Saggistica ,
Le
cose
fuori
del
loro
stato
naturale
né
si
adagiano
,
né
vi
durano
.
G
.
B
.
Vico
Proemio
Tra
i
fenomeni
più
recenti
dell
'
Italia
politica
è
degno
di
nota
quello
di
una
nuova
tendenza
che
sembra
affermarsi
sempre
più
,
se
lo
si
deve
argomentare
dal
programma
dei
cattolici
nazionali
e
dalle
ultime
elezioni
amministrative
.
Tale
fenomeno
ha
richiamato
l
'
attenzione
delle
classi
politiche
.
"
Non
è
che
il
sogno
innocente
di
conciliazioni
impossibili
,
"
dicono
gli
uni
.
Secondo
altri
invece
,
non
sarebbe
che
l
'
arrivo
di
fresche
reclute
anelanti
a
schierarsi
incondizionatamente
nelle
file
del
partito
moderato
,
e
desiderose
soltanto
di
un
pretesto
per
giustificare
l
'
astensione
loro
nei
tempi
passati
.
Non
mancano
neppure
i
diffidenti
che
denunciano
quelle
tendenze
come
un
pericolo
per
la
libertà
e
per
l
'
unità
nazionale
.
E
finalmente
si
sono
fatte
sentire
anche
voci
,
le
quali
già
hanno
acclamato
all
'
Italia
reale
che
muove
a
riscossa
contro
l
'
Italia
legale
,
adoperando
una
frase
di
cui
lo
scrivente
si
è
servito
,
dieci
anni
fa
,
nel
suo
scritto
"
Sulle
condizioni
della
cosa
pubblica
in
Italia
,
dopo
il
1866
"
;
una
frase
che
ha
avuto
il
poco
invidiabile
onore
di
essere
così
spesso
citata
a
sproposito
,
sebbene
il
significato
attribuitole
dall
'
autore
rendesse
impossibile
qualsiasi
equivoco
.
Se
non
che
,
non
potrebbe
anche
darsi
che
nessuna
di
queste
spiegazioni
fosse
la
vera
?
e
che
non
si
tratti
d
'
altro
se
non
del
principio
di
un
movimento
di
idee
destinato
a
percorrere
più
di
una
fase
e
ad
assumere
forme
diverse
,
di
un
movimento
d
'
idee
meritevole
di
essere
studiato
nelle
sue
cause
e
nel
suo
possibile
sviluppo
,
sebbene
non
maturo
abbastanza
per
essere
giudicato
a
prima
vista
solo
tenendo
conto
del
carattere
superficiale
dei
pochi
fatti
che
finora
ci
fu
permesso
di
scorgere
?
Confesso
che
inclino
verso
quest
'
ultima
ipotesi
.
Le
nazioni
che
costituiscono
la
società
europea
,
vanno
diventando
sempre
più
solidali
tra
loro
.
Apparisce
chiaro
che
le
identiche
correnti
oggi
le
percorrono
tutte
,
manifestandosi
sotto
forme
rispondenti
alle
condizioni
proprie
di
ciascuna
nazione
.
Fra
queste
correnti
ce
n
'
è
una
conservatrice
.
Nell
'
Impero
britannico
,
il
partito
tory
è
salito
e
si
mantiene
al
potere
;
in
Francia
,
AdolfoThiers
lasciava
di
recente
,
per
testamento
,
la
profezia
:
la
repubblica
francese
,
o
saprà
essere
conservatrice
,
o
cadrà
;
in
Germania
,
il
principe
Bismarck
si
stacca
dalla
Nationalpartei
,
e
ritorna
,
per
un
tratto
di
strada
,
verso
gli
amici
della
sua
giovinezza
;
in
Austria
,
il
Conte
Taaffe
attende
a
conciliare
gli
autonomisti
colla
colla
costituzione
.
Tutto
questo
non
accenna
alla
ristaurazione
del
passato
,
come
si
vorrebbe
far
credere
da
alcuni
giornali
italiani
sull
'
autorità
della
stampa
partigiana
estera
,
bensì
al
desiderio
,
non
solo
degli
uomini
di
Stato
,
ma
anche
di
una
parte
ragguardevole
delle
classi
dirigenti
di
quei
paesi
,
di
rientrare
nella
carreggiata
del
progresso
civile
graduale
,
stato
interrotto
dai
sussulti
di
profonde
trasformazioni
politiche
e
territoriali
,
di
raccogliere
in
un
fascio
tutte
le
forze
conservatrici
del
presente
e
di
condurle
a
far
fronte
alle
gravissime
difficoltà
interne
e
alle
eventualità
esterne
piene
di
pericoli
.
Or
bene
,
perché
mai
dovrebbe
essere
trovato
assurdo
supporre
che
quella
medesima
corrente
cominci
a
diffondersi
anche
in
Italia
,
favorita
da
circostanze
,
non
somiglianti
,
ma
corrispondenti
?
e
che
,
non
trovando
in
Italia
,
né
le
classi
dirigenti
,
né
il
governo
disposti
ad
assecondarla
,
cerchi
aprirsi
nuove
vie
?
Alla
studio
spassionato
della
tendenza
sopraindicata
,
in
quanto
potrebbe
essere
il
punto
di
partenza
di
un
aggruppamento
di
quelle
forze
conservatrici
della
società
italiana
,
le
quali
sono
rimaste
finora
disperse
o
spostate
,
e
provocherebbe
certamente
,
se
ciò
fosse
,
il
risveglio
operoso
,
per
legge
di
contrasto
,
dei
partiti
disorientati
e
stagnanti
,
è
consacrata
la
prima
parte
della
pubblicazione
presente
.
Che
il
partito
governante
sia
oggi
disorientato
e
come
stagnante
,
e
per
conseguenza
ridotto
alla
sterilità
,
non
c
'
è
nessuno
che
non
lo
veda
.
L
'
antica
Sinistra
non
si
mostra
suscettibile
di
essere
tenuta
insieme
se
non
da
coalizioni
artificiali
di
persone
.
In
quanto
alla
antica
Destra
,
i
suoi
uomini
migliori
hanno
riacquistato
credito
;
ma
,
presa
collettivamente
,
se
dovesse
rimanere
chiusa
nella
originaria
cerchia
d
'
idee
,
senza
aver
nulla
imparato
e
nulla
dimenticato
,
invano
cercherebbe
,
in
molte
provincie
almeno
,
durevole
appoggio
,
e
neppur
potrebbe
fare
assegnamento
sulla
propria
interna
compattezza
,
tostoché
dall
'
atteggiamento
passivo
d
'
opposizione
passasse
a
quello
attivo
di
reggere
lo
Stato
.
Da
che
deriva
questo
?
Non
deriverebbe
per
avventura
dal
fatto
che
i
partiti
vecchi
,
non
già
gli
uomini
più
preclari
che
li
compongono
,
si
sono
esauriti
,
dopo
aver
prodotto
tutto
ciò
che
,
costituiti
com
'
erano
,
e
cogli
intenti
di
un
'
epoca
che
non
è
più
,
potevano
produrre
;
e
che
,
per
riprendere
il
cammino
,
e
corrispondere
ai
nuovi
bisogni
del
paese
,
è
d
'
uopo
che
si
ritemprino
,
che
riformino
i
quadri
e
allarghino
le
file
?
La
seconda
parte
di
questo
lavoro
tende
appunto
a
risolvere
tali
dubbi
.
Se
non
che
neppure
una
ricostituzione
di
partiti
,
per
sé
sola
,
gioverebbe
gran
fatto
.
Una
delle
cause
principali
che
contribuiscono
a
perturbare
la
cosa
pubblica
si
è
che
certe
verità
,
certe
questioni
di
vitale
importanza
,
le
quali
dovrebbero
essere
chiarite
o
risolute
nel
solo
interesse
della
patria
,
perché
stanno
molto
al
disopra
delle
convenienze
dei
partiti
,
vengono
invece
date
in
pascolo
a
questi
ultimi
,
e
si
vedono
condannate
a
subire
tutte
le
peripezie
degli
umori
e
dei
conflitti
partigiani
,
rimanendo
per
tal
modo
indefinitamente
,
o
nell
'
ombra
,
o
sospese
,
o
falsate
.
È
sopra
siffatta
usurpazione
che
,
nella
terza
parte
dello
scritto
,
che
ho
l
'
onore
di
presentare
al
pubblico
,
mi
provo
a
richiamare
l
'
attenzione
di
tutti
coloro
che
amano
l
'
Italia
,
nella
speranza
di
indurli
a
far
valere
ogni
influenza
,
affinché
quelle
verità
siano
accettate
da
tutti
,
e
quelle
questioni
rimesse
al
loro
posto
.
Le
considerazioni
contenute
in
queste
pagine
hanno
un
carattere
affatto
obbiettivo
,
sono
aliene
da
ogni
spirito
di
parte
,
sono
ispirate
dal
solo
desiderio
che
la
vita
pubblica
d
'
Italia
divenga
più
sana
,
più
seria
e
più
feconda
.
Valgano
le
buone
intenzioni
dell
'
autore
a
cattivargli
l
'
indulgenza
dei
benevoli
lettori
.
Casalbuttano
,
1
Novembre
1879
.
Parte
Prima
.
Delle
idee
conservatrici
nella
nuova
Italia
.
I
.
La
scuola
conservatrice
nell
'
Europa
moderna
.
L
'
idea
di
conservazione
,
in
politica
,
non
si
concepisce
disgiunta
dall
'
oggetto
che
s
'
intende
conservare
,
il
quale
è
poi
lo
Stato
,
ossia
un
determinato
consorzio
di
cittadini
,
considerato
,
non
già
sotto
tutti
i
suoi
aspetti
,
ma
sotto
quello
del
suo
ordinamento
giuridico
e
del
suo
governo
.
Un
conservatore
è
colui
che
vuole
la
conservazione
dello
Stato
a
cui
appartiene
,
purché
indipendente
da
signoria
straniera
;
applicando
i
medesimi
criterî
,
coi
quali
un
individuo
umano
considera
le
condizioni
di
conservazione
del
proprio
corpo
,
e
suppone
,
per
conseguenza
,
che
nessun
organismo
estraneo
parassita
penetri
in
questo
,
e
ne
perturbi
la
normale
esistenza
,
senza
di
che
sarebbe
inutile
pensare
a
conservarlo
.
L
'
idea
di
conservazione
è
complessa
;
e
comprende
tanto
il
mantenimento
di
tutto
quello
che
esiste
di
conforme
alla
ragione
d
'
essere
dell
'
oggetto
conservato
,
quanto
la
eliminazione
,
entro
i
limiti
del
necessario
,
di
tutto
quello
che
un
'
evidenza
incontestabile
,
o
una
lunga
esperienza
,
dimostrano
come
contrario
a
quella
ragione
d
'
essere
.
Non
basta
quindi
che
una
istituzione
,
o
un
modo
di
governare
,
esistano
perché
possano
considerarsi
da
un
conservatore
,
meritevoli
d
'
essere
mantenuti
soltanto
perché
esistono
;
ma
non
basta
neppure
che
un
'
istituzione
,
o
un
modo
di
governare
,
contengano
dei
vizî
di
origine
,
perché
si
possa
e
si
debba
desiderare
che
vengano
mutati
,
qualora
facciano
buona
prova
nell
'
applicazione
,
e
mostrino
di
acconciarsi
sempre
più
al
bene
presente
e
futuro
della
maggioranza
della
nazione
governata
;
e
infatti
molte
cose
nate
storte
,
man
mano
che
crescono
possono
raddrizzarsi
.
Che
se
poi
avviene
che
una
istituzione
,
o
un
dato
indirizzo
di
governo
,
producono
insieme
e
del
bene
e
del
male
,
la
tendenza
conservatrice
sarà
rivolta
,
non
già
a
farne
tavola
rasa
,
per
lo
scopo
di
sopprimere
il
male
,
ma
solo
a
modificare
quel
tanto
che
basti
per
togliere
ciò
che
vi
ha
di
male
,
senza
perdere
ciò
che
vi
ha
di
bene
.
La
scuola
dei
conservatori
prende
le
mosse
dai
fatti
e
dalle
realtà
politiche
e
sociali
,
ed
applica
il
metodo
esperimentale
alla
cosa
pubblica
.
Essa
non
si
può
accusare
di
empirismo
,
per
due
ragioni
.
In
primo
luogo
,
perché
tien
conto
anche
di
quelle
leggi
,
le
quali
,
derivando
dalla
natura
morale
e
sociale
dell
'
uomo
,
sono
inerenti
a
tutti
gli
umani
consorzi
e
perciò
non
si
lasciano
violare
impunemente
;
e
del
resto
la
stessi
indole
positiva
di
questa
scuola
la
induce
ad
ammettere
come
nulla
possa
reggere
a
lungo
andare
,
se
si
è
costretti
a
cozzare
contro
tali
leggi
.
In
secondo
luogo
,
perché
,
proponendosi
per
meta
il
mantenimento
,
la
consolidazione
e
lo
sviluppo
normale
della
patria
,
essa
si
prefigge
un
ideale
non
meno
elevato
e
nobile
di
quello
di
coloro
che
si
adoperarono
a
crearla
;
solo
esige
che
il
modo
di
conseguirlo
sia
proporzionato
ai
mezzi
che
si
hanno
.
Lontanissima
,
come
quella
che
vive
nell
'
attualità
,
dalle
dottrine
retrive
che
si
compiacciono
degli
anacronismi
,
essa
accetta
la
democrazia
,
nel
senso
però
soltanto
della
non
esclusione
d
'
alcun
cittadino
dalla
possibilità
di
raggiungere
,
per
mezzo
delle
proprie
opere
,
e
non
già
in
virtù
di
un
diritto
astratto
,
qualsiasi
grado
sociale
e
politico
;
e
considera
poi
la
libertà
ordinata
e
il
sistema
rappresentativo
come
poderose
e
indispensabili
forze
conservatrici
.
Essa
si
presta
ad
ispirare
il
governo
,
tanto
in
una
repubblica
,
quanto
in
una
monarchia
rappresentativa
;
ed
anche
in
una
monarchia
assoluta
,
quando
siffatta
forma
trovi
la
sua
giustificazione
nelle
condizioni
di
una
società
ancor
molto
arretrata
nell
'
incivilimento
,
facendosi
valere
,
in
tal
caso
,
coll
'
opporsi
all
'
arbitrio
,
e
col
promuovere
la
scrupolosa
osservanza
delle
leggi
.
Un
adulatore
del
principe
in
una
monarchia
,
non
è
un
conservatore
,
ma
un
cortigiano
;
come
l
'
adulatore
del
popolo
,
in
una
democrazia
,
non
è
un
democratico
,
ma
un
demagogo
.
Alla
scuola
conservatrice
si
contrappone
la
radicale
,
la
quale
considera
una
nazione
non
come
un
organismo
,
ma
,
secondo
la
teoria
del
Contratto
sociale
del
Rousseau
,
come
un
aggregato
di
individui
tutti
di
egual
valore
,
al
quale
aggregato
è
lecito
applicare
qualsiasi
riforma
,
quando
apparisca
la
migliore
a
priori
,
senza
tener
conto
né
delle
tradizioni
,
né
delle
abitudini
,
né
delle
idee
comunemente
accettate
,
né
degli
interessi
,
né
di
tutto
l
'
insieme
dei
fatti
sociali
sempre
sopravviventi
alle
mutazioni
di
Stato
,
e
ripullulanti
e
reagenti
più
forti
di
prima
,
ogni
qual
volta
furono
compressi
fuori
di
tempo
.
In
Italia
il
radicalismo
è
rappresentato
da
una
delle
varietà
dei
repubblicani
alla
francese
,
e
più
specialmente
dai
semi
repubblicani
;
e
scambia
facilmente
licenza
per
libertà
,
demagogia
per
democrazia
.
Il
radicalismo
può
concorrere
a
creare
uno
Stato
,
una
forma
di
governo
,
nuove
istituzioni
;
ma
non
può
contribuire
a
creare
nessuna
di
quelle
condizioni
che
occorrono
per
far
sì
che
uno
Stato
,
una
forma
di
governo
,
una
istituzione
,
si
mantengano
;
imperciocché
tali
condizioni
non
s
'
improvvisano
,
e
devono
preesistere
agli
anzidetti
mutamenti
o
con
essi
coesistere
nel
seno
del
consorzio
civile
.
Se
non
ci
sono
,
il
radicalismo
non
le
può
decretare
,
nemmeno
col
suffragio
universale
.
Quando
un
popolo
,
col
suffragio
universale
,
crede
di
poterle
fornire
mediante
un
semplice
atto
di
volontà
,
esso
mistifica
sé
medesimo
.
La
tradizione
del
pensiero
politico
in
Italia
non
fu
mai
radicale
,
incominciando
dalla
parabola
di
Menenio
Agrippa
e
dal
diritto
romano
,
fino
a
Machiavelli
,
a
Vico
,
a
Romagnosi
.
Nemmeno
i
repubblicani
moderni
d
'
Italia
sono
tutti
radicali
.
Lo
è
stato
Giuseppe
Mazzini
nel
suo
apostolato
per
la
libertà
,
da
non
confondersi
col
suo
apostolato
per
l
'
idea
nazionale
,
col
quale
seminò
in
terreno
fecondo
.
Invece
Carlo
Cattaneo
e
Giuseppe
Ferrari
considerarono
il
consorzio
dei
cittadini
come
un
organismo
vivente
;
e
,
se
conclusero
alla
repubblica
e
alla
repubblica
federativa
,
non
fu
già
per
premesse
radicali
,
ma
per
premesse
esageratamente
conservative
.
Essi
furono
d
'
avviso
che
la
recente
monarchia
unitaria
sia
sopravvenuta
a
sconvolgere
lo
sviluppo
organico
della
società
italiana
,
solo
perché
si
rifiutarono
ad
ammettere
che
l
'
organismo
vecchio
fosse
suscettibile
assimilare
elementi
nuovi
,
e
perché
agli
elementi
nuovi
negarono
la
dovuta
importanza
,
non
avendoli
rinvenuti
nella
storia
passata
d
'
Italia
.
Ma
non
allontaniamoci
dal
nostro
soggetto
.
Nulla
di
essenziale
invece
separa
i
conservatori
dai
liberali
,
propriamente
detti
,
imperciocché
gli
uni
e
gli
altri
ritengono
necessario
,
tanto
la
stabilità
,
quanto
il
progresso
e
la
libertà
.
Si
distinguono
però
riguardo
alla
misura
diversa
,
secondo
la
quale
intendono
applicare
ciascuna
di
quelle
forze
;
e
perciò
,
non
già
secondo
l
'
esclusività
,
ma
secondo
la
prevalenza
che
attribuiscono
gli
uni
alla
stabilità
,
gli
altri
al
progresso
e
alla
libertà
,
vengono
denominati
,
per
antonomasia
,
conservatori
i
primi
,
liberali
i
secondi
.
I
primi
intendono
camminare
bensì
,
ma
in
guisa
che
,
per
modo
di
parlare
,
le
masse
si
possano
muovere
ordinatamente
,
senza
rompere
le
file
e
senza
sforzi
;
mentre
i
secondi
mirano
a
spingere
le
masse
a
marcie
forzate
per
compiere
più
rapide
evoluzioni
.
Pei
liberali
inoltre
,
generalmente
parlando
,
l
'
istruzione
pubblica
molto
diffusa
e
i
precetti
dell
'
economia
politica
sarebbero
argini
sufficienti
contro
le
passioni
anarchiche
e
ardenti
,
e
contro
le
idee
confuse
di
trasformazioni
sociali
che
si
agitano
nei
bassi
fondi
della
società
moderna
;
quando
invece
pei
conservatori
,
quei
mezzi
non
sono
ritenuti
sufficienti
se
non
li
corrobora
e
li
completa
il
Cristianesimo
profondamente
sentito
,
e
praticato
,
tanto
dai
ricchi
quanto
dai
poveri
.
Conservantismo
e
liberalismo
,
quando
coesistano
in
permanenza
nel
seno
di
un
corpo
politico
,
l
'
uno
di
fronte
all
'
altro
,
formano
insieme
le
condizioni
necessarie
della
sua
salute
normale
;
e
sono
destinati
,
nell
'
interesse
del
progresso
civile
,
a
prevalere
alternativamente
;
questo
,
quando
occorre
dar
mano
ad
un
lavoro
indefesso
di
riforme
;
quello
,
quando
occorre
riparare
le
forze
che
,
per
effetto
del
lavoro
,
si
sogliono
logorare
,
ciascuno
sorvegliando
l
'
altro
e
impedendogli
di
trasmodare
.
Ecco
i
caratteri
distintivi
del
conservantismo
nella
Europa
moderna
.
Esso
siede
oggi
al
governo
in
parecchi
degli
Stati
più
importanti
e
più
colti
;
in
preda
a
molti
contrasti
,
è
vero
;
ma
vi
siede
.
Non
c
'
è
ragione
perché
quei
caratteri
non
abbiano
ad
essere
distintivi
dei
conservatori
anche
in
Italia
.
Quale
sia
la
missione
devoluta
a
questi
ultimi
nell
'
opera
del
risorgimento
di
una
nazione
,
lo
dice
uno
dei
più
insigni
e
liberali
trattatisti
contemporanei
di
diritto
pubblico
e
di
scienza
di
Stato
:
Il
conservantismo
ha
il
suo
ufficio
naturale
dopo
una
rivoluzione
e
dopo
una
trasformazione
politica
di
un
popolo
,
quando
si
tratta
di
mantenere
i
risultati
raggiunti
e
impedire
che
trasmodino
(
BLUNTSCHLI
:
La
Politica
,
lib
.
XII
,
cap
.
8
)
.
Lo
Stato
in
Italia
è
oggi
il
Regno
che
abbraccia
la
stirpe
italica
dalle
Alpi
al
Lilibeo
,
e
che
è
retto
dalla
dinastia
di
Savoia
e
dallo
Statuto
di
Carlo
Alberto
.
Profonde
cause
storiche
hanno
potuto
far
sì
che
esistano
in
Europa
alcune
autonomie
politiche
solidissime
e
sostenute
dal
libero
consenso
della
grande
maggioranza
dei
cittadini
,
nelle
quali
convivono
diverse
unità
etnografiche
,
p
.
es
.
,
la
Svizzera
;
o
dove
,
sebbene
ne
esista
una
sola
,
l
'
autonomia
politica
ha
forma
federativa
,
p
.
es
.
,
l
'
Impero
Germanico
.
In
tali
casi
,
va
da
sé
che
lo
spirito
conservatore
si
rivolga
a
mantenere
quelle
forme
.
Peraltro
è
più
consentaneo
all
'
ideale
moderno
che
lo
Stato
coincida
presso
a
poco
col
complesso
di
una
nazione
,
e
comprenda
questa
in
una
unità
incondizionata
di
reggimento
.
Infatti
l
'
idea
di
patria
non
è
forse
,
per
sé
medesima
,
una
forza
eminentemente
conservatrice
?
e
l
'
idea
di
patria
non
si
è
forse
oggigiorno
identificata
con
quella
di
nazione
,
per
effetto
di
un
lento
lavorio
della
civiltà
europea
,
giunto
a
maturanza
solo
nel
secolo
nostro
?
Questo
ideale
lo
abbiamo
in
Italia
.
L
'
unità
d
'
Italia
,
la
legittimità
della
casa
regnante
,
lo
Statuto
vigente
,
essendo
dunque
i
tre
fondamenti
dello
Stato
,
un
conservatore
italiano
,
affinché
sia
lecito
designarlo
con
questa
denominazione
,
non
può
ammetterne
neppure
la
discussione
.
Eccettuati
questi
tre
punti
,
i
quali
,
del
resto
,
pel
carattere
loro
generale
,
si
adatterebbero
e
alla
massima
espansione
di
libertà
praticabile
nel
mondo
moderno
e
al
più
vigoroso
potere
esecutivo
,
eccettuati
questi
tre
punti
,
un
conservatore
italiano
può
sindacare
ogni
cosa
che
si
riferisce
allo
Stato
.
Nel
qual
sindacato
,
appoggiandosi
ad
un
'
esperienza
ventenne
,
esso
inclinerà
naturalmente
a
difendere
tutto
ciò
che
,
nelle
istituzioni
e
nell
'
indirizzo
del
governo
,
risulta
conforme
,
secondo
quell
'
esperienza
,
o
secondo
l
'
evidenza
incontestabile
,
al
concetto
conservatore
;
a
correggere
,
nella
misura
del
necessario
,
tutto
ciò
che
imperfettamente
ad
esso
risponde
;
a
rimuovere
tutto
ciò
che
si
presenta
come
un
ostacolo
permanente
e
crescente
al
trionfo
del
concetto
medesimo
.
Questo
è
il
significato
che
si
attribuisce
nel
presente
scritto
alla
denominazione
di
conservatore
in
Italia
,
il
quale
significato
non
è
per
nulla
arbitrario
,
ma
risponde
esattamente
a
quello
che
gli
viene
attribuito
nella
maggior
parte
degli
altri
paesi
civili
moderni
.
Se
esistano
o
non
esistano
dei
conservatori
italiani
,
è
un
'
altra
questione
intorno
alla
quale
più
oltre
discorreremo
.
Ciò
che
fin
d
'
ora
importa
aver
ben
presente
si
è
che
,
se
esistono
,
non
possono
essere
che
così
.
[
Significati
erronei
attribuiti
alla
parola
"conservatore".]
Non
crediamo
sia
cosa
inutile
insistere
sul
significato
vero
della
denominazione
anzidetta
,
imperocché
essa
ha
generato
da
per
tutto
,
e
specialmente
in
Italia
,
ogni
sorta
di
pregiudizi
,
ed
ha
dato
luogo
a
molti
equivoci
.
È
un
pregiudizio
,
p
.
es
.
,
quello
di
credere
che
il
tornaconto
personale
e
il
grado
sociale
di
un
uomo
,
quando
si
connettano
con
tutto
ciò
che
si
riferisce
alla
conservazione
dello
Stato
,
o
dei
beni
a
cui
solo
alcune
classi
possono
partecipare
,
bastino
,
per
sé
soli
,
a
farne
un
conservatore
.
Quel
tornaconto
,
quel
grado
sociale
,
sono
condizioni
molto
importanti
bensì
,
ma
occorre
ch
'
egli
abbia
una
chiara
consapevolezza
di
una
tale
connessione
,
il
che
spesso
non
accade
,
specialmente
nei
paesi
nuovi
alla
libertà
,
e
inoltre
che
il
desiderio
di
popolarità
,
o
il
proposito
vigliacco
di
trovar
protettori
fra
i
suoi
naturali
avversarî
in
vista
di
certe
eventualità
,
o
una
prepotente
indipendenza
d
'
ingegno
,
non
lo
inducano
ad
emanciparsi
dall
'
influenza
del
proprio
grado
sociale
e
del
proprio
tornaconto
.
Che
la
condizione
sociale
e
il
vantaggio
individuale
non
siano
tutto
quanto
occorre
per
formare
un
conservatore
,
è
così
vero
,
che
molti
i
quali
nel
disfacimento
di
un
interesse
politico
o
sociale
nulla
avrebbero
da
perdere
personalmente
,
ne
sono
spesso
i
più
fermi
e
più
sicuri
difensori
,
per
impulso
di
temperamento
o
di
profonde
convinzioni
.
Altri
ancora
hanno
convenienza
di
conservare
,
insieme
a
tutto
che
c
'
è
di
buono
,
anche
i
difetti
,
i
vizî
,
gli
abusi
che
si
sono
introdotti
nello
Stato
,
nel
Governo
,
o
in
altri
importanti
interessi
,
siffatte
magagne
solitamente
generando
legioni
di
uomini
impegnati
a
perpetuarle
e
non
essendovi
cosa
per
quanto
guasta
,
che
non
torni
a
profitto
di
qualche
gaudente
.
Ora
siccome
tali
difetti
e
vizî
e
abusi
trarrebbero
alla
fine
quelle
istituzioni
a
rovina
,
così
quegli
uomini
non
possono
dirsi
conservatori
.
Così
pure
è
un
pregiudizio
lo
scambiare
il
conservantismo
colla
forza
d
'
inerzia
,
forza
poderosa
tanto
nel
mondo
sociale
,
quanto
nel
mondo
fisico
,
la
quale
vuole
essere
tenuta
nel
debito
conto
dalla
politica
,
ma
non
è
tutt
'
al
più
che
uno
dei
due
poli
del
conservantismo
.
Lasciata
a
sé
sola
,
condurrebbe
direttamente
alla
distruzione
anziché
alla
conservazione
,
ogni
qualvolta
gli
elementi
dissolventi
,
a
cui
lascerebbe
libero
campo
,
riuscissero
a
prevalere
.
Anche
l
'
attribuire
la
denominazione
di
conservatori
ai
puri
autoritarî
è
un
pregiudizio
.
Il
regime
militare
,
lo
stato
d
'
assedio
,
un
colpo
di
Stato
al
bisogno
,
un
capo
investito
di
un
potere
illimitato
e
arbitrario
,
ecco
lo
specifico
,
secondo
l
'
opinione
di
costoro
.
Or
bene
può
darsi
che
siffatti
mezzi
riescano
per
un
dato
momento
ad
arrestare
la
cancrena
dell
'
anarchia
,
ma
per
sé
medesimi
non
bastano
mai
a
ridonare
la
salute
normale
nell
'
organismo
di
uno
Stato
infermo
;
perciò
non
conservano
nulla
se
non
provvisoriamente
;
mentre
è
proprio
del
conservantismo
il
provvedere
,
non
solo
all
'
oggi
,
ma
anche
al
domani
.
D
'
altronde
un
atto
autoritario
delle
specie
sopraindicate
,
si
presta
spesso
ad
esser
posto
al
servizio
di
un
sistema
anticonservatore
per
eccellenza
.
Nemmeno
si
possono
chiamare
conservatori
quei
dottrinarî
da
gabinetto
i
quali
concepiscono
una
teorica
di
governo
conservatore
,
e
ad
essa
pretenderebbero
assoggettare
un
paese
,
senza
aver
verificato
se
poi
tale
teorica
si
acconcerebbe
nella
applicazione
alle
condizioni
di
fatto
di
esso
paese
.
Venendo
a
parlare
dell
'
Italia
in
particolare
,
noi
vedremo
a
suo
luogo
quanto
sia
inesatto
attribuire
il
nome
di
partito
conservatore
alla
Destra
parlamentare
,
come
molti
sogliono
fare
.
La
Destra
parlamentare
racchiude
nel
suo
seno
dei
veri
conservatori
,
e
dei
conservatori
virtuali
,
ma
ne
ha
anche
di
quelli
,
e
non
fra
i
meno
influenti
,
che
non
lo
sono
né
punto
né
poco
.
Presa
poi
collettivamente
,
ha
seguito
finora
,
un
tempo
per
necessità
,
più
tardi
di
propria
elezione
,
un
indirizzo
politico
tutt
'
altro
che
conservatore
;
mentre
nella
Sinistra
,
specialmente
nei
deputati
meridionali
,
i
conservatori
virtuali
non
mancano
.
Non
avremo
poi
bisogno
di
spender
molte
parole
per
dimostrare
quanto
sia
male
applicata
la
denominazione
di
conservatori
agli
aderenti
alle
cadute
dinastie
.
A
torto
sogliono
essi
venir
paragonati
ai
legittimisti
francesi
.
Questi
sono
,
innanzi
tutto
,
eminentemente
nazionali
,
e
non
mirano
che
ad
un
mutamento
nella
forma
del
governo
;
mentre
in
Italia
i
legittimisti
mirano
alla
distruzione
della
nazione
.
Il
richiamo
delle
antiche
dinastie
italiane
implica
l
'
idea
di
spezzare
in
frantumi
uno
Stato
che
esiste
da
venti
anni
;
in
altre
parole
,
suppone
,
anziché
un
concetto
conservatore
,
il
più
profondo
sconvolgimento
di
ogni
cosa
pubblica
e
privata
,
che
immaginare
si
possa
.
Ma
c
'
è
un
partito
molto
più
numeroso
ed
importante
in
Italia
che
si
qualifica
,
nel
modo
più
improprio
,
come
conservatore
.
È
d
'
uopo
perciò
che
ci
arrestiamo
un
po
'
più
a
lungo
a
discorrerne
.
È
il
partito
che
alcuni
in
Italia
denominano
clericale
,
vocabolo
indeterminato
ed
elastico
,
nel
quale
alcuni
vorrebbero
comprendere
,
a
torto
,
tutti
gli
ecclesiastici
,
tutti
quelli
che
professano
la
religione
cattolica
,
e
persino
tutti
quelli
che
attribuiscono
qual
importanza
al
sentimento
religioso
;
è
per
ciò
che
non
crediamo
opportuno
adottarlo
,
a
scanso
d
'
equivoci
.
Preferiamo
adoperare
la
definizione
di
cattolici
intransigenti
,
per
distinguere
coloro
che
sostengono
la
subordinazione
dello
Stato
alla
Chiesa
e
la
ristaurazione
del
potere
temporale
dei
Papi
.
Or
bene
,
la
questione
religiosa
si
presenta
in
Italia
sotto
tre
aspetti
diversi
,
che
sono
il
sentimento
religioso
i
rapporti
fra
lo
Stato
e
la
Chiesa
il
papato
.
Vediamo
in
quali
punti
debba
separarsi
il
conservantismo
politico
italiano
dal
cattolicismo
intransigente
,
riguardo
a
ciascuno
di
quei
tre
aspetti
.
Secondo
gli
intransigenti
,
ogni
ordine
sociale
,
civile
e
politico
dovrebbe
avere
per
fondamento
unico
la
religione
.
Il
conservantismo
politico
invece
ammette
anche
quegli
altri
fondamenti
che
si
riferiscono
a
tutte
le
forme
di
attività
sociale
,
a
tutte
le
sfere
dei
sentimenti
e
degli
interessi
.
Il
sentimento
religioso
ha
un
'
importanza
grandissima
a
'
suoi
occhi
,
sia
in
sé
stesso
,
sia
perché
predispone
l
'
uomo
a
concepire
un
ideale
che
lo
rende
capace
di
azioni
generose
e
di
sagrifizî
,
e
gli
apre
più
facilmente
il
cuore
ad
altri
sentimenti
elevatissimi
,
come
sono
quelli
del
dovere
e
della
patria
,
senza
i
quali
nulla
v
'
ha
di
stabile
nella
politica
.
Ciò
è
talmente
vero
che
tanto
più
grandi
sono
stati
i
popoli
antichi
e
moderni
,
quanto
più
profondamente
religiosi
;
e
lo
dimostra
l
'
esempio
dei
Romani
antichi
,
delle
repubbliche
italiane
del
Medio
Evo
,
degli
Inglesi
moderni
,
dei
vincitori
di
Wörth
e
di
Sedan
.
E
il
sentimento
religioso
degli
Italiani
è
cattolico
,
né
può
essere
che
cattolico
,
l
'
esperienza
avendo
dimostrato
quanto
siano
infruttuosi
i
tentativi
di
coloro
che
vorrebbero
far
loro
accettare
altri
culti
.
In
quanto
a
noi
,
possiamo
dire
che
non
siamo
mai
riusciti
a
comprendere
la
distinzione
fra
cattolicismo
liberale
e
cattolicismo
non
liberale
.
Ma
c
'
è
un
'
altra
distinzione
che
comprendiamo
benissimo
,
ed
è
questa
.
Nella
religione
cattolica
ci
sono
due
cose
da
distinguere
.
L
'
una
,
obbiettiva
,
che
è
il
patrimonio
dei
dogmi
comuni
a
tutti
i
credenti
.
L
'
altra
,
subbiettiva
,
che
si
atteggia
al
sentimento
individuale
di
chi
professa
quella
religione
.
L
'
identica
fede
alcuni
l
'
hanno
in
cuore
come
,
la
ebbero
,
nella
realtà
,
Tommaso
da
Kempis
,
Dante
,
Colombo
,
Bossuet
,
Manzoni
,
e
,
nella
finzione
,
il
cardinale
Federigo
,
il
Padre
Cristoforo
;
altri
,
invece
,
come
don
Abbondio
;
altri
come
fra
Galdino
,
e
fra
Galdino
in
questi
ultimi
tempi
sembra
molto
in
voga
;
ma
le
voghe
passano
;
e
l
'
ultima
Enciclica
,
Aeterni
patris
di
Leone
X
sul
bisogno
che
il
clero
sia
molto
istruito
,
non
è
certamente
favorevole
ai
fra
Galdini
.
Ciò
che
ci
pare
possa
essere
ritenuto
per
fermo
è
che
l
'
indole
di
una
nazione
non
si
modifica
a
piacimento
di
chi
la
vuole
modificare
;
e
che
gli
Italiani
,
generalmente
parlando
,
o
sono
cattolici
,
o
non
hanno
religione
alcuna
.
Possono
essere
cattolici
però
alla
maniera
del
cardinale
Federigo
e
del
padre
Cristoforo
,
ed
è
a
questa
maniera
che
la
politica
conservatrice
deve
desiderare
che
siano
.
Ma
,
ammesso
tutto
questo
,
è
indubitabile
che
il
sentimento
religioso
non
basta
da
sé
solo
alla
politica
.
La
grandezza
dei
popoli
citati
è
dovuta
al
sentimento
religioso
bensì
,
ma
al
concorso
anche
di
altri
fattori
che
sono
appunto
quelli
di
cui
si
occupa
la
politica
,
mentre
,
sotto
l
'
aspetto
puramente
religioso
,
tali
fattori
appariscono
poco
importanti
.
Quindi
un
cittadino
italiano
,
nato
fuori
del
culto
cattolico
,
può
essere
ritenuto
a
ragione
come
un
perfetto
conservatore
,
quando
lo
sia
in
ogni
altra
cosa
,
ed
abbia
rispetto
per
quella
religione
della
maggioranza
ch
'
egli
non
professa
.
Su
questo
punto
pertanto
c
'
è
una
grande
differenza
fra
un
conservatore
politico
e
un
cattolico
intransigente
,
ma
non
essenziale
,
solo
di
più
o
di
meno
.
Più
spiccata
la
differenza
si
rivela
riguardo
ai
rapporti
fra
lo
Stato
e
la
Chiesa
.
La
tendenza
dei
cattolici
intransigenti
è
di
subordinare
affatto
il
primo
alla
seconda
,
mentre
quella
del
conservantismo
politico
consisterebbe
nel
procurare
alla
Chiesa
il
modo
di
adagiarsi
in
mezzo
alla
società
civile
,
rispettata
e
onorata
dallo
Stato
,
senza
che
per
questo
lo
Stato
rinunci
alle
prerogative
inerenti
alla
propria
natura
e
conformi
al
proprio
fine
.
Ogni
podestà
esercitata
da
uomini
al
contatto
con
altre
potestà
,
inclina
sempre
ad
invadere
la
sfera
d
'
efficienza
altrui
.
La
lotta
fra
il
clero
e
il
laicato
è
antica
quanto
lo
sono
le
società
civili
del
globo
terracqueo
e
non
fu
mai
interrotta
nemmeno
dai
principi
più
pii
e
più
santi
,
valga
per
tutti
l
'
esempio
di
san
Luigi
di
Francia
;
perché
,
sebbene
pii
e
santi
,
essi
non
potevano
abbandonare
la
difesa
delle
prerogative
che
avevano
il
dovere
di
custodire
intatte
.
Quando
sarà
venuto
il
momento
di
scrivere
la
storia
imparziale
dei
governi
caduti
d
'
Italia
,
apparirà
che
,
anche
nei
peggiori
tempi
della
patria
nostra
,
i
suoi
governanti
più
volte
seppero
resistere
virilmente
alle
pretese
della
potestà
ecclesiastica
.
Peraltro
c
'
è
differenza
fra
lotta
e
lotta
.
Deve
essere
nel
proposito
dei
conservatori
italiani
di
attenuare
gli
attriti
fra
i
due
poteri
,
di
non
creare
delle
difficoltà
inutili
,
e
di
rendere
facile
al
sacerdozio
il
modo
di
adempiere
la
sublime
sua
missione
religiosa
nella
società
.
In
quanto
al
rendere
impossibili
le
contestazioni
,
sarebbe
follìa
sperarlo
.
La
questione
del
sentimento
religioso
e
quella
dei
rapporti
fra
lo
Stato
e
la
Chiesa
,
sono
posti
all
'
ordine
del
giorno
della
odierna
società
civile
di
tutto
il
mondo
,
e
vi
rimarranno
a
lungo
;
per
conseguenza
sopravviverebbero
in
Italia
anche
alla
pace
,
se
mai
si
stipulasse
,
fra
il
Vaticano
e
il
Quirinale
.
La
questione
invece
che
si
presenta
come
esclusiva
della
patria
nostra
e
vi
implica
una
difficoltà
delle
più
acute
,
è
quella
relativa
al
papato
.
Intorno
ad
essa
l
'
antagonismo
fra
lo
spirito
conservatore
e
l
'
intransigente
non
potrebbe
essere
più
flagrante
fino
a
che
il
secondo
persisterà
nelle
sue
pretese
.
Per
cedere
di
un
punto
occorrerebbe
che
il
primo
si
uccidesse
,
imperocché
la
restituzione
del
potere
temporale
al
Papa
distruggerebbe
l
'
integrità
dello
Stato
,
che
i
conservatori
,
per
essere
tali
,
sono
tenuti
a
difendere
.
