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LE NOSTRE INTENZIONI ( GIGLI OTTAVIO , 1863 )
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Quale più povero , quale più schiavo di colui che nemmeno i pensieri ha liberi e propri : in ogni atto della vita è costretto reggersi con la mente altrui ? P . GIORDANI I giornali politici , di cui oggi abbonda l ’ Italia , sono letti da chi delle curiosità politiche si fa un passatempo , da coloro che vi desiderano le proprie passioni alimentate e difese , e da que ’ pochi che in questi specchi e interpretatori dell ’ opinione pubblica ammirano lo svolgersi successivo dell ’ umano progresso . Ma delle tante famiglie di cui si compone oggi l ’ Italia riunita , quante sono quelle che di politica tengano proposito nelle conversazioni serali con assennatezza , e conoscenza della patria storia ? Pochissime noi crediamo , e ci si fa manifesto dal parteggiare che è ancor vivo per nostra vergogna in Italia : mentre a voler costituire una forte nazione fa di mestieri che la concordia con l ’ educazione politica sorga , e si diffonda nel popolo con opportunità e saviezza di dottrine che fanno gli uomini conoscitori dei propri diritti e doveri . I quali doveri son quelli che temperano i troppo accesi desideri , non sempre richiesti dai tempi , ai quali , come ripeteva sì sovente il Machiavelli , è pur forza si obbedisca dai principi e dai popoli . A que ’ padri di famiglia pertanto che o non conoscono quanto importi questa educazione , o timorosi ne ricordano il nome , come cagione di domestiche sventure nei tempi del dispotismo , rammenteremo che la massima servile di obbedire a chi regna , sì sovente loro in bocca , deve intendersi di una obbedienza razionale e non cieca . Ciascuno ha diritto in governo libero , conoscere come siasi provveduto e si provvegga alla dignità e all ’ amministrazione della propria patria : né il povero perché povero ha meno bisogno di educarsi ad una forte politica con operosità dignitosa , perché esso nella sua maggioranza costituirà un giorno l ’ opinione e la forza dell ’ Italia nostra . Della quale i generosi giovani non potranno dire di essere utile e onorevole parte , finché non sappiano quanto l ’ antica sapienza italiana ci tramandò di proficui insegnamenti per educarci a magnanimi sensi , per destreggiarci fra le astuzie politiche dei potentati che ci circondano , per mantenerci sempre con le armi e col senno padroni in casa nostra . Ma se nella famiglia non si è provveduto finora a questa parte di educazione , alcuni diranno s ’ insegnerà nelle scuole ? E costoro sappiano che nessuno ci pensò mai , e di recente alcuni ispettori nelle provincie meridionali hanno proibito che se ne parlasse dai maestri e dagli scolari . La famiglia e la scuola adunque lasciano questa educazione così preziosa in popolo libero a chiunque la vuol rendere stromento della propria setta ; e le piazze , i caffé , e le società spesso con principi sovversivi , sono le tribune , i libri , i maestri che educano politicamente . E non sarà egli tempo e opera cittadina in tanta ignoranza , e pericoloso silenzio de ’ buoni , di rimediarvi con un giornale che a queste necessità provvedesse ? Ma come entrare in tante famiglie che non intendono ancora questo benefizio ; con quale autorità far prevalere le schiette opinioni liberali , fra tanto cozzo di opinioni violente di parte ; come dare il di sopra alle prime dalle quali si deriva l ’ uniformità e la potenza della volontà che si commuove ad ogni azione generosa ? Noi avevamo toccato nel programma delle Letture serali come le notizie politiche potevano , avverate , compendiarsi in modo utile , e abbiamo procacciato di farlo . Ma durante l ’ anno ci siamo persuasi che dovevamo insegnare con gli avvenimenti , e non contentarci di narrarli : in guisa che la parte politica , e non soltanto narrativa , vi ha prevalso . Per che non volendo che l ’ una cosa nuoccia all ’ altra , ossia che l ’ istruzione e l ’ educazione morale e civile , scopo principale delle Letture serali , non rimanesse pienamente conseguito , si è pensato della politica farne una parte apposita . Il saggio che noi diamo è nuovo per l ’ Italia , che di giornali politici educativi non ha esempio , come è opera pur non tentata da altri il modo che noi terremo nel preparare e svolgere questa educazione . Essa non avrà nulla di arido e di pedantesco , ma si farà autorevole e gradita per gli esempi della storia nostra di ogni tempo , non messi a pompa di erudizione , ma a proposito , come fecero i grandi nostri politici che li avevano sempre a fondamento de ’ loro consigli . Vuol bene l ’ onestà nostra e la verità , che noi dichiariamo come questo modo di insegnamento politico non è un nostro trovato , ma si una delle glorie italiane , che ebbe per padre e fondatore il Machiavelli . Fu ben egli che diede il primo esempio della politica sperimentale , e che la fondò fra noi : come fece il Galileo un secolo circa dopo per le scienze fisiche . In questo solo dal Machiavelli discostandoci , che mentre egli fondava questa scienza a beneficio dei governanti , per scaltrirli nel maneggio dei pubblici affari , noi per la prima volta l ’ adoperiamo a beneficio del popolo che dagli esempi degli antichi , paragonati co ’ nostri , ne caverà utilissime verità e insegnamenti , tal che giudicherà rettamente i governanti stessi . I quali spesso saranno o ammoniti o fatti animosi non soltanto dalla voce nostra , ma da quella stessa del Machiavelli , del Guicciardini , del Paruta , del Giannotti , del Sarpi , del Nani , e di altri valenti che prima di noi si fecero insegnatori di questa nobilissima scienza . Tanto che una verità comprovata dagli esempi , confortata dal senno di tanti grandi , se verrà chiamata in soccorso per governarne gli avvenimenti in mezzo ai quali viviamo , sarà bene che rampollerà sano criterio , e darà al popolo la maturità e la sicurezza del giudizio . A questa parte piacevolmente insegnativa , seguirà una narrazione piena di ciò che accade settimanalmente tanto in Italia che fuori , dando ad essa un ordine pensato , non saltellante per notizie accozzate senza ordine . Dalle corrispondenze si caverà la parte conghietturale che tanto piace agli uomini i quali vanno studiosamente in cerca del probabile , e spesso dell ’ ignoto . Per tal modo noi speriamo di dare delle Letture politiche popolari utili alle famiglie di ogni condizione . E riandando spesso le cause di tante secolari sventure , togliere quelle divisioni che ci indeboliscono , e mettono a pericolo l ’ unità , a noi sì cara . Ci confidiamo eziandio di dare un libro che innamori dell ’ antico senno la gioventù italiana ; caro e desiderato ai maestri per educare politicamente i loro discepoli nelle ore di ricreazione . Ed è pur così che accresceremo la riverenza ed il culto ai nostri grandi scrittori i quali , mentre oggi in Italia sono da pochissimi letti e meditati , presso le nazioni veramente libere si può dire che vivano sempre e seggano nei Consigli de ’ ministri , tanto sovente vi si trovano ricordati con riverenza . E sarà con questa stregua che noi sovente ci proponiamo di misurare i provvedimenti de ’ nostri . La lingua vera italiana che è stata il palladio della nostra libertà , che ci ha dato l ’ unità quando eravamo divisi , che ci ha fatto riconoscere per un sol popolo dalle Alpi al Lilibeo , e ci ha renduto nazionali Dante , Machiavelli , Galileo , Vico , Alfieri , non deve essere oggi disconosciuta da quelli che hanno l ’ obbligo sacrosanto di scriverla e studiarla italianamente rivolgendo la libera parola al popolo italiano risorto . Anche con questo scopo esamineremo taluna volta gli atti del governo , e i discorsi del Parlamento e se troveremo che di stile e di lingua abbiano difetto , non con arrabbiata pedanteria , ma con quella urbanità che deve essere propria degli uomini di lettere , verremo notando i modi e le voci non proprie , e principalmente la necessità di quello stile politico vestito di forma italiana , che è tutta cosa nostra , come si mostra sì splendido nelle storie , nelle relazioni , istruzioni politiche , e nei carteggi di principi a principi del secolo XIV , XV e XVI . A quest ’ opera umile , ma che può essere feconda di grandissimi beni se aiutata dai buoni , e da voi principalmente , amici e diffonditori delle Letture serali , danno mano scrittori illustri nostri amici , di cui vedrete i nomi , i quali come noi sono persuasi che è solo da questa educazione politica diffusa largamente che può risorgere la dignità e l ’ uniformità del pensiero e degli affetti patri . Ciò che abbiamo fatto nel primo anno delle Letture , e questi nostri intendimenti per dare un compimento ad esse e un più largo indirizzo alla parte politica , ci fanno sperare che questa nostra proposta sarà bene accolta e aiutata da tutti quelli che vogliono rendere durevole questa nostra redenzione morale e politica .
