora
dello
spavento
:
il
calcolo
abietto
fatto
poco
prima
.
Egli
afferrò
i
gioielli
che
erano
sul
comodino
,
e
recatosi
nel
salotto
vicino
,
prese
il
soprabito
di
Aldo
e
nascose
i
gioielli
nelle
sue
tasche
.
Poi
aprì
la
porta
del
salotto
,
entrò
nella
galleria
lasciata
aperta
dalla
cameriera
,
passò
nelle
sale
deserte
,
e
dall
'
anticamera
scese
in
istrada
senza
incontrare
alcuno
.
Una
volta
fuori
respirò
:
era
salvo
.
Tutto
si
rivolgeva
contro
Aldo
.
Egli
si
diresse
al
proprio
palazzo
,
si
coricò
,
e
,
affranto
,
non
tardò
a
addormentarsi
.
Appena
risvegliato
,
un
pensiero
dominò
tutti
gli
altri
:
egli
aveva
ucciso
Ilda
.
Ma
l
'
idea
che
Aldo
,
l
'
amante
di
sua
moglie
,
sarebbe
accusato
,
fece
tacere
la
sua
angoscia
.
Il
cameriere
l
'
avvertì
che
la
contessa
e
il
suocero
erano
usciti
assai
presto
.
Che
voleva
dire
quell
'
assenza
della
contessa
col
padre
?
Erano
già
stati
avvertiti
dell
'
avvenuto
?
Ilda
era
morta
?
Aldo
,
arrestato
?
-
Vai
a
prendermi
i
giornali
del
mattino
!
-
disse
al
cameriere
.
Ma
non
vi
trovò
nulla
di
ciò
che
desiderava
sapere
.
Eppure
in
città
erano
ormai
informati
dell
'
avvenuto
.
Quando
Aldo
si
era
ritirato
nella
camera
attigua
a
quella
di
Ilda
,
il
suo
pensiero
fu
di
attendere
il
giorno
scrivendo
a
Bianca
le
impressioni
di
quella
notte
.
E
cominciò
:
"
Mia
Bianca
adorata
,
"
Presso
la
camera
di
colei
che
tutti
credono
la
mia
amante
,
mentre
attendo
il
momento
propizio
di
ritirarmi
,
racconterò
a
te
sola
tutti
gli
eventi
di
questa
notte
.
"
Ho
avuto
bisogno
di
tutta
la
mia
forza
di
volontà
per
apparire
tranquillo
allorchè
comparve
tuo
marito
,
l
'
uomo
che
odio
con
tutta
l
'anima."
Aldo
si
fermò
un
istante
di
scrivere
,
perchè
gli
parve
di
udire
un
gemito
.
Stette
un
momento
in
ascolto
e
si
convinse
di
essersi
ingannato
.
Allora
proseguì
:
"
Tuttavia
,
pensando
a
te
,
ho
eseguito
la
mia
parte
a
maraviglia
.
Ma
costui
è
troppo
scaltro
per
tradirsi
,
e
bisogna
venire
a
qualche
più
violenta
decisione
.
Mi
dispiace
che
Ilda
sarà
la
sacrificata
,
la
vittima
.
"
Aldo
si
fermò
ancora
,
depose
la
penna
e
s
'
immerse
in
profonde
riflessioni
,
le
quali
avevano
un
unico
oggetto
:
Bianca
.
A
un
tratto
un
nuovo
gemito
,
e
questa
volta
distinto
,
lo
fece
balzare
in
piedi
,
porre
la
mano
sulla
gruccia
dell
'
uscio
che
metteva
nella
camera
di
Ilda
.
Ma
prima
di
aprire
chiese
a
voce
alta
:
-
Signorina
,
avete
bisogno
di
me
?
Non
vi
sentite
bene
?
-
Gli
rispose
un
altro
gemito
rauco
,
affannoso
.
Allora
non
ebbe
più
esitazioni
.
Si
slanciò
nella
camera
della
giovane
,
Ilda
si
dibatteva
sul
letto
,
cercando
di
togliersi
l
'
asciugamano
che
ancora
l
'
avvolgeva
.
Aldo
cercò
di
aiutarla
,
ma
la
giovane
lo
respinse
col
gesto
,
e
le
sue
grida
si
fecero
più
rauche
ed
acute
.
Nei
suoi
occhi
stralunati
apparve
una
tale
espressione
di
spavento
,
che
Aldo
indietreggiò
,
allibito
.
-
Ilda
....
che
avete
?
Che
vi
ho
fatto
?
-
Ella
era
riuscita
con
un
ultimo
sforzo
a
sciogliersi
dal
suo
laccio
ed
a
stendere
la
mano
al
cordone
del
campanello
.
Sembrava
volesse
parlare
,
ma
dalla
bocca
spalancata
non
uscivano
che
gemiti
.
Ma
alla
violenta
scampanellata
era
accorsa
la
cameriera
.
-
Presto
,
soccorrete
la
vostra
padrona
che
sta
male
!
-
disse
il
giovane
.
E
cercò
di
aiutare
la
donna
,
ma
si
vide
di
nuovo
respinto
da
Ilda
,
le
cui
pupille
si
fissarono
ancora
spaventate
su
lui
;
poi
una
nebbia
le
coprì
,
e
la
sventurata
non
vide
più
nulla
.
Era
svenuta
.
-
Presto
,
dell
'
aceto
,
dei
sali
....
-
disse
Aldo
alla
cameriera
.
Questa
aveva
scorto
sul
collo
bianco
d
'
Ilda
i
segni
dello
strangolamento
,
aveva
veduto
il
gesto
di
orrore
della
sua
padrona
allorchè
Aldo
si
era
avvicinato
per
soccorrerla
,
onde
guardò
con
diffidenza
il
giovane
balbettando
:
-
Vado
subito
a
prenderli
.
-
E
corse
via
per
avvertire
i
domestici
dell
'
accaduto
.
Un
momento
dopo
,
tutti
sapevano
che
Aldo
aveva
tentato
di
strangolare
Ilda
.
Un
domestico
andò
a
cercare
un
medico
:
un
altro
ad
avvertire
il
signor
Moreno
.
Aldo
intanto
,
con
l
'
asciugamano
stesso
che
aveva
servito
al
conte
per
avvolgere
il
capo
ed
il
collo
della
giovane
,
asciugò
il
gelido
sudore
e
la
schiuma
,
che
la
povera
Ilda
aveva
agli
angoli
della
bocca
.
Nel
far
ciò
,
vide
egli
pure
su
quel
collo
bianco
i
segni
dello
strangolamento
.
Possibile
?
Non
sognava
?
E
mentre
nella
sua
mente
si
chiedeva
se
il
conte
fosse
l
'
autore
dell
'
ardito
tentativo
,
diverse
voci
gli
ferirono
le
orecchie
:
-
Non
lasciatelo
uscire
!
-
Non
può
essere
che
lui
!
-
Aldo
si
volse
.
Nella
stanza
entravano
due
cameriere
,
la
cuoca
,
due
domestici
.
-
Che
succede
,
dunque
?
-
chiese
lo
studente
.
-
Nulla
,
signore
;
-
rispose
una
delle
cameriere
fatta
ardita
-
siamo
venute
per
soccorrere
la
signora
;
lasci
fare
a
noi
.
-
E
si
avvicinò
al
letto
,
mentre
i
due
domestici
rimanevano
di
guardia
all
'
uscio
.
Aldo
non
vedeva
gli
sguardi
che
si
scambiavano
i
servitori
.
Ilda
a
poco
a
poco
rinvenne
,
e
la
prima
parola
che
pronunziò
fu
per
chiamare
il
signor
Moreno
.
-
Fra
poco
sarà
qui
;
l
'
abbiamo
mandato
ad
avvertire
;
-
disse
una
cameriera
-
ma
c
'
è
il
signor
Aldo
.
-
Fatelo
uscire
;
che
io
non
lo
veda
!
-
Aldo
credeva
d
'
impazzire
.
-
Ma
perchè
,
Ilda
,
perchè
?
-
chiese
avvicinandosi
al
letto
.
Essa
lo
fissò
con
uno
sguardo
strano
,
terribile
,
e
disse
lentamente
:
-
Siete
più
vile
,
più
miserabile
dell
'
altro
;
egli
mi
aveva
almeno
rispettata
!
-
Ilda
,
non
vi
comprendo
....
-
Siate
maledetto
,
voi
che
rovinaste
tutto
il
mio
avvenire
....
che
mi
toglieste
più
della
vita
....
Infame
!
...
Infame
!
...
Povera
Bianca
!
...
Il
suo
disprezzo
sarà
il
vostro
gastigo
!
...
-
E
volse
il
capo
sul
guanciale
per
non
più
vederlo
.
Aldo
non
sapeva
che
pensare
.
Credeva
di
essere
in
preda
ad
un
'
allucinazione
.
Egli
si
strinse
il
capo
con
le
mani
e
fuggì
via
.
Ma
nel
salotto
vicino
i
due
domestici
gli
sbarrarono
il
passo
.
-
Signore
,
lei
non
uscirà
di
qui
finchè
non
sia
giunto
il
signor
Moreno
:
glielo
impediremo
!
-
Con
quale
diritto
?
-
chiese
Aldo
.
-
Con
quello
di
due
galantuomini
contro
un
assassino
!
-
Aldo
impallidì
fece
un
passo
indietro
.
-
Assassino
,
io
?
-
Sì
,
avete
tentato
di
strangolare
la
signora
.
-
Ma
siete
pazzi
!
-
Aldo
stava
per
commettere
qualche
atto
insensato
,
allorchè
giunsero
il
medico
ed
il
signor
Moreno
.
Il
primo
venne
tosto
introdotto
nella
camera
di
Ilda
,
mentre
il
signor
Moreno
si
slanciava
incontro
al
giovane
,
dicendo
:
-
Grazie
a
Dio
,
vi
trovo
qui
!
Che
storia
mi
sono
venuti
a
raccontare
sul
vostro
conto
,
di
un
tentato
strangolamento
verso
Ilda
?
-
È
ciò
che
vanno
ripetendo
anche
a
me
,
e
vi
giuro
,
signor
Moreno
,
che
mi
sembra
di
perdere
la
ragione
.
-
Ma
come
possono
essere
sòrte
tali
voci
?
-
Io
vi
dirò
la
verità
,
signor
Moreno
,
persuaso
che
voi
almeno
mi
crederete
.
-
E
volle
raccontare
ciò
che
era
avvenuto
,
allorchè
una
cameriera
corse
ad
avvertire
il
signor
Moreno
che
Ilda
chiedeva
di
lui
.
Il
signor
Moreno
entrò
nella
camera
di
Ilda
.
La
giovane
era
sempre
spaventosamente
pallida
ed
il
medico
,
curvo
su
lei
,
esaminava
attentamente
le
lividure
del
collo
.
-
Sì
,
vi
è
stato
un
tentativo
di
strangolamento
,
per
fortuna
non
riuscito
!
-
disse
.
-
Oh
!
meglio
fossi
morta
.
-
dichiarò
Ilda
con
un
singhiozzo
.
E
veduto
il
signor
Moreno
gli
stese
le
mani
,
soggiungendo
con
voce
rotta
:
-
Guardate
che
hanno
fatto
di
me
!
E
non
è
tutto
....
-
Io
non
comprendo
,
figlia
mia
:
spiegatevi
.
Chi
può
essere
il
colpevole
?
-
Il
signor
Pomigliano
.
-
Lui
?
...
Ma
è
assurdo
!
Egli
si
protesta
innocente
,
ed
io
lo
credo
.
-
Non
lo
crederete
più
,
quando
vi
racconterò
ciò
che
è
avvenuto
:
anche
il
medico
può
ascoltarmi
,
come
Marietta
,
e
raccogliere
la
mia
deposizione
.
Voi
sapete
,
signor
Moreno
,
come
stanotte
io
abbia
data
una
festa
ed
il
perchè
.
-
Lo
so
!
-
interruppe
il
gentiluomo
.
-
E
colui
non
ha
accettato
l
'
invito
?
-
Sì
,
è
venuto
.
Ma
non
si
è
trattenuto
più
di
un
'
ora
:
ad
un
tratto
è
scomparso
senza
salutare
alcuno
.
Io
ho
avuto
paura
che
tendesse
un
agguato
al
signor
Aldo
,
fuori
del
palazzo
,
terminata
la
festa
,
e
ho
trattenuto
il
signor
Pomigliano
,
pregandolo
di
non
uscire
prima
di
giorno
.
Egli
acconsentì
.
Ho
mandato
la
cameriera
a
letto
,
trattenendo
il
signor
Aldo
che
sarebbe
rimasto
a
discorrere
con
me
.
Dopo
aver
discorso
alquanto
,
lui
,
accorgendosi
che
ero
stanca
,
abbattuta
,
mi
ha
pregata
di
coricarmi
e
ha
detto
che
egli
avrebbe
atteso
il
giorno
scrivendo
.
Allora
l
'
ho
fatto
passare
in
quella
stanza
,
ho
chiuso
l
'
uscio
,
e
,
spogliatami
,
mi
sono
sdraiata
sul
letto
e
addormentata
.
A
un
tratto
mi
sono
svegliata
sentendomi
soffocare
:
avevo
il
viso
avvolto
in
un
asciugamano
,
due
mani
strette
alla
gola
,
mentre
una
voce
mi
diceva
parole
infami
.
-
Era
la
voce
del
signor
Aldo
?
-
Sì
,
era
la
sua
;
e
poi
,
nessun
altro
che
lui
poteva
pronunziare
certe
parole
.
Volli
liberarmi
da
quella
stretta
ma
inutilmente
,
mi
sentii
mancare
,
non
ricordo
più
altro
....
e
sono
tornata
in
me
....
mentre
il
signor
Aldo
era
intento
a
soccorrermi
.
-
Ma
se
egli
fosse
stato
colpevole
,
sarebbe
fuggito
,
-
disse
il
signor
Moreno
.
-
E
poi
,
a
qual
fine
vi
avrebbe
così
imbavagliata
?
Bisognerebbe
che
fosse
divenuto
pazzo
ad
un
tratto
.
-
Ilda
si
torceva
le
mani
.
-
Ma
non
capite
,
non
capite
....
Non
è
la
mia
vita
che
voleva
,
ma
il
mio
onore
....
-
No
,
-
interruppe
con
forza
il
signor
Moreno
-
non
lo
credo
.
Io
ritengo
invece
che
colui
che
credevate
scomparso
,
si
sia
nascosto
nella
vostra
camera
e
sia
lui
che
abbia
ordito
l
'
orribile
trama
per
perdere
voi
....
e
l
'
altro
.
-
Ilda
trasalì
,
ma
poi
scosse
il
capo
.
-
Non
è
possibile
!
-
disse
piano
.
-
Lasciate
almeno
che
il
signor
Aldo
si
giustifichi
;
non
condannatelo
prima
di
averlo
ascoltato
;
egli
ha
il
diritto
di
difendersi
.
-
Ilda
rimaneva
perplessa
.
In
quel
momento
si
udirono
diverse
voci
nella
stanza
vicina
.
Un
servitore
avvertì
come
fossero
giunti
un
ispettore
di
questura
e
due
delegati
.
-
Chi
li
ha
chiamati
?
-
chiese
il
signor
Moreno
.
-
Non
so
,
signore
;
ma
ormai
è
noto
a
tutti
che
il
signor
Aldo
ha
tentato
di
strangolare
la
signora
.
Dunque
,
lo
scandalo
era
inevitabile
.
I
rappresentanti
della
giustizia
vennero
introdotti
Aldo
era
con
loro
.
Il
giovane
portava
la
testa
alta
.
Ilda
,
tremante
,
fece
la
sua
deposizione
a
voce
così
bassa
,
che
appena
si
udì
.
-
Voi
dunque
accusate
il
signor
Aldo
Pomigliano
?
-
disse
l
'
ispettore
quando
la
giovane
ebbe
finito
di
parlare
;
e
rivolto
allo
studente
:
-
Che
avete
da
rispondere
?
-
Che
la
signora
mi
accusa
a
torto
.
Quando
essa
mi
ha
lasciato
nella
camera
attigua
,
io
mi
sono
messo
a
scrivere
,
e
la
mia
anima
era
assai
lontana
di
qui
.
Sognavo
,
scrivendo
,
quando
ho
udito
un
gemito
.
Accorso
qui
,
ho
veduto
la
signora
che
si
dibatteva
sul
letto
per
togliersi
un
asciugamano
che
le
avvolgeva
il
volto
.
"
Stupito
,
mi
sono
avvicinato
per
soccorrerla
,
ma
essa
mi
ha
respinto
,
ha
sonato
il
campanello
per
chiamare
aiuto
,
e
mi
ha
accusato
di
volere
strangolarla
.
"
Ebbene
:
giuro
che
la
signora
s
'
inganna
,
che
io
sono
vittima
della
perfidia
di
un
altro
!
-
Io
vi
credo
!
-
disse
a
voce
alta
il
signor
Moreno
.
L
'
ispettore
,
che
aveva
ascoltato
freddamente
,
deliberò
:
-
Visitiamo
la
stanza
dove
il
signore
afferma
che
stava
scrivendo
.
-
Ma
appena
entrati
nella
stanza
vicina
,
Aldo
,
coi
lineamenti
stravolti
,
in
preda
ad
una
grande
agitazione
,
si
slanciò
per
prendere
la
lettera
abbandonata
sulla
scrivania
e
che
fra
quelle
commozioni
aveva
dimenticata
.
Ma
l
'
ispettore
lo
fermò
.
-
Un
momento
:
-
disse
-
quel
foglio
appartiene
ormai
alla
giustizia
.
-
Aldo
,
con
voce
stridente
,
gridava
:
-
Voi
non
avete
alcun
diritto
di
ritenere
quella
lettera
!
-
Il
signor
Moreno
,
che
intuì
come
quel
foglio
fosse
diretto
a
sua
figlia
,
soggiunse
con
voce
commossa
:
-
Il
signor
Aldo
ha
ragione
:
quella
lettera
non
può
aver
nulla
che
fare
coll
'
accusa
!
-
L
'
ispettore
si
volse
al
signor
Moreno
.
-
Come
può
saperlo
lei
?
In
ogni
modo
è
inutile
ogni
protesta
:
il
foglio
non
uscirà
dalle
nostre
mani
.
-
Aldo
chinò
il
capo
abbattuto
.
Che
gl
'
importava
adesso
l
'
accusa
formulata
contro
lui
?
Non
pensava
più
che
a
Bianca
,
ch
'
egli
aveva
compromessa
.
Ma
un
altro
tegolo
stava
per
piombargli
sul
capo
.
La
cameriera
Marietta
si
era
precipitata
nella
stanza
dicendo
che
i
gioielli
della
signora
erano
scomparsi
.
La
signora
se
ne
era
accorta
in
quell
'
istante
e
dichiarava
che
il
signor
Aldo
non
poteva
averli
presi
.
-
Meno
male
,
-
esclamò
il
giovane
-
che
anche
Ilda
comincia
a
credere
alla
mia
innocenza
!
-
Vedremo
!
-
soggiunse
l
'
ispettore
.
-
L
'
inchiesta
non
è
ancora
terminata
.
-
-
Poco
dopo
si
recarono
tutti
nel
salotto
dove
il
giovane
si
era
intrattenuto
con
Ilda
.
Entrando
,
l
'
ispettore
scòrse
il
soprabito
gettato
sopra
una
poltrona
.
Lo
sollevò
,
chiedendo
:
-
A
chi
appartiene
questo
?
-
A
me
,
signore
,
-
rispose
Aldo
.
L
'
ispettore
lo
frugò
e
ne
trasse
un
astuccio
di
velluto
rosso
,
che
mostrò
al
giovane
dicendo
con
tono
brusco
:
-
Questo
è
pure
vostro
?
-
Aldo
trasalì
,
ma
tenne
la
testa
alta
.
-
No
,
-
rispose
-
e
non
capisco
come
si
trovi
nella
tasca
del
mio
soprabito
.
-
Ve
lo
farò
capire
io
:
guardate
.
-
-
Aveva
aperto
l
'
astuccio
,
che
conteneva
uno
splendido
finimento
di
perle
e
brillanti
.
Il
giovane
gettò
un
urlo
d
'
indignazione
.
-
Questo
è
troppo
!
-
esclamò
.
-
I
gioielli
di
Ilda
nel
mio
soprabito
?
Chi
è
il
miserabile
che
ve
li
ha
posti
?
-
Voi
dovete
saperlo
meglio
di
tutti
,
signore
!
...
-
esclamò
l
'
ispettore
.
-
Ma
dunque
,
credete
che
io
sia
un
ladro
,
un
assassino
?
-
proruppe
sempre
più
eccitato
il
giovane
.
-
Avrei
tentato
di
strangolare
la
giovane
per
impadronirmi
dei
suoi
gioielli
?
Ma
se
ciò
fosse
,
perchè
sarei
rimasto
qui
,
invece
di
fuggire
?
-
Perchè
non
avete
potuto
fare
altrimenti
!
-
rispose
l
'
ispettore
.
-
La
vittima
chiamava
soccorso
!
-
Oh
!
no
,
no
,
io
sogno
,
impazzo
!
Perchè
avrei
commesso
tutto
ciò
?
Ilda
era
amica
mia
.
-
Sì
,
l
'
amante
del
cuore
!
-
Aldo
sentì
il
sudore
scorrergli
sulla
fronte
.
-
È
una
spudorata
menzogna
,
me
ne
appello
al
signor
Moreno
!
-
Il
signor
Pomigliano
ha
ragione
!
-
rispose
il
vecchio
gentiluomo
rimasto
fino
allora
silenzioso
.
-
Se
egli
si
trova
in
questa
casa
,
è
per
ordine
mio
;
io
stesso
lo
misi
al
fianco
della
giovane
,
che
per
certo
già
si
pente
dell
'
accusa
lanciata
su
lui
.
Sto
io
stesso
garante
dell
'
onestà
del
signor
Aldo
!
-
A
noi
non
basta
,
signore
!
-
interruppe
con
accento
fermo
l
'
ispettore
.
-
Fino
a
prova
contraria
,
per
noi
,
il
signore
è
colpevole
!
-
Vi
ripeto
che
un
altro
individuo
è
entrato
qui
,
ha
fatto
il
colpo
!
-
ripetè
il
signor
Moreno
.
-
Non
basta
una
vaga
affermazione
:
diteci
il
nome
di
colui
che
accusate
!
-
Vi
giuro
che
domani
lo
saprete
!
-
Un
sorriso
sfiorò
le
labbra
dell
'
ispettore
.
-
E
sia
;
-
rispose
-
comunque
,
fino
a
che
non
scaturirà
fuori
quell
'
altro
,
il
signor
Aldo
rimarrà
a
nostra
disposizione
,
verrà
con
noi
!
-
Mezz
'
ora
dopo
,
nonostante
le
proteste
vivaci
del
signor
Moreno
e
quelle
di
Ilda
,
che
ormai
temeva
di
aver
accusato
un
innocente
,
il
giovane
venne
condotto
in
questura
,
e
di
lì
,
dopo
un
breve
interrogatorio
,
in
prigione
.
Il
vecchio
gentiluomo
si
recò
immediatamente
dal
Trani
per
raccontargli
l
'
accaduto
.
Bianca
,
in
questo
frattempo
,
ignara
di
tutto
,
benchè
avesse
accompagnato
il
padre
fino
al
palazzo
di
Ilda
,
si
trovava
colla
istitutrice
presso
una
pia
signora
,
che
doveva
condurle
a
visitare
un
convento
dove
avrebbero
trascorso
la
giornata
.
Il
signor
Moreno
,
che
lo
sapeva
,
ne
gioì
perchè
voleva
avere
un
colloquio
da
solo
col
genero
.
Tornato
a
casa
,
trovò
Livio
sorridente
,
quasi
felice
.
-
Ho
bisogno
di
parlarti
;
-
gli
disse
il
suocero
.
-
Vieni
nella
mia
stanza
.
-
Livio
lo
seguì
.
-
Hai
dunque
qualche
cosa
di
molto
grave
da
comunicarmi
?
-
Ne
giudicherai
!
-
rispose
il
signor
Moreno
colle
sopracciglia
aggrottate
.
Egli
sedette
di
faccia
a
Livio
,
lo
guardò
fisso
.
-
Dove
hai
passato
la
notte
?
-
gli
domandò
.
-
In
casa
della
bella
Cleo
,
che
dava
una
festa
nel
suo
palazzo
.
Ma
siccome
mi
uggivo
,
all
'
ora
della
cena
sono
tornato
a
casa
.
-
Tu
menti
!
-
gridò
con
forza
il
signor
Moreno
.
-
Strappa
una
volta
quella
maschera
d
'
ipocrisia
che
ti
copre
il
volto
,
mostrati
quale
veramente
sei
:
spudorato
,
cinico
,
vizioso
,
colpevole
!
Tu
sei
andato
a
quella
festa
perchè
,
innamorato
di
quella
giovane
che
ti
odia
,
volevi
avvicinarla
,
sapere
chi
fosse
che
la
manteneva
in
quel
lusso
.
"
Tu
non
hai
lasciato
la
festa
,
ma
ti
sei
nascosto
nella
sua
camera
per
attendere
il
momento
propizio
di
attentare
al
suo
onore
.
"
La
sorte
ti
fu
propizia
.
Tu
non
soltanto
hai
commesso
il
più
vile
dei
delitti
,
ma
hai
fatto
in
modo
che
la
tua
vittima
stessa
,
riavutasi
,
accusasse
un
innocente
di
ciò
che
tu
solo
avevi
fatto
.
"
Oseresti
negare
?
-
Livio
lanciò
una
boccata
di
fumo
verso
il
soffitto
.
-
Non
ne
ho
alcuna
intenzione
,
-
rispose
-
e
ti
ringrazio
di
avermi
informato
di
ciò
che
bramavo
sapere
.
Dunque
,
tutto
è
andato
a
seconda
dei
miei
desideri
e
il
risultato
è
davvero
splendido
!
-
Questa
riflessione
parve
così
brutale
al
signor
Moreno
,
che
scattò
gridando
:
-
Miserabile
!
Birbante
!
Farabutto
,
che
a
furia
d
'
inganni
riuscisti
a
sposare
mia
figlia
per
averne
la
dote
!
Griderò
a
tutti
i
tuoi
delitti
!
-
Davvero
?
E
farai
anche
sapere
che
tua
figlia
,
la
tua
onesta
e
ingenua
figlia
,
è
l
'
amante
dello
stesso
uomo
che
ha
tentato
di
assassinare
la
tua
mantenuta
per
derubarla
?
-
Sotto
l
'
insulto
sanguinoso
rivolto
alla
sua
adorata
,
il
signor
Moreno
perdè
il
lume
della
ragione
e
fece
per
scagliarsi
sul
genero
.
Ma
questi
,
più
svelto
di
lui
,
aveva
fatto
un
salto
dietro
la
poltrona
,
e
,
togliendo
una
rivoltella
dalla
tasca
,
la
puntò
verso
il
suocero
.
-
Sono
armato
,
-
disse
-
e
non
mi
sarebbe
difficile
far
credere
al
vostro
suicidio
,
data
la
condotta
di
vostra
figlia
e
gli
eventi
di
stanotte
.
Ah
!
fu
una
vera
fortuna
che
io
potessi
assistere
,
nascosto
,
al
colloquio
fra
Ilda
e
il
signor
Pomigliano
.
Così
sono
informato
della
trama
ordita
contro
me
,
e
so
adesso
in
qual
modo
possa
difendermi
.
-
Ci
fu
un
istante
di
terribile
silenzio
.
Il
vecchio
,
annientato
,
dovette
afferrarsi
ad
un
mobile
per
non
cadere
.
Il
conte
proseguì
:
-
Perchè
agitarvi
tanto
?
Discorriamo
tranquillamente
,
dal
momento
che
non
ci
sono
più
segreti
fra
noi
.
Ma
forse
conosco
io
più
assai
voi
stesso
,
di
quello
che
conosciate
me
.
Voi
mi
giudicate
da
ciò
che
sentiste
dire
da
vostra
figlia
o
da
altri
:
ebbene
,
si
sono
tutti
ingannati
.
Voi
mi
accusate
di
aver
sposata
vostra
figlia
per
denaro
:
è
vero
,
perchè
quando
la
conobbi
ero
rovinato
;
però
,
mi
rimaneva
ancora
il
titolo
di
nobiltà
,
ed
una
ricca
borghese
non
è
mai
indifferente
dinanzi
ad
una
corona
di
contessa
.
Quanti
bottegai
arricchiti
darebbero
i
loro
milioni
per
divenire
parenti
sia
pure
di
un
nobile
spiantato
!
Non
voglio
attribuire
a
voi
tale
debolezza
:
voi
non
cercavate
che
la
felicità
di
vostra
figlia
.
Ebbene
,
io
potevo
dargliela
!
Se
Bianca
era
innamorata
di
me
,
io
lo
ero
di
lei
,
ed
avrei
continuato
ad
esserlo
.
Ma
potevo
pensare
che
una
semplice
scappata
con
una
femmina
volgare
cambiasse
l
'
amore
di
mia
moglie
in
odio
,
mi
facesse
interdire
dal
suo
appartamento
per
sempre
?
Ed
intanto
,
la
pura
,
la
severa
mia
moglie
aveva
un
amante
che
,
più
felice
di
me
,
la
rese
ancora
madre
.
-
Ah
!
è
troppa
infamia
questa
,
non
resisto
più
!
-
urlò
il
signor
Moreno
colla
schiuma
alle
labbra
.
-
Ma
se
voi
stesso
le
avete
tenuto
di
mano
!
-
interruppe
il
conte
,
-
Ne
ho
le
prove
:
ho
letto
due
lettere
,
sottratte
proprio
in
questi
giorni
a
mia
moglie
e
che
custodisco
gelosamente
.
-
Il
signor
Moreno
si
strinse
il
capo
fra
le
mani
:
un
rossore
sinistro
copriva
il
suo
viso
.
-
Sì
,
tutte
le
apparenze
stanno
contro
me
e
contro
Bianca
:
mentre
voi
siete
il
solo
colpevole
.
-
Io
?
Oh
!
questa
è
bellissima
!
-
Sì
,
ascoltatemi
a
vostra
volta
....
Bianca
vi
amava
,
e
quando
scoprì
il
vostro
inganno
,
uscì
quasi
di
senno
:
la
sera
stessa
del
giorno
in
cui
aveva
trovato
la
lettera
rivelatrice
del
vostro
tradimento
,
esasperata
,
si
mascherò
e
andò
al
veglione
coll
'
idea
di
darsi
al
primo
uomo
che
le
fosse
piaciuto
.
"
Volle
fortuna
che
s
'
imbattesse
in
Aldo
Pomigliano
,
il
quale
la
condusse
nella
propria
soffitta
,
dove
,
appena
giunta
,
ella
tornò
in
sè
e
con
accento
disperato
chiese
al
giovane
che
la
rispettasse
.
Infatti
,
ella
uscì
da
quella
casa
pura
come
vi
era
entrata
.
"
Mentre
ella
ne
usciva
,
udì
un
urlo
straziante
e
delle
grida
:
"
-
All
'
assassino
!
-
"
Bianca
si
trovava
quella
notte
nelle
soffitte
della
casa
dove
fu
assassinata
la
povera
Giulietta
Lovera
.
Aldo
arrestò
l
'
assassino
,
e
Bianca
promise
all
'
assassinata
di
fare
da
madre
alla
sua
creatura
.
"
Ora
quell
'
innocente
bambina
,
che
è
forse
vostra
,
la
credete
frutto
di
un
amore
di
mia
figlia
!
-
Livio
aveva
ascoltato
con
appassionata
intenzione
.
-
Il
romanzo
è
completo
,
-
disse
-
ma
non
spiega
i
rapporti
che
continuarono
fra
mia
moglie
e
l
'
uomo
che
le
scrive
frasi
d
'
amore
,
dicendole
:
"
Quando
passeremo
ancora
qualche
ora
felice
,
inebriante
,
insieme
con
la
nostra
bambina
?
"
Inoltre
non
so
comprendere
come
Ilda
sia
venuta
a
far
parte
della
trama
ordita
contro
me
per
farmi
confessare
un
delitto
che
non
ho
commesso
,
e
mi
maraviglio
che
voi
abbiate
promesso
ad
Ilda
i
mezzi
per
schiacciarmi
,
dichiarando
di
volermi
far
giungere
al
punto
di
togliermi
la
vita
colle
stesse
mie
mani
.
-
Sì
,
per
punirvi
di
torturare
mia
figlia
e
per
far
giustizia
dell
'
infelice
che
per
cagion
vostra
espia
in
prigione
un
delitto
da
voi
stesso
commesso
.
-
Ma
dunque
persistete
a
credere
che
io
abbia
spinto
Fabio
Ribera
a
commettere
un
assassinio
?
Quali
sono
le
prove
contro
di
me
?
Per
quanto
cerchiate
,
non
ne
troverete
.
-
Perchè
dunque
taceste
anche
col
cavaliere
Umberto
Trani
i
vostri
rapporti
con
Fabio
?
-
Perchè
non
volli
vantarmi
di
una
buona
azione
fatta
in
altri
tempi
.
Ma
ora
non
è
più
così
:
si
tratta
della
mia
difesa
e
mi
difenderò
con
tutte
le
mie
forze
.
Così
schiaccerò
tutti
coloro
che
hanno
cercato
di
perdermi
.
Intanto
ho
cominciato
coll
'
uomo
che
mi
ha
tolta
Bianca
.
-
Il
signor
Moreno
ebbe
un
brivido
dal
capo
alle
piante
.
-
Io
racconterò
la
verità
.
-
Voi
non
direte
nulla
,
-
proruppe
con
forza
il
conte
-
voi
non
accuserete
il
marito
di
vostra
figlia
,
che
ormai
prenderà
su
lei
tutti
i
diritti
che
nessuno
può
contendergli
.
La
legge
stessa
mi
protegge
,
e
per
quanto
cerchiate
,
non
troverete
alcuna
prova
contro
me
.
Se
poi
voleste
intentarmi
una
causa
per
separazione
,
mostrerò
le
lettere
dell
'
onesto
studente
,
citerò
i
testimoni
degl
'
incontri
dei
due
amanti
,
così
Bianca
sarà
la
sola
disonorata
.
Ora
che
sapete
come
la
penso
,
-
soggiunse
-
sappiate
regolarvi
.
-
Il
signor
Moreno
sobbalzò
come
frustato
.
-
Io
farò
soltanto
ciò
che
mi
detta
la
coscienza
:
-
rispose
-
difenderò
con
tutte
le
mie
forze
gli
innocenti
,
nè
Dio
permetterà
che
uno
scellerato
pari
vostro
trionfi
.
Ed
ora
toglietevi
dalla
mia
presenza
,
perchè
non
potrei
più
a
lungo
sopportarvi
senza
commettere
un
delitto
.
-
Il
conte
aprì
l
'
uscio
,
ma
prima
di
uscire
esclamò
al
suocero
:
-
Dite
a
Bianca
che
fin
da
questa
sera
riprendo
tutti
i
miei
diritti
di
marito
.
Sarà
la
sua
espiazione
!
-
E
se
ne
andò
,
lasciando
il
vecchio
annientato
.
X
.
Nonostante
i
passi
fatti
dal
Trani
,
dal
signor
Moreno
e
dallo
stesso
conte
Livio
Rossano
,
lo
scandalo
riguardante
il
tentato
strangolamento
della
bella
Cleo
scoppiò
enorme
.
Alcuni
giornali
riportarono
il
fatto
coi
più
strampalati
commenti
,
fra
i
quali
nessuno
poteva
discernere
la
verità
.
Ma
una
settimana
dopo
un
articolo
conteneva
queste
rivelazioni
:
"
Si
è
scoperta
la
verità
circa
l
'
attentato
contro
la
bella
Cleo
.
"
Per
ben
comprendere
tutto
l
'
intreccio
,
bisogna
risalire
ad
un
delitto
commesso
qualche
anno
fa
,
in
cui
ebbe
tanta
parte
la
bellissima
Cleo
,
allora
conosciuta
sotto
il
semplice
nome
di
Ilda
.
"
Come
a
tutti
è
noto
,
la
notte
di
un
giovedì
grasso
un
certo
Fabio
Ribera
assassinava
Giulietta
Levera
,
dalla
quale
aveva
avuto
una
bambina
.
Il
movente
del
delitto
era
lo
sbarazzarsi
di
quella
donna
per
sposare
Ilda
.
"
L
'
assassino
fu
arrestato
da
uno
studente
:
il
signor
Aldo
Pomigliano
,
il
quale
in
quella
notte
aveva
seco
una
giovane
di
maravigliosa
bellezza
,
che
lo
studente
qualificò
per
una
sua
sorella
.
"
Ora
peraltro
è
stato
scoperto
dal
sostituto
procuratore
Meralta
che
quella
sedicente
sorella
era
invece
la
contessa
Bianca
Rossano
.
"
E
qui
entriamo
in
pieno
romanzo
.
"
La
contessa
Rossano
,
nata
Bianca
Moreno
,
sposò
il
conte
Livio
per
amore
,
portandogli
in
dote
due
milioni
in
contanti
.
"
Bianca
Moreno
,
un
'
indole
sensitiva
,
fanciulla
ingenua
,
credeva
che
le
persone
da
lei
amate
le
fossero
interamente
devote
.
"
Il
marito
era
per
lei
come
un
secondo
Dio
.
"
Volle
sventura
che
un
giorno
capitasse
nelle
mani
della
contessa
una
lettera
di
un
'
ex
amante
del
conte
,
e
presa
da
una
collera
violenta
,
credendosi
tradita
,
pensò
di
vendicarsi
.
"
La
sera
stessa
si
recò
al
veglione
dello
Scribe
,
e
invitata
da
Aldo
Pomigliano
si
lasciò
condurre
nella
sua
soffitta
.
Ma
,
ivi
giunta
,
ella
comprese
il
tristo
passo
che
stava
per
fare
e
volle
andarsene
,
quando
alcune
voci
che
urlavano
"
all
'
assassino
"
,
le
fecero
dimenticare
la
sua
situazione
e
si
slanciò
con
Aldo
nella
stanza
della
povera
Giulietta
.
"
Qui
fa
duopo
aprire
una
parentesi
.
Se
l
'
assassinata
nei
suoi
ultimi
momenti
riconobbe
la
contessa
Bianca
,
questa
aveva
pure
riconosciuta
l
'
infelice
.
È
un
altro
romanzo
che
ha
una
sorgente
quasi
idillica
,
in
cui
lumeggia
la
virile
figura
del
conte
Livio
,
quella
della
sua
defunta
madre
.
"
A
Torino
tutti
conoscevano
la
bella
contessa
Rossano
,
madre
di
Livio
:
la
sua
carità
era
inesauribile
.
"
La
contessa
Rossano
aveva
fra
la
servitù
un
cocchiere
ed
una
cameriera
che
prediligeva
.
Costoro
,
venuti
a
morte
,
lasciarono
un
bambino
di
pochi
anni
,
Fabio
,
che
raccomandarono
alla
contessa
Rossano
.
Questa
si
prese
cura
del
fanciullo
,
e
quando
venne
a
morte
essa
pure
,
lasciò
per
legato
al
figlio
di
non
abbandonare
mai
l
'
orfano
Ribera
.
Così
il
conte
,
che
aveva
adorata
la
madre
,
eseguì
con
zelo
e
segretezza
la
missione
affidatagli
.
"
Egli
tacque
sempre
con
tutti
la
sua
opera
generosa
e
non
ne
menò
mai
vanto
con
alcuno
.
"
Fabio
Ribera
divenne
un
uomo
.
Il
conte
lo
fece
impiegare
presso
un
noto
magazzino
di
mode
,
esortandolo
per
modestia
a
tacere
i
loro
rapporti
.
Però
il
gentiluomo
non
mancava
di
recarsi
a
trovare
più
volte
il
suo
protetto
nel
modesto
alloggio
di
lui
,
ed
il
giovane
gli
confidò
della
relazione
contratta
con
Giulietta
Levera
,
del
suo
affetto
per
lei
,
del
tradimento
della
giovane
,
del
suo
abbandono
.
"
Intanto
il
conte
Livio
si
era
ammogliato
.
Se
a
tutti
aveva
taciuto
di
Fabio
,
ne
parlò
bensì
a
Bianca
sua
moglie
,
senza
però
estendersi
troppo
sui
benefizi
prodigati
al
giovane
.
Una
mattina
,
mentre
il
conte
e
la
contessa
passeggiavano
insieme
,
s
'
imbatterono
con
Fabio
,
che
si
trovava
in
compagnia
di
Giulietta
.
Fabio
arrossì
,
salutò
goffamente
;
Giulietta
avviluppò
con
uno
sguardo
ardente
la
contessa
,
che
dal
canto
suo
guardò
con
sorpresa
quella
giovane
,
dai
capelli
d
'
oro
.
"
Tutto
ciò
ebbe
la
durata
di
pochi
secondi
,
"
La
coppia
passò
rapida
ed
il
conte
disse
a
sua
moglie
chi
fosse
il
giovane
,
ma
tacque
su
colei
che
l
'
accompagnava
.
Però
la
contessa
non
dimenticò
più
quel
volto
e
lo
ritrovò
nell
'
assassinata
Giulietta
,
la
quale
a
sua
volta
riconobbe
la
contessa
.
"
E
quelle
parole
dette
dalla
sventurata
:
Lei
?
Lei
,
signora
?
Ma
non
sa
....
volevano
per
certo
significare
:
Non
sa
che
il
mio
assassino
è
il
beneficato
da
suo
marito
?
"
Ma
la
contessa
nel
suo
spavento
non
comprese
:
ella
lasciò
che
Aldo
Pomigliano
la
facesse
credere
sua
sorella
,
ritornò
nella
soffitta
di
lui
colla
bambina
,
ed
il
giovane
,
per
attirarsi
quella
bellissima
signora
che
ormai
gli
aveva
sconvolto
il
cervello
,
s
'
incaricò
di
far
allevare
la
piccina
,
della
quale
la
contessa
voleva
essere
la
mamma
ed
Aldo
il
babbo
.
