Narrativa ,
AL
LETTORE
Questo
libro
non
è
che
l
'
autobiografia
d
'
un
povero
tipografo
.
Il
manoscritto
mi
fu
affidato
da
una
signora
,
che
lo
trovò
in
una
soffitta
dei
sobborghi
di
Torino
:
ella
aveva
conosciuto
il
giovane
,
che
viveva
isolato
,
e
di
cui
non
avrebbe
mai
potuto
sospettare
lo
strano
e
disperato
progetto
.
Da
sue
indagini
risulta
la
probabilità
ch
'
egli
sia
perito
nell
'
ultima
inondazione
del
Po
,
dove
più
d
'
un
coraggioso
rimase
vittima
del
proprio
eroismo
.
Lo
scritto
,
che
ho
tutt
'
intero
copiato
e
talvolta
interpretato
,
era
sul
rovescio
d
'
un
fascio
di
bozze
.
Evidentemente
s
'
era
molto
indugiato
su
di
esso
,
per
abitudine
professionale
e
per
un
istinto
d
'
artista
ch
'
egli
possedeva
senza
dubbio
.
Fece
egli
le
due
copie
di
cui
parla
nella
prima
pagina
?
Forse
sì
,
e
può
darsi
che
quel
lavoro
lo
distraesse
alfine
dal
suo
folle
proposito
:
o
fors
'
anco
egli
portava
indosso
il
suo
memoriale
,
quando
,
mentre
vagava
disoccupato
poco
lungi
dal
villaggio
natìo
,
gli
si
offerse
un
'
opportunità
d
'
azione
più
immediata
,
più
imperiosa
e
più
umana
.
Egli
era
uno
dei
tipi
caratteristici
del
nostro
periodo
,
uno
di
quegli
organismi
di
pura
sensibilità
e
intelligenza
,
che
il
caso
della
nascita
espone
ad
essere
inesorabilmente
schiacciati
dal
meccanismo
ancora
rudimentale
della
nostra
società
.
La
loro
esistenza
è
un
sintomo
.
Perciò
ho
pubblicato
questo
scritto
,
in
cui
non
intervenni
che
per
mutar
qualche
nome
e
aggiungere
un
titolo
che
mi
pareva
chiaramente
indicato
dal
contesto
.
GLI
AMMONITORI
È
venuto
il
tempo
di
compiere
il
mio
grande
atto
.
Fra
alcuni
giorni
tutto
sarà
finito
.
Questo
memoriale
,
di
cui
preparo
due
copie
,
l
'
una
che
porterò
indosso
d
'
or
innanzi
,
l
'
altra
per
inviare
ad
un
giornale
,
ha
il
solo
scopo
di
dichiarare
-
in
caso
che
si
volessero
travisare
le
mie
intenzioni
o
spiegare
l
'
avvenuto
come
un
accidente
fortuito
-
il
processo
in
cui
io
venni
nella
determinazione
di
morire
in
modo
tanto
eccezionale
.
I
.
Nacqui
a
Gàssino
,
nella
valle
del
Po
.
Non
ho
conosciuto
mia
madre
.
Mio
padre
era
fornaciaio
:
colle
gambe
nude
nella
fossa
,
tagliava
la
creta
gialla
,
l
'
impastava
,
la
metteva
nella
forma
da
mattoni
:
e
s
'
allineavano
innumerevoli
i
mattoni
sull
'
aia
levigata
,
parevano
grandi
pani
,
inzuccherati
di
sabbia
fina
.
Pane
invece
non
ne
guadagnava
molto
:
ma
i
suoi
ottanta
centesimi
giornalieri
procuravano
a
lui
e
a
me
polenta
il
mezzogiorno
e
minestra
la
sera
.
L
'
inverno
non
si
lavorava
;
quando
i
primi
geli
ci
avevano
coperte
le
mani
di
crepacci
,
cessavamo
:
ci
riparavamo
allora
nella
stalla
d
'
un
vicino
che
aveva
bestiame
,
e
quando
non
nevicava
,
andavamo
a
far
legna
nei
boschi
dei
signori
,
raccogliendo
soltanto
il
seccume
e
i
ceppi
putridi
che
vendevamo
a
un
soldo
il
fascio
:
stando
tutto
il
giorno
nei
boschi
e
portando
sulla
schiena
fino
al
villaggio
due
o
tre
fasci
,
guadagnavamo
sette
od
otto
soldi
.
Perciò
l
'
inverno
si
mangiava
meno
,
quantunque
avessi
molta
più
fame
:
è
vero
che
il
pane
di
granoturco
,
pesante
e
giallo
come
i
nostri
mattoni
,
ci
faceva
credere
d
'
aver
sempre
lo
stomaco
pieno
.
A
febbraio
,
sull
'
aia
!
E
anch
'
io
nella
mota
gialla
fin
sopra
il
ginocchio
,
col
sole
che
dava
la
febbre
:
per
ciò
mio
padre
era
giallo
e
io
ho
l
'
aria
d
'
aver
l
'
itterizia
.
Ma
questo
non
monta
.
Mio
padre
morì
.
Il
sindaco
ricorse
per
me
a
Torino
e
fui
raccolto
nella
Pia
Casa
.
Qui
mi
si
insegnò
qualche
cosa
:
d
'
inverno
al
paese
ero
andato
a
scuola
e
sapevo
il
catechismo
e
la
storia
sacra
:
qui
mi
fecero
ripetere
la
storia
sacra
e
il
catechismo
e
un
po
'
di
storia
romana
,
Muzio
Scevola
e
Bruto
,
più
i
diritti
e
doveri
del
cittadino
italiano
.
Più
tardi
mi
posero
come
apprendista
in
una
stamperia
.
Correvo
tutto
il
giorno
per
città
a
portare
commissioni
e
bozze
e
tornavo
all
'
ospizio
la
sera
.
La
domenica
si
passava
gran
parte
in
chiesa
e
solo
il
canto
e
l
'
organo
me
la
facevano
parere
meno
gravosa
.
Quando
mi
misero
alla
cassa
di
compositore
,
imparai
rapidamente
.
Ebbi
tosto
un
buon
salario
e
potei
uscire
dalla
Pia
Casa
.
Intanto
frequentavo
le
scuole
serali
:
studiai
parecchio
:
imparai
l
'
italiano
e
il
francese
e
così
,
da
me
,
nella
mia
soffitta
-
abitavo
in
Borgo
San
Secondo
e
mangiavo
alla
Cucina
popolare
-
volli
anche
conoscere
un
po
'
la
grammatica
latina
,
senza
di
cui
non
si
possono
approfondire
quelle
lingue
.
Perché
il
mio
scopo
era
di
diventare
correttore
.
A
dir
il
vero
,
sui
diciott
'
anni
mi
domandai
se
non
avessi
delle
attitudini
a
far
parecchie
altre
cose
,
a
cantare
,
a
disegnare
,
a
scrivere
e
perfino
a
far
della
filosofia
...
Mi
ricordo
vagamente
d
'
una
primavera
in
cui
affermai
a
me
stesso
con
un
certo
turbamento
che
la
vita
doveva
essere
assai
bella
:
il
cielo
,
la
terra
,
le
cose
e
le
persone
,
tutto
era
pieno
d
'
una
grande
simpatia
per
me
!
Ciò
durò
poco
.
Sentendomi
divenir
malinconico
,
mi
riposi
a
studiare
.
Non
avevo
alcuna
preoccupazione
che
mi
frastornasse
seriamente
:
ottenni
presto
un
posto
di
correttore
alla
Società
Editrice
Scientifica
;
dapprima
fui
impiegato
in
lavori
di
poco
conto
;
indi
,
conosciutasi
la
mia
buona
volontà
,
mi
si
pose
attorno
a
lavori
di
maggiore
importanza
,
sopratutto
a
traduzioni
di
opere
scientifiche
.
La
mia
professione
mi
dava
molte
compiacenze
.
Ero
a
contatto
con
gente
di
scienza
e
talvolta
cercavo
mostrare
a
qualcuno
,
che
comprendevo
molto
di
più
che
non
desse
a
presumere
la
mia
condizione
:
più
d
'
uno
mi
piantò
gli
occhi
in
faccia
con
stupore
,
quando
gli
indicai
certe
contraddizioni
nel
corso
d
'
un
lavoro
o
gli
suggerii
umilmente
certe
trasposizioni
che
avrebbero
giovato
all
'
ordine
,
all
'
equilibrio
non
soltanto
tipografico
,
d
'
una
trattazione
.
Passarono
,
credo
,
cinque
o
sei
anni
.
Nel
gettar
su
carta
questi
ricordi
non
ho
tempo
d
'
indugiarmi
:
ricordare
è
dolce
,
anche
i
dolori
,
ma
la
vita
incalza
-
o
piuttosto
la
morte
...
Or
son
quattro
anni
,
andai
ad
abitare
in
Borgo
San
Donato
.
A
questo
punto
incomincia
la
mia
vita
:
Perché
prima
non
avevo
vissuto
,
vale
a
dire
non
avevo
sentito
nulla
dentro
di
me
,
non
mi
ero
detto
neanche
un
momento
:
"
To
'
,
sei
qui
,
Martino
:
c
'
è
tanta
gente
al
mondo
:
tu
vali
quanto
qualcheduno
...
"
.
Abitavo
nelle
soffitte
della
casa
n
.
*
*
di
via
San
Donato
.
C
'
erano
142
scalini
che
facevo
ogni
sera
a
due
per
volta
,
riducendoli
così
a
metà
.
Allora
non
avevo
il
batticuore
...
Una
sera
,
montavo
allungando
il
braccio
alla
ringhiera
di
ferro
,
a
testa
china
;
rischiai
di
sfondare
il
ventre
a
uno
che
discendeva
,
il
quale
per
l
'
urto
sedette
sugli
scalini
senza
fiato
.
Ahi
,
lo
stesso
m
'
era
accaduto
qualche
settimana
prima
con
un
giovinotto
elegante
che
aveva
alzato
il
bastone
a
percuotermi
,
ma
aveva
colpito
soltanto
la
ringhiera
,
perché
io
era
già
in
alto
...
Chiesi
perdono
con
una
grande
vergogna
al
povero
diavolo
che
avevo
dinanzi
.
Vidi
un
sorriso
di
fanciullo
in
una
faccia
pallida
e
patita
:
l
'
aiutai
ad
alzarsi
:
era
piccolo
,
di
membra
gracili
,
con
un
viso
fine
dominato
da
una
fronte
enorme
.
Egli
riprese
a
discendere
,
dopo
avermi
guardato
con
due
occhi
acuti
e
dolci
,
indimenticabili
.
Io
non
avevo
mai
badato
di
proposito
agli
inquilini
delle
soffitte
.
Uscivo
la
mattina
,
alle
cinque
d
'
estate
,
alle
sei
d
'
inverno
,
e
non
tornavo
che
la
sera
tardi
,
stanchissimo
.
Qualche
bestemmia
di
ubbriaco
,
qualche
urlo
di
donna
percossa
,
qualche
strillo
di
bimbo
,
le
martellate
di
un
calzolaio
matto
,
chiamato
Cimisin
,
mi
destavano
talvolta
d
'
improvviso
,
ma
non
mi
davano
inquietudine
.
A
poco
a
poco
,
senza
volerlo
,
vidi
chi
fosse
l
'
ubriacone
e
la
donna
percossa
che
stavano
entrambi
nella
soffitta
attigua
alla
mia
,
e
parecchi
degli
squallidi
abitanti
di
quel
lunghissimo
corridoio
a
ferro
di
cavallo
,
fiancheggiato
d
'
una
quarantina
di
cellette
dall
'
uscio
color
caffè
,
quasi
sempre
chiuse
lungo
il
giorno
e
piene
la
notte
di
agitazioni
e
di
sonni
più
pesanti
che
la
morte
.
Il
giorno
dopo
,
era
una
domenica
di
ottobre
,
rimasi
in
casa
fino
a
tardi
,
cosa
che
mi
capitava
ben
di
rado
,
perché
quel
bugigattolo
non
m
'
invitava
a
trattenermi
fuorché
per
dormire
,
e
,
nato
in
campagna
,
amavo
passarvi
tutto
il
dì
festivo
,
da
vero
vagabondo
solitario
...
(
Feci
perfino
una
piccola
collezione
di
piante
e
d
'
insetti
,
aiutandomi
per
la
classificazione
con
le
visite
al
museo
zoologico
)
.
La
ragione
era
in
questo
,
che
attendevo
dal
calzolaio
matto
le
mie
scarpe
,
e
quegli
non
se
la
sbrigava
.
Bel
tipo
!
Egli
zufolava
come
un
flauto
e
sapeva
a
memoria
tutto
il
Barbiere
,
che
eseguiva
secondandolo
colla
battuta
del
martello
o
colle
bracciate
dello
spago
:
zufolava
dei
fu
fu
interminabili
o
vocalizzava
agilissimamente
lalla
liro
lirolla
!
Un
merlo
in
una
gabbia
gareggiava
con
lui
,
ripetendo
migliaia
di
volte
la
prima
battuta
dell
'
Inno
di
Garibaldi
.
Cimisin
aveva
inventato
una
macchina
per
volare
e
diceva
che
senza
i
framassoni
essa
sarebbe
già
adottata
dall
'
esercito
italiano
.
Dopo
averlo
lasciato
fischiettar
Rossini
parecchie
ore
,
mi
risolvetti
ad
affrontarlo
nella
sua
tana
.
Aveva
sempre
l
'
uscio
aperto
,
anche
la
notte
,
perché
temeva
che
i
fabbri
glielo
scassinassero
,
-
i
fabbri
erano
altri
suoi
persecutori
,
come
i
framassoni
-
soltanto
teneva
sempre
dinanzi
alla
porta
una
tenda
,
per
la
decenza
.
Stavo
per
gridare
:
"
Si
può
?
"
,
quando
al
fondo
del
corridoio
vedo
uscir
dall
'
ombra
una
figura
di
giovinetta
,
pallidissima
,
cogli
occhi
stravolti
,
come
pazza
.
Io
occupavo
il
passaggio
:
quando
mi
fu
vicina
si
coprì
la
faccia
,
strisciò
lungo
il
muro
e
prese
a
scendere
rapidamente
.
Appena
scomparsa
lei
,
dalla
stessa
parte
un
uomo
si
slancia
.
Era
il
giovane
che
avevo
urtato
per
le
scale
il
giorno
prima
.
Aveva
la
faccia
come
pesta
e
gli
occhi
smarriti
.
-
Mia
sorella
?
-
singhiozzò
rivolgendosi
a
me
.
-
È
scesa
,
-
diss
'
io
subito
.
Si
precipitò
anch
'
egli
per
la
scala
.
Ed
io
dietro
in
ciabatte
,
chiedendogli
con
imbarazzo
:
-
Signore
,
scusi
,
signore
!
Giunsi
anch
'
io
sulla
strada
.
Ma
la
portinaia
,
che
avea
veduto
scendere
il
giovane
,
lo
afferrò
per
un
braccio
e
lo
spinse
nella
sua
camera
.
Là
la
sorella
,
accosciata
in
terra
,
si
torceva
in
singhiozzi
convulsivi
.
Egli
diede
un
gran
sospiro
,
strinse
il
braccio
di
lei
per
sollevarla
:
ma
il
corpo
non
consentiva
:
l
'
alzò
con
forza
,
con
ira
.
Poi
s
'
intenerì
subito
:
-
Povera
Lena
!
-
mormorò
.
La
sua
voce
era
profonda
e
vibrante
d
'
una
dolcezza
repressa
.
Ad
un
tratto
strinse
con
ambo
le
mani
la
faccia
di
lei
,
figgendole
gli
occhi
negli
occhi
,
poi
lasciò
cader
le
braccia
come
esausto
:
-
Vieni
sopra
,
Lena
!
Ella
chinò
gli
occhi
e
obbedì
.
Scoprii
un
istante
un
volto
bianco
,
delle
labbra
pallide
,
non
segnato
che
da
due
grandi
occhi
dalle
sopracciglia
nere
.
Ricordai
ad
un
tratto
quelle
sopracciglia
,
il
cui
disegno
puro
mi
s
'
era
certo
impresso
negli
occhi
sfiorando
lei
chissà
quante
volte
distrattamente
per
le
scale
.
Che
fare
?
Seguirli
mi
pareva
sconveniente
.
Quando
furono
saliti
,
chiesi
alla
portinaia
:
-
Che
avviene
?
Ne
sapete
qualcosa
voi
?
-
Eh
!
non
ne
so
niente
...
Ma
lo
dicevo
io
!
I
signori
sono
tutti
uguali
.
I
signori
?
Non
si
riferiva
certo
ai
miei
compagni
delle
soffitte
.
-
Che
c
'
entrano
i
signori
?
-
dissi
.
-
Mah
!
Misteri
!
Del
resto
lo
sanno
tutti
.
Non
ha
osservato
mai
un
bel
giovinotto
nei
corridoi
?
Era
lui
.
E
adesso
chi
l
'
ha
visto
l
'
ha
visto
.
Tutti
compagni
...
Buon
giorno
,
signor
Stanga
!
E
mi
piantò
in
asso
.
Risalii
.
Appoggiato
al
davanzale
della
mia
finestra
,
che
dava
nel
cortile
,
ascoltavo
.
Trattavasi
forse
del
giovinotto
elegante
da
me
urtato
sulle
scale
giorni
prima
...
?
Le
finestre
di
fronte
eran
tutte
aperte
,
fuorché
una
;
doveva
esser
quella
...
E
un
pianto
lontano
,
pianto
di
bambino
,
non
discernevo
se
di
lei
o
del
fratello
,
si
mescolava
ora
al
fischiettìo
allegrissimo
del
mio
calzolaio
.
La
mia
vita
,
il
lavoro
,
le
lezioni
serali
all
'
Università
Popolare
,
mi
ripresero
.
Ma
rincasando
tardi
,
mentre
sedevo
a
sbrigare
i
miei
còmpiti
sotto
la
lampada
a
petrolio
,
davo
più
retta
ora
ai
rumori
della
soffitta
,
alla
vita
notturna
di
quella
specie
di
chiostro
aereo
ove
nessuno
conosceva
o
vedeva
forse
mai
il
vicino
;
esseri
umani
le
cui
sofferenze
,
le
cui
gioie
di
un
attimo
,
i
cui
riposi
pesanti
,
divisi
soltanto
da
un
sottil
muro
,
gettavan
nei
corridoi
rumori
indistinti
,
vagiti
,
gemiti
,
ronfi
,
bestemmie
.
E
allora
sentivo
qualcosa
che
entrava
in
me
,
qualcosa
di
tutti
quegli
esseri
,
con
un
senso
quasi
di
molestia
:
pareva
che
la
lor
vita
grave
pesasse
sulla
mia
:
non
mi
sentivo
più
libero
di
esser
solo
:
non
ero
più
solo
:
coloro
m
'
imponevano
qualcosa
ch
'
io
non
accettavo
se
non
con
riluttanza
.
Forse
s
'
io
non
avessi
mai
sofferto
,
non
avrei
sentito
questo
:
ora
la
sofferenza
altrui
ridestava
quella
mia
antica
,
sopita
nelle
mie
fibre
di
fanciullo
:
e
il
pensiero
che
altri
ora
dolorava
com
'
io
allora
,
mi
dava
l
'
illusione
che
degli
altri
me
stesso
,
degli
altri
esseri
come
quel
fanciullo
giallo
ch
'
io
vedevo
e
vedo
ancora
,
col
ventre
lacerato
dalla
fame
e
le
gambe
nella
mota
,
raspassero
eternamente
nella
terra
infeconda
,
per
coricarvisi
alla
fine
.
Intanto
io
che
prima
lavoravo
ai
libri
di
poca
importanza
,
passai
a
correggere
opere
di
gran
valore
.
Fu
allora
che
lessi
per
mio
ufficio
volumi
di
cui
non
capivo
gran
fatto
,
ma
ove
,
dopo
cento
pagine
per
me
mute
,
certi
periodi
spandevano
nella
mia
mente
onde
di
splendore
.
Basti
dire
che
corressi
le
opere
tradotte
di
Darwin
,
di
Haechel
,
di
Schopenhauer
,
di
William
James
,
di
Wundt
,
di
Flammarion
.
Ogni
sera
dinanzi
alla
mia
lampada
rileggevo
quelle
pagine
,
di
cui
dal
bozzista
compiacente
,
con
qualche
pretesto
,
mi
facevo
tirare
una
bozza
per
me
;
e
le
pareti
della
mia
soffitta
si
dilatavano
,
scomparivano
:
la
mia
lampada
diventava
un
sole
.
Talvolta
il
mio
capo
era
talmente
pieno
di
calore
,
percorso
da
fremiti
e
posseduto
dalla
febbre
,
che
aprivo
la
finestra
e
mi
pareva
d
'
immergermi
nelle
stelle
.
Oh
!
gl
'
immensi
mondi
,
nati
ieri
o
già
decrepiti
,
pieni
di
vita
o
bruciati
,
irradiati
o
spenti
nelle
tenebre
!
E
sovente
la
finestra
di
fronte
era
illuminata
:
talvolta
s
'
apriva
,
e
una
mezza
figura
si
curvava
sul
davanzale
,
la
gran
fronte
del
fratello
di
Lena
.
Una
sera
(
era
gennaio
:
son
già
quasi
due
anni
!
)
mi
avviavo
all
'
Università
Popolare
,
dopo
cena
:
aveva
nevicato
tutto
il
giorno
.
In
piazza
Statuto
lo
spettacolo
era
stranissimo
ed
energico
.
Mucchi
di
neve
venivano
ammonticchiati
qua
e
là
da
uomini
neri
,
i
cui
volti
erano
illuminati
fortemente
da
fumiganti
torce
a
vento
,
piantate
in
cima
a
quelli
:
carretti
si
caricavano
e
trascinavano
fino
alle
botole
,
ove
il
carico
si
sprofondava
.
Mi
soffermai
a
contemplare
un
istante
.
Ad
un
tratto
fui
colpito
da
stupore
.
Un
mingherlino
,
avvolto
in
un
pastrano
assai
leggero
,
con
due
occhi
ardenti
sotto
un
gran
cappello
a
cencio
,
sollevava
a
stento
le
sue
palate
di
neve
che
gettava
sul
cumulo
:
lui
!
il
fratello
di
Lena
.
Mi
scorse
e
sorrise
:
-
Buona
sera
-
disse
con
la
voce
tenera
e
profonda
.
-
Anche
lei
qui
?
-
esclamai
.
-
Come
vede
!
Bisogna
lavorare
!
Ma
le
sue
mani
erano
gracili
e
livide
,
e
le
braccia
facevano
fatica
a
sollevar
la
pala
.
-
Non
è
lavoro
per
lei
,
credo
!
-
Quando
non
c
'
è
altro
!
...
Ieri
ho
guadagnato
due
lire
.
-
E
la
sua
faccia
magra
pareva
raggiasse
di
gioia
.
Un
assistente
s
'
avvicinava
.
Mi
incamminai
.
Al
mio
ritorno
egli
era
là
ancora
:
-
Non
viene
a
casa
?
È
quasi
mezzanotte
.
-
Sì
,
a
momenti
.
-
Allora
,
l
'
attendo
.
Era
trafelato
,
col
cappello
buttato
indietro
sulla
nuca
;
e
la
sua
gran
fronte
splendeva
alla
luce
sanguigna
delle
torce
.
Intorno
a
lui
il
lavoro
diveniva
più
lento
,
prossimo
alla
fine
,
monotono
e
triste
:
pareva
una
fatica
interminabile
d
'
una
bolgia
dantesca
.
S
'
avvicinò
l
'
assistente
.
Era
mezzanotte
Aveva
un
foglio
in
mano
e
chiamava
ciascuno
.
Io
stavo
attento
;
ad
un
nome
,
Cràstino
!
egli
si
levò
e
s
'
avvicinò
a
colui
.
Si
chiamava
Cràstino
:
il
mio
latino
me
ne
diceva
qualcosa
:
con
un
nome
simile
doveva
essere
un
trovatello
.
Venne
a
me
sfinito
e
contento
:
-
Tre
lire
oggi
!
-
Ma
perché
non
cerca
un
'
altra
occupazione
più
adatta
per
lei
?
-
diss
'
io
.
-
Dall
'
aspetto
immagino
che
abbia
studiato
.
-
Appunto
!
Perciò
sono
un
buono
a
nulla
.
Questo
è
un
lavoro
che
non
richiede
preparazione
.
Dovrei
avere
un
buon
mestiere
,
ecco
.
-
Non
potrebbe
trovar
lavoro
in
qualche
ufficio
,
come
segretario
,
o
in
una
tipografia
,
o
che
so
io
?
-
Ho
provato
:
non
si
trova
nulla
.
Io
pensavo
:
avrei
cercato
io
stesso
,
poi
sarei
stato
ben
contento
di
offrirgli
un
posto
...
-
E
sua
sorella
?
-
osai
domandargli
.
Egli
sospirò
profondamente
,
ma
non
rispose
.
Di
lì
a
un
momento
riprese
:
-
Tre
lire
...
Nevicherà
di
nuovo
,
non
è
vero
?
-
E
guardò
il
cielo
brillante
di
stelle
.
-
Non
credo
-
risposi
.
-
Domani
è
sole
;
d
'
altronde
è
domenica
.
-
È
vero
.
La
domenica
dev
'
esserci
il
sole
,
per
chi
lavora
tutta
la
settimana
.
Chi
sa
quando
lavorerò
di
nuovo
!
Dovrebbe
nevicare
domani
notte
,
no
?
-
Se
le
fa
piacere
!
-
e
risi
anch
'
io
.
-
Ci
son
di
quelli
che
guadagnano
uno
scudo
:
l
'
assistente
ti
squadra
,
ti
pesa
coll
'
occhio
,
e
ti
fa
la
tara
.
Io
peso
poco
.
Eravamo
giunti
al
nostro
palazzo
.
Aprimmo
:
dallo
scalone
coperto
di
tappeto
,
intiepidito
dal
calorifero
,
alla
scaletta
nuda
del
nostro
lubbione
,
i
gradini
erano
sempre
più
alti
:
traversavamo
così
ogni
sera
tutte
le
zone
della
società
:
caldo
,
temperato
,
freddo
:
noi
eravamo
al
polo
.
In
cima
della
scala
io
voltavo
da
una
banda
e
lui
dall
'
altra
:
-
Viene
un
momento
da
me
?
Sono
solo
.
E
come
io
esitavo
:
-
Domani
lei
non
lavora
...
Chiacchieriamo
.
Viene
?
E
mi
prese
per
un
braccio
.
Traversato
il
corridoio
pieno
come
di
ronzii
indistinti
,
entrammo
.
Era
la
mia
soffitta
tal
e
quale
:
la
medesima
disposizione
del
letto
,
col
capezzale
verso
la
parete
maggiore
e
i
piedi
verso
lo
spiovente
,
poiché
la
forma
del
tetto
non
ne
comporta
altra
.
Un
angolo
era
nascosto
da
una
tenda
.
È
solo
lei
ora
?
-
gli
domandai
.
-
Solo
,
sì
.
E
mi
guardò
in
modo
che
pareva
mostrasse
una
intensa
pietà
di
me
:
e
gli
occhi
gli
si
empierono
di
lacrime
.
Aggiunse
:
-
Lei
non
può
dormire
?
-
Io
dormo
come
un
ghiro
!
Al
mattino
non
mi
leverei
mai
.
-
Perché
si
mette
alla
finestra
tardissimo
?
-
Oh
un
momento
,
per
cacciare
il
puzzo
del
petrolio
,
dopo
avere
scritto
o
letto
per
ore
intere
.
-
Ah
,
studia
lei
?
Ha
dei
libri
?
-
E
i
suoi
occhi
s
'
illuminarono
.
-
Moltissimo
.
Ho
una
curiosa
biblioteca
.
Sono
correttore
di
bozze
alla
Società
Editrice
.
-
Perdio
!
-
interruppe
egli
.
-
Dunque
lei
può
leggere
Spencer
,
Nietzsche
...
-
Sicuro
!
Li
posseggo
quasi
per
intero
,
e
molti
altri
.
-
Li
ha
là
,
in
quella
soffitta
?
-
e
s
'
appressò
alla
finestra
come
per
penetrare
laggiù
con
lo
sguardo
.
Ma
il
suo
entusiasmo
cedette
subito
S
'
abbandonò
a
sedere
sul
letto
,
che
fece
un
crepitìo
di
foglie
pigiate
:
appoggiò
il
gomito
al
cuscino
e
la
testa
sulla
mano
,
poi
riprese
colla
voce
dolce
e
profonda
:
-
D
'
altronde
,
è
inutile
studiare
.
Io
so
già
tutto
.
Ciascuno
sa
quello
che
gli
è
necessario
.
La
lucerna
gli
illuminava
la
fronte
troppo
ampia
,
sotto
cui
le
orbite
si
approfondivano
:
gli
zigomi
prominenti
e
le
mascelle
forti
contrastavano
colla
forma
della
bocca
nettamente
segnata
sotto
baffi
neri
e
radi
e
le
labbra
avevano
increspamenti
infantili
con
una
perenne
piega
dolorosa
agli
angoli
.
La
sua
affermazione
lo
fece
sorridere
col
suo
sorriso
melanconico
.
Soggiunse
:
-
E
lei
non
sente
che
il
necessario
a
sapersi
è
molto
poco
?
-
Non
saprei
,
caro
signore
-
risposi
.
-
Io
ho
studiato
moltissimo
e
credo
che
non
cesserò
mai
di
studiare
,
finché
non
senta
di
saperne
abbastanza
,
cioè
fino
a
quando
quel
poco
che
conosco
sarà
unito
e
compatto
.
Oh
,
so
bene
!
Ogni
ramo
di
scienza
richiede
una
vita
intera
.
Io
ero
pazzo
per
l
'
entomologia
:
ebbene
,
l
'
ho
piantata
perché
sentivo
che
sarei
andato
al
camposanto
senza
conoscerla
interamente
.
-
Se
la
sarebbe
fatta
insegnare
dai
vermi
!
-
No
,
perché
mi
farò
cremare
.
Egli
si
mise
a
ridere
:
-
Inutile
,
amico
.
Ci
sono
i
microbî
che
ci
fanno
vivere
e
quelli
che
ci
fanno
morire
.
Questi
ultimi
la
vinceranno
...
E
ci
sono
altri
microbî
che
spazzano
anche
le
nostre
spoglie
per
far
posto
ai
nuovi
arrivati
.
-
Questo
l
'
ho
letto
anch
'
io
.
E
dunque
vero
?
-
Verissimo
.
-
Già
:
noi
siamo
colonie
.
Ogni
gruppo
di
microrganismi
ha
l
'
ufficio
di
mantenere
un
organo
.
Una
volontà
regge
tutta
questa
collettività
.
Ecco
l
'
uomo
!
Rimasi
stupito
della
mia
audacia
:
stupito
e
insieme
felice
,
come
se
in
quel
momento
io
primo
avessi
scoperto
d
'
un
balzo
quella
verità
.
Egli
mi
guardò
sorridendo
di
compiacenza
:
-
Questo
non
c
'
entra
...
Saremo
amici
,
non
è
vero
?
-
E
tosto
si
oscurò
.
Mi
afferrò
la
mano
,
poi
la
ritrasse
subito
e
si
stese
sul
letto
:
-
La
vita
è
un
male
.
-
No
,
la
vita
è
un
bene
-
protestai
incoraggiato
e
quasi
petulante
.
Ero
così
poco
avvezzo
a
parlare
con
persone
colte
di
cui
non
avessi
soggezione
,
che
il
trovar
finalmente
uno
col
quale
parlare
da
pari
a
pari
delle
cose
che
erano
divenute
tutta
la
mia
vita
mi
riempiva
di
entusiasmo
e
di
un
'
audacia
che
non
sapevo
contenere
.
-
È
il
solo
bene
la
vita
!
-
affermai
con
forza
.
-
Tutto
il
resto
non
esiste
che
nella
nostra
immaginazione
:
l
'
abbiamo
farneticato
perché
non
sapevamo
il
valore
della
vita
.
-
E
questo
che
esiste
nella
nostra
immaginazione
vale
molto
più
che
la
realtà
-
egli
riprese
.
-
Io
vedo
un
'
altra
vita
e
confido
in
essa
...
Guardi
un
po
'
fuori
della
finestra
.
Perché
non
si
mette
alla
finestra
come
le
altre
sere
?
...
Io
sono
troppo
stanco
!
Apersi
:
là
dentro
era
freddo
e
senz
'
aria
.
La
notte
invece
pareva
quasi
tepida
.
I
tetti
bianchi
:
una
distesa
interminata
di
tetti
,
su
cui
i
camini
in
fila
parevano
armenti
immobili
e
candidi
.
Un
augusto
mistero
splendeva
in
cielo
ove
le
stelle
limpidissime
tremolavano
.
Egli
aveva
gli
occhi
chiusi
.
Disse
:
-
Il
cielo
!
Che
bellezza
!
Quando
spengo
il
lume
,
la
finestra
par
che
si
apra
sull
'
immenso
!
Poi
,
dopo
un
po
'
:
-
Sa
lei
che
io
ho
fatto
un
libro
di
poesie
?
Non
ha
mai
letto
il
mio
nome
?
Io
mi
chiamo
Vigile
Cràstino
:
pare
uno
pseudonimo
.
Infatti
c
'
è
chi
nasce
sotto
uno
pseudonimo
...
Chi
sa
qual
anima
di
rivoluzionario
mi
dette
questo
nome
,
affatto
fuor
di
proposito
!
Perché
io
non
sono
né
del
domani
,
né
dell
'
oggi
.
Sono
fuor
della
vita
...
Sa
lei
che
significa
?
-
Sì
;
so
un
po
'
di
latino
.
Ma
io
l
'
ho
sentito
chiamar
Luigi
...
-
Infatti
Vigi
era
il
mio
nome
da
bimbo
,
e
così
mi
chiama
mia
sorella
.
Tacque
un
istante
,
poi
ripigliò
:
-
Ma
per
me
non
c
'
è
né
oggi
,
né
domani
.
C
'
è
l
'
eternità
,
cioè
un
punto
,
e
tutto
è
contemporaneo
:
il
tempo
e
lo
spazio
non
sono
che
apparenze
:
le
variazioni
,
il
numero
,
gli
individui
non
sono
che
apparenze
.
La
realtà
è
l
'
uno
,
l
'
Essere
.
-
Cosicché
lei
non
vive
,
e
neanch
'
io
...
-
Non
esistiamo
.
Ombre
...
Così
non
abbiamo
colpa
e
merito
di
quello
che
agitiamo
nella
nostra
vita
,
come
non
l
'
abbiamo
nel
sonno
.
La
vita
è
un
sonno
.
Ci
sveglieremo
.
Allora
io
potrò
anche
abbracciare
mia
sorella
e
baciarla
in
fronte
...
-
E
morta
dunque
?
-
interruppi
io
pieno
di
stupore
.
E
mi
sorse
nettamente
negli
occhi
il
volto
dalle
grandi
sopracciglia
e
dalle
labbra
pallide
.
Ne
sentii
come
un
disagio
al
cuore
.
-
No
.
È
nel
sonno
come
noi
.
Ma
il
suo
sonno
è
un
incubo
.
Ella
soffre
fisicamente
e
moralmente
,
dolore
e
onta
.
Mia
sorella
!
...
Non
poté
proseguire
,
la
voce
divenne
stridula
,
si
spense
.
Indi
riprese
con
un
grande
sforzo
e
con
voce
mutata
:
-
Mia
sorella
è
una
disgraziata
!
Pareva
che
da
un
sogno
di
languore
fosse
piombato
in
una
realtà
disgustosa
.
Io
non
seppi
che
soggiungere
.
Dopo
un
po
'
mi
feci
coraggio
,
ma
non
osai
interrogarlo
direttamente
:
-
Dunque
pensa
lei
che
non
esiste
la
colpa
o
il
merito
.
Esiste
il
perdono
:
no
?
-
No
,
no
!
Né
colpa
,
né
perdono
.
Quello
che
deve
avvenire
avverrà
.
Perché
siam
nati
noi
?
Non
sappiamo
,
io
e
mia
sorella
,
chi
ci
ha
messi
al
mondo
.
Un
burlone
ci
chiamò
Cràstino
,
come
se
ci
affidasse
una
missione
e
forse
una
vendetta
,
di
che
?
e
noi
siamo
perfettamente
all
'
oscuro
.
Che
dobbiamo
fare
?
Intanto
mia
sorella
ha
ripetuto
quello
che
ha
fatto
probabilmente
mia
madre
...
Ella
è
ricoverata
alla
Maternità
...
-
Qui
?
-
chiesi
io
,
volgendomi
verso
di
lui
e
sentendomi
afferrare
da
una
gran
commozione
.
-
Lei
va
a
trovarla
?
Domani
è
festa
.
Andiamo
a
trovarla
?
Posso
accompagnarla
?
Mi
stupii
del
mio
ardire
.
Avevo
quasi
il
senso
di
un
'
intrusione
ch
'
io
compiessi
,
ma
mi
ci
sentivo
spinto
irresistibilmente
.
-
Da
due
settimane
non
me
le
feci
più
vedere
...
Non
so
perché
.
Ho
una
immensa
pietà
,
ma
sento
in
fondo
una
specie
di
rancore
.
Che
obbligo
aveva
ella
verso
di
me
?
Io
sì
,
grandissimo
,
verso
di
lei
.
Ella
guadagnava
da
vivere
per
entrambi
.
Io
sono
buono
a
nulla
:
non
sono
un
uomo
io
.
Non
dovevo
nascere
:
perciò
desidero
morire
!
Tuffò
la
faccia
nel
cuscino
e
io
udii
come
se
il
suo
petto
si
rompesse
.
Che
fare
?
Forse
il
meglio
era
ch
'
io
lo
lasciassi
piangere
.
E
avevo
un
nodo
in
gola
,
e
i
miei
occhi
dilatati
verso
la
notte
si
riempivano
di
lacrime
.
Riprese
dopo
un
momento
:
-
Non
aveva
confidenza
in
me
.
Sono
sempre
stato
fuori
della
vita
.
Ero
sempre
astratto
.
Ella
sentiva
forse
degl
'
impulsi
prepotenti
nel
suo
corpo
robusto
.
Che
ne
so
io
?
Uno
studente
,
un
commesso
,
un
seduttore
di
professione
,
un
signore
,
dice
la
portinaia
...
doveva
essere
bello
e
ben
vestito
,
che
ne
so
io
?
Io
non
l
'
ho
mai
veduto
,
non
ho
sospettato
nulla
.
Forse
chi
sa
quante
volte
ella
fu
in
procinto
di
confidarsi
:
doveva
pesarle
il
segreto
...
massime
quando
lui
scomparve
senza
lasciarle
una
parola
d
'
addio
...
Infine
non
ne
poté
più
.
Un
giorno
credette
ch
'
io
le
osservassi
i
fianchi
:
m
'
era
caduto
lo
sguardo
lì
:
non
sapevo
nulla
,
io
!
...
E
ruppe
a
piangere
e
mi
svelò
tutto
...
Tutto
?
Cioè
nulla
.
Un
giovane
...
Chi
?
Dove
abita
?
Nulla
.
E
non
lo
saprò
mai
...
Ora
avrà
un
figlio
...
di
chi
?
Lo
chiamerà
Cràstino
anche
quello
,
e
così
di
generazione
in
generazione
,
procrastinando
...
Lo
scherzo
orribile
mi
riscosse
.
La
tirannia
delle
parole
!
Gli
si
era
imposta
,
ed
egli
aveva
dovuto
eruttarla
per
liberarsene
.
N
'
ebbi
maggior
pietà
.
Mi
gli
appressai
:
aveva
sulla
faccia
una
smorfia
amara
...
Gli
presi
una
mano
e
mi
sedetti
accanto
:
-
Sei
mio
amico
,
hai
detto
.
Diamoci
del
tu
:
quassù
non
si
fanno
cerimonie
.
Io
non
credo
che
la
vita
è
un
sogno
.
Prima
e
dopo
la
vita
non
c
'
è
nulla
per
noi
,
vale
a
dire
per
la
nostra
coscienza
che
è
la
nostra
memoria
e
la
nostra
induzione
dal
passato
al
futuro
,
dico
bene
?
Perciò
dobbiamo
vivere
la
vita
.
Tua
sorella
ha
tentato
di
vivere
...
Bene
o
male
?
(
Perché
abbiamo
anche
quelle
parole
lì
.
Ma
quelle
parole
lì
non
hanno
mica
il
significato
che
dà
loro
la
portinaia
,
ad
esempio
)
.
Io
dico
:
bene
.
Bene
,
se
ella
pensa
che
ha
amato
,
che
fu
amata
forse
un
istante
,
che
una
nuova
vita
nasce
da
lei
,
affidata
alla
sua
lealtà
.
Voi
non
avete
che
da
ricevere
questo
dono
che
vi
fa
la
vita
,
lealmente
,
ed
essere
poi
leali
con
essa
,
con
lui
,
col
nuovo
essere
,
quando
acquisterà
il
diritto
di
sapere
chi
egli
è
,
dico
giusto
?
Egli
taceva
:
aveva
gli
occhi
chiusi
,
pareva
dormire
,
ma
il
suo
respiro
era
troppo
silenzioso
:
ascoltava
.
-
Vedi
,
-
continuai
.
-
C
'
è
qui
sopra
un
centinaio
di
sofferenti
e
tutti
sono
estranei
l
'
uno
all
'
altro
.
Sembrano
estranei
,
e
non
sono
.
Io
sento
pesare
su
me
le
loro
sofferenze
:
così
essi
devono
sentir
le
mie
,
e
nessuno
cerca
di
togliersi
di
dosso
questo
malessere
.
Noi
,
per
esempio
,
guardavamo
le
nostre
finestre
illuminate
,
ed
ecco
che
un
pensiero
ci
univa
,
questo
solo
pensiero
:
"
egli
è
là
"
.
E
ci
siamo
avvicinati
:
ora
la
nostra
mutua
sofferenza
non
ci
pesa
più
tanto
,
perché
la
conosciamo
e
la
dividiamo
.
Egli
aperse
gli
occhi
:
-
E
tu
...
soffri
?
-
Io
no
,
ora
.
Ma
ho
sofferto
moltissimo
in
una
età
in
cui
non
ci
dovrebbe
essere
sofferenza
.
Ora
soffro
soltanto
del
dolore
degli
altri
,
ed
ho
tale
desiderio
di
sollevarlo
,
che
ciò
mi
diventa
un
tormento
,
e
non
posso
scuotermelo
se
non
coll
'
azione
.
Cosicché
vo
pensando
ad
un
'
azione
ch
'
io
debbo
fare
,
e
non
la
trovo
.
-
Dovresti
scrivere
.
-
Non
sono
capace
.
Le
mie
idee
sono
confuse
.
Potrei
scrivere
,
per
esempio
,
quello
che
ho
detto
a
te
adesso
,
ma
questo
serve
soltanto
per
il
tuo
caso
.
Io
,
vedi
,
avrei
bisogno
di
sistemarmi
tutti
questi
pensieri
,
di
farne
un
organismo
saldo
,
e
darlo
agli
uomini
perché
vedano
chiaro
...
Tacemmo
un
istante
.
-
No
:
sarebbe
una
cosa
fredda
.
Gli
uomini
non
vanno
innanzi
con
la
luce
che
apparisce
alla
ragione
,
ma
col
sentimento
...
Questo
non
conclude
che
io
ti
seguirei
.
Dovresti
far
delle
conferenze
.
Ma
io
non
ti
credo
.
-
Conferenze
?
Ho
paura
...
E
poi
,
un
correttore
di
bozze
!
È
vero
che
adesso
anche
gli
operai
fanno
delle
conferenze
...
Socrate
diceva
:
"
So
di
non
sapere
"
.
Ora
io
non
posso
dir
questo
,
ma
non
posso
neanche
dire
:
"
So
di
sapere
"
.
Ho
udito
dei
professori
di
Università
i
quali
non
dicevano
una
sola
cosa
ch
'
io
non
sapessi
già
,
ma
la
dicevano
in
modo
,
come
se
sapessero
molto
di
più
,
anzi
,
come
non
esistessero
più
misteri
per
essi
.
Io
non
sono
neanche
sicuro
di
quello
che
so
...
O
meglio
,
finche
non
l
'
ho
tirato
fuori
,
non
ne
sono
sicuro
.
Ma
quando
l
'
ho
affermato
,
allora
ne
sono
certo
.
Per
esempio
,
io
credo
fermamente
a
tutto
quello
che
t
'
ho
detto
questa
notte
.
Chiacchierammo
così
ancora
per
un
po
'
di
tempo
,
e
io
venni
in
tal
modo
a
raccontargli
la
mia
povera
storia
e
lui
la
sua
.
Poi
andai
a
dormire
,
dopo
averlo
fatto
coricare
,
e
copertolo
ben
bene
.
Entrato
in
letto
,
mi
sentivo
contento
,
e
mi
pareva
anche
di
essere
diventato
qualche
cosa
,
o
almeno
di
aver
riconosciuto
una
forza
dentro
di
me
che
stava
nascosta
prima
.
II
.
Al
mattino
mi
svegliai
tardissimo
sotto
l
'
impressione
d
'
un
sogno
affatto
fuor
di
proposito
,
ma
,
secondo
me
,
molto
bello
,
sì
che
potrebbe
fornire
un
ottimo
argomento
per
un
dramma
.
Io
non
sono
capace
di
concretar
nulla
,
sebbene
mi
senta
nato
superiore
a
tanti
altri
.
Ma
è
certo
che
se
io
fossi
stato
in
condizioni
di
svolgermi
secondo
la
mia
forza
interiore
armonicamente
,
e
intorno
tutto
non
mi
avesse
compresso
,
come
un
germoglio
tra
i
sassi
e
gli
sterpi
...
Via
!
Purché
arrivi
il
tempo
in
cui
tutti
i
nati
dell
'
uomo
siano
eguali
di
fronte
alla
vita
,
affinché
diventino
quello
che
devono
,
di
per
sé
stessi
.
Adesso
intanto
si
nasce
malamente
:
le
nostre
madri
ci
foggiano
come
possono
,
da
povere
affamate
e
sfinite
che
sono
...
Le
nostre
madri
!
Mia
madre
!
...
Basta
.
Ecco
il
sogno
:
Dunque
,
piazza
Statuto
,
e
la
stessa
scena
della
sera
innanzi
.
Le
piante
coperte
di
neve
,
la
piramide
del
Fréjus
coll
'
angelo
sospeso
nel
cielo
.
Cràstino
è
là
,
in
mezzo
al
brulichio
dei
piccoli
uomini
incappucciati
che
le
torce
a
vento
arrossano
di
scorcio
,
e
la
neve
è
tutta
rosata
.
Da
quanto
tempo
raspano
il
selciato
e
per
quanto
tempo
ancora
?
Ma
il
silenzio
è
stranissimo
.
La
neve
soffoca
ogni
rumore
e
tutti
quei
gesti
e
quell
'
agitazione
senza
strepito
dànno
proprio
l
'
impressione
di
un
sogno
senza
tempo
.
Cràstino
è
fermo
,
appoggiato
al
manico
della
pala
:
si
prova
a
fare
un
gran
respiro
per
sollevarsi
il
petto
:
quando
una
carrozza
passa
...
Un
giovinotto
è
lì
dentro
.
È
lui
!
Chi
?
Adesso
si
ricorda
:
l
'
aveva
veduto
per
le
scale
e
non
l
'
aveva
mai
notato
.
È
lui
certo
.
Un
moto
fulmineo
:
il
giovane
cade
dalla
carrozza
,
stramazza
,
colpito
alla
testa
da
un
colpo
di
pala
...
Un
'
agitazione
enorme
.
Un
fanciullo
di
sei
o
sette
anni
si
lancia
alle
ginocchia
di
Cràstino
,
come
per
proteggerlo
contro
la
furia
dei
circostanti
.
È
tutto
stranamente
silenzioso
...
Cràstino
salta
su
un
cumulo
di
neve
e
fa
grandi
gesti
e
apre
la
bocca
come
volendo
gridare
.
Infatti
si
sente
,
ma
fiochissimo
:
"
Fratelli
,
quell
'
uomo
ha
fatto
morire
mia
sorella
dopo
averla
resa
madre
...
È
morta
alla
Maternità
...
morta
di
parto
,
perché
aveva
troppo
sofferto
...
Io
e
mia
sorella
siamo
trovatelli
:
suo
figlio
,
eccolo
,
non
ha
conosciuto
la
madre
.
Eccolo
!
"
.
Lo
prende
sulle
braccia
e
lo
alza
sul
suo
capo
.
Allora
si
leva
un
tumulto
sterminato
.
La
piazza
è
gremita
d
'
un
popolo
immenso
,
bimbi
,
donne
,
vecchi
.
Tutti
gridano
con
grida
altissime
.
In
un
momento
Crastino
è
afferrato
da
due
guardie
nere
,
scompare
.
Ma
il
tumulto
non
cessa
.
Tutta
quella
turba
si
stringe
,
alza
i
pugni
:
tutte
le
braccia
sono
levate
,
tutte
le
voci
vanno
al
cielo
:
e
un
uomo
altissimo
ha
afferrato
il
fanciullo
alla
vita
e
lo
solleva
colle
due
braccia
al
disopra
del
suo
capo
:
-
Il
tuo
bimbo
,
popolo
!
Destatomi
,
il
tumulto
continuava
nelle
mie
orecchie
.
Ma
non
era
già
quello
:
veniva
dal
pianerottolo
,
dalla
scala
,
dal
corridoio
.
Era
un
vocìo
di
bimbi
e
di
mamme
.
C
'
era
il
sole
.
Aprii
la
finestra
e
guardai
di
fronte
.
Quella
di
Crastino
era
chiusa
ancora
.
Il
pianerottolo
,
in
cui
il
sole
scialbo
gettava
un
largo
sprazzo
,
era
brulicante
di
bimbi
.
Alcuni
avevano
il
grembialino
pulito
:
i
più
erano
laceri
e
sporchi
in
viso
.
Una
donna
frugava
nella
selva
ispida
d
'
una
testa
riluttante
.
Un
ragazzo
,
tutto
bianco
di
gesso
,
un
bicc
,
muratore
,
esponeva
al
sole
i
suoi
piedi
escoriati
dalla
calce
e
dai
geloni
.
Un
carbonaio
rigirava
la
testa
sotto
il
robinetto
comune
dell
'
acqua
potabile
,
inzuppandosi
d
'
un
sapone
dall
'
odor
nauseabondo
.
Un
uomo
stava
seduto
in
terra
appoggiato
al
muro
,
con
una
faccia
ebete
e
gli
occhi
proprii
degli
ubriachi
e
dei
morti
,
simili
ad
acini
d
'
uva
mezzo
crepati
:
cantava
una
nenia
compassionevole
:
Minca
'
n
crous
,
Minca
'
n
crous
Le
ninsole
son
pa
nous
E
le
nous
son
pa
ninsole
...
1
Spuntò
dal
basso
della
scala
un
cappello
color
caffè
,
due
spalle
curve
,
e
un
viso
da
bulldogg
si
alzò
nel
sole
a
guardar
la
canaglia
.
Poi
traversò
senza
badar
molto
accuratamente
dove
mettesse
i
piedi
,
fra
i
cenci
e
le
gambette
dei
bambini
,
e
cominciò
a
bussare
all
'
uscio
del
n.1
.
Era
il
segretario
della
casa
.
Tutte
le
domeniche
egli
faceva
il
suo
giro
a
riscuotere
i
fitti
del
mese
:
cominciava
sorridendo
e
finiva
ruggendo
e
bestemmiando
:
spesso
,
la
sera
della
domenica
,
il
pianerottolo
era
ingombro
dei
mobili
di
qualche
inquilino
scacciato
.
Di
lì
a
poco
sentii
vociare
e
strillare
nella
soffitta
attigua
alla
mia
,
n.7
.
Era
la
moglie
dell
'
ubriaco
:
protestava
al
segretario
che
non
aveva
da
mangiare
,
né
da
sfamare
i
suoi
tre
bimbi
:
uno
,
il
più
piccino
,
strillava
nelle
sue
braccia
.
Sul
pianerottolo
un
ragazzo
patito
,
dalla
faccia
pallida
e
intelligente
,
occhi
inquieti
,
gran
bocca
ed
orecchie
ad
ansa
,
inginocchiato
su
un
gradino
,
sporgendo
la
testa
sul
balcone
,
guardava
verso
quella
finestra
:
doveva
essere
suo
figlio
.
Una
bambina
ricciuta
,
colle
guancie
flosce
e
le
labbra
mocciose
,
tendeva
una
manuccia
verso
di
lui
e
raggiuntolo
lo
tirava
pel
piede
,
piagnucolando
:
"
Notu
,
Notu
!
"
.
Notu
le
diede
un
calcio
e
scappò
lungo
il
corridoio
.
Il
segretario
si
acquietava
con
la
moglie
dell
'
ubriaco
.
Ciò
continuava
da
mesi
:
il
segretario
finiva
sempre
con
acquietarsi
,
il
che
non
avveniva
con
nessun
altro
inquilino
,
fuorché
con
la
Salamandra
,
una
ragazza
equivoca
che
era
lo
zimbello
e
insieme
il
castigo
dei
monelli
.
Passata
la
mia
soffitta
(
io
pagavo
anticipato
al
suo
ufficio
,
ogni
mese
)
bussò
al
n.9
.
Chi
ci
abitava
?
Nelle
rare
notti
in
cui
non
potevo
dormire
udivo
,
dopo
mezzanotte
,
scricchiare
la
chiave
nella
toppa
e
due
passi
pesanti
avanzarsi
di
là
dal
muro
e
talvolta
un
piccolo
tonfo
,
come
d
'
un
sacco
.
