Saggistica ,
I
.
È
dentro
noi
un
fanciullino
(
1
)
che
non
solo
ha
brividi
,
come
credeva
Cebes
Tebano
che
primo
in
sé
lo
scoperse
,
ma
lagrime
ancora
e
tripudi
suoi
.
Quando
la
nostra
età
è
tuttavia
tenera
,
egli
confonde
la
sua
voce
con
la
nostra
,
e
dei
due
fanciulli
che
ruzzano
e
contendono
tra
loro
,
e
,
insieme
sempre
,
temono
sperano
godono
piangono
,
si
sente
un
palpito
solo
,
uno
strillare
e
un
guaire
solo
.
Ma
quindi
noi
cresciamo
,
ed
egli
resta
piccolo
;
noi
accendiamo
negli
occhi
un
nuovo
desiderare
,
ed
egli
vi
tiene
fissa
la
sua
antica
serena
maraviglia
;
noi
ingrossiamo
e
arrugginiamo
la
voce
,
ed
egli
fa
sentire
tuttavia
e
sempre
il
suo
tinnulo
squillo
come
di
campanello
.
Il
quale
tintinnio
segreto
noi
non
udiamo
distinto
nell
'
età
giovanile
forse
così
come
nella
più
matura
,
perché
in
quella
occupati
a
litigare
e
perorare
la
causa
della
nostra
vita
,
meno
badiamo
a
quell
'
angolo
d
'
anima
d
'
onde
esso
risuona
.
E
anche
,
egli
,
l
'
invisibile
fanciullo
,
si
perita
vicino
al
giovane
più
che
accanto
all
'
uomo
fatto
e
al
vecchio
,
ché
più
dissimile
a
sé
vede
quello
che
questi
.
Il
giovane
in
vero
di
rado
e
fuggevolmente
si
trattiene
col
fanciullo
;
ché
ne
sdegna
la
conversazione
,
come
chi
si
vergogni
d
'
un
passato
ancor
troppo
recente
.
Ma
l
'
uomo
riposato
ama
parlare
con
lui
e
udirne
il
chiacchiericcio
e
rispondergli
a
tono
e
grave
;
e
l
'
armonia
di
quelle
voci
è
assai
dolce
ad
ascoltare
,
come
d
'
un
usignuolo
che
gorgheggi
presso
un
ruscello
che
mormora
.
O
presso
il
vecchio
grigio
mare
.
Il
mare
è
affaticato
dall
'
ansia
della
vita
,
e
si
copre
di
bianche
spume
,
e
rantola
sulla
spiaggia
.
Ma
tra
un
'
ondata
e
l
'
altra
suonano
le
note
dell
'
usignuolo
ora
singultite
come
un
lamento
,
ora
spicciolate
come
un
giubilo
,
ora
punteggiate
come
una
domanda
.
L
'
usignuolo
è
piccolo
,
e
il
mare
è
grande
;
e
l
'
uno
è
giovane
,
e
l
'
altro
è
vecchio
.
Vecchio
è
l
'
aedo
,
e
giovane
la
sua
ode
.
Väinämöinen
è
antico
,
e
nuovo
il
suo
canto
(
2
)
.
Chi
può
imaginare
,
se
non
vecchio
l
'
aedo
e
il
bardo
?
Vyàsa
è
invecchiato
nella
penitenza
e
sa
tutte
le
cose
sacre
e
profane
.
Vecchio
è
Ossian
,
vecchi
molti
degli
skaldi
.
L
'
aedo
è
l
'
uomo
che
ha
veduto
(
oîde
)
e
perciò
sa
,
e
anzi
talvolta
non
vede
più
;
è
il
veggente
(
aoidós
)
che
fa
apparire
il
suo
canto
(
3
)
.
Non
l
'
età
grave
impedisce
di
udire
la
vocina
del
bimbo
interiore
,
anzi
invita
forse
e
aiuta
,
mancando
l
'
altro
chiasso
intorno
,
ad
ascoltarla
nella
penombra
dell
'
anima
(
4
)
.
E
se
gli
occhi
con
cui
si
mira
fuor
di
noi
,
non
vedono
più
,
ebbene
il
vecchio
vede
allora
soltanto
con
quelli
occhioni
che
son
dentro
di
lui
,
e
non
ha
avanti
sé
altro
che
la
visione
che
ebbe
da
fanciullo
e
che
hanno
per
solito
tutti
i
fanciulli
.
E
se
uno
avesse
a
dipingere
Omero
,
lo
dovrebbe
figurare
vecchio
e
cieco
,
condotto
per
mano
da
un
fanciullino
,
che
parlasse
sempre
guardando
torno
torno
.
Da
un
fanciullino
o
da
una
fanciulla
:
dal
dio
o
dall
'
iddia
:
dal
dio
che
sementò
nei
precordi
di
Femio
quelle
tante
canzoni
,
o
dell
'
iddia
cui
si
rivolge
il
cieco
aedo
di
Achille
e
di
Odisseo
(
5
)
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
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-
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-
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-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
II
.
Ma
il
garrulo
monello
o
la
vergine
vocale
erano
dentro
lui
,
invisibilmente
.
Erano
la
sua
medesima
fanciullezza
,
conservata
in
cuore
attraverso
la
vita
,
e
risorta
a
ricordare
e
a
cantare
dopo
il
gran
rumorio
dei
sensi
.
E
la
sua
fanciullezza
parlava
per
ciò
più
di
Achille
che
d
'
Elena
,
e
s
'
intratteneva
col
Ciclope
meglio
che
con
Calipso
.
Non
sono
gli
amori
,
non
sono
le
donne
,
per
belle
e
dee
che
siano
,
che
premono
ai
fanciulli
;
sì
le
aste
bronzee
e
i
carri
da
guerra
e
i
lunghi
viaggi
e
le
grandi
traversie
.
Così
codeste
cose
narrava
al
vecchio
Omero
il
suo
fanciullino
,
piuttosto
che
le
bellezze
della
Tindaride
e
le
voluttà
della
dea
della
notte
e
della
figlia
del
sole
(
6
)
.
E
le
narrava
col
suo
proprio
linguaggio
infantile
.
Tornava
da
paesi
non
forse
più
lontani
che
il
villaggio
che
è
più
vicino
ai
pastori
della
montagna
;
ma
esso
ne
parlava
ad
altri
fanciulli
che
non
c
'
erano
stati
mai
.
Ne
parlava
a
lungo
,
con
foga
,
dicendo
i
particolari
l
'
un
dopo
l
'
altro
e
non
tralasciandone
uno
,
nemmeno
,
per
esempio
,
che
le
schiappe
da
bruciare
erano
senza
foglie
.
Ché
tutto
a
lui
pareva
nuovo
e
bello
,
ciò
che
vi
aveva
visto
,
e
nuovo
e
bello
credeva
avesse
a
parere
agli
uditori
.
La
parola
"
bello
"
e
"
grande
"
ricorreva
a
ogni
momento
nel
suo
novellare
,
e
sempre
egli
incastrava
nel
discorso
una
nota
a
cui
riconoscere
la
cosa
.
Diceva
che
le
navi
erano
nere
,
che
avevano
dipinta
la
prora
,
che
galleggiavano
perché
ben
bilanciate
,
che
avevano
belli
attrezzi
,
bei
banchi
;
che
il
mare
era
di
tanti
colori
,
che
si
moveva
sempre
,
che
era
salato
,
che
era
spumeggiante
.
I
guerrieri
?
Portavano
i
capelli
lunghi
.
I
loro
caschi
?
Avevano
creste
che
si
movevano
al
passo
.
Le
loro
aste
?
Facevano
una
lunga
ombra
.
Per
non
essere
frainteso
ripeteva
il
medesimo
pensiero
con
altra
forma
:
diceva
"
un
pochino
,
mica
tanto
!
"
,
"
vivere
,
mica
morire
!
"
,
e
anche
"
parlò
e
disse
"
,
"
si
adunarono
e
furono
tutti
in
un
luogo
"
.
Non
mancava
di
quelle
spiegazioni
che
chiudono
la
bocca
:
"
ubbidite
,
perché
ubbidire
...
è
meglio
"
"
solo
devo
rimanermene
senza
dono
?
Non
sta
bene
"
.
La
chiarezza
non
è
mai
troppa
:
"
I
pulcini
erano
otto
,
e
nove
con
la
madre
,
che
aveva
fatti
i
pulcini
"
,
"
Aias
,
quello
più
piccolo
,
non
grande
come
l
'
altro
,
ma
molto
più
piccolo
:
era
piccino
...
"
.
Qualche
volta
riusciva
sublime
,
ma
senza
farlo
apposta
:
saltava
qualche
circostanza
,
per
giungere
a
ciò
che
importava
più
e
che
era
più
sensibile
.
Un
divino
arciere
tirava
l
'
arco
"
e
per
tutto
si
vedevano
cataste
accese
per
bruciare
i
morti
"
.
Il
dio
supremo
mosse
il
sopracciglio
e
scosse
i
capelli
,
"
e
scrollò
l
'
Olimpo
che
è
così
grande
"
.
Sopra
tutto
,
per
far
capire
tutto
il
suo
pensiero
,
in
qualche
fatto
o
spettacolo
più
nuovo
e
strano
,
s
'
ingegnava
con
paragoni
tolti
da
ciò
che
esso
e
i
suoi
uditori
avevano
più
sott
'
occhio
o
nell
'
orecchio
.
E
in
ciò
teneva
due
modi
contrari
:
ora
ricordava
un
fatto
piccolo
per
farne
intendere
uno
grande
,
ora
uno
maggiore
per
farne
vedere
uno
minore
.
Così
rappresentava
un
mare
agitato
che
con
le
grosse
onde
spumeggianti
si
getta
contro
la
spiaggia
,
e
strepita
e
tuona
,
per
dar
l
'
idea
d
'
una
moltitudine
d
'
uomini
che
accorre
in
un
luogo
;
e
descriveva
uno
sciame
di
mosche
intorno
ai
secchielli
pieni
colmi
di
latte
,
per
esprimere
il
confuso
e
vasto
agglomerarsi
d
'
un
esercito
di
guerrieri
.
Questo
era
il
suo
solo
artifizio
,
se
pure
si
può
chiamare
artifizio
ciò
ch
'
egli
faceva
così
ingenuamente
che
spesso
la
cosa
,
mediante
il
suo
paragone
,
riusciva
più
piccola
,
sebbene
sempre
paresse
più
chiara
;
come
quando
confrontava
il
fluido
parlare
di
alcuni
vecchi
savi
all
'
incessante
frinire
delle
cicale
,
o
la
resistenza
d
'
un
grande
eroe
all
'
indifferenza
d
'
un
asino
che
seguita
a
empirsi
d
'
erba
nel
prato
donde
i
bimbi
vogliono
cacciarlo
a
suon
di
bastonate
.
No
no
:
il
fanciullino
del
cieco
non
tanto
voleva
farsi
onore
,
quanto
farsi
capire
:
non
esagerava
;
perché
i
fatti
che
raccontava
,
gli
parevano
già
assai
mirabili
così
come
erano
.
Ed
egli
sapeva
,
né
per
altro
argomento
se
non
perché
parevano
anche
a
lui
,
che
mirabili
dovevano
parere
anche
agli
altri
bambini
come
lui
,
che
erano
nell
'
anima
di
tutti
i
suoi
uditori
.
I
quali
ora
come
allora
lo
ascoltano
con
maraviglia
.
E
non
sarebbe
ragionevole
,
di
cose
che
dopo
trenta
secoli
non
si
credono
più
verosimili
.
Ma
dopo
pur
trenta
secoli
gli
uomini
non
nascono
di
trent
'
anni
,
e
anche
dopo
i
trent
'
anni
restano
per
qualche
parte
fanciulli
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
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-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
III
.
Ma
è
veramente
in
tutti
il
fanciullo
musico
?
Che
in
qualcuno
non
sia
,
non
vorrei
credere
né
ad
altri
né
a
lui
stesso
:
tanta
a
me
parrebbe
di
lui
la
miseria
e
la
solitudine
.
Egli
non
avrebbe
dentro
sé
quel
seno
concavo
da
cui
risonare
le
voci
degli
altri
uomini
;
e
nulla
dell
'
anima
sua
giungerebbe
all
'
anima
dei
suoi
vicini
.
Egli
non
sarebbe
unito
all
'
umanità
se
non
per
le
catene
della
legge
,
le
quali
o
squassasse
gravi
o
portasse
leggiere
,
come
uno
schiavo
o
ribelle
per
la
novità
o
indifferente
per
la
consuetudine
.
Perché
non
gli
uomini
si
sentono
fratelli
tra
loro
,
essi
che
crescono
diversi
e
diversamente
si
armano
,
ma
tutti
si
armano
,
per
la
battaglia
della
vita
;
sì
i
fanciulli
che
sono
in
loro
,
i
quali
,
per
ogni
poco
d
'
agio
e
di
tregua
che
sia
data
,
si
corrono
incontro
,
e
si
abbracciano
e
giocano
.
Eppure
è
chi
dice
che
veramente
di
generi
umani
ve
ne
ha
due
,
e
non
si
scorge
che
siano
due
,
e
che
l
'
uno
attraversa
l
'
altro
,
sempre
diviso
ma
sempre
indistinto
,
come
una
corrente
dolce
il
mare
amaro
.
Vivono
persino
nelle
stessa
famiglia
,
sotto
gli
occhi
della
stessa
madre
,
e
vivono
in
apparenza
la
stessa
vita
germinata
da
uguale
seme
in
unico
solco
;
e
questi
sono
stranieri
a
quelli
,
non
d
'
un
solo
tratto
di
cielo
e
di
terra
,
ma
di
tutta
l
'
umanità
e
di
tutta
la
natura
.
Essi
si
chiamano
per
nome
e
non
si
conoscono
né
si
conosceranno
mai
.
Ora
se
questo
è
vero
,
non
può
avvenire
se
non
per
una
causa
:
che
gli
uni
hanno
dentro
sé
l
'
eterno
fanciullo
,
e
gli
altri
no
,
infelici
!
Ma
io
non
amo
credere
a
tanta
infelicità
.
In
alcuni
non
pare
che
egli
sia
;
alcuni
non
credono
che
sia
in
loro
;
e
forse
è
apparenza
e
credenza
falsa
.
Forse
gli
uomini
aspettano
da
lui
chi
sa
quali
mirabili
dimostrazioni
e
operazioni
;
e
perché
con
le
vedono
,
o
in
altri
o
in
sé
,
giudicano
che
egli
non
ci
sia
.
Ma
i
segni
della
sua
presenza
e
gli
atti
della
sua
vita
sono
semplici
e
umili
.
Egli
è
quello
,
dunque
,
che
ha
paura
al
buio
,
perché
al
buio
vede
o
crede
di
vedere
;
quello
che
alla
luce
sogna
o
sembra
sognare
,
ricordando
cose
non
vedute
mai
;
quello
che
parla
alle
bestie
,
agli
alberi
,
ai
sassi
,
alle
nuvole
,
alle
stelle
:
che
popola
l
'
ombra
di
fantasmi
e
il
cielo
di
dei
(
7
)
.
Egli
è
quello
che
piange
e
ride
senza
perché
,
di
cose
che
sfuggono
ai
nostri
sensi
e
alla
nostra
ragione
.
Egli
è
quello
che
nella
morte
degli
esseri
amati
esce
a
dire
quel
particolare
puerile
che
ci
fa
sciogliere
in
lacrime
,
e
ci
salva
(
8
)
.
Egli
è
quello
che
nella
gioia
pazza
pronunzia
,
senza
pensarci
,
la
parola
grave
che
ci
frena
.
Egli
rende
tollerabile
la
felicità
e
la
sventura
,
temperandole
d
'
amaro
e
di
dolce
,
e
facendone
due
cose
ugualmente
soavi
al
ricordo
.