"
Così
l
'
orfana
dell
'
assassinata
divenne
il
legame
fra
quelle
due
persone
che
poche
ore
prima
non
si
conoscevano
,
e
fu
cagione
di
tutta
una
trama
ordita
contro
il
conte
Livio
Rossano
e
l
'
ingenua
contessa
.
"
Nessuno
ignora
come
la
fidanzata
di
Fabio
Ribera
protestasse
in
piena
udienza
contro
la
condanna
del
giovane
,
giurasse
di
scoprire
ella
stessa
il
vero
colpevole
.
"
Ora
,
siccome
Ilda
conosceva
i
rapporti
del
suo
fidanzato
col
conte
,
ideò
che
questi
fosse
l
'
istigatore
dell
'
assassino
.
Due
altre
persone
avevano
interesse
a
sopprimere
il
conte
:
Aldo
,
perchè
sperava
che
,
sbarazzatosi
del
gentiluomo
,
la
contessa
sarebbe
sua
;
il
signor
Moreno
,
persuaso
che
il
genero
fosse
un
dissoluto
e
facesse
l
'
infelicità
di
sua
figlia
.
Costoro
si
accordarono
per
perderlo
.
"
E
la
conclusione
fu
,
che
fra
Ilda
,
divenuta
miss
Cleo
,
il
conte
Moreno
ed
Aldo
,
venne
decretata
la
rovina
del
conte
Livio
.
Ma
il
risultato
non
fu
quale
si
aspettavano
;
l
'
inchiesta
dimostrò
l
'
innocenza
di
colui
,
su
cui
si
voleva
far
cadere
tutti
i
sospetti
.
"
Il
tentato
strangolamento
d
'
Ilda
,
il
furto
dei
gioielli
,
fu
una
trama
non
riuscita
per
perdere
il
conte
.
Peraltro
la
bella
Cleo
,
che
credeva
di
dover
fingere
da
vittima
,
stava
per
esserlo
veramente
,
giacchè
Aldo
voleva
sopprimerla
sul
serio
.
Ella
,
sentendosi
soffocare
,
chiese
aiuto
,
e
contribuì
all
'
arresto
del
complice
.
Così
Aldo
Pomigliano
comprenderà
quanto
fosse
pazza
l
'
impresa
ideata
e
come
non
possa
esservi
felicità
fondata
sul
delitto
.
"
Il
giorno
seguente
a
queste
strane
rivelazioni
,
i
giornali
annuziavano
la
morte
improvvisa
del
signor
Moreno
e
la
scomparsa
di
Ilda
da
Torino
.
Quindici
giorni
dopo
si
seppe
che
il
conte
e
la
contessa
,
riuniti
,
erano
partiti
per
un
lungo
viaggio
.
Aldo
Pomigliano
attendeva
in
carcere
il
giorno
del
processo
,
disperandosi
segretamente
per
la
sorte
di
Bianca
.
Ed
il
solo
,
il
vero
colpevole
,
continuava
a
trionfare
!
PARTE
QUARTA
Dramma
fraterno
.
I
.
La
villa
Bianca
,
situata
sulla
collina
di
Moncalieri
,
in
un
'
altura
dominante
le
ville
circostanti
e
lontana
da
tutte
,
era
un
vasto
fabbricato
,
circondato
da
un
parco
grandissimo
.
Livio
Rossano
,
compratala
,
vi
si
era
stabilito
colla
moglie
.
Si
diceva
che
tanto
il
conte
quanto
la
contessa
,
dopo
i
dolorosi
avvenimenti
che
avevano
funestata
la
loro
vita
,
sentivano
la
necessità
della
solitudine
.
Tornati
da
un
viaggio
che
durò
quasi
due
anni
,
si
erano
ritirati
alla
villa
Bianca
,
e
da
tre
anni
che
vi
abitavano
nessuno
aveva
ancora
veduto
la
contessa
:
essa
non
riceveva
,
nè
voleva
vedere
alcuno
.
La
servitù
era
stata
cambiata
.
Celia
fu
rimandata
al
suo
paese
,
e
al
fianco
della
contessa
era
una
donna
di
fiducia
di
Livio
:
il
conte
non
aveva
preso
cameriere
,
perchè
diceva
di
attenderne
uno
che
doveva
venire
da
lontano
e
l
'
aveva
servito
altre
volte
con
perfetta
devozione
.
Anche
la
scelta
della
cuoca
,
del
cocchiere
,
del
giardiniere
e
degli
altri
domestici
era
stata
fatta
da
lui
.
Tutti
avevano
ordini
precisi
,
e
guai
se
li
avessero
trasgrediti
!
Nessuno
poteva
penetrare
negli
appartamenti
del
conte
e
della
contessa
senza
essere
chiamato
.
Si
sapeva
che
il
conte
e
la
contessa
non
mangiavano
insieme
,
ma
nessuno
ne
stupiva
,
perchè
Bianca
,
per
la
sua
salute
malferma
,
aveva
bisogno
di
un
regime
particolare
.
Del
resto
,
se
qualche
volta
si
bisbigliava
in
cucina
sui
rapporti
fra
marito
e
moglie
,
quelle
voci
non
uscivano
al
di
fuori
e
nessuno
avrebbe
pensato
a
trasgredire
gli
ordini
del
conte
.
La
contessa
Bianca
aveva
ereditato
dal
padre
un
patrimonio
colossale
ed
aveva
lasciato
piena
procura
al
marito
di
amministrarla
.
Ed
il
conte
non
abusava
di
quella
fiducia
:
si
sapeva
che
non
giuocava
più
,
non
si
occupava
più
di
altre
donne
che
della
propria
.
Eravamo
sul
finire
di
maggio
.
Verso
il
tramonto
di
un
sabato
,
sulla
lunga
erta
che
conduceva
alla
villa
,
saliva
penosamente
un
uomo
sui
trent
'
anni
,
con
una
valigia
e
un
nodoso
bastone
.
Era
un
individuo
dalla
faccia
sparuta
,
circondata
da
barba
folta
e
lunga
,
di
un
biondo
cinereo
.
Il
largo
cappello
di
feltro
nascondeva
la
capigliatura
.
Un
fazzoletto
di
seta
gli
cingeva
il
collo
.
Egli
si
fermava
ad
ogni
tratto
per
guardarsi
attorno
.
Sulla
sua
bocca
esangue
errava
un
sorriso
di
soddisfazione
.
L
'
uomo
era
giunto
quasi
alla
metà
dell
'
erta
,
quando
un
altro
individuo
che
veniva
dalla
villa
gli
si
fece
incontro
correndo
.
-
Fabio
,
Fabio
,
sei
tu
,
finalmente
!
-
esclamò
.
L
'
uomo
,
lasciando
cadere
valigia
e
bastone
,
stendeva
le
mani
scarne
,
balbettando
:
-
Voi
?
Voi
,
conte
?
Quanto
siete
buono
!
La
gioia
di
rivedervi
mi
fa
dimenticare
tutto
!
-
Barcollava
.
Livio
,
giacchè
era
lui
,
lo
trasse
al
suo
petto
e
lo
baciò
.
-
Se
tu
sapessi
come
ti
attendevo
!
-
mormorò
.
-
Io
ho
bisogno
di
avere
un
amico
come
te
al
fianco
.
Non
credo
più
a
nulla
,
all
'
infuori
di
te
!
-
Tutta
la
mia
vita
vi
è
dedicata
....
-
rispose
Fabio
con
voce
alterata
,
tremante
.
-
Grazie
,
ma
ora
cerca
di
rimetterti
!
Devi
essere
stanco
;
perdonami
di
averti
fatto
venire
a
piedi
dalla
stazione
,
ma
non
volevo
dar
sospetti
.
-
Non
sento
più
alcuna
fatica
vicino
a
voi
!
-
E
lo
guardava
,
mentre
camminavano
vicini
.
Come
gli
parve
invecchiato
,
benchè
a
prima
vista
questo
cambiamento
non
lo
avesse
colpito
!
I
due
uomini
erano
giunti
alla
villa
.
Presso
il
cancello
,
attendevano
un
domestico
ed
il
giardiniere
.
Il
primo
,
ad
un
cenno
di
Livio
,
tolse
dalle
mani
di
Fabio
la
valigetta
,
l
'
altro
salutò
.
Nessuno
disse
parola
.
Livio
condusse
Fabio
nella
camera
che
gli
aveva
destinata
,
divisa
dalla
sua
da
un
breve
corridoio
.
Era
una
bella
camera
spaziosa
,
tappezzata
graziosamente
di
carta
a
fiorami
.
Ma
ciò
che
commosse
soprattutto
Fabio
fu
di
trovare
a
capo
del
letto
due
ritratti
:
quello
della
contessa
Rossano
e
quello
della
presunta
madre
di
Fabio
.
Il
povero
giovane
rimase
per
un
momento
stordito
,
incapace
di
articolar
parola
;
poi
si
volse
al
conte
per
ringraziarlo
,
e
con
una
commozione
mista
a
spavento
,
lo
vide
inginocchiarsi
davanti
a
lui
,
lo
sentì
dirgli
:
-
Io
sono
stato
un
infame
con
te
,
Fabio
:
ti
ho
disonorato
,
reso
assassino
;
e
tu
,
generoso
,
non
ti
smentisti
mai
,
non
mi
accusasti
....
Perdonami
....
perdonami
!
...
-
Fabio
lo
rialzò
con
un
grido
.
-
Non
parlate
così
:
io
sono
cosa
vostra
:
voi
solo
eravate
padrone
di
disporre
della
mia
vita
,
del
mio
onore
.
Io
tutto
avrei
fatto
per
voi
!
-
Livio
lo
strinse
al
suo
petto
.
-
Oh
!
mio
solo
amico
!
-
mormorò
singhiozzando
.
Livio
volle
che
Fabio
,
appena
rifocillatosi
,
si
coricasse
.
La
mattina
dopo
,
Fabio
dormiva
ancora
,
quando
il
conte
entrò
nella
sua
camera
.
-
Caro
Fabio
,
-
gli
disse
sedendosi
accanto
al
letto
-
come
sono
contento
di
vederti
!
Ho
tanto
bisogno
di
discorrere
con
qualcuno
che
mi
comprenda
!
-
Egli
chinò
il
capo
sulla
coperta
,
come
se
non
potesse
ritenere
le
lacrime
.
Fabio
era
commosso
.
-
Sono
stati
molto
cattivi
con
voi
,
ma
hanno
avuto
la
loro
punizione
!
-
disse
con
un
tremito
.
Il
conte
alzò
all
'
improvviso
il
capo
mostrando
il
volto
contratto
.
-
Io
ho
sofferto
più
di
tutti
!
-
disse
.
-
Ascoltami
,
voglio
aprirti
il
mio
cuore
.
Tu
conosci
ormai
la
trama
ordita
contro
me
,
la
lega
formata
fra
il
miserabile
che
ti
arrestò
e
la
tua
perfida
fidanzata
....
Ma
tu
,
l
'
ami
ancora
?
-
No
:
la
odiai
un
istante
,
poi
quell
'
odio
si
è
spento
,
dando
luogo
al
più
profondo
disprezzo
.
Essa
è
morta
per
me
!
-
Rimasero
un
istante
silenziosi
,
quindi
il
conte
riprese
lentamente
:
-
La
condanna
di
Aldo
,
la
scomparsa
di
Ilda
che
seppe
sottrarsi
colla
fuga
all
'
arresto
,
la
scoperta
di
tutti
questi
orribili
intrighi
,
furono
un
colpo
supremo
per
mio
suocero
.
Una
congestione
lo
fulminò
.
Ma
come
se
questo
non
bastasse
,
sua
figlia
,
la
mia
sventurata
Bianca
,
smarrì
la
ragione
.
La
sua
pazzia
non
è
terribile
!
Essa
non
strepita
,
non
grida
;
ma
se
io
mi
avvicino
,
è
presa
da
un
fremito
,
il
suo
occhio
spento
s
'
illumina
,
il
suo
volto
si
contrae
con
un
'
espressione
di
spavento
e
di
orrore
.
Bianca
è
persuasa
che
io
le
abbia
assassinato
il
padre
,
e
che
ora
voglia
attentare
alla
stessa
sua
vita
.
Invano
io
la
supplico
di
credere
alla
mia
innocenza
,
invano
le
ho
mostrato
il
rapporto
del
medico
sulla
morte
del
signor
Moreno
.
Bianca
non
mi
crede
.
-
Fabio
aveva
l
'
animo
straziato
.
-
Non
vi
è
speranza
di
guarigione
?
-
mormorò
.
Il
conte
scosse
il
capo
.
-
Ho
tutto
tentato
,
ma
inutilmente
!
Dio
solo
potrebbe
compiere
un
miracolo
.
Mi
avevano
suggerito
di
metterla
in
una
casa
di
salute
,
ma
non
avrei
la
forza
di
separarmi
da
lei
.
Non
ti
nascondo
che
tanto
qui
come
a
Torino
ignorano
la
pazzia
di
Bianca
:
la
credono
soltanto
malaticcia
.
Io
attendevo
ansiosamente
la
tua
venuta
,
perchè
almeno
di
te
posso
fidarmi
.
-
Oh
!
disponete
pure
della
mia
vita
!
-
Ecco
quello
che
desidero
da
te
.
Io
ti
presenterò
alla
servitù
come
il
cameriere
fidato
che
attendevo
,
al
quale
dovranno
obbedire
come
a
me
stesso
.
Sarà
necessario
ti
cambi
il
nome
:
ti
chiamerò
Martino
.
Tu
stesso
farai
la
pulizia
della
mia
stanza
e
di
quella
della
contessa
,
alla
quale
ti
presenterò
,
dandoti
tutte
le
mie
istruzioni
.
Tu
sorveglierai
tutto
e
tutti
,
riportandomi
i
discorsi
che
udrai
.
Fra
me
e
te
parleremo
in
tedesco
,
lingua
che
nessun
altro
qui
conosce
.
-
Farò
tutto
quanto
desiderate
.
-
Il
conte
ebbe
un
nuovo
impeto
di
espansione
.
-
Ah
!
qual
sollievo
provo
nell
'
aprirti
tutto
il
mio
cuore
!
Adesso
tu
mi
aiuterai
a
sopportare
la
mia
sventura
.
Venisse
un
giorno
che
Bianca
guarisse
!
-
Sperate
,
conte
,
sperate
!
-
Lo
stesso
giorno
Fabio
,
rivestito
di
nuovi
abiti
,
coi
capelli
e
la
barba
accuratamente
aggiustati
,
venne
presentato
al
servidorame
come
il
cameriere
di
fiducia
del
conte
,
sotto
il
nome
di
Martino
.
Livio
dette
ordine
che
fosse
obbedito
come
lui
stesso
.
Quando
ebbe
finito
colla
servitù
,
il
conte
si
rivolse
a
Fabio
e
gli
disse
:
-
Ed
ora
andiamo
dalla
contessa
!
-
II
.
Bianca
era
irriconoscibile
:
pallida
e
magra
come
uno
spettro
.
I
suoi
stupendi
capelli
neri
le
scendevano
in
trecce
disordinate
sulle
spalle
;
gli
occhi
sembravano
smisuratamente
ingranditi
,
cerchiati
di
nero
;
le
labbra
scolorite
mostravano
,
schiudendosi
,
gengive
esangui
;
aveva
il
naso
affilato
come
quello
di
un
cadavere
.
Eppure
in
quella
figura
spettrale
vi
era
ancora
tanto
fascino
,
che
non
si
poteva
mirarla
senza
sentirsene
attirati
!
Come
sappiamo
,
il
conte
Livio
,
il
giorno
stesso
dell
'
arresto
di
Aldo
,
aveva
detto
al
suocero
che
riprenderebbe
tutti
i
suoi
diritti
sulla
moglie
,
e
il
misero
padre
attese
il
ritorno
di
sua
figlia
per
rivelarle
tutto
.
Quando
Bianca
,
tornata
al
palazzo
,
si
recò
nelle
stanze
del
padre
,
fu
spaventata
dall
'
alterazione
dei
lineamenti
di
lui
.
-
Che
hai
?
-
chiese
agitata
.
-
Ti
senti
male
?
-
No
,
cara
.
Ma
dammi
il
braccio
:
ti
accompagno
nella
tua
camera
perchè
ho
da
parlarti
.
-
Ella
si
sentì
terrorizzata
come
se
avesse
scoperto
ai
suoi
piedi
un
abisso
.
Calmatala
,
il
signor
Moreno
le
narrò
tutti
gli
avvenimenti
della
notte
,
e
infine
la
minaccia
del
conte
di
riprendere
i
suoi
diritti
di
marito
.
Bianca
sembrava
fulminata
.
Tutte
quelle
rivelazioni
l
'
avevano
schiacciata
;
ma
il
suo
abbattimento
non
durò
a
lungo
.
Un
grido
d
'
orrore
sfuggì
dalla
sua
bocca
,
ed
afferrandosi
con
angoscia
al
padre
:
-
Tu
non
mi
lascerai
in
sua
balìa
,
non
è
vero
?
-
esclamò
.
-
Uccidimi
,
piuttosto
,
uccidimi
!
-
Bianca
!
-
Fu
un
tal
grido
pieno
di
strazio
,
che
bastò
a
richiamare
in
sè
la
giovane
.
Ella
si
gettò
ai
piedi
del
padre
.
-
Perdonami
,
perdonami
:
tutti
questi
dolori
li
devi
a
me
;
io
sono
stata
la
sola
colpevole
;
ma
non
lotterò
più
,
purchè
tu
ritorni
tranquillo
,
non
mi
maledica
!
-
Oh
!
maledirti
,
amor
mio
,
mia
gioia
!
-
esclamò
come
delirante
il
padre
,
sollevandola
.
-
Io
vorrei
salvarti
a
prezzo
della
vita
!
-
Egli
rimase
quella
notte
presso
sua
figlia
,
coricato
sul
divano
attiguo
alla
sua
camera
,
attendendo
il
conte
.
Ma
Livio
non
comparve
,
nè
lo
videro
il
giorno
seguente
.
-
Eppure
egli
trama
qualche
cosa
!
-
disse
il
signor
Moreno
alla
figlia
.
Ella
ormai
pensava
alla
sorte
di
Aldo
,
di
Aldo
innocente
,
eppure
accusato
di
tentato
strangolamento
e
furto
!
-
Io
reco
danno
a
tutti
quelli
che
avvicino
!
-
mormorò
la
sventurata
.
Da
Celia
seppero
poi
che
Ilda
era
scomparsa
da
Torino
,
nè
il
signor
Moreno
ebbe
una
sola
riga
che
l
'
avvertisse
di
quella
scomparsa
.
La
sera
,
il
signor
Moreno
si
trovava
da
sua
figlia
,
quando
il
conte
apparve
alla
loro
presenza
.
Bianca
,
scorgendolo
,
divenne
cadaverica
.
Il
conte
era
calmo
,
e
con
accento
gentile
:
-
Non
temete
,
Bianca
,
-
disse
-
non
sono
qui
per
farvi
del
male
,
quantunque
voi
ne
abbiate
fatto
moltissimo
a
me
.
Vengo
solo
ad
avvertirvi
che
sarete
chiamata
dal
giudice
istruttore
con
vostro
padre
.
-
Vi
andremo
,
giacchè
è
necessario
,
-
rispose
per
la
figlia
il
padre
-
e
non
nasconderemo
la
verità
!
-
È
quello
che
desidero
!
-
soggiunse
il
conte
inchinandosi
e
ritirandosi
.
-
Mi
fa
più
paura
il
vederlo
così
calmo
,
che
se
fosse
in
collera
!
-
disse
Bianca
.
-
Egli
è
sicuro
di
sè
,
-
rispose
il
signor
Moreno
-
mentre
noi
,
innocenti
,
abbiamo
contro
tali
prove
da
renderci
inquieti
.
Ti
sentirai
tu
la
forza
di
recarti
dal
giudice
istruttore
?
-
Sì
,
padre
mio
,
perchè
la
mia
coscienza
di
nulla
mi
rimprovera
,
e
poi
tu
sarai
con
me
.
-
Ma
allorquando
il
signor
Moreno
tornò
dall
'
interrogatorio
,
aveva
le
vene
della
fronte
gonfie
ed
il
viso
di
porpora
,
mentre
Bianca
appariva
più
livida
di
un
cadavere
.
-
Tutti
proclamano
la
sua
innocenza
,
tutti
;
-
proruppe
con
un
riso
sibilante
il
vecchio
quando
fu
nell
'
appartamento
della
figlia
-
noi
soli
siamo
i
colpevoli
:
io
temo
d
'
impazzire
!
-
Fu
la
volta
di
Bianca
di
consolarlo
,
benchè
essa
pure
avesse
il
cuore
lacerato
.
Il
conte
non
si
lasciava
più
vedere
dalla
moglie
e
dal
suocero
;
eppure
si
sapeva
che
passava
molte
ore
nel
suo
appartamento
.
Che
faceva
?
Dopo
alcune
notti
passate
insonni
,
il
signor
Moreno
scrisse
il
suo
testamento
.
Egli
lasciava
metà
del
suo
patrimonio
alla
figlia
,
l
'
altra
metà
divisa
in
parti
eguali
fra
Aldo
Pomigliano
,
Ilda
e
la
piccola
Gina
,
la
figlia
di
Giulietta
Lovera
,
l
'
assassinata
"
e
ciò
per
riparare
un
'
enorme
ingiustizia
del
mondo
.
"
Vi
erano
inoltre
due
vistosi
legati
per
miss
Lucia
e
Celia
.
Mentre
era
intento
a
scrivere
,
fu
bussato
al
suo
uscio
.
-
Chi
è
?
-
chiese
il
signor
Moreno
.
-
Io
!
-
rispose
il
conte
con
voce
tranquilla
.
Il
vecchio
fu
subito
in
piedi
,
nè
pensò
più
al
testamento
che
andava
scrivendo
.
Si
recò
ad
aprir
l
'
uscio
,
chiuso
per
di
dentro
.
Il
signor
Moreno
indicò
al
genero
da
sedere
e
sedette
egli
pure
.
-
Che
avete
da
dirmi
?
-
Vengo
a
dirvi
che
sopra
un
giornale
molto
diffuso
della
città
è
comparso
un
articolo
che
aggrava
la
condizione
del
vostro
protetto
,
signor
Pomigliano
,
e
la
vostra
.
-
La
mia
?
Che
intendete
dire
,
signor
conte
?
-
Leggete
,
ciò
mi
eviterà
di
rispondervi
.
-
Gli
porse
il
giornale
in
cui
era
segnato
l
'
articolo
:
"
Mistero
svelato
"
.
Il
signor
Moreno
lo
afferrò
con
le
dita
convulse
,
e
percorse
avidamente
il
foglio
cogli
occhi
.
Immerso
in
quella
lettura
che
gli
infiammava
il
sangue
nelle
vene
,
gli
dava
le
vertigini
,
non
s
'
accorse
che
Livio
s
'
era
alzato
,
avvicinandosi
allo
scrittoio
.
Il
conte
aveva
guardato
macchinalmente
il
foglio
sul
quale
il
suocero
stava
poco
prima
scrivendo
.
Ma
alcune
parole
gli
corsero
sotto
gli
occhi
,
facendolo
rabbrividire
.
Allora
si
chinò
,
e
cogli
occhi
dilatati
da
una
rabbia
interna
,
lesse
quel
testamento
inaspettato
e
per
lui
terribile
.
Aveva
appena
finito
,
che
una
voce
gridò
alle
sue
orecchie
:
-
È
un
'
infamia
,
un
'
infamia
!
...
-
Il
conte
si
volse
di
scatto
,
ed
i
due
uomini
si
trovarono
di
fronte
;
il
conte
livido
,
ma
in
apparenza
calmo
,
il
signor
Moreno
congesto
,
con
gli
occhi
striati
di
rosso
,
la
bocca
piena
di
schiuma
.
-
Sì
,
è
un
'
infamia
!
-
ripetè
Livio
lentamente
.
-
Miserabile
,
dite
così
,
mentre
voi
stesso
l
'
avete
scritto
,
voi
che
ideaste
tutto
l
'
intrigo
fra
me
,
Aldo
e
gli
altri
!
-
Vorreste
negare
che
sia
la
verità
?
Ma
ecco
qui
una
nuova
,
luminosa
prova
:
il
vostro
testamento
.
-
Il
signor
Moreno
cacciò
un
urlo
da
belva
.
-
Lasciate
quel
foglio
,
datemi
quel
foglio
!
-
Livio
lo
sollevava
al
di
sopra
del
suo
capo
.
-
Non
sono
così
pazzo
:
questo
sarà
una
nuova
prova
che
dimostrerà
sempre
più
la
mia
innocenza
.
-
Un
fiotto
di
sangue
salì
al
cervello
del
signor
Moreno
,
che
non
distingueva
più
nulla
.
-
Ah
!
furfante
,
non
mi
sfiderete
più
a
lungo
!
-
rantolò
.
E
a
testa
bassa
,
con
un
impeto
terribile
,
fece
per
slanciarsi
contro
Livio
;
ma
il
conte
saltò
rapidamente
di
fianco
,
ed
il
vecchio
,
trascinato
dal
proprio
slancio
,
cadde
disteso
bocconi
,
rimanendo
immobile
.
Il
conte
si
pose
il
foglio
nella
tasca
interna
del
soprabito
ed
attese
che
il
suocero
si
rialzasse
.
Il
vecchio
non
si
muoveva
.
Allora
Livio
si
curvò
su
lui
e
fremette
:
il
signor
Moreno
era
morto
.
Il
conte
sonò
con
violenza
il
campanello
,
si
mise
a
gridare
aiuto
.
Accorsero
i
domestici
,
ed
il
conte
spiegò
loro
come
,
mentre
parlava
col
suocero
,
questi
avesse
ad
un
tratto
stese
le
mani
verso
lui
quasi
per
cercare
un
appoggio
,
ma
egli
non
era
giunto
in
tempo
ad
afferrarle
,
e
il
vecchio
era
caduto
.
-
Bisogna
trasportarlo
sul
letto
,
andar
subito
in
cerca
di
un
medico
.
-
I
suoi
ordini
vennero
eseguiti
.
In
quel
mentre
Bianca
rientrava
al
palazzo
con
Lucia
,
e
furono
sorprese
di
trovare
le
porte
spalancate
e
nessun
domestico
in
anticamera
.
La
contessa
ebbe
il
presentimento
di
una
sciagura
e
si
slanciò
verso
l
'
appartamento
del
padre
.
Ma
ad
un
tratto
le
si
fece
incontro
il
conte
che
le
disse
con
le
lacrime
nella
voce
:
-
Bianca
,
te
ne
prego
,
non
entrare
là
;
vieni
prima
con
me
nel
salotto
!
-
Ella
lo
fissò
cogli
occhi
stravolti
.
-
Che
c
'
è
?
Che
succede
?
-
Coraggio
,
Bianca
,
tuo
padre
....
-
La
contessa
non
lo
lasciò
finire
:
diede
in
un
grido
acutissimo
e
,
respingendolo
,
volò
nella
camera
del
padre
.
Alcuni
domestici
erano
nella
stanza
,
ed
il
medico
presso
al
letto
si
chinava
ancora
una
volta
verso
il
cadavere
;
poi
,
rialzandosi
,
confermò
:
-
Morto
!
-
Bianca
lo
vedeva
bene
,
là
disteso
sul
letto
,
immobile
,
ma
il
volto
di
suo
padre
conservava
ancora
il
colore
della
vita
,
gli
occhi
stranamente
aperti
.
No
,
non
poteva
essere
morto
,
non
era
possibile
!
-
Signore
,
vi
ingannate
,
il
babbo
non
è
morto
!
L
'
ho
lasciato
due
ore
fa
che
stava
benissimo
.
-
Vi
credo
,
signora
,
ma
purtroppo
non
posso
darvi
alcuna
speranza
:
il
povero
signore
ha
dovuto
soccombere
ad
una
congestione
cerebrale
fulminea
,
un
accesso
di
sangue
al
cervello
....
-
Prodotto
da
che
cosa
?
-
chiese
macchinalmente
Bianca
,
mentre
i
denti
le
stridevano
.
-
Vi
sono
tante
cause
che
possono
condurre
ad
un
tal
risultato
:
un
eccesso
di
collera
,
una
profonda
commozione
,
una
fatica
intellettuale
.
-
Bianca
non
l
'
ascoltava
più
.
Si
era
gettata
sul
cadavere
del
padre
,
lo
copriva
di
baci
e
lacrime
,
ripetendo
fra
i
singhiozzi
:
-
No
,
tu
non
puoi
avermi
lasciata
così
sola
....
sola
!
...
Se
tu
sei
morto
,
qualcuno
ti
ha
ucciso
!
-
Ad
un
tratto
si
raddrizzò
,
ed
i
suoi
sguardi
,
incontrati
quelli
del
conte
,
espressero
il
raccapriccio
,
mentre
ella
,
stendendo
il
braccio
verso
lui
:
-
Assassino
,
assassino
!
-
gridò
.
-
Poveretta
,
il
dolore
le
sconvolge
la
ragione
!
-
disse
il
medico
.
Il
conte
si
era
avvicinato
.
-
Bianca
,
torna
in
te
;
tutti
qui
possono
testimoniare
se
io
ho
colpa
nella
morte
di
tuo
padre
!
-
Sì
....
voi
l
'
avete
ucciso
....
via
di
qui
....
la
vostra
presenza
è
un
insulto
alla
vittima
....
-
Ma
che
io
debba
dunque
essere
sempre
sospettato
da
te
?
-
disse
con
angoscia
il
conte
,
-
Ah
!
se
tuo
padre
potesse
parlare
ancora
,
egli
ti
griderebbe
che
io
sono
innocente
:
te
lo
giuro
sul
suo
cadavere
!
-
Non
vi
credo
....
non
vi
credo
!
...
-
Il
conte
fu
costretto
a
ritirarsi
,
celando
,
sotto
un
apparente
dolore
,
la
rabbia
che
lo
divorava
.
Ma
ormai
sua
moglie
rimaneva
in
sua
balìa
,
e
,
quel
che
più
importava
,
il
patrimonio
del
suocero
non
gli
sfuggiva
più
.
Bianca
chiese
il
parere
di
altri
medici
,
e
tutti
furono
concordi
nella
diagnosi
del
male
che
aveva
fulminato
suo
padre
.
Il
conte
fece
chiamare
alcune
suore
perchè
non
abbandonassero
la
contessa
e
le
facessero
intendere
che
ella
incolpava
a
torto
il
marito
.
Quando
fu
il
momento
di
deporre
il
cadavere
nella
cassa
,
Bianca
,
afferrandosi
alla
fredda
salma
:
-
Voglio
esser
seppellita
con
lui
!
-
diceva
.
Dovettero
trarla
via
a
forza
,
ed
allora
si
dibattè
in
convulsioni
,
finchè
cadde
svenuta
.
Per
qualche
settimana
si
temette
che
soccombesse
.
Poi
cominciò
a
riaversi
,
ma
la
sua
mente
era
alquanto
scossa
.
-
Io
pure
-
pensava
-
ho
aiutato
ad
uccidere
mio
padre
.
Se
non
avessi
commesso
quella
follia
quando
scopersi
il
tradimento
di
Livio
,
sarei
stata
sventurata
,
ma
la
mia
coscienza
di
nulla
mi
avrebbe
rimproverata
:
mio
padre
non
sarebbe
morto
,
nè
Aldo
rovinato
,
nè
Ilda
vagante
per
il
mondo
.
Anch
'
io
merito
una
punizione
,
nè
cercherò
di
sottrarmi
colla
morte
al
castigo
che
mi
spetta
!
-
E
fu
così
.
Bianca
si
ritenne
legata
alla
vita
per
espiazione
.
Se
alla
vista
del
conte
tremava
come
una
foglia
scossa
dal
vento
,
se
lo
fissava
con
gli
occhi
stralunati
,
ripetendo
senza
esaltazione
che
egli
era
stato
l
'
assassino
di
suo
padre
,
di
Aldo
,
le
stesse
cose
ripeteva
a
sè
stessa
,
rodendosi
dal
rimorso
di
essersi
mostrata
cattiva
figlia
,
di
essersi
incamminata
in
una
via
orribile
,
nella
quale
non
calpestava
che
morti
.
Era
una
specie
di
pazzia
la
sua
,
una
pazzia
calma
,
commovente
,
che
non
richiedeva
alcuna
sorveglianza
speciale
.
Il
signor
Moreno
non
aveva
lasciato
testamento
,
quindi
Bianca
diveniva
la
sola
erede
del
padre
.
Il
conte
Livio
,
dietro
consiglio
del
suo
avvocato
,
si
recò
da
Bianca
onde
ottenere
da
lei
la
procura
per
l
'
amministrazione
del
patrimonio
.
Il
conte
aveva
posta
al
fianco
di
Bianca
una
donna
che
si
era
votata
a
lui
per
sempre
,
perchè
con
quel
posto
la
salvava
dalla
miseria
,
dal
disonore
.
Era
una
certa
Milia
Lezzani
,
una
vedova
che
fu
in
procinto
d
'
affogarsi
per
la
fame
volendo
conservare
la
propria
onestà
.
Milia
credeva
all
'
innocenza
del
conte
,
e
promise
che
avrebbe
cercato
di
trasfondere
la
sua
convinzione
nella
povera
contessa
.
Essa
non
era
cattiva
,
sebbene
avesse
un
'
apparenza
piuttosto
burbera
.
Era
una
donna
forte
,
robustissima
,
sui
trent
'
anni
:
aveva
un
carattere
integro
,
un
'
onestà
senza
limiti
ed
era
di
una
segretezza
a
tutta
prova
.
Il
conte
poteva
fidarsi
di
lei
.
Bianca
,
ritornando
alla
vita
,
si
era
trovata
costei
al
fianco
,
ma
non
chiese
chi
fosse
.
Quando
il
conte
entrò
dalla
moglie
con
le
carte
inerenti
alla
procura
che
essa
doveva
firmare
,
Milia
si
trovava
seduta
presso
la
contessa
.
Livio
le
fece
cenno
di
ritirarsi
e
si
avvicinò
a
Bianca
.
A
misura
che
il
conte
si
avvicinava
,
essa
cominciò
a
tremare
,
a
battere
i
denti
,
il
suo
respiro
divenne
affannoso
.
-
Bianca
,
puoi
ascoltarmi
?
-
chiese
con
dolcezza
Livio
.
Ella
trasalì
a
quella
voce
,
e
gridò
con
violenza
:
-
Volete
uccidermi
,
come
faceste
di
mio
padre
?
Ma
io
chiamerò
aiuto
!
-
Calmati
,
Bianca
,
io
non
voglio
farti
alcun
male
;
vorrei
soltanto
che
tu
firmassi
queste
carte
.
-
Firmerò
tutto
quello
che
volete
;
ma
non
uccidetemi
.
-
Non
ne
ho
alcuna
intenzione
.
Lascia
che
io
ti
spieghi
il
contenuto
di
queste
carte
....
-
Non
voglio
saper
nulla
....
Firmerò
,
purchè
andiate
via
!
-
E
tremava
sempre
più
forte
.
La
firma
,
sebbene
fatta
con
mano
tremante
,
riuscì
perfettamente
leggibile
.
Il
conte
esultava
.
Pochi
giorni
dopo
partivano
per
la
Sicilia
,
d
'
onde
poi
tornarono
per
stabilirsi
nella
villa
comprata
dal
conte
ed
alla
quale
Livio
pose
il
nome
di
Bianca
.
Nei
due
anni
che
stettero
assenti
da
Torino
,
i
rapporti
fra
Bianca
e
suo
marito
non
mutarono
.
Ma
nella
solitudine
della
villa
il
conte
volle
qualche
volta
dare
sfogo
al
fiele
che
aveva
nell
'
animo
.
Un
giorno
entrò
nel
salotto
di
Bianca
,
mentre
questa
dormiva
su
di
una
poltrona
.
Per
una
completa
evoluzione
del
suo
spirito
,
Livio
provava
ormai
per
Bianca
una
passione
così
violenta
,
come
non
l
'
aveva
mai
sentita
per
lei
.
Quel
giorno
il
conte
,
vedendo
la
moglie
che
dormiva
con
un
dolce
sorriso
sulle
labbra
,
chiese
a
Milia
,
che
sedeva
poco
lungi
dalla
contessa
,
lavorando
:
-
Da
quanto
tempo
riposa
così
?
-
Da
quasi
un
'
ora
,
-
rispose
la
donna
.
-
Chi
c
'
è
?
-
chiese
in
quel
momento
la
contessa
aprendo
gli
occhi
.
-
Sono
io
,
Bianca
,
-
rispose
il
conte
avvicinandosi
a
lei
.
-
Indietro
,
indietro
!
-
gridò
la
contessa
,
i
cui
lineamenti
si
sconvolsero
,
-
Non
voglio
vedervi
!
-
La
sentite
,
Milia
?
-
esclamò
il
conte
con
una
lugubre
risata
.
-
Quella
donna
colpevole
,
che
anche
in
questo
istante
sognava
forse
il
suo
amante
,
respinge
il
marito
,
che
ha
avuto
la
debolezza
di
perdonarla
e
di
lasciar
credere
a
tutti
che
ella
era
una
vittima
incosciente
.
-
Assassino
!
-
Ancora
?
Vuoi
che
ti
ripeta
ad
alta
voce
le
frasi
d
'
amore
da
lui
scritte
,
quelle
lettere
che
io
porto
sempre
con
me
?
Oh
!
io
le
ho
impresse
nella
mente
,
parola
per
parola
;
ascoltate
,
Milia
!
-
No
,
per
pietà
,
tacete
!
-
supplicò
Bianca
rabbrividendo
.
-
Hai
tu
pietà
per
me
?
Io
sono
stanco
dei
tuoi
insulti
,
del
tuo
disprezzo
!
Sono
tuo
marito
ed
ho
diritto
di
possederti
!
-
Si
chinò
sfiorandole
colle
labbra
i
capelli
.
Bianca
gettò
un
grido
,
respingendolo
.
-
No
,
non
sarà
mai
,
mai
!
Vi
odio
,
perchè
avete
ucciso
mio
padre
,
debbo
a
voi
tutte
le
mie
sventure
!
Lasciatemi
....
lasciatemi
!
...
-
Livido
,
il
conte
seppe
dominarsi
,
e
indietreggiando
disse
con
voce
cupa
:
-
Ti
lascio
,
ma
ritornerò
ogni
giorno
per
dirti
che
sei
la
più
sprezzabile
delle
creature
!
-
Appena
si
fu
ritirato
,
Milia
disse
:
-
Senta
,
se
fossi
io
suo
marito
,
non
avrei
tanta
pazienza
!
E
bisogna
dire
che
lei
abbia
un
cuore
ben
duro
per
trattarlo
così
!
-
Voi
non
sapete
....
-
interruppe
Bianca
.
Ma
la
vedova
non
la
lasciò
finire
.
-
Io
sto
a
quel
che
vedo
,
a
quello
che
sento
.
Lei
accusa
suo
marito
di
averle
ucciso
il
padre
,
e
tutti
i
medici
hanno
ripetuto
che
il
povero
signore
è
morto
di
un
colpo
.
-
Se
il
conte
non
gli
avesse
fatto
salire
il
sangue
al
cervello
,
mio
padre
non
sarebbe
morto
.
Dio
,
che
sa
tutto
,
farà
un
giorno
giustizia
!
-
mormorò
Bianca
.
Quelle
scene
si
rinnovarono
spesso
,
alterando
sempre
più
la
salute
della
contessa
,
accrescendo
la
passione
morbosa
di
Livio
.
A
Milia
sembrava
che
,
continuando
in
tal
modo
,
un
giorno
o
l
'
altro
sarebbe
avvenuta
una
lotta
spaventosa
.
Pure
vi
fu
un
momento
che
quella
situazione
parve
cambiata
.
Bianca
non
usciva
più
in
escandescenze
,
e
dinanzi
al
conte
rimaneva
calma
e
fredda
come
una
morta
.
Così
erano
giunti
al
giorno
dell
'
arrivo
di
Fabio
e
delle
confidenze
strazianti
fatte
dal
conte
al
giovane
prima
d
'
introdurlo
nell
'
appartamento
della
contessa
.
III
.
Bianca
stava
nella
poltrona
,
presso
la
finestra
aperta
.
Milia
,
fedele
guardiana
,
lavorava
all
'
uncinetto
,
a
pochi
passi
da
lei
.
Il
rumore
dell
'
uscio
che
si
apriva
fece
volgere
la
donna
;
la
contessa
non
si
mosse
.
Livio
,
seguito
da
Fabio
,
le
si
avvicinò
,
e
poichè
la
giovane
non
si
muoveva
,
il
conte
la
chiamò
.
-
Bianca
!
-
Ella
si
rivolse
,
e
scorgendo
uno
sconosciuto
in
compagnia
di
suo
marito
,
si
mise
a
tremare
come
una
foglia
scossa
dal
vento
.
-
Siete
venuti
ad
uccidermi
!
...
-
balbettò
.
-
No
,
Bianca
,
ritorna
in
te
;
-
rispose
dolcemente
il
conte
-
tu
sai
quanto
la
tua
vita
mi
sia
preziosa
,
quanto
ti
ami
,
nonostante
l
'
atroce
supplizio
che
mi
fai
subire
ogni
giorno
.
Io
sono
venuto
per
presentarti
il
cameriere
fidato
che
d
'
ora
innanzi
aiuterà
Milia
nelle
cure
che
ti
sono
necessarie
.
È
un
uomo
di
cuore
,
al
quale
potrai
confidarti
.
-
Bianca
guardò
Fabio
,
che
provò
un
brivido
.
-
Lo
riconosco
:
-
disse
poi
con
voce
singolare
-
l
'
ho
veduto
spesso
nei
miei
sogni
;
ora
me
lo
mettete
al
fianco
per
sbarazzarvi
di
me
,
come
di
Giulietta
.
-
Fabio
barcollò
come
colpito
al
petto
:
il
conte
divenne
livido
.
-
Non
badarle
,
Martino
:
-
disse
con
la
solita
dolcezza
-
ella
non
sa
quel
che
dice
.
