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> anno_i:[1850 TO 1880} > anno_i:[1850 TO 1880} > autore_s:"JACINI STEFANO" > autore_s:"JACINI STEFANO" > categoria_s:"Saggistica"
Saggistica ,
Le cose fuori del loro stato naturale né si adagiano , né vi durano . G . B . Vico Proemio Tra i fenomeni più recenti dell ' Italia politica è degno di nota quello di una nuova tendenza che sembra affermarsi sempre più , se lo si deve argomentare dal programma dei cattolici – nazionali e dalle ultime elezioni amministrative . Tale fenomeno ha richiamato l ' attenzione delle classi politiche . " Non è che il sogno innocente di conciliazioni impossibili , " dicono gli uni . Secondo altri invece , non sarebbe che l ' arrivo di fresche reclute anelanti a schierarsi incondizionatamente nelle file del partito moderato , e desiderose soltanto di un pretesto per giustificare l ' astensione loro nei tempi passati . Non mancano neppure i diffidenti che denunciano quelle tendenze come un pericolo per la libertà e per l ' unità nazionale . E finalmente si sono fatte sentire anche voci , le quali già hanno acclamato all ' Italia reale che muove a riscossa contro l ' Italia legale , adoperando una frase di cui lo scrivente si è servito , dieci anni fa , nel suo scritto " Sulle condizioni della cosa pubblica in Italia , dopo il 1866 " ; una frase che ha avuto il poco invidiabile onore di essere così spesso citata a sproposito , sebbene il significato attribuitole dall ' autore rendesse impossibile qualsiasi equivoco . Se non che , non potrebbe anche darsi che nessuna di queste spiegazioni fosse la vera ? e che non si tratti d ' altro se non del principio di un movimento di idee destinato a percorrere più di una fase e ad assumere forme diverse , di un movimento d ' idee meritevole di essere studiato nelle sue cause e nel suo possibile sviluppo , sebbene non maturo abbastanza per essere giudicato a prima vista solo tenendo conto del carattere superficiale dei pochi fatti che finora ci fu permesso di scorgere ? Confesso che inclino verso quest ' ultima ipotesi . Le nazioni che costituiscono la società europea , vanno diventando sempre più solidali tra loro . Apparisce chiaro che le identiche correnti oggi le percorrono tutte , manifestandosi sotto forme rispondenti alle condizioni proprie di ciascuna nazione . Fra queste correnti ce n ' è una conservatrice . Nell ' Impero britannico , il partito tory è salito e si mantiene al potere ; in Francia , AdolfoThiers lasciava di recente , per testamento , la profezia : la repubblica francese , o saprà essere conservatrice , o cadrà ; in Germania , il principe Bismarck si stacca dalla Nationalpartei , e ritorna , per un tratto di strada , verso gli amici della sua giovinezza ; in Austria , il Conte Taaffe attende a conciliare gli autonomisti colla colla costituzione . Tutto questo non accenna alla ristaurazione del passato , come si vorrebbe far credere da alcuni giornali italiani sull ' autorità della stampa partigiana estera , bensì al desiderio , non solo degli uomini di Stato , ma anche di una parte ragguardevole delle classi dirigenti di quei paesi , di rientrare nella carreggiata del progresso civile graduale , stato interrotto dai sussulti di profonde trasformazioni politiche e territoriali , di raccogliere in un fascio tutte le forze conservatrici del presente e di condurle a far fronte alle gravissime difficoltà interne e alle eventualità esterne piene di pericoli . Or bene , perché mai dovrebbe essere trovato assurdo supporre che quella medesima corrente cominci a diffondersi anche in Italia , favorita da circostanze , non somiglianti , ma corrispondenti ? e che , non trovando in Italia , né le classi dirigenti , né il governo disposti ad assecondarla , cerchi aprirsi nuove vie ? Alla studio spassionato della tendenza sopraindicata , in quanto potrebbe essere il punto di partenza di un aggruppamento di quelle forze conservatrici della società italiana , le quali sono rimaste finora disperse o spostate , e provocherebbe certamente , se ciò fosse , il risveglio operoso , per legge di contrasto , dei partiti disorientati e stagnanti , è consacrata la prima parte della pubblicazione presente . Che il partito governante sia oggi disorientato e come stagnante , e per conseguenza ridotto alla sterilità , non c ' è nessuno che non lo veda . L ' antica Sinistra non si mostra suscettibile di essere tenuta insieme se non da coalizioni artificiali di persone . In quanto alla antica Destra , i suoi uomini migliori hanno riacquistato credito ; ma , presa collettivamente , se dovesse rimanere chiusa nella originaria cerchia d ' idee , senza aver nulla imparato e nulla dimenticato , invano cercherebbe , in molte provincie almeno , durevole appoggio , e neppur potrebbe fare assegnamento sulla propria interna compattezza , tostoché dall ' atteggiamento passivo d ' opposizione passasse a quello attivo di reggere lo Stato . Da che deriva questo ? Non deriverebbe per avventura dal fatto che i partiti vecchi , non già gli uomini più preclari che li compongono , si sono esauriti , dopo aver prodotto tutto ciò che , costituiti com ' erano , e cogli intenti di un ' epoca che non è più , potevano produrre ; e che , per riprendere il cammino , e corrispondere ai nuovi bisogni del paese , è d ' uopo che si ritemprino , che riformino i quadri e allarghino le file ? La seconda parte di questo lavoro tende appunto a risolvere tali dubbi . Se non che neppure una ricostituzione di partiti , per sé sola , gioverebbe gran fatto . Una delle cause principali che contribuiscono a perturbare la cosa pubblica si è che certe verità , certe questioni di vitale importanza , le quali dovrebbero essere chiarite o risolute nel solo interesse della patria , perché stanno molto al disopra delle convenienze dei partiti , vengono invece date in pascolo a questi ultimi , e si vedono condannate a subire tutte le peripezie degli umori e dei conflitti partigiani , rimanendo per tal modo indefinitamente , o nell ' ombra , o sospese , o falsate . È sopra siffatta usurpazione che , nella terza parte dello scritto , che ho l ' onore di presentare al pubblico , mi provo a richiamare l ' attenzione di tutti coloro che amano l ' Italia , nella speranza di indurli a far valere ogni influenza , affinché quelle verità siano accettate da tutti , e quelle questioni rimesse al loro posto . Le considerazioni contenute in queste pagine hanno un carattere affatto obbiettivo , sono aliene da ogni spirito di parte , sono ispirate dal solo desiderio che la vita pubblica d ' Italia divenga più sana , più seria e più feconda . Valgano le buone intenzioni dell ' autore a cattivargli l ' indulgenza dei benevoli lettori . Casalbuttano , 1 Novembre 1879 . Parte Prima . Delle idee conservatrici nella nuova Italia . I . La scuola conservatrice nell ' Europa moderna . L ' idea di conservazione , in politica , non si concepisce disgiunta dall ' oggetto che s ' intende conservare , il quale è poi lo Stato , ossia un determinato consorzio di cittadini , considerato , non già sotto tutti i suoi aspetti , ma sotto quello del suo ordinamento giuridico e del suo governo . Un conservatore è colui che vuole la conservazione dello Stato a cui appartiene , purché indipendente da signoria straniera ; applicando i medesimi criterî , coi quali un individuo umano considera le condizioni di conservazione del proprio corpo , e suppone , per conseguenza , che nessun organismo estraneo parassita penetri in questo , e ne perturbi la normale esistenza , senza di che sarebbe inutile pensare a conservarlo . L ' idea di conservazione è complessa ; e comprende tanto il mantenimento di tutto quello che esiste di conforme alla ragione d ' essere dell ' oggetto conservato , quanto la eliminazione , entro i limiti del necessario , di tutto quello che un ' evidenza incontestabile , o una lunga esperienza , dimostrano come contrario a quella ragione d ' essere . Non basta quindi che una istituzione , o un modo di governare , esistano perché possano considerarsi da un conservatore , meritevoli d ' essere mantenuti soltanto perché esistono ; ma non basta neppure che un ' istituzione , o un modo di governare , contengano dei vizî di origine , perché si possa e si debba desiderare che vengano mutati , qualora facciano buona prova nell ' applicazione , e mostrino di acconciarsi sempre più al bene presente e futuro della maggioranza della nazione governata ; e infatti molte cose nate storte , man mano che crescono possono raddrizzarsi . Che se poi avviene che una istituzione , o un dato indirizzo di governo , producono insieme e del bene e del male , la tendenza conservatrice sarà rivolta , non già a farne tavola rasa , per lo scopo di sopprimere il male , ma solo a modificare quel tanto che basti per togliere ciò che vi ha di male , senza perdere ciò che vi ha di bene . La scuola dei conservatori prende le mosse dai fatti e dalle realtà politiche e sociali , ed applica il metodo esperimentale alla cosa pubblica . Essa non si può accusare di empirismo , per due ragioni . In primo luogo , perché tien conto anche di quelle leggi , le quali , derivando dalla natura morale e sociale dell ' uomo , sono inerenti a tutti gli umani consorzi e perciò non si lasciano violare impunemente ; e del resto la stessi indole positiva di questa scuola la induce ad ammettere come nulla possa reggere a lungo andare , se si è costretti a cozzare contro tali leggi . In secondo luogo , perché , proponendosi per meta il mantenimento , la consolidazione e lo sviluppo normale della patria , essa si prefigge un ideale non meno elevato e nobile di quello di coloro che si adoperarono a crearla ; solo esige che il modo di conseguirlo sia proporzionato ai mezzi che si hanno . Lontanissima , come quella che vive nell ' attualità , dalle dottrine retrive che si compiacciono degli anacronismi , essa accetta la democrazia , nel senso però soltanto della non esclusione d ' alcun cittadino dalla possibilità di raggiungere , per mezzo delle proprie opere , e non già in virtù di un diritto astratto , qualsiasi grado sociale e politico ; e considera poi la libertà ordinata e il sistema rappresentativo come poderose e indispensabili forze conservatrici . Essa si presta ad ispirare il governo , tanto in una repubblica , quanto in una monarchia rappresentativa ; ed anche in una monarchia assoluta , quando siffatta forma trovi la sua giustificazione nelle condizioni di una società ancor molto arretrata nell ' incivilimento , facendosi valere , in tal caso , coll ' opporsi all ' arbitrio , e col promuovere la scrupolosa osservanza delle leggi . Un adulatore del principe in una monarchia , non è un conservatore , ma un cortigiano ; come l ' adulatore del popolo , in una democrazia , non è un democratico , ma un demagogo . Alla scuola conservatrice si contrappone la radicale , la quale considera una nazione non come un organismo , ma , secondo la teoria del Contratto sociale del Rousseau , come un aggregato di individui tutti di egual valore , al quale aggregato è lecito applicare qualsiasi riforma , quando apparisca la migliore a priori , senza tener conto né delle tradizioni , né delle abitudini , né delle idee comunemente accettate , né degli interessi , né di tutto l ' insieme dei fatti sociali sempre sopravviventi alle mutazioni di Stato , e ripullulanti e reagenti più forti di prima , ogni qual volta furono compressi fuori di tempo . In Italia il radicalismo è rappresentato da una delle varietà dei repubblicani alla francese , e più specialmente dai semi – repubblicani ; e scambia facilmente licenza per libertà , demagogia per democrazia . Il radicalismo può concorrere a creare uno Stato , una forma di governo , nuove istituzioni ; ma non può contribuire a creare nessuna di quelle condizioni che occorrono per far sì che uno Stato , una forma di governo , una istituzione , si mantengano ; imperciocché tali condizioni non s ' improvvisano , e devono preesistere agli anzidetti mutamenti o con essi coesistere nel seno del consorzio civile . Se non ci sono , il radicalismo non le può decretare , nemmeno col suffragio universale . Quando un popolo , col suffragio universale , crede di poterle fornire mediante un semplice atto di volontà , esso mistifica sé medesimo . La tradizione del pensiero politico in Italia non fu mai radicale , incominciando dalla parabola di Menenio Agrippa e dal diritto romano , fino a Machiavelli , a Vico , a Romagnosi . Nemmeno i repubblicani moderni d ' Italia sono tutti radicali . Lo è stato Giuseppe Mazzini nel suo apostolato per la libertà , da non confondersi col suo apostolato per l ' idea nazionale , col quale seminò in terreno fecondo . Invece Carlo Cattaneo e Giuseppe Ferrari considerarono il consorzio dei cittadini come un organismo vivente ; e , se conclusero alla repubblica e alla repubblica federativa , non fu già per premesse radicali , ma per premesse esageratamente conservative . Essi furono d ' avviso che la recente monarchia unitaria sia sopravvenuta a sconvolgere lo sviluppo organico della società italiana , solo perché si rifiutarono ad ammettere che l ' organismo vecchio fosse suscettibile assimilare elementi nuovi , e perché agli elementi nuovi negarono la dovuta importanza , non avendoli rinvenuti nella storia passata d ' Italia . Ma non allontaniamoci dal nostro soggetto . Nulla di essenziale invece separa i conservatori dai liberali , propriamente detti , imperciocché gli uni e gli altri ritengono necessario , tanto la stabilità , quanto il progresso e la libertà . Si distinguono però riguardo alla misura diversa , secondo la quale intendono applicare ciascuna di quelle forze ; e perciò , non già secondo l ' esclusività , ma secondo la prevalenza che attribuiscono gli uni alla stabilità , gli altri al progresso e alla libertà , vengono denominati , per antonomasia , conservatori i primi , liberali i secondi . I primi intendono camminare bensì , ma in guisa che , per modo di parlare , le masse si possano muovere ordinatamente , senza rompere le file e senza sforzi ; mentre i secondi mirano a spingere le masse a marcie forzate per compiere più rapide evoluzioni . Pei liberali inoltre , generalmente parlando , l ' istruzione pubblica molto diffusa e i precetti dell ' economia politica sarebbero argini sufficienti contro le passioni anarchiche e ardenti , e contro le idee confuse di trasformazioni sociali che si agitano nei bassi fondi della società moderna ; quando invece pei conservatori , quei mezzi non sono ritenuti sufficienti se non li corrobora e li completa il Cristianesimo profondamente sentito , e praticato , tanto dai ricchi quanto dai poveri . Conservantismo e liberalismo , quando coesistano in permanenza nel seno di un corpo politico , l ' uno di fronte all ' altro , formano insieme le condizioni necessarie della sua salute normale ; e sono destinati , nell ' interesse del progresso civile , a prevalere alternativamente ; questo , quando occorre dar mano ad un lavoro indefesso di riforme ; quello , quando occorre riparare le forze che , per effetto del lavoro , si sogliono logorare , ciascuno sorvegliando l ' altro e impedendogli di trasmodare . Ecco i caratteri distintivi del conservantismo nella Europa moderna . Esso siede oggi al governo in parecchi degli Stati più importanti e più colti ; in preda a molti contrasti , è vero ; ma vi siede . Non c ' è ragione perché quei caratteri non abbiano ad essere distintivi dei conservatori anche in Italia . Quale sia la missione devoluta a questi ultimi nell ' opera del risorgimento di una nazione , lo dice uno dei più insigni e liberali trattatisti contemporanei di diritto pubblico e di scienza di Stato : Il conservantismo ha il suo ufficio naturale dopo una rivoluzione e dopo una trasformazione politica di un popolo , quando si tratta di mantenere i risultati raggiunti e impedire che trasmodino ( BLUNTSCHLI : La Politica , lib . XII , cap . 8 ) . Lo Stato in Italia è oggi il Regno che abbraccia la stirpe italica dalle Alpi al Lilibeo , e che è retto dalla dinastia di Savoia e dallo Statuto di Carlo Alberto . Profonde cause storiche hanno potuto far sì che esistano in Europa alcune autonomie politiche solidissime e sostenute dal libero consenso della grande maggioranza dei cittadini , nelle quali convivono diverse unità etnografiche , p . es . , la Svizzera ; o dove , sebbene ne esista una sola , l ' autonomia politica ha forma federativa , p . es . , l ' Impero Germanico . In tali casi , va da sé che lo spirito conservatore si rivolga a mantenere quelle forme . Peraltro è più consentaneo all ' ideale moderno che lo Stato coincida presso a poco col complesso di una nazione , e comprenda questa in una unità incondizionata di reggimento . Infatti l ' idea di patria non è forse , per sé medesima , una forza eminentemente conservatrice ? e l ' idea di patria non si è forse oggigiorno identificata con quella di nazione , per effetto di un lento lavorio della civiltà europea , giunto a maturanza solo nel secolo nostro ? Questo ideale lo abbiamo in Italia . L ' unità d ' Italia , la legittimità della casa regnante , lo Statuto vigente , essendo dunque i tre fondamenti dello Stato , un conservatore italiano , affinché sia lecito designarlo con questa denominazione , non può ammetterne neppure la discussione . Eccettuati questi tre punti , i quali , del resto , pel carattere loro generale , si adatterebbero e alla massima espansione di libertà praticabile nel mondo moderno e al più vigoroso potere esecutivo , eccettuati questi tre punti , un conservatore italiano può sindacare ogni cosa che si riferisce allo Stato . Nel qual sindacato , appoggiandosi ad un ' esperienza ventenne , esso inclinerà naturalmente a difendere tutto ciò che , nelle istituzioni e nell ' indirizzo del governo , risulta conforme , secondo quell ' esperienza , o secondo l ' evidenza incontestabile , al concetto conservatore ; a correggere , nella misura del necessario , tutto ciò che imperfettamente ad esso risponde ; a rimuovere tutto ciò che si presenta come un ostacolo permanente e crescente al trionfo del concetto medesimo . Questo è il significato che si attribuisce nel presente scritto alla denominazione di conservatore in Italia , il quale significato non è per nulla arbitrario , ma risponde esattamente a quello che gli viene attribuito nella maggior parte degli altri paesi civili moderni . Se esistano o non esistano dei conservatori italiani , è un ' altra questione intorno alla quale più oltre discorreremo . Ciò che fin d ' ora importa aver ben presente si è che , se esistono , non possono essere che così . [ Significati erronei attribuiti alla parola "conservatore".] Non crediamo sia cosa inutile insistere sul significato vero della denominazione anzidetta , imperocché essa ha generato da per tutto , e specialmente in Italia , ogni sorta di pregiudizi , ed ha dato luogo a molti equivoci . È un pregiudizio , p . es . , quello di credere che il tornaconto personale e il grado sociale di un uomo , quando si connettano con tutto ciò che si riferisce alla conservazione dello Stato , o dei beni a cui solo alcune classi possono partecipare , bastino , per sé soli , a farne un conservatore . Quel tornaconto , quel grado sociale , sono condizioni molto importanti bensì , ma occorre ch ' egli abbia una chiara consapevolezza di una tale connessione , il che spesso non accade , specialmente nei paesi nuovi alla libertà , e inoltre che il desiderio di popolarità , o il proposito vigliacco di trovar protettori fra i suoi naturali avversarî in vista di certe eventualità , o una prepotente indipendenza d ' ingegno , non lo inducano ad emanciparsi dall ' influenza del proprio grado sociale e del proprio tornaconto . Che la condizione sociale e il vantaggio individuale non siano tutto quanto occorre per formare un conservatore , è così vero , che molti i quali nel disfacimento di un interesse politico o sociale nulla avrebbero da perdere personalmente , ne sono spesso i più fermi e più sicuri difensori , per impulso di temperamento o di profonde convinzioni . Altri ancora hanno convenienza di conservare , insieme a tutto che c ' è di buono , anche i difetti , i vizî , gli abusi che si sono introdotti nello Stato , nel Governo , o in altri importanti interessi , siffatte magagne solitamente generando legioni di uomini impegnati a perpetuarle e non essendovi cosa per quanto guasta , che non torni a profitto di qualche gaudente . Ora siccome tali difetti e vizî e abusi trarrebbero alla fine quelle istituzioni a rovina , così quegli uomini non possono dirsi conservatori . Così pure è un pregiudizio lo scambiare il conservantismo colla forza d ' inerzia , forza poderosa tanto nel mondo sociale , quanto nel mondo fisico , la quale vuole essere tenuta nel debito conto dalla politica , ma non è tutt ' al più che uno dei due poli del conservantismo . Lasciata a sé sola , condurrebbe direttamente alla distruzione anziché alla conservazione , ogni qualvolta gli elementi dissolventi , a cui lascerebbe libero campo , riuscissero a prevalere . Anche l ' attribuire la denominazione di conservatori ai puri autoritarî è un pregiudizio . Il regime militare , lo stato d ' assedio , un colpo di Stato al bisogno , un capo investito di un potere illimitato e arbitrario , ecco lo specifico , secondo l ' opinione di costoro . Or bene può darsi che siffatti mezzi riescano per un dato momento ad arrestare la cancrena dell ' anarchia , ma per sé medesimi non bastano mai a ridonare la salute normale nell ' organismo di uno Stato infermo ; perciò non conservano nulla se non provvisoriamente ; mentre è proprio del conservantismo il provvedere , non solo all ' oggi , ma anche al domani . D ' altronde un atto autoritario delle specie sopraindicate , si presta spesso ad esser posto al servizio di un sistema anticonservatore per eccellenza . Nemmeno si possono chiamare conservatori quei dottrinarî da gabinetto i quali concepiscono una teorica di governo conservatore , e ad essa pretenderebbero assoggettare un paese , senza aver verificato se poi tale teorica si acconcerebbe nella applicazione alle condizioni di fatto di esso paese . Venendo a parlare dell ' Italia in particolare , noi vedremo a suo luogo quanto sia inesatto attribuire il nome di partito conservatore alla Destra parlamentare , come molti sogliono fare . La Destra parlamentare racchiude nel suo seno dei veri conservatori , e dei conservatori virtuali , ma ne ha anche di quelli , e non fra i meno influenti , che non lo sono né punto né poco . Presa poi collettivamente , ha seguito finora , un tempo per necessità , più tardi di propria elezione , un indirizzo politico tutt ' altro che conservatore ; mentre nella Sinistra , specialmente nei deputati meridionali , i conservatori virtuali non mancano . Non avremo poi bisogno di spender molte parole per dimostrare quanto sia male applicata la denominazione di conservatori agli aderenti alle cadute dinastie . A torto sogliono essi venir paragonati ai legittimisti francesi . Questi sono , innanzi tutto , eminentemente nazionali , e non mirano che ad un mutamento nella forma del governo ; mentre in Italia i legittimisti mirano alla distruzione della nazione . Il richiamo delle antiche dinastie italiane implica l ' idea di spezzare in frantumi uno Stato che esiste da venti anni ; in altre parole , suppone , anziché un concetto conservatore , il più profondo sconvolgimento di ogni cosa pubblica e privata , che immaginare si possa . Ma c ' è un partito molto più numeroso ed importante in Italia che si qualifica , nel modo più improprio , come conservatore . È d ' uopo perciò che ci arrestiamo un po ' più a lungo a discorrerne . È il partito che alcuni in Italia denominano clericale , vocabolo indeterminato ed elastico , nel quale alcuni vorrebbero comprendere , a torto , tutti gli ecclesiastici , tutti quelli che professano la religione cattolica , e persino tutti quelli che attribuiscono qual importanza al sentimento religioso ; è per ciò che non crediamo opportuno adottarlo , a scanso d ' equivoci . Preferiamo adoperare la definizione di cattolici intransigenti , per distinguere coloro che sostengono la subordinazione dello Stato alla Chiesa e la ristaurazione del potere temporale dei Papi . Or bene , la questione religiosa si presenta in Italia sotto tre aspetti diversi , che sono – il sentimento religioso – i rapporti fra lo Stato e la Chiesa – il papato . Vediamo in quali punti debba separarsi il conservantismo politico italiano dal cattolicismo intransigente , riguardo a ciascuno di quei tre aspetti . Secondo gli intransigenti , ogni ordine sociale , civile e politico dovrebbe avere per fondamento unico la religione . Il conservantismo politico invece ammette anche quegli altri fondamenti che si riferiscono a tutte le forme di attività sociale , a tutte le sfere dei sentimenti e degli interessi . Il sentimento religioso ha un ' importanza grandissima a ' suoi occhi , sia in sé stesso , sia perché predispone l ' uomo a concepire un ideale che lo rende capace di azioni generose e di sagrifizî , e gli apre più facilmente il cuore ad altri sentimenti elevatissimi , come sono quelli del dovere e della patria , senza i quali nulla v ' ha di stabile nella politica . Ciò è talmente vero che tanto più grandi sono stati i popoli antichi e moderni , quanto più profondamente religiosi ; e lo dimostra l ' esempio dei Romani antichi , delle repubbliche italiane del Medio Evo , degli Inglesi moderni , dei vincitori di Wörth e di Sedan . E il sentimento religioso degli Italiani è cattolico , né può essere che cattolico , l ' esperienza avendo dimostrato quanto siano infruttuosi i tentativi di coloro che vorrebbero far loro accettare altri culti . In quanto a noi , possiamo dire che non siamo mai riusciti a comprendere la distinzione fra cattolicismo liberale e cattolicismo non liberale . Ma c ' è un ' altra distinzione che comprendiamo benissimo , ed è questa . Nella religione cattolica ci sono due cose da distinguere . L ' una , obbiettiva , che è il patrimonio dei dogmi comuni a tutti i credenti . L ' altra , subbiettiva , che si atteggia al sentimento individuale di chi professa quella religione . L ' identica fede alcuni l ' hanno in cuore come , la ebbero , nella realtà , Tommaso da Kempis , Dante , Colombo , Bossuet , Manzoni , e , nella finzione , il cardinale Federigo , il Padre Cristoforo ; altri , invece , come don Abbondio ; altri come fra Galdino , e fra Galdino in questi ultimi tempi sembra molto in voga ; ma le voghe passano ; e l ' ultima Enciclica , Aeterni patris di Leone X sul bisogno che il clero sia molto istruito , non è certamente favorevole ai fra Galdini . Ciò che ci pare possa essere ritenuto per fermo è che l ' indole di una nazione non si modifica a piacimento di chi la vuole modificare ; e che gli Italiani , generalmente parlando , o sono cattolici , o non hanno religione alcuna . Possono essere cattolici però alla maniera del cardinale Federigo e del padre Cristoforo , ed è a questa maniera che la politica conservatrice deve desiderare che siano . Ma , ammesso tutto questo , è indubitabile che il sentimento religioso non basta da sé solo alla politica . La grandezza dei popoli citati è dovuta al sentimento religioso bensì , ma al concorso anche di altri fattori che sono appunto quelli di cui si occupa la politica , mentre , sotto l ' aspetto puramente religioso , tali fattori appariscono poco importanti . Quindi un cittadino italiano , nato fuori del culto cattolico , può essere ritenuto a ragione come un perfetto conservatore , quando lo sia in ogni altra cosa , ed abbia rispetto per quella religione della maggioranza ch ' egli non professa . Su questo punto pertanto c ' è una grande differenza fra un conservatore politico e un cattolico intransigente , ma non essenziale , solo di più o di meno . Più spiccata la differenza si rivela riguardo ai rapporti fra lo Stato e la Chiesa . La tendenza dei cattolici intransigenti è di subordinare affatto il primo alla seconda , mentre quella del conservantismo politico consisterebbe nel procurare alla Chiesa il modo di adagiarsi in mezzo alla società civile , rispettata e onorata dallo Stato , senza che per questo lo Stato rinunci alle prerogative inerenti alla propria natura e conformi al proprio fine . Ogni podestà esercitata da uomini al contatto con altre potestà , inclina sempre ad invadere la sfera d ' efficienza altrui . La lotta fra il clero e il laicato è antica quanto lo sono le società civili del globo terracqueo e non fu mai interrotta nemmeno dai principi più pii e più santi , valga per tutti l ' esempio di san Luigi di Francia ; perché , sebbene pii e santi , essi non potevano abbandonare la difesa delle prerogative che avevano il dovere di custodire intatte . Quando sarà venuto il momento di scrivere la storia imparziale dei governi caduti d ' Italia , apparirà che , anche nei peggiori tempi della patria nostra , i suoi governanti più volte seppero resistere virilmente alle pretese della potestà ecclesiastica . Peraltro c ' è differenza fra lotta e lotta . Deve essere nel proposito dei conservatori italiani di attenuare gli attriti fra i due poteri , di non creare delle difficoltà inutili , e di rendere facile al sacerdozio il modo di adempiere la sublime sua missione religiosa nella società . In quanto al rendere impossibili le contestazioni , sarebbe follìa sperarlo . La questione del sentimento religioso e quella dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa , sono posti all ' ordine del giorno della odierna società civile di tutto il mondo , e vi rimarranno a lungo ; per conseguenza sopravviverebbero in Italia anche alla pace , se mai si stipulasse , fra il Vaticano e il Quirinale . La questione invece che si presenta come esclusiva della patria nostra e vi implica una difficoltà delle più acute , è quella relativa al papato . Intorno ad essa l ' antagonismo fra lo spirito conservatore e l ' intransigente non potrebbe essere più flagrante fino a che il