Saggistica ,
I
.
In
questo
genere
di
considerazioni
,
come
in
tanti
altri
,
ma
in
questo
più
che
in
ogni
altro
,
è
di
non
piccolo
impedimento
,
anzi
torna
di
fastidioso
impaccio
,
quel
vizio
delle
menti
addottrinate
coi
soli
mezzi
letterarii
della
coltura
,
che
di
solito
dicesi
verbalismo
.
Si
insinua
e
si
espande
in
ogni
campo
di
conoscenze
cotesto
mal
vezzo
;
ma
nelle
trattazioni
che
si
riferiscono
al
così
detto
mondo
morale
,
e
ossia
al
complesso
storico
-
sociale
,
accade
assai
di
sovente
,
che
il
culto
e
l
impero
delle
parole
riescano
a
corrodervi
e
a
spegnervi
il
senso
vivo
e
reale
delle
cose
.
Là
dove
la
prolungata
osservazione
,
il
reiterato
esperimento
,
il
sicuro
maneggio
di
raffinati
istrumenti
,
l
applicazione
totale
o
almeno
parziale
del
calcolo
,
finiron
per
metter
la
mente
in
una
metodica
relazione
con
le
cose
e
con
le
variazioni
loro
,
come
è
il
caso
delle
scienze
naturali
propriamente
dette
,
ivi
il
mito
ed
il
culto
delle
parole
rimasero
oramai
superati
e
vinti
,
ed
ivi
le
questioni
terminologiche
non
hanno
in
fin
delle
fini
se
non
il
valore
subordinato
di
una
mera
convenzione
.
Nello
studio
,
invece
,
dei
rapporti
e
delle
vicende
umane
,
le
passioni
,
e
gl
interessi
,
e
i
pregiudizii
di
scuola
,
di
setta
,
di
classe
,
di
religione
,
e
poi
l
abuso
letterario
dei
mezzi
tradizionali
della
rappresentanza
del
pensiero
,
e
poi
la
scolastica
non
mai
vinta
e
anzi
sempre
rinascente
,
o
fanno
velo
alle
cose
effettuali
,
o
inavvertitamente
le
trasformano
in
termini
,
e
parole
,
e
modi
di
dire
astratti
e
convenzionali
.
Di
tali
difficoltà
bisogna
che
innanzi
tutto
si
renda
conto
chi
mette
fuori
in
pubblico
la
espressione
,
o
formula
,
di
concezione
materialistica
della
storia
.
A
molti
è
parso
,
pare
e
parrà
sia
ovvio
e
comodo
di
ritrarne
il
senso
dalla
semplice
analisi
delle
parole
che
la
compongono
,
anziché
dal
contesto
di
una
esposizione
,
o
dallo
studio
genetico
del
come
la
dottrina
si
è
prodotta
,
o
dalla
polemica
con
la
quale
i
sostenitori
suoi
ribattono
le
obiezioni
degli
avversarii
.
Il
verbalismo
tende
sempre
a
rinchiudersi
in
definizioni
puramente
formali
;
porta
le
menti
nell
errore
,
che
sia
cosa
facile
il
ridurre
in
termini
e
in
espressioni
semplici
e
palpabili
l
intricato
e
immane
complesso
della
natura
e
della
storia
;
e
induce
nella
credenza
,
che
sia
cosa
agevole
il
vedersi
sott
occhi
il
multiforme
e
complicatissimo
intreccio
delle
cause
e
degli
effetti
,
come
in
ispettacolo
da
teatrino
;
o
,
a
dirla
in
modo
più
spiccio
,
esso
oblitera
il
senso
dei
problemi
,
perché
non
vede
che
denominazioni
.
Se
si
dà
poi
il
caso
,
che
il
verbalismo
trovi
sostegno
in
tali
o
tali
altre
supposizioni
teoretiche
,
come
sarebbe
questa
,
che
materia
voglia
dire
un
qualche
cosa
che
sta
di
sotto
o
di
contro
ad
un
'
altra
cosa
più
alta
o
più
nobile
,
che
vien
chiamata
lo
spirito
;
o
se
si
dà
il
caso
,
che
esso
si
confonda
con
l
'
abito
letterario
di
contrapporre
la
parola
materialismo
,
intesa
in
senso
dispregiativo
,
a
tutto
ciò
che
compendiosamente
chiamasi
idealismo
,
cioè
all
'
insieme
d
'
ogni
inclinazione
e
d
'
ogni
atto
anti
-
egoistico
:
e
allora
sì
che
siamo
spacciati
.
Ed
ecco
che
si
sente
dire
:
qui
in
questa
dottrina
si
tenta
di
spiegare
tutto
l
'
uomo
col
solo
calcolo
degl
'
interessi
materiali
,
negando
qualsiasi
valore
ad
ogni
interesse
ideale
.
A
far
nascere
di
tali
confusioni
non
è
valso
poco
la
inesperienza
,
la
incapacità
e
la
frettolosità
di
certi
propugnatori
e
propagatori
di
questa
dottrina
;
i
quali
,
per
la
premura
di
spiegare
agli
altri
ciò
che
essi
medesimi
non
intendevano
a
pieno
,
mentre
la
dottrina
stessa
non
è
se
non
agli
inizii
suoi
,
ed
ha
bisogno
ancora
di
molto
sviluppo
,
si
son
data
l
'
aria
di
applicarla
,
pur
che
sia
,
al
primo
caso
o
fatto
storico
che
loro
capitasse
fra
mani
,
e
l
'
han
quasi
ridotta
in
briciole
,
esponendola
alla
facile
critica
ed
al
dileggio
degli
orecchianti
di
novità
scientifiche
,
e
di
altrettali
sfaccendati
.
Per
quanto
è
lecito
qui
,
in
queste
prime
pagine
,
di
respingere
solo
preliminarmente
cotesti
pregiudizii
,
e
di
redarguire
le
intenzioni
e
le
tendenze
che
li
sorreggono
,
occorre
di
ricordare
:
-
che
il
senso
di
questa
dottrina
va
innanzi
tutto
desunto
dalla
posizione
,
che
essa
assume
ed
occupa
di
fronte
a
quelle
,
contro
le
quali
si
è
effettivamente
levata
,
e
segnatamente
di
fronte
alle
ideologie
di
ogni
maniera
;
-
che
la
riprova
del
suo
valore
consiste
esclusivamente
nella
spiegazione
più
conveniente
e
congrua
del
succedersi
delle
vicende
umane
,
che
da
essa
stessa
deriva
;
-
che
questa
dottrina
non
implica
una
preferenza
soggettiva
ad
una
certa
qualità
e
somma
d
'
interessi
umani
,
contrapposti
ad
altri
interessi
per
elezione
di
arbitrio
,
ma
enuncia
soltanto
la
obiettiva
coordinazione
e
subordinazione
di
tutti
gli
interessi
nello
sviluppo
di
ogni
società
,
ed
enuncia
ciò
per
via
di
quel
processo
genetico
,
il
quale
consiste
nell
'
andare
dalle
condizioni
ai
condizionati
,
dagli
elementi
della
formazione
alla
cosa
formata
.
Almanacchino
pure
i
verbalisti
,
a
posta
loro
,
sul
valore
della
parola
materia
,
in
quanto
è
segno
o
ricordo
di
metafisica
escogitazione
,
o
in
quanto
è
espressione
dell
'
ultimo
sostrato
ipotetico
della
esperienza
naturalistica
.
Qui
noi
non
siamo
nel
campo
della
fisica
,
della
chimica
o
della
biologia
;
ma
cerchiamo
soltanto
le
condizioni
esplicite
del
vivere
umano
,
in
quanto
esso
non
è
più
semplicemente
animale
.
Non
si
tratta
già
di
indurre
o
di
dedurre
nulla
dai
dati
della
biologia
;
ma
,
anzi
,
di
riconoscere
innanzi
ad
ogni
altra
cosa
le
peculiarità
del
vivere
umano
,
che
si
forma
e
sviluppa
per
il
succedersi
e
perfezionarsi
delle
attività
dell
'
uomo
stesso
,
in
date
e
variabili
condizioni
;
e
di
trovare
i
rapporti
di
coordinazione
e
di
subordinazione
dei
bisogni
,
che
sono
il
sostrato
del
volere
e
dell
'
operare
.
Non
è
una
intenzione
che
si
cerchi
di
scovrire
,
non
è
una
valutazione
di
pregio
che
si
voglia
enunciare
;
ma
è
la
sola
necessità
di
fatto
che
si
vuol
mettere
in
evidenza
.
E
come
gli
uomini
,
non
per
elezione
ma
perché
non
potrebbero
altrimenti
,
soddisfano
prima
certi
bisogni
elementari
,
e
poi
da
questi
ne
sviluppano
degli
altri
,
raffinandosi
;
e
,
a
soddisfare
i
bisogni
quali
che
siano
,
trovano
ed
usano
certi
mezzi
ed
istrumenti
,
e
si
consociano
in
certi
determinati
modi
,
il
materialismo
della
interpretazione
storica
non
è
se
non
il
tentativo
di
rifare
nella
mente
,
con
metodo
,
la
genesi
e
la
complicazione
del
vivere
umano
sviluppatosi
attraverso
i
secoli
.
La
novità
di
tale
dottrina
non
è
difforme
da
quella
di
tutte
le
altre
dottrine
,
che
,
dopo
molte
peripezie
entro
i
campi
della
fantasia
,
son
giunte
da
ultimo
assai
faticosamente
ad
afferrare
la
prosa
della
realtà
,
ed
a
fermarsi
in
essa
.
II
.
Di
una
certa
affinità
,
per
lo
meno
nelle
apparenze
,
con
cotesto
vizio
formale
del
verbalismo
è
un
altro
difetto
,
che
derivasi
nelle
menti
per
diverse
vie
.
Guardando
in
certi
suoi
effetti
più
comuni
e
popolari
,
lo
dirò
fraseologico
;
sebbene
questa
parola
qui
non
esprima
a
pieno
la
cosa
,
e
non
ne
dichiari
l
'
origine
.
Da
molti
secoli
si
va
scrivendo
,
esponendo
,
illustrando
la
storia
.
I
più
svariati
interessi
,
dagl
'
immediatamente
pratici
ai
puramente
estetici
,
spinsero
i
diversi
scrittori
ad
ideare
ed
eseguire
cotesto
genere
di
composizioni
;
le
quali
,
però
,
ebbero
sempre
nascimento
nei
diversi
paesi
un
pezzo
in
qua
dalle
origini
della
civiltà
,
dallo
sviluppo
dello
stato
,
e
dal
trapasso
della
primitiva
società
comunistica
in
questa
,
diremo
in
genere
nostra
,
che
si
regge
su
le
differenze
e
su
le
antitesi
di
classe
.
Gli
storici
,
fossero
pur
essi
ingenui
quanto
fu
Erodoto
,
nacquero
e
si
formarono
sempre
in
una
società
punto
ingenua
,
e
anzi
di
molto
complicata
e
complessa
,
e
quando
ditale
complicazione
e
complessione
le
ragioni
erano
ignote
,
e
le
origini
erano
state
obliate
.
Cotesta
complessità
,
con
tutti
i
contrasti
che
reca
in
sé
,
e
che
poi
rivela
e
fa
scoppiare
nelle
sue
svariate
vicende
,
si
rizzava
di
fronte
ai
narratori
come
qualcosa
di
misterioso
,
che
chieda
spiegazione
;
e
,
per
poco
che
lo
storico
volesse
dare
un
qualche
seguito
ed
un
certo
nesso
alle
cose
narrate
,
dovea
pur
trovare
dei
complementi
di
vedute
generali
al
semplice
racconto
.
Dall
'
invidia
degli
dei
del
padre
Erodoto
all
'
ambiente
del
signor
Taine
,
un
infinito
numero
di
concetti
,
intesi
come
mezzi
di
spiegazione
e
di
complemento
delle
cose
narrate
,
si
sono
imposti
ai
narratori
per
le
vie
naturali
del
pensiero
immediato
.
Tendenze
di
classe
,
preconcetti
religiosi
,
pregiudizii
popolari
,
influssi
o
imitazioni
di
una
filosofia
corrente
,
ripieghi
di
fantasia
,
e
suggestioni
di
artistico
completamento
dei
fatti
frammentariamente
appresi
;
tutte
coteste
ed
altrettali
cause
concorsero
a
formare
il
sostrato
di
quella
teoria
più
o
meno
ingenua
degli
accadimenti
,
che
,
o
sta
implicitamente
in
fondo
al
racconto
,
o
è
usata
se
non
altro
a
condirlo
e
ad
adornano
.
O
che
si
parli
di
caso
o
di
fato
,
o
che
si
rimandi
alla
direzione
provvidenziale
delle
cose
umane
,
o
che
si
accentui
il
nome
e
il
concetto
della
fortuna
-
la
divinità
che
sola
mezzo
mezzo
sopravviva
ancora
nella
rigida
e
spesso
crassa
concezione
di
Machiavelli
,
-
o
che
si
parli
,
come
si
fa
ora
assai
di
frequente
,
della
logica
delle
cose
;
tutte
coteste
escogitazioni
furono
e
sono
trovate
e
ripieghi
di
un
pensiero
ingenuo
,
di
un
pensiero
immediato
,
di
un
pensiero
che
non
può
giustificare
a
se
stesso
il
suo
procedimento
e
i
suoi
prodotti
,
né
per
le
vie
della
critica
,
né
coi
mezzi
dell
'
esperimento
.
Colmare
con
dei
soggetti
convenzionali
(
p
.
e
.
la
fortuna
)
,
o
con
una
enunciazione
di
apparenza
teoretica
(
p
.
e
.
il
fatale
andare
delle
cose
,
che
alcune
volte
poi
si
confonde
nelle
menti
con
la
nozione
del
progresso
)
,
le
lacune
della
coscienza
circa
il
modo
come
le
cose
siano
effettivamente
procedute
di
loro
propria
necessità
,
e
fuori
del
nostro
arbitrio
e
del
nostro
gradimento
,
ecco
il
motivo
e
la
somma
di
cotesta
filosofia
popolare
,
latente
od
esplicita
negli
storici
narratori
,
la
quale
per
il
suo
carattere
immediato
si
dilegua
non
appena
sorge
la
critica
della
conoscenza
.
In
tutti
cotesti
concetti
,
e
in
tutte
coteste
ideazioni
,
che
alla
luce
della
critica
paiono
dei
semplici
mezzi
provvisorii
e
dei
ripieghi
di
un
pensiero
immaturo
,
ma
che
alla
gente
colta
sembrano
spesso
il
non
plus
ultra
dell
'
intelletto
,
si
rivela
pure
e
si
riflette
una
non
piccola
parte
del
processo
umano
;
e
per
ciò
non
sono
da
considerare
come
gratuite
invenzioni
,
nè
come
prodotti
di
momentanea
illusione
.
Sono
parte
e
momenti
del
divenire
di
ciò
che
chiamiamo
spirito
umano
.
Se
si
dà
poi
il
caso
,
che
tali
concetti
ed
ideazioni
si
mescolino
e
confondano
nella
communis
opinio
delle
persone
colte
,
o
di
quelle
che
passano
per
tali
,
finiscono
per
costituire
come
una
ingente
massa
di
pregiudizii
,
e
formano
come
l
'
impedimento
che
l
'
ignoranza
contrappone
alla
visione
chiara
e
piena
delle
cose
effettuali
.
Cotesti
pregiudizii
ricorrono
come
derivati
fraseologici
per
le
bocche
dei
politicanti
di
mestiere
,
dei
così
detti
pubblicisti
e
dei
gazzettieri
d
'
ogni
sorta
e
maniera
,
ed
offrono
il
fulcro
della
retorica
alla
così
detta
opinione
pubblica
.
Contrapporre
,
e
poi
sostituire
,
a
tale
miraggio
di
ideazioni
non
critiche
,
a
tali
idoli
della
immaginazione
,
a
tali
ripieghi
dell
'
artificio
letterario
,
a
tali
convenzionalismi
,
i
soggetti
reali
,
ossia
le
forze
positivamente
operanti
,
ossia
gli
uomini
nelle
varie
e
circostanziate
situazioni
sociali
proprie
di
loro
:
-
ecco
l
'
assunto
rivoluzionario
e
la
meta
scientifica
della
nuova
dottrina
,
la
quale
obiettivizza
e
direi
quasi
naturalizza
la
spiegazione
dei
processi
storici
.
Questo
tal
popolo
,
ossia
,
non
una
qualunque
massa
d
'
individui
,
ma
un
plesso
di
uomini
così
o
così
organati
,
o
per
naturali
rapporti
di
consanguineità
,
o
per
artificii
e
consuetudini
di
parentato
e
di
affinità
,
o
per
ragioni
di
vicinato
stabile
;
-
questo
tal
popolo
,
su
cotal
territorio
circoscritto
e
limitato
,
che
è
così
o
così
ferace
,
ed
è
in
tale
o
tale
altra
maniera
produttivo
,
e
fu
in
determinate
forme
acquisito
al
lavoro
continuativo
;
-
questo
tal
popolo
cosi
distribuito
su
tale
territorio
,
e
cosi
in
sé
spartito
ed
articolato
,
per
effetto
di
una
determinata
division
del
lavoro
,
la
quale
abbia
,
o
iniziata
appena
,
o
già
iniziata
e
maturata
questa
o
tale
altra
divisione
di
classi
,
o
delle
classi
ne
abbia
di
già
erose
o
trasformate
parecchie
;
-
questo
popolo
,
che
possiede
i
tali
o
tali
altri
istrumenti
,
dalla
pietra
focaia
alla
luce
elettrica
,
e
dall
arco
e
dalla
freccia
al
fucile
a
ripetizione
,
e
che
produce
in
un
certo
modo
,
e
conforme
al
modo
del
produrre
conseguentemente
spartisce
i
prodotti
;
-
questo
popolo
,
che
per
tutti
cotesti
rapporti
è
una
società
,
nella
quale
,
o
per
abiti
di
mutua
accomodazione
,
o
per
esplicite
convenzioni
,
o
per
violenze
patite
e
subite
,
son
nati
già
o
stanno
per
nascere
dei
legami
giuridico
-
politici
,
che
poi
metton
capo
nell
assetto
dello
stato
;
-
questo
popolo
,
nato
che
sia
l
organamento
dello
stato
,
che
è
il
tentativo
di
fissare
,
di
difendere
e
di
perpetuare
le
disuguaglianze
,
e
che
,
per
via
delle
nuove
antitesi
che
vi
reca
dentro
,
rende
di
continuo
instabile
l
ordinamento
sociale
,
si
determinano
i
movimenti
e
le
rivoluzioni
politiche
,
e
quindi
le
ragioni
del
progresso
e
del
regresso
:
-
ecco
la
somma
di
ciò
che
sta
a
fondamento
di
ogni
storia
.
Ed
ecco
la
vittoria
della
prosa
realistica
sopra
ogni
combinazione
fantastica
e
ideologica
.
Ci
vuol
certo
della
rassegnazione
a
veder
le
cose
come
esse
sono
,
oltrepassando
i
fantasimi
che
per
secoli
ne
impedirono
la
retta
visione
.
Ma
questa
rivelazione
di
dottrina
realistica
non
fu
,
né
vuole
essere
,
la
ribellione
dell
uomo
materiale
contro
l
uomo
ideale
.
E
stata
ed
è
invece
il
ritrovamento
dei
veri
e
propri
principii
e
moventi
di
ogni
sviluppo
umano
,
compreso
quello
di
tutto
ciò
che
chiamiamo
ideale
,
in
determinate
condizioni
positive
di
fatto
,
le
quali
recano
in
sé
le
ragioni
,
e
la
legge
,
e
il
ritmo
del
loro
proprio
divenire
.
III
.
Se
non
che
sarebbe
affatto
erroneo
il
credere
,
che
gli
storici
narratori
,
espositori
o
illustratori
abbiano
di
capo
loro
e
di
loro
invenzione
messo
in
essere
quella
massa
non
piccola
di
preconcetti
,
di
ideazioni
e
di
spiegazioni
immature
,
che
con
la
forza
del
pregiudizio
fecero
velo
per
secoli
alla
verità
effettuale
.
Può
darsi
,
e
si
dà
veramente
il
caso
,
che
alcuni
di
cotesti
preconcetti
siano
il
frutto
ed
il
portato
di
personali
escogitazioni
,
o
delle
correnti
letterarie
le
quali
si
formano
per
entro
all
'
angusta
cerchia
professionale
delle
università
e
delle
accademie
:
-
e
di
ciò
il
popolo
non
sa
nulla
.
Ma
il
fatto
importante
è
,
che
la
storia
cotesti
veli
se
li
è
messi
da
sé
;
e
,
cioè
dire
,
che
gli
attori
ed
operatori
stessi
delle
vicende
storiche
,
o
fossero
le
grandi
masse
di
popolo
,
o
i
ceti
e
le
classi
dirigenti
,
o
i
maneggiatori
dello
stato
,
o
le
sètte
,
o
i
partiti
nel
più
ristretto
senso
della
parola
,
fatta
eccezione
di
qualche
momento
di
lucido
intervallo
,
fin
quasi
alla
fine
del
secolo
passato
non
ebbero
coscienza
dell
'
opera
propria
,
se
non
per
entro
a
qualche
involucro
ideologico
,
che
impediva
la
visione
delle
cause
reali
.
Già
nei
tempi
oscuri
,
nei
quali
ebbe
luogo
il
passaggio
dalla
barbarie
alla
civiltà
;
quando
,
cioè
,
coi
primi
trovati
dell
'
agricoltura
,
col
primo
insediamento
stabile
di
una
popolazione
sopra
di
un
dato
territorio
,
con
la
prima
divisione
del
lavoro
nella
società
,
e
con
le
prime
alleanze
di
diverse
genti
,
si
stabilirono
le
condizioni
in
cui
si
svolge
la
proprietà
e
lo
stato
,
o
per
lo
meno
la
città
;
già
nei
tempi
,
in
somma
,
delle
primissime
rivoluzioni
sociali
,
gli
uomini
trasformarono
l
'
opera
loro
in
azioni
miracolose
d
'
immaginati
iddii
ed
eroi
.
In
guisa
,
che
operando
essi
come
potevano
e
come
dovevano
per
dato
,
necessità
e
fatto
del
loro
relativo
sviluppo
economico
,
idearono
una
spiegazione
dell
opera
propria
,
come
se
di
loro
stessi
essa
non
fosse
.
Cotesto
involucro
ideologico
delle
opere
umane
ha
più
volte
poi
cambiato
di
forme
,
di
apparenze
,
di
combinazioni
e
di
relazioni
nel
corso
dei
secoli
,
dalla
produzione
immediata
dcgl
'
ingenui
miti
,
fino
ai
complicati
sistemi
teologici
e
alla
Città
di
Dio
di
sant
'
Agostino
,
dalla
superstiziosa
credulità
nei
miracoli
,
fino
al
mirabolante
miracolo
dei
miracoli
metafisici
,
ossia
fino
all'1dea
,
che
presso
i
decadenti
dell
'
hegelismo
genera
da
sé
in
se
stessa
,
per
propria
dirempsione
,
tutte
le
più
disparate
varietà
del
vivere
umano
nel
corso
della
storia
.
Ora
,
precisamente
perché
l
'
angolo
visuale
della
interpretazione
ideologica
non
fu
definitivamente
superato
se
non
assai
di
recente
,
e
solo
ai
giorni
nostri
l
'
insieme
dei
rapporti
reali
e
realmente
operanti
fu
con
chiarezza
distinto
dai
riflessi
ingenui
del
mito
,
e
dai
più
artificiosi
della
religione
e
della
metafisica
,
la
nostra
dottrina
include
un
nuovo
problema
,
e
reca
in
sé
delle
difficoltà
non
lievi
,
per
chi
voglia
renderla
atta
a
comprendere
specificatamente
la
storia
del
passato
.
Il
problema
consiste
in
questo
:
che
la
nostra
dottrina
dia
occasione
ad
una
nuova
critica
delle
fonti
storiche
.
Né
intendo
di
dire
esclusivamente
della
critica
dei
documenti
,
nel
senso
proprio
ed
ovvio
della
parola
;
perché
,
quanto
a
questa
,
possiamo
nella
più
parte
contentarci
ce
la
somministrino
bella
e
fatta
i
critici
,
gli
eruditi
e
i
filologi
di
professione
.
Ma
anzi
intendo
di
dire
di
quella
fonte
immediata
,
che
sta
più
in
là
dai
documenti
propriamente
detti
,
e
che
prima
di
esprimersi
e
di
fissarsi
in
questi
,
consiste
nell
'
animo
e
nella
forma
di
consapevolezza
,
nella
quale
gli
operatori
resero
conto
a
sé
dei
motivi
dell
'
opera
loro
propria
.
Cotesto
animo
,
ossia
cotesta
consapevolezza
,
è
spesso
incongrua
alle
cause
che
noi
ora
siamo
in
grado
di
scovrire
e
di
fissare
;
in
guisa
che
gli
operatori
ci
appaiono
come
involti
in
un
circolo
di
illusioni
.
Spogliare
i
fatti
storici
di
tali
involucri
,
che
i
fatti
stessi
investono
mentre
essi
si
svolgono
,
gli
è
fare
una
nuova
critica
delle
fonti
,
nel
senso
realistico
della
parola
,
e
non
in
quello
formale
del
documento
:
gli
è
,
insomma
,
far
reagire
sulla
notizia
delle
condizioni
passate
la
consapevolezza
di
cui
noi
ora
siamo
capaci
,
per
poi
ricostruire
quelle
nuovamente
dal
fondo
.
Ma
cotesta
revisione
delle
fonti
direttissime
,
mentre
segna
l
'
estremo
limite
di
autocoscienza
storica
cui
si
possa
mai
giungere
,
può
essere
occasione
a
cadere
in
un
grave
errore
.
Perché
,
come
noi
ci
collochiamo
in
un
punto
di
vista
,
che
sta
di
là
dalle
vedute
ideologiche
,
per
virtù
delle
quali
gli
attori
della
storia
ebbero
coscienza
dell
'
opera
loro
,
e
nelle
quali
trovarono
assai
spesso
e
i
moventi
e
la
giustificazione
all
'
operare
,
noi
potremmo
incorrere
nella
erronea
opinione
,
che
quelle
vedute
ideologiche
fossero
una
pura
parvenza
,
un
semplice
artifizio
,
una
mera
illusione
,
nel
senso
volgare
di
questa
parola
.
Martino
Lutero
,
per
venire
ad
un
esempio
,
come
gli
altri
grandi
riformatori
suoi
contemporanei
,
non
seppe
mai
,
come
ora
sappiamo
noi
,
che
il
moto
della
Riforma
fosse
uno
stadio
del
divenire
del
terzo
stato
,
e
una
ribellione
economica
della
nazionalità
tedesca
contro
lo
sfruttamento
della
corte
papale
.
Egli
fu
quello
che
fu
,
come
agitatore
e
come
politico
,
perché
fu
tutt
'
uno
con
la
credenza
che
gli
facea
apprendere
il
moto
di
classi
,
che
dava
impulso
all
'
agitazione
,
quale
ritorno
al
vero
cristianesimo
,
e
come
una
divina
necessità
nel
corso
volgare
delle
cose
.
Lo
studio
degli
effetti
a
scadenza
non
breve
,
e
cioè
il
corroborarsi
della
borghesia
di
città
contro
i
signori
feudali
,
e
il
crescere
della
signoria
territoriale
dei
principii
a
spese
del
potere
interterritoriale
e
sopraterritoriale
dell
'
imperatore
e
del
papa
,
la
violenta
repressione
del
movimento
dei
contadini
e
di
quello
più
esplicitamente
proletario
degli
Anabattisti
,
ci
permettono
ora
di
rifare
la
storia
genuina
delle
cause
economiche
della
Riforma
;
specie
in
quanto
riuscì
,
il
che
è
la
riprova
massima
.
Ma
ciò
non
vuol
dire
,
che
a
noi
sia
dato
di
distrarre
il
fatto
accaduto
dal
modo
del
suo
accadimento
,
e
di
discioglierne
la
integralità
circonstanziale
per
via
di
una
analisi
postuma
,
che
riesca
affatto
soggettiva
e
semplicistica
.
Le
cause
intime
,
o
,
come
si
direbbe
ora
,
i
motivi
profani
e
prosaici
della
Riforma
ci
appariscono
più
chiari
in
Francia
ove
essa
per
l
appunto
non
riuscì
vittoriosa
;
e
chiari
ancora
nei
Paesi
Bassi
,
ove
,
oltre
alle
differenze
di
nazionalità
,
vengono
in
piena
evidenza
nella
lotta
con
la
Spagna
i
contrasti
degli
interessi
economici
;
e
chiarissime
infine
in
Inghilterra
,
dove
la
rinnovazione
religiosa
,
verificatasi
per
le
vie
della
violenza
politica
,
mette
in
piena
luce
il
trapasso
in
quelle
condizioni
,
che
sono
per
la
borghesia
moderna
i
prodromi
del
capitalismo
.
Post
factum
,
e
a
lunga
scadenza
di
non
premeditati
effetti
,
la
storia
dei
moventi
effettivi
,
che
furono
le
cause
intime
della
Riforma
,
in
gran
parte
insapute
agli
attori
stessi
,
apparisce
chiara
.
Ma
che
il
fatto
accadesse
come
precisamente
accadde
,
che
assumesse
quelle
determinate
forme
,
che
si
vestisse
di
quella
veste
,
che
si
colorisse
di
quel
colore
,
che
movesse
quelle
passioni
,
che
si
esplicasse
in
quel
fanatismo
:
in
ciò
consiste
la
specificata
circostanzialità
sua
,
che
nessuna
presunzione
di
analisi
può
fare
non
fosse
quale
fu
.
Solo
l
'
amore
del
paradosso
,
inseparabile
sempre
dallo
zelo
degli
appassionati
divulgatori
di
una
dottrina
nuova
,
può
avere
indotto
alcuni
nella
credenza
,
che
tanto
a
scriver
la
storia
bastasse
di
mettere
in
evidenza
il
solo
momento
economico
(
spesso
non
accertato
ancora
,
e
spesso
non
accertabile
affatto
)
,
per
poi
buttar
giù
tutto
il
resto
come
inutile
fardello
,
di
cui
gli
uomini
si
fossero
caricati
a
capriccio
;
come
accessorio
,
in
somma
,
o
come
semplice
bagattella
o
a
dirittura
come
un
non
-
ente
.
Per
tale
avvertenza
,
che
la
storia
,
cioè
,
bisogna
intenderla
tutta
integralmente
,
e
che
in
essa
nocciolo
e
scorza
fanno
uno
,
come
Goethe
diceva
delle
universe
cose
,
tre
illazioni
ci
si
fanno
palesi
.
In
primo
luogo
è
chiaro
,
che
nel
campo
del
determinismo
storico
-
sociale
la
mediazione
dalle
cause
agli
effetti
,
dalle
condizioni
ai
condizionati
,
dai
precedenti
alle
conseguenze
,
non
è
mai
evidente
alla
prima
,
alla
stessa
guisa
come
tutti
cotesti
rapporti
non
son
mai
evidenti
alla
prima
nel
determinismo
soggettivo
della
psicologia
individuale
.
In
questo
secondo
campo
fu
già
da
gran
tempo
cosa
relativamente
agevole
per
la
filosofia
astratta
e
formale
di
ritrovare
,
passando
sopra
a
tutte
le
fole
del
fatalismo
e
del
libero
arbitrio
,
la
evidenza
del
motivo
in
ogni
volizione
,
perché
,
insomma
,
tanto
è
volere
quanto
è
motivata
determinazione
.
Ma
più
in
giù
dei
motivi
e
del
volere
sta
la
genesi
di
quelli
e
di
questo
,
e
a
rifare
cotesta
genesi
ci
occorre
di
uscire
dal
rinchiuso
campo
della
coscienza
per
arrivare
all
'
analisi
dei
semplici
bisogni
,
i
quali
per
un
verso
derivano
dalle
condizioni
sociali
,
e
per
un
altro
si
perdono
nell
'
oscuro
fondo
delle
disposizioni
organiche
,
fino
alla
discendenza
e
all
'
atavismo
.
Non
altrimenti
accade
nel
determinismo
storico
;
dove
allo
stesso
modo
si
comincia
appunto
dai
motivi
,
poniamo
religiosi
,
politici
,
estetici
,
passionali
e
cosi
via
,
ma
poi
occorre
di
tali
motivi
ritrovar
le
cause
nelle
condizioni
di
fatto
sottostanti
.
Ora
lo
studio
di
queste
condizioni
deve
esser
tanto
specificato
,
che
rimanga
da
ultimo
chiarito
,
non
solo
che
esse
son
le
cause
,
ma
per
qual
mediazione
arrivino
a
quella
forma
,
per
la
quale
si
rivelano
alla
coscienza
come
motivi
,
la
cui
origine
è
spesso
obliterata
.
E
per
ciò
torna
evidente
questa
seconda
illazione
,
che
,
cioè
,
nella
nostra
dottrina
non
si
tratta
già
di
ritradurre
in
categorie
economiche
tutte
le
complicate
manifestazioni
della
storia
,
ma
si
tratta
solo
di
spiegare
in
ultima
istanza
(
Engels
)
ogni
fatto
storico
per
via
della
sottostante
struttura
economica
(
Marx
)
:
la
qual
cosa
importa
analisi
e
riduzione
,
e
poi
mediazione
e
composizione
.
Resulta
da
ciò
,
in
terzo
luogo
,
che
per
procedere
dalla
sottostante
struttura
all
'
insieme
configurativo
di
una
determinata
storia
,
occorre
il
sussidio
di
quel
complesso
di
nozioni
e
di
conoscenze
,
che
può
dirsi
,
in
mancanza
d
'
altro
termine
,
psicologia
sociale
.
Né
intendo
con
ciò
di
alludere
alla
fantasticata
esistenza
di
una
psiche
sociale
,
né
alla
escogitazione
di
un
preteso
spirito
collettivo
,
che
per
proprie
leggi
,
indipendenti
dalla
coscienza
degl
'
individui
e
dai
loro
materiali
ed
assegnabili
rapporti
,
si
esplichi
e
manifesti
nella
vita
sociale
.
Cotesto
è
misticismo
schietto
.
Né
intendo
di
riferirmi
a
quei
tentativi
di
generalizzazione
combinatoria
,
pei
quali
furono
scritti
dei
trattati
di
psicologia
sociale
,
la
cui
idea
è
questa
:
trasferire
ed
applicare
ad
un
escogitato
soggetto
,
che
si
chiama
la
coscienza
sociale
,
le
categorie
e
le
forme
accertate
della
psicologia
individuale
.
E
non
voglio
nemmeno
alludere
a
quel
coacervo
di
denominazioni
semiorganiche
e
semipsicologiche
,
per
cui
l
'
ente
società
,
alla
maniera
dello
Schäffle
,
acquista
,
e
cervello
,
e
midollo
spinale
,
e
sensibilità
,
e
sentimento
,
e
coscienza
,
e
volontà
e
così
via
.
Ma
intendo
di
parlar
di
cosa
più
modesta
e
prosaica
;
ossia
di
quelle
concrete
e
precise
forme
di
spirito
,
per
cui
ci
appaiono
così
fatti
com
'
erano
i
plebei
di
Roma
di
una
determinata
epoca
,
o
gli
artigiani
di
Firenze
di
quando
scoppiò
il
moto
dei
Ciompi
,
o
quei
contadini
di
Francia
,
nei
quali
s
'
ingenerò
,
secondo
l
espressione
di
Taine
,
l
anarchia
spontanea
dell89
,
quei
contadini
,
che
divenuti
poi
liberi
lavoratori
e
piccoli
proprietarii
,
o
aspiranti
alla
proprietà
,
da
vincitori
oltre
i
confini
a
breve
andare
si
trasformarono
in
automatici
istrumenti
della
reazione
.
Cotesta
psicologia
sociale
,
che
nessuno
può
ridurre
in
astratti
canoni
,
perché
nella
più
parte
dei
casi
è
di
sola
descrittiva
,
è
ciò
che
gli
storici
narratori
,
e
gli
oratori
e
gli
artisti
,
e
i
romanzieri
e
gli
ideologi
di
ogni
maniera
fino
ad
ora
videro
e
conobbero
come
esclusivo
oggetto
di
loro
studio
e
delle
loro
invenzioni
.
A
cotesta
psicologia
,
che
è
la
specificata
coscienza
degli
uomini
in
date
condizioni
sociali
,
si
riferiscono
e
si
appellano
gli
agitatori
,
gli
oratori
,
i
diffonditori
di
idee
.
Noi
sappiamo
che
essa
è
il
portato
,
il
derivato
,
l
effetto
di
determinate
condizioni
di
fatto
;
-
questa
determinata
classe
,
in
questa
determinata
situazione
per
gli
ufficii
che
adempie
,
per
la
soggezione
in
cui
è
tenuta
,
per
la
padronanza
che
esercita
;
-
e
poi
classe
,
ed
ufficii
,
e
soggezione
,
e
padronanza
suppongono
questa
o
quella
determinata
forma
di
produzione
e
di
distribuzione
dei
mezzi
immediati
della
vita
,
ossia
una
specifica
struttura
economica
.
Cotesta
psicologia
sociale
,
di
sua
natura
sempre
circostanziale
,
non
è
l
espressione
del
processo
astratto
e
generico
del
così
detto
spirito
umano
.
E
sempre
formazione
specificata
di
specificate
condizioni
.
Per
noi
sta
,
cioè
,
indiscusso
il
principio
,
che
non
le
forme
della
coscienza
determinano
l
essere
dell
uomo
,
ma
il
modo
d
essere
appunto
determina
la
coscienza
(
Marx
)
.
Ma
queste
forme
della
coscienza
,
come
son
determinate
dalle
condizioni
di
vita
,
sono
anch
esse
la
storia
.
Questa
non
è
la
sola
anatomia
economica
,
ma
tutto
quello
insiememente
,
che
cotesta
anatomia
riveste
e
ricovre
,
fino
ai
riflessi
multicolori
della
fantasia
.
O
,
a
dirla
altrimenti
,
non
c
è
fatto
della
storia
che
non
ripeta
la
sua
origine
dalle
condizioni
della
sottostante
struttura
economica
;
ma
non
c
è
fatto
della
storia
che
non
sia
preceduto
,
accompagnato
e
seguito
da
determinate
forme
di
coscienza
,
sia
questa
superstiziosa
o
sperimentata
,
ingenua
o
riflessa
,
matura
o
incongrua
,
impulsiva
o
ammaestrata
,
fantastica
o
ragionante
.
IV
.
Dicevo
,
qui
poco
innanzi
,
che
la
nostra
dottrina
obiettivizza
,
in
un
certo
senso
naturalizza
la
storia
,
invertendone
la
spiegazione
dai
dati
alla
prima
evidenti
delle
volontà
operanti
a
disegno
,
e
delle
ideazioni
ausiliari
all
opera
,
alle
cause
e
ai
moventi
del
volere
e
dell
operare
,
per
trovar
poi
la
coordinazione
di
tali
cause
e
moventi
nei
processi
elementari
della
produzione
dei
mezzi
immediati
della
vita
.
Ora
in
cotesto
termine
del
naturalizzare
si
cela
per
molti
una
forte
seduzione
a
confondere
questo
ordine
di
problemi
con
un
altro
ordine
di
problemi
;
e
,
cioè
,
ad
estendere
alla
storia
le
leggi
e
i
modi
del
pensiero
,
che
parvero
già
appropriati
e
convenienti
allo
studio
ed
alla
spiegazione
del
mondo
naturale
in
genere
e
del
mondo
animale
in
ispecie
.
E
perché
il
darwinismo
è
riuscito
ad
espugnare
,
col
principio
del
trasformismo
della
specie
,
l
'
ultima
cittadella
della
fissità
metafisica
delle
cose
,
onde
poi
gli
organismi
diventan
per
noi
le
fasi
ed
i
momenti
di
una
vera
e
propria
storia
naturale
,
è
parso
a
molti
fosse
ovvia
e
semplice
impresa
quella
di
assumere
a
spiegazione
del
divenire
e
del
vivere
umano
storico
i
concetti
,
e
i
principii
,
e
i
modi
di
vedere
cui
venne
subordinata
la
vita
animale
,
che
per
le
condizioni
immediate
della
lotta
per
l
'
esistenza
si
svolge
negli
ambiti
topografici
della
terra
non
modificati
da
opera
di
lavoro
.
Il
darwinismo
politico
e
sociale
ha
invaso
,
a
guisa
di
epidemia
,
per
non
breve
corso
di
anni
,
le
menti
di
parecchi
ricercatori
,
e
assai
più
degli
avvocati
e
dei
declamatori
della
sociologia
,
ed
è
venuto
a
riflettersi
,
quale
abito
di
moda
e
qual
corrente
fraseologica
,
perfino
nel
linguaggio
cotidiano
dei
politicanti
.
Qualcosa
di
immediatamente
evidente
e
di
intuitivamente
plausibile
pare
,
a
prima
vista
,
ci
sia
in
cotesto
modo
di
ragionare
;
il
quale
,
poi
,
si
contraddistingue
principalmente
per
l
'
abuso
dell
'
analogia
,
e
per
la
fretta
del
conchiudere
.
L
'
uomo
è
senza
dubbio
un
animale
,
ed
è
legato
da
rapporti
di
discendenza
e
di
affinità
ad
altri
animali
.
Non
ha
privilegio
di
origine
,
nè
di
struttura
elementare
,
ed
il
suo
organismo
non
è
,
se
non
un
caso
particolare
della
fisiologia
generale
.
Il
suo
primo
ed
immediato
terreno
fu
quello
della
semplice
natura
,
non
modificata
da
artificio
di
lavoro
;
e
da
ciò
derivarono
le
condizioni
imperiose
ed
inevitabili
della
lotta
per
l
'
esistenza
,
con
le
conseguenti
forme
di
accomodazione
.
Di
qui
ebbero
origine
le
razze
,
nel
vero
e
genuino
senso
della
parola
,
in
quanto
,
cioè
,
sono
determinazioni
immediate
di
neri
,
di
bianchi
,
di
ulotrici
,
di
lissotrici
e
cosi
via
,
e
non
formazioni
secondarie
storico
-
sociali
,
ossia
i
popoli
e
le
nazioni
.
Di
qui
i
primitivi
istinti
di
socialità
,
e
,
per
entro
al
modo
di
vivere
in
promiscuità
,
i
primi
rudimenti
della
selezione
sessuale
.
Ma
dell
'
uomo
ferus
primaevus
,
che
possiamo
ricostruirci
in
fantasia
per
combinazione
di
congetture
,
non
è
dato
a
noi
di
avere
una
empirica
intuizione
;
come
non
ci
è
dato
di
determinare
la
genesi
di
quel
hiatus
,
ossia
di
quella
discontinuità
,
per
la
quale
l
'
uman
genere
s
'
è
trovato
come
distaccato
dal
vivere
degli
animali
,
e
poi
in
seguito
sempre
superiore
a
questo
.
Tutti
gli
uomini
,
che
ora
vivono
su
la
superficie
della
terra
,
e
tutti
quelli
che
vissutici
in
passato
formarono
oggetto
di
qualche
apprezzabile
osservazione
,
trovansi
e
trovavansi
un
buon
tratto
in
qua
dal
momento
in
cui
il
vivere
puramente
naturale
era
cessato
.
Un
qualche
abito
di
convivenza
,
che
sa
di
costume
e
d
'
istituzione
,
sia
pur
quello
della
forma
più
elementare
a
noi
ora
nota
,
ossia
della
tribù
australiana
,
divisa
in
classi
e
col
connubio
di
tutti
gli
uomini
di
una
classe
con
tutte
le
donne
di
un
'
altra
classe
,
distacca
a
grande
intervallo
il
vivere
umano
dal
vivere
animale
.
A
venire
più
in
qua
nella
considerazione
della
gens
materna
,
il
cui
tipo
classico
irocchese
ha
per
opera
del
Morgan
rivoluzionata
la
preistoria
,
dandoci
al
tempo
stesso
la
chiave
delle
origini
della
storia
propriamente
detta
,
noi
ci
troviamo
in
una
forma
di
società
già
di
molto
avanzata
per
complessità
di
rapporti
.
Ora
nel
grado
di
convivenza
,
che
nel
giro
delle
nostre
conoscenze
ci
apparisce
come
elementarissimo
,
ossia
nell
'
australiano
,
non
solo
la
lingua
assai
complicata
differenzia
gli
uomini
da
tutti
gli
altri
animali
(
e
lingua
vuol
dire
condizione
ed
istrumento
,
causa
ed
effetto
di
socialità
)
,
ma
la
specificazione
del
vivere
umano
,
oltre
che
per
la
scoverta
del
fuoco
,
è
fissata
nell
'
uso
di
molti
altri
mezzi
artificiali
per
provvedere
alla
vita
.
Un
ambito
di
terreno
acquisito
al
girovagare
di
una
tribù
-
un
modo
di
cacciare
-
l
'
uso
perfetto
di
certi
istrumenti
da
difendersi
,
e
da
ferire
,
e
il
possesso
di
certi
utensili
da
conservare
le
cose
acquistate
-
e
poi
l
'
ornamento
del
corpo
,
e
così
via
:
-
cioè
,
in
fondo
,
quella
vita
poggia
sopra
un
terreno
artificiale
,
per
quanto
elementarissimo
,
sul
quale
gli
uomini
si
provano
di
fissarsi
e
di
adagiarsi
,
sopra
un
terreno
che
è
alla
fin
fine
la
condizione
di
ogni
ulteriore
sviluppo
.
Secondo
che
questo
terreno
artificiale
è
più
o
meno
formato
,
gli
uomini
che
l
'
han
prodotto
e
ci
vivon
su
,
si
dicon
più
o
meno
selvaggi
o
barbari
:
e
in
quella
prima
formazione
consiste
ciò
che
di
solito
chiamiamo
preistoria
.
La
storia
,
secondo
l
'
uso
letterario
della
parola
,
e
cioè
quella
parte
del
processo
umano
che
ha
precisa
consistenza
di
tradizione
nella
memoria
,
comincia
quando
il
terreno
artificiale
è
già
un
buon
tratto
formato
.
Ad
esempio
:
la
canalizzazione
della
Mesopotamia
,
ed
eccoti
l
'
antica
Babilonide
presemitica
;
-
la
derivazione
del
Nilo
a
scopo
di
coltura
dei
campi
,
ed
eccoti
l
'
antichissimo
Egitto
hamitico
.
Su
cotesto
terreno
artificiale
,
che
apparisce
all
'
estremo
orizzonte
della
storia
ricordata
,
non
vissero
come
non
vivono
ora
,
masse
informi
d
'
individui
,
ma
consociazioni
organate
,
che
ripeteano
come
ripetono
ora
l
'
organamento
loro
da
distribuzione
di
ufficii
,
ossia
di
lavoro
,
e
da
conseguenti
ragioni
e
modi
di
coordinazione
e
di
subordinazione
.
Tali
relazioni
,
e
vincoli
,
e
modi
di
vita
non
resultarono
,
come
non
resultano
,
da
ripetizione
e
fissazione
di
abiti
sotto
l
'
azione
immediata
della
lotta
animale
per
l
'
esistenza
.
Anzi
suppongono
il
ritrovamento
di
certi
istrumenti
,
e
p
.
e
.
l
'
addomesticazione
di
certi
animali
,
e
la
lavorazione
dei
minerali
fino
al
ferro
,
l
'
introduzione
della
schiavitù
,
e
così
via
,
istrumenti
e
modi
di
economia
,
che
prima
differenziarono
le
comunanze
le
une
dalle
altre
,
e
poi
differenziarono
nelle
comunanze
i
componenti
loro
.
In
altre
parole
,
le
opere
degli
uomini
,
in
quanto
congregati
,
reagirono
su
gli
uomini
stessi
.
I
loro
trovati
ed
invenzioni
,
creando
modi
di
vivere
supernaturali
,
produssero
non
solo
abiti
e
costumanze
(
vestimento
,
mangiare
cucinato
e
simili
)
ma
rapporti
e
vincoli
di
coesistenza
,
proporzionati
e
congrui
al
modo
di
produrre
e
di
riprodurre
i
mezzi
della
vita
immediata
.
Quando
la
storia
tramandata
per
memoria
incomincia
,
l
'
economia
è
già
nel
suo
funzionamento
.
Gli
uomini
lavorano
per
l
'
esistenza
sopra
di
un
campo
,
che
fu
in
gran
parte
modificato
dall
'
opera
loro
,
e
con
istrumenti
che
sono
del
tutto
opera
loro
.
E
da
quel
punto
in
poi
hanno
lottato
per
la
posizione
eminente
degli
uni
su
gli
altri
nell
'
uso
di
tali
mezzi
artificiali
;
e
cioè
,
hanno
lottato
fra
loro
,
in
quanto
servi
e
padroni
,
sudditi
e
signori
,
conquistati
e
conquistatori
,
sfruttati
e
sfruttatori
;
e
dove
han
progredito
,
e
dove
han
regredito
,
e
dove
si
sono
arrestati
in
una
forma
che
non
furon
più
capaci
di
superare
,
ma
non
son
mai
più
ritornati
al
vivere
animale
,
con
la
completa
perdita
del
terreno
artificiale
.
Dunque
la
scienza
storica
ha
per
suo
primo
e
principale
oggetto
la
determinazione
e
la
ricerca
del
terreno
artificiale
,
e
della
sua
origine
e
composizione
,
e
del
suo
alterarsi
e
trasformarsi
.
Dire
che
tutto
ciò
non
è
se
non
parte
e
prolungamento
della
natura
,
è
dir
cosa
,
che
per
esser
troppo
astratta
e
generica
,
in
fin
delle
fini
conchiude
poco
.
Il
genere
umano
vive
soltanto
nelle
condizioni
telluriche
,
e
non
è
chi
possa
supporlo
trapiantato
altrove
.
In
tali
condizioni
esso
ha
trovato
,
dalle
primissime
origini
fino
ai
giorni
nostri
,
i
mezzi
immediati
allo
sviluppo
del
lavoro
,
e
cioè
dire
,
così
al
progresso
materiale
,
come
alla
sua
formazione
interiore
.
Tali
condizioni
naturali
furono
e
son
sempre
indispensabili
,
così
alla
sporadica
cultura
dei
nomadi
,
che
coltivano
qualche
volta
la
terra
per
il
solo
pascolo
degli
animali
,
come
ai
raffinati
prodotti
della
intensiva
orticoltura
moderna
.
Tali
condizioni
telluriche
,
come
offersero
le
varie
sorti
di
pietra
atte
alla
lavorazione
delle
prime
armi
,
così
offrono
ora
nel
carbon
fossile
l
'
alimento
della
grande
industria
;
come
offersero
alle
prime
genti
i
giunchi
ed
i
vimini
da
intessere
,
così
offrono
ora
tutti
i
mezzi
da
cui
derivasi
la
complicata
tecnica
della
elettricità
.
Non
son
però
i
mezzi
naturali
,
essi
stessi
,
che
sian
progrediti
;
anzi
son
gli
uomini
soltanto
che
progredirono
,
ritrovando
via
via
nella
natura
le
condizioni
per
produrre
in
nuove
e
sempre
più
complesse
forme
,
per
via
del
lavoro
accumulato
che
è
l
'
esperienza
.
Né
questo
progresso
è
quello
solo
che
intendono
i
soggettivisti
della
psicologia
,
cioè
una
modificazione
interiore
,
che
sarebbe
sviluppo
proprio
e
diretto
dell
'
intelletto
,
della
ragione
e
del
pensiero
.
Anzi
è
tale
progresso
interiore
solo
una
linea
secondaria
e
derivata
,
in
quanto
che
c
'
è
già
progresso
nel
terreno
artificiale
,
che
è
la
somma
dei
rapporti
sociali
resultanti
dalle
forme
e
spartizioni
del
lavoro
.
Sarebbe
per
ciò
vuota
di
senso
l
'
affermazione
,
che
tutto
ciò
non
sia
se
non
un
semplice
prolungamento
della
natura
;
se
pure
non
si
vuole
usare
cotesta
parola
nel
senso
tanto
generico
,
da
non
indicare
più
nulla
di
preciso
e
di
distinto
,
come
è
ciò
che
intendiamo
per
diverso
dal
fatto
dell
'
uomo
progressivamente
operante
.
La
storia
è
il
fatto
dell
uomo
,
i
quanto
che
l
uomo
può
creare
e
perfezionare
i
suoi
istrumenti
di
lavoro
,
e
con
tali
istrumenti
può
crearsi
un
ambiente
artificiale
,
il
quale
poi
reagisce
nei
suoi
complicati
effetti
sopra
di
lui
,
e
così
com
è
,
e
come
via
via
si
modifica
,
è
l
occasione
e
la
condizione
del
suo
sviluppo
.
Mancano
per
ciò
tutte
le
ragioni
per
ricondurre
questo
fatto
dell
uomo
,
che
è
la
storia
,
alla
pura
lotta
per
l
esistenza
;
la
quale
,
se
raffina
ed
altera
gli
organi
degli
animali
,
e
in
date
circostanze
e
in
dati
modi
occasiona
il
generarsi
e
lo
svolgersi
di
organi
nuovi
,
non
produce
però
quel
moto
continuativo
,
perfezionativo
e
tradizionale
che
è
il
processo
umano
.
Non
c
è
luogo
qui
,
nella
nostra
dottrina
,
né
a
confondersi
col
darwinismo
,
né
a
rievocare
la
concezione
di
una
qualunque
forma
,
o
mitica
,
o
mistica
,
o
metaforica
di
fatalismo
.
Perché
,
se
è
vero
che
la
storia
poggia
innanzi
tutto
su
lo
svolgimento
della
tecnica
;
e
,
cioè
dire
,
se
è
vero
,
che
per
effetto
del
successivo
ritrovamento
degli
istrumenti
si
generarono
le
successive
spartizioni
del
lavoro
,
e
con
queste
poi
le
disuguaglianze
,
nel
cui
concorso
più
o
meno
stabile
consiste
il
così
detto
organismo
sociale
,
gli
è
altrettanto
vero
che
il
ritrovamento
di
tali
istrumenti
è
causa
ed
effetto
ad
un
tempo
stesso
di
quelle
condizioni
e
forme
della
vita
interiore
,
che
noi
,
isolandole
nella
astrazione
psicologica
,
chiamiamo
fantasia
,
intelletto
,
ragione
,
pensiero
e
cosi
via
.
Producendo
successivamente
i
vani
ambienti
sociali
,
ossia
i
successivi
terreni
artificiali
,
l
'
uomo
ha
prodotto
in
pari
tempo
le
modificazioni
di
se
stesso
;
e
in
ciò
consiste
il
nocciolo
serio
,
la
ragione
concreta
,
il
fondamento
positivo
di
ciò
che
,
per
varie
combinazioni
fantastiche
e
con
varia
architettura
logica
,
dà
luogo
presso
gli
ideologisti
alla
nozione
del
progresso
dello
spirito
umano
.
Nondimeno
l
'
espressione
del
naturalizzare
la
storia
,
che
intesa
in
senso
troppo
lato
e
generico
può
dare
occasione
agl
'
indicati
equivoci
,
quando
venga
invece
usata
con
la
debita
cautela
e
in
modo
approssimativo
,
compendia
in
breve
la
critica
di
tutte
le
vedute
ideologiche
,
le
quali
nella
interpretazione
della
storia
partono
dal
presupposto
,
che
opera
o
attività
umana
sia
la
stessa
cosa
che
arbitrio
,
elezione
e
disegno
.
Ai
teologi
tornava
facile
e
comodo
di
ricondurre
il
corso
delle
cose
umane
ad
un
piano
o
disegno
,
perché
saltavano
a
piè
pari
dall
'
esperienza
ad
una
mente
presunta
che
regoli
l
'
universo
.
I
giuristi
,
che
ebbero
per
primi
occasione
a
ritrovare
nelle
istituzioni
che
formano
oggetto
dei
loro
studii
un
certo
filo
conduttore
di
forme
che
si
succedono
con
una
qualche
evidenza
,
trasferirono
,
come
trasferiscono
tutt
'
ora
senza
grande
imbarazzo
,
la
ragion
ragionante
,
che
è
il
loro
mestiere
,
alla
spiegazione
di
tutta
la
vasta
materia
sociale
,
che
è
tanto
complicata
.
I
politici
,
i
quali
piglian
naturalmente
le
mosse
loro
dall
'
esperienza
di
ciò
che
i
direttori
dello
stato
,
o
per
l
'
acquiescenza
delle
masse
soggette
,
o
profittando
delle
antitesi
degl
'
interessi
dei
vani
gruppi
sociali
,
possono
volere
ed
eseguire
a
disegno
,
di
proposito
e
con
intenzione
,
sono
inclinati
a
vedere
nel
succedersi
delle
cose
umane
soltanto
il
variare
di
tali
disegni
,
propositi
ed
intenzioni
.
Ora
la
nostra
concezione
,
rivoluzionando
nei
fondamenti
le
presupposizioni
dei
teologi
,
dei
giuristi
e
dei
politici
,
mette
capo
all
assunto
,
che
opera
ed
attività
umana
in
genere
non
è
sempre
una
medesima
cosa
,
nel
corso
della
storia
,
con
la
volontà
che
operi
a
disegno
,
con
piano
preconcetti
,
e
con
la
libera
scelta
dei
mezzi
;
ossia
non
è
una
e
medesima
cosa
con
la
ragion
ragionante
.
Tutto
ciò
che
è
accaduto
nella
storia
è
opera
dell
uomo
;
ma
non
fu
né
è
,
se
non
assai
di
rado
,
di
elezione
critica
,
e
di
arbitrio
ragionante
;
ma
anzi
fu
ed
è
di
necessità
,
che
,
determinata
dai
bisogni
e
dalle
occasioni
esterne
,
genera
esperienza
e
sviluppo
di
organi
interni
e
d
esterni
.
Tra
questi
organi
sono
anche
l
intelletto
e
la
ragione
,
resultati
e
conseguenze
anch
essi
di
esperienza
ripetuta
ed
accumulata
.
La
formazione
integrale
dell
'
uomo
,
per
entro
allo
sviluppo
storico
,
non
è
oramai
più
un
dato
ipotetico
,
né
una
semplice
congettura
;
ma
è
una
verità
intuitiva
e
palmare
.
Le
condizioni
del
processo
che
genera
progresso
sono
oramai
riducibili
in
serie
di
spiegazioni
;
e
noi
,
fino
ad
un
certo
punto
,
abbiamo
come
sott
'
occhi
lo
schema
di
tutti
gli
sviluppi
storici
morfologicamente
intesi
.
Questa
dottrina
è
la
negazione
recisa
e
definitiva
di
ogni
ideologia
,
perché
è
la
negazione
esplicita
d
'
ogni
forma
di
razionalismo
;
intendendosi
sotto
cotal
nome
il
preconcetto
,
che
le
cose
nella
loro
esistenza
ed
esplicazione
rispondano
ad
una
norma
,
ad
un
ideale
,
ad
una
stregua
,
ad
un
fine
in
modo
esplicito
o
implicito
che
siasi
.
Tutto
il
corso
delle
cose
umane
è
una
somma
,
anzi
è
tante
serie
di
condizioni
,
che
gli
uomini
si
son
fatte
e
poste
da
sé
per
la
esperienza
accumulata
nella
variabile
convivenza
sociale
;
ma
non
presenta
,
né
l
'
approssimazione
ad
una
presegnata
meta
,
né
la
deviazione
da
un
primo
principio
di
perfezione
e
di
felicità
.
Il
progresso
stesso
non
implica
se
non
la
nozione
di
cosa
empirica
e
circostanziata
,
che
presentemente
piglia
chiarezza
e
precisione
nelle
nostre
menti
,
perché
,
per
lo
sviluppo
finora
avveratosi
,
noi
siamo
in
grado
di
valutare
il
passato
,
e
di
prevedere
,
ossia
d
'
intravedere
in
un
certo
senso
e
in
una
certa
misura
,
l
'
avvenire
.
V
.
Per
cotal
modo
un
grave
equivoco
rimane
chiarito
,
e
il
pericolo
che
ne
deriva
viene
ad
esser
rimosso
.
Ragionevole
e
fondata
è
la
tendenza
di
coloro
i
quali
mirano
a
subordinare
tutto
l
'
insieme
delle
cose
umane
,
considerate
nel
loro
corso
,
alla
rigorosa
concezione
del
determinismo
.
Priva
,
all
'
incontro
,
d
'
ogni
fondamento
è
la
identificazione
di
tale
determinismo
derivato
,
riflesso
e
complesso
,
con
quello
della
immediata
lotta
per
l
'
esistenza
,
la
quale
si
eserciti
e
si
svolga
sopra
un
campo
non
modificato
da
opera
continuativa
di
lavoro
.
Legittima
e
fondata
,
in
modo
assoluto
,
è
la
spiegazione
storica
,
la
quale
proceda
invertendo
dai
presunti
voleri
a
disegno
,
che
avrebbero
regolato
di
proposito
le
fasi
varie
della
vita
,
ai
moventi
ed
alle
cause
obiettive
di
ogni
volere
,
che
son
da
ritrovare
nelle
condizioni
di
ambiente
,
di
terreno
,
di
mezzi
disponibili
,
di
circostanzialità
della
esperienza
.
Ma
è
,
invece
,
priva
di
qualsiasi
fondamento
quella
opinione
,
la
quale
mira
alla
negazione
di
ogni
volontà
,
per
via
di
una
veduta
teoretica
,
che
vorrebbe
sostituito
al
volontarismo
l
'
automatismo
;
anzi
questa
è
al
postutto
una
semplice
e
schietta
fatuità
.
Dovunque
i
mezzi
tecnici
siano
sviluppati
fino
ad
un
certo
punto
,
dovunque
il
terreno
artificiale
abbia
acquistata
una
certa
consistenza
e
dovunque
le
differenziazioni
sociali
e
le
antitesi
che
ne
conseguitano
abbiano
creato
,
e
il
bisogno
,
e
la
possibilità
,
e
le
condizioni
di
un
organamento
più
o
meno
stabile
od
instabile
,
ivi
sempre
e
necessariamente
spuntan
fuori
i
meditati
disegni
,
i
propositi
politici
,
i
piani
di
condotta
,
i
sistemi
di
diritto
,
e
poi
le
massime
e
i
principii
generali
ed
astratti
.
Nell
ambito
di
tali
prodotti
e
di
tali
sviluppi
derivati
e
complessi
,
e
dirò
di
secondo
grado
,
nascono
anche
le
scienze
,
e
le
arti
,
e
la
filosofia
,
e
la
erudizione
e
la
storia
come
genere
letterario
di
produzione
.
Cotesto
ambito
è
quello
dei
razionalisti
ed
ideologi
,
ignorandone
i
fondamenti
reali
,
chiamarono
e
chiamano
tuttora
,
in
modo
esclusivo
,
la
civiltà
.
Perché
,
di
fatti
,
si
è
dato
e
si
dà
il
caso
,
che
alcuni
uomini
,
e
soprattutto
gli
addottrinati
di
mestiere
,
fossero
essi
laici
o
preti
,
trovassero
e
trovino
modo
di
vivere
intellettualmente
nella
chiusa
cerchia
dei
prodotti
riflessi
e
secondarii
della
civiltà
,
e
potessero
e
possano
poi
sottoporre
tutto
il
resto
alla
veduta
soggettiva
,
che
essi
in
tale
situazione
si
formano
:
e
in
ciò
è
la
origine
e
la
spiegazione
di
ogni
ideologia
.
La
nostra
dottrina
ha
superato
in
modo
definitivo
l
angolo
visuale
di
qualsiasi
ideologia
.
I
meditati
disegni
,
i
propositi
politici
,
le
scienze
,
i
sistemi
di
diritto
e
così
via
,
anzi
che
essere
il
mezzo
e
l
istrumento
della
spiegazione
della
storia
,
sono
appunto
la
cosa
che
occorre
di
spiegare
;
perché
derivano
da
determinate
condizioni
e
situazioni
.
Ma
ciò
non
vuol
dire
che
siano
mere
apparenze
,
e
bolle
di
sapone
.
L
esser
quelle
delle
cose
divenute
e
derivate
da
altre
non
implica
che
non
sian
cose
effettuali
:
tanto
è
che
son
parse
per
secoli
alla
coscienza
non
scientifica
,
e
alla
coscienza
scientifica
ancora
in
via
di
formazione
,
le
sole
che
veramente
fossero
.
Ma
con
ciò
non
è
detto
tutto
.
Anche
la
nostra
dottrina
può
dar
luogo
alla
tentazione
del
fantasticare
,
e
può
offrire
occasione
ed
argomento
ad
una
nuova
ideologia
a
rovescio
.
Essa
è
nata
nel
campo
di
battaglia
del
comunismo
.
Suppone
l
apparizione
del
proletariato
moderno
su
l
arena
politica
,
e
suppone
quella
orientazione
,
su
le
origini
della
società
attuale
,
che
ci
ha
permesso
di
rifare
criticamente
tutta
la
genesi
della
borghesia
.
E
dottrina
rivoluzionaria
per
due
rispetti
:
perché
ha
trovato
le
ragioni
e
i
modi
di
sviluppo
della
rivoluzione
proletaria
,
che
è
in
fieri
;
e
perché
,
di
ogni
altra
rivoluzione
sociale
avveratasi
in
passato
,
si
argomenta
di
trovare
le
cause
e
le
condizioni
di
svolgimento
in
quei
contrasti
di
classe
,
i
quali
giunsero
ad
un
certo
punto
critico
per
la
contraddizione
tra
le
forme
della
produzione
e
lo
sviluppo
delle
forze
produttive
.
E
c
è
poi
dell
altro
.
Alla
luce
di
questa
dottrina
l
essenziale
della
storia
consiste
per
l
appunto
in
tali
momenti
critici
,
e
ciò
sta
di
mezzo
tra
l
uno
e
l
altro
di
cotesti
momenti
si
fa
conto
,
almeno
per
ora
,
di
abbandonarlo
alle
erudite
cure
dei
narratori
ed
espositori
di
mestiere
.
Come
dottrina
rivoluzionaria
è
essa
innanzi
tutto
la
coscienza
intellettuale
del
moto
proletario
presente
,
nel
quale
secondo
l
'
assunto
nostro
,
si
prepara
di
lunga
mano
l
'
avvento
del
comunismo
:
tanto
è
,
che
i
decisi
avversari
del
socialismo
la
respingono
come
opinione
,
che
,
sotto
apparenze
di
scienza
,
non
faccia
che
ripetere
la
ben
nota
utopia
socialistica
.
Per
tale
condizione
di
cose
può
darsi
bene
il
caso
,
e
di
fatti
s
è
pur
già
dato
in
parte
,
che
la
fantasia
degl
'
inesperti
d
'
ogni
arte
di
ricerca
storica
,
e
lo
zelo
dei
fanatici
,
trovi
stimolo
ed
occasione
perfino
nel
materialismo
storico
a
foggiare
una
nuova
ideologia
,
e
a
trarre
da
esso
una
nuova
filosofia
della
storia
sistematica
,
cioè
schematica
,
ossia
a
tendenza
e
a
disegno
.
Né
c
'
è
cautela
che
basti
.
L
'
intelletto
nostro
raramente
s
'
appaga
della
ricerca
schiettamente
critica
,
ed
è
sempre
propenso
a
convertire
in
elemento
di
pedanteria
ed
in
novella
scolastica
qualunque
trovato
del
pensiero
.
A
farla
breve
,
anche
la
concezione
materialistica
può
essere
convertita
in
forma
di
argomentazione
a
tesi
,
e
servire
a
rimettere
in
nuove
fogge
pregiudizii
antichi
;
come
era
quello
di
una
storia
dimostrata
,
dimostrativa
e
dedotta
.
Perché
ciò
non
accada
,
e
specie
perché
non
riapparisca
per
vie
indirette
e
per
modi
dissimulati
una
qualunque
forma
di
finalità
,
su
due
punti
bisogna
essere
in
chiaro
:
e
cioè
dire
,
che
le
condizioni
storiche
a
noi
note
son
tutte
circostanziate
;
e
che
il
progresso
fu
fino
ad
ora
circoscritto
da
molteplici
impedimenti
,
e
per
ciò
fu
sempre
parziale
e
limitato
.
Una
parte
sola
,
e
fino
ai
tempi
recentissimi
una
parte
non
grande
del
genere
umano
ha
per
intero
percorso
gli
stadii
tutti
del
processo
,
per
effetto
del
quale
le
nazioni
più
progredite
son
giunte
alla
società
civile
moderna
,
con
le
forme
di
avanzata
tecnica
fondate
su
le
scoverte
della
scienza
,
e
con
tutte
le
conseguenze
politiche
,
intellettuali
,
morali
e
così
via
,
che
a
tale
sviluppo
sono
rispettive
e
consentanee
.
Accanto
agl
'
inglesi
-
tanto
per
accennare
all
'
esempio
più
stridente
-
che
,
trasportando
seco
nella
Nuova
Olanda
i
mezzi
europei
,
vi
han
creato
un
centro
di
produzione
,
che
già
tiene
un
posto
notevole
nella
concorrenza
del
mercato
mondiale
,
vivono
tuttora
come
fossili
della
preistoria
gl
'
indigeni
australiani
,
capaci
solo
di
estinguersi
,
ma
incapaci
di
adattarsi
alla
civiltà
,
che
fu
non
sopra
di
essi
ma
accanto
ad
essi
importata
.
Nell
'
America
,
e
specie
in
quella
del
Nord
,
la
serie
dei
procedimenti
che
vi
han
dato
luogo
allo
sviluppo
della
società
moderna
,
cominciò
con
la
importazione
dall
'
Europa
delle
piante
,
degli
animali
e
degl
'
istrumenti
dell
'
agricoltura
,
il
cui
uso
ab
antico
avea
ingenerato
la
secolare
civiltà
del
Mediterraneo
:
ma
tal
moto
rimase
tutto
rinchiuso
nella
cerchia
dei
discendenti
dei
conquistatori
e
dei
coloni
,
mentre
gli
indigeni
,
o
si
disperdono
nella
massa
di
nuova
formazione
,
per
le
vie
naturali
della
mistura
di
razza
,
o
deperiscono
e
spariscono
affatto
.
L
'
Asia
anteriore
e
l
'
Egitto
,
che
già
in
tempi
antichissimi
,
come
prima
culla
di
tutta
la
nostra
civiltà
,
dettero
luogo
alle
grandi
formazioni
semipolitiche
,
le
quali
seguono
le
prime
fasi
della
storia
accertata
e
ricordata
,
ci
appaiono
da
secoli
come
le
cristallizzazioni
di
forme
sociali
incapaci
di
muoversi
da
sè
per
nuove
fasi
di
sviluppo
.
Sta
sopra
di
loro
la
secolare
pressione
del
barbarico
accampamento
,
che
è
la
dominazione
turca
.
In
quella
massa
irrigidita
,
o
s
'
incunea
per
dissimulate
vie
una
amministrazione
alquanto
ammodernizzata
,
o
in
nome
esplicito
degl
'
interessi
commerciali
s
'
insinuano
la
ferrovia
ed
il
telegrafo
,
avamposti
coraggiosi
della
conquistatrice
banca
europea
.
Tutta
quella
massa
irrigidita
non
ha
speranza
di
ripigliar
vita
,
calore
e
movimento
,
se
non
per
la
rovina
della
dominazione
turca
,
cui
si
vada
surrogando
,
nei
diversi
possibili
modi
di
conquista
diretta
o
indiretta
,
la
signoria
o
il
protettorato
della
borghesia
europea
.
Che
un
processo
di
trasformazione
dei
popoli
arretrati
,
o
arrestatisi
nel
loro
cammino
,
possa
avverarsi
ed
affrettarsi
per
esterni
influssi
,
sta
lì
l
'
India
a
provarlo
,
che
già
vivace
ancora
di
sua
propria
vita
,
sotto
l
'
azione
poi
dell
'
Inghilterra
rientra
ora
con
vigore
nella
circolazione
della
operosità
internazionale
,
per
fino
nei
suoi
prodotti
intellettuali
.
Né
sono
questi
i
soli
contrasti
nella
fisionomia
storica
dei
contemporanei
.
Ecco
,
mentre
lì
nel
Giappone
,
per
un
fenomeno
acuto
e
spontaneo
di
imitazione
,
si
sviluppa
in
men
di
trent
'
anni
una
certa
relativa
assimilazione
della
civiltà
occidentale
,
che
muove
già
normalmente
le
energie
proprie
del
paese
stesso
,
il
diritto
e
l
'
imposizione
della
conquista
russa
trae
nella
cerchia
della
industria
moderna
,
e
anzi
della
grande
industria
,
qualche
punto
notevole
dei
paesi
oltre
il
Caspio
.
La
mole
gigantesca
della
Cina
ci
è
apparsa
fino
a
pochi
anni
fa
quasi
immobile
nell
'
atavistico
assetto
delle
sue
istituzioni
,
tanto
vi
è
lento
ogni
movimento
:
mentre
,
per
ragioni
etniche
e
geografiche
,
quasi
tutta
l
'
Africa
rimaneva
impermeabile
,
e
,
fino
agli
ultimi
tentativi
di
conquista
e
di
colonizzazione
,
pareva
non
dovesse
offrire
all
'
azione
della
civiltà
,
che
il
solo
suo
perimetro
,
come
fossimo
,
non
che
ai
tempi
dei
portoghesi
,
a
quelli
dei
greci
e
dei
cartaginesi
.
Tali
differenziazioni
degli
uomini
,
sul
cammino
della
storia
e
della
preistoria
,
ci
paiono
spiegabilissime
,
quando
c
'
è
modo
di
ricondurle
alle
condizioni
naturali
ed
immediate
,
che
impongano
limiti
allo
sviluppo
del
lavoro
.
Questo
è
il
caso
dell
'
America
,
la
quale
,
fino
alla
apparizione
degli
europei
,
non
avea
che
una
sola
granaglia
,
il
mais
,
e
un
solo
animale
addomesticabile
ad
uso
di
lavoro
,
il
lama
:
e
noi
possiamo
rallegrarci
,
che
gli
europei
,
importandovi
con
se
stessi
e
coi
loro
istrumenti
il
bue
,
e
l
'
asino
,
e
il
cavallo
,
e
il
frumento
,
e
il
cotone
e
la
canna
da
zucchero
e
il
caffè
,
e
da
ultimo
la
vite
e
l
'
arancio
,
v
'
abbiano
creato
un
nuovo
mondo
della
gloriosa
società
che
produce
le
merci
,
la
quale
,
con
inaudita
rapidità
di
moto
,
vi
ha
già
percorso
le
due
fasi
della
più
nera
schiavitù
e
del
più
democratico
salariato
.
Ma
là
dove
c
'
è
stato
un
vero
arresto
,
e
anzi
un
documentato
regresso
,
come
nell
Asia
anteriore
,
nell
'
Egitto
,
nella
penisola
dei
Balcani
e
nell
Africa
settentrionale
,
e
tale
arresto
non
può
attribuirsi
al
differenziarsi
delle
condizioni
naturali
,
ivi
noi
ci
troviamo
dinanzi
ad
un
problema
,
che
aspetta
la
soluzione
sua
dallo
studio
diretto
ed
esplicito
della
struttura
sociale
,
guardata
così
nei
modi
interni
del
suo
divenire
,
come
negl
intrecci
e
nelle
complicazioni
dei
varii
popoli
,
su
quel
terreno
che
più
ordinariamente
dicesi
arena
delle
lotte
storiche
.
Questa
stessa
Europa
civile
,
che
per
continuità
di
tradizione
presenta
lo
schema
più
completo
di
processo
,
tanto
che
su
cotesto
modello
furono
ideati
e
fino
ad
ora
costruiti
tutti
i
sistemi
di
filosofia
storica
;
questa
stessa
Europa
occidentale
e
mediana
,
che
ha
prodotto
l
'
epoca
dei
borghesi
,
e
tale
forma
di
società
ha
cercato
e
cerca
d
'
imporre
a
tutto
il
mondo
,
con
vari
modi
di
conquista
diretta
o
indiretta
,
non
è
tutta
uniforme
in
sé
,
nel
grado
di
suo
sviluppo
,
e
le
sue
diverse
conglomerazioni
nazionali
,
regionali
e
politiche
appaiono
come
distribuite
sopra
di
una
scala
di
molto
graduata
.
Da
tali
differenze
dipendono
le
condizioni
di
relativa
superiorità
od
inferiorità
di
paese
a
paese
,
e
le
ragioni
più
o
meno
vantaggiose
o
svantaggiose
dello
scambio
economico
;
e
di
qui
per
la
più
parte
dipesero
,
come
tuttora
dipendono
,
e
gli
attriti
,
e
le
lotte
,
e
i
trattati
e
le
guerre
,
e
quanto
altro
mai
,
con
maggiore
o
con
minor
precisione
,
seppero
narrarci
gli
storici
politici
dalla
Rinascenza
in
qua
,
e
certo
con
cresciuta
evidenza
da
Luigi
XIV
e
da
Colbert
in
poi
.
Questa
Europa
stessa
è
assai
variopinta
.
Ecco
qui
la
fioritura
massima
della
produzione
industriale
e
capitalistica
,
cioè
dire
in
Inghilterra
;
e
in
altri
punti
vive
,
o
rigoglioso
o
rachitico
,
l
'
artigianato
,
come
da
Parigi
a
Napoli
,
tanto
per
cogliere
il
fatto
nei
suoi
estremi
.
Qui
la
campagna
è
quasi
per
intero
industrializzata
,
com
'
è
di
nuovo
in
Inghilterra
;
ed
ecco
che
altrove
vegeta
,
in
molteplici
forme
tradizionali
,
l
'
idiotico
contadiname
,
come
in
Italia
ed
in
Austria
,
anzi
in
questo
paese
più
che
da
noi
.
Mentre
in
un
paese
l
'
azienda
politica
dello
stato
-
come
si
conviene
alla
prosaica
coscienza
di
una
borghesia
,
che
sa
il
fatto
suo
,
perché
il
posto
che
tiene
se
l
'
è
veramente
conquistato
da
sè
-
viene
esercitata
nei
modi
più
sicuri
e
palesi
di
un
esplicito
dominio
di
classe
(
non
è
chi
non
intenda
che
parlo
della
Francia
)
;
altrove
,
e
segnatamente
in
Germania
,
le
vecchie
abitudini
feudali
,
l
'
ipocrisia
protestante
,
e
la
viltà
di
una
borghesia
che
sfrutta
le
favorevoli
contingenze
economiche
senza
portarci
dentro
,
né
spirito
,
né
coraggio
rivoluzionario
,
mantengono
all
ente
stato
le
mentite
apparenze
di
una
missione
etica
da
compiere
(
-
oh
zucconi
e
parrucconi
di
professori
tedeschi
,
in
quante
salse
poco
appetitose
e
digeribili
avete
voi
cucinata
cotesta
etica
dello
stato
,
prussiano
per
giunta
!
-
)
.
Qua
e
là
la
produzione
moderna
capitalistica
s
'
incunea
nei
paesi
,
che
per
altri
rispetti
non
entrano
nel
nostro
movimento
,
e
specie
in
quello
della
politica
,
come
è
il
caso
della
infelice
Polonia
;
ovvero
tal
forma
s
'
insinua
solo
per
indiretto
,
come
nella
Slavia
meridionale
.
Ma
ecco
qui
il
contrasto
più
acuto
,
che
pare
destinato
a
metterci
come
in
compendio
sott
'
occhi
tutte
le
fasi
anzi
gli
estremi
della
nostra
storia
.
La
Russia
non
ha
potuto
avviarsi
,
come
ora
di
fatto
si
avvia
,
alla
grande
industria
,
se
non
pompando
dall
'
Europa
occidentale
,
e
specie
dal
grazioso
sciovinismo
francese
,
quel
danaro
,
che
essa
invano
si
sarebbe
provata
a
trarre
da
se
stessa
,
ossia
dalle
condizioni
della
sua
obesa
massa
territoriale
,
su
la
quale
,
con
vecchie
forme
economiche
,
vegetano
cinquanta
milioni
di
contadini
.
Ora
la
Russia
,
per
diventare
una
società
economicamente
moderna
,
il
che
probabilmente
vi
prepara
le
condizioni
di
una
rispondente
rivoluzione
politica
,
fu
tratta
a
distruggere
gli
ultimi
avanzi
del
comunismo
agrario
,
che
in
essa
eransi
fino
a
poco
tempo
fa
conservati
in
forme
tanto
caratteristiche
,
e
in
tanta
estensione
:
(
né
qui
importa
di
decidere
se
quello
fosse
comunismo
primitivo
,
o
secondario
,
come
alcuni
ritengono
)
.
La
Russia
deve
imborghesirsi
e
,
per
far
ciò
,
deve
innanzi
tutto
convertire
la
terra
in
merce
,
che
sia
capace
di
produrre
merci
,
e
al
tempo
stesso
trasformare
in
proletarii
e
pezzenti
gli
ex
-
comunisti
della
campagna
.
Ed
ecco
che
,
invece
,
nell
'
Europa
occidentale
e
centrale
ci
troviamo
al
punto
opposto
della
serie
di
sviluppo
,
che
nella
Russia
comincia
appena
.
Qui
da
noi
,
dove
la
borghesia
con
varia
fortuna
,
e
vincendo
impedimenti
tanto
diversi
,
ha
percorso
già
tanti
stadii
del
suo
sviluppo
,
non
la
memoria
del
comunismo
primitivo
,
che
a
mala
pena
rivive
per
erudite
combinazioni
nelle
teste
dei
dotti
,
ma
la
stessa
forma
della
produzione
borghese
genera
nei
proletarii
la
tendenza
al
socialismo
,
che
si
presenta
nei
suoi
generali
contorni
come
indizio
di
una
nuova
fase
della
storia
,
e
,
cioè
,
non
come
la
ripetizione
di
ciò
che
fatalmente
finisce
nella
Slavia
sotto
agli
occhi
nostri
.
Chi
è
che
non
veda
in
cotesta
esemplificazione
,
che
io
non
ho
cercata
ad
arte
,
e
che
anzi
m
'
è
venuta
quasi
a
caso
e
disordinatamente
fuori
della
penna
,
in
cotesta
esemplificazione
,
dico
,
che
può
essere
indefinitamente
prolungata
in
un
libro
di
geografia
economico
-
politica
del
mondo
attuale
,
la
prova
evidente
del
come
le
condizioni
storiche
son
tutte
circostanziate
nelle
forme
di
loro
sviluppi
?
Non
solo
le
razze
e
i
popoli
,
e
le
nazioni
,
e
gli
stati
,
ma
le
parti
delle
nazioni
e
le
regioni
varie
degli
stati
,
e
poi
i
ceti
e
le
classi
si
trovano
come
su
tanti
gradini
di
una
assai
lunga
scala
,
o
anzi
su
diversi
punti
di
una
curva
a
grande
e
complicato
svolgimento
.
Il
tempo
storico
non
è
corso
uniforme
per
tutti
gli
uomini
.
Il
semplice
succedersi
delle
generazioni
non
fu
mai
l
'
indice
della
costanza
e
della
intensità
del
processo
.
Il
tempo
come
astratta
misura
di
cronologia
,
e
le
generazioni
succedentisi
in
termini
approssimativi
di
anni
,
non
dànno
criterio
né
recano
indicazione
di
legge
o
di
processo
.
Gli
sviluppi
furono
finora
varii
,
perché
varie
furono
le
opere
compiute
in
una
e
medesima
unità
di
tempo
.
Fra
tali
forme
varie
di
sviluppo
c
'
è
affinità
,
anzi
c
'
è
similarità
di
moventi
,
ossia
c
'
è
analogia
di
tipo
,
ossia
c
'
è
omologia
:
tanto
che
le
forme
avanzate
possono
,
per
semplice
contatto
,
o
con
la
violenza
,
accelerare
lo
svolgimento
delle
forme
arretrate
.
Ma
l
'
importante
è
d
'
intendere
,
che
il
progresso
,
la
cui
nozione
è
non
solo
empirica
,
ma
sempre
circostanziata
e
per
ciò
limitata
,
non
istà
sul
corso
delle
cose
umane
come
un
destino
od
un
fato
,
né
qual
comando
di
legge
.
E
per
ciò
la
nostra
dottrina
non
può
esser
volta
a
rappresentare
tutta
la
storia
dell
'
uman
genere
in
una
veduta
comunque
prospettica
o
unitaria
,
la
quale
ripeta
,
mutatis
mutandis
,
la
filosofia
storica
a
disegno
come
da
sant
'
Agostino
ad
Hegel
,
o
anzi
,
meglio
,
dal
profeta
Daniele
al
signor
De
Rougemont
.
La
nostra
dottrina
non
pretende
di
essere
la
visione
intellettuale
di
un
gran
piano
o
disegno
,
ma
è
soltanto
un
metodo
di
ricerca
e
di
concezione
.
Non
a
caso
Marx
parlava
della
sua
scoverta
come
di
un
filo
conduttore
.
E
per
tal
ragione
appunto
è
analoga
al
darwinismo
,
che
anch
'
esso
è
un
metodo
,
e
non
è
,
nè
può
essere
,
una
ammodernata
ripetizione
della
costruita
e
costruttiva
Naturphilosophie
,
a
uso
Schelling
e
compagni
.
A
scorgere
nella
nozione
del
progresso
la
indicazione
di
qualcosa
di
circostanziato
e
di
relativo
fu
primo
il
geniale
Saint
-
Simon
,
che
tal
suo
pensiero
contrappose
alla
dottrina
del
secolo
decimottavo
,
in
buona
parte
culminante
in
Condorcet
.
A
cotesta
dottrina
,
che
potrebbe
dirsi
unitaria
,
egalitaria
,
formale
,
perché
è
quella
che
considera
l
'
uman
genere
come
svolgentesi
su
di
una
linea
processuale
,
Saint
-
Simon
contrappose
il
concetto
delle
facoltà
e
delle
attitudini
,
che
si
surrogano
e
si
compensano
;
e
per
tal
modo
rimase
ideologo
.
A
penetrare
le
ragioni
effettive
della
relatività
del
progresso
occorreva
ben
altro
.
Bisognava
innanzi
tutto
rinunziare
a
quei
pregiudizii
,
i
quali
sono
impliciti
nella
credenza
,
che
gl
'
impedimenti
alla
uniformità
del
divenire
umano
riposino
esclusivamente
sopra
cause
naturali
ed
immediate
.
Cotesti
impedimenti
naturali
,
o
sono
assai
problematici
,
come
è
il
caso
delle
razze
,
nessuna
delle
quali
ha
in
sé
l
'
ingenito
privilegio
della
storia
,
o
sono
,
come
nel
caso
delle
differenze
geografiche
,
insufficienti
a
spiegare
lo
svolgersi
di
condizioni
storico
-
sociali
affatto
difformi
sopra
uno
e
medesimo
terreno
topografico
.
E
come
il
moto
storico
nasce
per
l
'
appunto
quando
gl
'
impedimenti
naturali
furono
già
in
buona
parte
,
o
superati
,
o
notevolmente
circoscritti
per
mezzo
della
creazione
di
un
terreno
artefatto
,
sul
quale
fosse
dato
agli
uomini
di
venirsi
ulteriormente
sviluppando
,
gli
è
chiaro
perciò
,
che
i
consecutivi
impedimenti
alla
uniformità
del
progresso
siano
da
cercare
nelle
condizioni
proprie
ed
intrinseche
della
struttura
sociale
stessa
.
Questa
struttura
ha
messo
fino
ad
ora
capo
in
forme
di
organamento
politico
,
la
cui
somma
è
il
tentativo
di
tenere
in
equilibrio
le
disuguaglianze
economiche
:
il
che
fa
,
che
cotesto
organamento
,
come
ho
più
volte
detto
,
sia
di
continuo
instabile
.
Da
che
ci
è
storia
ricordata
essa
è
storia
della
società
che
o
tende
a
formare
lo
stato
,
o
lo
stato
ha
già
portato
a
compimento
.
E
lo
stato
è
la
lotta
all
'
interno
,
o
vivamente
e
in
atto
,
o
da
poco
vinta
,
o
come
che
siasi
per
alcun
tempo
sopita
e
sedata
.
E
lo
stato
è
anche
la
lotta
all
'
esterno
,
o
per
assoggettare
altri
popoli
,
o
per
colonizzare
altri
paesi
,
o
per
esportare
i
prodotti
sopra
altri
mercati
,
o
per
scaricare
la
popolazione
esuberante
,
e
cosi
via
.
E
lo
stato
è
tale
lotta
all
'
interno
e
all
'
esterno
,
perché
è
innanzi
tutto
l
'
organo
e
l
'
istrumento
di
una
parte
più
o
meno
grande
della
società
contro
tutto
il
resto
della
società
stessa
,
in
quanto
che
questa
essenzialmente
poggia
su
la
signoria
economica
degli
uomini
su
gli
uomini
,
in
modi
più
o
meno
diretti
ed
espliciti
,
secondo
che
il
vario
grado
di
sviluppo
della
produzione
e
dei
suoi
mezzi
naturali
e
dei
suoi
istrumenti
artificiali
esiga
,
o
la
schiavitù
immediata
,
o
la
servitù
della
gleba
,
o
il
libero
salariato
.
Questa
società
delle
antitesi
,
che
si
regge
a
stato
,
è
sempre
,
per
quanto
in
varie
forme
e
modi
,
la
opposizione
della
città
e
della
campagna
,
dell
'
artigiano
e
del
contadino
,
del
proletario
e
del
padrone
,
del
capitalista
e
del
lavoratore
,
e
così
via
da
non
finirla
;
e
mette
sempre
capo
,
con
varie
complicazioni
e
modalità
,
in
una
gerarchia
,
o
che
ciò
accada
per
quadro
fisso
di
privilegio
come
nel
Medioevo
,
o
che
,
nelle
dissimulate
forme
del
diritto
presuntivamente
eguale
per
tutti
,
ciò
si
avveri
per
l
'
azione
automatica
della
concorrenza
economica
,
come
è
ora
.
A
cotesta
gerarchia
economica
corrisponde
in
vario
modo
nei
varii
paesi
,
tempi
e
luoghi
,
starei
per
dire
,
una
gerarchia
degli
animi
,
degl
'
intelletti
,
degli
spiriti
.
Cioè
dire
la
coltura
,
nella
quale
appunto
gli
idealisti
ripongono
la
somma
del
progresso
,
fu
ed
è
per
necessità
di
fatto
assai
disugualmente
distribuita
.
La
maggior
parte
degli
uomini
,
per
la
qualità
delle
cure
e
delle
occupazioni
cui
attende
si
trova
ad
essere
come
di
individui
disintegrati
,
fatti
in
pezzi
,
resi
incapaci
di
uno
sviluppo
completo
e
normale
.
Alla
economica
delle
classi
,
ed
alla
gerarchia
delle
situazioni
sociali
,
risponde
la
psicologia
delle
classi
,
La
relatività
del
progresso
è
per
noi
,
dunque
,
la
conseguenza
inevitabile
delle
antitesi
di
classe
.
In
queste
antitesi
sono
gl
impedimenti
,
pei
quali
rimane
spiegata
la
possibilità
del
relativo
regresso
,
fin
giù
giù
alla
degenerazione
e
allo
sfacelo
di
una
intera
società
.
Le
macchine
,
che
segnano
il
trionfo
della
scienza
,
divengono
,
per
le
condizioni
antitetiche
della
compagine
sociale
,
gli
istrumenti
da
proletarizzare
milioni
e
milioni
di
già
liberi
artigiani
e
contadini
.
I
progressi
della
tecnica
,
che
arricchiscono
di
comodi
le
città
,
rendono
più
misera
ed
abietta
la
condizione
dei
contadini
,
e
nelle
città
stesse
più
umile
la
condizione
degli
umili
.
I
progressi
tutti
del
sapere
servirono
fino
ad
ora
a
differenziare
il
ceto
degli
addottrinati
,
e
a
mettere
sempre
a
maggior
distanza
dalla
coltura
le
masse
,
che
,
intese
all
incessante
lavoro
di
tutti
i
giorni
,
di
questo
alimentano
la
società
tutta
intera
.
Il
progresso
fu
ed
è
fino
ad
ora
parziale
ed
unilaterale
.
Le
minoranze
che
vi
partecipano
dicono
sia
questo
il
progresso
umano
;
e
i
burbanzosi
evoluzionisti
chiamano
ciò
natura
umana
che
si
svolge
.
Tutto
cotesto
progresso
parziale
,
che
si
è
fino
ad
ora
svolto
nella
pressione
degli
uomini
su
gli
uomini
,
ha
suo
fondamento
nelle
condizioni
di
opposizione
,
per
cui
le
antitesi
economiche
han
generato
tutte
le
antitesi
sociali
,
e
dalla
relativa
libertà
di
alcuni
è
nata
la
servitù
di
moltissimi
;
e
il
diritto
è
stato
l
auspice
della
ingiustizia
.
Il
progresso
visto
così
,
ed
appreso
nella
sua
chiara
nozione
,
ci
appare
come
il
compendio
morale
ed
intellettuale
di
tutte
le
umane
miserie
,
e
di
tutte
le
materiali
disuguaglianze
.
A
scovrirvi
la
inevitabile
relatività
occorreva
che
il
comunismo
,
sorto
dapprima
come
moto
istintivo
nell
animo
degli
oppressi
,
diventasse
scienza
e
politica
.
E
occorreva
poi
,
che
la
nostra
dottrina
desse
la
misura
del
valore
di
tutta
la
storia
passata
,
scovrendo
in
ogni
forma
di
organamento
sociale
,
che
fosse
di
origine
e
di
assetto
antitetico
,
come
tutte
furono
fino
ad
ora
,
la
ingenita
incapacità
a
produrre
le
condizioni
di
un
progresso
umano
universale
ed
uniforme
;
scovrendovi
,
cioè
,
gl
impedimenti
i
quali
fanno
sì
che
il
benefizio
si
converta
in
malefizio
.
VI
.
A
una
domanda
noi
non
possiamo
sottrarci
,
ed
è
questa
;
donde
ebbe
origine
la
credenza
nei
fattori
storici
?
Cotesta
espressione
ricorre
assai
di
frequente
per
le
menti
e
per
gli
scritti
di
molti
eruditi
,
scienziati
e
filosofi
,
e
di
quegli
espositori
,
i
quali
,
o
ragionando
o
combinando
,
si
dilungano
alquanto
dalla
mera
narrazione
,
e
di
tale
opinione
si
giovano
,
come
di
presupposto
per
orientarsi
su
la
ingente
massa
dei
fatti
umani
,
che
,
a
prima
vista
e
nella
immediata
considerazione
,
appaiono
tanto
confusi
e
irriducibili
.
Cotesta
credenza
,
cotesta
opinione
corrente
è
diventata
presso
gli
storiografi
ragionatori
,
o
a
dirittura
razionalisti
,
una
semidottrina
,
che
di
recente
fu
più
volte
addotta
,
quale
argomento
decisivo
,
contro
la
teoria
unitaria
della
concezione
materialistica
.
Gli
è
,
anzi
,
tanto
radicata
la
credenza
,
ed
è
tanto
diffusa
la
opinione
,
che
la
storia
non
si
possa
intenderla
,
se
non
come
incontro
ed
incidenza
di
diversi
fattori
,
che
molti
di
quelli
i
quali
parlano
di
materialismo
sociale
,
sia
in
favore
o
sia
contro
,
credono
di
cavarsi
d
'
ogni
impaccio
quando
affermano
,
che
tutta
questa
dottrina
qui
consista
poi
in
ultimo
nell
'
attribuire
la
prevalenza
o
l
'
azione
decisiva
al
fattore
economico
.
Certo
gli
è
che
importa
di
rendersi
conto
del
come
cotesta
credenza
,
o
opinione
,
o
semidottrina
abbia
avuto
origine
perché
la
verace
ed
effettiva
critica
consiste
principalmente
nel
riconoscere
e
nell
'
intendere
i
motivi
di
ciò
che
dichiariamo
errore
.
Non
basta
di
respingere
una
opinione
,
col
designarla
spicciativamente
per
erronea
.
L
'
errore
dottrinale
è
nato
sempre
da
qualche
lato
male
inteso
di
una
esperienza
incompleta
,
o
da
qualche
imperfezione
soggettiva
.
Non
basta
respingere
l
'
errore
;
bisogna
vincerlo
,
e
superarlo
,
spiegando
/
o
.
Ogni
storico
,
che
cominci
a
narrare
,
compie
,
per
cosi
dire
,
un
atto
di
astrazione
.
Innanzi
tutto
eseguisce
come
un
taglio
in
una
serie
continuativa
di
avvenimenti
;
e
poi
prescinde
da
molti
e
svariati
presupposti
e
precedenti
,
e
anzi
spezza
e
scompone
una
intricata
tela
.
Per
cominciare
bisogna
pure
che
fissi
un
punto
,
una
linea
,
un
termine
,
di
sua
elezione
,
e
dica
p
.
e
.
:
vogliamo
raccontare
come
ebbe
inizio
la
guerra
tra
greci
e
persiani
;
vediamo
come
Luigi
XVI
venne
nella
risoluzione
di
convocare
gli
Stati
Generali
.
