Saggistica ,
LA
CITTÀ
DELL
AMORE
Mancano
a
noi
le
nere
foreste
del
Nord
,
le
nere
foreste
degli
abeti
,
cui
l
uragano
fa
torcere
i
rami
come
braccia
di
colossi
disperati
;
mancano
a
noi
le
bianchezze
immacolate
della
neve
che
dànno
la
vertigine
del
candore
;
mancano
le
rocce
aspre
,
brulle
,
dai
profili
duri
ed
energici
;
manca
il
mare
livido
e
tempestoso
.
Sui
nostri
prati
molli
di
rugiada
non
vengono
gli
elfi
a
danzare
la
ridda
magica
;
non
discendono
dalle
colline
le
peccatrici
walkirie
,
innamorate
degli
uomini
;
non
compaiono
al
limitare
dei
boschi
le
roussalke
bellissime
;
qui
non
battono
i
panni
umidi
le
maledette
lavandaie
,
perfide
allettatrici
del
viandante
;
il
folletto
kelpis
non
salta
in
groppa
al
cavaliere
smarrito
.
Lassù
una
natura
quasi
ideale
,
nebulosa
,
malinconica
,
ispiratrice
agli
uomini
di
strani
delirî
della
fantasia
:
qui
una
natura
reale
,
aperta
,
senza
nebbie
,
ardente
,
secca
,
eternamente
lucida
,
eternamente
bella
che
fa
vivere
l
uomo
nella
gioia
o
nel
dolore
della
realtà
.
Lassù
si
sogna
nella
vita
;
qui
si
vive
in
un
sogno
che
è
vita
.
Lassù
i
solitarî
e
tristi
piaceri
della
immaginazione
che
crea
un
mondo
sovrasensibile
;
qui
la
festa
completa
di
un
mondo
creato
.
E
le
nostre
leggende
hanno
un
carattere
profondamente
umano
,
profondamente
sensibile
che
fa
loro
superare
lo
spazio
ed
il
tempo
.
Soltanto
,
per
ascendere
ad
una
suprema
idealità
,
hanno
bisogno
del
misticismo
:
di
quel
misticismo
che
è
la
follia
dell
anima
,
inebbriata
omicida
del
corpo
,
di
quel
misticismo
che
è
fede
,
pensiero
,
amore
,
arte
,
attraverso
tutti
i
secoli
,
in
ogni
paese
;
di
quel
misticismo
che
è
il
massimo
punto
divino
a
cui
può
giungere
un
esistenza
eccessivamente
umana
.
Ma
a
questo
dramma
,
a
questa
vittoria
cruenta
dello
spirito
sul
corpo
,
vien
dietro
un
altro
dramma
,
più
umano
,
più
potente
,
dove
il
pensiero
ed
il
sentimento
non
vincono
la
vita
,
ma
vi
si
compenetrano
e
vi
si
fondono
;
dove
l
uomo
non
uccide
una
parte
di
sé
per
la
esaltazione
dell
altra
,
ma
dove
tutto
è
esistenza
,
tutto
è
esaltazione
,
tutto
è
trionfo
:
il
dramma
dell
amore
.
Le
nostre
leggende
sono
l
amore
.
E
Napoli
è
stata
creata
dall
amore
.
Cimone
amava
la
fanciulla
greca
.
Invero
ella
era
bellissima
:
era
l
immagine
della
forte
e
vigorosa
bellezza
che
ebbero
Giunone
e
Minerva
,
cui
veniva
rassomigliata
.
La
fronte
bassa
e
limitata
di
dea
,
i
grandi
occhi
neri
,
la
bocca
voluttuosa
,
la
vivida
candidezza
della
carnagione
,
lo
stupendo
accordo
della
grazia
e
della
salute
in
un
corpo
ammirabile
di
forme
,
la
composta
serenità
della
figura
,
la
rendevano
tale
.
Si
chiamava
Parthenope
,
che
nel
dolce
linguaggio
greco
significa
Vergine
.
Ella
godeva
sedere
sull
altissima
roccia
,
fissando
il
fiero
sguardo
sul
mare
,
perdendosi
nella
contemplazione
delle
glauche
lontananze
dello
Ionio
.
Non
si
curava
del
vento
marino
che
le
faceva
sbattere
il
peplo
,
come
ala
di
uccello
spaventato
;
non
udiva
il
sordo
rumore
delle
onde
che
s
incavernavano
sotto
la
roccia
,
scavandola
a
poco
,
a
poco
.
L
anima
cominciava
per
immergersi
in
un
pensiero
;
oltre
quel
mare
,
lontano
lontano
,
dove
l
orizzonte
si
curva
,
altre
regioni
,
altri
paesi
,
l
ignoto
,
il
mirabile
,
l
indefinibile
.
In
questo
pensiero
la
fantasia
si
allargava
in
un
sogno
senza
confine
,
la
fanciulla
sentiva
ingrandire
la
potenza
del
suo
spirito
e
,
sollevata
in
piedi
,
le
pareva
di
toccare
il
cielo
col
capo
e
di
potere
stringere
nel
suo
immenso
amplesso
tutto
il
mondo
.
Ma
presto
questi
sogni
svaniscono
.
Ora
ella
ama
Cimone
,
con
l
unico
possente
,
imperante
amore
della
fanciulla
,
che
si
trasforma
in
donna
.
Nella
notte
di
estate
,
notte
bionda
e
bianca
di
estate
,
Cimone
parla
all
amata
:
Parthenope
,
vuoi
tu
seguirmi
?
Partiamo
,
amore
.
Tuo
padre
ti
rifiuta
al
mio
talamo
,
o
soavissima
:
Eumeo
vuole
egli
per
tuo
sposo
e
suo
figliolo
.
Ami
tu
Eumeo
?
Amo
te
,
Cimone
.
Lode
a
Venere
santa
e
grazie
a
te
,
suo
figliola
!
Pensa
dunque
quale
nero
incubo
sarebbe
la
vita
,
divisi
,
lontani
e
come
,
giovani
ancora
,
aneleremmo
alle
cupe
ombre
dello
Stige
.
Vuoi
tu
partire
meco
,
Parthenope
?
Io
sono
la
tua
schiava
,
amore
.
Pensa
:
dimenticare
la
faccia
di
tuo
padre
,
cancellare
dal
tuo
volto
il
bacio
delle
sorelle
,
fuggire
le
dolci
amiche
,
abbandonare
il
tuo
tetto
...
Partiamo
,
Cimone
.
Partire
,
o
dolcissima
,
partire
per
un
viaggio
lungo
,
penoso
,
sul
mare
traditore
,
per
una
via
ignota
,
ad
una
meta
sconosciuta
;
partire
senza
speranza
di
ritorno
;
affidarsi
ai
flutti
,
sempre
nemici
degli
amanti
;
partire
per
andare
lontano
,
molto
lontano
,
in
terre
inospitali
,
brune
,
dove
è
eterno
l
inverno
,
dove
il
pallido
sole
si
fascia
di
nuvole
,
dove
l
uomo
non
ama
l
uomo
,
dove
non
sono
giardini
,
non
sono
rose
,
non
sono
templi
...
Ma
nei
grandi
occhi
neri
di
Parthenope
è
il
raggio
di
un
amore
insuperabile
e
nella
sua
voce
armoniosa
vibra
la
passione
:
Io
t
amo
ella
dice
,
partiamo
.
Sono
mille
anni
che
il
lido
imbalsamato
li
aspetta
.
Mille
primavere
hanno
gittata
sulle
colline
la
ricchezza
inesausta
,
rinascente
,
dalla
loro
vegetazione
e
dalla
montagna
sino
al
mare
si
spande
il
lusso
irragionevole
,
immenso
,
sfolgorante
di
una
natura
meravigliosa
.
Nascono
i
fiori
,
olezzano
,
muoiono
perché
altri
più
belli
sfoglino
i
loro
petali
sul
suolo
;
milioni
e
milioni
di
piccole
vite
fioriscono
anche
esse
per
amare
,
per
morire
,
per
rinascere
ancora
.
Da
mille
anni
attende
il
mare
innamorato
,
da
mille
anni
attendono
le
stelle
innamorate
.
Quando
i
due
amanti
giungono
al
lido
divino
un
sussulto
di
gioia
fa
fremere
la
terra
,
la
terra
nata
per
l
amore
,
che
senza
amore
è
destinata
a
perire
,
abbruciata
e
distrutta
dal
suo
desiderio
.
Parthenope
e
Cimone
vi
portano
l
amore
.
Dappertutto
,
dappertutto
essi
hanno
amato
.
Stretti
l
uno
all
altra
,
essi
hanno
portato
il
loro
amore
sulle
colline
,
dalla
bellissima
,
eternamente
fiorita
di
Poggioreale
,
alla
stupenda
di
Posillipo
;
essi
hanno
chinato
i
loro
volti
sui
crateri
infiammati
,
paragonando
la
passione
incandescente
della
natura
alla
passione
del
loro
cuore
;
essi
si
sono
perduti
per
le
oscure
caverne
che
rendevano
paurosa
la
spiaggia
Platamonia
;
essi
hanno
errato
nelle
vallate
profonde
che
dalle
colline
scendevano
al
mare
;
essi
hanno
percorso
la
lunga
riva
,
la
sottile
cintura
che
divide
il
mare
dalla
terra
.
Dovunque
hanno
amato
.
Nelle
stellate
notti
di
estate
,
Parthenope
si
è
distesa
sull
arena
del
lido
fissando
lo
sguardo
nel
cielo
,
carezzando
con
la
mano
la
chioma
di
Cimone
che
è
al
suo
fianco
;
nelle
lucide
albe
di
primavera
hanno
raccolto
,
nel
loro
splendido
giardino
,
fiori
e
baci
,
baci
e
fiori
inesauribili
;
ne
tramonti
di
porpora
dell
autunno
,
nella
stagione
che
declina
,
hanno
sentito
crescere
in
essi
più
vivo
l
amore
;
nelle
brevi
e
belle
giornate
invernali
hanno
sorriso
senza
mestizia
,
pur
anelando
alla
novella
primavera
.
La
pianta
secolare
ha
prestata
la
sua
ombra
benevola
a
tanta
gioventù
;
la
contorta
e
bruna
pietra
dei
campi
Flegrei
non
ha
lacerato
il
gentil
piede
di
Parthenope
;
il
mare
si
è
fatto
bonario
ed
ha
cantata
loro
la
canzoncina
d
amore
,
la
natura
leale
non
ha
avuto
agguati
per
essi
;
sugli
azzurri
orizzonti
ha
spiccato
il
profilo
bellissimo
della
fanciulla
,
il
profilo
energico
del
garzone
.
Quando
essi
si
sono
chinati
ed
hanno
baciato
la
terra
benedetta
,
quando
hanno
alzato
lo
sguardo
al
cielo
,
un
palpito
ha
loro
risposto
e
fra
l
uomo
e
la
natura
si
è
affermato
il
profondo
,
l
invincibile
amore
che
li
lega
.
Napoli
,
la
città
della
giovinezza
,
attendeva
Parthenope
e
Cimone
;
ricca
,
ma
solitaria
,
ricca
,
ma
mortale
,
ricca
,
ma
senza
fremiti
.
Parthenope
e
Cimone
hanno
creata
Napoli
immortale
.
Ma
il
destino
non
è
compito
ancora
.
Più
alto
scopo
ha
l
amore
di
Parthenope
.
Ecco
:
dalla
Grecia
giunsero
,
per
amor
di
lei
,
il
padre
e
le
sorelle
e
amici
e
parenti
che
vennero
a
ritrovarla
;
ecco
:
sino
al
lontano
Egitto
,
sino
alla
Fenicia
,
corre
la
voce
misteriosa
di
una
plaga
felice
dove
nella
bella
festa
dei
fiori
e
dei
frutti
,
nella
dolcezza
profumata
dell
aria
,
trascorre
beatissime
la
vita
.
Sulle
fragili
imbarcazioni
accorrono
colonie
di
popoli
lontani
che
portano
seco
i
loro
figliuoli
,
le
immagini
degli
dèi
,
gli
averi
,
le
comuni
risorse
;
alla
capanna
del
pastore
sorge
accanto
quella
del
pescatore
;
la
rozza
e
primitiva
arte
dell
agricoltura
,
le
industrie
manuali
appena
sul
nascere
compiono
fervidamente
la
loro
opera
.
Prima
sorge
sull
altura
,
il
villaggio
a
grado
a
grado
guadagna
la
pianura
;
un
altra
colonia
se
ne
va
sopra
un
altra
collina
ed
il
secondo
villaggio
si
unisce
col
primo
;
le
vie
si
tracciano
,
la
fabbrica
delle
mura
,
cui
tutti
concorrono
,
rinserra
poco
a
poco
nel
suo
cerchio
una
città
.
Tutto
questo
ha
fatto
Parthenope
.
Lei
volle
la
città
.
Non
più
fanciulla
,
ma
ora
donna
completa
e
perfetta
madre
:
dal
suo
forte
seno
dodici
figliuoli
hanno
vista
la
luce
,
dal
suo
forte
cuore
è
venuto
il
consiglio
,
la
guida
,
il
soffio
animatore
.
È
lei
la
donna
per
eccellenza
,
la
madre
del
popolo
,
la
regina
umana
e
clemente
,
da
lei
si
appella
la
città
;
da
lei
la
legge
,
da
lei
il
costume
,
da
lei
il
costante
esempio
della
fede
e
della
pietà
.
Due
templi
sorgono
a
dèe
,
invocate
protettrici
della
città
:
Cerere
e
Venere
.
Ivi
si
prega
,
ivi
,
attraverso
gli
intercolunni
,
sale
al
cielo
il
fumo
dell
olibano
.
Una
pace
profonda
e
costante
è
nel
popolo
su
cui
regna
Parthenope
;
ed
il
lavorìo
operoso
dell
uomo
non
è
che
una
leggiera
spinta
alla
natura
benigna
.
La
più
bella
delle
civiltà
,
quella
dello
spirito
innamorato
;
il
più
grande
dei
sentimenti
,
quello
dell
arte
;
la
fusione
dell
armonia
fisica
con
l
armonia
morale
,
l
amore
efficace
,
fervido
,
onnipossente
è
l
ambiente
vivificante
della
nuova
città
.
Quando
Parthenope
viene
a
sedere
sulla
roccia
del
monte
Echia
,
quando
essa
fissa
lo
sguardo
sul
Tirreno
,
più
fido
dello
Ionio
,
l
anima
sua
si
assorbisce
in
un
pensiero
.
La
regione
ignota
è
raggiunta
,
il
mirabile
,
l
indefinibile
,
ecco
,
è
creato
,
è
reale
,
è
opera
sua
.
E
mentre
la
fantasia
si
allarga
,
si
allarga
in
un
sogno
senza
confine
,
Parthenope
sente
giganteggiare
il
suo
spirito
e
sollevata
in
piedi
le
pare
di
toccare
il
cielo
col
capo
e
di
stringere
il
mondo
in
un
immenso
amplesso
.
Se
interrogate
uno
storico
,
o
buoni
ed
amabili
lettori
,
vi
risponderà
che
la
tomba
della
bella
Parthenope
è
sull
altura
di
San
Giovanni
Maggiore
,
dove
allora
il
mare
lambiva
il
piede
della
montagnola
.
Un
altro
vi
dirà
che
la
tomba
di
Parthenope
è
sull
altura
di
Sant
Aniello
,
verso
la
campagna
,
sotto
Capodimonte
.
Ebbene
,
io
vi
dico
che
non
è
vero
.
Parthenope
non
ha
tomba
,
Parthenope
non
è
morta
.
Ella
vive
,
splendida
,
giovane
e
bella
,
da
cinquemila
anni
.
Ella
corre
ancora
sui
poggi
,
ella
erra
sulla
spiaggia
,
ella
si
affaccia
al
vulcano
,
ella
si
smarrisce
nelle
vallate
.
È
lei
che
rende
la
nostra
città
ebbra
di
luce
e
folle
di
colori
:
è
lei
che
fa
brillare
le
stelle
nelle
notti
serene
;
è
lei
che
rende
irresistibile
il
profumo
dell
arancio
;
è
lei
che
fa
fosforeggiare
il
mare
.
Quando
nelle
giornate
d
aprile
un
aura
calda
c
inonda
di
benessere
è
il
suo
alito
soave
:
quando
nelle
lontananze
verdine
del
bosco
di
Capodimonte
vediamo
comparire
un
ombra
bianca
allacciata
ad
un
altra
ombra
,
è
lei
col
suo
amante
;
quando
sentiamo
nell
aria
un
suono
di
parole
innamorate
;
è
la
sua
voce
che
le
pronunzia
;
quando
un
rumore
di
baci
,
indistinto
,
sommesso
,
ci
fa
trasalire
,
sono
i
suoi
baci
;
quando
un
fruscìo
di
abiti
ci
fa
fremere
al
memore
ricordo
,
è
il
suo
peplo
che
striscia
sull
arena
,
è
il
suo
piede
leggiero
che
sorvola
;
quando
di
lontano
,
noi
stessi
ci
sentiamo
abbruciare
alla
fiamma
di
una
eruzione
spaventosa
,
è
il
suo
fuoco
che
ci
abbrucia
.
È
lei
che
fa
impazzire
la
città
:
è
lei
che
la
fa
languire
ed
impallidire
di
amore
:
è
lei
la
fa
contorcere
di
passione
nelle
giornate
violente
dell
agosto
.
Parthenope
,
la
vergine
,
la
donna
,
non
muore
,
non
ha
tomba
,
è
immortale
,
è
l
amore
.
Napoli
è
la
città
dell
amore
.
VIRGILIO
Oggi
,
domenica
,
festa
degli
Ulivi
.
Cristo
entra
in
Gerusalemme
portando
in
mano
il
ramoscello
della
pace
.
Oggi
,
buon
lettore
,
si
fa
la
pace
.
Vi
è
chi
ha
litigato
con
l
amico
e
chi
con
l
innamorata
:
vi
è
chi
ha
litigato
con
la
persona
indifferente
,
chi
con
quella
che
odia
,
chi
con
quella
che
ama
di
più
:
l
impiegato
ha
litigato
col
suo
capo
di
ufficio
,
il
marito
con
la
moglie
,
l
artista
ha
detto
molti
improperi
all
arte
,
lo
scrittore
si
è
accapigliato
con
la
forma
,
il
portinaio
ha
litigato
col
padron
di
casa
.
Tutti
sono
in
bizza
con
qualcuno
.
Ma
oggi
una
fogliolina
,
un
ramoscello
di
olivo
e
la
pace
è
fatta
.
Anche
io
ho
litigato
,
e
da
tanto
tempo
,
con
una
carissima
persona
,
mentre
ho
continuato
ad
amarla
piamente
,
nel
segreto
del
cuore
,
mentre
la
sua
assenza
ha
resa
deserta
e
triste
la
mia
casa
,
mentre
la
mancanza
del
suo
alito
soave
ha
reso
arido
e
secco
come
la
pomice
quanto
ho
scritto
.
Questa
carissima
persona
,
la
poesia
,
è
da
tanto
tempo
che
non
vuole
saperne
di
me
,
quando
io
la
desidero
ardentemente
e
per
orgoglio
mi
taccio
.
Oggi
che
l
orgoglio
si
smorza
in
una
infinita
tenerezza
,
voglio
tentar
di
far
la
pace
con
la
poesia
mandandole
una
fogliolina
di
ulivo
.
Dopo
Parthenope
,
mito
e
donna
,
vergine
e
sirena
,
misto
singolare
di
fantastico
,
di
ideale
,
di
umano
e
di
divino
,
cui
Napoli
deve
la
sua
poetica
origine
;
dopo
la
poesia
di
Parthenope
,
quasi
-
Dea
,
creatrice
,
sorge
la
poesia
di
Virgilio
,
creatore
,
quasi
-
Divino
.
Noi
conosciamo
Virgilio
il
poeta
delle
Egloghe
,
delle
Georgiche
e
dell
Eneide
;
conosciamo
poco
Virgilio
Mago
che
ha
prodigato
alla
città
diletta
fra
tutte
i
miracoli
del
suo
potere
magico
.
Noi
siamo
ingrati
verso
colui
che
esclama
:
Illo
Virgilium
me
tempore
dulcis
alebat
Parthenope
....
.
eppure
molte
cose
che
allettano
ed
incantano
noi
moderni
e
c
incatenano
nella
indolente
ammirazione
di
questa
bella
ed
oziosa
città
,
molte
cose
la
cronaca
attribuisce
alla
magia
di
Virgilio
.
La
cronaca
è
ingenua
,
semplice
ed
in
buona
fede
.
La
cronaca
farà
sogghignare
gli
scettici
,
poiché
essi
non
hanno
più
la
consolazione
di
sorridere
.
La
cronaca
sarà
qualificata
una
sciocchezza
e
tira
via
.
Ma
l
oscuro
traduttore
e
commentatore
della
cronaca
gode
specialmente
di
queste
ingiurie
e
di
questi
sogghigni
.
Sentite
dunque
quello
che
la
cronaca
dice
.
Virgilio
veniva
di
lontano
,
dal
nord
forse
,
dal
cielo
certamente
;
egli
era
giovane
,
bello
,
alto
nella
persona
,
eretto
nel
busto
,
ma
camminava
con
la
testa
curva
e
mormorando
certe
sue
frasi
,
in
un
linguaggio
strano
che
niuno
poteva
comprendere
.
Egli
abitava
sulla
sponda
del
mare
dove
s
incurva
il
colle
di
Posillipo
,
ma
errava
ogni
giorno
nelle
campagne
che
menano
a
Baia
ed
a
Cuma
;
egli
errava
per
le
colline
che
circondano
Parthenope
,
fissando
,
nella
notte
,
le
lucide
stelle
e
parlando
loro
il
suo
singolare
linguaggio
;
egli
errava
sulle
sponde
del
mare
,
per
la
riva
Platamonia
,
tendendo
l
orecchio
all
armonia
delle
onde
,
quasi
che
elle
dicessero
a
lui
solo
parole
misteriose
.
Onde
fu
detto
Mago
e
molti
furono
i
miracoli
della
sua
magia
.
In
allora
Parthenope
era
molestata
da
una
grande
quantità
di
mosche
,
mosche
che
si
moltiplicavano
in
così
grande
numero
e
davano
tanto
fastidio
,
da
farne
fuggire
i
tranquilli
e
felici
abitatori
.
Virgilio
,
per
rimediare
a
così
grave
sconcio
,
fece
fare
una
mosca
d
oro
,
qualmente
egli
prescrisse
e
dopo
fatta
,
le
insufflò
,
con
magiche
parole
,
la
vita
:
la
quale
mosca
d
oro
se
ne
andava
volando
di
qua
e
di
là
ed
ogni
mosca
vera
che
incontrava
faceva
morire
.
Così
in
poco
tempo
furono
distrutte
tutte
le
mosche
che
affliggevano
la
bella
città
di
Parthenope
.
Altro
miracolo
fu
questo
:
le
molte
paludi
che
allora
si
trovavano
nella
città
,
erano
dannose
,
e
perché
i
miasmi
che
esalavano
guastavano
l
aria
producendo
febbri
,
pestilenze
ed
altre
morie
,
e
perché
erano
infestate
da
pericolosissime
sanguisughe
,
il
cui
morso
feroce
produceva
la
morte
.
Fatto
un
potente
scongiuro
,
Virgilio
fece
morire
le
sanguisughe
,
asciugò
le
paludi
dove
sorsero
case
e
giardini
e
l
aria
vi
divenne
la
più
pura
che
mai
respirar
si
potesse
.
Così
,
giovandosi
del
suo
potere
che
era
infinito
,
un
giorno
egli
salì
sopra
una
collina
e
chiamò
alla
sua
obbedienza
i
venti
ed
ordinò
al
Favonio
che
spirava
nella
città
nel
mese
di
aprile
e
col
suo
caldo
soffio
abbruciava
le
piante
,
i
fiori
,
di
mutare
direzione
:
e
la
flora
primaverile
crebbe
più
bella
e
più
rigogliosa
.
Laggiù
nel
quartiere
che
noi
moderni
chiamiamo
Pendino
,
annidava
un
formidabile
serpente
che
era
lo
spavento
di
ogni
uomo
avendo
già
morsicato
e
strozzato
bambini
e
fanciulle
,
e
quando
si
mettevano
in
molti
per
combatterlo
,
esso
scompariva
rapidamente
nelle
viscere
della
terra
per
poi
ricomparire
più
terribile
che
mai
.
Chiamato
Virgilio
in
soccorso
,
egli
si
avviò
tutto
solo
,
ricusando
ogni
compagnia
,
al
luogo
dove
s
annidava
il
mostro
e
con
le
sue
formule
magiche
l
ebbe
subito
domato
e
morto
.
Anzi
è
da
notarsi
che
,
sebbene
la
città
fosse
eretta
sopra
un
altra
città
,
nera
e
malsana
,
fatta
di
caverne
,
sotterranei
e
cloache
,
dove
potrebbero
allignare
simili
rettili
,
da
quel
tempo
sinora
,
mai
più
ve
ne
furono
.
Quando
un
morbo
fierissimo
invase
la
razza
dei
cavalli
,
Virgilio
fece
fondere
un
grande
cavallo
di
bronzo
,
gli
trasfuse
il
suo
magico
potere
e
ogni
cavallo
condotto
a
fare
tre
giri
intorno
a
quello
di
bronzo
,
era
immancabilmente
guarito
,
non
senza
molta
collera
di
maniscalchi
ed
empirici
che
si
vedevano
superati
e
sbugiardati
.
Certi
pescatori
della
spiaggia
napoletana
e
propriamente
quelli
che
dimoravano
nel
punto
chiamato
in
seguito
Porta
di
Massa
,
andarono
a
Virgilio
,
lagnandosi
della
scarsa
pesca
che
vi
facevano
e
chiedendo
a
lui
un
miracolo
.
Virgilio
li
volle
contentare
e
in
una
grossa
pietra
fece
scolpire
un
piccolo
pesce
,
disse
le
sue
incantagioni
e
piantata
la
pietra
in
quel
punto
,
il
mare
fruttificò
mai
sempre
di
pesci
innumerevoli
.
Virgilio
fece
mettere
sulle
porte
di
Parthenope
,
verso
le
vie
della
Campania
,
due
teste
augurali
ed
incantate
,
una
che
rideva
e
l
altra
che
piangeva
:
onde
colui
che
capitava
a
passare
sotto
la
porta
dove
la
testa
rideva
ne
traeva
buon
augurio
per
i
suoi
affari
che
sempre
riuscivano
a
bene
ed
il
contrario
colui
che
passava
sotto
la
testa
piangente
.
Fu
Virgilio
che
in
poche
notti
fece
eseguire
da
esseri
sovrannaturali
la
grotta
di
Pozzuoli
,
per
facilitare
il
viaggio
agli
abitanti
di
quei
villaggi
che
venivano
in
città
;
fu
Virgilio
che
,
per
la
sua
virtù
magica
,
fece
sorgere
un
orto
di
erbe
salutari
per
le
ferite
ed
ottime
come
condimento
alle
vivande
;
fu
Virgilio
che
insegnò
ai
giovani
i
giuochi
delle
melarance
e
delle
piastrelle
che
s
ignoravano
;
fu
Virgilio
che
di
notte
incantò
le
acque
sorgive
della
riva
Platamonia
e
della
riva
di
Pozzuoli
,
dando
loro
singolare
potenza
per
guarire
ogni
specie
di
malattia
;
fu
Virgilio
che
applicando
certi
suoi
rimedii
e
proferendo
gli
scongiuri
,
sanò
molti
e
molti
ammalati
;
fu
Virgilio
che
volendo
salvare
la
campagna
del
suo
discepolo
Albino
,
svelò
il
mistero
dell
antro
cumano
dove
i
sacerdoti
ingannavano
il
popolo
coi
responsi
falsi
,
prodotti
da
una
naturale
combinazione
di
suoni
.
La
cronaca
soggiunge
che
Virgilio
Mago
fu
amato
,
rispettato
,
idolatrato
quasi
come
un
Dio
,
poiché
giammai
rivolse
la
sua
magia
a
scopo
cattivo
,
sibbene
sempre
a
vantaggio
della
città
e
dell
uomo
.
La
cronaca
non
dice
quando
e
dove
morisse
Virgilio
:
molti
allora
credettero
alla
sua
immoralità
;
qualcuno
alla
sua
morte
su
quel
colle
presso
Avellino
che
chiamasi
Montevergine
,
dove
s
era
ridotto
a
studiare
ed
era
diventato
vecchissimo
.
Ad
ogni
modo
gli
abitanti
di
Parthenope
gli
eressero
un
grande
monumento
che
poi
fu
distrutto
;
quello
che
sorge
all
imboccatura
della
gotta
essendo
un
semplice
colombario
.
Ma
non
ebbero
alcuna
sicuranza
di
fatto
il
sito
e
il
modo
e
l
epoca
della
sua
morte
.
Ebbene
poc
anzi
ho
errato
dicendo
che
noi
non
conoscevamo
Virgilio
Mago
.
Non
vi
è
che
un
solo
Virgilio
:
quello
che
la
favolosa
cronaca
delinea
nelle
ombre
della
magia
è
proprio
il
poeta
.
Invero
egli
non
ha
avuto
che
una
magia
sola
:
la
grandiosa
poesia
del
suo
spirito
.
Nella
cronaca
è
il
poeta
.
Il
poeta
con
le
sue
lunghe
peregrinazioni
per
quella
orrida
,
bella
e
straziata
campagna
che
sono
i
Campi
Flegrei
,
donde
egli
fantasticava
dell
Averno
e
dello
Stige
;
con
le
sue
lunghe
peregrinazioni
nella
Campania
Felice
,
dove
egli
ha
acquistato
quell
amore
profondo
della
natura
,
l
amore
dei
campi
ubertosi
che
si
stendono
all
infinito
sotto
il
sole
,
dei
prati
verdeggianti
dove
pascola
quietamente
il
bove
dai
grandi
occhi
nei
quali
il
cielo
si
riflette
,
l
amore
dei
boschi
oscuri
e
silenziosi
dove
l
anima
si
calma
e
s
assopisce
nella
pace
,
l
amore
dei
colli
aprichi
,
dove
i
liberi
venti
fanno
ondeggiare
tutta
una
coltivazione
di
fiori
;
l
amore
dell
uccello
che
canta
e
vola
via
,
dell
insetto
dorato
che
ronza
,
della
foglia
che
il
turbine
si
porta
,
della
forte
quercia
che
nulla
scuote
:
quell
amore
profondo
della
natura
che
è
il
sentimento
più
alto
del
suo
poema
,
che
è
la
magia
per
cui
ancora
c
incanta
,
che
è
con
una
parola
troppo
moderna
,
ma
vera
la
nostalgia
del
suo
cuore
che
lo
fa
esclamare
...
fortunatos
agricolas
,
che
dà
alla
sua
descrizione
tanto
colore
,
tanta
luce
,
tanta
vita
.
È
il
poeta
che
cerca
ed
interroga
ogni
angolo
oscuro
della
natura
;
è
lui
che
parla
alle
stelle
tremolanti
di
raggi
nelle
notti
estive
;
è
lui
che
ascolta
il
ritmo
del
mare
,
quasi
fosse
il
metro
per
cui
il
suo
verso
scandisce
;
è
il
poeta
che
conosce
la
virtù
dei
semplici
,
è
lui
che
ha
scoverte
certe
leggi
naturali
,
ignote
a
tutti
;
è
il
poeta
civile
che
uccide
le
bestie
,
fa
rasciugare
le
paludi
e
fa
sorgere
a
quel
posto
palagi
e
giardini
;
è
il
poeta
che
insegna
ai
giovani
i
giuochi
dove
il
corpo
si
fortifica
e
l
anima
si
serena
;
è
lui
,
sublime
fantastico
,
che
stabilisce
l
augurio
della
buona
o
della
mala
ventura
;
è
lui
che
come
calamita
fortissima
attrae
a
sé
l
amore
,
l
ossequio
,
il
rispetto
;
è
Virgilio
poeta
.
E
nulla
si
sa
della
sua
morte
.
Come
Parthenope
,
la
donna
,
egli
scompare
.
Il
poeta
non
muore
.
IL
MARE
Voi
errate
lontano
di
qua
,
anima
settentrionale
e
vagabonda
,
e
le
brume
in
cui
si
affissa
il
vostro
malinconico
occhio
,
vi
mettono
intorno
quell
ambiente
monotono
e
triste
in
cui
si
acqueta
ogni
agitazione
.
Ma
nelle
tranquille
divagazioni
dove
il
vostro
spirito
amareggiato
si
disacerba
,
nella
sorridente
mestizia
che
aleggia
in
quello
che
scrivete
,
io
veggo
ogni
tanto
una
divagazione
vivace
.
Voi
non
avete
dimenticato
il
nostro
mare
,
il
nostro
bel
mare
di
Napoli
.
Ancora
vi
appare
e
scompare
rapidissima
innanzi
agli
occhi
una
visione
azzurra
;
ancora
un
molle
suono
,
quasi
indistinto
e
fuggente
,
vi
lusinga
l
orecchio
;
un
profumo
sottile
come
un
ricordo
lontanissimo
vi
fa
dilatare
le
nari
.
Il
mio
bel
golfo
voi
non
lo
avete
dimenticato
.
Io
leggo
quello
che
scrivete
,
ma
indovino
quello
che
pensate
.
Dovete
soffrire
di
una
segreta
nostalgia
che
non
osate
confessare
,
voi
,
esiliato
volontario
.
E
come
l
eco
dolorosa
si
ripercuote
sul
mio
fedele
e
forte
cuore
d
amica
,
così
io
risponderò
a
quello
che
nascondete
invece
che
a
quello
che
palesate
,
e
vi
narrerò
non
la
storia
,
ma
la
leggenda
del
mio
poetico
golfo
.
Ognuno
sa
che
Iddio
,
generoso
,
misericordioso
e
magnifico
Signore
,
ha
guardato
sempre
con
occhio
di
predilezione
la
città
di
Napoli
.
Per
lei
ha
avuto
tutte
le
carezze
di
un
padre
,
di
un
innamorato
,
le
ha
prodigato
i
doni
più
ricchi
,
più
splendidi
che
si
possano
immaginare
.
Le
ha
dato
il
cielo
ridente
ed
aperto
,
raramente
turbato
da
quei
funesti
pensieri
scioglientisi
in
lagrime
che
sono
le
nubi
;
l
aria
leggera
,
benefica
e
vivificante
che
mai
non
diventa
troppo
rude
,
troppo
tagliente
;
le
colline
verdi
,
macchiate
di
case
bianche
e
gialle
,
divise
dai
giardini
sempre
fioriti
;
il
vulcano
fiammeggiante
ed
appassionato
,
gli
uomini
belli
,
buoni
,
indolenti
,
artisti
e
innamorati
;
le
dame
piacenti
,
brune
,
amabili
e
virtuose
;
i
fanciulli
ricciuti
,
dai
grandi
occhi
neri
ed
intelligenti
.
Poi
,
per
suggellare
tanta
grazia
,
le
ha
dato
il
mare
,
ha
saputo
quel
che
si
faceva
.
Quello
che
sarebbero
i
napoletani
,
quello
che
vorrebbero
,
egli
conosceva
bene
e
nel
dar
loro
la
felicità
del
mare
,
ha
pensato
alla
felicità
di
ognuno
.
Questo
immenso
dono
è
saggio
,
è
profondo
,
è
caratteristico
.
Ogni
bisogno
,
ogni
pensiero
,
ogni
corpo
,
ogni
fantasia
,
trova
il
suo
cantuccio
dove
s
appaga
,
il
suo
piccolo
mare
nel
grande
mare
.
Del
passato
,
dell
antichissimo
passato
è
il
mare
del
Carmine
.
Poco
distante
dalla
spiaggia
è
l
antica
porta
di
mare
che
introduce
alla
piazza
;
sulla
piazza
storicamente
famosa
si
eleva
il
bruno
campanile
,
coi
suoi
quattro
ordini
a
finestruole
che
lo
fanno
rassomigliare
stranamente
al
giocattolo
grazioso
di
un
bimbo
gigante
;
le
casupole
attorno
sono
basse
,
meschine
,
dalle
finestre
piccole
,
abitate
da
gente
minuta
.
Il
mare
del
Carmine
è
scuro
,
sempre
agitato
,
continuamente
tormentato
.
Sulla
spiaggia
semideserta
non
vi
è
l
ombra
di
un
pescatore
.
Vi
si
profila
qua
e
là
la
linea
curva
di
una
chiglia
;
la
barca
è
arrovesciata
,
forse
si
asciuga
al
sole
.
Dinanzi
alla
garitta
passeggia
un
doganiere
che
ha
rialzato
il
cappuccio
per
ripararsi
dal
vento
che
vi
soffia
impetuoso
.
Presso
la
riva
una
barcaccia
nera
stenta
a
mantenersi
in
equilibrio
;
dal
ponte
per
mezzo
di
tavole
è
stabilita
una
comunicazione
con
la
terra
;
vi
vanno
e
vengono
facchini
,
curvi
sotto
i
mattoni
rossi
che
scaricano
a
riva
.
Ma
non
si
canta
né
si
grida
.
Il
mare
del
Carmine
non
scherza
.
In
un
temporale
d
estate
portò
via
un
piccolo
stabilimento
di
bagni
;
in
un
temporale
di
inverno
allagò
la
Villa
del
Popolo
,
giardino
infelice
,
dove
crescono
male
fiori
pallidi
e
alberetti
rachitici
.
Qualche
cosa
di
solenne
,
di
maestoso
vi
spira
.
Il
mare
del
Carmine
era
l
antico
porto
di
Parthenope
dove
approdavano
le
galee
fenicie
,
greche
e
romane
,
ma
era
porto
malsicuro
;
esso
ha
visto
avvenimenti
sanguinosi
e
feste
popolari
.
È
un
mare
storico
e
cupo
.
Sulla
piazza
che
quasi
esso
lambiva
,
dieci
,
venti
volte
sono
state
decise
le
sorti
del
popolo
napoletano
.
Le
onde
sue
melanconiche
hanno
dovuto
mormorare
per
molto
tempo
:
Corradino
,
Corradino
.
Le
onde
sue
tempestose
hanno
dovuto
ruggire
per
molto
tempo
:
Masaniello
,
Masaniello
.
È
il
mare
grandioso
e
triste
degli
antichi
che
sgomenta
le
coscienze
piccine
dei
moderni
.
La
sola
voce
del
flutto
rompe
il
silenzio
che
vi
regna
e
qualche
coraggioso
,
solitario
e
meditabondo
spirito
,
vi
passeggia
,
curvando
il
capo
sotto
il
peso
dei
ricordi
,
fissando
l
occhio
sulla
vita
di
quelli
che
furono
.
Ma
ferve
la
gente
e
ferve
la
vita
sul
mare
del
Molo
.
Non
è
spiaggia
,
è
porto
queto
e
profondo
.
L
acqua
non
ha
onde
o
appena
s
increspa
;
è
nera
,
a
fondo
di
carbone
,
un
nero
uniforme
e
smorto
,
dove
nulla
si
riflette
.
Sulla
superficie
galleggiano
pezzi
di
legno
,
brandelli
di
gomene
,
ciabatte
sformate
e
sorci
morti
.
Nel
porto
mercantile
si
stringono
l
una
contro
l
altra
le
barcacce
,
gli
schooners
,
i
brigantini
carichi
di
grano
,
di
farina
,
di
carbone
,
d
indaco
,
non
vi
è
che
una
piccola
linea
di
acqua
sporca
tra
essi
.
Sul
marciapiede
una
grua
eleva
nell
aria
il
suo
unico
braccio
di
ferro
,
che
s
alza
e
s
abbassa
con
uno
stridore
di
lima
.
Uomini
neri
dal
sole
,
di
fatica
e
di
fumo
,
vanno
,
vengono
,
salgono
e
scendono
.
Un
puzzo
di
catrame
è
nell
aria
.
Sulla
banchina
nuova
,
nel
terrapieno
,
sono
infissi
pennoni
a
cui
s
attorcigliano
intorno
grossissime
gomene
che
danno
una
sicurezza
maggiore
ai
vapori
postali
ancorati
in
rada
.
A
destra
c
è
il
porto
militare
,
medesimo
mare
smorto
e
sporco
,
dove
rimangono
immobili
le
corazzate
.
Dappertutto
barchette
che
sfilano
,
zattere
lente
,
imbarcazioni
pesanti
;
le
voci
si
chiamano
,
si
rispondono
,
si
incrociano
.
Il
sole
rischiara
tutto
questo
,
facendo
brulicare
nel
suo
raggio
polvere
di
carbone
,
atomi
di
catene
,
limature
di
ferro
;
la
sera
l
occhio
del
faro
sorveglia
il
Molo
.
Il
mare
del
Molo
è
quello
dei
grossi
negozianti
,
dei
grossi
banchieri
,
degli
spedizionieri
affaccendati
,
dei
marinari
adusti
,
degli
ufficiali
severi
che
corrono
al
loro
dovere
,
dei
viaggiatori
d
affari
che
partono
senza
un
rimpianto
.
È
per
essi
che
il
Signore
ha
fatto
il
lago
nero
del
Molo
.
Del
popolo
e
pel
popolo
è
il
mare
di
Santa
Lucia
.
È
un
mare
azzurro
-
cupo
,
calmo
e
sicuro
.
Una
numerosa
e
brulicante
colonia
di
popolani
vive
su
quella
riva
.
Le
donne
vendono
lo
spassatiempo
,
l
acqua
solfurea
,
i
polpi
cotti
nell
acqua
marina
;
gli
uomini
intrecciano
nasse
,
fanno
reti
,
pescano
,
fumano
la
pipa
,
guidano
le
barchette
,
vendono
i
frutti
di
mare
,
cantano
e
dormono
.
È
un
paesaggio
acceso
e
vivace
.
Le
linee
vi
sono
dure
e
salienti
,
il
sole
ardente
vi
spacca
le
pietre
.
Si
sente
un
profumo
misto
di
alga
,
di
zolfo
e
di
spezierie
soffritte
.
I
bimbi
seminudi
e
bruni
si
rotolano
nella
via
,
cascano
nell
acqua
,
risalgono
alla
superficie
,
scuotendo
il
capo
ricciuto
e
gridando
di
gioia
.
Sulla
riva
un
osteria
lunga
lunga
mette
le
sue
tavole
dalla
biancheria
candida
,
dai
cristalli
lucidi
,
dall
argenteria
brillante
.
Di
sera
vi
s
imbandiscono
le
cene
napoletane
.
Suonatori
ambulanti
di
violino
,
di
chitarra
,
di
flauto
improvvisano
concerti
;
cantatori
affiochiti
si
lamentano
nelle
malinconiche
canzonette
,
il
cui
metro
è
per
lo
più
lento
e
soave
e
la
cui
allegria
ha
qualche
cosa
di
chiassoso
o
di
sforzato
che
cela
il
dolore
;
accattoni
mormorano
senza
fine
la
loro
preghiera
;
le
donne
strillano
la
loro
merce
.
Di
estate
un
vaporetto
scalda
la
sua
macchina
per
andare
a
Casamicciola
,
la
bella
distrutta
,
i
barcaiuoli
offrono
con
insistenza
,
a
piena
voce
,
in
tutte
le
lingue
,
ai
viaggiatori
il
passaggio
fino
al
vaporetto
.
Dieci
o
dodici
stabilimenti
di
bagni
a
camerini
piccoli
e
variopinti
;
si
asciugano
al
sole
,
sbattute
dal
ponente
,
le
lenzuola
;
le
bagnine
hanno
sul
capo
un
fazzoletto
rosso
e
fanno
solecchio
con
la
mano
.
Una
folla
borghese
e
provinciale
assedia
gli
stabilimenti
,
scricchiolano
le
viottole
di
legno
.
Salgono
nell
aria
serena
canti
,
suoni
di
chitarra
,
trilli
d
organino
,
strilli
di
bimbi
,
bestemmie
di
facchini
,
rotolio
di
trams
,
profumi
e
cattivi
odori
;
rifuggono
i
colori
rabbiosi
e
mordenti
;
fiammeggiano
le
albe
riflesse
sul
mare
;
fiammeggiano
meriggi
lenti
e
voluttuosi
,
riflessi
sul
mare
;
s
incendiano
i
tramonti
sanguigni
riflessi
sul
mare
che
pare
di
sangue
.
È
il
mare
del
popolo
,
mare
laborioso
,
fedele
e
fruttifero
,
mare
amante
ed
amato
,
per
cui
vive
e
con
cui
vive
il
popolo
napoletano
.
Eppure
,
a
breve
distanza
,
tutto
cangia
d
aspetto
.
Dalla
strada
larga
e
deserta
si
vede
il
mare
del
Chiatamone
.
La
vista
si
estende
per
quel
vastissimo
piano
,
si
estende
quasi
all
infinito
,
poiché
è
lontanissima
la
curva
dell
orizzonte
.
Quel
piano
d
acqua
è
desolato
,
è
grigio
.
Nulla
vi
è
d
azzurro
e
la
medesima
serenità
ha
qualche
cosa
di
solitario
che
rattrista
.
Le
onde
si
rifrangono
contro
il
muraglione
di
piperno
con
un
rumore
sordo
e
cupo
;
lontano
,
gli
alcioni
bianchi
ne
lambiscono
le
creste
spumanti
.
A
sinistra
s
eleva
sulla
roccia
il
castello
aspro
,
ad
angoli
scabrosi
,
a
finestrelle
ferrate
;
il
castello
spaventoso
dove
tanti
hanno
sofferto
ed
hanno
pianto
;
il
castello
che
cela
il
Vesuvio
.
Contro
le
sue
basi
di
scoglio
le
onde
s
irritano
,
si
slanciano
piene
di
collera
e
ricadono
bianche
e
livide
di
rabbia
impotente
.
Quando
le
nuvole
s
addensano
sul
cielo
e
il
vento
tormentoso
sibila
fra
i
platani
della
villetta
,
allora
la
desolazione
è
completa
,
è
profonda
.
Di
lontano
appare
una
linea
nera
:
è
una
nave
sconosciuta
che
fugge
verso
paesi
ignoti
.
Alla
sera
passa
lentamente
qualche
barca
misteriosa
che
porta
una
fiaccola
di
luce
sanguigna
a
poppa
e
che
mette
una
striscia
rossa
nel
palpito
del
mare
:
sono
pescatori
che
stordiscono
,
con
la
fiaccola
,
il
pesce
.
In
quelle
acqua
un
giovanetto
nuotatore
bello
e
gagliardo
,
vinto
dalle
onde
,
invano
ha
chiamato
aiuto
ed
è
morto
affogato
;
in
una
notte
d
inverno
una
fanciulla
disperata
ha
pronunciata
una
breve
preghiera
e
si
è
lanciata
in
mare
,
donde
l
hanno
tratta
,
orribile
cadavere
sfracellato
e
tumefatto
.
È
il
mare
che
Dio
come
dice
la
vecchia
leggenda
ha
fatto
per
i
malinconici
,
per
gli
ammalati
,
per
i
nostalgici
,
per
gl
innamorati
dell
infinito
.
Invece
ride
il
mare
di
Mergellina
;
ride
nella
luce
rosea
delle
giornate
stupende
;
ride
nelle
morbide
notti
di
estate
,
quando
il
raggio
lunare
pare
diviso
in
sottilissimo
fili
d
argento
,
ride
nelle
vele
bianche
delle
sue
navicelle
che
paiono
giocondi
pensieri
aleggianti
nella
fantasia
.
Sulla
riva
scorre
la
fontana
con
un
cheto
e
allegro
mormorio
;
i
fanciulli
e
le
fantesche
in
abito
succinto
vengono
a
riempirvi
le
loro
brocche
.
Uno
yacht
elegante
,
dall
attrezzeria
sottile
come
un
merletto
,
dalle
velette
candide
orlate
di
rosso
,
si
culla
mollemente
come
una
creola
indolente
,
porta
il
nome
a
lettere
d
oro
,
il
nome
dolce
di
qualche
creatura
celestiale
e
bionda
:
Flavia
.
Uno
stabilimento
di
bagni
,
piccolo
ed
aristocratico
,
si
congiunge
alla
riva
per
una
breve
viottola
,
sulla
viottola
passano
le
belle
fanciulle
vestite
di
bianco
,
coi
grandi
cappelli
di
paglia
coperti
da
una
primavera
di
fiori
,
cogli
ombrellini
dai
colori
splendidi
che
si
accendono
al
sole
;
passano
le
sposine
giovanette
,
gaie
e
fresche
,
attaccate
al
braccio
dello
sposo
innamorato
;
i
bimbi
graziosi
,
dai
volti
ridenti
e
arrossati
dal
caldo
.
E
nel
mare
,
giù
,
è
un
ridere
,
uno
scherzare
,
un
gridio
fra
il
comico
spavento
e
l
allegria
dell
acqua
fredda
,
e
corpi
bianchi
che
scivolano
fra
due
onde
e
braccia
rotonde
che
si
sollevano
e
volti
bruni
dai
capelli
bagnati
.
È
la
festa
di
Mergellina
,
di
Mergellina
la
sorridente
,
fatta
per
coloro
cui
allieta
la
gioventù
,
cui
fiorisce
la
salute
,
fatta
pei
giovani
che
sperano
e
che
amano
,
fatta
per
coloro
cui
la
vita
è
una
ghirlanda
di
rose
che
si
sfogliano
e
rinascono
sempre
vive
e
profumate
.
Ma
il
mare
dove
finisce
il
dolore
è
il
mare
di
Posillipo
,
il
glauco
mare
che
prende
tutte
le
tinte
,
che
si
adorna
di
tutte
le
bellezze
.
Quanto
può
ideare
cervello
umano
per
figurarsi
il
paradiso
,
esso
lo
realizza
.
È
l
armonia
del
cielo
,
delle
stelle
,
della
luce
,
dei
colori
,
l
armonia
del
firmamento
con
la
natura
,
mare
e
terra
.
Si
sfogliano
i
fiori
sulla
sponda
,
canta
l
acqua
penetrando
nelle
grotte
,
l
orizzonte
è
tutto
un
sorriso
.
Posillipo
è
l
altissimo
ideale
che
sfuma
nella
indefinita
e
lontana
linea
dell
avvenire
;
Posillipo
è
tutta
la
vita
,
tutto
quello
che
si
può
desiderare
,
tutto
quello
che
si
può
volere
.
Posillipo
è
l
immagine
della
felicità
piena
,
completa
,
per
tutti
i
sensi
,
per
tutte
le
facoltà
.
È
la
vita
vibrante
,
fremente
,
nervosa
e
lenta
,
placida
e
attiva
.
È
il
punto
massimo
di
ogni
sogno
,
di
ogni
poesia
.
Il
mare
di
Posillipo
è
quello
che
Dio
ha
fatto
per
i
poeti
,
per
i
sognatori
,
per
gl
innamorati
di
quell
ideale
che
informa
e
trasforma
l
esistenza
.
Quando
il
Signore
ebbe
dato
a
noi
il
nostro
bel
golfo
,
udite
quello
che
la
sacrilega
leggenda
gli
fa
dire
:
uditelo
voi
,
anima
glaciale
e
cuore
inerte
.
Egli
disse
:
Sii
felice
per
quello
che
t
ho
dato
,
e
se
non
lo
puoi
,
se
l
incurabile
dolore
ti
traversa
l
anima
,
muori
nelle
onde
glauche
del
mare
.
LA
LEGGENDA
DELL
AMORE
In
questo
pomeriggio
lungo
di
luglio
un
grande
silenzio
regna
intorno
;
nelle
vie
abbruciate
dal
sole
non
passa
alcuno
;
ed
i
cittadini
dormono
nel
pesante
assopimento
dell
estate
;
vicino
,
sotto
la
finestra
,
in
un
tegame
dove
bolle
lo
strutto
,
scoppiettano
e
friggono
certi
peperoncini
verdi
ed
arrabbiati
;
lontano
,
in
una
via
trasversale
,
un
organino
suona
un
valtzer
languido
e
malinconico
;
un
moscone
sussurra
e
dà
di
testa
contro
i
vetri
più
alti
della
finestra
socchiusa
.
Noi
siamo
tristi
,
ed
il
sangue
che
monta
al
capo
,
ci
dà
la
vertigine
:
noi
abbiamo
l
anima
di
piombo
e
la
bocca
amara
;
noi
abbiamo
il
desiderio
dell
ombra
profonda
e
delle
bevande
ghiacciate
perché
invero
ci
è
intorno
la
violenza
di
una
passione
secca
e
rude
,
perché
ci
sembra
assistere
allo
spasimo
e
udire
i
singhiozzi
convulsi
della
natura
che
muore
nell
amore
del
sole
.
Le
vie
sono
bianche
,
polverose
e
fulgide
;
le
case
gialle
,
rosse
e
bianche
rifulgono
;
i
colli
sono
splendidi
di
luce
;
il
mare
brilla
tutto
come
un
migliaio
di
specchi
;
sulla
punta
del
cratere
qualche
cosa
abbrucia
e
fuma
ed
il
cielo
è
cupo
nella
sua
serenità
.
Tutto
è
luce
vivida
,
tutto
è
intensità
di
colore
,
ogni
cosa
si
condensa
;
pare
che
si
debbano
spaccar
le
pietre
,
che
le
case
debbano
sbuzzar
fuori
,
che
le
colline
vogliano
slanciarsi
al
cielo
,
che
il
mare
voglia
cangiarsi
in
metallo
liquefatto
e
che
la
montagna
voglia
eruttare
lave
di
fuoco
e
tutto
rimane
immobile
,
tetro
e
grave
.
È
per
l
amore
:
voi
certamente
sapete
che
tutte
le
cose
in
Napoli
,
dalle
pietre
al
cielo
,
sono
innamorate
.
Non
conoscete
la
storiella
dei
quattro
fratelli
?
Io
ve
la
narrerò
.
Una
volta
,
allora
,
allora
,
nel
tempo
dei
tempi
,
v
erano
quattro
fratelli
che
s
amavano
di
cordialissimo
amore
e
non
si
staccavano
mai
l
uno
dall
altro
.
Erano
belli
,
giovani
,
freschi
,
aitanti
nella
persona
e
sulle
giovani
teste
ben
s
addicevano
le
ghirlande
di
rose
.
Ognun
di
loro
arse
in
segreto
per
una
fanciulla
,
né
se
ne
confidarono
il
nome
;
ma
la
sorte
malaugurata
riunì
tutti
gli
amori
dei
quattro
fratelli
in
una
donna
sola
.
Ella
nessuno
di
quelli
voleva
amare
.
Asperrima
guerra
sarebbe
sorta
tra
loro
e
sangue
fraterno
sarebbe
stato
sparso
,
se
una
notte
la
loro
bella
non
fosse
sparita
per
sempre
.
Ma
essi
,
pazienti
ed
innamorati
,
l
aspettano
da
migliaia
di
anni
:
sono
cangiati
in
quattro
colli
ameni
e
fioriti
che
dal
loro
nome
si
chiamano
Poggioreale
,
di
Capodimonte
,
di
San
Martino
,
del
Vomero
e
l
uno
accanto
all
altro
,
immobilmente
innamorati
,
aspettano
il
ritorno
di
colei
che
amano
.
Fioriscono
le
primavere
sul
loro
capo
,
s
infiamma
l
estate
,
piange
l
autunno
,
s
incupisce
la
nera
stagione
;
ed
i
poggi
non
si
stancano
d
aspettare
.
Ma
l
amore
della
bella
assente
è
scarso
al
confronto
dell
amore
per
una
bella
sempre
presente
e
crudele
.
La
sapete
voi
la
seconda
storiella
?
Vi
fu
una
volta
un
giovanetto
leggiadro
e
gentile
,
nel
cui
volto
si
accoppiava
il
gaio
sorriso
dell
anima
innocente
al
malinconico
riflesso
di
un
cuore
sensibile
;
egli
era
nel
medesimo
tempo
festevole
senza
chiasso
e
serio
senza
durezza
.
Chi
lo
vedeva
lo
amava
;
e
la
gente
accorreva
a
lui
come
ad
amico
,
per
allietarsi
della
sua
compagnia
.
Ma
il
bel
giovanetto
fu
molto
infelice
,
molto
infelice
;
gli
entrò
nell
anima
un
amore
ardente
,
la
cui
fiamma
,
che
saliva
al
cielo
,
non
valse
ad
incendere
il
cuore
della
donna
che
egli
amava
.
Era
costei
una
donna
di
campagna
,
cui
era
stato
dato
in
dono
la
bellezza
del
corpo
,
ma
a
cui
era
stata
negata
quella
dell
anima
:
ella
era
una
di
quelle
donne
incantatrici
,
fredde
e
sprezzose
che
non
possono
né
godere
,
né
soffrire
.
Paiono
fatte
di
pietra
,
di
una
pietra
levigata
,
dura
e
glaciale
;
vanno
in
pezzi
ma
non
si
ammolliscono
;
cadono
fulminate
ma
non
muoiono
.
Tale
era
Nisida
,
colei
che
fu
invano
amata
dal
giovanetto
,
poiché
nulla
valse
a
vincerla
.
Allora
lui
che
si
chiamava
Posillipo
,
amando
invano
la
bella
donna
che
viveva
di
faccia
a
lui
,
per
sfuggire
a
quella
vista
che
era
il
suo
tormento
e
la
sua
seduzione
,
decise
di
precipitarsi
nel
mare
e
finire
così
la
sua
misera
vita
.
Decisero
però
diversamente
i
Fati
e
rimasto
a
mezz
acqua
il
bel
giovanetto
,
vollero
lui
mutato
in
poggio
che
si
bagna
nel
mare
e
lei
in
uno
scoglio
che
gli
è
dirimpetto
:
lui
poggio
bellissimo
dove
accorrono
le
gioconde
brigate
,
in
lui
dilettandosi
,
lei
destinata
ad
albergare
gli
omicidi
ed
i
ladri
che
gli
uomini
condannano
alla
eterna
prigionia
così
eterno
il
premio
,
così
eterno
il
castigo
.
E
vi
è
anche
l
amore
che
è
un
prodigioso
abbagliamento
,
un
miraggio
fatale
,
l
acciecamento
di
colui
che
,
ardito
e
folle
,
ha
voluto
fissare
il
sole
.
Era
un
pescatore
abile
e
fortunato
,
colui
di
cui
vi
narro
,
e
l
intiero
suo
giorno
passava
fra
l
amo
e
le
reti
,
lieto
quando
la
pesca
era
abbondante
,
incollerito
quando
la
tempesta
che
intorbida
le
acque
,
rendeva
inefficace
le
sue
fatiche
.
Era
uomo
semplice
e
buono
,
silenzioso
ed
ignorante
d
amore
:
quando
un
giorno
,
mentre
sedeva
a
riva
ed
immergeva
l
amo
nell
onda
,
dalle
glauche
acque
,
dinanzi
a
lui
sorse
una
Ninfa
marina
,
dal
corpo
bianco
e
provocante
,
dai
lunghi
e
biondi
capelli
che
il
vento
sollevava
,
dallo
sguardo
verde
e
terso
come
il
cristallo
;
ella
cantava
soavemente
e
le
sue
candide
dita
volavano
sulla
cetra
.
Era
così
lusinghiero
,
così
attraente
il
suo
canto
che
il
povero
pescatore
sentì
struggersi
il
cuore
e
non
avendo
che
l
ardente
desiderio
di
raggiungere
la
sirena
e
morire
in
un
supremo
abbraccio
,
precipitò
nel
mare
.
Tre
volte
venne
a
galla
,
tre
volte
scomparve
nel
mare
e
lui
fortunato
se
potette
con
la
morte
pagare
così
infinito
godimento
.
Il
sito
dove
egli
precipitò
fu
chiamato
Mergellina
dal
suo
nome
e
dicesi
ancora
,
nelle
fosforescenti
notti
d
estate
,
vi
ricompaia
la
sirena
.
V
è
poi
la
pietosa
istoria
dell
amore
felice
che
è
combattuto
e
vinto
dalla
morte
:
una
storiella
ingenua
come
tutte
le
altre
.
Vi
si
narra
di
un
ricco
signore
chiamato
Sebeto
,
che
abitava
in
una
campagna
presso
Napoli
,
in
un
palazzo
tutto
di
marmo
.
Egli
per
amore
aveva
menato
in
moglie
una
donna
chiamata
Megera
che
lo
ricambiava
con
egual
tenerezza
.
Egli
teneva
cara
questa
sua
moglie
sopra
tutte
le
cose
e
profondeva
per
lei
tutte
le
sue
ricchezze
:
accadde
che
in
un
giorno
ella
volle
andare
a
diporto
sopra
una
feluca
pel
golfo
di
Napoli
.
Verso
la
riva
Platamonia
,
dove
il
mare
è
sempre
tempestoso
,
mentre
i
marinari
volevano
far
forza
contro
il
vento
,
la
feluca
si
capovolse
e
Megera
si
annegò
diventando
uno
scoglio
.
Alla
orribile
nuova
Sebeto
sentì
spezzarsi
il
cuore
e
per
molto
tempo
si
sciolse
in
amarissime
lagrime
in
modo
che
tutta
la
sua
vita
si
disfece
in
acqua
,
correndo
a
gettarsi
nel
mare
dove
Megera
era
morta
.
E
tutte
le
fontane
di
Napoli
sono
lagrime
:
quella
di
Monteoliveto
è
formata
dalle
lagrime
di
una
pia
monachella
che
pianse
senza
fine
sulla
Passione
di
Gesù
;
quella
dei
Serpi
sono
le
lagrime
di
Belloccia
,
una
serva
fedele
innamorata
del
suo
signore
;
quella
degli
Specchi
è
fatta
delle
lagrime
di
Corbussone
,
cuoco
di
palazzo
e
folle
di
amore
per
la
regina
cui
cucinava
gli
intingoli
;
quella
del
Leone
è
il
pianto
di
un
principe
napoletano
,
cui
unico
e
buon
amico
era
rimasto
un
leone
che
gli
morì
miseramente
;
e
quella
di
fontana
Medina
sono
le
lagrime
di
Nettuno
,
innamorato
di
una
bella
statua
cui
non
arrivò
a
dar
vita
.
Ma
la
passione
è
nell
ultima
storiella
che
ascolterete
.
Vi
si
parla
di
un
nobile
signore
,
appartenente
ad
uno
dei
primi
seggi
della
città
,
e
che
s
innamorò
perdutamente
di
una
fanciulla
di
casa
nemica
;
era
il
cavaliere
di
carattere
violento
,
di
temperamento
focoso
,
pronto
al
risentimento
ed
all
ira
.
Pure
,
per
ottenere
la
donna
che
amava
,
sarebbe
diventato
umile
come
un
poverello
cui
manca
il
pane
.
Ma
l
amore
dei
due
giovani
,
anziché
diminuire
e
lenire
le
collere
di
parte
,
valse
a
rinfocolarle
e
per
preghiere
ed
intercessioni
che
venissero
fatte
,
la
nobile
famiglia
Capri
non
volle
accettare
il
matrimonio
.
Anzi
per
trovar
rimedio
all
amore
dei
due
,
fu
deciso
imbarcare
la
fanciulla
sopra
una
feluca
e
mandarla
in
estranea
contrada
.
Ma
essa
che
si
sentiva
strappar
l
anima
,
allontanandosi
dal
suo
bene
,
come
fu
fuori
del
porto
,
inginocchiatasi
e
pronunciata
una
breve
preghiera
,
si
slanciò
nell
onde
,
donde
uscì
isola
azzurra
e
verdeggiante
.