secondo persisterà nelle sue pretese . Per cedere di un punto occorrerebbe che il primo si uccidesse , imperocché la restituzione del potere temporale al Papa distruggerebbe l ' integrità dello Stato , che i conservatori , per essere tali , sono tenuti a difendere . Su questo argomento avremo occasione di trattenerci in seguito . Basti per ora notare su quali oggetti e in quali limiti i clericali contrastano l ' idea conservatrice ; per cui non può spettar loro la denominazione di conservatori , dal punto di vista della politica . I cattolici intransigenti pongono il terribile dilemma : " rinunciare o alla nuova Italia o alla fede cattolica " ed hanno per sé una logica spietata . A favore dei conservatori , che non intendono rinunciare né alla nuova Italia né alla fede de ' loro padri , milita l ' indole stessa degli Italiani , i quali , sebbene amino le frasi e le teoriche assolute , in pratica sono incomparabili nel trovar modo di scivolare fra le corna dei più formidabili dilemmi , bianchi , rossi e neri . Ben chiarito così il solo significato che può avere il conservantismo in Italia , e sottrattolo dalla possibilità di essere frainteso , ci sembra che se venisse , con bandiera spiegata , a prendere posto anch ' esso nell ' arena della politica militante , dovrebbe essere accolto cogli onori dovuti ad un avversario rispettabile , anche da quei suoi naturali avversari che sentono di essere del pari rispettabili . Alludiamo a quegli avversari più riputati che siedono nel Parlamento , ai membri delle principali associazioni politiche del paese , ai pubblicisti che meritano questo nome ; certamente non ai faccendieri , ai fondatori di sottogruppi e di vicegruppi parlamentari , ai politicastri da caffè ed agli zingari della stampa , i quali , riguardo alla misera , artificiale , vita pubblica italiana presente , possono dire : Deus nobis haec otia fecit . Quel che dovrebbe apparire come cosa incontrastabile è che il sistema rappresentativo non può operare senza distinzione e lotta di partiti . Ma come potranno i partiti distinguersi e combattere utili battaglie se non c ' è un partito conservatore , rispetto al quale ciascuno degli altri possibili trovi preindicato il posto relativo che gli spetta ? Quando un tale partito si presentasse , gli elementi oggi agitantisi nel mare torbido delle personalità , verrebbero attratti dalle affinità di pensiero e di intenti intorno a nuclei determinati e naturali ; e dalle istituzioni parlamentari si otterrebbero quei benefizî che esse possono fornire , e che oggi ancora non si hanno . [ Se esistano in Italia gli elementi di un partito conservatore . ] Ma esistono poi in realtà gli elementi conservatori nella nazione italiana ? Ecco il primo quesito che si affaccia a chi voglia discorrere di questa materia ; imperocché la semplice definizione del conservantismo italiano non condurrebbe molto lontano ; né basterebbe un programma , che mai si formulasse in quel senso , a creare gli elementi di un partito qualora non ci fossero . Un programma non può far di più che coordinare gli elementi che già esistono . Or bene , a noi sembra che domandare se in un grande consorzio umano , mirabilmente bene determinato dalla geografia e dalla etnografia , costituito in un solo corpo politico già da vent ' anni , e tenuto insieme da nessuna violenza , ci siano elementi conservatori , equivale al porre in dubbio che esista aria respirabile dove si incontrano quadrupedi viventi , ovvero terra vegetale dove si vedono crescere , rigogliosi o no , i cereali . Non c ' è bisogno di molto profonda sapienza civile per comprendere che basta mettere insieme una comunità qualsiasi , perché sorga , dalla convivenza di tanti individui umani , un modo di vita collettiva , anche indipendente da qualunque azione di governo ; la quale azione , se sarà provvida , perfezionerà siffatto processo naturale , ma , quand ' anche improvvida , non basterà ad arrestarlo . Le infinite necessità che alimentano tale vita collettiva e che , secondo le norme degli interessi e di innumerevoli affinità elettive , aggruppano in varie guise i cittadini e intrecciano le relazioni loro , operano costantemente nel senso di cementare e di individualizzare sempre più la comunità . Lo Stato certamente è altra cosa dal consorzio ch ' esso rappresenta ; ma , traendo dal medesimo la sua ragione d ' essere , si risente naturalmente di tutto ciò che contribuisce a rafforzarne l ' interna struttura . Ecco la prima base degli elementi conservatori . Se non ci fosse questo intimo processo che agisce nel seno degli umani consorzi anche indipendentemente dalla mano dei governi , sarebbe impossibile spiegare come mai l ' Impero romano , malgrado l ' opera insensata del maggior numero de ' suoi reggitori , e sebbene già avanzato sul pendìo della decadenza , poté rivelare tanta forza di resistenza prima di precipitare all ' estrema ruina ; come mai la Grecia e la Spagna dei giorni nostri , aumentino di coltura e di prosperità in mezzo alle crisi quotidiane dei loro governi ; come mai la Francia odierna sappia resistere così splendidamente a tante cause deleterie ; come mai l ' Italia nostra non soglia respirare più liberamente né si mostri tranquilla più di quando , per effetto delle vicissitudini parlamentari , se ne sta un buon mese senza titolari ai più importanti ministeri , e come sia riuscita , di proprio moto , a ridurre a lettera morta certe leggi che non le convenivano , p . es . , quella della guardia nazionale , o a mutare il carattere di altre , per es . , quella della tassa per la ricchezza mobile , e così via discorrendo . Se non che il processo medesimo , mentre va rafforzando i vincoli che servono a tenere unita la comunità , abbandonato a sé , deposita anche i germi dissolventi che ne preparano col tempo la decadenza e la ruina , come avviene in tutti gli organismi viventi . Uno dei compiti dei governi consiste appunto nel prevenire e nel contrastare lo sviluppo di quei germi . Noi vedremo , a suo luogo , se in Italia il governo adempia o non adempia a quest ' ufficio in modo soddisfacente . Ciò che per ora ci limitiamo a stabilire è che contradirebbe alle nozioni più elementari di fisiologia sociale il supporre che una grande comunità , quale è il Regno d ' Italia , messa insieme da oltre venti anni , non abbia prodotto in questo frattempo , o coll ' aiuto , o senza l ' aiuto , o , se così piacesse di dire , anche a dispetto , del suo governo , una copia immensa di elementi acconci a cementarla , in altre parole , di elementi utilizzabili indirettamente a beneficio della conservazione dello Stato . Per dimostrare che a questa supposizione corrisponde la realtà , fra innumerevoli fatti che potremmo passare in rassegna , ne sceglieremo tre soltanto . Non c ' è remoto casolare , in cui non abbia fatto ritorno in seno alla propria famiglia qualcuno de ' suoi abitatori , dopo aver servito sotto la bandiera nazionale in quell ' esercito che è il crogiuolo dove si elabora il più puro sentimento della grande patria italiana . È diventata adulta un ' intera nuova generazione , per la quale le antiche divisioni d ' Italia sono storia antica , perché essa non le ha neppur vedute , e non saprebbe neppur raccapezzarsi se dovesse concepire un ' Italia diversamente che unita . Si contano oramai a milioni le persone , le quali , per il possesso di qualche cedola , sono rese finanziariamente cointeressate all ' esistenza dello Stato italiano , o debitore , o fideiussore , o sorvegliatore del titolo rappresentato da quella cedola . Non bastano questi fatti ? [ Dei capisaldi della conservazione e dei germi di dissoluzione dello stato italiano . ] Veniamo ora a parlare degli elementi che si riferiscono direttamente allo Stato , e che da per tutto soglionsi considerare come i capisaldi della conservazione politica . Essi sono copiosi e robustissimi . Impareggiabile è la situazione esterna del Regno l ' Italia dal 1866 in poi , per la forza delle cose . Imperocché , riconosciuto da tutti gli Stati , ammesso di primo acchito nell ' areopago dirigente delle grandi potenze , la sua esistenza , senza diminuzione della sua estensione attuale , è riguardata come una necessità di primo ordine dell ' equilibrio europeo , e lo sarà finché il presente equilibrio non verrà alterato . Il violare questa esistenza da parte di uno dei vicini , desterebbe la gelosia e la coalizione in di lei favore di tutti gli altri . Si potrà bisticciarsi con questo o quel governo ; ma , tranne il caso che commettesse addirittura qualche atto d ' insania , lo Stato italiano è al riparo , più di qualunque altro d ' Europa , da ogni pericolo esterno . In quanto all ' interno , ha una casa regnante antica , gloriosa , e incontrastata come dinastia dell ' Italia unita , popolarissima , come lo hanno provato i funerali commoventi di Vittorio Emanuele , e le dimostrazioni entusiastiche che accolgono Umberto e Margherita dovunque si presentino ; la corona , osservatrice sino allo scrupolo de ' suoi pubblici doveri , moralmente e legalmente ; unità di territorio , di schiatta , di linguaggio , di costumi , di religione ; un esercito ottimo , disciplinato , patriottico , affezionato al Re ed alle libere istituzioni , senza traccie di distinzioni di provincie ; una magistratura integra e resistente finora a tutte le pressioni che vorrebbero infeudarla a scopi partigiani ; una camera vitalizia gelosa delle proprie prerogative , ma non invadente , e che non cessa di prestare alla patria il concorso zelante e sereno della propria esperienza ; la ricchezza abbastanza suddivisa ; eccellenti le masse , come l ' hanno dimostrato , e la facilità con cui si poterono introdurre la coscrizione militare nelle regioni dove era prima sconosciuta , e una serie di tasse non meno vessatorie che gravose ; sconosciuto il fanatismo religioso ; l ' immensa maggioranza , fedele al culto dei suoi padri , malgrado la lotta in permanenza fra lo Stato e la Chiesa , e sorda alle suggestioni delle due contrapposte intolleranze . Si è detto da certuni che il nuovo ordine di cose è stato voluto da una minoranza . Questo può esser esatto . I rivolgimenti nazionali sono sempre l ' opera di minoranze ; però sogliono riuscire solo quando hanno per sé l ' adesione , per lo meno istintiva , delle maggioranze . Tanto è vero che se fu una minoranza quella che produsse l ' ordine di cose nuovo , non solo non vi trovò un ' altra minoranza , ma proprio nessuno , per difendere l ' ordine antico . Altri sostengono che i voti dei plebisciti rappresentano una forza inerte . Ma , data e non concessa tale supposizione , è egli poca cosa il fatto che questa immensa forza , comunque essa chiamar si voglia , è oggi utilizzata a favore dell ' Italia unitaria ? Guardiamo ora il rovescio della medaglia , e diciamo pure tutta la verità , senza esitanze . I mali interni sono molti , e sollevano infiniti lamenti ; anzi si può dire che apparisce come un altro fattore di unificazione anche questa unanimità , uniformità e parificazione nel malcontento che serpeggia da un capo all ' altro delle terre italiche . Aggravî talmente eccessivi che , rispetto specialmente all ' imposta diretta , abbiamo acquistato sul globo terraqueo un primato incontestabile , e viviamo quasi soffocati fra le spire del fisco , il quale non si limita punto a spogliarci , ma accompagna la spogliazione con artistica raffinatezza di vessazioni ; dal che la quasi impossibilità dei risparmi e della formazione del capitale riparatore e riproduttivo ; una macchina amministrativa delle più complicate , cosicché sembrerebbe che gli amministrati siano stati creati per il comodo dell ' amministrazione , e non sia l ' amministrazione istituita per il comodo degli amministrati ; la sicurezza pubblica imperfetta come in nessun altro paese del mondo civile ; i maggiori comuni sull ' orlo del fallimento ; verdetti di giurati , in alcune provincie , divenuti uno scandalo ; le sètte in fiore , e intente a congiurare , in un paese dove è pur lecito promuovere qualunque idea alla luce del sole ; la partigianeria politica invadente e perturbante l ' amministrazione ; una produzione strabocchevole di frasi rettoriche , di iperboli e di ciancie sonore , e una grande scarsezza di sano lavoro intellettuale e di progresso economico ; un continuo parlar di diritti e non mai di doveri ; la libera stampa , in gran parte , molto al disotto della sua missione , e rivolta a rendere sempre più morboso lo spirito pubblico ; il materialismo irrompente e soffocante ogni ideale ; l ' abbondanza crescente degli individui spostati dall ' impiegomania , che non può essere appagabile per tutti , dalla febbre dei subiti guadagni e da un falso indirizzo di educazione ; lo spirito d ' associazione prontissimo a lasciarsi usufruire dalle consorterie di pochi ; una inesplicabile commiserazione pei delinquenti , che si rivela nella proposta dell ' abolizione della pena di morte e in altri sintomi , mentre gli onesti , spogliati , ricattati e trucidati , trovano poca commiserazione e guarentigia nessuna ; l ' assorbente influenza degli avvocati , non per le qualità personali e la coltura distintissima di molti di essi , ma solo perché esercenti l ' avvocatura ; l ' ozio con grande indulgenza tollerato . Cose tutte , le quali , propalate con molte esagerazioni nei paesi esteri , incominciano a risvegliare l ' attenzione dei nostri più vecchi e provati amici d ' oltremonte , e a renderli perplessi nei loro giudizî riguardo all ' avvenire che ci stiamo preparando , e alla nostra ragione d ' essere come nazione . Affrettiamoci ad osservare che possiamo addurre molte circostanze attenuanti in nostro favore . Nulla era preparato in Italia per sì alti destini , tranne il desiderio di conseguirli . Un grande Stato moderno non può sorgere armato di tutto punto come Minerva dalla testa di Giove . La formazione degli Stati ha le sue leggi fisiologiche . Sarebbe occorso per l ' Italia , o che , vincitrice di una lunga e difficile lotta combattuta colle sole proprie forze , avesse trovato in questo supremo conato , le condizioni del proprio assetto , come gli Stati Uniti d ' America ; ovvero che di lunga mano fosse stata predisposta , sopra ogni punto del suo territorio , l ' unificazione nella coltura , nei commerci , nelle armi , nei mezzi dì comunicazione , e accumulato un rigoglioso capitale omogeneo , intellettuale , economico e morale , come avvenne in Germania ; ovvero che un conquistatore di genio , Napoleone I , si fosse ricordato di essere italiano , e , dopo avere unificata l ' Italia , l ' avesse condotta per alcuni anni con una ferrea dittatura civile . Nessuna di queste tre condizioni essendosi , verificata per l ' Italia , la sua immensa fortuna non toglie che essa sia stata condannata ad una difficile prova , ed a chiedere che il tempo , la prudenza e la virile perseveranza , le preparino quello che , nei tre casi sopraindicati , sarebbe venuto di getto . Molti dei mali enumerati non sono nuovi ; sono mali antichi della stirpe nostra , che si riproducono sotto forma moderna , e che non potevano essere sradicati in breve tempo ; la pianta uomo ( se è lecito usare questo modo d ' esprimerci ) rimanendo presso a poco quella di prima , anche in mezzo alle trasformazioni politiche territoriali . Siamo uno Stato recentissimo , ma un popolo vecchio ; e trasciniamo con noi un retaggio di secolare decadenza , del quale non è responsabile la generazione attuale . A far apparire più spiccati quei mali concorrono poi le illusioni e i pregiudizî . Come una volta la storia veniva ridotta alle proporzioni di una biografia di personaggi illustri , all ' iniziativa dei quali si attribuiva tutta la responsabilità degli avvenimenti , mentre una critica più accurata dimostrò che spesso quelli non furono se non strumenti , e talvolta anche inconsci , dello spirito dei loro tempi , determinato da un ' infinità di fattori ; così , ai giorni nostri , sono numerosi coloro , i quali pretendono che alcune idee astratte applicate alla cosa pubblica , che l ' opera isolata di pochi uomini investiti del potere , in mezzo alla universale inerzia , bastino a procacciare quei beni che non possono essere se non il premio dell ' assidua cooperazione di tutti , diretta dalla saggia iniziativa dei pochi , cooperazione della quale i pochi non potrebbero far senza . Da ciò quello scarso sentimento , che si trova in Italia , della solidarietà esistente fra governo e governati in un paese libero ; da ciò il poco impegno di correggere i nostri difetti ereditarî per la supposizione che , anche senza darsi questa briga , a furia di mutare uomini e istituzioni , si finirà a raggiungere l ' assetto normale desiderato . Ma ormai l ' esperienza deve aver diminuito siffatte illusioni , e dimostrato che la botte non può dare se non il vino che contiene . Così pure è d ' uopo ricordare , a nostro scarico , che la enormezza , non però la vessatorietà , delle imposte , è giustificata dalla necessità di uno dei maggiori rivolgimenti politici che si siano compiuti al mondo , e che è forse l ' unico rivolgimento , il quale si è voluto onorevolissimamente condurre a termine senza il fallimento del pubblico erario . Siamo dunque obbligati a liquidare molte passività materiali di un passato recente , insieme alle passività morali di un passato remoto . Impresa veramente colossale , che richiede molto tempo e molta fatica . Se non che , ammesse anche le circostanze attenuanti , il cumulo dei mali apparisce grave assai ; e guai se questi si lasciassero troppo invecchiare , perché , essendo di natura cancrenosa , finirebbero per corrodere quei cardini di conservazione dello Stato e della società che più sopra abbiamo dimostrato così numerosi e robusti nella nuova Italia . Speriamo di non meritar la taccia di ottimismo , imperocché non abbiamo nascosto nessuna delle forze deleterie che si agitano nel seno della nuova Italia , e abbiano riconosciuto che , non contrastate vittoriosamente , sarebbero tali da trarla a certa perdizione , in un tempo più o meno lungo ; ma non ci sembra neppure di aver peccato di pessimismo , considerando che non vi è uomo spassionato , per quanto nemico , il quale , ponendo a raffronto gli elementi di conservazione cogli elementi di dissoluzione , non veda che questi ultimi non possono aver avuto tempo finora d ' intaccare seriamente i primi ; che questi ultimi , presi ad uno ad uno , sono tutti suscettibili di riparazione ; e che il primo giorno in cui si potesse constatare un principio di descrescenza dei medesimi ( il che dipende da noi di ottenere senza straordinari sforzi ) l ' animo potrebbe aprirsi , non solo alla speranza ma alla certezza che , in un avvenire prossimo , essi saranno ridotti a quelle proporzioni che hanno negli altri paesi . V . Degli elementi conservatori proprî dell ' Italia odierna . Se non che qualcuno potrebbe osservare che gli elementi di conservazione di cui abbiamo ragionato fin qui , sono di indole generale , ammessi e non rinnegati da nessuno dei partiti anche non conservatori , quando siano appena costituzionali . C ' incombe pertanto di ricercare , se ne esistano di quelli che accennano ad un conservantismo più speciale . Ci sembra che non occorra molta fatica per trovarne . Non può essere sfuggito a nessuno che , da qualche tempo in qua , vanno manifestandosi sintomi di un certo risveglio a favore della cosa pubblica presso molti , i quali , sebbene investiti del diritto elettorale politico , o per lo meno amministrativo , si erano astenuti finora dal farne uso , o per deliberato proposito , o per indifferenza . Incominciarono alcuni aderenti al partito repubblicano a chiedere a sé stessi se , in un paese in cui tanta libertà è concessa , fosse il caso di sottrarsi alla vita politica , e non convenisse di ammettere gli ordini attuali come punti di partenza per raggiungere l ' ideale loro per le vie legali . Forse l ' apparizione di un partito molto più avanzato , l ' internazionalista , che denuncia i repubblicani puri come poco meno che retrogradi , o per lo meno come gente invecchiata , che vive nel passato e non capisce più nulla dei tempi nuovi , può aver influito sulle loro risoluzioni . Il fatto sta che scossero il giogo dei loro capi . Quest ' esempio di insubordinazione contro i proprî capi ebbe il suo contraccolpo nel campo religioso . Il campo religioso era rimasto per molti anni dominato esclusivamente dai suoi rispettivi intransigenti , i quali , coltivando nell ' animo la speranza che la nuova Italia fosse destinata ad andare a soqquadro quandochessia , si erano fatti forti del consiglio pronunciato dalla più alta autorità ecclesiastica , per imprimere nell ' animo del maggior numero dei buoni cattolici , anche di quelli che son ben lontani dal rinnegare la patria , essere un dovere di coscienza non mescolarsi né punto né poco nella gestione della cosa pubblica . Ora , coll ' andar del tempo , le conseguenze di siffatta astensione sull ' andamento del paese , in cui anche i buoni cattolici vivono colle loro famiglie e coi loro beni terrestri , e , di più , sugli interessi medesimi della religione , balzando agli occhi di molti di loro , non mancarono quelli che espressero dubbî sull ' opportunità di un tal modo di condursi . Un uomo eloquente e di grande dottrina , il padre Curci , si fece organo di siffatta tendenza , e scrisse nel 1878 , un libro intitolato : " Il moderno dissidio fra la Chiesa e l ' Italia " . In esso egli sostiene la tesi che l ' astensione non è obbligatoria pei buoni cattolici ; e che questi invece dovrebbero trar partito delle vie costituzionali per arrivare ancor essi alla dominazione . Questa pubblicazione fu molto avversata dai cattolici intransigenti , e non a torto , secondo il loro punto di vista . Infatti , alla dominazione coll ' intento di distruggere lo Stato , che è la mira loro , conoscendo a fondo l ' indole tutta propria degli Italiani , i quali non sono né Brettoni , né Belgi , né Tirolesi , sentivano essi che mai alcuno arriverebbe e che , se ci arrivasse , troverebbe che l ' impresa di distruggere la nuova Italia è molto più difficile e faticosa che non sia stata quella di crearla . Ciò che invece sarebbe risultato , se si eseguissero i suggerimenti del padre Curci , è che gli astensionisti cattolici , entrando nella vita pubblica , avrebbero finito per transigere in molte cose , la politica militante non essendo che un tessuto di transazioni , e per adagiarsi nella nuova Italia , contribuendo così a consolidarla . Questi intransigenti si adoperarono perciò , affinché quel libro fosse posto all ' Indice , durante il pontificato di Pio IX , ma senza successo ; cosicché è apparso chiaro anche ai più meticolosi cattolici che si possa professare la dottrina anti – astensionista del padre Curci senza uscire dall ' orbita della ortodossia . L ' assunzione del cardinale Pecci , di quest ' uomo eminente per sapere e per virtù , alla cattedra di San Pietro , non poteva che rinforzare la sopraccennata tendenza , anche indipendentemente da qualunque atto pubblico del sommo Pontefice ; e ad alcune persone rispettabili , professanti sentimenti religiosissimi , ma che non avevano mai rinnegata la patria italiana , rimaste soltanto perplesse davanti alla sicurezza con cui parlavano gli intransigenti , bastò che sorgesse la contestazione su quel punto , perché esse si risolvessero nel senso della opinione più consentanea alle loro tendenze individuali . Per tal modo nacque il tentativo recente della formazione di un partito cattolico – nazionale , il quale non si peritò a metter fuori un apposito programma , sotto il fuoco incrociato di due opposte obbiezioni . Se siete veramente cattolici , esclamarono gli intransigenti , dovete seguire il Papa nella riserva che fa per la restituzione del dominio temporale , quindi non potete ammettere l ' integrità territoriale dello Stato . Se siete veramente nazionali , osservò a sua volta la stampa liberale , dovete dichiarare esplicitamente che accettate senza alcuna riserva l ' unità e l ' integrità territoriale dello Stato italiano , checché ne dica il sommo Pontefice . Se non che il sommo Pontefice veramente non ha stabilito in modo assoluto che il potere temporale sia per sé stesso una cosa necessaria , bensì soltanto che l ' indipendenza pienissima del capo della Chiesa cattolica è assolutamente necessaria , soggiungendo poi , ma in via subordinata , che non apparisce come vi possa essere una garanzia di siffatta indipendenza se non nel principato terrestre . Il sommo Pontefice non ha dunque detto che non sia possibile trovare un altro modo di guarentire quella indipendenza all ' infuori del principato temporale , ma soltanto che finora quest ' altro modo non fu trovato . Rimane quindi aperto il campo alla ricerca di esso . In attesa che esso si trovi , i cattolici nazionali rispondono che non vogliono essere , al pari degli intransigenti , più papisti dello stesso Papa ; e che , accettando i fatti compiuti senza approvare il modo con cui furono compiuti , intendono non rinunciare alla patria , e non trascurare i mezzi legali che stanno a loro disposizione per difendere nella patria gli stessi interessi della religione . Per loro la religione cattolica è la verità , ma è anche una verità la patria ; e poiché tra due verità non può darsi contraddizione essenziale , se una apparente sembra esistere tra quelle , ciò non può essere , a loro giudizio , che qualcosa di accidentale e di transitorio . La patria non può essere concepita altrimenti che indipendente da ogni signoria straniera . Nel 1848 e nel 1858 , fra le soluzioni possibili , ci poteva essere anche quella di un ' Italia federativa , indipendente , destinata a preparare le vie alla futura unità ; imperocché , chi è padrone di tutta la valle del Po , trovasi investito virtualmente della signoria sul resto della penisola . Ma oggi chi non vede che l ' unità , se si spezzasse , non darebbe già luogo , dopo gli avvenimenti che si sono compiuti , ad una confederazione , ma ad una violenta ristaurazione , che non potrebbe durare un giorno senza l ' occupazione straniera in permanenza ? Si condanni pure il modo con cui l ' Italia è sorta ; ma è forse la prima volta che la divina Provvidenza ha tratto il bene dalla radice del male , ed ha reso istrumenti inconsci de ' suoi disegni anche coloro che non la riconoscono ? E questo grande concetto dell ' unità politica d ' Italia , il sospiro di tutte le anime più elette della gente italiana nel corso di tanti secoli , e miracolosamente attuato sotto i nostri occhi , anziché provocar continue contumelie , non sembra esso fatto apposta per suscitare tesori di sentimenti religiosi nei cuori anche dei meno pii ? Come si vede , ai conservatori cattolici non mancano i buoni argomenti . Non è qui il luogo di inoltrarci in questa controversia . Ci basti aver constatato che le falangi di colore diverso , le quali , per progetto , non partecipavano alla cosa pubblica della nuova Italia , non presentano più la fronte compatta d ' altri tempi ; e che , fra le falangi distaccate , ce n ' è una , il cui posto , supponendo risoluta la difficoltà del riconoscere incondizionatamente l ' integrità territoriale , l ' unità e lo Statuto del Regno d ' Italia , sarebbe nelle file di quel partito che offrirà più seria garanzia di non voler offendere le convinzioni proprie di coloro che la compongono , e di essere disposto ad assecondarle entro i limiti fissati dall ' interesse dello Stato ; in altre parole , nelle file d ' un partito conservatore , quando questo ci fosse . Veniamo ora a parlare degli astensionisti per indifferenza . Le più recenti elezioni amministrative ne trassero molti alle urne . – Clericali ! tutti clericali ! – ecco il giudizio che , in presenza di questo inatteso fatto , pronunziarono molti giornali . Or bene , a noi sembra che coloro , i quali si sono espressi in questo senso , vivano in una sfera affatto convenzionale , in una sfera d ' astrazioni , come è , generalmente parlando , il mondo politico in Italia , e non abbiano mai rivolta la mente a studiare il paese un po ' davvicino . L ' elemento inatteso che si è presentato alle urne elettorali amministrative , esiste in tutti i paesi , ed è composto di gente quieta , che va in chiesa , ma non divide minimamente le tendenze dei cattolici intransigenti , e tiepidamente assai quelle dei cattolici nazionali . Assorbita dalle sue occupazioni giornaliere , che fanno di essa il nerbo economico della nazione , ma che le lasciano poco tempo di seguire le vicende della politica , essa giudica sommariamente un governo alla stregua dei beneficî che da questo riceve ; desiderosa di essere bene governata ed amministrata e niente affatto di governare e di amministrare , si mostra indispettita quando si vede incessantemente disturbata nelle sue abitudini e sempre più vessata e smunta dagli agenti del fisco . L ' Italia unita e la libertà sono ottime cose per essa ; ma le vorrebbe feconde di un po ' più di sicurezza , di benessere e di ordine materiale e morale . Questo elemento non aderisce a nessun partito politico determinato . In parte simpatizzò coll ' assunzione della Sinistra al potere , solo perché questa portava scritta sulla bandiera la parola riparazione , standosene però in gran parte a casa , per innata diffidenza . Ma alla fine , vedendo che l ' appagamento dei suoi modesti desiderî , anziché avvicinarsi , sembra allontanarsi sempre più , ha incominciato a scuotersi ed a comprendere che era venuto il tempo di farsi sentire . Si è decisa a far uso dei suoi diritti nelle elezioni provinciali , e specialmente nelle comunali , perché gli affari della provincia e del comune sono quelli che stanno più alla portata delle sue cognizioni ; e ad appoggiare col voto quelli fra i candidati proposti i quali , nelle loro famiglie , nella gestione dei loro interessi privati , danno miglior saggio di sé , confidando che faranno altrettanto anche nella amministrazione della provincia e del comune . Questo elemento , finora