Il
narratore
si
trova
,
insomma
,
dinanzi
ad
un
complesso
di
fatti
accaduti
,
e
di
fatti
che
stanno
per
accadere
,
i
quali
,
nel
tutt
'
insieme
,
appariscono
come
una
configurazione
.
In
tale
suo
atteggiamento
ha
origine
il
modo
d
'
essere
e
lo
stile
di
ogni
racconto
;
perché
,
ad
ordirlo
,
occorre
pigliar
le
mosse
da
cose
già
divenute
,
per
poi
vedere
come
continuino
nel
divenire
.
E
pure
in
quel
complesso
bisogna
introdurre
un
certo
sentimento
di
analisi
,
risolvendolo
in
varii
gruppi
e
in
varii
aspetti
di
fatti
,
od
in
elementi
concorrenti
,
che
appariscono
poi
ad
un
certo
punto
come
delle
categorie
per
sé
stanti
.
Ecco
:
qui
è
lo
stato
in
una
certa
forma
e
con
certi
poteri
;
e
qui
son
le
leggi
,
che
determinano
,
per
comando
o
per
proibizione
,
certi
rapporti
;
e
qui
son
gli
abiti
e
i
costumi
,
che
rivelano
tendenze
,
bisogni
,
e
modi
di
pensare
,
di
credere
,
di
fantasticare
;
e
nell
'
insieme
si
vede
una
moltitudine
d
'
uomini
conviventi
e
collaboranti
,
con
spartizione
di
ufficii
e
di
occupazioni
;
e
poi
si
notano
i
pensieri
,
le
idee
,
le
inclinazioni
,
le
passioni
,
i
desiderii
,
le
aspirazioni
,
che
da
cotesto
variopinto
modo
di
coesistenza
e
dai
suoi
attriti
in
determinate
maniere
si
sprigionano
e
sviluppano
.
Avviene
una
mutazione
,
e
questa
si
rivela
in
uno
dei
lati
od
aspetti
del
complesso
empirico
,
o
in
tutti
essi
in
maggiore
o
in
minore
spazio
di
tempo
:
p
.
e
.
lo
stato
slarga
i
suoi
confini
esterni
,
o
altera
i
suoi
limiti
interni
verso
la
società
,
crescendo
o
diminuendo
di
poteri
e
di
attribuzioni
,
o
cambiando
di
forma
nell
'
esercizio
di
quelli
e
di
queste
;
ovvero
il
diritto
muta
le
sue
disposizioni
,
o
s
'
esprime
ed
afferma
in
nuovi
organi
;
ovvero
,
da
ultimo
,
dietro
al
cambiamento
delle
abitudini
esterne
cotidiane
,
si
rivela
un
cambiamento
nei
sentimenti
,
e
nei
pensieri
,
e
nelle
inclinazioni
degli
uomini
variamente
distribuiti
nelle
diverse
classi
sociali
,
le
quali
si
rimescolano
,
si
alterano
,
si
spostano
,
si
fondono
o
rinnovano
.
Ad
intendere
tutto
ciò
,
in
quanto
e
per
il
modo
come
apparisce
alla
prima
e
si
disegna
alla
ordinaria
attenzione
,
bastano
le
comuni
doti
della
intelligenza
normale
,
di
quella
,
intendo
dire
,
che
non
è
sussidiata
ancora
,
né
corretta
o
completata
dalla
scienza
propriamente
detta
.
Chiudere
in
precisi
confini
un
insieme
di
tali
mutazioni
,
ecco
l
'
oggetto
vero
e
proprio
della
narrazione
la
quale
riesce
tanto
più
perspicua
,
efficace
e
plasmata
,
quanto
è
più
monografica
:
p
.
e
.
Tucidide
nella
guerra
del
Peloponneso
.
La
società
già
in
un
certo
modo
divenuta
,
la
società
già
arrivata
ad
un
certo
grado
di
sviluppo
,
la
società
giù
tanto
complicata
da
nascondere
il
sottostrato
economico
che
il
resto
sorregge
,
non
si
è
rivelata
ai
puri
narratori
,
se
non
in
quegli
apici
visibili
,
in
quei
resultati
più
appariscenti
,
in
quei
sintomi
più
significativi
,
che
son
le
forme
politiche
,
le
disposizioni
di
legge
e
le
passioni
di
parte
.
Il
narratore
,
oltre
che
per
la
mancanza
di
una
dottrina
teoretica
su
le
fonti
vere
del
movimento
storico
,
per
l
'
atteggiamento
stesso
che
egli
assume
di
fronte
alle
cose
che
coglie
nelle
apparenze
del
loro
divenire
,
non
può
ridurre
questo
ad
unità
,
se
non
nell
'
aspetto
della
sola
intuizione
immediata
;
e
,
se
è
artista
,
cotesta
intuizione
gli
si
colorisce
nell
'
animo
,
e
vi
si
trasmuta
in
azione
drammatica
.
Il
suo
ufficio
è
adempiuto
,
se
egli
riesce
ad
inquadrare
un
certo
numero
di
fatti
e
di
accadimenti
entro
termini
e
confini
,
su
i
quali
lo
sguardo
possa
muoversi
come
su
chiara
prospettiva
;
alla
stessa
guisa
,
che
il
geografo
puramente
descrittivo
ha
fatta
per
intero
la
parte
sua
,
se
racchiude
in
vivo
e
perspicuo
disegno
la
concorrenza
delle
cause
fisiche
che
determinano
l
'
intuitivo
aspetto
,
poniamo
del
golfo
di
Napoli
,
senza
punto
risalire
alla
genesi
di
esso
.
In
cotesto
bisogno
della
configurazione
narrativa
è
la
occasione
prima
,
intuitiva
,
palpabile
,
e
direi
quasi
estetica
ed
artistica
,
di
tutte
quelle
astrazioni
e
generalizzazioni
,
che
da
ultimo
mettono
capo
nella
semidottrina
dei
così
detti
fattori
.
Qui
sono
due
uomini
insigni
,
i
Gracchi
,
che
vollero
arrestare
il
processo
di
appropriazione
dell
'
ager
publicus
,
o
impedire
l
'
agglomerazione
del
latifondo
,
per
cui
diminuisce
o
cessa
del
tutto
di
esistere
la
classe
dei
piccoli
proprietarii
,
ossia
degli
uomini
liberi
,
che
son
fondamento
e
condizione
della
vita
democratica
della
città
antica
.
Quali
furono
le
cause
del
loro
insuccesso
?
Il
loro
disegno
è
chiaro
:
l
'
animo
loro
,
la
loro
origine
,
il
loro
carattere
,
il
loro
eroismo
lo
illustrano
.
E
stanno
contro
a
loro
altri
uomini
,
con
altri
interessi
e
con
altro
animo
.
La
contesa
non
si
disegna
dapprima
alla
mente
se
non
come
lotta
di
propositi
e
di
passioni
,
la
quale
si
svolge
e
riesce
a
termine
con
quei
mezzi
che
consentono
le
forme
politiche
dello
stato
,
e
l
'
uso
o
l
'
abuso
dei
poteri
pubblici
.
Ecco
lì
l
'
ambiente
:
la
città
dominatrice
in
diversi
modi
,
sopra
altre
città
,
o
sopra
territori
sforniti
d
'
ogni
carattere
di
autonomia
;
e
dentro
di
quella
città
una
avanzata
differenziazione
di
ricchi
e
di
poveri
;
e
di
fronte
alla
schiera
non
numerosa
dei
sopraffacitori
e
dei
prepotenti
,
immensa
la
massa
dei
proletarii
,
che
stan
per
perdere
o
han
già
perduta
la
coscienza
e
la
forza
politica
d
'
una
plebe
di
cittadini
,
la
massa
che
si
lascia
per
ciò
ingannare
e
corrompere
,
e
a
breve
andare
finirà
per
imputridire
,
qual
servile
accessorio
degli
sfruttatori
di
maggior
grado
.
Questa
la
materia
del
narratore
,
al
quale
non
è
dato
di
rendersi
conto
del
fatto
,
se
non
nelle
condizioni
immediate
del
fatto
stesso
.
L
'
unità
intuitiva
è
la
scena
su
la
quale
i
casi
si
svolgono
,
e
perché
il
racconto
abbia
rilievo
,
intreccio
e
prospettiva
,
occorrono
dei
punti
di
orientazione
e
dei
mezzi
di
riduzione
.
In
ciò
consiste
la
origine
prima
di
quelle
astrazioni
,
per
cui
i
lati
varii
di
un
determinato
complesso
sociale
vengono
,
poco
per
volta
,
distratti
dalla
loro
qualità
di
semplici
aspetti
di
un
insieme
,
e
via
via
generalizzati
menano
poi
alla
dottrina
dei
presunti
fattori
.
Questi
,
in
altri
termini
,
intendo
dire
dei
fattori
,
si
originano
nella
mente
,
per
via
della
astrazione
e
della
generalizzazione
degli
aspetti
immediati
del
movimento
apparente
,
e
stanno
alla
pari
con
tutti
gli
altri
concetti
empirici
,
i
quali
,
sorti
che
siano
in
ogni
altro
campo
del
sapere
,
vi
si
mantengono
,
finché
,
o
non
vengano
ridotti
ed
eliminati
per
via
di
nuova
esperienza
,
o
non
si
trovino
riassorbiti
da
una
concezione
più
generale
,
che
sia
genetica
,
evolutiva
,
dialettica
.
Non
era
forse
necessario
,
che
nell
'
analisi
empirica
e
nello
studio
immediato
delle
cause
e
degli
effetti
di
certi
determinati
fenomeni
,
p
.
e
.
dei
calorifici
,
la
mente
si
fermasse
dapprima
nella
presunzione
e
nella
persuasione
di
poterli
e
di
doverli
attribuire
ad
un
subietto
,
che
,
se
non
parve
mai
a
nessun
fisico
un
vero
ente
sostanziale
,
parve
di
certo
una
forza
determinata
e
specifica
,
che
sarebbe
il
calore
.
Ed
ecco
che
ad
un
certo
punto
,
per
nuova
combinazione
di
esperienza
,
cotesto
escogitato
calore
si
risolve
,
a
date
condizioni
,
in
una
certa
quantità
di
moto
.
E
anzi
,
ora
,
il
pensiero
è
su
la
via
di
risolvere
tanti
degli
escogitati
fattori
fisici
nel
flusso
di
una
universale
Energhetica
,
nella
quale
la
ipotesi
degli
atomi
,
per
quanto
essa
è
necessaria
e
utilizzabile
,
perde
ogni
residuo
di
sopravvissuta
metafisica
.
Non
era
forse
inevitabile
,
come
primo
stadio
della
conoscenza
rispetto
al
problema
della
vita
,
l
'
indugiarsi
a
lungo
nello
studio
distinto
degli
organi
,
e
il
ridur
questi
in
sistemi
?
Senza
cotesta
anatomia
,
che
pare
per
fin
troppo
materiale
e
grossolana
,
nessun
progresso
di
studi
sarebbe
stato
possibile
;
e
intanto
,
su
la
ignorata
genesi
e
coordinazione
di
tale
molteplicità
analitica
,
s
'
aggiravano
incerti
e
vaghi
i
concetti
generici
di
vita
,
di
anima
e
simili
.
In
coteste
creazioni
mentali
si
cercò
per
ripiego
di
escogitazione
,
e
per
gran
tempo
,
quella
unità
biologica
,
che
ha
da
ultimo
trovato
il
suo
riscontro
intuitivo
nell
'
inizio
certo
della
cellula
,
e
nel
suo
processo
di
immanente
moltiplicazione
.
Più
difficile
fu
certamente
il
cammino
,
che
il
pensiero
dovette
percorrere
per
ridurre
ad
evidenza
di
genesi
i
dati
tutti
della
vita
psichica
,
dai
semplicissimi
delle
elementari
sensazioni
fino
ai
prodotti
di
molto
derivati
e
complessi
.
Non
solo
per
ragioni
di
difficoltà
teoretiche
,
ma
per
altri
pregiudizii
popolari
,
l
'
unità
e
continuità
incessante
dei
fenomeni
psichici
apparve
fino
ad
Herbart
come
spartita
e
spezzata
in
tanti
fattori
,
ossia
nelle
così
dette
facoltà
dell
anima
.
Per
le
medesime
difficoltà
è
passata
la
interpretazione
dei
processi
storico
-
sociali
;
ed
anche
essa
s
'
è
dovuta
dapprima
arrestare
nella
veduta
provvisoria
dei
fattori
.
E
,
perciò
,
riesce
ora
a
noi
cosa
agevole
il
rintracciare
la
occasione
prima
di
tale
opinione
nel
bisogno
che
hanno
gli
storici
narratori
di
trovare
,
nell
'
atto
che
raccontano
con
più
o
meno
di
capacità
artistica
,
e
con
vario
intendimento
di
ammaestrare
,
dei
punti
di
orientazione
immediata
,
quali
può
offrirli
lo
studio
del
moto
apparente
delle
cose
umane
.
Ma
in
quel
movimento
apparente
son
pure
delle
indicazioni
,
che
rimandano
ad
altro.Quei
fattori
concorrenti
,
che
l
'
astrazione
escogita
e
poi
si
permette
di
isolare
,
non
furon
mai
visti
ad
operare
ciascuno
per
sé
;
perché
,
anzi
,
operano
per
un
modo
di
efficacia
,
che
dà
luogo
al
concetto
dell
'
azione
reciproca
.
Inoltre
,
quei
fattori
son
pur
essi
nati
una
volta
,
e
son
poi
giunti
a
quella
fisonomia
,
che
rivelano
nella
particolare
narrazione
.
Di
quel
tale
stato
si
sapeva
pure
che
fosse
nato
una
volta
.
Di
ogni
diritto
,
o
si
serbava
memoria
,
o
si
congetturava
,
che
fosse
entrato
in
vigore
in
tali
o
tali
altre
circostanze
.
Di
tanti
costumi
si
serbava
il
ricordo
,
che
fossero
stati
una
volta
introdotti
;
e
il
più
semplice
confronto
dei
fatti
accertati
,
per
rispetto
a
diversi
tempi
e
luoghi
,
facea
vedere
,
come
la
società
nel
suo
insieme
,
in
quanto
somma
di
diverse
classi
,
avesse
assunto
,
ed
assumesse
di
continuo
forme
diverse
.
Tanto
l
'
azione
reciproca
dei
diversi
fattori
,
senza
della
quale
nemmeno
il
più
semplice
racconto
sarebbe
mai
possibile
,
quanto
le
notizie
più
o
meno
accertate
circa
le
origini
e
le
variazioni
dei
fattori
stessi
,
sollecitavano
alla
ricerca
ed
al
pensiero
,
assai
più
che
non
facesse
la
narrazione
configurativa
di
quei
grandi
storici
,
che
sono
veri
e
propri
artisti
.
E
difatti
,
i
problemi
che
resultano
spontanei
dai
dati
della
storia
,
quando
questi
sian
combinati
con
altri
elementi
teoretici
,
dettero
luogo
alle
diverse
discipline
così
dette
pratiche
,
che
,
con
varia
rapidità
di
moto
e
con
vario
successo
,
si
svilupparono
dai
tempi
antichi
a
venire
ai
moderni
,
dall
'
Etica
alla
Filosofia
del
Diritto
,
dalla
Politica
alla
Sociologia
,
dalla
Giurisprudenza
all
'
Economia
.
Ed
ecco
che
col
nascere
e
col
formarsi
di
tante
discipline
,
per
la
stessa
inevitabile
division
del
lavoro
,
si
moltiplicarono
fuor
di
misura
i
punti
di
vista
.
Certo
è
,
che
alla
prima
ed
immediata
analisi
dei
multiformi
aspetti
empirici
del
complesso
sociale
,
occorreva
un
lungo
lavoro
di
parziale
astrazione
;
il
che
reca
sempre
con
sé
l
'
inevitabile
conseguenza
del
vedere
unilaterale
.
Ciò
si
è
verificato
in
modo
più
acuto
e
più
appariscente
,
che
non
in
altro
campo
,
in
quello
della
Giurisprudenza
,
e
nelle
sue
varie
generalizzazioni
fino
alla
Filosofia
del
Diritto
.
Per
via
di
cotali
astrazioni
,
che
sono
inevitabili
nell
'
analisi
parziale
ed
empirica
,
e
per
effetto
della
divisione
del
lavoro
,
i
diversi
lati
e
le
diverse
manifestazioni
del
complesso
sociale
furono
,
di
quando
in
quando
,
fissati
ed
immobilizzati
in
concetti
generali
ed
in
categorie
.
Le
opere
,
gli
effetti
,
le
emanazioni
,
gli
efflussi
dell
'
attività
umana
-
diritto
,
forme
economiche
,
principii
di
condotta
e
così
via
-
furono
come
tradotti
e
convertiti
in
leggi
,
in
imperativi
e
in
principii
che
stessero
al
di
sopra
dell
'
uomo
stesso
.
E
di
quando
in
quando
s
'
è
poi
dovuto
di
nuovo
scovrire
questa
verità
semplice
;
che
il
solo
fatto
permanente
e
sicuro
,
ossia
il
solo
dato
,
da
cui
muova
o
a
cui
si
riferisca
ogni
particolare
disciplina
pratica
,
è
questo
:
gli
uomini
congregati
in
una
determinata
forma
sociale
,
per
via
di
determinati
vincoli
.
Le
varie
discipline
analitiche
,
che
illustrano
i
fatti
che
si
svolgono
nella
storia
,
han
finito
per
occasionare
da
ultimo
il
bisogno
di
una
comune
e
generale
scienza
sociale
,
che
renda
possibile
la
unificazione
dei
processi
storici
.
E
di
tale
unificazione
la
dottrina
materialistica
segna
appunto
l
'
ultimo
termine
,
e
anzi
l
'
apice
.
Ma
non
fu
,
come
non
sarà
mai
tempo
perso
quello
che
sia
speso
nell
'
analisi
preliminare
e
laterale
dei
fatti
complessi
.
Dobbiamo
alla
metodica
division
del
lavoro
la
erudizione
precisa
,
ossia
la
massa
delle
conoscenze
dichiarate
,
cribrate
,
sistemate
,
senza
delle
quali
ogni
storia
sociale
vagherebbe
sempre
nel
puramente
astratto
,
nel
formale
e
nel
terminologico
.
Lo
studio
a
parte
dei
presunti
fattori
storico
-
sociali
ha
giovato
,
come
giova
ogni
altro
studio
empirico
che
si
attenga
al
moto
apparente
delle
cose
,
a
raffinare
gl
'
istrumenti
della
osservazione
,
e
a
dar
modo
di
ritrovare
nei
fatti
stessi
,
che
furono
artificiosamente
distratti
dall
'
insieme
,
gli
addentellati
che
al
complesso
sociale
li
legano
.
Le
diverse
discipline
,
che
son
tenute
isolate
ed
indipendenti
per
via
del
presupposto
dei
fattori
concorrenti
nella
formazione
storica
,
per
il
grado
di
sviluppo
che
han
raggiunto
,
per
il
materiale
che
han
raccolto
,
e
pei
metodi
che
han
prodotti
,
sono
ora
per
noi
tutte
indispensabili
,
quando
si
voglia
ricostruire
qualunque
parte
dei
tempi
passati
.
Che
ne
sarebbe
della
nostra
scienza
storica
senza
la
unilateralità
della
Filologia
,
che
è
il
sussidio
istrumentale
d
'
ogni
ricerca
;
e
dove
si
sarebbe
mai
trovato
il
bandolo
di
una
storia
delle
istituzioni
giuridiche
,
che
poi
a
tante
altre
cose
e
combinazioni
da
se
stessa
rimanda
,
senza
l
'
ostinata
fede
dei
romanisti
nella
eccellenza
universale
del
Diritto
Romano
,
la
quale
ha
generato
,
con
la
Giurisprudenza
generalizzata
e
con
la
Filosofia
del
Diritto
,
tanti
dei
problemi
in
cui
germoglia
da
ultimo
la
Sociologia
?
Così
che
,
al
postutto
,
i
fattori
storici
,
che
ricorrono
per
le
menti
e
per
gli
scritti
di
tanti
,
indicano
qualcosa
che
è
molto
meno
della
verità
,
ma
che
è
molto
di
più
del
semplice
errore
,
nel
senso
grossolano
di
abbaglio
,
di
illusione
e
di
inganno
.
Sono
il
prodotto
necessario
di
una
conoscenza
,
che
è
in
via
di
sviluppo
e
di
formazione
.
Nascono
dal
bisogno
di
orientarsi
sopra
lo
spettacolo
confuso
,
che
le
cose
umane
presentano
a
chi
voglia
narrarle
;
e
servono
poi
,
dirò
così
,
di
titolo
,
di
categoria
,
di
indice
a
quella
inevitabile
division
del
lavoro
,
per
entro
alla
quale
fu
finora
teoreticamente
elaborata
la
materia
storico
-
sociale
.
In
questo
campo
di
conoscenza
,
del
pari
che
in
quello
delle
scienze
naturali
,
la
unità
di
principio
reale
,
e
la
unità
di
trattazione
formale
,
non
s
'
incontran
mai
di
primo
acchito
,
anzi
si
trovano
solo
a
capo
di
lungo
ed
intricato
cammino
;
cosicché
,
anche
per
cotesto
rispetto
,
ci
pare
calzante
l
'
analogia
stabilita
da
Engels
tra
il
ritrovamento
del
materialismo
storico
e
quello
della
conservazione
dell
'
energia
.
La
provvisoria
orientazione
,
secondo
l
'
ovvio
schema
di
ciò
che
dicono
fattori
,
può
,
in
date
circostanze
,
occorrere
anche
a
noi
,
che
professiamo
un
principio
affatto
unitario
della
interpretazione
storica
.
Intendo
dire
,
se
vogliamo
non
semplicemente
teorizzare
,
ma
se
vogliamo
,
con
propria
nostra
ricerca
,
illustrare
un
determinato
periodo
di
storia
.
Come
in
cotesto
caso
c
'
incombe
l
'
obbligo
della
minuta
e
diretta
ricerca
,
cosi
ci
è
giuoco
forza
di
attenerci
dapprima
ai
gruppi
difatti
che
paiono
,
o
prominenti
,
o
indipendenti
,
o
staccati
,
negli
aspetti
della
immediata
esperienza
.
Perché
non
è
veramente
il
caso
di
credere
,
che
il
principio
unitario
di
massima
evidenza
e
trasparenza
,
cui
siam
giunti
nella
concezione
generale
della
storia
,
possa
,
a
guisa
di
talismano
,
valer
di
continuo
,
e
a
prima
vista
,
come
di
mezzo
infallibile
per
risolvere
in
elementi
semplici
l
'
immane
apparato
e
il
complicato
ingranaggio
della
società
.
La
sottostante
struttura
economica
,
che
determina
tutto
il
resto
,
non
è
un
semplice
meccanismo
,
dal
quale
saltino
fuori
,
a
guisa
d
'
immediati
effetti
automatici
e
macchinali
,
istituzioni
,
e
leggi
,
e
costumi
,
e
pensieri
,
e
sentimenti
,
e
ideologie
.
Da
quel
sottostrato
a
tutto
il
resto
,
il
processo
di
derivazione
e
di
mediazione
è
assai
complicato
,
spesso
sottile
e
tortuoso
,
non
sempre
decifrabile
.
L
'
organamento
sociale
è
,
come
già
sappiamo
,
di
continuo
instabile
,
sebbene
ciò
non
appaia
evidente
a
tutti
,
se
non
quando
la
instabilità
entra
in
quel
periodo
acuto
che
chiamiamo
rivoluzione
.
Cotesta
instabilità
,
con
le
continue
lotte
nel
seno
della
stessa
società
organata
,
esclude
sì
la
possibilità
che
gli
uomini
entrino
in
una
condizione
di
continuata
acquiescenza
od
accomodazione
,
per
cui
potrebbe
accadere
che
tornassero
nel
vivere
animale
.
Nell
'
antitesi
è
la
causa
precipua
del
progresso
(
Marx
)
.
Ma
è
altrettanto
vero
,
però
,
che
in
cotesto
organamento
instabile
,
nel
quale
è
data
la
forma
inevitabile
del
dominio
e
della
soggezione
,
la
intelligenza
si
è
sempre
sviluppata
,
non
solo
disugualmente
,
ma
assai
imperfettamente
,
incongruamente
e
parzialmente
.
Ci
fu
ed
è
ancora
nella
società
come
una
gerarchia
dell
'
intelletto
,
e
poi
dei
sentimenti
e
delle
ideazioni
.
Supporre
che
gli
uomini
,
sempre
e
in
tutti
i
casi
,
abbiano
avuto
una
coscienza
approssimativamente
chiara
della
propria
situazione
,
e
di
quello
che
convenisse
loro
più
ragionevolmente
di
fare
gli
è
supporre
l
'
inverosimile
,
anzi
l
'
insussistente
.
Forme
di
diritto
,
e
azioni
politiche
e
tentativi
di
ordinamento
sociale
,
furono
,
come
sono
tuttora
,
a
volte
cose
indovinate
,
a
volte
cose
sbagliate
,
cioè
sproporzionate
e
incongrue
al
caso
.
La
storia
è
piena
di
errori
;
il
che
vuoi
dire
,
che
se
tutto
vi
fu
necessario
,
data
la
intelligenza
relativa
di
quelli
che
avessero
a
risolvere
una
difficoltà
,
o
a
trovare
una
soluzione
a
un
dato
problema
e
così
via
,
se
tutto
v
'
ebbe
la
sua
ragion
sufficiente
,
non
tutto
vi
fu
ragionevole
,
secondo
il
senso
che
dànno
a
questa
parola
gli
ottimisti
che
raziocinano
.
A
lungo
andare
le
cause
determinanti
alle
mutazioni
,
e
ossia
le
cambiate
condizioni
economiche
,
finirono
e
finiscono
per
far
trovare
,
fosse
pur
per
vie
assai
tortuose
,
le
occorrenti
forme
di
diritto
,
gli
ordini
politici
adattati
,
e
le
maniere
più
o
meno
convenienti
della
accomodazione
sociale
.
Ma
non
è
però
da
credere
,
che
la
istintiva
sapienza
dell
'
animale
ragionevole
si
manifestasse
,
o
si
manifesti
,
sic
et
simpliciter
,
nella
piena
e
chiara
intelligenza
di
ogni
situazione
;
e
che
a
noi
non
tocchi
ora
se
non
di
rifare
semplicisticamente
il
cammino
deduttivo
dalla
situazione
economica
a
tutto
il
resto
.
L
'
ignoranza
-
la
quale
alla
sua
volta
può
anch
'
essa
essere
spiegata
-
è
cagione
non
piccola
del
modo
come
la
storia
è
proceduta
;
e
all
'
ignoranza
bisogna
aggiungere
la
bestialità
non
mai
interamente
vinta
,
e
tutte
le
passioni
e
le
nequizie
,
e
le
svariate
forme
di
corruzione
,
che
furono
e
sono
il
portato
necessario
di
una
società
così
organata
che
il
dominio
dell
'
uomo
su
l
'
uomo
vi
è
inevitabile
,
e
da
tale
dominio
la
bugia
,
l
'
ipocrisia
,
la
prepotenza
e
la
viltà
furono
e
sono
inseparabili
.
Noi
possiamo
,
senza
essere
utopisti
,
ma
solo
in
quanto
siamo
comunisti
critici
,
prevedere
,
come
di
fatti
prevediamo
,
l
'
avvento
di
una
società
,
che
svolgendosi
dalla
presente
,
e
anzi
dai
suoi
contrasti
,
per
le
leggi
immanenti
del
divenire
storico
,
metta
capo
in
una
associazione
senza
antitesi
di
classe
:
il
che
porta
seco
,
che
la
regolata
produzione
eliminerebbe
l
'
aleatorio
dalla
vita
,
che
nella
storia
si
rivela
finora
come
multiforme
intreccio
di
accidenti
e
d
'
incidenze
.
Ma
ciò
è
l
'
avvenire
,
e
non
è
,
né
il
presente
,
né
il
passato
.
Se
noi
invece
ci
proponiamo
di
penetrare
nelle
vicende
storiche
svoltesi
fino
ad
ora
,
assumendo
,
come
assumiamo
,
a
filo
conduttore
il
variare
delle
forme
della
sottostante
struttura
economica
,
fino
al
dato
più
semplice
del
variare
degl
'
istrumenti
,
noi
dobbiamo
aver
piena
coscienza
della
difficoltà
del
problema
che
ci
proponiamo
;
perché
qui
non
si
tratta
già
di
aprir
gli
occhi
e
di
vedere
,
ma
di
uno
sforzo
massimo
del
pensiero
,
che
è
diretto
a
vincere
il
multiforme
spettacolo
della
esperienza
immediata
,
per
ridurne
gli
elementi
in
una
serie
genetica
.
E
per
ciò
,
dicevo
,
che
nella
ricerca
particolare
tocca
anche
a
noi
di
pigliar
le
mosse
da
quei
gruppi
di
fatti
apparentemente
isolati
,
e
da
quel
variopinto
intreccio
,
dallo
studio
empirico
,
insomma
,
dal
quale
è
nata
la
credenza
nei
fattori
,
che
poi
si
è
svolta
in
una
semidottrina
.
Né
vale
di
contrapporre
a
queste
difficoltà
di
fatto
la
presunzione
alquanto
metaforica
,
spesso
equivoca
,
e
al
postutto
di
un
valore
puramente
analogico
,
del
così
detto
organismo
sociale
.
Anche
per
cotesto
supposito
,
diventato
poi
in
così
breve
tempo
una
mera
e
volgare
fraseologia
,
bisognava
pure
che
il
pensiero
passasse
.
Perché
esso
adombra
la
comprensione
del
movimento
storico
,
come
nascente
dalle
leggi
immanenti
alla
società
stessa
,
ed
esclude
con
ciò
l
'
arbitrario
,
il
trascendente
e
l
'
irrazionale
.
Ma
più
in
là
di
così
la
metafora
non
regge
;
e
la
ricerca
specificata
,
critica
e
circostanziata
dei
fatti
storici
è
la
sola
fonte
di
quel
sapere
concreto
e
positivo
,
che
occorre
allo
sviluppo
completo
del
materialismo
economico
.
VII
.
Le
idee
non
cascano
dal
cielo
;
né
noi
riceviamo
il
ben
di
dio
in
sogno
.
La
mutazione
nei
modi
del
pensiero
,
che
da
ultimo
ha
prodotta
la
dottrina
storica
,
della
quale
si
fa
qui
l
'
esame
e
la
esposizione
preliminare
,
s
'
è
venuta
svolgendo
,
prima
con
lentezza
e
poscia
con
cresciuta
rapidità
,
appunto
in
questo
periodo
del
divenire
umano
,
in
cui
s
'
avverarono
le
grandi
rivoluzioni
politico
-
economiche
;
ossia
in
questa
epoca
,
che
guardata
nelle
forme
politiche
dicesi
liberale
,
ma
che
guardata
nel
suo
fondo
,
per
effetto
del
dominio
del
capitale
su
la
massa
proletaria
,
è
l
'
epoca
della
produzione
anarchica
.
La
mutazione
delle
idee
,
fino
alla
creazione
di
nuovi
metodi
di
concezione
,
è
venuta
passo
passo
riflettendo
l
'
esperienza
di
una
nuova
vita
.
Come
questa
,
nelle
rivoluzioni
degli
ultimi
due
secoli
,
si
è
andata
via
via
spogliando
degl
'
involucri
mitici
,
mistici
e
religiosi
,
a
misura
che
è
venuta
acquistando
la
coscienza
pratica
e
precisa
delle
sue
condizioni
immediate
e
dirette
,
così
il
pensiero
,
che
questa
vita
riassume
e
teorizza
,
s
'
è
alla
sua
volta
spogliato
dei
presupposti
teologici
e
metafisici
,
per
racchiudersi
,
in
fine
,
in
questa
prosaica
esigenza
:
nella
interpretazione
della
storia
occorre
restringersi
alla
coordinazione
obiettiva
delle
condizioni
determinanti
e
degli
effetti
determinati
.
La
concezione
materialistica
segna
il
culmine
di
questo
nuovo
indirizzo
nel
ritrovamento
delle
leggi
storico
-
sociali
;
in
quanto
non
è
un
caso
particolare
di
una
generica
sociologia
,
o
di
una
generica
filosofia
dello
stato
,
del
diritto
e
della
storia
,
ma
è
il
risolvente
di
tutti
i
dubbi
e
di
tutte
le
incertezze
che
accompagnano
le
altre
forme
di
filosofare
su
le
cose
umane
,
ed
è
l
'
inizio
della
interpretazione
integrale
di
queste
.
Gli
è
dunque
cosa
facile
,
specie
per
il
modo
come
ci
si
son
messi
alcuni
volgari
criticastri
,
l
'
andar
ritrovando
i
precursori
di
Marx
e
di
Engels
,
che
questa
dottrina
hanno
pei
primi
precisata
nei
fondamenti
.
E
quando
mai
era
saltato
per
il
capo
ad
alcuno
dei
seguaci
loro
,
fossero
pur
quelli
della
più
stretta
osservanza
,
di
far
passare
quei
due
pensatori
per
facitori
di
miracoli
?
Anzi
,
se
piace
di
andar
cercando
le
premesse
della
creazione
dottrinale
di
Marx
e
di
Engels
,
non
basterà
di
fermarsi
a
quelli
che
diconsi
precursori
del
socialismo
fino
a
Saint
-
Simon
e
più
in
là
,
né
ai
filosofi
e
segnatamente
ad
Hegel
,
né
agli
economisti
,
che
avean
dichiarata
la
anatomia
della
società
che
produce
le
merci
:
bisogna
risalire
a
dirittura
a
tutta
la
formazione
della
società
moderna
,
e
poi
da
ultimo
trionfalmente
dichiarare
,
che
la
teoria
è
un
plagio
delle
cose
che
spiega
.
Perché
,
in
verità
,
i
precursori
effettivi
della
nuova
dottrina
furono
i
fatti
della
storia
moderna
,
che
è
diventata
così
perspicua
e
rivelatrice
di
se
stessa
,
da
che
si
operò
in
Inghilterra
la
grande
rivoluzione
industriale
della
fine
del
secolo
scorso
,
e
in
Francia
avvenne
quella
gran
dilacerazione
sociale
che
tutti
sanno
;
le
quali
cose
,
mutatis
mutandis
,
si
son
poi
andate
riproducendo
,
in
varia
combinazione
e
in
forme
più
miti
,
in
tutto
il
mondo
civile
.
E
che
altro
è
,
in
fondo
,
il
pensiero
,
se
non
il
cosciente
e
sistematico
completamento
dell
'
esperienza
;
e
che
è
questa
,
se
non
il
riflesso
e
la
elaborazione
mentale
delle
cose
e
dei
processi
che
nascono
e
si
svolgono
,
o
fuori
della
volontà
nostra
,
o
per
opera
della
nostra
attività
;
e
che
altro
è
il
genio
,
se
non
la
individuata
e
conseguente
ed
acuita
forma
di
quel
pensiero
,
che
per
suggestione
della
esperienza
sorge
in
molti
uomini
della
medesima
epoca
,
ma
nella
più
parte
di
loro
rimane
frammentario
,
incompleto
,
incerto
oscillante
e
parziale
?
Le
idee
non
cascano
dal
cielo
,
e
anzi
,
come
ogni
altro
prodotto
dell
'
attività
umana
,
si
formano
in
date
circostanze
,
in
tale
precisa
maturità
di
tempi
,
per
l
'
azione
di
determinati
bisogni
,
e
pei
reiterati
tentativi
di
dare
a
questi
soddisfazione
,
e
col
ritrovamento
di
tali
o
tali
altri
mezzi
di
prova
,
che
sono
come
gl
'
istrumenti
della
produzione
ed
elaborazione
loro
.
Anche
le
idee
suppongono
un
terreno
di
condizioni
sociali
,
ed
hanno
la
loro
tecnica
:
ed
il
pensiero
è
anch
'
esso
una
forma
del
lavoro
.
Spostare
quelle
e
questo
ossia
,
le
idee
ed
il
pensiero
,
dalle
condizioni
e
dall
'
ambito
di
lor
proprio
nascimento
e
sviluppo
,
gli
è
svisarne
la
natura
e
il
significato
.
Mostrare
come
la
concezione
materialistica
della
storia
fosse
nata
precisamente
in
date
condizioni
e
cioè
non
come
personale
e
discutibile
opinione
di
due
scrittori
,
ma
come
una
nuova
conquista
del
pensiero
per
la
inevitabile
suggestione
di
un
nuovo
mondo
che
si
sta
generando
già
,
ossia
la
rivoluzione
proletaria
,
questo
fu
l
'
assunto
del
mio
primo
saggio
.
Il
che
è
quanto
dire
,
che
una
nuova
situazione
storica
si
è
completata
del
suo
congruo
istrumento
mentale
.
Ora
immaginare
,
che
cotesta
produzione
intellettuale
potesse
avverarsi
in
ogni
tempo
e
luogo
,
gli
è
come
assumere
a
regola
delle
proprie
ricerche
l
'
assurdo
.
Trasferire
le
idee
a
capriccio
,
dal
terreno
e
dalle
condizioni
storiche
in
cui
son
nate
,
in
qualunque
altro
terreno
,
ciò
è
come
prendete
a
base
del
ragionamento
il
semplice
irrazionale
.
E
perché
non
si
dovrebbe
immaginare
del
pari
,
che
la
città
antica
,
nella
quale
nacquero
l
'
arte
e
la
scienza
greca
e
il
diritto
romano
,
rimanendo
pur
città
antica
di
democrazia
con
gli
schiavi
,
acquistasse
medesimamente
e
sviluppasse
tutte
le
condizioni
della
tecnica
moderna
?
Perché
non
credere
,
che
la
corporazione
artigiana
medioevale
,
rimanendo
qual
essa
era
nel
suo
quadro
fisso
,
s
'
avviasse
alla
conquista
del
mercato
mondiale
,
senza
le
condizioni
della
concorrenza
sconfinata
,
che
cominciarono
appunto
dall
'
eroderla
,
e
negarla
?
Perché
non
congetturare
un
feudo
,
che
,
pur
rimanendo
feudo
,
fosse
officina
da
produrre
esclusivamente
merci
?
Perché
Michele
di
Lando
non
avrebbe
dovuto
scrivere
lui
il
Manifesto
dei
Comunisti
?
Perché
non
si
avrebbe
a
pensate
,
che
i
trovati
della
scienza
moderna
potessero
venir
fuori
dal
cervello
degli
uomini
di
ogni
altro
luogo
e
tempo
;
cioè
,
prima
che
determinate
condizioni
facessero
nascere
determinati
bisogni
,
e
alla
soddisfazione
di
questi
si
dovesse
provvedere
con
una
reiterata
ed
accumulata
esperienza
?
La
nostra
dottrina
suppone
lo
sviluppo
ampio
,
chiaro
,
cosciente
ed
incalzante
della
tecnica
moderna
;
e
con
questa
la
società
che
produce
le
merci
negli
antagonismi
della
concorrenza
,
la
società
che
suppone
come
sua
condizione
iniziale
,
e
come
mezzo
indispensabile
al
suo
perpetuarsi
,
l
'
accumulazione
capitalistica
nella
forma
della
proprietà
privata
,
la
società
che
produce
e
riproduce
di
continuo
i
proletarii
,
e
a
reggersi
ha
bisogno
di
rivoluzionare
incessantemente
i
suoi
istrumenti
,
compreso
lo
stato
e
gl
'
ingranaggi
giuridici
di
questo
.
Questa
società
,
che
,
per
le
leggi
stesse
del
suo
movimento
,
ha
messa
a
nudo
la
sua
propria
anatomia
,
produce
di
contraccolpo
la
concezione
materialistica
.
Essa
,
come
ha
prodotto
nel
socialismo
la
sua
negazione
positiva
,
così
ha
generato
nella
nuova
dottrina
storica
la
sua
negazione
ideale
.
Se
la
storia
è
il
prodotto
,
non
arbitrario
,
ma
necessario
e
normale
,
degli
uomini
in
quanto
si
sviluppano
,
e
si
sviluppano
in
quanto
socialmente
esperimentano
,
ed
esperimentano
in
quanto
perfezionano
e
raffinano
il
lavoro
,
ed
accumulano
e
serbano
i
prodotti
e
risultati
di
questo
,
la
fase
di
sviluppo
in
cui
noi
ora
viviamo
non
può
esser
l
'
ultima
e
definitiva
,
e
i
contrasti
a
questa
intimi
ed
inerenti
sono
le
forze
produttive
di
nuove
condizioni
.
Ed
ecco
come
il
periodo
delle
grandi
rivoluzioni
economiche
e
politiche
di
questi
due
ultimi
secoli
ha
maturato
nelle
menti
questi
due
concetti
:
l
'
immanenza
e
costanza
del
processo
nei
fatti
storici
,
e
la
dottrina
materialistica
,
che
in
fondo
è
la
teoria
obiettiva
delle
rivoluzioni
sociali
.
Non
v
'
ha
dubbio
,
che
il
risalire
attraverso
i
secoli
e
il
rifarsi
studiatamente
col
pensiero
su
lo
sviluppo
delle
idee
sociali
,
per
quanto
ce
n
'
è
documento
negli
scrittori
,
è
cosa
che
riesce
tuttora
assai
istruttiva
,
e
giova
soprattutto
ad
accrescere
in
noi
la
consapevolezza
critica
,
così
dei
nostri
concetti
come
dei
nostri
procedimenti
.
Tale
ritorno
della
mente
su
le
sue
premesse
storiche
,
quando
non
ci
porti
a
smarrirci
nell
'
empirismo
di
una
sconfinata
erudizione
,
e
non
c
'
induca
nella
tentazione
di
stabilire
frettolosamente
delle
vane
analogie
,
giova
senza
dubbio
a
dare
pieghevolezza
ed
efficacia
di
persuasione
alle
forme
della
nostra
attività
scientifica
.
Nell
'
insieme
delle
nostre
scienze
si
deriva
ora
,
in
via
di
fatto
e
per
approssimativa
continuità
di
tradizione
,
l
'
ottimo
di
quanto
fu
mai
ritrovato
,
escogitate
e
provato
,
non
che
nei
tempi
moderni
,
fin
da
quelli
dell
'
antica
Grecia
,
con
la
quale
appunto
comincia
in
modo
definitivo
per
tutto
l
'
uman
genere
,
lo
svolgimento
ordinato
del
pensiero
cosciente
,
riflesso
e
metodico
.
Non
ci
sarebbe
dato
di
fare
un
solo
passo
nella
ricerca
scientifica
senza
l
'
uso
dei
mezzi
da
gran
tempo
trovati
e
pronti
;
come
sarebbe
a
dire
,
tanto
per
addurre
alcuni
dei
più
generali
,
della
logica
e
della
matematica
.
Ad
avere
una
opinione
contraria
occorrerebbe
di
voler
dire
,
che
ogni
generazione
debba
ricominciar
da
capo
,
rimbamboleggiando
.
Ma
né
agli
antichi
autori
,
nell
'
angusto
ambito
delle
loro
repubbliche
di
città
,
né
agli
scrittori
della
Rinascenza
,
incerti
sempre
tra
un
immaginato
ritorno
all
'
antico
e
il
bisogno
di
afferrare
intellettualmente
il
mondo
nuovo
,
che
era
in
gestazione
,
fu
dato
di
giungere
all
'
analisi
precisa
degli
elementi
ultimi
dai
quali
resulta
la
società
,
che
il
genio
insuperato
di
Aristotele
non
vide
e
non
comprese
di
là
dai
confini
in
cui
si
spiega
la
vita
dell
'
uomo
cittadino
.
La
ricerca
su
la
struttura
sociale
,
considerata
nei
suoi
modi
di
origine
e
di
processo
,
si
fece
viva
ed
acuta
ed
assunse
aspetti
multiformi
nei
secoli
decimosettimo
e
decimottavo
,
quando
si
formò
la
Economia
,
e
insieme
a
questa
,
sotto
ai
varii
nomi
di
Diritto
di
Natura
,
di
saggi
su
lo
Spirito
delle
Leggi
e
di
Contratto
Sociale
,
si
fece
strada
il
tentativo
di
risolvere
in
cause
,
in
fattori
,
in
dati
logici
e
psicologici
,
il
multiforme
e
non
sempre
chiaro
spettacolo
di
una
vita
,
in
cui
si
preparava
la
più
grande
rivoluzione
che
si
conosca
.
Coteste
dottrine
,
quale
che
fosse
l
'
intento
subiettivo
e
l
'
animo
degli
autori
-
come
è
il
caso
antitetico
del
conservatore
Hobbes
e
del
proletario
Rousseau
-
furon
tutte
rivoluzionarie
nella
sostanza
e
negli
effetti
.
In
fondo
a
tutte
tu
ritrovi
sempre
come
stimolo
e
come
motivo
i
bisogni
materiali
e
morali
dell
'
età
nuova
;
che
per
le
condizioni
storiche
erano
quelli
della
borghesia
:
-
e
per
ciò
conveniva
di
combattere
,
in
nome
della
libertà
,
la
tradizione
,
la
chiesa
,
il
privilegio
,
le
classi
fisse
,
ossia
gli
ordini
e
i
ceti
,
e
per
conseguenza
lo
stato
che
di
questi
era
o
pareva
autore
,
e
poi
i
privilegi
del
commercio
,
delle
arti
,
del
lavoro
e
della
scienza
.
Onde
si
mirò
all
'
uomo
in
astratto
,
ossia
ai
singoli
individui
emancipati
e
liberati
,
per
virtù
di
astrazione
logica
,
dai
loro
vincoli
storici
e
di
necessaria
dipendenza
sociale
;
e
nella
mente
di
molti
il
concetto
della
società
si
venne
come
a
ridurre
in
atomi
,
e
anzi
parve
,
ai
più
,
naturale
il
credere
,
che
la
società
stessa
non
sia
se
non
una
somma
d
'
individui
.
Le
categorie
astratte
della
psicologia
individuale
si
trovarono
come
spinte
sul
davanti
,
o
messe
in
cima
,
della
spiegazione
di
tutti
i
fatti
umani
;
ed
ecco
come
in
tutti
cotesti
sistemi
ed
escogitazioni
non
si
parli
che
di
paura
,
di
amor
proprio
,
di
egoismo
,
di
obbedienza
volontaria
,
di
tendenza
alla
felicità
,
di
originaria
bontà
dell
'
uomo
,
di
libertà
di
contrattare
;
e
poi
della
coscienza
morale
,
e
dell
'
istinto
o
del
senso
morale
,
e
di
altrettali
cose
astratte
e
generiche
,
come
quelle
che
fossero
sufficienti
a
spiegare
la
concreta
storia
esistente
,
e
a
crearne
di
sana
pianta
una
nuova
.
Nell
'
atto
che
tutta
la
società
entrava
in
una
strepitosa
crisi
,
l
orrore
dell
'
antico
,
del
vieto
,
del
tradizionale
,
dell
organizzato
da
secoli
,
e
il
presentimento
di
una
rinnovazione
di
tutta
l
'
esistenza
umana
,
ingenerarono
da
ultimo
un
oscuramento
totale
nelle
idee
di
necessità
storica
e
di
necessità
sociale
;
ossia
in
quelle
idee
,
che
,
accennate
appena
dai
filosofi
antichi
,
e
venute
poi
in
tanto
sviluppo
nel
secolo
nostro
,
in
quel
periodo
di
razionalismo
rivoluzionario
non
ebbero
che
rari
rappresentanti
,
come
Vico
,
Montesquieu
,
e
in
parte
Quesnay
.
In
questa
situazione
storica
,
che
fa
nascere
una
letteratura
acuta
,
agile
,
sovvertitrice
,
penetrante
e
popolarissima
,
sta
la
ragione
di
ciò
che
Louis
Blanc
,
con
una
certa
enfasi
,
chiamò
individualismo
;
con
la
qual
parola
altri
dopo
di
lui
han
poi
creduto
di
dare
espressione
ad
un
fatto
permanente
della
natura
umana
,
che
possa
soprattutto
servire
come
di
argomento
decisivo
contro
il
socialismo
.
Singolare
spettacolo
;
anzi
singolare
contrasto
!
Il
capitale
,
formatosi
come
che
si
fosse
,
tendeva
a
vincere
ogni
altra
precedente
forma
di
produzione
,
rompendone
i
vincoli
e
gl
'
impedimenti
,
tendeva
ad
essere
,
cioè
,
il
signore
diretto
od
indiretto
della
società
,
come
di
fatti
è
divenuto
nella
più
gran
parte
del
mondo
;
dal
che
poi
è
proceduto
,
che
,
oltre
a
tutti
i
modi
di
moderna
miseria
e
di
nuova
gerarchia
in
cui
ora
ci
aggiriamo
,
si
avverasse
la
più
stridente
antitesi
di
tutta
la
storia
,
ossia
quella
presente
tra
la
anarchia
della
produzione
nel
complesso
della
società
,
e
il
ferreo
dispotismo
del
modo
del
produrre
nelle
singole
aziende
,
officine
e
fabbriche
!
Ebbene
,
i
pensatori
,
e
filosofi
,
ed
economisti
,
e
divulgatori
d
'
idee
del
secolo
decimottavo
non
vedeano
che
libertà
ed
eguaglianza
!
Tutti
ragionavano
allo
stesso
modo
,
tutti
partivano
dalle
stesse
premesse
;
o
che
arrivassero
a
conchiudere
,
doversi
ottenere
la
libertà
da
un
governo
di
pura
amministrazione
,
o
che
fossero
addirittura
democratici
,
o
per
fino
comunisti
.
Il
regno
prossimo
della
felicità
stava
innanzi
agli
occhi
di
tutti
,
come
d
'
indubbio
avvento
;
pur
che
fossero
tolti
i
vincoli
e
gl
'
impedimenti
,
che
all
'
uomo
,
di
sua
natura
buono
e
perfettibile
,
aveano
imposto
la
forzata
ignoranza
e
il
dispotismo
della
chiesa
e
dello
stato
.
Cotesti
impedimenti
non
pareano
condizioni
,
e
termini
,
nei
quali
gli
uomini
si
fossero
trovati
per
le
leggi
del
loro
sviluppo
,
e
per
gl
'
intrecci
inevitabili
del
moto
antagonistico
,
e
per
ciò
incerto
e
flessuoso
della
storia
,
come
paiono
finalmente
a
noi
per
il
prevalere
dello
storicismo
obiettivo
:
ma
,
anzi
,
pareano
dei
semplici
imbarazzi
,
dei
quali
l
'
uso
retto
della
ragione
dovesse
liberarci
.
In
cotesto
idealismo
,
che
raggiunse
il
suo
apice
in
alcuni
degli
eroi
della
Grande
Rivoluzione
,
germogliò
una
fede
sconfinata
nel
sicuro
progresso
di
tutto
l
'
uman
genere
.
Per
la
prima
volta
il
concetto
di
umanità
apparve
in
tutta
la
sua
estensione
,
e
senza
mescolanza
d
'
idee
o
di
presupposti
religiosi
.
I
più
risoluti
fra
cotesti
idealisti
furono
appunto
i
materialisti
estremi
;
come
quelli
,
che
,
negando
ogni
obietto
alla
fantasia
religiosa
,
assegnavano
al
bisogno
della
felicità
questa
terra
qual
sicuro
dominio
,
pur
che
la
ragione
schiudesse
la
via
.
Ma
le
idee
furono
così
barbaramente
maltrattate
dalle
prosaiche
cose
,
come
avvenne
tra
la
fine
del
secolo
passato
e
il
principio
di
questo
.
Assai
dura
fu
la
lezione
dei
fatti
,
dalla
quale
procedettero
le
più
tristi
delusioni
,
e
poi
ne
seguì
un
radicale
rivolgimento
negli
spiriti
.
I
fatti
,
in
una
parola
,
riuscirono
contrarii
ad
ogni
aspettazione
;
il
che
,
se
dapprima
produsse
stanchezza
nei
disillusi
,
non
poté
a
meno
di
indurre
desiderio
e
bisogno
di
nuova
ricerca
.
È
noto
come
Saint
-
Simon
e
Fourier
,
nei
quali
proprio
in
principio
del
secolo
si
avvera
,
nelle
forme
unilaterali
della
genialità
prematura
,
la
reazione
contro
i
resultati
immediati
della
grande
rivoluzione
politico
-
economica
,
si
levassero
risolutamente
,
il
primo
contro
i
giuristi
,
ed
il
secondo
contro
gli
economisti
.
Difatti
,
rimossi
gl
'
impedimenti
alla
libertà
,
che
furon
proprii
di
altri
tempi
,
dei
nuovi
e
spesso
più
gravi
e
più
dolorosi
eran
subentrati
;
e
,
come
la
felicità
eguale
per
tutti
non
s
'
era
avverata
,
così
la
società
rimaneva
nella
sua
forma
politica
,
tal
quale
come
prima
,
una
organizzazione
delle
disuguaglianze
.
La
società
deve
esser
,
dunque
,
un
qualcosa
di
per
sé
stante
,
un
certo
che
di
naturale
,
un
semovente
complesso
di
rapporti
e
di
condizioni
,
che
sfida
i
tuoni
propositi
soggettivi
dei
singoli
componenti
suoi
,
e
passa
sopra
alle
illusioni
ed
ai
disegni
degli
idealisti
!
Essa
,
dunque
,
segue
un
suo
proprio
andamento
,
dal
quale
sarà
lecito
di
astrarre
delle
leggi
di
processo
e
di
sviluppo
,
ma
al
quale
non
è
dato
d
'
imporne
!
Per
cotal
conversione
delle
menti
,
il
secolo
decimonono
s
'
annunciò
con
la
vocazione
di
dover
essere
il
secolo
della
scienza
storica
e
della
sociologia
.
Il
pensiero
ha
di
fatti
invaso
e
penetrato
ogni
campo
dell
'
attività
umana
,
col
principio
dello
sviluppo
.
In
questo
secolo
fu
ritrovata
la
grammatica
storica
,
e
fu
rinvenuta
la
chiave
per
esplorare
la
genesi
dei
miti
.
In
questo
secolo
furono
rinvenute
le
tracce
embriogenetiche
della
preistoria
e
furon
per
la
prima
volta
messe
in
serie
di
processo
le
forme
politiche
e
giuridiche
.
Il
secolo
decimonono
si
annunziò
come
il
secolo
della
sociologia
,
nella
persona
del
Saint
-
Simon
;
nel
quale
,
come
accade
degli
autodidatti
e
dei
precursori
geniali
,
si
trovano
confusi
insieme
i
germi
di
tante
tendenze
contradittorie
.
Per
questo
rispetto
la
concezione
materialistica
è
un
resultato
;
ma
è
quel
resultato
,
che
è
il
compimento
di
tutto
un
processo
di
formazione
;
e
come
resultato
e
come
compimento
essa
è
anche
la
semplificazione
di
tutta
la
scienza
storica
e
di
tutta
la
sociologia
,
perché
ci
riporta
dai
derivati
e
dalle
condizioni
complesse
alle
funzioni
elementari
.
E
ciò
è
avvenuto
per
la
diretta
suggestione
di
una
nuova
e
strepitosa
esperienza
.
Le
leggi
della
economia
,
quali
esse
per
sé
sono
e
per
sé
si
esplicano
,
avean
trionfato
di
tutte
le
illusioni
,
e
s
'
eran
mostrate
direttrici
della
vita
sociale
.
La
grande
rivoluzione
industriale
,
operatasi
per
primo
in
Inghilterra
alla
luce
del
giorno
,
anzi
nel
secolo
dei
lumi
,
facea
intendere
come
le
classi
sociali
,
se
non
sono
in
natura
,
non
son
nemmeno
una
conseguenza
del
caso
o
dell
'
arbitrio
;
anzi
nascono
storicamente
e
socialmente
entro
ed
attorno
ad
una
determinata
forma
di
produzione
.
E
chi
,
in
verità
,
non
avea
visto
a
sorgere
,
sotto
i
suoi
occhi
,
i
nuovi
proletarii
dalla
rovina
economica
di
tante
classi
di
piccoli
proprietarii
,
di
piccoli
contadini
e
di
artigiani
;
e
chi
non
era
in
grado
di
scorgere
il
metodo
di
tale
novella
creazione
di
nuovo
stato
sociale
,
in
cui
tanti
uomini
venivano
ad
esser
ridotti
e
a
trovarsi
per
forza
?
Chi
non
era
in
grado
di
scorgere
,
come
il
danaro
diventato
capitale
fosse
riuscito
in
breve
corso
d
'
anni
a
grandeggiare
,
per
l
'
attrazione
che
esso
esercita
sul
lavoro
degli
uomini
liberi
,
nei
quali
la
necessità
di
darsi
liberamente
a
mercede
era
stata
di
lunga
mano
preparata
con
tanti
accurati
metodi
di
diritto
,
e
per
le
vie
di
una
violenta
o
indiretta
espropriazione
?
Chi
non
avea
visto
a
sorgere
le
nuove
città
intorno
alle
fabbriche
,
e
cingersi
al
loro
perimetro
di
desolante
miseria
,
che
non
era
più
un
caso
di
singolare
disavventura
ma
la
condizione
e
la
fonte
della
ricchezza
?
E
in
quella
miseria
di
novello
stile
apparivano
numerose
le
donne
ed
i
fanciulli
,
uscenti
per
la
prima
volta
da
una
ignorata
esistenza
,
per
figurare
sul
palcoscenico
della
storia
qual
sinistra
illustrazione
della
società
degli
eguali
.
E
chi
non
sentiva
-
ci
fosse
o
non
ci
fosse
la
sedicente
teoria
del
reverendo
Malthus
-
che
il
numero
di
conviventi
,
che
cotesto
modo
di
organizzazione
economica
può
contenere
,
se
a
volte
è
insufficiente
a
chi
per
l
'
alea
favorevole
della
produzione
ha
bisogno
di
braccia
,
altre
volte
è
esuberante
,
e
per
ciò
non
occupabile
e
pauroso
?
Diveniva
,
inoltre
,
cosa
evidente
,
che
la
rapida
e
violenta
trasformazione
economica
avveratasi
strepitosamente
in
Inghilterra
,
era
ivi
riuscita
perché
quel
paese
erasi
potuto
creare
,
di
fronte
alla
rimanente
Europa
,
un
monopolio
fino
allora
non
mai
visto
,
ed
a
reggere
cotesto
monopolio
era
occorsa
una
politica
senza
scrupoli
,
la
quale
permetteva
una
buona
volta
a
tutti
di
tradurre
in
prosa
il
mito
ideologico
dello
stato
,
che
avrebbe
ad
essere
tutore
e
pedagogo
del
popolo
.
Nella
visione
immediata
di
tali
conseguenze
della
nuova
vita
ebbe
origine
il
pessimismo
,
più
o
meno
romantico
,
dei
laudatores
temporis
acti
,
da
De
Maistre
a
Carlyle
.
La
satira
del
liberalismo
invade
le
menti
e
la
letteratura
in
principio
di
questo
secolo
.
Comincia
quella
critica
della
società
,
nella
quale
è
l
'
inizio
di
tutta
la
sociologia
.
Bisognava
innanzi
tutto
vincere
la
ideologia
,
che
erasi
accumulata
ed
espressa
nelle
tante
dottrine
del
Diritto
di
Natura
e
del
Contratto
Sociale
.
Bisognava
rimettersi
di
fronte
ai
fatti
,
che
le
rapide
vicende
di
un
processo
tanto
intensivo
imponevano
all
'
attenzione
in
forme
così
nuove
e
paurose
.
Eccoti
Owen
,
l
'
impareggiabile
sotto
tutti
i
rispetti
;
ma
per
questo
specialmente
,
che
egli
fu
tanto
chiaroveggente
su
le
cause
della
nuova
miseria
,
quanto
fu
ingenuo
nel
ricercare
i
modi
di
vincerle
.
Bisognava
giungere
alla
critica
oggettiva
della
Economia
,
che
apparve
la
prima
volta
,
in
forme
unilaterali
e
reazionarie
,
in
Sismondi
.
In
quel
periodo
di
tempo
,
in
cui
si
mutavano
le
condizioni
di
una
nuova
scienza
storica
,
nascono
e
attirano
sopra
di
sé
l
'
attenzione
tante
diverse
forme
di
socialismo
utopico
,
unilaterale
,
o
a
dirittura
stravagante
,
che
non
arrivarono
mai
fino
ai
proletarii
,
o
perché
questi
non
avean
coscienza
politica
affatto
,
o
,
avendola
,
si
moveano
a
salti
,
come
nelle
cospirazioni
e
sommosse
francesi
dal
1830-48
,
o
si
aggiravano
sul
terreno
pratico
delle
riforme
immediate
,
come
è
il
caso
dei
Cartisti
.
E
pure
tutto
cotesto
socialismo
,
per
quanto
utopico
,
fantastico
ed
ideologico
,
era
una
critica
immediata
e
spesso
geniale
dell
'
Economia
;
una
critica
unilaterale
,
insomma
,
cui
occorreva
il
complemento
scientifico
di
una
generale
concezione
storica
.
Tutte
coteste
forme
di
critica
parziale
,
unilaterale
ed
incompleta
misero
effettivamente
capo
nel
socialismo
scientifico
.
Questo
non
è
più
la
critica
soggettiva
applicata
alle
cose
,
ma
è
il
ritrovamento
dell
'
autocritica
che
è
nelle
cose
stesse
.
La
critica
vera
della
società
è
la
società
stessa
,
che
per
le
condizioni
antitetiche
dei
contrasti
su
i
quali
poggia
,
genera
da
sé
in
se
stessa
la
contraddizione
,
e
questa
poi
vince
per
trapasso
in
una
nuova
forma
.
Il
risolvente
delle
presenti
antitesi
è
il
proletariato
;
che
lo
sappiano
o
non
lo
sappiano
i
proletarii
stessi
.
Come
in
essi
la
miseria
loro
è
diventata
la
condizione
palese
della
società
presente
,
così
in
essi
e
nella
miseria
loro
è
la
ragion
d
'
essere
della
nuova
rivoluzione
sociale
.
In
questo
trapasso
dalla
critica
del
pensiero
soggettivo
,
che
esamina
dal
di
fuori
le
cose
e
immagina
di
poterle
correggere
per
conto
suo
,
alla
intelligenza
dell
'
autocritica
che
la
società
esercita
sopra
di
se
stessa
nella
immanenza
del
suo
proprio
processo
;
soltanto
in
ciò
consiste
la
dialettica
della
storia
,
che
Marx
ed
Engels
,
solo
in
quanto
erano
materialisti
,
trassero
dall
'
idealismo
di
Hegel
.
E
in
fin
delle
fini
poco
importa
se
di
tali
riposte
e
complicate
forme
del
pensiero
non
si
sappian
render
conto
,
nè
i
letterati
,
che
non
conoscono
altra
significazione
della
parola
dialettica
se
non
quella
dell
'
artificio
sofistico
,
nè
i
dotti
e
gli
eruditi
,
che
non
sono
mai
atti
a
sorpassare
la
conoscenza
empiricamente
disgregata
dei
semplici
particolari
.
Ma
il
grande
rivolgimento
economico
,
che
ha
offerto
i
materiali
onde
è
composta
la
società
moderna
,
nella
quale
è
arrivato
in
fine
al
suo
quasi
completo
sviluppo
l
'
impero
del
capitalismo
,
non
sarebbe
riuscito
di
così
rapido
e
suggestivo
insegnamento
,
se
non
fosse
stato
luminosamente
illustrato
dal
moto
vertiginoso
e
catastrofico
della
Rivoluzione
Francese
.
Mise
essa
in
piena
evidenza
,
come
in
tragica
rappresentazione
,
tutte
le
forze
antagonistiche
della
società
moderna
,
perché
questa
vi
si
fece
strada
tra
le
rovine
,
e
segnò
in
breve
tratto
di
tempo
precipitosamente
le
fasi
del
suo
nascimento
e
del
suo
assetto
.
Nacque
la
Rivoluzione
dagl
'
impedimenti
che
la
borghesia
dovette
vincere
con
la
violenza
,
poi
che
apparve
evidente
come
la
transizione
dalla
vecchia
alla
nuova
forma
della
produzione
-
o
della
proprietà
,
come
dicono
per
necessità
di
gergo
professionale
i
giuristi
-
non
potesse
avverarsi
per
le
vie
più
tranquille
delle
successive
e
graduali
riforme
.
E
fu
essa
per
ciò
sollevazione
,
attrito
e
rimescolamento
di
tutte
le
vecchie
classi
dell
'
Ancien
Régime
,
e
rapida
e
vertiginosa
formazione
ad
un
tempo
di
nuove
classi
,
nel
brevissimo
ma
singolarmente
intensivo
periodo
di
soli
dieci
anni
,
che
al
paragone
della
ordinaria
storia
di
altri
paesi
e
tempi
paiono
secoli
.
In
cotesta
compressione
di
vicende
da
secoli
in
così
breve
giro
di
anni
,
si
esemplificarono
i
momenti
e
gli
aspetti
più
caratteristici
della
società
nuova
,
o
moderna
,
con
tanto
maggiore
evidenza
,
in
quanto
che
la
pugnace
borghesia
avea
già
creato
a
se
stessa
tali
mezzi
ed
organi
intellettuali
,
da
possedere
nella
teoria
dell
'
opera
propria
la
coscienza
riflessa
del
suo
movimento
.
La
violenta
espropriazione
di
una
parte
non
piccola
della
vecchia
proprietà
,
di
quella
,
cioè
,
che
era
immobilizzata
nel
feudo
,
nei
regi
e
principeschi
demani
e
nella
manomorta
,
coi
diritti
reali
e
personali
che
ne
derivavano
per
mille
vie
,
mise
a
disposizione
dello
stato
,
divenuto
per
necessità
di
cose
un
terribile
ed
onnipotente
governo
di
eccezione
,
una
massa
straordinaria
di
mezzi
economici
;
e
questi
,
per
un
verso
dettero
luogo
alla
singolare
finanza
degli
assegnati
,
finiti
poi
nell
'
annullamento
di
se
stessi
,
e
per
un
altro
verso
dettero
luogo
alla
formazione
dei
nuovi
proprietarii
,
che
andarono
debitori
alle
chances
dell
'
aggiotaggio
,
e
alle
contingenze
dell
'
intrigo
e
della
speculazione
,
della
fortuna
loro
.
E
chi
avrebbe
mai
più
osato
dappoi
di
giurare
sul
capo
del
sacro
ed
atavico
istituto
della
proprietà
,
dacchè
il
titolo
recente
ed
accertato
di
questa
poggiava
così
palesemente
su
la
notizia
delle
fortunate
contingenze
?
Se
mai
era
passato
per
il
capo
di
tanti
molesti
filosofi
,
a
cominciare
dai
Sofisti
,
che
il
diritto
fosse
una
utile
e
comoda
fattura
dell
'
uomo
;
cotesta
proposizione
di
malvisti
eretici
poteva
sembrate
oramai
verità
semplice
ed
intuitiva
per
fino
agli
ultimi
straccioni
dei
sobborghi
di
Parigi
.
Non
aveano
essi
,
i
proletarii
,
dato
l
'
impulso
,
con
tutto
il
resto
del
popolo
minuto
,
alla
rivoluzione
in
generale
con
le
mosse
anticipate
dell
'
aprile
dell'89;
e
non
si
trovaron
poi
come
scacciati
di
nuovo
dalla
scena
della
storia
dopo
l
'
insuccesso
della
rivolta
del
Preriale
del
'95
?
Non
aveano
essi
portato
a
spalle
tutti
i
focosi
oratori
della
libertà
e
della
eguaglianza
;
non
aveano
essi
tenuto
in
mano
la
Comune
parigina
,
che
fu
per
un
pezzo
l
'
organo
impulsivo
dell
'
Assemblea
e
di
tutta
la
Francia
;
e
non
finivan
poi
da
ultimo
nell
'
amara
delusione
d
'
essersi
creati
con
le
proprie
mani
i
novelli
padroni
?
Nella
coscienza
fulminea
di
tal
delusione
è
il
movente
psicologico
,
rapido
ed
immediato
,
della
cospirazione
di
Babeuf
;
la
quale
,
per
ciò
appunto
,
è
un
grande
fatto
della
storia
,
ed
ha
in
sé
tutti
gli
elementi
della
tragedia
oggettiva
.
La
terra
,
che
il
feudo
e
la
manomorta
aveano
come
legata
ad
un
corpo
,
ad
una
famiglia
,
ad
un
titolo
,
liberata
dai
suoi
vincoli
era
diventata
merce
,
perché
fosse
base
ed
istrumento
da
produrre
merci
;
ed
era
diventata
d
'
un
tratto
merce
così
pieghevole
,
docile
ed
adattabile
,
da
prestarsi
a
circolare
nei
simboli
di
tanti
pezzi
di
carta
.
E
intorno
a
questi
simboli
moltiplicati
di
tanto
su
le
cose
che
doveano
rappresentare
,
che
da
ultimo
finiron
nel
nulla
,
sorse
gigante
l
'
affare
,
come
sorse
d
'
ogni
parte
,
su
le
spalle
della
miseria
dei
più
miseri
,
e
fra
tutti
gli
anfratti
della
precipitosa
e
sinuosa
politica
,
e
sfacciato
soprattutto
nel
trar
partito
dalla
guerra
e
dai
suoi
gloriosi
successi
.
Per
fino
i
rapidi
progressi
di
una
tecnica
accelerata
per
le
urgenti
circostanze
,
dettero
materia
ed
occasione
al
prosperar
degli
affari
.
Le
leggi
dell
'
economia
borghese
,
che
son
quelle
della
produzione
individuale
nel
campo
antagonistico
della
concorrenza
,
insorsero
furiose
,
con
tutti
i
mezzi
della
violenza
e
dell
'
insidia
,
contro
l
'
arbitrio
idealistico
di
un
governo
rivoluzionario
;
il
quale
,
forte
della
certezza
di
salvare
la
patria
,
e
forte
ancora
più
della
illusione
di
fondare
in
eterno
la
libertà
degli
eguali
,
credette
fosse
cosa
possibile
il
sopprimere
l
'
aggiotaggio
con
la
ghigliottina
,
l
'
eliminare
l
'
affarismo
con
la
chiusura
della
borsa
,
e
l
'
assicurare
al
popolo
minuto
la
esistenza
,
col
fissare
il
maximum
dei
prezzi
dei
generi
di
prima
necessità
.
Le
merci
,
e
i
prezzi
,
e
gli
affari
rivendicarono
con
la
violenza
la
libertà
propria
,
contro
quelli
che
volean
leggere
o
imporre
loro
la
morale
.
Il
Termidoro
,
quali
che
fossero
le
personali
intenzioni
dei
Termidoriani
,
o
vili
,
o
paurosi
,
o
illusi
,
fu
,
così
nelle
cause
ascose
come
nei
suoi
effetti
non
remoti
,
il
trionfo
degli
affari
su
l
'
idealismo
democratico
.
La
costituzione
del
'93
,
la
quale
segna
l
'
estremo
limite
cui
possa
giungere
il
pensiero
democratico
,
non
era
mai
andata
in
esecuzione
.
La
pressione
grave
delle
circostanze
,
la
minaccia
dello
straniero
,
le
varie
forme
di
ribellione
all
'
interno
,
dalla
girondina
alla
vandeana
,
avean
reso
necessario
un
governo
di
eccezione
,
che
fu
il
Terrore
nato
dalla
paura
.
A
misura
che
i
pericoli
cessavano
,
cessò
il
bisogno
del
terrore
;
ma
la
democrazia
s
'
infranse
innanzi
agli
affari
,
nei
quali
nasceva
la
proprietà
dei
proprietarii
nuovi
.
La
costituzione
dell
'
anno
III
consacrò
il
principio
del
moderantismo
liberale
,
dal
quale
è
proceduto
tutto
il
costituzionalismo
del
continente
europeo
:
ma
innanzi
tutto
fu
la
via
per
giungere
alla
garanzia
della
proprietà
nuova
.
Cambiare
i
proprietarii
,
salvando
la
proprietà
,
questo
il
motto
,
questa
la
parola
d
'
ordine
,
questa
l
'
insegna
,
che
sfidò
per
anni
dal
10
agosto
'92
,
così
le
sommosse
violente
,
come
gli
arditi
disegni
di
coloro
che
tentarono
di
fondare
la
società
su
la
virtù
,
su
l
'
eguaglianza
,
su
la
spartana
abnegazione
.
Il
Direttorio
fu
il
tramite
attraverso
del
quale
la
rivoluzione
giunse
a
negare
se
stessa
come
conato
idealistico
;
e
col
Direttorio
,
che
fu
la
corruzione
confessata
e
professata
,
divenne
realtà
il
motto
:
cambiati
sì
i
proprietarii
,
ma
la
proprietà
è
salva
!
E
da
ultimo
occorreva
,
a
trarre
da
tante
rovine
uno
stabile
edifizio
,
la
forza
vera
;
e
questa
si
trovò
in
un
singolare
avventuriere
d
'
insuperata
genialità
,
cui
la
fortuna
avea
romanamente
arriso
,
ed
il
solo
che
possedesse
la
virtù
di
mettere
la
chiusa
della
conveniente
morale
a
quella
favola
gigantesca
,
perché
in
lui
non
era
nè
ombra
,
nè
traccia
di
scrupoli
morali
.
Tutto
si
vide
in
quella
rapina
di
eventi
.
I
cittadini
armati
alla
difesa
della
patria
,
vittoriosi
oltre
i
confini
della
circostante
Europa
,
nella
quale
portano
con
la
conquista
la
rivoluzione
,
divengono
soldatesca
da
opprimere
la
libertà
in
patria
.
I
contadini
,
che
in
un
impeto
d
'
imperiosa
suggestione
produssero
per
entro
alle
terre
di
feudo
l
'
anarchia
dell'89
,
diventati
,
o
soldati
,
o
piccoli
proprietarii
,
o
piccoli
fittaiuoli
,
dopo
d
'
essere
stati
per
un
quarto
d
'
ora
le
sentinelle
avanzate
della
rivoluzione
,
ricaddero
nella
silenziosa
e
balorda
quiete
della
vita
loro
tradizionale
,
che
,
muta
di
casi
e
di
movimenti
,
fa
da
sottostrato
sicuro
al
così
detto
ordine
sociale
.
I
piccoli
borghesi
di
città
,
e
i
già
membri
delle
corporazioni
,
a
breve
andare
s
'
accomodarono
a
diventare
,
nel
campo
della
gara
economica
,
i
prestatori
liberi
dell
'
opera
della
mano
.
La
libertà
del
commercio
esigeva
,
che
ogni
prodotto
diventasse
liberamente
commerciabile
,
e
superava
,
quindi
,
l
'
ultimo
impedimento
,
ottenendo
che
il
lavoro
diventasse
anch
'
esso
libera
merce
.
Tutto
si
mutò
in
quel
tempo
.
Lo
stato
,
che
era
parso
per
secoli
a
tanti
milioni
d
'
illusi
una
sacra
istituzione
,
o
un
divino
mandato
,
lasciando
il
capo
del
suo
sovrano
sotto
la
fredda
azione
di
un
istrumento
tecnico
,
ne
rimase
sconsacrato
e
profanizzato
.
Diventava
esso
stesso
,
lo
stato
,
un
apparato
tecnico
,
che
alla
gerarchia
veniva
sostituendo
la
burocrazia
.
E
perché
non
v
'
era
più
presunzione
di
antichi
titoli
,
che
dessero
ragione
di
privilegio
da
tenervi
posto
,
questo
novello
stato
poteva
diventar
la
preda
di
chi
se
lo
pigliasse
;
si
trovava
,
insomma
,
messo
agl
'
incanti
,
purché
i
fortunati
tra
gli
ambiziosi
fossero
i
soliti
garanti
della
proprietà
,
e
dei
nuovi
e
vecchi
proprietari
.
Il
novello
stato
,
che
ebbe
bisogno
del
18
Brumaio
per
diventare
una
ordinata
burocrazia
poggiata
sul
militarismo
vittorioso
,
questo
stato
che
completava
la
rivoluzione
nell
'
atto
che
la
negava
,
non
potea
fare
a
meno
del
suo
testo
,
e
l
'
ebbe
nel
Codice
Civile
,
che
è
il
libro
d
'
oro
della
società
che
produca
e
venda
merci
.
Non
invano
la
giurisprudenza
generalizzata
avea
serbato
e
commentato
per
secoli
,
nella
forma
di
una
disciplina
scientifica
,
quel
Diritto
Romano
,
che
fu
,
è
,
e
sarà
la
forma
tipica
e
classica
del
diritto
d
'
ogni
società
delle
merci
,
finché
il
comunismo
non
tolga
di
mezzo
la
possibilità
di
venderne
e
di
comprarne
.
La
borghesia
,
che
per
l
'
incidenza
di
tante
singolari
circostanze
fece
la
strepitosa
rivoluzione
col
concorso
di
tante
altre
classi
e
semiclassi
,
sparite
poi
dopo
breve
tempo
quasi
tutte
dalla
scena
politica
,
apparve
nei
momenti
del
più
vivo
attrito
come
spinta
da
motivi
ed
ispirata
da
una
ideologia
,
che
sarebbero
affatto
difformi
dagli
effetti
che
sopravvissero
e
positivamente
si
perpetuarono
.
Ciò
fa
,
che
nel
calore
delle
lotte
la
vertiginosa
mutazione
del
sottostrato
economico
apparisca
come
dissimulata
dagli
ideali
,
ed
oscurata
dall
'
intreccio
di
tanti
propositi
e
disegni
,
da
cui
sorgono
atti
di
malvagità
e
di
eroismo
inauditi
,
e
correnti
di
illusioni
e
dure
prove
di
disinganni
.
Mai
si
sprigionò
dagli
umani
petti
così
potente
la
fede
nell
'
ideale
del
progresso
.
Liberare
l
'
uman
genere
dalla
superstizione
,
o
a
dirittura
dalla
religione
,
fare
d
'
ogni
individuo
un
cittadino
,
e
d
'
ogni
privato
un
uomo
pubblico
;
questo
l
'
inizio
:
-
e
poi
su
la
linea
di
cotesto
programma
compendiare
,
nell
'
azione
breve
di
pochi
anni
,
quella
evoluzione
,
che
ai
più
idealisti
di
ora
appare
quale
opera
di
molti
secoli
ancora
da
venire
:
-
questo
l
'
idealismo
d
'
allora
.
E
perché
dovea
repugnare
a
costoro
la
pedagogica
della
ghigliottina
?
Tale
poesia
,
grandiosa
certo
se
non
dilettosa
,
lasciò
dietro
di
sé
una
prosa
assai
dura
.
E
fu
la
prosa
dei
proprietarii
,
che
dovean
la
proprietà
alla
fortuna
,
e
fu
quella
dell
'
alta
finanza
e
dei
fornitori
arricchiti
,
dei
marescialli
,
dei
prefetti
,
dei
giornalisti
e
degli
artisti
e
letterati
mercenarii
;
fu
la
prosa
della
corte
del
singolare
mortale
,
cui
le
qualità
del
genio
militare
innestate
su
l
'
indole
brigantesca
avean
senza
dubbio
conferito
il
diritto
di
schernire
come
ideologo
chiunque
non
ammirasse
il
fatto
nudo
e
crudo
,
che
nella
vita
può
essere
,
come
era
per
lui
,
la
semplice
brutalità
del
successo
.
La
Grande
Rivoluzione
affrettò
il
corso
della
storia
in
buona
parte
dell
'
Europa
.
Da
essa
parti
tutto
ciò
che
chiamiamo
liberalismo
e
democrazia
moderna
,
salvo
i
casi
di
errata
imitazione
dell
'
Inghilterra
,
e
fino
allo
stabilimento
della
unità
d
'
Italia
,
che
fu
,
e
rimarrà
forse
l
'
ultimo
atto
della
borghesia
rivoluzionaria
.
Fu
quella
rivoluzione
l
'
esempio
più
vivo
e
più
istruttivo
del
come
una
società
si
trasformi
,
e
del
come
le
nuove
condizioni
economiche
si
sviluppino
,
e
sviluppandosi
coordinino
in
gruppi
e
classi
i
membri
della
società
.
Fu
la
prova
palpabile
,
del
come
si
trovi
il
diritto
,
quando
occorra
ad
espressione
e
difesa
di
determinati
rapporti
,
e
del
come
si
crei
lo
stato
,
e
se
ne
dispongano
i
mezzi
,
le
forze
e
gli
organi
.
E
si
vide
come
le
idee
germoglino
dal
terreno
delle
necessità
sociali
,
e
come
i
caratteri
,
le
tendenze
,
i
sentimenti
,
le
volontà
,
ossia
,
a
farla
breve
,
le
forze
morali
,
si
producano
e
svolgano
in
circostanziate
condizioni
.
In
una
parola
,
i
dati
della
scienza
sociale
furono
,
per
così
dire
,
ammanniti
dalla
società
stessa
;
e
non
è
da
meravigliare
se
la
Rivoluzione
,
che
fu
preceduta
ideologicamente
dalla
forma
più
acuta
di
dottrinarismo
razionalistico
che
si
conosca
,
abbia
finito
poi
per
lasciare
dietro
di
sé
il
bisogno
intellettuale
di
una
scienza
storica
e
sociologica
antidottrinaria
;
come
in
buona
parte
è
riuscito
di
farne
nel
secolo
nostro
,
che
volge
oramai
al
termine
suo
.
E
qui
,
per
le
cose
da
me
dette
e
per
quelle
generalmente
risapute
,
sarebbe
inutile
ricordare
nuovamente
,
come
ad
Owen
faccian
riscontro
Saint
-
Simon
e
Fourier
,
e
di
ripetere
per
quali
vie
siasi
originato
il
socialismo
scientifico
.
L
'
importante
è
in
due
punti
soli
,
e
cioè
:
che
il
materialismo
storico
non
potea
nascere
se
non
dalla
coscienza
teorica
del
socialismo
;
e
che
esso
può
oramai
spiegare
la
sua
propria
origine
,
coi
suoi
proprii
principii
,
il
che
è
la
riprova
massima
della
maturità
sua
.
Non
era
perciò
fuor
di
luogo
la
frase
con
cui
comincia
questo
capitolo
:
le
idee
non
cascano
dal
cielo
.
VIII
.
Per
il
cammino
fatto
fin
qui
deve
oramai
parer
chiaro
a
chiunque
,
quale
sia
il
valore
preciso
e
relativo
della
così
detta
dottrina
dei
fattori
;
e
per
qual
modo
si
riesca
ad
eliminare
obiettivamente
cotesti
concetti
provvisorii
,
che
furono
e
sono
semplice
espressione
di
un
pensiero
non
arrivato
pienamente
a
maturità
.
Eppure
su
cotesta
dottrina
bisogna
tornarci
ancora
una
volta
,
per
dichiarar
meglio
,
e
più
partitamente
,
da
quali
ragioni
sia
dipeso
e
dipenda
,
che
due
dei
così
detti
fattori
,
ossia
lo
stato
e
il
diritto
,
fossero
o
siano
tuttora
assunti
aprincipale
od
esclusivo
soggetto
della
storia
.
La
storiografia
,
di
fatti
,
ha
riposto
per
secoli
in
coteste
forme
della
vita
sociale
l
'
essenziale
dello
sviluppo
umano
;
e
,
anzi
,
non
ha
visto
questo
sviluppo
se
non
nel
modificarsi
di
tali
forme
.
La
storia
è
stata
trattata
per
secoli
come
disciplina
attinente
al
movimento
giuridico
-
politico
,
e
anzi
al
politico
principalmente
.
La
inversione
dalla
politica
alla
società
è
cosa
recente
;
e
assai
più
recente
ancora
è
la
risoluzione
della
società
negli
elementi
del
materialismo
economico
.
In
altre
parole
,
la
sociologia
è
di
assai
recente
invenzione
;
e
il
lettore
,
spero
,
avrà
inteso
da
sé
,
che
io
adopero
cotesta
parola
,
brevitatis
causa
,
per
indicare
in
genere
la
scienza
delle
funzioni
e
delle
variazioni
sociali
,
e
non
per
riferirmi
al
caso
specifico
del
modo
come
la
trattano
i
Positivisti
.
Gli
è
del
resto
cosa
risaputa
,
come
,
fino
al
principio
di
questo
secolo
,
le
notizie
attinenti
alle
usanze
,
ai
costumi
,
alle
credenze
e
così
via
,
e
anche
quelle
attinenti
alle
condizioni
naturali
,
che
fanno
da
sottosuolo
e
da
circuito
alle
forme
sociali
,
apparissero
nelle
storie
politiche
quali
semplici
curiosità
,
o
quali
accessorii
e
complementi
della
narrazione
.
Tutto
ciò
non
può
essere
accidentale
:
e
non
è
.
Rendersi
conto
della
tardiva
apparizione
della
storia
sociale
gli
è
per
ciò
di
doppio
interesse
:
e
perché
la
dottrina
nostra
giustifica
ancora
una
volta
,
per
cotal
via
,
la
sua
ragion
d
'
essere
;
e
perché
dei
così
detti
fattori
si
fa
la
eliminazione
in
modo
definitivo
.
Fatta
eccezione
di
alcuni
momenti
critici
,
nei
quali
le
classi
sociali
,
per
estrema
incapacità
a
tenersi
in
una
condizione
di
relativo
equilibrio
per
adattamento
,
entrano
in
una
più
o
meno
prolungata
crisi
di
anarchia
;
e
fatta
eccezione
di
quelle
singolari
catastrofi
,
nelle
quali
tutto
un
mondo
precipita
,
come
alla
caduta
dell
'
Impero
Romano
d
'
Occidente
,
o
al
dissolversi
del
Califfato
:
dacché
c
'
è
memoria
di
storia
scritta
,
lo
stato
apparisce
,
non
solo
come
l
'
apice
,
e
come
il
vertice
della
società
,
ma
come
il
reggitore
di
essa
.
Il
primo
passo
che
il
pensiero
ingenuo
abbia
fatto
in
tale
ordine
di
considerazioni
consiste
in
questo
enunciato
:
il
reggitore
è
l
'
autore
.
Fatta
,
inoltre
,
eccezione
di
certi
brevi
periodi
di
democrazia
esercitata
con
la
viva
coscienza
della
sovranità
popolare
,
come
fu
di
alcune
città
greche
,
e
segnatamente
di
Atene
,
e
di
alcuni
Comuni
italiani
,
e
specie
di
Firenze
(
quelle
erano
,
però
,
di
uomini
liberi
padroni
di
schiavi
,
questi
furono
di
cittadini
privilegiati
sfruttanti
il
forestiero
e
la
campagna
)
,
la
società
retta
a
stato
fu
sempre
di
una
maggioranza
messa
in
balia
di
una
minoranza
.
Cosicché
la
maggioranza
degli
uomini
è
apparsa
nella
storia
come
una
massa
retta
,
governata
,
guidata
,
sfruttata
e
maltrattata
;
o
,
per
lo
meno
,
qual
variopinta
conglomerazione
d
'
interessi
,
che
alcuni
pochi
avessero
da
regolare
,
mantenendo
in
equilibrio
le
divergenze
,
per
pressione
o
per
compensazione
.
Di
qui
la
necessità
di
un
'
arte
di
governo
;
e
,
come
questa
si
fa
prima
di
ogni
altra
cosa
palese
agli
osservatori
della
vita
collettiva
,
così
era
naturale
,
che
la
politica
apparisse
come
l
'
autrice
dell
'
ordine
sociale
,
e
come
l
'
indice
della
continuità
nel
succedersi
delle
forme
storiche
.
Chi
dice
politica
,
dice
attività
,
che
fino
ad
un
certo
punto
si
conduce
a
disegno
;
cioè
fino
a
che
i
calcoli
non
dian
di
cozzo
in
ignorate
o
inaspettate
resistenze
.
Assumendo
,
per
quel
che
suggeriva
la
imperfetta
esperienza
,
ad
autore
della
società
lo
stato
,
e
ad
autrice
dell
'
ordine
sociale
la
politica
,
ne
venia
di
conseguenza
,
che
gli
storici
narratori
o
ragionatori
fossero
portati
a
riporre
l
'
essenziale
della
storia
nel
succedersi
delle
forme
,
delle
istituzioni
e
delle
idee
politiche
.
Donde
lo
stato
avesse
avuto
origine
,
e
in
che
cosa
trovasse
fondamento
al
suo
perpetuarsi
,
non
importava
,
come
non
importa
al
comune
ragionamento
.
I
problemi
di
indole
genetica
spuntano
,
com
'
è
risaputo
,
assai
tardi
.
Lo
stato
c
'
è
,
e
trova
la
sua
ragione
nella
sua
necessità
attuale
:
-
tanto
è
vero
,
che
la
fantasia
non
ha
potuto
adattarsi
all
'
idea
,
che
una
volta
non
ci
fosse
,
e
ne
ha
prolungata
la
esistenza
congetturale
fino
alle
prime
origini
del
genere
umano
.
Iddii
,
o
semidei
ed
eroi
ne
furono
gli
istitutori
,
nella
mitologia
per
lo
meno
;
come
nella
teologia
medievale
il
papa
fa
da
fonte
prima
,
e
per
ciò
divina
e
perpetua
,
di
ogni
autorità
.
Ancora
ai
tempi
nostri
,
viaggiatori
inesperti
e
missionarii
idioti
trovano
da
per
tutto
lo
stato
,
là
dove
non
è
,
presso
i
selvaggi
e
i
barbari
,
che
la
gens
,
o
la
tribù
delle
genti
,
o
l
'
alleanza
delle
genti
.
Due
cose
sono
occorse
,
perché
tali
pregiudizii
del
ragionamento
rimanessero
vinti
.
In
primo
luogo
fu
necessario
si
riconoscesse
,
che
le
funzioni
dello
stato
nascono
,
crescono
,
diminuiscono
,
si
alterano
e
si
succedono
col
variare
di
certe
condizioni
sociali
.
In
secondo
luogo
è
convenuto
si
arrivasse
ad
intendere
,
che
lo
stato
esiste
e
si
regge
in
quanto
è
ordinato
a
difesa
di
certi
determinati
interessi
,
di
una
parte
della
società
,
contro
tutto
il
testo
della
società
stessa
,
la
quale
deve
esser
fatta
di
tal
modo
,
nel
suo
insieme
,
che
la
resistenza
dei
soggetti
,
dei
maltrattati
,
degli
sfruttati
,
o
si
disperda
nei
molteplici
attriti
,
o
trovi
compenso
nei
parziali
,
per
quanto
miseri
,
vantaggi
degli
oppressi
stessi
.
La
miracolosa
ed
ammirata
arte
politica
si
risolve
per
ciò
in
un
enunciato
assai
semplice
:
applicare
una
forza
,
o
un
sistema
di
forze
,
ad
un
insieme
di
resistenze
.
Il
primo
e
più
difficile
passo
è
fatto
quando
si
giunge
a
risolvere
lo
stato
nelle
condizioni
sociali
,
da
cui
esso
trae
origine
.
Ma
queste
condizioni
sociali
stesse
sono
state
poi
precisate
con
la
teoria
delle
classi
;
la
genesi
delle
quali
è
nella
maniera
delle
varie
occupazioni
,
data
la
distribuzione
del
lavoro
,
e
ossia
dati
i
rapporti
che
coordinano
e
vincolano
gli
uomini
in
una
determinata
forma
di
produzione
.
A
questo
punto
il
concetto
dello
stato
ha
cessato
di
rappresentare
la
causa
diretta
del
movimento
storico
,
in
quanto
presunto
autore
della
società
:
perché
s
'
è
visto
,
che
in
ogni
sua
forma
e
variazione
esso
non
è
,
se
non
l
'
ordinamento
positivo
e
forzato
di
un
determinato
dominio
di
classe
,
o
di
una
determinata
accomodazione
di
diverse
classi
.
E
poscia
,
per
ulteriore
conseguenza
di
tali
premesse
,
si
e
giunti
da
ultimo
a
riconoscere
,
che
la
politica
,
in
quanto
arte
di
operare
a
disegno
,
è
una
parte
assai
piccola
del
movimento
generale
della
storia
,
ed
è
una
parte
non
grande
della
formazione
e
dello
sviluppo
dello
stato
stessa
;
nel
quale
molte
cose
,
ossia
molte
relazioni
,
nascono
e
si
svolgono
per
necessaria
accomodazione
,
per
tacito
consenso
,
per
subita
o
tollerata
violenza
,
per
intuitivo
ripiego
.
Il
regno
dell
'
inconsapevole
,
nel
senso
di
ciò
che
non
è
voluto
ad
arbitrio
,
a
disegno
o
per
elezione
,
ma
che
si
determina
e
si
fa
per
succedersi
di
abiti
,
di
consuetudini
,
di
accomodazioni
e
così
via
,
è
divenuto
assai
largo
nel
campo
delle
conoscenze
che
formano
oggetto
della
scienza
storica
;
e
la
politica
,
che
era
stata
assunta
a
regola
di
spiegazione
,
è
diventata
essa
stessa
la
cosa
da
spiegare
.
Per
quali
ragioni
la
storia
si
presentasse
in
esclusiva
veste
politica
gli
è
,
dunque
,
oramai
palese
.
Ma
non
per
questo
lo
stato
è
una
semplice
escrescenza
,
o
un
puro
accessorio
,
o
del
corpo
sociale
,
o
della
libera
associazione
;
come
è
parso
a
tanti
utopisti
,
e
a
tanti
ultraliberali
anarchizzanti
.
Se
la
società
ha
messo
capo
,
in
fino
ad
ora
,
nello
stato
,
gli
è
perché
di
tale
complemento
di
forza
e
di
autorità
essa
ha
avuto
bisogno
,
in
quanto
è
appunto
di
disuguali
,
per
effetto
delle
differenziazioni
economiche
.
Lo
stato
è
ben
qualcosa
di
assai
reale
,
come
sistema
di
forze
,
che
mantengono
l
'
equilibrio
,
o
lo
impongono
con
la
violenza
e
con
la
repressione
.
E
per
esistere
come
tale
sistema
di
forze
è
dovuto
divenire
ed
essere
una
potenza
economica
;
poggi
questa
nella
razzia
,
nella
preda
,
nella
imposizione
di
guerra
,
o
consista
nella
diretta
proprietà
di
demanio
,
o
si
formi
di
volta
in
volta
,
come
nel
metodo
moderno
della
pubblica
finanza
,
che
assume
le
simulate
forme
costituzionali
di
una
pretesa
autotassazione
.
In
cotesta
potenza
economica
,
di
tanto
cresciuta
,
negli
stati
moderni
,
consiste
il
fondamento
della
sua
capacità
ad
operare
.
Da
essa
deriva
,
che
,
per
via
di
una
nuova
division
del
lavoro
,
intorno
alle
funzioni
dello
stato
stesso
si
formino
ordini
e
ceti
speciali
,
ossia
classi
particolarissime
,
non
esclusa
quella
dei
parassiti
.
Lo
stato
,
che
è
e
deve
essere
potenza
economica
,
perché
a
difesa
delle
classi
dirigenti
sia
fornito
di
mezzi
per
reprimere
,
per
governare
,
per
amministrare
,
per
guerreggiare
,
crea
per
diretto
o
per
indiretto
un
insieme
d
'
interessi
nuovi
e
particolari
,
i
quali
reagiscono
necessariamente
su
la
società
.
Cosicché
lo
stato
,
nell
'
atto
che
è
sorto
e
si
mantiene
comc
garante
delle
antitesi
sociali
,
che
sono
conseguenza
delle
differenziazioni
economiche
,
forma
intorno
a
sé
una
cerchia
d
'
interessati
direttamente
all
'
esistenza
sua
.
Da
ciò
derivano
due
conseguenze
.
Come
k
società
non
è
un
tutto
omogeneo
,
anzi
è
un
corpo
di
particolareggiata
articolazione
,
anzi
un
multiforme
complesso
d
'
interessi
antitetici
,
così
accade
,
che
alcune
volte
i
reggitori
dello
stato
tendano
ad
isolarsi
,
e
in
tale
isolamento
si
contrappongano
a
tutta
intera
la
società
E
poi
in
secondo
luogo
,
accade
,
che
organi
e
funzioni
create
la
prima
volta
a
benefizio
di
tutti
,
degenerino
in
abusi
di
consorterie
,
di
conventicole
e
di
camorre
.
Di
qui
le
aristocrazie
e
le
gerarchie
nate
dall
'
uso
dei
poteri
politici
,
e
di
qui
le
dinastie
;
le
quali
formazioni
,
viste
alla
luce
della
semplice
logica
,
paiono
irrazionali
del
tutto
.
Da
che
c
'
è
storia
accertata
,
lo
stato
è
cresciuto
o
è
diminuito
di
poteri
,
ma
non
è
mai
più
sparito
,
perché
mai
più
vennero
meno
,
nella
società
dei
disuguali
per
economica
differenziazione
,
le
ragioni
per
mantenere
e
per
difendere
con
la
forza
e
con
la
conquista
,
o
la
schiavitù
,
o
i
monopolii
,
o
il
predominio
di
una
forma
di
produzione
,
mediante
la
signoria
dell
'
uomo
su
gli
uomini
.
Onde
poi
lo
stato
è
diventato
come
l
'
arena
di
una
incessante
guerra
civile
,
che
vi
si
svolge
di
continuo
,
anche
se
non
appaia
nelle
forme
strepitose
dei
Mario
e
dei
Silla
,
delle
giornate
di
Giugno
e
della
secessione
americana
.