Ma
non
si
chetava
l
amore
nel
cuore
del
nobile
Vesuvio
,
quale
era
il
nome
del
cavaliere
e
la
collera
gli
bolliva
in
corpo
:
quando
seppe
della
nuova
crudele
,
cominciò
a
gittar
caldi
sospiri
e
lagrime
di
fuoco
,
segno
della
interna
passione
che
lo
agitava
;
e
tanto
si
gonfiò
che
divenne
un
monte
nelle
cui
viscere
arde
un
fuoco
eterno
d
amore
.
Così
egli
è
dirimpetto
alla
sua
bella
Capri
e
non
può
raggiungerla
e
freme
d
amore
e
lampeggia
e
s
incorona
di
fumo
e
il
fuoco
trabocca
in
lava
corruscante
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
O
anime
trafitte
,
o
anime
sconsolate
,
o
voi
che
per
l
amore
portate
nel
cuore
sette
spade
di
dolore
,
non
vi
sorrida
la
speranza
di
guarirvi
qui
.
Qui
amano
anche
le
pietre
:
gli
uomini
sani
s
ammalano
d
amore
e
gli
infermi
ne
muoiono
.
IL
PALAZZO
DONN
ANNA
Il
bigio
palazzo
si
erge
nel
mare
.
Non
è
diroccato
,
ma
non
fu
mai
finito
;
non
cade
,
non
cadrà
,
poiché
la
forte
brezza
marina
solidifica
ed
imbruna
le
muraglie
,
poiché
l
onda
del
mare
non
è
perfida
come
quella
dei
laghi
e
dei
fiumi
,
assalta
ma
non
corrode
.
Le
finestre
alte
,
larghe
,
senza
vetri
,
rassomigliano
ad
occhi
senza
pensiero
;
nei
portoni
dove
sono
scomparsi
gli
scalini
della
soglia
,
entra
scherzando
e
ridendo
il
flutto
azzurro
,
incrosta
sulla
pietra
le
sue
conchiglie
,
mette
l
arena
nei
cortili
,
lasciandovi
la
verde
e
lucida
piantagione
delle
sue
alghe
.
Di
notte
il
palazzo
diventa
nero
,
intensamente
nero
;
si
Serena
il
cielo
Sul
suo
capo
,
rifulgono
le
alte
e
bellissime
stelle
,
fosforeggia
il
mare
di
Posillipo
,
dalle
ville
perdute
nei
boschetti
escono
canti
malinconici
d
'
amore
e
le
monotone
note
del
mandolino
:
il
palazzo
rimane
cupo
e
sotto
le
sue
vòlte
fragoreggia
l
onda
marina
.
Ogni
tanto
par
di
vedere
un
lumicino
passare
lentamente
nelle
sale
e
fantastiche
ombre
disegnarsi
nel
vano
delle
finestre
:
ma
non
fanno
paura
.
Forse
sono
ladri
volgari
che
hanno
trovato
là
un
buon
covo
,
ma
la
nostra
splendida
povertà
non
teme
di
loro
;
forse
sono
mendicanti
che
trovarono
un
tetto
,
ma
noi
ricchi
di
cuore
e
di
cervello
,
ci
abbassiamo
dalla
nostra
altezza
per
compatirli
.
E
forse
sono
fantasmi
e
noi
sorridiamo
e
desideriamo
the
ciò
sia
;
noi
li
amiamo
i
fantasmi
,
noi
viviamo
con
essi
,
noi
sogniamo
per
essi
e
per
essi
noi
moriremo
.
Noi
moriremo
per
essi
,
col
desiderio
di
vagolare
anche
noi
sul
mare
,
per
le
colline
,
sulle
rocce
,
nelle
chiesette
tetre
ed
umide
,
nei
cimiteri
fioriti
,
nelle
fresche
sale
dove
il
medioevo
ha
vissuto
.
Fu
una
sera
e
splendevano
di
luce
vivida
quelle
finestre
;
attorno
attorno
il
palazzo
,
sul
mare
,
si
cullavano
barchette
di
piacere
adorne
di
velluti
che
si
bagnavano
nell
acqua
,
vagamente
illuminate
da
lampioncini
colorati
,
coronate
di
fiori
alla
poppa
;
i
barcaiuoli
si
pavoneggiavano
nelle
ricche
livree
.
Tutta
la
nobiltà
napoletana
,
tutta
la
nobiltà
spagnuola
,
accorreva
ad
una
delle
magnifiche
feste
che
l
'
altiera
Donn
'
Anna
Carafa
,
moglie
del
duca
di
Medina
C
li
,
dava
nel
suo
palazzo
di
Posillipo
.
Nelle
sale
andavano
e
venivano
i
servi
,
i
paggi
dai
colori
rosa
e
grigio
,
i
maggiordomi
dalla
collana
d
'
oro
,
dalle
bacchette
di
ebano
:
giungevano
continuamente
le
bellissime
signore
,
dagli
strascichi
di
broccato
,
dai
grandi
collari
di
merletto
,
donde
sorgeva
come
pistillo
di
fiore
la
testa
graziosa
,
dai
monili
di
perle
,
dai
brillanti
che
cadevano
sui
busti
attillati
e
seducenti
;
giungevano
accompagnate
dai
mariti
,
dai
fratelli
e
qualcuna
,
più
ardita
,
solamente
dall
'
amante
.
Nella
grande
sala
,
sulla
soglia
,
nel
suo
ricchissimo
abito
rosso
,
tessuto
a
lama
d
argento
,
con
un
lieve
sorriso
sulla
bocca
,
il
cui
grosso
labbro
inferiore
s
'
avanzava
quasi
in
atto
di
spregio
,
inchinando
appena
il
fiero
capo
alle
donne
,
dando
la
mano
da
baciare
ai
cavalieri
grandi
di
Spagna
di
prima
classe
come
lei
,
stava
Donna
Anna
di
Medina
C
li
.
L
'
occhio
grigio
dal
lampo
d
'
acciaio
,
simile
a
quello
dell
aquila
,
rivelava
l
interna
soddisfazione
di
quell
'
anima
fatta
d
'
orgoglio
:
ella
godeva
,
godeva
senza
fine
nel
vedere
venire
a
lei
tutti
gli
omaggi
,
tutti
gli
ossequi
,
tutte
le
adulazioni
.
Era
lei
la
più
nobile
,
la
più
potente
,
la
più
ricca
,
la
più
bella
,
la
più
rispettata
,
la
più
temuta
,
lei
duchessa
,
lei
signora
,
lei
regina
di
forza
e
di
grazia
.
Oh
poteva
salire
gloriosa
i
due
scalini
che
facevano
del
suo
seggiolone
quasi
un
trono
;
poteva
levare
la
testa
al
caldo
alito
dell
'
ambizione
appagata
che
le
soffiava
in
volto
.
Le
dame
sedevano
intorno
a
lei
,
facendole
corona
,
minori
tutte
di
lei
:
ella
era
sola
,
maggiore
,
unica
.
In
fondo
al
grande
salone
era
rizzato
un
teatrino
destinato
per
lo
spettacolo
.
Tutta
quella
eletta
schiera
d
'
invitati
dovevano
dapprima
assistere
alla
rappresentazione
di
una
commedia
ed
a
quella
di
una
danza
moresca
;
poi
nelle
sale
si
sarebbero
intrecciate
le
danze
sino
all
'
alba
.
Ma
la
grande
curiosità
della
rappresentazione
era
che
gli
attori
,
per
una
moda
venuta
allora
di
Francia
,
appartenessero
alla
nobiltà
.
Donn
'
Anna
Carafa
di
Medina
disprezzava
i
facili
costumi
francesi
che
corrompevano
la
rigida
corte
spagnuola
,
ma
scrutatrice
dei
cuori
e
apprezzatrice
del
favore
popolare
com
'
era
,
s
'
accorgeva
che
quelle
molli
usanze
piacevano
ed
erano
adottate
con
trasporto
.
Solo
per
questo
ella
aveva
consentito
che
Donna
Mercede
de
las
Torres
,
sua
nipote
di
Spagna
,
sostenesse
una
parte
nella
rappresentazione
.
Donna
Mercede
,
giovane
,
bruna
,
dai
grandi
occhi
lionati
,
dai
neri
capelli
,
le
cui
trecce
le
formavano
un
elmo
sul
capo
,
era
una
spagnuola
vera
.
Ella
rappresentava
nella
commedia
la
parte
di
una
schiava
innamorata
del
suo
padrone
,
una
schiava
che
lo
segue
dappertutto
,
e
lo
serve
fedelmente
sino
a
fargli
da
mezzana
d
'
amore
,
sino
a
morire
per
lui
d
'
un
colpo
di
pugnale
destinato
al
cavaliere
da
un
padre
crudele
.
Ella
recitava
con
un
trasporto
,
con
un
tale
impeto
che
tutta
la
sala
si
commuoveva
allo
sventurato
e
non
corrisposto
amore
della
schiava
Mirza
:
tutti
si
commuovevano
,
salvo
Gaetano
di
Casapesenna
che
faceva
la
parte
del
cavaliere
.
Ma
così
dal
poeta
era
stata
ispirata
ogni
parola
del
cavaliere
,
ed
egli
,
freddo
,
indifferente
,
inconscio
,
non
faceva
che
rimaner
fedele
al
carattere
che
rappresentava
.
Solo
,
alla
fine
della
commedia
,
quando
la
sventurata
Mirza
ferita
a
morte
,
s
'
accomiata
con
parole
d
'
affetto
da
colui
che
fu
la
sua
vita
e
la
sua
morte
,
allora
,
egli
,
cui
appare
finalmente
la
verità
qual
luce
diffusa
meridiana
,
preso
dall
'
amore
,
s
'
abbandona
in
ginocchio
dinanzi
al
corpo
della
poveretta
morente
e
copre
di
baci
quel
volto
pallido
d
'
agonia
.
Invero
,
egli
fu
così
focoso
in
tale
slancio
,
così
patetica
ed
improntata
di
dolore
la
sua
voce
,
così
disordinato
ogni
suo
gesto
,
che
veramente
parve
superiore
ad
ogni
vero
attore
,
e
parve
che
la
verità
animasse
il
suo
spirito
,
sino
al
punto
che
la
sala
intera
scoppiò
in
applausi
.
Sola
,
sul
suo
trono
,
tra
le
sue
gemme
,
sotto
la
sua
corona
ducale
,
Donn
'
Anna
impallidiva
mortalmente
e
si
mordeva
le
labbra
.
Non
era
lei
la
più
amata
.
Le
due
donne
s
'
incontravano
nelle
sale
del
palazzo
Medina
;
si
guardavano
,
Donna
Mercede
fremente
di
gelosia
,
l
'
occhio
nero
covante
fuoco
,
smorta
,
rodendo
un
freno
che
la
sua
libera
anima
aborriva
;
Donna
Anna
,
pallida
di
odio
,
muta
nella
sua
collera
;
si
guardavano
,
impassibile
e
fredda
Donn
'
Anna
,
agitata
e
febbrile
Donna
Mercede
.
Scambiavano
rade
ed
altere
parole
.
Ma
se
la
gelosia
scoppiava
irresistibile
,
l
'
ingiuria
correva
sul
loro
labbro
:
Le
donne
di
Spagna
sono
esse
le
prime
ad
abbandonarsi
all
'
amante
diceva
Donn
'
Anna
,
con
la
sua
voce
dura
e
grave
.
Le
donne
di
Napoli
si
gloriano
del
numero
degli
amanti
rispondeva
vivamente
Donna
Mercede
.
Voi
siete
l
'
amante
di
Gaetano
Casapesenna
,
Donna
Mercede
.
Voi
lo
foste
,
Donn
'
Anna
.
Voi
obliaste
ogni
ritegno
,
ogni
pudore
,
dandoci
vostro
amore
a
spettacolo
,
Donna
Mercede
.
Voi
tradiste
il
duca
di
Medina
C
li
,
mio
nobile
zio
,
Donn
'
Anna
Carafa
.
Voi
amate
ancora
Gaetano
Casapesenna
.
Voi
anche
lo
amate
ed
egli
non
vi
ama
,
Donn
'
Anna
.
Vinceva
la
bollente
spagnuola
e
Donna
Anna
si
consumava
dalla
rabbia
.
Ma
egualmente
l
'
odio
glaciale
della
duchessa
contro
cui
s
'
infrangeva
ogni
slancio
di
Donna
Mercede
,
tormentava
la
spagnuola
.
Esse
avevano
nel
cuore
un
orribile
segreto
;
esse
portavano
nelle
viscere
il
feroce
serpente
della
gelosia
,
esse
morivano
ogni
giorno
di
amore
e
di
odio
.
Donn
'
Anna
celava
il
suo
spasimo
,
ma
Donna
Mercede
lo
rivelava
nelle
convulsioni
del
suo
spirito
e
del
suo
corpo
.
La
duchessa
agonizzava
sorridendo
;
Donna
Mercede
agonizzava
,
piangendo
e
strappandosi
i
neri
capelli
.
Fino
a
che
ella
scomparve
d
'
un
tratto
dal
palazzo
Medina
C
li
e
fu
detto
che
presa
da
improvvisa
vocazione
religiosa
,
avesse
desiderato
la
pace
del
convento
e
fu
narrato
del
misticismo
ond
'
era
stata
presa
quell
'
anima
,
e
delle
lunghe
giornate
passate
in
ginocchio
dinanzi
al
Sacramento
,
e
del
fervore
della
preghiera
e
delle
lagrime
ardenti
:
ma
non
fu
detto
né
il
convento
,
né
il
paese
,
né
il
regno
dove
era
il
convento
.
Invano
Gaetano
di
Casapesenna
cercò
Donna
Mercede
in
Italia
,
in
Francia
,
in
Ispagna
ed
in
Ungheria
,
invano
si
votò
alla
Madonna
di
Loreto
,
a
San
Giacomo
di
Campostella
,
invano
pianse
,
pregò
,
supplicò
.
Mai
più
rivide
la
sua
bella
amante
.
Egli
morì
giovane
,
in
battaglia
,
quale
a
cavaliere
sventurato
si
conviene
.
Altre
feste
seguirono
nel
palazzo
Medina
,
altri
omaggi
salutarono
la
ricca
e
potente
duchessa
Donn
'
Anna
;
ma
ella
sedeva
sul
suo
trono
,
con
l
'
anima
amareggiata
di
fiele
,
col
cuore
arido
e
solitario
.
Quei
fantasmi
sono
quelli
degli
amanti
?
O
divini
,
divini
fantasmi
!
Perché
non
possiamo
anche
noi
,
come
voi
,
spasimare
d
'
amore
anche
dopo
la
morte
?
BARCHETTA
-
FANTASMA
Li
conosci
tu
?
Li
conosci
tu
questi
giorni
fangosi
e
sporchi
,
quando
la
Noia
immortale
prende
il
colore
bigio
,
l
'
odore
nauseante
,
la
pesantezza
opprimente
della
nebbia
invernale
,
quando
il
cielo
è
stupidamente
anemico
,
il
sole
è
una
lanterna
semispenta
e
fumicante
,
i
fiori
impallidiscono
ed
appassiscono
,
le
frutta
imputridiscono
,
le
guance
delle
donne
sembrano
di
cenere
,
la
mano
degli
uomini
pare
di
sughero
,
la
città
patisce
di
acquavite
e
la
campagna
di
siero
?
È
in
questi
giorni
che
la
fantasia
del
mondo
,
esaltata
nella
sua
febbre
,
senza
trovare
più
pascolo
,
senza
avere
più
refrigerio
,
si
nutre
orribilmente
di
se
stessa
,
arroventandosi
o
disseccandosi
.
In
questi
giorni
la
poesia
,
la
delicata
ed
esile
fanciulla
,
irrimediabilmente
ammalata
,
s
'
illanguidisce
,
declina
il
capo
e
muore
senza
un
gemito
,
senza
un
respiro
e
l
'
arte
,
la
robusta
fanciulla
,
colpita
mortalmente
,
agonizza
,
torcendosi
le
braccia
,
effondendo
in
lugubri
lamenti
la
sua
disperazione
.
Invano
l
'
artista
cerca
immergersi
nel
suo
sogno
prediletto
:
il
sogno
è
scomparso
.
Invano
egli
tenta
tutte
le
corde
della
bionda
lira
:
sotto
la
sua
mano
tremante
le
corde
si
spezzano
,
con
un
suono
che
si
prolunga
nell
'
aria
come
un
triste
presagio
.
O
giorni
,
o
giorni
scombuiati
,
feroci
e
maledetti
.
Ma
perché
in
questi
giorni
non
amiamo
noi
,
sino
a
morirne
?
Perché
non
chiudiamo
gli
occhi
,
lasciandoci
rotolare
in
un
abisso
senza
fondo
dove
è
cosi
dolcemente
doloroso
finire
la
vita
?
Perché
non
parliamo
noi
di
amore
sino
a
che
la
voce
si
esaurisca
nella
gola
riarsa
e
la
parola
diventi
un
mormorio
indistinto
?
Vieni
dunque
ad
ascoltarmi
.
Narrerò
a
te
d
'
amore
.
A
te
,
fantasma
fuggevole
ed
inafferrabile
,
essere
divinamente
malvagio
,
umanamente
buono
,
infinitamente
caro
,
bello
come
una
realtà
,
orribile
come
una
illusione
,
sempre
lontano
,
sempre
presente
,
che
vivi
nelle
regioni
sconosciute
,
che
sei
in
me
:
chimera
,
persona
,
nebulosa
,
nome
,
idea
odiosa
ed
adorabile
da
cui
parte
ed
a
cui
ritorna
ogni
minuto
la
mia
vita
!
L
'
hai
tu
mai
vista
la
barchetta
-
fantasma
?
L
'
hai
tu
vista
,
amor
mio
?
....
.
Odimi
.
Io
non
so
quando
avvenne
la
storia
d
'
amore
che
ti
narro
;
l
'
anno
,
il
giorno
e
l
'
ora
,
non
li
conosco
.
Ma
che
importa
?
Oggi
,
ieri
,
domani
,
il
dramma
dell
'
amore
è
multiforme
ed
unico
.
Batta
il
cuore
sino
a
spezzarsi
sotto
una
toga
di
lana
,
una
corazza
di
acciaio
o
un
abito
di
velluto
,
il
suo
palpito
precipitoso
non
rovinerà
meno
o
diversamente
una
esistenza
;
siano
le
braccia
dell
'
amata
cinte
di
bende
sacre
,
nude
,
sotto
le
fasce
dei
braccialetti
,
chiuse
nelle
stoffe
seriche
,
o
seminascoste
nei
merletti
,
esse
non
abbracceranno
con
minore
o
diversa
passione
.
Che
importa
una
cifra
?
Tecla
era
bella
.
Il
suo
volto
era
di
quel
candore
caldo
e
vivo
che
diventa
cereo
sotto
i
baci
;
nei
grandi
e
voluttuosi
occhi
di
leonessa
si
accendevano
strane
scintille
d
'
oro
;
le
labbra
arcuate
erano
fatte
per
quel
sorriso
lungo
,
profondo
e
cosciente
che
poche
donne
conoscono
;
le
trecce
folte
,
brune
,
s
'
incupivano
in
un
nero
azzurro
.
Si
chiamava
Tecla
,
un
nome
duro
e
dolce
,
che
nel
fantasioso
vocabolario
dei
nomi
significa
cuore
colpevole
.
Hanno
la
loro
fatalità
anche
i
nomi
.
Fanciulla
,
Tecla
aveva
ignorato
l
'
amore
,
orgogliosa
ed
indifferente
;
sposa
a
Bruno
,
Tecla
aveva
ignorato
l
'
amore
,
moglie
superba
e
glaciale
.
Eppure
aveva
veduto
struggersi
,
consumarsi
d
'
amore
il
forte
cuore
di
Bruno
,
un
ruvido
ed
aspro
cuore
che
non
aveva
mai
amato
,
ma
quel
soffio
ardente
di
passione
non
l
'
aveva
riscaldata
,
quella
voce
ansiosa
ed
appassionata
non
l
'
aveva
commossa
,
l
'
amore
di
Bruno
era
rimasto
inutile
,
inutile
.
Bruno
se
lo
sapeva
,
Tecla
glielo
aveva
detto
.
Ella
non
mentiva
mai
.
Era
sposa
a
lui
,
senza
odio
,
ma
senza
trasporto
.
Bruno
non
si
rassegnava
,
no
.
Tecla
era
il
cruccio
insoffribile
della
sua
vita
,
il
chiodo
irrugginito
,
ficcato
nel
cervello
,
il
tronco
di
spada
spezzato
ed
incastrato
nel
cuore
.
La
ruga
della
sua
fronte
,
la
crudeltà
del
suo
sguardo
,
il
sogghigno
del
suo
labbro
,
l
'
amarezza
della
sua
bocca
,
il
fiele
del
suo
spirito
era
Tecla
.
Avrebbe
dovuto
morire
,
ma
quando
s
'
ama
non
se
ne
ha
il
coraggio
.
Avrebbe
potuto
uccidere
Tecla
,
ma
non
vi
pensava
.
Non
si
uccide
una
donna
virtuosa
:
Tecla
era
virtuosa
,
di
una
virtù
alta
e
fiera
.
Ma
come
ogni
altezza
ne
trova
un
'
altra
che
la
superi
e
la
vinca
,
fino
a
che
non
si
arrivi
all
'
invincibile
ed
all
'
incommensurabile
,
così
dinanzi
alla
virtù
di
Tecla
giganteggiò
,
immenso
,
l
'
amore
.
Fu
una
grande
sconfitta
;
fu
un
gran
trionfo
.
D
'
un
tratto
la
fierezza
si
annegò
nella
umiltà
,
l
'
orgoglio
fu
ingoiato
,
trovolto
.
Era
singolarmente
bello
Aldo
,
un
fascino
irresistibile
vibrava
nella
sua
voce
armoniosa
,
le
sue
parole
struggevano
come
fuoco
liquido
,
il
suo
sguardo
dominava
,
vinceva
,
metteva
nell
'
anima
uno
,
sgomento
pieno
di
tenerezza
;
ma
se
tutto
questo
non
fosse
stato
,
per
Tecla
egli
era
sempre
,
unico
,
l
'
amore
.
Fu
una
notte
in
una
sala
fulgida
di
lumi
che
si
videro
.
Nulla
seppero
dirsi
.
Pure
fra
quei
due
esseri
che
si
separarono
senza
un
saluto
,
senza
un
sorriso
,
un
legame
indissolubile
era
sorto
.
Camminavano
uno
verso
l
'
altro
,
dovendo
inevitabilmente
incontrarsi
.
Che
fai
tu
alla
finestra
,
Tecla
?
È
un
'
ora
che
guardi
nel
buio
,
quasi
vi
scorgessi
qualche
cosa
.
Guardo
il
mare
,
Bruno
,
rispondeva
lei
con
la
infinita
mestizia
di
chi
comincia
ad
amare
.
La
brezza
della
sera
ti
fa
male
,
Tecla
.
Tu
sei
pallida
come
un
cadavere
.
Lasciami
qui
,
te
ne
prego
.
Tu
sei
triste
,
Tecla
.
A
che
pensi
?
Io
non
penso
,
Bruno
.
Dimmi
,
chi
ti
rattrista
?
Nessuno
può
rattristarmi
.
Tecla
,
la
tua
mano
è
gelata
e
le
tue
labbra
sono
,
ardenti
;
tu
soffri
,
tu
tremi
,
tu
vacilli
...
Muoio
...
Ma
in
una
notte
cupa
e
profonda
,
dopo
venti
notti
che
l
'
insonnia
tormentosa
si
assideva
al
suo
capezzale
bagnato
di
lagrime
,
Tecla
sentì
scuotersi
tutta
,
come
se
un
appello
possente
la
chiamasse
.
Eccomi
mormorò
.
E
muta
,
rigida
,
con
l
'
incesso
uniforme
e
continuo
di
un
automa
,
col
lungo
abito
bianco
che
le
si
trascinava
dietro
come
un
sudario
,
col
passo
ritmico
che
appena
sfiorava
il
suolo
,
coi
lunghi
capelli
disciolti
sugli
omeri
,
con
gli
occhi
spalancati
nell
'
oscurità
,
ella
attraversò
la
casa
ed
uscì
sul
terrazzo
che
dava
sul
mare
.
Aldo
era
là
.
Ella
andò
a
lui
.
Stettero
a
guardarsi
,
nell
'
ombra
.
Non
un
detto
,
non
un
sospiro
.
L
'
amore
condensato
,
potente
,
sdegnoso
di
espansione
,
li
soffocava
.
O
indimenticabili
notti
create
per
l
'
amore
!
O
eternamente
bello
golfo
di
Napoli
,
dall
'
amore
e
per
l
'
amore
creato
!
Nelle
notti
di
primavera
,
quando
il
fermento
della
terra
conturba
i
sensi
e
tenta
l
'
anima
,
quando
nell
'
aria
vi
è
troppo
profumo
di
fiori
,
si
può
discendere
al
mare
,
entrare
nella
barca
,
fuggire
la
costiera
,
e
sdraiati
sui
cuscini
contemplare
l
'
azzurro
cupo
del
cielo
,
l
'
ondeggiamento
voluttuoso
del
flutto
,
il
palpito
vivo
delle
stelle
che
pare
si
vogliano
staccare
per
precipitare
nell
'
immenso
aere
.
Nelle
torbide
notti
estive
che
seguono
le
giornate
violente
e
tormentose
,
quando
la
terra
si
riposa
,
sfiaccolata
,
da
una
passione
di
quattordici
ore
col
sole
,
felice
colui
che
può
farsi
cullare
in
una
barca
,
come
in
un
'
amaca
,
mentre
il
forte
profumo
marino
gli
fa
sognare
il
tropico
,
la
sua
splendida
e
mostruosa
vegetazione
,
e
le
svelte
fanciulle
brune
che
discendono
sotto
gli
archi
dei
tamarindi
.
Nelle
meste
e
bianche
notti
autunnali
,
quando
la
luna
malaticcia
si
unisce
alla
candida
malinconia
del
cielo
,
al
languido
pallore
delle
stelle
,
alla
nebulosità
ideale
delle
colline
,
quando
tutto
il
mondo
diventa
fioccoso
di
spuma
,
vi
è
chi
presceglie
il
mare
per
confidente
e
va
a
narrargli
il
disfacimento
della
sua
vita
che
inclina
a
perdersi
nel
nulla
,
mentre
la
morbida
curva
di
Posillipo
pare
che
si
abbassi
anche
essa
desiderosa
di
scomparire
nel
mare
.
Nelle
notti
tempestose
d
'
inverno
,
quando
il
temporale
della
città
ha
tutta
la
grettezza
e
la
miseria
delle
stradicciuole
strette
e
delle
grondaie
piagnolose
,
quando
l
'
anima
sente
il
bisogno
imperioso
di
una
mano
che
l
'
afferri
,
che
delizioso
ed
infinito
terrore
,
che
impressione
incancellabile
trovarsi
in
alto
mare
,
in
un
ambiente
nero
,
dove
il
pericolo
è
tanto
più
grande
in
quanto
è
indistinto
.
Ma
più
felice
di
tutti
colui
che
godette
queste
notti
carezzando
i
capelli
morbidi
di
una
donna
adorata
,
che
stringendola
al
cuore
,
potette
sognare
di
rapirla
nel
paese
sconosciuto
desiderato
dagli
amanti
,
che
potette
sperare
di
morire
con
lei
,
sotto
il
cielo
che
s
'
incurva
,
nel
mare
che
li
vuole
.
Più
di
tutti
colpevolmente
felici
e
colpevolmente
invidiati
Aldo
e
Tecla
.
Aldo
,
il
mare
è
troppo
nero
.
Io
t
'
amo
,
Tecla
.
Io
t
'
amo
,
Aldo
.
Sostienimi
col
tuo
valido
braccio
,
amore
.
Perché
quel
barcaiuolo
tace
?
Il
suo
lavoro
è
duro
,
forse
.
Gli
daremo
del
denaro
....
.
mi
amerai
sempre
,
sempre
,
Tecla
?
Sempre
.
Aldo
,
quella
fiaccola
gitta
una
luce
sanguigna
sui
nostri
volti
e
sul
mare
.
Pare
che
illumini
due
cadaveri
ed
una
tomba
,
amore
.
Che
temi
tu
dalla
morte
?
Dividermi
da
te
.
Giammai
.
Dio
deve
castigarci
egualmente
.
Un
silenzio
si
prolungò
.
Si
guardavano
,
mentre
alla
loro
passione
si
univa
la
nota
dolce
di
una
tenerezza
grave
come
un
presentimento
.
La
barca
volava
sull
'
acqua
;
il
barcaiuolo
vogava
con
grande
forza
,
senza
volgere
il
capo
a
guardare
gli
amanti
.
Non
ti
sembra
,
Aldo
,
che
siamo
lontani
assai
dalla
sponda
?
Tanto
meglio
,
dolcezza
mia
.
Perché
quel
barcaiuolo
non
parla
?
C
'
invidia
forse
,
Tecla
.
È
giovane
,
amerà
senza
speranza
.
Interrogalo
,
Aldo
.
Domandagli
perché
nasconde
il
suo
volto
.
D
'
un
tratto
il
barcaiuolo
si
volse
.
Era
Bruno
.
Era
la
figura
dell
'
odio
.
Aldo
e
Tecla
si
baciarono
.
E
la
barca
si
capovolse
sul
bacio
degli
amanti
,
sul
grido
di
furore
di
Bruno
.
Tre
volte
vennero
a
galla
gli
amanti
,
abbracciati
,
stretti
con
una
celestiale
beatitudine
nel
viso
,
tre
volte
venne
a
galla
una
faccia
contratta
dalla
collera
.
....
.
Odimi
,
amore
.
In
una
certa
ora
della
notte
,
sulla
bella
riva
di
Posillipo
,
su
quella
gaia
di
Mergellina
,
su
quella
cupa
del
Chiatamone
,
su
quella
fragorosa
di
Santa
Lucia
,
su
quella
sporca
del
Molo
,
su
quella
tempestosa
del
Carmine
,
la
barchetta
fantasma
appare
,
corre
veloce
sull
'
acqua
,
gli
amanti
si
baciano
lentamente
,
la
figura
dello
sposo
si
erge
sdegnata
,
la
barchetta
si
capovolge
.
Ancora
tre
volte
si
rivede
quell
'
eterno
bacio
,
quell
'
eterno
odio
.
Ogni
notte
la
barchetta
-
fantasma
appare
.
Ma
non
tutti
la
vedono
.
Dio
permette
che
solamente
chi
ama
bene
,
chi
ama
intensamente
possa
vederla
.
Apparisce
solamente
per
gli
innamorati
,
i
quali
impallidiscono
a
quell
aspetto
.
È
la
pruova
infallibile
e
singolare
.
L
hai
tu
vista
?
L
hai
tu
vista
,
la
barchetta
-
fantasma
?
O
sciagurata
me
,
se
fui
sola
a
vederla
!
IL
SEGRETO
DEL
MAGO
Nell
'
anno
1220
della
salutifera
Incarnazione
regnando
in
Palermo
ed
in
Napoli
il
grande
e
buon
re
Federico
secondo
di
Svevia
,
accadde
in
Napoli
un
caso
bellissimo
che
non
vi
sarà
discaro
ascoltare
,
trattandosi
di
piacevole
argomento
.
Simil
novella
non
troverete
né
in
istorici
,
né
in
eleganti
narratori
;
io
stessa
la
raccolsi
rozza
ed
informe
dalla
tradizione
popolare
e
voglio
,
narrandola
a
voi
,
consacrarla
in
questa
scrittura
,
affinché
ne
possano
avere
disadorna
ma
chiara
notizia
i
più
tardi
nepoti
,
per
cui
lavora
e
s
affatica
ogni
scrittore
disdegnoso
del
facile
plauso
contemporaneo
.
Ma
senza
più
intrattenervi
in
preliminari
,
avendo
spiegata
chiaramente
la
mia
intenzione
,
ecco
il
caso
.
Nello
stretto
vico
dei
Cortellari
.
che
come
ognuno
sa
,
apparteneva
al
seggio
di
Portanova
,
v
'
era
una
casuccia
magra
ed
alta
,
dalle
piccole
finestre
,
aventi
i
vetri
sporchi
ed
impiombati
.
La
porta
d
'
entrata
era
bassa
e
oscura
;
sporca
e
ripida
la
scala
;
di
rado
si
aprivano
le
finestruole
.
La
gente
vi
passava
dinanzi
frettolosa
,
dando
uno
sguardo
fra
il
collerico
ed
il
pauroso
,
e
borbottando
fra
i
denti
non
so
se
una
preghiera
o
una
maledizione
.
In
verità
,
nella
casuccia
abitava
gente
malfamata
;
al
primo
piano
v
'
era
un
maledetto
giudeo
,
degno
discendente
di
coloro
che
crocifissero
nostro
signore
Gesù
Cristo
,
un
giudeo
ladro
che
dava
il
denaro
ad
usura
e
tosava
le
monete
d
'
oro
;
al
secondo
una
giovane
bella
,
di
quelle
che
sono
la
tentazione
e
la
dannazione
dell
'
uomo
;
al
terzo
un
marito
ed
una
moglie
,
brutti
ceffi
che
il
giorno
eran
fuori
di
casa
a
qualche
ignoto
ed
equivoco
mestiere
e
quando
rincasavano
,
a
notte
piena
,
si
battevano
come
la
lana
.
Quello
che
formava
lo
sgomento
dei
viandanti
non
era
specialmente
l
'
ebreo
cane
,
lo
sguardo
provocante
della
donna
,
o
gli
strilli
della
moglie
bastonata
dal
marito
,
ma
era
tutto
questo
insieme
e
principalmente
il
pensiero
che
all
'
ultimo
piano
della
casa
indiavolata
abitava
Cicho
il
mago
.
Le
anime
timorate
di
Dio
si
facevano
il
segno
della
croce
che
è
anche
quello
della
nostra
salvazione
e
passavano
oltre
;
gli
spiriti
mondani
facevano
le
corna
con
la
mano
,
si
tastavano
il
ginocchio
,
pronunziavano
qualche
scongiuro
e
simili
cose
operavano
che
volgarmente
si
credono
atte
a
disperdere
il
malocchio
.
Sebbene
Cicho
uscisse
molto
raramente
e
raramente
spalancasse
le
imposte
della
sua
finestruola
,
il
popolo
sapendo
della
sua
magia
,
del
suo
potere
sovrumano
,
n
'
avea
timore
grandissimo
.
Senza
dubbio
i
misteriosi
andamenti
di
Cicho
davan
fede
di
verità
a
quanto
di
lui
si
dicea
.
Chi
fosse
non
si
sapea
,
né
donde
venisse
;
sempre
chiuso
in
casa
;
in
apparenza
privo
di
amici
e
di
parenti
:
curvo
nell
'
incedere
,
lento
il
passo
,
l
'
occhio
fisso
a
terra
mormorando
parole
greche
,
latine
o
di
qualche
lingua
demoniaca
;
parco
nel
conversare
,
ma
non
aspro
nei
modi
,
anzi
sorridente
nella
fluente
barba
bianca
;
scuri
ma
netti
i
vestimenti
.
Invano
,
quando
venne
ad
abitare
nel
vico
Cortellari
,
le
femminette
d
'
intorno
s
'
informavano
di
lui
,
chiesero
,
osarono
interrogarlo
,
fermarono
il
suo
servo
e
adoperarono
i
mille
mezzi
che
mai
sempre
consiglia
alla
donna
,
la
gran
maestra
e
signora
,
la
curiosità
.
Nulla
potettero
sapere
e
Cicho
,
la
sua
origine
,
la
sua
famiglia
,
la
sua
vita
rimasero
nelle
tenebre
dello
sconosciuto
.
Ma
in
seguito
,
spiando
,
osservando
,
escogitando
,
si
seppe
che
Cicho
intendeva
a
opere
magiche
;
durante
la
notte
,
mai
si
spegneva
la
lampada
della
stanzuccia
dove
egli
studiava
su
grossi
volumi
di
manoscritti
a
fermaglio
,
tolti
da
una
polverosa
scansia
,
mai
cessava
d
'
uscire
,
dalla
cappa
nera
del
suo
focolare
,
un
filo
di
fumo
e
la
sua
stanza
era
piena
di
storte
,
di
lambicchi
,
di
fornelli
,
di
singolari
coltelli
in
tutte
le
forme
e
di
altri
istrumenti
in
ferro
destinati
ad
usi
paurosi
.
Si
dicea
che
spesso
Cicho
passava
ore
intere
curvato
sopra
un
pentolino
che
bolliva
,
bolliva
e
dove
sicuramente
danzavano
le
maledette
erbe
infernali
che
cagionano
malsania
,
follìa
e
morte
,
sebbene
il
servo
non
comperasse
in
piazza
che
le
erbe
di
cucina
,
come
maggiorana
,
pomidoro
,
basilico
,
prezzemolo
,
cipolle
,
agli
ed
altro
.
Ma
si
sa
che
gli
stregoni
vanno
sui
prati
,
nella
notte
del
sabato
,
incantano
la
luna
,
chiamano
il
diavolo
e
colgono
le
erbacce
malefiche
.
Si
diceva
altresì
che
Cicho
venisse
fuori
sul
suo
piccolo
terrazzino
,
scuotendo
dalle
mani
e
dall
'
abito
una
polvere
bianca
che
certo
doveva
avvelenare
l
'
aria
;
che
spesso
andasse
a
lavarsi
le
mani
macchiate
di
rosso
in
un
tinello
di
cui
l
'
acqua
si
corrompeva
.
Quelle
mani
macchiate
di
rosso
davano
autorità
a
orribili
sospetti
;
tanto
più
che
si
soggiungeva
esservi
spesso
,
nel
laboratorio
di
Cicho
,
sul
pavimento
,
larghe
macchie
di
rossobruno
,
simili
a
pozze
di
sangue
e
che
quello
sciagurato
stregone
di
Cicho
si
occupasse
,
nella
notte
,
a
tagliare
coi
sottili
coltelli
,
sopra
una
grande
tavola
di
marmo
bianco
,
non
so
che
di
delicato
.
Membra
di
bambini
,
o
gambe
di
rana
,
o
pelli
di
serpentelli
ripeteva
la
gente
.
E
quando
camminava
nella
via
,
le
comari
ammiccavano
e
si
davano
delle
gomitate
nei
fianchi
,
dicendo
:
Cicho
il
mago
,
Cicho
il
mago
!
Cerca
il
modo
di
ridiventare
giovane
,
il
secchione
!
Vuol
trovar
l
oro
,
forse
.
O
quella
pietra
per
cui
s
ha
virtù
,
saggezza
e
lunga
vita
.
Che
!
!
Chiama
il
diavolo
per
diventare
Gran
Turco
.
Cicho
ascoltava
e
tirava
via
sorridendo
.
In
fondo
le
comari
,
avendone
paura
,
non
osavano
maledirlo
che
sottovoce
;
a
ammonivano
i
bimbi
ad
usargli
rispetto
.
lo
stregone
,
malgrado
le
voci
temerarie
,
aveva
rispetto
di
galantuomo
e
quella
tale
aria
di
soddisfatto
raccoglimento
di
chi
medita
una
bella
e
feconda
idea
.
Parea
dicesse
:
verrà
,
verrà
il
giorno
mio
,
o
gente
ingrata
.
A
chiarirvi
un
poco
il
mistero
ed
a
denudare
la
sua
vita
di
quella
parte
sovrumana
che
Dio
non
permette
più
sulla
terra
,
poiché
Dio
fa
miracoli
solamente
per
l
anima
e
non
più
per
il
corpo
,
vi
dirò
quanto
segue
.
Cicho
era
stato
a
suo
tempo
ricco
e
gagliardo
e
bel
giovanotto
:
aveva
saputo
goder
bene
della
salute
,
della
gioventù
e
della
ricchezza
;
amante
,
era
stato
amato
;
aveva
avuto
palazzi
,
corridori
di
nobil
sangue
,
pietre
preziose
,
vestimenta
intessute
d
oro
;
aveva
goduto
feste
,
conviti
,
balli
,
tormenti
,
giostre
;
aveva
assaporato
col
più
vivo
piacere
baci
di
donne
,
colpi
di
spada
di
cavaliere
e
vini
poderosi
.
Quando
la
sua
ricchezza
cominciò
a
dileguare
,
come
sempre
accade
,
si
allontanarono
donne
ed
amici
;
ma
Cicho
che
aveva
fatta
sugli
scrittori
antichi
buona
e
larga
provvista
di
filosofia
,
non
se
ne
accorò
.
Sibbene
rimasto
solo
,
con
niuna
opera
da
compiere
,
gli
venne
vaghezza
di
rendersi
utile
agli
uomini
.
E
dopo
aver
escogitato
tutti
i
mezzi
,
ricordando
i
suoi
godimenti
ed
i
suoi
piaceri
,
entrò
nella
persuasione
dover
lui
ritrovare
qualche
cosa
che
concorresse
specialmente
alla
felicità
del
suo
simile
,
felicità
instabile
e
passeggera
a
cui
egli
voleva
dare
un
qualche
solido
fondamento
.
Raffermato
in
questa
intenzione
comperò
pergamene
e
volumi
,
studiò
lungamente
,
tentando
e
ritentando
ogni
giorno
prove
novelle
,
sbagliando
,
ricominciando
da
capo
,
consumando
le
sue
notti
,
il
suo
denaro
ed
il
carbone
dei
suoi
fornelli
.
Per
molto
tempo
la
mala
fortuna
lo
perseguitò
e
le
sue
esperienze
riuscirono
sempre
fallaci
,
ma
non
per
questo
venne
meno
la
sua
costanza
.
Ei
lavorava
per
la
felicità
dell
uomo
e
cotale
altissimo
scopo
gli
era
innanzi
agli
occhi
come
visione
animatrice
;
alla
fine
,
dopo
molti
anni
di
travaglio
,
si
poté
dire
di
aver
raggiunto
la
sua
meta
,
gridando
anche
lui
la
parola
del
greco
Archimede
,
di
fronte
a
tanta
scoperta
.
Poi
,
come
usano
gli
inventori
,
s
occupò
a
vezzeggiare
al
sua
scoperta
,
a
carezzarla
,
a
darle
forme
variate
e
seducenti
,
a
perfezionarla
,
in
modo
da
poter
dire
agli
uomini
:
Eccola
qui
;
io
ve
la
dono
bella
e
completa
.
Ora
accade
che
sul
terrazzino
di
Cicho
il
mago
sporgesse
anche
una
porticina
di
una
stanzuccia
dove
abitava
con
suo
marito
Jovannella
di
Canzio
.
Era
costei
maliziosa
,
astuta
e
linguacciuta
quanto
mai
femmina
possa
essere
;
e
sua
dilettosa
occupazione
era
conoscere
i
fatti
del
vicinato
o
per
trarne
personale
vantaggio
o
per
malignarvi
su
.
non
è
a
dire
se
la
malvagia
Jovannella
spiasse
continuamente
Cicho
il
mago
;
ché
anzi
s
arrovellava
di
giorno
e
non
aveva
tregua
nelle
lenzuola
alla
notte
,
per
la
inappagata
curiosità
;
e
più
non
riusciva
a
saper
nulla
,
più
,
per
dispetto
,
lacerava
la
riputazione
delle
vicine
e
tormentava
il
marito
Giacomo
,
guattero
di
cucina
al
real
palazzo
.
Ma
non
senza
saviezza
corrono
dettami
popolari
esprimenti
che
la
donna
ottiene
sempre
quello
che
vuole
fortemente
e
malgrado
le
precauzioni
di
segretezza
adoperate
da
Cicho
il
mago
,
malgrado
le
porte
chiuse
,
le
finestre
sbarrate
,
la
Jovannella
seppe
il
segreto
dello
stregone
.
Fosse
stato
per
buco
di
serratura
,
per
fessura
di
porta
,
per
foro
nel
muro
,
o
per
altro
,
io
non
so
.
Ma
è
certo
che
un
giorno
la
trionfante
Jovannella
disse
al
guattero
marito
:
Giacomo
,
se
hai
ardire
di
uomo
,
la
fortuna
nostra
è
fatta
.
Sei
tu
diventata
strega
?
Io
mel
sapeva
.
Malann
aggia
la
tua
bocca
sconsacrata
!
Ascolta
.
Vuoi
tu
dire
al
cuoco
di
palazzo
che
io
conosco
una
vivanda
di
così
nuova
e
tanto
squisita
fattura
da
meritare
l
assaggio
del
re
?
Femmina
,
tu
sei
pazza
?
Dio
mi
sradichi
questa
lingua
che
ho
tanto
cara
,
s
io
mento
!
E
con
molte
sue
persuasioni
lo
indusse
a
parlarne
col
cuoco
,
che
a
sia
volta
ne
discusse
col
maggiordomo
,
il
quale
ne
tenne
parola
con
un
conte
,
che
osò
dirne
al
re
.
Piacque
al
re
la
novella
e
dette
ordine
che
la
moglie
del
sguattero
si
recasse
nelle
reali
cucine
e
componesse
la
prelibata
vivanda
:
infatti
la
Jovannella
accorse
prontamente
e
in
tre
ore
ebbe
tutto
fatto
.
Ecco
come
:
prese
prima
fior
di
farina
,
lo
impastò
con
poca
acqua
,
sale
e
uova
,
maneggiando
la
pasta
lungamente
per
raffinarla
e
per
ridurla
sottile
sottile
come
una
tela
;
poi
la
tagliò
con
un
suo
coltellaccio
in
piccole
strisce
,
queste
arrotolò
a
forma
di
piccoli
cannelli
e
fattane
un
a
grande
quantità
,
essendo
morbidi
ed
umidicci
,
li
mise
a
rasciugare
al
sole
.
Poi
mise
in
tegame
strutto
di
porco
,
cipolla
tagliuzzata
finissima
e
sale
;
quando
la
cipolla
fu
soffritta
vi
mise
un
grosso
pezzo
di
carne
;
quando
questa
si
fu
crogiolata
bene
ed
ebbe
acquistato
un
colore
bruno
-
dorato
,
ella
vi
versò
dentro
il
succo
denso
e
rosso
dei
pomidoro
che
aveva
spremuti
in
uno
straccio
;
coprì
il
tegame
e
lasciò
cuocere
,
a
fuoco
lento
,
carne
e
salsa
.
Quando
l
ora
del
pranzo
fu
venuta
,
ella
tenne
preparata
una
caldaia
di
acqua
bollente
dove
rovesciò
i
cannelli
di
pasta
:
intanto
che
cuocevano
,
ella
grattugiò
una
grande
quantità
di
quel
dolce
formaggio
che
ha
nome
da
Parma
e
si
fabbrica
a
lodi
.
Cotta
a
punto
la
pasta
,
la
separò
dall
acqua
ed
in
bacile
di
maiolica
la
condì
mano
mano
con
una
cucchiaiata
di
formaggio
ed
un
cucchiaio
di
salsa
.
Così
fu
la
vivanda
famosa
che
andò
innanzi
al
grande
Federigo
,
il
quale
ne
rimase
meravigliato
e
compiaciuto
;
e
chiamata
a
sé
la
Jovannella
di
Canzio
,
le
chiese
come
avesse
potuto
immaginare
un
connubio
così
armonioso
e
stupendo
.
La
rea
femmina
disse
che
ne
aveva
avuto
rivelazione
in
sogno
,
da
un
angelo
:
il
gran
re
volle
che
il
suo
cuoco
apprendesse
la
ricetta
e
donò
alla
Jovannella
cento
monete
d
oro
dicendo
che
era
molto
da
ricompensarsi
colei
che
per
una
così
grande
parte
aveva
concorso
alla
felicità
dell
uomo
.
Ma
non
fu
questa
solamente
la
fortuna
di
Jovannella
,
poiché
ogni
conte
ed
ogni
dignitario
volle
avere
la
ricetta
e
mandò
il
proprio
cuoco
ad
imparare
da
lei
,
dandole
grosso
premio
;
e
dopo
i
dignitarii
vennero
i
ricchi
borghesi
e
poi
i
mercati
e
poi
i
lavoratori
di
giornata
e
poi
i
poveri
dando
ognuno
alla
donna
quel
che
poteva
.
Nel
corso
di
sei
mesi
tutta
Napoli
si
cibava
dei
deliziosi
maccheroni
da
macarus
,
cibo
divino
e
la
Jovannella
era
ricca
.
Intanto
Cicho
il
mago
,
solo
nella
sua
cameruccia
,
modificava
e
variava
la
sua
scoperta
.
Pregustava
il
momento
in
cui
,
fatto
noto
agli
uomini
il
segreto
,
gliene
sarebbe
venuta
gratitudine
,
ammirazione
e
fortuna
.
Infine
,
non
vale
più
la
scoperta
di
una
nuova
pietanza
che
quella
di
un
teorema
filosofico
?
che
quella
di
una
cometa
?
che
quella
di
u
nuovo
insetto
?
Bene
,
dunque
:
e
lodato
senza
fine
sia
l
uomo
che
la
fa
.
Ma
un
giorno
che
il
termine
era
vicino
,
Cicho
il
mago
uscì
a
respirare
per
la
via
del
Molo
:
arrivato
presso
la
porta
del
Caputo
,
un
noto
odore
gli
ferì
le
nari
.
Egli
tremò
e
volle
rincorarsi
,
pensando
che
era
inganno
.
Ma
roso
dall
ansietà
,
entrò
nella
casa
donde
l
odore
era
venuto
e
domandò
ad
una
donna
che
badava
ad
un
tegame
:
Che
cucini
tu
?
Maccheroni
,
vecchio
.
Chi
te
lo
insegnò
,
donna
?
Jovannella
di
Canzio
.
Ed
a
lei
?
Un
angiolo
,
dicono
.
Ella
ne
cucinò
al
re
;
ne
vollero
i
principi
,
i
conti
,
tutta
Napoli
.
In
qualunque
casa
entrerai
,
o
vecchio
pallido
e
morente
,
troverai
che
vi
si
cucinano
maccheroni
.
Hai
fame
?
Vuoi
tu
cibartene
?
No
.
Addio
.
Entrato
in
varie
case
,
trascinandosi
a
stento
,
Cicho
il
mago
ebbe
certezza
dell
accaduto
e
del
tradimento
di
Jovannella
;
il
custode
del
palazzo
reale
gli
ripeté
la
storiella
.
Allora
,
disperato
d
ogni
cosa
,
tornatosene
alla
sua
casetta
,
rovesciò
lambicchi
,
storte
,
tegami
,
forme
e
coltelli
;
ruppe
,
fracassò
tutto
;
abbruciò
i
libri
di
chimica
.
E
partissene
solo
ed
ignorato
,
senza
che
mai
più
fosse
veduto
ritornare
.
Come
è
naturale
,
la
gente
disse
che
il
diavolo
aveva
portato
via
il
mago
.
Ma
venuta
a
morte
la
Jovannella
dopo
una
vita
felice
,
ricca
ed
onorata
,
come
la
godono
per
lo
più
i
malvagi
,
malgrado
le
massime
morali
in
contrario
,
nella
disperazione
della
sua
agonia
,
confessò
il
suo
peccato
e
morì
urlando
come
una
dannata
.
Neppur
tarda
giustizia
fu
resa
a
Cicho
il
mago
:
solamente
la
leggenda
soggiunge
che
nella
casa
dei
Cortellari
,
dentro
la
stanzuccia
del
mago
,
alla
notte
del
sabato
,
Cicho
il
mago
ritorna
a
tagliare
i
suoi
maccheroni
,
Jovannella
di
Canzio
gira
la
mestola
nella
salsa
del
pomodoro
ed
il
diavolo
con
una
mano
gratta
il
formaggio
e
con
l
altra
soffia
sotto
la
caldaia
.
Ma
diabolica
o
angelica
che
sia
la
scoperta
di
Cicho
,
essa
ha
formato
la
felicità
dei
napoletani
e
nulla
indica
che
non
continui
a
farla
nei
secoli
dei
secoli
.
DONNALBINA
,
DONNA
ROMITA
,
DONNA
REGINA
La
leggenda
di
Donnalbina
,
Donna
Romita
,
Donna
Regina
,
corre
ancora
per
la
lurida
via
di
Mezzocannone
,
per
le
primitive
rampe
del
Salvatore
,
per
quella
pacifica
parte
di
Napoli
vecchia
che
costeggia
la
Sapienza
.
Corre
la
leggenda
per
quelle
vie
,
cade
nel
rigagnolo
,
si
rialza
,
si
eleva
sino
al
cielo
,
discende
,
si
attarda
nelle
umide
ed
oscure
navate
delle
chiese
,
mormora
nei
tristi
giardini
dei
conventi
,
si
disperde
,
si
ritrova
,
si
rinnovella
ed
è
sempre
giovane
,
sempre
fresca
.
Se
voi
volete
,
o
miei
fedeli
ed
amati
lettori
,
io
ve
la
narro
.
Se
volete
per
un
poco
dimenticare
le
nostre
folli
passioni
,
i
nostri
odi
di
taciturni
,
i
nostri
volti
pallidi
,
le
nostre
anime
sconvolte
,
io
vi
parlerò
di
altre
passioni
diversamente
folli
,
di
altri
odii
,
di
altri
pallori
,
di
altre
anime
.
Se
volete
io
vi
narrerò
la
leggenda
delle
tre
sorelle
:
Donnalbina
,
Donna
Romita
,
Donna
Regina
.
Erano
le
tre
figlie
del
barone
Toraldo
,
nobile
del
sedile
di
Nilo
.
La
madre
,
Donna
Gaetana
Scauro
,
di
nobilissimo
parentado
,
era
morta
molto
giovane
:
il
barone
si
crucciava
che
il
suo
nome
dovesse
estinguersi
con
esso
:
pure
,
non
riprese
moglie
.
Ottenne
come
special
favore
dal
re
Roberto
d
'
Angiò
che
la
sua
figliuola
maggiore
,
Donna
Regina
,
potesse
,
passando
a
nozze
,
conservare
il
suo
nome
di
famiglia
e
trasmetterlo
ai
suoi
figliuoli
.
E
nel
1320
si
morì
,
racconsolato
nella
fede
del
Cristo
Signore
.
Donna
Regina
aveva
allora
diciannove
anni
,
Donnalbina
diciassette
,
Donna
Romita
quindici
.
La
maggiore
,
dal
superbo
nome
,
era
anche
una
superba
bellezza
:
bruni
e
lunghi
i
capelli
nella
reticella
di
fil
d
'
argento
,
stretta
e
chiusa
la
fronte
,
gravemente
pensosi
i
grandi
occhi
neri
,
severo
il
profilo
,
smorto
il
volto
,
roseo
-
vivo
il
labbro
,
ma
parco
di
sorrisi
,
parchissimo
di
detti
;
tutta
la
persona
scultorea
,
altera
,
quasi
rigida
nell
'
incesso
,
composta
nel
riposo
.
E
lo
spirito
di
Regina
,
per
quanto
ne
poteva
ricavare
l
'
indiscreto
indagatore
,
rassomigliava
al
corpo
.
Era
in
quell
'
anima
un
'
austerità
precoce
,
un
sentimento
assoluto
del
dovere
,
un
'
alta
idea
del
suo
còmpito
,
una
venerazione
cieca
del
nome
,
delle
tradizioni
,
dei
diritti
,
dei
privilegi
.
Era
lei
il
capo
della
famiglia
,
l
'
erede
,
il
conservatore
del
nobil
sangue
,
dell
'
onore
,
della
gloria
;
era
nel
suo
fragile
cuore
di
donna
che
dovevano
trovare
aiuto
e
sostegno
queste
cose
ed
ella
nel
silenzio
,
nella
solitudine
,
si
adoperava
ad
invigorire
il
suo
cuore
:
a
farvi
nascere
la
costanza
e
la
fermezza
,
a
cancellarvi
ogni
traccia
di
debolezza
.
A
volte
nel
suo
spirito
,
sempre
freddo
,
sempre
teso
,
passava
un
soffio
caldo
e
molle
e
le
sorgevano
in
cuore
vaghi
desiderii
di
amore
,
di
profumi
,
di
colori
abbaglianti
,
di
sorrisi
;
ma
ella
cercava
vincersi
,
s
'
inginocchiava
a
pregare
,
leggeva
nel
vecchio
libro
dove
erano
scritte
le
storie
di
famiglia
e
ridiventava
l
'
inflessibile
giovinetta
,
Donna
Regina
,
baronessa
di
Toraldo
.
Donnalbina
,
la
seconda
sorella
,
veniva
chiamata
cosi
dalla
bianchezza
eccezionale
del
volto
.
Era
una
fanciulla
amabile
,
sorridente
nel
biondo
-
cinereo
della
chioma
,
nel
fulgore
dello
sguardo
intensamente
azzurro
,
nei
morbidi
lineamenti
,
nella
svelta
e
gentile
persona
.
I
tratti
duri
,
fieri
,
di
Donna
Regina
diventavano
femminilmente
graziosi
in
Donnalbina
.
E
veramente
ella
era
la
dolcezza
di
casa
Toraldo
.
Era
lei
che
presenziava
i
lunghi
lavori
delle
sue
donne
sul
broccato
d
'
oro
,
alle
trine
di
lucido
filo
d
'
argento
,
agli
arazzi
istoriati
,
andando
da
un
telaio
all
'
altro
,
curvandosi
sul
ricamo
,
consigliando
,
dirigendo
;
era
lei
,
che
,
in
ogni
sabato
,
attendeva
alla
distribuzione
delle
elemosine
ai
poveri
,
curando
che
niuno
fosse
trattato
con
,
durezza
,
che
niuno
fosse
dimenticato
,
ritta
in
piedi
sul
primo
scalino
della
porta
,
vivente
immagine
della
misericordia
terrestre
.
Era
lei
che
portava
alla
sorella
Regina
le
suppliche
dei
servi
infermi
,
dei
coloni
poveri
,
di
chiunque
chiedesse
una
grazia
,
un
soccorso
.
Nella
sua
affettuosa
e
gaia
natura
,
si
doleva
del
silenzio
di
quella
casa
,
della
austera
gravità
che
vi
regnava
,
dei
corridoi
gelati
,
delle
sale
marmoree
che
niun
raggio
di
sole
valeva
a
riscaldare
;
si
doleva
del
freddo
cuore
di
Regina
che
niun
affetto
faceva
sussultare
se
ne
doleva
per
Donna
Romita
.
Perché
Donna
Romita
era
una
singolare
giovinetta
,
mezzo
bambina
.
Così
il
suo
aspetto
:
i
capelli
biondo
cupo
,
corti
ed
arricciati
,
il
viso
bruno
,
di
quel
bruno
caldo
e
vivo
che
pare
ancora
il
riflesso
del
sole
,
gli
occhi
di
un
bel
verde
smeraldo
,
glauco
e
cangiante
come
quello
del
mare
,
le
labbra
fini
e
rosse
,
la
personcina
esile
e
povera
di
forma
,
bruschi
i
moti
,
irrequieta
sempre
.
Ora
appariva
indifferente
,
glaciale
,
gli
occhi
smorti
,
le
nari
terree
,
quasi
la
vita
fosse
in
lei
sospesa
;
ora
si
agitava
,
una
fiamma
le
coloriva
il
volto
,
le
labbra
fremevano
di
baci
,
di
parole
,
di
sorrisi
,
l
angolo
delle
palpebre
nascondeva
una
scintilla
,
scivolata
dalla
pupilla
viva
;
ora
diventava
irritata
,
superba
,
il
viso
chiuso
,
sbiancato
da
una
collera
interna
.
Nei
giorni
d
'
inverno
,
quando
la
pioggia
sferza
i
vetri
,
il
vento
sibila
per
le
fessure
delle
porte
,
urta
nel
camino
,
del
largo
focolare
,
Donna
Romita
si
rannicchiava
in
un
seggiolone
come
un
uccello
pauroso
ed
ammalato
;
nelle
caldissime
ore
di
estate
,
non
lasciava
le
ombre
del
giardino
,
errando
pei
viali
.
A
volte
rimaneva
lunghe
ore
pensosa
.
Pensava
forse
di
sua
madre
,
cui
le
avevano
detto
rassomigliasse
.
Pure
,
le
tre
sorelle
menavano
placida
vita
.
Erano
regolate
le
ore
dell
'
abbigliamento
,
della
preghiera
,
del
lavoro
,
dell
'
asciolvere
e
della
cena
;
erano
stabilite
equamente
le
occupazioni
di
ogni
settimana
,
di
ogni
mese
.
Dappertutto
Donna
Regina
andava
innanzi
e
le
sorelle
la
seguivano
;
ella
aveva
il
seggiolone
con
la
corona
baronale
,
ella
aveva
le
chiavi
dei
forzieri
dove
erano
rinchiuse
le
insegne
del
suo
grado
ed
i
gioielli
di
famiglia
;
a
mensa
,
ella
presiedeva
,
le
due
sorelle
una
a
diritta
l
'
altra
a
sinistra
,
su
seggi
più
umili
;
all
'
oratorio
ella
intonava
le
laudi
.
La
mattina
e
la
sera
le
due
sorelle
minori
salutavano
la
maggiore
,
inchinandosi
e
baciandole
la
mano
:
ella
le
baciava
in
fronte
.
Di
rado
le
chiamava
a
consiglio
,
essendo
,
in
lei
il
senno
superiore
alla
età
ed
al
sesso
:
ma
se
accadeva
,
le
due
attendevano
pazienti
di
essere
interrogate
.
Era
in
tutte
tre
profondo
ed
innato
il
sentimento
dello
scambievole
rispetto
:
in
Donnalbina
e
in
Donna
Romita
un
ossequio
affettuoso
per
Donna
Regina
.
Le
sue
parole
erano
una
legge
indiscutibile
,
cui
non
si
sarebbero
giammai
ribellate
.
In
fondo
l
'
amavano
,
ma
senza
espansioni
.
Ed
essa
era
troppo
rigida
per
mostrar
loro
il
suo
affetto
,
se
le
amava
.
Un
giorno
re
Roberto
si
degnò
scrivere
di
suo
pugno
a
Donna
Regina
Toraldo
che
le
aveva
destinato
in
isposo
Don
Filippo
Capece
,
cavaliere
della
corte
napoletana
.
Imbruniva
.
Nel
vano
di
un
balcone
sedeva
Donna
Regina
,
col
libro
delle
ore
fra
le
mani
.
Ma
non
leggeva
.
Mi
è
lecito
rimanere
accanto
a
voi
,
sorella
mia
?
chiese
timidamente
Donnalbina
.
Rimanete
,
sorella
disse
brevemente
Regina
.
Regina
era
più
smorta
dell
'
usato
,
un
po
'
abbassata
la
testa
,
errante
lo
sguardo
.
E
Donnalbina
cercava
indovinare
il
pensiero
segreto
di
quella
fronte
severa
.
Mi
ricercavate
di
qualche
cosa
,
Donnalbina
?
chiese
infine
Regina
,
scuotendosi
.
Voleva
dirvi
che
la
nostra
sorella
Donna
Romita
mi
pare
ammalata
.
Non
me
ne
addiedi
.
Mandaste
per
la
medesima
Giovanna
?
No
,
sorella
,
non
mandai
.
E
perché
?
Ahimè
!
sorella
,
dubito
che
i
farmachi
possano
guarire
Donna
Romita
.
E
qual
malore
grave
e
strano
è
il
suo
,
che
non
trovi
rimedio
?
Donna
Romita
soffre
,
sorella
mia
.
Nella
notte
è
angosciosa
la
veglia
ed
agitati
i
suoi
sonni
;
nel
giorno
fugge
la
nostra
compagnia
,
piange
in
qualche
angolo
oscuro
;
passa
ore
ed
ore
nell
'
oratorio
inginocchiata
,
col
capo
su
le
mani
.