-
La
contessa
chinò
la
testa
sul
petto
,
e
socchiuse
gli
occhi
.
Un
'
ombra
passò
sul
volto
di
Livio
,
poi
i
suoi
occhi
si
inumidirono
e
fuggì
quasi
correndo
nelle
sue
stanze
.
Fabio
lo
seguì
.
Il
conte
si
era
gettato
su
di
una
poltrona
.
-
L
'
hai
veduta
?
L
'
hai
sentita
?
E
credi
che
io
possa
resistere
a
lungo
a
tale
supplizio
?
-
La
fisonomia
di
Fabio
si
era
fatta
grave
.
-
Permettete
,
conte
,
che
io
vi
dia
un
consiglio
?
Ebbene
:
dovreste
vedere
vostra
moglie
il
meno
che
sia
possibile
,
recarvi
a
Torino
,
distrarvi
,
o
non
presentarvi
a
lei
se
ella
non
vi
fa
chiamare
.
Vedrete
che
a
poco
a
poco
essa
guarirà
e
tornerà
ad
amarvi
.
-
Il
conte
ebbe
un
sorriso
amaro
.
-
Sai
che
bisognerebbe
fare
per
guarirla
?
Ricondurle
il
suo
amante
.
-
Fabio
impallidì
.
-
Non
lo
credo
,
conte
;
-
interruppe
-
non
torturatevi
l
'
animo
con
queste
fantasie
.
La
contessa
non
può
avere
un
così
vile
pensiero
.
E
poi
,
siete
sicuro
che
colui
sia
stato
suo
amante
?
-
Se
lo
sono
?
Tieni
,
leggi
!
-
Ed
il
conte
trasse
dal
portafogli
una
lettera
che
porse
a
Fabio
.
Egli
la
prese
con
mano
tremante
e
lesse
:
"
Mia
adorata
!
"
Quale
giornata
,
quella
di
sabato
!
Non
posso
dimenticarla
.
Solo
con
te
,
colla
tua
testina
appoggiata
alla
mia
spalla
,
le
mani
nelle
mie
!
Io
avrei
voluto
morire
così
!
"
Cerco
di
studiare
,
ma
ho
la
febbre
e
mi
alzo
ad
ogni
istante
,
non
riuscendo
a
dominare
la
mia
agitazione
.
Pensare
che
tu
,
mia
Bianca
adorata
,
sei
lontana
da
me
,
vicina
ad
un
marito
che
potrebbe
far
valere
i
suoi
diritti
,
ad
un
uomo
vizioso
,
infame
,
indegno
di
te
!
"
È
una
situazione
atroce
,
spaventevole
la
mia
,
o
piuttosto
la
nostra
.
Quando
finirà
?
Potremo
strappare
dal
volto
di
quell
'
uomo
la
maschera
d
'
ipocrisia
che
nasconde
l
'
uomo
senza
vergogna
ed
indurlo
a
punirsi
da
sè
stesso
?
Tuo
padre
l
'
ha
promesso
ed
io
ho
fede
in
lui
.
"
Quando
ti
rivedrò
?
Manda
Celia
ad
avvertirmi
;
la
vita
mi
è
insopportabile
senza
un
tuo
sorriso
,
un
tuo
bacio
.
La
nostra
Gina
ci
aspetta
.
Io
conto
i
giorni
,
le
ore
,
i
minuti
che
ci
separano
.
Scrivimi
.
Ti
amo
!
Ti
amo
!
"ALDO."
Fabio
fremeva
,
e
quando
rese
la
lettera
al
conte
,
il
suo
volto
esprimeva
un
vero
strazio
.
-
E
voi
amate
sempre
vostra
moglie
?
-
Sì
,
l
'
amo
....
ed
è
questo
il
mio
torto
.
-
Voi
siete
buono
,
generoso
come
un
Dio
e
la
vostra
bontà
avrà
un
giorno
la
ricompensa
.
Vostra
moglie
riconoscerà
i
suoi
torti
,
si
pentirà
,
e
voi
la
riavrete
purificata
nelle
vostro
braccia
.
-
Se
tu
dicessi
il
vero
!
Intanto
farò
quello
che
mi
consigli
,
ed
oggi
stesso
mi
recherò
a
Torino
,
perchè
adesso
ho
qui
te
e
posso
fidarmi
.
Nessun
estraneo
,
sia
uomo
o
donna
,
deve
essere
introdotto
presso
la
contessa
,
nessuna
lettera
deve
esserle
consegnata
.
-
Potate
essere
sicuro
che
ogni
vostro
ordine
verrà
eseguito
a
puntino
.
-
Quando
il
dispensiere
porterà
i
cibi
per
la
contessa
,
li
consegnerà
a
te
,
che
a
tua
volta
li
passerai
a
Milia
,
e
se
questa
scenderà
per
rifocillarsi
o
fare
un
giro
nel
parco
,
tu
la
supplirai
presso
mia
moglie
.
-
Il
conte
partì
lo
stesso
giorno
,
senza
avvertire
altri
,
sicuro
di
Fabio
come
di
sè
stesso
.
Infatti
Livio
non
poteva
lasciare
una
persona
più
fidata
nella
villa
.
Fabio
pranzò
alla
tavola
dei
domestici
,
accaparrandosi
subito
la
simpatia
di
tutti
per
i
suoi
modi
gentili
,
la
bontà
che
traspariva
dal
suo
sguardo
,
dalle
sue
parole
.
Quando
Fabio
risalì
,
passò
nelle
stanze
della
contessa
,
perchè
Milia
a
sua
volta
potesse
scendere
,
svagarsi
un
poco
.
Alla
vedova
era
pure
piaciuto
il
nuovo
cameriere
Martino
,
e
capì
che
sarebbero
andati
perfettamente
d
'
accordo
.
Quand
Fabio
aprì
la
porta
del
salottino
della
contessa
,
Bianca
non
fece
il
minimo
movimento
:
continuò
a
guardare
fissamente
nel
giardino
.
Egli
sedette
presso
un
tavolinetto
da
lavoro
.
A
un
tratto
Bianca
si
rivolse
,
fece
un
gesto
spaventato
,
e
con
voce
rotta
dall
'
angoscia
:
-
Siete
venuto
ad
uccidermi
?
-
balbettò
.
-
Egli
è
partito
come
l
'
altra
volta
per
lasciarvi
libero
d
'
agire
?
-
Fabio
scosse
dolcemente
la
testa
.
-
State
tranquilla
,
signora
;
-
rispose
-
io
non
sono
qui
per
farvi
male
e
v
'
ingannate
sul
mio
conto
.
Io
mi
chiamo
Martino
e
sono
un
povero
servo
,
devoto
a
voi
ed
al
conte
,
pronto
a
dare
la
mia
vita
per
rendervi
la
felicità
.
-
Voi
mentite
!
-
esclamò
Bianca
.
-
Vi
riconosco
,
sapete
:
siete
l
'
assassino
di
Giulietta
,
l
'
uomo
amato
dalla
povera
Ilda
,
lo
strumento
cieco
di
mio
marito
!
Quale
malìa
ha
adoperato
Livio
per
indurvi
a
commettere
un
delitto
,
per
farvi
sopportare
lunghi
anni
di
prigionia
,
per
convincervi
delle
colpe
di
tanti
innocenti
?
-
Innocenti
?
Sì
,
voi
pure
avete
l
'
apparenza
dell
'
innocenza
,
e
innocente
vi
crederei
se
non
avessi
letto
la
lettera
del
vostro
amante
!
-
Bianca
aveva
alzato
il
capo
con
un
moto
pieno
di
nobiltà
ed
alterezza
:
sembrava
trasfigurata
.
-
Del
mio
amante
?
-
ripetè
.
-
Che
Dio
vi
perdoni
questa
parola
,
che
per
voi
ed
il
conte
ha
un
significato
vergognoso
,
giacchè
non
intendete
l
'
amore
se
non
accompagnato
dal
delirio
dei
sensi
!
-
Fabio
arrossì
come
un
fanciullo
.
-
Sbagliate
,
signora
contessa
!
Voi
chiamate
puro
un
amore
come
il
vostro
,
che
permette
ad
un
uomo
di
parlarvi
di
baci
?
-
Sì
,
quelle
lettere
mi
accusano
,
accusano
Aldo
;
eppure
,
se
vi
fu
uomo
che
abbia
saputo
rispettare
una
donna
,
fu
lui
;
se
vi
fu
donna
che
,
calpestata
,
avvilita
dal
marito
,
abbia
saputo
portar
alta
la
fronte
,
sono
stata
io
!
E
con
tutto
ciò
siamo
i
puniti
,
mentre
il
vero
colpevole
trionfa
!
Non
lo
nego
:
amo
Aldo
e
ne
sono
amata
,
ma
il
nostro
amore
è
al
di
sopra
di
tutte
le
iniquità
umane
e
si
libra
presso
all
'
altare
di
Dio
.
Può
il
nostro
carnefice
torturarci
,
coprirci
d
'
infamia
,
dividerci
:
le
nostre
anime
saranno
sempre
unite
,
i
nostri
cuori
vicini
,
e
la
fiamma
arderà
sempre
più
sfolgorante
,
quanto
più
cercheranno
di
spengerla
con
atroci
patimenti
.
Ripetete
pure
tutto
questo
al
conte
.
-
Non
sono
qui
per
fare
la
spia
,
signora
contessa
,
ma
saprò
dimostrarvi
come
accusiate
a
torto
vostro
marito
.
-
Sarebbe
inutile
;
-
interruppe
Bianca
col
petto
ansante
,
guardando
con
compassione
il
volto
pallido
ma
soave
di
Fabio
-
voi
non
mi
convincereste
,
come
io
non
riuscirei
a
convincere
voi
,
povera
vittima
delle
vostre
illusioni
!
-
La
sola
,
la
vera
vittima
è
vostro
marito
.
-
Lui
?
-
proruppe
con
veemenza
Bianca
.
Ma
rimettendosi
subito
:
-
Già
,
che
importa
spiegarvi
?
-
soggiunse
.
-
Egli
ve
l
'
ha
detto
:
sono
una
povera
pazza
.
Infatti
,
ho
la
testa
ed
il
cuore
straziati
,
sconvolti
,
e
voi
non
potete
nè
dovete
prestarmi
fede
,
sebbene
abbiate
creduto
a
tutte
le
infamie
che
il
conte
ha
inventate
sulla
sventurata
Ilda
.
-
Fabio
sussultò
.
-
Non
mi
parlate
di
colei
!
-
proruppe
con
violenza
.
-
Come
potete
chiamarla
sventurata
?
-
Un
sorriso
ironico
sfiorò
le
labbra
di
Bianca
.
-
La
conoscete
?
-
disse
con
strano
accento
.
-
Voi
,
il
servo
Martino
,
entrato
ieri
al
servizio
del
conte
?
-
Fabio
arrossì
,
tremò
:
si
era
tradito
senza
volerlo
.
-
Non
badate
a
me
;
-
soggiunse
Bianca
-
non
so
nulla
,
sono
una
povera
pazza
!
-
Così
dicendo
incrociò
le
braccia
sul
petto
,
chinò
il
capo
e
riprese
quella
calma
apparente
,
che
al
conte
faceva
più
paura
della
collera
.
IV
.
Quando
Guglielmo
e
Severina
seppero
dell
'
accusa
contro
Aldo
,
della
sua
entrata
in
prigione
,
credettero
d
'
impazzire
dal
dolore
.
Una
sera
,
al
momento
di
coricarsi
,
i
coniugi
Rivalta
sentirono
bussare
alla
porta
di
strada
.
Era
una
signora
alta
,
velata
,
avvolta
in
un
mantello
.
-
Chi
cerca
,
signora
?
-
disse
Guglielmo
che
era
andato
ad
aprire
.
-
Cerco
di
lei
,
signor
Rivalta
:
sono
mandata
da
Aldo
Pomigliano
.
-
Entri
,
entri
,
la
prego
!
-
L
'
introdusse
nella
saletta
,
accese
la
lampada
,
e
attraverso
il
velo
che
copriva
il
volto
della
signora
scòrse
delle
sembianze
giovanissime
,
leggiadre
.
Severina
,
sentendo
una
voce
di
donna
,
era
frettolosamente
scesa
.
Guglielmo
le
disse
vivamente
:
-
La
signora
viene
da
parte
di
tuo
fratello
.
-
Davvero
?
-
proruppe
Severina
avvicinandosi
alla
sconosciuta
.
-
L
'
ha
veduto
?
Gli
ha
parlato
?
-
No
,
signora
;
ma
sono
portatrice
di
una
sua
lettera
,
consegnatami
dal
cavaliere
Umberto
Trani
.
Eccola
.
-
Leggila
subito
,
Guglielmo
!
-
esclamò
la
signora
Rivalta
.
-
E
lei
si
accomodi
,
signora
!
-
Le
indicò
il
divano
,
poi
corse
vicino
al
marito
per
leggere
,
dietro
le
spalle
di
lui
,
la
lettera
del
fratello
.
Aldo
scriveva
:
"
Caro
Guglielmo
,
"
Questa
lettera
ha
due
scopi
:
presentarti
la
giovane
che
te
la
consegnerà
,
rassicurarti
sulla
mia
sorte
e
pregarti
di
rassicurare
Severina
.
Mi
trovo
in
prigione
sotto
un
'
orribile
accusa
in
cui
venne
coinvolta
anche
la
latrice
della
presente
:
ella
,
mercè
l
'
opera
di
persona
influente
,
è
riuscita
a
fuggire
ed
è
assolutamente
necessario
che
tu
la
nasconda
,
la
sottragga
a
tutte
le
ricerche
che
si
faranno
di
lei
.
È
la
signorina
Ilda
Corato
.
"
Guglielmo
e
Severina
interruppero
la
lettura
,
guardando
sbalorditi
la
giovane
,
che
intanto
si
era
sollevata
il
velo
e
fissava
su
di
essi
i
suoi
sguardi
ammaliatori
.
-
Ma
non
è
lei
-
disse
la
signora
Rivalta
non
potendo
contenersi
-
che
,
come
annunziavano
i
giornali
,
accusò
mio
fratello
di
aver
tentato
di
strangolarla
e
di
averla
derubata
?
-
Ilda
doveva
essere
d
'
accordo
con
Aldo
e
con
Umberto
Trani
,
perchè
rispose
:
-
I
giornali
hanno
riportato
il
falso
:
io
accusai
il
vero
autore
del
tentato
assassinio
e
del
furto
,
ma
non
vollero
credermi
perchè
in
quella
notte
Aldo
era
presso
di
me
e
gli
trovarono
nel
soprabito
i
gioielli
,
che
il
vero
ladro
vi
aveva
posti
.
Il
giudice
istruttore
,
incaricato
dell
'
inchiesta
,
disse
che
era
tutta
una
commedia
preparata
da
me
e
da
suo
fratello
per
perdere
l
'
altro
.
-
E
non
avete
potuto
dimostrare
in
alcun
modo
la
vostra
innocenza
?
-
No
,
perchè
tutte
le
prove
erano
contro
noi
.
Ma
lasciate
che
vi
racconti
tutto
.
-
Prima
terminiamo
la
lettera
di
Aldo
!
-
osservò
Severina
.
-
Essa
non
è
che
il
riassunto
di
quanto
io
debbo
dirvi
,
-
soggiunse
Ilda
.
-
Se
è
così
,
potremo
leggerla
anche
dopo
,
-
disse
Guglielmo
-
e
se
la
signorina
non
è
stanca
e
vuol
raccontare
....
-
Dirò
tutto
.
Il
signor
Aldo
era
già
in
prigione
quando
fu
spiccato
il
mandato
di
cattura
anche
per
me
.
Ora
dovete
sapere
che
fra
il
cavalier
Meralta
,
magistrato
che
deve
istruire
questo
processo
,
ed
il
cavalier
Umberto
Trani
,
che
voi
conoscete
,
esiste
un
sordo
rancore
,
perchè
il
Trani
aveva
chiesto
di
fare
l
'
inchiesta
,
e
non
solo
venne
escluso
per
i
suoi
rapporti
d
'
amicizia
col
signor
Moreno
o
come
frequentatore
della
mia
casa
,
ma
lo
accusarono
di
aver
sottratto
altra
volta
alla
giustizia
la
contessa
Rossano
per
favorire
la
gentildonna
ed
Aldo
,
nascondendo
i
loro
rapporti
al
conte
per
odio
contro
lui
.
"
Il
Trani
avrebbe
potuto
facilmente
scolparsi
di
tali
accuse
;
ma
non
lo
fece
per
suoi
motivi
particolari
e
si
limitò
a
dire
che
il
tempo
avrebbe
dimostrato
dove
era
la
verità
e
dove
la
menzogna
.
Egli
è
convinto
delle
colpe
del
conte
ed
ha
giurato
di
smascherarlo
e
di
abbassare
l
'
alterigia
del
suo
collega
,
che
momentaneamente
trionfa
.
Il
Trani
si
è
dedicato
interamente
a
questo
scopo
e
dice
che
riuscirà
.
Intanto
,
per
mezzo
di
un
agente
segreto
,
che
gli
è
fidatissimo
,
ha
potuto
tenere
corrispondenza
con
Aldo
,
al
quale
ha
dato
tutte
le
sue
istruzioni
.
Così
ha
avuto
questa
lettera
per
voi
ed
ha
potuto
avvertirmi
in
tempo
del
mandato
di
cattura
ed
inviarmi
qui
,
come
il
luogo
,
per
ora
,
più
sicuro
per
me
.
"
Ho
lasciato
i
miei
bagagli
in
stazione
ed
in
un
baule
tengo
un
travestimento
completo
da
contadina
della
valle
di
Susa
.
Io
so
parlare
il
dialetto
di
quella
vallata
.
Voi
figurerete
di
avermi
conosciuta
a
Susa
,
in
una
famiglia
presso
cui
ero
come
serva
.
Direte
che
quei
signori
,
recandosi
fuori
d
'
Italia
,
mi
hanno
raccomandata
a
voi
,
finchè
non
abbia
trovato
un
altro
servizio
.
Con
questo
travestimento
potrò
anche
andare
e
tornare
da
Torino
senza
che
nessuno
badi
a
me
.
Il
mio
scopo
,
secondo
l
'
istruzione
di
Aldo
,
è
di
avvicinarmi
alla
contessa
Bianca
,
di
poterle
parlare
,
dirle
che
il
signor
Pomigliano
le
raccomanda
di
essere
tranquilla
,
che
il
suo
pensiero
sarà
sempre
vicino
a
lei
;
ho
pure
un
biglietto
da
consegnare
alla
contessa
.
-
Però
il
mio
povero
fratello
verrà
condannato
!
-
interruppe
commossa
Severina
.
-
Temo
di
sì
,
-
rispose
schiettamente
Ilda
-
perchè
hanno
troppo
interesse
di
toglierlo
di
mezzo
.
Ma
Aldo
vi
prega
di
non
tentare
alcun
passo
per
sottrarlo
alla
sua
sorte
;
dice
che
subirà
la
condanna
senza
ribellione
,
certo
di
avere
un
momento
o
l
'
altro
una
rivincita
.
Egli
pensa
più
a
Bianca
che
a
sè
:
teme
solo
per
lei
.
-
Severina
piangeva
.
-
È
un
'
anima
nobile
e
grande
,
e
un
giorno
trionferà
per
certo
con
la
sua
innocenza
!
-
soggiunse
Ilda
.
La
giovane
aveva
ripreso
tutta
la
sua
energia
di
un
tempo
,
e
le
sue
parole
finirono
col
consolare
i
coniugi
Rivalta
.
Ilda
fu
alloggiata
nella
stanza
dei
forestieri
,
ma
per
due
giorni
nè
Gina
,
nè
la
servetta
di
casa
la
videro
.
Il
terzo
giorno
comparve
nei
suoi
abiti
di
montanara
,
che
la
rendevano
irriconoscibile
.
Gina
fece
subito
amicizia
con
lei
.
Di
lì
a
due
giorni
,
Ilda
seppe
della
morte
del
signor
Moreno
,
e
molto
se
ne
afflisse
.
Per
saperne
la
causa
,
volle
andare
a
Torino
e
si
recò
direttamente
a
casa
del
Trani
.
Il
magistrato
stava
per
mettersi
a
tavola
colla
moglie
ed
i
figli
,
quando
gli
fu
annunziato
che
una
giovane
montanara
chiedeva
di
essere
ricevuta
da
lui
avendo
urgente
bisogno
di
parlargli
.
Un
po
'
sorpreso
,
Umberto
diede
ordine
che
fosse
introdotta
nel
suo
studio
.
-
Che
desiderate
da
me
?
-
le
chiese
entrando
.
-
Ospitalità
per
qualche
giorno
,
-
rispose
Ilda
.
Al
suono
di
quella
voce
,
Umberto
guardò
la
montanara
,
sbalordito
.
-
Voi
?
Voi
?
-
disse
,
stendendole
la
mano
.
Ilda
raccontò
perchè
era
venuta
a
Torino
:
le
lacrime
offuscarono
i
suoi
occhi
ricordando
il
signor
Moreno
e
Bianca
.
Anche
il
signor
Trani
era
molto
commosso
.
-
Quella
morte
ha
recato
a
me
pure
una
grande
impressione
!
-
disse
.
-
Il
signor
Moreno
ha
avuto
il
colpo
mentre
si
trovava
nel
proprio
salotto
solo
col
genero
.
Un
domestico
asserisce
di
aver
sentito
il
povero
signore
gridare
:
"
È
un
'
infamia
,
un
'
infamia
!
"
-
E
la
contessa
Bianca
?
-
Vi
parlerò
più
tardi
di
lei
;
adesso
,
senza
complimenti
,
venite
a
pranzo
con
me
,
altrimenti
la
minestra
si
fredda
.
-
Che
dirà
la
vostra
signora
,
vedendomi
?
-
Mia
moglie
è
la
mia
vera
metà
,
a
parte
di
tutti
i
miei
segreti
,
e
potete
stare
tranquilla
sulla
sua
accoglienza
;
seguitemi
.
-
Il
magistrato
condusse
Ilda
nella
sala
da
pranzo
,
ed
ammiccando
alla
moglie
,
che
guardava
stupita
la
bella
e
giovane
montanara
,
disse
a
voce
alta
:
-
Guarda
chi
ti
conduco
,
Norina
!
È
la
figlia
del
nostro
fittavolo
di
Susa
,
che
tu
non
conosci
ancora
;
è
venuta
a
Torino
per
una
cura
,
giacchè
è
anemica
;
suo
padre
me
la
raccomanda
.
Resterà
qui
con
noi
.
-
Sì
,
sì
!
-
rispose
sorridendo
la
buona
moglie
del
cavalier
Trani
.
-
Sedete
,
bella
ragazza
,
e
ditemi
come
vi
chiamate
.
-
Catì
.
-
Ebbene
,
Catì
,
state
di
buon
umore
e
consideratevi
come
a
casa
vostra
.
-
Diede
ordine
perchè
fosse
portata
un
'
altra
posata
,
incoraggiò
la
giovane
a
mangiare
,
e
durante
il
pranzo
non
parlarono
che
di
cose
indifferenti
.
I
figli
del
magistrato
non
si
mostrarono
affatto
curiosi
.
Finito
il
pranzo
i
fanciulli
si
recarono
a
passeggiare
ed
il
Trani
colla
signora
ed
Ilda
si
ritrassero
in
un
altro
salotto
.
Questa
volta
Umberto
presentò
Ilda
alla
moglie
e
raccontò
il
vero
motivo
per
cui
era
venuta
a
Torino
.
-
La
contessa
Bianca
-
disse
poi
il
magistrato
alla
sua
ospite
-
è
malata
:
i
medici
dicono
che
il
dolore
le
ha
alterata
la
ragione
.
Il
conte
si
mostra
premuroso
con
lei
,
forse
perchè
,
non
essendosi
trovato
il
testamento
,
egli
sa
ormai
che
le
ricchezze
del
signor
Moreno
vanno
tutte
di
diritto
a
sua
figlia
.
Il
mio
agente
segreto
è
incaricato
di
riferirmi
tutto
quello
che
succede
al
palazzo
:
egli
ha
trovato
una
furba
ausiliaria
in
una
cameriera
.
Intanto
debbo
dirvi
che
Celia
è
arrestata
.
-
Arrestata
?
Perchè
?
-
chiese
con
angoscia
Ilda
.
-
Perchè
si
dice
che
facesse
come
voi
parte
della
trama
per
sopprimere
il
conte
.
-
Mi
pento
di
non
averlo
fatto
!
-
mormorò
la
giovane
.
-
Era
meglio
che
l
'
avessi
ucciso
,
quel
furfante
!
-
Umberto
scosse
il
capo
.
-
Avreste
fatto
male
,
-
disse
-
perchè
la
sua
morte
non
portava
alcun
vantaggio
agli
innocenti
.
No
,
no
!
Noi
dobbiamo
giungere
ad
accerchiarlo
in
modo
che
egli
confessi
le
sue
colpe
.
Ci
riusciremo
,
sebbene
la
cosa
non
possa
avvenire
molto
presto
.
Da
chi
però
non
abbiamo
nulla
da
sperare
,
è
da
Fabio
.
-
Se
io
gli
scrivessi
,
gli
raccontassi
come
sia
stato
vittima
del
conte
?
-
osservò
Ilda
.
-
Ma
in
qual
modo
fargli
pervenire
la
lettera
?
-
Di
questo
m
'
incarico
io
,
sebbene
non
abbia
alcuna
fiducia
che
egli
si
risolva
a
tradire
il
conte
.
Un
uomo
che
diventa
assassino
per
un
altro
,
deve
essere
avvinto
a
quest
'
altro
da
tali
obblighi
,
da
tali
segreti
,
che
riuscirà
difficile
scoprire
.
Perchè
la
semplice
gratitudine
non
basta
a
spingere
un
essere
a
tal
punto
di
devozione
.
Ho
già
preparato
un
'
inchiesta
a
tal
uopo
:
risalirò
fino
alla
nascita
di
Fabio
,
troverò
qualche
vecchio
servo
della
casa
Rossano
che
serviva
al
tempo
dei
coniugi
Ribera
.
Quando
avrò
in
mano
il
bandolo
di
quella
matassa
,
potrò
dire
di
essere
quasi
in
porto
.
-
Ilda
preparò
la
lettera
,
che
fece
leggere
al
magistrato
,
il
quale
la
ritoccò
in
diversi
punti
,
e
,
ricopiata
,
la
tenne
per
farla
pervenire
al
prigioniero
.
Intanto
ogni
giorno
si
aveva
nuove
della
contessa
Bianca
,
che
su
per
giù
erano
le
stesse
;
poi
si
seppe
che
il
conte
,
licenziata
tutta
la
servitù
,
aveva
già
dato
gli
ordini
per
la
sua
partenza
con
la
moglie
,
con
la
quale
diceva
di
essersi
riconciliato
.
-
Io
non
lo
credo
!
-
disse
Ilda
.
-
Il
conte
prepara
qualche
tranello
per
la
contessa
.
-
Egli
è
troppo
furbo
per
compromettersi
ora
che
tutto
gli
va
a
seconda
!
-
osservò
il
magistrato
.
-
Forse
la
contessa
,
stanca
di
lottare
,
ha
finito
col
sottomettersi
.
-
Sono
persuasa
che
morirebbe
prima
di
cedere
!
-
interruppe
Ilda
.
-
Temo
piuttosto
che
,
fra
tante
scosse
,
abbia
smarrita
la
ragione
.
-
Io
saprò
quello
che
le
succede
,
-
soggiunse
Umberto
.
-
Bisogna
però
che
agisca
con
gran
prudenza
per
non
suscitare
dei
sospetti
nel
conte
.
-
Intanto
fu
informato
che
Livio
era
partito
colla
moglie
per
Napoli
e
di
lì
si
sarebbe
imbarcato
per
la
Sicilia
.
Pochi
giorni
dopo
il
magistrato
,
tornando
a
casa
,
consegnò
ad
Ilda
una
busta
,
dicendole
:
-
Non
vi
avevo
avvertita
che
con
Fabio
a
nulla
saremmo
riusciti
?
Giudicatene
da
quello
che
troverete
qui
dentro
.
-
Ilda
lesse
il
biglietto
del
prigioniero
,
che
le
scriveva
,
rimandandole
la
sua
lettera
senza
averla
aperta
:
"
È
inutile
,
signorina
,
che
v
'
incomodiate
a
spedirmi
lettere
:
esse
non
m
'
interessano
affatto
,
e
vi
dareste
una
pena
inutile
,
perchè
vi
sarebbero
rimandate
come
questa
.
Potevo
perdonare
l
'
infedeltà
,
mi
sarei
rassegnato
alla
perdita
del
vostro
amore
ritenendola
una
giusta
punizione
al
mio
delitto
:
non
vi
perdono
i
bassi
intrighi
per
perdere
il
mio
benefattore
,
nè
mi
rassegno
di
saperlo
vilipeso
da
voi
,
che
conoscevate
i
suoi
rapporti
con
me
,
la
bontà
del
suo
animo
,
la
generosità
del
suo
cuore
.
Io
non
vi
conosco
più
:
l
'
Ilda
di
un
tempo
è
morta
:
per
me
adesso
siete
un
'
estranea
,
una
indifferente
.
"FABIO."
Il
cavalier
Trani
,
che
osservava
Ilda
mentre
leggeva
,
fu
molto
commosso
dalla
disperazione
che
sconvolgeva
il
suo
bel
viso
.
-
Non
me
l
'
aspettavo
!
-
esclamò
l
'
infelice
lasciando
cadere
il
biglietto
che
il
magistrato
raccolse
.
Questi
cacciò
un
grido
di
stupore
ed
esclamò
:
-
È
insensato
come
non
ci
abbia
pensato
subito
!
-
La
giovane
rialzò
il
capo
chiedendo
:
-
A
che
cosa
?
-
Questo
biglietto
è
stato
scritto
proprio
da
Fabio
,
non
è
vero
?
Ne
riconoscereste
la
calligrafia
?
-
Perfettamente
.
-
Aspettate
un
momento
,
-
disse
il
Trani
,
agitato
.
Lasciò
Ilda
sola
,
ma
non
tardò
a
ritornare
portando
un
pacchetto
,
dal
quale
trasse
una
lettera
che
svolse
e
confrontò
col
biglietto
.
-
Ed
io
,
stupido
,
che
trascurai
la
cosa
più
importante
!
-
disse
bruscamente
il
magistrato
.
-
Guardate
,
Ilda
:
vi
sembra
questa
la
calligrafia
di
Fabio
?
-
Questa
è
la
calligrafia
del
conte
.
-
Ne
siete
sicura
?
-
Sì
,
perchè
ho
delle
lettere
scritte
da
lui
.
-
E
firmate
col
suo
nome
?
-
Certo
.
-
Queste
invece
sono
firmate
"
Fabio
Ribera
"
e
dirette
alla
povera
Giulietta
Lovera
.
-
Ma
dunque
,
non
c
'
è
alcun
dubbio
:
-
gridò
Ilda
-
fu
lui
il
seduttore
,
e
fu
lui
che
spinse
Fabio
ad
assassinare
quella
sventurata
!
-
Non
solo
,
-
interruppe
il
magistrato
-
ma
Fabio
riconobbe
quelle
lettere
per
sue
,
ragione
per
cui
io
non
mi
curai
più
di
indagare
.
Vedete
bene
che
un
segreto
grave
esiste
fra
quei
due
uomini
,
di
cui
l
'
uno
tutto
sacrifica
per
l
'
altro
.
Ma
da
Fabio
non
lo
sapremo
mai
,
ve
lo
ripeto
,
perciò
bisogna
cercare
un
'
altra
via
per
giungere
alla
scoperta
della
verità
.
E
voi
mi
aiuterete
.
-
Con
tutte
le
mie
forze
,
dovessi
rimetterci
la
pelle
.
-
Nessuno
,
all
'
infuori
della
moglie
del
magistrato
,
seppe
delle
minuziose
indagini
fatte
da
Umberto
Trani
,
assistito
da
Ilda
,
nel
passato
del
conte
e
di
Fabio
.
Intanto
non
trascuravano
Bianca
,
Gina
ed
Aldo
.
Questi
,
durante
il
processo
,
pure
protestandosi
innocente
non
tentò
di
difendersi
,
per
salvare
l
'
onore
di
Bianca
.
Che
gli
importava
la
propria
condanna
,
il
proprio
disonore
,
purchè
Bianca
non
avesse
a
soffrire
per
cagion
sua
?
Egli
era
sicuro
dell
'
amore
di
lei
:
il
Trani
gli
aveva
promesso
di
vegliare
sulla
contessa
:
che
il
proprio
destino
,
dunque
,
si
compisse
!
Scontata
la
sua
condanna
,
Aldo
era
scomparso
da
Torino
,
e
così
Ilda
ed
i
coniugi
Rivalta
,
Gina
e
Celia
avevano
lasciato
Ivrea
.
Nessuno
sapeva
dove
fossero
andati
:
qualcuno
sussurrò
che
si
erano
imbarcati
per
l
'
America
.
Umberto
Trani
era
a
parte
di
quel
segreto
:
egli
solo
avrebbe
potuto
dire
dove
si
trovavano
,
ma
si
sarebbe
ben
guardato
dal
parlarne
.
Cercava
che
tutti
dimenticassero
,
non
pensassero
più
a
quella
storia
d
'
intrighi
,
d
'
infamie
,
per
poter
agire
.
V
.
Livio
si
era
recato
a
Torino
per
svagarsi
,
sicuro
ormai
che
Bianca
sarebbe
scrupolosamente
sorvegliata
.
Sotto
i
portici
di
piazza
Castello
,
egli
s
'
imbattè
nel
marchese
Passiflora
.
Il
gentiluomo
conservava
la
sua
fisonomia
beffarda
.
-
Chi
non
muore
si
rivede
!
-
disse
andando
incontro
al
conte
.
-
Sei
proprio
tu
....
o
la
tua
ombra
?
Il
conte
sorrise
,
e
ricambiando
la
stretta
dell
'
uomo
dal
quale
si
sentiva
odiato
e
che
detestava
del
pari
,
rispose
quasi
gaiamente
:
-
Sono
proprio
io
.
Mi
trovi
molto
cambiato
?
Ho
avuto
tanti
guai
!
Basta
,
ora
sono
tranquillo
ed
ho
fiducia
nell
'
avvenire
!
-
Meriti
davvero
un
po
'
di
felicità
!
Sei
tornato
a
Torino
colla
contessa
?
-
Livio
scosse
il
capo
.
-
Essa
non
vuole
abbandonare
la
campagna
,
ed
io
non
la
dissuado
,
perchè
la
poveretta
ha
bisogno
di
solitudine
.
-
I
due
uomini
avevano
preso
a
camminare
.
-
Sento
-
disse
il
marchese
-
che
sei
diventato
un
marito
modello
;
ed
è
tanto
più
meritevole
da
parte
tua
,
avvezzo
ai
tripudi
e
col
patrimonio
che
adesso
possiedi
.
Perchè
deve
aver
lasciato
un
bel
patrimonio
,
il
vecchio
Moreno
!
-
Un
altro
paio
di
milioncini
,
dei
quali
mia
moglie
vuole
che
io
sia
il
solo
amministratore
.
-
Capperi
!
La
contessa
non
ha
più
alcuna
prevenzione
contro
te
,
nonostante
le
tue
scappatelle
!
Mi
rallegro
!
A
proposito
,
non
lascerai
così
presto
Torino
,
e
vorrai
stasera
venire
a
pranzo
da
me
.
Troverai
delle
tue
conoscenze
;
si
farà
una
partita
alle
carte
.
-
A
casa
tua
?
Ma
non
pranzavi
al
circolo
e
non
vi
passavi
sovente
anche
la
notte
?
-
È
vero
,
perchè
mi
trovavo
solo
.
Ora
,
ho
una
compagna
.
Vedrai
,
vedrai
....
Voglio
lasciarti
il
piacere
della
sorpresa
....
Vieni
alle
sette
.
Ti
accomoda
?
-
Perfettamente
.
-
Alle
sette
in
punto
il
conte
entrò
nel
salone
del
marchese
,
dove
era
già
riunita
numerosa
compagnia
.
Il
marchese
Passiflora
gli
andò
incontro
.
-
Ti
ringrazio
di
non
aver
mancato
!
-
disse
.
-
Non
si
aspettava
che
te
!
-
Mi
dispiace
d
'
avervi
fatto
attendere
!
-
Strinse
la
mano
al
marchese
,
poi
salutò
tutti
,
lieto
di
ritrovare
antichi
compagni
che
si
affrettarono
a
festeggiarlo
.
-
Credevamo
che
tu
fossi
sparito
dal
mondo
!
-
gli
dicevano
senza
dissimulare
un
sorriso
pieno
di
sottintesi
.
-
Non
è
stata
colpa
mia
.
Il
lutto
,
la
malattia
della
contessa
....
-
Come
sta
adesso
?
-
chiesero
alcuni
con
premura
.
-
Assai
meglio
,
ma
non
si
risolve
a
lasciare
la
sua
solitudine
.
-
Permettete
che
mi
congratuli
con
voi
per
la
guarigione
della
contessa
!
-
disse
una
voce
alle
sue
spalle
.
Il
conte
si
volse
trasalendo
e
si
trovò
a
faccia
a
faccia
con
Umberto
Trani
.
-
Grazie
,
cavaliere
,
per
la
vostra
squisita
gentilezza
,
-
disse
Livio
con
un
sorriso
oltremodo
amabile
.
-
Sì
,
la
mia
Bianca
si
è
quasi
completamente
rimessa
delle
scosse
subite
.
-
Frattanto
Livio
gli
stendeva
la
mano
.
Ma
il
magistrato
non
fu
in
tempo
a
stringerla
,
perchè
alla
volta
del
conte
tornava
Passiflora
,
tenendo
al
braccio
una
donna
.
Livio
indietreggiò
.
La
compagna
di
Passiflora
era
Cinzia
.
Ella
sorrise
al
conte
,
senza
mostrare
la
minima
commozione
.
Era
più
pallida
del
solito
,
ma
conservava
quegli
occhi
strani
,
incantatori
,
il
sorriso
voluttuoso
,
le
movenze
serpentine
.
-
Finalmente
,
-
esclamò
,
porgendo
la
mano
a
Livio
-
ecco
un
risuscitato
!
Non
volevo
credere
a
Passiflora
quando
venne
a
dirmi
che
eravate
dei
nostri
....
Ne
sono
proprio
contenta
,
perchè
ero
persuasa
di
non
rivedervi
più
!
-
Io
invece
pensavo
che
vi
avrei
ritrovata
presto
o
tardi
,
-
rispose
galantemente
il
conte
-
e
sono
tanto
più
lieto
di
rivedervi
felice
.
-
Oh
!
sì
,
lo
sono
!
-
mormorò
Cinzia
volgendo
uno
sguardo
languido
al
marchese
,
che
arrossì
di
piacere
,
mentre
gli
amici
non
nascondevano
un
maligno
sorriso
.
-
Signori
,
a
tavola
!
-
gridò
la
voce
di
un
domestico
.
I
commensali
erano
quattordici
,
fra
cui
cinque
donne
.
Cinzia
sedette
in
capo
tavola
,
avendo
alla
sua
destra
il
conte
Livio
,
a
sinistra
il
Trani
,
di
faccia
il
marchese
.
Nessuno
faceva
le
maraviglie
di
vedere
in
quella
casa
il
magistrato
,
sapendolo
amico
di
Passiflora
ed
amantissimo
,
almeno
in
apparenza
,
della
società
.
Il
pranzo
era
squisito
,
i
vini
scelti
.
Livio
aveva
ripreso
il
suo
spirito
,
la
sua
gaiezza
di
un
tempo
.
Riempiva
ad
ogni
momento
il
bicchiere
,
che
vuotava
di
un
fiato
;
premeva
dolcemente
sotto
la
tavola
il
piede
di
Cinzia
,
raccontava
aneddoti
a
bizzeffe
,
come
se
volesse
ad
ogni
costo
divertire
gli
altri
.
-
È
vero
-
gli
chiese
il
Trani
-
che
avete
preso
in
affitto
la
villa
Stenner
?
-
È
verissimo
.
A
mia
moglie
piacque
per
la
posizione
.
-
Forse
la
contessa
non
sa
come
il
precedente
proprietario
,
il
banchiere
Stenner
,
fosse
ivi
assassinato
!
-
Un
mormorìo
corse
lungo
la
tavola
.
-
Siete
in
inganno
,
cavaliere
;
-
soggiunse
il
conte
-
lo
Stenner
si
tolse
da
sè
la
vita
,
non
potendo
sopportare
i
tormenti
di
una
malattia
che
da
diversi
anni
l
'
affliggeva
.
-
Se
così
vi
hanno
detto
,
è
perchè
i
parenti
del
morto
facevano
correre
questa
voce
,
onde
sbarazzarsi
di
una
tenuta
che
altrimenti
non
avrebbero
trovato
da
vendere
o
da
affittare
.
Ma
io
so
benissimo
come
sono
andate
le
cose
.
-
Raccontate
,
raccontate
!
-
esclamarono
ad
una
voce
i
commensali
.
-
Lo
farei
di
buon
grado
,
ma
temo
d
'
impressionare
troppo
l
'
odierno
possessore
della
villa
.
-
Il
conte
scoppiò
in
una
risata
.
-
Raccontate
pure
,
non
ho
certo
alcun
timore
.
La
villa
è
cintata
e
custodita
,
ed
alla
notte
si
sguinzaglia
due
mastini
,
coi
quali
nessuno
vorrebbe
far
conoscenza
.
-
Il
banchiere
Stenner
non
era
meno
prudente
di
voi
.
Egli
era
scapolo
,
ed
io
lo
conobbi
una
sera
in
casa
del
prefetto
.
Era
un
bell
'
uomo
,
alto
,
asciutto
,
di
apparenza
fredda
.
Egli
teneva
casa
in
Torino
,
ma
passava
la
più
gran
parte
dell
'
anno
nella
sua
villa
.
