Saggistica ,
PRIMA
PARTE
Scrivo
queste
pagine
con
disgusto
,
con
rivolta
dell
'
anima
:
ma
le
scrivo
colla
coscienza
serena
,
dopoché
per
più
giorni
,
tentando
il
possibile
,
resistendo
a
provocazioni
che
avrebbero
stancata
la
pazienza
di
un
santo
,
ho
sperato
di
evitare
a
me
stesso
la
fatica
amara
di
doverle
scrivere
.
Tentativo
di
speranza
di
cui
nessun
merito
avrei
,
se
proseguissi
un
qualunque
interesse
mio
o
mi
tentasse
qualsiasi
povera
ambizione
:
perché
sol
chi
vuol
salire
,
naturalmente
desidera
trovar
meno
aspri
i
gradini
.
Ma
,
finito
appena
sia
il
compito
,
che
verso
il
Paese
m
'
imposi
,
so
di
poter
dimostrare
la
mia
ambizione
sola
qual
era
,
e
invoco
l
'
ora
di
poter
in
altr
'
aria
,
fra
ben
altre
memorie
,
rifarmi
dell
'
aria
respirata
fin
qui
.
Ho
sperato
più
giorni
si
aprisse
qualche
porta
per
cui
s
'
uscisse
dalla
situazione
convulsa
,
impossibile
,
creata
al
Paese
e
alla
Camera
,
senza
bisogno
dì
farmi
sembrare
cattivo
.
E
dico
impossibile
,
perché
non
serve
dir
ad
un
altro
paese
,
come
dire
ad
un
uomo
,
di
lavorare
,
di
attendere
utilmente
ai
propri
interessi
di
casa
,
se
non
ha
il
cuore
in
pace
,
se
ha
una
spina
confittavi
,
se
un
martello
nell
'
animo
gli
manda
sossopra
le
idee
.
E
inutile
pretendere
che
un
'
assemblea
rappresentativa
funzioni
,
se
vi
son
dentro
cento
o
centocinquanta
persone
tormentate
dal
sospetto
o
dal
convincimento
di
trovarsi
in
faccia
ad
un
ministro
disonesto
.
La
tempesta
di
animi
che
impedisce
alla
Camera
,
al
Paese
,
ogni
utile
lavoro
proseguirà
,
finché
la
pietra
dello
scandalo
non
sia
rimossa
.
Sognarono
di
una
sfida
feroce
lanciata
da
me
alla
maggioranza
:
la
mia
feroce
ostilità
è
tanta
,
che
da
tre
giorni
che
son
nella
Giunta
delle
Elezioni
,
non
ho
fatto
finora
che
proporre
convalidazioni
di
elezioni
della
maggioranza
,
quella
di
un
ministro
,
Paolo
Boselli
,
compresa
;
e
avrei
sinceramente
desiderato
per
gli
amici
personali
,
per
gli
onesti
,
che
della
maggioranza
fanno
parte
in
buona
fede
(
degli
altri
non
parlo
e
non
curo
)
di
lasciar
che
il
ministro
del
loro
cuore
li
liberasse
da
un
conflitto
penoso
,
cadendo
decorosamente
in
una
battaglia
politica
,
magari
colla
illusione
di
essere
caduto
per
la
sua
divisa
,
"
per
Dio
e
per
il
re
"
.
Non
mi
è
stato
possibile
,
non
lo
si
è
voluto
.
E
mentre
si
accusava
me
di
fuggire
,
all
'
assemblea
della
nazione
-
sanguinosamente
insultata
,
violentemente
chiusa
per
i
comodi
d
'
un
uomo
-
si
è
negato
-
dopo
cinque
mesi
-
il
diritto
persino
di
una
spiegazione
qualsiasi
e
dopo
avere
calunniata
la
Camera
antica
,
accusandola
di
scandali
e
di
offese
al
presidente
,
assistiamo
allo
scandalo
inaudito
di
un
ministro
che
tratta
il
capo
eletto
dell
'
assemblea
come
un
suo
servo
infedele
,
e
gli
intima
lo
sfratto
con
vituperj
feroci
.
Ebbene
mi
pare
che
ora
basti
...
E
dovea
bastare
anche
prima
,
perché
mi
pareva
di
aver
detto
,
sul
quesito
morale
che
s
'
impone
,
già
assai
più
di
quanto
sarebbe
occorso
in
qualunque
paese
libero
del
mondo
,
perché
un
uomo
pubblico
accusato
dovesse
capire
il
dover
suo
.
Nossignori
;
è
da
me
che
,
con
inversione
novissima
,
si
pretende
un
supplemento
di
prova
!
è
a
me
che
s
'
intima
di
completarla
!
E
quando
l
'
avrò
fatto
,
sarete
contenti
?
Non
per
questo
mi
trascinerete
fuor
del
terreno
del
diritto
mio
.
Non
vi
bastava
il
fin
qui
detto
,
non
bastava
un
'
accusa
la
più
precisa
che
sia
stata
mai
?
volete
ancora
dell
'
altro
:
e
io
vi
servo
.
Ma
vi
ho
chiamato
in
giudizio
:
e
ci
dovete
venire
.
Perché
se
i
punti
sugli
i
non
vi
bastano
,
se
non
vi
bastano
i
documenti
che
vi
dò
,
avrò
ancora
di
che
contentarvi
;
ma
credo
che
adesso
basterà
pel
Paese
;
e
se
per
qualche
cosa
di
quello
che
dirò
pretendeste
che
io
vi
porti
il
testimonio
nella
Camera
,
fate
conto
che
il
testimonio
nella
Camera
ci
sia
.
Del
resto
,
al
punto
in
cui
trovansi
le
cose
,
non
sono
più
i
vituperj
della
Riforma
che
bastino
a
strozzar
la
questione
.
Gli
urli
spasmodici
dell
'
organo
dello
zio
Dittatore
,
i
suoi
rabbiosi
"
mentisce
!
mentisce
!
mentisce
!
"
a
me
non
fanno
né
più
caldo
né
più
freddo
di
quegli
altri
"
mentisce
!
mentisce
!
mentisce
!
"
-
perfettamente
identici
-
che
quel
certo
altro
tipo
-
senza
confronto
più
artistico
-
strillava
a
ogni
capitolo
della
mia
storia
meravigliosa
.
-
E
s
'
è
visto
com
'
è
andata
a
finire
!
Al
punto
a
cui
sono
portate
le
cose
,
non
vi
è
più
assemblea
rappresentativa
al
mondo
che
possa
sottrarsi
alla
necessità
di
sapere
se
ella
conti
nel
proprio
seno
o
un
ministro
disonesto
o
un
deputato
calunniatore
.
Non
lo
volesse
egli
,
il
giudizio
per
lui
,
qualunque
de
'
miei
colleghi
avrebbe
diritto
di
volerlo
per
me
.
Intanto
,
e
sino
a
un
giudizio
nuovo
,
nessun
improperio
,
nessun
vituperio
di
scribi
,
assoldati
col
pubblico
furto
,
sopprimerà
mai
il
dislivello
morale
tra
chi
fino
ad
oggi
esercitò
il
suo
mandato
col
più
severo
scrupolo
,
senza
lucrarvi
un
centesimo
,
e
chi
per
anni
,
notoriamente
,
ne
fece
una
lunga
speculazione
;
tra
chi
in
faccia
ai
magistrati
fece
sempre
i
dover
suo
,
e
chi
avendo
ingannato
ab
antico
con
un
falso
documento
il
suo
Dio
,
ingannava
più
tardi
con
una
falsa
testimonianza
il
suo
giudice
.
Poiché
,
quando
un
accusato
,
per
tutta
difesa
,
si
limita
a
negare
vomitando
sull
'
accusatore
improperi
,
è
ben
lecito
e
giusto
di
cercare
anzitutto
,
nelle
sue
note
caratteristiche
,
il
peso
ed
il
valore
delle
negative
.
Cerchiamole
dunque
.
Ma
prima
di
tutto
una
parola
a
quei
tali
i
qual
tiran
fuori
-
niente
altro
potendo
-
la
solita
storiella
ch
'
io
parli
di
cose
sul
Crispi
a
me
già
note
,
quand
'
ero
ancora
in
buoni
rapporti
con
lui
.
No
cari
signori
,
v
'
ingannate
:
sono
anni
che
combatto
Crispi
,
ma
non
lo
conoscevo
,
non
l
'
ho
conosciuto
prima
dell
'
autunno
e
del
dicembre
scorso
il
Crispi
che
a
me
oggi
sta
innanzi
nella
sua
trista
figura
morale
.
Quando
entrai
nella
Camera
a
trent
'
anni
,
sapevo
di
lui
le
sue
pagine
parlamentari
:
gli
volevo
bene
per
quelle
,
e
per
ciò
che
credevo
delle
sue
pagine
di
storia
,
non
avendo
pensato
ad
appurarle
mai
.
Quando
scoppiò
lo
scandalo
del
1878
,
e
tutti
gli
furon
sopra
,
domandai
per
lui
il
diritto
di
difesa
come
lo
domandavo
al
14
del
dicembre
scorso
;
poi
tacqui
,
perché
allora
egli
accettò
la
sua
posizione
di
imputato
:
e
rispettò
la
condanna
dell
'
opinione
pubblica
:
e
perché
un
errore
-
quand
'
è
creduto
il
solo
-
non
basta
a
distruggere
il
giudizio
su
la
vita
intera
di
un
uomo
.
Più
tardi
,
al
governo
,
dall'88
al
'90
lo
conobbi
bugiardo
,
dissimulatore
,
violento
,
prepotente
:
e
niuna
lotta
più
acerba
è
notoria
di
quella
fra
lui
e
me
dal
1888
al
1890;
ma
sopravviveva
la
stima
per
alcune
qualità
dell
'
uomo
,
e
troppe
altre
cose
ignoravo
di
lui
.
Nel
dicembre
,
a
Molfetta
,
saputolo
tornato
al
potere
provai
una
stretta
dell
'
anima
:
rividi
nella
mente
il
1889
e
il
1890
il
che
non
mi
tolse
di
dargli
-
da
lui
richiesto
-
il
mio
avviso
,
e
di
negargli
il
mio
voto
e
combatterlo
da
capo
,
appena
lo
vidi
rifar
la
strada
antica
.
Ma
restava
per
l
'
avversario
un
avanzo
di
stima
:
e
non
dimenticherò
,
campassi
cent
'
anni
,
la
triste
notte
del
Comitato
dei
Cinque
-
e
la
tristissima
lettura
-
per
cui
la
stima
fu
spenta
nel
cuor
mio
.
Perché
fu
da
allora
che
risalii
ad
altre
indagini
,
di
altri
fatti
:
così
come
a
furia
di
sentirlo
cantare
eroe
autentico
delle
patrie
battaglie
,
le
voci
autentiche
-
per
davvero
-
delle
battaglie
si
destarono
.
Lasciamole
dunque
le
storielle
da
parte
e
nelle
note
caratteristiche
dell
'
uomo
cerchiamo
cosa
valgono
le
smentite
sue
.
Ah
,
quelle
note
fate
male
ad
obbligarmi
a
rivederle
!
È
là
fra
esse
,
che
o
ritrovo
il
falso
antico
del
17
dicembre
1854
,
il
famoso
atto
nuziale
delle
vostre
nozze
di
Malta
.
Un
bel
documento
affè
mia
per
le
vostre
odierne
smentite
!
Ce
l
'
ho
qui
davanti
nel
suo
testo
latino
,
nel
manoscritto
originale
fotografato
e
non
oserei
chiamarlo
falso
,
sentirei
freddo
a
chiamarlo
così
,
se
non
vi
fosse
bastato
l
'
animo
di
proclamarlo
cinicamente
voi
stesso
,
quando
vi
tornò
comodo
di
liberarvene
dopo
averlo
per
25
anni
sfruttato
!
E
a
rendermene
più
rivoltante
la
lettura
,
ho
qui
innanzi
autografa
,
in
carta
bollata
,
la
supplica
che
la
povera
vittima
di
quel
falso
,
invocando
il
sacramento
e
i
servigi
resi
all
'
Italia
come
figlia
della
Savoja
,
indirizzata
a
Benedetto
Cairoli
,
presidente
del
Consiglio
nel
1878
,
una
supplica
che
stilla
sangue
e
che
il
mese
scorso
mi
ha
fatto
fremere
nel
leggerla
;
e
io
dinanzi
nei
volumi
dei
biografi
panegiristi
il
cinico
racconto
del
come
dia
poveretta
venne
il
falso
un
bel
dì
,
come
una
allegra
burla
,
buttato
sul
viso
!
[...]
Ah
,
le
vostre
note
caratteristiche
in
fatto
di
credibilità
,
fate
male
a
costringermi
a
rivederle
!
È
ancor
fra
esse
che
io
trovo
,
quattordici
anni
dopo
,
il
famoso
atto
notorio
dei
cinque
testimoni
del
30
settembre
1877
,
voluto
dall
'
articolo
78
del
Codice
Civile
,
e
la
dichiarazione
terribile
del
primo
dei
cinque
testi
,
ivi
firmati
,
il
prof
.
Salvatore
Francone
che
si
vide
pei
comodi
vostri
carpita
...
una
testimonianza
falsa
!
Mi
ripugna
trascriverlo
tutto
.
Bastano
poche
righe
:
Sig
.
Direttore
del
Piccolo
Giornale
,
uno
fra
i
testimoni
dell
'
atto
notorio
del
matrimonio
dell
'
onorevole
Crispi
,
io
sono
stato
sorpreso
nel
leggere
l
'
atto
di
precedente
matrimonio
da
voi
pubblicato
sere
fa
.
Lo
credetti
falso
e
scrissi
all
'
onorevole
Crispi
una
lettera
che
fu
firmata
anche
dagli
altri
firmatarii
dell
'
atto
notorio
per
chiedergli
una
categorica
risposta
,
uno
schiarimento
,
una
smentita
.
Ma
l
'
on
.
Crispi
non
ci
ha
risposto
...
...
Io
non
potevo
avere
nessun
interesse
di
rendergli
servigio
(
a
lui
Crispi
)
a
prezzo
del
mio
onore
...
Io
ero
stato
vivamente
pregato
di
aggiungere
la
mia
firma
ad
altre
per
compiere
una
buona
azione
...
Io
non
potevo
supporre
che
mi
si
volesse
trarre
in
inganno
.
in
pienissima
buona
fede
,
credendo
di
compiere
una
buona
azione
,
consentii
a
sottoscrivere
l
'
atto
notorio
...
Come
sospettare
che
chi
ha
ottenuto
la
fiducia
della
Camera
come
suo
presidente
,
chi
ha
compiuto
le
più
delicate
missioni
diplomatiche
presso
le
corti
straniere
,
chi
ha
meritato
la
fiducia
di
due
corone
,
volesse
buscarsi
la
taccia
di
bigamo
e
far
buscare
agli
altri
la
taccia
e
la
pena
di
falsi
testimonii
?
!
SALVATORE
FRANCONE
Bei
precedenti
per
essere
creduto
nelle
smentite
sull
'
affare
Herz
!
E
dire
che
questi
precedenti
bastarono
per
costringere
allora
Francesco
Crispi
a
discendere
dal
potere
innanzi
al
verdetto
della
pubblica
coscienza
.
E
fu
allora
che
il
severo
Giacomo
Dina
nelle
colonne
della
Opinione
(
26
e
28
marzo
1878
,
n.d.r.
)
scriveva
:
L
'
on
.
Crispi
potrà
difendersi
vittoriosamente
davanti
ai
Tribunali
:
ma
rimane
un
Tribunale
più
elevato
,
quello
della
coscienza
pubblica
,
al
cospetto
della
quale
egli
è
già
comparso
e
da
cui
fu
condannato
,
senza
attendere
gli
oracoli
del
procuratore
del
re
.
La
vita
politica
dell
'
on
.
Crispi
è
finita
.
E
poi
:
L
'
on
.
Crispi
riuscirà
a
giustificarsi
davanti
ai
Tribunali
:
ma
la
coscienza
popolare
è
tanto
più
inesorabile
quanto
più
la
legge
è
impotente
a
tutelare
certi
riguardi
di
pubblica
morale
.
E
tornano
a
mente
le
parole
di
fuoco
con
cai
Sidney
Sonnino
-
oggi
collega
di
Crispi
e
ministro
del
Tesoro
-
stimmatizzava
Francesco
Crispi
il
10
marzo
1878
.
Parla
,
parla
o
Sonnino
!
Che
magistrati
e
giurati
assolvano
o
no
Francesco
Crispi
,
che
egli
abbia
o
no
una
maggioranza
di
deputati
pronti
a
dargli
all
'
occasione
un
voto
di
fiducia
,
ormai
il
verdetto
,
quanto
alla
moralità
dell
'
uomo
,
è
stato
pronunciato
dalla
nazione
intera
:
e
per
quanto
sia
sconfortante
il
pensare
che
uomini
in
cui
il
senso
morale
è
così
basso
possano
in
Italia
pervenire
ai
più
alti
uffici
dello
Stato
,
non
siamo
però
giunti
a
tale
indegnità
che
vi
si
possano
mantenere
di
fronte
alla
riprovazione
unanime
di
tutta
la
cittadinanza
Onesta
.
S.SONNINO,
Rassegna
,
10marzo
1878
È
quello
che
penso
anch
'
io
.
Come
si
dimentica
presto
in
Italia
!
E
poi
dicono
che
Sonnino
è
un
testardo
.
Ma
tu
meni
il
can
per
l
'
aja
,
odo
dirmi
:
e
parli
di
cose
di
quindici
anni
fa
!
Troppo
giusto
:
lasciamole
dormire
:
se
invece
di
quindici
fossero
almeno
venticinque
,
tutt
'
al
più
servirebbero
per
mandare
un
galantuomo
a
Port
'
Ercole
,
come
quel
povero
diavolo
,
ottimo
padre
di
famiglia
,
denunziato
al
domicilio
coatto
,
per
avere
nell
'
anno
1870
lanciato
in
isbaglio
una
ciabatta
a
un
brigadiere
!
Ah
,
per
voi
occorre
un
falso
di
data
più
recente
?
Come
vi
piace
,
vi
servo
anche
di
questo
.
Esso
è
là
,
documentato
in
atti
;
solo
nessuno
se
n
'
era
accorto
mai
.
Interrogato
in
carcere
,
Bernardo
Tanlongo
,
dal
giudice
istruttore
Capriolo
,
il
21
febbraio
1893
,
a
domanda
,
risponde
:
L
'
on
.
Crispi
,
siccome
dissi
,
mi
raccomandò
più
volte
l
'
on
.
Chiara
ed
altri
per
sussidi
e
cambiali
.
(
Processo
Banca
Romana
)
In
seguito
di
tale
deposizione
,
va
il
magistrato
istruttore
a
esaminare
Francesco
Crispi
,
nel
suo
proprio
domicilio
di
cavalier
dell
'
Annunziata
,
ed
ecco
il
brano
di
verbale
dell
'
esame
del
teste
Cavaliere
:
A
domanda
,
se
sia
vero
quanto
afferma
il
Tanlongo
a
suo
discarico
.
che
cioè
il
dichiarante
abbia
raccomandato
più
volte
l
'
onorevole
Chiara
ed
altri
ecc
.
,
ed
invitato
a
dare
dilucidaziani
,
ecc
.
risponde
:
"
Il
Tanlongo
s
'
inganna
non
avendo
io
mai
raccomandato
alcuno
per
isconto
di
cambiali
alla
sua
banca
"
.
(
Esame
Crispi
Cav
.
Fr
.
4
Proc
.
Banca
Rom
.
esame
21
maggio
)
Il
Crispi
deponeva
questo
al
giudice
a
faccia
franca
,
il
21
maggio
,
e
badate
che
non
ci
è
sbaglio
di
memoria
possibile
,
perché
la
stessa
domanda
gliela
rinfrescava
e
non
si
trattava
di
somme
di
un
centesimo
;
solo
,
egli
credeva
di
farla
franca
,
non
pensando
,
quel
giorno
21
maggio
,
che
Bernardo
Tanlongo
quattro
mesi
più
tardi
,
gli
giuocasse
il
brutto
tiro
di
pubblicargli
il
libro
verde
ove
si
legge
:
Roma
,
6-9-89
I
.
Onoratissimo
Comm
.
Tanlongo
Dal
presidente
del
Consiglio
dei
ministri
.
Caro
Commendatore
,
l
'
on
.
deputato
Roberto
Galli
le
recherà
questa
mia
.
Abbia
la
bontà
di
consentirgli
il
favore
che
le
domanderà
.
Con
anticipati
ringraziamenti
.
aff
.
CRISPI
(
Postilla
di
Tanlongo
:
Il
favore
domandato
è
stato
quello
di
favorire
l
'
onorevole
Galli
che
stante
la
raccomandazione
del
presidente
del
Consiglio
ho
dovuto
ajutare
-
9
sett
.
B.T.
)
12
ottobre
,
90
II
.
Il
Comm
.
Tanlongo
riceverà
l
'
on
.
Pietro
Chiara
e
vorrà
(
addirittura
l
'
imperativo
!
)
essergli
gentile
come
altra
volta
.
F
.
CRISPI
E
così
via
di
seguito
:
omettiamo
per
risparmio
di
tempo
gli
altri
biglietti
di
Crispi
a
Tanlongo
che
sono
là
nel
libro
verde
e
gli
altri
per
Cucchi
,
per
Cardella
ecc
.
,
di
Crispi
al
"
caro
Comm
.
Tanlongo
"
che
sono
là
nel
processo
della
Banca
Romana
.
Ora
apriamo
la
busta
IV
del
plico
Giolitti
,
e
leggiamo
nel
primo
elenco
del
registro
dell
'
ispettore
Martuscelli
:
N
.
420
.
Cedenti
Chiara
Pietra
e
Nicola
;
ordine
Banca
Romana
.
Effetti
per
L
.
389.404
e
cent
.
70
andati
in
sofferenza
nel
gennajo
1862
.
Sino
al
l0
gennajo
1893
(
cioè
fin
a
dopo
le
scoperte
delle
ispezioni
)
:
"
non
si
è
pagato
nulla
"
.
Consta
agli
impiegati
della
Banca
che
i
vari
sconti
delle
cambiali
furono
fatti
in
seguito
a
vivissime
raccomandazioni
di
F
.
Crispi
.
E
il
comm
.
Martuscelli
ispettore
sapeva
le
cose
tanto
bene
e
meritava
tal
fede
intera
che
il
senatore
Finali
nel
proprio
interrogatorio
,
richiesto
d
'
informare
sui
risultati
dell
'
ispezione
alla
Banca
Romana
"
volendo
non
dire
che
cose
di
matematica
esattezza
"
se
ne
riferiva
"
in
tutto
all
'
ispettore
Martuscelli
per
ogni
particolare
!
"
.
Ebbene
per
mesi
e
mesi
,
dopo
la
relazione
dei
Cinque
,
si
è
seguitato
-
lo
ricordate
?
-
nei
giornali
che
Crispi
paga
non
del
suo
-
a
dare
del
bugiardo
-
come
oggi
a
me
-
a
Bernardo
Tanlongo
-
meno
male
-
e
all
'
ispettore
Martuscelli
!
Chi
fosse
il
bugiardo
ora
si
vede
!
E
d
'
ora
innanzi
tra
Crispi
e
un
Bernardo
Tanlongo
sappiam
,
da
un
atto
ufficiale
,
che
è
...
Tanlongo
che
merita
più
fede
!
E
l
'
altro
vorrebbe
...
che
gli
credessero
per
Herz
!
Ma
qui
si
vede
qualche
cosa
di
più
.
Se
anche
da
ogni
parte
non
trapelasse
che
il
Chiara
non
è
che
un
prestanome
,
o
per
usare
una
frase
precisa
dell
'
ispettore
Martuscelli
"
una
testa
di
legno
"
,
anche
se
la
raccomandazione
non
fosse
resa
più
immorale
dalla
parentela
,
dall
'
enormezza
della
cifra
,
dall
'
insolvenza
del
debito
-
abbiamo
nella
falsa
testimonianza
del
Crispi
la
prova
-
dico
meglio
,
la
confessione
-
ch
'
egli
sapeva
di
non
aver
fatto
cosa
né
corretta
,
né
lecita
:
altrimenti
non
avrebbe
,
per
nasconderla
,
ricorso
a
quell
'
altra
cosa
scorretta
e
illecita
,
che
si
chiama
...
una
deposizione
falsa
!
Mi
direte
che
se
,
come
tale
,
essa
è
contemplata
dall
'
art
.
214
del
Codice
Penale
,
va
però
esente
da
pena
,
per
il
successivo
art
.
215
,
"
chi
innanzi
al
giudice
manifestando
il
vero
,
esporrebbe
inevitabilmente
sé
medesimo
a
grave
nocumento
nell
'
onore
"
.
Ma
questa
stessa
dizione
del
Codice
,
sopprimendo
la
pena
materiale
,
aggrava
la
figura
morale
del
teste
falso
!
E
certo
infatti
non
era
onorevole
,
per
un
capo
di
governo
,
intimare
favori
per
un
parente
a
quella
Banca
Romana
di
cui
per
solenne
dichiarazione
e
censura
del
Comitato
dei
Sette
il
Crispi
conosceva
da
un
anno
il
criminoso
segreto
!