Su
questo
argomento
avremo
occasione
di
trattenerci
in
seguito
.
Basti
per
ora
notare
su
quali
oggetti
e
in
quali
limiti
i
clericali
contrastano
l
'
idea
conservatrice
;
per
cui
non
può
spettar
loro
la
denominazione
di
conservatori
,
dal
punto
di
vista
della
politica
.
I
cattolici
intransigenti
pongono
il
terribile
dilemma
:
"
rinunciare
o
alla
nuova
Italia
o
alla
fede
cattolica
"
ed
hanno
per
sé
una
logica
spietata
.
A
favore
dei
conservatori
,
che
non
intendono
rinunciare
né
alla
nuova
Italia
né
alla
fede
de
'
loro
padri
,
milita
l
'
indole
stessa
degli
Italiani
,
i
quali
,
sebbene
amino
le
frasi
e
le
teoriche
assolute
,
in
pratica
sono
incomparabili
nel
trovar
modo
di
scivolare
fra
le
corna
dei
più
formidabili
dilemmi
,
bianchi
,
rossi
e
neri
.
Ben
chiarito
così
il
solo
significato
che
può
avere
il
conservantismo
in
Italia
,
e
sottrattolo
dalla
possibilità
di
essere
frainteso
,
ci
sembra
che
se
venisse
,
con
bandiera
spiegata
,
a
prendere
posto
anch
'
esso
nell
'
arena
della
politica
militante
,
dovrebbe
essere
accolto
cogli
onori
dovuti
ad
un
avversario
rispettabile
,
anche
da
quei
suoi
naturali
avversari
che
sentono
di
essere
del
pari
rispettabili
.
Alludiamo
a
quegli
avversari
più
riputati
che
siedono
nel
Parlamento
,
ai
membri
delle
principali
associazioni
politiche
del
paese
,
ai
pubblicisti
che
meritano
questo
nome
;
certamente
non
ai
faccendieri
,
ai
fondatori
di
sottogruppi
e
di
vicegruppi
parlamentari
,
ai
politicastri
da
caffè
ed
agli
zingari
della
stampa
,
i
quali
,
riguardo
alla
misera
,
artificiale
,
vita
pubblica
italiana
presente
,
possono
dire
:
Deus
nobis
haec
otia
fecit
.
Quel
che
dovrebbe
apparire
come
cosa
incontrastabile
è
che
il
sistema
rappresentativo
non
può
operare
senza
distinzione
e
lotta
di
partiti
.
Ma
come
potranno
i
partiti
distinguersi
e
combattere
utili
battaglie
se
non
c
'
è
un
partito
conservatore
,
rispetto
al
quale
ciascuno
degli
altri
possibili
trovi
preindicato
il
posto
relativo
che
gli
spetta
?
Quando
un
tale
partito
si
presentasse
,
gli
elementi
oggi
agitantisi
nel
mare
torbido
delle
personalità
,
verrebbero
attratti
dalle
affinità
di
pensiero
e
di
intenti
intorno
a
nuclei
determinati
e
naturali
;
e
dalle
istituzioni
parlamentari
si
otterrebbero
quei
benefizî
che
esse
possono
fornire
,
e
che
oggi
ancora
non
si
hanno
.
[
Se
esistano
in
Italia
gli
elementi
di
un
partito
conservatore
.
]
Ma
esistono
poi
in
realtà
gli
elementi
conservatori
nella
nazione
italiana
?
Ecco
il
primo
quesito
che
si
affaccia
a
chi
voglia
discorrere
di
questa
materia
;
imperocché
la
semplice
definizione
del
conservantismo
italiano
non
condurrebbe
molto
lontano
;
né
basterebbe
un
programma
,
che
mai
si
formulasse
in
quel
senso
,
a
creare
gli
elementi
di
un
partito
qualora
non
ci
fossero
.
Un
programma
non
può
far
di
più
che
coordinare
gli
elementi
che
già
esistono
.
Or
bene
,
a
noi
sembra
che
domandare
se
in
un
grande
consorzio
umano
,
mirabilmente
bene
determinato
dalla
geografia
e
dalla
etnografia
,
costituito
in
un
solo
corpo
politico
già
da
vent
'
anni
,
e
tenuto
insieme
da
nessuna
violenza
,
ci
siano
elementi
conservatori
,
equivale
al
porre
in
dubbio
che
esista
aria
respirabile
dove
si
incontrano
quadrupedi
viventi
,
ovvero
terra
vegetale
dove
si
vedono
crescere
,
rigogliosi
o
no
,
i
cereali
.
Non
c
'
è
bisogno
di
molto
profonda
sapienza
civile
per
comprendere
che
basta
mettere
insieme
una
comunità
qualsiasi
,
perché
sorga
,
dalla
convivenza
di
tanti
individui
umani
,
un
modo
di
vita
collettiva
,
anche
indipendente
da
qualunque
azione
di
governo
;
la
quale
azione
,
se
sarà
provvida
,
perfezionerà
siffatto
processo
naturale
,
ma
,
quand
'
anche
improvvida
,
non
basterà
ad
arrestarlo
.
Le
infinite
necessità
che
alimentano
tale
vita
collettiva
e
che
,
secondo
le
norme
degli
interessi
e
di
innumerevoli
affinità
elettive
,
aggruppano
in
varie
guise
i
cittadini
e
intrecciano
le
relazioni
loro
,
operano
costantemente
nel
senso
di
cementare
e
di
individualizzare
sempre
più
la
comunità
.
Lo
Stato
certamente
è
altra
cosa
dal
consorzio
ch
'
esso
rappresenta
;
ma
,
traendo
dal
medesimo
la
sua
ragione
d
'
essere
,
si
risente
naturalmente
di
tutto
ciò
che
contribuisce
a
rafforzarne
l
'
interna
struttura
.
Ecco
la
prima
base
degli
elementi
conservatori
.
Se
non
ci
fosse
questo
intimo
processo
che
agisce
nel
seno
degli
umani
consorzi
anche
indipendentemente
dalla
mano
dei
governi
,
sarebbe
impossibile
spiegare
come
mai
l
'
Impero
romano
,
malgrado
l
'
opera
insensata
del
maggior
numero
de
'
suoi
reggitori
,
e
sebbene
già
avanzato
sul
pendìo
della
decadenza
,
poté
rivelare
tanta
forza
di
resistenza
prima
di
precipitare
all
'
estrema
ruina
;
come
mai
la
Grecia
e
la
Spagna
dei
giorni
nostri
,
aumentino
di
coltura
e
di
prosperità
in
mezzo
alle
crisi
quotidiane
dei
loro
governi
;
come
mai
la
Francia
odierna
sappia
resistere
così
splendidamente
a
tante
cause
deleterie
;
come
mai
l
'
Italia
nostra
non
soglia
respirare
più
liberamente
né
si
mostri
tranquilla
più
di
quando
,
per
effetto
delle
vicissitudini
parlamentari
,
se
ne
sta
un
buon
mese
senza
titolari
ai
più
importanti
ministeri
,
e
come
sia
riuscita
,
di
proprio
moto
,
a
ridurre
a
lettera
morta
certe
leggi
che
non
le
convenivano
,
p
.
es
.
,
quella
della
guardia
nazionale
,
o
a
mutare
il
carattere
di
altre
,
per
es
.
,
quella
della
tassa
per
la
ricchezza
mobile
,
e
così
via
discorrendo
.
Se
non
che
il
processo
medesimo
,
mentre
va
rafforzando
i
vincoli
che
servono
a
tenere
unita
la
comunità
,
abbandonato
a
sé
,
deposita
anche
i
germi
dissolventi
che
ne
preparano
col
tempo
la
decadenza
e
la
ruina
,
come
avviene
in
tutti
gli
organismi
viventi
.
Uno
dei
compiti
dei
governi
consiste
appunto
nel
prevenire
e
nel
contrastare
lo
sviluppo
di
quei
germi
.
Noi
vedremo
,
a
suo
luogo
,
se
in
Italia
il
governo
adempia
o
non
adempia
a
quest
'
ufficio
in
modo
soddisfacente
.
Ciò
che
per
ora
ci
limitiamo
a
stabilire
è
che
contradirebbe
alle
nozioni
più
elementari
di
fisiologia
sociale
il
supporre
che
una
grande
comunità
,
quale
è
il
Regno
d
'
Italia
,
messa
insieme
da
oltre
venti
anni
,
non
abbia
prodotto
in
questo
frattempo
,
o
coll
'
aiuto
,
o
senza
l
'
aiuto
,
o
,
se
così
piacesse
di
dire
,
anche
a
dispetto
,
del
suo
governo
,
una
copia
immensa
di
elementi
acconci
a
cementarla
,
in
altre
parole
,
di
elementi
utilizzabili
indirettamente
a
beneficio
della
conservazione
dello
Stato
.
Per
dimostrare
che
a
questa
supposizione
corrisponde
la
realtà
,
fra
innumerevoli
fatti
che
potremmo
passare
in
rassegna
,
ne
sceglieremo
tre
soltanto
.
Non
c
'
è
remoto
casolare
,
in
cui
non
abbia
fatto
ritorno
in
seno
alla
propria
famiglia
qualcuno
de
'
suoi
abitatori
,
dopo
aver
servito
sotto
la
bandiera
nazionale
in
quell
'
esercito
che
è
il
crogiuolo
dove
si
elabora
il
più
puro
sentimento
della
grande
patria
italiana
.
È
diventata
adulta
un
'
intera
nuova
generazione
,
per
la
quale
le
antiche
divisioni
d
'
Italia
sono
storia
antica
,
perché
essa
non
le
ha
neppur
vedute
,
e
non
saprebbe
neppur
raccapezzarsi
se
dovesse
concepire
un
'
Italia
diversamente
che
unita
.
Si
contano
oramai
a
milioni
le
persone
,
le
quali
,
per
il
possesso
di
qualche
cedola
,
sono
rese
finanziariamente
cointeressate
all
'
esistenza
dello
Stato
italiano
,
o
debitore
,
o
fideiussore
,
o
sorvegliatore
del
titolo
rappresentato
da
quella
cedola
.
Non
bastano
questi
fatti
?
[
Dei
capisaldi
della
conservazione
e
dei
germi
di
dissoluzione
dello
stato
italiano
.
]
Veniamo
ora
a
parlare
degli
elementi
che
si
riferiscono
direttamente
allo
Stato
,
e
che
da
per
tutto
soglionsi
considerare
come
i
capisaldi
della
conservazione
politica
.
Essi
sono
copiosi
e
robustissimi
.
Impareggiabile
è
la
situazione
esterna
del
Regno
l
'
Italia
dal
1866
in
poi
,
per
la
forza
delle
cose
.
Imperocché
,
riconosciuto
da
tutti
gli
Stati
,
ammesso
di
primo
acchito
nell
'
areopago
dirigente
delle
grandi
potenze
,
la
sua
esistenza
,
senza
diminuzione
della
sua
estensione
attuale
,
è
riguardata
come
una
necessità
di
primo
ordine
dell
'
equilibrio
europeo
,
e
lo
sarà
finché
il
presente
equilibrio
non
verrà
alterato
.
Il
violare
questa
esistenza
da
parte
di
uno
dei
vicini
,
desterebbe
la
gelosia
e
la
coalizione
in
di
lei
favore
di
tutti
gli
altri
.
Si
potrà
bisticciarsi
con
questo
o
quel
governo
;
ma
,
tranne
il
caso
che
commettesse
addirittura
qualche
atto
d
'
insania
,
lo
Stato
italiano
è
al
riparo
,
più
di
qualunque
altro
d
'
Europa
,
da
ogni
pericolo
esterno
.
In
quanto
all
'
interno
,
ha
una
casa
regnante
antica
,
gloriosa
,
e
incontrastata
come
dinastia
dell
'
Italia
unita
,
popolarissima
,
come
lo
hanno
provato
i
funerali
commoventi
di
Vittorio
Emanuele
,
e
le
dimostrazioni
entusiastiche
che
accolgono
Umberto
e
Margherita
dovunque
si
presentino
;
la
corona
,
osservatrice
sino
allo
scrupolo
de
'
suoi
pubblici
doveri
,
moralmente
e
legalmente
;
unità
di
territorio
,
di
schiatta
,
di
linguaggio
,
di
costumi
,
di
religione
;
un
esercito
ottimo
,
disciplinato
,
patriottico
,
affezionato
al
Re
ed
alle
libere
istituzioni
,
senza
traccie
di
distinzioni
di
provincie
;
una
magistratura
integra
e
resistente
finora
a
tutte
le
pressioni
che
vorrebbero
infeudarla
a
scopi
partigiani
;
una
camera
vitalizia
gelosa
delle
proprie
prerogative
,
ma
non
invadente
,
e
che
non
cessa
di
prestare
alla
patria
il
concorso
zelante
e
sereno
della
propria
esperienza
;
la
ricchezza
abbastanza
suddivisa
;
eccellenti
le
masse
,
come
l
'
hanno
dimostrato
,
e
la
facilità
con
cui
si
poterono
introdurre
la
coscrizione
militare
nelle
regioni
dove
era
prima
sconosciuta
,
e
una
serie
di
tasse
non
meno
vessatorie
che
gravose
;
sconosciuto
il
fanatismo
religioso
;
l
'
immensa
maggioranza
,
fedele
al
culto
dei
suoi
padri
,
malgrado
la
lotta
in
permanenza
fra
lo
Stato
e
la
Chiesa
,
e
sorda
alle
suggestioni
delle
due
contrapposte
intolleranze
.
Si
è
detto
da
certuni
che
il
nuovo
ordine
di
cose
è
stato
voluto
da
una
minoranza
.
Questo
può
esser
esatto
.
I
rivolgimenti
nazionali
sono
sempre
l
'
opera
di
minoranze
;
però
sogliono
riuscire
solo
quando
hanno
per
sé
l
'
adesione
,
per
lo
meno
istintiva
,
delle
maggioranze
.
Tanto
è
vero
che
se
fu
una
minoranza
quella
che
produsse
l
'
ordine
di
cose
nuovo
,
non
solo
non
vi
trovò
un
'
altra
minoranza
,
ma
proprio
nessuno
,
per
difendere
l
'
ordine
antico
.
Altri
sostengono
che
i
voti
dei
plebisciti
rappresentano
una
forza
inerte
.
Ma
,
data
e
non
concessa
tale
supposizione
,
è
egli
poca
cosa
il
fatto
che
questa
immensa
forza
,
comunque
essa
chiamar
si
voglia
,
è
oggi
utilizzata
a
favore
dell
'
Italia
unitaria
?
Guardiamo
ora
il
rovescio
della
medaglia
,
e
diciamo
pure
tutta
la
verità
,
senza
esitanze
.
I
mali
interni
sono
molti
,
e
sollevano
infiniti
lamenti
;
anzi
si
può
dire
che
apparisce
come
un
altro
fattore
di
unificazione
anche
questa
unanimità
,
uniformità
e
parificazione
nel
malcontento
che
serpeggia
da
un
capo
all
'
altro
delle
terre
italiche
.
Aggravî
talmente
eccessivi
che
,
rispetto
specialmente
all
'
imposta
diretta
,
abbiamo
acquistato
sul
globo
terraqueo
un
primato
incontestabile
,
e
viviamo
quasi
soffocati
fra
le
spire
del
fisco
,
il
quale
non
si
limita
punto
a
spogliarci
,
ma
accompagna
la
spogliazione
con
artistica
raffinatezza
di
vessazioni
;
dal
che
la
quasi
impossibilità
dei
risparmi
e
della
formazione
del
capitale
riparatore
e
riproduttivo
;
una
macchina
amministrativa
delle
più
complicate
,
cosicché
sembrerebbe
che
gli
amministrati
siano
stati
creati
per
il
comodo
dell
'
amministrazione
,
e
non
sia
l
'
amministrazione
istituita
per
il
comodo
degli
amministrati
;
la
sicurezza
pubblica
imperfetta
come
in
nessun
altro
paese
del
mondo
civile
;
i
maggiori
comuni
sull
'
orlo
del
fallimento
;
verdetti
di
giurati
,
in
alcune
provincie
,
divenuti
uno
scandalo
;
le
sètte
in
fiore
,
e
intente
a
congiurare
,
in
un
paese
dove
è
pur
lecito
promuovere
qualunque
idea
alla
luce
del
sole
;
la
partigianeria
politica
invadente
e
perturbante
l
'
amministrazione
;
una
produzione
strabocchevole
di
frasi
rettoriche
,
di
iperboli
e
di
ciancie
sonore
,
e
una
grande
scarsezza
di
sano
lavoro
intellettuale
e
di
progresso
economico
;
un
continuo
parlar
di
diritti
e
non
mai
di
doveri
;
la
libera
stampa
,
in
gran
parte
,
molto
al
disotto
della
sua
missione
,
e
rivolta
a
rendere
sempre
più
morboso
lo
spirito
pubblico
;
il
materialismo
irrompente
e
soffocante
ogni
ideale
;
l
'
abbondanza
crescente
degli
individui
spostati
dall
'
impiegomania
,
che
non
può
essere
appagabile
per
tutti
,
dalla
febbre
dei
subiti
guadagni
e
da
un
falso
indirizzo
di
educazione
;
lo
spirito
d
'
associazione
prontissimo
a
lasciarsi
usufruire
dalle
consorterie
di
pochi
;
una
inesplicabile
commiserazione
pei
delinquenti
,
che
si
rivela
nella
proposta
dell
'
abolizione
della
pena
di
morte
e
in
altri
sintomi
,
mentre
gli
onesti
,
spogliati
,
ricattati
e
trucidati
,
trovano
poca
commiserazione
e
guarentigia
nessuna
;
l
'
assorbente
influenza
degli
avvocati
,
non
per
le
qualità
personali
e
la
coltura
distintissima
di
molti
di
essi
,
ma
solo
perché
esercenti
l
'
avvocatura
;
l
'
ozio
con
grande
indulgenza
tollerato
.
Cose
tutte
,
le
quali
,
propalate
con
molte
esagerazioni
nei
paesi
esteri
,
incominciano
a
risvegliare
l
'
attenzione
dei
nostri
più
vecchi
e
provati
amici
d
'
oltremonte
,
e
a
renderli
perplessi
nei
loro
giudizî
riguardo
all
'
avvenire
che
ci
stiamo
preparando
,
e
alla
nostra
ragione
d
'
essere
come
nazione
.
Affrettiamoci
ad
osservare
che
possiamo
addurre
molte
circostanze
attenuanti
in
nostro
favore
.
Nulla
era
preparato
in
Italia
per
sì
alti
destini
,
tranne
il
desiderio
di
conseguirli
.
Un
grande
Stato
moderno
non
può
sorgere
armato
di
tutto
punto
come
Minerva
dalla
testa
di
Giove
.
La
formazione
degli
Stati
ha
le
sue
leggi
fisiologiche
.
Sarebbe
occorso
per
l
'
Italia
,
o
che
,
vincitrice
di
una
lunga
e
difficile
lotta
combattuta
colle
sole
proprie
forze
,
avesse
trovato
in
questo
supremo
conato
,
le
condizioni
del
proprio
assetto
,
come
gli
Stati
Uniti
d
'
America
;
ovvero
che
di
lunga
mano
fosse
stata
predisposta
,
sopra
ogni
punto
del
suo
territorio
,
l
'
unificazione
nella
coltura
,
nei
commerci
,
nelle
armi
,
nei
mezzi
dì
comunicazione
,
e
accumulato
un
rigoglioso
capitale
omogeneo
,
intellettuale
,
economico
e
morale
,
come
avvenne
in
Germania
;
ovvero
che
un
conquistatore
di
genio
,
Napoleone
I
,
si
fosse
ricordato
di
essere
italiano
,
e
,
dopo
avere
unificata
l
'
Italia
,
l
'
avesse
condotta
per
alcuni
anni
con
una
ferrea
dittatura
civile
.
Nessuna
di
queste
tre
condizioni
essendosi
,
verificata
per
l
'
Italia
,
la
sua
immensa
fortuna
non
toglie
che
essa
sia
stata
condannata
ad
una
difficile
prova
,
ed
a
chiedere
che
il
tempo
,
la
prudenza
e
la
virile
perseveranza
,
le
preparino
quello
che
,
nei
tre
casi
sopraindicati
,
sarebbe
venuto
di
getto
.
Molti
dei
mali
enumerati
non
sono
nuovi
;
sono
mali
antichi
della
stirpe
nostra
,
che
si
riproducono
sotto
forma
moderna
,
e
che
non
potevano
essere
sradicati
in
breve
tempo
;
la
pianta
uomo
(
se
è
lecito
usare
questo
modo
d
'
esprimerci
)
rimanendo
presso
a
poco
quella
di
prima
,
anche
in
mezzo
alle
trasformazioni
politiche
territoriali
.
Siamo
uno
Stato
recentissimo
,
ma
un
popolo
vecchio
;
e
trasciniamo
con
noi
un
retaggio
di
secolare
decadenza
,
del
quale
non
è
responsabile
la
generazione
attuale
.
A
far
apparire
più
spiccati
quei
mali
concorrono
poi
le
illusioni
e
i
pregiudizî
.
Come
una
volta
la
storia
veniva
ridotta
alle
proporzioni
di
una
biografia
di
personaggi
illustri
,
all
'
iniziativa
dei
quali
si
attribuiva
tutta
la
responsabilità
degli
avvenimenti
,
mentre
una
critica
più
accurata
dimostrò
che
spesso
quelli
non
furono
se
non
strumenti
,
e
talvolta
anche
inconsci
,
dello
spirito
dei
loro
tempi
,
determinato
da
un
'
infinità
di
fattori
;
così
,
ai
giorni
nostri
,
sono
numerosi
coloro
,
i
quali
pretendono
che
alcune
idee
astratte
applicate
alla
cosa
pubblica
,
che
l
'
opera
isolata
di
pochi
uomini
investiti
del
potere
,
in
mezzo
alla
universale
inerzia
,
bastino
a
procacciare
quei
beni
che
non
possono
essere
se
non
il
premio
dell
'
assidua
cooperazione
di
tutti
,
diretta
dalla
saggia
iniziativa
dei
pochi
,
cooperazione
della
quale
i
pochi
non
potrebbero
far
senza
.
Da
ciò
quello
scarso
sentimento
,
che
si
trova
in
Italia
,
della
solidarietà
esistente
fra
governo
e
governati
in
un
paese
libero
;
da
ciò
il
poco
impegno
di
correggere
i
nostri
difetti
ereditarî
per
la
supposizione
che
,
anche
senza
darsi
questa
briga
,
a
furia
di
mutare
uomini
e
istituzioni
,
si
finirà
a
raggiungere
l
'
assetto
normale
desiderato
.
Ma
ormai
l
'
esperienza
deve
aver
diminuito
siffatte
illusioni
,
e
dimostrato
che
la
botte
non
può
dare
se
non
il
vino
che
contiene
.
Così
pure
è
d
'
uopo
ricordare
,
a
nostro
scarico
,
che
la
enormezza
,
non
però
la
vessatorietà
,
delle
imposte
,
è
giustificata
dalla
necessità
di
uno
dei
maggiori
rivolgimenti
politici
che
si
siano
compiuti
al
mondo
,
e
che
è
forse
l
'
unico
rivolgimento
,
il
quale
si
è
voluto
onorevolissimamente
condurre
a
termine
senza
il
fallimento
del
pubblico
erario
.
Siamo
dunque
obbligati
a
liquidare
molte
passività
materiali
di
un
passato
recente
,
insieme
alle
passività
morali
di
un
passato
remoto
.
Impresa
veramente
colossale
,
che
richiede
molto
tempo
e
molta
fatica
.
Se
non
che
,
ammesse
anche
le
circostanze
attenuanti
,
il
cumulo
dei
mali
apparisce
grave
assai
;
e
guai
se
questi
si
lasciassero
troppo
invecchiare
,
perché
,
essendo
di
natura
cancrenosa
,
finirebbero
per
corrodere
quei
cardini
di
conservazione
dello
Stato
e
della
società
che
più
sopra
abbiamo
dimostrato
così
numerosi
e
robusti
nella
nuova
Italia
.
Speriamo
di
non
meritar
la
taccia
di
ottimismo
,
imperocché
non
abbiamo
nascosto
nessuna
delle
forze
deleterie
che
si
agitano
nel
seno
della
nuova
Italia
,
e
abbiano
riconosciuto
che
,
non
contrastate
vittoriosamente
,
sarebbero
tali
da
trarla
a
certa
perdizione
,
in
un
tempo
più
o
meno
lungo
;
ma
non
ci
sembra
neppure
di
aver
peccato
di
pessimismo
,
considerando
che
non
vi
è
uomo
spassionato
,
per
quanto
nemico
,
il
quale
,
ponendo
a
raffronto
gli
elementi
di
conservazione
cogli
elementi
di
dissoluzione
,
non
veda
che
questi
ultimi
non
possono
aver
avuto
tempo
finora
d
'
intaccare
seriamente
i
primi
;
che
questi
ultimi
,
presi
ad
uno
ad
uno
,
sono
tutti
suscettibili
di
riparazione
;
e
che
il
primo
giorno
in
cui
si
potesse
constatare
un
principio
di
descrescenza
dei
medesimi
(
il
che
dipende
da
noi
di
ottenere
senza
straordinari
sforzi
)
l
'
animo
potrebbe
aprirsi
,
non
solo
alla
speranza
ma
alla
certezza
che
,
in
un
avvenire
prossimo
,
essi
saranno
ridotti
a
quelle
proporzioni
che
hanno
negli
altri
paesi
.
V
.
Degli
elementi
conservatori
proprî
dell
'
Italia
odierna
.
Se
non
che
qualcuno
potrebbe
osservare
che
gli
elementi
di
conservazione
di
cui
abbiamo
ragionato
fin
qui
,
sono
di
indole
generale
,
ammessi
e
non
rinnegati
da
nessuno
dei
partiti
anche
non
conservatori
,
quando
siano
appena
costituzionali
.
C
'
incombe
pertanto
di
ricercare
,
se
ne
esistano
di
quelli
che
accennano
ad
un
conservantismo
più
speciale
.
Ci
sembra
che
non
occorra
molta
fatica
per
trovarne
.
Non
può
essere
sfuggito
a
nessuno
che
,
da
qualche
tempo
in
qua
,
vanno
manifestandosi
sintomi
di
un
certo
risveglio
a
favore
della
cosa
pubblica
presso
molti
,
i
quali
,
sebbene
investiti
del
diritto
elettorale
politico
,
o
per
lo
meno
amministrativo
,
si
erano
astenuti
finora
dal
farne
uso
,
o
per
deliberato
proposito
,
o
per
indifferenza
.
Incominciarono
alcuni
aderenti
al
partito
repubblicano
a
chiedere
a
sé
stessi
se
,
in
un
paese
in
cui
tanta
libertà
è
concessa
,
fosse
il
caso
di
sottrarsi
alla
vita
politica
,
e
non
convenisse
di
ammettere
gli
ordini
attuali
come
punti
di
partenza
per
raggiungere
l
'
ideale
loro
per
le
vie
legali
.
Forse
l
'
apparizione
di
un
partito
molto
più
avanzato
,
l
'
internazionalista
,
che
denuncia
i
repubblicani
puri
come
poco
meno
che
retrogradi
,
o
per
lo
meno
come
gente
invecchiata
,
che
vive
nel
passato
e
non
capisce
più
nulla
dei
tempi
nuovi
,
può
aver
influito
sulle
loro
risoluzioni
.
Il
fatto
sta
che
scossero
il
giogo
dei
loro
capi
.
Quest
'
esempio
di
insubordinazione
contro
i
proprî
capi
ebbe
il
suo
contraccolpo
nel
campo
religioso
.
Il
campo
religioso
era
rimasto
per
molti
anni
dominato
esclusivamente
dai
suoi
rispettivi
intransigenti
,
i
quali
,
coltivando
nell
'
animo
la
speranza
che
la
nuova
Italia
fosse
destinata
ad
andare
a
soqquadro
quandochessia
,
si
erano
fatti
forti
del
consiglio
pronunciato
dalla
più
alta
autorità
ecclesiastica
,
per
imprimere
nell
'
animo
del
maggior
numero
dei
buoni
cattolici
,
anche
di
quelli
che
son
ben
lontani
dal
rinnegare
la
patria
,
essere
un
dovere
di
coscienza
non
mescolarsi
né
punto
né
poco
nella
gestione
della
cosa
pubblica
.
Ora
,
coll
'
andar
del
tempo
,
le
conseguenze
di
siffatta
astensione
sull
'
andamento
del
paese
,
in
cui
anche
i
buoni
cattolici
vivono
colle
loro
famiglie
e
coi
loro
beni
terrestri
,
e
,
di
più
,
sugli
interessi
medesimi
della
religione
,
balzando
agli
occhi
di
molti
di
loro
,
non
mancarono
quelli
che
espressero
dubbî
sull
'
opportunità
di
un
tal
modo
di
condursi
.
Un
uomo
eloquente
e
di
grande
dottrina
,
il
padre
Curci
,
si
fece
organo
di
siffatta
tendenza
,
e
scrisse
nel
1878
,
un
libro
intitolato
:
"
Il
moderno
dissidio
fra
la
Chiesa
e
l
'
Italia
"
.
In
esso
egli
sostiene
la
tesi
che
l
'
astensione
non
è
obbligatoria
pei
buoni
cattolici
;
e
che
questi
invece
dovrebbero
trar
partito
delle
vie
costituzionali
per
arrivare
ancor
essi
alla
dominazione
.
Questa
pubblicazione
fu
molto
avversata
dai
cattolici
intransigenti
,
e
non
a
torto
,
secondo
il
loro
punto
di
vista
.
Infatti
,
alla
dominazione
coll
'
intento
di
distruggere
lo
Stato
,
che
è
la
mira
loro
,
conoscendo
a
fondo
l
'
indole
tutta
propria
degli
Italiani
,
i
quali
non
sono
né
Brettoni
,
né
Belgi
,
né
Tirolesi
,
sentivano
essi
che
mai
alcuno
arriverebbe
e
che
,
se
ci
arrivasse
,
troverebbe
che
l
'
impresa
di
distruggere
la
nuova
Italia
è
molto
più
difficile
e
faticosa
che
non
sia
stata
quella
di
crearla
.
Ciò
che
invece
sarebbe
risultato
,
se
si
eseguissero
i
suggerimenti
del
padre
Curci
,
è
che
gli
astensionisti
cattolici
,
entrando
nella
vita
pubblica
,
avrebbero
finito
per
transigere
in
molte
cose
,
la
politica
militante
non
essendo
che
un
tessuto
di
transazioni
,
e
per
adagiarsi
nella
nuova
Italia
,
contribuendo
così
a
consolidarla
.
Questi
intransigenti
si
adoperarono
perciò
,
affinché
quel
libro
fosse
posto
all
'
Indice
,
durante
il
pontificato
di
Pio
IX
,
ma
senza
successo
;
cosicché
è
apparso
chiaro
anche
ai
più
meticolosi
cattolici
che
si
possa
professare
la
dottrina
anti
astensionista
del
padre
Curci
senza
uscire
dall
'
orbita
della
ortodossia
.
L
'
assunzione
del
cardinale
Pecci
,
di
quest
'
uomo
eminente
per
sapere
e
per
virtù
,
alla
cattedra
di
San
Pietro
,
non
poteva
che
rinforzare
la
sopraccennata
tendenza
,
anche
indipendentemente
da
qualunque
atto
pubblico
del
sommo
Pontefice
;
e
ad
alcune
persone
rispettabili
,
professanti
sentimenti
religiosissimi
,
ma
che
non
avevano
mai
rinnegata
la
patria
italiana
,
rimaste
soltanto
perplesse
davanti
alla
sicurezza
con
cui
parlavano
gli
intransigenti
,
bastò
che
sorgesse
la
contestazione
su
quel
punto
,
perché
esse
si
risolvessero
nel
senso
della
opinione
più
consentanea
alle
loro
tendenze
individuali
.
Per
tal
modo
nacque
il
tentativo
recente
della
formazione
di
un
partito
cattolico
nazionale
,
il
quale
non
si
peritò
a
metter
fuori
un
apposito
programma
,
sotto
il
fuoco
incrociato
di
due
opposte
obbiezioni
.
Se
siete
veramente
cattolici
,
esclamarono
gli
intransigenti
,
dovete
seguire
il
Papa
nella
riserva
che
fa
per
la
restituzione
del
dominio
temporale
,
quindi
non
potete
ammettere
l
'
integrità
territoriale
dello
Stato
.
Se
siete
veramente
nazionali
,
osservò
a
sua
volta
la
stampa
liberale
,
dovete
dichiarare
esplicitamente
che
accettate
senza
alcuna
riserva
l
'
unità
e
l
'
integrità
territoriale
dello
Stato
italiano
,
checché
ne
dica
il
sommo
Pontefice
.
Se
non
che
il
sommo
Pontefice
veramente
non
ha
stabilito
in
modo
assoluto
che
il
potere
temporale
sia
per
sé
stesso
una
cosa
necessaria
,
bensì
soltanto
che
l
'
indipendenza
pienissima
del
capo
della
Chiesa
cattolica
è
assolutamente
necessaria
,
soggiungendo
poi
,
ma
in
via
subordinata
,
che
non
apparisce
come
vi
possa
essere
una
garanzia
di
siffatta
indipendenza
se
non
nel
principato
terrestre
.
Il
sommo
Pontefice
non
ha
dunque
detto
che
non
sia
possibile
trovare
un
altro
modo
di
guarentire
quella
indipendenza
all
'
infuori
del
principato
temporale
,
ma
soltanto
che
finora
quest
'
altro
modo
non
fu
trovato
.
Rimane
quindi
aperto
il
campo
alla
ricerca
di
esso
.
In
attesa
che
esso
si
trovi
,
i
cattolici
nazionali
rispondono
che
non
vogliono
essere
,
al
pari
degli
intransigenti
,
più
papisti
dello
stesso
Papa
;
e
che
,
accettando
i
fatti
compiuti
senza
approvare
il
modo
con
cui
furono
compiuti
,
intendono
non
rinunciare
alla
patria
,
e
non
trascurare
i
mezzi
legali
che
stanno
a
loro
disposizione
per
difendere
nella
patria
gli
stessi
interessi
della
religione
.
Per
loro
la
religione
cattolica
è
la
verità
,
ma
è
anche
una
verità
la
patria
;
e
poiché
tra
due
verità
non
può
darsi
contraddizione
essenziale
,
se
una
apparente
sembra
esistere
tra
quelle
,
ciò
non
può
essere
,
a
loro
giudizio
,
che
qualcosa
di
accidentale
e
di
transitorio
.
La
patria
non
può
essere
concepita
altrimenti
che
indipendente
da
ogni
signoria
straniera
.
Nel
1848
e
nel
1858
,
fra
le
soluzioni
possibili
,
ci
poteva
essere
anche
quella
di
un
'
Italia
federativa
,
indipendente
,
destinata
a
preparare
le
vie
alla
futura
unità
;
imperocché
,
chi
è
padrone
di
tutta
la
valle
del
Po
,
trovasi
investito
virtualmente
della
signoria
sul
resto
della
penisola
.
Ma
oggi
chi
non
vede
che
l
'
unità
,
se
si
spezzasse
,
non
darebbe
già
luogo
,
dopo
gli
avvenimenti
che
si
sono
compiuti
,
ad
una
confederazione
,
ma
ad
una
violenta
ristaurazione
,
che
non
potrebbe
durare
un
giorno
senza
l
'
occupazione
straniera
in
permanenza
?
Si
condanni
pure
il
modo
con
cui
l
'
Italia
è
sorta
;
ma
è
forse
la
prima
volta
che
la
divina
Provvidenza
ha
tratto
il
bene
dalla
radice
del
male
,
ed
ha
reso
istrumenti
inconsci
de
'
suoi
disegni
anche
coloro
che
non
la
riconoscono
?
E
questo
grande
concetto
dell
'
unità
politica
d
'
Italia
,
il
sospiro
di
tutte
le
anime
più
elette
della
gente
italiana
nel
corso
di
tanti
secoli
,
e
miracolosamente
attuato
sotto
i
nostri
occhi
,
anziché
provocar
continue
contumelie
,
non
sembra
esso
fatto
apposta
per
suscitare
tesori
di
sentimenti
religiosi
nei
cuori
anche
dei
meno
pii
?
Come
si
vede
,
ai
conservatori
cattolici
non
mancano
i
buoni
argomenti
.
Non
è
qui
il
luogo
di
inoltrarci
in
questa
controversia
.
Ci
basti
aver
constatato
che
le
falangi
di
colore
diverso
,
le
quali
,
per
progetto
,
non
partecipavano
alla
cosa
pubblica
della
nuova
Italia
,
non
presentano
più
la
fronte
compatta
d
'
altri
tempi
;
e
che
,
fra
le
falangi
distaccate
,
ce
n
'
è
una
,
il
cui
posto
,
supponendo
risoluta
la
difficoltà
del
riconoscere
incondizionatamente
l
'
integrità
territoriale
,
l
'
unità
e
lo
Statuto
del
Regno
d
'
Italia
,
sarebbe
nelle
file
di
quel
partito
che
offrirà
più
seria
garanzia
di
non
voler
offendere
le
convinzioni
proprie
di
coloro
che
la
compongono
,
e
di
essere
disposto
ad
assecondarle
entro
i
limiti
fissati
dall
'
interesse
dello
Stato
;
in
altre
parole
,
nelle
file
d
'
un
partito
conservatore
,
quando
questo
ci
fosse
.
Veniamo
ora
a
parlare
degli
astensionisti
per
indifferenza
.
Le
più
recenti
elezioni
amministrative
ne
trassero
molti
alle
urne
.
Clericali
!
tutti
clericali
!
ecco
il
giudizio
che
,
in
presenza
di
questo
inatteso
fatto
,
pronunziarono
molti
giornali
.
Or
bene
,
a
noi
sembra
che
coloro
,
i
quali
si
sono
espressi
in
questo
senso
,
vivano
in
una
sfera
affatto
convenzionale
,
in
una
sfera
d
'
astrazioni
,
come
è
,
generalmente
parlando
,
il
mondo
politico
in
Italia
,
e
non
abbiano
mai
rivolta
la
mente
a
studiare
il
paese
un
po
'
davvicino
.
L
'
elemento
inatteso
che
si
è
presentato
alle
urne
elettorali
amministrative
,
esiste
in
tutti
i
paesi
,
ed
è
composto
di
gente
quieta
,
che
va
in
chiesa
,
ma
non
divide
minimamente
le
tendenze
dei
cattolici
intransigenti
,
e
tiepidamente
assai
quelle
dei
cattolici
nazionali
.
Assorbita
dalle
sue
occupazioni
giornaliere
,
che
fanno
di
essa
il
nerbo
economico
della
nazione
,
ma
che
le
lasciano
poco
tempo
di
seguire
le
vicende
della
politica
,
essa
giudica
sommariamente
un
governo
alla
stregua
dei
beneficî
che
da
questo
riceve
;
desiderosa
di
essere
bene
governata
ed
amministrata
e
niente
affatto
di
governare
e
di
amministrare
,
si
mostra
indispettita
quando
si
vede
incessantemente
disturbata
nelle
sue
abitudini
e
sempre
più
vessata
e
smunta
dagli
agenti
del
fisco
.
L
'
Italia
unita
e
la
libertà
sono
ottime
cose
per
essa
;
ma
le
vorrebbe
feconde
di
un
po
'
più
di
sicurezza
,
di
benessere
e
di
ordine
materiale
e
morale
.
Questo
elemento
non
aderisce
a
nessun
partito
politico
determinato
.
In
parte
simpatizzò
coll
'
assunzione
della
Sinistra
al
potere
,
solo
perché
questa
portava
scritta
sulla
bandiera
la
parola
riparazione
,
standosene
però
in
gran
parte
a
casa
,
per
innata
diffidenza
.
Ma
alla
fine
,
vedendo
che
l
'
appagamento
dei
suoi
modesti
desiderî
,
anziché
avvicinarsi
,
sembra
allontanarsi
sempre
più
,
ha
incominciato
a
scuotersi
ed
a
comprendere
che
era
venuto
il
tempo
di
farsi
sentire
.
Si
è
decisa
a
far
uso
dei
suoi
diritti
nelle
elezioni
provinciali
,
e
specialmente
nelle
comunali
,
perché
gli
affari
della
provincia
e
del
comune
sono
quelli
che
stanno
più
alla
portata
delle
sue
cognizioni
;
e
ad
appoggiare
col
voto
quelli
fra
i
candidati
proposti
i
quali
,
nelle
loro
famiglie
,
nella
gestione
dei
loro
interessi
privati
,
danno
miglior
saggio
di
sé
,
confidando
che
faranno
altrettanto
anche
nella
amministrazione
della
provincia
e
del
comune
.
Questo
elemento
,
finora
latente
,
darà
esso
segni
di
vita
anche
nelle
elezioni
politiche
?
Non
oseremmo
decidere
questa
questione
.
Ci
basti
solo
constatare
il
fatto
della
apparizione
di
un
numeroso
contingente
di
persone
non
aliene
dall
'
uscire
dalla
loro
riserva
,
e
inclinate
a
pigliare
una
direzione
che
accenna
evidentemente
alla
stabilità
,
alla
sicurezza
del
domani
,
al
governo
vigoroso
,
insomma
al
conservantismo
.