Si
diceva
che
avesse
una
singolare
passione
per
la
cultura
dei
giardini
,
che
amasse
la
solitudine
della
campagna
.
Teneva
dei
domestici
che
sembravano
giganti
,
dei
cani
che
intimorivano
al
solo
guardarli
.
"
Una
mattina
,
uno
dei
domestici
trovò
sul
ciglio
di
un
fosso
il
cadavere
di
Stenner
.
Una
palla
in
fronte
l
'
aveva
fulminato
.
Tutti
accorsero
sul
luogo
,
vennero
i
carabinieri
da
Moncalieri
,
le
autorità
da
Torino
,
i
medici
,
fu
telegrafato
ai
parenti
e
si
sparse
la
voce
che
il
banchiere
si
era
suicidato
.
"
Ma
nessuno
rinvenne
la
pistola
colla
quale
si
era
tirato
il
colpo
,
nessuno
sapeva
capacitarsi
come
un
uomo
ricco
a
milioni
potesse
finire
i
suoi
giorni
in
tal
guisa
:
io
solo
scopersi
la
verità
,
ma
era
inutile
ormai
propalarla
.
-
Perchè
?
-
chiese
Cinzia
sorridendo
.
-
Era
vostro
dovere
illuminare
la
giustizia
.
-
Giustizia
era
già
stata
fatta
del
colpevole
!
-
rispose
in
tono
grave
Umberto
.
-
Il
banchiere
Stenner
,
benchè
avesse
un
'
apparenza
piuttosto
austera
,
era
il
più
consumato
dei
libertini
.
Per
lui
nulla
vi
era
di
sacro
:
egli
non
rispettava
nè
le
mogli
,
nè
le
figlie
dei
suoi
dipendenti
,
e
nessuna
osava
fiatare
perchè
tutte
lo
temevano
ed
avevano
timore
di
far
perdere
ai
padri
,
ai
mariti
il
loro
posto
.
"
Fra
le
sue
vittime
vi
era
la
figlia
di
un
'
onesta
vedova
,
che
di
nulla
sospettava
.
"
Jetta
era
una
ragazza
sedicenne
,
bella
e
pura
come
gli
angeli
.
Per
certo
egli
dovette
usare
delle
pazienti
astuzie
per
averla
in
suo
possesso
:
come
vi
riuscisse
,
è
un
segreto
;
ma
il
fatto
sta
che
un
bel
giorno
l
'
attirò
nel
parco
,
e
quando
l
'
infelice
ne
uscì
era
disonorata
.
Di
poi
,
licenziò
dal
suo
servizio
la
ragazza
e
la
madre
di
lei
.
"
Jetta
non
ebbe
il
coraggio
di
rivelare
subito
la
verità
alla
mamma
.
Peraltro
,
cominciò
a
deperire
,
e
tre
mesi
dopo
era
in
agonia
.
Solo
prima
di
chiudere
gli
occhi
Jetta
disse
tutto
a
sua
madre
.
"
La
povera
donna
,
baciato
il
cadavere
della
figlia
,
le
sussurrò
agli
orecchi
alcune
parole
che
la
morta
sola
sentì
:
"
Riposa
in
pace
,
e
sarai
vendicata
!
"
"
Pochi
giorni
dopo
il
conte
fu
trovato
nel
parco
con
una
palla
nella
testa
.
-
Bisognava
farlo
soffrire
di
più
!
-
urlò
Cinzia
.
-
È
vero
!
-
aggiunsero
gli
altri
.
-
Che
volete
,
-
soggiunse
il
magistrato
-
certe
vendette
raffinate
non
sono
conosciute
nella
classe
alla
quale
apparteneva
la
povera
madre
.
-
Ma
voi
,
come
sapeste
questa
storia
,
che
mi
pare
un
po
'
assurda
?
-
chiese
Livio
.
-
La
seppi
dalla
bocca
stessa
dell
'
infelice
madre
.
-
E
non
la
denunziaste
?
-
L
'
avreste
fatto
voi
?
-
Sì
,
perchè
in
fondo
quella
donna
era
un
'
assassina
!
-
E
qual
nome
dareste
all
'
assassinato
?
-
Il
conte
alzò
con
noncuranza
le
spalle
.
-
Quando
un
uomo
-
soggiunse
il
magistrato
-
abusando
dell
'
innocenza
,
della
fiducia
d
'
una
giovinetta
,
le
ruba
l
'
onore
,
se
la
vittima
o
chi
per
essa
fa
giustizia
del
don
Giovanni
,
è
nel
suo
diritto
.
No
,
non
denunziai
quella
madre
....
e
la
coscienza
non
mi
rimprovera
:
feci
il
mio
dovere
.
-
Bravo
,
benissimo
....
-
gridarono
tutte
le
donne
.
Passiflora
,
per
tagliar
corto
alle
discussioni
che
potevano
sorgere
,
colmò
il
bicchiere
di
sciampagna
,
e
,
sollevandolo
,
disse
gaiamente
:
-
Alla
salute
di
tutte
queste
belle
!
-
Finito
il
pranzo
,
i
commensali
passarono
in
un
'
altra
sala
,
dove
erano
preparati
i
liquori
,
il
caffè
,
i
sigari
.
Due
porte
di
questa
sala
erano
spalancate
:
una
metteva
nella
stanza
da
giuoco
,
l
'
altra
in
una
galleria
a
fiori
.
Alcune
coppie
si
erano
già
avviate
in
quella
galleria
,
ed
il
conte
invitò
Cinzia
ad
imitarle
;
ma
in
quel
momento
Passiflora
si
avvicinò
dicendogli
:
-
Aspettiamo
te
per
fare
una
partita
.
-
Un
momento
;
vengo
.
-
E
mentre
il
marchese
si
allontanava
per
parlare
con
un
altro
,
Livio
disse
rapidamente
a
Cinzia
:
-
Bisogna
che
ti
parli
.
-
Anch
'
io
,
-
rispose
ella
con
voce
oppressa
.
-
Vieni
al
Trombetta
.
Ti
attenderò
tutta
la
mattina
.
-
Alle
nove
ci
sarò
.
-
Cinzia
si
diresse
verso
il
Trani
,
che
entrava
nella
galleria
.
Livio
si
recò
nella
sala
da
giuoco
.
Alle
due
di
notte
,
quando
si
ritirò
,
aveva
perduto
ventimila
lire
,
ma
poco
glie
ne
importava
.
Al
conte
ormai
non
premeva
che
togliere
Cinzia
a
Passiflora
.
E
l
'
impresa
gli
pareva
facile
,
perchè
la
cortigiana
doveva
amarlo
ancora
,
a
malgrado
del
modo
poco
gentile
con
cui
l
'
aveva
trattata
.
Egli
era
partito
da
Torino
colla
moglie
senza
più
rivederla
,
senza
dirle
dove
si
sarebbe
recato
,
senza
lasciarle
del
denaro
,
quantunque
sapesse
che
in
quel
momento
Cinzia
non
si
trovava
in
buone
acque
.
E
non
si
era
mai
più
curato
di
sapere
che
fosse
avvenuto
di
lei
.
Ora
,
avendola
ritrovata
con
Passiflora
,
il
conte
,
inasprito
dalle
ripulse
della
moglie
,
sentì
rinascere
con
violenza
il
suo
capriccio
del
passato
,
capriccio
accresciuto
dal
desiderio
di
prendersi
giuoco
di
Passiflora
.
Egli
non
potè
dormire
:
alle
sette
era
già
alzato
.
Ma
erano
già
passate
le
nove
ed
il
conte
,
fremente
di
impazienza
,
di
collera
,
passeggiava
nervosamente
per
le
stanze
,
quando
il
cameriere
venne
ad
avvertirlo
che
una
signora
chiedeva
di
lui
.
Cinzia
entrò
:
vestiva
un
abito
scuro
,
semplice
,
elegantissimo
.
Il
conte
le
andò
incontro
,
stendendole
la
mano
,
dicendo
a
voce
alta
:
-
Buon
giorno
,
cugina
!
-
Ma
appena
il
cameriere
si
fu
ritirato
,
Livio
chiuse
l
'
uscio
con
la
spranghetta
e
si
volse
a
Cinzia
per
abbracciarla
.
La
cortigiana
disse
con
accento
mordace
:
-
Giù
le
zampe
,
mio
caro
!
Non
sono
venuta
qui
per
subire
i
tuoi
amplessi
,
ma
solo
per
sfogarmi
!
-
Egli
fece
un
gesto
irato
.
-
Se
avevi
l
'
intenzione
di
farmi
una
predica
,
-
esclamò
-
potevi
risparmiarti
la
pena
di
venire
!
-
Ah
!
-
esclamò
Cinzia
,
che
si
ora
seduta
sul
divano
.
-
Ti
farebbe
comodo
,
dopo
avermi
lasciata
cinque
anni
fa
,
come
un
cane
,
senza
neppur
dirmi
addio
,
riprendermi
adesso
che
ti
è
tornato
il
capriccio
e
sei
qui
senza
tua
moglie
!
Ma
ciò
non
fa
comodo
a
me
,
e
se
sono
venuta
,
è
per
dirti
in
faccia
,
da
soli
a
soli
,
che
sei
un
birbante
,
un
mascalzone
!
Ed
io
ti
amavo
al
punto
di
sacrificarti
tutto
,
ed
ho
sempre
taciuto
sulle
tue
marachelle
,
che
potevano
mandarti
all
'
Assise
,
come
quel
povero
diavolo
che
vi
si
recò
volontariamente
per
salvarti
.
-
Il
conte
era
divenuto
cadaverico
.
-
Cinzia
,
tu
vaneggi
!
-
Sai
bene
che
no
!
Ma
non
importa
,
starò
zitta
su
questo
punto
,
perchè
mi
preme
la
pelle
:
volevo
soltanto
parlarti
della
tua
ingratitudine
verso
me
.
Mentre
tutto
ti
andava
a
seconda
ed
io
stessa
ti
aiutavo
perchè
tu
riuscissi
a
trionfare
,
a
schiacciare
quella
Cleo
,
che
mi
era
rivale
,
tu
pensavi
già
a
sbarazzarti
di
me
.
-
Non
è
vero
,
Cinzia
!
-
Non
è
vero
?
Te
lo
provo
,
Tu
sai
che
in
quei
giorni
io
mi
trovavo
in
cattivissime
acque
:
il
mio
protettore
se
ne
era
andato
e
tu
mi
lesinavi
il
denaro
,
perchè
ne
avevi
bisogno
per
riuscire
a
trionfare
sui
tuoi
nemici
.
Però
mi
lusingavi
dicendomi
che
,
ottenuto
il
tuo
intento
,
mi
avresti
fatto
parte
dei
milioni
del
suocero
,
e
mi
avresti
serbato
una
riconoscenza
eterna
.
Parole
!
I
nemici
furono
vinti
,
il
suocero
se
ne
è
andato
all
'
altro
mondo
,
i
milioni
sono
caduti
nelle
tue
mani
,
e
tu
,
senza
una
parola
,
un
addio
,
fuggi
colla
moglie
e
ti
rivedo
dopo
cinque
anni
!
...
Il
conte
aveva
cambiato
fisonomia
.
-
Perdonami
,
Cinzia
,
perdonami
....
tu
hai
ragione
;
ma
io
aveva
perduto
la
testa
....
-
Vai
a
darlo
ad
intendere
ad
altri
,
non
a
me
,
che
ti
conosco
....
Non
ti
pareva
vero
di
liberarti
di
me
,
ricco
a
milioni
,
con
una
moglie
che
tu
stesso
avevi
resa
pazza
e
non
ti
dava
più
noia
.
Intanto
io
sono
rimasta
con
un
pugno
di
mosche
in
mano
e
per
soprappiù
mi
sono
ammalata
e
sono
stata
condotta
all
'
ospedale
:
all
'
ospedale
,
capisci
,
dove
rimasi
cinque
mesi
,
e
quando
ne
uscii
,
non
avevo
più
nulla
da
vivere
,
ed
ero
così
debole
....
così
debole
....
Basta
,
non
voglio
tediarti
col
racconto
delle
sofferenze
da
me
patite
:
ti
dirò
solo
che
ti
maledivo
mille
volte
al
giorno
e
ti
auguravo
ogni
male
.
Alfine
,
un
'
anima
pietosa
s
'
interessò
di
me
e
cominciai
a
star
meglio
.
Ma
ero
stanca
di
far
la
vita
della
donna
alla
mercè
del
primo
venuto
,
e
volli
mettermi
a
lavorare
.
La
persona
che
si
era
interessata
di
me
mi
diede
pure
i
mezzi
per
rilevare
una
rivendita
di
sali
e
tabacchi
.
E
facevo
degli
affari
.
Fra
i
miei
avventori
era
il
marchese
Passiflora
,
che
s
'
intratteneva
a
discorrere
volentieri
con
me
.
Egli
mi
confidò
che
era
sua
intenzione
prendere
in
affitto
un
elegante
appartamento
,
ammobiliarlo
riccamente
per
ricevere
ogni
sera
gli
amici
e
le
amiche
,
per
giocare
.
Mi
propose
di
entrare
in
società
con
lui
:
accettai
.
-
Il
conte
ebbe
un
sorriso
ironico
.
-
E
dividete
i
proventi
della
bisca
,
o
ricevete
anche
i
magistrati
che
assistono
impassibili
allo
spoglio
dei
giocatori
?
-
Vuoi
parlare
del
cavaliere
Trani
?
Ma
egli
non
è
più
in
servizio
:
già
da
qualche
anno
ha
dato
le
sue
dimissioni
.
-
Livio
provò
un
segreto
sollievo
.
Cinzia
riprese
:
-
Io
vado
perfettamente
d
'
accordo
con
Passiflora
,
e
,
grazie
a
lui
,
la
mia
situazione
fra
poco
sarà
cambiata
,
perchè
diverrò
sua
moglie
.
-
No
,
tu
non
lo
sposerai
!
-
disse
con
violenza
il
conte
.
-
Perchè
?
Sei
tu
che
ti
opponi
?
È
grottesco
:
dopo
avermi
lasciata
nella
miseria
,
non
curandoti
di
me
per
cinque
anni
....
Basta
!
finiamola
:
ora
che
mi
sono
sfogata
,
me
ne
torno
a
casa
.
-
No
,
tu
non
andrai
via
così
:
voglio
che
tu
ti
calmi
,
che
tu
rifletta
.
Non
mi
dirai
che
ami
Passiflora
....
no
,
non
lo
credo
.
E
perchè
lo
sposeresti
?
Per
avere
il
suo
nome
?
Bel
nome
!
Tenutario
di
una
bisca
.
Per
i
quattrini
?
È
rovinato
,
e
quello
che
oggi
possedete
insieme
,
non
si
fonda
su
basi
solide
.
Che
bell
'
avvenire
ti
attende
!
...
E
come
può
quell
'
uomo
divertirti
?
No
,
non
fa
per
te
!
-
Cinzia
tratteneva
a
stento
le
risa
.
-
Avrei
un
bel
vantaggio
a
cambiarlo
con
te
!
-
disse
.
-
Sì
,
che
l
'
avresti
!
-
interruppe
con
impeto
il
conte
.
-
Prima
di
tutto
,
io
sono
adesso
padrone
di
circa
tre
milioni
,
ed
almeno
la
metà
di
questo
denaro
potremo
godercela
insieme
.
Bianca
ormai
non
si
muove
dalla
villa
,
ma
io
posso
venire
a
passare
con
te
almeno
tre
giorni
della
settimana
,
purchè
sia
sicuro
di
trovare
la
tua
casa
sempre
aperta
,
il
tuo
cuore
come
per
il
passato
,
e
che
io
possa
confidarmi
a
te
interamente
.
Non
è
vero
che
accetti
la
mia
proposta
?
-
Le
s
'
inginocchiò
dinanzi
,
le
baciò
le
mani
.
Cinzia
sembrava
commossa
.
Egli
si
fece
sempre
più
incalzante
,
perchè
voleva
ad
ogni
costo
supplantare
Passiflora
e
perchè
il
fascino
che
emanava
da
Cinzia
tornava
ad
avvilupparlo
.
-
Resta
con
me
!
-
pregava
con
voce
piena
di
lacrime
.
-
Dimmi
che
cosa
vuoi
che
io
faccia
per
ottenerti
ancora
!
-
Cinzia
si
alzò
.
-
Ebbene
,
avrai
la
mia
risposta
domattina
.
-
E
perchè
non
adesso
?
-
Perchè
voglio
rifletterci
.
Addio
!
-
Rimasto
solo
,
il
conte
fu
dapprima
assalito
da
una
collera
violenta
.
Ma
dovette
contenerla
,
calmare
i
nervi
e
lo
spirito
.
Sceso
a
fare
colazione
,
poi
lasciò
l
'
albergo
,
stette
fuori
parte
della
giornata
ed
alla
sera
fu
tentato
di
recarsi
da
Passiflora
.
Ma
resistette
alla
tentazione
;
tornò
all
'
albergo
e
si
sentì
molto
triste
,
come
forse
non
lo
era
mai
stato
nella
sua
vita
.
Pensò
a
sua
moglie
,
e
sentì
che
non
avrebbe
mai
più
riacquistato
il
suo
amore
:
poteva
ottenerla
colla
forza
,
ma
non
avrebbe
più
posseduto
che
un
cadavere
.
Ebbe
un
moto
di
ribrezzo
a
quel
pensiero
.
Nessuno
lo
amava
al
mondo
,
all
'
infuori
di
Fabio
;
ma
quella
stessa
cieca
affezione
del
misero
,
invece
di
tornargli
di
conforto
,
l
'
irritava
,
ricordandogli
le
sue
orribili
menzogne
,
il
delitto
fatto
compire
.
Era
malcontento
di
sè
,
di
tutti
,
e
passò
anche
quella
notte
senza
chiuder
occhio
;
si
alzò
di
cattivo
umore
ed
attese
la
risposta
di
Cinzia
.
Alle
nove
precise
sentì
battere
all
'
uscio
.
-
Avanti
!
-
disse
.
Con
un
vivo
battito
di
cuore
vide
entrare
Cinzia
col
sorriso
sulle
labbra
,
gli
occhi
pieni
di
fiamme
.
-
Vengo
a
portarti
la
risposta
io
stessa
!
-
disse
,
porgendogli
le
labbra
.
Livio
gettò
un
grido
di
gioia
e
la
strinse
al
suo
petto
.
Ma
Cinzia
si
svincolò
,
e
indietreggiando
alquanto
:
-
Adagio
!
-
esclamò
.
-
Prima
dobbiamo
fare
i
nostri
patti
!
-
VI
.
L
'
assenza
del
conte
Livio
dalla
villa
si
prolungava
,
ma
egli
aveva
scritto
a
Fabio
dicendogli
che
alcuni
interessi
lo
terrebbero
lontano
per
qualche
settimana
.
Gli
raccomandava
la
contessa
,
e
aggiungeva
che
se
ella
avesse
mostrato
desiderio
di
scendere
nel
parco
a
farvi
una
passeggiata
,
lui
e
Milia
l
'
accompagnassero
,
non
staccandosi
mai
dal
suo
fianco
.
Fabio
nascose
la
lettera
,
quindi
si
recò
dalla
contessa
per
avvertirla
che
il
conte
non
sarebbe
tornato
presto
.
Quella
mattina
Bianca
sembrava
rianimata
:
era
uscita
un
momento
sul
balcone
e
si
appoggiava
alla
balaustrata
.
Vestiva
un
abito
azzurro
pallido
,
stretto
alla
vita
da
una
cintura
d
'
argento
:
aveva
due
grosse
trecce
pendenti
sulle
spalle
.
Pareva
una
giovinetta
.
-
Signora
contessa
....
-
disse
Fabio
alle
sue
spalle
.
Ella
sussultò
e
si
rivolse
.
-
Che
volete
?
-
chiese
.
-
Vengo
a
dirvi
che
il
signor
conte
mi
ha
scritto
.
-
Che
m
'
importa
?
-
esclamò
ella
duramente
.
-
Egli
s
'
interessa
molto
della
vostra
salute
,
mi
scongiura
di
avervi
ogni
riguardo
,
e
mi
dice
che
,
se
desideraste
passeggiare
nel
parco
....
-
Posso
scendere
nel
parco
?
-
interruppe
vivamente
Bianca
con
lo
slancio
di
una
bimba
.
-
Sì
;
-
rispose
Fabio
-
Milia
ed
io
vi
accompagneremo
.
-
Bianca
non
mise
tempo
in
mezzo
,
e
scese
subito
la
scalinata
;
ma
dovette
fermarsi
,
ansante
.
Fabio
le
chiese
con
premura
:
-
Posso
offrirvi
il
braccio
?
-
Voi
?
!
-
Era
in
quella
esclamazione
tanto
disprezzo
e
tanto
orrore
,
che
Fabio
indietreggiò
come
se
l
'
avessero
schiaffeggiato
.
Poi
,
chinando
il
capo
,
rispose
:
-
Avete
ragione
:
scusate
!
-
E
siccome
Bianca
aveva
ripreso
a
camminare
,
la
seguì
.
Egli
aveva
il
cuore
oppresso
.
Come
mai
era
stato
così
audace
da
offrire
il
suo
braccio
alla
contessa
,
lui
,
un
servo
,
un
assassino
?
Come
Bianca
doveva
sprezzarlo
!
Ma
anch
'
essa
era
stata
colpevole
,
sebbene
lo
negasse
;
anch
'
essa
aveva
voluto
commettere
un
delitto
,
associandosi
con
coloro
che
volevano
sbarazzarsi
del
conte
!
Pure
,
nel
contegno
di
lei
,
nella
sua
fisonomia
,
non
era
quell
'
impaccio
di
persona
che
,
essendo
colpevole
,
sta
continuamente
in
guardia
temendo
di
tradirsi
.
E
neppure
poteva
dirsi
pazza
:
il
conte
s
'
ingannava
su
questo
.
Fabio
camminava
colla
testa
china
.
Bianca
,
giunta
ad
una
panchina
,
sedette
.
Fabio
si
appoggiò
al
tronco
di
un
albero
,
non
osando
volgere
lo
sguardo
sulla
contessa
.
-
Che
bei
fiori
vedo
su
quel
prato
!
-
disse
ad
un
tratto
Bianca
.
-
Se
avessi
la
forza
di
correre
,
vorrei
coglierli
.
-
Fabio
si
allontanò
e
non
tardò
a
tornare
con
un
fascio
di
fiori
,
che
depose
sulla
panca
presso
Bianca
.
Poi
si
appoggiò
di
nuovo
all
'
albero
.
La
contessa
spinse
coll
'
ombrellino
il
fascio
di
fiori
che
caddero
in
terra
,
quindi
si
alzò
e
si
diresse
verso
casa
.
Fabio
non
disse
parola
,
ma
fremette
e
seguì
Bianca
con
passo
vacillante
.
La
contessa
,
giunta
nella
sua
camera
,
disse
che
aveva
bisogno
di
riposo
.
Fabio
si
ritirò
nella
propria
camera
,
e
lasciatosi
cadere
su
di
una
poltrona
,
vi
rimase
tutto
compreso
dal
dolore
.
Egli
non
aveva
mai
provato
tanta
umiliazione
nella
sua
vita
.
Neppure
nella
solitudine
del
carcere
ebbe
mai
una
visione
così
chiara
dell
'
infame
delitto
da
lui
commesso
!
Dunque
egli
era
un
gran
miserabile
per
avere
sbarazzato
il
suo
benefattore
d
'
una
donna
che
lo
minacciava
!
E
lui
non
aveva
provato
vergogna
del
suo
delitto
,
pensando
solo
di
pagare
un
debito
di
riconoscenza
al
suo
benefattore
!
Ora
tutto
ciò
gli
appariva
mostruoso
!
Il
disprezzo
di
Bianca
gli
aveva
aperto
gli
occhi
:
egli
capì
l
'
avversione
che
la
contessa
doveva
provare
per
lui
.
Ilda
sola
,
Ilda
che
egli
aveva
amata
di
un
amore
puro
e
buono
,
non
si
era
peritata
a
difenderlo
innanzi
a
tutti
,
gli
aveva
stesa
la
mano
.
Se
Bianca
avesse
avuto
ragione
?
Se
il
conte
fosse
il
solo
colpevole
?
Fabio
gettò
un
grido
che
lo
scosse
,
lo
fece
tornare
in
sè
,
e
fu
spaventato
dei
propri
pensieri
.
Dove
mai
lo
trascinava
la
contessa
col
suo
disprezzo
?
Finiva
col
dubitare
del
proprio
benefattore
!
-
È
così
che
obbedisco
alla
mia
povera
mamma
e
alla
mia
defunta
benefattrice
?
-
mormorò
colle
lacrime
agli
occhi
,
fissando
il
ritratto
della
bellissima
contessa
Rossano
.
Ma
non
tornò
tranquillo
:
sentiva
un
cambiamento
nel
suo
essere
,
e
pregò
Dio
di
liberarlo
da
quell
'
incubo
,
di
aiutarlo
nell
'
adempimento
dei
doveri
prescrittigli
dal
conte
.
Poi
gli
parve
di
aver
bestemmiato
con
tale
preghiera
.
Si
sentì
soffocare
e
si
alzò
per
aprire
la
finestra
.
Fabio
respirò
più
sollevato
.
Nell
'
ora
in
cui
Milia
discese
per
desinare
,
egli
tornò
nell
'
appartamento
della
contessa
.
Le
si
avvicinò
umilmente
,
e
piegando
un
ginocchio
:
-
Perdonatemi
!
-
disse
con
voce
tremante
.
Bianca
alzò
il
capo
e
lo
guardò
,
stupita
.
-
Sì
,
perdonate
il
mio
ardire
di
aver
còlto
quei
fiori
per
voi
!
-
soggiunse
Fabio
.
Un
mesto
sorriso
rischiarò
il
bel
volto
di
Bianca
.
-
Ho
già
dimenticato
.
-
disse
.
Fabio
si
chinò
colla
fronte
sino
a
terra
,
baciandole
il
lembo
dell
'
abito
.
Quando
si
alzò
,
aveva
gli
occhi
inondati
di
lacrime
,
ma
sul
volto
era
un
'
espressione
di
dolcezza
così
commovente
,
che
Bianca
ne
fu
mossa
a
pietà
.
Tuttavia
rimase
silenziosa
,
con
gli
occhi
fissi
nel
vuoto
,
inerte
.
Fabio
la
guardava
e
stupiva
di
vederla
così
tranquilla
,
con
quell
'
aureola
di
candore
sulla
fronte
.
Possibile
che
quella
soave
creatura
avesse
avuto
un
amante
?
Aveva
pur
letto
la
lettera
di
Aldo
;
ma
il
dubbio
ormai
si
faceva
strada
nella
sua
mente
.
Ad
un
tratto
si
ricordò
delle
lettere
scritte
dal
conte
a
Giulietta
e
firmate
col
suo
nome
:
Fabio
Ribera
.
Egli
aveva
saputo
quel
particolare
quando
fu
interrogato
dal
giudice
istruttore
.
Livio
aveva
dunque
premeditato
d
'
ingannare
Giulietta
,
prendendo
il
nome
di
Fabio
per
sottrarsi
ad
ogni
responsabilità
.
Ora
non
poteva
Livio
avere
scritto
quella
lettera
firmata
Aldo
,
per
dimostrare
la
colpa
della
moglie
?
E
se
un
giorno
,
stanco
di
Bianca
,
gli
proponesse
di
sopprimerla
?
-
Oh
!
no
,
no
,
questo
mai
!
-
disse
a
voce
alta
,
volgendo
attorno
gli
occhi
spaventati
.
Bianca
l
'
udì
,
si
rivolse
verso
lui
.
-
Che
avete
,
Martino
?
-
Egli
si
scosse
,
divenne
di
fuoco
.
-
Nulla
....
contessa
;
-
balbettò
-
il
silenzio
di
questa
stanza
mi
aveva
assopito
,
e
sognavo
....
-
Che
il
conte
voleva
farvi
commettere
un
altro
delitto
?
-
interruppe
sorridendo
Bianca
.
Fabio
ebbe
una
gran
vergogna
di
sè
stesso
.
-
No
,
no
!
-
Quali
sogni
spaventevoli
devono
talvolta
opprimervi
!
-
proseguì
la
contessa
.
-
Ditemi
:
non
vi
appare
mai
l
'
ombra
di
colei
che
uccideste
per
un
altro
?
Non
è
venuta
mai
Giulietta
a
chiedervi
conto
della
sua
bambina
?
-
Le
labbra
di
Fabio
tremavano
convulsamente
.
-
Non
capisco
,
contessa
,
non
so
nulla
,
nulla
!
-
Ella
ebbe
un
sorriso
di
disprezzo
.
-
Avete
ragione
,
dimentico
sempre
che
siete
....
Martino
.
-
Milia
entrava
e
Fabio
fuggì
nel
parco
.
Quando
tornò
,
Bianca
si
accòrse
che
egli
doveva
aver
pianto
,
perchè
aveva
gli
occhi
rossi
.
-
Avete
ordini
da
darmi
,
contessa
?
-
chiese
con
voce
alterata
.
-
Sì
,
Martino
!
-
rispose
con
dolcezza
Bianca
.
-
Se
domattina
il
tempo
è
così
bello
preparatemi
la
poltrona
a
ruote
:
mi
farete
fare
tutto
il
giro
del
parco
.
-
Il
volto
di
Fabio
s
'
illuminò
d
'
improvviso
.
-
Sì
,
contessa
.
-
Vi
diletta
leggere
,
Martino
?
-
Sì
,
contessa
.
-
Ebbene
,
prendete
questo
libro
:
vi
piacerà
.
-
Egli
afferrò
il
libro
con
mano
tremante
,
balbettò
un
ringraziamento
.
Quando
se
ne
fu
andato
,
Bianca
disse
a
Milia
:
-
Mettimi
a
letto
,
sono
stanca
,
ma
sto
meglio
.
-
Dio
sia
lodato
!
-
esclamò
la
vedova
.
VII
.
Fabio
,
seduto
nella
sua
camera
,
aperto
il
libro
che
Bianca
gli
aveva
dato
,
leggeva
:
"
Noi
c
'
inchiniamo
servilmente
davanti
ad
un
idolo
di
creta
,
facciamo
talvolta
per
una
creatura
umana
il
sacrifizio
del
nostro
dovere
,
della
nostra
anima
,
della
nostra
felicità
eterna
,
mentre
ci
pare
grave
servire
Dio
immortale
,
creatore
e
dominatore
di
tutte
le
cose
.
"
E
che
otterremo
da
una
creatura
mortale
,
che
domani
è
polvere
?
Che
avremo
da
quell
'
idolo
di
creta
,
che
la
semplice
volontà
di
Dio
basterebbe
a
rovesciare
?
"
Un
giorno
verrà
che
l
'
apparente
trionfo
farà
sembrare
più
grande
ancora
la
giustizia
di
Dio
,
mentre
le
lacrime
degli
innocenti
faranno
esaltare
ancor
più
la
sua
misericordia
.
"
L
'
ora
verrà
in
cui
tutte
le
pene
cesseranno
.
E
sarà
quando
l
'
uomo
,
comprendendo
le
sue
colpe
,
si
umilierà
dinanzi
a
Dio
,
implorerà
il
suo
perdono
.
Dio
è
sempre
pronto
a
salvare
chi
si
pente
.
Egli
accoglie
il
peccatore
pentito
,
gli
addita
la
via
del
Cielo
!
Oh
!
la
dolcezza
della
parola
divina
in
un
'
anima
abbattuta
!
Quand
'
anche
tutto
il
mondo
ci
mancasse
,
Dio
ci
resta
sempre
....
"
Fabio
,
angosciato
,
con
un
sentimento
nuovo
nel
cuore
,
che
lo
torturava
e
lo
consolava
ad
un
tempo
,
cadde
sulle
ginocchia
,
e
mentre
lacrime
cocenti
cadevano
dai
suoi
occhi
,
balbettava
fra
i
singhiozzi
:
-
Mio
Dio
,
perdonatemi
!
Mio
Dio
,
fate
scaturire
la
luce
,
perchè
io
mi
penta
,
perchè
sia
tutto
vostro
!
Mio
Dio
,
io
ho
fede
in
voi
!
-
Così
inginocchiato
,
Fabio
ritornò
sul
suo
passato
,
esaminò
la
sua
vita
.
La
giudicò
miserabile
!
Egli
non
aveva
avuto
altro
fine
che
accontentare
il
conte
,
senza
neppur
sapere
se
faceva
bene
o
male
.
Aveva
obbedito
ciecamente
come
uno
schiavo
che
si
piega
alla
minima
volontà
del
padrone
,
senza
cercare
se
questa
volontà
è
contraria
alle
sante
leggi
di
un
padrone
più
onnipotente
.
Oh
!
ricominciare
una
nuova
vita
,
una
vita
utile
a
tanti
innocenti
!
Mentre
così
pensava
,
la
sua
anima
venne
rapita
da
un
'
estasi
mai
provata
,
come
avviene
a
tutti
coloro
cui
la
fede
in
Dio
si
rivela
per
la
prima
volta
.
La
mattina
seguente
il
sole
era
sorto
radioso
,
ma
più
radiosa
era
l
'
anima
di
Fabio
.
Quando
egli
entrò
nella
camera
della
contessa
per
avvertirla
che
la
poltrona
era
pronta
per
la
passeggiata
nel
parco
,
apparve
agli
occhi
di
Bianca
come
un
altro
uomo
.
Sembrava
che
tutto
il
suo
essere
fosse
cambiato
.
Bianca
non
lo
interrogò
,
scese
nel
parco
,
sedette
sulla
poltrona
,
ed
allora
soltanto
,
rivolgendosi
a
lui
,
gli
disse
:
-
Andiamo
:
spingete
.
Voi
,
Milia
,
restate
pur
qui
a
riposarvi
.
-
Fabio
palpitò
.
La
contessa
non
aveva
dunque
più
orrore
di
lui
?
La
poltrona
scorreva
dolcemente
pei
viali
.
La
casa
e
Milia
più
non
si
vedevano
,
allorchè
la
contessa
disse
:
-
Riposatevi
,
Martino
:
io
starò
bene
qui
,
all
'
ombra
.
Egli
obbedì
:
trasse
la
poltrona
dove
gli
alberi
erano
più
folti
,
e
si
allontanò
di
qualche
passo
per
non
rendersi
indiscreto
.
Ma
Bianca
lo
chiamò
.
-
Avete
letto
il
libro
che
vi
ho
dato
?
Non
avete
nulla
da
dirmi
?
-
Egli
si
gettò
ai
piedi
della
contessa
.
-
Non
osavo
parlarvene
,
-
disse
-
eppure
ho
il
cuore
pieno
.
Il
vostro
libro
mi
ha
aperto
gli
occhi
.
Io
credevo
di
seguire
il
bene
e
sono
stato
un
malvagio
.
Non
nego
più
....
sono
Fabio
Ribera
,
l
'
assassino
di
Giulietta
Levera
.
-
Lo
so
;
-
rispose
Bianca
con
tristezza
-
ma
so
altresì
che
il
conte
è
il
maggior
colpevole
in
tale
delitto
:
egli
solo
vi
spinse
al
male
.
-
Fabio
si
strinse
colle
mani
la
fronte
.
-
È
proprio
vero
,
contessa
?
L
'
anima
mia
si
dibatte
fra
atroci
dubbi
.
Ho
chiesto
a
Dio
d
'
illuminarmi
.
È
possibile
che
l
'
uomo
da
me
adorato
,
il
mio
benefattore
sia
colpevole
?
-
Se
era
un
uomo
onesto
non
avrebbe
armato
la
vostra
mano
per
farvi
commettere
un
delitto
!
Chi
benefica
un
uomo
per
spingerlo
al
male
,
è
un
demonio
!
Ma
se
Dio
ha
toccato
il
vostro
cuore
,
voi
potete
essere
salvo
.
Fabio
,
vedete
che
io
,
pur
trovandomi
qui
sola
,
inerme
,
non
ho
più
paura
di
voi
e
vi
stendo
la
mano
da
amica
?
Ebbene
,
ora
io
ho
piena
fiducia
in
voi
,
come
dovete
averla
in
me
.
Siamo
qui
soli
,
nessuno
può
ascoltare
i
nostri
segreti
:
apritemi
la
vostra
anima
,
come
io
vi
aprirò
la
mia
.
Allora
Dio
,
che
ci
ascolta
,
diraderà
le
tenebre
dalla
vostra
mente
,
farà
apparire
agli
occhi
vostri
la
verità
.
-
Avete
ragione
:
confesso
....
confesso
tutto
.
Dio
mi
ispira
.
-
In
ginocchio
sull
'
erba
,
dinanzi
a
quella
creatura
il
cui
volto
soave
pareva
trasfigurato
,
Fabio
fece
il
racconto
di
tutta
la
sua
vita
passata
,
nulla
tacendo
di
quanto
riguardava
sè
,
la
contessa
Rossano
,
madre
di
Livio
,
ed
il
conte
.
Bianca
ascoltò
con
intensa
attenzione
.
Essa
fu
colpita
più
che
altro
dalla
raccomandazione
di
Stefana
fatta
a
Livio
di
non
abbandonar
mai
l
'
orfanello
.
Ad
un
tratto
nella
mente
della
giovane
subentrò
una
gran
luce
e
tutto
divenne
per
lei
verità
semplice
ed
evidente
.
Fabio
,
terminato
il
suo
racconto
,
le
disse
:
-
Non
sembra
anche
a
voi
,
contessa
,
che
un
uomo
,
il
quale
mostrò
tanta
generosità
verso
il
figlio
di
un
povero
servo
,
non
può
essere
colpevole
di
quanto
lo
accusano
?
-
Lo
è
più
ancora
di
quanto
m
'
immaginavo
!
-
esclamò
Bianca
.
-
Fabio
,
non
vi
siete
mai
guardato
allo
specchio
?
Non
vi
ha
mai
detto
alcuno
della
vostra
strana
rassomiglianza
col
conte
?
Ebbene
,
egli
è
per
certo
vostro
fratello
....
-
Impossibile
!
-
esclamò
Fabio
.
-
Io
sono
iscritto
sui
libri
dello
Stato
Civile
come
figlio
dei
coniugi
Ribera
.
-
Chi
erano
questi
Ribera
?
-
interruppe
concitata
Bianca
.
-
Due
servi
devoti
alla
loro
padrona
.
La
contessa
Stefana
,
e
questo
lo
seppi
dalla
bocca
stessa
di
Livio
nei
primi
mesi
del
nostro
matrimonio
,
in
un
momento
di
espansione
,
assomigliava
perfettamente
a
lui
nel
carattere
;
era
creduta
una
donna
virtuosa
,
ed
ingannava
il
mondo
,
come
ingannava
il
marito
.
Non
vi
è
dunque
nulla
di
straordinario
che
,
per
nascondere
una
colpa
,
abbia
avuto
per
complici
i
suoi
fidati
domestici
.
-
I
denti
di
Fabio
sbattevano
sulle
sue
labbra
sbiancate
.
-
Ed
io
sarei
il
frutto
....
di
quella
colpa
?
-
Lo
giurerei
.
La
contessa
non
ebbe
il
cuore
di
abbandonarvi
e
si
occupò
di
voi
,
quando
Dio
vi
privò
di
coloro
che
vi
avevano
dato
il
nome
.
Ma
nè
la
vostra
finta
madre
,
nè
la
vera
,
ebbero
il
coraggio
di
rivelarvi
la
verità
,
neppure
al
letto
di
morte
.
Il
conte
,
che
sa
tutto
per
certo
,
vi
ha
tenuto
sempre
al
livello
di
un
suo
servo
,
e
non
basta
:
egli
ha
voluto
fare
di
voi
un
assassino
.
Vi
ha
fatto
credere
che
Giulietta
era
disonesta
,
che
finiva
col
minacciarlo
.
Essa
era
invece
una
fanciulla
onesta
,
che
il
conte
aveva
sedotta
sotto
il
vostro
nome
e
che
abbandonò
quando
fu
madre
.
Nè
tanto
gli
bastò
:
Livio
,
temendo
di
vedersi
smascherato
dalla
disgraziata
,
armò
la
mano
stessa
del
fratello
.
-
Fabio
ansava
.
-
Dio
mio
!
-
mormorò
con
angoscia
.
Bianca
continuò
,
come
se
quelle
rivelazioni
la
sollevassero
:
-
E
sapete
dov
'
era
il
conte
,
mentre
voi
compivate
l
'
esecrabile
delitto
ed
io
mi
dibattevo
in
spasimi
morali
atroci
,
nel
mio
palazzo
a
Torino
?
"
Egli
si
godeva
il
carnevale
a
Milano
,
in
compagnia
di
una
certa
Cinzia
,
una
creatura
spregevole
al
pari
di
lui
e
che
doveva
essere
a
parte
di
tutte
le
sue
infamie
.
"
Ma
non
basta
.
Istigandovi
a
colpire
Giulietta
,
sbarazzandosi
di
lei
e
di
voi
col
lasciarvi
condannare
,
il
conte
aveva
un
altro
scopo
:
quello
d
'
impadronirsi
della
pura
fanciulla
da
voi
amata
....
Ilda
.
-
Fabio
credette
di
morire
.
-
Oh
!
questo
non
è
vero
,
ditemi
che
non
è
vero
!
-
balbettò
con
accento
straziante
.
Bianca
alzò
il
pallido
viso
trasfigurato
.
-
Per
la
cara
memoria
di
mio
padre
,
vi
giuro
che
è
la
verità
!
Ma
perchè
meglio
mi
comprendiate
,
vi
racconterò
la
mia
storia
,
perchè
ad
essa
si
collega
quella
di
altri
innocenti
:
Aldo
Pomigliano
e
la
vostra
fidanzata
,
Ilda
.
-
Fabio
ascoltò
,
col
cuore
in
sussulto
.
Quando
Bianca
gli
ebbe
detto
tutto
,
egli
cadde
sull
'
erba
,
rompendo
in
singhiozzi
.
Mezz
'
ora
dopo
Bianca
tornava
alla
villa
con
Fabio
,
il
quale
partì
il
domani
per
Torino
.
VIII
.