Ebbene
io
domando
:
se
qualche
cosa
di
simile
l
'
avessi
fatto
io
,
mi
lascerebbero
oggi
nella
Camera
sedere
?
o
dove
dovrei
andare
a
nascondermi
?
Ma
anche
il
falso
del
1893
è
cosa
vecchia
!
Infatti
son
corsi
due
anni
.
Volete
dei
falsi
proprio
più
freschi
?
O
almeno
una
qualche
complicità
in
falso
,
per
poter
credere
al
signor
Crispi
-
quando
smentisce
-
ad
occhi
chiusi
?
Ecco
il
signor
Crispi
,
in
piena
Camera
,
chiamato
a
dar
conto
dei
tribunali
statari
,
annunzia
solennemente
di
"
avere
in
mano
documenti
schiaccianti
"
.
E
trionfalmente
li
presenta
,
li
legge
,
fa
fremere
la
Camera
e
le
strappa
il
voto
che
è
costato
a
tanti
la
galera
!
Quanti
sono
gli
schiaccianti
documenti
?
due
soli
!
il
trattato
di
Bisacquino
e
il
proclama
dei
Vespri
firmatissimo
.
Neanche
a
farlo
apposta
...
due
falsi
in
una
volta
!
Altro
che
il
bugiardo
di
Goldoni
!
Adagio
,
sento
dirmi
!
lui
non
sapeva
di
presentare
due
falsi
!
lui
non
sapeva
di
ingannare
la
Camera
!
questo
s
'
è
scoperto
dal
processo
,
poi
!
Ebbene
,
no
!
proprio
dal
processo
si
è
scoperto
-
e
fu
l
'
avvocato
fiscale
Soddu
-
Millo
che
l
'
annunziò
-
che
il
trattato
di
Bisacquino
;
parto
letterario
del
delegato
di
questura
Morandi
,
era
già
stato
nell
'
ottobre
1893
-
cioè
mesi
prima
che
il
signor
Crispi
osasse
con
esso
mistificare
la
Camera
,
dichiarato
dal
sotto
prefetto
di
Corleone
non
degno
,
per
il
suo
tenore
grottesco
,
di
essere
trasmesso
alle
autorità
superiori
.
L
'
avvocato
stesso
fiscale
non
esitò
a
dichiararlo
una
fantasticheria
e
bastava
infatti
a
qualunque
galantuomo
,
per
capirlo
tale
,
un
atomo
solo
di
serietà
e
di
buona
fede
.
Nossignori
,
arriva
Francesco
Crispi
,
e
in
mano
sua
ritorna
buono
,
per
salvare
la
patria
e
mistificare
la
Camera
,
il
documento
falso
,
già
come
tale
ripudiato
dalle
autorità
!
E
vorrebbe
essere
creduto
nelle
smentite
su
Herz
!
Ma
c
'
è
l
'
altro
documento
falso
;
è
il
proclama
insurrezionale
dei
vespri
-
firmatissimo
-
parto
della
vendetta
di
un
cancelliere
di
pretura
contro
il
marito
della
donna
che
lo
respinse
.
Qui
almeno
,
sento
dirmi
,
era
il
Crispi
in
buona
fede
!
Volete
vederla
la
buona
fede
?
Atti
Ufficiali
della
Camera
,
seduta
28
febbraio
1894
:
Crispi
,
presidente
del
Consiglio
:
"
A
dare
un
concetto
dei
proclami
che
si
spargevano
nei
comuni
,
ne
leggerò
uno
solo
che
vale
per
tutti
"
.
E
qui
legge
il
proclama
:
"
Operai
figli
del
Vespro
!
ancora
dormite
?
morte
al
re
,
agli
impiegati
,
fuoco
al
municipio
e
al
casino
dei
civili
[
ecc
.
ecc
.
ecc
.
]
"
.
Prampolini
:
"
È
firmato
?
"
Crispi
,
presidente
del
Consiglio
:
"
E
firmatissimo
.
(
Ilarità
)
.
Tutto
risulterà
dal
processo
"
.
Ebbene
era
falso
che
quell
'
appello
fosse
stato
sparso
nei
comuni
,
era
falso
che
fosse
stato
pubblicato
e
letto
da
anima
viva
,
tranne
il
suo
autore
;
era
falso
che
mentre
Crispi
lo
leggeva
,
fosse
,
nonché
firmatissimo
,
neppure
semplicemente
firmato
!
La
firma
era
una
menzogna
del
signor
Crispi
,
lì
per
lì
,
per
far
colpo
sulla
Camera
,
e
che
nella
sua
stessa
invenzione
lo
provava
consapevole
della
falsità
dell
'
atto
che
leggeva
!
E
vorrebbe
essere
creduto
nelle
smentite
su
Herz
!
Ora
io
riapro
il
Codice
Penale
e
nel
titolo
delitti
contro
la
fede
pubblica
trovo
all
'
art
.
276
che
il
pubblico
ufficiale
(
mettiamo
che
sia
tale
...
il
Presidente
del
Consiglio
!
)
"
che
ricevendo
o
firmando
un
atto
,
nell
'
esercizio
delle
sue
funzioni
,
attesta
come
veri
fatti
e
dichiarazioni
non
conformi
a
verità
,
od
omette
o
altera
(
come
sarebbe
,
nevvero
?
inventare
una
firma
)
le
dichiarazioni
ricevute
,
ove
ne
possa
derivare
pubblico
o
privato
nocumento
è
punito
con
la
pena
dell
'
articolo
precedente
"
cioè
con
la
reclusione
da
cinque
a
dodici
anni
.
Altro
che
nocumento
!
quante
centinaia
di
anni
di
galera
di
più
costarono
quei
documenti
falsi
presentati
dal
signor
Crispi
come
ministro
,
e
fatti
scrivere
negli
Atti
ufficiali
della
Camera
,
per
carpirle
un
voto
!
Voi
mi
dite
che
alla
reclusione
il
Crispi
non
ci
va
-
né
per
dodici
anni
,
né
per
cinque
-
perché
si
tratta
,
anche
per
lui
,
di
un
reato
che
è
coperto
dall
'
immunità
parlamentare
:
ringrazi
dunque
la
sua
buona
stella
e
la
suprema
Corte
di
Cassazione
che
quella
immunità
l
'
ha
fatta
valere
,
altrimenti
vede
a
che
guaio
,
colle
sue
teorie
,
andava
incontro
!
E
come
si
troverebbe
a
mal
partito
con
chi
gli
adoperasse
il
grande
argomento
de
'
suoi
scribi
,
e
gli
chiedesse
:
ma
è
lecito
servirsi
del
manto
dell
'
immunità
per
diffamare
,
non
già
un
solo
cittadino
né
due
,
ma
centinaia
,
e
adoperare
carte
false
per
mandarli
al
reclusorio
?
Ma
le
son
cose
del
febbraio
dell
'
anno
scorso
!
Son
passati
quindici
mesi
!
cose
vecchie
!
Vogliamo
una
qualche
complicità
in
falso
più
fresca
,
più
fresca
ancora
!
Siete
proprio
incontentabili
.
Pigliate
allora
il
memoriale
Marescalchi
,
e
leggetevi
trascritto
nel
suo
testo
,
il
rapporto
falso
del
questore
Sangiorgi
,
inventante
di
sana
pianta
il
tenore
di
un
discorso
pubblico
non
mai
tenuto
,
per
mandare
un
povero
diavolo
al
domicilio
coatto
!
Il
falso
,
voi
mi
dite
,
è
un
reato
del
questore
!
I
tre
giudici
della
Commissione
,
cioè
Marescaichi
e
i
due
magistrati
,
non
ne
vollero
sapere
!
Benissimo
.
Adesso
leggete
la
lettera
di
Crispi
al
prefetto
Giura
con
cui
ammonisce
acerbamente
il
Marescalchi
che
il
suo
preciso
dovere
era
di
prestar
mano
a
quel
rapporto
falso
e
a
tutti
gli
altri
della
questura
e
che
associandosi
invece
ai
due
magistrati
nel
respingerlo
,
egli
ha
tradito
il
proprio
dovere
.
Se
il
falso
documento
non
ha
servito
,
convenitene
,
non
è
colpa
del
signor
Crispi
che
ha
fatto
di
tutto
per
farlo
valere
!
Ma
e
l
'
affare
Herz
?
Abbiate
pazienza
,
che
verremo
anche
a
quello
.
Dovendo
prima
mettere
bene
in
sodo
che
quando
Crispi
e
i
suoi
scribi
smentiscono
una
cosa
potete
giurare
a
occhi
chiusi
che
è
vera
,
sebbene
ce
ne
sia
già
d
'
avanzo
,
amo
finire
la
dimostrazione
,
tanto
più
che
l
'
affare
Herz
non
è
che
l
'
anello
di
una
catena
.
Vi
sognate
voi
qualche
cosa
di
lontanamente
simile
che
fosse
stato
possibile
con
uomini
i
quali
si
chiamassero
Quintino
Sella
o
Lanza
o
Feracciù
o
Baccarini
?
Quell
'
affare
fu
possibile
,
perché
c
'
era
al
potere
chi
,
nel
metter
a
frutto
gli
uffici
pubblici
,
non
aveva
mai
in
sua
vita
patito
di
scrupoli
.
Ed
è
appunto
perché
questo
vizio
salta
fuori
ad
ogni
piè
sospinto
dalle
pagine
della
sua
vita
,
che
a
furia
di
leggerne
tante
,
si
trova
essere
di
troppo
questa
pagina
di
più
.
Vi
ricordate
l
'
ultimo
giorno
della
Camera
?
Presentata
la
relazione
dei
Cinque
e
sorta
su
di
essa
la
discussione
,
Francesco
Crispi
,
livido
,
s
'
alzò
a
dichiarare
che
"
era
tutto
un
tessuto
di
perfidie
e
di
menzogne
"
.
E
ad
ogni
buon
conto
da
lì
a
un
'
ora
scappava
.
Già
:
perfidie
e
menzogne
anche
gli
elenchi
del
commendatore
Martuscelli
,
ispettore
della
Banca
,
corrispondenti
,
cifra
per
cifra
,
data
per
data
,
numero
d
'
ordine
per
numero
d
'
ordine
,
ai
registri
ispezionati
della
Banca
e
a
tutti
i
documenti
del
processo
!
Perfidie
e
menzogne
anche
la
lettera
16
febbraio
1894
del
comm
.
Mazzino
,
reggente
della
Banca
in
persona
,
che
in
questa
sua
qualità
trascriveva
semplicemente
dai
registri
una
nota
degli
effetti
di
casa
Crispi
esistenti
presso
la
Banca
e
rimasti
,
fino
alla
scoperta
dell
'
inchiesta
,
insoddisfatti
ed
occulti
.
Questo
mi
ricorda
perfettamente
un
aneddoto
della
penultima
seduta
della
Commissione
dei
Cinque
.
L
'
onorevole
Cibrario
,
della
maggioranza
,
eletto
relatore
con
tre
voti
contro
due
,
quello
di
Carmine
e
il
mio
,
leggendoci
la
sua
relazione
,
descrivente
il
contenuto
delle
buste
,
devoto
a
Crispi
,
ma
galantuomo
,
si
studiava
conciliare
capra
e
cavoli
,
il
tenore
dei
documenti
col
dispiacere
che
gli
recavano
.
Arrivato
alla
lettera
del
reggente
Mazzino
nella
relazione
se
la
cavava
così
:
"
Lettera
in
foglio
intestato
Banca
Romana
riferentesi
ad
alcune
dicerie
(
!
!
!
)
che
circolavano
nella
Banca
Romana
.
"
"
Ferma
un
momento
"
,
dico
io
.
"
Mi
pare
,
amico
Cibrario
che
tu
sbagli
.
Prego
l
'
amico
presidente
(
Damiani
)
di
avere
a
buon
conto
la
bontà
di
rileggere
il
documento
lettera
Mazzino
"
.
E
porgo
,
estraendola
dal
plico
,
la
lettera
al
presidente
che
legge
:
BANCA
ROMANA
Roma
,
16
febbraio
1894
Eccellenza
,
in
risposta
alla
richiesta
confidenziale
fattami
da
V.E.
ho
l
'
onore
di
rassegnarle
i
seguenti
schiarimenti
,
quali
risultano
dalla
contabilità
della
Banca
e
dalle
dichiarazioni
dei
capi
uffici
preposti
alli
medesimi
.
Esiste
allo
sconto
un
effetto
cambiario
,
creato
il
20
dicembre
1892
,
con
scadenza
31
marzo
1893
,
portante
l
'
accettazione
del
signor
Palumbo
Cardella
e
la
gira
di
S.E.
Francesco
Crispi
.
Esiste
inoltre
un
conto
corrente
aperto
il
15
luglio
1890
in
nome
di
Valli
Gio.Batta
per
conto
L.C.
,
che
secondo
i
capi
servizio
(
non
essendo
ciò
stato
mai
a
mia
cognizione
)
significa
Donna
Lina
Crispi
per
lire
14.000
e
più
gl
'
interessi
dal
15
ottobre
1890
.
Esiste
infine
una
partita
a
debito
della
signora
Lina
Crispi
di
lire
4305.15
per
controvaluta
di
fiorini
1969,91
,
pagate
dalla
Banca
per
la
detta
signora
con
lettera
di
credito
,
più
gl
'
interessi
dal
4
settembre
1890
.
Esiste
poi
un
debito
a
carico
dei
signori
Pietro
e
Nicola
Chiara
per
la
somma
di
lire
390.404,70
contro
i
quali
si
stanno
facendo
gli
atti
giudiziali
a
Palermo
.
Ho
l
'
onore
di
rassegnarmi
dall
'E.V
.
devotissimo
B
.
MAZZINO
Ma
il
presidente
non
arrivò
della
lettura
neanche
in
fine
:
perché
dopo
il
primo
esiste
,
il
secondo
esiste
,
il
terzo
esiste
,
arrivato
alla
quarta
parola
esiste
,
ho
chiesto
pacatamente
al
relatore
:
"
Amico
Cibrario
,
ti
pare
che
siano
dicerie
?
"
E
lui
lealmente
:
"
Hai
perfettamente
ragione
;
non
mi
ricordavo
più
il
tenore
.
"
E
cancellò
lì
sull
'
atto
tutto
quanto
l
'
inciso
.
Non
dico
che
lo
facesse
con
piacere
.
[...]
Volete
vedere
come
eran
cose
sapute
?
Nella
lettera
Mazzino
il
secondo
esiste
riguarda
un
conto
corrente
aperto
il
15
luglio
1890
in
nome
di
Valli
Gio
.
Batta
per
Conto
L.C.
per
lire
14
mila
e
più
gli
interessi
dal
15
ottobre
1890
.
Questo
conto
corrente
così
figura
nell
'
elenco
autentico
del
Martuscelli
:
Valli
Gio
.
Batta
per
conto
L.C.
Ricevute
il
15
luglio
1890
lire
14.000
,
meno
lire
214
per
interessi
a
tutto
il
14
ottobre
successivo
.
Debito
al
10
gennaio
1893
...
lire
14.000
(
!
!
!
)
.
Non
si
pagano
e
neppure
si
liquidano
interessi
.
Ciò
è
enorme
,
nevvero
?
siamo
d
'
accordo
:
ed
è
anche
più
enorme
il
leggere
nell
'
elenco
dell
'
ispettore
Martuscelli
queste
precise
parole
(
riconfermate
nella
lettera
del
reggente
Mazzino
)
:
Consta
alla
Banca
Romana
che
le
iniziali
L.C.
significano
Lina
Crispi
.
Ossia
la
moglie
di
quello
stesso
deputato
che
mentre
ancora
di
questo
debito
nemmeno
si
pagavano
e
nemmeno
si
liquidavano
gli
interessi
,
si
opponeva
all
'
inchiesta
sulla
Banca
Romana
!
E
avete
lasciato
passar
di
questa
roba
sapendolo
?
domandai
in
dicembre
scorso
ad
uno
dei
Sette
.
"
Lo
sapevamo
così
poco
"
,
mi
rispose
,
"
che
ci
si
era
persin
fatto
credere
che
quelle
iniziali
L.C.
significassero
...
Lamberto
Colonna
o
Lazzaroni
Cesare
!
"
.
E
basti
per
saggio
.
"
E
lo
stesso
Mazzino
se
avesse
fatto
innanzi
a
noi
le
rivelazioni
precise
specificate
che
si
trovano
nella
lettera
sua
al
Giolitti
,
è
chiaro
e
certo
che
il
Comitato
avrebbe
fatto
altre
indagini
e
non
avrebbe
indietreggiato
avanti
ad
un
giudizio
anche
più
severo
.
Nel
fatto
,
così
come
sono
le
indicazioni
della
lettera
Mazzino
,
sono
per
la
maggior
parte
,
per
me
e
per
i
miei
colleghi
dei
Sette
una
novità
"
.
Altro
che
cose
vecchie
e
sapute
!
Ma
torniamo
al
primo
fatto
della
lettera
Mazzino
,
ossia
torniamo
dalla
moglie
al
marito
.
Quando
io
la
prima
volta
fermai
l
'
occhio
,
con
istupore
e
disgusto
,
nei
documenti
dei
Cinque
,
sul
fatto
gravissimo
dell
'
effetto
Crispi
29
dicembre
'92
,
a
distanza
di
pochi
giorni
dal
discorso
di
Crispi
del
20
nella
Camera
,
contro
l
'
inchiesta
della
Banca
Romana
,
non
aveva
ancora
tutta
intera
dinanzi
,
ne
'
suoi
precisi
contorni
,
definiti
dal
codice
penale
,
e
da
quello
dei
galantuomini
,
la
enormezza
del
fatto
.
E
basti
dire
ch
'
era
sfuggito
a
me
,
com
'
era
sfuggito
a
tutti
.
Appena
il
fatto
fu
segnalato
e
l
'
enormezza
cominciò
a
trasparire
,
la
Riforma
e
gli
altri
salariati
misero
avanti
le
mani
e
negarono
sfacciatamente
che
il
Crispi
,
il
20
dicembre
,
avesse
difeso
nella
Camera
la
Banca
!
Capivano
che
una
volta
assodato
questo
,
siccome
le
date
parlavano
,
la
concussione
era
lampante
(
come
lo
è
)
.
Ahimè
!
il
deputato
Crispi
nella
seduta
del
20
dicembre
aveva
fatto
più
che
difendere
la
Banca
Romana
!
Presentata
da
Napoleone
Colajanni
la
domanda
dell
'
inchiesta
fieramente
contrastata
dal
Miceli
e
da
altri
,
i
quali
sapevano
come
stavano
,
il
più
violento
e
più
astuto
nell
'
opporsi
alla
domanda
onesta
fu
il
Crispi
.
E
doveva
essere
ben
forte
l
'
interesse
che
lo
moveva
ad
unirsi
al
governo
perché
fosse
respinta
,
da
fargli
dimenticare
persino
il
suo
odio
personale
contro
il
Giolitti
.
Impedire
quel
giorno
la
inchiesta
sui
fatti
criminosi
e
segreti
che
la
Banca
Romana
celava
nel
seno
,
era
ben
più
che
difenderla
!
era
salvarla
addirittura
!
E
Francesco
Crispi
quel
giorno
la
salvò
!
Oggi
che
tutta
Italia
ha
saputo
quali
erano
le
oneste
cose
che
quel
giorno
si
vollero
nascondere
e
ha
saputo
dal
solenne
verdetto
dei
Sette
che
Francesco
Crispi
in
quel
dì
le
conosceva
-
oggi
è
alla
luce
vergognosa
di
quelle
rivelazioni
di
poi
,
che
io
consegno
alla
gogna
della
storia
parlamentare
le
parole
di
Francesco
Crispi
in
quella
tornata
del
20
dicembre
,
e
poi
vedremo
-
per
triste
colmo
di
scandalo
-
qual
era
la
posizione
personale
del
signor
Crispi
in
quel
preciso
momento
che
dal
suo
stallo
di
deputato
compiva
parlando
il
brutto
ufficio
.
E
si
comprenderà
perché
al
darne
conto
abbia
preferito
il
15
dicembre
fuggire
.
Tornata
del
20
dicembre
1892
(
Atti
ufficiali
)
:
Crispi
:
Non
mi
sarei
atteso
che
si
fosse
venuto
dopo
quattro
anni
alla
Camera
a
parlare
di
fatti
già
quasi
giudicati
(
!
)
e
per
moltissimi
dei
quali
si
è
già
provveduto
(
!
)
.
L
'
inchiesta
parlamentare
non
si
può
,
non
si
deve
votare
.
Non
si
deve
perché
non
sarebbe
atto
patriottico
,
mi
scusi
l
'
on
.
Colajanni
,
il
votarla
.
Inchieste
ne
furono
fatte
parecchie
.
Alcune
ordinate
sotto
il
mio
ministero
furono
rigorosissime
.
Non
ho
nulla
da
aggiungere
alle
parole
del
mio
caro
amico
Miceli
,
il
quale
,
colla
onestà
che
lo
distingue
,
ha
raccontato
le
cose
come
sono
andate
.
I
parlamenti
hanno
un
dovere
:
quello
della
prudenza
nelle
loro
deliberazioni
.
Possiamo
discutere
tra
di
noi
;
accusarci
tra
di
noi
;
ma
non
possiamo
accusare
quelli
che
non
sono
qui
(
cioè
Tanlongo
)
.
(
Bravo
!
Benissimo
!
)
L
'
on
.
Colajanni
vorrebbe
costituire
un
Comitato
di
salute
pubblica
:
non
ne
è
il
tempo
.
(
Ilarità
)
.
Colajanni
:
Ci
arriveremo
.
Crispi
:
Non
ci
arriverete
.
Sono
sogni
d
'
infermo
.
(
Interruzione
dell
'
on
.
Colajanni
:
Benissimo
)
.
Ho
combattuto
contro
altri
più
forti
di
voi
,
e
se
volete
continuare
sopra
una
via
che
non
è
la
nostra
,
sbagliate
.
Colajanni
:
Potrei
rispondere
malamente
.
Crispì
:
Potete
rispondere
come
volete
,
troverete
la
replica
.
Il
nostro
credito
all
'
estero
peggiorerebbe
per
una
inchiesta
parlamentare
.
Quanto
all
'
opera
nostra
dell'89
non
abbiamo
che
a
lodarcene
.
Se
momenti
critici
non
fossero
sopraggiunti
,
saremmo
venuti
alla
Camera
con
un
disegno
di
legge
che
avrebbe
una
volta
per
sempre
riparato
all
'
anarchia
bancaria
.
(
Il
disegno
di
legge
,
di
cui
qui
si
parla
,
non
occorre
dirlo
,
era
il
famoso
disegno
per
la
Banca
Unica
,
alla
quale
il
ministro
,
salito
al
potere
col
programma
della
Sinistra
,
della
pluralità
delle
Banche
,
s
'
era
rapidamente
convertito
in
pro
della
Banca
Nazionale
...
avendo
pudicamente
acceso
con
essa
il
grazioso
prestito
delle
254
mila
lire
,
tenuto
clandestino
,
e
sotto
condizione
di
non
pagare
,
stando
al
potere
,
un
centesimo
né
di
interessi
,
né
di
capitale
.
Simonia
di
cui
la
storia
delle
corruzioni
parlamentari
non
ricorda
più
tipico
esempio
)
.
[...]
E
il
discorso
non
è
che
una
pallida
illustrazione
del
contegno
del
signor
Crispi
,
mentre
il
Colajanni
faceva
contro
la
Banca
la
sua
formidabile
requisitoria
;
contegno
così
irritato
e
provocante
,
che
avendolo
i
deputati
dell
'
Estrema
,
a
lui
vicini
,
invitato
a
chetarsi
,
rispose
rabbioso
a
Caldesi
,
a
Garavetti
e
agli
altri
lì
presso
:
"
Tanlongo
ha
dei
milioni
da
seppellirvi
tutti
quanti
!
"
.
[...]
Che
Crispi
fosse
;
quel
dì
20
dicembre
in
cui
salvava
dalla
inchiesta
Tanlongo
e
la
sua
Banca
,
debitore
clandestino
di
effetti
ingenti
in
sofferenza
alla
Banca
Romana
,
risulta
ormai
ad
esuberanza
dai
documenti
dell
'
inchiesta
.
Ed
è
chiarito
con
la
maggior
precisione
dal
trovarsi
quegli
effetti
Crispi
nella
nota
dei
titoli
d
'
indole
clandestina
,
consegnati
da
Lazzaroni
a
Tanlongo
:
dall
'
interrogatorio
Lazzaroni
14
aprile
'93
da
cui
è
assodato
come
i
tre
effetti
Crispi
(
uno
di
10.000
a
scadenza
15
gennaio
'93
,
uno
di
25.000
a
scadenza
30
febbraio
,
l
'
altro
di
20.000
a
scadenza
in
bianco
)
appartenessero
:
"
alle
operazioni
riservate
che
non
passavano
per
la
trafila
ordinaria
della
Banca
"
.
[...]
Ma
qualche
cosa
di
ben
più
grave
del
debito
occulto
in
corso
è
il
favore
nuovo
che
il
signor
Crispi
non
si
vergognò
di
mandar
a
chiedere
a
Tanlongo
immediatamente
dopo
resogli
nella
Camera
,
come
deputato
,
l
'
immenso
servizio
del
20
dicembre
1892
.