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In una corrispondenza di Roma del giornale La Stampa leggiamo . “ Per cura dell ’ eminentissimo Riario Sforza si è stabilito che ogni prima domenica di tutti i mesi si esponga il Venerabile , si celebri la messa , vi sia la predica ed in ultimo la benedizione nella chiesa nazionale sotto il titolo Spirito Santo dei Napoletani , e che gli emigrati , specialmente la parte più colta , assistano a queste funzioni . ” Domenica 3 corrente cominciò questa pratica , ed il noto P . Curci , gesuita , tenne il primo discorso , il quale avendo fatto impallidire per più volte Francesco II , lasciò scandalizzato l ’ uditorio , e specialmente i seguaci dei fratelli Ulloa . Il cennato padre esordì dicendo che , invitato qual connazionale a parlare ai fratelli , esso credendo di dirigere le sue parole ai veri emigrati , e non a coloro che per proprio interesse si sono volontariamente condannati all ’ esilio e di questi si augurava di non riconoscere neppur uno fra gli astanti , avrebbe seguito la verità , né si sarebbe lasciato imporre dalla reale presenza ( perché anche Francesco era presente ) qualora il suo dire si giudicasse troppo spinto nel vero . Dopo questo esordio ha detto che grave peccato pesa sulla coscienza della emigrazione pel sangue che scorre nelle Due Sicilie , poiché non volendo questa riconoscere lo stato delle cose europee , non volendo ritenere che la restaurazione del loro sovrano dipende unicamente dalle mani di Dio , il quale solo può pacificare l ’ Europa ed abbattere le rivoluzioni , si pasce d ’ illusione , si sforza di tradurle in atto e quindi spinge con la parola in Roma e con gli scritti che fa giungere in Napoli , gente al macello , ecc . , ecc . Quindi incalzando l ’ argomento , è passato a dimostrare che più si va in alto più cresce il peccato , poiché la diplomazia napoletana e la nobiltà che sono state la causa di fare accrescere di due terzi l ’ emigrazione in Roma , dopo la caduta di Gaeta , si sono date ai divertimenti , alle crapule , non si mostrano avide di altro che di onori , hanno abbandonata la classe povera della immigrazione riducendola al suicidio per la fame , se carità di Roma non la soccorresse in parte : che questo procedere era detestabile anche presso la società . Il secondo periodo del discorso si è basato sulle scissure della emigrazione stessa ed ha dimostrato che queste esistono nel basso e medio ceto per l ’ esempio de ’ nobili , i quali hanno piazzato , ognuno alla loro volta , una polizia l ’ uno sull ’ altro , l ’ altro sull ’ uno , ecc . , ecc . In fine ha concluso che egli non sarebbe entrato nei fatti particolari di nessuno , ma che nel discorso venturo avrebbe parlato in modo da essere capito da tutti per quella parte che riguarda ciascuno , e che questo dovere glielo imponeva la coscienza , poiché essendo anch ’ esso napoletano , sentiva le vergogne che hanno ricolmato quel popolo per opera del contegno del sovrano . La predica del Curci toccò le fibre di tutti eccetto quelle degli ex - ministri di Ferdinando II e de ’ pochi loro seguaci . Ma in particolar modo quelle di Antonio Ulloa che s ’ intitola direttore della guerra il quale portandosi dopo la predica in casa della duchessa o contessa di S . Cesario eruttava veleno contro il Curci ed i gesuiti in genere , e diceva che se l ’ Inghilterra si mostra titubante per l ’ accettazione delle promesse fattele , purché ripristini il regno di Napoli coi Borboni , a lui non sembrava difficile che fosse opera gesuitica e che guai a loro ed ai Borboni se Napoleone giungesse a conoscere queste promesse e la loro vastità .
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Entrati nel 1849 gli austriaci in Toscana , ed occupata Firenze , quel Governo Granducale volse le sue mire a spegnere ogni favilla di libertà ; ma seguitando anche in questo l ’ antico fare lemme lemme , così ben cantato dal Giusti , procedé col piè di piombo , finché non ebbe coronata l ’ opera con uno spergiuro santificato dal Papa , abolendo lo Statuto . In quei mesi d ’ agonia i giornali liberi uno dopo l ’ altro cessarono le loro pubblicazioni ; e da ultimo il solo periodico , Il Nazionale , diretto da Celestino Bianchi , rimase intrepido battagliero sulla breccia , benché a più riprese strapazzato e ferito . Fu tempo di tenebre , di rammarico e di sgomento , ma ben si sentiva che se la paura delle baionette straniere poteva tener nascosto e compresso , non poteva però spegnere il fuoco sacro . Fra i segni che ne apparvero , se giudicare se ne dee dall ’ incontro , forse il più notabile fu la pubblicazione di certe lettere firmate Un provinciale , le quali destarono l ’ ira de ’ preti e l ’ entusiasmo dei liberali . L ’ autore di esse , professore Stanislao Bianciardi , fu richiesto da molti amici suoi di stamparle a parte , ma i tempi sempre peggiori impedirono l ’ adempimento di tal desiderio . Ora noi le riproduciamo , sicuri che i lettori nostri ce ne sapranno buon grado , e per l ’ argomento sempre nuovo e sempre più interessante in Italia , e pel modo in cui vien trattato . A lode del quale basti sapere come il celebre scrittore di commedie , avvocato cavalier Gherardi Del Testa , interrogato a chi dovesse quella sua vis comica la quale fa del suo dialogo un vero modello , rispose : “ alle opere di Luciano , ed alle Lettere di un provinciale . ” Tutto questo , non che a lode dello scrittore , vien da noi notato in omaggio del vero . L ’ amore del quale però ci costringe , e non l ’ avrà a male l ’ autor delle lettere , a dichiarare che quanto alla questione religiosa egli rimane alquanto indietro ai principi dal nostro periodico professati . Forse egli stesso , se avesse scritto in questi tempi più felici , avrebbe usato spesso espressioni diverse da quelle che allora gli uscirono dalla penna . Egli invita preti e secolari alla lettura libera del Libro , ed a quello solo obbedire in materia di fede ; e non è d ’ uopo dire che in ciò siamo con lui : ma quando ei dichiarasi cattolico sincero , e sembra pensare che il cattolicismo , riformato invero , potrebbe conciliarsi coll ’ esame libero della parola di Dio , ritenuta come sola autorevole , ci scusi , il buon provinciale , ma noi sospendiamo un poco il nostro consentimento . Cattolici nel vero , nel miglior senso della parola siamo anche noi ; anche noi crediamo alla Chiesa grande universale , di cui capo è Cristo , è ispirazione il Vangelo , è vita lo spirito che abita in essa ; ma cattolici nel senso ristretto , e come il Papa l ’ intende , cattolici romani , noi non siamo per certo : anzi , andiamo un passo più avanti , ed asseveriamo che né il nostro dabben provinciale , né il suo amico maestro , se vogliano essere coerenti coi propri loro principi , non sono , né possono essere in questo ristretto senso cattolici . Premessa questa breve dichiarazione lasciamo il campo al nostro buon Provinciale ; per udirlo parlare come parlava in Toscana tredici anni fa , quando gli era necessario pesare ogni parola , ogni sillaba per non compromettere le sorti del solo giornale che ancora era indipendente , ed esporre forse anche se medesimo , e quel che sarebbe stato più amaro , la propria famiglia , a qualche guaio non lieve . LA DIREZIONE Lettera prima Stimatissimo Signor Direttore , Io sono un uomo alla buona , ma cattolico e italiano sincero , e vorrei proprio di cuore che trionfasse sempre la mia religione e la mia patria . E però quando seppi nel mio ritiro che a Firenze avevano fondato una società per la diffusione de ’ buoni libri , n ’ ebbi tanto piacere . Io dissi fra me medesimo : quelli che dicono che fra i nostri preti non ci sono soggetti capaci , e che la religione cattolica non vuol discussioni , ora resteranno con tanto di naso . Venne la prima pubblicazione , e mi cascaron le braccia : quel tuono faceto e basso per trattare le questioni più gravi , quella leggerezza che appena tocca le cose : e poi mi parve che fosse una ripetizione del libercolino del Belli : rimasi scandalizzato e confuso . Vedremo quest ’ altra , dissi ; venne : si va di male in peggio . Io era là in Inghilterra quando fu pubblicato il libro di Moore : fece gran chiasso per via del nome del poeta , e perché , come sa , a quegl ’ inglesi le cose curiose , e , come dicono , eccentriche , vanno a sangue molto : e parve a tutti una cosa molto stramba che un uomo che non credeva a nulla , e che a leggere le sue opere parrebbe piuttosto , un maomettano , e un poeta da harem che un credente serio ; un uomo che non aveva parlato altro fino allora che di fiori , di ali , di sorrisi , di arrossimenti , di lacrime , e di baci : un uomo che era famoso più che altro per inventare e colorire a piacer suo i fatti con pennello aereo : un uomo tutto contrario , per esempio , al fare del nostro Manzoni , che è sempre nel vero , e anche di tutti gli altri grandi nostri ; un uomo tale , dico , che non credeva in nulla , avesse scritto in materia di religione . Anch ’ io che conosceva qualche altra opera di lui , ne rimasi : ma appena ebbi scorso que ’ suoi viaggi in cerca di una religione , mi capacitai che era una semplice bizzarria : e chi non lo credesse se ne avvede subito dal tuono scherzoso che domina quella opera fin dalle prime pagine . Anzi fra le altre in una rivista di Dublino , se non sbaglio , ne fu scritto una critica spiritosissima . Presto presto però , il libro , e le critiche tutte furono dimenticate , e almeno da 15 anni non se ne parla più . Un inglese molto dotto mi diceva tempo fa , che egli n ’ aveva udito parlare per la prima volta in Italia . E ora con questo po ’ po ’ di bisogno che ci è fra noi di buoni libri in fatto di religione , ora che si dovrebbe lavorare sul serio , i preti nostri vanno a mendicarne fra gli inglesi , e ci danno quel vecchiume come una perla rara ! io mi vergogno davvero . O che non c ’ è nessuno costà che scriva qualcosa di buono e di originale ? Voglion essere cose italiane di fisonomia , di genio , di lingua , e non traduzionucce di bizzarrie poetiche . Almeno avessero tradotto qualche cosa dal tedesco che ci è fior di roba ! ma un libro inglese , un libro di un poeta profano , un libro di Moore ! In verità , mi pare impossibile ! O costoro non hanno ingegno , o non hanno dottrina , o non hanno giudizio , o nulla di tutto ciò . Io mi contento di dire così , ma certi altri miei padroni , e li ho sentiti con questi orecchi , sa che cosa dicono ? Questo cattolicismo romano dev ’ essere la gran causa spallata , se in una Firenze non trova altro che di questa specie di avvocati ; mentre fra i loro avversari , specialmente di fuori via , ci son tanti e tanti uomini insigni per sapere , per fede , e per virtù . Se sapesse quel che io provo dentro di me all ’ udire questi discorsi ! E quegli uominoni , che purtroppo ho conosciuto anche io nella Svizzera , in Germania , in Francia e in Inghilterra , che diranno di noi ? Non ne abbiamo abbastanza de ’ motivi di vergogna ? Se vi par ben fatto , signor Direttore , stampate questa lettera : ma prima ripulitela un po ’ , giacché io l ’ ho scritta come Dio vuole . E dite ancora che noi non vogliamo forestierumi , né in religione , né in altro : italiani in tutto , italiani sempre . Che del resto io di queste controversie me ne voglio occupar sempre meno : mi pare che noi non abbiamo bisogno di questionare , ma di credere . Anzi , a dirla a voi , ogni sera qui ci riuniamo sette o otto amici e leggiamo un po ’ di Vangelo , e se ne discorre ; le domeniche poi un pezzo più lungo : ma mai e poi mai per far controversia : solamente per credere , e diventare più galantuomini . Quello , vedete , farebbe un libro bello davvero da pubblicarsi da cotesta società , perché si diffondesse per tutto ; e così smentire almeno l ’ accusa che certi capi scarichi danno ai nostri preti d ’ impedire o rendere difficilissima al popolo la lettura della parola di Dio . A noi quelle letturine ci fanno un gran bene , e a que ’ miei amici , che prima passavano la serata a giuocare a calabresella , ora se ne sono svogliati . Se venite per queste parti vedrete . Intanto ringraziamo il Signore , e vi saluto .