Nei
patti
stabiliti
da
Cinzia
col
conte
,
la
cortigiana
si
manifestò
pratica
e
ponderata
.
Prima
di
tutto
,
non
volle
fare
le
cose
con
precipitazione
:
una
rottura
improvvisa
con
Passiflora
avrebbe
provocato
spiegazioni
,
forse
un
duello
;
e
Livio
doveva
evitare
uno
scandalo
per
riguardo
alla
moglie
.
Il
conte
avrebbe
dunque
continuato
a
frequentare
la
casa
del
marchese
Passiflora
,
fingendo
di
esservi
attirato
dal
giuoco
,
ma
ogni
mattina
i
due
amanti
si
vedrebbero
in
qualche
appartamento
ammobiliato
,
dove
Livio
abiterebbe
.
Quando
poi
il
marchese
sollecitasse
il
matrimonio
,
Cinzia
gli
confesserebbe
di
voler
riprendere
la
propria
libertà
.
La
cortigiana
volle
pure
che
Livio
le
giurasse
che
per
qualche
tempo
non
rivedrebbe
la
contessa
,
perchè
essa
era
gelosa
di
lei
.
Il
conte
giurò
tutto
quanto
essa
volle
,
accettò
tutti
i
patti
che
a
Cinzia
piacque
fargli
sottoscrivere
e
si
dette
subito
attorno
per
trovare
l
'
appartamento
che
desiderava
.
Egli
ne
prese
uno
al
pianterreno
,
su
di
un
corso
deserto
,
in
un
palazzina
abitata
dai
soli
padroni
,
due
vecchi
negozianti
in
ritiro
,
che
passavano
quasi
tutto
l
'
anno
in
campagna
.
In
quel
momento
la
casa
era
vuota
.
Il
conte
non
aveva
nemmeno
bisogno
di
passare
innanzi
al
portinaio
:
aveva
un
'
entrata
particolare
dal
giardino
.
Due
tappezzieri
allestirono
in
pochi
giorni
il
quartiere
,
ma
il
conte
non
prese
alcun
domestico
.
Si
accordò
col
portinaio
e
la
moglie
di
esso
per
la
pulizia
delle
stanze
e
lì
ricevette
Cinzia
quasi
tutti
i
giorni
.
Una
mattina
il
conte
stava
per
uscire
dall
'
albergo
dove
si
recava
a
dormire
ogni
notte
perchè
tutti
ignorassero
il
suo
ritiro
segreto
,
quando
si
trovò
a
faccia
a
faccia
con
Fabio
.
-
Tu
qui
?
-
esclamò
.
-
È
successo
qualche
cosa
a
Bianca
?
-
Fabio
aveva
la
fisionomia
tranquilla
.
-
No
,
rassicuratevi
;
la
contessa
sta
assai
meglio
;
sono
venuto
a
Torino
per
eseguire
alcune
sue
commissioni
;
ma
prima
ho
desiderato
vedervi
.
-
Il
conte
guardò
l
'
orologio
:
erano
le
nove
;
aveva
mezz
'
ora
a
sua
disposizione
.
-
Hai
fatto
benissimo
!
-
rispose
.
-
Vieni
!
Il
conte
rientrò
nell
'
albergo
,
e
condotto
Fabio
nel
proprio
appartamento
:
-
Ebbene
,
che
hai
da
dirmi
?
-
gli
chiese
.
-
Volevo
soltanto
avvertirvi
che
la
contessa
va
migliorando
ogni
giorno
;
non
vaneggia
più
,
non
mi
respinge
quando
le
parlo
di
voi
,
anzi
sembra
ascoltarmi
con
molto
interesse
.
Però
ho
dovuto
trasgredire
al
vostro
ordine
e
dirle
che
sono
veramente
Fabio
Ribera
.
-
Livio
aggrottò
le
sopracciglia
.
-
È
stata
un
'
imprudenza
!
-
L
'
ho
commessa
nel
vostro
interesse
,
-
rispose
il
giovane
-
perchè
così
ho
potuto
dimostrarle
quanto
s
'
ingannava
sul
vostro
conto
,
parlandole
di
tutti
i
benefizi
da
voi
ricevuti
,
giurandole
che
voi
non
prendeste
alcuna
parte
nell
'
assassinio
di
Giulietta
.
Se
ho
fatto
male
,
ve
ne
chiedo
perdono
!
-
Il
conte
gli
sorrise
con
bontà
.
-
Ti
sono
anzi
grato
della
tua
devozione
.
Ma
che
risponde
Bianca
sentendo
perorare
la
mia
causa
?
-
Rimane
pensosa
.
Ieri
disse
queste
parole
:
"
-
Che
io
mi
sia
sempre
ingannata
sul
conto
di
Livio
?
Che
abbia
avuto
una
benda
sugli
occhi
?
-
"
Non
aggiunse
altro
,
ma
ieri
sera
mi
chiese
dolcemente
se
sarei
venuto
a
Torino
ad
acquistarle
alcuni
libri
e
dei
pezzi
di
musica
,
che
desiderava
.
Mi
affrettai
a
rispondere
che
ero
lieto
di
compiacerla
.
"
Io
credo
però
che
la
contessa
mi
abbia
inviato
a
Torino
colla
speranza
che
io
vi
veda
e
vi
parli
di
lei
;
sarebbe
dunque
bene
che
ritornaste
alla
villa
.
-
Il
conte
lo
fissava
con
grande
attenzione
.
-
Dimmi
la
verità
,
Bianca
stessa
ti
manda
da
me
.
-
No
,
ve
lo
giuro
!
-
Aspettiamo
dunque
che
lei
mandi
a
cercarmi
!
-
esclamò
sorridendo
il
conte
,
alzandosi
.
-
Aspettiamo
che
la
sua
guarigione
sia
completa
.
In
questo
momento
non
potrei
abbandonare
Torino
;
ho
qui
affari
che
non
ammettono
dilazioni
.
Forse
fra
qualche
settimana
farò
una
scappata
.
Non
parlare
a
Bianca
di
me
;
se
t
'
interroga
,
dille
che
non
mi
hai
veduto
.
-
Fabio
pure
si
era
alzato
.
Capiva
che
Livio
voleva
sbarazzarsi
di
lui
.
La
pendola
sonava
le
dieci
:
Livio
sussultò
.
-
Ho
un
appuntamento
;
-
disse
-
ti
lascio
;
ci
rivedremo
alla
villa
.
-
Scendo
con
voi
.
-
Appena
in
istrada
,
il
conte
,
senza
neppure
stendere
la
mano
a
Fabio
per
la
fretta
,
salì
in
una
carrozza
che
stazionava
dinanzi
all
'
albergo
,
gridando
forte
al
cocchiere
:
-
Corso
Grugliasco
,
e
di
corsa
!
-
Fabio
tenne
dietro
cogli
occhi
alla
vettura
,
e
quando
la
vide
sparire
il
suo
volto
divenne
triste
e
cupo
.
Dove
correva
il
conte
?
Aveva
dunque
delle
tresche
,
dei
raggiri
?
Agitato
,
Fabio
salì
a
sua
volta
in
un
fiacchere
dando
al
vetturino
l
'
indirizzo
del
cavaliere
Umberto
Trani
.
Il
magistrato
lo
ricevette
subito
e
sussultò
nel
vederlo
.
-
Vengo
da
parte
della
contessa
Bianca
Rossano
,
che
vi
manda
questa
lettera
,
-
disse
Fabio
.
Umberto
fece
un
brusco
movimento
.
-
La
contessa
Bianca
?
-
ripetè
.
-
L
'
avete
veduta
?
Le
avete
parlato
?
-
Sono
al
suo
servizio
fino
dalla
mia
uscita
di
prigione
.
-
Chi
vi
ha
dato
quel
posto
?
-
Il
conte
Livio
,
facendomi
passare
presso
la
servitù
e
presso
la
contessa
stessa
per
un
antico
suo
cameriere
di
nome
Martino
.
Ma
voi
sarete
meglio
informato
dalla
lettera
.
-
Il
magistrato
offrì
una
sedia
a
Fabio
,
e
,
sedutosi
egli
stesso
allo
scrittoio
,
lacerò
la
busta
e
lesse
quanto
Bianca
gli
scriveva
.
/
#
"
Finalmente
!
Dio
ha
compiuto
il
miracolo
:
Fabio
ha
confessato
tutto
,
si
pente
del
suo
delitto
,
è
divenuto
nostro
alleato
,
nostro
amico
,
disposto
a
tutto
per
conoscere
il
segreto
della
sua
nascita
,
i
legami
che
l
'
uniscono
al
conte
,
ed
aiutarci
a
vendicare
tanti
poveri
innocenti
.
"
#
/
Il
magistrato
si
fermò
:
i
suoi
occhi
scintillavano
di
contento
fissandosi
sul
volto
di
Fabio
.
-
È
vero
ciò
che
mi
scrive
la
contessa
?
-
chiese
Umberto
.
-
È
vero
;
-
replicò
Fabio
senza
sconcertarsi
-
solo
vi
aggiungo
che
alla
buona
signora
si
deve
il
miracolo
;
ella
sola
ha
saputo
mostrarmi
il
mio
accecamento
.
Io
sono
stato
molto
colpevole
,
signore
,
e
darei
tutto
il
mio
sangue
per
espiare
.
-
Ed
io
vi
aiuterò
nella
vostra
opera
di
espiazione
,
-
rispose
il
magistrato
.
E
si
rimise
a
leggere
.
Bianca
gli
faceva
il
racconto
di
quanto
era
accaduto
fra
lei
e
Fabio
.
-
La
nostra
causa
è
vinta
!
-
esclamò
finalmente
il
Trani
.
-
Ah
!
lo
vedranno
coloro
che
credevano
di
mettere
anche
me
nel
sacco
!
...
Sapremo
dimostrare
chi
è
stato
il
solo
colpevole
!
-
Nascose
la
lettera
nel
portafogli
,
si
fregò
le
mani
,
poi
disse
al
giovane
:
-
Adesso
avvicinatevi
e
parliamo
:
le
ricerche
che
volete
fare
per
conoscere
il
legame
che
ha
reso
di
voi
,
galantuomo
,
il
complice
di
un
gentiluomo
altrettanto
vile
quanto
miserabile
,
l
'
ho
incominciate
io
stesso
e
con
buon
risultato
.
Ebbene
,
quello
che
la
contessa
Bianca
suppone
,
è
la
verità
:
voi
siete
il
secondo
figlio
della
contessa
Rossano
.
-
Fabio
arrossì
,
poi
tornò
pallido
:
tutto
il
suo
corpo
tremava
dalla
commozione
.
-
Suo
figlio
?
-
ripetè
,
-
E
non
mi
ha
dato
il
nome
di
mio
padre
?
-
Ascoltatemi
,
Fabio
,
e
non
credete
che
io
oltraggi
la
memoria
della
donna
che
fu
vostra
madre
:
tutto
quanto
vi
dirò
,
posso
provarvelo
.
Oh
!
questa
minuziosa
investigazione
del
passato
di
una
morta
mi
è
costata
non
pochi
sforzi
,
ma
ci
sono
riuscito
.
-
Infatti
il
magistrato
narrò
tutta
la
storia
della
contessa
Stefana
Rossano
,
del
frutto
del
suo
adulterio
,
delle
dissolutezze
di
Livio
,
che
fece
poi
vittima
Giulietta
,
armando
la
mano
di
Fabio
,
e
la
povera
contessa
Bianca
.
-
Ora
,
-
concluse
-
il
conte
è
di
nuovo
ìncapriccito
di
Cinzia
,
e
forse
finirà
col
proporvi
di
sopprimere
anche
sua
moglie
.
-
Un
grido
d
'
angoscia
sfuggì
dalla
strozza
di
Fabio
.
-
Non
temete
per
la
contessa
Bianca
;
-
soggiunse
il
magistrato
-
il
conte
ormai
è
nelle
nostre
mani
:
Cinzia
è
nostra
alleata
.
Colei
detesta
il
conte
,
e
ambisce
a
divenir
moglie
del
marchese
Passiflora
.
Ora
non
fa
che
tenere
a
bada
Livio
,
ed
attende
un
mio
cenno
per
fargli
confessare
tutto
,
mentre
voi
,
io
ed
altri
due
testimoni
,
nascosti
in
una
stanza
attigua
,
ascolteremo
la
sua
confessione
.
Potete
trattenervi
a
Torino
?
Io
mi
accorderò
stasera
con
Cinzia
,
e
domani
notte
potrete
sentir
confermare
dalla
bocca
stessa
di
vostro
fratello
quanto
già
sapete
.
-
Ho
promesso
alla
contessa
Bianca
di
portarle
stasera
una
vostra
risposta
,
e
non
vorrei
mancare
.
-
Ebbene
,
andate
.
Ma
domani
verso
quest
'
ora
tornate
da
me
,
vi
darò
le
mie
istruzioni
;
noi
non
faremo
scandali
,
ma
il
conte
merita
di
essere
punito
.
-
IX
.
Nell
'
assenza
di
Fabio
,
la
contessa
Bianca
non
si
mosse
dalla
sua
camera
.
Erano
circa
le
quattro
del
pomeriggio
.
La
contessa
,
dopo
aver
desinato
,
sedette
sul
balcone
,
attendendo
il
ritorno
di
Fabio
.
Ella
provava
in
cuore
una
dolce
commozione
ed
aveva
il
vago
presentimento
che
quel
giorno
dovesse
essere
per
lei
notevole
.
Mentre
era
così
immersa
nelle
sue
fantasticherie
,
fu
sorpresa
di
sentire
un
arpeggio
di
chitarra
,
mentre
una
voce
di
bimba
cantava
la
tenera
e
soave
romanza
:
/
*
"
Rondinella
pellegrina
Che
ti
posi
sul
verone
....
"
*
/
Bianca
provò
una
scossa
indefinibile
:
ella
chiamò
Milia
.
-
Non
senti
quel
canto
di
bambina
?
-
le
chiese
la
contessa
.
-
Sì
,
infatti
.
-
Sai
chi
è
che
canta
?
-
No
,
contessa
,
ma
vado
subito
ad
informarmi
,
se
vi
fa
piacere
.
-
Sì
,
va
'
,
va
'
!
-
Il
dolce
canto
continuava
;
poi
,
ad
un
tratto
,
cessò
.
Alcuni
minuti
dopo
Milia
apparve
con
una
bambina
magra
,
vestita
di
nero
,
col
capo
coperto
da
un
fazzoletto
nero
che
gli
scendeva
sulla
fronte
e
impediva
di
scorgere
il
colore
dei
capelli
.
La
bimba
inoltrava
quasi
tremando
.
-
Contessa
,
-
disse
Milia
con
tono
commosso
-
vi
ho
condotta
la
piccola
cantante
,
certa
che
,
se
anche
il
conte
ed
il
signor
Martino
lo
sapessero
,
non
mi
sgriderebbero
,
come
vorrete
impetrare
indulgenza
per
Pietro
il
giardiniere
e
sua
moglie
,
che
hanno
commesso
una
mancanza
.
-
Quale
mancanza
?
-
chiese
Bianca
.
-
È
passata
di
qui
una
compagnia
di
sonatori
girovaghi
,
dei
quali
fa
parte
questa
bambina
.
Sono
due
donne
ed
un
uomo
:
la
più
vecchia
,
quando
è
stata
al
cancello
della
villa
,
ha
avuto
uno
svenimento
.
Il
giardiniere
e
sua
moglie
,
impietositi
,
li
hanno
ricettati
nel
padiglione
del
parco
.
-
Hanno
fatto
benissimo
!
-
interruppe
concitata
Bianca
.
-
Vai
subito
a
portare
a
quella
povera
gente
quanto
può
loro
occorrere
.
Intanto
la
piccina
mi
terrà
compagnia
.
-
Milia
non
vide
alcun
inconveniente
nell
'
appagare
il
desiderio
della
contessa
,
e
si
affrettò
ad
allontanarsi
,
lieta
di
aver
trovato
anche
per
sè
un
passatempo
,
pur
facendo
una
buona
azione
.
Durante
il
discorso
delle
due
donne
,
la
bambina
era
rimasta
silenziosa
,
cogli
occhi
bassi
,
in
mezzo
alla
stanza
.
Appena
uscita
Milia
,
la
contessa
sedette
su
d
'
una
poltrona
,
dicendo
con
dolcezza
:
-
Avvicinati
,
mia
cara
,
non
temere
!
-
Allora
si
vide
una
cosa
inaudita
.
La
bambina
si
tolse
d
'
un
lampo
il
fazzoletto
che
aveva
in
capo
,
lasciando
sciogliere
sulle
spalle
lunghi
e
folti
ricci
d
'
un
biondo
dorato
.
Poi
d
'
un
salto
fu
al
collo
della
contessa
,
baciandola
convulsamente
,
balbettando
fra
lacrime
e
singhiozzi
:
-
Mammina
....
la
mia
mammina
....
finalmente
....
finalmente
....
t
'
ho
ritrovata
!
...
-
Fu
un
vero
miracolo
se
Bianca
non
cadde
svenuta
.
Senza
una
parola
,
strinse
convulsamente
fra
le
braccia
Gina
,
la
figlia
della
povera
Giulietta
,
e
per
un
istante
fu
un
vero
delirio
.
-
Sei
tu
,
proprio
tu
,
Gina
mia
?
-
balbettava
la
contessa
.
-
Io
,
mammina
cara
;
se
tu
sapessi
quanto
abbiamo
fatto
per
avvicinarti
senza
che
ci
scoprissero
!
Ma
ti
dirò
tutto
,
sai
!
E
non
temere
:
ora
sono
grande
e
saprò
non
tradirmi
per
restare
vicino
a
te
.
-
Cara
,
cara
,
tesoro
adorato
;
ma
aspetta
un
momento
,
chiuderemo
l
'
uscio
.
-
Non
importa
,
mammina
!
-
osservò
giudiziosamente
la
bimba
.
-
Non
bisogna
destar
sospetti
a
quella
donna
che
ti
serve
;
sta
'
tranquilla
,
per
un
pezzo
non
verrà
;
il
babbo
saprà
trattenerla
!
-
La
contessa
sentì
mancarsi
il
respiro
:
il
suo
cuore
si
mise
a
battere
pazzamente
.
-
Il
babbo
è
qui
con
te
?
-
mormorò
.
-
Sì
:
povero
babbo
,
ha
sofferto
tanto
!
Ma
ci
ha
dato
sempre
speranza
e
coraggio
.
Egli
ha
pensato
di
trasformarci
in
sonatori
ambulanti
....
-
Ma
chi
sono
le
due
donne
che
avete
insieme
?
-
chiese
palpitante
la
contessa
.
-
Una
si
chiama
Ilda
e
mi
tiene
luogo
della
povera
zia
Severina
,
che
è
morta
....
-
Gli
occhi
di
Bianca
si
empirono
di
lacrime
.
-
Morta
?
Morta
di
dispiacere
,
non
è
vero
?
-
mormorò
,
parlando
più
a
sè
stessa
che
a
Gina
.
-
Sì
,
mammina
,
ma
anche
morendo
pensava
a
me
,
a
te
,
e
scongiurava
il
babbo
di
ricondurmi
nelle
tue
braccia
,
e
perdonava
a
tutti
.
-
Povera
e
santa
creatura
!
E
suo
marito
?
-
Ha
lasciato
Ivrea
,
non
potendo
più
vedersi
nel
paese
dove
è
morta
la
zia
.
Non
sappiamo
dove
sia
andato
.
-
E
l
'
autore
di
tutte
queste
sventure
dovrà
restare
impunito
?
-
Il
babbo
dice
che
bisogna
aver
fede
nella
giustizia
divina
.
-
Quella
semplice
espressione
di
fiducia
in
Dio
commosse
profondamente
Bianca
.
Gina
la
guardava
con
un
sorriso
estatico
.
-
Mammina
,
se
tu
sapessi
quanto
ho
pregato
per
te
!
Ed
anche
per
il
babbo
,
che
non
vedevo
più
....
Ma
un
giorno
egli
tornò
.
Era
pallido
pallido
e
tremava
mentre
mi
stringeva
fra
le
sue
braccia
.
È
tanto
buono
,
il
babbo
,
mammina
!
Oh
,
se
tu
potessi
scendere
un
momento
,
vederlo
,
parlargli
!
-
Bianca
si
scosse
e
con
subitanea
commozione
:
-
Ebbene
....
sì
....
verrò
....
lo
debbo
,
lo
voglio
!
...
-
Oh
!
mammina
cara
,
quanto
sei
buona
!
Non
temere
:
quella
donna
che
ti
serve
non
saprà
nulla
.
Guarda
!
-
Scivolò
dalle
ginocchia
della
contessa
,
riprese
il
suo
fazzoletto
e
ne
avvolse
i
dorati
capelli
.
Poi
,
sorridendo
di
un
sorriso
angelico
,
stese
la
mano
a
Bianca
,
dicendo
:
-
Volete
venire
,
bella
signora
?
-
La
fisonomia
della
contessa
si
era
mutata
.
Ella
era
divenuta
seria
ed
i
suoi
occhi
brillarono
stranamente
.
-
Vengo
!
-
rispose
in
tono
risoluto
,
alzando
il
capo
con
fierezza
.
-
Non
sono
io
qui
la
padrona
?
Gina
,
cara
bambina
mia
,
conducimi
da
tuo
padre
.
-
Gina
l
'
afferrò
per
la
mano
.
In
quel
momento
comparve
Fabio
.
Egli
era
pallidissimo
,
ma
calmo
.
Guardò
con
sorpresa
la
bimba
vestita
a
lutto
,
che
alla
sua
vista
si
rifugiò
fra
le
gonne
della
contessa
.
-
Ah
!
siete
tornato
a
tempo
,
Martino
!
-
disse
Bianca
senza
scomporsi
.
-
Vedete
questa
cara
bambina
?
Essa
fa
parte
di
una
compagnia
di
sonatori
girovaghi
che
io
ho
permesso
di
ricoverare
nel
padiglione
del
parco
.
Ora
,
per
aderire
alle
preghiere
di
questa
bambina
,
stavo
per
scendere
a
visitare
i
suoi
compagni
.
-
Volete
che
vi
accompagni
,
contessa
?
-
Più
tardi
;
prima
ho
bisogno
di
parlarvi
.
Va
'
tu
sola
,
cara
,
-
soggiunse
volgendosi
alla
bambina
-
di
'
a
tuo
padre
ed
agli
altri
che
tra
poco
sarò
da
loro
,
ed
avverti
la
donna
che
mi
serve
che
io
sono
qui
col
signor
Martino
e
non
ho
bisogno
per
ora
di
lei
.
-
Sì
,
contessa
!
-
balbettò
la
bimba
.
-
Mi
permettete
di
abbracciarvi
?
-
Con
tutto
il
cuore
!
-
E
mentre
Gina
si
stringeva
al
collo
di
Bianca
,
le
sussurrò
all
'
orecchio
:
-
Quello
è
l
'
uomo
cattivo
che
ti
tiene
chiusa
qui
,
lontana
da
me
?
-
No
,
tesoro
;
-
rispose
la
contessa
-
quello
è
un
uomo
buono
,
che
farà
del
bene
anche
a
te
!
-
E
a
voce
alta
:
-
Dai
un
bacio
anche
al
signor
Martino
!
-
soggiunse
.
-
Certamente
,
se
lo
vuole
!
-
rispose
pronta
Gina
.
-
Oh
!
lo
voglio
sicuro
!
-
esclamò
Fabio
,
commosso
da
quella
spontanea
ingenuità
.
E
si
chinò
sorridendo
,
ricambiando
il
bacio
purissimo
.
La
fanciulla
corse
via
tutta
contenta
.
-
Sapete
chi
sia
quella
bimba
?
-
disse
la
contessa
posando
la
mano
sulla
spalla
di
Fabio
,
che
tremò
a
quel
contatto
.
-
No
,
-
rispose
con
voce
velata
.
-
Ve
lo
dirò
io
:
è
la
figlia
di
Giulietta
Lovera
.
-
Egli
si
rivolse
alla
contessa
con
un
'
espressione
straziante
.
-
Mio
Dio
....
ne
siete
sicura
?
Ed
avete
voluto
che
baciasse
me
....
il
miserabile
che
l
'
ha
privata
di
sua
madre
?
-
Io
non
vi
considero
un
assassino
,
e
sono
sicura
che
anche
la
povera
Giulietta
vi
ha
perdonato
.
-
Fabio
scoppiò
in
dirotto
pianto
.
-
No
....
non
me
lo
merito
....
Ah
!
potessi
spargere
tutto
il
mio
sangue
per
farla
rivivere
!
-
La
contessa
disse
dolcemente
:
-
Giacchè
non
è
possibile
,
pensiamo
alla
sua
bambina
.
-
Oh
!
avete
ragione
....
sì
,
sì
....
ditemi
ciò
che
io
posso
fare
per
lei
....
sono
pronto
a
tutto
....
a
tutto
....
-
Sedete
,
Fabio
,
ed
ascoltatemi
bene
.
Ormai
posso
confidarmi
a
voi
.
La
figlia
di
Giulietta
non
è
qui
a
caso
:
essa
è
venuta
in
compagnia
di
altri
sventurati
che
attendono
,
soffrendo
,
il
giorno
della
giustizia
.
-
Fabio
sussultò
,
spalancando
gli
occhi
.
-
Chi
sono
?
-
chiese
a
bassa
voce
,
tremando
,
perchè
temeva
d
'
indovinare
.
Bianca
alzò
la
bella
testa
,
che
pareva
cinta
da
un
'
aureola
.
-
Ancora
non
li
ho
veduti
,
nè
ascoltati
;
-
disse
-
ma
li
vedremo
ed
ascolteremo
insieme
,
Oh
!
non
temete
,
soggiunse
dolcemente
,
vedendo
Fabio
impallidire
-
non
voglio
obbligarvi
ad
essere
presente
,
nè
pronunzierò
il
vostro
nome
!
Col
vostro
permesso
farò
venir
qui
quella
gente
:
voi
entrerete
nella
mia
camera
lasciando
la
portiera
abbassata
,
e
di
lì
potrete
ascoltar
tutto
.
Sarà
senza
dubbio
una
confessione
penosa
per
me
e
per
voi
.
-
Non
come
quella
che
udrò
domani
sera
,
-
interruppe
Fabio
.
-
Domani
sera
?
Dove
?
-
A
Torino
,
in
una
casa
dove
mi
condurrà
il
cavaliere
Umberto
Trani
,
del
quale
vi
riporto
la
risposta
alla
vostra
lettera
.
-
Siete
dunque
andato
da
lui
?
-
domandò
con
ansia
febbrile
la
contessa
.
-
Sì
.
-
Ma
allora
avete
veduto
mio
marito
,
e
siete
persuaso
adesso
che
non
fu
calunniato
?
-
Lo
sono
;
ecco
perchè
fino
da
questo
istante
io
mi
dedicherò
tutto
a
redimere
il
male
da
me
fatto
.
Comandate
:
se
volete
far
venire
quelle
persone
,
sono
pronto
a
sonare
il
campanello
per
dare
gli
ordini
necessari
.
-
Un
momento
:
lasciate
prima
che
io
legga
la
lettera
del
cavalier
Trani
.
-
Fabio
la
guardava
mentre
essa
leggeva
,
e
andava
pensando
come
suo
fratello
fosse
stato
vile
,
miserabile
,
a
sacrificare
,
per
i
suoi
infami
vizi
,
quella
soave
creatura
,
così
squisitamente
educata
.
Per
una
completa
evoluzione
del
suo
spirito
,
Fabio
provava
ora
per
la
contessa
tanta
stima
e
venerazione
,
quanto
odio
e
disprezzo
per
il
conte
.
Sentiva
che
,
trovandosi
di
fronte
a
lui
,
avrebbe
a
mala
pena
contenuto
la
sua
indignazione
.
Bianca
,
finito
di
leggere
,
stese
la
lettera
a
Fabio
.
-
Ormai
non
esistono
più
segreti
fra
noi
;
-
disse
-
leggete
.
-
Egli
sentì
gonfiarsi
gli
occhi
di
lacrime
.
-
Quanto
siete
buona
!
-
mormorò
.
-
Grazie
!
-
Furono
interrotti
dal
passo
pesante
di
Milia
nella
stanza
vicina
.
Fabio
nascose
la
lettera
in
tasca
,
e
mentre
la
vedova
bussava
all
'
uscio
.
-
Avanti
!
-
disse
a
voce
alta
.
-
Scusate
se
vi
disturbo
,
-
esclamò
Milia
entrando
-
ma
non
ho
ben
capito
l
'
ordine
di
quella
piccina
,
sembrandomi
impossibile
che
la
contessa
non
avesse
bisogno
di
me
!
-
Stavo
per
chiamarvi
adesso
,
-
disse
Bianca
.
-
La
piccina
ha
eseguito
benissimo
la
mia
commissione
,
perchè
il
signor
Martino
desiderava
parlare
a
me
sola
.
-
Milia
si
volse
a
Fabio
.
-
Avete
fatto
un
buon
viaggio
,
Martino
?
Avete
veduto
il
conte
?
-
Sì
.
Mi
ha
detto
che
tornerà
presto
,
e
che
intanto
dobbiamo
obbedire
in
tutto
alla
contessa
.
-
Oh
!
per
me
non
chiedo
di
meglio
.
Sono
tanto
lieta
di
vederla
migliorata
!
-
Ora
,
-
interruppe
Fabio
-
siccome
la
contessa
desidera
conoscere
quei
sonatori
ambulanti
ai
quali
ha
fatto
dar
ricovero
,
andate
a
dir
loro
che
li
aspetta
,
e
conduceteli
in
questo
salotto
.
E
non
occorre
che
io
e
voi
conosciamo
le
sventure
di
quei
poveretti
,
dei
quali
la
nostra
padrona
vuole
occuparsi
;
per
cui
ci
ritireremo
entrambi
,
appena
li
avrete
condotti
qui
.
-
Milia
si
ritirò
.
Fabio
entrò
nella
camera
della
contessa
,
per
consiglio
della
medesima
.
Bianca
chiuse
la
vetrata
del
balcone
ed
attese
seduta
su
di
una
poltrona
.
Era
pallidissima
.
Stava
dunque
per
rivedere
Aldo
,
lo
sventurato
che
aveva
tanto
sofferto
per
cagion
sua
!
Gina
entrò
per
la
prima
nel
salotto
e
corse
a
lei
per
dirle
:
-
Mammina
,
coraggio
,
non
tradirti
!
-
E
ristette
timida
presso
Bianca
,
mentre
gli
altri
entravano
a
loro
volta
nel
salotto
,
preceduti
da
Milia
,
che
diceva
:
-
Eccoli
,
signora
contessa
!
-
Bianca
vide
un
uomo
male
in
arnese
,
dai
capelli
lunghi
e
brizzolati
,
che
teneva
gli
occhi
bassi
e
rigirava
fra
le
dita
un
largo
cappello
;
una
donna
in
sottana
corta
con
un
fazzoletto
a
colori
avvolto
intorno
al
capo
,
ed
una
vecchia
che
si
reggeva
su
due
bastoni
e
camminava
curva
,
penosamente
.
-
Avanti
,
avanti
!
-
disse
la
contessa
con
voce
che
si
sforzava
di
rendere
ferma
.
-
Milia
,
avvicina
delle
sedie
,
poi
vattene
.
-
Appena
la
donna
fu
uscita
,
Gina
andò
a
chiudere
l
'
uscio
a
chiave
,
mentre
Aldo
si
affrettava
a
togliersi
la
parrucca
,
Ilda
,
il
fazzoletto
e
la
vecchia
metteva
in
un
angolo
i
bastoni
,
raddrizzava
il
corpo
ancora
robusto
e
andava
a
gettarsi
ai
piedi
di
Bianca
,
esclamando
fra
i
singhiozzi
:
-
Oh
!
la
mia
padrona
,
la
mia
padrona
!
...
Finalmente
vi
rivedo
!
-
Tu
....
Celia
....
tu
?
...
-
Io
,
sì
,
che
mi
sono
disperata
tanto
per
cagion
vostra
!
Ma
ora
è
passato
tutto
,
perchè
vi
ho
ritrovata
,
sono
vicina
a
voi
,
posso
parlarvi
,
contemplarvi
ancora
!
-
E
noi
,
dunque
?
-
E
la
contessa
si
trovò
ad
un
tratto
circondata
da
quelle
quattro
persone
che
l
'
adoravano
.
Dopo
un
lungo
scambio
di
strette
di
mano
,
di
frasi
affettuose
,
la
contessa
volle
che
le
raccontassero
tutto
ciò
che
era
avvenuto
dopo
la
loro
separazione
.
-
Incomincerò
io
,
-
disse
Celia
che
aveva
ripreso
tutto
l
'
ardire
di
una
volta
.
-
Voi
già
forse
sapete
,
contessa
,
come
io
sia
stata
condannata
per
aver
detto
la
verità
su
vostro
marito
.
La
condanna
fu
lieve
,
ma
ingiusta
.
Basta
:
uscita
di
prigione
,
vostro
marito
mi
diede
lo
sfratto
.
Allora
mi
recai
ad
Ivrea
,
e
fui
accolta
in
casa
Rivalta
,
dove
rimasi
poco
,
volendo
ad
ogni
costo
sapere
la
sorte
vostra
.
Ma
voi
eravate
partita
,
ed
io
tornai
al
mio
paese
.
Il
signor
Pomigliano
fu
quello
che
mi
venne
più
tardi
in
aiuto
,
-
concluse
Celia
.
-
Ed
ora
spetta
a
voi
,
Aldo
,
a
parlare
.
-
II
giovane
rimase
concentrato
alcuni
minuti
,
poi
disse
con
voce
commossa
:
-
Non
parlerò
dei
miei
dolori
,
perchè
è
facile
intuirli
.
Ma
tutte
le
mie
torture
fisiche
e
morali
furono
nulla
in
confronto
all
'
idea
di
lasciarvi
nelle
mani
di
un
uomo
che
su
voi
avrebbe
fatto
pesare
la
sua
tirannica
volontà
.
"
Scontai
l
'
ingiusta
condanna
,
e
sonata
che
fu
l
'
ora
della
libertà
,
corsi
in
casa
del
Trani
,
dove
trovai
,
colla
più
affettuosa
accoglienza
,
Ilda
,
che
tutti
credevano
rifugiata
all
'
estero
.
"
Appena
mi
vide
,
ella
si
gettò
ai
miei
piedi
,
chiedendomi
perdono
,
dicendosi
cagione
delle
mie
sventure
.
"
Povera
innocente
,
vittima
al
pari
di
me
!
La
sollevai
commosso
,
le
dissi
che
il
solo
colpevole
era
il
conte
,
che
da
lui
solo
erano
venuti
tutti
i
nostri
dolori
,
le
nostre
vergogne
,
le
nostre
umiliazioni
....
e
che
lui
soltanto
meritava
di
essere
punito
.
"
Basta
:
fra
me
ed
Ilda
combinammo
di
ritrovare
le
vostre
tracce
.
"
Ma
una
lettera
di
mio
cognato
mi
chiamò
ad
Ivrea
.
Mia
sorella
,
colpita
al
cuore
dalla
mia
condanna
,
andava
adagio
adagio
estinguendosi
.
"
Mio
cognato
l
'
aveva
condotta
per
qualche
tempo
in
Isvizzera
con
Gina
;
però
la
mia
povera
sorella
non
volle
fermarsi
ivi
a
lungo
e
tornò
ad
Ivrea
.
"
Ella
aspettava
il
mio
ritorno
,
e
mio
cognato
sperava
che
la
mia
presenza
contribuisse
a
renderle
la
salute
.
"
Severina
morì
invece
sei
mesi
dopo
nelle
mie
braccia
,
e
con
una
mano
stretta
in
quella
del
marito
.
"
L
'
ultimo
suo
pensiero
fu
per
voi
.
-
Aldo
tacque
un
istante
perchè
aveva
delle
lacrime
nella
voce
.
Bianca
e
gli
altri
pure
piangevano
.
-
Mio
cognato
,
-
continuò
Aldo
-
che
in
pochi
mesi
era
divenuto
tutto
bianco
,
colla
faccia
rugosa
,
la
schiena
curva
come
un
vecchio
,
presso
al
letto
di
morte
di
Severina
voleva
suicidarsi
.
"
Feci
appena
in
tempo
per
strappargli
l
'
arme
dalle
mani
.
Tuttavia
egli
partì
dopo
senza
volermi
dire
dove
si
sarebbe
recato
.
"
Mi
ritrovai
solo
con
Gina
,
che
mi
chiedeva
insistentemente
di
voi
.
"
Allora
sorse
in
me
il
progetto
di
ricercarvi
,
di
avvicinarvi
,
in
unione
a
tutti
coloro
che
avrebbero
voluto
vendicarvi
.
"
Mi
recai
con
la
bimba
a
Torino
,
spiegai
il
mio
progetto
al
Trani
.
"
Egli
mi
approvò
.
"
Scrissi
a
Celia
,
ebbi
un
colloquio
con
Ilda
,
e
pochi
giorni
dopo
potevo
dire
a
Gina
:
"
-
Non
piangere
:
noi
andremo
in
cerca
della
tua
mammina
.
-
"
Avevamo
deliberato
di
formare
una
compagnia
di
sonatori
ambulanti
,
di
percorrere
l
'
Italia
per
seguire
le
vostre
tracce
.
"
Per
mezzo
del
Trani
,
ci
fu
facile
avere
un
passaporto
in
piena
regola
.
Io
passavo
per
il
padre
di
Gina
,
orfana
di
madre
,
Ilda
per
mia
sorella
,
Celia
,
una
zia
.
"
Ora
non
sto
a
descrivervi
tutte
le
peripezie
del
nostro
viaggio
:
vi
dirò
solo
che
,
arrivati
a
Messina
,
una
lettera
del
cavaliere
Trani
ci
avvertiva
che
il
conte
aveva
acquistata
questa
villa
,
e
che
qui
si
era
ritirato
con
voi
.
E
si
diceva
che
,
guarita
dalla
pazzia
cagionata
dai
dolori
sofferti
,
vi
eravate
riconciliata
col
marito
.
"
Per
quanto
io
soffrissi
,
era
tale
il
desiderio
di
sacrificarmi
per
la
vostra
felicità
,
che
vi
perdonai
di
aver
dimenticato
le
ingiustizie
da
me
sopportate
.
"
Avremmo
dato
tutti
la
vita
per
risparmiarvi
un
nuovo
rammarico
.
"
Però
,
se
io
perdonavo
a
voi
,
Ilda
non
perdonava
all
'
uomo
che
le
cagionò
tanto
male
.
"
-
Voglio
assicurarmi
che
la
lettera
dica
il
vero
!
-
esclamò
.
-
Io
non
credo
al
pentimento
di
costui
:
ho
idea
che
quella
riconciliazione
debba
servire
al
conte
per
giungere
al
possesso
di
tutte
le
ricchezze
della
moglie
,
e
ottenuto
il
suo
scopo
:
sopprimerla
.
-
"
Allora
scrivemmo
al
Trani
per
fargli
parte
dei
nostri
sospetti
;
egli
ci
rispose
che
ormai
il
conte
era
nelle
sue
mani
,
e
ci
pregava
di
tornare
a
Torino
.
"
È
inutile
vi
racconti
adesso
il
colloquio
che
ebbi
col
Trani
:
ne
capirete
più
tardi
il
risultato
.
"
Egli
però
non
sa
che
ci
troviamo
qui
in
questo
momento
,
ma
io
non
seppi
resistere
al
desiderio
di
Gina
,
di
Celia
e
di
Ilda
,
che
volevano
ad
ogni
costo
avvicinarvi
,
mentre
io
non
osavo
sperare
tanta
felicità
.
"
Adesso
siamo
in
attesa
dei
vostri
ordini
.
-
Un
momento
!
-
esclamò
Ilda
,
che
fino
allora
aveva
taciuto
.
-
Io
debbo
e
voglio
dire
alla
contessa
quale
sia
il
mio
scopo
nell
'
avvicinarmi
a
lei
;
ma
prima
,
guardatemi
bene
,
signora
.
-
Ella
si
era
avvicinata
a
Bianca
,
che
fissò
con
compassione
quel
volto
un
giorno
affascinante
,
ora
alterato
dal
dolore
,
quegli
occhi
sinistramente
fiammeggianti
,
quella
bocca
livida
.
-
Il
signor
Aldo
è
un
santo
!
-
disse
la
giovane
sedendo
di
fronte
a
Bianca
.
-
Condannato
ingiustamente
,
torturato
,
parla
ancora
di
clemenza
,
di
perdono
.
Io
,
no
!
Sarà
una
demenza
la
mia
,
ma
non
avrò
pace
finchè
non
schiaccerò
sotto
i
miei
piedi
il
miserabile
,
cagione
di
tante
sventure
!
Mi
ucciderò
se
non
l
'
uccido
,
e
sono
donna
da
mantenere
la
mia
parola
!
"
Ho
troppo
sofferto
per
cagion
sua
,
ho
veduto
troppo
soffrire
gli
altri
,
innocenti
al
pari
di
me
!
"
Ed
è
giusto
questo
?
"
Io
sono
adesso
come
una
belva
che
va
attorno
alla
gabbia
nell
'
attesa
di
sbranare
chi
l
'
ha
ridotta
all
'
impotenza
.
"
Egli
deve
venire
qui
,
non
è
vero
?
Ed
io
qui
resto
.
"
Scommetto
che
non
sarà
solo
;
egli
avrà
seco
l
'
uomo
che
ha
già
spinto
ad
assassinare
una
innocente
;
colui
è
sua
vittima
!
"
Fabio
è
uscito
di
prigione
,
ma
nessuno
sa
dove
si
sia
nascosto
.
"
Nessuno
lo
sa
?
M
'
inganno
!
Il
conte
deve
saperlo
ed
io
ho
il
presentimento
che
verrà
qui
con
lui
per
compiere
qualche
altro
mostruoso
delitto
.
"
Ma
non
temete
:
ci
sono
io
,
io
che
strapperò
finalmente
la
maschera
all
'
infame
Livio
,
che
mostrerò
a
Fabio
chi
sia
l
'
uomo
al
quale
egli
affidò
un
giorno
la
fidanzata
.