Donna
Romita
si
strugge
segretamente
.
E
sapete
voi
la
causa
di
tanto
struggimento
,
Donnalbina
?
chiese
con
voce
aspra
Donna
Regina
.
Io
credo
saperla
rispose
,
facendosi
coraggio
,
la
sorella
minore
.
Ditela
,
dunque
.
Ma
la
vedete
voi
?
Ve
la
chieggo
.
Tardaste
troppo
.
Donna
Romita
si
strugge
d
'
amore
,
o
mia
sorella
.
D
'
amore
,
diceste
?
gridò
Regina
balzando
sul
seggiolone
.
D
'
amore
.
E
che
?
Debbo
io
udire
da
voi
queste
parole
?
Chi
vi
parlò
prima
d
'
amore
?
Chi
vi
ha
insegnato
la
triste
scienza
?
Di
chi
io
debbo
crucciarmi
,
di
Donna
Romita
che
me
lo
cela
,
o
di
voi
,
Donnalbina
,
che
lo
indovinate
e
me
lo
narrate
?
Come
furon
turbati
il
cuore
dell
'
una
,
la
mente
dell
'
altra
?
Sono
stata
io
così
poco
provvida
,
cosi
incapace
da
lasciare
indifesa
la
vostra
giovinezza
.
L
'
amore
è
nella
nostra
vita
rispose
con
dolce
fermezza
Donnalbina
.
Regina
tacque
un
momento
.
Aveva
corrugate
le
sopracciglia
,
quasi
a
ristringere
ed
a
condensare
il
suo
pensiero
.
Il
nome
dell
'
uomo
?
chiese
poi
duramente
.
Donnalbina
tremò
e
non
rispose
.
Il
nome
dell
'
uomo
?
insistette
l
'
altra
.
È
un
giovane
cavaliere
,
un
cavaliere
di
nobil
sangue
,
bello
,
dovizioso
.
Il
suo
nome
?
Donna
Romita
è
stata
affascinata
dalla
eloquente
parola
,
dallo
sguardo
di
fuoco
.
Amò
certo
senza
saperlo
Il
suo
nome
,
vi
dico
.
Debbi
io
pregarvi
?
Oh
!
no
,
sorella
.
Ma
voi
le
perdonerete
,
voi
le
perdonerete
,
non
è
vero
?
E
cercava
prenderle
le
mani
.
Che
cosa
debbo
perdonarle
?
Ditemi
il
nome
del
cavaliere
.
Pietà
per
lei
.
Ella
ama
don
Filippo
Capace
.
No
!
!
Lo
ama
,
lo
ama
,
sorella
.
Chi
non
l
amerebbe
?
Non
è
egli
valoroso
,
galante
con
le
donne
,
seducente
nell
aspetto
?
Quando
egli
mormora
una
parola
d
amore
,
il
cuore
della
fanciulla
deve
struggersi
in
una
dolcissima
felicità
;
quando
il
suo
labbro
sfiora
la
fronte
della
fanciulla
,
può
ella
invidiare
le
gioie
degli
angeli
?
Essere
sua
!
Sogno
benedetto
,
aura
invocata
,
luce
abbagliante
!
Pietà
per
nostra
sorella
!
Essa
lo
ama
e
cadde
ginocchioni
,
balbettando
ancora
vaghe
parole
di
preghiera
.
Ma
per
chi
mi
chiedi
pietà
?
gridò
Donna
Regina
,
rialzando
bruscamente
la
sorella
in
un
impeto
di
collera
per
chi
me
la
chiedi
?
Per
Donna
Romita
rispose
l
altra
smarrita
.
Chiedila
anche
per
te
.
Tu
,
come
lei
,
ami
Filippo
Capace
.
Io
non
lo
dissi
!
esclamò
Albina
folle
di
terrore
.
Tu
l
hai
detto
.
L
ami
.
Ed
io
non
posso
,
non
posso
perdonare
.
Io
amo
Filippo
Capace
dice
con
voce
disperata
Regina
.
Le
ombre
della
notte
involgevano
la
casa
Toraldo
:
una
notte
senza
speranza
di
alba
.
Profondo
è
il
silenzio
nell
'
oratorio
.
La
lampada
di
argento
,
sospesa
davanti
ad
una
Madonna
bruna
,
brucia
il
suo
olio
profumato
,
diradando
il
buio
con
una
luce
piccola
ed
incerta
.
Brilla
una
sola
scintilla
nella
veste
d
'
argento
della
Vergine
.
Se
si
tende
bene
l
'
orecchio
,
si
ode
un
respiro
lieve
lieve
.
Non
sul
velluto
rosso
del
cuscino
,
non
sulla
balaustra
di
legno
lavorato
dell
'
inginocchiatoio
,
ma
sul
marmo
gelido
del
pavimento
è
mezza
distesa
una
forma
umana
;
l
'
abito
bianco
e
lungo
in
cui
è
avvolta
ha
qualche
cosa
di
funebre
.
Donna
Romita
è
là
da
più
ore
,
dimentica
di
tutto
,
nell
'
abbandono
di
tutto
il
suo
essere
,
nel
profondo
assorbimento
dell
'
idea
fissa
.
Ella
non
sente
.
il
freddo
dell
'
ambiente
,
non
vede
l
'
oscurità
,
non
sa
nulla
del
tempo
,
non
sente
lo
spasimo
delle
sue
ginocchia
,
non
sente
lo
spasimo
di
tutta
la
sua
vita
;
ella
non
sente
che
il
suo
pensiero
tormentoso
,
onnipresente
,
onnipotente
.
Madonna
santa
,
toglimi
questo
amore
!
Madonna
santa
,
strappami
il
cuore
!
Madonna
santa
,
fammi
morire
,
fammi
morire
,
fammi
morire
!
Toglimi
questo
amore
!
E
le
invocazioni
si
moltiplicano
;
essa
stende
le
braccia
alla
immagine
sacra
e
torna
a
chiedere
la
morte
.
La
fronte
ardente
si
curva
sino
al
suolo
,
le
labbra
baciano
il
marmo
,
tutto
il
corpo
si
torce
nella
disperazione
.
Ad
un
tratto
un
singhiozzo
interrompe
il
silenzio
.
Chi
piange
presso
di
lei
?
È
forse
l
'
eco
del
suo
dolore
?
È
forse
la
sua
ombra
,
quest
'
altra
fanciulla
vestita
di
bianco
che
piange
e
prega
in
un
angolo
!
Sì
,
è
l
'
eco
del
suo
dolore
,
è
la
sua
ombra
che
si
desola
;
è
Albina
.
Donna
Romita
fugge
,
fugge
invasa
dal
terrore
e
dalla
vergogna
,
lasciando
nell
'
oratorio
un
amore
ed
una
sciagura
simile
alla
sua
.
In
quell
'
ora
medesima
,
nella
vasta
camera
da
letto
,
sola
,
seduta
presso
il
tavolo
di
quercia
,
veglia
Donna
Regina
.
Sta
immobile
,
non
prega
,
non
piange
,
non
trasalisce
.
Tutto
il
volto
pare
scolpito
nel
granito
,
solo
ardono
gli
occhi
di
un
fuoco
consumatore
.
Passano
le
ore
sul
suo
capo
altero
,
passano
le
ore
sul
suo
cuore
straziato
,
ma
pel
loro
passaggio
non
si
cangia
il
suo
strazio
.
Allegre
le
vie
della
vecchia
Napoli
nella
primavera
novella
dell
'
anno
,
per
la
gioia
degli
uomini
;
lieto
lo
scampanìo
delle
chiese
.
È
la
Pasqua
di
Risurrezione
.
La
pace
dal
cielo
scende
sulla
terra
,
nei
fiori
e
nella
luce
primitiva
.
Il
mondo
rivive
,
rinasce
la
sua
gioventù
,
un
istante
sopita
.
Nell
'
aria
si
respira
amore
.
Le
due
sorelle
minori
hanno
chiesto
a
Donna
Regina
un
colloquio
particolare
ed
essa
lo
ha
accordato
;
era
tempo
che
le
tre
sorelle
non
si
vedevano
,
l
'
una
fuggendo
le
altre
,
mettendo
la
mestizia
e
il
duolo
nella
loro
casa
,
lo
scompiglio
tra
i
famigliari
.
Donna
Regina
è
nella
grande
sala
baronale
,
dove
in
antico
si
teneva
corte
di
giustizia
;
è
splendidamente
vestita
;
ha
indosso
i
gioielli
magnifici
di
casa
Toraldo
,
ha
daccanto
,
sovra
un
cuscino
,
la
corona
ingemmata
di
zaffìri
,
di
rubini
e
di
smeraldi
,
lo
scettro
baronale
;
sul
volto
un
'
austerità
calma
,
quasi
decisa
.
Entrano
Donnalbina
e
Donna
Romita
.
Sono
vestite
di
bruno
,
senza
ornamenti
.
La
gaia
giovinezza
di
Donnalbina
è
svanita
,
è
svanito
il
suo
soave
sorriso
,
è
perduta
la
sua
bionda
bellezza
.
Donna
Romita
china
il
capo
,
abbattuta
;
ancora
non
ha
avuto
il
tempo
di
esser
giovane
e
già
si
sente
irresistibilmente
attirata
dalla
morte
.
Esse
s
inchinano
a
Donna
Regina
ed
ella
rende
loro
il
saluto
.
Parlate
anche
per
me
,
Donnalbina
mormora
a
bassa
voce
Donna
Romita
.
Veniamo
a
dirvi
,
sorella
nostra
prende
a
dire
Donnalbina
che
dobbiamo
dividerci
.
Regina
non
trasalisce
,
non
batte
palpebra
,
aspetta
.
È
mia
intenzione
,
è
intenzione
di
Donna
Romita
,
dare
una
metà
della
nostra
dote
ai
poveri
e
l
altra
parte
dedicarla
alla
fondazione
di
un
monastero
,
dove
prenderemo
il
velo
.
Ogni
monaca
di
casa
Toraldo
ha
diritto
di
diventare
badessa
nel
monastero
che
ha
fondato
rispose
Regina
con
tono
severo
.
Sia
pure
.
Attendiamo
le
vostre
risoluzioni
,
sorella
.
Ella
non
rispose
.
Pensava
,
raccolta
in
se
stessa
.
Siateci
generosa
del
vostro
consenso
,
Donna
Regina
.
Troppo
vi
offendiamo
,
è
vero
Desistete
fece
quella
con
un
moto
di
fastidio
.
Non
desistiamo
,
no
riprese
Donnalbina
,
affannandosi
.
Dio
e
voi
offendemmo
.
Grave
il
peccato
,
grave
l
espiazione
.
Ecco
,
ancora
non
giunsero
per
noi
i
venti
anni
e
noi
abbandoniamo
questo
mondo
così
bello
,
così
ridente
;
noi
lasciamo
la
nostra
casa
,
le
nostre
dolci
amiche
,
e
care
abitudini
;
lasciamo
voi
,
sorella
amata
,
per
quanto
offesa
.
Il
chiostro
ne
aspetta
.
a
voi
l
onore
di
conservare
il
nostro
nome
,
a
voi
le
liete
nozze
,
l
amore
dello
sposo
,
il
bacio
dei
figliuoli
Voi
v
ingannate
,
o
sorella
rispose
Donna
Regina
lentamente
.
È
da
tempo
che
ho
deciso
prendere
il
velo
in
un
convento
da
me
fondato
.
Un
silenzio
tristissimo
segue
le
infauste
parole
.
Io
non
posso
sposare
Filippo
Capace
riprese
ella
,
mentre
una
vampa
di
sdegno
le
correva
al
viso
.
Egli
mi
odia
.
Ahimé
!
io
gli
sono
indifferente
mormorò
Donnalbina
.
Io
anelo
al
chiostro
.
Egli
mi
ama
pronunziò
con
voce
rotta
Donna
Romita
.
E
le
due
sorelle
baciarono
Donna
Regina
sulla
guancia
e
ne
furono
baciate
.
Addio
,
sorella
mia
.
Addio
,
sorella
mia
.
Addio
,
sorelle
.
Donna
Regina
si
alzò
,
prese
lo
scettro
d
ebano
torchiato
d
oro
,
e
lo
franse
in
due
pezzi
.
E
rivolgendosi
al
ritratto
dell
ultimo
barone
Toraldo
,
gli
disse
inchinandolo
:
Salute
,
padre
mio
.
La
vostra
nobile
casa
è
morta
!
Non
hanno
parole
le
brune
vòlte
dei
monasteri
,
la
pallida
luce
dei
cere
trasparenti
,
il
profumo
eccessivo
e
pesante
dell
incenso
,
la
profonda
voce
dell
organo
,
le
bige
pietre
sepolcrali
;
non
han
parola
le
fredde
celle
,
il
nudo
e
duro
letto
dove
è
scarso
il
sonno
,
il
cilicio
sanguinoso
,
le
pagine
distrutte
dalle
lagrime
,
i
crocefissi
distrutti
dai
baci
;
non
han
parola
i
volti
ingialliti
,
gli
occhi
cerchiati
di
nero
,
i
corpi
consunti
,
ma
rianimati
sempre
da
una
fiamma
rinascente
;
non
han
parola
le
convulsioni
spasmodiche
,
le
allucinazioni
,
le
estasi
dolorose
.
Altrimenti
storie
meravigliose
e
drammatiche
sarebbero
narrate
al
mondo
;
altrimenti
noi
sapremmo
tutta
la
vita
delle
tre
sorelle
;
altrimenti
noi
sapremmo
il
giorno
che
finì
la
loro
tortura
.
Ma
il
giorno
,
che
importa
?
Sappiamo
noi
se
dopo
non
si
ami
ancora
?
Finisce
,
forse
,
l
amore
?
Noi
non
possiamo
,
non
possiamo
segnare
il
suo
ultimo
giorno
,
né
la
sua
ultima
parola
.
O
MUNACIELLO
La
quale
istoria
fu
così
.
Nell
anno
1445
dalla
fruttifera
Incarnazione
,
regnando
Alfonso
d
Aragona
,
una
fanciulla
a
nome
Caterina
Frezza
,
figlia
di
un
mercante
di
panni
,
si
innamorò
di
un
nobile
garzone
,
Stefano
Mariconda
.
E
com
è
usanza
d
amore
,
il
garzone
la
ricambiò
di
grandissimo
affetto
e
di
rado
fu
vista
coppia
d
amanti
egualmente
innamorata
e
fedele
.
E
ciò
non
senza
molto
loro
cordoglio
,
poiché
per
la
disparità
delle
nascite
che
proibiva
loro
il
nodo
coniugale
,
grande
guerra
ferveva
in
casa
Mariconda
contro
Stefano
e
la
Catarinella
,
in
casa
sua
,
era
con
ogni
sorta
di
tormenti
dal
padre
e
dai
fratelli
torturata
.
Ma
per
tanto
e
continuo
dolore
,
che
si
può
dire
mangiassero
veleno
e
bevessero
lagrime
,
avevano
ore
di
gioia
inestimabile
.
A
tarda
notte
,
quando
nei
chiassuoli
dei
mercanti
non
compariva
viandante
veruno
,
Stefano
Mariconda
avvolto
dal
bruno
mantello
,
che
mai
sempre
protesse
ladri
ed
amanti
,
penetrava
in
andito
nero
ed
angusto
,
saliva
per
una
scala
fangosa
e
dirupata
,
dove
era
facile
il
pericolo
della
rottura
del
collo
,
si
trovava
sopra
un
tetto
e
di
là
scavalcando
,
terrazzo
per
terrazzo
,
con
una
sveltezza
ed
una
sicurezza
che
amore
rinforzava
,
arrivava
sul
terrazzino
dove
lo
aspettava
,
tremante
dalla
paura
,
Catarinella
Frezza
.
Lettor
mio
,
se
mai
fremesti
d
amore
,
immagina
quei
momenti
e
non
chiederne
descrizione
alla
debole
penna
.
Ma
in
una
notte
profonda
,
quando
più
alle
anime
loro
si
schiudeva
la
celestiale
beatitudine
del
paradiso
,
mani
traditrici
e
borghesi
afferrarono
Stefano
alle
spalle
,
e
togliendogli
ogni
difesa
,
dalla
ferriata
lo
precipitarono
nella
via
,
mentre
Catarinella
gridando
e
torcendosi
le
braccia
,
s
aggrappava
ai
panni
degli
assassini
.
Il
bel
corpo
di
Stefano
Mariconda
giacque
,
orribilmente
sfracellato
,
nella
fetida
via
per
una
notte
ed
un
giorno
:
fino
a
che
lo
raccolse
di
là
la
pietà
dei
parenti
,
dandogli
onorata
sepoltura
.
Ma
invero
fu
quella
morte
ignobilmente
violenta
;
e
perché
vi
è
dubbio
sul
destino
di
quell
anima
,
strappata
dalla
terra
e
mandata
innanzi
all
Eterno
carica
di
peccati
,
e
perché
a
gentiluomo
non
conviensi
altra
morte
violenta
che
di
spada
.
La
Catarinella
fuggì
di
casa
,
pazza
di
dolore
,
e
fu
piamente
ricoverata
in
un
monastero
di
monachelle
.
In
un
giorno
,
quando
ancora
il
tempo
assegnato
dalla
ragion
divina
e
dalla
ragion
medica
non
era
scorso
,
ella
dette
alla
luce
un
bimbo
piccino
piccino
,
pallido
e
dagli
occhi
sgomentati
.
Per
pietà
di
quel
piccolo
essere
,
le
suore
lasciarono
la
madre
a
nutrirlo
e
curarlo
.
Ma
col
tempo
che
passava
,
non
cresceva
molto
il
bambino
e
la
madre
,
cui
rimaneva
confitta
nella
mente
la
bella
ed
aitante
persona
di
Stefano
Mariconda
,
se
ne
crucciava
.
Le
suore
la
consigliarono
di
votarsi
alla
Madonna
perché
desse
una
fiorente
salute
al
bambino
;
ed
ella
votossi
e
fece
indossare
al
bimbo
un
abito
nero
e
bianco
da
piccolo
monaco
.
Ma
ben
altro
aveva
disposto
il
Signore
nella
sua
infinita
saggezza
e
la
Catarinella
non
s
ebbe
la
grazia
chiesta
.
Il
figliuoletto
suo
,
crescendo
negli
anni
,
non
crebbe
che
pochissimo
nel
corpo
e
fu
simile
a
quei
graziosi
nani
di
cui
si
allietano
molte
corti
di
sovrani
potenti
.
Sibbene
ella
continuò
a
vestirlo
da
piccolo
monaco
;
onde
è
che
la
gente
chiamava
in
suo
volgare
il
bambino
;
o
munaciello
.
Le
monache
lo
amavano
,
ma
la
gente
della
via
,
ma
i
bottegai
delle
strade
Armieri
,
Lanzieri
,
Cortellari
,
Taffettanari
,
Mercanti
,
si
mostravano
a
dito
il
bambino
troppo
piccolo
,
dalla
testa
troppo
grande
e
quasi
mostruosa
,
dal
volto
terreo
in
cui
gli
occhi
apparivano
anche
più
grandi
,
anche
più
spaventati
,
dall
abituccio
strano
:
e
talvolta
lo
ingiuriavano
,
come
fa
spesso
la
plebe
contro
persona
debole
ed
inerme
.
Quando
o
munaciello
passava
innanzi
la
bottega
dei
Frezza
,
zii
e
cugini
uscivano
sulla
soglia
e
gli
scagliavano
le
imprecazioni
più
orribili
.
Non
è
dato
a
me
indagare
quanto
comprendesse
o
munaciello
degli
sgarbi
e
delle
disoneste
parole
che
gli
venivano
dirette
,
ma
è
certo
che
egli
riedeva
alla
madre
triste
e
melanconico
.
A
volte
un
lampo
di
collera
gli
balenava
negli
occhi
e
allora
la
madre
lo
faceva
inginocchiare
e
gli
dettava
le
sante
parole
dell
orazione
.
A
poco
a
poco
in
quei
bassi
quartieri
dove
egli
muoveva
i
passi
,
si
divulgò
la
voce
che
o
munaciello
avesse
in
sé
qualche
cosa
di
magico
,
di
soprannaturale
.
Ad
incontrarlo
,
la
gente
si
segnava
e
mormorava
parole
di
scongiuro
.
Quando
o
munaciello
portava
il
cappuccetto
rosso
che
la
madre
gli
aveva
tagliato
in
un
pezzetto
di
lana
porpora
,
allora
era
buon
augurio
;
ma
quando
il
cappuccetto
era
nero
,
allora
cattivo
augurio
.
Ma
come
il
cappuccetto
rosso
compariva
molto
raramente
,
o
munaciello
era
bestemmiato
e
maledetto
.
Era
lui
che
attirava
l
aria
mefitica
nei
quartieri
bassi
,
che
vi
portava
la
febbre
e
la
malsania
;
lui
che
,
guardando
nei
pozzi
,
guastava
e
faceva
imputridire
l
acqua
,
lui
che
toccando
i
cani
li
faceva
arrabbiare
,
lui
che
portava
la
mala
fortuna
nei
negozi
ed
il
caro
del
pane
,
lui
che
,
spirito
maligno
,
suggeriva
al
re
nuovi
balzelli
.
Appena
o
munaciello
scantonava
,
a
capo
basso
,
con
l
occhio
diffidente
e
pauroso
,
correndo
o
nascondendosi
fra
la
folla
,
un
coro
di
maledizioni
lo
colpiva
.
Il
fango
della
via
gli
scagliavano
a
insudiciargli
la
tonacella
;
le
bucce
delle
frutte
troppo
mature
lo
ferivano
nel
volto
.
egli
fuggiva
,
senza
parlare
,
arrotando
i
denti
,
tormentato
più
dall
impotenza
della
piccola
persona
che
dal
villano
insulto
di
quella
borghesia
.
Catarinella
Frezza
era
morta
;
non
lo
poteva
consolar
più
.
Le
monache
lo
impiegavano
ai
minuti
servizi
dell
orto
;
ma
,
anche
esse
,
a
vederlo
d
improvviso
,
in
un
corridoio
,
nella
penombra
,
si
sgomentavano
come
per
apparizione
diabolica
.
S
avvalorava
il
detto
della
faccia
cupa
del
munaciello
,
dal
non
averlo
mai
visto
in
chiesa
,
dal
trovarlo
in
tutti
i
luoghi
a
poca
distanza
di
tempo
.
Finché
una
sera
o
munaciello
scomparve
.
Non
mancò
chi
disse
che
il
diavolo
lo
avesse
portato
via
pei
capelli
,
come
è
solito
per
ogni
anima
a
lui
venduta
.
Ma
per
fede
onesta
di
cronista
,
mi
è
d
uopo
aggiungere
che
furono
molto
sospettati
,
e
forse
non
a
torto
,
i
Frezza
d
aver
malamente
strangolato
o
munaciello
e
gittatolo
in
una
cloaca
lì
presso
,
da
certe
ossa
piccine
e
da
un
teschio
grande
che
vi
fu
trovato
.
Il
discernere
le
cose
vere
dalle
false
,
e
lo
speculare
quale
sia
favola
,
quale
verità
,
lascio
e
raccomando
specialmente
alla
prudenza
e
saggezza
del
lettore
.
Questa
qui
è
la
cronaca
.
Ma
nulla
è
finito
soggiungo
io
,
oscuro
commentatore
moderno
con
la
morte
del
munaciello
.
Anzitutto
è
ricominciato
.
La
borghesia
che
vive
nelle
strade
strette
e
buie
e
malinconicamente
larghe
senza
orizzonte
,
che
ignora
l
alba
,
che
ignora
il
tramonto
,
che
ignora
il
mare
,
che
non
sa
nulla
del
cielo
,
nulla
della
poesia
,
nulla
dell
arte
;
questa
borghesia
che
non
conosce
,
che
non
conosce
se
stessa
,
quadrata
,
piatta
,
scialba
,
grassa
,
pesante
,
gonfia
di
vanità
,
gonfia
di
nullaggine
;
questa
borghesia
che
non
ha
,
non
può
avere
,
non
avrà
mai
il
dono
celeste
della
fantasia
,
ha
il
suo
folletto
.
Non
è
lo
gnomo
che
danza
sull
erba
molle
dei
prati
,
non
è
lo
spiritello
che
canta
sulla
riva
del
fiume
;
è
il
maligno
folletto
delle
vecchie
case
di
Napoli
,
è
o
munaciello
.
Non
abita
i
quartieri
aristocratici
di
Chiaia
,
di
S
.
Ferdinando
,
del
Chiatamone
,
di
Toledo
;
non
abita
i
quartieri
nuovi
di
Mergellina
,
Rione
Amedeo
,
Corso
Salvator
Rosa
,
Capodimonte
:
la
parte
ariosa
,
luminosa
,
linda
della
città
non
gli
appartiene
.
Ma
per
i
vicoli
che
da
Toledo
portano
giù
,
per
le
tetre
vie
dei
Tribunali
e
della
Sapienza
,
per
la
triste
strada
di
Foria
,
per
i
quartieri
cupi
e
bassi
di
Vicaria
,
Mercato
,
Porto
e
Pendino
il
folletto
borghese
estende
l
incontrastato
suo
regno
.
Dove
è
stato
vivo
,
s
aggira
come
spirito
;
dove
è
apparso
il
suo
corpo
piccino
,
la
testa
grossa
,
la
faccia
pallida
,
i
grandi
occhi
lucenti
,
la
tonacella
nera
,
la
pazienza
di
lana
bianca
ed
il
cappuccetto
nero
,
lì
ricomparve
;
nella
medesima
parvenza
,
pel
terrore
delle
donne
,
dei
fanciulli
e
degli
uomini
.
Dove
lo
hanno
fatto
soffrire
,
anima
sconosciuta
e
forse
grande
in
un
corpo
rattrappito
,
debole
e
malaticcio
,
là
egli
ritorna
,
spirito
malizioso
e
maligno
,
nel
desiderio
di
una
lunga
e
insaziabile
vendetta
.
Egli
si
vendica
epicamente
,
tormentando
coloro
che
lo
hanno
tormentato
.
Chiedete
ad
un
vecchio
,
ad
una
fanciulla
,
ad
una
madre
,
ad
un
uomo
,
ad
un
bambino
se
veramente
questo
munaciello
esiste
e
scorazza
per
le
case
,
e
vi
faranno
un
brutto
volto
,
come
lo
farebbero
a
chi
offende
la
fede
.
Se
volete
sentirne
delle
storie
,
ne
sentirete
;
se
volete
averne
dei
documenti
autentici
,
ne
avrete
.
Di
tutto
è
capace
il
munaciello
Quando
la
buona
massaia
trova
la
porta
della
dispensa
spalancata
,
la
vescica
dello
strutto
sfondata
,
il
vaso
dell
olio
riverso
e
il
prosciutto
addentato
dalla
gatta
,
è
senza
dubbio
la
malizia
del
munaciello
che
ha
schiusa
quella
porta
e
scagionato
il
disastro
.
Quando
alla
serva
sbadata
cade
di
mano
il
vassoio
ed
i
bicchieri
vanno
in
mille
pezzi
,
colui
che
l
ha
fatta
incespicare
è
proprio
lui
,
lo
spiritello
impertinente
;
è
lui
che
urta
il
gomito
della
fanciulla
borghese
che
lavora
all
uncinetto
e
le
fa
pungere
il
dito
;
è
lui
che
fa
traboccare
il
brodo
dalla
pentola
ed
il
caffè
dalla
cogoma
;
è
lui
che
fa
inacidire
il
vino
dalle
bottiglie
;
è
lui
che
dà
la
iettatura
alle
galline
che
ammiseriscono
e
muoiono
;
è
lui
che
pianta
il
prezzemolo
,
fa
ingiallire
la
maggiorana
e
rosicchia
le
radici
del
basilico
.
Se
la
vendita
in
bottega
va
male
,
se
il
superiore
dell
uffizio
fa
una
rimenata
,
se
un
matrimonio
stabilito
si
disfà
,
se
uno
zio
ricco
muore
lasciando
tutto
alla
parrocchia
,
se
al
lotto
vien
fuori
34
,
62
,
87
invece
di
35
,
61,88
,
è
la
mano
diabolica
del
folletto
che
ha
preparato
queste
sventure
grandi
e
piccole
.
Quando
il
bambino
grida
,
piange
,
non
vuole
andare
a
scuola
,
scalpita
,
corre
,
salta
sui
mobili
,
rompe
i
vetri
e
si
graffia
le
ginocchia
,
è
il
munaciello
che
gli
mette
i
diavoli
in
corpo
;
quando
la
fanciulla
diventa
pallida
e
rossa
senza
ragione
,
s
immalinconisce
,
sorride
guardando
le
stelle
,
sospira
guardando
la
luna
,
e
piange
nelle
tranquille
notti
di
autunno
,
è
il
munaciello
che
le
guasta
così
la
vita
;
quando
il
giovanotto
compra
cravatte
irresistibili
,
mette
il
profumo
nel
fazzoletto
,
e
si
fa
arricciare
i
capelli
,
rincasa
a
tarda
notte
,
col
volto
pallido
e
stanco
,
gli
occhi
pieni
di
visioni
,
l
aspetto
trasognato
,
è
il
munaciello
che
turba
la
sua
esistenza
;
quando
la
moglie
fedele
si
ferma
a
guardar
troppo
il
profilo
aquilino
ed
i
mustacchi
biondi
del
primo
commesso
di
suo
marito
e
,
nelle
fredde
notti
invernali
,
veglia
con
gli
occhi
aperti
nel
vuoto
e
le
labbra
che
invano
tentano
mormorare
la
salvatrice
Avemmaria
,
è
il
munaciello
che
la
tenta
,
è
il
diavolo
che
ha
preso
la
forma
del
munaciello
,
è
il
diavoletto
che
dà
la
marito
il
vago
desiderio
di
dare
un
pizzicotto
alla
serva
MariaFrancesca
;
è
il
folletto
che
fa
cadere
in
convulsioni
le
zitellone
.
È
il
munaciello
che
scombussola
la
casa
,
disordina
i
mobili
,
turba
i
cuori
,
scompiglia
le
menti
,
empiendole
di
paura
.
È
lui
,
lo
spirito
tormentato
e
tormentatore
,
che
porta
il
tumulto
nella
sua
tonacella
nera
,
la
rovina
nel
suo
cappuccetto
nero
.
Ma
la
cronaca
veridica
lo
dice
,
o
buon
lettore
:
quando
il
munaciello
portava
il
cappuccetto
rosso
,
al
sua
venuta
era
di
buon
augurio
.
È
per
questa
sua
strana
mescolanza
di
bene
e
di
male
,
di
cattiveria
e
di
bontà
,
che
il
munaciello
è
rispettato
,
temuto
ed
amato
.
È
per
questo
che
le
fanciulle
innamorate
si
mettono
sotto
la
sua
protezione
perché
non
venga
scoperto
il
gentile
segreto
;
è
per
questo
che
le
zitellone
lo
invocano
a
mezzanotte
,
fuori
il
balcone
,
per
nove
giorni
,
perché
mandi
loro
il
marito
che
si
fa
tanto
aspettare
;
è
per
questo
che
il
disperato
giuocatore
di
lotto
gli
fa
scongiuro
tre
volte
,
per
averne
i
numeri
sicuri
;
è
per
questo
che
i
bambini
gli
parlano
,
dicendogli
di
portar
loro
i
dolci
e
di
balocchi
che
desiderano
.
La
casa
dove
il
munaciello
è
apparso
è
guardata
con
diffidenza
,
ma
non
senza
soddisfazione
;
la
persona
che
,
allucinata
,
ha
visto
il
folletto
,
è
guardata
compassionevolamente
,
ma
non
senza
invidia
.
Ma
colei
che
lo
ha
visto
apparisce
per
lo
più
a
fanciulle
ed
a
bimbi
tiene
per
sé
il
prezioso
segreto
,
forse
apportatore
di
fortuna
.
Infine
il
folletto
della
leggenda
rassomiglia
al
munaciello
della
cronaca
napoletana
:
è
,
vale
adire
,
un
anima
ignota
,
grande
e
sofferente
in
un
corpo
bizzarramente
piccolo
,
in
un
abito
stranamente
piccolo
,
in
un
abito
stranamente
simbolico
;
un
anima
umana
,
dolente
e
rabbiosa
;
un
anima
che
ha
un
pianto
e
fa
piangere
;
che
ha
sorriso
e
fa
sorridere
;
un
bimbo
che
gli
uomini
hanno
torturato
ed
ucciso
come
un
uomo
;
un
folletto
che
tormenta
gli
uomini
come
un
bambino
capriccioso
,
e
li
carezza
,
e
li
consola
come
un
bambino
ingenuo
ed
innocente
.
IL
DIAVOLO
DI
MERGELLINA
Assisa
innanzi
allo
specchio
,
ella
lasciava
che
la
sua
acconciatrice
passasse
il
pettine
nella
ricchezza
dei
capelli
biondo
-
fulvi
,
di
un
colore
acceso
e
voluttuoso
.
Si
guardava
attentamente
nello
specchio
:
sul
volto
di
una
candidezza
abbagliante
,
che
parea
fosse
fulgido
,
non
compariva
traccia
di
roseo
;
nei
grandi
occhi
glauchi
,
cristallini
,
il
lampo
dello
sguardo
era
verde
e
freddo
;
le
labbra
carnose
,
rosse
,
come
il
granato
,
dovevano
essere
dolci
ed
amare
quanto
il
frutto
che
ricordavano
;
il
collo
superbo
,
pieno
e
rotondo
palpitava
lentamente
.
Ella
si
guardò
le
mani
attraverso
la
luce
,
mani
candide
quanto
il
viso
;
si
guardò
le
braccia
sode
e
rasate
come
un
frutto
maturo
in
cui
si
possa
mordere
.
Si
trovava
seducente
,
bellissima
;
ed
un
eroico
sorriso
le
sfiorò
le
labbra
.
Ella
si
adorava
;
idolatrava
la
propria
bellezza
e
vi
abbruciava
ogni
giorno
un
copioso
incenso
che
si
univa
a
quello
di
tutti
coloro
che
l
amavano
.
Una
lettera
per
madonna
Isabella
disse
un
paggio
ricciuto
,
inchinandosi
e
porgendo
il
biglietto
sopra
un
vassoio
d
argento
.
Madonna
Isabella
scórse
la
lettera
.
Messer
Diomede
Carafa
le
scriveva
ancora
d
amore
,
una
lettera
piena
di
fuoco
che
a
volte
scoppiava
nell
impeto
della
disperazione
,
a
volte
si
allentava
e
s
illanguidiva
nelle
divagazioni
di
una
mestizia
insanabile
.
Messer
Diomede
Carafa
sapeva
amare
:
la
sua
anima
nobile
ed
eletta
era
aperta
a
tutte
le
squisite
sensibilità
dell
affetto
,
la
sua
forte
anima
comprendeva
tutti
gli
slanci
di
una
passione
umana
e
potente
;
le
orgogliose
dame
spagnole
della
Corte
vicereale
avrebbero
volentieri
abbandonato
la
loro
fierezza
castigliana
per
esser
amate
da
lui
e
per
amarlo
;
le
fanciulle
dell
aristocrazia
napoletana
,
brune
fanciulle
dagli
occhi
azzurri
,
lo
avrebbero
amato
se
egli
avesse
voluto
amarle
.
Ma
messer
Diomede
non
amava
che
madonna
Isabella
che
aveva
fama
di
donna
crudele
e
disamorata
;
difatti
ella
non
fece
che
sorridere
appena
alle
frasi
amorose
che
messer
Diomede
le
scriveva
.
Nel
grande
salone
del
suo
palazzo
,
madonna
Isabella
,
vestita
di
broccato
rosso
che
faceva
risaltare
il
pallore
del
volto
,
con
una
reticella
di
perle
sulle
fulve
trecce
,
sedeva
a
conversazione
con
messer
Diomede
.
Il
giovane
innamorato
era
seduto
alquanto
discosto
dalla
sua
donna
,
ma
la
fissava
con
l
occhio
intento
e
cupido
,
senza
mai
distogliere
lo
sguardo
da
quella
figura
;
a
seconda
che
la
donna
parlava
,
sul
viso
del
giovane
passavano
onde
di
sangue
che
lo
coloravano
,
o
un
terreo
pallore
vi
si
diffondeva
;
come
il
giovane
si
lasciava
trasportare
dall
amore
,
la
sua
voce
tremava
,
ed
in
essa
passava
la
nota
tenera
e
grave
dell
affetto
,
la
vibrazione
profonda
della
gelosia
,
l
ondulazione
indefinita
della
mestizia
,
la
nota
stridula
dell
ironia
,
tutte
le
variazioni
che
ha
l
amore
.
La
dama
,
placida
,
tranquilla
,
sorridente
,
agitando
il
leggiero
ventaglio
di
piume
,
giocherellava
amabilmente
e
ferocemente
col
cuore
del
giovane
.
Ella
,
a
sua
posta
,
creava
in
lui
lo
sconforto
desolato
o
l
inesauribile
speranza
,
la
cupa
gelosia
o
l
estrema
fiducia
,
la
collera
senza
nome
e
senza
limiti
o
la
gioia
senza
confine
.
Abituata
a
questi
sottili
e
malvagi
godimenti
,
ella
si
compiaceva
stringere
quel
cuore
innamorato
in
una
mano
di
ferro
che
lo
soffocava
a
poco
a
poco
e
poi
ridonargli
la
vita
,
carezzandolo
con
una
mano
leggiera
e
vellutata
;
si
dilettava
far
sussultare
di
dolore
quell
anima
,
gittandola
bruscamente
nella
disperazione
;
gioiva
facendola
esaltare
grado
a
grado
,
sempre
più
,
fino
a
farla
impazzire
nella
vertigine
dell
altissimo
pinnacolo
.
Furono
tali
donne
,
sono
e
saranno
.
Il
mondo
le
maledice
,
le
disprezza
,
paiono
fatte
estranee
alla
soave
comunanza
femminile
,
paiono
odiate
,
esecrate
.
Ma
il
mondo
le
ama
,
ma
l
uomo
le
ama
.
Così
è
sempre
,
così
sempre
sarà
.
Pace
a
voi
,
giovanette
gentili
,
dalle
anime
buone
che
rischiarano
come
luce
di
lampada
familiare
il
corpo
delicato
;
pace
a
voi
,
donne
il
cui
destino
unico
è
l
amore
,
è
il
sagrifizio
:
giammai
sarete
amate
come
quelle
donne
lo
saranno
.
Virtù
,
dolcezza
,
abnegazione
,
serenità
,
calma
,
felicità
sono
vani
nomi
:
l
acre
e
malsano
desiderio
dell
uomo
corre
verso
la
misteriosa
e
temuta
sirena
.
Pace
a
voi
;
amate
,
soffrite
,
morite
:
giammai
sarete
amate
come
quelle
donne
lo
saranno
.
Eppure
fu
un
giorno
in
cui
Diomede
Carafa
credette
di
arrivare
al
culmine
inaccessibile
della
sua
vita
,
al
momento
fatale
in
cui
ogni
facoltà
,
ogni
potenza
fisica
,
ogni
luce
di
ragione
,
ogni
festa
di
fantasia
,
ogni
robustezza
di
fibra
,
si
riuniscono
in
una
sola
,
profonda
,
alta
armonia
che
è
l
'
amore
.
Fu
il
giorno
in
cui
madonna
Isabella
,
all
'
impensata
,
dopo
una
lotta
d
'
un
anno
in
cui
essa
non
aveva
ceduto
di
una
linea
sola
,
presa
da
un
subitaneo
abbandono
e
dominata
da
una
strana
causa
,
disse
d
'
amarlo
.
Oh
!
chi
ha
amato
la
conosce
questa
stagione
calda
ed
esuberante
,
colorita
dal
sole
,
nell
'
azzurro
sconfinato
,
nell
'
infiammato
meriggio
dove
tutto
arde
e
si
consuma
in
una
grande
voluttà
,
quando
i
fiori
nascono
presto
,
vivono
una
vita
rapida
e
soverchiante
,
esalano
profumi
grevi
e
violenti
e
muoiono
per
aver
troppo
vissuto
;
la
stagione
fremente
dove
tutto
è
luce
,
tutto
è
fulgore
,
tutto
è
febbre
che
precipita
il
sangue
;
la
benedetta
stagione
,
la
eccelsa
stagione
dopo
la
quale
tutto
è
cenere
e
fango
.
Chi
ha
amato
sa
la
stagione
d
'
amore
di
Diomede
Carafa
e
non
aspetta
dalla
scialba
parola
del
freddo
e
disanimato
cronista
una
descrizione
.
Chi
ha
amato
evochi
tutti
,
tutti
suoi
ricordi
di
amore
,
riviva
in
quel
passato
pieno
di
una
gioia
e
di
un
dolore
che
non
hanno
l
'
eguale
,
palpiti
,
s
'
agiti
,
abbia
la
convulsione
ed
il
delirio
di
quell
'
amore
e
saprà
di
Diomede
Carafa
.
Le
storie
d
'
amore
non
si
raccontano
,
non
si
descrivono
che
miseramente
:
l
'
arte
istessa
,
la
divina
arte
che
tutto
scopre
,
tutto
rivela
,
non
può
che
dare
una
sola
e
fuggevole
immaginazione
del
proteiforme
amore
.
Breve
stagione
.
Se
durasse
,
il
cuore
morirebbe
nella
esagerazione
di
un
sentimento
che
è
la
follia
.
A
poco
a
poco
,
con
gradazioni
impercettibili
,
madonna
Isabella
fu
meno
felice
,
meno
innamorata
;
il
sorriso
fu
più
scarso
sulla
bocca
,
le
braccia
più
fiacche
nell
'
abbraccio
,
le
labbra
più
gelide
nel
bacio
,
il
palpito
meno
frequente
nell
'
arrivo
e
nel
distacco
.
Diomede
Carafa
,
cieco
,
pazzo
d
'
amore
,
non
vedeva
,
non
comprendeva
.
Madonna
Isabella
discendeva
sempre
più
verso
l
'
indifferenza
che
poi
era
il
suo
stato
abituale
e
la
sua
naturale
ferocia
rinasceva
per
la
tortura
di
quell
'
uomo
.
Ma
Diomede
Carafa
soffriva
e
s
'
inebriava
di
quella
sofferenza
,
piangeva
e
s
'
ubriacava
di
quelle
lagrime
,
era
ammalato
e
si
consolava
di
quel
morbo
ora
gelido
,
ora
infuocato
che
gli
consumava
la
vita
;
era
tormentato
,
oppresso
,
disperato
.
ma
si
estasiava
di
ciò
come
i
martiri
cristiani
del
sangue
che
usciva
dalle
loro
vene
esauste
.
Isabella
si
mostrava
con
lui
chiusa
,
dura
,
sprezzante
e
lui
l
'
amava
anche
così
,
massimamente
così
;
Isabella
si
faceva
volubile
,
leggiera
,
accogliendo
in
casa
i
più
bei
cavalieri
napoletani
e
lui
,
morendo
di
gelosia
,
amava
Isabella
per
la
gelosia
che
aveva
di
lei
.
Egli
gettava
pazzamente
i
suoi
averi
,
obliava
le
prerogative
della
sua
nobiltà
,
non
conosceva
più
amici
,
non
conosceva
più
parentado
,
non
sapeva
più
nulla
di
obblighi
o
di
diritti
:
Isabella
,
Isabella
,
amare
Isabella
.
Fino
a
che
un
giorno
tutta
la
verità
gli
fu
palese
come
parola
di
Dio
e
seppe
del
proprio
avvilimento
,
seppe
del
tradimento
di
Isabella
con
Giovanni
Verrusio
,
amico
suo
e
suo
compagno
d
'
infanzia
.
Egli
nascose
a
tutti
il
dramma
del
suo
spirito
,
sdegnoso
di
compianto
.
Il
crollo
immenso
della
sua
felicità
,
la
rovina
tragica
e
nera
dello
splendido
edificio
non
ebbero
testimonio
.
Meglio
così
.
Che
vale
il
rimpianto
?
Che
cosa
è
la
parola
compassionevole
e
glaciale
?
Foglie
morte
che
il
vento
si
porta
via
,
ed
il
dolore
rimane
eterno
.
Invano
egli
errò
,
viaggiatore
solitario
e
noncurante
,
per
fiorenti
paesi
,
invano
chiese
alle
ricchezze
,
al
lusso
,
ad
altri
amori
,
a
feste
stupende
,
l
'
oblio
;
invano
egli
volle
innamorarsi
delle
vaghe
creazioni
dell
'
arte
per
ritrovare
la
pace
.
Dappertutto
,
in
ogni
paese
,
in
ogni
donna
,
in
ogni
fiore
,
al
fondo
dei
vini
generosi
,
nelle
figure
dei
quadri
,
nelle
figure
delle
statue
,
negli
ondeggiamenti
della
musica
,
egli
ritrovava
Isabella
.
Il
suo
dolore
non
era
più
acuto
e
straziante
,
ma
lento
,
lungo
,
stupefacente
.
egli
sentiva
la
sua
anima
gonfiarsi
di
affetto
ed
i
suoi
occhi
gonfiarsi
di
lagrime
;
egli
provava
il
bisogno
del
sagrificio
,
del
culto
,
dell
'
estasi
...
Dio
,
Dio
ripetette
un
giorno
la
stanca
amica
sua
.
Diomede
Carafa
fu
vescovo
di
Ariano
,
prelato
esemplare
e
amatore
dell
'
arte
.
Leonardo
da
Pistoia
,
pittore
,
fu
suo
amico
.
Per
sua
ordinazione
e
per
la
chiesa
di
Piedigrotta
dove
giace
il
Sannazaro
,
il
Leonardo
fece
il
quadro
bellissimo
di
S
.
Michele
che
atterra
Lucifero
.
Lucifero
vinto
e
bello
e
ancor
folgorante
,
ha
il
volto
di
madonna
Isabella
.
Ed
è
una
donna
il
diavolo
di
Mergellina
.
MEGARIDE
Là
,
dove
il
mare
del
Chiatamone
è
più
tempestoso
,
spumando
contro
le
nere
rocce
che
sono
le
inattaccabili
fondamenta
del
Castello
dell
'
Ovo
,
dove
lo
sguardo
malinconico
del
pensatore
scopre
un
paesaggio
triste
che
gli
fa
gelare
il
cuore
,
era
altre
volte
,
nel
tempo
dei
tempi
,
cento
anni
almeno
prima
la
nascita
del
Cristo
Redentore
,
un
'
isola
larga
e
fiorita
che
veniva
chiamata
Megaride
o
Megara
che
significa
grande
nell
'
idioma
di
Grecia
.
Quel
pezzo
di
terra
s
'
era
staccato
dalla
riva
di
Platamonia
,
ma
non
s
'
era
allontanato
di
molto
:
e
quasi
che
il
fermento
primaverile
passasse
dalla
collina
all
'
isola
,
per
le
onde
del
mare
,
come
la
bella
stagione
coronava
di
rose
e
di
fiori
d
'
arancio
il
colle
,
così
l
'
isola
fioriva
tutta
in
mezzo
al
mare
come
un
gigantesco
gruppo
di
fiori
che
la
natura
vi
facesse
sorgere
,
come
un
altare
elevato
a
Flora
,
la
olezzante
dea
.
Nelle
notti
estive
dall
'
isola
partivano
lievi
concenti
e
sotto
il
raggio
della
luna
pareva
che
le
ninfe
marine
,
ombre
leggiere
,
vi
danzassero
una
danza
sacra
ed
inebriante
;
onde
il
viatore
della
riva
,
colpito
dal
rispetto
alla
divinità
,
torceva
gli
occhi
allontanandosi
,
e
le
coppie
di
amanti
cui
era
bello
errate
abbracciati
sulla
spiaggia
davano
un
saluto
all
'
isola
e
chinavano
lo
sguardo
per
non
turbare
la
sacra
danza
.
Certo
l
'
isola
doveva
essere
abitata
,
ne
suoi
cespugli
verdi
,
nei
suoi
alberi
,
nei
suoi
prati
,
nei
suoi
canneti
,
:
dalle
Nerèidi
e
dalle
Drìadi
:
altrimenti
non
sarebbe
stata
così
gaia
sotto
il
sole
,
così
celestiale
sotto
il
raggio
lunare
,
sempre
colorita
,
sempre
serena
,
sempre
profumata
.
Era
divina
,
poiché
gli
dèi
l
'
abitavano
.
Ma
Lucullo
,
il
forte
guerriero
,
l
'
amico
dei
letterati
,
primo
fra
gli
epicurei
,
abituato
a
soddisfare
ogni
capriccio
,
amava
le
ville
circondate
da
ogni
parte
dall
'
acqua
:
egli
era
mortalmente
stanco
della
sua
casa
splendida
di
Roma
,
della
sua
villa
di
Baja
,
della
sua
dimora
di
Tuscolo
,
della
sua
villa
di
Pompeja
.
Volle
quella
di
Megaride
e
l
'
ebbe
.
Egli
violò
la
dimora
delle
ninfe
oceanine
per
farsene
la
propria
dimora
;
egli
volle
per
sé
i
prati
,
i
boschetti
di
rose
,
i
margini
che
digradavano
lievemente
nel
mare
;
scacciò
le
sirene
e
vi
mise
le
sue
bellissime
schiave
.
Fu
un
pianto
solo
per
le
grotte
di
corallo
tra
le
alghe
verdi
;
e
le
ninfe
si
lamentarono
con
Poseidone
che
non
dette
loro
ascolto
.
Fu
costruita
la
magnifica
villa
,
sorsero
per
incanto
i
giardini
degni
di
un
imperatore
,
nei
vivai
diguazzarono
le
murene
dalla
brutta
testa
di
serpente
e
dalla
carne
delicata
,
nelle
uccelliere
saltellarono
i
più
rari
uccelli
,
pasto
di
stomachi
finissimi
:
sotto
i
portici
della
villa
suonarono
le
cetre
e
le
tiorbe
in
onore
di
Servilia
sorella
di
Catone
,
moglie
di
Lucullo
,
bellissima
fra
le
donne
romane
.
Ivi
danze
festose
,
luminarie
magiche
,
giuochi
,
banchetti
,
come
solo
Lucullo
sapeva
darne
.
Ivi
profumi
di
nardo
,
coppe
di
nitido
cristallo
,
nel
cui
vino
generoso
si
scioglievano
le
perle
:
ivi
toghe
di
porpora
,
pepli
di
bisso
,
gemme
splendide
,
corone
di
rose
;
l
'
eterno
cantico
alla
bellezza
ed
all
'
amore
.
Ivi
accorrevano
per
riscaldarsi
alla
luce
degli
occhi
di
Servilia
i
giovanotti
timidi
che
non
osavano
pronunziar
parola
dinanzi
a
lei
,
i
gagliardi
garzoni
la
cui
parola
superava
d
'
audacia
lo
sguardo
,
gli
uomini
maturi
e
gravi
che
sorridevano
ancora
all
'
amore
,
i
vecchioni
che
sospiravano
la
gioventù
:
e
Servilia
rideva
,
giovane
e
gaia
,
di
questo
incenso
d
'
amore
,
rideva
sempre
,
lusinghiera
e
crudele
,
come
una
sirena
;
e
Lucullo
,
placido
filosofo
e
ancor
più
placido
sposo
,
godeva
dei
trionfi
di
Servilia
.
Egli
amava
le
feste
sontuose
che
durano
dalla
sera
sino
ai
primi
albori
,
i
pranzi
lunghissimi
dove
nèttare
s
'
alterna
a
nèttare
,
dove
la
fantasia
del
cuoco
vince
quella
di
un
poeta
e
fonde
nel
suo
crogiuolo
le
ricchezze
di
un
re
;
egli
amava
conversare
coi
letterati
cui
donava
vasi
d
'
oro
,
animali
preziosi
,
case
e
giardini
per
provar
loro
la
generosità
di
un
privato
.
Servilia
saliva
la
china
ridente
del
piacere
ed
egli
discendeva
,
tranquillo
,
verso
la
pace
della
vecchiaia
.
Per
divertirsi
,
faceva
scavare
un
canale
d
'
acqua
viva
,
faceva
elevare
una
palazzina
,
scacciava
lontano
il
mare
,
allargando
i
limiti
dell
'
isoletta
Megaride
;
Servilia
si
lasciava
profumare
dalle
ornatrici
,
prendeva
bagni
di
latte
d
'
asina
,
portava
alle
gentili
orecchie
due
pesanti
perle
che
le
laceravano
la
carne
,
le
sue
tuniche
parevano
tessute
d
'
aria
,
i
suoi
sandali
costavano
prezzi
favolosi
;
ed
ella
,
assisa
davanti
alla
spera
,
di
acciaio
,
si
contemplava
.
Ella
era
nel
trionfo
della
bellezza
e
della
gioventù
.
Gli
occhi
ardenti
di
coloro
che
l
'
amavano
,
le
davano
una
aureola
di
fuoco
in
cui
ella
camminava
,
graziosa
salamandra
,
senza
scottarsi
:
i
sospiri
di
coloro
che
l
'
amavano
,
formavano
attorno
a
lei
una
nuvola
in
cui
le
piaceva
di
respirare
.
Il
mare
batteva
dolcemente
sulle
sponde
di
Megaride
e
non
osava
tumultuare
;
il
sole
la
carezzava
senza
violenza
e
le
aure
leggiere
ne
facevano
ondeggiare
i
fiori
;
nella
placida
luce
lunare
,
l
'
isola
sembrava
tutta
bianca
,
morbida
e
nevosa
,
in
una
infinita
dolcezza
d
'
aria
e
di
tinte
.
E
Servilia
distesa
sul
lettuccio
,
vestita
di
stoffa
tessuta
d
'
oro
,
lasciandosi
sventolare
dalle
schiave
fremendo
di
piacere
alla
brezza
marina
,
guardando
distrattamente
la
ridda
delle
danzatrici
,
mormora
fra
sé
,
sono
io
,
sono
io
la
sirena
!
E
l
'
aria
mormora
anch
'
essa
,
dopo
aver
scherzato
con
le
chiome
olezzanti
:
è
lei
,
è
lei
la
sirena
.
Servilia
quando
solleva
un
cespo
di
fiori
è
bella
come
Flora
;
Servilia
,
quando
sceglie
in
un
cestello
la
pesca
matura
,
è
bella
quanto
Pomona
;
Servilia
quando
porta
sui
capelli
la
brillante
mezzaluna
e
al
fianco
la
faretra
,
è
bella
quanto
Diana
;
quando
senza
ornamenti
,
coi
capelli
disciolti
,
uscendo
dal
bagno
,
tutta
stillante
profumi
,
si
lascia
asciugare
dalle
schiave
e
s
'
avvolge
nella
tunica
bianca
,
è
...
bella
come
Venere
sussurra
lo
schiavo
innamorato
.
Più
bella
di
Venere
dice
,
col
suo
olimpico
orgoglio
,
Servilia
.
Il
che
è
udito
dalle
attente
ninfe
oceanine
e
Venere
sa
che
Servilia
l
'
ha
offesa
e
Poseidone
questa
volta
dà
ascolto
alla
preghiera
della
sua
bella
amante
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Rosicchia
,
rosicchia
,
o
polpo
molle
,
grigio
,
rassomigliante
ad
un
cencio
!
Incrostati
,
incrostati
ostrica
,
per
minare
le
fondamenta
!
Piantati
,
piantati
,
alga
,
per
strappar
via
una
zolletta
di
terreno
!
Scavate
,
scavate
,
o
piccoli
animaletti
del
corallo
!
Rodi
la
roccia
,
o
costante
onda
marina
,
fa
un
buco
coperto
di
arena
,
coperto
di
piante
,
un
buco
perfido
,
nero
e
profondo
!
Rodete
,
rodete
,
piccole
e
pazienti
potenze
del
mare
!
Piansero
le
Nerèidi
,
piansero
le
Sirene
,
Venere
fu
offesa
e
Poseidone
è
in
collera
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Libiamo
agli
Dei
infernali
disse
tranquillamente
Lucullo
,
nella
sua
villa
di
Tuscolo
,
al
funesto
annunzio
,
e
sparse
sul
terreno
alcune
gocce
dell
'
inebriante
liquore
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Vuoi
tu
scandagliare
la
profondità
dei
mare
,
o
ardito
palombaro
?
Sei
tu
stanco
delle
sirene
della
terra
?
Va
sulla
spiaggia
brulla
del
Chiatamone
,
raccogli
il
tuo
respiro
e
precipitati
nelle
acque
:
in
un
momento
giunto
al
fondo
,
vedrai
gli
archi
della
villa
,
i
giardini
di
Lucullo
e
la
bellissima
moglie
,
che
è
diventata
la
Sirena
del
mare
.
Ma
non
ti
lasciar
sedurre
dalla
visione
e
ritorna
a
galla
,
o
palombaro
ardito
:
sulla
terra
troverai
sirene
come
Servilia
che
non
ti
possono
amare
e
ti
facciano
morire
dal
dolore
.
IL
CRISTO
MORTO
La
cappella
è
glaciale
.
Pavimento
di
marmo
,
marmo
alle
pareti
,
tombe
di
marmo
,
statue
di
marmo
alle
pareti
,
tombe
di
marmo
,
statue
di
marmo
.
Un
marmo
scuro
,
che
ha
preso
una
tinta
malaticcia
ed
umida
pel
tempo
che
è
trascorso
,
pel
sole
che
manca
,
per
la
scialba
luce
che
piove
dalle
vetrate
.
Non
ornamenti
di
oro
,
non
candelabri
,
non
lampade
votive
,
non
fiori
:
invece
fregi
,
ornamenti
,
mosaici
,
iscrizioni
,
palme
,
volute
,
capitelli
in
pietra
bianca
,
grigia
o
nera
,
non
altro
che
pietra
.
Tutto
vi
è
gelido
,
tranquillo
,
serenamente
sepolcrale
.
Altrove
è
vita
la
voce
del
prete
che
prega
,
la
tenue
fiammella
delle
candele
,
lo
squillo
del
campanello
,
lo
scricchiolio
di
una
sedia
,
il
fumo
sottile
dell
'
incenso
;
qui
non
si
prega
,
non
ardono
lumi
,
non
sedie
,
non
suonano
campanelli
,
non
fumano
incensi
.
Non
si
vive
per
pregare
,
si
muore
nello
sfinimento
della
preghiera
che
s
'
arresta
sulle
fredde
labbra
.
Non
è
una
chiesa
,
è
una
tomba
.
Volete
vedere
il
Cristo
morto
?
chiede
la
guida
,
con
la
sua
voce
strascicata
Quella
voce
umana
e
volgare
mi
scuote
.
Eppure
mi
parla
ancora
di
morte
.
Vediamo
la
prima
cappella
mormoro
,
quasi
vergognandomi
di
parlare
.
Coloro
che
vi
giacciono
,
quieti
ed
immobili
,
le
braccia
in
croce
sul
cuore
morto
,
appartengono
alla
nobilissima
fra
le
famiglie
;
Grandi
di
Spagna
di
prima
classe
,
due
volte
principi
,
due
volte
duchi
,
tre
volte
conti
,
cinque
o
sei
volte
marchesi
.
Sulla
porta
di
entrata
è
la
tomba
dell
'
antichissimo
antenato
che
andò
alle
crociate
:
ferito
o
svenuto
in
un
combattimento
,
fu
creduto
morto
e
portato
a
seppellire
,
ma
risvegliatosi
d
'
un
tratto
,
saltò
fuori
dalla
bara
più
animoso
e
sbaragliò
e
sconfisse
il
gruppo
dei
nemici
.
Tombe
dappertutto
.
Pompose
iscrizioni
latine
in
cui
il
sentimento
ed
il
carattere
s
'
affogano
nella
monotona
convenzionalità
dell
'
elogio
.
Solo
le
cifre
hanno
un
malinconico
significato
:
la
vita
non
è
lunga
nella
nobile
casa
Vi
muoiono
presto
le
fanciulle
,
vi
muoiono
presto
i
giovanetti
.
Ogni
tomba
ha
la
statua
grande
di
colui
che
vi
è
sepolto
,
o
almeno
un
medaglione
su
cui
si
disegnano
e
si
rilevano
certi
profili
soavi
,
certe
linee
serenamente
altiere
,
certi
ondeggiamenti
marmorei
di
chiome
disciolte
.
Nella
famiglia
è
tradizionale
una
pura
bellezza
,
più
d
'
espressione
che
di
plastica
.
Ogni
tomba
ha
la
sua
statua
,
ogni
tomba
ha
il
suo
medaglione
.
Volete
vedere
il
Cristo
morto
?
insiste
il
custode
.
Finiamo
di
veder
la
cappella
ripeto
io
,
singolarmente
infastidita
e
colpita
da
quella
insistenza
.
Fra
una
tomba
e
l
'
altra
,
statue
e
gruppi
allegorici
,
sempre
in
quell
'
interno
e
freddo
marmo
.
Ecco
il
Pudore
col
volto
coperto
da
un
velo
,
ecco
la
Fortezza
,
ecco
la
Temperanza
,
ecco
la
Gloria
,
ecco
l
'
Educazione
,
ecco
l
'
Amor
filiale
,
vuote
allegorie
che
non
chiudono
più
alcuna
idea
.
Ultimo
,
poeticamente
ultimo
,
è
il
Disinganno
,
un
uomo
che
cerca
con
uno
sforzo
supremo
districarsi
da
una
fitta
rete
che
l
'
avviluppa
tutto
.
Singolare
chiusura
della
vita
,
termine
singolare
di
tutte
le
sublimità
,
di
tutte
le
passioni
,
di
tutti
gli
amori
.
Il
Disinganno
e
più
altro
.
Perché
questa
tomba
non
ha
medaglione
?
domando
al
custode
.
Egli
non
m
'
ha
udita
,
perché
ricomincia
a
dire
:
Il
Cristo
morto
Vediamo
l
'
altar
maggiore
ripeto
io
,
ostinandomi
.
Sì
,
l
'
ultima
tomba
a
dritta
non
ha
medaglione
.
Manca
il
ritratto
della
nobile
principessa
che
vi
è
sepolta
,
che
è
morta
anch
'
essa
così
giovane
.
Il
medaglione
è
liscio
,
vuoto
,
bianco
,
come
se
ne
avesse
raspata
,
cancellata
l
'
immagine
.
Ed
è
triste
come
nella
sala
ducale
,
a
Venezia
,
il
ritratto
di
Faliero
,
coperto
da
un
velo
nero
.
L
'
altar
maggiore
è
nudo
,
severo
.
Sulla
parete
,
in
fondo
,
n
alto
v
'
è
un
quadro
,
una
Vergine
della
Pietà
,
scolorita
,
che
sostiene
sulle
ginocchia
il
livido
corpo
di
Gesù
.
La
pittura
è
guasta
,
bruna
,
tetra
;
un
sorcio
ha
fatto
un
buco
nero
nel
costato
di
Gesù
.
Più
giù
,
proprio
dall
'
altar
maggiore
,
un
grande
gruppo
in
marmo
che
rappresenta
la
Deposizione
della
Croce
.
Sempre
lo
stesso
soggetto
,
sempre
la
morte
.
Ed
ecco
ripete
trionfalmente
il
custode
,
staccandosi
dall
'
altar
maggiore
il
Cristo
morto
.
Sta
ai
piedi
dell
'
altar
maggiore
,
a
sinistra
.
Sopra
un
largo
piedistallo
è
disteso
un
materasso
marmoreo
;
sopra
questo
letto
gelato
e
funebre
giace
il
Cristo
morto
.
È
grande
quanto
un
uomo
,
un
uomo
vigoroso
e
forte
.