Dentro
allo
stato
ha
sempre
fiorito
la
corruzione
dell
'
uomo
per
mezzo
dell
'
uomo
;
perché
,
se
non
v
'
è
forma
di
dominio
che
non
trovi
resistenza
,
non
v
'
è
resistenza
che
per
gli
urgenti
bisogni
della
vita
non
possa
degenerare
in
rassegnata
accomodazione
.
Per
tali
ragioni
le
vicende
storiche
,
viste
alla
superficie
della
monotona
narrazione
ordinaria
,
paiono
come
la
ripetizione
assai
poco
variata
del
medesimo
tipo
,
come
una
specie
di
ritornello
,
o
di
configurazione
da
caleidoscopio
.
Non
è
da
maravigliare
che
il
concettualista
Herbart
e
il
maligno
pessimista
Schopenhauer
venissero
nella
conclusione
,
che
di
storia
come
vero
processo
non
ce
n
'
è
:
il
che
,
in
volgare
,
si
direbbe
così
:
la
storia
è
una
canzone
noiosa
!
Ridotta
la
storia
politica
alla
sua
quintessenza
,
lo
stato
rimane
chiarito
in
tutta
la
sua
prosa
,
in
cui
non
è
più
traccia
,
né
di
teologica
transumanazione
,
né
di
quella
metafisica
transustanziazione
,
che
ebbe
tanta
voga
presso
certi
filosofi
tedeschi
:
p
.
e
.
lo
stato
che
è
l
'
Idea
,
lo
stato
Idea
che
si
esplica
nella
storia
,
lo
stato
che
è
l
'
attuazione
piena
della
personalità
,
ed
altrettali
pappolate
.
Lo
stato
è
un
reale
ordinamento
di
difese
per
garentire
e
perpetuare
un
metodo
di
convivenza
,
il
cui
fondamento
è
,
o
una
forma
di
produzione
economica
,
o
un
accordo
ed
una
transazione
fra
diverse
forme
.
A
farla
più
breve
,
lo
stato
suppone
,
o
un
sistema
di
proprietà
,
o
l
'
accordo
tra
più
sistemi
di
proprietà
.
In
ciò
è
il
fondamento
d
'
ogni
sua
arte
,
al
cui
esercizio
occorre
,
che
lo
stato
stesso
divenga
una
potenza
economica
,
e
che
abbia
anche
i
mezzi
e
i
modi
per
far
passare
la
proprietà
dalle
mani
degli
uni
nelle
mani
degli
altri
.
Quando
,
per
effetto
di
una
rinnovazione
acuta
e
violenta
delle
forme
della
produzione
,
occorre
di
provvedere
ad
un
insolito
e
straordinario
spostamento
dei
rapporti
della
proprietà
(
p
.
e
.
abolizione
della
manomorta
e
del
feudo
,
abolizione
dei
monopolii
commerciali
)
,
allora
la
vecchia
forma
politica
è
insufficiente
,
e
la
rivoluzione
è
necessaria
per
creare
il
nuovo
organo
che
esegua
la
trasformazione
economica
.
Ora
,
fatta
astrazione
da
'
tempi
antichissimi
a
noi
ignoti
,
tutta
la
storia
s
'
è
svolta
nei
contatti
e
nei
contrasti
di
varie
tribù
,
e
comunanze
,
e
poi
di
varie
nazioni
e
di
vani
stati
,
cioè
,
le
ragioni
delle
antitesi
interne
nella
cerchia
di
ciascuna
società
sonosi
sempre
andate
complicando
con
gli
attriti
all
'
esterno
.
Queste
due
ragioni
di
contrasto
si
condizionano
a
vicenda
,
ma
in
modi
sempre
variati
.
Spesso
è
il
disagio
interno
che
spinge
una
comunanza
o
uno
stato
ad
entrare
in
esterne
collisioni
;
altre
volte
sono
queste
collisioni
che
alterano
i
rapporti
interni
.
Il
movente
precipuo
dei
vani
rapporti
tra
le
diverse
comunanze
fu
dalle
origini
,
com
'
è
fino
ad
ora
,
il
commercio
nel
lato
senso
della
parola
,
ossia
lo
scambio
:
sia
che
si
trattasse
di
cedere
,
come
in
una
povera
tribù
,
il
solo
esuberante
,
in
cambio
di
altre
cose
,
sia
che
si
tratti
,
come
oggi
,
della
grande
produzione
in
massa
,
che
è
fatta
ad
esclusivo
scopo
di
vendere
,
per
trarre
dal
danaro
il
danaro
cresciuto
d
'
un
tanto
.
Cotesta
enorme
massa
a
accadimenti
esterni
ed
interni
,
che
si
accumulano
ed
accavallano
l
'
un
su
l
'
altro
nella
ordinaria
cronistoria
,
turbano
tanto
gli
storiografici
espositori
e
compendiatori
,
che
essi
quasi
si
smarriscono
in
infiniti
tentativi
di
artificiali
raggruppamenti
cronologici
e
prospettici
.
Chi
invece
segua
lo
sviluppo
interno
dei
varii
tipi
sociali
quanto
alla
loro
struttura
economica
,
e
consideri
le
vicende
politiche
come
particolari
resultati
delle
forze
operanti
nella
società
,
finisce
da
ultimo
per
vincere
il
confuso
della
molteplice
ed
incerta
impressione
empirica
,
e
al
posto
della
linea
cronologica
,
del
sincronismo
e
della
prospettica
,
mette
la
serie
concreta
di
un
processo
reale
.
Innanzi
a
questo
genere
di
realistiche
considerazioni
,
cadono
tutte
le
ideologie
fondate
su
la
missione
etica
dello
stato
,
o
sopra
qualunque
altra
frase
simile
.
Lo
stato
è
,
per
così
dire
,
messo
al
suo
posto
,
e
rimane
come
inquadrato
nei
contorni
del
divenire
sociale
,
in
quanto
forma
che
è
effetto
di
altre
condizioni
,
e
che
a
sua
volta
,
poi
che
esiste
,
reagisce
naturalmente
sul
resto
.
E
qui
spunta
un
'
altra
questione
.
Cotesta
forma
sarà
superata
mai
?
ossia
,
ci
può
essere
una
società
senza
stato
?
-
ovvero
,
ci
può
essere
una
società
senza
classi
?
e
,
se
giova
di
spiegarsi
meglio
,
ci
sarà
una
forma
di
produzione
comunistica
,
con
tale
spartizione
di
lavoro
e
di
ufficii
,
che
non
possa
dar
luogo
allo
sviluppo
delle
disuguaglianze
,
da
cui
si
genera
il
dominio
dell
'
uomo
su
l
'
uomo
?
Nella
risposta
affermativa
a
coteste
domande
consiste
la
somma
del
socialismo
scientifico
;
in
quanto
esso
enuncia
l
'
avvento
della
produzione
comunistica
,
non
come
postulato
di
critica
,
né
come
meta
di
una
volontaria
elezione
,
ma
come
il
resultato
dell
'
immanente
processo
della
storia
.
Come
è
risaputo
,
la
premessa
di
tale
previsione
è
nelle
condizioni
stesse
della
presente
produzione
capitalistica
.
Questa
socializza
di
continuo
il
modo
del
produrre
,
avvince
sempre
di
più
il
lavoro
vivo
e
regolamentato
alle
condizioni
obiettive
della
tecnica
,
concentra
di
giorno
in
giorno
sempre
più
la
proprietà
dei
mezzi
di
produzione
nelle
mani
di
pochi
,
che
come
azionisti
e
negoziatori
di
azioni
si
trovano
sempre
più
assenti
dal
lavoro
immediato
,
la
cui
direzione
passa
all
'
intelligenza
.
Col
crescere
della
coscienza
di
tale
situazione
nei
proletarii
,
cui
l
'
insegnamento
della
solidarietà
viene
dalle
condizioni
stesse
della
loro
reggimentazione
,
e
col
decrescere
della
capacità
nei
detentori
del
capitale
a
conservare
la
privata
direzione
del
lavoro
produttivo
,
si
verrà
ad
un
punto
in
cui
,
di
un
modo
o
dell
'
altro
,
con
la
eliminazione
di
ogni
forma
di
rendita
,
interesse
e
profitto
privato
,
la
produzione
passerà
all
'
associazione
collettiva
,
ossia
sarà
comunistica
.
Così
cesseranno
tutte
le
disuguaglianze
,
che
non
siano
quelle
naturali
del
sesso
,
dell
'
età
,
del
temperamento
e
della
capacità
;
cesseranno
,
cioè
,
tutte
le
disuguaglianze
,
che
hanno
attinenza
alle
classi
economiche
,
e
anzi
da
queste
son
generate
:
e
sparite
le
classi
verrà
meno
la
possibilità
dello
stato
,
come
dominio
dell
'
uomo
su
l
'
uomo
.
Il
governo
tecnico
e
pedagogico
dell
'
intelligenza
sarebbe
l
'
unico
ordine
della
società
.
Per
cotal
via
il
socialismo
scientifico
,
per
ora
idealmente
almeno
,
ha
superato
lo
stato
;
e
superandolo
lo
ha
inteso
a
fondo
,
così
nel
suo
modo
di
origine
,
come
nelle
ragioni
di
sua
naturale
sparizione
.
E
lo
ha
inteso
appunto
perché
non
gli
si
leva
contro
in
modo
unilaterale
e
soggettivo
,
come
fecero
già
più
volte
in
altri
tempi
cinici
,
e
stoici
,
ed
epicurei
d
'
ogni
maniera
,
e
poi
settarii
religiosi
,
e
cenobiti
visionani
,
e
utopisti
da
conventicola
,
e
da
ultimo
anarchisti
d
'
ogni
tinta
e
colore
.
Anzi
,
più
che
levarglisi
da
sé
contro
,
il
socialismo
scientifico
ha
mirato
a
mostrare
,
come
lo
stato
si
sollevi
di
continuo
da
sé
contro
se
stesso
,
creando
nei
mezzi
di
cui
non
può
fare
a
meno
,
p
.
e
.
colossale
finanza
,
militarismo
,
suffragio
universale
,
estensione
della
coltura
,
e
così
via
,
le
condizioni
della
sua
propria
rovina
.
La
società
che
lo
ha
prodotto
lo
riassorbirà
:
ossia
,
come
la
società
,
in
quanto
forma
di
produzione
,
eliminerà
le
antitesi
di
capitale
e
lavoro
,
così
con
la
sparizione
dei
proletarii
,
e
cessando
le
condizioni
che
rendono
possibile
il
proletariato
,
sparirà
ogni
dipendenza
dell
'
uomo
dall
'
uomo
,
in
qualunque
forma
di
gerarchia
.
I
termini
entro
i
quali
s
'
aggira
la
genesi
e
lo
sviluppo
dello
stato
,
dal
suo
punto
iniziale
di
apparizione
entro
una
determinata
comunità
,
in
cui
cominciò
la
differenziazione
economica
,
fino
a
questo
momento
,
in
cui
la
sua
sparizione
principia
a
disegnarsi
alla
mente
,
ce
lo
rendono
oramai
comprensibile
.
E
per
tale
comprensibilità
,
che
lo
riduce
a
necessario
complemento
di
determinate
forme
economiche
,
la
presunzione
di
considerarlo
qual
fattore
autonomo
della
storia
rimane
eliminata
per
sempre
.
Torna
oramai
cosa
relativamente
facile
il
rendersi
conto
del
come
il
diritto
sia
stato
elevato
a
fattore
decisivo
della
società
,
e
quindi
della
storia
,
per
diretto
o
per
indiretto
.
Innanzi
tutto
è
bene
di
ricordare
per
quali
vie
siasi
formata
quella
concezione
filosofica
del
diritto
generalizzato
,
nella
quale
principalmente
ha
radice
la
considerazione
della
storia
come
dominata
dal
progresso
legislativo
per
sé
stante
.
Col
precoce
dissolversi
della
società
feudale
in
alcuni
punti
dell
'
Italia
centrale
e
settentrionale
,
e
col
sorgere
dei
comuni
,
che
furono
repubbliche
di
produttori
corporativi
,
e
di
corporazioni
di
mercanti
,
tornò
in
onore
il
Diritto
Romano
.
Questo
rifiorì
nelle
Università
;
e
come
rinasceva
in
opposizione
ai
diritti
barbarici
e
in
buona
parte
in
opposizione
al
Diritto
Canonico
,
era
evidentemente
,
in
tale
sua
rifioritura
,
una
forma
del
pensiero
più
rispondente
ai
bisogni
della
borghesia
,
che
cominciava
a
svilupparsi
.
Difatti
,
di
fronte
al
particolarismo
dei
diritti
,
che
erano
,
o
consuetudini
di
popoli
barbari
,
o
privilegi
di
un
corpo
,
o
concessioni
papali
ed
imperiali
,
quel
diritto
appariva
come
la
universalità
della
ragione
scritta
.
Non
era
esso
arrivato
a
considerare
la
personalità
umana
nei
suoi
più
astratti
e
generali
rapporti
;
in
quanto
un
qualunque
Tizio
è
capace
di
obbligarsi
e
di
obbligare
,
di
vendere
e
di
comprare
,
di
cedere
,
donare
e
così
via
?
Il
Diritto
Romano
,
per
quanto
elaborato
nella
sua
ultima
redazione
per
autorità
d
'
imperatori
da
giuristi
servili
,
appariva
,
dunque
,
in
sul
declinare
delle
istituzioni
medievali
,
come
una
forza
rivoluzionaria
,
e
come
tale
era
un
grande
progresso
.
Cotesto
diritto
così
universale
,
che
dava
i
mezzi
per
isconvolgere
e
rovesciare
i
diritti
barbarici
,
era
certamente
un
diritto
più
rispondente
alla
natura
umana
guardata
nei
suoi
rapporti
generici
;
e
nella
sua
opposizione
ai
diritti
particolari
e
di
privilegio
appariva
come
un
diritto
di
natura
.
E
noto
,
del
resto
,
come
la
ideologia
del
diritto
di
natura
sia
nata
.
E
venuta
nel
suo
massimo
fiore
nei
secoli
decimosettimo
e
decimottavo
;
ma
fu
di
lunga
mano
preparata
dalla
giurisprudenza
che
pigliava
a
suo
fondamento
il
Diritto
Romano
,
o
adottato
,
o
rimaneggiato
,
o
commentato
.
Nella
formazione
della
ideologia
del
diritto
naturale
concorse
un
altro
elemento
,
ossia
la
filosofia
greca
delle
epoche
posteriori
.
I
greci
,
che
furono
gli
inventori
di
quelle
determinate
arti
del
pensiero
che
sono
le
scienze
,
non
trassero
mai
,
com
'
è
risaputo
,
dalle
molteplici
leggi
locali
loro
una
disciplina
che
corrisponda
a
ciò
che
noi
chiamiamo
giurisprudenza
.
Invece
,
per
il
rapido
progresso
della
scienza
astratta
nell
'
ambito
delle
democrazie
essi
giunsero
ben
per
tempo
alle
più
ardite
discettazioni
logiche
,
retoriche
e
pedagogiche
su
la
natura
del
diritto
,
dello
stato
,
della
legge
,
della
pena
;
onde
poi
nella
loro
filosofia
si
trovano
le
forze
rudimentali
di
tutte
le
discussioni
posteriori
.
Ma
solo
più
tardi
,
cioè
ai
tempi
dell
'
Ellenismo
,
quando
i
confini
della
vita
greca
s
'
erano
tanto
slargati
da
confondersi
con
quelli
del
mondo
civile
,
nell
'
ambito
di
quel
cosmopolitismo
,
che
portava
con
sé
il
bisogno
di
cercare
in
ogni
uomo
l
'
uomo
,
nacque
il
razionalismo
del
diritto
,
o
il
diritto
di
natura
,
nella
forma
che
gli
impresse
la
filosofia
stoica
.
Cotesto
razionalismo
greco
,
che
aveva
offerto
già
qualche
elemento
formale
alla
codificazione
logica
del
Diritto
Romano
,
risorse
nel
secolo
decimosettimo
nella
dottrina
che
fu
appunto
del
diritto
naturale
.
Da
varie
fonti
,
dunque
,
derivò
la
ideologia
,
che
è
servita
da
arma
di
critica
e
da
istrumento
per
dare
forma
giuridica
all
'
ordinamento
economico
della
società
moderna
.
Nel
fatto
,
però
,
cotesta
ideologia
giuridica
riflette
,
nella
lotta
per
il
diritto
e
contro
il
diritto
,
il
periodo
rivoluzionario
dell
'
intelletto
borghese
.
E
per
quanto
pigli
dapprima
le
mosse
dottrinarie
dal
ritorno
alla
tradizione
filosofica
antica
,
e
dalla
generalizzazione
della
giurisprudenza
romana
,
in
tutto
il
resto
e
in
tutto
il
suo
genuino
sviluppo
è
affatto
nuova
e
moderna
.
Il
Diritto
Romano
,
per
quanto
generalizzato
dalla
scuola
e
dalla
elaborazione
moderna
,
rimane
sempre
in
se
stesso
una
raccolta
di
casi
non
dedotti
da
preconcezione
di
sistema
,
né
preordinati
dalla
mente
sistematica
di
un
legislatore
.
E
d
'
altra
parte
il
razionalismo
degli
Stoici
,
e
dei
loro
contemporanei
e
seguaci
fu
di
mera
contemplazione
,
e
non
produsse
intorno
a
sé
un
moto
rivoluzionario
.
L
'
ideologia
del
diritto
di
natura
,
che
da
ultimo
ebbe
nome
di
filosofia
del
diritto
,
fu
invece
sistematica
,
partì
sempre
da
enunciati
generali
,
e
fu
inoltre
battagliera
e
polemica
,
e
anzi
fu
alle
prese
con
l
'
ortodossia
,
con
l
'
intolleranza
,
col
privilegio
,
coi
corpi
;
combatté
,
insomma
,
per
le
libertà
,
che
ora
costituiscono
i
fondamenti
della
società
moderna
.
Nell
'
ambito
di
cotesta
ideologia
,
che
era
un
metodo
di
combattimento
,
germogliò
per
la
prima
volta
,
in
forma
tipica
e
decisiva
,
il
pensiero
,
che
c
'
è
un
diritto
che
è
una
cosa
sola
con
la
ragione
.
I
diritti
contro
i
quali
si
combatteva
apparivano
come
una
deviazione
,
come
un
regresso
,
come
un
errore
.
Da
questa
fede
nel
diritto
razionale
nasceva
la
credenza
cieca
nella
forza
del
legislatore
,
che
apparisce
così
ravvolta
nelle
forme
del
fanatismo
nei
momenti
acuti
della
Rivolozione
Francese
.
Di
qui
la
persuasione
,
che
la
società
tutta
debba
essere
come
investita
da
un
solo
diritto
,
eguale
per
tutti
,
sistematico
,
logico
,
conseguente
.
Di
qui
la
convinzione
,
che
un
di
-
ritto
il
quale
garentisca
a
tutti
l
'
eguaglianza
giuridica
,
che
è
la
facoltà
del
contrattare
,
garentisca
anche
a
tutti
la
libertà
.
E
giù
tutto
il
resto
!
Col
trionfo
del
vero
diritto
trionfa
la
ragione
,
e
la
società
regolata
dal
diritto
eguale
per
tutti
è
la
società
perfetta
!
Quali
illusioni
fossero
in
fondo
a
tali
tendenze
è
inutile
di
dire
.
A
che
cosa
dovesse
riuscire
cotesta
liberazione
universale
dell
'
uomo
,
lo
sappiamo
già
.
Ma
ciò
che
qui
più
importa
gli
è
che
tali
persuasioni
partivano
da
un
concetto
del
diritto
,
per
cui
questo
rimaneva
come
scisso
dalle
cause
sociali
che
lo
producono
.
Cosicché
la
ragione
,
cui
cotesti
ideologi
si
appellavano
,
si
riduceva
a
togliere
al
lavoro
,
all
'
associazione
,
al
traffico
,
al
commercio
,
alle
forme
politiche
ed
alla
coscienza
,
tutti
i
limiti
e
tutti
gl
'
impedimenti
,
che
tornano
d
'
impaccio
alla
libera
concorrenza
.
Come
di
ciò
s
'
avesse
l
'
esperienza
nella
Grande
Rivoluzione
del
secolo
passato
,
ho
detto
già
nell
'
altro
capitolo
.
E
se
c
'
è
ora
chi
si
ostini
a
discorrere
di
un
diritto
razionale
,
che
domini
la
storia
,
di
un
diritto
,
insomma
,
che
sarebbe
un
fattore
anziché
un
semplice
fatto
della
evoluzione
storica
,
vuol
dire
che
costui
vive
fuori
del
nostro
tempo
,
e
non
ha
inteso
come
la
codificazione
liberale
ed
egalitaria
abbia
già
segnata
in
via
di
fatto
la
fine
e
il
termine
di
tutta
cotesta
scuola
del
diritto
di
natura
.
Per
diverse
vie
si
è
giunti
in
questo
secolo
a
ridurre
il
diritto
,
da
cosa
razionale
in
cosa
di
fatto
;
e
perciò
in
cosa
corrispettiva
a
determinate
condizioni
sociali
.
Prima
di
tutto
l
'
interesse
storico
,
allargandosi
ed
approfondendosi
,
ha
portato
le
menti
a
riconoscere
,
che
per
intendere
le
origini
del
diritto
non
bastava
,
né
incominciare
dalla
ragione
,
né
fermarsi
all
'
esame
del
Diritto
Romano
.
I
diritti
barbarici
,
e
le
usanze
e
le
consuetudini
dei
popoli
e
delle
società
tanto
disprezzate
dai
razionalisti
,
son
tornate
in
onore
;
dico
,
teoricamente
.
Questo
era
il
solo
modo
per
ottenere
,
dallo
studio
delle
forme
più
antiche
,
la
guida
ad
intendere
come
le
più
recenti
si
fossero
poi
prodotte
.
Il
Diritto
Romano
codificato
è
una
forma
assai
moderna
;
quella
personalità
che
esso
suppone
,
come
soggetto
universale
,
è
una
elaborazione
di
tempi
avanzati
,
nei
quali
,
sul
cosmopolitismo
dei
rapporti
sociali
dominava
una
costituzione
burocratico
-
militare
.
In
quel
mondo
in
cui
era
venuta
a
compimento
la
ragione
scritta
,
non
era
più
traccia
di
spontaneità
di
vita
popolare
,
non
era
più
democrazia
.
Quello
stesso
diritto
,
prima
di
arrivare
a
tale
cristallizzazione
,
era
nato
e
s
'
era
svolto
;
e
guardato
nelle
sue
origini
e
nei
suoi
sviluppi
,
specie
se
a
tale
studio
concorra
la
comparazione
,
apparisce
in
tanti
punti
affine
alle
istituzioni
delle
società
e
dei
popoli
creduti
inferiori
.
Si
facea
dunque
chiaro
,
che
scienza
vera
del
diritto
non
possa
essere
se
non
la
storia
genetica
del
diritto
stesso
.
Ora
,
mentre
il
continente
europeo
avea
creato
nella
codificazione
del
diritto
civile
il
tipo
ed
il
testo
della
ragion
pratica
borghese
,
non
permaneva
forse
in
Inghilterra
un
'
altra
forma
autogenetica
di
diritto
,
nata
e
svoltasi
in
modo
affatto
pratico
,
dalle
condizioni
stesse
della
società
che
l
'
ha
prodotto
,
senza
sistema
,
e
senza
che
l
'
azione
del
razionalismo
metodico
ci
avesse
avuto
influenza
?
Il
diritto
che
veramente
esiste
,
ed
ha
valore
,
è
dunque
cosa
assai
più
semplice
e
modesta
,
di
quello
che
non
paresse
agli
entusiastici
decantatori
della
ragione
scritta
,
della
ragione
imperante
;
ai
quali
può
mandarsi
buona
la
loro
illusione
,
in
quanto
furono
precursori
ideali
di
una
grande
rivoluzione
.
All
'
ideologia
bisognava
sostituire
la
storia
delle
istituzioni
giuridiche
.
La
filosofia
del
diritto
finì
in
Hegel
;
e
se
c
'
è
chi
voglia
obiettare
in
nome
dei
libri
pubblicati
dappoi
,
dirò
,
che
la
carta
stampata
dai
professori
non
è
proprio
e
sempre
l
'
indice
del
progresso
del
pensiero
.
La
filosofia
del
diritto
si
converte
così
nella
trattazione
filosofica
della
storia
del
diritto
.
E
come
la
filosofia
storica
metta
capo
nel
materialismo
economico
,
e
in
che
senso
il
comunismo
critico
sia
l
'
inversione
di
Hegel
,
non
occorre
qui
di
ripetere
ancora
una
volta
.
Cotesta
rivoluzione
,
che
pare
di
sole
idee
,
non
è
se
non
il
riflesso
intellettuale
delle
rivoluzioni
accadute
nella
vita
pratica
.
Nel
nostro
secolo
il
legiferare
è
diventato
una
malattia
;
e
la
ragione
imperante
nella
ideologia
giuridica
è
stata
detronizzata
dai
parlamenti
.
In
questi
le
antitesi
degl
'
interessi
di
classe
hanno
assunta
la
forma
di
partiti
;
e
i
partiti
si
schierano
pro
e
contro
a
determinati
diritti
;
onde
tutto
il
diritto
apparisce
,
o
come
un
semplice
fatto
,
o
come
cosa
che
sia
utile
o
non
utile
di
fare
.
Il
proletariato
s
'
è
levato
:
e
,
dovunque
la
lotta
operaia
s
'
è
precisata
,
i
codici
borghesi
ne
son
rimasti
sbugiardati
.
La
ragione
scritta
si
è
mostrata
impotente
a
salvare
i
salarii
dalle
oscillazioni
del
mercato
,
a
garentire
donne
e
fanciulli
dagli
orarii
vessatorii
delle
fabbriche
,
o
a
trovare
un
solo
dei
suoi
acuti
ripieghi
per
risolvere
il
problema
della
disoccupazione
.
La
sola
limitazione
parziale
delle
ore
di
lavoro
ha
dato
materia
ed
occasione
ad
una
lotta
gigante
.
Piccoli
e
grossi
borghesi
,
agrarii
ed
industriali
,
avvocati
dei
poveri
e
difensori
della
ricchezza
accumulata
,
monarchici
e
democratici
,
socialisti
e
reazionarii
si
sono
affannati
a
trarre
in
qua
e
in
là
l
'
azione
dei
poteri
pubblici
,
e
a
sfruttare
le
contingenze
della
politica
e
l
'
intrigo
parlamentare
per
trovare
garenzie
e
difese
a
determinati
interessi
,
o
nella
interpretazione
di
un
diritto
esistente
,
o
nella
creazione
di
un
nuovo
diritto
.
Buona
parte
di
esso
fu
più
volte
rifatta
;
e
si
videro
le
più
strane
oscillazioni
,
dall
'
umanitarismo
che
difende
anche
i
poveri
,
e
per
fino
gli
animali
,
alla
proclamazione
della
legge
stataria
.
Al
diritto
fu
levata
la
maschera
;
e
n
è
rimasto
profanizzato
.
Ed
ecco
subentrato
il
sentimento
dell
'
esperienza
,
e
da
questa
è
derivata
una
enunciazione
tanto
precisa
per
quanto
modesta
:
ogni
diritto
fu
ed
è
la
difesa
,
o
consuetudinaria
,
o
autoritaria
,
o
giudiziaria
,
di
un
determinato
interesse
;
e
di
qui
alla
riduzione
all
'
economia
non
c
è
che
un
passo
.
Se
la
concezione
materialistica
è
venuta
da
ultimo
a
suggellare
coteste
tendenze
in
una
veduta
esplicita
e
sistematica
,
gli
è
perché
la
sua
orientazione
è
stata
determinata
dall
'
angolo
visuale
del
proletariato
.
Questo
è
il
prodotto
necessario
,
ed
è
ad
un
tempo
la
condizione
indispensabile
di
una
società
,
nella
quale
tutte
le
persone
in
astratto
sono
eguali
in
diritto
,
ma
le
condizioni
materiali
dello
sviluppo
e
della
libertà
degli
individui
sono
disuguali
.
I
proletarii
sono
le
forze
,
per
l
'
esercizio
delle
quali
i
mezzi
di
produzione
accumulati
si
riproducono
,
e
si
rifanno
in
nuova
ricchezza
:
ma
essi
stessi
non
vivono
,
se
non
reggimentandosi
intorno
al
capitale
,
e
dall
'
oggi
al
dimani
passano
nella
condizione
di
disoccupati
,
di
poveri
e
di
emigranti
.
Essi
sono
l
'
esercito
del
lavoro
sociale
,
ma
i
loro
capi
sono
i
loro
padroni
.
Essi
sono
la
negazione
del
giusto
,
nel
regno
del
diritto
;
ossia
sono
l
irrazionale
,
nel
preteso
dominio
della
ragione
.
Dunque
la
storia
non
fu
il
processo
per
giungere
all
impero
della
ragione
del
diritto
;
ma
non
fu
fino
ad
ora
se
non
la
serie
delle
mutazioni
nelle
forme
della
soggezione
e
della
servitù
.
Dunque
la
storia
consiste
tutta
nella
lotta
degl
interessi
,
e
il
diritto
non
è
se
non
l
espressione
autoritaria
di
quelli
che
han
trionfato
.
Con
tali
enunciazioni
non
si
giunge
certo
a
spiegare
ogni
singolo
diritto
,
che
sia
apparso
nella
storia
,
per
via
della
immediata
visione
del
rispettivo
interesse
.
Le
cose
storiche
sono
assai
complicate
;
ma
queste
enunciazioni
generali
bastano
ad
indicare
lo
stile
e
il
metodo
della
ricerca
,
che
si
è
oramai
sostituita
alla
ideologia
giuridica
.
IX
.
Qui
vengono
in
buon
punto
alcune
formule
riassuntive
.
Date
le
condizioni
di
sviluppo
del
lavoro
,
e
dei
suoi
appropriati
congrui
istrumenti
,
la
struttura
economica
della
società
,
ossia
la
forma
della
produzione
dei
mezzi
immediati
della
vita
,
determina
sopra
un
terreno
artificiale
,
in
primo
luogo
e
per
diretto
,
tutta
la
rimanente
attività
pratice
dei
consociati
,
e
il
variare
di
tale
attività
nel
processo
che
chiamiamo
storia
,
e
cioè
:
-
la
formazione
,
l
attrito
,
le
lotte
e
la
erosione
delle
classi
;
-
lo
svolgimento
corrispettivo
dei
rapporti
regolativi
,
così
del
diritto
,
come
della
morale
;
-
e
le
ragioni
e
i
modi
di
subordinazione
e
di
soggezione
,
degli
uomini
verso
gli
uomini
,
col
rispondente
esercizio
del
dominio
e
dell
autorità
,
ciò
,
insomma
,
in
cui
da
ultimo
si
origina
e
consiste
lo
stato
:
e
determina
in
secondo
luogo
l
indirizzo
,
e
in
buona
parte
,
e
per
indiretto
,
gli
obietti
della
fantasia
e
del
pensiero
,
nella
produzione
dell
arte
,
della
religione
e
della
scienza
.
I
prodotti
di
primo
e
di
secondo
grado
,
per
gli
interessi
che
creano
,
per
gli
abiti
che
ingenerano
,
per
le
persone
che
coordinano
,
specificandone
l
animo
e
le
inclinazioni
,
tendono
a
fissarsi
e
ad
isolarsi
come
per
sé
stanti
;
e
di
qui
nasce
la
veduta
empirica
,
secondo
la
quale
diversi
fattori
indipendenti
,
con
propria
efficacia
e
con
proprio
ritmo
di
movimento
,
concorrerebbero
a
formare
il
processo
storico
,
e
le
rispettive
configurazioni
sociali
che
successivamente
ne
resultano
.
Fattori
se
mai
cotesta
parola
deve
usarsi
veri
e
propri
e
positivi
della
storia
,
dalla
sparizione
del
comunismo
primitivo
in
qua
,
e
fino
ad
ora
,
furono
e
sono
le
classi
sociali
,
in
quanto
consistono
in
differenziazioni
d
interessi
,
che
si
esplicano
in
determinati
modi
e
forme
di
opposizione
(
-
da
cui
di
genera
l
attrito
,
il
moto
,
il
processo
e
il
progresso
-
)
.
Le
variazioni
della
sottostante
struttura
(
economica
)
della
società
,
che
a
prima
vista
ci
si
manifestano
intuitivamente
nell
'
agitarsi
delle
passioni
,
si
svolgono
consapevolmente
nelle
lotte
contro
un
diritto
o
per
il
diritto
,
e
si
avverano
nello
scuotimento
e
nella
rovina
di
un
determinato
ordinamento
politico
,
hanno
,
in
realtà
,
la
loro
adeguata
espressione
solo
nell
'
alternarsi
delle
relazioni
esistenti
fra
le
diverse
classi
sociali
.
E
queste
relazioni
mutano
per
l
'
alterarsi
dei
rapporti
,
che
precedentemente
correano
,
tra
la
produttività
del
lavoro
e
le
condizioni
(
giuridico
-
politiche
)
di
coordinamento
tra
i
cooperanti
della
produzione
.
E
,
in
fin
delle
fini
,
tali
rapporti
tra
la
produttività
del
lavoro
e
la
coordinazione
dei
cooperanti
si
alterano
per
il
mutare
degli
istrumenti
(
-
nel
senso
lato
della
parola
-
)
occorrenti
alla
produzione
.
Il
processo
ed
il
progresso
della
tecnica
,
come
sono
l
'
indice
,
così
sono
la
condizione
di
ogni
altro
processo
e
progresso
.
La
società
è
per
noi
un
dato
,
che
noi
non
possiamo
risolvere
,
oltre
a
quella
maniera
di
analisi
,
che
si
fa
riducendo
le
forme
complesse
alle
più
semplici
,
le
moderne
alle
più
antiche
:
il
che
è
rimanere
,
però
,
sempre
nel
fatto
di
una
società
che
esiste
.
La
storia
non
è
se
non
la
storia
della
società
;
-
ossia
è
la
storia
del
variare
della
cooperazione
umana
,
dall
'
orda
primitiva
allo
stato
moderno
,
dalla
lotta
immediata
contro
la
natura
,
con
pochi
ed
elementarissimi
istrumenti
,
fino
alla
struttura
economica
presente
,
che
culmina
nella
polarità
tra
lavoro
accumulato
(
capitale
)
e
lavoro
vivo
(
i
proletarii
)
.
Risolvere
il
complesso
sociale
in
semplici
individui
,
e
ricomporlo
poi
con
escogitati
atti
di
elezione
e
di
volontà
;
-
costruire
,
insomma
,
la
società
coi
ragionamenti
,
significa
sconoscere
la
natura
obiettiva
e
l
'
immanenza
del
processo
storico
.
Le
rivoluzioni
,
nel
senso
più
esteso
della
parola
,
e
poi
in
quello
specifico
di
rovina
di
un
ordinamento
politico
,
segnano
le
vere
e
proprie
date
delle
epoche
storiche
.
Guardare
di
lontano
,
nei
loro
elementi
,
nella
loro
preparazione
e
nei
loro
effetti
a
lunga
scadenza
,
esse
possono
parere
come
i
momenti
di
una
evoluzione
costante
,
a
minimi
di
variazione
:
ma
considerate
per
se
stesse
sono
definite
e
precise
catastrofi
;
e
solo
come
tali
catastrofi
hanno
carattere
di
accadimento
storico
.
X
.
Per
fino
,
dunque
,
la
morale
,
e
l
arte
,
e
la
religione
e
la
scienza
sarebbero
prodotti
delle
condizioni
economiche
?
anzi
esponenti
delle
categorie
di
queste
condizioni
medesime
?
ovverosia
efflussi
,
ornamenti
,
irradiazioni
e
miraggi
dei
materiali
interessi
?
Enunciati
di
cotesto
genere
,
o
a
un
dipresso
,
e
così
crudi
e
nudi
,
corrono
già
da
un
pezzo
per
le
bocche
di
molti
,
e
tornano
di
comodo
ausilio
agli
avversarii
del
materialismo
,
cui
giova
di
usarne
come
di
opportuno
spauracchio
.
I
pigri
,
che
son
poi
moltissimi
anche
fra
i
così
detti
intellettuali
,
si
accomodano
ben
volentieri
alla
grossolana
accettazione
di
tali
pronunciati
;
come
chi
ripari
con
la
mente
in
novello
asilo
dell
'
ignoranza
.
Che
bella
festa
e
che
bella
allegria
dev
'
esser
mai
cotesta
per
tutti
gl
'
indolenti
;
di
avere
,
cioè
,
una
buona
volta
compendiato
in
breve
giro
di
pochissime
proposizioni
tutto
lo
scibile
,
per
poi
dischiudere
tutti
i
segreti
della
vita
con
una
sola
ed
unica
chiave
!
Tutti
i
problemi
dell
'
etica
,
dell
'
estetica
,
della
filologia
,
della
critica
storica
,
e
della
filosofia
ridotti
ad
un
problema
solo
,
senza
tanti
rompicapo
!
E
su
cotesto
andare
gli
sciatti
semplicioni
potrebbero
ridurre
tutta
la
storia
all
'
aritmetica
commerciale
;
e
da
ultimo
una
nuova
interpretazione
autentica
di
Dante
potrebbe
darci
la
Divina
Commedia
illustrata
coi
conti
delle
pezze
di
panno
,
che
gli
astuti
mercanti
fiorentini
vendeano
con
tanto
profitto
loro
!
La
verità
è
questa
,
che
,
cioè
,
gli
enunciati
che
implicano
problemi
,
si
convertono
assai
facilmente
in
volgari
paradossi
nelle
teste
di
coloro
,
che
non
siano
assuefatti
a
vincere
le
difficoltà
del
pensare
con
l
'
uso
metodico
dei
mezzi
congrui
.
Ora
dei
precisi
termini
di
tali
problemi
toccherò
qui
in
genere
,
ma
in
modo
quasi
aforistico
:
perché
,
veramente
,
io
non
intendo
di
descriver
fondo
all
'
universo
,
in
questo
breve
saggio
,
che
non
ha
poi
da
essere
una
enciclopedia
.
La
morale
innanzi
tutto
.
Non
dico
dei
sistemi
e
dei
catechismi
,
o
religiosi
,
o
filosofici
.
Gli
uni
e
gli
altri
stettero
e
stanno
al
di
sopra
del
corso
ordinario
e
profano
delle
cose
umane
,
nella
più
parte
dei
casi
,
come
le
utopie
stanno
al
di
sopra
delle
cose
.
Né
dico
di
quelle
analisi
formali
dei
rapporti
etici
,
che
son
venute
tanto
raffinandosi
dai
Sofisti
ad
Herbart
.
Ciò
è
scienza
,
e
non
è
vita
.
Ed
è
scienza
formale
,
come
la
logica
,
la
geometria
e
la
grammatica
.
L
'
ultimo
acuto
ritrovatore
e
definitore
di
tali
rapporti
etici
,
che
è
appunto
Herbart
,
sapea
bene
che
le
idee
,
ossia
i
punti
di
vista
formali
del
giudizio
morale
,
sono
per
sé
impotenti
.
E
per
ciò
egli
ripose
nelle
circostanzialità
della
vita
,
e
nella
formazione
pedagogica
del
carattere
,
la
realtà
dell
'
etica
.
Parrebbe
Owen
,
se
non
fosse
stato
un
codino
.
Dico
,
invece
,
di
quella
morale
,
che
esiste
prosaicamente
,
e
in
modo
empirico
ed
ovvio
,
nelle
inclinazioni
,
negli
abiti
,
nelle
consuetudini
,
nei
consigli
,
nei
giudizii
e
nelle
valutazioni
degli
uomini
di
tutti
i
giorni
.
Dico
di
quella
morale
,
che
come
suggestione
,
come
spinta
e
come
remora
,
si
forma
in
vario
grado
di
sviluppo
,
e
con
maggiore
o
con
minore
evidenza
,
ma
a
frammenti
,
in
tutti
e
singoli
gli
uomini
;
per
il
fatto
stesso
che
convivendo
essi
,
ed
occupando
ciascuno
una
posizione
determinata
nell
'
ambito
della
convivenza
,
riflettono
naturalmente
e
necessariamente
su
le
opere
proprie
e
su
le
opere
altrui
,
e
concepiscono
aspettazioni
ed
apprezzamenti
,
e
primissimi
elementi
di
massime
generali
.
Questo
è
il
factum
;
e
ciò
che
più
importa
è
,
che
questo
factum
ci
si
presenta
vario
e
molteplice
nelle
diverse
condizioni
della
vita
,
e
variabile
attraverso
alla
storia
.
Questo
factum
è
il
dato
della
ricerca
.
I
fatti
non
sono
né
veri
,
nè
falsi
,
come
già
sapeva
Aristotele
.
I
sistemi
,
invece
,
siano
essi
teologici
o
razionalistici
,
possono
essere
veri
o
falsi
;
come
quelli
che
si
argomentano
di
intendere
,
di
spiegare
e
di
completare
il
fatto
,
riconducendolo
ad
altro
,
o
integrandolo
con
altro
.
Alcuni
punti
di
teoria
pregiudiziale
sono
oramai
messi
in
sodo
,
per
rispetto
alla
interpretazione
di
questo
factum
.
Il
volere
non
vuole
se
stesso
,
da
se
stesso
;
come
era
parso
agl
'
inventori
di
quel
libero
arbitrio
,
che
rivelava
solo
l
'
impotenza
di
una
analisi
psicologica
,
non
giunta
per
anche
a
maturità
.
Le
volizioni
,
in
quanto
fatto
consapevole
,
sono
espressione
particolare
del
meccanismo
psichico
;
sono
resultato
,
alla
prima
,
dei
bisogni
,
e
poi
di
tutto
ciò
che
giù
giù
li
precede
,
fino
alla
elementarissima
motilità
organica
.
La
morale
non
pone
né
genera
se
stessa
.
Non
istà
,
cioè
,
a
fondamento
universale
dei
varii
e
variabili
rapporti
etici
quell
'
ente
spirituale
,
che
fu
detto
la
coscienza
morale
,
una
ed
unica
per
tutti
gli
uomini
.
Questo
ente
astratto
fu
eliminato
dalla
critica
,
come
tutti
gli
altri
enti
simili
,
ossia
come
tutte
le
così
dette
facoltà
dell
'
anima
.
Che
spiegazione
dei
fatti
era
mai
quella
,
in
vero
,
che
supponea
la
generalizzazione
del
fatto
stesso
,
come
mezzo
per
ispiegarlo
;
quando
,
p
.
e
.
si
ragionava
così
:
le
sensazioni
,
le
percezioni
,
le
intuizioni
a
un
certo
punto
si
trovano
fantasticate
,
ossia
alterate
,
dunque
la
fantasia
le
ha
trasmutate
?
A
tale
genere
di
escogitazioni
appartiene
la
così
detta
coscienza
morale
,
che
fu
assunta
a
presupposto
delle
condizionate
valutazioni
etiche
.
La
coscienza
morale
,
che
realmente
esiste
,
è
un
fatto
empirico
;
è
un
indice
,
ossia
un
riassunto
,
della
relativa
formazione
etica
di
ciascun
individuo
.
Se
scienza
qui
ci
ha
da
essere
,
essa
non
può
spiegare
le
relazioni
etiche
per
via
della
coscienza
,
ma
deve
appunto
intendere
come
tale
coscienza
si
vada
formando
.
Se
i
voleri
derivano
,
e
se
la
morale
resulta
dalle
condizioni
della
vita
,
l
'
etica
,
nel
suo
insieme
,
non
è
che
una
formazione
;
ossia
il
suo
problema
si
risolve
in
quello
della
pedagogica
.
C
'
è
una
pedagogica
,
direi
individualistica
e
soggettiva
,
la
quale
,
supposte
le
condizioni
generiche
della
perfettibilità
umana
,
costruisce
delle
regole
astratte
,
per
mezzo
delle
quali
gli
uomini
,
che
sono
in
via
di
formazione
,
sarebbero
condotti
ad
essere
forti
,
coraggiosi
,
veritieri
,
giusti
,
benevoli
,
e
così
via
per
tutta
la
distesa
delle
virtù
cardinali
e
secondarie
.
Ma
può
essa
,
la
pedagogica
soggettiva
,
costruire
da
sé
il
terreno
sociale
sul
quale
tutte
coteste
belle
cose
avrebbero
a
realizzarsi
?
Se
lo
costruisce
,
essa
disegna
semplicemente
un
'
utopia
.
Perché
davvero
il
genere
umano
,
nel
rigido
corso
del
suo
divenire
,
non
ebbe
mai
tempo
e
modo
di
andare
a
scuola
da
Platone
o
da
Owen
,
da
Pestalozzi
o
da
Herbart
.
Anzi
ha
fatto
come
gli
è
stato
forza
di
fare
.
Gli
uomini
,
che
presi
in
astratto
son
tutti
educabili
e
perfettibili
,
si
son
perfezionati
ed
educati
sempre
quel
tanto
,
e
nella
misura
che
essi
potevano
,
date
le
condizioni
di
vita
in
cui
è
stato
loro
necessità
di
svolgersi
.
Se
mai
,
questo
è
appunto
il
caso
in
cui
la
parola
ambiente
non
è
metafora
,
e
l
'
uso
del
termine
accomodazione
non
è
di
traslato
.
La
morale
effettiva
ci
si
presenta
sempre
come
qualcosa
di
condizionato
e
di
limitato
,
che
la
fantasia
ha
cercato
poi
di
superare
,
o
escogitando
le
utopie
,
o
creando
un
soprannaturale
pedagogo
,
o
una
miracolosa
redenzione
.
Perché
lo
schiavo
avrebbe
dovuto
avere
lui
gli
intendimenti
,
e
le
passioni
,
e
i
sentimenti
del
suo
temuto
signore
?
Come
farebbe
il
contadino
a
liberarsi
dalle
invincibili
superstizioni
,
cui
lo
condannano
la
immediata
dipendenza
dalla
natura
,
la
mediata
dipendenza
dall
'
ignorato
meccanismo
sociale
,
e
la
fiducia
cieca
nel
prete
,
che
gli
tien
luogo
di
mago
e
di
fattucchiero
?
Per
quali
vie
mai
il
proletario
moderno
delle
grandi
città
industriali
,
esposto
com
'
è
di
continuo
alle
variabili
vicende
della
miseria
e
della
soggezione
,
potrebbe
raggiungere
l
'
ordinato
e
monotono
tenore
di
vita
,
che
fu
proprio
dei
membri
delle
corporazioni
artigiane
,
la
cui
esistenza
pareva
come
inquadrata
in
un
provvidenziale
disegno
?
Da
quali
elementi
intuitivi
di
esperienza
quel
mercante
di
maiali
di
Chicago
,
che
regala
all
'
Europa
tanti
prodotti
a
buon
prezzo
,
dovrebbe
ritrarre
le
condizioni
di
serenità
e
di
elevazione
spirituale
,
che
conferivano
all
'
ateniese
le
doti
dell
'
uomo
bello
-
e
-
buono
,
e
al
civis
romanus
la
dignità
dell
'
eroismo
?
Quale
potenza
di
docili
persuasive
cristiane
strapperà
dall
'
animo
dei
proletarii
moderni
le
ragioni
naturali
dell
'
odio
contro
gl
'
indeterminati
o
determinati
oppressori
loro
?
Perché
,
a
volere
che
giustizia
ci
sia
e
si
faccia
,
occorre
loro
di
appellarsi
alla
violenza
;
e
perché
l
'
amore
del
prossimo
,
come
legge
universale
,
paia
loro
plausibile
,
devono
essi
immaginare
una
vita
assai
difforme
dalla
presente
,
che
fa
dell
'
odio
una
necessità
,
come
di
debito
da
scontare
.
In
questa
società
delle
differenziazioni
,
l
'
odio
,
l
'
orgoglio
,
la
ipocrisia
,
la
menzogna
,
la
viltà
,
l
'
ingiustizia
,
e
tutto
il
catechismo
dei
vizi
cardinali
e
loro
accessorii
,
fanno
da
triste
riscontro
,
e
anzi
da
satira
,
alla
morale
eguale
per
tutti
.
Dunque
l
'
etica
si
risolve
a
un
certo
punto
nello
studio
storico
delle
condizioni
soggettive
ed
oggettive
del
come
la
morale
si
sviluppi
,
o
trovi
impedimento
a
svilupparsi
.
In
ciò
solo
,
ossia
entro
questi
termini
,
ha
valore
l
'
enunciato
,
che
la
morale
è
corrispettiva
alle
situazioni
sociali
,
e
ossia
,
in
ultima
analisi
,
alle
condizioni
economiche
.
A
qualche
cretino
soltanto
può
esser
passato
per
il
capo
di
dire
,
che
la
morale
individua
di
ciascun
uomo
sia
rigorosamente
proporzionale
alla
sua
individua
situazione
economica
.
Ciò
è
non
solo
empiricamente
falso
,
ma
è
intrinsecamente
irrazionale
.
Data
la
elasticità
del
meccanismo
psichico
,
non
è
possibile
mai
di
ridurre
lo
sviluppo
dei
singoli
individui
esclusivamente
al
tipo
della
classe
o
dello
stato
sociale
.
Qui
si
tratta
dei
fenomeni
di
massa
;
di
quei
fenomeni
che
formano
,
o
dovrebbero
formare
,
l
'
oggetto
della
statistica
morale
:
disciplina
cotesta
che
è
rimasta
fin
ad
ora
incompleta
,
perché
ha
assunto
ad
oggetto
delle
sue
combinazioni
i
gruppi
che
essa
stessa
crea
,
sommando
i
numeri
dei
casi
(
p
.
e
.
adulterii
,
furti
,
omicidii
)
,
e
non
quei
gruppi
che
come
classi
,
condizioni
e
situazioni
realmente
,
ossia
socialmente
,
esistono
.
Raccomandare
agli
uomini
la
morale
,
supponendone
o
ignorandone
le
condizioni
,
ecco
quale
fu
fin
ad
ora
la
mira
ed
il
genere
di
argomentazione
di
tutti
i
catechisti
.
Riconoscere
che
queste
condizioni
son
date
dal
circostanziato
ambiente
sociale
,
ecco
ciò
che
i
comunisti
contrappongono
all
utopia
ed
alla
ipocrisia
dei
predicatori
di
morale
.
E
in
quanto
vedono
nella
morale
,
non
un
privilegio
di
predestinati
,
né
un
dono
della
natura
,
ma
una
resultante
della
esperienza
e
della
educazione
,
essi
riconoscono
la
perfettibilità
umana
per
ragioni
ed
argomenti
che
,
sono
,
dirò
,
più
morali
ed
ideali
di
quelli
che
furono
di
solito
e
spensieratamente
accampati
dagli
ideologisti
.
In
altri
termini
,
l
'
uomo
sviluppa
,
ossia
produce
se
stesso
,
non
come
ente
genericamente
fornito
di
certi
attributi
,
che
si
ripetano
o
si
svolgano
secondo
un
ritmo
razionale
;
ma
produce
e
sviluppa
se
stesso
,
come
causa
ed
effetto
,
come
autore
e
conseguenza
ad
un
tempo
,
di
determinate
condizioni
,
nelle
quali
si
generano
anche
determinate
corretni
di
idee
,
di
opinioni
,
di
credenze
,
di
fantasia
,
di
aspettazioni
,
di
massime
.
Di
qui
nascono
le
ideologie
di
ogni
maniera
,
come
anche
le
generalizzazioni
della
morale
in
catechismi
,
in
canoni
e
sistemi
.
Non
è
quindi
da
meravigliare
se
coteste
ideologie
,
un
avolta
che
sian
nate
,
vengano
poi
coltivate
a
parte
per
forza
di
astrazione
:
tanto
che
da
ultimo
paiono
come
distaccate
dal
terreno
di
vita
in
cui
son
sorte
,
e
quasi
stessero
al
di
sopra
degli
uomini
,
a
guisa
di
imperativi
e
di
modelli
.
Preti
e
addottrinati
di
ogni
maniera
provvidero
per
secoli
a
questo
lavoro
di
astrazione
,
e
a
mantenere
le
illusioni
che
ne
risultano
.
Ora
che
furon
ritrovate
le
fonti
positive
di
tutte
le
ideologie
nel
meccanismo
della
vita
stessa
,
si
tratta
di
spiegare
realisticamente
il
loro
modo
di
generarsi
.
E
come
ciò
vale
di
tutte
le
ideologie
,
così
vale
in
particolare
di
quelle
che
consistono
nel
proiettare
fuori
dei
loro
termini
naturali
e
diretti
le
valutazioni
etiche
,
per
farne
,
o
delle
anticipazioni
di
divini
comandi
,
o
dei
presupposti
di
universali
suggestioni
dclla
coscienza
.
Ciò
costituisce
l
'
obietto
di
speciali
problemi
storici
.
Non
sempre
si
trova
il
bandolo
,
che
lega
certe
ideazioni
etiche
a
determinate
condizioni
pratiche
.
La
concreta
psicologia
sociale
dei
tempi
passati
ci
riesce
spesso
impenetrabile
.
Spesso
le
cose
più
ovvie
ci
riescono
inintelligibili
;
p
.
e
.
,
gli
animali
ritenuti
per
immondi
,
o
la
origine
della
repugnanza
al
matrimonio
tra
persone
in
lontani
gradi
di
parentela
.
Un
procedere
cauto
ci
porta
a
conchiudere
,
che
di
molti
particolari
rimarranno
sempre
ascosi
i
motivi
.
Ignoranza
,
superstizione
,
singolari
illusioni
,
simbolismi
,
ecco
,
con
tante
altre
,
le
cause
di
quell
'
inconsapevole
che
si
trova
spesso
nei
costumi
,
che
per
noi
costituisce
ora
l
'
insaputo
e
il
non
conoscibile
.
La
causa
precipua
di
tutte
le
difficoltà
sta
appunto
nella
tardiva
apparizione
di
ciò
che
chiamiamo
ragione
;
cosicché
le
tracce
dei
motivi
prossimi
delle
ideazioni
sono
andate
perdute
,
o
rimasero
involute
nelle
ideazioni
stesse
.
Corre
assai
più
spiccio
il
ragionamento
su
la
scienza
.
Di
questa
fu
scritta
per
gran
tempo
la
storia
in
modo
ingenuo
.
Dato
ed
ammesso
che
le
singole
scienze
avessero
il
loro
compendio
nei
manuali
e
nelle
enciclopedie
,
pareva
bastasse
di
ritrovare
cronologicamente
l
'
apparizione
dei
singoli
enunciati
,
risolvendo
l
'
insieme
del
riassunto
sistematico
negli
elementi
di
cui
esso
s
'
è
andato
successivamente
componendo
.
Il
presupposto
generale
era
altrettanto
semplice
:
-
in
fondo
a
questa
cronologia
c
'
è
la
ragione
che
si
svolge
e
progredisce
.
Codesto
metodo
,
se
metodo
può
chiamarsi
,
recava
in
sé
questo
piccolo
inconveniente
:
che
,
cioè
,
lasciava
tutto
al
più
intendere
come
da
scienza
che
già
esista
derivi
altra
scienza
a
fil
di
ragione
,
ma
non
lasciava
punto
intravvedere
,
per
quali
condizioni
di
fatto
gli
uomini
fossero
spinti
a
trovare
la
prima
volta
la
scienza
;
ossia
a
ridurre
in
una
determinata
e
nuova
forma
la
meditata
esperienza
.
Si
trattava
,
insomma
,
di
ritrovare
,
perché
storia
effettiva
della
scienza
ci
sia
,
la
origine
del
bisogno
scientifico
;
il
che
poi
lega
in
via
genetica
questo
agli
altri
bisogni
,
nella
continuità
del
processo
sociale
.
I
grandi
progressi
della
tecnica
moderna
,
nella
quale
veramente
consiste
la
sostanza
intellettuale
dell
'
epoca
borghese
,
han
fatto
tra
gli
altri
miracoli
anche
questo
,
di
rivelarci
per
la
prima
volta
la
origine
pratica
del
tentativo
scientifico
.
(
O
tu
indimenticabile
Accademia
fiorentina
,
che
pigliasti
nome
dal
cimento
,
quando
l
'
Italia
era
al
crepuscolo
di
sua
passata
grandezza
,
e
la
società
moderna
era
all
'
aurora
della
nuova
epoca
della
industria
.
)
E
oramai
noi
siamo
in
grado
di
ritrovare
il
filo
conduttore
di
ciò
che
per
astrazione
si
chiama
spirito
scientifico
:
né
alcuno
si
maraviglia
più
,
che
tutto
nelle
scoverte
scientifiche
sia
proceduto
come
nei
primissimi
tempi
,
quando
la
rozzissima
elementare
geometria
degli
egizii
ebbe
origine
dal
bisogno
di
misurare
i
campi
esposti
all
'
annua
inondazione
del
Nilo
,
e
la
periodicità
di
tali
inondazioni
suggerì
,
ivi
stesso
nell
'
Egitto
e
nella
Babilonide
,
di
ritrovare
i
rudimenti
dei
giri
astronomici
.
E
certamente
vero
sì
,
che
a
scienza
avviata
,
e
in
parte
maturata
,
come
già
accadde
nel
periodo
ellenistico
,
il
lavoro
di
astrazione
,
di
deduzione
e
di
combinazione
si
continua
nella
cerchia
degli
addottrinati
in
modi
,
che
apparentemente
obliterano
la
coscienza
delle
cause
sociali
del
primo
prodursi
della
scienza
stessa
.
Ma
se
noi
guardiamo
a
grandi
tratti
le
epoche
dello
sviluppo
della
scienza
,
e
confrontiamo
i
periodi
che
gl
'
ideologi
chiamerebbero
di
progresso
e
di
regresso
della
intelligenza
,
ci
si
palesa
la
ragione
sociale
degl
'
impulsi
,
ora
crescenti
ed
ora
decrescenti
,
per
rispetto
all
'
attività
scientifica
.
Che
bisogno
avea
la
società
feudale
dell
'
Occidente
di
Europa
,
di
quelle
scienze
antiche
,
che
i
bizantini
serbavano
almeno
materialmente
,
mentre
gli
arabi
nei
loro
vari
dominii
,
o
liberi
agricoltori
,
o
industriosi
artigiani
,
o
operosi
commercianti
,
eran
portati
a
crescere
di
tanto
?
E
che
è
la
Rinascenza
,
se
non
il
ricongiungimento
dell
'
iniziale
moto
della
borghesia
con
la
tradizione
del
sapere
antico
,
ridiventato
usabile
,
e
quindi
capace
di
dichiarazione
?
Che
cosa
è
tutto
l
'
accelerato
moto
del
sapere
scientifico
,
dal
secolo
decimosettimo
in
qua
,
se
non
la
serie
degli
atti
compiuti
dall
'
intelletto
scaltrito
dall
'
esperienza
,
per
assicurare
al
lavoro
umano
,
nelle
forme
di
una
raffinata
tecnica
,
il
dominio
su
le
condizioni
e
forze
naturali
?
Di
qui
la
guerra
all
'
oscurantismo
,
alla
superstizione
,
alla
chiesa
,
alla
religione
;
di
qui
il
naturalismo
,
l
'
ateismo
,
il
materialismo
,
di
qui
l
'
inaugurato
dominio
della
ragione
.
L
'
epoca
borghese
è
l
'
epoca
delle
menti
dispiegate
(
Vico
)
.
E
'
bene
di
ricordare
,
che
quel
governo
del
Direttorio
,
che
fu
il
prototipo
ed
il
compendio
di
tutta
la
corruzione
liberalesca
,
fu
il
primo
che
introdusse
nella
Università
e
nell
'
Accademia
formalmente
e
solennemente
la
scienza
della
libera
ricerca
:
e
c
'
entrò
Lamarck
!
Questa
scienza
,
che
l
'
epoca
borghese
per
le
sue
stesse
condizioni
ha
così
fomentato
e
fatto
crescere
gigante
,
è
il
solo
retaggio
dei
secoli
passati
,
che
il
comunismo
accetti
e
faccia
suo
senza
riserve
.
Né
metterebbe
conto
qui
di
fermarsi
a
dichiarare
la
pretesa
antitesi
fra
scienza
e
filosofia
.
Fatta
eccezione
di
quei
modi
di
filosofare
,
che
si
confondono
con
la
mistica
o
con
la
teologia
,
filosofia
non
vuol
dire
mai
scienza
o
dottrina
a
parte
di
cose
proprie
e
particolari
,
ma
è
semplicemente
un
grado
,
una
forma
,
uno
stadio
del
pensiero
,
per
rispetto
alle
cose
stesse
che
entrano
nel
campo
della
esperienza
.
La
filosofia
è
,
per
ciò
,
o
anticipazione
generica
di
problemi
,
che
la
scienza
deve
ancora
elaborare
specificatamente
,
o
è
riassunto
ed
elaborazione
concettuale
dei
resultati
cui
le
scienze
siano
già
giunte
.
Di
quelli
,
che
,
tanto
per
non
parere
antiquati
,
parlano
di
filosofia
scientifica
,
-
se
non
si
vuol
tenere
,
in
un
certo
conto
la
punta
umoristica
di
cotesta
espressione
,
che
respinge
ogni
forma
di
teologia
e
di
mero
tradizionalismo
,
-
bisogna
dire
che
sarebbero
dei
fatui
,
se
credessero
di
rappresentare
una
scuola
od
una
tendenza
a
parte
.
Dicevo
qui
poco
innanzi
,
nell
'
enunciar
delle
formule
,
che
la
struttura
economica
determina
in
secondo
luogo
l
'
indirizzo
,
e
in
buona
parte
e
per
indiretto
gli
obietti
della
fantasia
e
del
pensiero
,
nella
produzione
dell
'
arte
,
della
religione
e
della
scienza
.
A
dire
altrimenti
di
così
,
ed
oltre
di
così
,
sarebbe
come
mettersi
volontariamente
su
la
via
dell
'
assurdo
.
Innanzitutto
con
tale
enunciato
si
combatte
il
fantastico
assunto
ideologico
,
che
arte
,
religione
e
scienza
siano
svolgimenti
subiettivi
e
svolgimenti
storici
di
un
preteso
spirito
artistico
,
religioso
,
o
scientifico
,
il
quale
s
'
andrebbe
manifestando
successivamente
per
un
proprio
ritmo
di
evoluzione
,
qua
e
là
sussidiato
o
impedito
dalle
condizioni
materiali
.
Con
tale
enunciato
si
vuole
affermare
,
inoltre
,
la
necessaria
connessione
,
per
la
quale
ogni
fatto
dell
'
arte
e
della
religione
è
l
'
esponente
sentimentale
,
fantastico
,
e
ossia
derivato
,
di
determinate
condizioni
sociali
.
Se
dico
in
secondo
luogo
,
gli
è
per
distinguere
questi
prodotti
dai
fatti
di
ordinamento
giuridico
-
politico
,
che
sono
vera
e
propria
obiettivazione
dei
rapporti
economici
.
E
se
dico
in
buona
parte
e
per
indiretto
degli
obietti
di
tali
attività
,
gli
è
per
indicare
due
cose
:
e
cioè
,
che
nella
produzione
artistica
e
religiosa
la
mediazione
dalle
condizioni
ai
prodotti
è
assai
complicata
,
e
poi
che
gli
uomini
,
pur
vivendo
in
società
,
non
cessano
per
ciò
solo
di
vivere
anche
nella
natura
,
e
di
ricevere
da
questa
occasione
e
materia
alla
curiosità
ed
al
fantasticare
.
Al
postutto
tutto
ciò
si
riduce
ad
una
enunciazione
più
generale
:
l
'
uomo
non
percorre
più
storie
in
uno
e
medesimo
tempo
;
ma
tutte
le
pretese
varie
storie
(
arte
,
religione
,
etc
.
)
ne
fanno
una
sola
.
E
ciò
non
può
vedersi
perspicuamente
se
non
nei
momenti
caratteristici
e
significativi
della
produzione
di
cose
nuove
,
ossia
nei
periodi
che
dirò
rivoluzionarii
.
Più
tardi
,
l
'
acquiescenza
nelle
cose
prodotte
,
e
la
ripetizione
tradizionale
di
un
determinato
tipo
,
obliterano
il
senso
delle
origini
.
Si
provi
alcuno
a
distrarre
l
'
ideologia
delle
favole
,
che
stanno
in
fondo
ai
poemi
omerici
,
da
quel
momento
dell
'
evoluzione
storica
,
in
cui
spunta
l
'
aurora
della
civiltà
ariana
nel
bacino
del
Mediterraneo
;
da
quella
fase
,
cioè
,
della
barbarie
superiore
,
nella
quale
nasce
,
così
in
Grecia
come
altrove
,
l
'
epos
genuino
.
Faccia
conto
altri
di
immaginare
,
che
il
cristianesimo
nascesse
e
si
sviluppasse
altrove
che
nella
cerchia
del
cosmopolitismo
romano
,
e
altrimenti
che
non
per
opera
di
quei
proletarii
,
di
quegli
schiavi
,
di
quei
derelitti
,
di
quei
disperati
,
ai
quali
occorreva
la
redenzione
,
l
'
apocalissi
,
e
la
promessa
del
regno
di
Dio
.
Trovi
chi
voglia
il
modo
di
fingere
,
che
nel
bel
mezzo
della
Rinascenza
spuntasse
fuori
la
romantica
,
che
appena
s
'
accenna
nel
decadente
Torquato
Tasso
;
o
faccia
di
attribuire
a
Richardson
o
a
Diderot
il
romanzo
di
Balzac
,
nel
quale
apparisce
,
come
in
contemporaneo
della
prima
generazione
del
socialismo
e
della
sociologia
,
la
psicologia
delle
classi
.
Lassù
,
in
dietro
in
dietro
,
alle
prime
origini
delle
ideazioni
mitiche
,
ci
è
chiaro
che
Zeus
non
assunse
i
caratteri
di
padre
degli
uomini
e
degli
dei
,
se
non
quando
la
patria
potestà
era
già
stabilita
,
e
cominciava
l
'
inizio
di
quella
serie
di
processi
,
che
mettono
capo
nello
stato
.
Zeus
cessò
così
di
essere
ciò
che
era
stato
prima
,
cioè
il
semplice
divo
(
ossia
lucente
)
,
o
il
tonante
.
Ed
ecco
quaggiù
ad
un
punto
opposto
della
evoluzione
storica
,
gran
numero
di
pensatori
del
secolo
scorso
riducono
a
un
solo
dio
astratto
,
che
è
semplice
reggitore
del
mondo
,
tutta
la
variopinta
immagine
dell
'
ignoto
e
del
trascendente
,
che
s
'
era
esplicata
in
tanto
lusso
di
creazioni
mitologiche
,
cristiane
o
pagane
.
L
'
uomo
si
sentiva
più
a
casa
sua
nella
natura
,
per
via
dell
'
esperimento
,
e
si
sentiva
più
atto
a
penetrare
l
'
ingranaggio
della
società
,
di
cui
possedeva
in
parte
la
scienza
.
Il
miracoloso
gli
si
assottigliava
nella
mente
,
tanto
che
il
materialismo
e
il
criticismo
han
potuto
di
poi
eliminare
cotesto
povero
residuo
di
trascendenza
,
senza
metter
mano
alla
guerra
contro
gli
dei
.
C
'
è
sì
una
storia
delle
idee
ma
questa
non
consiste
nel
circolo
vizioso
delle
idee
che
spieghino
se
stesse
.
Si
tratta
di
risalire
dalle
cose
all
'
ideato
.
Questo
è
un
problema
:
anzi
in
ciò
è
una
moltitudine
di
problemi
,
tante
son
varie
,
molteplici
,
multiformi
ed
intricate
le
proiezioni
che
gli
uomini
han
fatto
di
sé
e
delle
loro
condizioni
economico
-
sociali
,
e
quindi
delle
loro
speranze
e
dei
loro
timori
,
delle
loro
aspettazioni
e
dei
loro
disinganni
,
nelle
ideazioni
artistiche
e
religiose
.
La
linea
di
metodo
è
trovata
,
ma
la
esecuzione
particolare
non
è
facile
.
Soprattutto
bisogna
guardarsi
dalla
tentazione
scolastica
di
dedurre
i
prodotti
dell
'
attività
storica
,
che
si
esplica
nell
'
arte
e
nella
religione
.
È
sperabile
che
i
filosofi
alla
Krug
,
che
deduceva
dialetticamente
la
penna
con
la
quale
scriveva
,
sian
rimasti
in
perpetuo
sepolti
nelle
note
della
Logica
di
Hegel
,
ove
s
'
accenna
a
tale
bizzarria
.
Alcune
difficoltà
vogliono
essere
qui
precisate
.
In
ogni
tentativo
di
riduzione
dei
prodotti
secondarii
(
p
.
e
.
arte
e
religione
)
alle
condizioni
sociali
,
che
in
quelli
vengono
ad
essere
idealizzate
,
ci
occorre
di
formarci
un
lungo
abito
circa
la
psicologia
sociale
specificata
,
nella
quale
la
trasformazione
si
avvera
.
In
ciò
consiste
la
ragion
d
'
essere
di
quell
'
insieme
di
relazioni
,
che
con
altre
forme
di
dicitura
vengono
p
.
e
.
designate
,
come
mondo
egiziano
,
coscienza
greca
,
spirito
della
Rinascenza
,
idee
dominanti
,
psicologia
dei
popoli
,
della
società
o
delle
classi
.
Quando
cotesti
rapporti
si
sono
costituiti
,
e
gli
uomini
si
sono
assuefatti
a
certe
ideazioni
,
e
a
certi
modi
di
credenza
o
di
fantasia
,
le
ideologie
trasmesse
per
tradizione
tendono
a
cristallizzarsi
.
E
per
ciò
appariscono
come
una
forza
che
resista
al
nuovo
;
e
come
questa
resistenza
si
manifesta
nella
parola
,
nello
scritto
,
nella
intolleranza
,
nella
polemica
,
nella
persecuzione
,
così
la
lotta
fra
le
nuove
e
le
vecchie
condizioni
sociali
assume
la
forma
di
una
contesa
per
le
idee
.
In
secondo
luogo
,
attraverso
ai
secoli
della
storia
propriamente
detta
,
così
per
la
eredità
della
selvatica
preistoria
,
come
per
le
condizioni
di
soggezione
e
quindi
di
inferiorità
,
nella
quale
la
più
parte
degli
uomini
furono
e
sono
tenuti
,
si
è
prodotta
una
acquiescenza
nel
tradizionale
,
per
cui
le
vecchie
tendenze
si
perpetuano
come
ostinate
sopravvivenze
.
In
terzo
luogo
,
come
già
dissi
,
gli
uomini
,
vivendo
socialmente
,
non
cessano
di
vivere
anche
nella
natura
.
A
questa
non
sono
certo
legati
come
gli
animali
,
perché
vivono
sopra
un
terreno
artificiale
.
Ognuno
del
resto
capisce
,
che
la
casa
non
è
la
grotta
,
l
'
agricoltura
non
è
il
pascolo
naturale
,
e
la
farmacia
non
è
l
'
esorcismo
.
Ma
la
natura
è
sempre
il
sottosuolo
immediato
del
terreno
artificiale
,
ed
è
l
'
ambito
che
tutti
ci
recinge
.
La
tecnica
ha
messo
fra
noi
animali
sociali
e
la
natura
i
modificatori
,
i
deviatori
,
gli
allontanatori
degl
'
influssi
naturali
;
ma
non
ha
perciò
distrutta
la
efficacia
di
essi
,
e
noi
anzi
di
continuo
la
sentiamo
.
E
come
noi
nasciamo
naturalmente
maschi
e
femmine
,
moriamo
quasi
sempre
nostro
malgrado
,
e
siamo
dominati
dall
'
istinto
della
generazione
,
così
noi
portiamo
anche
nel
temperamento
condizioni
specifiche
,
che
l
'
educazione
nel
lato
senso
della
parola
,
ossia
l
'
accomodazione
sociale
,
può
modificare
sì
,
entro
certi
limiti
,
ma
non
può
mai
distruggere
.
Queste
condizioni
di
temperamento
ripetute
in
più
esemplari
,
e
derivatesi
in
più
esemplari
attraverso
i
secoli
,
costituiscono
ciò
che
si
chiama
carattere
etnico
.
Per
tutte
coteste
ragioni
,
la
nostra
dipendenza
dalla
natura
,
per
quanto
diminuita
dai
tempi
della
preistoria
in
qua
,
si
continua
nel
nostro
vivere
sociale
;
come
in
questo
si
continua
anche
l
'
alimento
che
dallo
spettacolo
della
natura
stessa
viene
alla
curiosità
ed
alla
fantasia
.
Ora
cotesti
effetti
della
natura
,
coi
sentimenti
immediati
o
mediati
che
ne
resultano
,
per
quanto
avvertiti
,
da
che
c
è
storia
,
solo
attraverso
l
'
angolo
visuale
che
ci
è
offerto
dalle
condizioni
della
società
,
non
mancano
mai
di
riflettersi
nei
prodotti
dell
'
arte
e
della
religione
;
la
qual
cosa
complica
le
difficoltà
della
interpretazione
realistica
e
piena
dell
'
una
e
dell
'
altra
.
XI
.
Usando
di
questa
dottrina
,
come
di
nuovo
principio
di
ricerca
,
come
di
preciso
mezzo
di
orientazione
,
e
come
di
determinato
angolo
visuale
,
si
potrà
poi
,
da
ultimo
,
riuscire
ad
un
rifacimento
narrativo
ed
espositivo
della
storia
?
Alla
domanda
generica
non
si
può
a
meno
di
dare
,
in
genere
,
una
risposta
affermantiva
.
Perché
,
in
effetti
,
se
si
dà
il
caso
,
che
il
comunista
critico
,
ossia
il
sociologo
del
materialismo
economico
,
o
come
ora
volgarmente
dicesi
,
il
marxista
,
abbia
la
necessaria
preparazione
critica
,
e
l
'
abito
della
trattazione
storica
,
e
poi
le
doti
di
esposizione
che
occorrono
alla
narrazione
ordinata
ed
efficace
,
non
c
'
è
ragione
per
affermare
,
che
egli
non
possa
scrivere
la
storia
,
come
fino
ad
ora
la
scrissero
i
seguaci
di
ogni
altra
scuola
politica
.
Ecco
lì
l
'
esempio
di
Marx
in
persona
,
nel
quale
è
un
argomento
di
fatto
,
che
non
ammette
replica
.
Lui
,
che
fu
il
primo
e
principale
ritrovatore
dei
concetti
decisivi
di
questa
dottrina
,
la
ridusse
ben
presto
in
istrumento
di
orientazione
politica
,
da
pubblicista
insuperato
,
durante
il
periodo
rivoluzionario
del
1848-50
.
E
poi
la
plasmò
con
la
massima
precisione
,
in
quel
saggio
che
s
'
intitola
del
:
Diciotto
Brumaio
di
Luigi
Bonaparte
,
del
quale
ora
può
dirsi
,
a
tanta
distanza
di
anni
,
e
dopo
tante
pubblicazioni
,
che
fatta
eccezione
di
qualche
minuto
particolare
e
di
qualche
errata
previsione
,
non
ci
sarebbe
modo
di
arrecarvi
,
né
correzioni
,
né
complementi
notevoli
.
Né
starò
qui
a
ripetere
,
a
guisa
di
chi
faccia
una
bibliografia
,
l
'
elenco
dei
varii
scritti
attinenti
all
'
applicazione
della
dottrina
,
o
del
Marx
stesso
o
dell
'
Engels
-
il
quale
ultimo
,
dalla
Guerra
dei
contadini
(
1890
)
fino
allo
scritto
postumo
su
le
Origini
della
presente
unità
di
Germania
,
ne
ha
lasciato
tanti
saggi
,
-
o
degli
immediati
continuatori
loro
,
e
dei
volgarizzatori
del
socialismo
scientifico
.
Per
fino
nella
stampa
socialistica
si
trovano
,
di
tanto
in
tanto
,
dei
preziosi
saggi
di
spiegazione
delle
vicende
politiche
attuali
,
nei
quali
,
appunto
per
effetto
del
materialismo
storico
,
tu
riconosci
una
chiaroveggenza
e
perspicuità
,
che
invano
cercheresti
negli
scrittori
e
nei
polemisti
,
che
non
hanno
ancora
squarciati
i
veli
fantastici
e
gl
'
involucri
ideologici
della
storia
.
Non
è
il
caso
,
in
somma
,
di
assumersi
la
difesa
di
una
tesi
astratta
,
come
userebbe
un
causidico
.
Gli
è
,
per
fermo
,
evidente
,
che
come
tutte
le
storie
,
che
furono
fino
ad
ora
scritte
,
c
'
è
sempre
in
fondo
,
se
non
proprio
nelle
esplicite
intenzioni
degli
scrittori
,
di
certo
nell
'
animo
loro
,
una
tendenza
,
un
principio
,
una
veduta
generale
della
vita
;
così
questa
dottrina
,
che
ha
messo
definitivamente
ordine
alla
considerazione
obiettiva
della
struttura
sociale
,
debba
da
ultimo
dirigere
con
precisione
la
ricerca
storica
,
e
debba
metter
capo
in
una
narrazione
piena
,
trasparente
ed
integrale
.
I
sussidi
certamente
non
mancano
.
L
'
Economia
,
che
,
come
oramai
tutti
vedono
,
nacque
e
si
svolse
come
la
scienza
della
produzione
borghese
,
dopo
essersi
imbaldanzita
nella
illusione
di
rappresentare
le
leggi
assolute
di
ogni
forma
di
produzione
,
per
la
dura
lezione
delle
cose
entrò
poi
,
a
un
certo
punto
,
come
tutti
sanno
,
in
un
periodo
di
autocritica
.
Come
da
questa
autocritica
per
un
verso
è
nato
il
comunismo
critico
,
così
per
un
altro
verso
,
per
opera
,
cioè
,
dei
più
tiepidi
,
e
savii
e
discreti
della
tradizione
accademica
,
è
nata
la
scuola
storica
dei
fenomeni
economici
.
Per
fatto
e
merito
di
cotesta
scuola
,
e
per
effetto
della
applicazione
dei
metodi
descrittivi
e
comparativi
,
oramai
siamo
in
possesso
di
un
vastissimo
materiale
di
cognizioni
circa
le
varie
forme
storiche
della
economia
,
dai
fatti
più
complessi
e
specificati
per
differenze
essenziali
di
tipo
,
fino
alla
particolareggiata
azienda
di
un
monastero
,
o
di
una
corporazione
artigiana
medievale
.
Lo
stesso
è
accaduto
della
Statistica
,
la
quale
,
mettendo
in
uso
molti
mezzi
di
combinazione
delle
fonti
,
riesce
oramai
a
portar
luce
,
con
sufficiente
approssimazione
,
sul
movimento
della
popolazione
nei
secoli
passati
.
Cotesti
studii
non
si
fanno
,
certo
,
nell
'
interesse
della
nostra
dottrina
,
anzi
il
più
delle
volte
con
animo
ostile
al
socialismo
;
del
che
non
si
avvedono
quegli
asineschi
leggitori
di
carta
stampata
,
i
quali
così
spesso
confondono
la
storia
economica
,
l
'
economia
storica
,
ed
il
materialismo
storico
.
Ma
cotesti
studii
,
oltre
che
per
il
materiale
difatti
che
raccolgono
e
dichiarano
,
son
notevoli
in
quanto
documentano
il
progresso
,
che
va
tuttodì
facendo
la
storia
interna
,
la
quale
,
poco
per
volta
,
si
sostituisce
a
quella
storia
esterna
,
che
per
secoli
fu
in
modo
esclusivo
trattata
da
letterati
e
da
artisti
.
Buona
parte
di
cotesti
materiali
raccolti
va
di
continuo
soggetta
a
nuova
correzione
;
come
accade
,
del
resto
,
in
ogni
campo
di
cognizioni
empiriche
,
le
quali
di
continuo
oscillano
tra
il
creduto
certo
,
il
semplice
probabile
,
e
ciò
che
deve
essere
più
tardi
,
o
integrato
,
o
eliminato
.
Né
le
illazioni
e
le
combinazioni
degli
storici
della
economia
,
o
di
quelli
che
narrano
la
storia
in
genere
sul
filo
conduttore
dei
fenomeni
economici
,
son
sempre
tanto
plausibili
e
concludenti
,
che
non
si
senta
il
bisogno
di
dire
:
qui
conviene
ricominciar
da
capo
.
Ma
ciò
che
sta
indubitabile
è
il
fatto
,
che
presentemente
tutta
la
storiografia
tende
a
diventare
una
scienza
,
o
,
meglio
,
una
disciplina
sociale
;
e
quando
questo
moto
,
per
ora
incerto
e
multiforme
,
verrà
a
compimento
,
gli
sforzi
degli
eruditi
e
dei
ricercatori
metteranno
capo
inevitabilmente
nella
accettazione
del
materialismo
economico
.
Per
tale
incidenza
di
sforzi
e
di
lavori
scientifici
,
che
partono
da
così
diversi
punti
,
la
concezione
materialistica
di
tutta
la
storia
finirà
per
penetrare
le
menti
,
come
una
definitiva
conquista
del
pensiero
;
il
che
toglierà
,
in
fine
,
ai
fautori
e
agli
avversarii
la
tentazione
di
parlarne
,
pro
e
contro
,
come
usa
delle
tesi
di
partito
.
Oltre
ai
sussidii
diretti
,
qui
innanzi
accennati
,
la
nostra
dottrina
ne
ha
di
molti
altri
indiretti
;
come
ha
anche
degli
istruttivi
riscontri
in
molte
delle
discipline
,
nelle
quali
,
per
la
maggiore
semplicità
dei
rapporti
,
fu
più
agevole
l
'
applicazione
del
metodo
genetico
.
Il
caso
tipico
è
nella
glottologia
,
e
in
modo
specialissimo
in
quella
che
ha
per
oggetto
le
lingue
ariane
.
Dalla
evidenza
e
perspicuità
di
processo
,
di
analisi
e
di
ricostruzione
che
è
propria
di
tali
discipline
,
e
specie
della
glottologia
,
gli
è
certo
,
fino
ad
ora
,
assai
remota
l
'
applicazione
del
materialismo
storico
.
Sarebbe
per
ciò
un
vano
tentativo
quello
di
provarsi
,
fin
da
ora
,
a
scrivere
una
sinossi
della
storia
universale
,
che
avesse
a
svolgere
tutte
le
varie
forme
della
produzione
,
per
poi
inferirne
tutto
il
resto
dell
'
attività
umana
,
in
modo
particolare
e
circostanziale
.
Allo
stato
presente
degli
studii
,
chi
tentasse
cotesto
compendio
di
nuova
Kulturgeschichte
non
farebbe
se
non
di
ritradurre
in
fraseologia
economica
i
punti
di
orientazione
generale
,
che
in
altri
libri
,
p
.
e
.
nell
'
Hellwald
,
son
di
fraseologia
,
darwiniana
.
Ci
corre
molto
dalla
accettazione
di
un
principio
,
alla
applicazione
completa
e
particolareggiata
di
esso
a
tutta
una
vasta
provincia
difatti
,
o
ad
un
grande
intreccio
di
fenomeni
.
Per
ciò
l
'
applicazione
della
nostra
dottrina
deve
tenersi
,
per
ora
,
nella
esposizione
e
trattazione
di
determinate
parti
della
storia
.
Chiarissime
sopra
tutte
le
altre
sono
le
formazioni
moderne
,
alla
intelligenza
delle
quali
concorrono
,
con
pari
evidenza
,
così
gli
sviluppi
economici
della
borghesia
,
come
la
dichiarata
conoscenza
dei
vani
impedimenti
che
essa
ebbe
a
superare
nei
diversi
paesi
,
e
quindi
lo
svolgersi
delle
varie
rivoluzioni
,
intesa
cotesta
parola
nel
più
lato
senso
.
Riesce
di
quasi
eguale
chiarezza
,
agli
occhi
nostri
,
la
preistoria
prossima
della
borghesia
in
sul
declinare
del
Medioevo
;
dove
non
sarebbe
difficile
di
trovare
,
p
.
e
.
nell
'
individuato
sviluppo
della
città
di
Firenze
,
una
serie
documentata
di
svolgimenti
nei
quali
il
movimento
economico
e
statistico
trova
completo
riscontro
nei
rapporti
politici
,
e
sufficiente
illustrazione
nello
sviluppo
contemporaneo
della
intelligenza
,
già
ridotta
in
prosa
,
e
spoglia
in
buona
parte
di
illusioni
ideologiche
.
Né
sarebbe
fuori
d
'
ogni
probabilità
il
ridurre
,
fin
da
ora
,
sotto
il
determinato
e
preciso
angolo
visuale
del
materialismo
tutta
la
storia
romana
antica
.
In
questa
,
e
specie
nel
periodo
primitivo
,
fanno
difetto
le
fonti
dirette
,
le
quali
per
converso
son
tanto
abbondanti
in
Grecia
,
dalla
tradizione
popolare
e
dall
'
epos
,
e
dall
'
autentica
iscrizione
giuridica
,
fino
alla
trattazione
prammatica
delle
connessioni
storico
-
sociali
.
Ma
in
Roma
,
invece
,
le
lotte
pei
diritti
politici
recano
in
sé
quasi
sempre
le
ragioni
economiche
su
cui
poggiano
;
dal
che
poi
procede
,
che
il
deperire
di
determinate
classi
,
e
il
formarsi
di
nuove
classi
,
e
il
moto
della
conquista
,
e
il
cambiar
delle
leggi
e
delle
forme
dell
'
apparato
politico
,
tornino
tanto
evidenti
.
Cotesta
storia
romana
è
dura
e
prosaica
;
né
si
veste
mai
di
quei
complementi
ideologici
che
furon
proprii
della
vita
greca
.
La
prosa
rigida
della
conquista
,
della
studiata
colonizzazione
,
delle
istituzioni
e
delle
forme
di
diritto
,
escogitate
e
trovate
per
risolvere
determinati
attriti
e
contrasti
,
fa
della
storia
romana
una
catena
di
accadimenti
,
che
si
seguono
con
singolare
e
cruda
evidenza
.
Perché
il
problema
vero
è
questo
:
che
,
cioè
,
non
si
tratta
già
di
sostituire
la
sociologia
alla
storia
,
come
se
questa
fosse
stata
una
apparenza
,
che
celi
dietro
di
sé
una
realtà
riposta
;
ma
anzi
si
tratta
di
intendere
integralmente
la
storia
,
in
tutte
le
sue
intuitive
manifestazioni
,
e
d
'
intenderla
per
mezzo
della
sociologia
economica
.
Non
si
tratta
già
di
separare
l
'
accidente
dalla
sostanza
,
la
parvenza
dalla
realtà
,
il
fenomeno
dal
nocciolo
intrinseco
,
o
come
altro
si
direbbe
dai
seguaci
di
qualunque
altro
scolasticismo
;
ma
,
anzi
,
di
spiegare
l
'
intreccio
ed
il
complesso
,
per
l
'
appunto
in
quanto
è
intreccio
e
complesso
.
Non
si
tratta
di
scovrire
e
di
determinare
il
terreno
sociale
solamente
,
per
poi
farvi
apparir
su
gli
uomini
,
come
tante
marionette
,
i
cui
fili
siano
tenuti
e
mossi
,
dalla
provvidenza
non
più
,
ma
anzi
dalle
categorie
economiche
.
Queste
categorie
sono
esse
stesse
divenute
e
divengono
,
come
tutto
il
resto
;
-
perché
gli
uomini
mutano
quanto
alla
capacità
e
all
'
arte
di
vincere
,
aggiogare
,
trasformare
ed
usare
le
condizioni
naturali
;
-
perché
gli
uomini
cambiano
animo
ed
attitudini
per
la
reazione
degli
istrumenti
loro
sopra
di
loro
stessi
;
-
perché
gli
uomini
mutano
nei
loro
rispettivi
rapporti
di
conviventi
,
e
perciò
di
dipendenti
in
vario
modo
gli
uni
dagli
altri
.
Si
tratta
,
insomma
,
della
storia
,
e
non
dello
scheletro
suo
.
Si
tratta
del
racconto
e
non
dell
'
astrazione
;
si
tratta
di
esporre
e
di
tratteggiare
l
'
insieme
,
e
non
già
di
risolverlo
e
di
analizzarlo
soltanto
;
si
tratta
,
a
dirla
in
una
parola
,
ora
come
prima
e
come
sempre
,
di
un
'
arte
.
Può
darsi
il
caso
,
che
il
sociologo
,
il
quale
segua
i
principii
del
materialismo
economico
,
si
proponga
di
circoscriversi
alla
sola
analisi
,
poniamo
ad
esempio
,
di
quello
che
eran
le
classi
al
momento
che
la
Rivoluzione
Francese
scoppiò
,
per
giungere
poi
alle
classi
,
che
dalla
Rivoluzione
resultano
e
ad
essa
sopravvivono
.
In
questo
caso
i
titoli
,
e
le
indicazioni
e
le
classificazioni
della
materia
da
analizzare
sono
precisi
,
p
.
e
.
la
città
e
la
campagna
,
l
'
artigiano
e
l
'
operaio
,
i
nobili
e
i
servi
,
la
terra
che
si
libera
dagli
oneri
feudali
e
i
piccoli
proprietarii
che
si
formano
,
il
commercio
clic
si
emancipa
da
tante
restrizioni
,
il
danaro
che
si
accumula
,
l
industria
che
prospera
,
e
così
via
.
Né
c
è
nulla
da
obiettare
su
la
scelta
di
un
tale
metodo
;
il
quale
,
come
quello
che
segue
la
traccia
embriogenetica
,
è
indispensabile
alla
preparazione
della
ricerca
storica
secondo
l
indirizzo
della
nuova
dottrina
.
Ma
noi
sappiamo
che
la
embriogenia
non
basta
a
darci
notizia
della
vita
animale
,
la
quale
non
è
di
schemi
,
ma
è
di
esseri
vivi
e
viventi
,
che
lottano
,
e
per
lottare
esercitano
forze
,
istinti
e
passioni
.
E
così
,
è
,
mutatis
mutandis
,
anche
degli
uomini
,
in
quanto
vivono
storicamente
.
Quei
determinati
uomini
,
mossi
da
certi
interessi
,
spinti
da
certe
passioni
,
premuti
da
certe
circostanze
,
con
tali
disegni
,
con
tali
propositi
,
che
operano
con
tale
aspettazione
,
per
tale
illusione
propria
o
per
tale
inganno
altrui
,
che
martiri
di
sé
o
degli
altri
vengono
in
aspra
collisione
,
e
si
elidono
a
vicenda
:
-
ecco
la
storia
effettuale
della
Rivoluzione
Francese
.
Perché
,
se
è
vero
che
ogni
storia
non
è
se
non
l
'
esplicazione
di
determinate
condizioni
economiche
,
gli
è
altrettanto
vero
,
che
essa
non
si
svolge
se
non
in
determinate
forme
di
attività
umana
;
-
che
questa
sia
passionata
o
riflessa
,
fortunata
o
senza
successo
,
ciecamente
istintiva
o
deliberatamente
eroica
.
Comprendere
l
'
intreccio
ed
il
complesso
nella
sua
intima
connessione
e
nelle
sue
manifestazioni
esteriori
;
discendere
dalla
superficie
al
fondo
,
e
poi
rifare
la
superficie
dal
fondo
;
risolvere
le
passioni
e
i
disegni
nei
moventi
loro
,
dai
più
prossimi
ai
più
remoti
,
e
poi
ricondurre
i
dati
delle
passioni
,
dei
disegni
e
dei
moventi
loro
ai
più
remoti
elementi
di
una
determinata
situazione
economica
:
ecco
l
'
arte
difficile
,
che
deve
esemplificare
la
concezione
materialistica
.
E
perché
non
giova
di
imitare
lo
scolastico
,
che
in
riva
al
mare
insegnava
a
nuotare
con
la
definizione
del
nuoto
,
prego
il
lettore
di
aspettare
,
che
io
esemplifichi
in
altri
saggi
il
mio
pensiero
,
col
recare
una
qualche
effettiva
narrazione
storica
;
rifacendo
,
cioè
,
per
iscritto
una
parte
di
ciò
che
già
da
un
pezzo
vo
facendo
,
a
voce
,
insegnando
.
Per
cotal
via
rimangono
chiarite
alcune
questioni
secondarie
e
derivate
.
Qual
è
p
.
e
.
il
significato
della
biografia
dei
così
detti
uomini
grandi
?
Si
è
visto
a
dare
negli
ultimi
tempi
a
tale
proposito
delle
risposte
,
che
,
in
un
senso
o
nell
'
altro
,
son
di
carattere
estremo
.
Da
una
parte
sono
i
sociologi
ad
oltranza
,
dall
'
altra
gl
'
individualisti
,
che
,
alla
maniera
di
Carlyle
,
mettono
a
capo
della
storia
gli
eroi
.
Secondo
gli
uni
basta
provare
quali
fossero
le
ragioni
p
.
e
.
del
Cesarismo
,
e
di
Cesare
non
importa
punto
.
Secondo
gli
altri
non
c
'
è
ragioni
obiettive
di
classi
e
di
interessi
sociali
che
bastino
a
spiegar
nulla
:
sono
i
grandi
spiriti
che
dànno
impulso
a
tutto
il
moto
storico
;
e
la
storia
ha
,
per
così
dire
,
i
suoi
signori
e
monarchi
.
Gli
empiristi
del
racconto
si
cavano
d
'
impaccio
in
modo
semplice
,
col
mettere
,
cioè
,
assieme
come
vien
viene
,
uomini
e
cose
,
le
necessità
di
fatto
e
gl
'
influssi
subiettivi
.
Il
materialismo
storico
supera
le
vedute
antitetiche
dei
sociologisti
e
degli
individualisti
,
e
al
tempo
stesso
elimina
l
'
ecletticismo
dei
narratori
empirici
.
Innanzi
tutto
il
factum
.
Che
quel
determinato
Cesare
,
che
fu
Napoleone
,
nascesse
l
'
anno
tale
,
facesse
la
tal
carriera
,
e
si
trovasse
fortunatamente
in
buon
punto
il
18
Brumaio
;
-
tutto
ciò
è
affatto
accidentale
rispetto
al
corso
generale
delle
cose
,
che
spingeva
la
nuova
classe
,
padrona
del
campo
,
a
salvare
dalla
rivoluzione
ciò
che
a
lei
pareva
necessario
di
salvare
,
al
qual
bisogno
occorreva
la
creazione
di
un
governo
burocratico
-
militare
.
L
'
uomo
,
o
gli
uomini
adatti
bisognava
pur
trovarli
.
Ma
,
che
quello
che
avvenne
effettivamente
avvenisse
nei
modi
che
sappiamo
,
ciò
dipese
dal
fatto
che
fu
Napoleone
appunto
a
dar
opera
all
'
impresa
,
e
non
un
povero
Monk
,
o
un
ridicolo
Boulanger
.
E
da
questo
punto
in
poi
l
'
accidente
cessa
di
essere
accidente
;
appunto
perché
è
quella
determinata
persona
che
dà
l
'
impronta
e
la
fisionomia
agli
avvenimenti
,
nel
modo
,
e
per
il
modo
come
si
svolsero
.
Ora
il
fatto
stesso
che
la
storia
tutta
poggia
su
le
antitesi
,
su
i
contrasti
,
su
le
lotte
,
su
le
guerre
,
spiega
l
'
influenza
decisiva
di
determinati
uomini
in
determinate
occasioni
.
Cotesti
uomini
non
sono
,
né
un
accidente
trascurabile
del
meccanismo
sociale
,
né
dei
miracolosi
creatori
di
ciò
che
la
società
,
senza
di
loro
,
non
avrebbe
fatto
in
nessun
modo
.
Gli
è
l
'
intreccio
stesso
delle
condizioni
antitetiche
,
il
quale
fa
che
determinati
individui
,
o
geniali
,
o
eroici
,
o
fortunati
,
o
malvagi
,
sian
chiamati
in
momenti
critici
a
dire
la
parola
decisiva
.
Mentre
gl
'
interessi
particolari
dei
singoli
gruppi
sociali
sono
in
uno
stato
tale
di
tensione
,
che
tutte
le
parti
contendenti
a
vicenda
si
paralizzano
,
a
muovere
l
'
ingranaggio
politico
occorre
l
'
individuale
coscienza
dì
una
determinata
persona
.
Le
antitesi
sociali
,
le
quali
fanno
di
ogni
convivenza
umana
un
organamento
instabile
,
dànno
alla
storia
,
specie
quando
sia
vista
ed
esaminata
rapidamente
e
a
grandi
tratti
,
il
carattere
del
dramma
.
Questo
dramma
si
ripete
nei
rapporti
da
comunità
a
comunità
,
da
nazione
a
nazione
,
da
stato
a
stato
,
perché
le
interne
disuguaglianze
,
concorrendo
con
le
differenziazioni
esterne
,
han
prodotto
e
producono
tutto
il
moto
delle
guerre
,
delle
conquiste
,
dei
trattati
,
delle
colonizzazioni
e
così
via
.
In
questo
dramma
apparvero
sempre
come
condottieri
della
società
gli
uomini
che
si
chiamano
eminenti
,
o
grandi
,
e
dalla
presenza
loro
l
'
empirismo
ha
argomentato
,
che
essi
fossero
i
principali
autori
della
storia
stessa
.
