Narrativa ,
I
-
Mostratemi
dunque
un
piedino
.
Ella
lo
allungò
subito
fuori
dalla
corta
sottana
nera
.
-
Grazie
,
principessa
.
-
Mi
avete
riconosciuta
?
-
domandò
con
un
tremito
nella
voce
sottile
,
abbassando
vezzosamente
il
volto
sotto
il
mascherino
per
guardare
la
scarpetta
scollata
,
in
pelle
bronzina
,
a
bottoncini
rotondi
sopra
un
fianco
,
che
teneva
ancora
alzata
.
-
Talento
di
calzolaio
!
-
l
'
altro
replicò
,
mentre
il
gruppo
delle
maschere
si
scioglieva
come
per
incanto
a
quel
nome
di
principessa
.
Infatti
Lelio
Fornari
,
non
ancora
celebre
,
ma
già
abbastanza
noto
per
un
romanzo
crudele
di
satira
contro
le
signore
della
città
,
aveva
pronunciato
quel
titolo
con
una
inflessione
di
voce
ben
diversa
dal
tono
mordace
,
col
quale
da
mezz
'
ora
teneva
testa
agli
attacchi
di
tutte
quelle
mascherine
borghesi
.
In
fondo
il
suo
spirito
,
bizzarro
ed
altero
,
si
compiaceva
di
tale
minimo
trionfo
al
veglione
del
grande
club
cittadino
,
ove
capitavano
talvolta
anche
le
dame
dell
'
aristocrazia
clericale
.
La
principessa
era
allora
fra
esse
quella
più
in
voga
.
Quindi
Lelio
Fornari
inchinandosi
elegantemente
le
offerse
il
braccio
senza
parlare
;
ella
accettò
.
Ma
una
delle
prime
maschere
tornò
indietro
sbarrando
loro
il
passo
.
-
Guardatene
-
si
rivolse
alla
principessa
col
tono
confidenziale
da
maschera
a
maschera
:
-
è
un
uomo
cattivo
.
Lelio
,
che
la
conosceva
,
sdegnò
di
rispondere
.
-
Non
amerà
che
i
tuoi
piedi
.
-
Sarebbero
mai
più
piccoli
del
suo
cuore
?
-
ribatté
con
accento
canzonatorio
la
principessa
.
-
Un
uomo
,
che
insulta
le
signore
nei
propri
libri
!
-
Vi
lagnate
dunque
per
qualche
amica
?
-
Vi
avrebbe
riconosciuta
!
-
esclamò
la
principessa
,
aggravando
quella
ironia
.
La
mascherina
,
moglie
di
un
maggiore
di
fanteria
,
una
brunetta
piccante
,
che
non
mancava
mai
ad
una
festa
del
club
e
si
lasciava
corteggiare
troppo
palesemente
da
tutti
,
trasalì
sotto
la
maschera
.
-
Da
che
cosa
credereste
di
avermi
indovinata
?
-
La
principessa
si
volse
aspettando
.
-
Dai
piedi
-
rispose
insolentemente
Lelio
:
-
voi
siete
molto
più
piccola
,
eppure
li
avete
più
grandi
della
principessa
.
La
folla
delle
maschere
si
pigiava
in
due
immensi
saloni
,
rumorosamente
,
sotto
la
luce
cruda
dei
lampadari
a
gas
,
che
gli
enormi
specchi
incastrati
nella
parete
ripetevano
all
'
infinito
per
una
infilata
luminosa
,
come
un
altro
corso
di
maschere
silenziose
nel
baccanale
dei
propri
vestiti
.
La
principessa
sospesa
al
braccio
di
Lelio
,
che
glielo
premeva
insensibilmente
profittando
di
tutte
le
spinte
,
disse
:
-
Siete
stato
brutale
.
-
Vi
piacerei
per
questo
difetto
?
-
No
.
-
Ne
ho
altri
.
-
Sentiamo
:
ditemi
prima
i
migliori
.
-
Vi
amo
.
-
Così
presto
?
-
Perché
così
presto
?
Vi
siete
pure
accorta
che
vi
seguo
per
strada
da
sei
mesi
.
-
Davvero
!
-
Egli
non
rispose
.
-
Allora
ditemi
anche
perché
mi
amate
.
-
Non
lo
so
.
-
Ditemi
come
.
-
Nemmeno
.
-
Non
sapete
proprio
altro
?
-
Altro
...
cioè
...
-
Ebbene
?
-
Questo
rientra
ne
'
miei
difetti
peggiori
.
-
Sentiamo
egualmente
.
-
So
che
un
giorno
mi
permetterete
di
amarvi
.
Una
franca
risata
le
agitò
dinanzi
alle
labbra
la
blonda
di
merletto
nero
.
-
Ma
chi
può
averlo
detto
?
-
Voi
stessa
.
-
Oh
!
diventate
enigmatico
.
-
Tutti
gli
enigmi
non
sono
tali
se
non
perché
debbono
venire
sciolti
.
Io
vi
seguo
da
sei
mesi
,
ve
l
'
ho
detto
quantunque
lo
sapeste
già
;
ve
ne
accorgeste
subito
,
la
prima
volta
,
all
'
angolo
del
Pavaglione
,
allorché
,
urtandovi
quasi
,
io
mi
arrestai
,
sorpreso
dalla
strana
espressione
del
vostro
volto
.
-
Strana
!
-
ella
ripeté
quasi
irritata
di
non
ricevere
un
complimento
migliore
.
-
Oh
!
non
siete
bella
,
ecco
la
vostra
superiorità
.
Se
aveste
le
forme
statuarie
e
il
viso
classico
della
contessa
Ghigi
,
non
vi
avrei
nemmeno
guardata
:
la
bellezza
che
si
può
misurare
al
compasso
non
serve
più
che
negli
esemplari
d
'
accademia
e
pei
romanzieri
della
vecchia
scuola
.
Allora
una
modella
dovrebbe
essere
la
donna
più
adorata
e
più
adorabile
,
mentre
invece
la
si
paga
ad
ore
,
e
nessuno
pensa
a
lei
se
non
per
paragonarla
a
qualche
altra
meno
difettosa
,
perché
nella
sua
classe
la
vera
bellezza
è
la
statua
.
-
Conosco
questa
vostra
teoria
,
l
'
avete
già
sviluppata
nell
'
ultimo
romanzo
.
-
Aspettate
:
ecco
quello
che
non
vi
ho
messo
.
Voi
sorrideste
all
'
urto
,
col
quale
vi
respinsi
quasi
allo
svoltar
di
quell
'
angolo
:
eravate
vestita
di
una
lana
azzurra
listata
di
bianco
,
cogli
stivalini
alti
,
un
piccolo
cappello
da
uomo
,
una
bizzarria
di
acconciatura
,
che
vi
attirava
tutti
gli
sguardi
e
che
voi
sola
potevate
arrischiare
in
provincia
.
-
Avete
buona
memoria
.
-
Io
mi
volsi
,
tornai
indietro
per
seguirvi
:
non
vi
avevo
ancora
veduta
.
La
vostra
figurina
snella
mi
ondulava
dinanzi
con
passo
quasi
saltellato
piegando
appena
la
testa
per
ricevere
un
saluto
fra
la
gente
,
che
si
rivolgeva
a
guardarvi
,
e
che
avevate
quasi
l
'
aria
di
allontanare
colla
graziosa
alterigia
del
portamento
.
Mi
erano
rimasti
impressi
i
vostri
occhi
:
dovevano
essere
glauchi
,
di
un
verde
-
mare
inesplicabile
nella
mobilità
del
suo
colore
fra
le
iridi
improvvise
degli
sguardi
.
Vi
sorpassai
;
mi
vedeste
,
mi
fermai
in
fondo
al
portico
per
studiarvi
meglio
,
poi
vi
seguii
dappertutto
,
sino
al
vostro
palazzo
.
Vi
avevo
veduta
.
-
Non
ero
bella
.
-
Per
fortuna
.
-
Altrimenti
non
mi
avreste
amata
?
-
Ve
l
'
ho
pur
detto
.
-
Ma
davvero
non
vi
piacciono
le
belle
signore
?
-
Né
signore
,
né
belle
.
-
Cosicché
...
?
-
Voi
non
siete
né
l
'
una
né
l
'
altra
.
Ella
non
s
'
irritò
,
presa
in
quella
bizzarra
conversazione
,
che
il
luogo
e
l
'
abito
potevano
permettere
;
tornò
a
ridere
.
-
Perché
mi
amate
dunque
?
-
Non
lo
so
,
vi
dirò
invece
perché
mi
piacete
.
Questo
lo
so
bene
.
Vi
conosco
come
voi
stessa
forse
non
vi
conoscete
,
benché
sentiate
che
la
vostra
forza
di
donna
non
sta
nella
bellezza
e
nel
vostro
titolo
di
principessa
.
Erano
passati
nel
secondo
salone
,
più
vasto
,
parato
di
una
carta
gialla
,
e
un
po
'
meno
affollato
.
Molti
avevano
già
notato
la
nuova
maschera
di
Lelio
e
la
studiavano
acutamente
,
indovinando
dall
'
aria
altera
di
lui
che
dovesse
essere
qualche
gran
dama
.
Lelio
Fornari
non
era
simpatico
.
Sebbene
fosse
quasi
bello
e
le
brillanti
qualità
del
suo
spirito
lo
rendessero
prezioso
in
tutte
le
conversazioni
,
si
temeva
troppo
la
mordacità
improvvisa
dei
suoi
frizzi
,
spesso
anche
troppo
veri
,
e
si
seguitava
a
negargli
l
'
importanza
dell
'
ingegno
,
meno
per
l
'
arditezza
della
sua
originalità
che
per
l
'
immodestia
battagliera
,
colla
quale
egli
l
'
adoperava
.
Si
trovò
quindi
serrato
nuovamente
in
un
gruppo
di
maschere
,
cui
si
aggiunsero
alcuni
eleganti
,
in
marsina
,
colle
camicie
lucenti
come
la
porcellana
,
gli
occhi
vividi
della
curiosità
leggermente
sguaiata
di
tutti
i
veglioni
.
La
principessa
era
tutt
'
altro
che
una
maschera
signorile
:
non
aveva
che
uno
scialle
bianco
,
antico
,
a
ricami
finissimi
e
frangiato
sopra
un
abito
di
seta
nera
a
sottana
corta
;
nessuna
altra
traccia
di
ricchezza
.
Portava
lo
scialle
sulla
testa
come
le
donne
del
popolo
,
con
un
mascherino
nero
,
volgarissimo
,
i
guanti
a
due
soli
bottoni
.
Nullameno
l
'
eleganza
del
portamento
,
e
quella
indefinibile
disinvoltura
delle
grandi
dame
,
lasciavano
trapelare
da
tale
borghese
acconciatura
un
sentore
aristocratico
con
qualche
acredine
di
mistero
,
che
attirava
la
gente
.
-
Finirai
in
un
suo
romanzo
,
mascherina
.
-
Oh
!
i
romanzi
scritti
!
-
ella
ghignò
sotto
la
blonda
.
-
Ti
ha
letto
!
-
esclamò
il
conte
Turolla
,
uno
dei
più
eleganti
.
-
Sarei
allora
al
suo
braccio
?
-
replicò
in
falsetto
la
principessa
.
Tutti
scoppiarono
a
ridere
.
Lelio
tacque
:
evidentemente
quell
'
intoppo
l
'
irritava
.
-
Hai
dunque
perduto
il
tuo
spirito
?
-
lo
aggredì
una
mascherina
afferrandogli
l
'
altro
braccio
.
-
Mascherina
,
voi
dovete
averlo
già
innamorato
:
vedete
,
non
è
più
riconoscibile
!
-
Non
m
'
innamoro
mai
.
-
Vanteria
!
-
esclamò
la
mascherina
.
-
Abilità
,
altrimenti
non
si
è
mai
amati
.
La
principessa
lo
guardò
involontariamente
.
-
Adesso
improvviserai
una
teorica
-
intervenne
daccapo
il
conte
Turolla
;
-
l
'
amore
vero
è
contagioso
.
-
Non
vi
sono
più
amori
veri
;
voi
stesso
,
conte
,
ne
siete
una
prova
.
Sareste
così
elegante
se
credeste
alla
possibilità
di
essere
amato
per
voi
stesso
?
-
L
'
altro
non
seppe
rispondere
subito
.
-
Toccato
!
conte
!
-
gli
si
rivolse
la
principessa
.
-
Toqué
-
egli
ribatté
con
un
mediocre
gioco
di
parole
.
-
E
di
me
,
senza
dubbio
-
ella
rispose
tirando
il
proprio
cavaliere
fuori
del
gruppo
,
e
gittando
al
conte
sotto
la
maschera
con
voce
di
scherno
:
-
Ma
,
e
Cornelia
?
-
Sarà
coi
Gracchi
.
-
A
gracidare
.
-
Ih
!
ih
!
oh
!
-
Allora
Lelio
profittò
del
chiasso
provocato
da
quelle
scempiaggini
per
fare
due
altri
salti
e
perdersi
nella
folla
.
-
Idioti
!
-
mormorò
la
principessa
.
-
Sono
i
vostri
cortigiani
.
-
Infatti
mi
dicono
talvolta
che
sono
bella
-
replicò
appoggiandoglisi
al
braccio
;
e
tradendo
così
il
desiderio
di
riprendere
con
lui
l
'
interrotta
conversazione
.
-
Hanno
ragione
perché
non
vi
conoscono
.
Infatti
che
cosa
siete
per
loro
?
La
principessa
Montalto
di
origine
vecchia
,
con
un
gran
patrimonio
,
un
gran
nome
e
un
magnifico
palazzo
,
nel
quale
li
ricevete
quando
non
siete
o
a
Roma
o
in
villa
.
Avete
dei
cavalli
,
date
delle
feste
,
invitando
,
benché
la
vostra
sia
una
famiglia
clericale
,
quasi
tutte
le
persone
eleganti
di
ogni
classe
e
di
ogni
partito
.
Vi
debbono
ben
dire
che
siete
bella
,
poi
lo
credono
.
Siete
alta
,
sottile
,
avete
un
portamento
inimitabile
,
una
freschezza
di
gran
fiore
.
Le
vostre
eleganze
parigine
disorientano
i
loro
gusti
e
i
loro
giudizi
provinciali
;
qualche
volta
,
in
teatro
o
in
carrozza
,
vi
obliate
in
pose
da
sognatrice
.
Lelio
,
che
la
guardava
negli
occhi
,
glieli
vide
battere
improvvisamente
:
le
loro
ciglia
troppo
lunghe
passavano
dai
fori
del
mascherino
come
una
peluria
di
seta
.
-
Per
voi
non
sono
così
?
-
Io
vi
conosco
.
-
Senza
avermi
mai
parlato
prima
d
'
ora
.
-
Mai
.
-
Siete
stravagante
.
-
Confessate
che
da
quattro
anni
,
i
quattro
anni
del
vostro
matrimonio
,
non
siete
mai
stata
come
vi
credono
i
vostri
cortigiani
.
-
Vorreste
il
mio
segreto
.
-
Sono
io
che
ve
lo
dirò
.
Ella
ebbe
un
gesto
.
-
Bisogna
amarvi
per
averlo
indovinato
.
Voi
non
siete
la
principessa
di
Montalto
nata
contessa
Malavolti
;
eravate
come
straniera
nella
casa
fredda
di
vostra
madre
,
siete
appena
un
'
ospite
in
quella
di
vostro
marito
.
Dovunque
siate
nata
e
comunque
viviate
,
in
voi
è
qualche
cosa
di
diverso
dalla
famiglia
e
dalla
razza
,
cui
appartenete
.
Il
vostro
mondo
non
è
questo
,
l
'
ignorate
voi
stessa
,
e
nemmeno
io
saprei
dirvelo
;
ma
deve
essere
lontano
,
in
una
di
quelle
regioni
e
di
quelle
epoche
nelle
quali
il
disordine
era
la
poesia
della
vita
,
e
ogni
passione
alzava
la
bandiera
della
propria
libertà
.
Adesso
invece
vi
manca
tutto
,
siete
malcontenta
,
annoiata
:
la
vostra
eleganza
non
è
che
un
omaggio
reso
alla
folla
,
e
che
essa
vi
restituisce
col
suo
gusto
infantile
delle
cose
rare
.
-
Per
farmi
il
ritratto
,
ecco
che
disegnate
una
testa
di
fantasia
.
-
La
vostra
è
appunto
una
testa
fantastica
.
I
vostri
capelli
troppo
crespi
per
una
signora
sembrano
aver
conservato
l
'
arsura
dei
grandi
soli
,
ma
non
sono
veramente
belli
che
spettinati
,
mentre
invece
li
bipartite
a
madonna
con
una
violenza
di
contrasto
,
che
dà
al
vostro
volto
una
espressione
beffarda
di
idealità
.
Avete
gli
occhi
verdi
,
la
bocca
larga
ed
ardente
,
la
pelle
bruna
,
ombrata
di
peluria
;
il
vostro
sorriso
è
quasi
sempre
violento
,
la
vostra
voce
invece
è
sottile
e
dolce
come
quella
di
un
bambino
.
Nessuna
delle
altre
signore
è
così
:
esse
non
sono
più
che
piccole
borghesi
,
di
una
educazione
più
corretta
,
ma
di
un
gusto
raramente
fino
.
La
loro
bellezza
,
quando
sono
belle
,
è
nota
anticipatamente
:
è
una
riproduzione
più
o
meno
castigata
dei
modelli
,
che
servirono
così
bene
ai
nostri
grandi
vecchi
pittori
di
razza
latina
.
-
Sono
dunque
una
gitana
?
-
Nel
corpo
,
ma
avete
tutto
il
mare
negli
occhi
e
...
-
E
?
-
Ve
lo
dirò
più
tardi
:
voi
non
avete
mai
amato
,
non
amerete
mai
.
-
Nemmeno
mia
madre
,
nemmeno
i
miei
figli
,
se
ne
avrò
?
-
Nemmeno
.
-
Mi
concedete
poco
-
ribatté
sardonicamente
.
-
Nullameno
vorreste
amare
-
egli
seguitò
scrutandola
con
acutezza
negli
occhi
.
-
I
vostri
capricci
,
costretti
a
storpiarsi
per
passare
attraverso
il
piccolo
mondo
elegante
delle
vostre
relazioni
,
vi
rendono
cattiva
:
lo
sentite
voi
stessa
,
talvolta
al
punto
di
insuperbirne
.
Ella
abbassò
la
testa
come
colpita
dalla
verità
di
questa
analisi
.
-
Avete
finito
?
-
Quello
che
volevo
dirvi
adesso
?
Sì
.
-
E
voi
solo
mi
amate
?
-
Sì
.
-
Perché
?
-
Ve
l
'
ho
pur
detto
:
non
siete
né
signora
,
né
bella
;
avete
qualche
cosa
della
donna
fuori
della
nostra
civiltà
,
la
quale
non
ha
saputo
farne
che
una
dama
o
una
serva
.
-
Siete
un
romantico
.
-
Può
essere
,
ma
vi
ho
indovinata
.
-
Chi
sa
!
-
Perché
siete
venuta
a
parlarmi
?
-
Per
sentirvi
rispondere
.
-
E
adesso
?
-
Fatevi
presentare
.
-
Quando
?
-
Appena
mi
sarò
tratta
la
maschera
per
il
cotillon
.
La
sua
voce
breve
sembrava
dare
un
ordine
.
Alla
sua
volta
Lelio
Fornari
s
'
imbarazzò
:
dopo
tutta
quell
'
arditezza
di
fraseologia
la
semplicità
della
conclusione
lo
sorprendeva
.
-
Irma
!
-
esclamò
improvvisamente
come
in
un
impeto
di
passione
.
-
Lelio
-
ella
ribatté
quasi
col
medesimo
accento
sfuggendogli
dal
braccio
,
e
perdendosi
fra
la
folla
prima
che
egli
riuscisse
a
riafferrarla
.
-
Battuto
al
primo
capitolo
!
-
gli
sussurrò
una
voce
all
'
orecchio
,
mentre
altre
maschere
lo
riassalivano
senza
lasciargli
il
tempo
di
riprendere
il
solito
tono
di
braveria
spirituale
.
Il
veglione
non
era
che
a
mezzo
,
e
malgrado
l
'
ampiezza
di
quei
due
saloni
,
si
poteva
appena
ballare
.
Nel
meno
vasto
,
tutto
a
stucchi
e
a
specchi
,
un
suonatore
noleggiato
,
bel
vecchio
dal
colorito
rosso
e
dalla
testa
calva
,
suonava
quasi
sempre
dei
valtzer
appena
la
piccola
orchestra
taceva
nell
'
altro
;
ma
la
ressa
delle
maschere
era
tale
che
solo
nel
mezzo
si
era
potuto
aprire
un
circolo
per
le
coppie
più
ballerine
.
Gli
ispettori
del
club
,
col
nastrino
azzurro
all
'
occhiello
della
marsina
,
s
'
affannavano
indarno
a
conservare
l
'
ordine
del
ballo
,
presi
anch
'
essi
nello
stordimento
di
tutta
quella
confusione
educata
,
fra
l
'
abbarbaglio
dei
colori
,
la
stravaganza
dei
costumi
,
lo
scintillìo
,
l
'
addensarsi
subitaneo
dei
gruppi
,
che
una
parola
bastava
a
sciogliere
talvolta
,
mentre
spesso
ingrossavano
come
nella
violenza
di
un
tumulto
.
Era
tutta
la
borghesia
di
Bologna
,
ricca
,
avida
di
piacere
in
quegli
ultimi
giorni
di
carnevale
,
e
che
la
confidente
promiscuità
della
maschera
liberava
amabilmente
dalla
fatica
di
fingere
come
nelle
altre
feste
una
eleganza
di
modi
superiori
alla
sua
vita
.
Le
signore
più
note
per
sfarzo
erano
già
state
riconosciute
e
girellavano
con
dietro
un
crocchio
di
ammiratori
;
altre
,
fanciulle
o
mogli
di
piccoli
impiegati
,
camuffate
alla
meglio
,
andavano
sole
o
s
'
arrestavano
agli
angoli
,
respinte
da
quella
folla
più
felice
,
allineandosi
involontariamente
alle
pareti
come
quei
rimasugli
ributtati
dalle
acque
del
mare
senza
cessa
alla
riva
,
e
che
vi
rimangono
come
una
indefinibile
orlatura
.
Poi
l
'
onda
delle
maschere
sboccando
dalle
porte
dei
due
saloni
dilagava
per
tutte
le
altre
sale
del
club
,
ove
alcuni
vecchi
solitari
giuocavano
ostinatamente
la
partita
di
tutte
le
sere
,
o
qua
e
là
sui
divani
qualche
coppia
dalla
posa
impacciata
sembrava
attendere
sempre
un
momento
più
opportuno
per
restringere
ancora
il
proprio
duetto
.
Nella
sala
del
camino
un
giovane
deputato
della
città
,
grassoccio
e
bonario
come
un
curato
di
campagna
,
discuteva
di
politica
fra
l
'
attenzione
di
pochi
,
paghi
di
affettare
così
per
l
'
allegria
di
quel
veglione
una
trascuranza
di
gente
superiore
.
E
la
lunga
fila
delle
mamme
e
delle
zie
venute
sino
lì
a
rimorchio
da
tutte
le
case
,
anche
le
più
lontane
della
città
,
passavano
in
una
processione
lenta
,
come
di
ombre
nere
e
silenziose
fra
gli
scoppi
irrefrenabili
delle
voci
e
i
passi
,
le
piccole
corse
saltellanti
delle
coppie
più
giovani
,
che
sfuggivano
pazzamente
per
ritornare
subito
indietro
cogli
occhi
ardenti
,
il
volto
roseo
,
lasciando
quasi
sempre
una
traccia
acuta
di
profumo
.
Lelio
Fornari
appena
poté
rompere
la
folla
uscì
dalla
porticina
del
salone
giallo
a
sinistra
,
presso
il
palcoscenico
,
e
pel
corridoio
a
specchi
,
fra
due
file
di
sofà
gremiti
di
maschere
e
di
marsine
,
venne
sino
alla
sala
del
caminetto
.
Il
giovane
deputato
gli
rivolse
la
parola
.
-
Già
stanco
lei
!
-
Si
soffoca
.
E
gettandosi
sulla
poltrona
accese
una
sigaretta
.
Ma
anche
lì
seguitarono
per
lui
i
saluti
e
i
frizzi
delle
maschere
.
Realmente
era
seccato
:
una
noia
improvvisa
di
quel
grande
gaudio
volgare
gli
era
entrata
nell
'
animo
dopo
quel
colloquio
così
facile
e
insieme
temerario
colla
principessa
.
Adesso
scrutava
nella
memoria
i
suoi
più
effimeri
atteggiamenti
,
meravigliandosi
di
quanto
aveva
potuto
dirle
senza
che
ella
se
ne
mostrasse
minimamente
offesa
.
Come
mai
si
era
tanto
inoltrato
?
Perché
l
'
altra
glielo
aveva
permesso
?
Lelio
Fornari
non
era
ricco
.
Malgrado
la
facilità
di
essere
accolto
per
la
sua
nascita
e
per
la
sua
educazione
anche
nei
migliori
saloni
del
piccolo
olimpo
bolognese
,
egli
non
aveva
davvero
molte
relazioni
:
sdegnava
la
piccola
borghesia
,
quantunque
affollata
di
belle
ragazze
,
e
temeva
d
'
ingolfarsi
in
spese
maggiori
delle
proprie
risorse
frequentando
troppo
l
'
alta
società
.
Le
sere
,
quando
non
lavorava
,
o
qualche
cagione
improvvisa
non
lo
traeva
solitario
per
le
vie
più
remote
della
vecchia
città
,
le
passava
tutte
al
«
Caffè
delle
Scienze
»
fra
un
gruppo
di
amici
,
già
invidiosi
della
sua
piccola
gloria
,
ma
con
tutto
l
'
ardore
delle
più
nuove
idee
nel
cervello
e
la
gioconda
virulenza
della
giovinezza
nel
sangue
.
Naturalmente
egli
li
dominava
.
Lo
conoscevano
,
o
almeno
credevano
di
conoscerlo
ancora
più
orgoglioso
che
ambizioso
,
di
un
pessimismo
affettato
in
quella
sua
posa
di
non
innamorarsi
e
di
non
credere
all
'
amore
delle
donne
.
Egli
invece
ne
soffriva
segretamente
.
Un
piccolo
ventaglio
lo
percosse
sulla
spalla
.
Egli
balzò
in
piedi
,
ma
la
maschera
dallo
scialle
bianco
,
frangiato
a
bellissimi
ricami
,
passò
oltre
al
braccio
del
prefetto
,
un
omiciattolo
sulla
quarantina
già
calvo
,
con
due
fedine
bionde
e
due
gambe
grottescamente
arcate
,
che
gli
davano
malgrado
la
solennità
della
fisonomia
un
'
aria
bizzarra
di
pagliaccio
.
Poi
la
mascherina
ripassò
gettandogli
dagli
occhi
verdi
un
rapido
sguardo
abbagliante
.
Il
circolo
si
era
diradato
intorno
al
caminetto
.
-
La
conosce
quella
mascherina
?
-
chiese
il
giovane
deputato
a
Lelio
Fornari
.
-
Ho
appena
qualche
sospetto
.
-
Io
credo
di
averla
riconosciuta
.
Lelio
già
ricomposto
aspettò
la
rivelazione
,
ma
l
'
altro
,
che
voleva
essere
pregato
,
tacque
.
-
Vuoi
fare
un
giro
con
me
,
cattivo
?
-
arrivò
saltellando
quella
mascherina
,
la
brunetta
del
maggiore
,
che
aveva
tentato
di
turbargli
il
primo
incontro
colla
principessa
.
Allora
Lelio
ridiventò
amabile
.
-
Temo
di
attirarmi
troppi
odi
.
-
Vieni
egualmente
,
sono
io
che
ti
difenderò
.
-
Avresti
il
coraggio
di
comprometterti
per
così
poco
?
-
Ella
ebbe
un
grazioso
movimento
di
testa
,
prendendogli
il
braccio
per
trascinarlo
dietro
la
principessa
,
della
quale
si
vedeva
lo
scialle
bianco
riflesso
nell
'
ultimo
specchio
in
fondo
all
'
appartamento
.
-
Tu
ami
la
principessa
.
-
No
.
-
Provamelo
.
-
Non
vi
è
che
un
modo
.
-
Quale
?
-
Provare
invece
che
ti
amo
,
lo
accetteresti
?
-
Prima
che
mi
sia
offerto
?
È
vero
che
non
sono
una
signora
,
me
lo
hai
detto
dianzi
:
tratti
così
con
tutte
le
altre
donne
?
-
Senti
,
mascherina
,
in
questo
momento
tu
mi
abbomini
:
vorresti
vendicarti
di
tutto
il
male
che
non
ti
ho
fatto
.
La
principessa
tornava
indietro
;
Lelio
ebbe
un
fremito
,
sul
suo
viso
apparve
come
uno
sdegno
di
noia
.
-
Me
ne
vado
,
me
ne
vado
,
non
voglio
rendere
altri
geloso
-
gli
urlò
sul
viso
la
mascherina
piantandolo
improvvisamente
in
mezzo
alla
stanza
così
che
la
principessa
udisse
;
e
fuggì
con
un
grande
svolazzo
di
sottane
tutta
contenta
di
aver
potuto
compiere
quella
piccola
malignità
.
Allora
Lelio
scioccamente
si
mise
dietro
alla
principessa
rimproverandosi
di
fare
una
così
magra
figura
,
e
pensando
a
quale
degli
amici
avrebbe
chiesto
il
favore
di
quella
presentazione
.
Ma
il
cotillon
tardava
.
Nell
'
allegria
crescente
delle
sale
passavano
dei
soffi
di
follia
e
di
passione
;
l
'
aria
troppo
riscaldata
da
quell
'
eccesso
d
'
illuminazione
a
gas
si
era
riempita
di
profumi
e
di
una
polvere
sollevata
dallo
scalpiccio
di
tutti
quei
piedi
,
che
turbinava
sulle
larghe
fiamme
dei
becchi
dorati
;
tutti
i
visi
si
erano
animati
,
i
gesti
parevano
febbrili
,
le
voci
salivano
sino
alle
urla
più
squarrate
per
ridiscendere
ad
un
murmure
sommesso
nella
stretta
dei
colloqui
ostinati
,
fra
lo
stridore
vitreo
delle
malignità
e
le
tentazioni
di
tutte
quelle
carezze
arrischiate
o
sopportate
.
Persino
molti
vecchi
si
erano
lasciati
vincere
dall
'
orgasmo
generale
,
e
passavano
a
braccetto
di
qualche
maschera
affettando
di
satireggiare
sè
medesimi
nell
'
esagerazione
del
portamento
,
ma
in
fondo
trepidanti
di
una
tale
ripresa
di
giovinezza
,
che
li
rituffava
nell
'
onda
inebriante
della
vita
dopo
tanti
anni
trascorsi
in
secco
sull
'
ultimo
lido
.
Solo
la
processione
delle
mamme
e
delle
zie
,
ammantellate
di
nero
,
seguitava
colla
stessa
lentezza
annoiata
,
riposandosi
a
grandi
distanze
da
un
divano
all
'
altro
,
o
nel
passare
davanti
ad
una
pendola
la
consultavano
con
lunghe
occhiate
,
mentre
la
ressa
fuggente
delle
mascherine
le
urtava
momentaneamente
,
e
qualcuna
affannata
,
saltellante
,
nell
'
iride
dei
propri
colori
,
stringeva
all
'
improvviso
una
di
esse
al
collo
,
le
sussurrava
fra
il
nero
del
cappuccio
qualche
parola
,
e
scappava
furbescamente
prima
di
ricevere
la
risposta
.
Quindi
le
ombre
proseguivano
crollando
il
capo
con
una
rassegnazione
contenta
della
gioia
altrui
.
I
più
annoiati
erano
i
pochi
provinciali
,
perché
anche
Bologna
come
tutte
le
capitali
per
quanto
piccole
ha
questa
categoria
alle
proprie
feste
,
e
i
giovanetti
di
primo
carnevale
,
cui
la
confidente
facilità
degli
altri
eleganti
faceva
soffrire
nell
'
amor
proprio
;
quindi
si
raggruppavano
qua
e
là
per
riunire
tutte
le
loro
debolezze
in
un
assalto
di
maldicenza
,
o
isolati
sopra
una
poltrona
tentavano
tratto
tratto
di
ostentare
la
noia
.
Alcuni
bevevano
.
Lelio
Fornari
si
riconobbe
ridicolo
.
Tutto
il
suo
orgoglio
era
prostrato
da
quelle
poche
scherzose
parole
della
principessa
,
che
dicendogli
di
farsi
presentare
aveva
risposto
così
repentinamente
al
suo
urlo
inconsapevole
.
-
Irma
!
Girellò
ancora
pel
vasto
appartamento
seguendola
da
lontano
per
attendere
almeno
qualche
gesto
,
ma
ella
sembrava
averlo
dimenticato
.
Benché
riconosciuta
già
da
tutti
,
seguitava
a
tenere
la
maschera
per
divertirsi
di
quel
frastuono
senza
prendervi
troppa
parte
,
barattando
qualche
stretta
di
mano
colle
più
intime
conoscenze
,
che
le
si
inchinavano
ossequiosamente
come
se
fosse
già
smascherata
.
E
a
poco
a
poco
il
suo
codazzo
si
era
ingrossato
,
molte
signore
in
toeletta
da
ballo
venivano
a
complimentarla
,
altre
l
'
avevano
invitata
a
cena
.
-
E
Giulio
,
tuo
marito
?
-
È
a
Roma
.
Le
sale
per
la
cena
erano
al
pianterreno
,
ma
un
piccolo
gruppo
di
signore
con
quella
prepotenza
aristocratica
,
cui
i
circoli
borghesi
non
sanno
mai
resistere
,
si
era
fatta
apparecchiare
una
tavola
nell
'
ultimo
gabinetto
presso
il
botteghino
del
caffè
,
malgrado
il
tintinnìo
dei
bacili
e
dei
bicchieri
,
che
ne
usciva
come
da
uno
sbocco
di
officina
.
Lelio
a
poca
distanza
dalla
principessa
in
quel
momento
,
avrebbe
dato
un
anno
della
propria
superba
giovinezza
per
essere
fra
quegli
invitati
,
ma
tutto
il
suo
ingegno
e
la
sua
educazione
non
potevano
meritargli
simile
onore
.
Il
conte
Turolla
invece
,
capitando
in
quel
punto
,
offrì
il
braccio
alla
principessa
,
che
lo
pregò
di
trarle
il
mascherino
.
Egli
levò
prima
delicatamente
i
due
lunghi
spilloni
,
che
le
fissavano
lo
scialle
sul
mazzo
dei
capelli
,
quindi
tirando
al
disopra
di
questo
la
fettuccia
elastica
le
liberò
il
viso
.
La
principessa
apparve
rossa
,
cogli
occhi
gonfi
,
tutta
in
sudore
:
la
sottile
peluria
delle
sue
gote
pareva
brinata
.
-
Oh
!
-
esclamò
scherzosamente
-
chissà
come
sono
!
E
si
avviò
la
prima
senza
degnare
Lelio
Fornari
nemmeno
di
uno
sguardo
.
Questa
indifferenza
,
che
qualunque
altro
di
quel
piccolo
mondo
aristocratico
avrebbe
preso
per
una
necessità
dell
'
etichetta
,
ferì
profondamente
l
'
amor
proprio
del
giovane
romanziere
.
Tutti
gli
odi
malati
della
sua
vanità
proruppero
come
una
muta
di
cani
al
primo
allentare
dei
guinzagli
dietro
le
orme
fuggenti
di
una
volpe
.
Nessuno
degli
eleganti
invitati
a
quella
breve
cena
olimpica
valeva
quanto
lui
,
che
senza
titoli
sapeva
di
discendere
da
un
'
antica
famiglia
feudale
,
forse
con
poco
lustro
nelle
cronache
,
ma
di
un
sangue
più
puro
,
se
mai
sangue
puro
poté
conservarsi
nelle
famiglie
,
che
quello
medesimo
dei
Montalto
.
Sciaguratamente
una
stessa
decadenza
economica
aveva
forzato
tutti
i
suoi
parenti
a
destreggiarsi
nelle
professioni
:
alcuni
erano
rimasti
in
campagna
,
mutati
in
piccoli
proprietari
,
economi
ed
incolti
senza
più
alcun
orgoglio
di
tradizione
.
Suo
padre
era
fra
questi
.
Egli
invece
aveva
studiato
legge
,
ma
non
ne
avrebbe
mai
esercitato
il
mestiere
subdolo
e
proficuo
,
meno
ancora
per
una
ripugnanza
dell
'
ingegno
che
per
la
nativa
alterezza
del
carattere
.
Viveva
quindi
parcamente
colla
pensione
assegnatagli
dal
vecchio
padre
sulla
dote
materna
la
prima
metà
dell
'
anno
a
Bologna
,
e
nella
estate
si
ritirava
sui
monti
ad
una
villa
assai
malandata
col
nobile
pretesto
di
comporvi
qualche
libro
.
Tutto
ciò
gli
sembrava
ancora
di
un
grande
tono
aristocratico
,
sebbene
quella
vita
a
Bologna
gl
'
infliggesse
tratto
tratto
dolorose
umiliazioni
.
Infatti
dal
grosso
club
cittadino
avendo
voluto
passare
all
'
altro
dei
nobili
frammezzato
anch
'
esso
di
borghesi
importanti
,
benché
un
qualche
arricchito
troppo
presto
venisse
periodicamente
escluso
,
si
era
urtato
a
parecchie
difficoltà
di
antipatie
.
Non
vi
si
giuocava
e
non
vi
si
faceva
grande
lusso
,
ma
la
poca
pensione
ve
lo
esponeva
egualmente
ad
amari
riserbi
nell
'
evitare
certe
partite
di
piacere
o
nell
'
accettare
certi
inviti
.
Infatti
egli
rimproverava
sovente
a
se
medesimo
questa
debolezza
.
La
sua
larga
cultura
filosofica
,
gli
istinti
ribelli
,
che
nella
prima
giovinezza
,
quando
in
Italia
il
socialismo
non
era
ancora
partito
,
lo
avevano
tratto
passionatamente
nel
campo
dei
novatori
più
rivoluzionari
,
e
un
buon
senso
sicuro
,
cui
doveva
le
migliori
osservazioni
ne
'
suoi
romanzi
ancora
saturi
di
vecchio
romanticismo
,
gli
mettevano
facilmente
a
nudo
l
'
inane
vanità
di
tale
pretensione
.
E
non
pertanto
l
'
alterigia
inguaribile
dello
spirito
,
esagerata
ancora
dalla
finezza
del
suo
gusto
,
lo
condannava
inesorabilmente
a
cercare
l
'
eletta
compagnia
mondana
fra
gente
,
alla
quale
gli
sarebbe
stato
impossibile
comunicare
le
proprie
idee
,
e
che
giudicava
i
suoi
libri
un
semplice
dilettantismo
.
Quindi
tale
noncuranza
della
principessa
lo
sferzò
a
sangue
sul
cuore
.
«
Una
civetta
come
tutte
le
altre
!
»
mormorò
poco
dopo
mentalmente
rituffandosi
nel
veglione
.
Ma
lo
spettacolo
gli
parve
allora
anche
più
volgare
.
Nessuna
maschera
era
elegante
,
nessun
costume
rivelava
un
'
idea
o
almeno
una
sufficiente
cultura
nell
'
imitazione
:
poco
lusso
e
non
molta
grazia
.
Oramai
tutte
le
signore
erano
discese
a
cena
;
rimanevano
le
figlie
e
le
mogli
degli
impiegati
,
che
profittando
dell
'
intervallo
cominciavano
a
ballare
senza
più
soggezione
degli
altri
,
in
un
allegro
oblio
della
propria
meschinità
.
Qualche
coppia
vagava
a
braccetto
,
assorta
,
beata
momentaneamente
di
una
intimità
chissà
da
quanto
tempo
sospirata
.
Egli
non
volle
ballare
:
alcune
fra
quelle
ragazze
senza
maschera
lo
ammirarono
sinceramente
.
«
Che
buffonata
!
»
pensò
all
'
improvviso
insolentendo
tristamente
contro
quel
sollazzo
di
una
piccola
gente
curvata
tutto
l
'
anno
sotto
il
peso
della
economia
domestica
.
Tuttavia
una
vanità
anche
più
piccola
lo
attirava
irresistibilmente
verso
quell
'
ultimo
gabinetto
,
nel
quale
cenava
la
principessa
.
Resistette
,
poi
colla
solita
sofistica
di
tutte
le
passioni
si
persuase
di
vincere
una
falsa
paura
coll
'
andarvi
,
e
traversò
il
vasto
appartamento
fino
allo
stanzino
del
caffè
per
chiedere
delle
sigarette
.
Nel
passare
per
quell
'
ultimo
gabinetto
,
ove
non
sedevano
a
tavola
che
quattro
uomini
e
quattro
donne
,
nessuno
gli
badò
;
egli
ripassò
altero
,
senza
guardare
,
avendo
già
rinunciato
internamente
a
quella
presentazione
.
-
To
'
!
non
ceni
?
-
gli
chiese
gaiamente
un
maestro
di
pianoforte
,
allegro
giullare
torinese
non
senza
qualche
piccola
qualità
di
artista
,
che
divertiva
tutte
le
signore
di
Bologna
.
-
Non
ho
fame
.
-
Sei
innamorato
?
Ah
!
tu
no
,
me
lo
ero
scordato
.
-
E
tu
dove
ceni
?
-
Dalla
contessa
Ghigi
,
la
divina
;
dev
'
essere
laggiù
nell
'
ultima
saletta
colla
principessa
Montalto
,
la
marchesa
Ruffoni
e
la
signorina
Antici
.
Me
lo
hanno
detto
.
Tu
non
conosci
alcuna
di
loro
?
-
Alcuna
.
-
Vuoi
che
ti
presenti
?
...
fra
noi
artisti
....
Lelio
Fornari
frenò
a
stento
un
sorriso
di
albagia
.
-
Come
vorrai
.
-
Allora
vieni
con
me
.
-
Alla
loro
tavola
?
-
C
'
inviteranno
:
ci
vado
a
posta
.
-
Tu
puoi
farlo
,
io
no
;
non
le
conosco
.
L
'
altro
s
'
ingannò
sul
tono
sardonico
delle
parole
.
-
Dopo
,
non
mancherà
tempo
.
Quale
ti
piace
di
più
?
-
Nessuna
veramente
.
-
Io
preferirei
la
principessa
come
donna
.
E
il
giullare
commentò
questa
preferenza
con
un
gesto
lubrico
.
-
Allora
presentami
a
lei
.
-
Ciao
.
Lelio
Fornari
tornò
nella
sala
del
caminetto
.
Il
giovane
deputato
,
in
colloquio
grave
col
prefetto
,
parlava
dell
'
ultima
crisi
ministeriale
così
incostituzionalmente
risolta
dal
presidente
Agostino
Depretis
;
il
prefetto
andava
guardingo
,
mentre
l
'
altro
ripeteva
con
una
certa
enfasi
i
soliti
luoghi
comuni
dei
giornali
.
Egli
si
mescolò
alla
conversazione
.
Più
colto
e
perspicace
d
'
entrambi
si
mise
a
difendere
Depretis
,
disegnando
un
po
'
confusamente
la
sua
complessa
figura
di
vecchio
parlamentare
.
Naturalmente
la
discussione
si
rinfocolò
,
ma
egli
otteneva
così
di
trattenerli
finché
ripassasse
tutto
quel
gruppo
di
signore
colla
principessa
,
e
allora
il
prefetto
le
avrebbe
indubbiamente
fermate
fornendo
al
maestro
Armandi
un
momento
opportuno
per
la
presentazione
.
Poi
non
gli
spiaceva
di
farsi
vedere
da
lei
in
tale
compagnia
semi
-
diplomatica
.
Quindi
il
suo
spirito
aizzato
trovò
qualche
paradosso
originale
:
Agostino
Depretis
,
così
profondamente
scettico
dopo
essere
stato
così
caldo
rivoluzionario
,
era
la
più
viva
espressione
del
momento
politico
in
Italia
.
-
Chi
può
credere
adesso
fra
l
'
epopea
,
che
si
dissolve
,
e
la
commedia
,
che
riannoda
la
vita
suscitata
dall
'
epopea
?
È
l
'
ora
dei
volteggiatori
politici
:
la
sinistra
arrivata
al
potere
ne
impara
le
difficoltà
tradendo
tutto
il
proprio
programma
.
Agostino
Depretis
è
forse
ancora
il
solo
fra
tutti
quelli
che
gli
mutano
intorno
,
il
quale
conservi
alto
il
sentimento
della
grandezza
nazionale
.
-
Egli
inizia
una
nuova
êra
di
corruzione
-
proruppe
il
deputato
.
-
L
'
avrà
dominata
.
-
È
certamente
un
uomo
superiore
-
replicò
il
prefetto
contento
dell
'
aiuto
imprevedibile
,
che
gli
veniva
dal
giovane
romanziere
.
-
Ah
!
ecco
un
gruppo
di
signore
.
Infatti
la
principessa
si
avanzava
prima
fra
il
conte
Turolla
ed
Armandi
;
questi
affettava
grottescamente
delle
arie
da
domestico
.
Il
prefetto
e
il
deputato
s
'
inoltrarono
per
salutarle
,
si
formò
crocchio
:
Lelio
rimaneva
un
po
'
dietro
al
prefetto
.
Allora
Armandi
lo
presentò
:
la
principessa
ricevette
il
suo
inchino
,
gli
tese
la
mano
colla
solita
cortesia
,
e
passò
oltre
senza
parlare
.
Lelio
e
il
deputato
rimasero
addietro
,
soli
.
-
La
più
bella
è
sempre
la
contessa
Ghigi
:
la
principessa
non
è
che
piccante
.
Lelio
Fornari
sollevò
bruscamente
la
testa
come
sotto
la
puntura
di
una
ironia
,
ma
quando
tornò
nel
salone
gli
dissero
che
la
contessa
Ghigi
e
la
principessa
Montalto
se
n
'
erano
già
andate
.
II
Tutte
le
volte
che
Lelio
Fornari
incontrava
la
principessa
Irma
riceveva
il
medesimo
saluto
.
Ella
sembrava
averlo
già
veduto
da
lontano
e
dava
al
proprio
volto
o
alla
propria
posa
una
seduzione
più
acuta
:
egli
invece
si
irrigidiva
traendosi
seccamente
il
cappello
,
ma
si
rivolgeva
tosto
a
guardarla
,
e
allora
,
qualunque
distanza
li
separasse
,
i
loro
sguardi
s
'
incrociavano
rapidi
e
sfavillanti
.
Lelio
fremeva
cupamente
di
collera
.
Da
quella
conversazione
in
maschera
non
era
più
riuscito
ad
averne
altra
colla
principessa
partita
poco
dopo
per
Roma
;
ma
vi
era
rimasta
quasi
tutta
la
quaresima
,
e
quindi
al
ritorno
non
aveva
aperto
che
il
salotto
per
i
più
intimi
.
Lelio
Fornari
,
conoscendo
il
marito
solamente
di
vista
,
non
avrebbe
potuto
andarvi
senza
un
invito
speciale
:
aveva
portato
le
due
carte
da
visita
al
palazzo
il
giorno
dopo
la
presentazione
,
e
tutto
era
rimasto
lì
.
Chi
era
stato
dunque
più
audace
in
quella
conversazione
,
egli
dandole
della
gitana
e
schizzandole
un
ritratto
insolente
quanto
bizzarro
,
o
ella
lasciandolo
dire
e
rispondendo
a
quel
grido
col
suo
nome
nell
'
atto
di
fuggire
senza
lasciarsi
più
riprendere
?
Conosceva
egli
davvero
quella
donna
,
della
quale
si
raccontavano
tanti
scandali
,
mentre
il
marito
,
beone
e
cacciatore
,
sembrava
non
accorgersi
di
nulla
?
Malgrado
un
indefinibile
convincimento
in
quella
intuizione
,
che
credeva
aver
avuto
del
suo
carattere
o
piuttosto
della
sua
figura
,
si
era
dovuto
confessare
amaramente
di
aver
trasceso
nel
fare
con
lei
dello
spirito
con
una
vanteria
di
romanziere
sempre
in
agguato
per
sorprendere
qualche
carattere
eccezionale
.
La
goffaggine
di
quest
'
ultima
posa
,
resa
ridicola
da
troppi
autori
,
aveva
certamente
fatto
sorridere
in
lei
la
gran
dama
.
Generalmente
le
signore
non
hanno
per
l
'
arte
,
e
più
ancora
per
quella
dello
scrittore
,
che
una
stima
mediocrissima
:
la
giudicano
uno
dei
tanti
passatempi
offerti
alla
superiorità
della
loro
posizione
,
accordando
appena
qualche
importanza
ai
grandi
nomi
consacrati
dalla
fama
.
Tutti
gli
altri
non
sono
che
della
gente
,
la
quale
vive
del
proprio
lavoro
e
cui
si
può
giovare
comprando
il
libro
.
Lelio
Fornari
era
già
rimasto
offeso
da
questo
giudizio
della
grande
classe
mondana
.
Tale
dispregio
della
propria
arte
,
nella
quale
sentiva
di
poter
diventare
qualche
cosa
,
gli
pareva
una
ingiustizia
più
dolorosa
di
quante
altre
avvelenavano
o
schiacciavano
la
vita
degli
altri
poveri
:
quindi
il
suo
primo
sentimento
era
stato
di
odio
verso
la
principessa
.
La
superbia
di
artista
,
aiutata
dall
'
orgoglio
della
giovinezza
,
gli
faceva
sentire
di
essere
abbastanza
bello
per
contendere
una
donna
a
qualunque
altro
uomo
sino
alle
conseguenze
più
pericolose
;
ma
i
saluti
e
i
sorrisi
della
principessa
,
appena
tornata
da
Roma
,
lo
avevano
daccapo
imbrogliato
.
Perché
civettava
ella
così
pubblicamente
con
lui
?
A
teatro
lo
cercava
insistentemente
col
binoccolo
,
gli
sorrideva
,
una
volta
aveva
persino
risposto
al
piccolo
saluto
,
col
quale
egli
provocantemente
aveva
osato
affettare
verso
di
lei
una
ingiustificabile
intimità
.
Poi
all
'
uscita
,
nell
'
atrio
,
passando
a
braccio
del
marito
,
gli
aveva
rivolto
un
cenno
confidenziale
.
Egli
fremente
si
era
slanciato
per
seguirla
,
ma
non
aveva
potuto
scorgere
dal
portico
troppo
gremito
di
gente
che
allontanarsi
la
sua
carrozza
;
poi
l
'
indomani
era
ripassato
almeno
dieci
volte
sotto
le
alte
finestre
del
suo
palazzo
nella
inutile
speranza
di
vederla
.
Oramai
molti
si
erano
accorti
di
questo
maneggio
,
e
colla
facilità
del
pubblico
ad
accrescere
il
numero
degli
amanti
alle
dame
della
grande
galanteria
avevano
fatto
a
Lelio
Fornari
i
primi
complimenti
insidiosi
sulla
sua
nuova
conquista
.
Invece
egli
credeva
di
sapere
molto
esattamente
che
la
principessa
era
ancora
in
relazione
con
un
principino
della
città
,
bel
giovane
magro
,
di
un
'
antica
famiglia
rovinata
,
e
che
un
matrimonio
avrebbe
un
giorno
o
l
'
altro
rimesso
a
galla
.
Si
erano
narrati
particolari
su
particolari
di
quell
'
amore
.
Ella
imprudente
talvolta
sino
alla
sfrontatezza
si
era
mostrata
con
lui
dappertutto
,
ad
ogni
ora
,
di
notte
e
di
giorno
,
per
le
stradicciuole
remote
e
sotto
i
portici
del
Pavaglione
:
aveva
persino
viaggiato
sola
con
lui
da
Bologna
a
Milano
,
mentre
il
marito
stava
a
Roma
.
L
'
altro
,
geloso
di
quanti
le
facevano
la
corte
,
avrebbe
voluto
abbandonarla
cento
volte
,
ma
ritornava
sempre
ai
suoi
piedi
,
piangendo
,
vinto
da
una
malìa
impudica
,
alla
quale
tutti
non
avrebbero
domandato
che
di
soccombere
.
Poi
erano
altre
novelle
di
corteggiatori
trascinati
fino
all
'
orlo
della
felicità
e
beffardamente
respinti
,
o
accettati
con
un
capriccio
da
sultana
per
rigettarli
poco
dopo
ancora
più
ammalati
di
quel
sogno
di
amore
,
e
vanamente
indiscreti
nelle
rivelazioni
di
un
segreto
,
che
la
gente
fingeva
per
invidia
di
non
voler
credere
.
Ella
passava
dovunque
altera
,
soventi
un
po
'
sciatta
nelle
vesti
e
nei
modi
,
col
suo
portamento
inimitabile
,
accendendo
tratto
tratto
nei
propri
occhi
verdi
delle
fiamme
fatue
,
colla
larga
bocca
socchiusa
sui
grandi
denti
bianchi
,
e
il
nasino
corto
,
rialzato
leggermente
,
che
le
faceva
un
musetto
adorabile
di
perversità
.
Ma
non
era
robusta
.
Malgrado
l
'
ampiezza
del
petto
e
la
snella
elasticità
di
tutta
la
persona
,
ogni
tanto
compariva
pallida
,
di
un
giallore
ambrato
sotto
il
bruno
della
pelle
cogli
occhi
languidi
un
sorriso
indolorito
sulle
labbra
:
allora
i
suoi
capelli
pettinati
quasi
sempre
a
madonna
le
davano
un
'
aria
anche
più
strana
:
pareva
una
graziosa
bestiolina
ammalata
uno
di
quegli
animali
sacri
ed
infelici
che
le
antiche
religioni
prodigavano
nelle
decorazioni
dei
templi
.
Era
quella
la
sua
grande
originalità
,
l
'
agguato
,
nel
quale
prendeva
anche
i
più
scettici
,
lasciandosi
sfuggire
parole
amare
di
melanconia
,
tutto
un
rimpianto
di
vita
ideale
,
che
nessuna
ebbrezza
d
'
amore
o
di
vanità
avrebbe
mai
potuto
consolare
.
Quindi
molti
combattevano
per
lei
attribuendo
gli
scandali
delle
sue
relazioni
alla
sincerità
temeraria
del
suo
carattere
,
giacché
si
era
sempre
mostrata
più
che
tenera
del
marito
.
Le
sue
stesse
abitudini
religiose
sembravano
contraddire
all
'
immoralità
dei
suoi
capricci
.
La
si
vedeva
spesso
di
buon
mattino
,
modestamente
vestita
,
col
viso
ancora
gonfio
di
sonno
,
andare
alla
chiesa
parrocchiale
per
restarvi
lunghe
ore
sola
,
ginocchioni
,
nel
fervore
della
preghiera
come
le
più
umili
donnicciuole
.
Poi
aveva
osato
mantenere
da
moglie
l
'
uso
impostole
da
ragazza
di
seguire
vestita
di
nero
,
con
un
immenso
velo
nero
sulla
testa
e
un
cero
in
mano
,
la
processione
della
Madonna
di
San
Luca
;
mentre
tutte
le
altre
giovani
signore
non
lo
ardivano
più
tra
la
beffarda
incredulità
della
maggioranza
e
la
brutta
superstizione
dei
villani
,
rimasti
ormai
soli
in
quella
passeggiata
decorativa
.
Ma
Lelio
Fornari
,
abbastanza
perspicace
per
conciliare
in
lei
tutte
queste
apparenti
contraddizioni
,
non
aveva
ancora
saputo
indovinare
il
perché
di
quella
affettazione
quasi
amorosa
verso
di
lui
.
Pretendeva
ella
di
arrolarlo
nel
manipolo
dei
giovanetti
,
prime
speranze
dell
'
aristocrazia
bolognese
,
che
la
seguivano
per
le
strade
o
s
'
affollavano
nel
suo
palchetto
in
una
vanità
di
mostra
,
abbarbagliati
dai
suoi
sorrisi
od
ingannati
dalla
più
semplice
delle
sue
pose
?
Allora
tutta
l
'
amara
,
precoce
esperienza
del
romanziere
si
destava
in
lui
per
renderlo
anche
più
cinico
:
il
suo
disprezzo
per
la
donna
egualmente
incapace
di
grandi
pensieri
e
di
grandi
passioni
diventava
odio
di
battaglia
,
una
voglia
gelida
ed
acuta
di
misurarsi
con
questa
principessa
,
che
dominava
già
tutta
Bologna
senza
altri
mezzi
che
una
eleganza
e
una
civetteria
un
po
'
meno
volgari
.
Un
caso
gli
aperse
i
saloni
della
contessa
Ghigi
:
egli
vi
andò
e
vi
ottenne
molto
successo
velando
la
propria
superiorità
intellettuale
.
Sulle
prime
erano
rimasti
freddi
verso
questo
romanziere
,
già
denunciato
alla
pubblica
indignazione
per
lo
scandalo
del
suo
ultimo
libro
;
ma
presto
il
suo
riserbo
,
le
maniere
squisite
e
una
suprema
insospettabile
ironia
nel
lusingare
i
difetti
più
personali
,
e
quindi
più
inconsci
,
di
ognuno
gli
valsero
la
simpatia
degli
uomini
.
La
sua
stessa
cortese
freddezza
colle
signore
calmò
ogni
apprensione
.
La
contessa
Ghigi
,
bellissima
,
dal
viso
e
dal
corpo
di
statua
,
ma
del
pari
massiccia
nello
spirito
,
finì
di
compiacersi
di
lui
come
di
un
ornamento
acquistato
al
proprio
salone
.
Egli
invece
vi
attendeva
la
principessa
.
La
prima
sera
,
incontrandosi
,
rimasero
egualmente
in
guardia
:
si
cantò
al
piano
,
si
cenò
dopo
mezzanotte
sui
piccoli
tavoli
,
e
i
cavalieri
servivano
le
dame
;
non
si
poté
fare
molto
spirito
,
si
ballò
,
ma
Lelio
rimase
abilmente
sopra
un
divano
col
principe
Giulio
a
parlare
di
caccia
e
del
Papa
.
Il
principe
,
clericale
militante
,
riportò
di
lui
una
eccellente
impressione
.
Dopo
quindici
giorni
Lelio
accettava
dal
principe
l
'
invito
per
una
caccia
nelle
valli
comasche
,
e
al
ritorno
trovava
modo
destramente
di
causarne
un
altro
a
pranzo
.
-
Avete
dunque
mutato
teorica
?
-
gli
chiese
quella
sera
medesima
la
principessa
Irma
nel
salone
della
contessa
Ghigi
,
credendo
di
sorprenderlo
nella
contemplazione
estatica
di
quest
'
ultima
.
Egli
finse
di
non
comprendere
.
-
Adesso
amate
la
bellezza
.
-
La
studio
:
la
contessa
è
una
delle
donne
più
belle
che
io
abbia
visto
.
Osservate
quanta
finezza
di
disegno
nell
'
attacco
delle
gote
col
collo
,
e
come
la
sua
fronte
è
serena
;
poche
statue
greche
sono
più
classicamente
belle
,
ma
la
contessa
avrebbe
sempre
,
anche
su
queste
,
l
'
incalcolabile
vantaggio
della
pelle
sul
marmo
.
La
sua
ha
un
candore
di
camelia
più
puro
ancora
che
nel
bellissimo
fiore
inanime
.
-
Non
è
che
una
statua
.
-
Alludete
forse
alla
freddezza
del
suo
spirito
?
Questo
prudente
riserbo
la
irritò
.
-
Via
...
siete
troppo
artista
per
aver
potuto
resistere
al
fascino
della
sua
bellezza
.
Lelio
le
rispose
con
un
sorriso
di
provocazione
.
-
Non
ballate
?
-
No
,
sono
troppo
lungo
:
voi
invece
,
principessa
,
avete
nel
ballo
una
posa
adorabile
tenendo
la
faccia
volta
come
quella
del
cavaliere
,
e
arrovesciandovi
sul
suo
braccio
.
È
una
trovata
che
poche
donne
potranno
imitare
,
perché
ci
vuole
la
vostra
figura
e
soprattutto
la
vostra
testa
.
-
Brutta
.
Che
cosa
scrivete
ora
?
-
Nulla
.
-
Chi
amate
?
-
Voi
.
-
Sempre
enigmaticamente
?
-
Sempre
.
-
Sempre
colla
sicurezza
che
un
giorno
ve
lo
permetterò
?
-
Sempre
.
Lelio
pareva
tranquillo
.
-
Sapete
che
questa
potrebbe
essere
una
insolenza
?
-
Per
voi
no
,
perché
vi
credete
sicura
del
contrario
.
Ella
fece
per
voltargli
le
spalle
,
ma
si
ostinò
;
quella
provocazione
calma
cominciava
a
dominarla
.
-
Ah
!
dunque
,
un
giorno
dovrò
permettervelo
?
-
Perché
no
?
L
'
accento
di
queste
ultime
parole
era
così
insolentemente
pieno
di
tutte
le
ciarle
,
che
si
facevano
sul
suo
conto
per
la
città
,
che
ella
sobbalzò
come
sotto
una
ferita
.
I
suoi
occhi
verdi
sfavillarono
,
mentre
il
sorriso
le
si
irrigidiva
sulla
larga
bocca
sensuale
.
-
In
questo
momento
i
vostri
occhi
hanno
avuto
una
di
quelle
ondulazioni
luminose
,
che
dal
mare
sembrano
perdersi
nella
luce
del
cielo
.
-
Tornate
poeta
.
-
Con
voi
lo
si
diventa
.
-
Non
avete
voluto
venire
a
pranzo
?
-
lo
interruppe
bruscamente
.
-
Troppo
poco
.
-
Perché
vi
aveva
invitato
solamente
mio
marito
?
-
Fors
'
anche
.
-
Se
vi
invitassi
io
?
-
Provate
.
-
Non
proverò
.
-
Proverete
.
-
Testardo
!
La
contessa
Ghigi
li
separò
;
ella
si
avanzava
verso
di
loro
vestita
di
un
cupo
abito
rosso
scollato
,
che
lasciava
vedere
tutta
la
prestigiosa
bellezza
delle
sue
spalle
.
I
suoi
grandi
occhi
neri
lucevano
senza
ardere
.
-
Parlate
d
'
arte
?
-
ella
disse
col
suo
sorriso
sempre
un
po
'
ingenuo
e
cortese
d
'
intenzione
.
-
La
principessa
non
ama
né
l
'
arte
né
gli
artisti
.
-
Che
ne
sapete
?
-
questa
proruppe
.
-
Tutto
quello
,
che
voi
stessa
mi
avete
detto
:
detestate
i
romanzi
scritti
,
come
ne
amereste
gli
autori
?
-
Oh
!
alcuni
possono
essere
amabili
-
ribatté
la
contessa
senza
accorgersi
del
loro
imbarazzo
.
-
Non
saranno
amati
per
questo
.
Altre
signore
interruppero
il
dialogo
:
Lelio
notò
che
la
principessa
allontanandosi
al
braccio
dell
'
amica
lo
sorvegliava
in
uno
dei
grandi
specchi
della
parete
,
e
allora
finse
abilmente
di
ammirare
la
superba
figura
della
contessa
.
Poco
dopo
vennero
a
cercarlo
per
una
sciarada
:
ma
nell
'
andarsene
la
principessa
gli
disse
che
tutti
i
giovedì
restava
in
casa
per
ricevere
gli
amici
.
Egli
vi
andò
una
volta
,
vi
trovò
un
mondo
di
signore
,
e
non
si
fece
più
vedere
.
Ella
gliene
chiese
il
perché
.
-
Come
potete
ricordarvi
di
me
in
un
giorno
,
nel
quale
dovete
rispondere
ai
complimenti
di
tutta
Bologna
?
-
Appunto
perché
non
me
ne
fate
mai
:
li
aspetto
sempre
.
-
Ne
volete
domani
?
Verrò
a
trovarvi
sulle
tre
.
Ella
ebbe
un
delizioso
sorriso
di
accettazione
,
gli
tese
la
mano
e
la
lasciò
per
qualche
secondo
nella
sua
;
a
Lelio
parve
che
la
sottile
manina
si
schiacciasse
sotto
la
sua
stretta
con
una
mollezza
di
seta
,
ma
erano
sotto
il
portico
del
Pavaglione
e
dovettero
separarsi
per
non
attirare
troppo
l
'
attenzione
della
gente
.
Ella
si
rivolse
due
volte
a
guardarlo
.
Quella
notte
Lelio
non
dormì
.
Nel
suo
appartamentino
di
due
stanze
appena
,
una
da
letto
e
l
'
altra
da
studio
,
che
gli
costavano
una
sessantina
di
franchi
al
mese
,
fece
ad
occhi
aperti
i
sogni
più
strani
,
trovando
sempre
nel
fondo
di
ognuno
la
medesima
amarezza
.
La
principessa
era
troppo
ricca
per
poterla
solamente
invitare
in
quelle
due
camerette
ammobigliate
,
delle
quali
il
tappeto
mostrava
la
corda
e
i
mobili
scompagnati
raccontavano
troppo
chiaramente
le
loro
ultime
vicende
nei
magazzeni
dei
rigattieri
.
Poi
quella
nuova
avventura
finirebbe
forse
per
costargli
al
di
là
delle
proprie
risorse
,
giacché
le
signore
molto
ricche
nella
loro
ignoranza
del
denaro
non
s
'
immaginano
mai
quali
difficoltà
possa
incontrare
un
amante
,
povero
o
quasi
,
nel
seguire
il
loro
meno
signorile
capriccio
.
Ma
una
voglia
sensuale
gli
mordeva
tutti
i
muscoli
di
stringersi
finalmente
sul
petto
,
in
un
delirio
di
prepotenza
,
quella
duttile
donnina
dalle
movenze
così
voluttuose
e
l
'
espressione
così
multipla
della
fisonomia
.
Se
non
era
una
gitana
,
come
le
aveva
detto
temerariamente
al
veglione
,
aveva
però
qualche
cosa
della
razza
zingaresca
;
non
era
nemmeno
molto
pulita
nella
pelle
e
nella
biancheria
,
si
pettinava
colle
dita
attorcigliandosi
i
capelli
sulla
nuca
e
fermandoli
quasi
sempre
con
un
fiore
.
Poi
a
certe
ondulazioni
del
suo
passo
o
nell
'
abbandono
di
alcune
pose
balenava
una
lubricità
,
che
turbava
persino
le
fanciulle
ancora
condannate
alla
modestia
di
educande
sotto
l
'
occhio
vigile
della
madre
.
Domani
lo
riceverebbe
sola
?
In
questo
caso
egli
aveva
già
deciso
,
sebbene
gli
tremasse
ancora
qualche
dubbio
nel
cuore
,
di
arrischiare
tutto
per
tutto
,
giacché
con
una
donna
simile
le
misure
ordinarie
della
galanteria
non
dovevano
valere
;
ella
avrebbe
forse
ceduto
ad
un
assalto
subitaneo
,
o
magari
resistendovi
,
lo
stimerebbe
doppiamente
per
quell
'
audacia
.
Quindi
l
'
indomani
,
in
soprabito
e
cilindro
,
un
po
'
pallido
per
la
notte
d
'
insonnia
,
salì
lo
scalone
del
palazzo
Montalto
:
la
principessa
era
uscita
.
-
Da
poco
?
-
chiese
imprudentemente
.
-
Or
ora
-
rispose
il
cameriere
gallonato
che
gli
aveva
aperto
la
grossa
porta
dell
'
appartamento
:
nell
'
anticamera
si
vedevano
quattro
enormi
casse
intagliate
del
quattrocento
.
Egli
ridiscese
verde
di
sdegno
per
tentare
d
'
incontrarla
:
infatti
sulle
cinque
la
vide
sotto
al
Pavaglione
,
dentro
la
pasticceria
di
moda
,
fra
un
circolo
di
eleganti
e
di
signore
,
che
ridevano
.
Egli
passò
e
ripassò
davanti
alla
vetrina
tutta
piena
di
scatoline
in
raso
a
dolci
colori
,
quasi
aspettando
un
richiamo
;
finalmente
spinse
la
porta
.
La
sua
faccia
pallida
colpì
tutti
.
-
Guardati
!
-
gli
si
rivolse
il
conte
Turolla
accennandogli
uno
dei
grandi
specchi
,
sotto
il
quale
la
principessa
seguitava
a
ridere
senza
aspettare
il
suo
saluto
.
Lelio
s
'
accorse
di
essere
vicino
a
commettere
una
odiosa
sciocchezza
:
con
uno
sforzo
supremo
di
volontà
costrinse
la
propria
collera
ad
abbassarsi
e
mirandosi
nello
specchio
rispose
:
-
Hai
ragione
,
ho
lavorato
tutta
la
notte
.
La
principessa
si
alzò
gaiamente
per
contemplarlo
nello
specchio
invece
di
guardarlo
in
faccia
:
un
'
altra
risata
accolse
questo
scherzo
,
ma
Lelio
rimesso
del
tutto
si
era
già
tratto
il
cappello
e
le
tendeva
la
mano
.
Ella
la
strinse
come
al
solito
.
Poi
si
levò
proponendo
a
tutti
quei
giovani
di
accompagnarla
in
un
giro
lungo
tutto
il
Pavaglione
;
Lelio
si
era
rivolto
a
proposito
verso
il
banco
per
ordinare
un
vermouth
chinato
.
-
Non
viene
lei
,
signor
Fornari
?
-
gli
domandò
con
accento
vibrante
di
sottile
ironia
la
principessa
.
-
Mille
grazie
,
ma
ho
un
altro
appuntamento
.
-
Con
chi
era
il
primo
?
-
Potrei
forse
dirlo
se
fosse
andato
a
vuoto
.
-
Altrettanta
fortuna
pel
secondo
-
rispose
dall
'
uscio
salutandolo
con
un
gesto
amichevole
.
Egli
si
morse
le
labbra
per
rattenere
una
ingiuria
plebea
.
Erano
le
cinque
,
l
'
ora
del
passeggio
elegante
sotto
il
portico
del
Pavaglione
prima
di
rincasare
per
il
pranzo
;
i
negozi
erano
affollati
,
la
giornata
splendida
,
il
sole
di
marzo
aveva
messo
nell
'
aria
una
mollezza
tiepida
e
profumata
.
Lelio
sperando
che
la
principessa
sarebbe
tornata
a
casa
forse
sola
,
a
piedi
,
andò
verso
il
suo
palazzo
per
tagliarle
la
strada
;
in
quel
momento
avrebbe
voluto
con
lei
una
spiegazione
a
qualunque
costo
,
anche
a
quello
di
uno
scontro
col
marito
o
di
sembrare
grottesco
a
tutta
la
città
.
Ma
anche
quel
fanciullesco
proposito
gli
andò
a
vuoto
,
perché
la
principessa
rientrò
nel
proprio
palazzo
dentro
la
carrozza
della
contessa
Ghigi
e
col
marito
di
questa
.
Lelio
dovette
rispondere
al
loro
cortese
saluto
,
quantunque
gli
sembrasse
di
leggere
negli
occhi
verdi
della
principessa
una
bravata
di
canzonatura
.
Ormai
quel
duello
lo
preoccupava
tutti
i
momenti
.
I
compagni
lo
tentavano
malignamente
su
quell
'
avventura
,
che
lo
aveva
tanto
mutato
:
si
notavano
le
sue
frequenti
distrazioni
,
il
suo
imbarazzo
nei
discorsi
offensivi
che
si
tenevano
su
lei
,
si
erano
osservate
le
loro
occhiate
a
teatro
,
certi
fremiti
in
lui
,
quel
minuscolo
dramma
di
silenzi
,
di
parole
,
di
bugie
pressoché
uguale
in
tutti
gli
amori
.
Egli
per
difendersi
affettava
un
cinismo
anche
più
volgare
verso
tutte
le
donne
,
e
si
era
lasciato
trascinare
a
più
di
una
cena
con
ballerine
di
ultima
fila
.
Intanto
il
tempo
passava
.
Una
sera
sui
primi
di
maggio
la
contessa
Ghigi
invitò
la
principessa
ad
una
gita
sulle
colline
di
Ozzano
ad
un
suo
podere
,
ove
era
solita
recarsi
tutti
gli
anni
,
almeno
una
volta
,
a
pranzo
dalla
propria
balia
.
Ella
v
'
andava
in
confidenza
entro
un
vecchio
calesse
,
senza
livree
,
col
cavallo
di
un
fattore
:
il
principe
Giulio
presente
all
'
invito
domandò
di
esservi
compreso
,
perché
sarebbe
stata
per
lui
una
eccellente
occasione
per
apprendere
se
in
quelle
colline
vi
fossero
delle
quaglie
.
Lelio
Fornari
sopravvenne
in
quel
punto
.
Ma
la
contessa
Ghigi
sembrava
poco
disposta
ad
accettare
il
marito
dell
'
amica
per
non
turbare
il
carattere
di
quella
visita
:
i
contadini
avrebbero
avuta
troppa
soggezione
,
e
la
piccola
festa
sarebbe
diventata
un
'
ordinaria
gozzoviglia
di
signore
in
campagna
.
-
Io
sono
cacciatore
,
trattatemi
a
pane
di
granturco
:
non
sarà
la
prima
volta
che
ne
mangio
-
insisteva
il
principe
.
-
Niente
,
poi
nella
calesse
non
ci
si
cape
in
più
di
due
signore
.
-
Ebbene
,
un
'
altra
idea
:
vi
raggiungeremo
lungo
la
strada
,
magari
solo
al
podere
,
io
e
il
signor
Fornari
.
Ella
accetta
,
non
è
vero
,
signor
Lelio
?
sul
mio
biroccino
da
caccia
.
Oh
!
vi
attacco
sempre
delle
rozze
,
io
vesto
male
anche
in
città
,
quei
contadini
non
mi
riconosceranno
.
-
Ma
il
signor
Fornari
-
intervenne
la
principessa
-
consentirà
a
non
essere
elegante
?
Io
-
aggiunse
ironicamente
-
mi
farò
prestare
un
abito
dalla
cameriera
.
-
Io
invece
verrò
in
maniche
di
camicia
-
ribatté
Fornari
sul
medesimo
tono
.
La
contessa
rise
,
la
partita
era
vinta
:
Lelio
e
la
principessa
si
guardarono
negli
occhi
,
quindi
si
separarono
senz
'
altro
.
L
'
indomani
sul
mezzogiorno
,
perché
le
signore
malgrado
tutte
le
vanterie
della
sera
innanzi
si
erano
alzate
tardi
,
la
contessa
Ghigi
e
la
principessa
Irma
arrivavano
al
podere
Cà
de
'
Varchi
al
disopra
della
vecchia
badia
,
precedute
dal
principe
Giulio
e
da
Lelio
Fornari
montati
sopra
un
rozzo
biroccino
e
vestiti
da
caccia
.
Lelio
conservava
un
certo
aspetto
signorile
,
il
principe
invece
pareva
davvero
uno
di
quei
fattori
da
buoi
,
arrossati
dal
sole
dei
mercati
e
dal
vino
delle
bettole
.
Secondo
il
solito
,
credendo
tutti
quattro
di
andare
incontro
ad
una
grande
gioia
,
rimasero
seccati
sino
dal
primo
momento
:
i
contadini
,
tranne
il
reggitore
e
i
due
vecchi
,
erano
scappati
per
la
soggezione
,
la
casa
era
sporca
,
l
'
aia
piccola
,
la
buca
pel
letame
si
apriva
presso
la
porta
della
cucina
,
unica
porta
di
tutta
la
casa
.
Due
gelsi
brulli
,
già
sfogliati
pei
bachi
,
dei
quali
si
vedevano
le
stuoie
dalle
piccole
finestre
del
piano
superiore
,
battevano
coi
rami
sui
tetti
.
Si
dovettero
porre
i
due
cavalli
nella
stalla
dei
buoi
,
chiamando
a
grandi
grida
uno
dei
ragazzi
fuggiaschi
pei
campi
,
perché
venisse
a
cavarne
prima
un
paio
di
vitelli
;
la
calesse
e
il
biroccino
rimasero
sull
'
aia
,
momentaneamente
all
'
ombra
di
due
grossi
fienili
.