Questo
favore
è
descritto
nella
terza
operazione
dell
'
elenco
n
.
11
dell
'
ispettore
Martuscelli
il
qual
elenco
è
il
seguente
:
Atti
Parlamentari
n
.
76
a
.
Portafogli
.
Situazione
al
10
gennaio
1893
.
Operazione
n
.
94
del
5
gennaio
1893
.
Bufardeci
Emilio
cedente
dell
'
effetto
n
.
374
,
accettato
da
Bufardeci
Sebastiano
per
L.13.000
-
scadenza
3
aprile
1893
.
-
Si
crede
nella
Banca
Romana
che
questi
effetti
sieno
Stati
scontati
nell
'
interesse
della
famiglia
Crispi
.
Operazione
n
.
9251
dell'8
novembre
1892
.
Campagnano
Vitale
di
Raffaele
,
negoziante
in
mercerie
,
cedente
degli
effetti
n
.
28.684
a
28.687
,
accettati
da
Campagnano
Raffaele
,
per
L.16.000
,
scadenza
8
febbraio
1893
.
L'8
febbraio
1893
,
con
operazione
n
.
940
bis
,
gli
effetti
furono
rinnovati
,
coi
n
.
2.592
a
2.595
,
con
riduzione
a
lire
15.900
.
Secondo
dichiarazione
verbale
dello
stesso
Campagnano
Vitale
,
gli
effetti
sarebbero
dipendenti
da
acquisti
non
pagati
da
Lina
Crispi
.
Operazione
n
.
10.757
del
20
dicembre
1892
.
Crispi
Francesco
cedente
dell
'
effetto
n
.
34.526
accettato
da
Giuseppe
Palumbo
Cardella
per
lire
20.000
scadenza
28
marzo
1893
.
Come
vedesi
questo
terzo
dagli
effetti
tenuti
amorosamente
in
portafogli
(
tralascio
di
consegnare
all
'
ammirazione
gli
altri
due
precedenti
)
porta
la
data
del
29
dicembre
,
vale
a
dire
di
nove
giorni
appena
dopo
il
servizio
reso
dal
Crispi
,
come
deputato
,
a
Tanlongo
il
20
dicembre
.
Domando
a
chiunque
abbia
senso
elementare
di
onestà
con
che
nome
nel
codice
dei
galantuomini
chiamasi
...
lo
sposalizio
di
quelle
due
date
.
Ma
aspettate
ancora
!
Trattandosi
di
sposalizio
,
è
giusto
che
per
Crispi
le
date
siano
almeno
tre
;
frugate
in
una
noticina
piccina
piccina
,
rincantucciata
in
calce
alla
nota
degli
effetti
Crispi
,
e
scoprirete
che
questo
effetto
è
il
medesimo
,
di
cui
l
'
elenco
Martuscelli
ha
rettificato
la
data
che
era
segnata
per
isbaglio
19
dicembre
,
invece
di
29
dicembre
.
Dice
la
noticina
:
Questo
effetto
(
di
20
mila
lire
senza
scadenza
)
che
al
24
dicembre
1892
risulta
come
sospeso
di
cassa
nella
verifica
di
detto
giorno
,
come
dal
libro
sequestrato
ed
in
atti
,
venne
caricato
in
portafogli
il
19
dicembre
1892
con
la
scadenza
del
28
marzo
1893
,
epoca
in
cui
venne
pagato
.
L
'
errore
di
stampa
che
ha
cambiato
il
29
in
19
è
evidente
dal
contesto
e
dal
confronto
coll
'
elenco
Martuscelli
:
resta
adunque
inoppugnabilmente
accertato
che
non
al
29
,
ma
al
24
dicembre
,
quattro
giorni
soli
dopo
il
discorso
,
l
'
onorevole
oratore
,
difensore
di
Taniongo
nella
Camera
,
aveva
già
ottenuto
dal
medesimo
il
riconoscente
ricambio
del
servizio
resogli
;
ossia
,
supposto
che
non
più
di
un
giorno
sia
intercorso
per
la
richiesta
,
il
favore
fu
domandato
quando
non
erano
ancora
asciutte
le
bozze
stenografiche
del
discorso
del
20
!
E
l
'
uomo
che
reclamava
in
quel
momento
questo
onesto
scambio
di
servigi
,
era
quegli
a
cui
Taniongo
non
poteva
nulla
negare
,
perché
egli
,
Crispi
,
teneva
in
pugno
da
due
anni
,
come
incautamente
confessò
,
e
come
i
Sette
constatarono
,
il
segreto
delle
"
cose
da
Corte
d
'
Assise
"
che
il
20
dicembre
volle
sottrarre
alla
luce
!
Ed
ora
che
il
fatto
è
accertato
e
fuor
di
qualunque
discussione
,
ossia
ora
che
abbiamo
nel
documento
Martuscelli
,
rischiarante
i
documenti
dei
Sette
,
la
prova
che
su
questo
punto
,
come
su
quello
delle
raccomandazioni
indarno
negate
dal
Crispi
al
giudice
,
il
Tanlongo
ha
confessato
la
pura
verità
-
possiamo
su
questo
punto
dare
al
Tanlongo
la
parola
:
"
Anche
il
Crispi
ha
una
cambiale
di
5000
ed
una
di
20.000
lire
fatta
pochi
giorni
prima
del
mio
arresto
,
che
ne
domandò
60.000
e
che
dovetti
limitarmi
a
motivo
della
circolazione
,
che
con
il
ritiro
avvenuto
dei
depositi
di
conti
correnti
era
quasi
tutta
emessa
.
Oltre
a
lui
,
vi
sono
alcune
cambialette
della
sua
signora
,
che
faceva
figurare
come
concessionario
un
mercante
ebreo
di
tessuti
.
"
(
Relazione
dei
Cinque
-
lettera
Tanlongo
17
luglio
1893
)
.
E
le
55.000
lire
sono
infatti
esattamente
la
somma
comprovata
dai
due
documenti
sequestrati
n
.
157
e
190
del
Processo
della
Banca
;
le
20.000
di
"
pochi
giorni
prima
dell
'
arresto
"
(
che
fu
il
19
gennaio
)
sono
quelle
dell
'
effetto
caricato
in
portafoglio
il
29
dicembre
;
(
sospeso
di
Cassa
del
24
dicembre
)
;
il
mercante
ebreo
di
tessuti
prestanome
della
signora
è
il
Raffaele
Campagnano
,
come
risulta
dal
documento
Martuscelli
e
amplissimamente
dalle
102
lettere
private
di
Lina
Crispi
al
maggiordomo
Lanti
che
la
Commissione
dei
Cinque
,
a
mia
proposta
,
decise
di
restituire
.
Vale
a
dire
,
il
Tanlongo
nella
sua
lettera
risulta
su
questo
punto
veritiero
ed
esatto
fino
allo
scrupolo
:
come
lo
era
quando
affermò
al
giudice
le
raccomandazioni
di
Crispi
da
questi
al
giudice
negate
:
motivo
per
cui
diventa
preziosa
e
indiscutibile
la
sua
confessione
(
14aprile
)
che
"
quell
'
effetto
delle
20.000
non
figurava
nemmeno
sui
registri
della
Banca
"
(
la
clandestinità
è
già
provata
)
e
la
edificante
rivelazione
che
quelle
povere
ventimila
rappresentano
una
riduzione
della
domanda
primitiva
!
l
'
onesto
Crispi
,
-
da
oratore
che
si
rispetta
e
da
avvocato
principe
-
aveva
valutato
il
suo
discorso
del
20
dicembre
al
triplo
-
e
aveva
chiesto
uno
sconto
di
sessantamila
!
E
colto
così
colla
mano
nel
sacco
,
il
signor
Crispi
se
ne
va
a
faccia
fresca
a
raccontare
al
giudice
Capriolo
ed
ai
Sette
che
le
cambiali
presso
la
Banca
Romana
"
furono
alla
scadenza
pagate
!
"
.
Bella
forza
!
[...]
Il
signor
Crispi
si
faceva
bello
di
aver
saldato
i
suoi
effetti
-
giacenti
clandestini
fino
al
principio
del
'93
-
dopo
che
l
'
ispezione
Martuscelli
e
le
perquisizioni
e
il
processo
dalla
Banca
avevano
pontato
alla
loro
scoperta
!
E
fino
a
che
le
scoperte
non
vennero
,
fino
al
giorno
dell
'
arresto
di
Tanlongo
,
casa
Crispi
faceva
onore
ai
suoi
effetti
nel
modo
che
l
'
ispettore
Martuscelli
al
25
febbraio
'93
descrive
:
"
nemmeno
si
pagano
e
nemmeno
si
liquidano
gli
interessi
!
"
Tornando
all
'
effetto
del
24-29
dicembre
,
cioè
all
'
onesto
clandestino
compenso
del
discorso
del
20
dicembre
-
(
che
se
fosse
stato
scoperto
a
me
,
mi
avrebbe
obbligato
ad
uscir
sui
due
piedi
dal
Parlamento
)
mi
sono
tenuto
ai
documenti
noti
ed
acquisiti
i
quali
-
come
vedesi
-
esuberano
alla
dimostrazione
del
reato
.
Solo
ad
abbondanza
qui
ripeto
quanto
dissi
già
,
che
nelle
lettere
della
signora
Crispi
Barbagallo
,
-
non
quelle
a
Lanti
,
restituite
dai
Cinque
,
ma
quelle
a
Bernardo
Tanlongo
di
cui
parla
l
'
elenco
7
febbraio
del
delegato
di
P.S.
Rinaldi
,
e
di
cui
è
cenno
incompletissimo
e
superficiale
negli
appunti
consegnati
ai
Sette
-
lettere
che
si
trovano
giacenti
e
nascoste
fra
gli
undicimila
atti
del
Processo
della
Banca
Romana
-
se
ne
ritrova
precisamente
una
della
fine
di
dicembre
'92
,
che
collega
il
discorso
fatto
dal
marito
alla
Camera
in
difesa
della
Banca
,
con
una
nuova
domanda
di
danaro
alla
stessa
!
[...]
Dunque
riassumiamo
:
-
È
provato
che
l
'
onorevole
Crispi
dal
1889
,
"
come
Presidente
del
Consiglio
conobbe
la
situazione
della
Banca
Romana
,
qual
era
,
dalla
relazione
Biagini
"
cioè
conobbe
i
reati
da
Corte
d
'
Assise
in
essa
descritti
"
ma
credé
opportuno
di
passarli
sotto
silenzio
"
.
-
È
provato
che
tenendo
in
pugno
con
un
siffatto
segreto
,
acquisito
per
ragion
del
suo
ufficio
,
l
'
istituto
e
il
governatore
colpevole
che
non
poteva
perciò
nulla
rifiutargli
,
(
e
questa
è
la
circostanza
per
la
quale
il
caso
del
signor
Crispi
è
enormemente
più
scandaloso
e
più
grave
di
quello
di
tutti
gli
altri
deplorati
,
i
quali
bensì
pregavano
favori
illeciti
,
ma
non
avevan
armi
in
mano
da
imporli
)
il
signor
Crispi
onestamente
se
ne
valse
per
farsi
scontare
effetti
sopra
effetti
di
favore
,
che
ancora
al
20
dicembre
'92
,
mentr
'
egli
salvava
nella
Camera
il
Tanlongo
,
ammontavano
a
L
.
55.000
,
(
senza
contar
le
50.000
estorte
per
l
'
elezione
del
V
collegio
di
Roma
e
senza
contare
le
altre
sofferenze
di
famiglia
)
;
e
se
ne
valse
,
inoltre
per
obbligare
il
governatore
,
che
era
,
come
vedesi
,
alla
sua
mercé
,
ad
altri
uguali
favori
ai
propri
intimi
.
[...]
-
E
provato
che
appena
ebbe
il
20
dicembre
'92
col
suo
discorso
nella
Camera
salvato
l
'
Istituto
e
il
governatore
colpevole
dalla
inchiesta
proposta
da
Colajanni
,
ne
approfittò
per
farsi
dar
subito
il
24
dicembre
-
oltre
quelle
che
già
doveva
-
altre
lire
20.000
sapendo
il
governatore
nell
'
impossibilità
di
negargliele
.
E
se
questi
non
costituiscono
nella
più
precisa
forma
i
reati
di
concussione
e
corruzione
,
contemplati
alti
articoli
169
,
170
e
171
del
Codice
Penale
,
tutti
e
tre
questi
articoli
si
potrebbero
cancellare
dal
Codice
.
E
siccome
questi
rientrano
nella
categoria
dei
reati
pei
quali
non
pare
che
esista
immunità
parlamentare
(
lo
provò
Rocco
De
Zerbi
la
cui
opera
nella
Commissione
parlamentare
,
per
valida
che
fosse
,
non
ebbe
tuttavia
l
'
influenza
solenne
e
perversa
del
discorso
20
dicembre
che
permise
alla
Banca
,
da
Crispi
salvata
in
quel
dì
,
di
far
perdere
allo
Stato
degli
altri
milioni
)
,
così
,
o
il
signor
Crispi
ne
dà
spiegazione
alla
Camera
o
dovrà
altri
occuparsene
pei
diritti
della
pubblica
accusa
.
SECONDA
PARTE
Ed
è
alla
luce
di
questi
precedenti
dell
'
uomo
in
materia
di
attendibilità
,
di
delicatezza
,
di
onestà
,
di
scrupolo
,
-
soprattutto
alla
luce
ditali
criterj
,
sulla
fede
che
meritano
le
smentite
sue
-
che
esamineremo
quest
'
altro
affar
pulito
della
...
decorazione
a
Cornelio
Herz
.
E
poiché
a
me
piace
in
tutto
la
esattezza
e
la
precisione
-
e
l
'
una
e
l
'
altra
mi
fanno
tanto
comodo
quanto
all
'
on
.
Crispi
fanno
paura
-
sarà
bene
che
io
richiami
,
innanzi
tutto
,
in
che
termini
l
'
accusa
è
stata
formulata
.
Il
noto
filandro
della
Capitale
,
ai
sette
di
gennaio
dell
'
anno
scorso
,
cioè
poco
prima
di
entrare
al
servizio
di
casa
Crispi
,
l
'
aveva
riassunta
semplicemente
così
:
Nel
1890
si
ebbe
un
Crispi
famoso
per
la
invenzione
dell
'
oro
straniero
.
Il
quale
però
non
impedì
al
cavalier
Crispi
di
beccarsi
le
50.000
lire
di
Reinach
per
far
dare
una
decorazione
al
famigerato
Cornelio
Herz
.
(
Capitale
del
7-8
gennaio
1894
)
E
qui
il
filandro
era
inesatto
,
come
i
domestici
che
origliano
agli
usci
.
Io
che
amo
invece
la
esattezza
,
la
accusa
del
Secolo
la
ho
precisata
così
:
che
il
decreto
per
la
decorazione
Herz
,
fu
,
può
dirsi
,
proprio
l
'
ultimo
dato
a
firmare
alla
Corona
dal
Crispi
,
dimissionario
,
rovesciato
sette
dì
innanzi
,
il
31
gennaio
,
dal
potere
proprio
dell
'
ultima
udienza
reale
che
ebbe
,
indelicatamente
abusando
dell
'
ufficio
provvisorio
coperto
per
la
sola
tutela
dell
'
ordine
e
per
il
disbrigo
degli
affari
correnti
(
due
giorni
dopo
Di
Rudinì
entrava
in
carica
)
;
tanto
perché
l
'
ultimo
suo
atto
fosse
degno
dei
suoi
quattro
anni
.
di
governo
;
che
per
ottenere
quel
decreto
dalla
Corona
,
il
Crispi
le
diede
a
intendere
una
menzogna
,
che
fu
presto
a
Parigi
scoperta
e
,
scoperta
che
fu
,
s
'
impose
l
'
alta
ragione
di
revocare
il
decreto
;
menzogna
della
quale
è
in
mia
mano
un
documento
autografo
con
una
firma
che
taglia
la
testa
al
toro
;
che
oltre
quella
menzogna
,
il
Crispi
,
per
contestar
l
'
operato
,
ne
invocò
e
ne
fece
invocare
dai
suoi
giornali
un
'
altra
peggiore
,
pretestando
un
rapporto
del
general
Menabrea
,
ambasciatore
a
Parigi
,
sui
pretesi
meriti
scientifici
dell
'
Herz
;
rapporto
che
infatti
esiste
,
e
di
cui
per
ora
è
pietà
il
tacere
,
ma
del
quale
il
signor
Crispi
si
è
onestamente
guardato
dal
far
conoscere
un
periodo
che
fa
onore
alla
sincerità
del
Menabrea
e
bastava
a
rendere
la
proposta
decorazione
impossibile
;
che
scoperto
il
brutto
inganno
,
non
solo
il
signor
Crispi
non
lacerò
egli
il
decreto
colle
sue
mani
,
come
fece
dalla
Riforma
sfacciatamente
asserire
(
e
non
potea
neppur
farlo
,
perché
non
era
più
ministro
)
ma
per
tutto
quel
mese
di
febbraio
contrastò
con
la
più
cinica
,
con
la
più
ostinata
resistenza
alle
pratiche
replicate
fatte
presso
di
lui
per
persuaderlo
colle
buone
a
non
opporsi
alla
revoca
del
decreto
,
scendendo
perfino
alla
indecenza
(
quando
si
vide
colle
spalle
al
muro
,
davanti
alle
scoperte
venute
da
Parigi
)
di
offrire
uno
cheque
francese
di
60.000
lire
(
!
!
!
)
a
beneficio
del
magistero
dell
'
ordine
,
purché
sulla
revoca
non
si
insistesse
;
che
il
signor
Crispi
non
deve
aver
avuto
nemmeno
la
delicatezza
di
avvertire
il
suo
cliente
,
a
cui
si
era
affrettato
a
spedir
copia
del
decreto
,
di
avvertirlo
,
dico
,
in
febbraio
,
dei
nuovi
ostacoli
sorti
;
poiché
il
povero
diavolo
di
Reinach
,
non
vedendo
il
diploma
originale
arrivare
mai
,
spediva
con
lettera
del
24
marzo
la
somma
imprudentemente
confessata
dalla
Riforma
quando
già
il
decreto
,
mercé
la
fermezza
del
ministro
Di
Rudinì
,
era
stracciato
da
una
settimana
;
che
infine
la
ragion
data
di
quella
somma
dal
signor
Crispi
e
dalla
sua
onesta
Riforma
,
come
pagamento
di
onorari
d
'
avvocato
di
quattro
anni
addietro
,
è
un
'
altra
semplice
e
solenne
e
ridicola
menzogna
,
e
le
50.000
lire
riguardano
il
signor
Herz
e
nessun
altri
-
come
in
sede
opportuna
dimostrerò
.
Ora
se
io
fossi
meticoloso
,
dopo
aver
precisate
le
cose
in
questi
termini
,
io
avrei
diritto
di
dichiarare
che
non
ho
altro
,
per
ora
,
da
aggiungere
,
poiché
non
è
più
a
me
che
incombe
di
dare
spiegazioni
.
[...]
Ma
il
signor
Crispi
non
è
da
oggi
che
fa
il
sordo
per
l
'
affare
Herz
.
Nel
1893
,
quando
le
accuse
apparvero
e
le
bugie
della
Riforma
furono
subito
schiacciate
,
la
Tribuna
e
altri
giornali
fecero
intendere
al
signor
Crispi
che
l
'
opinione
pubblica
reclamava
la
soddisfazione
di
un
giudizio
.
Il
signor
Crispi
non
rifiatò
;
e
confidò
nel
facile
oblio
che
è
,
in
Italia
specialmente
,
il
grande
ajutatore
dei
disonesti
scoperti
.
Ma
dopo
quattro
mesi
che
io
gli
vado
rinfrescando
la
memoria
,
e
sbattendo
sul
volto
il
suo
reato
,
per
quanti
conoscono
e
sanno
l
'
indole
vendicativa
del
Crispi
,
per
quanti
sanno
che
,
se
egli
avesse
la
lontana
speranza
di
farmi
condannare
come
diffamatore
,
egli
assaporerebbe
la
voluttà
degli
Dei
,
non
è
più
un
mistero
che
se
il
Crispi
vi
rinunzia
,
è
perché
sa
che
da
un
pubblico
giudizio
n
'
uscirebbe
stritolato
.
Dopo
tutto
quello
che
dell
'
affare
Herz
fu
già
stampato
,
io
potrei
oggi
dispensarmi
da
qualunque
dimostrazione
o
abbandonare
il
signor
Crispi
al
giudizio
degli
onesti
:
perché
dal
marzo
1893
il
signor
Crispi
si
è
reso
confesso
doppiamente
:
l
°
col
fuggir
dal
processo
;
2°
col
farsi
cogliere
in
bugia
.
[...]
Perché
,
ripeto
,
questo
signore
,
come
tutti
i
disonesti
audaci
,
fa
il
conto
sull
'
oblio
degli
altri
:
e
negando
oggi
l
'
affare
Herz
,
si
lusinga
che
nessuno
si
ricordi
come
egli
,
su
questo
preciso
affare
,
fu
già
colto
in
flagrante
di
bugia
,
proprio
colla
mano
nel
sacco
,
fino
dal
marzo
1893
,
quando
il
turpe
mercato
venne
in
luce
.
Non
me
ne
ricordavo
-
e
vi
basti
!
-
nemmen
io
.
Assorto
in
quei
giorni
nella
duplice
lotta
per
l
'
elezione
di
Corteolona
e
il
processo
di
Mantova
,
rammentavo
confusamente
che
su
quel
fatto
vi
era
stata
una
polemica
da
cui
il
Crispi
era
uscito
male
:
ma
questo
dicembre
,
appena
scopersi
,
come
commissario
dei
Cinque
,
le
concussioni
del
Crispi
-
per
associazion
naturale
corsi
subito
col
pensiero
a
quel
ricordo
-
e
iniziai
quella
stessa
settimana
le
indagini
che
mi
condussero
alla
certezza
del
fatto
.
E
fra
i
documenti
più
preziosi
dell
'
accusa
tengo
i
numeri
di
quel
tempo
dell
'
organo
intimo
personale
del
signor
Crispi
,
la
Riforma
,
che
è
quanto
dire
le
asserzioni
del
signor
Crispi
in
persona
,
e
la
sua
autodifesa
di
allora
;
il
cui
confronto
colle
sue
difese
d
'
adesso
è
quanto
può
immaginarsi
insieme
di
divertente
...
e
di
schiacciante
.
È
un
guajo
certamente
pel
signor
Crispi
che
le
sue
difese
del
'93
ei
non
sia
riuscito
a
farle
sparire
;
ma
è
perciò
appunto
che
nei
processi
si
fanno
a
riprese
e
ad
intervalli
gli
interrogatorii
,
che
poi
servono
a
cogliere
l
'
imputato
-
tradito
dalla
memoria
-
in
contrasto
fra
le
bugie
inventate
prima
e
le
bugie
inventate
poi
.
[...]
Fu
nel
dicembre
1892
,
che
,
scoppiato
a
Parigi
lo
scandalo
delle
rivelazioni
sul
Panama
e
su
Cornelio
Herz
e
avvenuta
la
tragica
morte
del
banchiere
Giacomo
Reinach
,
si
venne
per
la
prima
volta
a
sapere
di
relazioni
passate
fra
Comelius
Herz
,
l
'
inclito
ricattatore
,
e
Francesco
Crispi
.
La
improvvisa
relazione
destò
scandalo
.
Come
?
L
'
uomo
che
denunziava
furibondo
i
radicali
per
le
loro
relazioni
coi
francesi
,
scoperto
a
trescare
con
quanto
ha
di
più
losco
il
mondo
politico
in
Francia
?
!
Il
Joumal
di
Parigi
mandò
subito
un
suo
redattore
dal
Crispi
,
il
quale
si
difese
espressamente
con
una
intervista
,
dal
Journal
pubblicata
il
26
dicembre
.
(
E
precisamente
quella
tale
intervista
,
in
cui
l
'
italianissimo
signor
Crispi
,
parlando
della
politica
d
'
Italia
e
dei
suoi
uomini
di
Stato
col
giornalista
francese
,
per
uso
di
un
giornale
francese
,
chiamava
l
'
ex
presidente
del
Consiglio
ce
pauvre
mr
de
Rudinì
)
.
Ecco
il
colloquio
autorizzato
dal
Crispi
:
"
Or
ora
,
Eccellenza
,
mi
parlavate
del
Panama
.
Il
vostro
nome
fu
pronunciato
a
proposito
di
Cornelio
Herz
"
.
(
Crispi
)
:
"
Sì
,
lo
so
.
Nel
1889
il
signor
Herz
,
del
quale
conoscevo
il
nome
come
scienziato
(
!
!
!
)
,
venne
a
ritrovarmi
in
Napoli
.
Feci
delle
difficoltà
per
riceverlo
,
ma
infine
lo
ricevetti
,
ed
egli
mi
disse
:
"
Non
vengo
in
nome
di
nessuno
,
sono
io
personalmente
che
ho
preso
l
'
iniziativa
di
presentarmi
a
voi
per
conoscere
le
vostre
intenzioni
riguardo
alla
Francia
"
.
Risposi
al
sig
.