latente , darà esso segni di vita anche nelle elezioni politiche ? Non oseremmo decidere questa questione . Ci basti solo constatare il fatto della apparizione di un numeroso contingente di persone non aliene dall ' uscire dalla loro riserva , e inclinate a pigliare una direzione che accenna evidentemente alla stabilità , alla sicurezza del domani , al governo vigoroso , insomma al conservantismo . Si aggiunge alle due indicate , una terza categoria di persone . Il partito moderato , se , preso collettivamente , non è stato un partito conservatore , comprende molti uomini , ai quali spetta , nell ' ordine delle idee , tale denominazione . Questi ammisero , e i rappresentanti di questa tendenza nel Parlamento accettarono , la responsabilità dei mezzi rivoluzionarî , indispensabili , a loro avviso , per mettere in salvo un interesse eminente di sociale conservazione , quale è la patria . Ma tutti i mezzi di tale natura che non furono e non sono assolutamente indispensabili a quello scopo , ripugnò e ripugna loro , e li rifiutarono e li rifiutano , né lo tacquero . Rimasero fedeli alla Destra , ma solo perché , sopraffatti dalle tendenze radicali sempre più estese ed accentuate nel paese , era naturale che aderissero a quella parte che rappresenta l ' ordine materiale , e che , confrontata colla Sinistra , meno si discosta dalle loro aspirazioni . Ma se potessero distaccarsi da molti di coloro , coi quali oggi votano concordi nelle urne elettorali , senza produrre o aumentare il trionfo del radicalismo , lo farebbero assai volentieri . Se non lo fanno , egli è solo per questo timore . Non si confonda siffatta tendenza con quella che è rappresentata dall ' estrema Destra , distinzione questa ultima puramente parlamentare , indicante i più fervorosi campioni delle tradizioni speciali della Destra collettiva . A questi conservatori moderati , rappresentati da una parte della Destra , se ne aggiungano altri , le di cui tendenze conservatrici , ma sotto certi rispetti soltanto , si sentono meglio interpretate sui banchi del Centro , e persino su quelli della Sinistra . Come si vede , gli elementi conservatori speciali , non mancano in Italia . In quanto all ' essere potenti , è un ' altra questione . A primo aspetto , sembrerebbero forze poderose , attratte da una comune tendenza ad associarsi . Ma questo non avviene . Certamente che , se i cattolici nazionali potessero trascinar seco tutte le numerose falangi dei cattolici , e i quietisti , che ultimamente sono accorsi alle urne , quelle altrettanto numerose degli astensionisti per inerzia , e i conservatori moderati il resto dei moderati , si avrebbe una forza soverchiante . Ma ciò per ora è fuori dell ' orizzonte . Ciascuna delle tre categorie sopradescritte viene paralizzata dai contrasti che trova rispettivamente presso coloro , coi quali ha militato insieme fino ad oggi , non che dalle diffidenze che nutre verso le altre categorie . I cattolici nazionali sono condannati ad intraprendere una faticosa propaganda . I loro avversarî , gli intransigenti , per annullarne i tentativi , si limitano a dire alla massa dei cattolici più scrupolosi : si chieda al sommo Pontefice se dobbiamo intervenire alle urne elettorali politiche ; quando egli dirà di sì , naturalmente ci sottometteremo alla sua sentenza . Ora , che il sommo Pontefice si comprometta con una solenne dichiarazione in quel senso , è poco presumibile . Il massimo che i conservatori – nazionali possono sperare da lui , è che egli li lasci fare , non li disdica apertamente . Ma se egli si limita a lasciar fare , gl ' intransigenti , riferendosi a vecchie dichiarazioni esplicite , conserveranno il sopravvento presso la massa dei cattolici scrupolosi . Perciò la propaganda dei cattolici – nazionali non è cosa facile . D ' altra parte questi , siccome , anche accettando i risultati del rivolgimento italiano , non approvano il modo con che quei risultati furono ottenuti , non possono essere molto inclinati ad associarsi agli autori di quel rivolgimento . Uomini poi di sincere convinzioni come sono , debbono provare qualche ripugnanza ad allearsi coi quietisti , vedendoli preoccupati non di alcun ideale , ma soltanto dei loro interessi materiali . I quietisti non sono di natura da far propaganda alcuna . Quelli di loro che sono usciti dal solito riserbo per accorrere alle elezioni amministrative lo hanno fatto , ciascuno per conto proprio , sotto l ' impulso del disagio del momento . Alleviato che sia il disagio , tenderanno a ritornare alla innata indifferenza . E con chi poi si dovrebbero associare ? Coi cattolici nazionali ? Ma non vedono il nesso fra le credenze di questi e le aspirazioni proprie . Coi conservatori moderati ? Ma non furono i moderati che , essendo al potere , li sopraccaricarono di tasse e di vessazioni d ' ogni specie ? Finalmente i conservatori moderati hanno sempre vissuto in un mondo che ci si richiede un certo coraggio civile per chi voglia discostarsi dalla carreggiata in cui si rimase finora . L ' abitudine , venuta in tanta voga nel nostro paese , di parlare e di scrivere di politica prima ancora di pensare ; il difetto , comune presso i popoli immaginosi , di considerare la politica come una pura divagazione del cervello , per cui viene ritenuto tanto più liberale e patriota e progressista , non già chi ha operato di più per la libertà , per la patria e per il progresso , ma chi , nulla avendo operato , supplisce a questa mancanza coll ' aver sempre in bocca quelle parole ; tutto ciò ha contribuito a dare allo spirito pubblico una tale intonazione , che quei moderati , i quali facessero un passo verso i cattolici nazionali , sarebbero condannati a sentirsi affibbiare gli epiteti di codini , clericali camuffati e peggio , cosa poco gradevole per certo . D ' altronde essi , che sono conservatori nel fondo del cuore , ma che nell ' opera della indipendenza nazionale si gloriano di essersi giovati dei mezzi rivoluzionarî , hanno contratta l ' abitudine di guardare con disprezzo alla categoria dei quietisti il di cui patriottismo è stato così tiepido , e di nutrire molta diffidenza verso i cattolici nazionali che si astennero nei momenti decisivi dal partecipare ai pericoli e alle responsabilità dell ' impresa , e devono fare uno sforzo per persuadersi che , terminata la lotta nazionale , le ripugnanze e le diffidenze , riferibili al passato , non hanno più ragione d ' essere . Aggiungasi che nuove amicizie li distaccherebbero probabilmente da amici antichi e provati , uomini d ' ordine anch ' essi , ma a cui sarebbe impossibile rinunciare alle tradizioni pretofobe , divenute , per loro , una seconda natura . Ecco dunque come la natura dei molti elementi conservatori speciali che esistono in Italia , non permette , né che una sola delle categorie , in cui si raggruppano , basti a costituire un forte partito , né che le tre categorie si associno per formarlo , senza adattarsi a molte reciproche e non facili transazioni . Sta però sempre che questi elementi sono copiosi nel paese nostro , e suscettibili d ' aumentare ; che l ' associazione loro , fatta senza rinunzia all ' individualità propria di ciascuno , li renderebbe potenti ; che gli impedimenti a che una simile associazione si effettui , non dipendono se non da cause destinate a svanire sotto la pressione di un interesse imperioso più alto , appena questo si manifesti . E qui facciamo punto . Parte seconda . Della ragione d ' essere dei partiti politici durante il primo ventennio del Regno d ' Italia . [ Se il modo di formazione dello stato italiano escluda la possibilità di un ordinamento normale di partiti politici . ] Lo Stato italiano , non ha ancora una base storica , al pari degli altri grandi Stati d ' Europa . Perciò due scuole opposte prendono occasione da questa circostanza per giungere alla medesima conclusione , e sostenere cioè che , anche supponendo l ' esistenza in esso di tutti gli elementi necessarî per un ordinamento normale di partiti politici , il modo medesimo della sua formazione esclude affatto la possibilità di un siffatto ordinamento . " È un ' opera effimera delle sètte e della rivoluzione " dicono i nemici della nuova Italia " che trascina seco il proprio peccato originario , e la condanna a non aver mai pace né tregua , a perire per mano delle sètte e della rivoluzione " . E i radicali esclamano alla loro volta : " Sì , è un ' opera tutta nostra , e ce ne vantiamo ; e appunto per questo deve mantenersi in una condizione rivoluzionaria permanente , sotto pena altrimenti di decadere e perire " . Siffatti ragionamenti si fondano sul significato infinitamente vario che si suole attribuire al vocabolo rivoluzione . Il vero è che se la fondazione del Regno d ' Italia è l ' effetto di una rivoluzione , questa non è tale che fornisca ragionevolmente materia di scandalo a coloro che parlano con venerazione dell ' origine degli altri Stati più vecchi del nostro , né che conferisca ai radicali il diritto di attribuirsene il merito principale . La storia c ' insegna che ogni qualvolta si presentò un complesso di condizioni omogenee e acconcie a riunire in un tutto politico le popolazioni di un dato territorio , queste popolazioni furono costituite ad unità di Stato , tostoché sorsero gli uomini , o l ' uomo , che , in circostanze storiche favorevoli , assunsero di fondare siffatta unità . Tutti i grandi Stati d ' Europa ripetono la loro origine , o dalla conquista , o dalla egemonia non interrotta di una parte di una nazione sul resto di essa , secondate da circostanze storiche favorevoli , in momento opportuno , e promosse dall ' iniziativa di uomini non comuni , che seppero , poterono e vollero . Ora , le conquiste e il lavoro egemonico furono quasi sempre accompagnati da stragi , delitti , violenze , nequizie di ogni specie . Ecco le origini degli Stati che i nemici dell ' Italia nuova hanno in tanta venerazione , solo perché su quei fatti orribili sono passati parecchi secoli . E circa a questo punto è degno di esser notato che , solo quelle fra le creazioni anzi dette resistettero all ' azione del tempo , nelle quali la conquista , o l ' egemonia , si applicò ad assimilare popolazioni omogenee che avrebbero finito per fondersi da sé , cosicché si può dire che la violenza non fece che anticipare quella naturale fusione . La differenza fra la fondazione dell ' unità politica d ' Italia e quella degli altri Stati non è che di tempo ; il procedimento fu lo stesso , tranne che all ' assimilazione violenta degli elementi politici omogenei , la nuova Italia sostituì l ' assimilazione pacifica per la via dei plebisciti . Fra le cose possibili c ' era che l ' unità politica della stirpe italiana , predisposta dalla natura , più d ' ogni altra stirpe d ' Europa , a formare un tutto politico , venisse fondata , colla legge del più forte , dai Goti , dai Longobardi , dai Re elettivi succeduti ai Carolingi , da Gian Galeazzo Visconti , da Napoleone I . Ma all ' Italia dei secoli scorsi non si offrirono mai favorevoli le circostanze politiche , in momento opportuno . Quando ci furono , le fece sempre difetto , o l ' uomo che sapesse e volesse compiere l ' impresa quando avrebbe potuto , o l ' uomo che potesse e volesse quando sapeva , o l ' uomo che volesse quando sapeva e avrebbe potuto . Se l ' Italia è finalmente riuscita anch ' essa a costituirsi politicamente , non è per opera delle sètte , o come frutto effimero delle idee rivoluzionarie , bensì perché soltanto ai giorni nostri hanno potuto operare in suo favore quegli stessi fattori che non mancarono , nei secoli scorsi , ad altri paesi ; e appena si mostrarono , emerse l ' autonomia politica italiana , quasi per incanto , dagli abissi del passato , e riguadagnò in un baleno il tempo perduto , siccome frutto maturo della civiltà e della storia contemporanea . Se pertanto la distinzione che i nemici del rivolgimento italiano stabiliscono fra lo Stato nostro e gli altri grandi Stati europei , si riferisce al modo di creazione , questo modo risulta evidentemente favorevole a noi . Le atrocità che presiedettero agli esordî dello Stato in Francia , in Ispagna , in Inghilterra , in Russia , non hanno impedito a questi paesi di vivere e di prosperare . Perché mai i peccati di procedura , relativamente piccoli e incruenti , del risorgimento italiano , dovrebbero condannare il solo Regno d ' Italia a non aver mai né pace né tregua , ed a perire per mano delle sètte , le quali , attribuendo a sé il merito della sua creazione , se lo attribuiscono così a torto ? Sul quale proposito , dei fattori della creazione del Regno d ' Italia , sarà bene che ci fermiamo , perché lo esige l ' indole del presente lavoro . Quei fattori sono tre , cioè : il sentimento nazionale degli Italiani – le condizioni politiche interne ed esterne favorevoli – il genio iniziatore di un vero uomo di Stato . Sono intervenuti anche altri fattori ; ma gli essenziali sono quei tre soltanto ; e li chiamiamo essenziali perché , se fosse mancato un solo di essi , i risultati ottenuti non sarebbero neppure immaginabili , mentre quegli altri fattori potevano anche non esserci , senza che ciò compromettesse la riuscita . Esaminiamoli da vicino , uno ad uno . Il sentimento nazionale è cosa affatto moderna , come fattore politico . Il bisogno di indipendenza dalla dominazione straniera e di autonomia politica è divenuto connaturale ad ogni consorzio civile , nel quale l ' unità di lingua , di costumi , di coltura , di territorio ( fonte di interessi economici consimili ) abbia infuso la consapevolezza di formare una individualità etnografica ; e questo sentimento si è oggi identificato , allargandosi ma senza perdere d ' intensità , coll ' amor di patria , indelebile nel cuore umano e vecchio come il mondo e sempre considerato come sublime e santo , sebbene applicato diversamente secondo lo spirito diverso dei tempi . Sfidiamo chicchessia a negare che l ' amor di patria sia uno dei sentimenti più nobili dell ' uomo ed a sconoscere che nel secolo nostro , l ' idea di patria , piaccia o non piaccia , si sia fusa coll ' idea di nazione . È questo anzi uno dei fenomeni morali più culminanti dell ' odierna civiltà ; è il protagonista , per così dire , del grande dramma storico che si è svolto nel nostro secolo . Ora quando tutto il mondo civile è trascinato da una corrente di tale natura , se c ' è un qualche paese che non ne sia ancora invaso , basta una causa eccezionale qualunque per aprirvi un varco , e , aperto il varco , la corrente vi irrompe e trabocca e tende a frangere i ritegni artificiali . È il caso dell ' Italia nostra . L ' idea di un ' unità politica della stirpe italica , preconizzata e invocata dai più grandi poeti e pensatori nelle epoche del maggior accasciamento della nazione , alimentata per vie latenti da una indistruttibile omogeneità di condizioni territoriali , di lingua , di letteratura , di costumi , ma rimasta assopita nei secoli scorsi , era penetrata anche fra noi durante la prima metà del secolo nostro nelle classi colte , per riverbero di ciò che avveniva in vicini paesi , e aveva dato luogo a parziali tentativi di rivolta contro ai governi imposti dal trattato del 1815 . Ma non era ancora compresa dalle masse . La causa occasionale che le aprì l ' accesso nel cuore di tutti , furono i primi atti del pontificato di Pio IX . Fra il 1846 e il 1859 , divenne evidente che l ' idea di una patria italiana , o federale , o unitaria , o repubblicana , o monarchica , era gigante e matura , sostenuta , lo ripetiamo , dal sacro sentimento di patria , il quale si era trasformato in sentimento nazionale , per opera , non già delle sètte , ma delle leggi morali che presiedono allo svolgimento della civiltà moderna . Che il sentimento nazionale , una volta penetrato nelle masse , abbia prodotto quelle gesta eroiche , che sono le cinque giornate di Milano , la guerra che per quattro mesi sostenne vittoriosamente l ' esercito del piccolo Piemonte contro l ' immenso Impero austriaco , la difesa di Brescia , gli assedî di Roma e di Venezia e la spedizione dei mille , non abbiamo bisogno di rammentarlo . Esso ha la sua storia a parte , concomitante quella degli altri due fattori . Però è certo che non sarebbe bastato da solo , a costituire lo Stato italiano . E infatti gli ostacoli all ' attuazione del grande concetto , per una nazione assoggettata in molta parte alla dominazione d ' una delle più grandi potenze militari d ' Europa , erano materialmente così formidabili , che tanta preparazione degli animi poteva rimanere affatto sterile , come fu il caso della Polonia , dove il sentimento nazionale non è meno generale e ardente e di più assecondato anche da una base storica ; ma non è riuscito a trionfare , malgrado tanto valore prodigato sui campi di battaglia . Era d ' uopo che si verificasse anche il secondo dei fattori indispensabili al successo , vale a dire le circostanze politiche favorevoli concorrenti a quella meta ; e queste furono , come è noto , la patriotica pertinacia del Piemonte e della sua illustre dinastia , in primo luogo ; l ' aiuto armato della Francia , per ispirazione di Napoleone III , in secondo luogo . Anche questo secondo fattore pertanto , che si presenta sotto la forma di eserciti regolari comandati dai rispettivi sovrani combattenti per iscopi di alta politica , non è tale da poter essere guardato con ispregio dagli ammiratori dei vecchi Stati . Senonché tante fortunate circostanze non sarebbero ancora state sufficienti ad assicurare il trionfo della causa nazionale , se un uomo di genio , Cavour , non avesse saputo utilizzarle con una chiaroveggenza prodigiosa accoppiata ad un ' audacia senza pari . E per verità è molto incerto se l ' ajuto francese sarebbe stato possibile nel 1859 , qualora il grande uomo di Stato italiano , non avesse preso l ' iniziativa di un intervento piemontese nella guerra di Crimea , con che egli apriva a sé la porta del Congresso di Parigi del 1856 . Quel che si può sostenere con maggior sicurezza è che , senza Cavour , l ' impresa italiana del 1859 , arrestata inaspettatamente dai preliminari di pace di Villafranca , avrebbe finito per naufragare . Il terzo fattore fu dunque Cavour . Ma chi era Cavour ? Forse un demagogo , un settario ? Un uomo politico di genio non può mai essere né un demagogo né un settario . Cavour era il ministro costituzionale di un ' antica monarchia , cresciuto al culto della lealtà verso la casa regnante , educato alla scuola politica inglese più ortodossa , vagheggiante l ' indipendenza e l ' unità politica d ' Italia , ma , fino a quel giorno , anche sotto forma federativa . Ci permettiamo pertanto di chiedere a qualunque nemico di buona fede se , a lume di buon senso , i fattori della formazione dello Stato italiano siano tali , per sé stessi , da condannar questo a non far altro che della politica rivoluzionaria , e da togliergli per sempre la possibilità di vivere nelle condizioni normali degli altri Stati liberi ? [ Come una razionale divisione dei partiti fosse impossibile durante la lotta per la vita della nazionalità italiana . ] Qui ci par di sentire qualcuno che ci rivolge la domanda : Se esistono in Italia tutti gli elementi politici necessarî ad un ordinamento normale di partiti , perché questo ordinamento non ha avuto luogo fin da principio ? A questa domanda la risposta è facile . La storia dello Stato italiano si divide in due periodi : quello che si estende dai preliminari di pace a Villafranca sino alla liberazione del Veneto , e quello che è posteriore a siffatto avvenimento . Ci è mestieri considerare ciascuno di questi . Incominciando a parlare del primo periodo , risponderemo che durante il medesimo , una ragionevole divisione di partiti era affatto impossibile . Il periodo a cui accenniamo , si distacca per ogni rispetto dal periodo precedente e dal susseguente , e forma un tutto a sé , che non ha nessun riscontro con nessun periodo della storia d ' altri paesi , e vuol essere giudicato con criterî suoi propri . Che se si trascura siffatta precauzione , tanto gli amici come i nemici dell ' odierna Italia sono condannati a cadere in una confusione irremediabile , ogni qualvolta si mettono a discorrere dell ' attuale situazione politica nostra . Tale periodo si può chiamare , con perfetta proprietà di linguaggio , il periodo della lotta per la vita della nazionalità italiana . Esso cominciò a metà del 1859 , all ' annunzio delle stipulazioni di Villafranca , ed ebbe termine alla fine del 1866 , colla cessione del Veneto e delle fortezze del quadrilatero per parte dell ' Austria , e colla partenza da Roma dell ' esercito francese . Gli anzidetti due limiti di tempo non sono determinati arbitrariamente . E invero , l ' inaspettato e imprevedibile armistizio di Villafranca interruppe e rese impossibile lo svolgimento del piano politico preesistente , che era in corso di esecuzione , e incamminò il movimento nazionale italiano per vie affatto nuove , difficili ed arrischiatissime ; né il successo di esso movimento si potè considerare assicurato se non il giorno nel quale , in virtù di formali trattati , le due grandi potenze vicine ebbero sgombrato le terre italiche , e lasciata la nazione italiana libera affatto di disporre di sé stessa . Il periodo della lotta per la vita si svolge pertanto fra queste due date eternamente memorabili ; ed è duopo averle sempre presenti , imperocché molti hanno l ' abitudine di assegnare alla lotta per la vita un periodo molto più lungo , ma a torto . Alcuni la fanno incominciare molto prima , cioè dai primi tentativi intesi al conseguimento della indipendenza nazionale , senza tener conto che i tentativi non riusciti non avevano distrutto lo statu quo in Italia , e che lo statu quo avrebbe servito di punto di partenza per nuovi tentativi , mentre invece i preliminari di pace di Villafranca impedivano il proseguimento del piano in corso e in pari tempo tagliavano la via ad un ritorno allo statu quo , come verremo fra breve a spiegare . Altri invece vogliono comprendere nella lotta per l ' esistenza anche la questione delle finanze e quella del possesso di Roma , cose entrambe di cui ci guarderemmo bene dal contestare la grande importanza , ma che , a lume di buon senso , non si lasciano confondere colla questione dell ' essere o del non essere , creata per la nazionalità italiana della permanenza di un nemico potentissimo nel centro della valle del Po , e di un protettore altrettanto potente accampato nel mezzo della penisola . Riandiamo un momento questo periodo della lotta per l ' esistenza . Napoleone III era disceso in Italia con un programma federalista accettato da Cavour , ma subordinato alla liberazione completa della penisola dall ' Alpi all ' Adriatico . La distruzione della potenza austriaca nella penisola ; la formazione di tre Stati indipendenti , oltre ad un piccolo territorio pontificio , riuniti in una confederazione italiana ; a capo del più importante di essi Stati , il quale avrebbe abbracciato tutta la valle del Po e le sue adiacenze , Casa Savoia ; a capo degli altri , dinastie nuove . Ecco in che consistevano i concerti di Plombières , concerti conformi alle idee di una gran parte dei patrioti italiani d ' allora , compreso lo stesso Cavour . Agli occhi di essi , la riunione di tutta L ' Italia in uno Stato solo doveva essere una conseguenza immancabile , ma esclusa , nell ' ordine della probabilità , dall ' orizzonte della presente generazione . L ' Italia avrebbe avuto presso a poco l ' assetto dell ' odierna Germania . Il Regno dell ' Alta Italia sarebbe stato la Prussia , Napoli la Baviera , la Toscana il Würtemberg , dello Stato federale italiano . Villafranca distrusse in germe siffatto programma . I preliminari , formulati poscia a Zurigo in forma di trattato , avrebbero recato all ' Italia una situazione molto peggiore dello statu quo ante bellum , se fossero stati applicati , non solo nella lettera , ma anche nello spirito . E invero , secondo il tenore di quelle stipulazioni , l ' Austria , perduta la Lombardia , doveva rimanere , militarmente forte come prima , nelle fortezze del quadrilatero ; e , conservando alle provincie venete , che le erano rimaste , la denominazione di Regno Lombardo – Veneto , e custodendo a Vienna gelosamente la Corona di ferro , essa mostrava chiaramente quali fossero le sue intenzioni . Tutti i principi spodestati suoi satelliti , dovevano far ritorno e non essere molestati sui loro troni , col solo obbligo di diventare membri di una confederazione italica , della quale anche l ' Austria avrebbe fatto parte . Il Regno Sardo veniva ingrandito della Lombardia , è vero , ma di una Lombardia senza difese , e posta sotto il tiro di cannone dell ' Austria armata e minacciosa . Prima della guerra almeno , il Piemonte , senza vincoli cogli altri Stati della penisola , aveva potuto seguire liberamente una politica sua propria . Per effetto delle stipulazioni di Villafranca invece , esso sarebbe stato condannato a subire , nel seno della confederazione , la legge della maggioranza , di una maggioranza formata dall ' Austria e dai suoi satelliti . Siffatta eventualità disastrosa , Cavour non poteva sopportarla senza tradire il proprio Re , il proprio paese nativo , la causa d ' Italia . Era questione di vita e di morte . La vita consisteva nel contrapporre all ' Austria , rimasta padrona del Veneto e delle fortezze del quadrilatero , tutto il resto d ' Italia riunita in una Stato solo , dalle Alpi al Lilibeo ; la morte , nell ' accettare il progetto di Villafranca ; non c ' era via di mezzo possibile . Rispettare dunque la lettera delle stipulazioni di Villafranca tradotte nel trattato di Zurigo , ma renderne impossibile l ' esecuzione ; per raggiungere siffatto intento , ottenere dall ' Imperatore Napoleone III una dichiarazione escludente l ' intervento austriaco nei territorî già appartenenti ai principi spodestati , dichiarazione per nulla contraria alla lettera del trattato di Zurigo , secondo il quale la ristaurazione di quei principi non doveva aver luogo per mezzo di forze straniere ; dato quindi , lo sfratto ad ogni idea federativa coltivata anteriormente , promuovere in tutti i modi possibili la creazione di un solo Stato , sulla ruina di tutte le antiche divisioni . L ' esecuzione di tutto questo piano richiedeva un vero prodigio di acume , specialmente quando si trattò di annettere il reame delle due Sicilie , mantenendo salda la direzione del movimento nelle mani del regio governo sedente a Torino , e subordinando il movimento all ' egemonia piemontese , messa così alla rischiosa prova di abbracciare in una sola volta sì numerose popolazioni . L ' Europa , posta nel dilemma di dover scegliere fra un ' Italia unita , ma monarchica e ordinata , e un ' Italia in preda ad una rivoluzione le di cui conseguenze erano imprevedibili , non avrebbe potuto esitare . Ecco l ' evoluzione nel programma nazionale , rapidamente ideata , alla notizia dei preliminari di Villafranca , dal genio di Cavour . E poiché il genio in politica non è altro che il buon senso elevato alla sua maggior potenza , così non deve recar meraviglia , se quel concetto trovò un eco così pronto in un popolo dotato di un meraviglioso intuito politico . Per l ' attuazione di un simile concetto si presentava un insieme dì circostanze esterne ed interne favorevoli quali non sogliono ripetersi , per un popolo , due volte in un medesimo millennio : l ' adesione della Francia alla proposta di . impedite ogni intervento straniero nella penisola ; l ' entusiasmo , per la prima volta concorde , della grande maggioranza degli Italiani . Bisognava afferrare al varco la fortuna che un insigne uomo di Stato aveva saputo scoprire e trattenere , quando pareva già sparita agli occhi di tutti , e gettarsi con lei per la via ch ' essa ci apriva . Così incominciò per la nazione italiana la vera lotta per l ' esistenza politica , lotta che la morte del suo iniziatore non valse ad interrompere , e che durò sette anni ; durante la quale ogni cosa era subordinata in siffatta guisa alla questione immanente e incalzante dell ' essere e del non essere , che le discussioni circa agli ordinamenti interni del grande Stato , improvvisato per mezzo delle annessioni , non potevano richiamare l ' attenzione dei governanti e dei governati , se non per quel tanto che si riferisse alle esigenze della necessità suprema dell ' esistenza . Durante questa lotta , in cui non c ' era che una meta sola , e una via sola per raggiungerla , mancava il posto per una seria divisione di partiti . Tutti coloro che volevano l ' indipendenza nazionale , fossero anche stati per il passato fautori di una confederazione di principi , dovevano favorire l ' idea dell ' unità di Stato , avendo i patti di Villafranca reso impossibile ogni idea federativa ; fossero anche stati , per il passato , repubblicani , dovevano accettare la dinastia sabauda , perché questa soltanto forniva alla nazione quegli elementi di forza e di credito che erano indispensabili per condurre a termine l ' impresa . Fu dunque sotto l ' incubo di siffatta necessità , ognora presente ed assorbente , la quale peraltro , protraendosi per sette anni , non escludeva l ' altra necessità di provvedere alle mille esigenze quotidiane della vita di un grande Stato , che si adottò il parlamentarismo ad uso francese , solo perché aveva funzionato nel Piemonte nel decennio precedente , e perché sembrava dovesse rendere sempre più difficile un ritorno all ' assolutismo del passato , senza badare se quella forma di sistema rappresentativo , applicata in quel modo , corrispondeva al genio della nazione riunita . Fu sotto la medesima pressione che si abborracciò all ' infretta una amministrazione calcata sulle orme della francese e della belga , intesa allo scopo di far sparire le vestigie delle divisioni precedenti , senza verificare se armonizzava con abitudini immutabili e colle migliori tradizioni del pensiero italiano . Fu per l ' impulso delle medesime cause , che furono amalgamati