Egli
fa
umano
l
'
amore
,
perché
accarezza
esso
come
sorella
(
oh
!
Il
bisbiglio
dei
due
fanciulli
tra
un
bramire
di
belve
)
,
accarezza
e
consola
la
bambina
che
è
nella
donna
.
Egli
nell
'
interno
dell
'
uomo
serio
sta
ad
ascoltare
,
ammirando
,
le
fiabe
e
le
leggende
,
e
in
quello
dell
'
uomo
pacifico
fa
echeggiare
stridule
fanfare
di
trombette
e
di
pive
,
e
in
un
cantuccio
dell
'
anima
di
chi
più
non
crede
,
vapora
d
'
incenso
l
'
altarino
che
il
bimbo
ha
ancora
conservato
da
allora
.
Egli
ci
fa
perdere
il
tempo
,
quando
noi
andiamo
per
i
fatti
nostri
,
ché
ora
vuol
vedere
la
cinciallegra
che
canta
,
ora
vuol
cogliere
il
fiore
che
odora
,
ora
vuol
toccare
la
selce
che
riluce
.
E
ciarla
intanto
,
senza
chetarsi
mai
;
e
,
senza
lui
,
non
solo
non
vedremmo
tante
cose
a
cui
non
badiamo
per
solito
,
ma
non
potremmo
nemmeno
pensarle
e
ridirle
,
perché
egli
è
l
'
Adamo
che
mette
il
nome
a
tutto
ciò
che
vede
e
sente
.
Egli
scopre
nelle
cose
le
somiglianze
e
relazioni
più
ingegnose
.
Egli
adatta
il
nome
della
cosa
più
grande
alla
più
piccola
,
e
al
contrario
.
E
a
ciò
lo
spinge
meglio
stupore
che
ignoranza
,
e
curiosità
meglio
che
loquacità
:
Impicciolisce
per
poter
vedere
,
ingrandisce
per
poter
ammirare
.
Né
il
suo
linguaggio
è
imperfetto
come
di
chi
non
dica
la
cosa
se
non
a
mezzo
,
ma
prodigo
anzi
,
come
di
chi
due
pensieri
dia
per
una
parola
.
E
a
ogni
modo
dà
un
segno
,
un
suono
,
un
colore
,
a
cui
riconoscere
sempre
ciò
che
vide
una
volta
.
C
'
è
dunque
chi
non
ha
sentito
mai
nulla
di
tutto
questo
?
Forse
il
fanciullo
tace
in
voi
,
professore
,
perché
voi
avete
troppo
cipiglio
,
e
voi
non
lo
udite
,
o
banchiere
,
tra
il
vostro
invisibile
e
assiduo
conteggio
.
Fa
il
broncio
in
te
,
o
contadino
,
che
zappi
e
vanghi
,
e
non
ti
puoi
fermare
a
guardare
un
poco
;
dorme
coi
pugni
chiusi
in
te
,
operaio
,
che
devi
stare
chiuso
tutto
il
giorno
nell
'
officina
piena
di
fracasso
e
senza
sole
.
Ma
in
tutti
è
,
voglio
credere
.
Siano
gli
operai
,
i
contadini
,
i
banchieri
,
i
professori
in
una
chiesa
a
una
funzione
di
festa
;
si
trovino
poveri
e
ricchi
,
gli
esasperati
e
gli
annoiati
,
in
un
teatro
a
una
bella
musica
:
ecco
tutti
i
loro
fanciullini
alla
finestra
dell
'
anima
,
illuminati
da
un
sorriso
o
aspersi
d
'
una
lagrima
che
brillano
negli
occhi
de
'
loro
ospiti
inconsapevoli
;
eccoli
i
fanciullini
che
si
riconoscono
,
dall
'
impannata
al
balcone
dei
loro
tuguri
e
palazzi
,
contemplando
un
ricordo
e
un
sogno
comune
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
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-
-
-
-
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-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
IV
.
Se
è
in
tutti
,
è
anche
in
me
.
E
io
,
perché
da
quando
s
'
era
fanciulli
insieme
,
non
ho
vissuto
una
vita
cui
almeno
il
dolore
,
che
fu
tanto
,
desse
rilievo
,
non
l
'
ho
perduto
quasi
mai
di
vista
e
di
udita
.
Anzi
,
non
avendo
io
mutato
quei
primi
miei
affetti
,
chiedo
talvolta
se
io
abbia
vissuto
o
no
.
E
io
dico
sì
,
perché
ivi
è
più
vita
dove
è
meno
morte
,
e
altri
dice
no
,
perché
crede
il
contrario
.
Comunque
,
parlo
spesso
con
lui
,
come
esso
parla
alcuna
volta
a
me
,
e
gli
dico
:
Fanciullo
,
che
non
sai
ragionare
se
non
a
modo
tuo
,
un
modo
fanciullesco
che
si
chiama
profondo
,
perché
d
'
un
tratto
,
senza
farci
scendere
a
uno
a
uno
i
gradini
del
pensiero
,
ci
trasporta
nell
'
abisso
della
verità
...
Oh
!
Non
credo
io
che
da
te
vengano
,
semplice
fanciullo
,
certe
filze
di
sillogismi
,
sebbene
siano
esposte
in
un
linguaggio
che
somiglia
al
tuo
,
e
disposte
secondo
ritmi
che
sono
i
tuoi
!
Forse
quei
ritmi
ce
le
fanno
meglio
seguire
,
quelle
filze
,
e
quel
linguaggio
ce
lo
fa
meglio
capire
,
quel
ragionamento
;
o
forse
no
,
ché
l
'
uno
,
abbagliando
,
ci
distrae
,
e
gli
altri
,
cullando
,
ci
astraggono
;
sì
che
il
fine
del
ragionatore
non
è
ottenuto
come
sarebbe
senza
quelle
immagini
e
senza
quella
cadenza
.
Ma
mettiamo
che
sia
:
ora
il
tuo
fine
non
è
,
credo
,
mai
questo
,
che
si
dica
:
Tu
mi
hai
convinto
di
cosa
che
non
era
nel
mio
pensiero
.
E
nemmeno
quest
'
altro
:
Tu
mi
hai
persuaso
a
cosa
che
non
era
nella
mia
volontà
.
Tu
non
pretendi
tanto
,
o
fanciullo
.
Tu
dici
che
in
un
tuo
modo
schietto
e
semplice
cose
che
vedi
e
senti
in
un
tuo
modo
limpido
e
immediato
,
e
sei
pago
del
tuo
dire
,
quando
chi
ti
ode
esclama
:
anch
'
io
vedo
ora
,
ora
sento
ciò
che
tu
dici
e
che
era
,
certo
,
anche
prima
,
fuori
e
dentro
di
me
,
e
non
lo
sapeva
io
affatto
o
non
così
bene
come
ora
!
Soltanto
questo
tu
vuoi
,
seppure
qualche
cosa
vuoi
dal
diletto
in
fuori
che
tu
stesso
ricavi
da
quella
visione
e
da
quel
sentimento
.
E
come
potresti
aspirare
ad
operazioni
così
grandi
tu
con
così
piccoli
strumenti
?
Perché
tu
non
devi
lasciarti
sedurre
da
una
certa
somiglianza
che
è
,
per
esempio
,
tra
il
tuo
linguaggio
e
quello
degli
oratori
.
Sì
:
anch
'
essi
,
gli
oratori
,
ingrandiscono
e
impiccioliscono
ciò
che
loro
piaccia
,
e
adoperano
,
quando
loro
piace
,
una
parola
che
dipinga
invece
di
un
'
altra
che
indichi
.
Ma
la
differenza
è
che
essi
fanno
ciò
appunto
quando
loro
piace
e
di
quello
che
loro
piaccia
.
Tu
no
,
fanciullo
:
tu
dici
sempre
quello
che
vedi
come
lo
vedi
.
Essi
lo
fanno
a
malizia
!
Tu
non
sapresti
come
dire
altrimenti
;
ed
essi
dicono
altrimenti
da
quello
che
sanno
che
si
dice
.
Tu
illumini
la
cosa
,
essi
abbagliano
gli
occhi
.
Tu
vuoi
che
si
veda
meglio
,
essi
vogliono
che
non
si
veda
più
.
Il
loro
insomma
è
il
linguaggio
artifiziato
d
'
uomini
scaltriti
,
che
si
propongono
di
rubare
la
volontà
ad
altri
uomini
non
meno
scaltriti
;
il
tuo
è
il
linguaggio
nativo
di
fanciullo
ingenuo
,
che
tripudiando
o
lamentando
parli
ad
altri
ingenui
fanciulli
.
Non
è
così
?
...
Fanciullo
,
dunque
,
che
non
ragioni
se
non
a
modo
tuo
,
dicendo
di
quando
in
quando
le
sentenze
più
comuni
e
più
sublimi
,
più
chiare
e
più
inaspettate
,
tu
puoi
per
altro
,
in
ciò
che
ti
riguarda
più
da
presso
,
e
intendere
la
mia
e
dire
la
tua
ragione
.
Per
questo
ti
parlo
con
più
gravità
che
io
non
soglia
,
e
vorrei
avere
da
te
una
risposta
meno
...
come
ho
da
dire
?
Infantile
?
...
poetica
,
che
tu
non
costumi
.
-
-
-
-
-
-
-
-
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-
-
-
-
-
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-
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-
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-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
V
.
Tu
sai
che
io
ti
amo
,
o
mio
intimo
benefattore
,
o
invisibile
coppiere
del
farmaco
nepenthès
e
ácholon
,
contro
il
dolore
e
l
'
ira
,
o
trovatore
e
custode
d
'
un
segreto
tesoro
di
lagrime
e
sorrisi
!
.
E
sai
ancora
che
io
non
ti
credo
,
come
fanciullo
,
così
irragionevole
,
né
stimo
un
perditempo
l
'
ascoltarti
quando
detti
dentro
.
Oh
!
No
,
molto
ci
corre
.
Sebbene
qualche
volta
,
a
vedere
le
tiritere
isosillabiche
e
omeoteleute
(
non
ti
spaventare
!
è
come
dire
"
versi
rimati
"
)
con
le
quali
certi
orecchianti
vogliono
far
credere
di
far
l
'
arte
tua
,
anch
'
io
rischio
di
pensare
,
come
molti
,
che
codesto
parlare
cadenzato
e
sonoro
non
sia
naturale
né
ragionevole
.
Ma
è
un
momento
.
Dimentico
quelle
tiritere
,
e
dico
a
te
che
per
quel
momento
mi
fissi
tra
spaurito
e
malcontento
con
codesti
occhi
che
vedono
con
maraviglia
;
dico
a
te
:
No
no
:
non
temere
.
Tu
sei
il
fanciullo
eterno
,
che
vede
tutto
con
maraviglia
,
tutto
come
per
la
prima
volta
.
L
'
uomo
le
cose
interne
ed
esterne
,
non
le
vede
come
le
vedi
tu
:
egli
sa
tanti
particolari
che
tu
non
sai
.
Egli
ha
studiato
e
ha
fatto
suo
pro
degli
studi
degli
altri
.
Sì
che
l
'
uomo
dei
nostri
tempi
sa
più
che
quello
dei
tempi
scorsi
,
e
,
a
mano
a
mano
che
si
risale
,
molto
più
e
sempre
più
.
I
primi
uomini
non
sapevano
niente
;
sapevano
quello
che
sai
tu
,
fanciullo
.
Certo
ti
assomigliavano
,
perché
in
loro
il
fanciullo
intimo
si
fondeva
,
per
così
dire
,
con
tutto
l
'
uomo
quanto
egli
era
.
Maravigliavano
essi
,
con
tutto
il
loro
essere
indistinto
,
di
tutto
;
ché
era
veramente
allora
nuovo
tutto
,
né
solo
per
il
fanciullo
,
ma
per
l
'
uomo
.
Maravigliavano
con
sentimento
misto
ora
di
gioia
ora
di
tristezza
ora
di
speranza
ora
di
timore
.
Se
poi
tale
commovimento
volevano
esprimere
a
sé
e
ad
altri
,
essi
traevano
fuori
dalla
faretra
,
per
dirla
con
te
,
certi
preziosi
e
numerosi
strali
di
cui
non
si
doveva
far
gettito
.
Pronunziavano
essi
,
i
primi
uomini
,
con
lentezza
uniforme
,
con
misurata
gravità
,
la
difficile
parola
che
stupivano
volasse
e
splendesse
e
sonasse
,
e
fosse
loro
e
diventasse
d
'
altri
,
e
recasse
attorno
l
'
anima
di
chi
la
emetteva
dopo
la
lunga
silenziosa
meditazione
.
Oh
!
non
le
gettavano
essi
come
cose
vili
che
soprabbondano
,
le
parole
pur
mo
nate
,
legate
coi
più
sottili
nodi
,
segnate
con
le
più
vive
impronte
,
lavorate
coi
più
ingegnosi
nielli
!
Ne
vedevano
essi
tutti
i
pregi
,
e
il
peso
e
il
timbro
del
loro
metallo
,
e
il
suono
col
quale
in
principio
rompevano
dalle
labbra
schiudentisi
,
e
quello
col
quale
in
fine
ronzavano
nelle
orecchie
aperte
.
Or
tu
,
fanciullo
,
fai
come
loro
,
perché
sei
come
loro
.
Fai
come
tutti
i
bambini
i
quali
non
solo
,
quando
sono
un
po
'
sollevati
,
giocano
e
saltano
con
certe
loro
cantilene
ben
ritmate
,
ma
quando
sono
ancora
poppanti
,
e
fanno
la
boschereccia
,
con
misura
e
cadenza
balbettano
tra
sé
e
sé
le
loro
file
di
pa
pa
e
ma
ma
.
E
in
ciò
è
ragione
perché
è
natura
.
Tu
sei
ancora
in
presenza
del
mondo
novello
,
e
adoperi
a
significarlo
la
novella
parola
.
Il
mondo
nasce
per
ognun
che
nasce
al
mondo
.
E
in
ciò
è
il
mistero
della
tua
essenza
e
della
tua
funzione
.
Tu
sei
antichissimo
,
o
fanciullo
!
E
vecchissimo
è
il
mondo
che
tu
vedi
nuovamente
!
E
primitivo
il
ritmo
(
non
questo
o
quello
,
ma
il
ritmo
in
generale
)
col
quale
tu
,
in
certo
modo
,
lo
culli
o
lo
danzi
!
Come
sono
stolti
quelli
che
vogliono
ribellarsi
o
all
'
una
o
all
'
altra
di
queste
due
necessità
,
che
paiono
cozzare
tra
loro
:
veder
nuovo
e
veder
da
antico
,
e
dire
ciò
che
non
s
'
è
mai
detto
e
dirlo
come
sempre
si
è
detto
e
si
dirà
!
E
si
ribellano
,
gli
uni
con
gli
schifi
gesti
di
pedanti
:
Questa
metafora
non
è
in
...
(
e
qui
il
nome
d
'
un
poeta
a
mano
a
mano
più
recente
)
;
gli
altri
con
pugnaci
atteggiamenti
di
novatori
:
Questo
non
è
assai
inaudito
e
inaudibile
!
Quelli
sono
in
generale
vecchi
che
nella
vecchiaia
credono
riposta
ogni
autorità
;
e
questi
,
giovani
che
nella
giovinezza
imaginano
insita
ogni
forza
;
più
noiosi
questi
di
quelli
,
perché
l
'
un
vanto
è
sempre
con
impertinenza
,
e
l
'
altro
non
è
mai
senza
tristezza
,
e
perché
se
gli
uni
non
intendono
più
,
per
senile
sordità
,
l
'
arguto
chiacchiericcio
del
fanciullo
,
gli
altri
non
lo
intendono
ancora
,
per
quello
schiamazzare
che
fanno
,
miseramente
orgoglioso
,
intorno
al
loro
io
giovane
.