Nient
'
altro
.
Nessuno
rispose
alla
picchiata
,
ed
egli
passò
oltre
.
Quando
,
di
lì
a
qualche
tempo
,
mi
parve
d
'
intravederlo
nella
soffitta
di
Crastino
,
rimasi
un
momento
ansioso
.
Ma
come
si
tratteneva
più
che
nelle
altre
,
mi
risolvetti
di
intervenire
.
Traversai
il
pianerottolo
:
"
Ciao
,
tipografo
!
"
,
mi
mormorò
l
'
ubriaco
.
Le
donne
mi
guardarono
con
indifferenza
.
Bussai
alla
porta
:
-
Son
io
.
Stanga
.
-
Avanti
!
-
rispose
la
voce
di
Crastino
.
Il
segretario
mi
ricevette
sorridendo
in
aria
di
condiscendenza
.
Salutai
l
'
amico
:
-
Hai
dormito
?
-
Sì
.
La
fatica
,
vedi
.
Un
mestiere
...
Faticare
...
non
c
'
è
di
meglio
.
Appunto
chiedevo
al
signor
segretario
se
avesse
qualcosa
da
farmi
fare
...
Il
segretario
sorrideva
tra
il
furbo
e
il
fatuo
.
Che
mistero
,
la
bruttezza
!
Colui
aveva
un
naso
rintanato
nella
faccia
come
se
tutta
fosse
stata
dissestata
da
un
pugno
;
gli
occhi
sporgevano
,
le
labbra
e
i
denti
grossi
e
gialli
si
protendevano
.
Aveva
qualcosa
di
un
batrace
.
Quando
rideva
era
orribile
.
Un
tic
all
'
occhio
sinistro
lo
faceva
ammiccare
spesso
fuor
di
proposito
.
-
Veda
,
signor
Stanga
-
cominciava
con
la
sua
pronunzia
balbuziente
.
-
Io
sono
lietissimo
di
vederli
amici
,
loro
due
.
Il
signor
Crastino
...
non
può
che
avvantaggiarsi
della
compagnia
d
'
un
giovane
ammodo
e
pratico
come
lei
!
Vede
,
io
sono
molto
ben
disposto
verso
il
signor
Crastino
.
E
siccome
so
in
che
condizioni
si
trova
,
e
la
disgrazia
di
sua
sorella
...
vorrei
perdonargli
la
pigione
,
affinché
porti
un
regaletto
a
lei
...
"
Buon
cuore
?
"
pensavo
diffidente
.
Ma
l
'
amico
gli
porse
il
denaro
con
un
gesto
brusco
.
L
'
altro
lo
intascò
affettando
noncuranza
.
-
A
rivederla
,
signor
Stanga
.
Lei
è
un
giovane
assestato
.
Ci
ho
una
bella
camera
per
lei
,
al
quarto
piano
,
se
vuol
discendere
.
Ah
,
lei
è
un
amico
prezioso
.
Se
il
Crastino
l
'
avesse
conosciuto
prima
...
sua
sorella
...
-
A
rivederla
-
l
'
interruppi
,
indovinando
dove
parava
.
-
Sì
,
sì
,
lei
è
un
giovane
...
-
richiuse
l
'
uscio
dietro
di
sé
,
mormorando
lungo
il
corridoio
.
-
L
'
hai
trovato
lì
,
colui
che
ti
darà
un
impiego
!
-
esclamai
a
Crastino
.
-
Non
accetterei
neanche
un
bicchier
d
'
acqua
!
Immagini
che
possa
rendere
un
servigio
a
qualcuno
?
-
È
vero
,
ma
a
chi
vuoi
tu
che
mi
rivolga
?
Ora
vedevo
il
segretario
in
un
'
altra
soffitta
:
era
seduto
su
un
letto
,
immobile
,
le
mani
nelle
tasche
dei
calzoni
.
Una
donna
giovane
,
ma
colla
figura
cadente
e
sciupata
,
dimenava
le
braccia
davanti
a
lui
,
come
per
respingere
qualcosa
d
'
invisibile
che
le
si
stringesse
intorno
.
Non
udendo
le
voci
traverso
quei
vetri
,
mi
pareva
ch
'
egli
fosse
un
ragno
schifoso
che
guardasse
con
cupidigia
una
mosca
dibattersi
nella
sua
tela
.
"
Trovar
cinque
lire
mensili
è
dunque
sì
terribile
?
"
riflettei
.
-
Quella
è
la
Salamandra
-
disse
Crastino
:
-
credo
che
paghi
più
degli
altri
per
poter
abitar
qui
.
"
Tre
classi
della
società
?
pensai
.
In
realtà
ce
n
'
è
un
'
altra
:
la
classe
di
quelli
che
non
mangiano
,
non
pagano
pigione
,
muoiono
continuamente
,
fino
allo
strappo
definitivo
che
li
stacca
dalla
vita
...
"
.
E
continuai
ad
alta
voce
:
-
Senti
.
Io
guadagno
quattro
lire
al
giorno
:
non
ho
nulla
che
fare
con
costoro
,
ma
ne
sono
sì
vicino
,
che
ne
soffro
come
se
fossi
dei
loro
.
Ora
,
metà
del
mio
salario
può
essere
impiegato
a
beneficio
di
quelli
che
non
ne
hanno
alcuno
.
Come
fare
?
-
Non
giova
,
caro
mio
-
rispos
'
egli
naturalmente
come
se
avesse
seguito
da
principio
le
mie
riflessioni
:
-
il
tuo
danaro
servirebbe
forse
a
impedire
a
un
povero
diavolo
di
sloggiare
,
da
un
momento
all
'
altro
,
dalla
soffitta
e
dal
mondo
,
ma
le
cose
rimarrebbero
allo
stesso
punto
.
Soltanto
lascerebbe
a
te
l
'
illusione
di
aver
fatto
la
tua
parte
,
di
crederti
sdebitato
verso
gli
altri
...
-
È
vero
.
Ma
il
danaro
può
far
due
cose
,
questa
che
tu
dici
,
poi
un
'
altra
:
diffondere
la
verità
,
la
scienza
,
la
scienza
che
dice
:
"
Ecco
,
tu
,
ricco
,
non
sei
felice
:
ti
stordisci
e
chiami
questo
la
gioia
:
pròvati
a
guardar
in
te
stesso
:
ci
troverai
tanti
cantucci
inesplorati
,
tante
fibre
che
ti
dànno
dolore
:
perché
?
Sono
le
fibre
che
ti
legano
agli
altri
,
agli
altri
che
soffrono
:
ed
esse
soffrono
.
Per
farle
tacere
,
per
sanarle
,
bisogna
sanare
il
dolore
altrui
"
.
Allora
si
capirà
che
la
felicità
consiste
nella
giustizia
,
cioè
nella
tua
rinunzia
libera
a
qualcosa
,
che
è
necessario
per
il
tuo
vicino
.
L
'
equilibrio
,
l
'
armonia
è
la
felicità
...
-
Fai
delle
conferenze
,
Stanga
!
Tutto
questo
è
buono
,
ma
è
lungo
!
Sarà
per
il
secolo
venturo
.
Per
ora
,
ecco
...
Sei
nato
?
Colpa
tua
!
Paga
il
fitto
dell
'
esistenza
.
Né
in
terra
né
in
aria
c
'
è
posto
per
le
tue
quattr
'
ossa
.
Paga
!
Non
hai
soldi
?
Ingègnati
!
...
Ah
!
Sei
un
utopista
,
come
me
,
caro
amico
.
-
Hai
ragione
.
Ti
annoio
.
-
No
,
no
:
al
contrario
.
Come
ti
ammiro
!
Dovevi
farti
prete
.
Cioè
,
tu
sei
uno
dei
preti
nuovi
,
della
religione
nuova
...
Fu
interrotto
da
due
colpi
rapidi
alla
porta
.
-
Avanti
!
-
rispose
egli
,
avvicinandosi
curioso
all
'
uscio
.
Rimanemmo
entrambi
interdetti
.
Era
una
signorina
sorridente
,
rosea
,
coi
capelli
lisci
,
a
bande
,
fino
agli
angoli
degli
occhi
.
-
Oh
,
lei
qui
!
-
disse
ella
appena
mi
scorse
.
-
Lei
è
il
correttore
della
Società
Editrice
...
-
Sì
,
signorina
.
Io
la
conosco
...
Vedi
,
-
aggiunsi
rivolgendomi
premuroso
a
Crastino
,
e
sentendo
che
arrossivo
fino
alle
orecchie
-
la
signorina
dottoressa
...
-
Non
importa
,
m
'
interruppe
ella
con
un
gesto
...
E
lei
è
il
signor
Crastino
?
-
disse
all
'
amico
.
-
Io
conosco
sua
sorella
,
le
voglio
molto
bene
.
Oggi
lei
doveva
venire
a
vederla
?
Il
volto
di
Crastino
si
oscurò
:
-
C
'
è
qualche
pericolo
?
Le
fanno
l
'
operazione
?
-
proruppe
con
ansia
.
-
No
,
nulla
per
ora
.
Ma
il
medico
la
tiene
in
osservazione
:
non
vuol
che
abbia
nessun
motivo
di
commuoversi
,
vuol
che
si
riposi
,
perché
l
'
operazione
è
imminente
.
Sua
sorella
è
molto
estenuata
e
...
potrebbe
esser
grave
...
Crastino
si
sedette
sul
letto
e
si
strinse
la
fronte
tra
le
mani
.
Ci
fu
un
momento
di
silenzio
lungo
.
-
Lei
va
in
tipografia
domani
?
-
mi
chiese
la
signorina
.
-
Io
devo
passarci
-
aggiunse
guardandomi
con
intenzione
.
Ebbi
un
brivido
.
-
Signor
Crastino
!
-
cominciò
la
dottoressa
con
la
sua
voce
infantile
.
Tutta
la
sua
persona
era
infantile
.
Pareva
che
non
dovesse
aver
coscienza
affatto
della
gravità
di
quel
che
mi
aveva
fatto
indovinare
.
-
Signor
Crastino
!
-
e
gli
pose
la
mano
sugli
occhi
,
una
manina
di
bimba
.
-
Si
faccia
coraggio
.
Domani
lei
verrà
a
vederla
:
ci
sarò
anch
'
io
.
Io
voglio
bene
a
lei
,
signor
Crastino
.
Ho
letto
le
sue
poesie
e
le
ammiro
.
Lei
può
far
molto
:
è
giovane
:
ha
un
bel
dono
che
è
dato
a
pochi
,
e
deve
tenerne
buon
conto
...
Domani
lei
può
venire
verso
le
due
del
pomeriggio
.
Verrà
anche
lei
,
signore
-
disse
rivolgendosi
a
me
.
Parlava
in
fretta
,
di
sèguito
,
premurosa
di
andarsene
.
Io
sentivo
un
tremore
interno
.
Volevo
raffigurarmi
la
sorella
di
Crastino
fra
le
mura
bianche
d
'
un
ospedale
.
Pareva
invece
che
mi
si
delineasse
una
figura
tante
volte
veduta
,
non
guardata
,
lungo
i
ripiani
delle
scale
,
negli
sfondi
dei
corridoi
.
Il
volto
dalle
grandi
sopracciglia
e
dalle
labbra
pallide
dominava
ora
una
personcina
smilza
vestita
di
grigio
.
Tutta
la
figura
emergeva
ora
nella
mia
memoria
.
Crastino
s
'
era
acquietato
e
la
guardava
con
gli
occhi
atoni
,
come
attendesse
ad
altro
:
ella
ne
pareva
preoccupata
e
lo
esaminava
,
mentre
proseguiva
,
come
per
rompere
la
dolorosa
impressione
ch
'
ella
ci
aveva
portata
:
-
Io
conosco
queste
soffitte
.
Ho
fatto
una
statistica
sulle
abitazioni
operaie
,
l
'
anno
scorso
:
poi
parecchi
di
questi
bimbi
vengono
al
Pane
quotidiano
.
-
Veramente
queste
non
sono
abitazioni
operaie
,
signorina
-
aggiunsi
io
prontamente
,
arrossendo
di
nuovo
e
molestato
dalla
mia
timidità
.
-
Sono
nidi
da
gufi
per
gente
che
non
lavora
e
non
mangia
.
Su
cento
inquilini
o
poco
meno
,
venti
soli
lavorano
:
gli
altri
succhiano
il
sangue
di
questi
:
le
mogli
e
i
figli
.
E
le
famiglie
dove
l
'
uomo
non
lavora
e
si
ubriaca
,
o
è
assente
,
o
è
morto
,
mangiano
la
neve
dei
tetti
,
ché
non
hanno
altro
...
Solo
io
e
Cimisin
siamo
senza
famiglia
...
e
Crastino
pel
momento
...
Questi
si
mosse
udendo
il
suo
nome
:
mi
guardò
con
un
profondo
scoramento
,
e
vòlto
verso
la
signorina
,
forse
per
una
specie
di
rancore
,
vedendola
tutta
un
mite
sorriso
,
un
mite
fiore
di
giardino
al
sole
,
mormorò
fra
i
denti
:
-
La
vita
è
un
cosa
orribile
.
-
Sì
-
diss
'
ella
semplicemente
.
-
Bisogna
mutarla
!
-
Bisogna
...
E
le
braccia
di
lui
si
levarono
rigide
in
atto
di
violenza
...
Ma
si
rilassarono
subito
.
Gli
occhi
gli
si
riempirono
di
lacrime
.
-
Bisogna
finirla
!
Ed
appoggiò
un
braccio
al
muro
e
vi
premè
la
testa
singhiozzando
.
-
Povero
fanciullo
!
-
disse
ella
con
voce
commossa
e
cantante
,
chinandosi
a
guardare
dei
libri
logori
su
un
cassettone
.
-
Povero
fanciullo
,
che
è
nato
per
cantare
e
per
far
della
musica
come
gli
usignuoli
,
nato
per
godere
il
sole
e
gli
alberi
fioriti
della
primavera
,
nato
per
sentirsi
padrone
dell
'
aria
e
del
giorno
,
e
rinchiuso
qui
colle
ali
legate
.
Povero
fanciullo
!
La
voce
era
tenerissima
e
pareva
cantare
per
non
spezzarsi
d
'
emozione
;
e
le
sue
mani
e
i
suoi
occhi
passavano
da
libro
a
libro
,
come
se
non
sostenesse
di
guardare
e
di
essere
guardata
.
Anch
'
io
sentivo
una
strana
soggezione
.
Sentivo
qualcosa
di
vibrante
sospeso
nell
'
aria
fra
noi
.
E
non
mi
pareva
d
'
essere
estraneo
fra
lor
due
,
fra
l
'
addolorato
e
la
consolatrice
,
che
non
mi
sembravano
più
due
individui
,
ma
da
una
parte
l
'
uomo
che
si
crede
re
della
vita
e
se
ne
sente
lo
zimbello
,
e
la
donna
dall
'
altra
,
che
vede
la
vita
qual
'
è
,
frenando
gli
slanci
imprudenti
,
sollevando
gli
abbattimenti
,
immagine
della
vita
stessa
,
che
è
buona
.
E
con
un
tono
di
risoluzione
:
-
Su
,
infine
...
Non
siate
tanto
debole
.
Domani
verrete
da
vostra
sorella
.
Addio
.
Datemi
la
mano
,
su
...
Gli
prese
la
mano
e
la
strinse
,
poi
si
volse
per
partire
.
-
L
'
accompagno
fin
sulla
strada
?
-
chiesi
io
in
fretta
.
-
No
.
Ci
sono
avvezza
.
Resti
...
A
rivederla
-
aggiunse
guardandomi
.
Rinchiusi
l
'
uscio
.
Crastino
s
'
era
seduto
sul
letto
e
aveva
la
faccia
nel
cuscino
.
Io
guardai
dalla
finestra
.
Sul
pianerottolo
un
vocìo
:
"
Signorina
Lavriano
,
signorina
Lavriano
!
"
.
Il
ragazzo
dalle
orecchie
ad
ansa
le
correva
dietro
zoppicando
.
-
A
proposito
.
Sai
chi
è
?
-
dissi
a
Crastino
.
-
E
la
figlia
del
grande
psicologo
,
la
dottoressa
Eva
Lavriano
.
Egli
non
si
mosse
,
come
se
non
avesse
inteso
.
Io
ascoltai
le
voci
scendere
dietro
la
signorina
.
Comparve
in
basso
,
traversò
il
cortile
seguìta
da
un
nugolo
di
bimbi
.
Un
fiore
di
sole
.
E
pensai
che
la
donna
sanerà
la
società
inferma
.
III
.
Il
giorno
dopo
,
seduto
nel
gabbiotto
dei
correttori
,
lavoravo
distratto
.
Nulla
di
peggio
!
I
refusi
passano
davanti
agli
occhi
lungo
le
linee
fitte
.
Che
tormento
i
refusi
!
Io
li
sogno
di
notte
.
Nel
principio
dell
'
assopimento
i
caratteri
,
nitidi
sul
bianco
,
mi
scorrono
dinanzi
,
con
lo
stesso
moto
irresistibile
di
un
viale
d
'
alberi
o
d
'
una
serie
di
solchi
interminabili
davanti
allo
sportello
d
'
un
vagone
,
che
vi
porta
fatalmente
,
senza
che
la
vostra
volontà
possa
farlo
rallentare
o
sostare
.
Quando
si
scorrono
bozze
,
l
'
occhio
e
perfino
la
testa
intorno
al
collo
prendono
un
moto
regolare
automatico
:
mentre
infilzate
un
refuso
sul
margine
bianco
,
l
'
occhio
e
il
capo
continuano
il
loro
moto
di
pendolo
e
arrestarlo
è
quasi
un
dolore
fisico
,
un
urto
al
cervello
.
Per
correggere
bisogna
essere
tutt
'
occhio
:
la
mente
deve
eclissarsi
:
se
pensate
al
senso
intimo
del
periodo
,
i
soldatini
di
piombo
vi
sfuggono
affatto
o
vi
nascondono
una
parte
del
loro
uniforme
vecchio
o
rotto
o
irregolare
.
Talvolta
un
soldato
d
'
un
altro
corpo
s
'
è
intruso
fra
estranei
,
un
corazziere
tra
bersaglieri
.
(
Immagini
tolte
al
militarismo
.
Ne
ho
rimorso
)
.
Bisogna
passare
in
rassegna
i
caratteri
come
individui
a
sé
.
E
certi
esseri
invisibili
anche
i
vuoti
,
cioè
.
Bianchi
tra
nero
e
nero
,
sono
entità
di
cui
bisogna
tener
conto
,
punti
e
interlinee
.
Ma
io
faccio
un
trattato
...
Fatto
sta
,
nondimeno
,
che
i
profani
a
stento
riescono
a
capire
da
qual
pesante
lavoro
materiale
risulti
il
leggero
foglio
su
cui
gli
occhi
afferrano
,
come
a
volo
,
le
più
delicate
sfumature
di
sentimenti
e
le
idee
eteree
.
Innumerevoli
e
minuscoli
prismi
di
piombo
accostati
ad
uno
ad
uno
formano
le
pagine
:
una
pagina
pesa
d
'
ordinario
...
da
un
chilo
in
su
:
un
giumento
non
porterebbe
sulla
groppa
un
volumetto
di
vaporosi
versi
elzeviriani
.
Io
diventai
un
pessimissimo
correttore
.
Leggevo
:
cercavo
inconsciamente
di
capire
,
e
se
il
testo
mi
prendeva
la
mano
,
andavo
innanzi
,
deponevo
la
penna
e
lasciavo
che
gli
errori
facessero
il
comodo
loro
,
facessero
gazzarra
,
sfacciatamente
:
sicché
mi
toccava
riprendere
poi
da
capo
,
afferrando
ben
bene
la
mia
attenzione
,
dividendola
cioè
in
due
,
ardua
faccenda
,
una
parte
costringendo
a
badar
a
'
segni
neri
,
l
'
altra
facendo
tacere
il
più
possibile
.
Quella
mattina
ero
più
distratto
del
solito
.
Guardavo
spesso
verso
la
porta
,
e
chinando
la
testa
sulle
prove
,
vedevo
ad
ogni
momento
l
'
immagine
della
sorridente
,
di
quel
vivente
sorriso
,
che
entrava
e
guardava
verso
la
gabbia
nel
canto
,
ov
'
era
scritto
in
grande
:
Correttori
.
Ed
ecco
appunto
,
di
lì
a
poco
,
entrare
la
signorina
,
dire
una
parola
ad
un
ragazzo
e
guardare
verso
il
nostro
angolo
,
volgendomi
un
saluto
,
mentre
il
ragazzo
giungeva
a
me
col
messaggio
.
-
La
signorina
Lavriano
la
desidera
un
momento
.
Mi
mossi
col
batticuore
.
I
compositori
avevano
vòlto
la
testa
dalle
loro
casse
a
ricevere
quel
sorriso
che
raggiava
dal
vano
della
porta
sotto
la
gran
volta
vetrata
,
fumicosa
e
buia
.
Era
vietato
di
entrare
,
ma
ella
spesso
con
la
sua
imperturbabile
tranquillità
si
affacciava
all
'
uscio
e
talvolta
traversava
le
corsìe
,
andava
fino
alle
macchine
o
alla
legatoria
per
parlare
con
qualche
ragazza
.
Il
direttore
sorrideva
anch
'
egli
,
non
senza
un
'
occhiata
di
rimprovero
verso
quella
gentil
distrazione
che
attirava
tutti
gli
sguardi
per
un
momento
e
li
rallegrava
.
Mi
trasse
nel
gabinetto
del
direttore
e
mi
disse
,
con
un
moto
di
tristezza
subitanea
che
la
fece
somigliare
ad
una
bimba
che
stesse
per
dare
in
pianto
:
La
signorina
Crastino
,
sa
?
è
in
condizioni
disperate
.
Questione
di
giorni
.
Una
fitta
al
cuore
.
Rimasi
accasciato
.
-
Perciò
è
necessario
-
riprese
-
di
preparare
fin
da
oggi
il
fratello
,
e
prima
ancora
che
egli
la
veda
,
alla
possibilità
della
sua
morte
.
Perché
la
sorella
,
che
sa
di
morire
,
è
capace
di
dirglielo
d
'
un
colpo
,
e
ciò
gli
potrebbe
far
molto
male
.
Mio
padre
lo
crede
un
po
'
debole
di
cervello
e
magari
epilettico
...
Lei
non
conosce
le
poesie
del
francese
Verlaine
?
C
'
è
molta
affinità
fra
i
due
temperamenti
,
salvo
i
costumi
e
l
'
incoerenza
.
Crastino
è
un
debole
,
condannato
probabilmente
ad
una
malattia
progressiva
di
esaurimento
.
Un
'
emozione
forte
potrebbe
essergli
fatale
.
Io
era
fortemente
colpito
da
quelle
rivelazioni
.
Ella
aveva
ripreso
la
sua
serenità
.
La
miseria
,
la
malattia
,
la
morte
eran
divenute
il
suo
ambiente
ordinario
,
la
sua
atmosfera
,
perché
ella
vi
si
movesse
con
una
tale
calma
?
Parlava
tenendo
le
mani
incrociate
sul
grembo
come
una
bimba
che
voglia
darsi
l
'
aria
di
donnina
,
ma
spesso
le
sue
mani
scappavano
a
toccare
un
oggetto
sul
tavolo
,
a
brandire
un
tagliacarte
,
una
penna
.
Com
'
io
la
esaminavo
con
evidente
curiosità
,
mista
d
'
ammirazione
,
ella
restava
qualche
istante
leggermente
interdetta
,
poi
sorrideva
.
-
E
di
lui
che
avverrà
dopo
la
morte
della
sorella
?
-
ripresi
io
.
-
Non
si
potrà
già
nascondergliela
per
molto
tempo
...
E
il
bambino
?
Non
potremo
mica
affidare
un
bambino
a
questo
fanciullo
...
-
Il
bambino
è
morto
-
interruppe
ella
-
fortunatamente
.
Un
disgraziato
di
meno
.
Quanto
a
lui
,
ci
penseremo
.
Ne
ho
già
parlato
a
mio
padre
:
chi
sa
,
nell
'
insegnamento
o
in
un
ufficio
d
'
Opera
pia
...
-
Forse
è
incapace
d
'
una
qualsiasi
occupazione
continuata
.
Conosce
lei
la
sua
infanzia
?
E
le
raccontai
in
breve
quello
che
avevo
udito
da
lui
qualche
giorno
prima
.
Dalla
Casa
dell
'
Infanzia
Abbandonata
,
la
Ca
'
Granda
,
i
due
orfani
erano
passati
ad
un
Orfanotrofio
,
sempre
tenuti
con
molto
riguardo
.
Poi
una
donna
li
aveva
ritirati
e
aveva
provveduto
loro
fino
alla
sua
morte
,
avvenuta
due
anni
prima
.
Ella
viveva
agiatamente
,
faceva
dar
lezioni
ai
bimbi
,
creduti
suoi
figli
;
ma
alla
sua
morte
non
aveva
lasciato
nulla
affatto
.
Con
la
vendita
dei
mobili
,
gli
orfani
avevano
vissuto
un
anno
.
Poi
la
Lena
s
'
era
messa
a
lavorar
di
ricamo
e
di
cucito
,
il
che
le
rendeva
qualcosa
.
Avevano
continuato
così
altri
due
anni
.
-
Quanto
alla
loro
nascita
non
sanno
nulla
essi
?
-
Nulla
affatto
:
la
donna
pare
avesse
detto
che
il
figlio
doveva
la
vita
ad
un
alto
personaggio
morto
or
sono
pochi
anni
,
che
bazzicava
sovente
in
via
San
Donato
.
Favole
!
-
Ah
!
-
fece
lei
.
-
Può
darsi
.
Quel
sobborgo
era
molto
di
moda
,
anni
fa
...
-
E
i
suoi
occhi
ebbero
una
punta
d
'
ira
.
Tacque
un
momento
,
come
riflettendo
,
poi
depose
il
tagliacarte
che
aveva
stretto
nervosamente
,
e
si
levò
con
un
piccolo
scatto
.
In
quel
punto
il
mezzogiorno
era
scoccato
.
Ella
rimase
tacita
un
istante
,
come
ascoltando
piena
di
stupore
.
Io
sorrisi
.
Allo
scocco
del
mezzodì
le
macchine
s
'
arrestano
come
per
incanto
e
il
silenzio
che
ne
segue
reca
un
breve
intontimento
anche
ai
più
assuefatti
.
E
subito
nel
corridoio
un
rimescolìo
di
voci
e
di
passi
.
Donne
e
uomini
,
giovani
in
gran
parte
,
vi
si
ingolfarono
e
ciascuno
dava
una
occhiata
curiosa
per
la
porta
aperta
.
Ella
mi
porse
la
mano
.
-
Verrà
anche
lei
oggi
?
Vada
a
pigliarlo
a
casa
,
non
lo
abbandoni
in
questi
giorni
.
-
Non
dubiti
,
signorina
.
E
si
inoltrò
nella
folla
.
Afferrai
le
mie
bozze
e
corsi
verso
casa
.
Ingollando
prestamente
un
boccon
di
colazione
,
non
riuscivo
a
fissar
la
mente
sulle
pagine
che
tenevo
innanzi
,
secondo
il
mio
uso
di
intrattenermi
con
qualche
libro
o
giornale
durante
l
'
antipatica
faccenda
di
rifornire
la
macchina
...
Mi
preoccupava
il
pensiero
del
povero
amico
,
e
sopratutto
l
'
immagine
della
sorella
.
Che
cosa
aveva
pensato
di
me
quando
l
'
avevo
rasentata
,
chi
sa
quante
volte
,
salendo
o
scendendo
le
scale
a
salti
come
facevo
,
rincantucciata
su
un
pianerottolo
ad
aspettar
che
passasse
la
valanga
de
'
miei
passi
giganti
?
Dovevo
sembrare
uno
strano
animale
,
un
di
quei
ragni
magri
del
granturco
,
d
'
autunno
.
Fatto
è
che
ora
mi
pareva
di
averla
veduta
durante
anni
ed
anni
:
mi
pareva
che
anche
allora
,
qualcosa
fosse
entrato
in
me
,
forse
soltanto
un
alito
della
sua
atmosfera
.
Non
è
così
?
Ognuno
di
noi
ha
intorno
un
'
atmosfera
propria
,
come
le
stelle
...
Quando
bussai
al
n.30
,
Crastino
attese
un
momento
prima
d
'
aprirmi
,
non
senza
cagionarmi
ansietà
:
aveva
la
faccia
stanchissima
e
pallida
e
gli
occhi
rossi
.
Gli
chiesi
se
aveva
mangiato
.
Mi
rispose
:
-
Credo
.
Non
potei
far
a
meno
di
sorridere
.
Avevo
portato
meco
due
ova
crude
e
lo
pregai
di
berle
,
il
che
fece
docilmente
e
con
indifferenza
.
-
Andiamo
?
-
dissi
.
-
Come
vuoi
.
È
già
tempo
?
E
si
guardò
in
un
pezzo
di
specchio
sostenuto
sul
muro
da
tre
chiodi
:
si
dette
un
colpo
ai
capelli
colla
mano
:
-
Come
sono
pallido
!
Sono
mortuario
...
-
Perché
non
sai
farti
coraggio
.
Bella
faccia
che
porti
dinanzi
a
tua
sorella
!
Afferrai
la
spazzola
e
gli
pulii
il
pastrano
pieno
di
polvere
:
gli
porsi
il
cappello
.
Egli
si
rigirava
intorno
come
se
dovesse
cercar
molte
cose
da
portar
seco
.
Prese
un
libro
e
fece
per
uscire
.
Poi
si
rivolse
e
alzò
la
tenda
:
c
'
erano
alcune
sottane
appese
al
muro
e
un
lettino
ripiegato
:
mise
le
mani
in
un
piccolo
baule
:
brancicò
non
so
che
:
-
Non
avrà
bisogno
di
qualcosa
?
Che
devo
portarle
delle
cose
sue
,
qui
?
Io
lo
afferrai
per
un
braccio
e
lo
spinsi
fuori
.
I
corridoi
erano
deserti
e
silenziosi
.
A
un
tratto
scoppiò
un
pianto
fortissimo
di
donna
.
Mi
volsi
indietro
:
tutti
gli
usci
erano
chiusi
:
doveva
venir
dal
fondo
.
-
È
la
Biondina
del
40
-
disse
Crastino
.
-
Le
è
morto
il
bambino
iersera
:
lei
è
a
letto
,
assistita
dalla
moglie
dell
'
ubriaco
,
e
il
bimbo
nella
culletta
:
un
'
ora
fa
dormivano
tutti
e
due
;
sì
,
pareva
che
dormissero
tutti
e
due
.
Va
'
a
vederla
.
Mi
ricordai
.
Era
l
'
inquilina
dell
'
ultima
soffitta
,
una
cantarina
bionda
di
I7
anni
,
sarta
;
sul
rullìo
della
macchina
a
cucire
la
sua
voce
instancabile
finiva
per
dar
noia
a
chi
dovea
sentirla
a
lungo
:
a
me
che
ben
di
rado
tornavo
a
casa
durante
la
giornata
,
faceva
l
'
effetto
d
'
uno
sprazzo
di
sole
.
Un
giorno
la
ragazza
aveva
messo
al
mondo
un
bimbo
:
di
chi
?
Nessuno
lo
sapeva
.
Lo
portava
in
braccio
,
seminudo
,
per
tutta
la
casa
,
continuamente
:
entrambi
con
una
faccia
tondeggiante
,
bianca
e
rosa
,
ella
pareva
la
sorella
maggiore
del
suo
bimbo
.
Una
signora
del
piano
inferiore
,
che
aveva
avuto
,
pochi
giorni
dopo
,
una
bambina
troppo
affamata
,
la
mandava
sopra
a
finir
di
pascere
,
e
io
avevo
veduto
una
volta
la
ragazza
con
due
batuffoli
rosei
in
braccio
,
baloccandosi
:
doveva
divertirsi
un
mondo
.
-
Non
abbiamo
tempo
-
dissi
a
Crastino
.
-
Povera
ragazza
!
Ma
d
'
altra
parte
non
è
meglio
così
?
per
lei
no
,
forse
,
ma
per
il
bimbo
...
Scendemmo
.
Il
fischiettio
di
Cimisin
trillava
a
tutt
'
andare
al
battito
del
martello
.
Ai
pianti
di
donna
e
alle
bestemmie
degli
ubriachi
,
da
tanti
anni
,
l
'
allegria
di
quel
pazzo
innocuo
si
mescolava
senza
riposo
.
Non
ricordo
molto
di
quella
visita
.
Ricordo
un
viso
bianco
,
capelli
neri
umidi
e
appiccicati
alle
tempie
:
le
fattezze
parevano
di
marmo
.
A
un
certo
momento
sotto
le
grandi
sopracciglia
nerissime
i
grandi
occhi
s
'
aprirono
e
le
labbra
bianche
sorrisero
.
Quegli
occhi
!
Io
guardavo
in
essi
per
la
prima
volta
,
ma
li
avevo
veduti
e
li
ricordavo
.
Essi
m
'
avevano
guardato
certo
ed
erano
entrati
in
me
.
Così
li
vidi
sempre
di
poi
,
così
mi
sorgono
ora
dinanzi
in
un
volto
d
'
alabastro
,
come
trasparente
per
un
lume
nascosto
.
Disse
qualche
parola
,
fiochissima
;
era
così
stanca
!
Ma
gli
occhi
erano
profondi
,
intensi
,
volevano
significare
quello
che
non
potevano
dire
le
labbra
:
passavano
da
Vigi
a
me
,
come
se
volessero
intessere
fra
noi
una
misteriosa
trama
che
ci
unisse
per
sempre
.
Intorno
erano
altri
letti
bianchi
,
altre
teste
esangui
,
altri
occhi
che
ci
guardavano
.
E
il
sole
era
stranamente
pallido
e
dolce
in
quell
'
aria
immobile
e
tepida
.
La
dottoressa
venne
per
condurci
via
.
Si
sedette
un
momento
,
prese
la
mano
dell
'
inferma
e
cominciò
a
parlare
,
come
per
cullarla
,
con
parole
carezzevoli
,
le
parole
dell
'
illusione
per
la
moribonda
e
per
il
povero
fratello
,
che
non
si
sarebbero
veduti
mai
più
.
Poi
ci
guidò
fino
alla
porta
.
In
tutto
quel
tempo
Crastino
rimase
stranamente
calmo
.
IV
.
Tornato
dall
'
ospizio
in
tranvia
,
il
tragitto
fu
silenzioso
.
Egli
era
molto
accasciato
.
Giunti
in
piazza
dello
Statuto
scendemmo
.
Io
volevo
trarlo
lontano
da
casa
.
Entrammo
nello
stradale
di
Francia
.
-
Facciamo
due
passi
?
-
proposi
.
-
Io
ho
vacanza
oggi
.
-
Come
vuoi
.
Camminammo
un
buon
tratto
in
silenzio
.
I
prati
erano
vellutati
di
bianco
.
La
neve
prendeva
una
leggerissima
tinta
azzurra
nella
lontananza
:
gli
alberi
neri
non
parevano
scarni
,
ma
aprivano
contro
il
cielo
dei
ventagli
di
piume
.
Quando
fummo
fuori
dell
'
abitato
,
le
Alpi
si
presentarono
in
tutta
la
loro
enormità
,
dalle
punte
spiccanti
sul
cielo
morbido
,
bianche
e
chiazzate
qua
e
là
di
azzurro
denso
,
alle
basi
che
poggiavano
sulla
linea
vaporosa
della
pianura
...
Crastino
,
che
camminava
curvo
col
mento
in
seno
,
alzò
a
poco
a
poco
la
testa
,
e
i
suoi
occhi
parevano
rischiararsi
.
Vicino
a
un
ponticello
si
volse
indietro
come
a
misurar
la
distanza
percorsa
dopo
le
case
,
poi
guardò
dinanzi
a
sé
:
-
I
monti
!
Che
bellezza
!
Ad
un
tratto
la
sua
bocca
si
contrasse
,
gli
occhi
si
empirono
di
lacrime
Fece
uno
sforzo
grande
e
riprese
con
voce
naturale
:
-
Ti
darò
a
leggere
i
miei
versi
.
Ne
ho
dei
nuovi
anche
.
Ma
da
un
po
'
di
tempo
non
posso
più
comporre
.
La
poesia
nasce
adesso
in
me
:
quando
sarò
meno
infelice
,
me
ne
ricorderò
e
scriverò
.
Adesso
,
ecco
,
se
fossi
solo
,
piangerei
.
La
notte
,
il
sole
,
la
neve
mi
fanno
sempre
piangere
.
Io
sono
sempre
solo
.
Si
avviluppò
nel
pastrano
e
prese
a
camminare
più
rapidamente
.
-
Ho
freddo
.
Non
hai
freddo
tu
?
Io
patisco
molto
il
freddo
:
per
questo
l
'
estate
è
la
mia
stagione
:
proprio
nel
meriggio
,
cammino
per
la
campagna
delle
ore
intere
.
Credo
che
morirò
di
freddo
.
-
Via
!
Fai
conto
di
proseguire
nella
vita
irregolare
che
hai
tenuto
finora
?
Lavorerai
:
avrai
un
impiego
,
e
nelle
ore
libere
farai
dei
versi
.
-
Hai
ragione
.
Lavorerò
e
non
farò
più
dei
versi
...
Devo
pensare
a
mia
sorella
adesso
.
L
'
immagine
della
morente
mi
si
ripresentò
,
dandomi
una
commozione
violenta
.
Una
figura
umana
tutta
curva
e
affastellata
sotto
un
gran
cappello
logoro
dalle
tese
pendenti
veniva
verso
di
noi
.
Quando
fu
a
pochi
passi
,
scorgemmo
un
vecchio
appoggiato
a
un
bastone
nodoso
,
con
tre
giacche
logore
indossate
l
'
una
sull
'
altra
e
il
petto
aperto
rugoso
e
rosso
:
si
fermò
e
ci
guardò
con
due
piccoli
occhi
azzurri
:
tra
la
bocca
ispida
e
il
cappellaccio
non
si
scorgeva
altro
della
faccia
.
Gli
porsi
una
moneta
.
-
Grazie
.
Ora
pro
eis
!
S
'
incamminò
,
poi
si
rivolse
:
-
Sentite
,
giovanotti
:
laggiù
c
'
è
il
re
:
adesso
passerà
sulla
macchina
.
Proseguimmo
la
passeggiata
:
-
Hai
sentito
?
-
diss
'
io
.
-
Laggiù
c
'
è
il
re
.
Che
sia
andato
a
Rivoli
in
automobile
?
-
Il
re
!
...
C
'
era
un
re
,
-
rispose
con
la
sua
aria
di
trasognato
-
un
re
!
...
Ami
le
leggende
?
Io
ne
sapevo
tante
.
Mia
madre
...
mia
zia
,
via
!
,
quella
che
ti
ho
detto
che
ci
teneva
con
sé
,
ne
sapeva
d
'
ogni
colore
.
Ella
parlava
sempre
di
re
,
di
duchi
,
di
conti
...
Era
un
'
aristocratica
!
-
Anch
'
io
ne
sapevo
molte
.
Andavo
nella
stalla
,
d
'
inverno
.
Dopo
il
rosario
e
i
paternoster
a
tutti
i
santi
che
ci
liberino
dal
feu
,
da
la
losna
e
dal
troun
(
I
)
2
,
mia
nonna
ne
contava
delle
interminabili
.
Era
del
tempo
di
Napoleone
:
piegata
in
due
dalla
sciatica
,
sembrava
una
povera
bestia
supplichevole
.
Poi
,
sull
'
aia
della
fornace
,
piena
di
sole
,
io
cantavo
coi
bambini
:
Andouma
a
Rouma
a
coumpré
una
courouña
,
'
na
courouña
par
un
Re
.
Giurapapé.3
Volevo
farlo
rallegrare
.
Il
sole
cadeva
dietro
i
monti
e
il
cielo
su
di
essi
era
divenuto
roseo
.
Laggiù
appunto
,
di
là
dai
monti
,
era
forse
il
paese
delle
leggende
...
Crastino
disse
:
-
Eppure
sono
esse
,
le
leggende
,
che
ci
fanno
inabili
a
vivere
.
Io
,
per
esempio
,
penso
sempre
a
Nausica
,
alle
sibille
,
ai
Nibelunghi
,
a
Bruto
,
magari
:
e
più
ancora
alla
Madonna
,
a
Santa
Teresa
,
a
San
Francesco
d
'
Assisi
...
Tutto
questo
mi
ha
fatto
dimenticare
che
mia
sorella
lavorava
per
me
,
che
un
bel
giovane
può
passare
per
la
strada
e
farle
delle
proposte
,
e
che
l
'
amore
conduce
all
'
ospedale
...
Si
tirò
su
il
bavero
e
affondò
le
mani
nelle
tasche
:
-
Io
penso
alla
Biondina
del
n
.
40
.
Che
diverrà
?
Mi
pare
perfino
che
l
'
amerei
.
Sciocco
!
Intanto
non
mi
ha
mai
neanche
guardato
...
Eppure
qualche
anno
fa
le
donne
mi
guardavano
con
certi
occhi
!
Non
hai
mai
amato
tu
?
-
Io
no
.
Non
ci
ho
mai
pensato
,
o
quasi
.
-
Io
non
lo
so
.
Ma
credo
che
non
ho
mai
amato
.
Mi
ha
sempre
disgustato
.
È
vero
che
non
ho
mai
incontrato
una
donna
sopra
la
mia
condizione
.
Ma
credo
che
una
donna
viva
non
potrei
amarla
.
Io
amerei
la
principessa
di
Tripoli
,
per
esempio
,
ossia
Elisabetta
d
'
Austria
...
Una
forma
nera
in
mezzo
alla
strada
,
lontanissima
,
ingrossava
rapidamente
avvicinandosi
.
L
'
automobile
del
re
?
In
brevissimo
tempo
fu
accanto
a
noi
e
passò
.
Due
ciclisti
lo
seguivano
.
Mi
pareva
avere
scorto
la
fisionomia
del
re
,
giovane
e
ardita
.
Guardammo
indietro
seguendolo
coll
'
occhio
.
Una
piccolissima
figura
nera
,
il
mendicante
,
era
ferma
in
mezzo
alla
strada
:
s
'
udì
la
tromba
:
il
mendicante
si
scostò
.
Avevamo
avuto
un
momento
d
'
ansia
.
-
Se
l
'
avesse
travolto
?
-
disse
Crastino
.
-
Orribile
!
-
Per
il
mendico
è
lo
stesso
...
ma
per
lui
,
dopo
;
-
aggiunse
egli
dopo
un
silenzio
.
-
Infatti
...
-
risposi
,
e
non
proseguii
.
E
c
'
immergemmo
in
un
pensiero
che
ci
dava
i
brividi
.
Tornammo
che
i
fanali
erano
già
accesi
.
Lo
condussi
alle
Cucine
,
presso
casa
;
entrava
per
la
prima
volta
in
un
ambiente
simile
.
Sedemmo
ad
un
posto
libero
.
Il
luogo
era
pieno
di
strepito
e
d
'
un
vapore
nauseabondo
.
Io
mangiai
,
secondo
l
'
abitudine
,
in
gran
fretta
e
macchinalmente
:
l
'
amico
provò
a
trangugiare
qualche
boccone
,
ma
la
gola
gli
si
chiudeva
e
gli
occhi
gli
s
'
empievano
di
lacrime
.
Alla
sua
destra
un
grosso
uomo
appoggiava
al
tavolo
due
enormi
braccia
che
sostenevano
un
testone
bovino
;
egli
metteva
in
moto
due
grandi
ganasce
.
In
faccia
a
questo
,
la
Salamandra
mangiava
svogliata
,
versandosi
di
frequente
un
vino
nero
e
denso
;
gettandogli
qualche
parola
e
voltandosi
a
sorridere
intorno
con
aria
di
civetteria
.
-
Non
sei
mai
venuto
qui
?
-
domandai
a
Crastino
.
-
No
.
Mi
fa
nausea
.
-
Ma
si
paga
poco
.
D
'
altronde
potresti
mandar
a
prenderti
da
mangiare
per
mezzo
d
'
un
ragazzo
.
Volevo
così
insegnargli
a
vivere
da
solo
.
Lo
accompagnai
fino
alla
sua
stanza
e
gli
diedi
la
buona
notte
.
Seduto
al
mio
tavolo
,
sotto
la
lampada
a
petrolio
che
aveva
assistito
alle
mie
veglie
sui
còmpiti
di
scuola
,
alle
mie
lotte
contro
i
refusi
,
alle
mie
divagazioni
fantastiche
sopra
i
periodi
che
più
afferravano
la
mia
intelligenza
,
mi
provai
a
figgere
gli
occhi
sul
Wundt
che
avevo
portato
dalla
tipografia
.
E
tosto
l
'
immagine
di
Lena
mi
si
affacciò
:
mi
guardava
con
gli
occhi
supplichevoli
,
quasi
imperativi
:
mi
pareva
che
m
'
imponesse
con
una
dolce
forza
il
pensiero
costante
che
aveva
animato
la
sua
vita
per
quello
strano
fanciullo
che
da
due
giorni
mi
era
divenuto
fratello
.
Un
passo
pesante
nel
corridoio
,
accompagnato
da
urti
contro
le
pareti
e
da
spergiuri
,
interruppe
le
mie
riflessioni
:
l
'
ubriaco
aveva
fatto
il
lunedì
.
Un
uscio
s
'
aperse
;
poi
un
tonfo
,
e
non
sentii
più
nulla
:
quella
sera
non
avrebbe
più
avuto
la
forza
di
picchiare
la
moglie
...
Ripresi
a
scorrere
le
mie
bozze
;
inutilmente
.
Non
potevo
fermare
la
mia
attenzione
;
forse
d
'
ora
innanzi
queste
cose
,
l
'
ufficio
,
la
scuola
,
i
libri
,
non
mi
avrebbero
mai
più
interessato
come
prima
:
alcun
che
di
estraneo
era
subitamente
penetrato
in
me
e
faceva
sì
ch
'
io
non
mi
sentissi
più
come
prima
affatto
libero
e
solo
.
Ne
avevo
a
tratti
una
punta
di
malessere
che
mi
pareva
fosse
puramente
immaginario
;
in
fondo
non
avrei
affatto
desiderato
che
non
fosse
avvenuto
così
.
Ad
un
certo
momento
mi
domandai
:
"
Ma
che
faccio
io
nella
vita
?
"
Fino
a
quel
punto
dunque
io
non
mi
ero
ancora
accorto
di
me
stesso
,
perché
non
guardavo
che
me
e
nessun
altro
:
non
avevo
termini
di
paragone
.
Che
facevo
io
?
Lavoravo
,
cioè
vendevo
la
mia
opera
ad
un
padrone
,
estranei
l
'
uno
all
'
altro
.
Fortunatamente
,
non
amando
il
padrone
o
i
padroni
,
che
non
conoscevo
,
né
il
salario
se
non
come
una
necessità
,
amavo
invece
il
mio
lavoro
e
avevo
un
ideale
di
me
stesso
a
cui
il
mio
lavoro
poteva
condurmi
.
E
d
'
intorno
a
me
?
Correttori
,
compositori
,
macchinisti
,
entravano
,
uscivano
,
vendevano
mente
e
mano
a
ore
e
a
tariffa
fissa
.
Nessun
amore
al
loro
lavoro
,
cioè
alla
loro
vita
,
e
nessun
ideale
.
Ciascuno
vedeva
di
continuo
uscir
dalle
sue
mani
per
sempre
e
anonima
la
fatica
di
un
'
ora
,
un
frammento
,
e
nessuno
poteva
dir
mai
di
qualche
cosa
:
"
Quello
l
'
ho
fatto
io
!
"
Che
cosa
resterà
loro
alla
fin
della
vita
a
provare
che
hanno
vissuto
?
Non
hanno
vissuto
:
questa
è
la
verità
.
O
forse
in
quella
uniformità
d
'
azione
,
estraneo
,
lontano
dal
monotono
affaticarsi
che
li
esaurisce
,
qualcosa
esiste
,
sorride
,
splende
?
Qualcuno
ha
un
piccolo
usignuolo
che
gli
canta
in
cuore
mentre
le
sue
mani
s
'
insudiciano
attorno
alle
ruote
?
E
qui
,
intorno
,
in
queste
celle
tra
di
prigione
e
di
chiostro
,
qualcuno
di
quelli
che
tornano
ogni
sera
abbrutiti
dallo
sforzo
della
giornata
,
si
assopisce
in
un
sogno
sereno
e
un
ritornello
di
canzone
suona
al
ritmo
del
suo
respiro
?
Guardai
intorno
la
mia
soffitta
:
non
era
più
sì
fredda
,
sì
nuda
.
La
lampada
diffondeva
in
essa
una
luce
calma
,
dorata
,
che
pareva
quasi
sottilmente
intepidire
l
'
aria
.
O
era
il
senso
d
'
una
presenza
invisibile
?
Appoggiai
la
testa
su
ambe
le
mani
e
chiusi
gli
occhi
:
traverso
le
palpebre
la
luce
mi
riempiva
le
pupille
d
'
uno
splendore
marmoreo
.
Rimasi
a
lungo
così
,
quasi
ascoltando
il
brusìo
nelle
mie
vene
d
'
un
tepore
nuovo
e
vibrante
.
La
finestra
dietro
il
paralume
era
tutta
azzurra
.
La
neve
era
azzurra
,
il
cielo
quasi
nero
seminato
di
stelle
.
Apersi
.
Anche
la
finestra
di
fronte
era
aperta
e
una
figura
v
'
era
in
mezzo
,
china
sui
gomiti
.
Non
mi
meravigliò
:
non
mi
pareva
infatti
testè
quasi
d
'
essermi
sentito
chiamare
?
Che
avveniva
in
quella
gran
sala
bianca
,
lontano
?
Rabbrividii
.
Ma
un
'
altra
finestra
laggiù
nell
'
angolo
,
l
'
ultima
,
era
illuminata
:
vi
si
vedevano
due
candele
,
e
un
gemito
uguale
ne
usciva
,
tranquillo
come
se
perdurasse
nel
sonno
.
Un
'
ombra
di
donna
anche
vi
si
moveva
,
alcuno
vegliava
il
morticino
,
forse
la
moglie
dell
'
ubriaco
...
Il
silenzio
era
infinito
.
Le
stelle
palpitavano
,
il
cielo
non
pareva
una
vòlta
cupa
,
ma
lo
spazio
senza
limite
in
cui
stavano
sospese
nel
loro
moto
impercettibile
quelle
vite
luminose
.
In
terra
tutto
era
bianco
:
tetti
senza
fine
,
e
in
fondo
il
profilo
delle
Alpi
:
esse
parevano
inerti
e
morte
.
La
vita
era
qui
,
intorno
a
me
,
su
queste
altezze
tese
verso
il
cielo
:
la
vita
e
la
morte
.
Lungo
le
scale
un
passo
saliva
e
una
luce
si
proiettò
sul
pianerottolo
,
scomparve
nel
corridoio
.
Dopo
un
po
'
,
lo
sentii
tornare
,
più
pesante
e
cauto
;
vidi
vacillare
su
la
parete
lungo
la
scala
il
profilo
d
'
un
uomo
con
in
spalla
un
oggetto
oblungo
:
discendeva
.
Nella
soffitta
d
'
angolo
le
candele
si
mossero
,
l
'
ombra
della
donna
si
disegnò
un
momento
sui
vetri
;
poi
si
spensero
.
Il
gemito
continuava
uguale
nel
sonno
.
-
Crastino
!
-
chiesi
verso
la
finestra
dirimpetto
,
pianissimo
,
come
temendo
di
svegliare
quel
gemito
.
Egli
si
mosse
,
accennò
con
la
mano
alla
finestra
ora
buia
e
si
ritrasse
.
Tre
giorni
dopo
fui
chiamato
nella
sala
d
'
ingresso
della
tipografia
.
Mi
attendeva
un
signore
alto
,
biondo
,
che
avevo
già
veduto
nel
laboratorio
,
il
dottor
Semmi
.
Infatti
egli
rivedeva
delle
bozze
.
Riconobbi
il
primo
foglio
di
un
'
opera
che
passava
ora
sotto
le
mie
mani
.
-
Senta
-
incominciò
egli
guardandomi
con
due
occhi
azzurro
-
chiari
.
-
La
dottoressa
Lavriano
m
'
incarica
di
informarla
che
la
sorella
del
suo
amico
è
morta
iersera
...
Quantunque
fossi
preparato
alla
notizia
,
ne
rimasi
costernato
;
egli
lo
vide
e
i
suoi
occhi
tranquilli
si
velarono
leggermente
:
-
La
dottoressa
è
andata
stamani
a
trovare
il
suo
amico
:
intanto
vuol
ch
'
io
avverta
lei
,
perché
l
'
assista
questa
notte
,
che
può
essere
terribile
per
il
giovane
,
un
po
'
ammalato
,
a
quanto
mi
si
dice
...
Io
non
seppi
rispondere
parola
.
Egli
proseguì
:
-
È
morta
d
'
emorragia
.
Se
fosse
venuta
all
'
ospizio
subito
...
Invece
ha
creduto
poter
superare
la
crisi
da
sola
.
Quando
ce
l
'
ha
portata
la
dottoressa
Lavriano
,
era
già
tardi
;
aveva
già
dei
guasti
interni
cui
non
si
poté
rimediare
...
Diede
un
'
occhiata
alle
sue
bozze
,
poi
si
decise
a
posar
la
penna
e
volgendosi
tutto
a
me
,
mi
chiese
:
-
Il
fratello
,
che
tipo
è
?
-
Oh
,
un
bravo
giovine
!
-
m
'
affrettai
a
rispondere
.
-
Probabilmente
non
ha
saputo
nulla
di
nulla
.