nel medesimo lavoro , uomini di tendenze diversissime , i quali , in tempi normali , si sarebbero naturalmente avversati ; e si videro conservatori convinti compiere , senza esitanza , atti eminentemente rivoluzionarî , e uomini di tempra invincibilmente rivoluzionaria , o di coltura puramente teorica , assumere funzioni amministrative e d ' indole pratica , che a quelle qualità male si addicevano . La linea di condotta del governo italiano , dalla metà del 1859 alla fine del 1866 , era fatalmente tracciata . Non poteva essere che quella di un governo provvisorio , di una dittatura temporanea esercitata dalle classi , le quali delle esigenze della situazione straordinaria erano in grado di formarsi l ' idea più chiara , e assecondata dall ' istinto delle masse . Il còmpito suo di legislazione , di amministrazione , di finanza , in presenza delle fortezze del quadrilatero occupate dall ' Austria minacciosa , è paragonabile al còmpito del generale Todleben , che costruiva le fortificazioni di terra di Sebastopoli sotto il tiro dei cannoni degli alleati . L ' indole della politica di quel periodo consiste in ciò che patrioti di tendenze diverse , ma in maggioranza conservatori pei loro precedenti , adoperarono , per raggiungere un fine conservatore per eccellenza , come era la creazione della patria , mezzi eminentemente radicali . Questo contrasto fra i mezzi e il fine , in nessun atto si rivela più spiccato che nella Convenzione del 15 settembre 1864 . La transazione colla Francia , secondo la quale era provveduto allo sgombro di un territorio italiano da un esercito straniero , e venivano rese meno acute le difficoltà internazionali rispetto al papato , fu un provvedimento d ' indole conservatrice ; ma esso veniva accompagnato dall ' obbligo assunto verso quella potenza di trasportare la capitale fuori della culla del nuovo Regno , provvedimento quest ' ultimo d ' indole radicale . Ammesse alcune riserve circa a pochi fatti , e trascurati molti particolari , sui quali ci sarebbe da censurare ( se non ci fosse da censurare , con tanta inesperienza amministrativa , e tante illusioni che regnavano , si sarebbe compìto un miracolo ) , si può asserire che governo e Parlamento , classi dirigenti , popolo , durante il periodo suddetto , si sono resi benemeriti , imperocché riuscirono ad attuare le speranze vagheggiate indarno per tanti secoli , di riunire in un tutto autonomo e indipendente , le sparse membra della stirpe italiana . Per raggiungere siffatta meta le grandi linee della politica furono quelle che dovevano essere ; ed anche riguardo ai particolari difettosi , la nuova Italia non seppe far nulla di meglio , quando più tardi ne ebbe tutto l ' agio . Anche prescindendo dalla politica estera , la quale per opera di Cavour , colle annessioni , e per opera di Lamarmora , coll ' alleanza prussiana , fu addirittura splendida , una parte di ciò che si riferisce alla legislazione , alla amministrazione , alle finanze , alla milizia , ai lavori pubblici , all ' istruzione , sebbene improvvisata , resistette alla prova dell ' esperienza . Tutto questo può essere corretto , accresciuto e reso più compiuto , ma si presta a servire di fondamento a quanto si dovrebbe fare . Per le ragioni predette , sarebbe tempo ormai che tanto i nemici quanto i fautori dell ' Italia nuova cessassero di mettere in un fascio il periodo sopra descritto coll ' antecedente e sopratutto poi col susseguente ; i primi per condannare , in sé medesimi , i modi di formazione del Regno italiano , quasiché ce ne fossero stati degli altri disponibili per chi non era disposto a rinnegare la nazionalità italiana ; i secondi per invocare quei precedenti , dettati dalla necessità , affine di giustificare ogni atto compiutosi posteriormente , anche quando si sarebbe potuto fare altrimenti . Stipulata la pace coll ' Austria , il Regno d ' Italia , la cui esistenza era ancora sospesa ad un filo il giorno prima , venne a trovarsi collocato tutto ad un tratto in una situazione esterna così solida , che la maggiore non si saprebbe immaginare . Non solamente non avversato da nessuno , non solamente amico di tutti , non era forse anche divenuto parte integrante e solidale di un nuovo equilibrio scaturito dalla guerra italo prussiana – austriaca , per cui l ' interesse di tutti concorreva a preservarlo da ogni minaccia ? L ' esercito francese non era forse partito da Roma ? Se questi risultati l ' Italia li avesse dovuti esclusivamente alle proprie forze e non ad aiuto straniero , se gli ultimi fatti d ' armi per terra e per mare non fossero stati sfortunati , si sarebbe potuto dire che nulla mancava alla sua felicità . Ad ogni modo , i risultati c ' erano . Doveva sembrar naturale dunque che al consolidamento esterno non si sarebbe tardato un momento a far corrispondere il consolidamento interno , e a procurare al paese quell ' assetto normale a cui negli anni precedenti era stato impossibile pensare . [ Come , compiuta quella lotta , l ' intento di raggiungere il pareggio finanziario abbia sconsigliato le classi dirigenti dal mutare indirizzo di governo . ] E per verità , pretender che non solo una parte , ma tutto quello che era stato creato d ' improvviso , in materia d ' istituzioni civili , di legislazione , di amministrazione sotto l ' influenza di circostanze eccezionalissime , dovesse essere scrupolosamente mantenuto anche quando tali circostanze più non esistevano ; supporre che popolazioni così diverse fra loro , nei precedenti , nella coltura , nelle tendenze , nelle relazioni sociali , negli interessi morali ed economici , solo pel fatto che , nel momento del comune pericolo , avevano cooperato , tenute insieme da un sentimento patriottico , dovessero senza ripugnanza rinunziare per sempre a quelle ingenite diversità ; credere che le masse , le quali si erano assoggettate ad ogni specie di disagi , e di perturbazioni di interessi e di abitudini , senza mormorare , sino a tanto che l ' istinto presentava loro tali sacrificî come necessari , non dovessero risentirsi , tostoché il medesimo istinto le ebbe fatte accorte , che quella necessità più non esisteva o aveva preso un diverso aspetto , era contrario ad ogni ragionevole presunzione . Compita l ' impresa e resa sicura contro i pericoli esterni , tutti coloro che avevano ad essa partecipato , popolo , classi dirigenti , uomini parlamentari , dovevano trovarsi indotti a far ritorno alle proprie inclinazioni rispettive , modificate , finché si vuole , nelle applicazioni , per le mutate condizioni generali della patria , ma indelebili nell ' essenza . Naturam expellas furca , tamen usque recurret . Mettersi a capo di siffatte naturali tendenze , per dar loro un indirizzo più conforme alla nuova situazione del paese , avrebbe potuto essere il nuovo còmpito dei partiti . Durante la lotta per la vita , si erano formati nel Parlamento due partiti , denominati l ' uno di Destra , l ' altro di Sinistra . La loro ragion d ' essere rispettiva si rassomigliava assai . Se si guardava ai precedenti degli uomini che li componevano , si trovavano dei precedenti molto rivoluzionarî anche in non pochi che militavano nel campo della Destra , e che non permettevano si distinguessero , per questo titolo , dai loro colleghi di Sinistra ; se si guardava allo scopo a cui si tendeva , non era esso il medesimo ? e i mezzi per raggiungerlo adottati dal partito di Destra governante , potevano essere forse più radicali ? L ' unica distinzione fra i due partiti , non consisteva se non in questo , che la Destra intendeva che la direzione del movimento nazionale stesse nelle mani del governo , e la Sinistra che il governo si lasciasse un po ' più rimorchiare dalla corrente popolare , una distinzione impossibile a stabilirsi nettamente , nell ' ordine delle idee . Dopo il 1866 invece , un punto di partenza più razionale e più pratico per una divisione di partiti , era divenuta possibile , la Destra dovendo essere supposta inclinata a promuovere una revisione dell ' interno ordinamento , in senso più conservatore ; la Sinistra , in senso opposto . Se non che , terminata la lotta per la vita , le abitudini contratte in sette anni consecutivi di un medesimo indirizzo , ebbero forza abbastanza per far sì che e governo e classi dirigenti , non mostrassero accorgersi del mutamento essenziale avvenuto nella situazione del paese . Nulla è cambiato in Italia , non ci sono che i Veneti di più , sembrava che si dicesse . E sì che le elezioni del 1865 avevano lasciato trapelare quali umori , per solo ritardo frapposto dalle circostanze al trionfo della lotta per l ' indipendenza , fermentassero nel paese . Perché poterono le abitudini esercitar tanto potere ? Non si vedeva forse che le condizioni interne dell ' Italia , a causa vinta , lasciavano molto a desiderare ? Lo si vedeva , e tutti ne parlavano ; ma ripugnava ai più il ricercare le vere cause di ciò . Quali dunque erano queste ? Il legittimo compiacimento per tante generazioni contrastato , di veder raccolte tutte le popolazioni italiane in una casa sola e il timore di ricadere nelle antiche divisioni , avevano indotto i legislatori e le classi politiche , animate da ardente patriottismo , ma pochissimo esperte nelle cose d ' amministrazione , a spingere l ' accentramento governativo a proporzioni assurde , esagerando l ' esempio della vicina Francia , dove quell ' accentramento è il prodotto di una lunga preparazione storica . Il governo centrale incaricato di pensare a tutto e provvedere a tutto , fino alla nomina del bidello di un ginnasio o dell ' usciere di sotto – prefettura ; la sorte di ogni cittadino e le decisioni intorno alle cose sue , esclusivamente devolute agli uffici ministeriali della capitale , sotto alla controlleria , s ' intende bene , del Parlamento ; ecco il pensiero animatore dell ' assetto amministrativo del nuovo Stato . Or bene , siccome a questi ufficî presiedono i ministri , e la sorte dei ministri dipende dai deputati , l ' accentramento amministrativo ebbe per conseguenza l ' accentramento nei deputati di ogni specie di influenze . Non esiste cosa che più dell ' accentramento amministrativo francese , esagerato , sia incompatibile col parlamentarismo inglese ; accoppiati , l ' accentramento amministrativo snatura lo spirito parlamentare , nel mentre che il parlamentarismo guasta l ' amministrazione . Il parlamentarismo , perché funzioni a dovere , suppone il discentramento , o istituzionale o territoriale , secondo il quale , o tutti i grandi interessi abbiano vita autonoma , o , per lo meno , la giustizia amministrativa sia messa a comoda portata dei cittadini . L ' amministrazione accentrata , alla sua volta , perché adempia il proprio uffizio , richiede una divisione assoluta di competenze , una rigorosa controlleria , nessuna ingerenza estranea che s ' intrometta ; così perfino nei governi assoluti si riesce a porgere ai cittadini una certa quale garanzia di giustizia assoluta e di giustizia distributiva . Ma in Italia , la mancanza di discentramento , tanto istituzionale quanto territoriale , riduce tutti i beneficî della libertà al solo poter dire , per torto o per traverso , il proprio pensiero , o a voce o in iscritto , e alla soddisfazione di nominare i deputati onnipotenti . Quindi non basta lo Statuto , perché i cittadini italiani possano pretendere di essere pari nell ' esercizio della libertà a quelli di altri paesi , che hanno il modo di ingerirsi , sotto molte forme diverse , negli interessi amministrativi del grande consorzio . Tutto essendo nelle mani del potere centrale , i cittadini italiani , per non rimanere danneggiati , ricorrono al rispettivo deputato , perché voglia premere sopra il ministro e indur questo a premere a sua volta sugli uffici amministrativi da lui dipendenti , affinché soddisfacciano al desiderio loro , più o meno legittimo . Il deputato può non aderire , è vero , all ' importuna sollecitazione , e spesso non aderisce ; così pure il ministro può rifiutare il proprio appoggio ai deputato che si fa organo della sollecitazione , e spesso lo rifiuta . Sta bene . Ma in questo caso il deputato può esser certo di non aver il suffragio di quel cittadino , nelle future elezioni , il ministro di non potere contare sul voto di quel deputato , nel Parlamento . Per conseguenza , siccome la vita non può alimentarsi esclusivamente con discorsi politici , ne consegue che la mancanza di un ordinamento amministrativo posto al riparo di qualunque indebita ingerenza , rende peggiore la condizione dei cittadini italiani , per tutto ciò che si riferisce agli interessi giornalieri dipendenti dal governo , di quella dei cittadini di uno Stato assoluto , ma paterno e buon massaio ; dal che l ' adagio , che si stava meglio quando si stava peggio . Ciò essendo , come mai si sarebbe potuto togliere dalla mente di un buon borghese che , in quel tempio remoto e misterioso , quale è un ministero della capitale , dove si dispensa il bene e il male , dove non si accede se non per l ' intermezzo di pochi iniziati e dei sacerdoti autorizzati , che sono i deputati , non si compiano riti assai brutti e sufficienti a spiegare dove vadano a finire malamente tanti danari , che vengono tolti dalle tasche dei contribuenti ? Quando infieriva la peste di Milano chi avrebbe potuto impedire che non si credesse agli untori , una volta messa in giro questa superstizione ? La pubblica amministrazione in Italia si è mantenuta effettivamente , sia detto a sua lode , una delle meno corrotte che si conoscano in Europa e in America . Ma alcuni fatti di corruzione si verificarono , come era da aspettarsi , in mezzo a tanto affastellamento di uomini nuovi e di affari nuovi . Se non che il pubblico , eccitato ai sospetti , e non posto in condizione di veder chiaro in quell ' affastellamento , come avrebbe potuto astenersi dal credere che i fatti di corruzione , isolati , non fossero invece lo specchio , in ristretto , di tutto quanto accadeva negli uffici dello Stato ? Or bene , la novità delle istituzioni e la gioia della conquistata indipendenza nei primi anni , i pericoli incessanti che stavano sospesi sull ' esistenza della patria negli anni seguenti , avevan fatto si che sulle prime non si sentisse molto acutamente il male del sistema vigente . L ' ideale della patria da una parte , l ' inesperienza relativamente alla influenza che si poteva esercitare per mezzo del deputato , avevano servito di correttivo . Ma , soddisfatta l ' aspirazione nazionale colla stipulazione della pace coll ' Austria , vedendo ritardarsi il conseguimento di quei beni materiali che gli iniziatori della rivoluzione nazionale avevano fatto balenare agli occhi delle popolazioni , e soltanto , invece , aumentarsi le imposte , si riprese l ' abitudine ereditata dall ' epoca della signoria straniera e dell ' assolutismo , di considerare il governo , non già come il mandatario della volontà collettiva della nazione , ma come un nemico ; tanto più che non era mai stata perduta l ' altra abitudine di raffigurarselo come un ente , dal solo beneplacito del quale dipende che tutto proceda bene o male nel paese . Perdutosi di vista ogni ideale , incominciò a degenerare sempre più il concetto della deputazione politica , ridotta ad essere considerata come un ufficio di sollecitatore degli interessi locali e di quelli dei singoli elettori , facessero o non facessero a pugni tali interessi col bene della nazione ; e nelle elezioni incominciò ad essere praticato il sistema della selezione , ma in senso inverso di quello che , secondo il Darwin , si effettua nella natura . In non pochi collegi elettorali , stante il numero relativamente scarso degli investiti del diritto di eleggere , e il numero relativamente forte di quelli che , per progetto od indifferenza , si astengono dall ' esercitarlo , si era riusciti ad infeudare una maggioranza sicura a questa o a quella setta , tanto che il collegio non poteva più funzionare a beneficio della nazione , se non col beneplacito della setta . Ai partiti parlamentari , i quali , se non erano mai stati una realtà durante la lotta per l ' esistenza , avevano almeno esistito in aspirazione , si erano andate sostituendo le clientele , tradizione dell ' antichissima Italia , costituite per l ' unico scopo , o di farsi del governo uno strumento cieco degli interessi e delle piccole ambizioni dalle clientele patrocinate , o di abbatterlo , qualora resistesse . Che poi le sessioni parlamentari si prolungassero sterilmente all ' infinito , disgustando i migliori dal parteciparvi , è una conseguenza inevitabile di tutto questo . L ' educazione delle classi politiche in Italia non poteva essere eccellente , perché non aveva avuta occasione di formarsi . Né il reggimento degli antichi governi , né le peripezie e le emozioni da cui si era appena usciti , erano circostanze favorevoli a promuoverla ; però le discussioni parlamentari avrebbero potuto contribuire ad affrettarla , quelle discussioni cioè alle quali partecipavano , rivestiti di maggiore o di minor influenza , gli uomini più eminenti di tutti i partiti . E tanto più che , riguardo a molti argomenti d ' indole positiva , furono forniti in seno del Parlamento tali schiarimenti da illuminare completamente il paese , da distruggere un ' infinità di pregiudizî , da mettere il pubblico al fatto della vera situazione delle cose . Ma che cosa si sapeva nel pubblico delle discussioni del Parlamento , se non dai resoconti che si stampano , molti giorni dopo , nella Gazzetta Ufficiale , e che perciò nessuno legge , ovvero dai monchi estratti dei giornali , i quali , quasi sempre per ignoranza delle materie trattate , talvolta anche per ispirito di parte , sogliono svisare affatto il senso delle cose dette ? Non si è mai veduto qualche cosa di simile in nessun paese d ' Europa . Un gran numero di elettori , forse la maggioranza , per una lunga serie d ' anni , ha letto , nei propri giornali , dei resoconti parlamentari , i quali hanno a fare con ciò che è stato detto realmente , come colle discussioni del Parlamento delle isole Sandwich ! ! Questo fu il costante ed esclusivo nutrimento della loro intelligenza . È un fatto di grande importanza , e che ha avuto grandi conseguenze nelle elezioni , ma a cui non si è posto attenzione in quella serra calda , nella quale i rappresentanti della nazione si tengono segregati dalla nazione * . Se non che le discussioni serie , e condotte dagli oratori più autorevoli , andarono diventando sempre meno frequenti , e ciò tolse anche quel poco d ' influenza buona che il Parlamento poteva esercitare sull ' opinione pubblica per mezzo di quei poveri resoconti , e ne produsse invece , indirettamente , una perniciosa , che non possiamo passare sotto silenzio . Liberata la patria , sembrava dover esser giunto il momento , in cui tutte le persone , anche di mediocre coltura , si dovessero occupare da senno di quelle molte questioni , in apparenza modeste ma di vitale importanza per l ' andamento normale della cosa pubblica , di quelle questioni , le quali sogliono pur assorbire la massima parte della attività intellettuale di altri popoli . Le idee elaborate nel seno del paese da un ' opinione pubblica seria , vengono poi discusse nel Parlamento , e sogliono stabilire una tale solidarietà fra le classi politiche rappresentate e i loro mandatarî , e promuovono un tale soffio di vita sana e feconda in tutto l ' organismo dello Stato , che questo vien posto al riparo da ogni pericolo di corrompersi . Ma come era ciò possibile in mezzo a tanta anarchia prodotta dal mostruoso connubio dell ' accentramento amministrativo coll ' accentramento parlamentare ? Invece lo spettacolo delle sterili ma appassionate diatribe personali , dell ' armeggio partigiano , delle frequenti crisi ministeriali , che presentava la Camera elettiva , essendo soggetti molto acconci a destare la curiosità , distraeva le menti della maggioranza delle classi politiche , e le distoglieva dal riflettere ai veri interessi del paese . Inoltre molta parte della stampa , vedendo che aumentava la sua diffusione quanto più pasceva il pubblico di quello spettacolo , contribuiva ad aumentare la distrazione . Sparite le trepidazioni della lotta per l ' esistenza nazionale , durante la quale le classi politiche , avendo davanti a sé una meta nobilissima ed elevatissima , erano state mirabili per tatto e per serietà , l ' incessante fantasmagoria che si rappresentava sulla scena parlamentare , fece perder di vista questa verità , che cioè l ' esistenza nazionale non bastava , che essa aveva urgente bisogno di essere rassodata , e che non era con quella fantasmagoria che ciò si sarebbe ottenuto . Egli è per questo che venne in grandissimo fiore , e si costituì sovrana , la cosidetta politica da caffè , la quale non si alimenta che di crisi ministeriali , di pettegolezzi parlamentari , di connubii , di alleanze esterne , di convegni di potentati , e si lamenta se i giornali non le somministrano ogni giorno un po ' di siffatta merce . Insomma , sotto l ' azione di queste cause , si era finito per cadere nel seguente circolo vizioso : instabilità di governo , ridotto ormai a non essere altro che una continua fantasmagoria di uomini che vanno e vengono , non già pei meriti e demeriti loro , ma quali strumenti di un proteiforme giuoco d ' influenze di persone , di gruppi di persone e di coalizioni che nascono e muoiono all ' infuori di qualunque pubblico interesse , e senza che il paese sappia il perché ; infelice gestione dei pubblici affari per cagione della instabilità di governo ; disagio generale prodotto da quella infelice gestione ; malcontento prodotto dal disagio ; cattive elezioni parlamentari ispirate dal malcontento ; instabilità di governo , in conseguenza di cattive elezioni ; quindi , da capo . Il regionalismo , escluso dalle cose amministrative dove sarebbe stato a suo posto ( e Dio ne guardi a parlarne ! ) , entrato trionfalmente e insediato , come se nulla fosse , nell ' aula legislativa della nazione . Tutte queste cose si vedevano e si lamentavano . Per poco che si fosse approfondita la questione , non sarebbe stato nemmeno difficile scoprire la radice del male . Avrebbe dovuto apparir evidente che il giorno , in cui si fosse provveduto a discentrare l ' amministrazione , in parte istituzionalmente , in parte territorialmente , per il solo fatto che un certo numero d ' affari , i quali oggi si affastellano negli uffici della capitale , verrebbero disimpegnati a miglior portata degli amministrati , ed altri sottratti all ' ingerenza del Parlamento , e affidati alle provincie od a consorzi di provincie , molti degli accennati inconvenienti cesserebbero da sé ; e il giorno in cui si fosse modificata la base elettorale politica , verrebbe ridotta in pezzi una gran parte di quella rete di clientele e di combriccole che sono riuscite a sostituirsi al sincero verdetto del paese ; il quale paese , nella sua maggioranza , non cessava d ' invocare quiete , sicurezza del domani , e buon governo , e quindi non poteva presumersi fedelmente rappresentato da ' suoi più turbolenti mandatarî . E la ristaurazione stessa delle finanze , non sarebbe forse divenuta meno ardua , se si fossero tolte tante cause perturbatrici , da noi dimostrate inseparabili dal mantenimento integrale dell ' assetto interno che era stato improvvisato nei primordi dell ' esistenza dello Stato ? Come mai avvenne dunque che le classi dirigentiuscite fuor del pelago alla riva non si risolvettero ad inaugurare un nuovo indirizzo interno ? I motivi sono tre . L ' Italia aveva acquistato l ' indipendenza , ma non era stata fortunata in guerra , e ne era conseguito , anche per questo , un grande accasciamento . Or bene , il malcontento che infieriva , soleva essere attribuito interamente a quell ' accasciamento , e si sperava che , passato un po ' di tempo , senza alcuna mutazione nell ' assetto delle cose interne , ogni cosa avrebbe potuto camminare in via normale . Per i patrioti insigni che presiedettero al rivolgimento nazionale , il trionfo dell ' idea italiana era un tal bene impareggiabile , che presto , sembrava loro , avrebbe stornate le menti da ogni inconveniente accessorio . L ' ordinamento vigente aveva fatto buona prova durante i più terribili cimenti ; perché non avrebbe continuato a farla ? Quegli uomini benemeriti , proclivi al dottrinarismo e incanutiti nel costante pensiero della patria italiana , si meravigliavano che si potesse attribuire molta importanza a qualche imposta di più o a qualche inconveniente amministrativo . Essi giudicavano tutti gli altri da sé stessi , e dimenticavano che il più degli uomini , quando ha ottenuto un bene , lo dimentica facilmente e va in traccia di un altro . Non si accorgevano che cresceva una nuova generazione , la quale non aveva conosciuta l ' Italia schiava e non aveva potuto stabilire , per esperienza propria , il confronto fra ciò che si era prima con ciò che si era divenuti . Per la generazione che tramontava , l ' indipendenza e l ' unità d ' Italia erano la meta ; per la nuova , quest ' ultima non era che un punto di partenza per raggiungere altre mete . In secondo luogo , ogni sistema anche difettoso crea degli interessi impegnati a conservarlo . Un tentativo nel senso d ' introdurre mutamento nel medesimo , avrebbe sollevato infinite difficoltà , le quali avrebbero sempre più complicata la situazione . Si aggiunga che una modificazione d ' indirizzo interno , avrebbe avuto per conseguenza inevitabile di sciogliere , stante la difficoltà di mettersi d ' accordo circa ad alcuni punti essenziali , quel sodalizio composto di uomini diversi d ' indole , ma tenuti insieme dalla lunga abitudine , dalla stima reciproca e dalle reminiscenze della lotta recente combattuta nelle medesime file . Finalmente , la preziosa indipendenza si era ottenuta bensì , ma a patto di introdurre il corso forzoso ; e le nostre finanze si presentavano con un grosso disavanzo . Era una questione d ' onore per l ' Italia cansare l ' onta del fallimento , adempire gli impegni che aveva contratti allo scopo di costituirsi , affrettarsi ad aumentare i cespiti delle pubbliche entrate . Or bene , non appariva forse un ' idea inconsulta quella di complicare i provvedimenti intesi a colpire sempre più i contribuenti , sia con quelli richiesti per riordinare l ' amministrazione , sia , con una riforma elettorale ? Per questi motivi le classi dirigenti non posero nemmeno in discussione l ' idea di introdurre profonde riforme ; e i capi della Destra si rivolsero con raddoppiato vigore , e con successo , all ' impresa di pareggiare il bilancio , non lasciandosi distrarre o sgomentare , né dalla immensa impopolarità a cui andavano incontro , né dalle volgari e atroci accuse di cui si vedevano così ingiustamente fatti bersaglio . Sarebbe oggi inutile indagare se i capi della Destra bene si apponessero con siffatti ragionamenti ; se non era cosa troppo ardita pretendere che un paese si lasci indurre , per anni , a limitare tutte le sue aspirazioni al solo pagare più di prima per lo scopo di saldare i conti della rivoluzione ; e se invece la prospettiva di qualche interna riforma non sarebbe stata acconcia a rendere più sopportabile il peso delle imposte . Di questo argomento l ' autore del presente lavoro ebbe occasione di occuparsi nel suo libro pubblicato nel 1868 , sotto il titolo : Le condizioni della cosa pubblica in Italia dopo il 1866 . Il fatto è che quegli uomini egregi non si lasciarono smuovere dalle vie nelle quali s ' erano inoltrati . Intanto , in mezzo alla confusione d ' idee dominante e crescente nel seno di un pubblico ancora così poco educato alla vita politica , e sistematicamente sviato dal retto apprezzamento delle realità della situazione interna , in mezzo a tante bieche insinuazioni che trovavano facile accoglienza e che rinfocolavano il malcontento , lo scoraggiamento e il disgusto , l ' opposizione aveva buon gioco , imperocché non tralasciava di far intravedere che se fosse salita essa al governo , tutto si sarebbe mutato in meglio , come per incanto . Aumento di spese per moltiplicare le forze produttive d ' Italia , e , in pari tempo , diminuzione d ' imposte ; riforme dell ' amministrazione , e appagamento di tutti i desiderî del popolo italiano . Tutta la differenza pertanto fra il partito di Destra e quello di Sinistra , durante questo nuovo periodo , consistette in questo , che il primo stava al governo , che ne sentiva tutta la responsabilità e credeva non poter reggere lo Stato diversamente di così , se si voleva raggiungere il pareggio finanziario ; mentre il secondo , supponendosi dispensato da ogni responsabilità e da ogni obbligo di concretare le proprie idee , sosteneva in genere che si sarebbe potuto governare molto meglio . L ' opposizione sarebbe anche salita al potere molto prima del 1876 , se la campagna del pareggio non fosse stata interrotta dall ' episodio della presa di Roma . Lo scrivente tralascerà di parlare della politica seguìta dal governo nel 1870 rispetto a Roma , perché potrebbe essere accagionato di parzialità , avendola , a suo tempo , pubblicamente disapprovata . Per debito di giustizia peraltro , lo scrivente non tralascierà di ricordare che , allorché si trattò di trasferire la capitale da Firenze a Roma , avendo egli osservato , in una seduta della Camera vitalizia , non sembrargli che la breccia di Porta Pia fosse precisamente uno dei mezzi morali per aver Roma , di quei mezzi morali i quali , secondo Cavour e la sua scuola , erano i soli raccomandabili coll ' aiuto del tempo , un illustre amico e contradditore , in quella occasione , gli diede una risposta che ci piace trascrivere . Conveniva sospendere , diss ' egli , ogni giudizio meno favorevole , imperocché Roma è la città delle cose più maravigliose che si siano prodotte nel seno del genere umano , la grandezza latina , il diritto romano , e più tardi lo splendore del governo della Chiesa cattolica ; ed ora la nazione italiana , trasportando la sua capitale nella