Siccome
la
contessa
aveva
mandato
avanti
il
cuoco
con
molte
provviste
,
il
pranzo
era
quasi
pronto
in
una
camera
attigua
alla
cucina
,
e
dalla
quale
con
grave
incomodo
dei
contadini
si
erano
dovuti
sgombrare
un
letto
e
due
cassettoni
.
La
balia
,
vecchia
e
secca
,
affettava
molta
servilità
verso
la
contessa
,
che
credeva
ingenuamente
di
essere
adorata
da
lei
e
da
tutta
la
famiglia
,
mentre
invece
quella
gita
non
riusciva
loro
grata
se
non
pei
cinquanta
franchi
,
che
ella
lasciava
sempre
per
regalo
nelle
manine
sporche
del
ragazzo
più
piccolo
.
Né
la
contessa
né
i
suoi
invitati
,
quando
per
caso
ne
accompagnava
qualcuno
,
avevano
il
senso
o
il
gusto
della
campagna
:
volevano
mostrarsi
indulgenti
verso
le
maniere
o
la
povertà
dei
contadini
,
ed
invece
li
umiliavano
doppiamente
senza
trovare
mai
un
solo
accento
,
che
destasse
un
'
eco
della
loro
vita
.
Lelio
Fornari
invece
entrò
nella
cucina
e
coll
'
acuta
sensibilità
dell
'
artista
si
mise
subito
all
'
unissono
con
tutti
:
il
cuoco
già
brillo
vi
si
affaccendava
col
reggitore
ed
il
nonno
,
intanto
che
la
balia
vestita
cogli
abiti
della
domenica
doveva
accompagnare
la
contessa
,
che
le
aveva
passato
il
braccio
sotto
il
braccio
per
mostrarsi
buona
in
faccia
agli
altri
invitati
.
Poco
dopo
capitò
nella
cucina
una
ragazza
alta
,
scalza
,
bruna
,
cogli
occhi
ancora
tutti
pieni
di
sole
,
chiamata
improvvisamente
dal
campo
per
girare
l
'
arrosto
.
Le
due
signore
e
il
principe
seduti
nell
'
aia
all
'
ombra
dei
fienili
si
volgevano
spesso
verso
la
cucina
,
dalla
quale
venivano
sino
a
loro
risa
,
fumi
e
profumi
,
colla
voce
del
cuoco
e
quella
di
Lelio
,
che
scherzavano
colla
ragazza
.
Questa
,
passata
sull
'
aia
a
testa
bassa
per
la
presenza
dei
signori
,
si
era
tosto
rimessa
;
il
cuoco
diceva
qualche
barzelletta
in
bolognese
,
Lelio
le
acuminava
e
la
ragazza
imporporata
dalle
fiamme
del
focolare
,
sul
quale
girava
il
lungo
spiedo
carico
di
polli
e
di
piccioni
,
sembrava
anche
più
bella
.
Il
busto
rozzo
,
da
cui
la
rozza
camicia
bianca
emergeva
vivamente
,
le
dava
una
apparenza
fantastica
,
coi
capelli
così
scarduffati
,
più
neri
nell
'
ombra
densa
del
camino
,
e
le
braccia
nude
e
gagliarde
,
che
avrebbero
potuto
brandire
subitamente
quello
spiedo
come
un
'
arma
.
Lelio
non
aveva
ancora
pronunciata
una
sola
parola
d
'
italiano
in
quella
cucina
,
movendovisi
come
se
vi
fosse
sempre
stato
:
anzi
la
sua
disinvoltura
,
solleticata
dalla
loro
famigliarità
,
lo
aveva
fatto
trascendere
sino
a
sturare
una
bottiglia
dell
'
eccellente
vino
bianco
,
mandato
su
dalla
contessa
per
berla
tutta
insieme
nei
bicchieri
piccoli
.
-
Signor
Fornari
-
chiamò
con
voce
secca
la
principessa
dalla
finestra
,
sorprendendolo
,
mentre
pizzicava
scherzosamente
il
collo
alla
ragazza
.
Egli
invece
di
uscire
corse
all
'
inferriata
.
-
Che
cos
'
è
,
principessa
?
-
e
mise
le
mani
presso
le
sue
nel
medesimo
ferro
.
Egli
stesso
aveva
il
volto
rosso
,
caldo
;
il
principe
Giulio
e
la
contessa
Ghigi
volgevano
loro
in
quel
momento
le
spalle
.
La
principessa
sentì
la
voluttà
di
quel
bel
viso
giovane
.
-
Perché
non
esce
sull
'
aia
?
-
gli
domandò
con
sussiego
forzato
dandogli
del
lei
per
la
prima
volta
,
mentre
si
erano
trattati
sino
allora
col
voi
francese
.
-
Siete
voi
che
lo
desiderate
?
-
l
'
altro
replicò
appressandole
maggiormente
il
volto
al
volto
.
Nella
cucina
si
era
fatto
un
silenzio
improvviso
;
la
ragazza
si
volse
di
sbieco
.
-
Vedete
,
principessa
,
avete
fatto
loro
paura
:
venite
dentro
.
Ella
ebbe
una
smorfia
di
ripugnanza
,
Lelio
si
staccò
dalla
finestra
freddamente
.
-
Se
voi
amate
le
serve
,
a
me
non
piacciono
i
servitori
.
Un
lampo
di
collera
si
accese
negli
occhi
neri
di
Lelio
,
ma
seppe
frenarsi
,
e
senza
nemmeno
rispondere
tornò
al
focolare
presso
la
ragazza
.
Il
pranzo
parve
anche
più
squisito
in
quella
cameruccia
dalle
pareti
scalcinate
,
a
travi
sudice
,
su
quella
tavola
un
po
'
zoppa
,
che
la
balia
aveva
coperta
colla
propria
migliore
biancheria
;
ma
le
posate
erano
rugginose
,
perché
il
cuoco
aveva
dimenticata
a
casa
la
sporta
delle
argenterie
.
Il
principe
avvezzo
ai
contrattempi
della
caccia
ne
rise
,
ma
le
due
signore
dovettero
fare
qualche
sforzo
per
vincersi
,
mentre
la
vecchia
balia
a
fianco
della
contessa
ne
restava
umiliata
,
e
suo
figlio
,
il
reggitore
,
bel
pezzo
di
contadino
già
sui
cinquanta
,
che
serviva
a
tavola
,
cercava
di
scusarsi
offrendo
di
forbirle
subito
un
'
altra
volta
colla
sabbia
.
Poi
l
'
allegria
ricominciò
.
Lelio
sentendosi
in
vena
seppe
divertire
le
signore
con
una
girandola
di
motti
fini
ed
originali
,
che
finirono
di
guadagnargli
il
cuore
dei
contadini
:
nella
cucina
si
udiva
ridere
,
giacché
tutti
i
ragazzi
vi
erano
tornati
dai
campi
.
Solo
la
principessa
ridiventava
tratto
tratto
accigliata
.
Lelio
la
punse
scherzosamente
più
volte
,
e
allora
ella
si
atteggiò
nella
sua
bella
posa
di
sognatrice
;
mangiava
poco
,
abbandonandosi
sulla
sedia
rustica
,
mentre
la
contessa
sempre
così
serena
le
diceva
dolcemente
:
-
Ecco
che
ti
annoi
!
te
lo
avevo
predetto
.
-
No
,
mia
cara
,
sono
anzi
contentissima
,
è
una
giornata
deliziosa
.
In
quel
momento
Lelio
le
premé
sotto
la
tavola
un
piede
,
ella
si
volse
,
ma
non
lo
ritirò
.
Allora
il
dialogo
si
fece
più
scintillante
;
il
principe
,
gran
mangiatore
,
ratteneva
sempre
il
reggitore
in
quella
sua
intensa
preoccupazione
di
mutare
i
piatti
per
parlargli
di
quaglie
;
i
prati
sui
colli
vicini
dovevano
esserne
pieni
,
perché
le
quaglie
vi
nidificano
in
gran
numero
,
e
l
'
inverno
era
quasi
stato
senza
neve
.
Lelio
corteggiava
amabilmente
la
vecchia
balia
tenendo
sempre
fra
i
propri
piedi
un
piedino
della
principessa
,
della
quale
il
volto
si
velava
sempre
più
di
una
fantasticheria
poetica
.
Fuori
il
sole
incendiava
tutta
l
'
aia
di
una
gloria
di
luce
,
mentre
da
lontano
gli
alberi
verdi
sussurravano
mollemente
.
Ogni
tanto
,
all
'
aprirsi
dell
'
uscio
,
si
vedeva
la
cucina
piena
di
gente
,
che
mangiava
in
piedi
,
seduta
,
in
tutte
le
pose
;
la
bella
ragazza
scalza
era
sempre
nell
'
angolo
del
focolare
con
un
piatto
sulle
ginocchia
.
-
Lasciate
aperto
-
disse
Lelio
;
-
è
più
bello
così
!
Ci
vediamo
tutti
.
-
Sì
-
ripeté
il
principe
;
-
democrazia
almeno
in
campagna
.
Ma
la
principessa
sorprendendo
una
occhiata
di
Lelio
alla
ragazza
ritirò
bruscamente
il
piedino
.
Lelio
si
sentì
nel
cuore
un
grido
di
trionfo
;
temerariamente
allungò
daccapo
un
piede
sotto
le
sue
sottane
,
e
lasciandosi
cadere
il
tovagliolo
,
le
sfiorò
un
'
anca
.
-
Vi
piacciono
le
contadine
,
signor
Fornari
?
-
domandò
la
principessa
.
-
Non
osereste
la
stessa
domanda
col
principe
.
-
Lo
so
,
lo
so
,
a
lui
piacciono
,
e
a
voi
?
-
Perché
negarlo
?
Sì
.
-
Così
sudicie
-
ella
soggiunse
a
bassa
voce
con
una
moina
di
ripugnanza
.
-
Come
la
frutta
:
chi
lava
le
ciliegie
in
campagna
?
-
Ben
detto
!
-
esclamò
il
principe
.
-
Ah
!
voi
dovreste
tacere
-
gli
si
rivolse
minacciandolo
col
dito
la
contessa
:
-
vi
si
conosce
anche
troppo
.
Siete
tutti
così
voialtri
!
-
Che
cosa
trovate
dunque
voialtri
uomini
di
meglio
nelle
contadine
?
-
insisté
la
principessa
.
-
Chi
ha
detto
meglio
?
-
ribatté
il
principe
.
Ma
la
domanda
era
rivolta
a
Lelio
.
-
La
sincerità
.
-
O
la
facilità
?
-
Spesso
sono
la
medesima
cosa
-
,
e
il
suo
sguardo
la
dominò
dall
'
alto
.
Erano
alle
frutta
.
Lelio
andò
in
cucina
con
una
bottiglia
sturata
e
un
gran
piatto
di
dolci
per
far
bere
i
ragazzi
,
il
principe
lo
seguì
mettendo
mano
al
portasigari
;
la
confidenza
tornava
in
tutti
,
ridevano
fra
un
tintinnire
di
bicchieri
e
di
piatti
,
perfino
il
vecchio
cane
pastore
bianco
era
riuscito
ad
introdursi
.
Volevano
scacciarlo
,
ma
Lelio
protestò
gettandogli
un
gran
pezzo
di
pagnotta
,
che
l
'
altro
scappò
subito
a
mangiare
dietro
i
fienili
.
Le
due
signore
rimaste
sole
attendevano
il
caffè
.
Il
cuoco
brillo
lo
preparava
in
un
pentolino
sul
focolare
,
ma
avrebbero
dovuto
berlo
nei
bicchierini
,
perché
si
era
scordato
egualmente
delle
chicchere
e
del
caffè
,
e
la
balia
aveva
dovuto
andarne
a
cercare
un
cartoccino
nella
propria
cassa
.
Ella
sola
ne
prendeva
qualche
volta
in
famiglia
.
-
Signor
Fornari
-
chiamò
la
contessa
-
ci
lasciate
sole
,
tutti
.
-
Usciamo
piuttosto
,
qui
si
soffoca
:
prenderemo
il
caffè
all
'
ombra
del
gran
susino
dietro
la
casa
.
Infatti
uscirono
tutti
,
anche
la
balia
:
furono
portate
delle
sedie
,
si
formò
il
crocchio
.
Giù
da
quella
eminenza
la
valle
si
stendeva
incantevole
sino
a
Bologna
restringendosi
dietro
verso
i
colli
,
che
la
chiudevano
come
un
immenso
muraglione
giallastro
.
Potevano
essere
le
due
:
si
parlò
ancora
,
si
rise
,
poi
la
conversazione
venne
languendo
in
quella
fatica
della
prima
digestione
.
A
poco
a
poco
anche
la
cucina
si
era
vuotata
,
il
reggitore
dopo
aver
condotto
i
cavalli
a
bere
in
una
pozza
non
era
più
uscito
dalla
stalla
,
si
udivano
da
lungi
cantarellare
voci
fresche
sui
gelsi
che
i
ragazzi
sfogliavano
per
i
bachi
,
e
una
pace
dolce
,
voluttuosa
,
veniva
da
tutta
quella
campagna
in
fiore
,
colle
grandi
erbe
ondeggianti
e
i
grani
,
che
si
doravano
lentamente
alle
prime
intensità
del
sole
.
Lelio
era
caduto
in
una
contemplazione
di
artista
accanto
alla
principessa
,
coll
'
occhio
vagante
sulla
vallata
;
improvvisamente
si
sentì
addosso
il
suo
sguardo
.
Si
levò
,
anch
'
ella
fece
altrettanto
;
il
principe
discorreva
tranquillamente
di
agricoltura
colla
balia
e
colla
contessa
,
ma
vedendoli
alzarsi
,
tutti
domandarono
ad
una
voce
:
-
Dove
si
va
?
-
Bisogna
pur
muoversi
.
-
Con
questo
sole
!
-
esclamò
la
contessa
,
cui
l
'
aria
aperta
metteva
una
bianchezza
più
fulgida
sulle
carni
.
-
Appunto
nel
sole
.
Ah
!
contessa
,
non
vi
diventereste
più
bella
perché
è
impossibile
,
ma
vi
mutereste
per
qualche
giorno
di
bellezza
.
-
Sì
,
davvero
!
A
Rimini
nel
tempo
dei
bagni
divento
di
un
bruno
orribile
.
-
Confessate
però
che
nessun
uomo
ve
lo
ha
ancora
detto
.
Anche
la
contessa
,
il
principe
e
la
balia
si
erano
levati
;
entrarono
tutti
nell
'
aia
cacciandosi
nella
poca
ombra
fra
il
calesse
e
i
fienili
.
Il
sole
era
ardente
,
la
balia
propose
di
salire
nelle
stanze
superiori
a
vedere
i
bachi
,
e
infatti
ogni
tanto
si
scorgeva
dalla
finestra
il
busto
rosso
della
ragazza
che
li
mutava
di
stuoia
.
-
Ah
!
sei
tu
...
-
esclamò
Lelio
,
che
aveva
girato
il
pagliaio
,
scorgendo
il
cane
accosciato
con
un
osso
fra
le
zampe
.
Il
cane
agitò
la
coda
come
ad
un
saluto
,
ma
si
scostò
appena
di
qualche
passo
per
riaccovacciarsi
subito
.
-
La
brutta
bestiaccia
!
-
disse
la
principessa
arrivando
dall
'
altra
parte
.
-
È
un
povero
....
Ella
era
ancora
così
melanconica
,
ma
negli
occhi
verdi
le
tremava
una
luce
insolita
;
il
sole
dardeggiando
sul
fieno
l
'
aveva
arroventato
e
faceva
intorno
ad
essi
come
un
'
aureola
d
'
incendio
.
Ella
alzò
una
mano
per
ripararsi
la
fronte
.
-
Irma
!
-
egli
proruppe
piegandosele
sul
volto
col
viso
pallido
e
gli
occhi
ardenti
.
Erano
soli
;
dietro
il
fienile
un
altro
terrapieno
si
curvava
quasi
in
una
svolta
,
nessuno
poteva
vederli
,
ma
udivano
sempre
dall
'
altro
lato
la
vecchia
balia
vantare
i
bachi
,
che
dormivano
della
seconda
.
-
Se
vogliamo
andare
a
vederli
...
-
Aspettiamo
che
abbiano
finito
di
dar
loro
la
foglia
,
si
veggono
meglio
-
rispose
la
contessa
.
-
Irma
!
-
ripeté
Lelio
,
ma
questa
volta
con
voce
così
strozzata
che
l
'
altra
ribatté
come
sfidandolo
improvvisamente
:
-
Che
cosa
vi
prende
?
-
Egli
si
guardò
attorno
,
l
'
altra
ebbe
un
moto
di
spavento
,
ma
era
tardi
:
l
'
aveva
già
afferrata
alla
cintura
,
premendola
nella
parete
del
fienile
.
Ella
si
sentì
raschiare
il
collo
,
ardere
la
schiena
,
mentre
il
sole
le
batteva
sugli
occhi
accecante
,
trionfale
.
-
No
,
no
...
-
Gridate
dunque
!
-
Ella
fece
ancora
uno
sforzo
,
ma
l
'
altro
la
soverchiò
con
una
demenza
sùbita
ed
irresistibile
.
Fu
un
attimo
.
Ella
dovette
abbassargli
il
capo
sulla
spalla
sotto
la
furia
dei
baci
che
le
mangiavano
il
collo
,
presa
dentro
una
stretta
delirante
,
nella
quale
tutte
le
sue
resistenze
di
donna
svanivano
,
mentre
una
paura
orribile
,
inutile
le
cresceva
dalle
voci
parlottanti
sempre
all
'
altro
lato
.
-
No
!
-
rantolò
ancora
sentendosi
ardere
improvvisamente
i
ginocchi
da
un
raggio
di
sole
,
poi
credette
di
svenire
nella
sensazione
delle
punte
,
che
le
foravano
gli
abiti
sottili
e
le
mani
.
Non
era
forse
stato
più
di
un
minuto
.
Ella
si
ricompose
per
la
prima
,
vinta
,
offesa
,
guardando
istintivamente
il
cane
,
che
non
si
era
mosso
;
Lelio
più
sbalordito
non
riusciva
a
parlare
,
poi
delicatamente
,
con
due
dita
,
le
trasse
una
festuca
dai
capelli
.
-
Questa
la
conserverò
-
disse
finalmente
.
-
Oh
!
-
ella
esclamò
con
accento
tremulo
e
guardandosi
intorno
-
se
...
-
Io
arrischiavo
la
vita
,
voi
no
-
rispose
l
'
altro
superbamente
.
-
Bestiaccia
!
-
Perché
dunque
vi
pare
così
brutto
questo
povero
cane
?
-
ribatté
Lelio
ad
alta
voce
per
farsi
udire
dall
'
altra
parte
.
-
Non
gli
guastate
l
'
unica
festa
dell
'
anno
:
vedete
bene
che
anche
in
questa
gli
toccano
solamente
le
ossa
.
Questa
disinvoltura
finì
di
vincerla
:
Lelio
calmo
non
si
affrettava
a
ritornare
dall
'
altro
lato
.
-
Andate
,
andate
-
ella
diceva
affannosa
.
-
Perché
?
-
rispose
gettando
un
sorriso
trionfante
d
'
ironia
attraverso
il
fienile
.
-
Oh
!
Lelio
!
vai
.
III
A
questo
modo
Lelio
Fornari
era
diventato
l
'
amante
della
principessa
Irma
Montalto
,
però
la
loro
relazione
rimase
per
abbastanza
tempo
secreta
malgrado
le
molte
dicerie
dei
primi
incontri
.
Quella
violenza
istantanea
aveva
sconfitto
tutte
le
civetterie
della
donna
e
della
dama
,
come
accade
quasi
sempre
quando
il
maschio
rompendo
il
fragile
inviluppo
della
educazione
sociale
riappare
nella
irresistibile
sincerità
della
natura
.
Ma
allora
le
parti
s
'
invertirono
,
Lelio
diventò
freddo
,
ella
si
fece
più
amorosa
;
pareva
che
finalmente
avesse
trovato
l
'
uomo
della
propria
vita
,
questo
ideale
secreto
di
tutte
le
donne
,
che
spiega
forse
la
maggior
parte
dei
loro
inintelligibili
capricci
.
Egli
invece
le
serbava
rancore
dell
'
aver
voluto
tenerlo
a
bada
sino
quasi
a
renderlo
ridicolo
nella
folla
degli
altri
adoratori
.
In
fondo
quella
di
Lelio
non
era
stata
che
una
passione
di
vanità
vivificata
dal
succo
della
giovinezza
.
Egli
era
ritornato
col
principe
dinanzi
al
loro
calesse
.
Al
momento
di
scambiare
i
saluti
ella
poté
sussurrargli
:
-
Venite
stasera
.
Lelio
la
guardò
fisso
.
-
Vieni
...
Contessa
,
stasera
verrete
tutti
da
me
:
finiremo
così
la
giornata
insieme
.
Nel
vano
di
una
finestra
sotto
una
tenda
bianca
raddoppiata
da
un
cortinaggio
di
seta
,
ella
fingendo
di
affacciarsi
alla
strada
osò
di
buttargli
le
braccia
al
collo
.
-
Mi
ami
?
-
E
tu
?
-
Cattivo
!
-
mormorò
con
voce
spenta
;
poi
con
una
dolcezza
inesprimibile
:
-
Mi
ami
?
-
ripeté
stringendosi
sotto
al
suo
sguardo
come
una
colomba
.
Una
grande
rosa
purpurea
le
profumava
i
capelli
;
Lelio
sentì
di
non
poter
resistere
alla
seduzione
,
e
colla
sua
precoce
esperienza
cinica
di
romanziere
,
invece
di
renderle
il
bacio
,
le
strinse
con
una
mano
quanto
più
poté
di
carne
sotto
il
busto
.
Ella
si
allontanò
tutta
ilare
per
andarsi
a
poggiare
dietro
la
sedia
del
marito
,
che
giocava
a
scopa
colla
contessa
.
-
Ha
il
sette
bello
,
sai
.
-
Vuoi
dunque
rovinarmi
in
tutto
?
-
Ella
cercò
maliziosamente
gli
occhi
di
Lelio
,
che
rimase
impassibile
.
Ma
quando
egli
uscì
dal
palazzo
circa
sulla
mezzanotte
per
tornare
a
casa
,
avendo
già
con
lei
un
appuntamento
per
l
'
indomani
,
un
'
amara
rampogna
gli
strinse
il
cuore
,
di
aver
sperato
per
un
istante
qualche
cosa
di
più
nobile
in
un
amore
di
principessa
.
Lelio
non
era
geloso
:
fosse
albagia
di
carattere
o
freddezza
di
cuore
,
non
aveva
ancora
amato
davvero
attraverso
le
sue
molte
avventure
femminili
.
Eppure
dal
fondo
della
sua
anima
si
levavano
spesso
impeti
tempestosi
di
passione
che
lo
facevano
urlare
come
un
perduto
nel
primo
sbigottimento
della
solitudine
,
quando
la
paura
non
ha
ancora
uccisa
la
speranza
.
Ed
erano
invocazioni
deliranti
di
dolore
,
appelli
forsennati
di
una
voluttà
,
cui
nulla
aveva
mai
potuto
appagare
,
e
che
riprendevano
talvolta
le
vie
del
cielo
come
un
ritorno
mistico
a
Dio
,
il
tormentatore
che
consola
anche
quando
vuole
distruggere
la
propria
creatura
.
Ma
appena
di
fronte
alla
donna
lo
riprendeva
un
'
ira
fredda
di
analisi
,
cercava
minutamente
,
quasi
maliziosamente
,
tutti
i
suoi
difetti
,
decomponeva
le
sue
sensazioni
,
disseccava
tutti
i
suoi
sentimenti
.
L
'
amore
non
era
lì
,
in
quella
fragilità
di
corpo
e
di
spirito
,
che
l
'
uomo
era
sempre
sicuro
di
spezzare
al
primo
contatto
;
ma
non
era
nemmeno
altrove
,
o
non
sapeva
trovarlo
.
Come
per
molti
scrittori
della
nuova
scuola
naturalista
,
la
crudità
del
suo
pessimismo
era
un
'
angosciosa
reazione
contro
l
'
inafferrabile
divinità
della
vita
,
che
le
cose
e
le
anime
sembravano
piuttosto
nascondere
che
rivelare
.
Quindi
tutta
la
malìa
seduttrice
della
principessa
non
poteva
trionfare
della
sua
diffidenza
.
Lelio
sapeva
o
credeva
di
sapere
il
nome
di
molti
altri
suoi
amanti
,
ai
quali
naturalmente
ella
doveva
aver
prodigate
le
medesime
scene
.
Se
talora
vinto
dalle
sue
carezze
si
diceva
che
nessuno
aveva
forse
saputo
accendere
in
lei
tanto
ardore
,
poco
dopo
la
coscienza
di
quella
troppo
facile
promiscuità
col
marito
e
cogli
altri
lo
riagghiacciava
.
Ella
ne
restava
impermalita
.
Una
volta
,
ed
era
il
terzo
appuntamento
sempre
nel
suo
magnifico
salottino
lilla
,
ella
glielo
chiese
:
-
Tu
non
mi
credi
.
-
Di
che
fede
vuoi
tu
parlare
?
-
e
il
suo
accento
era
duro
.
-
Eppure
devi
sentirlo
che
ti
amo
-
ripeté
strisciandogli
con
una
palma
così
lievemente
sulla
faccia
che
al
buio
egli
avrebbe
potuto
prenderla
per
una
piuma
di
ventaglio
.
-
Tu
sei
geloso
.
-
Di
tuo
marito
?
L
'
altra
s
'
imbarazzò
,
non
voleva
accusarsi
da
sé
stessa
.
Ma
Lelio
sdraiato
indolentemente
sopra
una
bassa
poltrona
trapunta
la
lasciava
fare
;
tutto
il
suo
spirito
era
teso
nell
'
analizzarla
;
ella
ne
provava
una
pena
strana
,
che
non
avrebbe
saputo
nemmeno
accennare
colle
parole
,
qualche
cosa
di
aspro
e
di
freddo
come
gli
accusati
debbono
risentirne
nel
primo
interrogatorio
.
Andò
a
rannicchiarsi
nell
'
angolo
del
divano
,
ma
quantunque
paresse
mesta
il
suo
atteggiamento
era
di
una
lubricità
pruriginosa
.
Allora
Lelio
venne
a
sedersi
sulla
spalliera
alla
quale
essa
poggiava
la
testa
.
-
Dunque
mi
ami
...
-
No
,
poiché
questo
ti
fa
anche
più
piacere
,
tristo
violatore
di
donne
,
che
non
sai
nemmeno
fartelo
perdonare
colla
sincerità
della
violenza
.
Perché
mi
hai
tu
presa
?
-
Perché
mi
tentavi
tu
?
-
Ti
amavo
.
-
Avresti
amato
di
vedermi
soffrire
indarno
?
-
Non
soffro
io
adesso
indarno
?
Tu
non
mi
ami
,
lo
so
,
quindi
sono
io
che
mi
degrado
cedendoti
,
ma
tu
rimani
più
basso
di
me
.
Che
cosa
ti
avevo
io
fatto
,
cattivo
soggetto
?
Eri
bello
,
venni
da
te
al
veglione
;
e
poi
mi
avevano
tanto
detto
che
eri
un
grande
ingegno
,
uno
spirito
satanico
...
Noi
non
conosciamo
generalmente
che
degli
sciocchi
,
quelli
che
riempiono
i
nostri
saloni
.
Tu
mi
dicesti
quanto
nessuno
aveva
mai
osato
,
io
quella
notte
non
dormii
.
Avevo
paura
di
darti
ragione
:
era
proprio
così
?
Come
lo
sapevi
tu
?
Era
un
mistero
;
allora
volli
fuggire
.
Sei
tu
-
continuò
violentemente
-
che
hai
voluto
tutto
,
e
mi
tratti
così
.
Pronunciando
queste
ultime
parole
era
diventata
pallida
,
cogli
occhi
verdi
socchiusi
.
Una
seduzione
morbosa
esalava
da
tutto
il
suo
corpo
impregnato
di
un
triste
odore
di
sandalo
,
mentre
la
sua
lunga
veste
da
camera
di
un
giallo
spento
sembrava
quasi
bagnata
,
tanto
le
si
modellava
sul
corpo
.
-
Non
ti
basta
una
donna
come
me
?
-
le
sfuggì
in
un
impeto
d
'
orgoglio
.
-
Forse
perché
sei
principessa
?
-
Fors
'
anche
.
Lelio
s
'
alzò
per
andarsene
,
ma
ella
non
lo
credette
.
Infatti
tardava
a
trovare
il
cappello
ed
i
guanti
:
ella
lo
seguiva
cogli
occhi
dilatati
,
si
era
rapidamente
con
una
mano
ravviati
i
capelli
,
mentre
un
piedino
le
spenzolava
entro
la
calza
rosea
dal
divano
,
lasciando
vedere
sino
a
mezzo
la
gamba
.
Lelio
salutò
sull
'
uscio
.
Ella
attese
ancora
qualche
secondo
,
poi
gli
corse
dietro
,
lo
raggiunse
al
secondo
salone
;
egli
si
voltò
al
fruscio
delle
sottane
e
si
sentì
già
avvinghiato
per
le
spalle
.
-
Torna
subito
indietro
.
Quando
si
furono
daccapo
seduti
sul
divano
,
ella
tacque
:
voleva
che
parlasse
lui
per
il
primo
.
-
Che
cosa
vuoi
?
-
le
disse
finalmente
.
-
Mi
ami
?
-
Io
sì
-
rispose
colla
solita
menzogna
degli
uomini
.
-
La
vuoi
sapere
la
verità
?
Se
qualcuno
ama
fra
noi
due
,
sono
io
.
-
Chi
amate
dunque
,
principessa
?
-
Uno
scemo
che
me
lo
domanda
.
E
saltandogli
sulle
ginocchia
lo
morse
ad
una
guancia
.
-
Lo
voglio
,
sai
,
lo
voglio
:
sono
io
che
ti
violento
.
Credi
che
sia
un
privilegio
degli
uomini
?
-
E
lo
aveva
rovesciato
sotto
un
'
onda
di
risa
cristalline
sul
divano
,
facendogli
il
solletico
un
po
'
dappertutto
,
così
che
rimaneva
quasi
coperto
interamente
dalla
sua
veste
gialla
;
quindi
prendendolo
al
collo
con
ambo
le
mani
in
una
rabbia
ipocritamente
graziosa
di
pantera
:
-
Ecco
il
violento
!
-
esclamò
.
Ma
dieci
minuti
dopo
,
quando
Lelio
fatto
più
molle
,
col
volto
ancora
un
po
'
madido
,
la
lasciava
baciandola
sui
capelli
come
una
bambina
,
ella
tornò
a
chiedere
:
-
Mi
ami
?
-
Tu
no
.
-
Niente
,
niente
?
-
ella
ripeté
biascicando
le
parole
.
-
Nemmeno
come
un
vestito
.
-
Scommettiamo
.
Lelio
era
triste
.
-
Hai
paura
di
perdere
?
-
insisté
provocantemente
:
-
scommettiamo
.
-
Sia
pure
,
ti
proverò
,
che
io
per
te
non
valgo
neppure
un
vestito
.
Ella
cessò
di
sorridere
.
-
Ma
fai
davvero
?
-
Poiché
lo
esigi
.
Involontariamente
si
erano
staccati
riprendendo
ognuno
la
propria
posa
;
egli
pareva
in
visita
dinanzi
ad
una
signora
,
che
si
fosse
alzata
cortesemente
per
gli
ultimi
saluti
,
ma
un
freddo
improvviso
li
aveva
egualmente
sorpresi
.
La
donna
fu
più
impaziente
.
-
È
un
modo
di
darmi
della
borghese
.
Ma
sono
curiosa
:
me
lo
proverai
presto
?
-
Lo
temo
.
-
Grazie
.
Che
cosa
scommetti
?
-
soggiunse
tosto
in
tono
canzonatorio
tendendogli
daccapo
la
mano
.
-
Più
di
quello
che
io
abbia
,
poiché
ti
perderò
.
-
Sai
,
in
questo
momento
tu
non
provi
che
una
scena
da
romanzo
:
ecco
perché
io
odio
i
romanzi
scritti
:
sono
sempre
così
falsi
!
-
Fra
un
autore
e
una
principessa
chi
dirà
la
verità
?
-
Va
via
,
non
ti
voglio
più
vedere
sino
a
questa
sera
in
teatro
:
oh
!
se
non
vieni
a
farmi
visita
...
Quella
sfida
troppo
seria
malgrado
l
'
aria
di
scherzo
colla
quale
era
stata
gittata
e
raccolta
rinfocolò
naturalmente
la
loro
passione
.
In
fondo
avrebbero
voluto
entrambi
aver
torto
,
mentre
un
secreto
presentimento
li
avvertiva
di
una
non
lontana
rottura
.
Perché
?
Non
erano
abbastanza
belli
,
giovani
e
caldi
per
potersi
amare
?
Tuttavia
trepidavano
di
essersi
già
troppo
conosciuti
.
In
una
fra
le
più
deliziose
leggende
di
Heine
un
ondino
e
un
'
ondina
s
'
incontrano
ad
un
ballo
campestre
:
tutti
ammirano
la
loro
danza
dalle
ondulazioni
di
una
strana
grazia
,
poi
la
dama
dice
all
'
orecchio
del
cavaliere
:
«
Sul
vostro
cappello
tremola
un
giglio
che
cresce
solo
in
fondo
all
'
oceano
»
.
«
Bella
dama
»
,
rispose
l
'
altro
,
«
perché
dunque
la
vostra
mano
è
così
gelida
e
l
'
orlo
della
vostra
veste
tanto
inzuppato
d
'
acqua
?
»
.
La
musica
tace
e
la
bella
coppia
si
separa
assai
civilmente
:
per
sciagura
si
conoscono
già
troppo
.
Ma
Lelio
raffreddandosi
si
abituava
con
una
specie
di
crescendo
al
bisogno
di
quella
donna
di
una
lubricità
così
originale
.
Ella
invece
voleva
domarlo
,
come
fanno
le
donne
cogli
uomini
,
indebolendolo
:
senonché
in
tale
crudele
rivincita
femminile
spesso
s
'
inteneriva
sino
alle
lagrime
,
e
allora
erano
deliziose
melanconie
,
effusioni
poetiche
,
nelle
quali
il
fine
gusto
di
entrambi
si
accordava
come
in
una
suonata
a
quattro
mani
.
Ella
una
mattina
andò
a
trovarlo
:
Lelio
,
umiliato
da
tale
visita
in
quelle
due
camerette
ammobigliate
,
dovette
cedere
subito
alla
gaiezza
,
colla
quale
ella
saltellava
volendo
tutto
vedere
e
frugando
invece
abilmente
fra
i
suoi
manoscritti
per
cercarvi
le
tracce
di
qualche
avventura
,
forse
non
del
tutto
passata
.
Non
trovò
quasi
nulla
,
poche
fotografie
di
belle
donne
,
che
Lelio
le
dichiarava
ad
ogni
sua
dimanda
cortigiane
o
modelle
.
-
Qualcuno
non
ti
ha
veduto
entrare
?
-
le
chiese
diventando
prudente
per
una
improvvisa
tenerezza
di
tenerla
così
in
quella
cameretta
nella
quale
aveva
tante
volte
sognato
di
lei
.
Ella
vi
rimase
più
d
'
un
'
ora
.
-
Verresti
qui
una
notte
con
me
?
-
Nel
tuo
letto
!
-
ella
esclamò
rispondendo
al
suo
guardo
con
una
smorfia
di
ripugnanza
.
-
Perché
?
-
Ma
è
una
via
pubblica
,
lo
so
.
L
'
altro
invece
credette
ad
una
schizzinosa
aristocrazia
di
gran
dama
,
e
se
ne
offese
.
Rimasero
entrambi
impacciati
,
poi
ella
se
ne
andò
nullameno
sorridendo
.
Ma
sulle
dieci
della
sera
stessa
la
vide
sola
col
principino
fuori
di
strada
.
Camminavano
stretti
l
'
uno
contro
l
'
altro
,
parlando
a
bassa
voce
,
concitati
:
egli
allungò
il
passo
e
traversò
la
strada
cacciandosi
sotto
l
'
altro
portico
per
seguirli
non
visto
.
Non
era
gelosia
,
ma
un
'
amarezza
della
vanità
e
del
non
aver
mai
potuto
sino
allora
credere
ad
alcuna
donna
.
Sapeva
che
il
principe
stava
per
sposare
una
baronessa
tedesca
ricca
a
milioni
,
quindi
i
due
dovevano
certamente
parlarne
;
fors
'
anche
era
la
loro
ultima
scappata
in
una
deliziosa
soffocante
ripresa
di
tutte
le
follie
,
studiando
già
il
modo
d
'
intendersi
dopo
quel
matrimonio
.
Lelio
sentiva
che
fra
la
principessa
e
il
principino
una
vera
rottura
poteva
anche
non
accadere
mai
in
quella
costante
famigliarità
creata
loro
dai
rapporti
mondani
:
egli
invece
doveva
già
affrettare
il
proprio
ritorno
in
campagna
per
non
ingrossare
troppo
i
primi
debiti
contratti
nella
necessità
di
frequentare
quegli
ultimi
mesi
più
assiduamente
i
massimi
saloni
bolognesi
.
La
principessa
,
vana
e
dissoluta
come
quasi
tutte
le
sue
pari
,
aveva
invece
voluto
prenderlo
al
modo
che
si
spicca
un
frutto
da
un
albero
:
per
curiosità
gelosa
,
convinta
di
fargli
lo
stesso
onore
della
contessa
Ghigi
alla
propria
balia
in
quella
visita
di
tutti
gli
anni
.
I
due
strisciavano
lungo
i
muri
nell
'
ombra
senza
voltarsi
.
Per
un
momento
pensò
di
fare
uno
scandalo
coll
'
oltrepassarli
,
fermandoli
magari
con
qualche
ironica
trovata
,
ma
se
ne
vergognò
quasi
subito
:
sarebbe
stato
un
confessarsi
ridicolamente
geloso
,
poi
tutta
Bologna
sapeva
che
il
principino
in
altra
occasione
aveva
dichiarato
di
non
battersi
per
motivi
di
religione
.
E
soprattutto
a
che
pro
,
dal
momento
che
non
amava
?
Tuttavia
si
era
loro
appressato
.
Adesso
non
perdeva
una
mossa
di
lei
,
avrebbe
quasi
scommesso
d
'
indovinare
anche
le
sue
risposte
;
passava
poca
gente
,
nullameno
qualcuno
si
rivoltò
ad
osservarli
avendoli
forse
riconosciuti
.
Dopo
parecchi
giri
e
rigiri
arrivarono
alla
Seliciata
di
Strada
Maggiore
,
nella
quale
stazionavano
parecchi
fiaccheri
,
e
semplicemente
,
temerariamente
salirono
sul
primo
,
un
brougham
.
-
Con
me
non
lo
farebbe
.
Ah
!
glielo
domanderò
.
Invece
l
'
indomani
appena
entrato
nel
suo
gabinetto
ella
gli
disse
che
andava
a
Parigi
col
principe
Giulio
.
-
Vieni
anche
tu
?
-
L
'
altro
si
sentì
come
una
stoccata
nel
petto
.
-
Perché
?
Giulio
è
invitato
a
due
lunghe
partite
di
caccia
,
io
resterò
sola
,
vieni
.
Sei
stato
a
Parigi
?
La
vedrai
,
è
la
sola
città
dove
si
viva
.
Ma
egli
si
era
fatto
anche
più
triste
di
quanto
avrebbe
voluto
mostrarlo
.
-
Debbo
andare
in
campagna
a
scrivere
un
libro
.
-
Lo
scriverai
dopo
.
-
Non
posso
.
-
Lo
hai
già
impegnato
col
tuo
editore
?
-
La
semplicità
di
questa
domanda
parve
all
'
altro
un
insulto
.
-
Sai
bene
che
non
scrivo
per
commissioni
-
ribatté
seccamente
.
Non
si
era
ancora
seduto
.
-
Ah
!
Noi
partiamo
giovedì
immancabilmente
.
-
Addio
-
egli
disse
tendendole
la
mano
.
-
Ma
perché
mi
lasci
così
?
Quando
ci
rivedremo
?
-
Al
mio
ritorno
a
Bologna
quest
'
inverno
.
-
Non
prima
?
-
Forse
che
tu
lo
vorrai
?
-
Oh
!
-
esclamò
finalmente
-
ma
sei
uggioso
col
tuo
tono
!
Gli
voltò
le
spalle
con
atto
nervoso
,
ma
l
'
altro
non
sapeva
più
andarsene
.
Una
mollezza
lo
aveva
preso
in
quel
gabinetto
tutto
pieno
di
fiori
e
dell
'
odore
di
quella
donna
così
adorabilmente
fatua
e
voluttuosa
;
si
sentiva
vinto
,
finito
.
Una
malinconia
di
abbandono
come
un
anticipo
della
tristezza
che
lo
aspettava
alla
villa
in
compagnia
del
vecchio
padre
,
prostrava
in
quel
momento
tutto
il
suo
orgoglio
giovanile
.
-
Hai
freddo
stamane
:
che
ti
faccia
accendere
il
fuoco
?
-
ella
si
volse
gaiamente
.
-
Allora
io
parto
oggi
stesso
-
egli
disse
.
-
Subito
!
Lelio
le
si
avvicinò
,
la
prese
delicatamente
fra
le
braccia
come
per
piantarsela
dentro
alle
carni
,
e
si
mosse
per
fuggire
.
-
Lelio
!
-
ella
lo
richiamò
dal
divano
sul
quale
era
caduta
:
-
qui
,
in
ginocchio
.
Promettetemi
,
bel
signorino
,
che
in
tutti
questi
mesi
non
mi
tradirete
con
nessuna
contadina
.
-
E
tu
con
nessun
principe
.
-
Insolente
!
-
ribatté
con
un
lieve
rossore
alla
fronte
.
-
Addio
,
amore
.
-
Addio
,
principessa
.
IV
Lelio
scrisse
parecchie
volte
alla
principessa
dalla
campagna
,
seguendola
un
po
'
dappertutto
nelle
sue
peregrinazioni
da
Parigi
alle
stazioni
balneari
,
poi
alle
due
ville
grandiose
di
Vignola
e
di
Bazzano
.
Ella
rispondeva
a
bigliettini
muschiati
saltellando
sui
propri
ricordi
con
quella
disinvoltura
civettuola
così
accorante
per
la
vanità
dell
'
uomo
,
che
vorrebbe
sempre
aver
lasciata
la
propria
traccia
nella
donna
.
In
quella
solitudine
verde
e
villana
,
ove
nessuna
eco
di
mondo
spirituale
gli
giungeva
mai
all
'
orecchio
,
Lelio
dovette
accorgersi
anche
troppo
presto
di
soffrire
realmente
per
l
'
assenza
di
lei
.
La
sua
vita
domestica
tutt
'
altro
che
fortunata
col
vecchio
padre
diventava
anche
più
uggiosa
per
la
rozzezza
dei
vicini
incapaci
di
comprendere
il
valore
de
'
suoi
libri
e
di
gustare
le
sue
maniere
signorili
.
Anzi
molti
fra
essi
,
(
e
v
'
erano
pure
de
'
suoi
parenti
rimasti
semplici
proprietari
di
campagna
,
alcuni
dei
quali
molto
più
ricchi
di
lui
)
,
se
ne
offendevano
come
di
una
affettazione
.
Era
questo
in
fondo
il
dibattito
fra
padre
e
figlio
;
l
'
uno
rimproverava
all
'
altro
l
'
ozio
letterario
e
di
mantenersi
per
giunta
troppo
costosamente
mangiandosi
la
dote
materna
.
Infatti
il
padre
non
gli
aveva
mai
dato
un
soldo
del
proprio
.
Quell
'
estate
Lelio
non
seppe
trovare
in
sè
stesso
la
solita
energia
di
lavoro
.
Aveva
concepito
un
grande
romanzo
di
costumi
provinciali
,
i
soli
che
conoscesse
davvero
per
esservi
vissuto
nel
mezzo
,
sebbene
siano
forse
più
difficili
degli
altri
sotto
la
loro
omogenea
apparenza
.
Ma
un
disgusto
amaro
di
sè
medesimo
gli
toglieva
colla
prontezza
d
'
intuizione
la
perseveranza
necessaria
a
tutte
le
imprese
.
Quella
donna
trattata
prima
altezzosamente
,
quindi
brutalmente
conquistata
,
gli
era
sfuggita
di
mano
alle
prime
carezze
nella
medesima
sera
della
conquista
,
colla
stessa
umiltà
di
voluttuoso
raccoglimento
sotto
il
suo
sguardo
trionfatore
.
Gli
pareva
di
sentire
in
tutti
i
suoi
atti
una
sottile
canzonatura
,
simile
a
quella
dei
servi
verso
i
padroni
,
quando
arrivano
a
farsi
imporre
da
questi
un
ordine
lungamente
agognato
,
qualche
cosa
d
'
ipocrita
e
di
prepotente
,
che
sbertava
tutte
le
sue
albagie
di
uomo
e
di
artista
.
Infatti
non
era
ella
principessa
con
un
milione
di
dote
e
due
altri
milioni
del
marito
,
mentre
egli
non
era
per
tutti
che
un
piccolo
borghese
,
così
decaduto
anche
dal
proprio
nome
,
che
non
avrebbe
osato
premettervi
il
titolo
nobiliare
conquistato
dai
suoi
lontani
antenati
?
Il
suo
contatto
con
lei
era
un
effimero
risultato
di
quella
democrazia
male
definibile
,
che
rimescola
oggi
tutte
le
vecchie
classi
sociali
senza
poterle
rifondere
in
un
tipo
nuovo
.
Se
lo
si
accoglieva
nei
palazzi
più
aristocratici
,
vi
rimaneva
pur
sempre
lo
stesso
estraneo
senza
importanza
,
al
quale
si
sarebbero
potuti
accordare
tutti
gli
appoggi
per
la
migliore
delle
carriere
,
ma
che
nessuno
avrebbe
voluto
per
genero
nemmeno
nelle
case
meno
ricche
.
Quindi
lo
giudicavano
uno
di
quei
tanti
provinciali
,
che
l
'
università
pulisce
e
la
gioventù
sostiene
qualche
anno
a
galla
,
finché
ritornano
nella
lontananza
delle
provincie
,
o
peggio
ancora
discendono
la
gamma
delle
false
posizioni
,
che
la
mancanza
di
una
ricchezza
o
di
un
nome
impone
agli
spostati
della
grande
vita
mondana
.
Lelio
Fornari
non
doveva
finire
in
alcuna
delle
due
categorie
,
ma
allora
nessuno
avrebbe
potuto
fargli
il
complimento
di
un
diverso
avvenire
,
mentre
egli
medesimo
nelle
ore
più
cupe
di
scoraggiamento
,
dinanzi
alla
indifferenza
del
pubblico
all
'
altezza
della
meta
,
cessava
spesso
di
meritarlo
.
Quindi
trascorreva
i
giorni
in
una
sorda
irritazione
,
dalla
quale
scaturivano
tristi
litigi
col
padre
.
Questi
,
avendo
saputo
dei
pochi
debiti
contratti
a
Bologna
,
si
era
affrettato
a
negare
ogni
soccorso
;
l
'
altro
,
già
poco
disposto
a
chiederlo
aveva
potuto
a
stento
frenarsi
;
poi
la
scena
era
peggiorata
.
-
Tu
somigli
tutto
a
tua
madre
!
-
aveva
esclamato
il
vecchio
.
-
E
per
questo
la
trattaste
sempre
così
male
?
La
risposta
era
troppo
vera
e
fulminea
.
-
Lo
sai
tu
se
questa
ragione
non
poteva
essere
sufficiente
?
-
replicò
l
'
altro
dopo
una
pausa
guardandolo
pesantemente
.
Lelio
,
che
malgrado
il
suo
pessimismo
amava
la
memoria
della
madre
,
ebbe
paura
di
aver
troppo
compreso
.
Per
quel
giorno
non
osarono
dirsi
altro
,
ma
il
loro
dissidio
diventò
un
divorzio
;
si
parlarono
più
di
rado
,
quasi
a
forza
.
Il
vecchio
affettava
una
superba
indifferenza
,
sapendosi
ricco
in
faccia
al
figlio
,
cui
i
50
mila
franchi
della
dote
materna
non
potevano
bastare
,
e
che
mangiandoseli
inevitabilmente
avrebbe
dovuto
presto
o
tardi
cadere
o
sotto
di
lui
o
sotto
un
impiego
;
Lelio
invece
nella
coscienza
orgogliosa
del
proprio
ingegno
non
considerava
più
quel
padre
che
come
un
padrone
,
del
quale
aveva
già
sorpassato
l
'
autorità
.
Ma
per
tornare
a
Bologna
gli
occorrevano
parecchie
migliaia
di
lire
,
e
non
sapeva
dove
trovarle
.
Allora
si
rimise
violentemente
al
lavoro
.
Un
bigliettino
della
principessa
venne
daccapo
a
turbarlo
.
«
Mio
caro
grand
'
uomo
,
avete
finito
il
capolavoro
?
Quando
verrete
a
leggermelo
?
IRMA
»
Le
rispose
con
un
'
ode
.
Finalmente
la
fortuna
gli
sorrise
;
un
suo
vicino
di
campagna
,
vecchio
senza
figli
,
che
gli
aveva
sempre
mostrato
una
certa
deferenza
pel
fatto
dei
libri
stampati
,
gli
si
offerse
spontaneamente
in
quell
'
imbarazzo
di
quattrini
.
Naturalmente
Lelio
lo
avviluppò
in
un
racconto
fantastico
sulle
ladrerie
degli
editori
e
le
spese
necessarie
in
certi
studi
di
ambiente
moderno
;
l
'
altro
incantato
della
confidenza
si
riconfermò
nella
fede
del
suo
avvenire
.
Però
volle
una
cambiale
:
erano
quattromila
lire
,
che
Lelio
sperava
pazzamente
di
potergli
rendere
col
primo
libro
.
Quell
'
anno
rimasto
celebre
nelle
cronache
teatrali
bolognesi
doveva
darsi
per
la
prima
volta
il
Vascello
fantasma
di
Wagner
;
ma
Lelio
,
caso
strano
in
un
giovane
di
quel
tempo
e
pieno
d
'
intenzioni
rivoluzionarie
in
arte
,
non
era
un
wagneriano
.
La
principessa
stava
ancora
in
villa
;
poi
si
videro
la
prima
volta
ad
una
rappresentazione
di
prosa
nel
teatro
del
Corso
:
ella
gli
fece
un
cenno
,
Lelio
salì
subito
a
farle
visita
e
la
trovò
più
deliziosa
.
La
Campagna
le
aveva
dorato
le
carni
,
il
sole
le
era
rimasto
negli
occhi
verdi
pieni
di
baleni
,
pareva
persino
diventata
più
semplice
.
La
sua
toeletta
di
quella
sera
,
in
casimiro
grigio
,
era
di
una
modestia
adorabile
.
Parlarono
subito
vivacemente
,
egli
tentò
qualche
allusione
,
cui
l
'
altra
rispose
con
un
sorriso
discreto
senza
un
accenno
alla
ripresa
della
loro
relazione
.
Egli
s
'
irritava
:
sentiva
mancarsi
il
terreno
ad
ogni
parola
,
incapace
di
trovare
uno
scatto
per
impadronirsi
di
quella
donna
,
che
avendolo
dimenticato
non
sembrava
disposta
a
cercarlo
nuovamente
.
Poi
dovette
ritirarsi
perché
tutti
gli
amici
,
anche
i
meno
confidenziali
,
si
affollavano
nel
palchetto
per
farle
i
primi
complimenti
del
ritorno
.
Egli
rimase
ferito
,
cupo
di
una
umiliazione
,
dinanzi
alla
quale
tutti
i
ragionamenti
per
rinunziare
a
quella
avventura
,
degna
solo
di
riempire
la
giovinezza
di
qualche
sfaccendato
elegante
,
diventavano
inutili
ora
che
un
desiderio
lo
aveva
ripreso
vicino
a
lei
,
improvviso
e
famelico
,
di
possederla
ancora
come
la
prima
volta
per
lasciarle
in
qualche
punto
una
traccia
incancellabile
.
La
secreta
inimicizia
dei
sessi
,
raramente
sopita
per
qualche
istante
dall
'
amore
vero
,
gli
riaccendeva
dentro
il
sangue
le
tentazioni
della
lotta
in
una
smania
anche
più
iraconda
di
sentirsi
mordere
da
'
suoi
baci
,
e
di
soffocarla
in
una
di
quelle
strette
,
sotto
le
quali
la
voluttà
stessa
urla
di
spasimo
.
Poi
rinvenendo
come
da
un
sogno
vedeva
nettamente
la
serie
delle
volgarità
inevitabili
a
tale
passione
,
forse
la
più
pericolosa
per
gli
uomini
d
'
ingegno
,
perché
contro
di
essa
non
valgono
appunto
né
forza
di
pensiero
né
finezza
di
sentimento
;
ma
capiva
pure
che
l
'
unico
modo
di
salvezza
sarebbe
stato
nel
cangiar
paese
per
qualche
tempo
,
mentre
tale
muta
confessione
di
sconfitta
faceva
sanguinare
il
suo
orgoglio
più
di
qualunque
umiliante
abbandono
.
Lelio
aveva
appena
ventiquattro
anni
.
Il
suo
disprezzo
per
le
ordinarie
passioni
dei
suoi
compagni
era
dunque
piuttosto
una
posa
che
una
vera
virtù
di
combattimento
;
giacché
solo
più
innanzi
negli
anni
,
e
seguitando
nello
studio
assiderante
dell
'
anatomia
sopra
tutti
i
sentimenti
umani
,
avrebbe
poi
attinto
l
'
orgoglio
impassibile
dei
grandi
artisti
così
simile
a
quello
dei
grandi
navigatori
.
L
'
indomani
scrisse
invece
alla
principessa
scioccamente
:
«
Il
capolavoro
è
appena
cominciato
;
aiutatemi
a
finirlo
»
.
Per
due
giorni
attese
indarno
la
risposta
.
Allora
tornò
dalla
contessa
Ghigi
e
negli
altri
due
o
tre
saloni
dove
poteva
incontrare
la
principessa
:
infatti
ella
vi
era
già
,
corteggiata
da
tutti
,
in
uno
sfolgorio
di
grazia
e
di
spirito
,
che
eccitava
nuove
ammirazioni
.
Egli
sospettò
subito
di
un
altro
amante
,
ma
non
scorse
che
il
principino
tornato
a
Bologna
per
introdurre
la
moglie
nell
'
alta
società
.
Invece
era
stato
per
entrambi
un
vero
disastro
.
La
baronessa
tedesca
,
alta
,
con
una
faccia
quasi
di
uomo
,
malgrado
la
sceltissima
educazione
,
era
riuscita
a
tutti
insoffribile
:
le
donne
l
'
odiavano
per
i
suoi
milioni
compiangendo
il
principino
,
che
gli
uomini
e
la
principessa
,
questa
volta
passata
dal
loro
canto
,
giudicavano
spregevole
per
la
stessa
ragione
.
Ella
era
inesauribile
di
frizzi
sulla
canonichessa
,
come
aveva
subito
battezzata
la
rivale
,
ed
inventava
i
più
perfidi
aneddoti
sulle
sue
esigenze
di
moglie
.
Solo
la
contessa
Ghigi
dall
'
alto
della
propria
bellezza
difendeva
la
straniera
.
-
Essa
sarà
una
virtù
:
il
principe
aveva
bisogno
di
trovare
una
donna
simile
.
-
Badate
,
contessa
,
che
la
frase
non
sia
troppo
esatta
-
insinuò
malignamente
il
conte
Turolla
.
Ella
comprese
allora
il
doppio
senso
delle
proprie
parole
.
-
Le
virtù
sono
belle
-
disse
la
principessa
Irma
.
-
Per
questo
vi
è
un
piacere
così
irresistibile
a
farle
perdere
.
-
Ah
!
ma
tacete
,
siete
orribili
voi
altri
uomini
colle
vostre
massime
.
-
Credete
che
anche
il
principe
diventerà
un
grande
virtuoso
?
-
chiese
Lelio
.
-
Perché
no
?
-
Infatti
gli
basterà
per
questo
rimanerle
fedele
.
Il
motto
era
così
mordace
che
la
principessa
Irma
gli
si
volse
sorridendo
.
La
loro
amicizia
tornava
quindi
a
riscaldarsi
,
ma
l
'
altra
,
accecata
da
una
inesplicabile
rivalità
contro
la
cultura
forse
troppo
vantata
della
canonichessa
,
seguitava
a
tradirsi
.
-
È
già
annunziato
un
suo
articolo
sul
Vascello
fantasma
:
badate
,
signor
Fornari
,
voi
che
non
siete
un
wagneriano
.
-
Come
!
-
gli
gridarono
tutti
,
benché
lo
sapessero
già
,
ma
in
quell
'
anno
l
'
entusiasmo
per
Wagner
arrivava
alle
esagerazioni
di
un
'
ultima
moda
nella
buona
società
.
-
Appunto
perché
tutta
la
musica
di
Wagner
è
una
musica
di
fantasmi
:
gettatele
dentro
un
raggio
di
sole
e
non
rimarranno
di
quelle
nebbie
che
poche
gocce
di
rugiada
.
-
Perle
!
-
ribatté
la
principessa
Irma
.
-
Anzi
lagrime
,
questa
grande
parola
di
tutti
i
romanticismi
,
perché
anche
Wagner
è
un
romantico
.
E
la
discussione
deviò
,
ma
Lelio
vi
aveva
ottenuto
di
attirare
sopra
di
sé
l
'
attenzione
generale
.
-
Il
vostro
libro
?
-
ella
gli
chiese
poco
dopo
.
Si
parlavano
in
piedi
:
ella
era
scollacciata
colle
braccia
nude
,
brune
di
una
peluria
finissima
,
e
un
grande
occhio
di
tigre
brillantato
nei
capelli
.
Il
lungo
strascico
dell
'
abito
nero
pareva
farla
più
grande
.
Egli
corretto
dentro
la
marsina
la
fissava
con
occhi
febbricitanti
;
per
un
attimo
fu
il
più
forte
,
quindi
nel
farle
un
complimento
le
si
chinò
sul
seno
quasi
a
respirarne
il
profumo
,
ma
allora
un
sorriso
sfiorò
le
labbra
della
dama
.
-
Come
siete
!
...
-
egli
esclamò
volgarmente
con
quella
sincerità
di
bramosia
alla
quale
le
donne
sono
quasi
sempre
sensibili
.
-
Avete
bisogno
di
me
per
un
capitolo
?
-
Vi
trascinerò
fino
in
fondo
al
libro
.
-
Ah
!
sapete
già
anticipatamente
la
fine
?
quale
orrore
!
-
sogghignò
malignamente
.
-
Irma
,
se
non
scappi
ti
do
un
bacio
qui
.
-
Scemo
!
-
Te
lo
do
.
-
Me
ne
vado
.
Egli
la
seguì
;
nel
secondo
gabinetto
,
pei
fumatori
,
non
v
'
era
alcuno
;
allora
improvvisamente
,
violentemente
le
si
attaccò
colla
bocca
sopra
una
spalla
.
Ella
acconsentì
tutto
colla
bella
testa
arrovesciata
,
muta
,
rivolgendosi
già
per
tornare
nel
salone
,
mentre
la
coda
lunga
dell
'
abito
le
strisciava
dietro
sul
tappeto
con
un
fruscìo
sommesso
.
Fin
dal
primo
appuntamento
la
battaglia
era
scoppiata
con
una
veemenza
d
'
incendio
.
Quei
cinque
mesi
di
assenza
parevano
aver
accumulato
dentro
di
loro
le
energie
di
una
nuova
giovinezza
,
ma
ella
risorgeva
sempre
più
provocante
da
ogni
prostrazione
di
un
minuto
,
con
quell
'
appagamento
insaziato
della
donna
,
che
per
seguitare
a
volere
non
ha
nemmeno
bisogno
di
seguitare
a
sentire
.
Infatti
certe
sue
dissolutezze
avevano
l
'
acredine
di
una
sfida
,
cui
l
'
altro
rispondeva
nell
'
orgasmo
dei
propri
ventiquattro
anni
.
Eppure
non
si
amavano
;
egli
non
era
geloso
,
ella
non
s
'
inquietava
di
nulla
,
ma
uguali
nella
tempra
della
giovinezza
potevano
abbastanza
contendere
nella
disparità
dell
'
ingegno
e
della
posizione
perché
quella
lotta
sensuale
durasse
ancora
qualche
tempo
.
Nullameno
una
medesima
dolente
passione
di
non
sapere
amare
li
spingeva
così
freneticamente
l
'
uno
nelle
braccia
dell
'
altro
quasi
a
frugarsi
dentro
l
'
anima
,
attraverso
le
carni
,
nella
folle
speranza
di
trovarvi
finalmente
il
secreto
di
quell
'
amore
,
senza
cui
il
piacere
rimane
sempre
così
al
disotto
della
felicità
.
Intanto
per
un
tacito
accordo
,
suggerito
da
una
stessa
condizione
di
spirito
,
non
s
'
interrogavano
mai
al
di
là
del
presente
,
divorandolo
più
festosamente
nella
coscienza
secreta
della
sua
brevità
.
Lelio
però
aveva
una
pretensione
,
che
durante
quel
periodo
ella
non
potesse
accettare
la
corte
di
nessun
altro
:
doveva
essere
questo
il
suo
trionfo
,
la
originalità
del
ricordo
,
che
ne
resterebbe
ad
entrambi
,
perché
Lelio
medesimo
avrebbe
dovuto
serbarle
per
forza
quella
specie
di
fedeltà
;
poi
un
bel
giorno
o
in
una
notte
anche
più
bella
,
prima
che
l
'
amabile
ingannatrice
si
fosse
decisa
a
tradirlo
,
egli
l
'
abbandonerebbe
bruscamente
.
Ma
certi
sintomi
gli
davano
a
pensare
:
ella
non
gli
aveva
ancora
offerto
alcun
regalo
,
nemmeno
di
quelle
quisquiglie
che
le
donne
prodigano
sempre
.
Voleva
essa
così
risparmiare
delicatamente
il
suo
orgoglio
di
gentiluomo
povero
?
O
in
quella
inimicizia
,
risorgente
fra
loro
da
tutti
gli
abbandoni
più
voluttuosi
,
cercava
piuttosto
di
avere
con
lui
meno
addentellati
per
balzare
più
agile
in
una
improvvisa
rottura
?
Lelio
aveva
creduto
di
riconoscere
fra
i
suoi
piccoli
gioielli
abituali
,
a
certe
preferenze
o
a
certe
frasi
,
parecchi
regali
di
altri
amanti
conservati
poi
per
gradevolezza
di
ricordi
o
di
uso
.
A
lui
solo
non
aveva
mai
chiesto
nulla
:
valeva
egli
meno
per
lei
?
Forse
anche
meno
di
un
vestito
,
come
si
era
vantato
di
provarle
in
quella
scommessa
?
Allora
lo
riprendeva
più
dolorosa
la
collera
di
non
poterla
amare
malgrado
tutta
la
frenesia
dei
trasporti
,
nei
quali
perdeva
naturalmente
più
di
quanto
ricevesse
.
Questa
micidiale
superiorità
della
donna
lo
irritava
talvolta
sino
all
'
odio
di
sè
medesimo
.
Perché
cedere
così
il
sangue
più
puro
della
propria
giovinezza
?
Quella
donna
non
l
'
avrebbe
abbandonato
forse
in
quel
medesimo
carnevale
,
dimenticandolo
per
sempre
,
fra
la
turba
volgare
degli
altri
amanti
?
Non
era
lei
la
vincitrice
,
che
poteva
passare
la
vita
nei
piaceri
senza
perdervi
nulla
di
più
importante
?
Colla
abitudine
critica
di
ogni
vero
artista
egli
aveva
già
analizzato
abbastanza
bene
la
propria
passione
;
era
una
frenesia
di
sensi
e
di
vanità
,
una
forza
composta
di
due
debolezze
,
e
profezia
forse
di
una
debolezza
peggiore
.
Altri
illustri
erano
caduti
in
quella
stessa
passione
brutale
della
femmina
,
e
vi
erano
morti
.
Da
Shakspeare
a
Byron
,
da
Molière
a
Goethe
,
da
Heine
a
Garibaldi
,
quale
triste
odissea
di
grandi
teste
singhiozzanti
sopra
ginocchia
aperte
a
tutto
il
volgo
!
Era
sempre
la
stessa
tragedia
provocata
da
misteriose
ed
irresistibili
affinità
,
un
vizio
che
cresceva
in
un
corpo
e
ne
guastava
l
'
anima
,
distruggendo
quasi
sempre
la
vita
di
entrambi
.
Forse
tutti
quei
grandi
avevano
cominciato
come
lui
,
con
una
sensualità
o
una
galanteria
,
poi
l
'
abitudine
si
era
fatta
forte
,
ed
era
scoppiata
la
frenesia
di
amare
nello
sforzo
impossibile
di
voler
essere
amato
;
e
mentre
la
donna
,
forse
incolpevole
a
forza
di
essere
inintelligente
,
seguitava
a
discendere
nelle
bassure
degli
amori
senza
nome
,
essi
le
si
attaccavano
alle
gonne
piangendo
di
adorazione
e
di
vergogna
.
Intanto
quell
'
avventura
diventata
pubblica
cominciava
a
nuocergli
seriamente
,
alcuni
amici
insinuavano
con
delicata
malignità
ch
'
egli
non
avrebbe
potuto
durarvi
per
mancanza
di
danaro
,
altri
più
apertamente
dicevano
già
che
la
principessa
doveva
avergliene
dato
:
lo
si
sorvegliava
nelle
spese
,
si
valutavano
minuziosamente
tutte
le
sue
nuove
eleganze
.
Al
club
pareva
una
intesa
per
comprometterlo
con
ogni
sorta
d
'
inviti
.
Una
volta
per
una
partita
di
caccia
alla
volpe
nella
tenuta
di
un
ricco
conte
,
e
alla
quale
la
principessa
Irma
doveva
partecipare
con
quasi
tutti
gli
eleganti
del
suo
circolo
e
molti
ufficiali
di
cavalleria
,
egli
cercò
invano
una
scusa
onorevole
per
rimanerne
fuori
:
non
aveva
cavallo
.
Un
ufficiale
con
gentilezza
insidiosa
gliene
offerse
uno
dei
propri
.
-
Come
!
le
fanno
dunque
paura
i
cavalli
?
-
Lelio
ebbe
la
debolezza
di
arrossire
.
-
No
-
rispose
alteramente
.
-
Ma
dunque
,
signor
Fornari
,
lei
non
sa
montare
?
-
intervenne
la
principessa
.
-
Una
cosa
che
sanno
fare
anche
i
marinai
.
-
Lo
sapessi
pure
,
non
monterei
che
un
cavallo
mio
.
-
Siete
così
puritano
in
fatto
di
bestie
?
-
Tutti
sorrisero
.
Egli
le
serbò
rancore
,
ma
per
quanto
si
fosse
giurato
di
non
entrare
più
in
quel
salone
,
vi
andò
la
sera
stessa
del
ritorno
dalla
caccia
;
ella
sfolgorante
di
brio
e
di
felicità
parve
non
accorgersi
di
lui
.
Lelio
invece
non
l
'
aveva
mai
veduta
così
tentatrice
:
cercò
di
affettare
l
'
indifferenza
,
ma
il
suo
orgoglio
soffriva
troppo
di
non
potersene
nemmeno
andare
senza
una
specie
di
abdicazione
,
perché
vi
riuscisse
.
Quella
sera
il
principe
Giulio
,
cacciatore
solamente
da
uccelli
,
quindi
un
po
'
trascurato
fra
tutti
quei
racconti
di
galoppi
e
di
salti
,
gli
venne
incontro
.
La
loro
conversazione
durò
troppo
:
la
canonichessa
ne
fece
l
'
osservazione
in
francese
come
della
più
bizzarra
avventura
nel
carnevale
,
l
'
amante
che
perdendo
la
moglie
si
metteva
per
consolazione
a
corteggiare
il
marito
,
e
Lelio
l
'
apprese
poco
dopo
dal
conte
Turolla
.
In
quel
momento
il
principino
scherzava
colla
principessa
Irma
.
La
canonichessa
gelosa
impallidì
:
allora
Lelio
,
che
le
si
era
già
avvicinato
per
pungerla
con
qualche
motto
crudele
,
colto
da
un
senso
improvviso
di
pietà
verso
quella
brutta
donna
,
colpita
come
lui
al
cuore
da
una
stessa
ingiustizia
,
uscì
dal
salone
.
Questa
volta
era
ben
deciso
a
ritornare
in
campagna
,
subito
,
per
riguadagnarvi
,
lavorando
,
il
tempo
perduto
.
Nullameno
passarono
ancora
alcuni
giorni
,
poi
la
rivide
ad
un
concerto
,
e
la
sera
medesima
sedendole
accanto
nel
palchetto
ella
si
mise
a
premergli
un
piede
.
La
mutevole
creatura
rideva
pazzamente
di
un
ufficiale
,
il
più
brutto
del
reggimento
,
che
le
faceva
dalla
barcaccia
una
corte
troppo
palese
.
-
Giulio
,
lo
vedi
?
-
si
volse
al
marito
.
-
Oh
!
sono
tranquillo
sul
conto
suo
.
Infatti
il
principe
doveva
andare
a
Roma
l
'
indomani
per
restarvi
una
settimana
.
-
Bada
,
è
troppo
bello
.
La
volgarità
di
questi
scherzi
ripugnava
a
Lelio
,
che
ritirò
il
piede
sotto
il
divano
:
ella
bruscamente
si
volse
a
guardare
altrove
,
ma
l
'
indomani
si
videro
per
strada
.
Egli
l
'
accompagnò
un
tratto
.
-
Venite
alla
festa
della
canonichessa
?
-
Non
sono
invitato
.
Ella
ne
fece
le
meraviglie
.
-
Ah
!
non
siete
wagneriano
.
-
Voi
andrete
certamente
.
-
Sì
,
da
sola
...
Sono
sola
sola
in
casa
.
Il
suo
sorriso
aveva
la
solita
lubricità
,
poi
si
passò
rapidamente
la
punta
della
lingua
sulle
labbra
.
-
Invitatemi
a
pranzo
-
l
'
altro
proruppe
.
-
Perché
sono
sola
?
-
Egli
capì
tosto
che
acconsentiva
.
-
Trovate
un
pretesto
.
-
Se
non
è
che
questo
!
Siccome
è
la
prima
festa
della
canonichessa
,
e
vi
sarà
tutta
Bologna
,
avrete
certamente
un
abito
nuovo
per
eclissare
tutte
le
signore
.
Verrò
a
vederlo
.
Ma
si
pentì
subito
dopo
di
averlo
trovato
sentendo
come
fosse
volgare
.
-
Sì
,
è
veramente
bello
!
-
esclamò
la
donnina
con
uno
scoppio
di
orgoglio
infantile
.
Alle
cinque
e
mezzo
Lelio
in
marsina
e
cravatta
bianca
entrava
trionfalmente
nel
salotto
della
principessa
,
perché
a
casa
aveva
trovato
un
invito
per
la
festa
da
ballo
.
La
principessa
si
turbò
.
-
Allora
il
pretesto
non
serve
più
.
Se
lo
sapessero
!
-
Fammi
vedere
l
'
abito
.
-
Non
vi
mostro
niente
.
Il
dibattito
durò
dieci
minuti
,
ma
siccome
il
cameriere
entrava
nel
gabinetto
per
avvisare
che
la
signora
era
servita
,
Lelio
troncò
ogni
difficoltà
col
chiederle
sfacciatamente
d
'
essere
invitato
a
pranzo
,
e
le
offerse
il
braccio
.
Il
pranzo
modestissimo
era
mal
servito
:
ella
stava
contegnosa
,
egli
disinvolto
faceva
dello
spirito
accorgendosi
di
riuscirle
sempre
più
seccante
.
Perché
?
Aveva
ella
calcolato
sulla
sua
assenza
in
quella
festa
,
o
si
pentiva
già
di
compromettersi
troppo
con
quel
pranzo
,
sola
con
lui
,
in
faccia
a
tutti
i
domestici
?
Allora
Lelio
si
fece
vile
:
conoscendo
la
sua
debolezza
per
i
complimenti
si
profuse
in
frasi
dolci
,
piene
di
scurrili
allusioni
,
e
finì
per
raccontare
scherzosamente
tutta
la
storia
di
un
amante
,
che
la
contessa
Ghigi
,
la
divina
impeccabile
,
avrebbe
finalmente
trovato
in
un
ufficiale
di
artiglieria
.
Ella
non
lo
credeva
,
ma
i
particolari
erano
così
minuti
e
scabrosi
che
dovette
riderne
per
forza
.
Poi
tornarono
un
momento
nel
gabinetto
a
prendere
il
caffè
.
Pareva
ridivenuta
allegra
.
Improvvisamente
Lelio
,
inginocchiandosele
innanzi
per
baciarla
sulla
cintura
,
le
chiese
il
permesso
di
assistere
alla
sua
toeletta
con
Clelia
,
la
cameriera
di
confidenza
,
che
,
al
corrente
di
tutto
da
un
pezzo
,
non
ne
avrebbe
fatto
alcuna
meraviglia
.
Ella
gli
pose
per
risposta
la
mano
sulla
bocca
.
-
Se
invece
della
festa
rimanessimo
qui
insieme
fino
alle
undici
?
Poi
tu
vai
a
letto
ed
io
faccio
altrettanto
:
lo
faresti
per
me
un
simile
sacrificio
?
-
La
proposta
era
così
stravagante
che
l
'
altra
non
la
comprese
nemmeno
.
-
Vattene
,
è
già
tardi
.
-
No
,
ti
aspetterò
qui
.
Voglio
vederti
prima
di
tutti
gli
altri
.
Ella
non
badò
al
tono
freddo
di
quelle
parole
.
Appena
rimasto
solo
,
Lelio
si
voltò
verso
lo
specchio
e
vi
si
scorse
livido
di
collera
:
il
gabinetto
poco
illuminato
da
una
lampada
sopra
un
alto
piede
dorato
,
coperta
di
trine
,
pareva
più
piccolo
;
egli
le
sollevò
dalla
grossa
palla
di
vetro
appannato
gettandole
sopra
una
poltroncina
,
e
in
quella
luce
più
viva
tornò
a
guardarsi
.
Eppure
gli
pareva
d
'
essere
bello
,
almeno
più
che
il
principe
Giulio
e
quell
'
altro
della
canonichessa
,
dalla
quale
aveva
così
tardi
e
forse
a
stento
ricevuto
l
'
invito
alla
festa
.
Perché
dunque
la
principessa
Irma
non
lo
amava
?
La
puerilità
di
questa
dimanda
,
che
non
avrebbe
osato
rivolgere
a
nessun
altro
,
in
quel
momento
lo
fece
soffrire
.
La
sua
anima
degna
di
più
alte
passioni
si
trovò
daccapo
in
quel
gabinetto
minuscolo
,
di
un
lusso
raffinato
ed
insignificante
come
la
vita
della
donna
,
dietro
la
quale
egli
si
perdeva
da
un
anno
;
si
rammentò
tutto
,
il
primo
incontro
,
la
gita
a
Cà
de
'
Varchi
,
la
scena
violenta
dietro
al
fienile
,
tutta
la
serie
dei
minimi
drammi
,
i
ripicchi
,
le
carezze
,
i
delirii
della
carne
nella
più
torrida
arsura
della
passione
,
quando
si
abbracciavano
così
strettamente
che
avrebbero
potuto
credere
per
un
istante
di
non
lasciarsi
più
.
Poi
tutto
finiva
un
istante
dopo
per
ricominciare
ancora
in
una
alternativa
di
luci
e
di
ombre
,
mentre
un
gran
vuoto
gli
si
allargava
in
cuore
e
il
cervello
spossato
gli
si
intorpidiva
sotto
una
nebbia
pesante
.
Perché
durava
ancora
quella
meschina
novella
,
buona
tutto
al
più
per
raccontarsi
in
poche
pagine
?
Intanto
egli
era
ancora
lì
ad
attendere
fanciullescamente
la
principessa
trionfante
nell
'
abito
nuovo
,
che
le
avrebbe
attirato
gli
omaggi
di
nuove
passioni
.