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Nella chiesa dei Padri Serviti d ’ Alessandria in Piemonte è adorata una Madonna detta delle sette spade . Contemporaneamente lo stesso culto d ’ Iperdulia è tributato nella cattedrale ad un ’ altra Madonna chiamata dei sette dolori , che secondo la filologia teologica sono sinonime . Un bel mattino una pinzochera usciva dalla cattedrale , e recavasi a visitare una sua sorella che anch ’ essa ritornava dal venerare la Madonna dei Servi . “ Benvenuta sorella , che buon vento ? ” “ Vengo dai Servi . ” “ Ed io dalla cattedrale . Che Madonna ! Che cara Madonna ! Fa proprio pietà . La pare una viva che dà i tratti ... ” “ È vero , ” rispose la sorella , “ ma la mia Vergine della cattedrale è più ricca , e quel che più conta , è la vera Addolorata . Quella dei Servi è una copia , quella del vescovo è proprio l ’originale.” “ Vecchia storia ! Se fosse vera , farebbe miracoli ; ma ella non ha neppure un cuore d ’ argento : vedo qualche voto di cera , ma ... ” “ Lo so , ” rispose la devota dei Serviti , “ lo so il perché : il vescovo , da vero despota , da vero ladro , ha spogliato l ’ altare della mia Madonna . ” “ Calunnia , calunnia ! Se il vescovo l ’ ha spogliata , è perché la tua Madonna volle fare come il corvo della favola , che si vestì colle penne del pavone ... E poi , se fosse stata la vera Madonna , perché lasciò fare al vescovo un peccato mortale , un sacrilegio ? ” “ Sei un ’ipocrita.” “ Sei una bugiarda . ” “ Pregherò la mia Madonna che ti cacci una spada nel cuore per punire la tua mala lingua . ” “ Ed io pregherò la mia che ti faccia morire di dolore . ” “ Esci da casa mia . ” E così dicendo la bacchettona dei Servi , prese per un braccio la devota della cattedrale , la quale con carità veramente cristiana le misurò uno schiaffo , che le fu tosto restituito : poi vennero a ’ capelli , a graffiature di volto , e le due beghine , edificando il vicinato , per difendere ciascuna l ’ onore della sua Madonna , dimostrarono quanto sia vera quella religione che tollera la concorrenza delle Madonne .
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Se non tengo che raramente il vostro cortese invito , e se non frequento quest ’ anno le vostre veglie , che pure mi sono carissime , spero che non vorrete tacciarmi di malcreanza . Voi tutti ne sapete la cagione . Vi vorrà molto tempo prima che cessi il crepacuore che mi opprime ! Povero amico mio ! Povero Buonaiuto ! Come ti abbiamo perduto presto : e quanti , e quanto sinceramente , hanno pianto la tua perdita ! So che voi ne sentiste gran dolore quantunque egli non avesse mai dimorato a lungo in questi luoghi : ma nel paesello di B ... dove era sindaco , come sapete da sei anni , la morte del Buonaiuto fu considerata da tutti come una grossa sciagura capitata nella propria famiglia . E ne avean ben ragione ! Quale cambiamento per quel paese in soli sei anni ! Là davvero che si può dire sorta l ’ età dell ’ oro . E tutto per l ’ opera , o almeno per lo impulso , di un sol uomo ! Sei anni fa le condizioni di B ... eran sì tristi , che non si trovava chi volesse , neppure provvisoriamente , farvi da sindaco . L ’ ozio e l ’ infingardia tenevano quella gente nella miseria e nell ’ ignoranza , e non di rado la spingevano al delitto . Infatti se le case e le stalle talora vi erano mal sicure , i campi erano aperti a continue rapine : uomini , donne , ragazzi si vedevano andare in frotta , al tempo dei raccolti , farvi man bassa , caricarli sopra barrocci e trasportarli sfrontatamente , come avrebbe fatto una tribù selvaggia col bottino preso al nemico . Chi poi , per dignità , non credeva di poter prender parte attiva alla spedizione , la facea da manutengolo ; e mi rammento benissimo d ’ un tale , che non ha mai posseduto un palmo di terreno , e che pure vendeva ogni anno parecchie belle botti di vino , senza che i proprietari abbiano mai visto uno scudo dei suoi . Non vi parlerò dell ’ ignoranza che era nel paese di B ... So che vi fu da fare , e non poco , a trovare il numero sufficiente di letterati ( come li chiamano lassù ) ossia di persone che sapessero leggere , per comporre il Consiglio comunale ; e anzi per qualcuno ... ma basta non voglio dir altro . Intanto l ’ ozio , l ’ ignoranza , il ladroneccio erano guai così incarnati nelle abitudini di quel popolo , che non si sperava più ormai di poterli , per forza umana , estirpare . Di qui la difficoltà di trovare quel benedetto sindaco . Finalmente , come Dio volle , si pensò al Buonaiuto . Egli , che passava ogni anno l ’ autunno nella sua bella villa in vicinanza di B ... , ne conosceva , quant ’ ogni altro , le grosse miserie , e s ’ impose il gravissimo compito dì medicarle per quanto uomo potesse . E vi riuscì : ma pochi sanno quante lotte avesse a sostenere ; e non già coi vagabondi , cogli oziosi , coi ladri , ma coi pochi eletti , coi magnati del luogo , con quelli che avean sempre pianto , come Geremia , sui mali del paese , senza fare un passo , né spendere la croce di un centesimo per sollevarli . Anzi ora attraversavano , come meglio potevano , la via a quell ’ uomo , che lasciava gli agi della città e della famiglia , per sacrificarsi a migliorare le loro condizioni . È cosa inverosimile , ma pur vera ! Figuratevi che , nella prima riunione del consiglio , il Buonaiuto disse esser necessario pensare a istruire il popolo , e propose tre gradi e tre modi di istruzione . Uno pei bambini , uno per i giovinetti , il terzo per gli adulti . Fu una vera tempesta fra i consiglieri : alcuni dissero che il nuovo sindaco era matto , altri più penetranti , avendolo inteso citare ad esempio l ’ Inghilterra e la Prussia , pretesero che fosse affigliato alle sette , e che avesse in mira di tirare alla religione protestante quel fior di roba di cui vi ho di sopra parlato . Tutti poi convennero in questa sentenza : che l ’ istruzione era il modo di allontanare la gente dal lavoro , di farla insubordinata e ribelle ai propri padroni , ai quali , una volta istruita , si sarebbe creduta eguale : finalmente che l ’ istruzione dei contadini era da riguardarsi come l ’ inaugurazione del socialismo . Il Buonaiuto , come potete ben credere , a queste ragioni non diede peso più che tanto e , adoprandosi come privato se non come sindaco , ottenne dalla provincia , dal governo , da parecchi amici di fuori , e da qualche possidente del paese , i mezzi per porre in atto quel sistema d ’ istruzione che avea ideato . Il primo grado d ’ istruzione destinato come vi ho detto , ai bambini , è un ricovero e insieme una scuola . Vi sono ammessi dai tre ai cinque anni . Due brave donne ne hanno cura , li istruiscono nel leggere , nello scrivere , nel conteggio , nel catechismo . Il Buonaiuto poi avea composto una serie di racconti , che le maestre recitano ai loro piccoli alunni . Per ogni giorno della settimana vi è un racconto nuovo , e sempre con la sua morale . Ora si parla del villano che , stando in ozio , va in ruina : ora del cattivello che , rubando le pesche ad una povera donna le cagiona tanto danno e dolore che ammala seriamente . Altre volte sono le gesta del contadino , che lascia l ’ aratro e prende il fucile , incontrando allegro mille disagi e mille pericoli nelle guerre per l ’ indipendenza nazionale . Quanti racconti non avea tratti quel buon sindaco dal Vangelo ! Gesù che chiama intorno a sé i bambini per istruirli , Gesù che rampogna l ’ ipocrita , Gesù che caccia dal Tempio coloro che ne voleano fare una bottega ; e tanti altri soggetti tratti da quel gran Codice , istruiscono dilettando le tenere menti . A questa prima scuola i bambini restano sino a otto anni . Oltre l ’ istruzione poi , e oltre a una educazione che tende a farli giovanetti savi ed assestati , hanno ogni giorno una buona minestra e pei più poverelli vi è ancora non di rado qualche po ’ di vestiario . La scuola infantile in poco tempo fu piena : invece di due maestre ve ne vollero tre . Fu allora stabilito che i bambini poveri vi fossero ammessi gratuitamente , ma i figli dei benestanti pagassero una