Ricondurre
la
spiegazione
del
loro
apparire
alle
cause
generali
e
alle
condizioni
comuni
della
struttura
sociale
,
è
cosa
che
perfettamente
armonizza
coi
dati
della
nostra
dottrina
;
ma
provarsi
ad
eliminarli
,
come
volentieri
farebbero
certi
affettati
oggettivisti
del
sociologismo
,
gli
è
una
vera
fatuità
.
E
in
conclusione
,
il
seguace
del
materialismo
storico
,
che
si
metta
ad
esporre
e
a
raccontare
,
non
deve
far
ciò
schematizzando
.
La
storia
è
sempre
determinata
,
configurata
,
infitamente
accidentata
e
variopinta
.
Essa
ha
combinatoria
e
prospettiva
.
Non
basta
di
avere
eliminato
preventivamcnte
il
presupposto
dei
fattori
;
perché
chi
narra
si
trova
di
continuo
a
fronte
di
cose
,
che
paiono
disparate
,
indipendenti
,
e
per
sé
stanti
.
Cogliere
l
'
insieme
come
insieme
,
e
scorgervi
i
rapporti
continuativi
di
serrati
accadimenti
,
ecco
la
difficoltà
.
La
somma
degli
accadimenti
strettamente
consecutivi
e
serrati
,
è
tutta
la
storia
;
il
che
è
quanto
dire
tutto
quello
che
noi
sappiamo
dell
'
esser
nostro
in
quanto
siamo
esseri
sociali
,
e
non
più
semplicemente
animali
.
XII
.
Nel
successivo
insieme
,
e
nella
continuativa
necessità
di
tutti
gli
accadimenti
storici
,
non
è
,
dunque
,
domandano
alcuni
,
nessun
senso
,
né
alcuna
significazione
?
Cotesta
interrogazione
,
o
che
parta
essa
dal
campo
degli
idealisti
,
o
ci
arrivi
dalle
bocche
dei
più
cauti
critici
,
certamente
,
e
in
tutti
i
casi
,
come
s
impone
all
attenzione
nostra
,
così
esige
una
adeguata
risposta
.
In
fatti
,
se
si
pon
mente
alle
premesse
,
o
intuitive
,
o
intellettuali
,
dalle
quali
deriva
la
concezione
del
progresso
,
come
di
quella
idea
che
contenga
ed
abbracci
la
totalità
del
processo
umano
,
si
vede
che
cotali
presupposti
poggian
tutti
sul
bisogno
mentale
,
che
è
in
noi
,
di
attribuire
alla
serie
,
o
alle
serie
degli
accadimenti
,
un
certo
senso
ed
una
certa
significazione
.
Il
concetto
di
progresso
,
per
chi
lo
esamini
bene
addentro
nella
sua
natura
specifica
,
implica
sempre
dei
giudizi
di
valutazione
;
e
,
per
ciò
,
non
è
chi
possa
confonderlo
con
la
nozione
nuda
e
cruda
del
semplice
sviluppo
,
il
quale
non
include
punto
quell
'
incremento
di
pregio
,
per
cui
noi
di
una
cosa
diciamo
che
essa
progredisca
.
Dissi
già
qui
innanzi
,
e
,
mi
pare
,
con
sufficiente
estensione
,
come
il
progresso
non
istia
a
guisa
di
imperativo
o
di
comando
sul
succedersi
naturale
ed
immediato
delle
umane
generazioni
.
Ciò
è
tanto
intuitivo
,
per
quanto
è
intuitiva
la
coesistenza
attuale
di
popoli
,
nazioni
e
stati
,
che
trovansi
,
in
uno
e
medesimo
tempo
,
in
diverso
stadio
di
sviluppo
;
per
quanto
è
innegabile
la
presente
condizione
di
relativa
e
di
rispettiva
superiorità
ed
inferiorità
di
popolo
a
popolo
;
e
per
quanto
è
,
da
ultimo
,
accertato
il
regresso
parziale
e
relativo
avveratosi
più
volte
nella
storia
,
come
ne
stette
per
secoli
a
documento
l
'
Italia
.
Anzi
,
se
c
è
mai
prova
stringente
,
del
come
il
progresso
non
sia
da
intendere
nel
senso
di
una
legge
immediata
,
e
,
dirò
così
per
rincalzare
,
di
una
legge
fisica
o
fatale
,
gli
è
appunto
questa
,
che
lo
sviluppo
sociale
,
per
le
stesse
ragioni
di
processo
che
gli
sono
immanenti
,
mise
spesso
capo
nel
regresso
.
Gli
è
d
'
altra
parte
chiaro
ed
accertato
,
che
così
la
facoltà
del
progredire
,
come
la
possibilità
di
far
regresso
,
non
costituiscono
,
alla
prima
,
né
immediato
privilegio
,
né
ingenito
difetto
di
razza
;
né
sono
dirette
emanazioni
delle
condizioni
geografiche
.
Perché
non
solo
i
primitivi
centri
di
civiltà
furon
molteplici
,
e
non
solo
cotali
centri
si
spostarono
nel
corso
dei
secoli
,
ma
sta
anche
il
fatto
,
che
i
mezzi
,
i
trovati
,
i
resultati
e
gl
'
impulsi
di
una
determinata
civiltà
,
che
siasi
già
svolta
,
sono
,
entro
certi
limiti
,
comunicabili
a
tutti
gli
uomini
in
indefinito
.
Ossia
,
a
farla
breve
,
progresso
e
regresso
sono
inerenti
alle
condizioni
ed
al
ritmo
dello
sviluppo
sociale
in
genere
.
Ora
,
dunque
,
la
fede
nella
universalità
del
progresso
,
che
apparve
con
tanto
impeto
nel
secolo
decimottavo
,
ha
in
questo
primo
addentellato
positivo
;
che
,
cioè
,
gli
uomini
,
quando
non
trovino
impedimenti
nelle
condizioni
esterne
,
e
non
ne
trovino
in
quelle
che
derivano
dalla
loro
propria
opera
nell
'
ambito
sociale
,
sono
tutti
capaci
di
progredire
.
E
poi
in
fondo
alla
supposta
,
o
immaginata
,
o
creduta
unità
della
storia
,
per
la
quale
il
processo
delle
varie
società
formerebbe
come
una
sola
serie
di
progresso
,
sta
un
altro
fatto
,
che
ha
offerto
motivo
ed
occasione
a
tante
fantasticherie
ideologiche
.
Se
non
tutti
i
popoli
son
progrediti
egualmente
,
e
anzi
alcuni
,
o
si
arrestarono
,
o
corsero
la
via
del
regresso
,
se
il
processo
di
sviluppo
sociale
non
ebbe
sempre
,
in
ogni
luogo
ed
in
ogni
tempo
,
il
medesimo
ritmo
e
la
medesima
intensità
,
gli
è
pur
nondimeno
sicuro
il
fatto
,
che
,
nel
passaggio
dell
'
azione
decisiva
da
popolo
a
popolo
nel
corso
della
storia
,
i
prodotti
utili
,
già
acquisiti
da
quelli
che
decadevano
,
passarono
a
quelli
che
divenivano
e
salivano
.
La
qual
cosa
non
vale
tanto
dei
prodotti
,
dirò
così
,
del
sentimento
e
della
fantasia
,
che
pur
si
serbano
e
perpetuano
nella
tradizione
letteraria
,
quanto
vale
dei
resultati
del
pensiero
,
e
soprattutto
della
scoverta
e
della
produzione
dei
mezzi
tecnici
,
che
,
ove
siano
acquisiti
,
per
diretto
si
comunicano
e
trasmettono
.
Occorre
forse
di
rammentare
,
che
la
scrittura
non
fu
mai
più
perduta
,
per
quanto
i
popoli
che
ne
furono
i
rinvenitori
sparissero
dalla
storica
continuità
?
Occorre
forse
di
ricordare
,
che
noi
rechiamo
tuttodì
nelle
nostre
tasche
,
su
i
nostri
orologi
,
il
quadrante
babilonese
,
e
che
noi
usiamo
l
'
algebra
,
che
fu
introdotta
da
quegli
arabi
,
la
cui
attività
storica
si
è
poi
dispersa
come
la
sabbia
del
deserto
?
Non
vale
di
molteplicare
incidentalmente
e
indefinitamente
gli
esempii
,
perché
basta
di
aver
sott
'
occhi
la
tecnologia
,
e
la
storia
delle
scoverte
nel
lato
senso
della
parola
,
nella
quale
è
evidente
la
trasmissione
quasi
continuativa
dei
mezzi
istrumentali
del
lavoro
e
della
produzione
.
E
,
al
postutto
,
le
smossi
provvisorie
che
diconsi
storie
universali
,
per
quanto
rivelino
sempre
,
così
nell
'
intento
come
nella
esecuzione
,
qualcosa
di
forzato
e
di
artificiale
,
non
sarebbero
state
mai
nemmen
tentate
,
se
le
vicende
umane
non
offrissero
all
'
empirismo
dei
narratori
un
qualche
filo
,
sia
pur
sottile
,
di
continuità
.
Ecco
lì
l
'
Italia
del
secolo
decimosesto
,
che
evidentemente
decade
;
ma
,
mentre
decade
,
trasmette
alla
rimanente
Europa
le
sue
armi
intellettuali
.
Né
esse
sole
rimangono
in
retaggio
alla
civiltà
che
continua
;
ma
anche
il
mercato
mondiale
si
stabilisce
su
i
fondamenti
di
quelle
scoverte
geografiche
,
e
di
quei
trovati
nautici
,
che
furono
opera
dei
mercanti
,
e
dei
viaggiatori
e
marinari
d
'
Italia
.
Né
solo
i
modi
del
far
la
guerra
,
e
i
raffinamenti
dell
'
astuzia
politica
passaron
fuori
dell
'
Italia
(
della
qual
cosa
soltanto
si
occupano
di
solito
i
letterati
)
;
ma
anche
l
'
arte
del
far
danaro
in
tutta
la
evidenza
di
una
elaborata
disciplina
commerciale
;
e
,
via
via
,
i
rudimenti
della
scienza
,
su
i
quali
è
fondata
la
tecnica
moderna
,
e
innanzi
tutto
la
metodica
irrigazione
dei
campi
,
e
le
leggi
generali
dell
'
idraulica
.
Tutto
ciò
è
tanto
precisamente
vero
,
che
ad
un
amatore
di
tesi
congetturali
potrebbe
saltar
in
capo
di
proporsi
questo
quesito
:
cosa
sarebbe
stato
dell
'
Italia
,
in
questa
moderna
epoca
borghese
,
se
,
avverandosi
il
progetto
del
Senato
veneto
(
1504
)
di
far
qualcosa
che
avrebbe
rassomigliato
negli
effetti
al
taglio
dell
'
istmo
di
Suez
,
la
marina
italiana
si
fosse
trovata
a
contendere
direttamente
coi
portoghesi
nell
'
Oceano
Indiano
,
in
quel
momento
appunto
,
in
cui
il
trasferimento
dell
'
azione
storica
dal
Mediterraneo
all
'
Oceano
preparava
la
decadenza
nostra
?
Ma
basta
di
tale
fantasia
!
Una
certa
continuità
storica
,
nel
senso
empirico
e
circostanziato
della
trasmissione
e
del
successivo
incremento
dei
mezzi
della
civiltà
,
è
un
fatto
,
dunque
,
incontrastabile
.
E
sebbene
questo
fatto
escluda
ogni
idea
di
preconcetto
disegno
,
di
finalità
intenzionale
o
latente
,
di
prestabilita
armonia
,
e
tutte
quelle
altre
fantasticherie
su
le
quali
si
è
tanto
speculato
,
non
per
ciò
solo
esclude
l
'
idea
del
progresso
,
che
noi
possiamo
usare
come
di
valutazione
del
corso
del
divenire
umano
.
Gli
è
indubbio
sì
,
che
il
progresso
non
abbraccia
materialmente
il
succedersi
delle
generazioni
,
e
che
la
sua
nozione
non
implica
nulla
di
categorico
,
tanto
che
le
società
han
fatto
anche
regresso
,
ma
ciò
non
toglie
che
cotesta
idea
possa
servirci
come
di
filo
conduttore
e
di
stregua
,
per
dare
significazione
al
processo
storico
.
Di
tali
cautele
critiche
,
così
nell
'
uso
dei
concetti
specifici
,
come
nei
modo
di
loro
applicazione
,
non
intendono
nulla
quei
poveri
evoluzionisti
ad
oltranza
,
che
sono
scienziati
senza
la
grammatica
e
senza
il
galateo
della
scienza
,
ossia
senza
la
logica
.
Come
ho
detto
più
volte
,
le
idee
non
cascano
dal
cielo
,
e
anche
quelle
che
in
dati
momenti
vengon
fuori
da
determinate
situazioni
,
con
impeto
di
fede
e
con
veste
metafisica
,
recano
sempre
in
sé
l
'
indizio
di
corrispondere
a
un
ordine
di
fatti
,
di
cui
si
tenti
o
si
cerchi
la
spiegazione
.
L
'
idea
del
progresso
,
come
di
unificatore
della
storia
,
apparve
con
violenza
e
si
fece
gigante
nel
secolo
decimottavo
,
ossia
nel
periodo
eroico
della
vita
politica
ed
intellettuale
della
borghesia
rivoluzionaria
.
Come
questa
ha
generato
,
nell
'
ordine
delle
opere
,
il
periodo
più
intensivo
di
storia
che
mai
si
conosca
,
così
ha
prodotto
in
pari
tempo
la
sua
propria
ideologia
,
nella
nozione
del
progresso
.
Questa
ideologia
nella
sua
sostanza
,
e
per
il
momento
,
vuol
dire
,
che
il
capitalismo
è
la
sola
forma
di
produzione
che
sia
capace
di
estendersi
a
tutta
la
terra
,
e
di
ridurre
tutto
il
genere
umano
in
condizioni
che
da
per
tutto
si
rassomiglino
.
Se
la
tecnica
moderna
può
portarsi
da
per
ogni
dove
,
se
tutto
l
'
uman
genere
apparisce
come
un
solo
campo
di
concorrenza
,
e
tutta
la
terra
come
un
solo
mercato
,
che
maraviglia
c
'
è
se
la
ideologia
,
che
coteste
condizioni
di
fatto
intellettualmente
riflette
,
è
venuta
nell
'
affermazione
,
che
la
presente
unità
storica
,
sia
stata
preparata
da
tutto
ciò
che
la
precede
?
Traducete
questo
concetto
di
pretesa
preparazione
in
quello
affatto
naturale
di
verificabili
successive
condizioni
ed
eccovi
aperta
la
via
per
la
quale
si
giunge
dalla
ideologia
del
progresso
al
materialismo
storico
:
e
si
giunge
anche
all
'
affermazione
di
Marx
,
che
questa
forma
della
produzione
borghese
è
l
'
ultima
forma
antagonistica
del
processo
della
società
.
I
miracoli
dell
'
epoca
borghese
,
nella
unificazione
del
processo
sociale
,
non
hanno
riscontro
nel
passato
.
Ecco
lì
tutto
il
Nuovo
Mondo
,
e
poi
l
'
Australia
,
e
l
'
Africa
meridionale
e
la
Nuova
Zelanda
!
E
son
tutti
come
noi
!
E
poi
il
contraccolpo
nell
'
Estremo
Oriente
per
la
imitazione
,
e
nell
'
Africa
per
la
conquista
!
Innanzi
a
tale
universalità
e
a
tale
cosmopolitismo
,
l
'
acquisizione
dei
celti
e
degl
'
iberi
alla
civiltà
romana
,
e
quella
dei
germani
e
degli
slavi
al
ciclo
della
civiltà
romano
-
bizantino
-
cristiana
,
rimpiccioliscono
.
Cotesta
unificazione
sempre
crescente
si
riflette
ogni
giorno
più
nel
meccanismo
politico
dell
'
Europa
;
il
quale
meccanismo
,
perché
fondato
su
la
conquista
economica
delle
altre
parti
del
mondo
,
oscilla
oramai
per
gl
'
influssi
e
riflussi
,
che
vengono
dalle
più
remote
regioni
.
In
questo
complicatissimo
intreccio
di
azioni
e
di
reazioni
,
la
guerra
fra
Giappone
e
Cina
,
che
fu
guerreggiata
coi
mezzi
,
o
imitati
,
o
a
dirittura
presi
in
prestito
dalla
tecnica
europea
,
lascia
le
sue
tracce
,
né
leggiere
né
di
breve
durata
,
nei
rapporti
diplomatici
dell
'
Europa
,
e
ne
lascia
dei
più
vivi
nella
borsa
,
che
è
la
fedele
interprete
della
coscienza
dei
nostri
tempi
.
Questa
Europa
,
maestra
a
tutto
il
resto
del
mondo
,
ha
visto
di
recente
oscillare
i
rapporti
della
politica
degli
stati
di
cui
consta
,
per
una
rivolta
nel
Transvaal
,
e
per
un
insuccesso
delle
armi
italiane
in
Abissinia
,
proprio
di
questi
ultimi
giorni
.
I
secoli
che
han
preparato
e
portato
alla
forma
sua
attuale
il
dominio
economico
della
produzione
borghese
,
hanno
anche
sviluppata
la
tendenza
ad
unificare
la
storia
sotto
una
veduta
generale
;
e
per
cotal
modo
rimane
spiegata
e
giustificata
la
ideologia
del
progresso
,
che
informa
tanti
libri
di
filosofia
della
storia
e
di
Kulturgeschichte
.
La
unità
di
forma
sociale
,
ossia
la
unità
di
forma
capitalistica
nella
produzione
,
cui
la
borghesia
tende
da
secoli
,
s
è
venuta
a
riflettere
nel
concetto
della
unità
della
storia
,
in
forme
tanto
suggestive
quante
non
ne
potea
mai
dare
al
pensiero
l
'
angusto
cosmopolitismo
dell
'
impero
romano
,
né
quello
unilaterale
della
chiesa
cattolica
.
Ma
cotesta
unificazione
della
vita
sociale
,
per
opera
della
forma
capitalistica
borghese
,
si
sviluppò
la
prima
volta
,
e
continua
ora
a
svolgersi
,
non
secondo
regole
,
e
piani
,
e
preconcetti
disegni
;
ma
,
anzi
,
per
via
di
attriti
e
di
lotte
,
che
nell
'
insieme
formano
un
colossale
intrigo
di
antitesi
.
Guerra
al
di
fuori
,
e
guerra
al
di
dentro
.
Lotta
incessante
fra
le
nazioni
,
e
lotta
incessante
fra
i
componenti
le
singole
nazioni
.
Ed
è
tanto
complicato
l
'
intreccio
delle
opere
e
delle
azioni
di
tanti
emuli
,
concorrenti
e
contendenti
,
che
la
coordinazione
degli
eventi
sfugge
assai
spesso
all
'
attenzione
,
per
esser
cosa
poco
facile
il
coglierne
l
'
intimo
nesso
.
La
gara
che
ora
è
tra
gli
uomini
,
le
lotte
che
ora
,
con
varii
metodi
,
si
svolgono
tra
le
nazioni
e
nelle
nazioni
,
son
valse
a
farci
intendere
meglio
,
per
entro
a
quali
difficoltà
si
è
mossa
la
storia
del
passato
.
E
se
l
'
ideologia
borghese
,
riflettendo
la
tendenza
all
'
unificazione
capitalistica
,
ha
proclamato
il
progresso
dell
'
uman
genere
,
il
materialismo
storico
,
invertendo
,
e
senza
proclamazioni
,
ha
scoverto
,
che
nelle
antitesi
fu
fino
ad
ora
la
causa
e
il
movente
d
'
ogni
accadimento
storico
.
E
perciò
il
moto
della
storia
,
preso
in
generale
,
ci
si
rivela
come
oscillante
;
-
o
meglio
,
per
usare
una
immagine
più
propria
,
ci
pare
si
svolga
sopra
di
una
linea
spezzata
,
che
cambia
spesso
di
direzione
,
e
di
nuovo
si
spezza
,
e
in
alcuni
momenti
gli
è
come
rientrante
,
e
alcune
volte
si
distende
,
dilungandosi
di
molto
dal
punto
iniziale
:
-
un
vero
zig
-
zag
.
Data
la
complicazione
interna
di
ciascuna
società
,
e
dato
l
'
incontro
di
più
società
sul
campo
della
concorrenza
(
dalle
ingenue
forme
della
razzia
,
della
rapina
e
della
pirateria
,
fino
ai
raffinati
metodi
dell
'
elegante
giuoco
di
borsa
!
)
,
gli
è
naturale
,
che
ogni
resultato
storico
,
quando
sia
misurato
alla
sola
stregua
dell
'
aspettazione
individuale
,
apparisca
assai
spesso
come
un
caso
,
e
considerato
poi
teoricamente
torni
alla
mente
più
inestricabile
delle
contingenze
meteoriche
.
Per
ciò
non
è
una
semplice
frase
il
detto
della
ironia
che
siede
sovrana
su
la
storia
;
perché
,
difatti
,
se
nessun
Dio
di
Epicuro
ride
di
lassù
sopra
le
cose
umane
,
quaggiù
le
cose
umane
intessono
da
se
stesse
una
divina
commedia
.
Cesserà
mai
cotesta
ironia
delle
umane
sorti
?
Sarà
,
ossia
,
mai
possibile
una
tal
forma
di
convivenza
,
che
dia
luogo
allo
sviluppo
cooperativo
ed
integrale
di
tutte
le
attitudini
,
in
guisa
che
il
processo
ulteriore
della
storia
divenga
vera
ed
effettiva
evoluzione
?
Sarà
possibile
,
se
così
piace
agli
amatori
delle
arrotondate
frasi
,
la
umanizzazione
di
tutti
gli
uomini
?
Eliminate
,
nel
comunismo
della
produzione
,
le
antitesi
,
che
sono
ora
causa
ed
effetto
delle
differenziazioni
economiche
,
tutte
le
energie
umane
non
acquisterebbero
un
grado
altissimo
di
efficacia
e
di
intensità
negli
effetti
cooperativi
,
e
al
tempo
stesso
non
si
svolgerebbero
esse
con
la
massima
libertà
d
'
individuazione
,
in
ogni
singola
persona
?
Nelle
risposte
affermative
a
tali
domande
è
la
somma
di
ciò
,
che
il
comunismo
critico
dice
,
ossia
,
predice
dell
'
avvenire
.
E
non
dice
e
predice
,
come
per
discutere
di
una
astratta
possibilità
,
o
come
chi
di
capo
suo
voglia
mettere
in
essere
uno
stato
di
cose
,
che
speri
o
vagheggi
.
Ma
dice
e
predice
come
chi
enuncia
ciò
che
è
inevitabile
accada
,
per
la
immanente
necessità
della
storia
,
vista
e
studiata
oramai
nel
fondo
della
sua
sostruzione
economica
.
Ce
n
'
est
que
dans
un
ordre
de
choses
,
où
il
n
'
y
aura
plus
de
classes
et
d
'
antagonisme
de
classes
,
que
les
évolutions
sociales
cesseront
d
'
étre
des
révolutions
politiques
.
Alla
vecchia
società
borghese
,
con
le
sue
classi
e
coi
suoi
antagonismi
di
classe
,
subentra
una
associazione
,
nella
quale
il
libero
sviluppo
di
ciascuno
è
la
condizione
del
libero
sviluppo
di
tutti
.
I
rapporti
borghesi
della
produzione
sono
l
'
ultima
forma
antagonistica
del
processo
sociale
della
produzione
-
antagonistica
non
nel
senso
dell
'
antagonismo
individuale
,
anzi
di
un
antagonismo
che
sorge
dalle
condizioni
sociali
della
vita
degl
'
individui
;
-
ma
le
forze
produttive
,
che
si
sviluppano
nel
seno
della
società
borghese
,
mettono
già
in
essere
le
condizioni
materiali
per
la
risoluzione
di
tale
antagonismo
.
Con
tale
formazione
di
società
cessa
,
per
ciò
,
la
preistoria
del
genere
umano
.
Con
la
presa
di
possesso
dei
mezzi
di
produzione
da
parte
della
società
,
rimane
esclusa
la
produzione
delle
merci
,
e
con
essa
rimane
esclusa
la
signoria
del
prodotto
sul
produttore
.
All
'
anarchia
dominante
nella
produzione
sociale
subentrerà
la
cosciente
organizzazione
a
disegno
.
La
lotta
per
l
'
esistenza
individuale
cesserà
.
Solo
per
cotal
modo
l
'
uomo
si
distaccherà
,
in
un
certo
senso
,
dal
mondo
animale
,
in
modo
definitivo
,
e
passerà
dalle
condizioni
di
esistenza
animale
in
quelle
di
esistenza
umana
.
Tutto
l
'
ambito
delle
condizioni
della
vita
,
che
fino
ad
ora
ha
dominato
gli
uomini
,
passerà
sotto
il
comando
e
sotto
la
revisione
degli
uomini
stessi
;
che
diverranno
,
così
,
per
la
prima
volta
effettivi
signori
della
natura
,
perché
saranno
signori
della
propria
consociazione
.
Le
leggi
della
loro
propria
attività
sociale
,
che
stavano
loro
di
contro
come
leggi
estranee
che
li
dominassero
,
saranno
applicate
e
padroneggiate
dagli
uomini
stessi
,
con
piena
cognizione
di
causa
.
La
stessa
consociazione
,
che
stava
di
fronte
agli
uomini
,
come
imposta
dalla
natura
e
dalla
storia
,
diverrà
la
libera
e
propria
opera
loro
.
Le
forze
estranee
ed
obiettive
,
che
finora
dominavano
la
storia
,
passano
sotto
la
vigilanza
degli
uomini
.
Solo
da
tal
punto
in
poi
gli
uomini
faranno
con
piena
coscienza
la
loro
propria
storia
;
solo
da
tal
punto
in
poi
le
cause
sociali
,
che
essi
metteranno
in
moto
,
potranno
raggiungere
,
in
gran
parte
,
e
in
ragione
sempre
crescente
,
i
voluti
effetti
.
Questo
è
il
salto
del
genere
umano
dal
regno
della
necessità
in
quello
della
libertà
.
Compiere
cotesta
azione
liberatrice
del
mondo
,
ecco
la
missione
storica
del
proletariato
moderno
.
Se
Marx
ed
Engels
fossero
stati
mai
facitori
di
frasi
,
se
la
mente
loro
non
fosse
stata
resa
cauta
,
fino
allo
scrupolo
,
dall
'
uso
e
dall
'
applicazione
cotidiana
e
minuta
dei
mezzi
scientifici
,
se
il
contatto
assiduo
con
tanti
cospiratori
e
visionarii
non
li
avesse
resi
aborrenti
da
ogni
utopia
,
fino
alla
pedanteria
dell
'
opposto
,
tali
enunciati
potrebbero
esser
tenuti
in
conto
di
geniali
paradossi
,
che
sfuggano
all
'
esame
della
critica
.
Ma
quegli
enunciati
sono
come
la
chiusa
,
anzi
sono
l
'
effettiva
conclusione
,
della
dottrina
del
materialismo
storico
.
Resultano
a
filo
diritto
dalla
critica
dell
'
economia
e
dalla
dialettica
storica
.
In
tali
enunciati
,
del
resto
sviluppabili
,
come
avrò
occasione
di
mostrare
in
altro
luogo
,
si
riassume
tutta
la
previsione
dell
'
avvenire
,
che
non
sia
,
né
voglia
essere
,
romanzo
,
o
utopia
.
E
in
questi
enunciati
stessi
è
una
adeguata
e
conclusiva
risposta
alla
domanda
con
la
quale
comincia
questo
capitolo
:
se
,
cioè
,
nelle
serie
degli
accadimenti
storici
ci
sia
da
ultimo
ed
effettivamente
senso
e
significazione
.
E
qui
faccio
punto
;
parendomi
,
che
,
per
una
dilucidazione
preliminare
,
ce
ne
sia
oramai
abbastanza
.
Roma
,
10
marzo
1896
Appendice
A
proposito
della
crisi
del
marxismo
.
Mi
riferisco
qui
ad
un
libro
,
nè
breve
,
nè
di
comoda
lettura
,
di
Th
.
G
.
Masaryk
,
professore
della
Università
czeca
di
Praga
,
venuto
in
luce
proprio
di
questi
ultimi
giorni
.
Quanto
sia
voluminoso
può
vedersi
a
piè
di
pagina
,
dove
n
'
è
dato
per
esteso
il
titolo
.
Non
mi
propongo
però
di
scriverne
la
recensione
pura
e
semplice
.
E
se
mai
paresse
,
che
l
'
esprimere
la
propria
opinione
a
proposito
d
'
un
libro
importi
che
di
quello
si
faccia
la
recensione
,
dirò
che
questa
qui
assumerà
necessariamente
le
proporzioni
e
l
'
andatura
di
un
quasi
-
articolo
.
Il
nome
mio
e
il
titolo
a
capo
della
pagina
potrebbero
indurre
nel
sospetto
,
che
io
intenda
di
mettermi
come
in
una
polemica
di
partito
.
Il
lettore
stia
d
'
animo
tranquillo
.
Non
confonderò
le
pagine
della
"
Rivista
italiana
di
sociologia
"
con
le
colonne
del
giornale
politico
cotidiano
.
Dirò
solo
,
en
passant
,
come
il
caso
assai
curioso
del
grande
affanno
,
che
la
stampa
politica
italiana
,
sia
essa
giornaliera
o
altrimenti
periodica
,
s
'
è
dato
per
mesi
e
mesi
nel
proclamare
la
morte
del
socialismo
,
usando
la
etichetta
della
crisi
del
marxismo
,
è
parso
a
me
un
nuovo
documento
di
quel
vizio
organicamente
nazionale
,
che
può
oramai
definirsi
qual
diritto
all
ignoranza
.
A
nessuno
di
cotesti
egregi
becchini
del
socialismo
,
che
,
tanto
per
far
folla
intorno
alla
crisi
,
andavano
mettendo
assieme
a
casaccio
i
nomi
incompatibili
fra
loro
di
così
varii
scrittori
,
è
venuto
in
mente
di
proporsi
queste
semplici
e
oneste
domande
:
-
la
critica
sorta
in
altri
paesi
intorno
al
marxismo
può
essa
mai
riguardare
direttamente
l
'
Italia
?
-
ebbe
mai
,
o
ha
,
cotesta
dottrina
alcuna
solida
base
e
sicura
diffusione
nel
nostro
paese
?
-
e
,
al
postutto
,
il
partito
socialistico
italiano
ha
tanta
forza
già
,
e
tale
estensione
su
le
masse
e
tra
le
masse
,
ed
ha
in
se
stesso
tale
sviluppo
e
tale
complessità
di
condizioni
e
di
attinenze
politiche
,
da
rivelare
quei
caratteri
precisi
e
spiccati
di
stabile
e
duratura
organizzazione
proletaria
,
data
la
quale
il
discutere
a
fondo
della
dottrina
gli
è
discuter
di
cose
e
non
di
parole
?
-
e
,
per
andare
più
al
fondo
,
c
'
è
chi
possa
dire
,
che
in
questo
paese
nostro
sia
stata
già
percorsa
tutta
la
via
crucis
delle
trasformazioni
economiche
,
a
capo
delle
quali
s
'
è
avverato
altrove
ciò
che
dicesi
sistema
capitalistico
,
del
quale
il
marxismo
,
alla
sua
volta
,
è
poi
il
contraccolpo
critico
?
Chi
si
fosse
proposte
coteste
domande
,
e
altre
simili
,
sarebbe
venuto
nella
onesta
conclusione
,
che
non
ci
può
essere
la
crisi
di
ciò
...
che
non
esiste
ancora
.
Può
darsi
,
anzi
si
dà
di
certo
,
che
tutti
cotesti
necrologisti
del
socialismo
ignorassero
come
la
frase
di
crisi
del
marxismo
fosse
stata
coniata
e
messa
in
circolazione
per
l
'
appunto
dal
professore
Masaryk
,
al
quale
(
lui
ignaro
tuttora
,
come
accade
spesso
agli
stranieri
,
delle
cose
d
'
Italia
)
è
capitata
l
'
insigne
sorte
di
portare
nel
nostro
paese
un
nuovo
ed
inatteso
contributo
alla
fortuna
delle
parole
.
Ma
gli
è
proprio
così
.
La
espressione
di
crisi
del
marxismo
fu
inventata
da
Masaryk
nei
numeri
177-79
della
"
Zeit
"
di
Vienna
,
del
febbraio
del
1898
,
e
quegli
articoli
suoi
furon
poi
raccolti
in
opuscolo
,
con
la
data
del
10
marzo
:
-
e
,
si
badi
bene
,
non
perché
l
'
autore
di
tale
scoperta
letteraria
avesse
in
animo
di
dichiarare
la
morte
del
socialismo
,
ma
solo
perché
gli
parve
di
constatare
(
mi
si
passi
la
parola
di
gergo
giornalistico
)
la
crisi
per
entro
al
marxismo
;
-
ed
egli
difatti
conchiudeva
così
:
"
Io
vorrei
ammonire
i
nemici
del
socialismo
,
di
non
farsi
delle
vane
speranze
in
pro
dei
loro
partiti
per
questa
crisi
del
marxismo
,
la
quale
potrà
dare
anzi
gran
forza
al
socialismo
,
quando
i
suoi
capi
vorranno
criticarne
liberamente
i
fondamenti
e
superarne
i
difetti
.
Come
tutti
gli
altri
partiti
di
riforma
sociale
,
il
socialismo
ha
la
sua
fonte
viva
nelle
manifeste
imperfezioni
del
presente
ordinamento
sociale
,
e
nella
sua
ingiustizia
ed
immoralità
,
e
soprattutto
nella
miseria
materiale
,
morale
ed
intellettuale
della
gran
massa
presso
tutti
i
popoli
"
.
In
quelle
24
pagine
,
che
erano
invero
troppo
poco
per
la
gravità
dell
'
assunto
,
i
dati
della
crisi
-
per
quanto
s
'
attiene
alla
Sozialdemokratie
tedesca
e
con
qualche
piccolo
riferimento
alla
letteratura
francese
ed
inglese
-
venian
riassunti
,
enumerati
,
caratterizzati
,
così
un
po
'
in
furia
e
fretta
,
nei
seguenti
capi
...
Ma
che
giova
di
tenersi
più
all
'
opuscolo
del
10
marzo
1898
,
se
nel
libro
alla
data
del
27
marzo
1899
le
24
pagine
d
'
allora
son
diventate
600
,
dico
600
,
il
che
è
viceversa
troppo
assai
-
direbbe
un
napoletano
-
e
per
la
entità
di
ciò
che
vi
si
va
esponendo
,
e
per
la
pazienza
media
dei
lettori
?
Il
prof
.
Masaryk
è
un
positivista
:
parola
qui
in
Italia
d
'
uso
soverchiamente
estensivo
ed
elastico
,
ma
che
per
lui
professante
filosofia
vuol
dire
,
e
sia
pure
con
parecchie
modificazioni
,
trovarsi
su
la
linea
che
va
da
Comte
a
Spencer
...
o
a
Masaryk
stesso
.
Non
sarei
in
grado
di
tributargli
tutta
l
'
ammirazione
della
quale
sarà
,
forse
,
degno
;
perché
lui
ha
l
'
abitudine
per
me
incomoda
di
scrivere
in
lingua
czeca
.
Non
ne
conoscevo
fino
ad
ora
se
non
la
Logica
concreta
nella
traduzione
tedesca
.
Né
vorrei
soverchiamente
sottilizzare
sul
tenore
tassativo
delle
sue
espressioni
,
perché
questo
libro
è
stato
tradotto
dal
signor
Kalandra
in
un
tedesco
alquanto
cancelleresco
.
L
'
opera
nel
tutt
'
insieme
,
come
dice
l
'
autore
stesso
nella
prefazione
,
non
è
da
considerare
sotto
l
'
aspetto
della
composizione
e
dello
stile
.
E
'
un
parto
onninamente
ultraccademico
,
con
la
ovvia
partitura
in
introduzione
e
sezioni
,
e
queste
,
che
son
cinque
e
son
seguite
dal
riassunto
,
recano
la
suddivisione
in
capitoli
,
con
la
sottofigura
dell
'
A
,
B
,
C
e
così
via
,
fin
giù
giù
alla
risuddivisione
del
tutto
in
162
paragrafi
,
con
varia
bibliografia
in
ordine
sparso
e
in
ordine
concentrato
,
con
un
indice
-
sommario
veramente
mirabile
,
che
fa
pensare
a
tante
cose
cui
il
libro
poi
non
risponde
,
e
con
l
'
inevitabile
registro
.
Sono
,
insomma
,
appunti
di
lezioni
illustrative
e
dichiarative
,
di
tono
posato
e
anzi
tenue
,
redatte
a
schema
da
enciclopedia
,
e
non
tutte
identificabili
alla
stessa
data
.
Infatti
,
mentre
il
libro
,
composto
originariamente
in
lingua
czeca
,
e
preannunziato
nell
'
opuscoletto
dell
'
altro
anno
,
che
può
tenerne
le
veci
per
chi
non
voglia
leggere
le
600
pagine
,
s
'
andava
stampando
nella
traduzione
tedesca
,
nel
frattempo
è
apparso
l
'
oramai
famoso
libro
del
Bernstein
(
cfr
.
nota
I
a
p
.
590
)
,
e
con
questo
l
'
autore
ha
sentito
il
bisogno
di
accomodare
le
sue
partite
in
altro
posto
.
L
'
atteggiamento
del
Masaryk
è
veramente
sui
generis
.
Lui
non
è
socialista
,
lui
conosce
estesamente
la
letteratura
del
socialismo
,
lui
non
è
avversario
professionale
del
socialismo
,
lui
lo
giudica
dall
'
alto
,
in
nome
della
scienza
.
Fu
deputato
al
Reichsrath
della
Cisleitania
,
ma
sebbene
nazionalista
e
progressista
,
che
io
sappia
,
non
si
confuse
mai
coi
giovani
czechi
.
Ora
mi
pare
si
tenga
in
disparte
dalla
politica
.
Pubblica
una
rivista
,
che
è
un
quissimile
della
nostra
"
Nuova
Antologia
"
,
ed
è
dotto
di
mestiere
,
cioè
gran
leggitore
e
riferitore
accurato
di
ciò
che
legge
,
fino
al
minimo
della
più
minuta
minutaglia
.
E
questo
è
il
primo
e
principale
difetto
del
libro
suo
;
nel
quale
si
discorre
di
molte
ed
infinite
cose
,
ma
alla
realtà
,
al
fatto
,
al
vivo
non
si
arriva
mai
.
L
'
autore
ha
come
intercettata
la
vista
dalla
carta
stampata
,
e
dalle
ombre
degli
scrittori
tra
i
quali
s
aggira
con
pari
ossequio
per
tutti
,
come
chi
abbia
l
'
occhio
privo
di
virtù
prospettica
.
Non
è
forse
il
principale
dovere
di
chi
si
metta
per
la
via
di
discutere
dei
fondamenti
del
marxismo
di
essere
in
grado
di
rispondere
,
ma
dal
vivo
,
a
questa
domanda
:
credete
voi
o
non
credete
alla
possibilità
di
una
trasformazione
della
società
dei
paesi
più
civili
,
per
la
quale
cesserebbero
le
cause
e
gli
effetti
delle
presenti
lotte
di
classe
?
Di
fronte
a
tale
problema
generale
gli
è
davvero
d
'
importanza
secondaria
il
modo
della
transizione
a
quello
stato
futuro
,
desiderato
o
previsto
;
perché
quel
modo
sfugge
al
nostro
arbitrio
,
e
certo
non
dipende
dalle
nostre
definizioni
.
Per
rispetto
a
cotesta
tesi
generale
gli
è
cosa
,
non
dirò
indifferente
,
ma
certo
di
valore
assai
subordinato
,
il
sapere
,
qual
parte
del
pensiero
e
delle
opinioni
,
(
molti
confondono
maledettamente
quello
e
queste
!
)
di
Marx
e
dei
suoi
prossimi
seguaci
ed
interpreti
collimi
o
non
collimi
con
le
presenti
e
con
le
future
condizioni
del
movimento
proletario
:
perché
non
occorre
di
essere
seguaci
sfegatati
del
materialismo
storico
per
intendere
,
come
le
dottrine
valgono
in
quanto
dottrine
,
cioè
in
quanto
sono
una
luce
intellettuale
portata
sopra
un
ordine
di
fatti
,
ma
che
in
quanto
sono
dottrine
non
son
causa
di
nulla
.
Ma
il
signor
Masaryk
è
,
invece
,
un
dottrinario
,
cioè
un
credente
nella
virtù
delle
idee
,
cioè
un
accademico
,
per
il
quale
tutto
consiste
nella
lotta
per
la
concezione
generale
del
mondo
(
Weltanschauung
)
;
e
non
c
'
è
da
maravigliarsi
che
egli
respinga
con
sovrano
disprezzo
(
passim
)
l
'
espressione
istinto
delle
masse
Questa
critica
,
che
poggia
tutta
su
la
presunzione
di
un
giudizio
sovranamente
imparziale
delle
lotte
pratiche
della
vita
in
nome
della
scienza
,
e
che
ignora
la
rassegnazione
del
pensiero
al
corso
naturale
della
storia
,
è
e
rimane
intrinsecamente
caduca
,
perché
s
'
aggira
intorno
al
marxismo
,
senza
afferrarne
mai
il
nerbo
,
che
è
la
concezione
generale
dello
sviluppo
storico
sotto
l
'
angolo
visuale
della
rivoluzione
proletaria
.
Indugiandomi
a
definire
l
'
atteggiamento
in
genere
del
Masaryk
,
mi
pare
di
ripagarlo
di
cortesia
italiana
dell
'
ignoranza
nella
quale
egli
trovasi
per
rispetto
ai
miei
scritti
in
argomento
.
Se
mai
li
leggesse
,
s
'
avvedrebbe
,
forse
,
come
,
senza
scendere
alle
minuzie
della
polemica
a
tu
per
tu
con
la
stampa
corrente
del
partito
,
senza
proclamarsi
scovritori
od
autori
della
crisi
del
marxismo
,
si
possa
esser
seguaci
anche
all
'
ora
presente
del
materialismo
storico
,
dopo
fatta
la
debita
parte
alla
nuova
esperienza
storico
-
sociale
,
e
con
la
conveniente
revisione
dei
concetti
,
che
abbiano
subito
o
subiscano
correzione
dal
corso
naturale
del
pensiero
.
Le
dottrine
,
che
sono
in
atto
di
svolgersi
e
di
progredire
,
non
ammettono
la
trattazione
erudita
e
filologica
,
come
usa
per
le
sorpassate
forme
del
pensiero
,
e
per
ciò
che
ci
fu
trasmesso
dalla
tradizione
,
ed
ha
nome
di
antico
.
Ma
i
temperamenti
intellettuali
degli
uomini
sono
assai
difformi
tra
loro
!
Alcuni
-
e
son
pochi
-
presentano
al
pubblico
il
resultato
del
proprio
lavoro
,
e
non
credono
di
dovervi
aggiungere
la
storia
intima
delle
loro
letture
,
fino
alla
fotografia
della
penna
della
quale
si
servono
.
Sono
altri
-
e
questo
è
il
maggior
numero
-
i
quali
sentono
vivo
il
bisogno
di
dare
alle
stampe
tutto
il
frutto
delle
loro
letture
.
Son
meticolosi
custodi
dei
loro
quaderni
,
perché
nessuna
parte
di
loro
fatiche
vada
perduta
,
né
pei
presenti
,
né
pei
futuri
.
Il
professore
Masaryk
-
che
stempera
in
600
pagine
una
tesi
di
occasione
,
ed
è
questa
:
che
giudizio
possa
farsi
ora
del
marxismo
,
atteso
il
fatto
che
se
ne
discute
anche
per
entro
al
partito
;
-
il
professore
Masaryk
,
che
ha
tanto
letto
,
non
può
a
meno
di
considerare
il
marxismo
stesso
secondo
le
sacramentali
rubriche
della
filosofia
,
della
religione
,
dell
'
etica
,
della
politica
,
e
così
via
all
'
infinito
:
e
,
caso
curioso
,
proprio
lui
,
che
ha
tanto
ossequio
per
la
burocrazia
universitaria
e
per
il
casellario
dei
feticci
della
scienza
,
finisce
poi
da
ultimo
per
dichiarare
,
essere
il
marxismo
un
sistema
sincretico
!
(
passim
in
tutto
il
libro
,
ed
esplicitamente
a
p
.
587
)
.
Era
parso
a
me
,
che
quella
dottrina
fosse
proprio
precisamente
il
contrario
,
e
un
che
,
anzi
,
di
tanto
intimamente
unitario
,
da
mirare
,
non
solo
a
vincere
la
opposizione
dottrinale
tra
scienza
e
filosofia
,
ma
anche
quella
più
ovvia
tra
pratica
e
teoria
.
Ma
il
signor
Masaryk
è
fatto
così
com
'
è
,
e
seguiamolo
pure
nelle
sue
rubriche
.
Lascia
ben
volentieri
ad
altri
di
occuparsi
del
socialismo
in
quanto
è
tendenza
(
a
uso
A
.
Menger
)
alle
riforme
giuridiche
;
dichiara
di
non
immischiarsi
direttamente
nelle
questioni
della
Economia
(
nella
qual
disciplina
invero
pare
a
me
che
zoppichi
da
ambo
le
gambe
)
,
e
ci
tiene
a
mettere
soprattutto
in
evidenza
la
filosofia
di
Marx
,
la
quale
esiste
,
tuttoché
non
sia
espressa
in
opere
di
tassativa
composizione
ad
hoc
;
e
studia
in
tutte
le
600
pagine
la
crisi
in
quanto
essa
è
strettamente
"
scientifica
e
filosofica
"
(
p
.
5
)
.
Non
chiedete
,
dunque
,
all
'
autore
,
né
un
esame
concreto
delle
condizioni
attuali
del
mondo
economico
fatto
dal
vivo
,
né
un
consiglio
pratico
e
largo
di
politica
sociale
.
Se
il
movimento
della
proletarizzazione
continui
o
no
,
se
la
teoria
del
valore
sia
o
no
esatta
,
queste
e
le
altre
questioni
affini
,
per
quanto
della
massima
importanza
,
non
interessano
lui
filosofo
(
p
.
4
)
.
Il
resultato
pratico
è
solo
questo
,
di
consigliare
ai
socialisti
(
p
.
591
)
di
tenersi
al
programma
dell
'
Engels
del
1895
,
cioè
dire
alla
tattica
parlamentare
;
il
che
veramente
essi
vanno
facendo
da
per
tutto
nel
mondo
,
e
,
secondo
il
debole
avviso
mio
,
per
la
semplice
ragione
,
che
non
potrebbero
fare
altrimenti
senza
addimostrarsi
,
o
pazzi
,
o
stolidi
.
Se
non
che
il
Masaryk
rincalza
il
consiglio
con
questo
monito
,
che
si
debba
anche
abbandonare
l
'
ideologia
marxista
!
A
buon
conto
,
non
è
il
corso
naturale
delle
vicende
politiche
dell
'
Europa
civile
che
abbia
indotto
i
socialisti
a
cambiare
di
tattica
(
né
l
'
autore
saprebbe
dirci
quanto
tempo
questa
nuova
durerà
,
o
potrà
durare
)
,
ma
son
le
idee
che
cambiano
e
devono
cambiare
.
Tutto
si
compendia
nella
lotta
per
la
Weltanschauung
(
cfr
.
segnatamente
pp
.
586-92
)
,
il
che
è
naturale
in
uno
scrittore
,
che
ci
tien
tanto
al
sacramentale
concetto
della
classificazione
delle
scienze
(
p
.
4
)
,
e
al
posto
sovraeminente
della
filosofia
.
Il
Philister
,
nella
subspecie
professorale
,
ci
si
rivela
qui
tutto
intero
nella
sua
propria
natura
.
Conoscere
estesamente
la
letteratura
del
socialismo
,
e
di
questo
ignorare
l
'
intimo
,
il
senso
,
l
animo
!
Dato
questo
animo
-
s
'
intende
da
sé
-
l
'
orientazione
scientifica
cambia
del
tutto
,
anzi
cambia
il
posto
della
scienza
nella
economia
dei
nostri
interessi
.
Ma
a
ciò
il
Masaryk
non
giunge
mai
,
perché
dovrebbe
,
per
arrivarci
,
valicare
i
confini
delle
definizioni
.
Il
suo
libro
,
perciò
,
per
quanto
ricco
di
coscienziose
informazioni
,
ed
alieno
dal
disprezzo
professionale
del
socialismo
si
riduce
,
nell
'
intento
e
negli
effetti
,
ad
un
enorme
piato
del
positivismo
contro
il
marxismo
!
Due
osservazioni
mi
occorrono
qui
.
La
mia
affermazione
suonerà
strana
a
molti
in
Italia
,
dove
è
in
uso
di
significare
con
la
parola
positivismo
tutto
ed
ogni
cosa
.
Inoltre
,
come
ho
più
volte
scritto
,
che
quella
intuizione
della
vita
e
del
mondo
,
la
quale
si
compendia
nel
nome
di
materialismo
storico
,
non
è
giunta
a
perfezione
negli
scritti
di
Marx
e
di
Engels
,
e
dei
loro
prossimi
seguaci
,
così
ora
qui
più
recisamente
affermo
,
che
la
continuazione
di
quella
dottrina
procede
ancor
lenta
,
e
forse
procederà
allo
stesso
modo
per
un
buon
pezzo
.
Ma
i
libri
come
questo
del
Masaryk
non
giovano
a
nulla
.
Ecco
qua
un
coacervo
di
obiezioni
in
nome
del
positivismo
sì
,
ma
non
in
nome
della
revisione
diretta
ed
autentica
dei
problemi
della
scienza
storica
,
e
non
in
nome
delle
questioni
politiche
attuali
.
La
così
detta
crisi
non
diventa
,
né
il
subietto
di
un
esame
da
pubblicista
,
né
l
'
obietto
di
uno
studio
da
sociologo
,
ma
è
come
uno
spazio
vuoto
o
una
pausa
,
in
cui
l
'
autore
vada
a
deporre
,
o
a
recitare
,
le
sue
filosofiche
proteste
.
Uno
studio
,
né
vano
né
privo
d
'
interesse
,
è
dedicato
alla
formazione
prima
del
pensiero
di
Marx
(
pp
.
17-89
)
.
Ma
il
facit
è
da
ultimo
assai
meschino
.
"
Nella
costante
mutazione
dell
'
ordinamento
sociale
venne
Marx
da
ultimo
a
trovare
la
ragione
storica
del
comunismo
,
come
quello
che
s
'
imponga
da
sé
.
-
Secondo
Marx
la
filosofia
è
la
copia
naturalistica
del
processo
del
mondo
.
-
Il
comunismo
è
dato
dalla
storia
stessa
.
-
Il
materialismo
di
Marx
è
un
materialismo
storico
"
.
-
Proposizioni
come
queste
,
le
quali
riproducono
a
un
di
presso
il
pensiero
fondamentale
dello
scrittore
che
si
ha
per
mani
,
dovrebbero
indurre
,
pare
a
me
,
il
critico
a
rifarsi
su
i
fondamenti
di
tali
concezioni
,
per
rovesciarli
,
se
mai
,
con
una
critica
ab
imis
.
Ebbene
,
che
fa
il
signor
Masaryk
?
Pochi
righi
dopo
scrive
:
"
La
sua
filosofia
e
quella
di
Engels
hanno
il
carattere
dell
'
eccleticisino
"
.
-
E
poi
ci
regala
,
alla
lettera
D
del
capo
II
,
una
insalata
russa
delle
opinioni
in
contraddittorio
di
Bax
,
K
.
Schmidt
,
Stern
,
Bernstein
,
Plekanoff
,
Mehring
,
in
quanto
han
discusso
se
tale
filosofia
,
diciamo
così
marxistica
,
sia
conciliabile
o
no
col
ritorno
a
Kant
,
a
Spinoza
,
o
a
che
altro
siasi
;
e
non
gli
sovviene
del
poeta
,
che
assistette
alla
fondazione
della
Università
di
Praga
,
per
esclamare
con
lui
:
Povera
e
nuda
vai
filosofia
!
Alquanto
sconnessa
è
la
trattazione
che
l
'
autore
dedica
al
materialismo
storico
(
pp
92-168
)
,
indugiandosi
in
prima
sul
divario
delle
definizioni
,
per
venire
infine
ad
una
critica
tutta
fondata
su
la
vecchia
nenia
della
dottrina
dei
fattori
,
più
o
meno
dissimulata
in
una
fraseologia
sociologica
e
psicologica
alquanto
dubbia
ed
incerta
.
In
conclusione
all
'
autore
repugna
il
pensiero
di
una
concezione
obiettivamente
unitaria
della
storia
;
e
gli
capita
spesso
di
confondere
la
spiegazione
del
complesso
storico
mediante
il
variare
innanzi
tutto
della
struttura
economica
,
con
la
spiegazione
illico
et
immediate
del
fatto
storico
determinato
per
via
delle
rispettive
ed
individuate
condizioni
economiche
.
Non
deve
quindi
recar
meraviglia
di
vedere
come
Marx
venga
considerato
quale
una
specie
di
Comte
alterato
in
peggio
,
che
diventa
poi
un
inconsapevole
seguace
di
Schopenhauer
nell
'
accettare
il
primato
della
volontà
,
dottrina
che
contraddice
però
alla
sacramentale
tricotomia
psicologica
d
'
intelletto
,
sentimento
e
volere
.
Può
darsi
che
quel
povero
Marx
ignorasse
,
come
l
'
uomo
sia
fornito
,
oltre
che
dell
'
intelletto
,
anche
d
'
un
fegato
(
sic
!
)
,
il
che
è
tanto
più
sorprendente
,
in
quanto
che
lui
era
assai
fegatoso
(
sic
!
)
per
le
quali
buone
ragioni
può
essere
accaduto
non
s
'
avvedesse
,
che
il
soppravvalore
è
un
concetto
principalmente
etico
(
sic
!
)
.
Al
professore
di
Università
,
che
tratta
la
sua
materia
come
il
suo
mestiere
,
può
venir
facilmente
la
tentazione
di
far
passate
un
determinato
autore
sotto
lo
scrutinio
di
tutte
quelle
altre
dottrine
che
lui
critico
abbia
l
'
abitudine
di
studiare
e
di
maneggiare
.
E
allora
,
per
una
strana
illusione
da
erudito
,
accade
che
i
termini
di
confronto
,
che
sono
nell
'
abito
subiettivo
del
critico
,
divengano
surrettiziamente
come
dei
termini
di
effettiva
derivazione
.
Così
stava
accadendo
al
Masaryk
;
quando
ecco
che
lui
,
nel
bel
mezzo
delle
sue
tentate
comparazioni
,
si
contraddice
,
e
sentenzia
(
p
.
166
)
:
"
Nel
fatto
Marx
viene
a
formulare
ciò
che
,
come
suol
dirsi
,
si
trovava
nell
'
aria
,
e
perciò
io
non
ho
dato
gran
peso
ai
singoli
influssi
su
la
sua
formazione
intellettuale
"
.
Ergo
-
direi
io
-
ricominciate
da
capo
,
e
anzi
invertite
.
Nell
'
autore
,
che
trattate
,
s
'
è
avverata
appunto
questa
inversione
,
che
dalla
critica
dell
'
economia
e
dal
dato
delle
lotte
di
classe
egli
risalì
ad
una
nuova
concezione
storica
(
e
non
per
modificare
,
s
'
intenda
bene
,
ciò
che
tecnicamente
dicesi
disciplina
della
ricerca
storica
)
,
e
per
quella
via
poi
ad
una
nuova
orientazione
su
i
problemi
generali
della
conoscenza
.
Ma
voi
forzate
le
cose
,
ma
voi
le
alterate
del
tutto
,
mettendovi
per
una
via
che
non
è
quella
percorsa
dall
'
obietto
del
vostro
esame
.
Ma
si
capisce
,
voi
filosofo
professionale
scendete
dall
'
alto
delle
definizioni
al
particolare
del
materialismo
storico
;
e
,
con
tutto
il
dovuto
ossequio
alla
metodologia
,
giungete
alla
teoria
delle
lotte
di
classe
(
pp
.
168-234
)
come
si
arriva
a
un
corollario
.
Anche
qui
la
fedeltà
della
esposizione
materiale
rende
più
sensibile
la
incapacità
alla
comprensione
intima
e
viva
.
Qua
e
là
alcune
utili
osservazioni
su
la
imprecisione
dei
termini
borghesia
,
proletariato
e
simili
,
e
poi
delle
altre
di
maggior
valore
su
la
irriducibilità
di
tutta
la
società
presente
alle
due
famose
classi
,
data
la
sua
più
varia
e
complessa
articolazione
.
A
riscontro
di
tutto
ciò
,
ecco
una
singolare
inettitudine
ad
afferrare
un
concetto
così
semplice
;
che
,
cioè
,
dato
l
'
intreccio
della
vita
sociale
,
gl
'
intenti
individuali
possono
esser
tutti
errati
:
la
qual
cosa
induce
l
'
A
.
a
dire
,
che
nel
marxismo
la
coscienza
individuale
si
risolve
in
puro
illusionismo
(
!
)
.
Gli
repugna
di
credere
,
che
le
leggi
economiche
seguano
un
processo
naturale
;
-
ebbene
,
si
provi
a
cambiarne
la
successione
storica
per
atti
di
arbitrio
.
Rivendicata
la
spontaneità
(
ma
quale
?
)
delle
forze
che
danno
impulso
alla
storia
,
e
l
'
aristocrazia
dello
spirito
filosofico
,
e
detto
come
il
determinismo
marxistico
sia
una
e
sola
cosa
col
fatalismo
,
l
'
A
.
si
confessa
così
:
Io
spiego
il
mondo
e
la
storia
teisticamente
(
p
.
234
)
.
Deo
gratias
!
Al
pezzo
forte
ci
siamo
finalmente
,
cioè
alla
esposizione
del
mondo
capitalistico
(
pp
.
235-313
)
,
e
alla
critica
del
comunismo
e
del
processo
della
civiltà
(
pp
.
313-86
)
.
Questo
è
dei
socialisti
il
punto
essenziale
,
e
su
tale
terreno
soltanto
è
dato
di
combatterli
.
Ma
l
'
A
.
era
disceso
dalle
alture
,
e
così
sia
.
Non
saprei
negargli
-
tanto
per
cominciare
dalle
conclusioni
-
una
discreta
parte
di
ragione
,
là
dove
parla
di
soverchio
primitivismo
e
semplicismo
,
specie
per
rispetto
al
tentativo
dell
'
Engels
nel
rifare
in
breve
i
punti
principali
della
storia
della
civiltà
.
Il
divenire
dello
stato
,
ossia
della
società
ordinata
a
classi
,
con
le
ragioni
del
dominio
e
dell
'
autorità
,
supposta
la
proprietà
privata
e
supposta
la
famiglia
monogamica
,
ebbe
modi
varii
di
sviluppo
nella
storia
specializzata
e
concreta
,
e
non
c
'
è
facilismo
che
tenga
,
nel
provarsi
a
rendere
plausibili
gli
schemi
troppo
semplici
.
Può
darsi
che
dei
socialisti
correnti
al
comodo
argomentare
vedan
troppo
semplificato
l
'
intreccio
della
storia
,
riducendo
questa
in
breve
volume
;
il
che
li
induce
a
semplificar
del
pari
con
soverchio
arbitrio
l
'
intreccio
della
società
presente
.
Né
certo
giova
di
richiamarsi
di
continuo
alla
negazione
della
negazione
,
che
non
è
istrumento
di
ricerca
,
ma
è
solo
formula
riassuntiva
,
valida
,
se
mai
,
post
factum
.
Certo
che
il
comunismo
,
ossia
il
più
o
meno
lontano
approdo
della
società
presente
verso
una
nuova
forma
della
produzione
,
non
sarà
un
parto
mentale
della
dialettica
subiettiva
.
E
perciò
credo
-
son
cortese
di
armi
agli
avversarii
-
non
esserci
che
un
solo
modo
di
combattere
seriamente
il
socialismo
,
ed
è
quello
di
provarsi
a
dimostrare
come
il
sistema
capitalistico
abbia
in
sé
-
per
ora
almeno
-
tale
indefinita
forza
di
adattabilità
,
che
tutti
i
movimenti
proletarii
si
riducano
in
fondo
a
meteoriche
agitazioni
,
senza
mai
formare
un
processo
ascensivo
,
che
importi
da
ultimo
,
con
la
eliminazione
del
salariato
,
anche
quella
di
ogni
dominio
di
classe
.
In
cotesto
intento
critico
-
dimostrativo
si
riassume
,
per
es
.
,
la
forza
della
scuola
del
Brentano
e
i
suoi
seguaci
.
Ma
questo
non
pare
sia
pane
pei
denti
del
signor
Masaryk
,
il
quale
rivela
tutta
la
sua
inettitudine
ad
afferrare
il
nesso
economico
della
materia
che
ha
per
le
mani
,
proprio
nel
capitolo
che
dedica
alla
critica
del
sopravvalore
(
pp
.
250-313
)
.
Attraverso
ad
una
rassegna
bibliografica
intorno
alla
vexata
quaestio
del
divario
fondamentale
che
correrebbe
tra
il
I
e
il
III
volume
del
Capitale
,
l
'
A
.
viene
a
rigettare
come
inesatta
la
dottrina
del
valore
-
lavoro
,
e
poi
giù
giù
ad
affermare
,
come
Marx
non
potesse
partire
dal
concetto
della
utilità
,
perché
il
suo
obiettivismo
estremo
lo
rendeva
alieno
dalla
considerazione
psicologica
(
!
)
.
Dichiara
poi
la
sua
opinione
sul
posto
che
l
'
economia
dovrebbe
occupare
nel
sistema
delle
scienze
,
data
la
dipendenza
sua
dai
presupposti
di
una
sociologia
generale
.
Rigettato
il
concetto
della
economia
in
quanto
scienza
storica
,
riaccampa
la
pretesa
di
una
scienza
della
economia
,
che
,
senza
confondersi
con
l
'
etica
,
abbracci
tutto
l
'
uomo
,
e
non
soltanto
l
'
uomo
lavorante
.
Sofistica
su
la
impossibilità
di
trovare
una
misura
del
lavoro
,
in
quanto
questo
,
alla
sua
volta
,
debba
misurare
il
valore
;
e
considera
il
sopravvalore
come
una
escogitazione
tratta
dalla
ipotesi
costruttiva
delle
due
classi
in
lotta
fra
loro
.
Per
via
di
molti
ripieghi
scrive
l
'
apologia
del
capitalista
,
in
quanto
è
intraprenditore
,
cioè
lavoratore
e
direttore
;
e
,
mentre
si
scaglia
contro
la
classe
parassitaria
e
contro
il
commercio
ingannatore
,
postula
un
'
etica
la
quale
insegni
a
ciascuno
la
parte
del
suo
dovere
.
Si
compiace
,
da
ultimo
,
che
Marx
abbia
scoverta
l
'
importanza
sociale
dei
lavoratori
minuti
;
sebbene
sia
caduto
in
quel
discreto
numero
di
spropositi
,
che
il
nostro
autore
va
notando
;
come
a
dire
,
per
es
.
,
la
riduzione
del
lavoro
complicato
al
lavoro
semplice
,
e
soprattutto
la
strana
opinione
di
credere
alle
lotte
di
classe
,
mentre
non
c
'
è
che
lotta
tra
gli
individui
.
Ma
se
è
cosa
così
facile
il
ridurre
in
polvere
il
materialismo
storico
,
ma
se
le
lotte
di
classe
in
quanto
principio
di
dinamica
storica
non
sono
che
la
erronea
generalizzazione
di
fatti
male
intesi
,
ma
se
l
'
aspettazione
del
comunismo
è
affatto
utopistica
,
ma
se
le
dottrine
del
Capitale
sono
di
cosi
patente
erroneità
,
ma
se
tutti
i
fondamenti
sono
oramai
distrutti
,
perché
l
'
A
.
s
'
affanna
poi
a
scrivere
altre
duecento
pagine
sul
diritto
,
su
l
'
etica
,
su
la
religione
e
così
via
,
ossia
su
quei
sistemi
che
chiama
ideologici
?
A
me
sarebbe
bastato
,
p
.
e
.
,
ciò
che
è
detto
a
pagine
509-19
,
in
una
specie
di
pausa
interposta
alla
rete
fitta
dei
paragrafi
,
come
per
venire
ad
una
certa
maniera
di
giudizio
finale
,
al
quale
poi
,
per
difetto
di
stile
,
manca
pur
troppo
la
concentrazione
del
pensiero
nella
concisione
degli
enunciati
.
In
questo
tentato
riassunto
è
come
raccolta
la
caratteristica
del
marxismo
,
la
qual
cosa
dà
maggior
risalto
alla
tesi
dell
'
autore
.
-
Marx
(
questo
è
il
succo
della
caratteristica
)
,
segna
l
'
estremo
limite
della
reazione
contro
il
subiettivismo
,
in
quanto
che
per
lui
la
natura
è
il
prius
e
la
coscienza
non
è
che
resultato
,
dunque
obiettivismo
positivo
assoluto
;
per
lui
la
storia
è
l
'
antecedente
e
l
'
individuo
è
il
conseguente
,
dunque
negazione
assoluta
dell
'
individualismo
.
La
questione
della
conoscenza
è
puramente
pratica
.
Tra
natura
dell
'
uomo
e
storia
umana
c
è
perfetta
equazione
.
Non
c
è
altra
fonte
di
conoscenza
dell
'
uomo
,
da
quella
in
fuori
che
ci
offre
la
storia
.
L
'
uomo
è
tutto
in
ciò
che
l
'
uomo
fa
.
Di
qui
il
fondamento
economico
di
tutto
il
resto
.
Di
qui
il
lavoro
come
filo
conduttore
della
storia
.
Di
qui
la
persuasione
,
che
le
varie
forme
sociali
non
siano
,
se
non
le
forme
varie
della
organizzazione
del
lavoro
.
Di
qui
la
veduta
del
socialismo
non
più
come
di
semplice
aspirazione
o
aspettazione
.
Di
qui
il
concetto
del
comunismo
,
non
come
di
semplice
sistema
di
rapporti
economici
,
ma
come
di
una
innovazione
di
tutta
la
coscienza
,
oltre
i
limiti
di
tutte
le
presenti
illusioni
,
e
nell
'
assetto
dell
'
umanesimo
positivo
.
-
Ma
cotesto
estremo
obiettivismo
s
'
infrange
ora
nel
ritorno
a
Kant
,
ossia
nel
criticismo
.
Marx
fu
incompleto
.
Non
seppe
superare
Hegel
,
non
trovò
l
'
espressione
adeguata
delle
sue
tendenze
,
ricadde
nella
romantica
di
Rousseau
,
invano
si
provò
a
districarsi
da
Ricardo
e
da
Smith
,
dei
quali
tentò
la
critica
,
e
rimase
autore
di
un
sistema
incompleto
.
C
'
è
in
lui
come
una
tragica
filosofica
.
Fece
servire
a
nuovi
ideali
le
idee
già
vecchie
,
non
seppe
trovare
altre
molle
al
rivoluzionarismo
,
se
non
negl
'
impulsi
all
'
edonismo
,
e
per
ciò
rimase
aristocratico
ed
assolutista
nella
sua
passione
rivoluzionaria
.
Cotesti
tratti
,
che
sarebbero
pennellate
per
chi
disponesse
della
facoltà
dello
stile
,
questi
tratti
i
quali
possono
farci
avvertiti
del
come
corra
attraverso
tutta
la
storia
una
continua
gran
tragedia
del
lavoro
,
lasciano
impassibile
il
nostro
autore
nella
sua
accademica
pedanteria
.
Lui
non
contrappone
concezione
a
concezione
nel
rapido
sguardo
di
una
nuova
interpretazione
dei
destini
umani
,
ma
obietta
solo
in
nome
della
missione
del
nostro
tempo
a
ritrovare
una
nuova
sintesi
delle
scienze
(
p
.
513
)
.
-
E
qui
di
nuovo
Hume
e
Kant
,
e
la
domanda
:
che
è
la
verità
?
E
poi
si
discorre
della
nuova
neoetica
,
che
deve
discendere
scientificamente
alla
critica
della
società
.
La
nuova
filosofia
deve
risolvere
il
problema
della
religione
,
che
Marx
credette
d
'
aver
superato
,
facendo
di
quella
una
forma
illusionale
.
Il
pessimismo
è
la
nota
dominante
del
nostro
tempo
.
Schopenhauer
s
avvicinò
in
parte
al
vero
,
nel
fare
della
volontà
la
radice
del
mondo
.
Gli
fece
da
pendant
Marx
con
la
dottrina
unilaterale
del
lavoro
.
Il
marxismo
ebbe
il
torto
di
rimanere
negativo
.
"
Il
Capitale
non
è
se
non
la
trascrizione
economica
del
Mefistofele
del
Faust
"
(
sic
!
a
p
.
516
-
e
chi
non
mi
crede
vada
a
riscontrare
!
)
Da
ultimo
sappiamo
-
se
io
ho
ben
capito
-
che
nel
ritorno
a
Kant
,
e
nel
declinare
dello
spirito
rivoluzionario
verso
il
parlamentarismo
,
consiste
l
'
essenziale
della
crisi
;
ossia
,
l
'
inizio
dell
'
epoca
Masaryk
nella
storia
del
mondo
.
Dunque
Kant
e
il
parlamento
!
Ma
quale
Kant
?
Quello
della
privatissima
vita
privata
del
signor
Philister
di
Königsberg
?
-
o
quell
'
altro
autore
rivoluzionario
di
scritti
sovversivi
,
che
parve
ad
Heine
un
altro
degli
eroi
della
grande
rivoluzione
?
E
quale
parlamento
di
ordinaria
e
consuetudinaria
fattura
è
chiamato
a
trasformare
la
storia
?
Diremo
allora
Kant
e
la
Convenzione
:
-
ma
questa
succedette
alla
rivoluzione
,
cioè
allo
sgretolamento
di
tutto
un
sistema
sociale
,
alla
rovina
di
tutto
un
ordinamento
politico
,
allo
scatenamento
di
tutte
le
passioni
di
classe
...
e
basta
.
Il
signor
Masaryk
,
come
professionista
di
sociologia
accademica
,
ha
il
diritto
di
ignorare
quella
storia
viva
,
agitata
,
impulsiva
,
passionata
che
piace
a
quegli
altri
mortali
,
i
quali
hanno
il
senso
simpatetico
della
realtà
umana
;
e
può
perciò
comodamente
adagiarsi
nella
persuasione
che
il
periodo
delle
rivoluzioni
è
oramai
sorpassato
per
sempre
,
e
che
siamo
definitivamente
entrati
in
quello
delle
lente
evoluzioni
,
anzi
nell
'
idillio
della
quieta
e
rassegnata
ragione
.
E
torniamo
pure
al
suo
casellario
.
La
scorsa
su
la
dottrina
dello
stato
e
del
diritto
(
pp
.
387-426
)
è
rivolta
principalmente
a
combattere
la
veduta
secondo
la
quale
quello
e
questo
sono
come
delle
formazioni
secondarie
e
derivate
per
rispetto
alla
società
in
genere
.
Lo
stato
esiste
dalle
origini
della
evoluzione
,
ed
esisterà
sempre
per
ragioni
che
l
'
intelletto
e
la
morale
approvano
(
p
.
405
)
;
e
poi
l
'
uomo
"
per
naturale
disposizione
sua
non
solo
comanda
volentieri
,
ma
si
lascia
anche
comandare
,
e
volentieri
obbedisce
"
.
Le
disuguaglianze
naturali
legittimano
la
gerarchia
(
p
.
406
)
.
E
sta
bene
!
Ma
dato
ciò
,
perché
affannarsi
poi
a
dimostrare
,
che
il
diritto
non
è
derivabile
dalle
condizioni
economiche
;
a
che
pro
spendere
del
tempo
a
combattere
le
dottrine
egalitarie
dell
'
Engels
,
e
perché
appellarsi
alla
solenne
autorità
del
Bernstein
(
p
.
409
)
,
che
avrebbe
rimesso
in
onore
lo
stato
(
figurarsi
,
proprio
in
un
articolo
della
"
Nene
Zeit
"
!
)
,
come
quella
tal
cosa
che
i
socialisti
non
voglion
più
abolire
,
ma
soltanto
e
semplicemente
riformare
?
Ma
gli
è
tanto
facile
di
trovarsi
d
accordo
col
volgare
senso
comune
,
il
quale
non
si
rifiuta
di
ammettere
,
precisamente
come
fa
il
nostro
signor
Masaryk
,
che
vi
sono
disuguaglianze
giuste
e
di
quelle
ingiuste
(
sic
!
)
.
Magari
ci
desse
lui
la
misura
giusta
!
Passo
sopra
al
capitolo
intitolato
nazionalità
ed
internazionalità
(
pp
.
426-65
)
-
dove
l
'A.,
oltre
a
mostrarsi
indignato
per
la
slavofobia
di
Marx
,
fa
delle
utili
osservazioni
su
quegl
'
impedimenti
all
'
internazionalismo
,
i
quali
nascono
spontanei
dallo
spirito
nazionale
-
per
fermarmi
un
poco
su
gl
'
insigni
paradossi
che
pronuncia
a
proposito
della
religione
(
pp
.
455-81
)
.
Qui
ci
si
rivela
qual
vero
decadente
.
Cattolicesimo
e
protestantesimo
sono
ancora
fatti
arcivivi
,
e
decisivi
inoltre
sulle
sorti
del
mondo
!
Anzi
noi
tutti
siamo
,
o
l
'
una
cosa
,
o
l
'
altra
.
Anzi
tutta
la
filosofia
moderna
è
protestante
,
e
non
c
'
è
filosofia
cattolica
se
non
per
nefas
(
e
il
vostro
Comte
?
)
.
In
Marx
c
'
è
un
elemento
cattolico
,
non
solo
per
aver
egli
adottato
il
socialismo
francese
,
il
quale
è
cattolico
e
repugna
alla
coscienza
protestante
,
ma
perché
fu
autoritario
,
nemico
della
individualità
,
internazionalista
e
seguace
dell
'
obiettivismo
assoluto
(
p
.
476
)
.
Come
la
Rivoluzione
Francese
fu
in
gran
parte
un
movimento
religioso
,
così
un
che
di
religioso
è
implicito
a
tutto
il
socialismo
contemporaneo
.
Qua
e
là
s
'
accenna
all
'
idea
,
che
protestantesimo
e
cattolicesimo
in
un
certo
modo
reciprocamente
si
completino
;
-
e
può
darsi
che
l
'
A
.
pensi
che
si
prepari
ora
nel
socialismo
la
religione
dell
'
avvenire
,
attesoché
"
la
fede
sia
il
più
alto
obiettivismo
dell
'
uomo
normale
,
e
perciò
ipso
facto
sociale
;
-
ma
l
'
obiettivismo
di
Marx
è
troppo
bilioso
"
(
p
.
480
)
.
Se
la
religione
è
perenne
,
se
lo
stato
è
immortale
,
se
il
diritto
è
naturale
,
figurarsi
poi
se
l
'
etica
(
pp
.
482-500
)
non
debba
essere
supereterna
.
L
'
A
.
rivendica
alla
coscienza
morale
il
carattere
del
dato
indiscutibile
ed
immediato
.
Non
mi
soffermo
a
dichiarare
come
qualmente
non
occorra
di
essere
né
materialisti
della
storia
,
né
materialisti
semplici
,
per
relegare
tra
le
fiabe
cotesta
opinione
infantile
;
e
faccio
perciò
grazia
all
'
A
.
delle
citazioni
degli
articoli
di
riviste
,
nei
quali
i
Bernstein
,
gli
Schmidt
e
simili
socialisti
avrebbero
rivendicate
le
ragioni
dell
'
etica
contro
l
'
amoralismo
di
Marx
(
p
497
)
.
Taccio
del
socialismo
per
rispetto
all
'
arte
(
pp
.
500-8
)
.
Per
tutte
coteste
ragioni
,
leggendo
ciò
che
l
'
A
.
scrive
nella
quinta
sezione
(
pp
.
520-85
)
intorno
alla
politica
pratica
del
socialismo
,
trattandone
in
due
capi
,
intitolati
l
'
uno
rivoluzione
e
riforma
,
e
l
'
altro
marxismo
e
parlamentarismo
,
ci
si
trova
in
presenza
di
un
artefatto
dottrinale
della
più
bella
specie
verbalistica
.
Che
il
socialismo
siasi
venuto
sviluppando
,
in
questi
ultimi
cinquanta
anni
,
dalla
setta
al
partito
,
è
cosa
abbastanza
nota
.
Che
il
comunismo
imperativo
e
categorico
di
una
volta
,
sia
divenuto
la
democrazia
sociale
,
gli
è
altrettanto
risaputo
.
Che
i
partiti
socialistici
spieghino
presentemente
un
'
azione
pratica
varia
e
circostanziata
,
come
gli
è
un
fatto
storico
,
gli
è
anche
da
parte
loro
come
un
fare
la
storia
.
Che
in
tutte
coteste
cose
si
commettano
degli
errori
,
e
ci
siano
delle
pratiche
incertezze
,
gli
è
un
fatto
umanamente
inevitabile
:
ma
gli
è
anche
vero
,
che
,
per
intenderle
coteste
cose
,
bisogna
pur
viverci
dentro
,
e
con
occhio
e
con
senso
da
storico
osserva
tore
.
E
che
fa
il
signor
Masaryk
?
Ma
lui
non
vede
che
categoremi
;
-
ed
ecco
come
il
passaggio
è
tutto
dal
rivoluzionarismo
sistematico
alla
negazione
della
possibilità
di
qualsiasi
rivoluzione
,
dal
romanticismo
all
'
esperienza
,
dall
'
aristocrazia
rivoluzionaria
all
'
etica
democratica
,
dall
'
imperativo
categorico
all
'
empirismo
,
dall
'
obiettivismo
puro
all
'
autocriticità
,
dal
Titanismo
al
non
so
che
cosa
,
ma
si
sa
solo
che
"
Faust
-
Marx
diventa
elettore
(
p
.
562
)
.
Fortunati
voi
elettori
socialistici
che
completate
Goethe
!
-
E
poi
ecco
qui
uno
specioso
metodo
:
assumere
la
persona
di
Marx
(
del
quale
non
so
perché
l
'
A
.
dica
d
'
ignorare
la
biografia
!
p
.
517
)
come
indefinitamente
prolungata
attraverso
tutti
gli
atti
e
tutte
le
manifestazioni
dei
partiti
e
della
stampa
socialistica
,
e
metter
poi
a
carico
del
marxismo
del
signor
Carlo
Marx
,
come
fossero
i
ravvedimenti
e
pentimenti
suoi
proprii
,
le
parole
e
gli
atti
di
tutti
gli
altri
.
Ma
pare
che
la
Nemesi
sia
giunta
-
perché
quel
benedetto
Marx
volle
essere
troppo
diverse
cose
ad
un
tempo
stesso
,
e
cioè
filosofo
tedesco
e
rivoluzionario
latino
,
protestante
e
cattolico
,
-
e
la
vendetta
del
protestantesimo
è
poi
venuta
(
p
.
566
)
,
cosicché
gli
è
qui
il
definitivo
motto
della
crisi
,
gli
è
qui
il
senso
schietto
del
nuovo
9
Termidoro
di
Massimiliano
Carlo
Robespierre
Marx
.
Non
varrebbe
la
pena
di
seguire
l
'
A
.
là
dove
va
racimolando
in
tutta
la
stampa
socialistica
,
e
negli
atti
dei
partiti
,
le
prove
della
dissoluzione
del
marxismo
per
opera
dei
marxisti
,
che
sarebbero
come
un
Marx
prolungato
.
La
tesi
è
che
il
socialismo
diventa
costituzionale
.
Per
la
tesi
tutto
è
buono
,
anche
l
'
invocare
la
testimonianza
di
E
.
Ferri
,
il
quale
avrebbe
detto
,
non
so
veramente
dove
,
che
la
repubblica
è
un
privato
interesse
dei
partiti
borghesi
.
Dunque
niente
repubblica
!
E
la
speranza
dell
'
A
.
è
questa
,
"
che
,
perdendo
il
socialismo
i
caratteri
acuti
dell
'
ateismo
,
del
materialismo
e
del
rivoluzionarismo
,
si
venga
in
fin
delle
fini
ad
un
verace
democratismo
,
il
quale
acquisti
le
proporzioni
di
una
universale
concezione
della
vita
e
del
mondo
.
La
politica
di
così
fatto
democratismo
sarebbe
la
vera
politica
della
vita
e
del
mondo
,
una
politica
sub
specie
aeternitatis
"
(
p
.
585
)
.
Ed
io
,
per
parte
mia
,
confesso
di
non
capirci
nulla
.
Ho
seguito
,
con
insolita
premura
e
pazienza
-
stante
che
il
genere
delle
mie
occupazioni
mi
tolga
il
modo
di
leggere
un
solo
libro
tutto
d
'
un
fiato
-
le
600
pagine
del
signor
Masaryk
.
Ne
ebbi
una
viva
curiosità
al
primo
annunzio
.
S
'
era
tanto
parlato
e
sparlato
di
crisi
del
marxismo
da
così
gran
numero
di
persone
di
media
ed
infima
,
e
,
quasi
sempre
,
incongrua
coltura
,
che
mi
parve
ci
dovesse
esser
molto
da
apprendere
dall
'
opus
magnum
dell
'
autore
della
nuova
parola
d
'
ordine
della
scienza
sociale
.
La
delusione
che
n
'
ho
provata
resulta
da
ciò
che
son
venuto
fin
qui
notando
.
Certo
che
il
signor
Masaryk
non
ha
niente
che
vedere
con
le
varie
specie
di
professionale
ignoranza
e
di
audace
gherminelleria
,
le
quali
han
fatto
fiorire
,
in
poco
d
'
ora
,
tanti
critici
definitivi
del
socialismo
in
questo
nostro
felice
paese
,
ove
vegetano
tante
sorti
di
anarchismo
morale
ed
intellettuale
.
Non
c
'
è
di
comune
tra
l
'
autore
di
cui
mi
occupo
e
cotesta
così
detta
crisi
del
marxismo
in
Italia
,
niente
altro
dall
'
etichetta
in
fuori
,
e
cotesta
etichetta
è
giunta
da
noi
certamente
per
via
della
stampa
francese
.
L
'
onesto
e
modesto
intento
del
Masaryk
fu
soltanto
quello
di
recitare
l
'
elogio
funebre
del
marxismo
,
proprio
in
nome
di
un
'
altra
filosofia
.
La
materia
da
criticare
l
'
ha
raccolta
in
note
di
paziente
e
minuta
elaborazione
;
e
in
nome
di
che
e
a
quale
intento
la
critica
sia
stata
poi
da
lui
condotta
,
apparisce
chiaro
da
tutto
il
contesto
,
e
perfino
dal
tono
dimesso
ed
equanime
.
La
questione
sociale
è
un
dato
-
il
socialismo
è
anch
'
esso
un
dato
-
socialismo
e
marxismo
oramai
fanno
uno
(
l
'
autore
ripete
ciò
più
volte
,
e
mi
pare
che
sbagli
di
grosso
)
,
ma
la
questione
sociale
deve
avere
soluzioni
diverse
da
quelle
aspettate
dal
socialismo
-
marxismo
;
dunque
ritocchiamo
,
rifacciamo
,
sconvolgiamo
la
Weltanschauung
,
che
sta
a
base
del
marxismo
,
e
giacché
gli
stessi
marxisti
,
o
quasi
,
ne
ridiscutono
,
entriamo
da
arbitri
nella
crisi
.
Ciò
che
il
Masaryk
,
proprio
lui
,
veramente
voglia
in
pratica
,
lo
sapremo
forse
meglio
un
'
altra
volta
;
ed
io
confesso
,
che
,
per
parte
mia
,
non
mi
struggo
dal
desiderio
di
saperlo
.
Ma
questa
lettura
mi
ha
fatto
ripensare
a
tutto
un
secolo
di
storia
delle
idee
.
Il
positivismo
,
dalle
sue
origini
è
stato
sempre
alle
calcagna
e
socialismo
.
Ideologicamente
le
due
cose
nacquero
,
quasi
a
un
tempo
,
nella
mente
indistintamente
geniale
di
Saint
-
Simon
.
Furono
come
il
complemento
,
per
antitesi
,
dei
principi
della
Rivoluzione
.
La
opposizione
fra
i
due
termini
si
venne
svolgendo
nella
variopinta
discendenza
saint
-
simoniana
;
e
a
un
certo
punto
il
Comte
divenne
il
rappresentante
della
reazione
(
aristocratica
,
direbbe
il
Masaryk
)
,
che
dispensa
agli
uomini
,
nel
quadro
fisso
del
sistema
,
il
posto
e
la
destinazione
,
in
nome
della
scienza
classificativa
ed
onnisciente
.
A
misura
che
il
socialismo
è
diventato
la
coscienza
della
lotta
di
classe
per
entro
all
'
orbita
della
produzione
capitalistica
,
e
a
misura
che
la
sociologia
,
più
volte
mal
tentata
,
s
'
è
venuta
consolidando
nel
materialismo
storico
,
il
positivismo
,
da
erede
infedele
dello
spirito
rivoluzionario
s
'
è
chiuso
nell
'
orgoglio
della
sovraeminente
classificazione
delle
scienze
,
che
disprezza
il
concetto
materialistico
della
scienza
stessa
,
come
di
cosa
mutabilmente
consona
al
variare
delle
condizioni
pratiche
,
ossia
del
lavoro
.
Masaryk
è
un
uomo
troppo
modesto
per
rimettere
in
iscena
il
papato
scientifico
del
Comte
,
ma
è
abbastanza
professore
per
credere
ancora
alla
Weltanschauung
,
come
a
un
qualcosa
di
sovrastante
alla
questione
sociale
degli
umili
lavoratori
.
Giratela
e
voltatela
quanto
e
come
volete
,
c
'
è
nel
professore
un
che
sempre
del
prete
,
che
crea
l
'
iddio
che
poi
adora
,
sia
esso
il
feticcio
,
o
l
'
ostia
consacrata
.
E
ora
possiamo
dire
d
'
aver
capito
.
Avrei
la
tentazione
di
citare
qui
alcuni
luoghi
dei
miei
scritti
,
dai
quali
resulterebbe
chiaro
in
che
stia
il
divario
tra
la
critica
e
la
crisi
.
Ma
al
punto
dove
son
giunto
mi
pare
che
basti
.
Come
la
politica
non
può
essere
se
non
la
interpretazione
pratica
e
fattiva
di
un
dato
momento
storico
,
oggi
appunto
il
socialismo
ha
innanzi
a
sé
-
parlo
così
per
le
generali
,
e
senza
tener
conto
delle
differenze
che
corrono
fra
i
diversi
paesi
-
questo
problema
veramente
intricato
e
difficile
:
che
esso
,
cioè
,
mentre
deve
rifuggire
dal
perdersi
nei
vani
tentativi
di
una
romantica
riproduzione
del
rivoluzionarismo
tradizionale
(
ossia
,
direbbe
Masaryk
,
deve
rifuggire
dalla
ideologia
!
)
,
deve
anche
guardarsi
nello
stesso
tempo
da
quei
modi
di
adattamento
e
di
acquiescenza
,
che
,
per
le
vie
delle
transazioni
,
lo
farebbero
come
sparire
nell
'
elastico
meccanismo
del
mondo
borghese
.
Gli
è
il
desiderio
,
la
aspettazione
,
la
speranza
di
tale
acquiescenza
da
parte
del
socialismo
,
che
hanno
indotto
di
recente
tanti
e
tanti
portavoce
dell
'
ordine
sociale
presente
a
dare
una
straordinaria
importanza
alle
ovvie
polemiche
letterarie
del
partito
,
e
cosi
gran
peso
al
modesto
libro
del
Bernstcin
,
che
fu
elevato
di
botto
agli
onori
di
un
sintomo
storico
.
In
questo
fatto
è
la
caratteristica
e
la
condanna
,
ad
un
tempo
,
così
di
quel
libro
,
come
di
tante
altre
manifestazioni
affini
:
ma
il
signor
Masaryk
in
tutto
ciò
non
c
entra
nulla
.
Il
Masaryk
,
da
professore
in
esercizio
,
ha
fatto
della
filologia
attraverso
alla
carta
stampata
.
Saggistica ,
I
.
Roma
,
20
aprile
'97
Caro
signor
Sorel
,
da
un
pezzo
vo
pensando
d
'
intrattenermi
con
voi
in
una
specie
di
conversazione
per
iscritto
.
Sarà
questo
il
modo
migliore
,
e
il
più
acconcio
,
onde
io
v
'
attesti
la
mia
gratitudine
per
la
Prefazione
,
della
quale
mi
avete
onorato
.
Va
da
sé
,
che
,
così
dicendo
,
io
non
mi
fermo
con
la
mente
a
ricordare
soltanto
le
parole
cortesi
,
delle
quali
mi
siete
stato
prodigo
con
tanta
profusione
.
A
quelle
parole
io
non
potevo
non
risponder
subito
,
e
sdebitarmene
nella
forma
della
lettera
privata
.
Né
ora
sarebbe
più
il
caso
,
che
io
mi
andassi
diffondendo
con
voi
in
complimenti
;
proprio
in
lettere
,
le
quali
,
o
a
voi
,
o
a
me
,
potrà
parere
più
in
là
opportuno
di
pubblicare
.
Che
varrebbe
,
del
resto
,
che
io
venissi
ora
a
far
proteste
di
modestia
,
schermendomi
dalle
vostre
lodi
?
Voi
mi
avete
oramai
costretto
a
rinunciare
a
tali
sforzi
.
Che
i
miei
due
saggi
,
appena
rudimentali
,
di
materialismo
storico
corrano
in
Francia
nella
forma
di
un
quasi
libro
,
ciò
è
tutto
merito
vostro
;
per
averli
voi
rnessi
e
prcsentati
al
pubblico
in
tale
assisa
.
Non
fu
mai
nelle
inclinazioni
mie
di
faire
le
livre
,
secondo
il
senso
che
voi
francesi
,
ammiratori
e
seguaci
sempre
della
classicità
letteraria
,
date
a
cotesta
espressione
.
Sono
io
,
anzi
,
di
quelli
i
quali
vedono
in
cotesto
continuarsi
del
culto
per
la
forma
classica
una
specie
d
'
impaccio
-
come
sarebbe
di
un
abito
che
mal
s
'
attagli
alla
persona
-
alla
espressione
propria
,
adeguata
e
conveniente
dei
resultati
del
pensiero
rigorosamente
scientifico
.
Passando
,
dunque
,
sopra
a
tutti
i
complimenti
,
intendo
di
rifarmi
su
le
cose
che
voi
dite
in
quella
Prefazione
;
e
di
tornarci
su
per
discuterne
liberamente
,
senza
star
proprio
ad
aver
lì
innanzi
alla
mente
il
disegno
o
il
prospetto
di
una
meditata
monografia
.
Scelgo
la
forma
delle
lettere
,
perché
solo
in
queste
un
procedere
interrotto
,
spezzato
e
a
volte
saltuario
,
che
ritragga
quasi
quasi
la
conversazione
,
non
par
cosa
impropria
ed
incongrua
.
Non
me
la
sentirei
,
in
verità
,
di
scrivere
tante
dissertazioni
,
memorie
od
articoli
,
quanti
ne
occorrerebbe
per
rispondere
alle
molte
domande
che
voi
movete
,
alle
molte
questioni
che
voi
ponete
a
voi
stesso
,
in
così
breve
giro
di
pagine
,
come
chi
dubitando
e
dubbiosamente
pensi
.
Scrivendo
,
direi
quasi
,
come
vien
viene
,
non
intendo
però
di
sottrarmi
alle
responsabilità
di
ciò
che
mi
verrà
di
dire
,
e
andrò
dicendo
;
ma
voglio
come
prosciogliermi
dai
doveri
di
prosa
serrata
e
legata
,
che
son
proprii
del
discorrere
e
del
dissertare
a
tesi
.
Oramai
non
c
'
è
dottorucolo
al
mondo
,
il
quale
,
per
minuscolo
che
ei
si
sia
,
non
creda
di
monumentarsi
innanzi
ai
presenti
e
innanzi
ai
posteri
,
ove
riesca
a
consacrare
in
pesante
opuscolo
,
o
in
dotta
ed
involuta
disquisizione
,
uno
di
quei
tanti
pensieri
o
di
quelle
tante
osservazioni
,
che
nella
viva
conversazione
,
o
nell
'
insegnamento
che
sia
retto
da
indubbia
virtuosità
didattica
,
tornan
sempre
di
più
intuitiva
efficacia
,
per
la
naturale
dialettica
,
che
è
propria
di
chi
sia
in
atto
di
cercare
da
sé
,
o
d
'
insinuare
per
la
prima
volta
negli
altri
,
la
verità
.
Ma
già
,
si
sa
:
-
in
questa
fin
di
secolo
,
tutta
business
,
tutta
faccende
,
tutta
affari
e
tutta
merci
,
il
pensiero
non
si
presta
a
circolar
per
il
mondo
,
se
non
fissato
e
fermato
anch
'
esso
nella
riverita
forma
di
merce
,
cui
faccia
compagnia
la
fattura
del
libraio
,
e
giri
attorno
,
da
agile
messaggera
di
sincerissime
lodi
,
la
onesta
réclame
editoriale
.
Forse
nella
società
dell
'
avvenire
,
in
quella
nella
quale
noi
c
'
infuturiamo
con
le
nostre
speranze
,
e
assai
più
con
certe
illusioni
,
che
non
sempre
son
frutto
di
una
ben
plasmata
fantasia
,
cresceranno
a
dismisura
,
da
parer
legione
,
gli
uomini
atti
a
discorrere
con
la
divina
gioia
della
ricerca
e
con
l
'
eroico
coraggio
della
verità
,
che
ora
ammiriamo
in
Platone
,
in
Bruno
,
in
Galilei
,
e
si
moltiplicheranno
in
infiniti
esemplari
i
Diderot
capaci
di
scrivere
le
profonde
capestrerie
di
Jacques
le
fataliste
,
che
per
ora
abbiamo
la
debolezza
di
credere
insuperate
.
Nella
società
dell
'
avvenire
,
nella
quale
l
'
ozio
,
ragionevolmente
cresciuto
per
tutti
,
darà
a
tutti
,
con
le
condizioni
della
libertà
,
i
mezzi
per
civilizzarsi
,
le
droit
à
la
paresse
-
la
felicissima
trovata
del
nostro
Lafargue
-
farà
spuntare
ad
ogni
angolo
di
strada
dei
perditempo
di
genio
,
che
,
come
il
nostro
maestro
Socrate
,
saranno
operosissimi
di
operosità
non
messa
a
mercede
.
Ma
ora
...
in
questo
mondo
,
nel
quale
solo
i
matti
da
manicomio
hanno
le
traveggole
del
prossimo
millennio
,
molti
sfaccendati
sfruttano
,
come
per
proprio
diritto
e
professione
,
la
pubblica
stima
coi
loro
ozii
letterarii
...
e
lo
stesso
socialismo
non
può
a
meno
di
accogliere
nel
suo
seno
una
discreta
frotta
,
non
che
di
sfaccendati
,
di
faccendoni
e
di
faccendieri
.
E
così
,
quasi
celiando
,
mi
avvicino
all
'
argomento
.
Voi
lamentate
la
poca
diffusione
che
ha
avuto
fino
ad
ora
in
Francia
la
dottrina
del
materialismo
storico
.
Anzi
lamentate
,
che
a
tale
diffusione
mettano
ostacolo
e
oppongano
resistenza
i
pregiudizii
derivanti
dalla
boria
nazionale
,
le
pretese
letterarie
di
alcuni
,
l
'
albagia
filosofica
di
altri
,
la
maledetta
voglia
del
parere
senza
essere
,
e
da
ultimo
,
poi
,
lo
scarso
avviamento
intellettuale
,
e
i
molti
difetti
che
si
riscontrano
anche
in
certi
socialisti
.
Ma
tutte
coteste
cose
non
sono
da
considerare
come
dei
meri
accidenti
!
Vanità
,
orgoglio
,
desiderio
di
parere
senz
'
essere
,
iomania
,
megalomania
,
voglia
e
smania
di
prevalere
,
tutte
queste
ed
altre
passioni
e
virtù
dell
uomo
civile
non
son
certo
le
bagattelle
della
vita
,
anzi
assai
più
spesso
possono
parere
come
la
sostanza
e
il
nerbo
di
questa
.
Si
sa
che
la
chiesa
non
è
riuscita
,
il
più
delle
volte
,
a
suggestionare
gli
animi
cristiani
ad
umiltà
,
se
non
facendo
di
questa
nuovo
titolo
a
novello
e
rincalzato
orgoglio
.