Se
ella
invece
lo
avesse
amato
,
quale
deliziosa
circostanza
quella
assenza
del
marito
,
e
come
si
sarebbero
sentiti
entrambi
felici
di
rinunziare
alla
festa
per
trascorrere
insieme
la
sera
,
fors
'
anche
la
notte
,
arrischiando
per
questa
beatitudine
di
poche
ore
magari
tutta
la
vita
!
Ella
intenta
ad
abbigliarsi
non
pensava
invece
più
a
lui
in
tal
momento
,
perché
appena
incomincia
per
una
signora
la
toeletta
da
ballo
,
questo
solo
diventa
l
'
amante
,
e
ogni
altro
scompare
.
Lelio
aveva
acceso
una
sigaretta
quantunque
sapesse
che
la
principessa
non
permetteva
mai
di
fumare
nel
proprio
gabinetto
;
quindi
si
era
gettato
sopra
un
divano
.
Poi
consultò
l
'
orologio
,
non
erano
che
le
otto
e
mezzo
.
Quanto
impiegherebbe
ella
a
vestirsi
?
Per
un
momento
ebbe
quasi
voglia
di
andarsene
.
Che
cosa
faceva
lì
?
Non
gli
sarebbe
toccato
di
uscire
peggio
,
solo
,
a
piedi
,
mentre
l
'
altra
monterebbe
nella
propria
carrozza
,
giacché
per
nulla
al
mondo
ella
avrebbe
consentito
a
farsi
accompagnare
da
lui
al
ballo
?
Per
così
segnalato
favore
Lelio
avrebbe
dovuto
essere
per
lo
meno
il
principino
;
allora
il
mondo
non
vi
avrebbe
trovato
nulla
a
ridire
,
ma
un
borghese
come
lui
l
'
avrebbe
resa
ridicola
.
Il
mondo
riconosce
parecchie
categorie
negli
amanti
come
in
ogni
altra
classe
di
funzionari
.
E
l
'
idea
di
un
amore
profondo
,
tenace
,
con
una
dama
bella
ed
elegante
,
che
avesse
potuto
comprendere
almeno
in
parte
i
bisogni
della
sua
anima
e
la
grandezza
dei
suoi
ideali
d
'
artista
,
gli
appariva
dentro
la
magia
di
un
quadro
dalle
tinte
delicate
sopra
un
fondo
misterioso
;
egli
vi
si
sarebbe
sentito
più
uomo
nella
forte
calma
della
fede
inspirata
ad
un
'
altra
anima
,
colla
soavità
di
un
abbandono
,
che
lo
avrebbe
riposato
dalle
virili
fatiche
del
pensiero
.
Che
cosa
direbbe
suo
padre
vedendolo
in
tal
momento
ad
aspettare
come
un
valletto
che
la
principessa
fosse
vestita
?
Gettò
la
sigaretta
e
tornò
a
camminare
.
Era
stanco
,
irritato
di
quella
attesa
troppo
lunga
anche
per
un
vero
amante
,
e
nullameno
senza
gran
cosa
di
anormale
,
dacché
la
festa
cominciava
alle
dieci
,
e
la
toeletta
di
una
signora
non
può
in
simili
casi
durare
meno
di
qualche
ora
.
Istintivamente
si
cercò
un
libro
intorno
,
fuori
nevicava
.
Egli
aveva
lasciato
la
pelliccia
in
anticamera
,
ma
andando
alla
festa
avrebbe
avuto
bisogno
di
trovare
subito
un
fiacre
per
non
sporcarsi
le
scarpe
.
Questa
preoccupazione
gli
suggerì
di
chiamare
un
servo
,
che
glielo
andasse
a
cercare
,
poi
improvvisamente
diventò
timido
e
non
l
'
osò
.
Che
avrebbe
pensato
costui
?
Daccapo
si
distrasse
:
quindi
un
altro
più
meschino
pensiero
lo
fece
sorridere
quasi
con
gioia
nella
speranza
che
l
'
abito
della
principessa
fosse
brutto
e
non
le
attirasse
che
l
'
ironia
delle
signore
;
sarebbe
stata
sempre
una
piccola
rivincita
per
lui
,
che
a
quella
festa
non
avrebbe
avuto
alcuna
importanza
.
Ma
gli
ultimi
quarti
d
'
ora
furono
addirittura
convulsi
.
Finalmente
intese
un
fruscìo
.
Ella
entrò
sorridente
col
viso
in
alto
:
aveva
sulla
testa
un
diadema
e
al
collo
una
collana
di
oro
massiccio
ad
anella
e
piastrine
,
qualche
cosa
di
barbaro
e
di
elegante
come
il
diadema
e
la
collana
di
Elena
,
che
il
dottore
Schliemann
aveva
pochi
mesi
prima
scoperto
in
Grecia
,
e
già
diventati
di
moda
a
Parigi
.
La
sua
bella
testa
di
gitana
ne
acquistava
un
'
aria
bizzarra
d
'
impero
.
Rimase
un
istante
sull
'
uscio
quasi
incorniciata
dalle
sue
modanature
in
legno
pallido
;
aveva
il
busto
di
un
rosso
cupo
a
ricami
dorati
e
,
sotto
,
una
campana
di
merletti
rugginosi
egualmente
ricamati
d
'
oro
le
copriva
la
sottana
,
della
quale
lo
strascico
si
perdeva
al
di
fuori
.
Ella
s
'
avanzò
guardandolo
negli
occhi
per
cogliervi
il
primo
lampo
di
ammirazione
,
ma
appena
nel
gabinetto
si
voltò
allo
specchio
.
Un
odore
acuto
di
sandalo
era
entrato
con
lei
.
Lelio
taceva
:
allora
ella
trionfante
gli
sorrise
nello
specchio
.
Le
sue
spalle
brune
,
nude
,
parevano
più
delicate
sotto
quella
pesante
fornitura
d
'
oro
,
senza
una
gemma
,
e
tutto
quell
'
oro
nel
busto
e
nella
gonna
,
che
le
accendeva
intorno
una
strana
fosforescenza
.
Un
'
idea
passò
lampeggiando
nel
cervello
di
Lelio
.
Ella
sorrideva
ancora
.
Lelio
chinò
lievemente
la
testa
al
suo
sorriso
e
,
affettando
la
massima
circospezione
,
poiché
lo
strascico
del
vestito
riempiva
quasi
tutto
il
gabinetto
,
le
si
accostò
per
di
dietro
colle
labbra
tese
per
deporle
un
bacio
sulla
spalla
sinistra
.
La
sua
testa
spuntò
dallo
sfondo
lucente
del
cristallo
,
altrettanto
bella
,
forse
più
pallida
nell
'
abito
nero
e
sopra
quella
camicia
bianca
come
la
porcellana
,
mentre
ella
si
aggiustava
un
riccio
sotto
il
diadema
;
ma
Lelio
nel
piegarsi
per
darle
il
bacio
traballò
improvvisamente
incespicando
nell
'
abito
,
così
che
per
balzare
indietro
ne
sfondò
con
un
piede
la
campana
dei
merletti
.
Lo
stridore
della
seta
lacerandosi
anch
'
essa
per
oltre
la
metà
della
loro
altezza
fece
voltare
la
principessa
,
che
urtò
quasi
colla
testa
in
quella
di
Lelio
;
era
diventata
verde
come
i
propri
occhi
,
cogli
occhi
sfolgoranti
.
-
Villano
!
-
gridò
raccogliendo
nella
mano
la
strappatura
.
Lelio
attese
che
rialzasse
il
capo
;
i
suoi
sguardi
si
urtarono
allora
in
quelli
della
principessa
umidi
di
lagrime
.
-
Avete
perduto
la
scommessa
.
Nell
'
ira
di
quel
dolore
ella
non
comprese
nemmeno
.
-
Clelia
!
-
esclamò
.
-
Eppure
ve
lo
aveva
detto
che
non
avrei
mai
avuto
per
voi
il
valore
di
un
abito
!
-
soggiunse
Lelio
tristamente
.
Ma
l
'
altra
l
'
interruppe
con
un
gesto
di
disprezzo
così
violento
che
l
'
altro
dovette
indietreggiare
;
ella
rimaneva
sempre
così
piegata
colla
strappatura
fra
le
mani
.
Allora
Lelio
,
che
nell
'
iracondo
pentimento
di
quella
vittoria
stava
per
rispondere
una
ingiuria
grossolana
,
le
si
inchinò
freddamente
e
,
prima
ancora
che
la
cameriera
accorresse
,
uscì
dal
gabinetto
.
Fuori
la
neve
seguitava
a
cadere
.
-
Dove
vai
?
-
lo
chiamò
una
voce
amica
all
'
angolo
di
via
Farini
.
-
sei
di
ballo
?
-
No
.
Ho
mutato
pensiero
-
rispose
abbottonando
solamente
allora
la
pelliccia
,
sotto
la
quale
l
'
altro
aveva
veduto
il
piastrone
e
la
cravatta
bianca
.
-
Allora
vieni
con
me
,
abbiamo
una
cena
con
cinque
o
sei
sgualdrine
del
teatro
Brunetti
.
Staremo
allegri
.
Almeno
quelle
sono
donne
che
si
conoscono
prima
;
non
c
'
è
pericolo
di
essere
ingannati
.
-
Tanto
peggio
,
mio
caro
!
-
replicò
l
'
altro
.
E
si
lasciò
trascinare
.
INCENSO
I
Un
signore
,
che
villeggiava
presso
il
suo
paesello
nell
'
estate
,
lo
aveva
un
giorno
scherzosamente
chiamato
«
vescovo
»
,
e
quel
nomignolo
gli
era
rimasto
.
Era
un
povero
ragazzo
di
sedici
anni
,
benché
ne
mostrasse
appena
tredici
,
lungo
e
sottile
quasi
quanto
la
grama
veste
talare
,
che
il
parroco
gli
aveva
regalato
per
quella
occasione
della
sua
discesa
al
seminario
della
città
,
famoso
in
tutta
la
provincia
perché
Vincenzo
Monti
,
il
grande
poeta
romagnolo
,
e
forse
il
solo
poeta
delle
Romagne
,
vi
aveva
fatto
gli
studi
nella
seconda
metà
del
secolo
passato
.
Ora
il
seminario
non
valeva
gran
cosa
come
scuola
,
ed
è
probabile
che
anche
allora
non
valesse
di
più
.
Ad
ogni
modo
pel
«
vescovo
»
era
stato
quello
il
massimo
,
indimenticabile
giorno
della
sua
giovine
vita
.
A
casa
la
mamma
era
morta
tisica
da
un
pezzo
:
vi
rimanevano
il
babbo
alto
e
secco
,
buon
uomo
,
di
carattere
mite
,
con
due
figlie
già
grandi
ed
un
ragazzetto
:
erano
cinque
in
tutto
,
e
il
padre
,
cantoniere
della
provincia
,
non
aveva
che
quarantacinque
lire
al
mese
di
stipendio
.
I
conti
non
furono
difficili
,
ne
diede
dieci
a
Giannino
,
che
andava
a
farsi
prete
,
e
serbò
le
altre
trentacinque
per
il
resto
.
La
miseria
diventava
presso
a
poco
eguale
da
ambo
le
parti
.
Con
quei
dieci
franchi
al
mese
Giannino
doveva
campare
da
novembre
a
luglio
pensando
ai
libri
,
alla
carta
,
alle
penne
,
al
lume
,
a
tutto
:
un
grasso
,
grosso
e
ricco
prete
del
paese
,
ora
morto
,
che
possedeva
nella
città
una
bella
casa
,
gli
concesse
gratis
un
piccolo
granaio
;
nella
stessa
casa
abitava
una
vecchia
,
povera
,
sorella
del
prete
.
Fu
dunque
mandato
giù
per
un
carrettiere
un
letticciuolo
,
un
tavolinetto
,
quattro
lenzuoli
,
due
salviette
,
una
coperta
e
null
'
altro
;
Giannino
calò
tre
giorni
dopo
con
un
fagotto
,
nel
quale
aveva
messo
i
libri
e
pochi
cenci
di
biancheria
,
ma
l
'
arciprete
ammirato
dal
suo
coraggio
gli
aveva
regalato
un
vecchio
mantello
,
perché
se
ne
servisse
contro
il
freddo
nell
'
inverno
.
Il
futuro
«
vescovo
»
penetrò
nella
città
a
piedi
,
poco
stanco
malgrado
le
venti
miglia
fatte
,
perché
la
giornata
era
bella
;
un
magnifico
sole
stendeva
le
sue
ultime
dorature
su
tutta
la
campagna
,
e
le
passere
svolazzavano
monellescamente
lungo
le
siepi
.
Avrebbe
potuto
salire
gratuitamente
in
quel
lungo
tratto
di
strada
su
qualche
biroccia
scarica
,
ma
la
dignità
della
veste
ecclesiastica
e
un
giovanile
orgoglio
del
primo
viaggio
glielo
vietarono
.
Andò
difilato
alla
casa
circa
nel
mezzo
del
Corso
,
pel
quale
era
entrato
,
e
si
presentò
alla
vecchia
.
Questa
viveva
all
'
ultimo
piano
in
due
camerette
nude
e
gelide
,
appunto
sotto
il
piccolo
granaio
,
nel
quale
aveva
essa
medesima
disposto
il
letto
per
lui
.
Era
curva
,
mal
vestita
,
con
pochi
denti
in
bocca
e
due
occhietti
grigi
di
falco
sotto
la
fronte
rugosa
.
Si
era
ridotta
così
per
alcune
scappate
di
gioventù
,
che
l
'
avevano
guastata
col
ricco
fratello
senza
che
si
fosse
più
potuta
rappattumare
con
lui
.
Egli
non
le
mandava
quasi
nulla
,
permettendole
solo
di
alloggiare
in
quella
casa
;
ella
viveva
non
si
sa
di
che
.
Il
ragazzo
era
simpatico
.
Le
loro
due
miserie
si
vollero
bene
quasi
subito
,
d
'
istinto
.
Giannino
le
raccontò
tutto
,
l
'
altra
taceva
.
Nella
camera
,
sopra
un
fornello
di
terra
cotta
,
fumava
un
pentolino
.
-
Vuoi
farti
prete
come
mio
fratello
:
egli
avrebbe
potuto
almeno
darti
qualche
cosa
.
Il
ragazzo
sorrise
lietamente
,
poi
le
mostrò
la
carta
da
dieci
lire
e
volle
consegnargliela
per
evitare
tutti
i
rischi
:
in
tasca
gli
rimanevano
ventotto
soldi
regalatigli
dalle
sorelle
,
tre
dei
quali
erano
del
fratello
più
piccolo
.
Egli
aveva
già
fatto
in
testa
il
proprio
bilancio
:
bisognava
spendere
meno
di
sette
soldi
al
giorno
calcolando
che
gli
altri
pochi
soldi
necessari
per
le
penne
,
per
la
carta
e
per
il
lume
potesse
guadagnarli
da
chierico
in
qualche
funzione
:
lo
stesso
carrettiere
che
aveva
portato
il
letto
,
era
disposto
a
riportare
gratuitamente
al
villaggio
ogni
quindici
giorni
il
fagottino
della
biancheria
,
perché
le
sorelle
potessero
lavarla
.
Dal
momento
che
l
'
acqua
non
costava
nulla
e
il
pane
lo
si
vendeva
sei
soldi
il
chilogramma
,
gliene
rimanevano
tre
per
il
companatico
,
perché
il
ragazzo
sapeva
di
poter
vivere
con
solo
mezzo
chilo
;
poi
ad
ogni
vacanza
di
Natale
,
di
carnevale
e
di
Pasqua
,
sarebbe
tornato
al
paese
per
una
settimana
,
e
là
mangiando
cogli
altri
avrebbe
risparmiato
i
sei
soldi
quotidiani
.
La
vecchia
non
era
solita
a
spendere
molto
di
più
:
un
caffè
col
latte
la
mattina
,
tre
soldi
di
minestra
a
pranzo
,
presso
a
poco
altrettanto
da
cena
.
Questo
impossibile
bilancio
era
purtroppo
vero
,
ma
la
vecchia
non
propose
nulla
:
fu
il
ragazzo
che
coll
'
adorabile
confidenza
della
sua
età
la
pregò
di
tenerlo
a
dozzena
.
Ella
ricusò
per
non
aver
responsabilità
,
quindi
finì
coll
'
accordargli
che
avrebbero
mangiato
insieme
quei
giorni
che
essa
accenderebbe
il
fornello
:
negli
altri
ognuno
restava
libero
di
uscirne
come
poteva
.
E
così
il
«
vescovo
»
cominciò
la
carriera
ecclesiastica
.
L
'
altro
vescovo
vero
della
città
,
ricco
ed
avaro
,
niente
impietosito
del
caso
,
gli
concesse
appena
la
esenzione
dalle
tasse
di
scuola
,
ammonendolo
severamente
che
in
quella
vita
fuori
del
seminario
,
fra
i
pericoli
del
mondo
,
avrebbe
dovuto
vigilare
doppiamente
sopra
sé
stesso
.
Il
ragazzo
pieno
di
timore
dinanzi
a
quell
'
alta
autorità
,
che
un
viso
burbero
,
butterato
dal
vaiuolo
,
rendeva
in
tale
momento
anche
più
terribile
,
non
sentì
nemmeno
il
ridicolo
di
simili
ammonizioni
contro
i
piaceri
mondani
,
dai
quali
i
dieci
franchi
al
mese
lo
garantivano
anche
troppo
bene
.
Al
primo
esame
d
'
ammissione
i
professori
gli
furono
benevoli
,
invece
entrando
nella
classe
gli
piovvero
addosso
dileggi
da
tutti
i
banchi
.
Naturalmente
i
seminaristi
esterni
,
(
si
chiamavano
così
quelli
che
praticavano
solamente
le
scuole
)
erano
i
più
poveri
:
nel
seminario
affollato
di
centocinquanta
allievi
,
una
categoria
,
quella
dei
ricchi
,
che
pagavano
intera
la
dozzena
,
vestiva
di
rosso
,
un
rosso
splendido
,
abbacinante
;
l
'
altra
,
di
coloro
a
mezza
dozzena
,
portava
la
veste
nera
con
una
larga
fascia
rossa
a
nodo
sulla
cintura
:
i
paria
del
di
fuori
vestivano
da
prete
come
potevano
.
Spessissimo
il
nero
dei
loro
abiti
diventava
rameo
,
ferrigno
,
gialliccio
:
tutta
la
gamma
delle
slavature
vi
si
mostrava
al
sole
,
i
cappelli
di
felpa
lasciavano
dalle
cuciture
passare
il
cartone
,
i
mantelli
nascondevano
male
i
propri
buchi
fra
le
pieghe
,
mentre
le
scarpe
al
disotto
sembravano
sorridere
con
troppa
allegria
di
tutti
questi
inconvenienti
.
Nullameno
anche
fra
questi
esterni
vi
erano
delle
suddivisioni
:
alcuni
vivevano
abbastanza
bene
presso
qualche
parente
,
tutti
avevano
già
delle
relazioni
,
mentre
Giannino
non
conosceva
nella
città
che
il
signore
,
dal
quale
aveva
già
ricevuto
il
soprannome
di
vescovo
.
Questi
,
ancora
giovane
,
era
caduto
poco
prima
assai
pericolosamente
,
azzoppandosi
dalla
gamba
destra
.
Quel
primo
inverno
fu
rigidissimo
.
Il
piccolo
«
vescovo
»
tutte
le
mattine
sulle
otto
passava
per
il
Corso
,
svoltando
all
'
angolo
del
palazzo
Zannoni
per
andare
al
seminario
senza
attraversare
la
piazza
,
giacché
la
miseria
degli
abiti
e
l
'
aria
sparuta
del
viso
lo
avevano
segnalato
alle
atroci
buffonerie
dei
monelli
,
che
una
volta
gli
erano
già
corsi
sopra
a
palle
di
neve
fra
le
risate
di
tutti
.
Nullameno
il
suo
coraggio
,
simile
a
quello
dei
passeri
che
seguitano
a
cantare
anche
quando
la
neve
ha
coperto
tutti
i
campi
,
non
aveva
bisogno
di
molti
sforzi
per
resistere
a
tale
vita
.
La
mattina
non
faceva
colazione
:
tornando
a
casa
dal
seminario
,
se
per
la
vecchia
Geltrude
non
era
giorno
di
fornello
,
comprava
in
una
piccola
bottega
,
sempre
la
stessa
,
il
solito
mezzo
chilo
di
pane
bruno
e
tre
soldi
di
frutta
o
tre
soldi
di
maiale
;
divideva
il
tutto
in
due
parti
,
e
la
giornata
era
trascorsa
.
Nel
pomeriggio
bisognava
tornare
a
scuola
,
poi
andava
a
spasso
se
non
capitava
qualche
funzione
di
chiesa
,
e
finalmente
a
letto
col
mantello
dell
'
arciprete
e
tutti
gli
altri
vestiti
sulle
coperte
.
Lì
studiava
allo
scarso
lume
di
un
lanternino
a
petrolio
,
ma
anche
questo
bisognava
non
lasciarlo
ardere
troppo
.
Ai
libri
aveva
già
provveduto
:
un
canonico
ricco
e
quasi
pazzo
per
le
anticaglie
gliene
aveva
prestati
parecchi
,
alcuni
fra
i
migliori
compagni
ne
diedero
altri
,
da
ultimo
un
ex
professore
di
filosofia
,
prete
buono
e
strano
,
malviso
al
vescovado
,
gli
fornì
il
resto
.
Restava
ancora
la
spesa
per
la
carta
quando
non
gli
riusciva
di
farsela
regalare
.
Nel
primo
mese
guadagnò
sedici
soldi
in
due
accompagnamenti
funebri
al
cimitero
,
e
poté
così
comprare
qualche
quaderno
con
un
cartoccino
di
penne
:
a
quella
per
le
male
copie
pensavano
i
manifesti
delle
colonne
.
In
una
sera
di
neve
,
rincasando
sull
'
ora
di
notte
,
aveva
osato
strappare
un
lembo
di
avviso
che
il
vento
gli
sbatteva
quasi
sul
volto
:
sulle
prime
,
spaventato
della
propria
audacia
,
credette
in
buona
fede
che
i
manifesti
non
si
potessero
rompere
,
poi
si
rinfrancò
e
,
avendo
studiato
nel
giorno
i
luoghi
più
propizi
,
usciva
la
sera
circa
sulle
otto
a
fare
così
la
propria
provvista
.
Era
una
vita
povera
e
semplice
,
alla
quale
per
diventare
sublime
sarebbe
bastata
la
coscienza
del
sacrifizio
.
Egli
invece
non
ne
sapeva
nulla
:
aveva
una
voglia
ardente
di
farsi
prete
in
quel
fanciullesco
entusiasmo
delle
prime
preghiere
e
dei
primi
abbarbagli
mistici
:
sapeva
che
a
casa
il
padre
e
le
sorelle
mangiando
quasi
sempre
formentone
lavoravano
anche
più
di
lui
,
ed
egli
li
amava
dolcemente
,
senza
passione
.
Alla
parrocchia
futura
non
pensava
mai
,
anzi
quando
il
padre
gliene
aveva
parlato
sognando
già
di
riposarsi
vecchio
all
'
ombra
del
campanile
figliale
,
egli
ne
aveva
quasi
sofferto
:
benché
torbido
,
il
suo
sogno
sarebbe
stato
di
studiare
sempre
e
magari
di
predicare
,
se
la
voce
glielo
avesse
permesso
.
Ma
allora
era
troppo
gracile
,
con
un
collo
non
più
grosso
di
una
canna
e
una
voce
roca
,
attraverso
la
quale
tratto
tratto
passavano
sibili
di
mal
augurio
.
Non
ci
voleva
meno
di
una
giovinezza
così
casta
e
calma
per
non
provocare
lo
stesso
terribile
malore
,
del
quale
la
mamma
era
morta
,
appiattato
quasi
visibilmente
sotto
le
sue
carni
biancastre
.
Giornali
non
ne
leggeva
perché
scomunicati
,
poi
i
compiti
di
scuola
lo
tenevano
occupato
tutto
il
giorno
.
Egli
voleva
figurarvi
fra
i
migliori
nella
speranza
per
sé
e
pe
'
suoi
di
essere
l
'
anno
venturo
accolto
gratis
nel
seminario
,
come
ad
alcuni
altri
era
accaduto
.
Ma
il
suo
ingegno
non
era
molto
,
e
la
miseria
invece
di
attirargli
simpatie
gli
manteneva
intorno
quella
diffidenza
fredda
,
che
tutti
sentono
per
la
gente
troppo
povera
.
Solo
quel
vecchio
professore
di
filosofia
sembrava
prediligerlo
:
ma
anzitutto
,
poverissimo
anch
'
egli
e
malato
nelle
gambe
,
viveva
con
una
sorella
altrettanto
vecchia
,
poi
afflitto
da
una
formidabile
voracità
non
aveva
di
che
appagarla
in
casa
propria
.
Però
gli
era
rimasto
dell
'
abitudine
professorale
un
bisogno
insaziato
di
ripetere
le
antiche
lezioni
di
seminario
,
le
stesse
che
vi
si
danno
oggi
ancora
,
tutto
un
guazzabuglio
di
frasi
e
di
pensieri
dentro
un
mulinello
di
sillogismi
buoni
tutto
al
più
per
divertire
l
'
incapacità
di
un
seminarista
,
ma
che
per
lui
erano
invece
tutta
la
verità
possibile
allo
spirito
umano
.
Il
suo
odio
contro
Rosmini
,
del
quale
negava
iracondamente
anche
l
'
ingegno
,
lo
faceva
alla
prima
obbiezione
uscire
dai
gangheri
.
Sulle
quattro
pomeridiane
,
finita
l
'
ultima
lezione
,
il
«
vescovo
»
doveva
quindi
andare
da
don
Riva
in
via
del
Filatoio
per
accompagnarlo
a
spasso
:
uscivano
adagio
dall
'
uscio
alto
tre
scalini
e
andavano
lungo
il
muro
verso
porta
Montanara
.
Il
vecchio
appoggiato
sul
bastone
,
colla
grossa
testa
bianca
,
un
mantellone
bigio
e
le
povere
gambe
grosse
come
due
tronchi
,
parlava
forte
fermandosi
spesso
con
un
gran
gesto
della
mano
sinistra
per
confermare
un
argomento
.
Le
ragazze
sorridevano
incontrando
quella
strana
coppia
.
Forse
la
loro
più
lunga
passeggiata
fra
andata
e
ritorno
non
oltrepassava
un
chilometro
,
ma
v
'
impiegavano
un
'
ora
e
mezzo
:
qualche
volta
il
«
vescovo
»
,
sospeso
quasi
gelosamente
a
tutte
le
parole
dell
'
altro
,
osava
una
obbiezione
che
faceva
fermare
di
botto
il
professore
.
-
Ah
!
tu
credi
-
ribatteva
coll
'
aspra
superiorità
del
dotto
,
cui
l
'
invidia
degli
emuli
contristò
la
vita
fra
l
'
ignara
indifferenza
del
pubblico
:
-
ecco
....
E
spessissimo
invece
di
rispondere
all
'
argomento
oppostogli
non
faceva
che
ripetere
il
proprio
.
Nullameno
quella
vita
era
ben
dura
.
Ogni
giorno
l
'
ingenua
confidenza
del
ragazzo
riceveva
atroci
smentite
:
come
tutti
i
buoni
,
specialmente
quando
sono
poveri
,
egli
aveva
preso
alla
lettera
le
parole
di
carità
,
di
amore
,
di
pietà
verso
Dio
e
verso
gli
uomini
,
che
sbocciavano
come
piccoli
fiori
celesti
nei
manuali
di
preghiere
,
o
passavano
con
una
sonorità
grossolana
in
tutte
le
prediche
dei
parroci
.
La
sua
anima
innocente
aveva
sperato
quasi
colla
certezza
della
fede
che
nel
seminario
tutti
i
professori
gli
farebbero
da
padre
e
i
compagni
da
fratello
,
mentre
il
vescovo
alto
e
solenne
nella
dolcezza
della
propria
autorità
avrebbe
vegliato
su
lui
come
un
santo
.
Invece
i
professori
simili
a
tutti
gli
altri
maestri
praticavano
di
mala
voglia
il
proprio
mestiere
prediligendo
gli
scolari
più
servili
,
o
dai
quali
potessero
nelle
feste
attendere
qualche
regalo
;
i
compagni
,
come
quelli
del
suo
villaggio
,
gareggiavano
odiandosi
reciprocamente
e
i
più
ricchi
dominavano
fra
di
loro
,
mentre
egli
povero
,
colle
scarpe
rattoppate
e
quella
vesticciuola
talare
tutta
a
rammendi
,
diventava
il
bersaglio
di
ogni
motteggio
.
Persino
la
mingherlina
struttura
gli
nuoceva
.
Poi
avendo
confessato
imprudentemente
ad
un
amico
di
campare
con
sette
soldi
al
giorno
,
questo
miracolo
di
sacrificio
parve
a
tutti
ignobile
,
e
lo
battezzarono
«
Ugolino
»
il
sublime
affamato
del
più
tragico
fra
i
canti
di
Dante
.
Egli
sulle
prime
rispose
,
poscia
piegò
la
testa
piangendo
.
Alle
funzioni
ecclesiastiche
gli
accadeva
lo
stesso
;
i
preti
se
ne
disputavano
i
pochi
lucri
accorrendo
di
lontano
alle
buone
messe
,
mercanteggiando
tutti
gli
uffici
con
una
crudità
di
linguaggio
troppo
inconsapevole
,
perché
non
fosse
una
necessità
della
loro
vita
.
Al
disotto
di
loro
i
chierici
si
aspreggiavano
anche
più
biricchinescamente
nella
contesa
dei
piccoli
servigi
,
pagati
a
soldi
,
così
che
abbisognava
davvero
il
caso
di
una
gran
festa
o
di
un
mortorio
molto
ricco
perché
il
povero
Giannino
vi
potesse
penetrare
.
Il
suo
incasso
più
lauto
in
un
mese
furono
tre
lire
.
Siccome
nessuno
era
più
magramente
vestito
di
lui
,
si
divideva
dai
compagni
sulla
porta
del
seminario
per
tornare
a
casa
coi
libri
stretti
da
una
correggia
fra
due
assicelle
,
scantonando
vergognoso
ai
vicoli
,
colla
bocca
sempre
sorridente
per
un
difetto
del
labbro
superiore
e
gli
occhi
buoni
ombrati
da
ciglia
lunghissime
.
I
suoi
giorni
migliori
erano
quelli
di
vacanza
,
il
giovedì
e
la
domenica
,
perché
poteva
restare
a
letto
fino
alle
dieci
leggendo
qualche
libro
prestatogli
da
don
Riva
,
mangiando
ad
un
'
ora
dopo
mezzogiorno
la
minestra
calda
colla
vecchia
Geltrude
.
Questi
erano
sempre
giorni
di
fornello
:
Giannino
vi
metteva
tre
soldi
,
essa
quattro
per
cucinare
generalmente
dei
maccheroni
:
talvolta
la
vecchia
vi
aggiungeva
un
pezzo
di
formaggio
o
di
tonno
o
una
pera
.
Due
volte
l
'
anno
-
per
santa
Geltrude
e
per
la
madonna
della
chiesa
di
San
Francesco
,
la
madonna
mora
come
la
chiamavano
le
treccole
-
ella
lo
convitava
per
quel
bisogno
anche
nei
più
miseri
,
specialmente
quando
vivono
solitari
,
di
fare
un
sacrificio
a
qualcuno
.
Ma
il
ragazzo
alla
prima
occasione
rendeva
l
'
invito
aggirandosele
intorno
con
una
festosità
di
cagnolino
,
mentre
l
'
altra
cucinava
il
suo
regalo
:
e
quei
giorni
egli
parlava
anche
di
più
,
colla
illusione
di
aver
mangiato
il
doppio
,
sebbene
qualche
po
'
di
fame
gli
fosse
egualmente
rimasta
.
La
vecchia
invece
discorreva
sempre
pochissimo
,
stava
molte
ore
del
giorno
fuori
guadagnando
misteriosamente
quanto
le
serviva
a
campare
,
poi
rincasava
con
un
grosso
caldano
pieno
di
carbonella
,
che
si
metteva
sotto
le
sottane
,
e
nell
'
angolo
della
prima
stanzetta
presso
la
finestra
ricominciava
a
fare
la
calza
.
Passavano
dei
giorni
interi
senza
vedersi
.
Ella
non
saliva
al
granaio
se
non
per
spazzarlo
perché
il
ragazzo
si
rifaceva
il
letto
e
si
tirava
l
'
acqua
necessaria
da
sé
.
E
nei
momenti
più
tristi
della
sua
solitudine
,
appena
sbocconcellato
in
piedi
,
alla
finestra
,
il
poco
pane
,
scendeva
da
lei
per
sentirsi
dire
qualche
parola
con
uno
di
quei
bruciori
di
essere
amato
,
così
dolorosi
nella
giovinezza
quando
la
mamma
sola
potrebbe
ancora
accarezzarci
come
un
bambino
,
ed
è
morta
invece
da
gran
tempo
,
ella
lo
salutava
senza
parlare
con
una
occhiata
,
reclinando
subito
dopo
la
testa
sulla
calza
.
La
finestra
di
quella
cameretta
,
come
l
'
altra
del
suo
granaio
,
davano
sui
tetti
di
contro
;
non
si
vedeva
che
un
piccolo
piano
inclinato
,
rigato
,
muffoso
,
scuro
:
quasi
nessuna
voce
arrivava
fino
lassù
,
i
vetri
erano
appannati
,
il
freddo
più
intenso
che
nella
strada
.
La
vecchia
andava
a
letto
sull
'
avemaria
per
non
accendere
il
lume
,
chiudendosi
dentro
a
catenaccio
;
egli
rincasava
un
'
ora
e
mezzo
o
due
ore
dopo
per
fare
altrettanto
,
spesso
sorpreso
da
un
gelo
,
che
nemmeno
il
letto
bastava
a
vincere
,
perché
gli
veniva
dallo
stomaco
non
abbastanza
pieno
.
Faceva
tutto
a
letto
,
le
preghiere
,
le
lezioni
,
i
conti
,
i
sogni
,
nei
quali
la
giovane
fantasia
si
rifugiava
coll
'
istinto
degli
uccelli
,
che
cercano
il
bosco
,
ma
dai
quali
usciva
spesso
con
una
stanchezza
desolata
.
Quanti
anni
gli
occorrerebbero
per
diventare
prete
?
Anche
senza
perderne
alcuno
,
fra
rettorica
,
filosofia
,
morale
,
teologia
,
tutti
gli
ordini
e
il
tempo
della
coscrizione
,
sarebbero
sette
;
sempre
così
solo
,
come
un
piccolo
viaggiatore
smarritosi
al
primo
viaggio
verso
una
mèta
,
che
gli
s
'
intorbidava
nel
pensiero
.
Infatti
il
seminario
e
il
duomo
grande
della
città
colla
pompa
delle
loro
scuole
e
delle
loro
funzioni
gli
avevano
offuscato
quel
primo
ingenuo
ideale
di
prete
orante
fra
gl
'
increduli
e
i
derelitti
.
E
però
la
sua
devozione
più
dolce
era
per
la
madonna
,
che
gli
ricordava
la
mamma
morta
pregando
che
lui
,
il
primogenito
maschio
,
si
facesse
prete
:
in
famiglia
non
aveva
altra
tenerezza
di
ricordo
perché
la
vita
dura
vi
rendeva
più
esigenti
tutti
gli
egoismi
,
e
fuori
non
aveva
ancora
trovato
un
cuore
che
rispondesse
al
suo
.
Tutti
lo
avevano
più
o
meno
deriso
,
anche
i
migliori
;
gli
altri
,
i
preti
,
avviandolo
per
la
loro
carriera
,
erano
stati
anche
più
freddi
.
Ma
per
quanto
desolata
quella
solitudine
dei
suoi
sedici
anni
in
un
granaio
,
con
dieci
franchi
al
mese
per
vivere
,
rare
volte
la
malinconia
lo
vinceva
sino
al
pianto
,
anzi
nelle
giornate
più
rigide
e
caliginose
di
quel
primo
inverno
il
suo
coraggio
si
mantenne
imperterrito
come
nella
tensione
delle
prime
ore
in
una
battaglia
;
poi
la
primavera
lo
vinse
.
Si
sentì
più
solo
:
nella
scuola
gli
pareva
quasi
d
'
essere
smarrito
fra
i
compagni
,
mentre
le
parole
dei
professori
vi
passavano
lentamente
come
un
gorgoglio
e
le
orazioni
stesse
,
rompendoglisi
nella
testa
,
svanivano
in
alto
simili
ai
bioccoli
bianchi
delle
siepi
fra
il
vento
e
il
sole
.
Era
la
prima
volta
che
questo
gli
accadeva
.
Una
tristezza
accorata
gli
veniva
dalla
ebrietà
della
natura
in
quei
primi
giorni
di
fecondazione
,
mentre
le
donne
passavano
per
le
strade
con
uno
splendore
sul
viso
pari
a
quello
dei
santi
dipinti
nelle
vetriate
,
e
tutti
,
anche
i
monelli
,
presi
nell
'
allegria
di
quella
immensa
festa
,
non
lo
guardavano
più
.
Egli
invece
,
deposto
il
pesante
mantello
regalatogli
dall
'
arciprete
,
se
ne
andava
entro
quella
veste
talare
appena
sufficiente
per
disegnare
un
'
ombra
sul
selciato
:
era
più
pallido
,
senza
appetito
nemmeno
per
mangiare
il
poco
che
aveva
.
Ma
nessuno
se
ne
accorgeva
.
Allora
lo
ripigliavano
improvvisi
pentimenti
.
Sarebbe
stato
meglio
per
lui
rimanere
col
padre
a
fare
il
cantoniere
:
a
sedici
anni
avrebbe
avuto
già
mezza
paga
con
poca
fatica
,
e
passerebbe
la
giornata
nella
strada
sbadilando
un
fosso
fra
una
chiacchiera
ed
un
saluto
,
lieto
nel
sole
primaverile
come
i
suoi
compagni
.
Invece
era
un
malato
,
vestito
di
un
ragnatelo
che
gli
faceva
freddo
anche
adesso
che
tutti
incominciavano
ad
aver
caldo
,
segregato
dalla
vita
comune
in
una
esistenza
claustrale
,
senza
la
fraternità
del
convento
e
la
sua
quiete
studiosa
.
I
suoi
condiscepoli
nel
seminario
potevano
forse
soffrire
per
la
mancanza
di
libertà
,
ma
avevano
tutte
le
ore
occupate
e
si
tenevano
l
'
un
l
'
altro
compagnia
.
Egli
invece
,
solo
con
don
Riva
,
finirebbe
come
lui
.
Il
vecchio
prete
peggiorava
tutti
i
giorni
,
giacché
avendo
bisogno
di
cibi
sostanziosi
non
ne
aveva
neppure
abbastanza
di
quelli
più
ordinari
,
e
gli
altri
preti
lo
sfuggivano
appunto
per
la
sua
miseria
;
mentre
il
vescovo
,
arricchito
per
la
terza
volta
da
un
'
altra
eredità
di
centomila
franchi
,
fingeva
d
'
ignorare
come
l
'
antico
professore
di
filosofia
nel
seminario
morisse
quasi
di
fame
.
Adesso
per
condurlo
a
spasso
bisognava
dargli
il
braccio
portandolo
quasi
di
peso
,
quantunque
Giannino
anch
'
esso
male
in
gambe
si
sentisse
soventi
la
schiena
bagnata
da
cattivi
sudori
.
Una
domenica
fuori
di
Porta
Pia
,
mentre
passavano
lentamente
dinanzi
alla
bottega
dei
sali
e
tabacchi
,
il
vecchio
ritirò
il
braccio
disotto
al
suo
,
ed
appoggiando
ambo
le
mani
sulla
canna
disse
col
viso
quasi
nascosto
dietro
il
bavaro
rialzato
del
soprabitone
:
-
Pagami
un
soldo
di
caradà
...
non
ne
ho
...
non
ne
ho
!
Il
ragazzo
provò
alla
gola
uno
stringimento
improvviso
di
pianto
a
quella
voce
così
sorda
,
ed
entrò
nella
bottega
.
II
Nell
'
estate
dell
'
anno
seguente
don
Riva
morì
.
Durante
gli
ultimi
due
mesi
,
nei
quali
non
poté
più
alzarsi
,
nessuno
era
venuto
a
trovarlo
tranne
don
Costantino
,
il
parroco
,
e
Giannino
.
La
più
squallida
miseria
rendeva
freddo
quel
pianterreno
sempre
un
po
'
umido
,
colle
finestre
sopra
un
cortile
stretto
come
un
pozzo
,
dal
quale
sorgevano
esalazioni
mefitiche
.
Nella
casa
non
si
cucinava
più
,
la
vecchia
sorella
era
sempre
in
giro
dai
vicini
per
accattare
qualche
soccorso
al
morente
,
diventato
in
quella
lunga
insonnia
prodottagli
dal
vizio
cardiaco
di
una
asprezza
ancora
più
insofferente
.
Talvolta
nelle
crisi
più
acute
di
collera
contro
il
vescovo
e
gli
altri
colleghi
di
chiesa
,
che
lo
lasciavano
morire
così
,
pareva
che
perfino
la
sua
fede
vacillasse
.
-
Dio
non
è
sempre
giusto
!
-
gli
era
sfuggito
una
sera
vedendo
ritornare
la
sorella
senza
la
minestra
,
che
una
vicina
le
aveva
promesso
.
Queste
sinistre
parole
agghiacciarono
l
'
anima
di
Giannino
:
se
avesse
avuto
del
danaro
,
lo
avrebbe
dato
nascostamente
alla
vecchia
sorella
,
come
aveva
fatto
l
'
ultima
domenica
col
franco
della
grande
messa
cantata
in
duomo
dal
vescovo
,
ma
quella
sera
non
aveva
un
soldo
in
tasca
:
anzi
si
sentiva
lui
stesso
ammalato
.
Frequenti
vertigini
lo
coglievano
da
qualche
tempo
,
anche
passeggiando
;
il
cuore
gli
batteva
convulsamente
nel
fare
le
scale
,
non
poteva
dormire
,
e
peggio
ancora
quel
pane
di
tutti
i
giorni
non
gli
riusciva
spesso
di
mandarlo
giù
.
Siccome
dall
'
anno
scorso
si
era
allungato
,
sembrava
anche
più
magro
.
Quindi
si
alzò
per
andarsene
.
-
Anche
tu
mi
lasci
...
-
Alle
nove
chiudono
il
portone
e
io
non
ho
la
chiave
.
-
Hai
ragione
:
prendilo
,
prendilo
-
soggiunse
con
nuova
amarezza
vedendolo
sbirciare
sul
comodino
un
libro
.
Erano
le
Sette
giornate
di
Galileo
.
-
Un
'
altra
vittima
-
brontolò
-
del
clero
e
non
della
chiesa
.
Come
è
ben
vendicato
oggi
!
Il
padre
Secchi
,
la
maggior
gloria
dei
Gesuiti
,
non
è
che
un
piccolo
continuatore
di
Galileo
.
Quando
il
ragazzo
fu
nella
strada
,
si
accorse
di
piangere
.
Quella
sera
non
gli
era
accaduto
nulla
di
speciale
,
eppure
si
sentiva
invaso
da
un
sentimento
così
scorato
della
morte
che
ne
singhiozzava
,
come
se
fosse
imminente
anche
per
lui
.
Tutto
gli
era
andato
male
:
sul
finire
dell
'
altr
'
anno
,
essendosi
ammalato
,
non
aveva
potuto
dare
che
la
metà
degli
esami
e
con
esito
quasi
infelice
;
era
passato
a
stento
nella
filosofia
e
nella
fisica
,
ma
per
cadere
miserevolmente
nella
matematica
,
appunto
la
materia
,
nella
quale
si
sentiva
più
forte
.
Quindi
rabbuffi
dai
professori
,
un
'
altra
severa
ammonizione
dal
vescovo
,
che
vedeva
in
questo
le
conseguenze
di
una
vita
troppo
libera
fuori
del
seminario
,
male
parole
a
casa
,
perché
un
anno
perduto
vi
rappresentava
un
più
lungo
sacrificio
di
quei
dieci
franchi
al
mese
,
scherni
dai
compagni
per
la
sua
incapacità
a
diventare
prete
,
il
più
facile
fra
tutti
i
mestieri
.
Ogni
speranza
di
entrare
nel
seminario
svaniva
per
sempre
.
Egli
resistette
,
studiò
tutte
le
vacanze
con
maggiore
accanimento
,
ma
negli
esami
di
riparazione
lo
colse
la
solita
timidezza
,
e
per
poco
non
vi
fallì
daccapo
.
Allora
non
lottò
più
.
L
'
inguaribile
avvilimento
dei
poveri
,
che
si
rassegnano
anticipatamente
a
sopportare
tutto
,
lo
colse
come
una
malattia
in
quella
giovinezza
ancora
così
aperta
a
tutte
le
speranze
della
vita
;
al
pari
di
sua
madre
morta
tisica
a
venticinque
anni
,
e
di
don
Riva
,
che
agonizzava
a
settanta
nel
più
triste
abbandono
,
egli
sarebbe
sempre
una
vittima
.
Già
fino
a
quel
giorno
non
aveva
mangiato
una
sola
volta
tanto
da
cavarsi
la
fame
;
i
suoi
vestiti
erano
cenci
di
elemosina
,
nessuno
lo
amava
neppure
nella
propria
casa
,
ove
rappresentava
una
speculazione
fallita
.
La
morte
giovane
,
prima
di
tutti
quegli
inutili
sforzi
in
una
carriera
,
dalla
quale
ognuno
lo
respingeva
,
sarebbe
stata
la
migliore
fortuna
.
Quindi
rilesse
le
poesie
di
Leopardi
,
cullandosi
nella
loro
immensa
tristezza
senza
misurarne
la
profondità
,
come
talvolta
errando
la
notte
nelle
tenebre
aveva
provato
una
indefinibile
compiacenza
di
smarrimento
senza
chiedersi
il
significato
di
tutta
quell
'
ombra
,
o
che
cosa
potesse
esservi
al
di
là
.
Ogni
giorno
,
all
'
ora
una
volta
abituale
del
passeggio
,
veniva
a
trovare
don
Riva
per
leggergli
l
'
Osservatore
Cattolico
,
unica
lettura
della
quale
ancora
s
'
interessasse
,
poiché
i
libri
,
diceva
lui
,
lo
avevano
tradito
.
-
Non
studiare
,
sai
.
Bisogna
essere
ignoranti
per
fare
carriera
nella
nostra
classe
,
poi
così
si
comprendono
forse
meglio
le
miserie
dei
poveri
.
-
Voi
vi
siete
rovinato
a
fare
il
professore
di
seminario
,
ve
l
'
ho
sempre
detto
-
interveniva
stizzosamente
la
vecchia
sorella
quasi
calva
,
col
capo
coperto
anche
nell
'
estate
da
un
fazzolettone
turchino
e
gli
occhi
quasi
senza
palpebre
,
rossi
fors
'
anche
dalle
troppe
veglie
.
Ella
adorava
quel
fratello
,
l
'
ultima
persona
che
le
restasse
al
mondo
,
col
quale
viveva
da
oltre
quarant
'
anni
.
-
Tacete
,
pettegola
:
quella
poteva
anch
'
essere
la
strada
per
diventare
vescovo
,
se
non
avessero
voluto
rovinarmi
per
forza
.
Adesso
il
maggior
tedio
gli
veniva
dalle
mosche
,
insistenti
,
ghiotte
del
suo
sudore
viscoso
di
ammalato
.
-
Mi
mangiano
già
prima
che
sia
morto
!
Ma
la
cosa
non
poteva
durare
molto
.
L
'
idropisia
gli
era
salita
dalle
gambe
al
ventre
,
gonfiandoglielo
enorme
sotto
i
lenzuoli
;
mentre
le
gote
gli
si
scavavano
in
un
color
di
cenere
,
e
negli
occhi
vitrei
s
'
irrigidiva
già
la
fissazione
spaventata
dell
'
invisibile
.
Egli
non
aveva
voluto
ancora
i
sacramenti
,
credendosi
sempre
in
tempo
per
riceverli
,
ma
una
mattina
alle
otto
mandò
egli
stesso
la
sorella
a
chiamare
il
parroco
don
Costantino
;
si
confessò
,
si
comunicò
piamente
,
piangendo
qualche
lagrima
silenziosa
,
l
'
ultima
ribellione
della
sua
vita
conculcata
di
professore
,
e
si
mise
un
crocifisso
sul
lenzuolo
.
Quando
Giannino
arrivò
colle
Giornate
in
mano
per
chiedergli
il
Sommario
della
storia
d
'
Italia
di
Cesare
Balbo
,
la
fisonomia
del
vecchio
prete
era
quasi
serena
.
L
'
uomo
cessando
di
lottare
aveva
cessato
di
soffrire
.
In
quell
'
ombra
della
stanza
,
ammorbata
dall
'
acre
odore
del
decrepito
materasso
e
delle
povere
lenzuola
,
fra
le
quali
moriva
,
la
sua
grossa
testa
bianca
pareva
dentro
un
'
aureola
.
La
sorella
seduta
presso
la
finestra
taceva
.
Giannino
si
sentì
prendere
da
un
sudore
freddo
,
l
'
altro
non
mosse
la
testa
,
poi
chiuse
gli
occhi
.
Il
suo
respiro
era
affannoso
,
gorgogliante
di
catarro
.
Il
ragazzo
attese
nel
mezzo
della
stanza
qualche
minuto
,
quindi
si
accostò
alla
sorella
,
ma
questa
gli
fece
capire
tutto
con
un
gesto
.
Anche
la
sua
faccia
pareva
impietrita
.
Era
la
morte
nella
maestà
senza
nome
del
proprio
mistero
,
senza
lagrime
,
senza
parole
:
nessuna
commedia
umana
vi
si
agitava
intorno
.
Egli
non
pensò
più
,
tutto
quanto
sapeva
e
credeva
gli
dileguò
improvvisamente
dallo
spirito
,
mentre
i
suoi
occhi
atoni
vedevano
senza
guardare
,
e
il
rantolo
del
malato
si
abbassava
lentamente
.
Questi
ebbe
ancora
un
gemito
.
Allora
la
sorella
,
adagio
,
venne
col
grembiule
a
cacciargli
le
mosche
dal
volto
:
anche
Giannino
si
era
appressato
.
Dopo
qualche
minuto
l
'
altro
lo
riconobbe
,
poi
chiese
che
gli
raddrizzassero
i
cuscini
sudici
sotto
la
schiena
,
e
parve
star
meglio
.
-
Ero
venuto
...
-
cominciò
Giannino
cercando
di
dare
alla
propria
voce
una
intonazione
disinvolta
per
dissimulare
il
proprio
terrore
,
-
ho
qui
il
libro
da
renderle
.
-
Tienilo
...
è
il
legato
che
ti
faccio
-
e
ricadde
nuovamente
in
quella
specie
di
torpore
.
Ma
questa
volta
vi
durò
qualche
ora
.
Giannino
e
la
sorella
non
parlavano
,
quegli
per
sfuggire
all
'
angoscia
di
tale
tensione
aveva
preso
dal
comodino
uno
dei
libri
,
L
'
uomo
sotto
la
legge
del
soprannaturale
del
cardinale
Alimonda
.
Si
era
fatto
tardi
;
il
medico
,
un
signore
vicino
,
non
veniva
che
prima
di
mezzogiorno
o
assai
tardi
la
notte
rincasando
,
ma
aveva
dichiarato
che
forse
la
cosa
durerebbe
ancora
qualche
giorno
.
Don
Costantino
occupatissimo
per
la
festa
di
San
Saverio
,
nella
quale
la
sua
chiesa
avrebbe
sfoggiato
un
ricco
addobbo
,
era
tornato
sulle
due
dopo
pranzo
,
e
rassicurato
da
quella
frase
del
medico
non
verrebbe
più
nella
notte
senza
una
chiamata
.
Giannino
ne
parlò
sommessamente
colla
sorella
,
che
gli
rispose
con
quella
rassegnazione
ormai
vicina
all
'
indifferenza
,
nell
'
impossibilità
di
qualunque
speranza
.
-
È
tardi
?
-
domandò
improvvisamente
l
'
infermo
agitando
la
testa
,
mentre
il
ragazzo
stava
per
ritirarsi
inosservato
.
-
Sì
,
bisogna
ch
'
io
vada
:
sono
le
otto
e
mezzo
.
L
'
altro
gli
tese
la
mano
con
uno
sforzo
così
spossato
che
Giannino
cadde
in
ginocchio
per
baciarla
.
Un
'
ultima
luce
si
accese
nei
grandi
occhi
vitrei
dell
'
agonizzante
;
la
sorella
seduta
alla
finestra
vide
il
ragazzo
alzarsi
quasi
subito
per
fuggire
dallo
spasimo
di
quella
emozione
:
il
libro
gli
era
caduto
,
lo
raccolse
vergognoso
che
avesse
potuto
sciuparsi
davanti
a
lui
,
e
vi
soffiò
sulle
costole
per
cacciarne
la
polvere
.
-
Non
studiare
...
-
ammonì
ancora
,
spegnendosi
,
la
voce
del
vecchio
professore
.
Due
giorni
dopo
Giannino
verso
le
sette
ritornava
in
città
con
la
cotta
bianca
sotto
il
braccio
,
per
una
stradicciuola
che
dal
cimitero
passava
presso
il
convento
dei
cappuccini
,
solo
e
triste
dopo
aver
accompagnato
il
mortorio
di
don
Riva
.
Anche
il
funerale
era
stato
miserabile
;
avevano
coperta
la
bara
col
panno
sbiadito
dei
poveri
,
poi
don
Costantino
l
'
aveva
seguìta
con
altri
quattro
preti
e
poche
beghine
del
vicinato
:
egli
portava
dinanzi
la
croce
fra
due
monelli
in
cotta
.
Appena
deposta
la
bara
al
cancello
,
don
Costantino
aveva
mormorato
in
fretta
le
solite
preghiere
,
e
il
piccolo
corteo
si
era
disperso
.
In
quel
vespero
luminoso
di
letizia
,
per
la
larga
strada
da
porta
Montanara
al
cimitero
,
passavano
molti
gruppi
di
persone
e
qualche
carrozza
;
quindi
egli
sfiancò
per
quel
viottolo
fra
gli
orti
e
i
due
bracci
del
canale
Naviglio
.
La
sua
anima
tutta
piena
della
morte
provava
una
strana
dolcezza
nella
contraddizione
di
quel
crepuscolo
estivo
,
vibrante
di
sussurri
e
di
profumi
,
mentre
nel
cielo
limpido
e
tremulo
grandi
nuvole
rosse
sembravano
isole
in
fiamme
.
Dagli
orti
densi
di
verzura
e
lungamente
inaffiati
veniva
un
sito
terroso
.
Egli
camminava
a
testa
bassa
rivedendo
ancora
nel
pensiero
gli
ultimi
istanti
del
morto
:
dov
'
era
egli
adesso
?
La
terra
,
che
gettavano
forse
in
quell
'
istante
sulla
sua
cassa
era
tutto
il
premio
de
'
suoi
giorni
tribolati
quaggiù
,
mentre
il
suo
spirito
salito
sino
a
Dio
aveva
già
ricevuto
la
benedizione
della
felicità
eterna
?
Eppure
egli
sentiva
con
una
specie
di
terrore
che
l
'
anima
del
vecchio
aveva
protestato
amaramente
sino
all
'
ultimo
minuto
,
come
se
le
consolazioni
della
vita
futura
non
bastassero
a
chiudere
le
cicatrici
di
tutta
la
sua
vita
umana
.
Si
moriva
,
morivano
i
credenti
e
gl
'
increduli
dopo
essere
passati
sotto
le
medesime
verghe
,
sparendo
nel
mistero
:
solo
la
religione
aveva
saputo
accendere
una
lampada
sul
gran
varco
per
gittare
nelle
tenebre
dell
'
infinito
il
bagliore
di
qualche
raggio
.
E
in
mezzo
a
questo
trionfo
continuo
della
morte
,
la
vita
si
manteneva
egualmente
lieta
nella
pompa
spensierata
della
propria
bellezza
,
come
se
la
gente
e
la
natura
non
potessero
mai
ricordarsene
.
Improvvisamente
ad
un
gomito
della
stradicciuola
si
vide
venire
incontro
due
signore
,
ricche
negli
abiti
,
con
un
servo
gallonato
di
dietro
a
pochi
passi
.
Erano
madre
e
figlia
,
ma
questa
,
forse
quindicenne
,
camminava
con
una
lentezza
impressionante
.
Il
suo
viso
piccino
,
rotondo
,
sebbene
le
gote
fossero
già
un
po
'
scavate
,
era
di
un
pallore
simile
a
quello
dei
vecchi
ceri
sugli
altari
;
una
immensa
capellatura
bionda
,
di
un
oro
ardente
,
le
scendeva
sulle
spalle
,
mentre
coi
grandi
occhi
azzurri
,
bistrati
,
guardava
tristamente
la
mamma
,
che
le
parlava
con
tenerezza
.
Egli
si
tirò
vergognoso
verso
il
fosso
per
non
urtarle
,
con
uno
spasimo
nuovo
per
quella
sottana
così
lagrimevole
,
dai
bottoni
sfilacciati
e
quasi
sordida
malgrado
tutto
il
suo
studio
di
tenerla
pulita
,
ma
la
fanciulla
accorgendosi
forse
della
sua
confusione
deviò
gli
occhi
.
Quei
pochi
passi
diventavano
una
immensa
distanza
,
s
'
imbrogliava
a
camminare
,
colla
testa
bassa
,
guardando
con
inconsapevole
ardimento
il
viso
della
fanciulla
.
Anch
'
essa
era
pallida
,
più
di
lui
,
irremissibilmente
ammalata
.
Una
indefinibile
dolcezza
le
spirava
intorno
come
se
non
camminasse
nemmeno
,
così
sospesa
al
braccio
della
madre
,
una
donna
alta
e
bella
,
cogli
occhi
neri
e
un
battito
nelle
palpebre
,
che
tradiva
la
dolorosa
fatica
per
reprimere
una
troppo
lunga
emozione
.
Infatti
quella
passeggiata
,
a
piedi
,
fuori
dalla
città
,
se
vi
ritornavano
così
lentamente
,
doveva
essere
per
la
madre
la
più
orribile
delle
torture
.
Chi
erano
?
Egli
non
le
aveva
mai
vedute
e
non
avrebbe
saputo
a
chi
chiederlo
,
ma
il
suo
cuore
si
era
aperto
impetuosamente
dinanzi
all
'
aspetto
moribondo
di
quella
fanciulla
.
Nessun
'
altra
bellezza
di
giovinetta
o
di
angelo
dipinto
gli
era
mai
sembrata
più
eterea
:
la
sua
esile
ed
alta
figurina
si
disegnava
appena
sotto
le
vesti
accanto
al
corpo
così
splendido
e
vigoroso
della
mamma
,
mentre
in
quell
'
ombra
della
sera
le
sue
labbra
violette
lasciavano
ancora
vedere
i
denti
bianchi
.
Quando
le
ebbe
oltrepassate
si
voltò
,
ed
arrossì
vivamente
,
vedendo
che
anche
la
fanciulla
aveva
girato
la
testa
per
guardargli
dietro
.
Che
cosa
pensava
ella
di
lui
?
Aveva
indovinato
colla
chiaroveggenza
misteriosa
degli
infermi
,
pei
quali
la
vita
non
è
più
che
un
velo
,
la
sua
profonda
tristezza
in
quel
momento
,
dopo
aver
accompagnato
al
cimitero
il
cadavere
dell
'
unico
amico
?
Aveva
sentito
che
povero
,
abbandonato
,
infermo
desiderava
anche
egli
di
morire
?
Senza
rendersene
conto
,
giacché
in
questo
caso
gliene
sarebbe
mancato
il
coraggio
,
ritornò
sui
propri
passi
dietro
di
loro
:
camminava
adagio
attardandosi
nello
svellere
qualche
germoglio
dalle
siepi
per
mantenere
la
distanza
;
il
suo
sguardo
si
attaccava
ad
ogni
passo
di
quell
'
effimera
creatura
con
una
inesprimibile
emozione
,
ma
non
vedeva
che
il
suo
abito
chiaro
e
tutto
quell
'
oro
sulle
spalle
sotto
un
cappellino
di
una
eleganza
incomprensibile
per
lui
,
che
non
aveva
mai
osservato
una
donna
.
Ella
teneva
penzoloni
nella
mano
sinistra
,
stancamente
,
un
grande
merletto
bianco
per
avvolgersene
il
volto
al
primo
soffio
fresco
.
La
mano
era
sguantata
.
Ci
vollero
venti
minuti
per
ritornare
sulla
strada
,
che
dalla
porta
della
città
conduce
al
cimitero
:
allo
sbocco
aspettava
una
magnifica
carrozza
con
due
grandi
cavalli
bai
.
Allora
egli
affrettò
il
passo
inconsideratamente
,
e
poté
essere
visto
dalla
fanciulla
nel
momento
che
i
cavalli
partivano
al
gran
trotto
;
ma
nel
farla
salire
sul
predellino
con
quale
delicatezza
la
mamma
aveva
saputo
aiutarla
per
nascondere
agli
occhi
della
gente
la
sua
estrema
prostrazione
!
Alcuni
passanti
avevano
salutato
rispettosamente
.
Egli
tornò
in
fretta
da
quella
porta
entro
la
città
,
e
sull
'
altra
porta
di
un
gran
palazzo
barocco
sorprese
fra
due
donnicciuole
questo
dialogo
:
-
La
contessina
non
arriverà
in
fondo
al
mese
.
-
È
tisica
marcia
:
quasi
tutti
i
signori
sono
così
.
-
Allora
la
famiglia
Naldi
è
finita
.
-
Bel
male
!
non
hanno
da
morire
anche
i
signori
?
La
contessa
vedova
tornerà
a
maritarsi
;
come
ama
però
la
sua
creatura
!
...
-
Poveretta
!
-
replicò
l
'
altra
,
addolcendo
la
voce
a
questa
osservazione
,
che
la
toccava
nelle
fibre
di
madre
.
A
lui
sembrò
di
aver
saputo
tutto
.
Ma
da
quel
giorno
la
sua
vita
interiore
parve
aver
trovato
finalmente
la
tenerezza
consolatrice
,
che
le
era
mancata
sino
dall
'
infanzia
.
Quella
morente
fra
tutti
gli
splendori
della
ricchezza
era
una
derelitta
come
lui
:
glielo
aveva
letto
nei
grandi
occhi
cilestri
,
pallidi
di
uno
smarrimento
,
che
si
sentiva
anch
'
egli
nel
cuore
così
spesso
.
Prima
di
coricarsi
pregò
anche
per
lei
,
perché
la
madonna
la
guarisse
,
lasciandola
quaggiù
come
una
immagine
degli
angeli
adoranti
intorno
al
suo
trono
.
E
a
poco
a
poco
quella
tenerezza
si
fece
più
intensa
:
non
era
l
'
amore
inevitabile
a
'
suoi
diciotto
anni
,
quel
primo
fervore
di
tutto
l
'
essere
verso
di
un
altro
in
uno
slancio
d
'
ispirazioni
infinite
,
entusiasta
e
vivace
come
tutte
le
illuminazioni
della
fantasia
;
ma
una
passione
delicata
e
profonda
,
che
lo
faceva
vivere
collo
spirito
di
quella
sconosciuta
,
in
una
confidenza
fraterna
e
nullameno
trepidante
di
riserve
.
Nessuna
immagine
impura
,
nessun
volgare
sottinteso
turbava
la
serenità
ardente
del
suo
affetto
.
Egli
non
sapeva
nemmeno
abbastanza
chiaramente
che
cosa
fosse
la
donna
,
benché
avesse
dovuto
studiare
sui
libri
la
torbida
epopea
di
peccato
e
di
espiazione
per
la
quale
essa
aveva
traversato
il
cristianesimo
fino
all
'
apoteosi
di
Maria
.
Poi
la
sua
stessa
miseria
di
seminarista
,
costretto
a
vivere
con
dieci
franchi
al
mese
,
perdeva
ogni
dolore
dinanzi
alla
miseria
mortale
di
quell
'
altra
,
vacillante
come
un
'
ombra
fra
tutti
i
riverberi
della
ricchezza
,
e
già
vicina
a
sparire
improvvisamente
nel
chiarore
di
un
'
alba
.
L
'
indomani
ripassò
sotto
le
finestre
del
palazzo
,
avventurandosi
per
tutta
la
città
sino
nello
Stradone
,
un
largo
viale
fiancheggiato
di
platani
,
all
'
ombra
dei
quali
nel
pomeriggio
le
signore
uscivano
a
farsi
vedere
.
Tutto
fu
indarno
,
dovettero
trascorrere
delle
settimane
prima
che
la
rivedesse
in
carrozza
,
poi
la
incontrò
ancora
a
piedi
sempre
così
lenta
,
vestita
di
chiaro
,
col
viso
bianco
dentro
l
'
aureola
dorata
dei
capelli
.
Avrebbe
voluto
conoscere
il
suo
nome
,
ma
quando
lo
seppe
gli
parve
volgare
,
Tecla
,
perché
sentì
dolorosamente
l
'
impossibilità
di
aggiungervi
un
diminutivo
;
quindi
ascoltando
,
talvolta
chiedendo
imprudentemente
,
seppe
il
resto
.
Era
l
'
unica
figlia
del
conte
Naldi
morto
tisico
dopo
pochi
mesi
di
matrimonio
colla
contessa
Crivelli
.
Tutta
la
città
s
'
interessava
del
caso
pietoso
,
perché
i
più
illustri
professori
avevano
già
dichiarata
perduta
ogni
speranza
.
Solo
la
madre
colla
sublime
assurdità
dell
'
amore
confidava
sempre
.
Ma
gli
esami
gli
caddero
addosso
nella
prostrazione
fantasiosa
di
quel
sogno
,
dentro
il
quale
oramai
rimaneva
chiuso
,
senza
avere
ancora
potuto
rendersene
un
conto
abbastanza
chiaro
.
Egli
sapeva
solo
di
amarla
con
tutta
la
forza
dell
'
anima
dal
momento
che
il
suo
pensiero
si
perdeva
affascinato
dietro
di
lei
.
La
notte
ed
il
giorno
,
nel
silenzio
delle
scuole
o
nelle
solitudini
del
proprio
granaio
,
vedendo
sempre
la
sua
esile
figura
di
fanciulla
passare
lentamente
cogli
occhi
cilestri
,
pallidi
di
quello
stesso
smarrimento
,
che
si
sentiva
nel
cuore
.
-
Merlini
,
che
cosa
avete
dunque
da
essere
sempre
così
intontito
?
Lo
sgridava
talora
la
voce
aspra
del
professore
,
mentre
gli
altri
ridevano
intorno
.
Egli
si
turbava
,
ma
nella
purezza
della
propria
coscienza
non
credette
nemmeno
di
aprirsene
col
confessore
.
Quell
'
anno
gli
esami
andarono
meglio
,
poi
restò
ancora
due
giorni
in
città
per
tentare
di
vederla
,
e
la
terza
mattina
ripartì
a
piedi
per
il
villaggio
.
Là
si
ammalò
.
Un
tifo
,
forse
dovuto
all
'
insalubrità
del
pozzo
di
casa
,
lo
tenne
due
mesi
tra
la
vita
e
la
morte
:
il
medico
lo
aveva
spacciato
,
il
parroco
volle
amministrargli
i
sacramenti
,
egli
invece
era
quasi
contento
pensando
che
forse
anch
'
ella
stava
per
morire
.
Il
loro
breve
viaggio
,
così
dissimile
eppure
egualmente
triste
,
finiva
allo
stesso
modo
;
avevano
appena
traversato
un
lembo
della
terra
,
che
Dio
già
impietosito
della
loro
stanchezza
li
richiamava
.
Invece
guarì
.
Allora
provò
tutte
le
amarezze
della
malattia
,
le
prostrazioni
,
gli
scoramenti
,
e
soprattutto
l
'
umiliazione
della
miseria
,
che
gli
contendeva
di
rimettersi
in
forza
coi
cibi
sostanziosi
prescritti
dal
medico
.
Intorno
a
lui
il
padre
e
le
sorelle
erano
freddi
:
oramai
credendolo
svogliato
degli
studi
e
così
poco
in
gambe
si
erano
rassegnati
a
perderlo
,
quindi
le
querimonie
scoppiarono
alle
spese
provocate
dalla
malattia
.
Egli
si
sentì
discusso
,
valutato
coll
'
atroce
discernimento
dei
poveri
,
pei
quali
tutto
deve
soggiacere
alla
misura
del
danaro
.
Quando
ripartì
ai
Santi
per
la
città
pareva
uno
scheletro
,
ma
l
'
appetito
gli
era
tornato
in
un
rigoglio
improvviso
di
giovinezza
.
Sciaguratamente
i
dieci
franchi
al
mese
non
gli
avrebbero
permesso
di
mangiare
di
più
,
se
qualche
buona
fortuna
di
chiesa
non
venisse
ad
aggiungere
loro
un
altro
guadagno
.
I
primi
mesi
furono
terribili
,
il
freddo
e
la
fame
gli
attanagliarono
spesso
lo
stomaco
.
Rivide
la
giovinetta
sempre
così
diafana
,
coi
capelli
d
'
oro
sulle
spalle
,
e
le
guance
di
un
pallore
cinereo
:
forse
questo
poteva
essere
un
effetto
del
freddo
,
ma
i
suoi
occhi
incontrandola
gli
rivelarono
subito
,
come
la
prima
volta
,
che
nulla
era
migliorato
nella
sua
vita
di
fantasma
.
Come
la
prima
volta
ella
rivolse
la
testa
a
guardarlo
,
ed
egli
arrossì
nuovamente
.
Essa
pure
cominciava
ad
alzarsi
solo
con
quei
primi
freddi
a
rovescio
di
tutte
le
previsioni
,
che
non
le
avevano
concesso
altri
giorni
dopo
la
caduta
delle
foglie
.
Naturalmente
si
era
ingiallita
in
un
colore
d
'
ambra
sottilmente
venato
:
solo
l
'
oro
dei
suoi
capelli
regali
scintillava
agli
ultimi
soli
.
Egli
la
rivide
ancora
,
e
non
trascorse
più
giorno
che
almeno
cinque
o
sei
volte
non
passasse
e
ripassasse
sotto
le
sue
finestre
,
dacché
una
mattina
aveva
creduto
di
scorgerla
fra
due
tende
,
altrettanto
bianca
,
col
viso
ai
vetri
,
immobile
.
I
cristalli
di
un
pezzo
solo
,
purissimi
,
lasciavano
apparire
la
sua
figura
sino
alle
ginocchia
.
Egli
si
arrestò
di
botto
come
dinanzi
ad
una
di
quelle
sante
dipinte
nelle
alte
vetriate
:
i
capelli
d
'
oro
le
facevano
sul
capo
un
nimbo
di
gloria
attraverso
la
luminosità
dei
cristalli
,
che
rendeva
quasi
trasparenti
anche
i
suoi
abiti
.
Per
fortuna
in
quel
momento
la
strada
era
deserta
,
ma
quando
poté
finalmente
sottrarsi
all
'
incanto
di
quella
apparizione
senza
che
ella
lo
avesse
ancor
veduto
,
per
rattenere
uno
scoppio
di
pianto
lì
nel
mezzo
del
Corso
si
disse
di
aver
fatto
una
grande
scoperta
.
Quella
era
dunque
la
sua
camera
?
Una
voce
segreta
,
inconfutabile
,
glielo
affermava
.
Infatti
tornandovi
tutte
le
sere
vi
scorse
sempre
il
lume
;
l
'
indizio
era
tutt
'
altro
che
sicuro
,
ma
nullameno
egli
si
sentiva
certo
di
non
ingannarsi
.
Quell
'
anno
l
'
inverno
rigido
cominciò
a
San
Martino
.
Egli
tormentato
sempre
più
dalla
fame
aveva
finalmente
potuto
trovare
un
condiscepolo
,
al
quale
ripetere
le
lezioni
di
ogni
giorno
,
nel
figlio
di
un
calzolaio
,
che
impietosito
dalla
miseria
di
questo
nuovo
maestro
lo
invitava
tutte
le
sere
a
cena
.
Non
era
un
vitto
molto
fine
,
ma
abbondante
come
in
vita
sua
non
gli
era
mai
capitato
:
poi
il
calzolaio
gli
risuolò
le
scarpe
e
sua
moglie
gli
fece
un
paio
di
calze
in
grossa
lana
nera
.
Così
col
mantellone
dell
'
arciprete
e
lo
stomaco
pieno
non
aveva
più
freddo
,
ma
in
quella
casa
lo
trovarono
presto
svogliato
.
Durante
le
ripetizioni
,
cui
l
'
altro
si
prestava
di
mala
voglia
,
frequenti
distrazioni
gli
facevano
spesso
sbagliare
i
temi
esponendolo
alle
berte
dello
scolaro
contento
di
potersi
a
quel
modo
mostrare
superiore
in
faccia
ai
propri
parenti
.
Era
una
nuova
tortura
più
aspra
della
fame
;
poi
in
quella
famiglia
il
padre
ateo
e
la
madre
villana
non
avviavano
il
figlio
al
sacerdozio
che
come
ad
un
mestiere
,
calcolandone
anticipatamente
i
guadagni
senza
un
riguardo
né
a
se
stessi
né
a
lui
.
I
loro
discorsi
osceni
lo
facevano
soffrire
nelle
fibre
più
delicate
dell
'
anima
;
nullameno
resistette
per
quella
necessità
di
dovere
pur
mangiare
,
e
soprattutto
perché
le
ripetizioni
gli
avevano
fornito
la
scusa
per
ottenere
dal
padrone
di
casa
la
chiave
della
porta
.
La
libertà
gli
parve
immensa
.
Tutte
le
sere
sulle
dieci
ripassava
due
o
tre
volte
sotto
il
palazzo
Naldi
fermandosi
a
considerare
lungamente
quella
finestra
illuminata
.
La
sua
sottile
ombra
nera
si
disegnava
sinistramente
sulla
bianchezza
della
neve
;
talvolta
i
passanti
si
voltavano
meravigliati
a
considerarlo
,
e
allora
egli
riprendeva
il
passo
nascondendo
il
viso
magro
nell
'
alto
bavero
del
mantellone
,
colto
da
un
senso
pauroso
di
vergogna
al
pensiero
che
qualcuno
potesse
parlarne
col
vescovo
.
Perché
un
seminarista
giovane
come
lui
era
ancora
fuori
ad
ora
così
tarda
?
Ma
siccome
all
'
angolo
della
casa
di
contro
,
prima
di
arrivare
al
palazzo
,
v
'
era
una
piccola
Madonna
di
maiolica
rischiarata
da
un
lampione
,
tutte
le
sere
si
fermava
devotamente
a
dirle
tre
Salve
Regina
per
lei
.
Certamente
quella
neve
avrebbe
preso
prima
di
sciogliersi
la
tenue
fanciulla
nella
propria
bianchezza
per
nasconderla
agli
occhi
di
tutti
,
lieve
e
pura
dentro
l
'
ombra
di
un
'
altra
notte
più
profonda
.
Egli
lo
sapeva
già
con
una
certezza
che
talvolta
lo
faceva
rabbrividire
.
Infatti
imparò
presto
dalla
voce
di
tutti
che
la
giovinetta
,
da
quindici
giorni
sdraiata
sopra
una
poltrona
nella
camera
della
mamma
prospiciente
sull
'
ampio
giardino
perché
non
poteva
stare
a
letto
,
era
in
fin
di
vita
.
Egli
ebbe
uno
schianto
al
cuore
:
che
cosa
vi
era
dunque
in
quell
'
altra
camera
perennemente
illuminata
?
Poi
la
notte
degli
otto
dicembre
,
festa
della
Immacolata
Concezione
,
nel
passare
alla
solita
ora
vide
dentro
l
'
atrio
del
palazzo
una
carrozza
bruna
con
due
immensi
fanali
accesi
,
che
lo
rischiaravano
come
di
una
luce
d
'
incendio
.
Nevicava
fittamente
,
silenziosamente
,
a
larghe
falde
.
La
neve
turbinava
ai
vetri
dei
fanali
con
un
battito
di
piccole
ale
bianche
crescendo
pura
e
fredda
sulla
strada
:
nessuno
passava
.
Egli
già
tutto
bianco
,
colle
scarpe
sepolte
nella
neve
e
il
mantellone
che
vi
strideva
dietro
ad
ogni
passo
,
si
diresse
verso
la
Madonna
.