Nella
pienezza
dell
'
età
.
Giace
lungo
disteso
,
abbandonato
,
i
piedi
diritti
,
rigidi
,
uniti
,
le
ginocchia
sollevate
lievemente
,
le
reni
sprofondate
,
il
petto
gonfio
il
collo
stecchito
,
la
testa
sollevata
sui
cuscini
,
ma
piegata
,
sul
lato
diritto
,
le
mani
prosciolte
.
I
capelli
sono
arruffati
,
quasi
madidi
del
sudore
dell
'
agonia
.
Gli
occhi
socchiusi
,
alle
cui
palpebre
tremolano
ancora
le
ultime
e
più
dolorose
lagrime
.
In
fondo
,
sul
materasso
,
sono
gettati
,
con
una
spezzatura
artistica
,
gli
attributi
della
Passione
,
la
corona
di
spine
,
i
chiodi
,
la
spugna
imbevuta
di
fiele
,
il
martello
.
Sul
piedistallo
,
sotto
i
cuscini
,
questa
iscrizione
:
Joseph
Sammartino
,
Neap
.
,
fecit
,
1753
.
E
più
nulla
.
Cioè
no
:
sul
Cristo
morto
,
su
quel
corpo
bello
ma
straziato
,
una
religiosa
e
delicata
pietà
ha
gettato
un
lenzuolo
dalle
pieghe
morbide
e
trasparenti
,
che
vela
senza
nascondere
,
che
non
cela
la
piaga
ma
la
molce
,
che
non
copre
lo
spasimo
ma
lo
addolcisce
.
Sopra
un
corpo
di
marmo
,
che
sembra
di
carne
,
un
lenzuolo
di
marmo
che
la
mano
quasi
vorrebbe
togliere
.
Niente
manca
,
dunque
,
in
questa
profonda
creazione
artistica
:
e
vi
è
il
sentimento
che
fa
palpitare
la
pietra
,
turbando
il
nostro
cuore
,
e
v
'
è
l
'
audacia
del
creatore
che
rompe
ogni
regola
,
e
v
'
è
il
magistero
di
una
forma
eletta
,
pura
,
squisita
.
Quel
corpo
morto
era
poc
'
anzi
vivo
,
si
contorceva
nelle
angosce
di
un
'
agonia
spaventosa
,
giovane
e
robusto
si
ribellava
al
male
,
si
ribellava
alla
morte
.
Non
vi
era
sfinimento
,
non
vi
era
abbattimento
:
le
fibre
non
volevano
morire
,
il
corpo
non
voleva
morire
.
Ma
sotto
le
pieghe
del
lenzuolo
la
testa
ha
un
carattere
stupendo
:
la
fronte
liscia
ha
un
vasto
pensiero
;
piangono
gli
occhi
,
è
vero
,
pel
cruccio
fisico
,
ma
le
labbra
schiuse
hanno
una
traccia
di
sorriso
che
è
una
indefinita
speranza
.
È
vero
.
è
vero
,
il
dolore
è
passato
dal
corpo
all
'
anima
;
è
vero
,
l
'
anima
è
contristata
,
ma
non
è
disperazione
,
ma
non
è
desolazione
.
L
'
anima
come
la
bocca
è
abbeverata
di
fiele
,
ma
una
goccia
di
consolazione
vi
è
stata
.
Tutto
quel
Cristo
è
un
dolore
supremo
,
ma
è
anche
una
suprema
speranza
;
ma
il
mistero
di
quella
testa
divina
è
così
grandioso
,
ma
l
'
ammirazione
per
la
meravigliosa
opera
d
'
arte
è
così
sconfinata
,
ma
la
pietà
del
bellissimo
estinto
è
così
invadente
che
il
pensatore
si
scuote
e
non
frena
più
le
acute
indagini
dalla
sua
mente
,
l
'
artista
s
'
inchina
nella
esaltazione
del
suo
spirito
ed
il
credente
non
può
che
abbandonarsi
,
piangendo
,
sui
piedi
del
morto
,
cospargendoli
di
lagrime
e
di
baci
.
Singolare
anima
d
'
artista
doveva
esser
quella
dello
scultore
che
ha
dato
all
'
arte
questo
Cristo
morto
.
Nell
'
opera
sua
vi
è
tutto
il
suo
spirito
.
Uno
spirito
dove
sorgevano
uguali
,
immensi
,
due
amori
:
quello
per
una
donna
,
quello
per
l
'
arte
.
Infelicissimo
,
terribilmente
doloroso
il
primo
.
Solamente
chi
ha
conosciuto
il
furore
acuto
di
una
sofferenza
senza
nome
può
far
passare
tutta
la
poesia
di
questa
sofferenza
nel
marmo
senza
vita
;
solamente
chi
è
vissuto
nelle
lagrime
,
nell
'
angoscia
,
nella
esaltazione
di
un
'
anima
innamorata
e
solitaria
,
può
infondere
nel
marmo
il
solitario
e
cupo
dolore
di
questo
Cristo
.
Lo
scultore
ha
saputo
,
ha
sentito
.
Ha
saputo
,
ha
sentito
che
cosa
fosse
il
tormento
sottile
che
stride
come
una
sega
piccina
ed
inesorabile
;
la
desolazione
grigia
,
lunga
,
monotona
,
dove
tutto
è
cenere
,
tutto
è
nausea
,
tutto
è
disgusto
:
la
disperazione
larga
e
vasta
e
lenta
come
una
fiumana
di
pianto
;
la
disperazione
fragorosa
e
tumultuante
come
un
torrente
che
tutto
trascina
.
Chi
ha
fatto
quel
Cristo
ha
spasimato
d
amore
;
ha
amato
ed
ha
pianto
;
ha
amato
ed
un
fremito
mortale
gli
ha
travolto
le
fibre
;
ha
amato
ed
una
convulsione
ha
contorta
e
spezzata
la
sua
vita
;
ha
amato
senza
speranza
,
senza
gioia
,
senza
diletto
,
abbruciando
la
propria
esistenza
nella
tormentosa
voluttà
del
dolore
.
Solo
un
uomo
che
ama
può
creare
quel
Cristo
morto
;
solo
colui
che
soffre
col
trasporto
,
con
la
passione
delle
sofferenze
,
può
mettere
in
una
statua
tutta
la
sublime
epopea
del
dolore
.
Ogni
colpo
di
scalpello
che
scheggiava
,
rompeva
,
carezzava
,
curvava
,
ammorbidiva
il
marmo
,
era
una
parola
,
un
gemito
,
un
lamento
,
un
grido
,
uno
scoppio
furente
di
questo
amore
.
La
passione
dell
'
uomo
vivo
creava
la
passione
del
Cristo
morto
.
E
ne
veniva
fuori
un
'
anima
d
'
artista
che
imprimeva
il
suo
carattere
in
un
capolavoro
dell
'
arte
.
.
.
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.
.
Perché
quella
tomba
non
ha
ritratto
?
chiesi
di
nuovo
uscendo
dalla
chiesa
,
mentre
il
custode
faceva
tintinnire
le
chiavi
.
Lo
scultore
non
ebbe
tempo
di
finirlo
...
Quale
scultore
?
Il
Sammartino
.
Ah
!
...
...
Morì
prima
di
finirlo
.
Fu
trovato
in
una
straduccia
buia
,
di
notte
,
con
un
pugnale
nel
petto
.
Fu
ucciso
o
s
'
uccise
?
Si
crede
che
si
fosse
ucciso
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
Come
nello
strazio
dell
ignota
agonia
,
la
testa
del
morto
scultore
doveva
rassomigliare
a
quella
del
Cristo
morto
!
PROVVIDENZA
,
BUONA
SPERANZA
Sono
belli
i
bimbi
napoletani
e
ridono
e
giocano
come
tutti
gli
altri
bimbi
del
mondo
;
ma
non
vogliono
alla
sera
stare
quieti
sotto
il
lume
della
lampada
,
se
la
giovane
madre
,
o
la
gentile
sorellina
,
o
la
nonna
dagli
occhiali
d
oro
,
o
la
zia
che
lavora
di
calza
,
non
racconta
loro
una
storia
,
una
bella
e
lunga
storia
che
faccia
spalancare
i
loro
occhioni
,
sino
a
che
il
sonno
li
faccia
diventare
piccoli
piccoli
.
Sono
così
tutti
i
bimbi
del
mondo
?
Io
non
lo
so
:
io
conosco
solamente
i
miei
bimbi
napoletani
che
amano
le
storielle
della
sera
.
Vorrei
essere
io
la
madre
ancora
gaia
come
una
fanciulla
,
la
grande
sorella
nel
cui
animo
di
giovinetta
si
forma
la
madre
,
la
nonnina
che
ricorda
il
suo
giocondo
passato
,
la
zia
che
non
ha
avuto
passato
d
amore
,
che
non
ha
presente
e
la
cui
mano
tremante
di
emozione
si
appoggia
timidamente
sul
capo
di
bimbi
non
suoi
:
narrerei
loro
la
storia
di
Provvidenza
,
buona
speranza
.
La
vorranno
essi
ascoltare
da
me
,
che
narro
grosse
e
cattive
storielle
agli
uomini
grandi
e
buoni
?
I
bimbi
sono
belli
,
amano
le
storielle
e
sono
indulgenti
col
narratore
V
era
dunque
una
volta
,
nella
nostra
carissima
Napoli
,
un
uomo
molto
strano
.
Io
non
vi
dico
l
epoca
precisa
in
cui
egli
visse
la
sua
vita
singolare
,
poiché
a
voi
,
bambini
ridenti
,
non
importa
nulla
una
data
,
voi
che
avete
la
fortuna
di
obliare
;
poiché
a
voi
non
interessano
le
cifre
,
voi
la
cui
vita
è
tutta
una
poesia
.
L
epoca
io
la
so
,
poiché
noi
grandi
abbiamo
l
infelicità
di
sapere
troppe
cose
inutili
,
di
accumulare
nella
nostra
testa
tante
notizie
che
a
nulla
ci
valgono
lo
so
e
non
velo
dico
.
A
voi
sicuramente
interessa
di
più
sapere
come
era
fatto
questo
uomo
strano
,
come
vestiva
,
che
cosa
mangiava
,
quali
erano
le
sue
abitudini
ed
in
che
consisteva
la
sua
stranezza
.
Uditemi
tutti
attentamente
che
qui
comincia
il
buono
:
questo
uomo
di
cui
vi
parlo
era
lungo
lungo
come
mai
uomo
può
essere
lungo
,
in
modo
che
il
popolo
diceva
sempre
che
egli
era
cresciuto
all
umido
e
che
la
mamma
aveva
sempre
avuto
cura
ad
annaffiarlo
,
perché
crescesse
,
quasi
che
egli
fosse
un
alberetto
e
non
un
uomo
.
L
uomo
lungo
era
anche
molto
magro
,
con
certe
gambe
che
ballavano
nei
calzoni
,
come
un
fodero
troppo
largo
,
con
certe
braccia
che
sembravano
due
aste
sottili
di
mulino
sempre
in
moto
.
I
mulini
li
avete
visti
,
nevvero
?
Si
?
Va
bene
;
tiro
innanzi
.
L
uomo
lungo
e
magro
non
era
molto
vecchio
,
poiché
aveva
tutti
i
capelli
neri
senza
un
filo
bianco
e
gli
occhi
suoi
,
bruni
come
il
carbone
,
brillavano
come
quelli
di
un
giovanetto
,
ma
la
pelle
del
viso
era
gialla
come
la
cartapecora
dei
libri
di
vostro
nonno
e
si
piegava
tutta
in
mille
rughe
;
il
collo
in
cui
i
tendini
erano
salienti
,
rassomigliava
alla
zampa
secca
di
una
gallina
morta
.
Egli
era
vestito
sempre
di
nero
,
con
certi
pantaloni
lucidi
dal
grande
uso
,
troppo
corti
sul
piede
,
lasciando
scoperti
gli
scarponi
di
cuoio
grosso
e
le
calze
bucate
;
aveva
un
lungo
soprabito
,
le
cui
falde
svolazzavano
,
che
gli
si
adattava
male
alla
vita
,
alle
spalle
,
al
collo
,
di
cui
il
primo
bottone
era
sempre
ficcato
nel
secondo
occhiello
e
così
di
seguito
.
Portava
al
collo
come
cravatta
un
fazzoletto
bianco
;
in
testa
un
cappellaccio
,
rosso
dalla
vergogna
,
tutto
ammaccature
e
sassate
,
in
mano
un
bastone
nodoso
,
dal
pomo
grosso
come
quello
di
un
capo
-
tamburo
.
Questo
uomo
non
si
sapeva
da
nessuno
chi
fosse
,
donde
venisse
,
dove
andasse
;
ma
tutti
lo
conoscevano
poiché
il
giorno
e
la
notte
girava
per
le
strade
di
Napoli
,
figura
allampanata
e
fantastica
che
al
lume
dei
lampioni
assumeva
proporzioni
inverosimili
ed
alla
luce
del
sole
pareva
uno
spettro
che
avesse
smarrita
la
via
del
cimitero
.
L
uomo
si
fermava
a
tutte
le
porte
,
si
fermava
sotto
tutti
i
balconi
e
metteva
fuori
il
suo
grido
,
aspettava
un
momento
,
poi
andava
via
.
Egli
conosceva
tutte
le
case
dove
erano
bambini
e
,
arrestandosi
lì
sotto
,
gridava
con
la
sua
voce
stridula
:
Provvidenza
!
Allora
il
bambino
veniva
,
salutava
l
uomo
e
gli
dava
un
soldetto
,
o
un
frutto
,
o
un
pezzo
di
pane
.
Egli
conosceva
bensì
tutte
le
case
dove
non
erano
bambini
e
vi
si
fermava
sotto
,
gridando
:
Buona
speranza
!
La
sua
voce
suonava
come
un
augurio
e
tutti
coloro
che
hanno
il
desiderio
vano
pei
figli
,
tutti
coloro
che
li
aspettano
,
tutti
coloro
che
amano
i
bimbi
,
davan
l
elemosina
al
mendico
.
Solo
i
cuori
duri
,
quelli
che
sono
egoisti
,
che
non
hanno
mai
voluto
bene
ad
alcuno
,
non
gli
davano
nulla
;
il
mendico
ne
conosceva
le
case
e
non
vi
si
fermava
.
Egli
,
tra
il
frastuono
dei
carri
,
delle
carrozze
,
dei
mestieri
rumorosi
,
dei
venditori
che
strillano
il
prezzo
della
merce
,
gittava
sempre
il
suo
grido
alto
,
a
tutti
superiore
:
Provvidenza
,
buona
speranza
!
Lo
si
udiva
nelle
cantine
profonde
,
dalle
soffitte
altissime
,
dai
giardini
,
dalle
terrazze
:
il
suo
grido
metteva
allegria
.
Il
povero
ammalato
che
,
confitto
nel
letto
,
guarda
volare
le
mosche
,
conta
i
fiorami
delle
pareti
ed
i
travicelli
del
tetto
,
sentiva
volentieri
quelle
parole
che
dalla
via
pareva
gli
dessero
promessa
di
una
pronta
guarigione
:
Provvidenza
,
buona
speranza
!
L
'
operaio
che
nella
sua
bottega
,
nei
calori
soffocanti
dell
'
estate
suda
a
tirare
la
sega
su
e
giù
,
si
rialza
più
vigoroso
,
quasi
animato
da
una
vaga
fiducia
che
il
lavoro
diventasse
meno
duro
,
il
padrone
meno
esigente
ed
il
pane
meno
caro
:
Provvidenza
,
buona
speranza
!
La
madre
solitaria
che
di
notte
agucchia
presso
il
tavolino
,
al
lume
temperato
di
una
lampada
e
pensa
al
figliuolo
marinaio
,
imbarcato
su
una
nave
che
viaggia
nei
lontani
mari
del
Giappone
,
e
trema
al
soffio
del
vento
,
e
ha
gli
occhi
pieni
di
lagrime
allo
scroscio
della
pioggia
,
sorrideva
a
quella
voce
che
nell
'
ombra
le
diceva
sperare
:
Provvidenza
,
buona
speranza
!
Ma
il
mendico
singolare
che
non
parlava
mai
d
'
elemosina
,
s
'
intratteneva
volentieri
coi
bimbi
di
Napoli
,
ne
conosceva
dappertutto
,
ne
sapeva
i
nomi
e
talvolta
anche
i
piccoli
segreti
.
Nella
strada
di
Santa
Lucia
dove
i
bimbi
sono
bruni
,
magri
e
nervosi
e
rassomigliano
ai
pesciolini
svelti
del
mare
,
egli
si
fermava
a
guardare
i
tonfi
che
essi
fanno
nel
mare
,
animandoli
con
la
voce
,
agitando
il
bastone
,
eccitando
i
più
bravi
,
applaudendo
ai
salti
migliori
:
i
bimbi
salivano
a
ridere
con
lui
,
soffregandosi
alle
sue
lunghe
gambe
,
mentre
a
lui
un
riso
bonario
spianava
le
rughe
e
rischiarava
il
volto
.
Nei
quartieri
nobili
di
Chiaia
,
di
Toledo
,
della
Riviera
,
egli
guardava
lungamente
i
bimbi
vestiti
di
velluto
e
di
trine
,
coi
riccioli
ben
pettinati
,
gli
stivalini
nuovi
fiammanti
,
le
manine
inguantate
,
i
bimbi
che
vanno
a
passeggiare
in
carrozza
o
guidati
dalla
mamma
:
i
bei
bimbi
non
avevano
paura
né
ribrezzo
del
mendico
e
talvolta
gli
davano
un
confetto
o
un
pezzettino
di
cioccolatto
che
egli
,
che
nessuno
aveva
mai
veduto
a
mangiarne
,
divorava
con
una
letizia
sorridente
,
col
capo
riverso
indietro
,
con
gli
occhi
lucidi
di
contentezza
.
Nei
quartieri
bassi
del
Pendino
e
del
Mercato
,
dove
i
bambini
sono
pallidi
e
malaticci
pel
cibo
di
frutta
acerbe
,
egli
,
di
nascosto
,
dava
loro
dei
soldetti
e
fuggiva
via
con
le
sue
lunghe
gambe
,
gridando
ed
agitando
il
bastone
.
Su
pei
giardini
delle
colline
,
dove
i
bimbi
sono
floridi
di
ciera
hanno
i
capelli
gialli
pel
sole
ed
i
piedi
nudi
nella
polvere
,
egli
li
chiamava
a
frotte
intorno
a
sé
,
faceva
le
capriole
,
si
buttava
per
terra
come
un
pazzo
e
se
li
faceva
camminare
sulle
gambe
,
sulla
pancia
,
sullo
stomaco
,
ridendo
e
strillando
,
poi
ne
agguantava
un
paio
,
li
baciava
disperatamente
e
scappava
via
per
le
viottole
,
simile
ad
uno
spaventa
-
passeri
.
Di
notte
girava
per
le
vie
della
città
dietro
ai
bimbi
che
cercano
i
mozziconi
dei
sigari
e
tastando
in
terra
col
bastone
,
coi
suoi
occhi
di
gatto
che
bucavano
l
'
oscurità
,
ne
trovava
,
anche
lui
dei
mozziconi
e
li
buttava
tacitamente
nel
cestino
del
piccolo
trovatore
;
si
fermava
sulle
soglie
delle
chiese
dove
giacciono
in
terra
a
dormire
,
arrotondate
come
cani
,
tante
miserabili
creaturine
senza
tetto
e
sollevandole
se
ne
metteva
un
paio
col
capo
in
grembo
,
coprendole
con
le
falde
del
suo
soprabitone
,
rimanendo
immobile
al
freddo
,
seduto
sugli
scalini
,
guardando
i
ricchi
e
gli
agiati
che
rincasano
e
vanno
a
baciare
i
bimbi
che
dormono
nel
calduccio
del
letticciuolo
.
Provvidenza
,
buona
speranza
,
andava
al
mattino
ed
al
pomeriggio
sulla
porta
delle
scuole
a
vedere
i
bambini
che
vanno
o
escono
dalla
scuola
;
negli
otto
giorni
di
ogni
anno
in
cui
l
'
ospizio
dell
'
Annunziata
è
aperto
al
pubblico
,
il
mendico
passeggiava
gravemente
nelle
sale
mirando
i
trovatelli
,
parlando
loro
,
baciucchiandoli
,
palleggiandoli
e
canticchiando
loro
misteriose
canzoni
.
Era
singolare
come
il
mendico
intendesse
il
linguaggio
fatto
a
balbettìi
dei
piccini
piccini
e
le
domande
incoerenti
dei
più
grandetti
ed
i
bimbi
comprendevano
lui
che
non
era
compreso
dagli
uomini
.
Una
notte
Provvidenza
,
buona
speranza
,
scomparve
e
non
si
seppe
più
nulla
di
lui
,
né
fu
più
visto
.
Un
ortolano
di
Capodimonte
narrò
di
averlo
visto
,
nella
notte
,
sopra
un
masso
,
disperarsi
,
salutare
,
mandar
baci
alla
città
immersa
nel
sonno
,
buttarsi
per
terra
col
capo
nella
polvere
,
piangere
,
strapparsi
i
capelli
,
poi
rialzarsi
e
partire
.
Quelli
che
lo
conoscevano
,
si
dispiacquero
di
non
vederlo
più
,
di
non
udire
quel
suo
grido
che
rallegrava
,
i
bimbi
di
Napoli
ci
pensarono
un
par
di
volte
,
e
più
altro
.
Fu
detto
poi
che
Provvidenza
,
buona
speranza
era
un
grande
medico
di
un
paese
lontano
come
la
Svezia
,
Norvegia
o
la
Danimarca
,
che
si
fosse
fatto
amare
dall
'
unica
figliuola
del
re
,
l
'
avesse
sposata
segretamente
e
ne
avesse
avuto
un
bellissimo
bambino
che
il
re
,
saputo
il
fatto
,
fosse
montato
in
una
grande
collera
,
avesse
esiliato
per
sempre
il
medico
,
carcerata
la
figliuola
in
un
appartamento
e
messo
a
balia
il
bimbo
che
il
re
vecchio
,
morto
,
il
medico
fosse
chiamato
accanto
al
re
nuovo
,
suo
cognato
,
a
prendere
il
suo
posto
a
corte
presso
la
moglie
ed
il
figlio
.
Fu
detto
questo
,
ma
in
Napoli
,
fra
le
madri
ed
i
figliuoli
,
fra
i
bimbi
ed
i
popolani
,
è
rimasta
tradizionale
la
figura
di
Provvidenza
,
buona
speranza
e
l
'
annuncio
del
suo
arrivo
serve
ancora
a
calmare
gli
strilli
dei
piccoli
impertinenti
,
ad
asciugare
le
lagrime
dei
piagnolosi
ed
a
far
addormentare
quelli
troppo
vivaci
che
hanno
la
pessima
abitudine
di
vegliate
tardi
,
senza
sapere
che
il
sonno
...
I
bimbi
dormono
.
LEGGENDA
DI
CAPODIMONTE
Lassù
,
sul
colle
,
vive
il
bosco
verdeggiante
dalle
fresche
ombrie
.
I
sentieri
si
allungano
a
perdita
d
'
occhio
sotto
i
grandi
alberi
;
sulla
terra
scricchiolano
lievemente
le
foglie
morte
.
La
vegetazione
sbuca
possente
dal
suolo
,
s
'
ingrossa
nei
tronchi
nodosi
,
si
espande
nei
rami
che
si
intrecciano
,
nelle
innumerevoli
foglie
lucide
e
brune
;
ai
piedi
degli
alberi
cresce
l
'
erba
morbida
e
minuta
,
dalle
foglioline
piccine
.
Nelle
siepi
fiorisce
l
'
anemone
,
e
sfoglia
al
suolo
i
suoi
petali
la
rosa
selvaggia
.
Schizzano
,
sfilano
le
lucertoline
grigio
-
verde
,
dalla
testolina
mobile
ed
intelligente
,
dalla
coda
nervosa
.
Sotto
gli
archi
dei
grandi
.
alberi
:
penetra
temperata
la
luce
;
tra
foglia
e
foglia
il
sole
getta
,
sulla
terra
dei
cerchielli
ridenti
e
luminosi
;
raggi
sottili
e
biondi
passano
tra
i
rami
.
Il
silenzio
è
profondo
;
è
lontana
,
lontana
la
rumorosa
città
.
Un
profumo
vivificante
si
espande
;
ogni
tanto
il
garrito
allegro
di
un
uccello
fa
ondeggiare
le
conche
rosee
dell
'
aria
.
Non
è
,
non
è
la
piccioletta
e
magra
natura
dei
giardini
tagliati
ad
angoli
retti
,
squadrati
,
polverosi
e
malinconici
;
non
sono
le
aiuole
di
fiorellini
variopinti
che
non
dànno
freschezza
,
non
dànno
ombra
,
tirati
su
con
cure
infinite
;
non
è
la
natura
corretta
e
riveduta
,
sfacciata
e
pomposa
che
si
stende
al
sole
senza
vergogna
,
riarsa
,
secca
.
È
la
forte
e
possente
natura
che
irrompe
dalla
terra
vera
,
e
allaga
,
e
inonda
la
campagna
come
oceano
di
verdura
;
è
la
natura
pudica
e
grande
del
bosco
,
che
si
ammanta
di
foglie
,
che
vela
il
volto
divino
,
che
molce
la
passione
delle
sue
nozze
nell
'
ombre
discrete
nei
placidi
silenzi
,
nei
recessi
ignoti
.
È
nell
'
immenso
bosco
che
si
sogna
;
nei
quadrivi
lontani
trapassa
rapidissimo
un
lieve
fantasma
;
nei
bruni
tronchi
apparisce
qualche
leggiadro
volto
di
donna
;
la
foglia
che
cade
sembra
il
rumore
di
un
bacio
scoccato
.
È
nel
discreto
e
amabile
bosco
che
s
'
ama
Egli
errava
nei
viali
,
solo
,
pallido
e
triste
.
La
città
lo
stancava
;
era
incurabile
la
malattia
che
gli
corrompeva
l
'
anima
.
L
'
occhio
vitreo
s
'
affisava
sopra
ogni
cosa
bella
senza
piacere
,
senza
dolore
;
né
festa
di
colori
,
né
capolavoro
d
'
arte
,
né
donna
bellissima
valevano
a
trargli
un
sorriso
sulle
labbra
.
Nella
città
una
fanciulla
sottile
e
pensosa
si
struggeva
lentamente
per
lui
d
'
amore
:
egli
non
l
'
amava
.
Altrove
,
altrove
era
il
suo
amore
.
Lassù
,
forse
nelle
incomparabili
e
lucide
stelle
,
gioielli
glaciali
del
cielo
;
laggiù
,
forse
nelle
bianche
e
verdi
onde
,
il
cui
fragore
rassomiglia
al
metro
di
una
poesia
monotona
ed
uniforme
;
al
polo
,
forse
,
negli
albori
nevosi
,
nelle
atmosfere
frigide
,
dove
il
sole
non
riscalda
e
non
illumina
;
nella
nera
ed
orrenda
Africa
,
forse
,
fra
le
liane
rosse
e
gigantesche
e
fra
i
serpenti
azzurri
dagli
occhi
ammaliatori
.
Egli
amava
lontano
in
un
punto
indefinito
,
in
un
paese
sconosciuto
,
con
un
amore
sconfinato
ed
ignoto
,
una
creatura
misteriosa
che
egli
aveva
creata
.
Non
la
chiamava
,
non
la
voleva
,
non
la
desiderava
:
l
'
anima
sua
nulla
sapeva
di
volontà
e
di
desideri
.
Amava
.
Il
suo
palazzo
rimaneva
vuoto
,
la
madre
si
desolava
nella
solitudine
,
i
servi
dormivano
nelle
anticamere
,
i
nobili
cavalli
scalpitavano
invano
nelle
vaste
scuderie
.
Egli
non
si
ricordava
più
di
tutto
questo
.
Trascinava
la
sua
vita
vagando
nelle
viottole
di
campagna
,
vagando
nei
viali
del
bosco
,
dove
ritrovava
la
pace
;
trascinava
la
lenta
vita
consumandosi
nell
'
amore
.
Il
corpo
s
'
illanguidiva
,
le
gote
scarne
avevano
il
colore
della
morte
,
non
mandavano
più
lampi
di
vitalità
le
pupille
.
È
questa
la
funesta
malattia
che
uccide
gli
umani
;
è
il
fatale
ed
insanabile
amore
dell
'
ideale
.
Nella
nebulosità
di
un
viale
,
dove
si
elevava
un
velo
opalino
ed
iridescente
,
in
un
mattino
d
'
inverno
,
egli
la
vide
.
Era
una
forma
snella
,
senza
contorni
,
fatta
d
'
aria
,
ondeggiante
;
fu
un
balenìo
lieve
,
un
luccicare
,
un
istante
solo
di
luce
.
Egli
corse
,
ansioso
,
rinvigorito
;
nulla
ritrovò
,
la
forma
gentile
era
scomparsa
.
Ma
come
il
suo
cuore
si
pose
a
desiderare
ardentemente
di
rivedere
il
fuggevole
fantasma
,
con
la
possanza
della
volontà
lo
evocò
di
nuovo
.
Sempre
lontano
,
sempre
un
'
ombra
vana
.
Qualche
cosa
di
bianco
e
di
lucido
che
tremolava
,
che
non
toccava
il
suolo
,
che
si
dileguava
nelle
linee
indefinite
dell
'
aria
.
Quello
,
quello
era
il
suo
amore
:
giunto
sul
punto
dove
gli
era
apparso
,
egli
s
'
inginocchiava
e
baciava
la
terra
,
adorando
così
la
immagine
fuggitiva
.
Ogni
giorno
la
divina
creatura
si
concedeva
sempre
più
:
gli
appariva
meno
lontana
,
distinta
,
più
chiara
.
Era
una
creatura
celestiale
,
una
fanciulla
bianca
bianca
,
le
cui
forme
quasi
infantili
si
velavano
in
un
abito
candido
.
Ella
compariva
e
nel
volto
circonfuso
di
luce
,
gli
sorrideva
;
agitando
il
capo
,
lo
salutava
.
Poi
cominciava
a
camminare
,
e
lui
la
seguiva
con
gli
occhi
intenti
,
movendo
i
passi
macchinalmente
,
concentrato
tutto
nell
'
attenzione
;
ella
radeva
appena
la
terra
,
abbandonava
i
sentieri
noti
,
penetrava
tra
gli
alberi
,
appariva
e
scompariva
,
voltandosi
a
sorridere
,
lasciando
che
il
lembo
bianco
del
suo
abito
radesse
l
'
erba
,
con
un
piccolo
e
lusinghiero
mormorìo
.
Egli
non
osava
parlarle
,
tremava
,
la
voce
gli
moriva
nella
gola
;
bastava
alla
sua
felicità
contemplare
ardentemente
,
con
la
fissità
della
follia
,
con
gli
occhi
aridi
che
gli
bruciavano
,
il
suo
amore
che
fuggiva
dinanzi
a
lui
.
Ella
girava
,
girava
pel
bosco
,
arrestandosi
soltanto
un
minuto
,
chinandosi
a
carezzare
i
fiori
,
ma
non
cogliendoli
,
non
lasciando
traccia
sull
'
erbetta
calpestata
;
appena
egli
la
raggiungeva
,
ella
riprendeva
la
sua
corsa
.
Lui
dietro
,
senza
sentire
la
stanchezza
delle
sue
gambe
che
diventavano
pesanti
come
il
piombo
;
lui
dietro
,
sostenuto
dall
'
indomita
volontà
,
eccitato
,
esaltato
,
sospinto
all
'
ultima
e
più
acuta
vibrazione
dei
nervi
.
Fino
a
che
,
approssimandosi
al
castello
,
il
celeste
fantasma
cessava
di
sorridere
,
ed
una
malinconia
si
effondeva
dal
volto
gentile
;
poi
,
entrato
nel
cupo
androne
,
volgevasi
per
l
'
ultima
volta
,
salutava
,
agitando
la
mano
,
e
scompariva
.
Lui
non
osava
gridarle
:
rimani
,
rimani
!
e
s
'
abbandonava
sopra
un
banco
,
spossato
,
abbattuto
,
morto
.
Perché
non
siedi
a
me
daccanto
,
o
dolce
amor
mio
?
Perché
non
mi
ti
accosti
?
Non
temere
,
non
mi
appresserò
troppo
.
Sai
che
t
'
amo
,
so
che
m
'
ami
;
so
che
dobbiamo
troppo
avvicinarci
.
E
neppure
puoi
parlarmi
:
così
vuole
il
destino
.
Ma
io
t
'
amo
;
tu
sei
il
mio
cuore
.
L
'
anima
mia
è
fatta
di
te
;
non
sono
io
,
sono
te
;
se
io
muoio
,
tu
morrai
;
se
tu
muori
,
io
muoio
.
Come
sei
bianca
,
o
divina
fanciulla
!
I
tuoi
occhi
sono
trasparenti
e
chiari
,
non
mi
guardano
;
le
tue
guance
hanno
appena
una
trasparenza
rosea
,
le
tue
labbra
sono
pallide
pallide
,
le
tue
mani
sono
candide
come
la
neve
,
ed
un
fiocco
di
neve
è
il
tuo
manto
.
Hai
tu
freddo
,
cuor
mio
?
Non
sai
che
io
ho
la
febbre
,
che
il
,
sangue
schiuma
e
bolle
nelle
mie
vene
,
come
un
'
onda
impetuosa
?
Sorridi
?
Puoi
calmarmi
così
.
Quest
'
ardor
che
m
'
infiamma
,
questo
incendio
che
divampa
in
me
,
solo
la
carezza
della
tua
gelida
mano
potrebbe
domarlo
,
solo
il
tocco
delle
tue
gelide
labbra
potrebbe
assopirlo
.
No
!
Non
allontanarti
,
resta
,
resta
per
pietà
di
chi
t
'
ama
.
Non
ti
chiederò
più
nulla
,
creatura
bianca
ed
innocente
.
Tu
leggi
in
me
,
vedi
che
sono
puro
,
che
il
mio
cuore
è
candido
come
la
tua
veste
,
che
non
lo
macchia
desiderio
di
fango
.
Non
fuggirmi
,
non
rivolgere
il
,
volto
celestiale
;
quando
tu
m
'
abbandoni
,
ecco
,
la
vita
declina
,
in
me
:
tutto
diventa
buio
,
tutto
diventa
muto
,
ed
io
piango
sul
mio
sogno
distrutto
,
sul
mio
cuore
desolato
.
Donde
vieni
tu
?
Dove
vai
,
quando
mi
lasci
?
E
perché
mi
lasci
?
T
'
amo
,
non
lasciarmi
.
Non
parlava
la
fanciulla
nei
colloqui
i
d
'
amore
.
Ella
ascoltava
immobile
,
bianca
,
pronta
sempre
a
partire
;
ogni
tanto
un
sorriso
indefinito
le
sfiorava
le
labbra
,
una
mestizia
le
compariva
in
volto
;
ma
sorriso
e
mestizia
erano
spostamento
di
linee
,
non
corrugamento
di
fronte
o
espansione
di
labbra
;
era
espressione
,
luce
interna
,
quasi
una
lampada
soave
s
'
accendesse
dietro
un
velo
.
Non
parlava
la
fanciulla
,
ma
ogni
giorno
ella
restava
più
a
lungo
con
colui
che
l
'
amava
.
Egli
le
parlava
lungamente
,
poi
stanco
,
la
voce
gli
si
abbassava
a
poco
a
poco
,
poi
taceva
.
La
contemplava
,
estatico
.
Ella
si
muoveva
per
andarsene
.
Non
partire
,
non
partire
!
supplicava
lui
.
Ella
restava
ferma
innanzi
a
lui
,
i
piedini
bianchi
come
ale
di
colombo
,
appena
posati
a
terra
,
coi
capelli
vagamente
adorni
di
rose
bianche
,
con
un
lembo
di
abito
sostenuto
da
rose
bianche
.
Siedi
,
siedi
accanto
a
me
!
Ella
non
sedeva
,
immota
,
guardando
dinanzi
a
sé
coi
grandi
occhi
senza
pupilla
.
Parlami
,
parlami
mormorava
lui
.
Ella
non
aveva
voce
,
non
si
muovevano
le
labbra
.
Invano
egli
la
pregava
,
la
scongiurava
,
s
'
inginocchiava
,
ella
non
gli
rispondeva
.
Era
inflessibile
e
serena
.
Ma
in
un
crepuscolo
d
'
autunno
,
egli
trovò
le
frasi
più
eloquenti
per
esprimere
la
propria
disperazione
:
batté
la
fronte
a
terra
,
sparse
le
lagrime
più
cocenti
,
adorò
la
fanciulla
.
Ella
parea
si
trasformasse
;
dietro
il
candore
della
pelle
pareva
che
cominciasse
a
correre
il
sangue
.
Egli
,
folle
,
morente
di
amore
,
le
offerse
la
sua
vita
per
una
parola
.
M
'
ami
?
Sì
parve
un
sussurrìo
.
Allora
,
in
un
impeto
di
passione
,
egli
l
'
abbracciò
.
Un
orribile
scricchiolìo
s
'
intese
e
la
divina
fanciulla
cadde
al
suolo
,
frantumata
in
tanti
cocci
di
porcellana
candida
.
Nella
notte
profonda
,
quando
i
custodi
dormivano
,
nella
deserta
sala
delle
porcellane
cominciò
un
mormorìo
,
un
bisbiglio
,
un
'
agitazione
.
Correvano
fremiti
da
una
scansia
all
'
altra
,
attraverso
i
cristalli
;
voci
irose
e
sommesse
si
urtavano
,
fieri
propositi
,
progetti
di
vendetta
cozzavan
l
'
un
contro
l
'
altro
.
Poco
a
poco
la
calma
si
ristabilì
:
tutto
era
deciso
.
La
sfilata
cominciò
.
Prima
fu
l
'
Aurora
bianca
sul
suo
carro
tirato
da
quattro
cavalli
candidi
;
e
discesa
nel
giardino
dove
lui
giaceva
svenuto
accanto
al
suo
idolo
infranto
,
maledisse
per
sempre
le
sue
albe
;
la
seguirono
le
ventiquattro
fanciulle
che
sono
le
Ore
,
e
sfogliarono
rose
avvelenate
sullo
svenuto
;
dopo
vennero
gli
Amorini
,
e
gli
conficcarono
nel
cuore
i
dardi
acuti
e
dolorosi
.
Il
gruppo
passò
.
Secondi
vennero
i
sette
re
di
Francia
,
bianchi
,
sui
cavalli
bianchi
,
Carlomagno
,
S
.
Luigi
,
Francesco
I
,
Enrico
II
,
Enrico
IV
,
Luigi
XIII
,
Luigi
XIV
;
galoppando
pei
viali
,
toccarono
con
lo
scettro
,
con
la
spada
l
'
infelice
,
ed
ogni
colpo
gli
rintronò
nel
cervello
.
Poi
ogni
statuina
s
'
avviò
,
gli
sputò
in
viso
,
lo
insultò
,
lo
calpestò
;
ogni
tazza
fu
piena
per
lui
di
cicuta
,
ogni
vassoio
di
cenere
,
ogni
coppa
da
fiori
contenne
per
lui
fiori
malefici
e
crudeli
.
Ed
infine
si
mosse
il
grande
gruppo
dei
Titani
che
vogliono
scalare
l
'
Olimpo
:
Giove
,
seduto
sull
'
aquila
,
fulminò
il
moribondo
,
ed
i
Titani
lo
seppellirono
sotto
enorme
sepolcro
di
massi
.
Poi
ognuno
riprese
la
sua
via
,
i
gruppi
rientrarono
nelle
scansie
e
vi
rimasero
immobili
.
Fu
questa
la
vendetta
della
fredda
e
candida
porcellana
su
colui
che
aveva
frantumata
la
fanciulla
immortale
.
È
questa
la
storia
eterna
e
fatale
.
L
'
ideale
raggiunto
,
toccato
,
va
in
pezzi
l
'
arte
si
vendica
sulla
vita
e
l
'
anima
muore
sotto
un
immane
sepolcro
.
LEGGENDA
DELL
AVVENIRE
Tu
,
buona
e
baldanzosa
fanciulla
,
giunta
al
termine
delle
mie
fantastiche
storie
,
sorridi
.
Ed
io
,
poveretto
autore
,
condannato
a
leggere
nel
volto
del
suo
lettore
presente
o
ad
indovinare
l
'
animo
del
lettore
assente
,
cerco
di
spiegare
che
significhi
il
lampo
del
tuo
occhio
nero
e
l
arco
ironico
del
tuo
labbro
rosso
come
il
fiore
del
granato
.
E
quasi
o
mia
bella
ed
impenetrabile
sfinge
,
dal
viso
puro
e
colorito
come
il
granito
di
quelle
statue
,
quasi
comprendo
il
senso
del
tuo
riso
muto
ed
intelligente
.
Le
fantastiche
,
istorie
dove
tanta
parte
della
vita
napoletana
si
riflette
,
non
t
'
hanno
spaventata
;
e
se
il
tuo
spirito
è
corso
dietro
all
'
inafferrabile
fantasma
,
al
folletto
piccolino
,
tu
non
ne
hai
avuto
paura
.
Queste
storielle
sono
antiche
,
alcune
antichissime
,
appartengono
al
lontanissimo
passato
che
non
ritorna
più
;
furono
vita
e
morirono
;
furono
dramma
umano
e
sono
parole
vane
,
tradizione
oscura
e
scorretta
.
Rimane
di
esse
talvolta
un
quadro
,
una
statua
,
una
chiesa
una
tomba
,
un
bosco
,
talvolta
una
semplice
idea
,
talvolta
un
,
semplice
nome
,
ma
è
il
passato
.
Tu
,
orgogliosa
giovinetta
sorridi
nel
presente
,
sorridi
all
'
avvenire
,
non
puoi
volgerti
indietro
,
guardi
innanzi
,
dove
è
la
tua
bella
realtà
di
luce
e
di
profumi
.
Tu
leggi
le
storie
del
passato
,
ma
le
sirene
,
i
cavalieri
,
le
dame
,
i
monaci
,
i
grassi
borghesi
,
i
pallidi
poeti
non
ti
destano
che
un
sorriso
di
pietà
;
essi
sono
morti
e
vive
Napoli
bella
ed
immortale
,
vive
la
gioventù
gioconda
,
vive
il
glauco
mare
,
vivono
i
ridenti
poggi
.
Immenso
si
svolge
l
'
avvenire
.
Lo
so
.
Ma
pel
sarcastico
sorriso
con
cui
tu
ti
burli
delle
mie
care
larve
,
evocate
dalla
tradizione
o
dalla
fantasia
popolare
,
io
voglio
castigarti
,
cattiva
fanciulla
.
Io
voglio
far
un
'
opera
crudele
e
disonesta
:
voglio
,
narrandoti
la
fiammeggiante
leggenda
dell
'
avvenire
,
distruggere
il
tuo
mordente
sorriso
,
farti
impallidire
le
guance
e
farti
fremere
ogni
fibra
del
corpo
,
ogni
piega
dell
'
anima
,
pel
raccapriccio
e
per
l
'
orrore
.
Oggi
la
città
è
bella
perché
così
Iddio
la
volle
,
mentre
poco
la
vogliono
così
gli
uomini
.
Ma
quando
nella
morbida
e
indolente
natura
dell
'
uomo
sarà
entrata
quella
vivacità
attiva
ed
operosa
che
non
si
perde
in
vuoto
cicaleccio
,
in
vaghe
aspirazioni
ed
in
sogni
grandiosi
;
quando
alla
lenta
coscienza
che
si
addorme
volentieri
nell
'
ammirazione
sarà
subentrata
l
'
operosa
coscienza
che
tenta
vie
migliori
e
di
niuna
s
'
appaga
e
cerca
raggiungere
l
'
alto
scopo
con
ogni
sforzo
;
quando
alla
fantasia
che
crea
,
alla
mente
che
trova
,
alla
intelligenza
che
indovina
,
non
rimarrà
più
disubbidiente
ed
inerte
il
braccio
che
opera
;
quando
accanto
all
'
artista
che
sogna
sorgerà
il
popolo
che
intende
,
il
borghese
che
pensa
e
l
'
aristocratico
che
sente
:
allora
solamente
la
città
sarà
stupenda
.
Ora
ella
s
'
adorna
di
fiori
,
ma
è
povera
;
ora
ella
sorride
,
ma
appena
appena
il
lacero
vestito
,
che
fu
di
porpora
,
copre
le
belle
membra
;
ora
ella
è
gaia
,
ma
spera
solo
dalle
piogge
benefiche
il
lavacro
,
che
terge
le
sue
strade
nere
e
sporche
,
ora
balla
e
canta
sulle
sue
sponde
odorose
,
dove
il
mare
accompagna
le
sue
danze
e
le
sue
canzoni
,
ma
nel
suo
porto
non
accorrono
ancora
le
navi
dai
gonfi
fianchi
carichi
di
mercanzie
;
ora
.
biancheggiano
le
ville
di
cui
s
'
adornano
i
suoi
colli
,
ma
non
sale
ancora
al
cielo
,
incenso
gradito
,
il
fumo
grigio
dei
mille
opifici
.
Che
importa
!
Questo
giorno
verrà
ed
allora
la
città
sarà
santa
.
Pensa
,
o
poetica
amica
,
al
felice
connubio
dell
arte
con
la
natura
,
pensa
alla
celeste
armonia
fra
l
'
uomo
che
crea
ed
il
mondo
da
lui
creato
,
pensa
alla
città
che
sarà
bella
e
buona
,
tutta
bianca
e
colorita
dal
sole
,
senza
macchie
,
senza
cenci
:
oh
,
allora
,
allora
!
O
lontano
avvenire
,
o
giorno
splendido
che
come
quello
di
Faust
meriteresti
di
essere
fermato
...
Ma
la
divina
città
che
amiamo
deve
morire
;
la
crediamo
immortale
ed
è
sacrata
alla
morte
;
la
crediamo
eterna
e
la
sua
vita
è
tenue
come
quella
di
un
bambino
.
Deve
morire
.
morrà
;
si
dovrà
dire
al
viandante
pensoso
e
malinconico
:
qui
fu
Napoli
.
Tutto
le
potremo
dare
:
il
lavoro
che
la
nobiliti
,
il
commercio
che
l
'
arricchisca
,
l
'
acqua
che
la
lavi
,
il
sole
che
penetri
nelle
larghe
vie
,
ma
non
la
sottrarremo
alla
morte
.
Sarà
ninfa
ridente
,
azzurra
,
rosea
,
bionda
di
sole
,
piena
di
gioventù
,
fremente
di
vita
,
ma
sarà
morente
.
Lo
dice
la
profetica
leggenda
,
ripetuta
di
bocca
in
bocca
,
che
circola
nelle
vie
,
che
entra
nelle
botteghe
,
che
sale
nei
salotti
della
nobiltà
.
Verrà
il
novissimo
giorno
.
Vedi
tu
quella
montagna
ai
cui
piedi
si
stendono
i
bei
villaggi
bagnati
dal
mare
,
sui
cui
fianchi
verdi
cresce
la
vigna
del
vino
generoso
;
vedi
quella
montagna
striata
da
lugubri
fasce
nere
?
È
lei
che
farà
morire
Napoli
:
così
dice
la
leggenda
profetica
.
Arde
il
fuoco
liquido
,
bolle
e
schiuma
nei
fianchi
della
montagna
e
si
accumula
da
secoli
pel
giorno
funesto
;
di
fuori
appena
una
nuvoletta
di
fumo
bianco
ed
innocente
rivela
il
profondo
lavorio
.
Correvano
le
bighe
e
le
quadrighe
per
le
vie
di
Pompeja
la
bella
.
Amavano
al
sole
i
leggiadri
garzoni
dalle
tuniche
bianche
e
le
fanciulle
dai
candidi
pallii
,
si
vestivano
di
bisso
e
si
profumavano
di
nardo
le
seducenti
etere
,
correvano
giovani
e
vecchi
al
foro
,
alle
terme
,
ai
teatri
,
sulle
porte
delle
case
erano
sospese
corone
di
rose
olezzanti
:
la
montagna
volle
e
Pompeja
morì
.
Quando
la
montagna
vorrà
,
Napoli
sarà
distrutta
:
e
il
terribile
e
bel
vicino
che
noi
guardiamo
con
ammirazione
e
quasi
con
affetto
,
poiché
egli
è
tanta
parte
della
bellezza
napoletana
,
sarà
il
carnefice
.
E
nessuno
ne
saprà
l
'
ora
,
né
il
giorno
.
Nella
città
la
gente
tumultuosa
andrà
ai
consueti
uffici
,
correrà
dove
il
piacere
la
chiama
,
dove
la
chiama
il
dolore
,
amerà
,
odierà
,
godrà
,
piangerà
,
vivrà
insomma
come
se
nulla
fosse
.
Nel
cielo
sereno
brilleranno
le
stelle
;
nell
'
aria
calma
s
'
eleverà
la
sottile
penna
di
fumo
.
Poi
,
sul
cratere
,
comparirà
une
punto
rosso
,
come
un
lumicino
acceso
lassù
,
come
un
carboncino
;
i
napoletani
si
stringeranno
nelle
spalle
e
mormoreranno
:
solite
storie
.
L
'
eruzione
crescerà
con
molta
lentezza
e
gli
uomini
di
scienza
d
'
allora
ne
constateranno
i
fenomeni
e
ne
annunzieranno
la
prossima
fine
;
ma
l
'
eruzione
crescerà
sempre
,
continuamente
.
Un
rombo
sotterraneo
comincerà
a
far
tremare
i
vetri
delle
case
;
tre
strisce
vivide
di
lava
scorreranno
lungo
i
fianchi
della
montagna
;
il
cielo
cupo
si
tingerà
di
rosso
,
il
fondo
del
mare
sarà
rosso
;
giungeranno
i
forestieri
a
contemplare
il
mirabile
spettacolo
,
i
napoletani
si
affolleranno
sul
molo
,
a
S
.
Lucia
,
a
Mergellina
,
sui
terrazzi
,
sulle
colline
,
compresi
di
ammirazione
.
Ma
dai
villaggi
che
sono
sotto
il
monte
principierà
a
fuggire
la
gente
spaurita
e
si
riverserà
nella
città
,
dove
sarà
accolta
a
braccia
aperte
e
la
lava
procederà
sempre
.
Nuove
bocche
si
apriranno
.
La
lava
è
a
Resina
.
Ma
i
napoletani
non
temono
:
il
Vesuvio
è
loro
vecchio
amico
,
vuole
scherzare
,
è
un
brontolone
,
ma
presto
tacerà
.
Poi
vi
è
San
Gennaro
,
che
con
le
dita
sollevate
in
atto
d
'
imperio
,
comanda
alla
lava
di
non
avanzarsi
;
le
donne
pregano
il
parroco
della
cattedrale
a
portare
in
piazza
San
Gennaro
di
argento
o
il
prezioso
suo
sangue
che
è
conservato
nelle
ampolline
.
In
qualche
chiesetta
si
prega
.
Una
mattina
il
sole
non
viene
fuori
,
una
fitta
nube
grigia
nasconde
il
cielo
,
piove
cenere
;
i
napoletani
sorridono
ancora
e
vanno
ai
loro
affari
sotto
quella
strana
pioggia
.
Ma
il
giorno
seguente
il
rombo
diviene
tumultuoso
,
le
scosse
di
terremoto
si
succedono
l
'
una
all
'
altra
,
orribili
convulsioni
squassano
il
monte
,
sui
cui
fianchi
si
aprono
dappertutto
bocche
di
fuoco
,
le
lave
si
uniscono
,
si
fondono
,
sono
una
lava
sola
,
è
una
montagna
di
lava
che
cammina
verso
la
città
coi
suoi
ruscelli
di
fuoco
;
soffocanti
fetori
di
zolfo
ammorbano
l
'
aria
,
piove
cenere
calda
e
pesante
,
acqua
bollente
,
piovono
lapilli
infuocati
sulla
città
:
riuniti
al
grande
vulcano
corrispondono
,
con
pauroso
miracolo
ridestati
,
le
eruzioni
dei
monte
Echia
,
dell
'
Epomeo
e
di
Pozzuoli
.
Piove
la
morte
.
Nel
clamore
disperato
dei
morenti
,
nel
fragore
delle
case
che
nel
tuono
del
terremoto
,
nella
spaventosa
tempesta
del
mare
che
si
rizza
incollerito
o
ribelle
,
nel
bagliore
sanguigno
che
capovolge
la
natura
e
le
cose
,
la
lava
entra
in
Napoli
e
Napoli
finisce
di
morire
in
un
incendio
colossale
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
E
che
?
Tu
sorridi
ancora
,
orgogliosa
creatura
?
Ti
comprendo
:
leggo
nel
tuo
pensiero
come
in
un
libro
dalle
pagine
aperte
.
Tu
pensi
quello
che
io
penso
;
tu
sorridi
a
quella
morte
;
questa
Napoli
che
fu
creata
dall
amore
,
che
visse
nella
passione
della
luce
,
dei
colori
smaglianti
,
dei
profumi
violenti
,
delle
notti
innamorate
,
visse
nel
lusso
grandioso
della
natura
e
nella
espansione
superba
del
sentimento
,
questa
città
appassionata
morirà
bene
,
morirà
degnamente
nell
altissima
e
fiammeggiante
apoteosi
di
fuoco
.
Saggistica ,
I
BISOGNA
SVENTRARE
NAPOLI
Efficace
la
frase
,
Voi
non
lo
conoscevate
,
onorevole
Depretis
,
il
ventre
di
Napoli
.
Avevate
torto
,
perchè
voi
siete
il
Governo
e
il
Governo
deve
saper
tutto
.
Non
sono
fatte
pel
Governo
,
certamente
,
le
descrizioncelle
colorite
di
cronisti
con
intenzioni
letterarie
,
che
parlano
della
via
Caracciolo
,
del
mare
glauco
,
del
cielo
di
cobalto
,
delle
signore
incantevoli
e
dei
vapori
violetti
del
tramonto
:
tutta
questa
rettorichetta
a
base
di
golfo
e
di
colline
fiorite
,
di
cui
noi
abbiamo
già
fatto
e
oggi
continuiamo
a
fare
ammenda
onorevole
,
inginocchiati
umilmente
innanzi
alla
patria
che
soffre
;
tutta
questa
minuta
e
facile
letteratura
frammentaria
,
serve
per
quella
parte
di
pubblico
che
non
vuole
essere
seccata
per
racconti
di
miserie
.
Ma
il
governo
doveva
sapere
l
'
altra
parte
;
il
governo
a
cui
arriva
la
statistica
della
mortalità
e
quella
dei
delitti
;
il
governo
a
cui
arrivano
i
rapporti
dei
prefetti
,
dei
questori
,
degli
ispettori
di
polizia
,
dei
delegati
;
il
governo
a
cui
arrivano
i
rapporti
dei
direttori
delle
carceri
;
il
governo
che
sa
tutto
:
quanta
carne
si
consuma
in
un
giorno
e
quanto
vino
si
beve
in
un
anno
,
in
un
paese
;
quante
femmine
disgraziate
,
diciamo
così
,
vi
esistano
,
e
quanti
ammoniti
siano
i
loro
amanti
di
cuore
,
quanti
mendichi
non
possano
entrare
nelle
opere
pie
e
quanti
vagabondi
dormano
in
istrada
,
la
notte
;
quanti
nullatenenti
e
quanti
commercianti
vi
sieno
;
quanto
renda
il
dazio
consumo
,
quanto
la
fondiaria
,
per
quanto
s
'
impegni
al
Monte
di
Pietà
e
quanto
renda
il
lotto
.
Quest
'
altra
parte
,
questo
ventre
di
Napoli
,
se
non
lo
conosce
il
Governo
,
chi
lo
deve
conoscere
?
E
se
non
servono
a
dirvi
tutto
,
a
che
sono
buoni
tutti
questi
impiegati
alti
e
bassi
,
a
che
questo
immenso
ingranaggio
burocratico
che
ci
costa
tanto
?
E
,
se
voi
non
siete
la
intelligenza
suprema
del
paese
che
tutto
conosce
e
a
tutto
provvede
,
perchè
siete
ministro
?
*
*
*
Vi
avranno
fatto
vedere
una
,
due
,
tre
strade
dei
quartieri
bassi
e
ne
avrete
avuto
orrore
.
Ma
non
avete
visto
tutto
;
i
napoletani
istessi
che
vi
conducevano
,
non
conoscono
tutti
i
quartieri
bassi
.
La
via
dei
Mercanti
,
l
'
avete
percorsa
tutta
?
Sarà
larga
quattro
metri
,
tanto
che
le
carrozze
non
vi
possono
passare
,
ed
è
sinuosa
,
si
torce
come
un
budello
:
le
case
altissime
la
immergono
,
durante
le
più
belle
giornate
,
in
una
luce
scialba
e
morta
:
nel
mezzo
della
via
il
ruscello
è
nero
,
fetido
,
non
si
muove
,
impantanato
,
è
fatto
di
liscivia
e
di
saponata
lurida
,
di
acqua
di
maccheroni
e
di
acqua
di
minestra
,
una
miscela
fetente
che
imputridisce
.
In
questa
strada
dei
Mercanti
,
che
è
una
delle
principali
del
quartiere
Porto
,
v
'
è
di
tutto
:
botteghe
oscure
,
dove
si
agitano
delle
ombre
,
a
vendere
di
tutto
,
agenzie
di
pegni
,
banchi
lotto
;
e
ogni
tanto
un
portoncino
nero
,
ogni
tanto
un
angiporto
fangoso
,
ogni
tanto
un
friggitore
,
da
cui
esce
il
fetore
dell
'
olio
cattivo
,
ogni
tanto
un
salumaio
,
dalla
cui
bottega
esce
un
puzzo
di
formaggio
che
fermenta
e
di
lardo
fradicio
.
Da
questa
via
partono
tante
altre
viottole
,
che
portano
i
nomi
delle
arti
:
la
Zabatteria
,
i
Coltellai
,
gli
Spadari
,
i
Taffettanari
,
i
Materassari
,
e
via
di
seguito
.
Sono
,
queste
viottole
-
questa
è
la
sola
differenza
-
molto
più
strette
dei
Mercanti
,
ma
egualmente
sporche
e
oscure
;
e
ognuna
puzza
in
modo
diverso
:
di
cuoio
vecchio
,
di
piombo
fuso
,
di
acido
nitrico
,
di
acido
solforico
.
Varie
strade
conducono
dall
'
alto
al
quartiere
di
Porto
:
sono
ripidissime
,
strette
,
mal
selciate
.
La
via
di
Mezzocannone
è
popolata
tutta
di
tintori
:
in
fondo
a
ogni
bottega
bruna
,
arde
un
fuoco
vivo
sotto
una
grossa
caldaia
nera
,
dove
gli
uomini
seminudi
agitano
una
miscela
fumante
;
sulla
porta
si
asciugano
dei
cenci
rossi
e
violetti
;
sulle
selci
disgiunte
,
cola
sempre
una
feccia
di
tintura
multicolore
.
Un
'
altra
strada
,
le
così
dette
Gradelle
di
Santa
Barbara
,
ha
anche
la
sua
originalità
:
da
una
parte
e
dall
'
altra
abitano
femmine
disgraziate
,
che
ne
hanno
fatto
un
loro
dominio
,
e
,
per
ozio
di
infelici
disoccupate
,
nel
giorno
,
e
per
cupo
odio
contro
l
'
uomo
,
buttano
dalla
finestra
,
su
chi
passa
,
buccie
di
fichi
,
di
cocomero
,
spazzatura
,
torsoli
di
spighe
.
e
tutto
resta
,
su
questi
gradini
,
così
che
la
gente
pulita
non
osa
passarvi
più
.
Vi
è
un
'
altra
strada
,
che
dietro
l
'
educandato
di
San
Marcellino
,
conduce
a
Portanova
,
dove
i
Mercanti
finiscono
e
cominciano
i
Lanzieri
:
veramente
non
è
una
strada
,
è
un
angiporto
,
una
specie
di
canale
nero
,
che
passa
sotto
due
archi
e
dove
pare
raccolta
tutta
la
immondizia
di
un
villaggio
africano
.
Ivi
,
a
un
certo
punto
,
non
si
può
procedere
oltre
:
il
terreno
è
lubrico
e
lo
stomaco
spasima
.
*
*
*
In
sezione
Vicaria
,
vi
siete
stato
?
Sopra
tutte
le
strade
che
la
traversano
,
una
sola
è
pulita
,
la
via
del
Duomo
:
tutte
le
altre
sono
rappresentazioni
della
vecchia
Napoli
,
affogate
,
brune
,
con
le
case
puntellate
,
che
cadono
per
vecchiaia
.
Vi
è
un
vicolo
del
Sole
,
detto
così
perchè
il
sole
non
vi
entra
mai
;
vi
è
un
vicolo
del
Settimo
Cielo
,
appunto
per
l
'
altitudine
di
una
strisciolina
di
cielo
,
che
apparisce
fra
le
altissime
e
antiche
case
.
Attorno
alla
piazzetta
dei
SS
.
Apostoli
vi
sono
tre
o
quattro
stradette
;
Grotta
della
Marra
,
Santa
Maria
a
Vertec
li
,
vicolo
della
Campana
,
dove
vive
una
popolazione
magra
e
pallida
,
appestata
dalla
fabbrica
di
tabacco
che
è
lì
,
appestata
dalla
propria
sudiceria
;
e
tutti
i
dintorni
di
Castelcapuano
,
di
questa
grande
e
storica
Vicaria
,
sembrano
proprio
il
suo
ambiente
,
vale
a
dire
putridume
materiale
e
morale
,
su
cui
sorge
l
'
estremo
portato
di
questa
società
povera
e
necessariamente
corrotta
:
la
galera
.
La
sezione
Mercato
?
Ah
,
già
:
quella
storica
,
dove
Masaniello
ha
fatto
la
rivoluzione
,
dove
hanno
tagliato
il
capo
a
Corradino
di
Svevia
;
sì
,
sì
,
ne
hanno
parlato
drammaturghi
e
poeti
.
Se
ne
traversa
un
lembo
,
venendo
in
carrozza
,
dalla
Ferrovia
,
ma
si
esce
subito
alla
Marina
.
Al
diavolo
la
poesia
e
il
dramma
!
In
sezione
Mercato
,
niuna
strada
è
pulita
;
pare
che
da
anni
non
ci
passi
mai
lo
spazzino
;
ed
è
forse
la
sporcizia
di
un
giorno
.
Ivi
è
il
Lavinaio
,
la
grande
fonte
,
dove
si
lavano
i
cenci
luridi
della
vecchia
e
povera
Napoli
:
il
Lavinaio
,
che
è
il
grande
ruscello
,
dove
il
luridume
viene
a
detergersi
superficialmente
;
tanto
che
per
insultare
bonariamente
un
napoletano
,
sul
proprio
napoletanesimo
,
gli
si
dice
.
-
Sei
proprio
del
Lavinaio
.
Nella
sezione
Mercato
,
vi
sono
i
sette
vicoli
della
Duchesca
,
in
uno
dei
quali
,
ho
letto
un
dispaccio
,
vi
sono
stati
in
un
'
ora
trenta
casi
;
vi
è
il
vicolo
del
Cavalcatoio
;
vi
è
il
vicolo
di
Sant
'
Arcangelo
a
Baiano
.
Io
sono
una
donna
e
non
posso
dirvi
che
sieno
queste
strade
,
poichè
ivi
l
'
abbiezione
diventa
così
profonda
,
così
miseranda
,
la
natura
umana
si
degrada
talmente
,
che
vengono
alla
faccia
le
fiamme
della
vergogna
.