"
Io
non
ho
paura
nè
dell
'
uno
,
nè
dell
'
altro
:
forte
della
mia
innocenza
,
saprò
far
giustizia
e
lasciare
a
Fabio
,
che
dubitò
di
me
,
un
eterno
rimorso
.
"
Contessa
,
è
vero
che
non
ci
allontanerete
dalla
villa
?
-
No
!
-
disse
pronta
Bianca
.
-
Rimarrete
tutti
presso
di
me
.
È
qui
un
uomo
che
il
conte
mi
ha
posto
al
fianco
per
sorvegliarmi
;
ma
costui
ormai
è
divenuto
lo
schiavo
di
ogni
mia
volontà
.
Egli
vi
assegnerà
un
appartamento
in
questa
casa
,
eseguirà
gli
ordini
che
io
darò
.
Tornate
nel
padiglione
;
anzi
,
vi
accompagnerò
io
stessa
per
non
dare
sospetto
alla
servitù
;
voi
sola
,
Ilda
,
rimanete
qui
ad
aspettarmi
:
ho
bisogno
di
parlarvi
in
particolare
.
-
La
contessa
uscì
,
seguita
da
Gina
,
Celia
ed
Aldo
.
Ilda
non
li
seguì
.
Essa
si
era
abbandonata
su
di
una
poltrona
e
nascondendosi
il
volto
fra
le
mani
pianse
silenziosamente
.
Ad
un
tratto
la
giovane
fremette
.
Una
voce
dietro
a
lei
,
una
voce
piena
di
lacrime
,
diceva
:
-
Ilda
,
se
vuoi
uccidere
anche
questo
sciagurato
che
osò
dubitare
di
te
,
eccomi
pronto
:
non
mi
difenderò
!
-
Fabio
si
gettò
ai
piedi
della
giovane
.
-
Indietro
,
assassino
!
-
esclamò
.
-
Io
non
ti
credo
più
;
se
ti
trovi
in
questo
luogo
,
è
per
commettere
un
altro
delitto
.
-
Io
sono
qui
invece
per
salvarvi
tutti
e
punire
il
nostro
comune
carnefice
.
-
Ipocrisia
,
menzogna
!
-
gridò
Ilda
.
-
Vattene
,
vattene
!
-
Fabio
si
era
alzato
e
la
guardava
con
infinita
tenerezza
e
pietà
.
Ilda
,
che
se
lo
vedeva
sempre
dinanzi
,
fu
presa
da
un
impeto
di
furore
.
-
Ma
vattene
dunque
!
Non
capisci
che
la
tua
presenza
mi
è
odiosa
?
-
No
,
fermatevi
,
Fabio
!
-
disse
dolcemente
la
contessa
che
rientrava
in
quell
'
istante
.
-
Ho
bisogno
che
voi
siate
presente
al
colloquio
che
avrò
con
Ilda
.
-
X
.
-
Non
vuoi
prendere
la
rivincita
?
-
chiese
il
marchese
Passiflora
a
Livio
,
che
aveva
gettate
le
carte
e
si
alzava
dalla
tavola
da
giuoco
,
dove
perdeva
.
-
No
;
-
rispose
il
conte
,
fingendo
di
trattenere
uno
sbadiglio
-
sono
stanco
;
me
ne
vado
a
letto
.
-
Passiflora
si
mise
a
ridere
.
-
Quando
Cinzia
tornerà
dal
suo
breve
viaggio
,
-
soggiunse
-
sarà
soddisfatta
di
sentire
che
durante
la
sua
assenza
i
miei
amici
disertano
le
sale
prima
della
mezzanotte
.
Ma
spero
sia
questo
il
suo
ultimo
viaggio
e
che
al
suo
ritorno
possiamo
incominciare
le
pubblicazioni
per
le
nozze
.
-
Te
l
'
auguro
!
-
disse
il
conte
porgendo
la
mano
al
marchese
.
Una
carrozza
attendeva
il
conte
alla
porta
.
Egli
vi
salì
e
si
fece
condurre
verso
il
corso
Grugliasco
.
Già
da
tre
giorni
Cinzia
aveva
preso
possesso
del
nido
delizioso
in
cui
prima
non
faceva
che
rare
comparse
.
Ella
si
era
fatta
consegnare
da
Livio
la
chiave
,
dicendogli
che
là
dentro
voleva
essere
la
sola
padrona
e
non
desiderava
che
egli
ne
profittasse
per
condurvi
altre
donne
.
Inoltre
aveva
voluto
che
Livio
si
recasse
da
Passiflora
onde
non
dargli
alcun
sospetto
fino
al
giorno
decisivo
della
loro
rottura
.
Il
conte
aveva
ceduto
a
tutte
le
sue
volontà
,
tanto
più
che
non
aveva
il
diritto
di
dubitare
del
suo
amore
,
se
la
capricciosa
rinunziava
al
marchese
per
lui
.
Egli
scese
dinanzi
alla
porticina
segreta
e
pulsò
il
campanello
elettrico
.
Un
uomo
che
pareva
un
domestico
comparve
,
facendo
un
inchino
.
-
È
il
signor
conte
!
Avanti
,
avanti
!
-
Livio
lo
guardò
con
sorpresa
:
non
aveva
mai
veduto
quell
'
individuo
.
Tuttavia
lo
seguì
senza
esitare
.
Nell
'
anticamera
il
domestico
gli
tolse
il
soprabito
,
il
cappello
,
il
bastone
,
e
stava
per
precederlo
nel
salotto
,
quando
Cinzia
apparve
sorridente
.
Salutò
il
conte
,
indi
,
rivolta
al
domestico
:
-
Puoi
andartene
;
non
abbiamo
più
bisogno
di
nulla
.
Vieni
,
amor
mio
!
-
disse
al
conte
.
Livio
seguì
Cinzia
,
che
lo
condusse
fino
ad
un
padiglione
di
lillà
,
posto
in
un
angolo
del
giardino
.
Il
padiglione
era
vivamente
illuminato
;
nel
mezzo
era
preparata
una
tavola
per
due
,
con
piatti
freddi
,
gelatine
ed
un
numero
abbastanza
notevole
di
bottiglie
in
ghiaccio
.
Cinzia
rideva
come
una
bambina
.
-
Sei
contento
della
sorpresa
?
-
disse
.
-
Qui
godremo
di
un
fresco
delizioso
e
di
un
profumo
inebriante
,
mentre
ceniamo
:
e
saremo
al
tempo
stesso
nella
più
completa
libertà
,
come
isolati
dal
mondo
intero
.
-
Sì
,
è
bellissimo
e
ti
ringrazio
del
tuo
gentil
pensiero
!
-
esclamò
Livio
.
-
Ma
dimmi
,
chi
è
quel
domestico
venuto
ad
aprirmi
?
-
È
un
cameriere
della
trattoria
dove
ho
ordinato
la
cena
:
oggi
ho
avuto
anche
altri
uomini
in
casa
:
tappezzieri
,
fiorai
,
perchè
ho
voluto
cambiare
le
giardiniere
e
i
mobili
che
non
mi
piacevano
....
Mi
sgriderai
?
-
Perchè
dovrei
sgridarti
?
Ti
ho
dato
carta
bianca
!
Ma
siedi
qui
;
non
mi
hai
ancora
dato
un
bacio
.
-
Aspetta
;
prima
vado
a
vedere
che
non
ci
sia
più
alcuno
.
-
Fuggì
,
ma
ritornò
dopo
brevi
istanti
e
gli
si
gettò
fra
le
braccia
,
esclamando
:
-
Siamo
proprio
soli
....
soli
....
Oh
!
che
felicità
!
...
-
Livio
se
la
strinse
al
petto
con
passione
,
ma
Cinzia
si
svincolò
.
-
Le
sentimentalità
a
più
tardi
!
-
disse
ridendo
.
-
Prima
ceniamo
.
-
Al
conte
pareva
di
non
averla
mai
vista
più
desiderabile
.
Sedette
accanto
a
lei
sopra
un
divano
che
la
cortigiana
aveva
ivi
fatto
trasportare
.
Cinzia
mangiò
con
appetito
,
o
mentre
mangiava
volle
sapere
da
Livio
che
cosa
gli
avesse
detto
il
marchese
.
Livio
le
ripetè
lo
ultime
frasi
di
lui
.
Cinzia
rise
a
crepapelle
.
-
Che
imbecilli
sono
gli
uomini
!
-
esclamò
.
-
Anche
per
me
dici
questo
?
-
Perchè
no
?
-
rispose
la
cortigiana
,
alzando
le
spalle
con
aria
di
sfida
.
-
Ne
faccio
giudice
te
stesso
.
Mentre
sei
in
possesso
di
una
moglie
bella
,
adorabile
,
stai
qui
a
spasimare
per
una
donna
,
che
non
vale
la
punta
del
suo
dito
mignolo
.
-
Non
dire
così
,
nè
mi
parlare
di
mia
moglie
;
voglio
te
,
te
sola
!
-
Ella
divenne
più
audace
.
-
Sì
,
me
l
'
hai
già
ripetuto
,
salvo
poi
,
se
io
domani
lascio
definitivamente
il
marchese
per
te
,
ad
abbandonarmi
dopo
una
settimana
in
mezzo
ad
una
strada
.
-
No
,
Cinzia
,
te
lo
giuro
!
-
I
tuoi
giuramenti
valgono
poco
.
Che
garanzia
ne
ho
io
?
-
Ma
sarei
qui
,
vicino
a
te
,
a
supplicarti
di
essere
mia
,
se
non
ti
amassi
?
-
Il
riso
di
Cinzia
si
fece
insolente
.
-
Amarmi
?
-
interruppe
.
-
Questa
parola
in
bocca
tua
è
una
bestemmia
.
Se
la
povera
Giulietta
Lovera
non
ti
avesse
prestato
fede
quando
le
giuravi
altrettanto
,
tu
,
invece
di
farla
sopprimere
da
quello
stolido
che
credeva
a
tutte
le
tue
menzogne
,
l
'
avresti
adorata
;
se
Bianca
Moreno
avesse
riso
alle
fanfaluche
che
le
raccontavi
,
sarebbe
stata
la
moglie
felice
di
un
altro
,
e
tu
saresti
con
un
impiccio
di
meno
.
-
Taci
,
Cinzia
,
taci
!
-
mormorò
il
conte
.
-
No
,
voglio
che
tu
capisca
che
a
me
non
la
darai
ad
intendere
.
-
Ebbene
,
ammetti
pure
che
quello
che
provo
per
te
non
sia
amore
,
ma
un
delirio
dei
sensi
;
-
proruppe
eccitato
Livio
,
bevendo
molto
vino
generoso
,
mentre
toccava
appena
i
cibi
-
ma
è
certo
che
ho
bisogno
assoluto
di
te
,
nè
potrei
adesso
lasciarti
.
Con
te
sola
posso
sfogarmi
liberamente
,
dire
tutto
quello
che
penso
....
-
Cioè
,
quello
che
ti
torna
più
comodo
dire
,
-
interruppe
Cinzia
-
e
tenermi
invece
nascosti
gli
eventi
più
importanti
della
tua
vita
.
Così
mi
confidasti
di
esserti
sbarazzato
di
Giulietta
Lovera
per
mezzo
di
Fabio
,
ma
non
mi
dicesti
il
segreto
che
ti
lega
a
costui
,
qualche
grave
motivo
,
nè
mi
raccontasti
del
famoso
tranello
che
servì
a
perdere
Aldo
e
la
bella
Cleo
,
mia
rivale
.
E
vuoi
che
creda
di
essere
la
tua
prescelta
?
No
!
Più
penso
ai
tuoi
inganni
,
anche
verso
me
,
più
mi
cresce
il
desiderio
di
darti
un
addio
per
sempre
e
ritornare
dal
mio
vecchio
marchese
,
nel
cui
cuore
leggo
come
in
un
libro
aperto
.
E
tu
cercherai
un
'
altra
amante
,
chè
delle
donne
non
ne
mancano
,
quando
si
ha
le
tasche
piene
,
benchè
quel
denaro
sia
stato
estorto
in
modo
poco
delicato
a
tua
moglie
.
-
Ma
taci
dunque
!
-
gridò
Livio
in
un
impeto
di
collera
e
di
passione
,
rovesciandola
sul
divano
.
-
Vuoi
dunque
farmi
impazzire
?
-
La
cortigiana
disse
con
la
più
completa
calma
:
-
E
tu
vuoi
il
mio
amore
,
mentre
mi
tratti
da
villano
?
Vuoi
forse
strangolarmi
come
facesti
con
Ilda
,
per
violarla
?
-
Il
conte
si
raddrizzò
con
impeto
.
-
Violarla
?
-
ripetè
.
-
Chi
ti
ha
dato
ad
intendere
tali
stupide
fandonie
?
Sì
,
l
'
avrei
fatto
,
perchè
era
in
mia
balìa
,
se
nella
stanza
attigua
non
vi
fosse
stato
Aldo
e
non
avessi
avuto
timore
di
essere
sorpreso
.
Vuoi
saper
tutto
?
Te
lo
dirò
,
ma
devi
giurarmi
di
non
far
più
parola
del
marchese
Passiflora
e
di
lasciare
Torino
con
me
.
Sì
,
sono
ricco
,
tu
l
'
hai
detto
,
e
con
questo
denaro
potremo
viaggiare
,
divertirci
,
godere
ancora
la
vita
!
-
Non
mi
basta
.
-
Che
vuoi
ancora
?
-
Te
lo
dirò
poi
,
quando
avrai
parlato
.
Ora
confessati
a
me
....
lo
voglio
....
te
ne
prego
!
-
Maliarda
!
-
Nel
giardino
il
silenzio
era
perfetto
.
Il
conte
colmò
un
bicchiere
di
vino
,
e
dopo
averlo
vuotato
:
-
Ascoltami
:
-
disse
afferrando
una
mano
di
Cinzia
-
voglio
contentarti
,
perchè
tu
sola
mi
sei
stata
fedele
anche
quando
t
'
ingannavo
,
ed
è
forse
per
questo
che
torno
con
delirio
a
te
,
ora
che
non
ho
più
altri
che
mi
ami
.
-
Non
hai
fatto
la
pace
con
tua
moglie
?
-
L
'
hai
creduto
?
Ebbene
,
te
lo
giuro
,
Cinzia
:
dal
giorno
che
Bianca
trovò
la
tua
lettera
,
prese
a
odiarmi
,
a
disprezzarmi
:
nè
le
preghiere
,
nè
le
minacce
poterono
indurla
ad
amarmi
ancora
:
sarebbe
morta
prima
di
cedermi
.
"
Eppure
un
giorno
mi
amò
!
Ricordo
ancora
le
prime
felicità
della
nostra
unione
.
"
Ma
non
ne
parliamo
più
:
tutto
è
passato
;
fra
me
e
Bianca
vi
è
un
muro
di
ghiaccio
;
se
ella
mi
lascia
amministrare
il
denaro
ereditato
,
se
vive
in
una
completa
solitudine
,
è
perchè
crede
forse
che
l
'
uomo
da
lei
amato
sia
morto
.
"
Ed
io
l
'
odio
,
quell
'
Aldo
,
e
vorrei
averlo
non
solo
infamato
,
ma
ucciso
!
"
Sì
,
io
tesi
quel
tranello
a
lui
e
ad
Ilda
,
ma
ti
giuro
che
in
quella
sera
non
ci
pensavo
.
"
Mi
ero
recato
a
casa
di
Ilda
,
o
della
bella
Cleo
,
come
tu
la
chiami
,
assalito
da
un
desiderio
ardente
di
conoscere
l
'
uomo
che
essa
aveva
preferito
a
me
.
"
Aldo
Pomigliano
mi
venne
indicato
come
l
'
amante
della
bella
Cleo
.
"
Chi
era
costui
?
Dove
prendeva
il
denaro
per
mantenere
il
lusso
della
giovane
?
"
Il
marchese
Passiflora
s
'
incaricò
di
spiegarmelo
.
Egli
mi
disse
che
l
'
oro
con
cui
Aldo
pagava
i
capricci
della
cortigiana
proveniva
da
mia
moglie
,
di
cui
era
l
'
amante
.
"
Nel
primo
impeto
del
furore
volevo
correre
nella
sala
,
schiaffeggiare
il
giovane
,
ucciderlo
;
ma
riflettendo
meglio
,
pensai
che
lo
scandalo
sarebbe
ricaduto
su
me
,
e
volli
trovare
un
altro
mezzo
per
vendicarmi
.
"
Ed
il
mezzo
mi
si
offrì
quella
notte
stessa
.
-
Qui
il
conte
raccontò
a
Cinzia
la
scena
accaduta
nella
camera
della
bella
Cleo
.
-
Tu
fosti
fortunato
!
-
esclamò
Cinzia
quando
egli
le
ebbe
detto
tutto
,
e
come
fosse
fuggito
dalla
casa
d
'
Ilda
senza
incontrare
alcuno
.
-
La
fortuna
è
degli
audaci
!
Ora
incomincio
a
credere
che
tu
sia
l
'
uomo
che
mi
convenga
.
-
Cinzia
!
-
mormorò
Livio
appassionatamente
,
cercando
attirarla
a
sè
.
-
Un
momento
!
-
diss
'
ella
svincolandosi
.
-
Ancora
non
mi
hai
detto
tutto
.
Chi
è
dunque
Fabio
,
il
complice
,
che
fai
agire
a
tuo
talento
,
che
preferisce
disonorarsi
al
disonorarti
?
-
Vuoi
saperlo
?
Quell
'
uomo
che
ha
fede
in
me
come
in
Dio
,
è
mio
fratello
.
Siamo
figli
della
stessa
madre
,
ma
egli
è
nato
per
essere
il
mio
schiavo
,
io
il
padrone
:
la
nostra
sorte
non
sarà
mai
uguale
:
io
potrei
ucciderlo
,
egli
mi
adorerà
fino
alla
morte
.
-
Fabio
sa
di
questo
legame
che
esiste
fra
voi
?
-
Sarei
stato
uno
stupido
se
glielo
avessi
rivelato
!
Egli
porta
il
nome
di
due
vecchi
servi
di
mia
madre
,
che
salvarono
in
tal
modo
l
'
onore
della
loro
padrona
.
Fabio
ignorerà
sempre
la
verità
,
mi
adora
come
suo
benefattore
,
non
ha
altra
volontà
che
la
mia
.
-
Cinzia
gli
disse
lentamente
:
-
Così
,
se
tu
dovessi
sopprimere
tua
moglie
,
ti
serviresti
ancora
di
lui
?
-
II
conte
balbettò
:
-
Sopprimere
mia
moglie
?
A
che
scopo
?
-
Cinzia
si
mise
a
ridere
.
-
E
me
lo
domandi
,
mentre
pretendi
di
amarmi
?
Se
vuoi
che
io
abbandoni
Passiflora
,
ricominci
la
vita
con
te
,
devi
cercare
il
mezzo
di
sopprimere
tua
moglie
;
così
,
liberi
entrambi
,
ricominceremo
la
vita
in
due
,
non
pensando
più
che
ad
adorarci
.
Vuoi
?
-
Si
era
chinata
verso
lui
,
avvolgendolo
del
suo
profumo
.
Livio
fu
inebriato
.
-
Sì
,
-
rispose
-
fa
'
conto
che
Bianca
sia
già
morta
.
Ma
questa
volta
Fabio
sarà
uno
strumento
incosciente
:
egli
le
verserà
la
morte
in
qualche
bevanda
,
dove
vi
sarà
della
polvere
che
io
gli
consegnerò
come
un
medicinale
per
guarirla
.
Sei
contenta
così
?
-
Sei
proprio
l
'
uomo
che
io
ho
sempre
sognato
,
l
'
unico
che
io
possa
amare
!
-
esclamò
Cinzia
.
-
Vieni
,
rientriamo
in
casa
.
-
Essi
erano
spariti
,
lasciando
accesi
i
lumi
nel
padiglione
.
Allora
sorsero
,
come
dalla
terra
,
cinque
uomini
vestiti
di
nero
.
Uno
di
essi
disse
:
-
Non
una
parola
,
finchè
non
ci
troveremo
a
casa
mia
:
andiamo
,
è
tempo
.
-
Si
diresse
verso
la
porticina
segreta
;
gli
altri
lo
seguirono
in
silenzio
.
L
'
uomo
che
aveva
parlato
era
Umberto
Trani
.
XI
.
Bianca
ricominciava
a
godere
della
più
pura
felicità
.
Era
circondata
da
persone
fedeli
,
che
tutto
mettevano
in
opera
perchè
dimenticasse
i
suoi
dolori
.
Aveva
tanto
bisogno
di
essere
consolata
.
I
sonatori
ambulanti
vennero
alloggiati
nella
villa
,
e
Fabio
diede
ordine
che
si
avesse
per
essi
ogni
riguardo
.
Milia
si
avvide
con
sorpresa
che
il
servo
Martino
si
era
molto
interessato
di
quei
girovaghi
,
ed
aveva
permesso
che
la
piccola
Gina
dormisse
nella
stanza
stessa
della
contessa
.
Ciò
era
molto
strano
.
Ed
il
conte
non
compariva
.
Che
voleva
dir
ciò
?
Fabio
si
era
di
nuovo
assentato
,
ed
al
suo
ritorno
,
dopo
un
lungo
e
segreto
colloquio
con
la
contessa
,
aveva
licenziato
alcuni
domestici
,
mettendo
ai
loro
posti
Aldo
e
le
sue
compagne
.
Milia
incominciava
ad
avere
qualche
sospetto
.
Di
mano
in
mano
che
Bianca
ricuperava
le
forze
e
la
salute
,
le
sue
passeggiate
nel
parco
si
allungavano
sempre
più
e
si
faceva
spesso
accompagnare
dalle
nuove
cameriere
,
dal
nuovo
domestico
.
Ciò
inasprì
Milia
,
quantunque
la
contessa
le
avesse
detto
con
molta
dolcezza
:
-
Tu
non
devi
stancarti
.
Io
sto
benissimo
,
non
ho
più
bisogno
d
'
appoggio
e
sono
sorvegliata
lo
stesso
.
La
piccina
mi
tiene
per
mano
e
mi
aiuta
a
cogliere
i
fiori
:
non
desidero
altro
.
-
Ma
io
vorrei
sapere
se
il
conte
è
poi
proprio
contento
che
vi
teniate
attorno
della
gente
,
che
egli
non
conosce
!
-
rispose
Milia
.
La
contessa
aggrottò
lo
sopracciglia
.
-
Qui
adesso
la
padrona
sono
io
:
-
soggiunse
-
quando
tornerà
mio
marito
,
agirà
come
egli
crede
.
E
tu
sei
abbastanza
saggia
ed
onesta
per
comprendermi
.
-
Milia
però
non
era
persuasa
e
si
ripromise
di
sorvegliare
,
intuendo
che
tutti
quei
cambiamenti
di
persone
nascondevano
qualche
segreto
che
il
conte
ignorava
.
Una
sera
che
la
contessa
,
rientrata
in
camera
con
la
piccina
,
aveva
fatto
chiamare
Aldo
,
che
aveva
assunto
il
nomignolo
di
Cantor
,
appunto
perchè
cantava
sempre
qualche
romanza
accompagnandosi
con
la
chitarra
,
Milia
vide
scendere
furtivamente
nel
parco
Martino
con
la
più
giovane
della
compagnia
,
la
Moretta
,
come
la
chiamavano
.
La
vedova
intuì
un
intrigo
amoroso
.
-
Se
scopro
qualche
cosa
,
questa
volta
ne
avverto
il
conte
,
dovessi
recarmi
a
Torino
!
-
pensò
.
-
Tutti
questi
pasticci
mi
sanno
di
marcio
;
sono
certa
che
il
padrone
ignora
tutto
e
Martino
gli
ruba
il
salario
.
-
Si
era
tolta
le
scarpe
,
e
seguì
guardinga
la
coppia
che
non
s
'
era
accorta
di
lei
.
Fabio
camminava
accanto
ad
Ilda
,
senza
parlare
.
La
coppia
camminò
ancora
un
pezzo
,
quindi
sedette
sopra
un
sedile
all
'
ombra
di
alcune
piante
.
Milia
,
strisciando
leggermente
,
giunse
a
poca
distanza
da
loro
e
tese
avidamente
gli
orecchi
.
-
Ilda
,
-
disse
dolcemente
Fabio
con
una
voce
che
la
vedova
non
avrebbe
riconosciuta
se
non
avesse
saputo
da
chi
veniva
-
ho
voluto
parlarti
ancora
prima
di
partire
.
-
Il
conte
ti
ha
proprio
chiamato
?
-
Sì
,
egli
mi
dice
che
non
può
in
questo
momento
lasciar
Torino
ed
ha
urgente
necessità
di
vedermi
:
puoi
immaginarti
ciò
che
vuole
da
me
.
-
Dunque
,
non
è
sazio
d
'
infamie
,
non
ha
pietà
di
una
povera
martire
che
chiede
solo
di
essere
lasciata
tranquilla
?
Non
gli
basta
il
denaro
di
lei
:
ne
vuole
la
vita
!
Nè
il
suo
cuore
si
è
mosso
un
solo
istante
a
pietà
per
te
,
e
cerca
ora
di
nuovo
la
tua
mano
per
versare
la
morte
alla
sua
vittima
?
E
tu
puoi
ancora
resistere
di
fronte
a
lui
?
-
È
necessario
,
Ilda
,
se
vogliamo
salvare
la
contessa
,
-
disse
lentamente
Fabio
.
-
Non
temere
:
questa
volta
lui
cadrà
in
trappola
,
ed
io
,
suo
fratello
,
sarò
il
suo
giudice
!
Ilda
,
ho
voluto
vederti
,
perchè
tu
sei
forte
,
e
nessuno
più
di
te
può
vegliare
perchè
alla
povera
donna
nulla
trapeli
di
quanto
si
trama
attorno
a
lei
.
Le
ho
taciuta
l
'
ultima
parte
della
confessione
del
conte
per
timore
di
colpirla
mortalmente
:
l
'
ho
detto
a
te
,
perchè
conosco
la
tua
energia
e
so
che
non
mi
tradirai
.
E
poi
,
adesso
che
tu
mi
hai
perdonato
,
sento
in
me
un
coraggio
che
non
ebbi
mai
,
affronterò
tutto
.
-
La
voce
di
Ilda
si
fece
commossa
.
-
Fui
violenta
e
dura
con
te
.
-
esclamò
-
ma
avevo
sofferto
tanto
!
-
Oh
!
mia
Ilda
!
...
-
Stettero
un
momento
silenziosi
,
tenendosi
per
mano
.
-
Fabio
,
-
disse
ad
un
tratto
Ilda
-
io
vorrei
chiederti
un
'
altra
cosa
.
-
Parla
,
mia
cara
!
-
Dobbiamo
fidarci
di
Milia
,
quella
vedova
che
il
conte
ha
messo
al
fianco
della
moglie
?
Ho
sorpreso
certi
suoi
sguardi
che
mi
hanno
dato
da
pensare
.
Ella
sospetta
di
noi
.
-
Milia
-
rispose
gravemente
Fabio
-
è
una
buona
creatura
,
che
serba
riconoscenza
al
conte
per
averla
salvata
dalla
miseria
e
non
immagina
certo
di
servire
essa
pure
d
'
istrumento
cieco
ai
voleri
di
un
briccone
.
Essa
può
diventare
pericolosa
per
noi
non
essendo
a
parte
della
verità
.
Per
cui
fa
duopo
allontanarla
.
-
No
,
non
mi
allontanate
,
non
mi
allontanate
;
io
sarò
dei
vostri
,
se
è
vero
che
il
conte
è
un
uomo
cattivo
!
-
esclamò
Milia
,
non
potendo
contenersi
,
sorgendo
ad
un
tratto
dinanzi
alla
coppia
sbalordita
.
-
Sciagurata
!
Avevamo
dunque
ragione
di
dubitare
di
voi
!
-
proruppe
Fabio
alzandosi
con
impeto
.
-
Dove
vi
eravate
nascosta
?
Che
avete
sentito
?
-
Tutto
....
-
balbettò
la
vedova
con
voce
appena
intelligibile
-
ma
ve
lo
giuro
....
è
stato
a
fin
di
bene
....
-
Non
vi
crediamo
,
-
interruppe
Ilda
-
perchè
,
se
così
fosse
,
avreste
interrogato
lealmente
il
mio
compagno
o
la
contessa
....
No
,
non
possiamo
fidarci
di
voi
!
-
Milia
ebbe
una
scossa
nervosa
.
-
Se
io
fossi
una
donna
disonesta
,
se
io
volessi
tradirvi
,
-
disse
-
non
vi
chiederei
di
rimanere
qui
:
mi
sarei
recata
a
Torino
per
avvertire
il
conte
del
tradimento
che
si
prepara
per
lui
.
-
Fabio
ed
Ilda
si
consultarono
con
un
rapido
sguardo
,
poi
la
giovane
disse
:
-
Ebbene
,
vogliamo
prestarvi
fede
,
ma
se
vorreste
tradirci
,
non
vi
mancherebbe
la
punizione
.
-
Sono
sicura
che
non
me
la
meriterò
mai
.
-
Ecco
allora
ciò
che
esigo
da
voi
:
-
disse
Fabio
-
fingerete
colla
contessa
d
'
ignorare
che
essa
corre
un
pericolo
.
Durante
la
mia
assenza
fate
in
modo
che
nessun
estraneo
l
'
avvicini
ed
entri
nella
villa
.
Se
io
tornassi
in
compagnia
del
conte
,
non
parlate
delle
persone
che
ho
accolte
.
-
Il
conte
non
verrà
che
quando
sarà
finito
tutto
,
-
interruppe
Ilda
-
cioè
,
quando
l
'
avvertiremo
che
la
contessa
non
è
più
.
-
Milia
soffocò
un
grido
.
-
Mio
Dio
,
credete
proprio
che
il
conte
voglia
farla
sopprimere
?
-
Sì
;
-
rispose
Fabio
-
ma
Dio
vuole
altresì
che
la
buona
signora
abbia
intorno
cuori
devoti
,
persone
che
sapranno
dare
la
propria
vita
per
salvare
la
sua
....
-
Io
per
la
prima
,
-
esclamò
con
slancio
sincero
Milia
-
verserei
a
goccia
a
goccia
tutto
il
mio
sangue
per
lei
!
-
Vi
credo
.
-
disse
Ilda
stendendole
la
mano
.
Ritornarono
in
casa
.
La
mattina
seguente
la
posta
recava
una
lettera
di
Livio
alla
contessa
.
Il
conte
le
scriveva
:
"
Mia
adorata
Bianca
,
"
Dal
mio
e
tuo
fidato
servo
Martino
ho
saputo
che
tu
vai
migliorando
,
e
puoi
figurarti
se
ciò
mi
rallegra
,
mi
fa
benedire
di
essermi
allontanato
per
qualche
tempo
da
te
:
così
al
mio
ritorno
ritroverò
la
mia
Bianca
di
una
volta
e
ricominceremo
insieme
una
vita
nuova
.
"
Però
io
rimango
ancora
per
qualche
settimana
assente
,
farò
un
piccolo
viaggio
;
ma
siccome
voglio
mostrarti
che
non
ti
dimentico
ti
manderò
per
Fabio
una
cassettina
,
in
cui
troverai
diversi
oggetti
per
te
,
che
potranno
ricrearti
nella
tua
solitudine
e
farti
ricordare
chi
ti
adora
sempre
.
"
Tuo
aff.mo
marito
LIVIO
.
"
Fabio
,
partito
la
mattina
,
tornò
infatti
la
sera
portando
la
cassettina
datagli
dal
conte
per
la
moglie
.
Quella
cassettina
conteneva
gingilli
giapponesi
,
scatole
d
'
argento
piene
di
confetti
,
boccettine
di
profumo
ed
una
fiala
di
vetro
azzurro
,
su
cui
ora
stampato
:
"
Elixir
miracoloso
di
lunga
vita
per
ridonare
le
forze
,
ringiovanire
la
mente
,
eccitare
l
'appetito."
-
Il
conte
mi
ha
raccomandato
questo
elixir
,
-
disse
Fabio
a
Bianca
.
-
Egli
mi
ha
detto
di
versarne
alcune
gocce
ogni
sera
nella
limonata
che
prendete
prima
di
andare
a
letto
,
ed
ha
aggiunto
che
in
pochi
giorni
sarete
guarita
.
-
Un
tremito
assalì
Bianca
:
un
presentimento
le
attraversò
lo
spirito
.
-
Questa
fiala
contiene
del
veleno
!
-
esclamò
.
Fabio
rimase
calmo
.
-
Io
non
lo
so
,
contessa
:
-
rispose
-
vi
ripeto
le
parole
e
l
'
ordine
datomi
da
vostro
marito
.
Ma
dal
canto
mio
vi
dico
:
conservate
questa
fiala
,
nascondetela
fino
al
momento
in
cui
vi
dirò
di
adoperarla
:
tenendola
nascosta
,
vedrete
che
compirà
il
miracolo
di
prolungare
a
voi
la
vita
ed
accorciarla
a
chi
ve
l
'
ha
mandata
.
E
giacchè
siamo
qui
uniti
,
aggiungo
:
l
'
ora
della
giustizia
è
sonata
!
-
PARTE
QUINTA
Il
castigo
del
colpevole
.
I
.
Erano
le
due
di
notte
.
Il
conte
Livio
Rossano
usciva
dalla
casa
di
Passiflora
,
dove
aveva
vuotato
il
suo
portafogli
,
perchè
la
sorte
gli
era
stata
sfavorevole
.
Egli
era
di
cattivissimo
umore
,
mentre
tornava
a
piedi
all
'
albergo
.
Cinzia
,
dopo
avere
stretto
un
patto
segreto
con
lui
,
era
partita
da
Torino
,
ingiungendogli
di
rimaner
lì
per
non
dare
sospetti
,
fino
a
che
l
'
ostacolo
che
impediva
la
loro
unione
fosse
stato
tolto
di
mezzo
per
sempre
.
La
cortigiana
gli
aveva
bensì
promesso
di
scrivergli
,
ma
ancora
non
si
era
fatta
viva
,
nè
da
Fabio
aveva
avuto
alcuna
nuova
sul
risultato
del
miracoloso
elixir
,
che
doveva
compiere
la
guarigione
della
contessa
.
Ciò
lo
rendeva
nervosissimo
,
inquieto
.
Quella
notte
il
cielo
era
oscuro
,
piovigginoso
:
nelle
strade
buie
,
deserte
,
tutto
ora
triste
,
silenzioso
.
Livio
era
giunto
all
'
angolo
di
una
strada
deserta
,
allorchè
un
uomo
di
alta
statura
gli
si
fece
dinanzi
,
balbettando
con
voce
commossa
:
-
Ho
bisogno
di
parlarvi
,
signor
conte
!
-
Livio
fece
istintivamente
un
passo
indietro
.
-
Parlarmi
a
quest
'
ora
?
-
esclamò
.
-
Che
cosa
volete
?
Io
non
vi
conosco
.
-
Mi
farò
conoscere
,
conte
.
-
interruppe
l
'
altro
togliendosi
il
cappello
e
mostrando
un
volto
pallido
,
patito
,
con
grand
'
occhi
luccicanti
,
coronato
da
capelli
bianchi
come
la
neve
.
-
Guardatemi
bene
.
Io
sono
un
uomo
onesto
,
non
vi
ho
mai
fatto
del
male
,
ma
voi
mi
condannaste
ad
una
vita
d
'
inferno
,
non
pensando
che
io
potessi
un
momento
o
l
'
altro
cogliervi
a
vostra
volta
.
-
Livio
l
'
osservava
con
stupore
,
non
conoscendo
affatto
quei
lineamenti
.
-
Io
credo
,
signore
,
-
gli
disse
-
che
i
fumi
del
vino
vi
abbiano
dato
al
cervello
,
perchè
più
vi
guardo
,
meno
mi
ricordo
di
avervi
già
veduto
.
-
Il
mio
volto
non
vi
è
certo
familiare
,
ma
io
non
sono
ubriaco
nè
pazzo
,
conte
;
se
non
mi
conoscete
di
figura
,
mi
conoscete
di
nome
:
sono
Guglielmo
Rivalta
,
il
cognato
di
Aldo
Pomigliano
.
-
Ah
!
-
esclamò
il
conte
,
lieto
di
trovare
qualcuno
su
cui
sfogare
i
suoi
nervi
.
-
Capisco
!
Siete
il
galantuomo
che
aiutava
lo
studente
galante
a
mangiare
i
denari
di
mia
moglie
.
-
Vile
,
miserabile
!
-
urlò
Guglielmo
facendo
l
'
atto
di
gettarsi
su
lui
.
Ma
il
conte
aveva
fatto
un
salto
indietro
,
e
con
un
rapido
mulinello
,
girando
il
bastoncino
,
ne
lasciò
cadere
il
pomo
di
piombo
sul
capo
scoperto
dello
sventurato
che
cadde
di
peso
al
suolo
.
Livio
non
stette
ad
osservare
se
fosse
ferito
o
morto
:
nessuno
aveva
assistito
a
quella
rapida
scena
,
onde
si
allontanò
lestamente
,
fischiando
un
'
aria
di
operetta
.
L
'
avventura
gli
aveva
calmato
i
nervi
.
Intanto
Guglielmo
,
che
per
il
colpo
perdeva
sangue
dal
capo
,
sotto
la
pioggia
incominciava
a
rinvenire
,
quando
sentì
alcune
voci
che
dicevano
:
-
È
ubriaco
!
-
No
,
è
ferito
!
-
Bisogna
trasportarlo
all
'
ospedale
!
-
Aspettate
che
cerchi
alla
meglio
di
fermargli
il
sangue
!
-
Sotto
la
pressione
della
mano
che
gli
fasciava
il
capo
con
un
fazzoletto
,
Guglielmo
si
riebbe
e
disse
:
-
Non
è
nulla
,
credo
di
potere
alzarmi
e
andare
a
casa
.
-
Gli
uomini
che
si
erano
presi
cura
di
lui
,
erano
dei
bravi
operai
,
che
a
quell
'
ora
già
si
recavano
al
lavoro
.
Essi
si
mostrarono
lieti
,
sentendo
che
il
ferito
parlava
.
-
Aspettate
,
signore
,
vi
sosterremo
e
vi
accompagneremo
fino
a
casa
.
-
Vi
ringrazio
,
vi
ringrazio
mille
volte
!
-
disse
Guglielmo
.
-
Ma
posso
andar
solo
.
Ho
avuto
uno
svenimento
,
e
nel
cadere
mi
sono
ferito
.
Ma
ora
sto
bene
.
-
E
salutati
gli
operai
si
allontanò
.
Guglielmo
Rivalta
aveva
preso
alloggio
nella
casa
stessa
dove
era
stata
assassinata
la
povera
Giulietta
,
e
non
avrebbe
neppure
egli
saputo
dire
il
perchè
.
Nel
casamento
avevano
dimenticato
il
dramma
accaduto
.
La
soffitta
abitata
un
giorno
da
Giulietta
,
quindi
da
Ilda
,
era
stata
presa
in
affitto
da
un
venditore
ambulante
che
vi
depositava
la
sua
merce
.
Guglielmo
Rivalta
aveva
affittato
una
camera
all
'
ultimo
piano
,
qualificandosi
sensale
.
Appena
si
trovò
nella
sua
cameretta
,
Guglielmo
si
sfasciò
la
testa
:
il
sangue
non
colava
più
.
Egli
empì
una
catinella
d
'
acqua
,
si
lavò
,
poi
,
fasciatosi
di
nuovo
,
si
stese
vestito
sul
letto
,
a
meditare
.
Egli
era
sparito
da
Ivrea
senza
lasciar
detto
dove
si
recasse
,
perchè
nessuno
potesse
dubitare
dell
'
idea
che
si
era
messa
in
mente
.
Guglielmo
voleva
provocare
il
conte
,
costringerlo
a
battersi
con
lui
,
ucciderlo
per
vendicare
tutte
le
vittime
del
miserabile
e
soprattutto
il
suo
povero
cognato
,
la
sua
adorata
Severina
e
sè
stesso
.
Il
signor
Rivalta
era
un
valentissimo
schermitore
,
per
cui
era
sicuro
del
fatto
suo
,
nè
gli
sorgeva
neppure
il
pensiero
che
in
un
duello
potesse
esser
vinto
.
Aveva
cercato
a
lungo
il
conte
e
l
'
aveva
ritrovato
per
esserne
quasi
aggredito
in
quel
modo
!
Guglielmo
digrignò
i
denti
,
si
morse
lo
dita
.
Il
suo
odio
contro
Livio
si
esasperava
.
Vendicarsi
,
vendicare
Severina
,
Aldo
e
tutti
gl
'
innocenti
!
Ciò
diventava
un
vero
fanatismo
nella
mente
di
Guglielmo
.
Il
giorno
dopo
uscì
di
casa
e
si
diresse
senz
'
altro
verso
l
'
albergo
,
dove
sapeva
che
il
conte
alloggiava
,
per
averlo
già
pedinato
.
-
Si
potrebbe
parlare
col
conte
Livio
Rossano
?
-
chiese
gentilmente
Guglielmo
al
segretario
dell
'
albergo
.
-
Il
conte
è
partito
per
la
sua
villa
di
Moncalieri
,
-
rispose
.
-
Ha
ricevuto
un
telegramma
che
lo
chiamava
colà
:
sembra
che
la
contessa
si
sia
improvvisamente
aggravata
.
-
Guglielmo
si
sentì
venir
freddo
.
-
Stava
male
,
la
contessa
?
-
Oh
!
da
molto
tempo
non
si
muove
più
dalla
villa
:
il
conte
non
teneva
neppur
più
casa
a
Torino
;
venendo
qui
per
i
suoi
interessi
,
si
tratteneva
nel
nostro
albergo
.
-
Lo
so
,
e
mi
dispiace
della
nuova
che
mi
dà
;
gli
scriverò
.
-
Allontanandosi
,
agitava
nella
sua
mente
terribili
idee
.
-
Anche
lei
,
anche
lei
!
...