piccola pensione : che fu di fatto pagata e molto volentieri . D ’ allora in poi si poté largheggiare un po ’ più verso i primi : essendo i più agiati venuti in soccorso dei più bisognosi . Pel secondo grado d ’ istruzione fu istituita la Scuola comunale . I giovanetti vi sono ammessi di otto o dieci anni e la frequentano sino ai quattordici . I giorni e le ore dell ’ istruzione furon scelti per maniera che gli alunni potessero attendervi senza lasciare le più importanti faccende campestri . Così istruzione e lavoro vanno di pari passo ; e , anzi che darsi impaccio , si completano a vicenda . Questa scuola poi l ’ avea ordinata a modo suo : e certe sue idee , a dir il vero , mi andavano a genio . Parlandone un giorno , mi diceva : “ In Italia molti si dan pena e con ragione , per gli analfabeti , purtroppo frequentissimi , specialmente in campagna : ma pure a me , più ancora dell ’ analfabetismo , fa paura l ’ ignoranza . Poiché , ” soggiungeva , “ il sapere leggere e scrivere è un mezzo di istruire ma non costituisce l ’ istruzione . Ora ognuno , giusta la sua condizione , ha dritto , e obbligo nel tempo stesso , di essere istruito . Certo che l ’ istruzione ha da variare secondo lo stato della persona . Quale istruzione dunque si competerà al contadino ? Io penso , ” seguitava il Buonaiuto , “ che chiunque faccia parte di una nazione ( sia contadino o signore ) debba conoscere primieramente i doveri e i dritti che per tal ragione gli competono ; che debba cioè avere un ’ idea delle istituzioni che regolano la nazione stessa ; di ciò che esse concedono , o comandano : come pure della storia del proprio paese che non deve essere ignorata da chicchessia . Esercitando poi il contadino un ’ arte , che è l ’ agricoltura , deve conoscere perfettamente i principî che hanno da dirigerne e guidarne la pratica . ” Perciò l ’ istruzione del contadino egli la distingueva in civile e tecnica : e , in conformità di queste idee appunto , volle ordinata la sua scuola comunale . Venne allora il pensiero dei maestri e non fu poca cosa . Ma , tra che il sindaco era impegnato in quest ’ affare quanto non può dirsi , tra che parecchi amici lo aiutarono nel nobile compito , a capo a un anno si ebbero maestri , e ottimi : che voi tutti sapete qual credito si acquistassero in tempo brevissimo . E bene a ragione : poiché , se per molti riguardi stanno al pari dei migliori maestri che da noi si conoscano , mi pare che li superino poi tutti per un pregio , che è tutto loro proprio . Parlo dell ’ arte che hanno grandissima di accoppiare l ’ insegnamento all ’ educazione agraria . A ogni momento essi sanno trovare occasione per mettere in luce l ’ importanza che ha l ’ agricoltura nell ’ umana società , per provarvi che niuna arte si conviene meglio dell ’ agricoltura ad un libero ed onorato cittadino , per farvi comprendere la soddisfazione che quell ’ arte reca a chi l ’ esercita giudiziosamente , come pure gli onesti e sicuri guadagni di cui è sorgente inesauribile . In tal maniera quei bravi maestri affezionano i loro alunni ad un ’ arte , che si avvezzano a considerar nobile quanto ogni altra , e capace di procurar loro una vita agiata , onorata e indipendente . E neppure agli esercizi militari sono estranei quei maestri . Più volte gli ho visti insegnar il maneggio delle armi in modo da far invidia a un sergente dell ’ esercito . E questi esercizi militari ancora giovano agli alunni : li rendono intanto ordinati e composti : e , se in appresso avranno da prendere il fucile , non saranno più del tutto novizzi . Quel Buonaiuto le pensava tutte ! La Scuola comunale sta aperta nove mesi : i tre mesi di estate sono di vacanza . Durante il corso vi è un esame di profitto ogni tre mesi : in questa occasione vengono distribuiti dieci premi d ’ uno scudo l ’ uno ai migliori alunni ; ma non possono concorrere al premio che quelli che durante il trimestre non mancarono mai , neppure una volta , senza motivi giusti e giustificati , alla scuola . Il giovinetto arrivato al quattordicesimo anno dà un esame finale . Riceve poi un certificato nel quale è indicato l ’ esito di tutti gli esami subiti . Fra i giovani dell ’ ultimo anno si apre ancora un concorso , per conseguire la medaglia d ’ argento per merito distinto . Nella propria villa il Buonaiuto stabilì il terzo grado di istruzione per gli adulti . Consiste in quelle conferenze che si tengono , parte nella sala grande del castello , e parte in quel podere che chiamano , come sapete , il “ podere scuola . ” Al castello una volta era il povero sindaco che trattava dei doveri e dei dritti del cittadino , della storia patria , delle istituzioni che ci reggono , e di cose simili . Nel podere si sperimentano nuovi strumenti , nuovi concimi , nuove piante , nuove coltivazioni . Si fanno confronti fra i nuovi metodi e quelli usati nel paese , e si cerca di stabilire , colle cifre alla mano , quali meritino veramente la preferenza . Un abile agronomo dirige queste conferenze nelle quali ogni contadino fa le sue osservazioni , e non di rado n ’ escono di quelle che fanno prendere il tabacco al professore , prima che possa rispondere : tanto sono giuste e sottili ! Questo è pressappoco il piano dell ’ insegnamento da quel bravo uomo ideato e messo in pratica . Ma nel paese di B ... non si trattava solo d ’ istruire il popolo , si trattava di provvedere ai grossi guai dell ’ ozio , del vagabondaggio ; della miseria e dei vizi che ne sono la necessaria conseguenza . Veramente molta gente , anche di buona volontà , davvero mancava di lavoro : si pensò a provvederlene . Il Buonaiuto istituì un Comitato , che disse di provvidenza . Questo cominciò subito a far pratiche presso molti ricchi proprietari , e con società intraprenditrici di lavori agrari , e non passò molto tempo , che la domanda di giornalieri superò il numero di quelli che il comitato avea disponibili . Partirono delle famiglie intere , accettando lavoro per qualche mese . Ora vanno via anche molte mamme , e lasciano in paese i bambini , che , potendo star tutto il giorno alla scuola infantile , sono volentieri accolti dai vicini per la notte , a fronte di un tenue compenso , e ancora gratuitamente . Le spese del viaggio dei lavoratori sono anticipate dal comitato , e sono trattenute dai nuovi padroni sui salari . I nostri contadini se ne tornano poi col loro gruzzolo , dopo aver vissuto bene e onestamente , lavorando qualche mese . E il bello è che , dopo i primi anni , quasi tutti trovarono lavoro nel comune . Molti dei nostri proprietari infatti , che non ne volean sapere di quella gente scioperata , l ’ accetta volentieri ora che si è fatta laboriosa , attenta , e , quel che più conta , onestissima . Giacché sapete cosa fece il Buonaiuto ? I laboriosi li soccorse in ogni modo ; gli scioperati li raccomandò alla benemerita Arma : così ognuno intese , che era meglio lavorare all ’ aria libera , che ammuffire nelle prigioni . I più tristi a mano a mano si fecero buoni lavoratori . Assicurato il lavoro , e assicurata qualche lira alle saccocce dei giornalieri , il solito Comitato di provvidenza , diretto dal buon Sindaco , volle istituire fra loro una specie di società di mutuo soccorso , onde provvedere alle malattie e alla vecchiaia . Fu aperta una cassa presso il comune , nella quale gli uomini versavano quattro soldi ogni settimana , le donne due . Le somme raccolte , benché tenui , si trovò il modo di non lasciarle infruttifere . Per essere ammessi nella società vi sono certe regole , che ora è inutile ridire . Quello che è certo è , che l ’ appartenervi è una gran bella cosa . Se v ’ ammalate , v ’ è chi pensa a medico , a medicine , a un vitto appropriato , per tutto il tempo della malattia e della convalescenza . E fino i vostri lavori , se ne avete di urgenti , e che la vostra famiglia non possa compirli in tempo da sé , si fanno eseguire dalla società . Che se il socio divenga inabile al lavoro per vecchiaia , ecco che gli viene un soccorso giornaliero per fin che vive . Col sacrifizio adunque di pochi centesimi alla settimana , rinunziando a qualche