*
*
*
Sventrare
Napoli
?
Credete
che
basterà
?
Vi
lusingate
che
basteranno
tre
,
quattro
strade
,
attraverso
i
quartieri
popolari
,
per
salvarli
?
Vedrete
,
vedrete
,
quando
gli
studi
,
per
questa
santa
opera
di
redenzione
,
saranno
compiuti
,
quale
verità
fulgidissima
risulterà
:
bisogna
rifare
.
Voi
non
potrete
sicuramente
lasciare
in
piedi
le
case
che
sono
lesionate
dalla
umidità
,
dove
al
pianterreno
vi
è
il
fango
e
all
'
ultimo
piano
si
brucia
nell
'
estate
e
si
gela
nell
'
inverno
;
dove
le
scale
sono
ricettacoli
d
'
immondizie
;
nei
cui
pozzi
,
da
cui
si
attinge
acqua
così
penosamente
,
vanno
a
cadere
tutti
i
rifiuti
umani
e
tutti
gli
animali
morti
;
e
che
hanno
tutto
un
pot
-
bouille
,
una
cosidetta
vinella
,
una
corticina
interna
in
cui
le
serve
buttano
tutto
;
il
cui
sistema
di
latrine
,
quando
ci
sono
,
resiste
a
qualunque
disinfezione
.
Voi
non
potrete
lasciare
in
piedi
le
case
,
nelle
cui
piccole
stanze
sono
agglomerate
mai
meno
di
quattro
persone
,
dove
vi
sono
galline
e
piccioni
,
gatti
sfiancati
e
cani
lebbrosi
;
case
in
cui
si
cucina
in
uno
stambugio
,
si
mangia
nella
stanza
da
letto
e
si
muore
nella
medesima
stanza
,
dove
altri
dormono
e
mangiano
,
case
,
i
cui
sottoscala
,
pure
abitati
da
gente
umana
,
rassomigliano
agli
antichi
,
ora
aboliti
,
carceri
criminali
della
Vicaria
,
sotto
il
livello
del
suolo
.
Voi
non
potrete
sicuramente
lasciare
in
piedi
i
cavalcavia
che
congiungono
le
case
;
nè
quelle
ignobili
costruzioni
di
legno
che
si
sospendono
a
certe
muraglie
di
case
,
nè
quei
portoncini
angusti
,
nè
vicoli
ciechi
,
nè
quegli
angiporti
,
nè
quei
supportici
;
voi
non
potrete
lasciare
in
piedi
i
fondaci
.
Voi
non
potrete
lasciare
in
piedi
certe
case
dove
al
primo
piano
è
un
'
agenzia
di
pegni
,
al
secondo
si
affittano
camere
a
studenti
,
al
terzo
si
fabbricano
i
fuochi
artificiali
:
certe
altre
dove
al
pianterreno
vi
è
un
bigliardo
,
al
primo
piano
un
albergo
dove
si
pagano
tre
soldi
per
notte
,
al
secondo
una
raccolta
di
poverette
,
al
terzo
un
deposito
di
cenci
.
Per
distruggere
la
corruzione
materiale
e
quella
morale
,
per
rifare
la
salute
e
la
coscienza
a
quella
povera
gente
,
per
insegnare
loro
come
si
vive
-
essi
sanno
morire
,
come
avete
visto
!
-
per
dir
loro
che
essi
sono
fratelli
nostri
,
che
noi
li
amiamo
efficacemente
,
che
vogliamo
salvarli
,
non
basta
sventrare
Napoli
:
bisogna
quasi
tutta
rifarla
.
II
QUELLO
CHE
GUADAGNANO
Eppure
la
gente
che
abita
in
questi
quattro
quartieri
popolari
,
senz
'
aria
,
senza
luce
,
senza
igiene
,
diguazzando
nei
ruscelli
neri
,
scavalcando
monti
d
'
immondizie
,
respirando
miasmi
e
bevendo
un
'
acqua
corrotta
,
non
è
una
gente
bestiale
,
selvaggia
,
oziosa
;
non
è
tetra
nella
fede
,
non
è
cupa
nel
vizio
,
non
è
collerica
nella
sventura
.
Questo
popolo
,
per
sua
naturale
gentilezza
,
ama
le
case
bianche
e
le
colline
:
onde
il
giorno
di
Ognissanti
,
quando
da
Napoli
,
tutta
la
gente
buona
porta
corone
ai
morti
,
sul
colle
di
Poggioreale
,
in
quel
cimitero
pieno
di
fiori
,
di
uccelli
,
di
profumi
,
di
marmi
,
vi
è
chi
l
'
ha
intesa
gentilmente
esclamare
:
o
Gesù
,
vurria
murì
,
pe
sta
ccà
!
Questo
popolo
ama
i
colori
allegri
,
esso
che
adorna
di
nappe
e
nappine
i
cavalli
dei
carri
,
che
si
adorna
di
pennacchietti
multicolori
nei
giorni
di
festa
,
che
porta
i
fazzoletti
scarlatti
al
collo
,
che
mette
un
pomodoro
sopra
un
sacco
di
farina
,
per
ottenere
un
effetto
pittorico
e
che
ha
creato
un
monumento
di
ottoni
scintillanti
,
di
legni
dipinti
,
di
limoni
fragranti
,
di
bicchieri
e
di
bottiglie
,
un
monumentino
che
è
una
festa
degli
occhi
:
il
banco
dell
'
acquaiuolo
.
Questo
popolo
che
ama
la
musica
e
la
fa
,
che
canta
così
amorosamente
e
malinconiosamente
,
tanto
che
le
sue
canzoni
dànno
uno
struggimento
al
core
e
sono
la
più
invincibile
nostalgia
per
colui
che
è
lontano
,
ha
una
sentimentalità
espansiva
,
che
si
diffonde
nell
'
armonia
musicale
.
Non
è
dunque
una
razza
di
animali
,
che
si
compiace
del
suo
fango
;
non
è
dunque
una
razza
inferiore
che
presceglie
l
'
orrido
fra
il
brutto
e
cerca
volenterosa
il
sudiciume
;
non
si
merita
la
sorte
che
le
cose
gl
'
impongono
;
saprebbe
apprezzare
la
civiltà
,
visto
che
quella
pochina
elargitagli
,
se
l
'
ha
subito
assimilata
;
meriterebbe
di
esser
felice
.
*
*
*
Abita
laggiù
,
per
forza
.
È
la
miseria
sua
,
costituzionale
,
organica
,
così
intensa
,
così
profonda
,
che
cento
Opere
Pie
non
arrivano
a
debellare
,
che
la
carità
privata
,
fluidissima
,
non
arriva
a
vincere
;
non
la
miseria
dell
'
ozioso
,
badate
bene
,
ma
la
miseria
di
colui
che
fatica
quattordici
ore
al
giorno
.
Questo
lavoratore
,
quest
'
operaio
non
può
pagare
un
affitto
di
casa
,
che
superi
le
quindici
lire
il
mese
:
e
deve
essere
un
operaio
fortunato
,
vi
è
chi
ne
paga
dieci
,
chi
ne
paga
sette
,
chi
ne
paga
cinque
;
questi
ultimi
formano
la
grande
massa
del
popolo
.
Anni
fa
,
una
compagnia
cooperativa
edificò
,
verso
Capodimonte
,
un
falansterio
di
case
operaie
,
chiare
,
pulite
,
strettine
,
ma
infine
igieniche
:
per
quanto
restringesse
i
prezzi
,
non
potette
dare
i
suoi
appartamentini
,
a
meno
di
trentaquattro
lire
al
mese
.
Nessuno
operaio
vi
andò
.
Vi
andarono
degli
impiegati
con
le
famiglie
,
qualche
pensionato
,
gli
sposetti
poveri
,
insomma
una
mezza
borghesia
che
vuol
nascondere
la
sua
miseria
e
avere
la
scaletta
di
marmo
.
Quel
grandissimo
edificio
resta
lì
a
far
prova
della
miseria
napoletana
:
anzi
,
gli
scrupolosi
e
borghesi
che
vi
abitano
,
punti
nel
loro
presuntuoso
amor
proprio
,
da
coloro
che
li
accusavano
di
abitare
le
case
operaie
,
hanno
fatto
dipingere
a
grandi
caratteri
questa
scritta
sull
'
ingresso
maggiore
:
le
case
della
Cooperativa
non
sono
case
operaie
.
Iscrizione
crudele
e
superba
.
Trentaquattro
lire
?
Queste
trentaquattro
lire
un
lavoratore
napoletano
le
guadagna
in
un
mese
:
chi
porta
una
lira
di
giornata
a
casa
,
si
stima
felice
.
Le
mercedi
sono
scarsissime
,
in
quasi
tutte
le
professioni
,
in
tutt
'
i
mestieri
.
Napoli
è
il
paese
dove
meno
costa
l
'
opera
tipografica
;
tutti
lo
sanno
:
gli
operai
tipografi
sono
pagati
un
terzo
meno
degli
altri
paesi
.
Quelli
che
guadagnano
cinque
lire
a
Milano
,
quattro
a
Roma
,
ne
guadagnano
due
a
Napoli
,
tanto
che
è
in
questo
benedetto
e
infelice
paese
,
dove
più
facilmente
nascono
e
vivono
certi
giornaletti
poverissimi
,
che
altrove
non
potrebbero
pubblicare
neppure
tre
numeri
.
I
sarti
,
i
calzolai
,
i
muratori
,
i
falegnami
sono
pagati
nella
medesima
misura
;
una
lira
,
venticinque
soldi
,
al
più
,
trenta
soldi
al
giorno
per
dodici
ore
di
lavoro
,
talvolta
penosissimo
.
I
tagliatori
di
guanti
guadagnano
novanta
centesimi
al
giorno
.
E
notate
che
la
gioventù
elegante
di
Napoli
,
è
la
meglio
vestita
d
'
Italia
:
che
a
Napoli
si
fanno
le
più
belle
scarpe
e
i
più
bei
mobili
economici
;
notate
che
Napoli
produce
i
migliori
guanti
.
Altri
mestieri
inferiori
stabiliscono
la
mercede
a
settantacinque
centesimi
,
a
dodici
soldi
,
a
dieci
soldi
.
Per
questo
essi
non
possono
pagare
più
di
cinque
,
sette
,
dieci
lire
il
mese
di
pigione
e
come
la
miseria
incombe
,
la
donna
,
la
moglie
,
la
madre
,
tutte
quelle
che
hanno
già
molto
partorito
,
che
hanno
allattato
,
tutte
quelle
che
dovrebbero
lavorare
in
casa
,
cercano
lavoro
,
fuori
.
Fortunate
quelle
che
trovano
un
posto
alla
Fabbrica
del
tabacco
,
che
sanno
lavorare
e
arrivano
ad
allogarsi
,
come
sarte
,
come
modiste
,
come
fioraie
!
La
mercede
è
miserissima
,
quindici
lire
,
diciassette
,
venti
lire
il
mese
;
pure
sembra
loro
fortuna
.
Ma
sono
poche
:
tutto
il
resto
della
immensa
classe
povera
femminile
,
si
dà
alla
domesticità
.
La
serva
napoletana
si
alloga
per
dieci
lire
il
mese
,
senza
pranzo
:
alla
mattina
fa
due
o
tre
miglia
di
cammino
,
dalla
casa
sua
alla
casa
dei
suoi
padroni
,
scende
le
scale
quaranta
volte
al
giorno
,
cava
dal
pozzo
profondo
venti
secchi
di
acqua
,
compie
le
fatiche
più
estenuanti
,
non
mangia
per
tutta
la
giornata
e
alla
sera
si
trascina
a
casa
sua
,
come
un
'
ombra
affranta
.
Ve
ne
sono
di
quelle
che
pigliano
due
mezzi
servizi
,
a
sei
lire
l
'
uno
e
corrono
continuamente
da
una
casa
all
'
altra
,
continuamente
rimproverate
per
le
tardanze
.
Ne
ho
conosciuta
una
,
io
,
si
chiamava
Annarella
,
faceva
tre
case
al
giorno
,
a
cinque
lire
:
alla
sera
era
inebetita
,
non
mangiava
,
morta
dalla
fatica
,
talvolta
non
si
svestiva
,
per
addormentarsi
subito
.
Queste
serve
trovano
anche
il
tempo
di
dar
latte
a
un
bimbo
,
di
far
la
calza
,
ma
sono
esseri
mostruosi
,
la
pietà
è
uguale
alla
ripugnanza
che
ispirano
.
Hanno
trent
'
anni
e
ne
dimostrano
cinquanta
,
sono
curve
,
hanno
perso
i
capelli
,
hanno
i
denti
gialli
e
neri
,
camminano
come
sciancate
,
portano
un
vestito
quattro
anni
,
un
grembiule
sei
mesi
.
Non
si
lamentano
,
non
piangono
:
vanno
a
morire
,
prima
di
quarant
'
anni
,
all
'
ospedale
,
di
perniciosa
,
di
polmonite
,
di
qualche
orrenda
malattia
.
Quante
ne
avrà
portate
via
il
colera
!
E
tutti
gli
altri
mestieri
ambulanti
femminili
,
lavandaie
,
pettinatrici
,
stiratrici
a
giornata
,
venditrici
di
spassatiempo
,
rimpagliatrici
di
seggiole
(
mpagliaseggie
)
,
mestieri
che
le
espongono
a
tutte
le
intemperie
,
a
tutti
gli
accidenti
,
a
una
quantità
di
malattie
,
mestieri
pesanti
o
nauseanti
,
non
fanno
guadagnare
a
quelle
disgraziate
più
di
dieci
soldi
,
quindici
soldi
al
giorno
.
Quando
guadagnano
una
lira
,
le
miserelle
,
fanno
economia
e
si
maritano
.
Sono
brutte
,
è
vero
:
si
trascurano
,
è
verissimo
:
fanno
schifo
,
talvolta
.
Ma
chi
tanto
ama
la
plastica
,
dovrebbe
entrare
nel
segreto
di
quelle
esistenze
,
che
sono
un
poema
di
martirio
quotidiano
,
di
sacrifici
incalcolabili
,
di
fatiche
sopportate
senza
mormorare
.
Gioventù
,
bellezza
,
vestiti
?
Ebbero
un
minuto
di
bellezza
e
di
gioventù
,
furono
,
amate
,
si
sono
maritate
:
dopo
,
il
marito
e
la
miseria
,
il
lavoro
e
le
busse
,
il
travaglio
e
la
fame
.
Hanno
i
bimbi
e
debbono
abbandonarli
,
il
più
piccolo
affidato
alla
sorellina
,
e
come
tutte
le
altre
madri
,
temono
le
carrozze
,
il
fuoco
,
i
cani
,
le
cadute
.
Sono
sempre
inquiete
,
agitate
,
mentre
servono
.
Me
ne
rammento
una
:
aveva
tre
figli
,
un
piccolino
,
specialmente
,
bellissimo
.
Il
bimbo
aveva
già
due
anni
ed
essa
gli
dava
ancora
il
latte
,
non
aveva
altro
da
dargli
da
mangiare
:
questo
bimbetto
l
'
aspettava
,
ogni
sera
,
seduto
sullo
scalino
del
basso
.
Diceva
il
medico
dell
'
assistenza
pubblica
:
«
Levagli
il
latte
,
chè
ti
si
ammala
.
»
Ella
chinava
il
capo
:
non
poteva
levargli
il
latte
.
Si
ammalò
di
tifo
,
il
bimbo
;
le
morì
.
Ella
mondava
le
patate
,
in
una
cucina
,
e
si
lamentava
,
sottovoce
:
«
figlio
mio
,
figlio
mio
,
io
t
'
aveva
da
accidere
,
io
t
'
aveva
da
fa
murì
!
O
che
mamma
cana
che
ssò
stata
!
Figlio
mio
,
e
chi
m
'
aspetta
cchiù
,
la
sera
,
mocc
'
a
porta
?
»
Il
lavoro
dei
fanciulli
?
Ahimè
,
le
madri
sono
molto
contente
,
quando
un
cocchiere
signorile
vuol
prendere
per
mozzo
un
fanciullo
di
dodici
anni
,
dandogli
solo
da
mangiare
;
sono
molto
contente
,
quando
un
mastro
di
bottega
lo
piglia
,
facendolo
lavorare
come
un
cane
e
dandogli
solo
la
minestra
,
la
sera
;
la
pietosa
madre
gli
dà
un
soldo
per
la
colazione
,
la
mattina
.
Le
sarte
,
le
modiste
,
le
fioraie
,
le
bustaie
,
prendono
per
apprendiste
delle
fanciullette
dodicenni
,
che
sono
,
in
realtà
,
delle
piccole
serve
e
che
guadagnano
cinque
soldi
la
settimana
.
Ma
,
per
lo
più
,
queste
creature
restano
a
casa
o
nella
strada
,
tutto
il
giorno
.
Nelle
campagne
,
il
figlio
è
una
gioia
,
è
un
soccorso
,
è
una
sorgente
di
agiatezza
;
in
Napoli
rappresenta
una
cura
di
più
,
una
pena
materna
,
una
sorgente
di
lagrime
e
di
fame
.
Ascoltate
un
poco
,
quando
una
operaia
napoletana
nomina
i
suoi
figli
.
Dice
:
le
creature
,
e
lo
dice
con
tanta
dolcezza
malinconica
,
con
tanta
materna
pietà
,
con
un
amore
così
doloroso
,
che
vi
par
di
conoscere
tutta
,
acutamente
,
la
intensità
della
miseria
napoletana
.
III
QUELLO
CHE
MANGIANO
Un
giorno
,
un
industriale
napoletano
ebbe
un
'
idea
.
Sapendo
che
la
pizza
è
una
delle
adorazioni
cucinarie
napoletane
,
sapendo
che
la
colonia
napoletana
in
Roma
è
larghissima
,
pensò
di
aprire
una
pizzeria
in
Roma
.
Il
rame
delle
casseruole
e
dei
ruoti
vi
luccicava
,
il
forno
vi
ardeva
sempre
;
tutte
le
pizze
vi
si
trovavano
:
pizza
al
pomidoro
,
pizza
con
muzzarella
e
formaggio
,
pizza
con
alici
e
olio
,
pizza
con
olio
,
origano
e
aglio
.
Sulle
prime
la
folla
vi
accorse
,
poi
andò
scemando
.
La
pizza
,
tolta
al
suo
ambiente
napoletano
,
pareva
una
stonatura
e
rappresentava
una
indigestione
;
il
suo
astro
impallidì
e
tramontò
,
in
Roma
;
pianta
esotica
,
morì
in
questa
solennità
romana
.
*
*
*
È
vero
,
infatti
:
la
pizza
rientra
nella
larga
categoria
dei
commestibili
che
costano
un
soldo
,
e
di
cui
è
formata
la
colazione
o
il
pranzo
,
di
moltissima
parte
del
popolo
napoletano
.
Il
pizzaiuolo
che
ha
bottega
,
nella
notte
,
fa
un
gran
numero
di
queste
schiacciate
rotonde
,
di
una
pasta
densa
,
che
si
brucia
,
ma
non
si
cuoce
,
cariche
di
pomidoro
quasi
crudo
,
di
aglio
,
di
pepe
,
di
origano
:
queste
pizze
in
tanti
settori
da
un
soldo
,
sono
affidate
a
un
garzone
,
che
le
va
a
vendere
in
qualche
angolo
di
strada
,
sovra
un
banchetto
ambulante
e
lì
resta
quasi
tutto
il
giorno
,
con
questi
settori
di
pizza
che
si
gelano
al
freddo
,
che
si
ingialliscono
al
sole
,
mangiati
dalle
mosche
.
Vi
sono
anche
delle
fette
di
due
centesimi
,
pei
bimbi
che
vanno
a
scuola
;
quando
la
provvista
è
finita
,
il
pizzaiuolo
la
rifornisce
,
sino
a
notte
.
Vi
sono
anche
,
per
la
notte
,
dei
garzoni
che
portano
sulla
testa
un
grande
scudo
convesso
di
stagno
,
entro
cui
stanno
queste
fette
di
pizza
e
girano
pei
vicoli
e
dànno
un
grido
speciale
,
dicendo
che
la
pizza
ce
l
'
hanno
col
pomidoro
e
con
l
'
aglio
,
con
la
muzzarella
e
con
le
alici
salate
.
Le
povere
donne
sedute
sullo
scalino
del
basso
,
ne
comprano
e
cenano
,
cioè
pranzano
,
con
questo
soldo
di
pizza
.
Con
un
soldo
,
la
scelta
è
abbastanza
varia
,
pel
pranzo
del
popolo
napoletano
.
Dal
friggitore
si
ha
un
cartoccetto
di
pesciolini
che
si
chiamano
fragaglia
e
che
sono
il
fondo
del
paniere
dei
pescivendoli
:
dallo
stesso
friggitore
si
hanno
per
un
soldo
,
quattro
o
cinque
panzarotti
,
vale
a
dire
delle
frittelline
in
cui
vi
è
un
pezzetto
di
carciofo
,
quando
niuno
vuol
più
saperne
di
carciofi
,
o
un
torsolino
di
cavolo
,
o
un
frammentino
di
alici
.
Per
un
soldo
,
una
vecchia
dà
nove
castagne
allesse
,
denudate
della
prima
buccia
e
nuotanti
in
un
succo
rossastro
:
in
questo
brodo
il
popolo
napoletano
vi
bagna
il
pane
e
mangia
le
castagne
,
come
seconda
pietanza
;
per
un
soldo
,
un
'
altra
vecchia
,
che
si
trascina
dietro
un
calderottino
in
un
carroccio
,
dà
due
spighe
di
granturco
bollite
.
Dall
'
oste
,
per
un
soldo
,
si
può
comperare
una
porzione
di
scapece
;
la
scapece
è
fatta
di
zucchetti
o
melanzane
fritte
nell
'
olio
e
poi
condite
con
aceto
,
pepe
,
origano
,
formaggio
,
pomidoro
,
ed
è
esposta
in
istrada
,
in
un
grande
vaso
profondo
,
in
cui
sta
intasata
,
come
una
conserva
e
da
cui
si
taglia
con
un
cucchiaio
.
Il
popolo
napoletano
porta
il
suo
tozzo
di
pane
,
lo
divide
per
metà
,
e
l
'
oste
vi
versa
sopra
la
scapece
.
Dall
'
oste
,
sempre
per
un
soldo
,
si
compera
la
spiritosa
:
la
spiritosa
è
fatta
di
fette
di
pastinache
gialle
,
cotte
nell
'
acqua
e
poi
messe
in
una
salsa
forte
di
aceto
,
pepe
,
origano
e
peperoni
.
L
'
oste
sta
sulla
porta
e
grida
:
addorosa
,
addorosa
,
'
a
spiritosa
!
Come
è
naturale
,
tutta
questa
roba
è
condita
in
modo
piccantissimo
,
tanto
da
soddisfare
il
più
atonizzato
palato
meridionale
.
*
*
*
Appena
ha
due
soldi
,
il
popolo
napoletano
compra
un
piatto
di
maccheroni
cotti
e
conditi
;
tutte
le
strade
dei
quartieri
popolari
,
hanno
una
di
queste
osterie
che
installano
all
'
aria
aperta
le
loro
caldaie
,
dove
i
maccheroni
bollono
sempre
,
i
tegami
dove
bolle
il
sugo
di
pomidoro
,
le
montagne
di
cacio
grattato
,
un
cacio
piccante
che
viene
da
Cotrone
.
Anzi
tutto
,
quest
'
apparato
è
molto
pittoresco
,
e
dei
pittori
lo
hanno
dipinto
,
ed
è
stato
da
essi
reso
lindo
e
quasi
elegante
con
l
'
oste
che
sembra
un
pastorello
di
Watteau
;
e
nella
collezione
di
fotografie
napoletane
,
che
gl
'
inglesi
comprano
,
accanto
alla
monaca
di
casa
,
al
ladruncolo
di
fazzoletti
,
alla
famiglia
di
pidocchiosi
,
vi
è
anche
il
banco
del
maccaronaro
.
Questi
maccheroni
si
vendono
a
piattelli
di
due
e
di
tre
soldi
;
e
il
popolo
napoletano
li
chiama
brevemente
,
dal
loro
prezzo
:
nu
doie
e
nu
tre
.
La
porzione
è
piccola
e
il
compratore
litiga
con
l
'
oste
,
perchè
vuole
un
po
'
più
di
sugo
,
un
po
'
più
di
formaggio
e
un
po
'
più
di
maccheroni
.
Con
due
soldi
si
compera
un
pezzo
di
polipo
bollito
nell
'
acqua
di
mare
,
condito
con
peperone
fortissimo
:
questo
commercio
lo
fanno
le
donne
,
nella
strada
,
con
un
focolaretto
e
una
piccola
pignatta
;
con
due
soldi
di
maruzze
,
si
hanno
le
lumache
,
il
brodo
e
anche
un
biscotto
intriso
nel
brodo
:
per
due
soldi
l
'
oste
,
da
una
grande
padella
dove
friggono
confusamente
ritagli
di
grasso
di
maiale
e
pezzi
di
coratella
,
cipolline
,
e
frammenti
di
seppia
,
cava
una
grossa
cucchiaiata
di
questa
miscela
e
la
depone
sul
pane
del
compratore
,
badando
bene
a
che
l
'
unto
caldo
e
bruno
non
coli
per
terra
,
che
vada
tutto
sulla
mollica
,
perchè
il
compratore
ci
tiene
.
Appena
ha
tre
soldi
al
giorno
per
pranzare
,
il
buon
popolo
napoletano
,
che
è
corroso
dalla
nostalgia
familiare
,
non
va
più
dall
'
oste
per
comperare
i
commestibili
cotti
,
pranza
a
casa
sua
,
per
terra
,
sulla
soglia
del
basso
,
o
sopra
una
sedia
sfiancata
.
Con
quattro
soldi
si
compone
una
grande
insalata
di
pomidori
crudi
verdastri
e
di
cipolle
;
o
un
'
insalata
di
patate
cotte
e
di
barbabietole
,
o
un
'
insalata
di
broccoli
di
rape
;
o
un
'
insalata
di
citrioli
freschi
.
La
gente
agiata
,
quella
che
può
disporre
di
otto
soldi
al
giorno
,
mangia
dei
grandi
piatti
di
minestra
verde
,
indivia
,
foglie
di
cavolo
,
cicoria
,
o
tutte
queste
erbe
insieme
,
la
cosidetta
minestra
maritata
;
o
una
minestra
,
quando
ne
è
tempo
,
di
zucca
gialla
con
molto
pepe
;
o
una
minestra
di
fagiolini
verdi
,
conditi
col
pomidoro
;
o
una
minestra
di
patate
cotte
nel
pomidoro
.
Ma
per
lo
più
compra
un
rotolo
di
maccheroni
,
una
pasta
nerastra
,
e
di
tutte
le
misure
e
di
tutte
le
grossezze
,
che
è
il
raccogliticcio
,
il
fondiccio
confuso
di
tutti
i
cartoni
di
pasta
,
e
che
si
chiama
efficacemente
monnezzaglia
:
e
la
condisce
con
pomidoro
e
formaggio
.
*
*
*
Il
popolo
napoletano
è
goloso
di
frutta
:
ma
non
spende
mai
più
di
un
soldo
,
alla
volta
.
A
Napoli
,
con
un
soldo
si
hanno
sei
peruzze
un
po
'
bacate
,
ma
non
importa
:
si
ha
mezzo
chilo
di
fichi
,
un
po
'
flosci
dal
sole
:
si
hanno
dieci
o
dodici
di
quelle
piccole
prugne
gialle
,
che
pare
abbiano
l
'
aspetto
della
febbre
;
si
ha
un
grappolo
di
uva
nera
,
si
ha
un
poponcino
giallo
,
piccolo
,
ammaccato
,
un
po
'
fradicio
;
dal
venditore
di
melloni
,
quelli
rossi
,
si
hanno
due
fette
,
di
quelli
che
sono
riusciti
male
,
vale
a
dire
biancastri
.
Ha
anche
qualche
altra
golosità
,
il
popolo
napoletano
:
lo
spassatiempo
,
vale
a
dire
i
semi
di
mellone
o
di
popone
,
le
fave
e
i
ceci
cotti
nel
forno
;
con
un
soldo
si
rosicchia
mezza
giornata
,
la
lingua
punge
e
lo
stomaco
si
gonfia
,
come
se
avesse
mangiato
.
La
massima
golosità
è
il
soffritto
:
dei
ritagli
di
carne
di
maiale
cotti
con
olio
,
pomidoro
,
peperone
rosso
,
condensati
,
che
formano
una
catasta
rossa
,
bellissima
all
'
occhio
,
da
cui
si
tagliano
delle
fette
:
costano
cinque
soldi
.
In
bocca
,
sembra
dinamite
.
*
*
*
Questionario
:
Carne
in
umido
?
-
Il
popolo
napoletano
non
ne
mangia
mai
.
Carne
arrosto
?
-
Qualche
volta
,
alla
domenica
,
o
nelle
grandi
feste
,
ma
è
di
maiale
o
di
agnello
.
Brodo
di
carne
?
-
Il
popolo
napoletano
lo
ignora
.
Vino
?
-
Alla
domenica
,
qualche
volta
:
l
'
asprino
,
a
quattro
soldi
il
litro
,
o
il
maraniello
a
cinque
soldi
:
questo
tinge
di
azzurro
la
tovaglia
.
Acqua
!
-
Sempre
:
e
cattiva
.
IV
GLI
ALTARINI
Vi
meravigliate
degli
altarini
?
Vi
scandalizzate
della
piccola
processione
di
donne
scalze
e
scapigliate
,
che
portano
una
immagine
della
Madonna
e
salmodiano
?
La
superstizione
del
popolo
napoletano
-
oh
,
povera
gente
che
è
vissuta
così
male
e
con
tanta
bonarietà
,
che
muore
in
un
modo
così
miserando
,
con
tanta
rassegnazione
!
-
la
superstizione
di
questo
popolo
ha
fatto
una
dolorosa
impressione
a
tutti
.
La
credevate
cessata
la
superstizione
?
Come
potevate
crederlo
?
Non
vi
rammentate
più
nulla
,
dunque
?
Nel
colera
del
1865
vi
furono
processioni
e
pubbliche
preghiere
;
nel
colera
del
1867
,
più
tremendo
,
più
straziante
,
che
veniva
dopo
la
guerra
,
da
tutte
le
parrocchie
uscirono
le
immagini
della
Vergine
e
quelle
dei
santi
protettori
,
le
processioni
s
'
incontravano
per
le
strade
,
si
mescolavano
:
era
tutto
un
mistero
mediovale
e
meridionale
.
Come
oggi
Umberto
di
Savoia
le
ha
incontrate
,
diciassette
anni
fa
,
le
ha
incontrate
il
gran
re
Vittorio
Emmanuele
.
Nella
spaventosa
eruzione
del
1872
,
per
tre
giorni
di
seguito
una
lava
ha
minacciato
Napoli
:
le
popolane
sono
andate
al
Duomo
per
avere
la
testa
di
san
Gennaro
:
la
volevano
portare
in
giro
,
per
far
arrestare
la
lava
.
Per
un
momento
i
nobili
custodi
delle
reliquie
e
i
canonici
della
cattedrale
,
non
la
dettero
loro
.
Al
quarto
giorno
non
uscì
il
sole
;
una
nuvola
fittissima
di
cenere
copriva
Napoli
,
cominciava
a
piovere
cenere
,
come
a
Pompei
;
le
popolane
,
in
tutti
i
quartieri
,
fecero
delle
processioni
,
piangendo
,
gridando
in
una
tenebra
lugubre
.
Nel
colera
del
1873
,
più
mite
certo
,
ma
sempre
vivissimo
,
nei
quattro
quartieri
popolari
,
fu
portata
in
processione
la
Madonna
dell
'
Aiuto
ai
Banchi
Nuovi
,
la
Madonna
di
Portosalvo
a
Porto
,
il
Gesù
alla
Colonna
,
della
chiesa
nel
vicolo
dell
'
Università
.
O
che
memoria
labile
abbiamo
tutti
!
E
la
vita
quotidiana
?
Solo
a
guardarsi
attorno
,
a
osservare
quello
che
accade
,
anche
superficialmente
,
nessuno
poteva
lusingarsi
che
la
esaltazione
religiosa
del
popolo
napoletano
fosse
cessata
.
Di
questi
altarini
,
con
un
paio
di
ceri
innanzi
,
ve
ne
sono
ad
ogni
angolo
di
strada
,
nei
quartieri
popolari
,
in
certe
tali
feste
.
Li
fanno
i
bimbi
è
vero
:
ma
le
madri
sorvegliano
,
le
sorelle
grandi
chiedono
l
'
obolo
ai
passanti
,
un
po
'
ridendo
,
un
po
'
pregando
.
Per
le
feste
più
grandi
,
con
lampioncini
alla
Ottino
e
festoni
variopinti
,
il
popolino
si
quota
per
un
anno
,
e
un
vicolo
la
vuol
vincere
sull
'
altro
:
accadono
risse
,
corrono
coltellate
per
questa
emulazione
.
Queste
emulazioni
sono
pittoresche
e
fanno
andare
in
estasi
gli
artisti
-
razza
di
egoisti
-
che
se
ne
stanno
immersi
nella
contemplazione
del
loro
Buddha
,
che
è
l
'
arte
.
Ancora
:
quando
una
donna
si
salva
da
una
grande
infermità
,
per
ringraziare
Dio
,
scioglie
il
voto
di
andare
cercando
l
'
elemosina
,
per
tutte
le
case
del
suo
quartiere
;
sale
,
scende
,
con
le
gambe
malferme
,
con
la
faccia
scialba
,
ricevendo
rifiuti
secchi
e
porte
battute
in
faccia
.
Non
importa
,
bisogna
sopportare
,
è
il
voto
.
Tutto
quello
che
raccoglie
,
va
alla
chiesa
.
Quando
un
bimbo
è
malato
,
lo
votano
a
san
Francesco
:
quando
risana
,
lo
vestono
da
monacello
,
con
una
tonaca
grossolana
,
col
cordone
,
coi
piedini
nudi
nei
sandali
,
con
la
chierichetta
rasa
.
Chi
non
ne
ha
incontrati
,
nei
quartieri
popolari
?
*
*
*
Del
miracolo
di
san
Gennaro
,
fate
le
alte
meraviglie
?
Quelle
vecchie
abitanti
del
Molo
che
si
pretendono
sue
discendenti
,
che
invadono
l
'
altare
maggiore
,
che
non
lasciano
accostarsi
nessuno
,
gridano
il
Credo
,
mentre
si
attende
il
miracolo
,
e
ogni
volta
che
ricominciano
,
alzano
il
tono
,
sino
all
'
urlo
,
che
si
dimenano
come
ossesse
,
che
lo
gratificano
di
vecchio
dispettoso
,
vecchio
impertinente
,
faccia
verde
;
vi
stupiscono
?
Vi
è
il
piede
di
sant
'
Anna
che
si
mette
sul
ventre
delle
partorienti
,
che
non
possono
procreare
il
figlio
;
vi
è
l
'
olio
che
arde
nella
lampada
,
innanzi
al
corpo
di
san
Giacomo
della
Marca
,
nella
chiesa
di
Santa
Maria
la
Nuova
,
che
fa
guarire
i
mali
di
testa
;
vi
è
il
Crocifisso
del
Carmine
che
ha
fatto
sangue
dalle
piaghe
;
vi
è
il
bastone
di
san
Pietro
che
si
venera
nella
chiesa
sotterranea
di
Sant
'
Aspreno
,
primo
vescovo
di
Napoli
,
ai
Mercanti
;
vi
è
l
'
acqua
benedetta
di
San
Biagio
ai
Librai
che
guarisce
il
mal
di
gola
;
vi
sono
le
panelle
,
pagnottine
di
pane
benedette
di
San
Nicola
di
Bari
,
che
buttate
in
aria
,
nel
temporale
,
scampano
dalle
folgori
.
Vi
sono
centinaia
di
ossicini
,
di
pezzetti
di
velo
,
di
pezzetti
di
vestito
,
di
frammenti
di
legno
,
che
sono
reliquie
.
Ogni
napoletana
porta
al
collo
o
sospeso
alla
cintura
,
o
ha
sotto
il
cuscino
,
un
sacchettino
di
reliquie
,
di
preghiere
stampate
:
questo
sacchettino
si
attacca
alle
fasce
del
bimbo
,
appena
nato
.
Credete
che
al
napoletano
basti
la
Madonna
del
Carmine
?
Io
ho
contati
duecentocinquanta
appellativi
alla
Vergine
,
e
non
sono
tutti
.
Quattro
o
cinque
tengono
il
primato
.
Quando
una
napoletana
è
ammalata
o
corre
un
grave
pericolo
,
uno
dei
suoi
,
si
vota
a
una
di
queste
Madonne
.
Dopo
scioglie
il
voto
,
portandone
il
vestito
,
un
abito
nuovo
,
benedetto
in
chiesa
,
che
non
si
deve
smettere
,
se
non
quando
è
logoro
.
Per
l
'
Addolorata
il
vestito
è
nero
,
coi
nastri
bianchi
;
per
la
Madonna
del
Carmine
,
è
color
pulce
coi
nastri
bianchi
;
per
l
'
Immacolata
Concezione
,
bianco
coi
nastri
azzurri
;
per
la
Madonna
della
Saletta
,
bianco
coi
nastri
rosa
.
Quando
non
hanno
i
danari
per
farsi
il
vestito
,
si
fanno
il
grembiule
;
quando
mancano
di
sciogliere
il
voto
,
aspettano
delle
sventure
in
casa
.
E
il
sacro
si
mescola
al
profano
.
Per
aver
marito
,
bisogna
fare
la
novena
a
san
Giovanni
,
nove
sere
,
a
mezzanotte
,
fuori
un
balcone
,
e
pregare
con
certe
antifone
speciali
.
Se
si
ha
questo
coraggio
,
alla
nona
sera
si
vede
una
trave
di
fuoco
attraversare
il
cielo
,
sopra
vi
danza
Salomè
,
la
ballerina
maledetta
:
la
voce
che
si
ode
,
subito
dopo
,
pronunzia
il
nome
del
marito
.
Anche
san
Pasquale
è
protettore
delle
ragazze
da
marito
e
bisogna
dirgli
per
nove
sere
l
'
antifona
:
O
beato
san
Pasquale
-
mandatemi
un
marito
-
bello
,
rosso
,
colorito
-
come
voi
tale
e
quale
-
o
beato
san
Pasquale
!
-
Anche
san
Pantaleone
protegge
le
ragazze
,
ma
in
diverso
modo
:
dà
loro
i
numeri
del
lotto
,
perchè
si
facciano
la
dote
,
e
si
possano
maritare
.
Nove
sere
bisogna
pregarlo
,
a
mezzanotte
,
in
una
stanza
,
stando
sola
,
col
balcone
aperto
e
la
porta
aperta
,
e
dopo
gli
Ave
e
i
Pater
dirgli
questa
antifona
:
san
Pantaleone
mio
-
per
la
vostra
castità
-
per
la
mia
verginità
-
datemi
i
numeri
,
per
carità
!
Alla
nona
sera
si
ode
un
passo
,
è
il
santo
che
viene
,
si
odono
dei
colpi
,
sono
i
numeri
che
dà
.
Alla
quarta
o
quinta
sera
di
questi
strani
riti
,
le
ragazze
sono
tanto
esaltate
,
che
hanno
delle
allucinazioni
e
cadono
in
convulsioni
.
Alcune
affermano
di
aver
visto
e
di
aver
udito
qualche
cosa
,
alla
nona
sera
:
ma
che
mancò
loro
la
fede
e
il
miracolo
non
è
riuscito
.
Tutte
le
superstizioni
sparse
pel
mondo
,
sono
raccolte
in
Napoli
e
ingrandite
,
moltiplicate
.
Noi
crediamo
tutti
quanti
alla
jettatura
.
Non
parliamo
dell
'
olio
sparso
,
dello
specchio
rotto
,
del
cucchiaio
in
croce
col
coltello
,
della
sottana
posta
alla
rovescia
che
porta
sfortuna
,
dei
soldi
mercati
(
gobbi
)
,
dei
ragni
,
degli
scorpioni
,
della
gallina
:
superstizioni
vecchie
,
chi
se
ne
occupa
?
I
napoletani
credono
ancora
alle
sibille
:
vi
è
una
Chiara
Stella
alle
Cento
Strade
,
verso
il
Corso
Vittorio
Emmanuele
,
vi
è
una
siè
Grazia
al
Vicolo
Mezzocannone
,
famosissime
;
e
molte
altre
minori
.
Si
compensano
cinquanta
centesimi
,
due
lire
,
cinque
lire
.
I
napoletani
credono
agli
spiriti
.
Lo
spirito
familiare
napoletano
che
circola
in
tutte
le
case
,
è
il
monaciello
,
un
bimbetto
vestito
di
bianco
quando
porta
fortuna
,
vestito
di
rosso
,
quando
porta
sventura
.
Una
quantità
di
gente
mi
ha
affermato
di
averlo
visto
.
In
piena
Napoli
,
alla
salita
di
Santa
Teresa
,
una
bellissima
palazzina
non
si
affitta
mai
:
per
vent
'
anni
l
'
ho
vista
chiusa
,
poichè
è
abitata
dagli
spiriti
.
Il
napoletano
crede
agli
spiriti
che
dànno
i
numeri
,
crede
agli
assistiti
:
gli
assistiti
sono
una
razza
di
gente
stranissima
,
alcuni
in
buona
fede
,
alcuni
scrocconi
,
che
mangiano
poco
,
bevono
acqua
,
parlano
per
enigmi
,
digiunano
prima
di
andare
a
letto
e
hanno
le
visioni
.
Vivono
alle
spalle
dei
giuocatori
:
non
giuocano
mai
.
Talvolta
i
giuocatori
delusi
bastonano
l
'
assistito
,
poi
gli
chiedono
perdono
.
Anche
i
monaci
hanno
le
visioni
.
Ve
n
'
era
uno
famoso
,
a
Marano
presso
Napoli
:
vi
andava
la
gente
in
pellegrinaggio
.
Un
altro
giovane
,
era
al
convento
di
San
Martino
:
anche
famoso
.
Talvolta
i
giuocatori
sequestrano
il
monaco
,
lo
battono
,
lo
torturano
.
Uno
ne
morì
.
Prima
di
spirare
,
pronunziò
dei
numeri
:
li
giuocarono
,
uscirono
,
mezza
Napoli
vinse
al
lotto
,
poichè
un
giornale
aveva
riportati
questi
numeri
.
Il
popolo
napoletano
,
specialmente
le
donne
,
crede
alla
stregoneria
.
La
fattura
trova
apostoli
ferventi
:
le
fattucchiere
,
o
streghe
,
abbondano
.
Una
moglie
vuole
che
suo
marito
,
che
va
lontano
,
le
resti
fedele
?
La
strega
le
dà
una
cordicella
a
nodi
,
bisogna
cucirla
nella
fodera
della
giacchetta
del
marito
.
Si
vuole
avere
l
'
amore
di
un
uomo
?
La
fattucchiera
brucia
una
ciocca
di
capelli
vostri
,
ne
fa
una
polverina
,
con
certi
ingredienti
:
bisogna
farla
bere
nel
vino
,
all
'
uomo
indifferente
.
Si
vuol
vincere
un
processo
?
Bisogna
legare
,
moralmente
,
la
lingua
dell
'
avvocato
contrario
:
fare
quindici
nodi
ad
una
cordicella
,
chiamare
il
diavolo
,
uno
scongiuro
terribile
.
Si
vuol
far
morire
un
amante
infedele
?
Bisogna
colmare
un
pignattino
di
erbe
velenose
,
metterle
a
bollire
innanzi
alla
sua
porta
,
nell
'
ora
di
mezzanotte
.
Si
vuol
far
morire
una
donna
,
una
rivale
?
Bisogna
conficcare
in
un
limone
fresco
tanti
spilli
che
formino
un
disegnino
della
sua
persona
,
e
attaccarvi
un
brano
del
vestito
della
rivale
e
infine
buttare
,
questo
limone
,
nel
suo
pozzo
.
La
fattura
ha
uno
sviluppo
larghissimo
;
letteratura
strana
,
talvolta
ignobile
,
di
scongiuri
,
e
di
preghiere
;
ha
una
classificazione
,
per
le
anime
timide
e
per
le
anime
audaci
:
ha
una
diffusione
in
tutti
i
quartieri
;
ha
un
soccorso
per
tutte
le
necessità
sentimentali
e
brutali
,
per
tutti
i
desideri
gentili
e
cruenti
.
Ecco
tutto
.
Cioè
,
non
è
tutto
.
Esagerate
venti
volte
quello
che
vi
ho
detto
:
forse
,
non
sarete
nel
vero
.
Questo
guazzabuglio
di
fede
e
di
errore
,
di
misticismo
e
di
sensualità
,
questo
culto
esterno
così
pagano
,
questa
idolatria
,
vi
spaventano
?
Vi
dolete
di
queste
cose
,
degne
dei
selvaggi
?
E
chi
ha
fatto
nulla
per
la
coscienza
del
popolo
napoletano
?
Quali
ammaestramenti
,
quali
parole
,
quali
esempi
,
si
è
pensato
di
dare
a
questa
gente
così
espansiva
,
così
facile
a
conquidere
,
così
naturalmente
entusiasta
?
In
verità
,
dalla
miseria
profonda
della
sua
vita
reale
,
essa
non
ha
avuto
altro
conforto
che
nelle
illusioni
della
propria
fantasia
:
e
altro
rifugio
che
in
Dio
.
V
IL
LOTTO
Ebbene
,
a
questo
popolo
eccezionalmente
meridionale
,
nel
cui
sangue
s
'
incrociano
e
si
fondono
tante
gentili
,
poetiche
,
ardenti
eredità
etrusche
,
arabe
,
saracene
,
normanne
,
spagnuole
,
per
cui
questo
ricco
sangue
napoletano
si
arroventa
nell
'
odio
,
brucia
nell
'
amore
e
si
consuma
nel
sogno
:
a
questa
gente
in
cui
l
'
immaginazione
è
la
potenza
dell
'
anima
più
alta
,
più
alacre
,
inesauribile
,
una
grande
fantasticheria
deve
essere
concessa
.
È
gente
umile
,
bonaria
,
che
sarebbe
felice
per
poco
e
invece
non
ha
nulla
per
essere
felice
;
che
,
sopporta
con
dolcezza
,
con
pazienza
,
la
miseria
,
la
fame
quotidiana
,
l
'
indifferenza
di
coloro
che
dovrebbero
amarla
,
l
'
abbandono
di
coloro
che
dovrebbero
sollevarla
.
Felice
per
l
'
esistenza
all
'
aria
aperta
,
eredità
orientale
,
non
ha
aria
;
innamorata
del
sole
,
non
ha
sole
;
appassionata
di
colori
gai
,
vive
nella
tetraggine
;
per
la
memoria
della
bella
civiltà
anteriore
,
greca
,
essa
ama
i
bianchi
portici
che
si
disegnano
sull
'
azzurro
,
e
invece
le
tane
dove
abita
questa
gente
,
non
sembrano
fatte
per
gli
umani
,
e
dei
frutti
della
terra
,
essa
ha
i
peggiori
,
quelli
che
in
campagna
si
dànno
ai
maiali
;
e
vi
sono
vivande
che
non
assaggia
mai
.
Ebbene
,
il
popolo
napoletano
rifà
ogni
settimana
il
suo
grande
sogno
di
felicità
,
vive
per
sei
giorni
in
una
speranza
crescente
,
invadente
,
che
si
allarga
,
si
allarga
,
esce
dai
confini
della
vita
reale
:
per
sei
giorni
,
il
popolo
napoletano
sogna
il
suo
grande
sogno
,
dove
sono
tutte
le
cose
di
cui
è
privato
,
una
casa
pulita
,
dell
'
aria
salubre
e
fresca
,
un
bel
raggio
di
sole
caldo
per
terra
,
un
letto
bianco
e
alto
,
un
comò
lucido
,
i
maccheroni
e
la
carne
ogni
giorno
,
e
il
litro
di
vino
,
e
la
culla
pel
bimbo
e
la
biancheria
per
la
moglie
e
il
cappello
nuovo
per
il
marito
.
Tutte
queste
cose
che
la
vita
reale
non
gli
può
dare
,
che
non
gli
darà
mai
,
esso
le
ha
,
nella
sua
immaginazione
,
dalla
domenica
al
sabato
seguente
;
e
ne
parla
e
ne
è
sicuro
,
e
i
progetti
si
sviluppano
,
diventano
quasi
quasi
una
realtà
,
e
per
essi
marito
e
moglie
litigano
o
si
abbracciano
.
Alle
quattro
del
pomeriggio
,
nel
sabato
,
la
delusione
è
profonda
,
la
desolazione
non
ha
limiti
:
ma
alla
domenica
mattina
,
la
fantasia
si
rialza
,
rinfrancata
,
il
sogno
settimanale
ricomincia
.
Il
lotto
,
il
lotto
è
il
largo
sogno
,
che
consola
la
fantasia
napoletana
:
è
l
'
idea
fissa
di
quei
cervelli
infuocati
;
è
la
grande
visione
felice
che
appaga
la
gente
oppressa
;
è
la
vasta
allucinazione
che
si
prende
le
anime
.
*
*
*
Ed
è
contagiosa
questa
malattia
dello
spirito
:
un
contagio
sottile
e
infallibile
,
inevitabile
,
la
cui
forza
di
diffusione
non
si
può
calcolare
.
Dal
portinaio
ciabattino
che
sta
seduto
al
suo
banchetto
innanzi
al
portoncino
,
il
contagio
del
lotto
si
comunica
alla
povera
cucitrice
che
viene
a
portargli
le
scarpe
vecchie
da
risuolare
;
da
costei
passa
al
suo
innamorato
,
un
garzone
di
cantina
;
costui
lo
porta
all
'
oste
che
lo
dà
a
tutti
gli
avventori
,
i
quali
lo
seminano
nelle
case
,
nelle
officine
,
nelle
altre
osterie
,
fino
nelle
chiese
.
La
serva
del
quinto
piano
,
a
destra
,
giuoca
,
sperando
di
non
far
più
la
serva
;
ma
tutte
le
serve
,
di
tutti
i
piani
,
giuocano
,
tanto
la
cameriera
del
primo
che
ha
le
trenta
lire
al
mese
,
quanto
la
vajassa
del
sesto
,
che
ne
prende
otto
,
con
la
dolce
speranza
di
uscir
dal
servizio
,
così
duro
;
e
si
comunicano
i
loro
numeri
,
fanno
combriccola
sui
pianerottoli
,
se
li
dicono
dalle
finestre
,
se
li
telegrafano
a
segni
.
La
venditrice
di
frutta
,
che
sta
sotto
il
sole
e
sotto
la
pioggia
,
giuoca
,
e
dal
suo
angolo
di
strada
,
in
giù
,
la
moglie
del
sarto
,
che
cuce
sulla
porta
,
la
moglie
dello
stagnino
affogata
dal
fetore
del
piombo
,
la
lavandaia
che
sta
tutto
il
giorno
con
le
mani
nella
saponata
,
la
venditrice
di
castagne
che
si
brucia
la
faccia
e
le
mani
al
vapore
e
al
calore
del
fornello
,
la
venditrice
di
noci
che
ha
le
mani
nere
sino
ai
polsi
per
l
'
acido
gallico
,
tutte
queste
donne
credono
nel
lotto
,
giuocano
fedelmente
,
ardentemente
,
al
lotto
.
Nella
stanza
stretta
,
dove
otto
o
dieci
ragazze
lavorano
da
sarte
,
e
il
bimbo
della
sarta
dorme
nella
culla
e
in
un
angolo
frigge
il
lardo
nel
tegame
sul
focolare
,
una
dà
i
numeri
,
una
seconda
ne
ha
degli
altri
,
la
maesta
sa
i
veri
,
tutte
costoro
giuocano
.
Le
pettinatrici
del
popolo
,
le
cosidette
capere
,
dal
grembiule
arrotolato
attorno
alla
cintura
,
dalla
testa
scapigliata
,
dalle
mani
unte
,
che
pettinano
per
un
soldo
al
giorno
,
portano
in
giro
i
numeri
alle
loro
clienti
,
ne
ricevono
in
cambio
degli
altri
,
sono
il
gran
portavoce
dei
numeri
.
In
tutte
le
officine
dove
gli
operai
napoletani
sono
riuniti
a
un
lavoro
lunghissimo
,
così
male
retribuito
,
il
lotto
mette
radici
profonde
;
in
tutte
le
scuole
popolari
giuocano
le
maestre
e
giuocano
le
alunne
grandicelle
,
in
comitiva
,
riunendo
i
soldi
della
colazione
.
Dove
sono
riunite
,
a
vivere
di
peccato
,
le
disgraziate
donne
di
cui
Napoli
ha
così
grande
copia
,
il
lotto
è
una
delle
più
grandi
speranze
:
speranza
di
redenzione
.
*
*
*
Ma
non
credete
che
il
male
rimanga
nelle
classi
popolari
.
No
,
no
,
esso
ascende
,
assale
le
classi
medie
,
s
'
intromette
in
tutte
le
borghesie
,
in
tutti
i
commerci
,
arriva
sino
all
'
aristocrazia
.
Dove
vi
è
un
vero
bisogno
tenuto
segreto
,
dove
vi
è
uno
spostamento
che
nulla
vale
a
riequilibrare
,
dove
vi
è
una
rovina
finanziaria
celata
ma
imminente
,
dove
vi
è
un
desiderio
che
ha
tutte
le
condizioni
dell
'
impossibilità
,
dove
la
durezza
nascosta
della
vita
più
si
fa
sentire
,
e
dove
solo
il
danaro
può
esser
rimedio
,
ivi
il
giuoco
del
lotto
prende
possesso
,
domina
.
Segretamente
,
giuocano
tutte
le
ragazze
da
marito
che
non
hanno
un
soldo
di
dote
;
giuocano
tutti
i
numerosi
impiegati
al
Municipio
,
alle
Banche
,
all
'
Intendenza
,
al
Dazio
Consumo
;
tutti
i
pensionati
che
non
possono
vivere
con
la
pensione
e
che
non
avendo
nulla
da
fare
fanno
la
cabala
,
studiano
la
scienza
negromantica
del
lotto
,
giuocano
disperatamente
e
hanno
sempre
il
libretto
in
pegno
;
tutti
i
commessi
di
negozio
,
che
guadagnano
quaranta
lire
al
mese
,
sanno
i
numeri
certi
e
li
giuocano
ogni
settimana
.
Grande
reddito
,
al
lotto
,
lo
dànno
i
magistrati
:
pagati
miserevolmente
,
essi
che
rappresentano
la
più
grande
equità
morale
,
esposti
a
tentazioni
che
respingono
con
una
inflessibilità
degna
di
maggior
premio
,
provvisti
di
molti
figli
,
rovinati
dai
traslocamenti
,
la
loro
debolezza
,
la
loro
speranza
consiste
nel
lotto
.
I
piccoli
commercianti
che
si
dibattono
continuamente
con
le
cambiali
e
fanno
una
lotta
quotidiana
col
fallimento
,
finiscono
per
aggrapparsi
a
questa
tavola
così
incerta
del
lotto
;
i
grandi
giuocatori
di
borsa
,
che
vivono
sopra
il
taglio
di
un
rasoio
e
son
capaci
di
ballarvi
sopra
un
waltzer
,
a
furia
di
febbre
del
giuoco
,
assaggiano
volentieri
la
speranza
del
lotto
.
Tutti
questi
sintomi
del
male
saliente
alle
classi
dirigenti
,
mi
constano
,
per
aver
visto
,
udito
,
compreso
e
intuìto
.
Le
signore
dell
'
aristocrazia
giuocano
,
un
po
'
per
burletta
,
un
po
'
con
la
speranza
di
un
nuovo
braccialetto
,
un
po
'
per
l
'
oppressione
di
una
nota
di
sarta
che
il
marito
non
salderà
mai
.
Anche
quelli
che
dovrebbero
esserne
salvi
,
perchè
abituati
al
male
,
perchè
ci
stanno
sempre
in
mezzo
,
gli
impiegati
dei
banchi
-
lotto
,
i
postieri
,
non
possono
resistere
alla
tentazione
.
Onde
,
alle
quattro
del
sabato
,
tutti
quelli
che
sono
più
ammalati
,
non
possono
più
aspettare
,
e
si
recano
all
'
Impresa
,
in
una
stretta
strada
fra
la
via
Pignatelli
e
la
via
di
Santa
Chiara
,
per
assistere
alla
estrazione
dei
numeri
.
Ma
tutte
le
serve
,
le
venditrici
,
le
operaie
e
gli
operai
,
le
ragazze
e
gl
'
impiegati
non
possono
muoversi
di
dove
sono
.
E
allora
un
monello
parte
,
va
al
più
vicino
posto
del
lotto
e
prende
i
numeri
:
tutti
aspettano
.
Le
persone
più
franche
si
fanno
sulla
porta
e
alle
finestre
,
le
vergognose
restano
dentro
,
tendendo
l
'
orecchio
.
Il
ragazzo
torna
correndo
,
affannato
,
si
pianta
alla
bocca
del
vicolo
e
grida
i
numeri
,
con
voce
stentorea
:
"
Vintiquatto
!
"
"
Sissantanove
!
"
"
Quarantanoie
!
"
"
Otto
!
"
"
Sittantacinche
!
"
Silenzio
universale
:
tutti
impallidiscono
.
*
*
*
Ma
come
tutti
i
sogni
troppo
pronunziati
,
il
lotto
conduce
alla
inazione
ed
all
'
ozio
:
come
tutte
le
visioni
,
esso
porta
alla
falsità
e
alla
menzogna
;
come
tutte
le
allucinazioni
,
esso
conduce
alla
crudeltà
e
alla
ferocia
;
come
tutti
i
rimedi
fittizi
che
nascono
dalla
miseria
,
esso
produce
miseria
,
degradazione
,
delitto
.
Il
popolo
napoletano
,
che
è
sobrio
,
non
si
corrompe
per
l
'
acquavite
,
non
muore
di
delirium
tremens
;
esso
si
corrompe
e
muore
pel
lotto
.
Il
lotto
è
l
'
acquavite
di
Napoli
.
VI
ANCORA
IL
LOTTO
Il
lotto
ha
una
prima
forma
letteraria
,
rudimentale
,
analfabeta
,
fondata
sulla
tradizione
orale
come
certe
fiabe
e
certe
leggende
.
Tutti
i
napoletani
che
non
sanno
leggere
,
vecchi
,
bimbi
,
donne
,
specialmente
le
donne
,
conoscono
la
smorfia
,
ossia
la
Chiave
dei
sogni
a
memoria
e
ne
fanno
speditamente
l
'
applicazione
a
qualunque
sogno
o
a
qualunque
cosa
della
vita
reale
.
Avete
sognato
un
morto
?
-
quarantasette
-
ma
parlava
-
allora
quarantotto
-
e
piangeva
-
sessantacinque
-
il
che
vi
ha
fatto
paura
-
novanta
.
Un
giovinotto
ha
una
coltellata
da
una
donna
?
-
diciassette
,
la
disgrazia
-
diciotto
,
il
sangue
-
quarantuno
,
il
coltello
-
novanta
,
il
popolo
.
Cade
una
casseruola
dal
suo
chiodo
,
ammala
un
bimbo
,
fugge
un
cavallo
,
compare
un
grosso
sorcio
:
numeri
,
subito
.
Tutti
gli
avvenimenti
,
grandi
e
piccoli
,
sono
considerati
come
una
misteriosa
sorgente
di
guadagno
.
Muore
una
fanciulletta
di
tifo
;
la
madre
giuoca
i
numeri
,
escono
,
ella
esclama
:
m
'
ha
fatte
bbene
pure
murenne
!
Una
moglie
parla
dell
'
amore
che
le
portava
suo
marito
,
che
è
morto
;
poi
soggiunge
malinconicamente
,
che
se
questo
amore
fosse
stato
grande
,
egli
le
sarebbe
comparso
in
sogno
,
per
darle
i
numeri
;
e
se
n
'
è
scordato
,
è
un
ingrato
,
poichè
egli
lo
sa
che
essa
è
poveretta
e
dovrebbe
aiutarla
.
Salvatore
Daniele
squarta
la
Gazzarra
:
biglietto
;
il
popolo
dice
:
chella
è
mmorta
,
mo
,
almeno
ce
refrescasse
a
nnuie
,
che
simmo
vive
.
Salvatore
Misdea
ammazza
sette
soldati
:
biglietto
.
La
legge
ammazza
Misdea
:
biglietto
.
Su
le
porte
,
nei
bassi
,
alle
cantonate
,
i
numeri
sono
discussi
da
comitati
e
sottocomitati
;
il
biglietto
è
stabilito
.
Non
esce
:
avevano
sbagliato
,
dovevano
mettere
questo
numero
e
quest
'
altro
,
che
sono
usciti
.
Questa
scienza
della
smorfia
è
così
profonda
,
così
abituale
,
che
per
dare
del
pazzo
a
qualcuno
si
dice
:
è
nu
vintiroie
(
ventidue
,
matto
)
,
e
crescendo
man
mano
la
collera
,
tutte
le
ingiurie
avendo
un
numero
relativo
,
si
dicono
in
gergo
del
lotto
.
Una
donna
dà
un
pugno
ad
un
'
altra
,
e
le
rompe
la
faccia
;
davanti
al
giudice
,
si
scolpa
,
dicendo
:
m
'
ha
chiammata
sittantotto
;
il
giudice
deve
prendere
la
smorfia
e
vedere
a
che
corrisponde
di
oltraggioso
quel
numero
.
*
*
*
La
cabala
esiste
più
per
le
classi
superiori
che
per
le
inferiori
:
ma
essa
vi
discende
.
Certo
,
nel
popolo
non
si
comprano
giornali
cabalistici
,
settimanali
,
dagli
strani
titoli
:
il
Vero
amico
,
il
Tesoro
,
il
Fulmine
,
il
Corno
d
'
abbondanza
,
che
costano
dieci
lire
all
'
anno
di
abbonamento
,
compilati
da
una
redazione
ignota
;
nè
il
popolo
corrisponde
con
quei
professori
di
matematica
che
abitano
al
vico
Nocelle
dodici
,
o
a
San
Liborio
,
quarantotto
,
o
a
vico
Zuroli
,
tre
,
e
che
dànno
,
nelle
quarte
pagine
,
la
fortuna
a
chi
paga
le
dieci
lire
.
Ma
qualche
cosa
vi
trapela
:
il
tal
signore
sa
i
numeri
,
lo
aspettano
nella
strada
,
gli
mettono
in
mano
un
paio
di
lire
e
quello
si
contenta
:
è
un
piccolo
affare
.
L
'
assistito
(
dagli
spiriti
)
è
un
cancro
che
rode
le
famiglie
borghesi
,
un
convulsionario
pallido
che
mangia
molto
,
che
finge
di
avere
o
ha
delle
allucinazioni
,
che
non
lavora
,
che
parla
per
enigmi
,
che
fa
credere
a
delle
macerazioni
crudeli
e
che
vive
alle
spalle
di
coloro
che
lo
venerano
.
Ma
,
dalla
casa
borghese
,
per
mezzo
della
cameriera
,
del
servo
,
della
lavandaia
,
la
reputazione
dell
'
assistito
arriva
nel
popolo
;
e
l
'
assistito
vi
estende
la
sua
azione
mistica
,
vi
raccoglie
dei
guadagni
piccoli
,
ma
insperati
,
vi
fa
degli
adepti
e
finisce
per
camminare
nelle
vie
,
circondato
sempre
da
quattro
o
cinque
persone
,
che
lo
corteggiano
e
studiano
tutte
le
sue
parole
.