E
,
in
verità
,
giovani
non
sono
,
ché
d
'
essere
,
se
fossero
,
non
si
accorgerebbero
.
D
'
essere
vecchio
uno
si
accorge
sì
,
qualche
volta
,
e
allora
si
veste
,
si
tinge
,
grida
a
giovane
.
È
forse
il
caso
di
voi
,
vecchiastri
?
A
ogni
modo
,
pace
.
Sappiate
che
per
la
poesia
la
giovinezza
non
basta
:
la
fanciullezza
ci
vuole
!
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
VI
.
Tu
sei
savio
e
mi
contento
.
Non
vuoi
né
ripetere
il
già
detto
né
trovare
l
'
indicibile
;
non
vuoi
essere
né
un
'
inutilità
né
una
vanità
.
Vuoi
il
nuovo
,
ma
sai
che
nelle
cose
è
il
nuovo
,
per
chi
sa
vederlo
,
e
non
t
'
indurrai
a
trovarlo
,
affatturando
e
sofisticando
.
Il
nuovo
non
s
'
inventa
:
si
scopre
.
Mi
contento
dunque
,
a
dirla
tra
noi
,
vale
a
dire
,
tra
me
...
Ma
intendiamoci
subito
:
di
ciò
non
ti
attribuisco
gran
lode
,
perché
non
ci
vedo
gran
merito
.
Come
?
Aspetta
e
sii
paziente
,
ché
mi
conviene
andar
per
le
lunghe
.
E
prima
vorrei
farti
una
domanda
.
Un
fine
,
l
'
hai
tu
?
Fuori
,
s
'
intende
,
di
quello
appunto
di
dire
o
dittare
?
E
puoi
dirmi
,
quale
?
Ho
bisogno
di
saperlo
.
Non
rispondi
?
Pensi
?
esiti
?
dubiti
?
Imagino
che
codesto
fine
non
sia
,
per
esempio
,
quello
di
dare
un
po
'
d
'
aiuto
,
di
fornire
un
poco
d
'
oro
al
tuo
vecchio
ospite
,
che
ne
ha
tanto
bisogno
.
Imagino
,
anzi
so
che
tu
non
conosci
altro
oro
che
metaforico
,
cioè
che
non
si
spende
.
Ridi
?
Intendiamoci
.
So
per
certo
che
tu
non
credi
di
procacciarmi
direttamente
un
utile
materiale
,
ma
sospetto
che
ti
figuri
di
procacciarmelo
indirettamente
,
aggiungendo
non
saprei
che
favore
alla
mia
povera
persona
e
che
pregio
alle
mie
umili
virtù
,
sì
che
l
'
industria
che
sai
che
esercito
,
mi
profitti
qualche
cosa
più
.
Ebbene
,
ti
inganneresti
.
Sappi
che
è
il
contrario
;
e
che
è
ragionevole
che
sia
il
contrario
.
Tu
sei
un
fanciullo
:
ora
non
tutti
sanno
distinguere
te
fanciullo
da
me
vecchio
,
e
perché
mi
sentono
e
vedono
bamboleggiare
qualche
volta
,
credono
volentieri
che
io
bamboleggi
sempre
,
anche
quando
lavoro
sul
serio
,
per
guadagnarmi
la
vita
.
Per
ciò
essi
meno
apprezzano
quei
lavori
serii
,
e
io
minor
utile
ne
ricavo
.
E
hanno
torto
.
Sempre
?
Sappi
che
non
hanno
torto
sempre
.
Hanno
,
per
esempio
,
ragione
(
né
parlo
soltanto
di
me
,
ma
di
molti
altri
)
,
quando
tra
i
miei
ragionamenti
,
che
non
dovrebbero
essere
se
non
giusti
e
chiari
,
vedono
comparire
i
tuoi
sorrisi
e
le
tue
grida
.
Vedi
:
i
passeri
sono
graziosi
uccelli
(
anch
'
essi
:
perché
no
?
)
;
ma
nei
seminati
i
contadini
non
ce
li
vogliono
,
per
graziosi
che
siano
.
Le
spadacciole
sono
bellissimi
fiori
;
ma
tra
il
grano
sarebbe
molto
meglio
che
non
ce
ne
fosse
.
Ma
fanno
così
bel
vedere
!
Non
nego
che
possano
dilettare
qualcuno
:
non
dilettano
però
colui
che
spera
l
'
utile
di
quel
grano
.
Capisci
?
Se
anche
c
'
è
qualcuno
a
cui
piacciono
i
tuoi
frulli
e
i
tuoi
lampeggiamenti
in
mezzo
a
un
ragionare
che
avrebbe
a
essere
serio
,
ai
più
non
può
essere
che
non
dispiaccia
.
E
sai
che
cosa
succede
?
Questi
,
trovandoti
così
fuori
di
posto
,
non
pensano
che
tu
sia
il
fanciullo
dalla
voce
argentina
,
ma
credono
sentire
in
te
l
'
uomo
roco
,
l
'
uomo
che
parla
per
ingannare
:
e
gridano
Retorica
!
Ora
per
evitare
tale
scambio
a
te
e
tale
danno
a
me
,
non
sarebbe
male
che
quando
io
bado
ai
fatti
miei
,
tu
te
ne
andassi
lontano
e
dormissi
nei
profondi
boschi
d
'
Idalia
e
tra
l
'
odoroso
cespuglio
dell
'
amaraco
.
Se
tu
conoscessi
Platone
,
ti
direi
che
come
egli
ha
ragione
nel
volere
che
i
poeti
facciano
mythous
e
non
logous
,
favole
e
non
ragionamenti
,
così
non
ho
torto
io
nel
pretendere
che
i
ragionatori
facciano
logous
e
non
mythous
(
9
)
.
Ma
pur
troppo
è
difficile
trovare
chi
si
contenti
di
far
solo
quello
che
deve
.
E
Platone
stesso
...
Ma
egli
era
Platone
.
Tornando
a
noi
,
dunque
,
nessun
utile
né
diretto
né
indiretto
mi
viene
da
te
,
o
fanciullo
.
Checché
tu
possa
dire
,
nessuno
.
Quale
invero
sarebbe
?
Parla
!
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
VII
.
IL
FANCIULLO
A
te
né
le
gemme
né
gli
ori
fornisco
,
o
dolce
ospite
:
è
vero
;
ma
fo
che
ti
bastino
i
fiori
che
cogli
nel
verde
sentiero
,
nel
muro
,
su
le
umide
crepe
,
su
l
'
ispida
siepe
.
Non
reco
al
tuo
desco
lo
spicchio
fumante
di
pingue
vitella
;
ma
fo
che
ti
piaccia
il
radicchio
non
senza
la
tua
selvastrella
,
con
l
'
ovo
che
a
te
mattutina
cantò
la
gallina
.
Per
me
tu
non
ari
,
o
poeta
,
né
vigne
sassose
,
né
grasse
maggesi
;
ma
dimmi
se
più
di
vigne
e
maggesi
s
'
allieta
quel
cupo
signore
,
od
il
passero
garrulo
e
tu
!
Non
fragili
coppe
di
Cina
,
la
lampada
d
'
oro
t
'
irradia
;
ma
tu
la
tua
scabra
cucina
tu
ami
e
la
provvida
madia
;
la
fiamma
che
lustra
,
tu
ami
,
sui
nitidi
rami
.
Non
hai
che
dal
ciglio
ti
penda
,
né
paggio
né
florida
ancella
;
ma
lieta
,
ma
grata
sfaccenda
per
te
la
tua
dolce
sorella
;
che
cinge
il
grembiule
,
e
sorride
;
lo
scinge
e
s
'
asside
con
te
...
E
per
letto
di
morte
,
che
a
tutti
è
sì
duro
e
sì
grave
,
che
cosa
ti
serbo
,
sai
tu
?
Oh
!
Rose
per
letto
di
morte
,
cadute
dal
pruno
:
il
soave
dolore
che
fu
!
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
VIII
.
Bene
!
Tu
hai
cantato
e
detto
:
hai
cantato
strofe
e
detto
verità
.
E
mi
viene
in
mente
che
oltre
codeste
verità
,
diremo
così
,
usuali
,
di
cui
io
ti
sono
testimone
,
ci
sia
sotto
il
tuo
dire
una
verità
più
riposta
e
meno
comune
,
a
cui
però
la
coscienza
di
tutti
risponda
con
subito
assenso.Quale?
Questa
:
che
la
poesia
,
in
quanto
è
poesia
,
la
poesia
senza
aggettivo
,
ha
una
suprema
utilità
morale
e
sociale
.
E
tu
non
hai
mica
ragionato
,
per
rivelare
a
me
il
tuo
fine
.
Tu
hai
detto
quel
che
vedi
e
senti
.
E
dicendo
questo
,
hai
forse
espresso
quale
è
il
fine
proprio
della
poesia
.
Ora
tocca
a
me
ragionarci
sopra
,
Chi
ben
consideri
,
comprende
che
è
il
sentimento
poetico
il
quale
fa
pago
il
pastore
della
sua
capanna
,
il
borghesuccio
del
suo
appartamentino
ammobigliato
sia
pur
senza
buon
gusto
ma
con
molta
pazienza
e
diligenza
;
e
vai
dicendo
.
O
è
il
contrario
?
E
il
pastore
che
,
parando
le
pecore
,
sogna
una
bottega
da
avviare
nel
borgo
vicino
,
e
il
borghesuccio
che
fantastica
d
'
un
palazzo
in
città
grande
e
rumoreggiante
,
sono
,
essi
sì
,
poeti
fantasiosi
e
sognatori
,
e
gli
altri
no
?
Già
,
per
me
,
altro
è
sentimento
poetico
,
altro
è
fantasia
;
la
quale
può
essere
bensì
mossa
e
animata
da
quel
sentimento
,
ma
può
anche
non
essere
.
Poesia
è
trovare
nelle
cose
,
come
ho
da
dire
?
Il
loro
sorriso
e
la
loro
lacrima
;
e
ciò
si
fa
da
due
occhi
infantili
che
guardano
semplicemente
e
serenamente
di
tra
l
'
oscuro
tumulto
della
nostra
anima
.
A
volte
,
non
ravvisando
essi
nulla
di
luminoso
e
di
bello
nelle
cose
che
li
circondano
,
si
chiudono
a
sognare
e
a
cercare
lontano
.
Ma
pur
nelle
cose
vicine
era
quello
che
cercavano
,
e
non
avervelo
trovato
,
fu
difetto
,
non
di
poesia
nelle
cose
,
ma
di
vista
negli
occhi
.
Direte
voi
(
non
parlo
a
te
,
ora
,
o
fanciullo
,
ma
a
cotali
fanciulloni
)
,
direte
voi
che
il
sentimento
poetico
abbondi
più
in
chi
,
torcendo
o
alzando
gli
occhi
dalla
realtà
presente
,
trovi
solo
belli
e
degni
del
suo
canto
i
fiori
delle
agavi
americane
,
o
in
chi
ammiri
e
faccia
ammirare
anche
le
minime
nappine
,
color
gridellino
,
della
pimpinella
,
sul
greppo
in
cui
siede
?
E
non
voglio
dire
che
non
abbondi
nel
primo
,
quel
sentimento
,
e
non
si
trovi
anzi
unito
ad
altre
virtù
di
scienza
e
di
fantasia
che
lo
facciano
giustamente
ammirabile
;
sebbene
,
come
più
agevolmente
muove
,
così
più
presto
annoia
il
suo
lettore
,
e
,
a
ogni
modo
,
poiché
le
cose
assenti
,
o
non
viste
mai
,
sono
sempre
a
tutti
meravigliose
,
egli
fa
come
l
'
uomo
che
pretende
d
'
aver
rallegrato
con
sue
novellette
l
'
uditore
che
,
pure
ascoltando
,
abbia
bevuto
largamente
del
vino
letificante
.
Egli
è
stato
,
forse
,
arguto
e
festevole
;
ma
chi
rallegra
con
la
parola
sua
schietta
,
senza
bisogno
di
calici
,
ha
maggior
merito
.
Or
dunque
intenso
il
sentimento
poetico
è
di
chi
trova
la
poesia
in
ciò
che
lo
circonda
,
e
in
ciò
che
altri
soglia
spregiare
,
non
di
chi
non
la
trova
lì
e
deve
fare
sforzi
per
cercarla
altrove
.
E
sommamente
benefico
è
tale
sentimento
,
che
pone
un
soave
e
leggiero
freno
all
'
instancabile
desiderio
,
il
quale
ci
fa
perpetuamente
correre
con
infelice
ansia
per
la
via
della
felicità
.
Oh
!
chi
sapesse
rafforzarlo
in
quelli
che
l
'
hanno
,
fermarlo
in
quelli
che
sono
per
perderlo
,
insinuarlo
in
quelli
che
ne
mancano
,
non
farebbe
per
la
vita
umana
opera
più
utile
di
qualunque
più
ingegnoso
trovatore
di
comodità
e
medicine
?
E
non
so
dire
quanto
la
comunione
degli
uomini
ne
sarebbe
avvantaggiata
;
specialmente
in
questi
tempi
in
cui
la
corsa
verso
l
'
impossibile
felicità
è
con
tanto
fulmineo
disprezzo
in
chi
va
avanti
,
con
tanta
disperata
invidia
in
chi
resta
addietro
.
Già
in
altri
tempi
vide
un
Poeta
(
io
non
sono
degno
nemmeno
di
pronunziare
il
tuo
santo
nome
,
o
Parthenias
!
)
,
vide
rotolare
per
il
vano
circolo
della
passione
le
quadriglie
vertiginose
;
e
quei
tempi
erano
simili
a
questi
,
e
balenava
all
'
orizzonte
la
conflagrazione
del
mondo
in
una
guerra
di
tutti
contro
tutti
e
d
'
ognuno
contro
ognuno
;
e
quel
Poeta
sentì
che
sopra
le
fiere
e
i
mostri
aveva
ancor
più
potere
la
cetra
di
Orfeo
che
la
clava
d
'
Ercole
.
E
fece
poesia
,
senza
pensare
ad
altro
,
senza
darsi
arie
di
consigliatore
,
di
ammonitore
,
di
profeta
del
buono
e
del
mal
augurio
:
cantò
,
per
cantare
.
E
io
non
so
misurare
qual
fosse
l
'
effetto
del
suo
canto
;
ma
grande
fu
certo
,
se
dura
sino
ad
oggidì
,
vibrando
con
dolcezza
nelle
nostre
anime
irrequiete
.
O
rimatori
di
frasi
tribunizie
,
o
verseggiatori
di
teoriche
sociali
,
che
escludete
dall
'
ora
presente
ogni
poesia
che
non
sia
la
vostra
,
vale
a
dire
,
escludete
la
POESIA
,
ditemi
:
Era
o
non
era
al
suo
posto
,
nel
secolo
d
'
Augusto
,
il
cantore
delle
Georgiche
?
Sì
,
non
è
vero
?
Egli
insegnava
ad
amare
la
vita
in
cui
non
fosse
lo
spettacolo
né
doloroso
della
miseria
né
invidioso
della
ricchezza
:
egli
voleva
abolire
la
lotta
tra
le
classi
e
la
guerra
tra
i
popoli
.
Che
volete
voi
,
o
poeti
socialisti
,
che
dite
cose
tanto
diverse
e
le
dite
tanto
diversamente
da
lui
?
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
IX
.
Dei
due
fraterni
poeti
Augustei
(
ché
non
si
può
parlare
di
Virgilio
senza
soggiungere
Orazio
)
voi
direte
che
fu
la
filosofia
che
li
addusse
a
quella
ragione
sana
e
pia
di
considerare
la
società
e
la
vita
.
E
no
:
fu
il
fanciullino
che
li
portò
per
mano
,
dicendo
:
Vi
dirò
io
dove
è
nel
tempo
stesso
la
poesia
e
la
virtù
.