Herz
che
non
avevo
nulla
da
rispondergli
,
le
mie
opinioni
essendo
note
.
Il
signor
Herz
mi
disse
:
"
Forse
tornerò
a
vedervi
in
altre
condizioni
"
.
E
ciò
fu
tutto
"
.
(
Journal
,
26
dicembre
1892
)
Ce
fût
tout
!
E
ciò
fu
tutto
!
!
!
Ammiratelo
ben
bene
e
legatelo
in
oro
questo
magnifico
:
"
e
ciò
fu
tutto
"
detto
da
Crispi
in
dicembre
1892
,
due
anni
dopo
la
decorazione
di
Herz
,
due
anni
dopo
...
il
resto
che
si
vedrà
!
Ma
l
'
Opinione
il
giorno
appresso
,
fra
lo
stupore
universale
,
riportando
quel
"
ciò
fu
tutto
"
aggiungeva
:
Non
tutto
.
Per
quanto
sappiamo
,
a
Cornelio
Herz
era
stato
concesso
il
gran
cordone
dell
'
ordine
Mauriziano
,
cordone
che
dopo
la
crisi
del
31
gennaio
,
rimase
sospeso
.
[...]Ma
mentre
l
'
Opinione
così
inaspettatamente
completava
il
pudico
"
e
ciò
fu
tutto
"
del
Crispi
,
ecco
si
viene
a
sapere
che
Cornelio
Herz
era
stato
a
Carlsbad
in
rapporti
cordialissimi
colla
moglie
di
Crispi
.
Crispi
fa
rispondere
che
difatti
Herz
aveva
tentato
avvicinar
la
sua
signora
,
ma
che
era
stato
tenuto
a
distanza
.
Allora
il
Figaro
manda
un
suo
redattore
a
Londra
da
Cornelio
Herz
:
il
quale
gli
fa
le
seguenti
dichiarazioni
:
"
Certo
io
non
sono
l
'
agente
di
nessuno
.
Ma
,
a
un
dato
momento
,
quando
la
diplomazia
francese
non
si
era
ancora
orientata
verso
l
'
alleanza
russa
,
io
m
'
ero
assunto
di
rompere
la
Triplice
,
distaccando
l
'
Italia
.
Mi
recai
in
Italia
e
vi
coltivai
l
'
amicizia
del
Crispi
:
allo
stesso
scopo
procurai
di
guadagnarmi
le
buone
grazie
di
madama
Crispi
,
alla
quale
mi
feci
presentare
durante
il
suo
soggiorno
di
Carlsbad
.
Oh
,
io
so
bene
che
oggi
delle
interviste
più
o
meno
sincere
cercano
attenuare
la
natura
de
'
miei
rapporti
coll
'
ex
primo
ministro
d
'
Italia
:
ma
se
il
giurì
d
'
onore
che
sollecito
vuol
prestarvisi
,
allora
produrrò
la
corrispondenza
del
signor
Crispi
.
Quanto
alla
nobile
signora
sua
compagna
,
poiché
si
è
preteso
che
io
mi
ero
presentato
a
lei
come
un
intruso
,
ecco
la
lettera
d
'
introduzione
che
il
generale
Menabrea
mi
aveva
dato
per
lei
.
"
(
Figaro
,
20
gennaio
1893
)
E
qui
viene
la
lettera
del
generale
Menabrea
,
12
agosto
1888
,
con
cui
presenta
il
dottor
Cornelius
Herz
"
all
'
intelligente
e
graziosa
sposa
dell
'
illustre
primo
ministro
d
'
Italia
"
e
lo
descrive
come
creatore
"
dell
'
importante
pubblicazione
...
La
lumière
électrique
"
.
Cornelius
Herz
prosegue
:
"
Posso
mostrarvi
altre
lettere
del
Generale
Menabrea
.
Avevo
preso
presso
di
me
come
impiegato
il
figlio
di
esso
generale
.
Gli
avevo
assegnato
uno
stipendio
di
mille
lire
al
mese
...
Non
avevo
nulla
trascurato
per
cattivarmi
le
buone
grazie
di
questo
ambasciatore
...
"
E
sopprimo
il
resto
.
Ma
purtroppo
seguono
qui
,
nel
loro
testo
,
tre
lettere
del
generale
ambasciatore
Menabrea
,
del
20
,
26
febbraio
1886
e
del
24
ottobre
1888
di
cui
basta
-
e
ahimè
,
ne
avanza
!
-
la
prima
,
per
quello
che
vedremo
poi
.
Parigi
,
26
febbraio
1886
Caro
dottore
,
sono
stato
oggi
a
cercarvi
al
vostro
ufficio
:
non
avendovi
incontrato
,
vengo
a
prevenirvi
che
mio
figlio
,
avendo
compiuto
tutti
i
lavori
che
gli
avete
affidato
per
Roma
,
e
non
avendo
ricevuto
avviso
contrario
,
mi
ha
telegrafato
che
disponevasi
a
ritornare
a
Parigi
per
mettersi
a
vostra
disposizione
.
Tutto
vostro
affezionato
.
L.F.
MENABREA
Teniamone
nota
e
torniamo
a
Crispi
.
Il
"
ciò
fu
tutto
"
,
come
vedesi
,
seguitava
a
crescere
a
vista
d
'
occhio
:
era
già
diventato
un
'
amicizia
con
carteggio
.
La
Tribuna
di
Roma
,
impressionata
,
mandò
a
chiedere
al
Crispi
,
nel
di
lui
interesse
,
una
intervista
.
Stavolta
il
"
ciò
fu
tutto
"
egli
si
guardò
dal
ripeterlo
.
Nell
'
intervista
riportata
dalla
Tribuna
,
che
dice
averla
riprodotta
"
con
esattezza
fonografica
"
,
il
colloquio
breve
e
quasi
sgarbato
,
concesso
con
difficoltà
,
di
cui
Crispi
aveva
parlato
nell
'
intervista
anteriore
,
stavolta
,
meno
male
,
diventa
un
colloquio
lungo
,
espansivo
:
poi
Crispi
si
degna
di
ammettere
anche
il
carteggio
,
ed
aggiunge
:
"
Rividi
l
'
Herz
a
Ginevra
nel
1891
.
Alloggiava
all
'
Hotel
de
la
Paix
.
Herz
vide
il
mio
nome
tra
i
forestieri
,
venne
a
trovarmi
,
e
pranzammo
insieme
;
non
si
parlò
che
di
politica
sul
solito
tema
...
"
Un
colloquio
nuovo
che
salta
fuori
,
e
delle
vacanze
estive
del'91;
prendiamone
nota
:
ci
avverrà
di
ricordarlo
.
E
proseguiamo
l
'
intervista
:
"
Il
signor
Herz
voleva
decisarnente
staccare
l
'
Italia
dalla
Triplice
?
"
(
Crispi
)
.
"
Il
signor
Herz
parlava
come
tutti
i
francesi
,
i
quali
sono
sempre
ed
avanti
tutto
patrioti
"
.
(
Oh
,
che
tenerezza
!
)
"
Dell
'
alta
onorificenza
italiana
che
Ella
avrebbe
voluto
dare
al
signor
Herz
la
storia
vera
qual
è
?
"
(
Crispi
)
.
"
Ecco
,
una
onorificenza
per
Herz
mi
fu
chiesta
nella
sua
qualità
di
scienziato
di
vaglia
"
.
"
Da
chi
?
"
(
Crispi
)
.
"
Mi
permetta
,
caro
signore
,
di
non
soddisfare
la
sua
curiosità
.
Ogni
designazione
di
persona
potrebbe
influire
in
questo
momento
ad
accrescere
le
correnti
di
sospetto
o
determinarne
;
ed
io
credo
dovere
di
galantuomo
di
non
contribuirvi
in
alcun
modo
"
.
"
Menabrea
forse
"
(
Crispi
)
.
"
No
"
.
Il
nome
che
Crispi
si
rifiutava
di
svelare
-
e
adesso
si
capisce
il
perché
-
era
quello
...
del
banchiere
affarista
Giacomo
Reinach
.
Decisamente
era
un
nome
che
al
signor
Crispi
scottava
in
quel
momento
il
pronunciare
.
Ma
ridiamogli
la
parola
:
"
Avuta
la
domanda
(
prosegue
il
Crispi
)
feci
prendere
le
informazioni
d
'
uso
.
L
'
Herz
mi
fu
dipinto
come
valoroso
patriota
che
aveva
fatto
splendidamente
il
suo
dovere
durante
la
guerra
del
1870-'71
,
come
scienziato
d
'
indiscutibile
valore
.
Però
per
ragioni
che
è
inutile
ricordare
,
io
(
e
l
'
on
.
Crispi
accentuò
questo
monosillabo
intenzionalmente
ripetuto
)
io
non
diedi
corso
alla
pratica
,
sicché
il
mio
successore
(
Di
Rudinì
)
non
ha
dovuto
l
'
otto
febbraio
sospendere
un
bel
nulla
.
"
Tante
parole
,
tante
menzogne
,
come
più
avanti
vedremo
.
Ma
se
era
una
cosa
onesta
e
lecita
,
domando
io
,
perché
prima
nasconderla
e
poi
mentire
in
quel
modo
nel
confessarla
?
E
qui
mi
fermo
un
momento
per
dar
la
parola
...
al
Corriere
della
Sera
di
quell
'
epoca
,
giustamente
scandalizzato
(
1°
aprile
1893
)
:
Chi
era
Herz
?
Aveva
un
nome
eguale
a
quelli
di
Pasteur
,
di
Virchow
,
di
Koch
,
di
Edison
,
di
Berthelot
?
Niente
affatto
.
L
'
ambasciatore
Menabrea
,
nella
lettera
di
presentazione
alla
signora
Crispi
,
enumerava
i
suoi
meriti
scientifici
,
chiamandolo
il
fondatore
dell
'
importante
pubblicazione
...
La
lumière
électrique
!
E
per
quest
'
uomo
(
aggiungiamo
pure
per
questo
bel
tipo
morale
di
affarista
ciarlatano
)
un
ministro
italiano
propone
nientemeno
che
il
gran
cordone
dell
'
ordine
Mauriziano
,
la
più
alta
onorificenza
cavalleresca
italiana
che
non
è
stata
data
a
nessuno
degli
scienziati
di
fama
mondiale
che
abbiam
nominati
(
e
che
è
negata
,
aggiungo
io
,
a
tanti
nostri
generali
e
colonnelli
incanutiti
sui
campi
!
)
Ed
a
richiesta
di
chi
vien
fatto
questo
atto
straordinario
?
Chi
garantisce
i
meriti
eccezionali
del
signor
Herz
?
Uno
scienziato
più
famoso
ancora
?
No
,
un
banchiere
,
un
affarista
,
il
signor
Reinach
!
Il
Crispi
,
ben
vero
,
aggiunge
che
gli
era
stato
dipinto
"
come
un
valoroso
patriota
che
aveva
fatto
splendidamente
(
!
)
il
dover
suo
nella
guerra
del
1870-'71
"
.
E
questa
,
se
anche
non
fosse
stata
bugia
,
era
un
'
altra
ragione
non
meno
stramba
per
dargli
il
gran
cordone
Mauriziano
-
tanto
più
che
Herz
,
a
quanto
pare
,
non
è
francese
,
ma
cittadino
americano
.
Insomma
,
da
qualunque
parte
guardata
e
riguardata
,
la
scoperta
di
questo
gran
cordone
al
preteso
scienziato
affarista
Herz
era
e
restava
per
tutti
,
in
quel
principio
del
'93
,
un
enigma
strabiliante
,
inesplicabile
!
Ma
,
al
17
di
marzo
di
quell
'
anno
'93
,
venne
a
piovere
sull
'
enigma
una
luce
improvvisa
.
Il
signor
Imbert
,
liquidatore
giudiziario
della
successione
dei
banchiere
Giacomo
Reinach
,
suicidatosi
,
come
vedemmo
,
in
seguito
alle
rivelazioni
sul
Panama
e
alla
sua
rovina
morale
e
materiale
,
era
venuto
a
sapere
che
alla
vigilia
della
sua
morte
,
il
suicida
aveva
affidato
ad
un
amico
,
il
signor
Carpentier
,
una
busta
contenente
carte
,
da
consegnarsi
al
di
lui
fratello
,
Oscar
di
Reinach
-
Cessac
.
Dietro
invito
del
signor
Imbert
,
Oscar
Reinach
si
presentò
infatti
nello
studio
del
medesimo
,
dove
fece
la
consegna
del
piego
ad
esso
liquidatore
,
in
presenza
del
giudice
di
pace
,
assistito
dal
suo
cancelliere
,
e
dal
signor
Perard
,
notaio
.
Il
piego
non
era
suggellato
:
perciò
il
liquidatore
si
oppose
che
venisse
esaminato
,
se
non
alla
presenza
della
Commissione
parlamentare
d
'
inchiesta
intorno
agli
affari
del
Panama
.
La
Commissione
d
'
inchiesta
,
avvertitane
,
delegò
un
de
'
suoi
membri
,
il
deputato
Depuy
-
Dutemps
,
ad
assistere
all
'
esame
.
E
questo
ebbe
luogo
nel
pomeriggio
di
venerdì
diciassette
marzo
,
alla
presenza
di
tutte
le
dette
persone
.
Prima
di
essere
consegnate
in
piego
aperto
al
signor
Imbert
tutte
queste
carte
erano
state
copiate
.
Alla
lettura
delle
medesime
,
fatta
nello
studio
Imbert
,
apparvero
le
prove
di
un
ricatto
mostruoso
,
da
cui
venne
la
rovina
e
pare
anche
il
suicidio
di
Reinach
.
Il
suicida
aveva
consegnato
nel
piego
la
indicazione
e
i
documenti
di
tutte
le
somme
che
il
ricattatore
e
già
suo
socio
d
'
affari
,
Cornelio
Herz
,
colla
continua
minaccia
di
deferirlo
ai
tribunali
,
aveva
costretto
il
Reinach
a
pagargli
nelle
sue
mani
o
a
pagare
a
terzi
per
conto
suo
.
Il
primo
documento
del
piego
ne
formava
il
riassunto
;
e
consisteva
in
un
foglio
recante
la
copia
,
o
a
dir
meglio
,
il
duplicato
tutto
di
pugno
del
suicida
,
di
una
nota
od
elenco
,
diretto
da
lui
,
Reinach
,
ad
Herz
,
e
precisante
l
'
ammontare
delle
somme
versategli
in
seguito
ai
diversi
ricatti
.
In
questo
documento
autografo
che
vedremo
più
sotto
,
e
che
fu
,
nel
suo
testo
comunicato
e
pubblicato
dal
Journal
des
Débats
,
dal
Temps
,
dal
Rappel
e
da
altri
giornali
,
apparì
il
nome
di
Crispi
per
50.000
lire
,
e
annesse
nel
piego
erano
le
lettere
scambiate
fra
Crispi
e
Reinach
,
che
a
questa
cifra
si
riferivano
.
Il
Journal
des
Débats
pubblicava
tosto
nel
suo
numero
successivo
del
18
marzo
,
facendone
una
scelta
,
il
testo
preciso
di
molti
dei
documenti
del
piego
,
telegrammi
e
lettere
Herz
-
Reinach
,
beninteso
di
quelli
soli
che
riguardavano
il
Panama
e
che
avevano
interesse
per
il
pubblico
francese
.
Ne
usciva
,
in
tutta
la
sua
laidezza
,
la
mostruosa
figura
morale
dell
'
Herz
.
Quelli
dell
'
affare
Crispi
,
siccome
non
riguardanti
cose
francesi
,
il
Débats
li
tralasciò
e
si
limitò
ad
accennare
che
riferivansi
"
al
conferimento
fatto
dal
governo
italiano
a
C
.
Herz
del
gran
cordone
dei
santi
Maurizio
e
Lazzaro
.
Era
il
signor
Reinach
che
avendo
fatto
ottenere
al
suo
terribile
associato
questo
gran
cordone
,
fu
poi
obbligato
di
pagare
50.000
franchi
per
...
spese
di
cancelleria
.
Ecco
intanto
il
prospetto
del
signor
Reinach
...
ecc
.
"
Appena
giunta
in
Italia
questa
scoperta
sbalorditiva
,
il
signor
Crispi
,
per
parare
il
colpo
,
fece
spedire
dalla
compiacente
Stefani
un
telegramma
circolare
a
tutti
i
giornali
del
seguente
tenore
:
Il
Rappel
di
Parigi
afferma
che
fra
le
carte
del
barone
di
Reinach
il
nome
dell
'
onorevole
Crispi
figurerebbe
per
50.000
lire
.
L
'
on
.
Crispi
è
stato
avvocato
delle
case
Reinach
di
Parigi
e
di
Francoforte
,
pei
loro
interessi
in
Italia
,
dal
1866
fino
all
'
epoca
in
cui
assunse
il
potere
.
Nel
febbraio
1891
il
signor
Jacques
di
Reinach
pregò
l
'
onorevole
Crispi
di
riprendere
il
suo
ufficio
e
liquidò
con
lui
gli
onorari
dovutigli
fino
al
1887
(
!
!
!
)
L
'
on
.
Crispi
è
ancor
oggi
avvocato
del
barone
Luciano
de
Reinach
,
figlio
del
defunto
il
quale
ha
proprietà
immobiliari
in
Italia
.
Della
decorazione
Herz
neanche
una
sillaba
!
Tanto
valeva
non
commettere
lo
sbaglio
di
confessare
il
pagamento
!
Ma
per
corroborare
la
smentita
,
Francesco
Crispi
si
fece
intervistare
dal
suo
uomo
di
fiducia
,
Alfredo
Comandini
,
il
quale
telegrafò
al
Corriere
della
sera
in
questi
termini
:
Appena
conosciute
le
notizie
del
Rappel
sui
pretesi
rapporti
di
Crispi
col
Reinach
,
interrogai
l
'
on
.
Crispi
.
Mi
disse
:
"
Ho
già
fatto
precisare
dalla
Stefani
come
stanno
le
cose
.
Fui
avvocato
dei
Reinach
di
Parigi
e
di
Francoforte
dal
1866
al
1877
.
Andato
ministro
,
chiusi
lo
studio
sul
serio
,
ermeticamente
,
non
da
burla
,
come
hanno
fatto
altri
.
Ma
tornato
nel
febbraio
1891
alla
vita
privata
,
Reinach
mi
mandò
a
chiedere
se
avrei
ripreso
il
patrocinio
dei
suoi
affari
e
risposi
in
modo
affermativo
.
Allora
fu
che
Reinach
mi
liquidò
egli
stesso
i
conti
delle
mie
prestazioni
passate
,
ed
egli
personalmente
mi
pagò
con
un
vaglia
del
Banco
di
Napoli
.
La
clientela
del
Reinach
la
ebbi
per
mezzo
dei
fratelli
Weill
-
Schott
coi
quali
sono
anche
in
rapporto
per
ragioni
professionali
.
Anche
oggi
sono
avvocato
del
barone
Luciano
di
Reinach
,
ufficiale
dell
'
esercito
francese
,
figlio
del
defunto
che
ha
beni
in
Italia
.
Questo
è
tutto
"
.
Ancora
da
capo
il
"
questo
è
tutto
"
!
Ma
no
che
neppure
adesso
non
era
tutto
!
perché
proprio
in
quel
mentre
l
'
Italia
Reale
di
Torino
del
19
marzo
usciva
con
uno
schiacciante
riassunto
di
parecchie
delle
circostanze
emerse
dalle
lettere
Crispi
-
Reinach
incluse
nel
piego
.
Annunziava
cioè
l
'
Italia
Reale
,
in
una
lettera
da
Parigi
,
colla
sigla
Y.C.
:
Dai
documenti
comunicati
venerdì
dal
signor
liquidatore
Imbert
al
signor
Dupuy
Dutemps
risulta
:
che
il
barone
Giacomo
Reinach
,
il
19
gennaio
'91
aveva
pregato
il
suo
amministratore
a
Roma
cav
.
Filippo
Palomba
,
capo
sezione
al
ministero
di
grazia
e
giustizia
,
di
adoprarsi
a
che
venisse
accordato
il
gran
cordone
a
Cornelius
Herz
;
che
il
Palomba
rispose
promettendo
che
avrebbe
mandato
il
fratel
suo
,
avvocato
Palomba
,
dal
ministro
Miceli
;
che
con
lettera
successiva
il
Palomba
dichiarava
esser
meglio
dirigersi
direttamente
a
Crispi
;
e
che
da
qui
cominciava
il
carteggio
con
Crispi
,
con
una
lettera
di
Reinach
,
scongiurantelo
a
ottenergli
per
la
sua
quiete
morale
e
materiale
,
la
decorazione
in
parola
.
Infine
l
'
Italia
Reale
pubblicava
un
estratto
della
lettera
Reinach
,
accompagnante
il
24
marzo
50.000
franchi
a
Crispi
,
nonché
la
lettera
di
Crispi
accusantene
ricevuta
.
Ecco
giunto
finalmente
,
non
è
vero
?
,
il
momento
pel
signor
Crispi
e
per
la
sua
Riforma
di
difendersi
!
Eccolo
giunto
il
momento
di
dare
una
risposta
stritolante
,
di
quelle
che
dà
e
sa
dare
ogni
galantuomo
,
quando
si
trova
faccia
faccia
colla
calunnia
!
La
Riforma
-
cioè
Crispi
-
(
nel
n
.
82
del
22-23
marzo
1893
)
risponde
che
"
tutto
questo
è
una
vile
menzogna
come
tutti
possono
scorgere
a
prima
vista
,
confrontando
i
pretesi
fatti
e
le
pretese
lettere
con
le
date
"
.
E
per
prova
che
tutto
questo
è
una
vile
menzogna
,
la
Riforma
...
,
confuta
le
date
?
ohibò
;
confuta
le
lettere
?
ohibò
!
Per
tutta
prova
la
Riforma
-
cioè
Crispi
-
oppone
questo
argomento
unico
,
schiacciante
:
"
E
fatto
accertato
e
notorio
che
fu
l
'
onorevole
Crispi
stesso
a
non
dar
corso
al
decreto
per
la
decorazione
di
Herz
"
.
È
chiaro
?
Per
essere
più
chiaro
ancora
,
il
Crispi
in
persona
,
al
Comandini
ripete
formalmente
e
conferma
che
"
il
decreto
fu
lacerato
da
lui
Crispi
,
mentre
era
ancora
ministro
dimissionario
"
.
Ebbene
,
quest
'
unico
schiacciante
argomento
,
scelto
fra
tutti
,
per
prima
e
sola
risposta
,
questo
fatto
accertato
e
notorio
era
-
come
oggi
tutti
sappiamo
essere
cosa
notoria
e
accertata
,
-
era
una
solenne
,
sfacciata
menzogna
.
E
siccome
di
ciò
la
prova
limpida
,
irrefragabile
il
lettore
la
troverà
più
avanti
,
qui
domando
ad
ogni
magistrato
,
ad
ogni
onest
'
uomo
,
se
avrei
o
non
avrei
il
diritto
di
limitarmi
a
questa
prova
unica
-
e
convinto
il
signor
Crispi
di
avere
mentito
anche
qui
-
come
già
aveva
mentito
(
e
s
'
è
visto
)
nelle
interviste
antecedenti
-
dispensarmi
,
pel
giudizio
,
da
ogni
indagine
ulteriore
-
come
se
ne
dispensa
il
pretore
che
coglie
in
falso
il
ladruncolo
alla
sua
prima
risposta
.
Ma
ho
promesso
di
abbondare
sino
allo
scrupolo
e
,
siccome
le
menzogne
abbondano
,
la
promessa
manteniamola
.
E
fermiamoci
alla
confessione
preziosa
,
strappata
coi
denti
,
del
ricevimento
delle
50.000
lire
(
oro
vero
francese
)
,
per
ammirare
la
spiegazione
bugiarda
che
il
signor
Crispi
ha
tentato
di
darne
.
Evidentemente
il
signor
Crispi
qui
è
stato
di
una
inabilità
affatto
unica
,
come
accade
a
coloro
che
si
impigliano
nelle
proprie
bugie
.
Se
la
scoperta
del
piego
Reinach
e
l
'
impressione
che
destò
non
lo
avessero
colto
alla
sprovvista
,
mai
egli
si
sarebbe
lasciata
,
nel
primo
sbalordi
mento
,
sfuggire
la
confessione
che
il
pagamento
esisteva
,
perché
avrebbe
capito
che
la
spiegazione
non
reggeva
all
'
esame
,
ed
era
provata
bugiarda
.
Una
volta
appigliatosi
al
disperato
partito
di
chiamar
tutto
menzogna
,
meglio
valeva
negar
il
pagamento
,
che
inventare
la
bubbola
degli
onorari
di
Reinach
...
arretrati
del
1887
!
Lasciamo
andare
che
non
vi
è
un
cane
in
Italia
,
a
cui
far
credere
che
Francesco
Crispi
del
quale
le
consuetudini
avvocatesche
e
i
bisogni
continui
,
sitibondi
di
danaro
,
sono
noti
,
attendesse
fino
al
marzo
1891
per
farsi
liquidare
da
Reinach
le
sue
competenze
...
del
1887
.