città dei prodigi , è impossibile non s ' inspiri alla memoria di tanta gloria passata , e non sappia trovare in sé stessa la soluzione dei problemi che le rimangono tuttora da risolvere . Veramente di prodigi non ne abbiamo visti . Ma bisogna ammettere che una vittoria politica importantissima , a beneficio della nazione , fu riportata in Roma . Se a Torino furono gettate le basi dell ' unità nazionale , se a Firenze si stipulò l ' alleanza italo – prussiana , la quale mutò la faccia dell ' Italia e dell ' Europa , a Roma raggiungemmo il pareggio . Marco Minghetti in principio del 1876 fu in grado di annunciare al paese che finalmente eravamo entrati nel porto dell ' equilibrio finanziario . Quell ' annuncio fu l ' estremo anelito della Destra . Essa era riuscita a toccare anche questa meta , ma v ' era giunta lacera , dissanguata e in fin di vita . I Centri parlamentari dissero allora a sé stessi : ora che si ha il pareggio , perché non potrebbe arrivare al potere la Sinistra ? A non prendere ombra di questa eventualità , il paese s ' era già abituato da parecchi anni , a poco a poco . La Destra moriva dignitosamente , di morte naturale , nel mese di marzo 1876 , lasciando il posto ai suoi avversarî . Fondare lo Stato e liquidare le spese di quella fondazione , era stata la sua ragione d ' essere . Se fosse rimasta al potere , il suo còmpito sarebbe stato di perfezionare , correggere e rassodare l ' opera fondata . Avrebbe essa avuto forza sufficiente a questo , così scarsa di numero , divenuta così impopolare , e appoggiata sui soli elementi da cui era costituita , senza allargare le proprie basi ? Ne dubitiamo assai . Se i suoi avversarî fossero meglio di lei in grado di assumere quel còmpito , il fatto lo avrebbe dimostrato . Era necessario ormai , nell ' interesse delle istituzioni , che la Sinistra venisse assunta al governo e fosse presa in parola . L ' educazione politica di un paese non si fa mai abbastanza bene né coi ragionamenti dei pubblicisti , né cogli esempî di altri paesi , ma , come avviene per gli individui giovani riguardo al vivere sociale , solo coll ' esperienza propria . [ Come l ' assunzione della sinistra al potere sia stata una conseguenza logica della situazione preparata dalla destra , e quali effetti abbia prodotto rispetto al paese . ] Tutto era predisposto pertanto per il trionfo della Sinistra parlamentare , e nel marzo 1876 questa prese in mano le redini dello Stato . Giammai crisi ministeriale ebbe così piena giustificazione come questa . Il deputato Depretis fa chiamato al governo ; e la maggioranza del paese , specialmente nelle provincie del mezzogiorno , salutò l ' avvenimento con grandissimo tripudio , e lo avvalorò eleggendo , nell ' autunno seguente , una camera composta per quattro quinti di avversarî della antica Destra . La dimostrazione non poteva essere né più esplicita né più solenne . Il discorso – programma pronunciato dal nuovo presidente dei ministri in un banchetto tenutosi a Stradella , era di una mirabile elasticità , acconcio a lusingare tutti i desiderî di coloro , che vagheggiavano un indirizzo diverso da quello seguìto fino allora , senza nulla determinare . In pari tempo i precedenti dell ' onor . Depretis , lo additavano , e meritamente , come un uomo che aveva già fatto esperienza delle cose di governo , e che perciò si sarebbe tenuto alieno da ogni utopia , La pretesa dei vincitori alla qualifica di liberali e di progressisti per antonomasia , trovò poco eco nel paese e fu accettata come un modo di dire , tutt ' al più ; imperocché tra le accuse , sotto il peso delle quali aveva dovuto la Destra cedere il posto , la maggiore non era punto quella di essere antiliberale o antiprogressista . Invece la qualifica che andò al cuore delle moltitudini , e su cui esse insistettero nel parlare di quell ' avvenimento , si riassumeva nella parola riparazione . Sì , certamente . La Sinistra era chiamata a riparare alla enormezza e alla vessatorietà delle imposte , allo sperpero del pubblico danaro in ispese improduttive , ai debiti insensati contratti dai comuni , all ' accentramento della pubblica amministrazione , alla mancanza di pubblica sicurezza , alla scarsezza delle opere pubbliche in confronto dei paesi più progrediti d ' Europa , all ' arenamento dei commerci , dell ' industria , e dell ' agricoltura , alla decadenza del prestigio italiano all ' estero , allo spreco di decorazioni riservate non al merito , ma ai fautori del governo , alla crescente immoralità che si rivelava nei casi verificatisi di malversatori del pubblico danaro , di cassieri che scappavano , di uomini che si facevano scala della deputazione per accaparrare lucrosi posti ovvero più numerose clientele di affari , allo spirito esclusivo dello stato maggiore della Destra , designato col nome di consorteria . Siccome alla generalità s i era fatto credere che di tutti questi malanni si doveva attribuire la colpa , non già in parte alla necessità di dover pagaie le spese di una profonda rivoluzione come fu quella d ' Italia , in parte alle illusioni dei primi anni intorno alla ricchezza del paese , in parte alla inesperienza , in parte alle tristi eredità dell ' epoca ancora recentissima della decadenza italiana , in parte alla naturale perversità della natura umana lasciata senza freni morali sufficienti , in parte alla conseguenza del parlamentarismo , applicato come era , del quale multiforme e gravissimo inconveniente però nessuno aveva mai creduto bene di far motto ; ma che tutto invece era da addebitarsi alla volontà e alla perversità degli uomini che fino allora erano seduti al governo , e di quelli che li avevano sostenuti , così era stata creata artificialmente la generale convinzione che , mutati quegli uomini e sostituiti al governo i loro accusatori , la riparazione si sarebbe effettuata da sé . Fra pochi mesi l ' Italia avrebbe navigato in piena riforma della amministrazione , dei tributi , dell ' elettorato ; dal che la felicità generale . Ogni nostro lettore imparziale è in grado di giudicare da solo se ai mali sopra enumerati e specificati , si sia posto rimedio ! Il nostro non è uno scritto di polemica . A questa illusione non poteva partecipare certamente , né l ' onorevole Depretis , né gli altri capi della Sinistra , troppo esperti delle misere realtà di questo basso mondo . Era facile accorgersi che l ' inaudito successo elettorale del 1876 non era ispirato da un sentimento di deferenza personale per loro , bensì dal malcontento generale prodotto da cause diversissime . Bastava una rassegna attenta dei nomi dei nuovi deputati per trovare , nelle file ministeriali , accanto a repubblicani , uomini di tendenze , specialmente nei nuovi eletti del mezzogiorno , assai più conservatrici che non i capi dell ' antica Destra . Era evidente che i nuovi governanti avevano accettato una cambiale terribile , per una somma enorme , affatto sproporzionata alle loro forze ; e che di questa cambiale doveva pur venire il giorno della scadenza . Per impedire che la cambiale cadesse in protesto , non c ' era che un mezzo : trovare un diversivo alla pubblica aspettazione sterminata , appagandola in parte . A noi sembra singolare , che l ' onor . Depretis , invece che ricorrere ai piccoli espedienti , soddisfare ai rancori o alle pretese dei suoi partigiani più esigenti , frugare di qua e di là per scoprire e se fosse possibile escogitare , alla spicciolata , nuove leggi che lo mostrassero più liberale de ' suoi predecessori , non abbia approfittato dell ' occasione unica che si è presentata a un uomo di Stato italiano , da Cavour in poi , dell ' occasione di poter disporre di una maggioranza così colossale , per ottenere dal Parlamento , o meglio ancora per introdurre , salva l ' approvazione del Parlamento , alcuni provvedimenti intesi a semplificare e a rendere meglio rispondente ai bisogni locali dei cittadini , la pubblica amministrazione , in quanto dipende dai ministeri dell ' interno , della giustizia , delle finanze , della istruzione pubblica , dei lavori pubblici e dell ' agricoltura e commercio . Che tali provvedimenti possano tornar utili , nessuno ne ha mai dubitato ; ma non c ' è mai stato ministero che si trovasse in grado di farli sanzionare dal Parlamento ; perché , disponendo sempre di una debole maggioranza , e dovendo naturalmente quei provvedimenti ferire gl ' interessi di un certo numero di collegi elettorali , i rappresentanti di questi , coalizzandosi coll ' opposizione politica sempre pronta alle offese , avrebbero rovesciato il ministero che avesse osato farsene iniziatore . L ' onor . Depretis fu il primo che si trovò nella fortunata posizione di poter dar mano con successo a questa operazione importante . Essa gli avrebbe probabilmente fatto perdere , lungo la strada , non pochi seguaci ; ma una maggioranza l ' avrebbe sempre conservata , cosicché sarebbe riuscito a poter dire con orgoglio al paese : " Ecco un atto riparatore , che nessuno dei miei predecessori sarebbe stato in grado neppur di proporre , e ch ' io ho saputo compiere . C ' è ancora un lungo tratto da percorrere . Ma intanto nessuno potrebbe negare che un passo è fatto . Lasciatemi tempo e faremo anche il resto . " Egli invece , per timore di perdere qualcuno de ' suoi seguaci , finì , in pochi mesi , col perderli quasi tutti , e coll ' abbandonare il potere senza aver potuto far nulla di diverso dai suoi predecessori , sciupando così un ' opportunità che forse non si ripresenterà più a nessuno . Gli succedette l ' onor . Cairoli , patriota insuperabile , e popolarissimo in tutta l ' Italia . Ma neppure a lui riuscì di riparare alcuna cosa sul serio , per quanto lo abbia desiderato ardentemente e per quanto il favore della popolarità , malgrado l ' insuccesso , non gli sia mai venuto meno . Personalmente anzi egli crebbe nel pubblico favore , dopo quanto fece per la salvezza del Re . Ma appunto la popolarità inesauribile dell ' onor . Cairoli avrebbe fornito anche a lui un ' ottima occasione di soddisfare il paese , molto sitibondo di saggio , vigoroso e liberale governo , e per nulla affatto sitibondo di rigorosa coerenza nei governanti , purché facciano bene . Egli solo , dopo aver verificato coll ' esperienza propria , che un nuovo indirizzo di governo è cosa più facile a dirsi che a farsi , avrebbe potuto elevarsi al disopra dei partiti e delle clientele militanti , formare un ministero composto degli uomini più capaci che il paese è in grado di fornire pei diversi rami della cosa pubblica , affinché lo coadiuvassero nel determinare l ' indirizzo di governo più conforme all ' interesse presente della patria ; poscia appellarsi alle urne elettorali con questo semplice programma : di voler , cioè , governare saggiamente , vigorosamente e liberalmente , col concorso degli uomini , che a lui sembrassero più addatti all ' uopo . Ma i legami di partito , probabilmente , lo avranno impedito , di riconoscere tutta la forza vera che stava in lui solo ; ed egli pertanto non entrò in questa via . Preferì cadere sulla teoria del reprimere anziché prevenire , pochi giorni dopo aver egli stesso prevenuto , e non essersi accontentato di reprimere , il colpo che la mano assassina vibrava contro il Re . È vero che ritornò al potere alcuni mesi dopo , ma diminuito di prestigio , non come patriota certamente , bensì come uomo di governo . L ' unica riforma seria inaugurata dalla Sinistra al potere fu l ' abolizione della tassa del macinato . Or bene , questo provvedimento meriterebbe invero il nome di riforma liberale , se l ' anzidetto cespite di pubblica entrata fosse stato introdotto dai ministeri precedenti senza aver prima aggravato la mano sulle classi più agiate fino all ' estremo limite del possibile . Invece è stato proposto come una triste necessità , destinata a sopperire al disavanzo , dopo esauriti tutti gli altri mezzi . Si tratta dunque di verificare se il disavanzo ci sarebbe o non ci sarebbe coll ' abolizione di questa tassa . È questione di contabilità . Quando mai è avvenuto che ad una questione di pura contabilità si sia attribuito un carattere di riforma finanziaria ? Malgrado le anzidette osservazioni , lo scrivente è d ' avviso che l ' assunzione della Sinistra al potere è stata utilissima al paese per tre ragioni . Primieramente , ne nacque che i suoi capi ebbero occasione di fare atto di lealtà monarchica al momento del lutto per la morte di Vittorio Emanuele e della trasmissione della corona all ' augusto suo figlio , e di controfirmare i primi atti del nuovo Regno ; il che è importante , non già perché si potesse metter in dubbio la lealtà di quei capi , ma perché ciò ha dimostrato ai nemici d ' Italia , non esser vero quello che andavano dicendo , appoggiarsi , cioè , la monarchia italiana esclusivamente sulla base poco estesa del partito moderato . In secondo luogo , è un bene che un ministero di Sinistra abbia appostola sua firma al trattato di Berlino . Non si poteva ottenere che i risultati fossero diversi , e lo scrivente lo ha dimostrato a suo tempo ( V . il libro Un po ' di commenti sul trattato di Berlino ) . Ma guai se un ministero di destra avesse sanzionato quell ' atto ! Non si sarebbe mai più rifinito , nel campo de ' suoi avversarî , di muovergli le più acerbe accuse , e di aggiungere , a tutti gli altri , questo nuovo fomite di malcontento . Finalmente , l ' esperimento triennale del governo di Sinistra dovrebbe avere ormai contribuito a mostrare al paese come " fra il detto e il fatto corre un gran tratto " ; sopratutto poi a distruggere un grosso equivoco , ed a convincerlo di una verità , la quale i posteri si meraviglieranno sia rimasta sì a lungo nascosta . Questa verità è che la Destra parlamentare italiana , presa collettivamente , non solo non è mai stata un partito conservatore , bensì è stata il partito più avanzato , e spesso anche il più radicale , che sia compatibile col sistema monarchico , sebbene abbia compiti anche taluni atti intrinsecamente conservatori . In qualunque altra monarchia d ' Europa essa avrebbe figurato come un ' estrema Sinistra , e presso a poco altrettanto in qualunque repubblica ordinata . Coloro che seguono le discussioni delle rappresentanze politiche di altri Stati europei , repubbliche o monarchie costituzionali , sono costretti a meravigliarsi vedendo ivi i riformatori più spinti mettere avanti proposte di leggi , fieramente combattute dagli altri partiti come proposte eccessivamente radicali , le quali esistono , applicate già da anni , fra noi , e per opera dei ministeri di Destra . Perciò non deve far meraviglia se parecchi chiari pubblicisti d ' Europa , giudicando le cose nostre con criterî molto elevati ed affatto ed imparziali , si sono posti il quesito , più d ' una volta , se il governo italiano ( stava allora la Destra al potere ) non avesse per avventura preceduto di troppo il moto naturale , di cui è suscettibile il proprio paese . Uno dei più illustri contemporanei , appartenente alla scuola liberale , in uno degli Stati , in cui la coltura è più progredita , chiedeva allo scrivente , nel 1875 , se il malcontento contro il governo in Italia , di cui giungeva l ' eco oltremonte , non nascondesse per avventura , sotto il velo di vaghe aspirazioni , a cui si attribuiva gratuitamente il carattere di un desiderio di maggior progresso , una resistenza invece della maggioranza degli Italiani a seguire il governo nella sua troppo rapida corsa alla ricerca di ideali troppo elevati , o , per meglio dire , di ideali che costano , per poter essere raggiunti , troppo disturbo , e troppo lavoro collettivo , e troppa spesa alla massa del paese , mentre soddisfanno , raggiunti che siano , la sola classe dei politicanti , rimanendo al volgo dei contribuenti di pagarne i conti . E per verità la Destra , prima di abbandonare il timone dello Stato , ha mietuto sulla via tutte le idee avanzate che sono compatibili con un reggimento ordinato , e nulla lasciò da spigolare , in fatto di tali idee , ai suoi successori di Sinistra . Gli uomini di Sinistra , i quali da anni avevano accusato la Destra di professare idee troppo conservatrici , ed erano riusciti a far credere ad una parte del ceto elettorale , che la cagione del malessere del paese dipendeva da quelle tendenze di governo , arrivati al potere , portativi da una marea irresistibile di malcontento , rovistarono da ogni parte per trovar qualcosa da fare in un senso più radicale , ma non lo trovarono , per il semplice motivo che più di quello che era già stato fatto , non si poteva fare , in quel senso . Come la Sinistra giunse al governo e vi rimase per breve tempo nel 1862 , avendo essa accusato la Destra , sotto agli auspici della quale erano pure state fatte le annessioni , di procedere troppo a rilento , e vedendo che non c ' era altro modo di far onore alle proprie accuse , si provò a rallentare un momento le redini della rivoluzione , usufruita fino allora , ma sempre frenata , dalla mano del governo , e il risultato fu Aspromonte ; e un grido di spavento rimise tosto le redini in mano alla Destra . Anche nel 1867 la Sinistra ebbe un episodio di governo ; ricalcò le orme del 1862; e si ebbe Mentana ; e una seconda volta il terrore del paese richiamò la Destra . Pervenuta per la terza volta alla direzione dello Stato , per far qualche cosa di più liberale della Destra , tollerò per qualche tempo l ' agitazione per l ' Italia irredenta ; ma l ' atteggiamento di tutti i governi vicini , anche i più amici , la fece accorta che aveva toccato un tasto , con cui non è lecito scherzare , tanto più quando si è divenuti una delle grandi potenze . Poi venne fuori colla teoria del reprimere e non prevenire ; ma uno sgomento , che s ' impossessò di tutta Italia , e che trovò eco in quasi tutti i banchi della Camera dei deputati , ricordando gli sgomenti per Aspromonte e per Mentana , provocò la caduta del ministero Cairoli . Se la Sinistra avesse frugato invece nell ' arsenale delle idee conservatrici di governo e non di partito , quante cose avrebbe trovato da fare , liberali , utili e pratiche , che la Destra trascurò sempre , o per iscrupoli dottrinarî , o perché , distratta da altre preoccupazioni , non ci aveva pensato . Ma chi avesse appena coltivato l ' idea di ricorrere a quell ' arsenale , come avrebbe potuto salvarsi dalle ire di certi amici ? La Destra , come si è già detto , aveva mietuto tutto il campo delle idee liberali e radicali attuabili , durante i quindici anni del suo governo , distrutto tutte le leggi preesistenti , sconvolte inveterate abitudini , spostati e feriti molti interessi , sempre colla meta davanti agli occhi di creare d ' un colpo l ' Italia una , libera , ricca e potente ; e tutto ciò senza badare agli attriti e alla spesa . Aveva introdotto una legislazione affatto democratica , come di più non sarebbe stato possibile , tranne in ciò che si riferisce al diritto elettorale ; e questa eccezione non fu già motivata dai suoi intenti conservatori , bensì dalla convinzione , in cui era , che la legge elettorale vigente , attribuiva la prevalenza alle classi autrici del rivolgimento italiano , e che , allargandola , si correva pericolo di aprir l ' adito alla influenza del clero . Nei rapporti colla Chiesa , la Destra aveva incamerati i beni ecclesiastici , adottate misure di rigore contro sacerdoti renitenti , sottoposti i chierici alla leva militare , stabilito il matrimonio civile , protetto il razionalismo in ogni maniera , rispettata non solo la libertà di stampa , ma sottratta questa al diritto comune per mezzo della finzione del gerente responsabile , lasciando esistere una così immunità a beneficio dei giornalisti . Essa fu così poco esclusiva nei piccoli favori ai suoi aderenti , da esser passato in proverbio che , per ottenere qualche cosa dal ministero , bisognava rivolgersi al patrocinio di qualche deputato dell ' opposizione . Convinta sinceramente che nei primordi del regno , essa sola era in grado di governare , le premeva di non lasciar in mano alla Sinistra nessuna idea di realizzazione possibile , in modo da spingere questa al bivio di diventare o faziosa o assurda . Appena la Sinistra sollevava una questione che avrebbe potuto procacciarle favore nelle moltitudini , la Destra se ne impadroniva subito , sapendo di essere in grado di soddisfare le moltitudini senza mettere in pericolo lo Stato ; il che , a suo giudizio , non si sarebbe potuto fare dalla Sinistra . Così , per esempio , la Sinistra si era fatta organo delle ripugnanze di una gran parte d ' Italia ad accettare l ' egemonia piemontese , egemonia indispensabile durante la gestazione dello Stato unitario ; e la Destra prese la palla al balzo , e promosse il trasferimento della capitale da Torino a Firenze , con rischio di strappare intempestivamente la dinastia dalla sua base secolare , e colla probabilità di provocare lo sdegno di una fiera popolazione ; sdegno che non mancò di prorompere , e le di cui traccie non sono ancora del tutto cancellate . La Sinistra portava scritto sulla sua bandiera : " Roma capitale , senza le riserve cavouriane . " Ebbene , la Destra aveva sottoscritta la convenzione del 15 settembre 1864 , e adduceva ottimi argomenti per sostenere che quello era un atto utile in sé stesso , come un espediente diplomatico che , impedendo ogni attrito immediato fra l ' Italia e il papato , lasciava che il tempo e le forze della civiltà preparassero il terreno ad una soluzione completa di sì grande problema , senza pregiudizio dell ' unità e integrità della patria italiana . È naturale quindi che non abbia dubitato di riconfermar quella convenzione nel 1870 , sul principio della guerra franco prussiana , coll ' intenzione di mantenerla fedelmente . Perché mai dunque si lasciò indurre a violare un trattato stipulato liberamente , e di propria iniziativa , sei anni prima , e ad aprir la breccia di Porta Pia ? Lo fece solo per non lasciare un ' arma nelle mani della Sinistra ( spalleggiata , in tale questione , dagli uomini più notevoli della Destra piemontese ) e impedirle di salire in quell ' occasione al potere dove , secondo il suo più profondo convincimento , avrebbe compromesso ogni cosa , senza volerlo . Quattro fattori si erano dati la posta , ad un tempo , per compromettere il programma dei mezzi morali , l ' occasione propizia cioè , l ' idea fissa delle classi dirigenti piemontesi , l ' interesse dei meridionali d ' avere la capitale più vicina , le reminiscenze classiche . Appariva dunque assai probabile che quel programma sarebbe caduto in ogni caso , ma col grave pericolo che mani inesperte creassero una situazione arruffatissima , il che invece si riuscì a schivare . La Sinistra accusava la Destra di non voler esercitare alcuna importante influenza nei grandi affari del mondo . La Destra , sebbene sapesse che , dopo il 1866 , la posizione esterna era eccezionalmente sicura , e che non si correva alcun pericolo ; sebbene preoccupata delle condizioni finanziarie , pure , per mostrare fallace l ' accusa , si lanciava in costosissimi armamenti marittimi , d ' indole affatto nuova , senza il conforto di alcuna esperienza già fatta dalle nazioni più ricche . La potenza della banca nazionale destava i mali umori della Sinistra . La Destra le dava soddisfazione per mezzo del consorzio delle banche . Ma sarebbe troppo lungo enumerare tutto ciò che fece la Destra nel senso sovraesposto . Basti dire che essa consegnò , colla massima lealtà , alla Sinistra la macchina dello Stato così congegnata e accentrata , da permettere ai vincitori di compiere legalmente contro di lei molti atti partigiani , i quali , se quella macchina fosse stata corretta a tempo , sarebbero stati impossibili . La Destra però era capitanata da uomini eminentemente serî , logici , e consci della responsabilità che pesava su loro . Essi non potevan supporre che chi voleva il fine escludesse i mezzi per raggiungerlo . Vedendo che la sola opposizione , la quale venisse mossa contro l ' indirizzo da essi dato alla cosa pubblica , si riassumeva nella accusa che non facessero abbastanza , sebbene evidentemente tale indirizzo dovesse riuscire costosissimo , dovevano ritenere che quella parte del paese , la quale inclinava verso l ' opposizione , implicitamente accettasse anche la spesa relativa , e quindi il corrispondente aumento d ' imposte . Se non che siffatto rapporto necessario fra il fine e i mezzi , non era capito da molta parte dei contribuenti , ai quali anzi si faceva o si lasciava credere che , se l ' opposizione fosse stata chiamata a governare , si sarebbe potuto spendere assai più proficuamente , diminuendo gli aggravî . Per conseguenza l ' impopolarità della Destra era giunta all ' apogeo nel 1876; e , siccome sarebbe irragionevole pretendere che una nazione nuova venga spontaneamente essa medesima ad imporre ai suoi governanti di soprassedere alle spese così dette produttive , di seguire una politica modesta , di completo raccoglimento , quindi in contraddizione coll ' amor proprio nazionale che tutti i suoi capo – partiti avevano gareggiato a stuzzicare , così diventava naturalissimo che l ' opposizione , o un po ' prima , o un po ' dopo , dovesse avere il sopravvento . L ' esperimento doveva farsi , lo ripetiamo , e fu fatto ; e non è riuscito , perché non poteva riuscire . Nessuna delle aspettative sotto gli auspicî delle quali la Sinistra poté salire al potere , fu appagata . Come si è veduto , la Sinistra , giunta al potere , è stata perseguitata inesorabilmente da un duplice peccato originale . Avendo sempre censurato , allorché era opposizione , tutto ciò che fu fatto dai suoi avversarî , senza eccettuare neppure quegli atti che la Destra aveva eseguiti solo perché sedeva al governo e che chiunque avrebbe compiuti a quel posto , e in pari tempo avendo stuzzicato e accarezzato ogni specie di aspettative , anche le più irrealizzabili , si è tagliata da sé la via ad attuare molte cose che altrimenti avrebbe potuto assumere nell ' interesse del paese . Serva questo almeno per l ' avvenire ! Anche le opposizioni devono ricordarsi di avere una responsabilità . La Sinistra ha finito per cacciarsi , probabilmente , in un bivio pieno di pericoli : o distruggere il pareggio per salvare il decoro del partito , ovvero imporre nuovi balzelli . Ma in entrambi i casi , che cosa direbbe il paese , o ricaduto nel disavanzo , o ridotto a dover pagare più di prima ? Malgrado tutto ciò , giustizia vuole che si riconoscano anche i meriti della Sinistra . Nell ' impotenza , in cui erano i ministeri dal suo seno usciti , di introdurre le riforme preconizzate , essa commise bensì alla spicciolata molti atti di partigianeria , con danno della amministrazione , per ingraziarsi i proprî addetti , ma si arrestò sempre ( finora almeno ) davanti a gravi risoluzioni che avrebbero potuto compromettere durevolmente il paese , anche a costo di essere accusata di inconseguenza . Di ciò bisogna tenerle conto . L ' uso del potere svegliò anche in lei il sentimento della responsabilità . Se poi si volesse fare una distinzione fra il partito , preso collettivamente , e gli uomini che lo compongono , come abbiamo fatto nel discorrere della Destra , esso ha anche mostrato di possedere parecchie individualità utili al paese , le quali forse sarebbero rimaste sempre nell ' ombra , ovvero in una falsa luce , quando quel partito non avesse fatto le sue prove . Perciò si può dire che se la Sinistra , formata com ' era , si è esaurita , è pur d ' uopo ammettere che vi sono degli uomini , anche nella medesima , i quali sopravviveranno al partito . Egli è vero che si sente parlare della ricostituzione della Sinistra . Ma un semplice accordo dei capi , poco conterebbe . Ciò che importa sapere è secondo quale programma , rispondente a qualcuna delle aspirazioni reali e non immaginarie del paese , o , in altre parole , su quale base duratura si fonderebbe siffatta ricostituzione . Se la base duratura si troverà , allora non sarà più la Sinistra di prima , ma una nuova Sinistra . Se non si troverà , svanirà come fumo ogni ricostituzione . La Destra , divenuta opposizione , si condusse nobilmente , e quindi anche abilmente . Il suo programma di opposizione fu semplicissimo : impedire , cioè , che i risultati utili al paese e da essa conseguiti , vengano compromessi . Un programma negativo , come si vede ; un programma però importantissimo , imperocché il pareggio finanziario è la condizione elementare della esistenza normale di uno Stato , e , se fosse compromesso , la prima cosa , anzi l ' unica cosa , a cui pensare , dovrebbe essere certamente quella di ristaurarlo . Ma , conservato il pareggio o ristauratolo , qualora ce ne fosse bisogno , il che si riferisce al passato , che cosa farebbe la Destra rispetto all ' avvenire ? Può essa ragionevolmente sperare di riuscire a trovare adesioni numerose , sicure , e durevoli nel paese , rimanendo nella cerchia identica delle idee di prima ? Sempre fedele al proposito di mostrare che nessuno potrebbe essere né più liberale , né più progressista , la Destra intanto si scelse a capo l ' onorevole Sella , la personificazione più completa e più degna di questa duplice tendenza . Gli altri uomini eminenti e riputati del partito , con molta abnegazione , e per spirito di disciplina , si trassero in disparte . Non deve quindi recar meraviglia se , in seno al paese , tutti coloro che giudicano la politica secondo l ' ordine delle idee , e non secondo le attinenze delle persone , vanno facendo a sé stessi queste due domande : Quale differenza c ' è fra gli uomini di quella parte della Destra che sta sempre in prima fila , ogni qualvolta si tratti di idee liberali e di progresso , e quegli uomini della Sinistra i quali , negli ultimi tre anni , hanno dato miglior saggio di sé ? Quale è la distanza che separa gli uomini più conservatori della stessa Destra , da quei nuovi conservatori di cui parlammo nella Parte Prima , dato che questi riconoscano , senza reticenze , i fatti compiuti dalla nazione ? E non deve neppure recar