È
un
poeta
.
Ha
scritto
Tenebre
...
-
La
rimproverava
,
che
lei
sappia
?
-
Non
credo
.
Soltanto
,
ella
doveva
averne
soggezione
,
da
quel
che
posso
immaginarmi
.
Doveva
poi
temere
enormemente
di
addolorarlo
.
Credo
che
gli
facesse
un
po
'
da
madre
...
-
Ah
,
le
parti
s
'
erano
invertite
!
Lui
,
certo
non
sapeva
proteggerla
.
Lì
sta
il
male
.
-
Lo
crede
colpevole
?
-
Non
posso
giudicarne
.
Ad
ogni
modo
,
tutti
gli
uomini
sono
colpevoli
in
complesso
,
se
non
della
morte
dei
neonati
(
quelli
,
pazienza
!
)
,
certo
della
morte
delle
madri
;
non
sono
soltanto
indirettamente
responsabili
...
Ora
lei
legge
il
mio
libro
?
La
signorina
mi
dice
che
lei
ha
studiato
molto
di
questioni
sociali
.
-
Io
?
-
protestai
confuso
,
sentendomi
arrossire
.
-
Io
non
ho
studiato
che
le
bozze
che
vo
correggendo
da
dieci
anni
.
-
Bene
!
Mi
dicono
che
dà
dei
punti
agli
autori
,
qualche
volta
.
-
E
sorrise
della
mia
confusione
:
nei
suoi
occhi
brillava
un
'
ironìa
benevola
che
non
mi
cagionava
disagio
.
In
quel
momento
il
sole
che
entrava
dalla
finestra
l
'
aveva
raggiunto
sulla
sedia
e
illuminava
la
sua
bella
testa
bionda
,
dall
'
alta
fronte
calva
,
dai
baffi
radi
spioventi
,
traverso
i
quali
i
denti
brillavano
nel
sorriso
simpatico
.
Aveva
qualcosa
del
sognatore
e
dell
'
apostolo
;
e
subito
sentii
per
lui
un
segreto
moto
di
simpatia
.
Egli
si
trasse
indietro
dal
sole
e
riprese
la
penna
,
ma
tosto
la
depose
per
porgermi
la
mano
.
Io
la
strinsi
e
tornai
al
mio
gabbiotto
.
Il
seguito
delle
sue
bozze
che
avevo
dinanzi
(
L
'
allevamento
dell
'
Uomo
)
diceva
:
"
Il
dovere
primo
e
assoluto
d
'
una
società
civile
è
di
favorire
e
sorvegliare
le
nascite
.
Tutti
gli
altri
momenti
della
vita
umana
sono
secondari
vicino
a
questo
,
e
in
essi
l
'
individuo
può
in
diverso
grado
provvedere
a
se
stesso
:
qui
due
vite
sono
in
pericolo
e
l
'
una
,
la
più
indifesa
,
comincia
appena
,
e
guai
se
comincia
male
!
"
Invece
oggi
la
nascita
è
lasciata
al
caso
.
La
procreazione
,
ch
'
è
in
fondo
il
solo
fine
visibile
della
vita
,
viene
dall
'
uomo
considerata
come
la
spiacevole
conseguenza
d
'
un
atto
di
piacere
egoistico
,
dalla
donna
ora
una
sofferenza
senza
compenso
,
ora
una
condanna
,
una
diminuzione
del
suo
essere
,
tutt
'
al
più
una
funzione
semplicemente
animale
.
"
Una
gran
parte
di
coloro
che
sentono
in
sé
inquietudine
,
squilibrio
fisico
,
difetti
od
eccessi
,
germi
di
male
,
di
pazzia
,
di
delitto
,
possono
rintracciarne
la
causa
nella
nascita
.
Chi
ne
ha
la
colpa
?
Di
rado
la
madre
,
spesso
il
padre
,
sempre
la
società
...
"
.
Quando
fui
libero
dal
mio
lavoro
m
'
affrettai
verso
casa
.
Crastino
,
nel
suo
letto
,
aveva
un
febbrone
.
Delirava
.
Minca
,
la
moglie
dell
'
ubriaco
,
lo
assisteva
,
colla
sua
faccia
patita
e
la
persona
lunga
e
magra
:
gli
umettava
le
labbra
ardenti
e
cercava
di
farlo
rimanere
quieto
e
coperto
.
Non
mi
riconobbe
,
e
rimasi
lunghe
ore
accanto
al
letto
,
mezzo
intorpidito
e
colla
testa
ondeggiante
e
vuota
.
La
febbre
durò
sei
giorni
.
Il
medico
era
inquieto
e
la
dottoressa
,
che
venne
più
volte
,
temette
seriamente
che
il
cervello
gli
si
sconvolgesse
.
Era
divenuto
spaventosamente
arido
e
secco
.
Un
giorno
scorsi
così
nitida
la
forma
del
teschio
sotto
la
sua
barba
rada
che
n
'
ebbi
un
istantaneo
ribrezzo
.
Nondimeno
si
risollevò
lentamente
.
Pareva
che
si
fosse
dimenticato
d
'
ogni
cosa
e
una
dolce
convalescenza
mi
fece
apparire
il
mio
povero
amico
come
un
fanciullo
nuovo
e
ingenuo
,
ignaro
d
'
ogni
dolore
,
anche
privo
d
'
ogni
pensiero
,
come
una
pianta
,
un
semplice
essere
di
senso
.
Poi
si
ricordò
,
a
sprazzi
,
del
passato
;
ma
con
lieve
dolore
.
L
'
attività
del
suo
cervello
ridestatosi
all
'
improvviso
con
un
vigor
nuovo
,
lo
elevava
subito
,
dai
singoli
casi
,
alle
considerazioni
generali
della
vita
:
essendo
stato
sì
vicino
alla
morte
,
diceva
egli
,
non
si
contava
più
fra
i
vivi
e
i
sofferenti
,
pensava
agli
altri
che
soffrivano
e
immaginava
come
avrebbero
potuto
non
soffrire
,
trovando
ciò
,
infine
,
molto
facile
,
tanto
viveva
nell
'
astratto
.
Io
lo
vedevo
due
volte
al
giorno
.
Era
debolissimo
,
talché
ci
volle
più
d
'
un
mese
,
prima
ch
'
io
potessi
condurlo
a
fare
qualche
passo
all
'
aperto
.
A
mano
a
mano
che
la
primavera
coloriva
la
terra
e
l
'
aria
,
vedevo
il
volto
dell
'
amico
animarsi
,
illuminarsi
.
Passammo
così
alcuni
mesi
in
una
intimità
ineffabile
:
io
amai
quel
ragazzo
di
genio
come
avrei
amato
una
creatura
mia
,
la
mia
donna
o
mio
figlio
.
La
bellezza
di
quell
'
essere
,
che
sorpassava
la
mia
facoltà
d
'
ammirazione
,
che
mi
riempiva
spesso
di
stupore
e
di
riverenza
,
come
dinanzi
a
un
mistero
che
si
manifestasse
in
lui
,
mi
affascinava
.
La
figura
divina
ch
'
egli
appariva
,
quando
i
suoi
occhi
contemplavano
certi
spettacoli
eterni
di
natura
o
d
'
umanità
,
non
mi
uscirà
più
dalla
mente
.
Mi
condusse
a
visitare
le
gallerie
,
ove
mi
colpì
la
sua
dottrina
e
la
sua
ammirazione
ragionata
e
istintiva
dei
capolavori
.
Lo
incantava
il
museo
egiziano
,
ov
'
egli
passava
ore
intere
a
sognare
in
presenza
delle
mummie
e
dei
resti
così
viventi
e
strani
di
quel
popolo
misterioso
.
Diceva
che
gli
Egiziani
dovevano
somigliare
ai
grandi
uccelli
e
ai
grandi
fiori
delle
acque
,
creature
sospese
su
una
linea
d
'
orizzonte
,
e
sopra
,
il
cielo
infinito
,
e
sotto
,
lo
specchio
del
cielo
infinito
:
null
'
altro
che
cielo
:
perciò
furono
astronomi
e
matematici
,
e
probabilmente
musici
...
Ma
la
natura
vivente
aveva
potere
di
trasfigurarlo
.
Dinanzi
al
paesaggio
dilatava
gli
occhi
che
diventavano
luminosi
come
se
concentrassero
in
sé
quei
colori
e
quella
luce
.
Guardavamo
così
,
al
tramonto
,
il
cielo
grande
che
si
continuava
dentro
lo
specchio
del
Po
,
chiuso
dalle
masse
dei
pioppi
.
In
principio
gli
sfuggiva
qualche
monosillabo
:
ero
ancora
presente
a
lui
.
Poi
mi
dimenticava
affatto
:
drizzava
le
sue
spalle
gracili
,
ergeva
il
petto
come
per
levarsi
un
'
oppressione
e
respirava
a
larghi
sorsi
:
non
tornava
a
me
che
all
'
annerirsi
delle
forme
,
per
ripetermi
con
rare
frasi
,
tirate
fuori
a
stento
,
le
sue
solite
tristezze
,
la
sua
inettitudine
ad
un
'
opera
grande
,
la
morte
che
lo
chiamava
con
voce
sempre
più
insistente
.
Le
piccole
agitazioni
degli
uomini
lo
toccavano
talvolta
prontamente
e
vivacemente
.
Egli
gironzolava
per
la
città
,
ruminando
di
continuo
i
suoi
pensieri
o
"
connettendo
a
musaico
"
,
com
'
egli
diceva
,
qualche
sonetto
.
I
moti
soliti
dei
passanti
non
lo
distraevano
punto
:
ma
ogni
più
minuto
incidente
insolito
lo
richiamava
;
e
come
usciva
da
un
mondo
di
sogni
,
la
cosa
prendeva
un
senso
profondo
e
gli
dava
subito
cagione
di
risalire
a
idee
generali
o
a
visioni
d
'
umanità
che
lo
prendevano
alla
gola
;
uso
sempre
,
sciupandolo
,
il
suo
modo
d
'
esprimersi
.
Ricordo
che
,
avendolo
incontrato
una
domenica
in
corso
Vittorio
tutto
in
preda
a
'
suoi
pensieri
,
non
mi
peritai
di
distrarnelo
,
salutandolo
e
accompagnandomi
con
lui
.
Ma
pareva
ch
'
egli
durasse
fatica
a
mantenersi
meco
nel
mondo
reale
.
Ad
un
tratto
una
fanfara
sbocca
da
un
angolo
di
via
e
parecchie
squadre
di
ragazzi
marciano
dietro
di
essa
.
I
primi
gonfiavano
le
gote
rosse
sulle
loro
trombe
con
un
misto
di
letizia
e
di
baldanza
:
gli
altri
marciavano
serii
,
ma
baldi
e
lieti
anch
'
essi
,
come
compresi
della
loro
azione
,
che
era
di
solidarietà
e
di
armonia
,
di
fiducia
verso
l
'
avvenire
.
Egli
li
guardò
passare
con
gli
occhi
lucidi
,
attentissimo
,
li
seguì
a
lungo
con
lo
sguardo
:
poi
lo
prese
l
'
affanno
,
aprì
la
bocca
a
respirar
forte
per
non
piangere
,
singhiozzò
due
o
tre
volte
,
indi
si
acquetò
.
Di
lì
a
un
momento
:
-
Vedi
?
Disse
-
I
nostri
figli
quelli
...
i
nostri
nipoti
!
...
Come
sono
belli
,
sani
!
E
gli
altri
,
i
nostri
fratelli
!
Là
,
su
le
soffitte
o
nelle
tane
.
I
nostri
fratelli
!
Ma
il
mondo
cammina
,
caro
Stanga
,
domani
camminerà
così
,
come
questi
bimbi
...
quando
noi
saremo
sotterra
!
Una
sera
volle
portarmi
ad
ogni
costo
a
vedere
il
Faust
.
Fu
per
entrambi
una
fonte
di
grande
emozione
.
Egli
pianse
dal
principio
alla
fine
.
Io
gli
tenevo
una
mano
nella
mia
,
premendola
ad
ogni
tratto
fortemente
,
quando
temevo
che
scoppiasse
in
singhiozzi
:
ma
il
suo
pianto
era
piuttosto
calmo
.
Eravamo
in
loggione
:
egli
appoggiava
la
testa
sul
parapetto
,
senza
mai
guardare
il
palco
:
ed
io
sentivo
con
angoscia
inesprimibile
ch
'
egli
faceva
una
trasposizione
:
ascoltava
la
storia
di
sua
sorella
.
Ma
io
,
che
non
conoscevo
se
non
gli
spettacoli
delle
chiese
e
la
musica
degli
organi
e
dei
cori
,
facevo
amare
riflessioni
.
Ecco
:
il
pubblico
ama
questi
quadri
:
dei
burattini
ridipinti
,
caricature
dell
'
uomo
,
con
gesti
che
tradiscono
le
cerniere
nascoste
nelle
giunture
,
fanno
grandi
passi
,
si
voltano
verso
il
pubblico
quando
devono
parlare
coll
'
amante
:
nel
duetto
i
due
amanti
fanno
perfino
un
mezzo
giro
l
'
uno
intorno
all
'
altro
,
come
i
gruppi
dei
musei
che
hanno
un
perno
sotto
il
piedestallo
...
Il
mio
amico
era
pienamente
afferrato
dall
'
azione
,
o
piuttosto
dalla
musica
e
dalla
sua
stessa
fantasia
.
Io
pensavo
a
quella
Margherita
.
Ecco
che
cosa
è
la
donna
oggidì
.
Da
una
parte
il
diavolo
che
la
tira
per
la
lunga
treccia
,
dall
'
altra
Dio
,
che
finisce
col
salvarla
per
far
piacere
agli
spettatori
e
con
lei
l
'
altra
allegra
vittima
del
diavolo
,
Faust
.
Margherita
non
esiste
di
per
sé
:
soffre
,
uccide
la
sua
creatura
...
Che
strazio
e
che
ridicolo
insieme
in
quella
scena
alla
porta
della
chiesa
!
Accanto
a
noi
c
'
erano
delle
ragazze
che
avevano
veramente
paura
.
E
mi
s
'
affacciò
irresistibile
la
domanda
:
"
Dov
'
è
questa
religione
consolatrice
degli
afflitti
?
"
.
Dio
finisce
col
trionfare
,
ma
che
importa
se
il
diavolo
ha
continuato
a
torturarmi
durante
quattro
atti
e
mezzo
,
cioè
quasi
tutta
la
vita
?
Più
tardi
Vigi
divenne
sempre
più
instancabile
e
inquieto
.
La
mia
compagnia
non
gli
bastava
più
.
Egli
mi
dimenticava
spesso
quando
l
'
accompagnavo
:
si
concentrava
e
rimaneva
muto
,
non
rispondeva
;
non
udiva
,
forse
,
il
più
delle
volte
.
Io
l
'
annoiavo
,
probabilmente
,
e
ricordando
gli
sguardi
supplichevoli
di
sua
sorella
,
una
profonda
angoscia
mi
prendeva
.
Mi
sentivo
impotente
,
meschino
,
nullo
:
in
certi
momenti
avrei
voluto
stendermi
a
'
suoi
piedi
,
farmi
calpestare
,
perché
s
'
accorgesse
di
me
.
Talvolta
poi
,
all
'
improvviso
,
parlava
e
le
sue
frasi
erano
una
continuazione
di
un
discorso
interno
ch
'
io
non
riuscivo
a
ricostruire
.
E
l
'
idea
insistente
era
l
'
amore
.
Che
cos
'
era
quest
'
amore
,
per
cui
sua
sorella
aveva
tanto
sofferto
in
silenzio
ed
era
morta
con
tanta
serenità
?
Lena
aveva
certo
amato
.
Amava
ancora
quando
moriva
?
Perché
mi
feci
tante
volte
questa
domanda
,
e
perché
non
osai
farla
giammai
a
Crastino
?
Quante
volte
essa
insisteva
nel
mio
cervello
fino
al
tormento
mentre
gli
parlavo
di
cose
indifferenti
,
ma
non
riuscii
mai
a
superare
la
mia
timidezza
.
L
'
amore
!
Io
non
ci
ho
mai
pensato
.
O
per
dir
meglio
:
ho
pensato
moltissimo
alla
donna
,
senza
che
potessi
neanche
concepire
di
aver
mai
una
donna
mia
,
una
famiglia
mia
.
I
miei
coetanei
,
i
miei
colleghi
di
lavoro
sono
tutti
ammogliati
:
ma
si
dibattono
in
tali
difficoltà
,
che
il
far
saltare
sulle
ginocchia
l
'
ultimo
marmocchio
e
veder
gli
altri
rotolarsi
nei
prati
,
fuori
porta
,
seduti
colla
mogliettina
sotto
la
pergola
di
qualche
osteria
,
è
loro
troppo
scarso
compenso
.
Altri
non
vogliono
rampolli
,
e
sono
i
più
duri
e
i
più
chiusi
,
quelli
che
sorridono
di
più
,
ma
di
un
sorriso
scoraggiante
,
motteggiatore
;
tristissimi
certo
,
in
fondo
.
Parlate
di
amore
e
di
una
famiglia
in
una
società
che
dà
la
medesima
razione
di
pane
a
chi
è
solo
e
a
chi
ha
moglie
e
bimbi
!
Ma
tutto
ciò
non
bastava
a
tenermi
lontano
dal
matrimonio
.
In
fondo
io
ho
un
'
immensa
nostalgia
della
carezza
femminile
che
non
ricordo
d
'
aver
sentita
mai
.
Forse
,
appena
messo
in
luce
,
mia
mamma
poté
ancora
stringermi
al
suo
seno
e
baciarmi
?
Non
lo
so
.
Ma
mi
pare
che
una
donna
(
ora
sono
vecchio
,
ho
trent
'
anni
)
,
una
donna
che
mi
avesse
amato
come
avevo
bisogno
di
essere
amato
,
sarebbe
stata
un
pochino
mia
mamma
,
e
avrei
avuto
bisogno
,
sì
,
di
piangere
,
quando
l
'
avessi
sentita
mia
,
quando
avessi
sentito
che
tutto
il
suo
mondo
ero
io
,
io
;
di
piangere
nel
suo
seno
tutte
le
lagrime
che
non
ho
pianto
in
trent
'
anni
;
di
versare
tutta
la
immensa
tristezza
accumulata
giorno
per
giorno
,
da
bimbo
nelle
giornate
fredde
e
senza
pane
,
da
ragazzo
nella
reclusione
priva
sempre
del
conforto
d
'
una
faccia
femminile
,
da
giovanotto
quando
la
sera
trovavo
sempre
la
mia
soffitta
buia
e
gelida
.
Avevo
una
forza
,
accumulata
in
tanti
anni
di
lotta
contro
un
vero
strato
di
terra
pesante
su
di
me
:
non
sono
uscito
dalla
mia
tomba
di
creta
come
un
germoglio
in
mezzo
a
un
sentiero
battuto
?
Non
avevo
rinunziato
a
quello
che
molti
altri
hanno
,
alla
vita
facile
,
apparecchiata
dinanzi
a
loro
come
una
mensa
imbandita
:
rinunziato
,
perché
ero
riuscito
a
non
desiderare
,
sebbene
me
ne
sentissi
un
diritto
uguale
a
quello
di
essi
?
E
avevo
una
debolezza
organica
,
portata
in
me
sia
dalle
inconscie
sofferenze
e
privazioni
dell
'
infanzia
,
sia
da
quella
rinunzia
terribile
.
Una
donna
avrebbe
soddisfatto
a
questo
mio
bisogno
di
proteggere
e
di
essere
protetto
.
Non
venne
.
L
'
attendevo
e
non
la
cercavo
.
Non
osavo
cercarla
:
ero
timidissimo
di
fronte
alla
donna
,
perché
conscio
fin
da
ragazzo
del
mio
aspetto
triste
e
deficiente
.
Io
sono
alto
,
magro
,
giallo
,
con
un
torso
gracile
,
gambe
e
braccia
troppo
lunghe
:
a
sedici
anni
mi
ricordo
d
'
aver
avuto
per
un
periodo
di
tempo
una
fame
da
cannibale
:
quando
cessò
,
io
ero
cresciuto
di
trenta
centimetri
!
Da
qualche
anno
non
mi
guardo
più
nelle
vetrine
,
e
quando
per
caso
l
'
occhio
mi
cade
sul
mio
individuo
riflesso
,
m
'
esilaro
non
poco
:
ma
prima
fui
di
una
suscettibilità
malaticcia
.
Avevo
un
orecchio
prodigioso
per
sentir
dietro
di
me
tutte
le
gaiezze
ch
'
io
suggerivo
alle
ragazze
che
mi
passavano
accanto
,
e
il
mio
occhio
,
che
pare
un
po
'
uguale
e
muto
,
non
si
lasciava
sfuggire
i
menomi
moti
che
apparivano
su
le
facce
dei
passanti
.
A
qualche
monello
avrei
ben
volentieri
non
poche
volte
tirato
le
orecchie
.
Ma
mi
contenevo
:
chiudevo
gelosamente
tutte
queste
ferite
di
spillo
:
credo
che
avevo
una
vera
faccia
di
diplomatico
,
tanto
sapevo
dissimulare
.
Ora
dicono
invece
che
ho
una
faccia
buona
come
il
pan
caldo
.
Gli
è
che
vedo
di
quante
piccole
cose
soffrono
gli
uomini
:
e
sono
tanto
indulgente
verso
il
me
stesso
d
'
allora
,
che
m
'
intenerisco
stranamente
all
'
aspetto
di
tutte
le
piccole
sofferenze
che
gemono
o
tacciono
intorno
a
me
.
Non
avevo
poi
molto
tempo
da
cercarla
...
Era
necessario
ch
'
io
incontrassi
per
caso
una
donna
che
mi
guardasse
,
mi
trovasse
simpatico
,
mi
parlasse
e
mi
conoscesse
:
conosciutomi
,
mi
avrebbe
probabilmente
amato
,
perché
mi
pare
impossibile
,
dio
buono
!
,
il
contrario
.
Ciascuno
di
noi
ha
dentro
di
sé
di
che
far
felice
un
altro
essere
.
Ma
dov
'
è
quest
'
altro
?
Ecco
tutto
.
Lei
era
forse
ben
lontana
e
io
stavo
là
nel
mio
buco
di
correttore
...
O
era
forse
a
due
passi
:
forse
m
'
ha
guardato
,
m
'
avrà
anche
parlato
...
ma
non
m
'
ha
conosciuto
:
e
neppur
io
.
Dunque
io
scrivo
qui
come
su
una
pietra
sepolcrale
:
IO
NON
HO
AMATO
.
Tutte
queste
riflessioni
e
questi
rimpianti
furono
sollevati
in
me
dalla
intimità
con
Crastino
.
Egli
viveva
così
intensamente
dentro
di
sé
che
le
sue
parole
,
da
cui
ricevevo
delle
momentanee
rivelazioni
,
come
dei
lampi
,
di
quella
vita
,
mi
riconducevano
immediatamente
alla
mia
e
mi
sentivo
tutto
rimescolato
.
Una
volta
uscivamo
da
una
chiesa
,
entrativi
a
udire
i
cori
dei
vespri
(
la
chiesa
,
le
madonne
,
la
musica
!
...
Se
volete
dell
'
arte
,
del
sentimento
,
oggidì
,
siate
ricchi
!
Solo
la
chiesa
dispensa
dell
'
arte
ai
diseredati
!
)
e
il
sole
era
così
bello
!
Crastino
disse
:
-
Io
non
ho
mai
creduto
veramente
a
una
vita
mia
oltre
a
questa
,
ad
una
vita
individuale
:
non
ci
ho
mai
creduto
,
ma
ho
vissuto
come
se
ci
credessi
:
vale
a
dire
che
,
in
vista
di
un
'
altra
vita
,
non
ho
vissuto
questa
...
"
Vero
"
,
riflettei
.
E
pensavo
a
me
:
io
ho
fatto
lo
stesso
:
anche
nel
mio
piccolo
avrei
ottenuto
qualche
felicità
se
l
'
avessi
voluta
con
tutte
le
forze
.
Credo
che
molti
oggidì
sono
simili
a
me
:
non
ci
si
rifà
a
nuovo
tanto
facilmente
.
Ma
vedo
che
nostri
figli
nascono
già
diversi
:
guardano
il
sole
con
maggior
confidenza
.
Il
sole
è
il
nostro
vero
bene
:
per
ora
non
ce
n
'
è
uno
maggiore
.
Godetelo
,
figli
nostri
!
Quella
osservazione
di
Crastino
era
forse
dedotta
da
mie
idee
anteriori
che
ero
venuto
quasi
costruendo
e
connettendo
dinanzi
a
lui
:
a
mano
a
mano
che
le
dicevo
,
si
organizzavano
e
diventavano
più
persuasive
,
solide
anche
dinanzi
a
me
stesso
.
Io
dunque
ebbi
una
influenza
sul
suo
pensiero
:
ho
paura
,
ahimè
,
di
averla
avuta
anche
sulla
sua
vita
,
o
,
dirò
meglio
,
sulla
sua
morte
!
Ma
non
ho
rimorsi
.
Il
professor
Lavriano
gli
aveva
trovato
un
impiego
nel
dazio
:
lo
esortava
a
mantenercisi
per
un
mese
,
intanto
ch
'
egli
avrebbe
cercato
qualcosa
di
più
consentaneo
alle
sue
attitudini
.
Crastino
ci
si
mise
di
buona
volontà
.
Tornava
a
casa
parlandomi
dei
carri
pittoreschi
che
scendevano
dalle
Alpi
ed
entravano
nella
barriera
di
Francia
,
dei
sotterfugi
curiosissimi
a
cui
ricorrevano
i
carrettieri
per
nascondere
qualche
chilo
di
salame
o
qualche
litro
di
vino
.
Ma
ben
presto
il
lavorìo
dei
calcoli
e
della
contabilità
lo
annoiò
,
lo
irritò
,
e
,
passato
il
mese
,
se
ne
partì
,
insalutato
ospite
.
Allora
il
professore
lo
ammise
nella
redazione
d
'
una
rivista
di
sociologia
,
affidandogli
,
poiché
non
aveva
alcuna
cognizione
speciale
della
materia
,
la
compilazione
dei
fascicoli
.
Né
ciò
gli
piaceva
gran
che
.
Pure
tirò
innanzi
qualche
tempo
.
Un
giorno
,
cadeva
una
pioggia
fitta
,
accidiosa
,
ero
venuto
a
casa
nel
meriggio
,
contro
il
mio
costume
,
e
stavo
per
tornare
alla
tipografia
,
quando
sento
altamente
urlare
fuori
.
Mi
pareva
la
voce
dello
zoppetto
,
Notu
.
Infatti
lo
scorgo
sul
tetto
opposto
,
aggrapparsi
agli
spigoli
delle
ardesie
,
colle
mani
gonfie
.
Nella
soffitta
attigua
alla
mia
l
'
ubriaco
urlava
,
sporgendosi
dalla
finestra
e
minacciando
di
tirargli
una
scarpa
.
Il
ragazzo
si
voltava
con
una
faccia
pavonazza
:
piangeva
e
insieme
gli
faceva
le
beffe
.
Che
era
andato
a
fare
lassù
?
La
Biondina
aveva
aperto
la
sua
finestra
e
lo
chiamava
,
lanciando
degl
'
insulti
all
'
ubriaco
.
Ora
il
ragazzo
si
trovava
sul
crinale
,
all
'
altezza
dell
'
abbaino
di
Crastino
.
D
'
un
tratto
,
torcendosi
verso
di
noi
,
perdette
presa
colla
mano
,
i
piedi
scivolarono
...
Dei
gridi
di
terrore
seguirono
...
Il
ragazzo
era
sceso
bocconi
coi
piedi
innanzi
e
le
mani
uncinate
sulle
ardesie
.
Il
canale
di
scolo
lo
arrestò
.
Rimase
immobile
un
secondo
.
Allora
la
finestra
di
Crastino
s
'
aprì
e
la
Biondina
gli
afferrò
un
braccio
.
Era
salvo
.
Respirai
.
Per
un
momento
ebbi
la
visione
di
un
mucchietto
di
cenci
sparso
sul
lastricato
del
cortile
.
Udii
allora
aprirsi
l
'
uscio
attiguo
al
mio
ed
uscir
l
'
ubriaco
.
Lo
seguii
.
Egli
andava
senza
dubbio
a
continuar
la
scenata
nella
stanza
di
Crastino
...
Ma
giuntovi
,
afferrò
il
ragazzo
e
se
lo
strinse
al
petto
piangendo
forte
.
Noi
lo
guardavamo
sdegnati
e
inteneriti
.
Io
dovetti
correre
all
'
ufficio
.
Fu
allora
che
s
'
iniziò
l
'
amicizia
fra
la
Biondina
e
Crastino
,
che
doveva
presto
mutarsi
in
amore
,
e
togliermi
per
sempre
quella
dolce
intimità
che
m
'
era
divenuta
necessaria
.
VI
.
Intanto
era
penetrata
nel
nostro
convento
una
grande
novità
.
Un
giovanotto
,
un
pittore
,
era
venuto
al
n.27
.
Egli
non
vi
dormiva
spesso
in
principio
,
avendo
anche
un
'
altra
abitazione
.
Era
un
bellissimo
tipo
,
un
modello
d
'
umanità
:
alto
,
proporzionato
,
elastico
,
con
una
testa
dalle
fattezze
forse
un
po
'
troppo
fine
,
ma
resa
maschia
da
due
grossi
baffi
e
da
una
gran
barba
,
che
si
mescolavano
a
coprirgli
tutta
la
parte
inferiore
del
viso
d
'
una
ondulata
seta
color
di
bronzo
;
nonchè
da
una
capigliatura
folta
cui
sormontava
un
piccolo
cappello
tondo
.
Un
gran
vocione
dalle
sonorità
di
rame
dava
tale
eco
nel
suo
largo
petto
,
che
a
qualche
distanza
,
quando
l
'
udivo
nei
corridoi
,
non
distinguevo
più
le
parole
,
e
pareva
talvolta
un
bordone
d
'
organo
.
E
l
'
udivo
spesso
,
perché
egli
,
appena
tornato
dal
lavoro
(
era
disegnatore
nella
fonderia
Nebiolo
)
,
interpellava
tutti
gl
'
inquilini
delle
soffitte
,
provocava
le
loro
risa
con
facezie
a
freddo
,
si
traeva
dietro
tutti
i
bimbi
,
a
cui
gettava
dei
pomi
e
delle
noci
lungo
il
corridoio
,
per
farli
ruzzolare
a
mucchi
e
scompisciar
dalle
risa
.
Non
so
quando
dormisse
,
perché
la
sua
soffitta
era
sempre
illuminata
e
lavorava
moltissimo
di
notte
,
traendosi
dentro
i
modelli
;
un
dopo
l
'
altro
tutti
i
piccoli
scavezzacolli
dell
'
aeropoli
.
Aeropoli
è
il
battesimo
ch
'
egli
aveva
dato
al
nostro
convento
,
che
era
,
a
suo
avviso
,
il
più
numeroso
e
vasto
di
Torino
:
ed
era
il
titolo
d
'
un
album
di
acqueforti
che
voleva
eseguire
e
mandare
in
Francia
,
ad
un
suo
amico
pittore
che
là
veniva
molto
valutato
e
aveva
promesso
di
farlo
conoscere
e
chiamarvelo
ben
presto
.
Egli
lavorava
la
notte
e
tutto
il
giorno
di
festa
.
Aveva
fatto
subito
conoscenza
con
tutti
gli
abitanti
della
nostra
piccola
città
;
fatto
lo
schizzo
di
tutti
.
Di
Crastino
,
di
me
e
della
Biondina
volle
fare
dei
veri
ritratti
.
Non
ho
mai
creduto
d
'
aver
una
fisonomia
interessante
.
Le
mie
fattezze
oggi
mi
sono
perfettamente
indifferenti
.
Ma
Quibio
(
che
nome
strano
!
)
,
altrimenti
detto
Cribio
!
4era
un
mago
.
Il
ritratto
di
Crastino
è
meraviglioso
e
io
non
ho
visto
più
bello
il
mio
amico
ne
'
suoi
momenti
di
trasfigurazione
:
quando
gli
sarà
resa
giustizia
e
i
suoi
pochi
versi
saranno
considerati
come
i
più
significativi
che
abbia
prodotto
la
poesia
italiana
in
questi
ultimi
vent
'
anni
,
questo
ritratto
costituirà
un
prezioso
documento
.
Ora
non
è
che
uno
dei
tipi
più
suggestivi
di
un
aeropoli
!
Il
mio
è
molto
strano
e
non
credo
di
essermi
mai
veduto
con
quell
'
espressione
,
per
quanto
quelle
siano
certo
,
ad
una
ad
una
,
le
mie
fattezze
.
Tutto
è
alterato
curiosamente
;
la
pallidezza
sopratutto
colpisce
e
un
senso
di
terrore
che
ho
negli
occhi
.
Forse
ciò
proviene
dal
momento
in
cui
egli
eseguì
il
disegno
,
un
momento
che
non
dimenticherò
più
.
Ma
andiamo
per
ordine
.
Quibio
aveva
la
più
buona
indole
del
mondo
,
sebbene
la
portinaia
,
ch
'
era
moglie
d
'
una
guardia
civica
,
lo
guardasse
con
diffidenza
.
Il
segretario
era
evidentemente
orgoglioso
di
tenere
un
simile
inquilino
e
lo
aveva
consultato
a
proposito
di
certe
oleografie
che
voleva
comprare
per
il
padrone
di
casa
il
giorno
delle
sue
nozze
d
'
argento
,
al
che
Quibio
gli
aveva
dato
del
filisteo
e
peggio
.
Ma
la
considerazione
e
la
diffidenza
della
portinaia
e
del
segretario
provenivano
da
certe
lettere
profumate
che
gli
pervenivano
,
e
più
ancora
dal
fatto
straordinario
che
più
d
'
una
signora
(
o
era
probabilmente
sempre
la
stessa
)
aveva
fermato
la
carrozza
davanti
alla
casa
ed
era
salita
a
veder
lo
studio
.
Per
alcuni
mesi
,
Quibio
fu
la
mia
compagnia
nelle
ore
di
libertà
,
poiché
Vigi
s
'
era
evidentemente
allontanato
da
me
per
passar
quasi
le
intere
giornate
solo
con
la
Biondina
,
verso
la
quale
sentivo
una
specie
di
rancore
.
Vissuto
per
tanti
anni
solitario
e
ignorato
anche
a
me
stesso
,
me
ne
rivalevo
,
cercando
ad
ogni
costo
quella
compagnia
che
mi
dimostrava
che
esistevo
,
ch
'
ero
vivo
,
e
che
,
in
fondo
,
meritavo
anche
di
vivere
.
Una
domenica
Quibio
bussò
al
mio
uscio
.
Entrò
tutto
lieto
.
-
Due
notizie
,
Martino
-
cominciò
col
suo
vocione
:
-
una
:
che
ho
vinto
il
concorso
della
Calcografia
di
Roma
,
l
'
altra
...
che
gli
abitanti
di
Marte
fanno
segnali
verso
la
Terra
.
-
Tutt
'
e
due
dello
stesso
valore
queste
notizie
?
-
risposi
io
.
-
Sì
-
riprese
.
-
Ecco
qui
l
'
annunzio
della
Calcografia
e
il
Popolo
di
stamane
col
telegramma
di
Marte
.
Ora
ti
afferro
con
una
mano
,
e
vado
ad
afferrar
Vigi
coll
'
altra
,
poi
partiamo
per
Valsalice
a
far
festa
.
Non
ci
fu
modo
di
replicare
.
Mentre
mi
vestivo
,
egli
andò
da
Crastino
a
partecipargli
la
doppia
notizia
.
Io
avevo
sentito
d
'
un
romanzo
inglese
molto
strano
in
cui
si
supponeva
un
'
invasione
di
Marziani
sulla
Terra
.
Ora
l
'
annunzio
del
giornale
,
che
alcuni
punti
luminosi
,
supponenti
una
direzione
intelligente
,
fossero
stati
notati
sul
nostro
pianeta
più
affine
,
mi
colpì
fortemente
.
Il
mio
cervello
,
forse
per
mancanza
d
'
un
organismo
scientifico
complesso
,
è
prontissimo
ad
accettare
di
botto
le
cose
più
straordinarie
.
Questa
concezione
mi
dava
un
singolare
senso
quasi
di
smarrimento
,
quasi
sentissi
di
essere
veramente
colla
terra
lanciato
nello
spazio
.
Io
credo
che
quando
codesti
pensieri
siano
entrati
profondamente
in
noi
,
potremo
sentir
meglio
la
vertigine
dell
'
isolamento
nell
'
infinito
.
Dicono
di
non
so
qual
poeta
francese
,
che
avesse
trovato
un
frisson
nouveau
.
Questo
pare
invece
a
me
il
brivido
nuovo
.
Uscirono
dal
corridoio
e
mi
attesero
un
momento
sul
pianerottolo
.
Scendemmo
.
Quibio
era
in
preda
alla
sua
allegria
rumorosa
e
rideva
con
tutti
i
suoi
denti
brillanti
in
mezzo
a
quel
barbone
biondo
.
Crastino
pareva
invece
un
po
'
contrariato
.
Da
qualche
tempo
non
lo
vedevo
più
:
lasciato
l
'
impiego
,
s
'
era
chiuso
nella
soffitta
:
lavorava
?
Era
diventato
diafano
,
cogli
occhi
cerchiati
e
ardenti
,
le
narici
mobilissime
e
la
bocca
nervosa
.
Io
m
'
ero
inquietato
molto
per
la
sua
salute
:
il
suo
aspetto
ora
mi
aumentava
l
'
inquietudine
.
Nonostante
la
gaiezza
del
pittore
cui
cercavo
di
tener
dietro
,
Vigi
taceva
,
pur
rimanendo
in
apparenza
sereno
e
un
po
'
assorto
in
se
stesso
.
Quibio
era
tanto
felice
,
che
me
ne
sentivo
anch
'
io
contentissimo
:
parlando
,
talvolta
la
voce
gli
si
alterava
;
la
gioia
lo
prendeva
alla
gola
.
Ah
,
che
gusto
di
sentir
ridere
a
quel
modo
!
C
'
è
chi
nasce
prepotentemente
felice
.
Valsalice
era
piena
di
gente
:
tutte
le
cantine
risonavano
di
organetti
e
rigurgitavano
di
borghesi
e
di
operai
indomenicati
.
Quibio
si
piaceva
enormemente
dell
'
allegria
popolare
in
campagna
:
e
io
pure
me
ne
consolo
tutto
:
è
sincera
,
larga
,
sana
.
Ci
sedemmo
sotto
un
pergolato
,
e
il
pittore
fece
portare
un
certo
vinetto
frizzante
,
che
l
'
inuzzoliva
tutto
e
gli
faceva
schioccar
la
lingua
.
Crastino
ne
assaggiò
un
sorso
e
fece
una
smorfia
:
io
sono
astemio
.
-
Ah
miei
cari
!
-
fece
Quibio
.
-
Che
bella
cosa
se
la
terra
producesse
più
barbèra
e
meno
ferro
da
cannone
.
Che
ne
dite
?
La
vigna
è
il
segreto
della
pace
universale
.
Guardate
:
appena
due
uomini
sono
brilli
,
subito
si
abbracciano
.
Non
è
vero
,
Minca
'
n
Crous
?
-
disse
alzando
la
voce
verso
la
padrona
grossa
e
rubiconda
che
si
affannava
a
portar
bicchieri
qua
e
là
...
Si
era
innamorato
di
quel
nome
,
e
lo
ripeteva
a
tutte
le
donne
.
Un
organetto
entrò
nel
cortile
e
cominciò
a
suonare
.
Tosto
Quibio
si
levò
e
afferrò
la
padrona
per
le
braccia
:
questa
,
girando
pesantemente
,
rideva
e
oscillava
tutta
.
La
lasciò
subito
quando
vide
entrare
una
ragazza
con
un
gran
cappello
a
piume
di
gallo
.
-
Oh
!
-
esclamò
.
-
La
principessa
d
'
Aeropoli
.
Facciamo
un
giro
?
Era
la
Salamandra
.
E
senza
lasciarla
rifiatare
la
trascinò
in
un
valzer
vertiginoso
.
Polvere
e
ciottoli
sprizzavano
dalle
sue
scarpe
chiodate
.
Quando
non
ne
poté
più
,
si
fermò
e
trasse
la
ragazza
fino
al
nostro
tavolo
.
Ella
sedette
,
guardandoci
con
atto
tra
d
'
interrogazione
e
di
noncuranza
;
poi
bevve
d
'
un
fiato
il
bicchiere
che
Quibio
le
porse
.
Io
sentivo
un
leggero
batticuore
,
il
senso
che
ho
sempre
di
fronte
a
una
donna
,
di
timidezza
e
insieme
di
dispetto
contro
la
mia
timidità
.
-
Ebbene
,
come
va
la
salute
,
Minchin
?
-
chiese
Quibio
sorridendo
.
-
Sempre
bene
la
mia
-
rispose
la
ragazza
quasi
offesa
.
-
Chiamami
Olga
intanto
!
-
Quanti
anni
hai
?
Venti
,
non
è
vero
?
-
Ventuno
.
Quibio
rise
fragorosamente
:
ella
gli
dié
del
ventaglio
sul
capo
.
Aveva
i
cappelli
biondissimi
,
radi
,
gli
occhi
allungati
agli
angoli
da
una
riga
di
bistro
,
la
pelle
delle
guancie
disuguale
e
guasta
:
la
bocca
,
assai
bella
,
nelle
mosse
del
discorso
prendeva
sempre
delle
inflessioni
ignobili
.
Aveva
forse
quell
'
età
e
poteva
anche
avere
più
di
trent
'
anni
.
-
Che
farai
quando
sarai
vecchia
?
-
Io
vecchia
?
-
rise
,
e
un
'
ombra
d
'
inquietudine
mi
parve
le
passasse
un
momento
sul
viso
:
-
Farò
l
'
affittacamere
per
le
ragazze
come
me
.
-
Bene
!
Per
vendicarti
di
chi
ti
fa
fare
questa
vita
?
Tu
ti
ripagherai
sulle
disgraziate
come
te
;
la
tua
padrona
fa
lo
stesso
ora
,
e
la
catena
non
finirà
più
-
disse
Quibio
tra
grave
e
ironico
.
Ella
volgeva
gli
occhi
sovente
a
osservare
Crastino
:
d
'
improvviso
chiese
a
me
,
sommesso
,
ma
sì
che
lui
sentisse
:
-
Sua
sorella
dov
'
è
?
-
Morta
-
risposi
subito
sottovoce
.
Crastino
ci
guardò
entrambi
con
un
rimprovero
triste
negli
occhi
.
Ella
diede
un
sospiro
,
crollò
il
capo
,
poi
percosse
il
pittore
forte
sulla
spalla
:
-
Andiamo
a
ballare
,
biondo
?
-
No
,
grazie
.
Troppo
liscio
il
pavimento
e
tu
pesi
troppo
,
cara
Olga
mia
,
e
poi
...
io
non
voglio
essere
un
rivale
per
nessuno
...
E
accennò
ad
un
giovanotto
che
sedeva
davanti
a
un
bicchier
di
birra
tutto
solo
e
guardando
fissamente
il
nostro
gruppo
.
La
Salamandra
lo
adocchiò
di
sfuggita
e
arrossì
:
-
Quello
...
sapete
chi
è
quello
là
?
Guai
se
ve
lo
dicessi
!
-
Brr
!
-
fece
Quíbio
.
-
È
il
re
dei
gargagnan
,
scommettiamo
!
-
e
vedendo
passare
la
padrona
,
ordinò
un
altro
mezzo
litro
.
-
Quello
è
il
contino
Raffi
:
ha
pochi
soldi
ma
molta
sfacciataggine
,
e
mezzi
i
barabba
delle
Ca
'
neire
gli
fanno
i
servitori
.
Si
volse
a
lui
e
lo
guardò
fisso
atteggiando
la
faccia
a
un
disprezzo
indicibile
,
poi
si
levò
,
cercò
collo
sguardo
tutt
'
intorno
,
e
si
sedette
di
nuovo
rassicurata
.
-
Vuol
che
facciamo
un
giretto
,
signor
Crastino
?
Io
posso
contarle
delle
belle
cose
...
E
la
Biondina
non
è
venuta
?
Crastino
arrossì
e
rise
nervosamente
,
poi
mise
le
labbra
al
bicchiere
e
bevve
con
una
smorfia
.
-
Ti
proibisco
di
sedurre
il
poeta
!
-
vociò
Quibio
.
-
Lui
è
tutto
scombussolato
perché
Marte
fa
dei
segni
a
Venere
,
sbaglio
,
alla
Terra
...
e
non
bisogna
disturbarlo
nelle
sue
meditazioni
...
-
Sì
,
sì
,
lasciamolo
meditare
.
Che
vuol
dire
aver
la
testa
nelle
nuvole
!
Poi
si
fece
improvvisamente
seria
:
-
Ma
è
malato
il
vostro
amico
,
non
vedete
?
Egli
era
difatti
pallidissimo
,
ma
protestò
vivamente
.
La
padrona
si
avvicinava
:
depose
il
vino
sul
tavolo
con
una
leggera
smorfia
verso
la
ragazza
,
che
si
levava
dando
un
colpo
di
ventaglio
a
Quibio
.
-
Vedi
qui
la
donna
onesta
e
spietata
-
mi
disse
Quibio
sommesso
,
accennando
alla
padrona
.
-
È
vero
-
riflettei
,
mentre
seguivo
coll
'
occhio
la
Salamandra
.
Subito
il
giovane
solo
che
dapprima
ci
osservava
fece
una
mossa
per
avvicinarla
.
Ella
gli
lanciò
un
'
occhiata
che
l
'
inchiodò
sulla
panca
,
poi
s
'
appressò
ad
una
tavola
,
ove
un
ubriaco
in
mezzo
a
parecchi
bevitori
urlava
con
quanto
fiato
aveva
nei
polmoni
:
Cruce
delissia
,
Cruce
delissia
,
Delissia
al
cor
!
E
si
sedette
nel
gruppo
,
accanto
a
un
giovanotto
mingherlino
.
Quando
ella
gli
accennò
il
contino
,
i
due
si
guardarono
,
e
il
mingherlino
ebbe
un
istante
la
faccia
illuminata
da
un
sorriso
così
maligno
,
fino
ed
energico
,
ch
'
io
ne
fui
scosso
.
Aveva
due
occhi
agilissimi
e
mutevoli
,
che
in
certi
momenti
parevano
quasi
luccicare
fuor
d
'
una
guaina
e
ringuainarsi
sotto
le
palpebre
subito
.
Io
pensai
che
il
suo
coltello
doveva
apparire
e
scomparire
bene
spesso
a
quel
modo
.
La
sua
fisionomia
non
m
'
era
nuova
.
Quegli
occhi
dovevano
aver
fissato
me
pure
altra
volta
...
C
'
è
dunque
una
società
sotterranea
dove
la
soperchieria
,
la
lotta
,
la
solidarietà
,
sono
praticate
all
'
insaputa
dell
'
altra
,
ma
con
la
stessa
intensità
.
Qualche
sommovimento
lancia
ogni
tanto
alla
superficie
un
cadavere
.
E
tutto
ciò
viveva
accanto
a
me
:
ne
sentivo
le
pulsazioni
quando
rincasavo
tardi
la
sera
e
udivo
dei
susurri
o
delle
risse
negli
angiporti
:
qualche
volta
avevo
inteso
accanto
a
me
,
nell
'
ombra
,
due
parole
che
mi
causavano
un
fremito
di
terrore
e
subito
dopo
mi
aveva
colto
un
moto
di
fiducia
e
quasi
di
compiacenza
:
"
No
,
è
Stanga
!
"
Mi
conoscevano
dunque
:
avevano
una
polizia
anch
'
essi
:
io
ero
nella
lista
degl
'
innocui
o
degl
'
insignificanti
...
Tutto
ciò
nelle
tenebre
.
Alla
luce
del
sole
nient
'
altro
che
uno
sguardo
d
'
odio
,
di
provocazione
,
di
vittoria
,
come
quello
che
avevo
veduto
luccicare
un
momento
sulla
faccia
di
quel
mingherlino
...
Intanto
un
'
altra
reminiscenza
mi
perseguitava
.
Avevo
già
visto
io
il
conte
?
Imbruniva
.
Il
cortile
si
riempiva
sempre
più
.
Entravano
ora
famiglie
intere
con
marmocchi
e
sedevano
alle
tavole
facendo
preparare
da
mangiare
.
Mangiavamo
anche
noi
in
mezzo
al
tumulto
,
ma
tutti
tre
eravamo
taciturni
;
l
'
allegria
del
pittore
era
sparita
.
Ci
levammo
e
movemmo
per
uscire
.
Ad
un
tratto
mi
sentii
toccare
.
Era
il
mingherlino
che
mi
sorrideva
coi
suoi
occhi
aguzzi
:
-
Una
parola
.
-
Dica
-
feci
io
imbarazzato
.
Tacque
un
momento
,
poi
accennò
dall
'
altra
parte
,
al
contino
.
-
La
sorella
del
vostro
amico
...
Eccolo
là
!
...
E
ora
lasciate
fare
a
me
.
Nient
'
altro
.
Stia
tranquillo
,
monssù
Stanga
.
E
sparì
nella
folla
che
ingombrava
il
portone
.
Noi
ci
avviammo
verso
la
città
.
Molta
gente
scendeva
per
lo
stradone
battuto
e
bianco
.
Le
donne
,
stanche
,
si
sospendevano
al
braccio
degli
uomini
,
i
bimbi
ruzzolavano
per
le
chine
:
su
tutte
le
facce
era
la
stanchezza
e
l
'
intontimento
delle
giornate
di
sole
passate
all
'
aperto
da
gente
che
vive
l
'
intera
settimana
nei
laboratori
e
nelle
case
buie
.
A
un
certo
punto
Quibio
prese
per
una
via
traversa
:
-
Allungheremo
un
poco
,
ma
saremo
tranquilli
.
Era
un
sentiero
fra
le
vigne
:
a
quando
a
quando
si
cingeva
ai
lati
di
siepi
o
di
muri
a
secco
.
Le
viti
,
vendemmiate
,
cominciavano
ad
arrossare
.
Il
cielo
era
tutto
popolato
di
nubi
ineguali
,
fra
cui
il
sole
spargeva
i
suoi
colori
.
-
Mi
par
che
il
paesaggio
vada
mutando
-
incominciò
Quibio
-
o
muto
io
?
o
mutiamo
tutti
?
Io
non
so
più
come
si
può
dipingere
il
cielo
:
è
molto
più
difficile
che
una
volta
,
perché
bisogna
far
intravedere
qualcosa
di
là
.
-
È
vero
-
aggiunsi
io
.
-
I
pittori
dipingono
uno
strato
d
'
aria
azzurra
o
un
movimento
di
nuvole
.
Ma
ciò
non
è
il
cielo
,
è
semplicemente
l
'
atmosfera
.
-
Oh
certo
!
-
rispose
Quibio
ridendo
.
-
Non
vorrai
mica
che
dipingiamo
fuori
dell
'
atmosfera
!
Ma
chi
sa
?
Il
mio
amico
Chedda
mi
mandò
da
Parigi
delle
fotografie
di
un
certo
Redon
,
da
cui
ho
presentito
quel
che
potrebbe
fare
uno
che
conoscesse
il
cielo
,
come
dici
tu
,
Stanga
...
-
È
la
letteratura
che
deve
precedere
-
esclamò
Crastino
che
usciva
un
momento
dalla
sua
distrazione
.
-
È
vero
-
confermai
.
-
Io
conosco
ben
poca
letteratura
,
ma
quel
poco
che
ho
sfogliato
non
mi
interessa
per
nulla
.
Dopo
d
'
aver
parlato
tanto
di
sé
stesso
,
l
'
uomo
c
'
insiste
ancora
;
eppure
ne
parla
a
vanvera
,
perché
vede
poco
di
sé
stesso
;
si
vede
poco
perché
non
vede
per
nulla
tutto
il
resto
,
la
terra
,
il
cielo
.
Dico
l
'
uomo
letterato
...
Infatti
chi
sa
che
cosa
è
l
'
uomo
?
L
'
uomo
non
è
altro
che
la
realizzazione
della
coscienza
della
terra
,
è
la
terra
che
sente
se
stessa
...
Che
cos
'
è
la
terra
?
un
punto
.
È
la
figlia
del
sole
,
un
punto
un
po
'
più
grande
...
Il
sole
l
'
ha
creata
...
Il
sole
scalda
l
'
aria
,
trae
l
'
atmosfera
dai
poli
all
'
equatore
e
crea
il
vento
;
il
sole
crea
le
correnti
del
mare
,
assorbe
i
vapori
e
li
cristallizza
sui
monti
in
ghiacciai
e
ne
fa
scendere
i
fiumi
;
il
sole
solleva
il
mare
come
un
seno
che
respira
.
Il
sole
forse
solleva
il
cuor
della
terra
,
il
nucleo
plastico
che
freme
dentro
la
scorza
,
e
lo
trae
a
sè
e
lo
farà
esplodere
un
giorno
.
Noi
siamo
figli
del
sole
.
-
Bravo
!
-
gridò
Quibio
.
-
E
tu
sei
figlio
dei
libri
.
Qual
è
l
'
ultimo
libro
che
hai
letto
?
-
È
vero
:
questo
è
una
mia
sintesi
dell
'
ultimo
libro
che
ho
corretto
,
la
Geologia
generale
,
semplicemente
.
E
che
perciò
?
La
poesia
sta
tutta
lì
.
-
Sì
,
-
interruppe
Crastino
colla
gola
stretta
.
-
Questa
è
la
poesia
nuova
!
Sentii
nella
sua
voce
le
lacrime
.