Lasciamo
andare
che
da
tutti
i
conti
dell
'
amministrazione
Reinach
risulta
escluso
il
più
piccolo
debito
,
la
più
piccola
pendenza
aperta
con
Crispi
per
onorari
vecchi
di
causa
dovutigli
.
Che
era
ed
è
notorio
a
Parigi
e
in
Francia
e
in
Italia
e
dovunque
,
che
il
banchiere
Giacomo
Reinach
non
era
l
'
uomo
da
far
sospirare
quattro
anni
e
mezzo
ai
suoi
avvocati
gli
onorari
;
anzi
era
splendido
in
queste
cose
;
che
il
signor
Crispi
non
ha
mai
saputo
dire
quali
furono
queste
cause
,
e
nel
1887
qui
in
Roma
di
cause
civili
del
Reinach
se
ne
trova
una
sola
,
e
,
neanche
a
farlo
apposta
il
Crispi
!
-
come
avvocato
non
figura
in
essa
un
cavolo
,
o
meglio
,
può
dirsi
,
vi
figurava
in
senso
precisamente
inverso
;
poiché
è
una
causa
risoluta
per
sentenza
arbitrale
degli
arbitri
commendatore
Capone
,
già
presidente
d
'
appello
,
comm
.
Caccia
,
direttore
della
Corte
dei
Conti
,
e
senatore
Augusto
Pierantoni
,
a
favore
di
Reinach
contro
il
suo
avversario
...
il
sig
.
Pinelli
,
intimo
e
alter
ego
di
Crispi
(
oggi
suo
capo
di
gabinetto
)
,
condannato
dagli
arbitri
a
rigurgitare
e
restituire
al
Reinach
molte
migliaia
di
lire
onestamente
tenutesi
;
ma
dopo
tutto
questo
,
abbiamo
anche
la
prova
precisa
,
palmare
,
che
le
50.000
lire
-
su
cui
non
è
più
questione
,
perché
dal
Crispi
confessate
-
si
riferivano
ad
Herz
-
ossia
alla
sua
decorazione
e
a
nessun
'
altri
e
a
nient
'
altro
.
[...]
Il
signor
Crispi
,
il
quale
non
ha
maggior
rispetto
dei
morti
che
dei
vivi
,
non
pensa
che
vi
è
un
'
ora
terribile
e
sacra
in
cui
l
'
uomo
ha
diritto
di
essere
creduto
:
ed
è
quella
in
cui
,
faccia
a
faccia
colla
morte
,
spontaneamente
cercata
,
l
'
uomo
dice
addio
alla
terra
e
rivela
il
segreto
che
gli
stava
sull
'
anima
.
In
quell
'
ora
anche
un
banchiere
che
preferisce
la
morte
al
disonore
,
ha
più
diritto
certamente
a
esser
creduto
di
un
uomo
politico
che
ha
nel
suo
passivo
documenti
falsi
e
testimonianze
false
!
E
il
barone
Giacomo
di
Reinach
,
di
cui
Francesco
Crispi
afferma
e
si
onora
di
essere
stato
l
'
avvocato
,
come
di
esserlo
tuttora
del
figlio
suo
,
il
barone
di
Reinach
,
avrebbe
la
vigilia
della
sua
morte
inventato
contro
il
suo
avvocato
difensore
la
perfidia
infernale
di
distrarre
dalle
centinaia
di
migliaia
di
lire
da
lui
spese
in
cause
,
proprio
queste
sole
50.000
lire
,
per
farle
comparire
,
esse
sole
,
di
compendio
di
uno
affaraccio
per
Herz
,
e
di
un
ricatto
anziché
di
onesti
onorari
;
e
ciò
per
il
solo
gusto
di
infamare
il
suo
proprio
avvocato
nell
'
andarsene
all
'
altro
mondo
!
E
Francesco
Crispi
,
calunniato
a
quel
modo
come
avvocato
del
padre
,
avrebbe
voluto
esserlo
ancora
del
figlio
!
Eh
via
,
rispettiamo
i
morti
,
e
la
testimonianza
suprema
di
chi
sta
in
faccia
alla
morte
.
La
parola
è
al
suicida
-
a
Giacomo
di
Reinach
.
Il
foglio
grande
autografo
,
da
lui
scritto
la
vigilia
della
morte
,
(
duplicato
della
nota
mandata
ad
Herz
)
,
annesso
come
indice
agli
altri
documenti
,
letto
il
17
marzo
nello
studio
del
liquidatore
Imbert
,
alla
presenza
dello
stesso
fratello
del
defunto
,
del
deputato
dell
'
inchiesta
Dupuy
-
Dutemps
,
del
notaio
Perard
,
del
giudice
di
pace
e
del
suo
cancelliere
-
consegnato
quel
dì
stesso
alla
pubblicità
nel
suo
testo
autentico
integrale
,
su
cui
non
è
più
questione
,
e
depositato
presso
il
magistrato
-
reca
in
testa
di
tutto
pugno
del
suicida
,
come
tutto
il
rimanente
,
questa
scritta
:
Somme
consegnate
da
me
a
Herz
in
conseguenza
del
suo
ricatto
.
Vale
a
dire
,
che
le
cifre
di
questo
elenco
riguardano
unicamente
Cornelius
Herz
.
È
chiaro
?
Ecco
il
documento
autografo
nella
sua
integrità
.
Sommes
rémises
par
moi
à
Herz
par
suite
de
son
chantage
.
Vos
billets
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
..
fr
.
3,039,000
Schwob
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
..
"
319,000
Donon
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
...
"
150,000
Venise
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
...
"
5,000
Francfort
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
"
30,000
John
Reinach
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
...
"
240,000
Chabert
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
..
"
150,000
Versements
à
vous
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
.
"
670,000
Chèques
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
..
"
2,765,475
id
.
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
"
150,000
id
.
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
.
"
23,700
Panama
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
..
"
1,250,000
Chez
Rotschild
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
.
"
250,000
300
actions
electricité
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
.
"
150,000
Le
30
décembre
1890
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
.
"
775,000
Le
1
févriér
1891
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
..
"
30,000
Le
9
févriér
l89l
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
...
"
30,000
Le
26
févriérl89l
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
...
"
75,000
Le
12
mars
(
Nice
)
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
...
"
15,000
Le
24
mars
1891
(
Crispi
)
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
..
"
50,000
Le
3
avril
1891
(
par
Chabert
)
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
.
"
135,000
Le
6
juin
1891
(
par
Chabert
)
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
..
"
50,000
Le
9
juin
1891
(
envoi
a
Berlin
)
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
"
50,000
Le
2
juillet
1891
(
envoi
a
Francfort
)
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
.
"
253,000
Le
1
octobre
1891
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
.
"
350,000
Le
20
décembre
1891
(
Londres
)
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
.
"
50,000
Le
1
juillet
-
1
septembre
1892
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
..
"
125,000
Fr
.
11,190,175
E
fra
tanti
documenti
che
la
Riforma
pubblicò
,
questo
si
è
ben
guardata
dal
pubblicarlo
!
E
contro
questo
documento
,
contro
la
dichiarazione
solenne
del
morto
,
che
esso
reca
in
fronte
,
il
signor
Crispi
ha
il
coraggio
di
venirci
ancora
a
parlare
...
di
onorari
!
Mettiamoci
in
conto
quest
'
altra
menzogna
e
andiamo
avanti
.
C
'
è
ancora
bisogno
di
aggiungere
che
i
documenti
del
piego
giustificanti
le
cifre
specificate
dal
suicida
in
quel
foglio
-
indice
,
si
riferivano
ad
esse
e
non
ad
altro
?
Che
il
suicida
non
poteva
,
né
aveva
nessuna
ragion
di
commettere
verso
il
suo
avvocato
e
difensore
da
tanti
anni
,
e
col
quale
risulta
,
dalle
stesse
difese
del
Crispi
,
esser
stato
fino
all
'
ultimo
in
rapporti
eccellenti
-
di
commettere
,
dico
,
quest
'
altra
infamia
diabolica
di
includere
nel
piego
,
inteso
a
dimostrare
il
ricatto
di
Herz
,
e
intestato
come
tale
,
le
lettere
scambiate
con
Crispi
sui
terreni
di
Prato
di
Castello
o
su
altre
sue
cause
civili
?
Or
mentre
la
Riforma
smaniava
a
chiamar
turpe
menzogna
la
scoperta
avvenuta
nello
studio
Imbert
,
e
il
signor
Crispi
,
ridotto
a
confessare
le
50.000
,
inventava
la
scappatoia
degli
onorari
,
ecco
cascare
addosso
all
'
uno
e
all
'
altra
un
'
altra
rivelazione
di
Y
,
il
corrispondente
dell
'
Italia
Reale
.
Y
(
sigla
del
signor
E.B.
che
alla
cortesia
di
un
famigliare
di
Reinach
doveva
di
aver
potuto
vedere
e
trascrivere
i
documenti
del
piego
-
e
perciò
poté
accennare
anche
al
colore
ed
al
sesto
dei
foglietti
gialli
)
scriveva
da
Parigi
all
'
Italia
Reale
:
La
notizia
trasmessavi
è
grave
,
ma
rigorosamente
esatta
.
Parte
dei
documenti
mi
fu
posta
sotto
gli
occhi
.
Il
telegramma
di
Crispi
:
"
Venite
qui
appena
potrete
"
e
la
letterina
di
ricevuta
li
ho
avuti
in
mano
.
La
frase
"
da
noi
"
la
lessi
,
alla
sfuggita
,
in
una
lettera
che
cominciava
:
"
Non
so
come
facciate
voi
repubblicani
;
ma
da
noi
monarchici
le
cose
vanno
più
adagio
"
.
E
che
Y
fosse
ne
'
suoi
ragguagli
esattissimo
,
ne
dié
prova
la
Riforma
di
pochi
giorni
dopo
,
del
29
,
pubblicando
,
costretta
,
la
lettera
del
25
luglio
'90
sui
repubblicani
e
monarchici
,
che
comincia
precisamente
in
quel
senso
!
Contemporaneamente
,
a
Parigi
,
il
Journal
des
Débats
che
aveva
da
fonte
diretta
avuto
e
pubblicato
il
testo
dei
documenti
del
piego
riferentesi
al
Panama
,
pubblicava
nel
numero
del
24
marzo
sera
anche
il
testo
,
tradotto
in
francese
,
della
famosa
lettera
del
24
marzo
,
accompagnante
l
'
invio
delle
50.000
.
Il
testo
era
il
seguente
:
Caro
Crispi
,
eccovi
le
50.000
lire
di
cui
farete
l
'
uso
convenuto
.
Insisto
di
nuovo
presso
di
voi
che
vorrete
finire
questa
faccenda
al
più
presto
,
perché
ne
ho
bisogno
assolutamente
per
i
miei
affari
.
Se
fosse
necessario
,
farei
un
nuovo
viaggio
,
se
me
lo
domandaste
.
Vogliate
spedirmi
una
ricevuta
per
mia
quiete
.
Credetemi
con
stima
ed
affezione
Vostro
GIACOMO
REINACH
E
la
ricevuta
di
cui
è
qui
cenno
,
era
stata
già
pubblicata
dall
'
Italia
in
questi
precisi
termini
:
Caro
Jacques
,
ho
ricevuto
la
fav
.
v
.
col
noto
documento
.
Mi
metto
subito
all
'
opera
e
spero
che
riusciremo
presto
.
Credetemi
vostro
CRISPI
Or
rilevando
la
frase
della
lettera
Reinach
"
di
cui
farete
l
'
uso
convenuto
"
il
grave
Débats
metteva
già
a
posto
la
storiella
allegra
degli
onorarii
,
con
questa
semplice
osservazione
di
buon
senso
:
"
Dunque
il
danaro
sarebbe
stato
versato
,
non
in
vista
di
risultato
ottenuto
,
ma
in
vista
di
un
risultato
a
ottenere
...
"
La
pubblicazione
del
Débats
della
lettera
Reinach
(
già
data
,
in
sunto
fedele
,
dall
'
Italia
Reale
cinque
giorni
prima
)
fu
un
fulmine
per
la
povera
Riforma
.
Aveva
strillato
che
i
documenti
dell
'
Italia
erano
una
turpe
menzogna
clericale
,
che
erano
"
documenti
immaginari
falsi
o
travisati
"
(
Riforma
26
marzo
)
;
e
ahimè
,
come
fare
a
ripeterlo
per
il
grave
serissimo
Débats
,
che
avendo
pubblicato
sei
dì
innanzi
,
il
18
,
il
testo
riconosciuto
esattissimo
degli
altri
documenti
del
piego
,
aveva
benevolmente
omesso
quelli
di
Crispi
,
e
non
potea
credersi
che
,
pubblicandone
ora
uno
,
commettesse
per
lui
solo
la
eccezione
di
inventarlo
?
Di
questa
lettera
l
'
Italia
Reale
quello
stesso
giorno
rivelava
esistere
la
ricevuta
dell
'
ufficio
postale
di
Parigi
,
così
come
il
Figaro
il
mese
scorso
la
pubblicò
col
fac
-
simile
autentico
sott
'
occhio
.
La
bugia
di
Crispi
nell
'
intervista
Comandini
(
vedi
sopra
)
di
avere
avute
cioè
le
50.000
personalmente
dal
Reinach
in
Roma
ne
restava
letteralmente
stritolata
.
Difatti
,
per
confessione
della
Riforma
,
(
numero
29
marzo
'93
)
il
Reinach
era
stato
a
Roma
il
5
marzo
,
e
il
Reinach
accenna
appunto
a
quel
viaggio
nel
dichiararsi
pronto
a
farne
un
altro
,
mentre
invia
le
50.000
lire
il
24
,
data
su
cui
non
rimane
dubbio
,
perché
il
prospetto
del
suicida
,
documento
acquisito
,
la
certifica
.
La
Riforma
(
così
prodiga
di
documenti
!
)
questa
volta
non
solo
si
guardò
pudicamente
dal
riprodurre
la
lettera
Reinach
,
pubblicata
dal
Débats
,
ma
nel
dispetto
di
esser
messa
al
muro
,
non
potendo
adesso
più
attaccare
la
lettera
...
attaccò
il
morto
che
l
'
aveva
scritta
!
State
attenti
e
divertitevi
.
Ai
19
di
marzo
(
Riforma
n
.
78
,
dispaccio
alla
Stefani
,
intervista
Crispi
-
Comandini
)
,
tutto
è
bugia
e
Reinach
è
un
cliente
di
cui
Crispi
vanta
la
clientela
;
ai
22
di
marzo
(
Riforma
n
.
82
)
tutto
è
vile
menzogna
"
e
tutte
le
lettere
sono
lettere
pretese
...
"
;
ma
ai
28
marzo
(
Riforma
n
.
88
)
,
uscita
la
lettera
del
Débats
,
l
'
organo
dell
'
avvocato
di
Reinach
accusa
il
povero
morto
di
aver
ricorso
a
"
un
artifizio
per
dissimulare
le
sue
appropriazioni
"
(
già
!
in
una
nota
di
undici
milioni
e
200.000
gli
occorrevano
proprio
,
per
dissimularle
,
quelle
misere
cinquantamila
!
!
!
)
;
e
loiolescamente
insinua
che
un
tale
artifizio
"
spiegherebbe
-
se
esiste
-
la
lettera
che
fu
riprodotta
dal
Journal
des
Débats
!
"
Vi
raccomando
la
bellezza
di
quel
tardivo
...
:
Se
esiste
!
Povero
Reinach
!
Che
cosa
ti
valse
essere
stato
cliente
di
Crispi
per
tanti
anni
!
Che
cosa
ti
valse
l
'
avergli
liquidato
onorari
da
principe
!
e
conservato
la
clientela
nel
figlio
?
Ecco
,
appena
morendo
una
tua
riga
lo
disturba
,
il
tuo
difensore
ti
denunzia
calunniatore
e
ladro
,
e
sputa
sulla
tua
tomba
.
Ma
ahimè
!
dopo
insultato
il
morto
,
siccome
intanto
la
sua
lettera
rimane
,
la
povera
Riforma
si
prova
a
confutarlo
.
Meno
male
!
Vediamo
la
confutazione
.
E
sapete
in
che
consiste
?
Nel
puro
e
semplice
telegramma
di
Crispi
del
18
marzo
alla
Stefani
che
inventava
la
frottola
degli
onorari
antichi
!
E
oggi
;
dopo
altri
due
anni
!
la
povera
Riforma
è
rimasta
ancora
lì
!
e
nel
suo
numero
del
l
°
giugno
corrente
,
per
difendersi
e
smentirmi
,
ricorre
da
capo
...
al
telegramma
della
Stefani
...
ma
la
lettera
del
24
marzo
,
di
Reinach
a
Crispi
,
che
accompagnava
le
50.000
,
meno
male
,
adesso
non
è
più
una
bugia
!
adesso
non
la
si
nega
più
!
Al
contrario
,
adesso
è
lei
,
la
Riforma
,
che
la
invoca
,
per
dimostrare
che
recando
essa
la
data
del
24
marzo
...
"
è
posteriore
all
'
uscita
di
Crispi
dal
governo
"
e
che
in
essa
"
non
parlavasi
di
onorificenza
per
Herz
"
,
ma
si
diceva
soltanto
"
Spero
che
vi
metterete
subito
all
'
opera
"
.
(
Riforma
l
°
giugno
1895
)
.
Quale
opera
,
di
grazia
,
Riforma
cara
?
Se
non
hai
altra
difesa
,
povera
Riforma
,
la
tua
causa
è
perduta
!
Che
la
lettera
Reinach
del
24
marzo
accompagnante
le
50.000
(
e
son
teco
d
'
accordo
,
o
povera
Riforma
!
,
che
era
posteriore
di
due
mesi
e
mezzo
all
'
uscita
di
Crispi
dal
governo
-
ma
in
ciò
sta
il
brutto
,
come
avanti
vedrai
)
-
che
la
lettera
Reinach
concernesse
,
come
l
'
altre
del
piego
,
il
signor
Herz
,
ergo
il
suo
cordone
,
-
e
niente
altro
che
lui
,
e
niente
altro
che
questo
non
solo
s
'
è
visto
dal
prospetto
di
pugno
del
Reinach
,
perché
lettera
e
cifra
stanno
unite
insieme
:
ma
sappiamo
dal
relatore
della
Commissione
parlamentare
francese
d
'
inchiesta
sul
Panama
,
che
assistette
alla
lettura
dei
documenti
,
e
alla
Commissione
ne
riferì
:
vale
a
dire
,
dall
'
onorevole
deputato
Dupuy
-
Dutemps
,
oggi
ministro
dei
lavori
pubblici
di
Francia
.
È
evidente
che
il
relatore
,
avendo
tetto
le
lettere
Reinach
-
Crispi
del
piego
,
poté
ben
farsi
un
'
idea
chiara
ed
esatta
di
quello
che
esse
riguardavano
.
Il
deputato
,
ora
ministro
,
Dupuy
-
Dutemps
?
sento
chiedermi
.
Eh
già
,
proprio
lui
!
Non
lo
dicevo
nella
lettera
dello
scorso
dicembre
,
che
era
doloroso
e
mortificante
che
in
mano
di
membri
di
un
governo
straniero
stessero
elementi
di
giudizio
sull
'
onore
del
capo
del
Governo
d
'
Italia
?
Lo
so
bene
,
mia
povera
Riforma
,
che
su
questo
che
t
'
impensieriva
,
avevi
da
ultimo
messo
il
cuore
in
quiete
.
E
,
son
pochi
giorni
,
nel
dirmi
un
sacco
di
vituperi
,
ti
stropicciavi
le
mani
annunziando
tutta
lieta
(
Riforma
7
corr
.
)
che
il
deputato
Millevoye
aveva
chiesto
alla
Presidenza
della
Camera
francese
un
sunto
od
estratto
del
verbale
d
'
inchiesta
riguardante
Reinach
,
ma
che
avendo
la
Camera
deciso
di
non
pubblicare
l
'
inchiesta
,
la
domanda
non
è
stata
accolta
.
Ebbene
,
cara
Riforma
,
Millevoye
per
me
non
s
'
è
affatto
incomodato
:
se
però
non
ti
dispiace
,
quel
verbale
io
ce
l
'
ho
lo
stesso
.
[...j
Messa
al
muro
,
come
già
vedemmo
,
dalla
pubblicazione
del
Débats
della
lettera
del
24
marzo
,
la
povera
Riforma
,
quando
tentò
non
più
di
smentirla
,
ma
di
spiegarla
,
capì
che
la
spiegazione
andava
poco
;
e
si
aiutò
tirando
fuori
due
lettere
di
Crispi
a
Reinach
,
una
del
25
luglio
1890
,
l
'
altra
del
4
maggio
1891
,
che
messe
lì
insieme
,
a
vederle
,
in
chi
nient
'
altro
ne
sappia
,
potrebbero
fare
un
effettone
.
Nella
prima
infatti
il
Crispi
,
sollecitato
da
Reinach
per
il
cordone
mette
avanti
scrupoli
e
difficoltà
,
e
mostra
voler
andare
coi
piè
di
piombo
;
nell
'
altra
,
di
10
mesi
dopo
,
prega
il
Reinach
di
non
più
insistere
,
perché
le
informazioni
sull
'
Herz
non
son
più
quelle
di
prima
,
e
insomma
dice
di
non
seccarlo
più
.
Se
tutta
la
storia
fosse
lì
,
verrebbe
voglia
di
dire
:
che
ministro
scrupoloso
!
Ma
questo
si
chiama
cambiar
le
carte
in
mano
,
ed
io
devo
castigare
il
baro
.
[...]
Dunque
,
ai
25
di
luglio
1890
,
sollecitato
per
il
cordone
,
Crispi
,
presidente
del
Consiglio
e
ministro
degli
esteri
,
rispondeva
così
:
Roma
,
25
luglio
1890
Caro
Reinach
,
ho
le
vostre
del
22
cadente
.
Io
non
so
come
procedano
le
cose
costì
.
Ma
noi
,
poveri
monarchici
,
abbiamo
norme
che
dobbiamo
osservare
.
Quando
si
propone
una
decorazione
mauriziana
,
bisogna
mandare
al
Gran
Magistero
una
nota
nella
quale
devono
essere
indicati
i
meriti
del
decorando
,
e
i
servizi
prestati
al
paese
.
Per
gli
stranieri
si
supplisce
con
una
lettera
del
ministro
italiano
residente
nel
paese
in
cui
è
il
decorando
.
Per
la
Corona
,
basta
la
proposta
del
ministro
al
re
.
Il
ministro
è
giudice
dei
meriti
.
Il
vostro
raccomandato
ci
renderà
dei
servizi
,
non
ne
dubito
.
Rimettiamo
l
'
affare
al
tempo
in
cui
i
servizi
saranno
resi
.
Vostro
aff.mo
F
.
CRISPI
E
i
fogli
di
Crispi
,
in
coro
,
a
portar
questa
lettera
in
trionfo
!
Deh
,
in
che
luce
diversa
questa
lettera
appare
,
sol
che
le
si
aggiunga
la
storia
vera
!
Dunque
io
affermo
subito
che
la
lettera
25
luglio
,
dove
il
ministro
Crispi
per
il
gran
cordone
di
Herz
affaccia
al
suo
amico
Reinach
tante
difficoltà
e
fa
le
mostre
che
occorrano
tanti
requisiti
,
questa
lettera
,
che
pare
così
bella
,
diventa
una
lettera
brutta
e
sporca
e
puzza
lontano
di
artificio
per
coprirsi
le
spalle
pensando
il
come
le
difficoltà
poi
scomparvero
e
il
come
i
requisiti
poi
furono
trovati
!
Diventa
brutta
,
se
si
pensa
che
il
Ressmann
,
richiesto
appunto
in
quella
state
di
dare
a
Roma
informazioni
sull
'
Herz
,
garbatamente
se
ne
schivò
,
perché
fiutava
che
le
si
amavano
buone
,
e
sapeva
i
pasticci
e
i
vincoli
,
tutt
'
altro
che
belli
,
d
'
interesse
,
che
legavano
l
'
Herz
coll
'
ambasciatore
titolare
Menabrea
.
Diventa
sporca
,
se
si
pensa
che
questo
riserbo
significante
del
Ressmann
avrebbe
dovuto
bastare
a
porre
sull
'
avviso
chi
avesse
voluto
intendere
:
e
che
il
domandare
informazioni
sopra
l
'
Herz
a
Menabrea
era
,
per
un
ministro
degli
esteri
che
si
rispetta
e
per
una
persona
delicata
,
la
cosa
più
indelicata
del
mondo
.
Non
occorre
essere
un
grand
'
uomo
di
Stato
né
un
ministro
di
prim
'
ordine
-
basta
l
'
abbicì
del
mestiere
-
per
sapere
che
in
un
ministro
degli
esteri
non
è
ammessa
,
né
lecita
la
ignoranza
delle
situazioni
personali
dei
propri
ambasciatori
nelle
sedi
ove
rappresentano
,
al
cospetto
dell
'
estero
,
l
'
onore
della
nazione
.