E
via
...
cotesto
materialismo
storico
esige
,
da
chi
voglia
consapevolmente
e
schiettamente
professarlo
,
una
certa
curiosa
maniera
di
umiltà
:
che
,
cioè
dire
,
nell
'
atto
che
ci
sentiamo
legati
al
corso
delle
cose
umane
,
e
di
questo
studiamo
le
complicate
linee
e
le
tortuose
pieghe
,
ci
tocchi
pur
di
essere
insiememente
e
medesimamente
,
non
già
rassegnati
ed
acquiescenti
,
ma
anzi
operosi
di
conscia
e
ragionevole
opera
.
Ma
...
venire
al
punto
da
confessare
a
noi
stessi
,
che
il
nostro
proprio
io
individuo
,
al
quale
ci
sentiamo
così
strettamente
legati
da
un
ovvia
e
casalinga
consuetudine
,
senza
esser
proprio
una
mera
evanescenza
,
un
nonnulla
,
come
parve
agl
'
invasati
teosofi
,
per
grande
che
esso
si
sia
,
o
ci
paia
,
è
assai
piccola
cosa
nel
complicato
ingranaggio
dei
meccanismi
sociali
:
-
ma
doversi
adattare
alla
persuasione
,
che
i
propositi
o
i
conati
subiettivi
di
ciascun
di
noi
dànno
quasi
sempre
di
cozzo
nelle
resistenze
dell
'
intricato
intreccio
della
vita
,
cosicché
,
o
non
lascian
traccia
di
sé
,
o
ne
lasciano
una
affatto
difforme
dal
primitivo
intento
,
perché
alterata
e
trasformata
dalle
condizioni
concomitanti
:
-
ma
dover
convenire
di
questo
enunciato
,
che
noi
siamo
come
vissuti
dalla
storia
,
e
che
il
nostro
contributo
personale
a
questa
,
per
quanto
indispensabile
,
è
sempre
un
dato
minuscolo
nell
'
incrocio
delle
forze
,
che
si
combinano
,
completano
ed
elidono
a
vicenda
:
-
ma
tutte
queste
vedute
sono
una
vera
e
propria
seccatura
,
per
tutti
quelli
che
han
bisogno
di
confinare
l
'
universo
intero
nei
termini
della
loro
individua
visuale
!
Dunque
si
serbi
alla
storia
il
privilegio
degli
eroi
,
perché
ai
nani
non
sia
tolta
la
fiducia
di
potersi
mettere
a
cavallo
delle
proprie
spalle
per
farsi
vedere
;
anche
quando
essi
,
secondo
il
detto
di
Jean
Paul
,
non
sian
degni
di
arrivare
all
'
altezza
delle
proprie
ginocchia
!
E
,
di
fatti
,
non
si
va
a
scuola
da
secoli
,
per
sentirsi
a
dire
,
che
Giulio
Cesare
fondò
l
'
impero
,
e
Carlo
Magno
lo
rifece
;
che
Socrate
quasi
quasi
inventò
la
logica
;
e
Dante
,
cosi
a
un
di
presso
,
creò
la
letteratura
italiana
?
Gli
è
da
assai
poco
tempo
,
che
alla
immaginazione
mitologica
degli
autori
della
storia
s
'
è
andata
sostituendo
,
e
fino
ad
ora
in
modi
non
sempre
precisi
,
la
nozione
prosaica
del
processo
storico
-
sociale
.
La
Rivoluzione
Francese
non
l
'
han
voluta
e
fatta
,
secondo
le
varie
versioni
della
inventiva
letteraria
,
i
varii
santi
della
leggenda
liberalesca
;
e
santi
di
destra
,
e
santi
di
sinistra
,
santi
girondini
e
santi
giacobini
?
Tanto
è
,
che
il
signor
Taine
-
del
quale
non
ho
mai
capito
come
,
con
la
poca
rassegnazione
che
mostra
alla
cruda
necessità
dei
fatti
,
si
dica
che
ei
fosse
un
positivista
-
ha
potuto
spendere
una
parte
non
piccola
del
suo
poderoso
ingegno
a
dimostrate
,
come
chi
scrivesse
l
'
errata
-
corrige
della
storia
,
che
tutta
quella
bagarre
potea
anche
non
accadere
.
Per
buona
fortuna
loro
,
la
più
parte
di
cotesti
vostri
santi
paesani
si
onorarono
e
si
coronarono
a
vicenda
,
e
a
tempo
debito
,
del
dovuto
martirio
;
ond
'
è
che
le
regole
della
classicità
tragica
rimasero
per
essi
gloriosamente
intatte
:
-
se
no
,
chi
sa
quanti
imitatori
di
Saint
-
Just
(
uomo
sommo
per
davvero
)
non
sarebbero
finiti
fra
i
manutengoli
del
turpe
Fouché
,
e
quanti
complici
di
Danton
(
un
grande
uomo
di
stato
mancato
)
non
avrebbero
contesa
al
Cambacérès
la
cancelleresca
livrea
,
quando
altri
molti
non
si
fossero
contentati
di
disputare
all
'
avventuroso
Drouet
,
e
a
quel
bieco
commediante
del
Tallien
,
i
modesti
galloni
del
sottoprefetto
.
Insomma
,
affannarsi
ad
occupare
i
primi
posti
è
cosa
di
rito
e
di
prammatica
per
tutti
quelli
,
che
,
avendo
imparato
la
storia
di
vecchio
stile
,
s
'
accordano
ancora
con
quel
retore
di
Cicerone
nel
proclamarla
maestra
della
vita
.
E
a
ciò
fare
bisogna
moraliser
le
socialisme
.
La
morale
non
ha
forse
insegnato
per
secoli
,
che
bisogna
rendere
a
ciascuno
secondo
il
merito
suo
?
Un
tantino
di
paradiso
non
volete
serbarcelo
?
-
mi
pare
di
sentire
a
dire
;
-
e
se
anche
s
'
ha
da
rinunciare
al
paradiso
dei
credenti
e
dei
teologi
,
non
ci
si
ha
da
serbare
un
po
'
di
pagana
apoteosi
in
questo
mondo
?
Non
barattiamo
,
dunque
,
tutta
la
morale
degli
onesti
compensi
:
-
almeno
una
buona
poltrona
,
od
un
palco
di
prima
fila
,
nel
teatro
delle
vanità
!
Ed
ecco
perché
le
rivoluzioni
,
per
tante
altre
ragioni
necessarie
ed
inevitabili
,
anche
per
questo
rispetto
sono
utili
e
desiderabili
:
perché
,
a
guisa
di
grossa
scopa
,
spazzano
dal
terreno
i
primi
occupanti
,
o
per
lo
meno
rendono
l
'
aere
più
respirabile
,
come
accade
dei
temporali
per
cresciuto
ozono
.
Non
dite
voi
forse
,
e
assai
giustamente
,
che
tutta
la
questione
pratica
del
socialismo
(
e
per
pratica
intendete
,
senza
alcun
dubbio
,
quella
che
piglia
lume
dai
dati
intellettuali
di
una
coscienza
rischiarata
dal
sapere
teoretico
)
si
riduce
e
compendia
in
questi
tre
punti
:
a
)
il
proletariato
ha
esso
di
già
raggiunta
la
coscienza
chiara
della
sua
esistenza
come
classe
indivisibile
?
b
)
ha
esso
tanta
forza
da
poter
entrare
in
lotta
con
le
altre
classi
?
c
)
è
esso
in
grado
di
rovesciare
,
insieme
con
la
organizzazione
capitalistica
,
tutto
il
sistema
della
ideologia
tradizionale
?
E
sta
benissimo
!
Ora
il
proletariato
che
arrivi
a
conoscere
perspicuamente
ciò
che
esso
può
,
ossia
che
s
'
avvii
a
saper
volere
ciò
che
può
:
-
quel
proletariato
,
insomma
,
che
si
metta
in
carreggiata
per
riuscire
a
risolvere
(
qui
uso
il
gergo
un
po
'
sciatto
dei
pubblicisti
)
la
così
detta
questione
sociale
,
quel
proletariato
dovrà
proporsi
di
eliminare
,
fra
le
altre
forme
di
sfruttamento
del
prossimo
,
eziandio
questa
della
vanagloria
e
della
presunzione
,
e
della
singolare
concorrenza
che
c
'
è
tra
coloro
,
che
s
'
inscrivono
da
sé
sul
libro
d
'
oro
dei
benemeriti
della
umanità
.
Anche
quel
libro
va
messo
in
falò
,
con
tanti
altri
che
han
titolo
di
libri
del
debito
pubblico
.
Ma
per
ora
sarebbe
opera
vana
il
provarsi
a
fare
intendere
,
a
tanti
e
tanti
di
costoro
,
questo
principio
schietto
di
etica
comunistica
:
che
,
cioè
,
la
gratitudine
e
l
'
ammirazione
conviene
aspettarsele
come
doni
spontanei
dal
prossimo
nostro
;
-
né
molti
di
costoro
si
tratterrebbero
dal
mettere
le
mani
avanti
,
per
sentirsi
a
ripetere
,
in
nome
di
Baruch
Spinoza
,
che
la
virtù
è
premio
a
se
stessa
.
En
attendant
,
dunque
,
che
in
una
società
migliore
della
nostra
non
rimangano
altri
oggetti
all
'
ammirazione
degli
uomini
,
se
non
quelli
degnissimi
-
che
so
dire
?
-
,
per
es
.
,
le
linee
del
Partenone
,
i
quadri
di
Raffaello
,
i
versi
di
Dante
e
di
Goethe
,
e
quanto
di
utile
,
di
certo
,
di
definitivamente
acquisito
presenti
la
scienza
,
non
ci
è
dato
per
ora
d
'
impedire
a
quanti
abbiano
fiato
da
spendere
,
e
carta
stampata
da
mettere
in
circolazione
,
di
pavoneggiarsi
in
nome
di
tante
e
tante
belle
cose
-
umanità
,
giustizia
sociale
e
simili
-
e
anche
in
nome
del
socialismo
,
come
accade
specie
a
quelli
che
s
'
inscrivono
da
concorrenti
a
l
'
ordre
pour
le
mérite
e
alla
legion
d
onore
,
della
futura
,
ma
non
molto
prossima
,
rivoluzione
proletaria
.
Figurarsi
se
costoro
non
dovessero
subodorare
nel
materialismo
storico
la
satira
di
tutte
le
loro
vuote
arroganze
e
futili
ambizioni
,
e
non
avessero
da
avere
in
uggia
questa
nuova
specie
di
panteismo
,
dal
quale
,
con
licenza
parlando
,
è
sparito
-
appunto
perché
esso
è
ultraprosaico
-
perfino
il
riverito
nome
di
dio
.
Una
grave
circostanza
è
qui
da
aggiungere
.
In
tutte
le
parti
dell
'
Europa
civile
gl
'
ingegni
-
veri
o
falsi
che
si
siano
-
han
molti
e
molti
modi
di
occuparsi
nei
servizii
dello
stato
,
e
in
tutto
ciò
che
di
proficuo
e
di
onorifico
può
loro
offrire
la
borghesia
;
la
quale
,
per
dir
vero
,
non
è
tanto
prossima
a
tirar
le
cuoia
,
come
si
dànno
ad
intendere
alcuni
allegri
facitori
di
strampalate
profezie
.
Non
è
dunque
da
meravigliare
che
Engels
(
pag
.
IV
della
prefazione
al
III
vol
.
del
Capitale
-
notate
bene
-
in
data
del
4
ottobre
1894
)
scrivesse
così
:
Come
nel
secolo
XVI
,
così
nel
nostro
tempo
tanto
agitato
,
non
vi
ha
nel
campo
degl
'
interessi
pubblici
dei
puri
teorici
se
non
dal
lato
della
reazione
.
Queste
parole
,
per
quanto
chiare
altrettanto
gravi
,
basterebbero
da
sole
a
turar
la
bocca
a
quelli
che
vanno
sbraitando
,
esser
già
tutta
l
'
intelligenza
passata
dalla
parte
nostra
,
e
che
la
borghesia
abbassi
oramai
le
armi
.
Il
vero
è
precisamente
il
contrario
:
nelle
nostre
file
c
'
è
da
per
tutto
scarsezza
di
forze
intellettuali
,
per
quanto
gli
operai
genuini
,
per
ispiegabile
sospetto
,
spesso
strepitino
qua
e
là
contro
i
parleurs
e
lettrés
del
partito
.
Non
c
'
è
dunque
da
inarcar
le
ciglia
,
se
il
materialismo
storico
sia
così
poco
progredito
dalle
prime
e
generali
enunciazioni
.
E
volendo
pur
passar
sopra
a
quelli
che
ne
han
fatto
argomento
di
semplici
ripetizioni
o
di
travestimenti
,
che
qualche
volta
rasentano
il
burlesco
,
ci
tocca
di
confessare
,
che
nella
somma
di
tutto
ciò
che
se
n
'
è
scritto
di
serio
,
di
congruo
e
di
corretto
,
non
c
è
ancora
l
'
insieme
di
una
dottrina
uscita
già
dallo
stadio
della
prima
formazione
.
Non
è
chi
oserebbe
fra
noi
di
far
confronti
col
darwinismo
,
che
in
poco
men
di
quarant
'
anni
ha
avuto
tale
e
tanto
sviluppo
intensivo
ed
estensivo
,
che
oramai
,
per
la
copia
dei
materiali
,
per
la
molteplicità
dei
riattacchi
ad
altri
studii
,
per
le
varie
correzioni
metodiche
e
per
la
interminabile
critica
sortavi
dentro
e
dattorno
,
quella
dottrina
ha
giù
una
storia
gigantesca
.
Tutti
quelli
che
son
fuori
del
socialismo
ebbero
ed
hanno
interesse
a
combattere
,
a
svisare
o
per
lo
meno
ad
ignorare
questa
nuova
dottrina
;
e
ai
socialisti
,
e
per
le
ragioni
dette
e
per
altre
molte
,
non
è
stato
dato
di
spenderci
attorno
il
tempo
,
le
cure
e
gli
studii
che
occorrono
,
perché
un
indirizzo
mentale
acquisti
ampiezza
di
sviluppi
e
maturità
di
scuola
,
come
accade
delle
discipline
,
che
protette
,
o
per
lo
meno
non
combattute
dal
mondo
ufficiale
,
crescono
e
prosperano
per
la
cooperazione
assidua
di
molti
collaboratori
.
La
diagnosi
del
male
non
è
una
mezza
consolazione
?
Non
usano
forse
così
ora
con
gli
ammalati
i
medici
,
dacché
divennero
,
come
sono
difatti
al
presente
,
più
ispirati
nella
pratica
terapeutica
al
sentimento
scientifico
dei
problemi
della
vita
?
Al
postutto
,
dei
varii
effetti
che
il
materialismo
storico
può
produrre
,
alcuni
soltanto
si
prestano
a
raggiungere
un
grado
notevole
di
popolarità
.
Di
certo
,
con
l
'
aiuto
di
tale
nuova
orientazione
dottrinale
,
si
riuscirà
a
scrivere
dei
libri
di
storia
meno
inconcludenti
di
quelli
che
di
solito
scrivono
i
letterati
addestrati
a
cotesta
arte
coi
soli
mezzi
della
filologia
e
della
erudizione
.
E
,
passando
sopra
alla
consapevolezza
che
i
socialisti
d
'
azione
possono
ritrarre
dall
'
analisi
accurata
del
terreno
su
cui
lavorano
,
non
c
'
è
dubbio
che
il
materialismo
storico
,
o
per
diretto
o
per
indiretto
,
ha
già
esercitato
su
molte
menti
un
grande
influsso
,
e
ne
eserciterà
col
tempo
uno
ancor
maggiore
,
per
quanto
si
attiene
agli
studii
veri
e
proprii
di
storia
economica
,
e
a
quelli
di
interpretazione
prammatica
dei
moventi
e
delle
ragioni
intime
,
e
per
ciò
più
remote
,
di
una
determinata
politica
.
Ma
tutta
la
dottrina
nel
suo
intimo
,
o
nel
suo
insieme
,
tutta
la
dottrina
,
intendo
dire
,
insomma
,
come
filosofia
-
e
adopero
questa
parola
con
molta
apprensione
di
poter
esser
frainteso
,
ma
non
ne
saprei
trovare
di
altra
,
e
,
se
scrivessi
in
tedesco
,
direi
più
volentieri
Lebens
-
und
Weltanschauung
,
ossia
concezione
generale
della
vita
e
del
mondo
-
non
mi
pare
che
possa
entrare
tra
gli
articoli
della
coltura
popolare
.
Oltre
che
ad
apprendere
cotesta
filosofia
occorre
un
discreto
sforzo
di
menti
già
addestrate
alle
difficoltà
e
alla
combinatoria
del
pensiero
;
il
maneggiarla
,
poi
,
può
esporre
gl
'
ingegni
troppo
facili
e
troppo
correnti
alle
comode
conclusioni
a
spropositare
di
santa
ragione
;
e
noi
non
vorremmo
renderci
,
né
promotori
,
né
complici
di
tal
nuova
ciarlataneria
letteraria
.
II
.
Roma
,
24
aprile
97
Ed
ora
permettetemi
di
passare
alla
considerazione
di
certe
cose
prosaicamente
piccole
,
ma
che
,
come
assai
spesso
accade
delle
cose
piccole
nelle
faccende
grosse
del
mondo
,
hanno
assai
peso
nel
fatto
nostro
.
Gli
scritti
di
Marx
e
di
Engels
-
tanto
per
tornare
a
loro
,
che
sono
principalmente
in
causa
-
furon
essi
mai
letti
per
intero
da
nessuno
,
il
quale
si
trovasse
fuori
della
schiera
dei
prossimi
amici
ed
adepti
,
e
quindi
,
dei
seguaci
e
degl
'
interpreti
diretti
degli
autori
stessi
?
Furono
mai
quegli
scritti
fatti
tutti
oggetto
di
commento
e
di
illustrazione
,
da
gente
che
si
trovasse
fuori
del
campo
,
che
s
'
è
formato
intorno
alla
tradizione
della
deutsche
Socialdemokratie
;
nella
quale
impresa
di
lavoro
applicativo
ed
esplicativo
ha
per
anni
primeggiato
soprattutto
la
Neue
Zeit
,
magazzino
indispensabile
delle
dottrine
del
partito
?
Intorno
a
quegli
scritti
,
in
brevi
parole
,
non
si
è
formato
,
fuori
che
in
Germania
,
ed
anche
ivi
assai
parzialmente
,
e
qualche
volta
con
modi
non
pienamente
critici
,
ciò
che
i
neologisti
chiamano
ambiente
letterario
.
E
poi
la
rarità
di
molti
di
quegli
scritti
,
e
anzi
la
irreperibilità
di
alcuni
di
essi
!
C
'
è
molta
gente
al
mondo
,
che
abbia
la
pazienza
di
mettersi
per
degli
anni
,
come
toccò
a
me
,
alla
ricerca
di
un
esemplare
della
Misère
de
la
philosophie
,
che
fu
solo
assai
di
recente
ristampata
a
Parigi
,
o
di
quel
singolare
libro
che
è
la
Heilige
Familie
;
e
che
sia
disposta
a
durar
più
fatica
per
avere
a
disposizione
un
esemplare
della
Neue
Rheinische
Zeitung
,
di
quella
non
tocchi
,
in
condizioni
ordinarie
,
a
qualunque
filologo
o
storico
presentemente
per
leggere
e
studiare
tutti
i
documenti
dell
'
antico
Egitto
?
A
me
che
pure
ho
una
certa
pratica
alquanto
notevole
dei
libri
e
del
modo
di
ricercarli
,
non
è
toccata
mai
briga
più
fastidiosa
di
cotesta
.
Il
leggere
tutti
gli
scritti
dei
fondatori
del
socialismo
scientifico
è
parso
fino
ad
ora
come
un
privilegio
da
iniziati
!
(
)
.
Che
maraviglia
,
dunque
,
se
fuori
della
Germania
,
e
quindi
anche
in
Francia
,
e
anzi
in
Francia
segnatamente
,
molti
e
molti
scrittori
,
e
specie
fra
i
pubblicisti
,
abbiano
avuto
la
tentazione
di
ritrarre
,
o
da
critiche
di
avversarii
,
o
da
citazioni
incidentali
,
o
da
frettolose
illazioni
ricavate
da
brani
speciali
,
o
da
vaghi
ricordi
,
gli
elementi
per
foggiarsi
un
marxismo
di
loro
invenzione
e
maniera
?
Tanto
più
,
poi
,
che
,
col
sorgere
in
Francia
ed
in
Italia
di
partiti
socialistici
,
che
dal
più
al
meno
sono
in
voce
di
rappresentare
una
esplicazione
del
marxismo
,
il
che
pare
a
me
invero
designazione
inesatta
,
ai
letterati
d
'
ogni
maniera
si
offerse
la
comoda
opportunità
di
credere
o
di
far
credere
,
che
in
ogni
discorso
di
propagandista
o
di
deputato
,
in
ogni
enunciato
di
programma
,
in
ogni
articolo
di
giornale
,
in
ogni
atto
di
partito
,
ci
fosse
come
l
'
autentica
e
ortodossa
rivelazione
della
nuova
dottrina
,
esplicantesi
nella
nuova
chiesa
.
Alla
Camera
Francese
non
si
fu
due
anni
fa
quasi
quasi
sul
punto
di
discutere
della
dottrina
del
valore
di
Marx
...
come
se
fossimo
a
Bisanzio
?
E
che
dirvi
di
tanti
professori
italiani
,
che
han
citato
e
discusso
per
anni
libri
ed
opuscoli
,
che
notoriamente
non
eran
mai
giunti
in
questi
nostri
paraggi
;
e
specie
dappoi
che
il
signor
Giorgio
Adler
(
)
scrisse
quei
suoi
due
libri
alquanto
superficiali
quanto
inconcludenti
,
nei
quali
però
egli
offerse
ai
ricercatori
di
comoda
erudizione
e
ai
facitori
di
plagio
i
facili
tesori
della
bibliografia
e
delle
copiose
citazioni
:
perché
,
a
dir
vero
,
quel
signor
Adler
ha
molto
letto
come
ha
molto
peccato
.
Il
materialismo
storico
,
che
poi
in
un
certo
senso
è
tutto
il
marxismo
,
prima
che
entrasse
nell
'
ambiente
critico
letterario
degli
atti
a
svolgerlo
e
continuarlo
,
è
passato
qui
,
fra
noi
popoli
di
lingue
neolatine
,
attraverso
ad
una
infinità
di
equivoci
,
di
malintesi
,
di
alterazioni
grottesche
,
di
strani
travestimenti
e
di
gratuite
invenzioni
:
tutte
cose
coteste
,
che
nessuno
vorrà
mettere
a
carico
della
storia
del
socialismo
,
ma
che
,
in
tutti
i
modi
non
poteano
non
tornare
d
'
impaccio
ai
volenterosi
di
farsi
una
coltura
socialistica
,
specie
se
son
persone
che
escano
dalle
file
degli
studiosi
di
professione
.
Voi
sapete
la
fantastica
storiella
del
biondo
Marx
inauguratore
della
Internazionale
a
Napoli
nel
1867
,
che
fu
raccontata
dal
Croce
nel
Devenir
Social
.
Io
di
quelle
storielle
potrei
narrarvene
parecchie
.
Che
dirvi
dello
studente
corso
anni
fa
a
casa
mia
a
vedere
,
una
volta
almeno
de
visu
,
la
famigerata
Misère
de
la
philosophie
!
Rimase
sbalordito
:
dunque
-
diceva
-
è
un
libro
serio
di
economia
politica
?
E
oltre
che
serio
-
soggiunsi
io
-
di
dicitura
difficile
,
e
in
molti
punti
oscuro
.
Non
si
poteva
capacitare
.
Vi
aspettavate
-
gli
dissi
-
un
poema
su
gli
eroi
della
soffitta
,
o
un
romanzo
come
quello
del
giovane
povero
?
Per
fino
quel
bisbetico
titolo
di
Heilige
Familie
(
Sacra
Famiglia
)
ha
dato
ad
alcuni
occasione
di
stranamente
almanaccare
.
Singolare
ventura
di
quella
coterie
di
posthegeliani
-
tra
i
quali
,
del
resto
,
era
un
uomo
notevole
e
di
valore
,
Bruno
Bauer
-
che
le
sia
toccato
di
passare
ai
posteri
nel
curioso
persiflage
che
ne
fecero
i
due
giovani
scrittori
!
E
dire
che
quel
libro
-
che
alla
più
parte
dei
lettori
francesi
apparirebbe
duro
,
intricato
ed
incondito
-
non
è
veramente
notevole
,
se
non
perché
ci
mostra
come
Marx
ed
Engels
,
liberi
già
dallo
scolasticismo
hegeliano
,
si
andassero
districando
dall
'
umanitarismo
del
Feuerbach
,
e
,
mentre
s
'
avviavano
a
quella
che
fu
poi
la
dottrina
loro
,
fossero
ancora
in
certo
tal
quale
modo
intinti
di
quel
socialismo
vero
,
che
più
tardi
essi
stessi
volsero
in
satira
nel
Manifesto
.
Ma
a
canto
a
queste
storielle
,
tutte
da
ridere
,
qui
in
Italia
se
n
'
è
svolta
una
,
che
veramente
non
fa
ridere
:
e
intendo
dire
del
caso
Loria
.
Proprio
in
questi
ultimi
anni
,
nei
quali
,
tra
difficoltà
grandissime
,
s
'
è
andato
formando
da
noi
un
partito
socialistico
,
che
nei
programmi
e
negl
'
intenti
,
e
,
per
quanto
la
condizione
del
paese
lo
consente
,
alla
men
trista
anche
nelle
opere
,
risponde
alle
tendenze
del
socialismo
internazionale
,
proprio
in
questi
ultimi
anni
venne
in
capo
a
parecchi
,
o
studenti
,
o
quasi
ex
-
studenti
,
di
fare
del
signor
Loria
,
ora
l
'
autentico
autore
delle
dottrine
del
socialismo
scientifico
,
ora
l
'
inventore
della
interpretazione
economica
della
storia
,
ora
tante
e
tante
altre
cose
diverse
,
contrarie
e
contraddittorie
:
di
modo
che
il
Loria
,
a
sua
insaputa
e
senza
merito
o
colpa
sua
,
è
passato
a
un
tempo
stesso
ora
per
Marx
,
ora
per
anti
-
Marx
,
ora
per
vice
-
,
per
sopra
-
,
o
per
sotto
-
Marx
.
Anche
cotesto
equivoco
è
oramai
trapassato
:
e
sia
pace
alla
memoria
sua
.
Da
che
i
Problemi
Sociali
del
signor
Loria
furono
tradotti
in
francese
,
parrà
strano
a
molti
dei
vostri
compaesani
,
che
quello
scrittore
sia
potuto
passare
,
non
che
per
socialista
in
genere
,
la
quale
opinione
può
parere
in
fin
delle
fini
atto
o
segno
d
'
ingenuità
,
ma
anzi
per
un
continuatore
e
correttore
di
Marx
;
il
che
è
veramente
sproposito
da
far
rizzare
i
capelli
.
Dunque
,
per
tali
aneddoti
d
'
intuitiva
esemplarità
,
consolatevi
per
ciò
che
riguarda
la
Francia
;
perché
,
non
solo
è
vero
,
che
intra
Iliacos
muros
peccatur
et
extra
,
ma
perché
,
in
fin
delle
fini
,
nessuno
che
non
appartenga
alla
categoria
di
quei
folli
,
che
sono
i
genii
incompresi
,
può
non
convenire
di
questo
principio
:
che
non
si
arriva
mai
tardi
al
mondo
per
fare
il
dover
suo
.
E
anzi
qui
,
in
questo
caso
,
si
arriva
tanto
poco
tardi
,
che
,
come
Engels
mi
scriveva
poche
settimane
prima
di
morire
:
noi
siamo
al
primo
cominciamento
ancora
!
E
tanto
,
perché
in
questo
primo
cominciamento
sia
dato
agli
studiosi
di
occuparsi
della
dottrina
in
questione
con
piena
cognizion
di
causa
,
col
minimo
d
'
incomodo
e
col
preciso
possesso
delle
prime
fonti
,
pare
a
me
,
che
sarebbe
dovere
del
partito
tedesco
di
procurare
una
edizione
completa
e
critica
di
tutti
gli
scritti
di
Marx
e
di
Engels
;
una
edizione
,
voglio
dire
,
che
sia
corredata
,
caso
per
caso
,
di
prefazioni
dichiarative
,
di
indici
di
riferimento
,
di
note
e
di
rimandi
.
Sarebbe
già
un
'
opera
meritoria
il
togliere
agli
antiquarii
di
libri
il
modo
di
esercitare
una
indecente
speculazione
-
ne
so
io
qualcosa
-
su
le
rarissime
copie
degli
scritti
più
antichi
.
Agli
scritti
già
apparsi
in
forma
di
libri
o
di
opuscoli
converrebbe
aggiungere
gli
articoli
di
giornali
,
i
manifesti
,
le
circolari
,
i
programmi
,
e
tutte
quelle
lettere
,
che
,
per
essere
di
pubblico
e
di
generale
interesse
,
per
quanto
dirette
a
privati
,
hanno
importanza
politica
o
scientifica
(
)
.
A
tale
impresa
non
possono
mettersi
se
non
i
socialisti
di
lingua
tedesca
.
Non
già
che
Marx
ed
Engels
appartengano
alla
Germania
soltanto
,
nel
senso
patriottico
e
sciovinistico
,
che
ha
per
molti
la
parola
di
nazionalità
.
La
forma
dei
loro
cervelli
,
l
'
andamento
delle
loro
produzioni
,
l
'
assetto
logico
dei
loro
modi
di
vedere
,
il
loro
senso
scientifico
e
la
loro
filosofia
,
furono
il
portato
ed
il
resultato
della
coltura
tedesca
:
ma
la
sostanza
di
ciò
che
essi
han
pensato
ed
esposto
è
tutta
nelle
condizioni
sociali
,
che
s
'
eran
svolte
fino
agli
anni
più
che
maturi
di
loro
vita
per
la
massima
parte
fuori
della
Germania
e
segnatamente
in
quelle
della
grande
rivoluzione
economico
-
politica
,
che
dalla
seconda
metà
del
secolo
XVIII
ebbe
base
e
svolgimento
soprattutto
in
Inghilterra
ed
in
Francia
.
Essi
furono
,
per
ogni
rispetto
,
spiriti
internazionali
.
Ma
,
nulladimeno
,
solo
fra
i
socialisti
di
lingua
tedesca
si
trova
,
a
cominciare
dalla
Lega
dei
Comunisti
fino
al
programma
di
Erfurt
e
fino
agli
ultimi
articoli
del
cauto
,
e
ponderato
Kautsky
,
quella
continuità
e
persistenza
di
tradizione
,
e
quel
sussidio
di
costante
esperienza
che
occorrono
,
perché
l
'
edizione
critica
trovi
nelle
cose
stesse
e
nella
memoria
degli
uomini
i
dati
occorrenti
a
farla
piena
e
viva
.
Né
si
tratta
di
scegliere
.
Tutta
la
operosità
scientifica
e
politica
,
tutta
la
produzione
letteraria
,
sia
pur
essa
occasionale
,
dei
due
fondatori
del
socialismo
critico
,
deve
esser
messa
alla
portata
dei
lettori
.
Non
si
tratta
già
di
compilare
un
Corpus
juris
,
né
di
redigere
un
Testamentum
juxta
canonem
receptum
;
ma
di
mettere
insieme
una
elaborata
raccolta
di
scritti
,
perché
essi
parlino
direttamente
a
chiunque
abbia
voglia
di
leggerli
.
Solo
così
gli
studiosi
di
altri
paesi
potranno
avere
a
loro
disposizione
tutte
le
fonti
,
che
altrimenti
apprese
,
per
via
di
incerte
riproduzioni
o
di
vaghi
ricordi
,
han
dato
luogo
a
questo
strano
fenomeno
,
che
non
c
'
era
fino
a
poco
tempo
fa
quasi
scritto
alcun
di
lingua
non
tedesca
sul
marxismo
,
che
procedesse
da
una
critica
documentata
;
specie
se
tali
scritti
uscivano
dalla
penna
degli
scrittori
di
altri
partiti
rivoluzionarii
,
o
di
altre
scuole
socialistiche
.
Il
caso
tipico
è
quello
degli
scrittori
anarchisti
,
pei
quali
,
specie
in
Francia
ed
in
Italia
,
l
'
autore
del
marxismo
pare
il
più
delle
volte
non
sia
esistito
se
non
per
essere
lo
staffilatore
di
Proudhon
e
l
'
avversario
di
Bakunin
,
quando
non
divenga
il
semplice
caposcuola
di
quella
che
agli
occhi
loro
è
la
massima
delle
reità
,
ossia
il
rappresentante
tipico
del
socialismo
politico
,
e
quindi
-
o
infamia
!
-
anche
parlamentare
.
Tutti
cotesti
scritti
hanno
un
fondo
comune
;
e
questo
è
il
materialismo
storico
,
inteso
nel
triplice
aspetto
,
di
tendenza
filosofica
nella
veduta
generale
della
vita
e
del
mondo
,
di
critica
dell
'
economia
,
che
ha
modi
di
procedimento
riducibili
in
leggi
solo
perché
rappresenta
una
determinata
fase
storica
,
e
di
interpretazione
della
politica
,
e
soprattutto
di
quella
che
occorre
e
giova
alla
direzione
del
momento
operaio
verso
il
socialismo
.
Questi
tre
aspetti
,
che
qui
enumero
astrattamente
,
come
accade
sempre
per
comodo
di
analisi
,
faceano
uno
nella
mente
degli
autori
stessi
.
Perciò
quegli
scritti
,
che
,
tranne
il
caso
dell
'
Antidühring
di
Engels
e
del
primo
volume
del
Capitale
,
non
parranno
mai
ai
letterati
di
tradizione
classica
come
condotti
secondo
i
canoni
dell
'
arte
di
faire
le
livre
,
sono
in
verità
delle
monografie
,
e
nella
più
parte
dei
casi
dei
lavori
d
'
occasione
.
Ossia
,
sono
i
frammenti
di
una
scienza
e
di
una
politica
che
è
in
continuo
divenire
;
e
che
altri
-
e
non
dico
che
ciò
sia
l
'
affare
del
primo
venuto
-
deve
e
può
continuare
.
Per
intenderli
,
dunque
,
a
pieno
,
bisogna
ricollegarli
biograficamente
;
e
in
tale
biografia
è
come
la
traccia
e
l
'
orma
,
e
a
volte
l
'
indice
e
il
riflesso
della
genesi
del
socialismo
moderno
.
Chi
cotesta
genesi
non
è
in
grado
di
seguire
,
cercherà
in
quei
frammenti
ciò
che
non
c
'
è
,
e
non
ci
ha
da
essere
:
per
es
.
,
delle
risposte
a
tutti
i
quesiti
che
la
scienza
storica
e
la
scienza
sociale
possano
mai
offrire
nella
loro
vastità
e
varietà
empirica
,
o
una
soluzione
sommaria
dei
problemi
pratici
d
'
ogni
tempo
e
d
'
ogni
luogo
.
A
proposito
ora
,
per
es
.
,
della
questione
d
'
Oriente
,
nel
discutere
la
quale
alcuni
socialisti
offrono
lo
spettacolo
singolare
di
una
lotta
fra
l
'
idiotismo
e
l
'
avventataggine
,
si
sente
d
'
ogni
parte
fare
appello
al
marxismo
!
(
)
.
Difatti
i
dottrinarii
e
i
presuntuosi
d
'
ogni
genere
,
che
han
bisogno
degl
'
idoli
della
mente
,
i
facitori
di
sistemi
classici
buoni
per
l
'
eternità
,
i
compilatori
di
manuali
e
di
enciclopedie
,
cercheranno
per
torto
e
per
rovescio
nel
marxismo
ciò
che
esso
non
ha
mai
inteso
di
offrire
a
nessuno
.
Costoro
intendono
il
pensato
ed
il
saputo
come
cose
che
esistano
materiatamente
;
ma
non
intendono
il
pensare
ed
il
sapere
come
operosità
che
siano
in
fieri
.
Costoro
son
metafisici
,
secondo
il
senso
che
Engels
attribuisce
a
cotesta
parola
,
e
che
,
veramente
,
non
è
il
solo
che
quella
parola
abbia
o
possa
avere
:
secondo
il
senso
,
in
somma
,
che
Engels
le
attribuisce
per
via
d
'
una
insistente
amplificazione
della
caratteristica
che
Hegel
applicava
agli
ontologisti
come
Wolf
e
simiglianti
.
Ma
che
forse
Marx
,
nello
scrivere
da
pubblicista
insuperato
,
nel
periodo
di
tempo
dal
1848-60
,
i
suoi
saggi
di
storia
contemporanea
e
i
suoi
memorabili
articoli
di
giornale
,
ebbe
mai
la
pretesa
di
atteggiarsi
a
compiuto
istoriografo
;
la
qual
cosa
non
gli
sarebbe
forse
riuscito
d
'
esser
mai
,
non
essendo
questa
la
vocazione
e
l
'
attitudine
sua
?
O
che
forse
Engels
,
nello
scrivere
l
'
Antidüring
,
che
fino
all
'
ora
presente
è
il
più
compiuto
libro
di
socialismo
critico
,
il
quale
reca
a
un
di
presso
tutta
quella
filosofia
che
occorre
alla
intelligenza
del
socialismo
stesso
,
s
'
è
mai
sognato
di
descriver
fondo
,
nel
giro
di
così
breve
e
squisitissimo
lavoro
,
all
'
universo
scibile
,
e
di
segnare
in
perpetuo
i
termini
della
metafisica
,
della
psicologia
,
dell
'
etica
,
della
logica
e
come
altro
si
chiamino
,
o
per
ragioni
intrinseche
di
obiettiva
partizione
,
o
per
ripiego
e
comodo
e
vanità
dei
professanti
l
'
insegnamento
,
le
sezioni
dell
'
enciclopedia
?
O
che
è
forse
il
Capitale
una
di
quelle
tante
enciclopedie
di
tutto
lo
scibile
economico
,
delle
quali
ora
precisamente
i
professori
,
specie
se
tedeschi
,
van
riempiendo
il
mercato
?
Quell
'
opera
,
per
quanto
vasta
di
tre
volumi
in
quattro
non
piccoli
tomi
,
può
parere
,
a
confronto
di
tali
enciclopediche
compilazioni
,
come
rassomigliante
ad
una
colossale
monografia
.
Il
suo
soggetto
principalissimo
è
la
origine
ed
il
processo
del
sopravvalore
(
nell
'
orbita
,
s
'
intende
,
della
produzione
capitalistica
)
,
poi
,
dopo
combinata
la
produzione
con
la
circolazione
del
capitale
,
la
spartizione
del
sopravvalore
stesso
.
Sta
come
presupposto
del
tutto
la
teoria
del
valore
,
portata
a
compimento
su
la
elaborazione
che
ne
avea
fatta
la
scienza
economica
per
un
secolo
e
mezzo
:
teoria
che
non
rappresenta
mai
un
factum
empirico
tratto
dalla
volgare
induzione
,
né
esprime
una
semplice
posizione
logica
,
come
qualcuno
ha
almanaccato
,
ma
è
la
premessa
tipica
,
senza
della
quale
tutto
il
resto
non
è
pensabile
.
Le
premesse
di
fatto
,
ossia
il
capitale
preindustriale
e
la
genesi
sociale
del
salariato
,
sono
i
capisaldi
della
spiegazione
storica
dell
'
iniziarsi
del
capitalismo
attuale
:
-
il
meccanismo
della
circolazione
,
con
le
sue
leggi
secondarie
e
laterali
,
e
da
ultimo
i
fenomeni
della
distribuzione
,
guardati
nei
loro
aspetti
antitetici
e
di
relativa
indipendenza
,
formano
il
tramite
e
le
illazioni
,
attraverso
il
quale
e
per
le
quali
,
si
arriva
ai
fatti
di
configurazione
concreta
,
come
ce
li
porge
il
movimento
apparente
della
vita
di
tutti
i
giorni
.
Il
modo
di
rappresentazione
dei
fatti
e
dei
processi
è
generalmente
tipico
,
perché
si
suppongon
sempre
come
già
tutte
esistenti
in
atto
le
condizioni
della
produzione
capitalistica
:
ond
'
è
,
che
le
altre
forme
di
produzione
vengono
illustrate
,
o
solo
in
quanto
furono
superate
di
già
,
e
per
il
modo
come
furono
superate
,
o
in
quanto
,
come
residuo
,
tornan
di
limite
e
d
'
impedimento
alla
forma
capitalistica
.
Di
qui
il
frequente
passare
attraverso
alle
illustrazioni
di
mera
storia
descrittiva
per
poi
tornare
,
dalla
dichiarazione
delle
premesse
di
fatto
,
alla
esplicazione
genetica
del
modo
come
quelle
premesse
,
data
la
loro
concorrenza
e
concomitanza
,
debbano
funzionare
tipicamente
,
formando
esse
la
struttura
morfologica
della
società
capitalistica
.
Da
ciò
dipende
,
che
quel
libro
,
che
non
è
mai
dommatico
,
appunto
perché
critico
,
ed
è
critico
,
non
nel
senso
subiettivo
della
parola
,
ma
perché
ritrae
la
critica
dal
moto
antitetico
e
quindi
contraddittorio
delle
cose
stesse
,
anche
nei
punti
nei
quali
arriva
alla
descrittiva
storica
non
si
perde
nello
storicismo
volgare
,
il
cui
segreto
è
questo
:
rinunziare
alla
ricerca
delle
leggi
del
variare
,
e
alle
varietà
semplicemente
enumerate
e
descritte
appiccicare
l
'
etichetta
di
processo
storico
,
di
sviluppo
o
di
evoluzione
.
Il
filo
conduttore
di
questa
genesi
è
il
procedimento
dialettico
;
ed
è
questo
il
punto
scabroso
,
che
mette
in
tristissima
condizione
tutti
i
lettori
del
Capitale
,
che
nel
leggerlo
vi
portino
dentro
gli
abiti
intellettuali
degli
empiristi
,
dei
metafisici
,
e
dei
padri
definitori
di
entità
concepite
in
aeternum
.
La
fastidiosa
questione
che
si
è
fatta
da
molti
sulle
contraddizioni
,
che
,
secondo
loro
(
)
,
correrebbero
fra
il
III
e
il
I
volume
del
Capitale
(
qui
intendo
di
parlare
dello
spirito
della
disputa
e
non
delle
particolari
osservazioni
perché
,
di
fatti
,
il
III
volume
è
tutt
'
altro
che
un
lavoro
compiuto
,
e
può
offrire
materia
di
critica
anche
a
chi
professi
in
genere
gli
stessi
principii
)
,
si
vede
come
alla
più
parte
di
questi
critici
manchi
la
nozione
esatta
del
procedimento
dialettico
.
Le
contraddizioni
che
essi
notano
non
sono
le
contraddizioni
del
libro
col
libro
stesso
,
non
sono
le
infedeltà
dell
'
autore
alle
sue
premesse
e
promesse
:
ma
sono
le
stesse
condizioni
antitetiche
della
produzione
capitalistica
,
che
,
enunciate
in
formule
,
si
presentano
allo
spirito
pensante
come
contraddizioni
.
Rata
media
di
profitto
in
ragione
della
quantità
assoluta
del
capitale
impiegato
,
e
,
cioè
,
indipendentemente
dalla
varia
composizione
sua
,
ossia
dalla
proporzione
fra
capitale
costante
e
capitale
variabile
;
-
prezzi
che
si
costituiscono
sul
mercato
per
via
di
medie
,
che
oscillano
con
assai
difforme
oscillazione
intorno
al
valore
,
e
da
questo
si
dilungano
;
-
interesse
puro
e
semplice
del
danaro
posseduto
come
tale
,
e
abbandonato
a
prestito
all
'
industria
degli
altri
;
-
rendita
della
terra
,
cioè
di
ciò
che
non
fu
mai
prodotto
di
alcun
lavoro
;
-
queste
ed
altre
smentite
alla
così
detta
legge
del
valore
(
-
gli
è
proprio
quel
termine
di
legge
che
imbroglia
i
cervelli
di
molti
!
-
)
son
le
antitesi
stesse
del
sistema
capitalistico
.
Queste
antitesi
,
ossia
l
'
irrazionale
,
che
,
malgrado
che
paia
irrazionale
,
esiste
-
a
cominciare
dal
primissimo
irrazionale
,
che
cioè
il
lavoro
del
lavoratore
salariato
renda
a
chi
lo
piglia
a
mercede
un
prodotto
superiore
al
costo
(
salario
)
-
questo
vasto
sistema
delle
contraddizioni
economiche
(
per
tale
espressione
sia
reso
onore
a
Proudhon
!
)
è
ciò
che
ai
socialisti
sentimentali
,
ai
socialisti
semplicemente
ragionatori
,
e
poi
via
via
ai
declamatori
radicali
,
apparisce
come
l
'
insieme
delle
ingiustizie
sociali
:
-
di
quelle
ingiustizie
,
che
la
onesta
gente
fra
i
riformatori
vorrebbe
eliminare
con
degli
onesti
ragionamenti
di
legge
!
Chi
confronti
ora
,
alla
distanza
di
cinquanta
anni
,
la
trattazione
di
coteste
antinomie
concrete
nel
III
volume
del
Capitale
con
la
Misère
de
la
philosophie
,
è
bene
in
grado
di
riconoscere
in
che
consista
il
filo
dialettico
della
trattazione
.
Le
antinomie
,
che
Proudhon
volea
astrattamente
risolvere
(
e
per
tale
errore
egli
ha
un
posto
nella
storia
)
come
ciò
che
la
ragion
ragionante
condanna
in
nome
della
giustizia
,
sono
in
fatti
le
condizioni
della
struttura
stessa
,
in
guisa
che
la
contraddizione
è
nella
stessa
ragion
d
'
essere
del
processo
.
L
'
irrazionale
considerato
come
un
momento
del
processo
stesso
,
mentre
ci
libera
dal
semplicismo
della
ragione
astratta
,
ci
mostra
,
al
tempo
medesimo
,
la
presenza
della
negatività
rivoluzionaria
nello
stesso
grembo
della
forma
storica
relativamente
necessaria
.
Comunque
sia
di
cotesta
assai
grave
ed
intricatissima
questione
di
concezione
processuale
,
che
io
non
oserei
di
trattare
a
fondo
come
l
'
incidente
di
una
lettera
,
sta
il
fatto
,
che
non
è
dato
ad
alcuno
di
distrarre
le
premesse
,
gli
andamenti
metodici
,
le
illazioni
e
le
conclusioni
di
quell
'
opera
,
dalla
materia
in
cui
si
svolge
e
dalle
condizioni
di
fatto
cui
si
riferisce
,
per
ridurne
la
dottrina
in
una
specie
di
volgata
o
di
precettistica
per
la
interpretazione
della
storia
di
qualunque
tempo
e
luogo
.
Né
si
può
dar
frase
più
scipita
e
ridicola
di
quella
che
proclama
il
Capitale
la
Bibbia
del
socialismo
.
Già
,
la
Bibbia
,
che
è
un
insieme
di
libri
religiosi
e
di
trattazioni
teologiche
,
l
'
hanno
fatta
i
secoli
!
E
ci
fosse
pure
la
Bibbia
,
col
solo
socialismo
i
socialisti
non
diverrebbero
onniscienti
!
Il
marxismo
-
giacché
questo
nome
è
oramai
adottabile
come
simbolo
e
compendio
di
un
molteplice
indirizzo
e
di
una
complessa
dottrina
-
non
è
e
non
rimarrà
tutto
rinchiuso
negli
scritti
di
Marx
e
di
Engels
.
Ci
vorrà
,
anzi
,
molto
,
prima
che
esso
divenga
la
dottrina
piena
e
completa
di
tutte
le
fasi
storiche
già
ridotte
alle
rispettive
forme
della
produzione
economica
,
e
regola
al
tempo
istesso
della
politica
.
A
ciò
fare
occorre
,
o
studio
accuratamente
nuovo
di
fonti
,
per
chi
voglia
ingegnarsi
a
studiare
il
passato
secondo
l
'
angolo
visuale
della
nuova
veduta
storico
-
genetica
,
o
speciali
attitudini
di
orientazione
politica
in
chi
voglia
praticamente
operare
al
presente
.
Come
quella
dottrina
è
in
sé
la
critica
,
così
non
può
essere
continuata
,
applicata
e
corretta
,
se
non
criticamente
.
Come
si
tratta
di
appurare
e
di
approfondire
determinati
processi
,
così
non
c
'
è
catechismi
che
tenga
,
non
c
'
è
generalizzazioni
schematiche
che
valgano
.
Ne
ho
fatto
la
prova
io
quest
'
anno
.
Mi
proposi
di
trattare
all
'
Università
della
condizione
economica
dell
'
Italia
superiore
e
media
in
su
la
fine
del
XIII
,
e
in
sul
cominciamento
del
XIV
secolo
,
col
principale
intento
di
spiegare
l
'
origine
del
proletariato
di
campagna
e
di
città
,
per
trovar
poscia
una
qualche
prammatica
spiegazione
al
sorgere
di
certe
agitazioni
comunistiche
,
e
per
dichiarare
da
ultimo
le
vicende
assai
oscure
della
eroica
vita
di
Fra
Dolcino
.
Fu
certo
intento
mio
d
'
essere
e
rimanere
marxista
;
ma
non
posso
non
prendere
sotto
la
mia
responsabilità
personale
le
cose
che
dissi
a
mio
rischio
e
pericolo
,
perché
le
fonti
su
le
quali
mi
toccava
di
lavorare
son
quelle
che
maneggiano
tutti
gli
altri
storici
,
d
'
ogni
altra
scuola
o
indirizzo
,
e
a
Marx
non
aveva
niente
da
chiedere
,
poiché
lui
non
aveva
niente
da
offrirmi
nella
fattispecie
.
Mi
par
quasi
di
aver
risposto
sufficientemente
-
sebbene
per
altri
rispetti
mi
tocchi
di
continuare
-
alla
domanda
principale
che
ricorre
non
solo
nella
vostra
Prefazione
,
alla
quale
io
specialmente
mi
riferisco
,
ma
in
parecchi
dei
vostri
scritti
inseriti
nel
Devenir
Social
.
La
vostra
domanda
s
'
aggira
sempre
su
questo
punto
:
per
quali
ragioni
il
materialismo
storico
ebbe
fino
ad
ora
così
poca
diffusione
e
così
scarso
sviluppo
?
Con
riserva
delle
cose
che
dirò
in
seguito
-
guardate
che
bella
minaccia
di
ulteriore
seccatura
io
vi
faccio
-
voi
non
dovreste
trovar
fatica
a
rispondere
ad
un
'
altra
domanda
,
che
vi
siete
fatta
,
specie
nello
scrivere
ceste
recensioni
,
e
che
suona
a
un
di
presso
così
-
almeno
in
tali
termini
la
tradurrei
io
-
:
come
va
che
in
tale
imperfetta
cognizione
ed
elaborazione
del
marxismo
,
tanti
si
sono
affannati
a
completarlo
,
ora
con
Spencer
,
ora
col
positivismo
in
genere
,
ora
con
Darwin
,
ora
con
ogni
altro
ben
di
dio
,
dando
segno
di
volere
,
chi
sa
mai
,
o
italianizzare
,
o
infranciosare
,
o
russificare
il
materialismo
storico
;
mostrando
,
vale
a
dire
,
di
dimenticare
due
cose
,
che
questa
dottrina
reca
in
se
stessa
le
condizioni
e
i
modi
della
sua
propria
filosofia
,
ed
è
,
cosi
nella
origine
come
nella
sostanza
,
intimamente
internazionale
?
Ma
anche
per
questo
riguardo
mi
tocca
di
continuare
.
III
.
Roma
,
10
maggio
'97
Se
i
due
autori
del
socialismo
scientifico
(
-
adopero
cotesta
espressione
non
senza
tema
,
che
il
mal
uso
che
se
ne
va
facendo
possa
averla
resa
in
certo
qual
modo
presso
che
risibile
specie
quando
è
usata
a
significare
un
certo
che
di
scienza
universale
-
)
fossero
stati
,
non
dirò
santi
di
vecchia
leggenda
,
ma
per
lo
meno
facitori
di
progetti
e
di
sistemi
,
che
per
la
forma
classica
dai
precisi
contorni
si
prestassero
alla
facile
ammirazione
!
Nossignore
:
essi
furono
critici
e
polemisti
,
non
solo
nello
scrivere
,
ma
perfino
nell
'
atto
d
'
operare
,
e
non
esibirono
mai
le
proprie
persone
loro
e
le
proprie
idee
ad
esemplare
od
a
modello
:
dichiararon
sì
le
cose
stesse
,
ossia
i
procedimenti
storico
-
sociali
,
in
senso
rivoluzionario
,
ma
con
animo
di
chi
non
misuri
i
grandi
rivolgimenti
storici
alla
stregua
della
personale
e
fantastica
impulsività
.
Inde
le
irae
di
molti
!
Fossero
stati
per
lo
meno
di
quei
professori
umanissimi
,
che
scendono
di
tanto
in
tanto
dal
piedistallo
,
per
onorare
di
loro
consigli
il
misero
e
meschino
popolo
,
atteggiati
,
or
d
'
un
modo
or
d
'
un
altro
,
a
protettori
e
mecenati
della
question
sociale
!
Tutt
'
all
'
incontrario
:
-
identificando
se
stessi
con
la
causa
del
proletariato
,
essi
furono
tutt
'
una
cosa
sola
con
la
coscienza
e
con
la
scienza
della
rivoluzione
proletaria
.
Rivoluzionarii
per
ogni
rispetto
compiuti
(
ma
non
passionati
e
passionali
)
,
pur
nondimeno
non
suggerirono
mai
,
né
piani
combinatorii
,
né
artificii
politici
,
mentre
del
resto
spiegavano
teoreticamente
e
aiutavano
praticamente
la
nuova
politica
,
che
il
nuovo
movimento
operaio
indica
e
precisa
come
una
necessità
attuale
della
storia
.
In
altre
parole
,
e
può
sembrare
quasi
incredibile
,
furon
qualcosa
di
diverso
e
di
più
che
dei
semplici
socialisti
:
e
di
fatti
,
molti
non
più
che
semplici
socialisti
,
o
rivoluzionarii
ancor
più
semplici
,
li
ebbero
spesso
,
non
dirò
in
sospetto
,
ma
di
certo
in
uggia
e
in
avversione
.
Non
ci
sarebbe
da
finirla
a
volerle
enumerar
tutte
le
cagioni
,
che
per
lunghi
anni
ritardarono
la
discussione
obiettiva
del
marxismo
.
Voi
sapete
bene
che
in
Francia
il
materialismo
storico
è
tutt
'
ora
trattato
da
parecchi
scrittori
,
che
pur
sono
nell
'
ala
sinistra
dei
partiti
rivoluzionarii
,
non
come
usa
di
un
portato
dello
spirito
scientifico
,
sul
quale
la
critica
che
attinga
alla
scienza
abbia
,
come
ha
di
fatto
,
l
'
indubitabile
diritto
di
esercitarsi
,
ma
come
tesi
personale
di
due
scrittori
,
che
,
per
notevoli
o
grandi
che
si
fossero
,
rimangon
sempre
due
fra
gli
altri
capiscuola
del
socialismo
,
per
es
.
,
due
fra
i
tanti
X
(
)
dell
'
universo
!
Per
spiegarmi
meglio
,
dirò
,
che
contro
di
questa
dottrina
non
si
levarono
soltanto
tutte
quelle
buone
o
cattive
ragioni
,
le
quali
di
solito
tornan
di
ostacolo
e
d
'
indugio
alle
innovazioni
del
pensiero
,
proprio
fra
i
dotti
di
mestiere
;
perché
assai
spesso
,
anzi
,
le
obiezioni
nacquero
da
uno
speciosissimo
motivo
,
che
cioè
le
teorie
di
Marx
e
di
Engels
fossero
considerate
come
opinioni
di
compagni
,
e
misurate
quindi
al
sentimento
di
simpatia
o
di
antipatia
pratica
che
quei
compagni
destavano
.
Ecco
le
bizzarre
conseguenze
della
democrazia
prematura
,
che
non
ci
sia
dato
di
sottrarre
proprio
nulla
al
controllo
degl
'
incompetenti
,
nemmeno
la
logica
!
Ma
c
'
è
dell
'
altro
.
All
'
apparizione
del
primo
volume
del
Capitale
nel
1867
,
i
professori
e
gli
accademici
,
specie
quei
di
Germania
,
n
ebbero
come
un
grave
colpo
sul
capo
.
Era
quello
un
tempo
di
languore
per
la
scienza
economica
.
La
scuola
storica
non
avea
ancora
prodotto
in
Germania
i
ponderosi
e
spesso
utili
lavori
venuti
in
luce
più
tardi
.
In
Francia
,
in
Italia
,
nella
Germania
stessa
,
menavano
vita
rachitica
i
derivati
volgarissimi
di
quella
economia
vulgaris
,
che
fra
il
'40
e
il
'6o
avea
già
obliterata
la
coscienza
critica
dei
grandi
economisti
classici
.
L
'
Inghilterra
s
'
era
acquetata
in
Stuart
Mill
;
il
quale
,
sebbene
fosse
un
loico
di
professione
,
come
accade
d
'
un
noto
tipo
della
nostra
commedia
,
fra
il
sì
e
il
no
rimase
sempre
,
nei
punti
decisivi
,
del
parer
contrario
.
Nessuno
avrebbe
pensato
a
quel
tempo
a
questa
neo
-
economica
degli
edonisti
,
sorta
ora
assai
di
recente
.
In
Germania
,
dove
,
per
ragioni
evidenti
,
prima
che
altrove
Marx
dovea
esser
letto
,
e
dove
Rodbertus
rimaneva
quasi
ignorato
,
spadroneggiavano
i
genii
della
mediocrità
,
e
sopra
tutti
gli
altri
quel
famoso
emarginatore
di
note
erudite
e
minute
,
via
via
apposte
a
paragrafi
pieni
zeppi
di
definizioni
nominali
e
spesso
insensate
,
che
fu
il
signor
Roscher
.
Il
primo
volume
del
Capitale
parea
proprio
fatto
a
posta
per
preparare
ai
cervelli
dei
professori
e
degli
accademici
una
triste
delusione
:
essi
,
i
dotti
en
titre
,
proprio
nel
privilegiato
paese
dei
pensatori
,
dovean
tornare
a
scuola
!
O
smarriti
nei
minuti
particolari
della
erudizione
,
o
vogliosi
di
convertire
l
'
economia
in
una
scuola
di
apologetica
,
o
imbarazzati
a
trovare
le
plausibili
applicazioni
di
una
scienza
venuta
d
'
oltre
mare
alla
vita
assai
difforme
del
proprio
paese
,
tutti
cotesti
professori
della
terra
dei
dotti
per
eccellenza
aveano
dimenticata
l
'
arte
dell
'
analisi
e
della
critica
.
Il
Capitale
li
costringeva
a
studiar
daccapo
;
cioè
a
rifarsi
su
gli
elementi
primi
.
Perché
quel
libro
,
quantunque
uscito
dalla
penna
di
un
comunista
estremo
e
risoluto
,
non
recava
tracce
in
sé
di
proteste
o
di
progetti
subiettivi
,
ma
era
l
'
analisi
spietatamente
rigorosa
e
crudelmente
obiettiva
del
processo
della
produzione
capitalistica
.
Nel
giornalista
rivoluzionario
del
1848
,
nell
'
espatriato
del
1849
c
'
era
,
dunque
,
qualcosa
di
assai
più
terribile
che
non
la
continuazione
o
il
complemento
di
quel
socialismo
,
che
la
letteratura
borghese
di
tutto
il
mondo
avea
definito
sogno
da
trapassati
,
e
vicenda
politica
esaurita
del
tutto
,
dopo
la
caduta
del
Cartismo
,
e
dacché
trionfava
in
Francia
il
sinistro
uomo
del
Colpo
di
stato
.
Bisognava
,
dunque
,
ristudiare
l
'
economia
:
cioè
,
questa
rientrava
in
un
periodo
critico
.
A
onor
del
vero
,
i
professori
di
Germania
,
più
tardi
,
e
cioè
dal
'70
in
poi
,
e
con
crescendo
dall'80
in
qua
,
alla
revisione
critica
dell
'
economia
ci
hanno
atteso
con
la
diligenza
,
con
la
persistenza
,
con
la
buona
volontà
,
con
la
laboriosità
,
che
i
dotti
di
quel
paese
rivelan
sempre
in
ogni
ramo
di
studii
.
Sebbene
quello
che
scrivono
non
possa
esser
quasi
mai
accettato
senz
'
altro
da
noi
,
gli
è
nondimeno
indubitato
,
che
per
opera
loro
fu
rimosso
nuovamente
il
terreno
dell
'
economia
,
fra
quelli
che
la
coltivano
da
professori
e
da
accademici
,
e
che
questa
disciplina
non
può
esser
più
ora
mandata
a
mente
come
una
ovvia
pigrorum
doctrina
.
Da
ultimo
,
il
nome
di
Marx
è
diventato
tanto
fashionable
,
da
risuonare
nelle
aule
accademiche
qual
tema
prediletto
di
critica
,
di
polemica
e
di
rimando
,
e
non
più
di
semplice
rimpianto
e
di
volgare
invettiva
.
Del
ricordo
di
Marx
è
tutta
inficiata
al
presente
la
letteratura
sociale
della
Germania
.
Ma
ciò
non
potea
accadere
nel
1867
.
Il
Capitale
venne
alla
luce
proprio
in
quel
tempo
,
nel
quale
la
Internazionale
cominciava
a
far
parlar
di
sé
,
e
a
breve
andare
apparve
terribile
,
non
solo
per
quello
che
intrinsecamente
essa
fu
,
e
per
ciò
che
sarebbe
di
fatti
diventata
,
senza
il
grave
colpo
che
le
venne
dalla
guerra
franco
-
prussiana
e
dal
tragico
incidente
della
Comune
,
ma
anche
per
le
focose
amplificazioni
di
alcuni
dei
suoi
componenti
,
e
per
le
mene
stupidamente
rivoluzionarie
di
parecchi
che
v
'
entrarono
da
intrusi
.
Non
era
forse
notorio
che
l
Indirizzo
inaugurale
dell
Associazione
dei
Lavoratori
(
del
quale
Indirizzo
non
è
socialista
che
non
abbia
tuttora
qualcosa
da
imparare
)
era
uscito
dalla
penna
di
Marx
;
e
non
s
avea
forse
ragione
di
attribuire
a
lui
gli
atti
e
le
deliberazioni
più
praticamente
e
politicamente
risolute
della
Internazionale
stessa
?
Ora
,
mentre
un
rivoluzionario
di
indubitata
lealtà
e
di
singolare
acume
,
quale
fu
Mazzini
,
potea
permettersi
di
confondere
la
Internazionale
,
cui
Marx
rivolgeva
l
'
opera
sua
,
con
l
'
Alleanza
Bakuniniana
,
che
maraviglia
c
è
,
se
i
professori
tedeschi
s
'
indugiassero
tanto
ad
entrare
nelle
vie
di
una
critica
dottrinale
con
l
'
autore
del
Capitale
?
Com
'
era
possibile
di
venire
così
presto
a
patti
di
discussione
,
a
tu
per
tu
,
con
un
uomo
,
che
,
mentre
era
,
per
così
dire
,
impiccato
in
effigie
in
tutte
le
leggi
d
'
eccezione
a
uso
Favre
e
consorti
,
ed
era
tenuto
qual
complice
morale
di
tutti
gli
atti
dei
rivoluzionarii
,
compresi
gli
errori
e
le
stravaganze
di
costoro
,
proprio
nel
medesimo
tempo
dava
alla
luce
un
libro
magistrale
,
qual
novello
Ricardo
,
che
studii
impassibile
i
procedimenti
economici
,
more
geometrico
?
Di
qui
un
curioso
metodo
di
polemica
,
cioè
una
specie
di
processo
alle
intenzioni
dell
'
autore
;
cioè
il
tentativo
di
dare
a
credere
,
che
quella
scienza
fosse
stata
,
come
a
dire
,
escogitata
per
colorire
delle
tendenze
:
insomma
,
per
molti
anni
,
la
polemica
tendenziosa
sostituita
all
'
analisi
obiettiva
(
)
.
Ma
il
peggio
gli
è
,
che
gli
effetti
di
cotesta
critica
grossolanamente
errata
si
fecero
sentire
proprio
nelle
menti
dei
socialisti
,
e
specie
in
quelle
della
gioventù
intellettuale
,
che
fra
il
'70
e
l'80
si
volse
alla
causa
del
proletariato
.
Molti
dei
focosi
rinnovatori
del
mondo
di
quel
tempo
lì
,
-
e
in
Germania
la
cosa
è
più
chiara
,
perché
ha
lasciato
tracce
di
sé
nelle
polemiche
del
partito
,
e
nella
minuta
letteratura
-
si
misero
su
la
via
di
proclamarsi
seguaci
delle
teorie
marxiste
,
pigliando
proprio
per
moneta
contante
il
marxismo
più
o
meno
inventato
dagli
avversarii
.
Il
caso
più
paradossale
di
tutta
la
equivocazione
sta
in
questo
:
che
i
correnti
alle
facili
illazioni
,
come
capita
anche
ora
ai
novellini
,
mescolando
allora
cose
vecchie
a
cose
nuove
,
credessero
,
che
la
teoria
del
valore
e
del
sopravvalore
,
come
si
presenta
di
solito
semplicizzata
in
facili
esposizioni
,
contenga
hic
et
nunc
il
canone
pratico
,
la
forza
impulsiva
,
anzi
la
morale
e
la
giuridica
legittimità
di
tutte
le
rivendicazioni
proletarie
.
Non
è
forse
una
grande
ingiustizia
,
che
milioni
e
milioni
di
uomini
sian
privati
del
frutto
del
loro
lavoro
?
L
'
enunciato
è
tanto
semplice
e
tanto
pietoso
,
che
tutte
le
nuove
bastiglie
dovranno
cadere
d
'
un
tratto
innanzi
alle
nuove
trombe
di
Gerico
,
scientificamente
intonate
!
Concorrevano
in
cotesta
così
spiccia
semplificazione
molti
degli
errori
teorici
di
Lassalle
;
così
quelli
che
gli
furon
proprii
per
relativa
inscienza
(
-
la
legge
ferrea
del
salario
!
ossia
una
mezza
verità
relativa
che
diventa
un
totale
errore
,
per
manco
di
circostanziata
specificazione
-
)
,
come
quelli
che
possono
dirsi
,
nel
caso
suo
,
espedienti
da
agitatore
(
-
le
famose
cooperative
sussidiate
dallo
stato
-
)
.
Del
resto
,
per
chi
si
metta
su
la
via
di
confinare
tutta
la
profession
di
fede
del
socialismo
nella
semplicissima
illazione
,
dallo
sfruttamento
riconosciuto
,
alla
rivendicazione
,
sicura
solo
perché
legittima
,
degli
sfruttati
,
non
ha
che
a
fare
un
passo
sul
terreno
assai
liscio
della
logichetta
,
per
ridurre
tutta
la
storia
del
genere
umano
ad
un
caro
di
coscienza
,
e
lo
svolgersi
successivo
di
tante
forme
di
vita
sociale
come
a
tante
variazioni
di
un
continuato
errore
di
contabilità
.
Fra
il
'70
e
l'80
,
e
poco
dopo
,
insomma
,
si
andò
formando
intorno
al
vago
concetto
di
un
certo
che
,
ossia
del
socialismo
scientifico
,
una
specie
di
neoutopismo
,
che
,
come
i
frutti
fuor
di
stagione
,
fu
veramente
insipido
.
E
che
altro
è
l
'
utopismo
,
cui
manchi
il
genio
di
Fourier
e
l
'
eloquenza
di
Considérant
,
se
non
cosa
da
ridere
?
Di
questo
neoutopismo
,
che
rifiorisce
di
tanto
in
tanto
anche
al
presente
,
se
ne
sa
non
poco
in
Francia
:
se
non
altro
per
le
lotte
sostenute
con
altre
sette
e
scuole
da
quei
valorosi
dei
nostri
amici
,
che
nel
programma
del
partito
operaio
rivoluzionario
intesero
e
seppero
pei
primi
condurre
il
socialismo
su
la
linea
della
cosciente
lotta
di
classe
,
e
della
progressiva
conquista
del
potere
politico
da
parte
del
proletariato
.
Solo
nell
'
esperienza
di
tale
giostra
pratica
,
solo
nello
studio
cotidiano
della
lotta
di
classe
,
solo
nella
prova
e
riprova
delle
forze
proletarie
raccolte
già
in
fascio
e
concentrate
,
ci
è
dato
di
verificare
,
les
chances
del
socialismo
:
se
no
,
si
è
e
si
rimane
utopisti
,
anche
nel
riverito
nome
di
Marx
.
Contro
di
cotesti
neoutopisti
,
non
altrimenti
che
contro
i
sopravvissuti
delle
vecchie
scuole
,
e
contro
le
varie
deviazioni
del
socialismo
contemporaneo
,
i
due
nostri
autori
aguzzaron
sempre
e
di
continuo
gli
strali
della
critica
.
Come
nella
loro
lunga
carriera
fecero
della
loro
scienza
la
guida
della
loro
pratica
,
e
dalla
loro
pratica
trassero
materia
e
indicazione
ad
una
più
approfondita
scienza
,
come
non
trattaron
mai
la
storia
qual
cavallo
da
inforcare
e
da
mettere
al
trotto
,
né
si
dettero
alla
ricerca
di
formule
atte
a
destare
le
momentanee
illusioni
;
così
furono
,
per
la
necessità
delle
cose
,
portati
a
misurarsi
in
critica
aspra
,
violenta
,
risoluta
,
con
tutti
quelli
,
che
agli
occhi
loro
apparivano
capaci
di
nuocere
al
movimento
proletario
.
Chi
non
ricorda
?
-
i
proudhonisti
per
esempio
,
di
qua
,
con
la
pretesa
di
distruggere
lo
stato
astraendone
ad
arte
,
come
chi
chiuda
gli
occhi
e
finga
di
non
vedere
;
-
di
là
quei
blanquisti
d
'
un
tempo
,
che
lo
stato
voleano
togliersi
in
mano
per
forza
,
per
poi
fare
la
rivoluzione
;
-
e
Bakunin
che
si
caccia
surrettiziamente
nell
'
Internazionale
,
e
costringe
gli
altri
a
scacciarnelo
;
-
e
poi
di
qua
e
di
là
la
pretesa
delle
tante
scuole
del
socialismo
,
e
la
concorrenza
di
tanti
capitani
!
Da
che
Marx
stritolò
in
una
verbale
polemica
l
'
ingenuo
Weitling
(
)
,
fino
alla
sua
terribile
critica
del
programma
di
Gotha
(
1875
)
,
apparsa
poi
invero
assai
tardivamente
(
1890
)
,
la
sua
vita
fu
una
continua
lotta
,
non
solamente
con
la
borghesia
e
con
la
politica
che
questa
rappresenta
,
ma
ancora
con
le
varie
correnti
,
o
rivoluzionarie
o
reazionarie
,
che
a
torto
o
per
rovescio
sono
andate
pigliando
il
nome
di
socialismo
.
Queste
lotte
si
acuirono
nella
Internazionale
,
e
dico
di
quella
di
gloriosa
memoria
,
che
lascia
fino
ad
oggi
traccia
così
grande
di
sé
in
tutta
l
'
azione
odierna
del
proletariato
,
e
non
della
caricatura
che
se
ne
fece
dappoi
.
Lo
strascico
maggiore
di
polemiche
contro
il
marxismo
,
ridotto
,
nella
fantasia
di
certi
critici
,
ad
una
semplice
varietà
di
scuola
politica
,
è
dovuto
alla
tradizione
di
quei
rivoluzionarii
,
che
,
specie
nei
paesi
latini
,
riconobbero
in
Bakunin
il
loro
duce
e
maestro
.
Gli
anarchisti
di
oggi
,
che
altro
ripetono
se
non
le
querimonie
e
gli
errori
di
quei
tempi
andati
?
Forse
venti
anni
addietro
,
fatta
eccezione
di
quei
dotti
,
che
rimasticano
a
casa
le
cose
lette
nei
libri
,
dei
due
fondatori
del
socialismo
scientifico
la
generalità
del
pubblico
italiano
non
risapea
,
se
non
quel
tanto
che
s
'
era
serbato
,
per
memoria
,
delle
invettive
di
Mazzini
e
delle
malignazioni
di
Bakunin
.
Ed
ecco
come
il
comunismo
critico
,
che
cosi
tardi
è
stato
ammesso
agli
onori
della
discussione
nella
cerchia
della
scienza
ufficiale
,
ha
avuto
contro
di
sé
,
nel
campo
del
socialismo
stesso
,
la
più
grave
delle
avversità
:
la
inimicizia
degli
amici
.
Tutte
coteste
difficoltà
,
o
furono
già
superate
,
o
sono
in
buona
parte
prossime
a
sparire
.
Non
per
la
virtù
intrinseca
delle
idee
,
che
non
ebbero
mai
né
piedi
per
andare
,
né
mani
per
afferrare
,
ma
per
il
solo
fatto
,
che
,
da
per
tutto
dove
son
nati
dei
partiti
socialistici
,
i
programmi
di
questi
partiti
sono
andati
assumendo
un
comune
indirizzo
,
è
da
ultimo
accaduto
,
che
i
socialisti
di
tutti
i
paesi
sian
venuti
a
collocarsi
,
per
la
imperiosa
suggestione
delle
cose
,
nell
'
angolo
visuale
del
Manifesto
dei
Comunisti
.
Non
vi
pare
che
io
sia
giunto
in
tempo
opportuno
a
scrivere
la
commemorazione
di
questo
?
Le
classi
degli
sfruttatori
van
facendo
alla
massa
degli
sfruttati
in
ogni
parte
del
mondo
condizioni
quasi
da
per
ogni
dove
identiche
:
ond
'
è
,
che
da
per
tutto
i
rappresentanti
attivi
di
questi
sfruttati
entrano
nelle
medesime
vie
di
agitazione
,
e
seguono
gli
stessi
criterii
di
propaganda
e
di
organizzazione
.
Ciò
molti
chiamano
marxismo
pratico
e
sia
!
Che
giova
di
litigar
su
le
parole
?
Quando
anche
il
marxismo
per
molti
si
riduca
alla
semplice
parola
,
anzi
alla
riverenza
per
il
ritratto
di
Marx
,
per
il
suo
busto
in
gesso
,
o
per
la
sua
effigie
sul
ciondolo
(
-
su
cotesti
innocenti
simboli
la
polizia
italiana
esercita
così
spesso
il
suo
buon
umore
-
)
,
il
fatto
è
che
cotesta
unità
simbolica
sta
a
significare
,
che
l
'
unirà
reale
è
per
lo
meno
avviata
,
e
che
il
proletariato
di
tutto
il
mondo
è
in
atto
di
avvicinarsi
,
poco
per
volta
,
ad
una
certa
similarità
di
tendenze
;
ossia
che
in
esso
la
internazionalità
si
elabora
di
lunga
mano
per
ragioni
obiettive
.
Coloro
che
usano
il
linguaggio
dei
decadenti
della
borghesia
,
scambiando
,
com
'
è
loro
uso
,
la
cosa
col
simbolo
,
vanno
ora
dicendo
,
che
questo
è
il
trionfo
del
signor
Marx
;
tal
quale
come
se
altri
dicesse
,
che
il
cristianesimo
è
il
trionfo
(
e
perché
non
dire
a
dirittura
il
successo
?
)
del
signor
Gesù
di
Nazaret
;
di
un
signor
Gesù
,
che
,
deposto
e
destituito
dalla
qualità
di
figlio
di
dio
fattosi
uomo
,
divenga
,
come
nello
stile
tra
il
molle
e
lo
sdilinquito
del
vostro
Renan
un
uomo
così
fanciullescamente
divino
da
parere
un
iddio
.
Innanzi
a
questo
esperimento
intuitivo
della
politica
del
socialismo
,
il
che
è
quanto
dire
della
politica
del
proletariato
,
son
cadute
le
vecchie
divergenze
delle
scuole
,
alcune
delle
quali
erano
in
fatto
divarii
e
screziature
di
vanità
letteraria
,
per
cedere
il
posto
alle
utili
divergenze
,
che
nascono
spontanee
dal
vario
modo
di
trattare
i
problemi
pratici
.
Nel
fatto
,
in
concreto
,
ossia
nello
svolgimento
positivo
e
prosaico
del
socialismo
,
poco
importa
se
tutti
i
suoi
capi
,
condottieri
,
oratori
e
rappresentanti
si
conformino
o
non
si
conformino
ad
una
dottrina
,
e
ne
facciano
o
non
ne
facciano
professione
palese
.
Il
socialismo
non
è
una
chiesa
,
né
una
setta
,
cui
occorra
il
dogma
o
la
formula
fissa
.
Se
oggi
da
molti
si
parla
del
trionfo
del
marxismo
,
cotesta
enfatica
espressione
,
quando
sia
ridotta
ad
una
forma
crudamente
prosaica
,
viene
a
dire
che
nessuno
può
essere
d
'
ora
innanzi
socialista
,
se
non
a
patto
di
domandarsi
ogni
istante
:
in
questa
data
situazione
,
che
cosa
conviene
di
pensare
,
di
dire
o
di
fare
nell
'
interesse
del
proletariato
?
Non
saran
più
possibili
i
dialettici
,
che
siano
in
verità
dei
sofisti
,
come
fu
Proudhon
,
né
gl
inventori
di
sistemi
sociali
subiettivi
,
né
i
facitori
di
rivoluzioni
private
(
)
.
La
indicazione
pratica
del
fattibile
è
data
dalla
condizione
del
proletariato
,
e
questa
è
apprezzabile
e
misurabile
appunto
perché
c
'
è
la
stregua
del
marxismo
(
intendo
qui
la
cosa
effettuale
e
non
il
simbolo
)
come
dottrina
progressiva
.
Le
due
cose
,
ossia
il
misurabile
e
la
misura
,
fanno
uno
dal
punto
di
vista
generale
del
processo
storico
,
specie
quando
siano
considerate
a
conveniente
distanza
.
E
vedete
di
fatti
,
che
,
mentre
i
contorni
del
socialismo
come
azione
pratica
si
vanno
precisando
,
tutte
le
antiche
poesie
e
ideologie
si
disperdono
,
lasciando
dietro
di
sé
la
semplice
traccia
fraseologica
.
Al
tempo
stesso
è
cresciuto
nel
campo
della
scienza
accademica
,
per
tutti
i
versi
e
in
tutti
i
sensi
,
il
criticismo
della
dottrina
economica
.
L
'
esule
Marx
è
tornato
,
dopo
morto
,
nell
'
ambito
della
scienza
ufficiale
;
per
lo
meno
come
avversario
col
quale
non
sia
lecito
di
scherzare
.
E
come
per
tante
vie
i
socialisti
sono
arrivati
alla
coscienza
prosaica
di
una
rivoluzione
,
che
non
può
esser
macchinata
,
ma
che
si
fa
perché
diventa
,
così
s
'
è
andato
lentamente
preparando
il
pubblico
,
per
il
quale
il
materialismo
storico
risponde
a
un
vero
e
proprio
bisogno
intellettuale
.
Negli
ultimissimi
anni
,
come
vedete
,
furon
molti
quelli
che
in
questa
dottrina
han
messo
bocca
;
sia
pur
male
,
od
a
sproposito
.
Dunque
,
se
guardate
bene
,
non
si
arriva
in
ritardo
.
Da
giovane
io
sentii
più
volte
ripetere
questa
storiella
,
che
,
cioè
,
Hegel
dicesse
:
un
solo
dei
miei
scolari
mi
ha
capito
.
La
storiella
non
si
presta
a
verifiche
,
perché
quel
tale
scolaro
verissimo
non
fu
fino
ad
ora
identificato
.
Questa
storiella
può
ripetersi
all
'
infinito
,
da
sistema
a
sistema
,
e
da
scuola
a
scuola
.
Come
in
fatto
di
attività
intellettuale
non
c
'
è
luogo
alla
suggestione
,
e
come
il
pensiero
non
si
trasfonde
meccanicamente
da
cervello
a
cervello
,
così
i
grandi
sistemi
non
si
diffondono
,
se
non
per
la
similarità
delle
condizioni
sociali
,
che
vi
dispongano
e
v
'
inclinino
molte
menti
in
uno
e
medesimo
tempo
.
Il
materialismo
storico
si
allargherà
,
si
diffonderà
,
si
specificherà
,
avrà
esso
stesso
una
storia
.
Forse
da
paese
a
paese
avrà
modalità
e
colorito
diverso
.
E
ciò
non
sarà
gran
male
;
purché
rimanga
in
fondo
il
nocciolo
,
che
n
'
è
,
come
a
dire
,
tutta
la
filosofia
.
Per
es
.
,
dei
postulati
come
questi
:
-
nel
processo
della
praxis
è
la
natura
,
ossia
l
'
evoluzione
storica
dell
'
uomo
:
-
e
dicendo
praxis
,
sotto
questo
aspetto
di
totalità
,
s
'
intende
di
eliminare
la
volgare
opposizione
tra
pratica
e
teoria
:
-
perché
,
in
altri
termini
,
la
storia
è
la
storia
del
lavoro
,
e
come
,
da
una
parte
,
nel
lavoro
così
integralmente
inteso
è
implicito
lo
sviluppo
rispettivamente
proporzionato
e
proporzionale
delle
attitudini
mentali
e
delle
attitudini
operative
,
così
,
da
un
'
altra
parte
,
nel
concetto
della
storia
del
lavoro
è
implicita
la
forma
sempre
sociale
del
lavoro
stesso
,
e
il
variare
di
tale
forma
:
-
l
'
uomo
storico
è
sempre
l
'
uomo
sociale
,
e
il
presunto
uomo
presociale
,
o
supersociale
,
è
un
parto
della
fantasia
:
-
e
così
via
.
E
...
qui
faccio
punto
,
principalmente
per
non
ripetermi
,
e
per
non
ripetere
a
voi
buona
parte
delle
cose
che
ho
messo
nei
due
saggi
:
-
del
che
voi
non
sentite
,
mi
pare
,
il
bisogno
,
e
io
,
veramente
,
nemmeno
.
IV
.
Roma
,
14
maggio
'97
Mi
pare
-
tanto
per
tornare
al
primitivo
argomento
-
che
a
voi
stia
in
cima
dei
pensieri
questa
domanda
:
per
quali
vie
,
e
in
quali
modi
,
sarebbe
dato
di
avviare
in
Francia
una
scuola
del
materialismo
storico
?
Non
so
se
sia
lecito
a
me
di
rispondere
al
quesito
,
senza
aver
l
'
aria
di
gareggiare
con
quei
giornalisti
di
vecchio
stampo
,
i
quali
davano
,
tanto
sicuri
di
sé
,
consigli
all
'
Europa
,
col
grave
rischio
di
rimanere
,
e
difatti
rimanevano
,
quasi
sempre
inascoltati
.
Mi
ci
proverò
modestamente
.
Innanzi
tutto
mi
sembra
non
debba
esser
cosa
difficile
si
trovino
in
Francia
editori
e
librai
,
i
quali
stampino
e
diffondano
delle
accurate
traduzioni
degli
scritti
di
Marx
,
di
Engels
,
e
di
quanti
altri
occorra
.
Sarebbe
,
per
cominciare
,
il
cominciamento
migliore
.
Capisco
che
nell
'
arte
del
tradurre
si
va
incontro
a
delle
curiose
difficoltà
.
Sono
oramai
trentasette
anni
dacché
leggo
in
tedesco
,
e
m
'
è
parso
sempre
di
osservare
,
che
a
noi
popoli
di
lingue
latine
capiti
addosso
uno
strano
smarrimento
delle
attitudini
linguistiche
e
letterarie
,
quante
volte
traduciamo
da
quell
'
idioma
.
Ciò
che
in
tedesco
è
vivo
,
trasparente
,
efficace
,
diventa
assai
spesso
,
per
es
.
,
in
italiano
,
frigido
,
senza
rilievo
,
e
qualche
volta
a
dirittura
come
di
gergo
.
In
coteste
traduzioni
,
parlo
s
'
intende
delle
comuni
e
correnti
,
va
perduto
,
con
gli
effetti
della
insinuazione
,
l
'
affiato
della
persuasiva
.
In
un
vasto
lavoro
di
popolarizzazione
,
com
'
è
quello
cui
accenno
,
occorrerebbe
,
salva
sempre
la
integrità
testuale
degli
scritti
da
tradurre
,
che
le
prefazioni
,
le
note
,
i
commenti
offrissero
i
surrogati
a
quel
facile
processo
di
assimilazione
,
che
è
implicito
e
pronto
già
nelle
scritture
,
le
quali
sian
native
del
paese
stesso
.
Le
lingue
non
sono
,
in
verità
,
le
accidentali
varianti
dell
universale
volapük
;
e
,
anzi
,
sono
assai
più
che
dei
semplici
mezzi
estrinseci
di
comunicazione
e
di
significazione
del
pensiero
e
dell
'
animo
.
Son
condizioni
e
limiti
dell
'
attività
nostra
interiore
,
la
quale
ha
per
ciò
,
come
per
tante
altre
ragioni
,
modi
e
forme
nazionali
non
di
mero
accidente
.
Se
ci
sono
internazionalisti
che
ciò
ignorino
,
costoro
han
da
chiamarsi
a
dirittura
confusionisti
ed
amorfisti
;
come
quelli
che
ritraggono
i
loro
insegnamenti
,
non
dai
vecchi
apocalittici
,
ma
da
quello
speciosissimo
Bakunin
,
che
invocava
per
fino
la
egalizzazione
dei
sessi
.
Dunque
,
nella
assimilazione
delle
idee
,
dei
pensieri
,
delle
tendenze
,
dei
propositi
,
che
sian
venuti
a
maturità
di
espressione
letteraria
in
terreno
di
lingue
straniere
,
c
'
è
come
un
caso
alquanto
scabroso
di
pedagogica
sociale
.
E
,
giacché
cotesta
espressione
m
è
uscita
dalla
penna
,
permettetemi
io
vi
contessi
,
che
quando
io
esamino
dappresso
la
storia
precedente
e
le
presenti
condizioni
della
Socialdemokratie
tedesca
,
non
è
l
'
incremento
continuo
dei
successi
elettorali
che
mi
riempia
proprio
principalmente
l
'
animo
di
ammirazione
e
di
viva
speranza
.
Più
che
almanaccare
su
quei
voti
come
arra
dell
'
avvenire
,
secondo
i
calcoli
qualche
volta
fallaci
della
illazione
e
della
combinatoria
statistica
,
mi
sento
ripieno
di
viva
ammirazione
per
questo
caso
veramente
nuovo
ed
imponente
di
pedagogica
sociale
:
e
,
cioè
,
che
in
così
stragrande
numero
di
uomini
,
e
segnatamente
di
operai
e
di
piccoli
borghesi
,
si
formi
una
coscienza
nuova
,
nella
quale
concorrono
,
in
egual
misura
,
il
sentimento
diretto
della
situazione
economica
,
che
induce
alla
lotta
,
e
la
propaganda
del
socialismo
,
inteso
come
meta
o
punto
d
'
approdo
.
Questa
divagazione
mi
fa
nascere
un
ricordo
.
Io
fui
qui
in
Italia
,
o
il
primo
,
o
certo
fra
i
primi
,
a
richiamare
,
con
lo
scritto
e
con
la
parola
,
più
volte
e
insistentemente
,
l
'
attenzione
di
quella
parte
degli
operai
nostri
,
che
erano
e
son
capaci
di
muoversi
su
la
linea
della
moderna
lotta
proletaria
,
verso
l
'
esempio
della
Germania
.
Ma
...
non
mi
passò
mai
per
il
capo
di
credere
,
che
l
'
imitazione
dispensi
alcuno
dalla
spontaneità
:
non
mi
son
mai
sognato
si
dovesse
seguire
l
'
esempio
di
quei
frati
e
preti
,
che
furon
per
secoli
i
quasi
esclusivi
educatori
dell
'
Italia
già
decaduta
,
e
allegramente
fabbricavano
i
poeti
,
dando
ad
imparare
a
mente
l
'
Arte
poetica
di
Orazio
.
Sarebbe
curioso
,
che
tu
,
benemerito
,
operosissimo
e
sagacissimo
Bebel
,
apparissi
qui
fra
noi
in
veste
di
novello
Orazio
!
-
ne
strabilierebbe
perfino
il
mio
amico
Lombroso
,
che
odia
il
latino
più
della
pellagra
.
C
'
è
delle
altre
difficoltà
più
intime
,
in
breve
,
e
di
maggior
portata
e
di
maggior
peso
.
Dato
pure
il
caso
che
editori
e
librai
,
abili
e
solerti
,
si
dessero
la
briga
di
diffondere
,
non
che
nella
sola
Francia
,
negli
altri
paesi
civili
ancora
,
le
traduzioni
di
tutti
gli
scritti
del
materialismo
storico
,
ciò
varrebbe
solo
a
stimolare
,
ma
non
già
a
formare
e
fermare
nelle
rispettive
nazioni
le
energie
fattive
,
che
producono
e
tengono
in
rigoglio
un
indirizzo
del
pensiero
.
Pensare
è
produrre
.
Imparare
è
produrre
riproducendo
.
Noi
non
sappiamo
bene
e
davvero
,
se
non
ciò
che
noi
stessi
siam
capaci
di
produrre
,
pensando
,
lavorando
,
provando
e
riprovando
;
e
sempre
per
virtù
delle
forze
che
ci
son
proprie
,
nel
campo
sociale
e
dall
'
angolo
visuale
in
cui
ci
troviamo
.
E
poi
la
Francia
,
con
la
sua
grande
storia
,
con
la
sua
letteratura
,
che
fu
così
dominante
per
secoli
,
con
la
sua
ambizione
patriottica
,
e
con
quella
sua
così
propria
differenziazione
etnico
-
psicologica
,
che
si
riflette
per
fino
nei
prodotti
più
astratti
del
pensiero
!
Non
starò
proprio
,
io
italiano
,
ad
assumermi
le
parti
di
difensore
di
quei
vostri
sciovinisti
,
ai
quali
voi
infliggete
così
meritato
biasimo
.
Ma
ricordiamo
pure
ciò
che
accadde
nel
secolo
passato
.
Il
pensiero
rivoluzionario
derivò
da
più
parti
del
mondo
civile
,
dall
'
Italia
,
dall
'
Inghilterra
,
dalla
Germania
,
ma
non
fu
europeo
,
se
non
a
patto
di
plasmarsi
in
ispirito
francese
;
e
la
rivoluzione
europea
fu
la
rivoluzione
francese
.
Questa
gloria
imperitura
della
vostra
nazione
pesa
,
come
tutte
le
glorie
su
la
nazione
stessa
,
quale
incubo
di
radicato
pregiudizio
.
Ma
i
pregiudizii
non
sono
anch
'
essi
delle
forze
,
se
non
altro
in
quanto
sono
degl
'
impedimenti
?
Parigi
non
sarà
più
il
cervello
del
mondo
;
anche
perché
il
mondo
non
ha
cervello
,
se
non
nella
fantasia
di
certi
speciosi
sociologisti
(
)
.
Né
Parigi
è
tuttora
,
né
sarà
più
in
avvenire
,
la
santa
Gerusalemme
dei
rivoluzionarii
d
'
ogni
parte
del
mondo
-
come
parve
un
tempo
che
fosse
.
Già
la
futura
rivoluzione
proletaria
non
avrà
niente
che
la
riavvicini
ad
apocalittico
millennio
:
e
poi
,
oggi
,
i
privilegi
son
finiti
non
meno
per
le
nazioni
che
per
gl
'
individui
.
Così
giustamente
osservava
l
'
Engels
;
e
del
resto
varrebbe
la
pena
che
i
francesi
leggessero
ciò
che
egli
scriveva
nel
1874
a
proposito
dei
blanquisti
,
aizzanti
all
'
immediata
riscossa
proprio
a
poco
andare
dalla
catastrofe
della
Comune
(
)
.
Ma
tutto
sommato
...
e
fatto
calcolo
delle
condizioni
proprie
dell
'
agricoltura
e
dell
'
industria
francese
,
le
quali
han
ritardato
per
tanto
tempo
la
concentrazione
del
movimento
operaio
,
e
data
pure
la
sua
buona
parte
di
torto
ai
varii
capisetta
e
capiscuola
,
che
tennero
per
così
gran
tempo
scisso
e
spartito
il
socialismo
francese
,
sta
sempre
il
fatto
,
che
il
materialismo
storico
non
potrà
farsi
strada
fra
voi
,
finché
avrà
l
'
aria
d
'
essere
il
semplice
elaborato
mentale
dei
due
tedeschi
di
grande
ingegno
.
Con
questa
espressione
Mazzini
appunto
acuiva
i
risentimenti
nazionali
contro
i
due
autori
;
i
quali
,
da
comunisti
e
materialisti
com
'
erano
,
parean
fatti
a
posta
per
iscombussolare
l
'
idealistica
formula
di
patria
e
dio
.
Fu
per
questo
rispetto
quasi
tragica
la
sorte
dei
due
fondatori
del
socialismo
scientifico
.
Passarono
più
volte
pei
due
tedeschi
agli
occhi
di
tanti
,
che
furon
sciovinisti
per
fino
fra
i
rivoluzionarii
,
anzi
passarono
per
organi
del
pangermanismo
nelle
invettive
di
quel
Bakunin
,
che
ebbe
l
'
animo
così
disposto
ad
inventare
...
per
non
dir
altro
:
essi
,
i
due
tedeschi
,
che
nella
patria
,
dalla
quale
usciron
da
esuli
fin
dagli
anni
della
prima
gioventù
,
incontrarono
lo
studiato
silenzio
di
quei
professori
,
ai
quali
è
atto
di
patriottismo
l
'
esercizio
del
servilismo
!
Quei
professori
,
in
fondo
,
si
vendicavano
.
Difatti
nel
Capitale
,
nel
quale
tutta
la
trattazione
s
'
inradica
nelle
tradizioni
della
economia
classica
,
non
esclusi
gli
scrittori
ingegnosi
e
spesso
geniali
che
ebbe
l
'
Italia
nel
secolo
XVIII
,
non
si
parla
se
non
con
sovrano
disprezzo
dei
signori
Roscher
e
compagni
.
Engels
,
che
con
tanta
cura
e
con
tanta
abilità
di
ampliamenti
espositivi
si
sforzò
di
rendere
popolari
i
resultati
delle
ricerche
dell
'
americano
Morgan
,
chiuso
com
'
era
nella
persuasione
,
che
ciò
che
egli
giustamente
chiamava
filosofia
classica
fosse
giunta
alla
sua
dissoluzione
in
Feuerbach
,
scrivendo
l
'
Antidühring
mostrò
noncuranza
,
dirò
francamente
eccessiva
,
per
la
filosofia
contemporanea
(
-
noncuranza
spiegabile
in
lui
,
ma
non
scusabile
,
anzi
ridicola
,
negli
altri
socialisti
,
che
per
imitazione
l
'
affettano
-
)
,
ossia
per
la
neocritica
dei
suoi
connazionali
.
Cotesta
sorte
tragica
fu
come
insita
alla
missione
loro
.
Essi
furon
con
l
'
animo
e
con
la
mente
rivolti
del
tutto
alla
causa
del
proletariato
d
'
ogni
nazione
:
e
perciò
i
prodotti
della
scienza
loro
hanno
in
ogni
nazione
quel
pubblico
soltanto
,
che
vi
si
vada
reclutando
tra
quelli
che
sian
capaci
di
una
consona
rivoluzione
intellettuale
.
In
Germania
,
ove
per
condizioni
storiche
speciali
,
e
soprattutto
perché
la
borghesia
non
v
'
è
mai
riuscita
a
spezzare
per
intero
la
compagine
dell
'
Ancien
Régime
(
vedete
che
quell
'
imperatore
può
tenervi
impunemente
il
linguaggio
d
'
un
vice
-
nume
,
e
non
è
poi
in
verità
che
un
Federico
Barbarossa
fattosi
commesso
viaggiatore
dell
'
in
German
made
)
,
la
democrazia
sociale
s
'
è
ridotta
e
fermata
in
serrata
falange
,
era
ben
naturale
che
le
idee
del
socialismo
scientifico
trovassero
favorevole
il
terreno
alla
normale
e
progressiva
diffusione
loro
.
Ma
nessuno
dei
socialisti
tedeschi
-
spero
almeno
-
si
sognerà
mai
di
considerare
le
idee
di
Marx
e
di
Engels
al
semplice
ragguaglio
dei
diritti
e
dei
doveri
,
dei
meriti
e
dei
demeriti
,
dei
Camarades
de
Parti
.
Ecco
per
es
.
che
cosa
Engels
scriveva
,
e
non
è
gran
tempo
(
)
:
Si
noterà
come
in
tutti
questi
articoli
io
mi
chiami
,
non
democratico
-
sociale
,
ma
comunista
.
E
ciò
perché
a
quel
tempo
si
davano
il
nome
di
democratici
sociali
,
in
molti
paesi
,
di
quelli
che
non
aveano
scritto
su
la
loro
bandiera
l
'
appropriazione
di
tutti
i
mezzi
di
produzione
da
parte
della
società
.