Si
aggiunge
alle
due
indicate
,
una
terza
categoria
di
persone
.
Il
partito
moderato
,
se
,
preso
collettivamente
,
non
è
stato
un
partito
conservatore
,
comprende
molti
uomini
,
ai
quali
spetta
,
nell
'
ordine
delle
idee
,
tale
denominazione
.
Questi
ammisero
,
e
i
rappresentanti
di
questa
tendenza
nel
Parlamento
accettarono
,
la
responsabilità
dei
mezzi
rivoluzionarî
,
indispensabili
,
a
loro
avviso
,
per
mettere
in
salvo
un
interesse
eminente
di
sociale
conservazione
,
quale
è
la
patria
.
Ma
tutti
i
mezzi
di
tale
natura
che
non
furono
e
non
sono
assolutamente
indispensabili
a
quello
scopo
,
ripugnò
e
ripugna
loro
,
e
li
rifiutarono
e
li
rifiutano
,
né
lo
tacquero
.
Rimasero
fedeli
alla
Destra
,
ma
solo
perché
,
sopraffatti
dalle
tendenze
radicali
sempre
più
estese
ed
accentuate
nel
paese
,
era
naturale
che
aderissero
a
quella
parte
che
rappresenta
l
'
ordine
materiale
,
e
che
,
confrontata
colla
Sinistra
,
meno
si
discosta
dalle
loro
aspirazioni
.
Ma
se
potessero
distaccarsi
da
molti
di
coloro
,
coi
quali
oggi
votano
concordi
nelle
urne
elettorali
,
senza
produrre
o
aumentare
il
trionfo
del
radicalismo
,
lo
farebbero
assai
volentieri
.
Se
non
lo
fanno
,
egli
è
solo
per
questo
timore
.
Non
si
confonda
siffatta
tendenza
con
quella
che
è
rappresentata
dall
'
estrema
Destra
,
distinzione
questa
ultima
puramente
parlamentare
,
indicante
i
più
fervorosi
campioni
delle
tradizioni
speciali
della
Destra
collettiva
.
A
questi
conservatori
moderati
,
rappresentati
da
una
parte
della
Destra
,
se
ne
aggiungano
altri
,
le
di
cui
tendenze
conservatrici
,
ma
sotto
certi
rispetti
soltanto
,
si
sentono
meglio
interpretate
sui
banchi
del
Centro
,
e
persino
su
quelli
della
Sinistra
.
Come
si
vede
,
gli
elementi
conservatori
speciali
,
non
mancano
in
Italia
.
In
quanto
all
'
essere
potenti
,
è
un
'
altra
questione
.
A
primo
aspetto
,
sembrerebbero
forze
poderose
,
attratte
da
una
comune
tendenza
ad
associarsi
.
Ma
questo
non
avviene
.
Certamente
che
,
se
i
cattolici
nazionali
potessero
trascinar
seco
tutte
le
numerose
falangi
dei
cattolici
,
e
i
quietisti
,
che
ultimamente
sono
accorsi
alle
urne
,
quelle
altrettanto
numerose
degli
astensionisti
per
inerzia
,
e
i
conservatori
moderati
il
resto
dei
moderati
,
si
avrebbe
una
forza
soverchiante
.
Ma
ciò
per
ora
è
fuori
dell
'
orizzonte
.
Ciascuna
delle
tre
categorie
sopradescritte
viene
paralizzata
dai
contrasti
che
trova
rispettivamente
presso
coloro
,
coi
quali
ha
militato
insieme
fino
ad
oggi
,
non
che
dalle
diffidenze
che
nutre
verso
le
altre
categorie
.
I
cattolici
nazionali
sono
condannati
ad
intraprendere
una
faticosa
propaganda
.
I
loro
avversarî
,
gli
intransigenti
,
per
annullarne
i
tentativi
,
si
limitano
a
dire
alla
massa
dei
cattolici
più
scrupolosi
:
si
chieda
al
sommo
Pontefice
se
dobbiamo
intervenire
alle
urne
elettorali
politiche
;
quando
egli
dirà
di
sì
,
naturalmente
ci
sottometteremo
alla
sua
sentenza
.
Ora
,
che
il
sommo
Pontefice
si
comprometta
con
una
solenne
dichiarazione
in
quel
senso
,
è
poco
presumibile
.
Il
massimo
che
i
conservatori
nazionali
possono
sperare
da
lui
,
è
che
egli
li
lasci
fare
,
non
li
disdica
apertamente
.
Ma
se
egli
si
limita
a
lasciar
fare
,
gl
'
intransigenti
,
riferendosi
a
vecchie
dichiarazioni
esplicite
,
conserveranno
il
sopravvento
presso
la
massa
dei
cattolici
scrupolosi
.
Perciò
la
propaganda
dei
cattolici
nazionali
non
è
cosa
facile
.
D
'
altra
parte
questi
,
siccome
,
anche
accettando
i
risultati
del
rivolgimento
italiano
,
non
approvano
il
modo
con
che
quei
risultati
furono
ottenuti
,
non
possono
essere
molto
inclinati
ad
associarsi
agli
autori
di
quel
rivolgimento
.
Uomini
poi
di
sincere
convinzioni
come
sono
,
debbono
provare
qualche
ripugnanza
ad
allearsi
coi
quietisti
,
vedendoli
preoccupati
non
di
alcun
ideale
,
ma
soltanto
dei
loro
interessi
materiali
.
I
quietisti
non
sono
di
natura
da
far
propaganda
alcuna
.
Quelli
di
loro
che
sono
usciti
dal
solito
riserbo
per
accorrere
alle
elezioni
amministrative
lo
hanno
fatto
,
ciascuno
per
conto
proprio
,
sotto
l
'
impulso
del
disagio
del
momento
.
Alleviato
che
sia
il
disagio
,
tenderanno
a
ritornare
alla
innata
indifferenza
.
E
con
chi
poi
si
dovrebbero
associare
?
Coi
cattolici
nazionali
?
Ma
non
vedono
il
nesso
fra
le
credenze
di
questi
e
le
aspirazioni
proprie
.
Coi
conservatori
moderati
?
Ma
non
furono
i
moderati
che
,
essendo
al
potere
,
li
sopraccaricarono
di
tasse
e
di
vessazioni
d
'
ogni
specie
?
Finalmente
i
conservatori
moderati
hanno
sempre
vissuto
in
un
mondo
che
ci
si
richiede
un
certo
coraggio
civile
per
chi
voglia
discostarsi
dalla
carreggiata
in
cui
si
rimase
finora
.
L
'
abitudine
,
venuta
in
tanta
voga
nel
nostro
paese
,
di
parlare
e
di
scrivere
di
politica
prima
ancora
di
pensare
;
il
difetto
,
comune
presso
i
popoli
immaginosi
,
di
considerare
la
politica
come
una
pura
divagazione
del
cervello
,
per
cui
viene
ritenuto
tanto
più
liberale
e
patriota
e
progressista
,
non
già
chi
ha
operato
di
più
per
la
libertà
,
per
la
patria
e
per
il
progresso
,
ma
chi
,
nulla
avendo
operato
,
supplisce
a
questa
mancanza
coll
'
aver
sempre
in
bocca
quelle
parole
;
tutto
ciò
ha
contribuito
a
dare
allo
spirito
pubblico
una
tale
intonazione
,
che
quei
moderati
,
i
quali
facessero
un
passo
verso
i
cattolici
nazionali
,
sarebbero
condannati
a
sentirsi
affibbiare
gli
epiteti
di
codini
,
clericali
camuffati
e
peggio
,
cosa
poco
gradevole
per
certo
.
D
'
altronde
essi
,
che
sono
conservatori
nel
fondo
del
cuore
,
ma
che
nell
'
opera
della
indipendenza
nazionale
si
gloriano
di
essersi
giovati
dei
mezzi
rivoluzionarî
,
hanno
contratta
l
'
abitudine
di
guardare
con
disprezzo
alla
categoria
dei
quietisti
il
di
cui
patriottismo
è
stato
così
tiepido
,
e
di
nutrire
molta
diffidenza
verso
i
cattolici
nazionali
che
si
astennero
nei
momenti
decisivi
dal
partecipare
ai
pericoli
e
alle
responsabilità
dell
'
impresa
,
e
devono
fare
uno
sforzo
per
persuadersi
che
,
terminata
la
lotta
nazionale
,
le
ripugnanze
e
le
diffidenze
,
riferibili
al
passato
,
non
hanno
più
ragione
d
'
essere
.
Aggiungasi
che
nuove
amicizie
li
distaccherebbero
probabilmente
da
amici
antichi
e
provati
,
uomini
d
'
ordine
anch
'
essi
,
ma
a
cui
sarebbe
impossibile
rinunciare
alle
tradizioni
pretofobe
,
divenute
,
per
loro
,
una
seconda
natura
.
Ecco
dunque
come
la
natura
dei
molti
elementi
conservatori
speciali
che
esistono
in
Italia
,
non
permette
,
né
che
una
sola
delle
categorie
,
in
cui
si
raggruppano
,
basti
a
costituire
un
forte
partito
,
né
che
le
tre
categorie
si
associno
per
formarlo
,
senza
adattarsi
a
molte
reciproche
e
non
facili
transazioni
.
Sta
però
sempre
che
questi
elementi
sono
copiosi
nel
paese
nostro
,
e
suscettibili
d
'
aumentare
;
che
l
'
associazione
loro
,
fatta
senza
rinunzia
all
'
individualità
propria
di
ciascuno
,
li
renderebbe
potenti
;
che
gli
impedimenti
a
che
una
simile
associazione
si
effettui
,
non
dipendono
se
non
da
cause
destinate
a
svanire
sotto
la
pressione
di
un
interesse
imperioso
più
alto
,
appena
questo
si
manifesti
.
E
qui
facciamo
punto
.
Parte
seconda
.
Della
ragione
d
'
essere
dei
partiti
politici
durante
il
primo
ventennio
del
Regno
d
'
Italia
.
[
Se
il
modo
di
formazione
dello
stato
italiano
escluda
la
possibilità
di
un
ordinamento
normale
di
partiti
politici
.
]
Lo
Stato
italiano
,
non
ha
ancora
una
base
storica
,
al
pari
degli
altri
grandi
Stati
d
'
Europa
.
Perciò
due
scuole
opposte
prendono
occasione
da
questa
circostanza
per
giungere
alla
medesima
conclusione
,
e
sostenere
cioè
che
,
anche
supponendo
l
'
esistenza
in
esso
di
tutti
gli
elementi
necessarî
per
un
ordinamento
normale
di
partiti
politici
,
il
modo
medesimo
della
sua
formazione
esclude
affatto
la
possibilità
di
un
siffatto
ordinamento
.
"
È
un
'
opera
effimera
delle
sètte
e
della
rivoluzione
"
dicono
i
nemici
della
nuova
Italia
"
che
trascina
seco
il
proprio
peccato
originario
,
e
la
condanna
a
non
aver
mai
pace
né
tregua
,
a
perire
per
mano
delle
sètte
e
della
rivoluzione
"
.
E
i
radicali
esclamano
alla
loro
volta
:
"
Sì
,
è
un
'
opera
tutta
nostra
,
e
ce
ne
vantiamo
;
e
appunto
per
questo
deve
mantenersi
in
una
condizione
rivoluzionaria
permanente
,
sotto
pena
altrimenti
di
decadere
e
perire
"
.
Siffatti
ragionamenti
si
fondano
sul
significato
infinitamente
vario
che
si
suole
attribuire
al
vocabolo
rivoluzione
.
Il
vero
è
che
se
la
fondazione
del
Regno
d
'
Italia
è
l
'
effetto
di
una
rivoluzione
,
questa
non
è
tale
che
fornisca
ragionevolmente
materia
di
scandalo
a
coloro
che
parlano
con
venerazione
dell
'
origine
degli
altri
Stati
più
vecchi
del
nostro
,
né
che
conferisca
ai
radicali
il
diritto
di
attribuirsene
il
merito
principale
.
La
storia
c
'
insegna
che
ogni
qualvolta
si
presentò
un
complesso
di
condizioni
omogenee
e
acconcie
a
riunire
in
un
tutto
politico
le
popolazioni
di
un
dato
territorio
,
queste
popolazioni
furono
costituite
ad
unità
di
Stato
,
tostoché
sorsero
gli
uomini
,
o
l
'
uomo
,
che
,
in
circostanze
storiche
favorevoli
,
assunsero
di
fondare
siffatta
unità
.
Tutti
i
grandi
Stati
d
'
Europa
ripetono
la
loro
origine
,
o
dalla
conquista
,
o
dalla
egemonia
non
interrotta
di
una
parte
di
una
nazione
sul
resto
di
essa
,
secondate
da
circostanze
storiche
favorevoli
,
in
momento
opportuno
,
e
promosse
dall
'
iniziativa
di
uomini
non
comuni
,
che
seppero
,
poterono
e
vollero
.
Ora
,
le
conquiste
e
il
lavoro
egemonico
furono
quasi
sempre
accompagnati
da
stragi
,
delitti
,
violenze
,
nequizie
di
ogni
specie
.
Ecco
le
origini
degli
Stati
che
i
nemici
dell
'
Italia
nuova
hanno
in
tanta
venerazione
,
solo
perché
su
quei
fatti
orribili
sono
passati
parecchi
secoli
.
E
circa
a
questo
punto
è
degno
di
esser
notato
che
,
solo
quelle
fra
le
creazioni
anzi
dette
resistettero
all
'
azione
del
tempo
,
nelle
quali
la
conquista
,
o
l
'
egemonia
,
si
applicò
ad
assimilare
popolazioni
omogenee
che
avrebbero
finito
per
fondersi
da
sé
,
cosicché
si
può
dire
che
la
violenza
non
fece
che
anticipare
quella
naturale
fusione
.
La
differenza
fra
la
fondazione
dell
'
unità
politica
d
'
Italia
e
quella
degli
altri
Stati
non
è
che
di
tempo
;
il
procedimento
fu
lo
stesso
,
tranne
che
all
'
assimilazione
violenta
degli
elementi
politici
omogenei
,
la
nuova
Italia
sostituì
l
'
assimilazione
pacifica
per
la
via
dei
plebisciti
.
Fra
le
cose
possibili
c
'
era
che
l
'
unità
politica
della
stirpe
italiana
,
predisposta
dalla
natura
,
più
d
'
ogni
altra
stirpe
d
'
Europa
,
a
formare
un
tutto
politico
,
venisse
fondata
,
colla
legge
del
più
forte
,
dai
Goti
,
dai
Longobardi
,
dai
Re
elettivi
succeduti
ai
Carolingi
,
da
Gian
Galeazzo
Visconti
,
da
Napoleone
I
.
Ma
all
'
Italia
dei
secoli
scorsi
non
si
offrirono
mai
favorevoli
le
circostanze
politiche
,
in
momento
opportuno
.
Quando
ci
furono
,
le
fece
sempre
difetto
,
o
l
'
uomo
che
sapesse
e
volesse
compiere
l
'
impresa
quando
avrebbe
potuto
,
o
l
'
uomo
che
potesse
e
volesse
quando
sapeva
,
o
l
'
uomo
che
volesse
quando
sapeva
e
avrebbe
potuto
.
Se
l
'
Italia
è
finalmente
riuscita
anch
'
essa
a
costituirsi
politicamente
,
non
è
per
opera
delle
sètte
,
o
come
frutto
effimero
delle
idee
rivoluzionarie
,
bensì
perché
soltanto
ai
giorni
nostri
hanno
potuto
operare
in
suo
favore
quegli
stessi
fattori
che
non
mancarono
,
nei
secoli
scorsi
,
ad
altri
paesi
;
e
appena
si
mostrarono
,
emerse
l
'
autonomia
politica
italiana
,
quasi
per
incanto
,
dagli
abissi
del
passato
,
e
riguadagnò
in
un
baleno
il
tempo
perduto
,
siccome
frutto
maturo
della
civiltà
e
della
storia
contemporanea
.
Se
pertanto
la
distinzione
che
i
nemici
del
rivolgimento
italiano
stabiliscono
fra
lo
Stato
nostro
e
gli
altri
grandi
Stati
europei
,
si
riferisce
al
modo
di
creazione
,
questo
modo
risulta
evidentemente
favorevole
a
noi
.
Le
atrocità
che
presiedettero
agli
esordî
dello
Stato
in
Francia
,
in
Ispagna
,
in
Inghilterra
,
in
Russia
,
non
hanno
impedito
a
questi
paesi
di
vivere
e
di
prosperare
.
Perché
mai
i
peccati
di
procedura
,
relativamente
piccoli
e
incruenti
,
del
risorgimento
italiano
,
dovrebbero
condannare
il
solo
Regno
d
'
Italia
a
non
aver
mai
né
pace
né
tregua
,
ed
a
perire
per
mano
delle
sètte
,
le
quali
,
attribuendo
a
sé
il
merito
della
sua
creazione
,
se
lo
attribuiscono
così
a
torto
?
Sul
quale
proposito
,
dei
fattori
della
creazione
del
Regno
d
'
Italia
,
sarà
bene
che
ci
fermiamo
,
perché
lo
esige
l
'
indole
del
presente
lavoro
.
Quei
fattori
sono
tre
,
cioè
:
il
sentimento
nazionale
degli
Italiani
le
condizioni
politiche
interne
ed
esterne
favorevoli
il
genio
iniziatore
di
un
vero
uomo
di
Stato
.
Sono
intervenuti
anche
altri
fattori
;
ma
gli
essenziali
sono
quei
tre
soltanto
;
e
li
chiamiamo
essenziali
perché
,
se
fosse
mancato
un
solo
di
essi
,
i
risultati
ottenuti
non
sarebbero
neppure
immaginabili
,
mentre
quegli
altri
fattori
potevano
anche
non
esserci
,
senza
che
ciò
compromettesse
la
riuscita
.
Esaminiamoli
da
vicino
,
uno
ad
uno
.
Il
sentimento
nazionale
è
cosa
affatto
moderna
,
come
fattore
politico
.
Il
bisogno
di
indipendenza
dalla
dominazione
straniera
e
di
autonomia
politica
è
divenuto
connaturale
ad
ogni
consorzio
civile
,
nel
quale
l
'
unità
di
lingua
,
di
costumi
,
di
coltura
,
di
territorio
(
fonte
di
interessi
economici
consimili
)
abbia
infuso
la
consapevolezza
di
formare
una
individualità
etnografica
;
e
questo
sentimento
si
è
oggi
identificato
,
allargandosi
ma
senza
perdere
d
'
intensità
,
coll
'
amor
di
patria
,
indelebile
nel
cuore
umano
e
vecchio
come
il
mondo
e
sempre
considerato
come
sublime
e
santo
,
sebbene
applicato
diversamente
secondo
lo
spirito
diverso
dei
tempi
.
Sfidiamo
chicchessia
a
negare
che
l
'
amor
di
patria
sia
uno
dei
sentimenti
più
nobili
dell
'
uomo
ed
a
sconoscere
che
nel
secolo
nostro
,
l
'
idea
di
patria
,
piaccia
o
non
piaccia
,
si
sia
fusa
coll
'
idea
di
nazione
.
È
questo
anzi
uno
dei
fenomeni
morali
più
culminanti
dell
'
odierna
civiltà
;
è
il
protagonista
,
per
così
dire
,
del
grande
dramma
storico
che
si
è
svolto
nel
nostro
secolo
.
Ora
quando
tutto
il
mondo
civile
è
trascinato
da
una
corrente
di
tale
natura
,
se
c
'
è
un
qualche
paese
che
non
ne
sia
ancora
invaso
,
basta
una
causa
eccezionale
qualunque
per
aprirvi
un
varco
,
e
,
aperto
il
varco
,
la
corrente
vi
irrompe
e
trabocca
e
tende
a
frangere
i
ritegni
artificiali
.
È
il
caso
dell
'
Italia
nostra
.
L
'
idea
di
un
'
unità
politica
della
stirpe
italica
,
preconizzata
e
invocata
dai
più
grandi
poeti
e
pensatori
nelle
epoche
del
maggior
accasciamento
della
nazione
,
alimentata
per
vie
latenti
da
una
indistruttibile
omogeneità
di
condizioni
territoriali
,
di
lingua
,
di
letteratura
,
di
costumi
,
ma
rimasta
assopita
nei
secoli
scorsi
,
era
penetrata
anche
fra
noi
durante
la
prima
metà
del
secolo
nostro
nelle
classi
colte
,
per
riverbero
di
ciò
che
avveniva
in
vicini
paesi
,
e
aveva
dato
luogo
a
parziali
tentativi
di
rivolta
contro
ai
governi
imposti
dal
trattato
del
1815
.
Ma
non
era
ancora
compresa
dalle
masse
.
La
causa
occasionale
che
le
aprì
l
'
accesso
nel
cuore
di
tutti
,
furono
i
primi
atti
del
pontificato
di
Pio
IX
.
Fra
il
1846
e
il
1859
,
divenne
evidente
che
l
'
idea
di
una
patria
italiana
,
o
federale
,
o
unitaria
,
o
repubblicana
,
o
monarchica
,
era
gigante
e
matura
,
sostenuta
,
lo
ripetiamo
,
dal
sacro
sentimento
di
patria
,
il
quale
si
era
trasformato
in
sentimento
nazionale
,
per
opera
,
non
già
delle
sètte
,
ma
delle
leggi
morali
che
presiedono
allo
svolgimento
della
civiltà
moderna
.
Che
il
sentimento
nazionale
,
una
volta
penetrato
nelle
masse
,
abbia
prodotto
quelle
gesta
eroiche
,
che
sono
le
cinque
giornate
di
Milano
,
la
guerra
che
per
quattro
mesi
sostenne
vittoriosamente
l
'
esercito
del
piccolo
Piemonte
contro
l
'
immenso
Impero
austriaco
,
la
difesa
di
Brescia
,
gli
assedî
di
Roma
e
di
Venezia
e
la
spedizione
dei
mille
,
non
abbiamo
bisogno
di
rammentarlo
.
Esso
ha
la
sua
storia
a
parte
,
concomitante
quella
degli
altri
due
fattori
.
Però
è
certo
che
non
sarebbe
bastato
da
solo
,
a
costituire
lo
Stato
italiano
.
E
infatti
gli
ostacoli
all
'
attuazione
del
grande
concetto
,
per
una
nazione
assoggettata
in
molta
parte
alla
dominazione
d
'
una
delle
più
grandi
potenze
militari
d
'
Europa
,
erano
materialmente
così
formidabili
,
che
tanta
preparazione
degli
animi
poteva
rimanere
affatto
sterile
,
come
fu
il
caso
della
Polonia
,
dove
il
sentimento
nazionale
non
è
meno
generale
e
ardente
e
di
più
assecondato
anche
da
una
base
storica
;
ma
non
è
riuscito
a
trionfare
,
malgrado
tanto
valore
prodigato
sui
campi
di
battaglia
.
Era
d
'
uopo
che
si
verificasse
anche
il
secondo
dei
fattori
indispensabili
al
successo
,
vale
a
dire
le
circostanze
politiche
favorevoli
concorrenti
a
quella
meta
;
e
queste
furono
,
come
è
noto
,
la
patriotica
pertinacia
del
Piemonte
e
della
sua
illustre
dinastia
,
in
primo
luogo
;
l
'
aiuto
armato
della
Francia
,
per
ispirazione
di
Napoleone
III
,
in
secondo
luogo
.
Anche
questo
secondo
fattore
pertanto
,
che
si
presenta
sotto
la
forma
di
eserciti
regolari
comandati
dai
rispettivi
sovrani
combattenti
per
iscopi
di
alta
politica
,
non
è
tale
da
poter
essere
guardato
con
ispregio
dagli
ammiratori
dei
vecchi
Stati
.
Senonché
tante
fortunate
circostanze
non
sarebbero
ancora
state
sufficienti
ad
assicurare
il
trionfo
della
causa
nazionale
,
se
un
uomo
di
genio
,
Cavour
,
non
avesse
saputo
utilizzarle
con
una
chiaroveggenza
prodigiosa
accoppiata
ad
un
'
audacia
senza
pari
.
E
per
verità
è
molto
incerto
se
l
'
ajuto
francese
sarebbe
stato
possibile
nel
1859
,
qualora
il
grande
uomo
di
Stato
italiano
,
non
avesse
preso
l
'
iniziativa
di
un
intervento
piemontese
nella
guerra
di
Crimea
,
con
che
egli
apriva
a
sé
la
porta
del
Congresso
di
Parigi
del
1856
.
Quel
che
si
può
sostenere
con
maggior
sicurezza
è
che
,
senza
Cavour
,
l
'
impresa
italiana
del
1859
,
arrestata
inaspettatamente
dai
preliminari
di
pace
di
Villafranca
,
avrebbe
finito
per
naufragare
.
Il
terzo
fattore
fu
dunque
Cavour
.
Ma
chi
era
Cavour
?
Forse
un
demagogo
,
un
settario
?
Un
uomo
politico
di
genio
non
può
mai
essere
né
un
demagogo
né
un
settario
.
Cavour
era
il
ministro
costituzionale
di
un
'
antica
monarchia
,
cresciuto
al
culto
della
lealtà
verso
la
casa
regnante
,
educato
alla
scuola
politica
inglese
più
ortodossa
,
vagheggiante
l
'
indipendenza
e
l
'
unità
politica
d
'
Italia
,
ma
,
fino
a
quel
giorno
,
anche
sotto
forma
federativa
.
Ci
permettiamo
pertanto
di
chiedere
a
qualunque
nemico
di
buona
fede
se
,
a
lume
di
buon
senso
,
i
fattori
della
formazione
dello
Stato
italiano
siano
tali
,
per
sé
stessi
,
da
condannar
questo
a
non
far
altro
che
della
politica
rivoluzionaria
,
e
da
togliergli
per
sempre
la
possibilità
di
vivere
nelle
condizioni
normali
degli
altri
Stati
liberi
?
[
Come
una
razionale
divisione
dei
partiti
fosse
impossibile
durante
la
lotta
per
la
vita
della
nazionalità
italiana
.
]
Qui
ci
par
di
sentire
qualcuno
che
ci
rivolge
la
domanda
:
Se
esistono
in
Italia
tutti
gli
elementi
politici
necessarî
ad
un
ordinamento
normale
di
partiti
,
perché
questo
ordinamento
non
ha
avuto
luogo
fin
da
principio
?
A
questa
domanda
la
risposta
è
facile
.
La
storia
dello
Stato
italiano
si
divide
in
due
periodi
:
quello
che
si
estende
dai
preliminari
di
pace
a
Villafranca
sino
alla
liberazione
del
Veneto
,
e
quello
che
è
posteriore
a
siffatto
avvenimento
.
Ci
è
mestieri
considerare
ciascuno
di
questi
.
Incominciando
a
parlare
del
primo
periodo
,
risponderemo
che
durante
il
medesimo
,
una
ragionevole
divisione
di
partiti
era
affatto
impossibile
.
Il
periodo
a
cui
accenniamo
,
si
distacca
per
ogni
rispetto
dal
periodo
precedente
e
dal
susseguente
,
e
forma
un
tutto
a
sé
,
che
non
ha
nessun
riscontro
con
nessun
periodo
della
storia
d
'
altri
paesi
,
e
vuol
essere
giudicato
con
criterî
suoi
propri
.
Che
se
si
trascura
siffatta
precauzione
,
tanto
gli
amici
come
i
nemici
dell
'
odierna
Italia
sono
condannati
a
cadere
in
una
confusione
irremediabile
,
ogni
qualvolta
si
mettono
a
discorrere
dell
'
attuale
situazione
politica
nostra
.
Tale
periodo
si
può
chiamare
,
con
perfetta
proprietà
di
linguaggio
,
il
periodo
della
lotta
per
la
vita
della
nazionalità
italiana
.
Esso
cominciò
a
metà
del
1859
,
all
'
annunzio
delle
stipulazioni
di
Villafranca
,
ed
ebbe
termine
alla
fine
del
1866
,
colla
cessione
del
Veneto
e
delle
fortezze
del
quadrilatero
per
parte
dell
'
Austria
,
e
colla
partenza
da
Roma
dell
'
esercito
francese
.
Gli
anzidetti
due
limiti
di
tempo
non
sono
determinati
arbitrariamente
.
E
invero
,
l
'
inaspettato
e
imprevedibile
armistizio
di
Villafranca
interruppe
e
rese
impossibile
lo
svolgimento
del
piano
politico
preesistente
,
che
era
in
corso
di
esecuzione
,
e
incamminò
il
movimento
nazionale
italiano
per
vie
affatto
nuove
,
difficili
ed
arrischiatissime
;
né
il
successo
di
esso
movimento
si
potè
considerare
assicurato
se
non
il
giorno
nel
quale
,
in
virtù
di
formali
trattati
,
le
due
grandi
potenze
vicine
ebbero
sgombrato
le
terre
italiche
,
e
lasciata
la
nazione
italiana
libera
affatto
di
disporre
di
sé
stessa
.
Il
periodo
della
lotta
per
la
vita
si
svolge
pertanto
fra
queste
due
date
eternamente
memorabili
;
ed
è
duopo
averle
sempre
presenti
,
imperocché
molti
hanno
l
'
abitudine
di
assegnare
alla
lotta
per
la
vita
un
periodo
molto
più
lungo
,
ma
a
torto
.
Alcuni
la
fanno
incominciare
molto
prima
,
cioè
dai
primi
tentativi
intesi
al
conseguimento
della
indipendenza
nazionale
,
senza
tener
conto
che
i
tentativi
non
riusciti
non
avevano
distrutto
lo
statu
quo
in
Italia
,
e
che
lo
statu
quo
avrebbe
servito
di
punto
di
partenza
per
nuovi
tentativi
,
mentre
invece
i
preliminari
di
pace
di
Villafranca
impedivano
il
proseguimento
del
piano
in
corso
e
in
pari
tempo
tagliavano
la
via
ad
un
ritorno
allo
statu
quo
,
come
verremo
fra
breve
a
spiegare
.
Altri
invece
vogliono
comprendere
nella
lotta
per
l
'
esistenza
anche
la
questione
delle
finanze
e
quella
del
possesso
di
Roma
,
cose
entrambe
di
cui
ci
guarderemmo
bene
dal
contestare
la
grande
importanza
,
ma
che
,
a
lume
di
buon
senso
,
non
si
lasciano
confondere
colla
questione
dell
'
essere
o
del
non
essere
,
creata
per
la
nazionalità
italiana
della
permanenza
di
un
nemico
potentissimo
nel
centro
della
valle
del
Po
,
e
di
un
protettore
altrettanto
potente
accampato
nel
mezzo
della
penisola
.
Riandiamo
un
momento
questo
periodo
della
lotta
per
l
'
esistenza
.
Napoleone
III
era
disceso
in
Italia
con
un
programma
federalista
accettato
da
Cavour
,
ma
subordinato
alla
liberazione
completa
della
penisola
dall
'
Alpi
all
'
Adriatico
.
La
distruzione
della
potenza
austriaca
nella
penisola
;
la
formazione
di
tre
Stati
indipendenti
,
oltre
ad
un
piccolo
territorio
pontificio
,
riuniti
in
una
confederazione
italiana
;
a
capo
del
più
importante
di
essi
Stati
,
il
quale
avrebbe
abbracciato
tutta
la
valle
del
Po
e
le
sue
adiacenze
,
Casa
Savoia
;
a
capo
degli
altri
,
dinastie
nuove
.
Ecco
in
che
consistevano
i
concerti
di
Plombières
,
concerti
conformi
alle
idee
di
una
gran
parte
dei
patrioti
italiani
d
'
allora
,
compreso
lo
stesso
Cavour
.
Agli
occhi
di
essi
,
la
riunione
di
tutta
L
'
Italia
in
uno
Stato
solo
doveva
essere
una
conseguenza
immancabile
,
ma
esclusa
,
nell
'
ordine
della
probabilità
,
dall
'
orizzonte
della
presente
generazione
.
L
'
Italia
avrebbe
avuto
presso
a
poco
l
'
assetto
dell
'
odierna
Germania
.
Il
Regno
dell
'
Alta
Italia
sarebbe
stato
la
Prussia
,
Napoli
la
Baviera
,
la
Toscana
il
Würtemberg
,
dello
Stato
federale
italiano
.
Villafranca
distrusse
in
germe
siffatto
programma
.
I
preliminari
,
formulati
poscia
a
Zurigo
in
forma
di
trattato
,
avrebbero
recato
all
'
Italia
una
situazione
molto
peggiore
dello
statu
quo
ante
bellum
,
se
fossero
stati
applicati
,
non
solo
nella
lettera
,
ma
anche
nello
spirito
.
E
invero
,
secondo
il
tenore
di
quelle
stipulazioni
,
l
'
Austria
,
perduta
la
Lombardia
,
doveva
rimanere
,
militarmente
forte
come
prima
,
nelle
fortezze
del
quadrilatero
;
e
,
conservando
alle
provincie
venete
,
che
le
erano
rimaste
,
la
denominazione
di
Regno
Lombardo
Veneto
,
e
custodendo
a
Vienna
gelosamente
la
Corona
di
ferro
,
essa
mostrava
chiaramente
quali
fossero
le
sue
intenzioni
.
Tutti
i
principi
spodestati
suoi
satelliti
,
dovevano
far
ritorno
e
non
essere
molestati
sui
loro
troni
,
col
solo
obbligo
di
diventare
membri
di
una
confederazione
italica
,
della
quale
anche
l
'
Austria
avrebbe
fatto
parte
.
Il
Regno
Sardo
veniva
ingrandito
della
Lombardia
,
è
vero
,
ma
di
una
Lombardia
senza
difese
,
e
posta
sotto
il
tiro
di
cannone
dell
'
Austria
armata
e
minacciosa
.
Prima
della
guerra
almeno
,
il
Piemonte
,
senza
vincoli
cogli
altri
Stati
della
penisola
,
aveva
potuto
seguire
liberamente
una
politica
sua
propria
.
Per
effetto
delle
stipulazioni
di
Villafranca
invece
,
esso
sarebbe
stato
condannato
a
subire
,
nel
seno
della
confederazione
,
la
legge
della
maggioranza
,
di
una
maggioranza
formata
dall
'
Austria
e
dai
suoi
satelliti
.
Siffatta
eventualità
disastrosa
,
Cavour
non
poteva
sopportarla
senza
tradire
il
proprio
Re
,
il
proprio
paese
nativo
,
la
causa
d
'
Italia
.
Era
questione
di
vita
e
di
morte
.
La
vita
consisteva
nel
contrapporre
all
'
Austria
,
rimasta
padrona
del
Veneto
e
delle
fortezze
del
quadrilatero
,
tutto
il
resto
d
'
Italia
riunita
in
una
Stato
solo
,
dalle
Alpi
al
Lilibeo
;
la
morte
,
nell
'
accettare
il
progetto
di
Villafranca
;
non
c
'
era
via
di
mezzo
possibile
.
Rispettare
dunque
la
lettera
delle
stipulazioni
di
Villafranca
tradotte
nel
trattato
di
Zurigo
,
ma
renderne
impossibile
l
'
esecuzione
;
per
raggiungere
siffatto
intento
,
ottenere
dall
'
Imperatore
Napoleone
III
una
dichiarazione
escludente
l
'
intervento
austriaco
nei
territorî
già
appartenenti
ai
principi
spodestati
,
dichiarazione
per
nulla
contraria
alla
lettera
del
trattato
di
Zurigo
,
secondo
il
quale
la
ristaurazione
di
quei
principi
non
doveva
aver
luogo
per
mezzo
di
forze
straniere
;
dato
quindi
,
lo
sfratto
ad
ogni
idea
federativa
coltivata
anteriormente
,
promuovere
in
tutti
i
modi
possibili
la
creazione
di
un
solo
Stato
,
sulla
ruina
di
tutte
le
antiche
divisioni
.
L
'
esecuzione
di
tutto
questo
piano
richiedeva
un
vero
prodigio
di
acume
,
specialmente
quando
si
trattò
di
annettere
il
reame
delle
due
Sicilie
,
mantenendo
salda
la
direzione
del
movimento
nelle
mani
del
regio
governo
sedente
a
Torino
,
e
subordinando
il
movimento
all
'
egemonia
piemontese
,
messa
così
alla
rischiosa
prova
di
abbracciare
in
una
sola
volta
sì
numerose
popolazioni
.
L
'
Europa
,
posta
nel
dilemma
di
dover
scegliere
fra
un
'
Italia
unita
,
ma
monarchica
e
ordinata
,
e
un
'
Italia
in
preda
ad
una
rivoluzione
le
di
cui
conseguenze
erano
imprevedibili
,
non
avrebbe
potuto
esitare
.
Ecco
l
'
evoluzione
nel
programma
nazionale
,
rapidamente
ideata
,
alla
notizia
dei
preliminari
di
Villafranca
,
dal
genio
di
Cavour
.
E
poiché
il
genio
in
politica
non
è
altro
che
il
buon
senso
elevato
alla
sua
maggior
potenza
,
così
non
deve
recar
meraviglia
,
se
quel
concetto
trovò
un
eco
così
pronto
in
un
popolo
dotato
di
un
meraviglioso
intuito
politico
.
Per
l
'
attuazione
di
un
simile
concetto
si
presentava
un
insieme
dì
circostanze
esterne
ed
interne
favorevoli
quali
non
sogliono
ripetersi
,
per
un
popolo
,
due
volte
in
un
medesimo
millennio
:
l
'
adesione
della
Francia
alla
proposta
di
.
impedite
ogni
intervento
straniero
nella
penisola
;
l
'
entusiasmo
,
per
la
prima
volta
concorde
,
della
grande
maggioranza
degli
Italiani
.
Bisognava
afferrare
al
varco
la
fortuna
che
un
insigne
uomo
di
Stato
aveva
saputo
scoprire
e
trattenere
,
quando
pareva
già
sparita
agli
occhi
di
tutti
,
e
gettarsi
con
lei
per
la
via
ch
'
essa
ci
apriva
.
Così
incominciò
per
la
nazione
italiana
la
vera
lotta
per
l
'
esistenza
politica
,
lotta
che
la
morte
del
suo
iniziatore
non
valse
ad
interrompere
,
e
che
durò
sette
anni
;
durante
la
quale
ogni
cosa
era
subordinata
in
siffatta
guisa
alla
questione
immanente
e
incalzante
dell
'
essere
e
del
non
essere
,
che
le
discussioni
circa
agli
ordinamenti
interni
del
grande
Stato
,
improvvisato
per
mezzo
delle
annessioni
,
non
potevano
richiamare
l
'
attenzione
dei
governanti
e
dei
governati
,
se
non
per
quel
tanto
che
si
riferisse
alle
esigenze
della
necessità
suprema
dell
'
esistenza
.
Durante
questa
lotta
,
in
cui
non
c
'
era
che
una
meta
sola
,
e
una
via
sola
per
raggiungerla
,
mancava
il
posto
per
una
seria
divisione
di
partiti
.
Tutti
coloro
che
volevano
l
'
indipendenza
nazionale
,
fossero
anche
stati
per
il
passato
fautori
di
una
confederazione
di
principi
,
dovevano
favorire
l
'
idea
dell
'
unità
di
Stato
,
avendo
i
patti
di
Villafranca
reso
impossibile
ogni
idea
federativa
;
fossero
anche
stati
,
per
il
passato
,
repubblicani
,
dovevano
accettare
la
dinastia
sabauda
,
perché
questa
soltanto
forniva
alla
nazione
quegli
elementi
di
forza
e
di
credito
che
erano
indispensabili
per
condurre
a
termine
l
'
impresa
.
Fu
dunque
sotto
l
'
incubo
di
siffatta
necessità
,
ognora
presente
ed
assorbente
,
la
quale
peraltro
,
protraendosi
per
sette
anni
,
non
escludeva
l
'
altra
necessità
di
provvedere
alle
mille
esigenze
quotidiane
della
vita
di
un
grande
Stato
,
che
si
adottò
il
parlamentarismo
ad
uso
francese
,
solo
perché
aveva
funzionato
nel
Piemonte
nel
decennio
precedente
,
e
perché
sembrava
dovesse
rendere
sempre
più
difficile
un
ritorno
all
'
assolutismo
del
passato
,
senza
badare
se
quella
forma
di
sistema
rappresentativo
,
applicata
in
quel
modo
,
corrispondeva
al
genio
della
nazione
riunita
.
Fu
sotto
la
medesima
pressione
che
si
abborracciò
all
'
infretta
una
amministrazione
calcata
sulle
orme
della
francese
e
della
belga
,
intesa
allo
scopo
di
far
sparire
le
vestigie
delle
divisioni
precedenti
,
senza
verificare
se
armonizzava
con
abitudini
immutabili
e
colle
migliori
tradizioni
del
pensiero
italiano
.
Fu
per
l
'
impulso
delle
medesime
cause
,
che
furono
amalgamati
nel
medesimo
lavoro
,
uomini
di
tendenze
diversissime
,
i
quali
,
in
tempi
normali
,
si
sarebbero
naturalmente
avversati
;
e
si
videro
conservatori
convinti
compiere
,
senza
esitanza
,
atti
eminentemente
rivoluzionarî
,
e
uomini
di
tempra
invincibilmente
rivoluzionaria
,
o
di
coltura
puramente
teorica
,
assumere
funzioni
amministrative
e
d
'
indole
pratica
,
che
a
quelle
qualità
male
si
addicevano
.