Dentro
quella
opacità
la
fiamma
del
lampione
gli
parve
come
di
lampada
sepolcrale
.
Improvvisamente
sentì
un
soffio
più
freddo
negli
occhi
e
un
bisogno
irresistibile
d
'
inginocchiarsi
dinanzi
alla
Madonna
singhiozzando
sotto
il
mantello
perché
nessuno
potesse
vederlo
.
Appoggiò
la
testa
al
muro
e
si
prostrò
col
mantello
sulla
testa
congiungendo
disperatamente
le
mani
:
le
sue
orazioni
salirono
a
quella
piccola
immagine
quasi
invisibile
come
una
fiamma
fra
il
pianto
dirotto
che
gli
inondava
il
viso
.
La
fanciulla
moriva
:
egli
se
ne
accorgeva
come
la
madre
ginocchioni
anche
essa
accanto
alla
poltrona
.
Era
allucinazione
?
Era
una
di
quelle
misteriose
visioni
,
che
la
scienza
nega
ancora
,
e
che
lo
spirito
ebbe
sempre
?
Egli
mormorava
sommessamente
le
parole
del
salmista
ai
moribondi
con
lo
stesso
accento
monotono
dei
preti
in
tali
istanti
,
simile
ad
un
murmure
di
acque
,
che
avvallino
per
un
fondo
senza
fine
.
Quando
i
ginocchi
intirizziti
dalla
umidità
della
neve
lo
fecero
rinvenire
,
si
sentì
tutto
bagnato
:
tentò
di
rialzarsi
colle
mani
al
muro
,
ma
l
'
impressione
del
freddo
fu
così
acuta
che
gli
fece
quasi
gettare
un
urlo
.
Una
carrozza
passò
rotolando
sulla
neve
,
mentre
il
portone
si
chiudeva
strepitosamente
.
Egli
intontito
di
quanto
aveva
fatto
si
avviò
rabbrividendo
per
tornare
a
casa
;
nella
notte
lo
colse
la
febbre
.
III
La
gente
si
attardava
.
A
quell
'
ora
nella
vasta
chiesa
,
tutta
parata
di
nero
,
l
'
ombra
diventata
più
misteriosa
non
era
rotta
che
laggiù
ai
lati
dell
'
altare
maggiore
dalle
due
lampade
sospese
sotto
la
piccola
cupola
.
Ma
dinanzi
alla
terza
cappella
della
navata
sinistra
,
ove
il
feretro
coperto
d
'
immense
ghirlande
giaceva
sopra
un
tappeto
di
fiori
,
il
chiarore
era
intenso
;
centinaia
di
torce
fiammeggiavano
intorno
a
quella
specie
di
recinto
,
che
il
parroco
aveva
avuto
l
'
idea
di
costruirvi
intorno
coi
panconi
della
navata
principale
per
frenare
la
curiosità
villana
della
gente
.
Un
odore
acuto
d
'
incenso
errava
ancora
fra
gli
aromi
di
tutti
quei
fiori
nelle
tenebre
.
Poi
anche
i
più
curiosi
cominciarono
a
diradarsi
;
qualche
prete
in
abito
nero
passava
per
la
chiesa
,
ogni
tanto
s
'
intendevano
sussurri
interrotti
dal
tonfo
del
pesante
portello
,
dal
quale
la
gente
entrava
od
usciva
;
e
nuovi
gruppi
si
formavano
intorno
a
quel
recinto
fiammeggiante
come
un
incendio
,
sempre
cogli
stessi
gesti
di
meraviglia
e
un
qualche
subitaneo
riso
indiscreto
tra
il
fruscìo
delle
sottane
,
alle
quali
i
bimbi
condotti
ad
ammirare
lo
spettacolo
si
aggrappavano
timidamente
.
Ma
la
chiesa
alta
e
vasta
rimaneva
nullameno
grave
.
L
'
ombra
sempre
più
cupa
sembrava
tratto
tratto
oscillare
;
improvvisamente
dei
profili
di
cappella
lucevano
nella
pulitezza
del
marmo
,
o
qualche
bagliore
sprizzava
dalle
cime
di
una
balaustra
,
mentre
nella
navata
principale
il
grande
crocifisso
,
stretto
da
una
mano
di
legno
,
si
protendeva
minacciosamente
nel
vuoto
,
dal
pulpito
nero
.
Egli
rientrò
nella
chiesa
dalla
porticina
della
sacrestia
,
nella
quale
era
andato
a
spogliare
la
cotta
;
altri
due
preti
gli
passarono
davanti
,
chiacchierando
ad
alta
voce
del
mortorio
riuscito
al
di
là
di
ogni
previsione
.
Quasi
tutti
i
preti
della
città
vi
avevano
partecipato
guadagnando
uno
scudo
a
testa
;
poi
l
'
uffizio
seguiterebbe
ancora
due
giorni
,
e
verrebbero
la
settima
e
la
trigesima
.
Il
lusso
dei
fiori
e
della
cera
era
stato
addirittura
fantastico
.
-
È
fortunato
don
Camillo
...
prima
che
ne
càpiti
più
un
altro
!
-
Chi
lo
sa
?
-
A
me
no
certamente
;
nella
mia
parrocchia
non
vi
è
alcun
signore
di
questa
forza
.
La
contessa
Naldi
ha
potuto
fare
così
perché
rimane
vedova
senza
figli
.
-
Già
.
A
questa
conclusione
commercialmente
giusta
,
Giannino
trasalì
;
i
due
preti
sfiancarono
per
dare
ancora
un
'
occhiata
al
feretro
,
la
gente
voltò
il
viso
a
guardarli
,
ma
si
erano
nuovamente
ricomposti
con
quella
fisonomia
grave
ed
insieme
indifferente
del
clero
nelle
proprie
funzioni
.
Alcune
donnicciuole
del
popolo
inginocchiate
sui
panconi
dicevano
il
rosario
a
mezza
voce
girando
curiosamente
gli
occhi
sopra
ognuno
degli
ultimi
visitatori
,
quasi
per
rispondere
con
un
battito
di
palpebre
alla
loro
prima
impressione
di
stupore
,
e
riabbassavano
devotamente
il
capo
,
mentre
le
corone
balenanti
nella
incandescenza
di
tutte
quelle
torce
battevano
tratto
tratto
seccamente
nel
legno
.
Un
bambino
si
mise
a
piangere
.
Giannino
non
aveva
osato
accostarsi
.
Benché
la
chiesa
fosse
tiepida
,
si
era
stretto
nel
mantellone
nascondendovi
sotto
il
piccolo
tricorno
:
la
sua
testa
sparuta
,
bianca
come
di
gesso
,
cogli
occhi
ardenti
di
febbre
,
spiccava
così
vivamente
che
alcuni
si
volsero
a
considerarlo
.
Egli
si
allontanò
verso
la
porta
,
ma
invece
di
uscire
tornò
indietro
,
dall
'
altra
navata
deserta
,
fermandosi
ogni
tanto
nel
buio
dei
larghi
pilastri
.
Se
qualcuno
avesse
potuto
esaminarlo
,
sarebbe
rimasto
meravigliato
alla
espressione
del
suo
viso
.
Una
contrazione
dolorosa
glielo
stirava
sino
alle
orecchie
;
teneva
la
bocca
più
dischiusa
del
solito
quasi
nello
sforzo
di
respirare
,
mentre
gli
occhi
vitrei
,
immobili
,
bruciavano
internamente
di
una
fiamma
bianca
.
Adagio
,
con
una
circospezione
sospettosa
,
come
se
la
piccola
percossa
delle
sue
scarpe
di
vacchetta
gli
rintronasse
spasmodicamente
nel
cervello
,
trasaliva
volgendosi
indietro
.
Una
idea
fissa
,
tenace
,
gli
aveva
avvinghiato
tutto
lo
spirito
senza
lasciargli
fare
alcun
altro
movimento
:
egli
non
la
capiva
ancora
bene
,
ma
sino
dal
principio
della
funzione
la
sua
volontà
vi
era
soggiaciuta
.
Quindi
colla
abilità
,
che
svegliano
certe
sorta
di
sonnambulismo
,
adesso
procedeva
senza
far
rumore
per
trovare
il
nascondiglio
:
tratto
tratto
gli
arrivavano
buffi
olezzanti
così
acuti
che
il
suo
cervello
già
malato
in
quella
tensione
ne
vaneggiava
.
La
navata
aveva
sette
cappelle
,
ma
solo
in
due
ardeva
sull
'
altare
entro
un
vasetto
di
cristallo
,
pieno
di
acqua
e
di
olio
,
un
lucignolo
galleggiante
:
il
cristallo
azzurrino
rendeva
quella
luce
come
lontana
.
Tutte
le
cappelle
avevano
la
balaustra
bassa
,
interrotta
nel
mezzo
da
un
cancelletto
di
ferro
a
palle
di
ottone
.
Egli
le
conosceva
,
erano
piccole
,
coll
'
altare
addossato
al
muro
,
senza
tendine
di
fianco
,
come
quelle
che
lo
hanno
discosto
;
sarebbe
quindi
bastato
al
sacrestano
,
passandovi
dinanzi
col
lume
nel
suo
giro
prima
di
chiudere
la
chiesa
,
gittarvi
una
occhiata
per
scorgere
se
vi
fosse
qualcuno
.
Poi
in
quella
navata
sboccava
l
'
uscio
della
sacrestia
,
dalla
quale
dovevano
uscire
ancora
parecchi
preti
.
Forse
la
maggior
parte
di
loro
avrebbe
preso
dalla
grande
navata
centrale
per
inginocchiarsi
l
'
ultima
volta
davanti
al
feretro
,
ma
egli
tremava
nullameno
di
essere
ancora
lì
appoggiato
ad
un
pilastro
,
non
osando
entrare
nel
vano
dell
'
arco
,
dirimpetto
al
quale
nell
'
altra
navata
rutilavano
tutti
quei
ceri
intorno
alla
morta
.
La
loro
luce
,
proiettandosi
vivamente
,
malgrado
l
'
ingombro
delle
ultime
persone
,
arrivava
sino
dentro
l
'
arco
,
nel
quale
avrebbe
dovuto
passare
.
La
sua
coscienza
tentò
un
moto
supremo
di
rivolta
,
che
si
risolse
in
un
sentimento
più
doloroso
.
Invece
di
rimanere
addossato
a
quel
pilastro
,
del
quale
il
freddo
gli
penetrava
nelle
carni
attraverso
il
mantellone
,
passò
dal
lato
delle
cappelle
e
si
appoggiò
al
confessionale
sporgente
dal
loro
muro
divisorio
.
Il
confessionale
,
chiuso
a
chiave
secondo
il
solito
,
aveva
al
disopra
dello
sportello
solamente
una
tendina
.
Sarebbe
bastato
lasciarvisi
cadere
nell
'
interno
dietro
la
tenda
per
essere
al
sicuro
.
Certo
il
sacrestano
non
verrebbe
col
lume
a
frugare
dentro
ogni
confessionale
per
cercarvi
un
imprudente
come
lui
,
molto
più
che
nella
chiesa
non
era
esposta
alcuna
immagine
abbastanza
riccamente
gemmata
da
attirare
la
cupidigia
dei
ladri
;
ma
nella
sua
fantasia
sino
allora
come
atonica
scoppiarono
improvvisamente
tutte
le
paure
dei
racconti
sulle
imprese
sacrileghe
tentate
appunto
di
notte
nelle
chiese
.
Un
terrore
sacro
gli
gelò
il
sangue
,
l
'
ombra
stessa
pareva
appesantirglisi
intorno
con
una
gravezza
spirituale
.
La
gente
se
ne
andava
sempre
,
facendo
dare
un
tonfo
al
portello
,
poscia
altri
entravano
,
si
distingueva
dalla
differenza
dei
passi
quella
delle
persone
:
le
donne
,
quasi
tutte
del
popolo
a
quell
'
ora
,
trascinavano
le
ciabatte
,
mentre
qualcuna
si
allontanava
con
una
percossa
sottile
ed
affrettata
dei
piccoli
tacchi
.
Gli
uomini
avevano
la
battuta
pesante
e
parlavano
a
voce
più
alta
.
Egli
ascoltava
anelante
,
senza
il
coraggio
di
muoversi
;
che
cosa
voleva
dunque
fare
?
Oramai
quanti
nella
sacrestia
lo
conoscevano
,
avendolo
veduto
uscire
da
venti
minuti
,
dovevano
immaginarselo
a
casa
tutto
contento
dei
due
franchi
guadagnati
come
turiferario
:
infatti
quei
quaranta
soldi
,
avvolti
nel
fazzoletto
entro
la
tasca
sinistra
della
sottana
,
gli
battevano
quasi
dolorosamente
sulla
coscia
ad
ogni
moto
.
Dovevano
essere
le
sette
e
mezzo
,
alle
otto
la
chiesa
verrebbe
chiusa
senza
dubbio
.
Eppure
l
'
orrore
del
sacrilegio
che
stava
per
compiere
,
gelandogli
ogni
vena
,
lasciava
il
suo
cervello
più
limpido
per
giudicarne
tutta
la
indefinibile
follìa
.
Una
attrazione
quasi
voluttuosa
,
e
quella
sinistra
poesia
del
pericolo
,
che
sembra
dare
al
peccato
un
sofistico
incanto
di
eroismo
,
gli
mantenevano
l
'
esaltazione
del
primo
proposito
,
quando
fra
il
coro
delle
voci
e
il
profumo
di
tutti
i
fiori
,
agitando
l
'
incensiere
dinanzi
al
feretro
,
egli
solo
aveva
subitamente
deciso
di
volere
ancora
una
volta
guardare
la
morta
.
In
quel
momento
il
feretro
era
sparito
ai
suoi
occhi
fra
l
'
abbarbaglio
delle
torcie
,
nella
confusione
iridescente
dei
fiori
,
sui
quali
le
nuvole
degli
incensi
s
'
innalzavano
pigramente
in
volute
leggere
come
di
nebbia
.
La
prestigiosa
funzione
era
finita
,
ma
quel
proposito
gli
rimaneva
fisso
nel
cervello
come
un
chiodo
,
del
quale
sentiva
la
pressione
rovente
in
mezzo
alla
fronte
.
Quindi
era
ancora
lì
,
nella
preparazione
sonnambula
di
quel
disegno
inesplicabile
e
irresistibile
,
che
lo
faceva
rabbrividire
di
un
freddo
angoscioso
.
I
suoi
occhi
si
tesero
nell
'
ombra
verso
l
'
uscio
socchiuso
della
sacrestia
;
l
'
ultimo
gruppo
di
preti
lo
spalancò
restando
sulla
soglia
a
parlottare
,
egli
distinse
dietro
loro
il
sacrestano
vestito
di
pavonazzo
,
colla
canna
dello
spegnitoio
nella
mano
;
ma
improvvisamente
,
quasi
la
poca
luce
di
quell
'
uscio
potesse
arrivare
sino
al
confessionale
,
provò
una
percossa
nel
petto
,
che
lo
fece
indietreggiare
col
busto
sotto
la
tendina
.
Il
cappello
gli
cadde
dentro
al
confessionale
con
sordo
rimbombo
,
e
allora
colle
mani
già
allungate
per
raccoglierlo
,
senza
più
riflettere
,
trepidante
,
cercò
la
panchina
del
dossale
,
e
ritirò
dentro
i
piedi
a
furia
.
Un
gran
fracasso
doveva
essersi
prodotto
,
giacché
rimase
cogli
orecchi
intronati
,
e
gli
parve
d
'
intendere
molte
voci
interrogarsi
curiosamente
.
Rimase
chiotto
,
senza
battere
palpebra
,
come
nei
terrori
senza
nome
del
sogno
,
quando
la
morte
ci
arresta
subitanea
.
Il
mantello
gli
si
era
ammassato
dietro
la
schiena
,
impedendogli
quasi
di
star
seduto
,
mentre
la
tenda
oscillando
ancora
batteva
leggermente
negli
spigoli
dello
sportello
.
Egli
contò
macchinalmente
quelle
percosse
come
una
ultima
eco
della
propria
vita
,
poi
si
acquetò
.
Fuori
il
rumorìo
scemava
:
ritirò
adagio
il
piede
col
quale
era
caduto
sopra
il
cappello
,
e
stette
seduto
in
quel
buio
,
con
una
oscurità
non
meno
densa
sul
cuore
,
senza
sentire
più
altro
.
Trascorse
molto
tempo
:
qualcuno
passò
frettolosamente
accanto
al
confessionale
,
il
portello
aprendosi
e
chiudendosi
diede
ancora
molti
tonfi
,
mentre
i
rumori
si
attutivano
lentamente
.
Un
silenzio
enorme
,
spaventevole
,
parve
dilatarsi
nella
chiesa
.
Quindi
udì
le
voci
del
parroco
e
del
sacrestano
intorno
al
feretro
,
del
quale
spegnevano
alternativamente
le
torce
per
risparmiare
la
cera
regalata
alla
chiesa
;
i
loro
passi
vagarono
nell
'
ombra
.
Il
sacrestano
aveva
le
scarpe
grosse
,
mentre
il
parroco
camminava
con
un
fruscìo
leggero
di
donna
;
dal
fondo
del
confessionale
egli
avvertì
questa
differenza
con
una
acutezza
,
della
quale
prima
non
sarebbe
stato
capace
.
Ma
il
tempo
doveva
essersi
allentato
:
gli
pareva
che
i
minuti
si
prolungassero
indefinitamente
,
una
oppressione
di
terrore
,
di
rimorsi
,
di
ebbrezza
soffocava
il
suo
spirito
.
Quel
confessionale
gli
si
mutava
nella
fantasia
in
mille
immagini
difformi
,
oscillava
,
affondava
precipitosamente
in
una
tenebra
senza
intoppo
.
Che
cosa
aveva
egli
voluto
nascondendovisi
?
Quando
ne
uscirebbe
?
Perché
?
Adesso
non
aveva
più
freddo
.
Il
mantellone
gli
pesava
sulle
spalle
stirandoglisi
sulle
ginocchia
così
violentemente
che
quasi
quasi
avrebbe
creduto
allo
sforzo
di
una
mano
misteriosa
,
la
quale
volesse
strapparglielo
.
Un
abbarbaglio
di
visioni
gli
bruciava
nel
cervello
spegnendosi
subitamente
,
poi
una
specie
di
calma
,
quella
rassegnazione
dei
propositi
irrevocabili
,
gli
si
allargò
adagio
nel
cuore
.
Finalmente
il
sacrestano
fece
l
'
ultimo
giro
prima
di
chiudere
la
chiesa
,
i
grandi
catenacci
striderono
,
il
parroco
dalla
sacrestia
tornò
al
feretro
e
si
rimise
a
spiccare
i
grumi
della
cera
colata
lungo
le
torce
,
mentre
l
'
altro
raschiava
quella
caduta
per
terra
.
Allora
Giannino
arrischiò
di
rimuovere
un
lembo
della
tenda
,
ma
siccome
il
confessionale
stava
dirimpetto
al
pilastro
,
non
vide
nulla
;
solamente
indovinò
dal
pallore
di
un
riverbero
in
alto
che
intorno
al
feretro
la
maggior
parte
delle
torce
era
stata
spenta
.
Per
quanto
conoscesse
già
questo
uso
economico
delle
chiese
e
lo
trovasse
ragionevole
,
in
quel
momento
gli
fece
male
come
una
profanazione
del
quadro
,
nel
quale
la
morta
giaceva
.
Aveva
una
fretta
convulsa
di
uscire
,
ma
dovette
attendere
ancora
lungamente
.
I
due
si
attardavano
nella
bisogna
:
ogni
tanto
si
udiva
un
suono
fesso
della
pentola
,
cui
mutavano
luogo
gittandovi
dentro
i
grumi
della
cera
,
poi
uno
stridore
del
rampichino
sui
mattoni
,
mentre
nella
luce
sempre
più
pallida
i
fiori
morenti
accrescevano
l
'
intensità
dei
proprii
profumi
.
D
'
un
tratto
Giannino
provò
un
sussulto
così
terribile
che
quasi
quasi
sbatté
colla
testa
nel
dossale
:
egli
non
ci
aveva
ancora
pensato
;
perché
?
Come
aveva
potuto
non
pensarci
?
Era
possibile
che
ciò
non
accadesse
in
un
mortorio
come
quello
?
Si
ricordò
che
anche
nelle
case
più
povere
si
faceva
sempre
la
veglia
al
cadavere
,
quindi
tutte
le
sue
idee
si
confusero
in
un
attimo
.
Una
certezza
istantanea
,
soffocante
,
come
se
lo
avesse
già
saputo
anteriormente
,
dimenticandolo
nel
modo
più
inesplicabile
,
gli
tolse
il
respiro
:
doveva
essere
così
,
era
impossibile
che
non
fosse
così
!
Eppure
nella
sua
inesperienza
di
chierico
non
lo
sapeva
davvero
se
qualcuno
vegliasse
in
orazione
i
cadaveri
,
quando
restavano
una
notte
nella
chiesa
.
Chi
sarebbe
rimasto
in
tal
caso
presso
il
feretro
,
poiché
nella
chiesa
non
v
'
era
più
che
don
Camillo
col
sacrestano
?
Vi
avrebbe
egli
durato
fino
al
mattino
?
Evidentemente
,
se
veglia
doveva
esservi
,
non
sarebbe
finita
prima
,
ma
la
notte
sarebbe
stata
ben
lunga
.
Gli
pareva
impossibile
che
don
Camillo
,
noto
a
tutta
la
città
per
la
mollezza
delle
sue
abitudini
,
potesse
resistere
in
tale
pio
esercizio
:
poi
egli
non
aveva
avuto
colla
morta
nessun
vincolo
.
Un
altero
e
doloroso
sorriso
sfiorò
le
labbra
secche
del
ragazzo
a
questo
confronto
fra
sé
stesso
e
il
ricco
parroco
di
Sant
'
Agostino
:
nessuno
della
città
,
nemmeno
la
contessa
madre
,
aveva
indovinato
la
secreta
,
indefinibile
relazione
di
lui
,
miserabile
ragazzo
morente
di
fame
e
di
tristezza
,
con
quella
incantevole
fanciulla
moribonda
di
freddo
e
d
'
inappetenza
fra
tutti
gli
splendori
della
ricchezza
.
Essi
soli
si
erano
intesi
in
quella
prima
occhiata
,
senza
parlare
salutandosi
impercettibilmente
come
due
fratelli
.
Quindi
egli
aveva
sentito
giorno
per
giorno
la
sua
agonia
,
aveva
pianto
quando
ella
piangeva
,
si
era
destato
ai
suoi
soprassalti
,
aveva
trasalito
a
tutti
i
suoi
spasimi
.
Un
amaro
orgoglio
lo
faceva
adesso
pensare
astiosamente
a
don
Camillo
,
il
parroco
ricco
,
dalle
maniere
effeminate
,
che
veniva
di
notte
a
raschiare
avaramente
la
cera
delle
torce
di
una
morta
.
Non
aveva
dunque
cuore
colui
?
Avrebbero
mai
ragione
i
miscredenti
,
quando
accusavano
i
preti
di
fare
un
mestiere
del
loro
sacerdozio
?
Ma
in
mezzo
a
tutto
questo
tumulto
di
pensieri
lo
colpì
la
voce
di
don
Camillo
nella
sonorità
echeggiante
della
chiesa
:
-
Dio
!
ma
si
soffoca
tra
questi
fiori
-
aveva
esclamato
tossendo
potentemente
.
-
Quanti
quattrini
sprecati
!
-
rispose
il
sacrestano
.
-
Che
cosa
farebbero
d
'
inverno
i
giardinieri
?
-
soggiunse
don
Camillo
sedendosi
sopra
un
pancone
,
che
scricchiolò
.
-
Avete
finito
?
-
Ventiquattro
torce
bastano
per
la
notte
,
io
direi
.
-
Lasciate
vedere
la
pentola
.
Poco
dopo
Giannino
li
udì
ripassare
per
la
chiesa
.
-
È
pesante
,
eh
!
?
-
domandava
don
Camillo
.
Poi
disparvero
nella
sacrestia
,
e
l
'
uscio
si
chiuse
.
Era
solo
.
Quello
che
provò
in
tale
momento
,
nessuno
potrebbe
esprimerlo
:
fu
come
se
la
chiesa
,
diventando
improvvisamente
immensa
come
la
notte
che
fuori
la
circondava
,
vacillasse
tutta
nelle
tenebre
.
Egli
rimaneva
rincantucciato
rattenendo
il
respiro
con
maggiore
sforzo
adesso
che
non
c
'
era
più
alcuno
,
gli
orecchi
tesi
nell
'
ansia
di
un
perseguitato
.
Qualche
orazione
gli
salì
alle
labbra
fra
una
paura
di
rimorsi
.
Era
davvero
un
sacrilegio
?
Perché
avrebbe
dovuto
esserlo
?
Nella
purezza
del
proprio
cuore
egli
non
vi
sentiva
nulla
di
male
,
malgrado
tutte
le
recriminazioni
del
suo
pensiero
.
Vederla
,
solamente
vederla
per
inginocchiarsi
all
'
altare
,
e
pregare
tutta
la
notte
per
lei
!
Egli
solo
,
all
'
insaputa
di
tutti
,
farebbe
la
veglia
per
quella
sorellina
spirituale
morta
dentro
il
proprio
profumo
mattiniero
.
Un
fervore
di
orazione
lo
infiammava
come
quel
giorno
della
prima
comunione
,
quasi
ancora
da
fanciullo
,
nella
chiesa
parrocchiale
del
suo
villaggio
parata
a
festa
:
la
sua
anima
era
assorta
allora
agli
splendori
stellanti
della
fede
,
con
tutti
i
sensi
surreccitati
da
una
ebbrezza
di
raggi
e
di
suoni
che
si
perdevano
in
alto
.
Erano
queste
le
ineffabili
consolazioni
,
i
deliranti
conforti
,
che
la
religione
riserbava
agli
spiriti
fedeli
nella
tragica
prova
del
mondo
,
dentro
il
quale
la
vita
è
così
perigliosa
e
la
morte
tanto
desolata
.
L
'
amore
divino
ricongiungeva
prima
o
poi
quelli
,
che
la
natura
aveva
diviso
,
permettendo
nell
'
intimità
della
preghiera
il
riconoscimento
soave
della
loro
fraternità
,
o
lasciando
alla
morte
stessa
la
dolcezza
di
tale
rivelazione
.
Ma
questo
ardore
si
spense
d
'
un
tratto
appena
fece
il
primo
movimento
per
alzarsi
;
raccolse
il
tricorno
e
rimase
in
piedi
tremante
dietro
la
tendina
.
Nulla
era
ancora
accaduto
.
Avrebbe
potuto
restare
nascosto
in
quel
confessionale
sino
all
'
alba
,
dicendo
il
rosario
per
la
morta
,
senza
commettersi
né
a
rischi
né
a
peccati
;
poi
uscirebbe
non
visto
,
appena
il
sacrestano
riaprisse
la
porta
.
Nella
chiesa
tiepida
non
sentiva
alcun
freddo
;
certo
il
suo
granaio
era
molto
più
indifeso
,
giacché
il
vento
vi
fischiava
da
tutte
le
fessure
,
e
in
qualche
punto
i
tegoli
lasciavano
stillare
la
neve
sull
'
ammattonato
a
gocce
lente
,
sonanti
,
uguali
.
Quante
volte
quelle
gocce
gli
avevano
tenuto
compagnia
?
Ma
sporgendo
solo
il
busto
dalla
tendina
capiva
che
sarebbe
andato
sino
in
fondo
.
Un
'
ultima
paura
lo
fece
ricadere
seduto
;
si
vedeva
già
scoperto
,
arrestato
,
in
una
orribile
scena
di
rimproveri
:
don
Camillo
,
che
accorreva
contro
di
lui
nel
sonno
senza
capire
perché
a
quell
'
ora
egli
fosse
lì
presso
la
morta
,
e
avesse
voluto
vederla
.
O
era
piuttosto
un
tentativo
di
furto
?
Questa
domanda
rintronava
agli
orecchi
del
ragazzo
con
un
fracasso
di
torrente
,
enorme
e
diffuso
.
Poi
l
'
indomani
ricominciava
il
processo
,
i
professori
lo
interrogavano
a
scuola
fra
lo
stupore
inorridito
dei
condiscepoli
,
finché
arrivava
il
vescovo
col
collare
pavonazzo
e
la
grande
croce
d
'
oro
sul
petto
.
Il
suo
volto
butterato
dal
vaiuolo
,
cogli
occhi
bianchi
,
era
livido
di
minacce
;
e
il
ragazzo
si
sentiva
crollare
tutto
d
'
intorno
,
la
chiesa
,
il
proprio
granaio
,
i
muri
del
seminario
,
che
non
bastavano
nemmeno
essi
a
seppellirlo
,
a
nasconderlo
per
sempre
nella
vergogna
di
seminarista
scomunicato
.
Fu
l
'
ultimo
,
tormentoso
sforzo
della
sua
volontà
;
quindi
sporse
risolutamente
il
busto
,
arrivò
a
toccare
il
pavimento
colle
mani
e
ritirando
adagio
,
uno
per
volta
,
i
piedi
dallo
sportello
si
trovò
in
mezzo
della
navata
.
La
tenebra
vi
era
cresciuta
:
nella
cappella
a
sinistra
del
confessionale
un
lucignolo
mandava
entro
uno
di
quei
vasetti
azzurrini
fino
a
lui
un
tenue
filo
di
luce
,
ma
la
sua
attenzione
fu
subito
attratta
dal
bagliore
dell
'
altra
navata
laterale
,
ove
le
ventiquattro
torce
bruciavano
ancora
intorno
al
feretro
.
Rimase
lungamente
in
piedi
immobile
,
ascoltando
;
le
lampade
dell
'
altar
maggiore
splendevano
come
due
carbonchi
,
il
silenzio
sacro
,
tiepido
della
vasta
chiesa
,
aromatizzato
dai
fiori
morenti
intorno
alla
morta
,
aveva
una
solennità
inesprimibile
;
vi
si
sarebbe
udito
sonoramente
,
a
qualunque
distanza
,
il
soffio
di
un
respiro
.
Appena
fatto
il
primo
passo
,
il
suo
rimbombo
lo
arrestò
:
allora
non
osando
traversare
la
grande
navata
centrale
,
in
punta
di
piedi
,
senza
respirare
,
risalì
fino
al
fondo
di
quella
verso
la
porta
,
strisciò
come
un
'
ombra
nel
muro
e
arrivò
sotto
l
'
altra
.
Il
feretro
vi
faceva
in
mezzo
una
aiuola
ardente
,
fiorita
,
di
un
incanto
stupefacente
nell
'
ombra
.
Le
torce
piantate
su
alti
candelabri
dorati
bruciavano
con
fiamme
quadrilingui
,
di
un
colore
rossastro
,
abbassandosi
tratto
tratto
come
sotto
il
battito
di
un
'
ala
invisibile
,
mentre
i
pesanti
panconi
neri
parevano
chiuderle
con
una
barricata
di
guerra
,
e
in
alto
il
feretro
nereggiava
sotto
l
'
immensa
coperta
frangiata
d
'
argento
.
Ma
le
ghirlande
vi
si
ammucchiavano
come
cadute
dal
cielo
,
coi
fiori
ancora
sorridenti
nel
lume
delle
torce
.
La
sua
anima
vacillò
.
Non
era
la
morte
quella
,
ma
una
inesplicabile
pompa
nuziale
intorno
ad
un
talamo
poggiato
sui
fiori
e
coperto
di
fiori
per
nascondere
sotto
la
castità
della
loro
bellezza
un
più
casto
imeneo
.
Le
tede
ardevano
allineate
ventando
carezzevolmente
ad
ogni
sospiro
.
Solo
il
panno
mortuale
era
troppo
nero
,
e
la
sua
frangia
d
'
argento
stava
immobile
in
una
pesantezza
sinistra
.
Chi
dormiva
lì
sotto
,
mentre
i
fiori
e
le
torce
vegliavano
ancora
?
Si
avvicinò
adagio
,
cogli
occhi
sbarrati
,
come
tratto
al
profumo
dei
fiori
;
una
scritta
sul
finto
muro
di
legno
che
sosteneva
il
feretro
lo
arrestò
.
Era
a
caratteri
biancastri
sotto
un
teschio
e
due
stinchi
incrociati
:
-
MEMENTO
HOMO
QUIA
PULVIS
ES
ET
IN
PULVEREM
REVERTERIS
.
-
Egli
l
'
aveva
letta
ben
altre
volte
,
ma
in
quel
momento
il
terribile
avviso
lo
colpì
come
una
rivelazione
.
Infatti
era
veramente
la
morte
a
due
passi
da
lui
,
sotto
l
'
ombra
troppo
densa
di
quella
coperta
frangiata
d
'
argento
,
la
morte
infinitamente
terribile
nel
proprio
mistero
malgrado
tutte
quelle
luci
e
quei
fiori
,
che
parlava
minacciosamente
nella
lingua
consacrata
dalla
chiesa
di
Cristo
,
il
redentore
risuscitato
.
Come
uno
spettatore
qualunque
egli
indietreggiò
per
girare
intorno
al
feretro
e
contemplarlo
da
tutti
i
lati
,
quasi
scordandosi
di
averlo
già
studiato
durante
la
lunga
funzione
fra
la
ressa
dei
preti
,
che
cantavano
,
e
cantando
lui
stesso
col
turibolo
in
mano
.
Nell
'
altro
fianco
la
scritta
ammoniva
:
HODIE
MIHI
CRAS
TIBI
e
altri
motti
ripetevano
sempre
la
stessa
minaccia
misteriosa
sotto
il
medesimo
teschio
e
i
medesimi
stinchi
incrociati
,
di
un
colore
scialbo
fra
la
vivezza
dei
fiori
e
delle
torce
.
Ma
i
fiori
riempivano
tutto
lo
spazio
intorno
al
feretro
come
trapunti
su
tanti
cuscini
enormi
senza
una
foglia
,
serrati
l
'
uno
contro
l
'
altro
,
quasi
soffocando
nei
propri
odori
.
L
'
occhio
non
poteva
cogliere
né
toni
né
forme
;
era
una
densità
multicolore
con
qualche
pennacchio
come
di
piume
bianche
fra
strisce
uniformi
,
e
righe
che
formavano
parole
illeggibili
in
un
abbacinamento
di
tinte
quasi
tormentoso
.
Invece
le
ghirlande
dai
lunghi
nastri
spioventi
si
arrotondavano
in
contorni
delicati
:
una
,
la
più
bella
,
tutta
a
viole
mammole
,
di
un
colore
malinconico
e
di
un
olezzo
languente
doveva
posare
sopra
la
testa
della
morta
,
poi
ve
n
'
erano
di
camelie
,
di
gigli
dai
calici
aperti
,
assetati
:
poi
i
mughetti
,
le
rose
,
tutti
i
fiori
giovani
dal
profumo
intenso
e
dalla
vita
breve
,
una
improvvisazione
di
giardino
in
quell
'
inverno
così
bianco
di
neve
;
mentre
la
neve
seguitava
sempre
a
cadere
sulla
neve
,
ultimo
spettacolo
che
la
giovanetta
aveva
contemplato
dalla
propria
grande
finestra
sul
giardino
.
Era
venuto
dall
'
altro
lato
,
presso
l
'
ultimo
pancone
che
toccava
la
balaustra
della
cappella
;
sull
'
altare
ardevano
sei
ceri
dinanzi
ad
una
immagine
della
Madonna
,
e
una
piccola
lampada
d
'
argento
sospesa
ad
una
funicella
scura
luceva
appena
in
un
angolo
.
La
predella
,
gli
scalini
,
tutto
il
pavimento
erano
coperti
di
fiori
.
Oramai
il
cervello
gli
si
annebbiava
.
Nel
passare
pel
vano
,
tra
il
pancone
e
la
balaustra
,
siccome
il
mantello
lo
impacciava
,
se
lo
scrollò
dalle
spalle
,
quindi
venne
tra
i
fiori
ad
inginocchiarsi
sul
gradino
davanti
al
piccolo
cancello
.
Mormorò
rapidamente
un
'
avemaria
e
si
voltò
verso
il
feretro
.
Era
impossibile
avvicinarvisi
senza
calpestare
quei
cuscini
fioriti
,
ma
se
ne
accorse
solo
alla
loro
morbida
resistenza
.
Con
un
coraggio
,
del
quale
non
si
rendeva
alcun
conto
,
cacciò
le
mani
sotto
il
pesante
coltrone
e
tentò
replicatamente
di
sollevarlo
traballando
volta
per
volta
sotto
il
suo
peso
;
allora
un
brivido
gli
passò
dentro
le
ossa
a
questa
gravità
invincibile
della
morte
,
come
se
la
sua
ombra
stessa
,
dalla
quale
nessuno
può
ritirarsi
,
gli
fosse
caduta
sul
capo
.
Tutti
i
terrori
gli
sibilarono
con
un
guizzo
vipereo
alle
orecchie
,
mentre
una
disperazione
ancora
più
forte
gli
faceva
cacciare
la
testa
sotto
la
frangia
d
'
argento
per
rialzare
con
un
supremo
sforzo
delle
spalle
tutto
il
lembo
da
quel
lato
.
Fu
un
istante
.
Trovò
brancicando
due
capi
dell
'
armatura
che
reggeva
la
coperta
,
s
'
irrigidì
sulla
punta
dei
piedi
,
col
collo
teso
,
le
braccia
scricchiolanti
sotto
l
'
enorme
peso
,
e
riuscì
ad
appoggiarne
una
piega
sopra
quello
,
cui
era
più
vicino
colla
testa
.
Allora
gli
si
scoperse
l
'
interno
,
una
specie
di
gabbia
nera
in
mezzo
alla
quale
posava
la
cassa
;
febbrilmente
sollevò
l
'
altro
lembo
.
Tutta
la
luce
delle
torce
,
alte
dinanzi
all
'
immagine
della
Madonna
e
intorno
alla
balaustra
della
cappella
,
batté
nel
vano
pauroso
traendo
un
baleno
dal
cristallo
che
copriva
la
faccia
della
morta
.
Egli
si
sporse
col
busto
,
arrampicandosi
colle
ginocchia
sul
basamento
senza
poterla
ancora
discernere
,
ma
gli
parve
nullameno
di
vederla
come
la
prima
volta
.
Il
piccolo
volto
bianco
giaceva
fra
l
'
oro
dei
capelli
,
cogli
occhi
chiusi
,
addormentato
.
Soltanto
le
labbra
erano
più
scure
.
Forse
egli
non
vedeva
nulla
per
la
troppa
obliquità
dei
raggi
sul
cristallo
,
ma
i
suoi
occhi
dilatati
nello
sforzo
supremo
di
quella
visione
vi
scorgevano
l
'
immagine
,
che
si
formava
dietro
di
loro
nel
suo
cervello
.
Tecla
dormiva
di
un
sonno
tranquillo
;
il
nimbo
dei
suoi
capelli
aveva
la
luce
dei
soli
più
belli
di
maggio
,
mentre
la
bocca
le
faceva
una
piccola
ombra
sulla
faccia
.
La
morte
doveva
essere
passata
di
lì
suggellandogliela
per
sempre
col
proprio
bacio
.
E
Tecla
non
aveva
parlato
più
,
ma
egli
la
comprendeva
ancora
:
il
suo
volto
esprimeva
la
calma
di
un
riposo
senza
fine
,
in
un
sonno
pieno
di
visioni
come
i
santi
ne
avevano
avuto
talora
prima
di
morire
.
Era
morta
?
Lo
sentiva
ella
in
quel
momento
curvo
su
lei
per
darle
tutto
il
proprio
amore
di
fratello
abbandonato
?
Non
poteva
ella
rivivere
in
un
miracolo
come
Dio
ne
aveva
fatti
tanti
?
Tutto
era
intatto
in
lei
:
basterebbe
un
pensiero
di
Dio
a
rianimarla
,
quel
soffio
spirato
nel
primo
uomo
uscito
dalle
sue
mani
di
creatore
.
Si
chinò
lentamente
,
sfiorò
di
un
bacio
il
cristallo
sopra
la
fronte
della
morta
,
e
ritraendosi
colla
massima
cautela
riabbassò
il
panno
sino
al
basamento
come
prima
.
Allora
si
accorse
di
aver
sciupati
troppi
fiori
colle
scarpe
per
giungere
fino
lì
,
ricalcò
le
proprie
orme
e
tornò
ad
inginocchiarsi
sui
gradini
della
balaustra
.
Il
suo
volto
livido
esprimeva
una
sofferenza
convulsa
nello
sforzo
di
mantenersi
alto
verso
l
'
immagine
della
Madonna
;
infatti
non
lo
poté
,
e
gli
cadde
poco
dopo
fra
le
palme
delle
mani
.
Intorno
a
lui
i
fiori
odoravano
acutamente
,
confondendo
tutti
i
propri
sospiri
in
un
vapore
invisibile
,
sempre
più
greve
,
che
ondeggiava
sul
feretro
sotto
l
'
ombra
cupa
della
navata
,
nel
gran
silenzio
della
chiesa
.
Si
sarebbe
detto
che
anche
le
fiamme
delle
torce
ne
provassero
l
'
oppressione
spezzandosi
tratto
tratto
per
risalire
più
rapide
in
un
getto
.
Egli
invece
vi
era
immerso
:
alle
sue
ginocchia
,
ai
suoi
piedi
tutti
i
fiori
dagli
aromi
più
penetranti
,
i
garofani
,
i
reseda
,
i
gelsomini
,
le
rose
,
le
gardenie
dai
grandi
occhi
pallenti
,
le
magnolie
grosse
come
un
frutto
,
i
narcisi
,
le
piccole
viole
e
le
piccole
gaggie
riunite
a
quella
festa
della
morte
agonizzavano
dentro
i
propri
profumi
,
coi
petali
già
vizzi
nell
'
angoscia
del
mattino
imminente
.
Egli
respirava
il
loro
alito
con
un
'
asma
crescente
.
Alzando
gli
occhi
vide
la
Madonna
dipinta
sull
'
altare
sorridere
dolcemente
.
Le
fiamme
dei
ceri
agitavano
le
ombre
del
quadro
intorno
alla
sua
bella
figura
bianca
,
discendente
da
un
trono
di
nuvole
all
'
appello
devoto
di
san
Filippo
,
inginocchiato
nell
'
angolo
colle
mani
giunte
e
il
viso
estatico
.
Era
lei
,
la
divina
onnipotente
,
la
Vergine
Madre
,
che
piegava
Dio
a
tutti
i
propri
voleri
,
la
pietosa
,
che
intendeva
ancora
le
voci
singhiozzanti
della
terra
.
Lo
splendore
del
suo
volto
aveva
la
dolcezza
di
un
'
alba
.
-
Maria
,
Maria
!
-
sospirò
Giannino
tendendole
le
braccia
in
una
ultima
delirante
invocazione
,
perché
con
un
miracolo
della
sua
bontà
facesse
risorgere
quella
morta
.
-
Oh
!
Maria
,
essa
è
vostra
figlia
e
mia
sorella
...
Oh
!
Maria
,
Maria
-
ripeté
ancora
mentre
la
testa
gli
ricadeva
più
pesantemente
sulle
palme
.
Quindi
pianse
silenziosamente
,
vagamente
,
in
una
dolcezza
di
fede
,
sempre
cogli
occhi
fisi
nel
sorriso
della
Madonna
,
finché
le
lagrime
cessarono
,
e
cogli
occhi
aperti
,
immobili
,
rimase
a
guardarla
adorando
.
I
fiori
colti
dal
freddo
crescente
della
notte
esalavano
gli
ultimi
odori
.
Allora
parve
a
lui
che
la
Vergine
discendesse
dal
quadro
lentamente
,
tutto
rimaneva
immoto
dintorno
:
sempre
così
adagio
gli
si
accostò
senza
che
egli
potesse
tentare
un
solo
atto
e
stette
a
mirarlo
.
Egli
non
sapeva
più
se
era
desto
o
sognava
,
ma
si
accorse
di
piangere
nuovamente
.
Un
sorriso
pietoso
schiuse
le
labbra
della
Madonna
.
-
Non
piangere
,
povero
ragazzo
.
Sai
tu
chi
sono
?
Duecento
trentatré
anni
fa
in
un
mattino
d
'
inverno
mia
madre
mi
condusse
nello
studio
di
un
pittore
a
servire
da
modella
nuda
per
una
baccante
:
io
non
volevo
,
ma
la
miseria
e
le
insistenze
furono
tali
che
dovetti
presto
finire
come
tante
altre
.
Tre
anni
dopo
incontrandomi
in
una
bettola
di
carnevale
egli
mi
propose
di
tornare
nel
suo
studio
per
una
posa
di
madonna
apparente
sopra
un
gruppo
di
nuvole
alle
preghiere
di
san
Filippo
...
Da
san
Filippo
posò
un
notaio
vecchio
,
uscito
allora
dal
carcere
dopo
dieci
anni
per
crimine
di
falso
:
ma
le
lunghe
sofferenze
gli
avevano
fatto
un
viso
di
martire
,
nel
quale
due
grandi
occhi
splendevano
di
un
fuoco
selvaggio
.
Da
duecentotrent
'
anni
eccoci
qui
dipinti
insieme
a
fare
dei
miracoli
;
tutto
il
mio
quadro
,
vedi
,
è
ornato
di
voti
.
Quante
cose
ho
imparato
da
Madonna
,
che
non
sapevo
nella
vita
malgrado
tutti
i
disastri
delle
mie
avventure
!
Preghiere
e
bestemmie
salgono
dal
cuore
umano
come
uno
stesso
vapore
,
che
il
vento
spazza
,
perché
il
cielo
non
ne
resti
macchiato
.
In
duecentotrent
'
anni
fra
le
centinaia
di
migliaia
venuti
al
mio
altare
supplicando
non
uno
,
che
avesse
il
cuore
puro
o
chiedesse
soltanto
per
un
altro
!
-
Sei
dunque
la
Madonna
!
-
Anch
'
ella
era
una
donna
come
me
.
Non
piangere
,
povero
ragazzo
;
la
vita
è
sempre
ugualmente
infelice
per
tutti
;
nessuna
preghiera
,
nessuna
illusione
può
salvarla
,
nemmeno
quella
di
un
altro
mondo
.
Se
Dio
esistesse
,
tutti
sarebbero
buoni
e
felici
,
perché
contro
di
lui
chi
oserebbe
ribellarsi
?
Invece
la
triste
e
cattiva
anima
umana
è
costretta
a
contendere
tutto
l
'
universo
ad
ogni
altra
anima
per
tentare
di
essere
egoisticamente
felice
nel
minuto
della
propria
esistenza
.
Tu
solo
,
povero
ragazzo
,
in
duecentotrent
'
anni
ti
sei
inginocchiato
al
mio
altare
pregando
non
per
te
.
-
Oh
!
Maria
,
Maria
!
-
egli
singhiozzò
.
Ma
l
'
altra
seguitò
con
voce
più
dolce
:
-
Tu
preghi
per
lei
senza
aver
preteso
prima
al
suo
amore
,
per
lasciare
quelli
,
che
ne
sarebbero
nati
,
ad
espiare
nella
durata
dei
secoli
umani
la
vostra
voluttà
di
un
minuto
.
Ora
non
chiedere
che
risorga
;
ma
il
miracolo
che
invocavi
è
già
compìto
.
La
mia
apparizione
ti
resterà
qui
confitta
nella
mente
per
sempre
fino
al
giorno
della
morte
.
E
chinandosi
adagio
mentre
egli
la
guardava
col
volto
mezzo
nascosto
fra
le
palme
,
lo
toccò
appena
coll
'
indice
della
mano
destra
sulla
fronte
.
-
Va
:
tutto
d
'
ora
innanzi
sia
diverso
per
te
.
Ella
indietreggiò
salendo
verso
il
quadro
prima
ancora
che
egli
ubbidendo
al
comando
si
alzasse
colla
faccia
bianca
e
gli
occhi
secchi
.
I
fiori
gli
mandarono
intorno
un
ultimo
buffo
di
odori
.
Traversò
tutta
la
chiesa
stretto
nel
mantellone
nero
come
quando
era
uscito
cinque
o
sei
ore
prima
dall
'
uscio
della
sacrestia
per
andarsene
,
e
spingendo
colle
spalle
il
pesante
portello
si
nascose
dietro
l
'
ombra
del
tamburo
,
nel
quale
si
apriva
dal
di
dentro
la
porta
della
chiesa
.
La
mattina
il
sacrestano
ancora
assonnato
non
lo
vide
nel
tirare
i
chiavistelli
;
nevicava
ancora
.
Giannino
venne
dritto
a
casa
e
si
mise
subito
a
letto
sorpreso
da
un
gelo
di
febbre
acutissima
:
naturalmente
la
vecchia
nei
primi
due
giorni
non
se
ne
occupò
giudicandolo
un
caso
piuttosto
violento
di
raffreddore
,
poi
gli
altri
vicini
lo
seppero
,
e
fu
chiamato
un
medico
che
abitava
al
pianterreno
.
Questi
,
sinistramente
impressionato
,
invece
di
spiegarsi
sulla
diagnosi
ordinò
dell
'
antipirina
con
applicazioni
assidue
di
ghiaccio
sul
capo
.
Però
mancando
i
danari
per
tutto
questo
,
nessuno
li
offerse
.
Otto
giorni
dopo
suo
padre
,
disceso
alla
città
per
riscuotere
la
paga
e
ricevere
le
istruzioni
dell
'
ingegnere
provinciale
,
seppe
il
triste
caso
.
Le
sue
prime
parole
furono
di
lagnanza
per
non
avere
relazioni
sufficienti
da
far
ricevere
il
ragazzo
nell
'
ospedale
;
questi
invece
non
parlava
,
ma
riconosceva
ancora
la
gente
,
e
ad
ogni
domanda
si
portava
l
'
indice
della
mano
destra
alla
fronte
,
appoggiandone
la
punta
proprio
dove
il
dito
della
Madonna
lo
aveva
toccato
.
Il
miracolo
si
compiva
.
Dopo
qualche
giorno
Giannino
non
riconobbe
più
alcuno
:
adesso
,
da
quattro
anni
,
è
ancora
nel
grande
manicomio
di
Imola
,
sempre
vestito
da
seminarista
,
cosicché
lo
chiamano
il
«
vescovo
»
.
Questo
nomignolo
lo
ha
perseguitato
sino
laggiù
.
MIRRA
Fior
di
sambuco
.
Io
filo
intorno
a
te
come
fa
il
baco
Per
chiudermi
e
morir
dentro
il
tuo
buco
.
Vociò
Mengo
,
il
carrettiere
toscano
,
picchiando
il
pugno
sulla
tavola
e
sfidando
collo
sguardo
lucido
Rocco
,
il
suo
avversario
romagnolo
;
ma
questi
,
più
vecchio
,
lungo
e
scarno
,
coi
pomelli
già
rossi
dalla
sbornia
,
si
alzò
per
rimbeccare
.
Lo
stornello
toscano
era
sembrato
a
tutti
molto
piccante
.
-
Eh
!
non
vincerai
-
lo
apostrofò
Tugnazza
,
un
gran
tocco
di
contadino
bugiardo
,
che
si
vantava
sempre
di
aver
servito
come
soldato
nella
cavallerizza
della
regina
a
Moncalieri
,
quando
essa
non
era
ancora
che
una
piccola
principessa
del
sangue
.
-
Non
vincerai
questa
volta
:
bravo
Mengo
!
Questi
aveva
già
ripreso
il
bicchiere
colmo
di
sangiovese
,
e
lo
alzava
al
disopra
della
testa
in
segno
di
vittoria
,
allora
il
vecchio
Rocco
adattandosi
con
una
scrollatina
il
pesante
gabbano
biancastro
,
dal
bavero
di
volpe
,
che
non
deponeva
mai
per
quanto
facesse
caldo
nell
'
osteria
,
si
girò
tre
dita
nel
collo
per
allentare
il
nodo
della
larga
sciarpa
rossa
in
lana
,
e
cantò
con
voce
squarrata
:
Fior
d
'
erba
amara
.
Per
me
non
torna
più
la
primavera
,
Ma
tu
conserva
un
fior
per
la
mia
bara
.
-
Ohé
,
Rocco
,
bene
!
-
Non
basta
,
un
altro
!
Lo
stornello
di
Mengo
era
migliore
.
-
Un
altro
,
un
altro
!
-
gridarono
parecchi
stringendoglisi
intorno
,
mentre
egli
guardava
sorridente
cogli
occhi
piccini
.
Nella
stanza
non
grande
il
caldo
e
il
puzzo
erano
opprimenti
,
quantunque
né
la
finestra
né
la
porta
a
vetri
chiudessero
troppo
bene
;
su
pel
camino
nella
parete
di
contro
saliva
il
fumo
fetido
di
una
aringa
riscaldata
sulle
bracie
,
e
le
voci
s
'
incrociavano
urlanti
,
stonate
,
fra
lo
scalpiccìo
della
gente
pigiata
come
ad
uno
spettacolo
.
Un
grosso
lume
a
petrolio
,
poco
pulito
,
illuminava
abbastanza
vivamente
la
stamberga
,
dietro
la
quale
in
un
altro
camerino
si
giocava
a
tresette
.
-
Tira
via
,
Rocco
.
-
Finito
!
-
uno
replicò
.
-
È
come
il
gallo
de
la
botte
!
Tutti
si
rivolsero
a
guardare
sulla
porta
del
camerino
la
grande
oleografia
,
inchiodatavi
recentemente
dall
'
ostessa
,
e
che
rappresentava
una
botte
con
un
magnifico
gallo
sul
cocchiume
e
nel
fondo
questa
scritta
:
«
Quando
questo
gallo
canterà
-
credenza
si
farà
.
»
-
Gallo
lo
sono
ancora
-
ribatté
Rocco
:
-
portami
una
ragazza
,
tu
.
-
Tira
via
dunque
.
-
Tieni
.
-
Eh
!
va
là
che
non
trovi
altro
-
disse
Mengo
.
Quindi
le
voci
crebbero
ancora
quasi
schernendo
il
vecchio
Rocco
,
ma
con
una
secreta
simpatia
per
lui
,
se
avesse
potuto
battere
Mengo
,
uno
fra
i
migliori
stornellisti
di
Cignale
,
il
paese
più
vicino
di
Toscana
.
Era
ancora
l
'
antica
rivalità
fra
i
due
stati
del
duca
Leopoldo
e
del
Papa
.
Ci
fu
come
un
momento
di
ansia
quando
Rocco
abbassò
la
testa
per
raccogliersi
;
dall
'
altro
camerino
scoppiò
un
'
atroce
bestemmia
.
Fiore
di
brina
.
Chi
picchia
donne
suona
una
campana
,
Chi
spicca
rose
prenderà
una
spina
.
-
Toh
!
-
uno
ruggì
.
-
Oh
Dio
!
Il
fracasso
di
un
tavolo
rovesciato
,
dal
quale
cadevano
litri
e
bicchieri
,
arrestò
l
'
applauso
,
che
l
'
ultimo
stornello
di
Rocco
avrebbe
provocato
;
la
gente
si
precipitò
per
la
porta
,
vi
ebbero
subito
delle
braccia
alzate
,
delle
urla
,
una
colluttazione
di
molti
contro
un
solo
,
il
quale
si
vedeva
a
stento
stretto
fra
la
ressa
,
mentre
Viù
,
il
ragazzaccio
gobbo
,
che
tutti
conoscevano
così
tristo
,
si
era
già
tirato
indietro
livido
come
la
cenere
.
La
gente
lo
interrogava
.
-
È
stato
lui
...
-
cercò
di
rispondere
malignamente
,
ma
l
'
altro
dando
uno
strattone
fra
le
braccia
che
lo
tenevano
avvinghiato
,
alzò
il
coltello
.
-
Tu
sei
stato
,
maledetto
!
Volevi
piantarmi
questo
nella
pancia
,
ma
te
l
'
ho
strappato
di
mano
,
e
te
lo
caccio
io
dentro
la
gobba
.
Un
sogghigno
perverso
stirò
le
labbra
del
ragazzo
,
momentaneamente
rassicurato
da
tutta
quella
folla
,
che
ratteneva
il
suo
avversario
;
già
i
pareri
oscillavano
.
Toto
e
Ghino
,
compagni
di
Viù
nella
partita
,
cercarono
di
dare
la
colpa
all
'
altro
,
all
'
uomo
,
come
lo
avevano
chiamato
per
dileggio
sino
dal
principio
del
giuoco
per
marcare
la
sua
differenza
con
loro
,
che
non
arrivavano
ai
vent
'
anni
.
Viù
,
il
meno
giovane
,
ne
aveva
appena
diciotto
.
Ma
gli
sforzi
di
Santone
per
divincolarsi
,
mentre
nessuno
ancora
era
riuscito
a
trargli
di
mano
il
coltello
strappato
al
gobbo
,
cominciavano
ad
impensierire
la
folla
sballottata
in
quello
stanzino
troppo
angusto
contro
i
muri
e
nell
'
impossibilità
di
potere
spiegare
la
propria
forza
.
-
Mi
raccomando
,
mi
raccomando
!
-
si
udiva
la
voce
acuta
di
Teresa
,
la
ricca
ostessa
,
alta
,
grassa
,
odiosa
,
quantunque
non
brutta
,
per
la
esosità
della
avarizia
e
l
'
ipocrita
servilità
,
colla
quale
trattava
gli
avventori
.
-
Se
non
fosse
per
Santone
,
avrei
piacere
-
le
rispose
sprezzantemente
Sughetto
,
un
giovane
calzolaio
-
che
venissero
i
carabinieri
e
vi
facessero
chiudere
l
'
osteria
.
Ma
ella
si
era
già
cacciata
più
avanti
senza
ripugnanza
per
tutte
le
mani
che
la
brancicavano
,
riuscendo
finalmente
a
riunire
Rocco
e
Mengo
perché
disarmassero
Santone
.
-
E
tu
sta
zitto
-
si
volse
al
gobbo
.
La
raccomandazione
era
inutile
.
Quella
specie
di
furore
muto
,
col
quale
Santone
spiegando
una
forza
prodigiosa
tentava
sempre
di
svincolarsi
dalla
folla
per
piombare
sopra
di
lui
,
aveva
gelato
di
terrore
la
fredda
malvagità
dell
'
altro
.
Istintivamente
si
era
ritirato
dietro
il
banco
coperto
di
marmo
,
sul
quale
nei
giorni
di
grande
cucina
,
quando
s
'
accendevano
anche
i
fornelli
del
camerino
,
la
Teresa
disponeva
i
piatti
e
li
barattava
;
ma
appena
lì
dentro
tremò
di
non
poterne
più
uscire
.
Rapidamente
tentò
colla
mano
destra
,
senza
che
alcuno
se
ne
avvedesse
,
i
cassetti
del
banco
per
cercarvi
un
'
arma
:
erano
chiusi
.
-
Ti
sei
messo
da
te
nella
trappola
-
uno
gli
disse
ghignando
dallo
spigolo
dell
'
uscio
.
-
Lasciatemi
,
corpo
di
Dio
!
-
urlava
Santone
.
-
Nessuno
m
'
impedirà
di
finirlo
.
Ha
voluto
darmi
una
coltellata
nel
fianco
,
all
'
improvviso
:
glielo
farò
mangiare
io
il
coltello
,
tutto
a
pezzettini
.
Ridi
,
ah
!
-
gridò
essendo
già
riuscito
a
liberare
la
mano
,
nella
quale
teneva
il
coltello
.
Tutti
si
ritrassero
istantaneamente
,
solo
il
vecchio
Rocco
gli
rimase
di
faccia
.
-
E
adesso
dove
vai
?
-
Lo
ammazzo
.
-
Bella
forza
!
per
schiacciare
una
cimice
come
lui
basta
un
'
unghia
.
L
'
osservazione
era
così
vera
che
tutti
fremettero
;
Viù
,
cogli
occhi
sbarrati
,
tremava
.
-
Lo
vuoi
ammazzare
?
-
seguitò
Roccò
staccandosi
dal
banco
per
mostrargli
il
ragazzaccio
,
mentre
prima
glielo
nascondeva
quasi
col
corpo
.
-
Non
lo
vedi
che
è
già
morto
di
paura
?
Va
là
,
Santone
,
che
la
è
proprio
cosa
da
te
!
Lascia
andare
,
tu
sei
un
uomo
.
-
Ha
voluto
ammazzarmi
-
mormorava
l
'
altro
,
lasciandosi
afferrare
nuovamente
la
mano
,
nella
quale
brandiva
il
coltello
.
-
Date
mente
a
Rocco
,
Santone
-
interloquì
la
Teresa
.
-
Tu
porta
subito
una
bottiglia
,
vecchia
avara
,
ma
se
non
è
di
quello
,
mi
hai
capito
,
invece
di
tirare
il
collo
al
gobbo
lo
tiriamo
a
te
-
le
si
volse
Rocco
di
mala
voglia
.
-
Bravo
,
Rocco
!
Si
cominciava
già
a
ridere
,
questi
aveva
tratto
il
coltello
di
mano
all
'
altro
e
,
conoscendo
il
suo
carattere
impetuoso
ma
buono
,
glielo
aveva
di
buona
grazia
restituito
.
-
Tienilo
,
è
di
buona
guerra
.
Una
carogna
come
lui
non
paga
la
carica
.
-
Adesso
sei
tu
che
torni
a
soffiare
-
disse
qualcuno
.
-
No
.
-
Andiamo
,
via
,
bisogna
fare
la
pace
:
quello
che
è
stato
è
stato
.
Che
diavolo
!
Viva
il
carnevale
...
Quindi
le
voci
alzandosi
e
spezzandosi
tutte
in
una
volta
ruppero
la
tensione
della
scena
;
oramai
tutto
era
sedato
,
Santone
ricadde
sulla
panca
fra
Mengo
e
Rocco
,
Toto
e
Ghino
senza
avere
ancora
parlato
rimettevano
a
posto
il
tavolo
,
mentre
la
Teresa
scopando
i
frantumi
più
grossi
dei
vetri
brontolava
già
:
-
Li
paghi
tu
,
Santone
,
i
rotti
:
il
litro
e
tre
bicchieri
.
-
Due
:
vedete
pure
che
questo
è
intatto
-
intervenne
Ghino
.
-
Va
da
Dio
a
farteli
pagare
.
-
No
,
sono
io
che
li
ho
rovesciati
-
si
fece
avanti
Viù
con
voce
conciliante
,
benché
non
fosse
vero
.
-
Allora
se
paghi
tu
,
paga
subito
,
altrimenti
non
ti
credo
-
si
volse
l
'
ostessa
.
-
Ecco
.
E
con
un
pugno
di
soldi
nella
mano
sinistra
tornò
presso
il
tavolo
.
Non
pareva
più
quello
:
colla
prontezza
odiosamente
scaltra
che
lo
distingueva
,
appena
convinto
di
averla
scappata
bella
voleva
la
rivincita
.
-
Gran
cosa
!
ecco
qua
,
nove
soldi
in
tutto
,
ma
io
avevo
perso
anche
la
partita
:
noi
stavamo
per
quattordici
punti
e
gli
altri
per
due
.
Pago
io
la
bottiglia
.
-
Tienti
il
tuo
danaro
-
mugghiò
Santone
,
facendo
atto
di
alzarsi
per
gettarglielo
in
faccia
,
se
lo
avesse
deposto
sul
tavolo
.
-
E
perché
?
Hai
vinto
.
Che
cosa
vuoi
di
più
?
Sono
io
che
confesso
di
aver
torto
.
-
E
il
coltello
?
-
Lo
hai
pure
nella
tasca
:
io
sono
senza
,
eppure
mi
rimetto
qui
a
sedere
.
Se
vuoi
ammazzarmi
ammazzami
;
che
diavolo
!
tutti
possiamo
sbagliare
una
volta
,
non
siamo
uomini
?
Si
rinviene
,
non
è
vero
,
Mengo
?
Ohe
,
Mengo
,
canta
uno
stornello
.
Cantavi
pure
di
là
.
Santone
ancora
rosso
dalla
fatica
di
quella
lotta
guardava
quasi
trasognato
la
disinvoltura
del
ragazzaccio
,
che
sembrava
irriderlo
con
tutto
il
corpo
:
una
contorsione
antipatica
gli
faceva
infatti
piegare
la
testa
sulla
spalla
gobba
con
atto
sgraziato
,
mentre
la
larga
bocca
sensuale
e
gli
occhi
piccoli
,
cilestri
,
seguitavano
a
ridere
del
loro
riso
cattivo
.
Con
una
mano
dalle
dita
lunghe
lunghe
aveva
posato
i
danari
sulla
tavola
e
li
teneva
coperti
.
Santone
alto
e
tarchiato
,
coi
capelli
rossi
,
i
baffi
ispidi
,
il
naso
corto
e
grosso
,
sembrava
un
bufalo
;
tratto
tratto
abbassava
i
sopraccigli
villosi
saettando
in
giro
sguardi
diffidenti
.
Viù
lo
vide
tastarsi
il
coltello
nella
tasca
interna
della
giubba
.
-
Così
non
canti
,
Mengo
?
-
Quella
falsa
scioltezza
impacciava
anche
gli
altri
,
quando
finalmente
arrivò
Teresa
colla
bottiglia
.
-
Un
'
altra
,
la
mia
-
ordinò
Viù
spianandosi
meglio
sulla
sedia
.
-
Vada
,
tutto
è
accomodato
.
Datevi
la
mano
-
insisté
due
o
tre
volte
Mengo
.
-
Io
sempre
-
rispose
Viù
,
interrogando
l
'
avversario
collo
sguardo
.
Questi
gl
'
indovinò
forse
nel
fondo
degli
occhietti
la
sottile
canzonatura
,
e
strinse
daccapo
i
pugni
;
poi
vi
fu
ancora
uno
scambio
lungo
,
noioso
delle
solite
raccomandazioni
,
molti
già
rientrati
nella
stanza
tornarono
intorno
al
tavolo
per
bere
gratis
a
quella
pace
,
vi
ebbero
spinte
,
considerazioni
sciocche
,
complimenti
sotto
forma
d
'
ingiuria
,
qualche
ingiuria
vera
fra
i
pacificatori
.
Rocco
,
vessato
da
tutto
quell
'
intervento
,
che
riduceva
a
zero
la
parte
così
importante
avuta
nella
crisi
,
se
ne
andò
brontolando
,
e
la
pace
fu
conchiusa
finalmente
con
una
terza
bottiglia
pagata
da
Santone
.
Nullameno
questi
rimaneva
accigliato
;
Viù
invece
alzando
la
voce
provocantemente
,
come
un
vincitore
,
aveva
già
fatto
cenno
a
Toto
di
ravviare
la
partita
.
Santone
ricusò
brutalmente
,
ma
dopo
dieci
minuti
,
bloccato
,
vinto
,
giocava
nuovamente
avendo
per
compagno
lo
stesso
Viù
.
-
Asino
!
-
questi
gli
gridò
confidenzialmente
alla
prima
svista
:
-
non
vedi
che
serbando
il
re
di
bastoni
avremmo
fatto
l
'
ultima
presa
?
Tua
figlia
Santina
gioca
meglio
di
te
.
-
Va
dunque
a
giocare
con
lei
e
cavami
quattro
dita
dai
...
-
Là
,
là
,
t
'
inquieti
ancora
!
Bevevano
già
da
tre
ore
.
La
partita
proseguì
facendosi
mano
mano
più
seria
senza
attirare
altrimenti
l
'
attenzione
del
pubblico
:
si
sapeva
sin
troppo
che
Viù
non
lasciava
passare
giorno
senza
accattare
briga
,
quantunque
in
fondo
fosse
un
vigliacco
e
ne
buscasse
soventi
di
sonore
.
Suo
padre
,
un
'
altra
canaglia
,
era
stato
lungo
tempo
il
terrore
del
paese
,
poi
invecchiando
aveva
fatto
meno
paura
malgrado
l
'
abitudine
delle
minacce
,
e
ora
diventato
idropico
per
un
vizio
cardiaco
non
era
più
che
uno
spettro
giallo
,
il
quale
passava
ancora
lungo
i
muri
delle
case
,
cogli
occhi
opachi
e
il
viso
smunto
,
così
grottesco
nella
propria
orridezza
che
i
monelli
gli
davano
la
baia
.
E
il
primo
era
sempre
Viù
,
il
suo
unico
figlio
.
Quel
giorno
stesso
dalla
porta
della
pizzicheria
vecchia
,
questi
vedendolo
attraversare
adagio
adagio
la
piazzetta
,
lo
aveva
apostrofato
:
-
Morite
pure
contento
,
babbo
:
io
mi
bevo
anticipatamente
i
danari
per
la
vostra
cassa
.
-
Maledetto
!
Ma
l
'
ingiuria
raccapricciante
aveva
ghiacciato
il
riso
sulle
labbra
di
tutti
.
Viù
non
se
n
'
era
dato
per
inteso
,
anzi
scorrazzando
per
il
paese
lo
aveva
riempito
del
proprio
chiasso
di
bettola
in
bettola
,
seguìto
da
una
torma
di
giovinastri
,
che
bevevano
alle
sue
spalle
.
Difatti
in
quel
martedì
egli
aveva
intascato
parecchie
lire
colla
tassa
sul
posteggio
,
della
quale
il
padre
aveva
dovuto
cedergli
la
riscossione
per
non
potersi
più
reggere
dritto
tutta
la
mattina
a
farsi
pagare
dai
villani
,
che
venivano
colle
ceste
al
mercato
.
Però
l
'
ultima
scena
con
Santone
era
rimasta
sullo
stomaco
a
Viù
.
Già
,
prima
,
aveva
combinato
con
Toto
e
con
Ghino
di
prenderlo
in
mezzo
per
vincergli
una
bottiglia
e
sbertarlo
poi
ignominiosamente
;
ma
nonostante
tutta
la
sua
semplicità
quegli
se
n
'
era
accorto
minacciandogli
uno
scapaccione
.
Viù
di
rimando
aveva
messo
mano
al
coltello
,
se
non
che
la
grossa
mano
di
Santone
gli
era
piombata
subito
sul
pugno
stritolandoglielo
quasi
nello
strappargli
l
'
arma
.
Adesso
ci
pensavano
ambedue
scontrandosi
tratto
tratto
con
una
occhiata
seria
.
-
Mi
rendi
il
mio
coltello
?
-
chiese
Viù
all
'
improvviso
.
-
No
.
Un
lampo
sprizzò
dagli
occhi
del
ragazzaccio
,
che
finse
di
stringersi
nelle
spalle
con
bonomia
.
-
Ne
comprerò
un
altro
.
Santone
non
rispose
,
bevvero
ancora
,
quindi
sopraggiunsero
altri
monelli
in
sudore
,
perché
uscivano
dal
ballo
.
Se
ne
parlò
,
si
fecero
i
nomi
delle
donne
che
vi
pestavano
i
piedi
sino
dal
mezzogiorno
;
uno
citò
Girella
,
il
peggiore
ubbriaco
del
paese
che
vi
ballava
colla
moglie
e
la
figlia
già
grandicella
,
due
sgualdrine
,
facendosi
pagare
i
poncini
da
tutti
;
poi
un
altro
si
chinò
all
'
orecchio
di
Viù
:
-
C
'
è
anche
Santina
mezzo
ubbriaca
.
-
Oh
!
La
partita
era
alla
fine
.
-
Pago
io
l
'
ultimo
litro
-
si
volse
Viù
;
poi
disse
:
-
Andiamo
tutti
nel
pozzangherone
.
Così
chiamavano
in
paese
la
sala
dove
si
ballava
.
-
E
tu
non
vieni
con
noi
,
Santone
?
Via
!
balleremo
io
e
te
:
io
farò
da
donna
,
andiamo
.
«
Si
scopron
le
tombe
,
si
levano
i
morti
»
-
stridé
Viù
aprendo
la
marcia
a
braccio
di
Santone
invano
riluttante
fra
tutti
quei
ragazzacci
,
che
lo
trascinavano
quasi
a
forza
cantando
e
ridendo
.
Fuori
la
notte
era
buia
,
ma
uno
scirocco
umido
la
manteneva
così
calda
che
si
sarebbe
potuto
girare
senza
gabbano
;
per
la
larga
ed
unica
strada
del
paesello
i
pochi
fanali
sembravano
scavare
delle
pozzanghere
giallastre
entro
l
'
oscurità
dell
'
acciottolato
,
e
lontano
,
dove
il
paese
finiva
ad
un
muraglione
poggiato
sopra
una
fila
di
archi
a
difesa
della
ripa
contro
la
corrente
del
fiume
,
e
i
freddi
invernali
,
si
udivano
i
rantoli
di
un
organetto
.
Non
erano
più
delle
dieci
di
notte
.
Tutti
coloro
che
intendevano
prendere
parte
al
carnevale
ubbriacandosi
nelle
bettole
o
ballando
nel
pozzangherone
,
erano
già
rincasati
;
dai
vetri
dei
due
caffè
ancora
aperti
si
vedeva
qualche
coppia
ostinata
in
una
ultima
partita
a
carte
entro
la
luce
nebbiosa
:
quindi
un
sordo
rumore
di
battenti
percossi
avvertì
la
comitiva
che
anche
la
Teresa
chiudeva
l
'
osteria
.
Un
centinaio
di
passi
più
innanzi
,
dalle
due
larghe
finestre
,
al
primo
piano
,
di
una
casetta
tutta
nera
uscivano
con
un
gran
lume
le
battute
asmatiche
di
una
polka
,
che
un
organetto
suonava
appoggiandosi
sui
bassi
di
un
violoncello
.
-
Senti
Caputo
come
raschia
!
-
osservò
Toto
spiccando
un
salto
per
arrivare
primo
lassù
.
La
combriccola
invece
si
arrestò
un
momento
al
portone
aperto
;
nel
muro
di
contro
,
alla
stessa
altezza
,
si
vedevano
passare
gesticolando
delle
grandi
ombre
entro
una
specie
di
vano
luminoso
,
e
sparire
istantaneamente
nell
'
oscurità
della
parete
;
sopra
al
portone
e
giù
per
l
'
andito
nero
che
si
apriva
più
basso
della
strada
rintronavano
le
battute
di
tutti
quei
piedi
,
la
maggior
parte
colle
scarpe
imbullettate
,
così
che
i
muri
ne
tremavano
;
mentre
uno
strido
rauco
o
un
colpo
di
tacco
più
violento
tentavano
di
affrettare
ancora
quel
galoppo
rovinoso
.
-
E
forza
...
dalli
,
dalli
dunque
!
-
urlarono
cinque
o
sei
voci
.
Allora
l
'
organetto
,
come
preso
anch
'
esso
nella
vertigine
della
ronda
,
strinse
così
freneticamente
il
tempo
che
le
note
stesse
sembrarono
pestarsi
l
'
una
l
'
altra
come
i
piedi
che
,
non
trovando
più
il
terreno
sotto
,
si
ammaccavano
balzelloni
fra
il
polverìo
rosso
dell
'
ammattonato
e
il
vapore
di
tutti
quegli
aliti
.
Infatti
dalle
finestre
spalancate
usciva
come
una
nebbia
.
-
Ballano
,
ballano
!
-
disse
Santone
con
un
sorriso
bonario
contemplando
i
salti
delle
ombre
nel
muro
opposto
.
Dall
'
andito
aperto
nel
fondo
,
dietro
la
scala
,
sopra
la
ripa
del
fiume
,
venivano
tra
il
tanfo
della
fanghiglia
lasciatavi
da
tutti
quei
piedi
fetori
umani
più
acuti
,
che
non
permettevano
alcun
dubbio
sul
come
gl
'
inquilini
della
casa
ed
altri
forse
del
paese
,
essendo
quel
portone
sempre
aperto
anche
di
notte
,
usassero
del
cortiletto
.
Non
v
'
era
lume
,
ma
giù
dalla
scala
scendeva
un
filo
di
luce
sottile
come
un
ragnatelo
,
appena
sufficiente
per
indicare
per
dove
dall
'
andito
si
montasse
alla
sala
.
Alcuni
calavano
già
le
scale
,
benché
il
galoppo
non
si
fosse
ancora
arrestato
.
La
comitiva
entrò
.
Sopra
il
secondo
pianerottolo
quattro
scalini
mettevano
alla
sala
,
altri
due
invece
scendevano
in
una
specie
di
cucinetta
,
improvvisata
a
caffè
,
con
due
lunghe
tavole
da
bettola
e
qualche
cocoma
sul
focolare
,
ma
era
quasi
vuota
in
quel
momento
.