Fu
il
fanciullino
che
,
se
mai
,
fece
che
trascegliessero
tra
le
opinioni
dei
filosofi
quelle
che
confermavano
il
loro
sentimento
.
Considerate.Catone
e
Varrone
scrissero
di
agricoltura
prima
di
Virgilio
.
Erano
uomini
di
molto
giudizio
e
sapere
,
essi
.
Per
esempio
,
Catone
,
suggerendo
al
pater
familias
che
cosa
deve
dire
e
fare
,
quando
si
reca
alla
villa
,
conclude
:
"
Venda
l
'
olio
,
se
si
vende
bene
;
il
vino
,
il
frumento
che
avanzi
,
lo
venda
.
I
buoi
incaschiti
,
le
fattrici
non
più
buone
,
così
le
pecore
,
la
lana
,
le
pelli
,
un
barroccio
vecchio
,
ferramenti
vecchi
,
uno
schiavo
attempato
,
uno
schiavo
ammalazzito
,
e
altra
roba
che
ci
sia
di
troppo
,
la
venda
.
Un
padre
di
famiglia
deve
tirare
a
vendere
,
non
a
comprare
"
(
10
)
.
Quegli
schiavi
,
tra
la
ferraglia
vecchia
e
l
'
altra
roba
d
'
avanzo
,
a
noi
fanno
un
certo
senso
;
eppure
era
naturale
che
si
nominassero
a
quel
punto
.
Varrone
in
fatti
riferisce
questa
elegante
distinzione
delle
cose
con
le
quali
si
coltivano
i
campi
:
"
Altri
le
dividono
in
tre
generi
:
strumento
vocale
,
semivocale
e
muto
;
vocale
in
cui
sono
gli
schiavi
,
semivocale
in
cui
sono
i
bovi
,
muto
in
cui
sono
i
carri
"
(
11
)
.
È
naturale
,
s
'
intende
,
che
Virgilio
scrivendo
di
proposito
sull
'
agricoltura
,
in
versi
bensì
ma
non
a
fantasia
,
in
versi
ma
dopo
aver
studiato
l
'
argomento
anche
sui
libri
degli
altri
,
parlasse
a
ogni
momento
,
oltre
che
dei
plaustri
e
dei
bovi
,
di
quello
strumento
precipuo
della
coltivazione
che
erano
gli
schiavi
.
Noi
,
per
esempio
,
dobbiamo
aspettarci
che
come
insegna
quale
profenda
dare
,
erbe
in
fiore
e
biada
,
al
polledro
da
razza
(
12
)
,
e
ai
manzi
in
tanto
che
si
domano
,
non
sola
erba
a
frasche
di
salcio
e
paleo
di
palude
,
ma
anche
piantine
di
grano
appena
nato
(
13
)
;
così
ammaestri
il
buon
massaio
sul
pane
e
companatico
,
vino
e
vestimenta
,
da
fornirsi
alla
familia
.
Parlando
di
olive
,
è
certo
che
egli
penserà
al
pulmentarium
familiae
.
Catone
,
gran
maestro
,
dice
pure
(
14
)
:
"
Indolcisci
quanto
più
puoi
,
di
olive
caschereccie
.
Quindi
le
olive
anche
buone
,
da
cui
non
possa
uscire
che
poco
olio
,
indolciscile
:
e
fanne
grande
risparmio
,
perché
durino
il
più
possibile
.
Quando
le
olive
saranno
mangiate
,
dà
allec
e
aceto
"
.
Tornava
bene
,
mi
pare
,
discorrere
di
codeste
olive
da
riporre
per
gli
schiavi
,
e
così
anche
dei
vestimenti
;
ché
poteva
cadere
in
taglio
,
a
proposito
della
lana
,
fare
per
esempio
un
'
osservazione
di
tal
genere
:
"
quando
a
uno
schiavo
dài
una
tunica
o
un
pastrano
nuovo
,
prima
ritira
il
vecchio
,
per
farne
casacche
a
toppe
(
centones
)
"
.
Insomma
queste
e
simili
provvidenze
erano
buone
a
mettersi
in
bei
versi
con
quel
tanto
garbo
del
poeta
che
sa
parlare
con
solennità
e
gravità
di
umili
cose
.
Oh
!
Sì
!
Non
ci
sono
schiavi
per
Virgilio
.
Nei
suoi
poemi
non
c
'
è
mai
nemmeno
la
parola
servus
;
c
'
è
serva
due
volte
,
e
a
proposito
di
altri
tempi
e
di
altri
costumi
(
15
)
:
tempi
e
costumi
in
cui
il
poeta
vede
bensì
i
re
serviti
da
molti
schiavi
;
eppur
chiama
questi
famuli
e
ministri
non
servi
(
16
)
.
Ma
i
suoi
campi
,
quelli
che
esso
insegnava
a
coltivare
,
quelli
che
arava
e
seminava
con
i
suoi
dolci
versi
,
quelli
non
hanno
gente
incatenata
e
compedita
.
Il
poeta
che
nella
prima
delle
ecloghe
pastorali
mette
sé
in
persona
d
'
uno
schiavo
liberato
,
ha
proclamato
nelle
compagne
italiche
quella
parola
che
con
tanta
enfasi
suona
dalla
sua
bocca
di
Titiro
:
LIBERTAS
(
17
)
.
Gli
agricoli
di
Virgilio
né
sono
schiavi
né
mercenari
.
Essi
sono
di
quelli
di
cui
parla
Varrone
(
18
)
,
che
coltivano
la
terra
da
sé
,
come
tanti
possidentucci
con
la
loro
figliolanza
.
Questi
ha
in
mente
Virgilio
,
quando
esclama
che
sarebbero
tanto
felici
,
se
conoscessero
la
loro
felicità
,
con
tanta
pace
,
con
tanto
fruttato
,
tra
tanto
bello
,
senza
il
rodio
o
della
miseria
o
della
soverchianza
altrui
,
lavorando
alla
sua
stagione
,
godendosi
la
famiglia
in
casa
e
le
care
feste
fuori
(
19
)
.
Di
gente
che
lavori
per
altri
,
nemmeno
una
traccia
.
L
'
ideale
del
poeta
è
quel
vecchiettino
Cilice
,
trapiantato
dalla
sua
patria
nei
dintorni
di
Taranto
.
Aveva
avuto
pochi
iugeri
di
terra
non
buona
né
a
grano
né
a
prato
né
a
vigna
:
una
grillaia
,
uno
scopiccio
.
Ebbene
il
bravo
vecchiettino
ne
aveva
fatto
un
orto
,
con
non
solo
i
suoi
cavoli
,
ma
anche
gigli
e
rose
,
e
alberi
da
frutta
,
e
bugni
d
'
api
,
e
vivai
di
piante
(
20
)
.
Sì
:
il
poco
e
il
piccolo
era
il
sogno
dei
due
grandi
fraterni
poeti
.
Virgilio
diceva
:
Loda
la
campagna
grande
,
e
tienti
alla
piccina
(
21
)
.
E
Orazio
:
Questo
era
il
mio
voto
:
un
campicello
non
tanto
grande
,
con
l
'
orto
,
con
una
fonte
,
e
per
giunta
un
po
'
di
selvetta
(
22
)
.
Chi
non
dovrebbe
preferire
la
campagna
grande
alla
piccola
,
quando
non
toccasse
di
coltivarla
a
lui
?
Ma
ai
due
poeti
,
quando
erano
poeti
,
non
si
presentava
al
pensiero
questa
considerazione
così
semplice
.
A
dir
meglio
,
il
fanciullo
che
era
in
loro
,
preferiva
,
come
tutti
i
fanciulli
,
ciò
che
è
piccolo
:
il
cavallino
,
la
carrozzina
,
l
'
aiolina
.
Oh
!
c
'
è
chi
ha
rimproverato
a
Orazio
quest
'
amor
della
mediocrità
!
Ma
esser
poeta
della
mediocrità
,
non
vuol
dire
davvero
essere
poeta
mediocre
.
Il
contrario
,
anzi
,
è
vero
.
Non
ama
,
chi
dice
di
amare
un
serraglio
di
donne
.
Non
è
poeta
,
chi
non
si
fissa
in
una
visione
che
i
suoi
occhi
possano
misurare
.
E
le
cose
grandi
,
le
cose
ricche
,
le
cose
sublimi
non
riescono
poetiche
,
se
non
sono
sentite
e
dette
in
persona
di
chi
stupisce
avanti
loro
,
perché
appunto
esso
è
piccolo
,
è
povero
,
è
umile
.
Il
poeta
è
il
poverello
dell
'
umanità
,
spesso
anche
cieco
e
vecchio
.
E
se
tale
non
sembra
,
se
anzi
è
gran
signore
e
giovane
e
felice
,
ebbene
vuol
dire
che
se
è
ricco
lui
,
è
pauperculus
però
il
fanciullino
che
è
in
lui
;
cioè
si
è
conservato
povero
,
come
a
dire
fanciullo
.
Perché
poverino
è
sempre
il
bimbo
,
sia
pur
nato
in
una
culla
d
'
oro
,
e
tende
sempre
la
mano
a
tutto
e
a
tutti
,
come
non
avesse
niente
e
desidera
il
boccon
di
pan
duro
del
suo
compagno
trito
,
e
vorresse
fare
il
duro
lavoro
del
suo
compagno
tribolato
.
Per
questo
non
Virgilio
proprio
,
ma
il
fanciullo
che
egli
aveva
in
cuore
,
non
voleva
gli
schiavi
nei
campi
.
Diremo
noi
che
Virgilio
attingesse
dai
libri
di
qualche
filosofo
o
di
qualche
profeta
questa
legge
di
libertà
?
No
:
egli
stesso
ne
era
forse
inconsapevole
,
di
questa
libertà
che
proclamava
.
Era
la
sua
poesia
che
aboliva
la
servitù
,
perché
la
servitù
non
era
poetica
.
Non
era
poetica
,
e
il
divino
fanciullo
che
non
vede
se
non
ciò
che
è
poetico
,
non
la
vedeva
.
Tanto
che
noi
,
se
non
avessimo
dei
tempi
di
Virgilio
altro
testimone
che
Virgilio
,
dovremmo
credere
che
non
esistesse
allora
più
questa
miseria
e
vergogna
che
non
è
cessata
nemmeno
ai
nostri
,
di
tempi
.
Oh
!
Dovremmo
credere
che
il
Cristo
non
anco
nato
ispirasse
al
poeta
contadino
dell
'
Esperia
,
come
il
vaticinio
del
suo
avvento
,
così
il
presentimento
della
grande
fratellanza
umana
!
Non
c
'
è
la
schiavitù
nell
'
Italia
Virgiliana
:
nemmeno
c
'
è
il
salariato
,
nemmeno
il
mezzadro
!
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
X
.
Così
il
poeta
vero
,
senza
farlo
apposta
e
senza
andarsene
,
portando
,
per
dirla
con
Dante
,
il
lume
dietro
,
anzi
no
,
dentro
,
dentro
la
cara
anima
portando
lo
splendore
e
ardore
della
lampada
che
è
la
poesia
;
è
,
come
si
dice
oggi
,
socialista
,
o
come
si
avrebbe
a
dire
,
umano
.
Così
la
poesia
,
non
ad
altro
intonata
che
a
poesia
,
è
quella
che
migliora
e
rigenera
l
'
umanità
,
escludendone
,
non
di
proposito
il
male
,
ma
naturalmente
l
'
impoetico
.
Ora
si
trova
a
mano
a
mano
che
impoetico
è
ciò
che
la
morale
riconosce
cattivo
e
ciò
che
l
'
estetica
proclama
brutto
.
Ma
di
ciò
che
è
cattivo
e
brutto
non
giudica
,
nel
nostro
caso
,
il
barbato
filosofo
.
È
il
fanciullo
interiore
che
ne
ha
schifo
.
Il
quale
come
narrando
le
imprese
dei
suoi
eroi
,
e
dicendo
tutto
di
loro
,
e
,
oltre
le
battaglie
e
i
discorsi
,
anche
i
pasti
e
i
sonni
,
e
figurando
a
noi
,
per
esempio
,
i
loro
cavalli
,
e
ridicendo
che
brucavano
e
sudavano
e
spumavano
,
pur
non
dice
mai
(
tu
vedi
che
procuro
quanto
posso
,
che
tu
non
torca
il
niffolo
)
non
dice
mai
che
stallavano
;
così
della
nostra
anima
non
racconta
che
il
buono
e
della
nostra
visione
non
ricorda
che
il
bello
.
Ché
per
cantare
il
male
bisogna
fare
uno
sforzo
continuo
su
se
stesso
,
a
meno
che
non
si
tratti
di
pazzia
.
E
in
questo
caso
,
la
pazzia
sta
appunto
in
questo
,
di
pensar
da
buoni
e
cantar
da
cattivi
.
Così
,
caro
fanciullo
,
hanno
gran
torto
coloro
che
attribuiscono
,
per
ciò
che
tu
non
vedi
se
non
il
buono
,
qualche
merito
di
bontà
a
colui
che
ti
ospita
.
Il
quale
può
essere
anche
un
masnadiero
,
e
aver
dentro
sé
un
fanciullo
che
gli
canti
le
delizie
della
pace
e
dell
'
innocenza
,
e
la
casa
dove
non
deve
più
riposare
,
e
la
chiesa
dove
non
sa
più
pregare
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
XI
.
Il
poeta
,
se
è
e
quando
è
veramente
poeta
,
cioè
tale
che
significhi
solo
ciò
che
il
fanciullo
detta
dentro
,
riesce
perciò
ispiratore
di
buoni
e
civili
costumi
,
d
'
amor
patrio
e
familiare
e
umano
.
Quindi
la
credenza
e
il
fatto
,
che
il
suon
della
cetra
adunasse
le
pietre
a
far
le
mura
della
città
,
e
animasse
le
piante
e
ammansasse
le
fiere
della
selva
primordiale
;
e
che
i
cantori
guidassero
e
educassero
i
popoli
.
Le
pietre
,
le
piante
,
le
fiere
,
i
popoli
primi
,
seguivano
la
voce
dell
'
eterno
fanciullo
,
d
'
un
dio
giovinetto
,
del
più
piccolo
e
tenero
che
fosse
nella
tribù
d
'
uomini
salvatici
.
I
quali
,
in
verità
,
s
'
ingentilivano
contemplando
e
ascoltando
la
loro
infanzia
.
Così
Omero
,
in
tempi
feroci
,
a
noi
presenta
nel
più
feroce
degli
eroi
,
cioè
nel
più
vero
e
poetico
,
in
Achille
,
un
tipo
di
tal
perfezione
morale
,
che
poté
servire
di
modello
a
Socrate
,
quando
preferiva
al
male
la
morte
.
Così
Virgilio
,
in
tempi
più
gentili
,
avendo
la
mira
soltanto
al
poetico
,
ci
mostra
lo
spettacolo
tanto
anticipato
,
ahimè
!
,
d
'
un
'
umanità
buona
,
felice
,
tutta
al
lavoro
e
alle
pure
gioie
dei
figli
,
senza
guerre
e
senza
schiavi
.
Gli
uomini
,
al
suo
tempo
,
parrebbe
che
avessero
impetrato
,
ciò
che
è
ancora
il
desiderio
inadempiuto
de
'
nostri
operai
,
le
otto
ore
di
lavoro
per
ogni
otto
di
sonno
e
altre
otto
di
svago
.
-
Oh
!
qualche
volta
presso
lui
il
contadino
aggiunge
la
notte
al
giorno
!
-
Sì
:
ma
che
dolcezza
di
lavoro
,
quella
,
tra
l
'
uomo
che
col
pennato
fa
il
capo
a
spiga
a
suoi
rami
di
pino
,
che
hanno
a
essere
fiaccole
,
e
la
donna
che
o
tesse
la
tela
o
schiuma
il
paiolo
cantando
(
23
)
.