La
linea
di
condotta
del
governo
italiano
,
dalla
metà
del
1859
alla
fine
del
1866
,
era
fatalmente
tracciata
.
Non
poteva
essere
che
quella
di
un
governo
provvisorio
,
di
una
dittatura
temporanea
esercitata
dalle
classi
,
le
quali
delle
esigenze
della
situazione
straordinaria
erano
in
grado
di
formarsi
l
'
idea
più
chiara
,
e
assecondata
dall
'
istinto
delle
masse
.
Il
còmpito
suo
di
legislazione
,
di
amministrazione
,
di
finanza
,
in
presenza
delle
fortezze
del
quadrilatero
occupate
dall
'
Austria
minacciosa
,
è
paragonabile
al
còmpito
del
generale
Todleben
,
che
costruiva
le
fortificazioni
di
terra
di
Sebastopoli
sotto
il
tiro
dei
cannoni
degli
alleati
.
L
'
indole
della
politica
di
quel
periodo
consiste
in
ciò
che
patrioti
di
tendenze
diverse
,
ma
in
maggioranza
conservatori
pei
loro
precedenti
,
adoperarono
,
per
raggiungere
un
fine
conservatore
per
eccellenza
,
come
era
la
creazione
della
patria
,
mezzi
eminentemente
radicali
.
Questo
contrasto
fra
i
mezzi
e
il
fine
,
in
nessun
atto
si
rivela
più
spiccato
che
nella
Convenzione
del
15
settembre
1864
.
La
transazione
colla
Francia
,
secondo
la
quale
era
provveduto
allo
sgombro
di
un
territorio
italiano
da
un
esercito
straniero
,
e
venivano
rese
meno
acute
le
difficoltà
internazionali
rispetto
al
papato
,
fu
un
provvedimento
d
'
indole
conservatrice
;
ma
esso
veniva
accompagnato
dall
'
obbligo
assunto
verso
quella
potenza
di
trasportare
la
capitale
fuori
della
culla
del
nuovo
Regno
,
provvedimento
quest
'
ultimo
d
'
indole
radicale
.
Ammesse
alcune
riserve
circa
a
pochi
fatti
,
e
trascurati
molti
particolari
,
sui
quali
ci
sarebbe
da
censurare
(
se
non
ci
fosse
da
censurare
,
con
tanta
inesperienza
amministrativa
,
e
tante
illusioni
che
regnavano
,
si
sarebbe
compìto
un
miracolo
)
,
si
può
asserire
che
governo
e
Parlamento
,
classi
dirigenti
,
popolo
,
durante
il
periodo
suddetto
,
si
sono
resi
benemeriti
,
imperocché
riuscirono
ad
attuare
le
speranze
vagheggiate
indarno
per
tanti
secoli
,
di
riunire
in
un
tutto
autonomo
e
indipendente
,
le
sparse
membra
della
stirpe
italiana
.
Per
raggiungere
siffatta
meta
le
grandi
linee
della
politica
furono
quelle
che
dovevano
essere
;
ed
anche
riguardo
ai
particolari
difettosi
,
la
nuova
Italia
non
seppe
far
nulla
di
meglio
,
quando
più
tardi
ne
ebbe
tutto
l
'
agio
.
Anche
prescindendo
dalla
politica
estera
,
la
quale
per
opera
di
Cavour
,
colle
annessioni
,
e
per
opera
di
Lamarmora
,
coll
'
alleanza
prussiana
,
fu
addirittura
splendida
,
una
parte
di
ciò
che
si
riferisce
alla
legislazione
,
alla
amministrazione
,
alle
finanze
,
alla
milizia
,
ai
lavori
pubblici
,
all
'
istruzione
,
sebbene
improvvisata
,
resistette
alla
prova
dell
'
esperienza
.
Tutto
questo
può
essere
corretto
,
accresciuto
e
reso
più
compiuto
,
ma
si
presta
a
servire
di
fondamento
a
quanto
si
dovrebbe
fare
.
Per
le
ragioni
predette
,
sarebbe
tempo
ormai
che
tanto
i
nemici
quanto
i
fautori
dell
'
Italia
nuova
cessassero
di
mettere
in
un
fascio
il
periodo
sopra
descritto
coll
'
antecedente
e
sopratutto
poi
col
susseguente
;
i
primi
per
condannare
,
in
sé
medesimi
,
i
modi
di
formazione
del
Regno
italiano
,
quasiché
ce
ne
fossero
stati
degli
altri
disponibili
per
chi
non
era
disposto
a
rinnegare
la
nazionalità
italiana
;
i
secondi
per
invocare
quei
precedenti
,
dettati
dalla
necessità
,
affine
di
giustificare
ogni
atto
compiutosi
posteriormente
,
anche
quando
si
sarebbe
potuto
fare
altrimenti
.
Stipulata
la
pace
coll
'
Austria
,
il
Regno
d
'
Italia
,
la
cui
esistenza
era
ancora
sospesa
ad
un
filo
il
giorno
prima
,
venne
a
trovarsi
collocato
tutto
ad
un
tratto
in
una
situazione
esterna
così
solida
,
che
la
maggiore
non
si
saprebbe
immaginare
.
Non
solamente
non
avversato
da
nessuno
,
non
solamente
amico
di
tutti
,
non
era
forse
anche
divenuto
parte
integrante
e
solidale
di
un
nuovo
equilibrio
scaturito
dalla
guerra
italo
prussiana
austriaca
,
per
cui
l
'
interesse
di
tutti
concorreva
a
preservarlo
da
ogni
minaccia
?
L
'
esercito
francese
non
era
forse
partito
da
Roma
?
Se
questi
risultati
l
'
Italia
li
avesse
dovuti
esclusivamente
alle
proprie
forze
e
non
ad
aiuto
straniero
,
se
gli
ultimi
fatti
d
'
armi
per
terra
e
per
mare
non
fossero
stati
sfortunati
,
si
sarebbe
potuto
dire
che
nulla
mancava
alla
sua
felicità
.
Ad
ogni
modo
,
i
risultati
c
'
erano
.
Doveva
sembrar
naturale
dunque
che
al
consolidamento
esterno
non
si
sarebbe
tardato
un
momento
a
far
corrispondere
il
consolidamento
interno
,
e
a
procurare
al
paese
quell
'
assetto
normale
a
cui
negli
anni
precedenti
era
stato
impossibile
pensare
.
[
Come
,
compiuta
quella
lotta
,
l
'
intento
di
raggiungere
il
pareggio
finanziario
abbia
sconsigliato
le
classi
dirigenti
dal
mutare
indirizzo
di
governo
.
]
E
per
verità
,
pretender
che
non
solo
una
parte
,
ma
tutto
quello
che
era
stato
creato
d
'
improvviso
,
in
materia
d
'
istituzioni
civili
,
di
legislazione
,
di
amministrazione
sotto
l
'
influenza
di
circostanze
eccezionalissime
,
dovesse
essere
scrupolosamente
mantenuto
anche
quando
tali
circostanze
più
non
esistevano
;
supporre
che
popolazioni
così
diverse
fra
loro
,
nei
precedenti
,
nella
coltura
,
nelle
tendenze
,
nelle
relazioni
sociali
,
negli
interessi
morali
ed
economici
,
solo
pel
fatto
che
,
nel
momento
del
comune
pericolo
,
avevano
cooperato
,
tenute
insieme
da
un
sentimento
patriottico
,
dovessero
senza
ripugnanza
rinunziare
per
sempre
a
quelle
ingenite
diversità
;
credere
che
le
masse
,
le
quali
si
erano
assoggettate
ad
ogni
specie
di
disagi
,
e
di
perturbazioni
di
interessi
e
di
abitudini
,
senza
mormorare
,
sino
a
tanto
che
l
'
istinto
presentava
loro
tali
sacrificî
come
necessari
,
non
dovessero
risentirsi
,
tostoché
il
medesimo
istinto
le
ebbe
fatte
accorte
,
che
quella
necessità
più
non
esisteva
o
aveva
preso
un
diverso
aspetto
,
era
contrario
ad
ogni
ragionevole
presunzione
.
Compita
l
'
impresa
e
resa
sicura
contro
i
pericoli
esterni
,
tutti
coloro
che
avevano
ad
essa
partecipato
,
popolo
,
classi
dirigenti
,
uomini
parlamentari
,
dovevano
trovarsi
indotti
a
far
ritorno
alle
proprie
inclinazioni
rispettive
,
modificate
,
finché
si
vuole
,
nelle
applicazioni
,
per
le
mutate
condizioni
generali
della
patria
,
ma
indelebili
nell
'
essenza
.
Naturam
expellas
furca
,
tamen
usque
recurret
.
Mettersi
a
capo
di
siffatte
naturali
tendenze
,
per
dar
loro
un
indirizzo
più
conforme
alla
nuova
situazione
del
paese
,
avrebbe
potuto
essere
il
nuovo
còmpito
dei
partiti
.
Durante
la
lotta
per
la
vita
,
si
erano
formati
nel
Parlamento
due
partiti
,
denominati
l
'
uno
di
Destra
,
l
'
altro
di
Sinistra
.
La
loro
ragion
d
'
essere
rispettiva
si
rassomigliava
assai
.
Se
si
guardava
ai
precedenti
degli
uomini
che
li
componevano
,
si
trovavano
dei
precedenti
molto
rivoluzionarî
anche
in
non
pochi
che
militavano
nel
campo
della
Destra
,
e
che
non
permettevano
si
distinguessero
,
per
questo
titolo
,
dai
loro
colleghi
di
Sinistra
;
se
si
guardava
allo
scopo
a
cui
si
tendeva
,
non
era
esso
il
medesimo
?
e
i
mezzi
per
raggiungerlo
adottati
dal
partito
di
Destra
governante
,
potevano
essere
forse
più
radicali
?
L
'
unica
distinzione
fra
i
due
partiti
,
non
consisteva
se
non
in
questo
,
che
la
Destra
intendeva
che
la
direzione
del
movimento
nazionale
stesse
nelle
mani
del
governo
,
e
la
Sinistra
che
il
governo
si
lasciasse
un
po
'
più
rimorchiare
dalla
corrente
popolare
,
una
distinzione
impossibile
a
stabilirsi
nettamente
,
nell
'
ordine
delle
idee
.
Dopo
il
1866
invece
,
un
punto
di
partenza
più
razionale
e
più
pratico
per
una
divisione
di
partiti
,
era
divenuta
possibile
,
la
Destra
dovendo
essere
supposta
inclinata
a
promuovere
una
revisione
dell
'
interno
ordinamento
,
in
senso
più
conservatore
;
la
Sinistra
,
in
senso
opposto
.
Se
non
che
,
terminata
la
lotta
per
la
vita
,
le
abitudini
contratte
in
sette
anni
consecutivi
di
un
medesimo
indirizzo
,
ebbero
forza
abbastanza
per
far
sì
che
e
governo
e
classi
dirigenti
,
non
mostrassero
accorgersi
del
mutamento
essenziale
avvenuto
nella
situazione
del
paese
.
Nulla
è
cambiato
in
Italia
,
non
ci
sono
che
i
Veneti
di
più
,
sembrava
che
si
dicesse
.
E
sì
che
le
elezioni
del
1865
avevano
lasciato
trapelare
quali
umori
,
per
solo
ritardo
frapposto
dalle
circostanze
al
trionfo
della
lotta
per
l
'
indipendenza
,
fermentassero
nel
paese
.
Perché
poterono
le
abitudini
esercitar
tanto
potere
?
Non
si
vedeva
forse
che
le
condizioni
interne
dell
'
Italia
,
a
causa
vinta
,
lasciavano
molto
a
desiderare
?
Lo
si
vedeva
,
e
tutti
ne
parlavano
;
ma
ripugnava
ai
più
il
ricercare
le
vere
cause
di
ciò
.
Quali
dunque
erano
queste
?
Il
legittimo
compiacimento
per
tante
generazioni
contrastato
,
di
veder
raccolte
tutte
le
popolazioni
italiane
in
una
casa
sola
e
il
timore
di
ricadere
nelle
antiche
divisioni
,
avevano
indotto
i
legislatori
e
le
classi
politiche
,
animate
da
ardente
patriottismo
,
ma
pochissimo
esperte
nelle
cose
d
'
amministrazione
,
a
spingere
l
'
accentramento
governativo
a
proporzioni
assurde
,
esagerando
l
'
esempio
della
vicina
Francia
,
dove
quell
'
accentramento
è
il
prodotto
di
una
lunga
preparazione
storica
.
Il
governo
centrale
incaricato
di
pensare
a
tutto
e
provvedere
a
tutto
,
fino
alla
nomina
del
bidello
di
un
ginnasio
o
dell
'
usciere
di
sotto
prefettura
;
la
sorte
di
ogni
cittadino
e
le
decisioni
intorno
alle
cose
sue
,
esclusivamente
devolute
agli
uffici
ministeriali
della
capitale
,
sotto
alla
controlleria
,
s
'
intende
bene
,
del
Parlamento
;
ecco
il
pensiero
animatore
dell
'
assetto
amministrativo
del
nuovo
Stato
.
Or
bene
,
siccome
a
questi
ufficî
presiedono
i
ministri
,
e
la
sorte
dei
ministri
dipende
dai
deputati
,
l
'
accentramento
amministrativo
ebbe
per
conseguenza
l
'
accentramento
nei
deputati
di
ogni
specie
di
influenze
.
Non
esiste
cosa
che
più
dell
'
accentramento
amministrativo
francese
,
esagerato
,
sia
incompatibile
col
parlamentarismo
inglese
;
accoppiati
,
l
'
accentramento
amministrativo
snatura
lo
spirito
parlamentare
,
nel
mentre
che
il
parlamentarismo
guasta
l
'
amministrazione
.
Il
parlamentarismo
,
perché
funzioni
a
dovere
,
suppone
il
discentramento
,
o
istituzionale
o
territoriale
,
secondo
il
quale
,
o
tutti
i
grandi
interessi
abbiano
vita
autonoma
,
o
,
per
lo
meno
,
la
giustizia
amministrativa
sia
messa
a
comoda
portata
dei
cittadini
.
L
'
amministrazione
accentrata
,
alla
sua
volta
,
perché
adempia
il
proprio
uffizio
,
richiede
una
divisione
assoluta
di
competenze
,
una
rigorosa
controlleria
,
nessuna
ingerenza
estranea
che
s
'
intrometta
;
così
perfino
nei
governi
assoluti
si
riesce
a
porgere
ai
cittadini
una
certa
quale
garanzia
di
giustizia
assoluta
e
di
giustizia
distributiva
.
Ma
in
Italia
,
la
mancanza
di
discentramento
,
tanto
istituzionale
quanto
territoriale
,
riduce
tutti
i
beneficî
della
libertà
al
solo
poter
dire
,
per
torto
o
per
traverso
,
il
proprio
pensiero
,
o
a
voce
o
in
iscritto
,
e
alla
soddisfazione
di
nominare
i
deputati
onnipotenti
.
Quindi
non
basta
lo
Statuto
,
perché
i
cittadini
italiani
possano
pretendere
di
essere
pari
nell
'
esercizio
della
libertà
a
quelli
di
altri
paesi
,
che
hanno
il
modo
di
ingerirsi
,
sotto
molte
forme
diverse
,
negli
interessi
amministrativi
del
grande
consorzio
.
Tutto
essendo
nelle
mani
del
potere
centrale
,
i
cittadini
italiani
,
per
non
rimanere
danneggiati
,
ricorrono
al
rispettivo
deputato
,
perché
voglia
premere
sopra
il
ministro
e
indur
questo
a
premere
a
sua
volta
sugli
uffici
amministrativi
da
lui
dipendenti
,
affinché
soddisfacciano
al
desiderio
loro
,
più
o
meno
legittimo
.
Il
deputato
può
non
aderire
,
è
vero
,
all
'
importuna
sollecitazione
,
e
spesso
non
aderisce
;
così
pure
il
ministro
può
rifiutare
il
proprio
appoggio
ai
deputato
che
si
fa
organo
della
sollecitazione
,
e
spesso
lo
rifiuta
.
Sta
bene
.
Ma
in
questo
caso
il
deputato
può
esser
certo
di
non
aver
il
suffragio
di
quel
cittadino
,
nelle
future
elezioni
,
il
ministro
di
non
potere
contare
sul
voto
di
quel
deputato
,
nel
Parlamento
.
Per
conseguenza
,
siccome
la
vita
non
può
alimentarsi
esclusivamente
con
discorsi
politici
,
ne
consegue
che
la
mancanza
di
un
ordinamento
amministrativo
posto
al
riparo
di
qualunque
indebita
ingerenza
,
rende
peggiore
la
condizione
dei
cittadini
italiani
,
per
tutto
ciò
che
si
riferisce
agli
interessi
giornalieri
dipendenti
dal
governo
,
di
quella
dei
cittadini
di
uno
Stato
assoluto
,
ma
paterno
e
buon
massaio
;
dal
che
l
'
adagio
,
che
si
stava
meglio
quando
si
stava
peggio
.
Ciò
essendo
,
come
mai
si
sarebbe
potuto
togliere
dalla
mente
di
un
buon
borghese
che
,
in
quel
tempio
remoto
e
misterioso
,
quale
è
un
ministero
della
capitale
,
dove
si
dispensa
il
bene
e
il
male
,
dove
non
si
accede
se
non
per
l
'
intermezzo
di
pochi
iniziati
e
dei
sacerdoti
autorizzati
,
che
sono
i
deputati
,
non
si
compiano
riti
assai
brutti
e
sufficienti
a
spiegare
dove
vadano
a
finire
malamente
tanti
danari
,
che
vengono
tolti
dalle
tasche
dei
contribuenti
?
Quando
infieriva
la
peste
di
Milano
chi
avrebbe
potuto
impedire
che
non
si
credesse
agli
untori
,
una
volta
messa
in
giro
questa
superstizione
?
La
pubblica
amministrazione
in
Italia
si
è
mantenuta
effettivamente
,
sia
detto
a
sua
lode
,
una
delle
meno
corrotte
che
si
conoscano
in
Europa
e
in
America
.
Ma
alcuni
fatti
di
corruzione
si
verificarono
,
come
era
da
aspettarsi
,
in
mezzo
a
tanto
affastellamento
di
uomini
nuovi
e
di
affari
nuovi
.
Se
non
che
il
pubblico
,
eccitato
ai
sospetti
,
e
non
posto
in
condizione
di
veder
chiaro
in
quell
'
affastellamento
,
come
avrebbe
potuto
astenersi
dal
credere
che
i
fatti
di
corruzione
,
isolati
,
non
fossero
invece
lo
specchio
,
in
ristretto
,
di
tutto
quanto
accadeva
negli
uffici
dello
Stato
?
Or
bene
,
la
novità
delle
istituzioni
e
la
gioia
della
conquistata
indipendenza
nei
primi
anni
,
i
pericoli
incessanti
che
stavano
sospesi
sull
'
esistenza
della
patria
negli
anni
seguenti
,
avevan
fatto
si
che
sulle
prime
non
si
sentisse
molto
acutamente
il
male
del
sistema
vigente
.
L
'
ideale
della
patria
da
una
parte
,
l
'
inesperienza
relativamente
alla
influenza
che
si
poteva
esercitare
per
mezzo
del
deputato
,
avevano
servito
di
correttivo
.
Ma
,
soddisfatta
l
'
aspirazione
nazionale
colla
stipulazione
della
pace
coll
'
Austria
,
vedendo
ritardarsi
il
conseguimento
di
quei
beni
materiali
che
gli
iniziatori
della
rivoluzione
nazionale
avevano
fatto
balenare
agli
occhi
delle
popolazioni
,
e
soltanto
,
invece
,
aumentarsi
le
imposte
,
si
riprese
l
'
abitudine
ereditata
dall
'
epoca
della
signoria
straniera
e
dell
'
assolutismo
,
di
considerare
il
governo
,
non
già
come
il
mandatario
della
volontà
collettiva
della
nazione
,
ma
come
un
nemico
;
tanto
più
che
non
era
mai
stata
perduta
l
'
altra
abitudine
di
raffigurarselo
come
un
ente
,
dal
solo
beneplacito
del
quale
dipende
che
tutto
proceda
bene
o
male
nel
paese
.
Perdutosi
di
vista
ogni
ideale
,
incominciò
a
degenerare
sempre
più
il
concetto
della
deputazione
politica
,
ridotta
ad
essere
considerata
come
un
ufficio
di
sollecitatore
degli
interessi
locali
e
di
quelli
dei
singoli
elettori
,
facessero
o
non
facessero
a
pugni
tali
interessi
col
bene
della
nazione
;
e
nelle
elezioni
incominciò
ad
essere
praticato
il
sistema
della
selezione
,
ma
in
senso
inverso
di
quello
che
,
secondo
il
Darwin
,
si
effettua
nella
natura
.
In
non
pochi
collegi
elettorali
,
stante
il
numero
relativamente
scarso
degli
investiti
del
diritto
di
eleggere
,
e
il
numero
relativamente
forte
di
quelli
che
,
per
progetto
od
indifferenza
,
si
astengono
dall
'
esercitarlo
,
si
era
riusciti
ad
infeudare
una
maggioranza
sicura
a
questa
o
a
quella
setta
,
tanto
che
il
collegio
non
poteva
più
funzionare
a
beneficio
della
nazione
,
se
non
col
beneplacito
della
setta
.
Ai
partiti
parlamentari
,
i
quali
,
se
non
erano
mai
stati
una
realtà
durante
la
lotta
per
l
'
esistenza
,
avevano
almeno
esistito
in
aspirazione
,
si
erano
andate
sostituendo
le
clientele
,
tradizione
dell
'
antichissima
Italia
,
costituite
per
l
'
unico
scopo
,
o
di
farsi
del
governo
uno
strumento
cieco
degli
interessi
e
delle
piccole
ambizioni
dalle
clientele
patrocinate
,
o
di
abbatterlo
,
qualora
resistesse
.
Che
poi
le
sessioni
parlamentari
si
prolungassero
sterilmente
all
'
infinito
,
disgustando
i
migliori
dal
parteciparvi
,
è
una
conseguenza
inevitabile
di
tutto
questo
.
L
'
educazione
delle
classi
politiche
in
Italia
non
poteva
essere
eccellente
,
perché
non
aveva
avuta
occasione
di
formarsi
.
Né
il
reggimento
degli
antichi
governi
,
né
le
peripezie
e
le
emozioni
da
cui
si
era
appena
usciti
,
erano
circostanze
favorevoli
a
promuoverla
;
però
le
discussioni
parlamentari
avrebbero
potuto
contribuire
ad
affrettarla
,
quelle
discussioni
cioè
alle
quali
partecipavano
,
rivestiti
di
maggiore
o
di
minor
influenza
,
gli
uomini
più
eminenti
di
tutti
i
partiti
.
E
tanto
più
che
,
riguardo
a
molti
argomenti
d
'
indole
positiva
,
furono
forniti
in
seno
del
Parlamento
tali
schiarimenti
da
illuminare
completamente
il
paese
,
da
distruggere
un
'
infinità
di
pregiudizî
,
da
mettere
il
pubblico
al
fatto
della
vera
situazione
delle
cose
.
Ma
che
cosa
si
sapeva
nel
pubblico
delle
discussioni
del
Parlamento
,
se
non
dai
resoconti
che
si
stampano
,
molti
giorni
dopo
,
nella
Gazzetta
Ufficiale
,
e
che
perciò
nessuno
legge
,
ovvero
dai
monchi
estratti
dei
giornali
,
i
quali
,
quasi
sempre
per
ignoranza
delle
materie
trattate
,
talvolta
anche
per
ispirito
di
parte
,
sogliono
svisare
affatto
il
senso
delle
cose
dette
?
Non
si
è
mai
veduto
qualche
cosa
di
simile
in
nessun
paese
d
'
Europa
.
Un
gran
numero
di
elettori
,
forse
la
maggioranza
,
per
una
lunga
serie
d
'
anni
,
ha
letto
,
nei
propri
giornali
,
dei
resoconti
parlamentari
,
i
quali
hanno
a
fare
con
ciò
che
è
stato
detto
realmente
,
come
colle
discussioni
del
Parlamento
delle
isole
Sandwich
!
!
Questo
fu
il
costante
ed
esclusivo
nutrimento
della
loro
intelligenza
.
È
un
fatto
di
grande
importanza
,
e
che
ha
avuto
grandi
conseguenze
nelle
elezioni
,
ma
a
cui
non
si
è
posto
attenzione
in
quella
serra
calda
,
nella
quale
i
rappresentanti
della
nazione
si
tengono
segregati
dalla
nazione
*
.
Se
non
che
le
discussioni
serie
,
e
condotte
dagli
oratori
più
autorevoli
,
andarono
diventando
sempre
meno
frequenti
,
e
ciò
tolse
anche
quel
poco
d
'
influenza
buona
che
il
Parlamento
poteva
esercitare
sull
'
opinione
pubblica
per
mezzo
di
quei
poveri
resoconti
,
e
ne
produsse
invece
,
indirettamente
,
una
perniciosa
,
che
non
possiamo
passare
sotto
silenzio
.
Liberata
la
patria
,
sembrava
dover
esser
giunto
il
momento
,
in
cui
tutte
le
persone
,
anche
di
mediocre
coltura
,
si
dovessero
occupare
da
senno
di
quelle
molte
questioni
,
in
apparenza
modeste
ma
di
vitale
importanza
per
l
'
andamento
normale
della
cosa
pubblica
,
di
quelle
questioni
,
le
quali
sogliono
pur
assorbire
la
massima
parte
della
attività
intellettuale
di
altri
popoli
.
Le
idee
elaborate
nel
seno
del
paese
da
un
'
opinione
pubblica
seria
,
vengono
poi
discusse
nel
Parlamento
,
e
sogliono
stabilire
una
tale
solidarietà
fra
le
classi
politiche
rappresentate
e
i
loro
mandatarî
,
e
promuovono
un
tale
soffio
di
vita
sana
e
feconda
in
tutto
l
'
organismo
dello
Stato
,
che
questo
vien
posto
al
riparo
da
ogni
pericolo
di
corrompersi
.
Ma
come
era
ciò
possibile
in
mezzo
a
tanta
anarchia
prodotta
dal
mostruoso
connubio
dell
'
accentramento
amministrativo
coll
'
accentramento
parlamentare
?
Invece
lo
spettacolo
delle
sterili
ma
appassionate
diatribe
personali
,
dell
'
armeggio
partigiano
,
delle
frequenti
crisi
ministeriali
,
che
presentava
la
Camera
elettiva
,
essendo
soggetti
molto
acconci
a
destare
la
curiosità
,
distraeva
le
menti
della
maggioranza
delle
classi
politiche
,
e
le
distoglieva
dal
riflettere
ai
veri
interessi
del
paese
.
Inoltre
molta
parte
della
stampa
,
vedendo
che
aumentava
la
sua
diffusione
quanto
più
pasceva
il
pubblico
di
quello
spettacolo
,
contribuiva
ad
aumentare
la
distrazione
.
Sparite
le
trepidazioni
della
lotta
per
l
'
esistenza
nazionale
,
durante
la
quale
le
classi
politiche
,
avendo
davanti
a
sé
una
meta
nobilissima
ed
elevatissima
,
erano
state
mirabili
per
tatto
e
per
serietà
,
l
'
incessante
fantasmagoria
che
si
rappresentava
sulla
scena
parlamentare
,
fece
perder
di
vista
questa
verità
,
che
cioè
l
'
esistenza
nazionale
non
bastava
,
che
essa
aveva
urgente
bisogno
di
essere
rassodata
,
e
che
non
era
con
quella
fantasmagoria
che
ciò
si
sarebbe
ottenuto
.
Egli
è
per
questo
che
venne
in
grandissimo
fiore
,
e
si
costituì
sovrana
,
la
cosidetta
politica
da
caffè
,
la
quale
non
si
alimenta
che
di
crisi
ministeriali
,
di
pettegolezzi
parlamentari
,
di
connubii
,
di
alleanze
esterne
,
di
convegni
di
potentati
,
e
si
lamenta
se
i
giornali
non
le
somministrano
ogni
giorno
un
po
'
di
siffatta
merce
.
Insomma
,
sotto
l
'
azione
di
queste
cause
,
si
era
finito
per
cadere
nel
seguente
circolo
vizioso
:
instabilità
di
governo
,
ridotto
ormai
a
non
essere
altro
che
una
continua
fantasmagoria
di
uomini
che
vanno
e
vengono
,
non
già
pei
meriti
e
demeriti
loro
,
ma
quali
strumenti
di
un
proteiforme
giuoco
d
'
influenze
di
persone
,
di
gruppi
di
persone
e
di
coalizioni
che
nascono
e
muoiono
all
'
infuori
di
qualunque
pubblico
interesse
,
e
senza
che
il
paese
sappia
il
perché
;
infelice
gestione
dei
pubblici
affari
per
cagione
della
instabilità
di
governo
;
disagio
generale
prodotto
da
quella
infelice
gestione
;
malcontento
prodotto
dal
disagio
;
cattive
elezioni
parlamentari
ispirate
dal
malcontento
;
instabilità
di
governo
,
in
conseguenza
di
cattive
elezioni
;
quindi
,
da
capo
.
Il
regionalismo
,
escluso
dalle
cose
amministrative
dove
sarebbe
stato
a
suo
posto
(
e
Dio
ne
guardi
a
parlarne
!
)
,
entrato
trionfalmente
e
insediato
,
come
se
nulla
fosse
,
nell
'
aula
legislativa
della
nazione
.
Tutte
queste
cose
si
vedevano
e
si
lamentavano
.
Per
poco
che
si
fosse
approfondita
la
questione
,
non
sarebbe
stato
nemmeno
difficile
scoprire
la
radice
del
male
.
Avrebbe
dovuto
apparir
evidente
che
il
giorno
,
in
cui
si
fosse
provveduto
a
discentrare
l
'
amministrazione
,
in
parte
istituzionalmente
,
in
parte
territorialmente
,
per
il
solo
fatto
che
un
certo
numero
d
'
affari
,
i
quali
oggi
si
affastellano
negli
uffici
della
capitale
,
verrebbero
disimpegnati
a
miglior
portata
degli
amministrati
,
ed
altri
sottratti
all
'
ingerenza
del
Parlamento
,
e
affidati
alle
provincie
od
a
consorzi
di
provincie
,
molti
degli
accennati
inconvenienti
cesserebbero
da
sé
;
e
il
giorno
in
cui
si
fosse
modificata
la
base
elettorale
politica
,
verrebbe
ridotta
in
pezzi
una
gran
parte
di
quella
rete
di
clientele
e
di
combriccole
che
sono
riuscite
a
sostituirsi
al
sincero
verdetto
del
paese
;
il
quale
paese
,
nella
sua
maggioranza
,
non
cessava
d
'
invocare
quiete
,
sicurezza
del
domani
,
e
buon
governo
,
e
quindi
non
poteva
presumersi
fedelmente
rappresentato
da
'
suoi
più
turbolenti
mandatarî
.
E
la
ristaurazione
stessa
delle
finanze
,
non
sarebbe
forse
divenuta
meno
ardua
,
se
si
fossero
tolte
tante
cause
perturbatrici
,
da
noi
dimostrate
inseparabili
dal
mantenimento
integrale
dell
'
assetto
interno
che
era
stato
improvvisato
nei
primordi
dell
'
esistenza
dello
Stato
?
Come
mai
avvenne
dunque
che
le
classi
dirigentiuscite
fuor
del
pelago
alla
riva
non
si
risolvettero
ad
inaugurare
un
nuovo
indirizzo
interno
?
I
motivi
sono
tre
.
L
'
Italia
aveva
acquistato
l
'
indipendenza
,
ma
non
era
stata
fortunata
in
guerra
,
e
ne
era
conseguito
,
anche
per
questo
,
un
grande
accasciamento
.
Or
bene
,
il
malcontento
che
infieriva
,
soleva
essere
attribuito
interamente
a
quell
'
accasciamento
,
e
si
sperava
che
,
passato
un
po
'
di
tempo
,
senza
alcuna
mutazione
nell
'
assetto
delle
cose
interne
,
ogni
cosa
avrebbe
potuto
camminare
in
via
normale
.
Per
i
patrioti
insigni
che
presiedettero
al
rivolgimento
nazionale
,
il
trionfo
dell
'
idea
italiana
era
un
tal
bene
impareggiabile
,
che
presto
,
sembrava
loro
,
avrebbe
stornate
le
menti
da
ogni
inconveniente
accessorio
.
L
'
ordinamento
vigente
aveva
fatto
buona
prova
durante
i
più
terribili
cimenti
;
perché
non
avrebbe
continuato
a
farla
?
Quegli
uomini
benemeriti
,
proclivi
al
dottrinarismo
e
incanutiti
nel
costante
pensiero
della
patria
italiana
,
si
meravigliavano
che
si
potesse
attribuire
molta
importanza
a
qualche
imposta
di
più
o
a
qualche
inconveniente
amministrativo
.
Essi
giudicavano
tutti
gli
altri
da
sé
stessi
,
e
dimenticavano
che
il
più
degli
uomini
,
quando
ha
ottenuto
un
bene
,
lo
dimentica
facilmente
e
va
in
traccia
di
un
altro
.
Non
si
accorgevano
che
cresceva
una
nuova
generazione
,
la
quale
non
aveva
conosciuta
l
'
Italia
schiava
e
non
aveva
potuto
stabilire
,
per
esperienza
propria
,
il
confronto
fra
ciò
che
si
era
prima
con
ciò
che
si
era
divenuti
.
Per
la
generazione
che
tramontava
,
l
'
indipendenza
e
l
'
unità
d
'
Italia
erano
la
meta
;
per
la
nuova
,
quest
'
ultima
non
era
che
un
punto
di
partenza
per
raggiungere
altre
mete
.
In
secondo
luogo
,
ogni
sistema
anche
difettoso
crea
degli
interessi
impegnati
a
conservarlo
.
Un
tentativo
nel
senso
d
'
introdurre
mutamento
nel
medesimo
,
avrebbe
sollevato
infinite
difficoltà
,
le
quali
avrebbero
sempre
più
complicata
la
situazione
.
Si
aggiunga
che
una
modificazione
d
'
indirizzo
interno
,
avrebbe
avuto
per
conseguenza
inevitabile
di
sciogliere
,
stante
la
difficoltà
di
mettersi
d
'
accordo
circa
ad
alcuni
punti
essenziali
,
quel
sodalizio
composto
di
uomini
diversi
d
'
indole
,
ma
tenuti
insieme
dalla
lunga
abitudine
,
dalla
stima
reciproca
e
dalle
reminiscenze
della
lotta
recente
combattuta
nelle
medesime
file
.
Finalmente
,
la
preziosa
indipendenza
si
era
ottenuta
bensì
,
ma
a
patto
di
introdurre
il
corso
forzoso
;
e
le
nostre
finanze
si
presentavano
con
un
grosso
disavanzo
.
Era
una
questione
d
'
onore
per
l
'
Italia
cansare
l
'
onta
del
fallimento
,
adempire
gli
impegni
che
aveva
contratti
allo
scopo
di
costituirsi
,
affrettarsi
ad
aumentare
i
cespiti
delle
pubbliche
entrate
.
Or
bene
,
non
appariva
forse
un
'
idea
inconsulta
quella
di
complicare
i
provvedimenti
intesi
a
colpire
sempre
più
i
contribuenti
,
sia
con
quelli
richiesti
per
riordinare
l
'
amministrazione
,
sia
,
con
una
riforma
elettorale
?
Per
questi
motivi
le
classi
dirigenti
non
posero
nemmeno
in
discussione
l
'
idea
di
introdurre
profonde
riforme
;
e
i
capi
della
Destra
si
rivolsero
con
raddoppiato
vigore
,
e
con
successo
,
all
'
impresa
di
pareggiare
il
bilancio
,
non
lasciandosi
distrarre
o
sgomentare
,
né
dalla
immensa
impopolarità
a
cui
andavano
incontro
,
né
dalle
volgari
e
atroci
accuse
di
cui
si
vedevano
così
ingiustamente
fatti
bersaglio
.
Sarebbe
oggi
inutile
indagare
se
i
capi
della
Destra
bene
si
apponessero
con
siffatti
ragionamenti
;
se
non
era
cosa
troppo
ardita
pretendere
che
un
paese
si
lasci
indurre
,
per
anni
,
a
limitare
tutte
le
sue
aspirazioni
al
solo
pagare
più
di
prima
per
lo
scopo
di
saldare
i
conti
della
rivoluzione
;
e
se
invece
la
prospettiva
di
qualche
interna
riforma
non
sarebbe
stata
acconcia
a
rendere
più
sopportabile
il
peso
delle
imposte
.
Di
questo
argomento
l
'
autore
del
presente
lavoro
ebbe
occasione
di
occuparsi
nel
suo
libro
pubblicato
nel
1868
,
sotto
il
titolo
:
Le
condizioni
della
cosa
pubblica
in
Italia
dopo
il
1866
.
Il
fatto
è
che
quegli
uomini
egregi
non
si
lasciarono
smuovere
dalle
vie
nelle
quali
s
'
erano
inoltrati
.
Intanto
,
in
mezzo
alla
confusione
d
'
idee
dominante
e
crescente
nel
seno
di
un
pubblico
ancora
così
poco
educato
alla
vita
politica
,
e
sistematicamente
sviato
dal
retto
apprezzamento
delle
realità
della
situazione
interna
,
in
mezzo
a
tante
bieche
insinuazioni
che
trovavano
facile
accoglienza
e
che
rinfocolavano
il
malcontento
,
lo
scoraggiamento
e
il
disgusto
,
l
'
opposizione
aveva
buon
gioco
,
imperocché
non
tralasciava
di
far
intravedere
che
se
fosse
salita
essa
al
governo
,
tutto
si
sarebbe
mutato
in
meglio
,
come
per
incanto
.
Aumento
di
spese
per
moltiplicare
le
forze
produttive
d
'
Italia
,
e
,
in
pari
tempo
,
diminuzione
d
'
imposte
;
riforme
dell
'
amministrazione
,
e
appagamento
di
tutti
i
desiderî
del
popolo
italiano
.
Tutta
la
differenza
pertanto
fra
il
partito
di
Destra
e
quello
di
Sinistra
,
durante
questo
nuovo
periodo
,
consistette
in
questo
,
che
il
primo
stava
al
governo
,
che
ne
sentiva
tutta
la
responsabilità
e
credeva
non
poter
reggere
lo
Stato
diversamente
di
così
,
se
si
voleva
raggiungere
il
pareggio
finanziario
;
mentre
il
secondo
,
supponendosi
dispensato
da
ogni
responsabilità
e
da
ogni
obbligo
di
concretare
le
proprie
idee
,
sosteneva
in
genere
che
si
sarebbe
potuto
governare
molto
meglio
.
L
'
opposizione
sarebbe
anche
salita
al
potere
molto
prima
del
1876
,
se
la
campagna
del
pareggio
non
fosse
stata
interrotta
dall
'
episodio
della
presa
di
Roma
.
Lo
scrivente
tralascerà
di
parlare
della
politica
seguìta
dal
governo
nel
1870
rispetto
a
Roma
,
perché
potrebbe
essere
accagionato
di
parzialità
,
avendola
,
a
suo
tempo
,
pubblicamente
disapprovata
.
Per
debito
di
giustizia
peraltro
,
lo
scrivente
non
tralascierà
di
ricordare
che
,
allorché
si
trattò
di
trasferire
la
capitale
da
Firenze
a
Roma
,
avendo
egli
osservato
,
in
una
seduta
della
Camera
vitalizia
,
non
sembrargli
che
la
breccia
di
Porta
Pia
fosse
precisamente
uno
dei
mezzi
morali
per
aver
Roma
,
di
quei
mezzi
morali
i
quali
,
secondo
Cavour
e
la
sua
scuola
,
erano
i
soli
raccomandabili
coll
'
aiuto
del
tempo
,
un
illustre
amico
e
contradditore
,
in
quella
occasione
,
gli
diede
una
risposta
che
ci
piace
trascrivere
.
Conveniva
sospendere
,
diss
'
egli
,
ogni
giudizio
meno
favorevole
,
imperocché
Roma
è
la
città
delle
cose
più
maravigliose
che
si
siano
prodotte
nel
seno
del
genere
umano
,
la
grandezza
latina
,
il
diritto
romano
,
e
più
tardi
lo
splendore
del
governo
della
Chiesa
cattolica
;
ed
ora
la
nazione
italiana
,
trasportando
la
sua
capitale
nella
città
dei
prodigi
,
è
impossibile
non
s
'
inspiri
alla
memoria
di
tanta
gloria
passata
,
e
non
sappia
trovare
in
sé
stessa
la
soluzione
dei
problemi
che
le
rimangono
tuttora
da
risolvere
.
Veramente
di
prodigi
non
ne
abbiamo
visti
.
Ma
bisogna
ammettere
che
una
vittoria
politica
importantissima
,
a
beneficio
della
nazione
,
fu
riportata
in
Roma
.
Se
a
Torino
furono
gettate
le
basi
dell
'
unità
nazionale
,
se
a
Firenze
si
stipulò
l
'
alleanza
italo
prussiana
,
la
quale
mutò
la
faccia
dell
'
Italia
e
dell
'
Europa
,
a
Roma
raggiungemmo
il
pareggio
.