*
*
*
Ma
il
grande
aiutatore
del
popolo
,
la
provvidenza
del
popolo
,
la
sua
fede
,
la
sua
credenza
incrollabile
,
è
il
monaco
.
Il
monaco
sa
i
numeri
:
questo
è
il
domma
.
Se
non
li
dice
,
è
perchè
il
Signore
gli
ha
proibito
di
aiutare
i
peccatori
;
se
li
dice
,
e
non
escono
,
è
perchè
nel
giuocatore
è
mancata
la
vera
fede
;
se
li
dice
e
vengon
fuori
,
la
novella
si
spande
in
un
minuto
,
il
povero
monaco
diventa
afflitto
da
una
popolarità
pericolosa
.
È
come
l
'
artista
che
ha
fatto
un
capolavoro
:
guai
se
non
continua
a
farne
,
egli
è
perduto
.
Il
monaco
che
ha
solamente
fatto
prendere
un
ambo
,
ha
speranza
di
viver
quieto
:
ma
colui
che
ha
dato
tre
numeri
e
sono
usciti
tutti
tre
,
stia
in
guardia
.
Cercheranno
di
sedurlo
in
tutti
i
modi
,
coi
doni
,
coi
regali
di
denaro
,
con
le
offerte
,
con
le
messe
,
con
le
elemosine
;
lo
faranno
pregare
dai
bimbi
,
dalle
donne
,
dalle
nonne
vecchie
;
l
'
aspetteranno
in
istrada
,
alla
porta
della
chiesa
,
presso
il
confessionale
,
alla
porta
del
convento
;
andranno
a
raccomandarsi
a
sua
madre
,
a
suo
fratello
,
a
sua
zia
;
lo
assedieranno
mattina
e
sera
;
lo
bastoneranno
;
lo
sequestreranno
,
torturandolo
;
lo
lasceranno
morire
di
fame
,
perchè
almeno
in
agonia
dia
i
numeri
.
Sono
cose
accadute
.
Spesso
,
per
salvarsi
,
un
monaco
si
fa
mandare
da
un
paese
all
'
altro
,
dal
suo
superiore
;
scompare
,
il
popolo
dice
che
se
lo
ha
portato
via
la
Madonna
.
*
*
*
Il
popolo
napoletano
giuoca
per
quanto
più
ha
denaro
.
Per
quanto
sia
povero
,
trova
sempre
sei
soldi
,
mezza
lira
,
al
sabato
,
da
giuocare
;
ricorre
a
tutti
gli
espedienti
,
inventa
,
cerca
,
finisce
per
trovare
.
La
sua
massima
miseria
non
consiste
nel
dire
che
non
ha
pranzato
,
consiste
nel
dire
:
Nun
,
m
'
aggio
potuto
jucà
manco
nu
viglietto
;
chi
ascolta
,
ne
resta
spaventato
.
Fra
il
venerdì
sera
e
il
sabato
mattino
,
è
tutto
un
agitarsi
di
gente
che
vuol
giuocare
e
che
non
ha
denaro
;
gli
operai
si
fanno
anticipare
una
giornata
,
le
serve
rubano
orrendamente
sulla
spesa
,
i
mendicanti
nelle
vie
crescono
smisuratamente
dal
venerdì
al
sabato
,
quello
che
si
può
ancora
vendere
,
si
vende
,
quello
che
si
può
impegnare
,
si
impegna
.
Anzitutto
vi
sono
i
biglietti
popolari
da
giuocare
,
quelli
che
si
giuocano
sempre
,
perchè
è
una
tradizione
,
perchè
è
un
obbligo
,
perchè
non
se
ne
può
fare
a
meno
:
l
'
ambo
famoso
,
sei
e
ventidue
;
il
terno
famoso
,
cinque
,
ventotto
,
e
ottantuno
;
il
terno
della
Madonna
,
otto
,
tredici
e
ottantaquattro
.
Questi
terni
,
per
fortuna
del
governo
,
non
escono
che
ogni
venti
anni
:
quando
è
uscito
,
dopo
moltissimi
anni
di
attesa
,
l
'
ambo
sei
e
ventidue
,
il
governo
ha
pagato
due
milioni
di
piccole
vincite
,
di
cinque
e
di
dieci
lire
l
'
una
;
e
tutta
Napoli
si
è
coperta
di
tavolelle
,
vale
a
dire
che
tutti
hanno
pranzato
o
cenato
con
la
vincita
,
per
ricominciare
a
giuocare
,
la
settimana
dopo
,
con
maggior
ardore
.
E
ognuno
ha
il
suo
biglietto
speciale
,
che
gioca
ogni
settimana
,
da
anni
ed
anni
,
con
una
fede
che
mai
non
crolla
:
un
lustrascarpe
ne
giuocava
uno
da
trent
'
anni
e
glielo
aveva
lasciato
in
eredità
suo
padre
,
morendo
,
insieme
con
la
cassetta
per
lustrare
;
erano
usciti
degli
ambi
,
tre
o
quattro
volte
,
in
trent
'
anni
;
il
terno
,
mai
.
Un
portinaio
ne
giuocò
uno
,
per
quarantacinque
anni
,
senza
prender
mai
nulla
:
la
prima
settimana
che
per
un
caso
singolare
,
se
ne
scordò
,
il
terno
uscì
-
il
portinaio
morì
di
dolore
.
E
vi
è
sempre
il
biglietto
del
grande
avvenimento
,
rissa
o
suicidio
,
revolverata
o
veleno
;
e
infine
vi
è
il
biglietto
cabalistico
,
quello
strappato
all
'
assistito
o
al
monaco
.
Questi
quattro
biglietti
bisogna
giuocarli
a
ogni
modo
;
rappresentano
una
media
variabile
da
cinquanta
centesimi
a
due
lire
la
settimana
.
Quando
il
napoletano
non
ha
più
che
due
soldi
,
li
va
a
giuocare
al
gioco
piccolo
,
o
lotto
clandestino
.
*
*
*
Per
lo
più
le
mezzane
di
questa
grande
frode
,
sono
le
donne
.
Una
di
queste
,
sudicia
,
lacera
,
porta
in
una
lunga
tasca
,
sotto
la
gonnella
,
un
registro
:
viene
il
giuocatore
o
la
giocatrice
,
deposita
due
soldi
e
dice
i
numeri
:
in
cambio
ha
un
pezzetto
di
carta
sporca
,
dove
sono
scritti
col
lapis
i
numeri
e
la
promessa
,
invariabile
:
uno
scudo
l
'
ambo
...
quaranta
scudi
il
terno
.
La
donna
compie
il
suo
giro
nel
quartiere
,
tutti
la
conoscono
,
tutti
sanno
che
mestiere
fa
,
tutti
l
'
aspettano
:
denunziarla
?
Nessuno
l
'
oserebbe
,
è
una
benefattrice
.
Questi
introiti
sono
larghi
naturalmente
;
a
furia
di
due
soldi
si
arriva
a
centinaia
e
centinaia
di
lire
:
i
tenitori
di
gioco
piccolo
arricchiscono
quasi
tutti
.
Alla
Riviera
s
'
incontrano
degli
equipaggi
di
ricchi
borghesi
,
arrivati
a
questa
ricchezza
col
lotto
clandestino
;
si
conoscono
perfettamente
le
persone
,
ma
esse
non
compaiono
,
hanno
i
loro
agenti
.
Il
popolano
ha
una
cieca
fede
in
questi
tenitori
di
gioco
piccolo
:
ma
bene
spesso
,
nel
pomeriggio
del
sabato
,
se
il
tenitore
ha
da
pagare
molte
vincite
,
si
affretta
a
sparire
,
con
tutti
i
suoi
registri
,
e
non
paga
nessuno
.
Che
importa
?
La
settimana
appresso
un
'
altra
donna
ricomincia
il
suo
giro
e
la
gente
ci
capita
di
nuovo
,
come
attratta
,
invincibilmente
.
Che
delizia
per
chi
giuoca
e
per
chi
prende
i
quattrini
,
frodare
il
governo
!
Ogni
tanto
la
questura
arresta
quattro
o
cinque
di
questi
agenti
,
di
queste
mezzane
,
essi
sono
condannati
al
carcere
,
alla
multa
;
che
importa
?
Scontano
la
pena
,
pagano
la
multa
,
escono
,
ricominciano
da
capo
,
con
più
ardore
.
Vi
è
chi
è
stato
condannato
cinque
volte
per
gioco
piccolo
:
e
ha
un
palazzo
,
e
si
lagna
della
persecuzione
del
governo
,
e
la
sua
condanna
la
chiama
na
disgrazia
.
L
'
aver
messo
il
biglietto
a
due
soldi
,
non
è
valso
a
nulla
,
pel
governo
:
la
frode
ha
continuato
,
più
fiorente
,
appoggiata
su
questa
grande
allucinazione
.
*
*
*
Ora
la
statistica
porta
:
che
nei
giorni
di
giovedì
,
venerdì
e
sabato
,
avvengono
maggiori
furti
domestici
;
che
in
questi
tre
giorni
si
fanno
più
pegni
al
Monte
di
Pietà
,
che
in
questi
tre
giorni
le
agenzie
private
di
pegni
,
sono
affollatissime
;
che
in
questi
tre
giorni
,
ma
specialmente
nel
pomeriggio
del
sabato
,
avvengono
maggiori
risse
;
che
infine
le
cose
più
brutte
,
più
laide
,
più
ignobili
e
più
violente
avvengono
in
questo
fatale
periodo
,
e
che
in
questi
giorni
il
popolo
napoletano
si
mette
nelle
mani
dell
'
usura
:
il
vero
cancro
,
di
cui
muore
.
VII
L
'
USURA
Una
povera
donna
che
ha
bisogno
di
cinque
lire
per
pagare
il
padrone
di
casa
,
va
a
cercarle
in
prestito
da
donna
Carmela
,
che
dà
il
denaro
cu
a
credenza
.
Prima
di
andarci
,
esita
molto
,
ha
paura
e
vergogna
,
ma
visto
che
non
può
fare
diversamente
si
decide
.
Donna
Carmela
è
una
donna
grassa
e
grossa
che
esercita
per
lo
più
una
professione
di
lusso
,
rammenda
merletti
,
trapuntisce
le
grandi
coltri
di
bambagia
che
si
usano
in
Napoli
,
d
'
inverno
ricama
in
oro
sul
velluto
:
infine
una
professione
per
la
forma
,
che
lascia
godere
di
lunghi
ozii
;
ma
la
sua
vera
professione
è
il
prestar
quattrini
alla
povera
gente
.
Donna
Carmela
è
verbosa
e
affettuosa
in
questo
primo
colloquio
con
la
povera
donna
:
la
rincora
,
la
compatisce
,
se
occorre
,
le
confessa
di
essere
stata
egualmente
alle
strette
,
e
la
manda
via
,
tutta
racconsolata
,
con
le
cinque
lire
,
-
vale
a
dire
con
quattro
lire
e
mezzo
.
Il
prestito
è
fatto
per
otto
giorni
,
l
'
interesse
è
di
due
soldi
per
lira
.
Si
paga
anticipato
:
quindi
,
sulle
cinque
lire
,
la
povera
donna
lascia
cinquanta
centesimi
.
Gli
otto
giorni
passano
,
le
cinque
lire
da
restituire
la
povera
donna
non
le
ha
,
allora
,
tutta
rossa
di
vergogna
,
prega
donna
Carmela
di
contentarsi
di
un
'
altra
settimana
d
'
interesse
,
cinquanta
centesimi
:
donna
Carmela
non
dice
nulla
e
intasca
i
dieci
soldi
.
Così
passano
quattro
,
cinque
,
fino
a
dieci
settimane
,
senza
che
la
povera
donna
abbia
mai
potuto
riunire
le
cinque
lire
:
e
ogni
lunedì
le
tocca
pagare
l
'
interesse
del
dieci
per
cento
per
settimana
,
e
dopo
la
quinta
settimana
donna
Carmela
è
diventata
una
iena
,
bisogna
pregarla
perchè
non
gridi
,
perchè
non
faccia
delle
scene
,
essa
vuole
il
suo
denaro
,
vuole
il
sangue
suo
,
l
'
interesse
non
le
serve
,
le
servono
i
quattrini
del
capitale
.
Sulla
soglia
delle
porte
,
alle
porte
delle
officine
,
ogni
sabato
,
ogni
lunedì
,
si
ode
la
voce
irosa
di
donna
Carmela
:
essa
,
dal
mattino
,
è
in
giro
per
esigere
,
ricoglie
,
e
fa
tremare
uomini
e
donne
,
con
il
suo
tòno
alto
e
imperioso
.
In
un
posto
ha
da
esigere
una
lira
,
in
un
altro
due
,
in
un
altro
cinque
:
e
non
osano
ribellarsi
a
lei
,
non
avendo
da
pagarla
,
non
osano
ribellarsi
,
potendo
aver
sempre
bisogno
di
lei
.
Quella
donna
grassa
è
implacabile
:
sa
la
sua
potenza
:
se
una
serva
non
paga
,
essa
minaccia
di
fare
uno
scandalo
con
la
padrona
,
se
una
donna
non
paga
,
essa
minaccia
di
dirlo
al
marito
,
se
un
operaio
non
paga
,
essa
sa
l
'
indirizzo
del
capo
officina
,
e
cui
va
a
denunciarlo
.
Ella
è
astuta
e
cauta
,
audace
e
sboccata
:
ella
resta
sempre
nella
posizione
di
una
benefattrice
,
a
cui
codesti
ingrati
rodono
le
fibre
e
bevono
il
sangue
.
E
infatti
nessuno
le
dà
una
coltellata
,
nessuno
la
bastona
,
nessuno
la
insulta
,
e
quel
che
è
più
forte
ancora
,
nessuno
ha
il
coraggio
di
negarle
i
quattrini
:
l
'
onestà
del
popolo
napoletano
non
è
neppur
capace
di
truffare
una
usuraia
.
Non
le
danno
neppure
torto
nelle
sue
escandescenze
:
e
cercano
sempre
di
mansuefarla
.
Quando
una
povera
donna
napoletana
ha
bisogno
di
un
grembiule
,
di
un
vestito
,
di
un
fazzoletto
da
collo
,
di
un
paio
di
camicie
,
non
avendo
quattrini
per
comperarle
,
si
decide
ad
andare
da
donna
Raffaela
che
dà
la
robba
cu
a
credenza
.
Quest
'
altra
usuraia
prende
,
a
basso
prezzo
,
tela
e
percallo
e
fazzoletti
di
cotone
dai
negozi
:
e
li
rivende
alla
povera
gente
.
Ogni
oggetto
,
naturalmente
,
è
pagato
molto
più
caro
del
suo
valore
:
primo
guadagno
.
Poi
,
come
all
'
altra
usuraia
,
bisogna
pagare
l
'
interesse
del
dieci
per
cento
alla
settimana
,
sulla
somma
.
Questi
debiti
,
complicati
continuamente
,
pesano
sulla
esistenza
delle
povere
donne
,
per
mesi
e
mesi
:
talchè
,
molto
spesso
,
il
grembiule
si
è
consumato
,
la
veste
è
lacera
,
le
camicie
sono
bucate
,
e
la
povera
donna
ne
ha
pagato
tre
volte
il
valore
,
e
il
debito
rimane
uguale
:
donna
Raffaela
è
furibonda
,
ella
grida
come
una
energumena
,
vuole
strappare
dal
collo
della
donna
il
fazzoletto
che
le
ha
venduto
,
vuole
sciogliere
dai
fianchi
il
grembiule
e
va
gridando
:
Chesta
è
robba
mia
!
T
'
aie
arrobbato
lu
sango
mio
!
Come
l
'
altra
,
ella
finisce
per
incassare
quattro
o
cinque
volte
il
capitale
;
come
l
'
altra
,
ella
è
necessaria
alla
povera
gente
,
la
quale
non
reagisce
mai
contro
queste
violenze
;
come
l
'
altra
,
ella
non
arrischia
mai
che
piccoli
capitali
,
preferendo
di
far
piccoli
e
molti
affari
,
dove
non
vi
sono
rischi
,
a
grossi
affari
che
offrono
sempre
dei
pericoli
.
Le
agenzie
private
di
pegni
rappresentano
l
'
usura
organizzata
in
modo
legale
.
Queste
agenzie
non
sono
succursali
del
Monte
di
Pietà
,
che
debbano
conformarsi
alle
tariffe
del
grande
istituto
di
misericordia
;
ma
sono
speculazioni
debitamente
autorizzate
e
viventi
con
capitali
proprii
.
Per
lo
più
sono
esercitate
da
donne
,
profondamente
sottili
nella
loro
volgarità
,
nella
loro
ignoranza
,
e
vengono
messe
su
con
pochi
capitali
.
Anzitutto
,
in
queste
agenzie
,
l
'
oggetto
è
deprezzato
vilmente
,
specie
se
non
è
oro
:
e
il
primo
guadagno
è
su
questo
.
Vi
si
paga
un
fantastico
diritto
di
registro
,
poi
un
tanto
per
la
cartella
,
poi
l
'
interesse
anticipato
per
un
mese
,
tutto
questo
così
complicato
,
così
bene
salvaguardato
,
così
apparentemente
legale
,
che
queste
agenzie
esigono
il
cinque
per
cento
d
'
interesse
al
mese
,
senza
che
nessuno
abbia
il
diritto
di
lagnarsi
.
So
di
una
moglie
di
impiegato
che
dovette
impegnare
il
suo
unico
vestito
di
seta
,
il
vestito
delle
nozze
,
che
era
costato
duecentocinquanta
lire
,
in
una
di
queste
agenzie
,
tenuta
da
una
grossa
donna
Gabriela
:
n
'
ebbe
trentasei
lire
,
di
cui
ritirò
soltanto
trent
'
una
,
lasciandone
cinque
per
interesse
,
per
la
cartella
ed
il
diritto
di
registro
.
Per
sei
mesi
,
tremando
che
non
le
vendessero
il
suo
vestito
e
non
avendo
le
trentasei
lire
,
le
toccò
pagare
,
ogni
mese
,
cinque
lire
,
vale
a
dire
che
restituì
i
quattrini
presi
:
al
settimo
non
ebbe
neppure
quelle
cinque
lire
ed
il
vestito
fu
venduto
.
Accorse
,
per
vedere
di
prendere
il
di
più
,
poichè
il
vestito
era
nuovo
,
e
si
era
dovuto
vendere
bene
:
invece
era
stato
liberato
per
trenta
lire
;
almeno
così
apparve
dal
libro
.
Ebbe
poi
il
piacere
d
'
incontrare
donna
Gabriela
al
teatro
col
suo
vestito
indosso
e
carico
di
oro
e
di
gioielli
,
ricomprati
dall
'
agenzia
.
Poichè
molte
di
queste
amano
di
sovraccaricarsi
degli
oggetti
che
hanno
in
deposito
,
e
più
di
una
popolana
vede
passare
l
'
impegnatrice
che
va
alla
passeggiata
,
portando
al
collo
il
laccetto
d
'
oro
che
ella
ha
dovuto
impegnare
,
alle
orecchie
gli
orecchini
di
una
vicina
,
e
sulle
spalle
il
mantello
di
velluto
della
signora
del
terzo
piano
:
e
dietro
le
porte
,
dietro
le
finestre
,
quando
l
'
impegnatrice
passa
,
vi
sono
dei
sospiri
repressi
,
delle
lagrime
inghiottite
,
dei
pallori
subitanei
:
l
'
impegnatrice
sembra
un
idolo
indiano
a
cui
si
sacrifichi
oro
e
sangue
.
Alcune
impegnatrici
,
più
astute
e
più
calcolatrici
,
impegnano
di
nuovo
,
ma
al
Banco
,
gli
oggetti
di
oro
e
di
valore
,
guadagnandoci
ancora
,
poichè
il
Banco
dà
onestamente
il
terzo
del
valore
ed
esse
neppure
il
quinto
:
così
aumentano
i
loro
capitali
,
e
mettono
gli
oggetti
al
sicuro
.
Ma
perchè
-
si
domanda
-
la
povera
gente
non
si
rivolge
ai
due
Banchi
dello
Spirito
Santo
e
di
Donnaregina
?
Perchè
si
fa
spogliare
da
queste
agenzie
?
Gli
è
che
a
questi
Banchi
governativi
,
il
tramite
è
molto
lungo
-
e
molta
gente
non
ha
pazienza
,
non
sa
come
fare
,
vuole
sbrigarsi
presto
,
è
presa
da
una
necessità
urgentissima
e
preferisce
entrare
in
una
delle
prime
agenzie
che
trova
dove
la
servono
subito
,
senza
formalità
e
senza
parole
;
gli
è
che
in
questi
Banchi
governativi
,
la
pubblicità
è
sempre
grande
,
e
una
persona
timida
vi
arrossisce
di
vergogna
e
preferisce
entrare
nella
penombra
discreta
delle
agenzie
private
,
dove
tutto
sembra
fatto
con
grande
segretezza
;
gli
è
che
il
venerdì
e
il
sabato
,
poichè
il
popolo
napoletano
deve
giuocare
al
lotto
,
e
ha
giuocato
,
la
folla
è
così
grande
che
i
Banchi
governativi
non
bastano
più
e
il
popolo
si
riversa
nelle
agenzie
private
.
Ora
,
calcolate
.
Ogni
vicolo
ha
la
sua
donna
Carmela
,
ogni
strada
la
sua
donna
Raffaela
,
ogni
angolo
di
piazza
ha
la
sua
agenzia
autorizzata
;
e
in
certe
strade
nere
,
ogni
tre
botteghe
,
s
'
impegna
.
Calcolate
,
moltiplicate
,
pensate
alla
miseria
,
pensate
al
lotto
:
da
un
lato
l
'
avidità
e
la
furberia
:
dall
'
altro
l
'
onestà
e
l
'
ingenuità
,
il
bisogno
,
la
miseria
.
Di
questo
cancro
,
l
'
usura
,
agonizza
in
una
infelicità
infinita
la
gente
napoletana
.
VIII
IL
PITTORESCO
Alla
mattina
,
se
avete
il
sonno
leggiero
,
fra
i
tanti
rumori
napoletani
,
udirete
uno
scampanio
in
cadenza
,
che
ora
tace
,
ora
ricomincia
dopo
breve
intervallo
:
e
insieme
un
aprir
e
chiuder
di
porte
,
uno
schiuder
di
finestre
e
di
balconi
,
un
parlare
,
un
discutere
a
voce
alta
,
dalla
strada
o
dalle
finestre
.
Sono
le
vacche
che
vanno
in
giro
per
un
paio
d
'
ore
,
condotte
,
ognuna
,
da
un
vaccaro
sudicio
,
per
mezzo
di
una
fune
:
le
serve
comprano
i
due
soldi
di
latte
,
attardandosi
sulla
soglia
del
portone
,
litigando
sulla
misura
;
molte
,
per
non
avere
il
fastidio
di
far
le
scale
,
calano
dalla
finestra
un
panierino
dove
è
un
bicchiere
vuoto
e
un
soldo
,
e
da
sopra
protestano
che
è
troppo
poco
,
che
il
vaccaro
è
un
ladro
e
fanno
risalire
il
panierino
con
molta
precauzione
,
per
non
versare
il
latte
;
poi
sbattono
rabbiosamente
le
finestre
.
Queste
vacche
si
fermano
innanzi
a
ogni
porta
,
nel
loro
giro
mattinale
:
dove
le
serve
dormono
ancora
,
il
vaccaro
grida
forte
,
acalate
o
panaro
;
se
non
sentono
,
batte
forte
il
campanaccio
della
vacca
.
È
un
quadro
pittoresco
,
mattinale
;
quelle
vacche
tutte
incrostate
di
fango
,
quel
vaccaro
dalle
mani
nere
che
sporcano
il
bicchiere
,
quelle
serve
scapigliate
e
discinte
,
quelle
comari
dalla
camiciuola
macchiata
di
pomidoro
.
L
'
altro
lato
del
quadro
,
è
nel
pomeriggio
;
dalle
quattro
alle
sei
,
uno
scampanellìo
acuto
e
fitto
:
sono
le
mandre
di
capre
che
scorazzano
per
tutte
le
vie
della
città
,
ogni
branco
guidato
da
un
capraro
,
con
un
bastone
.
A
ogni
portone
il
branco
si
ferma
,
si
butta
a
terra
,
per
riposarsi
,
il
capraro
acchiappa
una
capra
,
e
la
trascina
dentro
il
portone
,
per
mungerla
innanzi
agli
occhi
della
serva
,
che
è
scesa
giù
;
talvolta
la
padrona
è
diffidente
,
non
crede
nè
all
'
onestà
del
capraro
,
nè
a
quella
della
serva
;
allora
capraro
e
capra
salgono
sino
al
terzo
piano
,
e
sul
pianerottolo
si
forma
un
consiglio
di
famiglia
,
per
sorvegliare
la
mungitura
del
latte
.
Il
capraro
e
la
sua
capra
ridiscendono
,
galoppando
,
dando
di
petto
,
contro
qualche
infelice
che
sale
e
che
non
aspetta
questo
incontro
:
giù
,
alla
porta
,
è
un
combattimento
fra
il
capraro
e
le
sue
capre
per
farle
muovere
,
fino
a
che
queste
prendono
una
corsa
sfrenata
,
massime
quando
si
avvicina
la
sera
e
sanno
che
ritornano
sulle
colline
.
In
tutte
le
città
civili
,
queste
mandre
di
bestie
utili
ma
sporche
e
puzzolenti
,
queste
vacche
non
si
vedono
per
le
vie
:
il
latte
si
compra
nelle
botteghe
pulite
e
bianche
di
marmi
.
A
Napoli
,
no
:
è
troppo
pittoresco
il
costume
,
per
abolirlo
.
Nessun
municipio
osa
farlo
.
La
gran
riforma
,
in
venticinque
anni
,
è
stata
che
non
potessero
girare
per
la
città
i
maiali
,
come
era
prima
permesso
.
*
*
*
Un
'
altra
cosa
molto
pittoresca
,
è
il
sequestro
delle
strade
,
fatto
per
opera
dei
piccoli
bottegai
o
dei
rivenditori
ambulanti
.
Che
quadri
di
colore
acceso
,
vivo
,
cangiante
,
che
bella
e
grande
festa
degli
occhi
,
che
descrizione
potente
e
carnosa
,
potrebbero
ispirare
a
uno
dei
moderni
sperimentali
,
troppo
preoccupati
dell
'
ambiente
!
Per
via
Roma
,
la
più
importante
strada
della
città
,
il
tratto
da
San
Nicola
alla
Carità
,
fino
alle
Chianche
della
Carità
,
vale
a
dire
,
due
piazze
,
due
lunghi
marciapiedi
,
sino
alle
otto
della
mattina
,
è
abbandonato
ai
rivenditori
di
frutta
,
di
erbaggi
,
di
legumi
:
un
contrasto
di
fichi
e
di
fave
,
di
uva
e
di
cicoria
,
di
pomidori
e
di
peperoni
;
e
un
buttar
acqua
,
sempre
,
uno
spruzzare
,
uno
scartare
la
roba
fradicia
;
dopo
le
otto
,
quel
tratto
è
un
campo
di
battaglia
di
acque
fetenti
,
di
buccie
,
di
foglie
di
cavolo
,
di
frutta
marcite
,
di
pomidori
crepati
,
tanto
che
,
come
la
mano
fatale
di
lady
Macbeth
,
che
tutte
le
acque
dell
'
Oceano
non
potevano
lavare
,
quel
tratto
di
strada
,
via
Roma
,
malgrado
le
premure
degli
spazzini
,
non
arriva
mai
a
detergersi
.
Intanto
il
grande
mercato
di
Monteoliveto
lì
presso
,
resta
semi
-
vuoto
,
con
la
malinconia
dei
grandi
fabbricati
inutili
;
quello
di
San
Pasquale
a
Chiaia
,
è
addirittura
chiuso
;
il
venditore
napoletano
non
vuole
andarci
,
vuol
vendere
nelle
strade
.
Tutto
il
quartiere
della
Pignasecca
,
dal
largo
della
Carità
,
sino
ai
Ventaglieri
,
passando
per
Montesanto
,
è
ostruito
da
un
mercato
continuo
.
Vi
sono
le
botteghe
,
ma
tutto
si
vende
nella
via
;
i
marciapiedi
sono
scomparsi
,
chi
li
ha
mai
visti
?
I
maccheroni
,
gli
erbaggi
,
i
generi
coloniali
,
le
frutta
,
i
salami
ed
i
formaggi
,
tutto
,
tutto
nella
strada
,
al
sole
,
alle
nuvole
,
alla
pioggia
;
le
casse
,
il
banco
,
le
bilancie
,
le
vetrine
,
tutto
,
tutto
nella
via
;
vi
si
frigge
,
essendovi
una
famosa
friggitrice
;
vi
si
vendono
i
melloni
,
essendovi
un
mellonaro
famoso
per
dar
la
voce
;
vanno
e
vengono
gli
asini
carichi
di
frutta
;
l
'
asino
è
il
padrone
tranquillo
e
potente
della
Pignasecca
.
Qui
il
romanzo
sperimentale
potrebbe
anche
applicare
la
sua
tradizionale
sinfonia
degli
odori
,
poichè
si
subiscono
musiche
inconcepibili
:
l
'
olio
fritto
,
il
salame
rancido
,
il
formaggio
forte
,
il
pepe
pestato
nel
mortaio
,
l
'
aceto
acuto
,
il
baccalà
in
molle
.
Nel
mezzo
della
sinfonia
della
Pignasecca
,
vi
è
il
gran
motivo
profondo
e
che
turba
;
la
vendita
del
pesce
,
specialmente
del
tonno
,
in
pieno
sole
,
su
certi
banchi
inclinati
,
di
marmo
.
Alla
mattina
il
tonno
va
a
ventisei
soldi
e
il
pescivendolo
grida
il
prezzo
con
orgoglio
:
ma
,
come
la
sera
arriva
,
per
il
declinare
dell
'
ora
e
della
merce
,
il
tonno
scende
a
ventiquattro
,
a
una
lira
,
a
diciotto
soldi
;
quando
arriva
a
dodici
soldi
,
la
gran
nota
sinfonica
del
puzzo
ha
raggiunto
il
suo
apogeo
.
La
Pignasecca
non
può
mai
essere
pulita
;
nessun
Municipio
ha
mai
osato
dichiararla
via
di
sbarazzo
.
Il
quartiere
del
Sangue
di
Cristo
,
detto
piuttosto
'
o
sanghe
d
'
e
galline
,
per
rispetto
al
nome
del
Redentore
,
se
ne
ride
del
Municipio
.
Del
resto
,
tutto
questo
è
bellissimo
,
pel
pittore
e
pel
novelliere
.
*
*
*
Nulla
di
più
pittoresco
che
la
strada
di
santa
Lucia
,
di
esclusiva
proprietà
dei
signori
pescatori
e
marinai
,
intrecciatori
di
nasse
e
venditori
di
ostriche
;
nonchè
delle
loro
signore
mogli
,
venditrici
di
acqua
sulfurea
e
di
ciambellette
,
cucinatrici
di
polipi
e
friggitrici
di
peperoni
;
nonchè
dei
loro
signori
figliuoli
,
in
numero
indefinito
,
nudi
e
bruni
come
il
bronzo
.
In
quella
strada
,
all
'
aria
aperta
,
tutto
si
fa
:
il
bucato
e
la
conserva
di
pomidoro
,
la
pettinatura
delle
donne
e
la
spulciatura
dei
gatti
,
la
cucina
e
l
'
amoreggiamento
,
la
partita
a
carte
e
la
partita
alla
morra
.
La
strada
di
santa
Lucia
appartiene
ai
luciani
,
che
fanno
il
loro
comodo
.
Le
quattro
viottole
cieche
che
salgono
da
santa
Lucia
verso
la
collina
,
valgono
i
fondaci
del
quartiere
Mercato
,
per
il
luridume
:
i
cavalcavia
uniscono
le
case
pencolanti
e
sbuzzanti
,
le
cordicelle
vanno
da
un
balcone
all
'
altro
,
un
lumicino
innanzi
a
una
Madonnina
nera
illumina
soltanto
la
viottola
,
dove
va
a
cadere
tutto
il
sudiciume
di
quella
gente
.
Non
vi
è
più
marciapiede
,
verso
il
mare
:
i
luciani
se
lo
pigliano
tutto
,
per
le
nasse
,
e
per
le
fiasche
dell
'
acqua
sulfurea
.
Nell
'
estate
,
anzi
,
dormono
sul
marciapiede
o
sul
parapetto
e
brontolano
contro
colui
che
osa
passare
e
svegliarli
.
Verso
le
case
,
non
vi
si
accosta
nessuno
:
lì
per
scherzo
,
volano
i
torsi
di
spighe
e
le
buccie
di
fichi
e
le
cantine
mettono
le
tavolelle
dei
bevitori
,
nella
via
.
I
luciani
sopportano
che
il
tram
passi
per
la
loro
via
,
ma
vi
bestemmiano
contro
,
spesso
e
volentieri
,
poichè
è
una
usurpazione
della
loro
strada
:
le
venditrici
di
acqua
sulfurea
paiono
tanti
uomini
vestiti
da
donne
,
con
gli
zoccoli
dal
tacco
alto
,
la
gonna
corta
legata
sullo
stomaco
,
le
rosette
di
perle
sostenute
con
un
filo
all
'
orecchio
,
perchè
non
si
spezzi
il
lobo
,
pel
peso
.
Sono
naturalmente
rissose
e
brutali
:
vi
dànno
a
bere
l
'
acqua
per
forza
,
litigano
fra
loro
,
rubandosi
gli
avventori
.
Sono
indomabili
:
per
poterle
governare
,
il
delegato
del
quartiere
deve
essere
anche
un
luciano
,
che
le
pigli
a
male
parole
.
Una
volta
,
due
di
esse
,
bastonarono
fino
all
'
estenuazione
,
una
guardia
municipale
che
voleva
loro
assegnare
una
contravvenzione
:
è
vero
,
però
,
che
il
giorno
seguente
si
quotarono
per
aiutarne
la
vecchia
madre
,
mentre
il
figlio
era
all
'
ospedale
.
Ma
santa
Lucia
,
tutta
pittoresca
,
resta
sempre
fuori
delle
leggi
dell
'
edilizia
e
d
'
igiene
:
è
un
borgo
fortificato
.
Forse
il
colera
non
vi
avrà
fatto
strage
;
vi
è
il
mare
e
vi
è
il
sole
.
Ma
che
mare
nero
,
untuoso
!
Ma
qual
putrefazione
,
non
illumina
quel
sole
!
*
*
*
È
pittoresco
,
per
un
amante
del
colore
,
veder
girare
,
di
sera
,
per
via
Roma
,
un
carretto
disposto
a
mensa
,
su
cui
,
in
tanti
piattelli
,
vedi
dei
castelletti
di
fichi
d
'
India
,
sbucciati
:
un
uomo
spinge
il
carretto
,
una
lampada
a
petrolio
vi
fumiga
,
il
carretto
si
ferma
ogni
tanto
.
Riparte
,
lasciando
dietro
di
sè
le
bucce
spinose
e
sdrucciolevoli
.
È
pittoresco
,
assai
,
per
un
novelliere
,
girare
dopo
mezzanotte
:
e
trovare
degli
uomini
che
dormono
sotto
il
porticato
di
san
Francesco
di
Paola
,
col
capo
appoggiato
alle
basi
delle
colonne
:
degli
uomini
che
dormono
sui
banchi
dei
giardinetti
,
in
piazza
Municipio
;
dei
bimbi
e
delle
bimbe
,
che
dormono
sugli
scalini
delle
chiese
di
san
Ferdinando
,
santa
Brigida
,
la
Madonna
delle
Grazie
,
specialmente
quest
'
ultima
,
che
ha
una
larga
scala
e
certi
poggiuoli
ampli
,
nel
centro
di
via
Roma
.
Può
piacere
all
'
uno
e
all
'
altro
,
che
giusto
a
due
passi
da
via
Roma
,
vi
sia
il
Chiostro
di
San
Tommaso
d
'
Aquino
,
dove
non
vi
sono
più
monaci
,
ma
che
è
un
piccolo
fondaco
,
una
piccola
Corte
dei
Miracoli
,
con
le
sue
vanelle
,
e
le
sue
botteghe
brulicanti
di
ombre
e
le
case
brulicanti
di
poveri
e
d
'
infelici
.
Ma
in
realtà
è
molto
,
molto
crudele
che
tutto
questo
esista
ancora
,
e
che
creature
umane
lo
subiscano
,
e
che
uomini
di
cuore
sopportino
che
questo
sia
.
IX
LA
PIETÀ
Quando
una
popolana
napoletana
non
ha
figli
,
essa
non
si
addolora
segretamente
della
sua
sterilità
,
non
fa
una
cura
mirabile
per
guarirne
,
come
le
sposine
aristocratiche
,
non
alleva
un
cagnolino
o
una
gattina
o
un
pappagallo
,
come
le
sposette
della
borghesia
.
Una
mattina
di
domenica
ella
,
si
avvia
,
con
suo
marito
,
all
'
Annunziata
,
dove
sono
riunite
le
trovatelle
,
e
fra
le
bimbe
e
i
bimbi
,
allora
svezzati
o
grandicelli
,
ella
ne
sceglie
uno
con
cui
ha
più
simpatizzato
,
e
,
fatta
la
dichiarazione
al
governatore
della
pia
opera
,
porta
con
sè
,
trionfante
,
la
piccola
figlia
della
Madonna
.
Questa
creaturina
,
non
sua
,
ella
l
'
ama
come
se
l
'
avesse
messa
al
mondo
;
ella
soffre
di
vederla
soffrire
,
per
malattia
o
per
miseria
,
come
se
fossero
viscere
sue
;
nella
piccola
umanità
infantile
napoletana
,
i
più
battuti
sono
certamente
i
figli
legittimi
;
di
battere
una
figlia
di
Maria
,
ognuno
ha
un
certo
ritegno
;
una
certa
pietà
gentilissima
fa
esclamare
alla
madre
adottiva
:
puverella
,
non
aggio
core
de
la
vattere
,
è
figlia
della
Madonna
.
Se
questa
creatura
fiorisce
in
salute
e
in
bellezza
,
la
madre
ne
va
gloriosa
come
di
opera
sua
,
cerca
di
mandarla
a
scuola
o
almeno
da
una
sarta
per
imparare
a
cucire
,
poichè
certamente
,
per
la
sua
bellezza
,
la
bimba
è
figlia
di
un
principe
;
in
nessun
caso
di
miseria
o
infermità
,
la
madre
adottiva
riporta
,
come
potrebbe
,
la
figliuola
all
'
Annunziata
.
E
l
'
affezione
,
scambievole
,
è
profonda
,
come
se
realmente
fosse
filiale
;
e
a
una
certa
età
il
ricordo
dell
'
Annunziata
scompare
,
e
questa
madre
fittizia
acquista
realmente
una
figliuola
.
*
*
*
Ma
vi
è
di
più
:
una
madre
ha
cinque
figli
.
Il
più
piccolo
ammala
gravemente
,
ella
si
vota
alla
Madonna
,
perchè
suo
figlio
guarisca
;
ella
adotterà
una
creatura
trovatella
.
Il
figlio
muore
;
ma
la
pia
madre
,
portando
il
fazzoletto
nero
che
è
tutto
il
suo
lutto
,
compie
il
voto
,
lagrimando
.
Così
,
a
poco
a
poco
,
la
creatura
viva
e
bella
consola
la
madre
della
creatura
morta
,
e
vi
resta
in
lei
solo
una
dolcezza
di
ricordo
e
vi
fiorisce
una
gratitudine
grande
per
la
figlia
della
Madonna
.
Talvolta
,
il
figlio
guarisce
:
il
primo
giorno
in
cui
può
uscìre
,
la
madre
se
lo
toglie
in
collo
e
lo
porta
alla
chiesa
dell
'
Annunziata
,
gli
fa
baciare
l
'
altare
,
poi
vanno
dentro
a
scegliere
la
sorellina
o
il
fratellino
.
E
fra
i
cinque
o
sei
figli
legittimi
,
la
povera
trovatella
non
sente
mai
di
essere
un
'
intrusa
,
non
è
mai
minacciata
di
essere
cacciata
,
mangia
come
gli
altri
mangiano
,
lavora
come
gli
altri
lavorano
,
i
fratelli
la
sorvegliano
perchè
non
s
'
innamori
di
qualche
scapestrato
,
ella
si
marita
e
piange
dirottamente
,
quando
parte
dalla
casa
e
vi
ritorna
sempre
,
come
a
rifugio
e
a
conforto
.
*
*
*
Un
caso
frequente
di
pietà
è
questo
:
una
madre
troppo
debole
o
infiacchita
dal
lavoro
ha
un
bimbo
,
ma
non
ha
latte
.
Vi
è
sempre
un
'
amica
o
una
vicina
o
qualunque
estranea
pietosa
,
che
offre
il
suo
latte
;
ne
allatterà
due
,
che
importa
?
Il
Signore
penserà
a
mandarle
il
latte
sufficiente
.
Tre
volte
al
giorno
la
madre
dal
seno
arido
,
porta
il
suo
bambino
in
casa
della
madre
felice
:
e
seduta
sulla
soglia
,
guarda
malinconicamente
il
suo
figlio
succhiare
la
vita
.
Bisogna
aver
visto
questa
scena
e
aver
inteso
il
tono
di
voce
sommessa
,
umile
,
riconoscente
,
con
cui
ella
dice
,
riprendendosi
in
collo
il
bambino
:
o
Signore
t
'
o
renne
,
la
carità
che
fai
a
sto
figlio
.
E
la
madre
di
latte
finisce
per
mettere
amore
a
questo
secondo
bimbo
e
,
allo
svezzamento
,
soffre
di
non
vederlo
più
:
e
ogni
tanto
va
a
ritrovarlo
,
a
portargli
un
soldo
di
frutta
,
o
un
amuleto
della
Vergine
:
il
bimbo
ha
due
madri
.
Io
ho
visto
anche
altro
:
una
povera
donna
andava
in
servizio
,
non
poteva
tenere
presso
di
sè
il
suo
bimbo
;
lo
lasciava
a
un
'
altra
povera
donna
,
che
orlava
gli
stivaletti
,
e
lavorava
in
casa
,
cioè
nella
strada
.
Ella
metteva
i
due
bimbi
,
il
suo
e
quello
della
sua
amica
,
nello
stesso
sportone
(
culla
di
vimini
)
,
attaccava
una
funicella
all
'
orlo
dello
sportone
e
dall
'
altra
parte
al
proprio
piede
,
e
mentre
orlava
gli
stivaletti
,
canticchiava
la
ninna
nanna
per
i
due
bimbi
;
mentre
orlava
gli
stivaletti
,
mandava
avanti
e
indietro
il
piede
,
per
cullare
i
due
bimbi
nello
stesso
sportone
.
A
un
'
altra
donna
che
stava
in
servizio
,
un
'
amica
teneva
il
bimbo
;
ma
veniva
a
portarglielo
da
molto
lontano
,
per
farlo
succhiare
,
sudando
,
sotto
il
sole
,
con
quel
bimbo
pesante
in
collo
.
L
'
intervista
accadeva
sul
pianerottolo
o
in
cucina
:
e
accadevano
questi
piccoli
dialoghi
:
-
S
'
è
stato
cuieto
,
almeno
?
-
Cuieto
sì
,
ma
tene
sempe
famme
.
-
Core
de
mamma
soia
!
Poi
l
'
allattamento
finiva
,
l
'
amica
riprendeva
il
bimbo
non
suo
,
dicendogli
:
-
Iammocene
,
a
'
casa
,
ja
'
;
core
de
la
zia
,
saluta
a
mammà
.
E
se
ne
andava
,
tranquillamente
,
senza
mormorare
,
mentre
la
madre
,
dal
finestrino
della
cucina
,
guardava
ancora
una
volta
suo
figlio
.
*
*
*
È
naturale
che
il
popolo
non
possa
far
carità
di
denaro
,
al
più
povero
di
lui
,
non
avendone
;
ma
si
vedono
e
si
sentono
carità
più
squisite
,
più
gentili
.
Una
cuoca
si
metteva
sempre
di
malumore
quando
la
padrona
ordinava
il
brodo
:
era
soltanto
felice
quando
si
ordinavano
maccheroni
o
legumi
,
o
risotto
,
grosse
nutrienti
minestre
.
Fu
lungamente
sospettata
di
ingordigia
,
sebbene
alla
sua
personcina
malandata
,
fosse
più
necessario
il
brodo
che
i
maccheroni
:
in
realtà
ella
dava
la
sua
minestra
,
ogni
giorno
,
ai
due
bimbi
della
portinaia
,
e
preferiva
dar
loro
un
grosso
piatto
,
anzichè
tre
cucchiaiate
di
brodo
:
ella
rimaneva
senza
.
Alla
sera
,
quando
vanno
via
,
tutte
le
serve
portano
un
fagottino
degli
avanzi
del
pranzo
,
quando
la
padrona
ha
la
bontà
di
darli
loro
:
e
non
servono
per
sè
,
sono
per
un
fratellino
,
o
per
un
nipote
o
per
una
madre
vecchia
o
per
qualche
povera
donna
che
non
ha
altro
.
Nessuna
serva
mangia
mai
tutto
quello
che
le
date
:
tre
quarti
,
una
metà
,
talvolta
tutto
,
è
destinato
a
un
'
altra
persona
.
E
gli
ammalati
degli
ospedali
,
la
gente
carcerata
,
trovano
sempre
una
sorella
,
una
zia
,
una
comare
,
un
amica
,
un
'
amante
che
si
torturano
una
settimana
,
per
poter
comperare
al
giovedì
o
alla
domenica
,
quattro
aranci
da
sollevare
la
sete
dell
'
infermo
o
della
inferma
,
che
lavano
di
notte
,
in
fretta
e
in
furia
,
la
camicia
del
carcerato
,
per
potergliela
portare
il
giorno
seguente
,
lavata
e
stirata
.
Bisogna
andare
a
vedere
che
cosa
sono
le
porte
degli
ospedali
,
nei
giorni
di
visita
:
e
che
folla
femminile
vi
si
accalca
,
pallida
e
ansiosa
!
Io
ho
visto
una
moglie
,
a
cui
il
marito
era
morto
all
'
ospedale
,
in
un
giorno
,
andare
dal
direttore
,
da
quanti
medici
potette
avere
l
'
indirizzo
,
dalla
direttrice
delle
suore
,
dalle
suore
,
dagli
inservienti
,
e
piangere
,
e
pregare
,
e
scapigliarsi
e
scongiurarli
,
in
nome
di
Cristo
,
che
non
le
squartassero
il
marito
.
L
'
idea
della
morte
la
sopportava
,
ma
l
'
autopsia
la
esasperava
.
*
*
*
Nessuna
donna
che
mangi
,
nella
strada
,
vede
fermarsi
un
bambino
a
guardare
,
senza
dargli
subito
di
quello
che
mangia
:
e
quando
non
ha
altro
,
gli
dà
del
pane
.
Appena
una
donna
incinta
si
ferma
in
una
via
,
tutti
quelli
che
mangiano
o
che
vendono
qualche
cosa
da
mangiare
,
senza
che
ella
mostri
nessun
desiderio
,
gliene
fanno
parte
,
la
obbligano
a
prenderlo
,
non
vogliono
avere
lo
scrupolo
.
E
i
poveri
che
girano
,
sono
aiutati
alla
meglio
,
da
quella
gente
povera
:
chi
dà
un
pezzo
di
pane
,
chi
due
o
tre
pomidoro
,
chi
una
cipolla
,
chi
un
po
'
d
'
olio
,
chi
due
fichi
,
chi
una
paletta
di
carboncini
accesi
:
una
donna
,
per
fare
la
carità
in
qualche
modo
,
lasciava
che
una
mendicante
venisse
a
cuocere
sul
proprio
fuoco
,
sul
focolaretto
di
tufo
,
il
poco
di
commestibile
che
la
mendicante
aveva
raccattato
.
Tanto
avrebbe
dovuto
perdersi
,
quel
resto
del
fuoco
,
dopo
la
sua
cucina
;
era
meglio
adoperarlo
a
sollevare
una
miserabile
.
Un
'
altra
faceva
una
carità
più
ingegnosa
:
essendo
già
lei
povera
,
mangiava
dei
maccheroni
cotti
nell
'
acqua
e
conditi
solo
con
un
po
'
di
formaggio
piccante
,
ma
la
sua
vicina
,
poverissima
,
non
aveva
che
dei
tozzi
di
pane
secco
,
duro
.
Allora
quella
meno
povera
regalava
alla
sua
vicina
l
'
acqua
dove
erano
stati
cotti
i
maccheroni
,
un
'
acqua
biancastra
che
ella
rovesciava
su
quei
tozzi
di
pane
,
che
si
facevano
molli
e
almeno
avevano
un
certo
sapore
di
maccheroni
.
Una
giovane
cucitrice
era
stata
a
Gesù
e
Maria
,
l
'
ospedale
,
con
una
polmonite
;
poi
si
era
guarita
,
e
pallida
,
esaurita
,
sfinita
,
era
venuta
via
.
Pure
l
'
ospedale
,
per
assisterla
ancora
in
vista
di
una
tisi
probabile
,
le
concedeva
,
ogni
mattina
,
quattro
dita
di
olio
di
fegato
di
merluzzo
,
che
ella
doveva
andare
a
prendere
,
lassù
.
Ella
capitava
ogni
mattina
,
col
suo
bicchiere
,
sino
a
che
fu
rimessa
completamente
in
salute
:
e
allora
le
dissero
che
non
le
avrebbero
più
data
la
medicina
.
Ella
si
confuse
,
impallidì
,
pianse
,
pregò
la
monaca
che
per
carità
,
non
gli
sospendessero
quell
'
olio
-
e
infine
fu
saputo
che
di
quell
'
olio
,
ella
si
privava
per
darlo
in
elemosina
a
una
povera
donna
-
la
quale
per
miseria
,
superato
il
naturale
disgusto
,
lo
adoperava
a
condire
il
pane
o
a
friggerci
un
soldo
di
peperoni
.
*
*
*
E
ancora
un
altro
fatto
mi
rammento
.
Un
giorno
,
al
larghetto
Consiglio
,
una
donna
incinta
,
presa
dalle
doglie
,
si
abbattè
sugli
scalini
e
partorì
nella
strada
.
Il
tumulto
fu
grande
:
ella
taceva
,
ma
per
pietà
,
per
commozione
,
molte
altre
donne
strillavano
e
piangevano
.
E
in
poco
tempo
,
da
tutti
i
bassi
,
da
tutte
le
botteghe
,
da
tutti
i
sottoscala
,
vennero
fuori
camiciole
e
fasce
per
avvolgervi
la
povera
creaturina
,
e
lenzuola
per
la
povera
puerpera
.
Una
madre
offrì
la
culla
del
suo
bimbo
morto
;
un
'
altra
battezzò
il
bimbo
,
facendogli
il
segno
della
croce
sul
visino
;
una
terza
questuò
per
tutte
le
case
del
vicinato
;
una
quarta
,
serva
,
si
offrì
e
andò
a
fare
il
servizio
per
la
povera
puerpera
.
La
moglie
del
fornaio
divise
il
suo
letto
,
con
la
puerpera
:
e
il
fornaio
dormì
sopra
una
tavola
per
dieci
giorni
,
avendo
per
cuscino
un
sacco
.
E
quella
miserella
piangeva
di
emozione
,
ogni
volta
che
baciava
suo
figlio
.
Roma
,
autunno
1884
IL
VENTRE
DI
NAPOLI
(
ADESSO
)
IL
PARAVENTO
L
'
impressione
che
si
aveva
,
entrando
in
Napoli
,
dalla
stazione
ferroviaria
,
venti
anni
or
sono
,
era
di
giungere
in
una
città
angusta
,
male
odorante
,
sporca
,
affogata
di
case
di
tutte
le
altezze
,
di
tutti
i
colori
,
portanti
,
tutte
,
il
marchio
del
decadimento
e
del
sudiciume
.
Se
,
poi
,
trascorso
il
vecchio
Corso
Garibaldi
,
la
carrozzella
del
forastiero
rallentava
un
poco
il
passo
,
in
via
Marina
,
in
quella
strada
eternamente
disselciata
,
dalle
buche
profonde
,
ove
si
trabalzava
così
maledettamente
,
se
il
forastiero
lasciava
il
suo
portamantelli
sul
soffietto
,
o
collocava
il
nècèssaire
da
viaggio
sulla
via
Marina
,
in
quella
strada
eternamente
disselciata
,
dalle
buche
profonde
,
ove
si
trabalzava
così
maledettamente
vi
era
la
rapina
,
quando
non
ne
accadevano
due
o
tre
con
l
'
agile
ladruncolo
che
fuggiva
nelle
viuzze
e
nelle
viottole
,
alle
spalle
della
Marina
.
E
alla
impressione
estetica
assai
deludente
pel
forastiero
che
ancora
non
era
giunto
nel
rione
della
Beltà
,
cioè
verso
la
Riviera
si
univa
un
ribrezzo
morale
,
di
cui
non
solo
le
oneste
e
sincere
guide
Baedeker
erano
l
'
eco
,
ma
di
cui
tutti
i
viaggiatori
formavano
una
larga
e
invincibile
propaganda
.
Niuno
dubbio
che
,
dopo
venti
anni
,
la
impressione
estetica
sia
mutata
completamente
.
La
piazza
della
Stazione
,
ormai
,
ha
una
vastità
degna
di
una
metropoli
e
le
tre
ampie
strade
che
vengono
di
fronte
al
forestiero
,
le
due
enormi
arterie
a
dritta
e
a
sinistra
,
i
grandi
palazzi
che
formano
gli
angoli
della
via
,
tutte
queste
cose
grandi
,
piene
di
luce
,
piene
di
aria
,
tutte
queste
cose
che
hanno
l
'
aspetto
nitido
o
quasi
,
danno
agli
occhi
curiosi
una
prima
visione
gradevole
.
Entrando
,
poi
,
nel
Rettifilo
,
l
'
occhio
un
po
'
distratto
,
un
po
'
stanco
del
viaggiatore
,
scorrendo
rapidamente
,
finisce
per
avere
un
senso
di
ammirazione
,
per
la
larghezza
di
questa
via
,
per
il
suo
disegno
che
,
sino
ad
un
certo
punto
è
bello
.
Mancano
,
è
vero
gli
alberi
,
che
formano
la
poesia
di
tutti
i
paesi
civili
del
mondo
,
anche
escludendo
Parigi
ove
gli
alberi
sono
la
delizia
e
l
'
ammirazione
dei
cittadini
:
mancano
gli
alberi
e
vi
sono
,
in
cambio
,
a
irrisione
nostra
,
alcune
pianticelle
tisiche
,
mal
piantate
,
non
coltivate
,
non
protette
e
,
viceversa
,
esecrate
,
odiate
,
perseguitate
dalle
autorità
istesse
,
dai
cittadini
e
dai
monelli
:
tanto
che
sarebbe
meglio
sradicarle
,
anzi
che
assistere
a
quella
lenta
agonia
di
cui
nessuno
ha
pietà
,
non
il
sindaco
,
non
l
'
assessore
dei
giardini
,
non
i
proprietarii
delle
case
,
non
quelli
dei
magazzini
,
salvo
la
vana
pietà
di
qualche
malinconico
viandante
,
che
rammenta
gli
alberi
,
non
di
Parigi
,
per
l
'
amor
di
Dio
,
ma
quelli
di
Milano
e
di
Torino
,
città
a
cui
il
Signore
non
dette
il
paesaggio
ma
a
cui
,
gli
uomini
,
si
affrettarono
a
dare
il
verde
e
l
'
ombra
dei
begli
alberi
,
riposo
degli
occhi
,
sogno
vago
dell
'
anima
.
Basta
!
Il
Rettifilo
ha
una
linea
maestosa
,
il
suo
insieme
colpisce
specialmente
se
,
traversandolo
rapidamente
,
guardandolo
senza
troppo
analizzarlo
,
non
ci
si
accorge
delle
svariate
bruttezze
degli
svariati
palazzi
nuovissimi
che
vi
sono
sorti
,
dei
loro
colori
diversi
,
alcuni
chiassosi
,
delle
goffe
e
pretenziose
ornamentazioni
di
alcuni
fra
essi
:
questo
,
però
,
è
,
purtroppo
un
male
comune
a
tante
altre
belle
città
italiane
,
dove
accanto
agli
splendori
,
antichi
e
alle
profonde
eleganze
del
gusto
,
gli
architetti
moderni
hanno
elevato
i
monumenti
della
loro
completa
ignoranza
e
della
loro
perfetta
assenza
di
senso
estetico
.
Quando
si
sono
visti
abbattere
i
meravigliosi
sentieri
ombrosi
di
quella
villa
incantevole
che
era
la
Ludovisia
,
a
Roma
,
quando
quel
bosco
sacro
alla
beltà
e
alla
grazia
,
è
sparito
,
per
dar
luogo
ai
quartieri
Ludovisii
,
possiamo
sopportare
in
pace
anche
le
laidezze
di
non
tutti
i
palazzi
del
Rettifilo
;
anche
perchè
,
alcuni
fra
essi
sono
,
se
non
altro
,
semplici
,
poichè
,
fortunatamente
l
'
architetto
non
aveva
fantasia
;
e
qualcuno
,
forse
,
ha
persino
delle
linee
eleganti
.
Non
bisogna
guardar
troppo
,
ecco
tutto
,
bisogna
sogguardare
,
e
così
la
vivezza
della
grande
fontana
,
in
piazza
della
Borsa
,
nasconderà
il
dislivello
famoso
e
incorreggibile
di
via
Guglielmo
Sanfelice
,
mentre
il
solenne
edificio
della
Borsa
gli
farà
credere
,
al
viaggiatore
,
chi
sa
quale
mirabolante
giro
di
affari
e
la
gabbia
aerea
dei
telefoni
,
a
una
rete
di
abbonati
che
serri
tutta
la
città
.
Per
fortuna
,
le
guide
tacciono
su
queste
circostanze
;
il
viaggiatore
non
vede
che
l
'
esterno
;
e
la
messa
in
iscena
del
Rettifilo
,
del
resto
abbastanza
felice
,
ottiene
il
suo
effetto
.
Che
se
,
poi
,
qualche
conoscente
napoletano
,
qualche
compagno
di
viaggio
più
esperto
,
narra
al
viaggiatore
che
il
Rettifilo
ha
tagliato
in
due
il
ventre
di
Napoli
,
attraversando
i
quattro
quartieri
popolari
e
popolosi
di
Mercato
Vicaria
,
Pendino
e
Porto
;
che
questo
Rettifilo
non
è
stato
fatto
solo
per
arrivare
più
presto
e
meglio
alla
stazione
ferroviaria
;
non
è
stato
fatto
solo
per
i
grandi
industriali
che
vendon
tessuti
di
lana
e
di
cotone
;
non
è
stato
fatto
solo
per
avere
una
larghissima
via
;
ma
è
stato
fatto
in
nome
di
un
criterio
assoluto
d
'
igiene
e
quindi
di
civiltà
,
allora
la
sua
impressione
si
viene
sempre
più
migliorando
.
Il
Rettifilo
era
,
doveva
essere
,
dovrebbe
essere
l
'
apportatore
dell
'
aria
,
della
salute
,
della
pulizia
di
migliaia
e
migliaia
di
popolani
napoletani
:
il
suo
ufficio
,
realizzando
una
idealità
di
carità
civile
che
vollero
Umberto
Primo
,
Agostino
Depretis
e
Nicola
Amore
,
era
quello
di
vincere
la
malattia
e
la
morte
,
nel
popolo
napoletano
.
E
allora
,
per
chi
abbia
anima
sensibile
questa
strada
assume
un
simbolo
elettissimo
,
è
l
'
emblema
della
solidarietà
umana
che
,
dall
'
alto
del
trono
,
del
governo
dello
Stato
,
del
governo
della
Città
,
sente
la
necessità
di
elevare
prima
fisicamente
e
poi
moralmente
il
popolo
,
dando
ad
esso
i
beni
primari
della
vita
,
la
luce
,
l
'
aria
,
la
nettezza
,
la
salubrità
,
dandogli
la
via
e
la
casa
,
dandogli
il
modo
di
acquistare
la
sanità
del
corpo
che
è
la
gioia
dell
'
anima
,
sottraendolo
alle
infermità
,
alle
degenerazioni
,
all
'
epidemia
,
e
sottraendolo
,
così
,
anche
alla
disonestà
e
al
vizio
.
Questo
,
nella
mente
di
chi
lo
volle
,
dopo
la
strage
del
1884
,
dopo
la
visita
ai
tugurii
e
alle
catapecchie
fatta
dal
Re
,
dopo
l
'
orrore
che
ne
ebbe
l
'
animo
dei
maggiorenti
,
questo
era
il
compito
del
Rettifilo
,
che
si
è
chiamato
e
si
chiama
Risanamento
,
con
tutto
il
suo
progetto
di
diramazioni
,
di
colmate
,
di
traverse
.
Il
Rettifilo
doveva
salvare
il
popolo
napoletano
:
e
poichè
gli
occhi
che
guardano
poco
e
fugacemente
,
poichè
le
labbra
che
domandano
,
non
sempre
sono
esaudite
da
labbra
che
conoscano
la
verità
,
poichè
il
difetto
di
cui
tutti
siamo
malati
,
è
la
fretta
,
poichè
noi
siamo
,
anche
,
malati
di
superficialità
,
poichè
nessuno
ha
il
tempo
di
fare
quel
che
vorrebbe
,
nel
mondo
,
poichè
nessuno
ha
la
volontà
necessaria
a
eseguire
tutto
quello
che
vorrebbe
,
poichè
tutto
ci
sfugge
,
per
esser
profondi
,
così
,
noi
possiam
credere
che
,
veramente
,
il
Rettifilo
abbia
dato
al
popolo
napoletano
tutto
quello
che
gli
mancava
,
e
,
sovra
tutto
,
lo
posson
credere
tutti
coloro
che
passano
qui
un
giorno
o
un
mese
!
*
*
*
Eppure
,
questa
illusione
non
resisterebbe
a
una
osservazione
più
minuta
.
Alla
seconda
,
alla
terza
,
alla
decima
volta
che
voi
attraversate
questa
magnifica
strada
,
volgendo
gli
occhi
,
a
manca
,
a
dritta
,
lo
scenario
seducente
ha
dei
grandi
strappi
.
Un
imponente
palazzo
,
rossastro
,
pomposo
,
si
pavoneggia
con
le
sue
cento
finestre
:
e
,
accanto
,
voi
scovrite
un
vuoto
,
e
un
muretto
basso
si
prolunga
,
si
prolunga
,
un
muretto
su
cui
la
pubblicità
allegramente
appende
i
suoi
quadri
,
da
anni
e
anni
,
e
dietro
questo
muretto
,
molto
più
indietro
,
sorgono
delle
masse
di
case
lercie
,
cadenti
,
miserabili
,
di
tutte
le
misure
,
macchiate
di
tutte
le
stigmate
della
povertà
e
del
vizio
.