bicchier di vino , o a qualche sigaro , il più povero giornaliero si assicura un buon mantenimento per i casi di malattia e per la vecchiaia . Il Comitato di provvidenza poi le immagina tutte per ingrossare la cassa della Società dei lavoratori rurali . Or sono esposizioni agrarie , per visitare le quali si paga qualche soldo : e questo va alla cassa . Ora sono recite , o balli , presso qualcuno dei villeggianti , che danno motivo a riunire qualche scudo . Insomma il capitale si è andato accrescendo ben presto , e molti soci hanno già provato i buoni effetti dell ’ associazione a cui appartengono . Non contento di tutto questo , il Comitato di provvidenza istituì ancora un magazzino di derrate a pro dei giornalieri . Pensò il comitato che le derrate più necessarie alla vita , costano più caro ai poveri che ai ricchi . Questi ultimi fanno le loro provviste per tempo , e all ’ ingrosso : i primi comprano al minuto e dì per dì . Ora sapete cosa fece il Buonaiuto , capo del comitato ? Al momento dei raccolti andò dai principali possidenti della villa , e li persuase a mandare ai magazzini del comune , chi un carro di legna , chi un carro di fascine . Chi si obbligò a mandare qualche sacco di granaglie : un altro qualche misura di vinello . Tutti poi si contentarono di ritirare il prezzo stabilito delle loro derrate alla primavera , compita la vendita . Per tal maniera durante l ’ inverno i poveri giornalieri hanno i generi più necessari , a un prezzo mitissimo , se si confronta con quello che avrebbero dovuto pagare senza il magazzino provvidenza . Tutti questi vantaggi hanno quegli che appartengono alla società di mutuo soccorso . Ma per mantenersi in questa , bisogna filar dritto : ve l ’ assicuro . Chi si ubriaca , chi ama andar a zonzo anziché lavorare , chi non manda i suoi figli a scuola , chi non mantiene il buon ordine nella sua famiglia , chi fa male azioni , è cacciato dalla società ; avesse in cassa mille lire , perde tutto , e chi è cancellato una volta , torna difficilmente in catalogo . Ma ognuno bada bene di non inceppare in questo guaio ; sin ora neppur uno meritò non solo tal punizione , ma neppure un rimprovero del comitato . Finalmente non è ultimo merito del comitato stesso la vigilanza che esercita , con tanta attività , sulla nettezza , e sulla salubrità delle case e degli alimenti : soprattutto quando v ’ è minaccia di qualcuno di quei brutti mali che fanno tanto guasto dove capitano , e segnatamente se trovano la gente mal nutrita , le abitazioni sporche , le aie sudice , i cortili ingombri da materie fermentanti , o da acque che ristagnano e imputridiscono , ma nulla di tutto ciò voi trovate nel paesello di B ... , che vi si presenta povero , ma lindo e netto come uno specchio . E a chi si deve tutto ciò ? A un buon sindaco , al nostro buon amico , al povero Buonaiuto . E sì che non era uno di quegli che attualmente si chiamano grandi uomini : tutt ’ altro . Egli non aveva mai pubblicato opere o memorie sulle miserie del popolo , né sul suo miglioramento . Anzi , se non sbaglio , egli non fece stampar mai una riga : tranne i manifesti del municipio . Egli non era di quegli che studiano in tanti libroni l ’ educazione del popolo , come farebbero per l ’ educazione dei bachi da seta . Probabilmente egli non sapeva come si fa a educare il popolo in Germania , in Svizzera , in Inghilterra : ma seppe educarlo mirabilmente nel piccolo paesello di B ... “ Per il miglioramento del popolo , ” egli mi diceva spesso , “ non ho che due libri : in uno studio il male , nell ’ altro cerco i rimedi . I mali li studio nel popolo stesso : i rimedi li cerco nel mio cuore . ” E davvero che questo metodo diede dei buoni frutti . Ma intanto ! ... Egli è a godere il premio delle sue buone opere : ai suoi amici non resta che il piangerne la perdita irreparabile .
PROGRAMMA ( LA DIREZIONE , 1867 )
StampaPeriodica ,
Non con pompose parole e vane promesse vogliamo tessere il nostro programma , il titolo di questo periodico parla abbastanza per sé . Ora che l ’ Italia , mercè la costanza di quel Re che seppe guadagnarsi il titolo di Galantuomo , è fatta libera ed indipendente da ogni straniero , è uopo che gli uomini di cuore procurino ad essa un altro bene ; le nostre finanze sono depresse , le arti abbandonate , le scienze , fatte poche onorevoli eccezioni , dimenticate ; le amministrazioni sconvolte ; l ’ agricoltura negletta ; le industrie cadenti ; il commercio quasi atonico : tutto conviene che torni all ’ ordine , a quell ’ ordine che fece dell ’ Italia la Regina del mondo ; e nulla ci manca perché a quel primiero ordine noi possiamo conseguire , avvegnaché questa lingua di terra benedetta da Dio tutto possiede per lo scopo , e un cielo prediletto , ed un terreno fertile , e sorgenti di materie prime , e più che tutto vale , una scintilla di genio in tutti i suoi abitanti . Perché adunque non ci troviamo in florido stato ? Perché prima che il magnanimo Carlo Alberto concedesse lo Statuto , e prima che tutta Italia fosse riunita in una sola famiglia ponevano ostacolo i retrogradi governi , perché per ottenere l ’ intiera libertà i già liberi dovettero sacrificare e vita e capitali e tutto ; perché infine ed è conseguenza de ’ retrogradi governi , di cui dissi più sopra , esistono in Italia più di 12 milioni di analfabeti , di Italiani cioè che non sanno né leggere , né scrivere . Pur troppo in quella classe che chiamasi popolo , son compresi tutti questi inalfabeti ; ed è questo popolo che costituisce la ricchezza d ’ una nazione : è dalla sua mente , dalle sue braccia , dal suo lavoro che ne scaturiscono le arti , le industrie , il commercio , insomma tutto l ’ immenso guadagno che sostiene le nazioni . Or bene di questo popolo una gran parte è analfabeta e quindi non può da per sé istruirsi ; un ’ altra parte , ed è assai piccola , sa leggere e scrivere più o meno bene , ma come può istruirsi ? Coi libri gli è vero ; ma oltrecché pochissimi sono scritti popolarmente , in modo cioè che possano essere compresi colla scarsa dote di cognizioni , pochissimi sono accessibili alla borsa del popolano o dell ’ operaio che non può toglier gran somma allo scarso guadagno . Ed ecco la ragione del nostro periodico . Abbiamo un governo liberale , non abbiamo più alcun nemico a scacciare , possiamo conservare la nostra pace , ebbene , scacciamo l ’ ignoranza , facciamo disparire que ’ 12 milioni d ’ analfabeti , e l ’ Italia sarà davvero ! Detta la ragione del nostro periodico ecco due parole sul modo che lo condurremo . In una prima parte tratteremo degli studi economici sociali , i quali daranno ai nostri lettori delle idee abbastanza chiare intorno alla religione , alla politica , intorno ai propri diritti , ed ai propri doveri . Tratteremo in una seconda parte delle scienze e delle arti applicate ed esposte in modo facile e piano , non dimenticando di enunciare le scoperte e le invenzioni . In una terza daremo una breve rassegna politica tanto perché anche il popolano sappia quali cose si fanno attorno a sé in questa società di cui egli è sostegno . Dichiariamo però che non sarà che una cronaca perché è nostra opinione che finché abbia acquistato quel grado d ’ istruzione indispensabile per rettamente giudicare con cognizione di causa , il popolano e l ’ operaio non debbano ingerirsi di politica . Sappiano che sia la politica , che succede in essa , esercitino i loro diritti politici , ma non vadano più in là ; quando avranno acquistate le necessarie cognizioni , oh allora entrino in campo , sono cittadini pur essi e ne han pieno diritto . Dichiariamo altresì che sulla nostra bandiera politica sta scritto : Libertà , giustizia , Italia una sotto Vittorio Emmanuele II ; e non ci lasceremo attrarre da questo o quel partito . Daremo infine una raccolta di notizie varie , nelle quali raduneremo tutto ciò che stimeremo utile pel nostro buon popolo . Lo ripetiamo , il titolo spiega il programma , e questo titolo , speriamo , ce lo guadagneremo . Saremo amici davvero , vogliateci controcambiare col perdono dell ’ amicizia , e credeteci .