Ma
oltre
che
il
ministro
non
avea
diritto
di
ignorarlo
,
(
e
meno
fra
tutti
il
Crispi
già
entrato
in
rapporto
d
'
amicizia
coll
'
Herz
per
la
presentazione
laudatoria
fattane
dallo
stesso
Menabrea
alla
sua
signora
,
a
Carlsbad
,
fin
dal
12
agosto
1888
)
-
era
notorio
che
l
'
ambasciatore
Menabrea
pur
troppo
avea
contratto
vincoli
stretti
e
disdicevoli
di
interesse
coll
'
Herz
,
il
quale
avea
preso
il
di
lui
figlio
come
impiegato
presso
di
sé
,
a
lire
1000
al
mese
,
cioè
a
uno
stipendio
molto
superiore
ai
suoi
meriti
,
e
aveva
da
lui
stesso
,
Menabrea
,
quando
questi
ebbe
bisogno
di
danaro
,
comperato
per
una
somma
elevatissima
un
villino
presso
Aix
les
Bains
-
villino
che
il
Menabrea
non
avea
più
diritto
di
vendere
(
e
siccome
si
tratta
di
una
causa
niente
bella
che
fece
chiasso
e
si
trascinò
pei
tribunali
,
e
che
non
entra
nel
mio
tema
,
passo
oltre
;
solo
informerò
il
signor
Crispi
che
precisamente
in
quel
villino
Cornelio
Herz
si
è
vantato
di
essersi
trovato
più
di
una
volta
con
lui
)
.
E
i
vincoli
che
tenevano
il
Menabrea
alla
stretta
dipendenza
dell
'
Herz
erano
tali
che
questi
s
'
era
già
valso
di
lui
per
ottenere
un
'
onorificenza
nella
legion
d
'
onore
!
Rivolgersi
al
Menabrea
in
condizioni
simili
per
chiedere
-
a
lui
!
-
le
notizie
sul
decorando
e
sui
meriti
,
era
non
solo
,
lo
si
vede
,
una
brutta
commedia
e
una
solenne
sconvenienza
,
ma
era
un
mettere
senza
scrupolo
il
Menabrea
nel
più
penoso
conflitto
di
coscienza
tra
gli
obblighi
del
suo
ufficio
e
i
suoi
obblighi
personali
di
gratitudine
!
Ah
,
come
qui
si
sentono
i
metodi
della
casa
!
Eppure
qui
io
debbo
dire
una
parola
in
difesa
del
Menabrea
-
e
a
me
,
deputato
,
il
pronunciarla
è
dovere
-
perché
il
cinico
crudele
aggrapparsi
delle
difese
crispine
al
Menabrea
stava
per
costringere
me
a
chiedere
in
pubblico
severo
conto
della
condotta
di
quest
'
ultimo
.
È
vero
!
il
Menabrea
vecchio
soldato
,
devoto
al
re
e
al
suo
paese
,
benemerito
per
servigi
antichi
,
illustre
nell
'
armi
e
nella
scienza
,
fu
a
Parigi
sopraffatto
pur
egli
dal
contagio
che
semina
tante
rovine
morali
,
ed
ebbe
la
disgrazia
di
mettersi
in
urto
coi
rigidi
doveri
della
sua
posizione
e
del
suo
nome
.
Venuti
a
galla
gli
scandali
del
Panama
e
il
nome
dell
'
Herz
,
il
Menabrea
,
cavaliere
dell
'
Annunziata
,
il
capo
d
'
anno
'93
non
comparve
ai
ricevimenti
in
Quirinale
.
Ma
nella
sua
anima
di
soldato
,
la
lotta
,
a
cui
disgrazie
domestiche
contribuirono
,
dovette
essere
dolorosa
:
e
messo
alle
strette
da
Crispi
a
dover
riferire
su
di
Herz
,
davanti
alla
indelicata
richiesta
-
non
poté
dimenticarsi
interamente
di
essere
soldato
,
gentiluomo
ed
ambasciatore
italiano
.
Cercò
di
conciliare
meglio
che
poté
la
gratitudine
...
colla
coscienza
:
fece
nel
suo
rapporto
l
'
elogio
dei
pretesi
meriti
dell
'
Herz
come
scienziato
-
(
ed
è
la
parte
del
rapporto
invocata
da
Crispi
a
propria
scusa
)
-
ma
poi
lo
vinse
lo
scrupolo
e
fece
le
riserve
sull
'
uomo
.
Ed
è
la
parte
di
Crispi
messa
in
tacere
!
Dopo
gli
elogi
,
faceva
intendere
nel
suo
rapporto
il
Menebrea
ad
un
dipresso
,
che
siccome
,
non
di
meno
trattavasi
di
un
uomo
,
la
cui
posizione
e
la
cui
vita
erano
tanto
enigmatiche
,
da
vederlo
un
giorno
vendere
i
mobili
per
vivere
o
per
pagare
debiti
plateali
,
un
altro
giorno
tutto
d
'
un
tratto
maneggiar
milioni
,
non
osava
pronunciarsi
per
una
così
alta
onorificenza
italiana
!
Questo
faceva
intendere
nel
suo
rapporto
il
Menabrea
-
e
non
aggiungo
commenti
-
perché
ogni
commento
guasta
.
Oserebbe
il
signor
Crispi
di
negarlo
?
La
mia
risposta
è
semplice
:
fuori
il
rapporto
Menabrea
!
Io
sfido
il
signor
Crispi
a
produrlo
,
il
rapporto
Menabrea
!
-
egli
non
deve
avere
,
per
Dio
,
difficoltà
a
produrlo
-
egli
che
in
febbraio
1891
,
lasciando
la
Consulta
,
se
l
'
era
prudentemente
asportato
-
e
,
non
più
ministro
,
in
quel
marzo
'91
e
ancora
due
anni
dopo
,
lo
conservava
amorosamente
nel
suo
cassetto
(
a
proposito
di
sottrazione
di
documenti
d
'
ufficio
!
!
!
)
per
darne
da
leggere
i
brani
che
gli
accomodavano
,
a
chi
veniva
per
altissimo
ordine
a
reclamargli
la
restituzione
della
copia
del
decreto
;
per
darli
da
leggere
due
anni
appresso
,
quando
in
marzo
'93
il
brutto
affare
venne
scoperto
,
ai
giornalisti
di
cui
invocava
le
difese
!
Lo
sfido
,
ripeto
,
il
signor
Crispi
,
a
produrlo
quel
rapporto
Menabrea
,
a
darlo
da
leggere
intero
,
-
non
come
lo
ha
mostrato
al
giornalista
Mantegazza
-
e
se
non
vuol
darlo
da
leggere
a
me
,
a
darlo
ai
primi
cinque
gentiluomini
che
gli
indicherò
!
E
a
chi
darà
egli
ad
intendere
che
in
quel
momento
in
cui
l
'
Italia
Reale
aveva
stritolato
le
sue
bugie
,
lo
aveva
stritolato
sotto
i
documenti
,
al
punto
da
costringere
la
Tribuna
a
dichiarare
ormai
necessario
un
processo
per
far
luce
-
in
quel
momento
in
cui
era
ridotto
per
ultimo
scampo
a
metter
fuori
le
due
misere
lettere
sue
del
25
luglio
e
del
4
maggio
,
(
che
appunto
perché
sue
provavan
nulla
)
,
egli
avrebbe
rinunziato
a
metter
fuori
il
rapporto
Menabrea
,
il
solo
che
poteva
sembrare
giustificarlo
!
il
solo
che
in
quel
momento
sarebbe
bastato
per
tutti
!
A
chi
darà
egli
ad
intendere
ch
'
ei
abbia
fatto
per
abnegazione
patriottica
!
e
che
solo
per
questo
se
la
cavasse
mostrandolo
-
e
sol
nella
parte
che
tornavagli
-
a
un
giornalista
,
di
soppiatto
,
perché
in
pubblico
gli
facesse
da
compare
e
attestasse
d
'
averlo
coi
proprii
occhi
veduto
!
Dunque
-
fuori
il
rapporto
!
ma
siccome
in
verità
io
vi
predico
che
il
signor
Crispi
da
questo
orecchio
non
ci
sente
-
voi
avete
capito
senz
'
altro
che
io
parlo
colla
sicurezza
precisa
di
quello
che
dico
;
ed
è
una
vera
disgrazia
per
il
signor
Crispi
che
il
rapporto
contenga
quella
schiacciante
riserva
-
la
quale
bastava
da
sola
a
rendere
la
decorazione
impossibile
.
E
quindi
è
solo
ad
abbondanza
che
dalla
lettera
del
l
°
maggio
scorso
contenente
le
dichiarazioni
di
un
eminente
ed
informatissimo
uomo
politico
francese
-
il
quale
fu
avvocato
di
Herz
nella
sua
lunga
causa
con
Rothschild
e
nelle
sue
vertenze
con
Reinach
,
riproduco
quest
'
altro
passo
testuale
:
"
Herz
,
per
causa
della
decorazione
,
si
guastò
in
seguito
con
Menabrea
,
avendo
appreso
che
egli
-
richiesto
da
Roma
di
informazioni
-
aveva
mandato
una
relazione
contenente
riserve
"
.
Le
riserve
da
Crispi
soppresse
!
Ma
seguitemi
,
che
il
bello
,
ossia
il
brutto
,
viene
poi
.
La
riserva
del
rapporto
Menabrea
era
tanto
eloquente
che
per
tutta
quella
state
del
'90
,
e
per
tutto
il
resto
di
quell
'
anno
,
la
domanda
di
decorazione
fu
messa
da
parte
,
a
dormire
!
Ma
il
povero
Reinach
aveva
il
vampiro
Herz
alle
costole
,
aveva
bisogno
di
ottenergli
la
decorazione
per
placarlo
,
ed
eccolo
,
ai
19
gennaio
'91
,
rivolgersi
al
suo
amministratore
in
Roma
,
perché
a
qualunque
costo
gli
si
ottenga
il
cordone
.
E
il
suo
carteggio
con
Crispi
per
l
'
affare
ricomincia
.
Vien
voglia
di
esclamare
:
quel
Reinach
!
che
faccia
di
bronzo
!
Aver
il
coraggio
di
rivolgersi
per
un
favore
di
quella
fatta
ad
un
uomo
da
lui
trattato
con
tanta
disinvoltura
,
e
che
da
ben
quattro
anni
aspettava
ancora
(
a
sentir
Crispi
!
)
gli
onorari
arretrati
dovutigli
!
e
onorari
di
cinquantamila
lire
!
Ora
sì
ch
'
era
il
momento
di
vendicarsi
di
un
debitore
così
moroso
!
e
tirar
fuori
quella
tal
riserva
prudente
del
rapporto
Menabrea
!
Ma
il
signor
Crispi
era
in
vena
di
perdonare
;
ai
suoi
onorari
neanche
ci
pensava
,
e
la
pratica
di
Reinach
lo
trova
d
'
una
amabilità
,
di
una
arrendevolezza
affatto
meravigliose
,
strabilianti
nell
'
uomo
che
ai
25
luglio
dell
'
anno
prima
aveva
bisogno
di
tante
informazioni
!
Le
informazioni
-
non
occorre
dirlo
,
erano
e
restavano
ancora
quelle
-
sempre
quelle
del
rapporto
Menabrea
.
Quello
stesso
rapporto
che
aveva
fatto
mettere
la
pratica
a
dormire
!
E
nessun
'
altra
di
nuova
?
Nessun
'
altra
!
Tanto
vero
che
per
giustificarsi
,
dopo
,
a
cose
scoperte
,
tirò
fuori
,
sempre
dal
suo
cassetto
di
studio
di
via
Gregoriana
,
quel
rapporto
unico
e
solo
!
Sgraziatamente
,
quando
meno
il
pensava
,
vale
a
dire
,
quando
appena
la
pratica
era
ripresa
,
le
sante
memorie
piombavano
su
lui
e
lo
rovesciavano
dal
potere
.
Rassegnate
le
dimissioni
,
Crispi
stette
provvisoriamente
in
carica
a
tutto
l'8
gennaio
,
per
il
solito
mantenimento
dell
'
ordine
e
per
il
disbrigo
degli
affari
ordinari
urgenti
.
Il
9
febbraio
Di
Rudinì
assunse
l
'
ufficio
.
Due
giorni
innanzi
,
il
7
mattina
,
ebbe
,
come
ministro
provvisorio
,
l
'
ultima
udienza
reale
,
per
la
firma
degli
ultimi
decreti
.
Proprio
in
quell
'
ultima
udienza
perché
l
'
ultimo
atto
del
grande
Ministero
fosse
degno
di
tutta
la
sua
vita
-
proprio
fra
gli
ultimi
decreti
il
Crispi
presentava
alla
firma
reale
la
onorificenza
del
gran
Cordone
di
San
Maurizio
e
Lazzaro
d
'
Italia
per
Cornelio
Herz
!
Poteva
la
Corona
in
quel
momento
rifiutarvisi
,
qualunque
fossero
le
riluttanze
istintive
?
No
.
Non
si
poteva
,
per
un
sentimento
di
cordialità
e
cortesia
ben
naturale
,
dir
no
in
una
udienza
di
congedo
ad
un
primo
ministro
che
affacciava
le
ragioni
del
rapporto
Menabrea
,
meno
quell
'
unica
taciuta
,
e
che
presentava
il
decreto
come
un
servizio
al
paese
!
-
l
'
ultimo
,
dopo
tanti
,
ch
'
egli
,
pur
nell
'
andarsene
,
rendeva
alla
patria
ingrata
;
e
il
servizio
consisteva
in
ciò
:
che
quella
onorificenza
altissima
era
desiderata
,
domandata
da
Freycinet
,
allora
presidente
del
Consiglio
dei
ministri
di
Francia
,
e
che
quindi
era
una
cortesia
personale
al
capo
del
governo
francese
,
la
quale
poteva
contribuire
a
migliorare
in
un
momento
difficile
i
nostri
rapporti
colla
Francia
e
diminuire
per
noi
i
danni
della
tensione
fra
i
due
paesi
!
E
questa
ragione
-
diciamolo
subito
-
questa
bugia
con
cui
si
vinsero
gli
ultimi
scrupoli
e
le
esitanze
della
Corona
-
che
cioè
la
decorazione
era
un
servizio
al
paese
,
perché
desiderata
e
richiesta
da
Freycinet
-
fu
poi
risfoderata
,
ma
in
forma
umoristicamente
più
timida
,
dal
Crispi
stesso
nella
Riforma
,
nella
ultima
miserevole
risposta
in
ritirata
,
davanti
agli
attacchi
dell
'
Italia
Rea
/
e
!
State
a
sentire
:
(
Riforma
29
marzo
1893
)
.
A
nessuno
può
destar
meraviglia
il
fatto
che
un
ministro
italiano
,
accusato
come
era
l
'
on
.
Crispi
di
francofobia
,
non
si
rifiutasse
recisamente
e
immediatamente
di
accordare
una
onorificenza
ad
un
uomo
che
notoriamente
era
in
intimi
rapporti
coi
governanti
e
gli
altri
principali
uomini
politici
francesi
,
che
dallo
stesso
governo
francese
era
stato
insignito
di
un
'
alta
onorificenza
nella
Legion
d
'
onore
:
e
quando
avea
motivo
di
ritenere
che
,
acconsentendo
,
avrebbe
fatto
cosa
gradita
a
quei
governanti
.
Avea
motivo
di
ritenere
!
non
potea
rifiutarsi
recisamente
!
quanta
modestia
improvvisa
di
frasi
!
Ma
no
,
on
.
Crispi
!
voi
avete
fatto
assai
di
più
che
non
rifiutarvi
recisamente
!
Avete
preso
la
cosa
tanto
a
petto
,
che
questa
volta
non
badaste
più
ai
requisiti
che
ci
volevano
,
questa
volta
vi
tornò
buono
il
vecchio
rapporto
del
Menabrea
e
del
"
motivo
a
ritenere
"
avete
fatto
di
punto
in
bianco
un
desiderio
di
Freycinet
,
e
per
contentarlo
-
proprio
voi
,
che
nella
lettera
25
luglio
affacciavate
tanti
ostacoli
-
avete
pensato
bene
di
saltar
via
degli
ostacoli
il
più
grosso
,
presentando
il
decreto
di
onorificenza
alla
firma
,
a
insaputa
o
meglio
di
nascosto
del
Consiglio
dell
'
Ordine
,
il
cui
previo
avviso
è
prescritto
per
questi
decreti
:
ma
al
Consiglio
dell
'
Ordine
si
sarebbe
dovuto
presentare
la
domanda
di
Freycinet
,
si
sarebbe
dovuto
presentare
,
non
monco
,
il
rapporto
di
Menabrea
.
Evidentemente
era
più
spiccio
cogliere
di
sorpresa
la
Corona
!
E
per
fare
tutto
questo
,
per
conferire
ad
un
affarista
straniero
di
quella
risma
una
altissima
onorificenza
italiana
,
rifiutata
a
senatori
,
a
generali
italiani
,
per
far
senza
persino
del
Consiglio
dell
'
Ordine
,
per
sorprendere
la
buona
fede
del
re
,
si
sceglie
di
straforo
l
'
ultima
udienza
di
congedo
,
approfittando
,
diciamo
la
parola
"
abusando
"
dell
'
ufficio
provvisoriamente
tenuto
pel
mantenimento
dell
'
ordine
e
pel
disbrigo
degli
affari
ordinari
!
Altro
che
gli
scrupoli
della
lettera
25
luglio
'90
!
Meno
male
che
di
questo
,
quando
in
ombra
lo
accennai
,
persino
l
'
Opinione
si
scandalizzò
!
Ma
andiamo
avanti
che
il
bello
,
ossia
il
brutto
,
viene
poi
.
Le
bugie
,
dice
il
proverbio
,
hanno
le
gambe
corte
.
E
siccome
si
dava
la
combinazione
che
il
Ressmann
(
povero
Ressmann
,
l
'
hai
pagata
cara
!
)
quei
giorni
si
trovasse
in
Roma
,
la
bugia
naturalmente
fu
subito
scoperta
.
Poiché
il
Ressmann
,
per
desiderio
della
Corona
interrogato
,
udito
appena
del
decreto
firmato
,
da
uomo
onesto
,
non
nascose
il
suo
stupore
,
sia
per
la
cattiva
fama
di
cui
l
'
Herz
risultavagli
circondato
,
sia
per
la
assoluta
sua
incredulità
riguardo
alla
storiella
spacciata
dal
Crispi
alla
Corona
,
che
si
trattasse
di
un
desiderio
di
Freycinet
.
Appunto
in
questa
circostanza
il
Ressmann
rammentò
che
,
non
per
niente
,
l
'
anno
prima
,
sapendo
i
rapporti
di
Herz
col
suo
principale
Menabrea
,
si
era
schivato
dal
rispondere
ad
una
domanda
di
informazioni
.
Ad
ogni
modo
-
ad
abbondanza
di
scrupoli
-
promise
che
a
Parigi
,
ove
subito
tornava
,
avrebbe
appurato
il
fatto
di
Freycinet
.
(
Il
Ressmann
è
vivo
:
è
gentiluomo
.
Mi
smentisca
se
io
mento
)
.
Frattanto
queste
prime
gravissime
impressioni
del
Ressmann
,
non
potevano
non
far
grave
senso
in
chi
avea
consentito
la
firma
sulla
fede
del
motivo
addottogli
e
per
alta
cortesia
verso
un
ministro
dimissionario
.
Qualunque
sia
il
giudizio
sulle
decorazioni
,
non
può
piacere
a
nessun
capo
di
Stato
il
sapere
che
una
delle
più
alte
onorificenze
a
cui
si
legano
,
oltre
i
confini
,
il
nome
nazionale
e
il
prestigio
del
proprio
paese
,
sia
il
frutto
di
un
inganno
e
fregi
il
petto
di
uno
straniero
di
mala
fama
.
Fu
altissimo
desiderio
che
,
ad
ogni
buon
fine
e
in
attesa
delle
informazioni
ulteriori
che
sarebbero
giunte
da
Parigi
,
venisse
per
intanto
tenuta
in
sospeso
la
registrazione
del
decreto
,
non
che
il
rilascio
della
copia
all
'
interessato
.
È
notorio
difatti
che
per
tutte
queste
pratiche
burocratiche
non
occorrono
ordinariamente
mai
meno
di
una
quindicina
di
giorni
e
anche
più
.
Ma
era
destino
che
si
andasse
di
sorpresa
in
sorpresa
.
La
persona
incaricata
di
eseguir
l
'
alto
ordine
,
va
da
Domenico
Berti
e
trova
,
con
suo
stupore
...
che
,
per
sospendere
,
è
troppo
tardi
.
Che
cosa
era
avvenuto
?
Una
cosa
semplicissima
:
quella
mattina
stessa
del
7
febbraio
,
appena
uscito
dalla
udienza
di
congedo
reale
,
colla
stessa
carrozza
che
già
attendevalo
,
senza
perdere
un
minuto
,
Francesco
Crispi
era
andato
dritto
dritto
dal
Quirinale
al
Magistero
degli
Ordini
,
era
piombato
come
una
saetta
,
povero
Berti
,
e
,
messogli
il
decreto
firmato
sotto
il
naso
,
ne
aveva
reclamata
la
registrazione
immediata
e
il
rilascio
della
copia
in
giornata
.
Tutto
ciò
per
una
nomina
tenuta
nascosta
al
Consiglio
dell
'
Ordine
,
ottenuta
con
una
bugia
e
in
base
ad
un
rapporto
bugiardamente
mutilato
.
Altro
che
gli
scrupoli
meticolosi
e
lo
andare
col
piè
di
piombo
della
lettera
del
25
luglio
!
Il
Berti
ebbe
un
bel
protestare
che
non
era
possibile
,
che
ci
volevano
al
solito
una
quindicina
di
giorni
,
che
,
anche
a
far
prestissimo
,
parecchi
dì
abbisognavano
:
Francesco
Crispi
non
intendeva
ragioni
.
Voleva
ad
ogni
costo
in
giornata
registrazione
e
copia
per
l
'
interessato
,
e
Domenico
Berti
chinò
la
testa
promettendogli
che
in
giornata
l
'
avrebbe
.
E
così
fu
.
E
qui
,
ad
illustrare
la
buona
fede
del
signor
Crispi
,
ritorna
edificante
il
confronto
fra
la
prima
audace
smentita
della
Riforma
e
quella
di
poi
,
quando
le
lettere
dell
'
Italia
Reale
l
'
obbligarono
a
ringoiarsela
.
Al
23
marzo
1893
la
Riforma
stampava
esser
tutta
una
vile
menzogna
ed
"
essere
fatto
notorio
ed
accertato
che
fu
l
'
on
.
Crispi
stesso
a
non
dar
corso
(
!
)
alla
decorazione
di
Herz
"
.
Al
29
marzo
,
sei
giorni
dopo
,
messa
al
muro
,
confessava
pudicamente
:
"
Fece
l
'
on
.
Crispi
,
negli
ultimi
giorni
del
suo
ministero
,
firmare
il
decreto
,
la
cui
copia
gli
fu
trasmessa
il
6
febbraio
"
.
Oh
pudica
Riforma
!
Ti
vergogni
tanto
di
dir
chiaro
che
tutto
avvenne
,
decreto
e
consegna
,
in
un
giorno
solo
e
medesimo
,
tanta
era
la
furia
di
tuo
zio
!
e
che
la
copia
"
che
gli
fu
trasmessa
"
fu
il
Crispi
in
persona
a
pretenderla
,
appena
avuta
la
firma
in
tasca
e
che
quel
dì
7
il
suo
ministero
(
!
)
era
caduto
da
sette
giorni
!
Non
restò
che
aver
pazienza
ed
attendere
le
informazioni
di
Ressmann
da
Parigi
,
sperando
che
almeno
confermassero
trattarsi
di
un
favore
a
Freycinet
.
Le
informazioni
arrivano
...
e
sono
desolanti
.
Ressmann
non
solo
conferma
i
pessimi
ragguagli
sull
'
Herz
,
ma
avverte
che
,
recatosi
dal
presidente
del
Consiglio
Freycinet
,
per
domandargli
se
era
vero
che
il
gran
cordone
per
l
'
Herz
era
stato
desiderato
e
chiesto
secondo
che
Crispi
avea
detto
al
re
,
al
sentir
questo
"
scattò
"
addirittura
,
protestò
con
apostrofi
vivacissime
contro
la
menzogna
e
contro
l
'
abuso
del
nome
suo
ed
ebbe
duri
epiteti
per
l
'
Herz
,
dicendo
che
era
stanco
di
sentirsi
nominare
quel
mal
'
arnese
,
chiamandosi
già
anche
troppo
arrabbiato
perché
si
fosse
dovuta
conferire
all
'
Herz
-
per
far
piacere
al
Menabrea
-
una
onorificenza
francese
.
Insomma
non
c
'
era
più
dubbio
;
il
re
dal
Crispi
era
proprio
stato
ingannato
.
Altro
che
protestargli
devozione
a
chiacchiere
!
Apro
una
parentesi
.
Il
fatto
di
un
decreto
estorto
a
questo
modo
mi
sembrò
così
grave
,
che
,
oltre
l
'
accertarmene
in
Roma
,
ho
voluto
accertarmene
a
Parigi
.
E
la
conferma
avuta
su
questo
punto
chiarirà
anche
per
il
resto
,
la
precisione
con
cui
scrivo
.
Pregai
dunque
l
'
amico
Eandi
a
Parigi
che
si
rivolgesse
a
voce
,
o
meglio
,
per
iscritto
,
al
senatore
Feycinet
con
una
domanda
precisa
,
onde
averne
precisa
risposta
per
sì
o
per
no
.