Lo
guardai
:
la
luce
del
tramonto
illuminava
la
pallidezza
della
sua
fronte
:
aveva
i
pomelli
accesi
come
per
febbre
.
-
Chi
la
farà
?
-
aggiunse
.
Tacque
.
Il
cielo
si
chiudeva
:
le
nuvole
s
'
erano
assiepate
,
avvicinando
i
lor
nuclei
bigi
fra
cui
brillavano
delle
lagune
d
'
argento
.
-
Il
giornale
-
ripresi
io
-
stima
che
la
notizia
dei
segnali
di
Marte
sia
una
fantasia
di
un
astronomo
poeta
.
Può
darsi
.
Che
importa
?
Non
ne
sappiamo
nulla
,
ma
intanto
l
'
ipotesi
che
il
cielo
tutto
sia
vivente
non
ci
stupisce
più
.
Com
'
è
ciò
?
Forse
tra
i
mondi
esiste
qualche
mezzo
di
comunicazione
che
gli
psicologi
direbbero
subcosciente
:
forse
domani
questo
sarà
coscienza
.
Avete
notato
come
le
scoperte
più
strabilianti
si
accettino
con
un
'
estrema
facilità
?
Ma
mi
accorsi
che
i
miei
compagni
non
mi
seguivano
più
.
Essi
erano
entrambi
assorti
in
se
stessi
,
nella
lor
vita
particolare
.
Ne
ebbi
la
sensazione
quando
Crastino
concluse
quasi
un
suo
ragionamento
interiore
,
che
pareva
anche
chiudere
il
mio
discorso
.
-
E
dopo
tutto
si
muore
.
-
No
-
protestai
con
veemenza
.
-
La
vita
ha
forse
un
fine
rispetto
all
'
eternità
.
Per
noi
,
che
siamo
un
attimo
,
non
ha
né
principio
né
fine
.
Muore
chi
non
ha
vissuto
,
chi
non
ha
creato
.
Bisogna
creare
,
una
cellula
,
un
'
idea
,
un
moto
...
e
non
si
muore
!
-
Si
muore
,
si
muore
!
...
-
insistè
egli
quasi
con
angoscia
.
-
Purtroppo
,
caro
Stanga
!
-
appoggiò
Quibio
.
-
E
ciò
non
impedisce
che
non
me
n
'
importi
un
fico
secco
!
Io
e
Crastino
abbiamo
la
stessa
idea
della
vita
,
intendo
della
nostra
particolare
;
ma
lui
pensa
alla
fine
,
io
penso
...
a
prima
della
fine
,
al
momento
.
Ecco
la
differenza
.
Tu
poi
vivi
nelle
nuvole
e
nei
libri
o
,
se
vuoi
,
di
là
dalle
nuvole
...
Sei
un
uomo
felice
!
Essi
pensavano
infatti
alla
lor
vita
particolare
.
Il
crepuscolo
li
inteneriva
mentre
contemplavano
in
se
stessi
un
'
immagine
d
'
amore
.
Per
un
momento
io
sentii
acutamente
la
nostalgia
di
questa
accompagnatrice
esistenza
femminile
che
la
natura
assegna
come
complemento
a
tutti
gli
uomini
.
Allora
m
'
accorsi
d
'
una
puntura
interna
,
come
d
'
una
di
quelle
ferite
troppo
rapide
e
dirette
che
non
si
avvertono
subito
e
si
rivelano
al
bruciore
lentamente
.
"
La
sorella
del
vostro
amico
...
Eccolo
là
"
Avevo
compreso
?
M
'
era
rimasto
nell
'
orecchio
...
Ora
percepivo
la
cosa
in
tutto
il
suo
orrore
e
in
tutta
la
sua
profonda
miseria
.
Anelai
di
esser
solo
per
interrogarmi
e
sentirmi
.
Giunto
a
casa
,
mi
coricai
e
spensi
il
lume
e
m
'
immersi
in
me
stesso
.
Fu
prima
un
tumulto
confuso
e
doloroso
che
mi
riempiva
il
capo
e
il
petto
,
una
ridondanza
di
amarezza
e
di
calore
da
soffocarmi
.
Poi
divenni
straordinariamente
lucido
e
calmo
,
come
se
il
mio
sangue
si
fosse
sedato
e
tacesse
,
e
sola
l
'
intelligenza
splendesse
come
una
luce
a
illuminare
il
mio
passato
e
la
mia
miseria
e
la
miseria
di
tutti
i
miei
simili
.
Amare
,
amare
,
amare
!
Sentirsi
vivo
e
complesso
e
perfetto
nell
'
amore
dell
'
altra
creatura
necessaria
,
sentirsi
una
perfetta
unità
,
che
tende
a
una
comunità
,
a
una
umanità
più
ricca
e
piena
.
L
'
ideale
mi
appariva
semplice
e
lucido
,
e
per
me
lontano
,
passato
,
morto
forse
con
quella
povera
morta
che
m
'
aveva
sorriso
nell
'
agonia
.
Ella
era
una
povera
creatura
:
aveva
seguito
innocentemente
il
suo
istinto
di
felicità
:
la
perfidia
e
la
morte
l
'
avevano
ghermita
.
E
l
'
acre
gioia
e
l
'
angoscia
datami
dalla
scoperta
dell
'
infame
che
l
'
aveva
tradita
,
si
dissiparono
.
Potevo
io
vendicarmi
di
colui
?
Chi
era
egli
?
Forse
nulla
:
forse
un
essere
non
ancora
apparso
alla
superficie
ove
respirano
gli
esseri
coscienti
.
Aveva
seguito
il
suo
istinto
pervertito
dall
'
eredità
di
generazioni
oppressive
e
malefiche
.
Creature
che
nascono
senza
doveri
,
ricche
di
tutti
i
diritti
,
che
possono
fare
se
non
approfittarne
?
Reagire
su
di
esse
!
Reagire
colla
luce
!
Ma
i
malvagi
si
sopprimono
fra
loro
.
Quello
era
in
buone
mani
e
avrei
voluto
potergli
desiderare
che
la
punizione
non
fosse
fatale
,
da
impedirgli
un
ritorno
alla
sua
vera
natura
umana
.
Ma
sono
uomo
e
figlio
d
'
uomo
.
Io
vorrei
credere
ad
una
legge
inflessibile
:
chi
ha
fatto
soffrire
,
soffra
!
E
risolsi
di
non
dirne
nulla
a
Vigi
.
A
che
pro
'
?
VII
.
Devo
all
'
amico
Quibio
i
pochi
momenti
d
'
espansione
e
di
buon
umore
che
ebbi
in
questi
ultimi
anni
.
Mi
fu
anche
causa
di
qualche
piccola
soddisfazione
d
'
amor
proprio
:
dapprima
non
mostrava
curarsi
di
me
e
talvolta
mi
lasciava
intravedere
un
po
'
di
sprezzo
,
come
per
un
ingenuo
un
po
'
scemo
;
poi
mutò
concetto
,
finché
andò
anche
all
'
eccesso
opposto
.
Egli
aveva
una
tale
esuberanza
di
temperamento
,
che
doveva
continuamente
darle
sfogo
colla
più
varia
attività
,
quasi
sempre
spesa
a
benefizio
altrui
,
senza
compenso
,
sebbene
affermasse
che
gl
'
importava
poco
del
prossimo
.
Tra
le
altre
cose
,
s
'
era
offerto
un
giorno
di
dipingere
la
sala
dei
concerti
d
'
una
Società
corale
.
Mi
volle
condurre
all
'
inaugurazione
.
Io
credo
che
un
grande
elemento
di
pacificazione
e
di
elevazione
sia
la
musica
e
sopratutto
il
canto
:
questa
preghiera
fuggitiva
e
continua
è
la
cosa
più
commovente
che
l
'
umanità
possa
dare
di
sè
nella
sua
aspirazione
oltre
la
terra
.
Ricordo
il
primo
giorno
che
entrai
nella
Pia
Casa
.
Mezzo
rincantucciato
in
fondo
al
cortile
,
rimanevo
cupo
,
selvaggio
,
sentendomi
disperatamente
imprigionato
per
tutta
la
vita
.
Il
fiume
,
il
verde
,
il
cielo
,
com
'
erano
lontani
!
spariti
per
sempre
.
D
'
un
tratto
una
voce
si
leva
.
Cantava
delle
parole
incomprensibili
:
re
sol
la
si
...
Un
'
altra
si
spicca
e
la
raggiunge
,
poi
altre
,
e
si
fondevano
,
procedevano
unite
,
si
svolgevano
,
s
'
annodavano
,
sostavano
,
riprendevano
...
e
sempre
quelle
stesse
parole
discordi
su
un
canto
concorde
.
Il
mio
cuore
s
'
ammolliva
,
il
mio
singhiozzo
si
diradava
,
i
miei
occhi
lasciavano
cadere
lagrime
tranquille
.
Tutti
i
giorni
,
nell
'
ora
della
ricreazione
,
io
mi
rincantucciavo
,
ascoltavo
la
preghiera
del
Mosè
.
Più
tardi
fui
arruolato
nel
piccolo
coro
.
Possedevo
una
vocina
di
soprano
che
si
guastò
presto
con
una
serie
di
raffreddori
.
La
Società
corale
aveva
la
sua
sede
fuori
di
porta
.
Da
quel
lato
i
circoli
da
ballo
s
'
alternano
coi
ricreatori
infantili
,
le
osterie
coi
monasteri
.
Il
vento
d
'
autunno
mulinava
le
foglie
rugginose
,
ma
il
freddo
non
s
'
era
ancora
fatto
sentire
.
Chiacchieravamo
come
al
solito
,
essendo
io
divenuto
un
ostinato
parlatore
,
mentr
'
egli
ben
sapeva
tenermi
bordone
.
Mi
pareva
che
si
facesse
anch
'
egli
accessibile
alla
emozione
delle
idee
.
Io
poi
me
ne
inebriavo
come
d
'
un
vino
.
Con
lui
vincevo
la
mia
faticosa
lentezza
d
'
espressione
;
diventavo
eloquente
e
inesauribile
.
Confesso
che
mi
ci
preparavo
un
poco
...
Mi
ricordo
che
una
discussione
fervida
s
'
impegnò
a
proposito
di
quanto
ci
si
offrì
un
momento
allo
sguardo
.
Erano
i
ragazzi
d
'
un
Collegio
clericale
che
marciavano
col
fucile
a
spalla
dietro
una
piccola
banda
di
trombe
e
di
tamburi
.
Il
pretino
che
seguiva
tentava
di
aggiustare
il
suo
sui
piccoli
passi
.
-
Ecco
la
musica
che
tu
ami
-
incominciò
Quibio
.
-
Appunto
-
rispos
'
io
prontamente
.
-
Perché
no
?
Io
non
amo
la
musica
per
se
stessa
e
neanche
la
pittura
,
se
ti
piace
.
Amo
l
'
arte
tutt
'
intera
,
non
come
un
abbellimento
delle
cose
,
ma
come
la
loro
misura
,
la
loro
battuta
in
cadenza
...
Sono
sicuro
che
mi
piacerà
la
tua
pittura
perché
sarà
adatta
alla
sala
e
allo
scopo
di
essa
...
Ebbene
,
i
fanciulli
che
vanno
a
passo
di
musica
mi
entusiasmano
;
essi
imparano
a
camminare
insieme
,
ti
par
poco
?
a
misurare
il
loro
respiro
,
il
giuoco
dei
loro
muscoli
,
il
loro
movimento
simultaneo
verso
una
meta
comune
.
-
L
'
arte
dunque
,
o
mio
dottrinario
,
è
il
maestro
di
cappella
che
mette
d
'
accordo
e
in
battuta
le
cose
...
-
Esattamente
.
-
E
i
fucili
,
-
ribattè
egli
subito
-
dovrebbero
anche
spararsi
a
battuta
?
-
I
fucili
saranno
dei
giocattoli
,
domani
,
speriamo
...
come
oggi
le
alabarde
nelle
processioni
.
Soltanto
costeranno
meno
,
e
quanto
più
saranno
vecchi
,
tanto
più
riusciranno
venerabili
.
-
Quanto
a
me
non
so
che
dirmene
-
soggiunse
Quibio
ridendo
.
-
Sai
,
un
giorno
un
mio
amico
,
uno
studente
di
medicina
,
quando
ero
al
reclusorio
mi
offrì
di
essere
complice
con
lui
in
una
allegra
impresa
.
Si
trattava
,
appena
usciti
,
di
spandere
alcuni
tubi
di
bacilli
del
colera
nella
conduttura
dell
'
acqua
potabile
d
'
una
grande
città
.
Io
rifiutai
soltanto
perché
pensavo
che
,
una
volta
aperto
il
vaso
di
Pandora
,
la
poteva
essere
spacciata
non
solo
per
me
,
ma
per
tutta
l
'
umanità
,
e
allora
...
addio
speranza
di
svignarcela
da
questa
terra
che
si
raffredda
e
scappare
in
un
altro
pianeta
come
tu
predici
!
Stavamo
per
abbandonare
la
strada
provinciale
ed
entrare
in
una
valletta
.
Ad
un
tratto
compare
poco
lontano
un
'
enorme
automobile
,
disotto
al
quale
pareva
si
vomitassero
dei
nuvoloni
bianchi
.
Appena
il
tempo
di
gettarci
nel
fosso
.
-
Vi
caschino
i
piedi
!
-
urlò
Quibio
,
mentre
io
chiudevo
gli
occhi
e
tossivo
soffocato
.
Avevo
avuto
il
tempo
di
vedere
due
uomini
e
due
donne
,
irriconoscibili
,
sotto
un
baldacchino
che
scuotevasi
come
un
sinistro
uccellaccio
.
-
Parlami
di
pace
,
ora
!
-
disse
il
pittore
fremendo
.
-
Quando
gli
aristocratici
cercano
di
nascondere
le
unghie
per
non
esasperarti
,
ecco
qui
i
borghesi
parvenus
che
vengono
a
schiaffeggiarti
a
casa
tua
.
Sì
,
perché
la
strada
provinciale
è
del
contadino
,
è
del
povero
!
Vedi
!
Io
prenderei
uno
per
pugno
quei
due
mostricciattoli
e
li
sbatterei
insieme
in
presenza
di
quelle
altre
due
smorfiose
occhialute
in
waterproof
!
Per
dieci
minuti
il
polverone
rimase
sospeso
sulla
strada
.
Noi
infilammo
tosto
la
valletta
e
c
'
immergemmo
nel
verde
e
nell
'
aria
pura
.
Ricordai
la
passeggiata
d
'
un
mese
prima
,
con
Crastino
.
Né
Quibio
né
io
avevamo
più
potuto
vederlo
.
Doveva
rimanere
delle
giornate
intere
nella
sua
soffitta
.
Lavorava
?
-
Credo
che
lavori
-
disse
Quibio
.
-
Ma
dubito
anche
che
si
esaurisca
in
tutti
i
modi
.
È
di
quelle
nature
nervose
che
reggono
a
lungo
,
poi
si
spezzano
d
'
un
colpo
.
Quel
ragazzo
lì
m
'
inquieta
assai
.
Io
ricordavo
come
Crastino
m
'
avesse
confidato
le
sue
aspirazioni
amorose
,
rivolte
a
semplici
figure
di
leggenda
.
Era
dunque
molto
mutato
.
E
riflettei
che
la
vita
si
gioca
spesso
delle
nostre
più
accarezzate
fantasie
.
Eravamo
giunti
a
un
bivio
.
Guardammo
lungo
le
viottole
serpeggianti
.
A
destra
scendeva
una
serie
di
grossi
fusti
d
'
abete
che
doveva
servire
per
una
conduttura
di
forza
elettrica
.
A
sinistra
scorgemmo
poco
lontano
una
bandiera
sui
tetti
d
'
una
vecchia
cascina
.
-
È
là
-
fece
Quibio
.
-
Vedi
lì
accanto
-
accennai
al
pittore
mentre
salivamo
-
una
forza
che
servirà
domani
ad
ammazzare
in
un
modo
spedito
...
Per
conto
mio
ci
tengo
assolutamente
a
che
gli
uomini
non
s
'
ammazzino
più
fra
di
loro
.
-
Qualcuno
ti
accuserebbe
di
pusillanimità
.
-
Avrebbe
torto
-
soggiunsi
piccato
,
cogliendo
una
sua
rapida
occhiata
alla
mia
persona
.
-
Io
credo
che
desiderare
la
pace
non
significhi
viltà
,
ma
elevazione
nel
tipo
umano
.
Il
pugno
massiccio
è
dell
'
antropopiteco
...
Eravamo
giunti
presso
una
vecchia
cascina
circondata
da
orti
e
da
giardini
pieni
di
crisantemi
che
spandevano
i
lor
ciuffi
variopinti
.
Un
muro
la
cingeva
,
mezzo
coperto
di
rovi
,
coi
mattoni
sgretolati
e
scavati
dai
passeri
,
su
cui
le
lucertole
correvano
come
razzi
.
Quibio
si
fermò
davanti
al
cancello
.
-
Ecco
,
parliamoci
chiaro
-
fece
egli
,
ancora
un
po
'
vibrante
dell
'
impazienza
che
gli
era
entrata
in
corpo
poco
prima
.
-
Tu
vorresti
fare
di
me
un
tuo
proselite
.
È
inutile
che
tu
protesti
;
con
tutta
l
'
aria
di
lasciar
liberi
gli
altri
,
tu
imponi
le
tue
idee
.
Veniamo
al
sodo
:
in
fondo
,
tu
vuoi
ch
'
io
rinunci
a
qualche
cosa
,
a
molte
cose
,
a
favore
degli
altri
...
-
Ma
non
tu
,
-
l
'
interruppi
-
non
tu
,
povero
diavolo
come
me
!
-
Sì
,
io
!
-
ribattè
con
volto
infiammato
e
in
un
tono
d
'
inusata
violenza
.
-
Anch
'
io
voglio
conquistare
tutta
intera
la
vita
.
Se
bado
a
non
far
male
agli
altri
(
e
questi
altri
che
ho
in
mente
,
son
dei
furfanti
)
io
rinunzio
a
troppo
,
a
tutto
quel
che
mi
è
necessario
e
che
ora
è
in
mano
di
questi
altri
...
Perché
devo
dunque
rinunziare
?
Per
l
'
onore
?
per
la
patria
?
per
la
razza
?
Lascia
parlar
di
razza
coloro
che
ebbero
degli
avi
.
Noi
non
ne
abbiamo
,
a
parte
la
pietà
verso
quei
poveri
esseri
a
cui
toccò
di
darci
la
vita
;
non
ne
abbiamo
più
che
non
ne
abbiano
le
galline
o
le
raganelle
o
queste
lucertole
qui
...
Così
dicendo
sferrò
una
bastonata
a
un
mucchio
d
'
ortiche
,
d
'
onde
sorse
un
gran
fruscìo
.
-
Perfettamente
-
dissi
richiamando
alla
calma
il
buon
gigante
.
-
Ma
credi
ch
'
io
m
'
opponga
a
che
tu
conquisti
la
tua
vita
?
Io
non
so
quello
che
ti
è
necessario
e
che
appartiene
ad
altri
.
Gli
è
che
probabilmente
non
appartiene
a
nessuno
...
-
Hai
ragione
-
concluse
pensoso
,
e
tirò
con
forza
il
campanello
.
-
Perché
non
scrivi
tutto
questo
?
Tu
dici
delle
cose
che
non
ho
mai
udite
...
Un
uomo
comparve
ad
un
uscio
in
fondo
al
cortile
,
poi
si
volse
verso
l
'
interno
.
Subito
una
moltitudine
ne
apparì
.
Gli
abiti
chiari
delle
donne
vi
spiccavano
.
-
Presto
,
-
gridò
un
giovane
bruno
e
smilzo
avanzandosi
di
corsa
-
non
mancavi
che
tu
.
Quibio
mi
presentò
e
mi
fece
il
suo
nome
,
Picaday
.
Io
lo
guardai
tra
il
curioso
e
rispettoso
:
era
il
terribile
caricaturista
del
Pasquino
.
Non
l
'
avevo
mai
incontrato
,
sebbene
egli
fosse
noto
a
tutta
Torino
,
dalle
sartine
al
sindaco
Di
Nole
.
Il
maestro
era
dietro
di
lui
e
abbracciò
il
pittore
,
trascinandolo
,
fra
il
cicaleccio
delle
signore
,
nella
sala
.
Io
rimasi
tagliato
fuori
e
mi
ci
rassegnai
.
M
'
intimidivano
tutte
quelle
gonne
.
La
sala
era
piena
zeppa
.
Per
fortuna
la
mia
statura
mi
permetteva
di
vedere
.
Un
fruscìo
di
carte
e
un
silenzio
subitaneo
:
indi
il
coro
attaccò
Il
riso
di
padre
Martini
,
che
mi
fece
sussultare
di
piacere
:
da
tanti
anni
non
avevo
più
sentito
quella
gaia
musica
.
Oh
l
'
infanzia
,
così
bella
...
perché
lontana
!
Poi
saltò
su
Picaday
,
che
lanciò
una
bizzarra
improvvisazione
,
in
un
linguaggio
semi
-
giandujesco
i
cui
spunti
mi
tornano
spesso
a
mente
come
una
musica
stranissima
.
Secondo
lui
,
la
prima
volta
che
l
'
uomo
sentì
la
propria
voce
,
doveva
esserne
rimasto
spaventato
,
non
potendo
immaginare
che
uscisse
dal
suo
petto
;
immaginar
lo
stupore
d
'
un
contrabbasso
che
tutto
ad
un
tratto
si
ascoltasse
!
Poi
se
ne
diverti
e
se
ne
giovò
...
Io
non
fo
qui
che
spogliar
delle
immagini
brillanti
e
delle
sfaccettature
iridate
,
i
concetti
che
esprimeva
il
caricaturista
dal
viso
arguto
di
satiretto
.
Che
fa
la
campagnola
nel
meriggio
e
nel
crepuscolo
,
quando
il
pieno
sole
o
l
'
ombra
calante
la
riempiono
di
sgomento
?
Canta
.
Ella
è
piccola
,
smarrita
,
ma
la
sua
voce
,
la
sua
inquietudine
,
la
sua
baldanza
invadono
tutta
la
campagna
.
L
'
umanità
,
dentro
il
cielo
troppo
grande
,
fa
appunto
come
la
piccola
villanella
.
Canta
.
"
E
quando
la
voce
più
non
basta
,
vengono
gli
strumenti
.
E
la
polifonia
si
chiude
in
un
tempio
ed
ecco
infine
il
più
maraviglioso
degli
strumenti
,
la
cupola
!
"
.
Si
può
avere
,
aggiungeva
egli
,
un
modello
più
attraente
di
una
società
ideale
che
nel
coro
?
C
'
è
un
più
rigoroso
e
insieme
libero
legame
fra
uomini
,
che
nello
svolgersi
d
'
un
canto
di
Palestrina
?
In
un
alternarsi
di
sentimenti
in
tutte
le
gradazioni
,
tutte
le
parti
in
perfetto
accordo
conservano
la
loro
personalità
,
che
or
si
nasconde
,
ora
emerge
...
E
il
maestro
non
forma
che
una
volontà
,
un
segno
d
'
unità
,
un
centro
.
A
un
certo
punto
non
è
più
lui
che
guida
,
non
è
più
il
coro
che
consente
a
lui
;
ma
ne
risulta
un
tutto
,
in
cui
il
maestro
non
è
più
che
il
gesto
del
ritmo
...
Anche
la
personalità
del
maestro
,
cioè
chi
rappresenta
la
norma
,
la
legge
,
tace
.
Perché
la
legge
è
entrata
in
tutti
,
la
legge
è
il
movimento
stesso
della
vita
,
la
legge
è
il
flusso
,
in
tutti
i
petti
,
del
medesimo
sangue
umano
.
"
E
questa
legge
intima
non
è
che
la
pulsazione
del
piccolo
pianeta
di
cui
siamo
materiati
,
rispondente
alla
pulsazione
dei
mondi
,
dell
'
Essere
.
Quando
questa
legge
agirà
liberamente
in
noi
,
non
ci
sarà
più
bisogno
di
codici
,
né
di
governi
"
.
Dopo
il
discorso
,
altri
corali
seguirono
.
Io
guardavo
,
ascoltando
,
le
volute
decorative
del
soffitto
dipinto
da
Quibio
,
che
mi
parevano
svolgersi
con
una
stessa
armonia
.
Le
arti
non
sono
manifestazioni
di
uno
stesso
desiderio
,
d
'
uno
stesso
moto
continuo
dell
'
uomo
verso
l
'
infinito
?
Pochi
probabilmente
degli
assistenti
avevano
compreso
il
discorso
del
disegnatore
,
non
cogliendone
che
i
motti
e
i
paragoni
inattesi
.
Era
quello
un
singolare
miscuglio
di
persone
.
Fra
operai
e
commessi
di
negozio
stavano
artisti
,
professori
d
'
Università
,
un
grande
scultore
e
un
libraio
tedesco
;
la
musica
fondeva
tutta
insieme
questa
gente
,
la
cui
vita
svolgevasi
distante
e
diversa
,
e
anche
negli
intervalli
la
medesima
cordialità
creava
nell
'
atmosfera
come
un
tepore
,
un
sorriso
.
Uscimmo
che
declinava
il
sole
.
La
valle
era
tutta
fiorita
e
mossa
d
'
abiti
chiari
e
d
'
ombrelli
variopinti
,
come
se
l
'
inverno
imminente
non
soffiasse
nell
'
aria
.
Picaday
a
braccetto
con
Quibio
andava
innanzi
,
ed
io
dietro
,
sentendomi
un
po
'
isolato
,
ma
con
un
gran
desiderio
di
non
essere
un
estraneo
nella
folla
che
ora
si
riversava
lungo
la
viuzza
sinuosa
.
Un
gruppo
,
fra
cui
predominavano
le
donne
,
raggiunse
i
due
,
facendo
loro
ala
:
i
due
si
erano
fermati
a
guardare
il
lavoro
sospeso
lungo
il
ciglione
.
Era
la
trasmissione
elettrica
.
La
città
appariva
in
distanza
velata
di
nebbia
;
più
presso
,
il
Po
tra
i
pioppi
;
a
pochi
passi
,
la
strada
bianca
e
polverosa
di
Moncalieri
.
Picaday
parlava
del
telegrafo
Marconi
.
-
Nulla
va
perduto
-
diceva
egli
.
-
Gli
esseri
che
sono
intorno
,
dalle
cose
alle
persone
,
agiscono
su
noi
,
onde
noi
siamo
ricevitori
,
condensatori
,
trasmettitori
...
Forse
anche
le
cose
che
diciamo
morte
,
sono
più
vive
di
quando
vennero
all
'
esistenza
.
Le
case
,
le
stanze
,
i
mobili
,
si
può
dire
che
sono
vivi
soltanto
quando
c
'
è
morto
dentro
qualcuno
,
e
forse
accumulano
un
'
energia
di
vite
passate
che
si
scarica
su
noi
ad
ogni
contatto
.
Onde
e
pulsazioni
,
tutto
l
'
universo
non
è
altro
,
dal
nostro
cuore
al
sole
!
Io
mi
raffiguravo
infatti
un
'
incisione
che
avevo
veduta
nei
giornali
.
Delle
antenne
,
nient
'
altro
.
L
'
uomo
ha
trovato
le
sue
antenne
,
come
gli
insetti
:
esse
palpano
l
'
aria
.
E
così
la
terra
viene
avviluppata
dall
'
anima
umana
.
Oltre
l
'
atmosfera
,
oltre
i
pianeti
,
oltre
,
oltre
!
E
Picaday
continuava
tormentandosi
la
barbetta
e
sorridendo
:
-
Chi
sa
dirmi
perché
l
'
uomo
cammina
in
piedi
,
cioè
parallelo
al
raggio
della
terra
e
del
sole
?
Perché
egli
è
un
vero
raggio
della
terra
,
egli
la
irradia
nell
'
infinito
.
Io
rimanevo
come
trasognato
.
Quelle
erano
le
idee
che
io
ruminavo
da
anni
e
il
solo
sentire
che
un
altro
le
esprimeva
mi
faceva
un
effetto
strano
,
come
d
'
una
prova
,
infine
,
che
esse
esistevano
.
E
quegli
pareva
estrarle
dalla
confusione
della
mia
mente
,
pronte
e
lucide
,
come
dell
'
oro
dalla
ganga
.
La
sera
scendeva
.
Le
donne
ridevano
.
-
Che
belle
fantasie
!
-
dicevano
al
disegnatore
.
Infatti
,
siamo
ancor
ben
lontani
da
tutto
ciò
.
Fantasie
!
E
mi
sentii
solo
,
solo
,
come
quando
,
bambino
,
correvo
troppo
innanzi
nei
sentieri
,
e
non
udivo
più
dietro
me
il
passo
zoppicante
di
mio
padre
.
Stavamo
per
sboccare
nella
strada
provinciale
.
A
un
tratto
alcuni
ciclisti
passarono
.
Un
piccolo
automobile
scivolò
tranquillo
dinanzi
a
noi
:
altri
ciclisti
seguivano
.
-
Il
re
!
-
dissero
alcuni
.
Passò
a
distanza
di
pochi
passi
.
E
d
'
un
colpo
la
confusa
,
dispersa
,
informe
mole
della
società
mi
s
'
affacciò
,
mi
circondò
,
mi
assorbì
.
Che
ironia
!
Che
caduta
dal
sogno
armonioso
di
Picaday
!
Ma
non
basterebbe
volere
?
No
:
prima
bisogna
sapere
,
e
prima
di
sapere
,
vivere
...
-
Che
stai
almanaccando
,
Martino
?
-
mi
domandò
Quibio
,
toccandomi
la
spalla
.
Il
mio
pensiero
correva
dietro
il
veicolo
già
lontano
.
-
Siamo
sempre
allo
stesso
punto
,
amico
mio
!
Bisogna
che
tutti
abbiano
prima
di
che
vivere
...
-
Roba
vecchia
!
-
Sì
,
ma
nessuno
incomincia
,
nessuno
opera
:
ciascuno
pensa
per
sè
e
nessuno
pensa
a
tutti
...
Un
'
idea
repentina
aveva
lampeggiato
nella
mia
mente
.
Giunto
a
casa
,
scrissi
sulla
fronte
d
'
un
quaderno
:
IL
PIANTO
DEL
POPOLO
.
Poi
rimasi
lungo
tempo
con
la
penna
in
aria
fissando
la
lucerna
.
La
commozione
mi
gonfiava
il
petto
,
come
se
mi
accingessi
ad
un
'
opera
grandiosa
in
cui
sarei
rimasto
certo
inferiore
al
còmpito
,
ma
avrei
infuso
tanta
intensità
di
fede
da
rimovere
una
montagna
.
Rimasi
a
lungo
senza
raccapezzarmi
:
non
già
che
mi
mancassero
le
idee
:
esse
tumultuavano
come
un
fiume
che
non
trovasse
sbocco
.
In
breve
il
mio
capo
s
'
appesantì
e
gli
occhi
s
'
intorbidirono
.
Dovetti
coricarmi
.
Sedato
il
primo
tumulto
,
cominciai
a
vedere
e
discernere
ne
'
miei
pensieri
.
Era
necessaria
molta
brevità
,
molta
chiarezza
,
e
una
gran
passione
.
Non
si
racconta
di
certi
Santi
,
che
avevano
una
tale
efficacia
di
persuasione
da
guadagnare
il
cuore
degli
stessi
tiranni
?
Ci
voleva
un
esordio
rivelatore
,
una
trattazione
bene
equilibrata
e
particolareggiata
,
e
una
perorazione
che
bruciasse
come
la
fiamma
.
La
prima
e
l
'
ultima
parte
potevano
improvvisarsi
dopo
aver
bene
allestito
la
mediana
che
era
la
più
ardua
.
Scelsi
e
respinsi
successivamente
molti
progetti
.
Dipingere
il
male
delle
diverse
classi
e
propugnare
la
necessità
della
loro
fusione
?
Ma
io
non
ne
conosco
che
una
...
Ripigliar
il
programma
non
mai
attuato
:
Libertà
,
eguaglianza
,
fraternità
?
Parole
andate
fuori
d
'
uso
...
Classificar
le
materie
secondo
i
diversi
ministeri
del
Regno
?
E
mi
sentii
d
'
un
tratto
umiliato
,
stupido
,
nullo
!
Per
quindici
anni
m
'
ero
tuffato
in
tutte
le
correnti
del
sapere
,
ma
da
egoista
,
per
soddisfare
soltanto
la
mia
sete
enorme
.
Da
tutta
la
mole
di
cognizioni
che
mi
gravava
dentro
,
io
non
sapevo
estrarre
una
semplice
regola
di
vita
,
né
per
me
,
né
per
gli
altri
...
E
desiderai
subito
di
addormentarmi
,
di
isolarmi
,
di
sottrarmi
a
tutte
queste
pressioni
intorno
,
che
mi
imponevano
qualcosa
ch
'
io
non
vedevo
né
sapevo
,
qualche
còmpito
troppo
faticoso
...
Ah
,
poter
dormire
!
C
'
era
tanta
gente
,
che
non
avrebbe
dovuto
dormire
!
Io
ero
solo
,
solo
,
senza
un
cane
!
Io
non
dovevo
nulla
a
nessuno
!
Ma
non
mi
addormentavo
.
Una
cosa
soltanto
ero
sicuro
di
poter
ben
fare
.
Dipingere
la
gente
che
soffre
e
che
muore
.
Molte
cose
muoiono
insieme
ad
essa
:
l
'
amore
,
la
fiducia
nella
giustizia
presente
,
la
fede
nella
giustizia
avvenire
.
Per
molti
non
resta
che
la
disperazione
,
e
in
essa
non
sono
più
neanche
sostenuti
dal
pensiero
d
'
una
condanna
comune
.
Ognuno
morendo
sa
che
ha
diritto
di
vivere
,
e
che
ne
avrebbe
il
potere
,
se
l
'
altro
uomo
,
se
una
coalizione
d
'
uomini
non
glielo
rubasse
...
La
critica
della
società
presente
mi
sarebbe
dunque
stata
facile
;
e
questo
era
la
prima
parte
del
mio
programma
.
La
seconda
consisterebbe
nel
ricostruire
.
Delle
diverse
sorta
di
socialismo
avevo
poca
conoscenza
,
ma
sopratutto
mi
scontentava
in
esse
l
'
importanza
eccessiva
accordata
al
danaro
,
a
tutto
quello
che
forma
bensì
la
condizione
sine
qua
non
dell
'
esistenza
,
ma
che
di
per
sè
è
troppo
poco
.
Finalmente
mi
attenni
a
un
progetto
che
mi
parve
men
preciso
nella
sua
composizione
,
ma
che
dava
maggior
riposo
al
mio
spirito
.
Mi
alzai
e
lo
buttai
su
carta
subito
.
Ecco
.
-
Un
re
,
che
contempla
una
società
in
uno
stadio
più
alto
,
vuol
condurvi
con
un
metodo
di
governo
i
suoi
sudditi
,
col
proposito
anche
di
abdicare
quando
li
sentirà
veramente
liberi
.
Suo
strumento
principale
:
i
Medici
e
i
Maestri
.
Da
una
parte
libertà
,
dall
'
altra
azione
.
Libertà
anche
all
'
errore
,
ma
tutto
il
favore
e
l
'
aiuto
efficace
alla
luce
.
Tendenza
all
'
abolizione
di
tutti
i
legami
,
da
quelli
materiali
per
i
delinquenti
e
i
pazzi
,
a
quelli
morali
per
tutti
gli
uomini
;
dalle
manette
ai
codici
.
Abolizione
graduale
della
proprietà
ereditaria
:
dato
il
sufficiente
ad
ogni
nato
d
'
uomo
,
ricada
tutto
il
suo
acquisto
,
alla
sua
morte
,
nel
fondo
comune
.
Personalità
giuridica
della
donna
,
uguaglianza
dei
sessi
di
fronte
alla
conquista
della
personalità
,
della
libertà
,
della
felicità
.
Libero
sforzo
di
ciascuno
verso
la
propria
vita
,
verso
il
proprio
amore
.
Protezione
della
nascita
e
dell
'
allevamento
dell
'
uomo
.
Riposo
assicurato
ai
vecchi
.
Sorveglianza
continua
sulla
salute
pubblica
fino
alla
eliminazione
della
malattia
.
Massimo
favore
alle
industrie
,
al
commercio
,
alle
scienze
,
incoraggiando
l
'
uomo
alla
conquista
di
se
stesso
,
della
terra
,
del
cielo
.
Fede
nel
progresso
dell
'
umanità
,
come
se
non
fosse
,
e
non
è
,
destinata
a
morire
colla
Terra
.
Culto
della
vita
...
E
mi
addormentai
intenerito
da
una
grande
speranza
.
VIII
.
Era
di
marzo
.
Fuori
un
gran
vento
:
dentro
la
soffitta
di
Quibio
una
pace
tranquilla
sotto
la
grossa
lampada
che
spandeva
una
gran
luce
bianca
e
uguale
.
Io
voltavo
le
spalle
alla
finestra
:
egli
avea
voluto
quello
sfondo
perché
le
sponde
dell
'
abbaino
mi
facevano
da
cornice
.
Disegnava
rapidamente
:
la
mossa
della
sua
faccia
e
del
suo
sguardo
,
dalla
carta
a
me
,
mi
davano
un
po
'
d
'
inquietudine
.
Egli
mi
disse
:
-
Pensa
a
qualche
cosa
e
cerca
di
star
immobile
.
Per
esempio
,
pensa
a
qualcosa
di
astratto
;
Non
hai
un
problema
di
geometria
da
risolvere
?
o
di
astronomia
?
Tu
sei
astronomo
,
non
è
vero
?
...
E
se
parlo
,
non
rispondermi
.
Fissati
su
qualche
pensiero
e
non
rispondermi
.
Cercavo
di
fissarmi
,
com
'
ei
diceva
,
ma
non
ci
riuscivo
.
Pensai
al
mio
Memoriale
che
avevo
ricominciato
più
volte
.
Eran
passati
quattro
mesi
dacché
l
'
avevo
ideato
.
Io
che
sapevo
a
mente
la
storia
delle
nebulose
e
della
terra
e
degli
organismi
,
ignoravo
la
semplice
storia
del
primate
,
dell
'
homo
sapiens
.
Prendendola
a
studiare
trovai
che
nelle
parabole
delle
civiltà
,
tutto
quello
che
immaginavo
come
società
ideale
,
era
già
in
qualche
modo
esistito
L
'
ascesa
di
un
popolo
sarebbe
in
avvenire
l
'
ascesa
dell
'
umanità
intera
,
nient
'
altro
.
E
dopo
?
Dopo
il
benessere
,
la
decadenza
.
La
nazione
gode
,
non
si
propaga
,
i
barbari
la
sopprimono
.
Quando
tutta
l
'
umanità
sarà
felice
,
ecco
finita
l
'
umanità
...
In
fondo
poi
importa
qualcosa
?
Tutta
la
storia
,
un
punto
sul
quadrante
dell
'
immensità
.
-
Hai
una
faccia
stanca
-
disse
Quibio
...
-
Così
non
va
.
Ripòsati
un
momento
.
Mi
alzai
,
mentre
egli
appiccicava
il
suo
orlo
di
cera
a
una
piccola
lastra
cui
avrebbe
dato
l
'
acido
la
dimani
ch
'
era
festa
.
Egli
disegnava
tutta
la
settimana
e
lavorava
la
lastra
alla
domenica
.
Diedi
un
'
occhiata
in
giro
per
la
stanza
.
Egli
mutava
spesso
la
posizione
degli
oggetti
,
numerosi
e
bizzarri
,
che
teneva
sui
mobili
e
appesi
al
muro
.
In
mezzo
alla
parete
scorsi
una
figurina
,
una
signora
vestita
di
bianco
,
il
cui
volto
fino
era
disegnato
di
profilo
su
un
fondo
d
'
alberi
:
la
figurina
si
moveva
con
grazia
indicibile
.
Quibio
mi
guardò
e
sorrise
:
-
Che
ne
dici
?
-
Bellissima
.
-
Lei
è
più
bella
...
Egli
tacque
,
sorridendo
internamente
.
-
Che
cos
'
è
quell
'
arpa
?
-
chiesi
,
osservando
una
stranissima
caricatura
appiccata
alla
parete
.
Era
un
uomo
lunghissimo
,
di
profilo
,
il
cui
busto
,
le
cui
gambe
e
un
braccio
allungato
fino
a
toccare
i
piedi
colla
punta
delle
dita
formavano
un
triangolo
o
un
'
arpa
:
l
'
altra
mano
pizzicava
le
corde
tese
che
gli
legavano
busto
e
gambe
.
-
Non
vedi
?
-
rispose
egli
tutto
esilarato
.
-
È
il
sindaco
Di
Nole
che
riceve
i
sovrani
,
caricatura
musicale
di
Picaday
.
Come
ti
piace
Picaday
?
-
Simpaticissimo
!
-
È
un
terribile
mangiatore
di
libri
,
come
te
.
Credo
che
v
'
intendereste
.
Ti
racconterò
una
storiella
che
ti
prego
di
tener
segreta
.
È
stato
mio
compagno
alla
scuola
d
'
arti
e
mestieri
.
Poi
non
l
'
avevo
più
visto
.
Cinque
anni
fa
m
'
imbatto
in
lui
a
Strassbourg
,
cioè
a
Porta
Palazzo
.
Stava
contemplandosi
in
una
vetrina
,
e
non
era
affatto
bello
,
te
l
'
assicuro
.
Io
me
gli
metto
accanto
e
saluto
la
sua
figura
barbina
tra
i
cappelli
di
signora
inalberati
di
là
dal
vetro
.
"
Ciao
,
Pica
"
-
Ciao
,
Quibio
!
"
Uscito
dal
mio
abbraccio
un
po
'
vigoroso
,
lo
vedo
vacillare
e
impallidire
.
"
Cos
'
hai
,
Pica
"
-
Non
ho
mangiato
da
tre
giorni
!
"
Lo
condussi
in
una
trattoria
e
mangiai
anch
'
io
con
lui
,
per
cerimonia
;
erano
le
due
.
Quando
ebbe
finito
,
mi
caricò
d
'
insulti
e
se
n
'
andò
.
Solo
l
'
anno
scorso
l
'
ho
riveduto
,
rifatto
a
nuovo
,
e
,
caro
mio
,
s
'
è
buttato
a
piangere
nelle
mie
braccia
come
un
fanciullo
.
Egli
aveva
terminata
la
sua
bisogna
:
mi
disse
di
rimettermi
in
posa
,
il
che
feci
.
Poi
ricominciò
:
-
Sai
la
novità
?
-
Che
?
-
Non
vedi
là
il
ritratto
di
Cimisin
?
Non
l
'
avevo
mai
potuto
cogliere
.
Ora
finalmente
...
povero
diavolo
!
Già
tu
non
sai
mai
niente
:
vivi
nelle
nuvole
!
...
Gli
è
capitata
bella
!
Dicono
che
in
dieci
anni
che
è
qui
non
ha
mai
chiuso
l
'
uscio
per
paura
che
un
fabbro
framassone
lo
scassini
.
L
'
altra
mattina
lo
si
vide
chiuso
.
Puoi
immaginarti
...
E
c
'
era
un
pezzo
di
carta
appiccicato
su
:
Chiuso
per
decesso
dell
'
inquilino
!
Ce
l
'
aveva
scritto
lui
.
Allora
venne
il
segretario
e
mandò
per
la
Questura
.
Fu
aperto
e
si
trovò
il
povero
vecchio
disteso
sul
letto
colla
febbre
.
Accanto
,
per
terra
,
c
'
era
un
braciere
,
non
consumato
però
.
Il
povero
diavolo
s
'
era
ubbriacato
per
aver
del
coraggio
:
nota
che
non
beveva
mai
...
poi
s
'
era
buttato
sul
letto
.
Ma
il
vino
gli
aveva
fatto
male
,
e
l
'
aveva
vomitato
mezzo
sul
braciere
...
-
Che
destino
!
-
esclamai
.
-
Credevo
che
almeno
quello
lì
fosse
felice
!
-
Un
particolare
.
La
gabbia
era
vuota
.
Probabilmente
aveva
dato
la
libertà
al
merlo
dell
'
Inno
...
Rimase
un
po
'
in
silenzio
,
indi
riprese
,
quasi
per
intrattenermi
;
mi
sentivo
divenir
tristissimo
:
-
Hai
visto
lo
sciopero
di
Loani
?
Quattro
contadini
morti
.
Gridavano
:
Viva
il
re
!
dopo
avere
dato
fuoco
al
municipio
...
Come
siamo
indietro
!
È
ancora
il
concetto
di
mio
nonno
,
di
Sciolze
,
che
,
essendo
in
lite
con
un
consigliere
comunale
,
voleva
andar
dal
re
a
farsi
rendere
giustizia
.
-
Ma
credi
tu
-
gli
opposi
-
che
un
re
non
potrebbe
mutar
la
faccia
d
'
un
paese
,
tanto
più
sentendo
questo
appoggio
nell
'
anima
della
razza
?
-
Tu
sei
un
reazionario
,
caro
mio
!
-
rispose
egli
ridendo
.
-
Sta
'
in
guardia
!
Abbiamo
una
costituzione
e
un
parlamento
:
supponi
pure
che
entrambi
siano
cattivi
,
ma
è
il
popolo
sovrano
che
li
ha
voluti
.
Non
indaghiamo
qual
sia
stato
il
popolo
sovrano
di
allora
:
non
era
diverso
da
quello
d
'
adesso
...
Sotto
ce
n
'
era
un
altro
?
Questo
non
ha
voce
in
capitolo
,
caro
mio
:
egli
non
vede
nessun
soccorso
vicino
,
perché
gli
sta
sopra
quell
'
altro
popolo
:
perciò
domanda
aiuto
molto
lontano
,
alla
provvidenza
,
che
è
per
lui
rappresentata
in
terra
dal
re
.
Questo
ti
spiega
i
plichi
che
gettano
nell
'
aula
della
Camera
.
Ah
!
Bellissimo
!
-
e
Quibio
si
esilarava
sempre
più
.
-
Ma
l
'
uomo
del
plico
ha
già
un
'
anima
borghese
...
Il
popolo
vero
invece
va
direttamente
dal
re
...
Perché
non
ci
vai
tu
?
Gli
fai
un
discorso
...
Lo
scherzo
mi
colpì
d
'
uno
stupore
improvviso
,
come
se
ad
un
tratto
fossi
stato
scoperto
in
un
pensiero
indegno
o
molto
sciocco
.
Reagii
intimamente
e
tacqui
.
-
Hai
visto
Crastino
in
questi
giorni
?
-
fece
egli
cambiando
tono
,
quasi
per
farsi
perdonare
.
-
L
'
ho
visto
domenica
scorsa
.
Tornava
dal
lato
della
Barriera
di
Francia
.
Sembrava
stanchissimo
:
lei
l
'
aveva
a
braccetto
e
pareva
che
lo
sostenesse
...
-
Quel
ragazzo
è
finito
!
-
sentenziò
Quìbio
.
Mi
parve
d
'
esser
colpito
al
cuore
.
N
'
ebbi
un
brivido
di
paura
.
Io
non
ho
mai
veduto
un
'
agonia
.
Ero
forse
presente
quando
morì
mio
padre
,
ma
una
vicina
mi
trascinò
fuor
della
camera
e
io
non
lo
vidi
più
.
D
'
altronde
non
posso
più
concepire
la
morte
,
se
non
come
un
passaggio
,
una
crisi
.
Oltre
,
che
c
'
è
?
Non
so
.
Ma
la
morte
,
la
fine
,
non
esiste
.
-
Che
cosa
sei
tu
in
politica
?
-
continuava
Quibio
,
intento
a
disegnare
.
-
Io
sono
stato
anarchico
,
ma
anarchico
amorfista
,
intendiamoci
bene
:
tu
mi
sembri
un
di
quegli
anarchici
utopisti
che
erano
per
noi
il
fumo
negli
occhi
,
Reclus
,
Bakounine
,
Tolstoi
,
Ibsen
...
"
Uomini
,
siete
nati
buoni
:
perché
non
v
'
abbracciate
?
"
Ma
allora
,
vedi
,
avevo
fame
e
tenevo
una
moglie
tisica
...
perché
io
sono
vedovo
,
non
lo
sai
?
Sentivo
un
piede
che
mi
calpestava
e
mordevo
...
cioè
:
mi
facevo
mordere
,
perché
,
così
come
mi
vedi
,
senz
'
aver
mai
fatto
male
a
una
mosca
,
per
semplice
sospetto
,
fui
portato
in
un
astuccio
da
Piacenza
a
Capri
,
al
reclusorio
,
e
ci
stetti
un
anno
.
E
mia
moglie
,
nota
bene
,
mi
aspettò
tanto
da
poter
morirmi
nelle
braccia
.
Aveva
venti
anni
.
Tacque
.
Le
sue
mascelle
scricchiolarono
.
Si
levò
sul
busto
,
diede
un
respirone
,
poi
si
chinò
sulla
tavoletta
:
-
Tu
non
hai
fatto
il
servizio
militare
?
-
No
:
ero
inabile
,
troppo
lungo
e
smilzo
...
-
Quanti
anni
mi
dài
?
-
proseguì
.
-
Trenta
almeno
!
Ne
ho
venticinque
...
Che
cosa
sono
in
politica
?
Sono
un
bon
enfant
che
vuol
vivere
facendo
dei
forti
quadri
della
vita
che
mi
freme
dintorno
,
nient
'
altro
.
Ma
voglio
aver
libertà
di
pensare
,
di
lavorare
,
di
amare
...
Ci
sono
dei
paesi
dove
ciò
non
è
tanto
impedito
:
di
questi
il
più
affascinante
è
Parigi
.
Non
è
vero
?
Ah
la
libertà
,
l
'
arte
,
la
vita
!
S
'
interruppe
un
momento
e
strizzando
gli
occhi
verso
di
me
:
-
Così
va
bene
.
Abbi
pazienza
un
minuto
e
ti
lascio
...
E
s
'
immerse
nel
suo
lavoro
.
Io
non
l
'
ascoltavo
già
più
.
Pensavo
.
Conosco
un
uomo
privato
,
un
amico
del
mio
direttore
,
un
filantropo
,
che
senza
una
religione
cui
potesse
far
appello
,
ha
allevato
centinaia
di
fanciulli
,
sfamato
e
vestito
gran
numero
di
pezzenti
,
sollevato
innumerevoli
miserie
ignote
.
Supponiamo
che
un
tale
apostolo
fosse
deputato
,
fosse
ministro
...
Io
sono
ignorante
di
politica
...
"
Lo
rovescierebbero
!
"
Ma
perché
?
Quando
evidentemente
fa
un
gran
bene
?
Ma
costui
dovrebbe
vivere
con
un
solo
pensiero
,
con
un
solo
desiderio
,
e
questo
desiderio
dovrebbe
essere
la
sostanza
della
sua
vita
.
Supponiamo
che
costui
avesse
il
potere
più
esteso
che
un
uomo
possa
avere
in
una
nazione
.
Invece
,
se
un
uomo
investito
di
questo
potere
non
fa
nessun
atto
perché
cessi
uno
stato
di
cose
intollerabile
...
Evidentemente
bisogna
concluderne
che
non
lo
conosce
.
Perché
io
sento
che
in
tal
caso
farei
miracoli
:
e
quando
non
riuscissi
a
nulla
,
eh
!
che
so
io
che
cosa
sarei
,
infelicissimo
!
...
Dunque
egli
non
sa
.
C
'
è
chi
gli
fa
ressa
intorno
perché
non
veda
;
c
'
è
chi
gli
prepara
ai
lati
due
siepi
di
facce
prosperose
,
perché
non
possa
sospettare
la
miseria
,
la
fame
.
la
morte
...
Trovare
chi
sappia
chiamarlo
,
condurlo
per
mano
nel
sottosuolo
maledetto
!
Il
pittore
mi
guardava
e
affrettava
il
suo
lavoro
con
una
specie
di
febbre
.
Io
mi
sentivo
rimuovere
dentro
con
una
lenta
inquietudine
,
come
se
qualcosa
stesse
per
schiudersi
nel
mio
cervello
,
un
'
idea
,
ma
luce
.
Ma
un
gemito
anche
mi
pareva
sentire
dentro
di
me
;
un
gemito
venuto
chi
sa
da
qual
profondità
del
mio
essere
,
e
l
'
inquietudine
cresceva
,
e
un
senso
d
'
affanno
cresceva
,
mi
riempiva
a
poco
a
poco
,
mi
montava
alla
gola
:
una
specie
di
terrore
mi
afferrava
,
mi
dilatava
il
capo
.
E
un
silenzio
...
!
Il
gesto
del
pittore
mi
pareva
muto
,
strano
e
pauroso
:
a
un
certo
punto
i
suoi
occhi
mi
divennero
intollerabili
.
Ad
un
tratto
un
grido
acutissimo
mi
colpì
:
pareva
strapparsi
dal
fondo
delle
mie
viscere
.
Il
pittore
scattò
in
piedi
.
Aperse
la
finestra
;
guardò
nel
buio
:
-
È
là
!
La
soffitta
di
Crastino
...
Ci
slanciammo
entrambi
nel
corridoio
.
L
'
uscio
di
Crastino
s
'
apriva
allora
e
un
rettangolo
di
luce
si
gettava
nel
muro
opposto
,
e
un
'
ombra
in
mezzo
.
Prima
che
si
richiudesse
affatto
,
giungemmo
ed
entrammo
senza
picchiare
.
Era
la
moglie
dell
'
ubriaco
ch
'
era
entrata
,
e
la
Biondina
,
discinta
,
coi
capelli
sciolti
e
la
faccia
scomposta
,
che
le
aveva
aperto
,
si
buttò
traverso
il
letto
con
un
gemito
profondo
di
bestia
ferita
.