E
nell
'
Eneide
Virgilio
canta
guerre
e
battaglie
;
eppure
tutto
il
senso
della
mirabile
epopea
è
in
quel
cinguettio
mattutino
di
rondini
o
passeri
,
che
sveglia
Evandro
nella
sua
capanna
,
là
dove
avevano
da
sorgere
i
palazzi
imperiali
di
Roma
!
(
24
)
Ma
Omero
,
ma
Virgilio
,
non
lo
facevano
apposta
.
Ma
il
poeta
non
deve
farlo
apposta
.
Il
poeta
è
poeta
,
non
oratore
o
predicatore
,
non
filosofo
,
non
istorico
,
non
maestro
,
non
tribuno
o
demagogo
,
non
uomo
di
stato
o
di
corte
.
E
nemmeno
è
,
sia
con
pace
del
maestro
,
un
artiere
che
foggi
spada
e
scudi
e
vomeri
;
e
nemmeno
,
con
pace
di
tanti
altri
,
un
artista
che
nielli
e
ceselli
l
'
oro
che
altri
gli
porga
.
A
costituire
il
poeta
vale
infinitamente
più
il
suo
sentimento
e
la
sua
visione
,
che
il
modo
col
quale
agli
altri
trasmette
l
'
uno
e
l
'
altra
.
Egli
,
anzi
,
quando
li
trasmette
,
pur
essendo
in
cospetto
d
'
un
pubblico
,
parla
piuttosto
tra
sé
,
che
a
quello
.
Del
pubblico
,
non
pare
che
si
accorga
.
Parla
forte
(
ma
non
tanto
!
)
più
per
udir
meglio
esso
,
che
per
farsi
intendere
da
altrui
.
È
,
per
usare
imagini
che
sono
presenti
ora
al
mio
spirito
,
è
,
sì
,
per
quanto
possa
spiacere
il
dirlo
,
un
ortolano
;
un
ortolano
,
sì
,
o
un
giardiniere
,
che
fa
nascere
e
crescere
fiori
o
cavolfiori
.
Sapete
che
cosa
non
è
?
Non
è
cuoco
e
non
è
fiorista
,
che
i
cavolfiori
serva
in
bei
piatti
,
con
buoni
intingoli
,
che
i
fiori
intrecci
in
mazzetti
o
in
ghirlandette
.
Egli
non
sa
se
non
levare
al
cavolo
qualche
foglia
marcia
o
bacata
,
e
legare
i
fiori
alla
meglio
,
con
un
torchietto
che
strappa
lì
per
lì
a
un
salcio
:
come
a
dire
,
unisce
i
suoi
pensieri
con
quel
ritmo
nativo
,
che
è
nell
'
anima
del
bimbo
che
poppa
e
del
monello
che
ruzza
.
Ora
il
poeta
sarà
invece
un
autore
di
provvidenze
civili
e
sociali
?
Senza
accorgersene
,
se
mai
.
Si
trova
esso
tra
la
folla
;
e
vede
passar
le
bandiere
e
sonar
le
trombe
.
Getta
la
sua
parola
,
la
quale
tutti
gli
altri
,
appena
esso
l
'
ha
pronunziata
,
sentono
che
è
quella
che
avrebbero
pronunziata
loro
.
Si
trova
ancora
tra
la
folla
:
vede
buttare
in
istrada
le
masserizie
di
una
famiglia
povera
.
Ed
esso
dice
la
parola
,
che
si
trova
subito
piena
delle
lagrime
di
tutti
.
Il
poeta
è
colui
che
esprime
la
parola
che
tutti
avevano
sulle
labbra
e
che
nessuno
avrebbe
detta
.
Ma
non
è
lui
che
sale
su
una
sedia
o
su
un
tavolo
,
ad
arringare
.
Egli
non
trascina
,
ma
è
trascinato
;
non
persuade
,
ma
è
persuaso
.
Perché
pensi
alla
patria
e
alla
società
,
bisogna
proprio
che
sia
un
momento
che
tutti
intorno
a
lui
ci
pensino
.
Se
no
,
è
un
guaio
serio
.
Quello
per
la
mamma
,
è
il
più
soave
degli
affetti
.
Ma
che
direste
voi
d
'
uno
che
facesse
la
cronaca
,
giorno
per
giorno
,
di
sua
mamma
?
Stamane
s
'
è
levata
,
cara
mamma
!
Io
l
'
ho
guardata
,
povera
mamma
!
M
'
ha
dato
il
caffè
e
latte
,
povera
cara
mamma
!
Costui
è
un
imbecille
,
quando
non
è
uno
che
finga
e
abbia
bisogno
di
darsi
l
'
aria
di
amare
quella
che
è
così
facile
amare
!
Oh
!
la
madre
è
malata
,
la
madre
è
lontana
,
la
madre
è
morta
!
Ecco
che
allora
ci
si
pensa
,
alla
mamma
,
e
ci
si
strugge
.
Oppure
la
mamma
ha
una
gran
consolazione
;
e
noi
siamo
più
che
consolati
,
e
ci
sentiamo
invasi
da
un
impeto
di
canto
.
Così
per
la
patria
.
Non
ci
accorgiamo
di
lei
,
se
non
nelle
sue
feste
e
nelle
sue
-
nostre
!
-
disgrazie
.
E
allora
prorompe
anche
dal
cuore
del
fanciullo
il
grido
di
gioia
e
il
grido
di
dolore
;
ed
è
grido
che
ha
subito
mille
echi
.
Ma
il
bambino
non
è
un
bambino
che
s
'
impanchi
a
far
lezione
quotidiana
d
'
amor
patrio
o
d
'
amor
paterno
e
materno
ai
suoi
fratellini
,
e
anzi
ai
suoi
zii
e
nonni
.
Chi
pretende
che
faccia
questo
,
vuole
che
il
vispo
fanciullo
sia
un
vecchio
noioso
;
vuole
,
insomma
,
che
non
esista
la
poesia
.
Perché
la
poesia
,
costretta
a
essere
poesia
sociale
,
poesia
civile
,
poesia
patriottica
,
intristisce
sui
libri
,
avvizzisce
nell
'
aria
chiusa
della
scuola
,
e
finalmente
ammala
di
retorica
,
e
muore
.
E
noi
di
questa
pseudopoesia
ne
abbiamo
tanta
,
sin
da
quando
,
morto
Virgilio
,
invecchiando
Orazio
,
chiusa
la
grande
rivoluzione
che
cominciò
,
si
può
dire
,
e
finì
con
la
morte
di
due
donne
,
di
Giulia
e
di
Cleopatra
,
la
figlia
e
l
'
amante
di
Cesare
;
ebbene
i
corvi
,
quali
Pindaro
li
avrebbe
chiamati
,
si
gettarono
gracchiando
sull
'
immenso
campo
di
battaglia
,
per
beccare
non
occhi
di
uccisi
,
ma
semi
di
poesia
.
E
che
facevano
essi
?
Raccontavano
un
fatto
storico
,
di
quelli
ultimi
:
lo
condivano
con
declamazioni
,
esclamazioni
,
maledizioni
;
e
lo
mettevano
in
esametri
.
Ma
anch
'
essi
capivano
che
non
bastano
i
versi
a
far
poesia
:
e
perciò
incorniciavano
la
loro
storia
verseggiata
e
declamata
con
una
descrizione
di
alba
e
un
'
altra
di
tramonto
;
e
il
poema
era
fatto
(
25
)
.
Ecco
Giulio
Montano
.
Questi
era
un
poeta
come
tant
'
altri
.
A
ogni
tratto
inseriva
albe
e
tramonti
.
Pertanto
,
poiché
un
tale
s
'
era
seccato
ch
'
egli
avesse
recitato
per
tutto
un
giorno
,
e
diceva
che
non
si
doveva
andare
alle
sue
recite
;
Natta
Pinario
esclamò
:
"
O
che
io
posso
essere
più
condiscendente
con
lui
?
Io
sono
pronto
a
starlo
a
sentire
da
un
'
alba
a
un
tramonto
!
"
Voleva
dire
,
il
buon
Natta
,
che
la
seccaggine
sarebbe
durata
poco
,
e
che
dopo
due
o
tre
versi
esso
poteva
andare
pei
fatti
suoi
(26).È
inutile
.
Già
Orazio
ammoniva
che
non
bastavano
le
descrizioncelle
,
le
digressioncelle
,
le
belle
toppe
rosse
e
gialle
,
per
far
di
prosa
poesia
(
27
)
.
Bisogna
che
il
fatto
storico
,
se
vuol
divenir
poetico
,
filtri
attraverso
la
maraviglia
e
l
'
ingenuità
della
nostra
anima
fanciulla
,
se
la
conserviamo
ancora
.
Bisogna
allontanare
il
fatto
vicino
allontanandocene
noi
(
28
)
.
Volete
una
prova
a
cui
distinguere
la
poesia
dalla
pseudopoesia
,
in
siffatto
genere
storico
?
Se
la
narrazione
,
che
il
verseggiatore
vi
fa
,
vi
commuove
meno
che
la
stessa
,
fatta
in
prosa
,
dallo
storico
e
dal
cronista
,
dite
pure
che
il
verseggiatore
ha
tradotto
,
e
male
;
non
ha
poetato
.
E
ha
perduto
il
suo
tempo
e
ha
fatto
perdere
a
noi
il
nostro
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
XII
.
Ma
in
Italia
la
pseudopoesia
si
desidera
,
si
domanda
,
s
'
ingiunge
.
In
Italia
noi
siamo
vittime
della
storia
letteraria
!
Per
vero
,
né
in
Italia
soltanto
,
mi
pare
che
delle
lettere
si
sia
ingenerato
un
concetto
falso
.
Le
lettere
sono
gli
strumenti
delle
idee
,
e
le
idee
fanno
di
sé
tanti
gruppi
che
si
chiamano
scienze
.
Ma
noi
,
fissati
sugli
strumenti
,
abbiamo
finalmente
dimenticato
i
fini
.
Siamo
agricoltori
che
non
pensano
se
non
alle
vanghe
e
non
parlano
se
non
di
aratri
,
e
più
delle
loro
bellurie
che
delle
loro
utilità
.
Delle
semente
,
della
terra
,
dei
concimi
,
non
ci
curiamo
più
.
Quindi
avviene
che
abbiamo
,
come
fisici
,
filosofi
,
storici
,
matematici
,
così
letterati
;
modo
di
dire
,
come
coltivatori
di
canapa
,
di
viti
,
di
grano
e
d
'
ulivi
,
così
periti
di
vanghe
e
d
'
aratri
,
i
quali
non
s
'
occupano
di
altro
,
e
credono
che
non
ci
si
debba
occupar
d
'
altro
,
e
stimano
,
io
vedo
,
che
la
loro
sia
la
più
nobile
delle
occupazioni
.
E
almeno
li
facessero
essi
,
codesti
strumenti
:
no
,
li
"
giudicano
"
e
li
"
collezionano
"
.
Codest
'
ozio
noi
chiamiamo
ora
critica
e
storia
letteraria
.
E
ognuno
può
vedere
che
ci
sono
cose
molto
più
utili
e
belle
da
fare
:
cioè
coltivare
e
seminare
.
Ma
c
'
è
pure
,
tra
le
tante
branche
della
letteratura
,
la
poesia
che
sta
a
sé
,
la
poesia
che
comprende
in
sé
tutto
ciò
che
si
dice
e
scrive
per
diletto
,
amaro
o
dolce
,
suo
o
altrui
.
Questa
non
è
rispetto
alle
scienze
quello
che
lo
strumento
rispetto
al
fine
.
È
una
coltivazione
,
poniamo
,
anch
'
essa
,
ma
d
'
altro
ordine
e
specie
.
È
,
poniamo
,
la
coltivazione
,
affatto
nativa
,
della
psiche
primordiale
e
perenne
.
Ma
noi
la
mettiamo
insieme
con
l
'
altra
letteratura
"
strumentale
"
,
e
ne
ragioniamo
allo
stesso
modo
.
La
dividiamo
per
secoli
e
scuole
,
la
chiamiamo
arcadica
,
romantica
,
classica
,
veristica
,
naturalistica
,
idealistica
,
e
via
dicendo
.
Affermiamo
che
progredisce
,
che
decade
,
che
nasce
,
che
muore
,
che
risorge
,
che
rimuore
.
In
verità
la
poesia
è
tal
maraviglia
che
se
voi
fate
ora
una
vera
poesia
,
ella
sarà
della
stessa
qualità
che
una
vera
poesia
di
quattromila
anni
sono
.
Come
mai
?
Così
:
l
'
uomo
impara
a
parlare
tanto
diverso
o
tanto
meglio
,
di
anno
in
anno
,
di
secolo
in
secolo
,
di
millennio
in
millennio
;
ma
comincia
con
far
gli
stessi
vagiti
e
guaiti
in
tutti
i
tempi
e
luoghi
.
La
sostanza
psichica
è
uguale
nei
fanciulli
di
tutti
i
popoli
.
Un
fanciullo
è
fanciullo
allo
stesso
modo
da
per
tutto
.
E
quindi
,
né
c
'
è
poesia
arcadica
,
romantica
,
classica
,
né
poesia
italiana
,
greca
,
sanscrita
;
ma
poesia
soltanto
,
soltanto
poesia
,
e
...
non
poesia
.
Sì
:
c
'
è
la
contraffazione
,
la
sofisticazione
,
l
'
imitazione
della
poesia
,
e
codesta
ha
tanti
nomi
.
Ci
sono
persone
che
fanno
il
verso
agli
uccelli
,
e
al
fischio
sembrano
uccelli
;
e
non
sono
uccelli
,
sì
uccellatori
.
Ora
io
non
so
dire
quanta
vanità
sia
la
storia
di
codesti
ozi
.
Eccola
in
due
parole
.
Un
poeta
emette
un
dolce
canto
.
Per
un
secolo
,
o
giù
di
lì
,
mille
altri
lo
ripetono
fiorettandolo
e
guastandolo
;
finché
viene
a
noia
.
E
allora
un
altro
poeta
fa
risonare
un
altro
bel
canto
.
E
per
un
secolo
,
o
più
o
meno
,
mille
altri
ci
fanno
su
le
loro
variazioni
.
Qualche
volta
il
canto
iniziale
non
è
né
bello
né
dolce
;
e
allora
peggio
che
mai
!
Ma
in
Italia
,
e
altrove
,
non
stiamo
paghi
a
questo
compendio
.
Ragioniamo
e
distinguiamo
troppo
.
Quella
scuola
era
migliore
,
questa
peggiore
.
A
quella
bisogna
tornare
,
a
questa
rinunziare
.
No
:
le
scuole
di
poesia
sono
tutte
peggio
,
e
a
nessuna
bisogna
addirsi
.
Non
c
'
è
poesia
che
la
poesia
.
Quando
poi
gli
intendenti
,
perché
uno
fa
,
ad
esempio
,
una
vera
poesia
su
un
gregge
di
pecore
,
pronunziano
che
quel
vero
poeta
è
un
arcade
;
e
perché
un
altro
,
in
una
vera
poesia
,
ingrandisce
straordinariamente
una
parvenza
,
proclamano
che
quell
'
altro
vero
poeta
pecca
di
secentismo
;
ecco
gl
'
intendenti
scioccheggiano
e
pedanteggiano
nello
stesso
tempo
.
Qualunque
soggetto
può
essere
contemplato
,
dagli
occhi
profondi
del
fanciullo
interiore
:
qualunque
tenue
cosa
può
a
quelli
occhi
parere
grandissima
.
Voi
dovete
soltanto
giudicare
(
se
avete
questa
mania
di
giudicare
)
se
furono
quelli
occhi
che
videro
;
e
lasciar
da
parte
secento
e
Arcadia
.
La
poesia
non
si
evolve
e
involve
,
non
cresce
o
diminuisce
;
è
una
luce
o
un
fuoco
che
è
sempre
quella
luce
e
quel
fuoco
:
i
quali
,
quando
appariscono
,
illuminano
e
scaldano
ora
come
una
volta
,
e
in
quel
modo
stesso
.