AMICI OPERAI ( BRUNI A. , 1867 )
StampaPeriodica ,
L ’ istruzione è la vita dell ’ uomo . Mosè Le nobili prerogative che lo Stato garantisce al libero cittadino non possono essere rettamente esercitate se non da popolo che sia convenientemente istruito ed educato . Le istituzioni in mezzo alle quali viviamo , accordando diritti preziosissimi al popolo , formano una necessità di più , potendo gli ultimi divenire istrumento di danno e di pericolo pubblico anziché di benefizio sociale dove le plebi siano ignoranti e corrotte . Persuadetevi , amici miei , che l ’ istruzione soltanto è destinata a togliere quelle distinzioni irragionevoli e odiose che cagionano rancori e disordini nelle società , quelle barriere fastose che l ’ aristocrazia tiene ancora sollevate contro il popolo che vive dell ’ opera manuale ; essa ci premunisce e ci difende contro la malignità e contro la frode , essa infine solamente , compie sulla terra il programma evangelico della uguaglianza civile . La vita , la forza , la grandezza e la prosperità d ’ una nazione si misura assai meglio dal numero delle intelligenze che essa possiede , che dal numero delle braccia , e un popolo tanto si eleva sui fastosi gradini della scala dell ’ umanità , quanto più è perfetta e disseminata fra i suoi cittadini la cognizione del diritto e del dovere : anco la prosperità materiale aumenta notabilmente a seconda che si propaga il beneficio dell ’ istruzione applicata ai vari rami della industria , perocché l ’ impiego della forza nel lavoro è produttivo soltanto in proporzione dell ’ intelletto che lo dirige . L ’ uomo non si spoglia dei suoi vizi e dei suoi difetti se non alla scuola del dovere ; per essa ama la fatica perché a cotesta scuola v ’ impara che il lavoro non lo degrada , ma lo nobilita ; che la sua missione è bella e onorata , e che il suo sudore è degno di benedizione . È così che dirozzato nei costumi si fa più morigerato , più obbediente alle leggi , apprezza l ’ economia , né spreca nei bagordi , o profonde nei giuochi il suo salario , cercando invece onesto sostentamento coi mezzi che gli somministra una onorata fatica : è così finalmente che scema le sue inesorabili cifre , la luttuosa tabella dei resti e delle delinquenze ! “ Un popolo tanto può quanto sa , ” diceva saviamente Bacone ; nella civile convivenza dei giorni nostri , tutta fondata sull ’ industria e sul lavoro non più empirico e manuale come una volta , questa bella sentenza ha raddoppiato d ’ importanza . La storia dei progressi delle scienze e delle arti è piena d ’ esempi di gente nata in umile condizione e costretta a vivere dei prodotti della fatica che per qualche accidentalità essendo giunta a godere del benefizio d ’ una benché tarda e scarsa istruzione o per la lettura di qualche buon libro si aperse poi da se stessa un ’ ampia via colla sola forza del proprio ingegno e venne ad eguagliare e superare anco coloro che fin dall ’ infanzia e sotto valenti maestri s ’ erano consacrati allo studio delle migliori discipline ; per non rammentarvi nomi stranieri , vi citerò mille italiani da Giotto al Tintoretto , da Canova a Rossini , a Revelli , a Rubini : essi son là col loro nome a far fede che per un solo di questi uomini straordinari che nel corso di un secolo si sottraesse per opera nostra all ’ oblio in cui lo avvolgerebbe l ’ ignoranza , noi dovremmo ritenere bene impiegati e tempo e cure e spese di fronte ai vantaggi incalcolabili che ingegni così privilegiati arrecano alla società . Avviene dei popoli come del suolo ; se non si sanno sfruttare tutte le sue parti e i vari strati che lo compongono , resta inutile l ’ opera della creazione , che vi può aver deposto i germi più preziosi . Bisogna dunque smuovere questo terreno , ricercarlo fin per entro le sue viscere , e allora si riesce a trovare nel suo seno che pareva sterile , l ’ oro e il diamante ; mentre la piana e dura superficie non dava che mala erba , la svolta gleba ci ha rivelato i suoi tesori . Il genio , amici miei , è sparso in tutte le classi della società e non sono gli agi o la fortuna che ci destinano alla conquista dell ’ intelligenza : amici operai , istruitevi dunque , e dopo l ’ indipendenza del nostro paese , diamo mano a far l ’ Italia morale : or che siamo emancipati politicamente dallo straniero , emancipiamoci moralmente dalla ignoranza .
StampaPeriodica ,
Nessun popolo in nessun tempo si è costituito in libertà ed ha durato in essa senza un ’ interna agitazione che lo costringa a pensare , a parlare e ad agire incessantemente per l ’ interesse patrio e per la sua indipendenza . La rassegnazione è sintomo precursore della schiavitù ; invece l ’ agitazione è il segno certo di vita , di progresso e d ’ incivilimento . I despoti vogliono la calma dei sepolcri ; gli uomini liberi amano il moto delle moltitudini , dei parlamenti e della stampa . Colui che consiglia la calma e la rassegnazione , fa opera trista e serve o scientemente o suo malgrado al dispotismo . Nei regni abituati al vivere libero , e là dove le istituzioni democratiche hanno profonde radici si trova una calma apparente , la quale però non è una cieca fiducia , una rassegnazione propria dei frati e dei trappisti ; ma è la calma di un popolo ch ’ è contento delle leggi sanzionate dalla sua libera volontà ; e se l ’ occhio dell ’ osservatore penetra dentro di quella operosa civiltà , vi troverà sempre il moto e l ’ agitazione , conseguenze immancabili o del timore di perdere il bene acquistato o del desiderio di acquistare nuovi beni favorevoli al suo progresso . Da lungo tempo l ’ Italia è agitata a cagione dello stato precario in cui si trova , e questo stato non solo mantiene una perenne agitazione nella penisola , ma la genera ancora presso altri popoli europei . Taluni asseriscono che Napoleone III , disse essere questo stato di agitazione in Italia che impedisce a lui di prendere una definitiva decisione , non volendo egli mostrare di cedere ad una pressione straniera ; il che sarebbe indizio certo che la sua volontà non è libera , ma violentata . Questa risposta somiglia a quella di un debitore che , chiamato in tribunale , perché adempia i suoi obblighi contratti , si rifiuta di pagare dicendo : “ Il mio creditore vuol forzarmi a pagare per via legale ; ebbene , io resisterò , perché non voglio che la mia volontà sia violentata , e tirerò innanzi la lite il più lungo tempo , possibile ; al mio difensore non mancano cavilli per isfuggire al rigore della legge . ” La questione romana è stata presentata da lungo tempo al supremo tribunale della pubblica opinione , la quale giudicò la caduta del potere temporale dei papi necessaria al ritorno della pura religione cristiana , necessaria alla costituzione dell ’ unità italiana . Il ritardo di questa caduta , derivato dalla presenza dei Francesi in Roma , è la sola causa dell ’ agitazione italiana , e di quel profondo turbamento delle coscienze , riconosciuto perfino dall ’ istesso Imperatore dei Francesi nel modo stesso con cui riconobbe i diritti degl ’ Italiani su Roma nella sua lettera ... Dov ’ è dunque questa pressione venuta da una forza straniera ? La pressione viene esercitata dalla situazione , e non cesserà se non quando cesserà la causa che la produce e che la manterrà sempre più viva ed energica . La nostra calma sarebbe il trionfo dei nostri nemici ; ma lo sperano invano . Qual ’ è la città , quale la provincia italiana che possa contentarsi dello stato presente ? L ’ agitazione , il malessere sono generali . Il ministero lo sa assai bene , vorrebbe in qualche modo mettervi un rimedio , e farsi perdonare i suoi errori ; ma si trova impotente in faccia al moto popolare . Da ciò nasce la sua incertezza , e il continuo cambiamento dei suoi disegni . Senza un programma , senza una politica ferma , vive nel provvisorio . L ’ agitazione crescerà per conseguenza , e lo vedremo alla riapertura del Parlamento . Come sperare la calma nell ’ urto di tante passioni che agiteranno l ’ assemblea ? Sorgeranno uno dopo l ’ altro terribili accusatori , e sorgeranno con lo Statuto alla mano . Il ministero preparerà i suoi difensori , e questi , irritati per le sconfitte ricevute dall ’ opinione del paese , crederanno di imporre con la loro eloquenza , e mostreranno una sicurezza che non sentono . L ’ agitazione scenderà dalla tribuna parlamentare nella stampa , e da essa si diffonderà nelle moltitudini . Questo quadro sembrerà spaventoso a molti ; per noi è un lieto augurio dell ’ avvenire , perché da essa nascerà la salute del paese . Il fiume corre rapido verso il mare , porta via i fanghi e purifica l ’ atmosfera ; le acque stagnanti sono causa d ’ infezioni e di sterilità . Ogni giorno vengono fuori nuovi progetti : la nostra patria è divenuta in mano dei progettisti una creta molle , atta a rappresentare tutte le figure possibili . Gli artisti sono al lavoro ; la dividono , la suddividono , tornano a rimpastarla ; una corona , due corone , tre e quattro corone di regnanti sorgono di varia grandezza , si compongono di vari cerchi ; in mezzo sta sempre la tiara . Viene un nuovo artista , un artista di cui non si faceva nessun conto , prende tutte le corone e ne forma una sola ; la tiara sparisce e al suo posto s ’ innalza una croce . Chi è quest ’ ultimo artista ? È il popolo italiano . Oggi si mette in campo l ’ idea di conciliare il Papa e l ’ Italia , di rinunziare a Roma per andare a Firenze . I progettisti lottano fra loro , è un vero pugilato . Arriva il popolo e grida : “ Uno è il Campidoglio , e la nostra capitale sta sulla vetta di quella collina consacrata dal sangue , e dai trionfi dei nostri antenati . ” L ’ agitazione italiana non si calmerà se non quando i decreti del Parlamento italiano porteranno inciso in caratteri d ’ oro : Dal Campidoglio ; e saranno firmati : Vittorio Emmanuele , Re d ’ Italia . I sospiri di tanti secoli , i martirî di tanti Italiani , meritano questo compenso . Siano rese grazie alla inflessibile resistenza di Luigi Napoleone : la questione romana per lui , ma suo malgrado , ha preso proporzioni gigantesche . È divenuta il pernio intorno a cui si aggirano le grandi quistioni sociali del nostro secolo , libertà di coscienza , libertà di stampa , diritto popolare , istruzione universale , risorgimento delle nazionalità , istituzioni democratiche , abolizione completa delle autocrazie , delle caste privilegiate ; l ’ impero della legge , e la pace europea verranno dietro la conquista di Roma sul Papato . I popoli hanno comprese queste verità , e perciò Roma sta sulla bocca di tutti . Napoleone III ha potuto dire all ’ autocrate russo a Sebastopoli : “ Arrestati ” ; ha potuto dire al gran Sultano : “ Riconosci la nazionalità rumena ” ; ma non potrà mai dire all ’ Europa : “ Io voglio che Roma resti al Papa per distruggere la sua gloria e il suo nome , ” ovvero : “ Io voglio che Roma sia la seconda città del mio impero , ” come disse suo zio . Si ricordi che da quella bestemmia uscita dalla bocca del gran Capitano cominciò la sua rovina . I preti romani l ’ attribuiscono alla vendetta celeste ; ma con più ragione e verità deve attribuirsi a quella ambizione che si manifestò in tutta la sua forza nella usurpazione di Roma . I sovrani si avvidero allora ch ’ egli mirava al dominio universale , si collegarono e lo distrussero . Vorrebbe forse il nipote ritentare la prova ? Entra forse nella sua politica di acquetare per ora il Papa e l ’ Italia , di addormentare queste due potenze per poter entrare tranquillo nel cuore dell ’ Alemagna e riprendere il titolo , che ebbe lo zio , di Protettore della Confederazione germanica ? Non lo crediamo né tanto malaccorto , né tanto possente . La storia non sarà una lettera morta per lui , e la crescente agitazione in Italia , propagata in Europa , gli proverà che la vita di questo popolo è risorta , e che , uscito una volta dal sepolcro , ha gettato lungi da sé il lenzuolo della morte per rivestire il manto reale .