Per
democratico
-
sociale
s
'
intendeva
in
Francia
un
repubblicano
democratico
,
che
avesse
delle
simpatie
più
o
meno
genuine
,
ma
che
rimanevano
pur
sempre
indeterminate
,
per
la
classe
operaia
;
gente
,
insomma
,
come
Ledru
-
Rollin
del
1848
,
e
come
i
radicali
socialisti
del
1874
,
che
erano
intinti
di
proudhonismo
.
In
Germania
chiamavansi
democratici
-
sociali
i
lassalliani
:
ma
,
sebbene
la
gran
massa
di
essi
andasse
a
grado
a
grado
riconoscendo
la
necessità
della
socializzazione
dei
mezzi
di
produzione
,
pur
nondimeno
le
cooperative
di
produzione
,
sussidiate
dallo
stato
rimanevano
il
punto
essenziale
del
programma
del
partito
nella
sua
azione
pubblica
.
Era
dunque
per
me
e
per
Marx
assolutamente
impossibile
di
scegliere
un
termine
di
tale
elasticità
a
designazione
dei
nostro
specifico
punto
di
vista
.
Oggi
è
tutt
'
altro
,
e
la
parola
può
passare
;
sebbene
sia
pur
sempre
disadatta
a
significare
un
partito
il
cui
programma
è
,
non
genericamente
socialistico
,
ma
direttamente
comunistico
,
e
la
cui
finale
meta
politica
è
di
superare
ogni
forma
di
stato
,
e
quindi
anche
la
democrazia
.
I
patrioti
-
e
non
uso
punto
a
dileggio
cotesta
parola
-
hanno
,
mi
pare
,
di
che
consolarsi
e
confortarsi
.
Non
è
detto
in
conclusione
che
il
materialismo
storico
sia
il
patrimonio
intellettuale
di
una
sola
nazione
,
o
che
debba
rimanere
in
privilegio
d
'
una
clique
,
d
'
una
consorteria
o
d
'
una
setta
.
Esso
,
innanzi
tutto
,
appartiene
nella
sua
origine
obiettiva
alla
Francia
,
all
'
Inghilterra
e
alla
Germania
,
in
eguale
misura
.
Non
starò
qui
a
ripetere
ciò
che
dissi
in
altra
lettera
,
della
forma
di
pensiero
che
derivossi
nella
mente
dei
nostri
due
autori
per
lo
stadio
a
cui
era
giunta
,
nella
loro
giovinezza
,
la
coltura
intellettuale
dei
tedeschi
,
e
la
filosofia
in
ispecie
,
mentre
l
'
hegelismo
appunto
,
o
si
perdeva
nei
rigagnoli
di
una
nuova
scolastica
,
o
dava
luogo
ad
un
nuovo
e
più
poderoso
criticismo
.
Ma
era
pur
lì
la
grande
industria
inglese
con
tutte
le
miserie
che
l
'
accompagnavano
,
e
col
contraccolpo
ideologico
di
Owen
,
e
con
quello
pratico
dell
'
agitazione
cartista
.
Ma
eran
pur
lì
le
scuole
del
socialismo
francese
,
e
la
tradizione
rivoluzionaria
dell
'
Occidente
,
che
si
derivava
già
nelle
forme
del
comunismo
d
'
indole
modernamente
proletaria
.
Che
cos
'
è
il
Capitale
,
se
non
la
critica
di
quella
economia
,
che
,
come
rivoluzione
pratica
e
come
rappresentazione
teorica
di
questa
stessa
rivoluzione
,
era
venuta
a
piena
maturità
nella
sola
Inghilterra
,
fin
verso
il
'60
,
e
in
Germania
cominciava
appena
?
Che
cosa
è
il
Manifesto
dei
Comunisti
,
se
non
la
chiusa
e
la
esplicazione
del
socialismo
,
o
latente
,
o
palese
nei
movimenti
operai
di
Francia
e
d
'
Inghilterra
?
Ma
tutte
queste
cose
furono
continuate
e
portate
a
compimento
di
critica
,
la
filosofia
di
Hegel
non
esclusa
,
con
quella
critica
immanente
,
che
è
la
dialettica
con
le
sue
inversioni
;
ossia
,
per
via
di
quel
negare
,
che
non
è
contenziosa
e
avvocatesca
contrapposizione
di
concetto
a
concetto
,
di
opinione
ad
opinione
,
ma
che
invece
invera
ciò
che
nega
,
perché
in
ciò
che
nega
e
supera
,
trova
o
la
condizione
(
di
fatto
)
,
o
la
premessa
(
concettuale
)
del
procedere
stesso
(
)
.
Francia
e
Inghilterra
possono
ripigliare
,
senza
parere
che
compiano
un
atto
di
mera
imitazione
,
la
loro
parte
nella
elaborazione
del
materialismo
storico
.
Perché
i
francesi
non
avrebbero
oramai
da
scrivere
dei
libri
veramente
critici
su
Fourier
e
Saint
-
Simon
,
in
quanto
furono
,
e
nella
misura
in
cui
furono
,
veri
precursori
del
socialismo
contemporaneo
?
Non
c
è
occasione
a
lavorare
letterariamente
sui
moti
rivoluzionarii
dal
1830
al
1848
,
in
modo
si
veda
,
che
la
dottrina
del
Manifesto
non
fu
la
negazione
di
quelli
,
ma
il
loro
aboutissant
è
risolvente
?
A
riscontro
di
quel
18
Brumaio
di
Marx
,
che
,
pur
essendo
uno
scritto
genialissimo
,
e
nell
'
intento
suo
insuperabile
,
riman
sempre
un
opuscolo
di
occasione
e
di
tinta
pubblicistica
,
non
sarebbe
il
caso
di
comporre
una
meditata
storia
del
Colpo
di
stato
?
Ma
la
Comune
non
aspetta
ancora
la
sua
definitiva
trattazione
critica
?
Ma
la
Grande
Rivoluzione
,
intorno
alla
quale
esiste
una
letteratura
colossale
,
quanto
all
'
insieme
,
e
singolarmente
minutissima
quanto
ai
particolari
,
fu
mai
fino
ad
ora
trattata
a
fondo
in
tutto
l
'
intrinseco
del
sommovimento
delle
classi
che
vi
presero
parte
,
e
come
caso
esemplare
di
sociologia
economica
?
A
farla
breve
,
tutta
la
storia
moderna
di
Francia
e
d
'
Inghilterra
non
offre
essa
forse
agli
studiosi
un
più
largo
e
sicuro
capitolo
d
'
illustrazioni
al
materialismo
storico
,
di
quello
che
non
potessero
fino
a
poco
tempo
fa
offrirlo
le
condizioni
della
Germania
?
Queste
furono
,
nel
fatto
,
dalla
guerra
dei
trent
anni
in
poi
,
grandemente
intricate
pei
sopraggiunti
impedimenti
allo
sviluppo
,
e
nelle
teste
di
quelli
,
che
sopra
luogo
le
osservarono
,
rimasero
quasi
sempre
come
involute
in
varie
specie
di
nebulosità
ideologica
-
nebulosità
che
muoverebbe
a
riso
i
cronisti
fiorentini
del
secolo
XIV
.
Mi
son
fermato
su
questi
particolari
,
non
per
darmi
l
'
aria
di
consigliere
della
Francia
,
ma
per
aver
modo
di
osservare
da
ultimo
,
che
,
data
la
forma
dei
cervelli
di
lingue
latine
,
non
è
cosa
agevole
il
fare
entrare
in
essi
le
nuove
idee
,
se
altri
s
'
indugi
a
rappresentarle
esclusivamente
come
forme
astratte
del
pensiero
;
mentre
riescono
a
penetrarvi
,
con
pronto
e
suggestivo
effetto
,
quando
vengano
plasmate
in
racconti
e
in
esposizioni
,
che
in
qualche
modo
rassomiglino
ai
prodotti
dell
'
arte
.
Torno
per
un
momento
su
la
questione
del
tradurre
.
L
'
Antidühring
è
il
libro
che
prima
di
ogni
altro
conviene
che
entri
nella
circolazione
internazionale
.
Pochi
libri
io
conosco
,
che
possano
stargli
a
paro
,
per
densità
di
pensiero
,
per
molteplicità
di
punti
di
vista
,
per
duttilità
di
penetrazione
suggestiva
.
Può
essere
una
medicina
mentis
per
la
gioventù
intellettuale
,
che
di
solito
si
volge
,
incerta
di
sé
e
con
criterii
assai
vaghi
,
a
ciò
che
genericamente
ha
nome
di
socialismo
:
e
così
fu
nel
tempo
in
cui
apparve
,
come
ne
andò
scrivendo
un
tre
anni
fa
il
Bernstein
,
in
una
specie
di
commemorazione
pubblicata
nella
Neue
Zeit
.
Nella
letteratura
socialistica
rimane
quello
il
libro
insuperato
.
Ma
quel
libro
non
è
tetico
,
anzi
è
antitetico
.
Salvo
i
brani
isolabili
,
come
son
quelli
i
quali
presero
corpo
di
opuscolo
per
sé
stante
,
che
fa
da
un
pezzo
il
giro
del
mondo
(
Del
passaggio
del
socialismo
dall
'
utopia
alla
scienza
)
,
quel
libro
ha
a
suo
filo
conduttore
la
critica
del
signor
Dühring
,
in
quanto
ei
fu
inventore
di
una
filosofia
e
d
'
un
socialismo
a
modo
suo
.
Or
qual
persona
,
che
non
viva
nella
cerchia
dei
professanti
scienza
,
e
quanti
non
tedeschi
hanno
proprio
il
dovere
d
interessarsi
del
signor
Dühring
?
Ogni
nazione
ha
,
pur
troppo
,
i
suoi
Dühring
.
Un
Engels
di
altra
nazione
,
chi
sa
quali
altri
anti
-
chi
sa
che
cosa
avrebbe
scritto
o
scriverebbe
.
L
'
effetto
vero
di
quel
libro
mi
pare
debba
esser
questo
su
i
socialisti
di
altri
paesi
e
lingue
,
che
li
abiliti
a
fornirsi
di
quelle
attitudini
critiche
,
che
giovano
per
iscrivere
tutti
gli
altri
anti
-
x
occorrenti
a
combattere
ogni
altra
qualche
cosa
,
che
imbarazzi
od
inficii
il
socialismo
,
in
nome
di
tante
sociologie
pullulanti
d
'
ogni
parte
.
Le
armi
e
i
modi
della
critica
devono
,
da
paese
a
paese
,
subire
la
legge
della
variabilità
e
dell
'
adattamento
.
Curare
il
malato
e
non
la
malattia
;
-
in
ciò
consiste
la
modernità
della
medicina
.
A
fare
altrimenti
di
così
,
si
rischia
d
'
incorrere
nella
sorte
toccata
agli
hegeliani
,
che
vennero
su
in
Italia
dal
1840
al
1880
,
e
specie
nel
Mezzogiorno
,
anzi
a
Napoli
.
Furono
in
parte
dei
semplici
epigoni
,
ma
alcuni
furono
pensatori
di
polso
.
Nel
tutt
'
insieme
rappresentavano
una
corrente
rivoluzionaria
di
gran
conto
,
a
petto
del
tradizionale
scolasticismo
,
dello
spiritualismo
alla
francese
e
della
filosofia
del
così
detto
buon
senso
.
Di
tal
movimento
pur
qualcosa
s
'
è
risaputo
in
Francia
;
perché
fu
uno
di
questi
hegeliani
,
e
non
il
più
profondo
e
forte
di
tutti
,
il
Vera
(
)
,
che
dette
alla
Francia
appunto
le
più
leggibili
traduzioni
,
con
copiosissimi
commenti
,
di
alcune
delle
opere
fondamentali
di
Hegel
.
Di
tutto
quel
movimento
s
'
è
perduta
ora
da
noi
la
traccia
e
la
memoria
,
nel
giro
di
così
pochi
anni
.
Gli
scritti
di
quei
pensatori
non
si
trovano
che
dai
rivenditori
di
anticaglie
e
di
bagattelle
librarie
.
Cotesta
dispersione
nel
nulla
di
tutta
una
attività
scientifica
,
non
certo
irrilevante
,
non
è
solo
dovuta
alle
vicende
non
sempre
belle
e
laudabili
della
vita
universitaria
,
né
al
solo
dilagare
epidemico
del
positivismo
che
manda
qua
e
là
frutti
che
paiono
scienza
da
demi
-
monde
,
ma
a
ragioni
più
intrinseche
.
Quegli
hegeliani
scrissero
,
e
insegnarono
,
e
disputarono
come
se
stessero
,
non
a
Napoli
,
ma
a
Berlino
,
o
non
so
dove
.
Conversavano
mentalmente
coi
loro
Camarades
d
Allemagne
(
)
.
Rispondevano
dalla
cattedra
o
negli
scritti
alle
obiezioni
di
critici
noti
a
loro
soltanto
;
facendo
così
un
dialogo
,
che
a
lettori
e
uditori
parea
monologo
.
Non
riuscirono
a
plasmare
le
loro
trattazioni
e
la
loro
dialettica
in
libri
,
che
apparissero
qual
nuovo
acquisto
intellettuale
della
nazione
.
Cotesto
non
piacevole
e
non
lusinghiero
ricordo
mi
stava
innanzi
alla
mente
,
quando
,
quasi
repugnante
,
mi
misi
a
scrivere
il
primo
dei
due
miei
saggi
di
materialismo
storico
,
ai
quali
ora
non
c
'
è
ragione
io
non
ne
faccia
succedere
degli
altri
.
Mi
domandava
più
volte
:
ma
da
che
parte
devo
rifarmi
,
per
dir
cose
,
che
ai
lettori
italiani
non
tornino
ostiche
,
straniere
e
strane
?
Mi
dire
che
io
son
riuscito
:
e
così
sia
.
Non
sarebbe
un
caso
singolare
di
scortesia
,
che
io
volessi
ribattere
,
ragionando
,
da
arbitro
,
di
me
e
delle
lodi
che
voi
mi
fate
?
Nel
leggere
-
così
scrivevo
a
un
di
presso
cinque
anni
fa
ad
Engels
la
Heilige
Familie
,
mi
son
ricordato
degli
hegeliani
di
Napoli
,
in
mezzo
ai
quali
io
vissi
da
giovanissimo
,
e
mi
pare
di
avere
inteso
e
assaporato
quel
libro
,
più
che
non
possa
riuscire
a
molti
,
cui
mancano
al
presente
i
dati
proprii
e
intuitivi
di
quel
curioso
umorismo
.
Mi
parea
di
averla
vista
io
stesso
da
vicino
quella
curiosa
coterie
di
Charlottenburg
,
da
Marx
e
da
voi
così
singolarmente
persiflée
.
Mi
si
ripresentava
allo
spirito
,
più
che
tutti
gli
altri
,
un
professore
di
estetica
,
originalissimo
e
genialissimo
uomo
,
che
deduceva
i
romanzi
di
Balzac
,
costruiva
la
cupola
di
S
.
Pietro
e
disponeva
in
serie
genetica
gl
'
istrumenti
musicali
;
e
pian
piano
,
di
negazione
in
negazione
,
e
con
la
negazione
della
negazione
,
giunse
da
ultimo
alla
metafisica
dell
'
inconoscibile
,
che
,
ignaro
come
ei
fu
sempre
dello
Spencer
,
e
anzi
a
guisa
di
uno
Spencer
non
glorificato
,
chiamò
l
'
innominabile
.
Anch
'
io
da
giovane
vissi
in
quella
specie
di
palestra
,
e
non
me
ne
rincresce
;
vissi
per
anni
con
l
'
animo
diviso
fra
Hegel
e
Spinoza
:
di
quello
difesi
,
con
giovanile
ingenuità
,
la
dialettica
contro
lo
Zeller
che
iniziava
il
neokantismo
;
di
questo
sapevo
a
memoria
gli
scritti
,
e
ne
esposi
,
con
intendimento
di
innamorato
,
la
teoria
degli
affetti
e
delle
passioni
.
Ora
tutte
coteste
cose
mi
tornano
nella
memoria
come
lontanissima
preistoria
.
Avrò
subita
anch
'
io
la
mia
negazione
della
negazione
?
Voi
mi
spronate
a
scrivere
di
comunismo
:
ma
io
temo
sempre
di
far
di
cosa
di
nessun
valore
quanto
alle
forze
mie
,
e
di
poco
effetto
quanto
all
'
Italia
.
E
lui
a
rispondermi
...
;
ma
qui
faccio
punto
.
Mi
pare
sia
cosa
presso
che
incivile
il
riprodurre
senza
urgente
ragione
di
pubblico
interesse
,
le
lettere
private
,
specie
a
breve
tempo
dalla
morte
di
chi
le
scrisse
.
In
tutti
i
casi
,
anche
stralciando
da
tali
lettere
private
ciò
che
può
esservi
di
puramente
occasionale
,
e
serbandone
solo
ciò
che
è
di
dottrina
e
di
scienza
,
esse
fan
sempre
poca
fede
e
son
di
poco
peso
,
a
fronte
degli
scritti
meditatamente
destinati
alla
pubblicità
.
Col
crescere
dell
'
interesse
per
il
materialismo
storico
,
e
nel
difetto
di
una
letteratura
,
che
estesamente
e
partitamente
lo
illustri
,
s
'
è
dato
il
caso
che
Engels
,
negli
ultimi
anni
di
sua
vita
,
qual
professore
che
non
sieda
in
cattedra
,
fosse
interrogato
,
e
anzi
tormentato
di
continuo
con
infinite
domande
da
parte
di
molti
,
che
si
iscrivevano
spontanei
da
studenti
liberi
nella
vagante
ed
eslege
Università
del
socialismo
.
Di
qui
le
lettere
che
furon
pubblicate
,
e
quelle
altre
molte
,
che
son
rimaste
inedite
.
In
quelle
tre
lettere
,
che
il
Devenir
Social
riprodusse
recentemente
da
una
rivista
di
Berlino
e
da
un
giornale
di
Lipsia
,
apparisce
chiaro
come
fosse
in
lui
una
certa
temenza
,
che
il
marxismo
diventasse
troppo
presto
una
dottrina
a
buon
mercato
.
A
molti
dei
professanti
la
scienza
,
non
nella
vagante
Università
del
popolo
di
là
da
venire
,
ma
in
questa
che
realmente
esiste
nella
presente
società
ufficiale
,
capita
d
'
esser
messi
fra
l
'
uscio
e
il
muro
dagli
studenti
e
dagli
studiosi
,
perché
,
uno
pede
stantes
,
rispondano
ad
ogni
quesito
,
come
chi
avesse
stampata
nel
cervello
la
ragione
universale
delle
cose
.
I
più
vanitosi
fra
i
professori
,
per
non
ismentire
la
ieratica
sacramentalità
della
scienza
,
e
come
se
questa
consistesse
del
tutto
nella
materialità
del
conosciuto
,
e
non
principalmente
nella
virtuosità
e
correttezza
formale
dell
'
atto
del
sapere
,
rispondono
difilato
,
riuscendo
a
fare
assai
di
sovente
la
satira
di
se
stessi
,
da
imitatori
del
saporitissimo
Mefistofele
in
maschera
di
maestro
in
tutte
e
quattro
le
facoltà
.
Pochi
hanno
la
socratica
rassegnazione
di
rispondere
:
non
so
,
ma
so
di
non
sapere
,
e
so
che
si
potrà
sapere
,
ed
io
stesso
potrò
sapere
,
se
avrò
compiuti
gli
atti
di
sforzo
,
ossia
di
lavoro
,
che
occorre
per
sapere
,
-
e
se
mi
date
degli
anni
indefiniti
,
con
l
'
indefinita
attitudine
dell
'
applicazione
metodica
del
lavoro
,
io
potrò
indefinitamente
saper
quasi
tutto
.
Ed
ecco
in
che
cosa
consiste
quel
capovolgimento
pratico
della
teorica
della
conoscenza
,
che
è
insito
al
materialismo
storico
.
Ogni
atto
di
pensiero
è
uno
sforzo
;
cioè
un
lavoro
nuovo
.
A
compierlo
occorrono
innanzi
tutto
i
materiali
dell
'
esperienza
depurata
,
e
gl
'
istrumenti
metodici
,
resi
familiari
e
maneggevoli
dal
lungo
uso
.
Non
c
'
è
dubbio
,
che
il
lavoro
compiuto
,
ossia
il
pensiero
prodotto
,
agevoli
i
nuovi
sforzi
diretti
alla
produzione
di
novello
pensiero
;
in
prima
,
perché
i
prodotti
precedenti
rimangono
obiettivati
nei
mezzi
intuitivi
dello
scritto
e
delle
altre
arti
rappresentative
,
e
,
in
secondo
luogo
,
perché
l
'
energia
in
noi
internamente
accumulata
penetra
e
investe
il
nuovo
lavoro
,
qual
ritmo
del
procedimento
,
nella
qual
cosa
(
ossia
nel
ritmo
)
consiste
appunto
il
metodo
della
memoria
,
del
ragionamento
,
dell
'
espressione
,
della
comunicativa
,
e
così
via
.
Ma
macchine
pensanti
non
si
diventa
mai
!
Tutte
le
volte
che
ci
mettiamo
nuovamente
a
pensare
,
oltre
che
ci
necessitano
sempre
i
mezzi
e
gl
'
incentivi
esterni
ed
obiettivi
della
materia
empirica
,
ci
occorre
ancora
uno
sforzo
adeguato
per
passare
dagli
stati
più
elementari
della
vita
psichica
a
quello
stadio
superiore
derivato
e
complesso
,
che
è
il
pensiero
,
nel
quale
non
possiamo
mantenerci
,
se
non
per
atto
di
attenzione
volontaria
,
che
ha
intensità
e
durata
di
speciale
e
non
sorpassabile
misura
.
Cotesto
lavoro
,
che
a
noi
si
rivela
nella
nostra
diretta
ed
immediata
coscienza
,
qual
fatto
,
che
ci
concerna
solo
in
quanto
siamo
persone
singole
e
circoscritte
dalla
nostra
naturale
individuazione
,
non
si
avvera
in
ciascun
di
noi
,
se
non
in
quanto
noi
siamo
appunto
,
nell
'
ambiente
della
convivenza
,
esseri
socialmente
e
quindi
anche
storicamente
condizionati
.
I
mezzi
della
convivenza
sociale
,
che
sono
,
da
un
lato
le
condizioni
e
gl
'
istrumenti
,
e
dall
'
altro
i
prodotti
della
collaborazione
variamente
specificata
,
costituiscono
,
al
di
là
di
ciò
che
offre
a
noi
la
natura
propriamente
detta
,
la
materia
e
gl
'
incentivi
della
nostra
formazione
interiore
.
Di
qui
nascono
gli
abiti
secondarii
,
derivati
e
complessi
,
pei
quali
,
di
là
dai
termini
della
nostra
corporea
configurazione
,
sentiamo
il
nostro
proprio
io
come
la
parte
di
un
noi
,
il
che
vuol
dire
,
in
concreto
,
di
un
modo
di
vivere
,
di
un
costume
,
di
una
istituzione
,
di
uno
stato
,
di
una
chiesa
,
di
una
patria
,
di
una
tradizione
storica
,
e
così
via
.
In
coteste
correlazioni
di
consociazione
pratica
,
che
corrono
da
individuo
a
individuo
,
han
la
loro
radice
e
hanno
il
loro
fondamento
obiettivo
e
prosaico
tutte
quelle
varie
rappresentazioni
ideologiche
di
spirito
pubblico
,
di
psiche
sociale
,
di
coscienza
etnica
,
e
così
via
,
intorno
alle
quali
,
come
gente
che
pigli
per
enti
e
sostanze
i
rapporti
e
le
relazioni
,
speculano
,
da
metafisici
di
pessima
scuola
,
i
sociologisti
e
psicologisti
,
che
io
chiamerei
simbolisti
e
simboleggianti
.
In
questi
medesimi
rapporti
pratici
nascono
le
comuni
correnti
,
per
le
quali
il
pensiero
individuo
,
e
la
scienza
che
ne
deriva
,
son
vere
e
proprie
funzioni
sociali
.
E
così
siamo
daccapo
nella
filosofia
della
praxis
,
che
è
il
midollo
del
materialismo
storico
.
Questa
è
la
filosofia
immanente
alle
cose
su
cui
filosofeggia
.
Dalla
vita
al
pensiero
,
e
non
già
dal
pensiero
alla
vita
;
ecco
il
processo
realistico
.
Dal
lavoro
,
che
è
un
conoscere
operando
,
al
conoscere
come
astratta
teoria
:
e
non
da
questo
a
quello
.
Dai
bisogni
,
e
quindi
dai
varii
stati
interni
di
benessere
e
di
malessere
,
nascenti
dalla
soddisfazione
o
insoddisfazione
dei
bisogni
,
alla
creazione
mitico
-
poetica
delle
ascoste
forze
della
natura
:
e
non
viceversa
.
In
questi
pensieri
è
il
segreto
di
una
asserzione
di
Marx
,
che
è
stata
per
molti
un
rompicapo
,
che
egli
avesse
,
cioè
,
arrovesciata
(
)
la
dialettica
di
Hegel
:
il
che
vuol
dire
,
in
prosa
corrente
,
che
alla
semovenza
ritmica
d
'
un
pensiero
per
sé
stante
(
-
la
generatio
aequivoca
delle
idee
!
-
)
rimane
sostituita
la
semovenza
delle
cose
,
delle
quali
il
pensiero
è
da
ultimo
un
prodotto
.
In
fine
,
il
materialismo
storico
?
ossia
la
filosofia
della
praxis
,
in
quanto
investe
tutto
l
uomo
storico
e
sociale
,
come
mette
termine
ad
ogni
forma
d
'
idealismo
,
che
consideri
le
cose
empiricamente
esistenti
qual
riflesso
,
riproduzione
,
imitazione
,
esempio
,
conseguenza
o
come
altro
dicasi
,
d
'
un
pensiero
,
come
che
siasi
,
presupposto
,
così
è
la
fine
anche
del
materialismo
naturalistico
,
nel
senso
fino
a
pochi
anni
fa
tradizionale
della
parola
.
La
rivoluzione
intellettuale
,
che
ha
condotto
a
considerare
come
assolutamente
obiettivi
i
processi
della
storia
umana
,
è
coeva
e
rispondente
a
quell
'
altra
rivoluzione
intellettuale
,
che
è
riuscita
a
storicizzare
la
natura
fisica
.
Questa
non
è
più
,
per
alcun
uomo
pensante
,
un
fatto
,
che
non
fu
mai
in
fieri
,
un
avvenuto
che
non
è
mai
divenuto
,
un
eterno
stante
che
non
proceda
,
e
molto
meno
il
creato
d
'
una
volta
sola
,
che
non
sia
la
creazione
di
continuo
in
atto
.
V
.
Roma
,
24
maggio
'97
Ripigliando
al
punto
dov
'
ero
rimasto
l
'
altra
volta
,
mi
pare
voi
abbiate
pienamente
ragione
di
rimettere
in
campo
il
problema
della
filosofia
in
generale
.
Mi
riferisco
,
così
dicendo
,
non
solo
alla
vostra
Prefazione
,
che
io
vado
quasi
moltiplicando
di
effetto
in
questo
mio
prolungato
conversar
per
iscritto
,
ma
anche
ad
alcuni
vostri
articoli
nel
Devenir
Social
,
e
,
inoltre
,
a
parecchie
delle
lettere
private
,
che
avete
avuto
la
cortesia
d
indirizzarmi
.
Vi
dà
pensiero
,
in
fondo
,
che
il
materialismo
storico
possa
apparire
come
campato
in
aria
,
fino
a
che
abbia
di
contro
a
sé
delle
altre
filosofie
,
con
le
quali
non
armonizzi
,
e
fino
a
quando
non
si
trovi
modo
di
sviluppare
la
filosofia
,
che
gli
è
propria
,
come
quella
che
è
insita
ed
immanente
ai
suoi
assunti
e
alle
sue
premesse
.
Ho
capito
bene
?
Voi
accennate
esplicitamente
alla
psicologia
,
all
'
etica
,
e
alla
metafisica
.
Con
quest
'
ultimo
termine
intendete
di
significare
ciò
che
io
,
per
effetto
di
altri
abiti
dello
spirito
e
di
altre
maniere
di
trattazione
didattica
,
chiamerei
per
es
.
:
Dottrina
generale
,
o
della
Conoscenza
,
o
delle
Forme
fondamentali
del
pensiero
,
e
cosi
via
,
a
un
di
presso
,
o
per
eccesso
di
cautela
,
o
per
tema
di
non
incorrere
in
equivocazione
,
ed
anche
per
non
urtare
in
certi
pregiudizii
.
Passo
,
però
,
sopra
a
cotesti
accessorii
terminologici
;
tanto
perché
noi
,
in
fatto
di
scienza
,
non
siam
tenuti
a
starcene
al
significato
che
i
termini
hanno
nella
comune
esperienza
e
nella
comune
intuizione
(
quando
,
come
nella
vita
ordinaria
,
non
c
'
è
dato
di
chiamare
altrimenti
che
pane
il
pane
)
;
ma
quei
significati
fissiamo
noi
stessi
,
ponendo
e
sviluppando
i
concetti
,
che
vogliamo
compendiariamente
formulare
con
una
parola
di
convenzione
.
Si
starebbe
freschi
a
voler
dedurre
il
significato
ed
il
contenuto
per
es
.
della
chimica
dall
'
etimo
di
tal
parola
:
ci
troveremmo
di
faccia
all
'
Egitto
antichissimo
,
anzi
al
nome
che
significa
la
terra
gialliccia
dai
due
lati
delle
sponde
del
Nilo
e
fino
ai
monti
!
Vi
lascio
in
pace
in
compagnia
della
parola
metafisica
,
se
in
questa
v
'
accomoda
d
'
acquietarvi
.
Frivolezze
!
Se
un
estensore
di
catalogo
cacciasse
domani
nella
rubrica
dei
metà
physiká
i
Primi
principii
dell
'
oramai
indispensabile
Spencer
,
non
farebbe
nulla
di
più
e
nulla
di
meno
di
quel
che
fece
il
bibliotecario
ai
Pergamo
nell
'
appiccicare
cotale
etichetta
a
quei
vani
trattati
di
prima
filosofia
(
Aristotele
non
usa
altro
termine
a
denotarli
)
,
che
nessuna
cura
di
vecchi
commentatori
,
né
di
critici
moderni
,
è
riuscita
a
ridurre
mai
alla
trasparenza
e
conseguenza
di
libro
giunto
a
perfezione
.
Chi
sa
quanti
sarebbero
lieti
ora
di
scovrire
,
che
in
fin
delle
fini
il
vecchio
Stagirita
,
che
ha
ingombrato
di
sé
le
menti
degli
uomini
per
tanti
secoli
,
ed
è
stato
insegna
a
tante
battaglie
dello
spirito
,
non
fu
se
non
un
altro
Spencer
d
'
altri
tempi
,
che
,
magari
per
sola
colpa
dei
tempi
,
scrisse
in
greco
,
e
anche
maluccio
.
La
tradizione
non
dee
pesare
sopra
di
noi
come
un
incubo
,
come
un
impedimento
,
come
un
impaccio
,
come
oggetto
di
culto
e
di
stupida
reverenza
;
e
siamo
bene
intesi
di
ciò
:
-
ma
,
d
'
altra
parte
,
la
tradizione
è
ciò
che
ci
tiene
nella
storia
,
il
che
è
quanto
dire
,
che
è
ciò
che
ci
ricollega
alle
condizioni
faticosamente
acquisite
,
le
quali
agevolano
il
lavoro
nuovo
e
rendono
possibile
il
progresso
.
A
fare
altrimenti
si
è
bestie
;
perché
il
solo
lavorio
secolare
della
storia
differenzia
noi
dagli
animali
.
E
poi
,
inoltre
,
nessun
che
si
metta
a
studiare
,
sia
pur
nel
modo
più
concreto
,
empirico
,
particolare
,
minuto
e
circostanziato
,
un
qualunque
lato
della
realtà
,
può
rifiutarsi
mai
di
ammettere
,
che
a
un
certo
punto
si
è
come
assaliti
dal
bisogno
di
ripensare
alle
forme
generali
(
ossia
alle
categorie
)
,
che
son
ricorrenti
negli
atti
particolari
del
pensiero
(
unità
,
pluralità
,
totalità
,
condizione
,
fine
,
ragion
d
'
essere
,
causa
,
effetto
,
progressione
,
finito
,
infinito
e
così
via
)
.
Ora
,
per
poco
che
in
questa
nuova
curiosità
ci
soffermiamo
,
i
problemi
universali
della
conoscenza
ci
s
'
impongono
;
ossia
,
ci
appariscono
come
necessariamente
dati
:
-
e
in
questa
inevitabile
suggestione
ha
origine
e
sede
anche
ciò
che
voi
chiamate
metafisica
,
e
che
può
chiamarsi
altrimenti
.
Tutto
sta
a
sapere
come
cotesti
dati
vengano
poi
da
noi
maneggiati
.
La
nota
caratteristica
,
parlando
,
s
'
intende
,
molto
genericamente
,
del
pensiero
classico
(
dico
dei
greci
)
,
è
una
certa
ingenuità
nell
'
uso
e
nella
trattazione
di
tali
concetti
.
La
nota
caratteristica
della
filosofia
moderna
,
e
qui
di
nuovo
molto
per
le
generali
,
è
il
dubbio
metodico
,
e
quindi
il
criticismo
,
che
accompagna
,
a
guisa
di
sospettosa
cautela
,
l
'
uso
di
tali
forme
,
così
nell
'
intrinseco
,
come
nella
portata
estensiva
.
Ciò
che
decide
di
tale
passaggio
dalla
ingenuità
alla
critica
è
la
osservazione
metodica
(
scarsa
per
estensione
e
per
sussidii
negli
antichi
)
,
e
,
più
che
l
'
osservazione
,
l
'
esperimento
volontariamente
e
tecnicamente
condotto
(
che
mancò
quasi
del
tutto
agli
antichi
)
.
Sperimentando
,
noi
diventiamo
collaboratori
della
natura
;
-
noi
produciamo
ad
arte
ciò
che
la
natura
da
per
sé
produce
.
Esperimentando
ad
arte
,
le
cose
cessan
dall
'
esser
per
noi
dei
meri
obietti
rigidi
della
visione
perché
si
vanno
,
anzi
,
generando
sotto
la
nostra
guida
;
e
il
pensiero
cessa
dall
'
essere
un
presupposto
,
o
un
'
anticipazione
paradigmatica
delle
cose
,
anzi
diventa
concreto
,
perché
cresce
con
le
cose
,
a
intelligenza
delle
quali
viene
progressivamente
concrescendo
.
L
'
esperimento
ad
arte
e
metodico
finisce
da
ultimo
per
indurci
nella
persuasione
di
questa
verità
semplicissima
:
che
anche
prima
che
nascesse
la
scienza
,
e
in
tutti
gli
uomini
che
alla
scienza
non
arrivano
,
le
attività
interiori
,
compreso
l
'
uso
della
ovvia
riflessione
,
sono
come
un
venir
crescendo
,
per
la
sollecitazione
dei
bisogni
,
di
noi
in
noi
stessi
,
e
cioè
un
generarsi
di
nuove
condizioni
,
successivamente
elaborate
(
)
.
Anche
per
questo
rispetto
il
materialismo
storico
è
la
chiusa
di
un
lungo
sviluppo
.
Esso
giustifica
perfino
il
processo
storico
del
sapere
scientifico
facendo
questo
sapere
qualitativamente
consono
e
quantitativamente
proporzionale
alla
capacità
del
lavoro
;
cioè
facendolo
rispettivo
ai
bisogni
.
Torno
a
voi
,
e
vi
do
ragione
per
la
staffilata
che
aggiustate
all
'
agnosticismo
.
Esso
è
il
pendant
inglese
del
neokantismo
tedesco
:
con
un
notevole
divario
però
.
Questo
,
il
neokantismo
,
non
rappresenta
,
in
conclusione
,
se
non
una
corrente
accademica
,
che
ci
ha
dato
,
con
una
più
chiara
conoscenza
di
Kant
,
una
utile
letteratura
da
eruditi
;
mentre
quello
,
l
'
agnosticismo
,
per
la
sua
diffusione
popolare
,
è
un
fatto
sintomatico
della
presente
condizione
di
certe
classi
sociali
.
I
socialisti
avrebbero
tutte
le
ragioni
di
credere
,
che
quel
fatto
sintomatico
sia
uno
degli
indizi
della
decadenza
della
borghesia
.
Fa
,
certo
,
un
malinconico
contrasto
con
la
eroica
securtà
del
vero
,
che
assiste
il
pensiero
nei
prodromi
della
storia
moderna
(
Bruno
e
Spinoza
!
)
,
con
l
'
asseveranza
da
Convenzionali
,
che
fu
propria
dei
pensatori
del
secolo
passato
fino
a
venir
poi
giù
giù
alla
filosofia
classica
di
Germania
,
ed
anche
con
la
precisione
dei
metodi
esplorativi
,
i
quali
hanno
ai
tempi
nostri
allargato
di
tanto
il
dominio
del
pensiero
su
la
natura
.
Ha
l
'
aria
della
paurosa
rassegnazione
.
Manca
del
carattere
essenziale
ad
ogni
filosofia
,
secondo
Hegel
,
ossia
del
coraggio
della
verità
.
Un
qualcuno
di
quei
marxisti
,
che
inducono
così
senz
'
altro
,
a
bruciapelo
,
dalle
condizioni
economiche
ai
riflessi
ideologici
,
come
chi
issofatto
traducesse
i
segni
stenografici
,
potrebbe
quasi
dire
,
che
cotesto
Inconoscibile
,
tanto
celebrato
da
una
vasta
setta
di
quietisti
della
ragione
,
è
segno
già
che
lo
spirito
dell
'
epoca
borghese
non
è
più
atto
a
guardare
perspicuamente
nell
'
ordinamento
del
mondo
,
perché
il
capitalismo
,
dal
quale
esso
toglie
l
'
orientazione
,
è
già
in
se
fradicio
;
e
,
per
ciò
,
molti
,
nell
'
istintiva
coscienza
della
prossima
rovina
,
si
dànno
ad
una
specie
di
religione
dell
'
imbecillità
.
Simile
asserto
potrebbe
sembrare
per
fino
ingegnosamente
bello
,
pur
rimanendo
non
dimostrabile
:
sebbene
poi
rassomigli
a
molte
delle
sciocchezze
,
che
furon
dette
da
tanti
in
nome
dell
'
interpretazione
economica
della
storia
(
)
.
E
invece
,
io
dico
,
che
cotesto
agnosticismo
ci
rende
un
grande
servigio
.
Fermandosi
gli
agnosticisti
a
dire
e
a
ripetere
,
che
non
è
dato
di
conoscere
la
cosa
in
sé
,
l
'
intimissimo
della
natura
,
la
causa
ultima
e
il
fondo
dei
fenomeni
,
essi
per
un
'
altra
via
,
ossia
a
modo
loro
,
come
gente
,
cioè
,
che
rimpianga
l
'
impossibile
,
vengono
a
quello
stesso
resultato
al
quale
arriviamo
noi
,
non
con
rimpianto
ma
da
realisti
che
non
cercano
l
aiuto
della
immaginazione
,
e
cioè
:
che
non
si
può
pensare
se
non
su
quello
che
noi
possiamo
sperimentare
,
in
lato
senso
,
noi
stessi
.
Guardiamo
a
ciò
che
è
accaduto
nel
campo
della
psicologia
;
fu
fugata
,
da
un
canto
,
la
illusione
ideologica
,
che
i
fatti
psichici
si
spieghino
assumendone
a
sostanziale
subietto
un
ente
iperfisico
;
-
fu
bandita
,
dall
'
altro
canto
,
la
volgarità
,
più
materiale
che
materialistica
,
essere
il
pensiero
una
secrezione
del
cervello
;
-
fu
fissata
l
'
inerenza
dei
fatti
psichici
nello
specificato
organismo
,
in
quanto
l
'
organismo
stesso
è
un
processo
di
formazione
,
e
in
quanto
i
fatti
psichici
sono
la
interiorità
dell
'
attività
dei
nervi
,
ossia
questa
attività
in
quanto
è
coscienza
;
-
fu
respinta
la
grossolana
ipotesi
del
materialismo
semplicistico
,
che
cotesta
interiorità
,
la
quale
si
conserva
e
si
complica
,
per
il
solo
fatto
che
noi
ne
scovriamo
giorno
per
giorno
le
rispettive
condizioni
nei
centri
nervosi
,
in
quanto
è
interiorità
,
ossia
funzione
di
coscienza
,
possa
essere
estensivamente
osservata
;
-
ed
eccoci
arrivati
alla
scienza
psichica
,
che
è
impreciso
,
per
non
dire
erroneo
,
di
chiamare
psicologia
senza
l
'
anima
,
ma
bisogna
denominare
scienza
dei
prodotti
psichici
senza
il
mito
della
sostanza
spirituale
.
Quando
Engels
nell
'
Antidühring
usava
della
parola
metafisica
in
senso
peggiorativo
,
intendeva
appunto
di
riferirsi
a
quelle
maniere
di
pensare
,
ossia
di
concepire
,
di
inferire
,
di
esporre
,
che
son
l
'
opposto
della
considerazione
genetica
,
e
quindi
(
subordinatamente
)
dialettica
delle
cose
.
Tali
maniere
son
contrassegnate
da
questi
due
caratteri
:
in
prima
dal
fissare
,
come
per
sé
stanti
,
e
del
tutto
indipendenti
l
'
uno
dall
'
altro
,
quei
termini
del
pensiero
,
i
quali
in
verità
son
termini
solo
in
quanto
rappresentano
i
punti
di
correlazione
e
di
transizione
ai
un
processo
;
e
,
in
secondo
luogo
,
nel
considerare
quei
termini
stessi
del
pensiero
come
un
presupposto
,
un
'
anticipazione
,
o
anzi
un
tipo
od
un
prototipo
della
povera
e
parvente
realtà
empirica
.
Nel
primo
rispetto
,
per
es
.
,
causa
ed
effetto
,
mezzo
e
fine
,
ragion
d
'
essere
e
realtà
,
e
così
via
,
si
presentano
allo
spirito
soltanto
come
termini
distinti
,
e
quindi
diversi
,
e
alcune
volte
opposti
;
quasiché
si
desser
cose
,
che
siano
per
sé
esclusivamente
cause
ed
altre
che
siano
per
sé
esclusivamente
effetti
,
e
così
di
seguito
.
Nel
secondo
caso
pare
come
se
il
mondo
dell
'
esperienza
ci
si
andasse
disintegrando
e
scindendo
innanzi
agli
occhi
in
sostanza
ed
accidenti
,
in
cosa
in
sé
e
fenomeno
,
in
possibilità
e
in
ovvia
esistenza
.
Tutta
cotesta
critica
si
risolve
nell
'
esigenza
realistica
di
considerare
i
termini
del
pensiero
,
non
come
cose
ed
entità
fisse
,
ma
come
funzioni
;
perché
quei
termini
hanno
valore
,
solo
in
quanto
noi
abbiamo
qualcosa
da
pensare
attivamente
,
e
siamo
in
effettivo
atto
di
pensare
,
procedendo
.
Cotesta
critica
dcll
'
Engels
,
che
per
molti
rispetti
è
specificabile
e
precisabile
ancora
,
e
soprattutto
per
ciò
che
riguarda
la
origine
di
cotesto
pensare
metafisicamente
,
ripete
a
modo
suo
la
opposizione
hegeliana
fra
l
'
intendimento
,
che
fissa
gli
opposti
come
tali
,
e
la
ragione
,
che
gli
opposti
rimette
in
serie
di
processo
ascendente
-
(
la
divina
arte
di
conciliare
gli
opposti
,
direbbe
Bruno
-
omnis
determinatio
est
negatio
,
diceva
Spinoza
)
.
Cotesta
metafisica
,
sensu
deteriori
,
ha
alla
lontana
una
qualche
analogia
con
la
origine
dei
miti
.
S
'
inradica
nella
teologia
,
in
quanto
questa
è
diretta
a
rendere
plausibili
al
ragionamento
formale
i
dati
(
subiettivi
sì
,
ma
che
l
'
autoillusione
fa
parere
obiettivi
)
del
credere
.
Quanti
miracoli
non
ha
fatto
il
quasi
-
mito
dell
'
eterno
logos
?
Tale
metafisica
,
in
senso
diremo
oramai
dispregiativo
,
come
stadio
e
come
intoppo
di
un
pensiero
ancora
in
formazione
,
ricorre
in
ogni
ramo
del
sapere
.
Quanto
sforzo
non
è
costato
alla
riflessione
dottrinale
,
nel
campo
della
linguistica
,
l
'
andar
sostituendo
alla
illusione
paradigmatica
delle
forme
grammaticali
la
genesi
di
queste
:
genesi
che
va
psicologicamente
cercata
ed
accertata
nel
vario
atteggiarsi
del
parlare
,
che
è
un
fare
ed
un
produrre
,
e
non
un
semplice
factum
?
Così
fatta
metafisica
,
in
senso
d
'
ironia
,
esiste
ed
esisterà
forse
sempre
nei
derivati
verbali
e
fraseologici
dell
'
espressione
del
pensiero
;
perché
la
lingua
,
senza
della
quale
noi
non
potremmo
,
né
addivenire
alla
precisione
ai
quello
,
né
formularne
la
manifestazione
,
al
tempo
stesso
che
dice
,
altera
ciò
che
esprime
,
ed
ha
perciò
sempre
in
sé
il
germe
del
mito
.
Sprofondiamoci
pur
quanto
si
voglia
nella
teoria
più
generale
delle
vibrazioni
,
noi
diremo
sempre
:
la
luce
produce
questo
effetto
:
il
calore
opera
così
.
Si
ha
sempre
la
tentazione
,
o
per
lo
meno
si
corre
il
pericolo
,
di
sostantivare
un
processo
,
o
i
termini
di
esso
.
Le
relazioni
,
per
via
di
una
illusionale
proiezione
,
divengono
cose
,
e
queste
cose
escogitate
divengono
,
alla
volta
loro
,
soggetti
operanti
.
Se
facciamo
attenzione
,
a
questa
così
frequente
ricaduta
del
nostro
spirito
nell
'
esercizio
prescientifico
dei
mezzi
verbali
,
noi
ritroviamo
in
noi
stessi
i
dati
psicologici
del
modo
come
si
originarono
,
in
altre
circostanze
e
tempi
,
le
obiettivazioni
delle
forme
del
pensiero
stesso
in
enti
e
in
entità
,
come
è
il
caso
tipico
delle
idee
platoniche
:
e
lo
dico
tipico
perché
è
il
più
plastico
fra
tutti
.
Di
tale
metafisica
,
in
quanto
essa
è
la
immaturità
di
una
mente
non
ancora
scaltrita
dall
'
autocritica
,
e
non
rafforzata
dall
'
esperimento
,
è
piena
tutta
la
storia
;
che
appunto
per
ciò
,
come
per
tanti
altri
motivi
,
è
anche
superstizione
,
mitologia
,
religione
,
poesia
,
fanatismo
delle
parole
,
e
culto
delle
vuote
forme
.
Lascia
,
cotale
metafisica
,
le
sue
tracce
anche
in
ciò
che
ai
tempi
nostri
chiamiamo
orgogliosamente
scienza
.
Non
aduggia
essa
forse
il
campo
della
economia
politica
?
Quel
danaro
,
che
,
da
semplice
mezzo
di
scambio
qual
è
in
prima
,
si
fa
capitale
,
solo
in
quanto
è
in
funzione
col
lavoro
produttivo
,
non
diventa
forse
,
nella
fantasia
degli
economisti
,
capitale
ab
origine
,
che
per
un
diritto
innato
getti
interesse
?
Ecco
il
gran
significato
di
quel
capitolo
di
Marx
,
dove
si
parla
del
capitale
come
di
feticcio
(
)
Di
questi
feticci
è
piena
la
scienza
economica
.
La
qualità
di
merce
,
che
è
propria
del
prodotto
del
lavoro
umano
,
solo
in
un
certo
rispetto
storico
,
-
e
,
ossia
,
in
quanto
gli
uomini
vivono
in
un
certo
dato
sistema
di
correlazione
sociale
,
-
diventa
una
qualità
intrinseca
ab
aeterno
al
prodotto
stesso
.
Il
salario
,
che
non
è
concepibile
,
se
a
determinati
uomini
non
è
imposta
la
necessità
di
darsi
a
mercede
ad
altri
uomini
,
diventa
una
categoria
assoluta
,
cioè
un
elemento
d
'
ogni
guadagno
;
e
perfino
l
'
intraprenditore
capitalista
si
adorna
del
titolo
di
un
che
ritragga
da
se
stesso
un
più
alto
salario
!
E
poi
la
rendita
della
terra
:
-
della
terra
,
dico
!
Non
ci
sarebbe
da
venirne
mai
alla
fine
,
se
si
volesse
enumerarle
tutte
coteste
trasformazioni
metaforiche
dei
rapporti
relativi
in
eterni
attributi
degli
uomini
o
delle
cose
.
Ma
che
non
è
diventata
la
lotta
per
l
'
esistenza
nel
volgare
darwinismo
?
-
un
imperativo
,
un
comando
,
un
fato
,
un
tiranno
;
e
addio
le
empiriche
circostanze
del
topo
e
della
gatta
,
della
nottola
e
dell
'
insetto
,
della
erbaccia
e
del
trifoglio
.
L
'
evoluzione
,
ossia
l
'
espressione
compendiaria
d
'
infiniti
processi
,
che
dan
luogo
a
tanti
problemi
circostanziati
e
non
ad
un
singolo
teorema
,
non
si
trasforma
spesso
,
fantasticamente
,
nella
Evoluzione
?
Per
fino
nelle
volgarizzazioni
della
sociologia
marxista
,
le
condizioni
,
i
rapporti
,
le
correlatività
di
coesistenza
economica
acquistano
-
forse
il
più
delle
volte
per
insufficienza
stilistica
degli
espositori
-
un
certo
che
di
fantasticamente
soprastante
a
noi
;
come
se
nel
problema
ci
fossero
altri
dati
da
questi
in
fuori
:
persone
e
persone
,
cioè
inquilini
e
padroni
di
casa
,
proprietarii
e
fittaioli
,
capitalisti
e
salariati
,
signori
e
servitori
,
sfruttati
e
sfruttatori
,
cioè
,
in
una
parola
,
uomini
ed
uomini
,
che
,
in
precise
condizioni
di
tempo
e
di
luogo
,
trovansi
in
varia
dipendenza
fra
loro
,
per
l
'
uso
così
e
così
distribuito
e
collegato
dei
mezzi
necessarii
all
'
esistenza
.
La
indubbia
ricorrenza
del
vizio
metafisico
,
che
alcune
volte
a
dirittura
confina
con
la
mitologia
,
ci
dee
rendere
indulgenti
verso
le
cause
e
condizioni
,
o
direttamente
psichiche
o
più
generalmente
sociali
,
che
per
tanto
tempo
ritardarono
in
passato
l
'
apparizione
del
pensiero
critico
,
coscientemente
sperimentale
e
cautamente
antiverbalistico
.
Né
vale
di
ricorrere
alle
tre
epoche
del
Comte
.
È
questione
,
sì
,
di
quantitativo
predominio
della
forma
teologica
o
metafisica
nelle
diverse
epoche
della
storia
,
ma
non
di
esclusività
qualitativa
,
a
fronte
della
così
detta
epoca
scientifica
.
Gli
uomini
non
furon
mai
esclusivamente
teologisti
o
metafisici
,
come
non
saranno
mai
esclusivamente
scientifici
.
Il
più
umile
selvaggio
che
paventa
i
feticci
,
sa
che
il
fiume
in
discesa
gli
costa
minor
fatica
,
che
non
il
fiume
su
cui
nuoti
contro
corrente
,
e
nel
suo
elementarissimo
esercizio
del
lavoro
ha
in
sé
un
embrione
di
esperienza
e
di
scienza
.
Ai
giorni
nostri
ci
sono
,
viceversa
,
degli
scienziati
con
la
mente
ingombra
di
mitologia
.
La
metafisica
,
nel
senso
di
ciò
che
sarebbe
il
contrario
della
correttezza
scientifica
,
non
è
già
un
fatto
precisamente
così
preistorico
,
da
stare
alla
pari
col
tatuaggio
e
con
l
'
antropofagia
!
Non
è
,
spero
,
chi
voglia
mettere
esclusivamente
sul
conto
attivo
del
materialismo
storico
la
vittoria
definitiva
su
la
metafisica
,
nella
significazione
usata
qui
innanzi
,
secondo
Engels
.
Esso
è
,
anzi
,
un
caso
particolare
,
per
rispetto
allo
sviluppo
del
pensiero
antimetafisico
.
Non
sarebbe
stato
veramente
possibile
,
se
l
'
intelletto
critico
non
si
fosse
formato
già
per
l
innanzi
.
Qui
c
'
è
da
fare
i
conti
con
tutta
la
storia
della
scienza
moderna
.
Quando
il
Don
Ferrante
dei
Promessi
Sposi
(
siamo
,
s
'
intende
bene
,
al
secolo
XVII
)
che
fu
,
se
Leone
XIII
non
vorrà
per
invidia
di
mestiere
aversene
a
male
,
l
ultimo
scolastico
veramente
convinto
,
moriva
di
peste
,
negando
la
peste
,
attesoché
quella
non
rientrasse
nelle
dieci
categorie
di
Aristotele
,
lo
scolasticismo
avea
ricevuto
già
i
primi
,
e
fieri
,
e
decisivi
colpi
.
E
da
allora
in
qua
è
tutta
una
storia
di
conquiste
positive
del
pensiero
,
che
hanno
,
o
assorbita
,
o
eliminata
,
o
altrimenti
ridotta
e
combinata
quella
materia
del
conoscere
,
che
innanzi
formava
la
filosofia
per
sé
stante
,
e
quindi
soprastante
alla
scienza
.
In
cotesto
cammino
del
pensiero
scientifico
,
noi
c
'
incontriamo
,
per
es
.
,
nella
psicologia
empirica
,
nella
linguistica
,
nel
Darwinismo
,
nella
storia
delle
istituzioni
e
nel
criticismo
propriamente
detto
.
Direi
anche
nel
positivismo
,
se
non
temessi
d
'
ingenerare
equivoco
.
Difatti
il
positivismo
,
guardato
così
in
genere
e
per
sommi
capi
,
è
una
delle
tante
forme
in
cui
lo
spirito
s
'
è
andato
avvicinando
al
concetto
di
una
filosofia
,
che
non
anticipi
su
le
cose
,
ma
sia
a
queste
immanente
.
Non
è
quindi
da
maravigliare
,
se
,
per
la
generica
similarità
che
riavvicina
il
materialismo
storico
a
tanti
altri
prodotti
dello
spirito
e
del
sapere
contemporaneo
,
molti
di
quelli
che
trattano
la
scienza
alla
maniera
dei
letterati
e
dei
leggitori
di
riviste
,
ingannati
dalle
impressioni
,
e
seguendo
gl
'
impulsi
della
erudita
curiosità
,
han
creduto
di
poter
completare
Marx
,
o
con
questa
,
o
con
quell
'
altra
cosa
.
Di
coteste
storpiature
ne
avremo
per
un
pezzo
.
Induce
soprattutto
in
cotesto
errore
l
'
abito
,
comune
a
quasi
tutta
la
scienza
del
nostro
tempo
,
della
considerazione
evolutiva
o
genetica
:
cosicché
agli
inesperti
e
superficiali
pare
che
da
chiunque
si
parli
di
evoluzione
si
dica
lo
stesso
.
Voi
molto
giustamente
portate
la
vostra
attenzione
su
i
caratteri
differenziali
e
differenziati
del
materialismo
storico
-
i
quali
,
aggiungo
io
,
son
proprii
di
una
scienza
da
comunisti
dialetticamente
rivoluzionarii
-
e
non
vi
proponete
il
quesito
se
il
signor
Marx
possa
andare
a
braccetto
del
tale
o
tale
altro
filosofo
,
ma
vi
chiedete
,
invece
,
quale
filosofia
sia
a
questa
dottrina
necessariamente
e
obiettivamente
implicita
.
Gli
è
per
questa
ragione
che
io
vi
ho
lasciato
e
vi
lascio
anche
l
'
uso
della
parola
metafisica
,
nel
senso
non
dispregiativo
.
In
fondo
al
marxismo
ci
son
dei
problemi
generali
;
e
questi
si
aggirano
,
per
un
verso
su
i
limiti
e
su
le
forme
del
conoscere
,
e
,
per
un
'
altra
parte
,
su
le
attinenze
del
mondo
umano
col
resto
del
conoscibile
e
del
conosciuto
.
Non
è
ciò
che
intendete
voi
di
dire
?
Tanto
è
,
che
io
appunto
alle
questioni
più
generali
rivolsi
l
'
attenzione
mia
nel
secondo
dei
miei
saggi
;
ma
con
un
modo
di
trattazione
che
dissimula
l
'
intento
.
Chi
consideri
il
materialismo
storico
nel
suo
insieme
,
può
trovarvi
argomento
a
tre
ordini
di
studii
.
Il
primo
risponde
al
bisogno
pratico
proprio
ai
partiti
socialistici
,
di
andare
acquistando
una
adeguata
conoscenza
della
specificata
condizione
del
proletariato
in
ogni
paese
,
e
di
commisurare
,
congruamente
alle
cause
,
alle
promesse
ed
ai
pericoli
della
complicazione
politica
,
l
'
azione
del
socialismo
.
Il
secondo
può
menare
,
e
menerà
di
certo
,
a
rinnovare
gl
'
indirizzi
della
storiografia
,
in
quanto
abiliti
a
ricondurne
l
'
arte
sul
terreno
delle
lotte
di
classe
e
della
combinatoria
sociale
,
che
da
quelle
risulta
,
data
la
relativa
struttura
economica
,
che
ogni
storico
deve
d
'
ora
innanzi
conoscere
ed
intendere
.
Il
terzo
consiste
nella
trattazione
dei
principii
direttivi
,
a
comprendere
e
svolgere
i
quali
occorre
di
necessità
la
generale
orientazione
da
voi
invocata
.
Ora
,
pare
a
me
-
e
ho
dato
di
ciò
la
prova
,
scrivendo
-
che
quando
non
si
cada
nell
'
antiquato
errore
di
credere
,
che
le
idee
stiano
come
degli
esemplari
al
di
sopra
delle
cose
,
ammessa
la
inevitabile
division
del
lavoro
,
il
darsi
alla
considerazione
dei
principii
generali
,
presi
per
sé
,
non
implichi
per
forza
,
lo
scolasticismo
formale
,
ossia
la
ignoranza
delle
cose
dalle
quali
quei
principii
vengono
astratti
.
Certo
che
quei
tre
ordini
di
studii
e
di
considerazioni
faceano
uno
nella
mente
di
Marx
,
e
,
oltre
che
nella
mente
,
fecero
uno
nell
'
opera
sua
.
La
sua
politica
fu
come
la
pratica
del
suo
materialismo
storico
,
e
la
sua
filosofia
fu
come
inerente
a
quella
sua
critica
dell
'
economia
,
la
quale
fu
il
suo
modo
di
trattare
la
storia
.
Ma
,
lasciando
stare
che
cotesta
universalità
di
comprensione
è
la
nota
specifica
del
genio
che
inizii
un
nuovo
indirizzo
mentale
,
il
fatto
è
che
Marx
stesso
in
un
solo
caso
portò
a
compimento
la
integrazione
della
sua
dottrina
,
ed
è
nel
Capitale
.
La
perfetta
immedesimazione
della
filosofia
,
ossia
del
pensiero
criticamente
consapevole
,
con
la
materia
del
saputo
,
ossia
la
completa
eliminazione
del
divario
tradizionale
tra
scienza
e
filosofia
,
è
una
tendenza
del
nostro
tempo
:
tendenza
,
che
il
più
delle
volte
rimane
però
un
semplice
desideratum
.
Cotesta
tendenza
vorrebbero
alcuni
significare
,
appunto
quando
dicono
superata
la
metafisica
(
in
ogni
senso
)
;
mentre
altri
,
che
son
più
esatti
,
suppongono
che
la
scienza
giunta
a
perfezione
sia
già
la
filosofia
riassorbita
.
La
medesima
tendenza
giustifica
quella
dicitura
di
filosofia
scientifica
,
che
altrimenti
sarebbe
d
'
un
risibile
barocchismo
.
Se
cotesta
espressione
può
mai
aver
un
riscontro
pratico
di
evidenza
probativa
,
gli
è
proprio
nel
materialismo
storico
,
come
fu
nella
mente
e
negli
scritti
di
Marx
.
Ivi
la
filosofia
è
tanto
nella
cosa
stessa
,
e
in
essa
e
con
essa
rifusa
,
che
il
lettore
di
quegli
scritti
ne
prova
l
'
effetto
,
come
se
il
filosofare
non
sia
se
non
la
funzione
stessa
del
procedere
scientificamente
.
Devo
io
qui
stare
a
fare
delle
confessioni
;
o
mi
tocca
solo
di
limitarmi
a
discorrer
con
voi
obiettivamente
,
su
quei
punti
che
possono
riavvicinarci
negli
intenti
?
Se
io
dovessi
fermarmi
alle
espressioni
aforistiche
,
che
son
proprie
della
confessione
,
io
direi
così
:
-
a
)
l
'
ideale
del
sapere
deve
esser
questo
,
che
in
esso
cessi
la
opposizione
fra
scienza
e
filosofia
;
-
b
)
ma
,
come
la
scienza
(
empirica
)
è
in
continuo
divenire
,
e
si
moltiplica
così
nella
materia
come
nei
gradi
,
differenziando
in
pari
tempo
gl
'
ingegni
che
i
singoli
rami
ne
coltivano
,
e
d
'
altra
parte
s
'
è
accumulata
e
s
'
accumula
di
continuo
sotto
al
nome
di
filosofia
la
somma
delle
cognizioni
metodiche
e
formali
;
-
c
)
così
la
opposizione
tra
scienza
e
filosofia
si
mantiene
e
si
manterrà
,
come
termine
e
momento
sempre
provvisorio
,
per
indicare
appunto
,
che
la
scienza
è
di
continuo
in
sul
divenire
,
e
che
in
cotesto
divenire
entra
per
non
poca
parte
l
'
autocritica
.
Basta
guardare
a
Darwin
per
intendere
quanto
occorra
di
proceder
cauti
nell
'
affermare
,
che
la
scienza
dell
'
ora
presente
sia
per
se
stessa
la
fine
della
filosofia
.
Darwin
ha
di
certo
rivoluzionato
il
campo
delle
scienze
dell
'
organismo
,
e
con
esse
l
'
intera
concezione
della
natura
.
Ma
in
Darwin
stesso
non
fu
la
coscienza
completa
della
portata
delle
sue
scoverte
:
egli
non
fu
il
filosofo
della
sua
scienza
.
Il
darwinismo
,
come
nuova
visione
della
vita
,
e
quindi
della
natura
,
e
di
qua
dalla
persona
e
dagl
'
intenti
dello
stesso
Darwin
.
Viceversa
alcuni
volgarizzatori
del
marxismo
hanno
spogliato
questa
dottrina
della
filosofia
che
le
è
immanente
,
per
ridurla
ad
un
semplice
aperçu
del
variare
delle
condizioni
storiche
per
il
variare
delle
condizioni
economiche
.
Osservazioni
così
semplici
bastano
per
persuaderci
,
che
se
noi
possiamo
affermare
,
che
la
scienza
arrivata
a
perfezione
è
già
la
filosofia
,
ossia
che
questa
non
significhi
se
non
l
'
ultimo
grado
della
elaborazione
dei
concetti
(
Herbart
)
,
noi
non
dobbiamo
,
con
l
'
enunciazione
di
tale
postulato
,
autorizzar
nessuno
a
parlare
con
dispregio
di
ciò
che
in
senso
differenziato
chiamasi
la
filosofia
,
come
non
dobbiamo
dare
a
credere
a
tutti
gli
scienziati
,
che
,
a
qualunque
grado
dello
sviluppo
mentale
si
arrestino
,
essi
sian
di
già
i
trionfatori
o
gli
eredi
di
quella
bagattella
che
fu
la
filosofia
.
E
voi
,
perciò
,
non
avete
posta
una
questione
che
possa
dirsi
oziosa
,
mentre
chiedete
,
a
un
di
presso
:
-
con
quale
animo
il
cultore
del
materialismo
storico
guarderà
la
rimanente
filosofia
?
VI
.
Roma
,
28
maggio
'97
Nella
biografia
scientifica
dei
due
nostri
grandi
autori
c
è
una
lacuna
.
Nel
1847
una
loro
opera
viaggiava
per
la
stamperia
;
ma
rimase
poi
inedita
per
ragioni
accidentali
(
)
.
In
quel
libro
,
che
è
rimasto
un
semplice
manoscritto
,
e
che
,
per
quanto
io
sappia
,
non
fu
visto
dappoi
da
nessun
altro
dagli
autori
in
fuori
(
)
,
essi
,
come
se
facessero
un
esame
di
coscienza
,
fissarono
la
loro
veduta
nel
campo
filosofico
,
a
raffronto
delle
altre
correnti
contemporanee
.
Che
cotesto
esame
fosse
fatto
in
relazione
principalmente
ai
derivati
dell
'
hegelismo
,
e
al
contraccolpo
materialistico
di
esso
nella
dottrina
di
Feuerbach
,
non
v
'
è
dubbio
alcuno
.
Oltre
alle
ragioni
generali
del
movimento
filosofico
del
tempo
,
stanno
in
favore
di
questa
opinione
i
brani
di
articoli
di
giornali
e
di
riviste
,
che
,
come
reliquie
del
Marx
polemista
d
'
allora
,
furon
di
recente
pubblicati
dallo
Struve
nella
Nene
Zeit
.
Ma
quale
era
la
complessiva
posizione
mentale
dei
due
scrittori
?
quale
era
il
loro
orizzonte
bibliografico
?
quale
atteggiamento
assumevano
verso
gli
altri
fermenti
della
scienza
,
che
son
poi
fioriti
in
tante
rivoluzioni
,
così
nel
campo
della
filosofia
naturale
,
come
in
quello
della
filosofia
storica
,
e
quale
notizia
vi
aveano
essi
?
A
tutte
coteste
domande
non
è
dato
di
rispondere
adeguatamente
.
Si
capisce
,
del
resto
,
che
,
se
a
nessuno
può
rincrescere
d
'
aver
pubblicato
da
giovane
degli
scritti
,
che
da
vecchio
non
scriverebbe
a
quel
modo
,
il
non
averli
pubblicati
a
suo
tempo
è
grave
impedimento
agli
autori
stessi
per
tornarci
su
;
cosicché
Engels
diceva
,
che
quell
'
opera
avesse
in
fondo
prodotto
tutto
l
'
effetto
suo
:
fissare
,
cioè
,
l
'
orientazione
di
quelli
che
la
scrissero
.
E
poi
dopo
di
quel
tempo
,
presa
che
ebbero
la
loro
via
,
i
due
autori
non
scrissero
più
di
filosofia
nel
senso
differenziato
della
parola
(
)
.
Non
solo
le
loro
occupazioni
di
agitatori
pratici
,
di
pubblicisti
,
e
d
'
intesi
a
seguire
il
movimento
proletario
,
influendo
sopra
di
esso
,
ma
la
stessa
vocazione
mentale
loro
li
distoglieva
dal
mestiere
di
filosofi
en
titre
.
Sarebbe
per
ciò
cosa
vana
l
'
andar
passo
passo
ricercando
che
opinione
si
facessero
essi
,
nei
loro
studii
e
letture
,
dei
nuovi
portati
della
scienza
,
in
quanto
questi
venivano
o
non
venivano
a
recar
sussidio
al
nuovo
indirizzo
di
filosofia
storica
da
loro
escogitato
.
Certo
che
nella
psicologia
,
come
s
'
è
da
ultimo
svolta
,
nell
'
acuito
criticismo
nel
campo
della
filosofia
professionale
,
nella
scuola
dell
'
economia
storica
,
nel
darwinismo
,
così
nel
senso
specifico
come
nel
senso
lato
,
nella
cresciuta
tendenza
alla
storicità
nel
considerare
i
fenomeni
naturali
,
nelle
scoverte
della
preistoria
delle
istituzioni
,
e
nella
inclinazione
sempre
più
forte
verso
la
filosofia
della
scienza
,
ci
è
dato
di
riconoscere
come
dei
sussidii
e
come
dei
casi
analogici
al
prodursi
del
materialismo
storico
.
Ma
sarebbe
cosa
ridicola
il
voler
misurare
alla
stregua
di
ciò
che
è
debito
d
'
un
redattore
d
'
una
Rivista
critica
"
,
che
è
la
bibliografia
all
'
opera
,
o
del
professore
che
sciorina
agli
scolari
le
impressioni
successive
delle
sue
lettere
,
il
lavoro
di
assimilazione
della
scienza
contemporanea
,
che
potean
fare
,
o
effettivamente
fecero
,
quei
due
pensatori
,
i
quali
disponevano
d
'
un
così
specifico
e
specificato
angolo
visuale
,
e
aveano
nel
materialismo
storico
un
individuato
istrumento
di
ricerca
e
di
riduzione
.
E
in
ciò
consiste
,
del
resto
,
ciò
che
chiamiamo
la
originalità
;
e
fuori
di
tali
confini
questa
parola
significherebbe
l
'
assurdo
.
Non
scrivendo
più
di
filosofia
,
nel
senso
professionalmente
differenziato
e
differenziale
,
finiron
per
essere
i
più
perfetti
esemplari
di
quella
filosofia
scientifica
,
che
per
molti
è
un
semplice
pio
desiderio
,
per
altri
è
un
mezzo
di
spiattellare
in
nuova
dicitura
fraseologica
le
ovvie
cognizioni
della
scienza
empirica
,
alcune
volte
è
una
forma
generica
di
razionalismo
,
e
al
postutto
non
è
possibile
,
se
non
a
chi
entri
nei
particolari
della
realtà
con
la
penetrazione
che
è
propria
di
un
metodo
genetico
inerente
alle
cose
.
Engels
da
ultimo
scriveva
:
Dal
momento
che
per
ogni
scienza
diventa
una
necessità
il
venire
in
chiaro
su
la
sua
propria
posizione
nell
'
insieme
delle
cose
e
della
conoscenza
delle
cose
,
la
scienza
speciale
dell
'
insieme
diventa
superflua
.
Ciò
che
della
filosofia
,
svoltasi
fino
ad
ora
,
rimane
tuttora
come
per
sé
stante
,
gli
è
la
dottrina
del
pensiero
e
delle
sue
leggi
-
la
logica
formale
e
la
dialettica
.
Tutto
il
resto
si
risolve
nella
scienza
positiva
della
natura
e
della
storia
(
)
.
Agli
eruditi
,
ai
ricercatori
di
tèmi
per
dissertazione
,
ai
dottori
novellini
,
tutto
è
possibile
.
Come
han
messo
assieme
l
'
etica
di
Erodoto
,
la
psicologia
di
Pindaro
,
la
geologia
di
Dante
,
l
'
entomologia
di
Shakespeare
e
la
pedagogica
di
Schopenhauer
,
così
a
fortiori
,
e
a
più
giusto
titolo
,
potrebbero
scrivere
della
logica
del
Capitale
,
anzi
costruire
un
insieme
della
filosofia
di
Marx
,
tutta
specificata
e
spartita
secondo
le
sacramentali
rubriche
della
scienza
professionale
.
Question
di
gusti
!
-
io
che
,
per
esempio
,
preferisco
l
'
ingenuità
di
Erodoto
e
la
poderosità
di
Pindaro
alla
erudizione
che
ne
stemperi
gli
unitarii
prodotti
in
amminicoli
di
postuma
analisi
,
lascio
volentieri
al
Capitale
la
integralità
sua
,
a
produrre
la
quale
concorrono
organicamente
tutte
le
nozioni
e
conoscenze
,
che
allo
stato
differenziato
han
nome
di
logica
,
di
psicologia
,
di
sociologia
,
di
diritto
e
di
storia
nel
senso
ovvio
;
-
e
ci
concorre
anche
quella
singolare
flessibilità
e
flessuosità
del
pensiero
,
che
è
la
estetica
della
dialettica
.
Rimane
per
ciò
quel
libro
,
e
rimarrà
sempre
,
analizzabile
sì
nei
particolari
,
ma
inafferrabile
nell
'
insieme
,
per
gli
empiristi
puri
,
per
gli
scolasticisti
dalle
definizioni
nette
e
non
convertibili
nel
flusso
del
pensiero
,
per
gli
utopisti
d
'
ogni
maniera
,
e
soprattutto
per
gli
utopisti
del
liberismo
e
pei
libertarii
,
che
sono
,
dal
più
al
meno
,
anarchisti
senza
saperlo
.
Immergersi
nel
concreto
delle
correlatività
sociali
e
storiche
gli
è
cosa
per
molti
intelletti
di
una
difficoltà
quasi
insuperabile
.
Invece
di
pigliare
l
insieme
sociale
,
come
un
dato
in
cui
geneticamente
si
svolgono
delle
leggi
,
le
quali
sono
relazioni
di
movimento
,
molti
han
bisogno
di
rappresentarsi
delle
cose
fisse
,
per
es
.
,
l
'
egoismo
di
qua
,
l
'
altruismo
di
là
,
e
così
via
.
Il
caso
caratteristico
è
quello
dei
moderni
edonisti
.
Non
si
arrestano
alla
compagine
sociale
,
come
al
dato
specifico
della
dottrina
economica
,
ma
risalgono
ai
giudizi
di
valutazione
,
come
alla
premessa
(
logico
-
psicologica
)
della
Economica
.
In
questi
giudizii
trovano
una
scala
,
e
studiano
(
per
la
più
parte
in
forma
tipica
ed
ipotetica
)
i
gradi
di
essa
;
come
chi
studiasse
nell
'
estetica
formale
i
soli
gradi
del
compiacimento
.
Di
fronte
a
tali
valutazioni
(
o
gradi
dell
'
apprezzamento
del
bisogno
)
stanno
le
cose
,
che
sono
i
beni
;
e
queste
cose
vengono
esaminate
nella
loro
relazione
con
gli
apprezzamenti
,
tenuto
conto
della
loro
quantità
disponibile
ed
acquisibile
,
il
che
determina
per
esse
la
qualità
di
valori
,
il
limite
dei
valori
ed
il
valore
-
limite
.
Costituita
così
la
posizione
astratta
e
generica
della
economicità
,
indifferentemente
,
così
per
le
cose
di
cui
la
natura
ci
è
prodiga
,
come
per
quelle
che
costano
agli
uomini
il
sudore
della
fronte
(
e
l
'
ingrato
lavoro
della
storia
)
,
la
povera
economia
ovvia
e
comune
,
ossia
la
economia
della
convivenza
che
ci
è
familiare
,
e
su
la
quale
si
sono
travagliati
i
teoretici
di
scuola
classica
,
e
i
critici
del
socialismo
,
diventa
come
un
caso
particolare
di
un
'
algebra
universalissima
.
Il
lavoro
,
che
per
noi
è
il
nerbo
stesso
del
vivere
umano
,
ossia
l
'
uomo
stesso
che
si
svolge
,
diventa
in
cotesta
veduta
,
o
lo
sforzo
per
evitare
una
pena
,
o
la
minor
pena
.
In
cotesta
astratta
atomistica
delle
conazioni
,
degli
apprezzamenti
e
delle
quantità
di
beni
,
non
si
sa
più
che
cosa
sia
la
storia
,
e
il
progresso
si
risolve
in
una
mera
parvenza
.
Se
mai
occorresse
di
formulare
,
non
sarebbe
fuori
di
luogo
il
dire
,
che
la
filosofia
implicita
al
materialismo
storico
è
la
tendenza
al
monismo
;
-
e
uso
la
parola
tendenza
,
accentuandola
.
Dico
tendenza
,
e
aggiungo
tendenza
critico
-
formale
.
Non
si
tratta
già
,
insomma
,
di
tornare
alla
intuizione
teosofica
o
metafisica
della
totalità
del
mondo
,
come
se
noi
,
per
atto
di
cognizione
trascendente
,
giungessimo
issofatto
alla
visione
della
sostanza
a
tutti
i
fenomeni
e
processi
sottostante
.
La
parola
tendenza
esprime
precisamente
l
'
adagiarsi
della
mente
nella
persuasione
,
che
tutto
è
pensabile
come
genesi
,
che
il
pensabile
,
anzi
,
non
è
che
genesi
,
e
che
la
genesi
ha
i
caratteri
approssimativi
della
continuità
.
Ciò
che
differenzia
cotesto
senso
della
genesi
dalle
vaghe
intuizioni
trascendentali
(
per
es
.
,
Schelling
)
è
il
discernimento
critico
,
e
quindi
il
bisogno
di
specificare
la
ricerca
:
ossia
il
riavvicinamento
all
'
empirismo
per
ciò
che
concerne
il
contenuto
del
processo
,
e
la
rinuncia
alla
pretesa
di
recarsi
in
mano
lo
schema
universale
di
tutte
le
cose
.
I
volgari
evoluzionisti
fanno
così
:
afferrata
la
nozione
astratta
del
divenire
(
evoluzione
)
,
ci
caccian
dentro
ogni
cosa
,
dal
concretarsi
della
nebulosa
alla
fatuità
loro
.
Così
facevano
i
ripetitori
di
Hegel
,
col
ritmo
soprastante
e
perpetuo
,
della
tesi
,
antitesi
e
sintesi
.
Ragione
precipua
dell
'
accorgimento
critico
,
col
quale
il
materialismo
storico
corregge
il
monismo
,
è
questa
:
che
esso
parte
dalla
praxis
,
cioè
dallo
sviluppo
della
operosità
,
e
come
è
la
teoria
dell
'
uomo
che
lavora
,
così
considera
la
scienza
stessa
come
un
lavoro
.
Porta
infine
a
compimento
il
senso
implicito
alle
scienze
empiriche
;
che
noi
,
cioè
,
con
l
'
esperimento
ci
riavviciniamo
al
fare
delle
cose
,
e
raggiungiamo
la
persuasione
,
che
le
cose
stesse
sono
un
fare
,
ossia
un
prodursi
.
Il
brano
dell
'
Engels
citato
più
innanzi
potrebbe
,
però
,
dar
luogo
a
delle
curiose
illazioni
;
come
chi
si
pigliasse
tutta
la
mano
,
quando
altri
gli
ha
offerto
il
dito
.
Dato
ed
ammesso
,
che
la
logica
e
la
dialettica
continuino
a
sussistere
come
per
sé
stanti
,
non
può
esser
questa
,
si
direbbe
,
occasione
propizia
a
rimettere
a
novo
tutta
la
enciclopedia
filosofica
?
Rifacendo
,
a
parte
a
parte
,
e
per
ogni
singolo
ramo
di
scienza
,
il
lavoro
di
astrazione
degli
elementi
formali
che
vi
sono
impliciti
,
si
riesce
a
scrivere
dei
vasti
e
comprensivi
sistemi
di
logica
,
come
son
quelli
esemplari
del
Sigwart
e
del
Wundt
;
le
quali
,
in
verità
,
son
delle
vere
enciclopedie
della
dottrina
dei
principii
del
sapere
.
Ora
se
è
questo
il
desiderio
dei
filosofi
professionali
,
stiano
pur
tranquilli
,
che
le
loro
cattedre
non
saranno
abolite
.
La
division
del
lavoro
nel
campo
intellettuale
si
presta
praticamente
a
molte
combinazioni
.
Se
c
'
è
chi
voglia
compendiare
in
forma
schematica
i
principii
,
coi
quali
noi
ci
rendiamo
conto
di
un
determinato
gruppo
di
fatti
,
per
es
.
,
di
un
determinato
ordinamento
giuridico
,
nulla
osta
che
egli
cotesta
disciplina
(
)
chiami
scienza
generale
del
diritto
o
anche
,
se
gli
piace
,
filosofia
del
diritto
,
purché
si
rammenti
che
riduce
a
sistema
(
empirico
)
un
ordine
di
fatti
storici
;
ossia
che
coglie
una
categoria
storica
come
il
divenuto
del
divenire
.
Tendenza
(
formale
e
critica
)
al
monismo
,
da
una
parte
,
virtuosità
a
tenersi
equilibratamente
in
un
campo
di
specializzata
ricerca
,
dall
'
altra
parte
:
-
ecco
il
resultato
.
Per
poco
che
s
'
esca
da
questa
linea
,
o
si
ricade
nel
semplice
empirismo
(
la
nonfilosofia
)
,
o
si
trascende
alla
iperfilosofia
,
ossia
alla
pretesa
di
rappresentarsi
in
atto
l
'
Universo
,
come
chi
ne
possedesse
la
intuizione
intellettuale
.
Leggete
,
di
grazia
,
se
non
l
'
avete
già
letta
,
la
conferenza
di
Haeckel
sul
monismo
,
che
fu
volgarizzata
in
Francia
da
un
appassionato
darwinista
della
sociologia
(
)
.
In
quell
'
insigne
scienziato
si
confondono
tre
attitudini
diverse
:
una
maravigliosa
capacità
alla
ricerca
e
dichiarazione
dei
particolari
,
una
profonda
elaborazione
sistematica
dei
particolari
appurati
,
e
una
poetica
intuizione
dell
'
Universo
,
che
pur
essendo
della
immaginazione
,
alcune
volte
pare
della
filosofia
.
Ma
mettere
voi
,
illustre
Haeckel
,
tutto
l
'
Universo
,
dalle
vibrazioni
dell
'
etere
alla
formazione
del
cervello
;
ma
che
dico
del
cervello
,
anzi
giù
giù
,
dopo
questo
,
dalle
origini
dei
popoli
e
degli
stati
e
dell
'
etica
fino
ai
tempi
nostri
,
compresi
i
principotti
protettori
della
vostra
Università
di
Iena
,
ai
quali
fate
le
riverenze
,
in
sole
47
pagine
in-8°
,
è
cosa
superiore
per
fino
all
'
eccellenza
dell
'
ingegno
vostro
!
Non
vi
sovviene
forse
di
quei
tanti
buchi
,
che
l
'
Universo
presenta
anche
alla
provetta
scienza
nostra
:
o
avete
a
casa
un
grande
armadio
pieno
di
quei
berretti
da
notte
,
che
Heine
dicea
usassero
gli
hegeliani
a
covrire
quei
buchi
?
O
non
vi
ricordate
di
cosa
che
dovrebbe
più
direttamente
scottarvi
:
quel
tale
batibio
,
che
prese
nome
da
voi
in
una
scoverta
dell
'
Huxley
,
che
era
poi
,
viceversa
,
un
solenne
qui
-
pro
-
quo
?
Dunque
,
tendenza
al
monismo
,
ma
al
tempo
stesso
coscienza
precisa
della
specialità
della
ricerca
.
Tendenza
a
fondere
scienza
e
filosofia
,
ma
,
medesimamente
,
continuata
riflessione
su
la
portata
e
sul
valore
di
quelle
forme
del
pensiero
,
che
usiamo
in
concreto
,
e
che
pur
possiamo
distaccar
dal
concreto
,
come
accade
nella
logica
stricto
jure
,
e
nella
teoria
generale
della
conoscenza
(
che
voi
chiamate
metafisica
)
.
Pensare
in
concreto
,
e
pur
poter
riflettete
in
astratto
su
i
dati
e
su
le
condizioni
della
pensabilità
.
La
filosofia
c
'
è
e
non
c
'
è
(
)
.
Per
chi
non
c
è
ancora
arrivato
,
essa
è
come
il
di
là
dalla
scienza
.
E
per
chi
c
è
arrivato
,
essa
è
la
scienza
condotta
a
perfezione
.
Oggi
,
come
in
passato
,
noi
possiamo
scrivere
,
su
i
dati
astratti
da
una
determinata
esperienza
,
dei
trattati
per
es
.
,
di
etica
o
di
politica
,
e
possiamo
dare
alla
trattazione
tutta
la
perspicuità
del
sistema
:
purché
ci
ricordiamo
di
questo
,
che
le
premesse
cioè
si
ricollegano
geneticamente
ad
altro
;
purché
non
cadiamo
nella
illusione
(
metafisica
)
di
considerare
i
principii
come
degli
schemi
ab
aeterno
,
ossia
come
le
sopraccose
delle
cose
dell
'
esperienza
.
A
questo
punto
nulla
c
'
impedisce
di
enunciare
una
formula
come
la
seguente
:
tutto
il
conoscibile
può
essere
conosciuto
;
e
tutto
il
conoscibile
sarà
,
all
'
infinito
,
realmente
conosciuto
;
e
di
là
dal
conoscibile
,
a
noi
,
nel
campo
della
conoscenza
,
non
importa
nulla
di
null
'
altro
.
Questo
generico
enunciato
,
nel
suo
aspetto
pratico
,
si
riduce
a
dire
:
che
la
conoscenza
tanto
importa
per
quanto
ci
è
dato
di
realmente
conoscere
,
e
che
è
una
mera
fantasticheria
l
'
ammettere
,
che
la
mente
riconosca
,
come
esistente
in
atto
un
'
assoluta
differenza
tra
il
limitato
conoscibile
e
ciò
che
è
per
sé
inconoscibile
:
-
un
inconoscibile
,
che
io
dichiaro
di
conoscere
come
inconoscibile
!
Come
fate
voi
,
von
Hartmann
,
a
bazzicare
da
tanti
anni
con
l
'
Inconsapevole
,
che
voi
così
consaputamente
vedete
operare
;
e
voi
,
signor
Spencer
,
a
manovrate
di
continuo
col
riconoscimento
dell
'
Inconoscibile
,
che
in
fondo
voi
in
qualche
modo
sapete
,
se
ne
fate
il
limite
del
conoscibile
?
In
fondo
a
cotesta
fraseologia
dello
Spencer
si
cela
il
dio
del
catechismo
;
-
c
è
,
insomma
,
il
residuo
di
una
iperfilosofia
,
che
rassomiglia
,
come
la
religione
,
al
culto
di
quell
'
ignoto
,
che
,
in
uno
e
medesimo
tempo
si
dichiara
ignoto
,
e
pur
si
afferma
di
conoscere
in
certa
guisa
facendone
oggetto
di
riverenza
.
In
tale
stato
d
'
animo
la
filosofia
è
ridotta
allo
studio
dei
fenomeni
(
parvenze
)
,
e
il
concetto
di
evoluzione
non
implica
punto
che
la
realtà
stessa
divenga
.
Per
il
materialismo
storico
il
divenire
,
ossia
l
'
evoluzione
,
e
invece
reale
,
anzi
è
la
realtà
stessa
;
come
è
reale
il
lavoro
,
che
è
il
prodursi
dell
'
uomo
,
che
ascende
dalla
immediatezza
del
vivere
(
animale
)
alla
libertà
perfetta
(
che
è
il
comunismo
)
.
In
questa
inversione
pratica
del
problema
della
conoscibilità
,
noi
ci
rechiamo
interamente
in
mano
la
scienza
,
in
quanto
essa
è
il
fatto
nostro
.
Una
nuova
vittoria
sul
feticcio
!
Il
sapere
è
per
noi
un
bisogno
,
che
empiricamente
si
produce
,
si
raffina
,
si
perfeziona
,
si
corrobora
di
mezzi
e
di
tecnica
,
come
ogni
altro
bisogno
.
Noi
via
via
conosciamo
ciò
che
ci
occorre
di
conoscere
.
L
'
esperimentare
è
un
crescere
;
e
ciò
che
chiamiamo
il
progresso
dello
spirito
,
non
è
se
non
un
accumularsi
di
energie
di
lavoro
.
In
cotesto
prosaico
assunto
si
risolve
quell
'
assolutezza
della
conoscenza
,
che
era
per
gli
idealisti
un
postulato
di
ragione
,
o
una
argomentazione
ontologica
(
)
.
Quella
tal
cosa
(
così
detta
in
sé
)
,
che
non
si
conosce
,
né
oggi
,
né
domani
,
che
non
si
conoscerà
mai
,
e
che
pur
si
sa
di
non
poter
conoscere
,
non
può
appartenere
al
campo
della
conoscenza
,
perché
non
si
dà
conoscenza
dell
inconoscibile
.
Se
un
simile
assunto
entra
nella
cerchia
della
filosofia
,
gli
è
perché
la
coscienza
del
filosofo
non
è
tutta
fatta
di
scienza
,
ma
consta
ancora
di
tanti
altri
elementi
sentimentali
ed
affettivi
,
da
cui
,
sotto
l
impulso
della
paura
,
e
per
tramite
della
fantasia
e
del
mito
,
si
generano
combinazioni
psichiche
,
le
quali
,
come
in
passato
impedirono
lo
sviluppo
della
cognizione
razionale
,
così
ora
adombrano
il
campo
del
sapere
meditato
e
prosaico
.
Pensiamo
alla
morte
.
Essa
è
teoricamente
insita
alla
vita
.
La
morte
,
che
pare
così
tragica
negli
individui
complessi
,
che
alla
comune
intuizione
appariscono
come
i
veri
e
proprii
organismi
,
è
immanente
agli
elementi
primissimi
della
sostanza
organica
,
per
la
estrema
labilità
e
per
la
circoscritta
plasticità
del
protoplasma
.
Ma
tutt
'
altro
è
la
paura
della
morte
-
ossia
l
'
egoismo
del
vivere
!
E
così
è
di
tutte
le
altre
affettività
e
tendenze
passionali
,
che
,
nelle
loro
derivazioni
mitiche
,
poetiche
e
religiose
,
gettarono
,
gettano
e
getteranno
in
varia
proporzione
le
ombre
loro
sul
campo
della
coscienza
.
La
filosofia
dell
'
uomo
puramente
teoretico
che
tutte
le
cose
contempli
sotto
l
'
aspetto
del
proprio
esser
loro
,
gli
è
come
il
tentativo
di
far
passare
il
pensiero
astratto
su
tutto
il
campo
della
coscienza
,
senza
che
v
'
incontri
,
né
deviazioni
,
né
attriti
.
Ecco
Baruch
Spinoza
,
il
vero
eroe
del
pensiero
,
che
se
stesso
contempla
in
quanto
gli
affetti
e
le
passioni
,
a
guisa
di
forze
della
interiore
meccanica
,
gli
si
trasmutano
in
obietti
di
considerazione
geometrica
!
En
attendant
che
in
una
futura
umanità
di
uomini
quasi
trasumanati
,
l
'
eroismo
di
Baruch
Spinoza
divenga
la
virtù
minuscola
di
tutti
i
giorni
,
e
che
i
miti
,
la
poesia
,
la
metafisica
e
la
religione
non
ingombrino
più
il
campo
della
coscienza
,
contentiamoci
che
fino
ad
ora
,
e
per
ora
,
la
filosofia
,
così
nel
senso
differenziato
,
come
nell
'
altro
,
sia
servita
quale
istrumento
critico
e
serva
,
per
rispetto
alla
scienza
,
a
mantenere
la
chiaroveggenza
dei
metodi
formali
e
dei
procedimenti
logici
,
e
per
rispetto
alla
vita
a
diminuire
gl
'
impedimenti
che
all
'
esercizio
del
libero
pensiero
frappongono
le
fantastiche
proiezioni
degli
affetti
,
delle
passioni
,
dei
timori
e
delle
speranze
;
ossia
giovi
e
serva
,
come
direbbe
precisamente
Spinoza
,
a
vincere
l
'
imaginatio
e
l
'
ignorantia
.
VII
.
Roma
,
16
giugno
'97
Mi
capita
un
bel
caso
.
Mentre
pareami
di
non
esser
venuto
al
termine
ancora
di
queste
mie
epistole
,
m
'
è
toccato
di
dover
discorrere
delle
stesse
precise
cose
,
delle
quali
mi
vado
intrattenendo
con
voi
,
in
altro
luogo
,
in
altra
forma
,
e
d
'
animo
men
lieto
.
In
uno
degli
ultimi
numeri
della
Critica
Sociale
apparve
una
specie
di
messaggio
,
che
il
signor
Antonio
De
Bella
,
sociologo
calabrese
,
dirigeva
contro
quei
socialisti
esclusivi
,
che
per
ogni
cosa
ed
in
ogni
questione
,
a
quel
che
dice
lui
,
se
ne
stanno
al
verbo
di
Marx
.
Il
De
Bella
ha
mancato
di
farci
sapere
,
se
il
Marx
,
cui
quelli
che
tartassa
s
'
appellano
,
sia
il
genuino
,
o
un
altro
così
per
dire
alterato
,
o
a
dirittura
inventato
,
un
Marx
biondo
,
o
che
so
io
altro
.
Il
fatto
è
che
m
'
ha
concesso
l
'
onore
di
metterci
anche
me
nel
branco
di
cotesti
ostinati
,
cui
rivolge
i
suoi
moniti
e
i
suoi
consigli
,
perché
si
completino
d
'
altra
più
vasta
coltura
sociologica
e
naturalistica
.
Cita
invero
il
solo
mio
nome
,
senza
dire
a
quale
mio
scritto
,
detto
o
fatto
intenda
di
richiamarsi
:
e
poi
giù
un
pochino
del
solito
catechismo
della
sociologia
intinta
di
darwinismo
,
con
la
inevitabile
filastrocca
di
tanti
nomi
di
autori
.
Credetti
opportuno
di
rispondere
;
un
po
'
per
dire
sommariamente
,
come
il
socialismo
scientifico
non
si
trovi
poi
tanto
a
mal
partito
,
da
aver
proprio
bisogno
di
certi
consigli
;
per
mostrare
,
che
i
complementi
suggeriti
dal
De
Bella
,
o
sono
i
sottintesi
,
o
sono
il
contrario
del
marxismo
;
e
soprattutto
perché
,
trovandomi
da
un
pezzo
in
qua
in
vena
di
conversare
con
voi
di
socialismo
e
di
filosofia
,
m
'
è
parso
opportuno
di
fissare
con
note
ad
hominem
parecchie
delle
considerazioni
critiche
,
che
vado
svolgendo
tête
-
à
-
tête
con
voi
,
con
una
certa
tal
quale
bizzarria
di
forma
.
Vi
mando
la
mia
risposta
,
come
è
apparsa
nella
Critica
Sociale
di
ieri
.
E
anche
questa
è
una
lettera
;
e
,
sebbene
non
sia
diretta
a
voi
,
potete
metterla
nella
collezione
,
come
se
facesse
seguito
.
Completa
e
riassume
le
altre
,
con
qualche
leggera
e
scusabile
ripetizione
.
Questa
lettera
extra
,
che
indirizzavo
al
direttore
della
Critica
Sociale
,
non
è
dolce
di
sale
.
Non
la
scrissi
proprio
con
l
'
intenzione
di
far
cosa
grata
al
signor
De
Bella
.
C
'
è
del
cattivo
umore
.
Forse
questo
umor
di
critica
rivelante
amarezza
m
è
venuto
dal
fatto
,
che
,
standomene
io
con
la
mente
rivolta
allo
studio
di
questo
grave
problema
dei
rapporti
del
materialismo
sociale
col
rimanente
della
intuizione
scientifica
contemporanea
,
m
'
è
parso
che
i
consigli
del
signor
De
Bella
,
-
che
del
resto
non
stava
a
spiare
quel
che
io
vado
scrivendo
a
voi
,
-
fossero
,
per
lo
meno
quanto
a
me
,
inopportuni
;
se
non
altro
perché
non
avrei
la
fantasia
di
chiedergliene
.
Roma
,
5
giugno
'97
Caro
Turati
,
Non
mi
è
ben
chiaro
se
il
De
Bella
,
nominandomi
,
parli
proprio
di
me
.
Sarei
anzi
inclinato
a
credere
,
che
egli
rivolga
la
sua
tirata
a
un
mannequin
di
sua
fattura
,
al
quale
abbia
,
commoditatis
causa
,
appiccicato
il
nome
mio
.
Comunque
sia
,
dal
momento
che
mescola
il
mio
nome
alle
sue
meditazioni
,
io
non
posso
a
meno
di
aggiungere
alla
vostra
una
nuova
postilla
.
Com
'
è
risaputo
,
io
entrai
esplicitamente
e
pubblicamente
nelle
vie
del
socialismo
solo
dieci
anni
fa
(
)
.
Dieci
anni
sono
un
tratto
di
tempo
non
veramente
lungo
nella
mia
esistenza
fisica
,
giacché
ne
conto
ormai
quattro
oltre
il
mezzo
secolo
;
ma
sono
un
tratto
a
dirittura
breve
nella
mia
vita
intellettuale
.
Prima
,
insomma
,
di
diventar
socialista
,
io
avevo
avuto
inclinazione
,
agio
e
tempo
,
opportunità
ed
obbligo
d
'
aggiustar
le
mie
partite
ed
i
miei
conti
col
darwinismo
,
col
positivismo
,
col
neokantismo
,
e
con
quanto
altro
di
scientifico
si
è
svolto
intorno
a
me
,
e
ha
dato
a
me
occasione
di
svolgermi
tra
i
miei
contemporanei
,
poiché
tengo
cattedra
di
filosofia
all
'
Università
dal
1871
,
e
per
l
'
innanzi
ero
stato
studioso
di
ciò
che
occorre
per
filosofare
.