Marco
Minghetti
in
principio
del
1876
fu
in
grado
di
annunciare
al
paese
che
finalmente
eravamo
entrati
nel
porto
dell
'
equilibrio
finanziario
.
Quell
'
annuncio
fu
l
'
estremo
anelito
della
Destra
.
Essa
era
riuscita
a
toccare
anche
questa
meta
,
ma
v
'
era
giunta
lacera
,
dissanguata
e
in
fin
di
vita
.
I
Centri
parlamentari
dissero
allora
a
sé
stessi
:
ora
che
si
ha
il
pareggio
,
perché
non
potrebbe
arrivare
al
potere
la
Sinistra
?
A
non
prendere
ombra
di
questa
eventualità
,
il
paese
s
'
era
già
abituato
da
parecchi
anni
,
a
poco
a
poco
.
La
Destra
moriva
dignitosamente
,
di
morte
naturale
,
nel
mese
di
marzo
1876
,
lasciando
il
posto
ai
suoi
avversarî
.
Fondare
lo
Stato
e
liquidare
le
spese
di
quella
fondazione
,
era
stata
la
sua
ragione
d
'
essere
.
Se
fosse
rimasta
al
potere
,
il
suo
còmpito
sarebbe
stato
di
perfezionare
,
correggere
e
rassodare
l
'
opera
fondata
.
Avrebbe
essa
avuto
forza
sufficiente
a
questo
,
così
scarsa
di
numero
,
divenuta
così
impopolare
,
e
appoggiata
sui
soli
elementi
da
cui
era
costituita
,
senza
allargare
le
proprie
basi
?
Ne
dubitiamo
assai
.
Se
i
suoi
avversarî
fossero
meglio
di
lei
in
grado
di
assumere
quel
còmpito
,
il
fatto
lo
avrebbe
dimostrato
.
Era
necessario
ormai
,
nell
'
interesse
delle
istituzioni
,
che
la
Sinistra
venisse
assunta
al
governo
e
fosse
presa
in
parola
.
L
'
educazione
politica
di
un
paese
non
si
fa
mai
abbastanza
bene
né
coi
ragionamenti
dei
pubblicisti
,
né
cogli
esempî
di
altri
paesi
,
ma
,
come
avviene
per
gli
individui
giovani
riguardo
al
vivere
sociale
,
solo
coll
'
esperienza
propria
.
[
Come
l
'
assunzione
della
sinistra
al
potere
sia
stata
una
conseguenza
logica
della
situazione
preparata
dalla
destra
,
e
quali
effetti
abbia
prodotto
rispetto
al
paese
.
]
Tutto
era
predisposto
pertanto
per
il
trionfo
della
Sinistra
parlamentare
,
e
nel
marzo
1876
questa
prese
in
mano
le
redini
dello
Stato
.
Giammai
crisi
ministeriale
ebbe
così
piena
giustificazione
come
questa
.
Il
deputato
Depretis
fa
chiamato
al
governo
;
e
la
maggioranza
del
paese
,
specialmente
nelle
provincie
del
mezzogiorno
,
salutò
l
'
avvenimento
con
grandissimo
tripudio
,
e
lo
avvalorò
eleggendo
,
nell
'
autunno
seguente
,
una
camera
composta
per
quattro
quinti
di
avversarî
della
antica
Destra
.
La
dimostrazione
non
poteva
essere
né
più
esplicita
né
più
solenne
.
Il
discorso
programma
pronunciato
dal
nuovo
presidente
dei
ministri
in
un
banchetto
tenutosi
a
Stradella
,
era
di
una
mirabile
elasticità
,
acconcio
a
lusingare
tutti
i
desiderî
di
coloro
,
che
vagheggiavano
un
indirizzo
diverso
da
quello
seguìto
fino
allora
,
senza
nulla
determinare
.
In
pari
tempo
i
precedenti
dell
'
onor
.
Depretis
,
lo
additavano
,
e
meritamente
,
come
un
uomo
che
aveva
già
fatto
esperienza
delle
cose
di
governo
,
e
che
perciò
si
sarebbe
tenuto
alieno
da
ogni
utopia
,
La
pretesa
dei
vincitori
alla
qualifica
di
liberali
e
di
progressisti
per
antonomasia
,
trovò
poco
eco
nel
paese
e
fu
accettata
come
un
modo
di
dire
,
tutt
'
al
più
;
imperocché
tra
le
accuse
,
sotto
il
peso
delle
quali
aveva
dovuto
la
Destra
cedere
il
posto
,
la
maggiore
non
era
punto
quella
di
essere
antiliberale
o
antiprogressista
.
Invece
la
qualifica
che
andò
al
cuore
delle
moltitudini
,
e
su
cui
esse
insistettero
nel
parlare
di
quell
'
avvenimento
,
si
riassumeva
nella
parola
riparazione
.
Sì
,
certamente
.
La
Sinistra
era
chiamata
a
riparare
alla
enormezza
e
alla
vessatorietà
delle
imposte
,
allo
sperpero
del
pubblico
danaro
in
ispese
improduttive
,
ai
debiti
insensati
contratti
dai
comuni
,
all
'
accentramento
della
pubblica
amministrazione
,
alla
mancanza
di
pubblica
sicurezza
,
alla
scarsezza
delle
opere
pubbliche
in
confronto
dei
paesi
più
progrediti
d
'
Europa
,
all
'
arenamento
dei
commerci
,
dell
'
industria
,
e
dell
'
agricoltura
,
alla
decadenza
del
prestigio
italiano
all
'
estero
,
allo
spreco
di
decorazioni
riservate
non
al
merito
,
ma
ai
fautori
del
governo
,
alla
crescente
immoralità
che
si
rivelava
nei
casi
verificatisi
di
malversatori
del
pubblico
danaro
,
di
cassieri
che
scappavano
,
di
uomini
che
si
facevano
scala
della
deputazione
per
accaparrare
lucrosi
posti
ovvero
più
numerose
clientele
di
affari
,
allo
spirito
esclusivo
dello
stato
maggiore
della
Destra
,
designato
col
nome
di
consorteria
.
Siccome
alla
generalità
s
i
era
fatto
credere
che
di
tutti
questi
malanni
si
doveva
attribuire
la
colpa
,
non
già
in
parte
alla
necessità
di
dover
pagaie
le
spese
di
una
profonda
rivoluzione
come
fu
quella
d
'
Italia
,
in
parte
alle
illusioni
dei
primi
anni
intorno
alla
ricchezza
del
paese
,
in
parte
alla
inesperienza
,
in
parte
alle
tristi
eredità
dell
'
epoca
ancora
recentissima
della
decadenza
italiana
,
in
parte
alla
naturale
perversità
della
natura
umana
lasciata
senza
freni
morali
sufficienti
,
in
parte
alla
conseguenza
del
parlamentarismo
,
applicato
come
era
,
del
quale
multiforme
e
gravissimo
inconveniente
però
nessuno
aveva
mai
creduto
bene
di
far
motto
;
ma
che
tutto
invece
era
da
addebitarsi
alla
volontà
e
alla
perversità
degli
uomini
che
fino
allora
erano
seduti
al
governo
,
e
di
quelli
che
li
avevano
sostenuti
,
così
era
stata
creata
artificialmente
la
generale
convinzione
che
,
mutati
quegli
uomini
e
sostituiti
al
governo
i
loro
accusatori
,
la
riparazione
si
sarebbe
effettuata
da
sé
.
Fra
pochi
mesi
l
'
Italia
avrebbe
navigato
in
piena
riforma
della
amministrazione
,
dei
tributi
,
dell
'
elettorato
;
dal
che
la
felicità
generale
.
Ogni
nostro
lettore
imparziale
è
in
grado
di
giudicare
da
solo
se
ai
mali
sopra
enumerati
e
specificati
,
si
sia
posto
rimedio
!
Il
nostro
non
è
uno
scritto
di
polemica
.
A
questa
illusione
non
poteva
partecipare
certamente
,
né
l
'
onorevole
Depretis
,
né
gli
altri
capi
della
Sinistra
,
troppo
esperti
delle
misere
realtà
di
questo
basso
mondo
.
Era
facile
accorgersi
che
l
'
inaudito
successo
elettorale
del
1876
non
era
ispirato
da
un
sentimento
di
deferenza
personale
per
loro
,
bensì
dal
malcontento
generale
prodotto
da
cause
diversissime
.
Bastava
una
rassegna
attenta
dei
nomi
dei
nuovi
deputati
per
trovare
,
nelle
file
ministeriali
,
accanto
a
repubblicani
,
uomini
di
tendenze
,
specialmente
nei
nuovi
eletti
del
mezzogiorno
,
assai
più
conservatrici
che
non
i
capi
dell
'
antica
Destra
.
Era
evidente
che
i
nuovi
governanti
avevano
accettato
una
cambiale
terribile
,
per
una
somma
enorme
,
affatto
sproporzionata
alle
loro
forze
;
e
che
di
questa
cambiale
doveva
pur
venire
il
giorno
della
scadenza
.
Per
impedire
che
la
cambiale
cadesse
in
protesto
,
non
c
'
era
che
un
mezzo
:
trovare
un
diversivo
alla
pubblica
aspettazione
sterminata
,
appagandola
in
parte
.
A
noi
sembra
singolare
,
che
l
'
onor
.
Depretis
,
invece
che
ricorrere
ai
piccoli
espedienti
,
soddisfare
ai
rancori
o
alle
pretese
dei
suoi
partigiani
più
esigenti
,
frugare
di
qua
e
di
là
per
scoprire
e
se
fosse
possibile
escogitare
,
alla
spicciolata
,
nuove
leggi
che
lo
mostrassero
più
liberale
de
'
suoi
predecessori
,
non
abbia
approfittato
dell
'
occasione
unica
che
si
è
presentata
a
un
uomo
di
Stato
italiano
,
da
Cavour
in
poi
,
dell
'
occasione
di
poter
disporre
di
una
maggioranza
così
colossale
,
per
ottenere
dal
Parlamento
,
o
meglio
ancora
per
introdurre
,
salva
l
'
approvazione
del
Parlamento
,
alcuni
provvedimenti
intesi
a
semplificare
e
a
rendere
meglio
rispondente
ai
bisogni
locali
dei
cittadini
,
la
pubblica
amministrazione
,
in
quanto
dipende
dai
ministeri
dell
'
interno
,
della
giustizia
,
delle
finanze
,
della
istruzione
pubblica
,
dei
lavori
pubblici
e
dell
'
agricoltura
e
commercio
.
Che
tali
provvedimenti
possano
tornar
utili
,
nessuno
ne
ha
mai
dubitato
;
ma
non
c
'
è
mai
stato
ministero
che
si
trovasse
in
grado
di
farli
sanzionare
dal
Parlamento
;
perché
,
disponendo
sempre
di
una
debole
maggioranza
,
e
dovendo
naturalmente
quei
provvedimenti
ferire
gl
'
interessi
di
un
certo
numero
di
collegi
elettorali
,
i
rappresentanti
di
questi
,
coalizzandosi
coll
'
opposizione
politica
sempre
pronta
alle
offese
,
avrebbero
rovesciato
il
ministero
che
avesse
osato
farsene
iniziatore
.
L
'
onor
.
Depretis
fu
il
primo
che
si
trovò
nella
fortunata
posizione
di
poter
dar
mano
con
successo
a
questa
operazione
importante
.
Essa
gli
avrebbe
probabilmente
fatto
perdere
,
lungo
la
strada
,
non
pochi
seguaci
;
ma
una
maggioranza
l
'
avrebbe
sempre
conservata
,
cosicché
sarebbe
riuscito
a
poter
dire
con
orgoglio
al
paese
:
"
Ecco
un
atto
riparatore
,
che
nessuno
dei
miei
predecessori
sarebbe
stato
in
grado
neppur
di
proporre
,
e
ch
'
io
ho
saputo
compiere
.
C
'
è
ancora
un
lungo
tratto
da
percorrere
.
Ma
intanto
nessuno
potrebbe
negare
che
un
passo
è
fatto
.
Lasciatemi
tempo
e
faremo
anche
il
resto
.
"
Egli
invece
,
per
timore
di
perdere
qualcuno
de
'
suoi
seguaci
,
finì
,
in
pochi
mesi
,
col
perderli
quasi
tutti
,
e
coll
'
abbandonare
il
potere
senza
aver
potuto
far
nulla
di
diverso
dai
suoi
predecessori
,
sciupando
così
un
'
opportunità
che
forse
non
si
ripresenterà
più
a
nessuno
.
Gli
succedette
l
'
onor
.
Cairoli
,
patriota
insuperabile
,
e
popolarissimo
in
tutta
l
'
Italia
.
Ma
neppure
a
lui
riuscì
di
riparare
alcuna
cosa
sul
serio
,
per
quanto
lo
abbia
desiderato
ardentemente
e
per
quanto
il
favore
della
popolarità
,
malgrado
l
'
insuccesso
,
non
gli
sia
mai
venuto
meno
.
Personalmente
anzi
egli
crebbe
nel
pubblico
favore
,
dopo
quanto
fece
per
la
salvezza
del
Re
.
Ma
appunto
la
popolarità
inesauribile
dell
'
onor
.
Cairoli
avrebbe
fornito
anche
a
lui
un
'
ottima
occasione
di
soddisfare
il
paese
,
molto
sitibondo
di
saggio
,
vigoroso
e
liberale
governo
,
e
per
nulla
affatto
sitibondo
di
rigorosa
coerenza
nei
governanti
,
purché
facciano
bene
.
Egli
solo
,
dopo
aver
verificato
coll
'
esperienza
propria
,
che
un
nuovo
indirizzo
di
governo
è
cosa
più
facile
a
dirsi
che
a
farsi
,
avrebbe
potuto
elevarsi
al
disopra
dei
partiti
e
delle
clientele
militanti
,
formare
un
ministero
composto
degli
uomini
più
capaci
che
il
paese
è
in
grado
di
fornire
pei
diversi
rami
della
cosa
pubblica
,
affinché
lo
coadiuvassero
nel
determinare
l
'
indirizzo
di
governo
più
conforme
all
'
interesse
presente
della
patria
;
poscia
appellarsi
alle
urne
elettorali
con
questo
semplice
programma
:
di
voler
,
cioè
,
governare
saggiamente
,
vigorosamente
e
liberalmente
,
col
concorso
degli
uomini
,
che
a
lui
sembrassero
più
addatti
all
'
uopo
.
Ma
i
legami
di
partito
,
probabilmente
,
lo
avranno
impedito
,
di
riconoscere
tutta
la
forza
vera
che
stava
in
lui
solo
;
ed
egli
pertanto
non
entrò
in
questa
via
.
Preferì
cadere
sulla
teoria
del
reprimere
anziché
prevenire
,
pochi
giorni
dopo
aver
egli
stesso
prevenuto
,
e
non
essersi
accontentato
di
reprimere
,
il
colpo
che
la
mano
assassina
vibrava
contro
il
Re
.
È
vero
che
ritornò
al
potere
alcuni
mesi
dopo
,
ma
diminuito
di
prestigio
,
non
come
patriota
certamente
,
bensì
come
uomo
di
governo
.
L
'
unica
riforma
seria
inaugurata
dalla
Sinistra
al
potere
fu
l
'
abolizione
della
tassa
del
macinato
.
Or
bene
,
questo
provvedimento
meriterebbe
invero
il
nome
di
riforma
liberale
,
se
l
'
anzidetto
cespite
di
pubblica
entrata
fosse
stato
introdotto
dai
ministeri
precedenti
senza
aver
prima
aggravato
la
mano
sulle
classi
più
agiate
fino
all
'
estremo
limite
del
possibile
.
Invece
è
stato
proposto
come
una
triste
necessità
,
destinata
a
sopperire
al
disavanzo
,
dopo
esauriti
tutti
gli
altri
mezzi
.
Si
tratta
dunque
di
verificare
se
il
disavanzo
ci
sarebbe
o
non
ci
sarebbe
coll
'
abolizione
di
questa
tassa
.
È
questione
di
contabilità
.
Quando
mai
è
avvenuto
che
ad
una
questione
di
pura
contabilità
si
sia
attribuito
un
carattere
di
riforma
finanziaria
?
Malgrado
le
anzidette
osservazioni
,
lo
scrivente
è
d
'
avviso
che
l
'
assunzione
della
Sinistra
al
potere
è
stata
utilissima
al
paese
per
tre
ragioni
.
Primieramente
,
ne
nacque
che
i
suoi
capi
ebbero
occasione
di
fare
atto
di
lealtà
monarchica
al
momento
del
lutto
per
la
morte
di
Vittorio
Emanuele
e
della
trasmissione
della
corona
all
'
augusto
suo
figlio
,
e
di
controfirmare
i
primi
atti
del
nuovo
Regno
;
il
che
è
importante
,
non
già
perché
si
potesse
metter
in
dubbio
la
lealtà
di
quei
capi
,
ma
perché
ciò
ha
dimostrato
ai
nemici
d
'
Italia
,
non
esser
vero
quello
che
andavano
dicendo
,
appoggiarsi
,
cioè
,
la
monarchia
italiana
esclusivamente
sulla
base
poco
estesa
del
partito
moderato
.
In
secondo
luogo
,
è
un
bene
che
un
ministero
di
Sinistra
abbia
appostola
sua
firma
al
trattato
di
Berlino
.
Non
si
poteva
ottenere
che
i
risultati
fossero
diversi
,
e
lo
scrivente
lo
ha
dimostrato
a
suo
tempo
(
V
.
il
libro
Un
po
'
di
commenti
sul
trattato
di
Berlino
)
.
Ma
guai
se
un
ministero
di
destra
avesse
sanzionato
quell
'
atto
!
Non
si
sarebbe
mai
più
rifinito
,
nel
campo
de
'
suoi
avversarî
,
di
muovergli
le
più
acerbe
accuse
,
e
di
aggiungere
,
a
tutti
gli
altri
,
questo
nuovo
fomite
di
malcontento
.
Finalmente
,
l
'
esperimento
triennale
del
governo
di
Sinistra
dovrebbe
avere
ormai
contribuito
a
mostrare
al
paese
come
"
fra
il
detto
e
il
fatto
corre
un
gran
tratto
"
;
sopratutto
poi
a
distruggere
un
grosso
equivoco
,
ed
a
convincerlo
di
una
verità
,
la
quale
i
posteri
si
meraviglieranno
sia
rimasta
sì
a
lungo
nascosta
.
Questa
verità
è
che
la
Destra
parlamentare
italiana
,
presa
collettivamente
,
non
solo
non
è
mai
stata
un
partito
conservatore
,
bensì
è
stata
il
partito
più
avanzato
,
e
spesso
anche
il
più
radicale
,
che
sia
compatibile
col
sistema
monarchico
,
sebbene
abbia
compiti
anche
taluni
atti
intrinsecamente
conservatori
.
In
qualunque
altra
monarchia
d
'
Europa
essa
avrebbe
figurato
come
un
'
estrema
Sinistra
,
e
presso
a
poco
altrettanto
in
qualunque
repubblica
ordinata
.
Coloro
che
seguono
le
discussioni
delle
rappresentanze
politiche
di
altri
Stati
europei
,
repubbliche
o
monarchie
costituzionali
,
sono
costretti
a
meravigliarsi
vedendo
ivi
i
riformatori
più
spinti
mettere
avanti
proposte
di
leggi
,
fieramente
combattute
dagli
altri
partiti
come
proposte
eccessivamente
radicali
,
le
quali
esistono
,
applicate
già
da
anni
,
fra
noi
,
e
per
opera
dei
ministeri
di
Destra
.
Perciò
non
deve
far
meraviglia
se
parecchi
chiari
pubblicisti
d
'
Europa
,
giudicando
le
cose
nostre
con
criterî
molto
elevati
ed
affatto
ed
imparziali
,
si
sono
posti
il
quesito
,
più
d
'
una
volta
,
se
il
governo
italiano
(
stava
allora
la
Destra
al
potere
)
non
avesse
per
avventura
preceduto
di
troppo
il
moto
naturale
,
di
cui
è
suscettibile
il
proprio
paese
.
Uno
dei
più
illustri
contemporanei
,
appartenente
alla
scuola
liberale
,
in
uno
degli
Stati
,
in
cui
la
coltura
è
più
progredita
,
chiedeva
allo
scrivente
,
nel
1875
,
se
il
malcontento
contro
il
governo
in
Italia
,
di
cui
giungeva
l
'
eco
oltremonte
,
non
nascondesse
per
avventura
,
sotto
il
velo
di
vaghe
aspirazioni
,
a
cui
si
attribuiva
gratuitamente
il
carattere
di
un
desiderio
di
maggior
progresso
,
una
resistenza
invece
della
maggioranza
degli
Italiani
a
seguire
il
governo
nella
sua
troppo
rapida
corsa
alla
ricerca
di
ideali
troppo
elevati
,
o
,
per
meglio
dire
,
di
ideali
che
costano
,
per
poter
essere
raggiunti
,
troppo
disturbo
,
e
troppo
lavoro
collettivo
,
e
troppa
spesa
alla
massa
del
paese
,
mentre
soddisfanno
,
raggiunti
che
siano
,
la
sola
classe
dei
politicanti
,
rimanendo
al
volgo
dei
contribuenti
di
pagarne
i
conti
.
E
per
verità
la
Destra
,
prima
di
abbandonare
il
timone
dello
Stato
,
ha
mietuto
sulla
via
tutte
le
idee
avanzate
che
sono
compatibili
con
un
reggimento
ordinato
,
e
nulla
lasciò
da
spigolare
,
in
fatto
di
tali
idee
,
ai
suoi
successori
di
Sinistra
.
Gli
uomini
di
Sinistra
,
i
quali
da
anni
avevano
accusato
la
Destra
di
professare
idee
troppo
conservatrici
,
ed
erano
riusciti
a
far
credere
ad
una
parte
del
ceto
elettorale
,
che
la
cagione
del
malessere
del
paese
dipendeva
da
quelle
tendenze
di
governo
,
arrivati
al
potere
,
portativi
da
una
marea
irresistibile
di
malcontento
,
rovistarono
da
ogni
parte
per
trovar
qualcosa
da
fare
in
un
senso
più
radicale
,
ma
non
lo
trovarono
,
per
il
semplice
motivo
che
più
di
quello
che
era
già
stato
fatto
,
non
si
poteva
fare
,
in
quel
senso
.
Come
la
Sinistra
giunse
al
governo
e
vi
rimase
per
breve
tempo
nel
1862
,
avendo
essa
accusato
la
Destra
,
sotto
agli
auspici
della
quale
erano
pure
state
fatte
le
annessioni
,
di
procedere
troppo
a
rilento
,
e
vedendo
che
non
c
'
era
altro
modo
di
far
onore
alle
proprie
accuse
,
si
provò
a
rallentare
un
momento
le
redini
della
rivoluzione
,
usufruita
fino
allora
,
ma
sempre
frenata
,
dalla
mano
del
governo
,
e
il
risultato
fu
Aspromonte
;
e
un
grido
di
spavento
rimise
tosto
le
redini
in
mano
alla
Destra
.
Anche
nel
1867
la
Sinistra
ebbe
un
episodio
di
governo
;
ricalcò
le
orme
del
1862;
e
si
ebbe
Mentana
;
e
una
seconda
volta
il
terrore
del
paese
richiamò
la
Destra
.
Pervenuta
per
la
terza
volta
alla
direzione
dello
Stato
,
per
far
qualche
cosa
di
più
liberale
della
Destra
,
tollerò
per
qualche
tempo
l
'
agitazione
per
l
'
Italia
irredenta
;
ma
l
'
atteggiamento
di
tutti
i
governi
vicini
,
anche
i
più
amici
,
la
fece
accorta
che
aveva
toccato
un
tasto
,
con
cui
non
è
lecito
scherzare
,
tanto
più
quando
si
è
divenuti
una
delle
grandi
potenze
.
Poi
venne
fuori
colla
teoria
del
reprimere
e
non
prevenire
;
ma
uno
sgomento
,
che
s
'
impossessò
di
tutta
Italia
,
e
che
trovò
eco
in
quasi
tutti
i
banchi
della
Camera
dei
deputati
,
ricordando
gli
sgomenti
per
Aspromonte
e
per
Mentana
,
provocò
la
caduta
del
ministero
Cairoli
.
Se
la
Sinistra
avesse
frugato
invece
nell
'
arsenale
delle
idee
conservatrici
di
governo
e
non
di
partito
,
quante
cose
avrebbe
trovato
da
fare
,
liberali
,
utili
e
pratiche
,
che
la
Destra
trascurò
sempre
,
o
per
iscrupoli
dottrinarî
,
o
perché
,
distratta
da
altre
preoccupazioni
,
non
ci
aveva
pensato
.
Ma
chi
avesse
appena
coltivato
l
'
idea
di
ricorrere
a
quell
'
arsenale
,
come
avrebbe
potuto
salvarsi
dalle
ire
di
certi
amici
?
La
Destra
,
come
si
è
già
detto
,
aveva
mietuto
tutto
il
campo
delle
idee
liberali
e
radicali
attuabili
,
durante
i
quindici
anni
del
suo
governo
,
distrutto
tutte
le
leggi
preesistenti
,
sconvolte
inveterate
abitudini
,
spostati
e
feriti
molti
interessi
,
sempre
colla
meta
davanti
agli
occhi
di
creare
d
'
un
colpo
l
'
Italia
una
,
libera
,
ricca
e
potente
;
e
tutto
ciò
senza
badare
agli
attriti
e
alla
spesa
.
Aveva
introdotto
una
legislazione
affatto
democratica
,
come
di
più
non
sarebbe
stato
possibile
,
tranne
in
ciò
che
si
riferisce
al
diritto
elettorale
;
e
questa
eccezione
non
fu
già
motivata
dai
suoi
intenti
conservatori
,
bensì
dalla
convinzione
,
in
cui
era
,
che
la
legge
elettorale
vigente
,
attribuiva
la
prevalenza
alle
classi
autrici
del
rivolgimento
italiano
,
e
che
,
allargandola
,
si
correva
pericolo
di
aprir
l
'
adito
alla
influenza
del
clero
.
Nei
rapporti
colla
Chiesa
,
la
Destra
aveva
incamerati
i
beni
ecclesiastici
,
adottate
misure
di
rigore
contro
sacerdoti
renitenti
,
sottoposti
i
chierici
alla
leva
militare
,
stabilito
il
matrimonio
civile
,
protetto
il
razionalismo
in
ogni
maniera
,
rispettata
non
solo
la
libertà
di
stampa
,
ma
sottratta
questa
al
diritto
comune
per
mezzo
della
finzione
del
gerente
responsabile
,
lasciando
esistere
una
così
immunità
a
beneficio
dei
giornalisti
.
Essa
fu
così
poco
esclusiva
nei
piccoli
favori
ai
suoi
aderenti
,
da
esser
passato
in
proverbio
che
,
per
ottenere
qualche
cosa
dal
ministero
,
bisognava
rivolgersi
al
patrocinio
di
qualche
deputato
dell
'
opposizione
.
Convinta
sinceramente
che
nei
primordi
del
regno
,
essa
sola
era
in
grado
di
governare
,
le
premeva
di
non
lasciar
in
mano
alla
Sinistra
nessuna
idea
di
realizzazione
possibile
,
in
modo
da
spingere
questa
al
bivio
di
diventare
o
faziosa
o
assurda
.
Appena
la
Sinistra
sollevava
una
questione
che
avrebbe
potuto
procacciarle
favore
nelle
moltitudini
,
la
Destra
se
ne
impadroniva
subito
,
sapendo
di
essere
in
grado
di
soddisfare
le
moltitudini
senza
mettere
in
pericolo
lo
Stato
;
il
che
,
a
suo
giudizio
,
non
si
sarebbe
potuto
fare
dalla
Sinistra
.
Così
,
per
esempio
,
la
Sinistra
si
era
fatta
organo
delle
ripugnanze
di
una
gran
parte
d
'
Italia
ad
accettare
l
'
egemonia
piemontese
,
egemonia
indispensabile
durante
la
gestazione
dello
Stato
unitario
;
e
la
Destra
prese
la
palla
al
balzo
,
e
promosse
il
trasferimento
della
capitale
da
Torino
a
Firenze
,
con
rischio
di
strappare
intempestivamente
la
dinastia
dalla
sua
base
secolare
,
e
colla
probabilità
di
provocare
lo
sdegno
di
una
fiera
popolazione
;
sdegno
che
non
mancò
di
prorompere
,
e
le
di
cui
traccie
non
sono
ancora
del
tutto
cancellate
.
La
Sinistra
portava
scritto
sulla
sua
bandiera
:
"
Roma
capitale
,
senza
le
riserve
cavouriane
.
"
Ebbene
,
la
Destra
aveva
sottoscritta
la
convenzione
del
15
settembre
1864
,
e
adduceva
ottimi
argomenti
per
sostenere
che
quello
era
un
atto
utile
in
sé
stesso
,
come
un
espediente
diplomatico
che
,
impedendo
ogni
attrito
immediato
fra
l
'
Italia
e
il
papato
,
lasciava
che
il
tempo
e
le
forze
della
civiltà
preparassero
il
terreno
ad
una
soluzione
completa
di
sì
grande
problema
,
senza
pregiudizio
dell
'
unità
e
integrità
della
patria
italiana
.
È
naturale
quindi
che
non
abbia
dubitato
di
riconfermar
quella
convenzione
nel
1870
,
sul
principio
della
guerra
franco
prussiana
,
coll
'
intenzione
di
mantenerla
fedelmente
.
Perché
mai
dunque
si
lasciò
indurre
a
violare
un
trattato
stipulato
liberamente
,
e
di
propria
iniziativa
,
sei
anni
prima
,
e
ad
aprir
la
breccia
di
Porta
Pia
?
Lo
fece
solo
per
non
lasciare
un
'
arma
nelle
mani
della
Sinistra
(
spalleggiata
,
in
tale
questione
,
dagli
uomini
più
notevoli
della
Destra
piemontese
)
e
impedirle
di
salire
in
quell
'
occasione
al
potere
dove
,
secondo
il
suo
più
profondo
convincimento
,
avrebbe
compromesso
ogni
cosa
,
senza
volerlo
.
Quattro
fattori
si
erano
dati
la
posta
,
ad
un
tempo
,
per
compromettere
il
programma
dei
mezzi
morali
,
l
'
occasione
propizia
cioè
,
l
'
idea
fissa
delle
classi
dirigenti
piemontesi
,
l
'
interesse
dei
meridionali
d
'
avere
la
capitale
più
vicina
,
le
reminiscenze
classiche
.
Appariva
dunque
assai
probabile
che
quel
programma
sarebbe
caduto
in
ogni
caso
,
ma
col
grave
pericolo
che
mani
inesperte
creassero
una
situazione
arruffatissima
,
il
che
invece
si
riuscì
a
schivare
.
La
Sinistra
accusava
la
Destra
di
non
voler
esercitare
alcuna
importante
influenza
nei
grandi
affari
del
mondo
.
La
Destra
,
sebbene
sapesse
che
,
dopo
il
1866
,
la
posizione
esterna
era
eccezionalmente
sicura
,
e
che
non
si
correva
alcun
pericolo
;
sebbene
preoccupata
delle
condizioni
finanziarie
,
pure
,
per
mostrare
fallace
l
'
accusa
,
si
lanciava
in
costosissimi
armamenti
marittimi
,
d
'
indole
affatto
nuova
,
senza
il
conforto
di
alcuna
esperienza
già
fatta
dalle
nazioni
più
ricche
.
La
potenza
della
banca
nazionale
destava
i
mali
umori
della
Sinistra
.
La
Destra
le
dava
soddisfazione
per
mezzo
del
consorzio
delle
banche
.
Ma
sarebbe
troppo
lungo
enumerare
tutto
ciò
che
fece
la
Destra
nel
senso
sovraesposto
.
Basti
dire
che
essa
consegnò
,
colla
massima
lealtà
,
alla
Sinistra
la
macchina
dello
Stato
così
congegnata
e
accentrata
,
da
permettere
ai
vincitori
di
compiere
legalmente
contro
di
lei
molti
atti
partigiani
,
i
quali
,
se
quella
macchina
fosse
stata
corretta
a
tempo
,
sarebbero
stati
impossibili
.
La
Destra
però
era
capitanata
da
uomini
eminentemente
serî
,
logici
,
e
consci
della
responsabilità
che
pesava
su
loro
.
Essi
non
potevan
supporre
che
chi
voleva
il
fine
escludesse
i
mezzi
per
raggiungerlo
.
Vedendo
che
la
sola
opposizione
,
la
quale
venisse
mossa
contro
l
'
indirizzo
da
essi
dato
alla
cosa
pubblica
,
si
riassumeva
nella
accusa
che
non
facessero
abbastanza
,
sebbene
evidentemente
tale
indirizzo
dovesse
riuscire
costosissimo
,
dovevano
ritenere
che
quella
parte
del
paese
,
la
quale
inclinava
verso
l
'
opposizione
,
implicitamente
accettasse
anche
la
spesa
relativa
,
e
quindi
il
corrispondente
aumento
d
'
imposte
.
Se
non
che
siffatto
rapporto
necessario
fra
il
fine
e
i
mezzi
,
non
era
capito
da
molta
parte
dei
contribuenti
,
ai
quali
anzi
si
faceva
o
si
lasciava
credere
che
,
se
l
'
opposizione
fosse
stata
chiamata
a
governare
,
si
sarebbe
potuto
spendere
assai
più
proficuamente
,
diminuendo
gli
aggravî
.
Per
conseguenza
l
'
impopolarità
della
Destra
era
giunta
all
'
apogeo
nel
1876;
e
,
siccome
sarebbe
irragionevole
pretendere
che
una
nazione
nuova
venga
spontaneamente
essa
medesima
ad
imporre
ai
suoi
governanti
di
soprassedere
alle
spese
così
dette
produttive
,
di
seguire
una
politica
modesta
,
di
completo
raccoglimento
,
quindi
in
contraddizione
coll
'
amor
proprio
nazionale
che
tutti
i
suoi
capo
partiti
avevano
gareggiato
a
stuzzicare
,
così
diventava
naturalissimo
che
l
'
opposizione
,
o
un
po
'
prima
,
o
un
po
'
dopo
,
dovesse
avere
il
sopravvento
.
L
'
esperimento
doveva
farsi
,
lo
ripetiamo
,
e
fu
fatto
;
e
non
è
riuscito
,
perché
non
poteva
riuscire
.
Nessuna
delle
aspettative
sotto
gli
auspicî
delle
quali
la
Sinistra
poté
salire
al
potere
,
fu
appagata
.
Come
si
è
veduto
,
la
Sinistra
,
giunta
al
potere
,
è
stata
perseguitata
inesorabilmente
da
un
duplice
peccato
originale
.
Avendo
sempre
censurato
,
allorché
era
opposizione
,
tutto
ciò
che
fu
fatto
dai
suoi
avversarî
,
senza
eccettuare
neppure
quegli
atti
che
la
Destra
aveva
eseguiti
solo
perché
sedeva
al
governo
e
che
chiunque
avrebbe
compiuti
a
quel
posto
,
e
in
pari
tempo
avendo
stuzzicato
e
accarezzato
ogni
specie
di
aspettative
,
anche
le
più
irrealizzabili
,
si
è
tagliata
da
sé
la
via
ad
attuare
molte
cose
che
altrimenti
avrebbe
potuto
assumere
nell
'
interesse
del
paese
.
Serva
questo
almeno
per
l
'
avvenire
!
Anche
le
opposizioni
devono
ricordarsi
di
avere
una
responsabilità
.
La
Sinistra
ha
finito
per
cacciarsi
,
probabilmente
,
in
un
bivio
pieno
di
pericoli
:
o
distruggere
il
pareggio
per
salvare
il
decoro
del
partito
,
ovvero
imporre
nuovi
balzelli
.
Ma
in
entrambi
i
casi
,
che
cosa
direbbe
il
paese
,
o
ricaduto
nel
disavanzo
,
o
ridotto
a
dover
pagare
più
di
prima
?
Malgrado
tutto
ciò
,
giustizia
vuole
che
si
riconoscano
anche
i
meriti
della
Sinistra
.
Nell
'
impotenza
,
in
cui
erano
i
ministeri
dal
suo
seno
usciti
,
di
introdurre
le
riforme
preconizzate
,
essa
commise
bensì
alla
spicciolata
molti
atti
di
partigianeria
,
con
danno
della
amministrazione
,
per
ingraziarsi
i
proprî
addetti
,
ma
si
arrestò
sempre
(
finora
almeno
)
davanti
a
gravi
risoluzioni
che
avrebbero
potuto
compromettere
durevolmente
il
paese
,
anche
a
costo
di
essere
accusata
di
inconseguenza
.
Di
ciò
bisogna
tenerle
conto
.
L
'
uso
del
potere
svegliò
anche
in
lei
il
sentimento
della
responsabilità
.
Se
poi
si
volesse
fare
una
distinzione
fra
il
partito
,
preso
collettivamente
,
e
gli
uomini
che
lo
compongono
,
come
abbiamo
fatto
nel
discorrere
della
Destra
,
esso
ha
anche
mostrato
di
possedere
parecchie
individualità
utili
al
paese
,
le
quali
forse
sarebbero
rimaste
sempre
nell
'
ombra
,
ovvero
in
una
falsa
luce
,
quando
quel
partito
non
avesse
fatto
le
sue
prove
.
Perciò
si
può
dire
che
se
la
Sinistra
,
formata
com
'
era
,
si
è
esaurita
,
è
pur
d
'
uopo
ammettere
che
vi
sono
degli
uomini
,
anche
nella
medesima
,
i
quali
sopravviveranno
al
partito
.
Egli
è
vero
che
si
sente
parlare
della
ricostituzione
della
Sinistra
.
Ma
un
semplice
accordo
dei
capi
,
poco
conterebbe
.
Ciò
che
importa
sapere
è
secondo
quale
programma
,
rispondente
a
qualcuna
delle
aspirazioni
reali
e
non
immaginarie
del
paese
,
o
,
in
altre
parole
,
su
quale
base
duratura
si
fonderebbe
siffatta
ricostituzione
.
Se
la
base
duratura
si
troverà
,
allora
non
sarà
più
la
Sinistra
di
prima
,
ma
una
nuova
Sinistra
.
Se
non
si
troverà
,
svanirà
come
fumo
ogni
ricostituzione
.
La
Destra
,
divenuta
opposizione
,
si
condusse
nobilmente
,
e
quindi
anche
abilmente
.
Il
suo
programma
di
opposizione
fu
semplicissimo
:
impedire
,
cioè
,
che
i
risultati
utili
al
paese
e
da
essa
conseguiti
,
vengano
compromessi
.
Un
programma
negativo
,
come
si
vede
;
un
programma
però
importantissimo
,
imperocché
il
pareggio
finanziario
è
la
condizione
elementare
della
esistenza
normale
di
uno
Stato
,
e
,
se
fosse
compromesso
,
la
prima
cosa
,
anzi
l
'
unica
cosa
,
a
cui
pensare
,
dovrebbe
essere
certamente
quella
di
ristaurarlo
.
Ma
,
conservato
il
pareggio
o
ristauratolo
,
qualora
ce
ne
fosse
bisogno
,
il
che
si
riferisce
al
passato
,
che
cosa
farebbe
la
Destra
rispetto
all
'
avvenire
?
Può
essa
ragionevolmente
sperare
di
riuscire
a
trovare
adesioni
numerose
,
sicure
,
e
durevoli
nel
paese
,
rimanendo
nella
cerchia
identica
delle
idee
di
prima
?
Sempre
fedele
al
proposito
di
mostrare
che
nessuno
potrebbe
essere
né
più
liberale
,
né
più
progressista
,
la
Destra
intanto
si
scelse
a
capo
l
'
onorevole
Sella
,
la
personificazione
più
completa
e
più
degna
di
questa
duplice
tendenza
.
Gli
altri
uomini
eminenti
e
riputati
del
partito
,
con
molta
abnegazione
,
e
per
spirito
di
disciplina
,
si
trassero
in
disparte
.
Non
deve
quindi
recar
meraviglia
se
,
in
seno
al
paese
,
tutti
coloro
che
giudicano
la
politica
secondo
l
'
ordine
delle
idee
,
e
non
secondo
le
attinenze
delle
persone
,
vanno
facendo
a
sé
stessi
queste
due
domande
:
Quale
differenza
c
'
è
fra
gli
uomini
di
quella
parte
della
Destra
che
sta
sempre
in
prima
fila
,
ogni
qualvolta
si
tratti
di
idee
liberali
e
di
progresso
,
e
quegli
uomini
della
Sinistra
i
quali
,
negli
ultimi
tre
anni
,
hanno
dato
miglior
saggio
di
sé
?
Quale
è
la
distanza
che
separa
gli
uomini
più
conservatori
della
stessa
Destra
,
da
quei
nuovi
conservatori
di
cui
parlammo
nella
Parte
Prima
,
dato
che
questi
riconoscano
,
senza
reticenze
,
i
fatti
compiuti
dalla
nazione
?
E
non
deve
neppure
recar
maraviglia
se
l
'
estrema
Sinistra
,
con
una
logica
stringente
,
va
dimostrando
che
gli
ultimi
ministeri
che
si
sono
succeduti
,
si
sono
immersi
in
un
pelago
di
contraddizioni
per
non
avere
voluto
mutare
ogni
cosa
ab
imis
fundamentis
.