Sul
cuscino
la
testa
di
Crastino
immota
,
rigida
,
pareva
sorridere
.
-
Morto
!
-
disse
il
pittore
,
mettendogli
la
mano
sul
petto
.
Io
mi
lanciai
verso
il
povero
amico
,
gli
afferrai
la
testa
fra
le
mani
.
Lo
chiamai
sommesso
,
ma
con
tutta
l
'
intensità
del
mio
desiderio
.
Pesante
,
pesante
,
inerte
.
La
ragazza
stava
supina
traverso
le
ginocchia
del
morto
,
con
le
mani
ficcate
nelle
coltri
,
emettendo
il
suo
gemito
che
non
aveva
più
d
'
umano
,
quasi
tutta
coperta
dei
suoi
capelli
.
Minca
la
scosse
,
cercò
sollevarla
:
ella
si
volse
con
impeto
,
mostrandoci
un
viso
terribile
.
Senza
dubbio
ella
voleva
tutto
per
sè
quel
suo
bimbo
doloroso
anche
nella
morte
.
-
Qui
bisogna
far
qualcosa
-
disse
Quibio
.
-
Sì
-
diss
'
io
.
-
Intanto
un
medico
!
-
E
inutile
.
Ma
si
può
provare
.
Si
potesse
almeno
saper
qualcosa
da
costei
!
-
La
ragazza
è
qui
da
un
'
ora
e
mezza
-
disse
Minca
.
-
L
'
ho
chiamata
io
.
Passando
,
avevo
udito
il
lamento
del
giovanotto
e
gli
avevo
domandato
se
desiderasse
qualcosa
.
Allora
lei
è
venuta
,
tutta
affannata
,
e
li
ho
lasciati
soli
.
Io
mi
precipitai
a
cercare
il
medico
del
quartiere
.
Abitava
a
poca
distanza
.
Venne
subito
.
Si
appressò
al
letto
,
palpò
,
ascoltò
,
crollò
il
capo
.
Allora
ci
domandò
spiegazioni
:
gli
indicammo
la
ragazza
,
che
si
era
levata
conservando
la
sua
faccia
chiusa
e
terribile
.
-
Com
'
è
avvenuto
?
-
le
chiese
in
tono
perentorio
.
Il
suo
volto
si
decompose
:
ella
scoppiò
in
singulti
.
-
Non
so
-
cominciò
singhiozzando
.
-
Pareva
tranquillo
:
credevo
di
averlo
addormentato
.
Tutto
ad
un
tratto
mi
serrò
le
braccia
colle
mani
tanto
da
farmi
male
...
Balzò
su
a
sedere
,
diede
un
rantolo
e
cadde
rovescio
.
Il
medico
strinse
le
labbra
:
-
È
così
.
Doveva
accadere
...
Ora
pensiamo
ai
vivi
.
Voi
siete
uomini
-
aggiunse
volgendosi
a
noi
.
-
Quel
povero
giovane
era
tisico
e
affetto
da
mal
di
cuore
.
Pensateci
...
E
intanto
portatemi
via
queste
donne
.
Non
c
'
è
altro
a
fare
.
Buona
notte
!
-
E
se
n
'
andò
.
La
ragazza
ricompose
adagio
le
coltri
sul
petto
e
sulle
spalle
del
morto
,
rimboccò
il
lenzuolo
.
La
bella
testa
affondava
nel
guanciale
:
ella
rilevò
i
capelli
su
la
gran
fronte
pura
.
Nessuna
ruga
su
quel
viso
:
la
morte
aveva
disteso
nel
riposo
quei
muscoli
che
gli
davano
espressioni
mutevoli
e
intense
:
le
grandi
orbite
,
le
palpebre
immote
erano
sigillate
per
sempre
:
una
testa
marmorea
,
che
soltanto
la
piega
indecisa
della
bocca
rendea
viva
d
'
un
lontano
ricordo
di
vita
;
un
ricordo
indefinibile
,
triste
e
dolce
,
che
non
poteva
contemplarsi
senza
un
acuto
intenerimento
,
tanto
appariva
lontano
e
pur
presente
,
manifesto
ai
vivi
,
ma
con
un
'
impronta
d
'
eternità
.
Lo
stesso
senso
di
augusto
mistero
doveva
penetrare
il
pittore
e
Minca
,
perché
,
senza
staccar
gli
occhi
dal
morto
,
sentivo
ch
'
essi
lo
contemplavano
,
e
non
respiravano
,
per
ascoltare
il
silenzio
eterno
,
che
sospendeva
sul
nostro
capo
e
intorno
a
noi
per
un
istante
il
tempo
e
la
vita
.
Quanto
rimasi
così
,
fuor
di
me
stesso
?
Allor
che
mi
riscossi
,
avvertendo
un
gran
freddo
ai
piedi
e
alla
schiena
che
appoggiavo
al
muro
,
non
c
'
era
più
nella
stanza
che
la
ragazza
,
seduta
accosto
al
letto
,
con
la
testa
immersa
nelle
coltri
,
immobile
.
Dormiva
?
La
lampada
impallidiva
,
perché
il
cielo
imbiancava
,
traverso
i
vetri
nudi
,
e
l
'
aria
intorno
mi
pareva
mortalmente
gelida
,
come
se
la
morte
emanasse
da
quello
ch
'
era
stato
il
mio
povero
amico
e
m
'
entrasse
tenacemente
nelle
membra
.
Il
giorno
dopo
era
bellissimo
.
Il
sole
riempiva
il
cortile
di
scintillii
.
Le
finestre
del
palazzo
si
aprirono
di
buon
'
ora
,
le
donne
uscirono
sui
ballatoi
sottostanti
,
assonnate
e
sorridenti
nei
loro
accappatoi
chiari
.
La
notizia
che
c
'
era
un
morto
nelle
soffitte
non
scemò
l
'
animazione
delle
gallerie
interne
,
ove
i
ragazzi
si
rincorrevano
o
si
chiamavano
tra
'
cancelli
.
Solo
le
soffitte
restavano
silenziose
e
tetre
,
essendo
cessato
anche
il
vocalizzo
e
il
martello
di
Cimisin
.
Di
buon
'
ora
tutti
gli
inquilini
,
compresi
i
fanciulli
,
sfilarono
nella
soffitta
di
Crastino
,
poi
si
rinchiusero
o
abbandonarono
le
tristi
celle
per
scendere
nelle
vie
.
Più
volte
all
'
anno
così
Aeropoli
portava
il
lutto
.
Io
andai
al
Municipio
,
poi
combinai
i
funerali
per
il
mattino
seguente
.
Avevo
trovato
un
modo
di
smagrire
un
po
'
il
mio
gruzzolo
.
Scrissi
alla
dottoressa
per
informarnela
:
scrissi
all
'
editore
,
sebbene
sentissi
con
ira
che
questa
morte
gli
avrebbe
profittato
non
poco
:
forse
avrebbe
giovato
anche
alla
memoria
del
poeta
.
Tornai
a
mezzodì
:
la
ragazza
era
sola
presso
il
morto
:
con
la
donna
gli
aveva
fatto
l
'
ultima
teletta
:
ora
egli
poteva
partire
.
Invano
volli
indurla
a
prender
qualche
cibo
:
cupa
e
risoluta
,
pareva
mal
tollerare
che
gli
altri
si
occupassero
di
lei
e
del
suo
povero
amico
:
nondimeno
certi
sguardi
talora
sembravano
domandarmi
perdono
.
La
notte
il
pittore
venne
con
la
sua
tavoletta
e
il
carbone
.
La
ragazza
diede
in
smanie
a
vederlo
:
poi
s
'
acquetò
stanca
com
'
era
.
Due
candele
,
l
'
una
presso
il
capo
,
l
'
altra
lontana
,
doravano
la
testa
marmorea
d
'
una
luce
molle
e
tranquilla
.
Ma
lo
strisciar
del
carboncino
sulla
carta
mi
dava
fastidio
.
Sebbene
comprendessi
l
'
impulso
invincibile
dell
'
artista
,
non
riuscivo
a
tòrmi
il
senso
d
'
una
profanazione
.
Ma
quanti
atti
che
la
consuetudine
non
ci
fa
più
avvertire
,
hanno
della
profanazione
di
fronte
alla
morte
!
E
i
funerali
stessi
che
io
avevo
combinato
con
un
impresario
?
Ah
miseria
nostra
!
Forse
quello
del
buon
artista
era
il
tributo
più
sincero
e
di
maggior
valore
che
il
povero
poeta
avrebbe
avuto
mai
.
Così
pensavo
,
uscito
fuori
nei
corridoi
e
appoggiato
sulla
ringhiera
del
balcone
che
dà
nella
corte
.
In
basso
qualche
finestra
era
illuminata
:
che
avveniva
là
dentro
?
Visioni
rapide
e
vaghe
di
passione
,
di
maternità
mi
passarono
negli
occhi
.
Poi
guardai
il
cielo
.
Nero
,
cupo
,
senza
una
stella
.
Dov
'
erano
i
mondi
in
cui
immaginiamo
vite
fraterne
,
e
che
la
morte
,
l
'
inconcepibile
distacco
d
'
un
essere
ideale
dalla
creta
corruttibile
,
ci
rende
più
prossimi
e
imminenti
?
Lì
,
oltre
quella
cortina
di
nubi
nere
.
Quello
che
fummo
e
quello
che
saremo
oltre
il
piccolo
spazio
che
abbiamo
occupato
qui
,
esiste
forse
in
una
di
quelle
luci
che
ci
guardano
come
occhi
d
'
un
essere
caro
...
Custodisco
io
forse
in
fondo
agli
occhi
miei
lo
sguardo
di
mia
madre
?
La
vita
,
un
respiro
:
una
bolla
nasce
in
fondo
all
'
acqua
,
sale
,
si
frange
.
Muoiono
gli
esseri
e
ci
lasciano
il
loro
sguardo
...
Io
vorrei
lasciare
un
sorriso
.
Al
mattino
comprai
un
giornale
.
Portava
un
breve
necrologio
di
Crastino
,
opera
certo
dell
'
editore
.
Egli
si
presentò
difatti
alla
soffitta
,
sorvegliò
il
lavoro
dei
becchini
che
inchiodarono
la
cassa
:
la
fece
scendere
in
portineria
:
tutto
ciò
con
un
'
aria
quasi
di
padronanza
.
Era
piccolo
,
obeso
,
con
un
testone
giallo
e
calvo
;
faccia
imbozzacchita
tra
due
fedine
color
di
stoppia
.
I
suoi
occhi
frugavano
tutt
'
intorno
,
nel
cassetto
del
tavolo
e
sugli
scaffali
sbilenchi
:
era
evidentemente
imbarazzato
dalla
mia
presenza
.
Poco
dopo
giunse
la
dottoressa
,
infantilmente
serena
come
sempre
:
la
malattia
e
la
morte
erano
spettacoli
consueti
per
lei
:
diede
un
'
occhiata
in
giro
per
la
soffitta
:
-
Tutto
questo
dove
andrà
?
-
disse
.
-
È
vero
,
non
ci
ho
pensato
-
risposi
.
-
Chi
vuol
che
prenda
questa
roba
?
D
'
altronde
,
pochi
libri
,
alcuni
panni
:
un
letto
di
ferro
...
-
Se
nessuno
l
'
esige
,
la
prendo
io
-
aggiunse
ella
.
-
Il
letto
mi
serve
.
Sono
certa
che
il
povero
Crastino
mi
approverebbe
.
Che
ne
dice
?
-
Credo
anch
'
io
-
risposi
,
ammirando
la
sua
praticità
di
massaia
dei
poveri
.
-
Però
converrebbe
parlarne
alla
Biondina
.
Poi
trasse
due
giornali
:
-
Certo
non
avete
veduto
l
'
articolo
di
mio
papà
sul
Popolo
.
C
'
è
anche
qui
una
Cronaca
letteraria
della
Stampa
che
lo
riguarda
.
Leggerete
poi
.
Quanto
alle
sue
carte
,
credo
meglio
che
le
prendiate
voi
subito
.
Vedremo
sul
da
farsi
.
Ma
non
lasciate
che
se
n
'
impadronisca
l
'
editore
.
Questi
risaliva
appunto
,
dopo
aver
fatto
disporre
la
bara
nella
portineria
.
Salutò
ossequiosamente
la
dottoressa
:
-
Dappertutto
,
la
fata
!
-
disse
con
voce
nasale
.
-
Sì
,
ma
arriviamo
sempre
troppo
tardi
noi
,
non
è
vero
?
-
rispose
ella
semplicemente
.
S
'
inchinò
e
uscì
.
Il
vecchio
mi
scrutava
con
una
certa
preoccupazione
:
-
Voi
eravate
suo
amico
,
non
è
vero
?
-
Suo
parente
,
signore
-
risposi
.
Avevo
pensato
al
modo
di
contrastare
l
'
ingordigia
del
vecchio
.
-
Ah
,
mi
congratulo
.
Lei
aveva
un
cugino
veramente
geniale
.
Se
avesse
saputo
aiutarsi
un
poco
...
Intanto
la
prego
di
ricordarsi
di
me
.
Lei
sa
se
avesse
qualcosa
di
compiuto
?
Conosce
i
suoi
manoscritti
?
E
guardava
intorno
,
ove
nulla
era
rimasto
in
evidenza
,
contro
tutte
le
abitudini
del
mio
amico
,
la
qual
circostanza
cominciava
a
preoccuparmi
.
Egli
uscì
dandomi
una
lunga
stretta
di
mano
.
Un
pensiero
mi
traversò
la
mente
Non
avrebbe
egli
potuto
stampar
il
mio
Memoriale
?
Mi
diedi
dello
sciocco
.
Un
correttore
di
bozze
,
via
!
Eppoi
,
come
sarebbe
pervenuto
alla
sua
destinazione
?
Chiusi
l
'
uscio
Apersi
il
tavolino
:
nulla
.
Frugai
nella
scansia
,
sfogliai
alcuni
libri
.
Evidentemente
tutti
i
manoscritti
erano
stati
messi
in
salvo
da
Crastino
stesso
e
affidati
a
qualcuno
.
Forse
alla
Biondina
?
Ma
ella
era
coricata
come
in
torpore
,
sul
suo
letto
,
trattenuta
nei
momenti
di
rinvenimento
subitaneo
dalla
donna
dell
'
ubriaco
.
Eran
le
otto
.
Scesi
.
Molta
gente
era
adunata
ai
lati
del
portone
,
giovani
,
studenti
forse
.
Una
bella
corona
di
rose
era
sulla
bara
:
guardai
la
dottoressa
,
come
a
interrogarla
.
Ella
sorrise
:
-
Amava
tanto
i
fiori
!
Quibio
entrò
:
-
Va
a
vedere
,
Martino
.
Il
nostro
morto
non
ci
appartiene
più
.
Tutta
la
strada
è
piena
di
gente
.
Un
'
altra
grossa
corona
fu
portata
da
due
giovani
:
aveva
un
nastro
rosso
fiammante
,
su
cui
era
scritto
:
Avvenire
.
Poi
altre
quattro
successivamente
:
l
'
ultima
enorme
.
Una
era
dell
'
editore
,
le
altre
anonime
;
una
,
fittissima
,
tutta
di
viole
.
Questa
portava
un
verso
del
poeta
:
Fior
moribondi
sopra
un
morto
cuore
.
Giunse
il
carro
modesto
ch
'
io
avevo
comandato
.
L
'
editore
si
precipitò
in
portineria
con
un
registro
ch
'
era
andato
a
comprare
sul
momento
,
seguito
subito
da
tre
o
quattro
,
che
apposero
la
loro
firma
dietro
la
sua
.
Io
e
il
pittore
ci
guardammo
indignati
.
Quibio
fece
un
moto
per
lanciarsi
sul
libro
:
lo
arrestò
lo
sguardo
della
dottoressa
,
che
sorrise
:
-
Che
fa
?
Ciò
non
impedirà
che
questo
sia
un
funerale
ben
nuovo
.
Vedrete
.
Infatti
il
portone
e
la
strada
erano
talmente
ingombri
,
che
le
guardie
dovettero
intervenire
per
far
largo
alla
bara
e
poi
al
carro
che
s
'
avviava
.
E
una
vera
folla
circondò
il
carro
e
s
'
incamminò
dietro
ad
esso
.
Stormi
di
giovani
,
molti
con
fiore
rosso
all
'
occhiello
;
qua
e
là
alcune
barbe
bianche
,
teste
di
soldati
d
'
un
tempo
,
oggi
sognatori
della
terra
promessa
;
una
carrozza
nera
ove
intravedevasi
una
figura
di
donna
;
giovanette
,
studentesse
forse
,
dal
viso
alto
e
tranquillo
;
e
in
fondo
la
lamentevole
schiera
degli
abitanti
di
Aeropoli
,
i
veri
compagni
del
morto
,
che
sentivano
con
lui
la
fatale
solidarietà
che
li
aveva
uniti
in
vita
e
li
portava
ora
dietro
la
sua
bara
,
tutti
.
Eccetto
quest
'
ultima
schiera
,
non
aveva
,
tutta
questa
folla
,
una
fisionomia
di
circostanza
:
un
brusìo
ne
usciva
,
come
di
molte
voci
sommesse
:
riflessione
,
risoluzione
e
speranza
facevan
sereni
quei
visi
e
quegli
occhi
,
intesi
più
ai
barlumi
annunziatori
del
domani
che
non
alla
chiarezza
del
bel
giorno
di
fin
di
marzo
.
Si
parlavano
,
s
'
informavano
:
un
compianto
comune
avvinceva
subito
i
prossimi
e
li
innalzava
a
comuni
pensieri
e
aspirazioni
.
Un
avviso
di
giornale
e
l
'
appello
di
un
uomo
di
cuore
avevano
adunato
dietro
il
feretro
d
'
un
derelitto
tutti
i
cuori
insofferenti
della
miseria
e
dell
'
ingiustizia
.
-
Povero
Crastino
!
-
mormorò
Quibio
.
Osservai
ch
'
egli
gettava
qualche
occhiata
rapida
alla
carrozza
nera
,
che
s
'
era
avviata
dietro
il
corteo
,
a
distanza
.
-
È
ben
triste
!
-
risposi
io
.
Ma
il
cuore
mi
palpitava
forte
,
e
pensavo
a
lui
con
un
senso
di
tenerezza
,
come
quando
mi
avviene
di
essere
assalito
da
un
presentimento
vago
di
un
bene
segreto
a
persona
che
mi
è
cara
.
Poi
il
pensiero
del
mio
memoriale
mi
assorbì
.
L
'
umanità
,
un
attimo
!
Come
ero
avvezzo
a
queste
astrazioni
!
Ma
ecco
che
la
realtà
mi
riprendeva
:
il
sole
,
i
volti
umani
,
il
dolore
,
la
morte
.
E
lo
sgomento
mi
assaliva
.
Perché
mi
sciupavo
il
cervello
su
uno
schema
di
Società
astratta
,
fissa
,
mentre
tutta
l
'
umanità
intorno
a
me
ondeggiava
come
un
mare
?
Ecco
qui
,
da
un
lato
,
aeropoli
,
i
condannati
-
il
determinismo
sociologico
!
-
Dall
'
altro
l
'
idealismo
-
quelli
che
vivono
nell
'
utopia
.
Da
una
parte
gli
oppressi
,
dall
'
altra
i
martiri
:
rifiuti
gli
uni
e
gli
altri
...
E
intorno
intorno
al
piccolo
nucleo
,
il
vuoto
:
il
vuoto
ostile
...
cioè
la
folla
,
la
folla
amorfa
,
il
formicaio
enorme
in
cui
dei
piccoli
esseri
s
'
aggòmitano
,
si
mordono
,
si
schiacciano
,
si
asfissiano
in
una
innumerabile
e
disordinata
ascesa
verso
la
vita
,
la
luce
,
la
felicità
.
E
la
volontà
individuale
,
la
mia
volontà
che
può
fare
?
Indurre
un
soffio
di
follia
,
sollevare
le
pietre
del
selciato
,
schizzare
del
sangue
umano
sulle
faccie
d
'
una
massa
ebete
;
questo
forse
...
Ma
confortare
,
guarire
,
illuminare
,
far
felici
?
...
Il
corteo
,
ingrossatosi
a
mano
a
mano
lungo
i
viali
e
a
Porta
Palazzo
,
traendo
seco
nuovi
seguaci
e
curiosi
per
la
singolarità
della
gente
che
lo
componeva
,
giunse
al
Cimitero
.
Nel
campo
dei
poveri
,
fra
le
croci
basse
e
rugginose
,
la
bara
fu
deposta
sull
'
orlo
della
fossa
.
Un
mormorio
corse
nella
folla
.
Si
attendeva
.
I
becchini
calarono
la
cassa
.
Fiori
si
spiccarono
dalle
corone
e
caddero
sul
legno
nudo
.
La
signorina
Eva
salì
su
un
mucchio
di
terra
accumulata
sul
ciglio
,
alzò
un
mazzetto
di
rose
che
teneva
in
mano
e
parlò
.
Riporto
le
parole
,
che
furono
stampate
sul
Popolo
:
"
Hanno
portato
qui
una
corona
che
reca
un
verso
di
Crastino
:
Fior
moribondi
sopra
un
morto
cuore
,
"
Di
chi
è
la
corona
?
Non
importa
saperlo
.
È
il
tributo
dei
fratelli
a
colui
che
ha
interpretato
la
loro
inquietudine
e
il
loro
dolore
,
la
loro
lotta
e
la
loro
speranza
,
la
loro
aspirazione
verso
la
serenità
e
l
'
armonia
.
Era
un
usignuolo
,
nato
per
godere
la
libertà
della
terra
e
del
cielo
.
La
macchina
mostruosa
che
è
la
società
moderna
gli
ruppe
le
ali
e
lo
uccise
.
Egli
era
la
libertà
,
era
la
bellezza
,
era
la
felicità
che
vi
canta
in
cuore
,
o
fratelli
,
o
suoi
fratelli
:
era
l
'
amore
.
Noi
gli
poseremo
sul
petto
questi
fiori
moribondi
,
sul
povero
petto
consunto
,
sul
cuore
morto
d
'
inanizione
.
Ma
noi
che
non
crediamo
alla
morte
,
gli
getteremo
anche
a
piene
mani
i
nostri
fiori
più
vivi
,
le
nostre
speranze
,
il
nostro
lavoro
di
preparazione
per
un
domani
migliore
,
o
fratelli
,
la
felicità
e
la
riconoscenza
degli
uomini
avvenire
!
"
.
IX
.
Egli
era
assolutamente
fuori
di
posto
nella
società
presente
.
Dal
suo
volume
di
versi
che
aveva
raggiunto
due
edizioni
,
non
aveva
ricavato
che
seicento
lire
,
e
la
metà
l
'
aveva
lasciata
dall
'
editore
comprando
continuamente
libri
.
Avrebbe
avuto
bisogno
d
'
un
editore
quale
ho
letto
che
ce
ne
furono
in
Francia
al
tempo
del
Parnasse
e
più
tardi
,
che
anticipavano
denaro
ai
poeti
od
assegnavano
loro
una
somma
mensile
.
Sono
convinto
che
ottanta
o
cento
lire
al
mese
l
'
avrebbero
fatto
felice
e
gli
avrebbero
permesso
di
gustare
senza
difficoltà
né
rimorsi
le
due
tazze
di
caffè
giornaliere
che
,
a
suo
dire
,
gli
erano
necessarie
come
l
'
aria
.
Ma
anche
l
'
aria
,
povero
diavolo
,
gli
si
concedeva
scarsa
e
di
pessima
qualità
.
Mi
parlò
molto
di
poesia
e
avrei
voluto
raccogliere
tutte
le
considerazioni
preziose
che
mi
veniva
sgranando
di
continuo
ad
ogni
occasione
,
se
non
fossi
disgraziatamente
affatto
ignaro
perfino
della
prosodia
.
Egli
era
anche
un
profondo
musicista
.
Ma
la
musica
di
cui
egli
parlava
maggiormente
e
di
cui
si
diceva
nato
cultore
era
l
'
armonia
dell
'
universo
,
era
il
cielo
,
l
'
innumerevole
unità
del
cielo
:
soltanto
,
egli
l
'
amava
troppo
,
e
si
dimenticava
di
vivere
,
di
essere
,
su
una
minima
stella
,
una
minima
nota
di
quest
'
immensa
armonia
.
Rinunziava
a
vivere
,
ad
amare
(
amare
l
'
amore
,
cioè
la
propria
integrazione
,
se
stesso
)
per
pensare
;
si
uccideva
nel
corpo
per
vivere
della
mente
,
rompendo
in
sé
quella
musica
che
adorava
nell
'
universo
.
È
vero
che
il
suo
corpo
non
lo
induceva
ad
amar
l
'
esistenza
.
Esso
non
gli
si
faceva
sentire
altrimenti
che
come
un
peso
o
una
sofferenza
:
la
miseria
e
la
lenta
inanizione
,
peggiore
della
fame
,
perché
poco
si
avverte
e
non
provoca
reazione
,
infiacchendo
sempre
più
gli
organi
del
senso
animale
ed
acuendo
le
sensazioni
superiori
,
lo
avevano
reso
indifferente
alle
esigenze
del
corpo
:
non
le
sentiva
più
.
E
alla
fine
una
febbre
,
una
specie
di
ebrietà
continua
che
lo
teneva
in
una
strana
illusione
di
felicità
,
di
gioia
,
lo
estenuarono
affatto
.
Il
giorno
dopo
tutti
i
giornali
dell
'
Alta
Italia
,
riferendo
la
morte
del
giovane
poeta
e
facendone
grandi
elogi
,
rintracciavano
nei
suoi
stessi
versi
le
querele
su
la
noia
di
vivere
e
le
invocazioni
alla
morte
,
come
sintomi
e
presentimenti
.
Uno
proponeva
l
'
erezione
d
'
un
asilo
per
i
pensatori
e
gli
artisti
,
lamentando
le
tristi
condizioni
d
'
una
società
ove
gli
uomini
d
'
alto
intelletto
sono
costretti
a
dedicare
la
maggior
parte
della
loro
attività
alla
bisogna
del
pane
e
ad
esercitar
la
loro
massima
forza
che
li
costituisce
re
dell
'
umanità
,
quasi
di
straforo
,
di
furto
,
se
non
vogliono
morir
di
privazioni
.
Io
ricordavo
quel
ch
'
egli
m
'
aveva
raccontato
un
giorno
:
aveva
inviato
dei
versi
a
parecchie
riviste
sociali
e
la
risposta
era
stata
:
che
la
poesia
è
inutile
alla
società
e
trastullo
de
'
scioperati
.
-
Vedi
,
-
mi
diceva
-
ho
la
disgrazia
di
non
poter
leggere
che
giornali
socialisti
.
Gli
altri
hanno
maggior
coltura
,
eleganza
e
varietà
,
ma
ne
usano
per
difendere
e
ornare
le
cause
egoistiche
ed
abbiette
.
Sono
i
sofisti
d
'
Atene
.
Quelli
socialisti
sono
i
soli
in
cui
non
trovi
degli
insulti
personali
contro
di
me
e
di
te
e
di
tutti
quelli
che
ci
sono
più
vicini
,
i
poveri
diavoli
.
Ma
essi
non
mi
vogliono
,
senza
dubbio
per
cecità
,
perché
non
mi
riconoscono
:
non
sanno
ch
'
io
sono
loro
amico
e
necessario
.
Mi
ameranno
,
troppo
tardi
,
naturalmente
...
Borghesi
dunque
e
socialisti
non
lo
volevano
,
la
società
moderna
insomma
,
in
cui
era
nato
per
sua
disgrazia
.
Una
volta
aveva
mandato
tre
sonetti
alla
Domenica
Italiana
domandandone
un
dieci
lire
.
Erano
stati
subito
pubblicati
,
ma
i
danari
non
vennero
!
La
società
moderna
non
vuole
l
'
arte
:
vuole
una
certa
arte
:
quella
del
prestigiatore
,
dell
'
illusionista
,
del
lusingatore
.
Un
giorno
gli
dissi
:
-
Perché
non
scrivi
tutte
queste
cose
?
Nel
nostro
momento
sociale
molte
vite
sono
un
segno
e
un
ammonimento
.
Affinché
muti
al
più
presto
questa
intollerabile
galera
ch
'
è
la
vita
per
gran
parte
degli
uomini
,
alcune
autobiografie
piene
di
verità
e
di
passione
desteranno
i
sentimenti
di
giustizia
negli
uni
,
di
rivolta
negli
altri
...
Ma
egli
stimava
inutile
tutto
ciò
:
-
Soffrono
?
Perché
vivono
?
Si
lascino
morire
!
Ed
è
scomparso
.
Inutilmente
dunque
una
simile
apparizione
è
passata
sulla
terra
?
No
.
Una
vita
intensa
si
prolunga
lontano
.
Uomini
e
cose
intorno
avranno
qualcosa
di
quella
vita
senza
saperlo
...
E
pensavo
che
soltanto
la
vita
mia
era
priva
d
'
insegnamento
:
io
non
avevo
fatto
nulla
e
nulla
mai
mi
era
accaduto
...
Nondimeno
cominciavo
a
presentire
che
pure
a
me
il
destino
qualche
cosa
riserbava
.
E
me
ne
cresceva
il
desiderio
.
In
quel
tempo
io
mi
immersi
tutto
nel
mio
Memoriale
.
M
'
animava
un
'
energia
strana
.
La
mia
intelligenza
era
divenuta
talmente
libera
,
che
nei
momenti
più
inopportuni
,
lavorando
e
persino
mangiando
,
essa
si
lanciava
nello
spazio
,
dandomi
spesso
,
al
richiamo
della
realtà
,
quasi
una
scossa
al
cervello
,
impercettibile
,
ma
singolare
,
che
mi
teneva
un
attimo
nel
timor
della
follìa
.
Scrissi
in
quel
tempo
precipitosamente
molte
pagine
,
che
più
tardi
cercai
invano
di
ordinare
e
alcune
perfino
mi
riuscirono
indecifrabili
.
È
quello
che
avveniva
,
dicono
,
al
Nietzsche
,
a
parte
l
'
immodestia
.
L
'
ebbrezza
delle
idee
dà
un
delirio
che
si
oblia
facilmente
.
Dal
naufragio
del
mio
Memoriale
(
dirò
poi
perché
lo
abbandonai
)
ne
salvo
qui
alcune
.
*
*
*
È
un
destino
che
ci
tormentiamo
continuamente
a
far
delle
leggi
,
sapendo
che
i
nostri
figli
dovranno
sudar
sangue
nello
spezzarle
?
Noi
tramandiamo
,
centuplicata
,
un
'
eredità
di
dolore
.
Leggo
che
la
vita
umana
si
allunga
.
La
notizia
non
è
fatta
per
consolare
colui
che
considera
come
l
'
uomo
faccia
,
fino
alla
virilità
,
quattro
passi
,
e
torni
indietro
di
tre
,
prima
di
morire
.
Le
idee
camminano
,
la
scienza
corre
a
precipizio
:
l
'
uomo
,
animale
abitudinario
,
va
lentissimo
,
cosicché
noi
siamo
in
gran
parte
dei
barbari
che
usano
del
telefono
e
del
radiotelegrafo
.
Bisognerebbe
che
la
vita
umana
fosse
composta
di
parecchie
diverse
vite
e
che
potessimo
non
solo
mutar
idee
,
ma
organismi
d
'
idee
.
Ciò
non
sarebbe
poi
troppo
difficile
,
se
la
nostra
educazione
non
fosse
stranamente
imbecille
.
I
nostri
padri
e
maestri
ci
dànno
un
'
educazione
evoluzionistica
a
rovescio
!
Mi
spiego
:
essi
credono
necessario
,
invece
di
farci
partire
dal
punto
a
cui
essi
sono
arrivati
,
farci
rintracciare
non
solo
il
loro
cammino
,
ma
quello
dei
proavi
,
e
direi
perfino
tutta
la
scala
animale
inversa
.
Tutti
gli
errori
per
cui
è
passata
l
'
umanità
,
essi
ce
li
fanno
credere
,
dall
'
adorazione
dei
feticci
ad
una
religione
di
terrore
,
dalla
rinuncia
alla
propria
ragione
a
una
fede
ultraterrena
nel
premio
e
nel
castigo
.
A
vent
'
anni
,
i
giovani
trovano
che
hanno
creduto
ad
un
'
illusione
,
indi
abbandonano
questa
per
un
'
altra
e
per
un
'
altra
ancora
.
Allora
poi
si
ripete
loro
:
"
Cercate
,
studiate
"
.
Come
faranno
a
gettar
quel
carico
?
Le
nostalgie
dell
'
infanzia
e
della
gioventù
accompagnano
degli
errori
:
gettandoli
,
bisogna
spogliarsi
anche
di
quelle
nostalgie
,
di
tutta
la
poesia
dell
'
età
fervente
.
E
ora
:
"Credete!..."
Hanno
essi
ancora
forza
di
credere
?
Gli
errori
dell
'
umanità
vanno
insegnati
solo
in
rapporto
colla
verità
d
'
oggi
.
*
*
*
I
Medici
e
i
Maestri
:
questi
riprendono
l
'
opera
di
quelli
.
Tutte
le
azioni
vitali
si
connettono
e
si
integrano
:
l
'
igiene
presta
alla
morale
dei
solidi
appoggi
e
delle
terribili
sanzioni
e
il
colpevole
si
punisce
in
se
stesso
e
nei
suoi
figli
.
La
malattia
,
la
miseria
sono
errori
individuali
e
sociali
di
cui
portano
la
pena
tutti
i
responsabili
,
poiché
la
tubercolosi
,
la
contaminazione
,
la
delinquenza
afferrano
quasi
con
predilezione
i
fini
rampolli
degli
oppressori
e
degli
sfruttatori
.
*
*
*
Mi
si
dice
un
ideologo
,
un
visionario
,
un
monomane
.
Quest
'
ultimo
epiteto
mi
fu
largito
da
un
compagno
che
mi
vede
sempre
leggere
sui
giornali
i
fatti
gravissimi
e
mortali
dovuti
alla
rivolta
contro
la
miseria
o
alla
fuga
di
essa
fuor
della
vita
.
Sì
,
temo
perfino
d
'
esser
crudele
.
I
fatti
di
cronaca
,
i
suicidii
sopratutto
m
'
attirano
:
li
leggo
avidamente
per
scorgere
in
essi
un
continuo
ammonimento
.
I
giornali
illustrati
dovrebbero
scegliere
piuttosto
,
tra
i
fattacci
,
quelli
che
eccitano
alla
bontà
,
alla
riflessione
sulle
miserie
sociali
,
al
desiderio
di
rimediarvi
.
Il
sangue
è
sempre
fecondo
:
è
forse
il
solo
reagente
che
scuota
la
società
inerte
e
curante
soltanto
d
'
un
benessere
corporale
.
Esso
nuoce
alla
digestione
,
e
chi
vuol
ben
digerire
deve
cercar
un
rimedio
.
Sono
gli
strappi
della
catena
che
molti
non
sentono
al
piede
,
foderati
come
sono
d
'
ovatta
e
di
velluto
...
Siam
tutti
legati
gli
uni
agli
altri
;
così
volle
la
natura
.
Ad
ogni
forte
strappo
qualche
lieve
ammaccatura
si
produce
anche
nei
più
grassi
e
prosperosi
.
Ah
se
tutti
nascessero
nudi
,
invece
che
imbottiti
,
e
sentissero
tutti
il
roder
del
ferro
!
Allora
si
cercherebbe
insieme
che
la
catena
si
mutasse
in
ghirlanda
...
*
*
*
Oh
la
lotta
colla
parola
!
Non
riuscirò
dunque
mai
a
concretare
l
'
essenza
del
mio
pensiero
?
Sono
io
socialista
o
individualista
?
Non
lo
so
.
Sono
io
.
Ecco
un
'
umile
affermazione
che
non
intende
punto
esagerare
il
mio
posto
nell
'
umanità
e
nell
'
universo
.
Il
nucleo
del
mio
pensiero
è
questo
.
L
'
umanità
si
sviluppa
nel
senso
della
sociabilità
.
L
'
individuo
tanto
più
accresce
la
sua
persona
quanto
più
partecipa
dell
'
altrui
.
Chi
è
circoscritto
dalla
sua
epidermide
ha
una
vita
meschina
e
povera
:
chi
invece
sente
i
suoi
nervi
innestarsi
nei
nervi
,
le
sue
arterie
penetrare
nelle
arterie
di
una
prossima
e
lontana
umanità
,
chi
irradia
,
fruisce
di
tanto
maggior
vita
,
quanto
è
capace
di
comprenderne
.
Chi
più
dà
di
sé
,
più
riceve
.
Per
questa
comunicazione
,
compenetrazione
,
si
fondono
gl
'
individui
in
famiglie
,
gli
Stati
in
Unioni
.
Soltanto
quando
l
'
umanità
sarà
una
,
potrà
provvedere
a
se
stessa
e
guardare
là
dove
ora
guardano
soltanto
gli
astronomi
...
*
*
*
Su
La
Stampa
del
15
gennaio
19**
.
Una
ragazza
madre
,
non
trovando
di
che
sfamar
la
sua
creatura
,
la
depone
in
una
chiesa
,
poi
corre
alla
Questura
a
denunziarsi
come
colpevole
d
'
averla
abbandonata
.
La
sera
prima
era
stata
trovata
per
istrada
col
bambino
e
ricoverata
in
Questura
.
Era
forse
qualche
pietoso
questurino
che
le
aveva
insegnato
il
solo
modo
col
quale
la
società
moderna
avrebbe
permesso
alla
sua
creatura
di
vivere
?
Il
bimbo
fu
portato
all
'
Ospizio
.
Ma
,
quel
ch
'
è
miserabilmente
comico
,
la
donna
fu
condannata
e
messa
in
carcere
.
Un
ordinamento
sociale
ov
'
è
possibile
una
tal
contraddizione
non
merita
più
d
'
essere
puntellato
dalle
coscienze
nuove
.
*
*
*
S
'
io
potessi
ammettere
ch
'
esiste
un
uomo
responsabile
di
tutto
questo
,
e
lo
scoprissi
...
sarei
un
infame
se
non
l
'
uccidessi
a
costo
della
vita
.
Ma
io
so
che
non
esiste
.
Ed
è
questo
che
complica
la
cosa
,
più
che
non
pensino
gli
anarchici
.
Esistono
invece
piccole
e
grandi
dosi
di
male
,
che
ciascuno
di
noi
fa
subire
,
o
subisce
,
ed
esistono
uomini
che
possono
procurare
altrui
secondo
le
loro
forze
un
bene
minimo
o
grandissimo
...
*
*
*
Nota
al
Memoriale
.
Sovente
ho
nell
'
orecchio
un
ritornello
:
"
Chi
ha
fatto
soffrire
,
soffra
"
.
Donde
viene
?
È
atavismo
?
Istinto
di
padri
selvaggi
?
Mi
assale
nei
momenti
cattivi
,
specie
quando
ho
mal
di
denti
.
Parecchie
di
queste
pagine
furono
scritte
durante
un
terribile
mal
di
denti
.
V
'
ha
un
male
più
stupido
?
Tutto
ciò
per
l
'
antipatica
operazione
di
rifornire
la
macchina
!
Oh
i
piaceri
della
tavola
,
per
tutti
i
mangiatori
di
granturco
che
marciscono
nelle
basse
del
Po
!
Un
microbio
s
'
introduce
nelle
vostre
ganasce
e
rosica
impercettibilmente
.
La
mascella
,
le
tempie
,
tutto
il
cranio
sono
in
congestione
:
è
una
tortura
senza
tempo
,
fissa
come
un
'
ossessione
,
che
fa
pensare
al
suicidio
!
...
E
tanto
supina
e
miserabile
che
non
ha
mai
avuto
l
'
onore
della
letteratura
.
Mi
ricordo
una
caricatura
d
'
un
leone
con
le
mascelle
fasciate
d
'
una
pezzuola
!
...
Anche
un
de
'
miei
ricordi
più
atroci
v
'
è
connesso
.
Io
ho
anche
immagini
di
mio
padre
nella
memoria
:
lo
vedo
il
più
delle
volte
zappare
nella
creta
con
la
testa
nuda
e
le
gambe
nell
'
acqua
.
Ma
talvolta
lo
vedo
in
un
'
attitudine
spaventosa
.
Egli
è
inginocchiato
sul
pagliericcio
ov
'
io
mi
distendevo
tutte
le
sere
accanto
a
lui
:
ha
gli
occhi
stralunati
e
si
preme
le
guance
colle
mani
e
apre
la
bocca
con
gemiti
strozzati
che
interrompe
soltanto
qualche
requemeterna
!
Requemeterna
!
...
e
io
mi
rannicchio
contro
le
sue
ginocchia
piangendo
di
terrore
...
*
*
*
Nella
compagine
del
più
duro
metallo
i
fisici
dicono
che
le
molecole
hanno
dei
movimenti
proprii
estesissimi
.
Così
noi
uomini
c
'
incontriamo
,
ci
incrociamo
,
ci
allontaniamo
,
ma
invano
cerchiamo
di
sottrarci
alla
compagine
dell
'
umanità
.
E
la
libertà
consiste
nell
'
essere
consci
di
questo
vero
,
nel
secondarlo
,
in
luogo
di
contrastarlo
inutilmente
...
Il
mondo
morale
di
Dante
,
pensava
Crastino
,
era
più
ricco
del
nostro
...
È
vero
?
Certo
un
mondo
di
cui
l
'
uomo
costituisce
il
centro
,
componendo
a
sua
immagine
terra
e
cielo
,
demonio
e
Dio
,
riesce
grandioso
.
Ma
l
'
uomo
d
'
allora
,
che
informava
di
sé
un
mondo
irreale
,
era
schiavo
delle
creature
uscite
dalla
sua
immaginazione
:
ora
egli
è
libero
e
re
in
questo
piccolo
angolo
d
'
universo
che
ha
riconosciuto
suo
.
*
*
*
Alcuni
concepiscono
la
società
a
somiglianza
di
certi
enormi
casoni
d
'
affitto
moderni
,
dalle
innumerevoli
camere
;
dalle
innumerevoli
finestre
uguali
,
un
monotono
parallelepipedo
a
traforo
.
Invece
dovrebbe
essere
l
'
ardita
,
complessa
,
nervosa
cattedrale
,
dai
robusti
contrafforti
e
dalle
nervature
agili
,
ove
ogni
capitello
è
una
personalità
e
tutto
è
una
armonia
e
di
sulle
cupole
brilla
verso
il
cielo
il
genio
.
Oggi
che
cos
'
è
?
Una
massiccia
piramide
ove
le
pietre
brute
durano
da
secoli
nello
sforzo
di
sostenere
le
superiori
e
l
'
ultima
,
senza
proprii
impulsi
,
senza
slancio
,
schiave
d
'
una
sola
legge
,
il
peso
,
l
'
oppressione
...
*
*
*
Ci
sono
altri
mondi
.
Quelli
del
nostro
sistema
solare
hanno
qualche
affinità
con
la
Terra
?
La
vita
vi
ha
manifestazioni
paragonabili
?
Giove
,
ad
esempio
,
è
in
formazione
:
forse
le
prime
cellule
vi
nascono
ora
nel
primo
sedarsi
della
lotta
tra
gli
elementi
.
Dovrà
in
esso
la
vita
superiore
,
quella
che
potrebbe
dirsi
l
'
umanità
di
Giove
,
percorrere
la
stessa
sanguinosa
evoluzione
che
la
nostra
,
senza
che
le
nostre
esperienze
dolorose
possano
servirle
in
nulla
?
La
mia
fede
nel
migliorismo
mi
risponde
risolutamente
di
no
.
Io
non
ne
so
nulla
;
ma
in
questa
universale
tendenza
all
'
armonia
,
correnti
ignote
,
che
forse
non
ci
saranno
più
un
mistero
nel
futuro
,
devono
collegare
continuamente
le
vite
planetarie
.
Ad
esempio
,
possiamo
noi
spiegarci
con
elementi
attinti
in
noi
e
attorno
a
noi
l
'
idea
?
No
:
esse
furono
perfino
credute
immanenti
di
per
sé
:
non
sarebbero
esse
il
legame
fra
le
vite
intelligenti
del
mondo
siderale
?
L
'
ideale
è
in
noi
e
nello
stesso
tempo
viene
di
fuori
,
cioè
è
l
'
essenza
di
noi
stessi
che
fa
parte
con
quella
di
altri
esseri
ignoti
alla
nostra
coscienza
,
ma
sentiti
oscuramente
dall
'
istinto
.
Io
non
so
se
alcuno
abbia
già
enunciata
questa
verità
:
può
essere
un
ricordo
rimastomi
delle
mie
bozze
,
senza
ch
'
io
lo
avvertissi
.
Ma
in
vero
mi
pare
che
i
professori
non
parlino
punto
di
queste
cose
.
Essi
sono
troppo
timidi
nelle
sintesi
.
Per
esempio
:
io
vorrei
vedere
in
un
quadro
rapido
disegnata
questa
evoluzione
interiore
dell
'
umanità
.
Una
grafica
quasi
astratta
,
esclusi
assolutamente
Alessandro
,
Muzio
Scevola
,
Carlo
V
,
Marat
e
tutti
questi
individui
che
se
non
guastarono
nell
'
evoluzione
dell
'
umanità
,
guastano
certamente
nella
storia
scritta
dai
professori
.
I
quali
,
se
leggeranno
questo
mio
scritto
,
sentiranno
pietà
di
me
e
mi
classificheranno
fra
gl
'
imprudenti
pei
quali
la
scienza
è
una
lampada
che
brucia
le
ali
.
Ma
la
mia
scienza
abborracciata
alla
meglio
,
dirò
piuttosto
rubata
o
spigolata
come
faceva
mia
madre
il
grano
nei
campi
dei
padroni
,
mi
serve
,
a
me
:
mi
è
nutrimento
,
mi
è
sangue
del
cuore
.
Per
essi
è
anche
nutrimento
,
sì
...
Abbasso
i
saggi
,
i
veggenti
che
tengono
le
mani
nelle
tasche
,
mentre
i
lor
fratelli
per
errore
si
sgozzano
a
vicenda
!
*
*
*
Una
striscia
di
sole
sul
mio
letto
,
dalle
imposte
socchiuse
.
Come
mi
sento
vivo
,
lucido
,
agile
,
allo
apparir
del
sole
!
E
in
quel
piccolo
raggio
miriadi
di
pulviscoli
.
All
'
ombra
non
si
vedono
,
per
noi
non
esistono
:
ed
ecco
,
il
sole
ce
li
rivela
illuminandoli
.
Così
il
cielo
è
pieno
di
mondi
nell
'
ombra
o
illuminati
:
pulviscoli
.
Tutto
si
somiglia
nell
'
universo
,
date
le
proporzioni
:
nella
mia
stanza
e
nello
spazio
immenso
polvere
,
null
'
altro
.
La
Chiesa
dice
:
"
Ricordati
che
polvere
sei
e
polvere
tornerai
...
"
Ha
ragione
:
ma
l
'
errore
è
qui
:
la
polvere
non
è
la
morte
:
nella
mia
soffitta
e
nello
spazio
immenso
vive
.
Un
giorno
un
di
questi
pulviscoli
si
staccò
-
un
attimo
-
da
un
granello
più
grande
,
per
tornarvi
dopo
quell
'
attimo
.
E
durante
quell
'
attimo
,
ecco
,
il
pulviscolo
,
la
Terra
,
come
un
figlio
che
cessa
d
'
appartenere
al
grembo
materno
,
acquista
una
vita
sua
:
si
consolida
la
sua
ossatura
;
si
sviluppano
gli
organi
,
i
cristalli
,
le
piante
,
gli
animali
;
e
il
cervello
infine
,
cioè
l
'
uomo
plasmato
d
'
infinito
...
Tutto
il
resto
è
l
'
organismo
speciale
della
Terra
:
l
'
intelligenza
è
ciò
che
la
unisce
agli
altri
organismi
giganti
dello
spazio
.
Perché
l
'
intelligenza
si
lancia
fuor
della
Terra
.
E
mentre
il
granello
move
nello
spazio
,
ecco
che
quest
'
intelligenza
si
agita
sulla
sua
corteccia
.
Da
prima
a
prender
coscienza
di
sé
.
Fatto
concreto
nell
'
uomo
,
lo
spirito
della
terra
spunta
nell
'
Oriente
e
nell
'
Occidente
.
Varie
di
climi
e
di
razza
,
le
civiltà
germogliano
,
s
'
innestano
,
si
diffondono
,
possiedono
l
'
estensione
della
Terra
.
Ed
ecco
quest
'
intelligenza
penetrar
nella
terra
,
leggervi
dentro
,
traverso
gli
strati
delle
civiltà
,
traverso
gli
strati
accumulati
nell
'
infanzia
della
vita
,
fino
al
nucleo
ardente
,
ch
'
è
la
sostanza
del
sole
.
E
la
Terra
si
conosce
,
ora
,
e
prende
possesso
di
se
stessa
.
Di
poi
s
'
irradierà
nell
'
infinito
.
Le
epoche
primordiali
,
la
storia
umana
,
il
ritorno
nel
grembo
del
sole
padre
,
un
attimo
.
E
il
turbinio
della
polvere
di
stelle
nello
spazio
immenso
non
sarà
mutato
d
'
un
punto
.
Questo
ha
pensato
,
un
mattino
di
sole
,
il
correttore
di
bozze
che
non
sentì
mai
umiliazione
d
'
essere
minuscolo
,
d
'
essere
polvere
.
X
.
Com
'
è
ch
'
io
sento
tanta
compiacenza
nel
redigere
queste
note
?
Quanto
più
procedo
,
più
m
'
indugio
e
quasi
,
in
qualche
momento
,
mi
scompare
dalla
vista
la
conclusione
,
l
'
atto
che
deve
dare
ad
esse
il
valore
ed
il
suggello
.
Ma
io
non
ho
più
nessuna
esitazione
interiore
:
ho
risoluto
.
E
questo
stesso
indugio
sulla
mia
breve
vita
di
due
anni
mi
pare
talvolta
il
ricordo
d
'
un
sogno
.
Questa
scena
che
racconterò
è
rimasta
nella
mia
visione
stranamente
intera
e
viva
in
tutti
i
suoi
particolari
.
Essa
mi
pose
per
un
momento
a
contatto
con
l
'
anima
profonda
di
esseri
,
che
avevo
sempre
veduti
dissimulati
sotto
la
comune
e
uniforme
inquietudine
della
lotta
quotidiana
e
mi
diede
chiaro
e
inesorabile
il
senso
della
loro
condanna
e
del
loro
inevitabile
naufragio
.
Il
più
fiero
sole
d
'
agosto
era
sceso
dietro
le
Alpi
.
Io
sedevo
sulla
finestra
di
Quibio
con
un
libro
in
mano
,
mentre
egli
lavorava
.
Le
gallerie
interne
della
casa
cominciavano
ad
animarsi
di
bambini
e
di
donne
,
mentre
lungo
la
giornata
dal
vuoto
del
cortile
profondo
parevano
venir
su
fino
alle
soffitte
e
disperdersi
nell
'
atmosfera
dei
faticosi
respiri
d
'
un
grande
organismo
oppresso
d
'
asfissia
.
Ora
sui
ballatoi
dei
piani
superiori
vociavano
i
bimbi
,
le
donne
traevano
esclamazioni
di
sollievo
,
le
braccia
nude
,
molli
nelle
vestaglie
chiare
,
rimandandosi
l
'
una
all
'
altra
delle
frasi
pigre
.
La
magrissima
gatta
della
Salamandra
mi
guardava
pietosamente
di
sul
letto
di
Quibio
.
Questi
l
'
aveva
attirata
altra
volta
nella
sua
soffitta
per
disegnarla
,
insieme
al
gattone
bianco
e
soffice
di
una
signora
dei
piani
inferiori
,
ed
ora
entrambi
si
contemplavano
in
perpetuo
in
un
'
acquaforte
color
ruggine
.
Il
gatto
borghese
era
presto
scomparso
,
reclamato
,
con
insolenza
,
dalla
sua
biliosa
padrona
,
il
che
,
venuto
all
'
orecchio
della
Salamandra
,
aveva
cagionato
da
parte
di
costei
molte
considerazioni
astiose
e
allusioni
ad
alta
voce
su
la
fortuna
dei
gatti
e
degli
uomini
,
o
più
precisamente
delle
donne
,
perché
fra
lei
,
affermava
,
e
la
signora
del
piano
di
sotto
non
era
differenza
che
di
fortuna
.
Il
disegno
di
Quibio
d
'
altronde
portava
alla
medesima
conclusione
.
Ora
la
gatta
dai
peli
grigi
ritti
e
radi
aveva
posto
amore
a
Quibio
e
s
'
insinuava
nella
sua
stanza
ogni
volta
che
la
vedeva
socchiusa
,
guardandolo
con
due
occhi
strazianti
e
troppo
grandi
nel
testone
angoloso
.
-
Non
leggi
più
?
-
mi
domandò
Quibio
forbendo
la
sua
lastra
.
-
A
momenti
è
qui
Picaday
.
Entrò
di
fatti
poco
dopo
il
caricaturista
,
portandosi
dietro
Notu
.
Questi
rideva
fino
alle
orecchie
,
che
si
drizzavano
come
quelle
della
gatta
.
Aveva
fra
le
mani
un
grosso
corvo
.
Ci
salutammo
.
Io
avevo
incontrato
più
di
una
volta
Picaday
ed
eravamo
diventati
amici
d
'
un
tratto
.
Era
simpaticissimo
,
sebbene
d
'
una
chiaroveggenza
che
mi
dava
soggezione
.