La
domanda
,
fatta
per
iscritto
,
fu
concepita
in
questi
termini
:
Parigi
,
7-5-'95
Signor
senatore
,
dal
mio
amico
Felice
Cavallotti
,
il
deputato
dell
'
Estrema
Sinistra
,
ricevo
l
'
incarico
di
domandarvi
qualche
schiarimento
intorno
al
decreto
che
conferiva
a
CornelioHerz
il
gran
cordone
dei
Ss
.
Maurizio
e
Lazzaro
.
Si
assicura
che
il
ministro
Crispi
disse
al
re
,
che
sottoscrivendo
quel
decreto
,
avrebbe
fatto
cosa
grata
a
voi
;
e
che
richiesto
dal
nostro
ambasciatore
Ressmann
dichiaraste
falso
quanto
a
voi
si
riferiva
.
F
.
Cavallotti
non
desidera
che
la
conferma
o
no
della
vostra
smentita
;
vi
sarei
grato
se
voleste
darmi
cinque
minuti
in
proposito
.
Gradite
signor
senatore
ecc
.
G
.
EANDI
Risposta
scritta
di
Freycinet
:
Paris
,
8
mai
1895
Je
m
'
empresse
de
repondre
a
votre
lettre
d
'
hier
.
Je
ne
possède
pas
de
renseignements
sur
la
question
qui
vous
occupe
et
je
ne
puis
que
confirmer
pleinement
la
déclaration
de
votre
ambassadeur
.
Agréez
,
monsieur
,
l
'
expression
de
ma
consideration
très
distinguée
C
.
DE
FREYCINET
M
.
r
Giovanni
Eandi
Délégué
de
l
'
Association
Syndacale
de
la
Presse
étrangère
.
Non
commento
e
tiro
avanti
.
Arrivata
la
informazione
da
Parigi
,
il
re
non
esitò
un
solo
minuto
.
Un
provvedimento
,
e
subito
,
s
'
imponeva
.
Bella
novità
sento
dirmi
.
Questo
non
fu
merito
delta
Corona
!
questo
fu
tutto
merito
di
Crispi
!
Lo
ha
fatto
stampar
lui
nella
Riforma
a
più
riprese
(
Riforma
23
marzo
,
25
marzo
,
29
marzo
'93
)
,
e
a
lettere
di
scatola
,
che
questo
si
deve
a
lui
solo
!
Che
fu
lui
e
nessun
altri
a
lacerare
il
decreto
con
le
sue
mani
appena
vennero
informazioni
diverse
.
Ancora
adesso
,
nel
darmi
del
mentitore
e
di
tutti
i
titoli
,
ha
stampato
da
capo
nella
sua
Riforma
(
10
giugno
'95
,
n
.
148
)
"
che
l
'
on
.
Crispi
lasciò
il
potere
il
9
febbraio
dopo
avere
spontaneamente
deciso
di
sospendere
l
'
effetto
del
decreto
per
l
'
onorificienza
,
mentre
avrebbe
potuto
liberamente
dargli
corso
(
quanta
bontà
!
)
:
e
quindi
l
'
assurdo
della
calunnia
del
signor
Cavallotti
è
evidente
"
.
Altro
che
evidente
!
Avendolo
sospeso
,
il
decreto
,
-
come
essa
dice
-
prima
del
9
ed
essendo
stato
firmato
il
7
-
il
Crispi
non
attese
neanche
il
tempo
per
scrivere
a
Parigi
!
-
non
ha
fatto
che
farlo
firmare
,
prenderlo
dalle
mani
del
re
e
stracciarlo
!
!
!
Un
gusto
come
un
altro
.
Ma
che
si
vuole
di
più
?
C
'
è
là
,
stampata
la
lettera
del
signor
Crispi
del
4
maggio
1891
,
dove
prega
il
Reinach
di
non
più
insistere
,
perché
è
venuto
un
rapporto
contrario
!
È
vero
che
la
lettera
è
del
4
maggio
,
ossia
di
nientemeno
che
tre
mesi
dopo
;
ma
la
risoluzione
,
non
c
'
è
ombra
di
dubbio
,
Crispi
l
'
ha
presa
prima
del
9
febbraio
.
Lo
dice
lui
e
tanto
basta
.
Vediamo
dunque
in
che
modo
il
signor
Crispi
,
appena
avute
le
informazioni
diverse
,
si
affrettava
a
lacerare
il
decreto
.
Giunto
che
fu
il
rapporto
sfavorevole
del
Ressmann
,
capitava
il
dì
appresso
a
Domenico
Berti
la
visita
del
commendatore
Rattazzi
,
ministro
della
Real
Casa
(
possiam
fargli
il
nome
,
perché
già
fu
detto
dall
'
on
.
Di
Rudinì
davanti
ai
Sette
,
e
al
Di
Rudinì
,
come
vedremo
,
il
Rattazzi
,
per
debito
d
'
ufficio
,
dové
narrare
ogni
cosa
)
;
e
,
d
'
incarico
del
re
,
significava
al
Berti
le
notizie
arrivate
da
Ressmann
,
e
la
necessità
che
egli
si
recasse
dal
Crispi
,
per
fargli
restituire
il
diploma
.
Il
Berti
,
all
'
annuncio
,
per
poco
non
isviene
dalla
emozione
.
Dice
che
ormai
è
cosa
fatta
,
che
non
v
'
era
più
rimedio
,
che
il
tornarci
sopra
poteva
esser
peggio
,
e
che
ad
ogni
modo
lui
non
sentivasi
di
andar
ad
affrontare
il
Crispi
:
insomma
,
scongiura
di
dispensarnelo
.
Ribadendogli
l
'
on
.
Rattazzi
trattarsi
di
un
desiderio
del
re
,
l
'
on
.
Berti
rispose
che
si
riserbava
di
parlarne
a
S.M.
egli
medesimo
.
Visto
che
non
ci
era
nulla
a
cavarne
,
il
comm
.
Rattazzi
riferiva
l
'
esito
della
gita
e
riceveva
l
'
incarico
di
andare
dal
Crispi
direttamente
lui
.
Trattandosi
però
di
un
atto
politico
,
prima
di
andarci
,
il
comm
.
Rattazzi
,
per
doverosa
correttezza
,
si
recava
dal
presidente
del
Consiglio
in
carica
,
l
'
on
.
Di
Rudinì
,
ad
esporgli
il
desiderio
dì
S.M.
e
sentirne
l
'
avviso
.
Eravamo
alla
seconda
metà
del
febbraio
.
Ora
lascio
la
parola
all
'
on
.
Di
Rudinì
il
quale
davanti
al
Comitato
dei
Sette
naturalmente
fece
un
semplice
riassunto
.
"
A
domanda
.
R
.
:
Quando
io
andai
al
ministero
,
seppi
dal
Rattazzi
che
,
per
proposta
dell
'
on
.
Crispi
,
S.M.
aveva
concesso
una
onorificenza
,
il
gran
cordone
Mauriziano
,
e
che
S.M.
desiderava
revocare
il
decreto
.
Risposi
che
a
mio
modo
di
sentire
,
S.M.
aveva
ragione
di
opporsi
.
"
E
fermiamoci
per
ora
qui
.
Ripiglieremo
l
'
interrogatorio
più
avanti
.
Avuto
questo
assenso
dall
'
on
.
Di
Rudinì
,
l
'
on
.
Rattazzi
prendeva
il
suo
coraggio
a
due
mani
e
si
recava
in
via
Gregoriana
ad
affrontare
la
tempesta
.
Ahimè
!
ci
siamo
.
Senza
molti
preamboli
l
'
on
.
Rattazzi
annunzia
,
all
'
onorevole
Crispi
,
che
veniva
per
incarico
e
desiderio
del
re
a
pregarlo
di
restituire
il
diploma
,
ritirato
da
lui
,
essendo
giunte
da
Parigi
sull
'
Herz
informazioni
pessime
e
per
di
più
essendo
giunta
a
cognizione
di
S.M.
che
la
ragione
politica
addotta
per
l
'
onorificienza
non
sussisteva
,
da
che
il
presidente
del
Consiglio
Freycinet
,
interrogato
s
'
ei
l
'
avesse
desiderata
o
chiesta
,
aveva
recisamente
smentita
la
cosa
.
Crispi
scatta
furiosamente
esclamando
:
"
È
impossibile
!
Non
è
vero
!
"
.
L
'
altro
gli
osserva
cortesemente
e
con
flemma
che
il
negare
non
serve
,
che
la
smentita
proviene
direttamente
da
Parigi
,
dal
Ressmann
,
raccolta
dalla
bocca
stessa
del
Freycinet
,
(
ah
,
povero
Ressmann
,
l
'
hai
pagata
cara
!
)
e
che
le
notizie
intorno
all
'
Herz
sono
proprio
cattivissime
.
Crispi
,
confuso
,
protesta
ch
'
egli
ne
avea
avuto
di
eccellenti
dall
'
ambasciatore
Menabrea
(
quelle
tali
del
rapporto
famoso
dell
'
anno
addietro
,
in
seguito
al
quale
la
pratica
si
era
dovuta
metter
la
prima
volta
a
dormire
!
)
e
che
riserbavasi
di
fargliele
vedere
per
convincere
lui
ed
il
re
.
Insomma
per
quel
giorno
non
ci
fu
verso
di
cavarne
nulla
.
Altro
che
stracciare
il
decreto
appena
giunte
le
informazioni
nuove
!
Il
Rattazzi
si
reca
ad
informare
della
resistenza
energica
trovata
,
tanto
il
re
che
il
Di
Rudinì
,
colla
cui
piena
intesa
,
ritorna
infatti
,
di
lì
a
qualche
giorno
,
dal
Crispi
,
e
lo
trova
più
duro
,
più
ricalcitrante
che
mai
.
A
un
certo
punto
il
Crispi
tira
fuori
finalmente
da
un
cassetto
del
suo
scrittoio
,
a
destra
,
il
famoso
rapporto
Menabrea
(
ah
Giolitti
,
Giolitti
sottrattore
di
documenti
!
)
dove
eran
segnati
dei
brani
,
e
ne
legge
col
Rattazzi
quelli
che
a
lui
Crispi
facevan
comodo
nei
quali
infatti
si
parlava
dei
meriti
scientifici
dell
'
Herz
e
della
sua
campagna
del
1870;
ma
nella
lettura
scappa
fuori
,
e
l
'
altro
afferra
naturalmente
,
anche
il
brano
dove
il
Menabrea
,
per
discarico
di
coscienza
,
accennava
al
genere
di
vita
equivoco
dell
'
Herz
,
e
sconsigliava
l
'
altissima
decorazione
!
Il
Crispi
,
confuso
e
colto
in
fallo
,
si
rimangia
una
parte
delle
sue
parole
,
si
degna
convenire
che
il
rapporto
Menabrea
non
è
tutto
favorevole
(
figurarsi
poi
che
cosa
sarebbe
stato
,
se
Menabrea
nel
mentre
lo
dettava
non
fosse
stato
debitore
dell
'
Herz
!
)
ma
,
aggiunge
,
che
infine
qualche
cosa
di
favorevole
ci
si
trova
(
sfido
io
!
)
e
promette
di
mandargli
le
informazioni
trascritte
,
perché
anche
S.M.
si
persuada
.
Insomma
di
fargli
restituire
il
diploma
neanche
quella
seconda
volta
non
vi
fu
verso
!
Altro
che
stracciar
il
decreto
non
appena
giunte
le
informazioni
contrarie
!
Arrivano
di
fatti
,
il
di
appresso
,
al
Rattazzi
i
famosi
estratti
delle
informazioni
del
rapporto
.
Inutile
il
dire
che
le
cattive
erano
state
omesse
!
Altra
visita
inutile
;
altra
resistenza
del
Crispi
che
piglia
tempo
qualche
giorno
ancora
.
Ma
qui
dobbiamo
far
pausa
un
istante
,
e
aprire
una
parentesi
,
perché
qui
si
intercala
un
curioso
intermezzo
che
,
da
quanto
narrai
,
riceve
finalmente
la
spiegazione
.
Evidentemente
le
cose
pel
Crispi
si
imbrogliavano
.
Le
insistenze
del
Rattazzi
,
nel
compimento
del
suo
dovere
,
mettevano
il
Crispi
colle
spalle
al
muro
.
Quel
caro
Reinach
,
per
amor
del
quale
si
era
così
compromesso
,
lo
aveva
posto
in
un
gran
brutto
impiccio
:
chi
sa
(
voi
direte
)
in
cuor
suo
quante
imprecazioni
doveva
mandargli
!
Ohibò
!
Proprio
in
quei
giorni
che
il
Rattazzi
lo
tormentava
,
era
venuta
a
Crispi
la
felice
ispirazione
di
telegrafare
al
Reinach
a
Parigi
,
di
venire
ad
intendersi
a
viva
voce
.
È
telegramma
,
del
resto
non
più
negato
,
che
I
'
Y
.
della
Italia
Reale
ebbe
nelle
proprie
mani
.
E
il
risultato
di
questa
chiamata
improvvisa
nei
giorni
che
il
Crispi
era
,
per
colpa
del
Reinach
,
assediato
e
messo
dal
Rattazzi
alle
strette
,
è
la
improvvisa
commovente
risoluzione
del
Crispi
di
ritornare
avvocato
di
quel
Reinach
al
quale
doveva
tanti
guai
,
e
che
,
a
suo
dire
,
non
gli
aveva
neanche
pagato
ancora
gli
onorarj
di
quattro
anni
(
!
)
indietro
.
Ah
!
quella
chiamata
frettolosa
del
Reinach
a
Roma
e
quella
cara
lettera
di
comodo
,
proprio
del
17
febbraio
(
nei
giorni
delle
visite
Rattazzi
!
)
tirata
fuori
dalla
Riforma
!
"
Caro
Jacques
,
poiché
lo
volete
,
tenetemi
per
vostro
avvocato
!
"
.
E
quella
improvvisa
liquidazione
di
arretrati
,
proprio
in
quei
giorni
,
che
intermezzo
comico
e
faceto
!
Farei
torto
ai
lettori
,
che
hanno
già
capito
,
se
mi
perdessi
ad
illustrarlo
.
Ripigliamo
il
filo
del
racconto
,
che
è
meglio
.
Dopo
l
'
ultima
inutile
visita
,
capita
al
comm
.
Rattazzi
uno
dei
soliti
bigliettini
nervosi
del
Crispi
che
gli
dice
di
ripassare
da
lui
.
-
Meno
male
,
avrà
pensato
il
Rattazzi
,
finalmente
si
è
persuaso
!
Va
e
trova
il
Crispi
,
rasserenato
,
che
gli
dice
:
"
C
'
è
del
nuovo
!
"
.
Il
nuovo
era
questo
:
l
'
on
.
Crispi
tirò
fuori
dal
cassetto
un
bel
vaglia
di
60.000
lire
,
col
quale
,
disse
lui
,
visto
che
i
titoli
dell
'
Herz
non
persuadevano
,
si
poteva
aggiustar
tutto
(
!
)
mediante
elargizione
di
beneficenza
dell
'
Herz
al
Magistero
dell
'
Ordine
!
Tableau
!
E
siccome
la
scena
il
Rattazzi
l
'
ha
dovuta
per
forza
,
per
dover
suo
,
raccontare
subito
allora
al
ministro
Di
Rudinì
come
vedremo
-
possiamo
provarci
a
raccontarla
quasi
fotograficamente
,
anche
noi
.
Il
Crispi
e
il
Rattazzi
stavano
seduti
.
Alla
strana
,
inattesa
,
esibizione
il
Rattazzi
si
alzò
da
sedere
e
con
un
gesto
della
mano
repulsivo
,
significantissimo
,
disse
al
Crispi
:
"
Ah
no
,
la
prego
!
Per
carità
non
tiri
fuori
di
quella
roba
.
A
prendere
del
denaro
di
Francia
per
una
decorazione
italiana
,
che
direbbero
i
francesi
di
noi
?
"
.
E
Crispi
:
"
È
una
lezione
che
lei
mi
vuol
dare
?
"
(
testuale
)
.
Rattazzi
:
"
Non
è
una
lezione
.
Le
dico
che
il
decoro
del
re
,
del
Governo
italiano
,
del
Paese
ne
va
di
mezzo
e
la
invito
,
ancora
un
'
ultima
volta
,
in
nome
del
re
,
che
lo
vuole
,
a
restituirmi
il
diploma
"
.
Crispi
:
"
No
:
questo
no
.
Né
oggi
,
né
mai
"
.
Rattazzi
comprese
che
era
tempo
perso
:
troncò
il
colloquio
e
andò
a
render
conto
al
ministro
Di
Rudinì
della
scenata
.
Rudinì
comprese
che
bisognava
finirla
:
appoggiò
la
decisione
del
re
e
S.M.
il
re
dispose
che
il
decreto
non
avesse
corso
.
Ora
,
a
maggiore
conferma
del
racconto
,
possiamo
qui
ripigliare
il
resto
dell
'
interrogatorio
Di
Rudinì
,
davanti
il
Comitato
dei
Sette
.
Interrogatorio
Di
Rudinì
.
"
Tornò
Rattazzi
e
mi
disse
che
Crispi
insisteva
dicendo
che
Herz
avrebbe
elargito
L.60.000
all
'
Ospedale
Mauriziano
,
e
che
S.M.
resisteva
.
Risposi
che
S.M.
aveva
,
per
me
,
ragione
di
resistere
e
seppi
poi
che
S.M.
aveva
ritirato
il
decreto
.
Del
resto
io
non
conoscevo
l
'
Herz
e
la
ragione
della
mia
opposizione
si
deve
alla
mia
costante
ripugnanza
a
conferire
onorificenze
a
stranieri
,
specie
quando
vi
sia
di
mezzo
come
forma
di
corrispettivo
il
denaro
...
Infine
tutto
il
merito
della
non
conferita
onorificenza
all
'
Herz
si
deve
al
re
.
"
E
in
quest
'
affare
non
ci
è
che
dire
,
la
correttezza
del
Re
fu
appena
uguale
alla
sua
pazienza
!
Così
,
e
in
questo
modo
,
Crispi
,
informato
delle
notizie
sfavorevoli
sull
'
Herz
,
"
aveva
lacerato
il
decreto
"
!
Ma
domando
io
:
se
la
resistenza
del
signor
Crispi
fosse
stata
onesta
e
lecita
,
perché
negarla
così
spudoratamente
?
E
,
colto
in
flagrante
colla
sua
menzogna
,
che
bisogno
di
altro
per
giudicar
le
restanti
?
A
che
serve
tentare
ancora
negar
le
lettere
dell
'
Italia
Reale
chiamate
al
primo
giorno
tutte
false
,
dopo
che
per
propria
difesa
vi
siete
ridotti
ad
ammetterne
e
confessarne
parecchie
?
O
non
dirle
tutte
false
prima
,
o
confessarle
tutte
vere
poi
.
Dove
siano
d
'
altronde
andate
a
finire
le
60.000
lire
mostrate
da
Crispi
al
comm
.
Rattazzi
è
un
quesito
che
l
'
Opinione
ha
voluto
porre
a
sé
medesima
.
Io
non
lo
pongo
,
poiché
mi
occupo
solo
delle
cose
che
so
e
che
mi
risultano
certe
e
provate
.
Perciò
,
qualunque
sia
stata
la
fine
delle
60.000
lire
che
erano
quel
dì
già
in
mano
al
Crispi
,
(
rispettiamo
l
'
impenetrabile
segreto
e
ammettiamo
che
Crispi
abbia
aperto
la
finestra
e
fattele
volar
via
)
io
mi
occupo
di
quell
'
altre
50.000
,
posteriori
,
su
cui
di
dubbio
non
ce
ne
resta
più
.
E
,
se
un
'
ombra
ne
restasse
,
basterebbe
a
dissiparla
il
sentire
l
'
onesto
accusato
,
scoperto
bugiardo
a
quel
modo
,
in
tutte
le
difese
sue
,
dalla
prima
all
'
ultima
,
l
'
onesto
dilettante
di
testimonianze
false
e
di
falsi
,
ricorrere
all
'
ultima
ratio
e
gridare
:
"
Mostratemi
il
foglio
dove
io
l
'
abbia
confessato
!
"
.
No
,
no
,
onesto
accusato
:
questo
nei
casi
tuoi
,
non
si
usa
.
Questo
nessun
pratico
lo
fa
,
bisognerebbe
essere
un
imbecille
.
Quando
si
fanno
le
ricevute
in
questi
casi
,
si
fanno
in
forma
prudenziale
,
come
la
tua
:
"
Ricevo
la
fav
.
v
.
col
noto
documento
.
Mi
metto
subito
all
'
opera
e
riusciremo
presto
"
.
Ma
è
appunto
per
questo
che
si
ricorre
in
questi
casi
ad
altre
prove
!
E
tu
hai
già
confessato
anche
troppo
il
18
marzo
1893
,
quando
all
'
annunzio
della
scoperta
delle
50.000
pagateti
,
invece
di
scattar
furibondo
,
hai
balbettato
nel
dispaccio
della
Stefani
che
erano
pagamento
d
'
onorari
vecchi
:
fu
incauto
confessare
il
pagamento
,
mentre
del
titolo
che
ne
hai
addotto
ti
è
mancata
la
prova
!
Io
,
invece
,
ho
dovuto
e
potuto
provarti
colla
testimonianza
precisa
del
relatore
della
inchiesta
,
colla
testimonianza
solenne
del
suicida
in
persona
,
colla
lettera
Reinach
24
marzo
-
ammessa
dalla
Riforma
tardivamente
e
per
forza
-
che
il
titolo
era
un
altro
:
che
le
cinquantamila
lire
furono
date
per
il
cordone
di
Herz
-
e
per
niente
altro
.
È
prova
piena
sì
o
no
?
Dopo
scoperte
le
tue
bugie
e
dopo
letti
i
tuoi
precedenti
,
basterebbe
ad
un
magistrato
la
decima
parte
di
quella
prova
!
Ma
la
prova
esubera
,
perché
il
signor
Crispi
e
la
Riforma
si
incaricavano
di
completarla
.
Io
non
so
immaginare
-
dopo
quello
che
siamo
venuti
scoprendo
-
documenti
più
gravi
per
il
Crispi
di
quella
lettera
Reinach
del
30
aprile
1891
e
di
quella
lettera
Crispi
del
4
maggio
successivo
che
la
Riforma
"
disorientata
"
ha
commesso
la
imprudenza
di
pubblicare
.
Il
30
aprile
(
quasi
un
mese
e
mezzo
dopo
che
il
decreto
era
stato
annullato
dal
re
)
Reinach
scriveva
a
Crispi
(
Riforma
29
marzo
1893
)
:
"
sono
davvero
molto
infelice
perché
non
mi
fate
questo
piacere
e
favore
"
.
Lamento
che
concorda
perfettamente
con
quello
dell
'
altra
sua
lettera
trovata
nel
piego
:
"
Ho
dato
a
Crispi
cinquantamila
lire
per
un
affare
che
poi
non
ha
fatto
"
.
E
-
in
data
4
maggio
1891
-
finalmente
il
Crispi
scrive
candidamente
a
Reinach
(
Riforma
,
29
marzo
1893
)
una
lettera
monumento
ove
dice
:
Roma
,
4
maggio
1891
Caro
Jacques
,
vi
prego
di
non
insistere
più
nella
domanda
per
la
saputa
decorazione
.
Le
ragioni
per
le
quali
era
stata
domandata
son
venute
meno
...
Mancando
la
ragione
politica
ed
i
meriti
del
decorando
,
prudenza
esige
non
se
ne
parli
più
.
Del
resto
fate
che
il
vostro
amico
renda
qualche
servizio
all
'
Italia
ed
allora
potrà
meritarsi
un
premio
al
quale
,
al
presente
,
parmi
non
possa
aver
diritto
.
Vostro
aff.mo
CRISPI
Oh
,
delicatissimo
uomo
!
Solamente
ai
4
di
maggio
,
due
mesi
dopo
che
il
decreto
era
annullato
,
ti
sei
risoluto
a
far
sapere
al
povero
Reinach
la
verità
?
E
non
gli
hai
detto
nulla
né
alla
fine
di
febbraio
,
né
ai
primi
di
marzo
,
quando
Rattazzi
ti
metteva
alle
strette
e
il
Reinach
per
tua
confessione
-
trovavasi
qui
in
Roma
chiamato
da
te
?
E
invece
di
sfogarti
irritato
con
lui
per
la
triste
figura
che
ti
aveva
fatto
fare
,
l
'
hai
lasciato
nella
sua
beata
illusione
,
al
punto
che
il
24
marzo
(
data
ammessa
da
te
,
provata
schiacciantemente
dall
'
indice
del
morto
)
per
abbreviare
i
ritardi
,
egli
credesse
necessario
ungere
ancora
le
ruote
e
ti
mandasse
le
50.000
lire
per
spese
di
cancelleria
,
come
è
detto
a
chiare
lettere
nel
verbale
di
Parigi
?
E
-
dopo
le
informazioni
sapute
sull
'
Herz
non
te
la
senti
venire
neanche
una
amara
parola
-
tu
che
tante
contro
i
galantuomini
ne
trovi
!
e
hai
il
coraggio
ancora
di
esprimere
in
termini
affettuosissimi
al
caro
Jacques
la
speranza
che
un
tipo
di
quel
genere
renda
alla
tua
Italia
servigi
?