DELL'ISTRUZIONE ( - , 1865 )
StampaPeriodica ,
Così nell ’ ordine fisico , come nell ’ ordine morale , vi hanno alcune verità che paiono dimostrate da se medesime : a questo genere di verità appartiene la necessità dell ’ istruzione . Chi nega l ’ istruzione , nega l ’ essenza stessa della natura umana ; nega Dio ed il mondo . Se l ’ uomo ha gli occhi per vedere , le orecchie per udire , la lingua per discorrere , le braccia per lavorare e i piedi per recarsi da un luogo all ’ altro , avrà egli per nulla l ’ intelletto ? Ma allora bisognerebbe dire che la materia è più perfetta dello spirito , perché la materia è attiva , mentre lo spirito sarebbe inerte , o bisognerebbe per lo meno pronunziare una bestemmia , dicendo che Dio ci ha dato l ’ intelletto per giuoco e per illusione . Vedete a quali ridicoli assurdi ci condurrebbe il non ammettere la necessità dell ’ istruzione . Da ciò nasce che i governi più dispotici e più immorali non ebbero mai l ’ ardimento di svellerla di mezzo ai popoli ; e questo è un omaggio ch ’ essi le tributarono . Ma è nell ’ ordine della creazione che la luce fughi le tenebre , che il gelo sia disciolto dal calore , che dove una cosa è , l ’ altra non possa essere . Ora i governi dispotici ed immorali , che non hanno forza che basti per bandire l ’ istruzione , se ne fanno un ’ arma in loro propria difesa ; vale a dire che , non potendo distruggerla , ne falsano il carattere . Tutti noi uscimmo dalle scuole che i nostri vecchi reggitori ci aprirono . Orbene , che cosa imparavamo in quelle scuole ? Io non accenno né a luoghi , né a persone . Era spesso un prete ignorante ed arcigno , che c ’ infondeva la sapienza del pappagallo , a suon di nerbate , a forza di strapparci gli orecchi ed i capelli ; a furia di porci ginocchioni in un angolo , sui gusci di noce . Dapprima si imparava il catechismo , al catechismo succedeva l ’ uffizio della Madonna , all ’ uffizio della Madonna il Poretti , al Poretti il Nuovo Metodo ; e in fine di molti anni , noi uscivamo dottori , coll ’ orgoglio di saperne quanto i maestri che nulla sapevano . Tutto il nostro patrimonio intellettuale era nel cantare a sproposito i mattutini ed i vespri , nel servire la messa al parroco , e nello scrivere , con una mezza dozzina d ’ errori per ogni periodo , una letteruccia al padre , all ’ amico , o all ’ amante . Di educazione morale , non era parola : il paradiso e l ’ inferno formavano il nostro tesoro ; e in ricambio imparavamo a notare e a rivelare le mancanze dei nostri condiscepoli : il mestiere dello spione ! Conveniamone pur francamente , le nostre scuole non solo non ci rischiaravano l ’ intelletto , ma ci aiutavano a spegnere la fiaccola della natura e il senso comune . Nemmeno nei collegi aristocratici e negli istituti di un ordine più elevato l ’ istruzione camminava di miglior passo . Ci si trascinava per lunghi anni tra gli ispidi campi della lingua latina , fraintesa parimenti dagl ’ insegnanti e dagli scolari : ci si facevano rompere le dita a scandire versi che non potevamo comprendere ; e tra la morta e la viva , tutt ’ e due le lingue ci rimanevano egualmente indigeste . E la morale ? Era tenuto in maggior fama di pietà e rettitudine chi sapesse fare con più ipocrisia il segno della croce ; e le nostre patenti erano nella polizza della confessione mensile , scroccata ad un prete . Non si voleva fare di noi degli onesti , ma dei bacchettoni ; non si voleva educare alla patria dei leoni che sapessero difenderla , ma dei lyons ( leggi pecore ) che sapessero obbedire . I professori sbracciavansi ad esaltare le virtù di Bruto , di Scevola , di Camillo , e ci recitavano ogni dì il panegirico delle glorie greche e romane ; poi , se osavamo pronunziare quei nomi fuor della scuola , ci erano addosso gli aguzzini della polizia e dovevamo beverci le reprimende e le minaccie di Sua Eccellenza il signor governatore . È ben vero che anche di mezzo a queste pastoie uscivano di tanto in tanto alcuni uomini egregi , ma gli è che in quegli uomini ha potuto più la natura che l ’ educazione ; gli è che l ’ intelletto umano è più forte delle catene in cui lo si tenta costringere . E quei pochi uomini egregi qual premio ne avevano ? Chi menò in patria una vita di oppressione e di stento ? Chi mangiò il pane dell ’ esilio e morì in terra straniera ? Chi languì nelle carceri e lasciò l ’ anima sulle forche ? Il ventuno e il trentuno parlano chiaramente ! Ora noi vedremo spiegarsi davanti ai nostri occhi il magnifico quadro della nostra rigenerazione ; vedemmo gli ordini antichi cedere il posto ai nuovi ; vedemmo cangiarsi intieramente la faccia del paese : e per dirla con una immagine , noi ci coricammo schiavi e sorgemmo liberi , ci addormentammo sudditi e ci svegliammo popolo . Comprendiamo noi davvero tutto il benefizio di questa mutazione ? Gli effetti della libertà sono di due sorta : materiali e morali : effetti che riguardano il senso , ed effetti che riguardano l ’ animo . Una guerra utilmente e gloriosamente sostenuta ; le mene dei partiti avversi al bene della patria nostra ; l ’ inclemenza delle stagioni che pregiudicò l ’ agricoltura ; le malferme condizioni politiche dell ’ Europa , che attraversarono il commercio e l ’ industria e aggravarono la pubblica finanza e quindi le fortune cittadine ; tutto ciò ci impedì finora di sentire gli effetti materiali della libertà ; ed ecco perché i pregiudicati e gl ’ ignoranti la osteggiano . Una falsa educazione ed una istruzione inefficace ci tolsero di sentirne pienamente gli effetti morali ; ed ecco perché i pregiudicati e gl ’ ignoranti bestemmiano la libertà , che non conoscono o non vogliono conoscere . Onde non accada di perdere il prezioso tesoro che ci venne affidato , istruiamoci : la libertà è un vello d ’ oro , cui la sola istruzione saprà custodire . Mentre il nostro paese si va solcando di strade ferrate , che congiungono e assorellano tra loro le varie provincie ; mentre i fili telegrafici mettono la nostra patria in così rapida comunicazione col restante d ’ Europa e con le altre parti del mondo ; mentre i nostri desideri e i nostri voti possono avere un appoggio nel giornalismo e un ’ eco nella rappresentanza nazionale ; mentre il commercio e l ’ industria procedono in mezzo a noi così meravigliosamente ; mentre le classi operaie si raccolgono in una associazione nazionale ; negheremo noi che anche a dispetto delle cause accidentali e passeggere , non vi siano tra noi effetti materiali della libertà ? E dinanzi a questo slancio generoso della materia , sopporteremo noi che la mente sola resti indietro ? Continueremo ancora a trascurare la nostra istruzione politica e civile ? La voce di Ezechiele ha fatto risorgere i cadaveri : la voce della libertà , che è più potente di ogni altra , non trarrà noi pure dalla tomba dell ’ ignoranza , in cui i nostri tiranni ci collocarono vivi ? E finora non toccammo che dell ’ istruzione considerata nei suoi rapporti colla politica : che diremo noi dunque dell ’ istruzione considerata nei suoi rapporti colla società e colla vita domestica e individuale ? Un uomo senza istruzione non è utile né agli altri , né a se medesimo . Egli non è utile agli altri , perché a nessuno può cadere in mente di rivolgersi a lui . Sarà ricco ? e allora si farà capo , non a lui , sibbene alle sue dovizie : sarà artefice ? sarà cittadino ? ma allora si farà capo non a lui , sibbene all ’ opera sua materiale . Nell ’ uno e nell ’ altro caso , non è l ’ uomo che si cerca , non è l ’ uomo che si desidera , non è l ’ uomo che si vuole , ma è qualche cosa fuori di lui : perché l ’ uomo è nello spirito , non nella carne , e perché non vi fu divario tra il suo lavoro e quello della bestia , in cui , come dice il Vangelo , non è intelletto . Egli non sarà dunque nel mondo che una macchina vivente , perché una macchina potrà