Il
padrone
,
un
gran
pezzo
di
facchino
dai
capelli
rossi
,
senza
giacca
e
con
un
lercio
mozzicone
di
pipa
in
bocca
,
raccolse
il
loro
soldo
a
testa
in
un
vecchio
bacile
di
ferro
,
che
tornò
a
posare
sopra
una
sedia
mezzo
spagliata
;
più
in
alto
,
entro
un
pezzo
di
legno
,
era
piantata
una
candela
di
sego
.
-
Avanti
,
avanti
!
-
diceva
con
un
gran
gesto
,
ma
vedendo
Santone
cercarsi
in
tasca
i
fiammiferi
staccò
gentilmente
la
candela
dal
muro
.
Era
impossibile
entrare
.
In
quel
momento
le
coppie
dei
ballerini
si
precipitavano
dall
'
uscio
verso
il
caffè
sudanti
,
trafelate
;
gli
uomini
trascinando
a
forza
le
donne
,
che
sembravano
non
volervi
accondiscendere
per
quella
finta
ripugnanza
imposta
loro
dall
'
uso
di
dover
sempre
opporre
un
rifiuto
prima
di
accettare
un
rinfresco
,
e
rotolavano
quasi
dai
gradini
a
grappoli
nel
buio
del
pianerottolo
,
rumoreggiando
.
Dentro
,
la
sala
era
ancora
piena
.
Tre
lumi
a
petrolio
,
sospesi
ai
travicelli
del
soffitto
,
la
illuminavano
vivamente
;
in
fondo
,
presso
una
delle
finestre
spalancate
,
il
palco
dell
'
orchestra
non
era
composto
che
di
una
tavola
con
sopra
due
sedie
,
e
i
suonatori
affranti
guardavano
con
occhio
vago
.
Si
girava
a
stento
.
Quasi
tutti
gli
uomini
,
specialmente
quelli
che
non
ballavano
,
rimanevano
ritti
,
ammantellati
come
la
domenica
in
piazza
,
senza
muoversi
:
molte
donne
attempate
sedevano
sopra
due
panche
lungo
le
pareti
,
ed
erano
le
mamme
delle
più
giovani
venute
a
ballare
,
ma
nessuno
le
invitava
mai
se
non
per
lazzo
;
in
un
altro
angolo
due
carabinieri
in
berretto
e
mantello
vigilavano
scuri
,
seri
,
quasi
inosservati
.
Ma
nonostante
le
finestre
aperte
era
caldo
.
Un
puzzo
di
cenci
sudanti
,
di
scarpe
unte
colla
grascia
,
di
petrolio
,
di
polvere
,
di
fiati
mozzava
il
respiro
;
si
parlava
a
gruppetti
sogghignando
,
la
maggior
parte
fumavano
.
E
un
altro
odore
acuto
di
vino
cotto
veniva
per
l
'
uscio
della
cucina
,
ove
i
ballerini
bevevano
secondo
il
solito
dopo
ogni
ballo
.
Giga
,
la
bella
mora
,
non
aveva
voluto
a
nessun
patto
discendervi
quella
volta
,
benché
fosse
anche
essa
fra
quelle
scritturate
dal
padrone
per
il
ballo
:
paga
non
ne
riceveva
come
tutte
le
altre
,
ma
solamente
a
mezzogiorno
e
sull
'
avemaria
da
mangiare
:
al
resto
bisognava
pensarci
da
sé
eccitando
la
baldoria
e
facendo
bere
i
ballerini
,
perché
lì
appunto
stava
il
guadagno
del
ballo
.
Ogni
bicchierino
costava
due
soldi
e
non
valeva
forse
due
centesimi
,
poi
vi
erano
le
zucchette
di
aleatico
a
quindici
,
a
trenta
,
magari
a
cinquanta
soldi
l
'
una
,
giacché
si
ballava
sempre
a
sfida
.
Uno
scommetteva
di
piroettarvi
intorno
mulinando
colla
donna
senza
mai
urtarvi
del
piede
;
nel
caso
contrario
doveva
pagare
,
ma
se
gli
riusciva
invece
toccava
all
'
avversario
.
Ed
era
il
ballo
più
festoso
,
che
eccitava
tutti
gli
orgogli
e
tutte
le
curiosità
come
gli
a
solo
in
teatro
.
Viù
si
accostò
a
Giga
.
-
Ohé
,
Mora
,
vuoi
fare
una
galletta
con
me
?
-
Perché
no
?
adesso
,
dopo
.
-
Allora
chi
pigliamo
?
Santina
?
-
È
andata
via
poco
fa
.
-
Con
chi
?
-
Lo
so
io
?
-
rispose
la
Mora
con
un
sorriso
sprezzante
che
le
scoperse
tutti
i
magnifici
denti
bianchi
.
-
Cerca
tu
le
donne
che
vuoi
.
Per
il
ballo
della
galletta
ce
ne
volevano
quattro
,
e
un
uomo
solo
nel
mezzo
.
Viù
invece
si
accostò
a
Toto
:
-
Dov
'
è
Santina
?
-
Era
quasi
ubbriaca
del
tutto
,
sarà
andata
a
casa
.
-
Imbecille
!
Lei
non
va
a
casa
se
è
ubbriaca
:
l
'
avranno
portata
fuori
.
Toto
si
mise
in
cerca
che
già
Perpignano
,
il
direttore
di
sala
,
batteva
le
mani
per
il
nuovo
ballo
;
i
ballerini
ritornavano
lentamente
dal
caffè
a
coppie
,
perdendosi
fra
la
folla
,
mentre
Caputo
tentava
d
'
accordare
il
violoncello
e
la
gente
rimaneva
sempre
lì
nel
mezzo
.
-
Indietro
dunque
,
indietro
!
-
gridava
Perpignano
colle
lunghe
braccia
distese
per
disegnare
il
circolo
,
e
intanto
chiedeva
il
soldo
a
tutti
gli
uomini
che
si
disponevano
in
fila
con
una
donna
.
-
Indietro
dunque
!
Paga
il
soldo
tu
,
Cristiano
:
va
bene
,
spingi
indietro
.
Ehi
,
Tonio
!
non
hai
pagato
nemmeno
l
'
altra
volta
,
credi
che
me
ne
sia
scordato
?
Per
Dio
!
ma
se
non
date
indietro
vi
pesto
i
piedi
:
lasciate
dunque
ballare
.
Monferrina
,
avanti
!
To
,
...
il
soldo
?
Mora
,
in
fila
,
bella
Mora
,
e
tu
,
Cocca
,
fatti
avanti
con
Santone
.
Bene
,
Santone
!
quattro
salti
anche
tu
,
crepi
la
malinconia
,
bisogna
divertirsi
al
mondo
!
-
Viva
il
carnevale
!
-
strillò
Viù
spingendo
Santone
un
po
'
impacciato
colla
sua
ballerina
,
la
Berta
del
beccamorti
,
una
ragazza
sottile
come
una
faina
,
dal
musetto
nero
e
due
occhi
che
foravano
la
pelle
.
Ella
rideva
con
Viù
.
Ma
l
'
ondeggiamento
della
sala
seguitava
sempre
impedendo
al
circolo
di
formarsi
malgrado
tutti
gli
sforzi
di
Perpignano
,
alto
e
secco
,
che
pigliava
la
gente
per
le
spalle
,
dove
meglio
poteva
,
respingendola
in
fila
.
Il
pubblico
troppo
affollato
quella
sera
,
finiva
coll
'
aver
ragione
dei
ballerini
.
L
'
organetto
aveva
gettato
la
prima
battuta
in
una
nota
di
falsetto
stridula
come
di
una
punta
sul
vetro
,
che
si
era
perduta
nel
fracasso
;
dalle
finestre
aperte
improvvisi
buffi
di
vento
abbassavano
le
fiamme
dei
lumi
a
petrolio
producendo
bizzarri
effetti
di
ombra
sopra
quella
massa
grigia
,
compatta
ed
oscillante
,
cui
le
donne
allineate
alla
parete
facevano
come
una
cornice
anche
più
scura
.
Tratto
tratto
a
un
grido
di
ragazzetto
nascosto
fra
le
gambe
degli
altri
,
a
un
urto
imprevisto
trasalivano
.
Viù
impaziente
di
primeggiare
apostrofò
Perpignano
:
-
Ridammi
il
mio
soldo
,
se
non
sai
far
stare
la
gente
a
posto
.
-
Ti
cogliesse
un
accidente
!
come
vuoi
fare
?
-
Musica
,
musica
!
vedrai
che
si
scostano
.
Infatti
egli
per
il
primo
urtò
in
Santone
spingendoselo
innanzi
,
e
tutte
le
coppie
spostandosi
in
una
specie
di
curva
riuscirono
a
fare
il
vuoto
nel
mezzo
.
La
monferrina
,
intonata
con
una
veemenza
di
fanfara
sugli
acuti
più
stridenti
dell
'
organetto
,
si
allentava
ogni
tanto
nella
scarica
di
quattro
passi
di
polka
per
riprendere
daccapo
sopra
un
ritmo
di
una
monotonia
accorante
,
senza
che
alcuno
se
ne
impressionasse
.
Invece
si
notavano
già
le
bizzarrie
del
ballo
:
quelli
che
non
pigliavano
mai
il
tempo
e
galoppavano
pettoruti
,
o
curvi
,
o
dinoccolati
,
con
un
braccio
intorno
alla
cintura
della
donna
nella
goffaggine
pesante
di
una
carezza
,
che
talvolta
tentavano
di
compiere
accostandole
di
più
il
volto
,
mentre
ella
si
ritraeva
con
ripugnanza
;
altre
coppie
più
strette
,
che
si
parlavano
all
'
orecchio
brancicandosi
;
parole
ed
atti
lubrici
scattavano
come
scintille
fra
il
polverio
,
senza
che
nessuno
di
quei
volti
esprimesse
una
gioia
.
Tutti
sembravano
faticare
,
colle
carni
in
sudore
e
la
bocca
semi
aperta
.
Le
donne
,
meno
grevi
degli
uomini
,
si
lasciavano
trascinare
guizzando
talora
negli
scambietti
della
polka
con
subita
agilità
.
-
A
me
!
-
gridò
Viù
cacciandosi
fra
Santone
e
Berta
per
portargliela
via
;
e
difatti
vi
riuscì
col
tagliare
il
circolo
insinuandovisi
poco
più
lungi
fra
le
altre
due
coppie
,
mentre
Santone
rimasto
nel
mezzo
fra
lo
scoppio
di
una
risata
generale
si
sentiva
improvvisamente
preso
alle
spalle
.
Era
Cocca
,
la
ballerina
di
Viù
,
che
per
non
restare
sola
lo
aveva
abbracciato
sospingendolo
nuovamente
al
galoppo
.
-
Ih
,
ih
!
frusta
,
Cocca
-
si
gridava
da
ogni
parte
:
-
tira
di
fianco
come
un
cavallo
da
bilanciere
.
Allo
stesso
momento
Viù
e
Berta
,
nel
passargli
dinanzi
colla
leggerezza
di
due
uccelli
,
sfiancavano
daccapo
per
piroettare
nel
mezzo
.
La
piccola
Berta
sembrava
scodinzolare
dentro
le
sottane
scartando
rapidamente
il
piede
e
torcendosi
sui
fianchi
con
una
mossa
,
che
faceva
quasi
sempre
dare
un
urlo
alla
massa
.
Viù
invece
era
sgarbato
,
ma
la
disgustosa
brutalità
della
sua
faccia
in
quelle
contorsioni
del
ballo
si
animava
di
una
lascivia
esilarante
.
A
testa
bassa
,
col
comignolo
della
gobba
,
che
gli
saliva
quasi
sopra
un
orecchio
,
fingeva
ad
ogni
istante
di
precipitarsi
contro
il
ventre
della
ballerina
,
e
le
donne
ne
ridevano
più
degli
uomini
.
-
Che
duri
,
che
duri
!
-
vociavano
le
coppie
tornate
al
passo
per
ripigliare
il
fiato
.
-
Vuoi
venire
a
bere
?
-
domandò
Santone
alla
Cocca
.
-
No
.
Ma
ad
un
gesto
di
Perpignano
il
galoppo
ricominciò
così
frenetico
che
tutti
ne
indovinarono
la
fine
;
allora
si
alzarono
proteste
,
gridii
,
pestando
più
violentemente
i
piedi
fra
lo
scherno
di
quelli
che
non
ballavano
e
si
compiacevano
di
vedere
i
ballerini
mezzo
frodati
del
loro
soldo
.
-
Che
duri
,
per
Dio
!
-
È
finita
,
gobbo
...
-
Bella
Mora
,
avanti
!
-
La
Cocca
squittì
colla
sua
voce
di
volpe
:
-
Santone
,
tira
gli
ultimi
.
-
Vengo
io
-
le
saltò
innanzi
Ghino
,
mentre
l
'
altro
preso
dalla
vertigine
di
quel
circolo
troppo
stretto
girava
sopra
sè
stesso
come
un
bue
colpito
da
una
mazzata
fra
le
corna
,
ma
si
rimise
quasi
subito
e
,
riafferrando
la
Cocca
di
volo
,
all
'
ultima
battuta
,
la
sostenne
per
aria
con
una
mano
.
-
A
bere
,
a
bere
!
-
urlarono
quasi
tutti
aggruppandosi
intorno
a
Santone
,
che
si
era
messo
violentemente
la
Cocca
sotto
un
braccio
:
Viù
li
seguiva
con
Berta
,
Ghino
con
la
bella
Mora
.
Si
misero
a
tavola
nel
camerino
con
dinanzi
un
piattello
di
paste
e
dei
bicchierini
di
vermouth
per
le
donne
,
gli
uomini
presero
del
vino
caldo
,
ma
anche
lì
c
'
era
ressa
.
La
gente
non
arrivava
a
potersi
sedere
,
trasudata
,
senza
un
pensiero
delle
correnti
di
aria
che
s
'
infilavano
su
per
le
scale
,
non
domandava
insistentemente
che
da
bere
.
-
Se
muta
vento
,
Mora
,
farai
la
brina
su
tutto
il
pelo
.
-
E
tu
?
-
Dammi
una
mano
che
ti
faccia
sentire
fin
dove
son
bagnato
.
La
Mora
alzò
le
spalle
voltandosi
a
guardare
negli
occhi
Ghino
,
che
le
pizzicava
una
coscia
sotto
la
tavola
.
-
Non
è
lì
!
-
ghignò
con
un
impudore
sprezzante
.
L
'
altro
rimase
interdetto
.
Santone
invece
non
sapendo
cosa
dire
aveva
già
vuotati
due
bicchieri
di
vin
caldo
,
e
badava
ad
offrire
delle
paste
battendo
leggermente
col
labbro
del
piattello
nel
seno
delle
ragazze
perché
ne
prendessero
;
nel
camerino
così
pieno
era
un
continuo
via
vai
,
molti
si
affacciavano
all
'
uscio
per
scambiare
una
parola
o
guardavano
solo
curiosamente
senza
entrare
,
mentre
la
Veronica
,
sorella
del
padrone
,
si
affannava
indarno
per
servire
tutti
.
Viù
aveva
indettato
Berta
.
-
Perché
,
Santone
,
non
vuoi
che
Santina
venga
anche
lei
a
ballare
?
-
Non
voglio
-
replicò
l
'
altro
duramente
senza
accorgersi
dei
sorrisi
che
la
sua
risposta
provocava
.
-
E
se
fosse
venuta
!
Io
almeno
non
l
'
ho
vista
:
bel
male
che
ci
sarebbe
...
Adesso
sarà
a
casa
.
E
la
voce
di
Berta
aveva
uno
squillo
tagliente
,
poiché
aveva
già
saputo
tutto
prima
di
Toto
,
e
lo
aveva
detto
a
Viù
.
-
Anch
'
io
voglio
andarmene
presto
-
disse
Santone
.
-
Perché
?
Qui
si
sta
bene
-
rispose
Ghino
.
-
Voialtri
potete
starci
,
io
me
ne
vado
.
-
Santina
non
ha
paura
di
rimanere
sola
a
casa
?
-
Perché
paura
?
-
Tu
l
'
avresti
,
Berta
?
-
Io
sì
-
ribatté
con
atto
monellesco
che
smentiva
le
parole
.
Ma
un
altro
accordo
si
era
fatto
sentire
e
nuovi
ballerini
vennero
a
cercare
le
ragazze
;
i
tre
uomini
rimasero
a
tavola
,
poi
Santone
alzatosi
per
accendere
un
mozzicone
di
sigaro
ad
una
bracia
del
focolare
vi
rimase
seduto
presso
alla
Veronica
.
Era
una
vecchia
ragazza
sdentata
,
con
un
gran
naso
nel
quale
una
narice
molto
più
larga
faceva
come
un
buco
;
ma
tutti
le
volevano
bene
perché
lavorava
tutto
l
'
anno
da
tessitrice
per
mantenere
il
fratello
ubbriacone
.
Quella
fatica
di
fare
da
sola
i
ponci
,
i
caffè
e
il
vino
caldo
,
sempre
col
viso
nel
fuoco
,
le
aveva
fatto
diventare
le
guance
giallastre
un
po
'
lucide
.
-
Non
ho
potuto
trovarla
ancora
-
mormorò
Toto
,
rientrando
,
all
'
orecchio
di
Viù
.
-
Io
so
dov
'
è
.
-
Tu
?
-
Me
lo
ha
detto
Berta
:
è
giù
nel
capanno
della
Costa
con
Prugnolina
,
Scopetta
e
Sandro
.
A
quest
'
ora
ci
saranno
già
altri
.
Toto
scattò
per
andar
via
.
-
Aspetta
-
fe
'
l
'
altro
,
gittando
una
occhiata
sinistra
a
Santone
:
-
si
sono
portati
dietro
un
fiasco
per
finire
di
ubbriacarla
,
la
metteranno
in
cuccagna
.
-
Nel
capanno
ci
si
sta
bene
.
Turulù
vi
ha
lasciato
l
'
altra
settimana
un
fascio
di
paglia
-
replicò
Toto
cogli
occhi
luccicanti
.
-
Adesso
bisogna
tener
qui
Santone
.
-
Vado
a
vedere
.
-
No
,
se
vai
ci
resti
:
sta
qui
-
conchiuse
imperiosamente
guardandogli
in
faccia
così
che
l
'
altro
si
sottomise
.
-
Allora
che
cosa
vuoi
fare
?
-
Andremo
giù
noi
con
Santone
.
L
'
altro
ebbe
un
gesto
d
'
incredulità
.
-
Gli
dico
che
è
la
Sghemba
di
Porciano
;
noi
l
'
abbiamo
condotta
laggiù
d
'
accordo
cogli
altri
e
vedrai
che
viene
anche
lui
.
Tu
vai
avanti
ad
avvisare
che
scappino
perché
arriva
Santone
.
L
'
altro
non
capiva
ancora
.
-
E
se
la
scopre
?
-
Non
la
scoprirà
.
È
buio
;
Santina
,
riconoscendolo
alla
voce
,
starà
zitta
.
Mengo
e
Rocco
entrando
dalla
scala
tagliarono
loro
il
dialogo
;
allora
Santone
tornò
alla
tavola
e
la
Veronica
servì
altri
cinque
ponci
.
-
Abbiamo
cantato
fino
adesso
:
ohé
,
Mengo
!
,
torna
a
dire
l
'
ultimo
stornello
-
esclamò
Rocco
,
che
una
sbornia
affettuosa
traeva
a
confessare
la
propria
inferiorità
davanti
al
rivale
.
Fiori
di
cesta
.
Se
Adamo
c
'
ebbe
a
perdere
una
costa
nel
far
la
donna
Dio
perdé
la
testa
.
Ma
gli
stornelli
non
facevano
più
effetto
a
quella
ora
.
Fortunatamente
Santone
s
'
impegnò
con
Mengo
in
un
discorso
di
fieno
,
che
non
poteva
essere
breve
,
perché
quegli
ne
aveva
ancora
da
vendere
una
buona
partita
,
tutto
il
suo
ricolto
dell
'
estate
.
Allora
Toto
e
Viù
diedero
una
occhiata
in
sala
e
,
non
potendo
stare
neanche
lì
,
uscirono
a
passeggiare
.
La
notte
era
sempre
così
tiepida
,
umida
e
nera
;
non
si
sarebbe
riconosciuto
un
uomo
a
cinque
passi
di
distanza
.
-
Andiamo
laggiù
a
vedere
-
insisteva
sempre
Toto
con
un
tremito
spaurito
nella
voce
dopo
quella
confidenza
.
Il
gobbo
invece
rideva
silenziosamente
:
ogni
tanto
qualcuno
usciva
o
rientrava
dal
portone
.
-
Dunque
nessuno
lo
sa
ancora
,
perché
andrebbero
per
di
là
in
questo
caso
?
-
egli
osservò
accennando
verso
il
fiume
.
-
Che
Berta
abbia
tenuto
il
secreto
?
Sarà
stato
Sandro
che
non
ha
voluto
avvisare
altri
;
lo
conosco
.
Se
gli
fosse
capitato
il
tiro
da
solo
,
sarebbe
stato
anche
più
contento
.
-
Ma
Berta
come
lo
ha
saputo
?
-
Non
ha
voluto
dirmelo
.
-
Andiamo
a
vedere
.
-
Andiamo
.
Oltrepassarono
il
muraglione
a
passi
concitati
,
quindi
sfiancando
per
un
sentiero
discesero
la
sponda
del
fiume
per
tornare
quasi
sotto
la
casa
del
pozzangherone
.
In
quella
oscurità
il
pericolo
di
tombolare
giù
sino
all
'
acqua
era
imminente
ad
ogni
passo
,
ma
i
due
ragazzacci
conoscevano
troppo
bene
cinghione
per
cinghione
tutta
la
ripa
per
darsene
pensiero
.
Appena
in
fondo
Viù
si
arrestò
mettendo
un
fischio
.
-
Vado
io
.
-
No
,
verrà
uno
di
loro
-
e
ripeté
cinque
o
sei
volte
quel
sibilo
del
quale
era
solito
servirsi
come
di
un
segnale
.
Nullameno
s
'
inoltrarono
.
La
corrente
del
fiume
ingrossata
dallo
sciogliersi
delle
nevi
rumoreggiava
sordamente
;
si
distingueva
appena
il
vecchio
ponte
,
e
giù
pel
greto
una
casa
perché
v
'
era
lume
ad
una
finestra
.
Dall
'
altro
lato
non
si
vedeva
che
buio
.
Viù
fischiò
ancora
,
poco
dopo
un
'
ombra
gli
si
parò
davanti
.
-
Sei
tu
,
Sandro
?
-
Sì
.
Ah
!
lo
hai
saputo
.
-
Lo
ha
saputo
anche
Santone
,
almeno
cerca
Santina
.
-
Oramai
è
talmente
ubbriaca
che
non
ci
riconosce
più
.
Vieni
.
-
No
,
torno
su
per
trattenere
Santone
;
ma
se
mi
sentite
ancora
a
fischiare
,
scappate
subito
;
vuol
dire
che
egli
viene
giù
.
Lo
conoscete
!
-
L
'
altro
era
rimasto
interdetto
.
La
voce
di
Viù
,
la
sua
premura
,
mentre
tutti
lo
sapevano
così
pronto
a
godersi
il
male
altrui
,
gli
parevano
sospette
.
-
Di
'
,
vuoi
mandarci
via
per
restare
tu
con
lei
?
-
La
pigli
così
?
Ti
saluto
.
-
Aspetta
.
Toto
era
perplesso
,
ma
la
soggezione
verso
Viù
lo
vinse
anche
questa
volta
;
allora
Sandro
andò
loro
dietro
per
qualche
passo
,
quindi
concluse
:
-
Per
me
ne
ho
avuto
già
abbastanza
.
-
No
,
per
Dio
!
-
ribatté
Viù
-
io
torno
subito
.
Se
posso
,
imbroglio
Santone
e
lo
mando
a
cercare
dal
lato
opposto
,
altrimenti
calo
anch
'
io
con
lui
fischiando
.
Voialtri
fuggite
per
il
fiume
:
ma
se
veniamo
soli
io
e
Toto
,
ci
divertiremo
.
Com
'
è
,
com
'
è
Santina
?
-
chiese
mutando
tono
.
-
Oh
!
è
da
ridere
;
spranga
calci
come
una
cavalla
.
-
Su
,
svelto
,
Toto
!
-
E
si
separarono
.
Santone
scendeva
appunto
le
scale
per
tornare
a
casa
,
quando
essi
rientrarono
nell
'
andito
.
-
Dove
vai
?
-
A
letto
.
-
Vuoi
venire
con
noi
invece
?
-
Dove
?
-
Abbiamo
la
Sghemba
di
Porciano
nel
capanno
della
Costa
.
-
Ohé
!
-
esclamò
Santone
sorridendo
-
siamo
noi
soli
?
-
Ritorno
adesso
di
là
,
è
mezzo
ubbriaca
:
ho
detto
che
venivo
a
prendere
un
fiasco
.
Vedrai
che
rideremo
.
-
Andiamo
pure
.
Toto
non
aveva
fiatato
;
malgrado
la
sua
precoce
malvagità
quel
tentativo
lo
spaventava
.
Lungo
il
muraglione
diede
una
gomitata
a
Viù
,
ma
questi
gli
disse
di
andare
innanzi
;
quindi
scesero
adagio
,
circospetti
,
perché
Santone
meno
agile
di
loro
veniva
ultimo
.
-
Com
'
è
che
non
parliamo
?
Pare
che
andiamo
a
seppellire
un
morto
-
questi
esclamò
.
-
Sta
zitto
,
qualcuno
potrebbe
seguirci
;
è
meglio
che
siamo
soli
.
-
La
Sghemba
ne
ha
viste
ben
altre
.
-
Sai
pure
che
quando
s
'
impunta
è
capace
di
non
volere
alcuno
.
-
Questa
volta
la
vedremo
!
-
replicò
Santone
con
un
franco
riso
.
-
È
tutto
carnevale
.
Erano
scesi
.
-
Vado
io
,
voialtri
venite
adagio
-
disse
Viù
sparendo
rapidamente
nell
'
ombra
.
I
due
si
fermarono
.
Toto
tremava
.
Benché
il
capanno
non
si
distinguesse
ancora
,
non
era
a
più
di
cinquanta
passi
entro
una
insenatura
della
ripa
coperta
di
virgulti
,
pei
quali
coll
'
agilità
della
giovinezza
non
sarebbe
stato
molto
difficile
arrampicarsi
;
e
davanti
gli
si
apriva
un
bel
pezzo
di
fiume
asciutto
.
Santone
andò
innanzi
.
-
Vieni
,
è
mezzo
addormentata
-
gli
sussurrò
improvvisamente
Viù
sorgendogli
di
faccia
ad
una
svolta
:
-
Entra
tu
per
il
primo
che
sei
il
più
forte
:
con
te
certo
non
la
può
.
-
Non
c
'
è
nessun
altro
?
-
No
,
io
non
sono
nemmeno
entrato
:
l
'
ho
sentita
dal
di
fuori
nicchiare
sul
fieno
.
-
Lascia
fare
a
me
.
-
Bada
che
ci
siamo
anche
noi
dopo
-
riprese
Viù
sogghignando
.
-
Diavolo
!
-
Ecco
.
Toto
e
Viù
si
ritrassero
,
mentre
Santone
allungando
due
passi
imboccava
l
'
apertura
del
capanno
.
-
Ohé
,
Sghemba
!
-
chiamò
a
mezza
voce
.
Un
urlo
soffocato
fu
la
risposta
,
intanto
che
Toto
e
Viù
sgattaiolavano
su
per
la
macchia
,
nella
quale
gli
altri
tre
erano
già
fuggiti
.
Ma
Viù
si
fermò
:
il
rombo
del
fiume
in
quel
momento
gli
parve
spaventevole
.
Aspettò
ansiosamente
con
Toto
senza
capire
che
cosa
potesse
accadere
,
giacché
Santone
era
sparito
dentro
al
capanno
ridendo
all
'
urlo
di
Santina
senza
riconoscerla
.
S
'
intese
un
rumore
sordo
di
lotta
e
la
voce
di
Santone
che
disse
:
-
Va
là
,
Sghemba
,
che
non
mi
scappi
.
-
No
,
no
-
esclamò
soffocatamente
Toto
alzandosi
.
-
Che
fai
?
-
Vado
via
.
-
Vigliacco
!
hai
paura
-
rispose
Viù
con
voce
tremula
.
-
Tu
sei
il
vigliacco
-
replicò
l
'
altro
:
-
va
là
,
questo
non
ti
tornerà
a
conto
.
Un
urlo
di
donna
,
sottile
,
disperato
,
si
spense
dentro
al
capanno
.
Allora
Viù
rimasto
solo
ebbe
paura
.
Benché
la
notte
fosse
buia
,
si
sentì
veduto
fra
quei
cespugli
:
l
'
aria
era
pesante
,
la
corrente
del
fiume
scura
come
l
'
aria
trabalzava
rantolando
sui
sassi
,
tutto
il
resto
era
solitudine
.
Coll
'
orecchio
teso
colse
i
più
piccoli
suoni
,
seguì
su
per
la
ripa
l
'
ascensione
di
Toto
,
che
si
separava
fuggendo
da
quel
delitto
per
correre
senza
dubbio
a
letto
.
Nel
capanno
non
si
udiva
più
altro
.
Santone
scambiando
la
figlia
per
la
Sghemba
non
si
era
fatto
naturalmente
alcun
riguardo
,
mentre
l
'
altra
inorridita
,
inebetita
dalla
violenza
aveva
tentato
invano
di
difendersi
,
poi
si
era
taciuta
per
una
ultima
disperata
lusinga
di
non
essere
così
riconosciuta
.
-
Cercherà
di
sfuggirgli
improvvisamente
dal
capanno
,
dopo
-
pensò
Viù
.
Ed
egli
aveva
voluto
questo
per
vendetta
dello
scapaccione
toccato
come
risposta
alla
coltellata
colla
quale
per
poco
non
aveva
aperto
un
fianco
a
Santone
.
Tutto
quanto
gli
restava
ancora
di
meno
guasto
nella
precoce
perversità
del
cuore
balzò
in
sussulto
;
poi
il
silenzio
dentro
il
capanno
,
come
se
quei
due
vi
fossero
morti
,
gli
dié
una
paura
istantanea
,
pazza
,
di
poter
essere
anch
'
egli
ucciso
.
D
'
un
salto
,
col
medesimo
ribrezzo
di
Toto
,
si
cacciò
a
caso
su
per
l
'
erta
,
ma
quando
giunse
sulla
cima
era
già
pentito
di
aver
ceduto
a
quel
moto
istintivo
;
allentò
il
passo
e
si
dispose
a
tornare
nel
pozzangherone
.
-
Sei
stato
da
Santina
?
-
gli
chiese
Berta
col
suo
sorriso
sfrontato
.
La
festa
non
gli
parve
più
quella
.
Infatti
la
maggior
parte
di
coloro
che
non
ballavano
l
'
avevano
abbandonata
;
per
le
finestre
spalancate
l
'
aria
della
notte
,
entrando
con
un
freddo
umido
,
sbatteva
sinistramente
le
fiamme
dei
lumi
a
petrolio
,
mentre
gli
ultimi
ballerini
,
i
più
ostinati
,
ballavano
come
trottano
i
cavalli
da
vettura
poco
più
discosti
dalla
stalla
anche
se
sfiniti
.
Egli
non
rideva
più
.
Gli
sembrò
che
la
gente
lo
esaminasse
,
Toto
e
Ghino
erano
spariti
,
nel
botteghino
vuoto
del
caffè
la
Veronica
affranta
dormigliava
sopra
una
sedia
.
Nell
'
insopportabile
crescendo
di
quella
oppressione
si
ricordò
l
'
atroce
ingiuria
detta
nel
pomeriggio
al
padre
,
ridotto
ad
uno
spettro
,
spregiato
da
tutti
per
le
violenze
di
una
volta
,
e
che
nullameno
lo
aveva
sempre
amato
alla
propria
maniera
.
La
mamma
era
morta
l
'
anno
passato
,
in
una
sera
di
carnevale
,
mentre
egli
,
Viù
,
ballava
in
quello
stesso
pozzangherone
:
se
ne
ricordava
benissimo
,
che
erano
venuti
indarno
a
chiamarlo
,
ma
sin
d
'
allora
anche
i
peggiori
giovinastri
del
paese
lo
avevano
giudicato
e
condannato
senza
appello
.
-
Vogliamo
fare
il
saltarello
?
-
gli
passò
innanzi
Berta
.
-
Balla
tu
l
'
ultima
zucchetta
-
aggiunse
un
altro
.
-
Balliamola
,
balliamola
!
-
replicò
Berta
.
-
Ti
ho
detto
di
no
,
figlia
di
beccamorti
.
-
Tu
sei
il
beccamorti
,
che
uccidi
tuo
padre
.
-
Ohé
,
ohé
!
-
intervenne
il
padrone
-
qui
si
sta
allegri
.
Balli
o
non
balli
la
zucchetta
?
-
Viù
scrollò
la
spalla
gobba
senza
rispondere
.
-
Che
canaglia
!
-
gli
disse
dietro
il
padrone
.
Ma
appena
fuori
il
tormento
gli
si
fece
più
acuto
,
avrebbe
voluto
sapere
a
qualunque
costo
come
la
era
andata
a
finire
,
e
invece
appena
il
pensiero
gli
si
fermava
su
quella
domanda
si
sentiva
correre
per
le
ossa
un
brivido
gelato
.
Qualche
cosa
,
che
prima
non
avrebbe
mai
supposto
,
gli
capovolgeva
la
coscienza
,
bizzarri
rimorsi
della
vita
condotta
sino
allora
gli
battevano
sul
cervello
colla
violenza
di
un
'
accusa
,
contro
la
quale
non
trovava
risposta
;
perché
aveva
fatto
così
?
Involontariamente
tornò
al
muraglione
spiando
giù
nelle
tenebre
,
ma
non
udì
altro
che
il
rombo
del
fiume
,
continuo
e
misterioso
,
perdersi
nell
'
invisibile
.
La
notte
buia
diventava
sempre
più
fredda
senza
stelle
e
senza
vento
:
egli
solo
era
così
agitato
.
Sapeva
dove
abitava
Santone
,
ma
non
ebbe
il
coraggio
di
passare
da
quel
vicolo
per
vedere
se
vi
era
lume
alle
sue
finestre
,
e
Santina
vi
fosse
tornata
.
Ella
era
come
lui
depravata
e
perversa
.
Era
riuscita
a
scappare
senza
farsi
riconoscere
?
Avrebbe
voluto
sperarlo
,
perché
non
ne
sarebbe
a
quel
modo
rimasto
più
che
uno
scherzo
:
che
importava
il
fatto
,
se
Santone
non
se
ne
accorgeva
?
Questa
strana
moralità
era
la
sola
,
nella
quale
vedesse
chiaro
.
Poi
quella
tensione
troppo
forte
per
il
suo
spirito
si
spezzò
lasciandolo
in
una
specie
di
sonnolenza
bruta
,
con
un
malessere
di
sbornia
e
una
ripugnanza
istintiva
a
tornare
in
casa
,
dove
suo
padre
solo
sul
pagliericcio
stava
senza
dubbio
rantolando
come
tutte
le
altre
notti
.
Accese
la
pipa
e
ripassò
per
tutto
il
villaggio
,
quanto
era
lungo
,
mettendosi
sulla
strada
di
Porciano
.
Adesso
pensava
alla
Sghemba
,
quell
'
altra
sgualdrina
egualmente
nota
ai
due
paesi
per
la
brutalità
chiassosa
delle
proprie
avventure
,
e
ancora
abbastanza
bella
malgrado
i
quarant
'
anni
passati
.
Cantò
Mengo
,
da
lontano
:
Fior
di
cicuta
.
Io
remo
e
la
barchetta
va
spedita
Perché
,
donna
,
dal
cor
mi
sei
caduta
.
Allora
Viù
affrettò
il
passo
per
incontrarlo
,
ma
quando
poté
scorgere
un
'
ombra
s
'
accorse
che
un
'
altra
le
veniva
dietro
.
Si
avvicinava
lentamente
,
egli
riconobbe
Santone
e
saltò
la
siepe
nascondendosi
dietro
un
grosso
olmo
.
Si
capiva
che
andavano
a
spasso
per
digerire
il
troppo
vino
ingollato
,
poi
Mengo
traballando
riprese
il
discorso
di
prima
con
quella
ostinazione
degli
ubbriachi
,
specialmente
quando
un
ricordo
affettuoso
li
mette
sui
racconti
di
famiglia
.
-
Perché
vedi
-
si
sentiva
piagnucolare
la
sua
voce
-
io
le
volevo
un
gran
bene
;
l
'
avevo
sposata
senza
la
camicia
contro
la
volontà
di
mio
padre
,
che
mi
avrebbe
voluto
dare
in
moglie
la
Ghita
.
Va
là
,
vi
avrei
trovato
duecento
scudi
di
dote
,
che
non
mi
avrebbero
giovato
gran
cosa
.
Bisogna
amarsi
piuttosto
in
famiglia
:
allora
,
anche
se
torni
a
casa
qualche
volta
ubbriaco
,
tutto
si
accomoda
.
La
Ghita
ha
sposato
Giustino
,
ebbene
,
Giustino
ha
fatto
un
cattivo
affare
...
bisogna
che
porti
sempre
il
basto
e
lei
sopra
.
Tu
capisci
.
Ma
se
vi
volete
bene
in
famiglia
...
la
non
dura
.
Qualche
cosa
ci
ha
sempre
da
essere
di
guasto
in
casa
,
o
la
moglie
o
la
figlia
.
Santone
dié
un
soprassalto
.
-
Non
dico
per
la
tua
,
ma
è
così
.
Io
non
ho
figlie
,
se
le
avessi
,
farebbero
come
le
altre
;
che
colpa
ne
abbiamo
noi
?
Io
me
lo
sono
detto
mille
volte
,
i
primi
giorni
,
quando
mi
veniva
da
piangere
anche
per
strada
;
e
che
,
la
colpa
è
mia
,
se
Teresa
mi
è
morta
di
parto
?
Lo
so
,
doveva
accadere
così
,
perché
fu
così
,
ma
mi
pare
,
guarda
,
mi
pare
talvolta
ancora
di
avercene
avuto
colpa
.
Non
è
vero
:
io
non
ce
ne
ho
avuta
,
dillo
anche
tu
.
Non
avrebbe
potuto
accadere
anche
a
te
?
Tu
vai
a
casa
,
e
la
moglie
resta
gravida
:
ebbene
?
Dovevo
saperlo
io
che
sarebbe
morta
?
-
Santone
alzò
la
testa
;
erano
oramai
presso
l
'
olmo
,
ma
l
'
altro
non
finiva
il
discorso
.
-
Infine
-
mormorò
Mengo
-
chi
non
ne
ha
colpa
non
ne
ha
.
Che
cosa
ci
può
fare
un
uomo
?
Ti
capitano
alle
volte
delle
cose
che
non
si
crederebbero
a
raccontarle
:
io
ho
ammazzato
mia
moglie
,
sono
io
l
'
assassino
!
-
esclamò
Mengo
con
un
singhiozzo
.
-
L
'
assassino
è
chi
lo
sapeva
!
-
mugghiò
Santone
cupamente
stringendo
i
pugni
nell
'
ombra
.
Eppure
nessun
altro
assassinio
n
'
è
seguìto
.
Il
fatto
narrato
la
mattina
da
Toto
occupò
tutti
i
discorsi
del
paese
senza
che
alcuno
pensasse
a
denunciarlo
alle
autorità
.
Viù
,
sbigottito
,
sulle
prime
tentò
di
negare
,
ma
siccome
Santone
era
partito
per
Porciano
,
dove
andava
qualche
volta
a
lavorare
nelle
carbonaie
,
non
stette
molto
a
vantarsene
.
Quindi
la
lubricità
dello
scherzo
ne
fece
presto
dimenticare
l
'
orrore
,
molto
più
che
Santina
negando
risolutamente
non
se
ne
mostrava
affatto
preoccupata
.
-
Il
rovescio
di
Mirra
!
-
disse
un
giorno
il
segretario
comunale
,
appassionato
filodrammatico
,
vedendola
passare
sgonnellando
per
la
strada
.
-
Mirra
,
che
cosa
?
-
chiese
il
sindaco
,
ex
maresciallo
dei
carabinieri
,
che
aveva
preso
moglie
nel
paese
.
E
l
'
altro
colse
a
volo
l
'
occasione
di
spiegargli
lungamente
il
caso
della
tragedia
alfieriana
.
A
POPPA
Viveva
solo
a
Manna
,
piccola
città
di
provincia
.
Da
molti
anni
non
usciva
più
di
casa
che
ai
bei
giorni
rifacendo
invariabilmente
la
stessa
passeggiata
da
Porta
Santa
Cecilia
a
Porta
Maggiore
,
mentre
i
fanciulli
lo
guardavano
con
occhi
curiosi
e
molte
persone
si
scappellavano
senza
che
egli
le
conoscesse
.
Poi
il
suo
unico
pronipote
,
un
bimbo
,
che
si
era
allevato
negli
ultimi
anni
,
aveva
naufragato
mozzo
di
bastimento
nelle
Indie
.
Quando
il
vecchio
soldato
ricevette
la
notizia
non
diede
che
un
crollo
,
forse
il
primo
di
tutta
la
sua
vita
;
per
molti
giorni
non
comparve
nella
strada
,
quindi
una
mattina
qualcuno
lo
aveva
veduto
dirigersi
alla
stazione
e
salire
sul
primo
treno
.
Era
sempre
così
vestito
,
con
un
cappello
a
cilindro
di
felpa
lunga
,
dalle
ali
molto
ricurve
,
stranissimo
al
nostro
tempo
;
con
un
soprabito
nero
a
bavero
dritto
,
chiuso
sino
al
mento
,
con
due
file
di
bottoni
metallici
,
frammezzo
ai
quali
brillava
la
vecchia
croce
,
e
di
un
paio
di
pantaloni
scuri
,
con
una
larga
striscia
fiorata
sulle
costole
.
Era
andato
alla
stazione
solo
,
rasato
come
al
solito
:
aveva
la
grande
canna
di
zucchero
in
mano
,
non
portava
seco
valigia
.
Dopo
quella
suprema
sciagura
il
suo
viso
non
aveva
invecchiato
,
giacché
a
novant
'
anni
non
s
'
invecchia
più
:
solamente
i
suoi
occhi
,
già
sguerniti
di
palpebre
,
parevano
più
fissi
,
e
forse
senza
quel
cravattone
nero
,
a
collare
,
la
testa
gli
sarebbe
caduta
sul
petto
.
La
stazione
era
deserta
.
Allo
sportellino
chiese
un
biglietto
per
Tolone
.
L
'
impiegato
,
un
forestiere
giunto
da
poco
in
paese
,
non
capì
,
mise
fuori
il
naso
curiosamente
,
e
vedendosi
dinanzi
quella
figura
mummificata
sorrise
.
-
Vuole
andare
in
Francia
?
-
Sì
.
-
Allora
-
proseguì
l
'
impiegato
colla
gentilezza
metà
orgogliosa
e
metà
servile
del
proprio
ufficio
-
bisogna
prendere
la
linea
di
Firenze
-
Spezia
-
Genova
...
-
e
la
spiegazione
durò
più
di
un
minuto
,
mentre
l
'
altro
,
che
aveva
posato
sul
davanzale
dello
sportellino
una
vecchia
moneta
da
cento
lire
,
appoggiato
militarmente
sulla
canna
,
come
sopra
un
fucile
,
sembrava
ascoltarlo
e
non
lo
ascoltava
.
Quando
il
treno
arrivò
,
il
bigliettinaio
uscito
sotto
la
tettoia
per
veder
salire
quello
strano
signore
si
appressò
coll
'
intenzione
di
aiutarlo
.
I
facchini
,
che
per
essere
della
città
,
conoscevano
tutti
il
colonnello
,
parlavano
sommessamente
fra
loro
:
il
vecchio
si
era
arrampicato
da
solo
sul
vagone
reggendosi
vigorosamente
allo
sportello
.
Il
vagone
era
vuoto
,
il
treno
si
fermava
cinque
minuti
.
All
'
ultimo
i
facchini
,
gli
altri
impiegati
,
il
bigliettinaio
,
il
capo
stazione
,
tutta
la
poca
gente
di
quell
'
ora
si
aggruppò
in
silenzio
sotto
quel
vagone
:
il
vecchio
stava
in
piedi
incorniciato
dallo
sportello
nella
luce
smorta
dell
'
alba
,
che
dava
un
pallore
di
ritratto
antico
alla
sua
faccia
.
Poi
la
locomotiva
gettò
il
solito
fischio
,
e
il
treno
oscillando
fece
traballare
il
colonnello
:
nell
'
istante
medesimo
tutto
quel
crocchio
pallido
di
una
indefinibile
emozione
si
traeva
macchinalmente
il
cappello
come
per
un
supremo
saluto
.
Parve
che
il
colonnello
si
rovesciasse
;
ma
improvvisa
la
sua
mano
,
tagliando
coll
'
antico
gesto
automatico
l
'
aria
fuori
dallo
sportello
,
fece
un
saluto
militare
,
che
il
treno
già
in
moto
interruppe
.
La
locomotiva
fischiava
ancora
.
Il
colonnello
sedette
nel
vagone
vuoto
colla
canna
fra
le
mani
e
il
mento
sulla
canna
.
Così
viaggiò
più
di
venti
ore
:
giunse
a
Tolone
.
Nel
porto
molti
bastimenti
arrivavano
e
partivano
;
gliene
fu
indicato
uno
che
faceva
rotta
per
il
Capo
di
Buona
Speranza
.
Era
un
vapore
inglese
,
l
'
«
INFLEXIBLE
»
.
Quando
il
bastimento
fu
al
largo
,
il
colonnello
rimasto
insensibile
al
tramestio
della
partenza
andò
alla
punta
di
poppa
e
stette
guardando
verso
la
Francia
.
Naturalmente
egli
fu
subito
una
meraviglia
a
bordo
.
I
passeggeri
,
francesi
ed
inglesi
,
ammirati
della
sua
alta
figura
,
cui
l
'
abbigliamento
e
la
croce
davano
quasi
un
carattere
di
apparizione
,
si
domandavano
sussurrando
dove
mai
quel
soldato
di
quasi
un
secolo
potesse
andare
.
Egli
non
parlava
con
nessuno
.
Il
suo
occhio
fisso
sull
'
infinito
del
mare
pareva
inerte
,
la
sua
fisonomia
era
immobile
.
Ma
sebbene
il
mare
fosse
agitato
,
e
il
vapore
avesse
un
forte
rollìo
,
e
molti
soffrissero
il
mal
di
mare
,
il
suo
passo
pareva
quello
di
un
viaggiatore
rotto
a
tutte
le
traversate
.
All
'
indomani
un
'
altra
curiosità
venne
a
contendergli
il
primato
.
Era
un
bel
giovane
biondo
,
di
statura
atletica
,
coi
capelli
lunghi
a
riccioli
,
che
contrastavano
colla
severa
eleganza
del
suo
soprabito
nero
.
Il
volto
illuminato
da
due
grandi
occhi
azzurri
,
pieni
di
riverberi
freddi
come
quelli
di
un
blocco
di
ghiaccio
al
sole
,
era
quasi
macilento
;
aveva
il
mento
quadro
,
il
naso
aquilino
,
e
una
striscia
bianca
e
sottile
di
cicatrice
,
che
dall
'
orecchio
sinistro
gli
si
perdeva
nelle
frequenti
contrazioni
della
bocca
.
Ma
la
sua
macilenza
finiva
al
viso
,
sotto
aveva
un
collo
da
toro
e
due
spalle
da
Ercole
.
Al
momento
d
'
imbarcarsi
nessuno
gli
aveva
badato
,
il
mattino
seguente
tutti
lo
ammiravano
.
Egli
passeggiava
sul
ponte
come
assorto
in
una
idea
senza
accorgersi
degli
altri
,
a
un
tratto
s
'
imbatté
nel
colonnello
.
-
Voi
foste
un
soldato
di
Napoleone
I
,
signore
?
-
gli
chiese
con
moto
repentino
in
eccellente
francese
.
-
Lo
sono
-
ribatté
il
colonnello
con
voce
lenta
e
fredda
.
Quegli
stava
per
replicare
,
ma
si
rattenne
:
il
colonnello
passò
oltre
.
Alcune
signore
avevano
avvertito
quello
scambio
di
parole
senza
intenderle
,
quindi
il
colonnello
non
si
vide
più
per
quella
giornata
.
Un
'
altra
mattina
comparve
all
'
alba
sul
ponte
,
poi
si
accostò
al
pilota
e
gli
domandò
indicandogli
un
'
isola
già
oltrepassata
:
-
Si
chiama
?
-
L
'
Assunzione
.
-
Questo
-
mormorò
-
sarebbe
stato
il
nome
per
la
sua
isola
!
-
Tutto
quel
giorno
il
tempo
fu
cattivo
,
soffiavano
molti
venti
,
il
mare
aveva
come
dei
muggiti
d
'
impazienza
,
delle
onde
colleriche
,
le
quali
si
rompevano
schiumando
contro
la
chiglia
del
vapore
.
Molti
passeggeri
divennero
inquieti
,
il
cielo
era
quasi
bianco
di
serenità
.
Poi
venne
la
sera
e
il
sole
sparve
improvvisamente
all
'
orizzonte
come
inghiottito
da
un
vortice
.
A
mezzanotte
il
ponte
era
deserto
.
Il
colonnello
seduto
a
poppa
volgendovi
le
spalle
guardava
innanzi
a
sé
nel
buio
;
il
vapore
ansava
,
ma
sotto
il
suo
rullìo
si
sentiva
sempre
il
silenzio
del
mare
.
Improvvisamente
una
figura
nera
gli
si
fermò
dinanzi
,
parve
attendere
un
istante
,
quindi
gli
sedette
vicino
.
-
Io
sono
di
Mosca
-
disse
poi
.
-
Eravate
voi
,
signore
,
della
Grande
Armata
contro
la
Russia
?
-
Sì
.
Il
giovane
si
alzò
,
gli
prese
una
mano
e
recandosela
repentinamente
alle
labbra
esclamò
:
-
Permettetemi
,
permettetemi
,
signore
!
Noi
,
l
'
ultimo
popolo
nella
storia
d
'
Europa
,
dobbiamo
il
nostro
attuale
risveglio
a
Napoleone
.
Voi
ci
avete
invasi
,
ci
avete
sconfitti
,
perché
la
civiltà
sconfiggerà
sempre
la
barbarie
;
poi
le
nostre
nevi
vi
copersero
,
il
nostro
ghiaccio
vi
gelò
.
Noi
v
'
inseguimmo
come
lupi
,
arrivammo
sino
a
Parigi
,
e
Parigi
ci
rivelò
a
noi
stessi
.
Allora
sentendo
di
essere
barbari
cessammo
di
esserlo
.
Voi
eravate
,
signore
,
della
grande
campagna
!
-
Sono
stato
di
tutte
.
-
Tutte
!
-
proruppe
guardandolo
con
ammirazione
:
-
a
tutte
le
battaglie
,
a
tutti
gli
assedi
,
da
Madrid
a
Mosca
,
da
San
Giovanni
d
'
Acri
a
Waterloo
!
-
A
tutte
-
rispose
il
vecchio
con
un
accento
,
che
sembrava
uscire
da
un
sogno
.
-
Quale
epopea
e
quale
grandezza
per
Napoleone
se
invece
di
essere
un
conquistatore
fosse
stato
un
apostolo
come
la
storia
gl
'
imponeva
!
Ma
fu
ben
punito
:
Sant
'
Elena
è
stata
la
prigione
del
tiranno
.
-
Napoleone
non
fu
mai
prigioniero
-
tuonò
il
vecchio
;
-
nessuno
lo
batté
mai
veramente
:
solo
qualche
volta
noi
ci
trovammo
in
troppo
pochi
o
morimmo
in
troppi
per
poter
vincere
,
ecco
tutto
!
Gl
'
Inglesi
,
che
lo
tradirono
sulla
parola
,
non
osarono
tenerlo
,
e
lo
misero
sopra
uno
scoglio
coll
'
Oceano
per
sentinella
.
Eppure
-
mormorò
con
una
pausa
,
quasi
parlando
coi
propri
ricordi
-
gl
'
Inglesi
sono
buoni
soldati
!
-
E
la
conversazione
cadde
;
ma
il
giovane
,
che
evidentemente
vi
si
appassionava
,
tentò
di
riannodarla
.
-
Il
mondo
è
mutato
:
alle
battaglie
sanguinose
stanno
per
succedere
le
lotte
feconde
del
lavoro
.
Tutti
i
tiranni
d
'
Europa
,
meno
il
nostro
,
hanno
dovuto
transigere
col
popolo
,
la
libertà
arriva
da
tutte
le
parti
e
scalza
il
vecchio
edificio
del
privilegio
:
non
più
guerre
dinastiche
,
non
più
oziosi
e
signori
,
prepotenti
e
mezzani
.
Che
tutti
lavorino
e
siano
liberi
,
la
donna
diventi
uguale
all
'
uomo
,
per
unica
patria
il
mondo
.
Benché
con
linguaggio
diverso
,
tutti
diremo
la
stessa
parola
,
c
'
intenderemo
negli
scopi
e
nei
mezzi
:
Napoleone
non
ha
voluto
credere
al
vapore
,
e
oggi
il
vapore
vale
più
di
tutte
le
sue
vittorie
.
-
Che
!
-
proruppe
il
vecchio
,
scagliando
sul
giovane
uno
sguardo
,
di
cui
il
bagliore
brillò
nelle
tenebre
.
La
canna
gli
tremava
nelle
mani
,
parve
voler
prorompere
,
poi
si
rivolse
verso
il
mare
con
un
gran
gesto
.
La
notte
era
fosca
,
il
mare
ascoltava
.
-
Vi
ho
offeso
?
-
mormorò
umilmente
il
giovane
.
Il
vecchio
si
piegò
:
-
Siete
russo
,
avete
detto
:
comanda
ancora
lo
czar
a
Pietroburgo
?
-
Per
poco
!
-
ribatté
a
denti
stretti
con
un
suono
che
parve
di
bramito
.
-
A
Parigi
che
cosa
c
'
è
?
-
La
Repubblica
.
-
E
prima
?
-
La
Comune
.
-
Che
cosa
è
?
Che
cosa
ha
fatto
?
-
La
Comune
-
replicò
l
'
altro
con
accento
entusiasta
-
è
l
'
uguaglianza
di
tutti
nel
lavoro
e
nella
retribuzione
.
-
Ne
parlavano
anche
prima
di
Napoleone
:
che
cosa
ha
fatto
?
-
Ha
abbattuto
la
sua
colonna
-
rispose
il
giovane
punto
dal
freddo
di
quella
indifferenza
.
Il
vecchio
non
ebbe
che
un
fremito
.
-
Nemmeno
i
vermi
avranno
rispettato
il
suo
cadavere
!
L
'
Europa
è
dunque
come
egli
l
'
ha
lasciata
.
Napoleone
solo
poteva
farne
un
impero
;
era
la
sua
idea
,
noi
l
'
abbiamo
seguita
dappertutto
.
Io
aveva
quindici
anni
quand
'
egli
mi
prese
nel
suo
esercito
,
camminavo
quasi
nascosto
nell
'
ombra
della
bandiera
.
Allora
un
sergente
valeva
un
re
!
A
Roma
abbiamo
battuto
il
papa
,
alle
Piramidi
abbiamo
sconfitto
Maometto
,
abbiamo
trionfato
dovunque
:
egli
guardava
,
noi
vincevamo
.
A
Madrid
,
quando
l
'
imperatore
ha
fatto
scoperchiare
la
tomba
di
Carlo
V
,
io
ero
lì
:
a
Vienna
ho
visto
l
'
imperatore
Francesco
seguire
Napoleone
col
cappello
in
mano
,
a
Berlino
pigliammo
la
spada
di
Federico
,
da
Mosca
ci
trasportammo
dietro
nella
ritirata
la
grande
croce
d
'
Ivano
il
Terribile
.
-
E
la
perdeste
.
-
La
buttammo
in
un
lago
,
Napoleone
buttava
via
tutto
,
le
croci
e
le
corone
,
i
reggimenti
e
gl
'
imperi
.
Che
cosa
credete
che
sia
un
regno
?
Ci
avevano
messo
dei
secoli
a
farlo
,
noi
lo
conquistavamo
in
una
settimana
.
Noi
eravamo
la
Grande
Armata
,
il
resto
era
il
mondo
.
Se
Napoleone
non
fosse
morto
giovane
,
l
'
avremmo
preso
tutto
,
saremmo
andati
per
le
Indie
e
ritornati
per
l
'
America
.
Tutti
i
popoli
ci
aspettavano
.
-
E
che
cosa
avreste
recato
loro
?
-
Il
vecchio
sostò
,
poi
guardandolo
serenamente
rispose
:
-
Napoleone
.
-
Comprendo
-
proseguì
l
'
altro
rattenuto
un
istante
da
quella
immensa
parola
.
-
Il
vostro
è
stato
un
gran
sogno
,
ma
la
nostra
realtà
è
anche
più
grande
.
Voi
eravate
la
gloria
e
noi
siamo
la
libertà
,
voi
eravate
l
'
esercito
e
noi
siamo
la
moltitudine
:
voi
siete
stati
gli
ultimi
conquistatori
della
storia
.
La
guerra
millenaria
dell
'
umanità
condensandosi
in
uno
sforzo
supremo
ha
prodotto
le
vostre
battaglie
;
ora
la
guerra
dei
popoli
è
conchiusa
e
comincia
quella
delle
classi
:
la
prima
condensò
le
nazioni
,
la
seconda
le
dissolverà
in
un
solo
popolo
.
Una
volta
il
soldato
si
batteva
per
il
generale
,
domani
vincerà
per
se
stesso
.
Il
vecchio
evidentemente
affaticato
fece
uno
sforzo
.
-
Vedete
là
quella
costellazione
?
Un
giorno
la
chiameranno
forse
di
Napoleone
:
io
ci
sono
,
voi
con
chi
siete
?
-
Sono
nichilista
!
-
Poi
abbassando
la
voce
soggiunse
:
-
Noi
lavoriamo
nel
secreto
a
rovinare
il
vecchio
impero
per
costruire
la
giovane
Russia
,
cospiratori
nell
'
ombra
,
martiri
al
sole
.
-
Le
vostre
armi
?
-
Tutte
quelle
che
un
uomo
può
usare
.
-
Avete
vinto
nessuna
battaglia
?
-
Abbiamo
ucciso
un
imperatore
.
-
Ma
l
'
impero
è
rimasto
.
E
il
vecchio
non
parlò
più
.
Il
mare
era
buio
,
le
stelle
brillavano
ancora
.
Passarono
forse
due
ore
senza
che
i
due
strani
interlocutori
,
caduti
in
una
meditazione
,
forse
profonda
come
quel
mare
,
e
scintillante
di
pensieri
come
il
cielo
di
stelle
,
parlassero
.
Il
vapore
avanzava
sempre
agitando
nell
'
ombra
un
pennacchio
di
fumo
.
Poi
il
vecchio
mormorò
:
-
Sono
tutti
morti
...
-
e
la
testa
gli
ricadde
pesantemente
sopra
le
mani
congiunte
sulla
canna
,
come
sotto
il
peso
di
quell
'
enorme
poema
,
del
quale
era
l
'
ultimo
verso
,
di
quei
due
milioni
e
mezzo
di
soldati
,
ai
quali
solo
era
sopravvissuto
.
In
quel
momento
l
'
alba
cominciava
a
spuntare
;
lontano
,
in
fondo
all
'
orizzonte
,
una
macchia
bruna
ed
immobile
poteva
essere
un
'
isola
.
-
Eccola
!
-
esclamò
il
giovane
levandosi
.
La
faccia
del
vecchio
raggiò
.
Il
mare
mormorava
,
l
'
alba
cresceva
,
il
vapore
rantolava
sordamente
.
Allora
il
vecchio
alzò
ambo
le
mani
come
invocando
e
una
lagrima
,
l
'
ultima
,
gli
scese
dagli
occhi
appannati
.
L
'
altro
lo
guardò
trasalendo
.
Il
vecchio
soldato
si
trasfigurava
:
i
primi
rossori
dell
'
alba
sembravano
vampate
di
cannoni
lontani
,
l
'
onde
avevano
dei
fremiti
di
battaglia
,
la
costellazione
era
scomparsa
,
quando
uno
scoppio
immenso
squarciò
l
'
Oceano
e
il
sole
sfolgorò
.
-
Viva
Napoleone
!
-
gridò
il
vecchio
salutando
militarmente
come
se
lo
pigliasse
per
il
fantasma
del
morto
imperatore
.
Il
sole
saliva
sopra
Sant
'
Elena
.
-
Andate
a
visitare
la
sua
tomba
?
-
domandò
il
giovane
.
-
A
morirvi
.
Egli
è
stato
il
primo
,
io
sono
l
'
ultimo
.
E
fu
l
'
ultima
parola
.
IL
CANARINO
Il
magnifico
gatto
d
'
Angora
tornò
a
sdraiarsi
sullo
sgabello
.
Ella
riprese
il
libro
dal
tavolo
,
e
abbandonando
il
capo
sulla
spalliera
con
un
morbido
atto
di
civetteria
,
che
contrastava
colla
dura
marmorea
bellezza
del
suo
volto
,
riprese
:
-
Bonghi
ha
ragione
:
naturalmente
,
voi
,
suo
avversario
politico
e
filosofico
,
non
potrete
convenirne
,
troverete
forse
questa
sua
prefazione
al
Fedone
fiacca
e
pesante
,
ma
chi
potrebbe
oggi
scriverne
una
degna
?
Forse
noi
non
lo
possiamo
più
.
-
Perchè
?
-
Non
me
lo
domandate
,
giacchè
lo
sapete
fin
troppo
.
Io
,
una
signora
,
che
ha
letto
poco
e
capito
meno
,
non
posso
spiegarvelo
,
ma
noi
sentiamo
oggi
diversamente
dai
greci
,
giudichiamo
con
altri
criteri
,
amiamo
un
'
altra
bellezza
.
Nessun
oratore
parlando
alla
Camera
si
fa
accompagnare
da
un
flauto
,
nessun
avvocato
come
Iperide
sveste
oggi
la
propria
accusata
davanti
alle
Assise
:
il
nostro
abbigliamento
troppo
complicato
darebbe
tempo
ai
carabinieri
d
'
intervenire
,
mentre
la
stessa
accusata
non
sentirebbe
forse
più
la
forza
di
tale
argomento
.
-
Siete
ben
sicura
che
l
'
aneddoto
d
'
Iperide
non
sia
una
favola
?
-
egli
ribattè
cercando
evidentemente
d
'
irritarla
.
-
In
questo
caso
non
sarebbe
che
più
vera
:
credete
che
se
ne
potrebbe
inventare
una
simile
sui
nostri
giurati
?
Bonghi
ha
tradotto
Platone
...
-
Perchè
?
-
Se
mi
aveste
domandato
per
chi
,
vi
avrei
risposto
:
per
noi
,
per
tutti
coloro
,
che
ignorano
il
greco
;
vedete
bene
che
dedica
la
prefazione
alla
principessa
di
Teano
,
la
più
bella
signora
d
'
Italia
.
Certo
una
traduzione
dovrebbe
essere
come
un
ritratto
,
ma
Bonghi
non
è
un
artista
,
non
sarà
forse
nemmeno
un
filosofo
,
come
voi
sostenete
,
però
è
un
ingegno
.
Come
quegli
scienziati
,
che
vanno
a
studiare
le
flore
dei
paesi
lontani
e
ritornano
con
una
cassetta
di
fiori
secchi
,
egli
ci
reca
un
Platone
vizzo
,
senza
colore
e
senza
profumo
.
Non
importa
,
io
ringrazio
Bonghi
.
-
Ma
egli
-
proseguì
l
'
illustre
critico
,
rattenendo
un
moto
di
dispetto
ed
ammirando
involontariamente
la
superba
bellezza
della
duchessa
-
pretende
di
tradurre
davvero
.
Non
è
il
gentiluomo
,
che
tenta
l
'
impossibile
per
una
signora
affrontando
magari
il
ridicolo
e
trionfandone
con
un
sorriso
.
Voi
siete
troppo
buona
con
lui
,
e
vi
dimenticate
che
il
nostro
secolo
possiede
ancora
un
uomo
capace
di
tradurre
Platone
:
perchè
non
lo
ha
voluto
?
Indovinate
il
suo
nome
?
-
E
chi
non
indovinerebbe
?
Vi
sono
forse
due
scrittori
come
lui
?
Come
mi
dispiacque
di
vederlo
a
Firenze
per
il
congresso
degli
orientalisti
!
Io
,
che
me
lo
ero
immaginato
con
una
bella
testa
di
filosofo
antico
ammorbidita
da
una
eleganza
femminile
,
non
vidi
che
un
fattore
volgare
ed
atticciato
,
cui
l
'
essere
stato
quasi
prete
dava
ancora
un
impaccio
indefinibile
,
e
due
occhi
troppo
belli
facevano
una
fisonomia
inaccettabile
.
Evidentemente
quegli
occhi
li
aveva
rubati
.
-
A
chi
?
-
Ad
una
donna
,
che
avrebbe
dovuto
essere
un
poeta
se
Dio
avesse
consentito
alle
donne
di
esprimere
la
poesia
invece
d
'
ispirarla
.
Avete
ragione
Renan
solo
poteva
tradurre
Platone
.
Vi
ricordate
la
sua
preghiera
sull
'
Acropoli
di
Atene
?
Avete
ancora
letto
l
'
ultimo
capitolo
del
suo
Ecclesiaste
?
È
uscito
ieri
.
La
lingua
francese
può
rendere
la
greca
?
A
giudicare
da
Cousin
m
'
hanno
detto
di
no
:
a
leggere
Renan
io
,
che
non
so
il
greco
,
affermo
intrepidamente
di
sì
.
-
Forse
Renan
non
ha
mai
ricevuto
complimento
più
bello
.
Invano
Zola
disperato
d
'
imitarlo
tenta
d
'
impicciolirlo
paragonandolo
a
Gauthier
:
Renan
scrive
e
Gauthier
bulina
,
a
Gauthier
il
pensiero
deriva
quasi
sempre
dalla
frase
,
Renan
ha
la
frase
del
proprio
pensiero
.
La
loro
lingua
è
diversa
:
quella
di
Gauthier
a
girandole
di
fiori
e
di
fuochi
,
piena
di
ricercatezze
recondite
e
profumate
,
di
parole
rare
come
le
gemme
,
scoppiettanti
d
'
iridi
e
di
baleni
.
I
suoi
periodi
oscillano
come
incensieri
,
in
tutti
i
suoi
disegni
predomina
il
rabesco
,
la
confusione
prodiga
ed
inesauribile
dell
'
ornato
,
la
ricchezza
che
impazza
nella
ricchezza
,
la
melodia
che
si
perde
nel
labirinto
delle
variazioni
.
-
Vi
è
del
Talberg
in
lui
.
-
Forse
...
Renan
è
semplice
,
non
si
può
essere
bello
altrimenti
.
Guardate
Zola
,
che
combatte
Gauthier
e
Victor
Hugo
:
ebbene
,
il
suo
stile
è
una
fusione
dei
loro
due
,
talvolta
nelle
qualità
più
spesso
nei
difetti
,
mentre
la
sua
arte
discende
da
Balzac
,
che
confessa
,
e
dai
romanzieri
inglesi
,
che
nega
.
La
sua
originalità
di
artista
e
di
pensatore
sta
nei
soggetti
prescelti
;
Zola
oggi
è
il
più
grande
perchè
è
il
più
moderno
.
Un
passo
ancora
e
le
finezze
linguistiche
e
sensistiche
di
Gauthier
si
cambieranno
pei
Goncourt
in
vanità
di
astruserie
,
che
annebbieranno
loro
sovente
la
verità
dei
quadri
.
Il
fino
diventerà
impalpabile
,
l
'
indicibile
sarà
detto
,
ma
l
'
incompreso
sarà
aumentato
.
La
duchessa
ebbe
un
sorriso
.
-
E
Renan
?
Parlatemi
di
Renan
,
di
questo
uomo
,
che
discutendo
è
sempre
della
opinione
del
proprio
avversario
.
-
Vi
piace
questa
ultima
formula
del
suo
scetticismo
?
-
Se
tutti
gli
uomini
fossero
scettici
con
noi
alla
sua
maniera
,
e
se
Renan
fosse
bello
!
-
Lo
è
.
A
chi
paragonarlo
per
farvelo
meglio
sentire
?
Egli
non
è
un
pensatore
nel
senso
altissimo
della
parola
,
non
ha
il
genio
,
che
apre
o
chiude
una
epoca
.
Tutte
le
creazioni
sono
informi
,
tutte
le
sintesi
incompiute
:
nelle
prime
la
forma
recalcitra
,
nelle
seconde
la
materia
sfugge
.
Egli
non
ha
inventato
nulla
,
ma
sa
quasi
tutto
,
ha
percorso
la
storia
e
la
geografia
del
mondo
:
l
'
Oriente
gli
ha
ceduto
coi
propri
colori
le
sorgenti
della
poesia
e
della
pittura
,
la
Grecia
gli
ha
dato
la
bellezza
,
Roma
antica
il
senno
dell
'
equità
,
la
Germania
moderna
la
critica
per
tutte
le
dottrine
.
Scettico
vero
,
egli
concilia
in
sè
stesso
le
contraddizioni
di
tutti
i
sistemi
,
come
la
vita
risolve
nel
proprio
fatto
l
'
antagonismo
di
tutte
le
forze
.
Michelet
ha
detto
che
la
storia
è
una
resurrezione
,
ma
scrivendola
non
ha
sempre
potuto
trionfare
della
morte
;
Renan
ha
giudicato
la
vita
un
romanzo
,
e
ha
scritto
quello
di
un
uomo
oggi
ancora
creduto
da
quasi
tutti
un
Dio
.
Il
romanzo
è
per
lo
più
una
tragedia
indebolita
,
nella
quale
la
disperazione
diventa
malinconia
e
il
singhiozzo
sorriso
.
Renan
sorride
.
Egli
credente
solo
nella
vita
,
non
ne
accetta
che
la
formula
più
alta
,
impossibile
a
tutti
i
sistemi
,
la
bellezza
.
La
vita
è
un
fatto
che
la
scienza
cerca
di
decomporre
,
la
storia
di
raccontare
,
l
'
arte
di
ripetere
:
l
'
arte
è
ancora
la
più
fortunata
.
Forse
Schelling
aveva
ragione
affermando
in
essa
l
'
ultimo
momento
del
pensiero
,
se
la
creazione
fu
il
primo
momento
della
vita
.
-
Oh
!
-
Non
mi
credete
?
Ritorniamo
dunque
a
Renan
.
Che
direbbe
oggi
di
lui
Balzac
morto
nell
'
ammirazione
di
Gauthier
?
Uno
scrittore
per
diventare
veramente
bello
non
deve
essere
novatore
né
del
pensiero
,
né
della
forma
;
forse
questa
affermazione
scritta
susciterebbe
polemiche
e
spropositi
,
ma
io
mi
vi
ostino
perchè
ogni
individuo
non
può
essere
perfetto
che
adulto
.
La
Grecia
rappresenta
la
perfezione
del
pensiero
moderno
,
quella
del
nostro
secolo
non
so
dove
o
quando
avverrà
.
Uno
scrittore
per
sperare
di
essere
perfetto
deve
trovare
tutto
fatto
attorno
a
sé
,
nel
meriggio
di
un
sistema
,
il
quale
abbia
felicemente
maturato
tutto
lo
spirito
di
un
popolo
.
Vedete
,
Renan
giunge
dopo
che
i
romantici
hanno
rinnovellato
la
vecchia
lingua
classica
e
prima
che
i
nuovi
naturalisti
la
rimettano
nel
crogiuolo
:
ecco
forse
perché
egli
scrive
meglio
di
tutti
.
Però
Renan
è
ancora
più
scrittore
che
artista
,
non
rappresenta
ma
dice
;
solamente
per
questo
non
basta
la
sapienza
della
lingua
,
giacchè
Littré
sapendo
la
storia
intima
di
ogni
parola
gli
rimane
incalcolabilmente
inferiore
.
Filologia
e
chimica
formano
le
parole
e
i
colori
,
la
natura
e
i
pittori
inventano
i
toni
.
E
si
fermò
.
-
Renan
,
Renan
!
-
tornò
a
provocarlo
la
duchessa
senza
lasciargli
nemmeno
il
tempo
di
respirare
-
fatemi
il
suo
ritratto
.
Avete
cominciato
e
vi
siete
ancora
distratto
:
volete
Bonghi
in
compenso
?
Ve
lo
cedo
,
sebbene
incominci
a
diventarmi
simpatico
,
oggi
,
che
tutti
si
vantano
d
'
insultarlo
.
-
Non
crediate
così
di
chiedermi
poco
e
di
offrirmi
troppo
-
rispose
con
certa
amarezza
.
-
voi
,
duchessa
,
che
sapete
tanto
bene
il
latino
,
vi
ricordate
senza
dubbio
la
definizione
della
bellezza
data
da
Cicerone
:
la
bellezza
si
può
esprimere
talvolta
,
più
raramente
raffigurarla
,
analizzarla
mai
.
Non
vi
è
spesso
sembrato
che
una
pagina
di
Renan
rassomigli
a
una
pagina
di
Mozart
,
ne
abbia
la
stessa
malinconia
latente
,
lo
stile
puro
quantunque
capriccioso
,
l
'
inimitabilità
dell
'
espressione
precisa
nella
parola
e
illimitata
nel
sentimento
?
Balzac
ha
detto
che
la
prima
qualità
di
un
libro
è
di
far
pensare
;
per
un
libro
di
filosofia
,
forse
,
ma
per
un
libro
d
'
arte
ne
dubito
.
Renan
ottiene
di
meglio
:
la
sua
prosa
è
una
musica
che
vi
fa
sognare
;
ecco
il
prestigio
,
il
fine
ultimo
dell
'
arte
,
dare
all
'
anima
una
seconda
vita
,
sostituire
alla
creazione
della
natura
quella
dello
spirito
.
L
'
arte
non
può
avere
sistemi
.
Vedete
come
Zola
,
che
sarebbe
benissimo
dotato
,
sia
costretto
ad
esagerare
le
scene
per
sostenere
l
'
esagerazione
delle
proprie
polemiche
.
In
tutte
le
opere
di
Renan
non
vi
è
forse
una
sola
vera
negazione
;
egli
sa
che
un
'
idea
ne
vale
un
'
altra
,
e
che
per
un
'
idea
come
per
un
individuo
il
fatto
di
esistere
ne
implica
il
diritto
e
ne
contiene
la
ragione
.
La
negazione
,
che
pretende
distruggere
,
è
al
tempo
stesso
un
'
impotenza
ed
una
assurdità
;
essa
deve
semplicemente
essere
il
limite
di
ogni
individuo
attorno
a
sé
medesimo
,
l
'
orbita
della
sua
attività
.
Quindi
,
se
Cousin
disse
impropriamente
che
l
'
errore
è
la
forma
della
verità
nella
storia
,
Renan
più
fortunato
comprese
che
la
verità
non
può
risultare
se
non
da
tutte
le
contraddizioni
,
ed
affermò
che
solo
nel
contraddirsi
sempre
e
sinceramente
stava
la
speranza
di
avere
qualche
volta
ragione
.
Volete
un
libro
,
che
contenga
la
verità
?
-
C
'
è
?
-
Sì
.
-
Datemelo
.
-
Ma
non
avrete
né
il
tempo
né
la
pazienza
di
leggerlo
.
Pigliate
il
catalogo
di
una
biblioteca
,
e
se
la
biblioteca
ha
qualche
milione
di
libri
quel
catalogo
contiene
la
verità
.
-
Non
si
potrebbe
farne
un
estratto
?
-
Si
è
tentato
,
si
tenterà
ancora
inutilmente
.
Nessun
ingegno
sarà
mai
così
vasto
da
abbracciare
tutto
,
nessuna
vita
così
lunga
da
concederne
il
tempo
;
l
'
arte
sola
,
essendo
come
la
vita
una
creazione
,
può
talvolta
essere
vera
mantenendosi
inconscia
.