S
'
era
subito
interessato
a
me
,
quantunque
forse
troppo
da
curioso
.
Egli
mi
aveva
spiegato
qual
fosse
la
differenza
tra
me
e
Quibio
...
Io
era
una
di
quelle
piante
pensili
che
si
nutrono
d
'
aria
e
si
dissolvono
nell
'
aria
.
Quibio
era
invece
una
quercia
ben
radicata
,
che
germogliava
in
altre
quercie
:
"
Tu
non
hai
conosciuto
tua
madre
e
non
hai
una
donna
tua
.
Quando
non
c
'
è
una
donna
,
nella
vita
d
'
un
uomo
,
val
quanto
dire
che
egli
non
ha
carne
né
sangue
.
Sei
troppo
staccato
dalla
vita
:
non
sei
neanche
riuscito
ad
a
adottare
qualcuno
,
come
fanno
i
buoni
bottegai
che
hanno
l
'
istinto
della
propagazione
.
C
'
è
qui
tanti
miserabili
,
grandi
e
piccini
,
e
tu
hai
un
bel
dirti
che
sono
tuoi
fratelli
,
ma
non
li
senti
.
Io
d
'
altronde
faccio
lo
stesso
.
Noi
amiamo
l
'
umanità
,
cioè
un
'
astrazione
:
i
nostri
fratelli
non
li
amiamo
...
"
Era
forse
vero
?
Ciò
mi
aveva
molto
impensierito
.
-
Una
novità
-
cominciò
Picaday
,
carezzando
la
gatta
che
era
subito
scesa
a
supplicarlo
della
sua
attenzione
.
-
I
tipografi
della
Nazionale
hanno
votato
lo
sciopero
per
domani
.
-
Ben
fatto
!
-
approvò
Quibio
.
-
No
.
Non
otterranno
nulla
e
sarà
peggio
.
Lo
sciopero
se
non
si
vince
è
un
disastro
.
E
guai
se
le
altre
tipografie
accetteranno
di
appoggiarlo
.
Questo
inverno
digiuneranno
tutti
.
-
Ma
se
hanno
ragione
!
-
interruppi
.
-
Non
basta
.
Ci
vuole
la
forza
.
Non
vedi
?
Il
governo
garantisce
la
libertà
.
Viva
la
libertà
!
Sappiamo
tutti
cos
'
è
la
libertà
.
Io
ti
dico
:
Stanga
,
sei
libero
!
Ma
il
suolo
dove
posi
i
piedi
è
mio
,
l
'
aria
che
respiri
è
mia
,
vale
a
dire
che
tu
sei
mio
.
Il
governo
garantisce
la
libertà
di
quelli
che
ti
possiedono
come
una
cosa
!
Dei
soffii
,
poi
dei
miagolii
uscirono
di
sotto
il
letto
.
Era
Notu
che
lanciava
sulla
povera
gatta
il
corvo
,
il
quale
apriva
le
due
valve
del
becco
come
per
ingoiarla
.
-
Animale
!
-
fece
Quibio
afferrando
il
ragazzo
per
la
collottola
.
-
Siediti
qui
e
sta
quieto
e
fa
ben
attenzione
a
quello
che
dicono
i
grandi
.
Perché
hai
preso
il
corvo
?
-
Cimisin
l
'
ha
lasciato
scappare
.
Adesso
glielo
porto
.
Il
corvo
era
un
nuovo
compagno
del
vecchio
matto
.
Anch
'
esso
era
molto
vecchio
:
aveva
il
becco
enorme
e
tutto
spelato
alla
radice
,
dove
le
piume
parevano
canute
.
Saltava
agitando
le
ali
e
la
coda
monche
.
Poi
abbassava
il
capo
nelle
spalle
e
s
'
appisolava
.
Quibio
l
'
aveva
già
registrato
nella
sua
Aero
poli
.
Comunque
-
riprese
Picaday
,
-
questo
impedirà
di
fare
più
tardi
uno
sciopero
in
regola
.
I
proprietari
approfitteranno
dell
'
avvisaglia
e
si
prepareranno
a
sconfiggerli
.
Gli
operai
sono
troppo
confidenti
nella
loro
nuova
potenza
...
Udimmo
picchiare
all
'
uscio
.
Netu
balzò
alla
maniglia
,
e
comparì
la
testa
della
Salamandra
.
-
La
mia
Ninì
?
-
Eccola
-
disse
Quibio
indicando
la
gatta
.
-
E
quell
'
impertinente
!
-
fece
ella
allungando
le
mani
verso
le
orecchie
di
Notu
.
-
Non
le
ha
fatto
nulla
,
è
uno
scherzo
!
-
interruppe
Quibio
,
proteggendo
il
monello
e
invitando
la
ragazza
.
-
Entra
,
non
aver
paura
.
Ti
presento
Picaday
.
-
Ah
!
Una
cittadina
di
Aeropoli
-
disse
questi
sorridendo
alla
donna
.
-
Vi
ho
già
ammirata
...
-
Mi
ha
fatta
troppo
brutta
!
-
protestò
ella
,
accennando
ad
uscire
.
Quibio
la
fece
sedere
su
una
scranna
.
-
Se
attendi
qualche
minuto
,
beveremo
un
gotto
.
Oggi
è
il
ferragosto
.
Va
a
chiamar
tua
mamma
-
aggiunse
volgendosi
a
Notu
.
Il
monello
s
'
illuminò
ed
uscì
come
un
razzo
.
-
Voglio
molto
bene
a
quel
monello
.
Farà
qualchecosa
.
Vedessi
come
disegna
!
E
trasse
di
fra
le
carte
un
foglio
che
porse
a
Picaday
.
La
Salamandra
aveva
spesso
,
quando
m
'
incontrava
per
le
scale
,
un
sorriso
sardonico
che
m
'
irritava
segretamente
:
ella
mi
volse
una
simile
occhiata
anche
questa
volta
ed
io
alzai
le
spalle
...
-
Bello
!
-
esclamò
Picaday
meravigliato
,
dopo
aver
osservato
lo
schizzo
.
-
Ma
è
un
disegnatore
consumato
.
Chi
lo
avrebbe
detto
?
Ne
faremo
un
caricaturista
di
prim
'
ordine
!
Era
uno
sgorbio
a
penna
.
Un
fanciullo
che
pareva
un
signorino
sbucciava
una
mela
,
con
dignità
accondiscendente
;
in
faccia
a
lui
un
altro
assai
più
piccolo
,
seminudo
,
traeva
la
lunga
buccia
a
spirale
,
per
mangiarsela
contento
.
Così
me
l
'
aveva
interpretato
Quibio
.
-
E
che
ironia
incosciente
!
-
continuò
Picaday
.
-
Bisogna
scriverci
sotto
:
Eguaglianza
.
Ecco
un
altro
microbio
,
di
quei
che
ti
dicevo
...
-
soggiunse
rivolgendosi
a
me
.
-
Vedrete
che
bel
dissolvente
sarà
quel
monello
!
Bisogna
educarlo
!
M
'
aveva
spiegato
infatti
Picaday
,
ch
'
egli
stesso
non
era
se
non
un
microbio
,
di
quelli
che
si
mangiano
le
cose
corrotte
,
per
far
piazza
pulita
.
Tutti
sanno
d
'
altronde
a
chi
si
devono
certi
bozzetti
sarcastici
,
colla
firma
stafilococcus
o
bacillo
virgola
.
Egli
affettava
anzi
una
crudeltà
inesorabile
colle
sue
vittime
,
eppure
era
di
cuor
tenero
come
una
fanciulla
.
Temeva
sempre
di
mettere
del
rancore
personale
nelle
sue
caricature
:
è
certo
che
alcuni
grossi
personaggi
te
li
aveva
conciati
talmente
,
che
tutta
la
cittadinanza
non
li
vedeva
più
se
non
a
quel
modo
.
Ma
aveva
sofferto
tanto
,
che
comprendevo
anche
un
pochino
di
crudeltà
da
parte
sua
.
Egli
aveva
fatto
tutti
i
mestieri
possibili
,
dal
lustrascarpe
al
venditore
di
bibbie
,
aveva
mangiato
delle
radici
e
dei
rimasugli
di
strada
,
e
quattro
inverni
di
seguito
li
aveva
passati
all
'
ospedale
.
Ora
era
contento
di
tutto
ciò
come
d
'
una
superiorità
.
Diceva
che
conosceva
tutta
la
gamma
della
vita
,
toute
la
lyre
.
E
la
gustava
come
un
dono
squisito
,
perché
tutto
,
anche
il
pane
quotidiano
,
gli
faceva
l
'
effetto
d
'
una
ricchezza
,
d
'
un
lusso
.
-
Allora
si
fa
il
ferragosto
!
-
esclamò
la
Salamandra
.
-
Ecco
!
-
E
per
tutta
risposta
Quibio
trasse
di
sotto
il
tavolo
due
bottiglie
.
Sciorinò
una
tovaglia
,
aprì
due
pacchi
e
ne
dispose
il
contenuto
in
alcuni
piatti
.
Accese
una
grossa
lampada
a
petrolio
armata
d
'
un
largo
paralume
rosso
.
-
E
adesso
,
allegri
!
-
concluse
.
Entrò
la
moglie
dell
'
ubriaco
e
Notu
con
la
sorellina
scema
.
-
Non
ci
manca
che
Cimisin
-
fece
Quibio
.
Ma
la
Salamandra
inquieta
:
-
Allora
me
ne
vado
io
!
-
Perché
?
Oltre
il
rogo
non
vive
ira
nemica
-
asserì
Quibio
.
-
Cimisin
è
risuscitato
ed
è
molto
più
innocuo
di
prima
.
Adesso
provo
a
chiamarlo
...
-
Me
ne
vado
io
,
me
ne
vado
io
!
-
protestò
ella
.
-
Chiamerai
anche
la
Biondina
,
non
è
vero
?
-
Eh
!
venisse
!
Ma
non
provo
neanche
a
invitarla
,
povera
ragazza
!
Siedi
lì
,
intanto
-
concluse
,
obbligandola
a
restare
.
La
Minca
si
era
rincantucciata
,
facendosi
più
piccola
che
poteva
con
la
sua
bimba
e
trattenendo
invano
il
monello
,
che
ormai
la
faceva
da
padrone
.
-
E
il
bimbo
,
Minca
?
-
disse
la
Salamandra
.
-
Coricato
.
-
E
dov
'
è
l
'
ubriaco
?
-
insinuò
la
ragazza
con
un
sorriso
pungente
.
Minca
rispose
supplichevole
:
-
Non
lo
so
...
Non
parlarmene
!
Ormai
non
va
più
a
bottega
.
Spesso
non
torna
più
a
casa
neanche
la
notte
,
e
quando
torna
dorme
due
giorni
di
seguito
.
-
Che
non
torni
più
!
-
fece
la
Salamandra
rabbonita
.
-
Dove
piglia
i
soldi
per
ubriacarsi
?
Quell
'
uomo
ti
fa
delle
brutte
cose
,
Minca
.
S
'
udì
come
un
litigio
nel
corridoio
.
Era
Cimisin
,
che
guardò
nella
stanza
,
poi
si
ritrasse
diffidente
.
Quibio
lo
spinse
dentro
:
-
Diavolo
!
Non
vi
mangeranno
mica
!
-
E
rivolgendosi
a
Picaday
con
un
gesto
solenne
:
-
Ho
l
'
onore
di
presentarti
al
signor
Verrua
,
detto
Cimisin
dalla
plebe
ignorante
...
Il
vecchio
salutò
il
disegnatore
come
se
già
lo
conoscesse
.
Conosceva
infatti
molte
persone
in
tutta
la
città
,
giovani
specialmente
,
che
si
divertivano
alle
sue
spalle
lodando
le
sue
invenzioni
aeronautiche
,
e
da
vero
grand
'
uomo
vedeva
in
tutte
le
facce
sorridenti
un
ammiratore
,
e
un
nemico
in
tutti
gli
indifferenti
.
Sedette
presso
il
tavolo
e
aspettò
che
parlassero
di
lui
.
Incominciò
subito
il
monello
,
dicendogli
che
il
suo
corvo
stava
pensando
anch
'
esso
inutilmente
al
modo
di
volare
...
Il
corvo
in
due
salti
fu
sulle
ginocchia
del
vecchio
.
-
Siete
fautore
del
"
più
pesante
dell
'
aria
?
"
-
gli
domandò
di
botto
Picaday
.
-
Più
pesante
dell
'
aria
;
ma
certo
!
...
Non
c
'
è
un
insetto
che
voli
,
che
non
sia
più
pesante
dell
'
aria
.
-
E
afferrato
l
'
uccello
si
impegnò
subito
in
un
complicato
discorso
,
stirandone
l
'
ali
e
la
coda
spennate
.
Parlava
con
grandi
gesti
,
agitando
la
blusa
ampia
di
cotone
che
indossava
sempre
,
d
'
estate
e
d
'
inverno
,
e
tendendo
spesso
in
alto
il
braccio
sinistro
come
a
proteggersi
la
fronte
da
un
nemico
.
Teneva
sempre
l
'
avambraccio
fasciato
e
armato
,
sotto
la
manica
,
d
'
un
bracciale
di
latta
,
per
servirsene
a
mo
'
di
scudo
contro
gli
assalitori
,
che
potevano
portarlo
,
come
già
un
'
altra
volta
,
al
Manicomio
.
-
Orsù
,
finiamola
-
fece
Quibio
.
E
cominciò
ad
affettare
un
coteghino
:
poi
trasse
un
prosciutto
e
infine
sviluppò
da
una
cassetta
un
rosario
di
salamini
che
attaccò
ad
un
chiodo
.
-
Tutto
questo
è
dovuto
al
bulino
,
o
signori
.
Viva
l
'
arte
sociale
!
Era
il
compenso
di
un
menu
che
aveva
eseguito
per
un
albergatore
.
A
quella
vista
la
gatta
pareva
diventata
ubriaca
.
La
bimba
scema
grugniva
e
la
Salamandra
affettava
le
nausee
:
-
Troppo
salume
!
-
fece
ella
con
una
smorfia
.
Allora
Quibio
scoperse
una
scatola
di
paste
e
di
frutta
candita
,
orlata
di
pizzo
.
Gli
occhi
della
ragazza
si
placarono
.
Le
vettovaglie
sparivano
come
per
incanto
.
Lo
spettacolo
che
dava
la
povera
Minca
era
commovente
:
ella
divorava
e
sorrideva
e
aveva
gli
occhi
pieni
di
lagrime
.
Ella
sentiva
di
dover
attenuare
col
sorriso
l
'
espressione
bestiale
che
la
fame
doveva
dare
a
tutta
la
sua
faccia
,
nell
'
ansia
di
soddisfarsi
,
mentre
la
bimba
mangiava
con
tutta
l
'
applicazione
,
come
la
gatta
per
cui
quell
'
occupazione
era
l
'
intento
di
tutte
le
ore
.
Il
corvo
,
già
sazio
,
rubava
e
si
nascondeva
a
riporre
i
rimasugli
.
Io
consideravo
tutto
ciò
con
una
tristezza
profonda
,
perché
il
senso
che
ne
avevo
non
era
di
simpatia
,
di
pietà
,
ma
di
rancore
.
Era
la
mia
umanità
,
era
l
'
idea
di
me
stesso
che
vedevo
umiliata
,
calpestata
.
E
pensando
che
la
fame
degli
uni
,
dei
molti
,
l
'
ignobile
sofferenza
del
ventre
,
è
la
conseguenza
dell
'
ingordigia
di
pochi
,
mi
sentivo
invadere
da
un
impeto
di
violenza
disperata
.
-
E
pensare
che
quando
abbiamo
preso
Roma
,
e
io
c
'
ero
,
credevamo
che
ci
sarebbe
da
mangiare
per
tutti
d
'
or
innanzi
!
-
Siete
voi
che
avete
preso
Roma
!
-
gridò
la
Salamandra
.
-
Chi
ci
crede
!
-
Invece
-
continuò
Cimisin
senza
raccogliere
l
'
interruzione
e
guardando
la
Minca
-
si
sono
messi
d
'
accordo
col
Papa
.
Per
me
,
sono
costituzionale
,
non
c
'
è
che
dire
,
ma
ecco
,
lasciarci
prendere
Tunisi
...
è
stata
grossa
!
Potevano
mandarci
tutta
quella
gente
!
-
aggiunse
accennando
agli
affamati
.
-
Andateci
voi
-
strillò
la
ragazza
buttandogli
un
racimolo
d
'
uva
,
cui
egli
oppose
pronto
il
braccio
blindato
.
-
Cavour
e
Vittorio
!
-
sospirò
rannuvolandosi
il
vecchio
.
-
Poi
più
niente
,
più
niente
...
-
Basta
.
All
'
avvenire
dell
'
aeronautica
!
-
esclamò
Quibio
offrendo
un
bicchiere
a
Cimisin
.
-
Sono
astemio
-
dichiarò
questi
con
dignità
.
Picaday
bevette
alla
salute
degli
aeropolitani
.
Ma
anch
'
egli
continuava
a
guardare
la
Minca
con
curiosità
triste
.
Io
alzai
il
mio
bicchiere
d
'
acqua
:
-
Al
giorno
del
pane
per
tutti
!
-
Non
ci
saremo
più
,
allora
!
-
soggiunse
la
Salamandra
come
beffandomi
.
-
D
'
altronde
e
il
vino
?
Il
vino
anche
è
necessario
.
Sentite
,
amici
...
senti
,
Quibio
!
Se
non
ci
fosse
il
vino
,
io
mi
butterei
dalla
tua
finestra
,
adesso
,
subito
!
Si
alzò
con
la
faccia
brillante
,
poi
ricadde
accasciata
sulla
scranna
.
-
C
'
è
più
d
'
uno
qui
,
-
riprese
poi
con
una
smorfia
sarcastica
-
c
'
è
più
d
'
uno
qui
che
vorrebbe
finirla
,
in
una
maniera
da
accorgersene
il
meno
possibile
,
non
è
vero
,
Cimisin
?
E
anche
tu
,
Minca
,
non
è
vero
?
...
Cimisin
vuole
volare
.
Tutti
vogliamo
volare
,
non
è
vero
,
Stanga
?
La
sua
voce
diveniva
rauca
,
il
suo
occhio
fisso
e
opaco
:
ne
sentivo
un
disagio
crescente
.
-
Tu
sei
felice
,
Quibio
,
io
lo
so
!
Io
vorrei
esserti
sempre
vicino
per
difenderti
colle
unghie
,
come
quel
corvo
lì
,
come
la
mia
gatta
,
e
che
tu
non
mi
vedessi
...
Ma
io
non
sono
sempre
stata
la
Salamandra
.
La
mia
compagnia
non
vi
fa
onore
e
voi
siete
troppo
buoni
.
Voi
siete
forti
,
siete
uomini
e
fate
la
vostra
strada
.
Ma
se
foste
delle
donne
,
ebbene
,
ve
lo
giuro
che
voi
non
sareste
usciti
fuori
,
non
sareste
diventati
qualche
cosa
,
ve
lo
giuro
...
-
Vado
a
dormire
!
-
interruppe
Cimisin
afferrando
il
suo
corvo
.
-
La
Salamandra
ha
il
vino
malinconico
.
Le
voci
nel
cortile
si
erano
spente
.
Un
gran
silenzio
regnava
nel
cielo
in
cui
la
luna
diffondeva
un
chiarore
calmo
,
tingendo
il
tetto
opposto
e
i
monti
lontani
come
d
'
un
velo
azzurro
.
-
Vi
annoio
,
eh
?
-
continuò
la
donna
.
Quibio
protestò
:
-
No
!
Tu
sei
una
creatura
umana
come
noi
,
non
c
'
è
differenza
al
mondo
.
-
Eh
,
sì
,
amico
mio
!
Adesso
che
ci
ripenso
,
le
trovo
le
differenze
.
Vedi
lì
...
La
Minca
muor
di
fame
.
Io
mi
dico
bene
che
quando
saremo
morte
sarà
la
stessa
cosa
per
tutte
e
due
.
Ma
adesso
no
,
che
volete
!
Mi
pare
di
essere
come
l
'
Ubriaco
.
Lui
non
torna
più
indietro
.
Non
bisognava
camminare
...
Bisognava
morire
allora
,
quando
il
primo
vigliacco
vi
offerse
la
prima
cena
non
guadagnata
con
le
dita
bucate
...
Io
non
ho
nessuna
scusa
.
Potevo
morire
come
la
Minca
e
morirò
come
la
Salamandra
...
il
più
tardi
possibile
però
...
Allegro
,
vecchio
mio
!
Fece
per
afferrare
Cimisin
che
usciva
,
ma
questi
le
sfuggì
,
mentre
ella
rideva
tenendosi
i
fianchi
e
finì
in
uno
scoppio
di
tosse
.
-
Voi
non
ne
sapete
niente
,
d
'
altronde
-
continuò
facendosi
cupa
.
-
Al
mio
paese
,
laggiù
...
era
proprio
in
questo
mese
,
e
avevo
diciott
'
anni
...
il
parroco
fece
la
predica
su
lo
scandalo
del
paese
,
e
io
ero
in
chiesa
,
e
tutti
mi
guardavano
così
che
volevo
sprofondare
...
Ebbene
,
perché
non
era
lui
lo
scandalo
,
lo
studente
nipote
suo
che
m
'
aveva
ridotta
in
quello
stato
?
Allora
ero
una
brava
ragazza
.
Chi
se
ne
ricorda
!
...
E
un
altro
scoppio
di
tosse
la
interruppe
.
La
Minca
si
levò
e
le
si
avvicinò
premurosa
.
Un
passo
pesante
s
'
udì
sul
pianerottolo
.
-
È
papà
!
-
fece
Notu
,
colle
orecchie
dritte
.
La
bimba
che
dormicchiava
spalancò
gli
occhi
pieni
di
terrore
:
una
viva
inquietudine
apparve
sul
viso
della
madre
.
Ella
si
mosse
,
attrasse
la
bimba
e
scivolò
via
senza
rumore
.
-
Povera
gente
!
-
fece
Picaday
tristissimo
.
-
La
batterà
?
La
Salamandra
s
'
appressò
al
tavolo
,
tese
la
mano
verso
un
bicchiere
pieno
,
ma
la
ritrasse
subito
.
-
Ti
ringrazio
,
Quibio
!
-
E
diede
in
singhiozzi
.
-
Non
sono
ubriaca
...
Me
ne
ricorderò
per
sempre
.
Vi
ringrazio
tutti
!
Mi
fece
un
cenno
di
saluto
...
Picaday
le
tese
la
mano
.
Ella
uscì
senza
prenderla
.
Allora
noi
ci
lasciammo
.
Quibio
tentava
di
sorridere
e
di
rasserenarci
,
ma
non
trovava
le
parole
e
mi
strinse
la
mano
fino
a
schiacciarmela
.
Volli
accompagnare
Picaday
sino
alla
strada
,
ma
anche
noi
non
trovammo
una
parola
.
Risalendo
le
scale
nel
buio
sentii
come
una
vertigine
che
mi
spingeva
a
cader
nel
vuoto
.
Giunsi
nella
mia
soffitta
e
mi
ficcai
sotto
le
coltri
con
un
gran
gelo
nelle
membra
.
E
non
dormii
.
Il
giorno
dopo
in
tipografia
c
'
era
un
certo
fermento
mal
celato
.
Ma
lo
sciopero
della
Nazionale
finì
presto
e
malamente
.
Da
quel
giorno
nondimeno
si
cominciò
a
parlare
d
'
uno
sciopero
di
tutti
gli
operai
tipografi
della
città
come
d
'
una
cosa
possibile
e
da
considerare
sul
serio
.
Ed
ecco
introdursi
poche
settimane
dopo
nel
nostro
stabilimento
una
novità
inquietante
.
Una
linotype
.
Era
in
un
gabinetto
riservato
e
difficilmente
si
era
ammessi
a
vederla
.
Come
ci
riuscii
non
ricordo
,
ma
potei
contemplarla
a
mio
agio
.
Era
uno
strumento
complicatissimo
,
su
cui
una
signorina
,
nella
sua
calma
esotica
,
pareva
combinare
coi
tasti
delle
armonie
non
udibili
...
Mentre
la
signorina
move
le
dita
,
le
fini
pulegge
girano
interminabilmente
,
una
pioggerella
di
stellette
cade
come
attirata
in
una
bocca
d
'
insetto
.
Pare
veramente
una
bocca
d
'
insetto
colle
complicate
mandibole
e
i
palpi
minuti
,
attivissimi
.
Di
quando
in
quando
un
braccio
forte
e
nervoso
si
abbassa
a
raccogliere
come
nel
pugno
qualcosa
che
una
manina
gli
porge
;
se
ne
spicca
tornando
in
alto
,
donde
la
piccola
pioggia
e
il
lavorìo
ridiscende
,
si
riproduce
all
'
infinito
...
In
breve
le
macchine
furono
quattro
.
Poi
ne
venne
una
quinta
,
d
'
altro
genere
,
la
monotype
,
un
altro
organismo
nero
e
lucente
,
altra
specie
di
gigantesco
insetto
dagli
innumerevoli
arti
,
che
attrae
,
avvince
lo
sguardo
,
nel
giro
delle
sue
piccole
ruote
,
nel
rimenìo
delle
piccole
mascelle
e
delle
braccia
nervose
,
con
un
fascino
irresistibile
.
E
gli
operai
osservavano
preoccupati
e
tristi
,
come
se
qualcosa
della
loro
vita
si
inghiottisse
,
sparisse
lì
dentro
.
XI
.
È
forse
l
'
assenza
della
donna
nella
mia
vita
,
madre
,
sorella
o
moglie
,
che
mi
permette
di
considerarla
oggettivamente
,
come
un
essere
il
cui
destino
è
estraneo
al
mio
destino
?
Io
ho
sempre
visto
quello
che
nessuno
vede
,
il
sacrifizio
ora
inconscio
,
ora
volontario
e
sempre
misconosciuto
di
questa
porzione
dell
'
umanità
,
di
quest
'
elemento
femminile
che
l
'
origine
dice
equivalente
all
'
uomo
e
che
l
'
uomo
sa
soltanto
adorare
o
calpestare
.
Un
pomeriggio
,
attendendo
alla
seconda
edizione
de
L
'
Allevamento
dell
'
Uomo
(
la
prima
s
'
era
smaltita
in
pochi
mesi
)
,
mentre
la
macchina
era
pronta
per
un
nuovo
foglio
,
m
'
imbattei
,
rivedendo
le
aggiunte
,
in
un
passaggio
che
mi
riusciva
inesplicabile
.
Non
c
'
era
in
quel
momento
un
messo
disponibile
:
lo
dissi
al
direttore
e
m
'
incamminai
io
stesso
alla
volta
della
Maternità
.
Ci
passavo
accanto
ogni
giorno
,
mentre
mi
recavo
al
lavoro
:
per
tanti
anni
non
avevo
guardato
l
'
edificio
con
occhio
diverso
da
quello
con
cui
vedevo
tutti
gli
altri
palazzi
splendenti
di
vetrine
:
quel
pezzo
di
via
mi
pareva
soltanto
più
monotono
,
nient
'
altro
.
Ma
dopo
la
morte
della
povera
Lena
ne
avevo
sentito
un
crescente
fascino
.
Entrai
:
mi
si
fece
attendere
un
momento
.
Il
cuore
mi
batteva
forte
.
L
'
uscio
della
sala
ove
aspettavo
era
aperto
,
e
ci
passavano
dinanzi
le
infermiere
vestite
di
bianco
e
qualche
suora
.
Di
lì
a
poco
,
apparì
in
fondo
al
corridoio
il
dottor
Semmi
in
un
bianco
camicione
,
su
cui
la
lunga
testa
bionda
s
'
alzava
nobilmente
.
Gli
esposi
il
passo
controverso
,
ch
'
egli
chiarì
subito
.
Non
mi
restava
che
andarmene
:
le
macchine
attendevano
:
-
Lei
non
ha
tempo
da
perdere
,
non
è
vero
,
dottore
?
arrischiai
.
-
Io
,
no
davvero
...
Mai
!
...
Perché
?
Esitai
un
istante
,
poi
mi
feci
coraggio
:
-
Si
potrebbe
vedere
una
sala
della
Maternità
?
-
No
-
s
'
affrettò
a
rispondere
.
-
È
impossibile
.
Fuorché
per
casi
eccezionali
.
Mi
duole
...
Ma
s
'
interruppe
tosto
,
mi
guardò
e
sorrise
:
-
Attenda
un
momento
e
torno
subito
.
Tornò
di
lì
a
un
minuto
e
mi
disse
semplicemente
:
-
Venga
.
Io
stesso
voglio
fare
un
giro
.
Da
più
giorni
arrivo
alla
clinica
e
me
ne
scappo
subito
.
C
'
è
tanta
miseria
fuori
!
...
Avevo
un
gran
batticuore
.
Traversammo
il
lungo
corridoio
ed
entrammo
nella
prima
sala
.
C
'
erano
alcuni
letti
:
non
si
scorgevano
su
di
essi
che
le
teste
delle
inferme
.
Una
visione
lontana
mi
si
presentò
violentemente
,
quasi
da
farmi
svenire
.
Il
dottore
s
'
avvicinò
ad
un
letto
:
-
Come
va
?
E
il
bimbo
?
Non
l
'
hai
più
?
Dove
l
'
hai
?
-
chiese
con
voce
carezzevole
.
L
'
altra
tacque
.
-
Te
l
'
han
portato
via
,
eh
?
I
tuoi
?
...
A
balia
?
...
All
'
ospizio
!
Ella
si
voltò
dall
'
altra
parte
,
la
faccia
terrea
le
si
contrasse
:
si
coprì
con
le
coltri
fino
ai
capelli
.
La
vicina
era
bruna
,
florida
,
con
due
grand
'
occhi
curiosi
:
-
Va
bene
,
eh
?
-
le
domandò
il
dottore
tastandole
il
polso
.
-
E
il
bimbo
?
Quella
sorrise
:
-
È
all
'
ospizio
,
ma
poi
lo
manderò
a
balia
.
Non
ho
latte
...
-
Hai
marito
?
Quanti
anni
hai
?
-
Diciotto
...
Mi
sposerà
.
Un
'
altra
accanto
la
guardava
con
invidia
:
-
E
tu
,
non
l
'
hai
il
bimbo
?
-
Io
sì
,
che
l
'
ho
...
Ho
sofferto
tanto
!
-
Hai
marito
?
-
No
...
-
Ti
sposerà
?
-
Ma
?
Si
sa
bene
,
gli
uomini
!
...
Mio
padre
è
impiegato
al
municipio
:
io
l
'
ho
disonorato
...
Ah
il
castigo
vien
sempre
!
Abbiam
fatto
all
'
amore
un
anno
,
poi
mi
son
lasciata
...
Mio
padre
è
venuto
stamani
.
-
Non
lo
vuole
il
bimbo
in
casa
?
-
No
!
Ma
io
andrò
a
lavorare
da
sola
e
me
lo
terrò
;
ho
sofferto
tanto
!
...
Volete
che
lo
butti
via
!
Ho
sofferto
tanto
per
lui
...
Uscimmo
.
Nel
corridoio
il
dottore
aggiunse
:
-
Creda
:
l
'
egoismo
e
l
'
incoscienza
dell
'
uomo
sono
mostruosi
.
La
donna
è
di
molto
superiore
moralmente
all
'
uomo
.
Io
avevo
il
petto
chiuso
come
entro
una
morsa
.
Aprì
un
altro
uscio
.
Un
'
altra
sala
,
altre
sofferenze
.
In
faccia
alla
porta
,
un
letto
portava
in
mezzo
come
un
tumulo
,
e
avvicinandomi
scorsi
,
dietro
,
affondata
nei
cuscini
,
una
testa
livida
,
cogli
occhi
fuor
delle
orbite
:
n
'
usciva
un
gemito
rabbioso
.
Due
mani
ghermivano
i
ferri
della
testata
e
si
torcevano
.
Una
infermiera
si
avvicinò
al
dottore
.
-
A
quando
?
-
fece
questi
.
-
Stassera
.
Un
altro
letto
,
di
fronte
,
simile
a
quello
.
La
donna
era
calma
,
una
bruna
magra
,
di
età
indefinibile
.
Il
dottore
le
disse
non
so
che
parole
,
poi
trasse
in
giù
le
coltri
...
Ho
tutto
ciò
negli
occhi
!
Che
mistero
tremendo
,
mostruoso
,
inesplicabile
!
Uscimmo
,
per
entrare
in
un
'
altra
sala
.
Due
ammalate
stavan
sedute
in
mezzo
di
essa
.
Il
dottore
s
'
appressò
e
si
rivolse
alla
più
giovane
,
una
ragazza
bellissima
:
-
Come
stai
?
Non
ti
sei
ancora
coricata
?
-
È
muta
-
intervenne
l
'
altra
.
-
Venuta
stamattina
...
-
Muta
?
-
riprese
quegli
accigliato
.
E
rivolgendosi
a
me
:
-
Vede
,
non
è
ancora
sviluppata
del
tutto
...
Avrà
sedici
anni
?
Indifesa
!
...
Indifesa
!
La
ragazza
ci
guardava
con
due
grandi
occhi
e
un
sorriso
ingenuo
.
Comprendeva
qualcosa
di
quel
che
le
accadeva
?
Pareva
affatto
ignara
.
-
Che
dice
?
-
domandò
il
dottore
alla
vicina
.
-
Che
fa
?
-
È
a
servizio
.
L
'
ha
portata
la
sua
padrona
.
-
E
la
riprenderà
?
-
Sì
,
pare
che
la
riprenderà
.
-
E
il
bimbo
?
...
All
'
ospizio
...
-
concluse
egli
senza
attendere
risposta
.
Allora
vidi
dirimpetto
una
donna
alzarsi
sul
letto
a
sedere
,
scoprirsi
il
seno
e
avvicinarvi
un
batuffolo
bianco
:
una
testina
rossa
,
grande
come
un
pugno
,
vi
affondava
tutta
la
faccia
.
Una
manina
impercettibile
brancicava
il
seno
roseo
.
La
donna
non
era
bella
,
una
campagnuola
robusta
e
sana
,
ma
aveva
sul
viso
qualcosa
d
'
inesprimibile
che
infondeva
riverenza
e
tenerezza
.
Il
dottore
s
'
appressò
sorridendo
:
-
Questo
è
il
primo
?
Ella
rise
:
-
Il
quinto
:
tutti
vivi
.
-
Hai
sofferto
molto
?
Perché
sei
venuta
qui
?
-
Sono
a
servizio
.
Un
'
altra
si
levò
e
s
'
accostò
il
bimbo
al
petto
:
-
E
tu
-
le
chiese
il
dottore
-
che
fai
?
-
Lavandaia
.
Mio
marito
è
falegname
.
-
Com
'
è
grosso
!
Tu
ti
senti
bene
?
-
Ne
ho
due
,
-
fece
ella
,
ed
alzò
le
coltri
.
Un
altro
batuffolo
molto
più
piccolo
:
stringeva
le
palpebre
aprendo
la
boccuccia
.
-
Perché
non
dài
a
mangiare
a
quella
lì
che
ne
ha
più
bisogno
?
È
una
femmina
,
eh
?
Prepotenti
sempre
i
maschi
...
-
aggiunse
rivolgendosi
a
me
.
-
Questo
vivrà
-
disse
la
donna
.
-
Io
le
dò
bene
da
mangiare
a
quella
lì
,
ma
questo
mi
divora
tutta
...
Due
altre
guardavano
le
felici
;
entrambe
erano
tristissime
.
L
'
una
assai
bella
,
aveva
vent
'
anni
.
Il
bimbo
,
mandato
all
'
ospizio
.
Perché
?
Perché
,
lui
,
era
un
militare
.
-
Ti
sposerà
?
-
chiese
il
dottore
.
-
Mi
scrive
ancora
...
-
e
nei
suoi
occhi
vagava
un
'
incertezza
sconsolata
.
Ci
allontanammo
per
uscire
.
Nel
corridoio
il
dottore
m
'
indicò
una
scala
.
-
Lì
sopra
-
disse
-
ci
sono
quelle
che
vogliono
rimanere
incognite
.
Ce
n
'
è
una
trentina
!
Io
ci
sono
addetto
,
e
discendo
di
rado
.
Qui
abbasso
è
ben
più
terribile
!
La
signorina
Lavriano
è
proprio
quello
che
si
dice
la
provvidenza
per
queste
creature
!
Mi
parve
che
la
sua
voce
s
'
intenerisse
un
momento
.
Lo
guardai
:
egli
divenne
pensieroso
.
-
Creda
,
aggiunse
dopo
un
istante
-
è
una
gran
piaga
.
Sopratutto
crescono
di
numero
le
fanciulle
madri
.
L
'
uomo
volgare
,
il
soldato
specialmente
,
non
ha
più
il
freno
della
religione
che
lo
allontani
dal
delitto
(
ché
è
un
vero
delitto
!
)
e
trova
impossibile
o
troppo
difficile
il
matrimonio
.
E
la
ragazza
vien
qui
...
Come
ha
veduto
,
sono
troppo
numerose
,
troppo
fitte
.
Se
vedesse
poi
gli
altri
ospedali
!
La
questione
degli
ospedali
è
una
questione
di
vita
e
di
morte
per
la
società
.
Egli
mi
guardava
.
Riflettevo
che
forse
stimava
inutile
dire
a
me
tutto
ciò
;
ma
ci
era
tanto
avvezzo
e
n
'
era
tanto
convinto
che
ripeterlo
,
anche
a
un
povero
invalido
sociale
com
'
io
sono
,
gli
costituiva
uno
sfogo
.
Oh
,
pensavo
,
avere
la
forza
,
il
potere
:
essere
un
legislatore
,
un
benefattore
!
-
E
non
c
'
è
nessun
rimedio
per
ora
-
continuò
.
-
I
deputati
hanno
altro
da
pensare
che
agli
ospedali
!
I
lasciti
non
ci
vengono
che
rarissimi
,
dopo
che
gli
ospedali
sono
laici
;
e
crescono
le
domande
di
ricovero
,
a
causa
dell
'
accentramento
nelle
città
,
a
causa
del
buon
trattamento
che
ha
vinto
le
prevenzioni
del
popolo
.
L
'
ospedale
,
vede
,
dovrebbe
essere
la
casa
dell
'
uomo
nel
momento
che
s
'
acuisce
la
lotta
fra
lui
e
gli
elementi
di
dissoluzione
.
La
città
dev
'
essere
costituita
in
modo
che
tutti
i
cittadini
possano
venir
a
passare
quella
che
direi
la
loro
purificazione
in
un
ambiente
propizio
e
immune
.
Riconoscevo
qui
le
idee
da
lui
propugnate
con
tanta
foga
nel
suo
libro
.
Egli
si
fermò
d
'
un
tratto
e
mi
domandò
:
-
Mi
dica
la
verità
.
Una
visita
simile
turba
molto
,
eh
?
Ebbene
,
pensi
,
nel
momento
che
lei
ha
passato
qui
,
quanti
bambini
sono
nati
in
Italia
,
e
quanti
sarebbe
meglio
che
morissero
subito
!
No
,
vivranno
,
soffriranno
e
daranno
la
vita
ad
altri
miserabili
...
Io
mi
sentivo
la
mente
confusa
.
Dopo
la
prima
sala
,
in
cui
ero
stato
afferrato
da
una
commozione
violenta
,
mi
ero
sentito
divenir
ottuso
e
quasi
insensibile
.
Me
ne
rimproveravo
e
me
ne
sgomentavo
;
soltanto
osservavo
con
avidità
,
quasi
ripetendomi
interiormente
:
"
Vedi
tutto
,
afferra
,
ricorderai
poi
e
sentirai
...
"
E
pensavo
al
mio
Memoriale
che
andava
svolgendosi
fantasticamente
nelle
nuvole
!
-
È
un
'
impressione
enorme
-
risposi
al
dottore
che
mi
guardava
con
un
sorriso
indagatore
.
-
Ne
sono
interamente
disorientato
.
Mi
pareva
che
qualcosa
si
rimovesse
in
fondo
a
me
stesso
come
un
peso
informe
.
Pensare
mi
diventava
una
fatica
:
eppure
presentivo
che
quando
sarei
riuscito
a
svellere
il
mio
pensiero
da
quell
'
ammasso
di
sensazioni
,
ne
avrei
tratto
una
conseguenza
capace
di
dirigere
una
vita
.
Eravamo
nel
cortile
.
Dalla
porta
opposta
a
quella
ond
'
eravamo
usciti
cominciò
a
sfollare
uno
stuolo
di
giovinette
.
Immaginai
che
fossero
le
allieve
levatrici
:
poche
erano
belle
,
in
gran
parte
di
fattezze
grossolane
(
era
forse
un
'
impressione
momentanea
)
,
e
nessuna
pareva
compresa
del
mistero
terribile
che
gravava
dentro
quelle
mura
.
Un
vecchio
curvo
,
dal
volto
burbero
,
le
seguiva
.
Al
vederlo
,
il
dottor
Semmi
si
volse
a
me
con
precipitazione
:
-
Il
direttore
...
La
saluto
,
a
rivederci
!
-
mi
disse
col
suo
sorriso
e
tendendomi
la
mano
.
Poi
si
appressò
al
vecchio
.
Quando
fui
nella
strada
,
guardai
intorno
e
tutto
mi
parve
nuovo
.
C
'
era
una
piazzetta
,
degli
alberi
,
poi
due
file
di
case
ai
lati
.
La
strada
era
deserta
,
ma
un
vecchio
apparì
da
una
via
traversa
,
poi
un
carretto
di
lattivendolo
,
e
dal
lato
opposto
una
donna
con
una
fanciulla
.
Oh
l
'
angoscia
che
mi
diede
la
vista
di
queste
due
creature
!
Poi
,
andando
innanzi
vidi
altre
donne
,
e
nessuna
pareva
preoccupata
:
alcune
erano
belle
e
chiacchieravano
e
ridevano
.
Mi
riusciva
dolorosamente
strano
che
potessero
pensare
ad
altro
.
E
per
alcuni
giorni
,
attraverso
le
mie
occupazioni
usuali
,
il
mio
cervello
pareva
ondeggiasse
pieno
di
una
visione
formidabile
,
in
cui
l
'
umanità
ad
ogni
minuto
,
assiduamente
,
mentr
'
io
leggevo
,
camminavo
,
respiravo
,
pullulava
fuori
dalle
profondità
della
vita
inferiore
,
passava
,
passava
,
per
aver
foce
nel
mare
dell
'
essere
.
Soltanto
dopo
qualche
settimana
riuscii
a
ristabilire
il
mio
pensiero
nelle
correnti
normali
.
E
mi
s
'
affacciarono
queste
domande
:
La
vita
umana
merita
che
si
soffra
tanto
allo
scopo
di
prolungarla
sulla
terra
?
Se
l
'
amore
non
fosse
,
come
si
dice
,
cieco
,
l
'
uomo
(
e
sopratutto
la
donna
)
accetterebbe
il
compito
della
procreazione
?
Tanta
parte
dell
'
umanità
,
le
nostre
madri
,
le
nostre
sorelle
,
durante
il
miglior
periodo
della
lor
vita
,
sono
in
un
'
alternazione
di
minuscole
malattie
che
preparano
altri
malori
terribili
.
La
nascita
è
una
malattia
,
un
lungo
,
grave
,
talora
mortale
guasto
dell
'
organismo
materno
.
V
'
ha
un
mistero
più
augusto
,
un
pensiero
che
possa
far
tremare
il
nostro
cuore
più
di
questo
?
La
vita
ha
dunque
un
valore
immenso
se
poveri
esseri
,
per
cui
la
maternità
vuol
dire
il
disonore
,
la
miseria
,
la
morte
,
amano
il
bimbo
nato
da
loro
.
"
M
'
ha
costato
tanto
dolore
,
volete
che
non
l
'
ami
?
"
Ora
,
l
'
amore
non
dev
'
essere
cieco
!
L
'
amore
fatto
cosciente
,
l
'
afflusso
,
la
tensione
,
l
'
espansione
suprema
e
volontaria
della
propria
vitalità
,
l
'
attimo
dell
'
unione
fra
due
esseri
reso
concreto
in
un
nuovo
essere
,
deve
apparire
ben
più
augusto
che
non
l
'
istantaneo
e
imprevidente
spasimo
egoistico
.
Amore
e
morte
?
Ecco
una
formola
poetica
che
fu
bella
quando
l
'
amore
voleva
significare
soltanto
il
soddisfacimento
di
due
desideri
.
"
Dopo
noi
il
diluvio
!
"
Ma
amore
e
vita
,
se
esso
è
la
vera
integrazione
.
Ed
ecco
che
il
pensiero
della
morte
perde
tutto
il
suo
valore
e
il
suo
significato
a
petto
del
pensiero
della
nascita
.
La
Chiesa
porta
i
suoi
fedeli
dinanzi
al
letto
di
morte
e
dice
:
-
Tremate
!
-
La
religione
nuova
deve
condurre
i
neofiti
al
letto
dove
nasce
l
'
uomo
.
Ed
ecco
la
differenza
fra
la
vecchia
età
e
la
nuova
.
Oggidì
il
vecchio
muore
e
non
vuol
morire
,
non
vuol
finire
individualmente
:
vuol
vivere
al
di
là
con
lo
spirito
,
e
prolungarsi
materialmente
al
di
qua
nel
figlio
:
perciò
con
la
vita
gli
ha
dato
tutto
il
suo
lavoro
e
la
ricchezza
ch
'
egli
ha
accumulato
per
sé
,
togliendo
ai
suoi
fratelli
quanto
più
poteva
.
Così
l
'
eredità
favorisce
l
'
individuo
,
il
prolungamento
limitato
dell
'
individuo
e
l
'
egoismo
.
Invece
concentriamo
la
nostra
attenzione
non
sulla
morte
,
ma
sulla
nascita
.
Allora
sentiremo
la
necessità
che
ciascuno
nasca
nelle
condizioni
più
favorevoli
,
e
circonderemo
di
benessere
,
di
rispetto
e
d
'
amore
l
'
età
in
cui
l
'
individuo
diviene
.
L
'
individuo
si
svilupperà
poi
,
si
fonderà
con
la
famiglia
,
accrescendo
la
sua
vita
con
tutto
quello
che
lo
attornia
,
fino
al
suo
declino
;
ma
i
suoi
figli
nascano
e
si
nutrano
nella
comunità
,
per
individualizzarsi
poi
a
loro
volta
,
com
'
egli
fece
,
un
istante
.
L
'
uomo
è
come
quell
'
insetto
che
insinua
il
suo
ovulo
nel
gemmulario
d
'
un
fiore
,
perché
la
sua
larva
trovi
a
pascere
la
polpa
del
frutto
fino
a
quando
abbia
l
'
ali
per
possedere
il
cielo
e
la
terra
.
Possano
tutte
le
madri
trovar
un
calice
di
fiore
per
le
loro
larve
!
È
così
vasto
il
mondo
!
Ma
quella
vista
!
Io
non
mi
raffiguro
più
la
faccia
spasimante
su
quel
letto
...
Un
senso
violento
di
rivolta
m
'
invade
,
come
per
una
sopraffazione
mostruosa
della
natura
sulla
povera
umanità
.
Eppure
ho
sentito
d
'
allora
che
,
nei
peggiori
momenti
in
cui
i
miei
istinti
avrebber
potuto
prendere
il
sopravvento
sui
miei
ideali
,
il
richiamar
quella
visione
mi
sarebbe
stato
salutare
.
E
forse
avrei
invocato
quel
ricordo
quando
mi
fossi
trovato
di
fronte
ad
un
'
impresa
terribile
o
ad
un
sacrificio
mortale
.
XII
.
L
'
ultima
passeggiata
,
l
'
ultimo
pomeriggio
passato
con
Quibio
,
l
'
ultima
ora
di
sole
.
La
vita
conta
proprio
soltanto
per
le
ore
in
cui
ci
siamo
sentiti
vivi
!
Io
ho
vissuto
alcune
giornate
.
Il
resto
ho
,
come
direi
?
tirato
innanzi
...
come
il
giumento
che
gira
sempre
attorno
alla
stessa
macina
ruminando
la
stessa
cattiva
biada
.
Era
l
'
ultima
domenica
di
settembre
.
Quibio
irruppe
nella
mia
stanza
.
Io
stavo
scrivendo
.
-
Oggi
si
va
fuori
-
gridò
.
-
Con
una
giornata
simile
star
tappato
in
casa
!
E
non
spalanchi
neanche
la
finestra
!
Ma
tu
ammuffisci
:
non
vedi
il
sole
,
non
senti
l
'
appello
del
verde
,
della
campagna
!
Non
sei
un
provinciale
tu
,
sei
un
meschinissimo
e
limitatissimo
cittadino
!
Egli
ci
teneva
ad
essere
provinciale
:
tutti
i
grandi
uomini
,
secondo
lui
,
nascono
in
campagna
.
Spalancò
la
finestra
,
spalancò
l
'
uscio
:
dal
corridoio
sbucò
una
corrente
che
mi
scompigliò
i
fogli
sul
tavolo
e
mi
fece
rientrar
la
testa
nelle
spalle
.
-
Miserabile
serbatoio
di
reumatismi
,
tu
avrai
l
'
asma
a
quarant
'
anni
.
Hai
paura
dell
'
aria
che
ti
fa
vivere
!
Si
mise
a
ridere
fragorosamente
.
I
marmocchi
scalzi
e
col
petto
scoperto
che
ballavano
sul
balcone
gli
fecero
eco
.
Dal
corridoio
lo
zufolìo
di
Cimisin
di
nuovo
giocherellava
come
uno
zampillo
.
Tutto
pareva
gaio
e
rinnovato
.
Dal
fondo
del
cortile
salì
d
'
improvviso
il
suono
d
'
un
organetto
.
Le
donne
si
posero
a
guardare
mezzo
accecate
dal
sole
.
Cercammo
entrambi
la
finestra
della
Biondina
:
era
spalancata
anch
'
essa
e
i
passeri
vi
saltellavano
intorno
come
al
solito
,
ma
il
suo
capo
non
si
chinò
fuor
del
davanzale
,
come
faceva
una
volta
ad
ogni
musica
che
venisse
dalla
corte
.
-
Hai
più
saputo
nulla
?
-
mi
chiese
egli
,
mentre
scendevamo
.
-
Nulla
.
Non
ho
più
potuto
parlarle
.
-
Credo
che
abbia
fatto
amicizia
colla
dottoressa
Lavriano
;
o
per
lo
meno
questa
l
'
ha
cercata
più
volte
.
-
Mi
par
diventata
muta
,
selvaggia
.
La
sola
che
può
entrare
da
lei
è
Minca
.
Credo
che
la
signorina
Lavriano
potrebbe
ammansarla
.
-
Sai
dove
andiamo
?
-
chiese
il
pittore
.
-
Niente
affatto
.
-
Al
Teatro
Nazionale
per
decidere
su
lo
sciopero
di
tutte
le
tipografie
.
N
'
avevo
sentito
parlare
vagamente
:
-
Sciopereremo
!
-
Montiamo
su
quella
tranvia
?
-
Va
benissimo
!
Dissimulavo
la
mia
tristezza
.
Ero
tanto
stanco
!
Il
mio
lavoro
d
'
ufficio
mi
riusciva
ora
gravissimo
:
il
mio
Memoriale
non
avanzava
d
'
un
punto
e
le
pagine
che
andavo
rileggendo
e
logorando
a
forza
di
ritoccarle
mi
sembravano
mute
,
scolorite
.
Mi
pareva
che
qualcosa
avesse
distrutto
la
coesione
di
tutte
le
parti
del
mio
essere
.
Piazza
Statuto
,
Via
Garibaldi
erano
piene
di
gente
:
i
portici
di
Po
rigurgitavano
:
erano
le
buone
famiglie
che
vanno
alla
messa
a
S
.
Francesco
da
Paola
e
a
San
Filippo
e
n
'
escono
a
mezzogiorno
per
far
due
passi
e
ostentare
le
ragazze
da
marito
.
-
Non
vai
a
quella
passeggiata
mai
?
Io
ci
vado
:
ci
sono
dei
fior
di
ragazze
.
-
Ma
non
mi
hai
detto
che
sei
innamorato
?
-
Perdio
!
E
come
!
Ma
ciò
non
m
'
impedisce
di
guardare
le
belle
donne
.
Giuro
che
non
mi
passa
in
cuore
neppur
l
'
ombra
d
'
un
desiderio
:
è
puramente
un
godimento
degli
occhi
.
Ma
tu
non
sei
artista
.
Infatti
io
non
comprendevo
ciò
.
D
'
altronde
io
non
m
'
intendo
affatto
di
bellezza
:
quando
m
'
è
accaduto
di
indicar
a
Quibio
una
donna
che
io
dicevo
bella
,
me
lo
vedevo
ridere
sul
muso
:
-
Hai
gli
occhi
che
guardano
in
dentro
.
Egli
voleva
dire
con
ciò
ch
'
io
non
vedevo
,
non
udivo
,
non
vivevo
coi
sensi
,
ma
solamente
col
pensiero
.
Forse
aveva
ragione
.
Certo
,
un
bel
paesaggio
mi
allarga
il
respiro
,
ma
egli
mi
diceva
che
anche
una
palude
è
un
bel
paesaggio
;
una
bella
donna
mi
eleva
e
mi
rasserena
gli
spiriti
,
ma
egli
sosteneva
che
è
bella
anche
una
donna
perduta
:
egli
trovava
belli
i
pezzenti
,
i
cenciosi
,
i
morenti
di
fame
...
No
!
no
!
Un
giorno
però
gli
ho
chiesto
se
avrebbe
trovato
meno
bella
la
terra
quando
non
ci
fossero
più
paludi
né
malaria
,
mendicanti
né
donne
perdute
,
ed
egli
rimase
pensoso
.