Accettando
e
conservando
l
'
edificio
dello
Stato
tal
quale
l
'
avevano
ricevuto
dai
loro
predecessori
,
e
facendolo
servire
agli
usi
di
prima
,
è
naturale
che
la
nazione
dovesse
finire
per
trovarvisi
alloggiata
male
come
prima
.
Se
si
vuole
riformare
sul
serio
,
dice
essa
,
è
d
'
uopo
modificare
più
di
un
articolo
dello
Statuto
.
Pertanto
,
se
abbiamo
descritto
esattamente
la
situazione
dei
partiti
politici
,
dopo
tre
anni
di
governo
della
Sinistra
,
non
può
essere
sfuggito
ai
nostri
lettori
che
ci
troviamo
in
presenza
di
un
lavoro
di
decomposizione
dei
partiti
vecchi
,
e
di
un
altro
di
ricomposizione
dei
loro
elementi
in
nuove
combinazioni
.
[
Di
un
riordinamento
dei
partiti
politici
per
legge
naturale
di
evoluzione
.
]
Arrivati
a
questo
punto
,
la
parte
principale
del
nostro
còmpito
potrebbe
ritenersi
come
esaurita
,
entro
i
limiti
concessi
alle
scarse
nostre
forze
.
Infatti
non
abbiamo
voluto
fare
altro
che
contribuire
,
con
un
esame
critico
e
spassionato
della
situazione
,
a
sgombrare
l
'
orizzonte
politico
da
una
infinità
di
pregiudizî
e
di
equivoci
i
quali
,
se
si
perpetuassero
,
impedirebbero
alla
generalità
di
raccapezzarsi
in
mezzo
all
'
attuale
confusione
.
Il
pensiero
di
indurre
qualcuno
ad
assumere
l
'
iniziativa
di
costituire
un
partito
nuovo
non
doveva
di
certo
passarci
per
la
mente
,
per
il
semplice
motivo
che
ci
parrebbe
il
più
assurdo
che
immaginare
si
possa
.
La
costituzione
di
un
partito
non
si
lascia
improvvisare
,
né
si
lascia
creare
di
getto
per
mezzo
o
di
concerti
stabiliti
fra
poche
persone
,
o
della
enunciazione
di
alcune
idee
.
Essa
suol
essere
il
frutto
di
evoluzioni
che
si
compiono
sotto
la
pressione
delle
circostanze
.
Ciò
soltanto
che
ad
un
cultore
delle
scienze
politiche
e
sociali
è
lecito
e
ragionevole
tentare
,
si
riduce
al
rimuovere
gli
ostacoli
che
appunto
i
pregiudizî
e
gli
equivoci
opporrebbero
ad
un
riordinamento
razionale
di
partiti
rispondente
alle
realità
del
paese
,
qualora
le
circostanze
favorevoli
alla
attuazione
di
siffatto
riordinamento
,
si
presentassero
;
ritenuto
che
ciò
sarebbe
utile
alla
patria
,
e
che
il
processo
di
evoluzione
potrebbe
avvenire
tanto
per
la
via
delle
affinità
,
quanto
per
quella
dei
contrasti
.
È
uno
studio
politico
,
e
non
un
atto
politico
,
che
lo
scrivente
ha
inteso
fare
.
Gli
sembra
che
il
momento
psicologico
di
predisporre
l
'
opinione
pubblica
ad
assecondare
siffatta
evoluzione
,
sia
venuto
e
,
in
questo
convincimento
,
ha
stimato
opportuno
esprimere
pubblicamente
il
proprio
avviso
.
Quali
potrebbero
essere
le
circostanze
favorevoli
più
acconcie
a
produrre
l
'
evoluzione
,
e
quale
forma
prenderebbe
questa
,
non
sono
cose
che
si
lascino
facilmente
pronosticare
.
Ciò
che
crediamo
poter
dire
con
certezza
è
che
qualunque
risultato
per
tal
modo
si
ottenesse
,
sarà
sempre
da
preferirsi
alla
continuazione
di
una
vita
pubblica
acciaccosa
e
stiracchiata
come
è
la
nostra
attuale
,
di
una
vita
pubblica
che
tanto
riscontro
presenta
con
quelle
della
Grecia
e
della
Spagna
;
e
crediamo
poter
dire
con
pari
certezza
che
sarà
da
preferirsi
anche
ad
una
artificiale
ristaurazione
pura
e
semplice
dello
stato
delle
cose
parlamentari
precedente
il
marzo
1876
.
Una
tale
ristaurazione
,
forse
,
sarebbe
bene
accolta
sulle
prime
in
alcune
provincie
,
e
potrebbe
celebrare
una
lieta
luna
di
miele
;
ma
,
se
si
volge
il
pensiero
all
'
avvenire
,
è
impossibile
non
iscorgere
i
due
gravi
inconvenienti
ch
'
essa
racchiuderebbe
.
Il
primo
è
che
arresterebbe
quel
duplice
movimento
di
idee
in
senso
conservatore
,
da
noi
descritto
nella
Prima
Parte
,
un
movimento
d
'
idee
tendente
a
rifornire
di
nuove
forze
la
vita
pubblica
.
Queste
forze
non
esistono
esse
realmente
nel
paese
?
Se
dunque
esistono
,
è
bene
che
entrino
anch
'
esse
nell
'
orbita
costituzionale
.
Il
secondo
inconveniente
consisterebbe
in
questo
che
,
dopo
l
'
esperimento
fatto
dalla
Sinistra
al
governo
,
è
divenuto
chiaro
per
tutti
che
,
se
questo
partito
fosse
ricacciato
nell
'
opposizione
,
perderebbero
ogni
seguito
quelli
fra
i
componenti
suoi
più
capaci
,
i
quali
vengono
accusati
,
in
seno
stesso
del
partito
,
di
aver
ricalcato
,
mentre
furono
al
governo
,
le
orme
della
Destra
.
Acquisterebbero
invece
il
sopravvento
i
più
radicali
.
L
'
opposizione
futura
così
,
per
potersi
sostenere
,
diventerebbe
radicalissima
,
e
rasenterebbe
gli
ultimi
limiti
che
dividono
la
monarchia
dalla
repubblica
.
Or
bene
,
nel
caso
che
la
Destra
attuale
,
ritornata
al
potere
,
venisse
poi
costretta
ad
abbandonarlo
un
'
altra
volta
,
quali
sarebbero
i
suoi
successori
?
L
'
estrema
Sinistra
ha
anch
'
essa
la
sua
ragione
d
'
essere
,
perché
rappresenta
una
delle
opinioni
che
hanno
corso
nel
paese
,
ed
ha
un
programma
molto
più
concreto
che
non
l
'
avesse
l
'
antica
Sinistra
.
Perciò
è
utile
che
abbia
il
suo
posto
nel
Parlamento
,
e
che
ivi
discuta
liberamente
delle
cose
del
paese
in
contradditorio
cogli
altri
partiti
;
ma
da
ciò
al
diventare
essa
l
'
esclusiva
opposizione
,
aspirante
al
governo
,
c
'
è
un
gran
tratto
.
Affinché
l
'
estrema
Sinistra
,
anzi
lo
stesso
partito
esplicitamente
repubblicano
,
abbiano
a
funzionare
utilmente
,
nella
Monarchia
costituzionale
italiana
,
occorre
che
faccia
loro
contrappeso
un
'
estrema
Destra
,
che
i
cattolici
intransigenti
formeranno
il
giorno
,
non
lontano
,
nel
quale
avranno
cessato
di
far
professione
d
'
astensionismo
;
occorre
inoltre
che
tra
quei
due
estremi
,
non
esista
già
un
solo
partito
,
ma
abbiano
a
militare
due
partiti
,
entrambi
capaci
di
governare
;
l
'
uno
decisamente
conservatore
,
nel
senso
ortodosso
e
nazionale
della
parola
;
l
'
altro
eminentemente
liberale
e
progressista
,
ma
monarchico
.
Or
bene
non
è
che
il
processo
naturale
della
evoluzione
dei
partiti
oggi
militanti
,
aiutato
dalle
circostanze
e
dall
'
intervento
di
nuovi
elementi
nel
campo
della
vita
pubblica
,
che
potrebbe
produrre
questa
razionale
divisione
di
partiti
,
esprimenti
ciascuno
,
non
già
le
qualità
personali
e
le
ambizioni
dei
loro
componenti
,
bensì
un
complesso
di
idee
,
di
intenti
,
di
sentimenti
e
di
pubblici
interessi
.
Parte
terza
.
Di
alcuni
criterî
di
Governo
che
potrebbero
essere
applicati
astrazion
fatta
dalle
lotte
di
partito
.
I
.
La
politica
estera
.
In
attesa
che
una
ricostituzione
di
partiti
si
compia
sotto
l
'
influenza
di
circostanze
che
già
stanno
in
prospettiva
come
possibili
,
crederemmo
non
aver
esaurito
il
nostro
studio
,
se
non
ci
arrestassimo
un
momento
,
prima
di
deporre
la
penna
,
sopra
alcuni
criterî
di
governo
i
quali
,
sebbene
di
carattere
conservatore
,
stanno
,
a
parer
nostro
,
al
disopra
dei
partiti
,
e
si
presterebbero
ad
essere
adottati
da
essi
tutti
.
Incominciamo
dalla
politica
estera
.
Le
condizioni
necessarie
perché
un
governo
adempia
convenientemente
ai
suoi
doveri
,
in
questa
parte
della
cosa
pubblica
,
sono
tre
.
Bisogna
,
in
primo
luogo
,
che
abbia
un
'
idea
molto
chiara
,
precisa
e
determinata
degli
interessi
permanenti
del
proprio
paese
;
in
secondo
luogo
,
che
abbia
un
'
idea
altrettanto
chiara
,
precisa
e
determinata
della
situazione
degli
altri
paesi
e
degli
altri
governi
;
in
terzo
luogo
,
che
non
gli
sfugga
mai
il
nesso
che
esiste
fra
questi
due
termini
,
ogni
qualvolta
si
presenta
il
caso
di
qualche
mutamento
nella
situazione
degli
altri
paesi
.
Questi
due
ultimi
punti
sono
fuori
del
nostro
soggetto
,
e
sogliono
variare
da
un
giorno
all
'
altro
.
Riguardo
al
primo
invece
,
ci
è
d
'
uopo
spendere
alcune
parole
per
lo
scopo
di
chiarire
alcune
verità
che
,
ci
sembra
,
potrebbero
essere
accettate
come
assiomi
,
da
tutti
i
partiti
.
È
un
assioma
,
a
nostro
avviso
,
che
non
ci
può
essere
in
Italia
che
una
sola
politica
estera
,
la
quale
non
è
di
Destra
né
di
Sinistra
,
ma
è
la
politica
nazionale
.
Ad
eccezione
dell
'
Impero
Britannico
,
il
quale
,
circondato
dal
mare
come
è
,
padrone
del
mare
,
senza
vicini
,
inattaccabile
in
casa
,
può
darsi
il
lusso
di
tenere
a
sua
disposizione
la
scelta
fra
due
diversi
indirizzi
di
politica
estera
,
tutti
gli
Stati
d
'
Europa
non
ne
hanno
,
e
non
ne
possono
avere
,
che
uno
solo
.
E
invero
i
rapporti
d
'
uno
Stato
cogli
Stati
esteri
non
sono
accidentali
,
ma
sogliono
scaturire
immediatamente
dalle
stesse
necessità
della
sua
creazione
,
della
sua
esistenza
e
della
sua
conservazione
,
ed
hanno
,
nella
essenza
loro
,
un
carattere
così
permanente
e
fisso
che
sopravvivono
perfino
al
mutamento
delle
forme
di
governo
,
appena
siano
forme
regolari
.
Ed
è
perciò
che
sorgono
da
sé
le
così
dette
tradizioni
di
politica
estera
dei
grandi
Stati
;
e
male
ne
incoglie
a
quei
capi
di
nazioni
,
i
quali
abbandonano
siffatte
tradizioni
.
Che
un
governo
,
soltanto
perché
liberale
,
debba
essere
naturalmente
alleato
di
tutti
gli
altri
governi
liberali
,
e
avversario
di
quelli
che
non
lo
sono
,
e
viceversa
,
è
una
proposizione
che
ha
dell
'
assurdo
,
e
che
viene
smentita
da
tutta
la
storia
.
Questa
non
ci
mostra
forse
Richelieu
,
cardinale
,
proteggere
i
protestanti
di
Germania
contro
i
cattolici
?
Luigi
XVI
di
Francia
prendere
la
parte
dei
repubblicani
d
'
America
contro
la
monarchia
inglese
?
la
Russia
conculcare
,
in
casa
,
la
nazionalità
polacca
,
e
combattere
fuori
di
casa
a
favore
della
nazionalità
greca
?
e
Bismarck
,
monarchico
fino
al
midollo
,
far
voti
non
dissimulati
per
il
mantenimento
della
forma
repubblicana
moderata
in
Francia
?
La
politica
estera
ha
di
mira
interessi
e
non
sentimenti
;
si
fonda
nei
rapporti
reali
fra
Stato
e
Stato
.
Gli
affari
che
dipendono
dal
dicastero
delle
cose
estere
offrono
scarsa
materia
a
controversie
dei
partiti
interni
,
a
meno
che
si
tratti
della
questione
personale
della
maggiore
o
minore
idoneità
del
suo
titolare
,
perché
hanno
per
contraenti
degli
Stati
stranieri
,
e
non
dipende
dal
governo
di
un
paese
far
sì
che
gli
Stati
stranieri
siano
quello
che
non
sono
,
o
non
siano
quel
che
sono
.
D
'
altra
parte
,
i
governi
stranieri
che
si
rivolgono
al
governo
di
un
dato
paese
non
si
curano
già
di
sapere
a
quale
partito
questo
appartenga
;
ma
importa
loro
che
sia
serio
,
solido
,
capace
di
mantenere
i
propri
impegni
,
e
tale
che
,
parlando
esso
in
nome
del
proprio
paese
,
quei
governi
siano
certi
di
rispondere
come
se
rispondessero
al
paese
stesso
da
lui
rappresentato
.
La
differenza
dei
partiti
non
può
riferirsi
che
alle
cose
interne
.
Or
bene
,
malgrado
queste
evidenti
verità
,
in
Italia
si
è
sempre
parlato
di
una
politica
estera
di
Destra
e
di
una
di
Sinistra
;
attribuendo
la
denominazione
di
politica
di
Destra
,
o
a
quegli
atti
che
furono
suggeriti
dalla
stessa
forza
delle
cose
,
e
furono
eseguiti
dalla
Destra
perché
era
suo
dovere
eseguirli
così
,
trovandosi
essa
al
governo
(
e
li
eseguì
bene
,
quasi
sempre
)
;
o
alle
memorabili
campagne
diplomatiche
compiute
da
uomini
insigni
che
appartengono
a
tutta
la
nazione
,
più
che
ad
un
partito
,
sebbene
militassero
nel
partito
di
Destra
,
come
Cavour
e
Lamarmora
,
e
che
furono
condotte
a
termine
da
loro
,
nell
'
interesse
della
nazione
,
senza
domandare
il
permesso
ai
proprî
seguaci
,
anzi
talvolta
con
grandissima
ripugnanza
della
maggior
parte
di
questi
,
i
quali
poscia
li
applaudirono
.
Un
partito
perciò
ha
ragione
di
vantarsi
che
gli
uomini
che
hanno
saputo
meglio
applicare
l
'
unica
politica
estera
nazionale
possibile
,
siano
dei
suoi
;
ma
non
può
dire
di
avere
una
politica
estera
propria
esclusiva
.
Questo
errore
ha
avuto
le
sue
conseguenze
.
La
Sinistra
,
avendo
sempre
condannato
l
'
unica
politica
estera
possibile
,
che
era
chiamata
di
Destra
,
tentò
sulle
prime
di
farne
una
propria
;
e
siccome
non
ce
n
'
era
che
una
possibile
,
incespicò
;
fortunatamente
che
subito
ritrasse
il
piede
.
Molti
giornali
d
'
opposizione
di
Destra
,
alla
loro
volta
,
sentendo
parlare
di
una
nuova
politica
estera
,
che
la
Sinistra
al
potere
intendeva
inaugurare
,
ne
seguirono
con
occhio
di
lince
,
e
con
ispirito
sospettoso
e
prevenuto
tutti
i
passi
,
veri
e
supposti
,
che
si
riferivano
all
'
indirizzo
tecnico
,
per
così
dire
,
del
ministro
speciale
che
agli
affari
esterni
soprassiede
,
come
se
si
trattasse
di
cose
che
possano
offrire
materia
a
lotta
di
partito
;
e
parlarono
,
a
torto
,
di
umiliazioni
subìte
,
anche
quando
non
ce
ne
furono
punto
,
toccando
una
corda
sensibile
del
paese
che
suole
rispondere
collo
sconforto
,
quando
non
risponde
con
propositi
inconsulti
e
pericolosi
,
di
rappresaglie
.
Il
punto
veramente
debole
della
condotta
della
Sinistra
nella
politica
estera
,
non
consiste
nella
trattazione
degli
affari
diplomatici
,
se
si
eccettua
qualche
velleità
,
a
cui
non
corrispose
il
successo
,
ma
che
non
ci
ha
recato
alcun
danno
irreparabile
;
oltrecché
sarebbe
ingiusto
pretendere
che
,
in
un
periodo
di
intenso
e
arruffato
lavoro
diplomatico
,
pieno
di
peripezie
e
di
improvvisi
mutamenti
di
fronte
operati
da
parecchie
delle
grandi
potenze
,
quale
fu
il
periodo
dello
svolgimento
della
questione
d
'
Oriente
,
ogni
cosa
dovesse
procedere
liscia
come
nel
periodo
precedente
di
profonda
pace
.
Il
punto
veramente
debole
sta
nel
non
avere
i
ministeri
di
Sinistra
compreso
nei
loro
primordî
,
che
la
politica
estera
è
strettamente
collegata
coll
'
interna
,
né
si
presta
ad
essere
considerata
come
una
cosa
affatto
a
parte
,
e
che
essa
non
può
dare
utili
frutti
se
non
è
in
perfetta
consonanza
con
tutto
l
'
insieme
delle
condizioni
di
un
paese
,
e
cogli
atti
che
si
compiono
in
casa
.
O
si
credeva
poter
esercitare
una
grande
influenza
nello
svolgimento
della
questione
d
'
Oriente
(
noi
non
crediamo
che
ciò
fosse
possibile
)
,
e
allora
si
doveva
soprassedere
dal
promuovere
tanto
scompiglio
nel
paese
,
sollevando
una
farraggine
(
di
)
problemi
interni
,
uno
più
difficile
dell
'
altro
,
e
tali
da
farci
comparire
,
agli
occhi
degli
stranieri
,
più
divisi
che
mai
,
e
quindi
deboli
;
o
invece
non
lo
si
credeva
,
e
in
tal
caso
,
sarebbe
stato
meglio
assumere
un
atteggiamento
degno
e
vigilante
,
ma
molto
conciliante
,
nelle
cose
estere
,
facilmente
giustificabile
in
faccia
al
paese
per
l
'
urgenza
degli
affari
interni
.
Per
tutto
questo
,
può
essere
ritenuto
come
un
altro
assioma
,
che
tanto
migliori
saranno
le
nostre
relazioni
cogli
altri
Stati
,
e
che
tanto
più
saremo
da
questi
rispettati
,
temuti
e
ascoltati
,
quanto
migliori
saranno
le
nostre
condizioni
generali
di
sicurezza
pubblica
,
di
finanze
,
di
armamento
,
di
fiducia
reciproca
fra
governanti
e
governati
,
quanto
maggiore
la
serietà
e
la
coerenza
della
politica
interna
,
chiunque
sieda
al
potere
.
Così
pure
è
un
assioma
che
non
dipende
dal
beneplacito
di
questo
o
di
quel
ministro
il
far
sì
che
l
'
unica
politica
possibile
per
l
'
Italia
,
nei
rapporti
internazionali
,
non
abbia
per
necessità
un
carattere
eminentemente
conservatore
,
in
senso
europeo
,
e
quindi
pacifico
.
E
per
verità
quel
medesimo
sconvolgimento
che
ha
tratto
all
'
esistenza
il
Regno
d
'
Italia
,
ha
creato
contemporaneamente
,
e
di
consenso
,
tutto
un
nuovo
assetto
europeo
in
sostituzione
dell
'
equilibrio
del
1815
.
Di
questo
nuovo
equilibrio
l
'
Italia
è
divenuta
solidale
,
ne
è
parte
integrante
e
sostanziale
,
ed
è
fra
tutte
le
potenze
la
più
interessata
a
mantenerlo
intatto
.
Perciò
qualunque
iniziativa
che
il
suo
governo
prendesse
per
sconvolgerlo
,
somiglierebbe
all
'
atto
di
quel
demente
che
,
per
cogliere
un
frutto
,
tagliava
l
'
albero
straordinariamente
produttivo
che
lo
portava
.
Egli
è
vero
che
altri
governi
potrebber
trovare
essi
il
loro
utile
nello
sconvolgerlo
;
anzi
non
è
fuori
della
probabilità
che
un
qualche
giorno
lo
tentino
.
Ma
in
quel
giorno
emergerà
più
luminosa
che
mai
l
'
eccellenza
della
nostra
posizione
esterna
,
se
non
la
comprometteremo
con
mosse
intempestive
,
o
col
cader
nell
'
anarchia
e
nell
'
impotenza
.
La
postura
del
nostro
paese
è
tale
in
mezzo
ai
possibili
contendenti
,
che
,
senza
bisogno
di
armamenti
straordinarî
,
colla
sola
libera
scelta
di
poter
portare
il
proprio
peso
da
una
parte
o
dall
'
altra
,
l
'
Italia
è
in
misura
di
far
traboccar
la
bilancia
;
anzi
,
solo
minacciando
di
portar
quel
suo
peso
contro
il
primo
che
perturbasse
la
pace
,
potrebbe
anche
impedire
il
conflitto
.
Da
ciò
la
differenza
essenziale
fra
il
carattere
della
politica
del
Piemonte
dal
1847
al
1859
,
del
Regno
d
'
Italia
dal
1859
al
1866
,
l
'
una
e
l
'
altra
essenzialmente
offensive
e
bellicose
,
e
il
carattere
della
politica
del
Regno
d
'
Italia
dal
1866
al
giorno
d
'
oggi
,
essenzialmente
difensiva
e
pacifica
;
per
cui
l
'
invocare
l
'
esempio
di
Cavour
,
a
fin
di
invogliare
i
contemporanei
a
seguirne
passo
per
passo
la
procedura
,
non
regge
.
"
In
politica
,
"
scrive
Cesare
Balbo
,
"
la
situazione
naturale
,
che
è
perenne
,
può
molto
più
che
non
le
alleanze
,
i
trattati
,
le
promesse
,
le
gratitudini
,
e
tutti
gli
altri
accidenti
temporarj
.
"
Liberiamoci
quindi
dalla
nervosità
che
da
qualche
tempo
si
è
impadronita
del
nostro
ceto
politico
per
ogni
fatto
estero
anche
di
minima
importanza
;
non
corriamo
dietro
a
tutte
le
mosche
che
ci
volano
dappresso
.
Non
isgomentiamoci
troppo
quando
vediamo
la
medesima
preda
essere
addentata
da
due
naturali
rivali
.
Respice
finem
.
Anche
la
guerra
combattuta
in
comune
dall
'
Austria
e
dalla
Prussia
contro
la
Danimarca
nel
1863
,
e
l
'
occupazione
mista
dello
Schleswig
Holstein
,
diedero
luogo
a
pronostici
che
furono
precisamente
l
'
opposto
di
ciò
che
si
è
verificato
.
Fino
a
che
in
qualche
grande
paese
vicino
ci
stuzzicheranno
con
opuscoli
e
articoli
di
giornali
,
i
giuocatori
di
Borsa
possono
operare
al
rialzo
imperterriti
.
Nessuno
ci
assalirebbe
isolati
,
senza
sconvolgere
l
'
Europa
,
se
noi
non
assaliremo
per
i
primi
;
e
il
giorno
in
cui
la
pace
europea
fosse
davvero
minacciata
,
il
sintomo
più
significativo
di
questa
situazione
sarà
che
,
non
solo
nessuno
ci
stuzzicherà
più
,
ma
che
tutti
i
vicini
faranno
a
gara
ad
esaltare
e
a
corteggiare
l
'
Italia
,
e
a
stringere
pratiche
col
suo
governo
;
a
meno
che
la
patria
nostra
,
decadendo
intanto
sempre
più
,
non
conti
proprio
per
nulla
.
Che
se
l
'
equilibrio
attuale
corresse
rischio
davvero
di
essere
sconvolto
,
o
in
oriente
o
in
occidente
,
a
nostro
danno
,
siccome
il
nostro
danno
è
anche
il
danno
di
altri
,
così
non
saremmo
isolati
.
Procuriamo
dunque
di
mantenere
rapporti
d
'
amicizia
con
tutte
le
potenze
,
senza
sbilanciarci
.
Il
che
non
è
una
frase
vaporosa
.
Infatti
è
nostro
interesse
che
nessuna
delle
altre
cinque
grandi
potenze
diminuisca
d
'
importanza
,
questa
per
un
motivo
,
quella
per
un
altro
.
La
buona
amicizia
non
impedisce
di
essere
vigilanti
,
di
prevedere
e
di
provvedere
a
tempo
;
anzi
ce
ne
fornirà
il
mezzo
più
sicuro
.
Qualora
siffatti
assiomi
fossero
ben
compresi
dalle
classi
dirigenti
di
tutti
i
partiti
,
anche
un
giudizio
più
sereno
intorno
alla
misura
necessaria
dei
nostri
armamenti
ed
alle
spese
corrispondenti
,
diventerebbe
possibile
;
e
cesserebbero
quei
sussulti
per
cui
l
'
opinione
pubblica
,
spaventata
senza
motivo
,
si
abbandona
talvolta
alla
smania
di
armamenti
eccessivi
,
esiziali
per
l
'
erario
nazionale
.
Un
esercito
proporzionato
ai
nostri
mezzi
finanziarî
,
ben
disciplinato
,
e
perfezionato
nel
suo
ordinamento
,
sostenuto
da
opere
di
difesa
,
e
sopratutto
da
una
politica
interna
assennata
,
e
dai
buoni
rapporti
colle
potenze
vicine
,
ci
renderà
assai
più
forti
,
rispettati
,
e
preparati
per
l
'
avvenire
,
che
non
un
inconsulto
sciupìo
di
danaro
per
emulare
col
numero
dei
militi
,
i
più
ricchi
di
noi
,
cosa
che
ci
lascerebbe
dissanguati
ed
esausti
prima
di
potercene
valere
.
[
La
questione
della
santa
sede
,
considerata
dal
punto
di
vista
della
politica
estera
italiana
.
]
Posti
questi
tre
assiomi
,
ci
si
affaccia
una
grave
questione
di
politica
estera
,
delicatissima
,
difficilissima
,
che
lasceremmo
assai
volentieri
in
disparte
,
se
,
lasciandola
in
disparte
,
potessimo
ottenere
che
non
esistesse
punto
.
Ma
essa
esiste
,
piaccia
o
non
piaccia
.
Non
ci
sentiamo
in
grado
di
indicare
quale
sia
la
miglior
soluzione
della
medesima
.
Sosteniamo
soltanto
che
è
una
questione
suscettibile
di
essere
riaperta
,
e
che
non
è
prudente
per
uno
Stato
trascinare
con
sé
la
servitù
passiva
di
questioni
diplomatiche
di
tale
natura
.
Di
ciò
si
mostrò
convinto
il
principe
Bismarck
,
il
quale
,
giunto
all
'
apogeo
della
sua
potenza
,
e
senza
che
nulla
si
presentasse
sull
'
orizzonte
immediato
che
sembrasse
spingerlo
,
forte
di
un
uti
possidetis
di
dodici
anni
,
mise
tanto
impegno
ad
ottenere
dall
'
Austria
l
'
abrogazione
dell
'
art
.
5
del
trattato
di
Praga
,
a
proposito
dello
Schleswig
settentrionale
.
Di
ciò
si
mostrò
non
meno
convinto
il
principe
Gortschakoff
,
quando
provocò
,
nel
1871
,
l
'
abolizione
della
clausola
del
trattato
di
Parigi
del
1856
,
che
limitava
alla
Russia
il
diritto
di
costruir
fortezze
e
navi
da
guerra
in
casa
propria
,
sebbene
sapesse
che
,
data
la
situazione
politica
d
'
allora
,
quella
potenza
avrebbe
potuto
costruire
,
senza
impedimento
,
quante
Sebastopoli
e
quante
navi
da
guerra
le
fosse
piaciuto
,
e
sebbene
non
sentisse
affatto
l
'
urgenza
di
tali
costruzioni
;
tanto
è
vero
che
mise
pochissimo
a
profitto
il
suo
successo
diplomatico
.
Oltre
questo
sosteniamo
che
l
'
assumere
un
'
aria
distratta
e
spensierata
davanti
ad
un
problema
molesto
,
e
il
professare
che
si
deve
vivere
dell
'
oggi
e
lasciar
al
caso
la
cura
del
domani
,
può
conferire
popolarità
a
chi
segue
siffatta
corrente
,
ma
non
è
una
prova
di
senno
.
Intendiamo
alludere
alla
questione
dell
'
indipendenza
del
papato
,
considerata
nei
suoi
rapporti
coll
'
Italia
.
Non
bisogna
confondere
la
questione
dei
rapporti
fra
lo
Stato
e
la
Chiesa
,
e
l
'
altra
dello
spirito
religioso
,
con
quella
della
indipendenza
del
papato
.
Le
prime
due
sono
questioni
interne
,
e
sembrano
fatte
apposta
per
alimentare
,
come
nessun
'
altra
di
più
,
la
lotta
dei
partiti
;
l
'
ultima
invece
è
una
questione
estera
,
anche
per
l
'
Italia
,
sebbene
il
Papa
viva
in
Italia
;
e
ci
sembra
superiore
ai
partiti
.
Infatti
il
papato
,
costituito
come
è
,
possegga
o
non
possegga
un
principato
temporale
,
è
riconosciuto
come
un
potere
soprannazionale
,
universale
,
il
quale
,
stante
la
grande
influenza
politica
su
tutto
il
mondo
cattolico
della
quale
dispone
,
e
che
è
dovuta
al
modo
in
cui
si
trova
costituito
,
deve
essere
assolutamente
indipendente
;
e
ciò
nell
'
interesse
,
non
solo
degli
Stati
cattolici
,
ma
anche
di
quelli
che
semplicemente
racchiudono
molti
cittadini
cattolici
.
Come
tale
è
ammesso
da
tutti
i
governi
del
mondo
i
quali
,
quasi
tutti
,
mantengono
con
lui
relazioni
diplomatiche
per
mezzo
di
speciali
ambasciatori
,
o
ministri
,
o
agenti
diplomatici
.
Come
tale
è
ammesso
anche
dal
Regno
d
'
Italia
,
per
mezzo
della
legge
del
13
maggio
1871
,
sulle
prerogative
del
sommo
Pontefice
e
della
Santa
Sede
.
Ora
,
il
papato
protesta
incessantemente
contro
la
posizione
che
gli
ha
creato
il
governo
italiano
,
dopo
avergli
tolto
il
principato
temporale
,
e
dichiara
non
essere
libero
né
indipendente
,
ma
essere
soggetto
al
beneplacito
di
quel
governo
;
e
tutti
gli
Stati
,
sebbene
,
per
la
loro
benevolenza
verso
l
'
Italia
,
non
pronuncino
verbo
che
sappia
di
opposizione
contro
di
questa
a
proposito
di
tale
questione
,
e
non
dichiarino
che
il
sommo
Pontefice
abbia
ragione
,
non
si
sono
però
nemmeno
compromessi
fino
al
punto
di
dichiarare
,
con
qualche
documento
solenne
,
irrevocabile
,
che
il
governo
italiano
abbia
ragione
,
e
il
sommo
Pontefice
torto
.
Probabilmente
non
è
a
caso
che
la
visita
fatta
ad
Habsburg
Lorena
,
e
ad
Hohenzollern
,
nelle
rispettive
capitali
,
da
Savoia
,
venne
cordialmente
restituita
da
Habsburg
Lorena
e
da
Hohenzollern
a
Savoia
,
il
che
è
stato
un
vero
successo
pel
ministero
Minghetti
,
ma
non
nella
capitale
Roma
,
bensì
a
Venezia
ed
a
Milano
.
Esaminiamo
freddamente
la
situazione
.
Il
governo
italiano
ha
occupato
Roma
nel
1870
,
vi
si
è
insediato
,
l
'
ha
dichiarata
capitale
d
'
Italia
.
Nessuna
potenza
si
è
opposta
a
questo
atto
,
e
certamente
l
'
opposizione
non
era
da
aspettarsi
allora
,
né
dalla
Francia
schiacciata
dalle
armi
germaniche
,
né
dalla
Germania
protestante
impegnata
in
un
'
acerba
lotta
col
Vaticano
,
né
dalla
Russia
scismatica
,
né
dall
'
Austria
la
quale
,
posta
fra
la
Germania
vincitrice
e
la
Russia
,
doveva
pensare
ai
casi
suoi
,
né
dalla
Spagna
che
aveva
espulso
la
regina
Isabella
.
Comunque
sia
,
nessuna
potenza
si
è
opposta
;
e
ciò
è
qualche
cosa
.
Il
governo
italiano
vi
risiede
già
da
dieci
anni
;
non
ha
disturbato
la
libertà
delle
comunicazioni
e
dei
rapporti
fra
il
Papa
e
le
altre
potenze
e
il
mondo
cattolico
;
ha
promulgato
ed
eseguito
fedelmente
la
sopracitata
ingegnosissima
legge
sulle
guarentigie
;
e
,
di
più
,
è
stato
tenuto
in
Roma
l
'
ultimo
conclave
.
Questi
quattro
fatti
sono
ancora
più
importanti
di
quello
che
sia
l
'
aver
potuto
occupare
Roma
senza
opposizione
della
diplomazia
.
Anzi
,
dal
punto
di
vista
del
liberalismo
italiano
,
sono
più
che
sufficienti
per
ritenere
ormai
la
questione
della
Santa
Sede
come
chiusa
sotto
ogni
aspetto
possibile
.
E
lo
sarebbe
,
se
la
questione
papale
si
riducesse
tutta
a
questione
di
possesso
territoriale
.
Ma
c
'
è
di
mezzo
quell
'
altra
dell
'
indipendenza
della
Santa
Sede
,
la
quale
non
è
ancora
chiusa
,
dal
punto
di
vista
della
diplomazia
.
Se
il
diritto
di
nazionalità
fosse
ammesso
in
diplomazia
,
la
stessa
legge
sulle
guarentigie
sarebbe
superflua
.
L
'
Italia
ha
occupato
Roma
,
potrebbesi
sostenere
,
in
virtù
di
questo
diritto
.
Ha
assicurato
,
senza
esservi
stata
costretta
,
al
Papa
,
il
modo
di
godere
della
più
completa
libertà
.
Se
c
'
è
qualche
potenza
che
,
oggi
o
in
avvenire
,
volesse
fare
alla
Santa
Sede
condizioni
migliori
,
ci
pensi
essa
per
proprio
conto
.
Il
governo
italiano
non
c
'
entra
per
nulla
in
tutto
questo
,
e
pretende
non
essere
tirato
in
causa
da
chicchessia
né
oggi
né
in
futuro
.
Se
non
che
il
diritto
di
nazionalità
non
esiste
per
la
diplomazia
.
Questa
riconosce
bensì
molti
fatti
che
furono
compiuti
in
virtù
del
principio
di
nazionalità
,
ma
i
titoli
giuridici
che
legalizzano
quei
fatti
,
ai
suoi
occhi
,
non
sono
che
due
:
la
prescrizione
,
cioè
,
e
i
trattati
coi
quali
si
riconoscono
o
esplicitamente
o
implicitamente
i
fatti
compiuti
.
Or
bene
,
nel
caso
di
cui
discorriamo
,
non
può
costituire
materia
di
prescrizione
il
fatto
della
indipendenza
effettiva
del
sommo
Pontefice
,
consacrata
sotto
una
forma
tale
che
lo
Stato
italiano
è
sempre
libero
di
modificarla
a
suo
piacimento
.
La
prescrizione
deve
avere
per
oggetto
qualche
cosa
di
immutabile
in
sé
stessa
;
quindi
il
carattere
di
mutabilità
delle
garanzie
italiane
impedisce
che
si
fondi
la
prescrizione
.
D
'
altri
parte
,
non
è
intervenuto
finora
alcun
trattato
né
che
riconosca
al
governo
italiano
il
diritto
,
in
genere
,
di
determinare
esso
,
nel
modo
che
gli
sembra
più
acconcio
,
quali
debbano
essere
le
condizioni
della
indipendenza
del
Papa
,
né
che
imprima
un
carattere
di
stabilità
e
di
irrevocabilità
alle
condizioni
oggi
esistenti
in
forza
della
legge
delle
guarentigie
.
Insomma
la
soluzione
che
l
'
Italia
ha
dato
al
problema
papale
sta
ancora
sospesa
in
aria
,
diplomaticamente
parlando
,
s
'
intende
bene
.
Nessuno
è
sorto
finora
a
richiamarci
alla
memoria
questa
circostanza
e
non
pare
che
abbia
a
sorgere
in
un
prossimo
avvenire
.
Ma
,
se
in
un
avvenire
più
lontano
,
si
modificasse
il
presente
assetto
d
'
Europa
,
una
potenza
a
cui
interessasse
per
altri
suoi
fini
,
di
assumere
un
atteggiamento
ostile
all
'
Italia
,
non
avrebbe
bisogno
di
andare
in
cerca
di
un
pretesto
;
lo
avrebbe
già
bell
'
e
pronto
.
"
La
legge
sulle
guarentigie
,
direbbe
,
non
è
che
un
atto
interno
dell
'
Italia
,
e
,
potendo
essere
revocata
da
un
momento
all
'
altro
dai
legislatori
italiani
,
non
offre
sufficiente
sicurezza
per
l
'
avvenire
,
a
meno
che
il
Papa
la
accettasse
.
Ma
il
Papa
persiste
a
respingerla
.
Siamo
stati
lunganimi
finora
,
soggiungerebbe
quella
potenza
a
noi
ostile
,
ad
aspettare
,
con
grandissima
benevolenza
verso
gli
Italiani
,
come
sarebbe
andata
a
finire
questa
controversia
fra
l
'
Italia
e
il
papato
,
a
proposito
della
indipendenza
della
Santa
Sede
,
alla
quale
controversia
non
possiam
restare
eternamente
estranei
.
Vedendo
che
non
finisce
,
crediamo
venuto
il
momento
di
immischiarcene
anche
noi
,
perché
sia
risoluta
in
qualche
altra
maniera
"
;
e
potrebbe
finire
poi
collo
immischiarsene
con
animo
ostile
.
Ne
risulta
che
,
noi
abbiamo
accettata
e
messa
in
giro
una
cambiale
in
bianco
.
Questa
cambiale
si
trova
ora
in
mani
amiche
,
incapaci
di
abusarne
.
Ma
potrebbe
un
giorno
passare
anche
in
mani
nemiche
,
e
quindi
non
è
prudenza
lasciar
in
giro
(
un
)
in
bianco
simile
.
Lo
stesso
fatto
che
oggi
il
sommo
Pontefice
approfitta
parzialmente
delle
guarentigie
,
risiedendo
in
Vaticano
e
governando
il
mondo
cattolico
da
Roma
,
non
scioglie
il
nodo
,
per
la
ragione
che
il
fatto
si
fonda
,
come
si
è
già
detto
,
sopra
una
base
mutabile
ad
arbitrio
dell
'
Italia
.
A
noi
sembra
pertanto
che
la
situazione
presente
del
papato
,
se
è
fonte
di
debolezza
all
'
interno
per
la
nuova
Italia
,
perché
tien
perplesse
le
coscienze
timorose
di
molti
suoi
cittadini
,
non
lo
è
meno
all
'
estero
;
e
che
quando
il
suo
governo
potesse
dire
che
una
tale
questione
è
diplomaticamente
chiusa
,
non
sarebbe
per
la
nuova
Italia
un
giorno
meno
fausto
di
quello
che
fu
per
la
Germania
il
giorno
in
cui
Bismarck
poté
dire
che
l
'
articolo
5
del
Trattato
di
Praga
era
abrogato
,
e
per
la
Russia
il
giorno
in
cui
Gortschakoff
le
annunciò
che
quelle
clausole
del
Trattato
di
Parigi
,
le
quali
le
vietavano
di
costruire
fortezze
e
navi
da
guerra
nel
mar
Nero
,
erano
state
soppresse
.
Ci
vedremmo
allora
sottratti
al
grande
onore
,
al
soverchio
onore
anzi
,
ma
alla
pesante
responsabilità
,
di
garantire
noi
soli
un
interesse
che
riguarda
tutto
il
mondo
;
e
l
'
Italia
si
troverebbe
,
rispetto
alla
Santa
Sede
,
nell
'
identica
posizione
,
presso
a
poco
,
in
cui
si
trovano
gli
altri
Stati
,
mentre
oggi
ci
siam
messi
in
una
posizione
eccezionale
,
con
un
grave
impegno
incontrato
,
cioè
,
ma
senza
il
corrispettivo
di
avere
almeno
,
con
quello
,
chiusa
definitivamente
la
questione
.