Solamente
s
'
ha
a
dire
che
raramente
appariscono
.
Sì
:
la
poesia
,
detta
e
scritta
,
è
rara
.
Proprio
rara
la
poesia
pura
.
Ma
c
'
è
la
poesia
"
applicata
"
.
La
poesia
"
applicata
"
è
dei
grandi
poemi
,
dei
grandi
drammi
,
dei
grandi
romanzi
.
Ora
molto
ci
corre
che
questi
siano
tutta
poesia
.
Immaginate
che
siano
un
gran
mare
,
ognuno
.
Nel
mare
sono
le
perle
;
ma
quante
?
Ben
poche
;
però
in
quale
più
,
in
quale
meno
.
Occorre
anche
dire
che
in
essi
poemi
,
drammi
,
romanzi
,
la
poesia
pura
di
rado
si
trova
pura
.
Faccio
un
esempio
.
Una
di
queste
perle
,
nel
grande
oceano
perlifero
che
è
la
divina
Comedia
,
diremo
la
campana
della
sera
:
Era
già
l
'
ora
che
volge
il
disio
ai
naviganti
,
e
intenerisce
il
core
lo
dì
ch
'
han
detto
ai
dolci
amici
addio
;
e
che
lo
nuovo
peregrin
d
'
amore
punge
,
se
ode
squilla
di
lontano
che
paia
il
giorno
pianger
che
si
muore
.
In
questa
rappresentazione
,
che
di
più
poetiche
non
se
ne
può
trovare
(
Dante
ci
rappresenta
l
'
ora
in
cui
ridiveniamo
per
un
momento
fanciulli
!
)
,
il
tocco
più
poetico
è
l
'
ultimo
.
È
l
'
ultimo
;
sebbene
la
squilla
lontana
che
piange
il
giorno
che
muore
,
sia
di
quei
tocchi
che
noi
verseggiatori
abbiamo
fatti
tornare
a
noia
,
a
forza
di
ripeterli
.
E
così
quel
suono
di
squilla
può
essere
stinto
e
fioco
per
alcuno
,
assordato
da
tanti
doppi
.
Ma
tant
'
è
.
Orbene
:
il
poeta
ha
dovuto
mettere
,
per
la
necessità
dell
'
arte
,
un
pochino
di
lega
nel
suo
oro
puro
.
Quale
?
Quel
"
paia
"
.
L
'
ha
dovuto
mettere
,
perché
egli
racconta
un
sentimento
poetico
altrui
,
sebbene
anche
di
sé
.
E
allora
ha
detto
che
la
squilla
pare
piangere
,
non
piange
veramente
.
A
un
tratto
il
fanciullo
(
qui
un
poco
,
e
molto
altrove
,
molto
presso
altri
)
,
il
fanciullo
a
mezza
via
si
riscuote
,
e
par
che
si
vergogni
d
'
essere
fanciullo
e
di
parlar
fanciullesco
,
e
si
corregge
.
"
Pare
,
non
è
,
intendiamoci
"
.
Ma
caro
bimbo
,
lo
sapevamo
da
noi
,
che
la
campana
non
piange
,
ma
par
che
pianga
:
anche
però
il
giorno
par
che
muoia
,
e
non
muore
(
29
)
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
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-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
XIII
.
La
poesia
benefica
di
per
sé
,
la
poesia
che
di
per
sé
ci
fa
meglio
amare
la
patria
,
la
famiglia
,
l
'
umanità
,
è
,
dunque
,
la
poesia
pura
,
la
quale
di
rado
si
trova
.
In
Italia
poi
,
che
è
la
mia
patria
(
non
la
tua
,
o
fanciullo
:
tu
sei
del
mondo
,
non
sei
d
'
ora
ma
di
sempre
)
,
in
Italia
è
più
rara
che
altrove
.
Invero
non
mai
da
noi
fu
amata
la
poesia
elementare
e
spontanea
.
Come
in
genere
la
nostra
letteratura
,
così
in
ispecie
la
nostra
poesia
ha
avuto
innanzi
sé
dei
modelli
.
Noi
abbiamo
specchiato
il
nostro
stile
nell
'
arte
latina
,
come
i
latini
avevano
fatto
coi
greci
.
Ciò
può
aver
giovato
a
dare
concretezza
e
maestà
alle
nostre
scritture
;
ma
quanto
a
poesia
,
ciò
l
'
ha
soffocata
;
la
poesia
non
si
fa
sui
libri
.
Poi
amiamo
troppo
l
'
ornamentazione
;
e
questo
gusto
lo
dimostriamo
specialmente
in
ciò
che
meno
lo
comporta
:
nella
poesia
.
Il
fanciullino
italico
non
ruzza
che
ben
vestito
e
ben
pettinato
:
le
noci
con
le
quali
fa
a
filetto
,
devono
essere
coperte
di
carta
d
'
oro
e
d
'
argento
.
Noi
vogliamo
farci
sempre
onore
:
invece
di
badare
al
giuoco
,
badiamo
a
noi
:
ci
stiamo
a
sentire
e
ammicchiamo
alla
nostra
ombra
.
E
anche
più
che
a
noi
,
badiamo
al
pubblico
:
guardiamo
con
la
coda
dell
'
occhio
i
grandi
che
stanno
a
vederci
;
e
così
facciamo
tutto
senza
garbo
e
senza
scioltezza
.
E
siccome
,
particolarmente
ai
nostri
giorni
,
tutto
da
noi
si
fa
a
concorso
e
tutto
si
dà
all
'
asta
e
tutto
si
conclude
con
la
aggiudicazione
e
la
premiazione
,
così
ci
proponiamo
,
più
che
altro
,
di
sopraffare
l
'
un
l
'
altro
e
di
conquistarci
con
qualche
grazietta
il
favore
dei
giudici
.
Nei
giochi
dei
nostri
fanciulli
,
c
'
entra
per
molta
parte
la
gherminella
che
è
cosa
da
attempati
.
Sono
troppo
scaltriti
,
i
nostri
fanciulli
,
e
cercano
meglio
di
essere
primi
,
che
di
esser
loro
.
Perciò
la
nostra
poesia
(
per
chiamarla
così
)
è
per
lo
più
d
'
imitazione
,
anzi
di
collezione
,
e
sa
di
lucerna
,
non
di
guazza
e
d
'
erba
fresca
.
Noi
studiamo
troppo
,
per
poetare
;
ed
è
superfluo
aggiungere
che
,
per
sapere
,
studiamo
troppo
poco
.
Mettiamo
lo
studio
ove
non
c
'
entra
.
O
come
?
Non
c
'
entra
nel
poetare
lo
studio
?
Sì
,
ma
diretto
al
fine
,
che
Dante
mostrò
.
Virgilio
,
che
è
lo
studio
,
conduce
Dante
a
Matelda
che
è
l
'
arte
;
l
'
arte
in
genere
e
in
ispecie
.
L
'
arte
di
Dante
è
appunto
la
poesia
.
Dunque
lo
studio
condusse
Dante
alla
poesia
.
Ebbene
,
Matelda
,
o
la
poesia
,
è
nel
giardino
dell
'
innocenza
,
sceglie
cantando
fior
da
fiore
,
ha
gli
occhi
luminosi
,
purifica
nei
fiumi
dell
'
oblio
e
della
buona
volontà
.
Ossia
,
il
poeta
,
mercé
lo
studio
,
è
riuscito
a
ritrovare
la
sua
fanciullezza
,
e
puro
come
è
,
vede
bene
e
sceglie
senza
alcuna
fatica
,
sceglie
cantando
,
i
fiori
che
pare
spuntino
avanti
i
suoi
piedi
.
Io
,
senza
insistere
sul
valore
morale
del
mito
tanto
esatto
e
bello
,
dico
,
interpretando
il
poeta
per
il
rispetto
artistico
,
che
lo
studio
deve
essere
diretto
a
togliere
più
che
ad
aggiungere
:
a
togliere
la
tanta
ruggine
che
il
tempo
ha
depositata
sulla
nostra
anima
,
in
modo
che
torniamo
a
specchiarci
nella
limpidezza
di
prima
;
ed
essere
soli
tra
noi
e
noi
.
Lo
studio
deve
togliere
le
scorie
al
puro
cristallo
che
noi
troviamo
quasi
casualmente
;
e
quel
cristallo
pur
con
le
scorie
val
più
d
'
un
vetro
che
noi
dilatiamo
e
formiamo
soffiando
.
Lo
studio
deve
rifarci
ingenui
,
insomma
,
tal
quale
Dante
figura
sé
come
avanti
Beatrice
così
rispetto
a
Matelda
;
che
se
dall
'
una
è
sgridato
e
fatto
piangere
e
vergognare
come
fanciullo
battuto
,
dall
'
altra
è
,
come
bambino
che
non
vuole
o
non
può
fare
da
sé
,
preso
e
tuffato
nell
'
acqua
e
menato
a
bere
alla
fonte
.
Lo
studio
deve
togliere
gli
artifizi
,
e
renderci
la
natura
.
Così
dice
Dante
.
La
sua
arte
è
impersonata
in
Matelda
,
che
è
la
natura
umana
primordialmente
libera
,
felice
,
innocente
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
XIV
.
Ma
noi
italiani
siamo
,
in
fondo
,
troppo
seri
e
furbi
,
per
essere
poeti
.
Noi
imitiamo
troppo
.
E
sì
,
che
studiando
si
deve
imparare
a
far
diverso
,
non
lo
stesso
.
Ma
noi
vogliamo
far
lo
stesso
e
dare
a
credere
o
darci
a
credere
di
fare
meglio
.
Perciò
sovente
ci
pare
che
,
incastonando
la
gemma
altrui
in
un
anello
nostro
,
noi
abbiamo
trovata
e
magari
fatta
la
gemma
;
e
più
sovente
ci
imaginiamo
che
,
dorando
la
statua
di
bronzo
,
quella
statua
non
solo
sia
più
bella
,
ma
diventi
opera
nostra
.
Noi
non
gettiamo
più
il
martello
contro
i
blocchi
di
marmo
:
ci
accontentiamo
di
pulire
e
lustrare
le
statue
belle
e
fatte
.
Al
più
al
più
,
noi
facciamo
l
'
arte
di
Giovanni
da
Udine
:
eleganti
stucchi
:
ma
non
ricordiamo
quel
che
Giovanni
disse
,
mi
pare
,
a
Pietro
Aretino
che
ne
lo
ammirava
:
Bambocci
vogliono
essere
!
E
le
scuole
ci
legano
.
Le
scuole
sono
fili
sottili
di
ferro
,
tesi
tra
i
verdi
mai
della
foresta
di
Matelda
:
noi
,
facendo
i
fiori
,
temiamo
a
ogni
tratto
d
'
inciampare
e
cadere
.
L
'
ho
già
detto
:
se
uno
si
abbandona
alle
delizie
della
campagna
,
teme
che
lo
chiamino
arcade
;
se
un
altro
si
vede
avanti
un
'
antitesi
,
sta
un
pezzo
tra
il
sì
e
il
no
,
temendo
d
'
essere
chiamato
secentista
.
Mentre
la
mandra
degli
imitatori
si
butta
alla
rinfusa
dietro
qualche
ariete
maggiore
,
e
tutti
si
mettono
a
belare
o
mugliare
a
un
modo
;
sì
che
in
certi
tempi
pare
che
gl
'
italiani
(
giudicandoli
da
quelli
che
scrivono
in
versi
)
non
abbiano
che
l
'
amica
,
in
certi
altri
non
abbiano
che
la
mamma
;
i
poeti
veri
sono
pieni
del
contrario
affetto
:
vogliono
cioè
non
essere
imbrancati
né
nel
verismo
né
nell
'
idealismo
né
nel
simbolismo
.
Queste
preoccupazioni
li
rendono
troppo
circospetti
,
troppo
irresoluti
,
troppo
sforzati
.
E
Matelda
si
allontana
da
loro
,
facendo
echeggiare
sempre
più
lungi
il
suo
dolce
salmo
che
finisce
per
confondersi
con
lo
stormir
delle
foglie
e
col
gorgoglio
del
ruscello
,
e
morire
.
Ma
poi
per
la
poesia
vera
e
propria
,
a
noi
manca
,
o
sembra
mancare
,
la
lingua
.
La
poesia
consiste
nella
visione
d
'
un
particolare
inavvertito
,
fuori
e
dentro
di
noi
.
Guardate
i
ragazzi
quando
si
trastullano
seri
seri
.
Voi
vedete
che
hanno
sempre
alle
mani
cose
trovate
per
terra
,
nella
loro
via
,
che
interessano
soltanto
loro
e
che
perciò
sol
essi
sembrano
vedere
:
chioccioline
,
ossiccioli
,
sassetti
.
Il
poeta
fa
il
medesimo
.
Ma
come
chiamare
questi
lapilli
ideali
,
questi
cervi
volanti
della
sua
anima
?
Il
nome
loro
non
è
fatto
,
o
non
è
divulgato
,
o
non
è
comune
a
tutta
la
nazione
o
a
tutte
le
classi
del
popolo
.
Pensate
ai
fiori
e
agli
uccelli
,
che
sono
de
'
fanciulli
la
gioia
più
grande
e
consueta
:
che
nome
hanno
?
S
'
ha
sempre
a
dire
uccelli
,
sì
di
quelli
che
fanno
tottavì
e
sì
di
quelli
che
fanno
crocro
?
Basta
dir
fiori
o
fioretti
,
e
aggiungere
,
magari
,
vermigli
e
gialli
,
e
non
far
distinzione
tra
un
greppo
coperto
di
margherite
e
un
prato
gremito
di
crochi
?
Ora
se
vi
provate
a
dire
il
nome
proprio
loro
,
ecco
che
il
nome
di
Linneo
non
va
,
per
cento
ragioni
,
e
il
nome
popolare
varia
,
quando
c
'
è
,
da
regione
a
regione
,
anzi
da
contado
a
contado
.
Se
il
popolo
italiano
badasse
a
queste
tali
cose
,
fiori
,
piante
,
uccelli
,
insetti
,
rettili
,
che
formano
per
gran
parte
la
poesia
della
campagna
,
il
nome
che
esse
hanno
in
una
terra
,
avrebbe
finito
per
prevalere
su
quello
dominante
in
altre
.
Ma
gl
'
italiani
abbarbagliati
per
lo
più
dallo
sfolgorio
dell
'
elmo
di
Scipio
,
non
sogliono
seguire
i
tremolii
cangianti
delle
libellule
.
E
così
il
poeta
,
se
vuol
poetare
,
bisogna
che
si
lasci
ogni
tanto
dire
:
"
E
questo
che
è
?
Che
vuol
dire
?
O
poeta
saccente
e
seccante
!
"
E
tuttavia
così
il
poeta
deve
fare
,
e
lasciar
dire
così
,
sperando
,
se
non
altro
,
che
se
ne
avvantaggino
i
poeti
futuri
,
i
quali
troveranno
divulgati
tanti
nomi
prima
ignoti
e
perciò
chiamati
oscuri
.
In
verità
non
è
egli
l
'
Adamo
che
per
primo
mette
i
nomi
?
Così
deve
operare
,
facendo
a
ogni
momento
qualche
rinunzia
d
'
amor
proprio
.
Perché
l
'
arte
del
poeta
è
sempre
una
rinunzia
.
Ho
detto
che
deve
togliere
,
non
aggiungere
:
e
ciò
è
rinunzia
.
Deve
fare
a
meno
di
tanti
ghirigori
,
così
facili
a
farsi
,
di
tante
bellurie
,
così
piacevoli
alla
vista
,
di
tante
dorature
,
che
danno
tanta
idea
della
propria
ricchezza
:
e
questa
è
rinunzia
.
Deve
lasciar
molto
greggio
e
molto
imperfetto
.