Intervenga
la
coscienza
,
e
subito
una
sensazione
o
un
'
idea
facendosi
dell
'
arte
un
baluardo
per
difendersi
o
un
monumento
per
glorificarsi
,
l
'
opera
d
'
arte
sarà
un
'
opera
morta
.
Vi
siete
mai
domandata
se
Renan
creda
in
Dio
con
una
fede
più
forte
che
in
qualunque
altro
principio
?
Domandate
a
voi
stessa
,
dopo
averlo
letto
,
se
ci
credete
:
non
ne
saprete
nulla
.
Vi
parrà
di
essere
in
alto
,
nell
'
azzurro
,
che
le
stelle
vi
guardino
con
sorrisi
di
bontà
,
che
la
terra
vi
richiami
col
sospiro
dei
fiori
,
che
le
nubi
si
aprano
per
accogliervi
,
che
il
vento
si
rattenga
per
sostenervi
;
vi
sentirete
l
'
anima
più
pura
,
il
pensiero
più
vivido
,
il
cuore
più
caldo
.
E
Dio
?
Forse
quella
non
è
che
la
sua
presenza
:
domandatelo
a
Renan
,
domandatelo
a
voi
stessa
,
e
non
otterrete
risposta
.
L
'
arte
vi
avrà
barattate
l
'
estasi
della
natura
,
una
strofa
avrà
avuto
lo
sfondo
di
una
prospettiva
,
una
pagina
vi
sarà
parsa
un
panorama
;
le
due
creazioni
si
saranno
valse
,
ma
se
vorrete
analizzarle
,
la
scienza
non
vi
darà
che
dei
misteri
e
dei
cadaveri
,
la
critica
che
delle
contraddizioni
e
delle
parole
.
Si
può
forse
,
esprimere
in
altro
modo
ciò
che
la
musica
dice
?
Sarebbe
essa
ancora
l
'
ultimo
sforzo
del
linguaggio
,
il
verbo
dei
pensieri
muti
altrimenti
?
Ebbene
,
anche
la
bellezza
è
una
musica
ineffabile
come
la
vita
stessa
.
-
Triste
musica
,
allora
!
-
Siete
pessimista
?
-
Sì
.
Egli
sorrise
.
La
duchessa
si
alzò
per
offrirgli
da
un
tavolino
prezioso
d
'
intarsi
l
'
astuccio
delle
sigarette
,
e
rimase
qualche
istante
in
piedi
guardandolo
.
La
sua
bella
testa
pallida
aveva
sempre
la
stessa
espressione
di
freddezza
quasi
crudele
.
-
La
prefazione
di
Bonghi
conclude
per
la
vita
-
egli
soggiunse
con
accento
leggero
di
provocazione
.
Io
potrei
ripetervi
la
sua
frase
:
poiché
siete
tanto
bella
,
tutto
non
è
dunque
dolore
quaggiù
.
-
Allora
perché
la
bellezza
non
basta
alla
felicità
dell
'
amore
e
l
'
amore
spesso
non
si
cura
nemmeno
della
bellezza
?
Bonghi
ha
ragione
quando
afferma
contro
la
falsa
serenità
dei
nuovi
pagani
che
il
mondo
antico
è
stato
infelice
quanto
il
moderno
,
e
che
la
malinconia
non
è
un
male
cristiano
.
Noi
siamo
tutti
infelici
!
-
Voi
!
-
egli
esclamò
con
accento
duro
,
forse
irritato
seco
medesimo
dalle
troppe
idee
sciupate
in
quel
dialogo
,
e
che
avrebbero
potuto
bastare
a
parecchi
dei
suoi
articoli
.
Ma
ella
non
si
degnò
nemmeno
di
notare
l
'
interruzione
.
-
Lo
so
-
proseguì
vivamente
-
ormai
si
è
detto
tutto
sul
dolore
e
sul
piacere
,
si
è
preteso
che
siano
l
'
uno
la
cessazione
dell
'
altro
,
poi
due
gradi
di
una
stessa
sensazione
.
Vundtz
e
Lotze
,
vedete
che
sono
bene
informata
,
me
lo
diceva
ieri
il
professore
Tommasi
-
Crudeli
,
presso
a
poco
sostengono
questa
tesi
:
ma
vi
è
una
obbiezione
.
Se
il
dolore
deriva
dalla
vibrazione
troppo
violenta
di
un
nervo
,
perché
una
parola
fa
spesso
più
male
di
una
pugnalata
,
e
la
frattura
di
una
gamba
è
meno
spasmodica
talvolta
di
una
rottura
galante
?
Il
dolore
morale
è
dunque
diverso
dal
dolore
fisico
?
La
fame
crea
l
'
accattonaggio
,
mentre
la
vergogna
di
aver
fame
produce
sovente
il
suicidio
.
Perché
nella
maggior
parte
dei
casi
noi
affrontiamo
il
dolore
per
arrivare
al
piacere
?
Perdonate
se
io
,
donna
,
oso
gettare
con
le
mie
mani
lo
scandaglio
in
certi
abissi
,
ma
la
questione
ci
interessa
tutti
,
grandi
e
piccoli
,
uomini
e
donne
.
-
Non
vi
farò
che
una
obbiezione
la
più
volgare
ed
insieme
la
più
forte
:
se
la
vita
è
infelice
,
perché
tutti
l
'
accettano
?
-
Perché
dimenticate
voi
i
suicidi
?
Coloro
che
accettano
,
sperano
,
ecco
tutto
.
-
La
speranza
deriva
essa
pure
dalla
vita
:
ma
volete
davvero
una
ragione
irresistibile
?
-
seguitò
con
evidente
intenzione
di
sarcasmo
guardandola
negli
occhi
.
-
poiché
ogni
fenomeno
è
doppio
,
pigliate
i
due
estremi
della
gamma
,
la
generazione
e
la
morte
:
la
voluttà
dell
'
una
è
più
intensa
del
dolore
dell
'
altra
.
Anzi
,
Leopardi
,
un
pessimista
che
non
potete
rinnegare
,
sosteneva
con
ragione
che
la
morte
sola
è
senza
dolore
.
-
Siete
ben
sicuri
che
in
ogni
fenomeno
della
vita
il
piacere
sia
maggiore
del
dolore
?
-
Il
fatto
della
vita
è
per
me
,
esaminatelo
imparzialmente
.
-
Lo
volete
?
-
ribattè
sollevando
il
capo
dalla
spalliera
della
poltrona
.
Egli
tornò
a
sorridere
.
Allora
la
duchessa
si
alzò
lentamente
,
andò
alla
finestra
,
dinanzi
alla
quale
,
fra
le
tende
penzolava
una
magnifica
gabbia
dorata
;
ne
aperse
lo
sportello
e
ne
trasse
colla
mano
il
canarino
.
Il
grazioso
animaletto
mise
due
o
tre
stridi
lasciandosi
prendere
dalla
padrona
.
-
Alì
-
ella
si
volse
chiamando
il
magnifico
gatto
d
'
Angora
,
che
sonnecchiava
sopra
uno
sgabello
.
La
duchessa
aveva
appena
avuto
il
tempo
di
sedersi
che
Alì
le
era
saltato
sulle
ginocchia
e
,
percotendogliele
con
la
coda
,
le
si
strofinava
con
le
orecchie
nel
seno
.
Poi
si
accovacciò
nel
suo
grembo
guardando
tranquillamente
il
canarino
.
La
duchessa
gli
passò
una
mano
sul
capo
e
appressandogli
sicuramente
l
'
altra
alla
bocca
gli
presentò
l
'
uccellino
per
le
zampe
.
Il
canarino
gettò
un
grido
.
Alì
lo
teneva
già
addentato
sino
al
dosso
.
-
Che
cosa
fate
?
-
esclamò
balzando
in
piedi
l
'
illustre
critico
,
che
aveva
atteso
a
tutta
quella
manovra
senza
capirla
.
-
Vi
confuto
-
rispose
mostrandogli
freddamente
il
gatto
,
che
sgretolava
con
pigra
ghiottoneria
quel
corpicino
ancora
vivo
.
Entrambi
erano
diventati
pallidi
.
La
duchessa
scacciò
Alì
con
un
gesto
,
si
alzò
e
tendendogli
la
mano
ripeté
con
indefinibile
sorriso
:
-
Adesso
ditemi
ancora
che
nella
vita
il
piacere
di
mangiare
vale
il
dolore
di
essere
mangiato
.
IDILLIO
Secondo
un
motto
di
Pindaro
«
all
'
ingresso
di
ogni
opera
d
'
arte
bisogna
mettere
una
figura
che
brilli
da
lontano
»
.
Quale
l
'
aveva
dunque
egli
collocata
nell
'
atrio
del
proprio
tempio
,
di
cui
oggi
non
ci
rimangono
che
poche
ruine
?
Lo
si
ignora
,
ma
se
dagli
scarsi
rottami
si
potè
conchiudere
all
'
edificio
,
la
statua
,
che
ne
ornava
il
vestibolo
,
dev
'
essere
stata
ben
bella
.
E
questa
legge
di
estetica
,
da
lui
liricamente
formulata
,
si
verificò
poi
in
tutte
le
grandi
opere
d
'
arte
.
Forse
la
Grecia
non
ebbe
sculture
più
belle
del
fregio
del
Partenone
:
all
'
ingresso
della
Iliade
,
serena
ed
a
un
tempo
sanguinante
epopea
di
battaglia
,
Omero
aveva
già
collocato
la
patetica
figura
di
Andromaca
:
all
'
ingresso
dell
'
Eneide
Virgilio
pose
il
tragico
fantasma
di
Didone
,
nelle
prime
bolgie
dell
'
inferno
Dante
s
'
imbatte
in
Francesca
,
dalla
soglia
stellata
del
Paradiso
gli
viene
incontro
Beatrice
:
Angelica
passa
fuggendo
nelle
prime
strofe
dell
'
Orlando
,
il
primo
guerriero
che
arriva
sulla
piazza
di
Gerusalemme
è
Clorinda
,
la
prima
vittima
che
si
presenta
nel
palazzo
maledetto
di
Adelchi
è
Ermengarda
:
Margherita
sta
nel
vestibolo
del
massimo
poema
moderno
,
Ofelia
sulla
porta
del
gran
teatro
del
mondo
!
Zola
stesso
,
l
'
implacabile
pessimista
,
ha
dovuto
mettere
davanti
al
proprio
freddo
ed
enorme
edificio
borghese
l
'
agreste
e
pietosa
sembianza
di
Miette
,
figurina
idilliaca
,
che
nella
storia
dell
'
Idillio
viene
così
a
trovarsi
fra
la
Simetha
di
Teocrito
e
la
Regina
di
Tennyson
,
ingenua
come
la
prima
,
devota
a
morte
come
la
seconda
.
Ma
fra
queste
due
donne
,
fra
Teocrito
e
Tennryson
,
non
sono
passati
invano
circa
duemila
anni
.
Certo
non
tutte
le
epoche
,
e
nemmeno
forse
tutti
i
popoli
,
possono
produrre
l
'
Idillio
,
quale
apparve
in
Grecia
,
e
da
quella
apparizione
è
rimasto
nel
nostro
spirito
.
I
romani
,
che
derivarono
dai
greci
tutte
le
arti
e
delle
arti
si
applicarono
tenacemente
a
tutti
i
generi
,
nel
presentimento
di
una
difficoltà
insuperabile
parvero
affidare
quest
'
ultima
prova
al
loro
poeta
più
dotto
nella
mano
e
squisito
nel
temperamento
.
La
dura
fibra
romana
non
si
piegò
,
Virgilio
fece
miracoli
di
artificio
,
ma
la
vittoria
dell
'
arte
rimase
a
Teocrito
.
Nato
in
Sicilia
,
dentro
il
mare
più
bello
,
sotto
il
cielo
più
puro
,
in
una
isola
nella
quale
la
casa
può
essere
un
lusso
e
il
vestito
una
decorazione
:
dove
l
'
incanto
della
natura
impone
l
'
ozio
,
e
il
canto
come
linguaggio
naturale
dell
'
ozio
può
facilmente
diventarne
la
sola
preoccupazione
,
Teocrito
si
trovò
sulla
scena
più
adatta
alla
propria
poesia
.
Intorno
a
lui
la
pastorizia
durava
da
secoli
e
dura
ancora
ai
nostri
giorni
,
l
'
agricoltura
non
aveva
maggior
fatica
del
raccogliere
,
e
la
facilità
del
clima
vi
produceva
colla
condiscendenza
nella
vita
il
suo
oblio
.
Una
moltitudine
di
barche
dalle
vele
multicolori
le
facevano
cintura
:
era
libera
come
uno
scoglio
e
potente
come
un
regno
,
ferace
quanto
una
pianura
e
poetica
come
tutte
le
montagne
.
Cornice
,
quadro
,
personaggi
,
tutto
era
pronto
;
l
'
epoca
non
poteva
essere
migliore
.
La
Grecia
,
che
avendo
aperto
con
Omero
il
proprio
lungo
periodo
di
gloria
doveva
chiuderlo
con
Teocrito
in
una
parentesi
di
grandezza
e
di
grazia
,
aveva
già
troppa
storia
,
troppo
lottato
,
vinto
e
perduto
,
su
tutti
i
campi
di
battaglia
.
Il
suo
pensiero
era
esaurito
,
la
sua
anima
non
aveva
più
la
freschezza
di
sensazioni
,
quella
stupefazione
beata
del
risveglio
della
vita
,
che
le
aveva
fatto
inventare
Pane
prima
di
Apollo
,
il
flauto
innanzi
alla
lira
.
Ma
nella
Sicilia
,
sulla
quale
le
tempeste
politiche
erano
passate
come
i
venti
d
'
Africa
scrollando
solamente
le
cime
degli
alberi
,
la
siringa
era
ancora
l
'
istrumento
più
dolce
,
ancora
durava
l
'
accordo
inalterato
fra
spirito
e
natura
,
mondo
e
pensiero
.
Forse
le
prime
parole
cadute
nell
'
orecchio
del
poeta
bambino
furono
un
motivo
di
egloga
modulato
dalla
balia
:
più
tardi
,
giovinetto
,
era
stato
probabilmente
giudice
in
più
di
una
cantata
,
che
riprodusse
poi
immortale
nel
verso
.
Partito
da
Siracusa
per
studiare
nell
'
isola
di
Cos
sotto
Sileta
,
celebre
poeta
,
vi
aveva
conosciuto
il
figlio
di
Tolomeo
Lago
;
quindi
,
visitata
Alessandria
,
allora
centro
intellettuale
del
mondo
era
stato
di
ritorno
in
patria
,
accolto
alla
corte
di
Gerone
.
Ma
l
'
erudizione
accumulata
negli
studi
e
nei
viaggi
non
aveva
indurito
la
fibra
del
suo
temperamento
:
schietto
siciliano
aveva
voluto
apprendere
dai
greci
i
canti
,
non
le
canzoni
.
Così
la
loro
decrepitezza
non
potè
intristire
la
sua
gioventù
,
mentre
l
'
abbondanza
del
getto
riempendogli
costantemente
le
forme
perfettissime
da
esse
ricevute
,
gli
tolse
di
cedere
a
quella
vanità
di
ricercatezze
,
che
già
viziavano
i
suoi
maestri
e
dovevano
poi
guastare
tutti
i
suoi
successori
.
Laonde
,
ingenuo
d
'
occhi
e
collo
sguardo
istrutto
si
trovò
rapporto
alle
cose
in
quella
condizione
di
mezza
verità
,
la
più
favorevole
alla
immaginazione
,
come
ha
scritto
un
grande
critico
;
la
quale
può
egualmente
insistere
e
sfuggire
,
stringere
da
presso
la
realtà
e
allontanarsene
,
cogliere
il
particolare
e
la
prospettiva
.
Dopo
lui
e
il
suo
tempo
,
l
'
idillio
scomparve
,
i
romani
n
'
ebbero
uno
degnissimo
sebbene
diverso
nelle
Georgiche
,
essi
che
avevano
sentito
l
'
agricoltura
con
la
stessa
tenace
serietà
della
guerra
e
della
politica
.
Finalmente
venne
il
cristianesimo
e
l
'
idillio
inadatto
all
'
anima
di
Roma
diventò
impossibile
nel
pensiero
umano
.
Il
concetto
pessimista
del
mondo
,
che
costituiva
il
fondo
della
nuova
religione
,
dava
necessariamente
un
altro
aspetto
alla
natura
e
un
altro
significato
alla
vita
;
poi
l
'
impero
rovinante
,
il
profondo
avvilimento
di
una
civiltà
,
che
si
sentiva
esaurita
e
si
presentiva
distrutta
mentre
i
barbari
ruggivano
a
tutte
le
frontiere
:
l
'
esistenza
ridotta
un
'
orgia
pei
pagani
fisi
all
'
Olimpo
e
un
'
espiazione
pei
cristiani
intenti
nel
Golgota
;
la
terra
abbandonata
dalle
antiche
divinità
e
non
ripopolata
dalle
nuove
;
il
dubbio
rimasto
ultima
affermazione
di
quanti
pensavano
ancora
,
l
'
indifferenza
suprema
virtù
di
coloro
che
resistevano
tuttavia
,
il
martirio
estremo
eroismo
di
quelli
che
ricominciavano
a
credere
.
Poi
i
barbari
irruppero
,
l
'
impero
sprofondò
,
la
civiltà
si
spense
,
e
sul
suo
cadavere
morto
di
vecchiaia
la
natura
non
intese
per
molto
tempo
che
canti
di
salmi
e
singulti
di
pianto
.
Un
grande
spostamento
aveva
avuto
luogo
;
nel
mondo
antico
il
tempio
era
all
'
aperto
,
di
marmo
bianco
,
giocondo
come
una
terma
,
mentre
l
'
Eliso
stava
nel
centro
della
terra
,
freddo
e
scuro
come
un
sepolcro
.
Nel
mondo
nuovo
il
primo
tempio
era
stato
sotto
terra
,
e
l
'
Eliso
in
cielo
.
Quando
i
poeti
ritorneranno
a
cantare
,
l
'
elegia
avrà
dunque
la
nostalgia
del
sepolcro
e
l
'
ode
quella
del
paradiso
:
quindi
l
'
una
canterà
con
voce
più
bassa
,
l
'
altra
volerà
con
ali
più
forti
.
Poi
l
'
idillio
,
sopravvissuto
e
destinato
a
sopravvivere
sempre
nelle
improvvisazioni
popolari
come
prima
ed
ultima
forma
dell
'
egloga
,
tentò
di
risorgere
artisticamente
fra
le
fole
,
le
ballate
,
le
sirventi
,
ma
la
nuova
fanciullezza
del
mondo
,
non
era
come
l
'
antica
,
e
la
purificazione
esercitata
dal
cristianesimo
sulla
natura
aveva
messo
la
diffidenza
nell
'
uomo
.
La
bellezza
era
stata
dichiarata
un
pericolo
,
l
'
amore
un
peccato
.
La
coscienza
atterrita
dal
problema
religioso
non
poteva
più
bearsi
nell
'
eterna
giovinezza
dei
campi
:
l
'
arte
avendo
tutto
obliato
ricominciava
bambinescamente
sotto
la
ferula
della
religione
,
la
vita
ancora
sofferente
delle
proprie
crisi
non
aveva
più
abbandoni
,
onde
fra
la
vergine
e
il
cavaliere
,
i
due
tipi
nuovi
,
l
'
idillio
non
fu
possibile
.
Ma
quando
nella
civiltà
progredita
rifiorirono
le
lettere
,
e
la
bellezza
ridivenuta
plastica
restaurò
il
regno
delle
forme
,
l
'
idillio
comparve
nuovamente
coll
'
imitazione
di
Virgilio
in
Italia
,
più
tardi
coll
'
imitazione
dell
'
Italia
in
Francia
per
finire
da
noi
in
un
'
Arcadia
di
accademia
,
là
in
una
Arcadia
di
corte
colle
pastorelle
vestite
di
seta
e
il
verso
trapunto
come
i
loro
abbigliamenti
.
La
letteratura
aveva
rinvenuto
il
modo
,
non
il
tempo
dell
'
idillio
.
Poscia
vennero
il
romanticismo
e
la
musica
;
il
primo
invece
di
abbigliare
le
pastorelle
di
seta
le
ornò
di
sentimenti
anche
più
fini
,
ed
ebbe
per
la
natura
entusiasmi
di
sacerdote
,
tenerezze
di
amante
;
la
seconda
,
più
intima
e
quindi
anche
più
vera
della
poesia
,
accennava
già
di
riuscire
quando
il
contatto
del
romanticismo
e
le
false
abitudini
del
teatro
la
viziarono
così
che
nello
stesso
capolavoro
immortale
di
Bellini
,
malgrado
la
freschezza
dell
'
ispirazione
e
la
grazia
delle
movenze
,
manca
troppo
spesso
la
semplicità
.
Finalmente
l
'
idillio
passò
in
Inghilterra
,
e
là
,
dentro
una
letteratura
,
nella
quale
si
era
sempre
notato
il
predominio
di
quanto
oggi
chiamasi
con
brutta
parola
realismo
,
si
disse
che
Tennyson
era
risorto
.
Infatti
a
prima
vista
tutte
le
condizioni
vi
sembravano
riunite
.
Un
popolo
coltissimo
e
non
ancora
in
decadimento
,
abbastanza
ricco
per
avere
il
gusto
e
l
'
abitudine
della
campagna
,
con
un
sentimento
schietto
della
vita
e
una
predisposizione
alla
malinconia
corretta
dalla
fortezza
della
tempra
.
La
sua
campagna
era
feracissima
,
la
sua
religione
quasi
ragionevole
,
la
sua
filosofia
poco
teoretica
,
la
sua
poesia
semplice
per
indole
per
tradizione
.
Tennyson
stesso
non
poteva
essere
meglio
dotato
dalla
natura
ed
esercitato
nello
studio
.
Ma
il
ferreo
carattere
inglese
diventato
di
acciaio
al
fuoco
della
grande
rivoluzione
puritana
,
si
era
ancora
più
indurito
nel
lungo
e
fortunato
esercizio
commerciale
:
la
religione
agghiacciatasi
dopo
il
trionfo
aveva
come
coagulato
il
sentimento
del
popolo
,
il
classicismo
rimasto
nelle
lettere
e
nei
costumi
malgrado
l
'
influenza
di
Byron
e
di
Shelley
irrigidiva
ancora
il
gusto
dell
'
aristocrazia
.
In
Inghilterra
più
che
altrove
il
concetto
della
vita
e
dell
'
amore
erano
in
antitesi
coll
'
idillio
,
L
'
agricoltura
vi
ha
ridotto
il
podere
come
una
fabbrica
cogli
stessi
operai
,
le
stesse
macchine
,
la
stessa
speculazione
crudele
e
trionfante
:
la
bigotteria
protestante
,
molto
peggiore
della
cattolica
,
aiutata
dall
'
indole
del
popolo
e
dalla
sua
storia
vi
ha
costretto
l
'
arte
ad
un
ufficio
puramente
morale
;
quindi
negate
tutte
le
passioni
,
contati
i
generi
e
i
tipi
.
Da
molto
tempo
il
teatro
inglese
è
chiuso
,
per
molti
anni
non
si
aprirà
se
la
vita
non
vi
ritorni
coll
'
arte
,
quella
vita
,
che
oggi
non
si
vuole
nel
romanzo
perchè
si
condanna
il
romanzo
nella
vita
.
Così
la
ragazza
inglese
,
ammirabile
per
la
sua
superbia
d
'
individuo
capace
di
bastare
a
sé
medesimo
,
è
forse
meno
di
ogni
altra
incline
all
'
idillio
,
mentre
nella
dignità
del
proprio
carattere
deve
giudicare
sconveniente
ogni
più
ingenua
confessione
dell
'
amore
.
Nella
Grecia
non
era
così
.
La
Simetha
di
Teocrito
non
è
cortigiana
,
ma
una
piccola
borghese
come
la
Margherita
di
Goethe
,
camuffata
così
miseramente
dal
Gounod
in
angelo
.
Innamorata
e
tradita
dall
'
amante
ricorre
agli
scongiuri
.
La
scena
è
la
stessa
che
ai
nostri
giorni
,
solamente
il
rito
n
'
è
cambiato
.
Invece
dei
lauri
oggi
si
usa
il
mazzo
delle
carte
.
È
notte
,
il
luogo
deserto
,
un
cortile
o
un
giardino
.
La
luna
sogguarda
dalle
nubi
.
Simetha
accompagna
lo
scongiuro
cantando
,
e
il
suo
canto
esalato
a
voce
bassa
è
di
un
effetto
terribile
.
Si
direbbe
quasi
un
canto
calmo
se
il
ritornello
indirizzato
al
fuso
,
che
girando
sopra
sè
stesso
deve
attirare
l
'
assente
,
non
avesse
uno
stridore
di
arma
omicida
.
I
cani
salutano
dai
boschi
la
luna
,
poi
il
mare
si
queta
,
il
vento
tace
,
ma
non
le
tace
nel
petto
la
passione
per
colui
,
che
doveva
sposarla
e
invece
ha
fatto
di
lei
una
miserabile
disonorata
.
Questo
lamento
di
una
bellezza
funebre
nei
versi
greci
è
tutto
di
amore
.
Simetha
non
piange
la
verginità
perduta
,
ma
l
'
amante
involatosi
dietro
un
altro
amore
,
mentre
ella
mostrata
a
dito
dalle
compagne
più
fortunate
dovrà
subire
le
baie
dei
giovanotti
più
depravati
del
paese
.
Allora
il
ricordo
delle
passate
voluttà
torna
a
fermentarle
nel
sangue
e
,
levando
verso
la
luna
,
che
le
confonde
il
proprio
pallore
sul
volto
,
ella
invoca
la
pianta
famosa
dell
'
Isyomane
,
che
fa
delirare
cavalli
e
puledre
lungo
le
valli
di
Arcadia
.
-
Ah
!
ah
!
odioso
amore
,
perchè
attaccandoti
al
mio
petto
come
una
mignatta
di
palude
hai
bevuto
tutto
il
sangue
nero
del
mio
corpo
?
-
esclama
cacciando
un
grido
quasi
per
un
morso
improvviso
.
Questo
urlo
la
esaurisce
,
ha
bisogno
di
restare
sola
.
La
stessa
presenza
della
vecchia
Testili
le
diviene
insopportabile
,
quindi
la
manda
ad
ungere
la
porta
di
Delfi
con
una
atroce
mistura
di
veleni
.
Qui
la
scena
muta
,
e
comincia
la
seconda
parte
dell
'
idillio
.
Simetha
si
sdraia
per
terra
come
una
bestia
,
in
tormento
e
singhiozzando
,
cantando
,
racconta
a
sè
medesima
colla
passione
di
tutti
gli
infelici
il
proprio
male
.
Il
racconto
è
un
capolavoro
di
verità
e
di
poesia
.
Il
ritornello
della
invocazione
a
Diana
,
che
lo
riannoda
interrompendolo
,
invariabile
nelle
parole
muta
significato
ad
ogni
strofa
coll
'
accento
della
voce
languida
o
minacciosa
,
famelica
o
supplichevole
.
Un
giorno
,
non
è
molto
,
la
sua
amica
,
Anasso
,
venne
ad
invitarla
per
la
festa
di
Diana
;
vi
si
recarono
coi
canestri
e
videro
molte
fiere
,
fra
le
altre
una
leonessa
,
della
quale
le
è
rimasto
il
ricordo
.
Simetha
aveva
fatto
la
più
accurata
toeletta
,
perchè
la
giornata
era
splendida
ed
avrebbero
incontrati
molti
giovanotti
.
Infatti
a
mezza
strada
s
'
imbatterono
in
due
dei
più
belli
,
Delfi
e
Eudamippo
,
che
uscivano
dalla
palestra
rossi
,
sudanti
.
Vederlo
,
amarlo
,
fu
un
punto
solo
,
un
colpo
di
vento
,
uno
scoppio
di
fulmine
.
Forse
l
'
amore
covava
da
lungo
tempo
nel
suo
cuore
:
l
'
atmosfera
era
favorevole
,
la
stagione
di
primavera
,
il
cielo
quasi
bianco
a
forza
di
essere
puro
,
Simetha
innamorata
di
Delfi
oblia
la
festa
e
scappa
a
casa
;
se
fosse
rimasta
,
e
Delfi
le
avesse
rivolta
la
parola
,
sarebbe
scoppiato
uno
scandalo
.
Così
Shakespeare
molti
secoli
dopo
ha
fatto
innamorare
Giulietta
e
Romeo
:
la
prima
qualità
dell
'
amore
semplice
è
la
prontezza
.
Appena
in
casa
Simetha
si
caccia
in
letto
e
si
ammala
.
Per
dieci
giorni
,
dieci
secoli
,
non
mangiò
né
bevve
:
un
pensiero
le
tendeva
il
cervello
,
uno
spasimo
le
bruciava
il
cuore
,
Delfi
.
La
fisonomia
le
si
emaciò
,
la
pelle
le
divenne
gialla
come
il
topazio
;
allora
pensò
agli
scongiuri
,
risorsa
di
tutte
le
immaginazioni
deboli
,
ma
gli
scongiuri
furono
insufficienti
.
Ad
ogni
invocazione
le
crebbe
la
smania
,
quantunque
volte
pronuncia
il
nome
di
Delfi
le
labbra
le
scottano
ancora
.
Non
rimane
più
che
un
rimedio
,
mandare
Testili
da
Delfi
;
la
passione
l
'
aveva
trovato
subito
,
ma
la
ragione
esitava
.
Testili
va
e
torna
con
Delfi
.
Qui
è
il
punto
culminante
del
poemetto
.
Parla
Simetha
:
con
un
solo
tratto
Teocrito
si
rivela
poeta
ed
osservatore
di
primo
ordine
,
giacchè
rivedendo
con
gli
occhi
della
fantasia
Delfi
entrare
dall
'
uscio
ella
interrompe
il
racconto
per
gettare
il
grido
del
ritornello
come
se
la
stessa
emozione
le
si
ripetesse
nell
'
anima
,
e
il
medesimo
strido
della
prima
volta
le
rompesse
dalle
labbra
.
Poi
un
freddo
le
tocca
tutte
le
carni
,
un
sudore
abbondante
come
una
rugiada
la
bagna
,
e
non
può
parlare
nemmeno
come
i
bambini
balbettano
nel
sonno
vagendo
verso
la
madre
.
Quest
'
ultima
nota
è
di
un
patetico
profondamente
femminino
,
giacchè
l
'
amore
sveglia
sempre
la
maternità
nella
donna
.
Delfi
entra
bello
e
fatuo
conquistatore
,
anche
adesso
le
pare
di
rivederlo
;
le
siede
con
famigliarità
quasi
protettrice
sul
letto
e
per
farle
un
complimento
comincia
a
parlarle
di
sé
stesso
,
dicendo
che
il
suo
invito
lo
ha
prevenuto
come
l
'
altro
giorno
egli
sorpassò
il
bel
Filino
alla
corsa
.
Naturalmente
cita
il
più
bello
fra
i
propri
amici
per
provarle
che
non
teme
confronti
.
E
Simetha
gli
dà
ragione
.
Per
le
Delfi
non
è
l
'
elegante
antipatico
di
tutte
le
decadenze
,
ma
il
Delfi
bello
,
dal
petto
largo
,
dalle
membra
agili
,
il
vincitore
della
palestra
.
Simetha
non
ha
torto
.
Oggi
ancora
le
donne
,
che
si
avvicinano
al
suo
modo
di
sentire
,
sono
forse
anche
meno
esigenti
,
non
pretendono
neppure
che
Delfi
sia
bello
.
Ma
come
tutte
le
persone
troppo
amate
,
Delfi
non
ama
;
in
pochi
giorni
si
stanca
di
Simetha
e
la
trascura
;
ella
trema
,
piange
,
finché
apprende
da
un
'
amica
che
Delfi
è
innamorato
altrove
,
s
'
ignora
se
di
un
uomo
o
di
una
donna
.
Simetha
stessa
non
lo
ricerca
:
che
le
importa
il
nome
?
Ella
non
è
gelosa
,
giacchè
la
gelosia
discende
quasi
sempre
dalla
testa
mentre
ella
ama
coi
sensi
:
esige
Delfi
,
ma
trova
forse
naturale
che
altri
lo
desideri
,
solamente
non
vorrebbe
perderlo
.
In
questo
ultimo
caso
giura
piuttosto
di
ucciderlo
,
ma
anche
allora
non
si
preoccupa
della
rivale
.
Simetha
ama
troppo
Delfi
per
odiare
un
altro
.
Giammai
vi
fu
idillio
più
povero
e
più
bello
;
oggi
dopo
tanto
mutamento
di
età
noi
lo
sentiamo
ancora
,
noi
che
non
possiamo
più
scriverlo
e
,
quello
che
è
peggio
,
rifarlo
.
Teocrito
ha
messo
l
'
elegia
,
fors
'
anche
la
tragedia
,
in
fondo
all
'
idillio
giacchè
Simetha
può
bene
ammazzare
Delfi
in
un
incontro
,
a
certe
ore
,
in
date
circostanze
.
Tennyson
ha
fatto
altrettanto
,
ma
invece
di
Delfi
è
la
regina
che
morirà
:
idillio
,
elegia
e
tragedia
si
seguono
formando
un
solo
componimento
.
Là
un
fatto
che
rivive
in
un
racconto
,
qua
un
soliloquio
nel
quale
si
perde
un
fatto
;
Teocrito
ha
scolpito
un
gruppo
,
Tennyson
fuso
una
statua
;
il
gruppo
è
molto
nudo
,
la
statua
molto
panneggiata
,
il
primo
prorompe
dalla
vita
,
la
seconda
rientra
nel
sogno
.
Siamo
alla
vigilia
della
festa
di
Maggio
.
La
futura
regina
è
nella
propria
casetta
,
sola
con
la
madre
,
alla
quale
raccomanda
di
svegliarla
presto
l
'
indomani
per
avere
il
tempo
di
abbigliarsi
:
domani
è
la
gran
festa
,
si
dà
il
premio
della
bellezza
,
la
più
bella
sarà
nominata
regina
.
Essa
ha
già
contato
i
voti
,
sono
tutti
suoi
.
Nella
ingenua
vanteria
dei
primi
trionfi
la
regina
non
sa
frenarsi
e
come
Delfi
particolareggia
alla
madre
piangente
di
gioia
le
proprie
bellezze
.
L
'
apertura
della
scena
è
vera
,
il
ritornello
,
che
come
un
'
eco
delle
ovazioni
imminenti
interrompe
quel
soliloquio
,
ha
una
grazia
e
una
leggerezza
inimitabili
.
Come
le
frasi
leggermente
retoriche
tornano
e
vibrano
nelle
sue
spezzature
!
Ma
ecco
che
dalla
ragazza
prorompe
la
vergine
.
Ella
non
ha
mai
amato
e
non
ama
:
la
hanno
detto
che
ha
un
cuore
selvaggio
,
ma
non
ha
risposto
perché
non
avevano
colpito
nel
segno
.
Molti
giovani
,
dei
quali
non
ricorda
più
il
nome
l
'
amarono
.
Uno
solo
,
Rubino
l
'
ha
colpita
.
Ella
lo
vide
sempre
solo
,
raccolto
in
sé
stesso
,
schivo
della
gente
:
Rubino
l
'
ama
senza
averglielo
mai
detto
.
Questo
riserbo
è
la
sua
superiorità
sugli
altri
giovani
,
l
'
unica
ragione
per
la
quale
ella
talvolta
pensa
a
lui
;
anche
Rubino
deve
essere
vergine
,
ma
ha
una
fisonomia
pura
e
malinconica
,
il
riflesso
dei
lunghi
sogni
sulla
fronte
.
Ma
la
ragazza
ripiglia
il
sopravvento
,
e
perdendosi
già
con
la
fantasia
nel
tumulto
glorioso
dell
'
indomani
,
con
versi
esultanti
e
sapienti
,
forse
troppo
sapienti
,
dipinge
alla
madre
il
quadro
della
festa
entro
il
paesaggio
calmo
della
valle
che
somiglia
alle
valli
di
tutte
le
descrizioni
.
Vi
è
persino
il
rivolo
,
che
mormora
tra
i
sassi
,
il
sole
,
che
al
tramonto
indora
le
cime
delle
colline
.
All
'
ultimo
scoppio
del
ritornello
si
sente
lo
scoppio
del
bacio
,
che
la
futura
regina
dà
alla
mamma
intenta
a
rimboccarle
le
coperte
.
Passò
un
anno
.
La
regina
è
ammalata
di
tisi
,
la
malattia
delle
vergini
e
delle
sante
:
quando
l
'
anima
sola
vive
il
corpo
non
ha
che
morire
.
Si
è
levata
sentoni
sul
letto
e
prega
la
madre
di
svegliarla
all
'
alba
per
vedere
l
'
aurora
del
nuovo
anno
.
Il
soliloquio
prosegue
lento
e
stentato
:
un
lumicino
rischiara
la
camera
,
nell
'
aria
pesa
la
nausea
di
un
alito
viziato
,
ma
l
'
inferma
perdendosi
nei
ricordi
della
propria
incoronazione
vorrebbe
vivere
fino
alla
prossima
primavera
.
Perché
?
È
un
rimorso
,
che
le
sale
dal
corpo
disfatto
come
un
bisogno
supremo
di
sentire
la
natura
prima
di
abbandonarla
?
O
il
desiderio
di
avere
molti
fiori
al
proprio
funerale
?
Chi
lo
sa
?
Quindi
coll
'
intenerimento
contagioso
dei
malati
parla
della
chiesetta
parrocchiale
,
rammenta
il
piccolo
camposanto
,
finché
ripresa
improvvisamente
dalla
vanità
della
ragazza
,
con
un
irresistibile
impeto
d
'
affetto
espresso
in
versi
mirabili
,
scongiura
la
mamma
a
seppellirla
sotto
la
spinalba
,
che
nel
mattino
trionfale
di
maggio
le
fece
da
baldacchino
al
trono
.
La
vanità
è
dunque
la
sua
unica
passione
,
come
la
tisi
doveva
essere
la
sua
unica
malattia
,
s
'
ella
non
vuole
che
corone
e
non
sogna
che
di
mostrarsi
dall
'
alto
,
sui
gradini
di
un
altare
o
di
un
trono
?
Forse
,
ma
i
sermoni
del
buon
pastore
le
sovvengono
a
tempo
e
,
soffocando
tutte
le
voci
dell
'
orgoglio
,
le
sgorgano
dalle
labbra
scolorite
in
tante
consolazioni
per
la
mamma
.
Povera
mamma
!
Come
dev
'
essere
dolorosa
la
morale
evangelica
in
bocca
di
una
figlia
morente
,
come
consolerebbe
di
più
il
sentirla
piangere
nel
dolore
dell
'
abbandono
che
il
vederla
rassegnata
alla
necessità
della
partenza
!
Il
desiderio
dell
'
ammalata
fu
esaudito
:
la
primavera
è
tornata
battendo
con
le
foglie
delle
pianticelle
rampicanti
ai
vetri
della
sua
finestra
.
Perché
mai
questa
vergine
,
che
non
ha
amato
il
mondo
,
questa
tisica
che
sta
per
abbandonarlo
con
gioia
,
si
perde
ad
analizzarne
con
arte
sì
fina
e
talvolta
con
particolari
così
dotti
tutte
le
loro
bellezze
alla
madre
?
O
fu
un
capriccio
d
'
inferma
,
o
è
stato
un
difetto
nel
poeta
.
L
'
agonia
si
avvicina
:
il
prete
è
uscito
dopo
aver
benedetto
la
morente
,
mamma
e
figlia
sono
sole
.
Il
canto
del
finale
incomincia
con
un
canto
sacro
;
gli
angeli
sono
passati
a
volo
pel
cielo
suonando
le
arpe
;
Regina
le
ha
sentite
due
volte
,
alla
terza
morirà
.
Un
angelo
librato
nel
vano
della
finestra
,
lontano
,
nell
'
azzurro
,
la
chiama
.
-
Addio
sorella
,
addio
mamma
!
La
ragazza
spirando
rivela
il
proprio
segreto
di
vergine
,
quindi
il
sogno
di
paradiso
le
ricomincia
nell
'
anima
,
e
in
quel
sogno
s
'
addormenta
.
Ecco
la
figura
messa
da
Tennyson
dinanzi
ai
propri
idilli
come
quella
che
più
altamente
esprime
la
sua
poesia
idilliaca
.
Il
paesaggio
è
inglese
,
colori
freddi
,
aria
umida
,
vegetazione
rigogliosa
.
Una
agricoltura
sapiente
ha
migliorato
ogni
pianta
:
case
,
mulini
,
castelli
,
tutto
a
posto
,
il
quadro
pare
il
paese
,
ma
il
paese
pare
un
quadro
.
La
regina
muore
:
che
cosa
farebbe
nella
vita
?
Diventerebbe
prima
sposa
,
poi
madre
,
poi
massaia
:
addio
quindi
poesia
,
perché
tutta
la
poesia
consiste
nella
verginità
,
primo
grado
dell
'
angelo
.
Invano
parla
sempre
di
fiori
e
li
conosce
,
ne
sa
persino
i
nomi
difficili
:
forse
li
imparò
adornando
l
'
altare
della
chiesetta
,
ma
i
fiori
non
le
dissero
una
parola
della
loro
vita
così
simile
alla
nostra
,
vita
di
amore
e
di
generazione
.
L
'
idillio
di
Tennyson
è
dunque
un
'
elegia
ancora
più
romantica
che
cristiana
,
alla
quale
Lamartine
non
è
estraneo
,
giacchè
nel
canto
o
nell
'
accompagnamento
,
nella
voce
o
nell
'
accento
,
qualche
cosa
di
suo
vi
si
intende
.
Che
cosa
pensa
Tennyson
della
Simetha
di
Teocrito
?
Non
lo
so
,
ma
si
potrebbe
forse
saperlo
,
e
forse
ne
pensa
diversamente
da
noi
,
ma
che
cosa
penserebbe
Teocrito
della
Regina
di
Tennyson
?
Adesso
l
'
Inghilterra
è
per
Tennyson
,
poeta
laureato
della
regina
,
i
lords
lo
accettano
tra
di
loro
,
i
borghesi
lo
venerano
,
i
pastori
lo
citano
,
il
pubblico
lo
paga
come
non
ha
mai
pagato
nessun
poeta
,
i
critici
lo
dichiarano
superiore
a
Byron
e
si
sono
lagnati
solo
una
volta
,
quando
volle
imitarlo
dopo
aver
imitato
tutti
;
ma
il
mondo
è
per
Teocrito
,
il
poeta
della
natura
,
che
nessun
periodo
di
civiltà
ha
ancora
invecchiato
,
che
forse
nessun
altro
poeta
sorpasserà
.
Teocrito
vive
in
fondo
a
tutti
i
cuori
:
è
laggiù
nei
nostri
primi
ricordi
,
nei
nostri
primi
sogni
d
'
amore
,
nel
nostro
primo
risveglio
alla
vita
e
alla
verità
.
Tutti
noi
avemmo
qualche
Simetha
e
qualche
Regina
,
vivemmo
nell
'
elegia
e
aspirammo
alla
sana
giocondità
dell
'
idillio
antico
.
Così
la
letteratura
inglese
,
che
ha
avuto
Shakespeare
e
avrà
Tennyson
ancora
per
poco
,
pare
accenni
anch
'
essa
di
ritornare
all
'
antico
per
interrogare
la
natura
con
nuove
intenzioni
.
La
Francia
ha
ritrovato
Zola
e
Zola
ha
ritrovato
la
Miette
;
l
'
Inghilterra
non
può
quindi
tardare
molto
a
rinvenire
un
altro
poeta
,
che
alzi
nell
'
atrio
del
proprio
monumento
un
'
altra
maggiore
statua
,
perché
secondo
il
motto
di
Pindaro
«
all
'
ingresso
di
ogni
opera
d
'
arte
bisogna
mettere
una
figura
che
brilli
da
lontano
»
.
LA
NOTTE
DI
NATALE
Tutte
le
ragazze
si
alzarono
.
La
Prudenza
diede
ancora
una
occhiata
in
giro
,
accomodò
un
ciocco
caduto
da
un
alare
,
stette
un
momento
incerta
se
riportasse
la
pentola
nella
cucina
,
poi
risolvendosi
d
'
un
tratto
disse
:
-
Andiamo
.
Le
ragazze
già
impazienti
si
agitarono
fra
le
sedie
con
un
garrito
di
passere
,
vi
furono
ancora
delle
risa
,
qualche
scherzo
di
mano
sugli
abiti
e
sugli
sciallini
;
Ghita
,
la
più
vanitosa
,
andò
un
'
altra
volta
a
guardarsi
nella
specchiera
.
Prudenza
la
richiamò
sgridando
con
bonomia
e
tutte
insieme
sparvero
collo
stesso
saluto
dalla
porta
.
Prudenza
,
rimasta
ultima
,
si
rivolse
col
battente
in
mano
ad
osservare
Gaspare
.
Era
un
vecchietto
con
una
calotta
nera
sulla
testa
che
gli
teneva
luogo
di
berretta
,
una
veste
di
percalle
in
dosso
a
fiorami
diluiti
dagli
anni
e
dall
'
uso
.
Egli
si
alzò
,
tornò
a
scrutare
dentro
la
pentola
nella
quale
avevano
bollito
le
castagne
,
rimosse
il
candeliere
,
lo
smoccolò
sebbene
non
ne
avesse
bisogno
e
si
risedette
sulla
poltrona
.
La
pezzola
turchina
gli
spenzolava
dietro
ad
una
colonnina
dello
schienale
.
Nella
camera
troppo
grande
un
muro
,
facendo
arco
a
metà
,
formava
una
alcova
senza
tende
:
l
'
alcova
era
riempita
da
un
largo
letto
di
noce
colla
cimasa
coronata
da
una
conchiglia
,
e
da
due
canterani
di
modello
antico
,
coi
piedi
alti
,
a
due
soli
cassetti
.
Fuori
dell
'
alcova
a
mano
dritta
biancheggiava
un
armadio
di
alberone
;
un
altro
comò
sormontato
da
una
specchiera
a
quattro
colonnette
nere
,
che
si
acuminavano
in
due
testiere
di
ottone
,
era
il
mobile
più
bello
della
camera
;
nel
mezzo
un
tavolo
rotondo
vi
faceva
da
altare
,
con
una
Madonna
cilestrina
tutta
stellata
d
'
argento
,
e
un
presepio
sotto
una
campana
di
vetro
,
dentro
la
quale
una
grande
macchia
rosea
era
senza
dubbio
la
culla
del
santo
Bambino
.
Due
gatti
di
gesso
bianco
,
sul
quale
col
fumo
di
candela
si
era
tentato
di
imitare
le
zebrature
della
pelle
,
si
miravano
dai
lati
del
camino
con
una
posa
quasi
altera
nella
lunga
immobilità
.
Gaspare
disteso
sulla
vecchia
poltrona
guardava
distrattamente
il
cerchio
lasciato
dalla
pentola
nella
cenere
.
L
'
ambiente
era
tiepido
.
Le
grosse
palle
in
ottone
degli
alari
riverberavano
alle
fiammelle
delle
brage
,
mentre
nella
camera
mollemente
assopita
il
crepitìo
delle
faville
sfuggenti
su
pel
camino
sembrava
un
'
eco
delle
ultime
risa
.
Fuori
nella
notte
la
luna
aumentava
colla
propria
limpidezza
il
freddo
del
vento
.
Gaspare
pensò
a
Prudenza
,
che
non
si
era
forse
affagottata
bene
;
ma
la
chiesa
era
vicina
e
senza
dubbio
calda
in
quella
notte
per
la
molta
folla
.
Perché
Gaspare
non
era
stato
anch
'
egli
della
comitiva
accompagnando
la
vecchia
moglie
e
tutte
quelle
ragazze
dei
vicini
alla
prima
messa
del
Natale
?
Forse
egli
stesso
non
avrebbe
saputo
ben
precisarlo
,
ma
da
oltre
quarant
'
anni
non
aveva
messo
piede
in
una
chiesa
.
Ed
ecco
come
le
cose
erano
andate
.
Una
volta
sotto
Gregorio
XVI
lo
avevano
arrestato
innocente
e
tenuto
sei
mesi
in
prigione
:
l
'
accusa
era
di
politica
e
quindi
gravissima
,
una
relazione
con
alcuni
giovanotti
,
dei
quali
due
furono
poi
fucilati
e
tre
perirono
dopo
lunghi
anni
nel
bagno
di
Civitavecchia
.
L
'
impressione
di
questa
tragedia
,
che
si
cacciava
violentemente
fra
le
scene
modeste
e
volgari
della
sua
vita
,
e
i
patimenti
del
carcere
,
l
'
orrore
degli
assassini
,
coi
quali
aveva
dovuto
ridere
e
scherzare
sei
mesi
,
le
torture
degli
interrogatorii
,
le
minacce
lungo
il
processo
,
poi
la
sorveglianza
oltraggiosa
,
che
lo
perseguitò
anche
dopo
,
e
soprattutto
il
raccapriccio
indicibile
,
indimenticabile
che
provò
la
mattina
della
fucilazione
,
quando
tratto
da
una
forza
fatale
volle
assistervi
malgrado
tutte
le
rimostranze
di
Prudenza
,
fu
tale
che
ne
ammalò
nervosamente
per
qualche
anno
.
E
d
'
allora
ebbe
una
ripugnanza
mista
di
odio
e
di
spavento
per
tutti
i
preti
.
Infatti
smise
ogni
pratica
religiosa
,
sebbene
Prudenza
vi
scorgesse
con
ragione
il
pericolo
di
un
nuovo
incarceramento
.
Ma
Gaspare
,
che
non
era
mai
stato
patriota
,
non
fu
più
oltre
disturbato
;
anzi
il
suo
parroco
,
a
quell
'
epoca
uno
dei
sanfedisti
più
arrabbiati
,
ogni
qualvolta
lo
incontrasse
,
indovinando
quel
suo
stato
infermiccio
di
spirito
lo
salutava
con
un
sorriso
di
compassione
.
Gaspare
si
sentiva
rimescolare
,
e
,
quando
il
curato
morì
,
quantunque
di
animo
mite
andò
a
veder
passare
il
corteo
funebre
,
perché
altrimenti
non
gli
sarebbe
parso
di
esserne
sicuro
.
Intanto
la
sua
vita
aveva
ripreso
la
solita
andatura
:
era
impiegato
nella
amministrazione
di
un
gran
signore
,
che
facendogli
pochi
complimenti
lo
teneva
carissimo
per
l
'
ordine
scrupoloso
di
ogni
suo
atto
e
la
specchiata
onestà
del
carattere
.
Così
,
senza
quel
ricordo
insanguinato
,
si
sarebbe
creduto
un
uomo
perfettamente
felice
.
Poi
i
tempi
erano
migliorati
.
L
'
avvenimento
di
Pio
IX
malgrado
la
bufera
del
quarantotto
e
i
successivi
rigori
al
ritorno
del
papa
da
Gaeta
e
dei
Tedeschi
nelle
Romagne
,
segnavano
un
'
epoca
più
blanda
di
governo
;
i
patrioti
cospiravano
meno
tenebrosamente
e
,
scoperti
,
andavano
in
esilio
,
e
i
clericali
si
divertivano
in
tutte
le
guise
,
più
fermi
che
mai
nella
fede
del
proprio
regno
;
persino
gli
ufficiali
tedeschi
,
una
razza
bellissima
ed
elegantissima
,
sarebbero
sembrati
amabili
se
la
loro
qualità
di
nemici
non
l
'
avesse
vietato
.
In
quel
torno
due
grandi
gioie
erano
venute
a
ritemprarlo
.
Quel
signore
lo
aveva
messo
a
capo
di
tutta
la
propria
amministrazione
,
raddoppiandogli
d
'
un
colpo
l
'
importanza
del
grado
e
la
somma
dello
stipendio
;
Prudenza
,
la
bella
donnina
dal
volto
ovale
di
madonna
,
dagli
occhi
neri
,
dalla
bocca
soave
che
illuminava
di
sorrisi
tutte
le
sue
ore
casalinghe
,
era
finalmente
incinta
dopo
dieci
anni
.
Quest
'
ultimo
trionfo
maritale
lo
fece
quasi
impazzire
,
molto
più
che
ella
stessa
ne
delirava
.
Quindi
in
casa
non
vi
fu
più
requie
;
ella
preparava
il
corredo
per
il
bambino
;
egli
avrebbe
voluto
fare
altrettanto
,
s
'
informava
,
dirigeva
,
scompigliava
,
riordinava
ogni
cosa
.
Le
vicine
venivano
su
ad
ogni
ora
da
Prudenza
per
discorrerle
del
bambino
e
ridere
vantandosene
quasi
,
come
se
quella
tarda
gravidanza
di
una
così
bella
donnina
fosse
una
fortuna
e
un
orgoglio
per
tutti
.
Adesso
,
passando
tutte
le
giornate
lunga
distesa
sulla
poltrona
,
ella
aveva
preso
una
vecchia
per
le
faccenduole
di
casa
e
mandava
alla
trattoria
per
il
pranzo
;
egli
nel
terrore
di
una
sconciatura
le
proibiva
continuamente
ogni
più
piccolo
moto
,
si
ringalluzziva
alle
allusioni
delle
comari
,
e
appena
rimanevano
soli
,
covandola
collo
sguardo
sino
a
farla
arrossire
,
finiva
quasi
sempre
col
domandare
il
permesso
di
appressarle
le
orecchie
al
ventre
e
di
ascoltare
.
Poi
tutte
quelle
aspettazioni
di
silenzi
e
di
discorsi
si
erano
risolte
entro
una
bella
notte
di
primavera
in
un
vagito
;
il
bambino
era
nato
grande
e
bello
,
aveva
già
un
ciuffettino
di
capelli
biondi
,
sembrava
un
fiore
,
un
frutto
,
tutto
ciò
che
la
natura
ha
di
più
squisito
e
la
fantasia
di
più
ideale
.
Il
bambino
piangeva
misteriosamente
come
piangono
tutti
i
bambini
,
gli
altri
piangevano
di
gioia
:
la
madre
nel
pallore
e
per
le
sofferenze
del
parto
sembrava
una
martire
.
Quindi
all
'
indomani
un
'
altra
festa
per
il
battesimo
.
Gaspare
si
era
messo
un
soprabito
nero
,
magnifico
come
quello
del
suo
padrone
,
tutta
la
casa
era
in
moto
:
lungo
la
strada
la
gente
veniva
sugli
usci
a
guardare
la
fanciulletta
inghirlandata
che
portava
il
neonato
;
Gaspare
si
sentiva
scoppiare
,
vedeva
dei
baleni
in
cielo
,
ascoltava
delle
suonate
dentro
le
case
.
In
chiesa
un
altro
caso
aveva
concluso
la
sacra
funzione
facendo
straripare
l
'
entusiasmo
.
Nella
immensa
cattedrale
,
deserta
a
quell
'
ora
pomeridiana
,
un
ufficiale
austriaco
di
cavalleria
,
tutto
vestito
di
bianco
,
arrivato
forse
da
poco
nella
città
ed
entrato
per
ammirare
il
tempio
,
si
era
accostato
curiosamente
al
corteo
per
assistere
al
battesimo
.
Tutti
lo
guardavano
;
aveva
un
aspetto
nobile
,
un
'
aria
di
bontà
che
lo
rendeva
anche
più
bello
.
Sulla
fine
la
comare
,
che
scoppiava
dalla
vanità
nell
'
esercizio
delle
proprie
funzioni
,
rispondendo
al
latino
del
prete
con
un
latino
anche
più
disastroso
del
solito
,
appena
detta
l
'
ultima
giaculatoria
,
nel
rimettere
il
bambino
entro
la
coltricella
merlettata
non
poté
rattenersi
dal
mostrarglielo
con
un
gesto
fra
servile
e
civettuolo
.
Le
altre
donne
avevano
fatto
ala
,
e
l
'
ufficiale
,
avanzatosi
forse
involontariamente
di
un
passo
,
si
era
trovato
al
fianco
di
Gaspare
e
del
prete
,
che
gli
sorrideva
sotto
il
volto
con
quel
sorriso
dei
preti
di
allora
verso
i
tedeschi
.
Quindi
sotto
l
'
attrazione
del
bambino
tutti
si
erano
inteneriti
:
l
'
ufficiale
aveva
esclamato
in
bonissimo
italiano
:
-
Come
è
bello
!
-
E
volgendosi
al
padre
,
che
si
riconosceva
necessariamente
fra
tutti
all
'
aspetto
impacciato
ed
insieme
orgoglioso
,
gli
aveva
detto
con
una
irresistibile
gentilezza
di
maniere
:
-
Questo
angelo
ignora
ancora
i
nostri
odii
politici
:
mi
permettete
di
dargli
un
bacio
?
Egli
è
bello
come
l
'
Italia
,
speriamo
che
sia
più
fortunato
.
Gaspare
strozzato
dall
'
emozione
non
aveva
saputo
che
dire
,
ma
il
bambino
al
soffio
leggero
di
quel
bacio
aveva
risposto
con
un
vagito
.
Tutti
avevano
le
lagrime
agli
occhi
,
poi
l
'
ufficiale
fece
un
saluto
militare
cortesissimo
e
,
per
non
compromettere
più
oltre
quella
buona
gente
colla
propria
presenza
,
uscì
.
Gaspare
era
raggiante
:
in
casa
lo
raccontò
subito
a
Prudenza
,
che
ne
pianse
.
Così
erano
passati
due
anni
,
quindi
il
bambino
si
era
ammalato
improvvisamente
ed
era
morto
.
Lo
spavento
prima
,
il
dolore
poscia
di
quella
perdita
non
si
descrivono
;
per
qualche
tempo
ne
rimasero
come
inebetiti
,
Gaspare
invecchiò
,
Prudenza
divenne
quasi
brutta
.
Invano
la
rivoluzione
cacciando
i
Tedeschi
e
rintuzzando
i
preti
venne
ad
offrir
loro
delle
distrazioni
;
e
le
entrate
trionfali
dei
nostri
eserciti
,
i
bersaglieri
bruni
e
piumati
,
i
garibaldini
colle
camicie
rosse
,
le
bande
,
le
luminarie
,
i
discorsi
,
gli
entusiasmi
,
che
scoppiavano
in
grida
di
pianto
e
in
lacrime
di
follìa
,
il
mutamento
profondo
in
ogni
ordine
,
l
'
affaccendarsi
vertiginoso
del
nuovo
assetto
strepitarono
,
vampeggiarono
intorno
a
loro
.
Gaspare
costretto
a
far
parte
della
guardia
nazionale
vi
raggiunse
il
grado
di
sergente
,
partecipò
a
molte
dimostrazioni
,
fu
membro
in
più
di
un
comitato
,
ma
di
ritorno
a
casa
,
rivedendo
Prudenza
che
non
ne
usciva
quasi
più
,
lo
sguardo
gli
correva
fatalmente
a
quella
cuna
vuota
.
Ah
!
se
Fernando
fosse
stato
vivo
,
come
lo
avrebbe
vestito
da
bersaglierino
.
E
anche
questo
dolore
passò
.
Prudenza
stessa
,
che
era
stata
sul
punto
di
morirne
e
,
forse
per
un
istinto
della
vita
,
si
rifugiava
in
una
più
intensa
predilezione
di
Gaspare
,
parve
obliarlo
:
la
loro
esistenza
solitaria
avvallò
lentamente
nella
vecchiaia
come
nell
'
ombra
di
una
sera
umida
e
pacifica
.
Egli
era
stato
pensionato
,
ella
non
aveva
avuto
altri
avvenimenti
:
adesso
si
sorreggevano
affettuosamente
l
'
un
l
'
altro
dimenticando
nella
inalterabile
intimità
della
loro
concordia
che
la
morte
potesse
mai
separarli
.
Seduto
sulla
poltrona
,
coi
piedi
sugli
alari
e
la
testa
sull
'
orlo
dello
schienale
,
chiuse
gli
occhi
.
La
pace
tiepida
dell
'
ambiente
penetrava
nella
quiete
della
sua
coscienza
onesta
di
vecchio
,
il
quale
non
si
sentiva
ancora
decaduto
:
egli
poteva
guardarsi
intorno
e
dietro
senza
un
rimprovero
.
Prudenza
era
arzilla
,
si
amavano
come
al
primo
giorno
;
mai
nella
loro
lunga
vita
di
sposi
una
cattiva
parola
era
caduta
nel
mezzo
di
un
discorso
e
li
aveva
momentaneamente
divisi
.
E
allora
fra
quelle
ultime
fiamme
delle
bragie
che
gli
lambivano
tiepidamente
le
piante
dei
piedi
,
la
testa
affondata
nell
'
imbottitura
dello
schienale
,
si
ricordò
Prudenza
fanciulla
,
poi
sua
sposina
di
vent
'
anni
,
non
sapeva
neppure
egli
come
o
perché
,
tanto
era
bella
,
persino
troppo
bella
!
La
sua
figura
bianca
,
colle
trecce
nere
e
il
sorriso
roseo
,
gli
ondulò
un
istante
dinanzi
a
tutte
le
memorie
del
cuore
.
Aperse
gli
occhi
.
La
stanza
era
ancora
la
stessa
della
prima
notte
di
matrimonio
,
solamente
quel
magnifico
comò
di
noce
colla
specchiera
invece
di
essere
dentro
l
'
alcova
dal
canto
di
lei
era
presso
il
camino
.
Gaspare
aveva
allora
voluto
rompere
appositamente
la
simmetria
coll
'
altro
canterano
dell
'
alcova
per
esprimere
così
i
diritti
della
bellezza
.
Prudenza
doveva
avere
un
comò
più
bello
per
le
proprie
camicie
più
fine
e
una
specchiera
per
abbigliarsi
.
Ella
aveva
sorriso
della
spiegazione
.
Poi
il
comò
era
uscito
un
giorno
dall
'
alcova
e
il
canterano
vi
era
rientrato
.
-
Perché
?
-
chiese
Gaspare
tornato
a
casa
.
-
Non
sono
più
bella
.
Non
era
vero
,
ma
egli
lasciò
che
Prudenza
facesse
il
voler
suo
.
Gaspare
si
alzò
;
fossero
quelle
memorie
o
il
riverbero
del
camino
,
aveva
il
volto
acceso
:
cominciò
a
passeggiare
fermandosi
tratto
tratto
in
un
pensiero
col
volto
sempre
più
animato
da
una
gaiezza
giovanile
.
-
Che
cosa
dirà
mai
!
-
esclamò
improvvisamente
.
Aveva
una
grande
idea
.
Intanto
che
Prudenza
assisteva
alle
tre
messe
del
Natale
egli
rimetterebbe
il
comò
al
posto
del
canterano
e
stenderebbe
sul
letto
la
coperta
di
seta
gialla
che
c
'
era
stata
solamente
la
prima
notte
di
matrimonio
e
il
giorno
del
battesimo
.
La
coperta
doveva
essere
nell
'
ultimo
cassetto
del
comò
.
Chissà
che
cosa
Prudenza
direbbe
di
questa
sorpresa
:
era
l
'
ultimo
scherzo
,
egli
ne
rideva
e
ne
sorrideva
.
Colla
mano
già
leggermente
tremula
tirò
il
cassetto
e
cercò
la
coperta
:
era
ravvoltolata
in
quattro
fazzoletti
rossi
di
cotone
ancora
tutti
di
un
pezzo
.
Ma
s
'
interruppe
,
perché
quella
doveva
essere
l
'
ultima
cosa
:
prima
bisognava
portare
il
canterano
in
mezzo
alla
camera
e
sostituirlo
col
comò
.
Vi
si
accinse
.
Siccome
tutte
le
biancherie
grevi
da
tavola
e
da
letto
erano
nell
'
armadione
,
il
canterano
non
pesava
troppo
.
Lo
scostò
d
'
ambo
i
lati
,
e
lo
piegava
già
verso
la
colonna
ai
piedi
del
letto
,
quando
intese
cadere
qualche
cosa
lungo
il
muro
con
un
suono
secco
di
carta
.
Nel
timore
di
aver
commesso
qualche
malanno
corse
a
prendere
la
candela
e
,
curvandosi
sino
ad
inginocchiarsi
,
cercò
:
era
un
piccolo
pacco
.
Per
istinto
,
prima
ancora
di
formare
un
pensiero
,
ricollocò
con
due
spintoni
il
canterano
a
posto
e
tornò
al
camino
:
quindi
cercò
gli
occhiali
.
La
prima
era
una
lettera
indirizzata
a
Prudenza
;
disciolse
il
plico
,
lo
aperse
a
ventaglio
:
tutte
le
lettere
andavano
a
Prudenza
.
Che
cosa
erano
?
Egli
non
ne
sapeva
niente
;
sulle
prime
si
vergognò
,
erano
forse
lettere
di
famiglia
,
pettegolezzi
che
essa
gli
aveva
nascosti
con
bontà
di
sposa
,
forse
di
gente
già
morta
.
Istantaneamente
gli
venne
quasi
fatto
di
gettarle
sul
fuoco
per
ritornare
al
canterano
,
ma
la
curiosità
aguzzata
dalla
solitudine
lo
punse
più
profondamente
,
e
ne
aperse
una
.
Alla
prima
parola
impallidì
,
la
lettera
incominciava
:
«
Angelo
mio
!
Il
nostro
bambino
sta
dunque
bene
...
»
.
Ma
egli
non
comprendeva
ancora
.
Tremante
,
ansante
,
portandosi
istintivamente
la
mano
agli
occhiali
,
quasi
dubitasse
di
leggere
bene
,
proseguì
;
non
v
'
era
dubbio
,
quelle
lettere
venivano
a
Prudenza
.
A
un
certo
punto
era
scritto
:
«
perché
il
nostro
bambino
non
potrà
mai
chiamarsi
Fernando
di
Steinmetz
?
»
.
Gaspare
ricadde
sulla
poltrona
.
La
camera
aveva
sempre
lo
stesso
aspetto
calmo
,
le
bragie
del
camino
sorridevano
ancora
:
si
sentiva
strozzare
.
Il
significato
di
quelle
lettere
era
così
assurdo
,
il
racconto
di
quel
fallo
sino
allora
ignorato
così
incomprensibile
,
che
in
sulle
prime
non
arrivava
ad
orizzontarsi
.
Sussulti
nervosi
gli
scrollavano
il
cuore
,
convulsioni
indefinibili
gli
capovolgevano
il
cervello
:
poi
gli
si
fece
come
una
pace
morta
nell
'
anima
;
e
si
rammentò
l
'
aneddoto
dell
'
ufficiale
al
battesimo
.
Sicuramente
era
lui
.
Nullameno
era
strano
.
Tutta
quella
vita
di
Prudenza
che
egli
conosceva
non
dava
presa
al
minimo
sospetto
;
le
maniere
di
lei
erano
sempre
state
le
stesse
,
i
suoi
occhi
sempre
calmi
,
sempre
quieti
,
il
suo
sorriso
sempre
casto
.
Una
simile
avventura
era
dunque
impossibile
.
Ma
allora
la
sua
lunga
esperienza
del
mondo
gli
ricordò
centomila
casi
egualmente
impossibili
e
veri
,
e
rammentandosi
la
sua
antica
inferiorità
di
omino
brutto
ed
insipido
vicino
a
quella
donna
bella
come
una
divinità
,
e
che
aveva
sempre
vissuto
nella
modestia
della
sua
vita
d
'
impiegato
con
una
rassegnazione
inalterabile
quasi
da
essere
strana
per
lui
stesso
,
allibì
.
Quindi
interpretandola
più
esattamente
gli
parve
come
una
rassegnazione
di
prigioniero
;
ma
tutti
i
prigionieri
non
erano
colpevoli
.
Egli
lo
sapeva
,
sulle
prime
non
osò
condannare
.
Prudenza
aveva
dunque
amato
un
altro
?
Quell
'
ufficiale
,
egli
ricordava
,
aveva
tutto
quanto
mancava
a
lui
;
era
bello
,
nobile
,
ricco
:
naturalmente
doveva
esserle
piaciuto
più
di
un
povero
impiegato
mal
vestito
,
senza
spirito
,
che
aveva
appena
un
buon
cuore
,
e
non
sapeva
che
amare
e
rispettare
.
Quindi
una
malinconia
dolce
,
piena
di
generosi
rimpianti
per
se
stesso
,
gli
strinse
l
'
anima
.
Poi
si
ribellò
ancora
.
Infine
egli
non
ci
aveva
colpa
di
essere
stato
così
:
perché
ella
dunque
lo
aveva
sposato
?
Che
cosa
poteva
rinfacciargli
?
Non
l
'
aveva
sempre
tenuta
sopra
un
altare
?
Non
era
sempre
stato
un
uomo
onesto
?
Tutti
non
lo
rispettavano
?
E
riandando
agli
ultimi
cinquant
'
anni
della
sua
vita
,
così
morigerata
ed
attiva
,
si
disse
che
valeva
bene
quella
di
un
altro
,
giacché
egli
non
aveva
d
'
arrossire
in
faccia
a
nessun
gran
signore
.
Ma
una
voce
sorda
ed
ostinata
gli
gridava
nullameno
dal
fondo
della
coscienza
che
il
torto
era
suo
:
la
primavera
è
dei
fiori
,
e
nella
stagione
dei
fiori
un
buon
frutto
è
senza
pregio
.
Egli
non
era
mai
stato
altro
.
Prudenza
infatti
lo
aveva
sempre
apprezzato
,
ma
un
fiore
misterioso
le
aveva
fatto
un
giorno
girare
la
testa
.
Povera
donna
!
Mentre
tutte
le
altre
fanno
scontare
al
marito
la
propria
colpa
di
sensi
o
di
cuore
,
ella
invece
lo
aveva
egualmente
prediletto
.
Allora
l
'
immagine
di
Prudenza
ai
bei
giorni
gli
riapparve
,
quando
il
suo
volto
puro
come
quello
di
una
madonna
imponeva
quasi
silenzio
alle
voglie
brutali
dell
'
amore
;
o
lungo
i
passeggi
nella
domenica
quando
tutti
la
guardavano
,
ed
egli
sentiva
in
quella
ammirazione
di
tutti
come
dei
rimproveri
per
se
stesso
.
Egli
non
era
degno
di
Prudenza
;
se
non
avesse
profittato
della
sua
inesperienza
per
sposarla
,
forse
Prudenza
sarebbe
diventata
una
gran
signora
.
Ed
ella
non
se
n
'
era
mai
lagnata
.
Ma
con
tutte
queste
ragioni
il
suo
cuore
soffriva
sempre
.
Sciaguratamente
per
tutti
la
vita
era
fatta
così
,
la
bellezza
aveva
anch
'
essa
i
propri
diritti
e
la
gioventù
era
piena
di
passioni
.
A
settant
'
anni
egli
doveva
saperlo
quanto
un
altro
.
Perché
dunque
se
ne
lamentava
?
La
sua
vita
,
legata
con
quella
di
Prudenza
a
una
profondità
prima
d
'
ora
nemmeno
sospettata
,
si
era
sempre
pasciuta
di
una
illusione
,
illusione
l
'
amore
delle
prime
notti
,
illusione
l
'
amore
del
primo
ed
unico
bambino
!
Adesso
gli
sembrava
di
non
avere
più
passato
.
La
sua
vita
,
semplice
impiego
nell
'
amministrazione
di
un
gran
signore
,
serie
di
conti
e
di
conteggi
,
perdeva
ogni
significato
:
che
cosa
era
dunque
venuto
a
fare
nel
mondo
?
E
ora
tutto
era
fatto
!
Persino
questa
suprema
e
totale
disgrazia
era
così
lontana
che
non
si
poteva
più
parlarne
.
Nell
'
oppressione
di
quest
'
ultima
idea
gli
parve
che
una
mano
di
ferro
stringendogli
lo
stomaco
gli
ricacciasse
tutte
le
castagne
mangiate
nella
sera
su
per
la
gola
con
un
'
amaritudine
di
purgante
.
Per
reazione
si
alzò
.
La
sonnolenza
tiepida
ed
onesta
della
camera
gli
fece
male
,
forse
la
camera
conosceva
tutto
quel
triste
secreto
.
Girò
due
o
tre
volte
per
l
'
alcova
sempre
colle
lettere
in
mano
,
e
si
fermò
dinanzi
al
ritratto
di
Fernando
,
alto
nella
parete
sopra
quello
stesso
canterano
cui
voleva
mutare
posto
.
Quell
'
idea
di
ricordare
a
Prudenza
la
prima
notte
di
matrimonio
gli
morse
allora
il
cuore
.
Chissà
quante
volte
ella
sopportando
le
sue
carezze
aveva
pensato
con
un
sospiro
al
bel
ufficiale
!
Ma
Fernando
era
proprio
loro
?
Si
appressò
al
canterano
,
lo
assettò
con
un
altro
spintone
al
solito
posto
ed
allungandovisi
sopra
con
uno
sforzo
staccò
il
ritratto
dalla
parete
.
Fernando
era
miniato
,
nudo
nello
splendore
della
innocenza
sopra
un
cuscino
.
Egli
lo
strinse
nella
mano
tornando
con
passi
febbrili
verso
la
poltrona
:
si
mise
a
guardarlo
.
La
delicata
e
superba
bellezza
del
bambino
finì
di
atterrarlo
,
gli
si
smarrirono
i
sentimenti
,
gli
si
confusero
le
idee
:
Fernando
non
poteva
essere
suo
.
Quindi
tutte
le
gioie
e
i
dolori
provati
per
lui
gli
ripassarono
lentamente
nella
memoria
come
un
corteo
di
funerale
per
un
cimitero
.
Gli
sembrò
di
averlo
ancora
in
braccio
,
mentre
la
mamma
col
seno
slacciato
li
guardava
tutti
e
due
sorridendo
;
gli
sembrò
di
insegnargli
a
camminare
,
di
mettersi
carponi
perché
il
piccino
potesse
movere
i
primi
passi
reggendoglisi
con
una
mano
ai
capelli
;
si
ricordò
tutti
gl
'
incidenti
per
strada
,
a
pranzo
,
a
letto
,
poi
,
quando
il
bimbo
ammalò
,
il
terrore
delle
notti
insonni
,
i
lamenti
della
creaturina
che
soffriva
,
il
medico
intenerito
che
piangeva
quasi
,
le
vicine
che
venivano
in
punta
di
piedi
e
se
ne
andavano
singhiozzando
;
poi
la
morte
,
il
vestitino
bianco
,
la
bara
coll
'
angioletto
,
i
fiori
,
i
pianti
,
Prudenza
che
ebbe
a
morirne
,
lui
mezzo
morto
che
doveva
consolare
tutti
e
bastare
a
tutto
.
Si
ricordò
che
di
notte
era
andato
diverse
volte
solo
a
piangere
lungo
le
mura
della
città
,
si
ricordò
di
tutto
e
in
mezzo
a
tanto
squallore
di
memorie
,
fra
gli
echi
di
questi
lamenti
,
la
figura
ilare
di
Fernando
sorrideva
ancora
ai
suoi
occhi
incantati
,
mentre
la
sua
vocina
gli
batteva
a
strilli
sul
cuore
.
Perché
dunque
Fernando
non
era
suo
?
Non
avrebbe
potuto
anche
esserlo
?
Che
cosa
aveva
avuto
quell
'
uomo
per
soverchiarlo
così
in
tutto
?
Forse
in
quelle
carte
c
'
era
più
di
una
spiegazione
.
Si
pose
il
ritratto
sulle
ginocchia
e
riaccostando
il
mazzo
delle
lettere
agli
occhiali
si
mise
a
cercare
nei
bolli
l
'
ordine
delle
loro
date
.
Voleva
leggerle
in
fila
per
capire
meglio
,
ma
all
'
improvviso
un
insulto
di
sdegno
,
di
tristezza
,
di
dignità
amareggiata
e
nullameno
trionfante
gli
fece
gettare
il
pacco
sulle
bragie
respingendo
dispettosamente
la
poltrona
da
un
lato
.
Le
lettere
arsero
subito
,
si
contorsero
sotto
le
lingue
curiose
delle
fiamme
:
qualcuna
si
aperse
,
s
'
involarono
su
pel
camino
per
ricadere
in
tanti
cenci
minimi
ed
aerei
.
Egli
aveva
già
ripreso
il
ritratto
e
se
lo
teneva
dinanzi
gli
occhi
per
non
vedere
le
fiamme
:
forse
non
vedeva
nemmeno
cogli
occhi
il
ritratto
,
ma
la
sua
anima
non
lo
ammirava
che
meglio
.