Molti
si
compiacciono
appunto
della
revocabilità
delle
guarentigie
;
ma
non
riflettono
che
un
legame
positivo
,
ben
determinato
,
e
quindi
limitato
,
e
dagli
altri
accettato
,
vincola
la
libertà
assai
meno
che
non
un
obbligo
assunto
,
il
quale
lasci
ad
altri
la
facoltà
di
discutere
,
in
ogni
tempo
,
i
limiti
entro
i
quali
un
tale
obbligo
deve
essere
adempiuto
.
Ci
sembra
pertanto
che
il
chiudere
la
questione
dell
'
indipendenza
della
Santa
Sede
in
modo
da
collocare
l
'
Italia
nella
stessa
condizione
,
rispetto
alla
medesima
,
in
cui
si
trovano
presso
a
poco
gli
altri
Stati
,
si
presenti
come
un
provvedimento
di
sicurezza
esterna
,
superiore
ai
partiti
.
Vediamo
ora
in
quanti
modi
la
questione
dell
'
indipendenza
del
papato
si
potrebbe
ritenere
diplomaticamente
,
chiusa
.
I
modi
che
si
possono
immaginare
sarebbero
molti
,
e
procurererno
di
enumerarli
.
1.º
Il
Papa
finisce
per
accettare
la
legge
delle
guarentigie
quale
fu
promulgata
,
venendo
ad
un
accordo
diretto
col
governo
italiano
.
È
questa
una
soluzione
molto
gradita
alla
maggioranza
del
ceto
politico
italiano
,
ma
,
in
tutti
i
casi
,
lontanissima
dall
'
essere
attuata
,
certamente
non
attuabile
durante
il
pontificato
presente
.
Così
,
mentre
si
aspetterebbe
l
'
adempimento
lontanissimo
di
una
speranza
,
continuerebbe
il
doppio
disagio
di
una
questione
che
rimarrebbe
aperta
,
all
'
estero
in
un
senso
,
all
'
interno
in
un
altro
.
2.º
L
'
istituzione
del
papato
cade
sotto
i
colpi
del
razionalismo
e
dell
'
indifferentismo
.
Coloro
che
ragionano
in
questo
modo
,
si
condannano
,
per
lo
meno
,
ad
aspettare
maggior
tempo
ancora
.
Essi
fanno
assegnamento
sulla
mutilazione
della
natura
morale
dell
'
uomo
.
Non
si
avvedono
che
la
scienza
soddisfa
a
un
solo
bisogno
umano
,
quello
di
pensare
;
mentre
gli
uomini
ne
hanno
anche
un
altro
,
quello
di
credere
e
di
sperare
.
La
sola
fede
ha
una
parola
pei
deboli
e
per
gli
infelici
;
e
fra
una
religione
che
promette
un
'
eterna
felicità
,
e
una
scienza
,
in
fondo
alla
quale
,
si
trova
il
nulla
,
non
vi
ha
dubbio
quale
delle
due
alla
lunga
finirà
per
avere
più
ascoltatori
e
seguaci
.
Ora
,
è
nel
genio
della
nazione
italiana
che
questa
fede
abbia
la
forma
cattolica
,
e
il
papato
è
suscettibile
di
trasformazioni
bensì
,
ma
rimarrà
sempre
il
perno
della
Chiesa
cattolica
.
D
'
altronde
il
razionalismo
e
l
'
indifferentismo
hanno
molti
proseliti
nelle
classi
agiate
e
negli
operai
delle
città
;
ma
tutti
costoro
,
sommati
insieme
,
non
formano
che
una
piccola
minoranza
nel
mondo
cattolico
.
I
milioni
e
milioni
che
vivono
nelle
campagne
,
il
sesso
femminile
in
tutte
le
classi
,
stanno
fermi
nella
fede
avita
;
e
nella
maggior
parte
dell
'
Europa
cattolica
è
notevole
anzi
un
movimento
molto
pronunciato
di
ritorno
verso
le
antiche
credenze
presso
le
alte
classi
,
movimento
che
di
riverbero
finirà
per
propagarsi
anche
in
Italia
.
3.º
L
'
istituzione
del
papato
si
trasforma
in
modo
che
debba
diminuire
,
nella
Chiesa
cattolica
,
l
'
importanza
personale
del
suo
Capo
,
nello
stesso
modo
che
è
minore
l
'
importanza
personale
di
un
Re
costituzionale
in
confronto
di
quella
di
un
Re
assoluto
.
In
tal
caso
,
il
vescovo
di
Roma
,
che
regnerebbe
e
non
governerebbe
,
non
avrebbe
bisogno
di
molte
garanzie
,
perché
la
Chiesa
cattolica
si
potesse
ritenere
indipendente
.
Ma
dove
si
vede
il
principio
di
una
tale
trasformazione
?
Ciò
che
vediamo
invece
,
è
l
'
insuccesso
completo
del
tentativo
dei
vecchi
cattolici
.
4.º
L
'
Italia
diventa
un
paese
così
profondamente
istituzionale
da
permettere
che
la
Chiesa
cattolica
vi
conviva
con
tante
altre
istituzioni
di
attività
sociale
,
e
il
suo
Capo
,
per
tal
modo
,
sia
collocato
sotto
la
guarentigia
dell
'
ordinamento
stesso
della
società
italiana
.
È
questo
un
ideale
vagheggiato
da
alcuni
onesti
dottrinarî
poco
famigliari
col
paese
reale
;
e
quindi
non
occorre
spendere
molte
parole
per
dimostrare
quanto
esso
sia
poco
pratico
nell
'
epoca
nostra
.
Dio
volesse
che
divenisse
pratico
!
È
uno
dei
problemi
dell
'
avvenire
,
ma
non
di
un
prossimo
avvenire
certamente
.
5.º
Il
partito
cattolico
italiano
,
di
tutte
le
gradazioni
,
divenuto
,
per
le
vie
legali
,
il
più
potente
fra
tutti
i
partiti
interni
,
subordina
la
legislazione
interna
alla
Chiesa
,
e
fa
dell
'
Italia
uno
Stato
teocratico
.
Il
Regno
d
'
Italia
,
ha
voluto
distruggere
il
potere
temporale
dei
Papi
?
Ebbene
,
i
Papi
reagiscono
coi
mezzi
morali
,
conquistando
in
certo
modo
tutta
l
'
Italia
,
e
riducendo
il
suo
Re
a
rimaner
tale
di
nome
,
ma
ad
essere
in
fatto
il
luogotenente
del
Papa
.
Se
non
che
,
per
realizzare
questa
utopia
,
occorrerebbe
cambiare
la
natura
degli
Italiani
,
il
popolo
meno
fanatico
che
ci
sia
in
Europa
,
e
il
più
alieno
dal
prestarsi
a
un
tentativo
di
questa
fatta
,
poiché
,
per
la
vena
di
scetticismo
che
è
in
lui
,
gli
sembrerebbe
nientemeno
che
ridicolo
.
Siffatto
tentativo
del
resto
sarebbe
assurdo
,
anche
per
altri
motivi
evidenti
.
6.º
Si
mantiene
il
principio
della
indipendenza
del
Papa
fondata
sopra
una
sovranità
territoriale
,
dichiarando
Roma
città
libera
,
e
il
Papa
sovrano
onorifico
di
essa
.
Così
rimarrebbe
inalterato
il
principio
che
,
dove
è
il
Papa
,
nessuna
sovranità
territoriale
sia
accanto
a
lui
,
o
sopra
lui
;
e
infatti
,
che
il
Papa
abbia
tre
milioni
di
sudditi
,
o
ne
abbia
solo
centomila
,
e
che
li
governi
con
reggimento
assoluto
,
o
invece
che
questi
si
reggano
da
sé
,
lasciando
che
il
sovrano
regni
e
non
governi
,
ciò
torna
lo
stesso
,
e
non
altera
minimamente
quel
principio
.
Ma
l
'
eterna
città
è
stata
dichiarata
,
non
solo
città
,
ma
anche
capitale
,
dello
Stato
italiano
.
Come
si
potrebbe
pensar
sul
serio
a
cambiar
capitale
per
la
terza
volta
?
Perciò
non
occorre
nemmeno
confutare
siffatta
soluzione
.
7.º
Le
principali
potenze
,
apponendo
la
loro
firma
alla
legge
italiana
delle
guarentigie
la
convertono
in
un
impegno
internazionale
.
L
'
indipendenza
del
Papa
,
posta
sotto
il
protettorato
perpetuo
dell
'
Europa
invece
di
quello
revocabile
del
Regno
d
'
Italia
,
sarebbe
allora
pienissima
.
Se
ciò
avvenisse
,
il
Papa
probabilmente
protesterebbe
ancora
pro
forma
;
ma
,
reso
realmente
più
sicuro
,
potrebbe
acconciarsi
poco
a
poco
alla
sua
nuova
situazione
.
Ma
in
questo
caso
,
chi
dovrebbe
opporsi
saremmo
noi
stessi
.
Noi
concederemmo
alle
altre
potenze
il
diritto
di
intervenire
nelle
cose
nostre
per
verificare
se
manteniamo
fedelmente
tutti
gli
impegni
contenuti
nella
legge
delle
guarentigie
,
sebbene
alcuni
di
quelli
impegni
non
riguardino
che
condizioni
interne
del
nostro
Stato
.
Esse
avrebbero
il
diritto
persino
di
controllare
il
modo
con
cui
spendiamo
il
nostro
danaro
,
perché
,
spendendolo
male
,
potremmo
essere
condotti
nella
impossibilità
di
pagare
al
sommo
Pontefice
il
pattuito
appannaggio
.
8.º
L
'
ultima
soluzione
immaginabile
sarebbe
che
si
stralciasse
dalla
legge
delle
guarentigie
quelle
disposizioni
che
si
riferiscono
esclusivamente
alla
posizione
estranazionale
del
papato
,
e
se
ne
facesse
un
tutto
a
parte
;
e
,
in
quanto
all
'
appannaggio
annuo
,
lo
si
tramutasse
in
un
capitale
corrispondente
,
costituito
di
beni
stabili
inalienabili
,
sui
quali
il
governo
italiano
s
'
impegnerebbe
a
non
prelevare
in
perpetuo
nessuna
imposta
,
ovvero
costituito
sotto
altra
forma
indipendente
dalla
gestione
delle
finanze
italiane
;
e
si
consacrasse
la
parte
,
così
stralciata
,
della
legge
delle
guarentigie
,
mediante
un
formale
impegno
diplomatico
.
Confessiamo
che
,
allo
stato
presente
,
questa
ultima
soluzione
o
,
per
parlare
più
esattamente
,
questo
semplice
miglioramento
arrecato
alla
situazione
di
fatto
attuale
,
ci
sembra
degno
di
qualche
considerazione
.
Non
siamo
temerarî
fino
al
punto
di
immaginare
una
soluzione
definitiva
del
problema
del
papato
.
La
grande
istituzione
del
papato
non
è
mai
stata
immobile
,
ma
invece
è
stata
costantemente
in
via
di
formazione
e
di
progresso
,
nel
che
si
rivela
la
sua
forza
prodigiosa
.
La
sua
forma
esteriore
è
flessibile
,
e
si
rinnova
sul
modello
delle
società
politiche
e
civili
.
Il
governo
della
Chiesa
cattolica
fu
semplice
,
severo
,
democratico
nelle
sue
origini
;
unitario
cogli
ultimi
Cesari
;
feudale
,
federativo
e
frazionato
nel
medio
evo
;
costituzionale
coi
concilî
,
vere
assemblee
deliberanti
;
finalmente
assoluto
e
accentrato
colle
grandi
monarchie
moderne
;
chi
può
dire
quale
sarà
la
sua
forma
esterna
per
l
'
avvenire
in
conseguenza
dei
rivolgimenti
del
secolo
nostro
?
Non
si
può
pensare
da
noi
che
a
trovar
un
modus
vivendi
.
Dio
farà
il
resto
.
Non
sarà
cosa
facile
indurre
le
maggiori
potenze
ad
accedere
ad
una
siffatta
combinazione
la
quale
limiterebbe
,
in
modo
tassativo
,
la
responsabilità
dell
'
Italia
rispetto
alla
indipendenza
papale
,
per
cui
,
mantenendo
l
'
Italia
i
proprj
impegni
,
facilissimi
a
mantenere
,
la
responsabilità
di
quella
indipendenza
verrebbe
ad
essere
indirettamente
divisa
fra
tutte
le
potenze
.
Esse
si
trovano
oggi
in
questa
ottima
condizione
,
che
,
nulla
facendo
a
proposito
della
questione
papale
,
non
offendono
né
il
Papa
né
il
governo
d
'
Italia
.
Peraltro
è
da
ritenersi
che
la
situazione
presente
anormale
del
papato
è
una
cagione
d
'
inquietudine
in
tutto
il
mondo
cattolico
;
e
che
,
se
le
potenze
vedessero
una
soluzione
la
quale
,
non
richiedendo
che
il
Papa
dichiari
esplicitamente
di
accettarla
senza
riserve
,
recherebbe
però
un
miglioramento
sensibilissimo
alla
situazione
della
Santa
Sede
,
parecchie
di
esse
dovrebbero
essere
disposte
ad
appoggiarla
.
E
qui
si
affaccia
tutta
l
'
importanza
che
potrebbe
avere
,
anche
per
un
negoziato
delicatissimo
come
questo
,
la
misura
del
credito
che
il
governo
italiano
sapesse
procurarsi
,
per
mezzo
,
sia
di
una
buona
politica
interna
,
sia
dei
buoni
rapporti
che
dipende
da
lui
coltivare
e
di
mantenere
con
tutte
le
potenze
estere
.
Oggi
ci
troviamo
posti
in
un
circolo
vizioso
che
,
se
non
fosse
rotto
,
prolungherebbe
all
'
infinito
la
situazione
attuale
reciproca
del
Regno
d
'
Italia
e
del
papato
,
disastrosa
per
entrambi
.
Il
sommo
Pontefice
non
può
prendere
alcuna
iniziativa
;
è
impedito
dai
propri
giuramenti
di
far
altra
cosa
che
non
sia
il
chiedere
la
restituzione
dei
suoi
Stati
.
Le
potenze
,
tutte
amiche
dell
'
Italia
,
si
guardano
dall
'
offendere
quest
'
ultima
con
proposte
che
,
possono
presumere
,
essa
riguarderebbe
come
ingiuriose
.
Il
governo
italiano
non
fa
alcun
passo
verso
le
medesime
;
farlo
col
Papa
sarebbe
un
'
utopia
.
Dunque
?
Dunque
per
uscire
da
questa
via
cieca
,
sembrerebbe
che
non
ci
possa
essere
che
l
'
ultima
indicata
combinazione
,
da
stipularsi
fra
l
'
Italia
e
le
grandi
potenze
,
per
la
quale
,
da
una
parte
,
la
condizione
della
Santa
Sede
verrebbe
immensamente
avvantaggiata
in
confronto
di
ciò
che
è
,
senza
che
si
pretenda
dal
Papa
alcuna
ritrattazione
;
dall
'
altra
,
il
Regno
d
'
Italia
chiuderebbe
diplomaticamente
una
questione
importantissima
che
lo
riguarda
,
senza
alcun
sagrificio
di
sorta
.
Da
cosa
nasce
cosa
.
Chi
non
vede
che
un
effetto
immancabile
di
tale
espediente
sarebbe
quello
di
diminuire
assai
la
tensione
dei
rapporti
fra
l
'
Italia
e
la
Santa
Sede
,
con
fondata
speranza
che
un
giorno
la
tensione
cessi
affatto
,
o
si
riduca
alle
proporzioni
di
altri
casi
,
in
sui
si
verificarono
dei
contrasti
fra
il
Papa
e
qualcuna
delle
potenze
?
E
tutto
questo
,
lo
ripetiamo
,
senza
incontrare
alcun
reale
sacrificio
;
imperocché
se
l
'
Italia
è
disposta
a
tener
sempre
a
disposizione
del
Papa
la
somma
annua
stabilita
nella
legge
delle
guarentigie
,
ed
a
circondare
il
Capo
della
chiesa
di
quel
rispetto
,
di
quella
inviolabilità
,
di
quel
carattere
di
estra
territorialità
,
e
di
quella
libertà
di
comunicazioni
col
mondo
cattolico
,
che
gli
assicura
la
legge
sopraindicata
,
tanto
vale
convertire
siffatti
impegni
interni
,
da
cui
non
intende
dipartirsi
,
e
da
cui
non
ci
fu
neppur
uno
dei
ministeri
di
Sinistra
che
mostrasse
di
voler
dipartirsi
,
in
un
atto
diplomatico
.
Quest
'
atto
,
essendo
irrevocabile
,
farebbe
cadere
la
principale
delle
obbiezioni
che
viene
mossa
alla
legge
delle
guarentigie
,
l
'
obbiezione
cioè
,
che
la
sicurezza
e
l
'
indipendenza
di
quel
potere
mondiale
e
sopranazionale
,
che
è
la
Santa
Sede
,
rimanga
abbandonato
al
beneplacito
mutabile
dei
legislatori
italiani
,
e
che
i
suoi
mezzi
di
sussistenza
figurino
inscritti
nel
nostro
bilancio
.
Non
fu
nostra
intenzione
di
formulare
una
proposta
normale
.
Volemmo
soltanto
far
presente
che
lo
scopo
della
legge
del
13
maggio
1871
è
stato
di
guarentire
,
ad
un
tempo
,
e
l
'
indipendenza
del
papato
e
la
sicurezza
futura
del
Regno
d
'
Italia
;
e
che
quanto
più
indiscutibile
sarà
resa
la
prima
,
di
altrettanto
crescerà
la
seconda
.
III
.
Il
discentramento
amministrativo
.
Non
si
aspetti
il
benevolo
lettore
,
che
,
sotto
questo
titolo
,
si
passino
da
noi
in
rassegna
tutti
quanti
i
problemi
della
situazione
interna
dell
'
Italia
,
i
quali
con
esso
si
collegano
.
Oltreché
l
'
impresa
sarebbe
superiore
alle
nostre
forze
,
intorno
a
molti
di
quei
problemi
è
consolante
poter
dire
che
uomini
assai
competenti
ed
autorevoli
hanno
saputo
in
questi
ultimi
tempi
spargere
grandissima
luce
,
per
cui
nulla
saremmo
in
grado
di
aggiungere
.
Riguardo
alle
finanze
,
per
esempio
,
il
progresso
dell
'
opinione
pubblica
,
nell
'
ordine
delle
idee
,
è
incontestabile
,
per
merito
di
uno
stuolo
di
valorosi
che
si
sono
dedicati
allo
studio
del
problema
finanziario
con
un
'
assiduità
,
con
una
passione
,
con
un
'
intelligenza
,
superiori
ad
ogni
elogio
.
Si
deve
a
loro
se
non
c
'
è
ormai
più
nessuno
che
osi
contestare
la
necessità
di
mantenere
il
pareggio
fra
le
entrate
e
le
spese
,
e
per
conseguenza
quella
di
contrapporre
a
qualunque
nuova
spesa
una
nuova
entrata
corrispondente
.
Non
c
'
è
più
nessuno
che
non
ammetta
doversi
porre
un
freno
a
nuove
proposte
di
spese
,
sotto
qualsiasi
pretesto
si
vogliano
,
e
anche
si
possano
,
giustificare
.
Non
c
'
è
più
nessuno
che
,
più
o
meno
,
non
riconosca
,
fatta
eccezione
di
coloro
,
i
quali
per
onore
delle
armi
sono
costretti
di
sostenere
la
tesi
contraria
,
e
tranne
i
mugnai
,
essersi
commesso
un
grande
errore
abolendo
una
imposta
a
larga
base
come
il
macinato
;
un
'
imposta
che
,
fatti
bene
i
conti
,
ricadeva
bensì
sulle
classi
povere
direttamente
,
ma
indirettamente
anche
sulla
possidenza
e
sull
'
industria
,
come
ogni
aumento
d
'
imposta
diretta
sulla
possidenza
e
sull
'
industria
si
ripercuote
indirettamente
sugli
operai
di
campagna
e
di
città
,
e
può
reclamare
,
anche
per
sé
,
la
denominazione
di
imposta
della
fame
;
e
ciò
per
effetto
della
legge
naturale
di
riversabilità
e
di
compenetrazione
di
tutte
le
imposte
.
Se
si
dovranno
sostituire
nuove
tasse
a
quella
del
macinato
,
è
difficile
immaginare
che
gli
effetti
non
abbiano
ad
essere
risentiti
da
tutte
le
classi
,
nessuna
eccettuata
.
Non
c
'
è
più
nessuno
che
non
sia
ormai
persuaso
che
delle
economie
se
ne
possono
introdurre
bensì
,
perfezionando
gli
organici
,
ma
che
tutte
le
economie
possibili
non
sono
tali
da
recare
un
miglioramento
immediato
molto
rilevante
al
bilancio
della
spesa
,
a
meno
che
si
mettesse
fra
le
economie
possibili
la
distruzione
dell
'
esercito
,
o
una
forte
trattenuta
sul
pagamento
degli
interessi
del
debito
pubblico
,
cose
incompatibili
colla
sicurezza
e
coll
'
onore
dello
Stato
.
Si
dirà
che
queste
verità
,
se
sono
ammesse
generalmente
,
non
si
vede
ancora
che
siano
applicate
,
né
dal
governo
,
né
dal
Parlamento
.
Ciò
è
vero
.
Non
si
abbandonano
facilmente
da
un
giorno
all
'
altro
le
cattive
abitudini
.
Ma
è
impossibile
supporre
che
la
consapevolezza
,
ormai
penetrata
in
tutto
il
paese
della
realità
della
situazione
finanziaria
,
non
finisca
per
forzare
la
mano
ai
legislatori
.
Il
paese
è
arrivato
oggi
al
punto
che
si
rassegna
a
pagare
,
purché
sia
indotto
nella
convinzione
,
non
già
da
vaghe
e
illusorie
promesse
,
ma
da
tutto
l
'
insieme
della
condotta
del
potere
legislativo
e
del
potere
esecutivo
,
che
non
vi
saranno
ulteriori
aumenti
;
purché
tocchi
con
mano
che
s
'
incomincia
sul
serio
a
perequare
l
'
imposta
fondiaria
la
quale
,
come
oggi
è
,
consacra
la
più
flagrante
violazione
della
giustizia
distributiva
;
purché
si
elimini
ciò
che
esiste
di
vessatorio
e
di
arbitrario
nella
applicazione
della
tassa
sulla
ricchezza
mobile
,
sostituendo
gli
indizi
alle
denuncie
e
alle
discussioni
fra
l
'
agente
fiscale
e
le
parti
,
per
determinare
il
reddito
annuo
del
commercio
,
delle
industrie
e
delle
professioni
.
Dovrebbe
perciò
servire
d
'
incoraggiamento
agli
amministratori
delle
finanze
italiane
il
pensiero
che
oramai
la
nazione
sa
di
dover
pagare
quello
che
paga
,
vale
a
dire
pagar
molto
,
e
che
essi
potrebbero
diventar
popolari
ponendo
termine
soltanto
a
pretendere
un
aumento
di
carichi
,
e
risparmiando
un
po
'
di
vessazioni
ai
contribuenti
.
Voti
codesti
modestissimi
e
relativamente
facili
ad
appagare
.
Assicurato
una
volta
un
sopravvanzo
reale
di
entrate
,
potrebbesi
allora
dar
mano
a
quella
riforma
tributaria
la
quale
,
collegata
con
una
corrispondente
riforma
amministrativa
,
permetterebbe
ai
contribuenti
di
sentir
meno
il
peso
della
medesima
somina
stessa
di
imposte
,
anche
mantenuta
nella
sua
entità
.
Riguardo
alla
giustizia
,
l
'
incongruenza
delle
quattro
Corti
di
cassazione
,
e
della
soverchia
moltiplicazione
delle
Preture
con
magistrati
così
mal
retribuiti
,
è
il
discorso
di
tutti
,
e
gli
elementi
non
mancano
che
permettono
una
discussione
seria
sulla
preferenza
da
accordarsi
,
non
nell
'
interesse
della
giustizia
formale
,
ma
della
giustizia
effettiva
,
piuttosto
al
sistema
della
cassazione
che
a
quello
della
terza
istanza
,
non
che
sull
'
opportunità
del
sistema
dei
giurati
in
Italia
,
considerato
,
non
già
astrattamente
,
ma
praticamente
,
in
ordine
alla
sicurezza
pubblica
in
molte
provincie
.
Altrettanto
si
può
dire
riguardo
a
molti
argomenti
relativi
ai
lavori
pubblici
,
alla
sicurezza
pubblica
,
ed
all
'
istruzione
pubblica
i
quali
,
già
profondamente
studiati
,
si
presterebbero
ad
essere
discussi
con
criterî
superiori
allo
spirito
di
parte
,
tostoché
lo
spirito
di
parte
,
cessando
dall
'
invadere
ogni
cosa
e
dall
'
imprimere
un
carattere
di
parzialità
ad
ogni
deliberazione
del
Parlamento
,
non
sarà
più
un
ostacolo
ad
un
serio
lavoro
legislativo
.
Piuttosto
ci
arresteremo
sopra
due
soggetti
,
intorno
ai
quali
corrono
ancora
molti
equivoci
e
pregiudizî
;
intendiamo
alludere
al
discentramento
amministrativo
e
alla
riforma
elettorale
.
Che
la
questione
del
discentramento
non
sia
una
questione
di
partito
,
lo
dimostra
il
fatto
che
,
or
sono
otto
anni
,
si
costituì
,
per
iniziativa
del
conte
Ponza
di
San
Martino
e
dello
scrivente
,
una
commissione
reclutata
in
tutti
i
campi
politici
e
in
tutte
le
regioni
d
'
Italia
.
Ne
facevano
parte
,
fra
gli
altri
,
i
senatori
Alfieri
,
Benintendi
,
Cambray
Digny
,
Casaretto
,
Cantelli
,
De
Gori
,
Magliani
,
Perez
,
Pasolini
,
Scialoja
,
Tabarrini
,
e
i
deputati
Berti
Domenico
,
Englen
,
Mordini
,
Pianciani
,
Corte
,
Puccioni
,
Lacava
,
Ferracciù
,
Seismit
Doda
,
Restelli
ecc
.
,
coll
'
intento
di
studiare
quel
problema
.
Si
tennero
quindici
sedute
,
si
scoperse
che
i
dissensi
in
seno
alla
maggioranza
della
commissione
si
riducevano
a
poca
cosa
,
si
discussero
e
si
formularono
varie
proposte
;
ma
la
salute
malferma
del
presidente
,
il
conte
Ponza
di
San
Martino
,
la
difficoltà
materiale
di
tener
riuniti
in
Firenze
,
per
un
tempo
sufficiente
ad
un
lavoro
sterminato
,
tanti
uomini
domiciliati
ed
occupatissimi
nelle
rispettive
provincie
,
furono
le
cagioni
per
le
quali
gli
studî
venissero
interrotti
,
e
che
non
si
giungesse
ad
alcuna
conclusione
definitiva
,
rimanendo
però
negli
animi
di
tutti
la
convinzione
che
questo
discentramento
non
era
cosa
temibile
,
né
nell
'
interesse
della
patria
,
né
in
quello
d
'
alcun
partito
,
e
che
non
era
di
difficile
attuazione
.
Che
male
non
ci
apponemmo
,
nel
presente
scritto
,
stabilendo
una
distinzione
fra
i
partiti
presi
collettivamente
e
gli
uomini
che
li
compongono
,
lo
si
può
argomentare
anche
da
questo
che
la
Destra
,
presa
collettivamente
,
ha
sempre
avversato
il
discentramento
,
ravvisando
in
quel
concetto
un
pericolo
per
l
'
unità
d
'
Italia
,
eppure
racchiudeva
nel
suo
seno
discentratori
dichiarati
e
di
elevatissimo
ingegno
e
provato
patriottismo
,
basti
citare
l
'
onorevole
Minghetti
;
e
la
Sinistra
,
presa
collettivamente
,
ha
inscritto
quella
parola
sulla
sua
bandiera
,
e
conta
non
pochi
discentratori
fra
i
suoi
adepti
,
ma
,
ottenuta
la
vittoria
,
non
ha
discentrato
nulla
,
e
non
ha
più
nemmeno
parlato
se
non
vaporosamente
,
di
questo
assunto
.
Il
discentramento
si
può
concepire
sotto
forma
istituzionale
e
sotto
forma
territoriale
;
la
forma
territoriale
poi
può
riferirsi
,
tanto
all
'
organismo
della
amministrazione
governativa
,
quanto
alle
rappresentanze
degli
interessi
locali
.
La
cagione
per
la
quale
hanno
potuto
spargersi
idee
tanto
erronee
circa
a
quel
concetto
,
si
è
che
fra
noi
si
suol
confondere
assai
facilmente
,
l
'
una
coll
'
altra
,
quelle
forme
e
quelle
applicazioni
del
discentramento
.
La
forma
istituzionale
si
può
chiamare
l
'
ultima
parola
della
civiltà
moderna
;
ma
finora
le
sole
nazioni
anglo
sassoni
l
'
hanno
saputa
attuare
.
Presso
quelle
nazioni
,
lo
spirito
dell
'
autogoverno
è
,
per
così
dire
,
nel
sangue
.
Incomincia
dall
'
individuo
e
dalla
famiglia
.
Le
principali
funzioni
della
vita
pubblica
che
sussistono
per
forza
propria
organica
,
che
si
alimentano
da
sé
,
secondo
la
stregua
della
interessenza
rispettiva
delle
persone
che
vi
partecipano
,
che
si
eleggono
liberamente
i
propri
capi
,
che
votano
il
proprio
bilancio
,
che
rimangono
entro
la
sfera
d
'
efficienza
determinata
dalla
loro
ragione
d
'
essere
,
è
un
'
ideale
attuazione
del
quale
ogni
buon
Italiano
deve
desiderare
per
il
proprio
paese
,
e
deve
sperare
che
divenga
possibile
un
giorno
;
e
che
la
speranza
non
sia
irragionevole
,
lo
si
desume
da
alcuni
fatti
di
discentramento
istituzionale
che
già
esistono
nel
nostro
paese
,
ci
basti
citare
,
fra
gli
altri
,
l
'
istituzione
della
cassa
di
risparmio
di
Milano
.
Sfortunatamente
però
esso
suppone
una
strabocchevole
abbondanza
di
forze
economiche
,
morali
,
intellettuali
e
sociali
,
e
di
predisposizioni
storiche
,
che
noi
siamo
ancora
lontanissimi
dal
possedere
.
Coloro
che
vagheggiano
per
l
'
Italia
odierna
un
ordinamento
simile
,
mostrano
di
non
essere
stati
nel
mezzogiorno
,
e
di
conoscere
poco
anche
il
settentrione
del
nostro
paese
.
Non
bisogna
dimenticare
che
siamo
tutti
usciti
ieri
soltanto
dall
'
assolutismo
,
e
che
già
da
tre
secoli
furono
distrutti
nella
nazione
nostra
i
germi
di
ogni
autogoverno
e
d
'
ogni
autonomia
istituzionale
,
che
le
età
precedenti
avevano
sparso
.
In
Italia
non
si
può
pensare
per
ora
che
a
un
discentramento
territoriale
,
il
quale
si
può
effettuare
,
come
già
dicemmo
in
due
modi
;
nell
'
ordinamento
dell
'
amministrazione
governativa
,
cioè
,
e
in
quello
delle
rappresentanze
degli
interessi
locali
.
Esaminiamo
a
parte
ciascuno
di
questi
due
modi
.
L
'
organismo
della
amministrazione
governativa
si
presenta
in
Italia
sotto
l
'
aspetto
di
un
accentramento
che
non
ha
l
'
eguale
in
nessun
paese
,
nemmeno
in
Francia
,
che
è
pure
la
terra
classica
degli
accentratori
.
Tutto
fa
capo
in
Italia
ai
dicasteri
centrali
.
Tutto
è
regolato
,
assorbito
,
dal
potere
centrale
,
fino
nei
più
minuti
particolari
;
gli
uffici
che
rappresentano
il
governo
nelle
località
,
non
possono
nulla
;
privi
di
potere
e
di
responsabilità
,
non
fanno
che
trasmettere
al
centro
le
petizioni
,
e
ricevere
dal
centro
,
per
trasmettere
agli
amministrati
,
i
responsi
dei
dicasteri
ministeriali
,
onniscienti
,
onniveggenti
,
onnipossenti
.
Quante
complicazioni
!
quanti
giri
e
rigiri
dal
centro
alle
località
,
per
avere
schiarimenti
,
informazioni
;
dalle
località
al
centro
,
per
far
prevenire
reclami
,
proteste
,
rettifiche
!
Quanti
intoppi
!
Quante
spese
inutili
!
Quanto
perditempo
!
Abbiamo
descritto
le
conseguenze
di
questa
mostruosità
al
contatto
col
potere
parlamentare
.
Gli
amministrati
che
hanno
qualche
affare
,
o
bisogna
che
intraprendano
un
viaggio
alla
capitale
,
o
che
si
rivolgano
al
rispettivo
deputato
.
Se
questo
deputato
è
d
'
un
altro
partito
,
o
bisogna
lasciar
che
ne
soffra
l
'
interesse
,
o
commettere
un
atto
poco
decoroso
per
il
sollecitante
e
per
il
sollecitato
.
Ora
,
quale
difficoltà
e
pericolo
vi
sarebbe
se
il
governo
nazionale
diventasse
un
po
'
più
vivo
ed
efficace
nei
suoi
organi
locali
,
almeno
quanto
lo
è
in
Francia
,
che
è
tutto
dire
,
o
quanto
lo
era
nel
primo
Regno
d
'
Italia
,
investendo
i
suoi
uffizî
nelle
provincie
,
di
più
ampie
facoltà
e
di
una
corrispondente
maggior
responsabilità
verso
il
potere
centrale
,
affinché
i
cittadini
trovino
presso
di
sé
,
più
immediata
,
più
pronta
,
e
più
illuminata
rispetto
alle
condizioni
locali
,
la
giustizia
amministrativa
a
cui
hanno
diritto
?
E
quale
pericolo
vi
sarebbe
se
si
abolisse
il
controllo
preventivo
sui
mandati
,
oggi
affidato
alla
Corte
dei
conti
?
Per
non
ripetere
ciò
che
lo
scrivente
ha
avuto
l
'
occasione
di
sostenere
altre
volte
rispetto
al
discentramento
,
egli
ama
lasciar
la
parola
al
deputato
Allievi
,
il
quale
,
dopo
essere
stato
prefetto
alcuni
anni
,
e
sebbene
aderente
ad
un
ministero
di
Sinistra
(
il
quale
però
non
fu
indotto
per
questo
a
dargli
retta
)
non
esitava
a
proclamare
,
rivolgendosi
a
proprî
elettori
,
che
questa
facoltà
del
controllo
preventivo
,
non
compete
alla
Corte
dei
conti
,
o
a
qualsiasi
altra
istituzione
analoga
,
in
nessun
grande
Stato
d
'
Europa
;
che
il
controllo
preventivo
sui
mandati
,
quale
è
da
noi
,
non
esiste
se
non
nel
piccolo
Belgio
,
paese
che
,
per
le
sue
condizioni
geografiche
e
la
sua
concentrazione
ferroviaria
,
si
può
dire
tutto
rinchiuso
in
un
pugno
;
che
il
controllo
preventivo
sui
mandati
,
obbligando
ogni
menomo
affare
che
importi
spesa
,
ad
affluire
al
centro
,
è
uno
dei
fattori
massimi
della
centralità
amministrativa
.
Né
si
deve
credere
,
soggiungeva
egli
ottimamente
,
che
le
garanzie
nella
erogazione
del
pubblico
denaro
siano
per
questo
maggiori
.
Di
tanto
si
ingrandisce
il
controllo
preventivo
,
di
altrettanto
scema
l
'
efficacia
del
controllo
consuntivo
;
e
sopratutto
si
annulla
la
responsabilità
dei
funzionarî
pubblici
.
Non
è
ignoto
a
nessuno
,
infatti
,
che
la
cura
più
assidua
e
più
ingegnosa
pei
ministeri
è
di
far
passare
gli
atti
al
controllo
preventivo
della
Corte
dei
conti
.
Quando
si
è
passati
attraverso
a
quella
filiera
,
si
può
vivere
tranquilli
!
La
Corte
dei
conti
,
non
vorrà
,
nel
periodo
di
revisione
consuntiva
,
disdire
quello
che
essa
ha
detto
nel
periodo
del
controllo
preventivo
.
La
Corte
dei
conti
è
di
sua
natura
diffidente
;
cerca
vedere
il
fondo
delle
cose
;
e
ci
arriva
assai
spesso
;
ma
anche
in
molti
casi
non
vede
,
e
respinge
od
accetta
fuor
di
ragione
.
Quanto
è
più
serio
,
più
temuto
il
controllo
successivo
,
quando
il
funzionario
pubblico
deve
unicamente
consultarsi
colla
propria
coscienza
e
colla
propria
responsabilità
,
per
mettersi
in
regola
con
quelli
che
devono
poi
giudicare
i
suoi
atti
!
L
'
assenza
del
controllo
preventivo
sui
mandati
permetterebbe
di
delegare
molti
fra
gli
atti
amministrativi
ai
poteri
locali
,
agli
ufficî
delle
provincie
,
in
modo
che
tali
atti
vi
fossero
condotti
,
senz
'
altro
,
al
pieno
loro
compimento
.
L
'
on
.
Allievi
ha
voluto
pigliare
un
caso
pratico
,
un
esempio
,
da
un
paese
che
ha
fama
di
essere
molto
accentrato
,
dalla
Francia
,
esaminando
un
servizio
del
ramo
lavori
pubblici
:
Strade
nazionali
,
manutenzione
di
porti
e
di
fari
.
Votato
il
bilancio
dal
Parlamento
,
il
ministro
dei
lavori
pubblici
ripartisce
le
somme
dei
capitali
relativi
in
altrettanti
crediti
aperti
agli
ingegneri
capi
dei
dipartimenti
,
ai
prefetti
.
E
questi
fanno
contratti
,
sorvegliano
,
liquidano
,
pagano
;
solo
che
,
appena
compiuto
un
atto
amministrativo
,
debbono
tosto
ragguagliare
,
non
solo
il
ministero
,
ma
la
stessa
Corte
dei
conti
,
la
quale
segue
,
con
il
suo
controllo
consuntivo
,
assai
davvicino
tutti
gli
atti
della
amministrazione
.
Tutto
si
compie
nella
provincia
;
il
cittadino
ha
davanti
a
sé
l
'
amministratore
;
non
ha
d
'
uopo
di
cercarlo
lontano
.
Quanta
maggior
rapidità
,
quante
semplificazioni
,
quante
ingiustizie
di
meno
!
Resta
ben
inteso
che
l
'
organismo
governativo
locale
dovrebbe
essere
completo
nella
parte
amministrativa
e
nella
finanziaria
,
affinché
i
diversi
uffici
tra
loro
si
assistessero
,
e
anche
non
mancassero
le
controllerie
tra
gli
stessi
ufficî
locali
.
E
ciò
si
potrebbe
ottenere
facilmente
.
Il
bilancio
votato
dal
Parlamento
dovrebbe
,
per
le
spese
stabilmente
determinate
da
leggi
o
regolamenti
,
e
per
le
somme
di
minore
rilievo
tradursi
in
bilanci
governativi
di
ciascuna
circoscrizione
amministrativa
;
e
un
'
autorità
politica
,
una
di
finanza
,
e
una
di
controllo
soggetta
alla
Corte
dei
conti
e
indipendente
,
tutte
con
residenza
nella
circoscrizione
,
potrebbero
aver
la
gestione
autonoma
del
bilancio
locale
di
quella
.
Queste
considerazioni
dell
'
on
.
deputato
di
Macerata
ci
sembrano
assennatissime
.
Non
invano
la
sua
qualità
di
prefetto
lo
ha
messo
a
contatto
colla
realtà
.
Come
si
vede
,
non
si
tratta
di
una
instauratio
ab
imis
fundamentis
,
bensì
soltanto
di
una
migliore
distribuzione
di
lavoro
il
quale
,
previe
alcune
modificazioni
nelle
istituzioni
del
Consiglio
di
Stato
e
della
Corte
dei
conti
,
potrebbe
essere
compiuto
dal
medesimo
personale
d
'
oggidì
,
solo
che
questo
in
parte
dovrebbe
disertare
i
ministeri
della
capitale
per
trasmigrare
nelle
provincie
.
In
tutte
le
provincie
?
Ecco
un
grave
scoglio
.
Le
provincie
sono
69
.
Essendo
così
numerose
,
si
avrebbe
bisogno
di
un
aumento
di
personale
governativo
,
il
quale
è
già
esuberante
.
Come
rimediare
a
questo
inconveniente
?
Alcuni
ci
hanno
già
pensato
.
Sopprimiamo
,
dicono
essi
,
le
piccole
provincie
,
e
riduciamole
al
numero
di
25
al
più
.
Non
conveniamo
in
questa
opinione
.
Le
provincie
devono
rimanere
,
come
oggi
sono
,
fornite
dei
medesimi
ufficî
presso
a
poco
,
che
oggi
hanno
.