Oh
!
Come
è
necessaria
l
'
imperfezione
per
essere
perfetti
!
Lo
sapeva
anche
Marziale
che
derideva
quel
Matone
che
voleva
dir
tutto
belle
.
Di
'
,
egli
esclama
,
qualche
volta
soltanto
bene
,
anche
né
ben
né
male
,
magari
male
!
La
continua
eleganza
è
sommamente
stucchevole
.
È
come
quel
pranzo
descritto
dal
De
Amicis
nel
Marocco
,
che
tutto
vi
sapeva
di
pomata
.
Questa
bellezza
in
tutto
e
per
tutto
è
totalmente
antipoetica
;
ché
la
poesia
è
ingenuità
;
e
quel
fanciullo
,
che
ogni
cosa
che
fa
e
dice
,
la
fa
con
una
moina
e
con
una
smorfietta
,
e
la
dice
con
parolucce
smaccate
e
dolciate
;
che
scapaccioni
chiama
quel
fanciullo
consapevole
della
sua
fanciulleria
!
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
XV
.
Con
tutto
questo
,
che
speri
tu
?
Che
fine
hai
?
Ritorno
,
come
vedi
,
al
primo
detto
.
Essere
utile
a
me
?
No
,
s
'
è
detto
.
Recar
utile
agli
altri
?
S
'
è
detto
che
,
se
mai
,
non
lo
fai
apposta
:
dunque
non
è
il
fine
tuo
,
codesto
.
Dilettar
te
stesso
?
Ecco
:
se
questo
fosse
il
tuo
fine
,
tu
chiuderesti
dentro
te
la
tua
visione
,
e
te
la
godresti
tra
te
e
me
,
senza
quei
tanti
struggimenti
che
ci
sono
per
comunicare
la
visione
agli
altri
.
O
dunque
?
La
gloriola
...
O
povero
fanciullo
!
Pensa
,
o
fanciullo
,
quante
altre
cose
potrei
fare
con
maggiore
rispondenza
a
codesto
fine
.
Da
condurre
un
esercito
a
volare
sulla
bicicletta
,
tutto
,
o
quasi
tutto
,
meglio
porta
alla
meta
della
vittoria
e
della
gloria
.
Ma
poniamo
che
ci
si
arrivi
anche
"
sulle
ali
del
canto
"
.
Qual
disgrazia
sarebbe
mettersi
in
questa
via
,
e
per
te
e
per
me
!
Prima
di
tutto
,
ne
andrebbe
molto
tempo
.
La
gloriola
vuole
mutui
uffici
.
Io
devo
conversare
,
e
per
lettere
e
a
voce
,
sì
con
quelli
che
coltivano
medesimi
campi
,
e
chieder
loro
e
averne
notizie
sull
'
efficacia
d
'
un
concime
che
usiamo
,
e
dar
loro
e
riceverne
auguri
e
rallegramenti
per
un
buon
raccolto
che
speriamo
d
'
avere
o
abbiamo
avuto
;
sì
con
quelli
che
professano
soltanto
di
fornir
le
pianticelle
,
i
semi
,
i
concimi
chimici
,
gli
strumenti
agricoli
,
a
mano
e
a
vapore
.
Quanto
studio
,
quanta
diligenza
e
pazienza
si
richiede
per
siffatta
coltivazione
!
Bisogna
raccattare
tutti
i
cocci
,
come
fanno
i
contadini
,
per
seminarci
e
trapiantarci
le
tante
pianticelle
;
anche
i
caldani
rotti
raccattiamo
;
anche
quei
vasi
,
dove
cresceva
il
garofano
di
Geva
contadinella
.
E
star
sempre
lì
ad
annaffiare
,
a
mondare
,
a
potare
;
e
sbirciare
i
vasi
del
vicino
,
e
struggerci
ch
'
egli
abbia
papaveri
più
grandi
e
girasoli
più
vistosi
,
e
buttare
a
lui
il
malocchio
,
e
contro
il
malocchio
di
lui
tener
molta
ruta
,
e
guardare
che
non
ci
si
secchi
.
Ma
tu
dirai
:
Anche
il
tempo
si
raccatta
!
Bene
:
parliamo
d
'
altro
.
Non
miete
,
chi
non
s
'
inchina
.
Ora
,
per
la
gloriola
,
ci
s
'
inchina
troppo
,
tanto
umile
sovente
è
la
pianticella
,
e
ci
s
'
inchina
troppo
spesso
,
tante
sono
.
Voglio
dire
che
la
nostra
anima
(
l
'
anima
,
intendi
!
)
si
deforma
,
si
fa
gobba
,
come
è
la
schiena
dei
poveri
contadini
che
s
'
inchinano
per
il
grano
.
E
tu
devi
essere
dritta
,
serena
,
semplice
,
o
anima
mia
!
Non
c
'
è
forse
sentimento
al
mondo
,
nemmeno
l
'
avidità
del
guadagno
,
che
sia
tanto
contrario
all
'
ingenuità
del
poeta
,
quanto
questa
gola
di
gloriola
,
che
si
risolve
in
un
desiderio
di
sopraffazione
!
Quanto
sei
preso
da
questo
morbo
,
tu
(
ma
tu
non
c
'
entri
,
allora
)
,
io
,
non
cerco
il
poetico
,
il
buono
e
il
bello
,
ma
il
sonante
e
l
'
abbagliante
.
Oh
!
non
cerco
allora
i
lapilli
,
i
nicchi
,
i
fiori
per
la
mia
via
,
ma
veglio
inquieto
spiando
i
quaderni
altrui
,
magari
leggendo
di
sulle
spalle
dello
scrittore
ciò
che
egli
scrive
.
Allora
io
smetto
il
mio
verso
,
e
mi
metto
a
far
quello
d
'
altri
:
come
un
merlo
noioso
che
canta
,
in
questo
mentre
,
non
le
sue
arie
mattinali
di
bosco
,
ma
la
ritirata
:
perché
,
se
non
per
voglia
di
gloriola
,
nel
suo
padrone
e
forse
in
lui
?
O
merlo
dal
becco
giallo
,
tu
hai
voluto
esser
troppo
furbo
!
Come
puoi
credere
che
il
tuo
"
Io
ti
vedo
!
"
che
risonava
tra
il
cader
della
guazza
,
sia
peggio
di
codesto
insopportabile
"
Ritirati
cappellon
!
"
?
Ma
è
pur
vero
che
"
merlo
"
vuol
dire
sì
furbo
e
sì
il
contrario
!
O
anche
,
insistiamo
troppo
su
un
nostro
verso
o
motivo
o
vezzo
o
genere
,
che
sia
una
volta
piaciuto
;
e
riusciamo
stucchevoli
;
non
basta
;
diventiamo
falsi
.
Imitiamo
da
noi
medesimi
,
col
vetro
d
'
un
bicchiere
,
il
diamante
puro
che
una
volta
trovammo
.
E
sempre
,
pensando
o
scrivendo
,
siamo
distratti
dalla
preoccupazione
dell
'
effetto
:
che
ne
diranno
?
Vincerò
,
con
questo
,
il
tale
o
il
tal
altro
?
E
la
tua
grazia
,
che
non
è
grazia
se
non
è
spontanea
,
si
perde
per
sempre
.
Tu
non
vedi
più
giusto
e
limpido
;
anzi
non
guardi
più
;
seppure
,
ciò
che
sarebbe
peggio
,
non
guardi
,
come
ho
detto
,
negli
altri
,
e
non
baratti
le
vesti
e
magari
l
'
anima
con
altri
,
che
tu
veda
o
creda
più
pregiati
di
te
!
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
XVI
.
Non
pensare
alla
gloriola
,
fanciullo
:
non
è
cosa
da
te
.
Ella
è
troppo
difficile
,
o
facile
,
a
raggiungersi
.
Difficile
:
non
ho
già
detto
quanto
è
raro
che
t
'
intendano
?
Tu
non
fai
se
non
scoprire
il
nuovo
nel
vecchio
.
Gli
altri
,
ossia
i
tuoi
lettori
e
uditori
,
che
non
dovrebbero
dire
o
pensare
se
non
:
"
Come
è
vero
!
E
io
non
ci
avevo
pensato
"
.
Ma
questo
assentimento
non
ti
vien
sempre
e
nemmeno
spesso
.
Gli
occhi
della
gente
sono
oggi
così
fissi
nell
'
ombelico
della
propria
persona
,
che
non
hanno
visto
,
si
può
dire
,
altro
.
E
perché
hanno
le
luci
velate
dalla
catalessi
del
loro
egoismo
,
dicono
che
sei
tu
oscuro
.
Puoi
,
quanto
tu
voglia
,
descrivere
un
mattino
,
per
esempio
,
in
campagna
:
chi
non
l
'
ha
mai
veduto
sorgere
,
il
sole
,
né
in
campagna
né
in
città
,
non
capisce
e
non
approva
nulla
di
ciò
che
dici
.
Sei
inoltre
oscuro
,
sovente
per
un
'
altra
ragione
:
perché
sei
chiaro
.
Sono
tanto
avvezzi
i
lettori
oggi
alle
girandole
,
agli
andirivieni
,
ai
viluppi
dei
pensieri
e
sentimenti
;
perché
gli
autori
,
attingendo
questi
e
quelli
di
sui
libri
,
s
'
ingegnano
con
gli
stucchi
e
gli
ori
a
dar
loro
un
aspetto
nuovo
,
o
fanno
come
le
lepri
,
le
quali
,
per
nascondere
al
cacciatore
le
loro
tracce
,
si
mettono
a
girare
e
pestare
su
esse
;
sono
i
lettori
tanto
abituati
ai
misteri
o
gherminelle
degli
autori
,
i
quali
,
troppo
comodi
,
vogliono
perpetuamente
che
s
'
intenda
dagli
altri
meglio
che
da
lor
si
ragioni
;
che
quando
tu
dici
nel
tuo
semplice
modo
le
tue
semplici
cose
,
ecco
che
non
ti
capiscono
più
.
Essi
cercano
in
te
quello
che
non
c
'
è
,
e
perché
non
lo
trovano
,
ci
rimangono
male
.
E
se
anche
ti
capiscono
,
vale
a
dire
se
capiscono
che
non
vuoi
dire
se
non
quel
che
dici
,
e
non
sottintendi
nulla
,
e
non
hai
la
pretesa
,
assurda
e
comune
,
che
il
senso
,
nelle
tue
cose
,
ce
lo
mettano
i
lettori
,
allora
i
più
non
ti
apprezzano
.
Ai
più
pare
che
il
bello
sia
nei
fregi
e
che
il
poetico
sia
nella
foga
oratoria
,
E
infine
,
quasi
tutti
,
come
vuoi
che
ascoltino
lo
stormire
delle
foglie
o
il
gorgoglio
del
ruscello
o
il
canto
dell
'
usignuolo
o
il
suono
della
tua
avena
,
se
lì
presso
la
banda
del
villaggio
assorda
la
campagna
coi
tromboni
e
i
colpi
di
gran
cassa
?
No
no
,
fanciullo
.
La
gloria
o
gloriola
si
forma
con
l
'
assenso
di
molti
,
e
tu
non
sei
udito
,
ascoltato
,
approvato
,
che
dai
pochi
.
È
vero
che
tu
ti
rivolgi
a
tutti
,
ma
ricordati
:
non
agli
uomini
proprio
,
ma
ai
fanciulli
,
come
te
,
che
sono
negli
uomini
.
Ora
codesti
fanciulli
,
dato
che
in
nessuno
manchino
,
in
pochi
però
prestano
ascolto
.
E
sai
quali
sono
questi
pochi
?
Sono
generalmente
poeti
.
Cioè
il
loro
fanciullo
,
o
ti
sta
a
sentire
solo
perché
anch
'
esso
canta
e
vuol
sapere
se
tu
canti
meglio
o
peggio
di
lui
,
o
standoti
a
sentire
finisce
con
cantare
anche
lui
.
E
che
succede
?
Succede
che
un
giorno
o
l
'
altro
comincia
a
fare
il
tuo
verso
.
Prima
fa
solo
qualche
nota
,
poi
qualche
battuta
,
infine
tutta
la
tua
canzone
.
E
allora
?
Allora
diventa
tuo
imitatore
.
Ebbene
?
Ebbene
l
'
imitatore
è
un
debitore
;
e
il
debitore
,
presto
o
tardi
,
parlerà
male
del
creditore
.
E
così
,
anche
di
quei
pochi
,
molti
si
sottrarranno
dal
dir
le
tue
lodi
,
per
assicurar
le
loro
.
E
la
tua
gloriola
o
non
nascerà
o
intisicherà
appena
nata
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
XVII
.
Ma
poi
ti
sentiresti
d
'
accettarla
codesta
gloriola
?
Sai
com
'
ella
nasce
.
Nasce
in
generale
dalla
affermazione
tua
stessa
.
È
pensiero
giustissimo
del
nostro
Leopardi
:
"
La
via
forse
più
diretta
di
acquistar
fama
,
è
di
affermare
e
con
sicurezza
e
pertinacia
,
e
in
quanti
più
modi
è
possibile
,
di
averla
acquistata
(30)."
E
altrove
:
"
Rara
è
nel
nostro
secolo
quella
persona
lodata
generalmente
,
le
cui
lodi
non
siano
cominciate
dalla
propria
bocca
...
Chi
vuole
innalzarsi
,
quantunque
per
virtù
vera
,
dia
bando
alla
modestia
(31)."
E
tu
,
fanciullo
,
vorresti
che
io
da
una
seggiola
o
da
un
palco
mi
mettessi
a
gridar
le
tue
lodi
o
affermare
la
tua
fama
?
"
Questo
ragazzo
è
un
ragazzo
miracoloso
...
noto
in
tutto
il
mondo
...
"
In
questo
modo
la
gloriola
sarebbe
facile
.
Ma
tu
no
,
non
vorresti
.
Eppure
gli
uomini
non
crederanno
mai
che
sia
grande
un
merito
che
non
sia
tanto
grande
da
vincere
persino
la
modestia
di
colui
che
l
'
ha
.
Se
la
tua
modestia
è
grande
,
contentati
d
'
una
grandezza
assai
modesta
.
Sarai
considerato
un
poeta
mediocre
,
e
poiché
mediocre
non
deve
essere
il
poeta
,
sarai
proclamato
non
poeta
.
Ovvero
tu
,
non
credendo
all
'
amara
considerazione
del
Leopardi
,
aspetterai
che
la
tua
lode
cominci
dalle
bocche
altrui
?
Perché
questa
lode
sia
tale
da
crearti
una
vera
fama
occorre
ch
'
ella
possa
propagarsi
per
gran
numero
di
persone
;
le
quali
ti
loderanno
poi
a
lor
volta
senza
conoscerti
,
senza
averti
udito
,
senza
averti
letto
!
Ti
loderanno
per
"
suggestione
"
.
Oh
!
il
pessimo
fatto
che
sarebbe
allora
il
tuo
!
Tutto
quel
che
tu
facessi
,
sarebbe
ugualmente
lodato
:
ciò
che
tu
sentissi
d
'
aver
fatto
di
meglio
,
sarebbe
pareggiato
a
ciò
che
tu
conoscessi
d
'
aver
fatto
di
peggio
.
Persino
cosa
che
non
avessi
fatto
tu
,
ma
comparisse
col
tuo
nome
,
sarebbe
levata
alle
stelle
,
e
così
preferita
a
quelle
che
proprio
tu
avessi
fatto
e
credessi
buone
e
belle
!
E
che
ne
faresti
di
tale
gloriola
?
Tanto
più
che
bisogna
vedere
da
che
ti
venne
quella
lode
iniziale
,
che
avviò
tutte
quell
'
altre
lodi
.
Da
che
?
Da
qualche
cosa
più
atta
delle
altre
ad
accecare
,
ad
inebriare
,
a
far
delirare
la
gente
.