-
Eh
via
!
Muterà
anche
il
nostro
gusto
.
Eravamo
in
fondo
ai
Portici
.
Egli
accennò
alla
collina
.
-
E
lo
sciopero
?
-
feci
.
-
Ho
altro
a
pensare
in
questo
momento
-
rispose
egli
alzando
le
spalle
-
che
compromettermi
collo
sciopero
!
Andiamo
fuori
,
in
campagna
,
all
'
aria
libera
...
Arrivammo
così
sul
Monte
dei
Cappuccini
.
Il
cielo
era
d
'
una
tersità
di
cristallo
:
il
Po
limpido
e
piano
come
uno
specchio
:
una
pianura
di
tetti
rosso
-
cupi
e
di
ardesie
si
stendeva
all
'
infinito
e
sembrava
giungere
da
una
parte
ai
pie
'
del
Monviso
che
parea
vicinissimo
,
dall
'
altra
a
Superga
splendente
.
La
Mole
Antonelliana
appuntava
il
suo
ago
nel
cielo
:
sotto
,
le
vie
diritte
incrociantesi
parevano
delle
fosse
nere
e
strettissime
.
-
Guarda
il
Monviso
!
-
disse
Quibio
indicandomi
la
cuspide
a
lato
,
verso
la
Francia
.
Il
glorioso
arco
delle
Alpi
si
stendeva
in
giro
,
emergendo
per
intero
fuor
della
nebbia
azzurro
-
cupa
che
stagnava
,
dagli
ultimi
lembi
della
città
,
dal
campanile
acutissimo
di
Santa
Zita
,
fino
alle
prime
valli
.
-
Questa
è
la
bellezza
che
comprendo
-
dissi
a
Quibio
,
non
senza
un
subitaneo
sentimento
d
'
orgoglio
.
-
Capisco
che
ti
basti
-
mi
rispose
egli
sommesso
.
Mi
veniva
da
quello
spettacolo
un
gran
senso
di
forza
e
di
serenità
.
La
neve
,
che
riempiva
tutti
gli
angoli
e
le
insenature
,
accusava
fortemente
le
fisionomie
di
quei
gruppi
giganti
,
cui
tutto
quel
biancore
vestiva
di
freschezza
,
di
sincerità
e
di
giocondità
austera
.
Dissi
la
mia
impressione
al
pittore
.
-
E
il
bianco
che
fa
questo
.
-
Sia
quel
che
si
vuole
:
che
ne
sai
tu
col
tuo
bianco
?
Egli
cercava
così
gli
elementi
di
tutti
i
grandi
spettacoli
,
e
li
impiccoliva
.
-
Tu
non
sei
un
artista
,
Stanga
:
sei
un
poeta
!
un
poeta
che
non
guasta
il
suo
sentimento
cercandone
le
cause
per
riprodurlo
.
Io
sono
un
pittore
:
e
questo
,
caro
mio
,
è
proprio
il
bianco
.
E
riprese
a
ridere
:
-
E
ora
in
gambe
!
Fra
mezz
'
ora
sederemo
a
tavola
.
Lo
seguii
,
non
senza
un
certo
impeto
di
vigorìa
,
entratomi
addosso
coll
'
aria
dell
'
altura
.
Tornando
al
basso
,
la
sera
,
lo
prese
la
malinconia
.
Scendevamo
dalla
collina
di
San
Vito
:
ad
ogni
tratto
,
a
sinistra
,
gli
alberi
della
strada
mancavano
ed
appariva
il
cielo
affocato
del
tramonto
dietro
la
cuspide
nera
del
Monviso
;
e
il
Po
,
vasto
,
in
basso
,
chiudeva
un
altro
lembo
di
cielo
sommerso
.
Così
da
bimbo
io
sognavo
di
scendere
,
con
tutta
la
mia
culla
,
nel
cielo
:
cielo
sopra
e
sotto
e
intorno
e
io
navigante
in
esso
come
una
piuma
:
così
la
terra
deve
sentirsi
andare
andare
,
se
si
sente
.
Quibio
accennò
da
quella
parte
:
-
Sai
che
oggi
sono
stato
a
rischio
di
darti
l
'
addio
.
Là
,
la
Francia
!
Chi
sa
,
se
ci
giungerò
mai
?
Quando
una
cosa
è
vicina
,
quando
un
gran
sogno
è
presso
a
concretarsi
,
allora
non
par
che
ti
manchi
la
terra
sotto
i
piedi
?
Non
par
che
questi
pochi
giorni
siano
insuperabili
?
Penso
perfino
che
potrei
morire
!
-
Eh
via
!
Tu
sei
tanto
coraggioso
!
-
Hai
ragione
.
-
Affermò
egli
.
-
Io
ho
una
fede
in
me
e
nel
mio
avvenire
che
stupisce
me
stesso
;
è
certo
presunzione
!
Ma
lo
scoramento
,
quando
viene
è
più
profondo
.
Eh
caro
mio
!
Se
si
trattasse
di
me
solo
!
Non
so
quando
,
dicevi
:
Vivere
ciascuno
come
se
fossimo
nella
società
che
sogniamo
!
Hai
un
bel
dire
tu
che
sei
solo
.
Supponi
invece
che
il
destino
ti
abbia
unito
ad
un
'
altra
creatura
.
Tu
ami
una
donna
:
ella
ti
ama
e
non
è
libera
...
E
allora
mi
raccontò
.
L
'
aveva
incontrata
in
una
esposizione
:
poi
vi
si
erano
riveduti
.
Lettere
strane
avevano
seguìto
,
in
cui
ella
sfoggiava
uno
scetticismo
a
fior
di
pelle
e
una
falsa
esperienza
amorosa
presa
nei
romanzi
di
Bourget
.
In
fatto
era
una
povera
donna
.
Sposata
a
sedici
anni
con
un
banchiere
,
fin
dai
primi
mesi
s
'
era
accorta
che
non
aveva
nulla
di
comune
con
suo
marito
:
questi
l
'
obbligava
a
frequentare
assiduamente
la
società
e
,
sebbene
entrambi
indifferenti
alla
religione
,
ad
andare
in
chiesa
e
praticare
,
perché
ciò
conciliava
clienti
.
-
Doveva
far
da
insegna
alla
ditta
,
capisci
!
Ed
era
vissuta
con
lui
dieci
anni
.
Ma
quante
cose
in
tutto
questo
tempo
!
Ella
aveva
letto
molti
romanzi
,
visitato
molti
musei
:
s
'
era
annoiata
mortalmente
.
Aveva
tentato
distrarsi
colla
vita
mondana
:
aveva
tentato
di
amare
ed
era
stata
disgustata
fin
dai
primi
flirts
.
Aveva
fatto
della
beneficenza
...
Egli
s
'
era
manifestato
a
lei
come
un
uomo
che
sa
quello
che
vuole
.
"
Se
vi
amerò
,
-
le
aveva
scritto
-
cioè
se
vi
farete
amare
,
vi
proporrò
di
abbandonare
la
vostra
casa
e
venir
con
me
"
.
E
si
erano
amati
.
Egli
aveva
giurato
di
non
darle
un
bacio
se
non
quando
fosse
affatto
sua
.
Poi
era
stato
vinto
dalla
foga
dell
'
amore
di
lei
e
dal
proprio
desiderio
.
Si
erano
incontrati
.
Ella
era
perfino
venuta
a
trovarlo
fugacemente
in
soffitta
:
era
la
figurina
vestita
di
nero
che
io
avevo
intravista
una
volta
nel
corridoio
.
-
Hai
veduto
la
Diana
del
Louvre
?
Io
ne
ho
una
fotografia
.
È
lei
,
svelta
,
risoluta
,
lottatrice
.
La
mia
vera
compagna
.
E
che
anima
!
L
'
ho
tratta
io
dalla
scorza
di
scetticismo
e
di
frivolezza
che
le
si
era
appiccata
intorno
!
Un
'
intelligenza
più
libera
della
mia
,
infinitamente
più
diritta
e
logica
.
Strano
com
'
è
sana
questa
donna
,
che
venne
fuori
da
una
famiglia
borghese
,
figlia
d
'
un
professore
di
latino
,
e
stette
dieci
anni
in
un
ambiente
come
quello
!
E
gli
occhi
di
Quibio
luccicavano
.
Parlava
sommesso
,
facendo
un
grande
sforzo
per
contenere
la
felicità
che
lo
riempiva
,
ma
s
'
interrompeva
ad
ogni
tratto
come
se
gli
mancasse
il
respiro
e
il
cuore
gli
saltasse
in
gola
.
-
Ebbene
,
-
proruppe
oscurandosi
d
'
improvviso
-
sai
che
cosa
mi
aspetto
?
Ella
è
troppo
franca
ora
,
e
troppo
audace
:
farà
una
grossa
imprudenza
e
nascerà
uno
scandalo
.
Io
le
ho
proposto
di
partire
subito
,
e
stasera
dovevamo
passar
la
frontiera
.
Ella
chiede
alcuni
giorni
di
tempo
.
Perché
?
Ah
,
le
donne
sono
troppo
intente
ai
particolari
,
alla
pratica
:
son
sicuro
che
si
preoccupa
dei
mezzi
di
sussistenza
e
vuol
portare
qualcosa
della
sua
dote
,
o
che
so
io
!
Tempo
perduto
e
adito
ai
sospetti
!
-
Che
cosa
ti
potrebbe
accadere
se
si
sapesse
?
-
chiesi
io
.
-
A
me
nulla
,
per
ora
.
Ma
a
lei
?
E
se
ci
cogliessero
insieme
,
un
processo
,
la
prigione
...
che
a
me
non
fa
niente
.
Ma
a
lei
?
-
Credi
che
un
uomo
simile
provocherebbe
uno
scandalo
?
Eravamo
giunti
al
ponte
Isabella
.
Il
Po
,
nero
,
immobile
,
moltiplicava
nelle
sue
acque
,
come
interminabili
collane
di
perle
,
i
globi
elettrici
sospesi
sulle
rive
.
La
tranvia
affollata
ci
portava
rapidamente
verso
il
centro
della
città
.
Un
po
'
di
nebbia
che
smorzava
la
luce
delle
vie
rendeva
più
intensa
quella
del
carrozzone
,
che
pareva
una
sala
procedente
rapida
in
mezzo
a
un
deserto
.
Tutta
quella
gente
,
seduti
uno
in
faccia
agli
altri
,
si
guardavano
in
viso
alternativamente
:
celava
forse
ciascuno
la
sua
pena
o
la
sua
felicità
?
Quibio
s
'
era
rasserenato
,
attratto
subito
dalle
fisionomie
,
ch
'
egli
esaminava
senza
volerlo
;
poi
chiuse
gli
occhi
come
assorto
in
se
stesso
.
In
borgo
San
Donato
la
luce
era
più
rara
e
la
nebbia
più
fitta
.
Io
aprii
la
porta
di
casa
e
salimmo
adagio
.
Accendevamo
un
zolfanello
dopo
l
'
altro
.
Sul
primo
pianerottolo
un
uomo
si
schermì
,
appoggiandosi
ad
una
statua
ficcata
in
una
nicchia
.
Lo
guardammo
curiosi
.
Al
secondo
,
sostammo
come
per
lasciarlo
passare
.
Allora
egli
chiese
,
con
una
cortesia
ironica
,
chi
di
noi
fosse
il
signor
Quibio
.
-
Io
-
disse
il
pittore
con
un
tremito
.
-
Salga
,
-
aggiunse
l
'
uomo
-
c
'
è
gente
lassù
che
l
'
aspetta
.
Quibio
strinse
i
pugni
,
poi
riprese
a
salire
rapidamente
.
-
Chi
può
essere
?
-
dissi
:
e
pensavo
a
lei
.
-
Oh
no
-
diss
'
egli
indovinando
.
-
È
un
tranello
!
Avevi
ragione
testé
!
E
io
non
ci
pensavo
!
Vedi
come
ci
si
sbarazza
facilmente
d
'
un
uomo
!
Davanti
alla
porta
della
sua
soffitta
un
altro
uomo
attendeva
:
aprì
la
giacca
e
mostrò
la
sciarpa
:
-
Veniamo
per
una
perquisizione
...
Quibio
aperse
,
si
gettò
sul
letto
,
tuffò
la
faccia
nei
cuscini
e
pianse
come
un
bambino
.
Mi
si
mandò
fuori
.
Rimasi
sul
balcone
ad
attendere
.
Non
ebbi
molto
da
aspettare
:
di
lì
a
poco
sentii
dei
passi
nel
corridoio
.
Uno
portava
la
candela
.
Seguiva
Quibio
,
che
mi
abbracciò
con
un
singhiozzo
represso
,
e
discese
lentamente
con
essi
.
Io
entrai
nella
mia
soffitta
,
mi
spogliai
:
presi
il
mio
manoscritto
,
me
lo
posi
sul
petto
sotto
la
flanella
,
e
mi
buttai
sul
letto
,
avvilito
,
indolenzito
come
se
mi
avessero
battuto
.
XIII
.
Ci
sono
veramente
degli
uomini
cattivi
?
Molti
opprimono
direttamente
il
loro
prossimo
per
il
proprio
interesse
,
ma
non
senza
rimorso
.
Esistono
veramente
coloro
che
fanno
il
male
per
il
male
,
torturano
un
miserabile
con
una
vera
voluttà
?
Io
non
so
.
Ma
se
esistono
,
non
possono
essere
che
un
fenomeno
artificiale
,
una
corruzione
dell
'
uomo
operata
dall
'
uomo
stesso
.
Esistono
sopra
tutto
in
una
categoria
di
persone
che
è
autorizzata
ad
essere
o
mostrarsi
malvagia
.
La
giustizia
della
legge
è
una
cosa
teorica
.
ora
l
'
uomo
opera
non
come
una
forza
considerata
geometricamente
,
mi
spiego
?
ma
come
un
essere
di
sentimento
.
Io
potrei
immaginare
,
con
molta
buona
volontà
,
in
un
giudice
un
'
imparzialità
di
bilancia
di
precisione
,
ma
negli
esecutori
no
.
La
giustizia
e
la
vendetta
per
i
cervelli
grossi
sono
la
stessa
cosa
.
Queste
considerazioni
mi
sorgevano
nel
cervello
dopo
una
visita
ormai
inaspettata
che
mi
destò
l
'
indomani
.
Un
delegato
e
un
questurino
,
bussato
gentilmente
,
entrarono
e
mi
chiesero
il
permesso
di
fare
una
perquisizione
.
In
tutta
la
notte
avrei
potuto
trafugare
un
carro
di
documenti
,
e
la
mia
premura
a
indossare
un
pastrano
non
diede
loro
alcun
sospetto
.
Sulla
faccia
del
questurino
non
era
che
una
goffa
aria
di
autorità
e
di
presunzione
,
su
quella
del
delegato
,
fina
e
dalle
labbra
sottilissime
,
una
ostentazione
di
gentilezza
affatto
maligna
.
Né
l
'
uno
né
l
'
altro
erano
l
'
effigie
nivea
della
giustizia
.
Mi
sequestrarono
,
indovinate
che
cosa
!
Il
pane
altrui
di
Turghenieff
,
La
nuova
Repubblica
di
Wells
,
e
una
gran
quantità
di
bozze
,
sebbene
fosse
stampato
su
ogni
pacco
Società
Ed
.
Scientifica
.
Poi
se
ne
andarono
,
persuasi
forse
d
'
avermi
nel
sacco
.
Infatti
-
proseguiva
il
mio
pensiero
,
mentre
mi
palpavo
sul
petto
il
manoscritto
salvato
-
degli
uomini
profondamente
malvagi
esistono
:
essi
divengono
tali
perché
il
sentimento
generale
a
loro
riguardo
è
appunto
questo
,
che
debbano
mostrarsi
terribili
castigatori
dei
birbanti
.
Ora
,
supponiamo
che
in
un
dato
luogo
non
esistessero
più
birbanti
:
il
desiderio
di
costoro
li
farebbe
nascere
.
Non
sento
io
che
il
desiderio
del
bene
fa
nascere
,
intorno
alle
persone
che
veramente
ispirano
il
bene
,
una
quantità
di
buone
azioni
?
Esiste
una
reciproca
suggestione
.
Sognate
azioni
malvagie
e
ne
vedrete
sorgere
intorno
a
voi
.
Chiamate
uno
ladro
e
ruberà
,
dice
il
proverbio
.
E
talvolta
basta
un
bruscolo
per
far
cadere
un
disgraziato
in
una
contravvenzione
,
che
porta
una
recidiva
,
che
suggerisce
un
delitto
,
e
via
di
seguito
.
Intanto
ecco
il
caso
mio
.
Comunque
,
io
sarò
notato
fra
gli
individui
sospetti
:
supposto
che
il
delegato
sia
convinto
dai
superiori
sulla
mia
innocuità
,
nessuno
si
curerà
di
convincerne
il
questurino
.
Per
lui
dunque
io
sono
un
individuo
pericoloso
:
lo
sarò
domani
per
il
suo
compagno
e
posdomani
per
tutti
i
questurini
del
Borgo
San
Donato
.
Ogni
mio
atto
sarà
spiato
,
seguito
,
interpretato
sempre
in
un
senso
.
Un
giorno
avviene
una
dimostrazione
,
uno
sciopero
:
io
torno
a
casa
dalla
tipografia
e
m
'
incontro
con
gli
scioperanti
:
mi
s
'
agguanta
,
se
non
mi
si
è
già
messo
al
sicuro
prima
.
Alcuni
giorni
di
prigione
mi
esasperano
:
le
mie
idee
diventano
sentimenti
,
poi
discorsi
,
poi
azioni
..
Ma
quel
buon
amico
mio
!
Nessun
mezzo
gli
restava
per
cancellar
la
macchia
che
la
Questura
vedeva
in
lui
,
fuorché
farsi
prete
o
frate
.
Invece
egli
s
'
era
innamorato
d
'
una
donna
d
'
altri
.
Ed
era
bastata
una
vaga
denunzia
per
farlo
richiudere
in
prigione
.
Certo
gli
acidi
del
suo
mestiere
potevano
venire
scambiati
per
miscugli
tonanti
!
Due
giorni
dopo
ricevetti
una
lettera
di
lui
:
la
inserisco
tra
questi
fogli
:
Caro
Martino
,
"
Ti
affido
i
miei
lavori
,
che
pregoti
far
tenere
,
disegni
,
lastre
e
fogli
tirati
,
a
Mr
Carlo
Chedda
,
artiste
peintre
,
67
,
rue
Lépic
,
Paris
XVIII
.
Spero
uscir
presto
:
é
stato
qui
il
deputato
del
Borgo
:
affidiamoci
alle
autorità
una
volta
tanto
:
egli
è
socialista
...
ministeriale
.
Ricorda
quello
che
t
'
ho
raccontato
di
lei
e
tienmi
informato
di
tutto
ciò
che
potrai
sapere
.
"
Ti
abbraccio
con
tutta
l
'
anima
.
QUIBIO
"
.
"
Indirizzo
:
On
.
Fabio
Ansaldi
,
presso
Il
Popolo
"
.
Eccomi
d
'
improvviso
mescolato
a
un
dramma
,
pensai
non
senza
paura
,
e
forse
ad
un
processo
.
Non
essendo
mai
stato
preso
,
neanche
come
testimonio
,
negli
ingranaggi
intimi
della
macchina
sociale
,
perfino
la
conoscenza
d
'
un
rappresentante
del
popolo
mi
dava
soggezione
,
figuriamoci
poi
d
'
un
magistrato
!
Unico
bene
reale
della
relativa
libertà
in
cui
viviamo
è
,
per
mio
conto
,
di
poter
essere
solo
e
ignorato
perfino
all
'
agente
delle
tasse
.
La
sera
una
donna
mi
attendeva
all
'
uscio
della
soffitta
.
Ella
mi
porse
un
biglietto
:
-
Son
venuta
oggi
,
-
mi
disse
-
alle
quattro
.
Ma
non
l
'
ho
trovata
.
Faccia
subito
quello
che
è
detto
lì
dentro
,
perché
il
treno
parte
alle
undici
.
Apersi
con
un
tremito
nelle
mani
.
Calligrafia
di
donna
:
ecco
:
Gentilissimo
Signore
,
"
Che
dirà
del
mio
ardire
?
Ma
io
ho
in
Lei
la
stessa
fiducia
che
ha
posta
il
mio
amico
Quibio
,
ora
così
crudelmente
colpito
.
Mi
aiuti
a
fare
ogni
possibile
per
lui
.
La
prego
,
intanto
,
di
raccogliere
tutti
gli
oggetti
ai
quali
egli
teneva
di
più
,
che
la
mia
domestica
porterà
subito
alla
stazione
.
Io
partirò
per
Parigi
stassera
alle
11,30
.
La
prego
pure
di
trovarsi
a
quell
'
ora
presso
il
treno
.
Prima
che
si
mova
,
s
'
avvicini
alla
donna
vestita
di
nero
che
Le
porgerà
un
libro
.
Occorrerebbe
ch
'
Ella
lo
consegnasse
per
Quibio
al
deputato
Ansaldi
.
"
Mi
perdoni
:
è
un
gran
servigio
che
imploro
da
Lei
in
nome
dell
'
amico
suo
.
E
La
ringrazio
"
.
Quali
erano
le
cose
a
cui
egli
teneva
di
più
?
Riempii
la
sua
valigia
dei
rami
già
toccati
,
dei
disegni
,
di
tutte
le
carte
che
potei
scoprire
:
non
bastando
,
riempii
la
valigia
mia
.
Scesi
con
la
donna
,
la
feci
salire
con
esse
su
una
vettura
.
Erano
le
otto
.
Andai
a
mangiare
un
boccone
,
poi
uscii
.
Avevo
la
febbre
.
Sentivo
,
insieme
ad
un
turbamento
puerile
,
una
specie
d
'
orgoglio
e
di
contentezza
d
'
esser
mescolato
ad
un
romanzo
,
io
che
avevo
passato
una
vita
così
grigia
!
In
due
anni
quanti
drammi
intorno
a
me
!
E
io
tiravo
innanzi
la
mia
vita
uguale
e
monotona
.
Ma
qualcosa
sarebbe
accaduto
a
me
pure
,
qualcosa
di
non
comune
:
io
mi
sentivo
chiamato
verso
qualche
atto
di
vita
o
di
morte
,
solitario
forse
,
ma
non
infecondo
.
Quando
mi
sarebbe
venuto
incontro
il
dramma
?
Stassera
stessa
,
forse
?
Comunque
,
io
mi
sentivo
eccitato
,
esaltato
,
come
se
fossi
stato
un
personaggio
di
questo
romanzo
d
'
amore
e
si
trattasse
della
vita
,
o
d
'
una
persona
che
mi
fosse
più
cara
della
vita
.
Passeggiai
alquanto
,
poi
entrai
a
prendere
un
caffè
.
Irresistibilmente
m
'
incamminai
verso
la
stazione
.
Entrai
al
caffè
Ligure
e
presi
un
'
altra
tazza
.
Afferrai
alcuni
giornali
un
dopo
l
'
altro
:
non
c
'
era
nulla
:
suicidii
,
assassinii
,
cronaca
,
appendice
...
Anch
'
io
finalmente
penetravo
in
un
mondo
fantastico
,
in
una
atmosfera
che
spira
e
s
'
agita
dentro
l
'
atmosfera
eguale
della
vita
di
tutti
i
giorni
:
ma
in
quella
vive
soltanto
la
passione
,
il
sacrificio
e
la
morte
.
E
mi
posi
a
scorrere
la
Stampa
della
sera
.
Vedevo
torbido
:
mi
colpivano
gli
occhi
qua
e
là
i
titoli
delle
rubriche
:
I
volontari
della
morte
!
...
Sì
,
e
perché
?
...
E
questo
giornalista
che
ha
trovato
un
sì
bel
titolo
di
rubrica
da
poter
collocare
là
accanto
al
listino
della
borsa
!
La
vita
è
in
ribasso
...
L
'
importazione
degl
'
italiani
al
Capo
...
L
'
importazione
!
...
bellissimo
.
Un
attentato
contro
lo
Scià
di
Persia
...
ecco
un
altro
volontario
...
Povero
folle
!
Ah
,
L
'
attentato
è
smentito
...
"
Nella
calca
un
individuo
poveramente
vestito
si
spinse
verso
la
carrozza
,
ma
fu
travolto
dai
cavalli
...
Lo
Scià
fu
molto
impressionato
...
L
'
individuo
portava
in
mano
una
supplica
...
"
.
Levai
gli
occhi
dal
giornale
.
Una
commozione
violenta
m
'
aveva
invaso
:
m
'
asciugai
gli
occhi
senza
farmi
scorgere
e
appoggiai
la
fronte
sulle
mani
.
Ero
come
stordito
:
le
tempia
mi
facevano
un
rumore
di
un
torrente
o
di
un
treno
in
moto
,
e
tutte
le
mie
membra
s
'
appesantivano
,
con
questo
spaventevole
tumulto
nel
cervello
.
Ad
un
tratto
sentii
come
uno
schianto
.
Un
'
immagine
passò
come
un
lampo
in
fondo
ai
miei
occhi
.
Ero
io
là
in
quella
calca
...
mi
avventavo
...
E
cominciai
a
guardare
le
persone
intorno
a
me
,
temendo
anche
mi
osservassero
:
molte
sorbivano
il
loro
caffè
e
leggevano
la
loro
Stampa
con
beatitudine
o
noia
:
ma
certe
altre
,
con
fisionomie
incisive
,
con
occhi
oscuri
sotto
la
luce
piovente
dall
'
alto
,
dovevano
covare
qualcosa
in
petto
!
E
subito
le
pareti
,
la
sala
del
Ligure
mi
parvero
diverse
,
o
forse
non
le
avevo
mai
esaminate
.
Con
tante
lampade
gli
angoli
erano
oscuri
o
si
oscuravano
quando
vi
guardavo
,
e
le
porte
s
'
aprivano
sulle
tenebre
...
Uscii
.
Sulla
piazza
della
stazione
le
tranvie
piene
di
luce
s
'
incrociavano
,
suscitando
scintille
lungo
i
fili
e
lungo
le
rotaie
nell
'
aria
umida
:
sotto
i
portici
una
folla
passava
in
un
via
vai
interminabile
.
L
'
orologio
della
gran
facciata
segnava
le
9
e
mezzo
.
Allora
mi
posi
a
camminare
forte
verso
il
Po
.
Gli
alberi
parevano
chinarsi
sotto
l
'
umidità
,
che
pioveva
dal
cielo
e
m
'
immollava
i
panni
.
Sul
ponte
di
ferro
un
po
'
di
nebbia
era
sospesa
lungo
le
acque
.
Due
lumi
erravano
proprio
nel
mezzo
del
fiume
:
dovevano
essere
due
barche
invisibili
,
che
or
s
'
approssimavano
,
or
s
'
allontanavano
.
Anche
nel
seno
gelido
del
Po
quante
disperazioni
s
'
erano
rifugiate
!
Che
cosa
cercavano
quei
due
lumi
?
Tornai
lentamente
.
M
'
avvicinai
alla
stazione
.
Molte
carrozze
giungevano
.
Guardai
da
lontano
sotto
la
tettoia
dei
Depositi
e
non
ci
vidi
nessuno
.
Presi
un
biglietto
d
'
entrata
e
mi
ficcai
tra
la
folla
.
Non
osai
mostrarmi
presso
il
treno
di
Modane
,
finché
non
sentii
i
primi
gridi
:
Partenza
!
Allora
m
'
avvicinai
e
attesi
che
chiudessero
gli
sportelli
Mi
tenevo
accanto
al
primo
carrozzone
e
guardavo
indietro
.
Una
figurina
vestita
di
nero
,
con
gran
feltro
in
capo
,
si
sporse
da
un
finestrino
di
seconda
,
parve
guardarmi
,
poi
si
ritrasse
tosto
.
Mi
sentivo
battere
il
cuore
come
se
stesse
per
rompersi
,
ma
giravo
intorno
lo
sguardo
e
la
persona
,
con
noncuranza
,
tenendo
d
'
occhio
quel
carrozzone
.
La
macchina
fischiò
,
le
catene
si
tesero
con
forti
scosse
.
Allora
la
figurina
si
sporse
di
nuovo
e
guardò
me
direttamente
:
io
mi
avvicinai
e
presi
un
oggetto
che
ella
mi
porse
:
-
Buona
permanenza
,
signor
Stanga
!
Io
mi
volsi
,
già
lontano
:
ella
mi
tendeva
la
mano
,
ma
non
osai
tornare
indietro
.
Feci
una
grande
scappellata
,
e
uscii
prima
che
il
treno
fosse
fuor
della
tettoia
.
Che
cosa
aveva
pensato
la
signora
della
mia
goffaggine
?
Le
avevo
strappato
il
libro
come
un
ladro
.
Avevo
intraveduto
nel
carrozzone
la
domestica
che
m
'
aveva
portato
il
biglietto
perché
non
aveva
fatto
porgere
il
libro
da
lei
?
Evidentemente
aveva
voluto
darmi
un
segno
di
gentilezza
e
di
gratitudine
.
E
io
non
le
avevo
neanche
detto
:
"
Buon
viaggio
!
"
.
Senza
dubbio
la
mia
parte
nel
romanzo
era
mancata
.
Giunto
a
casa
,
volli
aprire
il
volumetto
che
era
legato
da
nastro
nero
.
Ma
soltanto
la
copertina
si
apriva
:
la
massa
interna
era
un
cofanetto
chiuso
.
Debbo
dire
che
ebbi
un
senso
di
delusione
?
Mi
parve
d
'
essere
piombato
in
pieno
romanticismo
.
Forse
là
dentro
non
c
'
era
nulla
d
'
importante
,
qualche
ricordo
d
'
amore
,
dei
fiori
...
Ma
un
pensiero
opposto
m
'
assalì
subito
.
Del
danaro
forse
.
Ebbene
,
perché
no
?
Ma
quel
danaro
e
la
cura
di
tutte
le
piccole
cose
erano
state
causa
della
rovina
di
Quibio
...
Il
giorno
dopo
mi
recai
di
buon
ora
alla
tipografia
,
non
senza
un
sospetto
che
lo
sciopero
,
che
serpeggiava
negli
stabilimenti
della
città
,
fosse
stato
esteso
anche
a
noi
e
proclamato
la
sera
precedente
.
Infatti
ero
ancora
lontano
d
'
un
isolato
,
che
mi
s
'
appressa
un
compagno
correttore
,
con
aspetto
ostile
:
-
Oggi
non
si
lavora
...
Spero
che
non
vorrai
tradirci
!
-
Tutt
'
altro
,
-
risposi
tosto
,
mentre
m
'
accorgevo
che
altri
pure
,
sparsi
qua
e
là
,
mi
osservavano
astiosamente
.
E
anch
'
io
sentii
subito
che
le
mie
mani
m
'
imbarazzavano
e
le
nascosi
nelle
tasche
,
com
'
essi
.
Una
guardia
ci
passò
accanto
squadrandoci
:
sulla
porta
della
tipografia
un
gruppo
di
guardie
custodiva
l
'
ingresso
.
-
Oggi
c
'
è
un
comizio
al
teatro
Nazionale
.
Non
si
entra
senza
biglietto
.
Eccolo
.
Presi
il
foglio
che
il
compagno
mi
offriva
e
gli
voltai
le
spalle
.
Mi
era
scortese
perché
lo
aiutavo
sovente
a
correggere
le
parole
latine
?
Mi
accorgevo
che
il
mio
timido
isolamento
mi
aveva
accumulato
addosso
del
rancore
.
Eppure
io
mi
sentivo
attratto
verso
la
loro
miseria
troppo
inquieta
:
evidentemente
la
mia
simpatia
non
era
mai
riuscita
a
manifestarsi
...
Avevo
meco
il
cofanetto
che
intendevo
portare
,
nell
'
ora
libera
,
all
'on.Ansaldi
.
Ci
andai
subito
.
È
un
uomo
simpatico
,
alto
,
ricciuto
,
cogli
occhi
scintillanti
.
Guardò
il
cofanetto
ed
ebbe
un
sorriso
ironico
:
-
Tutti
misteriosi
questi
anarchici
!
Anche
lei
è
anarchico
?
-
Io
,
no
:
e
neanche
Quibio
.
-
Sul
serio
?
-
fece
egli
incredulo
.
-
Sul
serio
.
-
Be
'
,
questo
non
monta
:
alla
questura
è
segnalato
come
tale
,
sebbene
non
pericoloso
-
aggiunse
.
-
Ad
ogni
modo
lo
lasceranno
espatriare
alla
prima
occasione
senz
'
alcuna
difficoltà
.
È
cosa
certa
.
È
questo
che
lui
vuole
,
non
è
vero
?
-
aggiunse
con
un
fine
sorriso
.
-
Credo
-
diss
'
io
serio
.
-
Vorrebbe
andar
a
Parigi
da
certi
suoi
amici
artisti
.
E
mi
congedai
un
po
'
rassicurato
sulla
sorte
del
mio
amico
.
Ma
il
mio
pessimismo
riguardo
alla
polizia
è
atavistico
.
Tutti
i
proverbi
del
mio
villaggio
dicono
che
dalle
grinfe
della
giustizia
non
si
esce
vivo
.
Ho
torto
,
ma
è
un
istinto
.
E
la
sua
piccola
Diana
?
Laggiù
,
nella
gran
Babilonia
,
attende
,
attende
...
La
raggiungerà
egli
?
Lo
spero
.
Entrambi
avevano
una
sì
gran
fiducia
nella
loro
stella
,
da
veri
fatalisti
!
Forse
chi
vuol
essere
felice
,
ha
grandi
probabilità
di
pervenirvi
...
Avea
veramente
un
viso
bellissimo
e
fiero
la
sua
Diana
lottatrice
!
Ma
c
'
è
lotta
possibile
contro
tutti
,
contro
i
malvagi
e
i
deboli
e
gl
'
inerti
che
formano
la
società
,
piccola
Diana
?
Nel
pomeriggio
volli
andare
al
comizio
.
Oltre
a
un
migliaio
di
tipografi
,
v
'
assistevano
molti
lavoratori
d
'
altre
industrie
,
fra
i
quali
i
nostri
si
distinguevano
facilmente
per
una
maggior
coltura
esteriore
.
I
rappresentanti
dissero
ad
alta
voce
molte
cose
che
avevo
udite
e
riudite
dai
compagni
sulla
lotta
di
classe
,
su
la
conquista
del
pane
,
sul
miglioramento
delle
nostre
condizioni
...
Tutto
ciò
non
aveva
più
potere
di
commovermi
.
Ciascuno
di
quelli
che
s
'
alzavano
a
parlare
mi
pareva
che
diventasse
meschino
e
nullo
quand
'
usciva
dalla
folla
.
Ma
la
folla
mi
riempiva
d
'
un
senso
nuovo
.
Io
sentivo
ripercuotersi
in
me
le
sue
emozioni
come
se
ne
facessi
parte
:
ne
facevo
parte
:
era
come
se
io
diventassi
permeabile
,
penetrato
,
attraversato
dalle
onde
di
un
'
ira
,
di
un
'
aspirazione
,
d
'
una
passione
comune
,
enorme
,
in
cui
l
'
individuo
pareva
ad
istanti
naufragare
,
e
ad
istanti
si
esaltava
la
sua
potenza
.
Sentivo
tendersi
il
mio
torace
,
stringersi
i
miei
pugni
sino
ad
infiggermi
le
unghie
nelle
palme
...
Si
levasse
su
quel
palcoscenico
un
uomo
possente
,
e
tutta
quella
tensione
si
sarebbe
risolta
in
una
forza
da
sollevare
un
mondo
!
Il
popolo
ha
bisogno
d
'
uomini
grandi
e
la
sua
sostanza
,
sempre
sincera
e
sempre
rinnovata
,
è
ricca
di
germi
di
grandezza
.
Ma
i
falsi
grandi
non
li
lasciano
sorgere
.
Ricevetti
qualche
settimana
dopo
da
Quibio
un
biglietto
di
ringraziamento
.
Egli
si
mostrava
sereno
e
pieno
di
speranza
.
Il
fatto
di
aver
contribuito
in
qualche
modo
a
dargli
quella
contentezza
,
mi
commosse
fino
alle
lacrime
.
Poi
non
seppi
più
nulla
di
lui
.
Questo
mio
scritto
servirà
a
qualcosa
in
suo
favore
?
XIV
.
Lo
sciopero
era
cessato
il
giorno
dopo
.
Quando
ci
presentammo
alla
tipografia
,
parecchi
operai
erano
congedati
,
ed
io
fra
essi
.
Cinque
signorine
sedevano
allineate
dinanzi
a
cinque
nuove
macchine
:
pareva
si
gingillassero
colle
dita
sui
tasti
...
Rimasi
sconvolto
.
Uscii
e
trassi
un
gran
respiro
.
Ero
dunque
libero
?
Ma
la
mia
libertà
improvvisa
m
'
imbarazzava
assai
,
sebbene
possedessi
di
che
sopportare
senza
danno
una
disoccupazione
di
qualche
mese
.
Dopo
alcuni
giorni
mi
sentii
come
un
pesce
fuor
d
'
acqua
:
mi
pareva
che
ogni
passante
mi
rimproverasse
,
mi
disprezzasse
...
Una
breve
diversione
mi
distolse
dalla
cupa
tristezza
che
cominciava
a
impadronirsi
di
me
.
Una
sera
la
Biondina
mi
fermò
nel
corridoio
e
mi
pregò
di
seguirla
nella
sua
soffitta
.
Un
alito
di
gentilezza
spirava
dai
mille
oggettini
raccolti
in
quel
piccolo
spazio
.
Un
lettuccio
in
un
angolo
,
sotto
il
piovente
del
tetto
:
a
lato
presso
la
finestra
,
una
gabbietta
,
ove
due
canarini
addormentati
si
stringevano
l
'
un
contro
l
'
altro
su
un
piuolo
.
Negli
angoli
,
mensolette
con
statuine
di
gesso
e
sulla
testata
del
letto
una
Santa
Cecilia
di
Donatello
.
Sotto
la
finestra
una
macchina
da
cucire
.
Ella
mi
porse
una
sedia
,
poi
si
volse
a
frugare
nel
suo
tavolino
da
lavoro
e
ne
trasse
un
quaderno
legato
con
un
nastrino
rosso
:
-
Questo
è
il
manoscritto
di
Crastino
-
disse
,
porgendomelo
con
un
gesto
come
toccasse
una
cosa
sacra
.
-
Ah
!
-
non
potei
a
meno
di
esclamare
.
-
Immaginavo
che
doveva
essere
in
salvo
:
soltanto
non
pensavo
...
-
E
a
chi
doveva
affidarlo
egli
?
-
disse
guardandomi
con
rimprovero
.
-
È
vero
!
-
risposi
,
riflettendo
a
quello
ch
'
ella
era
stata
per
lui
.
Alcuni
mesi
erano
bastati
per
una
donna
ad
acquistar
tutti
i
diritti
;
perché
nessuno
nella
vita
doveva
avergli
dato
quanto
lei
in
quel
breve
tempo
.
Osservavo
la
ragazza
:
era
dimagrita
assai
,
il
che
le
scopriva
marcatamente
la
forma
del
viso
ch
'
era
d
'
una
gran
purezza
:
la
lucerna
le
disegnava
fortemente
la
fronte
e
gli
zigomi
,
mettendole
molta
ombra
negli
occhi
,
che
ardevano
come
per
febbre
ed
acquistavano
una
profondità
d
'
espressione
quale
non
si
poteva
immaginare
nella
bimba
espansiva
e
incurante
che
appariva
prima
.
-
Lei
sa
certamente
quanto
può
costare
la
stampa
di
questo
libro
;
dev
'
essere
bello
,
s
'
intende
:
come
questo
qui
.
E
mi
trasse
da
una
piccola
scansia
dietro
le
mie
spalle
il
primo
libro
di
Crastino
.
Era
in
compagnia
dei
Miserabili
,
dell
'
Odissea
,
dell
'
Eneide
,
della
Gerusalemme
.
-
Questi
me
li
ha
dati
lui
-
disse
,
vedendomi
esaminare
i
libri
nella
loro
modesta
ma
pulita
legatura
;
-
li
ho
letti
:
qualche
volta
me
ne
leggeva
lui
dei
canti
interi
.
Ah
,
che
musica
!
Lui
mi
buttò
via
tutti
i
miei
romanzi
e
mi
lasciò
soltanto
i
Miserabili
.
Questo
qui
,
come
mi
ha
commossa
!
Quelle
storie
-
aggiunse
indicando
i
poemi
-
sono
molto
belle
e
divertenti
,
ma
non
fanno
piangere
...
Adesso
però
non
posso
aprirli
senza
sentirmi
un
gruppo
al
cuore
,
perché
sento
la
sua
voce
,
che
legge
in
un
modo
tanto
stanco
e
dolce
...
Ma
mi
dica
dunque
,
quanto
può
costare
?
-
Da
tre
a
quattrocento
lire
.
Ella
mi
guardò
spaventata
,
poi
le
si
riempirono
gli
occhi
di
lagrime
:
-
Io
non
avrò
mai
trecento
lire
.
Non
potei
far
a
meno
di
sorridere
:
-
Ma
non
poteva
lei
consigliarsi
con
qualche
amico
,
parlarne
coll
'
editore
?
-
Sì
?
Lui
mi
ha
detto
tante
cose
di
lei
!
Le
voleva
molto
bene
:
non
mi
parlava
che
di
lei
:
diceva
che
era
un
filosofo
.
Voleva
che
mi
consigliassi
con
lei
e
con
la
dottoressa
che
venne
qui
di
poi
.
Ma
io
avrei
voluto
farlo
tutto
da
me
:
fargli
questo
regalo
dopo
morto
.
Ah
se
fosse
mio
,
tutto
mio
!
Per
questo
ho
aspettato
tanto
prima
di
parlargliene
...
-
Bene
,
-
diss
'
io
,
commosso
-
io
sono
a
sua
disposizione
per
un
anticipo
allo
stampatore
,
se
lei
accetta
...
Ma
pensi
un
po
'
:
l
'
editore
,
se
lei
glielo
porta
,
lo
stamperà
senza
costo
di
spesa
,
anzi
dandole
un
tanto
per
cento
sul
guadagno
,
che
sarà
importante
,
poiché
Crastino
adesso
ha
una
fama
:
avrà
un
posto
nella
poesia
italiana
.
Ella
mi
guardò
tra
offesa
e
intimorita
:
-
Vendere
,
guadagnare
!
Ma
come
può
lei
parlare
così
?
Ma
c
'
è
il
suo
sangue
,
qui
,
la
sua
vita
,
ed
anche
la
mia
!
Ah
!
Lei
non
può
capire
!
Lo
legga
,
lo
legga
...
Io
lo
sentirò
fino
alla
morte
.
È
tutto
quello
che
mi
ha
contato
dei
suoi
dolori
,
tutto
l
'
amore
per
sua
sorella
:
e
poi
...
mio
povero
amore
,
povero
amore
!
E
si
pose
a
piangere
disperatamente
.
Io
la
lasciai
sfogarsi
un
momento
.
Tutta
la
sua
persona
,
smagrita
,
era
scossa
dai
singhiozzi
.
I
capelli
,
scioltisi
,
le
inondavano
la
faccia
:
notai
che
la
gran
capigliatura
bionda
era
tagliata
poco
più
sotto
le
spalle
.
-
Ascolti
un
momento
,
la
prego
-
feci
io
.
-
Ci
penseremo
meglio
.
Possiamo
benissimo
stamparlo
a
nostre
spese
:
quello
che
si
ricava
andrà
per
una
tomba
conveniente
al
nostro
povero
amico
.
Io
leggerò
subito
il
libro
:
domattina
glielo
riporto
.
Ella
si
volse
a
me
tutta
racconsolata
.
Le
strinsi
la
mano
commosso
e
uscii
.
Quello
che
soffersi
e
piansi
quella
notte
è
indicibile
.
Che
cosa
orrenda
la
vita
,
se
un
essere
può
soffrire
come
ha
sofferto
quel
povero
fanciullo
:
che
cosa
terribile
l
'
arte
,
che
condanna
un
uomo
a
frugare
,
rivoltare
,
lavorare
questo
dolore
come
se
fosse
una
creta
da
cui
deve
uscire
la
statua
!
Che
orribile
dono
la
poesia
!
Per
questi
esseri
è
una
maledizione
,
uno
strumento
che
intensifica
la
sofferenza
.
Io
non
ho
mai
sofferto
de
'
miei
dolori
più
roventi
,
de
'
miei
desiderii
d
'
amore
frustrati
,
quanto
ho
sofferto
per
la
visione
di
questa
esistenza
disumanamente
infelice
...
Eppure
io
l
'
avevo
sentito
esclamare
con
voce
costernata
:
"
Vivere
,
vivere
!
...
Troppo
tardi
!
Troppo
tardi
!
"
Dunque
aveva
desiderato
la
vita
,
ci
s
'
era
aggrappato
alla
fine
con
tutte
le
forze
.
Effetto
delle
mie
teorie
?
No
.
Bastò
che
in
una
vita
d
'
inferno
entrasse
uno
sguardo
di
donna
!
Questo
ha
potuto
fare
quella
semplice
creatura
,
solo
perché
era
una
donna
:
egli
si
è
sentito
per
un
momento
saldo
,
forte
,
completo
,
uomo
:
ha
cantato
il
suo
breve
inno
alla
vita
,
poi
è
sparito
.
Un
poemetto
racconta
il
rapido
dramma
della
sorella
:
meditazioni
sulla
nascita
e
sulla
morte
,
l
'
aspettazione
d
'
una
vita
novella
uscita
da
un
seme
ignoto
,
ch
'
egli
carezzerebbe
con
un
'
interrogazione
inutile
negli
occhi
e
un
timore
nell
'
anima
,
il
timore
dello
sconosciuto
che
s
'
era
intruso
e
ingrandirebbe
fra
sua
sorella
e
lui
.
Il
poemetto
finiva
lì
.
La
morte
di
lei
non
ha
lasciato
che
vaghi
e
cupi
echi
in
alcune
poesie
di
solitudine
e
di
morte
,
ove
il
senso
del
mistero
ha
risonanze
di
terrore
.
Una
collana
di
sonetti
densi
e
per
me
alquanto
oscuri
racchiude
in
brevi
sintesi
i
concetti
moderni
della
vita
umana
:
espansione
libera
dell
'
infanzia
,
rivelazione
scientifica
della
vita
,
l
'
iniziazione
dell
'
amore
,
la
fusione
di
due
esseri
,
la
propagazione
della
esistenza
nello
spazio
e
nel
tempo
,
ai
contemporanei
e
ai
posteri
:
idee
astratte
,
rese
sensibili
con
parole
viventi
,
più
che
con
immagini
.
Qui
egli
mostra
veramente
la
via
della
poesia
di
domani
:
è
un
precursore
.
Poi
una
parte
s
'
inizia
con
un
'
esplosione
di
gioia
.
È
come
se
un
sole
presente
che
si
sentiva
dietro
una
cortina
di
nubi
invada
subitamente
una
landa
,
dissecchi
le
pozzanghere
e
tragga
dalla
terra
un
trionfo
di
vegetazione
.
Seguono
alate
poesie
d
'
amore
,
ove
una
figura
viva
si
disegna
,
si
colora
e
sorride
,
semplice
,
incolta
e
profonda
,
colla
freschezza
d
'
un
fiore
di
monte
.
L
'
incontro
nella
miserabile
cornice
delle
soffitte
,
mutate
nelle
cupole
e
nelle
guglie
d
'
una
cattedrale
:
due
vite
canore
,
aeree
,
e
l
'
una
gorgheggia
e
l
'
altra
piange
.
Io
non
rilessi
il
libro
,
ma
l
'
impressione
è
profondissima
in
me
,
la
visione
vivissima
.
Io
vedo
quel
piccolo
corpo
di
bimba
,
stretto
intorno
alle
membra
scarse
di
calore
del
mio
povero
amico
,
come
per
infondergli
la
gioia
,
e
nulla
ho
mai
veduto
né
immaginato
più
bello
di
quel
gruppo
.
Egli
parla
,
egli
affascina
la
piccola
cingallegra
,
colla
sua
musica
che
le
canterà
in
cuore
fino
alla
morte
,
ed
ella
ascolta
-
e
adora
:
adora
l
'
ignoto
che
splende
per
lei
in
quel
corpo
che
abbraccia
,
pallido
e
ardente
.
Al
mattino
,
appena
vidi
la
Biondina
aprir
la
finestra
,
metter
fuori
la
gabbietta
e
i
piccoli
vasi
,
serena
e
seria
come
se
la
fonte
del
riso
fosse
in
lei
esaurita
,
bussai
alla
sua
porta
.
Dovevo
aver
in
viso
la
riverenza
e
l
'
ammirazione
che
sentivo
dentro
,
perché
ella
sorrise
quasi
di
gratitudine
.
Accanto
a
lei
,
seduto
su
una
coperta
di
lana
stesa
sul
pavimento
,
era
un
bimbo
di
due
anni
,
con
una
scodella
fra
le
gambette
,
vuota
,
in
cui
rigirava
un
cucchiaio
che
portava
alle
labbra
inutilmente
.
-
Vede
che
ho
un
bambino
anch
'
io
-
disse
sorridendo
.
-
È
della
Minca
?
-
chiesi
.
-
Sì
:
gli
voglio
tanto
bene
.
Non
è
vero
che
è
bello
?
Lo
considerai
un
momento
:
bello
non
era
affatto
:
aveva
le
gote
molli
e
pallide
,
due
grandi
orecchie
e
una
bocca
enorme
dalle
labbra
di
mulatto
:
ma
gli
occhi
brillavano
,
fissi
su
me
,
come
due
carbonchi
.
-
Sì
,
è
bellino
-
risposi
.
-
Ho
pensato
tutta
la
notte
a
quel
che
lei
m
'
ha
detto
iersera
.
Gli
faremo
un
bel
monumento
come
quello
di
Silvio
Pellico
,
nel
camposanto
nuovo
.
So
io
,
chi
glielo
farà
:
io
andrò
dal
signor
Leonardi
e
gli
darò
il
libro
,
e
dirò
che
sono
io
...
-
Conosce
il
Leonardi
?
Quello
sì
che
può
farlo
,
un
bel
monumento
,
anche
con
un
piccolo
marmo
!
-
Sì
:
avevo
un
'
amica
che
è
stata
sua
modella
.
Poi
si
è
maritata
.
Una
volta
è
andata
da
lui
a
dirgli
che
il
suo
bimbo
era
morto
:
egli
ha
fatto
il
ritratto
e
gliel
'
ha
regalato
...
-
Il
libro
servirà
a
comprar
il
marmo
!
Vuol
andar
lei
dall
'
editore
?
È
necessario
parlarne
anche
alla
signorina
Lavriano
.
Io
ero
tormentato
da
un
'
interrogazione
.
Le
domandai
:
-
Senta
...
dove
sono
i
suoi
capelli
?
-
Li
ho
venduti
-
rispose
subito
,
turbata
,
ma
con
un
lievissimo
sorriso
.
-
Non
ci
credo
!
Ella
scoppiò
a
piangere
,
ma
con
in
faccia
uno
strano
miscuglio
di
pudore
e
di
gioia
:
-
Non
lo
sa
nessuno
-
confessò
.
-
Quanto
crede
mi
avrebbero
dato
?
Settanta
lire
m
'
ha
offerto
una
volta
il
parrucchiere
qui
abbasso
.
Erano
belli
,
non
e
vero
?
E
lui
li
amava
tanto
!
...
Prima
che
gli
chiudessero
la
cassa
...
La
Minca
non
se
n
'
accorse
affatto
.
Era
contenta
come
una
bimba
.
Io
mi
raffigurai
i
bei
capelli
sul
petto
del
povero
morto
.
Il
bimbo
rotolandosi
sulla
coperta
aveva
valicato
l
'
orlo
e
così
,
con
le
cosce
nude
sull
'
ammattonato
,
la
scodella
rovesciata
tra
i
piedi
,
mi
guardava
ridendo
.
-
Su
,
batuffolo
!
-
esclama
lei
togliendogli
la
scodella
e
ponendolo
a
sedere
sul
suo
letto
;
e
rivolta
a
me
:
-
Ha
due
anni
suonati
e
non
cammina
ancora
.
A
proposito
,
sa
che
l
'
Ubriaco
è
in
prigione
?
Lei
che
ha
dei
mezzi
dovrebbe
aiutare
la
Minca
.
Finirà
male
:
ho
paura
che
impazzisca
o
ne
faccia
una
cattiva
.
-
Perché
l
'
hanno
messo
in
prigione
?
-
L
'
hanno
preso
per
un
manutengolo
:
era
sull
'
angolo
di
via
Bonzanigo
mentre
i
ladri
scassinavano
il
negozio
del
gioielliere
:
forse
li
conosceva
:
qui
siamo
costretti
a
conoscere
anche
i
ladri
e
le
donne
disgraziate
...
O
non
li
conosceva
affatto
.
Quella
povera
donna
!
Le
monache
di
Santa
Zita
le
portano
qualcosa
,
e
poi
i
ragazzi
vanno
al
Pane
Quotidiano
tutti
i
giorni
.
Lei
non
mangia
più
:
bisogna
metterle
il
boccone
in
bocca
.
Io
voglio
occuparmi
del
piccino
,
ma
e
gli
altri
due
?
Notu
ha
nove
anni
,
l
'
altra
,
una
bimbetta
mezzo
scema
,
ne
ha
sei
.
Adesso
lei
guadagna
,
sapete
quanto
?
sei
lire
al
mese
,
a
far
la
camera
d
'
un
impiegato
del
lotto
al
quarto
piano
.
Qualche
mese
fa
aveva
molte
camere
da
fare
e
riusciva
a
metter
insieme
fino
a
trenta
soldi
al
giorno
.