Volgendomi
al
socialismo
,
non
ho
chiesto
a
Marx
l
'
abicì
del
sapere
.
Al
marxismo
non
ho
chiesto
,
se
non
ciò
ch
'
esso
effettivamente
contiene
:
ossia
quella
determinata
critica
dell
'
economia
che
esso
è
,
quei
lineamenti
del
materialismo
storico
che
reca
in
sé
,
quella
politica
del
proletariato
che
enuncia
o
preannuncia
.
Non
chiesi
al
marxismo
nemmeno
la
conoscenza
di
quella
filosofia
,
che
esso
suppone
,
e
,
in
un
certo
senso
,
continua
,
superandola
per
inversione
dialettica
;
ed
è
l
'
hegelismo
,
che
rifioriva
appunto
in
Italia
nella
mia
gioventù
,
e
nel
quale
io
m
ero
come
allevato
.
Manco
a
farlo
a
posta
,
la
mia
prima
composizione
filosofica
,
in
data
del
maggio
1862
,
è
una
:
Difesa
della
dialettica
di
Hegel
contro
il
ritorno
a
Kant
iniziato
da
Ed
.
Zeller
!
Per
intendere
il
socialismo
scientifico
non
mi
occorreva
,
dunque
,
di
avviarmi
per
la
prima
volta
alla
concezione
dialettica
,
evolutiva
o
genetica
,
che
dir
si
voglia
,
essendo
io
vissuto
sempre
in
cotesto
giro
di
idee
,
da
che
pensatamente
penso
.
Aggiungo
anzi
,
che
,
mentre
il
marxismo
non
mi
tornava
punto
difficile
nei
suoi
lineamenti
intrinseci
e
formali
,
in
quanto
metodo
di
concezione
,
mi
tornava
invece
di
faticosa
acquisizione
nel
suo
proprio
contenuto
economico
.
E
mentre
io
andavo
facendo
,
nel
miglior
modo
che
mi
fu
possibile
,
cotesta
acquisizione
,
non
era
né
dato
né
permesso
a
me
di
confondere
la
linea
di
sviluppo
che
è
propria
del
materialismo
storico
,
ossia
il
senso
che
ha
qui
in
questo
caso
concreto
l
'
evoluzione
,
con
quella
,
direi
quasi
,
malattia
cerebrale
,
che
da
anni
già
ha
invaso
i
cervelli
di
quei
molti
italiani
,
che
parlano
ora
di
una
Madonna
Evoluzione
,
e
l
'
adorano
.
Che
mi
chiede
,
dunque
,
il
De
Bella
?
Che
io
,
a
guisa
di
giovane
seminarista
,
pur
mo
svestito
,
ritorni
a
scuola
!
O
vuole
ch
'
io
mi
faccia
ribattezzare
da
Darwin
,
riconfermare
da
Spencer
,
reciti
poi
la
confessione
generale
innanzi
ai
compagni
,
e
mi
prepari
a
ricevere
da
lui
l
'
estrema
unzione
?
Per
quieto
vivere
lascerei
correre
tutto
il
resto
;
ma
contro
all
'
appello
alla
coscienza
dei
compagni
protesto
recisamente
.
I
compagni
rigidi
e
perfino
tirannici
per
ciò
che
si
attiene
alla
condotta
politica
del
partito
in
una
certa
misura
e
in
date
condizioni
,
li
ammetto
.
Ma
i
compagni
che
abbiano
autorità
di
pronunziare
da
arbitri
in
fatto
di
scienza
..
-
solo
perché
compagni
...
via
,
la
scienza
non
sarà
messa
ai
voti
mai
,
nemmeno
nella
cosiddetta
società
futura
!
O
vuole
una
più
modesta
cosa
,
che
io
,
cioè
,
affermi
e
giuri
che
il
marxismo
non
è
la
scienza
universale
,
e
che
gli
oggetti
che
contempla
non
sono
l
'
Universo
?
Concedo
subito
.
E
sfido
che
io
possa
non
concedere
.
Mi
basta
di
ricordarmi
dell
'
orario
della
Università
,
e
dei
moltissimi
corsi
che
enumera
.
Anzi
concedo
ancora
di
più
.
Ecco
qua
:
Questa
dottrina
non
è
se
non
agl
inizii
suoi
,
ed
ha
bisogno
ancora
di
molto
sviluppo
(
Del
materialismo
storico
,
cap
.
I
)
(
)
.
Difatti
,
ciò
che
tormenta
il
De
Bella
e
tanti
altri
,
gli
è
appunto
la
caccia
alla
universale
filosofia
,
nella
quale
il
socialismo
possa
poi
essere
bene
allogato
,
come
la
parte
nella
visione
del
tutto
.
S
'
accomodino
!
La
carta
è
paziente
:
così
dicono
gli
editori
tedeschi
agli
autori
novellini
.
Ma
non
posso
risparmiarmi
due
avvertenze
.
La
prima
è
,
che
nessun
sofo
di
questo
mondo
riuscirebbe
mai
a
darci
l
'
idea
dell
'
universa
filosofia
in
due
colonne
della
Critica
Sociale
"
.
La
seconda
è
affatto
personale
.
Sono
venti
anni
ormai
che
io
ho
in
uggia
la
filosofia
sistematica
,
e
come
cotesta
disposizione
d
'
animo
mi
ha
reso
più
accessibile
al
marxismo
che
è
uno
dei
modi
nei
quali
lo
spirito
scientifico
si
è
liberato
dalla
filosofia
come
per
sé
stante
,
cosi
è
causa
della
mia
inveterata
diffidenza
per
lo
Spencer
filosofo
,
che
nei
Primi
Principii
ci
ha
ridata
una
schematica
del
cosmo
.
E
qui
occorre
che
citi
me
stesso
:
Io
non
ero
venuto
in
questa
università
,
ventitré
anni
fa
,
qual
rappresentante
di
una
ortodossia
filosofica
,
né
da
escogitatore
di
novello
sistema
.
Per
le
fortunate
contingenze
della
mia
vita
,
io
avevo
fatta
la
mia
educazione
sotto
l
'
influsso
diretto
e
genuino
dei
due
grandi
sistemi
,
nei
quali
era
venuta
al
termine
suo
la
filosofia
,
che
oramai
possiamo
chiamare
classica
;
e
ossia
dei
sistemi
di
Herbart
e
di
Hegel
,
nei
quali
era
arrivata
all
'
estremo
delle
conseguenze
l
'
antitesi
tra
realismo
e
idealismo
,
tra
pluralismo
e
monismo
,
tra
psicologia
scientifica
e
fenomenologia
dello
spirito
,
tra
specificazione
dei
metodi
ed
anticipazione
di
ogni
metodo
nella
onnisciente
dialettica
.
Già
la
filosofia
di
Hegel
avea
messo
capo
nel
materialismo
storico
di
Carlo
Marx
,
e
quella
di
Herbart
nella
psicologia
empirica
,
che
,
a
date
condizioni
,
e
dentro
certi
limiti
,
è
anche
sperimentale
,
comparata
,
storica
e
sociale
.
Eran
quelli
gli
anni
,
nei
quali
,
per
la
intensiva
ed
estensiva
applicazione
del
principio
dell
'
energia
,
della
teoria
atomica
e
del
darwinismo
,
e
col
ritrovamento
delle
accertate
forme
e
condizioni
della
fisiologia
generale
,
si
rivoluzionava
a
vista
d
'
occhi
tutta
la
concezione
della
natura
.
E
in
pari
tempo
,
l
'
analisi
comparativa
delle
istituzioni
,
in
concorrenza
con
la
linguistica
e
con
la
mitologia
comparata
,
e
poi
la
preistoria
tutta
,
e
,
da
ultimo
,
la
economia
storica
,
rovesciavano
la
più
parte
delle
posizioni
di
fatto
e
delle
ipotesi
formali
,
su
le
quali
,
e
per
le
quali
,
si
era
per
l
'
innanzi
filosofato
sul
diritto
,
su
la
morale
e
su
la
società
.
I
fermenti
del
pensiero
,
quei
fermenti
che
sono
impliciti
nelle
nuove
o
nelle
rinnovate
scienze
,
non
accennavano
,
come
non
accennano
ancora
,
allo
sviluppo
di
una
novella
sistematica
filosofica
,
che
tutto
il
campo
della
esperienza
contenga
e
domini
.
Passo
sopra
alle
filosofie
di
privato
uso
ed
invenzione
,
com
è
il
caso
dei
Nietzsche
e
dei
von
Hartmann
,
e
mi
risparmio
ogni
critica
di
questi
pretesi
ritorni
ai
filosofi
di
altri
tempi
(
)
,
che
dànno
per
resultato
una
filologia
in
cambio
della
filosofia
,
com
'
è
accaduto
dei
neokantiani
.
Mi
soffermo
a
notare
il
quasi
inverosimile
equivoco
verbale
,
per
il
quale
molti
ingenuamente
,
e
specie
in
Italia
,
confondono
senz
'
altro
quella
specificata
filosofia
,
che
è
il
positivismo
,
col
positivo
,
ossia
col
positivamente
acquisito
nella
interminabile
nuova
esperienza
naturale
e
sociale
.
A
costoro
capita
,
per
es
.
,
di
non
saper
distinguere
nello
Spencer
,
ciò
che
è
merito
incontrastabile
in
lui
,
d
'
aver
cioè
concorso
a
formare
la
fisiologia
generale
,
da
ciò
che
è
impotenza
in
lui
a
spiegare
un
solo
fatto
storico
concreto
per
mezzo
della
sua
sociologia
del
tutto
schematica
.
A
costoro
accade
di
non
distinguere
,
nello
stesso
Spencer
,
ciò
che
è
dello
scienziato
da
ciò
che
è
del
filosofo
;
il
quale
,
giuocando
di
scherma
con
le
categorie
dell
'
omogeneo
,
dell
eterogeneo
,
dell
'
indistinto
,
e
del
differenziato
,
del
conosciuto
e
dell
'
inconoscibile
,
è
anche
lui
un
trapassato
:
è
,
cioè
,
a
volte
un
kantiano
inconsapevole
e
a
volte
un
Hegel
in
caricatura
.
L
'
ordinamento
della
Università
deve
anch
'
esso
spiccatamente
riflettere
lo
stato
attuale
della
filosofia
,
che
ormai
consiste
nella
immanenza
del
pensiero
nel
realmente
saputo
;
e
,
cioè
,
consiste
nell
'
opposto
di
ogni
anticipazione
del
pensiero
sul
saputo
,
per
via
della
teologica
o
metafisica
escogitazione
(
L
'
Università
e
la
libertà
della
scienza
,
Roma
1897
,
pp
.
15
,
16
e
17
)
(
)
.
Al
postutto
poi
cotesta
filosofia
,
dirò
così
,
vagheggiata
dal
De
Bella
,
non
sarebbe
,
in
fondo
,
se
non
una
riedizione
della
triunità
Darwin
-
Spencer
-
Marx
,
messa
in
giro
con
tanta
suggestione
di
eloquenza
,
ma
con
tanto
poca
fortuna
(
)
,
or
son
tre
anni
già
,
da
Enrico
Ferri
.
Ebbene
,
caro
Turati
,
io
voglio
fare
onestamente
la
parte
dell
'
avvocato
del
diavolo
,
e
riconosco
,
che
in
coteste
incerte
aspirazioni
alla
filosofia
del
socialismo
,
(
e
poco
manca
,
alcuni
non
credano
che
debba
essere
una
specie
di
filosofia
a
privato
uso
dei
soli
socialisti
)
e
perfino
nei
molti
spropositi
che
qua
e
là
si
vanno
dicendo
,
c
'
è
un
nocciolo
di
sentimento
giusto
,
che
risponde
ad
un
reale
bisogno
.
Molti
di
quelli
che
in
Italia
si
dànno
al
socialismo
,
e
non
da
semplici
agitatori
,
conferenzieri
e
candidati
,
sentono
che
è
impossibile
di
farsene
una
persuasione
scientifica
,
se
non
riallacciandolo
per
qualche
via
o
tramite
alla
rimanente
concezione
genetica
delle
cose
,
che
sta
più
o
meno
in
fondo
a
tutte
le
altre
scienze
.
Di
qui
la
mania
che
è
in
molti
,
di
cacciar
dentro
al
socialismo
tutta
quella
rimanente
scienza
di
cui
più
o
meno
essi
dispongono
.
Di
qui
i
molti
spropositi
e
le
molte
ingenuità
,
in
fondo
sempre
spiegabili
.
Ma
di
qui
anche
un
grave
pericolo
;
che
,
cioè
,
molti
di
cotesti
intellettuali
dimentichino
che
il
socialismo
ha
il
suo
fondamento
reale
soltanto
nella
presente
condizione
della
società
capitalistica
,
e
in
ciò
che
il
proletario
e
il
rimanente
popolo
minuto
possono
volere
e
fare
;
-
che
per
opera
degli
intellettuali
Marx
divenga
un
mito
;
-
e
che
,
mentre
essi
discorrono
,
dall
'
alto
al
basso
e
dal
basso
all
'
alto
,
tutta
la
scala
dell
'
evoluzione
,
da
ultimo
in
un
non
lontano
congresso
di
compagni
si
metta
ai
voti
questo
filosofema
:
il
primo
fondamento
del
socialismo
è
nelle
vibrazioni
dell
'
etere
(
)
.
Per
ciò
mi
spiego
le
ingenuità
del
De
Bella
.
Se
Marx
fosse
ancora
vissuto
!
Già
si
capisce
:
essendo
nato
il
5
maggio
1818
,
ed
essendo
morto
il
14
marzo
1883
,
poteva
umanamente
vivere
ancora
;
e
,
vivendo
-
direi
io
avrebbe
portato
a
compimento
il
III
volume
del
Capitale
,
che
c
è
rimasto
così
sgangherato
e
così
oscuro
.
Nossignore
,
dice
De
Bella
,
sarebbe
diventato
materialista
.
Ma
santi
numi
;
se
era
tale
dal
1845
,
e
per
ciò
venne
in
uggia
agli
ideologi
radicali
di
sua
conoscenza
!
E
oltre
che
materialista
sarebbe
diventato
anche
positivista
.
Il
positivismo
!
Nella
volgare
cronologia
cotesto
nome
designa
la
filosofia
di
Comte
e
suoi
seguaci
.
Ora
questa
avea
idealmente
tirate
le
cuoia
,
già
prima
che
Marx
fisicamente
morisse
.
Che
bel
vedere
:
il
materialismo
-
il
positivismo
-
e
la
dialettica
in
santissima
trinità
!
E
poi
,
che
altro
bel
vedere
;
il
papato
scientifico
del
Comte
riconciliato
con
la
indefinita
progressività
del
materialismo
storico
,
che
risolve
il
problema
della
conoscenza
in
opposizione
ad
ogni
altra
filosofia
,
ed
enuncia
:
-
non
esserci
limitazione
fissa
,
né
a
priori
né
a
posteriori
,
alla
conoscibilità
,
perché
nell
'
indefinito
processo
del
lavoro
,
che
è
esperienza
,
e
dell
'
esperienza
,
che
è
lavoro
,
gli
uomini
conoscono
tutto
ciò
che
fa
bisogno
ed
è
utile
di
conoscere
(
)
.
Quel
Comte
,
che
proclamava
chiuso
per
sempre
il
ciclo
della
fisica
e
dell
'
astronomia
,
proprio
nel
momento
in
cui
si
ritrovava
l
'
equivalente
meccanico
del
calore
,
e
pochi
anni
innanzi
alla
strepitosa
scoverta
dell
'
analisi
spettrale
;
quel
Comte
,
che
nel
1845
dichiarava
assurda
la
ricerca
circa
l
'
origine
della
specie
!
Ma
il
materialismo
storico
,
continua
De
Bella
,
ha
da
contemplarsi
con
la
preistoria
!
E
qui
il
diavolo
ci
mette
proprio
la
coda
.
L
'
Ancient
Society
del
Morgan
,
pubblicata
in
America
e
giunta
in
Europa
in
pochi
esemplari
con
la
ditta
Mac
-
Millan
di
Londra
(
1877
)
,
fu
messa
come
sotto
sequestro
dalla
spietata
lega
del
silenzio
fattavi
attorno
dagli
etnografi
inglesi
,
o
invidi
,
o
paurosi
.
I
resultati
delle
ricerche
del
Morgan
circolarono
però
per
il
mondo
precisamente
per
mezzo
del
libro
dell
'
Engels
,
che
s
'
intitola
:
Della
origine
della
famiglia
,
della
proprietà
privata
e
dello
stato
(
I
°
ediz
.
1884
,
4°
ediz
.
1891
)
,
che
è
al
tempo
stesso
recensione
,
esposizione
e
complemento
del
testo
,
e
reca
in
sé
la
tentata
ricongiunzione
di
Morgan
e
di
Marx
.
E
che
dice
Engels
di
Morgan
?
aver
questi
novellamente
scoverto
il
materialismo
storico
,
nella
assoluta
ignoranza
di
quanto
Marx
ne
avesse
scritto
;
e
quale
fu
l
occasione
del
libro
?
-
il
desiderio
di
mettere
a
profitto
le
note
e
le
glosse
lasciate
da
Marx
!
Via
,
la
volgare
cronologia
è
qualcosa
di
assai
importante
...
anche
pei
socialisti
.
E
torniamo
pure
all
'
inevitabile
Spencer
.
Chi
è
mai
,
che
,
fuori
d
'
Italia
,
si
sia
permesso
di
aggiudicarlo
al
socialismo
?
È
forse
lo
Spencer
un
filosofo
dell
altro
mondo
?
Di
lui
e
sopra
di
lui
si
può
leggere
ora
in
tutte
le
lingue
,
non
esclusa
quella
dell
'
ammodernato
Giappone
.
Né
pecca
di
oscurità
:
anzi
agli
occhi
miei
,
che
amo
la
succosa
brevità
,
pecca
di
prolissa
e
di
minuziosa
popolarità
.
Il
primo
scritto
di
lui
che
si
conosca
reca
la
data
del
1843
.
Eravamo
,
si
noti
bene
,
nel
più
forte
dell
'
agitazione
cartista
.
Quello
scritto
s
'
intitola
:
Della
sfera
propria
dello
stato
.
Spencer
fu
alle
viste
di
tutto
il
mondo
come
ammirato
collaboratore
dell
'
Economist
,
della
Westminster
e
della
Edinburg
Review
;
e
notiamo
nuovamente
le
date
,
precisamente
negli
anni
significativi
dal
1848
al
'59
.
Chi
mai
si
è
fatto
illusioni
in
Inghilterra
sul
senso
e
sul
valore
delle
sue
vedute
sociali
e
politiche
?
La
Statica
sociale
apparve
nel
'51
,
la
Psicologia
(
l
°
ediz
.
)
nel
'55
,
il
Trattato
sulla
educazione
nel
'61
,
la
l
°
edizione
dei
Primi
principii
nel
'62
,
la
Classificazione
delle
scienze
nel
'64
,
la
Biologia
dal
'64
al
'67
,
per
non
dire
dei
minori
Saggi
,
e
tra
questi
notevolissimi
l
'
Ipotesi
dello
sviluppo
(
1852
)
,
la
Genesi
della
scienza
(
1854
)
,
e
il
Progresso
e
la
sua
legge
(
1857
)
.
E
qui
chiudo
la
filastrocca
per
arrestarmi
alle
pubblicazioni
che
precedono
il
I
°
volume
del
Capitale
(
25
luglio
1867
)
.
Non
occorreva
invero
il
genio
di
Marx
per
scorgere
in
tali
scritti
ciò
che
ero
in
grado
di
scorgervi
io
,
da
semplice
studioso
della
filosofia
,
già
30
anni
fa
:
che
,
cioè
,
la
dottrina
dell
'
evoluzione
che
vi
si
enuncia
è
schematica
e
non
empirica
,
che
quella
evoluzione
lì
è
fenomenale
e
non
reale
,
e
che
essa
ha
di
dietro
lo
spettro
della
cosa
in
sé
di
Kant
,
dapprima
onorata
in
tutte
lettere
col
nome
di
Dio
o
della
Divinità
(
Statica
,
ediz
.
del
1851
)
,
più
tardi
circonlocuita
nel
riverito
nome
dell
'
Inconoscibile
.
Metterei
pegno
,
che
,
se
mai
Marx
fra
il
'60
e
il
'70
avesse
recensito
le
opere
dello
Spencer
,
avrebbe
usato
del
seguente
stile
:
ecco
l
'
ultimo
avanzo
ombratile
del
deismo
inglese
del
secolo
XVII
;
-
ecco
l
'
ultimo
sforzo
della
ipocrisia
inglese
nel
combattere
la
filosofia
di
Hobbes
e
di
Spinoza
;
-
ecco
l
'
ultima
proiezione
del
trascendente
sul
campo
della
scienza
positiva
;
-
ecco
l
'
ultima
transizione
fra
il
cretinismo
egoistico
del
signor
Bentham
e
il
cretinismo
altruistico
del
Rabbi
di
Nazareth
;
-
ecco
l
'
ultimo
tentativo
dell
'
intelletto
borghese
per
salvare
,
con
la
libera
ricerca
e
la
libera
concorrenza
nell
'
al
di
qua
,
un
enigmatico
brandello
di
fede
per
l
'
al
di
là
;
-
solo
il
trionfo
del
proletariato
può
assicurare
allo
spirito
scientifico
le
condizioni
piene
e
perfette
di
sua
propria
esistenza
,
perché
solo
nella
trasparenza
dell
'
opera
può
essere
congruamente
trasparente
l
'
intelletto
.
Così
Marx
scrivea
-
cioè
,
volevo
dire
,
così
avrebbe
potuto
scrivere
:
-
ma
lui
avea
da
pensare
allora
all
'
Internazionale
,
e
di
questa
lo
Spencer
non
ebbe
tempo
di
avvedersi
.
Il
17
marzo
del
1883
Federico
Engels
,
parlando
al
cimitero
di
Highate
in
memoria
dell
'
amico
Marx
,
morto
tre
giorni
innanzi
,
cominciava
proprio
così
:
Come
Darwin
scovrì
la
legge
dello
sviluppo
della
natura
organica
,
così
Marx
scovrì
la
legge
dello
sviluppo
della
storia
umana
(
)
.
Non
c
'
è
da
rimanerne
proprio
mortificati
?
Né
basta
.
Nell
'
Antidühring
(
I
°
ediz
.
del
1878
-
la
terza
è
del
'94
)
il
medesimo
Engels
avea
già
acquisito
tutte
le
nozioni
fondamentali
del
darwinismo
,
che
occorrono
alla
generale
orientazione
del
socialismo
scientifico
.
A
ciò
fare
erasi
preparato
con
dieci
anni
di
novella
educazione
nelle
scienze
naturali
,
e
candidamente
confessava
:
esser
lui
in
queste
più
addentro
di
Marx
,
che
alla
sua
volta
era
forte
in
matematica
.
E
nemmeno
ciò
basta
.
Nella
prima
edizione
del
Capitale
si
trova
una
nota
caratteristica
e
originalissima
sul
nuovo
mondo
scoperto
da
Darwin
.
S
'
intende
già
che
quei
due
modesti
mortali
,
che
non
fecero
mai
le
parti
di
sopracciò
dell
'
Universo
,
inteso
sempre
di
riferirsi
a
quel
prosaico
darwinismo
della
Origine
della
specie
(
1859
)
,
che
è
un
gruppo
di
teorie
tratte
da
un
gruppo
di
osservazioni
e
di
esperienze
sopra
un
campo
circoscritto
della
realtà
,
che
rimane
più
in
qua
dalle
origini
della
vita
e
precede
d
'
un
buon
tratto
la
storia
umana
.
In
quelle
teorie
non
poteano
non
iscorgere
un
caso
analogico
con
la
concezione
epigenetica
della
storia
,
che
essi
aveano
in
parte
definita
,
in
parte
adombrata
appena
(
)
.
Non
seppero
però
mai
di
quel
darwinismo
,
il
quale
ha
scoperto
le
leggi
della
intera
umanità
(
De
Bella
)
;
di
quel
darwinismo
,
insomma
,
buono
per
tutto
,
che
è
una
gratuita
invenzione
dei
pubblicisti
a
corto
di
scienza
,
e
dei
decadenti
della
filosofia
.
L
'
amico
loro
Heine
non
avea
forse
detto
:
l
'
Universo
è
pieno
di
buchi
,
e
il
professore
tedesco
hegeliano
covre
quei
buchi
col
suo
berretto
da
notte
?
E
lasciando
stare
l
'
Universo
e
i
suoi
buchi
,
procuriamo
,
caro
Turati
,
di
fare
ciascuno
il
dover
nostro
.
Mi
ricorre
sempre
per
la
mente
questa
grave
invettiva
che
30
anni
fa
pronunziava
l
'
hegeliano
B
.
Spaventa
:
Qui
da
noi
si
studia
la
storia
della
filosofia
nella
geografia
dell
'
Ariosto
,
e
si
citano
alla
pari
,
Platone
e
l
'
abate
Fornari
,
Torquato
Tasso
e
Totonno
Tasso
(
)
.
Credetemi
sempre
,
etc
.
VIII
.
Roma
,
20
giugno
'97
Mi
occorre
come
un
post
-
scriptum
,
che
rechi
delle
postille
alla
penultima
lettera
,
tanto
grave
di
non
facile
filosofia
.
Metto
com
è
naturale
-
fra
i
prodotti
delle
affettività
nostre
,
dei
quali
dissi
che
adombrano
l
'
intelletto
volgente
alla
scienza
,
anche
quei
complessi
di
inclinazioni
,
di
tendenze
,
di
valutazione
e
di
pregiudizii
,
che
di
solito
designiamo
con
le
denominazioni
antitetiche
di
ottimismo
e
di
pessimismo
.
In
tali
modi
di
apprezzamento
,
che
oscillano
dal
passionale
al
poetico
,
e
rivelan
sempre
la
nota
incerta
di
ciò
che
non
può
ridursi
in
formula
precisa
,
non
è
chi
sappia
scorgere
,
né
l
'
indirizzo
,
né
la
promessa
di
una
razionale
interpretazione
delle
cose
.
Sono
,
nel
tutt
'
insieme
,
la
estrinsecazione
riassuntiva
di
infiniti
particolari
sentimenti
,
i
quali
possono
aver
sede
,
come
la
cosa
è
più
patente
nel
caso
del
pessimismo
,
così
nello
specifico
temperamento
di
un
singolo
individuo
(
per
es
.
,
Leopardi
)
,
come
in
una
situazione
comune
ad
una
intera
moltitudine
(
alle
origini
per
es
.
del
Buddhismo
)
.
Ottimismo
e
pessimismo
nella
somma
,
consistono
nel
generalizzare
le
attività
resultanti
da
una
determinata
esperienza
o
situazione
sociale
,
e
nel
prolungarle
tanto
fuori
dell
'
ambito
della
nostra
vita
immediata
da
farne
come
l
'
asse
,
il
fulcro
,
o
la
finalità
dell
'
Universo
.
In
guisa
che
poi
,
in
fine
,
le
categorie
del
bene
e
del
male
,
che
han
realmente
un
senso
così
modestamente
relativo
alle
nostre
contingenze
pratiche
,
divengono
come
il
criterio
per
giudicare
di
tutto
il
mondo
,
ridotto
in
così
piccola
immagine
,
da
parer
fatto
qual
semplice
supposto
e
qual
semplice
condizione
della
felicità
o
della
infelicità
nostra
.
Così
dall
'
uno
come
dall
'
altro
dei
due
angoli
visuali
,
par
che
il
mondo
non
possa
intendersi
se
non
come
fatto
,
o
a
fin
di
bene
,
o
a
fin
di
male
,
e
costituito
per
la
prevalenza
o
per
il
trionfo
,
o
dell
'
uno
o
dell
'
altro
.
Nel
fondo
di
cotesti
modi
di
concepire
c
'
è
sempre
la
originaria
poesia
,
che
non
si
scompagna
mai
dal
mito
;
-
e
tali
modi
di
concepire
forman
sempre
,
dal
crasso
ottimismo
maomettano
al
raffinato
pessimismo
buddhistico
,
il
midollo
pratico
e
la
forza
suggestiva
dei
sistemi
religiosi
.
E
ciò
è
naturalissimo
.
La
religione
,
che
appunto
per
ciò
e
,
per
ciò
solo
,
è
un
bisogno
,
consta
i
tante
trasfigurazioni
dei
timori
,
delle
speranze
,
dei
dolori
,
delle
amarezze
della
vita
cotidiana
,
in
creduti
e
paventati
preordinamenti
;
in
guisa
che
le
lotte
del
così
detto
quaggiù
vengon
tramutate
in
contrasti
dell
'
Universo
:
-
dio
e
satana
-
la
caduta
e
la
redenzione
-
la
creazione
e
la
palingenesi
-
la
scala
delle
espiazioni
ed
il
Nirvana
.
Quell
'
ottimismo
e
quel
pessimismo
,
che
si
presentano
nella
veste
,
o
meglio
nelle
apparenze
di
cosa
pensata
,
nell
'
ambito
di
certe
filosofie
,
non
son
che
residui
più
o
meno
consaputi
della
religione
come
che
sia
trasformata
,
o
di
quella
antireligione
,
che
nell
'
impeto
passionato
del
non
credere
rassomiglia
alla
fede
.
L
'
ottimismo
di
Leibnitz
per
es
.
non
è
certo
la
funzione
filosofica
della
sua
ricerca
del
calcolo
superiore
,
né
della
sua
critica
dell
azione
a
distanza
,
e
nemmeno
del
suo
monadismo
metafisico
,
né
della
sua
scoverta
del
determinismo
interno
.
Il
suo
ottimismo
è
la
sua
religione
-
ossia
quella
religione
che
parve
a
lui
come
la
perpetua
e
perenne
-
quel
cristianesimo
,
in
cui
tutte
le
chiese
cristiane
si
conciliano
-
quella
provvidenza
giustificata
nella
rappresentazione
di
un
mondo
,
che
è
l
'
ottimo
che
potesse
mai
essere
e
sussistere
.
Quella
poesia
teologica
ha
il
suo
pendant
,
dialettico
perché
umoristico
,
nel
Candide
di
Voltaire
!
E
così
il
pessimismo
di
Schopenhauer
non
è
la
resultante
necessaria
della
sua
critica
della
critica
kantiana
,
né
la
funzione
diretta
delle
sue
squisitissime
ricerche
logiche
;
ma
è
la
estrinsecazione
della
sua
anima
di
piccolo
borghese
,
meschino
e
dispettoso
,
anzi
ringhioso
,
che
si
completa
con
la
contemplazione
(
metafisica
)
delle
cieche
forze
dell
'
Inconsapevole
(
ossia
del
cieco
conato
all
'
esistere
)
;
si
completa
,
cioè
,
di
una
forma
religiosa
poco
avvertita
in
generale
,
la
religione
dell
ateismo
(
)
.
Se
,
dalle
configurazioni
e
dalle
complicazioni
secondarie
e
derivate
della
religione
o
della
filosofia
teologizzante
,
noi
risaliamo
all
'
origine
prima
ed
immediata
di
quelle
creazioni
ideologiche
,
che
son
l
'
ottimismo
e
il
pessimismo
,
noi
ci
troviamo
in
presenza
di
un
fatto
,
tanto
ovvio
,
per
quanto
semplice
:
che
ogni
uomo
,
cioè
,
per
la
sua
struttura
fisica
,
e
per
la
sua
posizione
sociale
,
è
portato
ad
una
specie
di
calcolo
edonistico
,
ossia
a
misurare
i
suoi
bisogni
,
e
quindi
i
mezzi
per
soddisfarli
;
e
,
in
fine
,
per
necessaria
conseguenza
,
viene
ad
apprezzare
,
in
un
modo
,
o
in
un
altro
,
le
condizioni
della
vita
e
il
pregio
della
vita
stessa
nel
suo
complesso
.
Ora
,
quando
la
intelligenza
è
tanto
progredita
,
da
aver
vinto
gl
'
incantesimi
della
imaginatio
e
della
ignorantia
,
i
quali
legano
le
sorti
così
poveramente
prosaiche
dell
'
ovvia
vita
cotidiana
alle
(
fantasticate
)
forze
trascendenti
,
non
è
più
alla
suggestione
generica
dell
'
ottimismo
o
del
pessimismo
che
si
tenga
dietro
.
L
'
animo
si
volge
al
(
prosaico
)
studio
dei
mezzi
occorrenti
a
raggiungere
,
non
quell
'
ente
favoloso
che
dicesi
la
felicità
,
ma
lo
sviluppo
normale
delle
attitudini
;
le
quali
,
date
le
favorevoli
condizioni
sociali
e
naturali
,
fanno
sì
che
la
vita
trovi
se
stessa
la
ragione
dell
'
esser
suo
e
della
esplicazione
sua
.
È
qui
il
cominciamento
di
quella
saggezza
,
che
sola
può
giustificare
la
etichetta
dell
'
homo
sapiens
.
Il
materialismo
storico
,
come
è
la
filosofia
della
vita
,
e
non
delle
parvenze
ideologiche
di
questa
,
sorpassa
l
'
antitesi
dell
'
ottimismo
e
del
pessimismo
;
perché
ne
supera
i
termini
,
comprendendoli
.
La
storia
è
si
una
serie
dolorosamente
interminabile
di
miserie
;
-
il
lavoro
,
che
è
la
nota
distintiva
del
vivere
umano
,
è
diventato
il
tormento
e
la
maledizione
della
maggioranza
degli
uomini
;
-
il
lavoro
,
che
è
la
premessa
di
ogni
umana
esistenza
,
è
diventato
il
titolo
alla
soggezione
del
più
gran
numero
degli
uomini
;
-
il
lavoro
,
che
è
la
condizione
di
ogni
progresso
,
ha
messo
le
sofferenze
,
le
privazioni
,
i
travagli
e
i
patimenti
del
maggior
numero
degli
uomini
in
servizio
della
comodità
di
pochi
.
Dunque
la
storia
è
un
inferno
:
-
anzi
potrebb
'
esser
rappresentata
,
in
un
lugubre
dramma
,
come
la
tragedia
del
lavoro
!
Ma
questa
stessa
storia
lugubre
ha
tratto
da
cotesta
stessa
condizione
di
cose
,
quasi
sempre
all
'
insaputa
degli
uomini
stessi
,
e
non
certo
per
la
provvidenziale
preordinazione
di
alcuno
,
i
mezzi
occorrenti
al
relativo
perfezionamento
,
prima
di
pochissimi
,
poi
di
pochi
,
poi
di
più
che
pochi
;
-
e
ora
pare
ne
prepari
per
tutti
.
La
gran
tragedia
non
era
evitabile
.
Non
deriva
da
una
colpa
o
da
un
peccato
,
non
da
una
aberrazione
o
degenerazione
,
non
dal
capriccioso
e
peccaminoso
abbandono
della
retta
via
;
ma
da
una
necessità
intrinseca
al
meccanismo
stesso
del
vivete
sociale
,
e
al
ritmo
processuale
di
questo
.
Questo
meccanismo
poggia
su
i
mezzi
di
sussistenza
,
che
sono
il
prodotto
del
lavoro
stesso
degli
uomini
,
combinato
con
le
più
o
meno
favorevoli
condizioni
naturali
.
Ora
che
si
apre
innanzi
ai
nostri
occhi
questa
prospettiva
che
la
società
,
cioè
,
possa
essere
organizzata
in
modo
,
da
dare
a
tutti
i
mezzi
di
perfezionarsi
,
noi
vediamo
chiaro
,
che
tale
aspettativa
diventa
plausibile
,
precisamente
perché
,
col
crescere
della
produttività
del
lavoro
,
si
stabiliscono
le
condizioni
materiali
occorrenti
a
comunicare
a
tutti
gli
uomini
la
civiltà
.
In
ciò
sta
la
ragion
d
'
essere
del
comunismo
scientifico
,
che
non
confida
nel
trionfo
di
una
bontà
,
la
quale
,
chi
sa
in
quali
pieghe
latenti
di
tutti
i
cuori
di
tutti
i
trapassati
gl
'
ideologi
del
socialismo
sono
andati
a
scovare
,
per
proclamarla
l
'
eterna
giustizia
.
Ma
confida
nel
crescere
di
quei
mezzi
materiali
,
che
permetteranno
crescan
per
tutti
gli
uomini
le
condizioni
dell
'
ozio
indispensabili
alla
libertà
:
-
la
qual
cosa
vuol
dire
,
che
le
ragioni
dell
'
ingiusto
saranno
eliminate
,
ossia
la
signoria
,
la
padronanza
,
il
dominio
dell
'
uomo
su
l
'
uomo
;
le
quali
ingiustizie
(
ad
usare
il
linguaggio
degli
ideologi
)
suppongono
come
conditio
sine
qua
non
proprio
quella
miserabile
cosa
materiale
,
che
è
lo
sfruttamento
economico
!
Solo
in
una
società
comunistica
,
il
lavoro
,
oltre
che
non
sfruttabile
,
può
essere
razionalmente
misurato
.
Solo
nella
società
comunistica
,
il
calcolo
edonistico
,
non
intralciato
dallo
sfruttamento
privato
delle
forze
sociali
,
può
aver
carattere
di
cosa
precisabile
.
Rimossi
gl
'
impedimenti
al
libero
sviluppo
di
ciascuno
,
quegli
impedimenti
,
cioè
,
che
differenziano
ora
le
classi
e
gl
'
individui
fino
al
non
riconoscibile
,
ciascuno
potrà
trovare
,
nella
misura
di
ciò
che
occorre
alla
società
,
il
criterio
di
ciò
che
per
lui
è
il
fattibile
e
il
necessario
a
fare
.
Adattarsi
al
fattibile
,
e
non
per
esterna
costrizione
,
in
ciò
sta
la
norma
della
libertà
,
che
è
una
cosa
sola
con
la
saviezza
;
perché
non
ci
può
esser
morale
vera
là
dove
non
è
la
coscienza
del
determinismo
.
In
una
società
comunistica
cadono
da
per
sé
le
antitetiche
parvenze
dell
'
ottimo
e
del
pessimo
,
perché
la
necessità
del
lavorare
in
servizio
della
collettività
e
l
'
esercizio
della
piena
autonomia
personale
non
formano
più
antitesi
,
anzi
appariscono
come
una
e
medesima
cosa
;
-
l
'
etica
di
cotesta
società
annulla
la
opposizione
fra
diritti
e
doveri
,
che
non
è
,
in
sostanza
,
se
non
l
'
amplificazione
dottrinale
della
condizione
di
questa
antitetica
società
presente
,
nella
quale
alcuni
han
facoltà
d
'
imporre
ed
altri
hanno
obbligo
di
prestare
;
-
in
cotesta
società
,
in
cui
la
benevolenza
non
è
carità
,
non
parrebbe
utopistico
il
chiedere
,
che
ciascuno
presti
secondo
le
sue
forze
,
e
ciascuno
riceva
secondo
i
suoi
bisogni
;
-
in
simile
società
la
pedagogica
preventiva
eliminerebbe
,
in
buona
parte
,
la
materia
della
penalità
,
e
la
pedagogica
obiettiva
della
convivenza
e
della
collaborazione
razionale
ridurrebbe
al
minimo
il
bisogno
della
repressione
;
-
ossia
,
in
una
parola
,
la
pena
apparirebbe
come
la
semplice
garanzia
di
un
determinato
ordinamento
,
e
spoglia
perciò
del
tutto
d
'
ogni
parvenza
metaforica
di
superna
giustizia
da
vendicare
o
da
ristabilire
.
In
cotesta
società
non
allignerebbe
più
il
bisogno
di
cercare
alla
sorte
pratica
dell
'
uomo
una
spiegazione
trascendente
.
Per
questo
criticismo
delle
cause
della
storia
,
delle
ragioni
della
società
presente
,
e
dell
'
aspettativa
razionalmente
misurata
e
misurabile
di
una
società
futura
,
si
vede
perché
l
'
ottimismo
e
il
pessimismo
,
come
tante
altre
ideologie
,
dovessero
e
debbano
servire
di
sfogo
e
di
estrinsecazione
alle
affettività
delle
coscienze
travagliate
dalle
lotte
della
esistenza
sociale
.
Se
è
questo
che
intendono
di
dire
gli
ideologisti
,
cui
voi
alludete
;
e
,
se
parlando
di
eterna
giustizia
,
essi
pensano
di
farsi
raccoglitori
postumi
dei
sospiri
e
delle
lagrime
dell
'
umanità
attraverso
i
secoli
,
tal
sia
di
loro
;
-
le
licenze
poetiche
non
son
vietate
nemmeno
ai
socialisti
.
Soltanto
non
si
provino
poi
a
metter
su
le
gambe
al
mito
dell
'
eterna
giustizia
,
per
ispedirlo
in
marcia
contro
il
regno
delle
tenebre
.
Quella
gran
benefica
signora
non
ismuoverà
una
sola
delle
pietre
dell
'
edificio
capitalistico
.
Ciò
che
gl
'
ideologi
del
socialismo
chiamano
il
male
,
contro
di
cui
il
bene
combatte
,
non
è
una
astratta
negazione
,
ma
è
un
duro
e
forte
sistema
di
cose
effettuali
:
è
la
miseria
organizzata
per
produrre
la
ricchezza
.
Ora
i
materialisti
della
storia
son
così
poco
teneri
di
cuore
,
da
affermare
,
che
essi
in
questo
male
trovano
precisamente
le
molle
dell
'
avvenire
;
ossia
,
nella
ribellione
degli
oppressi
,
e
non
nella
bontà
degli
oppressori
.
Del
facile
ricadere
nella
metafisica
,
in
senso
non
laudabile
,
fanno
fede
assai
spesso
anche
quegli
studii
,
che
,
a
detta
degli
autori
loro
,
rappresentano
la
quintessenza
del
procedere
scientificamente
positivo
.
Questo
è
il
caso
,
per
es
.
,
di
molti
dei
divulgatori
della
disputata
e
disputabile
antropologia
criminale
.
Come
intento
e
come
tendenza
essa
rappresenta
una
parte
notevole
di
quella
salutare
critica
del
diritto
punitivo
,
che
pian
piano
è
riuscita
a
scuotere
dai
fondamenti
tutta
la
costruzione
filosofica
,
e
soprattutto
etica
,
di
un
fatto
così
semplice
e
così
empirico
,
qual
è
quello
della
inevitabilità
del
punire
,
data
la
esistenza
di
una
società
.
Nel
metodo
,
però
,
di
rado
essa
esce
dai
confini
della
combinatoria
statistica
,
e
da
quell
'
a
un
di
presso
di
verosimile
,
che
è
proprio
del
variopinto
complesso
di
studii
,
che
chiamasi
in
genere
antropologia
.
Quasi
mai
si
avvicina
,
per
es
.
,
alla
precisione
di
indagine
,
per
la
quale
la
psichiatria
,
che
parrebbe
secondo
alcuni
affine
,
grazie
ai
progressi
maravigliosi
dell
'
anatomia
dei
centri
nervosi
,
e
di
tutte
le
parti
della
medicina
,
ha
contribuito
allo
sviluppo
della
psicologia
,
nel
giro
di
pochi
anni
,
assai
più
non
facessero
in
venti
secoli
le
discussioni
sul
testo
di
Aristotele
,
e
le
ipotesi
dello
spiritualismo
e
del
materialismo
puramente
razionalisti
.
Ma
non
è
ciò
che
mi
prema
di
notare
.
In
quella
dottrina
campeggia
la
tendenza
a
fissare
,
come
predisposizioni
(
innatistiche
)
le
ricorrenze
del
delinquere
in
quegli
individui
i
quali
presentino
certi
caratteri
indiziali
,
caratteri
,
che
nell
'
aspetto
obiettivo
,
del
resto
,
non
son
sempre
,
né
ben
raccolti
,
né
ben
fissati
.
E
qui
nulla
di
male
.
La
teoria
,
che
sta
in
fondo
al
diritto
penale
dei
paesi
su
i
quali
la
rivoluzione
borghese
abbia
esteso
l
'
azione
sua
,
ha
di
comune
con
tutto
ciò
che
chiamiamo
liberalismo
i
pregi
e
i
difetti
di
quel
principio
egalitario
,
il
quale
,
date
le
differenze
naturali
e
sociali
degli
uomini
,
non
può
non
essere
puramente
formale
ed
astratto
.
Questa
teoria
è
stata
di
certo
un
progresso
su
la
giustizia
di
corpo
,
e
su
i
privilegi
del
clero
e
dell
'
aristocrazia
;
e
per
questo
rispetto
è
una
vittoria
storica
l
'
enunciato
:
la
legge
è
eguale
per
tutti
.
Inoltre
,
cotesta
teoria
,
riducendo
il
punire
alla
sola
garenzia
giuridica
dell
'
ordine
legalmente
costituito
,
si
contenta
di
colpire
ciò
che
è
un
danno
o
una
lesione
all
'
ordine
stesso
,
e
non
s
'
addentra
più
nella
coscienza
.
Spoglia
com
'
è
di
ogni
carattere
religioso
,
non
colpisce
il
pensiero
e
l
'
animo
.
Non
è
più
l
'
istrumento
di
una
chiesa
,
di
una
credenza
,
di
una
superstizione
.
È
prosaico
cotesto
diritto
penale
,
come
è
prosaica
tutta
la
società
capitalistica
.
E
questo
è
un
altro
trionfo
-
salvo
alcune
lievi
inconseguenze
-
del
libero
pensiero
.
In
una
parola
,
si
punisce
l
'
atto
,
non
l
'
uomo
;
si
punisce
il
turbatore
di
quell
'
ordine
che
si
vuol
difendere
,
non
la
coscienza
,
sia
irreligiosa
,
miscredente
,
atea
e
così
via
.
Per
giungere
a
cotesto
resultato
,
cotesta
teoria
ha
dovuto
costruire
,
su
la
base
media
della
volontarietà
,
ed
esclusi
gli
estremi
della
mancanza
di
consapevolezza
e
di
direzione
nell
'
operare
,
una
tipica
responsabilità
eguale
per
tutti
gli
uomini
(
)
.
Ed
è
qui
,
che
,
come
per
ironia
alla
vantata
e
celebrata
giustizia
,
il
principio
della
legge
eguale
per
tutti
si
tramuta
dialetticamente
nella
massima
ingiustizia
:
perché
gli
uomini
sono
in
realtà
socialmente
e
naturalmente
disuguali
innanzi
alla
legge
.
Su
questa
dialettica
si
sono
esercitati
da
un
pezzo
sociologisti
,
e
socialisti
,
e
critici
d
'
ogni
maniera
.
C
'
è
come
una
lunga
scala
di
opinioni
,
in
contrapposto
al
diritto
esistente
:
dal
paradosso
intinto
di
misticismo
,
che
la
società
punisca
i
delitti
che
essa
cova
,
alla
esigenza
umanitaria
,
che
la
educazione
eguale
per
tutti
giustifichi
,
col
porne
le
condizioni
di
attuabilità
,
il
principio
della
legge
eguale
per
tutti
.
La
punta
acuta
di
tutta
la
critica
è
quella
dei
socialisti
conseguenti
:
i
quali
,
partendo
dal
concetto
delle
differenze
di
classe
,
come
essenziali
al
presente
vivere
sociale
,
non
cercano
nel
diritto
del
punire
,
come
non
cercano
in
nessun
'
altra
parte
del
diritto
esistente
,
la
giustizia
eguale
per
tutti
;
perché
ciò
sarebbe
come
cercare
l
'
inverosimile
,
data
questa
forma
di
società
,
in
cui
le
differenziazioni
sono
le
cause
e
il
contenuto
della
compagine
stessa
.
Questo
diritto
di
mezzana
giustizia
,
che
contraddice
il
più
delle
volte
a
se
stesso
,
è
insito
ad
una
società
,
in
cui
il
postulato
della
eguaglianza
deve
smentire
di
continuo
se
stesso
.
La
menzogna
è
assai
più
palese
in
quella
bella
trovata
degli
apologisti
della
forma
capitalistica
,
quando
dicono
,
che
alla
fin
fine
i
salariati
son
dei
liberi
cittadini
,
che
liberamente
si
dànno
a
mercede
pattuendo
alla
pari
con
quei
loro
eguali
,
che
sono
i
capitalisti
!
-
Ma
noi
socialisti
cotesto
principio
in
sé
contraddittorio
non
vogliamo
abbandonarlo
,
per
andar
poi
a
braccetto
dei
reazionarii
,
che
per
altre
ragioni
lo
combattono
,
e
per
altre
vie
vorrebbero
eliminarlo
:
anzi
noi
l
'
accettiamo
come
la
negatività
immanente
alla
società
borghese
,
ossia
,
come
il
suo
storico
corrosivo
.
L
'
antropologia
criminale
è
venuta
in
buon
punto
a
sussidiare
dei
suoi
studii
speciali
la
tesi
critica
,
che
mette
in
evidenza
l
inverosimile
della
legge
eguale
per
tutti
.
In
questo
senso
essa
è
una
dottrina
progressiva
.
Alle
differenze
sociali
,
che
rendono
assurdo
il
postulato
della
responsabilità
eguale
per
tutti
,
secondo
la
tipica
forma
della
volontarietà
della
mente
sana
,
ha
aggiunto
lo
studio
delle
differenze
presociali
,
che
sono
i
limiti
che
la
bestialità
contrappone
,
come
forze
invincibili
,
a
qualunque
azione
di
adattamento
educativo
.
Non
occorre
qui
di
vedere
,
se
essa
abbia
esagerata
la
estensione
di
cotesta
bestialità
,
interpretando
male
i
casi
che
intendeva
di
studiare
,
e
amplificando
alcune
volte
fantasticamente
i
resultati
di
parziali
e
poco
precise
osservazioni
.
Ciò
che
importa
qui
è
di
dire
,
che
essa
,
per
un
certo
rispetto
metodico
,
ricade
,
inconsapevolmente
,
nella
detestata
metafisica
.
Nella
foga
legittima
di
combattere
l
'
ente
giustizia
e
l
'
ente
responsabilità
,
fissa
poi
dei
fatti
naturali
,
delle
disposizioni
,
cioè
,
a
delinquere
,
la
cui
denominazione
e
definizione
va
togliendo
da
quelle
categorie
della
tutela
sociale
,
che
rispondono
soltanto
alle
condizioni
di
vita
alle
quali
gli
uomini
,
in
verità
solo
dopo
che
son
nati
,
si
vanno
assuefacendo
.
In
natura
,
per
ispiegarmi
,
ci
sarà
la
eccessiva
e
sfrenata
libidine
,
ma
non
certo
l
'
adulterio
(
questa
è
una
categoria
arcirelativamente
sociale
!
)
;
la
rapacità
,
ma
non
il
furto
in
tutte
le
sue
economiche
specificazioni
fino
alla
firma
falsa
su
la
cambiale
;
il
temperamento
sanguinano
,
ma
non
il
regicidio
,
e
così
via
.
Né
si
dica
che
queste
sian
questioni
meramente
verbali
.
Ciò
tocca
all
'
essenza
della
cosa
.
Ciò
riguarda
la
coscienza
dei
limiti
metodici
.
Ciò
importa
a
ricordare
,
che
la
metafisica
è
un
male
atavistico
,
al
quale
non
isfuggono
nemmeno
quelli
che
di
continuo
gridano
:
abbasso
la
metafisica
!
In
altro
campo
di
studii
,
cioè
nella
psicologia
in
genere
e
nella
psichiatria
in
ispecie
,
è
accaduto
per
molto
tempo
lo
stesso
.
Molti
che
volean
localizzare
nel
cervello
i
fenomeni
psichici
,
invece
di
tenersi
ai
fatti
elementarissimi
,
che
,
in
verità
,
solo
da
poco
tempo
furono
distintamente
sceverati
,
localizzavano
(
come
accadde
perfino
all
'
insigne
fisiologista
Ludwig
)
le
facoltà
dell
'
anima
ed
altre
simili
escogitazioni
del
razionalismo
filosofico
;
ossia
davano
un
posto
materiale
al
non
esistente
.
L
'
antropologia
criminale
deve
ancora
sceverar
bene
e
fissare
criticamente
le
sue
categorie
,
causando
l
'
equivoco
di
accettare
come
naturali
ed
innate
quelle
categorie
,
che
il
diritto
punitivo
,
avuto
riguardo
alle
condizioni
di
mera
esperienza
sociale
,
ha
,
per
ragioni
di
pratica
,
fissate
ed
accettate
.
IX
.
Roma
,
2
luglio
'97
Voi
accennate
a
quei
critici
,
di
varia
indole
e
natura
,
i
quali
,
per
varie
ragioni
di
molto
difformi
fra
loro
,
ritengono
,
che
il
cristianesimo
sfugga
all
'
intendimento
materialistico
della
storia
,
e
stimano
che
in
tale
obiezione
sia
come
una
difficoltà
insormontabile
.
Devo
io
addentrarmi
in
cotesta
selva
,
non
dirò
aspra
e
selvaggia
,
ma
di
certo
molto
oscura
per
me
?
Voi
sapete
come
io
respinga
gli
schematismi
d
'
ogni
sorta
.
Non
mi
pare
-
e
pensare
il
contrario
sarebbe
mera
fatuità
,
-
ci
sia
mai
alcuna
teoria
storica
tanto
buona
ed
eccellentissima
per
sé
,
che
ne
abiliti
alla
sommaria
cognizione
di
ogni
storia
particolare
,
quando
anche
alla
ricerca
specializzata
di
questa
non
ci
siamo
per
l
'
innanzi
addestrati
con
proprii
e
diretti
studii
nostri
.
Ora
io
su
la
storia
della
chiesa
cristiana
non
ho
fatto
fino
ad
ora
studii
ex
-
professo
,
che
mi
conferiscano
il
facile
maneggio
della
cosa
stessa
;
su
la
quale
gli
obiettatori
di
solito
discettano
e
discorrono
come
chi
giudichi
per
generiche
impressioni
.
Da
giovane
,
come
accadeva
allora
di
tutti
quelli
che
si
aggirassero
nella
cerchia
della
filosofia
classica
di
Germania
,
lessi
lo
Strauss
e
i
principali
scritti
della
scuola
di
Tubinga
;
ed
ora
,
con
tanti
altri
,
potrei
,
con
piccola
variante
,
ripetere
la
esclamazione
di
Faust
:
ich
habe
,
leider
,
auch
Theologie
studiert
!
Ma
poi
dopo
...
io
di
coteste
materie
non
mi
son
più
occupato
.
Ho
serbata
però
in
me
viva
la
persuasione
,
che
,
come
con
la
scuola
tubingese
cominciò
,
in
definitivo
e
per
davvero
,
quella
considerazione
del
cristianesimo
,
che
sola
può
dirsi
storica
,
così
gli
ulteriori
progressi
consistano
principalmente
nelle
correzioni
e
nei
complementi
,
che
furon
già
portati
,
o
si
vanno
portando
,
ai
resultati
di
quella
stessa
scuola
.
La
principale
delle
correzioni
è
,
e
deve
,
a
mio
avviso
,
esser
tuttora
questa
:
che
,
mentre
i
tubingesi
mirarono
,
in
modo
prevalente
sì
,
ma
non
esclusivo
,
a
studiare
la
genesi
ed
il
processo
delle
credenze
e
dei
dogmi
,
sia
poi
occorso
,
e
occorra
al
presente
,
di
mettersi
allo
studio
obiettivo
della
formazione
e
dello
sviluppo
dell
'
associazione
cristiana
.
Per
cotesto
riavvicinarsi
a
quel
modo
di
considerazione
,
che
,
brevitatis
causa
,
chiamerò
sociologico
,
si
fa
un
passo
innanzi
nella
obiettività
della
ricerca
:
in
guisa
,
che
l
'
intendimento
del
come
e
del
perché
l
'
associazione
è
nata
e
si
è
svolta
,
ci
dà
il
modo
di
vedere
per
quali
ragioni
e
per
quali
vie
gli
animi
,
le
fantasie
,
le
menti
,
i
desiderii
,
i
timori
,
le
speranze
,
le
aspirazioni
degli
associati
dovessero
completarsi
di
certe
credenze
,
ricercare
certi
simboli
,
giungere
alla
escogitazione
di
certi
dogmi
;
-
o
come
gli
associati
potessero
mettere
,
in
somma
,
assieme
tutto
un
mondo
dottrinale
ed
ideologico
.
Fatta
una
tale
inversione
,
si
è
già
su
la
via
,
che
mena
diritto
al
materialismo
storico
;
ossia
siam
prossimi
al
postulato
generale
,
che
si
debba
considerare
le
idee
come
il
prodotto
e
non
come
la
causa
di
una
determinata
struttura
sociale
.
Se
non
erro
,
-
perché
,
come
dicevo
,
di
tali
argomenti
me
ne
intendo
relativamente
poco
-
in
questo
indirizzo
realistico
concorrono
soprattutto
gli
studii
recenti
delle
antichità
cristiane
;
nei
quali
,
mi
pare
,
primeggiano
gli
scrittori
del
genere
di
Harnack
e
simiglianti
.
Cito
incidentalmente
,
giacché
questo
libro
qui
io
l
'
ho
studiato
,
quelle
notevolissime
letture
dell
'
inglese
Hatch
;
nelle
quali
,
con
la
massima
lucidezza
di
analisi
documentaria
,
si
va
dimostrando
,
come
l
'
associazione
cristiana
,
da
un
punto
in
qua
dalle
sue
primissime
origini
,
si
sviluppasse
e
si
consolidasse
per
via
dell
'
adattamento
alle
varie
forme
di
quel
diritto
corporativo
,
che
fioriva
nelle
varie
regioni
dell
'
impero
,
o
nelle
condizioni
peculiarmente
proprie
al
giure
pubblico
romano
,
o
in
quelle
altre
degli
altri
usi
locali
e
nazionali
,
e
segnatamente
delle
istituzioni
greche
ed
ellenistiche
.
I
nostri
vescovi
non
se
ne
abbiano
a
male
.
Lo
spirito
santo
ci
sarà
entrato
per
qualche
cosa
nel
metterli
al
di
sopra
del
rimanente
dei
fedeli
,
da
quando
nella
associazione
originariamente
democratica
si
creò
la
differenziazione
gerarchica
di
clero
e
di
laici
(
ossia
popolani
)
;
ma
il
loro
nome
stesso
ricorda
,
che
la
organizzazione
fu
fatta
sul
preciso
modello
di
quei
corpi
di
navicellai
,
pescivendoli
,
fornai
e
simili
,
che
aveano
i
loro
episcopi
(
sopravveglianti
)
et
reliqua
.
A
questo
punto
bisogna
fare
ancora
un
passo
innanzi
.
Bisogna
,
cioè
,
abbandonare
il
concetto
astratto
e
generico
di
una
storia
unica
ed
unitaria
di
tutto
il
cristianesimo
,
e
venire
alla
storia
particolare
,
per
tempi
e
luoghi
,
dell
'
associazione
cristiana
:
-
la
quale
associazione
ora
è
una
parte
soltanto
di
quella
più
larga
società
civile
,
semicivile
,
o
a
dirittura
barbara
,
in
cui
essa
s
'
andò
svolgendo
nei
primi
tre
secoli
;
-
ora
par
che
covra
ed
assorba
tutti
i
rapporti
della
complessiva
società
semicivile
o
semibarbara
,
come
fu
nell
'
occidente
latino
del
così
detto
Medioevo
;
-
e
da
ultimo
,
dopo
quella
dilacerazione
dell
'
unità
cattolica
,
che
è
il
protestantesimo
,
e
riconosciuta
la
libertà
di
coscienza
,
e
assai
più
spiccatamente
in
seguito
alla
Grande
Rivoluzione
,
torna
ad
essere
una
parte
del
tutto
nella
convivenza
politico
-
sociale
,
una
parte
,
o
prevalente
,
o
piccola
,
o
minima
,
e
così
via
dicendo
.
Su
cotesta
traccia
stessa
va
trattato
il
problema
dei
rapporti
fra
chiesa
e
stato
;
che
è
questione
di
relatività
storica
,
e
non
di
teoretica
elocubrazione
formalistica
.
Per
questo
modo
d
'
intendere
si
è
in
fine
in
grado
di
ricercare
e
di
dichiarare
quelle
condizioni
materiali
,
le
quali
,
come
è
accaduto
di
ogni
altra
convivenza
umana
,
produssero
dapprima
l
'
associazione
cristiana
,
e
poi
la
mantennero
,
la
perpetuarono
,
o
la
portarono
alla
parziale
o
locale
dissoluzione
,
con
tutte
le
varie
vicende
,
che
nelle
cause
e
ragioni
loro
divengon
poi
senza
difficoltà
patenti
.
E
si
capisce
che
credenze
,
e
dogmi
,
e
simboli
,
e
leggende
,
e
liturgie
,
e
altre
simili
cose
debbano
venire
in
seconda
linea
,
come
è
proprio
di
ogni
altra
soprastruzione
ideologica
.
Continuare
a
scrivere
la
storia
dell
'
ente
Cristianesimo
(
ne
faccio
qui
un
solo
sostantivo
con
la
lettera
maiuscola
)
,
gli
è
come
moltiplicare
l
'
errore
di
concezione
metodica
,
nel
quale
incorrono
i
letterati
e
gli
eruditi
,
quando
compongono
,
in
senso
affatto
unitario
,
come
se
si
trattasse
di
cose
per
sé
stanti
,
le
storie
della
letteratura
o
della
filosofia
.
In
coteste
manipolazioni
della
dotta
fabbrica
,
pare
come
se
i
poeti
,
gli
oratori
,
i
filosofi
di
diversi
tempi
,
isolati
quasi
dal
resto
del
mondo
in
cui
realmente
vissero
,
si
porgano
la
mano
attraverso
o
al
di
sopra
dei
secoli
,
per
comporre
una
illustre
catena
;
-
o
come
se
,
non
avendo
essi
tolta
la
materia
e
l
'
occasione
al
poetare
o
al
filosofare
dalle
condizioni
della
società
in
cui
si
svolsero
,
e
dal
grado
evolutivo
di
questa
,
si
sforzassero
di
entrare
nella
serie
indipendente
,
che
è
lo
studiato
indice
della
dotta
compilazione
.
Si
capisce
quanto
sia
cosa
comoda
l
'
avere
a
mano
,
nel
manuale
,
la
somma
delle
notizie
su
ciò
che
chiamiamo
letteratura
francese
,
per
es
.
dalla
Chanson
de
Roland
ai
romanzi
del
signor
Zola
:
ma
dall
'
una
cosa
all
'
altra
non
corre
soltanto
il
cronologico
millennio
,
né
da
una
cosa
all
'
altra
intercede
soltanto
il
semplice
variare
della
facoltà
poetica
;
perché
,
anzi
,
c
'
è
di
mezzo
tutto
il
tramutarsi
di
tutti
i
rapporti
della
convivenza
in
tutti
i
suoi
principali
aspetti
,
e
in
rispetto
a
cotesti
sociali
tramutamenti
le
manifestazioni
letterarie
non
son
che
relativi
indici
,
sedimenti
specifici
,
e
casi
particolari
.
Sarà
comodo
,
specie
per
l
'
allevamento
artificiale
al
sapere
,
che
è
tanta
parte
delle
nostre
Università
,
il
ridurre
in
compendio
la
somma
di
ciò
che
nella
storia
chiamiamo
genericamente
filosofia
;
ma
chi
è
che
riesca
a
capir
poi
per
davvero
,
per
cotesta
via
,
come
i
singoli
filosofi
siano
arrivati
a
pensare
in
modi
cosi
difformi
,
e
spesso
contraddittorii
?
Come
si
fa
a
mettere
in
una
sola
linea
di
processo
continuativo
,
indipendente
ed
unitario
,
la
filosofia
dell
'
antichità
,
che
fu
fino
a
Platone
quasi
tutta
la
scienza
,
-
e
poi
quel
minimo
di
scienza
che
fu
la
Scolastica
sopraffatta
dalla
teologia
,
-
e
più
in
qua
quella
filosofia
del
secolo
XVII
,
che
è
una
forma
di
esplorazione
concettuale
parallela
alla
nuova
scienza
contemporanea
della
osservazione
e
dell
'
esperimento
-
in
fine
questa
neocritica
,
che
tende
ora
a
far
della
filosofia
una
semplice
revisione
formale
del
saputo
nelle
singole
scienze
,
già
di
tanto
differenziate
fra
loro
?
A
potiori
è
assurdo
l
andar
scrivendo
-
salvo
che
per
ragioni
di
comodità
accademica
-
delle
storie
universali
del
cristianesimo
.
Non
parlo
di
quelli
che
pensano
con
animo
da
credenti
;
e
,
ossia
,
opinano
che
il
filo
conduttore
di
tali
storie
unitarie
consista
nella
missione
provvidenziale
della
chiesa
stessa
attraverso
i
secoli
.
A
coloro
,
che
così
pensano
,
e
in
vario
modo
intendono
cotesta
storia
ideale
eterna
,
che
sarebbe
come
una
immanente
o
processuale
rivelazione
,
noi
non
abbiamo
nulla
da
dire
o
da
suggerire
.
Son
fuori
del
campo
nostro
.
Ma
quei
critici
,
i
quali
scrivono
le
storie
unitarie
di
tutto
il
cristianesimo
,
pur
sapendo
e
confessando
di
aver
per
le
mani
una
materia
che
fa
parte
delle
variabili
e
più
o
meno
necessarie
condizioni
successive
della
vita
umana
,
come
non
vedono
,
che
la
loro
rappresentazione
continuativa
si
tien
sopra
di
un
assai
debole
filo
di
tradizione
,
e
riflette
uno
schema
assai
vago
di
cose
appena
appena
riavvicinabili
?
Il
nascere
,
l
'
ampliarsi
,
il
diffondersi
,
l
'
organizzarsi
e
lo
sparire
(
in
alcune
parti
,
dico
,
del
mondo
,
per
es
.
l
'
Asia
anteriore
e
l
'
Africa
settentrionale
)
dell
'
associazione
cristiana
,
e
il
vario
atteggiarsi
di
essa
verso
il
rimanente
dell
'
attività
pratica
,
e
i
multiformi
legami
che
ebbe
con
le
altre
aggregazioni
e
potestà
politico
-
sociali
:
-
tutte
coteste
cose
,
che
son
la
storia
vera
e
effettuale
,
non
s
'
intendono
,
se
non
si
parte
dalle
condizioni
complessive
di
ciascun
singolo
paese
,
nel
quale
,
o
pochi
,
o
molti
,
o
tutti
gl
'
incoli
,
abitanti
e
cittadini
,
o
da
membri
di
modesta
setta
,
o
nelle
forme
d
'
imperiosa
cattolicità
,
o
perseguitati
,
o
tollerati
,
o
intolleranti
e
perseguitanti
,
si
professarono
e
professano
cristiani
.
E
di
cui
solo
si
comincia
a
metter
piede
sul
terreno
solido
,
di
ciò
che
è
degno
obietto
dell
'
intendimento
storico
;
e
di
qui
alla
interpretazione
materialistica
non
occorre
sforzo
maggiore
di
quello
che
occorra
in
ogni
altro
ramo
delle
nostre
conoscenze
della
vita
del
passato
.
In
una
parola
,
la
storia
effettiva
è
quella
della
chiesa
,
anzi
delle
chiese
;
ossia
di
una
società
,
che
ha
la
sua
oikonomia
,
così
nel
senso
generico
di
ordinamento
,
come
in
quello
specificato
del
modo
di
acquisizione
,
di
produzione
,
di
distribuzione
e
di
consumo
dei
beni
(
ahimè
,
terreni
!
)
Se
altri
intende
per
cristianesimo
,
in
un
senso
esclusivo
,
il
solo
complesso
delle
credenze
e
delle
aspettazioni
circa
il
destino
umano
-
credenze
,
che
in
verità
varian
tanto
,
quanto
è
il
divario
,
per
dirne
una
sola
,
tra
il
libero
arbitrio
del
cattolicesimo
postridentino
e
il
determinismo
assoluto
di
Calvino
!
-
bisogna
si
rassegni
a
capire
e
ad
ammettere
,
che
cotesto
complesso
di
vedute
e
di
tendenze
è
nato
e
si
è
svolto
sempre
per
entro
la
cerchia
di
una
associazione
,
che
ha
variato
di
continuo
in
vario
senso
,
ed
è
stata
sempre
,
dal
più
al
meno
,
contenuta
da
un
più
vasto
e
complicato
ambiente
storico
-
sociale
,
tanto
per
dirla
con
la
prediletta
espressione
dei
neologisti
.
Conviene
aggiungere
un
'
altra
considerazione
.
In
questo
quarto
d
'
ora
di
prosa
scientifica
,
in
cui
noi
ci
troviamo
al
presente
,
non
si
dà
a
credere
più
a
nessuno
,
che
la
massa
dei
raccolti
nell
'
associazione
cristiana
sapessero
e
capissero
mai
nulla
di
preciso
del
variare
dei
dogmi
,
e
delle
sottili
discussioni
dei
sapienti
e
dei
dottori
.
Delle
plebi
di
Antiochia
,
di
Alessandria
,
di
Costantinopoli
,
e
così
via
,
agitantisi
intorno
alle
bandiere
di
Ano
e
di
Atanasio
,
noi
non
conosciamo
precisamente
le
passioni
,
gl
'
interessi
,
il
modo
cotidiano
del
vivere
,
e
l
'
ingenito
e
abituale
idiotismo
;
-
non
possiamo
descriverle
proprio
come
faremmo
ora
di
Napoli
o
di
Londra
:
-
ma
non
saremo
mai
così
ingenui
da
credere
,
che
capissero
un
iota
della
lotta
circa
la
sostanza
,
o
semplicemente
simile
,
o
affatto
identica
,
del
figlio
per
rispetto
al
padre
.
Né
misureremo
la
differenza
reale
degli
artigiani
di
Ginevra
da
quei
d
'
Italia
nel
secolo
XVI
,
dal
divario
dottrinale
fra
Calvino
e
Bellarmino
.
Per
ciò
appunto
la
storia
del
cristianesimo
riesce
in
gran
parte
oscura
,
perché
essa
ci
fu
quasi
sempre
tramandata
attraverso
agl
'
involucri
e
alle
diciture
ideologiche
di
quelli
che
furono
il
riflesso
dogmatico
-
letterario
dello
svolgersi
dell
'
associazione
;
in
guisa
che
della
vita
pratica
si
sa
relativamente
poco
,
e
questo
poco
si
assottiglia
fino
al
minimo
quanto
più
si
risale
ai
primi
secoli
.
Inoltre
,
la
massa
dei
consociati
ha
sempre
serbato
in
cuor
suo
,
e
ha
trasferito
nelle
minute
credenze
e
nelle
leggende
,
molte
delle
superstizioni
e
moltissimi
dei
miti
che
recava
in
sé
prima
di
convertirsi
,
e
tutte
quelle
altre
superstizioni
e
tutti
quei
miti
,
che
le
fu
necessità
di
creare
,
per
rendersi
in
qualche
modo
plausibile
le
dottrine
astratte
e
metafisiche
del
cristianesimo
dogmatico
.
Accadde
ciò
assai
visibilmente
fin
dalla
seconda
metà
del
secondo
secolo
,
quando
l
'
associazione
avea
cessato
da
un
pezzo
dall
'
essere
una
democratica
setta
di
aspettanti
il
regno
di
dio
,
compenetrati
tutti
dello
spirito
santo
,
e
volgeva
alla
formazione
di
una
organizzata
cattolicità
,
così
nel
senso
della
ortodossia
,
come
in
quello
di
una
semipolitica
coordinazione
gerarchica
di
moltissimi
non
più
santi
,
ma
semplicemente
uomini
.
Cresce
cotesto
trasferimento
di
tutte
le
superstizioni
locali
,
regionali
ed
etniche
nel
seno
del
cristianesimo
,
dacché
,
diventando
la
chiesa
in
definitivo
ortodossamente
ufficiale
e
territoriale
,
era
tolto
il
modo
a
qual
si
fosse
più
zelante
di
andar
sceverando
,
con
scrupolosa
epurazione
,
i
capaci
di
una
persuasione
,
frutto
di
pedagogico
addestramento
,
dagli
obbligati
a
credere
,
e
a
stare
ai
riti
e
alle
forme
come
che
si
fosse
.
Rovinando
poi
l
'
Impero
di
Occidente
,
per
le
sommarie
o
forzate
conversioni
dei
barbari
della
Germania
e
della
Slavia
,
s
'
accrebbe
il
capitale
delle
credenze
popolari
da
formare
il
pascolo
cotidiano
delle
masse
,
che
eran
tenute
in
obbligo
di
professare
simboli
e
credenze
tanto
superiori
o
estranee
all
'
ambito
di
loro
menti
,
come
quelle
che
rappresentavano
un
precipitato
di
molte
semi
-
filosofie
.
Tutte
coteste
popolazioni
cristiane
vissero
e
continuarono
a
vivere
delle
loro
variopinte
credenze
;
per
la
qual
ragione
,
poi
,
esse
effettivamente
trasformarono
i
dati
comunissimi
del
cristianesimo
in
moventi
ed
in
occasioni
a
nuove
e
speciose
mitologie
.
A
riscontro
di
tal
vita
barbaramente
ingenua
,
le
definizioni
dei
dottori
e
le
decisioni
dei
concilii
rimasero
come
librate
in
aria
,
quale
ideologia
inattingibile
alle
moltitudini
,
e
a
guisa
di
dottrinale
utopia
.
Da
quali
ragioni
e
cause
,
da
quali
moventi
e
mezzi
i
membri
della
consociazione
furon
tenuti
,
dunque
,
assieme
nei
tempi
dei
quali
si
dice
che
la
religione
fosse
l
'
anima
e
il
fulcro
di
tutta
la
vita
?
Prescindo
dalle
prepotenze
e
dalle
violenze
,
per
non
entrare
in
un
capitolo
assai
spinoso
,
che
è
quello
cui
s
'
appellano
di
solito
i
passionati
avversarii
del
cristianesimo
;
capitolo
che
mette
sotto
gli
occhi
la
storia
delle
più
odiose
tirannie
,
delle
più
feroci
ed
inumane
persecuzioni
,
e
della
più
raffinata
ipocrisia
.
Tantum
religio
potuit
suadere
malorum
!
Ciò
che
mi
preme
gli
è
di
notare
,
che
la
forza
principale
della
coesione
fosse
appunto
in
quei
disprezzati
mezzi
materiali
,
l
'
uso
il
maneggio
e
il
governo
dei
quali
ha
fatto
crescere
l
'
associazione
in
una
potente
organizzazione
economica
,
coi
suoi
ufficii
,
con
la
sua
gerarchia
,
col
suo
diritto
,
e
coi
suoi
servi
,
e
schiavi
,
e
dipendenti
,
e
coloni
,
e
ministri
,
e
protetti
e
beneficati
.
La
proprietà
ecclesiastica
rappresenta
tutta
una
serie
di
variazioni
,
dall
'
obolo
del
semicomunismo
alla
legale
corporazione
,
e
da
questa
alla
raccolta
dei
legati
,
alla
costituzione
dei
complessi
terrieri
del
latifondo
,
e
poi
del
feudo
coi
corollarii
delle
decime
e
della
finanza
delle
anime
,
e
fino
ai
tentativi
più
moderni
della
industria
coloniale
(
i
Gesuiti
)
,
e
così
via
ad
altre
ed
altre
cose
.
Ciò
che
mantenne
la
coesione
degli
umili
furon
principalmente
,
come
sono
in
parte
tuttora
,
i
beneficii
dell
'
elemosina
,
dell
'
assistenza
dei
malati
,
dei
derelitti
,
degli
orfani
,
delle
vedove
e
così
via
,
della
ordinata
e
metodica
gestione
dei
campi
,
del
dissodamento
delle
terre
di
nuovo
acquisto
alla
coltura
.
Questi
i
mezzi
,
che
,
come
è
accaduto
di
ogni
altro
ente
morale
collettivo
,
fecero
dell
'
associazione
cristiana
una
cosa
vitale
,
e
nel
Medioevo
soprattutto
permisero
ad
un
piccolissimo
ceto
di
addottrinati
di
far
servire
una
vasta
compagine
economica
a
fini
relativamente
più
elevati
,
più
nobili
,
più
altruistici
e
più
progressivi
,
di
quel
che
non
accadesse
nell
'
ambito
dei
possedimenti
strettamente
feudali
,
e
per
opera
di
sovrani
taglieggiatori
,
razziatori
,
e
pirati
.
La
borghesia
,
nelle
sue
diverse
fasi
,
con
modi
più
o
meno
rapidi
,
e
in
forme
più
o
meno
rivoluzionarie
,
ha
fatto
dappoi
man
bassa
di
cotesta
economia
della
proprietà
del
popolo
cristiano
,
e
l
'
ha
in
diversi
modi
incorporata
alla
proprietà
di
pieno
diritto
privato
,
e
l
'
ha
resa
fluida
nel
sistema
capitalistico
.
Dove
cotesta
proprietà
di
ecclesiastica
economia
ha
resistito
parzialmente
,
e
dove
parzialmente
resiste
ancora
ai
colpi
dell
'
evo
progressivo
,
gli
è
perché
essa
adempie
tuttavia
alcuni
ufficii
,
che
le
altre
organizzazioni
pubbliche
,
e
lo
stato
che
le
rappresenta
,
o
non
assumono
sopra
di
sé
,
o
tollerano
sussistano
tuttora
nella
chiesa
,
come
in
forma
di
concorrenza
.
La
storia
di
cotesta
economia
è
il
midollo
di
quella
interpretazione
del
variare
del
cristianesimo
,
che
la
critica
ulteriore
dovrà
elaborare
.
Quel
Gregorio
Magno
,
che
par
già
così
persuaso
,
che
il
vescovo
di
Roma
fosse
destinato
a
tener
le
parti
del
tramontato
Impero
dell
'
Occidente
,
quel
Gregorio
,
noto
al
comune
delle
persone
colte
per
le
sue
visioni
,
per
il
suo
amore
della
musica
e
per
l
'
apostolato
nell
'
Anglia
,
da
economo
dettò
le
leggi
della
condotta
del
latifondo
ecclesiastico
.
A
parecchi
secoli
di
distanza
,
per
tutte
le
traversie
dei
semistati
e
delle
varie
comunità
semi
-
politiche
,
che
si
andaron
sviluppando
entro
l
'
ambito
dal
sempre
mal
fermo
e
mal
restaurato
Impero
d
'
Occidente
,
la
estesissima
proprietà
ecclesiastica
,
da
per
tutto
diffusa
e
da
per
ogni
dove
incuneata
,
dette
luogo
a
tentare
quella
politica
,
che
,
da
Gregorio
VII
a
Bonifacio
VIII
,
mirò
a
fare
del
successore
di
Pietro
l
'
erede
di
Augusto
.
Questa
politica
non
fu
tale
qual
fu
,
perché
i
frati
clunacensi
ne
avessero
escogitata
la
dottrina
,
o
perché
com
'
è
di
fatti
,
Gregorio
VII
ed
Innocenzo
III
fossero
uomini
sommi
,
ma
perché
solo
in
quel
vasto
sistema
economico
c
erano
i
dati
per
tentare
un
gran
disegno
di
organizzazione
;
al
quale
,
come
è
noto
,
si
ribellarono
in
diversi
modi
,
non
solo
gli
altri
semipotentati
politici
d
'
allora
,
ma
in
alcuni
punti
di
più
progredita
operosità
industriale
e
commerciale
(
Fiandra
,
Provenza
,
Italia
del
nord
)
con
diversi
intendimenti
,
o
di
cenobitica
ascesi
o
di
civile
libertà
cristiana
,
anche
una
parte
delle
plebi
e
delle
recenti
borghesie
.
E
difatti
l
'
umiliazione
inflitta
a
Bonifacio
VIII
in
Anagni
,
non
è
se
non
il
punto
acuto
di
quella
politica
di
Filippo
il
Bello
,
che
,
da
precursore
molto
alla
lontana
del
principato
rivoluzionario
del
secolo
XVI
,
mette
per
il
primo
arditamente
la
mano
su
la
sostanza
del
popolo
cristiano
.
E
qui
vorrei
far
punto
a
questa
digressione
;
perché
cotesta
storia
economica
non
è
stata
ancora
per
davvero
scritta
,
e
non
sarò
io
ad
avviarla
con
queste
incidentali
osservazioni
.
Mi
pare
,
però
,
che
i
soliti
obiettatori
dicano
:
ma
fatta
questa
storia
economica
,
tutto
il
resto
sarà
chiaro
chiarissimo
?
E
qui
saremmo
al
solito
caso
di
quelli
che
si
fanno
dei
castelli
di
carta
,
per
aver
poi
il
gusto
di
distruggerli
con
un
bel
soffio
.
Spiegare
un
processo
consiste
,
in
generale
,
nel
risolverlo
nelle
condizioni
sue
più
elementari
,
fino
al
punto
che
ci
sia
dato
di
scorgere
e
seguire
(
dal
minimo
del
discernibile
in
su
)
le
fasi
successive
,
come
chi
vada
da
premesse
a
conseguenze
.
Nessuno
si
sognerà
di
affermare
per
es
.
,
che
quando
si
conosca
a
fondo
la
struttura
economica
della
città
di
Atene
tra
la
fine
del
V
e
il
principio
del
IV
secolo
a
.
C
.
,
si
possa
poi
difilato
passare
ad
intendere
,
così
senz
'
altro
,
cioè
senza
il
sussidio
critico
degli
elementi
intellettuali
raccolti
nella
tradizione
,
tutto
il
contenuto
ideologico
di
tutti
e
singoli
i
dialoghi
di
Platone
.
Ciò
che
occorre
in
verità
di
spiegare
innanzi
tutto
è
l
'
uomo
Platone
;
ossia
le
sue
disposizioni
estetiche
e
mentali
,
il
suo
pessimismo
,
la
sua
fuga
dal
mondo
,
il
suo
idealismo
e
il
suo
utopismo
.
Tutto
ciò
è
il
prodotto
di
quelle
condizioni
,
che
come
si
svolsero
ideologicamente
nell
individuo
Platone
,
si
svolsero
del
pari
in
tanti
e
tanti
altri
contemporanei
suoi
,
che
altrimenti
non
l
'
avrebbero
inteso
,
ammirato
e
seguito
al
punto
da
creare
intorno
a
lui
una
setta
,
vissuta
poi
per
secoli
con
tante
modificazioni
.
Se
altri
si
provi
a
distrarre
quella
formazione
ideologica
dall
'
ambiente
,
in
cui
per
l
'
appunto
nacque
come
primo
prodromo
del
cristianesimo
,
essa
diventa
l
'
incomprensibile
,
ossia
presso
a
poco
l
assurdo
.
A
potiori
ciò
vale
di
quelle
disposizioni
e
inclinazioni
,
o
fantastiche
,
o
mentali
,
che
in
una
così
grande
convivenza
,
qual
è
stata
l
'
associazione
cristiana
coi
suoi
molteplici
ufficii
e
con
le
sue
svariate
attinenze
,
ingenerarono
il
bisogno
di
tante
credenze
,
di
tanti
simboli
,
di
tanti
dogmi
,
di
tante
leggende
.
Ci
torna
di
certo
più
facile
di
intendere
i
rapporti
,
che
in
genere
legano
tutte
coteste
ideazioni
a
certe
determinate
condizioni
materiali
della
convivenza
,
che
non
di
spiegare
poi
partitamente
tutte
e
singole
quelle
ideazioni
nel
loro
particolare
contenuto
.
Cotesta
difficoltà
di
adeguata
spiegazione
è
cresciuta
dal
fatto
,
che
si
tratta
di
tempi
di
terribili
catastrofi
,
di
inauditi
rimescolamenti
,
di
decadenza
delle
attitudini
alla
scienza
corretta
;
di
tempi
,
in
breve
,
nei
quali
manca
quasi
sempre
la
testimonianza
spregiudicata
,
la
critica
,
l
'
opinione
pubblica
,
e
le
menti
più
forti
,
sequestrate
dalla
vita
,
inclinano
all
'
astruso
,
al
sottile
e
al
verbalistico
.
Gli
è
difatti
il
difficile
intendimento
,
del
come
le
ideologie
nascano
dal
terreno
materiale
della
vita
,
che
dà
forza
all
'
argomentare
di
coloro
i
quali
negano
la
possibilità
di
una
piena
spiegazione
genetica
del
cristianesimo
.
In
generale
gli
è
vero
,
che
la
fenomenologia
o
psicologia
religiosa
che
dir
si
voglia
,
presenta
delle
grandi
difficoltà
,
e
reca
in
sé
dei
punti
assai
oscuri
.
Come
i
dati
empirici
della
natura
e
del
vivere
sociale
si
tramutino
,
in
certi
determinati
tempi
e
in
certe
determinate
disposizioni
etniche
,
passando
per
il
crogiuolo
di
una
specificata
fantasia
,
in
persone
,
in
iddii
,
in
angeli
,
in
demoni
,
e
poi
in
attributi
,
emanazioni
,
e
ornamenti
di
queste
stesse
personificazioni
,
e
da
ultimo
in
entità
astratte
e
metafisiche
come
il
logos
,
l
'
infinita
bontà
,
la
gomma
giustizia
e
così
via
-
non
è
cosa
sempre
facile
d
'
intendere
a
pieno
.
In
cotesto
campo
di
derivata
e
complicata
produzione
psichica
,
siam
molto
lontani
da
quelle
condizioni
elementarissime
,
nelle
quali
,
con
l
'
osservazione
e
con
l
'
esperimento
c
'
è
per
es
.
,
lecito
di
seguire
il
sorgere
e
lo
svolgersi
delle
prime
sensazioni
da
un
estremo
all
'
altro
,
ossia
dagli
apparati
periferici
fino
ai
centri
cerebrali
,
nei
quali
l
'
eccitazione
e
le
vibrazioni
si
tramutano
in
noto
alla
coscienza
,
cioè
dire
in
coscienza
.
Ma
è
forse
cotesta
difficoltà
psicologica
un
privilegio
delle
credenze
cristiane
?
Non
è
essa
propria
del
generarsi
di
tutte
le
credenze
,
e
ideazioni
mitiche
e
religiose
?
Ci
son
forse
più
chiare
le
creazioni
tanto
originali
del
primissimo
buddhismo
,
e
quelle
più
di
seconda
mano
,
e
quasi
sincretiche
del
maomettanismo
?
E
risalendo
poi
in
là
da
questi
sistemi
delle
grandi
religioni
,
ci
sono
forse
chiari
e
trasparenti
a
prima
vista
i
procedimenti
della
fantasia
nella
creazione
dei
miti
elementarissimi
dei
nostri
protopadri
ariani
?
Ci
è
proprio
facile
di
renderci
conto
per
filo
e
per
segno
di
tutte
le
transizioni
occorse
alla
fantasia
di
tante
generazioni
,
attraverso
tanti
secoli
,
perché
il
pramantha
,
ossia
il
bastone
da
suscitare
il
fuoco
fregandolo
ed
agitandolo
in
altro
legno
,
si
svolgesse
poco
per
volta
nell
'
eroe
Prometeo
?
E
pure
questo
è
il
mito
più
noto
della
mitologia
indo
-
europea
;
quello
per
il
quale
esistono
più
dati
per
seguirne
le
successive
fasi
embriogenetiche
,
dagli
antichissimi
inni
vedici
in
onore
del
dio
Agni
(
il
fuoco
)
,
fino
alla
creazione
etico
-
religiosa
della
tragedia
eschilea
.
Gli
è
che
coteste
produzioni
psichiche
degli
uomini
dei
secoli
trapassati
presentano
all
'
intendimento
nostro
delle
difficoltà
tutte
speciali
.
Noi
non
possiamo
facilmente
riprodurre
in
noi
le
condizioni
che
occorrono
,
per
approssimarci
allo
stato
interiore
d
'
animo
,
che
fu
rispettivo
a
quei
prodotti
.
Occorre
una
lunga
assuefazione
perché
si
acquisti
quella
attitudine
interpretativa
,
la
quale
è
propria
del
glottologo
,
del
filologo
,
del
critico
,
del
preistorista
;
ossia
di
chi
,
col
lungo
esercizio
e
coi
reiterati
tentativi
,
si
fa
come
una
coscienza
artificiale
,
congrua
e
consona
all
'
obietto
da
spiegare
.
Se
non
che
il
cristianesimo
(
e
qui
intendo
dire
della
credenza
,
della
dottrina
,
del
mito
,
del
simbolo
,
della
leggenda
,
e
non
della
semplice
associazione
nella
sua
oikonomika
)
,
ci
riesce
relativamente
più
facile
,
in
quanto
è
a
noi
più
prossimo
.
Ci
viviamo
in
mezzo
,
e
ne
abbiamo
di
continuo
a
considerare
le
conseguenze
e
le
derivazioni
nelle
letterature
e
nelle
varie
filosofie
a
noi
familiari
.
Noi
possiamo
tuttodì
osservare
come
le
moltitudini
combinino
,
all
'
ingrosso
,
tanto
le
atavistiche
come
le
recenti
superstizioni
con
una
mezzana
o
appena
approssimativa
accettazione
del
principio
più
generale
,
che
unifica
tutte
le
confessioni
:
-
il
principio
cioè
della
caduta
e
della
redenzione
.
Noi
l
'
associazione
cristiana
la
vediamo
all
'
opera
,
così
per
ciò
che
essa
fa
,
come
per
le
lotte
che
sostiene
;
e
siamo
in
grado
di
rifarci
sul
passato
per
combinazioni
analogiche
,
che
di
rado
ci
riesce
di
adoperare
nella
interpretazione
delle
credenze
da
noi
remote
.
Assistiamo
ancora
alla
creazione
di
nuovi
dogmi
,
di
nuovi
santi
,
di
nuovi
miracoli
,
di
nuovi
pellegrinaggi
;
e
,
ripensando
al
passato
,
possiamo
in
buona
parte
dire
:
tout
comme
chez
nous
!
Disponiamo
,
voglio
dire
,
di
un
capitale
di
osservazione
e
di
esperienza
psicologica
,
che
ci
permette
di
rivivere
nel
passato
,
con
isforzo
assai
minore
di
quello
ci
tocchi
di
fare
,
quando
siam
costretti
a
starcene
alla
sola
analisi
documentaria
delle
condizioni
più
antiche
.
Da
quando
si
è
cominciato
a
capir
qualcosa
di
netto
della
origine
della
lingua
,
se
non
dal
momento
che
fu
inteso
,
non
aver
noi
altro
terreno
di
esperienza
in
proposito
,
se
non
nel
modo
come
i
fanciulli
imparano
tuttodì
a
parlare
?
Per
molti
il
problema
della
origine
del
cristianesimo
rimane
poi
oscurato
da
un
altro
pregiudizio
;
che
qui
,
cioè
,
si
tratti
di
una
formazione
primissima
,
e
quasi
di
una
creazione
ex
nihilo
.
Costoro
non
pensano
,
che
quelli
che
divennero
cristiani
giunsero
a
quel
punto
partendo
da
altre
religioni
;
e
che
il
problema
della
origine
si
riduce
prosaicamente
innanzi
tutto
a
rintracciare
,
come
gli
elementi
preesistenti
siansi
derivati
in
nuova
forma
,
per
entro
all
'
ambito
dell
'
associazione
,
e
in
che
stia
il
vero
e
proprio
nocciolo
nuovo
della
neoformazione
.
Siamo
in
tempi
storici
.
Di
quelle
religioni
precedenti
ci
è
nota
principalmente
la
forma
del
giudaesimo
posteriore
,
che
era
in
una
parte
della
massa
popolare
di
messianismo
esaltato
,
e
nella
classe
degli
addottrinati
di
affilata
casistica
.
Ci
sono
a
un
di
presso
noti
i
culti
,
le
superstizioni
,
le
credenze
dei
varii
paganesimi
dell
'
impero
e
ci
è
nota
la
disposizione
religiosa
di
una
buona
parte
dei
filosofanti
di
quel
tempo
,
che
eran
quasi
tutti
decadenti
,
come
ci
son
note
le
inclinazioni
delle
moltitudini
di
allora
,
più
che
mai
propense
ad
accettare
nuove
fedi
,
nuove
promesse
,
e
la
buona
novella
.
Dunque
si
tratta
non
di
creazione
,
ma
di
trasformazione
e
siamo
allora
sul
terreno
di
ogni
altra
storia
.
Per
es
.
(
-
perché
parlo
sommariamente
e
come
per
incidente
-
)
:
come
Gesù
è
diventato
il
Messia
degli
Ebrei
(
forma
primitiva
ebionitica
)
,
come
il
Messia
degli
Ebrei
è
diventato
il
redentore
di
tutti
gli
uomini
dal
peccato
(
Paolo
)
,
e
da
ultimo
come
s
'
è
combinato
col
logo
del
neoplatonismo
di
Filone
(
quarto
evangelo
)
?
Questo
lo
schema
del
processo
ideologico
.
E
poi
dall
'
altra
parte
:
come
la
primitiva
associazione
comunistica
(
del
comunismo
,
s
'
intende
,
del
consumo
)
,
degli
aspettanti
la
prossima
fine
del
reo
mondo
e
l
'
universale
catastrofe
(
l
'
Apocalissi
)
,
è
diventata
una
consociazione
(
chiesa
)
,
che
,
rimandata
in
indefinito
l
'
aspettativa
del
millennio
(
seconda
epistola
di
Pietro
)
,
cresce
in
una
organizzazione
,
che
svolge
una
economia
,
e
progressivamente
si
complica
di
attribuzioni
e
di
ufficii
?
In
questo
processo
dalla
setta
alla
chiesa
,
dalla
ingenua
aspettazione
alla
complicata
formula
dottrinale
,
sta
tutto
il
problema
delle
origini
.
Con
l
'
allargarsi
dell
'
associazione
veniva
in
buon
punto
l
'
adattamento
di
essa
alle
varie
forme
di
diritti
vigenti
,
e
col
bisogno
della
dottrina
collimava
la
diffusione
del
platonismo
decadente
.
Certamente
tutte
coteste
produzioni
non
possiamo
riavvicinarcele
agli
occhi
e
all
'
osservazione
nostra
,
in
una
intuitiva
cronistoria
.
Non
assisteremo
al
conversare
di
Filippo
,
di
Matteo
,
di
Pietro
,
di
Giacomo
,
e
loro
prossimi
successori
,
e
così
via
,
come
se
stessimo
ad
ascoltare
Camillo
Desmoulins
,
a
ore
3
p
.
m
.
la
domenica
del
12
luglio
1789
,
in
un
caffè
del
Palais
Royal
.
Non
seguiremo
l
'
originarsi
e
il
fissarsi
dei
dogmi
,
come
se
si
trattasse
della
messa
insieme
degli
articoli
della
Enciclopedia
.
Siamo
in
tempi
di
impressioni
confuse
,
e
di
non
mai
più
viste
fermentazioni
.
Delle
grandi
epidemie
morali
invadono
gli
spiriti
.
I
rapporti
più
elementari
della
vita
entrano
in
un
periodo
di
acuta
crisi
.
Al
di
sotto
di
quella
civiltà
della
cerchia
mediterranea
che
unificava
il
potere
politico
-
amministrativo
dell
'
impero
e
ciò
che
v
'
era
di
più
utile
e
raffinato
nell
'
Ellenismo
,
vegetavano
mille
forme
di
barbarie
locali
e
di
decadenze
putride
e
verminose
.
Pensare
che
il
cristianesimo
si
formò
,
di
fatto
e
di
nome
,
come
cosa
per
sé
stante
,
proprio
nella
molle
Antiochia
,
sentina
di
tutti
i
vizii
;
e
pensare
che
Paolo
dirigeva
ai
Galati
,
ossia
a
Giudei
dispersi
in
un
paese
di
veri
e
proprii
barbari
,
le
sue
sottili
meditazioni
,
che
ce
lo
rivelano
non
molto
difforme
da
quegli
Ebrei
,
che
più
tardi
misero
assieme
il
Talmud
!
Il
cristianesimo
si
è
diffuso
fra
gli
umili
,
fra
i
reietti
,
fra
le
plebi
,
fra
gli
schiavi
,
fra
i
disperati
di
quelle
grandi
città
,
la
cui
tenebrosa
vita
c
'
è
appena
appena
in
qualche
piccola
parte
dichiarata
dalla
satira
di
Petronio
e
di
Giovenale
,
dai
volterriani
racconti
di
Luciano
e
da
quei
macabrici
di
Apuleio
.
Che
cosa
sappiamo
noi
di
preciso
su
la
condizione
di
quegli
Ebrei
della
città
di
Roma
,
in
mezzo
ai
quali
si
diffuse
dapprima
nell
'
Occidente
la
nuova
trista
superstizione
,
come
ebbe
a
dir
Tacito
;
quella
superstizione
,
che
nel
volger
dei
secoli
crebbe
nel
più
potente
organismo
sociale
che
conosca
la
storia
?
Quelle
prime
origini
non
ci
è
lecito
di
ridurle
in
intuitivo
racconto
,
e
noi
siam
costretti
a
rifarle
per
congettura
e
per
combinatoria
.
Questa
è
la
ragion
principale
della
interminabile
letteratura
in
proposito
;
specie
per
opera
dei
dotti
di
Germania
,
che
,
anche
quando
non
sian
per
nulla
credenti
,
usano
di
chiamar
teologia
cotesta
letteratura
critica
ed
erudita
.