tenere luogo di lui . L ’ uomo senza istruzione non è utile a se medesimo . È egli ricco ? Ebbene , mangierà squisitamente : ma anche i bruti possono fare lo stesso . Viaggierà ; ma le bellezze dell ’ universo gli saranno incomprensibili . Si gitterà nel mondo ; ma gli uomini onesti lo compiangeranno , le donne non ameranno lui sibbene il suo oro , gli amici si vergogneranno di lui , i nemici lo copriranno di ridicolo . È artefice ? È contadino ? Artefice , non conoscerà e non comprenderà i nuovi progressi dell ’ arte , e non giungerà mai a volgere in meglio la sua sorte . Contadino , vivrà e morrà stupidamente , come il bue ch ’ egli guida . Contadino poi od artefice , l ’ uomo senza istruzione si troverà mille volte al giorno nella condizione di dover arrossire ; mille volte al giorno dovrà svelare altrui i propri segreti , per comunicare coi parenti e cogli amici lontani ; mille volte al giorno , nonostante la sua naturale preveggenza e la sua malizia , sarà lo zimbello del prossimo . Viene voglia a qualcuno di dargli ad intendere che i diavoli mettono le anime arrosto come le castagne ? ed egli sel crede . Salta il grillo ad un buontempone di fargli bevere che i morti parlano e camminano ? ed egli sel crede . Un birbante gli dice che i medici avvelenano i poveri colpiti dal colera per distruggere la razza ? ed egli sel crede . I preti lo spaventano e lo rubano in vita ed in morte ; i ciarlatani lo baloccano e gli vendono la panacea ; il giuoco del lotto lo mette in camicia , ed egli recita continuamente nella commedia umana la parte del buffone . Vedemmo che cosa sia in società l ’ uomo senza istruzione : vediamo ora che cosa è l ’ uomo istruito e civile . La fortuna gli fu essa prodiga del suo sorriso ? Ebbene , l ’ uomo istruito farà un savio e filantropico uso delle sue ricchezze ; perocché egli sa come beneficando si provveda allo scopo per cui dalla Provvidenza si donano ; e sa che il ricco non è un feudatario , ma un amministratore del patrimonio sociale . Per lui , i beni del mondo sono il mezzo non il fine della felicità avvegnacché la felicità non abbia la sua sede nel senso fisico , ma nelle soddisfazioni della coscienza e nei godimenti del cuore . La fortuna gli fu essa invece matrigna anziché madre ? Ebbene , l ’ uomo istrutto abbraccierà un ’ arte o un mestiere per vivere , e quell ’ arte , o quel mestiere avranno ai suoi occhi maggior pregio dei tesori della terra , perché egli saprà esercitarli degnamente , e perché andrà persuaso che il pane guadagnato col sudore della propria fronte è di gran lunga più onorato e più dolce di quello di cui non si conosce né il prezzo né l ’ origine . Nascere fra gli agi è opera della fortuna : nascere in povertà e sapere bastare a se medesimo è opera della virtù : se doveste scegliere tra la fortuna e la virtù ondeggiereste voi un istante ? Talvolta voi vedete salutato e accarezzato il ricco idiota ; ma sono i suoi denari quelli che si accarezzano e si salutano . Il povero istrutto , ha una qualità che i danari non daranno mai e che nessuna forza gli potrà togliere : voglio dire il sentimento della propria dignità . I beni della terra passano ; i beni dell ’ intelletto restano ; e il povero istrutto , messo a confronto col ricco ignorante , avrà sempre il doppio vantaggio di essere e di sapersi migliore . Non si ripeta dunque più mai quella sciocca bestemmia che l ’ oro è tutto : vi ha una cosa che l ’ oro non può comprare e invece l ’ istruzione lo può : e questa è la stima universale .
LE MANIMORTE ( - , 1865 )
StampaPeriodica ,
I possessi di manomorta si distinguono in 4 categorie ; possessi demaniali , comunali , ecclesiastici , opere pie . Ecco la ripartizione secondo la rendita : Demanio nazionale , o possessi dello Stato , ha di rendita : L . 12.440.000 Comuni hanno di rendita : 15,000.000 Cassa ecclesiastica : 12.000.000 Clero secolare : 32.000.000 Corporazioni religiose : 8.560.000 Opere pie , come spedali , ecc . : 25.000.000 L . 105.000.000 Capitalizzando quella rendita si trova un capitale nelle manimorte di 1.783 milioni . La manomorta possiede male e tiene peggio , perché i suoi beni sono male amministrati e peggio coltivati ; se quell ’ enorme capitale fosse in mano dei privati verrebbe a due e tre volte più . In due modi si distrugge la manomorta ; o con l ’ incameramento o con i livelli che possono redimersi ; quest ’ ultimo modo già adottato in Toscana è ancora in vigore nelle provincie meridionali ; mancava solo la legge che rendesse redimibili i livelli , e così la proprietà di manomorta entra nell ’ industria privata . Il Parlamento ha già approvato una legge con la qualche chi vuole affrancare un canone è padrone . In Italia sono 47 arcivescovadi , 21.100 parocchie , molti seminari , parecchie abbadie ed altri benefizi . Ma nulla ancora si sa di preciso . La rendita fondiaria dei beni che possiede il clero per le provincie che attualmente fan parte del Regno d ’ Italia si valuta a 29 milioni ; ma la cifra si ritiene di sotto del vero ed è più vicina a 33 milioni ; nello specchio che sopra fu posto , 32 milioni . Nel 1855 furono soppressi nell ’ antico Stato del Piemonte 300 conventi con 5.172 religiosi di cui 3.334 mendicanti . Nell ’ Umbria e nelle Marche i conventi soppressi sono 707 che avevano più di 10.000 persone . Nelle provincie napolitane cessarono di esistere 1.167 case religiose ove abitavano 18.615 persone di cui 12.252 uomini e 6.363 donne ; più della metà erano mendicanti . Nell ’ Emilia esistono 177 conventi con 3.600 persone , in Toscana 312 conventi con 7.413 religiosi , di cui 3.138 maschi e 4.255 femmine . Senza contare la Sicilia , nelle provincie del Regno d ’ Italia vi sono 2.664 conventi con 44.800 persone , e queste sono cifre che fanno riflettere seriamente , perché in Italia vediamo la gente più volentieri darsi all ’ ozio del convento che al lavoro della terra e dell ’ industria . Mancano i dati statistici , perché non si sa ancora quanto posseggano le chiese e i conventi che tuttora sussistono e non si conosce ancora il numero delle persone che compongono il clero secolare e regolare , ma si può ritenere che possegga per più di 1.040 milioni di lire . Non sarà inutile il seguente confronto che raccomandiamo ai nostri lettori perché molto istruttivo . In Italia s ’ impiega 4 volte più braccia che in Inghilterra e il doppio che in Francia per coltivare la terra . In Italia 17 milioni sono occupati nell ’ agricoltura e 7 milioni per le altre industrie : produce 2 miliardi e 350 milioni , e consuma per 1 miliardo 665 milioni . L ’ Inghilterra impiega 12 milioni di abitanti e produce 4 miliardi e 500 milioni ; la Francia adopra nell ’ agricoltura 21 milioni di abitanti e produce per 5 miliardi . Da questi dati si rileva che l ’ Italia nell ’ agricoltura produce 4 sesti meno che l ’ Inghilterra e quasi 2 volte meno che la Francia . In Inghilterra si spende 40 franchi per ettaro e si ritrae 213 franchi . In Francia si spende 5 franchi e se ne ritrae 95 , in Italia se ne spendono 4 e se ne ritrae 79 : se l ’ Italia avesse l ’ attività e la sapienza inglese nei metodi di coltura , potrebbe con minor numero di braccia produrre 6 miliardi 500 milioni , mentre ora con maggior fatica ne produce appena un terzo del valore . Le ragioni di questa inferiorità si resumono in due specie ; le manomorte che tengono legate tante proprietà in mano dei comuni , delle opere pie e del clero : e queste la maggior parte nel Mezzogiorno d ’ Italia ; cause naturali sono poi il corso sregolato dei fiumi , le acque stagnanti e le molte manomorte che in Italia occupano un tredicesimo del suolo . Infine i pregiudizi e l ’ ignoranza delle classi agricole , la mancanza di vie . Da tutte queste ragioni si vede che noi Italiani abbiamo molto da fare avanti di giungere al punto a cui oggi sono giunte le altre nazioni più civili .