Quando
le
hanno
messo
in
prigione
il
marito
,
nessuno
ha
più
voluto
saperne
,
eccetto
quel
giovine
del
lotto
che
forse
non
lo
sa
ancora
o
che
sarà
un
socialista
...
Figuriamoci
:
moglie
d
'
un
ubriacone
,
pazienza
,
ma
di
un
ladro
!
Non
è
vero
,
Gip
?
-
seguitò
,
baciando
il
bimbo
.
-
Adesso
le
domando
io
se
questo
innocente
deve
saperne
qualcosa
,
lui
!
Ad
un
tratto
sbarrò
gli
occhi
guardando
fuori
,
sul
tetto
.
Mi
volsi
da
quella
parte
:
un
piccolo
spazzacamino
era
sbucato
da
un
abbaino
,
s
'
era
piantato
cogli
scarponi
su
la
cresta
,
poco
lontano
dalla
mia
soffitta
,
e
girava
lo
sguardo
sicuro
tutt
'
intorno
.
-
Per
quello
là
non
c
'
è
da
aver
paura
-
osservò
la
ragazza
.
-
Si
ricorda
del
Notu
?
Che
spavento
!
Lo
spazzacamino
si
scioglieva
la
corda
dai
fianchi
,
deponeva
la
raspa
,
indi
,
inerpicatosi
su
un
comignolo
,
vi
faceva
scendere
la
sua
spazzola
di
ferro
,
poi
ne
la
ritraeva
con
tutta
forza
.
Il
cielo
era
cosparso
di
nuvole
argentee
investite
dal
vento
,
e
mentre
esse
movevano
compatte
,
pareva
che
la
piccola
figura
nera
e
il
comignolo
e
il
tetto
navigassero
in
un
moto
lento
che
dava
la
vertigine
.
-
E
quel
povero
bimbo
lì
!
Chi
sa
dove
ha
la
mamma
:
dicono
che
ci
sono
delle
mamme
che
li
vendono
,
li
dànno
a
nolo
per
tre
o
quattr
'
anni
...
Che
orrore
!
E
la
giustizia
lascia
fare
tutto
questo
?
-
La
giustizia
?
Chi
è
la
giustizia
,
buona
figliola
?
Insomma
lei
è
una
piccola
socialista
,
eh
?
-
Io
?
-
rispose
ella
guardandomi
curiosamente
.
-
Crede
lei
?
Vorrei
bene
essere
qualche
cosa
,
ma
non
sono
niente
.
Vigi
diceva
bene
che
ero
...
non
so
più
che
cosa
...
Ha
letto
?
Che
belle
cose
,
eh
?
Io
ero
umiliata
,
prima
,
davanti
a
lui
:
ma
lui
mi
diceva
soltanto
che
fossi
bella
e
che
sorridessi
,
e
che
gli
bastava
.
Mi
contemplava
delle
ore
intere
ed
io
m
'
inquietavo
per
paura
che
non
mi
trovasse
come
mi
voleva
,
ma
poi
lo
vedevo
così
felice
!
Io
sono
sicura
che
non
mi
guardava
me
,
ma
che
guardandomi
gli
venivano
chi
sa
quante
belle
memorie
e
quante
belle
idee
...
Voleva
sempre
che
sorridessi
,
e
io
ho
sorriso
fino
alla
fine
,
con
che
pena
,
mentre
lo
vedevo
morire
!
Abbracciò
strettamente
il
bimbo
,
che
si
ritrasse
un
po
'
stupito
;
poi
si
asciugò
gli
occhi
:
-
E
mentre
sorridevo
senza
parlare
,
-
non
parlavo
mai
!
-
lui
pensava
alle
rose
,
ai
paesaggi
ed
alle
stelle
e
diceva
ch
'
io
ero
della
stessa
famiglia
e
anche
lui
...
Quante
volte
m
'
indicava
le
stelle
!
Guardavamo
fuori
della
finestra
,
sulle
creste
dei
tetti
,
nel
cielo
nero
,
e
lui
mi
diceva
che
sono
tutte
vive
o
che
lo
saranno
,
e
che
lui
andrebbe
presto
in
una
di
quelle
...
Difatti
io
sono
sicura
ch
'
egli
è
ancora
vivo
.
Ho
visto
morire
il
mio
bambino
,
e
ho
pianto
tanto
!
Ma
dopo
mi
faceva
l
'
effetto
d
'
un
canarino
che
mi
è
morto
:
era
proprio
finito
tutto
,
finito
!
Ma
lui
...
non
può
essere
!
Ha
parlato
fino
alla
fine
e
mi
ha
detto
delle
cose
che
non
posso
ricordare
...
oh
quanto
mi
affatico
per
ricordarle
,
ma
non
posso
!
Eppure
io
mi
sento
un
'
altra
donna
dopo
quelle
parole
,
e
voglio
vivere
,
sebbene
desiderassi
di
morire
con
lui
:
sento
che
devo
vivere
,
perché
devo
fare
qualche
cosa
.
Non
so
che
cosa
,
e
aspetto
...
Io
consideravo
quella
ragazza
semplice
e
la
vedevo
penetrata
d
'
una
forza
misteriosa
,
come
se
una
volontà
energica
le
si
fosse
trasfusa
.
Sorrise
come
per
dissipare
l
'
impressione
delle
parole
gravi
che
le
erano
uscite
dal
cuore
quasi
inconsciamente
:
ma
sotto
il
sorriso
e
nell
'
occhio
pensoso
vedevo
che
esse
dovevano
formar
ormai
il
fondo
della
sua
sostanza
.
L
'
amore
aveva
fatto
questo
miracolo
e
una
acuta
malinconia
m
'
assalì
,
come
sempre
,
davanti
a
quello
che
era
e
che
deve
restare
per
me
un
ignoto
ineffabile
.
Intanto
,
la
lettura
della
vita
di
Crastino
m
'
aveva
confermato
un
'
idea
che
era
germogliata
nella
mia
mente
già
quando
l
'
avevo
sentita
narrare
da
lui
e
la
confrontavo
colla
mia
.
Il
mio
Memoriale
,
colle
sue
divisioni
scolastiche
,
pure
imprecise
,
col
suo
sforzo
di
esattezza
che
lo
rendeva
arido
,
colla
sua
dottrina
incerta
ed
affastellata
,
com
'
era
inefficace
,
di
fronte
alla
semplice
narrazione
personale
d
'
una
esistenza
!
La
stessa
parte
che
descriveva
la
miseria
presente
,
riusciva
monca
e
imperfetta
.
Forse
,
ripetei
a
me
stesso
,
il
nudo
racconto
della
mia
vita
può
essere
più
rappresentativo
,
più
suggestivo
che
non
una
trattazione
,
per
la
quale
mi
manca
una
disciplina
d
'
anni
.
E
quanto
alla
forma
,
s
'
io
non
ho
la
potenza
d
'
arte
di
Crastino
,
ho
la
passione
,
ho
una
volontà
di
afferrare
il
mondo
nelle
mie
mani
e
di
torcerlo
e
di
foggiarlo
come
la
creta
in
cui
sono
nato
,
una
volontà
talmente
intensa
che
ne
soffro
e
mi
consumo
.
Pochi
giorni
dopo
incominciai
questa
narrazione
.
Quanto
al
modo
di
ottener
udienza
,
ero
sicuro
,
comunque
,
di
pervenirvi
...
xv
.
Nondimeno
feci
più
d
'
un
tentativo
per
tornare
alla
mia
tipografia
.
Richiesi
infine
delle
spiegazioni
.
E
allora
compresi
.
Un
nuovo
direttore
era
entrato
,
un
mese
prima
dello
sciopero
,
nello
stabilimento
:
il
precedente
usava
forse
molta
indulgenza
con
me
?
Lo
immagino
,
perché
i
rimproveri
e
le
multe
,
che
mi
assegnava
il
nuovo
,
erano
quasi
sempre
giustificati
.
Dovevo
essere
permanentemente
assorto
nei
casi
che
avvenivano
intorno
a
me
e
turbato
,
perché
gravi
errori
mi
sfuggivano
sovente
.
Un
gran
mutamento
doveva
pur
essere
avvenuto
nel
mio
contegno
,
perché
il
contegno
dei
miei
colleghi
correttori
con
cui
stavo
,
su
uno
stesso
banco
,
gomito
a
gomito
,
intere
giornate
,
era
affatto
mutato
verso
di
me
.
Forse
non
udivo
qualche
loro
domanda
e
non
rispondevo
,
o
gettavo
là
qualche
frase
distratta
e
impaziente
.
Non
so
:
so
che
ho
visto
su
pochi
visi
un
po
'
di
rincrescimento
perché
non
rientravo
.
L
'
ultima
volta
contemplai
a
lungo
con
una
infinita
tristezza
quella
vasta
tettoia
vetrata
dove
avevo
passato
quasi
dieci
anni
!
Dieci
anni
!
Le
file
dei
compositori
nel
loro
camicione
grigio
stavano
intente
alle
casse
:
nelle
corsie
ad
ogni
tratto
passavano
due
uomini
,
l
'
un
dietro
l
'
altro
,
portando
una
"
forma
"
su
una
tavola
,
il
foglio
pronto
per
le
macchine
,
come
portassero
una
barella
o
un
feretro
.
Dirimpetto
i
cilindri
giravano
con
fragore
,
i
fogli
si
rovesciavano
l
'
un
sull
'
altro
:
le
donne
nel
loro
grembialone
di
prigioniere
ripetevano
il
gesto
monotono
di
collocare
i
fogli
sul
cilindro
o
di
raccoglierli
in
mucchio
.
Su
due
ballatoi
laterali
le
legatrici
si
agitavano
continuamente
.
Un
centinaio
di
donne
e
un
centinaio
d
'
uomini
.
Immaginare
che
potesse
stabilirsi
qualche
rapporto
fra
quegli
esseri
fatti
per
integrarsi
a
vicenda
,
qualche
rapporto
diverso
da
quello
che
esiste
fra
l
'
uno
e
l
'
altro
pezzo
d
'
una
macchina
,
è
impossibile
.
Eppure
nell
'
ininterrotto
affaccendarsi
di
tutti
quegl
'
individui
,
ridotti
a
essere
come
i
denti
d
'
un
ingranaggio
,
nascevano
,
si
annodavano
,
traverso
il
minuto
lavorìo
della
composizione
e
il
fragore
delle
piattaforme
volanti
,
sorrisi
,
desideri
,
amori
,
e
quando
la
campana
del
mezzodì
liberava
d
'
un
subito
tutti
quegli
esseri
,
legati
,
irrigiditi
per
ore
e
ore
in
un
immenso
organismo
meccanico
,
e
la
folla
si
riversava
fitta
traverso
i
corridoi
e
fuor
della
porta
nella
strada
soleggiata
,
che
gioia
vederli
tornar
vivi
,
tornar
esseri
umani
,
sorridersi
,
parlarsi
,
interpellarsi
,
salutarsi
dividendosi
,
o
andar
di
conserva
come
amici
o
stringersi
a
braccetto
come
amanti
!
Fra
quelle
ragazze
che
,
uniformemente
vestite
sfoggiavano
tutta
la
loro
bellezza
nell
'
acconciatura
dei
capelli
,
qualcuna
forse
mi
guardò
non
affatto
sprezzante
o
indifferente
?
Ho
in
fondo
agli
occhi
qualche
leggero
sorriso
,
qualche
sguardo
di
simpatia
,
e
non
so
più
a
qual
figura
assegnarli
.
Forse
là
era
una
donna
che
avrei
amata
?
Dieci
anni
!
Ero
dunque
infine
libero
.
Per
la
prima
volta
mi
sentivo
indipendente
,
senza
padrone
.
Nella
Pia
Casa
ero
soggetto
,
lungo
le
ore
di
lavoro
,
al
padrone
presso
cui
mi
mandavano
e
nel
resto
del
tempo
agli
assistenti
dell
'
Istituto
;
poi
passai
di
padrone
in
padrone
,
col
senso
perenne
della
soggezione
,
sì
che
alla
festa
non
potevo
mai
liberarmi
dal
peso
della
schiavitù
del
domani
e
delle
settimane
prossime
.
Forse
che
mi
sento
io
ora
pienamente
libero
?
No
:
ho
in
fondo
una
timidezza
irragionevole
che
costituisce
una
inferiorità
reale
:
s
'
io
volessi
fare
un
atto
d
'
indipendenza
,
certamente
sarebbe
esagerato
e
rasenterebbe
la
ribellione
:
credo
che
ciò
sia
avvenuto
infatti
nei
miei
rapporti
col
direttore
della
tipografia
.
E
per
godere
intera
la
sensazione
almeno
della
libertà
fisica
,
mi
diedi
a
grandi
corse
traverso
le
colline
di
Torino
:
che
respiri
,
che
bagni
d
'
aria
e
di
sole
in
mezzo
agli
effluvii
dell
'
autunno
,
che
stupori
dinanzi
alla
scoperta
improvvisa
degli
orizzonti
luminosi
e
sconfinati
!
Io
non
mi
ero
mai
sentito
vivere
con
tale
espansione
.
Ah
,
quando
dicevo
a
Crastino
che
la
vita
è
buona
!
Sì
:
basta
essere
sani
di
corpo
e
di
mente
:
la
felicità
è
forse
una
cosa
molto
semplice
e
molto
facile
.
Essere
vivi
:
molti
se
ne
contentano
,
e
questa
non
è
ancora
la
felicità
.
Senza
dubbio
la
felicità
è
sentirsi
vivi
.
A
misura
che
la
vita
è
complessa
,
larga
,
intensa
in
un
uomo
,
cresce
la
sua
felicità
,
e
coloro
che
contengono
maggior
quantità
di
vita
sono
coloro
che
più
son
capaci
di
felicità
.
È
questo
ch
'
io
avevo
pensato
sempre
,
così
semplice
e
per
così
inintelligibile
per
la
maggior
parte
.
Ma
il
giorno
che
questo
vero
così
luminoso
e
vittorioso
apparirà
a
tutti
,
non
sarà
mutata
la
vita
sociale
?
Un
giorno
nelle
mie
gambate
traverso
i
colli
mi
trovai
vicino
a
Gassino
.
Ci
entrai
.
Riconobbi
qualche
casetta
screpolata
,
ma
nessuna
fisionomia
mi
richiamò
qualche
immagine
d
'
un
passato
tanto
remoto
.
Non
mi
sentii
vincolato
più
a
quei
poveri
contadini
che
vedevo
moversi
tra
i
seminati
,
che
all
'
altro
povero
e
cieco
genere
umano
.
Pure
,
presso
le
fornaci
,
affatto
trasformate
e
irriconoscibili
,
la
vista
della
terra
gialla
in
cui
io
e
mio
padre
e
i
miei
nonni
,
intere
generazioni
forse
,
avevamo
frugato
rintanati
come
talpe
,
svegliò
un
vago
miscuglio
di
sensazioni
dolorose
insieme
e
dolci
in
fondo
al
mio
essere
.
Uscendo
dal
paese
,
vedo
,
seduto
al
sole
,
di
fronte
al
Po
e
al
piano
immenso
,
un
vecchio
,
rotto
in
due
dalla
sciatica
:
faccia
raggrumata
,
occhietti
umidi
e
morti
.
Così
sarebbe
stato
mio
padre
se
fosse
vissuto
:
così
avrei
finito
io
pure
.
La
terra
in
cui
hanno
frugato
tutta
la
vita
,
li
ghermisce
pel
collo
,
li
curva
,
li
soffoca
nel
suo
seno
.
Ci
tornai
.
Una
sera
,
imbruniva
,
la
campana
del
villaggio
,
la
sola
voce
festiva
della
mia
infanzia
,
era
di
sabato
,
sonava
a
concerto
annunziando
la
festa
.
E
un
ritornello
...
me
lo
trovai
lì
nella
memoria
,
nell
'
orecchio
,
sulle
labbra
:
d
'
onde
veniva
?
E
io
camminavo
,
camminavo
,
verso
la
città
,
solo
nella
strada
provinciale
.
E
cominciai
a
cantare
e
a
piangere
,
a
piangere
e
a
cantare
...
Canté
,
canté
,
fijete
,
canté
touzour
!
...
così
ostinato
,
così
doloroso
,
così
aspramente
,
lungamente
penetrante
...
da
impazzire
!
E
saltai
nel
seminato
,
mi
affondai
nei
solchi
recenti
,
bocconi
,
ficcando
le
mani
tra
le
radici
,
mordendo
,
suggendo
le
erbe
.
O
terra
,
mia
terra
,
umile
e
cara
sola
madre
mia
!
Chi
mi
ha
divelto
dal
tuo
seno
,
sì
presto
,
ch
'
io
avevo
dimenticato
perfino
il
tuo
sapore
?
Ma
non
tardai
,
dopo
aver
vagato
per
due
settimane
,
a
sentir
troppo
grave
il
peso
della
mia
solitudine
scioperata
.
Ah
poter
agire
!
Fare
qualcosa
di
grande
,
di
immensamente
benefico
!
E
meditavo
.
Avrei
potuto
forse
dedicarmi
ad
un
'
opera
paziente
,
continua
,
serena
,
come
quella
buona
dottoressa
Lavriano
,
il
cui
sorriso
e
il
tocco
della
mano
gentile
dovevano
aver
sollevato
o
guarito
chi
sa
quanti
mali
?
Sentivo
una
strana
impazienza
:
ciò
era
troppo
minuto
e
troppo
lungo
,
e
io
non
avevo
tempo
.
Da
parecchi
mesi
sentivo
in
tutti
i
miei
atti
l
'
impulso
ad
affrettarmi
,
perché
il
tempo
davanti
a
me
s
'
accorciava
;
e
che
cosa
s
'
avvicinava
con
esso
?
Una
sventura
?
Una
malattia
?
Forse
nel
corpo
sociale
ci
sono
delle
molecole
che
devono
scomparire
per
salvare
l
'
organismo
.
Io
sento
in
certi
momenti
l
'
esaltazione
e
la
voluttà
di
prodigarmi
.
Sono
anch
'
io
un
tipo
patologico
?
Ci
sarebbe
a
stupire
che
non
lo
fossi
.
Ci
sono
dei
tipi
normali
ammirabili
,
come
la
Lavriano
.
La
sua
azione
è
molteplice
,
diffusa
,
piena
d
'
insuccessi
e
di
qualche
successo
,
lentissimamente
progressiva
.
Coglie
,
annoda
,
compone
innumerevoli
fili
;
par
che
tessa
un
arazzo
di
cui
ella
non
compierà
che
una
minima
parte
e
che
abbia
ereditata
l
'
opera
da
una
generazione
per
affidarla
ad
un
'
altra
.
Ebbene
,
io
non
posso
darmi
a
piccole
dosi
:
io
m
'
impaziento
,
mi
irrito
.
Cercavo
qualcosa
di
pronto
,
di
fulmineo
e
non
trovavo
,
non
trovavo
...
fuorché
la
distruzione
?
Due
visioni
s
'
erano
impadronite
del
mio
spirito
con
ugual
forza
,
sebbene
l
'
una
reale
,
l
'
altra
fantastica
.
Nell
'
una
Crastino
ed
io
ci
volgevamo
indietro
in
un
gran
viale
fiancheggiato
ai
lati
da
grossi
cumuli
di
neve
:
un
punto
lontano
ingrandiva
rapidamente
avvicinandosi
:
il
veicolo
tozzo
e
fulmineo
passava
,
lasciandoci
appena
indovinare
una
figura
su
di
esso
Lo
seguivo
coll
'
occhio
:
un
piccolo
mucchio
nero
là
innanzi
stava
fermo
in
mezzo
alla
strada
e
l
'
automobile
si
lanciava
..
La
visione
si
spegneva
d
'
un
tratto
lasciandomi
un
gelo
nella
schiena
.
Nell
'
altra
,
una
carrozza
pesante
correva
in
una
strada
di
città
assiepata
di
gente
:
un
uomo
si
gettava
verso
di
essa
e
veniva
fracassato
dai
zoccoli
d
'
un
cavallo
.
E
mi
pareva
di
sentir
un
colpo
al
cervello
...
E
cominciai
un
mattino
a
svegliarmi
con
l
'
idea
d
'
una
cosa
che
dovevo
fare
,
oggi
?
domani
?
E
tutte
le
mattine
avevo
la
stessa
sensazione
di
aspettativa
insieme
e
di
obbligo
,
come
d
'
una
promessa
che
dovessi
adempiere
e
differissi
di
giorno
in
giorno
per
cause
non
del
tutto
dipendenti
dalla
mia
volontà
.
La
cosa
che
dovevo
fare
era
affatto
intima
,
era
semplicemente
di
accettare
un
atto
ancora
oscuro
che
mi
s
'
imponeva
lentamente
con
forza
e
ostinazione
,
perché
di
poi
è
cessata
affatto
l
'
inquietudine
che
m
'
invadeva
ogni
mattina
e
che
diminuiva
soltanto
la
sera
mentre
dicevo
a
me
stesso
:
Domani
!
...
coll
'
intenzione
implicita
di
considerare
e
infine
di
accettare
;
quasi
per
far
tacere
una
voce
insistente
e
irritante
che
mi
ripeteva
sempre
lo
stesso
:
"
È
necessario
!
"
.
Ed
ecco
il
fatto
che
mi
determinò
.
Quel
mattino
avevo
aperto
gli
occhi
colla
immagine
vaga
d
'
un
sogno
o
d
'
una
allucinazione
che
svaniva
.
Ero
in
presenza
d
'
un
uomo
:
avvicinarlo
mi
era
parso
una
gran
fatica
,
come
un
'
ascensione
gravosa
,
e
il
rimanervi
un
pericolo
mortale
.
Ora
egli
mi
guardava
.
Io
avevo
da
dirgli
una
gran
parola
,
ma
non
mi
usciva
dalle
labbra
:
sentivo
che
le
mie
labbra
si
movevano
,
che
la
mia
faccia
si
contraeva
,
che
forse
emettevo
un
suono
inarticolato
...
ed
egli
mi
guardava
e
non
comprendeva
e
i
suoi
occhi
diventavano
irati
,
terribili
...
E
avrei
voluto
uccidermi
a
'
suoi
piedi
perché
mi
comprendesse
!
Levatomi
,
l
'
impressione
svanì
,
o
mi
parve
.
Fatto
è
che
corsi
subito
alla
Biblioteca
Civica
per
immergermi
nei
libri
,
come
facevo
già
da
parecchi
giorni
,
per
imprigionare
la
mia
attenzione
e
sedare
l
'
inquietudine
che
mi
tormentava
.
Ero
divenuto
d
'
una
tale
instabilità
nervosa
,
che
nella
strada
una
voce
improvvisa
,
il
rullìo
d
'
una
carrozza
,
una
scampanellata
di
tranvia
,
mi
tiravano
,
dal
lato
da
cui
venivano
,
dei
tuffi
di
sangue
.
Uscito
dalla
Biblioteca
Civica
ove
avevo
finito
la
Risurrezione
di
Tolstoi
cominciata
giorni
prima
,
me
ne
tornavo
colla
testa
tutta
scombussolata
.
Vi
ero
rimasto
sei
ore
:
il
sole
tramontava
:
il
cielo
,
lontano
,
dietro
l
'
angolo
del
monumento
al
Fréjus
,
discendeva
leggerissimo
sulle
creste
bianche
ed
azzurre
delle
Alpi
.
Respiravo
a
pieni
polmoni
,
anche
per
sollevarmi
l
'
oppressione
morale
.
Il
romanzo
mi
aveva
lasciato
un
enorme
senso
di
sgomento
:
esso
descrive
con
tal
potenza
la
massa
dell
'
iniquità
sociale
,
che
i
personaggi
pieni
di
buona
volontà
e
i
precetti
di
vita
che
dà
l
'
autore
diventano
sproporzionati
,
inefficaci
,
strani
.
E
pensavo
ch
'
io
ero
forse
,
come
codesti
russi
,
un
'
anima
ingenua
che
vede
tutta
la
mostruosità
degli
organismi
sociali
e
crede
poterli
atterrare
con
una
spallata
.
Forse
val
meglio
scomporli
vite
per
vite
,
ruota
per
ruota
,
come
farebbe
un
esperto
meccanico
.
Ma
come
persuadere
questi
capi
macchina
ad
esaminare
,
riformare
,
rinnovare
i
lor
vecchi
strumenti
,
traverso
cui
l
'
uomo
moderno
esce
falsato
,
deformato
,
talvolta
stritolato
?
Ero
giunto
in
piazza
Statuto
.
Ho
l
'
abitudine
di
soffermarmi
presso
ai
chioschi
dei
giornalai
.
Mi
avvicinai
ad
uno
per
guardare
su
un
giornale
in
che
giorno
eravamo
.
Era
la
Gazzetta
di
Torino
,
uscita
allora
,
e
mi
colpì
subito
la
scritta
:
Il
dramma
di
Via
San
Donato
.
Simultaneamente
avverto
il
gridìo
che
alcuni
venditori
facevano
per
le
strade
,
colle
stesse
parole
.
Un
tremore
inesplicabile
m
'
assalse
,
comprai
il
giornale
:
era
un
'
intera
colonna
:
il
cronista
faceva
un
lungo
e
lacrimoso
preambolo
:
"
La
donna
può
avere
quarant
'anni...:
marito
in
prigione
...
Ella
aveva
mandato
i
tre
figli
...
il
maggiore
teneva
l
'
ultimo
in
braccio
e
l
'
altro
per
mano
...
al
Pane
Quotidiano
...
La
donna
stava
inginocchiata
contro
la
parete
in
un
angolo
della
soffitta
...
Un
braciere
...
"
.
Mi
sentii
toccare
sulla
spalla
:
mi
volsi
.
Era
la
dottoressa
Eva
:
era
molto
turbata
:
-
Ho
fatto
fermare
la
tranvia
,
vedendo
lei
qui
.
Che
cosa
orribile
!
-
disse
,
accennandomi
il
giornale
.
-
È
la
Minca
,
non
è
vero
?
-
Sì
.
Lei
non
sa
ancora
nulla
?
Venga
con
me
.
Io
l
'
ho
vista
:
ora
ho
portato
i
due
ragazzi
a
casa
mia
,
poi
vedrò
...
È
morta
verso
mezzogiorno
,
sembra
.
Stamattina
aveva
mandato
i
bambini
da
noi
.
Pareva
che
lo
sapesse
,
il
povero
Notu
;
non
ha
voluto
mangiare
:
è
stato
tutto
il
giorno
ammusonito
,
cupo
.
Che
cosa
crede
che
diventerà
quel
ragazzo
lì
?
Io
ero
come
stordito
.
-
Aveva
chiuso
le
imposte
e
turato
il
caminetto
...
-
continuò
la
signorina
.
-
Ha
preso
tutte
le
precauzioni
più
minute
:
tutte
le
fessure
dell
'
uscio
e
della
finestra
erano
tappate
.
Ha
fatto
presto
l
'
ossido
di
carbonio
a
raggiungerla
,
così
inginocchiata
a
terra
...
Aveva
ingannato
anche
la
Biondina
,
che
ha
bussato
soltanto
quando
sono
tornati
i
ragazzi
,
alle
due
,
ed
essi
dovevano
stare
fuori
fino
a
sera
...
Notu
pareva
che
lo
sapesse
.
È
lui
che
si
è
messo
a
piangere
davanti
all
'
uscio
,
picchiando
,
e
gli
altri
due
anche
essi
...
Così
il
marito
della
portinaia
ha
sospettato
e
ha
forzato
l
'
uscio
.
Me
lo
raccontava
la
Biondina
...
Eravamo
giunti
,
quasi
correndo
,
alla
casa
.
Sotto
il
portone
le
donne
chiacchieravano
,
coi
visi
curiosi
e
inquieti
.
Salimmo
.
L
'
uscio
era
chiuso
e
due
guardie
passeggiavano
lungo
il
corridoio
.
Avrei
voluto
vedere
un
momento
la
povera
morta
,
ma
le
due
faccie
arcigne
me
ne
distolsero
.
Da
parecchi
giorni
era
entrato
in
me
un
vago
timore
delle
guardie
:
mi
sentivo
fissato
,
nelle
strade
,
con
insistenza
,
con
diffidenza
.
Forse
il
mio
aspetto
s
'
era
fatto
più
tristo
:
mi
sentivo
inquieto
e
umiliato
nella
mia
disoccupazione
...
Andammo
fino
in
fondo
,
nella
camera
della
Biondina
.
La
Biondina
colla
faccia
piangente
teneva
stretto
in
collo
un
bimbo
,
il
bimbo
della
morta
,
che
mordeva
un
tozzo
di
mela
senza
stupirsi
degli
abbracci
e
delle
lacrime
di
lei
.
Quando
ella
ci
vide
,
parve
acquietarsi
,
guardò
la
dottoressa
che
conservava
la
sua
mirabile
calma
.
-
Non
si
ha
mai
la
mente
a
tutto
-
diceva
costei
.
-
Le
cose
vanno
innanzi
lentamente
!
Io
pensavo
anche
a
questa
disgraziata
,
ma
è
inutile
:
noi
non
possiamo
mai
aver
il
senso
immediato
dell
'
urgenza
,
dell
'
imminenza
,
della
necessità
!
Il
mio
aiuto
sarebbe
giunto
fra
un
mese
,
o
più
:
e
chi
può
misurare
le
forze
di
resistenza
d
'
una
creatura
?
Pare
forte
oggi
.
Domani
è
sfasciata
a
terra
come
un
cencio
!
Tutto
questo
dramma
mi
pareva
una
continuazione
,
uno
svolgimento
di
quello
che
un
genio
possente
mi
aveva
edificato
davanti
agli
occhi
:
ma
con
qual
semplicità
spaventevole
il
destino
mi
gettava
dinanzi
una
realtà
così
enorme
!
Una
semplicità
che
mi
incuteva
il
terrore
del
mistero
.
Ecco
:
una
creatura
aveva
voluto
morire
.
Era
morta
,
niente
di
più
facile
.
Così
facile
...
e
irreparabile
!
Ma
la
dottoressa
pensava
al
marito
,
ai
figli
.
Ella
non
si
tratteneva
mai
sull
'
irreparabile
e
andava
innanzi
.
Ogni
triste
avvenimento
la
stimolava
ad
agire
sempre
più
prontamente
:
tutto
le
era
occasione
di
complicare
sempre
più
le
fila
delle
sue
operazioni
,
come
un
generale
che
approfitta
d
'
ogni
menomo
vantaggio
contro
un
nemico
formidabile
.
Così
ogni
crisi
le
era
favorevole
per
condurre
i
suoi
conoscenti
verso
le
sue
idee
o
verso
la
sua
opera
:
ogni
morte
le
lasciava
un
'
eredità
.
-
Sapete
che
ho
fatto
una
conquista
?
-
aggiunse
dopo
un
poco
,
indicando
la
ragazza
.
-
Ho
una
recluta
nuova
che
mi
può
esser
preziosa
,
sapete
perché
?
Perché
è
bella
:
io
avevo
estremo
bisogno
d
'
una
donna
bella
e
che
sapesse
sorridere
bene
.
I
miei
bambini
se
la
disputeranno
.
E
vedendo
le
tacite
proteste
e
le
denegazioni
di
lei
,
come
per
vincere
un
'
ultima
riluttanza
:
-
È
troppo
modesta
.
Crede
di
non
esser
buona
a
nulla
...
e
infatti
è
proprio
necessario
esser
buone
a
qualcosa
?
C
'
è
del
pane
da
distribuire
,
c
'
è
da
accogliere
dei
poveri
affamati
mezzo
nudi
:
che
cosa
è
più
facile
che
aver
pietà
?
Che
cosa
è
più
desiderabile
che
aver
delle
ceste
di
pane
,
dei
pentolini
di
minestra
da
distribuire
?
E
continuava
col
suo
fluido
eloquio
di
propagandista
:
-
Vedere
ogni
giorno
tanti
miserabili
non
è
punto
allegro
,
lo
so
anch
'
io
!
È
un
malessere
,
un
disagio
che
ci
prende
...
Ma
il
malessere
che
ci
viene
dalla
vista
della
sofferenza
,
è
subito
sollevato
dal
fatto
di
poterla
far
cessare
,
per
un
momento
almeno
,
e
senza
fatica
...
Lei
è
una
buona
sarta
:
faremo
tanti
vestitini
:
avremo
della
stoffa
...
Ci
sono
due
opere
dove
la
nostra
Biondina
può
far
tanto
bene
.
La
Cassa
per
la
Maternità
...
Lei
è
della
stessa
classe
.
Non
ho
ragione
,
Stanga
?
Va
a
trovar
le
madri
di
famiglia
,
le
persuade
a
pagar
due
soldi
al
mese
,
due
soldi
,
capisce
,
per
aver
di
che
vivere
a
casa
e
curarsi
nel
tempo
della
gravidanza
...
E
poi
il
Pane
Quotidiano
,
dove
non
sono
che
vecchi
e
bambini
,
bambini
e
vecchi
,
che
hanno
bisogno
della
gioventù
e
dell
'
allegria
.
E
allora
la
rivedremo
fiorire
,
la
nostra
bella
cara
,
che
vuol
lasciarsi
ammalare
,
lasciarsi
morire
...
E
con
una
mossa
tenerissima
s
'
era
avvicinata
:
le
carezzò
i
capelli
,
l
'
abbracciò
e
la
baciò
in
fronte
.
Il
viso
della
ragazza
parve
irradiarsi
.
-
Sono
due
settimane
che
la
catechizzo
-
mi
diss
'
ella
.
-
Ora
il
libro
del
povero
Crastino
è
in
corso
di
stampa
:
uscirà
presto
:
abbiamo
trovato
un
buon
editore
,
l
'
editore
di
mio
papà
.
Leonardi
farà
il
monumento
e
lei
andrà
a
posare
per
un
bel
bassorilievo
di
cui
ho
già
visto
il
disegno
,
bellissimo
.
Dopo
,
che
le
resterà
da
fare
?
-
È
vero
,
-
disse
la
ragazza
costernata
-
la
mia
vita
è
finita
lì
.
-
Perciò
-
insistè
la
signorina
,
fatta
improvvisamente
grave
-
bisogna
mutar
vita
:
quei
giorni
devono
restar
puri
.
Tu
devi
considerarti
sua
per
sempre
,
non
è
vero
?
È
lui
che
t
'
ha
detto
di
vivere
,
e
ha
desiderato
che
tu
vivessi
in
modo
che
potesse
sempre
volerti
bene
,
non
è
vero
,
cara
?
L
'
altra
alzò
la
testa
guardandola
con
due
occhi
fermi
e
luminosi
:
-
Verrò
quando
lei
vorrà
.
-
Allora
domani
!
Non
perdiamo
tempo
.
Verrò
a
prenderti
.
La
baciò
sulla
guancia
,
poi
si
volse
verso
di
me
:
-
E
lei
che
fa
ora
?
Io
mi
sentii
leggermente
turbato
come
per
un
celato
rimprovero
:
-
Non
so
.
Mi
preparo
...
Credo
che
troverò
qualche
cosa
.
-
Vuol
che
trovi
io
qualche
cosa
anche
per
lei
?
Vuol
che
domandi
al
dottor
Semmi
,
che
dice
tanto
bene
di
lei
?
Vuol
essere
reclutato
nell
'
esercito
del
bene
?
Ci
penserò
e
voglio
un
po
'
vedere
se
oserà
rifiutare
!
Ma
nel
corridoio
si
fece
un
gran
rumore
di
passi
pesanti
.
Vedemmo
una
cassa
entrare
nell
'
uscio
.
La
ragazza
scoppiò
in
un
pianto
disperato
,
cui
seguì
per
riflesso
il
bimbo
.
Ricordava
ella
un
'
altra
cassa
,
nello
stesso
corridoio
,
e
il
suo
morto
amore
?
La
dottoressa
la
richiuse
nella
sua
soffitta
,
poi
avviandosi
disse
a
me
che
l
'
accompagnavo
:
-
Non
si
lasci
prendere
il
sopravvento
dalla
tristezza
,
dalla
tristezza
sterile
.
Ora
vò
un
momento
dalla
Salamandra
.
È
ammalata
,
lo
sa
?
...
E
stringendomi
forte
la
mano
:
-
Bisogna
agire
,
si
ricordi
!
Dietro
di
lei
mi
parve
che
la
mia
poca
forza
di
vivere
se
n
'
andasse
per
sempre
.
"
Bisogna
agire
...
"
.
Apersi
il
giornale
che
avevo
comprato
.
Come
potevano
i
lettori
veder
altro
in
quelle
colonne
,
altro
che
il
dramma
spaventoso
?
Come
avevano
potuto
i
redattori
occuparsi
d
'
altro
?
"
La
Banca
sconto
...
La
rendita
al
4
per
cento
...
L
'
Eritrea
...
L
'
unione
delle
forze
costituzionali
!
"
.
Ah
miseria
!
E
io
,
che
avevo
fatto
per
quella
povera
donna
?
Forse
io
avrei
potuto
impedire
quel
suicidio
?
Le
avevo
dato
qualche
denaro
,
ed
ecco
tutto
.
Era
soltanto
questo
il
mio
dovere
?
Ed
ecco
un
'
altra
cagione
di
malessere
per
me
...
Son
io
che
devo
provvedere
a
che
la
gente
non
s
'
ammazzi
?
Eppure
io
ho
una
parte
di
colpa
.
E
tutti
abbiamo
una
parte
di
colpa
.
È
intollerabile
!
E
il
senso
dell
'
impotenza
mi
abbattè
.
Aver
tanta
energia
,
tanta
passione
,
tanto
furore
,
e
sentirmi
oppresso
come
dalle
pareti
d
'
un
monte
!
...
Ma
io
sono
come
un
germoglio
di
quercia
in
un
vecchio
muro
,
e
quanti
di
questi
germogli
intorno
a
me
!
Così
si
sgretola
,
si
spacca
il
vecchio
muro
!
Io
non
posso
dunque
che
distruggere
:
non
posso
edificare
,
non
posso
impiegare
la
mia
forza
in
nulla
.
Nessuno
vuole
la
mia
vera
forza
.
Tanto
non
varrebbe
buttarla
come
un
cencio
ai
piedi
di
chi
può
?
Forse
avrei
avuto
mezzo
di
portare
qualche
meschino
aiuto
ai
miseri
che
mi
morirono
d
'
intorno
:
potrei
forse
contare
al
mio
attivo
molte
piccole
azioni
,
molte
consolazioni
,
molte
parole
,
molte
lagrime
spese
a
pro
di
essi
...
Ma
era
necessario
ch
'
io
vedessi
costoro
soltanto
,
ch
'
io
fossi
miope
,
ch
'
io
non
lanciassi
la
mia
mente
,
il
mio
cuore
ad
abbracciare
tutte
le
miserie
della
terra
,
ch
'
io
non
ne
formassi
una
mole
che
mi
annienta
...
E
io
avevo
ben
altro
da
dare
,
posseggo
ben
altro
!
Ecco
perché
non
posso
pensare
che
ad
un
'
azione
sintetica
,
grandiosa
,
feconda
.
Quella
sera
(
come
mi
par
già
lontana
!
)
errai
per
Torino
in
giri
interminabili
.
Si
accesero
i
fanali
,
si
riempirono
i
recinti
all
'
aria
aperta
dei
caffè
:
poi
i
teatri
riversarono
fuori
le
loro
folle
,
le
strade
si
sgombrarono
,
si
decimarono
le
lampade
e
la
città
prese
il
suo
aspetto
notturno
,
triste
e
deserto
.
Allora
rimase
viva
soltanto
la
gente
oscura
:
le
donne
aspettanti
negli
angoli
delle
strade
,
con
la
testa
scoperta
e
le
mani
sotto
il
grembiale
,
i
ciccaioli
col
lumicino
rasente
il
selciato
,
come
cani
randagi
,
i
cerinai
che
corrono
zoppicando
dall
'
uno
all
'
altro
dei
due
o
tre
caffè
aperti
tutta
la
notte
...
La
sensazione
era
per
me
nuova
e
aveva
il
suo
fascino
d
'
incubo
.
Volli
entrare
in
uno
.
Una
vecchia
calva
dalla
faccia
ignobile
mi
aperse
la
porta
,
alzandomi
in
faccia
un
paniere
di
cerini
e
d
'
altri
oggetti
.
Nell
'
aria
fumosa
sedevano
fitti
,
intorno
ai
tavolini
,
giovanotti
dalla
faccia
di
vecchio
e
ragazze
dai
vestiti
e
dai
cappelli
fronzuti
e
irrequieti
:
esse
parevano
alberi
nani
agitati
da
un
vento
continuo
.
Alcuni
giocavano
fumando
e
bevendo
birra
.
Io
pensavo
alle
osterie
di
campagna
in
cui
ero
andato
qualche
volta
la
domenica
,
e
alle
ubriacature
che
prendeva
alcuno
dei
miei
compagni
.
Quanto
meglio
che
non
tutto
questo
!
Uscito
dalla
birreria
Dreher
errai
ancora
,
quasi
senza
rendermene
conto
,
avendo
affatto
perduto
la
nozione
del
tempo
.
A
un
certo
punto
mi
parve
di
essere
seguito
:
mi
volsi
e
non
vidi
nessuno
.
Affrettai
il
passo
,
poi
lo
rallentai
per
paura
di
farmi
notare
.
Mi
trovai
sul
ponte
della
Gran
Madre
,
salii
sul
Monte
dei
Cappuccini
e
coi
gomiti
sul
parapetto
della
terrazza
contemplai
a
lungo
la
massa
nera
della
città
e
il
fiume
tranquillo
e
cupo
in
cui
si
sospendevano
i
fanali
coi
loro
riflessi
come
una
duplice
collana
di
stelle
,
e
ne
scesi
col
cuore
stretto
e
col
senso
vago
di
qualcosa
ch
'
io
stessi
abbandonando
giorno
per
giorno
,
minuto
per
minuto
,
come
se
a
tutte
le
cose
,
una
per
una
,
ch
'
io
vedevo
,
dovessi
dare
un
addio
per
sempre
.
Per
il
Corso
Vittorio
un
sonno
invincibile
mi
prese
,
e
una
stanchezza
mortale
.
Entrai
nel
caffè
della
Stazione
e
bevvi
un
latte
caldo
.
Non
vi
rimasi
che
pochi
istanti
.
Che
spettacolo
!
Vi
parevano
accolti
tutti
i
mostri
della
notte
,
atroci
scherzi
d
'
umanità
,
nani
,
sciancati
,
gobbi
,
rattrappiti
,
monchi
,
coi
loro
oggetti
di
vendita
,
che
parevano
fare
parte
della
loro
deformità
,
e
nessuno
destava
pietà
,
ma
soltanto
ripugnanza
e
sdegno
.
Pareva
che
tutti
questi
infelicissimi
si
sforzassero
e
riuscissero
stranamente
a
simulare
le
infermità
da
cui
erano
affetti
,
come
odiose
caricature
di
veri
infelici
.
E
le
celie
ed
i
lazzi
che
ad
essi
rivolgevano
certe
donne
dalle
occhiaie
pavonazze
,
dalle
bocche
rugose
e
sbilenche
mi
destavano
dei
fremiti
d
'
irritazione
e
mi
spingevano
degl
'
insulti
alle
labbra
.
Appena
fuori
,
l
'
aria
frizzante
mi
diede
una
scossa
salutare
.
Mi
si
rinfrescarono
le
idee
e
le
mie
visioni
d
'
incubo
svanirono
.
Erano
le
quattro
e
tutta
la
città
era
d
'
un
curioso
colore
azzurro
sotto
il
cielo
che
albeggiava
.
Mi
pareva
d
'
aver
sognato
.
Mi
posi
a
camminare
verso
casa
rapidamente
.
Mi
sentivo
le
membra
pesanti
e
indolenzite
:
una
pàtina
amara
in
bocca
mi
dava
la
nausea
.
In
piazza
Castello
alcuni
operai
alla
luce
d
'
un
fanale
a
nafta
,
luminosissimo
,
collocavano
delle
rotaie
,
e
i
gran
colpi
di
martello
,
riscotendomi
,
parevano
dare
alle
mie
idee
un
tono
salubre
e
saldo
.
Il
loro
lavoro
,
tra
il
sonno
della
gran
città
e
il
piccolo
agitarsi
di
quegli
esseri
di
vizio
e
d
'
avvilimento
donde
uscivo
,
mi
commoveva
.
Non
era
in
essi
la
verità
e
la
giustizia
?
Ebbi
un
momento
l
'
impulso
di
dirlo
a
uno
.
Io
sono
forse
un
retore
o
forse
un
artista
:
ma
le
cose
che
immagino
con
una
estrema
vivacità
e
forza
e
che
spesso
formulo
inconsciamente
,
non
passano
mai
dal
pensiero
all
'
atto
.
Forse
ero
nato
oratore
,
o
scrittore
?
Mentre
osservavo
,
due
guardie
mi
si
avvicinarono
.
Trasalii
intimamente
,
ma
rimasi
e
non
mi
mossi
finché
non
le
sentii
oltrepassate
.
Allora
riflettei
anche
,
essere
assolutamente
necessario
ch
'
io
non
fossi
sospettato
per
nulla
,
se
mi
proponevo
in
qualsiasi
modo
d
'
agire
.
Ma
come
avrei
voluto
persuadere
coloro
ch
'
io
non
sarei
mai
nocivo
...
se
non
a
me
stesso
?
Quella
fu
la
sola
notte
ch
'
io
passai
interamente
fuori
di
casa
(
il
tempo
e
lo
spazio
come
si
sconnettono
nel
mio
cervello
!
)
,
e
mi
fece
un
'
impressione
enorme
.
Esisteva
dunque
una
popolazione
sotterranea
che
sbucava
la
notte
fuor
dalle
cloache
,
al
par
degli
idrofili
neri
che
si
sbattono
contro
i
globi
perlacei
della
luce
elettrica
:
una
popolazione
che
vive
sulla
viltà
,
sulla
bassezza
,
sul
vizio
degli
altri
,
degli
altri
che
dormono
al
mattino
dei
sonni
senza
rimorsi
?
Che
cos
'
era
dunque
l
'
umanità
,
quest
'
amalgama
di
sacrificio
e
di
oppressione
,
di
purezza
e
di
infamia
?
Per
tali
esseri
poteva
trovarsi
una
salvezza
?
Bisogna
attendere
le
generazioni
degli
uomini
sani
e
buoni
e
la
prole
della
loro
prole
!
Com
'
è
lontano
tutto
ciò
!
Ad
un
certo
punto
,
non
so
come
,
scorsi
distintamente
nella
mia
fantasia
due
figure
,
che
non
avevo
mai
dapprima
associate
,
una
testa
serena
d
'
apostolo
e
una
faccina
di
bimba
,
il
dottor
Semmi
e
la
signorina
Eva
.
Che
gioia
n
'
ebbi
,
un
momento
,
che
gioia
!
Giunto
a
casa
,
una
gran
calma
era
entrata
in
me
.
Avevo
accettato
.
E
mi
addormentai
d
'
un
sonno
tranquillo
e
profondo
.
E
così
la
mia
vita
è
passata
.
C
'
è
forse
della
gente
libera
,
che
viaggia
,
che
osserva
paesi
e
costumi
,
ed
altra
che
gode
,
mangia
,
ride
,
va
alle
corse
,
ai
bagni
,
accanto
a
quella
che
muore
,
muore
continuamente
...
Io
non
fui
tra
nessuno
di
costoro
.
Io
passai
accanto
alla
vita
,
ma
non
ne
toccai
che
un
lato
e
un
istante
solo
;
intravidi
appena
il
mare
enorme
e
l
'
onda
inesauribile
:
qualche
essere
emerse
,
fino
a
venire
scorto
da
'
miei
occhi
.
Ora
il
mare
si
richiude
sopra
il
mio
capo
per
sempre
.
E
ho
scritto
...
A
mano
a
mano
mi
pareva
di
liberarmi
da
me
stesso
,
dalla
mia
vita
,
dalla
mia
miseria
,
per
entrare
nudo
e
puro
nella
grande
vita
.
È
venuta
la
dottoressa
Eva
,
tutta
affaccendata
a
trasportar
la
Salamandra
all
'
ospedale
.
Altri
occuperà
la
sua
soffitta
.
Alle
note
finestre
visi
d
'
ignoti
si
affacciano
e
mi
guardano
senza
uscir
dalle
loro
preoccupazioni
miserevoli
.
Non
rimane
se
non
il
fischiettìo
di
Cimisin
che
il
gusto
del
veleno
non
ha
troppo
amareggiato
.
Dacché
egli
abita
qui
,
quanti
sono
affondati
nel
vortice
!
E
sull
'
ombra
che
si
richiude
il
vecchio
pazzo
zufola
...
Ecco
,
in
fondo
al
cortile
la
signorina
Eva
.
Scompare
...
Addio
,
visione
di
sole
!
Possa
io
averti
negli
occhi
morendo
!
Mi
ha
fatto
cenno
di
saluto
da
lontano
...
Come
era
bello
il
sole
!
...
XVI
.
Ed
eccomi
solo
,
ora
,
definitivamente
,
dinanzi
a
me
stesso
.
Temo
io
forse
?
No
.
Mi
vedo
.
Un
punto
nero
appare
lontano
lontano
;
ingrossa
,
avanza
,
s
'
avventa
.
Ecco
:
balzo
in
mezzo
alla
strada
,
chiudo
gli
occhi
immoto
,
rigido
...
Ah
!
Da
quell
'
attimo
,
da
quell
'
urto
incomincerà
per
Qualcuno
una
nuova
vita
...
forse
per
molti
.
Si
traviserà
la
cosa
?
Scriveranno
i
giornali
d
'
un
povero
pazzo
...
?
Per
qualche
ora
,
poi
si
farà
la
luce
.
Uno
di
questi
giorni
,
tutto
sarà
finito
;
forse
domani
.
Non
ho
nessuna
ragione
che
mi
trattenga
.
Io
credo
aver
trovato
il
senso
della
vita
generale
.
L
'
individuo
non
può
esser
felice
per
se
stesso
,
perché
in
fondo
a
tutto
ciò
è
la
morte
.
Il
segreto
dunque
della
felicità
anche
per
l
'
individuo
mortale
è
di
sentirsi
immortale
,
di
sentirsi
cioè
vivere
dentro
gli
altri
,
dentro
l
'
umanità
,
dentro
l
'
Essere
universale
.
La
morte
dunque
non
m
'
importa
:
ripugna
a
tutta
la
compagine
che
forma
il
mio
essere
,
ripugna
alla
vaga
coscienza
che
hanno
tutte
le
mie
molecole
,
tutte
le
unità
elementari
che
formano
di
me
una
colonia
;
esse
anzi
mi
faranno
sentire
tutta
la
loro
forza
coesiva
al
momento
dell
'
atto
:
ma
non
ripugna
alla
mia
coscienza
superiore
.
Vivere
è
per
me
troppo
doloroso
:
ogni
sofferenza
altrui
si
ripercuote
ora
in
me
con
troppa
violenza
.
Io
potrei
essere
il
più
sfortunato
dei
miei
simili
e
non
soffrirei
un
millesimo
di
quello
che
soffro
ora
,
che
mi
sento
penetrato
,
inebriato
da
tutta
la
sofferenza
degli
uomini
.
Fuggire
l
'
agglomeramento
,
la
città
,
il
contatto
dei
miei
simili
e
rifugiarmi
nei
campi
,
isolarmi
in
mezzo
alla
natura
sana
e
serena
?
Ma
ora
anche
le
lande
,
ove
gli
eremiti
si
seppellivano
,
sono
proprietà
d
'
alcuno
e
in
nessuna
parte
tace
l
'
eco
della
miseria
...
D
'
altronde
è
troppo
tardi
.
Ho
trovato
per
gli
altri
la
ragione
di
vivere
e
per
me
la
ragione
di
morire
.
Il
suicidio
è
viltà
quando
significa
fuga
.
Io
non
fuggo
.
Io
m
'
immergo
nella
vita
:
io
dò
certamente
,
colla
mia
morte
,
comunque
fruttifichi
,
e
il
sacrifizio
non
è
mai
senza
frutto
,
un
maggior
senso
di
libertà
e
di
solidarietà
ai
miei
simili
.
Io
dico
a
chiunque
viva
oggidì
,
posto
dalla
società
in
qualsiasi
condizione
:
"
Bisogna
operare
e
amare
.
Bisogna
limitare
il
proprio
volere
,
congiungerlo
in
armonia
col
volere
dei
nostri
simili
.
Umile
o
precipua
parte
nel
coro
sociale
,
espandi
in
tutta
la
sua
potenza
l
'
anima
che
ti
diede
il
destino
,
abbraccia
l
'
umanità
e
la
natura
,
compenetrati
e
fortificati
di
esse
:
opera
ed
ama
!
"
.
La
scossa
ch
'
io
dò
a
quest
'
onda
repentina
d
'
umanità
che
va
faticosamente
orientandosi
nell
'
armonia
,
sarà
come
l
'
urto
che
sconquassa
un
organamento
vizioso
,
liberandone
gli
elementi
,
acciocché
trovino
la
lor
via
e
il
loro
posto
.
La
mia
morte
volontaria
dunque
è
una
testimonianza
in
favore
della
vita
.
Stanotte
dormirò
?
Fra
qualche
giorno
tutto
sarà
finito
.
Non
temo
di
me
stesso
:
solo
soffrirò
in
questo
tempo
molte
impazienze
e
inquietudini
,
aspettando
l
'
attimo
.
Poi
...
dormirò
.
FINE
1
cantilena
piemontese
2
dal
fuoco
,
dal
fulmine
,
dal
tuono
3
andiamo
a
Roma
,
a
comprare
una
corona
,
una
corona
per
un
re
,
giurapapè
.
cantilena
di
ragazzi
piemontesi
4
imprecazione
piemontese