Oramai
non
sapeva
più
di
avere
settant
'
anni
,
né
quando
avesse
perduto
il
bambino
;
invece
gli
contava
i
ricci
sulla
fronte
e
mettendogli
un
mignolo
in
bocca
gli
diceva
:
-
Mordi
,
Nando
,
mordi
,
Nando
!
-
E
Nando
,
grosso
e
biondo
come
un
vitellino
,
era
lì
,
c
'
era
sempre
stato
,
ci
sarebbe
sempre
,
gli
saltava
sopra
un
ginocchio
ed
allungandogli
le
manine
cogli
occhi
strizzati
,
i
labbruzzi
protesi
,
si
metteva
a
battergli
coi
talloni
gli
stinchi
strillando
:
-
Cavallone
,
cavallone
!
-
Egli
rideva
,
ritornava
bambino
,
poi
sollevandolo
a
tutta
l
'
altezza
delle
proprie
braccia
gli
domandava
:
-
Nandino
,
vuoi
più
bene
a
me
o
alla
mamma
?
-
Una
mano
lo
percosse
sulla
spalla
.
Gaspare
si
voltò
di
soprassalto
rimanendo
col
ritratto
alzato
sopra
la
testa
.
-
Che
cosa
fai
,
Gaspare
?
-
chiese
Prudenza
con
voce
intenerita
,
indovinando
quella
contemplazione
.
Gaspare
ebbe
una
scossa
violenta
,
si
scrollò
,
la
guardò
un
istante
cogli
occhi
sbarrati
,
parve
che
un
lampo
gli
schizzasse
dalle
pupille
,
che
la
bocca
gli
si
contraesse
ad
una
parola
:
tremava
,
aveva
la
faccia
smarrita
,
le
mani
vibranti
.
Prudenza
affagottata
ancora
nello
sciallone
,
col
viso
calmo
,
un
po
'
giallo
,
un
viso
di
buona
vecchia
che
ha
pregato
ed
è
contenta
di
se
stessa
,
lo
guardava
con
amorevole
rimprovero
.
-
Gaspare
....
A
quella
voce
egli
si
arrese
,
abbassò
la
testa
,
una
lagrima
,
che
l
'
altra
non
vide
,
gl
'
inumidì
gli
occhi
,
e
baciò
il
ritratto
.
Ella
più
commossa
fece
un
gesto
carezzevole
per
toglierglielo
,
ma
Gaspare
sollevò
il
capo
,
le
prese
una
mano
e
stringendogliela
esclamò
finalmente
:
-
Ah
!
se
fosse
vivo
....
CRISTO
ALLA
FESTA
DI
PURIM
Pioveva
.
Nella
piccola
trattoria
,
vuota
a
quell
'
ora
,
i
quattro
giovani
seduti
all
'
ultimo
tavolo
in
fondo
,
con
dinanzi
un
fiasco
di
Chianti
ancora
intatto
,
parevano
pensosi
;
uno
di
essi
,
biondo
,
dalla
faccia
pallida
,
che
colla
schiena
al
muro
guardava
per
la
vetriata
dell
'
uscio
sotto
il
portico
,
esclamò
:
-
Eccolo
!
Infatti
entrò
un
'
alta
figura
di
prete
,
curvo
delle
spalle
,
che
traendosi
tosto
il
cappello
per
scrollarne
l
'
acqua
mostrò
una
fronte
di
una
dolcezza
straordinaria
malgrado
i
capelli
neri
,
ispidi
e
duri
,
che
la
incorniciavano
;
ma
così
giovane
non
poteva
essere
che
uno
studente
di
teologia
.
-
Dunque
?
-
domandò
sedendosi
famigliarmente
.
-
Ci
siamo
stati
,
l
'
attore
è
grande
-
rispose
Tarlatti
,
il
biondo
,
con
voce
sottile
,
passandosi
spesso
la
mano
sul
capo
quasi
automaticamente
.
-
Zacconi
è
forse
più
che
il
migliore
attore
d
'
Italia
-
disse
Osnaghi
,
il
poeta
:
-
peccato
che
tu
non
possa
andare
a
sentirlo
.
-
Che
importa
l
'
attore
in
un
'
opera
simile
?
-
interruppe
l
'
abate
.
-
Importa
come
la
misura
nel
verso
.
Sul
teatro
il
personaggio
,
essendo
vivo
,
deve
esprimere
nella
lealtà
il
pensiero
,
che
lo
ha
creato
,
molto
più
che
il
poeta
,
costretto
a
scrivere
solamente
le
parole
,
presuppone
tutto
il
lesto
nell
'
attore
.
Tu
sopprimeresti
altrimenti
il
teatro
.
-
Si
seppellirebbe
un
morto
,
evitando
così
la
riapparizione
di
scheletri
scenici
come
il
Cristo
di
Bovio
!
Non
è
teatro
questo
,
non
è
dramma
,
non
è
scena
,
non
è
figura
-
seguitò
concitatamente
Mattioli
,
che
gli
era
vicino
,
più
piccolo
,
bruno
,
dalla
fisonomia
vivacissima
.
-
Tutto
vi
è
egualmente
falso
,
lo
scenario
e
gli
attori
,
il
pubblico
che
ascolta
,
e
colui
che
ha
scritto
.
Il
dramma
riassunto
in
una
sola
scena
,
dalla
quale
il
vero
personaggio
resterebbe
fuori
,
era
certamente
una
grande
idea
:
Cristo
non
può
essere
rappresentato
che
così
,
facendolo
solamente
sentire
:
tutte
le
figure
devono
muoversi
intorno
alla
sua
ombra
esprimendo
nei
propri
atteggiamenti
il
variare
dei
suoi
moti
.
La
scena
poteva
essere
superba
,
Gerusalemme
,
nel
momento
della
sua
fine
ideale
,
identica
a
quella
di
Roma
;
a
Gerusalemme
cadeva
la
monarchia
divina
,
a
Roma
era
caduta
poco
prima
l
'
unica
repubblica
cittadina
,
perché
la
creazione
era
più
grande
oramai
del
creatore
,
e
il
diritto
del
mondo
più
largo
della
legge
romana
.
A
Gerusalemme
come
a
Roma
la
stessa
corruttela
di
costumi
,
il
medesimo
sfacelo
d
'
istituzioni
,
una
eguale
anarchia
d
'
idee
.
Forse
mai
più
magnifica
scena
fu
apprestata
dalla
storia
al
genio
di
un
poeta
.
Mentre
Roma
soccombeva
non
allo
sforzo
di
resistere
alla
invasione
ideale
del
mondo
nella
sua
coscienza
,
ma
alla
propria
impossibilità
individuale
di
contenerla
;
in
Gerusalemme
,
più
antica
e
più
forte
malgrado
la
schiavitù
politica
,
il
potente
spirito
semitico
rimaneva
ancora
chiuso
entro
la
coccia
della
legge
mosaica
.
L
'
Ebraismo
vivente
tuttora
,
sopravvissuto
alle
tragedie
di
una
migrazione
millenaria
attraverso
tutti
i
popoli
,
infrangibile
come
un
atomo
in
ognuna
delle
sue
più
piccole
stazioni
era
ancora
in
Gerusalemme
una
idea
più
compatta
che
non
il
gius
quiritario
a
Roma
.
Ed
eccola
prima
scena
del
dramma
di
Cristo
che
,
detronizzando
Iehova
coll
'
adottarlo
per
padre
,
sostituiva
al
dualismo
del
popolo
eletto
coi
popoli
gentili
,
assurda
ed
atroce
primogenitura
,
l
'
universalità
dell
'
uomo
pari
all
'
unità
divina
.
L
'
abate
si
lasciò
sfuggire
un
gesto
.
-
Non
interrompere
,
ho
bisogno
di
dir
tutto
,
subito
,
per
non
confondermi
.
Non
discuto
che
il
dramma
di
Bovio
,
io
sono
un
artista
:
tu
,
Tarlatti
,
che
sei
un
filosofo
scettico
:
tu
,
abate
,
che
sei
un
mistico
:
tu
,
Osnaghi
,
che
sei
un
poeta
:
tu
,
Tebaldi
,
che
sei
un
socialista
,
discuterete
l
'
idea
.
Che
importa
una
idea
nell
'
arte
,
se
non
vi
crea
una
figura
?
L
'
arte
è
vita
.
Bovio
aveva
trovato
l
'
opposizione
drammatica
,
Cristo
e
Giuda
,
l
'
eroe
e
il
traditore
,
questa
necessità
di
tutte
le
tragedie
,
questo
segreto
di
tutte
le
catastrofi
,
dalle
quali
si
sprigiona
una
idea
.
Ma
che
cosa
diventa
Giuda
nella
scena
di
Bovio
?
Un
patriota
in
ritardo
,
che
congiura
in
piazza
fra
due
legionari
romani
e
una
etèra
greca
,
i
quali
parlano
come
lui
,
tutti
in
un
modo
,
a
concetti
aforistici
,
con
formule
liriche
;
non
personaggi
bensì
maschere
,
dalle
quali
soffiano
il
pensiero
e
le
parole
di
Bovio
,
come
purtroppo
le
prodiga
da
anni
nei
libri
e
nei
discorsi
;
seicentismi
di
pensieri
e
di
parole
in
un
'
asma
di
stile
,
entro
i
vuoti
del
quale
molti
operai
ed
alcuni
studenti
cercano
indarno
la
profondità
.
Vi
è
del
sonnambulo
e
del
ventriloquo
in
quell
'
uomo
.
La
scena
-
si
rivolse
all
'
abate
-
giacchè
bisogna
ripensarla
tutta
per
discuterla
,
si
svolse
sulla
piazza
di
Gerusalemme
:
dalla
porta
aperta
della
sinagoga
si
vede
e
si
ode
lo
Sheliach
leggere
il
parascà
al
paragrafo
di
Ester
,
mentre
per
la
piazza
passano
fallofore
di
Lesbo
,
tribadi
di
Sparta
,
batilli
,
una
etèra
e
Giuda
con
due
congiurati
.
L
'
etèra
l
'
apostrofa
dalla
lettiga
con
uno
squarcio
di
filosofia
della
storia
per
spiegargli
la
impossibilità
di
una
rivolta
giudaica
contro
Roma
,
un
centurione
la
soccorre
d
'
argomenti
rinfacciando
agli
ebrei
di
non
avere
nè
un
Gracco
,
nè
un
Catilina
:
poi
l
'
etèra
pesando
con
la
rapidità
femminile
le
sue
filosofie
,
che
secondo
lei
si
dividono
il
mondo
,
quella
di
Epicuro
e
quella
del
Rabbi
di
Nazaret
,
conclude
rivolta
al
centurione
:
«
se
tu
a
Roma
non
mi
troverai
fra
le
compagne
di
Tiberio
cercami
fra
le
seguaci
del
Messia
»
.
La
prima
cortigiana
ha
parlato
,
e
da
buona
pronipote
di
Aspasia
proibisce
ai
Farisei
di
uccidere
Cristo
,
perchè
dopo
cinquanta
e
cinquanta
olimpiadi
il
mondo
non
ha
ancora
perdonato
agli
Eliasti
e
ad
Atene
la
morte
di
Socrate
.
Per
una
etèra
,
che
arringa
in
piazza
dalla
lettiga
,
bisogna
accontentarsene
:
evidentemente
i
discorsi
di
piazza
non
erano
allora
come
adesso
,
se
l
'
etère
vi
parlavano
come
i
moderni
professori
di
filosofia
del
diritto
.
La
prima
cortigiana
ha
declamato
il
proprio
pezzo
:
aspettiamo
la
seconda
,
Maria
di
Magdala
.
Ma
Giuda
rimasto
solo
sulla
piazza
disegna
a
sè
medesimo
il
proprio
ritratto
in
un
monologo
ritmato
come
un
recitativo
,
e
che
comincia
con
una
invocazione
all
'
etèra
già
lontana
.
Nella
leggenda
cristiana
Giuda
è
il
traditore
,
ma
siccome
il
tradimento
è
fatto
ad
un
Dio
,
Giuda
vi
diventa
meno
di
uomo
vendendo
inesplicabilmente
il
maestro
per
trenta
denari
,
duecento
cinquanta
franchi
moderni
,
ed
impiccandosi
subito
dopo
per
il
rimorso
.
Il
Cristianesimo
nello
sforzo
di
fare
il
Cristo
un
Dio
ha
violato
intorno
a
lui
tutti
gli
elementi
umani
:
ma
Giuda
perchè
tradì
?
Questa
oscura
domanda
ha
sempre
pesato
sul
sentimento
cristiano
;
il
traditore
nella
prima
parte
della
vita
di
Cristo
rimane
insignificante
,
quindi
la
sua
negazione
scoppia
improvvisa
ed
assurda
per
dissiparsi
subito
dopo
entro
l
'
ombra
.
Nell
'
arte
la
figura
di
Giuda
non
fu
mai
disegnata
,
e
Dante
stesso
,
il
poeta
dei
poeti
,
il
più
pensatore
dei
poeti
come
dice
Bovio
,
vi
ha
fallito
mettendolo
in
fondo
all
'
inferno
in
una
delle
tre
bocche
di
Satana
fra
Cassio
e
Bruto
.
Dante
,
che
applica
sul
Satana
biblico
la
triplice
maschera
del
cerbero
virgiliano
,
e
nella
gamma
divina
delle
espiazioni
pareggia
deicidio
e
legicidio
!
Eppure
è
Dante
,
il
poeta
della
Tolomea
,
nella
quale
i
peccatori
traspaiono
come
paglie
nel
ghiaccio
e
,
mentre
piangono
per
lo
spasimo
,
le
lagrime
si
gelano
loro
dentro
gli
occhi
!
Nullameno
Dante
ha
fallito
,
Bovio
altera
le
date
della
leggenda
cristiana
per
condensarne
il
significato
;
la
famosa
frase
-
qualcuno
tradisce
-
pronunciata
all
'
ultima
cena
cogli
apostoli
,
la
suppone
detta
prima
dell
'
aneddoto
coll
'
adultera
,
pel
quale
ha
concepito
il
proprio
dramma
.
Giuda
comincia
col
pensare
il
problema
di
Socrate
:
ebbe
egli
ragione
di
morire
per
le
leggi
della
sua
città
anzichè
per
la
propria
dottrina
?
«
Sarà
più
grande
di
lui
questo
idealista
di
Nazaret
?
»
Perché
Giuda
applica
a
Cristo
questa
parola
moderna
e
nel
più
moderno
significato
?
Poi
definisce
gli
apostoli
:
«
Pietro
che
trema
,
Giovanni
che
delira
,
Giacomo
che
gonfia
,
Tomaso
che
dubita
»
,
ma
Pietro
nella
tragedia
cristiana
tremerà
e
rinnegherà
veramente
il
maestro
solo
nel
cortile
di
Caifas
,
Giovanni
delirerà
vecchio
nell
'
Apocalisse
,
Tomaso
resterà
celebre
per
il
proprio
dubbio
contro
Cristo
risorto
e
riapparso
alle
donne
e
agli
altri
apostoli
,
Giacomo
gonfia
o
gonfierà
...
che
cosa
?
Io
non
lo
so
.
Un
sorriso
apparve
sulle
labbra
di
tutti
quei
giovani
.
-
Lascia
,
lascia
,
tutto
questo
sarebbe
nulla
:
non
è
Giuda
che
parla
,
ma
Bovio
,
il
quale
nel
l894
crede
di
poter
giudicare
ognuno
di
quei
quattro
apostoli
con
una
sola
parola
.
E
sempre
l
'
uomo
,
che
nella
propria
Filosofia
del
Diritto
scriveva
:
«
Spartaco
ebbe
un
successore
,
Cristo
»
,
ed
ecco
pareggiata
una
guerra
servile
di
Roma
a
tutto
il
cristianesimo
.
Ma
Giuda
sente
una
fatalità
di
tradimento
intorno
a
Cristo
:
la
battuta
questa
volta
è
buona
,
se
non
che
Giuda
dovrebbe
sentirla
in
sè
stesso
per
alzarsi
a
figura
drammatica
rivale
di
Cristo
,
e
invece
arzigogola
sul
tradimento
,
il
quale
è
secondo
lui
nell
'
aria
,
nella
folla
,
nei
discepoli
,
nei
fratelli
stessi
di
Cristo
se
il
genio
può
averne
,
per
finire
al
solito
in
una
lirica
,
dubbiosa
bestemmia
:
«
Se
dietro
al
tuo
patibolo
il
traditore
sono
io
,
la
complicità
si
addensa
dal
genere
umano
a
tuo
Padre
»
.
-
Ma
lo
sai
dunque
tutto
a
mente
?
-
chiese
Osnaghi
.
-
Ecco
tutto
il
Giuda
di
Bovio
:
che
cosa
è
quest
'
uomo
?
Parrebbe
un
patriota
giudeo
,
poi
si
perde
nel
vaniloquio
,
non
ha
una
passione
,
una
idea
,
un
carattere
,
un
temperamento
.
Parla
come
un
retore
,
declama
peggio
d
'
un
istrione
essendo
a
sè
stesso
teatro
ed
attore
,
e
,
come
questo
non
bastasse
,
ecco
ancora
Maria
di
Magdala
a
fargli
l
'
ultima
lezione
di
filosofia
.
L
'
etèra
della
prima
scena
avrebbe
dovuto
essere
la
donna
pagana
,
abbastanza
fine
per
cogliere
i
primi
sottili
aromi
di
un
pensiero
nuovo
anche
se
religioso
;
questa
della
seconda
sarebbe
già
la
passione
novella
,
l
'
amore
umano
purificato
dal
contatto
divino
e
sublimatosi
nel
sacrificio
di
sè
medesimo
sino
a
diventare
più
limpido
della
innocenza
.
La
figura
di
Maddadena
così
bella
nella
penombra
della
leggenda
cristiana
,
schizzata
con
due
o
tre
tocchi
,
sentite
come
parla
:
«
Potrai
trovare
ancora
un
fatto
,
un
pensiero
,
che
superi
-
solo
-
la
malizia
del
mondo
?
«
E
Giuda
rimbecca
:
«
Sarà
un
pensiero
di
genio
»
.
Maddalena
:
«
Innanzi
al
quale
il
Nazareno
è
vile
:
chi
sarà
l
'
eroe
?
«
Giuda
guarda
a
terra
,
e
io
sono
tentato
di
fare
altrettanto
,
perché
non
credo
di
aver
capito
più
di
lui
.
Quindi
disputano
su
Cristo
;
Maddalena
,
con
un
linguaggio
imitato
dalle
eroine
di
Dumas
figlio
,
accenna
alla
propria
caduta
e
al
perdono
del
Rabbi
senza
potersi
decidere
come
Giuda
a
prendere
Cristo
nè
per
un
uomo
,
nè
per
un
Dio
,
quantunque
sia
venuto
un
giorno
a
sedersi
sul
verone
della
sua
,
casa
,
e
lì
,
sognando
senza
forse
,
gli
sia
sfuggito
dalle
labbra
pallide
-
non
mandarmi
questo
calice
,
sudo
Sangue
,
non
abbandonarmi
,
perdona
loro
perchè
non
sanno
quello
che
si
facciano
-
tutti
i
gridi
supremi
,
che
segneranno
il
crescendo
spasmodico
del
suo
sacrificio
.
E
quasi
ciò
non
fosse
abbastanza
falso
drammaticamente
riferisce
a
Giuda
il
giudizio
su
lui
di
Cristo
,
così
:
«
Giuda
non
è
la
fede
di
Filippo
,
di
Bartolomeo
e
degli
altri
semplici
,
nè
il
pensiero
del
filosofo
di
Stagira
:
è
la
mezza
mente
che
,
posta
fra
due
mondi
,
oscilla
fra
due
fini
e
rasenta
il
tradimento
»
.
«
Se
egli
si
uccide
,
somiglia
a
quel
tumido
Uticense
che
stimò
di
non
poter
sopravvivere
a
repubblica
morta
da
gran
tempo
:
se
mi
uccide
somiglia
a
quel
Cassio
iracondo
che
tentò
rifare
una
repubblica
disfatta
sopra
un
uomo
ucciso
»
Infine
questa
disputa
di
accento
scolastico
e
di
volgarità
moderne
finisce
all
'
ultima
moda
socialistica
:
questo
ti
riguarda
,
Tebaldi
.
Giuda
accusa
d
'
insufficienza
la
teorica
di
Cristo
e
,
profetizzando
che
i
prelati
ricchi
dell
'
avvenire
non
lo
riconoscerebbero
se
gli
saltasse
il
ticchio
di
risuscitare
dopo
un
millennio
,
urla
contro
la
promessa
di
una
seconda
vita
:
«
Ahi
!
...
qua
il
solco
,
qua
il
seme
,
qua
la
spiga
,
qua
il
diritto
!
-
Di
là
c
'
è
frode
»
.
-
Tutto
questo
è
goffo
,
lo
so
:
ma
aggiungi
ancora
la
bella
parola
:
«
Il
venditore
di
Cristo
non
sono
io
:
verrà
!
»
-
disse
Osnaghi
guardando
Tebaldi
,
che
non
aveva
ancora
parlato
.
-
La
sola
bella
di
tutta
la
scena
,
perchè
le
ultime
parole
di
Maria
di
Magdala
sono
di
una
fraseologia
ancora
più
torbida
:
«
Se
il
tuo
redentore
è
nel
numero
,
la
tua
redenzione
non
è
destinata
.
Va
e
cerca
nel
numero
il
tuo
Messia
che
non
sa
liberare
sè
dalla
turba
.
Addio
»
.
-
Pazienza
se
fosse
qui
finita
!
-
sogghignò
Tarlatti
-
ma
invece
siamo
ancora
al
prologo
del
dramma
scritto
solo
per
il
motto
finale
nella
scena
dell
'
adultera
:
Chi
è
senza
peccato
scagli
la
prima
pietra
»
.
Naturalmente
tutti
restano
colle
pietre
in
mano
tranne
il
centurione
,
che
getta
il
proprio
bastone
di
vite
per
raggiungere
Cristo
dietro
le
quinte
.
-
Oh
!
-
interruppe
Osnaghi
-
perchè
non
ripeti
la
formula
frugoniana
del
centurione
?
»
«
Restitusci
a
Roma
questo
mio
bastone
di
vite
,
e
dille
che
una
parola
è
nata
più
equa
del
diritto
del
pretore
»
.
Quale
capitano
di
fanteria
declamerebbe
oggi
così
?
-
E
siccome
Giuda
piange
,
Maddalena
per
consolarlo
gli
dice
anch
'
essa
il
proprio
giudizio
:
«
Innanzi
a
te
Egli
è
già
un
mito
,
e
tu
innanzi
a
Lui
sei
già
la
posterità
incredula
che
simula
adorazione
»
-
La
lezione
è
terminata
!
-
conchiuse
Osnaghi
stringendosi
nelle
spalle
.
-
Se
l
'
arcivescovo
di
Napoli
avesse
saputo
tacere
,
questo
Cristo
alla
festa
di
Purim
non
lo
si
sarebbe
rappresentato
come
non
lo
si
era
letto
.
-
Oh
-
ribattè
l
'
abate
-
tutto
ciò
che
tocca
Cristo
diventa
importante
.
La
chiesa
ha
creduto
di
opporsi
a
questa
opera
di
Bovio
certo
non
per
quello
che
vale
,
ma
per
quello
che
significa
.
-
Forse
hai
ragione
-
disse
Tarlatti
.
-
Riassumiamo
prima
-
si
ostinò
daccapo
Mattioli
.
-
Che
cosa
c
'
è
in
questo
Cristo
di
Bovio
?
Cristo
no
,
Giuda
nemmeno
,
ma
tre
donne
,
una
ètera
di
Grecia
,
la
cortigiana
di
Magdala
,
l
'
adultera
di
Gerusalemme
:
una
triade
femminile
,
dentro
la
quale
avrebbe
dovuto
mostrarci
l
'
idea
di
Cristo
.
La
prima
non
è
già
più
una
ètèra
per
il
semplice
fatto
di
sentire
anche
da
lungi
la
sua
presenza
,
la
seconda
diventa
una
pitonessa
per
avergli
parlato
,
la
terza
si
salva
dalla
lapidazione
per
aver
ottenuto
senza
nemmeno
chiederla
una
sua
risposta
.
Null
'
altro
.
Cristo
che
chiama
Aristotile
il
filosofo
di
Stagira
è
dà
del
tumido
Uticènse
a
Catone
,
dell
'
iracondo
a
Cassio
,
della
mezza
mente
a
Giuda
,
mandandolo
a
pensare
la
verità
messianica
nel
deserto
perchè
la
larghezza
dello
spazio
gli
suggerisca
quello
che
la
lunghezza
dei
secoli
dovrà
rivelare
:
e
che
passa
sulla
terra
unicamente
per
risolvervi
un
caso
di
adulterio
come
un
pretore
...
tale
Cristo
è
davvero
la
più
sconoscente
ingiuria
proferita
contro
di
lui
in
questo
secolo
,
che
dopo
avergli
conteso
la
divinità
gli
ha
negato
perfino
l
'
esistenza
.
Mai
più
vacua
corpulenza
di
pensiero
si
sgonfiò
in
più
informi
sembianze
di
arte
,
e
più
inetta
soggettività
di
autore
,
si
atteggiò
drammaticamente
per
falsare
figure
ed
ambiente
,
idea
e
linguaggio
...
-
Perchè
perdi
in
questo
momento
tu
stesso
la
misura
?
-
Perché
il
dramma
c
'
era
.
-
T
'
inganni
.
Nel
medioevo
la
chiesa
rappresentò
la
Passione
nei
Misteri
,
ma
quando
sorse
il
teatro
nessuno
dei
grandi
poeti
pensò
di
trarre
dalla
Passione
una
tragedia
,
e
bada
che
nè
Lopez
,
nè
Calderon
sono
grandi
poeti
.
-
Tu
opponi
un
fatto
ad
un
'
idea
:
è
troppo
poco
.
-
Forse
!
-
intervenne
Osnaghi
-
ma
io
ti
opporrò
idea
a
idea
.
Tu
credi
al
dramma
di
Cristo
,
io
no
:
tu
vedi
d
'
ambiente
e
la
scena
,
Gerusalemme
divisa
fra
partiti
politici
e
sacerdotali
,
la
doppia
tirannia
di
Erode
e
del
Sanhedrin
,
poi
Roma
più
in
alto
.
Cristo
appare
dal
popolo
,
secondo
te
;
i
discepoli
gli
si
stringono
intorno
,
le
donne
s
'
innamorano
della
sua
parola
,
i
partiti
si
acquetano
per
ascoltarla
.
Scene
di
miracoli
e
scene
domestiche
abbondano
gli
apostoli
formano
una
prima
Tavola
Rotonda
,
alla
quale
Cristo
annunzia
il
tradimento
,
perché
come
tutti
i
veramente
grandi
egli
ha
presentito
la
catastrofe
e
indovinato
il
rivale
.
La
bravura
dei
discepoli
messa
a
dura
prova
nel
processo
soccombe
,
la
prima
fede
del
popolo
si
dissipa
;
Pilato
,
l
'
indulgente
magistrato
romano
,
spicca
originalmente
fra
le
sinistre
figure
dei
pontefici
,
e
l
'
ultimo
atto
si
compie
sul
Golgota
colle
donne
sotto
alla
croce
.
Ebbene
,
mio
caro
,
il
dramma
non
c
'
è
.
Se
di
Cristo
fai
un
uomo
,
urti
nel
fantasma
divino
,
che
di
lui
è
in
tutte
le
coscienze
,
e
in
questo
dissidio
l
'
anima
del
pubblico
si
frange
.
Se
tu
lo
mostri
Dio
,
tutto
il
suo
valore
umano
non
è
più
che
un
simbolo
vuoto
.
Il
dramma
non
può
oltrepassare
i
limiti
della
individualità
,
noi
dobbiamo
cozzare
nel
fato
,
in
Dio
,
non
esserlo
.
-
Eschilo
ha
scritto
il
Prometeo
.
-
Tragedia
umana
,
mio
caro
,
perchè
Prometeo
e
Giove
non
superano
le
proporzioni
di
due
eroi
,
e
l
'
Olimpo
non
è
più
alto
del
Caucaso
.
Cristo
nell
'
arte
non
può
apparire
che
solo
,
figura
umana
,
dalla
quale
traspare
lo
spirito
divino
,
nè
uomo
,
nè
donna
alla
fisonomia
,
di
una
bellezza
vera
e
non
reale
,
come
lo
rappresentarono
i
grandi
pittori
antichi
.
Guarda
i
loro
crocifissi
:
il
corpo
non
spenzola
come
dovrebbe
dalla
croce
,
lo
spasimo
della
sua
faccia
è
ineffabile
,
ma
non
vi
si
sente
alcuna
fitta
corporea
,
il
suo
dolore
è
divino
e
ha
atteggiato
di
sè
stesso
la
bellezza
del
volto
.
Oggi
credono
di
fare
del
realismo
dipingendo
un
uomo
crocifisso
:
la
verità
è
nell
'
altro
,
il
Crocifisso
.
-
La
poesia
è
fede
-
esclamò
l
'
abate
:
-
tu
sei
vicino
ad
accoglierla
.
-
No
-
interruppe
Tarlatti
,
-
la
più
grande
poesia
è
nel
dubbio
:
ecco
perchè
ho
amato
la
figura
di
Cristo
.
Tu
no
,
abate
,
non
puoi
rileggerle
perchè
hai
la
seconda
vista
dei
mistici
;
ma
voi
altri
pigliate
ancora
una
volta
le
sue
parabole
,
allineate
le
sue
risposte
.
Vi
è
in
tutte
una
mestizia
irresistibile
,
una
ironia
sottile
,
che
Renan
solo
ha
saputo
cogliere
.
Il
dubbio
trema
nell
'
anima
del
Messia
:
attraverso
i
racconti
ingenuamente
impossibili
degli
evangelisti
si
comprende
che
il
suo
dubbio
tocca
gli
altri
,
giacchè
nemmeno
i
suoi
miracoli
più
stupefacenti
.
come
quello
di
Lazzaro
,
bastano
a
persuadere
coloro
stessi
che
vi
assistono
.
All
'
altezza
,
cui
è
salito
,
la
vista
gli
vacilla
:
il
mondo
troppo
grande
anche
pel
suo
occhio
di
veggente
sarà
sempre
più
antico
(
e
più
vasto
di
qualunque
opera
,
e
la
sua
redenzione
trionfandovi
non
avrà
redento
che
pochi
.
Allora
,
il
redentore
preso
nella
vertigine
della
propria
illusione
prova
nel
freddo
della
caduta
i
primi
brividi
del
nulla
.
Ecco
il
dramma
di
Cristo
,
l
'
impossibilità
di
credersi
Dio
e
di
farlo
credere
prima
di
morire
.
Infatti
tutte
le
sue
affermazioni
sono
ambigue
,
i
discepoli
,
che
lo
seguono
,
non
le
comprendono
più
di
colui
che
dovrà
tradirlo
:
l
'
avvenire
gli
è
chiuso
come
il
passato
,
la
morte
stessa
,
dando
agli
altri
la
fede
nella
sua
divinità
,
non
gli
basta
più
.
Nessun
processo
somiglia
a
quello
di
Cristo
,
giacchè
tutto
vi
si
riassume
in
una
parola
:
qui
est
veritas
.
Il
silenzio
di
Cristo
davanti
a
questa
dimanda
di
Pilato
è
la
sua
sconfitta
di
Dio
.
Che
importa
il
resto
?
La
magnifica
scena
del
Golgota
colla
ironia
finale
della
fede
,
che
morta
nel
redentore
ricomincia
nel
ladrone
crocifisso
al
suo
fianco
:
l
'
ineffabile
malinconia
della
sostituzione
di
Giovanni
,
il
più
poeta
tra
i
discepoli
,
come
figlio
nel
cuore
di
Maria
:
l
'
ultimo
,
delirante
appello
nel
vuoto
-
Dio
,
dio
,
perchè
mi
hai
abbandonato
?
-
e
subito
dopo
tutto
il
peso
della
morte
nel
terribile
-
consumatum
est
-
questo
finale
sublime
non
vale
il
silenzio
di
Cristo
davanti
alla
domanda
di
Pilato
:
quid
est
veritas
?
L
'
espiezione
del
redentore
è
tutta
in
quel
silenzio
.
Gli
altri
guardarono
all
'
abate
come
aspettando
uno
scatto
,
ma
questo
invece
si
volse
a
Tebaldi
:
-
A
te
ora
,
poiché
i
poeti
,
i
quali
come
Osnaghi
fanno
ancora
dei
versi
,
non
sentono
più
Cristo
che
dipinto
.
Tu
socialista
,
se
davvero
il
socialismo
sarà
Un
'
epoca
nello
spirito
umano
,
devi
intendere
quella
,
dalla
quale
esce
.
Ami
tu
Cristo
?
.
-
Io
lo
odio
.
-
Tanto
meglio
!
Il
tuo
odio
potrebbe
averlo
compreso
più
dell
'
amore
di
Tarlatti
.
Cristo
non
ha
egli
detto
:
chi
non
odia
l
'
anima
sua
in
questa
vita
non
la
serberà
immortale
?
Chi
odia
crede
.
Tebaldi
il
più
grosso
dei
quattro
si
torse
verso
l
'
abate
appoggiando
il
gomito
sulla
tavola
e
guardandolo
fissamente
;
la
sua
faccia
:
quadra
,
bruna
,
dai
sopraccigli
quasi
riuniti
,
esprimeva
una
fiera
energia
.
-
Non
ho
il
vostro
ingegno
-
cominciò
-
ma
io
credo
;
per
voi
altri
la
vita
è
uno
spettacolo
,
del
quale
vorreste
riprodurre
i
quadri
nell
'
arte
,
e
così
pensereste
di
aver
vissuto
.
Allora
come
ridete
di
Bovio
?
Perchè
il
suo
quadro
di
Cristo
è
brutto
?
E
bello
a
che
cosa
gioverebbe
,
se
nemmeno
la
redenzione
di
Cristo
ha
giovato
?
Quando
tu
,
Mattioli
,
parlavi
di
Giuda
,
io
ti
ascoltavo
attentamente
:
il
cristianesimo
non
ha
potuto
comprendere
il
suo
tradimento
,
tu
dicevi
.
Ebbene
,
io
ti
rispondo
:
perchè
tradimento
non
vi
fu
.
In
che
cosa
si
poteva
tradire
Cristo
?
Qual
'
era
la
sua
idea
?
Io
non
la
so
.
-
Il
mondo
l
'
ha
accettata
.
-
proruppe
l
'abate.-
Rimanendo
tale
quale
,
quindi
non
la
sa
come
me
.
Egli
si
proclama
figlio
di
Dio
:
è
questa
l
'
idea
?
Tutte
le
mitologie
dei
suoi
tempi
n
'
erano
piene
.
La
redenzione
dal
peccato
originale
mediante
una
incarnazione
divina
?
Tutte
le
mitologie
n
'
erano
piene
.
Un
'
altra
vita
in
un
altro
mondo
migliore
?
Tutte
le
mitologie
n
'
erano
piene
.
L
'
uguaglianza
del
genere
umano
.
-
Sì
.
-
Ma
non
osò
proclamarla
.
-
Nel
cristianesimo
schiavo
e
padrone
sono
eguali
.
-
Come
dunque
sono
ancora
schiavo
e
padrone
?
Che
egli
abbia
o
no
avuto
una
esistenza
di
uomo
,
mi
pare
la
più
inutile
delle
questioni
dal
momento
che
sarebbe
stato
un
uomo
non
superiore
al
proprio
tempo
.
-
Perchè
dunque
hai
detto
di
odiarlo
?
Gli
altri
assistevano
quasi
ansiosi
allo
strano
duello
,
ma
dinanzi
al
viso
sempre
così
oscuro
di
Tebaldi
,
la
fronte
dell
'
abate
si
rischiarava
;
ambedue
sentivano
che
i
discorsi
fatti
sino
allora
non
erano
stati
che
divagazioni
.
-
Per
la
religione
del
suo
nome
:
essa
è
ancora
il
più
grande
ostacolo
al
progresso
umano
colla
viltà
dei
dogmi
e
l
'
ipocrisia
delle
speranze
.
Il
Dio
di
Cristo
crea
l
'
uomo
,
certamente
per
l
'
uomo
e
non
per
sè
stesso
,
e
nullameno
per
un
primo
peccato
condanna
tutta
la
sua
discendenza
:
è
una
fola
,
lo
so
,
ma
questa
fola
rende
ancora
timida
l
'
umanità
.
Cristo
si
proclama
suo
figlio
,
e
viene
a
morire
con
noi
per
redimerci
dalle
conseguenze
di
questo
peccato
:
dove
?
-
In
un
altro
mondo
;
e
allora
a
che
prò
discendere
in
questo
?
E
la
speranza
,
di
quell
'
altro
mondo
,
che
conserva
tutte
le
ingiustizie
nel
nostro
.
Se
la
vita
è
un
pellegrinaggio
,
perchè
preoccuparci
della
strada
?
Basta
la
mèta
,
molto
più
che
il
viaggio
è
brevissimo
.
Il
mondo
invece
deve
inventare
una
stazione
.
-
Nell
'
infinito
.
Arrestati
,
se
puoi
,
tu
che
parli
di
stazioni
:
il
tuo
giorno
è
un
baleno
fra
due
ombre
,
la
tua
vita
è
una
corsa
fra
due
mète
:
hai
Dio
dietro
e
Dio
davanti
.
Arrestati
:
in
nessun
momento
della
tua
esistenza
terrena
sei
pari
a
te
stesso
,
solo
nella
tua
anima
immortale
sta
la
tua
identità
.
Atteggia
,
combina
il
mondo
come
ti
piace
,
non
sarà
bello
perchè
potrà
guastarsi
,
non
sarà
giusto
perchè
tu
condanni
il
presente
,
e
non
puoi
mutare
il
passato
.
Se
tu
vuoi
la
felicità
degli
uomini
vivi
,
perchè
non
la
pretendi
anche
pei
morti
?
Il
loro
antico
dolore
non
basterebbe
dunque
a
turbare
la
tua
gioia
nel
nuovo
assetto
sociale
?
Tu
,
che
accusi
d
'
ingiustizia
l
'
elezione
del
popolo
ebreo
fra
tutti
i
popoli
,
vorresti
eleggere
alla
beatitudine
una
generazione
e
le
generazioni
di
essa
contro
tutto
il
numero
delle
altre
:
pretendi
la
felicità
,
e
fuggi
dinanzi
al
problema
del
dolore
!
Perchè
l
'
uomo
soffre
?
Fino
a
quando
non
avrai
risposto
in
te
medesimo
a
questa
domanda
,
il
tuo
appello
alla
gioia
sarà
per
lo
meno
insensato
;
tu
,
l
'
uomo
delle
scienze
positive
,
vuoi
dunque
risolvere
l
'
equazione
facendo
a
meno
dei
suoi
dati
?
-
La
società
sola
riduce
l
'
uomo
infelice
.
-
Ancora
l
'
uomo
contro
l
'
uomo
!
Perché
?
questo
se
tu
li
credi
eguali
?
E
se
invece
sono
dispari
nella
natura
,
solamente
in
Dio
potranno
pareggiarsi
.
L
'
umanità
non
è
dunque
più
per
te
socialista
un
uomo
solo
,
sempre
uguale
a
sè
medesimo
,
nella
cui
vita
ogni
generazione
è
un
minuto
,
che
si
ricorda
al
di
là
del
proprio
passato
,
e
presagisce
quanto
gli
si
prepara
nell
'
avvenire
?
Il
primo
pensiero
dell
'
uomo
non
è
per
sè
medesimo
,
ma
per
il
proprio
creatore
.
Provati
a
non
ascoltare
la
domanda
,
che
ti
sale
ad
ogni
istante
dalla
coscienza
:
donde
vengo
io
che
vado
?
E
subito
dopo
:
dove
vado
io
che
passo
?
E
poichè
non
sai
rispondere
,
il
problema
diventa
triplice
:
allora
chi
sono
?
Domandalo
a
Dio
.
-
Troppi
lo
hanno
già
chiesto
indarno
.
-
E
tutti
chiederanno
sempre
.
-
Perchè
il
dubbio
è
la
nostra
unica
verità
-
intervenne
Tarlatti
.
-
No
,
esso
ne
è
solamente
la
fatica
.
Dio
risponde
perchè
egli
stesso
,
suscitando
in
noi
queste
domande
,
ha
voluto
che
la
nostra
vita
sia
un
dialogo
ininterrotto
con
lui
.
Le
vostre
arti
dilucidano
i
propri
quadri
sul
panorama
della
sua
creazione
,
le
vostre
scienze
sillabano
le
prime
parole
sul
libro
delle
sue
leggi
,
la
nostra
storia
effimera
comincia
e
finisce
nella
sua
storia
eterna
.
Perchè
Dio
non
sarebbe
disceso
fino
a
noi
sotto
la
forma
di
Gesù
?
La
leggenda
mosaica
,
voi
dite
,
è
assurda
quanto
l
'
altra
cristiana
della
redenzione
:
ma
che
ci
resta
di
più
ragionevole
?
Forse
la
ragione
,
che
ignora
tutti
i
perchè
delle
proprie
domande
e
delle
proprie
risposte
?
Cancellate
creatore
e
creazione
,
ma
resterete
sempre
dinanzi
al
pensiero
,
che
ha
potuto
tanto
cancellare
,
e
alla
materia
incancellabile
anche
per
il
pensiero
.
Siete
dunque
al
medesimo
punto
,
nella
stessa
antitesi
del
finito
coll
'
infinito
,
dell
'
uomo
con
Dio
:
e
poiché
nulla
può
disgiungere
materia
e
spirito
,
forma
e
sostanza
,
ordine
e
cose
,
Cristo
torna
mediatore
fra
le
sue
nature
inseparabili
.
Cristo
non
si
riesce
a
negarlo
;
tu
,
Mattioli
,
lo
ammetti
nell
'
arte
,
tu
,
Tarlatti
,
nel
dubbio
,
tu
,
Tebaldi
,
nell
'
odio
;
mentre
egli
vi
costringe
tutti
e
per
sempre
nella
propria
orbita
divina
.
L
'
umanità
tenterebbe
indarno
di
scordarlo
,
perchè
in
essa
,
ciò
che
fu
,
dura
.
Prima
di
strappare
Cristo
alla
coscienza
dell
'
umanità
cercatevi
intorno
con
che
cosa
riempirete
in
essa
un
vuoto
di
duemila
anni
.
Chi
di
voi
,
può
proclamare
false
le
figure
dello
spirito
accettando
per
vere
quelle
della
natura
?
L
'
indimenticabile
dell
'
uno
non
vale
dunque
l
'
immutabile
dell
'
altra
?
Per
coloro
,
che
credono
,
il
presente
è
l
'
eterno
:
per
quelli
,
che
dicono
di
non
credere
,
il
presente
è
l
'
effimero
,
ma
la
realtà
è
ugualmente
per
tutti
nel
presente
:
Cristo
è
presente
nell
'
umanità
.
Tu
,
romanziere
,
hai
confessato
che
nessun
dramma
è
più
intenso
del
suo
:
trova
tu
,
poeta
,
una
passione
della
sua
più
ineffabile
:
tu
,
filosofo
scettico
,
cerca
un
dubbio
più
profondo
della
sua
fede
-
se
la
nostra
vita
non
viene
da
Dio
,
e
non
torna
a
Dio
per
mezzo
di
Dio
,
dove
va
la
nostra
vita
?
-
Tu
,
socialista
,
accumula
tutte
le
risorse
della
materia
,
condensa
l
'
immensità
del
mondo
nella
brevità
del
tuo
tempo
,
e
costruisciti
una
vita
di
piaceri
;
il
più
piccolo
dei
dolori
spirituali
simboleggiati
in
Cristo
ti
renderà
per
sempre
,
ugualmente
,
inconsolabile
.
Tutti
noi
portiamo
Cristo
crocifisso
nel
cuore
,
e
la
nostra
passione
continua
la
sua
,
finchè
sia
consumata
la
prova
e
vinto
il
mistero
.
Oggi
come
sempre
il
mondo
appartiene
a
coloro
che
credono
.
-
Chi
crede
più
?
-
chiesero
tutti
a
una
voce
.
-
Coloro
che
interrogano
senza
pretendere
la
risposta
,
e
coloro
che
rispondono
senza
essere
interrogati
:
i
grandi
della
scienza
che
consultano
l
'
universo
aspettando
ingenuamente
le
sue
rivelazioni
,
e
i
piccoli
della
storia
che
rispondono
,
inconsciamente
ai
suoi
appelli
.
Sono
gli
eletti
di
Dio
.
-
E
la
chiesa
,
della
quale
tu
vesti
l
'
abito
?
-
intervenne
con
fine
sorriso
Tarlatti
.
-
Signori
,
è
ora
di
chiudere
-
disse
l
'
oste
appressandosi
a1
loro
tavolo
dopo
aver
spento
senza
che
se
ne
accorgessero
,
quasi
tutti
i
becchi
del
gas
;
questo
brusco
avviso
li
richiamò
come
una
strappata
dalle
aeree
regioni
,
nelle
quali
avevano
spaziato
sino
allora
,
alla
volgarità
dell
'
ambiente
.
Il
fiasco
era
ancora
intatto
.
-
Oh
!
-
proruppe
Tarlatti
-
bisogna
pagarlo
ugualmente
,
poichè
l
'
oste
ha
dovuto
sopportare
quanto
abbiamo
detto
finora
.
Si
erano
rimessi
i
mantelli
e
si
avviarono
per
uscire
:
piovigginava
.
Scambiarono
qualche
parola
sulle
lezioni
dell
'
indomani
all
'
università
,
erano
tutti
studenti
,
poi
si
strinsero
con
affetto
la
mano
.
-
Dunque
,
caro
abate
-
disse
ancora
Tarlatti
-
la
conclusione
è
:
Laus
Christo
,
come
l
'
intestatura
dell
'
ultimo
capitolo
nell
'
ultimo
volume
di
Renan
sulle
Origini
del
cristianesimo
.
-
E
a
Bovio
?
-
interruppe
sardonicamente
Mattioli
prevenendo
la
risposta
.
-
Il
silenzio
intorno
alla
sua
opera
,
affinchè
possa
più
presto
sentire
quella
,
che
egli
stesso
chiama
Voce
grande
di
Cristo
-
rispose
l
'
abate
coll
'
imperturbabile
fede
dei
mistici
.
TESTA
O
LETTERA
?
Una
volta
era
stato
un
signore
.
I
vecchi
del
villaggio
si
ricordavano
ancora
di
suo
padre
,
il
cavaliere
,
che
Gregorio
XVI
nominò
conte
per
quelle
due
tornature
di
campo
offerte
al
paese
,
quando
si
doveva
costruire
la
grande
chiesa
parrocchiale
.
Ma
il
titolo
di
conte
non
aveva
attecchito
,
perché
nelle
fantasie
montanare
egli
avrebbe
dovuto
essere
molto
più
ricco
per
meritarlo
davvero
;
rimase
quindi
cavaliere
.
Fece
educare
il
figlio
,
l
'
estremo
e
l
'
unico
della
sua
vita
,
nel
seminario
della
prossima
città
,
poi
sentendosi
troppo
vecchio
lo
riprese
a
casa
e
se
lo
tenne
costantemente
dappresso
sino
agli
ultimi
giorni
.
Il
ragazzo
diventato
ormai
giovanetto
sembrava
intelligente
ed
era
bello
;
quindi
il
cavaliere
morì
,
e
il
giovanetto
fattosi
quasi
uomo
volle
subito
essere
un
giovane
alla
moda
secondo
il
costume
d
'
allora
nel
villaggio
.
Ma
siccome
la
moda
è
identica
in
tutti
i
luoghi
e
in
tutti
i
tempi
,
si
mise
contemporaneamente
a
comprare
cavalli
,
a
giuocare
,
ad
amoreggiare
.
La
sua
vita
era
una
festa
.
Fragorosamente
allegro
,
stordendosi
nel
proprio
frastuono
e
colle
adulazioni
della
poveraglia
,
che
lo
chiamava
sempre
conte
e
cavaliere
,
egli
era
l
'
anima
e
l
'
invidia
di
tutto
il
villaggio
.
A
notte
lo
assordava
di
risa
e
di
canto
ubbriacando
per
tutte
le
bettole
quanti
ne
avevano
voglia
,
ed
erano
molti
:
di
giorno
passava
e
ripassava
sul
selciato
roccioso
dell
'
unica
strada
,
alto
sopra
la
propria
sedia
.
Così
allora
si
chiamavano
i
biroccini
;
ma
la
sua
sedia
era
dorata
,
dipinta
di
rosso
,
con
un
gran
tappeto
,
il
primo
che
il
villaggio
avesse
forse
visto
,
e
che
egli
lasciava
spenzolare
fra
il
montatoio
e
una
stanga
a
guisa
di
gualdrappa
.
Le
sedie
di
quel
tempo
,
primo
e
massimo
sintomo
di
ricchezza
in
una
famiglia
,
somigliavano
agli
ultimi
sedioli
usati
nelle
corse
al
trotto
,
sostituiti
poi
dai
sulki
americani
,
ma
erano
a
due
posti
;
e
siccome
non
avevano
molle
sotto
la
grande
cassa
di
legno
festosamente
dipinta
o
intagliata
,
per
ottenere
una
qualche
elasticità
portavano
due
stanghe
smisuratamente
lunghe
.
Così
gravitando
e
molleggiando
sulle
reni
del
cavallo
,
massime
nelle
discese
,
permettevano
di
parlare
senza
troppo
pericolo
di
mangiarsi
la
lingua
nell
'
assiduo
trabalzare
sui
ciottoli
delle
strade
.
Da
alcuni
paesetti
montanari
delle
Romagne
le
ultime
sedie
hanno
forse
portato
alla
città
i
voti
del
plebiscito
nel
1859
:
oggi
nella
rapida
vicenda
di
tutte
le
forme
nessuno
le
ricorda
più
.
La
sedia
del
cavaliere
era
dunque
dorata
come
la
sua
vita
,
chiassosa
come
la
sua
gioia
,
rapida
come
i
suoi
capricci
,
andava
sovente
nel
fosso
come
la
sua
fortuna
.
Una
volta
fortuna
e
sedia
vi
rimasero
così
sbriciolate
che
nessuna
avarizia
o
pietà
tentò
di
risollevarle
.
Ma
prima
il
cavaliere
aveva
preso
in
moglie
una
fanciulla
di
eccellente
famiglia
diventata
poi
quasi
illustre
per
due
uomini
politici
saliti
ad
alte
cariche
nella
rivoluzione
.
La
fanciulla
sedotta
dalle
apparenze
painesche
del
cavaliere
lo
aveva
sposato
,
regalandogli
presto
in
quella
allegra
vita
,
senza
troppo
capirla
,
due
figli
.
Quindi
nel
crollo
improvviso
di
tutta
la
casa
restò
più
intontita
che
afflitta
:
la
sua
natura
bonaria
,
capace
di
vivere
in
ogni
condizione
quasi
colla
stessa
facilità
,
devota
,
fredda
,
di
un
appetito
insaziato
e
di
un
cicalìo
inesauribile
,
la
salvò
dalle
cupe
malinconie
dei
decaduti
.
Poi
morì
abbandonando
il
giovane
dissoluto
con
due
bambini
,
solo
e
povero
.
Il
giuoco
gli
aveva
già
fatto
perdere
quasi
tutte
le
masserizie
,
senza
che
il
suo
temperamento
ne
fosse
domo
:
lasciò
i
figli
crescere
nel
rigagnolo
e
iniziò
per
sé
stesso
un
sistema
di
scroccherie
basato
sulle
antiche
relazioni
di
famiglia
.
L
'
arguzia
dei
primi
espedienti
aiutata
dalla
sfacciataggine
delle
maniere
gli
diede
per
qualche
anno
un
abbondante
ricolto
;
in
seguito
slargò
le
operazioni
,
come
soleva
egli
stesso
dire
ironicamente
,
circuì
ogni
forestiere
signorile
capitasse
nel
paese
,
fece
da
scrivano
e
da
segretario
,
fu
sensale
e
mezzano
,
visse
di
tutto
e
di
tutti
.
Avendo
una
eccellente
calligrafia
,
qualche
studio
grammaticale
e
potendo
firmare
"
conte
"
e
"
cavaliere
"
,
due
titoli
che
davano
una
grande
rispettabilità
alla
sua
volontaria
sventura
,
poté
spillare
quattrini
al
vescovo
,
poi
a
quanti
gli
successero
,
finché
giunto
il
'59
ed
eletti
i
deputati
si
credette
quasi
ricco
.
Per
molti
anni
gabbò
tutti
quelli
della
provincia
col
darsi
a
credere
a
volta
un
Giobbe
e
a
volta
un
grande
elettore
,
o
partendo
talora
cogli
abiti
più
sdruciti
a
fare
il
giro
della
diocesi
si
presentava
ovunque
e
sempre
col
migliore
italiano
,
mentre
nel
villaggio
per
dispregio
della
gente
non
discorreva
mai
che
nel
più
sordido
dialetto
,
ma
ritornando
invariabilmente
senza
un
soldo
dopo
averli
tutti
perduti
in
qualche
bettola
.
Però
non
sentiva
rimorsi
.
E
oltre
il
giuoco
aveva
ancora
un
vizio
ed
una
passione
:
era
goloso
,
nauseantemente
goloso
di
dolciumi
,
e
pazzo
per
la
caccia
alle
reti
.
Nei
giorni
migliori
,
quando
colla
vendita
di
qualche
uccello
poteva
comprarsi
delle
paste
,
veniva
subito
nel
caffè
per
mangiarle
dinanzi
alla
gente
con
ogni
sorta
di
lazzi
e
d
'
ingiurie
contro
i
signori
del
paese
,
che
facevano
la
più
miserabile
vita
e
non
erano
nemmeno
da
tanto
che
sapessero
come
lui
cavarsi
un
capriccio
.
-
Perché
non
le
dai
piuttosto
ai
tuoi
bambini
?
-
gli
fu
chiesto
un
giorno
.
-
Il
bambino
sono
io
.
Ma
poi
ci
pensò
e
gli
parve
con
un
certo
senso
di
umiliazione
che
la
risposta
fosse
più
vera
di
quanto
volesse
.
Infatti
era
stata
accolta
da
una
risata
significativa
.
Alcuni
parenti
umiliati
da
quella
sua
vita
di
mendicante
si
offersero
più
di
una
volta
a
trovargli
un
impiego
,
ma
egli
rifiutava
ostinatamente
.
-
Se
lavorassi
nessuno
mi
crederebbe
più
conte
.
-
Allora
mandate
almeno
a
bottega
i
ragazzi
.
-
Prima
di
tutto
sono
conti
anche
loro
se
lo
sono
io
:
però
se
ci
vogliono
andare
,
non
mi
oppongo
.
Naturalmente
i
ragazzi
se
ne
guardavano
bene
.
Poi
venne
il
'66
ed
essendo
allora
quasi
due
giovanotti
diventarono
due
garibaldini
.
Alla
partenza
,
siccome
in
paese
si
era
fatta
una
colletta
per
i
volontari
e
ad
essi
n
'
era
già
toccata
una
parte
,
il
padre
li
chiamò
.
Erano
presso
un
'
osteria
.
-
I
tedeschi
sono
sempre
stati
nostri
nemici
,
ma
questa
volta
dev
'
essere
finita
per
sempre
:
battetevi
tutti
da
bravi
-
concluse
dopo
un
lungo
discorso
alla
presenza
di
molta
plebaglia
,
che
gli
batté
fragorosamente
le
mani
.
-
E
adesso
beviamo
.
-
Vorreste
mangiarci
quei
due
soldi
che
abbiamo
-
rispose
il
maggiore
dei
due
figli
,
il
più
lacero
.
-
Ti
ho
detto
di
bere
-
ribatté
il
conte
rattenendosi
.
-
Dove
avete
i
quattrini
voi
?
-
Il
vecchio
,
che
si
vide
penetrato
,
gli
lanciò
una
occhiata
sinistra
;
la
plebaglia
rideva
e
fermava
quanti
passassero
per
farli
assistere
alla
scena
.
-
Il
conte
,
il
conte
!
-
vociavano
i
bambini
.
Il
conte
era
diventato
livido
.
-
Tu
dunque
vai
a
batterti
per
la
patria
?
-
replicò
con
voce
stridula
.
-
Sai
che
cosa
ti
darà
la
patria
,
dopo
?
-
Non
voglio
niente
io
.
-
Te
lo
darà
ugualmente
:
ti
darà
la
galera
.
Il
figlio
alzò
la
mano
,
ma
la
gente
s
'
interpose
.
Nullameno
il
conte
trovò
modo
di
farsi
ubbriacare
da
un
altro
volontario
,
e
prima
di
sera
incontrandosi
coi
figli
:
-
Ohé
!
-
gridò
loro
barcollando
-
io
ho
fatto
bene
la
mia
prima
tappa
.
Questo
scherzo
li
rappattumò
.
Ma
come
il
vecchio
aveva
predetto
accadde
:
dopo
cinque
o
sei
anni
ambo
i
figli
quantunque
non
malvagi
finirono
in
galera
.
Egli
proseguiva
la
solita
vita
,
solamente
era
stato
nominato
organista
della
parrocchia
con
cento
lire
annue
di
stipendio
e
,
ciò
che
maggiormente
importava
,
con
una
nuova
facilità
a
scroccare
buoni
pranzi
.
D
'
allora
non
fu
festa
di
campagna
alla
quale
si
suonasse
o
no
l
'
organo
senza
di
lui
.
Arrivava
primo
,
nel
tempo
della
caccia
,
colle
reti
e
i
richiami
,
per
cacciare
in
qualche
campo
vicino
ove
in
mancanza
d
'
uccelli
s
'
ingegnava
colla
frutta
o
altro
;
d
'
inverno
col
solito
mantello
bucherellato
di
panno
turchino
,
un
residuo
dell
'
antica
eleganza
,
e
il
caldanino
sotto
.
Partiva
ultimo
non
senza
qualche
cartoccio
nelle
tasche
,
giacché
a
tavola
domandava
quasi
per
ogni
pietanza
il
permesso
di
conservarne
un
ricordo
,
esagerando
questo
uso
già
troppo
sfacciato
di
molti
preti
.
Nella
primavera
,
a
caccia
proibita
,
invescava
le
cingallegre
,
d
'
estate
arretiva
gli
ortolani
,
nel
settembre
le
passere
,
d
'
ottobre
trovava
qualche
paretaio
disusato
per
i
fringuelli
;
e
d
'
inverno
tornava
colla
pania
ai
tordi
,
o
saliva
malgrado
la
neve
al
paretaio
,
ne
spazzava
la
platea
,
e
lì
nel
casotto
,
semivestito
,
gelato
,
con
una
pignattina
di
caffè
,
nella
quale
intingeva
un
pezzo
di
pane
,
aspettava
tutto
il
giorno
che
un
fringuello
più
affamato
di
lui
venisse
a
beccare
l
'
erba
presso
il
boschetto
.
Era
una
caccia
rabbiosa
e
desolata
.
Spesso
il
vento
alzando
turbini
di
neve
glieli
sbatteva
sul
volto
incorniciato
dal
finestrino
,
immobile
come
un
ritratto
:
aveva
i
diacciuoli
nella
barba
,
il
naso
pavonazzo
,
le
lagrime
agli
occhi
,
e
nullameno
raggomitolato
nel
vecchio
mantello
,
il
caldanino
sulla
pancia
e
le
mani
sul
caldanino
,
i
piedi
dentro
una
vecchia
sporta
piena
di
paglia
,
aspettava
sempre
.
L
'
uccello
arrivava
pigolando
:
allora
i
suoi
occhi
scintillavano
,
un
brivido
più
freddo
lo
faceva
tremare
sulla
panca
,
afferrava
colla
mano
dritta
la
ciambella
del
tiratoio
e
attendeva
senza
respirare
.
Ma
se
l
'
uccello
saltarellando
per
la
platea
s
'
involava
prima
di
essere
entrato
fra
le
reti
,
la
sua
passione
scoppiava
in
un
delirio
di
collera
.
Poneva
il
caldanino
sul
parapetto
e
alzando
le
corna
al
cielo
chiamava
Dio
ad
alte
grida
come
un
nemico
personale
,
che
si
compiacesse
a
torturarlo
vigliaccamente
.
-
Nemmeno
un
uccello
...
To
'
!
-
e
un
gesto
intraducibile
conchiudeva
la
bestemmia
.
La
sera
giù
nel
villaggio
,
vedendolo
arrivare
mezzo
morto
dal
freddo
senza
nemmeno
un
passerotto
,
gli
davano
la
berta
:
egli
tornava
ad
inviperirsi
.
Poi
il
governo
mise
una
forte
tassa
di
trentacinque
lire
sui
paretai
,
di
quaranta
sulle
reti
a
mano
,
di
dieci
per
le
panie
,
e
proibì
i
lacciuoli
.
La
nuova
legge
,
soggetto
,
prima
e
dopo
la
promulgazione
,
di
tutti
i
discorsi
del
villaggio
,
fu
pel
conte
causa
di
nuove
tragedie
.
Egli
aveva
giurato
di
cacciare
senza
nessuna
licenza
,
ma
nonostante
tutti
i
riguardi
dei
carabinieri
,
che
fingevano
di
non
vederlo
,
cadde
più
volte
in
contravvenzione
,
e
dovette
scontarla
con
la
perdita
degli
attrezzi
e
parecchi
giorni
di
carcere
.
Le
sue
bravate
al
caffè
,
dove
parlava
dei
carabinieri
col
più
insultante
disprezzo
,
li
aveva
costretti
a
catturarlo
.
Allora
fu
eroico
:
colle
cento
lire
dell
'
organo
,
la
sua
unica
rendita
,
comprò
tutte
le
licenze
e
venne
trionfante
al
caffè
ad
inveire
contro
quei
signori
che
per
paura
della
nuova
tassa
avevano
dismessi
i
paretai
.
-
E
quest
'
inverno
?
-
gli
chiese
un
bracciante
che
giuocava
a
scopa
.
-
Sai
leggere
tu
?
-
No
.
-
Io
so
scrivere
-
rispose
sardonicamente
,
e
una
risata
in
coro
gli
diede
ragione
.
Infatti
le
lettere
restavano
sempre
la
sua
migliore
risorsa
,
anche
quando
giuocava
.
Ma
questa
frenetica
passione
del
giuoco
,
che
gli
aveva
fatto
perdere
i
lenzuoli
,
le
sedie
e
una
volta
persino
i
tortellini
di
Pasqua
,
prima
di
cuocerli
,
a
un
centesimo
l
'
uno
,
non
riusciva
oramai
più
a
soddisfarla
.
I
due
o
i
cinque
franchi
spillati
ai
gonzi
sfumavano
tosto
in
dolciumi
,
se
il
gioco
non
era
pronto
:
nullameno
se
ne
rifaceva
alla
meglio
.
Talora
nel
paretaio
,
mentre
passava
un
branco
di
passeri
e
dava
loro
lo
zimbello
,
aveva
scommesso
:
-
Cinque
soldi
che
piglio
almeno
tre
passere
?
-
Intanto
gli
uccelli
giungevano
al
tiro
.
-
Scommettiamo
,
tiravia
:
cinque
soldi
...
-
Ma
come
vuoi
fare
?
Potresti
prendere
anche
tutto
il
branco
.
-
Ebbene
in
questo
caso
avrò
perduto
-
rispondeva
il
giuocatore
indiavolato
.
Un
'
altra
volta
gli
dettero
tre
lettere
da
portare
a
tre
parrocchie
:
erano
inviti
per
un
funerale
.
Egli
partì
sollecitamente
;
cinque
soldi
per
lettera
e
senza
dubbio
una
pagnotta
e
un
bicchiere
di
vino
dal
prete
che
la
riceveva
.
A
un
miglio
dal
paese
si
incontrò
in
un
altro
giuocatore
,
vecchio
contadino
,
già
possidente
andato
a
male
.
Si
fermarono
a
chiacchierare
presso
il
parapetto
di
un
ponte
:
ambedue
non
avevano
sciaguratamente
giuocato
da
un
pezzo
,
quindi
il
conte
mostrò
le
tre
lettere
e
gli
espose
l
'
incarico
.
-
Eh
!
-
mormorò
l
'
altro
invidiosamente
-
quindici
soldi
con
poca
fatica
.
-
Vogliamo
giuocarli
?
-
Non
ho
le
carte
-
ribatté
il
contadino
con
tono
amaro
.
Il
conte
ebbe
un
sorriso
umiliante
di
superiorità
.
-
Ecco
,
sono
tre
lettere
a
cinque
soldi
l
'
una
,
vanno
a
tre
parrocchie
:
scommettiamo
.
Se
indovini
la
parrocchia
hai
vinto
tu
,
se
non
la
indovini
ho
vinto
io
.
-
Ma
se
non
ho
un
soldo
!
-
replicò
l
'
altro
solleticato
dal
giuoco
e
forse
anche
dalla
sua
stranezza
.
Poi
una
idea
lo
illuminò
.
-
Facciamo
così
:
se
vinco
,
tu
mi
cedi
l
'
incarico
e
le
porto
io
;
così
tu
non
metti
fuori
niente
.
-
E
se
perdi
?
-
L
'
altro
si
grattò
la
testa
.
-
Va
là
,
imbecille
,
l
'
ho
trovata
io
:
se
perdi
mi
accompagnerai
nel
giro
senza
guadagnare
nulla
.
Invece
perdette
il
conte
.
Così
erano
passati
molti
anni
,
poi
i
figli
uno
alla
volta
tornarono
dalla
galera
:
il
maggiore
ripartì
dal
villaggio
e
andò
a
fare
il
manovale
a
Roma
,
l
'
altro
si
acconciò
nel
paese
da
stalliere
presso
un
oste
.
Il
conte
viveva
solo
.
Stava
lassù
in
un
solaio
screpolato
,
quasi
senza
porta
,
col
tetto
troppo
incline
,
attraverso
il
quale
si
vedevano
le
stelle
:
d
'
inverno
la
neve
gli
cadeva
intorno
al
letto
alta
sino
al
ginocchio
senza
che
egli
pensasse
a
spazzarla
,
non
aveva
camino
,
e
d
'
altronde
gli
sarebbe
mancata
la
legna
.
Il
fornaio
gli
riempiva
gratis
il
caldanino
di
carbonella
:
del
letto
non
aveva
rimasto
che
il
pagliericcio
,
entro
il
quale
si
cacciava
tutto
vestito
,
poi
col
mantello
si
faceva
una
coperta
e
col
vecchio
cappellaccio
una
specie
di
berrettone
.
Nei
giorni
di
gran
freddo
non
si
alzava
più
;
passava
le
lunghe
ore
a
guardare
i
propri
uccelli
chiusi
dentro
un
abbaino
sporgente
sul
tetto
e
difeso
da
una
rete
di
ferro
,
rifacendo
forse
per
la
milionesima
volta
gli
stessi
sogni
di
giuoco
,
di
caccia
o
di
dolciumi
.
Aveva
pochi
bisogni
e
meno
rimorsi
;
se
fosse
ridivenuto
ricco
si
sarebbe
nuovamente
rovinato
.
Oramai
in
paese
la
sua
miseria
e
le
sue
stravaganze
si
erano
talmente
invecchiate
nell
'
abitudine
di
tutti
che
nessuno
gli
badava
più
.
Egli
tirava
dritto
.
Finalmente
si
ammalò
.
Un
giorno
la
ruota
di
un
biroccino
pigliandogli
il
mantello
lo
fece
cadere
;
parve
cosa
da
nulla
,
ma
non
si
rimise
più
.
Gli
vennero
meno
le
gambe
,
si
mise
a
letto
.
Il
figlio
per
rispetto
mondano
,
fors
'
anche
per
un
rimasuglio
di
pietà
,
venne
ad
usargli
qualche
cura
,
a
portargli
qualche
zuppa
.
Egli
non
si
lagnava
.
Era
d
'
inverno
.
Nel
solaio
aperto
a
tutti
i
venti
sarebbe
gelato
il
vino
:
le
pareti
scrostate
e
sudicie
annebbiavano
la
poca
luce
,
il
pavimento
era
tutto
rotto
,
la
porta
sgangherata
metteva
certi
urli
ai
buffi
del
vento
,
che
parevano
umani
.
Solo
gli
uccelli
nell
'
abbaino
saltellavano
o
canticchiavano
di
quando
in
quando
.
Nessun
altro
mobile
o
soprammobile
occupava
un
poco
di
quella
nudità
desolata
,
tranne
un
fiasco
spagliato
,
sospeso
per
un
chiodo
a
capo
del
letto
.
Una
volta
,
quando
lo
poteva
ancora
,
vi
faceva
il
caffè
attaccandolo
alla
catena
del
focolare
;
adesso
era
vuoto
,
impolverato
,
e
per
coperchio
aveva
un
guscio
d
'
uovo
.
E
,
sintomo
di
morte
vicina
,
egli
aveva
venduto
quasi
tutti
gli
attrezzi
di
caccia
,
meno
un
sacco
di
reti
che
gli
servivano
da
guanciale
.
-
È
morto
?
-
domandava
talvolta
la
gente
al
figlio
.
Questi
si
stringeva
indifferentemente
nelle
spalle
.
Ma
un
giorno
l
'
arciprete
si
credette
in
dovere
di
visitare
il
suo
organista
,
che
da
sei
mesi
non
suonava
più
e
si
faceva
sostituire
dal
capobanda
del
villaggio
,
un
giovane
di
carattere
dolcissimo
.
Quando
il
conte
scorse
l
'
arciprete
:
-
È
venuto
per
darmi
il
buon
viaggio
?
-
esclamò
.
-
Mi
dispiace
che
dovrà
accompagnarmi
gratis
al
cimitero
,
ma
io
non
ce
ne
ho
colpa
;
l
'
uso
l
'
hanno
inventato
loro
.
Per
me
ne
farei
anche
a
meno
.
-
Non
volete
dunque
i
conforti
della
religione
?
-
Il
conte
ebbe
un
sorriso
spavaldo
.
Egli
si
era
sempre
vantato
d
'
empietà
pur
bazzicando
nelle
chiese
,
ma
la
sua
fisonomia
era
così
disfatta
che
il
prete
credette
di
non
essere
venuto
inutilmente
.
Il
medico
aveva
già
dichiarato
da
tempo
che
il
conte
oltre
la
paralisi
alle
gambe
soffriva
di
un
aneurisma
.
Nullameno
l
'
occhio
dell
'
infermo
era
sicuro
.
Allora
s
'
impegnò
una
lunga
discussione
fra
il
prete
,
che
voleva
convertire
il
conte
,
e
questi
che
,
rabbrividendo
a
qualche
sua
ragione
,
non
voleva
mostrarlo
per
un
'
ultima
bravata
di
morire
senza
sacramento
.
Erano
le
tre
dopo
mezzogiorno
;
il
figlio
uscito
da
un
'
ora
non
sarebbe
ritornato
che
a
notte
.
Il
vecchio
colla
testa
appoggiata
sulle
reti
,
nascosto
dentro
il
pagliericcio
,
col
vecchio
mantello
sopra
il
cappellaccio
che
gli
si
rialzava
come
una
sporta
sulla
fronte
,
non
mostrava
che
la
faccia
bianca
sotto
la
barba
bianca
cresciutagli
nell
'
ultimo
mese
.
Ad
un
tratto
si
sentì
male
.
Il
prete
gli
si
chinò
sopra
premurosamente
:
-
Aspettate
,
vado
a
prendere
i
sacramenti
-
mormorò
vedendolo
mutare
fisonomia
.
Ma
l
'
altro
mise
fuori
una
mano
e
lo
rattenne
.
-
È
tardi
.
-
Raccomandatevi
a
Dio
.
-
Ma
c
'
è
?
-
Ne
dubitereste
proprio
?
-
Il
vecchio
dubitava
davvero
.
Ma
il
prete
richiamato
a
tutta
la
serietà
del
proprio
ufficio
da
quella
agonia
improvvisa
,
si
trasse
di
tasca
una
grossa
medaglia
e
presentandogliela
perché
la
baciasse
:
-
È
la
Madonna
delle
Grazie
,
vi
sono
due
mesi
di
indulgenza
a
dirle
un
'
avemaria
.
Il
vecchio
tese
la
mano
.
-
Baciatela
dunque
.
-
Ma
c
'
è
?
-
Chi
?
-
Dio
-
e
tacque
;
poi
facendo
uno
sforzo
per
voltarsi
a
guardare
in
faccia
l
'
arciprete
,
gli
mostrò
la
medaglia
.
-
Scommettiamo
:
io
prendo
testa
,
voi
lettera
.
-
Disgraziato
!
-
gridò
il
prete
,
offeso
nella
propria
fede
da
quello
che
egli
prendeva
per
uno
scherzo
brutale
.
-
Avete
paura
di
perdere
;
scommettiamo
:
non
c
'
è
.
-
Dio
?
!
-
Testa
...
-
chiamò
l
'
infermo
gettando
la
medaglia
in
mezzo
alla
stanza
,
e
piegò
subitamente
il
capo
.
Rantolava
:
il
prete
si
voltò
al
tintinnìo
della
medaglia
,
ma
attratto
dal
rantolo
del
morente
non
poté
raccoglierla
.
Il
conte
moriva
,
aveva
gli
occhi
vitrei
,
un
filo
di
bava
sulla
bocca
.
A
un
tratto
,
mentre
il
prete
suo
malgrado
agitato
da
quella
suprema
scommessa
stentava
a
trovare
le
parole
rituali
per
raccomandargli
l
'
anima
,
il
vecchio
sbarrò
gli
occhi
:
parve
voler
parlare
.
-
Raccomandatevi
a
Dio
!
-
La
testa
ricadde
,
era
morto
.
Il
prete
si
chinò
atterrito
per
vedere
se
respirava
ancora
,
ma
sentendolo
già
freddo
provò
un
brivido
alla
schiena
.
Allora
confuso
,
quasi
palpitante
in
un
dubbio
che
non
avrebbe
voluto
sentire
,
andò
a
raccogliere
la
medaglia
:
era
dentro
un
crepaccio
del
pavimento
.
Così
al
buio
non
si
discerneva
da
che
parte
fosse
voltata
.
Si
abbassò
.
-
Testa
!
-
Il
conte
aveva
vinto
l
'
ultima
scommessa
.
L
'
OMNIBUS
La
notte
era
fosca
.
Il
viale
di
circonvallazione
coperto
dai
vecchi
platani
sembrava
alla
scarsa
luce
dell
'
unico
fanale
presso
la
barriera
come
un
lungo
andito
che
si
perdesse
nell
'
ombra
.
L
'
aria
era
umida
,
la
tenebra
così
fitta
che
le
mura
stesse
della
città
vi
erano
scomparse
.
Solo
una
stella
laggiù
,
lontano
,
aveva
un
bagliore
misterioso
di
lucerna
sospesa
nell
'
infinito
.
Egli
proseguì
lentamente
.
Una
tristezza
vasta
e
silenziosa
come
quella
tenebra
era
penetrata
nella
sua
anima
,
occupandone
tutto
il
deserto
.
Nessun
ricordo
gli
vigilava
più
nella
memoria
,
non
una
idea
gli
attraversava
la
coscienza
.
Era
solo
.
Il
suo
passo
strideva
sulla
ghiaia
minuta
del
viale
come
un
lamento
.
L
'
ombra
e
il
silenzio
si
dilatavano
nella
notte
.
Egli
alzò
macchinalmente
gli
occhi
ed
incontrando
lo
sguardo
morente
di
quella
stella
trasalì
.
Laggiù
c
'
era
dunque
un
altro
che
naufragava
nelle
tenebre
.
E
d
'
improvviso
credette
di
udire
un
rotolare
sordo
ed
insieme
fragoroso
che
s
'
inoltrasse
:
l
'
ombra
rimaneva
immobile
,
la
terra
tremava
.
Egli
attese
;
in
quella
precipita
ruina
s
'
intendeva
già
la
cadenza
di
un
ritmo
che
la
precedeva
e
la
guidava
.
Poi
due
lampi
forarono
la
tenebra
,
mentre
le
foglie
degli
alberi
palpitavano
perdutamente
,
e
lontano
,
al
disopra
dell
'
ombra
che
pareva
precipitare
giù
nel
fossato
,
quei
due
lampi
rossi
tingevano
di
sangue
i
merli
delle
mura
.