Ciò
sparisce
:
un
'
altra
costruzione
moderna
tenta
ridarvi
una
parvenza
di
civiltà
,
ma
,
fatto
accorto
,
voi
cercate
ficcar
l
'
occhio
,
ai
fianchi
,
alle
spalle
,
e
subito
dietro
,
a
otto
o
dieci
metri
,
ecco
,
di
nuovo
,
un
affogamento
di
topaie
,
dalle
cui
finestrette
pendono
i
cenci
più
indecenti
,
magari
con
la
poesia
del
vaso
di
basilico
e
del
popone
appeso
al
giunco
.
Così
,
otto
,
quindici
,
venti
volte
,
dalle
due
parti
,
ma
sovra
tutto
,
a
diritta
,
andando
verso
la
ferrovia
,
questo
sipario
lacerato
bruscamente
,
vi
mostra
degli
spettacoli
improvvisamente
brutti
,
nauseanti
,
schifosi
:
è
la
cattiva
parola
,
ma
è
la
parola
e
invano
voi
tentate
di
rifare
le
fila
del
vostro
sogno
di
una
via
maestosa
e
ricca
,
di
una
via
nobile
e
purificante
,
di
una
via
che
serva
egualmente
alla
salute
,
alla
fortuna
e
alla
felicità
del
popolo
.
Queste
continue
apparizioni
,
fra
le
enormi
nuove
costruzioni
,
di
quelle
immonde
costruzioni
vecchie
,
non
lontane
,
vicine
,
non
lontane
,
accanto
,
non
lontane
,
alle
spalle
,
vi
hanno
distrutto
tutta
la
vostra
tela
d
'
illusione
.
Cercate
le
traverse
che
dovevano
portare
da
sinistra
,
dai
quartieri
più
alti
al
Rettifilo
,
bonificando
la
regione
che
comincia
a
santa
Maria
la
Nova
e
continua
pei
Banchi
Nuovi
,
san
Giovanni
Maggiore
,
Mezzocannone
,
Università
,
sino
all
'
Annunziata
,
sino
a
Capuana
,
e
non
ne
trovate
che
due
sole
,
complete
,
su
venti
,
quelle
attorno
al
Sedile
di
Porto
,
e
tutte
le
altre
sono
abbozzate
,
sono
pezzi
di
via
,
di
otto
o
dieci
metri
,
con
il
loro
bravo
nome
,
di
un
qualche
nostro
illustre
cittadino
-
e
anche
di
voi
,
o
Francesco
Serao
,
o
avo
mio
!
-
e
niente
altro
,
salvo
,
dopo
questi
dieci
metri
,
che
una
cortina
di
antiche
case
non
abbattute
,
una
cortina
che
chiude
le
comunicazioni
,
che
urta
lo
sguardo
.
Voi
cercate
le
più
belle
traverse
,
quelle
che
dovevan
tagliare
a
diritta
,
dal
Rettifilo
al
mare
,
risanando
i
quartieri
successivamente
di
Porto
,
Mercato
e
Vicaria
.
Su
venti
,
ve
n
'
è
una
sola
,
completa
.
Alcune
altre
,
quattro
o
cinque
sono
come
quelle
a
sinistra
,
appena
cominciate
,
abbandonate
da
anni
,
ottuse
,
traverse
cieche
,
ove
,
in
fondo
,
ma
non
molto
in
fondo
,
sorge
lo
stesso
spettacolo
,
sempre
,
di
case
antichissime
,
mezze
dirute
,
mezze
cadenti
,
nerastre
,
verdastre
,
grigiastre
.
Dopo
,
non
vi
è
più
nulla
.
Cioè
,
vi
sono
dei
vicoletti
che
precipitano
per
mezzo
di
dislivelli
paurosi
,
di
scalette
ripide
,
difese
da
rozze
ringhiere
,
in
tutto
ciò
che
sta
dietro
il
Rettifilo
,
vicoletti
sinuosi
,
vicoletti
neri
,
angoli
dove
due
o
tre
vicoli
s
'
intersecano
dirupandosi
,
tutto
un
disegno
bislacco
e
grottesco
,
accanto
,
sì
,
accanto
,
alle
altitudini
superbe
dei
nuovi
palazzi
.
E
voi
,
verso
la
fine
del
Rettifilo
,
vedendo
fuggire
gli
ultimi
lembi
mirabili
della
vostra
illusione
,
voi
vi
domandate
se
non
siate
vittima
di
un
'
allucinazione
,
se
una
parte
di
quel
che
vedete
non
sia
falso
,
poichè
troppo
forte
è
il
contrasto
,
poichè
non
può
essere
tutto
vero
,
a
pochi
metri
di
distanza
,
il
decente
e
l
'
indecente
,
il
pulito
e
lo
sporco
,
la
pompa
e
l
'
inguaribil
miseria
,
il
lusso
e
la
povertà
più
abbietta
.
Che
cosa
è
falso
,
che
cosa
è
vero
?
Sono
,
forse
il
portato
di
un
incubo
tutte
quelle
masse
di
abitazioni
luride
,
fetide
,
cascanti
,
ove
pare
che
si
moltiplichino
la
tristizie
e
la
tristezza
,
il
morbo
e
il
disonore
,
il
delitto
e
la
morte
?
Sono
forse
gli
spettacoli
che
vi
fecero
inorridire
,
come
uomini
e
come
cristiani
,
venti
anni
prima
,
sono
questi
spettacoli
che
si
rinnovano
,
falsamente
nella
memoria
,
nella
fantasia
,
così
,
come
nei
momenti
di
nostra
malinconia
spirituale
e
di
nostra
debolezza
fisica
?
O
,
forse
è
falsa
l
'
altra
parte
,
cioè
la
parvenza
moderna
del
Rettifilo
e
i
suoi
palazzi
che
vorrebbero
essere
splendidi
,
ma
che
sono
almeno
,
nuovi
,
netti
,
solidi
,
grandi
,
appartengono
al
sogno
?
Non
sono
forse
,
un
lungo
scenario
di
tela
,
su
cui
un
abile
scenografo
abbia
dipinto
a
grandi
tratti
,
una
serie
di
edifici
maestosi
,
e
intanto
,
non
si
sa
come
,
non
si
sa
perchè
,
la
tela
ha
delle
grandi
soluzioni
di
continuità
e
lascia
vedere
l
'
oscurità
,
il
luridume
delle
quinte
,
ove
tutto
è
rancido
,
è
puzzolente
,
è
nauseante
?
O
,
forse
,
non
sono
di
carta
pesta
,
di
legno
dipinto
,
queste
case
,
come
quelle
che
estrae
,
lentamente
,
da
una
scatola
,
la
mano
di
un
bimbo
e
le
dispone
sovra
un
piano
,
ad
angoli
retti
?
Non
è
,
forse
,
a
destra
,
a
sinistra
del
Rettifilo
,
lo
svolgersi
di
un
bizzarro
paravento
,
i
cui
pezzi
non
sono
bene
congiunti
,
anzi
sono
disgiunti
,
e
il
paravento
non
giunge
a
nascondere
,
quel
che
non
si
deve
vedere
?
*
*
*
E
passino
i
vostri
occhi
ricercatori
dalle
cose
alle
persone
del
Rettifilo
,
vi
passino
,
per
conoscer
più
presto
e
meglio
il
motto
dell
'
enigma
.
La
possente
arteria
napoletana
rifluisce
,
in
ogni
ora
,
di
sangue
vivido
:
una
folla
attraversa
costantemente
il
Rettifilo
,
a
piedi
,
in
carrozza
,
in
trams
,
specialmente
sino
a
piazza
Depretis
,
andando
e
venendo
dai
due
rami
di
via
Duomo
.
Folla
di
ogni
qualità
e
,
talvolta
,
anche
,
folla
di
persone
distinte
,
bene
vestite
,
gli
uomini
con
la
catena
di
oro
sul
panciotto
,
le
donne
con
i
ciondoli
sospesi
sul
petto
.
Tutto
questo
mondo
va
,
viene
,
ritorna
,
si
allontana
,
mondo
svariato
,
multiforme
,
multanime
.
Se
voi
siete
abituato
a
discernere
i
volti
e
le
espressioni
,
fra
la
folla
,
se
avete
l
'
ardente
e
dolente
segreto
dell
'
intuizione
,
voi
scorgerete
,
lungo
il
Rettifilo
,
persone
e
faccie
che
vi
daranno
un
fremito
di
sorpresa
e
,
forse
,
di
sgomento
.
Sugli
angoli
di
quelle
viuzze
,
presso
quelle
ringhiere
,
su
quel
limitare
fatidico
fra
il
vecchio
e
il
nuovo
,
e
,
persino
,
nelle
poche
vie
principali
e
non
finite
,
stazionano
sempre
degli
uomini
,
sul
cui
viso
la
delinquenza
è
impressa
e
la
cui
espressione
non
mente
;
stazionano
mendicanti
dei
due
sessi
e
di
tutte
le
età
,
ma
di
una
mendicità
sfrontata
e
ributtante
,
e
stazionano
anche
,
meno
di
mattina
,
molto
più
nel
pomeriggio
,
moltissimo
di
sera
,
le
sventurate
e
sciagurate
femmine
del
popolo
,
che
esercitano
il
più
compassionevole
e
più
atroce
fra
i
mestieri
.
Così
,
sull
'
orlo
della
superba
via
,
sui
due
suoi
lati
,
fiancheggiandola
,
il
vizio
e
la
miseria
,
il
delitto
mettono
la
loro
popolazione
.
La
gente
che
passa
,
è
molta
,
non
guarda
bene
,
non
bada
:
ma
due
,
tre
volte
al
giorno
,
un
ladro
si
slancia
sovra
al
galantuomo
,
sovra
la
signora
,
in
pieno
giorno
,
in
pieno
Rettifilo
,
fra
mille
persone
,
e
gli
strappa
l
'
orologio
,
le
strappa
gli
orecchini
,
il
derubato
grida
,
il
ladro
infila
la
viottola
,
si
gitta
per
un
angiporto
,
è
sparito
,
la
folla
strepita
,
non
vi
sono
guardie
,
i
mendicanti
gridano
e
una
di
quelle
donne
del
vizio
,
dà
una
falsa
indicazione
,
perchè
è
,
forse
,
un
'
amante
,
un
'
amica
,
una
sorella
del
ladro
,
sempre
una
complice
.
Sia
a
piedi
,
sia
in
carrozza
,
la
vittima
,
il
ladro
finisce
sempre
per
fare
il
suo
colpo
,
senza
farsi
arrestare
,
liquefacendosi
come
una
nuvola
,
dietro
una
di
quelle
stradette
:
e
alcune
,
anzi
,
di
quelle
vie
,
hanno
la
loro
fatal
rinomanza
,
come
quella
a
principio
del
Rettifilo
,
la
via
di
santa
Candida
.
Dopo
le
nove
di
sera
,
il
tratto
del
Rettifilo
da
piazza
Depretis
alla
Ferrovia
,
è
poco
percorso
da
gente
:
e
malgrado
le
grosse
lampade
elettriche
,
quel
tratto
è
uno
dei
più
pericolosi
della
città
,
e
i
medesimi
cocchieri
da
nolo
,
affrettano
il
passo
zoppicante
del
loro
povero
cavallo
,
andando
alla
stazione
o
tornandone
,
poichè
sanno
che
il
loro
passaggiero
può
avere
,
forse
e
senza
forse
,
un
'
aggressione
.
In
quell
'
ora
non
si
aggirano
,
colà
,
che
ladruncoli
,
camorristi
,
pregiudicati
e
donne
di
mala
vita
.
Nella
magnifica
strada
:
nella
strada
della
salute
e
della
redenzione
del
popolo
napoletano
!
*
*
*
Ahi
,
che
essa
è
semplicemente
un
paravento
,
ma
leggiero
,
fragile
e
grossolano
paravento
,
un
paravento
che
non
nasconde
neppure
,
a
chi
vuol
saper
tutto
,
tutto
ciò
che
vi
è
dietro
,
di
pietoso
e
di
orribile
!
E
un
'
altra
volta
io
vi
dirò
quel
che
vidi
,
lì
dietro
,
con
una
triste
e
lunga
curiosità
,
con
un
coraggio
disperato
e
,
con
l
'
angoscia
più
opprimente
,
del
mio
umile
ma
fedele
cuore
di
napoletana
!
DIETRO
IL
PARAVENTO
Cominciamo
da
quanto
esiste
,
dietro
il
paravento
a
sinistra
del
Rettifilo
,
venendo
dal
centro
della
città
,
andando
verso
la
ferrovia
:
e
osserviamo
se
si
è
risanato
,
come
era
la
idea
semplice
e
alta
di
tutti
quelli
che
vollero
salvare
il
popolo
napoletano
dalla
sporcizia
,
dal
vizio
,
dalla
epidemia
e
dalla
morte
.
Questo
lato
è
il
meno
orribile
,
quando
lo
si
percorre
,
passo
passo
,
dalle
spalle
di
via
Guglielmo
Sanfelice
,
dalle
spalle
dello
splendido
e
deserto
palazzo
della
Borsa
sino
laggiù
,
laggiù
,
all
'
Annunziata
.
Eppure
!
Camminando
dietro
il
paravento
,
salendo
,
scendendo
,
salvo
due
o
tre
traverse
di
cui
una
sola
è
completata
,
due
compiute
a
metà
,
le
altre
sono
semplicemente
aperte
,
e
alcune
di
esse
non
sono
neppure
accennate
,
restandovi
ancora
,
massime
verso
l
'
Università
i
vicoli
antichi
,
umidi
,
alti
,
tetri
e
sporchi
.
È
il
lato
meno
spaventoso
agli
occhi
,
meno
nauseante
all
'
odorato
,
quello
a
sinistra
;
eppure
!
Sono
restate
intatte
le
oscure
e
malfide
gradelle
di
Santa
Maria
la
Nova
,
le
antiche
gradelle
che
conducevano
al
Cerriglio
e
che
ora
conducono
alla
piazza
della
Borsa
;
intatte
le
strette
,
nere
,
soffocate
,
soffocanti
gradelle
di
Santa
Barbara
,
col
loro
angiporto
che
avrà
duecento
anni
e
che
venti
anni
di
risanamento
edilizio
,
a
due
passi
di
lì
non
hanno
distrutto
,
le
famose
gradelle
di
santa
Barbara
,
celebri
per
il
loro
tarallaro
,
il
biscottaio
popolare
,
ma
celebri
anche
per
il
vizio
diurno
e
notturno
,
che
vi
ha
i
suoi
antri
più
bassi
e
più
tristi
:
nè
,
a
quanto
pare
,
tutto
questo
è
mutato
.
I
miei
occhi
hanno
visto
,
in
questa
lunga
indagine
,
le
donne
appoggiate
agli
angoli
di
questi
angiporti
,
con
le
gonne
attaccate
sullo
stomaco
,
le
pianelle
coi
tacchi
alti
,
le
calzette
rosse
e
le
guancie
cariche
di
belletto
,
mentre
,
nei
loro
occhi
,
vi
è
quella
mortale
fierezza
e
quella
mortale
tristezza
che
è
il
segno
caratteristico
del
peccato
,
del
vizio
,
nelle
donne
del
popolo
napoletano
.
Questo
è
il
lato
migliore
di
dietro
il
paravento
,
le
vie
che
salgono
,
vanno
verso
quartieri
più
borghesi
che
popolari
,
vanno
verso
quartieri
di
commercianti
,
di
professionisti
,
e
lo
spettacolo
non
desta
un
ribrezzo
tanto
profondo
;
eppure
!
Forse
che
è
stato
toccato
,
neppure
in
una
sua
pietra
,
quel
budello
nero
,
storto
,
ripido
,
sdrucciolevole
,
che
è
il
vico
di
Mezzocannone
?
Ah
,
esso
non
è
stato
toccato
,
e
tutta
la
gente
d
'
immaginazione
,
ma
senza
cuore
,
tutti
quelli
che
amano
il
colore
a
scapito
della
civiltà
e
della
decenza
,
tutti
quelli
che
amano
il
carattere
e
non
hanno
compassione
di
chi
muore
,
si
consoli
,
perchè
il
vico
di
Mezzocannone
è
stato
rispettato
e
,
probabilmente
,
non
sarà
mai
toccato
!
Eccolo
,
oscuro
,
fetido
,
pericoloso
alle
gambe
,
pericoloso
alle
gonne
pulite
,
ai
calzoni
puliti
,
eccolo
con
le
sue
case
senz
'
aria
e
senza
sole
,
con
le
sue
botteghe
che
sembrano
dei
sotterranei
,
ove
sono
dei
tintori
,
dei
venditori
di
vino
e
persino
,
lavorando
nella
via
,
delle
ricamatrici
di
oggetti
di
chiesa
,
ricamatrici
in
seta
e
in
oro
:
eccolo
,
col
suo
goffo
re
di
Mezzocannone
,
sovra
una
vecchia
fontana
,
con
quell
'
altro
precipizio
,
di
traverso
,
che
sono
le
gradelle
di
san
Giovanni
Maggiore
:
eccolo
,
il
vero
nostro
vicolo
di
Mezzocannone
,
ce
lo
hanno
lasciato
e
noi
possiamo
ancora
,
turandoci
il
naso
,
attraversarlo
in
fretta
:
il
Risanamento
non
ha
osato
arrivarvi
:
non
vi
arriverà
mai
!
Sul
fronte
del
Rettifilo
si
sta
costruendo
la
facciata
della
nuova
Università
,
nè
appare
molto
bella
,
mentre
l
'
antica
Università
,
via
,
aveva
la
sua
grandezza
e
il
suo
fascino
:
si
sta
costruendo
e
gli
studenti
e
i
professori
e
la
scienza
finiranno
per
esser
allogati
magnificamente
quando
tutto
ciò
sarà
finito
.
E
via
san
Marcellino
?
E
gli
altri
intestini
di
viottole
che
discendono
,
in
quella
regione
,
intestini
ove
si
agita
e
vive
della
gente
,
vi
sono
degli
uomini
,
dei
cristiani
,
accumulati
,
così
,
e
tutte
le
altre
straducce
,
adiacenti
al
Rettifilo
?
Tutto
ciò
che
era
il
vero
risanamento
,
perchè
,
perchè
non
è
stato
risanato
,
mentre
quasi
tutti
i
denari
,
sono
stati
spesi
,
mentre
quei
pochi
che
restano
,
salvati
a
stento
,
basteranno
scarsamente
a
completare
le
due
ali
del
paravento
,
a
destra
e
a
sinistra
,
e
non
si
potrà
nulla
fare
per
tutto
ciò
che
è
dietro
?
Nulla
ci
sta
più
a
cuore
del
decoro
esterno
della
nostra
carissima
città
e
noi
amiamo
che
ci
sia
un
palazzo
della
Borsa
maestoso
,
anche
se
non
vi
si
facciano
affari
,
dentro
;
noi
amiamo
vedere
la
grande
gabbia
aerea
dei
telefoni
,
sull
'
alto
palazzo
,
in
piazza
,
sebbene
siano
così
pochi
gli
abbonati
in
una
città
di
seicentomila
anime
;
noi
amiamo
pensare
una
novissima
Università
,
con
le
sue
cliniche
e
i
suoi
gabinetti
scientifici
,
affollata
dalla
parte
più
geniale
e
più
simpatica
della
nostra
popolazione
,
cioè
gli
studenti
:
sì
!
Ma
che
,
accanto
,
a
dieci
passi
,
viva
nella
lordura
,
nella
miseria
,
nelle
stamberghe
,
nelle
caverne
,
tutta
una
parte
di
popolo
,
per
cui
si
volle
il
risanamento
edilizio
e
igienico
,
che
questa
parte
di
popolo
a
cui
si
destinarono
cento
milioni
,
muoia
di
tutte
le
infezioni
,
dopo
averne
vissuto
,
alle
spalle
di
tutti
i
nuovi
palazzi
:
questo
è
che
fa
sollevare
di
dolore
e
di
rimpianto
il
nostro
cuore
e
ci
fa
sembrare
una
beffarda
ironia
la
maestà
esteriore
dei
nuovi
edificii
,
dietro
i
quali
vi
sono
il
putridume
e
la
cancrena
!
*
*
*
Ma
la
vera
via
crucis
per
l
'
osservatore
che
abbia
un
'
anima
pietosa
,
è
il
percorrere
,
a
piedi
,
dove
può
e
come
può
,
tutto
ciò
che
è
dietro
il
paravento
,
alla
diritta
del
Rettifilo
,
venendo
dal
centro
della
città
,
andando
verso
la
ferrovia
,
principiando
da
quanto
è
alle
spalle
della
via
Niccola
Amore
,
continuando
sino
a
piazza
Mercato
,
sino
a
porta
Nolana
.
Alle
spalle
?
Via
Niccola
Amore
,
a
diritta
,
non
ha
che
un
lungo
e
basso
muretto
e
tutte
le
vecchissime
case
,
in
cui
s
'
imboccava
via
Porto
,
sono
in
piedi
,
alte
,
prepotenti
,
incombenti
,
sfidanti
da
anni
il
piccone
,
che
non
le
tocca
,
che
non
le
toccherà
,
forse
,
giammai
!
Ivi
,
non
vi
è
neppure
il
paravento
:
ivi
,
signoreggiano
,
quasi
spettri
della
miseria
e
dell
'
onta
,
tutte
le
case
di
Basso
Porto
ricetti
di
povertà
inaudite
,
ricetti
di
delitti
e
di
delittuosi
,
ricetti
di
tutte
le
cose
e
le
persone
infami
e
dolenti
.
Guardate
!
Non
avete
che
a
guardare
alla
vostra
diritta
,
passando
,
e
il
Basso
Porto
vi
dirà
che
è
stato
di
vano
,
di
inane
,
di
inutile
quanto
si
è
voluto
fare
e
quanto
non
si
è
fatto
,
quanto
non
si
è
voluto
fare
!
Ma
,
abbiate
una
lugubre
curiosità
e
discendete
,
laggiù
.
Dico
bene
:
discendete
tutto
il
lato
destro
del
Rettifilo
:
le
colmate
sono
restate
un
progetto
fantasioso
,
mai
eseguito
onde
,
laggiù
si
penetra
per
tutti
i
modi
più
rudimentali
,
più
incerti
,
più
infidi
e
più
pericolosi
.
Scalette
di
legno
improvvisate
e
diventate
,
ahimè
,
definitive
;
scalette
di
pietra
,
a
scalini
mal
connessi
e
tremanti
sotto
il
piede
;
scalette
tagliate
nella
terra
,
sì
,
nella
terra
,
come
in
qualche
villaggio
africano
;
rampe
a
scaglioni
;
rampe
di
terra
,
discese
ripide
e
sdrucciolevoli
:
tutte
le
forme
,
infine
,
del
precipizio
,
a
due
passi
dai
grandi
palazzi
.
Qua
e
là
,
qualche
rozza
ringhiera
;
appoggiandovisi
,
guardando
giù
,
par
di
mettere
l
'
occhio
in
una
cantina
,
in
un
pozzo
.
Lo
slivello
fa
paura
.
Le
colmate
dovrebbero
arrivare
ai
primi
piani
di
queste
catapecchie
:
e
a
pianterreno
,
ai
primi
piani
di
queste
catapecchie
,
abita
gente
,
ha
bottega
,
vive
,
muore
;
e
così
sarà
,
per
moltissimi
anni
ancora
,
così
sarà
,
forse
,
per
sempre
!
Lo
slivello
pauroso
si
prosegue
da
Porto
,
a
Vicaria
,
a
Mercato
,
sino
alla
fine
,
e
in
fondo
a
questi
pozzi
,
in
fondo
a
queste
cantine
,
in
fondo
a
questi
sotterranei
esiste
tutto
quello
che
esisteva
prima
,
purtroppo
,
peggiorato
!
Le
antiche
arti
,
gli
Orefici
,
gli
Armieri
,
i
Lanzieri
,
i
Taffettanari
,
son
là
,
coi
loro
piccoli
opificii
malsani
,
oscuri
,
miserabili
;
sono
ancora
lì
le
straduccie
affogate
,
fra
le
case
,
gli
antichi
portoncini
larghi
settantacinque
centimetri
,
le
antiche
finestre
dai
vetri
sporchi
,
gli
antichi
cavalcavia
sui
quali
pare
si
abbattano
le
vecchie
case
crollanti
,
gli
antichi
vicoli
ciechi
,
ricovero
di
ogni
sporcizia
:
tutto
,
tutto
è
restato
com
'
era
,
talmente
sporco
da
fare
schifo
,
senza
mai
uno
spazzino
che
vi
appaia
,
senza
mai
una
guardia
che
vi
faccia
capolino
.
Tutto
si
fa
,
nelle
piazzette
,
nei
vicoletti
:
tutti
vendono
il
vendibile
,
erbe
,
frutta
,
carne
,
pesci
,
nel
fango
eterno
della
strada
;
e
vi
sono
le
antiche
osterie
,
ancora
,
ove
si
vendono
le
zuppe
di
pasta
e
fagioli
,
le
fritture
,
di
cento
cose
fritte
,
dai
panzarotti
ai
peperoni
,
le
insalate
di
scapece
,
il
zoffritto
a
porzione
di
tre
soldi
,
di
due
soldi
,
persino
di
un
soldo
!
Come
un
tempo
!
Peggio
di
un
tempo
!
A
dieci
passi
dal
Rettifilo
,
caldaie
di
patate
,
caldaie
di
polipi
,
caldaie
di
spighe
bollite
,
caldaie
di
castagne
,
e
il
più
acre
odore
,
intorno
,
da
queste
cucine
,
dalle
piccole
fucine
degli
Orefici
,
e
degli
armaioli
,
dalle
marmitte
dei
tintori
!
Pieno
di
colore
?
Già
:
ma
orribile
!
Io
rammento
tre
punti
,
fra
gli
altri
.
Una
piccola
regione
chiamata
Tentella
:
cioè
un
intrico
quasi
verminoso
di
vicoletti
e
vicolucci
,
nerastri
,
ove
la
luce
meridiana
mai
discende
,
ove
mai
il
sole
penetra
,
ove
per
terra
la
mota
è
accumulata
da
anni
,
ove
le
immondizie
sono
a
grandi
mucchi
,
in
ogni
angolo
,
ove
tutto
è
oscuro
e
tutto
è
lubrico
,
ove
,
a
un
crocicchio
,
vi
è
un
'
ostessa
dai
folti
capelli
neri
,
a
un
crocicchio
,
donde
,
in
penombra
si
vede
ancora
il
fondaco
Tentella
,
una
ostessa
che
vende
ogni
sorta
di
mangiare
in
grandi
piatti
di
rame
lucido
,
dalla
fragaglia
fritta
alla
spiritosa
di
pastinache
.
E
m
'
incoraggia
ad
andare
verso
il
fondaco
Tentella
,
l
'
ostessa
,
con
la
bonomia
napoletana
,
m
'
incoraggia
,
poichè
vede
che
io
esito
,
innanzi
a
tutte
quelle
sporcizie
,
lungo
quelle
mura
trasudanti
umidità
,
con
quegli
odori
nauseanti
:
mi
incoraggia
,
mentre
io
esito
,
fissando
gli
occhi
in
quella
oscurità
-
e
siamo
nel
paese
dell
'
azzurro
,
del
sole
!
-
mentre
sul
suo
viso
giallastro
,
sulle
sue
labbra
violette
,
nei
suoi
denti
neri
,
io
leggo
tutte
le
traccie
di
quella
vita
sprofondata
nel
lezzo
e
nei
contatti
costantemente
malsani
,
tre
o
quattro
persone
,
in
una
stanza
,
e
che
stanza
,
e
le
ore
del
giorno
,
in
una
cucina
affumicata
,
a
preparare
le
vivande
male
olenti
,
da
vendere
!
Da
quanti
anni
non
viene
,
qui
,
un
sindaco
,
un
assessore
?
Da
quanti
anni
non
si
lavano
,
queste
vie
?
Da
quanti
mesi
non
si
spazzano
?
Tutto
il
letame
delle
bestie
e
delle
persone
e
delle
case
,
tutto
è
qui
e
nessuno
ce
lo
toglie
,
qui
,
sull
'
orlo
della
civiltà
novella
,
dietro
ai
palazzi
sontuosi
-
andate
laggiù
,
cercate
del
vicolo
Barre
:
esso
dovrebbe
corrispondere
a
una
colmata
che
non
si
è
fatta
,
a
una
traversa
che
non
si
è
mai
aperta
.
È
un
vicolo
strettissimo
,
lunghissimo
,
con
case
altissime
,
disseminate
di
balconi
,
di
finestrelle
:
i
due
lati
sono
legati
fra
loro
da
cavalcavia
,
da
ponti
di
pietre
,
da
ponticelli
di
legno
,
il
che
ne
aumenta
l
'
oscurità
:
i
due
lati
,
anche
,
sono
legati
da
corde
,
da
funicelle
a
cui
pendono
panni
,
di
tutti
i
colori
,
rappezzati
,
stinti
:
e
questo
lunghissimo
vicolo
Barre
,
i
cui
portoncini
sembrano
caverne
,
non
ha
un
lampione
:
è
una
vera
sentina
di
ogni
cosa
più
ignobile
:
ed
è
pericoloso
a
esser
attraversato
anche
di
giorno
,
tutto
abitato
da
donne
di
mala
vita
,
da
camorristi
,
da
ladri
,
e
l
'
orrore
che
ne
proverete
non
sarà
solamente
fisico
,
voi
proverete
uno
di
quegli
avvilimenti
morali
che
provocano
delle
profonde
tristezze
.
E
se
voi
volete
scrivere
un
capitolo
di
un
romanzo
popolare
,
più
innanzi
,
molto
più
innanzi
di
questo
tremendo
vicolo
Barre
,
attraversate
il
vico
dei
Cangiani
,
col
suo
relativo
supportico
.
Esso
è
costeggiato
,
a
manca
e
a
dritta
,
tutto
da
piccole
locande
,
dove
si
pagano
quattro
o
cinque
soldi
per
dormire
,
ove
si
dorme
in
quattro
o
cinque
in
una
sola
stanza
:
queste
locande
hanno
una
clientela
speciale
,
quella
dei
carrettieri
di
Calabria
,
di
Basilicata
,
del
Cilento
,
di
Terra
di
Lavoro
,
coloro
che
si
chiamano
nel
popolo
,
vaticali
,
da
viatico
,
certo
:
e
questi
contadini
stanno
,
di
giorno
,
sui
portoncini
di
queste
locande
da
quattro
soldi
,
stanno
,
vestiti
dei
loro
panni
pesanti
e
di
taglio
contadinesco
,
coi
loro
cappelli
di
strana
foggia
,
coi
loro
mantelli
,
seduti
per
terra
,
seduti
sovra
una
pietra
,
aspettando
di
rimettersi
in
cammino
.
Io
ho
attraversato
questo
vicolo
,
fermandomi
a
guardare
quei
volti
adusti
,
immobili
di
espressione
,
pazienti
sotto
le
fatiche
e
sotto
i
disagi
,
quelle
labbra
mute
:
ho
vissuto
dei
lunghi
minuti
in
questo
vicolo
nerastro
,
tutto
disselciato
,
pieno
di
acque
luride
,
pieno
di
una
melma
attaccaticcia
,
in
questo
vicolo
talmente
tetro
che
sembra
una
tomba
,
e
,
a
un
certo
punto
,
sono
stata
presa
dal
delirio
di
fuggire
,
di
fuggire
,
per
non
vedere
più
,
per
non
udire
più
,
per
non
avere
più
lo
spettacolo
della
più
amara
delusione
,
nel
mio
cuore
di
napoletana
,
per
non
soffrire
delle
sconosciute
sofferenze
altrui
,
da
niuno
consolate
,
poichè
quella
gente
vive
e
muore
,
laggiù
,
alle
spalle
dei
superbi
palazzi
,
ignota
,
obliata
,
disdegnata
,
disprezzata
!
*
*
*
E
,
in
ultimo
,
sapete
che
è
accaduto
?
Che
il
popolo
,
non
potendo
abitare
il
Rettifilo
,
di
cui
le
pigioni
sono
molto
care
,
non
avendo
le
traverse
a
sua
disposizione
,
non
avendo
delle
vere
case
del
popolo
,
è
stato
respinto
,
respinto
,
dietro
il
paravento
!
Così
si
è
accalcato
molto
più
di
prima
;
così
il
Censimento
potrebbe
dirvi
che
tutta
la
facciata
del
Rettifilo
,
è
poco
abitata
,
e
tutto
ciò
che
è
dietro
,
disgraziatamente
,
è
abitato
più
di
prima
;
che
dove
erano
otto
persone
,
ora
sono
dodici
;
che
lo
spazio
è
diminuito
e
le
persone
sono
cresciute
;
che
il
Rettifilo
,
infine
,
ha
fatto
al
popolo
napoletano
più
male
che
bene
!
In
quell
'
intrico
che
va
da
Porto
a
Mercato
,
a
Vicaria
,
si
aggroviglia
una
folla
spaventosa
;
non
vi
sono
che
poche
fontanelle
di
acqua
e
le
case
,
che
debbono
essere
,
demolite
(
?
)
,
ne
mancano
;
non
vi
sono
fognature
regolari
,
non
vi
sono
lampioni
,
poichè
il
piano
stradale
,
è
assolutamente
dissestato
:
tutto
ciò
che
serve
alla
vita
,
vi
manca
.
Se
una
epidemia
,
lontana
sia
,
dovesse
capitarci
,
impossibile
circoscriverla
,
impossibile
dominarla
:
in
quei
quartieri
farebbe
novellamente
strage
,
come
venti
anni
or
sono
;
e
i
nostri
edili
nulla
ne
sanno
;
e
nessuno
vuol
saperne
niente
.
E
quel
popolo
che
è
stato
tradito
,
poichè
non
ha
avuto
quanto
la
nazione
gli
aveva
donato
,
per
redimerlo
igienicamente
e
moralmente
,
quel
popolo
che
è
abbandonato
,
che
lo
sa
,
che
un
po
'
ne
ride
,
un
po
'
ne
sospira
,
un
po
'
ne
digrigna
i
denti
,
questo
grande
popolo
che
noi
dobbiamo
amare
,
che
noi
amiamo
,
perchè
ci
sentiamo
affratellati
con
esso
,
perchè
anche
noi
siamo
popolo
,
perchè
noi
siamo
come
esso
e
figliuoli
del
medesimo
Iddio
di
giustizia
e
di
clemenza
,
questo
popolo
non
resiste
agli
antichi
istinti
,
al
bisogno
di
vivere
come
che
sia
,
al
bisogno
di
vendicarsi
di
questa
società
ingrata
e
traditrice
:
non
resiste
alla
suggestione
del
vizio
,
del
male
:
e
giuoca
:
e
ruba
:
e
si
vende
:
e
ferisce
:
e
uccide
:
e
colà
,
di
giorno
,
di
notte
,
appena
dietro
il
paravento
,
o
nel
Rettifilo
istesso
,
il
crimine
,
il
delitto
,
si
espandono
,
fioriscono
,
eterna
rampogna
,
eterno
rimorso
a
coloro
che
,
fedifraghi
al
Re
,
ad
Agostino
Depretis
,
a
Niccola
Amore
,
a
Guglielmo
Sanfelice
,
alla
Nazione
,
commossa
di
orrore
e
di
pietà
,
mancarono
ai
patti
giurati
e
ruppero
ogni
promessa
,
lasciando
il
popolo
napoletano
a
languire
,
a
struggersi
,
a
patire
,
ad
agonizzare
,
nella
più
profonda
ignavia
del
corpo
e
dell
'
anima
.
LE
CASE
DEL
POPOLO
Una
delle
nobilissime
,
pietose
ma
fallaci
utopie
di
tutti
coloro
che
hanno
voluto
o
vogliono
salvare
il
popolo
napoletano
dalla
miseria
,
dal
vizio
,
dal
delitto
e
dalla
morte
,
è
stata
,
è
quella
di
dare
a
questo
popolo
,
delle
abitazioni
fatte
per
esso
.
E
,
difatti
,
nessuna
compassione
e
nessun
ribrezzo
più
grande
che
il
cacciar
il
viso
a
fondo
in
questi
bassi
ove
vive
e
mal
vive
il
popolo
,
in
questi
bassi
che
sono
già
oscuri
,
oppressi
,
angusti
nelle
vie
più
grandi
e
che
nei
vicoli
,
in
cento
vicoli
,
in
mille
vicoli
diventano
delle
stamberghe
sotterranee
,
quasi
diventano
degli
antri
ove
si
agitano
e
brulicano
le
vite
umane
,
piccole
,
grandi
,
decrepite
.
Il
basso
è
una
bottega
rudimentale
,
un
terraneo
,
piuttosto
,
senza
finestra
,
senza
cesso
,
senz
'
altro
sfogo
che
una
porta
,
talvolta
angusta
che
,
d
'
inverno
,
deve
star
chiusa
,
che
,
di
notte
,
non
può
stare
aperta
;
e
appena
la
primavera
viene
,
chi
lo
abita
,
si
trasporta
nella
via
,
sul
marciapiede
,
vivendo
sulla
soglia
,
fuori
della
soglia
,
occupando
il
terreno
pubblico
,
coi
suoi
figli
,
col
suo
fornello
da
stirare
e
da
cucinare
,
con
la
sua
macchina
da
cucire
,
quando
non
la
occupa
col
suo
banchetto
da
ciabattino
,
col
suo
banchetto
di
venditrice
di
castagne
e
di
spighe
allesse
.
Nel
basso
dormivano
-
dormono
!
-
tre
,
quattro
,
sino
a
sette
persone
e
nelle
notti
estive
,
due
,
tre
di
essi
,
soffocando
di
caldo
,
trascinano
uno
strapuntino
fuori
della
porta
,
mettono
una
sedia
,
o
addirittura
si
gittano
sul
lastrico
,
dormendo
all
'
aria
aperta
.
Non
essendovi
cessi
ognuna
di
queste
persone
,
grandi
e
piccole
,
va
a
scegliere
un
angolo
remoto
,
vicino
o
lontano
,
di
cui
forma
il
proprio
water
closet
e
,
talvolta
,
le
madri
accompagnano
i
piccini
e
le
piccine
,
apposta
,
perchè
non
siano
disturbate
:
così
,
molte
strade
di
Napoli
sono
trasformate
,
appunto
in
water
closet
di
padre
in
figlio
,
immancabilmente
,
senza
che
questa
barbarie
indecente
,
oscena
possa
essere
sradicata
.
Io
citerò
e
mi
si
perdoni
l
'
insistenza
brutale
ma
necessaria
-
la
salita
della
Paggeria
,
le
rampe
di
Brancaccio
,
e
ahimè
,
purtroppo
,
l
'
elegantissimo
parco
Margherita
,
e
le
squisite
traverse
Partenope
,
donde
si
scopre
tanto
divino
paesaggio
di
mare
e
di
cielo
,
sono
anche
destinate
a
tale
uso
.
Io
ho
nominato
solo
quattro
o
cinque
vie
,
perchè
esse
appartengono
,
è
triste
il
dirlo
,
ai
quartieri
più
civili
di
Napoli
,
cioè
di
san
Ferdinando
e
Chiaia
,
poichè
,
essi
appartengono
al
famoso
rione
della
Beltà
,
cioè
dove
abita
la
nobiltà
e
dove
vengono
a
dimorare
i
forestieri
.
Delle
viottole
e
viuzze
ammorbate
,
ammorbanti
dei
quartieri
popolari
,
non
parlo
;
dovrei
nominarne
a
centinaia
.
Ciò
è
immondo
;
ma
è
la
verità
.
Or
dunque
,
ogni
salvatore
di
Napoli
,
tutti
i
salvatori
di
Napoli
hanno
pensato
,
hanno
detto
:
diamo
al
popolo
napoletano
delle
case
al
primo
piano
,
al
secondo
,
al
terzo
,
al
quarto
,
delle
case
piccole
,
pulite
,
con
la
cucinetta
,
col
rubinetto
di
acqua
del
Serino
,
col
cesso
;
diamo
loro
delle
case
ove
entri
l
'
aria
,
entri
il
sole
,
ove
ci
si
possa
lavorare
ampiamente
,
bere
in
abbondanza
,
e
ove
la
primissima
decenza
,
la
primissima
igiene
siano
rispettate
.
E
ciò
è
stato
fatto
;
e
tre
o
quattro
grandi
o
piccoli
quartieri
di
case
pel
popolo
sono
sorti
,
e
ciò
è
stato
fatto
con
tale
imprevidenza
,
con
tale
ignoranza
presuntuosa
,
con
tali
calcoli
sbagliati
,
che
questi
quartieri
non
sono
serviti
a
nulla
,
a
nulla
,
e
sorgono
,
nei
sobborghi
della
città
,
sulla
riva
di
santa
Lucia
,
enormi
,
massicci
,
brutti
,
già
lerci
,
già
quasi
cadenti
,
mentre
il
popolo
non
vi
abita
!
*
*
*
Citiamo
il
Borgo
Marinai
,
a
santa
Lucia
,
posto
che
si
dovevano
abbattere
,
sino
da
venti
anni
,
tutte
le
case
pittoresche
e
sporchissime
dell
'
antico
rione
santa
Lucia
,
case
che
,
oh
ironia
,
si
vanno
abbattendo
solo
da
un
anno
,
e
si
era
preoccupati
dove
si
sarebbero
allogati
quei
pescatori
di
polipi
,
quelle
venditrici
di
acqua
sulfurea
,
quegli
intrecciatori
di
nasse
,
quei
sommozzatori
o
palombari
,
si
pensò
e
si
costruì
,
sulla
lingua
di
terra
che
parte
dalla
sinistra
,
di
Castel
dell
'
Uovo
,
un
gruppo
di
casette
a
un
piano
,
sulla
riva
del
mare
.
Costavano
,
costano
diciotto
lire
,
una
stanzetta
con
la
cucina
,
e
ventisette
lire
due
stanzette
con
la
cucina
.
Irrisione
!
Nonsenso
!
Non
vi
è
pescatore
,
non
vi
è
palombaro
,
non
vi
è
barcaiuolo
di
santa
Lucia
che
guadagni
più
di
venticinque
o
trenta
soldi
al
giorno
e
volete
che
ne
spenda
diciassette
soldi
,
al
giorno
,
solo
per
la
casa
?
Non
vi
è
venditrice
di
acqua
minerale
,
di
noci
,
di
frutta
fracide
,
di
ciambellette
,
di
spassatiempo
che
guadagni
,
quando
li
guadagna
,
più
di
dodici
o
quindici
soldi
al
giorno
e
,
se
è
sola
,
se
è
vedova
,
se
è
abbandonata
dal
marito
,
come
potrebbe
pagarne
diciassette
,
al
giorno
,
per
il
pigione
di
casa
?
In
breve
:
come
era
naturale
,
non
un
solo
luciano
,
non
una
sola
luciana
è
andata
ad
abitare
al
Borgo
Marinai
.
Non
uno
,
una
!
Hanno
preferito
,
ostinatamente
,
le
loro
vecchie
,
dirute
,
sudicissime
case
che
,
per
diciotto
anni
,
hanno
aspettato
il
piccone
,
ove
pagavano
nove
o
dieci
lire
il
mese
,
di
pigione
-
è
TUTTO
ciò
che
può
pagare
il
popolo
napoletano
NOVE
o
DIECI
LIRE
il
mese
!
-
e
negli
ultimi
due
anni
,
man
mano
si
sono
ritirati
più
indietro
,
nelle
medesime
catapecchie
,
e
scacciati
dalle
demolizioni
,
sono
rientrati
,
rientrano
la
notte
ad
abitare
le
rovine
,
e
si
gittano
alle
ginocchia
dei
demolitori
,
per
non
essere
perseguitati
dalle
guardie
,
dai
carabinieri
,
e
piangono
,
e
gridano
,
e
urlano
,
non
vogliono
andar
via
,
non
sanno
andar
via
,
e
alcuni
di
essi
,
o
pietà
grande
,
abitano
,
adesso
,
nelle
grotte
onde
è
forato
il
monte
Echia
che
sovrasta
santa
Lucia
,
e
talvolta
una
di
queste
grotte
frana
sulle
teste
,
sui
corpi
di
questi
miseri
luciani
che
dormono
,
e
li
uccide
.
Intanto
dirimpetto
,
sotto
il
forte
Ovo
,
il
Borgo
Marinai
scintilla
di
lumi
che
si
riflettono
nelle
acque
del
mare
.
Chi
vi
abita
,
chi
vi
vive
,
mai
?
Pittori
che
scelsero
quei
quartini
per
istudio
,
poichè
il
posto
è
pittoresco
;
qualche
loro
modella
;
delle
ballerine
o
delle
chanteuses
del
vicino
cafè
chantant
dell
'
Eldorado
,
che
prendono
in
affitto
,
per
un
mese
,
per
quindici
giorni
,
una
cameretta
con
cucina
;
qualche
donnina
di
facile
vita
e
misera
fortuna
;
e
altra
minuta
gente
,
non
del
popolo
.
In
quanto
alle
botteghe
,
esse
in
un
vasto
angolo
,
sono
tutte
trasformate
in
osterie
grandi
e
piccole
,
alcune
carissime
,
altre
modeste
,
altre
vere
taverne
e
vi
si
aspira
un
'
aria
mefitica
di
cucine
più
o
meno
malsane
,
e
nel
piccolo
porto
cadono
tutti
i
detriti
di
queste
taverne
e
ciò
contrista
,
affligge
,
avvilisce
i
due
eleganti
clubs
dei
canottieri
che
sono
sulla
riva
accanto
.
A
ogni
modo
il
Borgo
Marinai
è
vivido
,
lieto
,
curioso
:
e
inutile
,
infine
,
anche
al
santo
scopo
a
cui
serviva
.
I
luciani
sono
d
'
altra
parte
respinti
di
stamberga
in
stamberga
,
respinti
di
rovina
in
rovina
,
di
grotta
in
grotta
.
E
dopo
,
quando
tutto
,
tutto
sarà
demolito
dove
andranno
questi
superbi
ma
poverissimi
popolani
,
quelle
fiere
,
ma
miserissime
popolane
dove
andranno
?
Lo
sa
Iddio
!
*
*
*
Anche
le
case
del
popolo
costruite
all
'
Arenaccia
,
nel
Quartiere
Orientale
hanno
fallito
completamente
la
meta
.
Il
minor
prezzo
di
ognuno
di
questi
quartini
,
è
ventisette
lire
il
mese
;
si
domandano
due
mesate
anticipate
,
per
regolamento
,
cioè
cinquantaquattro
lire
:
o
si
domanda
un
garante
solido
.
Anzi
tutto
,
dove
è
mai
un
vero
popolano
che
possa
pagare
ventisette
lire
il
mese
,
di
pigione
?
Per
poter
cavare
questa
somma
,
un
napoletano
del
popolo
deve
guadagnare
almeno
due
lire
e
cinquanta
al
giorno
,
o
tre
lire
:
e
allora
,
qui
da
noi
,
non
è
più
un
popolano
,
è
già
un
operaio
,
ma
di
quelli
fortunatissimi
,
di
opera
eletta
,
diciamo
così
:
è
già
un
civile
,
è
già
appartenente
alla
piccola
borghesia
.
Dove
,
dove
è
il
popolano
che
disponga
,
mai
,
nella
sua
vita
di
cinquantaquattro
lire
tutte
insieme
?
Dove
,
dove
è
il
popolano
che
trovi
un
garante
solido
?
Ah
che
nessuno
,
nessuno
si
convince
che
qui
,
il
popolo
nostro
,
vive
di
soldi
e
non
vive
di
lire
,
che
gitta
la
sua
gioventù
,
la
sua
salute
e
la
sua
forza
in
fatiche
compensate
irrisoriamente
,
felice
,
anche
,
di
trovarla
,
questa
fatica
;
che
,
per
istinto
,
poichè
nessuno
pensò
a
educarlo
,
preferisce
spendere
i
suoi
soldi
più
nel
mangiare
,
che
nell
'
aver
una
casa
e
delle
vesti
e
che
quando
ha
venti
soldi
,
quindici
,
almeno
,
gli
servono
pel
suo
pranzo
e
il
resto
,
pel
resto
!
Ventisette
lire
il
mese
!
Cinquantaquattro
lire
di
anticipo
!
Un
garante
solido
!
Quale
ironia
insultante
!
Nelle
case
del
popolo
,
all
'
Arenaccia
,
nel
Quartiere
Orientale
non
abitano
,
dunque
,
che
gli
operai
eleganti
,
diciamo
così
,
e
tutta
la
piccola
borghesia
,
piccoli
impiegati
,
commessi
,
contabili
,
uscieri
,
scritturali
e
,
persino
,
dei
cancellieri
di
tribunale
:
non
abitano
che
tutti
coloro
,
il
cui
bilancio
familiare
fluttua
da
settantacinque
lire
a
cento
lire
il
mese
,
posizione
,
già
molto
brillante
,
in
questo
nostro
paese
.
Borghesia
,
borghesia
minuta
,
modesta
,
innumerevole
come
le
stelle
del
cielo
e
le
arene
del
mare
,
borghesia
lavoratrice
,
onesta
,
ma
,
come
si
vede
,
molto
povera
,
per
la
sua
condizione
:
borghesia
,
non
altro
che
borghesia
,
nelle
case
del
popolo
,
ma
niente
popolo
,
mai
!
Vi
è
di
più
.
Spesso
,
a
questi
operai
fortunati
,
a
questi
oscuri
borghesi
dalla
decente
miseria
,
è
impossibile
pagare
ventisette
lire
al
mese
,
perchè
vi
sono
spesso
,
cioè
,
non
spesso
,
sempre
,
dei
figli
,
e
spesso
,
quasi
sempre
molti
figli
,
poichè
la
fecondità
femminile
,
la
prolificazione
,
sovra
tutto
in
certe
classi
,
assume
proporzioni
assai
patriarcali
,
ma
,
anche
,
terrificanti
.
E
allora
si
trova
il
rimedio
peggiore
e
migliore
;
sono
due
le
famiglie
che
prendono
in
affitto
la
casa
di
ventisette
lire
,
stringendosi
,
stringendosi
,
mettendosi
in
tre
,
in
quattro
in
una
stanza
,
avendo
la
piccola
cucina
comune
e
allora
,
addio
aria
,
addio
luce
,
addio
igiene
!
Spesso
una
famiglia
subaffitta
una
camera
a
studenti
,
a
uomini
soli
e
la
vita
è
comune
e
tanto
nel
primo
,
come
nel
secondo
caso
l
'
agglomerazione
,
i
contatti
,
il
vivere
gli
uni
sugli
altri
,
conduce
,
novellamente
,
alla
sporcizia
,
alla
malattia
,
al
vizio
,
alla
corruzione
e
alla
depravazione
.
In
quei
nuovi
caravanserragli
,
laggiù
,
laggiù
,
in
questi
caravanserragli
già
tutti
deturpati
,
dall
'
aspetto
già
sconquassato
,
dalle
macchie
di
sudiceria
trapelanti
dai
muri
,
dai
vetri
già
appannati
e
dalle
cui
finestre
,
come
nei
quartieri
antichi
,
pendono
le
biancherie
di
dubbio
colore
,
mal
lavate
,
e
i
mazzi
di
pomidoro
e
i
mazzi
di
agli
,
in
questi
derisorii
caravanserragli
che
dovevano
servire
alla
rigenerazione
fisica
e
morale
del
popolo
napoletano
,
si
svolgono
,
ogni
giorno
,
drammi
dolorosi
venuti
,
appunto
,
dalla
povertà
e
dalla
degenerazione
,
si
svolgono
farse
grottesche
e
si
vive
colà
,
male
,
malissimo
,
come
si
viveva
altrove
,
e
per
una
folla
che
,
per
abnegazione
,
per
virtù
naturale
,
per
onestà
natia
conserva
la
decenza
dei
costumi
,
ve
ne
è
un
'
altra
che
ha
trasportato
,
colà
,
tutti
i
suoi
istinti
indomabili
,
indomati
,
che
niuno
ha
cercato
di
domare
,
che
ha
impiantato
,
colà
,
una
novella
vita
brulicante
e
scostumata
come
nei
vecchi
quartieri
,
che
,
infine
,
se
pure
non
ruba
,
se
pure
non
assassina
,
altri
essendo
i
covi
e
le
caverne
del
ladri
e
degli
assassini
,
mette
,
accanto
alla
folla
borghese
e
decente
,
una
nota
di
più
bassa
borghesia
,
indecente
,
rumorosa
,
screanzata
,
villana
,
repugnante
.
Non
popolo
,
non
popolo
!
Il
popolo
napoletano
è
restato
nei
suoi
bassi
dei
vecchi
quartieri
,
nei
suoi
bassi
dei
quartieri
non
risanati
,
nei
bassi
purtroppo
,
del
Vasto
,
dell
'
Arenaccia
,
del
Quartiere
Orientale
;
non
è
mai
salito
,
in
nessun
posto
,
di
Napoli
antica
,
di
Napoli
nuova
,
al
primo
piano
o
all
'
ultimo
piano
,
perchè
non
può
pagare
i
prezzi
,
anche
minimi
che
vi
si
pagano
,
perchè
chi
ha
costruite
quelle
case
non
sapeva
niente
,
ignorava
tutto
e
,
intanto
,
ha
fatto
una
ottima
speculazione
,
poichè
tutte
quelle
case
sono
affittate
,
come
ho
detto
;
ma
lo
ripeto
,
e
lo
ripeterò
sempre
,
il
popolo
napoletano
non
si
è
mosso
dal
suo
basso
,
dovunque
il
basso
si
trovi
,
sia
una
bottega
quasi
pulita
o
sia
un
buco
oscuro
e
insalubre
*
*
*
Così
,
purtroppo
,
tutte
le
grandi
idee
dei
grandi
uomini
,
tutti
i
vasti
progetti
,
a
base
di
milioni
,
tutte
le
intraprese
colossali
,
che
volevano
il
risanamento
igienico
e
morale
di
Napoli
,
bisogna
dirlo
hanno
fatto
fiasco
.
E
non
vi
è
rimedio
,
dunque
?
Non
vi
è
altro
da
fare
?
Nulla
,
proprio
,
di
fronte
a
tante
tristezze
,
a
tanti
disastri
,
a
tanti
pericoli
sociali
?
Chi
sa
!
Vedremo
!
CHE
FARE
?
Se
io
leggo
giornali
,
opuscoli
,
libri
che
si
occupino
delle
grandi
questioni
napoletane
,
se
io
seguo
il
movimento
delle
sue
associazioni
,
se
io
noto
i
voti
dei
congressi
,
se
io
odo
i
lamenti
degli
albergatori
,
non
veggo
da
tutto
questo
che
una
costante
,
nobile
,
ammirevole
ed
esclusiva
preoccupazione
di
rendere
gradito
,
sempre
più
,
il
soggiorno
di
Napoli
,
ai
forestieri
.
Benissimo
!
Ottimamente
!
Tutti
gli
sforzi
per
attirarvi
quì
,
oltre
che
per
il
fascino
di
un
indescrivibile
paesaggio
,
oltre
che
per
la
dolcezza
di
un
clima
soavissimo
,
per
la
civiltà
e
la
grazia
dell
'
ambiente
,
il
grande
mondo
cosmopolita
,
che
tante
delizie
trova
,
in
inverno
,
al
Cairo
e
a
Nizza
,
tutti
questi
esemplari
sforzi
,
fatti
non
solo
per
attirare
,
ma
per
trattenere
quì
,
fra
noi
,
la
ricchissima
ed
elegantissima
società
internazionale
,
sono
degni
del
più
grande
e
profondo
incoraggiamento
.
Sì
,
formiamo
il
rione
della
Beltà
,
ove
,
sulle
sponde
del
mare
,
dal
primo
angolo
di
Santa
Lucia
Nova
a
Mergellina
non
sieno
che
belle
case
,
floridi
giardini
,
magnifici
alberghi
,
botteghe
di
cose
di
arte
:
facciamo
che
queste
vie
sieno
spazzate
bene
,
due
o
tre
volte
al
giorno
,
e
che
il
lastricato
non
costituisca
un
pericolo
per
le
ossa
dei
forestieri
:
otteniamo
che
le
carrozzelle
sieno
meno
sgangherate
,
i
cocchieri
meno
laceri
e
meno
sporchi
e
,
sovra
tutto
,
meno
avidi
e
screanzati
coi
forestieri
:
compiamo
il
miracolo
di
fare
sparire
i
mendicanti
schifosi
,
i
venditori
ambulanti
odiosi
,
i
fiorai
petulanti
e
tanti
altri
individui
anche
più
bassi
,
anche
più
equivoci
da
questo
rione
della
Beltà
:
e
che
i
capitalisti
costruiscano
un
kursaal
a
santa
Lucia
,
aperto
in
inverno
per
gli
stranieri
e
in
estate
per
i
provinciali
:
e
altri
capitalisti
facciano
un
Palais
de
la
jeteè
alla
rotonda
di
via
Caracciolo
,
bello
e
ricco
come
quello
di
Nizza
:
e
vi
sieno
altre
attrattive
più
larghe
e
più
possenti
,
i
cui
progetti
noi
lo
sappiamo
,
fervono
nella
mente
di
coloro
che
amano
Napoli
:
e
,
su
tutto
questo
,
si
strombetti
ai
quattro
venti
della
stampa
dei
due
mondi
,
che
la
salubrità
e
la
igiene
di
Napoli
sono
diventate
di
prim
'
ordine
,
il
che
è
la
verità
,
si
strombetti
che
la
sua
mortalità
è
bassissima
di
fronte
a
quella
di
tante
altre
capitali
europee
e
di
Nizza
e
del
Cairo
,
sovra
tutto
,
il
che
è
la
santissima
verità
;
si
strombetti
,
poichè
nessuno
lo
sa
,
all
'
estero
,
che
la
sua
acqua
di
Serino
è
la
migliore
di
tutte
le
acque
europee
,
come
è
dichiarato
in
tutti
i
bollettini
sanitari
,
con
l
'
analisi
alla
mano
e
che
non
vi
è
bisogno
,
quindi
,
di
ricorrere
,
per
gli
stranieri
,
a
tutte
,
le
acque
minerali
che
bevono
altrove
,
dalla
Saint
-
Galmier
all
'
Apollinaris
,
e
che
domandano
anche
qui
,
perchè
ignorano
il
Serino
:
e
in
ogni
maniera
,
in
ogni
forma
,
si
raddoppi
,
si
triplichi
il
movimento
dei
forestieri
a
Napoli
,
si
renda
loro
il
soggiorno
così
piacevole
qui
,
da
trattenerli
giorni
e
settimane
,
da
imprimere
nel
loro
animo
,
partendo
,
una
nostalgia
invincibile
,
in
modo
che
,
lontani
non
potendo
essi
tornare
,
mandino
da
noi
i
loro
parenti
,
i
loro
amici
,
le
loro
conoscenze
.
Questa
è
opera
civile
questa
è
opera
bella
,
anche
se
confini
troppo
con
la
reclame
industriale
,
anche
se
abbia
troppo
l
'
aria
di
una
speculazione
,
anche
se
tenda
a
trasformare
sempre
più
in
un
enorme
Palace
,
tutta
la
Napoli
che
sale
,
laggiù
,
dal
mare
sino
alle
colline
fiorite
di
Posillipo
e
del
Vomero
!
Quel
che
si
è
fatto
a
Nizza
e
a
Montecarlo
,
ha
formato
la
fortuna
di
tutta
la
Cornice
da
Mentone
a
Hyères
quel
che
si
è
fatto
al
Cairo
,
ha
formato
la
fortuna
di
tutto
l
'
Egitto
:
sia
,
sia
,
questa
opera
buona
,
questa
opera
santa
,
e
in
questo
paese
così
bello
e
così
povero
,
così
affascinante
e
così
pieno
di
miseria
,
in
questo
paese
così
delizioso
e
dove
si
muore
di
fame
,
in
questo
paese
dall
'
incanto
indicibile
,
si
dia
alla
industria
del
forestiero
la
forma
larga
,
felice
,
fortunata
,
che
porti
,
a
Napoli
,
il
solo
modo
di
far
vivere
centinaia
di
migliaia
di
persone
!
*
*
*
Ma
si
permetta
a
un
'
anima
solitaria
e
ardente
di
passione
,
pel
suo
paese
,
come
è
la
mia
,
di
chiedere
una
parte
di
tutto
questo
,
una
povera
,
piccola
parte
per
migliorare
le
condizioni
igieniche
e
morali
del
popolo
napoletano
.
Non
si
chiedono
milioni
,
poichè
i
milioni
hanno
fatto
fiasco
nell
'
opera
del
Risanamento
,
e
nessuno
,
naturalmente
,
vuol
dare
più
milioni
,
quando
i
primi
sono
stati
spesi
male
o
perduti
,
per
fatalità
quasi
che
una
mano
misteriosa
perseguitasse
questo
buon
popolo
nostro
.
Si
chiedono
,
in
nome
di
quel
Dio
giusto
che
volle
fossero
accolti
tutti
i
poveri
,
nel
suo
nome
,
povero
e
vagabondo
egli
medesimo
,
sulla
terra
,
che
alla
redenzione
fisica
e
spirituale
dei
poveri
un
po
'
di
attenzione
,
un
po
'
di
denaro
,
un
po
'
di
cura
sia
dedicata
da
coloro
che
debbono
e
possono
fare
questo
!
Tutto
deve
esser
fatto
con
modeste
ma
tenaci
idee
di
bene
,
con
semplici
ma
ostinati
rimedii
,
con
umili
ma
costanti
intenzioni
di
giovare
.
Bando
alla
rettorica
sociale
,
bando
alla
rettorica
industriale
,
bando
alla
rettorica
amministrativa
,
quella
che
viene
dal
Comune
,
la
peggior
rettorica
perchè
guasta
quanto
di
pratico
,
di
utile
,
di
buono
si
potrebbe
fare
,
dagli
edili
nostri
.
Perchè
dunque
non
si
obbligano
la
società
dei
nuovi
quartieri
al
Vasto
,
all
'
Arenaccia
,
al
Quartiere
Orientale
,
di
ridurre
al
minimo
possibile
le
pigioni
,
in
modo
che
le
case
fatte
pel
popolo
siano
abitate
proprio
da
esso
e
non
dalla
piccola
borghesia
,
in
modo
che
ogni
stanza
non
costi
più
di
nove
o
dieci
lire
e
non
vi
possano
per
regolamento
stare
più
di
due
o
tre
persone
,
quando
vi
sono
bimbi
?
Si
tenti
questo
!
E
se
ciò
non
basta
,
in
tutte
le
nuove
costruzioni
sia
nei
quartieri
popolari
sia
nei
quartieri
più
aristocratici
,
perchè
non
si
obbligano
,
con
legge
,
con
regolamento
,
ad
avere
un
piano
dei
loro
palazzi
,
l
'
ultimo
,
fatto
in
modo
che
la
gente
del
popolo
vi
possa
abitare
,
avendo
delle
stanze
,
delle
soffitte
,
ciò
che
si
chiama
il
suppenno
che
non
costino
,
appunto
,
più
di
nove
o
dieci
lire
al
mese
ogni
stanza
?
E
se
qualche
società
ancora
,
qui
,
vuol
costruire
sulle
colline
,
o
sulla
spiaggia
,
verso
la
ferrovia
o
verso
il
mare
,
perchè
non
la
si
obbliga
,
per
legge
o
per
regolamento
,
se
vuole
tale
concessione
,
a
costruire
al
quarto
o
al
quinto
piano
,
tali
stanze
,
a
cui
si
accederebbe
dalle
scale
di
servizio
?
E
nei
conventi
che
il
Municipio
oramai
possiede
in
gran
numero
,
da
cui
sono
state
discacciate
tante
sventurate
monache
perchè
albergano
solo
dei
grandi
elettori
o
dei
servitori
di
consiglieri
comunali
?