Non
ai
4
di
maggio
,
ma
ai
4
di
marzo
la
dovevi
scrivere
quella
lettera
,
e
una
lettera
in
quei
termini
non
la
scrive
che
chi
ha
perduto
il
diritto
di
dire
le
sue
ragioni
.
Una
lettera
,
come
quella
,
poteva
scriverla
soltanto
chi
,
avendo
al
Reinach
il
5
marzo
taciuto
ogni
cosa
,
nascostogli
che
il
re
rivoleva
il
diploma
,
lasciava
partire
il
Reinach
nella
illusione
,
e
accettava
che
egli
mandasse
due
settimane
ancora
dopo
-
quando
il
decreto
non
era
più
!
-
50.000
lire
per
le
spese
di
cancelleria
del
medesimo
!
Evvia
:
io
non
cerco
nel
codice
come
si
chiamano
di
queste
cose
.
-
Mi
limito
a
dire
che
c
'
è
un
Dio
-
non
so
se
sia
quello
di
Napoli
;
-
ma
un
Dio
certamente
,
che
punisce
i
colpevoli
e
che
ha
suggerito
al
signor
Crispi
di
stampare
-
credendo
di
difendersi
-
la
lettera
accusatrice
del
24
maggio
!
Poiché
era
ben
chiaro
che
un
dì
o
l
'
altro
bisognava
pur
scriverla
!
Non
vedendo
mai
venir
nulla
,
il
Reinach
e
l
'
Herz
si
sarebbero
stancati
,
e
il
dì
che
dovette
confessare
,
il
signor
Crispi
,
nei
panni
suoi
,
non
poteva
pigliarli
che
colle
buone
.
Anzi
ancor
più
che
colle
buone
!
poiché
,
giunti
qui
al
termine
dell
'
istoria
,
possiamo
rifarci
al
principio
:
a
quella
intervista
del
gennaio
1893
col
redattore
della
Tribuna
,
dove
Crispi
lasciossi
sfuggire
essersi
trovato
a
Ginevra
con
Herz
all
'
Hotel
de
la
Paix
e
aver
pranzato
insieme
da
buoni
amici
.
E
siccome
è
presto
e
facilmente
accertato
che
l
'
incontro
fu
estivo
,
cioè
posteriore
alla
lettera
4
maggio
,
non
restami
che
ammirare
questa
affettuosa
,
incrollabile
,
insuperabile
amicizia
,
resistita
nel
cuore
dell
'
ex
ministro
ai
disinganni
sull
'
amico
suo
e
alle
pessime
e
perfide
informazioni
sul
di
lui
conto
mandate
da
quel
tristo
di
Ressmann
,
che
avean
fatto
lacerare
il
decreto
,
ma
per
tener
testa
alle
quali
l
'
amico
devoto
non
aveva
esitato
a
tener
testa
anche
al
re
!
E
avrei
finito
,
se
non
m
'
accorgessi
che
ho
dimenticato
di
far
cenno
di
quel
curioso
documento
apparso
nella
Relazione
dei
Cinque
,
e
che
il
prefetto
Winspeare
di
Milano
fu
ad
un
pelo
di
pagare
ben
caro
.
Parlo
del
telegramma
cifrato
26
marzo
'93
con
cui
il
prefetto
trasmetteva
a
Giolitti
,
Presidente
del
Consiglio
,
la
copia
di
un
dispaccio
di
Weill
-
Schott
a
Crispi
,
di
quel
giorno
,
che
diceva
:
Luciano
arrivato
qui
stanotte
sarà
Roma
Hotel
Europa
lunedì
mattina
,
mi
assicura
non
poter
nulla
consegnare
non
avendo
libera
disposizione
carte
paterne
.
Questo
telegramma
con
quella
data
,
che
nella
Relazione
dei
Cinque
sembrò
un
rebus
,
non
lo
è
più
per
il
lettore
che
mi
ha
seguito
fin
qui
.
Esso
coincide
col
momento
preciso
in
cui
Crispi
e
la
Riforma
(
che
-
alla
brutta
scoperta
di
Parigi
-
avean
creduto
di
salvarsi
col
dispaccio
della
Stefani
del
18
marzo
e
con
lo
smentire
ogni
cosa
)
si
trovavano
presi
fra
le
proprie
bugie
e
le
rivelazioni
schiaccianti
dell
'
Italia
reale
.
E
in
quei
dì
il
corrispondente
dell
'
Italia
Reale
a
Parigi
,
recatosi
d
'
ordine
del
suo
direttore
alla
palazzina
Reinach
,
a
parlare
con
Luciano
Reinach
,
apprendeva
precisamente
dal
famigliare
medesimo
dal
quale
aveva
già
avuto
le
copie
delle
lettere
,
che
il
Luciano
era
partito
,
chiamato
a
Roma
in
gran
fretta
e
segreto
da
Palamenghi
-
Crispi
.
[...]
Luciano
Reinach
,
chiamato
a
Roma
di
furia
nell
'
ora
che
la
Riforma
si
trovava
a
mal
partito
,
telegrafava
lungo
il
viaggio
che
non
potrà
consegnar
nulla
,
non
avendo
più
la
libera
disposizione
delle
cane
paterne
.
Infatti
,
eran
già
in
mano
del
giudice
!
E
giunge
,
il
Reinach
,
a
Roma
il
lunedì
27
,
ricevuto
alla
stazione
in
gran
segreto
da
due
intimi
segretari
di
Crispi
,
coi
quali
va
difilato
a
chiudersi
in
una
casa
ai
Prati
di
Castello
;
e
il
suo
arrivo
è
tenuto
segreto
e
nascosto
come
l
'
arrivo
di
un
cospiratore
o
di
un
latitante
,
e
con
tanta
gelosa
cura
che
si
ottiene
di
farne
cancellare
il
nome
persino
dal
registro
dei
forestieri
!
Ma
il
suo
arrivo
produce
un
cambiamento
a
vista
:
e
l
'
effetto
immediato
è
...
l
'
articolo
della
Riforma
del
dì
successivo
(
28-29
marzo
'93
)
dove
muta
interamente
il
piano
di
difesa
,
rinunzia
alle
smentite
temerarie
del
18
,
del
22
,
del
24
,
non
parla
più
di
lettere
false
o
pretese
e
si
degna
d
'
ammettere
l
'
esistenza
...
della
lettera
Reinach
24
marzo
1891
!
TERZA
PARTE
Del
resto
il
delicatissimo
uomo
,
cui
parve
delicato
tanto
l
'
opporsi
alla
inchiesta
sulla
Banca
Romana
,
essendone
debitore
clandestino
e
domandandole
due
dì
appresso
altro
sconto
,
quanto
lo
attestare
il
falso
ad
un
giudice
,
ha
torto
di
affastellare
contro
la
luce
del
sole
smentite
inutili
,
bugie
,
quando
si
scopre
che
si
mandano
cinquantamila
lire
per
un
gran
cordone
.
Dopo
tutto
non
è
gran
somma
;
egli
è
abituato
a
ben
maggiori
e
-
fatto
ragguaglio
dei
tempi
e
della
età
e
dell
'
altissimo
grado
dell
'
uomo
,
non
esorbita
le
proporzioni
del
prezzo
che
-
semplice
giovane
avvocato
in
Palermo
-
sotto
il
governo
dei
Borboni
chiedeva
per
ottenimento
,
non
di
decorazioni
,
ma
di
impieghi
.
Ne
fa
fede
un
vecchio
istromento
notarile
del
dicembre
1845
da
tempo
giuntomi
nel
suo
autentico
originale
,
rogato
dal
notaio
Francesco
Marchese
al
quale
è
annesso
l
'
allegato
seguente
:
Palermo
,
dicembre
1845
Tengo
in
mio
potere
ducati
trecento
,
denaro
del
cav
.
Giuseppe
Vassallo
Paleologo
che
mi
obbligo
pagarlo
al
sig
.
avvocato
D
.
Francesco
Crispi
,
qualora
in
fra
mesi
quattro
dalla
data
del
presente
otterrà
un
posto
di
consigliere
di
Intendenza
in
una
delle
provincie
del
regno
delle
due
Sicilie
.
Scorso
tal
termine
senza
che
il
real
decreto
o
real
rescritto
di
elezione
siasi
emanato
,
i
suddetti
ducati
trecento
saranno
da
me
restituiti
al
cennato
sig
.
cav
.
Vassallo
.
Il
cennato
sig
.
avvocato
Francesco
Crispi
resta
obbligato
di
giustificare
che
nel
termine
anzidetto
abbia
avuto
luogo
la
elezione
a
consiglier
di
Intendenza
del
signor
cav
.
Vassallo
e
ciò
non
fatto
nel
termine
stesso
,
io
sottoscritto
potrò
restituire
a
quest
'
ultimo
i
ducati
trecento
.
Visto
:
GIUSEPPE
VASSALLO
PALEOLOGO
Segue
istromento
notarile
26
decembre
1845
atti
Marchese
di
Palermo
confermante
la
obbligazione
suddetta
relativa
al
deposito
fatto
di
onze
cento
da
parte
del
sig
.
Giuseppe
Vassallo
Paleologo
,
per
pagarle
al
sig
.
avv
.
Francesco
Crispi
ove
fra
quattro
mesi
si
verificasse
la
condizione
in
detto
tengo
in
mio
potere
annunziata
.
L
'
atto
è
in
forma
esecutiva
e
firmato
autenticamente
dal
notaio
.
Venuto
a
sentore
di
questo
documento
,
quel
tal
amico
di
Crispi
,
retour
de
Londres
(
Comandini
,
n.d.r)
,
mise
subito
avanti
le
mani
e
telegrafò
per
tutta
Italia
ai
giornali
della
Casa
,
che
la
mia
prova
dell
'
affare
di
Herz
non
sarebbe
stata
altro
che
questo
.
Ma
no
,
ottimo
reduce
,
io
non
cito
quell
'
aneddoto
antico
che
a
solo
studio
di
fisiologia
,
perché
è
nella
giovinezza
dei
grandi
uomini
che
se
ne
giudicano
le
vocazioni
.
A
24
anni
,
a
22
anni
i
fratelli
Bandiera
e
Domenico
Moro
nel
luglio
1844
avevano
la
vocazione
di
morir
per
l
'
Italia
e
farsi
fucilare
dai
soldati
del
Borbone
nel
Vallone
di
Rovito
.
A
26
anni
,
nel
dicembre
1845
-
un
anno
e
mezzo
dopo
-
Francesco
Crispi
aveva
quella
di
procurar
impieghi
del
Borbone
per
denaro
.
Un
contratto
lecitissimo
,
non
c
'
è
che
dire
;
anzi
il
reduce
di
Londra
e
gli
altri
scribi
della
Casa
assicurano
che
vi
furono
a
Napoli
"
numerosi
avvocati
,
giovani
specialmente
,
che
patrocinavano
affari
personali
presso
i
dicasteri
centrali
governativi
e
tali
patrocinatori
chiamavansi
appunto
avvocati
ministeriali
:
e
l
'
avvocato
Francesco
Crispi
era
del
numero
"
,
sicché
era
proprio
una
cosa
bellissima
;
tanto
vero
che
fu
rogata
da
notaio
.
Lo
spionaggio
ansioso
,
sporco
,
affannoso
,
esercitato
in
questi
giorni
dal
servitorame
di
casa
Crispi
intorno
a
me
-
spinto
fino
al
nauseante
spettacolo
di
membri
del
governo
postisi
alle
costole
di
intimi
miei
-
se
ha
ben
rivelato
come
sentasi
di
coscienza
il
padrone
,
che
per
non
dar
di
sé
conto
,
ai
15
dicembre
scappava
-
meritava
dopo
tutto
un
castigo
.
Che
del
resto
il
Crispi
già
ventiseienne
all
'
epoca
che
i
Bandiera
e
i
Moro
e
tanti
altri
più
giovani
di
lui
per
l
'
Italia
eran
già
morti
-
non
desto
ancora
agli
entusiasmi
italici
,
fosse
perfettamente
a
posto
suo
nel
delicato
ufficio
che
esercitava
allora
-
e
che
spiega
tanta
parte
del
Crispi
di
poi
-
cioè
si
fosse
cattivate
le
simpatie
vive
e
le
buone
grazie
del
Borbone
-
che
era
il
requisito
indispensabile
per
esercitarlo
,
questo
neanche
i
suoi
stessi
biografi
panegiristi
lo
negano
.
Ei
se
l
'
era
cattivate
colle
sue
prose
borboniche
del
1840
e
1841
nel
giornale
di
Palermo
l
'
Oreteo
(
dove
eravate
intanto
voi
pensatori
e
cospiratori
e
martiri
della
Giovane
Italia
?
)
in
onore
e
gloria
di
Ferdinando
di
Borbone
e
della
sua
casa
"
a
cui
era
data
(
sue
parole
)
la
gloria
di
rigenerare
la
Sicilia
"
.
[...]
Né
io
le
ricorderei
qui
,
se
non
avessi
le
orecchie
stanche
alla
nausea
dal
sentir
tutti
i
giorni
gli
scribi
della
Casa
,
ad
ogni
legittima
censura
degli
atti
del
padrone
,
rispondere
col
ritornello
che
egli
stava
facendo
l
'
Italia
,
mentre
i
censori
non
erano
nati
.
E
fu
in
grazia
di
quelle
prose
che
Francesco
Crispi
,
da
Palermo
tramutandosi
al
foro
di
Napoli
,
ottenne
la
grazia
specialissima
-
riservata
solo
ai
ben
pensanti
-
della
dispensa
dall
'
esame
rigorosamente
prescritto
per
la
iscrizione
regolare
nel
foro
napoletano
:
grazia
secondo
quanto
fu
detto
allora
e
poi
,
personalmente
e
direttamente
chiesta
al
re
:
tanto
che
gli
stessi
biografi
panegiristi
non
lo
impugnano
e
il
povero
Leone
Fortis
nella
biografia
per
commissione
è
ridotto
a
confessare
,
che
anche
"
data
od
esclusa
la
domanda
diretta
e
personale
è
certo
che
la
concessione
fatta
al
Crispi
dovette
avere
il
beneplacito
del
re
,
come
è
fuor
di
dubbio
cheCrispi
per
l
'
esercizio
della
sua
professione
,
ebbe
a
chiedere
frequenti
udienze
del
Borbone
-
il
quale
fu
sempre
con
lui
affabile
e
cortese
e
fece
spesso
ragione
ai
suoi
reclami
tanto
che
Crispi
stesso
riconosce
di
non
avere
a
che
lodarsi
dei
rapporti
avuti
con
lui
"
.
Ah
,
gli
amici
!
Già
per
certi
servigi
non
ci
son
che
loro
.
Ma
quando
il
povero
Leone
Fortis
scriveva
quelle
linee
di
storia
,
non
era
ancor
venuto
fuori
il
rogito
notarile
di
Palermo
del
1845
-
a
rivelare
in
qual
modo
Francesco
Crispi
metteva
a
profitto
le
"
frequenti
udienze
del
Borbone
per
l
'
esercizio
della
sua
professione
"
.
E
se
io
fossi
stato
presente
a
quella
udienza
in
cui
Francesco
Crispi
-
ai
deputati
di
Calabria
,
venuti
,
non
è
guari
,
a
reclamare
per
la
loro
terra
infelice
contro
il
furto
impudente
dei
soccorsi
a
lei
dati
dalla
pubblica
carità
-
rispondeva
insolentendo
e
richiamando
burbanzosamente
i
suoi
vanti
di
cospiratore
per
la
Calabria
sotto
i
Borboni
,
ah
,
se
io
fossi
stato
presente
,
come
lo
avrei
messo
al
posto
,
rifacendogliela
io
la
sua
storia
vera
da
cospiratore
!
Io
,
sì
,
gliela
avrei
detta
quale
fu
la
sua
parte
nella
cospirazione
calabra
e
messinese
del
1847
,
dove
fioccarono
innumerevoli
condanne
feroci
alla
morte
ed
all
'
ergastolo
e
alle
pene
minori
,
ed
egli
non
ebbe
neppure
torto
un
capello
,
neppure
il
più
piccolo
disturbo
di
una
chiamata
in
polizia
,
a
cui
non
isfuggivano
anche
i
più
lontanamente
sospetti
;
-
e
la
sua
parte
nella
rivoluzione
del
gennaio
1848
a
Palermo
dove
-
sapendo
che
la
insurrezione
era
fissata
pel
12
,
lasciò
La
Masa
da
Napoli
recarvisi
solo
e
aspettò
che
La
Masa
e
i
Carini
e
Buscemi
e
Oddo
e
Paolo
Paternostro
e
Jacona
e
Bivona
e
Grammonte
e
tutti
gli
altri
eroi
chiamassero
il
popolo
in
Fieravecchia
alle
armi
e
lo
portassero
alla
battaglia
e
alla
vittoria
,
per
imbarcarsi
allora
da
Napoli
,
sullo
stesso
piroscafo
che
portava
il
generale
borbonico
,
recantesi
a
negoziare
cogli
insorti
vittoriosi
!
Io
sì
,
se
fossi
stato
coi
deputati
calabri
,
insolentiti
nell
'
ora
in
che
compivano
un
dovere
,
glie
l
'
avrei
ridotta
alle
proporzioni
vere
e
modeste
la
sua
parte
in
quei
giorni
,
per
la
Sicilia
gloriosi
,
che
ebbero
-
meno
male
!
-
virtù
di
convertire
alla
nuova
fede
il
postulante
delle
udienze
borboniche
:
in
quella
insurrezione
,
di
cui
ebbe
il
coraggio
di
farsi
,
dai
suoi
scribi
adulatori
pagati
,
dipingere
come
l
'
anima
e
la
mente
,
il
capo
(
!
)
-
mentre
il
general
Filangeri
,
sottomettendo
Palermo
,
non
gli
fece
neanche
l
'
onore
di
comprenderlo
nei
43
gloriosi
esclusi
dalla
piena
generale
amnistia
!
E
gli
avrei
ricordato
i
vanti
non
meno
grottescamente
bugiardi
con
cui
della
Impresa
dei
Mille
,
tentò
sfrondare
-
nei
pagati
panegirici
-
la
gloria
al
gran
duce
e
appropriarsi
il
vanto
di
iniziatore
,
preparatore
,
organizzatore
dell
'
impresa
rivendicato
da
Garibaldi
unicamente
a
Rosalino
Pilo
,
a
Nino
Bixio
,
a
Bertani
!
quale
fu
la
sua
parte
vera
nelle
battaglie
che
non
lo
videro
e
di
cui
si
fece
spacciare
persino
il
genio
strategico
!
Questo
avrei
detto
io
,
l
'
umile
,
io
l
'
ultimo
dei
fantaccini
di
Milazzo
,
al
glorioso
sostitutor
di
Garibaldi
.
Ma
è
una
storia
che
riserberò
-
documentandola
-
ad
altro
tempo
,
se
occorrerà
,
perché
mi
accorgo
che
la
nausea
mi
ha
già
tratto
troppo
lunga
digressione
.
[...]
CONCLUSIONE
So
benissimo
che
a
Francesco
Crispi
,
ai
suoi
tempi
e
a
quelli
d
'
ora
,
per
accusare
,
nonché
un
uomo
,
tutto
intero
un
partito
,
sarebbe
bastata
nemmen
la
centesima
parte
di
quanto
ho
dovuto
in
queste
pagine
ricordare
.
Oggi
a
lui
basta
un
paio
di
documenti
falsi
da
leggere
alla
Camera
.
In
altri
tempi
gli
bastava
anche
meno
:
quando
il
15
giugno
1867
vituperò
nella
Camera
Bettino
Ricasoli
,
accusandolo
-
egli
!
-
d
'
aver
rubato
il
danaro
pubblico
per
pagar
le
elezioni
e
la
stampa
,
e
fu
messo
a
dovere
da
Giuseppe
Biancheri
e
da
Nino
Bixio
che
lo
sferzò
a
sangue
,
Francesco
Crispi
invitato
a
produr
prove
,
rispose
che
per
gli
uomini
politici
e
per
le
assemblee
politiche
basta
per
prova
"
il
convincimento
morale
"
!
Quando
più
tardi
nel
1868
volle
accusare
tutta
la
Destra
di
ladroneccio
e
di
concussione
,
fece
rubare
,
per
danaro
,
nel
cassetto
di
Paulo
Fambri
,
segretario
della
Camera
,
dal
noto
Burei
,
le
di
lui
carte
,
tra
cui
la
lettera
di
suo
cognato
Brenna
,
che
conteneva
due
parole
sole
,
diversamente
interpretabili
a
piacere
"
facciamo
quattrini
"
.
E
con
quelle
due
sole
parole
mise
l
'
incendio
in
Camera
,
denunciò
la
Destra
alla
pubblica
vendetta
,
scatenò
lotte
tremende
,
si
eresse
Minosse
inesorabile
.
Io
non
ho
i
metodi
di
Francesco
Crispi
:
non
vado
a
rubare
nei
cassetti
degli
altri
e
non
mando
-
e
quando
l
'
odio
politico
osò
accusarmi
di
qualcosa
di
simile
,
feci
ciò
che
fa
un
galantuomo
-
trascinai
l
'
accusatore
in
tribunale
-
lo
ammisi
alle
prove
-
gli
abbandonai
alla
luce
del
sole
la
mia
vita
intera
-
lo
feci
,
con
due
sentenze
solenni
,
condannare
.
Io
non
ho
i
metodi
di
Crispi
-
non
rubo
documenti
-
non
li
sottraggo
agli
archivii
della
Consulta
-
non
credo
che
bastino
,
come
a
Crispi
,
due
documenti
falsi
o
due
parole
di
una
lettera
privata
per
accusare
chicchessia
.
Perciò
,
per
accusarlo
,
ho
voluto
essere
innanzi
alla
certezza
e
ad
elementi
di
prova
che
lo
farebbero
condannare
da
qualunque
giurì
.
Per
chiamarlo
testimonio
falso
non
c
'
è
bisogno
di
ragionamenti
:
basta
prendere
il
testo
ufficiale
del
suo
esame
per
confrontarlo
col
testo
dei
suoi
biglietti
.
Per
chiamarlo
concussore
nei
fatti
bancarii
non
v
'
è
bisogno
di
ragionamenti
:
basta
leggere
negli
atti
ufficiali
il
suo
discorso
del
20
dicembre
e
mettervi
a
riscontro
i
documenti
del
suo
debito
occulto
alla
Banca
in
quel
dì
e
del
debito
nuovo
di
quattro
giorni
dopo
.
Per
chiamarlo
concussore
nel
fatto
Herz
non
v
'
è
bisogno
di
ragionamenti
:
basta
leggere
la
testimonianza
del
suicida
nell
'
ora
della
morte
:
la
lettera
di
Reinach
riconosciuta
,
la
confessione
di
Crispi
e
la
storia
schiacciante
delle
sue
bugie
-
una
dopo
l
'
altra
smascherate
.
Per
un
affare
onesto
,
confessabile
,
non
si
inventano
a
nasconderlo
tante
menzogne
!
E
ho
voluto
nella
prova
abbondare
:
lasciando
pel
giudizio
,
a
cui
Crispi
non
può
più
sottrarsi
,
il
rimanente
.
So
bene
che
,
se
tutto
questo
è
non
solo
bastante
,
ma
esuberante
pei
galantuomini
,
non
basterà
mai
per
i
disgraziati
,
che
servono
Crispì
a
stipendio
(
con
pubblico
furto
)
da
quindicimila
lire
al
mese
in
giù
;
non
servirà
per
coloro
cui
lega
a
Crispi
la
triste
non
frangibile
solidarietà
dell
'
interesse
e
della
colpa
:
non
basterà
,
non
può
bastare
per
deplorati
come
lui
,
benché
meno
aggravati
di
lui
,
dei
quali
Francesco
Crispi
ha
dovuto
alle
urne
farsi
paladino
-
combattendo
a
morte
i
loro
giudici
-
e
dei
quali
ha
dovuto
farsi
nella
Camera
la
guardia
del
corpo
,
la
sua
guardia
di
onore
.
Ma
non
tutti
fra
coloro
nella
Camera
e
fuori
,
che
hanno
creduto
,
non
conoscendolo
,
in
lui
,
non
tutti
a
lui
sono
legati
da
solidarietà
di
quel
genere
:
sono
pur
fra
essi
uomini
di
cuore
,
onest
'
uomini
e
gentiluomini
.
Per
questi
soltanto
ho
parlato
e
per
tutti
quelli
che
nelle
mie
file
o
in
file
diverse
di
qualsiasi
partito
,
hanno
invocato
la
tregua
di
Dio
sul
terreno
,
ove
tutti
i
cuori
onesti
si
incontrano
.
E
ho
parlato
per
la
pubblica
coscienza
,
la
quale
,
infallibile
giudice
,
sa
distinguere
il
linguaggio
del
galantuomo
indignato
da
quello
del
libellista
,
il
linguaggio
del
vero
da
quello
della
menzogna
-
e
alla
quale
mi
presento
serenamente
colla
fronte
alta
di
chi
compie
un
dovere
.
Roma
,
15
giugno
1895