D
'
un
tratto
una
fanfara
di
sonagli
scoppiò
come
un
riso
di
pazzia
davanti
a
quel
terrore
invisibile
:
quindi
una
ondulazione
di
ombre
leggere
e
galoppanti
rimbalzò
sulla
strada
,
coi
sonagli
che
tintinnivano
disperatamente
e
i
due
fanali
rossi
fiammeggianti
come
due
occhi
dinanzi
ad
una
massa
più
nera
delle
tenebre
,
più
alta
degli
alberi
.
I
platani
tremavano
,
ma
più
in
alto
ancora
,
su
quella
massa
cubica
,
un
'
altra
ombra
,
dritta
come
un
camino
sopra
una
casa
,
aveva
una
luce
pallidissima
alla
punta
.
Era
un
omnibus
a
tre
cavalli
,
quella
ombra
in
alto
il
cocchiere
.
I
cavalli
,
coperti
da
un
immenso
velo
nero
che
svolazzava
tratto
tratto
sui
fanali
con
un
battito
di
palpebre
,
si
riconoscevano
appena
.
Uno
schiocco
di
frusta
squillò
:
i
cavalli
dettero
un
balzo
e
rimasero
immobili
.
-
Vuoi
salire
?
-
gli
chiese
con
voce
velata
il
cocchiere
abbassando
la
frusta
.
L
'
altro
l
'
osservò
.
Il
cocchiere
seduto
in
serpe
sul
cielo
dell
'
omnibus
aveva
un
balenìo
bianco
sulla
faccia
.
Erano
gli
occhi
?
non
distingueva
altro
:
il
manico
della
frusta
era
lungo
come
una
lancia
.
I
cavalli
immoti
sotto
la
gramaglia
del
loro
velo
non
sbruffarono
nemmeno
.
Il
cocchiere
mosse
la
frusta
.
-
Vuoi
salire
?
-
L
'
omnibus
era
lunghissimo
:
qualche
vetro
dei
suoi
sportelli
riverberava
al
raggio
obliquo
di
un
fanale
;
l
'
interno
non
si
discerneva
,
le
ruote
arrivavano
ai
vetri
.
-
Vuoi
salire
?
-
ripeté
per
la
terza
volta
.
La
sua
faccia
irriconoscibile
nella
ombra
ebbe
come
un
bagliore
di
maiolica
.
-
No
.
Uno
schiocco
di
frusta
vibrò
,
i
cavalli
spiccarono
un
salto
e
l
'
omnibus
rotolò
fragorosamente
.
Egli
si
rivolse
e
lo
vide
scomparire
poco
dopo
a
destra
,
per
la
seconda
svolta
,
verso
la
campagna
.
La
notte
non
si
era
accorta
di
nulla
.
Egli
proseguì
,
l
'
aria
era
sempre
così
tiepida
,
il
buio
così
profondo
.
Poi
tutta
quell
'
apparizione
,
i
tre
cavalli
apocalittici
,
l
'
omnibus
,
i
fanali
rossi
che
lucevano
come
una
fiamma
e
guardavano
come
due
occhi
,
il
cocchiere
quasi
invisibile
,
il
suo
invito
strano
,
tutto
gli
sparve
colla
medesima
prontezza
dallo
sguardo
e
dal
pensiero
.
In
fondo
al
viale
piegò
a
sinistra
verso
il
sobborgo
San
Sebastiano
,
il
più
ricco
e
popoloso
della
città
.
I
fanali
erano
ancora
accesi
,
molta
gente
in
giro
.
Un
lungo
fremito
passava
per
la
notte
,
il
murmure
lontano
del
fiume
pareva
un
gemito
di
ferito
.
D
'
improvviso
due
colonne
bianche
balenarono
sul
margine
della
strada
:
la
villa
nascosta
dagli
alberi
non
si
distingueva
,
ma
un
filo
di
luce
passava
per
l
'
ultima
finestra
al
primo
piano
.
Aperse
la
porta
colla
chiave
,
salì
le
scale
coperte
da
un
tappeto
così
grosso
che
soffocava
ogni
rumore
di
passi
,
e
sempre
al
buio
infilò
l
'
appartamento
.
Un
violento
profumo
di
fiori
gli
batté
sul
viso
.
L
'
appartamento
era
piccolo
,
dall
'
ultimo
uscio
socchiuso
sboccava
un
'
onda
di
luce
.
Egli
lo
spinse
insensibilmente
e
si
arrestò
.
Il
gabinetto
giallo
,
poco
più
grande
di
una
tenda
,
era
illuminato
da
un
lampadario
di
bronzo
dorato
carico
di
candele
trasparenti
:
un
enorme
specchio
riluceva
nel
fondo
,
i
mobili
erano
dorati
;
nel
mezzo
,
sdraiata
sopra
una
pelle
di
orso
nero
,
una
donna
vestita
di
bianco
fumava
una
sigaretta
.
Ella
si
era
passata
un
braccio
sotto
la
testa
e
guardava
in
alto
colle
spalle
rivolte
all
'
uscio
.
I
suoi
capelli
,
neri
,
diffusi
,
si
discernevano
appena
sulla
pelle
della
belva
;
mentre
una
delle
sue
pantofole
dorate
fuori
della
veste
sembrava
battere
nervosamente
la
musica
di
un
sogno
.
In
un
angolo
,
sopra
un
plinto
di
marmo
giallo
,
un
'
onda
di
garofani
traboccava
da
un
vaso
d
'
argento
.
A
un
tratto
il
suo
piede
si
arrestò
.
Ella
arrovesciò
il
capo
,
sorrise
e
con
accento
tranquillo
disse
:
-
Ti
ho
sentito
.
E
lo
chiamò
con
un
gesto
sulla
pelle
nera
.
-
Dimmelo
subito
,
mi
ami
?
-
Egli
non
rispose
.
-
Rodolfo
...
-
Mi
ami
?
!
-
esclamò
con
più
impeto
,
percotendogli
quasi
col
volto
sul
volto
silenzioso
.
Poi
lasciando
la
presa
con
atto
inesprimibile
di
disperazione
e
di
amore
:
-
Che
m
'
importa
?
-
gridò
.
-
Ti
amo
io
.
-
Mi
hai
sempre
amato
-
egli
rispose
con
voce
quasi
dolce
mirandola
negli
occhi
,
e
una
luce
lontana
di
stella
sembrava
brillare
in
fondo
al
suo
sguardo
nero
come
la
notte
.
La
bellissima
donna
si
confuse
.
-
Non
ti
ho
sempre
conosciuto
.
-
Quindi
non
mi
riconoscerai
sempre
.
Ella
si
era
fatta
malinconica
,
egli
era
rimasto
tetro
:
il
gabinetto
pieno
di
luce
e
di
profumi
li
avvolgeva
come
in
un
'
onda
d
'
oro
.
Ella
si
levò
,
rimase
un
istante
in
piedi
a
guardarlo
così
sprofondato
in
quella
meditazione
,
poi
andò
a
sedersi
sopra
una
poltrona
nascondendovi
il
volto
contro
lo
schienale
.
Passò
del
tempo
:
quando
si
alzò
aveva
gli
occhi
rossi
;
tornò
a
sedergli
vicino
,
lo
prese
per
le
spalle
ed
arrovesciandosi
la
sua
bella
testa
in
grembo
:
-
Rodolfo
...
-
esclamò
rabbrividendo
alla
fissazione
del
suo
sguardo
:
-
tu
guardi
nel
vuoto
.
Ma
in
quel
momento
un
impeto
di
vita
le
irruppe
dal
cuore
,
la
sua
fronte
sfavillò
.
-
Povero
Beniamino
!
-
proruppe
cacciandogli
le
mani
nei
ricci
dei
capelli
e
squassandoli
per
rompergli
l
'
incanto
di
quella
meditazione
;
-
povero
Beniamino
,
che
sei
triste
quando
tutto
ti
sorride
intorno
.
Non
senti
come
sei
bello
?
La
tua
fronte
è
segnata
dal
dito
della
storia
,
un
giorno
il
mondo
ti
riconoscerà
per
uno
dei
suoi
grandi
.
Napoleone
I
era
pallido
come
te
,
i
capelli
di
lord
Byron
erano
ricciuti
come
i
tuoi
:
tu
potrai
vincere
battaglie
belle
come
una
canzone
e
scrivere
canzoni
sonore
come
una
battaglia
.
Aspetta
:
la
tua
ora
fatale
passerà
anche
troppo
presto
portandoti
lontano
dai
miei
occhi
,
e
io
non
ti
vedrò
più
che
in
mezzo
ad
una
aureola
di
gloria
,
sullo
sfondo
nero
di
una
procella
.
La
fronte
di
lui
balenò
.
-
Aspetta
...
-
ella
s
'
affrettò
a
ripetere
:
-
la
storia
non
saprebbe
che
farsi
della
tua
giovinezza
,
la
primavera
è
dei
fiori
.
Sei
già
celebre
,
il
mondo
ti
osserva
palpitando
.
Io
ti
credo
:
la
fede
che
s
'
inspira
è
pur
sempre
la
migliore
delle
certezze
.
Ascolta
-
proseguì
anelando
con
una
moina
di
terrore
e
di
adorazione
:
-
se
ti
provassi
che
ti
amo
,
se
il
tuo
pensiero
abituato
a
tutte
le
magnificenze
dell
'
infinito
,
se
il
tuo
cuore
pieno
di
tutte
le
pompe
dell
'
immortalità
dovessero
per
forza
arrestarsi
davanti
al
mio
amore
...
-
Fermarsi
è
morire
.
-
No
,
non
ancora
.
Se
quando
tu
cerchi
nelle
tenebre
dell
'
ignoto
io
avessi
per
te
conforti
di
luce
e
di
rivelazioni
;
se
quando
tutto
oscilla
nel
dubbio
del
tuo
pensiero
io
restassi
salda
nella
fede
del
tuo
cuore
;
se
quando
tu
lotti
io
fossi
sempre
la
vittoria
;
se
quando
tu
vinci
io
fossi
sempre
il
premio
...
se
io
fossi
nel
tuo
ieri
eterno
e
nel
tuo
dimani
immortale
?
...
-
La
vita
non
è
che
l
'
oggi
.
-
E
sia
pure
.
Hai
ragione
,
noi
donne
siamo
caduche
,
siamo
un
fiore
ed
un
frutto
,
un
profumo
che
accarezza
,
un
sapore
che
corrobora
.
Sali
,
sii
grande
;
io
non
posso
nulla
per
te
;
sii
infinitamente
infelice
,
la
tua
felicità
è
forse
in
questo
.
Vivi
lassù
,
al
disopra
dell
'
aria
,
dove
le
stelle
guardano
nel
vuoto
e
le
comete
cercano
Dio
:
io
non
ho
né
il
diritto
,
né
la
forza
di
seguirti
.
Ma
quando
discenderai
dal
zodiaco
fiammeggiante
della
tua
idea
al
comando
della
storia
,
che
avrà
drizzato
sopra
un
Golgota
la
tua
croce
nera
,
io
sarò
ad
aspettarti
lungo
la
strada
e
avrò
lagrime
che
laveranno
tutte
le
tue
piaghe
,
parole
che
copriranno
tutti
gli
insulti
.
Ma
prima
,
fra
l
'
apoteosi
e
il
martirio
,
sovvèngati
qualche
volta
di
me
,
che
ti
avrò
amato
colla
stessa
costanza
della
terra
che
gira
intorno
al
sole
,
sovvèngati
della
mia
vita
,
che
sarà
sboccata
nella
tua
come
una
fontana
nell
'
oceano
.
La
fontana
è
piccola
,
ma
la
sua
acqua
si
può
bere
.
Poi
guardandolo
improvvisamente
come
in
atto
di
sfida
proruppe
:
-
Ebbene
,
senti
:
che
cosa
daresti
tu
,
ambizioso
,
per
essere
il
maggiore
fra
quanti
uomini
furono
e
saranno
?
-
Il
sembrarlo
a
tutti
.
Ella
chinò
scoraggiata
la
fronte
,
mormorando
:
-
Mi
soffochi
.
Egli
era
ancora
nella
stessa
posa
,
sdraiato
colla
testa
nel
suo
grembo
guardandola
cogli
occhi
immobili
.
La
sua
fronte
altissima
era
pallida
come
una
lapide
.
Ma
un
lampo
passò
ancora
nelle
pupille
tremolanti
della
donna
.
-
Credi
tu
almeno
nel
tuo
genio
?
-
Sei
tu
sicura
di
Dio
?
-
Quindi
egli
si
rialzò
,
le
tese
la
mano
:
i
suoi
occhi
brillavano
come
due
stelle
.
-
Rodolfo
,
Rodolfo
...
-
ella
gemé
soffocatamente
-
tu
mi
abbandoni
,
te
lo
leggo
negli
occhi
.
L
'
altro
non
rispose
.
Ma
ella
non
si
arrendeva
,
gli
serrava
le
mani
,
gli
si
avviticchiava
col
sorriso
,
collo
sguardo
;
poi
alzando
le
braccia
per
gettargliele
al
collo
con
atto
stanco
,
febbrile
d
'
amore
,
mormorò
:
-
Vieni
,
dunque
,
dormiamo
....
Egli
le
rattenne
quel
gesto
.
-
È
già
l
'
alba
-
rispose
freddamente
.
Fuori
la
notte
era
sempre
così
tenebrosa
,
il
sobborgo
aveva
spento
tutti
i
fanali
,
non
s
'
udiva
una
voce
:
ma
laggiù
,
lontano
,
quella
piccola
stella
non
era
ancora
sommersa
.
Quando
fu
presso
la
città
,
egli
piegò
macchinalmente
a
dritta
lungo
lo
stesso
viale
.
Le
mura
non
si
discernevano
ancora
,
i
platani
facevano
sempre
sul
suo
capo
una
volta
anche
più
nera
dell
'
ombra
.
D
'
improvviso
quel
medesimo
fracasso
rotolò
lontanamente
:
poi
quegli
occhi
rossi
riavvamparono
,
i
sonagli
tintinnirono
,
gli
alberi
tornarono
a
tremare
e
l
'
ombra
indietreggiò
fuggendo
giù
nel
fossato
,
mentre
una
macchia
di
sangue
lambiva
sinistramente
le
mura
e
l
'
ondulazione
di
un
galoppo
leggero
e
cadenzato
rimbalzava
sulla
strada
.
L
'
omnibus
sembrava
illuminato
anche
di
dentro
.
Lo
schiocco
della
frusta
imitava
la
battuta
delle
nacchere
.
Egli
era
venuto
sul
ciglio
della
strada
.
Questa
volta
il
balenìo
bianco
sulla
faccia
del
cocchiere
era
come
il
riverbero
di
una
vetriata
.
-
Ferma
!
-
egli
gridò
stendendo
la
mano
.
I
cavalli
si
arrestarono
stecchiti
.
L
'
omnibus
illuminato
internamente
da
un
fanale
bianco
sopra
lo
sportello
superiore
appariva
stipato
nel
fondo
e
sui
sedili
di
casse
bianche
,
segnate
sul
coperchio
da
una
croce
nera
;
una
,
la
più
piccina
,
forse
di
un
bimbo
nato
e
morto
nel
medesimo
giorno
,
sembrava
un
cofanetto
.
Il
cocchiere
attendeva
colla
frusta
bassa
.
-
Salgo
?
-
Pieno
!
-
l
'
altro
rispose
battendo
colla
frusta
sui
fianchi
dell
'
omnibus
.
-
Salgo
?
-
In
serpe
?
-
Egli
vi
si
arrampicò
,
ma
non
si
era
ancora
assettato
che
il
cocchiere
gli
domandò
:
-
Pronti
?
-
Sì
.
Lo
schiocco
della
frusta
squillò
e
i
cavalli
si
slanciarono
.
Allora
esaminando
il
cocchiere
egli
s
'
accorse
che
era
uno
scheletro
vestito
di
una
livrea
nera
,
con
un
largo
cappello
piatto
sulla
testa
.
Il
balenìo
bianco
della
faccia
gli
veniva
dai
denti
.
Andavano
colla
rapidità
di
un
sogno
.
-
Donde
vieni
?
-
egli
domandò
nel
piegarsi
sopra
di
lui
ad
una
voltata
vorticosa
.
-
Dall
'
ospedale
di
San
Lorenzo
.
-
Quanti
morti
hai
caricato
?
-
Non
li
conto
io
.
Vi
fu
una
pausa
.
L
'
omnibus
rotolava
furiosamente
,
la
città
si
era
già
perduta
in
lontananza
,
un
gran
viale
fiancheggiato
di
lunghi
cipressi
appariva
.
-
Dove
vai
?
-
Scarico
al
cimitero
.
-
Ci
fermiamo
lì
?
-
chiese
guardando
laggiù
quella
stella
oramai
vicina
ad
affondarsi
.
Un
lampo
più
bianco
passò
sulla
faccia
del
cocchiere
,
che
ripeté
:
-
Scarico
al
cimitero
.
Nello
stesso
momento
la
testa
dell
'
altro
gli
cadeva
morta
sulla
spalla
.
Lassù
,
lontano
,
la
stella
si
era
affondata
.
LA
CITTÀ
-
Vi
ricordate
-
proseguì
l
'
illustre
critico
-
la
pagina
fine
e
malinconica
,
nella
quale
Sainte
-
Beuve
paragona
una
biblioteca
ad
un
cimitero
?
L
'
aria
è
umida
e
fredda
,
le
sale
hanno
delle
sonorità
di
sotterraneo
,
gli
ordini
degli
scaffali
rammentano
la
disposizione
dei
sepolcri
nelle
prime
catacombe
,
i
vecchi
libri
di
carta
pecora
hanno
il
pallore
giallognolo
delle
vecchie
statue
sdraiate
sui
coperchi
dei
sarcofaghi
.
Poi
vi
sono
i
libri
rilegati
a
colori
vistosi
,
colle
costole
luccicanti
e
dorate
come
le
tombe
azzimate
di
marmi
e
di
fiori
;
le
sale
proseguono
una
dentro
l
'
altra
come
nelle
certose
,
si
sente
nell
'
aria
un
raccoglimento
solenne
,
un
silenzio
di
meditazione
,
che
vi
fa
abbassare
la
voce
e
sospendere
lo
scricchiolìo
delle
scarpe
.
Quante
tombe
ignorate
!
Quanti
libri
,
che
non
si
leggono
più
!
Ma
vi
sono
le
tombe
illustri
,
davanti
alle
quali
centinaia
di
generazioni
si
son
già
fermate
palpitando
,
e
che
altri
grandi
della
vita
vennero
ad
interrogare
incollandovi
gli
orecchi
per
udirne
le
risposte
profonde
;
ma
vi
sono
i
libri
illustri
,
che
centinaia
di
generazioni
hanno
già
imparato
e
altre
centinaia
impareranno
,
che
discendono
ogni
giorno
dagli
scaffali
,
come
i
morti
escono
forse
ogni
notte
dal
sepolcro
,
per
dare
una
data
antica
alle
nostre
scoperte
di
ogni
giorno
e
una
autorità
millenaria
ai
nostri
sogni
di
una
notte
.
Una
biblioteca
è
un
cimitero
-
ripetè
l
'
illustre
critico
abbassando
la
voce
.
La
bella
duchessa
lo
scrutò
con
occhio
benevolo
e
soggiunse
sorridendo
:
-
Mi
avete
detto
altre
volte
che
dobbiamo
ai
frati
le
prime
biblioteche
:
la
prima
delle
ultime
si
è
aperta
ieri
,
la
-
Vittorio
Emanuele
»
.
Non
vi
è
mai
sembrato
che
le
vecchie
biblioteche
sentano
fin
troppo
il
convento
?
Ne
ho
visitate
poche
,
ma
ne
ho
sempre
ricevuto
la
stessa
impressione
:
che
scaffali
poveri
e
gelidi
,
che
panche
da
chiesa
o
da
refettorio
!
In
fondo
a
tutte
un
tavolone
con
una
lucerna
sepolcrale
pendente
dal
soffitto
.
Generalmente
erano
costrutte
a
navata
.
Gli
uomini
,
che
vi
studiavano
,
dovevano
essere
penitenti
,
i
libri
di
autori
morti
,
tutte
le
opere
un
testamento
.
D
'
estate
vi
si
sentiva
un
freddo
d
'
inverno
,
d
'
inverno
vi
si
sarà
gelato
addirittura
.
Una
volta
,
sola
con
un
domenicano
,
calvo
e
terribile
,
udendo
il
pavimento
echeggiare
sotto
il
mio
passo
leggero
di
donna
gli
domandai
se
v
'
erano
sotto
le
prigioni
.
-
E
vi
rispose
?
-
Sorridendo
che
v
'
era
la
cantina
.
Ebbene
abbiamo
ragione
noi
moderni
di
volere
allegri
i
cimiteri
e
le
biblioteche
.
-
Forse
!
ma
saranno
senza
monumenti
.
-
Accettereste
per
caso
la
formula
di
Victor
Hugo
,
il
libro
ha
ucciso
il
monumento
mentre
-
ella
aggiunse
con
sardonico
sorriso
-
i
nostri
municipi
non
fanno
che
smentirla
tutti
i
giorni
?
Oramai
mancano
le
piazze
per
le
statue
.
-
La
formula
di
Victor
Hugo
è
terribile
quanto
giusta
,
ma
sciaguratamente
ce
n
'
è
un
'
altra
più
terribile
,
che
egli
forse
non
ha
presentito
:
se
il
libro
ha
ucciso
il
monumento
,
il
monumento
è
morto
anche
nel
libro
.
Non
si
scrivono
più
capolavori
.
-
Perchè
?
-
Le
ragioni
sono
troppe
,
dirne
una
sola
,
che
le
riassuma
tutte
,
non
è
forse
meno
difficile
di
un
capolavoro
.
Perchè
non
siamo
noi
più
belli
?
Uno
scienziato
vi
risponderà
:
perchè
nella
nostra
educazione
coltiviamo
lo
spirito
trascurando
il
corpo
,
e
così
crederà
di
avere
risposto
.
Ma
questo
è
un
effetto
non
una
causa
.
Prima
che
il
culto
del
corpo
venisse
trascurato
,
nello
spirito
sarà
stata
mortalmente
ferita
l
'
idea
della
bellezza
.
Perchè
?
Perchè
non
abbiamo
noi
più
fede
?
Se
la
fede
è
una
visione
,
l
'
arte
è
un
processo
fotografico
che
la
fissa
.
Quale
è
dunque
il
nostro
concetto
della
vita
?
Quale
il
nostro
concetto
della
morte
?
Come
ogni
visione
è
un
fatto
individuale
,
così
i
sensi
del
corpo
e
le
facoltà
dello
spirito
in
ogni
individuo
hanno
una
potenza
forse
indeterminabile
ma
predeterminata
.
La
prima
condizione
per
fare
un
capolavoro
è
dunque
che
esso
esista
nella
zona
,
che
la
vita
di
un
individuo
può
abbracciare
.
Ora
la
nostra
vita
individuale
ha
confini
ben
tracciati
,
abbastanza
difesi
,
dai
quali
nessuna
invasione
di
fatti
o
di
idee
possa
irrompere
devastando
le
pianure
o
affumicando
gli
orizzonti
,
entro
cui
deve
formarsi
la
visione
del
capolavoro
?
Oggi
che
tutte
le
barriere
sono
abbattute
fra
popolo
e
popolo
,
e
si
fanno
le
ferrovie
sotto
il
letto
dell
'
oceano
,
e
si
sventrano
le
montagne
,
che
cosa
è
la
patria
?
Pei
popoli
,
che
dicono
di
averla
,
è
il
sentimento
di
un
fatto
già
trascorso
;
pei
popoli
,
che
non
l
'
hanno
ancora
,
il
sentimento
di
un
fatto
futuro
.
I
popoli
liberi
dichiarandosi
uguali
vogliono
uniformare
leggi
e
costumanze
,
conciliare
tutti
gli
interessi
per
annullare
tutte
le
differenze
;
i
popoli
schiavi
aspirano
alla
patria
per
smarrirla
all
'
indomani
nella
fratellanza
universale
.
La
patria
è
il
mondo
,
non
vi
è
dunque
più
patria
.
Quale
è
la
nostra
religione
?
-
La
mia
?
-
esclamò
la
duchessa
con
un
sorriso
-
aspetto
che
me
lo
diciate
.
-
La
vostra
risposta
invece
di
essere
spiritosa
è
profonda
.
Noi
non
abbiamo
più
religione
:
il
sentimento
religioso
è
rimasto
perchè
immortale
,
ma
delle
sue
molte
costruzioni
nessuna
è
ancora
dritta
in
fondo
alle
coscienze
.
Rovine
dunque
!
Al
principio
del
nostro
secolo
la
poesia
le
ha
cantate
,
adesso
anche
il
canto
è
cessato
perchè
furono
distrutte
anche
le
rovine
.
La
critica
arrivò
d
'
ogni
lato
con
un
'
orda
di
scienziati
,
che
si
divisero
ringhiosamente
i
rottami
vantandosi
con
essi
di
ripetere
l
'
edificio
.
Qualche
volta
son
arrivati
a
ridisegnarne
la
pianta
,
e
urlarono
al
miracolo
,
come
se
la
pianta
del
Campidoglio
rifatta
dal
Canina
,
quand
'
anche
vera
,
potesse
valere
,
non
dirò
nella
coscienza
di
un
popolo
,
ma
nella
immaginazione
di
un
artista
lo
spettacolo
del
Campidoglio
quale
l
'
anima
di
Roma
l
'
aveva
profeticamente
intuito
,
dieci
secoli
di
storia
composto
,
e
l
'
anima
di
Roma
morente
l
'
aveva
veduto
per
l
'
ultima
volta
fra
le
fiamme
e
la
bufera
dei
barbari
trionfanti
.
Che
cosa
è
oggi
la
famiglia
?
La
sovranità
del
padre
,
l
'
autorità
del
cognome
,
la
catena
della
tradizione
,
tutto
è
spezzato
.
Una
volta
ogni
famiglia
era
una
dinastia
,
adesso
è
una
democrazia
,
che
sta
per
diventare
demagogia
:
il
padre
si
vanta
amico
del
figlio
,
la
madre
sorella
delle
figlie
.
Rovine
dunque
!
Anticamente
la
famiglia
fu
una
torre
nello
stato
che
era
una
fortezza
,
nella
patria
che
era
un
mondo
contro
il
mondo
;
poi
nel
medioevo
la
torre
diventò
un
palazzo
,
il
palazzo
una
casa
,
oggi
i
ricchi
hanno
un
appartamento
e
i
poveri
una
camera
.
Ecco
la
famiglia
:
il
gruppo
è
rimasto
perchè
insolubile
,
ma
l
'
edificio
,
che
s
'
innalzava
sopra
di
esso
come
sopra
tre
cariatidi
,
padre
,
madre
e
figlio
,
è
crollato
.
-
Voi
mi
spaventate
-
disse
la
duchessa
,
diventando
seria
suo
malgrado
.
-
Perchè
?
Lo
sapete
pure
che
la
vita
dell
'
individuo
nell
'
umanità
è
una
rovina
,
che
passa
,
in
una
rovina
,
che
resta
.
Le
rovine
vi
spaventano
?
Ma
non
siamo
noi
stessi
un
risultato
di
rovine
,
non
siamo
noi
composti
coi
ruderi
di
venti
civiltà
,
che
si
frantumarono
compenetrandosi
?
Ieri
Renan
,
il
vostro
scrittore
prediletto
,
inseguito
dal
dubbio
attraverso
la
propria
nobile
ed
immensa
erudizione
,
si
domandava
in
un
ammirabile
opuscolo
:
che
cosa
è
una
nazione
?
Renan
,
che
nell
'
estrema
sensibilità
della
propria
fibra
ha
sentito
tutte
le
malattie
del
nostro
secolo
,
vicino
forse
a
morire
s
'
accorge
che
la
nazione
sta
morendo
.
La
vita
antica
aveva
due
termini
,
individuo
e
stato
;
la
vita
moderna
ne
la
ancora
tre
,
individuo
,
stato
e
umanità
;
la
vita
futura
tornerà
ad
averne
due
,
individuo
e
umanità
.
Che
cosa
è
la
nazione
?
L
'
orda
.
La
patria
?
L
'
accampamento
.
Così
la
storia
si
mise
in
cammino
,
ha
scritto
con
frase
immortale
il
Quinet
.
Quando
la
tenda
diventò
di
sasso
e
il
terrapieno
una
muraglia
,
l
'
accampamento
si
trasformò
in
città
:
allora
l
'
orda
si
mutò
in
popolo
,
e
la
patria
arrivava
fin
dove
gli
ultimi
armati
dell
'
orda
potevano
accampare
lungi
dalla
città
.
Lì
era
il
confine
della
patria
,
l
'
orbita
tracciata
a
quel
popolo
dalla
sua
doppia
forza
di
attrazione
e
di
ripulsione
nel
sistema
storico
del
mondo
.
Adesso
le
città
non
hanno
più
mura
e
i
doganieri
passeggiano
su
tutti
i
confini
invitando
i
viaggiatori
a
varcarli
:
non
vi
è
più
patria
,
non
vi
sarà
dunque
più
nazione
.
-
Ed
è
per
questo
che
non
si
scrivono
più
capolavori
?
-
Chi
sa
?
Il
capolavoro
è
un
quadro
:
vi
sono
dunque
condizioni
di
luce
e
necessità
di
prospettiva
,
che
lo
dominano
:
poi
un
quadro
dev
'
essere
composto
in
modo
che
esprima
più
di
quello
che
fa
vedere
.
Ogni
angolo
di
campagna
non
è
quindi
un
paesaggio
,
nè
ogni
crocchio
un
gruppo
.
Un
capolavoro
-
seguitò
l
'
illustre
critico
correggendosi
con
atto
nervoso
-
è
anzitutto
una
visione
,
che
ha
bisogno
di
formarsi
nel
popolo
prima
di
tradursi
nell
'
opera
dell
'
artista
.
Laonde
occorre
che
nello
spirito
del
popolo
,
dal
quale
deve
sorgere
,
istinto
,
sentimento
e
idea
,
queste
tre
forme
della
vita
,
non
si
siano
offese
collo
svolgersi
;
che
la
sua
filosofia
non
sia
troppo
alta
nè
la
sua
religione
troppo
bassa
,
che
la
sua
scienza
sappia
analizzare
ma
non
ancora
decomporre
,
che
la
sua
civiltà
sia
arrivata
a
quel
grado
e
la
sua
storia
a
quel
punto
,
nel
quale
l
'
una
tocca
l
'
apogeo
e
l
'
altra
trova
la
coscienza
;
bisogna
finalmente
che
la
stessa
perfezione
necessaria
all
'
artista
per
estrarlo
si
sia
prima
verificata
nel
popolo
per
produrlo
.
A
venti
o
a
settanta
anni
non
si
scrive
un
capolavoro
,
non
si
fonda
una
religione
,
non
si
costituisce
un
impero
:
le
reggi
della
vita
sono
identiche
nell
'
individuo
e
nel
popolo
.
Ci
vuole
dunque
una
unità
fisica
di
razza
,
una
unità
morale
di
sentimento
,
una
unità
ideale
di
pensiero
;
se
il
popolo
non
sarà
uno
come
razza
,
non
arriverà
alla
necessaria
intensità
di
sensazione
:
se
non
sarà
uno
moralmente
,
mancherà
l
'
unità
di
composizione
;
se
non
sarà
uno
idealmente
,
quella
di
significato
alla
sua
opera
.
Orbene
siamo
noi
uni
come
razza
,
per
esempio
,
noi
italiani
?
Oggi
una
statistica
sta
contando
il
colore
dei
capelli
e
degli
occhi
per
apprendere
la
proporzione
fra
le
razze
,
che
ci
compongono
;
sono
molte
,
troppe
anzi
.
Tutti
i
barbari
attraversarono
l
'
Italia
per
andare
a
Roma
e
nel
partirsene
ci
lasciarono
dei
bambini
per
compenso
dei
tesori
rubati
o
distrutti
.
Prima
del
cristianesimo
Roma
era
diventata
l
'
emporio
di
tutte
le
religioni
:
il
cristianesimo
le
divorò
,
ma
esse
gli
rifiorirono
in
pustule
sulla
pelle
.
Il
vapore
e
il
telegrafo
hanno
reso
costante
quello
che
era
momentaneo
,
cioè
il
passaggio
di
un
popolo
attraverso
un
altro
;
il
commercio
ci
offre
i
prodotti
,
la
scienza
,
le
ragioni
,
l
'
arte
gli
spettacoli
di
tutti
i
popoli
.
Noi
soccombiamo
sotto
il
peso
delle
nostre
conquiste
:
lo
stato
non
difende
più
la
nostra
personalità
storica
,
l
'
umanità
non
ci
ha
ancora
dato
la
propria
.
Il
cielo
non
è
più
per
noi
che
un
deserto
popolato
di
mondi
,
la
terra
un
laboratorio
gremito
di
viventi
;
la
critica
ha
distrutto
la
leggenda
senza
creare
la
storia
,
la
religione
ha
perduto
Dio
conservando
i
santi
,
la
scienza
non
ha
sorpreso
il
fenomeno
che
per
disperare
di
rinvenire
la
legge
.
Tutti
i
medici
sostengono
oggi
che
l
'
ingegno
è
una
nevrosi
,
e
infatti
basta
guardare
la
fisonomia
d
'
un
uomo
d
'
ingegno
per
vedere
quella
di
un
malato
:
negli
uomini
moderni
la
testa
è
più
grossa
e
il
petto
più
angusto
che
nelle
statue
antiche
.
L
'
ultima
filosofia
,
la
massima
,
l
'
hegeliana
,
risolve
l
'
universo
in
una
idea
:
l
'
ultima
scienza
,
il
darwinismo
,
conclude
nell
'
uomo
all
'
animale
;
l
'
ultima
affermazione
cattolica
è
stata
la
necessità
del
potere
temporale
,
l
'
ultimo
grido
della
poesia
una
bestemmia
,
l
'
ultima
parola
dello
stato
una
parola
di
abdicazione
:
libertà
!
-
Lo
so
che
non
siete
liberale
:
e
allora
?
Egli
si
fermò
.
Evidentemente
il
lungo
discorso
lo
aveva
affaticato
:
la
sua
bella
faccia
di
pensatore
colla
fronte
alta
sotto
i
lunghi
capelli
grigi
perdette
lo
splendore
della
ispirazione
,
i
suoi
occhi
si
appannarono
,
un
'
ombra
gli
si
distese
sulla
bocca
e
vi
spense
il
sorriso
.
Quindi
reclinando
la
testa
sul
petto
parve
seguire
giù
nell
'
oscurità
di
un
baratro
lo
sprofondarsi
di
una
visione
,
ma
improvvisamente
si
raddrizzò
,
e
con
quella
voce
lenta
e
dolce
,
che
ammaliava
subito
il
pubblico
dall
'
alto
della
cattedra
,
riprese
:
-
Sainte
-
Beuve
pel
primo
ha
trovato
l
'
immagine
paragonando
Renè
a
una
torre
e
le
altre
opere
di
Chateaubriand
ad
un
gruppo
di
case
agglomerate
sulla
sua
base
.
Oggi
che
il
libro
ha
ucciso
il
monumento
e
il
monumento
è
morto
nel
libro
,
giacchè
non
si
scrivono
più
capolavori
,
l
'
immagine
trovata
da
Sainte
-
Beuve
per
Chateaubriand
vale
per
tutti
,
e
chi
fabbrica
una
capanna
,
chi
una
casa
,
un
palazzo
,
una
villa
,
una
città
.
Guardate
Balzac
,
che
Sainte
-
Beuve
,
il
primo
critico
del
secolo
,
ha
negato
:
Balzac
,
il
primo
genio
del
secolo
,
che
si
dibatte
trent
'
anni
per
scrivere
un
capolavoro
senza
riuscirvi
,
e
invece
di
alzare
un
monumento
fonda
una
città
.
I
suoi
quaranta
volumi
sono
tanti
rioni
,
nei
quali
si
muove
una
popolazione
identica
e
diversa
siccome
in
tutte
le
città
:
non
manca
una
bottega
,
una
industria
,
un
istituto
,
una
scuola
.
Dalla
pescivendola
alla
principessa
del
sangue
o
dell
'
avventura
la
città
possiede
tutte
le
categorie
e
le
varietà
femminili
;
vi
saranno
trenta
pittori
,
cento
giornalisti
,
poeti
e
scienziati
,
preti
e
demagoghi
,
assassini
e
gendarmi
,
burocratici
e
soldati
,
parlamento
e
prigioni
,
ospedali
e
teatri
,
genio
e
follia
,
misticismo
ed
usura
:
plebe
venuta
dalla
campagna
,
o
germogliata
fra
il
selciato
,
o
nata
dal
fermento
delle
immondizie
accumulate
negli
angiporti
.
Vi
sono
i
martiri
oscuri
e
gli
eroi
decorati
,
veri
o
falsi
:
Napoleone
I
vi
passa
parecchie
volte
nelle
sue
varie
campagne
,
i
Borboni
vi
soggiornano
molti
anni
,
Svedenborg
vi
arriva
dalla
Scandinavia
.
Vi
è
il
passeggio
pubblico
costantemente
pieno
di
carrozze
,
il
corso
rumoroso
di
folla
;
nei
quartieri
aristocratici
la
ricchezza
moltiplica
il
frastuono
e
la
luce
,
si
profonde
in
capolavori
e
in
aborti
,
ripete
tutte
le
sue
eterne
grandezze
e
i
suoi
eterni
obbrobrii
.
Nei
quartieri
bassi
la
miseria
prosegue
la
propria
vita
di
stenti
aiutandosi
di
crimini
e
di
eroismi
,
ingegnandosi
con
gioie
minuscole
e
con
piaceri
bestiali
,
bestemmiando
Dio
e
credendo
nei
signori
.
Ma
le
stagioni
passano
,
e
il
clima
varia
dal
gelo
alla
canicola
,
mentre
migliaia
di
persone
vivono
in
quella
città
,
e
la
loro
vita
vi
produce
centinaia
di
drammi
,
migliaia
di
sentimenti
e
di
idee
.
Balzac
ha
fondato
da
solo
questa
città
,
nella
quale
tutti
verranno
poi
a
costruire
.
-
Ah
!
-
esclamò
la
duchessa
-
comprendo
.
-
Badate
al
primo
,
Flaubert
.
Un
altro
,
il
quale
ha
sognato
il
capolavoro
,
e
penetrato
della
sua
unità
decise
che
ogni
artista
non
può
scriverne
più
di
uno
,
giacchè
bisogna
attendere
per
esso
il
momento
armonico
di
tutte
le
facoltà
dello
spirito
con
tutte
le
circostanze
esterne
.
Flaubert
verrà
a
fabbricare
nella
città
di
Balzac
.
Vedete
quella
casa
?
È
la
casa
di
Madame
Bovary
,
forse
la
più
bella
della
città
.
Critici
ed
artisti
non
si
stancano
di
lodarne
la
disposizione
interna
,
l
'
eccellenza
dei
materiali
,
l
'
armonia
della
facciata
e
dei
fianchi
:
sciaguratamente
critici
ed
artisti
oggi
non
sono
più
buoni
giudici
,
e
però
se
molte
case
di
Balzac
,
per
esempio
quelle
di
Eugenie
Grandet
o
di
Cousine
Bette
,
mi
paiono
migliori
,
la
casa
di
Madame
Bovary
resterà
un
eterno
modello
delle
case
borghesi
al
nostro
secolo
.
Vedete
dietro
di
essa
quel
magnifico
mostruoso
edifizio
?
Sono
i
palazzi
di
Salambò
,
ancora
un
'
opera
di
Flaubert
:
Madame
Bovary
doveva
essere
il
capolavoro
,
Salambò
il
monumento
:
il
capolavoro
è
forse
più
bello
del
monumento
,
ma
vorrei
aver
fatto
piuttosto
Salambò
che
Madame
Bovary
.
Siete
stanca
?
-
No
.
-
Allora
,
passeggiamo
.
Guardate
,
via
Alessandro
Dumas
figlio
:
le
due
case
all
'
imboccatura
sono
di
Margherita
Gauthier
e
di
Clemenceau
,
lo
scultore
,
più
innanzi
in
quel
vasto
palazzo
c
'
è
il
salone
del
Demi
-
monde
.
Via
Emilio
Augier
:
questa
è
più
larga
,
di
stile
più
solido
e
moderno
.
Vedete
le
finestre
al
secondo
piano
della
terza
casa
a
sinistra
?
Là
stanno
Les
Lionnes
pauvres
,
l
'
altra
di
facciata
appartiene
a
Maitre
Guerin
,
poi
vi
è
quella
del
Gendre
Poiret
e
subito
dopo
il
palazzo
degli
Effrontès
.
Quest
'
altra
strada
,
che
ha
un
solo
palazzotto
elegante
,
ma
pretenzioso
,
verniciato
,
leggete
:
via
Octave
Feuillet
questo
è
il
palazzotto
di
Camors
.
Via
Champfleury
:
oggi
è
poco
frequentata
,
in
fondo
vi
è
lo
studio
di
Courbet
il
pittore
.
Vicolo
Edmondo
Duranty
;
è
corto
,
senza
sfondo
.
Oramai
arriviamo
alla
grarnde
piazza
De
Gonconrt
.
La
vedete
?
È
formata
di
grandi
fabbricati
irregolari
,
palazzi
del
settecento
,
prima
della
rivoluzione
,
durante
la
rivoluzione
,
dopo
la
rivoluzione
.
Voltatevi
,
quella
Certosa
è
di
Stendhal
,
osservate
la
sua
statua
,
alta
in
atteggiamento
rigido
dal
profilo
tagliente
,
che
domina
sul
largo
piedestallo
Rouge
et
Noir
.
Egli
solo
aiutò
Balzac
nella
fondazione
della
città
:
adesso
avete
dinanzi
due
strade
,
via
De
Goncourt
,
l
'
altra
più
recente
via
Alfonso
Daudet
.
Per
quale
volete
mettervi
?
-
Per
la
più
grande
,
via
Goncourt
.
-
Gettiamo
nullameno
uno
sguardo
nell
'
altra
,
ne
vale
la
pena
.
Quel
palazzo
sontuoso
e
barocco
è
del
Nabab
,
negli
altri
dappresso
e
che
paiono
alberghi
stanno
a
pensione
gli
ex
Re
in
esilio
:
quella
è
la
piccola
casa
di
Jacque
il
macchinista
,
nell
'
ultima
in
fondo
abitò
Numa
Roumestan
il
ministro
.
Adesso
entriamo
in
via
De
Goncourt
:
è
una
bella
strada
.
Ecco
lo
studio
di
Manette
Salomon
,
l
'
ospedale
di
Soeur
Filomene
,
la
casa
della
Faustin
,
in
quella
casipola
nacque
la
povera
Elisa
,
in
quell
'
altra
abitarono
i
fratelli
Zenganno
,
più
in
là
Renata
Mauperin
.
Quella
palazzina
,
a
due
passi
,
con
una
piccola
facciata
da
museo
,
è
la
Maison
de
l
'
Artiste
,
una
specie
di
bazar
pieno
di
mobili
,
di
quadri
e
di
cianfrusaglie
.
Un
momento
:
osservate
quella
casa
,
che
si
avanza
stranamente
sulla
strada
:
è
di
aspetto
povero
sotto
la
decenza
,
è
la
casa
di
Germinie
Lacerteux
.
Svoltando
si
entra
nel
quartiere
di
Zola
,
il
più
vasto
dei
quartieri
recenti
,
quantunque
sia
ancora
in
costruzione
.
L
'
enorme
fabbricato
che
si
prolunga
dalla
casa
di
Germinie
Lacerteux
,
ripetendone
il
disegno
,
dall
'
insegna
della
grande
liquoreria
presso
la
porta
si
chiama
L
'
Assomoir
:
è
quello
che
ha
fatto
il
nome
all
'
ingegnere
,
no
all
'
architetto
,
perchè
questa
volta
l
'
ingegnere
è
un
grande
artista
.
Esaminate
come
Zola
ha
riprodotto
minuziosamente
il
cattivo
stile
parigino
moderno
nel
palazzotto
dicontro
;
questa
volta
l
'
esattezza
arriva
al
capolavoro
,
è
il
palazzotto
della
Curèe
.
Più
in
là
sorge
la
casa
dell
'
altro
Rougon
Son
Exellence
,
in
fondo
alla
strada
l
'
immenso
,
prodigioso
mercato
,
il
vero
Ventre
de
Paris
.
-
È
bello
?
-
Un
mercato
difficilmente
può
esserlo
,
ma
è
immenso
,
prodigioso
.
Avete
ancora
notata
quella
altana
?
Là
abitava
Elena
Mouret
colla
figlia
,
la
povera
piccina
nervosa
.
-
Quell
'
altana
è
un
capolavoro
.
-
Di
costruzione
non
direi
,
ma
vi
si
respira
un
'
aria
più
pura
,
e
sulla
conca
di
questo
mercato
è
di
un
effetto
eccellente
.
Vogliamo
salirvi
?
-
Perchè
no
?
-
rispose
finalmente
la
duchessa
-
forse
dalla
sua
altezza
si
scorge
il
grande
giardino
del
Paradou
.
-
Spero
che
non
vi
piacerà
.
Giammai
artificio
violentò
maggiormente
la
natura
:
è
la
farragine
del
mercato
dentro
il
giardino
.
-
Forse
avete
ragione
,
ma
il
giardiniere
è
stato
nullameno
un
grande
poeta
.
-
E
lo
sarebbe
parso
doppiamente
,
se
avesse
saputo
un
po
'
meno
la
nomenclatura
.
La
duchessa
si
arrese
.
-
Ritorniamo
-
disse
poi
.
-
Non
vi
sembra
che
il
quartiere
sia
bello
e
soprattutto
grande
?
-
Senza
dubbio
,
ma
vi
sento
due
brutti
difetti
,
la
monotonia
dello
stile
e
una
suprema
volgarità
nelle
massime
come
nelle
minime
cose
.
-
È
moderno
.
-
La
città
di
Balzac
lo
è
del
pari
e
non
mi
fa
pesare
sulla
coscienza
la
volgarità
di
questo
quartiere
.
Poi
non
tutto
vi
è
compiuto
:
si
capisce
che
vi
abita
soltanto
la
nuova
borghesia
e
il
popolino
,
nessuna
famiglia
illustre
,
nessun
grand
'
uomo
è
ancora
venuto
a
stabilirvisi
.
Da
solo
questo
quartiere
non
potrebbe
vivere
e
nemmeno
diventare
una
città
.
-
Infatti
tutto
vi
è
come
provvisorio
,
la
vita
non
vi
ha
conservato
nulla
.
-
Vi
manca
persino
una
chiesa
.
-
No
,
girate
quell
'
angolo
:
ecco
la
chiesa
,
forse
meglio
la
cappella
di
Lourdes
:
nella
volta
egri
ha
dipinto
i
quattro
evangeli
.
-
Povero
Zola
!
il
terzo
non
potè
finirlo
.
-
Non
ve
ne
lagnate
:
Zola
della
religione
non
sentiva
che
l
'
idolatria
e
in
lui
l
'
artista
era
finito
assai
prima
che
l
'
uomo
morisse
.
La
sua
opera
conclude
al
dottor
Pascal
,
l
'
eroe
della
scienza
,
che
vorrebbe
da
questa
trarre
una
morale
,
una
religione
nuova
,
e
invece
sprofonda
nel
l
'
animalità
di
un
incesto
.
Zola
era
un
pessimista
inguaribile
:
onesto
,
dolorosamente
ammalato
della
propria
onestà
,
vide
e
disegnò
come
nessuno
prima
di
lui
l
'
abbiezione
del
popolo
sino
alle
classi
più
alte
,
ma
non
vide
altro
.
Tutto
quanto
la
vita
ha
di
nobile
,
di
eroico
,
di
veramente
tragico
gli
sfuggì
,
eppure
la
vita
dura
nella
storia
soltanto
per
questa
eccellenza
di
pochi
,
che
vi
funzionano
come
un
sale
antiputrido
:
eroismo
di
pensiero
,
eroismo
di
cuore
.
Ma
vinto
nel
giorno
tardo
del
suo
trionfo
Zola
ebbe
paura
,
e
si
rifugiò
in
un
sogno
ancora
più
anarchico
che
socialista
:
allora
non
vide
più
.
Le
sue
ultime
figure
furono
di
cartone
dipinto
,
la
sua
musica
rimase
un
frastuono
,
il
suo
colore
una
macchia
,
il
suo
pensiero
si
oscurò
,
il
suo
cuore
rimbambì
.
-
Siete
violento
nelle
verità
.
-
La
verità
lo
è
sempre
finchè
combatte
:
nessun
artista
ha
potuto
salvarsi
entrando
nel
socialismo
:
guardate
Zola
,
Tolstoi
,
oggi
tocca
ad
Anatole
France
.
Il
socialismo
è
dunque
ancora
falso
,
vuoto
forse
,
se
i
poeti
,
che
hanno
sempre
l
'
istinto
e
la
nostalgia
del
nuovo
,
non
estrarne
una
novità
e
vi
perdono
il
senso
dell
'
arte
.
La
duchessa
sorrise
.
-
Torniamo
nella
città
di
Balzac
.
-
Temereste
smarrirvi
altrimenti
.
-
Impossibile
!
ho
sempre
tenuto
d
'
occhio
il
grande
campanile
della
chiesta
di
Svedenborg
,
il
campanile
di
Seraphitus
.
E
talmente
alto
che
nulla
può
nasconderlo
.
-
Forse
talvolta
le
nuvole
.
-
Ah
!
-
proruppe
quasi
stizzosamente
la
duchessa
-
non
avrete
dunque
mai
un
momento
di
entusiasmo
,
sarete
sempre
un
critico
?
Quindi
illuminandosi
in
viso
:
-
Giacchè
volevate
salire
meco
sull
'
altana
di
Zola
,
accompagnatemi
sul
campanile
di
Seraphitus
:
là
saremo
più
in
alto
,
in
un
'
aria
,
in
una
luce
più
pura
.
-
E
vedremo
tutta
la
città
e
il
suo
bel
territorio
,
i
villaggi
vicini
,
la
grande
rocca
di
Hugo
,
indefinibile
e
portentosa
agglomerazione
di
castelli
,
le
ville
eleganti
di
George
Sand
,
il
capriccioso
villino
di
Musset
,
il
vecchio
Maniero
di
Lamartine
...
-
seguitò
con
accento
quasi
ironico
.
-
Seraphitus
!
-
mormorò
la
duchessa
.
-
Voi
vi
chinerete
dall
'
alto
del
suo
campanile
come
egli
dalla
cima
del
Fiord
,
ed
altrettanto
impassibIrE
.
-
No
.
-
Non
vorrete
dunque
guardare
?
-
Sì
,
ma
in
alto
.
L
'
illustre
critico
non
rispose
.
IL
RITRATTO
Il
palazzo
era
del
quattrocento
,
bruno
e
solenne
.
Aveva
i
finestroni
a
grandi
vetri
riparati
da
tendine
bianche
e
il
portone
fiancheggiato
da
pilastri
colla
catena
:
pareva
quasi
nuovo
nella
facciata
,
quasi
vecchio
nel
cortile
e
nell
'
andito
su
per
tutto
lo
scalone
.
La
statua
che
ne
coronava
il
primo
plinto
,
mancava
del
braccio
dritto
,
il
sole
del
lucernario
orlato
di
uno
zodiaco
dorato
si
era
spento
chissà
da
quanti
anni
,
e
i
suoi
ultimi
raggi
caduti
per
lo
scalone
erano
stati
forse
spazzati
in
qualche
mattina
fra
i
calcinacci
dalla
scopa
del
portiere
.
Il
sarto
che
adesso
ne
disimpegnava
la
funzione
,
senza
livrea
e
senza
spada
,
senza
mazza
e
senza
cappellone
,
ignorava
egli
pure
la
storia
della
famiglia
,
dalla
quale
quattro
secoli
or
sono
era
stato
costrutto
questo
magnifico
edifizio
,
ancora
fortezza
al
pianterreno
,
ma
avendo
già
del
palazzo
al
primo
piano
,
coll
'
atrio
senza
colonne
e
lo
scalone
pieno
di
statue
.
Il
suo
ultimo
rappresentante
,
volontario
fra
gli
eserciti
del
primo
Napoleone
,
era
morto
nella
ritirata
di
Mosca
,
ignoto
ghibellino
dietro
la
fortuna
dell
'
ultimo
Cesare
.
D
'
allora
il
palazzo
aveva
mutato
parecchi
padroni
conservando
sempre
il
proprio
nome
:
era
stato
affittato
in
molte
parti
e
per
molti
usi
,
a
magazzini
e
ad
appartamenti
,
a
studio
di
artisti
e
a
camere
ammobigliate
.
Persino
qualche
bottega
si
era
aperta
dal
di
fuori
fra
il
vano
di
due
finestre
,
e
i
granai
erano
diventati
laboratori
.
Ma
il
palazzo
sovrastando
a
tutte
le
case
della
strada
colla
sua
massa
bruna
e
marmorea
manteneva
sempre
lo
stesso
aspetto
aristocratico
,
quantunque
decaduto
,
col
portone
spalancato
,
i
lastroni
dell
'
atrio
rotti
e
il
cortile
deserto
.
La
gente
che
lo
abitava
vi
pareva
estranea
:
infatti
passavano
frettolosamente
,
piccini
,
male
vestiti
come
si
usa
oggi
,
non
ricevendo
da
lui
e
non
rendendogli
nulla
della
sua
grandiosità
poetica
o
della
sua
poesia
melanconica
.
Sul
cortile
,
all
'
abbaino
di
una
soffitta
,
viveva
un
pittore
.
L
'
abbaino
tagliato
nel
cornicione
,
sebbene
grande
quasi
quanto
una
finestra
ordinaria
,
sembrava
piccolo
.
Quando
il
pittore
era
in
casa
,
si
vedeva
spesso
la
sua
pipa
sporgere
dal
cornicione
fumando
o
battendo
sugli
spigoli
con
una
cadenza
musicale
.
Allora
qualche
strappo
di
canzone
cadeva
nel
cortile
,
talvolta
vi
cadeva
pure
la
pipa
,
ma
essendo
di
radica
non
si
rompeva
.
Il
pittore
era
giovane
e
solo
:
aveva
venticinque
anni
,
era
secco
come
la
fame
e
vagabondo
come
l
'
ozio
:
ma
se
possedeva
cinque
o
sei
tubetti
di
colore
e
due
o
tre
pennelli
,
non
aveva
quasi
mai
lavori
da
compiere
e
mai
voglia
di
lavorare
.
I
suoi
capelli
crespi
si
sarebbero
detti
di
un
moro
,
i
suoi
abiti
logori
sembravano
di
un
altro
:
solo
il
sorriso
era
suo
,
un
sorriso
largo
sopra
dei
denti
bianchissimi
,
che
gli
rischiarava
il
volto
mostrando
tutta
la
bontà
spensierata
ed
affettuosa
del
suo
animo
.
Così
,
sempre
allegro
nella
miseria
,
temperava
di
sogni
le
troppe
crudezze
della
realtà
:
diceva
di
abitare
per
la
strada
non
tornando
quasi
mai
a
casa
che
per
dormire
,
aveva
più
compagni
che
donne
,
desiderava
tutto
senza
veramente
invidiare
nulla
.
La
gioventù
lo
sorreggeva
.
Eppure
la
sua
vita
avrebbe
dovuto
essere
infelice
.
Suo
padre
,
verniciatore
di
qualche
merito
,
era
morto
prestissimo
:
sua
madre
,
rimasta
vedova
,
dopo
aver
fatto
di
tutto
per
vivere
bene
aveva
dovuto
morire
nel
più
triste
abbandono
all
'
ospedale
.
Egli
se
ne
ricordava
perfettamente
insieme
ad
altre
cose
della
mamma
,
secreti
sospettati
sino
da
fanciullo
,
indovinati
da
ragazzo
poi
risaputi
giovinotto
da
lei
stessa
con
quell
'
accorante
cinismo
di
poveri
che
non
nascondono
più
nulla
perché
hanno
perduto
ogni
speranza
.
Ma
egli
resisteva
.
Indarno
la
vita
quotidiana
gl
'
insudiciava
ogni
giorno
più
quei
ricordi
colla
propria
esperienza
,
o
talvolta
incontrando
un
'
antica
conoscenza
di
casa
,
qualche
artigiano
o
qualche
signore
,
una
scena
oltraggiosa
per
la
memoria
della
mamma
,
un
motto
,
un
particolare
che
non
avrebbe
osato
ridire
con
alcuno
,
gli
balenavano
improvvisi
ed
accecanti
al
pensiero
,
giacché
la
gentilezza
della
sua
natura
trionfava
egualmente
di
tutto
.
-
Povera
mamma
!
-
mormorava
in
cuore
.
Poi
una
ragazza
lo
innamorò
,
e
allora
lasciandosi
riprendere
dal
sogno
di
essere
un
bravo
pittore
vestito
di
velluto
,
colla
cassetta
sotto
il
braccio
,
l
'
ixa
nel
bastone
,
viaggiando
per
le
campagne
verso
le
città
,
festeggiato
ed
amato
dappertutto
,
la
sua
stessa
statura
non
gli
piacque
più
.
Avrebbe
voluto
essere
più
alto
,
pallido
e
bello
,
giacché
era
talmente
brutto
che
doveva
in
parte
convenirne
;
ma
invece
della
grande
ricchezza
si
sarebbe
sentito
più
felice
solamente
col
danaro
per
vivere
libero
ed
elegante
in
una
piccola
gloria
.
Quindi
le
storielle
avventurose
dei
vecchi
romanzi
sugli
artisti
gli
trottavano
pazzamente
pel
capo
,
sebbene
non
avesse
mai
posto
piede
in
uno
studio
di
pittore
,
o
deciso
almeno
di
mettersi
a
studiare
l
'
arte
sul
serio
.
Era
stato
molti
anni
garzone
nella
stessa
bottega
,
resa
nota
dal
padre
e
subito
dopo
la
sua
morte
rivenduta
dalla
mamma
senza
nemmeno
giungere
ad
intascarne
il
prezzo
;
ma
garzone
indisciplinato
che
perdeva
le
ore
per
strada
e
non
aveva
mai
saputo
tirare
un
filetto
sopra
una
ruota
;
si
fece
presto
cacciare
.
Poi
morta
la
mamma
entrò
impiegato
in
una
bottega
di
droghiere
,
ne
fu
espulso
,
mutò
padrone
,
cangiò
mestiere
,
sempre
allegro
e
svogliato
,
finché
la
vecchia
arte
,
come
egli
diceva
con
un
sorriso
,
lo
riattirò
trasformandolo
in
imbianchino
.
Aveva
trovato
un
eccellente
amico
in
un
compagno
ed
un
buon
principale
.
Per
parecchio
tempo
lavorò
tranquillo
,
quindi
capitò
un
altro
guaio
.
Una
seconda
ragazza
lo
innamorò
.
La
ragazza
,
bella
sartina
,
civettuola
ed
elegante
,
dichiarò
che
non
avrebbe
mai
accettato
per
amoroso
un
imbianchino
col
berretto
di
carta
bianca
e
il
vestitone
di
rigatino
turchiniccio
schizzato
di
colori
:
allora
egli
s
'
improvvisò
pittore
di
stanze
ed
altro
,
ma
quantunque
si
vestisse
meglio
e
parlasse
sempre
in
italiano
,
tutto
fu
inutile
:
la
ragazza
non
volle
saperne
.
Egli
rimase
pittore
.
Il
suo
primo
lavoro
fu
la
riquadratura
di
una
bottega
con
un
rosone
nel
mezzo
della
volta
,
dalla
quale
scendeva
il
lume
a
petrolio
.
Il
fumo
della
lampada
vi
mise
un
po
'
di
chiaroscuro
intorno
,
la
bottega
era
buia
e
il
rosone
passò
.
In
seguito
dipinse
qualche
paesaggio
sulle
pareti
delle
bettole
,
molti
cartelli
,
alcune
insegne
,
persino
dei
ritratti
che
non
somigliavano
a
nessuno
;
però
il
guadagno
era
sempre
scarso
,
e
quando
il
bisogno
urgeva
più
doloroso
,
egli
andava
dietro
un
vicolo
scuro
,
dove
nella
cantonata
di
una
vecchia
casa
s
'
inabissava
il
bugigattolo
di
uno
scrivano
,
per
farvi
delle
copie
.
Così
aveva
le
miserie
di
tutte
le
arti
.
Ultimamente
emigrando
di
quartiere
in
quartiere
,
di
granaio
in
granaio
,
era
capitato
nell
'
antico
palazzo
Lambertini
.
I
padroni
,
una
famiglia
di
canepini
che
vivevano
lassù
strettamente
,
quantunque
guadagnassero
abbastanza
bene
nel
loro
mestiere
,
gli
fornirono
la
stanza
con
un
letto
,
un
cassettone
,
un
portacatino
in
ferro
collo
specchio
:
ce
n
'
era
d
'
avanzo
.
Il
cavalletto
da
pittore
aggiungeva
tutti
gli
altri
significati
.
La
soffitta
vasta
,
col
tetto
inclinato
e
le
travi
grosse
come
quelle
di
un
bastimento
,
sarebbe
bastata
da
sola
a
più
di
una
famiglia
:
d
'
inverno
l
'
acqua
vi
gelava
nella
brocca
,
d
'
estate
il
sole
vi
faceva
screpolare
il
cassettone
;
i
mattoni
del
pavimento
erano
rotti
,
i
vetri
della
finestra
scompagnati
,
ma
tutti
questi
difetti
sparivano
dinanzi
a
due
grandi
vantaggi
.
Rispondeva
coll
'
uscio
sulla
scala
e
si
abbelliva
nella
parete
dicontro
al
letto
di
un
antico
ritratto
di
matrona
.
La
sua
cornice
ancora
dorata
riverberava
in
certe
notti
di
luna
,
l
'
abito
cremisi
della
vecchia
signora
sembrava
quasi
nuovo
in
alcune
pieghe
,
mentre
l
'
ombra
coagulatasi
nel
fondo
del
quadro
dava
come
una
tristezza
più
pensierosa
al
giallore
opaco
della
sua
fronte
.
Non
si
capiva
bene
se
fosse
in
piedi
o
seduta
,
ma
in
ogni
modo
il
suo
busto
scollacciato
dignitosamente
sino
alla
sommità
del
seno
stava
eretto
e
il
superbo
atteggiamento
della
testa
sormontata
da
una
piuma
bianca
le
induriva
alquanto
la
bonarietà
grassa
della
fisonomia
.
Egli
lo
spazzolò
accuratamente
il
primo
giorno
pensando
di
copiarlo
,
poi
non
lo
fece
.
Un
'
altra
volta
,
a
secco
di
quattrini
da
molti
giorni
e
non
avendo
quindi
pranzato
,
pensò
di
venderlo
,
giacché
il
ritratto
dimenticato
nella
soffitta
dai
vari
rivenditori
del
palazzo
evidentemente
non
apparteneva
più
ad
alcuno
.
La
notte
fredda
e
ventosa
urlava
alla
finestra
.
Egli
aveva
bighellonato
tutto
il
giorno
cercando
qualche
lavoro
inutilmente
:
non
si
era
incontrato
in
un
amico
,
non
aveva
fermato
una
donna
.
Una
tramontana
frizzante
levatasi
nel
pomeriggio
assiderava
le
vie
,
ma
sebbene
i
suoi
calzoni
avessero
le
pillacchere
e
il
soprabito
balenasse
al
gomito
e
al
bavaro
non
poteva
cangiarli
.
Era
venuta
la
sera
senza
mangiare
,
il
digiuno
filava
verso
le
quarant
'
otto
ore
.
Egli
si
prese
davanti
i
calzoni
in
una
mano
e
li
strinse
.
Da
tutti
gli
usci
dei
caffè
uscivano
folate
calde
,
su
dalle
finestre
,
dalle
porte
delle
osterie
irrompevano
odori
mordaci
di
cucina
,
mentre
la
gente
,
più
frettolosa
del
solito
,
urtando
lo
destava
dalle
sue
distrazioni
di
affamato
.
Era
tornato
a
casa
per
accendere
la
pipa
e
cenare
così
;
il
tabacco
gli
fece
bene
.
Quindi
ravvoltolato
strettamente
fra
le
coperte
,
lanciando
boccate
di
fumo
come
un
camino
,
si
mise
a
considerare
fantasticamente
quel
ritratto
.
Chi
era
?
Che
cosa
le
era
accaduto
nella
sua
vita
di
quattrocento
anni
fa
?
Aveva
avuto
degli
amanti
?
Tutti
i
suoi
discendenti
erano
morti
?
La
immaginazione
eccitata
dalla
fame
cominciò
a
battere
la
campagna
attraverso
il
passato
radunando
le
più
strane
novelle
,
i
più
inconciliabili
aneddoti
intorno
a
quel
ritratto
,
finché
a
poco
a
poco
la
stanchezza
lo
vinse
e
la
gioventù
trionfando
del
digiuno
lo
addormentò
.
Per
qualche
minuto
la
pipa
proseguì
a
fumare
innocuamente
fra
le
lenzuola
,
poi
si
spense
,
la
candela
poco
più
che
a
mezzo
durò
un
'
altra
ora
.
Sognò
.
La
soffitta
rimaneva
sempre
la
stessa
,
la
candela
agonizzava
fumando
:
egli
era
triste
,
colla
testa
affondata
melanconicamente
nel
cuscino
,
quando
gli
parve
d
'
intendere
un
fruscio
di
seta
.
Qualcuno
era
entrato
.
Era
una
bella
fanciulla
dal
viso
pallido
,
vestita
con
rara
eleganza
,
che
si
dirigeva
sorridendo
verso
la
vecchia
signora
:
questa
discese
dal
quadro
e
le
gettò
amorosamente
le
braccia
al
collo
.
Poi
avevano
parlato
.
In
quel
momento
la
vecchia
signora
sembrava
ringiovanita
;
i
suoi
occhi
grigi
brillavano
di
bontà
,
la
piuma
bianca
della
sua
fronte
tremava
come
del
sorriso
della
sua
bocca
,
ma
egli
non
poteva
più
ricordarsi
le
loro
parole
;
solamente
gli
rimaneva
il
ricordo
confuso
di
un
riconoscimento
,
qualche
cosa
di
drammatico
fra
le
due
donne
che
si
ritrovavano
finalmente
dopo
parecchi
secoli
di
assenza
.
La
bella
fanciulla
era
anche
più
commossa
;
i
magnifici
capelli
biondi
le
si
scuotevano
fra
un
nimbo
dorato
sopra
la
fronte
di
un
pallore
meraviglioso
.
Egli
nascosto
sotto
le
coperte
cercava
di
farsi
più
piccolo
per
non
essere
veduto
,
tendendo
l
'
orecchio
ad
ogni
accento
con
una
angoscia
di
curiosità
che
gli
acuiva
orribilmente
le
sofferenze
della
fame
.
Poi
la
ragazza
uscì
senza
guardarlo
ed
egli
vide
daccapo
la
vecchia
signora
immobile
nel
proprio
ritratto
.
Che
cosa
si
erano
detto
?
La
fanciulla
era
una
sua
discendente
?
Perché
era
entrata
in
quella
notte
,
sola
ed
elegante
,
per
uscire
così
presto
?
E
a
poco
a
poco
credette
di
indovinarlo
.
Quella
fanciulla
nobile
e
ricca
era
sola
come
lui
;
una
mestizia
desolata
,
quell
'
abbandono
inconsolabile
degli
orfani
come
lui
,
senza
amore
nel
passato
e
senza
alcuno
da
amare
nel
presente
,
l
'
avevano
spinta
fuori
del
proprio
palazzo
in
cerca
di
una
mamma
o
di
una
nonna
alla
quale
confidare
la
tristezza
del
proprio
cuore
.
Infatti
qualche
cosa
rischiarava
adesso
la
fisonomia
della
vecchia
signora
dando
al
suo
sorriso
una
bontà
giuliva
di
mistero
.
Perché
mai
lo
guardava
così
?
Avevano
esse
parlato
di
lui
?
La
sua
immaginazione
eccitata
dalla
febbre
del
digiuno
gli
persuase
che
la
vecchia
signora
aveva
raccontato
alla
fanciulla
tutta
la
miseria
di
quella
sua
vita
d
'
artista
col
cuore
vuoto
come
le
tasche
,
in
preda
ai
più
strambi
deliri
della
fame
e
dell
'
amore
.
Anch
'
egli
era
solo
nella
vita
,
più
solo
di
quelli
che
hanno
tutto
perduto
,
giacché
non
aveva
mai
avuto
nulla
,
aspettando
sempre
indarno
qualche
cosa
o
qualcuno
.
Ma
chi
era
quella
fanciulla
?
Come
si
chiamava
?
Dopo
aver
pensato
lungamente
concluse
che
si
sarebbero
riconosciuti
infallibilmente
in
qualche
luogo
,
poiché
ella
doveva
averlo
veduto
in
quella
strana
visita
e
non
potrebbe
così
presto
dimenticarlo
.
Un
profumo
delicato
ed
acuto
era
rimasto
nella
soffitta
:
egli
avrebbe
voluto
interrogare
la
vecchia
signora
,
ma
un
rispetto
pauroso
,
insolito
ed
invincibile
,
glielo
impediva
.
Ella
sorrideva
cogli
occhi
grigi
.
L
'
aria
del
mattino
dissipò
quel
sogno
vivificandone
il
ricordo
così
che
per
un
pezzo
non
poté
distrarsene
.
La
fanciulla
misteriosa
,
l
'
ideale
di
tutte
le
sue
visioni
,
era
diventata
una
nipote
dell
'
antico
ritratto
:
qualche
volta
nelle
stravaganze
del
suo
lungo
ozio
gli
accadeva
di
uscire
appositamente
per
incontrarla
,
o
più
spesso
tornando
a
casa
si
sorprendeva
a
domandarsi
con
ostinazione
incredula
se
non
fosse
già
su
ad
aspettarlo
.
Poi
di
commissione
in
commissione
sperò
che
gli
capiterebbe
di
farle
il
ritratto
.
Egli
avendo
già
la
sua
fisonomia
nell
'
immaginazione
era
sicuro
di
non
ingannarsi
,
ella
tornerebbe
con
lui
a
trovare
la
nonna
.
Ma
fra
tutte
queste
aberrazioni
e
i
sogni
del
lotto
,
dei
cavalli
che
dovevano
rubare
la
mano
al
cocchiere
e
che
egli
arrestava
ad
una
cantonata
salvandole
la
vita
,
delle
lettere
profumate
che
non
arrivavano
mai
;
fra
le
fantasmagorie
di
troppi
romanzi
che
si
dissolvevano
nell
'
impossibile
,
il
suo
buon
senso
popolano
protestava
ancora
.
Quindi
scuoteva
la
testa
per
scrollarne
tutte
quelle
immagini
,
ma
allora
una
malinconia
cupa
come
il
fondo
di
quel
vecchio
ritratto
gli
si
addensava
lentamente
nel
cuore
.
Dopo
molti
mesi
della
più
rigida
miseria
,
all
'
avvicinarsi
dell
'
inverno
parve
che
la
stagione
per
lui
migliorasse
.
Gli
furono
offerti
da
verniciare
tutti
gli
usci
e
le
finestre
di
un
appartamento
,
più
i
portoni
di
una
stalla
e
di
una
rimessa
.
Il
lavoro
era
poco
nobile
,
ma
c
'
erano
trenta
lire
da
guadagnare
in
una
settimana
.
Accettò
allegramente
.
A
mezzo
dell
'
opera
aveva
già
comprato
per
dieci
lire
un
vecchio
paltò
,
nel
quale
si
affagottava
voluttuosamente
andando
girelloni
apposta
nei
primi
freddi
notturni
lungo
una
qualche
mura
della
città
.
La
sera
del
sabato
,
finito
il
lavoro
,
ne
aveva
intascato
il
resto
del
prezzo
:
quattordici
lire
.
Erano
troppe
,
la
testa
gli
girò
.
Venne
prima
a
casa
:
voleva
lavarsi
,
pettinarsi
,
mutare
camicia
per
entrare
a
cena
in
qualche
buona
locanda
,
ma
la
pigrizia
lo
rattenne
da
tale
grossa
follìa
.
Invece
discese
in
una
cantina
,
ove
si
cucinava
anche
da
bettola
,
e
vi
scialò
in
una
cena
inesauribile
quasi
tre
lire
lasciando
cinque
soldi
di
buona
mano
all
'
ostessa
.
Fuori
l
'
aria
era
pungente
:
nullameno
egli
si
sbottonò
il
pastrano
e
col
cappello
sulla
nuca
,
le
mani
dietro
la
schiena
si
mise
a
camminare
sbuffonchiando
.
I
maccheroni
e
il
vino
ingollato
gl
'
infiammavano
il
sangue
,
gli
pareva
che
la
luce
del
gas
facesse
un
'
aureola
intorno
alla
testa
di
tutte
le
donne
,
quando
passavano
sotto
i
lampioni
.
Ma
improvvisamente
,
prima
ancora
che
questo
indistinto
bisogno
femminino
gli
si
acuisse
nella
coscienza
,
allo
svoltare
di
un
cantone
una
fanciulla
che
veniva
correndo
gli
urtò
col
viso
nel
petto
.
Era
piccina
,
con
un
fazzoletto
sulla
testa
:
ella
si
rattenne
,
trattenne
una
risata
domandandogli
scusa
:
egli
s
'
imbarazzò
,
ma
l
'
altra
rideva
,
risero
insieme
.
La
fanciulla
aveva
il
visetto
aguzzo
,
sguaiato
,
e
le
scarpette
,
egli
ne
vide
una
sola
,
scollate
malgrado
il
freddo
della
stagione
.
-
Dove
vai
?
-
finì
per
chiederle
famigliarmente
.
-
E
tu
?
-
Io
sono
stato
a
cena
.
La
ragazza
accettò
di
andare
con
lui
.
Nel
passare
dinanzi
ad
un
caffè
egli
la
guardò
bene
nella
faccia
:
era
pallidissima
,
coi
pomelli
rossi
dal
belletto
.
Entrarono
,
egli
chiese
un
punch
bianco
e
le
disse
di
ordinare
tutto
quello
che
voleva
.
Ella
esitava
.
-
Dopo
cena
,
quando
si
è
mangiato
bene
,
non
c
'
è
che
un
punch
-
egli
concluse
con
una
specie
di
vanteria
beata
.
-
Un
punch
dunque
!
-
ripeté
la
ragazza
,
che
non
aveva
cenato
,
con
una
contrazione
fuggevole
alla
bocca
;
ma
appena
bevutolo
d
'
un
fiato
come
una
medicina
parlò
di
andare
a
casa
.
Il
suo
viso
era
talmente
sconvolto
che
l
'
altro
credette
le
venisse
male
.
-
Sarà
il
punch
.
-
Che
cosa
vuoi
?
il
nostro
stomaco
è
così
leggero
...
-
ella
ribatté
sordamente
.
Strada
facendo
l
'
aria
frigida
la
ristorò
:
salirono
ridendo
le
scale
.
Quando
ebbero
acceso
la
candela
,
la
ragazza
rimasta
nel
mezzo
fece
un
oh
!
di
complimento
sulla
grandezza
e
sulla
decenza
della
soffitta
.
Osservò
il
cavalletto
.
-
Sei
pittore
?
-
Ma
la
tela
del
cavalletto
era
ancora
bianca
.
Poi
d
'
improvviso
girando
gli
occhi
gridò
:
-
Un
ritratto
!
...
Tu
che
cosa
fai
?
Ti
levi
il
paltò
.
Lo
hai
fatto
tu
il
ritratto
?
Lasciami
vedere
.
Ma
siccome
era
piccola
corse
ad
una
sedia
,
ve
la
portò
sotto
,
vi
salì
,
e
cacciando
la
candela
sotto
il
naso
della
signora
:
-
Chi
è
?
-
si
rivolse
ridendo
del
suo
riso
monellesco
.
-
Ma
se
è
vecchia
!
Guarda
,
guarda
la
piuma
bianca
...
Stupida
!
le
piume
si
mettono
ai
cappellini
.
Quindi
si
curvò
col
naso
sulla
tela
.
Egli
si
era
già
levata
anche
la
giacca
e
guardava
dietro
le
sue
spalle
la
testa
del
ritratto
con
un
ricordo
involontario
del
sogno
.
-
Bella
questa
!
-
ella
squittì
;
poi
sillabando
:
-
Aloisia
comitissa
ux
...
qui
è
cancellato
...
Lambertini
...
Toh
!
il
mio
cognome
.