Dalla
politica
,
per
esempio
:
dal
partito
o
dalla
setta
.
Badaci
,
ragazzo
.
È
il
fatto
di
qualcuno
che
vuol
procacciarsi
la
popolarità
mettendo
la
cannella
a
una
botte
,
e
che
tutti
bevano
.
La
gran
botte
è
la
politica
,
il
vino
che
ognuno
ne
beve
,
è
il
proprio
sentimento
che
si
riscalda
alla
botte
comune
:
la
sbornia
generale
è
la
tua
gloria
!
O
gloriola
indegna
del
tuo
desiderio
!
E
poi
è
amara
.
Sai
che
siamo
al
tempo
dei
concorsi
;
al
tempo
delle
classificazioni
e
premiazioni
.
Il
divertimento
più
grande
che
si
diano
gli
uomini
,
è
quello
di
giudicare
.
In
Atene
fu
in
altri
tempi
una
consimile
mania
di
seder
nell
'
Eliéa
e
deporre
le
sue
pietruzze
.
Oggi
non
c
'
è
più
solo
qualche
pazzo
,
ma
molti
;
e
non
giudicano
,
in
mancanza
d
altro
,
i
cani
e
i
gatti
di
casa
,
ma
gli
scrittori
e
i
poeti
di
casa
e
fuori
.
Giudicano
e
classificano
:
questo
è
il
primo
,
quello
il
secondo
,
l
'
altro
il
terzo
,
e
vai
dicendo
.
Ahimè
!
tu
fanciullo
,
fai
il
tuo
discorsino
,
esprimi
un
tuo
sentimento
,
esponi
il
tuo
pensiero
,
mostri
un
tuo
sorriso
,
versi
una
tua
lagrima
,
senza
riguardarti
,
senza
saperlo
,
si
può
dire
,
senza
perché
;
al
primo
venuto
,
sfogando
il
cuore
,
quasi
fuori
di
te
:
a
mezzo
le
tue
parole
,
al
tuo
riso
,
al
tuo
pianto
,
ecco
senti
che
il
tuo
uditore
piglia
appunti
,
pesa
le
frasi
che
dici
,
disegna
,
col
pollice
,
in
aria
la
linea
del
tuo
sorriso
,
esamina
l
'
acqua
e
il
cristallo
della
tua
lagrima
;
e
mormora
:
"
Non
c
'
è
male
!
Benino
!
Bene
!
Benissimo
!
Peggio
però
del
tale
!
Anche
meglio
del
tal
altro
!
Primo
!
Secondo
!
Terzo
!
Poeta
maggiore
!
Poeta
minore
!
"
Certo
tu
,
se
non
sei
un
vanarello
o
un
frignone
,
cancelli
il
sorriso
,
ribevi
la
lagrima
,
e
te
ne
vai
.
Forse
giuri
in
quel
momento
di
non
andare
più
da
altri
,
e
godere
o
piangere
tra
te
,
un
'
altra
volta
.
Ma
sei
fanciullo
,
e
torni
sempre
da
capo
,
trovando
però
ogni
volta
che
per
i
fanciulli
non
c
'
è
più
luogo
in
questo
mondo
!
Il
fatto
è
che
,
oltre
la
noia
di
quel
sentirti
sempre
paragonato
,
come
se
tu
facessi
un
esercizio
scolastico
,
puoi
provare
anche
l
'
amarezza
d
'
essere
posposto
,
con
giudizio
spiccio
o
maligno
,
e
anche
d
'
essere
preposto
,
a
tali
che
tu
non
ti
sogni
nemmeno
di
emulare
,
a
tali
a
cui
tu
non
pensavi
nemmeno
,
a
cui
non
dovevi
,
non
potevi
pensare
,
assorto
come
eri
nel
tuo
piacere
o
nel
tuo
dolore
.
Ti
paragoneranno
con
gli
altri
e
anche
con
te
stesso
.
Ti
conteranno
gli
anni
e
le
rughe
agli
occhi
,
e
i
capelli
bianchi
,
e
non
vedono
l
'
ora
di
dirti
che
decadi
,
che
rimbecillisci
,
che
muori
.
Bella
carità
!
E
un
bel
giorno
ti
butteranno
in
un
canto
,
dimenticandosi
di
te
,
e
a
torto
.
A
torto
sempre
,
perché
ciò
che
hai
fatto
di
buono
,
non
deve
essere
annullato
da
ciò
che
poi
faccia
di
men
buono
;
e
perché
non
può
nascere
mai
un
portento
tale
da
far
dimenticare
quelli
che
prima
di
lui
trovarono
pur
una
mica
di
poesia
.
Sia
grande
quanto
si
voglia
il
poeta
che
si
aggiunge
al
canone
,
egli
deve
sedere
su
una
seggiola
,
o
vogliam
dire
trono
,
sola
:
non
ha
bisogno
di
due
o
di
tutte
,
e
che
un
altro
o
tutti
gli
altri
si
rizzino
e
se
ne
vadano
.
La
gloriola
non
è
per
te
fanciullo
!
La
poesia
pura
,
quando
si
legge
,
fa
che
il
lettore
volgare
dica
:
Come
si
potrebbe
far
meglio
e
più
!
È
vero
che
codesta
è
illusione
d
'
ornatista
...
E
io
penso
ai
panforti
fiorati
che
sono
tanto
più
belli
,
e
si
contemplano
così
a
lungo
;
ma
finalmente
gli
ornati
si
gettano
e
si
mangia
il
panforte
solo
.
Tuttavia
ricordati
,
anche
per
via
di
questo
esempio
fanciullesco
del
panforte
fiorato
,
che
generalmente
si
ammira
e
loda
quel
che
sta
sopra
,
non
quello
ch
'
è
sotto
.
Ricordati
che
la
poesia
vera
fa
battere
,
se
mai
,
il
cuore
,
non
mai
le
mani
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
XVIII
.
Dunque
...
Ma
intendo
.
Tu
non
aspiri
alla
gloriola
,
ma
alla
gloria
;
e
così
distingui
,
come
se
la
gloriola
fosse
tra
i
vivi
,
e
la
gloria
dopo
morte
.
Non
voglio
dirti
(
le
tue
illusioni
mi
sono
care
)
,
non
voglio
dirti
che
dopo
morte
non
sentiremo
nulla
,
di
ciò
che
si
dice
di
noi
.
Sentirò
o
almeno
sentirai
:
non
rabbuiarti
.
Ma
sentirai
belle
cose
?
Qui
sta
il
punto
.
Prima
di
tutto
:
diranno
nulla
?
Si
ha
fretta
,
ai
nostri
giorni
,
di
vivere
;
e
le
visite
ai
camposanti
fanno
perder
tempo
.
Ci
si
assorda
,
ai
nostri
giorni
,
con
la
nostra
vita
;
e
non
è
possibile
udire
lo
stridio
leggiero
delle
ombre
.
I
morti
,
ai
nostri
giorni
,
non
contano
più
.
Un
poeta
disse
che
il
dì
della
morte
era
il
dì
della
lode
;
ma
il
detto
,
pochi
anni
dopo
che
fu
detto
,
non
era
più
vero
;
e
il
Prati
stesso
lo
sa
,
se
nel
sepolcro
qualcosa
si
sa
!
E
questo
oblio
che
preme
subito
i
morti
,
non
è
,
quanto
ai
letterati
,
senza
ragione
e
senza
giustizia
.
Noi
letterati
vogliamo
in
vita
occupar
troppo
il
mondo
di
noi
.
Se
stessimo
nel
nostro
angolo
,
se
non
ci
sbracciassimo
tanto
nel
mezzo
della
gente
,
se
non
vociassimo
tanto
,
non
avverrebbe
questo
compenso
di
silenzio
dopo
morte
.
Dunque
,
diranno
nulla
di
te
?
E
se
mai
,
diranno
bene
e
giusto
?
O
credi
che
allora
sarà
cessata
la
mania
della
classificazione
,
l
'
artifizio
della
suggestione
,
la
cecità
del
partito
e
della
setta
?
Vedi
:
spesso
i
morti
sono
disturbati
nel
loro
riposo
,
e
tratti
fuori
per
dare
addosso
ai
vivi
.
Spessissimo
.
L
'
invidia
sai
in
che
forma
si
esercita
per
lo
più
.
Tu
dài
a
uno
la
debita
lode
in
presenza
d
'
alcuno
.
Questi
conferma
breve
:
poi
a
lungo
si
volta
a
lodare
un
altro
,
il
quale
può
essere
inferiore
o
superiore
al
tuo
lodato
,
ma
quasi
sempre
è
morto
.
Ora
tu
,
fanciullo
,
vorresti
essere
disseppellito
a
questo
fine
?
Poiché
sarai
un
'
ombra
,
avresti
piacere
d
'
essere
adoperato
a
far
ombra
a
qualche
buon
fanciullo
saldo
,
che
viva
e
canti
?
Questo
non
ti
piacerebbe
:
meglio
dormire
dimenticato
.
È
meglio
esser
morto
tutto
,
che
continuare
a
comparire
avanti
i
tribunali
ad
essere
giudicato
e
classificato
:
tanto
più
,
che
i
giudici
si
trasmettono
,
cursori
che
stanno
eternamente
fermi
,
le
fiaccole
de
'
loro
giudizi
.
Tu
non
vuoi
giudizi
:
vuoi
commozione
,
vuoi
assenso
,
vuoi
amore
;
e
non
per
te
,
ma
per
la
tua
poesia
.
Ebbene
morto
che
tu
sia
,
se
la
tua
voce
fu
pura
,
se
fu
la
voce
dell
'
anima
e
delle
cose
,
non
l
'
eco
,
o
più
fioca
o
più
forte
,
d
'
altrui
voce
;
ebbene
codesta
voce
sarà
inavvertita
,
quando
non
sia
dimenticata
.
In
vero
se
è
spesso
ripetuta
,
come
forse
è
ragione
,
si
fonderà
col
tempo
,
non
so
se
nel
silenzio
o
rumore
circostante
:
come
il
cinguettio
delle
rondini
sotto
la
tua
grondaia
,
che
quando
è
un
pezzo
che
lo
senti
,
non
lo
senti
più
...
Tu
vuoi
parlare
?
Aspetta
:
non
ho
finito
.
A
ogni
modo
perché
dovrebbe
essere
altrimenti
?
Che
cosa
fai
tu
,
veramente
,
che
sia
degno
di
lode
e
di
gloria
?
Tu
ridi
,
tu
piangi
:
che
merito
in
ciò
?
Se
credi
d
'
averci
merito
,
è
segno
che
ridi
e
piangi
apposta
:
se
lo
fai
apposta
,
non
è
poesia
la
tua
:
se
non
è
poesia
,
non
hai
diritto
a
lode
.
Tu
scopri
,
s
'
è
detto
;
non
inventi
;
e
ciò
che
scopri
,
c
'
era
prima
di
te
e
ci
sarà
senza
te
.
Vorresti
scriverci
il
tuo
nome
su
?
Ti
adiri
,
che
ti
vogliano
giudicare
e
anche
premiare
per
quello
che
non
è
se
non
la
tua
natura
e
la
tua
manifestazione
di
vita
.
Dunque
che
importa
a
te
del
nome
?
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XIX
.
Il
fanciullo
Il
nome
?
Il
nome
?
L
'
anima
io
semino
,
ciò
ch
'
è
di
bianco
dentro
il
nocciolo
,
che
in
terra
si
perde
,
ma
nasce
il
bell
'
albero
verde
.
Non
lauro
e
bronzo
voglio
;
ma
vivere
;
e
vita
è
il
sangue
,
fiume
che
fluttua
senz
'
altro
rumore
,
che
un
battito
,
appena
,
del
cuore
.
Nei
cuori
,
io
voglio
,
resti
un
mio
palpito
,
senz
'
altro
vanto
che
qual
d
'
un
brivido
che
trema
su
l
'
acque
,
fa
il
sasso
che
in
fondo
vi
giacque
.
Nell
'
aria
,
io
voglio
,
resti
un
mio
gemito
:
se
l
'
assiuolo
geme
voglio
essere
tra
i
salci
del
rio
anch
'
io
,
nelle
tenebre
,
anch
'
io
.
Se
le
campane
piangono
piangono
,
io
nelle
opache
sere
invisibile
voglio
essere
accanto
di
quella
che
piange
a
quel
pianto
.
Io
poco
voglio
;
pur
,
molto
:
accendere
io
su
le
tombe
mute
la
lampada
che
irraggi
e
conforti
la
veglia
dei
poveri
morti
.
Io
tutto
voglio
;
pur
,
nulla
:
aggiungere
un
punto
ai
mondi
della
Via
Lattea
,
nel
cielo
infinito
;
dar
nuova
dolcezza
al
vagito
.
Voglio
la
vita
mia
lasciar
;
pendula
ad
ogni
stelo
,
sopra
ogni
petalo
,
come
una
rugiada
ch
'
esali
dal
sonno
,
e
ricada
nella
nostr
'
alba
breve
.
Con
l
'
iridi
di
mille
stille
sue
nel
sole
unico
s
'
annulla
e
sublima
...
lasciando
più
vita
di
prima
.
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-
XX
.
Bene
!
Dunque
riassumo
,
come
uomo
serio
che
sono
.
La
poesia
,
per
ciò
stesso
che
è
poesia
,
senz
'
essere
poesia
morale
,
civile
,
patriottica
,
sociale
,
giova
alla
moralità
,
alla
civiltà
,
alla
patria
,
alla
società
.
Il
poeta
non
deve
avere
,
non
ha
,
altro
fine
(
non
dico
di
ricchezza
,
non
di
gloriola
o
di
gloria
)
che
quello
di
riconfondersi
nella
natura
,
donde
uscì
,
lasciando
in
essa
un
accento
,
un
raggio
,
un
palpito
nuovo
,
eterno
,
suo
.
I
poeti
hanno
abbellito
agli
occhi
,
alla
memoria
,
al
pensiero
degli
uomini
,
la
terra
,
il
mare
,
il
cielo
,
l
'
amore
,
il
dolore
,
la
virtù
;
e
gli
uomini
non
sanno
il
loro
nome
.
Ché
i
nomi
che
essi
dicono
e
vantano
,
sono
,
sempre
o
quasi
sempre
,
d
'
epigoni
,
d
'
ingegnosi
ripetitori
,
di
ripulitori
eleganti
,
quando
non
siano
nomi
senza
soggetto
.
Quando
fioriva
la
vera
poesia
;
quella
,
voglio
dire
,
che
si
trova
,
non
si
fa
,
si
scopre
,
non
s
'
inventa
;
si
badava
alla
poesia
e
non
si
guardava
al
poeta
;
se
era
vecchio
o
giovane
,
bello
o
brutto
,
calvo
o
capelluto
,
grasso
o
magro
:
dove
nato
,
come
cresciuto
,
quando
morto
.
Siffatte
quisquilie
intorno
alla
vita
del
poeta
si
cominciarono
a
narrare
a
studiare
a
indagare
,
quando
il
poeta
stesso
volle
richiamare
sopra
sé
l
'
attenzione
e
l
'
ammirazione
che
è
dovuta
soltanto
alla
poesia
.
E
fu
male
.
E
il
male
ingrossa
sempre
più
.
I
poeti
dei
nostri
tempi
sembrano
cercare
,
invece
delle
gemme
che
ho
detto
,
e
trovare
,
quella
vanità
che
è
la
loro
persona
.
Non
codesta
quei
primi
.
E
tu
,
o
fanciullo
,
vorresti
fare
quello
che
fecero
quei
primi
,
col
compenso
che
quei
primi
n
'
ebbero
;
compenso
che
tu
reputi
grande
,
perché
sebbene
non
nominati
,
i
veri
poeti
vivono
nelle
cose
le
quali
,
per
noi
,
fecero
essi
(
32
)
.
È
così
?
Sì
.
-
Fine
-