La
relativa
oscurità
delle
prime
origini
fa
nascere
nelle
menti
di
molti
la
curiosa
credenza
in
un
cristianesimo
vero
che
sarebbe
stato
assolutamente
difforme
da
quanto
altro
ha
preso
poi
nome
di
cristiano
in
seguito
.
Quel
cristianesimo
vero
,
anzi
originario
,
che
poi
viceversa
è
tanto
oscuro
,
che
ognuno
può
intenderlo
a
modo
suo
,
fa
soventi
le
spese
della
polemica
di
quei
razionalisti
,
i
quali
,
dopo
d
'
aver
coverto
d
'
invettive
cotesta
empirica
chiesa
,
a
noi
nota
per
la
storia
o
per
l
'
esperienza
nostra
,
per
rinforzo
di
argomentazione
retorica
si
appellano
alla
chiesa
ideale
,
che
sarebbe
stata
la
primitiva
comunione
dei
santi
.
Questo
è
un
mito
storico
,
come
la
Sparta
dei
retori
ateniesi
,
come
la
Roma
antica
dei
ghibellini
decadenti
del
XVI
secolo
,
come
tutte
le
creazioni
fantasmagoriche
di
un
passato
paradisiaco
,
o
d
'
un
futuro
non
raggiungibile
ancora
.
Questo
mito
storico
ha
assunto
forme
diverse
.
I
settarii
che
si
ribellarono
alla
cattolicità
,
o
appena
avviata
o
già
trionfante
da
un
pezzo
,
quei
settarii
,
dico
,
che
con
ispirito
di
vera
eguaglianza
democratica
,
in
determinate
circostanze
storiche
,
dai
montanisti
agli
anabatisti
,
si
sollevarono
contro
la
chiesa
profanamente
terrena
,
e
ortodossamente
gerarchica
,
ebbero
bisogno
di
rifarsi
nella
fantasia
il
cristianesimo
vero
,
ossia
la
semplice
vita
protoevangelica
,
mentre
proclamavano
decadenza
,
aberrazione
,
opera
di
satana
,
tutto
l
'
accaduto
dappoi
.
A
questo
cristianesimo
vero
verissimo
si
appellarono
assai
spesso
i
comunisti
ingenui
,
cui
giovava
,
in
difetto
di
ogni
altra
adeguata
idea
sul
modo
d
'
essere
di
questo
ingiusto
mondo
delle
misere
disuguaglianze
,
di
farsi
delle
proprie
aspirazioni
come
un
quadro
,
e
questo
potea
trovare
,
come
in
tanti
altri
ricordi
veri
o
fantastici
,
i
motivi
e
il
colorito
nella
poesia
evangelica
.
Così
accade
fino
a
Weitling
,
che
anche
lui
compose
un
:
Evangelo
del
povero
peccatore
.
E
perché
dovrei
non
ricordare
quei
Saint
-
Simoniani
,
che
favoleggiando
di
un
cristianesimo
più
vero
,
di
là
da
venire
,
in
quello
proiettarono
tutte
le
aspirazioni
della
loro
riscaldata
fantasia
?
Per
tutte
queste
,
e
per
tante
altre
cause
,
sta
come
campata
in
aria
,
nella
mente
di
molti
,
l
'
immagine
fantasiosa
di
un
cristianesimo
ultraperfettissimo
,
che
sarebbe
difforme
,
anzi
per
alcuni
è
assolutamente
difforme
-
da
tutto
ciò
che
la
volgare
storia
conosce
e
dà
per
cristiano
;
da
che
Stefano
fu
lapidato
,
fino
alla
Santa
Inquisizione
,
che
spedì
all
'
altro
mondo
tante
caterve
d
'
infedeli
;
da
che
lo
scalzo
pescatore
Pietro
nei
suoi
paurosi
dinieghi
fece
la
parte
dell
'
accorto
Sancio
Panza
,
fino
a
che
papa
Pio
s
'
è
compensato
,
con
la
infallibilità
,
del
potere
terreno
che
andava
perdendo
;
dall
'
agape
ebionitica
dei
poveri
visitati
dal
Paracleto
,
ai
gesuiti
che
armano
delle
flotte
e
fanno
imprese
commerciali
,
da
precursori
arditi
della
politica
coloniale
dell
'
evo
borghese
;
dal
Rabbi
di
Nazareth
,
che
dice
non
esser
di
questo
mondo
il
regno
suo
,
ai
vescovi
ed
altri
prelati
occupanti
in
nome
suo
per
secoli
,
come
proprietarii
e
come
sovrani
,
dal
quinto
al
terzo
delle
terre
secondo
i
paesi
,
compresovi
in
alcuni
luoghi
il
ius
primae
noctis
,
Chi
per
una
ragione
o
per
l
'
altra
,
e
sia
pure
per
semplice
ipocrisia
letteraria
,
crede
a
quel
cristianesimo
verissimo
,
è
naturale
sia
imbrogliato
a
spiegare
donde
sia
poscia
nato
questo
men
vero
,
o
assolutamente
aberrato
,
che
noi
tutti
conosciamo
.
E
si
capisce
,
inoltre
,
come
quel
vero
verissimo
diventi
un
miracolo
,
se
non
proprio
della
rivelazione
,
della
ideologia
umana
per
lo
meno
;
-
e
noi
dal
canto
nostro
non
siamo
obbligati
a
date
la
spiegazione
di
tale
miracolo
,
né
in
nome
del
materialismo
né
in
nome
di
qualunque
altra
dottrina
,
per
la
stessa
ragione
,
per
la
quale
la
meccanica
razionale
non
ha
il
dovere
di
spiegare
,
né
il
volo
di
Icaro
,
né
quello
dell
'
ippogrifo
dell
'
Ariosto
.
Conviene
,
nondimeno
,
non
dimenticare
,
che
quel
cristianesimo
vero
,
così
idealmente
contrapposto
da
tanti
a
questo
assai
positivo
e
realisticamente
umano
,
che
s
'
è
svolto
in
condizioni
accessibili
al
nostro
ordinario
intendimento
,
ha
esercitato
anch
'
esso
la
sua
funzione
storica
,
e
giova
ora
a
noi
come
di
chiave
per
entrare
più
addentro
nello
stato
d
'
animo
e
nei
rapporti
di
vita
dei
cristiani
primitivi
.
Fu
quel
cristianesimo
vero
come
il
simbolo
delle
varie
ribellioni
dei
proletarii
,
delle
plebi
,
della
umile
gente
,
dei
manomessi
,
dei
servi
,
degli
sfruttati
,
fino
al
secolo
XVI
.
Ebbi
occasione
,
come
dissi
già
in
altra
lettera
,
di
occuparmi
quest
'
anno
in
modo
circostanziato
,
nel
mio
corso
accademico
,
precisamente
di
Fra
Dolcino
,
nel
quale
culmina
,
e
nel
cui
insuccesso
declina
il
movimento
della
setta
degli
Apostolici
.
Poi
che
ebbi
dichiarate
le
condizioni
generali
dello
sviluppo
economico
e
politico
dell
'
Italia
settentrionale
e
media
,
e
quelle
più
particolari
dell
'
ambito
(
ossia
delle
classi
sociali
)
nel
quale
gli
Apostolici
sorsero
e
si
diffusero
,
a
un
certo
punto
mi
convenne
di
spiegare
la
dottrina
,
per
la
quale
e
con
la
quale
Dolcino
tenne
ferma
la
compagine
dei
suoi
seguaci
,
tenacissimi
ed
impavidi
nel
combattere
fino
all
'
ultimo
da
eroi
,
da
martiri
e
da
precursori
di
un
nuovo
ordine
di
cose
nella
vita
dell
'
umanità
.
Quella
dottrina
è
anch
'
essa
uno
dei
tanti
ritorni
apocalittici
al
cristianesimo
puramente
evangelico
;
-
è
,
ossia
,
la
negazione
di
tutto
ciò
che
la
gerarchia
abbia
stabilito
e
fatto
da
papa
Silvestro
(
da
quello
almeno
della
leggenda
)
,
in
poi
,
negazione
rinforzata
dall
'
ardore
apostolico
,
che
il
sentimento
della
lotta
trasmuta
in
dovere
di
combattimento
.
Gli
è
naturale
,
che
la
spiegazione
prima
di
quelle
idee
,
come
direbbero
i
letterati
,
vada
cercata
nei
movimenti
affini
delle
ribellioni
antigerarchiche
più
prossime
.
Per
un
verso
si
risale
agli
Albigesi
,
e
per
un
altro
verso
a
quei
confusi
e
variopinti
moti
di
plebe
,
che
hanno
il
comune
nome
di
patarìa
;
e
poi
per
un
altro
lato
bisogna
rifarsi
su
tutta
quella
agitazione
mistica
ed
ascetica
,
che
più
volte
accenna
a
dilacerare
l
'
imperio
papale
,
dal
comunismo
ideologico
di
Gioacchino
di
Fiore
alle
resistenze
attive
dei
Fraticelli
.
Facendo
un
passo
più
addentro
in
cotesta
ricerca
,
non
è
difficile
di
ritrovare
,
di
dietro
ai
mistici
veli
dell
'
ascetismo
,
e
all
'
esaltata
passione
per
il
cristianesimo
vero
,
le
materiali
condizioni
e
i
materiali
moventi
,
per
cui
convengono
intorno
ad
alcuni
simboli
di
rivolta
gl
'
infimi
del
cenobitismo
,
i
contadini
di
quei
paesi
dove
la
feudalità
è
ancor
viva
,
i
contadini
di
quelle
altre
terre
,
che
,
francate
dal
feudo
,
per
la
rapida
formazione
dei
liberi
comuni
furon
violentemente
proletarizzati
,
e
poi
la
minutissima
gente
dei
comuni
stessi
così
spietatamente
corporativi
,
e
da
ultimo
,
come
sempre
,
gl
'
idealisti
,
che
trasmutano
in
causa
propria
la
causa
dei
derelitti
:
-
gli
elementi
tutti
di
una
rivoluzione
sociale
.
Da
questa
spiegazione
prossima
si
risale
ad
una
spiegazione
più
generale
,
e
direi
tipica
.
Il
moto
dolciniano
è
uno
dei
momenti
della
gran
catena
delle
sollevazioni
delle
plebi
cristiane
,
che
,
con
varia
fortuna
e
con
varia
complicazione
,
si
ribellarono
alla
gerarchia
,
e
nei
momenti
più
acuti
furon
portate
alla
inevitabile
conseguenza
dell
'
aspettazione
del
comunismo
.
Il
caso
classico
,
la
forma
strepitosa
,
per
le
circostanze
di
tempo
e
per
la
estensione
e
per
la
durata
del
moto
,
è
di
certo
la
sollevazione
degli
Anabatisti
.
Ma
non
fu
cosa
di
poco
conto
la
rivolta
dolciniana
;
specie
per
le
condizioni
di
precoce
modernità
economica
in
cui
trovavasi
la
valle
del
Po
,
in
principio
del
secolo
XIV
.
Ora
,
l
'
istinto
dell
'
affinità
portava
le
menti
dei
rappresentanti
e
dei
condottieri
delle
plebi
in
rivolta
a
tornare
verso
l
'
immagine
,
o
verso
il
confuso
ricordo
,
o
verso
l
'
approssimativa
riproduzione
fantastica
di
quel
cristianesimo
primitivo
,
che
fu
tutto
di
minuto
popolo
,
di
gente
afflitta
e
sofferente
,
aspettante
la
redenzione
dalle
miserie
di
questo
reo
mondo
.
Il
cristianesimo
vero
,
verso
del
quale
,
per
simpatia
procedente
da
similarità
di
condizioni
,
quei
ribelli
esaltati
tornavano
con
tanto
ardore
di
fede
e
di
fantasia
,
fu
una
realtà
:
non
nel
senso
dell
'
ideale
e
del
tipico
,
da
cui
l
'
umana
debolezza
abbia
deviato
per
aberrazione
o
per
malizia
,
ma
nel
senso
del
fatto
poveramente
empirico
.
Il
cristianesimo
primitivo
,
mutatis
mutandis
,
fu
nel
tipo
,
nell
'
insieme
,
nella
fisonomia
e
nei
moventi
,
più
affine
a
ciò
che
Montano
,
o
Dolcino
,
o
Tommaso
Münzer
vollero
,
in
tempi
a
ciò
non
adatti
,
ristabilire
,
che
non
a
tutti
i
dogmi
,
liturgie
,
gradi
gerarchici
,
dominii
e
demanii
,
lotte
politiche
,
supremazie
,
inquisizioni
ed
altre
simili
miserie
,
in
cui
s
'
aggira
la
storia
umanamente
terrena
della
chiesa
.
Nei
tentativi
di
cotesti
ribelli
,
si
rivede
,
come
se
essi
avessero
voluto
dare
in
ispettacolo
un
esperimento
del
passato
,
quale
debba
essere
stata
,
a
un
di
presso
,
la
figura
originaria
del
cristianesimo
come
setta
di
perfetti
santi
,
ossia
di
assolutamente
eguali
,
senza
differenze
di
clero
e
di
laici
,
tutti
parimenti
capaci
dello
spirito
divino
,
sanculotti
e
devoti
al
tempo
stesso
,
tutti
ad
un
modo
.
Il
problema
più
grave
e
più
scabroso
in
tutta
la
storia
del
cristianesimo
è
appunto
questo
:
d
'
intendere
,
cioè
,
come
dalla
setta
degli
assolutamente
eguali
sia
nata
,
nel
termine
di
men
che
due
secoli
,
una
associazione
di
differenziati
per
gerarchia
,
in
guisa
,
che
da
una
parte
sta
il
popolo
dei
credenti
e
dall
'
altra
stanno
gl
'
investiti
di
potestà
sacra
.
Questa
differenziazione
gerarchica
si
completa
col
dogma
,
il
che
vuoi
dire
con
un
dettame
,
che
sopprime
la
immediatezza
del
credere
nei
singoli
fedeli
qual
fatto
di
personale
vocazione
.
La
gerarchia
vuol
dire
sacerdozio
,
amministrazione
di
cose
,
e
governo
delle
persone
.
Di
qui
nasce
la
possibilità
di
una
politica
;
e
su
la
ricerca
di
questa
politica
s
'
aggira
la
storia
della
chiesa
del
III
secolo
.
L
'
incontro
della
chiesa
e
dell
'
impero
nel
IV
secolo
non
è
se
non
il
resultato
del
compenetrarsi
di
due
politiche
,
per
cui
poi
la
religione
e
il
maneggio
degli
affari
da
ultimo
si
confondono
.
In
questo
passaggio
dalla
libera
associazione
all
'
organamento
semistatale
,
il
quale
fa
che
la
chiesa
abbia
sempre
da
allora
in
poi
esercitata
una
azione
politica
,
o
d
'
accordo
con
lo
stato
,
o
contro
lo
stato
,
o
diventando
essa
stessa
lo
stato
,
si
avvera
il
caso
comune
ad
ogni
associazione
,
la
quale
,
dal
momento
che
ha
cose
da
amministrare
ed
ufficii
da
adempiere
,
diventa
di
necessità
un
governo
.
La
chiesa
ha
riprodotto
dentro
di
se
stessa
i
contrasti
proprii
ad
ogni
stato
,
cioè
le
opposizioni
di
ricchi
e
di
poveri
,
di
protettori
e
di
protetti
,
di
patroni
e
di
clienti
,
di
proprietarii
e
di
sfruttati
,
di
principi
e
di
soggetti
,
di
sovrano
e
di
sudditi
.
Quindi
essa
ha
avuto
nel
suo
proprio
seno
particolari
lotte
di
classe
-
per
es
.
di
patriziato
gerarchico
e
di
plebe
cenobitica
,
di
alto
e
basso
clero
,
di
cattolicità
e
setta
.
Le
sètte
furono
in
gran
parte
ispirate
,
fino
al
secolo
XVI
,
dal
pensiero
del
ritorno
al
cristianesimo
primitivo
,
e
per
ciò
spesso
colorirono
i
disegni
attinti
alle
condizioni
del
presente
di
una
ispirazione
ideologica
che
rasenta
l
'
utopia
.
La
chiesa
che
è
riuscita
,
è
invece
solo
quella
la
quale
,
seguendo
i
modi
di
procedere
che
son
proprii
dello
stato
laico
,
anziché
una
società
di
eguali
nello
spirito
santo
,
è
divenuta
una
gerarchica
consociazione
di
disuguali
,
con
esercizio
di
formali
diritti
,
con
mezzi
d
'
imposizione
e
di
violenza
,
con
perfetto
imperio
,
o
con
parte
d
'
imperio
ceduto
da
altri
imperanti
,
e
col
governo
delle
anime
,
che
,
come
ogni
altro
governo
spirituale
,
si
svolge
innanzi
tutto
col
dominio
su
le
cose
senza
delle
quali
le
anime
non
han
modo
di
esistere
.
Questi
attributi
umani
,
i
quali
,
data
la
condizione
di
disuguaglianza
economica
degli
uomini
,
riavvicinano
la
consociazione
religiosa
ad
ogni
altra
maniera
di
governo
delle
cose
di
questo
mondo
,
mostrano
per
un
verso
come
l
'
associazione
dei
santi
non
potesse
avere
in
alcun
tempo
una
forma
di
esistenza
che
non
fosse
utopia
,
e
per
un
altro
verso
ci
spiegano
la
costante
tendenza
alla
intolleranza
ed
alla
cattolicità
nelle
varie
sue
forme
,
in
quanto
essa
associazione
,
smentendo
l
'
ingenuo
martire
di
Nazareth
,
lasciato
malinconicamente
in
croce
su
gli
altari
,
ha
fatto
di
questa
terra
il
regno
suo
.
Per
rimaner
nell
'
esempio
,
che
mi
è
più
familiare
pei
miei
recenti
studii
,
il
papato
superimperiale
precipitò
sì
nella
persona
di
Bonifacio
VIII
,
secondo
la
profezia
di
Dolcino
,
che
di
tre
anni
gli
sopravvisse
;
ma
non
precipitò
per
dar
luogo
all
'
Apocalisse
.
Fu
inflitta
al
papato
sì
l
'
umiliazione
dell
'
esilio
avignonese
,
ma
non
per
dar
luogo
a
un
nuovo
impero
di
Cesari
,
secondo
l
'
utopia
dell
'
Alighieri
.
C
'
erano
allora
già
i
prodromi
dell
'
evo
moderno
,
cioè
i
preannunzii
del
regno
della
borghesia
.
Filippo
il
Bello
,
che
di
lontano
arieggia
al
principato
civile
,
nel
quale
due
secoli
dopo
la
borghesia
percorse
la
prima
tappa
del
suo
dominio
politico
su
la
società
,
mandava
all
'
estremo
supplizio
i
Templari
,
come
per
dire
che
l
'
epopea
delle
crociate
finisse
per
opera
dei
cristiani
stessi
.
E
perché
il
motto
della
situazione
ci
fosse
perfino
nell
'
aneddoto
,
che
sempre
denuncia
e
smaschera
gli
stridenti
passaggi
dell
'
ironia
della
storia
,
il
commissario
del
sire
di
Francia
a
preparare
l
'
umiliazione
di
Anagni
non
fu
un
capitano
di
banda
feudale
,
ma
un
legista
,
che
negoziò
il
danaro
occorrente
alla
bisogna
in
una
cambiale
rilasciata
a
un
banchiere
di
Firenze
.
Furono
questi
legisti
,
e
principi
usurpatori
di
diritti
storici
,
e
banchieri
accumulatori
del
danaro
,
che
poi
divenne
più
tardi
il
capitale
,
quelli
i
quali
iniziarono
la
moderna
società
così
trasparente
nella
prosaica
struttura
degli
intenti
e
dei
mezzi
suoi
.
Come
su
le
altre
rovine
della
società
corporativa
e
feudale
,
così
anche
su
le
rovine
del
patrimonio
ecclesiastico
s
è
assisa
questa
crudele
borghesia
,
che
,
sfidatrice
delle
potenze
misteriose
,
ha
inaugurata
l
'
èra
del
pensiero
e
della
libera
ricerca
.
E
aspetta
che
altri
la
tolga
di
seggio
:
ma
non
sarà
di
certo
,
né
il
cristianesimo
vero
,
né
quello
verissimo
.
Se
poi
quegli
uomini
dell
'
avvenire
,
dei
quali
noi
socialisti
ci
diamo
assai
spesso
soverchio
pensiero
,
produrranno
o
non
produrranno
ancora
della
religione
,
io
,
né
so
,
né
non
so
:
e
lascio
ad
essi
soli
la
briga
della
vita
loro
,
che
sarà
,
spero
,
non
lieve
,
perché
non
divengano
degl
imbecilli
nella
paradisiaca
beatitudine
.
Ciò
che
io
vedo
chiaro
è
solo
questo
:
che
il
cristianesimo
,
che
nel
suo
complesso
è
la
religione
dei
popoli
fino
ad
ora
più
civili
,
non
lascerà
luogo
dopo
di
sé
ad
alcun
altra
religione
nuova
.
Chi
d
ora
innanzi
non
sarà
cristiano
,
sarà
irreligioso
.
E
poi
,
in
secondo
luogo
,
noto
,
che
i
socialisti
han
fatto
assai
bene
a
scrivere
nei
loro
programmi
,
che
la
religione
è
cosa
privata
.
Spero
che
nessuno
vorrà
intendere
coteste
parole
nel
senso
di
una
veduta
teoretica
,
su
la
quale
si
possa
poi
ricamare
una
filosofia
della
religione
.
Quel
comma
del
tutto
pratico
vuol
semplicemente
dire
,
che
al
presente
i
socialisti
han
troppe
cose
da
fare
di
più
utili
e
serie
,
da
non
doversi
confondere
con
quegli
hebertisti
,
blanquisti
,
e
bakuninisti
,
e
simili
,
che
decretavano
l
'
abolizione
del
divino
,
e
Dio
decapitavano
in
effigie
.
I
materialisti
della
storia
pensano
però
,
dal
canto
loro
,
e
fuori
d
'
ogni
apprezzamento
subiettivo
,
che
gli
uomini
dell
'
avvenire
rinunzieranno
molto
probabilmente
ad
ogni
spiegazione
trascendente
dei
problemi
pratici
della
vita
di
tutti
i
giorni
,
perché
:
Primus
in
orbe
deos
fecit
timor
!
Antica
la
sentenza
:
di
valore
perpetuo
l
'
enunciato
!
X
.
Resina
(
Napoli
)
,
15
settembre
97
Caro
Sorel
,
Nel
rileggere
,
nel
rivedere
,
nel
ritoccare
-
giacché
ho
fatto
disegno
di
darle
alle
stampe
-
le
lettere
,
che
io
v
andai
scrivendo
dall
'
aprile
al
luglio
ultimi
,
m
'
è
parso
formino
come
una
certa
tal
quale
serie
,
e
nel
tutt
'
insieme
dicano
qualcosa
.
Di
certo
i
pensieri
di
semplice
accenno
,
gli
enunciati
appena
appena
sviluppati
,
le
osservazioni
il
più
delle
volte
incidentali
,
e
le
bizzarre
critiche
disseminate
qua
e
là
,
-
.
tutte
le
cose
,
insomma
,
che
mi
venne
di
dire
,
nel
modo
che
è
proprio
di
chi
scriva
currenti
calamo
,
assumerebbero
ben
altra
forma
,
entrerebbero
in
tutt
'
altra
disposizione
,
passerebbero
per
una
nuova
e
meditata
elaborazione
,
se
io
avessi
in
animo
di
comporre
un
libro
degno
d
'
un
titolo
altisonante
come
,
per
es
.
:
Il
socialismo
e
la
scienza
;
o
Il
materialismo
storico
e
l
intuizione
del
mondo
,
e
così
via
.
Ma
,
come
io
,
nel
conversar
con
voi
a
distanza
,
ho
usato
in
larga
misura
delle
libertà
che
son
proprie
della
facoltà
discorsiva
,
così
,
ora
che
mi
son
risoluto
a
raccogliere
quelle
fugaci
lettere
nella
forma
d
'
un
libercolo
,
imporrò
a
questo
un
modesto
ed
appropriato
titolo
di
:
Discorrendo
di
socialismo
e
di
filosofia
,
Lettere
a
G
.
Sorel
.
Devo
agl
'
insistenti
consigli
del
mio
amico
Benedetto
Croce
,
di
commettere
cotesto
nuovo
peccato
di
letteratura
minuscola
.
Questo
mio
benedettissimo
amico
è
diventato
il
mio
tormento
e
la
mia
croce
.
Dacché
lesse
quelle
lettere
,
non
m
'
ha
dato
più
pace
;
e
ha
voluto
gli
promettessi
di
renderle
pubbliche
,
nella
forma
di
un
opuscolo
.
Se
io
stessi
a
sentir
lui
,
ai
miei
anni
non
verdi
,
diverrei
un
continuo
e
perpetuo
produttore
di
carta
stampata
:
mentre
a
me
è
piaciuto
sempre
,
in
passato
,
di
lasciar
dormire
nei
cassetti
i
non
pochi
catafasci
di
carta
scritta
,
che
m
'
è
toccato
di
accumulare
,
per
anni
ed
anni
,
nella
qualità
di
insegnante
e
di
appassionato
estensor
di
lettere
.
In
questo
caso
speciale
il
Croce
poi
mi
andava
dicendo
,
esser
dover
mio
,
ora
che
il
socialismo
s
'
allarga
in
Italia
,
di
concorrere
alla
vita
del
partito
,
che
cresce
e
si
fortifica
,
coi
mezzi
e
nei
modi
che
son
più
rispondenti
alle
attitudini
mie
.
E
sia
pur
così
;
-
ma
poi
tutto
sta
a
vedere
,
se
i
socialisti
di
tale
aiuto
e
di
tale
sussidio
sentano
proprio
il
bisogno
e
il
desiderio
.
A
dir
le
cose
come
sono
,
io
non
ebbi
mai
una
troppo
grande
inclinazione
allo
scrivere
per
il
pubblico
,
e
all
'
arte
e
a
prosa
non
ci
attesi
mai
;
tanto
è
,
che
ho
scritto
di
solito
come
vien
viene
.
Fui
sempre
e
sono
,
invece
,
appassionatissimo
dell
'
arte
dell
'
insegnamento
orale
,
in
tutte
le
sue
forme
;
e
l
'
attendere
a
cotesta
opera
,
con
molta
intensità
,
mi
ha
distolto
per
lunghi
anni
,
in
passato
,
dal
ridire
per
iscritto
(
-
e
chi
potrebbe
veramente
ridirlo
dal
vivo
?
-
)
ciò
che
,
insegnando
,
vien
detto
spontaneo
di
forma
,
duttile
,
pronto
,
adattato
al
caso
,
ricco
di
attinenze
e
pieno
di
riferimenti
.
Abbracciando
poi
,
più
in
qua
,
il
socialismo
,
in
corale
rinascenza
dello
spirito
io
divenni
più
desideroso
di
comunicar
col
pubblico
,
per
mezzo
di
opuscoli
,
di
lettere
d
'
occasione
,
d
'
indirizzi
e
di
conferenze
,
che
mi
si
moltiplicarono
per
anni
quasi
a
mia
insaputa
.
Non
son
forse
questi
i
doveri
e
gli
oneri
del
mestiere
?
Ed
è
qui
che
due
anni
fa
venne
precisamente
in
buon
punto
il
mio
benedetto
signor
Croce
,
col
consiglio
che
mi
dette
,
che
io
pubblicassi
dei
saggi
di
socialismo
scientifico
,
come
per
porre
alla
mia
attività
di
socialista
un
obiettivo
più
solido
.
E
,
come
da
cosa
vien
cosa
,
anche
queste
lettere
d
'
occasione
possono
passare
per
un
saggio
sussidiario
e
complementare
di
materialismo
storico
.
Come
è
chiaro
,
caro
Sorel
,
questo
discorso
non
riguarda
punto
voi
,
ma
me
soltanto
;
perché
cerco
quasi
quasi
delle
scuse
alla
pubblicazione
di
un
nuovo
libercolo
,
e
in
quanto
io
da
italiano
vivo
in
Italia
.
Probabilmente
se
queste
mie
lettere
,
oltre
che
da
voi
,
saranno
lette
da
altri
in
Francia
,
costoro
diranno
,
che
io
non
li
ho
persuasi
lo
stesso
del
materialismo
storico
,
e
forse
ripeteranno
ragionevolmente
le
osservazioni
di
alcuni
critici
dei
miei
saggi
,
che
,
con
le
traduzioni
,
cioè
,
da
una
lingua
straniera
,
non
si
riesce
a
cambiare
gli
umori
intellettuali
di
una
nazione
(
)
.
Pur
così
scrivendo
,
come
per
metter
la
chiusa
a
questa
faccenda
epistolare
,
temo
ancora
non
mi
venga
la
voglia
di
continuare
.
Non
son
forse
le
lettere
moltiplicabili
all
'
indefinito
,
come
le
favole
e
i
racconti
?
Per
fortuna
,
però
,
io
m
'
ero
proposto
fin
dal
principio
di
rispondere
,
così
all
'
ingrosso
,
ai
quesiti
che
voi
,
sfiorando
dei
tèmi
della
massima
difficoltà
,
ponete
nella
vostra
Prefazione
;
cosicché
una
ragione
di
finire
m
'
è
pur
data
dai
termini
stessi
del
vostro
scritto
,
al
quale
mi
sono
andato
via
via
riferendo
.
Se
m
'
abbandonassi
poi
all
'
estro
della
conversazione
,
chi
sa
dove
andrei
a
finire
!
-
le
lettere
diverrebbero
una
letteratura
.
Di
ciò
voi
non
mi
sapreste
grado
;
per
quanto
potesse
allietarsene
il
signor
Croce
,
il
quale
vorrebbe
mettere
in
tutti
il
suo
istinto
di
prolificazione
letteraria
.
Lui
fa
un
curioso
contrasto
con
le
dolci
abitudini
di
questa
dolce
Napoli
,
nella
quale
gli
uomini
-
come
i
Lotofagi
che
ogni
altro
cibo
aveano
in
dispregio
-
vivono
immersi
nel
solo
presente
,
e
par
che
,
proprio
in
cospetto
della
statua
di
G
.
B
.
Vico
,
allegramente
faccian
le
fiche
alla
filosofia
della
storia
.
Ma
,
pur
volendo
una
buona
volta
finire
,
mi
conviene
di
mettere
in
carta
alcune
altre
brevi
note
ancora
.
Mi
pare
,
innanzi
tutto
,
che
voi
,
non
per
curiosità
vostra
,
ma
quasi
mettendovi
ad
arte
nei
panni
del
comune
dei
lettori
,
domandiate
:
c
è
mai
modo
di
fare
intendere
,
per
via
facile
e
piana
,
in
che
consista
quella
dialettica
,
che
così
spesso
s
invoca
a
dilucidazione
dell
'
intrinseco
del
materialismo
storico
?
E
potreste
,
credo
,
aggiungere
,
che
il
concetto
della
dialettica
riesce
ostico
,
ai
puri
empiristi
,
ai
metafisici
sopravvissuti
,
e
a
quei
popolari
evoluzionisti
,
i
quali
così
volentieri
s
'
abbandonano
alla
generica
impressione
di
ciò
che
è
e
trapassa
,
apparisce
e
sparisce
,
nasce
e
muore
,
e
nella
parola
evoluzione
non
esprimono
,
da
ultimo
,
l
'
atto
del
comprendere
,
ma
l
'
incomprensibile
:
mentre
,
all
'
incontro
,
nella
concezione
dialettica
s
'
intende
di
formulare
un
ritmo
del
pensiero
,
che
riproduca
il
ritmo
più
generale
della
realtà
che
diviene
.
Ma
io
-
se
l
'
ora
stanca
di
queste
lettere
non
me
ne
facesse
divieto
-
ove
mai
volessi
ricominciare
,
prima
di
rispondere
a
così
grave
quesito
,
ricorrerei
con
la
mente
al
ricordo
del
poeta
greco
,
che
,
alla
domanda
del
tiranno
di
Siracusa
:
che
cosa
fossero
gli
dèi
?
-
chiese
prima
uno
,
poi
un
altro
,
e
poi
un
altro
giorno
di
tempo
,
e
così
senza
fine
.
E
dire
,
in
verità
,
che
,
ai
poeti
,
che
li
creano
,
li
inventano
,
li
lodano
e
li
celebrano
,
gli
dèi
devono
essere
assai
più
familiari
,
che
non
possa
esser
la
dialettica
a
me
,
se
altri
mi
mettesse
fra
l
'
uscio
e
il
muro
,
con
l
'
obbligo
di
rispondere
a
un
imperioso
quesito
!
E
piglierei
tempo
-
il
che
non
è
alieno
dal
pensare
dialetticamente
-
dicendo
(
il
che
è
una
implicita
risposta
)
:
-
noi
non
possiamo
renderci
conto
adeguatamente
del
pensiero
,
se
non
pensando
in
atto
;
-
alle
maniere
di
procedimento
del
pensiero
bisogna
adusarcesi
con
successivi
sforzi
;
-
ed
è
sempre
assai
pericoloso
il
saltare
a
pie
'
pari
,
dall
'
uso
concreto
di
una
maniera
di
concezione
alla
generica
definizione
formale
di
essa
.
Messo
ancora
alle
strette
,
per
non
gravare
l
'
interrogatore
di
studii
troppo
lunghi
,
ardui
e
complicati
,
lo
rimanderei
all
'
Antidühring
,
e
segnatamente
al
capitolo
intitolato
:
Negazione
della
negazione
.
Ivi
,
e
in
tutto
quel
libro
,
si
vede
come
Engels
fosse
,
non
solo
inteso
con
l
'
animo
a
spiegare
ciò
che
espone
,
ma
preoccupato
ancor
più
del
mal
uso
che
può
farsi
dei
procedimenti
mentali
,
quando
,
chi
vi
rivolge
l
'
attenzione
,
più
che
essere
portato
a
pensare
qualcosa
di
concreto
in
cui
la
forma
del
pensiero
si
riveli
viva
e
vivente
,
sia
disposto
a
cadere
negli
schematismi
a
priori
,
ossia
nello
scolasticismo
,
che
non
fu
-
sia
detto
con
buona
pace
degl
'
ignoranti
-
la
nota
esclusiva
dei
dottori
del
Medioevo
,
come
se
fosse
soltanto
roba
da
preti
.
Dello
scolasticismo
se
ne
può
fare
sopra
ogni
dottrina
.
Il
primo
scolastico
fu
Aristotele
in
persona
;
che
fu
,
inoltre
,
tante
altre
cose
in
più
,
e
fu
soprattutto
un
genio
della
scienza
.
Dello
scolasticismo
se
ne
fa
già
in
nome
di
Marx
.
Di
fatti
la
maggior
difficoltà
d
'
intendere
e
di
continuare
il
materialismo
storico
non
istà
nella
intelligenza
degli
aspetti
formali
del
marxismo
,
ma
nel
possesso
delle
cose
in
cui
quelle
forme
sono
immanenti
;
delle
cose
,
che
Marx
per
conto
suo
seppe
ed
elaborò
,
e
di
quelle
altre
moltissime
,
che
tocchi
a
noi
di
conoscere
e
di
elaborare
direttamente
.
Nei
molti
anni
che
ho
speso
nell
'
insegnare
,
io
fui
sempre
persuaso
del
gran
danno
che
si
fa
alle
menti
giovanili
,
quando
,
invece
d
immergerle
,
con
opportuna
e
pieghevole
arte
,
in
una
determinata
provincia
della
realtà
,
perché
osservando
,
comparando
e
sperimentando
,
poco
per
volta
arrivino
alte
formule
,
agli
scherni
,
alle
definizioni
,
si
comincia
dall
'
usar
subito
di
queste
ultime
,
come
se
fossero
i
prototipi
delle
cose
esistenti
.
Insomma
,
la
definizione
da
cui
s
incomincia
è
vuota
,
mentre
è
solo
piena
quella
cui
si
arrivi
,
geneticamente
.
Nell
'
insegnare
si
vede
quanto
il
definire
sia
cosa
pericolosa
;
secondo
il
senso
plebeo
che
molti
dànno
ad
una
sentenza
del
diritto
romano
,
la
quale
dice
,
in
verità
,
tutt
'
altro
.
La
didattica
non
è
quella
attività
,
che
produca
un
nudo
effetto
di
cosa
fissa
(
come
nudo
prodotto
)
;
ma
è
quella
attività
,
che
generi
altra
attività
.
Insegnando
noi
riconosciamo
,
come
il
nocciolo
primo
di
ogni
filosofare
è
sempre
il
Socratismo
;
ossia
la
virtuosità
generativa
dei
concetti
(
)
.
Rimandando
all
'
Antidühring
,
e
a
quel
capitolo
segnatamente
,
non
intenderei
,
per
ciò
,
di
rinviare
ad
un
catechismo
,
ma
solo
ad
un
esempio
di
abilità
didattica
.
Le
armi
e
gl
'
istrumenti
son
tali
solo
all
'
opera
;
e
non
quando
sian
visti
in
armadio
da
museo
.
Inoltre
,
se
non
dovessi
pur
finire
una
buona
volta
,
vorrei
fermarmi
ad
illustrare
le
parole
dove
dite
,
che
l
'
Italia
meriti
,
come
culla
comune
della
civiltà
,
l
'
omaggio
di
tutti
.
Può
parere
che
queste
parole
siano
una
stonatura
,
mentre
discorrete
proprio
del
socialismo
,
che
all
'
Italia
veramente
non
deve
molto
.
Ma
,
se
è
vero
che
il
socialismo
è
il
frutto
della
civiltà
adulta
,
i
maturi
e
provetti
degli
altri
paesi
non
faran
male
a
rivolgere
,
di
tanto
tanto
,
gli
occhi
loro
a
questa
culla
.
Ripensando
all
'
Italia
,
che
ha
fatto
per
secoli
la
più
gran
parte
della
storia
universale
,
tutti
avranno
sempre
qualcosa
da
impararci
;
e
poi
dopo
s
'
avvedono
,
che
l
'
avean
già
a
casa
loro
quest
'
Italia
,
come
il
presupposto
di
ciò
che
essi
presentemente
sono
.
Ad
altri
francesi
è
parso
in
passato
,
che
questo
paese
fosse
,
da
culla
,
diventato
tomba
della
civiltà
;
e
per
tal
tomba
devon
tenerla
la
più
parte
dei
forestieri
,
che
la
visitano
qual
museo
,
ignari
sempre
del
nostro
presente
.
E
in
ciò
hanno
torto
;
e
,
per
dotti
che
siano
,
cotesti
visitatori
di
musei
rimangon
sempre
ignoranti
-
dico
ignari
della
vita
attuale
di
questo
paese
,
che
par
la
vita
del
morto
risorto
,
il
che
è
almeno
un
caso
degno
di
nota
.
In
che
veramente
consiste
questo
rinascimento
d
'
Italia
,
e
che
aspettativa
può
dar
di
sé
,
a
quelli
che
guardino
la
generalità
del
progresso
umano
,
senza
pregiudizii
e
senza
preconcetti
?
(
)
Per
tacere
delle
grandi
difficoltà
che
c
'
è
a
trattare
,
con
intenti
obiettivi
,
e
con
criterii
non
desunti
dai
soli
impulsi
della
personale
opinione
,
la
storia
attuale
di
qualunque
paese
;
nel
caso
speciale
d
'
Italia
bisognerebbe
risalire
fino
al
secolo
XVI
,
quando
l
'
iniziale
sviluppo
dell
'
epoca
capitalistica
-
che
qui
avea
sede
principale
-
fu
spostato
dal
Mediterraneo
.
Bisognerebbe
arrivare
,
attraverso
alla
storia
della
successiva
decadenza
,
alle
premesse
positive
e
negative
,
interne
ed
esterne
,
delle
presenti
condizioni
d
'
Italia
.
Non
occorre
io
dica
che
le
mie
forze
sarebbero
impari
all
'
impresa
;
perché
non
avrei
la
più
lontana
tentazione
di
misurarmici
,
a
proposito
e
nella
occasione
di
un
discorso
familiare
,
come
è
questo
.
Chi
un
simile
studio
sapesse
concretare
in
un
libro
,
potrebbe
dire
d
'
aver
concorso
ad
esprimere
,
in
forma
riflessa
,
la
presente
situazione
,
e
l
'
attuale
coscienza
degl
'
italiani
(
)
.
Qui
da
noi
si
è
spesso
assai
ciecamente
ottimisti
o
ciecamente
pessimisti
,
nel
senso
che
si
dà
dai
non
-
filosofi
a
coteste
parole
;
specie
perché
in
Italia
c
'
è
una
grande
ignoranza
del
vero
stato
degli
altri
paesi
,
cosicché
molti
le
condizioni
indigene
valutano
,
non
alla
stregua
comparativa
e
pratica
dell
'
ora
presente
,
ma
ad
una
tutta
ideale
,
ipotetica
,
e
spesso
utopistica
.
Ed
è
singolare
il
caso
,
che
qui
da
noi
,
in
tanto
risorgere
delle
scienze
della
osservazione
nel
campo
della
natura
-
le
quali
scienze
vengono
veramente
coltivate
con
intenti
particolaristici
e
dirò
antifilosofici
-
sia
così
scarso
l
'
intelletto
positivo
delle
cose
sociali
attuali
,
mentre
è
così
stragrande
in
questo
paese
stesso
il
numero
dei
sociologisti
,
che
somministrano
definizioni
ai
sitibondi
di
verità
.
Ma
si
sa
,
i
sociologisti
hanno
in
tutto
il
mondo
una
certa
curiosa
antipatia
per
gli
studii
della
storia
;
che
poi
sarebbe
,
secondo
il
senso
dei
profani
,
quella
tal
cosa
nella
quale
la
società
s
'
è
svolta
.
Pochi
,
in
conclusione
,
vedon
chiaro
in
questa
circostanza
di
fatto
;
che
,
cioè
,
la
borghesia
italiana
,
la
quale
è
già
oggetto
,
come
in
ogni
altro
paese
,
alle
ire
,
e
agli
odii
degli
umili
,
dei
manomessi
,
degli
sfruttati
,
e
per
un
altro
verso
è
stretta
e
premuta
dal
popolo
minuto
,
è
essa
stessa
in
se
stessa
instabile
,
inquieta
,
incerta
,
perché
l
'
è
impedito
di
mettersi
alla
pari
con
quella
degli
altri
paesi
,
nel
campo
della
concorrenza
.
Per
questa
ragione
,
come
per
l
'
altra
,
che
dall
'
altro
lato
essa
ha
il
papa
(
)
,
con
quel
suo
non
indifferente
bagaglio
di
cose
,
che
solo
i
teorici
dell
'
utopismo
liberalesco
proclamano
trapassate
per
sempre
,
questa
borghesia
,
che
deve
ancora
ascendere
,
è
intimamente
rivoluzionaria
,
come
direbbe
il
Manifesto
.
E
come
non
ha
potuto
esser
giacobina
,
quanto
sarebbe
stato
il
naturale
istinto
suo
,
s
'
è
acquetata
nella
formula
del
re
per
la
grazia
di
Dio
e
della
nazione
ad
un
tempo
.
Non
potendo
questa
borghesia
fare
assegnamento
sul
rapido
sviluppo
di
una
grande
industria
,
che
tarda
difatti
a
venire
,
e
nella
conseguente
rapida
conquista
di
un
grande
mercato
esterno
,
dato
il
progresso
lento
ed
incerto
della
economia
nazionale
,
per
la
massima
parte
agraria
,
fa
la
politica
mezzana
degli
espedienti
,
e
consuma
nell
'
abilità
l
'
ingegno
.
Ecco
la
parte
che
fa
la
flotta
italiana
da
più
mesi
in
Oriente
:
par
la
volpe
,
che
,
secondo
la
favola
,
dichiari
immatura
l
'
uva
che
non
può
afferrare
;
ma
questa
volpe
qui
,
con
divario
da
quella
della
favola
,
si
trova
tra
altre
volpi
,
che
l
'
uva
afferrata
custodiscono
,
o
dell
'
uva
stanno
per
afferrare
!
Ed
ecco
che
la
volpe
si
fa
idealista
,
per
manco
di
positivo
.
Questa
borghesia
italiana
,
di
fronte
all
'
astensionismo
,
o
reazionario
o
demagogico
dei
clericali
,
e
per
il
lentissimo
sviluppo
dell
'
opposizione
proletaria
,
si
è
sentita
e
si
sente
come
se
fosse
tutta
la
nazione
,
e
nel
difetto
di
partiti
che
dividano
la
società
,
dà
il
nome
di
partiti
alle
fazioni
che
si
raccolgono
intorno
a
capitani
e
proconsoli
,
o
ad
intraprenditori
ed
avventurieri
di
varie
sorti
.
Al
primo
apparire
del
socialismo
essa
rimase
attonita
.
D
'
altra
parte
,
s
'
ingannano
quelli
i
quali
credono
,
che
l
'
agitarsi
delle
moltitudini
sia
sempre
indizio
o
prodromo
da
noi
,
com
'
è
di
fatto
alcune
volte
e
in
alcuni
punti
d
'
Italia
,
di
quel
moto
proletario
che
,
come
lotta
economica
su
base
concreta
,
o
come
aspirazione
politica
,
volge
più
o
meno
esplicitamente
al
socialismo
in
altri
paesi
.
Qui
il
più
delle
volte
questo
agitarsi
è
come
la
ribellione
delle
forze
elementari
contro
di
uno
stato
di
cose
in
cui
esse
forze
non
trovano
la
necessaria
coercizione
,
quella
coercizione
,
dico
,
che
è
propria
di
un
sistema
borghese
atto
ad
irreggimentare
i
proletarii
.
Si
guardi
,
per
es
.
,
all
'
acuita
forma
di
emigrazione
,
che
è
,
salvo
poche
eccezioni
,
di
uomini
atti
ad
offrire
le
braccia
,
l
'
incomparabile
sedulità
,
e
lo
stomaco
capace
d
'
ogni
privazione
,
allo
sfruttamento
del
capitale
straniero
in
terra
straniera
:
-
sono
,
in
una
parola
,
lavoratori
uscenti
dai
campi
,
dove
son
di
soverchio
,
o
dall
'
artigianato
in
decadenza
,
che
la
ferula
educativa
del
capitale
ridurrebbe
in
isquadre
di
addetti
alle
fabbriche
,
se
la
grande
industria
si
affrettasse
a
svolgersi
,
o
che
il
patrio
capitale
menerebbe
nelle
patrie
colonie
,
se
ce
ne
fosse
,
e
se
non
fosse
venuta
la
pazzia
di
crearne
là
dove
pare
presso
che
impossibile
il
farne
(
)
.
L
'
Italia
è
diventata
-
ed
è
ben
naturale
,
-
negli
ultimi
anni
,
la
terra
promessa
dei
decadenti
,
dei
megalomani
,
dei
critici
a
vuoto
,
degli
scettici
per
fastidio
e
per
posa
.
Alla
parte
sana
e
verace
del
movimento
socialistico
(
al
quale
non
è
dato
per
ora
dalle
circostanze
altro
ufficio
da
quello
in
fuori
di
preparare
la
educazione
democratica
del
popolo
minuto
)
si
mescolano
,
di
conseguenza
,
parecchi
,
i
quali
,
se
volessero
mettersi
la
mano
su
la
coscienza
,
avrebbero
da
confessare
,
che
essi
son
decadenti
,
e
che
li
sospinge
a
dimenarsi
,
non
la
fattiva
volontà
del
vivere
,
ma
l
'
indistinto
fastidio
del
presente
:
-
essi
,
leopardiani
annoiati
!
Devo
finalmente
finire
;
ma
mi
pare
mi
arrivi
all
'
orecchio
come
una
leggiera
voce
di
protesta
da
parte
di
quei
compagni
,
che
son
così
pronti
ad
obiettare
;
e
che
quella
voce
dica
:
coteste
son
sofisticherie
da
dottrinarii
,
e
noi
abbiam
bisogno
di
pratica
.
Sicuro
,
d
'
accordo
,
avete
ragione
.
Il
socialismo
è
stato
per
così
lungo
tempo
utopistico
,
progettistico
,
estemporaneo
e
visionario
,
che
è
bene
ora
di
dire
e
di
ripetere
ogni
momento
,
che
ci
occorre
la
pratica
;
perché
gli
animi
di
quelli
che
lo
professano
sian
rivolti
di
continuo
a
misurare
le
resistenze
del
mondo
effettuale
,
e
a
studiar
di
continuo
il
terreno
,
sul
quale
ci
è
imposto
di
aprirci
la
non
facile
né
morbida
via
.
Badi
però
il
mio
ipotetico
critico
di
non
far
proprio
lui
la
parte
del
dottrinario
;
la
qual
parola
,
per
chi
se
ne
intenda
,
designa
una
certa
disposizione
delle
menti
,
viziate
dall
'
astrazione
,
a
ritenere
,
che
le
idee
proclamate
per
sé
eccellenti
,
e
i
frutti
delle
esperienze
raccolte
in
determinati
tempi
e
luoghi
,
sian
cose
da
applicare
difilato
al
concreto
,
e
inoltre
buone
per
ogni
tempo
e
luogo
.
La
pratica
dei
partiti
socialistici
,
a
confronto
d
'
ogni
altra
politica
fino
ad
ora
esercitata
,
è
ciò
che
più
risponde
,
non
dirò
alla
scienza
,
ma
ad
un
procedimento
razionale
.
È
la
dura
prova
di
una
costante
osservazione
,
e
di
un
adattamento
da
tentar
di
continuo
;
-
è
la
dura
prova
d
'
indirizzare
sopra
una
linea
di
moto
unitario
le
tendenze
,
spesso
difformi
e
spesso
antagonistiche
,
del
proletariato
;
-
è
lo
sforzo
di
condurre
ad
esecuzione
dei
disegni
pratici
col
sussidio
della
chiara
visione
di
tutti
i
rapporti
che
legano
,
con
complicatissimo
intreccio
,
le
varie
parti
del
mondo
in
cui
viviamo
.
E
se
cosi
non
fosse
,
per
che
ragione
e
a
che
titolo
si
parlerebbe
del
vantato
marxismo
?
Se
il
materialismo
storico
non
regge
,
vuol
dire
che
l
'
aspettativa
del
socialismo
è
caduca
,
e
che
il
nostro
pensiero
della
società
futura
è
creazione
da
utopisti
!
Pur
troppo
gli
è
vero
,
in
fatto
,
che
in
tutto
il
socialismo
contemporaneo
c
'
è
sempre
latente
un
certo
che
di
neoutopismo
(
)
;
come
è
il
caso
di
coloro
,
che
,
ripetendo
di
continuo
il
dogma
della
necessaria
evoluzione
,
questa
poi
confondon
quasi
con
un
certo
diritto
ad
uno
stato
migliore
,
e
la
futura
società
del
collettivismo
della
produzione
economica
,
con
tutte
le
conseguenze
tecniche
e
pedagogiche
che
dal
collettivismo
risulterebbero
,
dicono
che
sarà
perché
deve
essere
,
-
e
quasi
dimenticano
,
che
cotesto
futuro
devono
pur
produrlo
gli
uomini
stessi
,
e
per
la
sollecitazione
dello
stato
in
cui
sono
,
e
per
lo
sviluppo
delle
attitudini
loro
.
Beati
costoro
,
che
il
futuro
della
storia
e
il
diritto
al
progresso
misurano
quasi
alla
stregua
di
un
certificato
di
assicurazione
su
la
vita
!
Cotesti
dogmatici
delle
idee
a
buon
mercato
dimenticano
diverse
cose
.
In
prima
,
che
il
futuro
,
appunto
perché
è
il
futuro
,
che
sarà
il
presente
quando
noi
saremo
il
passato
,
non
può
costituire
il
criterio
pratico
di
ciò
che
noi
dobbiam
fare
al
presente
.
Sarà
ciò
cui
si
arriverà
,
-
ma
non
è
la
via
per
arrivarci
.
In
secondo
luogo
,
l
'
esperienza
di
questi
ultimi
cinquant
'
anni
deve
indurre
gli
atti
al
pensiero
ed
alla
pratica
in
questa
persuasione
:
che
,
cioè
,
a
misura
che
cresce
nei
proletarii
e
nel
minuto
popolo
la
capacità
ad
organizzarsi
in
partiti
di
classe
,
la
prova
stessa
di
questo
complicato
movimento
ci
porta
a
intendere
lo
sviluppo
dell
'
èra
nuova
secondo
una
misura
di
tempo
,
che
è
assai
lenta
a
confronto
del
rapido
ritmo
che
concepivano
una
volta
i
socialisti
intinti
di
giacobinismo
rivissuto
.
Or
sopra
a
una
distesa
così
grande
di
tempo
la
nostra
previsione
non
può
non
correre
incerta
;
tenuto
conto
della
enorme
complicazione
del
mondo
attuale
,
e
in
tanto
allargarsi
del
capitalismo
,
ossia
della
forma
borghese1
.
Chi
non
vede
,
che
oramai
il
Pacifico
soppianta
l
'
Atlantico
,
come
questo
a
suo
tempo
fece
passare
in
seconda
linea
il
Mediterraneo
?
Cosicché
,
in
terzo
luogo
,
la
scienza
pratica
del
socialismo
consiste
nella
chiara
notizia
di
tutti
cotesti
complicati
processi
dell
'
orbe
economico
,
e
,
parallelamente
,
nello
studio
delle
condizioni
del
proletariato
,
in
quanto
esso
via
via
diventa
atto
a
concentrarsi
in
partito
di
classe
,
e
porta
in
questa
successiva
concentrazione
l
'
animo
che
gli
è
proprio
,
data
la
lotta
economica
in
cui
s
'
inradica
quella
politica
,
che
gli
è
mestieri
di
fare
.
Su
cotesti
dati
più
prossimi
la
nostra
previsione
può
correre
con
sufficiente
chiarezza
di
calcoli
,
e
può
raggiungere
il
punto
nel
quale
il
proletariato
divenga
prevalente
,
e
poscia
predominante
politicamente
nello
stato
.
E
da
quel
punto
,
che
deve
coincidere
con
la
impotenza
del
capitalismo
a
reggersi
,
da
quel
punto
,
dico
,
che
nessuno
può
immaginarsi
come
un
rumoroso
patatrac
,
sarebbe
il
cominciamento
di
ciò
che
molti
,
non
si
sa
perché
,
come
se
tutta
la
storia
non
fosse
la
serie
delle
rivoluzioni
della
società
,
chiamano
enfaticamente
la
rivoluzione
sociale
par
excellence
.
Spingersi
oltre
di
quel
punto
,
coi
ragionamenti
,
gli
è
come
voler
confonder
questi
con
gli
artifizii
della
immaginazione
.
Il
tempo
dei
profeti
è
trapassato
.
Beato
te
,
Fra
Dolcino
,
che
nelle
tue
tre
lettere
(
)
potesti
trasfigurare
gli
accidenti
politici
del
momento
(
papa
Celestino
e
papa
Bonifacio
VIII
,
Angioini
ed
Aragonesi
,
Guelfi
e
Ghibellini
,
misere
plebi
e
patriziati
dei
comuni
,
e
così
via
)
in
tipi
già
simboleggiati
dai
profeti
e
dall
'
Apocalisse
,
misurando
ad
anni
,
a
mesi
ed
a
giorni
,
con
successive
correzioni
,
i
tempi
della
provvidenza
.
Ma
fosti
un
eroe
;
la
qual
cosa
dimostra
,
che
quelle
fantasie
non
furon
la
causa
del
tuo
operare
,
ma
l
'
involucro
ideale
,
nel
quale
tu
rendevi
conto
a
te
stesso
,
come
fecer
tanti
altri
,
per
tutto
un
secolo
innanzi
a
te
,
e
Francesco
d
'
Assisi
compreso
,
del
disperato
moto
delle
plebi
contro
la
gerarchia
papale
,
contro
la
borghesia
già
forte
nei
comuni
e
contro
il
nascente
monarcato
.
Ora
tutti
quegli
involucri
furon
lacerati
,
compresa
la
religione
delle
idee
,
come
dicon
quelli
che
usano
un
gergo
da
ipocriti
,
per
mostrare
una
certa
superstiziosa
reverenza
per
la
religione
degli
altri
.
Ora
,
presentemente
,
non
è
lecito
di
essere
utopisti
,
se
non
ai
soli
imbecilli
.
L
'
utopia
degli
imbelli
,
o
è
cosa
ridicola
,
o
è
dilettanza
da
letterati
che
vadano
visitando
quel
falansterio
di
ninnoli
di
cui
è
architettore
il
Bellamy
.
Quell
'
umile
Marx
,
tutto
prosa
di
scienza
,
andò
raccogliendo
modestamente
nella
società
presente
i
primi
indizii
delle
transizioni
a
quella
che
diverrà
,
come
per
es
.
,
il
sorgere
delle
cooperative
(
vere
!
)
in
Inghilterra
e
cose
simili
,
e
fu
rassegnato
(
specie
nell
'
opera
spesa
nella
Internazionale
)
alla
parte
di
ostetrico
,
che
non
è
proprio
quella
di
un
artefice
del
futuro
.
Lui
ed
Engels
dissero
della
società
dell
'
avvenire
-
data
la
ipotesi
della
dittatura
politica
del
proletariato
-
non
sotto
l
'
aspetto
intuitivo
,
del
come
essa
parrebbe
a
chi
la
vedesse
,
ma
sotto
l
'
aspetto
del
principio
direttivo
della
forma
,
ossia
della
struttura
economica
,
e
segnatamente
in
antitesi
a
questa
società
presente
(
)
.
Del
resto
,
se
c
'
è
chi
abbia
il
bisogno
di
vivere
fin
da
ragazzo
nel
futuro
,
come
da
sentirlo
e
da
provarlo
su
la
propria
pelle
;
e
,
papeggiando
in
nome
delle
idee
,
voglia
investire
dei
loro
diritti
e
doveri
i
componenti
la
società
dell
'
avvenire
-
s
'
accomodi
pure
.
Permetta
quindi
a
me
,
che
pure
ho
un
qualche
diritto
d
'
inviare
la
mia
carta
di
visita
ai
posteri
,
di
esprimere
la
speranza
,
che
quei
del
futuro
,
non
trasumanati
tanto
da
non
esser
più
comparabili
a
noi
del
presente
,
serbino
tanto
della
gaia
dialettica
del
ridere
,
da
farsi
beffe
umoristicamente
dei
profeti
dell
'
oggi
.
Finisco
per
davvero
;
e
toccherebbe
ora
a
voi
,
se
mai
vi
piace
,
di
ricominciare
.
Appendici
.
I
.
Postscriptum
all
'
edizione
francese
.
Frascati
(
Roma
)
,
10
settembre
98
Sebbene
fino
ad
ora
il
Sorel
non
abbia
dato
segno
di
ricominciare
,
può
sempre
darsi
ci
si
provi
in
seguito
.
Ho
però
ragione
di
temere
,
che
,
ricominciando
,
s
'
incamminerebbe
per
una
via
per
me
inaspettata
,
dal
momento
che
mette
in
iscena
:
La
crisi
del
socialismo
scientifico
(
cfr
.
suo
articolo
nella
Critica
Sociale
,
del
I
°
maggio
1898
,
pp
.
134-38
)
,
proprio
a
proposito
di
quelle
stesse
pubblicazioni
del
Merlino
,
che
egli
avea
l
'
anno
innanzi
così
aspramente
criticato
nel
Devenir
Social
(
ottobre
1897
,
pp
.
854-888
)
.
Ma
che
egli
ricominci
,
o
che
non
ricominci
ad
occuparsi
di
questi
problemi
generali
avendo
riguardo
a
ciò
che
io
ho
scritto
in
queste
lettere
a
lui
indirizzate
,
mi
preme
di
dire
qui
,
a
scanso
di
fraintesi
,
e
perché
i
lettori
non
cadano
in
equivoco
,
che
io
non
lo
seguirei
nelle
sue
immature
e
premature
elucubrazioni
su
la
teoria
del
valore
(
Journal
des
Economistes
,
Paris
,
I
°
maggio
1897;
Socialistische
Monatshefte
,
Berlin
,
agosto
1897;
Giornale
degli
Economisti
"
,
Roma
,
luglio
1898
)
.
Senza
entrare
nel
merito
di
tali
elucubrazioni
,
la
qual
cosa
non
si
può
fare
per
incidente
o
per
passatempo
,
io
non
vorrei
,
per
la
compagnia
non
ben
definita
del
Sorel
,
vedermi
poi
citato
fra
gli
esempii
della
crisi
del
marxismo
(
cfr
.
Th
.
Masaryk
:
Die
Krise
des
Marxismus
,
Vienna
,
1898;
trad
.
franc
.
nella
Revue
de
sociologie
,
luglio
1898;
dove
è
citato
il
sig
.
Sorel
in
appoggio
di
tale
preziosa
scoverta
letteraria
)
.
A
mio
credere
in
cotesta
pretesa
crisi
entrarono
molte
dramatis
personae
,
che
,
o
non
hanno
ancora
bene
appresa
la
parte
,
o
hanno
paura
di
apprenderla
,
o
la
recitano
maledettamente
male
.
Coteste
medesime
riserve
io
devo
estendere
,
ma
con
una
certa
insistenza
,
anche
al
Croce
,
per
quanto
riguarda
la
sua
memoria
:
Per
la
interpretazione
e
la
critica
di
alcuni
concetti
del
marxismo
,
Napoli
1897
(
riprodotta
nel
Devenir
Social
,
anno
IV
,
fascicoli
del
febbraio
e
marzo
1898
)
.
Sebbene
quello
scritto
paia
concepito
(
e
così
appunto
dice
l
'
autore
stesso
a
p
.
3
)
qual
libera
recensione
del
mio
Discorrendo
;
il
fatto
è
che
esso
,
oltre
a
parecchie
utili
osservazioni
di
metodologia
storica
,
e
ad
alcune
sagaci
note
di
tattica
politica
,
contiene
enunciati
teoretici
,
che
nulla
han
da
vedere
con
le
pubblicazioni
e
con
le
opinioni
mie
,
anzi
a
queste
son
diametralmente
opposte
.
Dovrei
io
forse
mettermi
per
le
vie
di
una
esplicita
polemica
ex
-
professo
contro
tutto
l
'
insieme
di
quella
dissertazione
,
che
per
tanti
altri
rispetti
è
degna
d
'
esser
letta
?
Ma
perché
mai
;
e
a
che
pro
?
Lascio
volentieri
al
libero
recensente
la
libertà
delle
opinioni
sue
;
purché
queste
non
passino
agli
occhi
dei
lettori
per
un
complemento
delle
mie
,
e
per
un
complemento
da
me
accettato
.
Non
posso
,
però
,
fermarmi
alla
generica
riserva
,
che
basta
per
il
Sorel
;
e
,
anzi
,
devo
indugiarmi
in
alcuni
appunti
sommarii
di
critica
.
Passerei
senz
'
altro
sopra
alle
sottili
distinzioni
scolastiche
,
in
cui
il
Croce
s
'
impiglia
insistendovi
tra
la
scienza
pura
e
la
scienza
applicata
,
tra
l
'
uomo
oeconomicus
e
l
'
uomo
morale
,
tra
l
'
egoismo
e
il
tornaconto
,
tra
l
'
essere
e
il
doveressere
,
e
così
via
,
perché
tanto
appartiene
al
mio
mestiere
di
professore
la
tolleranza
dello
scolasticismo
tradizionale
,
che
può
in
certi
casi
servire
al
primo
addestramento
degli
ingegni
giovanili
,
ma
non
è
mai
la
scienza
piena
e
concreta
.
Come
potrebbe
mai
l
'
astronomo
impedire
che
la
gente
parli
del
sole
,
che
sorge
,
e
tramonta
?
Caso
mai
potrei
rimandare
,
in
via
analogica
e
in
linea
approssimativa
,
ai
capp
.
VI
e
VIII
del
mio
Materialismo
storico
:
ove
pian
piano
si
dimostra
come
i
fattori
,
indispensabili
alla
cognizione
empirica
ed
immediata
,
a
un
certo
punto
si
trasformino
,
o
in
aspetti
o
in
momenti
(
secondo
i
casi
)
di
un
complesso
conoscitivo
unitario
.
Ma
,
domando
io
per
la
più
spiccia
,
come
mai
colui
che
abbia
il
cervello
ancor
chiuso
in
tali
strettoie
della
logica
dell
'
immediato
intendimento
empirico
,
fa
poi
ad
abbordare
proprio
il
problema
del
marxismo
,
che
è
,
o
almeno
(
per
usar
cortesia
agli
avversarii
)
pretende
di
essere
al
di
sopra
di
tali
volgari
distinzioni
?
Non
è
questo
un
combattere
ad
armi
troppo
disuguali
?
Inviterei
quasi
quasi
il
Croce
a
rifar
la
prova
della
sua
arte
critica
in
altro
campo
di
studii
,
a
leggere
sbrigativamente
un
trattato
di
Energhetica
-
quello
per
es
.
recente
dell
'
Helm
-
di
mandare
al
diavolo
tutti
gli
Helmoltz
e
i
R
.
Mayer
di
questo
mondo
,
per
rimettere
in
onore
,
secondo
il
senso
comune
,
la
luce
che
è
sempre
luminosa
,
ed
il
calore
che
è
sempre
caldo
.
Ma
donde
il
Croce
-
e
proprio
nell
'
atto
che
s
'
occupa
di
Marx
!
-
trae
la
persuasione
,
che
oltre
alle
varie
economie
succedutesi
nella
storia
,
rispetto
alle
quali
l
'
economia
capitalistico
-
industriale
è
,
per
così
dire
,
un
caso
particolare
(
ma
è
quel
caso
,
si
noti
,
che
solo
fino
ad
ora
ha
la
sua
teoria
,
e
questa
esiste
in
molte
varianti
di
scuole
e
sottoscuole
)
,
ci
sia
poi
una
economia
pura
,
che
da
sola
dà
luce
e
indirizzo
generale
d
'
interpretazione
a
tutti
questi
casi
,
o
,
diciamo
meglio
,
a
tutte
queste
forme
di
prosaica
esperienza
?
Un
animale
in
sé
,
oltre
a
tutti
gli
animali
visibili
ed
ostensibili
?
E
che
cosa
dovrebbe
mai
contenere
codesta
economia
dell
'
uomo
superistorico
e
supersociale
,
che
finisce
per
essere
più
noioso
dei
superuomini
della
letteratura
e
della
filosofia
?
Forse
la
nuda
dottrina
dei
bisogni
e
degli
appetiti
,
data
la
sola
natura
ambiente
,
ma
senza
esperienza
di
lavoro
,
senza
istrumenti
,
e
senza
correlazioni
precise
,
o
di
comunanza
,
o
di
società
?
Tanto
per
la
psicologia
congetturale
della
preistoria
la
tesi
potrebbe
andare
.
Ma
no
:
-
questa
economia
dell
'
uomo
in
sé
è
perpetua
ed
attuale
;
-
e
qui
proprio
mi
ci
perdo
.
Ecco
qua
(
p
.
19
)
:
Io
tengo
fermo
alla
costruzione
economica
dell
'
indirizzo
edonistico
,
all
'
utilità
-
ofelimità
,
al
grado
terminale
di
utilità
,
e
finalmente
alla
spiegazione
(
economica
)
del
profitto
del
capitale
come
nascente
dal
grado
diverso
di
utilità
dei
beni
presenti
e
dei
beni
futuri
!
Ma
ciò
non
appaga
il
desiderio
di
una
spiegazione
sociologica
del
profitto
del
capitale
;
e
questa
spiegazione
,
con
le
altre
della
medesima
natura
,
non
si
può
trovarla
se
non
su
la
via
per
la
quale
la
cercò
il
Marx
.
Il
mio
amico
Croce
è
un
uomo
a
dirittura
incontentabile
;
e
la
sua
incontentabilità
potrebbe
farlo
apparire
,
a
chi
altrimenti
non
lo
conosca
,
quale
uomo
alquanto
capriccioso
.
Accetta
d
emblée
tutto
un
sistema
d
economia
,
un
sistema
che
pretende
di
abbracciare
tutto
il
conoscibile
economico
.
È
questo
un
sistema
,
inoltre
,
assai
noto
in
Italia
,
dove
ha
rappresentanti
notevoli
,
e
anzi
continuatori
e
perfezionatori
,
come
dicono
sia
il
caso
del
Barone
per
la
dottrina
della
distribuzione
.
A
conferma
della
sua
profession
di
fede
,
che
non
può
non
essere
di
gran
letizia
essendo
edonistica
,
mette
un
tanto
di
punto
ammirativo
ove
dice
che
accetta
la
spiegazione
economica
(
o
che
avrebbe
a
essere
non
-
economica
?
)
del
profitto
del
capitale
come
nascente
dal
grado
diverso
di
utilità
dei
beni
presenti
e
dei
beni
futuri
!
.
E
che
gli
mancherebbe
dunque
per
dare
dell
'
imbecille
e
del
perditempo
a
Marx
,
che
per
vie
del
tutto
diverse
s
'
è
affannato
a
ricercare
l
'
origine
,
il
processo
e
la
spartizione
del
sopravvalore
;
alla
qual
cosa
,
alla
fin
fine
,
si
riduce
nell
'
essenziale
l
'
attività
sua
specifica
di
critico
e
d
'
innovatore
dell
'
economia
?
La
benedetta
formola
del
D
D
'
,
ossia
del
danaro
che
si
ritrova
in
danaro
con
tanto
di
più
,
fu
come
il
chiodo
fisso
nella
testa
di
Marx
ricercatore
,
come
il
pernio
della
sua
ricerca
.
Ora
il
Croce
,
fatta
la
sua
profession
di
fede
di
edonista
convinto
,
quasi
come
chi
avendo
già
bevuto
e
mangiato
a
sazietà
,
voglia
ribere
e
rimangiare
,
si
volge
a
Marx
a
chiedergli
una
teoria
sociologica
,
che
sia
complementare
a
quella
economica
,
nella
quale
lui
Croce
è
tanto
fermo
e
deciso
;
-
e
che
altro
può
dirgli
Marx
se
non
questo
:
mandate
al
diavolo
quella
vostra
filastrocca
edonistica
,
se
no
è
inutile
interroghiate
me
su
tali
quisquilie
,
ché
io
non
posso
offrirvi
che
l
'
assolutamente
opposto
.
Di
fatti
il
Croce
è
costretto
a
farsi
un
Marx
diverso
-
non
dirò
se
molto
o
poco
-
dal
vero
,
perché
sia
quello
i
cui
principii
possano
apparire
conciliabili
con
gl
'
indiscutibili
dati
dell
'
edonismo
.
Discorrendo
del
come
Marx
poté
giungere
a
scovrire
e
definire
l
'
origine
sociale
del
profitto
,
ossia
del
sopravvalore
,
esce
in
questa
sentenza
(
p
12
)
:
Sopravvalore
,
in
pura
economia
,
è
una
parola
priva
di
senso
,
come
è
mostrato
dalla
denominazione
stessa
,
giacché
un
sopravvalore
è
un
extravalore
,
ed
esce
fuori
dal
campo
della
pura
economia
.
Ma
ha
bene
un
senso
e
non
è
un
assurdo
,
come
concetto
di
differenza
,
nel
paragone
che
si
fa
tra
una
società
economica
con
un
'
altra
,
un
fatto
con
un
altro
,
o
due
ipotesi
tra
di
loro
.
E
poi
aggiunge
in
nota
:
Faccio
ammenda
di
un
errore
nel
quale
incorsi
in
una
mia
precedente
memoria
,
nella
quale
,
pur
dicendo
rettamente
che
il
sopravvalore
non
è
un
concetto
puramente
economico
,
lo
definivo
inesattamente
un
concetto
morale
;
e
dovevo
dire
,
come
dico
ora
,
un
concetto
di
differenza
di
sociologia
economica
e
di
economia
applicata
,
e
non
di
economia
pura
.
La
morale
qui
non
ha
parte
,
come
non
ha
nessuna
parte
in
tutta
l
'
indagine
del
Marx
.
Auguro
al
Croce
,
che
giungendo
alla
sua
terza
memoria
in
argomento
confessi
poi
,
che
del
primo
errore
egli
poté
fare
ammenda
,
perché
quello
almeno
era
la
generalizzazione
di
una
opinione
ovvia
nel
socialismo
volgare
,
che
il
sopravvalore
sia
cioè
il
compendio
delle
proteste
degli
sfruttati
;
ma
che
del
secondo
errore
non
può
scusarsi
,
perché
lui
stesso
non
è
più
in
grado
di
decifrare
plausibilmente
il
pensiero
suo
.
Né
solo
per
la
continua
equivocazione
di
profitto
,
interesse
e
sopravvalore
;
ma
perché
in
più
luoghi
assume
il
concetto
di
una
società
lavoratrice
come
di
una
forma
a
sé
(
ma
,
dico
io
,
in
contrapposto
a
quale
altra
,
forse
a
quella
dei
santi
in
paradiso
?
)
e
dice
:
Marx
faceva
il
paragone
della
società
capitalistica
con
una
parte
di
se
stessa
isolata
ed
elevata
ad
esistenza
indipendente
;
ossia
il
paragone
tra
la
società
capitalistica
con
la
società
economica
in
se
stessa
(
ma
solo
in
quanto
società
lavoratrice
)
e
poi
:
Dunque
l
'
economia
marxista
è
quella
che
studia
l
'
astratta
società
lavoratrice
(
pp
.
12
e
13
)
.
Se
c
'
è
chi
senta
il
bisogno
di
liberarsi
dal
malefico
bacillo
metafisico
,
che
induce
a
tali
ragionamenti
,
io
gli
consiglierei
come
rimedio
la
lettura
,
non
già
delle
polemiche
degli
economisti
,
e
di
quelle
segnatamente
che
in
Germania
ebbero
occasione
dalle
pubblicazioni
del
Dietzel
,
che
possono
parer
sospette
,
ma
della
Logica
del
Wundt
(
vol
.
II
,
parte
II
,
pp
.
499-533
)
,
nella
qual
Logica
,
a
dirlo
per
incidente
,
più
in
là
delle
pagine
testè
citate
si
adduce
come
esempio
tipico
di
legge
sociale
(
pare
incredibile
!
e
il
Wundt
non
è
dolce
di
sale
,
né
coi
sociologisti
,
né
con
le
così
dette
leggi
sociali
)
proprio
il
sopravvalore
secondo
Marx
(
ibidem
,
pp
.
620-22
)
.
Al
postutto
cotesta
economia
pura
-
come
è
in
uso
di
chiamarla
in
Italia
,
che
è
sempre
il
paese
dell
'
enfasi
e
della
esagerazione
-
ossia
cotesto
indirizzo
di
ricerca
e
di
sistema
,
che
su
gl
'
inizii
,
o
insufficienti
,
o
ignorati
,
o
dimenticati
del
Gossen
,
del
Walrass
e
del
Jevons
.
s
'
è
venuto
sviluppando
in
ciò
che
ora
ha
(
vulgo
)
il
nome
di
scuola
austriaca
,
non
è
,
così
nelle
premesse
come
negli
andamenti
,
se
non
una
variante
teoretica
nella
interpretazione
di
quegli
stessi
dati
empirici
della
vita
economica
moderna
,
che
han
sempre
formato
l
'
obietto
degli
studii
delle
altre
scuole
.
Si
distingue
dalla
scuola
classica
(
che
non
fu
tanto
antistorica
,
come
è
parso
a
molti
,
e
come
ha
dimostrato
R
.
SCHÜLLER
:
Die
klassische
Nationalökonomie
,
Berlin
1895
)
,
per
la
tendenza
a
un
più
alto
grado
di
astrazione
e
di
generalizzazione
.
Si
prova
a
mettere
in
maggiore
evidenza
gli
stati
psichici
,
che
precedono
ed
accompagnano
gli
atti
ed
i
rapporti
economici
.
Usa
ed
abusa
degli
espedienti
matematici
.
Non
è
la
superistoria
,
sebbene
metta
assai
spesso
in
iscena
le
robinsonate
,
che
dissimula
però
sotto
la
veste
di
una
sottile
psicologia
individualistica
:
anzi
è
tanto
poco
la
superistoria
,
che
da
questa
storia
attuale
assume
due
dati
,
facendone
dei
presupposti
estremi
,
ossia
la
libertà
del
lavoro
e
la
libertà
di
concorrenza
spinte
per
ipotesi
al
massimo
.
Per
ciò
essa
è
,
in
ciò
che
reca
,
afferrabile
,
comprensibile
e
discutibile
;
perché
è
confrontabile
con
l
'
esperienza
della
quale
è
spesso
una
forzata
ed
unilaterale
interpretazione
.
(
Alla
generalità
del
pubblico
francese
ora
è
dato
di
leggere
in
forma
chiara
e
piana
la
esposizione
sommaria
della
teoria
del
valore
di
cotesta
scuola
nel
libro
di
E
.
PETIT
:
Etude
critique
der
différentes
théories
de
la
valeur
,
Paris
1897
)
.
Tornando
al
Croce
non
saprei
nascondere
la
mia
maraviglia
,
che
egli
(
note
I
e
2
a
p
.
14
)
trovi
a
ridire
contro
l
'
Engels
,
perché
questi
una
volta
chiami
storica
la
scienza
dell
'
economia
,
e
un
'
altra
volta
poi
parli
di
economia
teoretica
.
Per
chi
si
fermasse
alle
parole
sole
basterebbe
di
dire
,
come
storico
in
quel
caso
li
è
l
'
opposto
del
naturale
nel
senso
del
fisso
e
dell
'
immutabile
(
le
famose
leggi
naturali
della
economia
volgare
)
,
e
il
teoretico
è
detto
in
opposizione
al
conoscere
grossolanamente
descrittivo
ed
empirico
.
Ma
c
'
è
dell
'
altro
.
Ogni
teoria
non
è
se
non
la
rappresentazione
,
per
quanto
più
si
può
perfetta
,
dei
rapporti
di
reciproca
condizionalità
di
quei
fatti
,
che
in
un
determinato
campo
dell
esperienza
appariscano
omogenei
,
riavvicinabili
e
connessi
.
Ma
tutti
questi
varii
gruppi
di
fatti
sono
momenti
di
un
divenire
.
Or
se
un
fisiologista
,
dopo
d
'
avervi
esposta
la
teoria
fisico
-
meccanica
della
respirazione
polmonare
,
esca
a
dirvi
,
che
la
respirazione
non
è
legata
all
'
esistenza
del
polmone
,
e
che
il
polmone
stesso
è
un
fatto
particolare
di
genesi
nella
storia
generale
degli
organismi
,
vorreste
voi
forse
cotesto
fisiologista
tradurlo
,
nel
-
la
qualità
d
'
imputato
,
innanzi
al
fòro
di
un
'
altra
economia
pura
,
cioè
volevo
dire
,
innanzi
a
quello
di
una
fisiologia
purissima
,
che
studii
l
'
ente
vita
,
anziché
i
viventi
?
Di
fatti
il
Croce
muove
querela
(
passim
)
a
Marx
,
per
non
aver
questi
stabiliti
i
rapporti
fra
la
sua
indagine
e
i
concetti
di
economia
pura
,
per
mostrare
(
p
.
3
)
con
metodica
esposizione
come
i
fatti
apparentemente
più
diversi
del
mondo
economico
siano
retti
in
ultimo
da
una
medesima
legge
,
o
,
ch
'
è
lo
stesso
,
come
questa
legge
si
rifranga
variamente
passando
attraverso
organizzazioni
varie
,
senza
mutar
se
stessa
,
che
altrimenti
mancherebbe
il
modo
ed
il
criterio
stesso
della
spiegazione
.
Qui
Marx
,
se
avesse
pur
voglia
di
rispondere
,
non
saprebbe
che
cosa
rispondere
.
Qui
Marx
non
c
'
entra
più
.
E
non
si
tratta
nemmen
più
delle
generalizzazioni
,
per
dir
vero
troppo
astratte
della
scuola
edonistica
,
che
pur
sempre
rientrano
nei
processi
leciti
di
astrazione
e
d
'
isolazione
proprii
ad
ogni
scienza
,
che
partendo
dalla
base
empirica
tenti
la
via
dei
principii
.
Qui
ci
troviamo
in
presenza
di
una
legge
economica
,
che
a
guisa
di
un
quasi
-
ente
attraversa
misteriosamente
le
varie
fasi
della
storia
,
perché
non
s
'
abbiano
a
scucire
.
Questo
è
il
puro
possibile
,
che
è
poi
,
in
realtà
,
l
'
impossibile
.
Il
signor
Dühring
-
che
qua
e
là
è
in
un
certo
modo
direttamente
difeso
-
è
oltrepassato
.
Qui
si
tratta
di
riaffacciare
delle
difficoltà
nella
concezione
preliminare
di
ogni
problema
scientifico
,
per
le
quali
rimangon
fuori
della
comprensibilità
,
non
solo
Marx
,
ma
tre
quarte
parti
del
pensiero
contemporaneo
.
La
logichetta
formale
,
di
felice
memoria
,
diventa
l
'
arbitra
del
sapere
.
Teniamoci
pure
al
testo
,
che
in
passato
ebbe
tanta
diffusione
in
Francia
,
il
Port
-
Royal
.
Si
parta
da
un
concetto
della
massima
estensione
e
del
minimo
contenuto
,
e
per
incremento
di
meccanica
notazione
si
arrivi
ad
un
concetto
di
minima
estensione
e
di
massimo
contenuto
.
E
se
ci
capita
poi
fra
mani
un
processo
reale
,
il
passaggio
per
es
.
,
dall
'
invertebrato
al
vertebrato
,
o
dal
comunismo
primitivo
alla
proprietà
privata
del
suolo
,
o
dalla
indifferenza
delle
radici
alla
differenziazione
tematica
di
verbo
e
nome
nel
gruppo
ario
-
semitico
,
invece
di
fermarsi
in
tali
fatti
,
come
in
casi
di
epigenesi
faticosamente
e
realiter
accaduta
,
scriveremo
in
un
concetto
già
bello
e
preconcepito
,
per
via
di
un
facile
metodo
di
notazione
,
prima
un
A
,
poi
un
a
,
poi
un
a
¹
,
poi
un
a2
,
poi
un
a
³
,
e
così
via
:
-
e
tutto
sarà
bello
e
fatto
.
E
mi
pare
che
basti
di
ciò
.
Eccoci
,
per
conseguenza
,
ad
alcuni
enunciati
alquanto
curiosi
(
p
.
2
)
:
È
una
società
(
s
'
intende
quella
studiata
da
Marx
nel
Capitale
)
ideale
e
schematica
,
dedotta
da
alcune
ipotesi
,
che
potrebbero
anche
non
essersi
presentate
mai
corso
della
storia
.
Qui
Marx
diventa
l
'
illustratore
teorico
di
una
quasi
-
utopia
.
E
poi
(
p
.
4
)
:
Marx
assunse
,
fuori
del
campo
della
pura
teorica
economica
,
una
proposizione
,
che
è
la
famigerata
eguaglianza
di
valore
e
lavoro
.
E
di
dove
dunque
l
'
ha
presa
?
forse
(
secondo
alcuni
)
c
'
è
arrivato
spingendo
alle
estreme
conseguenze
un
concetto
poco
felice
di
Ricardo
.
Il
quale
Ricardo
bisognerebbe
espellerlo
a
dirittura
dalla
storia
della
scienza
,
perché
qualcos
'
altro
di
più
felice
non
l
'
ha
veramente
fatto
.
In
un
certo
punto
il
Croce
(
p
.
20
,
in
nota
)
se
la
piglia
col
Pantaleoni
,
perché
questi
combatte
il
Böhm
Bawerk
,
domandandosi
donde
il
mutuatario
del
capitale
riesca
a
prendere
di
che
pagare
l
'
interesse
.
Di
fatti
il
Pantaleoni
(
Principii
di
economia
politica
,
p
.
301
)
dice
:
la
causa
generativa
dell
'
interesse
sta
nella
produttività
del
capitale
come
bene
complementare
in
un
processo
tecnico
vantaggioso
,
richiedente
un
certo
tempo
,
e
non
nella
virtù
del
tempo
,
che
lascerebbe
le
cose
come
le
ha
trovate
.
Qui
,
e
per
tutto
un
capitolo
,
il
Pantaleoni
,
con
l
'
andamento
del
ragionare
che
è
proprio
al
suo
indirizzo
,
ripiglia
a
modo
suo
quella
spiegazione
dell
'
interesse
per
via
della
produttività
del
(
danaro
-
)
capitale
,
che
,
uscita
vittoriosa
già
nel
secolo
XVII
dalle
polemiche
coi
moralisti
e
coi
canonisti
,
apparisce
nella
sua
formola
elementarmente
economica
per
la
prima
volta
in
Barbon
e
Massey
.
Quella
spiegazione
è
la
sola
che
l
'
economista
possa
enunciare
,
fino
a
che
la
produttività
del
capitale
,
che
prima
facie
pare
evidente
,
non
è
fatta
essa
stessa
oggetto
di
una
critica
;
la
qual
cosa
ha
menato
poi
Marx
alla
formola
più
generale
e
al
principio
genetico
del
sopravvalore
.
In
quello
stesso
capitolo
Pantaleoni
abilmente
polemizza
contro
il
Böhm
,
che
,
come
direbbe
il
Croce
dà
la
spiegazione
(
economica
)
del
profitto
del
capitale
,
come
nascente
dal
grado
diverso
di
utilità
dei
beni
presenti
e
dei
beni
futuri
(
)
.
Ma
volete
forse
per
vostro
passatempo
mettere
in
iscena
una
farsetta
ideologica
concepita
così
:
-
si
assume
da
una
parte
la
legittima
aspettazione
del
creditore
,
e
dall
'
altra
parte
la
onesta
promessa
del
debitore
;
-
questi
due
attributi
psicologici
,
che
tanto
fanno
onore
alla
eccellenza
dell
'
animo
loro
,
vengon
messi
nella
dovuta
evidenza
;
poi
si
suppone
,
che
debitore
o
creditore
siano
homines
oeconomici
tanto
perfetti
,
quanto
è
necessario
di
tener
per
fermo
che
siano
,
dal
momento
che
nacquero
coi
diagrammi
del
Gossen
stampati
nel
cervello
(
)
;
-
poi
si
aggiunge
la
nozione
del
tempo
astratto
;
-
e
,
costituita
la
santa
trinità
di
aspettazione
,
promessa
e
tempo
,
si
attribuisce
a
questa
trinità
la
virtù
di
trasmutarsi
in
quel
più
di
valore
,
che
deve
essere
poniamo
,
per
es
.
,
nelle
scarpe
prodotte
col
denaro
mutuato
,
perché
il
mutuante
,
in
ultimo
,
e
guadagnando
pur
lui
qualcosa
,
se
nel
frattempo
non
vuol
morir
di
fame
,
solvat
debitum
cum
usura
.
Ma
questa
è
proprio
la
scienza
messa
alla
gogna
.
In
verità
il
tempo
non
è
nella
economia
,
come
non
è
nella
natura
,
se
non
la
misura
di
un
processo
:
ed
è
nell
'
economia
la
misura
del
processo
della
produzione
e
della
circolazione
(
ossia
,
in
ultima
analisi
,
e
data
la
debita
analisi
,
del
lavoro
)
.
E
solo
in
quanto
esso
entra
nell
'
economia
per
questo
rispetto
,
il
tempo
è
anche
misura
dell
'
interesse
.
Un
tempo
che
in
quanto
tempo
operi
come
causa
reale
è
un
mitologhema
.
(
Su
gli
avanzi
mitici
nella
rappresentazione
del
tempo
leggere
:
Zeit
und
Weile
nelle
Ideale
Fragen
di
M
.
Lazarus
,
Berlin
1878
,
pp
.
161-232
)
.
Se
fino
alla
mitologia
dobbiamo
risalire
,
rimettiamo
a
dirittura
lassù
nel
cielo
,
più
in
su
dell
'
Olimpo
,
quell
'
antichissimo
Kronos
,
che
il
volgo
greco
confondeva
con
chronos
(
tempo
)
:
e
se
speranze
,
aspettazioni
e
promesse
son
per
sé
cause
reali
di
fatti
economici
,
diamoci
a
dirittura
alla
magia
.
Parrebbe
quasi
che
perfino
in
questa
,
o
per
inavvertenza
,
o
per
una
certa
tal
quale
bizzarria
di
forma
letteraria
,
il
Croce
rischi
di
dare
una
capata
,
quando
scrive
(
p
.
16
)
:
E
se
nell
'
ipotesi
del
Marx
,
le
merci
appaiono
come
gelatine
di
lavoro
,
o
lavoro
cristallizzato
,
perché
in
altra
ipotesi
non
potrebbero
apparire
come
gelatine
di
bisogni
,
o
quantità
di
bisogni
cristallizzate
?
Santi
numi
!
Marx
non
fu
veramente
un
modello
di
ciò
che
chiamasi
dizione
classica
,
specie
nella
plasticità
,
nella
trasparenza
e
nella
continuità
delle
immagini
.
Marx
fu
un
seicentista
.
Ma
le
sue
immagini
,
spesso
bizzarre
,
ma
che
non
son
mai
né
ghiribizzi
né
facezie
,
dicon
sempre
qualcosa
di
profondamente
realistico
.
Se
quella
immagine
della
gelatina
,
che
del
resto
non
ha
niente
di
sacramentale
né
di
obbligatorio
per
nessuno
,
l
'
andate
a
ripetere
al
primo
calzolaio
che
vi
capiti
innanzi
,
egli
,
accennando
forse
alle
mani
incallite
,
alla
schiena
ricurva
,
e
al
sudore
della
fronte
,
vi
dirà
che
a
un
dipresso
ha
capito
,
perché
nelle
scarpe
che
produce
ci
mette
via
via
una
parte
di
se
stesso
,
le
sue
energie
meccaniche
,
dirette
dalla
volontà
,
ossia
dirette
dall
'
attenzione
volontaria
,
secondo
la
forma
preconcetta
,
nella
quale
si
assomma
,
come
in
intento
ed
in
proposito
,
la
sua
attività
cerebrale
in
quanto
egli
è
in
atto
di
lavorare
.
Ma
finora
fu
dato
solo
ai
fattucchieri
di
credere
o
di
dare
a
credere
,
che
coi
soli
desideri
si
riesca
a
conglutinare
una
parte
di
noi
stessi
con
alcun
bene
in
genere
,
prodotto
o
non
prodotto
che
esso
si
sia
.
Con
la
psicologia
non
è
lecito
di
scherzare
.
Non
saprei
dire
in
poche
parole
quanta
parte
di
essa
debba
entrare
nei
presupposti
della
economia
.
So
di
certo
però
,
che
la
più
parte
dei
concetti
psicologici
,
che
edonisti
e
non
-
edonisti
vanno
cacciando
dentro
all
'
economia
,
ha
un
certo
che
di
messoci
a
posta
ad
usum
delphini
,
un
certo
che
di
escogitato
e
non
di
trovato
,
un
certo
che
di
accidentalmente
tratto
dalla
volgare
terminologia
e
non
di
criticamente
vagliato
;
onde
è
il
caso
di
ripetere
tractent
fabrilia
fabri
.
E
so
anche
questo
,
che
dal
bisogno
al
lavoro
ci
corre
tutta
la
formazione
psicologica
dell
'
uomo
;
ci
corre
quanto
ci
corre
dal
sentimento
privativo
della
sete
,
che
è
il
bisogno
del
bere
,
che
il
bambino
non
associa
ancora
,
non
dirò
ai
movimenti
che
gli
occorrono
,
per
procurarsi
da
bere
,
ma
nemmeno
alla
rappresentazione
dell
'
acqua
,
sino
all
'
atto
del
lavoratore
provetto
,
il
quale
per
matura
volontà
d
'
intelletto
,
per
volontà
nella
quale
esperienza
ed
immaginazione
,
imitazione
ed
inventiva
fanno
uno
,
scava
un
pozzo
,
o
apre
una
fontana
.
Ridurre
e
scheletrizzare
cotesta
viva
formazione
in
un
'
arida
nomenclatura
,
questo
fu
il
difetto
della
psicologia
vulgaris
,
e
questa
il
più
delle
volte
gli
economisti
,
anche
ai
giorni
nostri
,
prendono
a
premessa
delle
loro
speciali
elucubrazioni
.
La
psicologia
del
lavoro
,
che
sarebbe
il
coronamento
della
dottrina
del
determinismo
,
è
ancora
da
scrivere
.
A
quoi
bon
questo
post
-
scriptum
?
dirà
forse
il
lettore
.
Ecco
qua
:
io
non
sono
il
paladino
di
Marx
,
ammetto
tutte
le
critiche
,
sono
io
stesso
in
tutto
ciò
che
dico
un
critico
,
non
smentisco
la
sentenza
:
comprendere
è
superare
;
ma
mi
conviene
pur
d
'
aggiungere
,
che
superare
è
aver
compreso
.
II
.
Prefazione
all
'
edizione
francese
.
Roma
,
31
decembre
1898
Questo
mio
piccolo
libriccino
-
come
è
chiaro
anche
dal
post
-
scriptum
illustrativo
-
dovea
venir
fuori
a
Parigi
nel
settembre
ultimo
.
La
stampa
ne
è
stata
ritardata
per
cause
accidentali
.
Nel
frattempo
il
Sorel
s
'
è
dato
anima
e
corpo
alla
Crisi
del
marxismo
e
la
tratta
,
la
espone
,
la
commenta
,
con
amore
,
un
po
'
da
per
tutto
,
per
es
.
,
nella
Revue
parlementaire
"
del
10
decembre
,
pp
.
597-612
(
dove
anzi
la
crisi
diventa
a
dirittura
quella
del
socialismo
)
e
nella
Rivista
critica
del
socialismo
,
Roma
,
fasc
.
I
,
pp
.
9-21;
e
per
di
più
la
fissa
e
la
canonizza
nella
Préface
da
lui
messa
al
libro
del
Merlino
:
Formes
et
essence
du
socialismo
.
Ci
si
minaccia
per
fino
un
congresso
di
secessionisti
ben
pensanti
.
Siamo
decisamente
alla
guerra
della
Fronda
!
Che
dovrei
io
fare
?
Ricominciare
da
capo
?
Scrivere
l
'
anti
-
Sorel
dopo
d
'
aver
scritto
l
'
avec
-
Sorel
.
Non
cado
punto
in
tale
tentazione
.
Gli
è
vero
che
questa
mia
composizione
d
'
insolita
fattura
s
'
intitola
:
Discorrendo
;
-
ma
si
discorre
quando
ci
piace
,
e
non
a
comando
.
Desidero
solo
che
il
lettore
guardi
alle
date
di
queste
lettere
,
ossia
di
queste
piccole
monografie
di
stile
sciolto
,
intitolate
al
signor
Sorel
:
-
e
le
date
corrono
dal
20
aprile
al
15
settembre
1897
.
Io
mi
rivolgevo
a
quel
Sorel
-
non
a
quest
'
altro
;
-
a
quello
insomma
che
avevo
conosciuto
su
le
pagine
del
Devenir
Social
,
che
avea
presentato
me
ai
lettori
francesi
nell
'
assisa
di
marxista
,
che
mi
scriveva
lettere
piene
di
fine
osservazioni
,
e
di
considerazioni
critiche
apprezzabili
.
Era
dubitoso
,
sì
,
e
mi
parve
qualche
volta
intinto
d
'
esprit
frondeur
,
ma
nello
scrivere
rivolgendomi
a
lui
,
io
non
pensavo
nel
1897
,
ch
'
ei
diverrebbe
in
così
breve
tempo
l
'
araldo
di
una
guerra
di
secessione
.
O
come
di
questo
saranno
lieti
i
déclassés
dell
'
intelligenza
,
e
coloro
che
hanno
bisogno
dell
'
alibi
della
vigliaccheria
.
Se
non
che
il
Sorel
ci
lascia
qualche
barlume
di
speranza
quando
scrive
:
"
Io
e
qualche
amico
ci
sforzeremo
dì
utilizzare
i
tesori
di
riflessioni
e
d
'
ipotesi
che
Marx
ha
raccolto
nei
suoi
libri
.
Questo
è
il
miglior
modo
di
trarre
partito
da
un
'
opera
geniale
rimasta
incompiuta
"
(
"
Revue
parlementaire
"
,
ibid
.
,
p
.
612
)
.
Dunque
tanti
auguri
per
l
'
anno
nuovo
-
comincia
domani
-
in
tale
opera
benigna
e
pietosa
di
salvataggio
...
della
quale
del
resto
io
e
molti
altri
come
me
non
sentivamo
il
bisogno
.
Senza
rancore
:
-
ma
non
certo
senza
mortificazione
per
me
.
Nel
licenziare
al
pubblico
francese
queste
pagine
di
composizione
alquanto
insolita
io
temo
che
dei
lettori
di
spirito
-
la
Francia
ne
abbonda
più
di
ogni
altro
paese
-
abbiano
a
dire
di
me
:
ecco
lì
un
tollerabile
conversatore
,
ma
che
pedagogista
pessimo
;
apre
da
erudito
un
dialogo
didattico
con
un
amico
ed
ecco
che
questi
passa
difilato
dall
'
altra
parte
!
Non
è
vero
,
signor
Sorel
?
Ebbene
,
accomodiamo
le
partite
:
-
questo
dialogo
era
un
monologo
;
e
alla
buon
'
ora
di
dio
!