Ah
!
questo
pone
il
colmo
a
tutte
le
sue
iniquità
.
Ma
sarà
l
'
ultima
,
lo
giuro
!
-
Guglielmo
salì
in
tranvai
per
recarsi
a
casa
.
Si
mise
nelle
tasche
della
giacca
una
rivoltella
carica
a
sei
colpi
,
un
paio
di
fazzoletti
,
il
portafogli
.
Guglielmo
non
sapeva
dove
si
trovasse
la
villa
del
conte
,
ma
era
sicuro
che
,
giunto
a
Moncalieri
,
tutti
gliel
'
avrebbero
indicata
.
Era
di
domenica
.
Il
signor
Rivalta
prese
il
tranvai
che
partiva
almeno
un
'
ora
prima
del
treno
,
e
arrivato
a
destinazione
si
fece
indicare
da
un
trattore
la
villa
del
conte
.
Era
distante
:
un
'
ora
di
cammino
;
ma
Guglielmo
non
si
sgomentò
.
Giunto
nei
pressi
della
villa
,
si
fermò
e
sedette
.
Come
entrare
là
dentro
?
-
Che
stupido
!
-
disse
a
un
tratto
.
-
Se
la
contessa
è
aggravata
andrà
bene
il
medico
a
curarla
,
le
si
chiamerà
anche
il
prete
.
Ebbene
,
per
mezzo
di
questi
,
io
entrerò
nella
villa
.
-
E
soddisfatto
della
sua
idea
,
si
rialzò
e
camminò
gesticolando
,
minacciando
un
fantasma
invisibile
.
II
.
Cinzia
non
aveva
lasciato
Torino
,
ma
compiuta
la
sua
parte
con
Livio
si
era
rifugiata
di
nuovo
in
casa
del
marchese
Passiflora
.
Fu
però
assai
sorpresa
di
non
trovare
nel
gentiluomo
quell
'
accoglienza
che
si
aspettava
per
essere
riuscita
a
smascherare
il
conte
in
faccia
a
coloro
che
lo
volevano
nelle
mani
.
-
Non
sei
contento
di
me
?
-
gli
chiese
con
audacia
.
-
Bada
che
io
ritorno
da
Livio
e
non
gli
nascondo
che
la
mia
è
stata
solo
una
commedia
per
perderlo
.
-
Tu
non
andrai
,
-
disse
freddamente
il
marchese
-
se
hai
cara
la
tua
vita
:
intanto
non
uscirai
dalla
tua
camera
,
perchè
se
tu
lo
tentassi
ti
ucciderei
!
-
Cinzia
si
morse
a
sangue
le
labbra
.
-
A
che
giuoco
giochiamo
,
vecchio
mio
?
-
esclamò
.
-
Non
sei
tu
forse
che
per
il
primo
mi
hai
spinta
a
vendermi
ai
nemici
del
conte
,
non
sei
tu
che
mi
hai
allettata
dicendomi
che
,
compiuta
un
'
impresa
che
avrebbe
liberata
la
società
di
un
birbante
,
mi
avresti
dato
il
tuo
nome
?
-
È
verissimo
.
-
E
allora
,
perchè
adesso
sembri
minacciarmi
,
invece
di
stendermi
le
braccia
come
meritavo
?
-
Il
perchè
lo
saprai
tra
qualche
giorno
.
Adesso
,
ti
ripeto
,
sei
mia
prigioniera
.
Tu
hai
detto
al
conte
che
partivi
per
un
viaggio
,
e
deve
crederlo
.
-
E
se
io
non
accettassi
la
tua
condizione
?
-
Non
discutiamo
.
Se
tu
tentassi
di
uscire
dalla
tua
camera
,
ti
farei
saltare
le
cervella
,
salvo
poi
a
fare
altrettanto
con
le
mie
.
Guarda
!
-
Le
mostrò
una
rivoltella
che
teneva
in
tasca
,
ed
aggiunse
in
tono
più
mite
:
-
Del
resto
,
non
è
che
una
prigionia
di
pochi
giorni
,
non
ti
mancherà
nulla
e
ti
servirò
io
stesso
da
carceriere
.
-
Cinzia
non
replicò
,
ma
provava
una
rabbia
profonda
,
mista
ad
un
'
angoscia
orribile
per
qualche
cosa
d
'
impreveduto
,
che
non
poteva
definire
.
-
È
questa
dunque
la
ricompensa
per
averti
servito
con
tanto
zelo
?
Senza
di
me
,
non
avresti
mai
avuto
il
conte
nelle
mani
.
-
Questo
è
vero
,
-
rispose
con
calma
il
marchese
.
-
E
senza
di
lui
non
t
'
avrei
così
bene
conosciuta
come
ora
ti
conosco
.
-
Cinzia
fu
chiusa
nella
sua
camera
,
ed
il
marchese
,
acceso
un
sigaro
,
si
ritirò
nel
suo
salotto
,
dove
si
mise
a
fumare
nervosamente
,
camminando
in
su
e
in
giù
,
gesticolando
.
Il
marchese
Passiflora
,
come
sappiamo
,
aveva
commesso
un
giorno
una
viltà
,
facendo
ritirare
dalla
posta
lettere
dirette
alla
contessa
,
lettere
che
la
condannavano
,
benchè
pura
ed
innocente
,
scoprendo
al
conte
il
legame
fra
Aldo
e
la
contessa
.
Inoltre
Passiflora
,
trovatosi
solo
,
senza
affetti
,
si
ora
dedicato
a
Cinzia
,
che
gli
pareva
creatura
fatta
proprio
per
lui
.
Col
proporle
di
vivere
insieme
,
il
marchese
aveva
avuto
lo
scopo
di
conoscerla
meglio
,
e
la
maliarda
aveva
saputo
agire
in
modo
,
che
egli
si
era
innamorato
di
lei
fino
a
sentire
il
bisogno
di
darle
il
suo
nome
,
onde
rialzarla
ai
propri
occhi
ed
a
quelli
degli
altri
.
E
quando
il
Trani
,
rimasto
suo
amico
,
gli
propose
di
servirsi
di
Cinzia
per
indurre
il
conte
a
confessione
,
il
marchese
dapprima
rifiutò
.
Non
era
bastato
a
Livio
di
togliergli
Bianca
,
e
gli
toglierebbe
ora
anche
la
sola
compagna
che
gli
abbisognava
?
Ed
in
uno
sfogo
di
passione
,
di
gelosia
,
disse
al
magistrato
:
-
Cedergli
Cinzia
?
Mai
,
mai
!
-
Il
Trani
guardò
l
'
amico
con
commiserazione
,
gli
prese
una
mano
,
che
tenne
stretta
nella
sua
.
-
Tu
commettesti
un
giorno
un
'
azione
indegna
dl
te
,
-
disse
-
ma
puoi
ancora
ripararla
,
perchè
in
fondo
sei
un
gentiluomo
onesto
,
nè
vorrai
macchiare
il
tuo
onore
per
una
donna
indegna
di
te
.
-
Tu
calunni
Cinzia
!
-
gridò
il
marchese
.
-
Ti
proverò
che
ella
si
ride
di
te
,
che
se
l
'
intende
di
nuovo
con
Livio
,
-
disse
il
Trani
.
Un
fiotto
di
sangue
salì
al
cervello
di
Passiflora
,
gli
imporporò
il
viso
.
-
È
falso
....
,
è
falso
!
...
-
È
la
verità
,
e
,
per
quanto
possa
offenderti
,
non
voglio
nascondertela
.
Tu
credevi
di
prendere
una
rivincita
sul
conte
,
prendendogli
la
donna
che
fu
sua
amante
.
Orbene
,
il
domani
stesso
,
i
due
si
ritrovarono
insieme
.
Nel
rivedersi
,
sentirono
risvegliarsi
con
nuova
forza
gli
istinti
bestiali
di
una
volta
;
ma
siccome
Cinzia
teme
di
perderti
,
finge
un
profondo
disprezzo
pel
conte
.
-
Passiflora
strinse
i
pugni
.
-
Se
ne
fossi
certo
!
-
esclamò
.
-
Che
faresti
?
Vorresti
imbrattare
la
tua
mano
di
gentiluomo
per
un
sgualdrina
?
Lascia
quella
parte
al
conte
,
che
oramai
ha
perduto
ogni
senso
di
onore
,
e
se
ti
resta
ancora
un
atomo
di
affetto
per
la
sventurata
contessa
che
tu
stesso
contribuisti
a
calunniare
,
aiutaci
a
salvarla
,
a
toglierla
dalle
mani
del
suo
carnefice
.
-
Non
invano
il
magistrato
aveva
fatto
appello
all
'
onore
del
marchese
.
Tutti
gli
istinti
cavallereschi
si
risollevarono
ad
un
tratto
in
lui
,
lo
fecero
ridiventare
padrone
di
sè
stesso
.
Egli
stese
la
mano
ad
Umberto
.
-
Ebbene
,
sarò
con
te
:
spiegami
quale
sia
il
tuo
progetto
!
-
Umberto
glielo
disse
.
Passiflora
ascoltò
dapprima
attentamente
,
poi
ad
un
tratto
interruppe
:
-
Ma
se
tu
affermi
che
Cinzia
è
d
'
accordo
con
Livio
,
non
accetterà
di
tradirlo
.
-
Lo
farà
;
tu
non
conosci
ancora
bene
quella
donna
:
ella
è
venale
e
non
vuol
perderti
.
Tutti
i
giorni
non
le
si
offre
l
'
occasione
di
divenire
marchesa
autentica
.
Io
le
farò
la
proposta
,
e
vedrai
che
l
'
accoglierà
con
entusiasmo
.
Intanto
domani
la
farò
chiamare
nel
mio
gabinetto
,
fingendo
di
volerle
parlare
da
sola
;
tu
sarai
ad
ascoltare
.
-
Accetto
,
accetto
e
ti
ringrazio
!
-
Passiflora
rimase
così
persuaso
della
perfidia
e
leggerezza
di
Cinzia
.
Quando
il
magistrato
le
propose
di
sedurre
novamente
il
conte
per
fargli
confessare
i
suoi
delitti
,
Cinzia
simulò
scrupoli
di
delicatezza
,
disse
che
non
si
sarebbe
mai
prestata
a
simile
commedia
.
Ma
quando
Umberto
le
dimostrò
che
egli
non
ignorava
i
misteriosi
convegni
di
lei
col
conte
nel
nido
del
corso
Grugliasco
,
Cinzia
,
spaventata
,
non
potendo
negare
,
balbettò
con
accento
soffocato
:
-
È
vero
,
non
ho
saputo
sottrarmi
al
fascino
che
mi
attira
verso
Livio
;
ma
,
per
pietà
,
non
mi
perdete
con
Passiflora
:
che
egli
nulla
venga
a
sapere
,
ed
io
vi
servirò
in
tutto
quello
che
volete
!
-
Il
marchese
stesso
desidera
di
smascherare
il
conte
,
e
dietro
mia
preghiera
acconsente
che
voi
l
'
attiriate
nel
tranello
che
io
ho
ideato
:
dalla
mia
bocca
Passiflora
non
saprà
nulla
;
ma
guai
a
voi
se
ci
tradirete
col
conte
!
-
Cinzia
aveva
ripresa
la
sua
audacia
.
-
Potete
fidarvi
di
me
:
ambisco
troppo
a
divenire
una
marchesa
autentica
.
-
Passiflora
ebbe
il
coraggio
di
non
muoversi
,
di
non
tradire
la
sua
presenza
con
un
solo
movimento
;
ma
appena
Cinzia
fu
partita
,
si
slanciò
presso
l
'
amico
esclamando
:
-
Tu
avevi
ragione
,
io
tenevo
una
benda
sugli
occhi
per
quella
sgualdrina
;
ma
ora
è
caduta
e
non
macchierò
il
mio
stemma
per
una
tale
femmina
,
come
pure
desidero
rialzarmi
agli
occhi
della
contessa
per
ottenere
un
giorno
il
suo
perdono
.
-
II
marchese
sentiva
ormai
troppa
vergogna
per
quello
che
aveva
fatto
,
ed
avrebbe
dato
metà
del
suo
sangue
per
rimediarvi
.
Cinzia
non
sapeva
che
la
notte
della
confessione
di
Livio
,
anche
Passiflora
era
fra
coloro
che
ascoltavano
.
Il
Trani
l
'
aveva
introdotto
nella
villa
sotto
un
travestimento
facendolo
passare
per
un
suo
fidato
agente
,
ed
il
marchese
si
era
allontanato
dopo
gli
altri
,
in
preda
ad
un
disgusto
orribile
per
quella
coppia
colpevole
,
assalito
da
uno
spasimo
angoscioso
nel
sentire
con
quanta
freddezza
il
conte
accettava
di
sbarazzarsi
della
moglie
.
Allorchè
Cinzia
era
ritornata
a
lui
,
fingendo
con
Livio
di
partire
finchè
tutto
fosse
finito
,
il
marchese
,
ritenendo
pericoloso
che
il
conte
sospettasse
la
presenza
della
cortigiana
nella
sua
casa
,
e
soprattutto
perchè
nessun
ostacolo
sorgesse
ad
impedire
quanto
il
Trani
aveva
combinato
,
pensò
di
tenervela
rinchiusa
.
Cinzia
,
prigioniera
da
due
giorni
,
incominciava
a
trovare
la
cosa
singolare
,
e
si
pentiva
di
aver
preferito
il
marchese
al
conte
,
dal
momento
che
questi
,
una
volta
libero
di
sua
moglie
,
si
dava
completamente
in
sua
balia
.
Dopo
una
settimana
passata
in
alternative
di
speranze
e
timori
,
Cinzia
non
ne
potè
più
.
Ella
voleva
ad
ogni
costo
uscire
dalla
sua
reclusione
.
Picchiò
,
risoluta
,
all
'
uscio
,
decisa
a
farne
saltare
in
aria
la
serratura
od
a
chiedere
aiuto
dalla
finestra
se
il
marchese
non
compariva
.
Ma
al
primo
clamore
Passiflora
accorse
.
-
Che
c
'
è
?
-
chiese
,
-
Che
vuol
dire
un
tal
chiasso
?
-
Vuol
dire
che
sono
stanca
di
rimanere
qui
!
-
esclamò
Cinzia
con
accento
rabbioso
.
-
Se
tu
avessi
avuto
pazienza
,
questa
sera
stessa
ti
avrei
liberata
,
-
risposo
Passiflora
.
-
Ma
non
importa
:
sarà
forse
meglio
anticipare
,
perchè
è
giunto
il
momento
di
una
spiegazione
importante
fra
noi
.
-
Cinzia
ristette
indecisa
,
turbata
,
e
senza
rispondere
si
mise
a
sedere
.
Passiflora
fece
altrettanto
e
,
senza
alcun
preambolo
:
-
Sai
dove
si
trova
in
questo
momento
il
tuo
amante
?
-
chiese
.
Cinzia
sussultò
.
-
Il
mio
amante
?
-
ripetè
.
-
Vuoi
forse
parlare
del
conte
?
Vuoi
prenderti
giuoco
di
me
?
Sai
bene
che
mi
sono
sacrificata
a
ritornare
con
lui
per
alcuni
giorni
onde
compiacere
te
ed
il
tuo
amico
Trani
.
-
Passiflora
lasciò
sfuggire
una
lugubre
risata
.
-
Ed
i
tuoi
ritrovi
anteriori
erano
pure
fatti
per
compiacermi
?
-
Cinzia
si
morse
le
labbra
,
ma
non
chinò
per
questo
gli
occhi
.
-
Il
tuo
amico
mi
ha
calunniata
!
-
Lui
?
Egli
non
ha
aperto
bocca
sul
conto
tuo
:
tu
stessa
ne
parlasti
trovandoti
nel
suo
gabinetto
,
senza
pensare
che
altri
poteva
ascoltarti
.
-
Ebbene
,
se
fosse
vero
?
Forse
che
non
vi
ho
dato
il
conte
nelle
mani
,
non
vi
ho
serviti
lealmente
,
mentre
potevo
tradirvi
ed
essere
a
quest
'
ora
molto
lungi
di
qui
con
lui
?
...
-
Ne
convengo
:
tu
hai
mantenuto
i
tuoi
patti
e
meriti
una
ricompensa
.
Per
cui
,
invece
di
consegnarti
alle
guardie
come
complice
del
conte
,
ti
condurrò
io
stesso
fino
a
Genova
,
ti
metterò
a
bordo
di
un
bastimento
che
ti
condurrà
lontana
dall
'
Italia
....
-
Siete
pazzo
!
-
interruppe
Cinzia
.
-
Non
partirò
!
-
Preferisci
dunque
la
prigione
alla
libertà
?
Perchè
,
se
tu
rimani
,
sarai
denunziata
per
aver
preso
parte
all
'
assassinio
di
Giulietta
Lovera
,
conoscendo
fino
da
allora
quello
ed
altri
intrighi
orditi
dal
conte
,
e
di
avere
ultimamente
istigato
il
conte
a
sbarazzarsi
di
sua
moglie
.
-
Non
è
vero
!
-
gridò
Cinzia
.
-
Cinque
testimoni
,
persone
onorate
,
attesteranno
come
tu
sola
abbia
spinto
il
conte
Rossano
a
sbarazzarsi
con
un
delitto
di
sua
moglie
.
-
Cinzia
,
còlta
al
laccio
,
gettò
un
grido
di
rabbia
e
disse
:
-
Siete
una
massa
di
vigliacchi
!
-
II
marchese
,
livido
,
trasse
di
tasca
la
rivoltella
.
Allora
la
sciagurata
si
vide
perduta
,
e
folle
di
terrore
si
gettò
ai
piedi
del
marchese
.
-
Perdonami
!
...
Perdonami
!
...
Non
mi
uccidere
!
...
Partirò
.
Farò
quello
che
vorrai
!
-
Gli
occhi
del
marchese
brillarono
di
una
gioia
sinistra
.
Nascose
lentamente
la
rivoltella
e
trasse
di
tasca
un
foglio
in
cui
era
scritto
che
Cinzia
si
obbligava
ad
obbedirlo
.
-
Ebbene
,
firma
!
-
le
disse
.
Cinzia
obbedì
.
-
Eccomi
in
tua
balìa
!
-
disse
poi
.
-
Non
avrei
mai
pensato
,
il
giorno
in
cui
mi
giuravi
di
amarmi
,
che
tutto
sarebbe
finito
così
!
-
Ella
lo
fissava
cogli
occhi
umidi
di
lacrime
,
e
Passiflora
,
temendo
di
cederle
,
lasciò
quella
camera
per
andare
a
rinchiudersi
nella
propria
.
Gli
occorrevano
alcune
ore
per
ricuperare
tutta
la
sua
fermezza
onde
giungere
alla
fine
del
suo
compito
.
Ma
quando
ritornò
da
Cinzia
,
trovò
la
camera
vuota
.
Aveva
dimenticato
di
rinchiuderla
,
e
la
cortigiana
ne
aveva
profittato
per
svignarsela
.
Passiflora
si
sfogò
in
invettive
,
quindi
finì
col
calmarsi
.
Doveva
avvertire
Umberto
di
quella
fuga
?
Sì
,
era
necessario
.
E
senz
'
altro
,
il
marchese
si
recò
dal
cavaliere
Trani
per
avvertirlo
di
quanto
accadeva
.
Ma
il
magistrato
aveva
egli
pure
lasciato
Torino
.
III
.
Nonostante
tutto
il
suo
cinismo
,
allorchè
il
conte
Rossano
ricevette
il
telegramma
di
Fabio
che
diceva
:
"
Contessa
improvvisamente
aggravata
,
si
teme
catastrofe
,
urge
vostra
presenza
"
,
un
livido
pallore
si
stese
sul
suo
volto
.
Egli
partì
subito
;
ma
era
molto
turbato
.
A
Moncalieri
fece
attaccare
un
calesse
che
avrebbe
guidato
egli
stesso
.
Livio
non
desiderava
che
alcuno
turbasse
le
sue
riflessioni
di
quell
'
ora
.
Egli
voleva
formarsi
tutto
un
piano
prima
di
giungere
alla
villa
.
Tutti
,
compreso
Fabio
,
dovevano
credere
al
suo
dolore
,
al
suo
strazio
per
la
fine
immatura
di
Bianca
.
Ad
un
tratto
sussultò
.
La
morte
di
Bianca
lo
lasciava
padrone
interamente
del
patrimonio
di
lei
?
Non
poteva
Bianca
aver
fatto
testamento
a
favore
di
altri
,
lasciando
a
lui
la
sola
legittima
?
Perchè
non
aveva
pensato
prima
a
tutto
ciò
?
Era
stato
pazzo
,
imprudente
!
-
Purchè
arrivi
in
tempo
a
rimediarvi
!
-
mormorava
fra
i
denti
.
-
Sono
stato
così
pazzo
da
cercare
di
toglierla
dal
mondo
prima
di
aver
sistemati
i
miei
interessi
.
-
Il
conte
sferzava
adesso
il
cavallo
per
giungere
più
presto
.
Bisognava
ad
ogni
costo
che
Bianca
testasse
a
suo
favore
.
Eccitato
da
quel
pensiero
,
il
conte
proseguiva
a
frustare
.
Era
giunto
ad
un
sentiero
,
le
cui
pietre
ruzzolavano
sotto
i
passi
del
cavallo
.
Livio
scese
e
condusse
a
mano
l
'
animale
.
Egli
fremeva
d
'
impazienza
.
Finalmente
giunse
al
cancello
della
villa
:
silenzio
perfetto
.
Livio
tirò
con
violenza
il
campanello
.
Il
giardiniere
corse
ad
aprire
.
Il
conte
gli
domandò
:
-
Ebbene
,
Lorenzo
?
La
contessa
è
dunque
peggiorata
?
-
Oh
!
signore
....
non
avrò
mai
il
coraggio
di
dirglielo
....
no
....
no
!
...
-
esclamò
il
giardiniere
.
E
ruppe
in
pianto
.
Livio
divenne
livido
.
-
Parla
....
lo
voglio
....
-
balbettò
con
accento
soffocato
-
la
contessa
....
mia
moglie
?
-
Lorenzo
rispose
con
voce
rotta
:
-
E
spirata
....
questa
mattina
.
-
Un
urlo
,
che
parve
avere
squarciato
il
cuore
del
conte
,
sfuggì
dalle
sue
labbra
.
-
Morta
!
...
Morta
!
...
No
!
Dimmi
che
non
è
vero
!
...
-
Ahimè
,
signore
....
se
potessi
farla
rivivere
,
darei
con
piacere
tutto
il
mio
sangue
!
-
Livio
sembrò
assalito
da
una
specie
di
furore
e
corse
verso
la
villa
.
Nel
vestibolo
vide
alcuni
domestici
che
l
'
osservavano
,
pallidi
e
inquieti
.
E
ad
un
tratto
gli
si
fece
incontro
Fabio
,
pallidissimo
,
ma
calmo
.
-
Perdonatemi
,
signor
conte
,
-
disse
con
voce
commossa
-
se
non
sono
venuto
alla
stazione
;
ma
urgeva
la
mia
presenza
qui
.
Non
so
se
ho
fatto
male
,
ma
ho
dato
ordine
che
non
fosse
ancora
avvertito
alcuno
della
morte
della
contessa
.
-
Hai
fatto
benissimo
;
-
rispose
a
voce
alta
il
conte
,
perchè
tutti
lo
intendessero
-
fino
a
domani
,
proibisco
a
chiunque
di
parlarne
....
.
Oh
!
mia
Bianca
,
mia
povera
,
amata
Bianca
!
-
Ruppe
in
singhiozzi
e
si
afferrò
al
braccio
di
Fabio
per
sostenersi
.
-
Coraggio
,
signor
conte
!
-
disse
questi
dolcemente
.
-
Nessuno
poteva
prevedere
una
così
rapida
fine
.
Nessuno
qui
ha
trascurato
il
suo
dovere
.
Abbiamo
avuto
per
la
povera
signora
tutte
le
premure
;
si
sperava
nel
miracoloso
elixir
da
voi
mandato
e
che
non
trascuravo
di
farle
prendere
ogni
sera
;
eppure
non
è
bastato
!
-
Fabio
s
'
interruppe
,
perchè
piangeva
.
-
Martino
,
accompagnami
nella
mia
camera
;
-
disse
il
conte
-
mi
narrerai
l
'
accaduto
.
Ora
non
avrei
il
coraggio
di
vederla
.
Chi
veglia
accanto
a
lei
?
-
Milia
,
che
non
l
'
ha
abbandonata
mai
.
-
Come
siete
stati
buoni
tutti
!
Io
solo
l
'
ho
trascurata
,
almeno
in
apparenza
,
mentre
non
pensavo
che
a
lei
;
andiamo
,
Martino
!
-
Salì
al
proprio
appartamento
,
e
appena
in
camera
gettò
il
cappello
sul
letto
e
si
lasciò
cadere
su
di
una
poltrona
.
-
Signore
,
-
disse
Fabio
-
la
povera
contessa
ha
scritto
una
lettera
per
voi
e
mi
ha
pregato
,
qualche
ora
prima
di
morire
,
di
consegnarvela
.
-
Il
conte
apparve
oltremodo
agitato
.
-
Una
lettera
per
me
?
Dammela
subito
!
-
Vado
a
prenderla
,
conte
!
-
Fabio
uscì
e
tornò
poco
dopo
con
una
lettera
fra
le
mani
.
-
Mentre
leggete
,
-
disse
-
io
andrò
a
dare
alcuni
ordini
necessari
.
-
Fabio
uscì
di
nuovo
.
Livio
volse
e
rivolse
la
busta
fra
le
mani
,
poi
la
strappò
convulsamente
da
un
lato
,
ne
tolse
il
foglio
che
Bianca
aveva
scritto
,
e
lesse
:
"
Livio
,
"
L
'
accostarsi
della
morte
dà
nuove
facoltà
all
'
intelletto
,
tanto
che
cogli
occhi
della
mente
si
penetra
nei
cuori
,
si
legge
in
essi
ciò
che
hanno
tenuto
sempre
nascosto
.
"
Ed
io
leggo
in
quest
'
istante
nel
tuo
cuore
,
ti
vedo
esultare
nel
trovarti
alfine
libero
di
colei
,
la
cui
perdita
effettua
i
tuoi
sogni
di
piacere
e
di
ricchezza
.
Sei
sceso
alla
bassezza
,
all
'
infamia
,
al
delitto
,
per
ottenere
il
tuo
intento
.
"
Ebbene
,
il
mio
denaro
non
l
'
avrai
!
L
'
assassino
non
pensa
sempre
a
tutto
.
La
carta
che
tu
mi
facesti
firmare
e
ti
dava
l
'
amministrazione
di
tutti
i
miei
beni
,
la
dimenticasti
nel
partire
ed
io
l
'
ho
distrutta
:
la
mia
ricchezza
è
in
salvo
e
passerà
nelle
mani
di
coloro
che
tu
credevi
di
distruggere
,
e
che
invece
sopravviveranno
a
te
.
"
Una
dichiarazione
da
me
firmata
ed
unita
alla
boccetta
che
contiene
ancora
una
parte
dell
'
elixir
miracoloso
che
tu
m
'
inviasti
,
rivelerà
la
causa
della
mia
morte
,
la
spaventosa
agonia
cui
mi
condannasti
e
che
nascosi
gelosamente
all
'
istrumento
incosciente
dei
tuoi
delitti
,
il
quale
senza
saperlo
mi
ha
versato
il
veleno
,
credendo
con
esso
di
ridarmi
la
vita
.
"
La
mia
dichiarazione
,
unita
alla
boccetta
,
l
'
ho
chiusa
io
stessa
nella
cassaforte
della
mia
camera
;
ho
appeso
la
chiave
,
attaccata
ad
un
cordoncino
,
al
mio
collo
,
ed
ho
fatto
giurare
a
Milia
che
,
anche
dopo
morta
,
quella
chiave
non
mi
verrà
tolta
se
non
da
colui
che
ho
già
designato
perchè
venga
a
staccarla
da
me
prima
che
io
sia
deposta
nella
bara
.
"
Ho
fatto
altresì
giurare
a
Fabio
che
,
se
io
venissi
a
morte
,
egli
solo
ne
veglierà
il
cadavere
.
"
Ed
ora
che
ho
tutto
disposto
,
ora
che
ho
fatto
giustizia
del
mio
carnefice
,
verserò
il
triplo
della
dose
che
tu
mi
facevi
mescere
del
tuo
miracoloso
elixir
per
finirla
al
più
presto
e
perchè
al
più
presto
tu
sia
punito
.
"BIANCA."
Dire
ciò
che
provasse
il
conte
a
quella
lettura
,
sarebbe
impossibile
.
Vinto
....
era
vinto
,
quando
si
credeva
prossimo
alla
vittoria
!
Una
rabbia
fredda
s
'
impadronì
di
lui
.
Egli
sonò
con
violenza
il
campanello
.
Fabio
accorse
.
-
Tu
hai
mentito
con
me
,
-
disse
con
voce
sorda
.
-
Da
questa
lettera
apprendo
che
i
miei
nemici
hanno
potuto
parlare
alla
contessa
.
-
Fabio
lo
guardava
,
addolorato
.
-
Io
non
vi
comprendo
,
conte
,
-
rispose
.
-
Vi
giuro
che
nessuno
ha
mai
avvicinato
la
contessa
all
'
infuori
del
medico
che
veniva
qualche
volta
a
visitarla
e
del
parroco
,
perchè
voi
stesso
avevate
dato
ordine
di
non
rimandarli
.
-
-
Il
conte
andava
calmandosi
.
-
Io
non
capisco
più
nulla
,
-
mormorò
.
-
Bianca
mi
fa
delle
accuse
,
che
io
non
merito
.
Essa
non
ha
cessato
di
odiarmi
fino
alla
tomba
.
-
Odiarvi
?
Io
credo
che
v
'
inganniate
,
conte
.
La
contessa
già
da
qualche
tempo
parlava
con
grande
affetto
di
voi
,
mi
diceva
che
se
avesse
seguito
i
vostri
consigli
si
sarebbe
trovata
più
tranquilla
e
felice
,
che
non
vi
aveva
apprezzato
abbastanza
.
Ella
stessa
volle
che
vi
telegrafassi
perchè
si
sentiva
morire
,
e
aggiunse
che
in
quel
supremo
istante
il
vostro
sublime
affetto
le
appariva
in
tutto
il
suo
splendore
,
ed
apprezzando
la
mia
devozione
per
voi
e
per
lei
,
mi
fece
giurare
che
veglierei
il
suo
cadavere
.
-
Il
conte
fremeva
,
mentre
Fabio
parlava
.
Egli
non
poteva
,
nè
voleva
mostrare
al
giovane
la
lettera
della
contessa
.
Fabio
non
doveva
sapere
che
si
era
servito
della
sua
mano
per
versarle
il
veleno
.
Ah
!
pazzo
che
era
stato
a
non
prender
prima
tutte
le
sue
disposizioni
!
Un
fremito
di
disperazione
lo
colse
:
lo
spettro
della
miseria
,
del
disonore
,
si
drizzò
davanti
a
lui
.
Ma
siccome
era
energico
,
non
tardò
a
riaversi
da
quella
debolezza
e
formò
subito
nella
sua
mente
un
'
ardita
risoluzione
.
-
Voglio
crederti
,
-
disse
a
Fabio
-
benchè
questa
lettera
mi
dimostri
il
contrario
.
Ma
la
mia
povera
Bianca
deve
averla
scritta
in
un
momento
di
esaltazione
mentale
.
Ah
!
non
mi
perdonerò
mai
di
non
essere
stato
vicino
a
lei
negli
ultimi
momenti
!
Dimmi
,
ha
molto
sofferto
?
-
Moltissimo
!
-
rispose
Fabio
.
-
Se
voi
foste
stato
qui
,
non
avreste
potuto
resistere
a
quell
'
orribile
agonia
.
E
la
contessa
non
voleva
che
si
chiamasse
il
medico
,
nè
altri
;
diceva
che
l
'
unica
medicina
che
l
'
avrebbe
guarita
,
voi
stesso
gliel
'
avevate
mandata
.
-
Livio
impallidì
,
si
morse
le
labbra
,
e
passandosi
una
mano
sulla
fronte
:
-
Chiamami
Milia
!
-
disse
.
Fabio
uscì
subito
per
obbedirlo
.
Un
momento
dopo
la
vedova
compariva
dinanzi
al
conte
.
Ella
aveva
gli
occhi
gonfi
di
lacrime
,
ed
alla
vista
del
suo
padrone
scoppiò
in
pianto
,
balbettando
:
-
Oh
!
signor
conte
,
perchè
non
siete
venuto
prima
?
Mio
Dio
....
mio
Dio
,
essa
è
morta
chiamandovi
,
disperata
!
-
Il
conte
la
guardò
con
aria
minacciosa
.
-
Non
è
vero
!
Essa
mi
ha
maledetto
!
E
tu
le
tenesti
mano
per
favorire
i
miei
nemici
,
tu
le
conducesti
qui
il
suo
amante
!
-
Milia
indietreggiò
spaurita
.
-
Voi
bestemmiate
,
conte
!
Da
quando
sono
qui
,
la
contessa
è
vissuta
come
una
santa
.
Martino
può
attestarlo
.
Io
posso
giurarvi
che
era
una
donna
veramente
onesta
,
e
se
volete
sapere
la
verità
,
prima
di
morire
la
contessa
ha
passato
al
suo
collo
un
cordoncino
con
attaccata
una
chiave
e
mi
ha
detto
:
"
-
Giurami
,
Milia
,
che
non
mi
lascerai
togliere
questa
chiave
che
da
una
bambina
,
la
quale
si
presenterà
qui
prima
che
io
venga
deposta
nella
bara
e
ti
dirà
:
"
Sono
la
figlia
del
conte
Rossano
e
di
Giulietta
Lovera
;
la
mia
povera
mamma
fu
assassinata
innocente
.
A
me
sola
spetta
di
consegnare
questa
chiave
nelle
mani
di
mio
padre
.
"
-
Il
conte
sentì
intorbidarsi
gli
occhi
,
fece
un
passo
indietro
,
poi
disse
a
Milia
:
-
La
contessa
vaneggiava
.
-
Essa
era
pienamente
in
sè
,
padrone
,
ed
io
attendo
domattina
quella
bambina
:
se
non
verrà
,
allora
voi
avrete
ragione
,
conte
.
Sono
una
donna
onesta
,
e
Dio
mi
punirebbe
se
non
mantenessi
il
giuramento
fatto
ad
una
morente
.
Non
venite
,
conte
,
a
vedere
la
povera
signora
?
-
Verrò
più
tardi
,
lasciami
!
-
Voleva
essere
solo
per
calmare
il
tumulto
dei
suoi
pensieri
,
ritrovare
la
calma
necessaria
per
non
tradirsi
in
faccia
ad
alcuno
.
Ah
!
come
era
stato
giuocato
bene
da
quella
morta
,
che
egli
aveva
creduto
di
tenere
nelle
mani
!
Quale
colpo
supremo
gli
aveva
preparato
,
facendogli
consegnare
quella
chiave
dalla
figlia
di
Giulietta
,
dalla
sua
propria
figlia
!
Livio
non
aveva
viscere
di
padre
.
Il
ricordo
di
quella
bambina
cui
fece
assassinare
la
madre
,
non
lo
commoveva
,
ma
l
'
irritava
.
Come
poteva
la
contessa
averle
parlato
?
Se
la
fanciulla
era
entrata
nella
villa
,
per
certo
vi
era
venuto
anche
Aldo
Pomigliano
!
Egli
cercava
la
verità
senza
trovarla
,
e
continuava
a
digrignare
i
denti
,
a
bestemmiare
,
a
maledire
.
Poi
tornò
a
calmarsi
,
e
tutte
le
sue
facoltà
si
concentrarono
per
avere
le
ricchezze
di
Bianca
.
Non
un
rimorso
nell
'
anima
del
conte
:
solo
il
pensiero
di
salvarsi
e
ricuperare
la
fortuna
che
gli
sfuggiva
.
Atteggiando
il
volto
al
più
profondo
dolore
,
egli
si
diresse
all
'
appartamento
di
Bianca
.
Nel
corridoio
incontrò
Fabio
.
-
Dammi
il
braccio
;
-
mormorò
Livio
-
temo
di
non
avere
la
forza
di
sopportare
la
vista
di
quella
salma
adorata
.
-
Coraggio
!
-
disse
Fabio
.
Entrarono
nella
camera
della
contessa
.
Milia
,
che
era
presso
al
letto
funebre
,
si
chinò
come
se
volesse
aggiustare
i
guanciali
della
morta
,
quindi
si
trasse
da
parte
.
La
camera
era
avvolta
nell
'
oscurità
:
chiuse
le
persiane
e
le
imposte
;
una
sola
lampada
accesa
gettava
un
incerto
chiarore
sul
letto
,
dove
il
conte
vide
distesa
sua
moglie
,
vestita
di
bianco
,
con
le
trecce
nere
pendenti
sull
'
abito
,
gli
occhi
chiusi
.
Egli
osò
appena
guardarla
:
ebbe
un
brivido
di
paura
,
e
staccatosi
da
Fabio
cadde
sulle
ginocchia
fingendo
di
singhiozzare
disperatamente
e
gridando
:
-
Mia
povera
Bianca
,
mia
povera
Bianca
!
-
Fabio
e
Milia
,
ritti
,
immobili
,
muti
,
sembrava
non
osassero
turbare
quel
dolore
.
Ad
un
tratto
il
conte
si
rialzò
balbettando
:
-
No
,
non
posso
resistere
,
non
posso
resistere
:
tornerò
più
tardi
;
se
rimanessi
qui
adesso
,
impazzirei
!
-
E
fuggì
da
quella
camera
,
si
recò
nel
parco
per
essere
solo
a
riflettere
.
Appena
fu
scomparso
,
Bianca
aprì
gli
occhi
,
si
sollevò
alquanto
,
sorrise
.
-
Credete
al
suo
dolore
?
-
chiese
.
-
No
,
-
risposero
insieme
Fabio
e
Milia
.
-
Il
conte
non
vi
ha
rivelato
il
contenuto
della
mia
lettera
?
-
No
,
-
soggiunse
Fabio
-
se
ne
è
guardato
bene
;
però
non
ha
potuto
nascondere
i
suoi
fremiti
di
furore
;
ho
visto
nei
suo
occhi
passare
dei
lampi
sanguigni
....
e
sono
ormai
persuaso
che
stanotte
si
tradirà
.
-
Recatevi
a
sorvegliarlo
,
-
disse
dolcemente
la
contessa
.
-
Non
bisogna
perderlo
d
'
occhio
un
istante
.
Inoltre
vi
raccomando
di
farlo
mangiare
e
soprattutto
bere
.
-
Fidatevi
di
me
.
-
Il
conte
,
in
balìa
dei
propri
pensieri
,
si
mise
a
percorrere
rabbiosamente
i
viali
del
parco
,
gesticolando
;
poi
si
gettò
disteso
sull
'
erba
,
e
coi
pugni
chiusi
sotto
il
mento
,
gli
occhi
torbidi
,
si
diede
ad
organizzare
nella
sua
testa
tutto
un
piano
tenebroso
che
quella
notte
stessa
doveva
avere
uno
svolgimento
.
-
Fabio
solo
può
aiutarmi
,
e
mi
aiuterà
!
-
mormorò
ad
un
tratto
quasi
ad
alta
voce
.
Riconfortato
da
questa
riflessione
si
rialzò
ed
ebbe
un
brusco
sussulto
,
trovandosi
all
'
improvviso
dinanzi
il
giovane
,
cui
in
quel
momento
pensava
.
-
Tu
qui
?
-
disse
Livio
vivamente
.
Fabio
appariva
triste
,
commosso
.
-
Andavo
in
cerca
di
voi
,
-
rispose
.
-
Vi
avevo
veduto
così
agitato
!
Ma
ora
ringrazio
Dio
di
ritrovarvi
più
tranquillo
!
-
Il
conte
gli
prese
una
mano
,
gliela
strinse
affettuosamente
.
-
La
tua
presenza
mi
rende
il
coraggio
.
Oh
!
ti
ringrazio
di
essere
venuto
!
Nessuno
è
più
fedele
di
te
e
so
che
posso
contare
assolutamente
sul
tuo
affetto
.
-
Sì
,
conte
;
io
non
dimentico
la
lettera
di
vostra
madre
,
la
contessa
Rossano
,
la
mia
benefattrice
;
ho
sempre
in
mente
le
sue
parole
:
"
Su
mio
figlio
riverserai
tutta
la
riconoscenza
che
nutri
per
me
,
obbedirai
ad
ogni
sua
volontà
,
farai
solo
ciò
ch
'
egli
ti
ordinerà
di
fare
"
ed
io
sono
tutto
vostro
.
-
Un
raggio
di
trionfo
passò
negli
occhi
di
Livio
.
-
Grazie
,
Fabio
!
...
-
esclamò
.
-
Sei
degno
del
mio
amore
!
...
-
Ritornarono
a
casa
a
braccetto
.
Nel
salotto
particolare
del
conte
era
imbandita
la
tavola
,
e
Livio
volle
che
Fabio
vi
sedesse
con
lui
.
Il
conte
cominciò
a
mangiare
macchinalmente
,
con
aria
triste
,
poi
il
suo
appetito
essendosi
risvegliato
,
fece
onore
allo
vivande
e
bevette
più
di
quello
che
volesse
,
eccitandosi
a
poco
a
poco
,
incitando
Fabio
a
fare
lo
stesso
.
-
Sì
,
è
una
sventura
per
me
la
morte
di
Bianca
;
-
disse
empiendo
un
bicchiere
di
vecchio
barolo
-
ma
lei
,
poveretta
,
ha
finito
di
soffrire
.
Col
suo
cervello
debole
,
la
sua
salute
scossa
....
-
Vuotò
il
bicchiere
di
un
fiato
e
soggiunse
:
-
Non
poteva
durare
a
lungo
:
aveva
un
temperamento
troppo
eccitabile
.
-
Bevve
di
nuovo
,
e
guardando
fissamente
Fabio
:
-
Dunque
,
Bianca
ti
ha
fatto
giurare
di
passare
la
notte
presso
il
suo
cadavere
?