maraviglia se l ' estrema Sinistra , con una logica stringente , va dimostrando che gli ultimi ministeri che si sono succeduti , si sono immersi in un pelago di contraddizioni per non avere voluto mutare ogni cosa ab imis fundamentis . Accettando e conservando l ' edificio dello Stato tal quale l ' avevano ricevuto dai loro predecessori , e facendolo servire agli usi di prima , è naturale che la nazione dovesse finire per trovarvisi alloggiata male come prima . Se si vuole riformare sul serio , dice essa , è d ' uopo modificare più di un articolo dello Statuto . Pertanto , se abbiamo descritto esattamente la situazione dei partiti politici , dopo tre anni di governo della Sinistra , non può essere sfuggito ai nostri lettori che ci troviamo in presenza di un lavoro di decomposizione dei partiti vecchi , e di un altro di ricomposizione dei loro elementi in nuove combinazioni . [ Di un riordinamento dei partiti politici per legge naturale di evoluzione . ] Arrivati a questo punto , la parte principale del nostro còmpito potrebbe ritenersi come esaurita , entro i limiti concessi alle scarse nostre forze . Infatti non abbiamo voluto fare altro che contribuire , con un esame critico e spassionato della situazione , a sgombrare l ' orizzonte politico da una infinità di pregiudizî e di equivoci i quali , se si perpetuassero , impedirebbero alla generalità di raccapezzarsi in mezzo all ' attuale confusione . Il pensiero di indurre qualcuno ad assumere l ' iniziativa di costituire un partito nuovo non doveva di certo passarci per la mente , per il semplice motivo che ci parrebbe il più assurdo che immaginare si possa . La costituzione di un partito non si lascia improvvisare , né si lascia creare di getto per mezzo o di concerti stabiliti fra poche persone , o della enunciazione di alcune idee . Essa suol essere il frutto di evoluzioni che si compiono sotto la pressione delle circostanze . Ciò soltanto che ad un cultore delle scienze politiche e sociali è lecito e ragionevole tentare , si riduce al rimuovere gli ostacoli che appunto i pregiudizî e gli equivoci opporrebbero ad un riordinamento razionale di partiti rispondente alle realità del paese , qualora le circostanze favorevoli alla attuazione di siffatto riordinamento , si presentassero ; ritenuto che ciò sarebbe utile alla patria , e che il processo di evoluzione potrebbe avvenire tanto per la via delle affinità , quanto per quella dei contrasti . È uno studio politico , e non un atto politico , che lo scrivente ha inteso fare . Gli sembra che il momento psicologico di predisporre l ' opinione pubblica ad assecondare siffatta evoluzione , sia venuto e , in questo convincimento , ha stimato opportuno esprimere pubblicamente il proprio avviso . Quali potrebbero essere le circostanze favorevoli più acconcie a produrre l ' evoluzione , e quale forma prenderebbe questa , non sono cose che si lascino facilmente pronosticare . Ciò che crediamo poter dire con certezza è che qualunque risultato per tal modo si ottenesse , sarà sempre da preferirsi alla continuazione di una vita pubblica acciaccosa e stiracchiata come è la nostra attuale , di una vita pubblica che tanto riscontro presenta con quelle della Grecia e della Spagna ; e crediamo poter dire con pari certezza che sarà da preferirsi anche ad una artificiale ristaurazione pura e semplice dello stato delle cose parlamentari precedente il marzo 1876 . Una tale ristaurazione , forse , sarebbe bene accolta sulle prime in alcune provincie , e potrebbe celebrare una lieta luna di miele ; ma , se si volge il pensiero all ' avvenire , è impossibile non iscorgere i due gravi inconvenienti ch ' essa racchiuderebbe . Il primo è che arresterebbe quel duplice movimento di idee in senso conservatore , da noi descritto nella Prima Parte , un movimento d ' idee tendente a rifornire di nuove forze la vita pubblica . Queste forze non esistono esse realmente nel paese ? Se dunque esistono , è bene che entrino anch ' esse nell ' orbita costituzionale . Il secondo inconveniente consisterebbe in questo che , dopo l ' esperimento fatto dalla Sinistra al governo , è divenuto chiaro per tutti che , se questo partito fosse ricacciato nell ' opposizione , perderebbero ogni seguito quelli fra i componenti suoi più capaci , i quali vengono accusati , in seno stesso del partito , di aver ricalcato , mentre furono al governo , le orme della Destra . Acquisterebbero invece il sopravvento i più radicali . L ' opposizione futura così , per potersi sostenere , diventerebbe radicalissima , e rasenterebbe gli ultimi limiti che dividono la monarchia dalla repubblica . Or bene , nel caso che la Destra attuale , ritornata al potere , venisse poi costretta ad abbandonarlo un ' altra volta , quali sarebbero i suoi successori ? L ' estrema Sinistra ha anch ' essa la sua ragione d ' essere , perché rappresenta una delle opinioni che hanno corso nel paese , ed ha un programma molto più concreto che non l ' avesse l ' antica Sinistra . Perciò è utile che abbia il suo posto nel Parlamento , e che ivi discuta liberamente delle cose del paese in contradditorio cogli altri partiti ; ma da ciò al diventare essa l ' esclusiva opposizione , aspirante al governo , c ' è un gran tratto . Affinché l ' estrema Sinistra , anzi lo stesso partito esplicitamente repubblicano , abbiano a funzionare utilmente , nella Monarchia costituzionale italiana , occorre che faccia loro contrappeso un ' estrema Destra , che i cattolici intransigenti formeranno il giorno , non lontano , nel quale avranno cessato di far professione d ' astensionismo ; occorre inoltre che tra quei due estremi , non esista già un solo partito , ma abbiano a militare due partiti , entrambi capaci di governare ; l ' uno decisamente conservatore , nel senso ortodosso e nazionale della parola ; l ' altro eminentemente liberale e progressista , ma monarchico . Or bene non è che il processo naturale della evoluzione dei partiti oggi militanti , aiutato dalle circostanze e dall ' intervento di nuovi elementi nel campo della vita pubblica , che potrebbe produrre questa razionale divisione di partiti , esprimenti ciascuno , non già le qualità personali e le ambizioni dei loro componenti , bensì un complesso di idee , di intenti , di sentimenti e di pubblici interessi . Parte terza . Di alcuni criterî di Governo che potrebbero essere applicati astrazion fatta dalle lotte di partito . I . La politica estera . In attesa che una ricostituzione di partiti si compia sotto l ' influenza di circostanze che già stanno in prospettiva come possibili , crederemmo non aver esaurito il nostro studio , se non ci arrestassimo un momento , prima di deporre la penna , sopra alcuni criterî di governo i quali , sebbene di carattere conservatore , stanno , a parer nostro , al disopra dei partiti , e si presterebbero ad essere adottati da essi tutti . Incominciamo dalla politica estera . Le condizioni necessarie perché un governo adempia convenientemente ai suoi doveri , in questa parte della cosa pubblica , sono tre . Bisogna , in primo luogo , che abbia un ' idea molto chiara , precisa e determinata degli interessi permanenti del proprio paese ; in secondo luogo , che abbia un ' idea altrettanto chiara , precisa e determinata della situazione degli altri paesi e degli altri governi ; in terzo luogo , che non gli sfugga mai il nesso che esiste fra questi due termini , ogni qualvolta si presenta il caso di qualche mutamento nella situazione degli altri paesi . Questi due ultimi punti sono fuori del nostro soggetto , e sogliono variare da un giorno all ' altro . Riguardo al primo invece , ci è d ' uopo spendere alcune parole per lo scopo di chiarire alcune verità che , ci sembra , potrebbero essere accettate come assiomi , da tutti i partiti . È un assioma , a nostro avviso , che non ci può essere in Italia che una sola politica estera , la quale non è di Destra né di Sinistra , ma è la politica nazionale . Ad eccezione dell ' Impero Britannico , il quale , circondato dal mare come è , padrone del mare , senza vicini , inattaccabile in casa , può darsi il lusso di tenere a sua disposizione la scelta fra due diversi indirizzi di politica estera , tutti gli Stati d ' Europa non ne hanno , e non ne possono avere , che uno solo . E invero i rapporti d ' uno Stato cogli Stati esteri non sono accidentali , ma sogliono scaturire immediatamente dalle stesse necessità della sua creazione , della sua esistenza e della sua conservazione , ed hanno , nella essenza loro , un carattere così permanente e fisso che sopravvivono perfino al mutamento delle forme di governo , appena siano forme regolari . Ed è perciò che sorgono da sé le così dette tradizioni di politica estera dei grandi Stati ; e male ne incoglie a quei capi di nazioni , i quali abbandonano siffatte tradizioni . Che un governo , soltanto perché liberale , debba essere naturalmente alleato di tutti gli altri governi liberali , e avversario di quelli che non lo sono , e viceversa , è una proposizione che ha dell ' assurdo , e che viene smentita da tutta la storia . Questa non ci mostra forse Richelieu , cardinale , proteggere i protestanti di Germania contro i cattolici ? Luigi XVI di Francia prendere la parte dei repubblicani d ' America contro la monarchia inglese ? la Russia conculcare , in casa , la nazionalità polacca , e combattere fuori di casa a favore della nazionalità greca ? e Bismarck , monarchico fino al midollo , far voti non dissimulati per il mantenimento della forma repubblicana moderata in Francia ? La politica estera ha di mira interessi e non sentimenti ; si fonda nei rapporti reali fra Stato e Stato . Gli affari che dipendono dal dicastero delle cose estere offrono scarsa materia a controversie dei partiti interni , a meno che si tratti della questione personale della maggiore o minore idoneità del suo titolare , perché hanno per contraenti degli Stati stranieri , e non dipende dal governo di un paese far sì che gli Stati stranieri siano quello che non sono , o non siano quel che sono . D ' altra parte , i governi stranieri che si rivolgono al governo di un dato paese non si curano già di sapere a quale partito questo appartenga ; ma importa loro che sia serio , solido , capace di mantenere i propri impegni , e tale che , parlando esso in nome del proprio paese , quei governi siano certi di rispondere come se rispondessero al paese stesso da lui rappresentato . La differenza dei partiti non può riferirsi che alle cose interne . Or bene , malgrado queste evidenti verità , in Italia si è sempre parlato di una politica estera di Destra e di una di Sinistra ; attribuendo la denominazione di politica di Destra , o a quegli atti che furono suggeriti dalla stessa forza delle cose , e furono eseguiti dalla Destra perché era suo dovere eseguirli così , trovandosi essa al governo ( e li eseguì bene , quasi sempre ) ; o alle memorabili campagne diplomatiche compiute da uomini insigni che appartengono a tutta la nazione , più che ad un partito , sebbene militassero nel partito di Destra , come Cavour e Lamarmora , e che furono condotte a termine da loro , nell ' interesse della nazione , senza domandare il permesso ai proprî seguaci , anzi talvolta con grandissima ripugnanza della maggior parte di questi , i quali poscia li applaudirono . Un partito perciò ha ragione di vantarsi che gli uomini che hanno saputo meglio applicare l ' unica politica estera nazionale possibile , siano dei suoi ; ma non può dire di avere una politica estera propria esclusiva . Questo errore ha avuto le sue conseguenze . La Sinistra , avendo sempre condannato l ' unica politica estera possibile , che era chiamata di Destra , tentò sulle prime di farne una propria ; e siccome non ce n ' era che una possibile , incespicò ; fortunatamente che subito ritrasse il piede . Molti giornali d ' opposizione di Destra , alla loro volta , sentendo parlare di una nuova politica – estera , che la Sinistra al potere intendeva inaugurare , ne seguirono con occhio di lince , e con ispirito sospettoso e prevenuto tutti i passi , veri e supposti , che si riferivano all ' indirizzo tecnico , per così dire , del ministro speciale che agli affari esterni soprassiede , come se si trattasse di cose che possano offrire materia a lotta di partito ; e parlarono , a torto , di umiliazioni subìte , anche quando non ce ne furono punto , toccando una corda sensibile del paese che suole rispondere collo sconforto , quando non risponde con propositi inconsulti e pericolosi , di rappresaglie . Il punto veramente debole della condotta della Sinistra nella politica estera , non consiste nella trattazione degli affari diplomatici , se si eccettua qualche velleità , a cui non corrispose il successo , ma che non ci ha recato alcun danno irreparabile ; oltrecché sarebbe ingiusto pretendere che , in un periodo di intenso e arruffato lavoro diplomatico , pieno di peripezie e di improvvisi mutamenti di fronte operati da parecchie delle grandi potenze , quale fu il periodo dello svolgimento della questione d ' Oriente , ogni cosa dovesse procedere liscia come nel periodo precedente di profonda pace . Il punto veramente debole sta nel non avere i ministeri di Sinistra compreso nei loro primordî , che la politica estera è strettamente collegata coll ' interna , né si presta ad essere considerata come una cosa affatto a parte , e che essa non può dare utili frutti se non è in perfetta consonanza con tutto l ' insieme delle condizioni di un paese , e cogli atti che si compiono in casa . O si credeva poter esercitare una grande influenza nello svolgimento della questione d ' Oriente ( noi non crediamo che ciò fosse possibile ) , e allora si doveva soprassedere dal promuovere tanto scompiglio nel paese , sollevando una farraggine ( di ) problemi interni , uno più difficile dell ' altro , e tali da farci comparire , agli occhi degli stranieri , più divisi che mai , e quindi deboli ; o invece non lo si credeva , e in tal caso , sarebbe stato meglio assumere un atteggiamento degno e vigilante , ma molto conciliante , nelle cose estere , facilmente giustificabile in faccia al paese per l ' urgenza degli affari interni . Per tutto questo , può essere ritenuto come un altro assioma , che tanto migliori saranno le nostre relazioni cogli altri Stati , e che tanto più saremo da questi rispettati , temuti e ascoltati , quanto migliori saranno le nostre condizioni generali di sicurezza pubblica , di finanze , di armamento , di fiducia reciproca fra governanti e governati , quanto maggiore la serietà e la coerenza della politica interna , chiunque sieda al potere . Così pure è un assioma che non dipende dal beneplacito di questo o di quel ministro il far sì che l ' unica politica possibile per l ' Italia , nei rapporti internazionali , non abbia per necessità un carattere eminentemente conservatore , in senso europeo , e quindi pacifico . E per verità quel medesimo sconvolgimento che ha tratto all ' esistenza il Regno d ' Italia , ha creato contemporaneamente , e di consenso , tutto un nuovo assetto europeo in sostituzione dell ' equilibrio del 1815 . Di questo nuovo equilibrio l ' Italia è divenuta solidale , ne è parte integrante e sostanziale , ed è fra tutte le potenze la più interessata a mantenerlo intatto . Perciò qualunque iniziativa che il suo governo prendesse per sconvolgerlo , somiglierebbe all ' atto di quel demente che , per cogliere un frutto , tagliava l ' albero straordinariamente produttivo che lo portava . Egli è vero che altri governi potrebber trovare essi il loro utile nello sconvolgerlo ; anzi non è fuori della probabilità che un qualche giorno lo tentino . Ma in quel giorno emergerà più luminosa che mai l ' eccellenza della nostra posizione esterna , se non la comprometteremo con mosse intempestive , o col cader nell ' anarchia e nell ' impotenza . La postura del nostro paese è tale in mezzo ai possibili contendenti , che , senza bisogno di armamenti straordinarî , colla sola libera scelta di poter portare il proprio peso da una parte o dall ' altra , l ' Italia è in misura di far traboccar la bilancia ; anzi , solo minacciando di portar quel suo peso contro il primo che perturbasse la pace , potrebbe anche impedire il conflitto . Da ciò la differenza essenziale fra il carattere della politica del Piemonte dal 1847 al 1859 , del Regno d ' Italia dal 1859 al 1866 , l ' una e l ' altra essenzialmente offensive e bellicose , e il carattere della politica del Regno d ' Italia dal 1866 al giorno d ' oggi , essenzialmente difensiva e pacifica ; per cui l ' invocare l ' esempio di Cavour , a fin di invogliare i contemporanei a seguirne passo per passo la procedura , non regge . " In politica , " scrive Cesare Balbo , " la situazione naturale , che è perenne , può molto più che non le alleanze , i trattati , le promesse , le gratitudini , e tutti gli altri accidenti temporarj . " Liberiamoci quindi dalla nervosità che da qualche tempo si è impadronita del nostro ceto politico per ogni fatto estero anche di minima importanza ; non corriamo dietro a tutte le mosche che ci volano dappresso . Non isgomentiamoci troppo quando vediamo la medesima preda essere addentata da due naturali rivali . Respice finem . Anche la guerra combattuta in comune dall ' Austria e dalla Prussia contro la Danimarca nel 1863 , e l ' occupazione mista dello Schleswig – Holstein , diedero luogo a pronostici che furono precisamente l ' opposto di ciò che si è verificato . Fino a che in qualche grande paese vicino ci stuzzicheranno con opuscoli e articoli di giornali , i giuocatori di Borsa possono operare al rialzo imperterriti . Nessuno ci assalirebbe isolati , senza sconvolgere l ' Europa , se noi non assaliremo per i primi ; e il giorno in cui la pace europea fosse davvero minacciata , il sintomo più significativo di questa situazione sarà che , non solo nessuno ci stuzzicherà più , ma che tutti i vicini faranno a gara ad esaltare e a corteggiare l ' Italia , e a stringere pratiche col suo governo ; a meno che la patria nostra , decadendo intanto sempre più , non conti proprio per nulla . Che se l ' equilibrio attuale corresse rischio davvero di essere sconvolto , o in oriente o in occidente , a nostro danno , siccome il nostro danno è anche il danno di altri , così non saremmo isolati . Procuriamo dunque di mantenere rapporti d ' amicizia con tutte le potenze , senza sbilanciarci . Il che non è una frase vaporosa . Infatti è nostro interesse che nessuna delle altre cinque grandi potenze diminuisca d ' importanza , questa per un motivo , quella per un altro . La buona amicizia non impedisce di essere vigilanti , di prevedere e di provvedere a tempo ; anzi ce ne fornirà il mezzo più sicuro . Qualora siffatti assiomi fossero ben compresi dalle classi dirigenti di tutti i partiti , anche un giudizio più sereno intorno alla misura necessaria dei nostri armamenti ed alle spese corrispondenti , diventerebbe possibile ; e cesserebbero quei sussulti per cui l ' opinione pubblica , spaventata senza motivo , si abbandona talvolta alla smania di armamenti eccessivi , esiziali per l ' erario nazionale . Un esercito proporzionato ai nostri mezzi finanziarî , ben disciplinato , e perfezionato nel suo ordinamento , sostenuto da opere di difesa , e sopratutto da una politica interna assennata , e dai buoni rapporti colle potenze vicine , ci renderà assai più forti , rispettati , e preparati per l ' avvenire , che non un inconsulto sciupìo di danaro per emulare col numero dei militi , i più ricchi di noi , cosa che ci lascerebbe dissanguati ed esausti prima di potercene valere . [ La questione della santa sede , considerata dal punto di vista della politica estera italiana . ] Posti questi tre assiomi , ci si affaccia una grave questione di politica estera , delicatissima , difficilissima , che lasceremmo assai volentieri in disparte , se , lasciandola in disparte , potessimo ottenere che non esistesse punto . Ma essa esiste , piaccia o non piaccia . Non ci sentiamo in grado di indicare quale sia la miglior soluzione della medesima . Sosteniamo soltanto che è una questione suscettibile di essere riaperta , e che non è prudente per uno Stato trascinare con sé la servitù passiva di questioni diplomatiche di tale natura . Di ciò si mostrò convinto il principe Bismarck , il quale , giunto all ' apogeo della sua potenza , e senza che nulla si presentasse sull ' orizzonte immediato che sembrasse spingerlo , forte di un uti possidetis di dodici anni , mise tanto impegno ad ottenere dall ' Austria l ' abrogazione dell ' art . 5 del trattato di Praga , a proposito dello Schleswig settentrionale . Di ciò si mostrò non meno convinto il principe Gortschakoff , quando provocò , nel 1871 , l ' abolizione della clausola del trattato di Parigi del 1856 , che limitava alla Russia il diritto di costruir fortezze e navi da guerra in casa propria , sebbene sapesse che , data la situazione politica d ' allora , quella potenza avrebbe potuto costruire , senza impedimento , quante Sebastopoli e quante navi da guerra le fosse piaciuto , e sebbene non sentisse affatto l ' urgenza di tali costruzioni ; tanto è vero che mise pochissimo a profitto il suo successo diplomatico . Oltre questo sosteniamo che l ' assumere un ' aria distratta e spensierata davanti ad un problema molesto , e il professare che si deve vivere dell ' oggi e lasciar al caso la cura del domani , può conferire popolarità a chi segue siffatta corrente , ma non è una prova di senno . Intendiamo alludere alla questione dell ' indipendenza del papato , considerata nei suoi rapporti coll ' Italia . Non bisogna confondere la questione dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa , e l ' altra dello spirito religioso , con quella della indipendenza del papato . Le prime due sono questioni interne , e sembrano fatte apposta per alimentare , come nessun ' altra di più , la lotta dei partiti ; l ' ultima invece è una questione estera , anche per l ' Italia , sebbene il Papa viva in Italia ; e ci sembra superiore ai partiti . Infatti il papato , costituito come è , possegga o non possegga un principato temporale , è riconosciuto come un potere soprannazionale , universale , il quale , stante la grande influenza politica su tutto il mondo cattolico della quale dispone , e che è dovuta al modo in cui si trova costituito , deve essere assolutamente indipendente ; e ciò nell ' interesse , non solo degli Stati cattolici , ma anche di quelli che semplicemente racchiudono molti cittadini cattolici . Come tale è ammesso da tutti i governi del mondo i quali , quasi tutti , mantengono con lui relazioni diplomatiche per mezzo di speciali ambasciatori , o ministri , o agenti diplomatici . Come tale è ammesso anche dal Regno d ' Italia , per mezzo della legge del 13 maggio 1871 , sulle prerogative del sommo Pontefice e della Santa Sede . Ora , il papato protesta incessantemente contro la posizione che gli ha creato il governo italiano , dopo avergli tolto il principato temporale , e dichiara non essere libero né indipendente , ma essere soggetto al beneplacito di quel governo ; e tutti gli Stati , sebbene , per la loro benevolenza verso l ' Italia , non pronuncino verbo che sappia di opposizione contro di questa a proposito di tale questione , e non dichiarino che il sommo Pontefice abbia ragione , non si sono però nemmeno compromessi fino al punto di dichiarare , con qualche documento solenne , irrevocabile , che il governo italiano abbia ragione , e il sommo Pontefice torto . Probabilmente non è a caso che la visita fatta ad Habsburg – Lorena , e ad Hohenzollern , nelle rispettive capitali , da Savoia , venne cordialmente restituita da Habsburg – Lorena e da Hohenzollern a Savoia , il che è stato un vero successo pel ministero Minghetti , ma non nella capitale Roma , bensì a Venezia ed a Milano . Esaminiamo freddamente la situazione . Il governo italiano ha occupato Roma nel 1870 , vi si è insediato , l ' ha dichiarata capitale d ' Italia . Nessuna potenza si è opposta a questo atto , e certamente l ' opposizione non era da aspettarsi allora , né dalla Francia schiacciata dalle armi germaniche , né dalla Germania protestante impegnata in un ' acerba lotta col Vaticano , né dalla Russia scismatica , né dall ' Austria la quale , posta fra la Germania vincitrice e la Russia , doveva pensare ai casi suoi , né dalla Spagna che aveva espulso la regina Isabella . Comunque sia , nessuna potenza si è opposta ; e ciò è qualche cosa . Il governo italiano vi risiede già da dieci anni ; non ha disturbato la libertà delle comunicazioni e dei rapporti fra il Papa e le altre potenze e il mondo cattolico ; ha promulgato ed eseguito fedelmente la sopracitata ingegnosissima legge sulle guarentigie ; e , di più , è stato tenuto in Roma l ' ultimo conclave . Questi quattro fatti sono ancora più importanti di quello che sia l ' aver potuto occupare Roma senza opposizione della diplomazia . Anzi , dal punto di vista del liberalismo italiano , sono più che sufficienti per ritenere ormai la questione della Santa Sede come chiusa sotto ogni aspetto possibile . E lo sarebbe , se la questione papale si riducesse tutta a questione di possesso territoriale . Ma c ' è di mezzo quell ' altra dell ' indipendenza della Santa Sede , la quale non è ancora chiusa , dal punto di vista della diplomazia . Se il diritto di nazionalità fosse ammesso in diplomazia , la stessa legge sulle guarentigie sarebbe superflua . L ' Italia ha occupato Roma , potrebbesi sostenere , in virtù di questo diritto . Ha assicurato , senza esservi stata costretta , al Papa , il modo di godere della più completa libertà . Se c ' è qualche potenza che , oggi o in avvenire , volesse fare alla Santa Sede condizioni migliori , ci pensi essa per proprio conto . Il governo italiano non c ' entra per nulla in tutto questo , e pretende non essere tirato in causa da chicchessia né oggi né in futuro . Se non che il diritto di nazionalità non esiste per la diplomazia . Questa riconosce bensì molti fatti che furono compiuti in virtù del principio di nazionalità , ma i titoli giuridici che legalizzano quei fatti , ai suoi occhi , non sono che due : la prescrizione , cioè , e i trattati coi quali si riconoscono o esplicitamente o implicitamente i fatti compiuti . Or bene , nel caso di cui discorriamo , non può costituire materia di prescrizione il fatto della indipendenza effettiva del sommo Pontefice , consacrata sotto una forma tale che lo Stato italiano è sempre libero di modificarla a suo piacimento . La prescrizione deve avere per oggetto qualche cosa di immutabile in sé stessa ; quindi il carattere di mutabilità delle garanzie italiane impedisce che si fondi la prescrizione . D ' altri parte , non è intervenuto finora alcun trattato né che riconosca al governo italiano il diritto , in genere , di determinare esso , nel modo che gli sembra più acconcio , quali debbano essere le condizioni della indipendenza del Papa , né che imprima un carattere di stabilità e di irrevocabilità alle condizioni oggi esistenti in forza della legge delle guarentigie . Insomma la soluzione che l ' Italia ha dato al problema papale sta ancora sospesa in aria , diplomaticamente parlando , s ' intende bene . Nessuno è sorto finora a richiamarci alla memoria questa circostanza e non pare che abbia a sorgere in un prossimo avvenire . Ma , se in un avvenire più lontano , si modificasse il presente assetto d ' Europa , una potenza a cui interessasse per altri suoi fini , di assumere un atteggiamento ostile all ' Italia , non avrebbe bisogno di andare in cerca di un pretesto ; lo avrebbe già bell ' e pronto . " La legge sulle guarentigie , direbbe , non è che un atto interno dell ' Italia , e , potendo essere revocata da un momento all ' altro dai legislatori italiani , non offre sufficiente sicurezza per l ' avvenire , a meno che il Papa la accettasse . Ma il Papa persiste a respingerla . Siamo stati lunganimi finora , soggiungerebbe quella potenza a noi ostile , ad aspettare , con grandissima benevolenza verso gli Italiani , come sarebbe andata a finire questa controversia fra l ' Italia e il papato , a proposito della indipendenza della Santa Sede , alla quale controversia non possiam restare eternamente estranei . Vedendo che non finisce , crediamo venuto il momento di immischiarcene anche noi , perché sia risoluta in qualche altra maniera " ; e potrebbe finire poi collo immischiarsene con animo ostile . Ne risulta che , noi abbiamo accettata e messa in giro una cambiale in bianco . Questa cambiale si trova ora in mani amiche , incapaci di abusarne . Ma potrebbe un giorno passare anche in mani nemiche , e quindi non è prudenza lasciar in giro ( un ) in bianco simile . Lo stesso fatto che oggi il sommo Pontefice approfitta parzialmente delle guarentigie , risiedendo in Vaticano e governando il mondo cattolico da Roma , non scioglie il nodo , per la ragione che il fatto si fonda , come si è già detto , sopra una base mutabile ad arbitrio dell ' Italia . A noi sembra pertanto che la situazione presente del papato , se è fonte di debolezza all ' interno per la nuova Italia , perché tien perplesse le coscienze timorose di molti suoi cittadini , non lo è meno all ' estero ; e che quando il suo governo potesse dire che una tale questione è diplomaticamente chiusa , non sarebbe per la nuova Italia un giorno meno fausto di quello che fu per la Germania il giorno in cui Bismarck poté dire che l ' articolo 5 del Trattato di Praga era abrogato , e per la Russia il giorno in cui Gortschakoff le annunciò che quelle clausole del Trattato di Parigi , le quali le vietavano di costruire fortezze e navi da guerra nel mar Nero , erano state soppresse . Ci vedremmo allora sottratti al grande onore , al soverchio onore anzi , ma alla pesante responsabilità , di garantire noi soli un interesse che riguarda tutto il mondo ; e l ' Italia si troverebbe , rispetto alla Santa Sede , nell ' identica posizione , presso a poco , in cui si trovano gli altri Stati , mentre oggi ci siam messi in una posizione eccezionale , con un grave impegno incontrato , cioè , ma senza il corrispettivo di avere almeno , con quello , chiusa definitivamente la questione . Molti si compiacciono appunto della revocabilità delle guarentigie ; ma non riflettono che un legame positivo , ben determinato , e quindi limitato , e dagli altri accettato , vincola la libertà assai meno che non un obbligo assunto , il quale lasci ad altri la facoltà di discutere , in ogni tempo , i limiti entro i quali un tale obbligo deve essere adempiuto . Ci sembra pertanto che il chiudere la questione dell ' indipendenza della Santa Sede in modo da collocare l ' Italia nella stessa condizione , rispetto alla medesima , in cui si trovano presso a poco gli altri Stati , si presenti come un provvedimento di sicurezza esterna , superiore ai partiti . Vediamo ora in quanti modi la questione dell ' indipendenza del papato si potrebbe ritenere diplomaticamente , chiusa . I modi che si possono immaginare sarebbero molti , e procurererno di enumerarli . 