Il
sopprimerle
desterebbe
un
malcontento
che
devesi
evitare
.
Per
ragioni
d
'
economia
,
e
nell
'
interesse
della
buona
amministrazione
,
gli
organi
del
potere
centrale
distaccati
dalla
capitale
allo
scopo
di
poter
funzionare
localmente
,
dovrebbero
essere
,
a
nostro
avviso
,
principalmente
regionali
.
La
parola
regione
fa
sopra
molti
un
effetto
che
somiglia
a
quello
che
produce
un
panno
rosso
sventolato
davanti
agli
occhi
di
un
toro
.
Ciò
non
toglie
che
sia
stata
fatta
,
proprio
in
Italia
,
la
celebre
formola
:
governare
da
lontano
,
amministrare
da
vicino
nella
quale
formola
sta
il
fondamento
di
una
buona
amministrazione
in
ogni
vasto
Stato
.
Ciò
non
toglie
che
,
essendo
l
'
Italia
indelebilmente
regionale
,
sebbene
indissolubilmente
cementata
nell
'
unità
politica
,
l
'
espansione
naturale
della
sua
vita
economica
,
sociale
ed
intellettuale
,
ha
fatto
sì
che
oggi
,
in
essa
,
le
regioni
esistono
più
che
mai
,
economicamente
,
socialmente
ed
intellettualmente
.
Le
quali
regioni
del
resto
non
corrispondono
sempre
alle
vecchie
divisioni
politiche
.
Tanto
è
vero
che
,
p
.
es
.
,
l
'
antico
reame
napolitano
al
di
qua
dal
Faro
,
si
va
sempre
più
scomponendo
in
quattro
,
o
per
lo
meno
in
tre
,
regioni
.
Ormai
si
può
dire
che
,
tranne
nell
'
Annuario
officiale
e
nella
distribuzione
degli
ufficî
governativi
,
Milano
non
è
mai
stata
così
completamente
la
capitale
della
Lombardia
come
lo
è
oggidì
,
né
Torino
dell
'
antico
Piemonte
,
né
Firenze
della
Toscana
,
né
Napoli
delle
provincie
napoletane
del
Tirreno
,
ecc
.
Ma
v
'
ha
di
più
,
e
questo
è
il
peggio
.
Il
regionalismo
,
espulso
ufficialmente
dagli
ordini
dell
'
amministrazione
,
nei
quali
lo
Stato
,
se
si
servisse
di
questa
forza
per
i
suoi
scopi
,
otterrebbe
tanti
vantaggi
,
il
regionalismo
,
diciamo
,
poiché
esiste
né
si
può
sopprimere
,
è
penetrato
di
contrabbando
e
si
è
assiso
,
senza
pudore
,
nel
luogo
d
'
onde
avrebbe
dovuto
rimanere
sempre
espulso
,
cioè
nel
Parlamento
della
nazione
;
ed
oggi
la
fa
da
padrone
,
e
discute
e
decide
,
con
criteri
propri
,
e
quindi
affatto
regionali
,
dei
grandi
interessi
e
del
governo
della
nazione
.
Questa
violenza
commessa
a
danno
dell
'
Italia
reale
,
la
quale
si
vendica
colle
armi
fornitele
dall
'
Italia
legale
,
incomincia
a
destare
l
'
attenzione
degli
uomini
più
eminenti
nelle
stesse
provincie
meridionali
,
dove
un
tempo
perfino
la
parola
regione
incontrava
tante
ripugnanze
nel
partito
liberale
.
L
'
onor
.
Bonghi
ebbe
a
dire
,
in
un
recente
discorso
,
che
la
forza
d
'
Italia
risiede
nella
prosperità
delle
sue
regioni
;
e
l
'
onor
.
De
Sanctis
così
si
esprimeva
non
è
molto
tempo
:
"
L
'
Italia
,
signori
,
non
è
un
'
astrazione
;
è
la
casa
,
la
famiglia
,
il
comune
,
la
provincia
,
la
regione
;
e
chi
si
sente
fortemente
legato
a
questi
interessi
,
quello
può
sentire
l
'
Italia
.
Non
faccio
colpa
all
'
Italiano
del
Piemonte
di
essere
buon
piemontese
,
all
'
Italiano
di
Toscana
di
essere
buon
toscano
,
all
'
Italiano
di
Sicilia
di
essere
buon
siciliano
.
Dico
a
voi
,
se
volete
essere
buoni
Italiani
,
cominciate
con
esser
buoni
napoletani
.
Triste
l
'
uomo
solo
,
senza
legami
,
con
l
'
Italia
innanzi
,
un
'
Italia
astratta
,
un
'
Italia
da
accademia
e
da
scuola
.
Più
la
mia
anima
è
piena
,
più
mi
commuove
il
nome
della
mia
famiglia
,
del
mio
paese
nativo
,
della
mia
provincia
,
della
mia
regione
,
io
più
mi
elevo
,
più
sento
vibrare
in
me
l
'Italia."
Or
bene
,
se
questa
benedetta
regione
c
'
è
e
rimane
,
checché
si
faccia
per
distruggerla
,
perché
mai
l
'
Italia
ufficiale
non
imita
Maometto
,
il
quale
avendo
intimato
ad
una
montagna
di
venire
da
lui
,
e
questa
non
movendosi
,
esclamò
,
da
quell
'
uomo
di
spirito
che
era
:
ebbene
,
anderò
io
verso
la
montagna
?
L
'
Italia
ufficiale
,
perché
mai
non
potrebbe
approfittare
di
questa
distribuzione
delle
provincie
in
naturali
regioni
,
per
insediare
nelle
metropoli
naturali
di
queste
regioni
,
dove
già
convengono
spontaneamente
gli
affari
delle
provincie
circostanti
,
le
direzioni
distaccate
dai
dicasteri
centrali
,
per
ciascuno
dei
principali
servigi
,
incominciando
da
quello
dalla
pubblica
sicurezza
?
L
'
argomento
è
troppo
vasto
perché
ci
sia
possibile
esaurirlo
in
poche
pagine
.
Ci
basti
averne
dato
un
cenno
che
valga
a
mostrare
che
,
mediante
alcune
riforme
,
di
cui
poche
per
legge
,
il
resto
per
decreti
reali
,
si
potrebbe
ovviare
ad
una
gran
parte
del
malcontento
amministrativo
,
soddisfare
gli
interessi
locali
dei
cittadini
,
senza
alterare
le
attuali
circoscrizioni
,
senza
scapito
,
né
della
forza
,
né
del
prestigio
del
governo
centrale
,
il
quale
non
cesserebbe
di
essere
il
governo
centrale
,
anche
delegando
,
sotto
la
propria
responsabilità
,
alcuni
suoi
poteri
a
funzionarî
lontani
,
come
oggi
ne
delega
a
funzionarî
vicini
.
Lo
scrivente
,
essendo
ministro
dei
lavori
pubblici
nel
1860
,
ordinò
il
servizio
dei
telegrafi
e
quello
delle
poste
,
regionalmente
;
e
nel
1865
presentò
una
proposta
per
applicare
il
sistema
regionale
al
genio
civile
.
Che
se
la
posizione
degli
impiegati
e
sopratutto
le
norme
pei
loro
traslocamenti
,
dei
quali
tanto
si
è
abusato
in
questi
ultimi
tempi
,
con
criterî
affatto
partigiani
,
fossero
meglio
determinate
per
legge
,
vigilate
e
controllate
,
da
un
'
autorità
irremovibile
estraparlamentare
,
i
fomiti
,
descritti
a
suo
luogo
,
di
regionalismo
politico
,
cesserebbero
forse
del
tutto
.
È
stata
una
vera
disgrazia
quella
che
,
nei
primordi
del
Regno
,
quando
si
trattò
di
creare
il
nuovo
assetto
amministrativo
,
anziché
il
sistema
francese
e
il
belga
,
non
si
sia
preso
,
per
norma
,
l
'
austriaco
,
sistema
discentratore
,
eppure
semplice
e
poco
spendereccio
.
Il
grande
argomento
che
si
fece
valere
in
quel
tempo
,
è
che
ai
Veneti
,
tuttora
viventi
sotto
la
dominazione
austriaca
,
non
conveniva
far
vedere
che
si
seguivano
le
pedate
dei
loro
dominatori
;
quasiché
per
questo
i
Veneti
dovessero
trovarsi
meno
disposti
a
riunirsi
alla
grande
famiglia
italiana
!
Ma
tant
'
è
;
l
'
influenza
dei
pregiudizi
nello
ordinamento
del
nuovo
Stato
,
meriterebbe
uno
studio
a
parte
,
e
riuscirebbe
molto
istruttivo
il
verificare
con
quale
cifra
di
milioni
quei
pregiudizî
figurino
direttamente
o
indirettamente
nel
gran
libro
del
debito
pubblico
!
A
questo
discentramento
territoriale
dell
'
amministrazione
governativa
,
potrebbe
aggiungersi
come
abbiamo
già
avvertito
,
l
'
altro
discentramento
,
quello
cioè
delle
rappresentanze
degli
interessi
locali
.
Ci
sono
molti
,
i
quali
,
quando
sono
invitati
ad
uscire
dalle
nebulosità
in
cui
tengono
avvolto
il
concetto
che
si
formano
da
discentramento
,
hanno
sempre
in
bocca
:
dobbiamo
accordare
la
massima
autonomia
,
e
maggiori
attribuzioni
,
al
comune
e
alla
provincia
.
Or
bene
,
a
noi
sembra
che
,
in
quanto
ad
autonomia
,
provincia
e
comune
ne
hanno
,
presso
a
poco
,
quello
che
loro
occorre
;
e
in
quanto
ad
attribuzioni
,
quello
ch
'
essi
sono
in
grado
di
sopportare
,
colle
forze
intellettuali
ed
economiche
di
cui
dispongono
;
anzi
ci
sembra
che
i
comuni
piccoli
ne
hanno
troppe
,
e
che
sia
stato
un
errore
quello
della
legge
vigente
,
di
parificarli
ai
grandi
.
La
questione
non
è
questa
,
è
un
'
altra
.
Ogni
discentramento
che
non
sia
istituzionale
,
non
ha
serietà
in
Italia
se
non
è
regionale
,
per
il
solo
fatto
che
la
maggior
parte
delle
attuali
provincie
,
isolatamente
,
scarseggia
troppo
di
mezzi
e
di
personale
per
assumere
incombenze
molto
più
estese
di
quelle
che
oggi
disimpegna
.
Le
regioni
invece
posseggono
siffatti
requisiti
.
Molte
spese
collettivamente
sarebbero
minori
e
verrebbero
eseguite
meglio
.
Esistono
interessi
,
i
quali
non
sono
niente
affatto
nazionali
,
ed
hanno
un
carattere
perfettamente
locale
;
si
riferiscono
questi
a
'
lavori
pubblici
,
alla
istruzione
pubblica
,
al
commercio
,
alla
industria
,
alla
agricoltura
,
alla
selvicoltura
,
alle
miniere
,
alla
navigazione
;
ma
sono
troppo
vasti
per
poter
essere
appagati
da
una
sola
provincia
;
perciò
vanno
ad
accrescere
il
lavoro
governativo
sotto
la
controlleria
del
parlamento
.
Invece
parecchie
provincie
associate
,
sarebbero
in
grado
di
assumere
tali
incombenze
,
qualora
lo
Stato
lasciasse
a
loro
la
disposizione
delle
somme
da
esse
oggi
versate
,
a
tal
uopo
,
nelle
casse
erariali
.
Finché
alcune
provincie
del
mezzogiorno
si
credevano
in
diritto
di
reclamare
dalla
nazione
che
questa
,
per
ragioni
di
giustizia
distributiva
,
assumesse
le
spese
occorrenti
per
fornirle
di
certe
opere
,
le
quali
,
se
non
erano
di
utilità
nazionale
,
convenivano
a
parecchie
di
esse
,
si
poteva
comprendere
facilmente
la
ripugnanza
delle
medesime
ad
ammettere
il
principio
che
le
provincie
associate
,
e
non
la
nazione
tutta
,
assumessero
quell
'
onere
.
Ma
oggi
,
dopo
che
è
in
corso
di
esecuzione
la
legge
per
le
strade
obbligatorie
,
dopo
che
si
sono
stanziate
nei
bilanci
tante
spese
per
porti
secondarî
,
dopo
la
votazione
del
recente
provvedimento
sulle
ferrovie
,
leggi
tutte
le
quali
,
buone
o
cattive
che
siano
,
devono
essere
attuate
,
quella
ripugnanza
non
dovrebbe
aver
più
fondamento
.
La
situazione
delle
finanze
è
tale
,
che
guai
se
non
si
ponesse
un
freno
alle
spese
che
non
riguardano
interessi
nazionali
!
È
necessario
che
d
'
ora
in
avanti
,
meno
eccezioni
straordinarie
a
favore
di
interessi
puramente
locali
,
intorno
alle
quali
deciderà
il
Parlamento
,
i
singoli
comuni
,
le
singole
provincie
,
non
ricorrano
all
'
erario
nazionale
per
ottenere
ciò
che
sarebbe
utile
ad
esse
soltanto
,
ma
che
se
lo
procaccino
da
sé
;
e
che
quando
l
'
utilità
di
tali
spese
si
estende
a
parecchie
provincie
,
ci
pensino
,
nella
misura
della
interessenza
rispettiva
,
le
provincie
associate
.
Or
bene
,
le
provincie
associate
non
costituirebbero
forse
appunto
una
regione
?
e
questa
associazione
non
potrebbe
forse
ricevere
un
organismo
?
Un
parlamentino
regionale
!
Dio
ne
guardi
!
Ci
sembra
sentir
esclamare
.
No
,
non
ci
sarebbe
bisogno
di
un
parlamentino
regionale
.
Basterebbe
che
le
singole
Deputazioni
provinciali
di
una
data
regione
,
incaricassero
ciascuna
,
due
o
tre
dei
proprî
colleghi
a
convenire
insieme
con
quelli
delle
altre
,
per
deliberare
intorno
alle
spese
da
farsi
in
comune
,
salva
l
'
approvazione
dei
rispettivi
Consigli
provinciali
.
In
piccola
scala
imiterebbero
l
'
esempio
delle
Delegazioni
austro
ungariche
.
Così
potrebbe
essere
attuata
la
rappresentanza
degli
interessi
regionali
,
a
scarico
delle
incumbenze
del
Parlamento
,
con
probabilità
che
a
quegli
interessi
venga
provveduto
meglio
.
Oggi
per
esempio
,
un
interesse
evidente
e
sacrosanto
,
comune
a
tutte
le
provincie
piemontesi
,
può
andar
sagrificato
per
una
coalizione
parlamentare
di
siciliani
,
di
toscani
e
di
veneti
,
o
viceversa
.
Per
sventare
siffatto
pericolo
i
deputati
piemontesi
devono
venire
a
patti
con
quelli
di
altre
regioni
;
e
siccome
tali
patti
si
fondano
sempre
sul
principio
:
do
ut
des
,
facio
ut
facias
,
così
chi
finisce
ad
andarci
di
mezzo
,
è
l
'
erario
nazionale
.
Se
si
entrasse
in
questa
via
,
solo
allora
sarebbe
lecito
sperare
che
le
sessioni
del
Parlamento
possano
durare
non
più
di
pochi
mesi
,
che
il
Parlamento
non
si
abbia
ad
occupare
d
'
altro
che
degli
interessi
nazionali
,
che
i
deputati
sollecitatori
ricevano
lo
sfratto
,
e
che
nessuno
più
venga
a
domandare
in
quale
provincia
sia
nato
un
consigliere
della
corona
,
per
sapere
se
si
deve
combatterlo
od
appoggiarlo
.
Altrimenti
temiamo
che
,
più
o
meno
,
saremo
sempre
da
capo
cogli
inconvenienti
del
parlamentarismo
italiano
.
L
'
Italia
ha
bisogno
di
un
governo
forte
,
forte
entro
la
sfera
delle
attribuzioni
che
gli
assegna
lo
Statuto
,
e
capace
di
durare
senza
aver
bisogno
di
ricorrere
ad
indecorose
compiacenze
verso
interessi
che
non
sono
quelli
della
nazione
;
ma
non
lo
avrà
mai
questo
governo
forte
,
finché
il
potere
centrale
non
venga
esonerato
da
una
infinità
di
minute
incombenze
che
lo
screditano
,
lo
inceppano
,
lo
affogano
,
e
aprono
la
via
alle
ingerenze
indebite
della
politica
nella
amministrazione
.
Anche
liberati
da
molte
incombenze
minute
,
tutti
i
dicasteri
centrali
,
avrebbero
abbastanza
da
fare
.
A
quelli
che
dipendono
,
prendiamoli
come
un
esempio
,
dal
ministero
d
'
agricoltura
e
commercio
,
resterebbe
sempre
un
campo
abbastanza
vasto
per
mettere
alla
prova
lo
spirito
di
iniziativa
di
un
ministro
operoso
,
circondato
da
uno
stato
maggiore
poco
numeroso
,
ma
ottimo
,
e
per
giustificare
la
presenza
di
lui
nei
consigli
della
corona
.
E
ciò
valga
anche
per
altri
ministeri
.
IV
.
La
riforma
elettorale
.
Veniamo
ora
alla
questione
della
riforma
elettorale
.
Ci
sembra
che
,
al
pari
di
quella
del
discentramento
,
si
presenti
essa
pure
,
nello
stato
attuale
d
'
Italia
,
come
un
argomento
superiore
ai
partiti
.
Infatti
,
una
riforma
della
legge
elettorale
,
quando
apparisca
chiaro
che
la
legge
vigente
non
risponda
allo
scopo
di
fornire
al
paese
,
quale
esso
è
costituito
in
realtà
,
il
modo
di
esprimere
fedelmente
il
proprio
pensiero
politico
,
e
che
la
riforma
da
introdursi
si
debba
limitare
unicamente
a
conseguire
siffatto
scopo
,
non
potrebbe
essere
avversata
da
nessun
partito
serio
.
Gli
effetti
delle
riforme
di
questa
specie
,
per
poco
che
siano
profonde
,
sono
sempre
una
grande
incognita
.
L
'
esperienza
di
altri
paesi
c
'
insegna
che
talvolta
l
'
innovazione
introdotta
finì
per
rivolgersi
contro
coloro
che
l
'
avevano
promossa
.
Ma
c
'
è
sempre
questo
di
buono
,
in
una
riforma
che
risponda
allo
scopo
,
che
essa
,
cioè
,
fornisce
la
certezza
ad
ogni
partito
che
abbia
solide
basi
nel
paese
,
di
poter
fare
assegnamento
anche
sopra
un
ritorno
verso
lui
del
pubblico
favore
,
quando
questo
lo
avesse
abbandonato
.
E
invero
il
numero
degli
elettori
inalterabilmente
fedeli
ad
un
partito
è
scarso
dovunque
.
La
grande
massa
dei
medesimi
suol
funzionare
da
bilanciere
e
propendere
piuttosto
in
un
senso
che
in
un
altro
,
secondo
che
il
momento
in
cui
è
consultata
,
essa
giudica
più
utile
al
paese
che
prevalga
piuttosto
questo
che
quel
partito
.
Se
ciò
non
fosse
,
o
i
wigh
o
i
tories
si
perpetuerebbero
al
governo
.
Se
non
che
ci
sembra
che
in
Italia
,
da
quando
è
stato
messo
sul
tappeto
il
problema
di
una
riforma
elettorale
,
si
sono
manifestate
due
preoccupazioni
opposte
,
le
quali
è
a
desiderarsi
,
a
nostro
avviso
,
non
finiscano
ad
avere
il
sopravvento
né
l
'
una
,
né
l
'
altra
.
Molti
uomini
della
Destra
(
malgrado
il
brutto
tiro
che
ha
fatto
loro
il
sistema
elettorale
vigente
,
nel
1876
)
,
non
che
dei
Centri
,
hanno
in
grandissima
diffidenza
ogni
mutamento
a
quel
sistema
,
salvo
che
fosse
di
poca
importanza
,
come
p
.
es
.
,
sarebbe
il
far
discendere
a
21
anni
il
limite
d
'
età
voluto
per
l
'
esercizio
di
esso
diritto
.
Malgrado
alcuni
inconvenienti
,
la
legge
attuale
ha
questo
di
buono
,
secondo
essi
,
che
,
presumibilmente
,
assicura
il
predominio
a
quella
minoranza
più
colta
del
popolo
italiano
che
ha
preparato
e
compiuto
la
rivoluzione
italiana
.
Se
l
'
applicazione
di
questa
legge
,
in
questi
ultimi
anni
,
si
rivolse
contro
la
Destra
,
siffatto
sfregio
inflittole
sarà
probabilmente
passaggero
.
Dunque
perché
farne
getto
?
Ad
avvalorare
siffatta
tesi
,
si
mettono
avanti
due
argomenti
.
In
primo
luogo
,
si
dice
che
una
vera
agitazione
nel
paese
a
favore
di
un
allargamento
del
diritto
,
non
si
è
scorta
finora
;
in
secondo
luogo
,
che
uno
dei
fatti
politici
più
salienti
che
hanno
richiamato
finora
la
pubblica
attenzione
,
è
la
scarsezza
del
numero
degli
attuali
elettori
inscritti
che
sogliono
presentarsi
alle
urne
,
dal
che
si
deve
indurre
che
la
base
del
diritto
elettorale
vigente
è
già
fin
troppo
larga
.
Nella
Sinistra
invece
si
è
sempre
parlato
di
allargamento
di
base
,
e
s
'
invocava
persino
il
suffragio
universale
diretto
.
Però
in
questi
ultimi
anni
,
una
gran
parte
di
essa
finì
per
riconoscere
che
qualche
restrizione
era
necessaria
,
e
si
ventilarono
parecchi
progetti
in
cui
erano
ammesse
le
categorie
;
solo
che
,
secondo
tali
progetti
,
la
legge
dovrebbe
essere
congegnata
in
modo
da
assicurare
il
predominio
a
quelle
classi
nelle
quali
è
probabile
che
il
partito
recluterà
il
maggior
numero
di
seguaci
.
S
'
intenderebbe
insomma
di
istituire
una
specie
di
oligarchia
delle
così
dette
capacità
,
con
poco
riguardo
al
censo
,
ossia
a
quelli
che
pagano
.
Coloro
che
avranno
seguìto
fin
qui
i
ragionamenti
svolti
nel
presente
scritto
,
sono
già
in
grado
di
scorgere
le
ragioni
che
c
'
impediscono
di
associarci
a
coloro
che
vorrebbero
conservata
integralmente
l
'
attuale
legge
elettorale
.
Questa
era
perfettamente
giustificata
come
una
necessità
nel
periodo
della
lotta
per
l
'
esistenza
nazionale
,
durante
la
quale
una
minoranza
aveva
dovuto
assumere
ed
esercitare
una
specie
di
dittatura
patriottica
.
Ma
,
giunto
il
periodo
del
consolidamento
dell
'
opera
compiuta
è
d
'
uopo
che
sia
ammesso
a
partecipare
alla
cosa
pubblica
il
maggior
numero
di
coloro
che
sono
capaci
di
contribuire
a
consolidarla
.
Ora
,
se
la
creazione
richiedeva
un
grado
di
cognizioni
politiche
e
di
iniziativa
patriottica
che
solo
certe
classi
potevano
dare
,
il
consolidamento
si
effettua
sopratutto
col
lavoro
più
modesto
di
quei
membri
del
consorzio
civile
,
i
quali
recano
ogni
giorno
la
loro
pietra
all
'
edifizio
nazionale
,
e
sebbene
,
né
ricchi
,
né
dotti
,
sono
però
forniti
di
una
idoneità
sufficiente
a
valutare
la
portata
dei
loro
atti
in
relazione
colla
cosa
pubblica
.
Allargare
la
base
dell
'
elettorato
politico
in
questa
misura
,
equivale
a
rendere
più
robusto
l
'
edificio
dello
Stato
.
Oggi
il
numero
degli
elettori
politici
inscritti
non
è
che
poco
più
di
un
mezzo
milione
,
per
una
nazione
di
27
milioni
d
'
abitanti
;
il
che
significa
la
base
elettorale
più
ristretta
che
oggi
si
conosca
nei
paesi
liberi
,
salve
poche
eccezioni
che
il
nostro
amor
proprio
ci
vieta
d
'
invocare
.
Sopra
un
numero
così
ristretto
,
ogni
specie
di
pressioni
illecite
e
di
corruzioni
si
possono
tentare
con
successo
;
e
non
devono
recar
stupore
i
verdetti
talvolta
artificiali
delle
urne
.
Che
se
non
si
scorge
alcuna
agitazione
nel
paese
a
favore
di
un
allargamento
del
diritto
elettorale
,
ciò
non
ci
sembra
gran
fatto
concludente
.
Non
c
'
è
stata
agitazione
nemmeno
per
ottenere
la
legge
oggi
vigente
.
Fu
ricevuta
quale
venne
decretata
,
come
se
ne
sarebbe
accettata
una
che
fosse
stata
diversa
.
I
plebisciti
si
riferivano
all
'
unità
d
'
Italia
,
alla
dinastia
di
Savoia
,
allo
Statuto
;
queste
erano
idee
chiare
;
non
già
alla
legge
elettorale
.
Non
è
dunque
col
criterio
della
maggiore
o
minore
agitazione
pubblica
per
averla
,
che
bisogna
giudicare
se
una
innovazione
nell
'
elettorato
,
sia
da
introdursi
o
no
.
Bensì
bisogna
cercare
se
l
'
innovazione
sarebbe
utile
,
o
no
,
allo
Stato
.
Si
ammette
generalmente
che
il
paese
è
oggi
politicamente
ammalato
,
e
che
ai
buoni
patrioti
spetta
di
far
da
medici
.
Ora
,
che
cosa
si
dovrebbe
pensare
di
un
medico
il
quale
dicesse
di
non
poter
somministrare
il
tale
rimedio
salutare
,
solo
perché
l
'
ammalato
non
glielo
indica
?
Se
si
avesse
ragione
di
parlar
così
,
non
occorrerebbero
i
medici
,
basterebbero
i
farmacisti
.
Riguardo
all
'
altra
obbiezione
,
della
scarsezza
dei
votanti
alle
elezioni
politiche
,
questo
fatto
deriva
da
molte
cause
,
fra
le
altre
dalla
sfiducia
che
è
andata
sempre
più
diffondendosi
nel
paese
,
e
dalla
naturale
pigrizia
,
che
è
un
fenomeno
affatto
individuale
,
e
che
è
comune
a
tutte
le
classi
.
Ammettendo
che
la
pigrizia
oggi
dominante
persista
nel
ceto
elettorale
,
e
che
,
anche
dopo
l
'
allargamento
del
diritto
elettorale
,
si
conservi
l
'
attuale
proporzione
fra
i
votanti
e
gli
inscritti
,
ci
sarà
sempre
questo
di
guadagnato
che
la
rappresentanza
nazionale
sarà
eletta
da
un
numero
assoluto
di
votanti
maggiore
di
prima
.
D
'
altronde
l
'
allargamento
del
suffragio
è
una
di
quelle
questioni
che
si
ponno
differire
,
ma
se
una
volta
sono
poste
,
è
pericoloso
lasciarle
troppo
trascinare
,
perché
sembrano
fatte
apposta
per
fornir
pretesti
alle
agitazioni
,
anche
quando
le
agitazioni
a
quel
proposito
non
sorgono
spontaneamente
.
Se
queste
ragioni
c
'
inducono
a
considerare
come
uno
dei
criteri
conservatori
di
governo
e
non
di
partito
,
che
si
ammetta
una
riforma
elettorale
,
è
naturale
che
dobbiamo
dichiararci
di
gran
lunga
più
avversi
ancora
a
tutti
i
progetti
di
riforma
tendenti
a
falsificare
sempre
più
,
a
beneficio
di
uno
scopo
di
partito
,
l
'
espressione
del
sincero
voto
del
paese
quale
questo
è
costituito
.
Ci
asteniamo
dal
discorrere
dello
scrutinio
di
lista
e
della
rappresentanza
delle
minoranze
,
due
argomenti
degni
d
'
esame
anch
'
essi
,
ma
la
di
cui
importanza
è
maggiore
o
minore
secondo
i
fondamenti
dell
'
elettorato
che
s
'
intende
adottare
.
Ma
quali
potrebbero
essere
dunque
i
fondamenti
dell
'
elettorato
?
L
'
indole
di
questo
scritto
ci
dispensa
dal
formulare
una
concreta
proposta
,
ma
ci
impegna
ad
indicare
i
criteri
a
cui
si
dovrebbe
,
a
nostro
avviso
,
ricorrere
per
formularla
.
I
fondamenti
di
una
riforma
elettorale
politica
,
quando
l
'
elettorato
non
abbia
un
carattere
storico
,
come
è
il
caso
dell
'
Inghilterra
,
possono
essere
,
o
naturali
,
o
artificiali
.
Il
fondamento
più
naturale
è
sembrato
a
molti
consistere
nel
suffragio
universale
diretto
.
Ora
,
se
c
'
è
un
sistema
elettorale
,
il
quale
sembra
immaginato
al
solo
intento
di
rappresentare
il
mondo
al
rovescio
,
è
precisamente
quello
,
tranne
il
caso
di
alcune
società
di
costumi
patriarcali
,
ovvero
di
popoli
in
formazione
sopra
un
suolo
vergine
per
effetto
di
emigrazioni
da
altri
paesi
.
E
per
verità
,
nel
regime
del
suffragio
universale
non
si
tiene
conto
della
realtà
.
Invece
di
partire
dai
fatti
,
si
immagina
una
teoria
estraumana
.
Cesserebbe
di
rappresentare
il
mondo
al
rovescio
solo
quando
tutti
gli
uomini
fossero
parificati
,
non
già
nel
saper
leggere
e
scrivere
,
che
è
l
'
istrumento
del
sapere
e
non
il
sapere
,
ma
anche
nella
coltura
,
nei
servigi
resi
al
paese
,
nel
merito
,
nelle
condizioni
di
famiglia
,
e
quando
,
soppresso
il
diritto
di
proprietà
,
il
capitale
,
e
l
'
iniziativa
individuale
nell
'
industria
e
nel
commercio
,
tutti
i
cittadini
contribuissero
in
egual
misura
ai
pubblici
pesi
.
Ma
,
preso
il
mondo
come
oggi
è
,
il
buon
senso
si
rivolta
al
pensiero
che
non
ci
debba
essere
la
minima
proporzione
fra
i
diritti
e
i
servigi
,
che
quelli
i
quali
più
contribuiscono
alla
cosa
pubblica
non
abbiano
maggiori
titoli
al
potere
sociale
,
che
i
cittadini
i
quali
danno
più
alla
Società
della
loro
virtù
e
intelligenza
,
della
loro
fortuna
e
del
loro
lavoro
,
non
debbano
partecipare
di
più
al
governo
.
No
,
dacché
siamo
stati
risparmiati
da
questo
malanno
,
teniamolo
lontano
,
radicali
,
liberali
,
conservatori
,
retrivi
,
e
quanti
viviamo
in
Italia
.
Nei
paesi
dove
è
stato
introdotto
,
i
suoi
effetti
si
vedono
alquanto
attenuati
da
circostanze
speciali
,
p
.
es
.
,
negli
Stati
Uniti
d
'
America
,
dove
la
società
è
ordinata
istituzionalmente
e
lo
Stato
non
è
che
una
delle
tante
forze
sociali
(
e
,
diciamolo
fra
parentesi
,
la
sola
forza
sociale
che
funziona
male
)
;
nell
'
Impero
Germanico
,
dove
la
società
non
è
passata
attraverso
al
crogiuolo
livellatore
della
rivoluzione
francese
,
e
presenta
poderose
basi
istoriche
;
in
Francia
,
dove
l
'
abbondanza
della
ricchezza
economica
suddivisa
ha
creato
un
fitto
intreccio
di
interessi
,
i
quali
,
finora
almeno
,
hanno
fatto
argine
allo
straripamento
del
proletariato
ignorante
.
Però
le
menti
più
liberali
e
più
elevate
di
quei
paesi
si
mostrano
grandemente
impensierite
degli
effetti
di
quel
sistema
,
nel
timore
che
alla
lunga
abbia
a
far
capo
ad
una
nuova
barbarie
.
In
Italia
dove
non
esiste
,
né
ordinamento
istituzionale
,
né
poderosi
basi
storiche
nella
società
,
né
un
fitto
intreccio
di
interessi
economici
,
se
si
introducesse
il
suffragio
universale
,
all
'
indomani
,
la
barbarie
,
il
caos
,
sarebbero
alle
porte
.
Invece
ci
sembra
non
riescirebbe
contrario
al
buon
senso
che
si
distinguesse
la
fonte
del
diritto
elettorale
dall
'
esercizio
di
questo
,
e
si
ammettesse
che
la
fonte
del
diritto
risieda
in
ogni
cittadino
adulto
,
ma
che
l
'
esercizio
abbia
ad
esserne
ordinato
in
modo
da
atteggiarsi
alle
realità
dei
fatti
sociali
esistenti
.
Ciò
si
potrebbe
ottenere
in
molte
maniere
.
Ne
citeremo
due
sole
.
L
'
una
sarebbe
il
sistema
della
elezione
a
due
gradi
,
che
è
oggi
praticato
in
parecchi
fra
i
paesi
più
colti
.
Secondo
quel
sistema
,
il
suffragio
universale
non
elegge
i
rappresentanti
della
nazione
,
ma
designa
soltanto
gli
elettori
che
dovranno
eleggere
quei
rappresentanti
.
Se
è
assurdo
attribuire
a
tutti
la
stessa
facoltà
di
eleggere
immediatamente
coloro
,
nelle
cui
mani
sono
riposti
i
più
alti
interessi
della
patria
,
non
lo
è
il
presumere
che
tutti
siano
in
grado
di
decidere
quale
fra
le
persone
che
conoscono
sia
meglio
d
'
ogni
altra
adattata
ad
esercitare
un
mandato
di
fiducia
,
come
quello
di
eleggere
un
rappresentante
.
Anche
l
'
uomo
più
rozzo
,
nella
sua
ingenuità
,
raramente
s
'
inganna
quando
giudica
delle
qualità
morali
di
una
persona
che
conosce
.
Al
suffragio
universale
pertanto
non
si
domanda
che
quello
che
può
dare
utilmente
;
e
siccome
non
viene
impedito
a
nessun
elettore
di
primo
grado
di
essere
anche
eletto
elettore
di
secondo
grado
,
ed
a
nessun
elettore
di
secondo
grado
di
essere
eletto
rappresentante
,
e
a
nessun
rappresentante
di
diventar
ministro
,
così
la
parificazione
potenziale
di
tutti
rispetto
al
diritto
elettorale
,
risulta
completa
.
È
la
legge
della
selezione
applicata
alla
materia
elettorale
.
Come
si
vede
,
la
differenza
fra
il
suffragio
universale
diretto
e
l
'
indiretto
,
in
diritto
pubblico
,
equivale
alla
differenza
che
ci
sarebbe
,
in
diritto
privato
,
fra
un
codice
civile
che
concedesse
a
tutti
il
diritto
di
avere
un
eguale
possesso
,
e
i
codici
vigenti
d
'
Europa
,
i
quali
concedono
a
tutti
il
diritto
di
poter
possedere
sotto
certe
condizioni
determinate
della
legge
.
Il
suffragio
per
censo
invece
,
equivale
,
in
diritto
privato
,
alla
esclusione
di
ogni
individuo
di
una
classe
dalla
facoltà
di
poter
possedere
,
solo
perché
appartiene
a
quella
classe
.
Oggi
in
Italia
l
'
elezione
a
due
gradi
esiste
in
fatto
,
ma
in
senso
inverso
.
I
prefetti
,
le
sette
,
il
giornalismo
,
i
comitati
elettorali
,
si
costituiscono
a
modo
di
elettori
di
secondo
grado
,
di
uomini
di
fiducia
;
scelgono
essi
il
rappresentante
,
e
poi
si
rivolgono
agli
elettori
di
primo
grado
,
perché
lo
confermino
e
rendano
legale
la
nomina
.
Col
sistema
in
discorso
non
si
lascerebbe
che
gli
elettori
di
secondo
grado
,
gli
uomini
di
fiducia
,
si
nominino
da
sé
,
come
oggi
avviene
,
talvolta
con
pochissima
modestia
e
non
senza
petulanza
,
ma
sarebbero
scelti
e
nominati
immediatamente
dagli
elettori
di
primo
grado
.
L
'
altro
sistema
sarebbe
l
'
elezione
per
classi
,
come
avveniva
nell
'
antica
Roma
,
e
avviene
oggi
nell
'
Impero
d
'
Austria
.
La
classificazione
più
naturale
peraltro
,
ma
non
ci
consta
che
venga
oggi
applicata
in
alcun
paese
,
sarebbe
quella
per
cui
ad
ogni
cittadino
adulto
venisse
conferito
il
diritto
ad
un
voto
,
ma
a
questo
voto
unitario
ne
potesse
aggiungere
tanti
quanti
corrispondono
alle
diverse
qualifiche
che
possono
riunirsi
in
lui
e
che
accrescono
il
suo
reale
valore
sociale
.
Un
uomo
pertanto
potrebbe
aver
un
voto
politico
come
cittadino
adulto
,
un
altro
come
capo
di
famiglia
,
un
terzo
come
possidente
,
un
quarto
come
professionista
,
un
quinto
come
membro
di
un
'
accademia
,
un
sesto
come
consigliere
comunale
ecc
.
,
e
disporre
così
di
otto
o
dieci
voti
.
Il
Conte
di
Cavour
e
il
suo
mozzo
di
stalla
concorrerebbero
egualmente
all
'
elezione
,
ma
il
primo
con
quindici
o
venti
voti
,
l
'
altro
con
uno
solo
.
Veniamo
ora
a
parlare
dei
fondamenti
artificiali
,
ossia
delle
categorie
di
censo
e
di
capacità
.
La
determinazione
dei
confini
di
queste
categorie
ha
sempre
qualche
cosa
di
arbitrario
a
cui
non
si
può
rimediare
.
Oggi
,
per
esempio
,
si
richiede
che
si
paghi
40
lire
d
'
imposta
per
essere
elettore
politico
.
Or
bene
,
si
può
domandare
qual
differenza
esiste
nella
mente
del
legislatore
fra
un
uomo
che
paga
39
lire
di
imposta
e
uno
che
ne
paga
40
?
eppure
il
primo
è
escluso
.
La
stessa
obbiezione
si
presenta
anche
se
si
abbassasse
la
cifra
,
imperocché
,
ammesse
le
categorie
,
occorre
che
la
legge
ne
determini
i
limiti
.
Ciononostante
,
se
è
d
'
uopo
ricorrere
ad
una
riforma
che
abbia
un
fondamento
artificiale
,
ci
sembra
che
il
miglior
argomento
che
si
potrebbe
invocare
a
favore
di
un
sistema
proposto
,
si
è
che
abbia
già
fatto
buona
prova
nel
paese
.
In
Italia
la
legge
elettorale
amministrativa
è
molto
più
larga
della
politica
,
e
funziona
regolarmente
.
Perché
non
si
potrebbero
introdurre
in
quest
'
ultima
i
criterî
elettorali
ammessi
perla
prima
?
È
molto
diverso
,
risponderanno
alcuni
,
scegliere
un
buon
deputato
al
Parlamento
e
un
buon
consigliere
comunale
.
Non
ci
arrestiamo
davanti
a
questa
obbiezione
.
Chi
è
riuscito
a
scegliere
un
buon
consigliere
comunale
applichi
pure
le
norme
del
suo
buon
senso
,
facendo
le
debite
distinzioni
che
lo
stesso
buon
senso
gli
suggerirà
,
all
'
elezione
del
deputato
,
e
la
nazione
non
avrà
che
a
congratularsi
con
lui
per
quella
scelta
.
Lo
scrivente
ha
già
avuto
occasione
di
manifestare
la
sua
preferenza
per
il
sistema
elettorale
a
due
gradi
,
il
quale
ha
dato
,
e
dà
,
buoni
risultati
in
altri
paesi
.
Ma
se
l
'
opinione
pubblica
non
fosse
ancora
abbastanza
preparata
a
fare
buona
accoglienza
a
questo
sistema
,
perché
non
si
potrebbe
adottare
come
esperimento
,
l
'
applicazione
alle
elezioni
politiche
la
legge
elettorale
amministrativa
vigente
,
le
conseguenze
della
quale
possono
essere
calcolate
con
bastante
precisione
?
E
qui
porremo
termine
alle
nostre
considerazioni
.
Non
possiamo
sapere
fino
a
qual
punto
saranno
approvate
dai
lettori
.
Osiamo
sperare
peraltro
che
questi
,
senza
eccezione
,
vorranno
ammettere
due
cose
:
l
'
una
che
,
nel
dettarle
,
fu
sempre
presente
alla
nostra
mente
quella
sentenza
di
Vico
,
da
noi
apposta
per
epigrafe
al
presente
libro
,
che
,
cioè
le
cose
fuori
del
loro
stato
naturale
né
si
adagiano
,
né
vi
durano
;
l
'
altra
che
è
vivissimo
il
nostro
desiderio
che
la
nazione
italiana
si
adagi
davvero
nel
nuovo
ordine
politico
e
vi
duri
.