-
Sì
,
conte
,
-
rispose
gravemente
il
giovane
-
ed
io
adempirò
al
mio
giuramento
.
-
Farai
bene
,
io
veglierò
la
cara
salma
con
te
.
-
Fabio
lo
guardò
a
sua
volta
negli
occhi
.
-
Voi
,
conte
?
Ne
avrete
la
forza
?
-
Tu
sarai
con
me
e
mi
darai
coraggio
.
E
poi
avrò
forse
da
chiederti
un
favore
.
-
Qualunque
sia
,
-
rispose
Fabio
con
dolcezza
-
sarete
obbedito
.
Sono
il
vostro
schiavo
.
-
No
,
sei
il
mio
amico
,
il
mio
solo
e
migliore
amico
.
-
Gli
stese
la
mano
,
senza
accorgersi
che
quella
di
Fabio
ebbe
un
fremito
nel
toccarla
.
Poi
il
giovane
disse
:
-
Allora
,
se
permettete
,
andrò
a
dare
gli
ordini
opportuni
perchè
Milia
vada
a
riposare
ed
i
domestici
si
ritirino
di
buon
'
ora
.
-
Va
'
pure
,
e
fa
'
intendere
che
non
voglio
a
nessun
costo
essere
disturbato
!
-
Fabio
uscì
,
ed
il
conte
,
versatosi
un
altro
bicchiere
di
barolo
,
disse
sogghignando
:
-
Oh
!
mamma
cara
,
come
fosti
previdente
nel
procurarmi
un
tal
fratello
!
...
La
tua
colpa
d
'
amore
ha
dato
a
me
due
volte
la
vita
!
-
IV
.
Erano
circa
le
dieci
.
Nella
villa
regnava
il
più
perfetto
silenzio
.
I
domestici
si
erano
coricati
,
così
Milia
,
dopo
avere
scambiate
poche
parole
con
Fabio
.
Bianca
,
distesa
sul
letto
,
sembrava
dormisse
l
'
ultimo
sonno
.
Quando
il
conte
entrò
con
Fabio
,
questi
disse
:
-
Io
temo
che
la
vista
del
cadavere
finisca
col
turbarvi
e
non
possiate
sopportarla
;
se
me
lo
permettete
,
tiro
le
tende
del
letto
.
-
Fai
pure
!
-
rispose
il
conte
.
Fabio
si
affrettò
ad
obbedire
.
Una
sola
lampada
rischiarava
la
stanza
.
-
Volete
che
accenda
un
altro
lume
?
-
chiese
Fabio
.
-
No
,
-
rispose
il
conte
-
basta
così
....
Spingi
piuttosto
quella
poltrona
presso
alla
mia
,
perchè
dobbiamo
discorrere
.
-
Fabio
fece
quanto
egli
desiderava
.
-
Se
ho
voluto
passare
la
notte
qui
con
te
,
-
cominciò
il
conte
con
voce
cupa
-
è
stato
per
rivelarti
ciò
che
nessun
altro
deve
sapere
,
per
farti
una
confessione
che
ti
strazierà
il
cuore
,
come
ha
straziato
il
mio
.
-
Livio
sembrò
reprimere
un
singhiozzo
.
-
Mio
Dio
,
che
è
successo
?
-
chiese
Fabio
.
-
Forse
correte
nuovi
pericoli
?
Cercano
ancora
di
farvi
del
male
?
-
Sì
,
ed
è
quella
morta
,
capisci
,
che
si
vendica
di
me
,
non
perdonandomi
di
avere
smascherato
il
suo
amante
;
quella
morta
che
mi
ha
odiato
fino
all
'
ultimo
momento
.
-
Se
non
foste
voi
che
me
lo
diceste
,
non
lo
crederei
,
perchè
,
vi
ripeto
,
la
contessa
in
questi
ultimi
tempi
sembrava
cambiata
a
vostro
riguardo
.
-
Per
meglio
ingannarti
!
-
interruppe
il
conte
.
-
Tu
,
così
ingenuo
,
fidente
,
non
te
ne
accorgesti
;
ma
io
posso
dirti
che
è
riuscita
a
rivedere
il
suo
amante
,
posso
provarti
che
Bianca
è
morta
per
vendicarsi
di
me
.
-
Morta
per
vendicarsi
di
voi
?
-
ripete
con
accento
di
sorpresa
Fabio
.
-
Scusate
,
conte
:
non
vi
comprendo
.
-
Il
conte
volse
uno
sguardo
rapido
al
letto
,
come
se
temesse
che
la
morta
sorgesse
a
smentirlo
;
poi
disse
:
-
Tu
credi
che
la
morte
di
Bianca
sia
stata
naturale
?
-
Fabio
finse
di
scattare
sulla
poltrona
,
stralunò
gli
occhi
.
-
Ma
non
so
,
non
capisco
...
!
-
Livio
si
chinò
ancora
più
verso
lui
.
-
Mia
moglie
è
morta
avvelenata
!
-
disse
piano
.
Fabio
gettò
un
grido
.
-
Avvelenata
?
Come
?
Da
chi
?
-
Da
sè
stessa
.
-
Un
suicidio
,
dunque
?
-
Sì
,
un
suicidio
,
per
perdermi
.
-
Fabio
era
divenuto
pensieroso
.
-
Ma
come
ha
potuto
procurarsi
il
veleno
?
....
-
Ecco
ciò
che
ignoro
,
ma
un
momento
o
l
'
altro
lo
scopriremo
.
-
Ma
voi
,
in
qual
modo
indovinaste
...
?
-
Dalla
lettera
che
tu
mi
consegnasti
da
parte
della
defunta
,
lettera
che
è
tutta
una
minaccia
,
un
insulto
per
me
.
Bianca
mi
dice
che
ha
nascosto
nella
cassaforte
il
resto
dell
'
elixir
da
me
inviatole
,
con
la
dichiarazione
che
contiene
del
veleno
.
-
Non
è
vero
,
però
?
-
interruppe
Fabio
,
mostrandosi
agitato
.
II
conte
alzò
le
spalle
.
-
Non
capisci
che
il
veleno
vi
è
stato
posto
da
Bianca
,
la
quale
ha
così
dato
sfogo
al
suo
odio
contro
me
!
Ma
se
quella
boccetta
con
quella
dichiarazione
venisse
trovata
,
io
sarei
perduto
.
-
Il
viso
di
Fabio
si
era
contratto
.
Egli
volse
uno
sguardo
disperato
alla
cassaforte
.
-
Come
fare
?
La
chiave
non
è
nella
serratura
,
e
noi
non
possiamo
sforzare
il
mobile
.
-
Io
so
dove
si
trova
la
chiave
;
-
disse
lentamente
il
conte
-
Bianca
stessa
me
lo
dice
nella
sua
lettera
.
Ma
ella
è
sicura
che
io
non
la
toglierò
mai
dal
posto
dove
si
trova
,
e
per
questo
mi
affido
a
te
.
Sì
,
tu
solo
puoi
rendermi
un
tale
servizio
,
e
me
lo
farai
,
altrimenti
ne
va
del
mio
onore
,
della
mia
vita
.
-
L
'
onore
e
la
vita
del
vostro
schiavo
-
disse
Fabio
-
non
hanno
alcun
valore
,
quando
si
tratta
della
vostra
salvezza
;
io
sono
pronto
a
sacrificarli
per
voi
.
Ditemi
dove
si
trova
quella
chiave
.
-
Al
collo
della
morta
,
-
rispose
il
conte
tremando
-
ed
io
non
avrò
mai
il
coraggio
di
togliergliela
.
-
Fabio
si
passò
una
mano
sulla
fronte
.
-
Sarebbe
una
profanazione
,
quasi
un
delitto
!
-
Pensa
che
,
diversamente
,
io
sono
perduto
;
ricordati
la
raccomandazione
della
tua
benefattrice
,
la
preghiera
di
tua
madre
.
-
Fabio
scattò
in
piedi
.
-
Avete
ragione
!
-
disse
con
accento
risoluto
.
-
Perdonatemi
se
ho
esitato
un
istante
.
-
Si
diresse
di
passo
fermo
verso
il
letto
funebre
,
ne
tirò
di
nuovo
le
tende
.
Il
conte
,
più
livido
del
cadavere
,
seguiva
ogni
movimento
del
giovane
,
senza
muoversi
dal
suo
posto
.
Egli
vide
Fabio
chinarsi
verso
la
salma
e
ad
un
tratto
indietreggiare
con
un
grido
,
mentre
la
morta
si
sollevava
sul
letto
,
e
con
una
voce
che
sembrava
venisse
di
sotterra
,
pronunziava
queste
parole
:
-
Non
ti
basta
,
Livio
,
di
aver
fatto
di
tuo
fratello
un
assassino
;
vuoi
che
sia
anche
ladro
?
-
Il
conte
tentò
di
rispondere
,
ma
la
voce
gli
spirò
nella
gola
;
fece
per
alzarsi
,
ma
i
suoi
piedi
ricusarono
di
muoversi
e
si
ripiegò
svenuto
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
Quando
risensò
,
era
nella
propria
camera
e
dinanzi
a
lui
,
colle
braccia
incrociate
sul
petto
,
stava
Fabio
.
Ma
il
giovane
non
aveva
più
l
'
aspetto
timido
,
sommesso
,
che
il
conte
gli
conosceva
.
Egli
alzava
fieramente
la
bella
testa
,
ed
i
suoi
occhi
fissi
su
lui
avevano
un
'
espressione
di
freddo
disprezzo
.
-
Io
sogno
....
-
mormorò
Livio
.
-
No
,
tu
sei
sveglio
,
Caino
....
-
rispose
Fabio
sordamente
.
-
Guardami
,
guardami
bene
....
Sono
io
,
Fabio
....
tuo
fratello
!
-
Il
conte
ricominciava
a
riprendere
la
sua
audacia
.
Si
raddrizzò
con
violenza
.
-
Mio
fratello
....
tu
?
Chi
ti
ha
dato
ad
intendere
simili
menzogne
?
-
Dimentichi
la
confessione
fatta
da
te
stesso
alla
tua
degna
amante
Cinzia
?
-
rispose
Fabio
ridivenendo
ad
un
tratto
calmo
,
ma
di
una
calma
terribile
.
-
Io
ero
là
ad
ascoltarti
,
e
non
ero
solo
:
altri
raccolsero
la
tua
confessione
,
mentre
tu
aprivi
per
la
prima
volta
la
tua
anima
alla
donna
che
ti
tradiva
.
-
Tu
menti
!
-
ruggì
il
conte
.
-
Ho
le
prove
di
quanto
ti
dico
,
e
sono
in
mani
sicure
.
-
Ebbene
,
ammettendo
che
tu
sia
figlio
di
mia
madre
,
tu
sei
un
bastardo
,
e
non
pretenderai
adesso
di
avere
gli
stessi
diritti
del
figlio
legittimo
....
Dovresti
ringraziare
Dio
se
ti
venne
dato
un
nome
!
-
Fabio
vacillò
sotto
l
'
ingiuria
,
ma
sollevando
tosto
con
più
fierezza
la
testa
:
-
Sì
,
quel
nome
mi
sarebbe
bastato
,
-
pronunziò
-
se
tu
non
ti
fossi
compiaciuto
di
trascinarlo
nel
fango
.
Io
non
ti
contendo
i
tuoi
diritti
,
ma
sono
qui
per
chiederti
conto
di
tutte
le
infamie
che
m
'
inducesti
a
commettere
.
Che
facesti
tu
e
mia
madre
del
fanciullo
che
nella
sua
innocenza
vi
credeva
suoi
benefattori
,
del
fanciullo
che
aveva
lo
stesso
vostro
sangue
nelle
vene
?
Un
vile
schiavo
ed
un
sicario
.
Una
povera
fanciulla
da
te
ingannata
sotto
il
mio
nome
,
ti
dava
noia
per
i
tuoi
progetti
di
matrimonio
;
tu
armasti
la
mia
mano
per
sbarazzarti
di
lei
,
facendola
apparire
un
mostro
di
dissolutezza
.
Una
buona
creatura
da
me
amata
suscitò
il
tuo
capriccio
,
e
tu
fosti
lieto
della
mia
condanna
che
la
toglieva
a
me
e
la
dava
nelle
tue
mani
.
Avevi
ideato
di
perderla
.
-
-
Non
è
vero
!
-
urlò
il
conte
.
-
Se
essa
è
sfuggita
al
tuo
oltraggio
,
-
proseguì
Fabio
-
non
è
stato
per
tua
volontà
.
Un
giovane
onesto
,
che
aveva
raccolta
tua
figlia
,
che
venerava
la
contessa
come
una
santa
,
destò
la
tua
invidia
e
te
ne
sbarazzasti
,
facendolo
passare
per
ladro
.
Non
parlo
di
tutte
le
altre
tue
vittime
:
tuo
suocero
,
la
signora
Rivalta
,
morti
di
crepacuore
.
Vengo
alla
contessa
.
Non
ti
bastava
di
averle
tolto
il
padre
,
cercasti
di
sopprimerla
avvelenandola
.
Ed
avevi
scelto
di
nuovo
me
per
versare
la
morte
alla
povera
martire
.
Ma
Dio
era
stanco
delle
tue
infamie
e
permise
che
io
aprissi
gli
occhi
sul
tuo
conto
e
che
la
contessa
fosse
salva
.
-
Un
grido
di
rabbia
sfuggì
dalle
labbra
di
Livio
.
-
È
dunque
commedia
la
morte
di
Bianca
?
-
esclamò
.
-
Sì
,
commedia
,
per
smascherarti
interamente
.
Neppure
davanti
a
quella
donna
che
tu
credevi
cadavere
avesti
un
lampo
di
rimorso
per
quello
che
volevi
farmi
commettere
.
Ebbene
,
vedi
:
benchè
io
sia
povero
,
disprezzato
,
non
abbia
il
nome
che
tu
porti
,
mi
sento
più
grande
di
te
,
nè
vorrei
cambiare
la
mia
posizione
colla
tua
.
Potrei
ucciderti
con
la
mie
mani
,
ma
non
voglio
fare
la
parte
di
Caino
;
eppure
,
se
ti
lasciassimo
vivere
,
tu
faresti
ancora
del
male
!
-
Quest
'
ultima
frase
riempì
Livio
di
terrore
.
Egli
si
portò
le
mani
in
tasca
,
come
se
cercasse
un
'
arme
che
non
aveva
,
digrignò
i
denti
e
con
voce
spezzata
:
-
Che
vuoi
dunque
da
me
?
-
chiese
.
-
Pensi
che
io
voglia
farmi
saltare
le
cervella
?
-
No
,
qualcuno
ti
suggerirà
una
morte
meno
violenta
.
-
Fabio
aprì
l
'
uscio
e
chiamò
a
voce
alta
:
-
Gina
!
-
La
figlia
di
Giulietta
Lovera
comparve
.
Essa
assomigliava
così
stranamente
alla
madre
,
che
il
conte
indietreggiò
terrorizzato
,
come
se
si
fosse
veduto
sorgere
dinanzi
la
sua
vittima
.
La
fanciulla
vestiva
di
nero
,
ed
il
suo
adorabile
viso
aveva
una
gravità
che
colpiva
.
Ella
teneva
nella
mano
destra
una
chiave
,
ed
avvicinandosi
al
conte
:
-
La
mamma
vi
manda
questa
chiave
,
-
disse
,
con
una
voce
che
scosse
tutte
le
fibre
del
miserabile
-
perchè
possiate
aprire
la
cassaforte
e
prendere
la
boccetta
di
liquore
che
vi
guarirà
per
sempre
.
-
Livio
non
rispose
,
non
stese
la
mano
.
Guardava
quella
fanciulla
,
e
grosse
gocce
di
sudore
gli
scorrevano
sulla
fronte
.
-
Non
la
volete
?
-
proseguì
Gina
.
-
Avete
paura
?
Eppure
la
mamma
mi
ha
detto
che
siete
forte
e
terribile
!
Io
vi
temevo
e
vi
odiavo
senza
conoscervi
,
ma
ora
che
mi
hanno
detto
che
siete
ammalato
,
non
vi
temo
nè
vi
odio
più
,
e
vi
darò
la
medicina
per
guarire
,
così
diverrete
buono
,
vi
pentirete
del
male
fatto
.
-
Il
conte
continuava
a
guardarla
,
e
ad
un
tratto
chiese
bruscamente
:
-
Come
sei
qui
?
-
Dio
mi
ha
guidata
qui
per
salvare
la
mamma
.
-
È
dunque
la
contessa
,
la
tua
mamma
?
-
ripetè
il
conte
sogghignando
.
-
Sì
,
la
mammina
del
cuore
;
l
'
altra
mamma
....
me
l
'
hanno
uccisa
,
ma
Dio
punirà
il
suo
assassino
!
-
Il
sogghigno
del
conte
si
accentuò
.
-
Sai
chi
sia
stato
il
suo
assassino
?
Guardalo
....
l
'
hai
dinanzi
a
te
.
-
E
le
indicò
Fabio
,
che
era
divenuto
livido
.
La
fanciulla
gettò
un
grido
,
poi
,
spinta
da
un
'
angoscia
indicibile
,
si
slanciò
verso
Fabio
.
-
Non
è
vero
!
-
esclamò
,
-
Dimmelo
tu
!
Quell
'
uomo
cattivo
ha
mentito
per
far
del
male
anche
a
te
!
-
No
,
Gina
;
-
rispose
con
gravità
e
tristezza
il
giovane
-
quell
'
uomo
ha
detto
la
verità
:
per
obbedire
a
lui
,
io
tolsi
dal
mondo
la
tua
povera
mamma
.
-
Gina
si
mise
a
singhiozzare
.
Fabio
le
si
inginocchiò
vicino
.
-
Io
ho
pianto
a
lacrime
di
sangue
il
delitto
fattomi
commettere
da
quell
'
uomo
,
-
proseguì
-
ma
la
tua
povera
mamma
apparve
a
me
una
notte
,
stendendomi
la
mano
,
dicendomi
che
mi
avrebbe
perdonato
il
giorno
in
cui
il
vero
colpevole
fosse
punito
.
Io
ti
giuro
,
Gina
,
che
quando
colui
sarà
punito
,
mi
ucciderò
,
e
tu
allora
mi
perdonerai
come
mi
perdonerà
tua
madre
.
-
La
fanciulla
esitò
un
istante
,
poi
si
slanciò
al
collo
di
Fabio
.
-
Io
non
voglio
che
tu
ti
uccida
;
ti
perdono
,
come
ti
perdonerà
la
mamma
,
ti
vorrò
bene
come
prima
,
perchè
tu
non
sei
colpevole
;
l
'
assassino
è
lui
!
-
E
volgendosi
al
conte
:
-
Sì
,
siete
voi
,
-
soggiunse
-
doppiamente
cattivo
,
perchè
dopo
che
avete
fatto
ammazzare
la
mamma
,
accusate
un
altro
:
la
mamma
non
vi
perdonerà
mai
,
come
io
non
vi
perdono
:
voi
mi
fate
paura
,
io
vorrei
vedervi
morto
!
-
Gettò
la
chiave
in
terra
e
si
avvinghiò
di
nuovo
a
Fabio
.
-
Portami
via
,
-
mormorò
supplichevole
-
non
voglio
vederlo
!
-
Nello
sguardo
del
conte
passò
un
lampo
di
odio
,
ma
Fabio
e
la
bambina
non
se
ne
avvidero
,
perchè
uscirono
dalla
stanza
,
lasciandolo
solo
.
La
collera
di
Livio
,
fino
allora
repressa
,
scoppiò
terribile
.
Egli
morse
con
rabbia
disperata
un
fazzoletto
che
teneva
nelle
mani
,
imprecò
,
bestemmiò
.
-
Anche
lui
contro
di
me
!
-
diceva
.
-
Caino
!
Mi
ha
chiamato
Caino
,
e
lo
sarò
!
Anche
Cinzia
mi
ha
tradito
!
Miserabile
!
Se
potessi
averla
fra
le
mani
....
Ah
!
credono
che
io
voglia
prendere
il
veleno
?
Stupidi
tutti
!
La
vita
mi
preme
troppo
e
voglio
conservarla
per
vendicarmi
!
Ah
!
tutti
sperano
che
io
scompaia
!
Ebbene
,
non
sarà
questa
la
soluzione
che
vi
aspettate
!
Io
prenderò
ancora
la
mia
rivincita
,
e
quale
rivincita
:
lo
vedrete
!
-
Egli
aprì
un
cassetto
del
suo
scrittoio
e
ne
trasse
una
rivoltella
carica
a
sei
colpi
,
che
si
mise
in
tasca
.
Poi
raccolse
da
terra
la
chiave
che
vi
aveva
gettata
Gina
,
e
si
avviò
all
'
appartamento
di
sua
moglie
.
Era
sorto
il
giorno
,
ma
nella
villa
il
silenzio
era
perfetto
.
Il
conte
entrò
nella
camera
di
Bianca
.
Non
vi
era
alcuno
.
Livio
volse
subito
gli
sguardi
alla
cassaforte
,
e
quando
vi
giunse
vicino
,
i
suoi
occhi
si
fecero
ardenti
.
Egli
mise
la
chiave
nella
serratura
,
aprì
.
Vide
subito
la
boccetta
dell
'
elixir
,
con
accanto
un
foglio
piegato
.
Ma
prima
di
prenderlo
il
conte
rovistò
febbrilmente
nella
cassaforte
,
sperando
di
trovarvi
dei
valori
,
o
i
gioielli
della
contessa
.
La
cassaforte
era
vuota
.
Un
'
onda
di
sangue
gli
salì
al
capo
.
-
Nulla
,
più
nulla
!
-
gridò
.
Allora
,
con
una
rabbia
impossibile
a
descriversi
,
strappò
coi
denti
il
foglio
vergato
da
Bianca
senza
neppure
leggerlo
,
e
afferrata
la
boccetta
,
la
scagliò
a
terra
:
il
liquido
si
sparse
sul
pavimento
.
Poi
,
con
una
furia
da
pazzo
,
il
conte
si
slanciò
verso
l
'
uscio
.
Ma
sulla
soglia
stava
la
contessa
Bianca
,
sorridendo
con
sanguinosa
ironia
.
Il
conte
indietreggiò
come
fulminato
.
Egli
non
riconosceva
quasi
più
sua
moglie
in
quella
donna
dal
volto
animato
,
dagli
occhi
brillanti
.
Essa
inoltrò
di
qualche
passo
e
disse
:
-
Sapevo
bene
che
non
avevate
cuore
nè
orgoglio
,
che
la
vostra
anima
è
inaccessibile
al
pentimento
,
che
nulla
vi
avrebbe
commosso
,
neppure
la
vista
della
vostra
innocente
bambina
.
Inoltre
,
siete
troppo
vigliacco
per
uccidervi
!
-
Ad
ogni
insulto
di
quella
donna
,
il
conte
trasaliva
;
ma
non
era
quello
l
'
istante
di
porre
in
opera
quanto
aveva
divisato
.
Giacchè
sua
moglie
era
là
,
egli
l
'
avrebbe
costretta
a
dargli
tutto
il
denaro
,
a
firmare
ciò
che
voleva
.
-
Venite
voi
dunque
a
darmi
la
morte
?
-
domandò
.
Bianca
fece
un
atto
di
altero
disprezzo
.
-
Non
sono
un
'
assassina
!
-
.
rispose
,
-
E
giacchè
siete
tanto
attaccato
alla
vita
,
nessuno
qui
ve
la
toglierà
.
Solo
vi
avverto
che
,
dietro
la
vostra
completa
confessione
,
che
cinque
testimoni
,
compresi
due
magistrati
,
hanno
accolta
,
voi
non
sfuggirete
alla
giustizia
umana
.
È
già
stato
spiccato
l
'
ordine
di
arrestarvi
,
e
solo
dietro
una
mia
preghiera
,
per
non
suscitare
scandalo
,
hanno
lasciato
che
prima
venissi
a
proporvi
io
stessa
il
patto
,
che
solo
varrà
a
salvarvi
.
-
E
questo
patto
?
-
chiese
egli
con
tono
leggermente
beffardo
.
-
Voi
lascerete
subito
l
'
Italia
:
vostro
fratello
stesso
vi
accompagnerà
fino
all
'
Havre
,
ed
al
momento
del
vostro
imbarco
per
il
nuovo
mondo
,
vi
consegnerà
una
somma
bastante
a
sopperire
al
vostro
viaggio
,
ai
vostri
primi
bisogni
.
Dopo
,
cercherete
di
guadagnarvi
la
vita
ed
espiare
,
col
lavoro
,
l
'
indegna
vostra
condotta
passata
.
Per
me
sarete
morto
,
perchè
scriverete
un
biglietto
,
in
cui
direte
che
,
stanco
di
un
'
esistenza
torturata
dai
rimorsi
,
vi
siete
ucciso
.
-
Il
conte
era
ritornato
calmo
.
-
E
questo
biglietto
devo
lasciarlo
a
voi
?
-
Sì
.
-
Ebbene
,
sarete
soddisfatta
;
datemi
carta
e
calamaio
,
ed
io
lo
scriverò
subito
per
mostrarvi
che
non
sono
il
vile
che
credete
e
che
qualche
cosa
di
buono
è
ancora
in
me
.
-
Mentre
Bianca
obbediva
,
il
conte
si
strinse
il
capo
fra
le
dita
convulse
,
e
come
parlando
a
sè
stesso
:
-
Sì
,
sono
stato
un
grande
colpevole
!
-
disse
in
tono
violento
.
-
Non
merito
il
perdono
di
alcuno
!
-
La
contessa
era
commossa
:
senza
guardare
il
conte
,
si
chinò
a
disporre
sul
tavolino
la
carta
da
lettere
ed
il
calamaio
.
In
quel
momento
sentì
un
soffio
ardente
alle
sue
spalle
;
si
volse
di
scatto
e
si
trovò
dinanzi
il
marito
,
livido
,
con
gli
sguardi
scintillanti
di
selvaggia
energia
,
la
mano
armata
della
rivoltella
.
-
Credevi
di
trionfare
,
-
esclamò
Livio
con
un
'
esaltazione
che
andò
crescendo
-
credevi
di
liberarti
per
sempre
di
me
,
di
avermi
nelle
tue
mani
vinto
,
umiliato
!
Invece
sei
tu
nelle
mie
:
quella
carta
servirà
a
te
stessa
per
scrivere
che
metà
della
tua
sostanza
mi
appartiene
interamente
.
Vedi
che
sono
discreto
;
ma
se
tu
esiti
a
scrivere
,
io
ti
uccido
!
-
La
contessa
,
alla
vista
della
rivoltella
,
aveva
provato
un
brivido
di
terrore
,
ma
subito
riprese
la
sua
calma
,
perchè
vide
sollevarsi
il
panneggiamento
di
un
uscio
ed
apparire
Fabio
alterato
,
irriconoscibile
per
lo
spavento
.
Egli
inoltrava
in
punta
di
piedi
dietro
al
fratello
:
ma
all
'
istante
di
afferrare
il
braccio
che
teneva
la
rivoltella
,
un
movimento
lo
tradì
.
Livio
si
rivolse
e
gettò
un
grido
di
rabbia
.
-
Ah
!
tu
stavi
a
spiarmi
?
-
urlò
furente
.
-
Vattene
,
vattene
,
o
non
rispondo
più
di
me
!
-
Colpisci
dunque
,
Caino
,
colpisci
!
-
esclamò
Fabio
presentando
il
petto
al
fratello
.
Bianca
,
presentendo
il
pericolo
che
il
giovane
correva
,
si
gettò
a
sua
volta
sopra
il
conte
per
disarmarlo
,
ma
non
fu
a
tempo
.
Uno
sparo
rintronò
,
e
Fabio
,
colpito
alla
spalla
sinistra
,
cadde
senza
gettare
un
grido
.
-
Assassino
,
fratricida
!
-
urlò
Bianca
pazza
dal
terrore
.
-
Aiuto
!
Aiuto
!
-
Due
uomini
si
precipitarono
nella
stanza
:
Aldo
Pomigliano
e
Umberto
Trani
.
Livio
non
li
riconobbe
:
egli
non
era
più
un
uomo
,
ma
una
belva
.
-
Fatemi
largo
....
o
ammazzo
tutti
!
-
Tre
altri
spari
rintronarono
nella
stanza
:
fortunatamente
i
colpi
andarono
a
vuoto
.
Ma
Livio
aveva
ottenuto
in
tal
modo
il
passo
libero
e
si
slanciò
fuori
,
mentre
gli
altri
non
si
occuparono
più
che
di
Fabio
steso
a
terra
,
immerso
nel
sangue
.
Il
conte
scese
,
sempre
correndo
,
nel
parco
,
e
si
mise
a
percorrerlo
come
un
forsennato
,
continuando
a
sparare
colpi
all
'
impazzata
.
Ma
la
rivoltella
era
ormai
scarica
;
tuttavia
egli
continuava
a
fare
scattare
il
grilletto
,
in
preda
a
un
delirio
orribile
,
mentre
le
tenebre
avvolgevano
la
sua
mente
.
Alla
svolta
di
un
viale
si
fermò
:
un
uomo
gli
era
sorto
dinanzi
,
un
uomo
armato
egli
pure
di
rivoltella
.
-
Ah
!
finalmente
ti
ritrovo
!
Mi
riconosci
?
-
disse
costui
sbarrandogli
il
passo
.
-
La
Provvidenza
mi
ha
scelto
per
porre
un
termine
ai
tuoi
delitti
:
tu
morrai
per
mano
mia
!
-
Non
so
chi
siate
!
Indietro
,
o
vi
uccido
io
per
il
primo
!
-
urlò
a
sua
volta
il
conte
.
E
spianò
contro
lui
la
rivoltella
scarica
.
-
Io
morrò
,
ma
vendicato
!
-
rispose
prontamente
l
'
altro
,
lasciando
a
sua
volta
partire
il
colpo
.
Fu
la
cosa
di
un
attimo
.
Un
lampo
brillò
,
un
grido
si
intese
,
e
il
conte
,
colpito
in
pieno
petto
,
cadde
al
suolo
fulminato
.
L
'
uomo
che
aveva
fatto
giustizia
era
il
signor
Guglielmo
Rivalta
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Fabio
apriva
gli
occhi
alla
vita
dopo
quindici
giorni
di
alternativa
fra
speranze
e
timori
.
Egli
si
guardava
attorno
senza
pronunziare
parola
.
Una
donna
,
col
viso
alterato
dalle
veglie
e
dal
dolore
,
osservava
quella
prima
manifestazione
di
vita
con
occhi
inondati
di
pianto
:
era
Ilda
.
Allorchè
il
medico
,
visitato
il
ferito
,
dichiarò
che
il
caso
era
mortale
e
che
soltanto
un
miracolo
poteva
salvare
Fabio
,
Ilda
esclamò
con
passione
:
-
Io
compirò
il
miracolo
!
Io
lo
salverò
!
-
E
non
lasciandosi
vincere
dal
dolore
,
curò
Fabio
giorno
e
notte
.
Egli
era
sempre
in
preda
al
delirio
ed
evocava
ad
alta
voce
le
scene
più
orribili
della
sua
esistenza
,
quelle
che
più
erano
rimaste
impresse
nella
sua
mente
.
Invano
Ilda
cercava
di
calmare
quel
delirio
con
delle
pezze
ghiacciate
.
Fabio
si
dibatteva
,
faceva
degli
sforzi
,
come
se
volesse
difendersi
da
un
nemico
invisibile
,
respingeva
la
mano
amica
,
pronta
a
salvarlo
.
E
batteva
l
'
aria
con
le
braccia
,
cercava
di
gettarsi
dal
letto
,
quindi
vi
ricadeva
spossato
,
mentre
le
lacrime
inondavano
il
volto
di
Ilda
.
Di
quando
in
quando
Fabio
sembrava
riconoscerla
,
poi
tornava
a
delirare
,
consumando
così
le
sue
forze
,
mentre
Ilda
pregava
Dio
che
prendesse
la
sua
vita
,
ma
salvasse
Fabio
.
Ma
Dio
,
senza
volere
tanto
sacrifizio
da
lei
,
le
rendeva
l
'
uomo
redento
dal
dolore
,
dal
pentimento
!
Lo
sguardo
di
Fabio
,
dopo
aver
vagato
a
lungo
qua
e
là
,
si
fermò
ad
un
tratto
,
per
la
prima
volta
con
un
lampo
di
intelligenza
,
su
Ilda
,
e
per
la
prima
volta
sembrò
che
la
vedesse
.
-
Tu
?
-
mormorò
.
-
Tu
,
mia
adorata
?
Perchè
vicina
a
me
?
-
Ilda
non
seppe
resistere
;
chinandosi
verso
lui
,
mormorò
con
voce
commossa
:
-
Per
salvarti
.
-
Fabio
fece
un
brusco
movimento
.
-
Per
salvarmi
?
Forse
che
corro
qualche
pericolo
?
-
No
;
ma
sei
stato
molto
malato
.
Ora
,
però
,
grazie
a
Dio
,
tutto
è
passato
:
tu
sei
guarito
....
-
Per
merito
tuo
,
non
è
vero
?
-
Ilda
sorrise
:
Fabio
le
stese
la
mano
;
ma
spossato
da
quel
breve
sforzo
,
richiuse
gli
occhi
e
si
addormentò
.
Dormì
per
molte
ore
,
nè
Ilda
si
mosse
dal
suo
posto
.
Quando
il
medico
giunse
,
Fabio
dormiva
sempre
,
nè
lo
svegliò
,
assicurando
Ilda
che
quel
riposo
tranquillo
era
vita
per
lui
.
-
Quando
si
sveglierà
,
-
disse
-
comprenderà
tutto
e
potrà
dirsi
completamente
guarito
.
-
La
contessa
Bianca
,
Aldo
o
Gina
entrarono
nella
camera
per
assicurarsi
coi
loro
occhi
del
miglioramento
di
Fabio
.
Ed
un
sospiro
di
sollievo
sfuggì
dai
loro
petti
.
Allorchè
Fabio
riaperse
di
nuovo
gli
occhi
,
era
perfettamente
in
sè
.
Riconobbe
Ilda
e
sorrise
.
-
Ah
!
sei
tu
,
sempre
tu
!
-
disse
con
voce
debole
.
-
Quanto
sei
stata
buona
con
me
,
che
ti
ho
disconosciuta
!
Dimmi
:
fui
ferito
gravemente
?
-
Sì
,
ma
oramai
ogni
pericolo
è
scomparso
.
-
Mi
trovo
sempre
alla
villa
Bianca
?
-
Sempre
.
-
Fabio
si
passò
una
mano
scarna
sulla
fronte
,
e
con
voce
leggermente
alterata
:
-
E
mio
fratello
?
-
mormorò
.
-
Non
pensare
a
lui
,
adesso
:
quando
sarai
più
forte
ti
dirò
tutto
.
-
Lascia
almeno
che
ringrazi
te
,
che
mi
hai
dato
una
seconda
vita
.
-
Le
stese
le
mani
,
l
'
attirò
a
se
:
le
loro
labbra
s
'
incontrarono
in
un
lungo
bacio
.
Il
domani
egli
era
più
forte
,
e
,
risvegliandosi
,
trovò
al
suo
capezzale
non
solo
Ilda
,
ma
la
contessa
Bianca
,
Gina
ed
Aldo
.
Quante
esclamazioni
di
gioia
quando
il
convalescente
li
salutò
tutti
a
nome
,
sorrise
loro
fissandoli
con
sguardi
dolci
e
turbati
!
Per
molti
giorni
nessuno
ricordò
a
Fabio
i
fatti
avvenuti
;
ma
allorchè
il
giovane
cominciò
ad
alzarsi
,
ruppero
il
silenzio
che
diveniva
ormai
penoso
.
Ilda
lo
informò
di
quanto
accadde
dopo
la
scena
rapida
e
violenta
fra
lui
ed
il
fratello
,
che
aveva
cercato
di
ucciderlo
.
Raccontò
la
fine
del
conte
.
La
gente
,
però
,
non
sapeva
il
vero
;
la
notizia
era
stata
diffusa
dal
Trani
,
dal
Meralta
e
dal
marchese
di
Passiflora
:
Livio
Rossano
si
era
suicidato
.
Un
mandato
di
arresto
era
stato
spiccato
contro
lui
,
dopo
una
confessione
firmata
da
cinque
testimoni
,
in
cui
il
conte
aveva
rivelato
delle
perfidie
che
nessuno
avrebbe
mai
immaginate
.
Così
si
seppe
che
l
'
assassinio
di
Giulietta
Lovera
era
stato
ordito
e
fatto
consumare
da
lui
onde
sbarazzarsi
della
giovane
che
gl
'
impediva
di
contrarre
il
suo
matrimonio
con
Bianca
.
Così
pure
si
scoprì
che
il
tentato
strangolamento
di
Ilda
ed
il
furto
del
quale
venne
accusato
Aldo
Pomigliano
,
erano
stati
perpetrati
dallo
stesso
conte
pe
'
suoi
fini
tenebrosi
.
Inoltre
il
conte
stava
per
commettere
un
ultimo
e
più
infame
delitto
cercando
di
avvelenare
la
moglie
;
ma
la
giustizia
,
avvertita
in
tempo
,
si
era
recata
alla
villa
per
arrestarlo
.
Nella
colluttazione
che
aveva
avuto
luogo
per
impossessarsi
di
Livio
,
questi
,
perduta
la
testa
,
aveva
tirato
alcuni
colpi
di
rivoltella
,
andati
a
vuoto
,
poi
si
era
slanciato
nel
parco
,
ed
ivi
si
era
suicidato
.
Ilda
aggiunse
che
Cinzia
,
arrestata
,
aveva
confermato
quei
particolari
,
ed
era
stata
tale
l
'
impressione
provata
per
la
tragica
fine
del
conte
,
che
la
sciagurata
si
trovava
morente
nell
'
infermeria
delle
carceri
.
La
giovane
concluse
che
nessuno
aveva
fatto
parola
della
ferita
riportata
da
Fabio
,
dei
suoi
legami
col
conte
,
nè
alcuno
avrebbe
avuto
il
minimo
dubbio
sul
suicidio
di
lui
,
se
una
lettera
di
Guglielmo
Rivalta
,
ricevuta
dalla
contessa
Bianca
,
non
avesse
rivelato
che
lo
sventurato
aveva
fatto
giustizia
del
colpevole
e
si
era
poi
ritirato
in
un
convento
a
finire
i
suoi
giorni
,
persuaso
che
Dio
lo
avrebbe
perdonato
e
ricongiunto
alla
sua
adorata
Severina
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Sei
mesi
dopo
,
la
villa
Bianca
era
di
nuovo
in
vendita
.
Bianca
Rossano
si
era
ritirata
nella
tenuta
di
suo
padre
,
e
Fabio
,
marito
felice
di
Ilda
,
era
divenuto
amministratore
dei
beni
della
contessa
.
Sua
moglie
era
la
più
devota
amica
della
giovane
vedova
.
Gina
non
aveva
più
lasciata
la
sua
cara
mamma
.
Aldo
invece
aveva
ripreso
dimora
a
Torino
,
continuando
i
suoi
studi
ed
i
suoi
esperimenti
sopra
un
modello
di
macchina
,
che
un
giorno
gli
procurerebbe
fama
e
fortuna
.
Il
tempo
scorreva
tranquillo
nella
tenuta
.
Una
volta
alla
settimana
Aldo
vi
compariva
,
ed
era
una
vera
festa
per
tutti
,
ma
specialmente
per
Bianca
.
Due
anni
scorsero
così
.
Una
mattina
Bianca
ricevette
un
telegramma
che
le
fece
battere
il
cuore
a
colpi
precipitosi
,
Diceva
;
"
Stasera
sarò
costì
a
prendere
il
premio
del
mio
lavoro
.
Aldo
.
"
Questo
voleva
dire
che
il
disegno
esposto
della
macchina
inventata
da
Aldo
aveva
riportato
un
trionfo
.
Ed
a
questo
trionfo
era
collegato
il
suo
avvenire
e
quello
della
contessa
.
Perchè
egli
non
avrebbe
mai
aspirato
alla
mano
di
lei
finchè
non
avesse
potuto
offrirle
un
nome
degno
di
lei
.
Quando
Aldo
giunse
alla
tenuta
,
tutti
erano
ad
aspettarlo
.
Egli
fu
condotto
in
casa
quasi
in
trionfo
;
ma
dopo
cena
,
quando
la
notte
fu
calata
,
tutti
si
ritirarono
,
lasciando
Bianca
e
il
giovane
soli
.
Ella
sedeva
accanto
al
balcone
aperto
;
egli
le
si
mise
ai
piedi
.
La
luna
brillava
,
inondandoli
di
un
mite
e
soave
chiarore
.
-
Bianca
,
adorata
!
-
sussurrò
Aldo
guardando
la
giovane
che
la
felicità
rendeva
ancora
più
bella
.
-
Ora
sarai
mia
per
sempre
,
non
è
vero
?
Nulla
più
ci
dividerà
!
Ora
anch
'
io
ho
uno
stato
da
offrirti
....
-
Credi
forse
che
se
tu
non
fossi
riuscito
avrei
rinunciato
a
te
?
-
rispose
Bianca
senza
arrossire
.
-
Io
fui
tua
fino
da
quando
mi
considerasti
come
una
sorella
,
e
se
adesso
vado
orgogliosa
del
tuo
trionfo
,
è
solo
per
te
.
Aldo
,
credi
al
mio
amore
?
-
Se
ci
credo
!
Ma
è
il
tuo
amore
che
mi
ha
dato
la
forza
di
soffrire
,
di
lottare
!
E
qual
premio
migliore
posso
ottenere
che
quello
di
farti
mia
per
sempre
!
Bianca
,
io
ti
adoro
,
noi
saremo
felici
,
l
'
avvenire
è
nostro
!
-
L
'
attirò
a
sè
,
senza
che
ella
opponesse
resistenza
,
e
per
la
prima
volta
le
loro
labbra
s
'
incontrarono
in
un
lungo
bacio
d
'
amore
.