1.º Il Papa finisce per accettare la legge delle guarentigie quale fu promulgata , venendo ad un accordo diretto col governo italiano . È questa una soluzione molto gradita alla maggioranza del ceto politico italiano , ma , in tutti i casi , lontanissima dall ' essere attuata , certamente non attuabile durante il pontificato presente . Così , mentre si aspetterebbe l ' adempimento lontanissimo di una speranza , continuerebbe il doppio disagio di una questione che rimarrebbe aperta , all ' estero in un senso , all ' interno in un altro . 2.º L ' istituzione del papato cade sotto i colpi del razionalismo e dell ' indifferentismo . Coloro che ragionano in questo modo , si condannano , per lo meno , ad aspettare maggior tempo ancora . Essi fanno assegnamento sulla mutilazione della natura morale dell ' uomo . Non si avvedono che la scienza soddisfa a un solo bisogno umano , quello di pensare ; mentre gli uomini ne hanno anche un altro , quello di credere e di sperare . La sola fede ha una parola pei deboli e per gli infelici ; e fra una religione che promette un ' eterna felicità , e una scienza , in fondo alla quale , si trova il nulla , non vi ha dubbio quale delle due alla lunga finirà per avere più ascoltatori e seguaci . Ora , è nel genio della nazione italiana che questa fede abbia la forma cattolica , e il papato è suscettibile di trasformazioni bensì , ma rimarrà sempre il perno della Chiesa cattolica . D ' altronde il razionalismo e l ' indifferentismo hanno molti proseliti nelle classi agiate e negli operai delle città ; ma tutti costoro , sommati insieme , non formano che una piccola minoranza nel mondo cattolico . I milioni e milioni che vivono nelle campagne , il sesso femminile in tutte le classi , stanno fermi nella fede avita ; e nella maggior parte dell ' Europa cattolica è notevole anzi un movimento molto pronunciato di ritorno verso le antiche credenze presso le alte classi , movimento che di riverbero finirà per propagarsi anche in Italia . 3.º L ' istituzione del papato si trasforma in modo che debba diminuire , nella Chiesa cattolica , l ' importanza personale del suo Capo , nello stesso modo che è minore l ' importanza personale di un Re costituzionale in confronto di quella di un Re assoluto . In tal caso , il vescovo di Roma , che regnerebbe e non governerebbe , non avrebbe bisogno di molte garanzie , perché la Chiesa cattolica si potesse ritenere indipendente . Ma dove si vede il principio di una tale trasformazione ? Ciò che vediamo invece , è l ' insuccesso completo del tentativo dei vecchi cattolici . 4.º L ' Italia diventa un paese così profondamente istituzionale da permettere che la Chiesa cattolica vi conviva con tante altre istituzioni di attività sociale , e il suo Capo , per tal modo , sia collocato sotto la guarentigia dell ' ordinamento stesso della società italiana . È questo un ideale vagheggiato da alcuni onesti dottrinarî poco famigliari col paese reale ; e quindi non occorre spendere molte parole per dimostrare quanto esso sia poco pratico nell ' epoca nostra . Dio volesse che divenisse pratico ! È uno dei problemi dell ' avvenire , ma non di un prossimo avvenire certamente . 5.º Il partito cattolico italiano , di tutte le gradazioni , divenuto , per le vie legali , il più potente fra tutti i partiti interni , subordina la legislazione interna alla Chiesa , e fa dell ' Italia uno Stato teocratico . Il Regno d ' Italia , ha voluto distruggere il potere temporale dei Papi ? Ebbene , i Papi reagiscono coi mezzi morali , conquistando in certo modo tutta l ' Italia , e riducendo il suo Re a rimaner tale di nome , ma ad essere in fatto il luogotenente del Papa . Se non che , per realizzare questa utopia , occorrerebbe cambiare la natura degli Italiani , il popolo meno fanatico che ci sia in Europa , e il più alieno dal prestarsi a un tentativo di questa fatta , poiché , per la vena di scetticismo che è in lui , gli sembrerebbe nientemeno che ridicolo . Siffatto tentativo del resto sarebbe assurdo , anche per altri motivi evidenti . 6.º Si mantiene il principio della indipendenza del Papa fondata sopra una sovranità territoriale , dichiarando Roma città libera , e il Papa sovrano onorifico di essa . Così rimarrebbe inalterato il principio che , dove è il Papa , nessuna sovranità territoriale sia accanto a lui , o sopra lui ; e infatti , che il Papa abbia tre milioni di sudditi , o ne abbia solo centomila , e che li governi con reggimento assoluto , o invece che questi si reggano da sé , lasciando che il sovrano regni e non governi , ciò torna lo stesso , e non altera minimamente quel principio . Ma l ' eterna città è stata dichiarata , non solo città , ma anche capitale , dello Stato italiano . Come si potrebbe pensar sul serio a cambiar capitale per la terza volta ? Perciò non occorre nemmeno confutare siffatta soluzione . 7.º Le principali potenze , apponendo la loro firma alla legge italiana delle guarentigie la convertono in un impegno internazionale . L ' indipendenza del Papa , posta sotto il protettorato perpetuo dell ' Europa invece di quello revocabile del Regno d ' Italia , sarebbe allora pienissima . Se ciò avvenisse , il Papa probabilmente protesterebbe ancora pro forma ; ma , reso realmente più sicuro , potrebbe acconciarsi poco a poco alla sua nuova situazione . Ma in questo caso , chi dovrebbe opporsi saremmo noi stessi . Noi concederemmo alle altre potenze il diritto di intervenire nelle cose nostre per verificare se manteniamo fedelmente tutti gli impegni contenuti nella legge delle guarentigie , sebbene alcuni di quelli impegni non riguardino che condizioni interne del nostro Stato . Esse avrebbero il diritto persino di controllare il modo con cui spendiamo il nostro danaro , perché , spendendolo male , potremmo essere condotti nella impossibilità di pagare al sommo Pontefice il pattuito appannaggio . 8.º L ' ultima soluzione immaginabile sarebbe che si stralciasse dalla legge delle guarentigie quelle disposizioni che si riferiscono esclusivamente alla posizione estranazionale del papato , e se ne facesse un tutto a parte ; e , in quanto all ' appannaggio annuo , lo si tramutasse in un capitale corrispondente , costituito di beni stabili inalienabili , sui quali il governo italiano s ' impegnerebbe a non prelevare in perpetuo nessuna imposta , ovvero costituito sotto altra forma indipendente dalla gestione delle finanze italiane ; e si consacrasse la parte , così stralciata , della legge delle guarentigie , mediante un formale impegno diplomatico . Confessiamo che , allo stato presente , questa ultima soluzione o , per parlare più esattamente , questo semplice miglioramento arrecato alla situazione di fatto attuale , ci sembra degno di qualche considerazione . Non siamo temerarî fino al punto di immaginare una soluzione definitiva del problema del papato . La grande istituzione del papato non è mai stata immobile , ma invece è stata costantemente in via di formazione e di progresso , nel che si rivela la sua forza prodigiosa . La sua forma esteriore è flessibile , e si rinnova sul modello delle società politiche e civili . Il governo della Chiesa cattolica fu semplice , severo , democratico nelle sue origini ; unitario cogli ultimi Cesari ; feudale , federativo e frazionato nel medio evo ; costituzionale coi concilî , vere assemblee deliberanti ; finalmente assoluto e accentrato colle grandi monarchie moderne ; chi può dire quale sarà la sua forma esterna per l ' avvenire in conseguenza dei rivolgimenti del secolo nostro ? Non si può pensare da noi che a trovar un modus vivendi . Dio farà il resto . Non sarà cosa facile indurre le maggiori potenze ad accedere ad una siffatta combinazione la quale limiterebbe , in modo tassativo , la responsabilità dell ' Italia rispetto alla indipendenza papale , per cui , mantenendo l ' Italia i proprj impegni , facilissimi a mantenere , la responsabilità di quella indipendenza verrebbe ad essere indirettamente divisa fra tutte le potenze . Esse si trovano oggi in questa ottima condizione , che , nulla facendo a proposito della questione papale , non offendono né il Papa né il governo d ' Italia . Peraltro è da ritenersi che la situazione presente anormale del papato è una cagione d ' inquietudine in tutto il mondo cattolico ; e che , se le potenze vedessero una soluzione la quale , non richiedendo che il Papa dichiari esplicitamente di accettarla senza riserve , recherebbe però un miglioramento sensibilissimo alla situazione della Santa Sede , parecchie di esse dovrebbero essere disposte ad appoggiarla . E qui si affaccia tutta l ' importanza che potrebbe avere , anche per un negoziato delicatissimo come questo , la misura del credito che il governo italiano sapesse procurarsi , per mezzo , sia di una buona politica interna , sia dei buoni rapporti che dipende da lui coltivare e di mantenere con tutte le potenze estere . Oggi ci troviamo posti in un circolo vizioso che , se non fosse rotto , prolungherebbe all ' infinito la situazione attuale reciproca del Regno d ' Italia e del papato , disastrosa per entrambi . Il sommo Pontefice non può prendere alcuna iniziativa ; è impedito dai propri giuramenti di far altra cosa che non sia il chiedere la restituzione dei suoi Stati . Le potenze , tutte amiche dell ' Italia , si guardano dall ' offendere quest ' ultima con proposte che , possono presumere , essa riguarderebbe come ingiuriose . Il governo italiano non fa alcun passo verso le medesime ; farlo col Papa sarebbe un ' utopia . Dunque ? Dunque per uscire da questa via cieca , sembrerebbe che non ci possa essere che l ' ultima indicata combinazione , da stipularsi fra l ' Italia e le grandi potenze , per la quale , da una parte , la condizione della Santa Sede verrebbe immensamente avvantaggiata in confronto di ciò che è , senza che si pretenda dal Papa alcuna ritrattazione ; dall ' altra , il Regno d ' Italia chiuderebbe diplomaticamente una questione importantissima che lo riguarda , senza alcun sagrificio di sorta . Da cosa nasce cosa . Chi non vede che un effetto immancabile di tale espediente sarebbe quello di diminuire assai la tensione dei rapporti fra l ' Italia e la Santa Sede , con fondata speranza che un giorno la tensione cessi affatto , o si riduca alle proporzioni di altri casi , in sui si verificarono dei contrasti fra il Papa e qualcuna delle potenze ? E tutto questo , lo ripetiamo , senza incontrare alcun reale sacrificio ; imperocché se l ' Italia è disposta a tener sempre a disposizione del Papa la somma annua stabilita nella legge delle guarentigie , ed a circondare il Capo della chiesa di quel rispetto , di quella inviolabilità , di quel carattere di estra – territorialità , e di quella libertà di comunicazioni col mondo cattolico , che gli assicura la legge sopraindicata , tanto vale convertire siffatti impegni interni , da cui non intende dipartirsi , e da cui non ci fu neppur uno dei ministeri di Sinistra che mostrasse di voler dipartirsi , in un atto diplomatico . Quest ' atto , essendo irrevocabile , farebbe cadere la principale delle obbiezioni che viene mossa alla legge delle guarentigie , l ' obbiezione cioè , che la sicurezza e l ' indipendenza di quel potere mondiale e sopranazionale , che è la Santa Sede , rimanga abbandonato al beneplacito mutabile dei legislatori italiani , e che i suoi mezzi di sussistenza figurino inscritti nel nostro bilancio . Non fu nostra intenzione di formulare una proposta normale . Volemmo soltanto far presente che lo scopo della legge del 13 maggio 1871 è stato di guarentire , ad un tempo , e l ' indipendenza del papato e la sicurezza futura del Regno d ' Italia ; e che quanto più indiscutibile sarà resa la prima , di altrettanto crescerà la seconda . III . Il discentramento amministrativo . Non si aspetti il benevolo lettore , che , sotto questo titolo , si passino da noi in rassegna tutti quanti i problemi della situazione interna dell ' Italia , i quali con esso si collegano . Oltreché l ' impresa sarebbe superiore alle nostre forze , intorno a molti di quei problemi è consolante poter dire che uomini assai competenti ed autorevoli hanno saputo in questi ultimi tempi spargere grandissima luce , per cui nulla saremmo in grado di aggiungere . Riguardo alle finanze , per esempio , il progresso dell ' opinione pubblica , nell ' ordine delle idee , è incontestabile , per merito di uno stuolo di valorosi che si sono dedicati allo studio del problema finanziario con un ' assiduità , con una passione , con un ' intelligenza , superiori ad ogni elogio . Si deve a loro se non c ' è ormai più nessuno che osi contestare la necessità di mantenere il pareggio fra le entrate e le spese , e per conseguenza quella di contrapporre a qualunque nuova spesa una nuova entrata corrispondente . Non c ' è più nessuno che non ammetta doversi porre un freno a nuove proposte di spese , sotto qualsiasi pretesto si vogliano , e anche si possano , giustificare . Non c ' è più nessuno che , più o meno , non riconosca , fatta eccezione di coloro , i quali per onore delle armi sono costretti di sostenere la tesi contraria , e tranne i mugnai , essersi commesso un grande errore abolendo una imposta a larga base come il macinato ; un ' imposta che , fatti bene i conti , ricadeva bensì sulle classi povere direttamente , ma indirettamente anche sulla possidenza e sull ' industria , come ogni aumento d ' imposta diretta sulla possidenza e sull ' industria si ripercuote indirettamente sugli operai di campagna e di città , e può reclamare , anche per sé , la denominazione di imposta della fame ; e ciò per effetto della legge naturale di riversabilità e di compenetrazione di tutte le imposte . Se si dovranno sostituire nuove tasse a quella del macinato , è difficile immaginare che gli effetti non abbiano ad essere risentiti da tutte le classi , nessuna eccettuata . Non c ' è più nessuno che non sia ormai persuaso che delle economie se ne possono introdurre bensì , perfezionando gli organici , ma che tutte le economie possibili non sono tali da recare un miglioramento immediato molto rilevante al bilancio della spesa , a meno che si mettesse fra le economie possibili la distruzione dell ' esercito , o una forte trattenuta sul pagamento degli interessi del debito pubblico , cose incompatibili colla sicurezza e coll ' onore dello Stato . Si dirà che queste verità , se sono ammesse generalmente , non si vede ancora che siano applicate , né dal governo , né dal Parlamento . Ciò è vero . Non si abbandonano facilmente da un giorno all ' altro le cattive abitudini . Ma è impossibile supporre che la consapevolezza , ormai penetrata in tutto il paese della realità della situazione finanziaria , non finisca per forzare la mano ai legislatori . Il paese è arrivato oggi al punto che si rassegna a pagare , purché sia indotto nella convinzione , non già da vaghe e illusorie promesse , ma da tutto l ' insieme della condotta del potere legislativo e del potere esecutivo , che non vi saranno ulteriori aumenti ; purché tocchi con mano che s ' incomincia sul serio a perequare l ' imposta fondiaria la quale , come oggi è , consacra la più flagrante violazione della giustizia distributiva ; purché si elimini ciò che esiste di vessatorio e di arbitrario nella applicazione della tassa sulla ricchezza mobile , sostituendo gli indizi alle denuncie e alle discussioni fra l ' agente fiscale e le parti , per determinare il reddito annuo del commercio , delle industrie e delle professioni . Dovrebbe perciò servire d ' incoraggiamento agli amministratori delle finanze italiane il pensiero che oramai la nazione sa di dover pagare quello che paga , vale a dire pagar molto , e che essi potrebbero diventar popolari ponendo termine soltanto a pretendere un aumento di carichi , e risparmiando un po ' di vessazioni ai contribuenti . Voti codesti modestissimi e relativamente facili ad appagare . Assicurato una volta un sopravvanzo reale di entrate , potrebbesi allora dar mano a quella riforma tributaria la quale , collegata con una corrispondente riforma amministrativa , permetterebbe ai contribuenti di sentir meno il peso della medesima somina stessa di imposte , anche mantenuta nella sua entità . Riguardo alla giustizia , l ' incongruenza delle quattro Corti di cassazione , e della soverchia moltiplicazione delle Preture con magistrati così mal retribuiti , è il discorso di tutti , e gli elementi non mancano che permettono una discussione seria sulla preferenza da accordarsi , non nell ' interesse della giustizia formale , ma della giustizia effettiva , piuttosto al sistema della cassazione che a quello della terza istanza , non che sull ' opportunità del sistema dei giurati in Italia , considerato , non già astrattamente , ma praticamente , in ordine alla sicurezza pubblica in molte provincie . Altrettanto si può dire riguardo a molti argomenti relativi ai lavori pubblici , alla sicurezza pubblica , ed all ' istruzione pubblica i quali , già profondamente studiati , si presterebbero ad essere discussi con criterî superiori allo spirito di parte , tostoché lo spirito di parte , cessando dall ' invadere ogni cosa e dall ' imprimere un carattere di parzialità ad ogni deliberazione del Parlamento , non sarà più un ostacolo ad un serio lavoro legislativo . Piuttosto ci arresteremo sopra due soggetti , intorno ai quali corrono ancora molti equivoci e pregiudizî ; intendiamo alludere al discentramento amministrativo e alla riforma elettorale . Che la questione del discentramento non sia una questione di partito , lo dimostra il fatto che , or sono otto anni , si costituì , per iniziativa del conte Ponza di San Martino e dello scrivente , una commissione reclutata in tutti i campi politici e in tutte le regioni d ' Italia . Ne facevano parte , fra gli altri , i senatori Alfieri , Benintendi , Cambray – Digny , Casaretto , Cantelli , De Gori , Magliani , Perez , Pasolini , Scialoja , Tabarrini , e i deputati Berti Domenico , Englen , Mordini , Pianciani , Corte , Puccioni , Lacava , Ferracciù , Seismit – Doda , Restelli ecc . , coll ' intento di studiare quel problema . Si tennero quindici sedute , si scoperse che i dissensi in seno alla maggioranza della commissione si riducevano a poca cosa , si discussero e si formularono varie proposte ; ma la salute malferma del presidente , il conte Ponza di San Martino , la difficoltà materiale di tener riuniti in Firenze , per un tempo sufficiente ad un lavoro sterminato , tanti uomini domiciliati ed occupatissimi nelle rispettive provincie , furono le cagioni per le quali gli studî venissero interrotti , e che non si giungesse ad alcuna conclusione definitiva , rimanendo però negli animi di tutti la convinzione che questo discentramento non era cosa temibile , né nell ' interesse della patria , né in quello d ' alcun partito , e che non era di difficile attuazione . Che male non ci apponemmo , nel presente scritto , stabilendo una distinzione fra i partiti presi collettivamente e gli uomini che li compongono , lo si può argomentare anche da questo che la Destra , presa collettivamente , ha sempre avversato il discentramento , ravvisando in quel concetto un pericolo per l ' unità d ' Italia , eppure racchiudeva nel suo seno discentratori dichiarati e di elevatissimo ingegno e provato patriottismo , basti citare l ' onorevole Minghetti ; e la Sinistra , presa collettivamente , ha inscritto quella parola sulla sua bandiera , e conta non pochi discentratori fra i suoi adepti , ma , ottenuta la vittoria , non ha discentrato nulla , e non ha più nemmeno parlato se non vaporosamente , di questo assunto . Il discentramento si può concepire sotto forma istituzionale e sotto forma territoriale ; la forma territoriale poi può riferirsi , tanto all ' organismo della amministrazione governativa , quanto alle rappresentanze degli interessi locali . La cagione per la quale hanno potuto spargersi idee tanto erronee circa a quel concetto , si è che fra noi si suol confondere assai facilmente , l ' una coll ' altra , quelle forme e quelle applicazioni del discentramento . La forma istituzionale si può chiamare l ' ultima parola della civiltà moderna ; ma finora le sole nazioni anglo – sassoni l ' hanno saputa attuare . Presso quelle nazioni , lo spirito dell ' autogoverno è , per così dire , nel sangue . Incomincia dall ' individuo e dalla famiglia . Le principali funzioni della vita pubblica che sussistono per forza propria organica , che si alimentano da sé , secondo la stregua della interessenza rispettiva delle persone che vi partecipano , che si eleggono liberamente i propri capi , che votano il proprio bilancio , che rimangono entro la sfera d ' efficienza determinata dalla loro ragione d ' essere , è un ' ideale attuazione del quale ogni buon Italiano deve desiderare per il proprio paese , e deve sperare che divenga possibile un giorno ; e che la speranza non sia irragionevole , lo si desume da alcuni fatti di discentramento istituzionale che già esistono nel nostro paese , ci basti citare , fra gli altri , l ' istituzione della cassa di risparmio di Milano . Sfortunatamente però esso suppone una strabocchevole abbondanza di forze economiche , morali , intellettuali e sociali , e di predisposizioni storiche , che noi siamo ancora lontanissimi dal possedere . Coloro che vagheggiano per l ' Italia odierna un ordinamento simile , mostrano di non essere stati nel mezzogiorno , e di conoscere poco anche il settentrione del nostro paese . Non bisogna dimenticare che siamo tutti usciti ieri soltanto dall ' assolutismo , e che già da tre secoli furono distrutti nella nazione nostra i germi di ogni autogoverno e d ' ogni autonomia istituzionale , che le età precedenti avevano sparso . In Italia non si può pensare per ora che a un discentramento territoriale , il quale si può effettuare , come già dicemmo in due modi ; nell ' ordinamento dell ' amministrazione governativa , cioè , e in quello delle rappresentanze degli interessi locali . Esaminiamo a parte ciascuno di questi due modi . L ' organismo della amministrazione governativa si presenta in Italia sotto l ' aspetto di un accentramento che non ha l ' eguale in nessun paese , nemmeno in Francia , che è pure la terra classica degli accentratori . Tutto fa capo in Italia ai dicasteri centrali . Tutto è regolato , assorbito , dal potere centrale , fino nei più minuti particolari ; gli uffici che rappresentano il governo nelle località , non possono nulla ; privi di potere e di responsabilità , non fanno che trasmettere al centro le petizioni , e ricevere dal centro , per trasmettere agli amministrati , i responsi dei dicasteri ministeriali , onniscienti , onniveggenti , onnipossenti . Quante complicazioni ! quanti giri e rigiri dal centro alle località , per avere schiarimenti , informazioni ; dalle località al centro , per far prevenire reclami , proteste , rettifiche ! Quanti intoppi ! Quante spese inutili ! Quanto perditempo ! Abbiamo descritto le conseguenze di questa mostruosità al contatto col potere parlamentare . Gli amministrati che hanno qualche affare , o bisogna che intraprendano un viaggio alla capitale , o che si rivolgano al rispettivo deputato . Se questo deputato è d ' un altro partito , o bisogna lasciar che ne soffra l ' interesse , o commettere un atto poco decoroso per il sollecitante e per il sollecitato . Ora , quale difficoltà e pericolo vi sarebbe se il governo nazionale diventasse un po ' più vivo ed efficace nei suoi organi locali , almeno quanto lo è in Francia , che è tutto dire , o quanto lo era nel primo Regno d ' Italia , investendo i suoi uffizî nelle provincie , di più ampie facoltà e di una corrispondente maggior responsabilità verso il potere centrale , affinché i cittadini trovino presso di sé , più immediata , più pronta , e più illuminata rispetto alle condizioni locali , la giustizia amministrativa a cui hanno diritto ? E quale pericolo vi sarebbe se si abolisse il controllo preventivo sui mandati , oggi affidato alla Corte dei conti ? Per non ripetere ciò che lo scrivente ha avuto l ' occasione di sostenere altre volte rispetto al discentramento , egli ama lasciar la parola al deputato Allievi , il quale , dopo essere stato prefetto alcuni anni , e sebbene aderente ad un ministero di Sinistra ( il quale però non fu indotto per questo a dargli retta ) non esitava a proclamare , rivolgendosi a proprî elettori , che questa facoltà del controllo preventivo , non compete alla Corte dei conti , o a qualsiasi altra istituzione analoga , in nessun grande Stato d ' Europa ; che il controllo preventivo sui mandati , quale è da noi , non esiste se non nel piccolo Belgio , paese che , per le sue condizioni geografiche e la sua concentrazione ferroviaria , si può dire tutto rinchiuso in un pugno ; che il controllo preventivo sui mandati , obbligando ogni menomo affare che importi spesa , ad affluire al centro , è uno dei fattori massimi della centralità amministrativa . Né si deve credere , soggiungeva egli ottimamente , che le garanzie nella erogazione del pubblico denaro siano per questo maggiori . Di tanto si ingrandisce il controllo preventivo , di altrettanto scema l ' efficacia del controllo consuntivo ; e sopratutto si annulla la responsabilità dei funzionarî pubblici . Non è ignoto a nessuno , infatti , che la cura più assidua e più ingegnosa pei ministeri è di far passare gli atti al controllo preventivo della Corte dei conti . Quando si è passati attraverso a quella filiera , si può vivere tranquilli ! La Corte dei conti , non vorrà , nel periodo di revisione consuntiva , disdire quello che essa ha detto nel periodo del controllo preventivo . La Corte dei conti è di sua natura diffidente ; cerca vedere il fondo delle cose ; e ci arriva assai spesso ; ma anche in molti casi non vede , e respinge od accetta fuor di ragione . Quanto è più serio , più temuto il controllo successivo , quando il funzionario pubblico deve unicamente consultarsi colla propria coscienza e colla propria responsabilità , per mettersi in regola con quelli che devono poi giudicare i suoi atti ! L ' assenza del controllo preventivo sui mandati permetterebbe di delegare molti fra gli atti amministrativi ai poteri locali , agli ufficî delle provincie , in modo che tali atti vi fossero condotti , senz ' altro , al pieno loro compimento . L ' on . Allievi ha voluto pigliare un caso pratico , un esempio , da un paese che ha fama di essere molto accentrato , dalla Francia , esaminando un servizio del ramo lavori pubblici : Strade nazionali , manutenzione di porti e di fari . Votato il bilancio dal Parlamento , il ministro dei lavori pubblici ripartisce le somme dei capitali relativi in altrettanti crediti aperti agli ingegneri – capi dei dipartimenti , ai prefetti . E questi fanno contratti , sorvegliano , liquidano , pagano ; solo che , appena compiuto un atto amministrativo , debbono tosto ragguagliare , non solo il ministero , ma la stessa Corte dei conti , la quale segue , con il suo controllo consuntivo , assai davvicino tutti gli atti della amministrazione . Tutto si compie nella provincia ; il cittadino ha davanti a sé l ' amministratore ; non ha d ' uopo di cercarlo lontano . Quanta maggior rapidità , quante semplificazioni , quante ingiustizie di meno ! Resta ben inteso che l ' organismo governativo locale dovrebbe essere completo nella parte amministrativa e nella finanziaria , affinché i diversi uffici tra loro si assistessero , e anche non mancassero le controllerie tra gli stessi ufficî locali . E ciò si potrebbe ottenere facilmente . Il bilancio votato dal Parlamento dovrebbe , per le spese stabilmente determinate da leggi o regolamenti , e per le somme di minore rilievo tradursi in bilanci governativi di ciascuna circoscrizione amministrativa ; e un ' autorità politica , una di finanza , e una di controllo soggetta alla Corte dei conti e indipendente , tutte con residenza nella circoscrizione , potrebbero aver la gestione autonoma del bilancio locale di quella . Queste considerazioni dell ' on . deputato di Macerata ci sembrano assennatissime . Non invano la sua qualità di prefetto lo ha messo a contatto colla realtà . Come si vede , non si tratta di una instauratio ab imis fundamentis , bensì soltanto di una migliore distribuzione di lavoro il quale , previe alcune modificazioni nelle istituzioni del Consiglio di Stato e della Corte dei conti , potrebbe essere compiuto dal medesimo personale d ' oggidì , solo che questo in parte dovrebbe disertare i ministeri della capitale per trasmigrare nelle provincie . In tutte le provincie ? Ecco un grave scoglio . Le provincie sono 69 . Essendo così numerose , si avrebbe bisogno di un aumento di personale governativo , il quale è già esuberante . Come rimediare a questo inconveniente ? Alcuni ci hanno già pensato . Sopprimiamo , dicono essi , le piccole provincie , e riduciamole al numero di 25 al più . Non conveniamo in questa opinione . Le provincie devono rimanere , come oggi sono , fornite dei medesimi ufficî presso a poco , che oggi hanno . Il sopprimerle desterebbe un malcontento che devesi evitare . Per ragioni d ' economia , e nell ' interesse della buona amministrazione , gli organi del potere centrale distaccati dalla capitale allo scopo di poter funzionare localmente , dovrebbero essere , a nostro avviso , principalmente regionali . La parola regione fa sopra molti un effetto che somiglia a quello che produce un panno rosso sventolato davanti agli occhi di un toro . Ciò non toglie che sia stata fatta , proprio in Italia , la celebre formola : – governare da lontano , amministrare da vicino – nella quale formola sta il fondamento di una buona amministrazione in ogni vasto Stato . Ciò non toglie che , essendo l ' Italia indelebilmente regionale , sebbene indissolubilmente cementata nell ' unità politica , l ' espansione naturale della sua vita economica , sociale ed intellettuale , ha fatto sì che oggi , in essa , le regioni esistono più che mai , economicamente , socialmente ed intellettualmente . Le quali regioni del resto non corrispondono sempre alle vecchie divisioni politiche . Tanto è vero che , p . es . , l ' antico reame napolitano al di qua dal Faro , si va sempre più scomponendo in quattro , o per lo meno in tre , regioni . Ormai si può dire che , tranne nell ' Annuario officiale e nella distribuzione degli ufficî governativi , Milano non è mai stata così completamente la capitale della Lombardia come lo è oggidì , né Torino dell ' antico Piemonte , né Firenze della Toscana , né Napoli delle provincie napoletane del Tirreno , ecc . Ma v ' ha di più , e questo è il peggio . Il regionalismo , espulso ufficialmente dagli ordini dell ' amministrazione , nei quali lo Stato , se si servisse di questa forza per i suoi scopi , otterrebbe tanti vantaggi , il regionalismo , diciamo , poiché esiste né si può sopprimere , è penetrato di contrabbando e si è assiso , senza pudore , nel luogo d ' onde avrebbe dovuto rimanere sempre espulso , cioè nel Parlamento della nazione ; ed oggi la fa da padrone , e discute e decide , con criteri propri , e quindi affatto regionali , dei grandi interessi e del governo della nazione . Questa violenza commessa a danno dell ' Italia reale , la quale si vendica colle armi fornitele dall ' Italia legale , incomincia a destare l ' attenzione degli uomini più eminenti nelle stesse provincie meridionali , dove un tempo perfino la parola regione incontrava tante ripugnanze nel partito liberale . L ' onor . Bonghi ebbe a dire , in un recente discorso , che la forza d ' Italia risiede nella prosperità delle sue regioni ; e l ' onor . De Sanctis così si esprimeva non è molto tempo : " L ' Italia , signori , non è un ' astrazione ; è la casa , la famiglia , il comune , la provincia , la regione ; e chi si sente fortemente legato a questi interessi , quello può sentire l ' Italia . Non faccio colpa all ' Italiano del Piemonte di essere buon piemontese , all ' Italiano di Toscana di essere buon toscano , all ' Italiano di Sicilia di essere buon siciliano . Dico a voi , se volete essere buoni Italiani , cominciate con esser buoni napoletani . Triste l ' uomo solo , senza legami , con l ' Italia innanzi , un ' Italia astratta , un ' Italia da accademia e da scuola . Più la mia anima è piena , più mi commuove il nome della mia famiglia , del mio paese nativo , della mia provincia , della mia regione , io più mi elevo , più sento vibrare in me l 'Italia." Or bene , se questa benedetta regione c ' è e rimane , checché si faccia per distruggerla , perché mai l ' Italia ufficiale non imita Maometto , il quale avendo intimato ad una montagna di venire da lui , e questa non movendosi , esclamò , da quell ' uomo di spirito che era : ebbene , anderò io verso la montagna ? L ' Italia ufficiale , perché mai non potrebbe approfittare di questa distribuzione delle provincie in naturali regioni , per insediare nelle metropoli naturali di queste regioni , dove già convengono spontaneamente gli affari delle provincie circostanti , le direzioni distaccate dai dicasteri centrali , per ciascuno dei principali servigi , incominciando da quello dalla pubblica sicurezza ? L ' argomento è troppo vasto perché ci sia possibile esaurirlo in poche pagine . Ci basti averne dato un cenno che valga a mostrare che , mediante alcune riforme , di cui poche per legge , il resto per decreti reali , si potrebbe ovviare ad una gran parte del malcontento amministrativo , soddisfare gli interessi locali dei cittadini , senza alterare le attuali circoscrizioni , senza scapito , né della forza , né del prestigio del governo centrale , il quale non cesserebbe di essere il governo centrale , anche delegando , sotto la propria responsabilità , alcuni suoi poteri a funzionarî lontani , come oggi ne delega a funzionarî vicini . Lo scrivente , essendo ministro dei lavori pubblici nel 1860 , ordinò il servizio dei telegrafi e quello delle poste , regionalmente ; e nel 1865 presentò una proposta per applicare il sistema regionale al genio civile . Che se la posizione degli impiegati e sopratutto le norme pei loro traslocamenti , dei quali tanto si è abusato in questi ultimi tempi , con criterî affatto partigiani , fossero meglio determinate per legge , vigilate e controllate , da un ' autorità irremovibile estraparlamentare , i fomiti , descritti a suo luogo , di regionalismo politico , cesserebbero forse del tutto . È stata una vera disgrazia quella che , nei primordi del Regno , quando si trattò di creare il nuovo assetto amministrativo , anziché il sistema francese e il belga , non si sia preso , per norma , l ' austriaco , sistema discentratore , eppure semplice e poco spendereccio . Il grande argomento che si fece valere in quel tempo , è che ai Veneti , tuttora viventi sotto la dominazione austriaca , non conveniva far vedere che si seguivano le pedate dei loro dominatori ; quasiché per questo i Veneti dovessero trovarsi meno disposti a riunirsi alla grande famiglia italiana ! Ma tant ' è ; l ' influenza dei pregiudizi nello ordinamento del nuovo Stato , meriterebbe uno studio a parte , e riuscirebbe molto istruttivo il verificare con quale cifra di milioni quei pregiudizî figurino direttamente o indirettamente nel gran libro del debito pubblico ! A questo discentramento territoriale dell ' amministrazione governativa , potrebbe aggiungersi come abbiamo già avvertito , l ' altro discentramento , quello cioè delle rappresentanze degli interessi locali . Ci sono molti , i quali , quando sono invitati ad uscire dalle nebulosità in cui tengono avvolto il concetto che si formano da discentramento , hanno sempre in bocca : dobbiamo accordare la massima autonomia , e maggiori attribuzioni , al comune e alla provincia . Or bene , a noi sembra che , in quanto ad autonomia , provincia e comune ne hanno , presso a poco , quello che loro occorre ; e in quanto ad attribuzioni , quello ch ' essi sono in grado di sopportare , colle forze intellettuali ed economiche di cui dispongono ; anzi ci sembra che i comuni piccoli ne hanno troppe , e che sia stato un errore quello della legge vigente , di parificarli ai grandi . La questione non è questa , è un ' altra . Ogni discentramento che non sia istituzionale , non ha serietà in Italia se non è regionale , per il solo fatto che la maggior parte delle attuali provincie , isolatamente , scarseggia troppo di mezzi e di personale per assumere incombenze molto più estese di quelle che oggi disimpegna . Le regioni invece posseggono siffatti requisiti . Molte spese collettivamente sarebbero minori e verrebbero eseguite meglio . Esistono interessi , i quali non sono niente affatto nazionali , ed hanno un carattere perfettamente locale ; si riferiscono questi a ' lavori pubblici , alla istruzione pubblica , al commercio , alla industria , alla agricoltura , alla selvicoltura , alle miniere , alla navigazione ; ma sono troppo vasti per poter essere appagati da una sola provincia ; perciò vanno ad accrescere il lavoro governativo sotto la controlleria del parlamento . Invece parecchie provincie associate , sarebbero in grado di assumere tali incombenze , qualora lo Stato lasciasse a loro la disposizione delle somme da esse oggi versate , a tal uopo , nelle casse erariali . Finché alcune provincie del mezzogiorno si credevano in diritto di reclamare dalla nazione che questa , per ragioni di giustizia distributiva , assumesse le spese occorrenti per fornirle di certe opere , le quali , se non erano di utilità nazionale , convenivano a parecchie di esse , si poteva comprendere facilmente la ripugnanza delle medesime ad ammettere il principio che le provincie associate , e non la nazione tutta , assumessero quell ' onere . Ma oggi , dopo che è in corso di esecuzione la legge per le strade obbligatorie , dopo che si sono stanziate nei bilanci tante spese per porti secondarî , dopo la votazione del recente provvedimento sulle ferrovie , leggi tutte le quali , buone o cattive che siano , devono essere attuate , quella ripugnanza non dovrebbe aver più fondamento . La situazione delle finanze è tale , che guai se non si ponesse un freno alle spese che non riguardano interessi nazionali ! È necessario che d ' ora in avanti , meno eccezioni straordinarie a favore di interessi puramente locali , intorno alle quali deciderà il Parlamento , i singoli comuni , le singole provincie , non ricorrano all ' erario nazionale per ottenere ciò che sarebbe utile ad esse soltanto , ma che se lo procaccino da sé ; e che quando l ' utilità di tali spese si estende a parecchie provincie , ci pensino , nella misura della interessenza rispettiva , le provincie associate . Or bene , le provincie associate non costituirebbero forse appunto una regione ? e questa associazione non potrebbe forse ricevere un organismo ? – Un parlamentino regionale ! Dio ne guardi ! – Ci sembra sentir esclamare . No , non ci sarebbe bisogno di un parlamentino regionale . Basterebbe che le singole Deputazioni provinciali di una data regione , incaricassero ciascuna , due o tre dei proprî colleghi a convenire insieme con quelli delle altre , per deliberare intorno alle spese da farsi in comune , salva l ' approvazione dei rispettivi Consigli provinciali . In piccola scala imiterebbero l ' esempio delle Delegazioni austro – ungariche . Così potrebbe essere attuata la rappresentanza degli interessi regionali , a scarico delle incumbenze del Parlamento , con probabilità che a quegli interessi venga provveduto meglio . Oggi per esempio , un interesse evidente e sacrosanto , comune a tutte le provincie piemontesi , può andar sagrificato per una coalizione parlamentare di siciliani , di toscani e di veneti , o viceversa . Per sventare siffatto pericolo i deputati piemontesi devono venire a patti con quelli di altre regioni ; e siccome tali patti si fondano sempre sul principio : do ut des , facio ut facias , così chi finisce ad andarci di mezzo , è l ' erario nazionale . Se si entrasse in questa via , solo allora sarebbe lecito sperare che le sessioni del Parlamento possano durare non più di pochi mesi , che il Parlamento non si abbia ad occupare d ' altro che degli interessi nazionali , che i deputati sollecitatori ricevano lo sfratto , e che nessuno più venga a domandare in quale provincia sia nato un consigliere della corona , per sapere se si deve combatterlo od appoggiarlo . Altrimenti temiamo che , più o meno , saremo sempre da capo cogli inconvenienti del parlamentarismo italiano . L ' Italia ha bisogno di un governo forte , forte entro la sfera delle attribuzioni che gli assegna lo Statuto , e capace di durare senza aver bisogno di ricorrere ad indecorose compiacenze verso interessi che non sono quelli della nazione ; ma non lo avrà mai questo governo forte , finché il potere centrale non venga esonerato da una infinità di minute incombenze che lo screditano , lo inceppano , lo affogano , e aprono la via alle ingerenze indebite della politica nella amministrazione . Anche liberati da molte incombenze minute , tutti i dicasteri centrali , avrebbero abbastanza da fare . A quelli che dipendono , prendiamoli come un esempio , dal ministero d ' agricoltura e commercio , resterebbe sempre un campo abbastanza vasto per mettere alla prova lo spirito di iniziativa di un ministro operoso , circondato da uno stato maggiore poco numeroso , ma ottimo , e per giustificare la presenza di lui nei consigli della corona . E ciò valga anche per altri ministeri . IV . La riforma elettorale . Veniamo ora alla questione della riforma elettorale . Ci sembra che , al pari di quella del discentramento , si presenti essa pure , nello stato attuale d ' Italia , come un argomento superiore ai partiti . Infatti , una riforma della legge elettorale , quando apparisca chiaro che la legge vigente non risponda allo scopo di fornire al paese , quale esso è costituito in realtà , il modo di esprimere fedelmente il proprio pensiero politico , e che la riforma da introdursi si debba limitare unicamente a conseguire siffatto scopo , non potrebbe essere avversata da nessun partito serio . Gli effetti delle riforme di questa specie , per poco che siano profonde , sono sempre una grande incognita . L ' esperienza di altri paesi c ' insegna che talvolta l ' innovazione introdotta finì per rivolgersi contro coloro che l ' avevano promossa . Ma c ' è sempre questo di buono , in una riforma che risponda allo scopo , che essa , cioè , fornisce la certezza ad ogni partito che abbia solide basi nel paese , di poter fare assegnamento anche sopra un ritorno verso lui del pubblico favore , quando questo lo avesse abbandonato . E invero il numero degli elettori inalterabilmente fedeli ad un partito è scarso dovunque . La grande massa dei medesimi suol funzionare da bilanciere e propendere piuttosto in un senso che in un altro , secondo che il momento in cui è consultata , essa giudica più utile al paese che prevalga piuttosto questo che quel partito . Se ciò non fosse , o i wigh o i tories si perpetuerebbero al governo . Se non che ci sembra che in Italia , da quando è stato messo sul tappeto il problema di una riforma elettorale , si sono manifestate due preoccupazioni opposte , le quali è a desiderarsi , a nostro avviso , non finiscano ad avere il sopravvento né l ' una , né l ' altra . Molti uomini della Destra ( malgrado il brutto tiro che ha fatto loro il sistema elettorale vigente , nel 1876 ) , non che dei Centri , hanno in grandissima diffidenza ogni mutamento a quel sistema , salvo che fosse di poca importanza , come p . es . , sarebbe il far discendere a 21 anni il limite d ' età voluto per l ' esercizio di esso diritto . Malgrado alcuni inconvenienti , la legge attuale ha questo di buono , secondo essi , che , presumibilmente , assicura il predominio a quella minoranza più colta del popolo italiano che ha preparato e compiuto la rivoluzione italiana . Se l ' applicazione di questa legge , in questi ultimi anni , si rivolse contro la Destra , siffatto sfregio inflittole sarà probabilmente passaggero . Dunque perché farne getto ? Ad avvalorare siffatta tesi , si mettono avanti due argomenti . In primo luogo , si dice che una vera agitazione nel paese a favore di un allargamento del diritto , non si è scorta finora ; in secondo luogo , che uno dei fatti politici più salienti che hanno richiamato finora la pubblica attenzione , è la scarsezza del numero degli attuali elettori inscritti che sogliono presentarsi alle urne , dal che si deve indurre che la base del diritto elettorale vigente è già fin troppo larga . Nella Sinistra invece si è sempre parlato di allargamento di base , e s ' invocava persino il suffragio universale diretto . Però in questi ultimi anni , una gran parte di essa finì per riconoscere che qualche restrizione era necessaria , e si ventilarono parecchi progetti in cui erano ammesse le categorie ; solo che , secondo tali progetti , la legge dovrebbe essere congegnata in modo da assicurare il predominio a quelle classi nelle quali è probabile che il partito recluterà il maggior numero di seguaci . S ' intenderebbe insomma di istituire una specie di oligarchia delle così dette capacità , con poco riguardo al censo , ossia a quelli che pagano . Coloro che avranno seguìto fin qui i ragionamenti svolti nel presente scritto , sono già in grado di scorgere le ragioni che c ' impediscono di associarci a coloro che vorrebbero conservata integralmente l ' attuale legge elettorale . Questa era perfettamente giustificata come una necessità nel periodo della lotta per l ' esistenza nazionale , durante la quale una minoranza aveva dovuto assumere ed esercitare una specie di dittatura patriottica . Ma , giunto il periodo del consolidamento dell ' opera compiuta è d ' uopo che sia ammesso a partecipare alla cosa pubblica il maggior numero di coloro che sono capaci di contribuire a consolidarla . Ora , se la creazione richiedeva un grado di cognizioni politiche e di iniziativa patriottica che solo certe classi potevano dare , il consolidamento si effettua sopratutto col lavoro più modesto di quei membri del consorzio civile , i quali recano ogni giorno la loro pietra all ' edifizio nazionale , e sebbene , né ricchi , né dotti , sono però forniti di una idoneità sufficiente a valutare la portata dei loro atti in relazione colla cosa pubblica . Allargare la base dell ' elettorato politico in questa misura , equivale a rendere più robusto l ' edificio dello Stato . Oggi il numero degli elettori politici inscritti non è che poco più di un mezzo milione , per una nazione di 27 milioni d ' abitanti ; il che significa la base elettorale più ristretta che oggi si conosca nei paesi liberi , salve poche eccezioni che il nostro amor proprio ci vieta d ' invocare . Sopra un numero così ristretto , ogni specie di pressioni illecite e di corruzioni si possono tentare con successo ; e non devono recar stupore i verdetti talvolta artificiali delle urne . Che se non si scorge alcuna agitazione nel paese a favore di un allargamento del diritto elettorale , ciò non ci sembra gran fatto concludente . Non c ' è stata agitazione nemmeno per ottenere la legge oggi vigente . Fu ricevuta quale venne decretata , come se ne sarebbe accettata una che fosse stata diversa . I plebisciti si riferivano all ' unità d ' Italia , alla dinastia di Savoia , allo Statuto ; queste erano idee chiare ; non già alla legge elettorale . Non è dunque col criterio della maggiore o minore agitazione pubblica per averla , che bisogna giudicare se una innovazione nell ' elettorato , sia da introdursi o no . Bensì bisogna cercare se l ' innovazione sarebbe utile , o no , allo Stato . Si ammette generalmente che il paese è oggi politicamente ammalato , e che ai buoni patrioti spetta di far da medici . Ora , che cosa si dovrebbe pensare di un medico il quale dicesse di non poter somministrare il tale rimedio salutare , solo perché l ' ammalato non glielo indica ? Se si avesse ragione di parlar così , non occorrerebbero i medici , basterebbero i farmacisti . Riguardo all ' altra obbiezione , della scarsezza dei votanti alle elezioni politiche , questo fatto deriva da molte cause , fra le altre dalla sfiducia che è andata sempre più diffondendosi nel paese , e dalla naturale pigrizia , che è un fenomeno affatto individuale , e che è comune a tutte le classi . Ammettendo che la pigrizia oggi dominante persista nel ceto elettorale , e che , anche dopo l ' allargamento del diritto elettorale , si conservi l ' attuale proporzione fra i votanti e gli inscritti , ci sarà sempre questo di guadagnato che la rappresentanza nazionale sarà eletta da un numero assoluto di votanti maggiore di prima . D ' altronde l ' allargamento del suffragio è una di quelle questioni che si ponno differire , ma se una volta sono poste , è pericoloso lasciarle troppo trascinare , perché sembrano fatte apposta per fornir pretesti alle agitazioni , anche quando le agitazioni a quel proposito non sorgono spontaneamente . Se queste ragioni c ' inducono a considerare come uno dei criteri conservatori di governo e non di partito , che si ammetta una riforma elettorale , è naturale che dobbiamo dichiararci di gran lunga più avversi ancora a tutti i progetti di riforma tendenti a falsificare sempre più , a beneficio di uno scopo di partito , l ' espressione del sincero voto del paese quale questo è costituito . Ci asteniamo dal discorrere dello scrutinio di lista e della rappresentanza delle minoranze , due argomenti degni d ' esame anch ' essi , ma la di cui importanza è maggiore o minore secondo i fondamenti dell ' elettorato che s ' intende adottare . Ma quali potrebbero essere dunque i fondamenti dell ' elettorato ? L ' indole di questo scritto ci dispensa dal formulare una concreta proposta , ma ci impegna ad indicare i criteri a cui si dovrebbe , a nostro avviso , ricorrere per formularla . I fondamenti di una riforma elettorale politica , quando l ' elettorato non abbia un carattere storico , come è il caso dell ' Inghilterra , possono essere , o naturali , o artificiali . Il fondamento più naturale è sembrato a molti consistere nel suffragio universale diretto . Ora , se c ' è un sistema elettorale , il quale sembra immaginato al solo intento di rappresentare il mondo al rovescio , è precisamente quello , tranne il caso di alcune società di costumi patriarcali , ovvero di popoli in formazione sopra un suolo vergine per effetto di emigrazioni da altri paesi . E per verità , nel regime del suffragio universale non si tiene conto della realtà . Invece di partire dai fatti , si immagina una teoria estraumana . Cesserebbe di rappresentare il mondo al rovescio solo quando tutti gli uomini fossero parificati , non già nel saper leggere e scrivere , che è l ' istrumento del sapere e non il sapere , ma anche nella coltura , nei servigi resi al paese , nel merito , nelle condizioni di famiglia , e quando , soppresso il diritto di proprietà , il capitale , e l ' iniziativa individuale nell ' industria e nel commercio , tutti i cittadini contribuissero in egual misura ai pubblici pesi . Ma , preso il mondo come oggi è , il buon senso si rivolta al pensiero che non ci debba essere la minima proporzione fra i diritti e i servigi , che quelli i quali più contribuiscono alla cosa pubblica non abbiano maggiori titoli al potere sociale , che i cittadini i quali danno più alla Società della loro virtù e intelligenza , della loro fortuna e del loro lavoro , non debbano partecipare di più al governo . No , dacché siamo stati risparmiati da questo malanno , teniamolo lontano , radicali , liberali , conservatori , retrivi , e quanti viviamo in Italia . Nei paesi dove è stato introdotto , i suoi effetti si vedono alquanto attenuati da circostanze speciali , p . es . , negli Stati Uniti d ' America , dove la società è ordinata istituzionalmente e lo Stato non è che una delle tante forze sociali ( e , diciamolo fra parentesi , la sola forza sociale che funziona male ) ; nell ' Impero Germanico , dove la società non è passata attraverso al crogiuolo livellatore della rivoluzione francese , e presenta poderose basi istoriche ; in Francia , dove l ' abbondanza della ricchezza economica suddivisa ha creato un fitto intreccio di interessi , i quali , finora almeno , hanno fatto argine allo straripamento del proletariato ignorante . Però le menti più liberali e più elevate di quei paesi si mostrano grandemente impensierite degli effetti di quel sistema , nel timore che alla lunga abbia a far capo ad una nuova barbarie . In Italia dove non esiste , né ordinamento istituzionale , né poderosi basi storiche nella società , né un fitto intreccio di interessi economici , se si introducesse il suffragio universale , all ' indomani , la barbarie , il caos , sarebbero alle porte . Invece ci sembra non riescirebbe contrario al buon senso che si distinguesse la fonte del diritto elettorale dall ' esercizio di questo , e si ammettesse che la fonte del diritto risieda in ogni cittadino adulto , ma che l ' esercizio abbia ad esserne ordinato in modo da atteggiarsi alle realità dei fatti sociali esistenti . Ciò si potrebbe ottenere in molte maniere . Ne citeremo due sole . L ' una sarebbe il sistema della elezione a due gradi , che è oggi praticato in parecchi fra i paesi più colti . Secondo quel sistema , il suffragio universale non elegge i rappresentanti della nazione , ma designa soltanto gli elettori che dovranno eleggere quei rappresentanti . Se è assurdo attribuire a tutti la stessa facoltà di eleggere immediatamente coloro , nelle cui mani sono riposti i più alti interessi della patria , non lo è il presumere che tutti siano in grado di decidere quale fra le persone che conoscono sia meglio d ' ogni altra adattata ad esercitare un mandato di fiducia , come quello di eleggere un rappresentante . Anche l ' uomo più rozzo , nella sua ingenuità , raramente s ' inganna quando giudica delle qualità morali di una persona che conosce . Al suffragio universale pertanto non si domanda che quello che può dare utilmente ; e siccome non viene impedito a nessun elettore di primo grado di essere anche eletto elettore di secondo grado , ed a nessun elettore di secondo grado di essere eletto rappresentante , e a nessun rappresentante di diventar ministro , così la parificazione potenziale di tutti rispetto al diritto elettorale , risulta completa . È la legge della selezione applicata alla materia elettorale . Come si vede , la differenza fra il suffragio universale diretto e l ' indiretto , in diritto pubblico , equivale alla differenza che ci sarebbe , in diritto privato , fra un codice civile che concedesse a tutti il diritto di avere un eguale possesso , e i codici vigenti d ' Europa , i quali concedono a tutti il diritto di poter possedere sotto certe condizioni determinate della legge . Il suffragio per censo invece , equivale , in diritto privato , alla esclusione di ogni individuo di una classe dalla facoltà di poter possedere , solo perché appartiene a quella classe . Oggi in Italia l ' elezione a due gradi esiste in fatto , ma in senso inverso . I prefetti , le sette , il giornalismo , i comitati elettorali , si costituiscono a modo di elettori di secondo grado , di uomini di fiducia ; scelgono essi il rappresentante , e poi si rivolgono agli elettori di primo grado , perché lo confermino e rendano legale la nomina . Col sistema in discorso non si lascerebbe che gli elettori di secondo grado , gli uomini di fiducia , si nominino da sé , come oggi avviene , talvolta con pochissima modestia e non senza petulanza , ma sarebbero scelti e nominati immediatamente dagli elettori di primo grado . L ' altro sistema sarebbe l ' elezione per classi , come avveniva nell ' antica Roma , e avviene oggi nell ' Impero d ' Austria . La classificazione più naturale peraltro , ma non ci consta che venga oggi applicata in alcun paese , sarebbe quella per cui ad ogni cittadino adulto venisse conferito il diritto ad un voto , ma a questo voto unitario ne potesse aggiungere tanti quanti corrispondono alle diverse qualifiche che possono riunirsi in lui e che accrescono il suo reale valore sociale . Un uomo pertanto potrebbe aver un voto politico come cittadino adulto , un altro come capo di famiglia , un terzo come possidente , un quarto come professionista , un quinto come membro di un ' accademia , un sesto come consigliere comunale ecc . , e disporre così di otto o dieci voti . Il Conte di Cavour e il suo mozzo di stalla concorrerebbero egualmente all ' elezione , ma il primo con quindici o venti voti , l ' altro con uno solo . Veniamo ora a parlare dei fondamenti artificiali , ossia delle categorie di censo e di capacità . La determinazione dei confini di queste categorie ha sempre qualche cosa di arbitrario a cui non si può rimediare . Oggi , per esempio , si richiede che si paghi 40 lire d ' imposta per essere elettore politico . Or bene , si può domandare qual differenza esiste nella mente del legislatore fra un uomo che paga 39 lire di imposta e uno che ne paga 40 ? eppure il primo è escluso . La stessa obbiezione si presenta anche se si abbassasse la cifra , imperocché , ammesse le categorie , occorre che la legge ne determini i limiti . Ciononostante , se è d ' uopo ricorrere ad una riforma che abbia un fondamento artificiale , ci sembra che il miglior argomento che si potrebbe invocare a favore di un sistema proposto , si è che abbia già fatto buona prova nel paese . In Italia la legge elettorale amministrativa è molto più larga della politica , e funziona regolarmente . Perché non si potrebbero introdurre in quest ' ultima i criterî elettorali ammessi perla prima ? È molto diverso , risponderanno alcuni , scegliere un buon deputato al Parlamento e un buon consigliere comunale . Non ci arrestiamo davanti a questa obbiezione . Chi è riuscito a scegliere un buon consigliere comunale applichi pure le norme del suo buon senso , facendo le debite distinzioni che lo stesso buon senso gli suggerirà , all ' elezione del deputato , e la nazione non avrà che a congratularsi con lui per quella scelta . Lo scrivente ha già avuto occasione di manifestare la sua preferenza per il sistema elettorale a due gradi , il quale ha dato , e dà , buoni risultati in altri paesi . Ma se l ' opinione pubblica non fosse ancora abbastanza preparata a fare buona accoglienza a questo sistema , perché non si potrebbe adottare come esperimento , l ' applicazione alle elezioni politiche la legge elettorale amministrativa vigente , le conseguenze della quale possono essere calcolate con bastante precisione ? E qui porremo termine alle nostre considerazioni . Non possiamo sapere fino a qual punto saranno approvate dai lettori . Osiamo sperare peraltro che questi , senza eccezione , vorranno ammettere due cose : l ' una che , nel dettarle , fu sempre presente alla nostra mente quella sentenza di Vico , da noi apposta per epigrafe al presente libro , che , cioè le cose fuori del loro stato naturale né si adagiano , né vi durano ; l ' altra che è vivissimo il nostro desiderio che la nazione italiana si adagi davvero nel nuovo ordine politico e vi duri .