Perchè
,
poichè
le
povere
monacelle
furono
buttate
fuori
alla
strada
,
alla
miseria
e
alla
morte
,
non
si
fa
una
spesa
,
una
santa
spesa
per
pulire
,
per
restaurare
,
questi
numerosi
monasteri
e
non
si
affittano
,
quelle
stanze
,
diventate
nette
e
salubri
al
popolo
napoletano
?
Un
poco
di
questo
denaro
che
dovrebbe
servire
,
per
chiamar
qui
gente
,
dall
'
Europa
e
dalle
Americhe
,
pochissimo
di
questo
denaro
dedicarlo
,
saviamente
,
mitemente
ma
costantemente
,
a
creare
delle
modicissime
,
modestissime
non
case
,
ma
stanze
,
stanze
per
il
popolo
!
*
*
*
E
qualcuno
di
quei
vividi
lampioni
a
gas
che
splendono
nel
Rione
della
Beltà
,
perchè
non
metterlo
laggiù
,
anche
meno
splendido
,
ma
lampione
,
ma
acceso
,
dietro
il
paravento
,
dietro
i
famosi
palazzi
del
Rettifilo
,
alle
cui
spalle
,
nella
notte
,
si
ruba
,
si
commettono
infamie
e
si
uccide
,
nelle
tenebre
profonde
e
paurose
?
Perchè
non
dare
un
poco
di
luce
,
proprio
un
poco
,
perchè
non
si
possa
più
nè
rubare
nè
uccidere
,
almeno
in
alcune
di
quelle
vie
?
Non
è
un
dovere
stretto
,
rigoroso
,
di
qualunque
municipio
,
di
dare
la
luce
,
di
sera
,
di
notte
,
ai
cittadini
?
Questo
rigorosissimo
dovere
,
perchè
non
si
compie
,
in
favore
del
popolo
napoletano
,
dai
due
lati
del
Rettifilo
,
da
Porto
a
Pendino
a
Mercato
a
Vicaria
?
L
'
idea
semplice
:
qualche
lampione
,
o
edili
nostri
!
E
di
questa
schietta
fresca
,
spumante
acqua
di
Serino
,
vanto
di
Napoli
,
salvazione
di
Napoli
,
lavacro
interiore
,
lavacro
esteriore
perchè
laggiù
,
dietro
il
paravento
,
non
vi
è
,
pare
,
neanche
la
conduttura
?
Questo
supremo
beneficio
che
tanto
è
costato
non
era
,
non
deve
essere
fatto
solamente
per
il
volto
e
per
il
ventricolo
dei
ricchi
,
forestieri
,
o
non
forestieri
,
dei
borghesi
,
piccoli
o
grandi
,
ma
chi
lo
volle
,
questo
beneficio
profondo
dell
'
acqua
,
lo
volle
soprattutto
per
il
popolo
e
il
popolo
non
lo
ha
,
dietro
il
Rettifilo
,
non
lo
ha
,
o
lo
ha
scarsissimo
e
beve
e
si
lava
nell
'
acqua
verminosa
dei
pozzi
e
delle
cisterne
:
e
in
un
modo
qualunque
,
provvisorio
,
semi
provvisorio
,
definitivo
,
come
meglio
si
può
,
bisogna
darla
,
darla
questa
buona
acqua
ai
quartieri
popolari
e
non
servirsene
solo
per
innaffiare
la
passeggiata
di
via
Caracciolo
!
E
qualcuno
di
quegli
spazzini
che
dovrebbero
rendere
nitido
come
il
cristallo
il
rione
della
Beltà
,
dopo
aver
spazzato
questo
rione
,
discenda
dove
non
è
mai
stato
,
dove
non
si
spazza
mai
,
e
scrosti
,
tenti
di
scrostare
il
sudiciume
annoso
,
e
trasporti
via
,
oggi
superficialmente
,
domani
meglio
,
fra
un
mese
completamente
,
i
cumuli
invecchiati
e
putridi
d
'
immondizie
.
Vi
sia
un
piccolo
,
piccolo
servizio
di
spazzamento
,
laggiù
,
appaia
la
scopa
,
appaia
il
carretto
,
si
compia
il
dovere
oscuro
ma
preciso
di
nettare
le
vie
,
alla
meglio
,
come
si
può
,
ma
in
qualche
modo
,
ma
ogni
giorno
!
E
qualcuno
di
quei
gloriosi
militi
municipali
che
debbono
tener
lontani
i
pezzenti
,
i
mendicanti
,
i
fiorai
,
per
non
seccare
gli
stranieri
della
Riviera
e
del
Chiatamone
,
penetri
,
penetri
laggiù
,
e
applichi
le
leggi
di
polizia
urbana
,
laggiù
ove
non
vi
è
traccia
di
tutto
questo
,
laggiù
ove
ognuno
fa
quello
che
vuole
,
perchè
niuno
s
'
incarica
di
fargli
fare
quello
che
deve
!
E
i
militi
della
questura
non
si
occupino
solo
a
vegliare
nei
quartieri
aristocratici
che
i
cocchieri
non
vessino
i
viaggiatori
del
Grand
Hotel
e
del
Bertolini
,
ma
qualche
milite
di
essi
si
occupi
a
impedire
,
possibilmente
,
il
vizio
,
l
'
infamia
e
il
delitto
nei
quartieri
popolari
,
dietro
il
Rettifilo
!
*
*
*
Che
chiedo
io
,
infine
,
per
i
miei
fratelli
del
popolo
napoletano
,
che
chiedo
io
come
tutti
quelli
che
hanno
cuore
,
e
anima
,
salvo
che
finisca
l
'
oblio
e
l
'
abbandono
?
Che
chiedo
io
,
in
nome
dell
'
eguaglianza
umana
e
cristiana
,
salvo
che
il
popolo
di
laggiù
sia
trattato
come
tutti
gli
altri
cittadini
,
abbia
una
casa
,
abbia
della
luce
,
nella
notte
,
dell
'
acqua
,
della
nettezza
,
della
sorveglianza
,
sia
guardato
e
protetto
contro
sè
stesso
e
gli
altri
?
Che
chiedo
,
io
,
se
non
l
'
applicazione
della
legge
umana
e
sociale
,
trattar
quelli
come
si
trattano
gli
altri
,
dar
loro
quel
che
spetta
loro
,
come
esseri
viventi
,
come
cittadini
di
una
grande
città
?
Faccia
il
suo
dovere
chiunque
,
non
altro
che
il
suo
dovere
,
verso
il
popolo
napoletano
dei
quattro
grandi
quartieri
,
faccia
il
suo
dovere
come
lo
fa
altrove
,
lo
faccia
con
scrupolo
,
lo
faccia
con
coscienza
e
,
ogni
giorno
,
lentamente
,
costantemente
,
si
andrà
verso
la
soluzione
del
grande
problema
,
senza
milioni
,
senza
società
,
senza
intraprese
,
ogni
giorno
si
andrà
migliorando
,
fino
a
chè
tutto
sarà
trasformato
,
miracolosamente
,
fra
lo
stupore
di
tutti
,
sol
perchè
,
chi
doveva
si
è
scosso
dalla
mancanza
,
dalla
trascuranza
,
dall
'
inerzia
,
dall
'
ignavia
e
ha
fatto
quel
che
doveva
.
Napoli
,
primavera
1904
III
L
'
ANIMA
DI
NAPOLI
L
'
ONORE
Malinconicamente
assiso
presso
un
desco
,
nella
famosa
Osteria
della
Giarrettiera
il
grosso
cavaliere
Falstaff
rumina
il
malizioso
e
audace
affronto
fattogli
dalle
allegre
comari
di
Windsor
,
che
lo
hanno
sepolto
in
un
canestrone
,
sotto
una
montagna
di
biancheria
sporca
e
lo
hanno
calato
nel
Tamigi
.
Con
un
enorme
boccale
di
vino
caldo
,
egli
cerca
di
riscaldare
il
suo
povero
stomaco
,
gelato
dalle
acque
del
fiume
:
con
filosofiche
meditazioni
,
fra
ciniche
e
dolenti
,
egli
cerca
di
rinvigorire
la
sua
anima
depressa
.
Beve
,
Falstaff
,
un
largo
sorso
del
suo
grog
e
dice
con
un
sorriso
amaro
:
«
L
'
onore
?
Che
cosa
è
mai
,
l
'
onore
?
È
forse
,
un
giustacuore
l
'
onore
?
È
un
pajo
di
stivaloni
,
l
'
onore
?
Si
mangia
,
l
'
onore
?
Si
beve
,
forse
,
l
'
onore
?
Che
ne
fai
,
tu
,
dell
'
onore
?
Si
batte
,
moneta
,
forse
con
l
'
onore
?
Di
quale
onore
,
tu
parli
?
Del
mio
?
Del
tuo
?
Il
mio
è
diverso
dal
tuo
!
L
'
onore
?
Una
parola
:
un
soffio
,
veramente
,
non
altro
che
un
soffio
.
»
E
crolla
le
pingui
spalle
,
bevendo
ancora
e
con
la
mano
quadrata
che
posa
il
gotto
,
fa
un
cenno
per
diradare
questo
soffio
che
è
l
'
onore
,
dalla
sua
vita
di
beone
.
Falstaff
,
colui
che
,
giovine
,
era
stato
paggio
del
duca
di
Norfolk
ed
era
in
giovinezza
,
tanto
sottile
da
passare
dentro
un
anello
,
colui
che
era
stato
l
'
amico
di
Harry
Plantagenet
,
principe
ereditario
e
poi
re
d
'
Inghilterra
,
Falstaff
,
diventato
cinquantenne
,
obeso
,
calvo
,
poltrone
,
goloso
,
mangione
,
ubbriacone
,
dissoluto
,
pieno
di
spirito
,
pieno
di
risorse
,
lesto
di
mano
,
imbroglione
famoso
e
pure
piacevole
,
non
mancante
di
chic
,
Falstaff
,
osa
dire
,
in
quel
tempo
,
tutto
il
suo
pensiero
sull
'
onore
.
Egli
ha
tutti
i
vizî
,
salvo
quello
immondo
della
ipocrisia
;
egli
è
capace
di
coprirsi
di
tutti
i
crimini
,
ma
non
di
fingere
la
virtù
:
egli
vive
di
ogni
porcheria
,
ma
lo
dichiara
,
non
può
fare
altrimenti
,
che
commetter
frodi
e
ladrerie
,
visto
che
deve
vivere
,
mangiare
,
bere
,
vestirsi
,
infine
!
Il
grande
William
,
è
così
sincero
,
così
umanamente
sincero
e
persino
brutale
nelle
sue
creature
di
verità
o
di
vita
!
Dal
momento
che
,
con
l
'
onore
,
Falstaff
non
può
aver
nè
un
abito
,
nè
un
pajo
di
scarpe
,
nè
un
boccale
di
claret
,
nè
un
'
oca
farcita
,
nè
un
vasto
letto
per
rotolarvi
la
sua
colossale
persona
,
egli
dichiara
apertamente
che
ci
rinunzia
,
all
'
onore
e
che
disperde
questo
soffio
vano
della
sua
esistenza
.
Altri
tempi
!
Chi
oserebbe
mai
dir
questo
,
ora
,
con
tutte
le
levigature
,
le
lustrature
e
i
seize
reflets
della
società
moderna
?
Quale
cinico
fra
i
più
cinici
finanzieri
moderni
,
o
quale
celeberrimo
avventuriero
farebbe
mai
il
proclama
di
Falstaff
?
Chi
mai
rinnegherebbe
l
'
onore
,
con
tanta
filosofia
crudele
come
il
ventruto
cavalier
di
ventura
inglese
?
Altri
tempi
!
Tanti
,
probabilmente
,
pensano
come
egli
pensa
,
anche
adesso
;
tanti
come
Falstaff
,
nel
segreto
del
loro
spirito
,
sono
convinti
che
non
battendosi
moneta
,
con
l
'
onore
,
e
la
moneta
,
essendo
non
solo
utile
,
ma
necessaria
è
meglio
rinunziare
tacitamente
a
questo
vano
soffio
dell
'
onore
:
tanti
,
e
sono
,
forse
,
i
meno
numerosi
ma
i
più
temibili
,
hanno
cominciato
per
fare
il
glaciale
e
mortale
ragionamento
di
Falstaff
,
anche
prima
di
entrare
nella
lotta
della
vita
.
Altri
tempi
!
La
superficie
umana
è
mutata
:
tutta
l
'
apparenza
sociale
è
diversa
:
e
Falstaff
,
grasso
o
magro
,
fine
paggetto
gentile
o
grosso
capitano
di
ventura
,
può
sempre
sviluppare
i
suoi
istinti
,
sotto
ogni
forma
delle
più
alte
e
delle
più
basse
,
ma
niuno
gli
udrà
mai
dire
che
l
'
onore
è
un
soffio
e
che
non
si
fa
denaro
col
vento
.
*
*
*
Noi
,
però
,
abbiamo
una
idea
solitaria
.
Contrariamente
a
quanto
si
agita
in
fondo
alle
coscienze
attaccate
dal
tarlo
del
bisogno
,
minate
dal
desiderio
di
ogni
ricchezza
e
di
ogni
potenza
,
in
opposizione
a
questo
comodo
e
facile
cinismo
segreto
,
noi
crediamo
che
l
'
onore
non
sia
una
parola
,
non
sia
un
soffio
vano
e
che
non
sia
nè
bello
nè
utile
fare
un
gesto
,
con
la
mano
,
e
scacciarlo
dalla
propria
vita
.
Noi
crediamo
di
più
:
cioè
che
,
con
l
'
onore
,
si
possa
anche
batter
moneta
.
Ci
riesce
impossibile
di
credere
che
solo
i
furfanti
,
solo
i
ladri
si
possano
arricchire
,
nella
società
;
accade
,
questo
è
vero
:
accade
troppo
:
ma
,
dall
'
altra
parte
,
di
fronte
a
tutta
la
gente
di
coscienza
ambigua
,
di
carattere
equìvoco
,
di
tendenze
losche
,
di
fronte
a
tutta
la
gente
che
farebbe
ogni
cosa
,
pur
di
arrivar
a
tutto
,
i
nostri
occhi
mortali
ne
veggono
molt
'
altra
che
,
quìetamente
,
austeramente
,
compie
la
sua
parte
,
nel
mondo
,
crea
la
sua
fortuna
e
quella
altrui
senza
mancare
all
'
onore
.
Di
fronte
a
organismi
finanziarî
che
assidono
la
loro
sorte
sovra
i
mille
calcoli
più
sottilmente
ingannatori
e
di
cui
ogni
manifestazione
economica
rappresenta
un
marchè
de
dupes
,
di
fronte
a
queste
compagini
che
,
ormai
,
si
fanno
sempre
più
rare
,
nel
mondo
,
altre
ne
vediamo
sorgere
,
prosperare
,
fra
noi
,
in
Europa
,
lontano
,
dapertutto
,
in
cui
ogni
atto
è
regolato
dalla
onestà
commerciale
,
dalla
lealtà
industriale
.
Per
chi
vede
il
minuto
presente
,
per
chi
sa
guardare
verso
l
'
orizzonte
,
verso
l
'
avvenire
,
può
sembrare
,
forse
,
che
l
'
onestà
sia
una
cattiva
speculazione
e
che
un
galantuomo
rimanga
povero
:
così
è
:
ma
non
per
tutti
:
ma
non
per
molto
tempo
:
ma
il
galantuomo
o
finisce
per
vincere
il
suo
orribile
destino
,
o
costudisce
,
come
un
tesoro
,
la
sua
perfetta
reputazione
.
Con
l
'
onore
si
batte
anche
moneta
,
per
grazia
di
Dio
!
A
centinaia
,
a
migliaia
ci
confortano
in
questa
fede
piuttosto
solinga
ma
salda
,
gli
esempi
particolari
,
gli
esempi
collettivi
,
in
cui
la
probità
,
la
integrità
,
la
rigorosa
scrupolosità
furono
la
sorgente
di
fortune
individuali
e
di
fortune
sociali
veramente
possenti
;
da
ogni
lato
della
terra
,
nei
libri
,
nei
giornali
,
nelle
cronache
,
nella
vita
,
germogliano
queste
istorie
di
prosperità
talvolta
colossali
,
basate
solo
sul
lavoro
,
sulla
volontà
,
sull
'
intelletto
,
ma
basate
,
sovra
tutto
,
sulla
onestà
personale
o
collettiva
.
Era
naturale
al
pancione
di
Windsor
,
cui
giovava
restar
seduto
sotto
la
pergola
della
taverna
,
bevendo
vino
aromatizzato
e
giuocando
a
dadi
,
di
dir
che
l
'
onore
non
vi
porta
le
aune
di
velluto
per
far
un
giustacuore
o
non
paga
il
conto
dell
'
osteria
:
è
comodo
agli
ambiziosi
moderni
pensare
fra
sè
che
l
'
onore
non
si
tramuta
in
cheques
,
in
palazzi
marmorei
,
in
equìpaggi
smaglianti
,
in
gallerie
di
quadri
e
in
collezioni
di
giojelli
.
È
comodo
:
ma
è
falso
.
Chiunque
ha
scritto
,
scrive
,
o
scriverà
la
storia
della
ricchezza
,
la
storia
dei
ricchi
,
dica
se
non
è
falso
:
e
che
paesi
,
società
,
uomini
,
mille
volte
,
centomila
volte
partirono
dalle
più
umili
volontà
di
bene
e
di
onestà
per
giungere
ai
più
bei
fastigi
della
fortuna
,
senza
aver
traviato
,
giammai
.
*
*
*
Pensino
questo
,
coloro
che
,
oggi
,
si
adunano
,
non
senza
solennità
,
questi
deputati
di
Napoli
,
ardentemente
desiosi
di
fare
il
bene
della
loro
città
.
Lo
pensino
:
non
lascino
vacillare
un
solo
istante
,
la
loro
coscienza
di
galantuomini
:
non
manchi
loro
un
solo
momento
la
fiducia
nella
probità
umana
,
su
cui
la
loro
vita
si
è
formata
e
ha
trovato
la
sua
formola
.
Essi
vogliono
,
i
deputati
napoletani
,
la
prosperità
larga
della
metropoli
mirabile
che
,
dotata
di
tutte
le
bellezze
,
è
ancor
povera
e
triste
;
ma
vogliono
la
sua
prosperità
insieme
all
'
alto
rispetto
del
suo
onore
.
Sia
,
sia
anzi
tutto
,
l
'
onore
:
anzi
tutto
che
coloro
i
quali
saranno
i
prescelti
,
per
sedere
sulle
cose
del
Comune
e
che
,
prescelti
,
saranno
additati
al
voto
popolare
,
abbiano
per
insegna
del
loro
nome
,
la
specchiatezza
del
loro
carattere
:
anzi
tutto
che
,
dinnanzi
all
'
Italia
,
dinnanzi
all
'
Europa
,
ovunque
il
nome
di
Napoli
sia
pronunciato
,
sia
,
oramai
,
per
il
decoro
,
per
la
coscienza
di
chi
la
rappresenta
,
unito
a
quello
della
più
bella
dignità
civile
:
anzitutto
che
,
per
convinzione
,
giammai
più
il
sospetto
,
l
'
accusa
,
la
delazione
possa
colpirla
:
anzitutto
che
ovunque
esso
sia
,
l
'
uomo
onesto
,
intelligente
,
attivo
,
fattivo
,
sia
il
suo
lavoro
dato
a
Napoli
,
giovandole
con
tutte
le
sue
forze
.
Quando
ciò
sia
organizzato
,
con
sapienza
,
con
larghezza
,
prendendo
coloro
che
dovranno
essere
i
futuri
amministratori
,
dovunque
si
trovino
galantuomini
e
uomini
capaci
,
senza
fare
viete
questioni
di
partito
,
di
colore
,
roba
vecchia
,
roba
distrutta
:
quando
ciò
sia
un
fatto
compiuto
,
l
'
onore
di
Napoli
,
che
si
va
lentamente
ricostruendo
,
ma
con
sicurezza
,
questo
onore
di
Napoli
servirà
anche
a
batter
moneta
,
.
Quando
i
capitalisti
dell
'
estero
,
del
nord
,
sapranno
che
,
contro
ogni
ostacolo
,
Napoli
ha
voluto
per
suoi
magistrati
,
comunali
,
i
migliori
suoi
cittadini
,
quando
gli
uomini
di
finanze
di
tutti
i
paesi
,
di
tutte
le
regioni
,
sapranno
che
,
quì
,
il
sentimento
della
probità
sociale
si
è
rifatto
,
nelle
persone
,
nelle
cose
e
nei
costumi
:
quando
gli
industriali
di
ogni
dove
,
comprenderanno
di
poter
avere
fiducia
;
allora
,
sì
,
che
ogni
piccola
o
grande
pianta
della
fortuna
pubblica
,
nascerà
,
germoglierà
,
fruttificherà
in
questo
suolo
fecondo
,
in
questa
terra
di
anime
belle
.
Tutto
si
farà
,
quì
,
dal
momento
che
il
buon
nome
napoletano
,
che
,
il
decoro
della
sua
cittadinanza
,
che
,
tutto
il
suo
onore
,
infine
,
sia
esaltato
:
tutto
sarà
così
facile
,
così
semplice
,
così
naturale
che
il
mondo
si
stupirà
.
E
nell
'
onore
,
in
questa
potenza
tutta
morale
,
in
questo
elemento
più
puro
e
,
diciamo
,
più
etereo
della
coscienza
sociale
,
Napoli
ritroverà
la
sua
vita
,
la
sua
fortuna
,
la
sua
ricchezza
!
IL
RIONE
DELLA
BELLEZZA
Una
delle
cose
più
amenamente
false
,
che
si
dicono
,
si
ripetono
,
si
sostengono
,
per
Napoli
è
la
profonda
miseria
del
suo
Comune
,
è
la
mancanza
della
lira
e
del
soldo
per
tirare
avanti
:
una
di
quelle
leggende
bizzarre
,
grottesche
,
e
ingiuriose
che
moltissimi
illustri
e
oscuri
cittadini
nostri
si
compiacciono
,
dappertutto
,
di
confermare
;
che
le
prove
più
singolari
e
più
fantastiche
.
Sapete
?
Non
vi
è
un
centesimo
per
aprire
una
scuola
:
il
Municipio
può
a
stento
,
pagare
i
suoi
maestri
e
le
sue
maestre
.
Sapete
?
Non
vi
sono
che
quattromila
lire
l
'
anno
,
per
ripiantare
di
alberi
i
giardini
pubblici
e
la
Villa
,
quìndi
,
deve
conservare
,
verso
il
mare
,
quell
'
aspetto
di
orto
devastato
.
Sapete
?
È
impossibile
che
si
colmino
i
buchi
perigliosi
nel
basolato
di
via
Chiaia
:
vi
dovete
rompere
il
collo
:
i
basoli
costano
troppo
,
bisogna
aspettare
il
bilancio
dell
'
anno
venturo
:
allora
,
si
vedrà
.
Di
questo
passo
,
ogni
volta
che
il
Municipio
deve
cavare
cinquanta
centesimi
,
si
risolleva
la
leggenda
della
mendicità
cui
è
ridotto
,
accattone
che
nessun
ospizio
può
ricevere
,
oramai
,
più
:
e
,
su
queste
bugiarde
apparenze
,
su
queste
frasi
fatte
,
da
cui
la
folla
si
fa
così
comodamente
governare
,
nessuno
si
accorge
che
,
al
Municipio
,
piano
piano
,
con
aria
di
nulla
,
i
milioni
presenti
e
futuri
,
ballano
una
ridda
che
,
ogni
giorno
,
diventa
più
vivace
.
Chi
mai
oserà
sostenere
,
se
ha
occhi
e
orecchie
,
che
il
Municipio
di
Napoli
è
povero
,
quando
ha
messo
in
discussione
,
da
uno
o
due
anni
,
delle
somme
enormi
,
ora
per
una
cosa
,
ora
per
l
'
altra
?
Chi
mai
potrà
continuare
a
dir
questo
,
quando
,
man
mano
,
si
verranno
esaminando
tutti
i
progetti
che
sono
sul
tappeto
e
,
ognuno
di
essi
,
costa
molte
centinaja
di
migliaja
di
lire
e
qualcuno
dei
milioni
?
Chi
sosterrà
,
ancora
,
che
non
vi
sono
quattrini
per
gli
asili
,
per
le
scuole
,
per
i
giardini
,
per
lo
spazzamento
,
per
l
'
innaffiamento
,
quando
sono
alle
porte
un
sacco
di
castelli
in
aria
,
tutti
uno
più
costoso
dell
'
altro
?
Chi
dichiarerà
esservi
ben
pochi
milionari
a
Napoli
,
per
dare
l
'
indice
meschino
,
esiguo
,
della
nostra
ricchezza
,
quando
il
primo
milionario
è
,
appunto
,
il
Comune
,
e
,
come
tutti
i
milionari
,
è
un
po
'
folle
,
cioè
lesina
qualche
centinaio
di
lire
,
in
cose
necessarie
e
profonde
il
suo
denaro
,
o
s
'
impegna
a
profonderlo
,
nelle
spese
superflue
?
Il
Municipio
nostro
non
è
,
forse
,
nè
Morgan
,
nè
Carnegie
,
nè
Vanderbilt
,
nè
Rockefeller
;
la
sua
fortuna
è
più
modesta
:
i
suoi
milioni
sono
in
minor
numero
:
ma
esso
ci
gioca
,
oramai
,
come
un
buon
piccolo
milionario
che
fuma
delle
sigarette
da
tre
centesimi
,
ma
che
ha
una
scuderia
da
corse
.
Ho
innanzi
agli
occhi
e
io
spero
di
potervelo
comunicare
,
sempre
che
ne
sia
il
caso
,
un
elenco
di
progetti
,
di
proposte
,
di
cose
mezze
fatte
o
da
farsi
,
ove
la
spesa
,
talvolta
inutile
,
talvolta
stravagante
,
quasi
sempre
imprudente
,
è
fortissima
.
Io
non
sono
il
tutore
del
Comune
,
per
grazia
di
Dio
e
neppure
tu
,
amico
lettore
,
per
tua
fortuna
:
ma
qualche
soldo
,
di
questi
milioni
,
è
tuo
ed
è
mio
.
Interessiamoci
a
questi
pochi
centesimi
,
tuoi
,
miei
,
lettore
,
perchè
essi
sono
una
parte
di
questi
milioni
.
*
*
*
Il
Rione
della
Bellezza
Eccone
uno
,
eccolo
qua
.
Il
suo
nome
è
eminentemente
pretenzioso
:
quando
saprai
bene
che
è
,
questo
rione
,
amico
lettore
e
fratello
mio
,
lo
troverai
anche
eminentemente
ridicolo
.
Si
tratta
di
quel
grande
deserto
di
Santa
Lucia
nuova
,
ove
tutti
gli
innamorati
del
vecchio
Napoli
,
preferivano
,
forse
,
vedere
quel
bel
mare
di
Santa
Lucia
,
l
'
antico
,
il
nostro
mare
:
diamogli
un
sospiro
di
rimpianto
,
in
nome
del
pittoresco
,
consoliamo
gli
stranieri
nella
loro
delusione
e
rinneghiamo
la
civiltà
,
tacitamente
,
nel
nostro
spirito
.
Quando
non
era
stato
inventato
il
rione
della
Bellezza
,
questo
deserto
malinconico
,
atrocemente
triste
,
in
certe
ore
del
giorno
,
fiancheggiato
da
quella
via
polverosa
e
ineguale
,
doveva
esser
popolato
così
,
dalla
Cassa
di
sovvenzioni
genovese
:
cioè
dovevano
sorgervi
tredici
grandissimi
palazzi
,
tredici
caserme
enormi
,
simili
alle
due
già
costruite
,
quella
ove
si
trova
l
'
Hôtel
Santa
Lucia
e
la
seconda
che
è
in
costruzione
.
Nulla
di
più
brutto
,
di
più
goffo
,
di
più
pesante
:
strette
,
le
vie
,
fra
ogni
edificio
:
e
completamente
perduta
,
dietro
,
la
via
di
salita
Lucia
vecchia
.
Quando
queste
caserme
orribili
fossero
sorte
,
un
'
altra
pruova
della
mancanza
di
educazione
estetica
,
sarebbe
venuta
ad
affliggere
il
nostro
spirito
inquìeto
:
e
le
abbominazioni
rettilinee
,
di
cui
parla
Edgar
Poe
,
avrebbero
schiacciato
,
col
loro
orrendo
aspetto
,
la
nostra
fantasia
,
amante
della
beltà
,
della
grazia
,
della
leggerezza
.
Ma
vi
è
un
Dio
,
in
cielo
!
Dato
il
forte
prezzo
a
cui
la
Cassa
di
Sovvenzioni
aveva
messo
e
tiene
ancora
quei
suoli
da
cinque
anni
,
dato
che
per
costruire
,
là
,
dove
vi
è
il
mare
,
sotto
,
ci
vuole
un
prezzo
doppio
e
triplo
di
costruzione
,
nessuno
volle
comperare
quei
terreni
,
nessuno
pensò
di
erigervi
un
palazzo
o
una
palazzina
e
la
società
molto
meno
osò
di
costruirvi
niente
.
Certo
,
la
società
vi
ha
perduto
e
vi
perde
molti
denari
:
ma
questo
non
ci
riguarda
.
Noi
rimpiangiamo
Santa
Lucia
vecchia
,
gli
stabilimenti
di
bagni
,
l
'
acqua
sulfurea
,
le
venditrici
di
acqua
,
gli
ostricari
,
le
trattorie
e
i
tessitori
di
nasse
!
Noi
li
rimpiangeremo
anche
di
più
insieme
,
amico
lettore
,
se
mai
il
rione
della
Bellezza
vi
si
debba
compiere
.
Il
nuovo
progetto
dunque
in
cui
pare
,
quasi
,
che
abbiano
concorso
Raffaello
da
Urbino
,
Michelangelo
Buonarroti
,
Vanvitelli
e
Dante
Gabriele
Rossetti
,
è
questo
:
invece
di
tredici
caserme
,
esse
saranno
undici
e
saranno
divise
da
vie
più
larghette
,
con
file
di
alberi
lungo
le
vie
,
simili
a
quelli
da
cui
è
contristato
il
Rettifilo
e
che
,
certamente
,
verso
il
mare
,
saranno
distrutti
dalle
brezze
marine
,
come
si
dice
,
sieno
stati
distrutti
quelli
della
Villa
.
Questi
undici
edificî
avranno
,
anche
,
attorno
,
un
poco
di
verdura
,
una
piccola
fascia
,
verso
il
mare
.
E
basta
.
Ma
questa
è
dunque
,
la
peregrina
idea
per
cui
il
rione
Santa
Lucia
,
sarà
chiamato
il
rione
della
Bellezza
?
E
il
progettista
,
diciamo
cosi
,
sarà
paragonato
a
Arnolfo
di
Lapo
o
a
Lenôtre
,
architetto
di
Versailles
?
Nossignore
.
Nel
centro
del
nuovo
rione
,
verso
il
mare
,
gli
edifici
si
divideranno
in
semicerchio
e
lasceranno
uno
spazio
,
in
mezzo
,
di
ottomila
metri
quadrati
-
non
t
'
illudere
,
amico
lettore
,
ottomila
metri
quadrati
non
sono
gran
che
-
ove
vi
sarà
un
giardino
,
e
,
in
mezzo
,
pare
impossibile
,
una
fontana
.
Attorno
,
attorno
al
semicerchio
sorgerà
un
porticato
,
di
stile
greco
-
romano
,
dove
sarà
fabbricato
solo
un
primo
piano
,
ad
uso
di
caffè
,
di
birrarie
,
di
cafè
chantant
,
forse
,
sempre
in
istile
greco
.
E
basta
.
Questo
è
il
rione
della
Bellezza
:
non
oltre
:
non
altro
.
Un
giardinetto
,
cioè
,
poco
più
grande
di
quelli
di
piazza
Cavour
,
diletto
ritrovo
di
pezzenti
di
San
Gennaro
,
di
cabalisti
,
di
piccoli
pensionati
del
governo
:
un
giardinetto
che
sarà
due
o
tre
volte
grande
come
quello
di
piazza
Municipio
,
ritrovo
,
questi
,
di
persone
che
è
inutile
quì
menzionare
,
sotto
i
paterni
occhi
chiusi
dei
consiglieri
comunali
,
un
giardinetto
,
con
una
fontana
,
dove
,
probabilmente
,
vi
sarà
uno
zampillo
,
basso
nei
giorni
di
lavoro
e
alto
nei
giorni
di
festa
:
e
,
infine
,
questo
porticato
,
per
rammentare
nella
vita
moderna
,
l
'
origine
di
Partenope
,
per
rifare
un
poco
Pompei
,
dice
il
progettista
.
Anzi
,
egli
voleva
far
tutta
una
passeggiata
pompeiana
,
lì
,
ma
questa
idea
parve
tanto
barocca
,
tanto
sciocca
,
che
se
ne
accorsero
tutte
le
anime
buone
e
distratte
degli
assessori
e
protestarono
.
Non
vi
sarà
la
passeggiata
pompeiana
ma
un
pezzetto
di
Pompei
,
col
porticato
,
l
'
avremo
.
Chi
si
metterà
sotto
questi
portici
:
s
'
ignora
:
neppure
è
certissimo
che
vi
si
costruisca
il
primo
piano
.
Il
rione
della
Bellezza
,
or
dunque
,
si
riassume
in
un
giardino
,
con
fontana
e
con
un
portico
.
Il
suo
nome
,
allora
,
non
ti
sembra
un
poco
esagerato
,
amico
lettore
?
Non
ti
pare
che
la
parola
bellezza
abbia
un
senso
diverso
e
profondo
?
E
che
applicarlo
a
sì
esigua
e
ambigua
cosa
,
sia
una
grande
audacia
?
E
che
il
progetto
e
il
progettista
debbano
soccombere
sotto
il
ridicolo
di
quest
'
audacia
?
*
*
*
Per
aver
questo
giardino
,
con
la
fontanella
e
il
porticato
,
ecco
che
cosa
deve
spendere
il
Municipio
di
Napoli
.
Anzitutto
deve
dare
alla
Cassa
sovvenzioni
di
Genova
la
egregia
somma
di
settecentomila
lire
:
è
vero
che
si
pagano
in
trent
'
anni
,
queste
settecentomila
lire
,
ma
un
debito
è
un
debito
,
anche
se
si
paghi
a
piccole
rate
.
Non
vorrei
affermare
che
il
Comune
debba
corrispondere
anche
l
'
interesse
,
perchè
non
lo
so
:
ma
è
probabile
che
per
avere
la
fontanella
nel
giardinetto
e
il
porticato
,
intorno
,
per
aver
ciò
a
credito
,
qualche
interesse
si
dovrà
pagare
.
Inoltre
,
il
Comune
concede
alla
società
,
di
costruire
un
sesto
piano
a
tutti
gli
undici
edifici
:
calcolato
,
così
,
a
occhio
e
croce
,
un
piano
di
più
,
sovra
undici
immensi
palazzi
,
può
rendere
alla
società
da
novanta
a
centomila
lire
di
maggior
reddito
,
cioè
un
regaluccio
di
oltre
due
milioni
di
capitale
,
sempre
per
aver
quel
che
sapete
.
Quanto
saranno
più
belli
,
più
accoglienti
,
più
estetici
questi
palazzi
di
sei
piani
,
invece
che
di
cinque
,
lo
sa
il
Signore
!
Vi
è
dell
'
altro
:
la
società
ha
il
diritto
di
non
lastricare
più
con
pietre
le
vie
fra
i
suoi
palazzoni
,
poichè
questo
lastricamento
costa
molto
:
allo
scopo
di
facilitarle
ancora
più
la
posizione
,
il
Comune
le
permette
di
adoperare
il
macadam
,
col
risultato
di
aver
del
fango
in
inverno
,
fango
che
macchia
i
vestiti
e
li
rode
;
e
la
polvere
più
acre
,
in
estate
.
Non
basta
ancora
:
la
società
ha
la
concessione
della
sorgente
di
acqua
solfurea
:
non
sarà
gran
che
;
ma
è
qualche
altra
cosa
.
Non
vi
pare
che
,
per
un
giardino
,
una
fontana
e
un
porticato
ciò
costi
molto
,
troppo
,
immensamente
?
E
con
tanti
denari
,
tante
concessioni
,
tante
facilitazioni
,
il
risultato
sarà
questo
:
e
il
rione
presunto
della
Bellezza
,
sarà
mortalmente
brutto
,
se
si
arriva
a
compiere
col
suo
anacronisma
di
Pompei
,
fra
edifici
di
sei
piani
come
in
America
;
che
il
prezzo
dei
suoli
,
restando
sempre
forte
e
le
difficoltà
di
costruzione
essendo
sempre
grandi
,
la
Cassa
Sovvenzioni
,
seguiterà
a
non
vendere
e
seguiterà
a
non
costruire
e
che
alla
fine
del
salmo
il
rione
della
Bellezza
consisterà
in
un
piccolo
giardino
,
in
una
fontana
e
in
un
porticato
vuoto
,
fra
un
vasto
deserto
arido
e
polveroso
.
La
società
si
sarà
rifatta
in
parte
dei
suoi
guai
,
con
quelle
settecentomila
lire
;
il
Comune
dovrà
pagarle
e
passando
per
Santa
Lucia
nuova
,
il
cittadino
inconscio
creperà
dal
ridere
,
a
veder
quella
buffonata
,
e
tu
amico
lettore
e
io
,
cronista
scettico
e
pessimista
,
tu
ed
io
che
non
siamo
inconsci
,
rimpiangeremo
quei
venticinque
o
cinquanta
centesimi
,
parte
tua
e
parte
mia
delle
settecentomila
lire
!
LA
GRAN
VIA
Chi
ha
mai
osato
,
chi
oserà
mai
detronizzare
via
Toledo
dalla
sua
sovranità
cittadina
?
Chi
toccherà
mai
alla
sua
corona
di
gloria
e
di
vita
?
Chi
potrà
mai
eguagliare
,
non
vincere
il
suo
fascino
?
Chi
mai
menomerà
la
sua
forza
e
il
suo
carattere
?
Niente
:
nessuno
.
Non
il
tempo
che
tutto
modifica
e
tutto
trasforma
:
non
gli
uomini
folli
che
delirano
di
mutare
le
cose
,
secondo
il
loro
pensiero
e
il
loro
capriccio
:
non
i
costumi
che
si
cangiano
bizzarramente
,
pur
riapparendo
sotto
novelle
forme
:
non
i
fatti
che
sono
regolati
dalle
misteriose
correnti
del
destino
.
In
questa
profonda
e
palpitante
arteria
,
corre
un
sangue
la
cui
ricchezza
è
magnifica
:
il
suo
battito
può
diventare
tumultuoso
nella
febbre
dei
grandi
giorni
,
non
può
rallentarsi
mai
:
le
sue
pulsazioni
possono
raggiungere
il
culmine
della
gioja
,
mai
il
minimo
della
fiacchezza
:
e
mentre
tutto
l
'
immenso
corpo
della
città
dorme
,
sotto
l
'
arco
stellato
del
cielo
,
sotto
il
lume
freddo
e
molle
della
luna
,
dalle
sue
colline
fiorite
nella
notte
fino
al
mare
immobile
,
la
profonda
arteria
vive
e
spande
il
suo
metro
di
vita
,
nell
'
ombra
tenue
,
fra
le
case
alte
.
Via
Toledo
non
ha
rivali
,
anche
nelle
vie
più
magicamente
belle
di
Napoli
:
non
nel
mirabile
sinuoso
nastro
che
cinge
graziosamente
l
'
alto
della
città
e
che
è
il
Corso
Vittorio
Emanuele
:
non
nell
'
aristocratica
e
oramai
deserta
,
e
sempre
nobile
,
sempre
squisita
Riviera
di
Chiaia
:
non
nella
indescrivibile
via
Caracciolo
,
sogno
di
pittori
e
di
poeti
:
non
nella
possente
via
del
Rettifilo
,
ove
la
modernissima
città
si
sviluppa
:
nessuna
di
queste
è
sua
rivale
,
poichè
queste
vie
possono
avere
la
bellezza
,
la
forza
,
la
grazia
,
la
poesia
,
la
tradizione
,
e
hanno
tutto
questo
e
altre
cose
hanno
,
ancora
,
nella
loro
storia
e
nella
loro
espressione
,
ma
Toledo
ha
tutto
ciò
e
ha
un
'
altra
cosa
,
l
'
altra
cosa
grande
,
imponente
,
fremente
,
multiforme
,
multaninime
,
essa
ha
la
vita
,
essa
è
vita
.
Siate
lontani
,
in
paesi
estranei
:
se
il
vostro
animo
s
'
immergerà
nella
triste
nostalgia
,
è
al
suo
ricordo
che
il
vostro
segreto
rimpianto
sarà
più
amaro
.
Siate
quì
e
la
vostra
esistenza
si
svolga
,
per
forza
di
cose
,
in
regione
cittadina
lontana
:
la
vostra
vita
vi
sembrerà
scialba
e
gelida
.
Uscite
un
giorno
e
non
toccate
questa
via
:
la
vostra
giornata
vi
sembrerà
vuota
.
Siate
infelice
,
annojato
,
stanco
,
sperduto
,
sfiduciato
di
voi
e
di
tutti
:
toccate
le
sue
sacre
pietre
e
come
un
sorso
d
'
inebriante
vino
esalterà
le
vostre
forze
e
si
dilegueranno
tutti
i
fantasmi
angosciosi
e
per
un
istante
,
per
un
'
ora
,
per
un
giorno
,
l
'
esistenza
vi
sembrerà
,
di
nuovo
,
facile
e
lieve
!
*
*
*
Via
Toledo
è
la
vita
istessa
,
poichè
nei
secoli
centinaja
e
centinaja
di
patrizî
,
di
ricchi
,
spesero
le
loro
fortune
per
adornarla
di
maestosi
palazzi
e
vissero
in
questi
palazzi
,
e
vi
tennero
signoria
,
e
vi
lasciarono
quella
impronta
larga
e
nobile
di
magnificenza
che
non
si
cancella
:
è
la
vita
istessa
perchè
nella
felice
mescolanza
delle
classi
che
è
una
delle
buone
e
oneste
cose
nostre
,
accanto
alle
grandi
famiglie
,
migliaja
e
migliaja
di
famiglie
vi
sono
vissute
,
nei
secoli
,
e
nei
tempi
più
vicini
,
e
adesso
,
e
vi
vivranno
ancora
,
in
una
tradizione
borghese
che
ha
la
sua
potenza
,
in
una
tradizione
popolare
che
ha
la
sua
forza
:
è
la
vita
istessa
,
perchè
la
fede
vi
eresse
i
suoi
santuari
,
in
cui
migliaja
e
migliaja
di
anime
sono
venute
,
vengono
e
verranno
,
per
sentieri
noti
,
innanzi
alle
immagini
note
e
care
,
anime
pietose
,
anime
fedeli
,
obbedienti
ad
un
'
antica
e
pur
dolce
consuetudine
:
è
la
vita
istessa
,
perchè
il
commercio
e
la
industria
da
secoli
,
vi
mise
i
suoi
emporî
,
in
una
tradizione
di
lavori
,
di
attività
,
di
onestà
e
di
fortuna
che
,
ora
,
è
giunta
al
massimo
del
suo
splendore
.
Abitare
a
Toledo
,
vivere
a
Toledo
,
aver
bottega
a
Toledo
,
fu
,
è
,
come
una
eredità
degli
avi
,
come
il
rispetto
ad
un
costume
sacro
,
come
la
rinnovazione
di
un
patto
con
i
lontani
antenati
,
come
una
fede
giurata
,
come
una
necessità
familiare
e
pubblica
.
O
cuore
dei
cuori
:
Via
Toledo
!
Il
torrente
dell
'
umanità
,
da
secoli
,
in
ogni
giorno
e
in
ogni
minuto
si
è
svolto
,
ora
mite
,
ora
forte
,
ora
fragoroso
,
ora
clamante
,
sul
tuo
selciato
e
sui
tuoi
marciapiedi
:
e
ogni
uomo
,
ogni
donna
che
vi
è
passato
,
dolente
,
ridente
,
fremente
,
pieno
di
vita
o
pieno
di
morte
,
vi
ha
lasciato
una
traccia
viva
e
ogni
dramma
,
ogni
tragedia
,
ogni
commedia
che
vi
si
è
svolta
,
vi
ha
messo
il
riflesso
di
un
suo
ricordo
:
e
ogni
grande
o
piccolo
fantasma
della
storia
che
vi
è
apparso
,
vi
ha
messo
l
'
ombra
della
sua
grandezza
o
della
sua
piccolezza
:
e
i
nostri
e
noi
vi
abbiamo
lasciato
in
tanti
periodi
della
nostra
esistenza
,
vi
abbiamo
lasciato
il
meglio
di
noi
,
un
pensiero
,
un
sentimento
,
un
sorriso
,
una
lagrima
.
Ah
se
Toledo
è
la
vita
istessa
,
è
perchè
ognuno
le
fece
questo
dono
bello
e
fatale
:
è
perchè
glielo
diedero
i
sovrani
e
il
popolo
,
in
tutti
i
tempi
:
è
perchè
glielo
diedero
i
dittatori
e
la
plebe
:
è
perchè
glielo
diedero
i
poeti
e
gli
amanti
:
è
perchè
tutti
gli
diedero
vita
,
gli
scienziati
,
i
filosofi
,
gli
uomini
di
Stato
,
i
capi
delle
fazioni
,
i
capi
della
folla
:
tutti
,
tutti
,
le
donne
,
gli
uomini
,
i
bimbi
,
i
vecchi
,
i
malati
,
persino
i
morti
di
cui
le
solenni
esequie
lasciarono
la
memoria
di
un
nome
e
di
una
pompa
lugubre
.
Ah
è
la
vita
istessa
,
Toledo
e
tutti
così
l
'
adorano
,
fervida
di
ogni
forma
alta
o
bassa
,
elegante
o
triviale
,
ricca
o
povera
,
florida
o
meschina
:
e
tutti
la
onorano
,
e
tutti
l
'
hanno
onorata
e
non
un
sovrano
,
non
un
imperatore
,
non
un
grande
che
,
quì
giunto
,
non
ne
sentisse
il
primo
palpito
largo
e
forte
,
nei
clamori
della
gente
,
salienti
clamori
sino
al
cielo
sereno
!
*
*
*
Questo
ho
io
ripensato
,
con
meraviglia
,
quando
ho
notato
che
,
per
la
prima
volta
,
un
ospite
sovrano
giungerà
fra
noi
e
penetrerà
nella
Casa
del
Re
,
in
corteo
nobilissimo
,
senza
esser
passato
per
via
Toledo
:
e
questo
sentono
e
se
ne
rattristano
,
profondamente
,
le
migliaja
di
buoni
cittadini
di
via
Toledo
,
delusi
nelle
loro
legittime
speranze
e
centinaja
di
commercianti
e
d
'
industriali
che
,
da
tale
avvenimento
bello
e
popolare
,
attendevano
non
solo
pascolo
agli
occhi
,
ma
onesto
vantaggio
al
loro
lavoro
.
Alte
ragioni
che
noi
ignoriamo
fecero
scegliere
un
itinerario
bello
,
ma
molto
più
breve
:
e
tagliarono
fuori
,
con
involontaria
crudeltà
,
certo
,
la
vita
istessa
napoletana
,
l
'
antichissima
e
fedele
via
di
Toledo
,
quella
che
cosi
lealmente
:
ed
entusiasticamente
festeggiò
i
suoi
re
ed
i
suoi
ospiti
,
quella
che
pure
,
seppe
adornarsi
di
drappi
e
di
ghirlande
e
fece
piover
fiori
sulle
regine
e
sulle
principesse
.
Alte
ragioni
!
Noi
non
le
conosciamo
:
e
debbono
,
certo
,
esser
molto
forti
e
molto
rispettabili
:
nè
l
'
itinerario
,
oramai
,
può
mutarsi
.
Sia
!
Ma
come
a
Parigi
,
subito
dopo
che
i
Sovrani
d
'
Italia
ebbero
attraversata
l
'
Avenue
des
Champs
E1ysèes
e
la
inobliabile
piazza
della
Concordia
,
per
recarsi
al
palazzo
degli
Affari
Esteri
,
senza
toccare
il
centro
di
Parigi
viva
,
il
cuore
di
Parigi
,
la
piazza
dell
'
Opera
,
si
trovò
modo
di
farli
escire
,
novellamente
,
e
di
far
loro
attraversare
l
'
Avenue
de
l
'
Opèra
,
si
trovi
,
anche
quì
,
modo
di
far
traversare
,
ufficialmente
,
a
ora
stabilita
,
il
Presidente
della
Repubblica
,
per
via
Toledo
,
per
tutta
la
via
Toledo
,
tutta
quanta
:
e
questa
cosa
si
promulghi
:
e
si
contentino
,
così
le
giuste
aspettative
di
una
strada
ove
tutto
di
Napoli
si
concentra
e
si
esprime
:
e
si
dia
agli
occhi
curiosi
e
dolci
di
Emile
Loubet
che
viene
da
una
delle
più
belle
città
del
mondo
questo
spettacolo
inarrivabile
.
Se
il
Presidente
della
Repubblica
va
via
,
di
quì
,
senza
aver
visto
la
via
Toledo
,
in
un
pomeriggio
di
primavera
,
gremita
di
gente
,
addobbata
,
imbandierata
,
infiorata
,
e
fluttuante
e
ondeggiante
e
tumultuante
di
folla
,
è
come
se
non
avesse
visto
Napoli
.
GUERRA
AI
LADRI
Un
cattivo
odore
di
stantio
,
di
cose
antiche
e
consunte
,
tenute
troppo
tempo
chiuse
e
tirate
fuori
,
si
è
diffuso
nell
'
aria
che
respiriamo
,
da
qualche
giorno
.
Nei
primi
comizî
,
nei
primi
proclami
,
con
una
certa
finzione
di
serietà
,
anche
,
son
venuti
fuori
dagli
armadi
sgangherati
della
rettorica
amministrativa
:
il
partito
clerico
-
borbonico
,
il
partito
clerico
-
moderato
,
il
partito
socialistoide
,
il
partito
anarcoide
e
,
persino
,
guarda
,
guarda
,
quella
consumatissima
cosa
che
è
il
partito
liberale
.
È
come
un
mucchio
di
ferri
vecchi
polverosi
e
arruginiti
,
tirato
fuori
da
un
camerino
di
sbarazzo
:
come
un
fagottello
di
cenci
sdruciti
e
sporchi
,
disciolto
,
in
terra
.
La
polvere
acre
si
distacca
da
tutto
questo
tritume
:
la
muffa
si
attacca
,
viscida
,
alle
mani
di
chi
vi
si
accosta
:
e
il
libero
aere
ne
è
ammorbato
.
La
gente
passa
,
si
tura
il
naso
,
alza
le
spalle
e
sorride
di
scherno
.
Per
molti
anni
,
queste
parole
,
queste
frasi
,
ebbero
un
contenuto
di
vita
:
ma
il
tempo
è
trascorso
e
i
tempi
si
sono
mutati
:
ma
tutto
questo
è
vuoto
,
è
floscio
,
è
senza
colore
,
è
senza
sangue
,
è
simile
al
palloncino
di
pelle
che
era
leggiero
,
volava
in
aria
,
aveva
i
bei
colori
della
gioja
,
che
il
bimbo
ha
rotto
e
che
è
,
adesso
,
uno
straccetto
ignobile
.
Nulla
di
questo
esiste
,
più
:
nulla
di
questo
risponde
alla
rinovellata
coscienza
moderna
:
nessuna
di
queste
formole
,
ha
più
espressione
e
nessuna
ha
più
influenza
.
Guardate
,
nella
vita
vera
,
piuttosto
!
Osservate
,
nella
vita
vera
,
tutte
le
profonde
trasformazioni
che
stupiscono
.
Vi
sono
dei
cattolici
che
sono
italianissimi
:
vi
sono
degli
anticlericali
che
sono
credenti
,
vi
sono
dei
clericali
che
sono
democratici
:
vi
sono
dei
democratici
che
sono
imperialisti
:
vi
sono
dei
liberali
che
restaurerebbero
la
pena
di
morte
:
vi
sono
dei
repubblicani
autoritarii
e
assolutisti
:
vi
sono
dei
socialisti
che
adorano
il
Re
:
vi
sono
dei
radicali
perfettamente
monarchici
:
vi
sono
dei
monarchici
che
dicono
un
male
orrendo
della
monarchia
:
i
framassoni
che
detestano
il
clero
,
credono
all
'
Architetto
dell
'
Universo
:
e
i
borbonici
,
infine
,
poichè
anche
di
questo
si
parla
,
i
borbonici
si
riassumono
in
quell
'
incantevole
uomo
d
'
età
-
egli
invecchierà
,
più
tardi
-
che
è
il
duca
di
Regina
,
caro
a
tutti
,
riverito
da
tutti
i
partiti
,
sottopartiti
,
frazioni
e
sottofrazioni
.
Il
travolgimento
tumultuario
delle
idee
,
il
turbine
sempre
più
precipitato
delle
opinioni
,
tutto
questo
enorme
cataclisma
morale
,
donde
escirà
,
domani
,
e
già
essa
sorge
splendente
come
l
'
aurora
,
la
coscienza
nova
,
ha
già
così
capovolto
ogni
ordine
di
criteri
e
di
concetti
che
,
veramente
,
coloro
che
,
ancora
,
si
attaccano
al
funesto
ciarpame
del
passato
,
coloro
che
tentano
di
brandire
delle
armi
infrante
e
senza
taglio
,
che
tentano
di
agitare
una
bandiera
stinta
e
a
brandelli
,
destano
un
sorriso
di
ironia
e
di
pietà
!
*
*
*
Ma
in
tanta
bizzarra
confusione
,
il
paese
nostro
,
questa
Napoli
nostra
,
cerca
una
guida
nei
fatti
,
cerca
la
verità
nel
buon
senso
.
Dice
Napoli
,
quietamente
:
ecco
,
io
ho
bisogno
di
risorgere
.
Io
non
solo
debbo
vivere
,
ma
debbo
svolgere
tutte
le
mie
forze
sociali
e
individuali
:
ognuno
dei
miei
cittadini
,
sia
pure
il
più
oscuro
,
il
più
ignoto
deve
aver
lavoro
,
salute
,
protezione
,
educazione
,
e
tutti
i
cittadini
e
,
io
,
Napoli
,
debbo
prendere
il
mio
posto
bello
,
nobile
,
forte
,
nella
vita
operosa
ed
efficace
moderna
.
Non
solo
io
voglio
risorgere
;
ma
,
tutti
gl
'
italiani
che
hanno
cuore
,
vogliono
la
mia
risurrezione
:
ma
tutti
i
miei
fratelli
del
nord
mi
stendono
la
mano
affettuosa
e
salda
,
perchè
io
risorga
:
ma
gli
uomini
del
parlamento
,
ma
gli
uomini
dello
Stato
,
ma
il
Sovrano
vogliono
ardentemente
la
mia
resurrezione
.
Essa
,
però
,
si
deve
compiere
con
tutte
le
forme
più
larghe
,
più
potenti
,
più
limpide
e
più
pure
.
Perchè
io
risorga
debbono
fra
me
giungere
i
capitali
stranieri
e
i
capitali
nordici
e
siano
benedetti
,
purchè
essi
non
trovino
alle
mie
porte
e
fra
le
mie
mura
,
chi
metta
loro
la
taglia
,
se
vogliono
entrare
.
Perchè
io
risorga
debbono
formarsi
,
quì
,
delle
vaste
imprese
industriali
,
ove
chi
è
lavoratore
,
trovi
mercede
onesta
e
aiuto
sociale
,
ove
chi
è
possidente
trovi
onesto
guadagno
,
ove
chi
è
capitalista
,
possa
collocare
onestamente
e
securamente
il
suo
danaro
,
ove
tutte
le
intelligenze
belle
e
vivide
napoletane
possano
trovar
campo
di
azione
,
ove
tutta
questa
forza
simpaticissima
d
'
ingegno
,
possa
manifestarsi
in
opera
utile
,
efficace
:
ma
queste
imprese
industriali
debbono
esser
fatte
alla
luce
del
sole
,
senza
transazioni
equivoche
,
senza
concessioni
losche
,
senza
premî
,
senza
provvigioni
;
e
come
si
è
fatto
altrove
,
a
Milano
,
a
Genova
,
a
Torino
,
ove
centinaja
di
tali
imprese
nacquero
,
vivono
e
prosperano
,
senza
che
sia
stato
loro
necessario
di
corromper
nessuno
,
anche
da
me
,
quì
,
nella
mia
nuova
atmosfera
morale
,
questa
,
cosa
bella
l
'
affare
onesto
,
l
'
affare
semplice
,
l
'
affare
in
cui
non
vi
sono
guadagni
illeciti
o
strabocchevoli
,
da
nessuna
parte
,
ma
in
cui
tutti
possano
prosperare
,
l
'
affare
deve
sorgere
,
svilupparsi
,
dilatarsi
,
portar
bene
ed
esser
parte
integrante
della
mia
risurrezione
.
Perchè
io
risorga
,
completamente
,
debbono
le
banche
che
già
sono
,
quì
,
aiutare
il
mio
popolo
,
aiutare
le
oneste
industrie
,
aiutare
le
oneste
iniziative
e
sottrarre
il
popolo
e
gli
industriali
e
tutti
quelli
che
han
bisogno
del
credito
,
all
'
usura
:
e
altre
banche
si
debbono
fondare
,
ancora
,
con
denari
venuti
di
fuori
,
con
denari
di
quì
,
e
tutte
,
le
nuove
,
le
vecchie
,
non
debbono
pesare
sui
deboli
e
sui
miseri
,
non
debbono
servire
a
scopi
non
bene
definiti
,
ma
avere
,
sì
,
sì
,
anche
le
banche
,
un
criterio
morale
di
assistenza
alla
popolazione
mia
.
Io
invoco
il
lavoro
,
invoco
le
società
,
invoco
le
industrie
,
invoco
le
banche
,
che
dovranno
redimere
la
mia
miseria
,
il
mio
ozio
e
la
mia
inciviltà
:
ma
tutto
questo
deve
esser
fatto
in
un
'
altra
maniera
,
non
più
in
quella
di
prima
,
in
una
maniera
schietta
,
leale
,
franca
,
in
una
forma
delle
più
integre
,
con
,
una
probità
perfetta
,
con
quel
rigore
di
coscienza
,
da
tutte
le
parti
,
che
,
in
tanto
rivolgimento
di
cose
,
è
la
via
della
verità
e
della
vita
E
,
a
proposito
delle
non
imminenti
ma
prossime
elezioni
amministrative
sapete
che
dice
,
Napoli
?
Napoli
dice
questo
:
A
me
importa
poco
che
vadano
al
Consiglio
Comunale
dei
clericali
,
dei
borbonici
,
dei
moderati
,
dei
liberali
,
dei
democratici
,
dei
socialisti
,
o
degli
anarchici
:
tutto
ciò
mi
è
indifferente
.
Io
voglio
degli
uomini
onesti
:
io
voglio
delle
coscienze
secure
:
io
voglio
delle
anime
austere
.
Le
loro
opinioni
politiche
non
mi
riguardano
:
solo
i
loro
sentimenti
morali
m
'
interessano
.
Non
voglio
ladri
,
io
,
al
Comune
;
e
per
ladri
non
intendo
solo
quelli
che
si
mettono
in
tasca
il
denaro
mio
,
il
mio
povero
e
scarso
denaro
,
ma
tutti
quelli
che
aiutano
i
ladri
miei
o
che
permettono
,
chiudendo
gli
occhi
,
che
mi
si
rubi
.
Non
voglio
,
al
Comune
,
nè
affaristi
,
nè
compari
di
affaristi
,
nè
rappresentanti
di
affaristi
,
nè
amici
degli
amici
degli
affaristi
.
Vi
sono
,
fra
i
liberali
degli
onestissimi
uomini
?
Io
lo
vedrò
:
io
avrò
fede
in
loro
,
quando
avrò
veduto
e
saputo
:
e
io
manderò
al
Comune
questi
liberali
onestissimi
.
I
clericali
non
amano
Roma
capitale
,
non
vogliono
festeggiare
il
venti
settembre
,
s
'
irritano
di
dover
riverire
il
Re
:
ma
sono
onesti
?
Io
voterò
per
essi
,
poichè
la
loro
probità
mi
affida
:
e
,
più
tardi
,
penseranno
essi
a
non
urtare
i
miei
sentimenti
d
'
italianità
.
I
socialisti
sono
violenti
,
sono
intemperanti
,
spesso
utopisti
:
ma
sono
onesti
e
vogliono
il
trionfo
della
onestà
,
lo
vogliono
con
tutte
le
loro
forze
,
come
io
lo
voglio
?
Io
voterò
per
essi
,
come
un
sol
uomo
.
Io
voterò
per
chiunque
mi
risulti
,
in
faccia
al
sole
che
egli
sia
un
galantuomo
.
Un
galantuomo
può
sbagliare
,
ma
non
può
tradirmi
,
un
galantuomo
può
errare
,
ma
non
può
vendermi
.
Di
fronte
al
mondo
che
conobbe
le
mie
lunghe
sciagure
,
di
fronte
all
'
Europa
che
si
stupì
di
me
,
come
di
un
covo
di
malfattori
,
di
fronte
all
'
Italia
,
che
mi
guardò
dolorosamente
sorpresa
,
io
debbo
,
ancora
una
volta
e
,
adesso
,
più
che
mai
,
dimostrare
che
le
mie
sciagure
mi
venivano
da
ben
pochi
infami
miei
figliuoli
,
che
il
covo
non
era
che
una
piccola
tana
di
sporchi
rosicanti
,
che
io
ho
migliaja
e
migliaja
di
cittadini
onesti
e
buoni
e
che
,
fra
queste
migliaja
,
io
posso
,
io
voglio
scegliere
ancora
una
volta
,
gli
onesti
che
mi
debbono
amministrare
.
Qualunque
sia
la
veste
di
cui
si
copra
l
'
uomo
dalla
coscienza
infida
,
io
lo
riconoscerò
:
qualunque
sia
la
maschera
che
copra
il
suo
viso
,
io
ne
discioglierò
i
nodi
:
in
qualunque
modo
mi
si
tenti
di
ingannare
,
non
vi
si
giungerà
più
.
Troppo
ho
sofferto
nell
'
onore
e
nella
prosperità
:
troppo
ho
lagrimato
di
vergogna
e
di
indignazione
.
Io
debbo
cominciare
per
salvarmi
,
se
voglio
esser
salvata
da
tutto
,
da
tutti
.
Nelle
mie
mani
è
la
mia
prima
risurrezione
:
cioè
quella
della
mia
esistenza
,
morale
,
cioè
quella
del
mio
decoro
sociale
.
Farò
,
io
,
veder
al
mondo
,
all
'
Europa
,
all
'
Italia
che
di
tutti
i
doni
della
sorte
,
io
sono
degna
,
che
di
tutti
gli
aiuti
fraterni
,
io
sono
degna
,
io
,
Napoli
,
paese
di
gente
onesta
,
mandando
al
Comune
solo
gli
onesti
,
chiedendo
ad
essi
,
che
da
essi
si
prosegua
e
si
esalti
la
mia
riabilitazione
!
CRISTO
DICE
Più
giusto
e
più
opportuno
,
forse
,
è
l
'
ignorare
,
il
voler
ignorare
,
noi
,
in
questo
singolare
,
intenso
e
possente
dissidio
di
Torre
Annunziata
,
che
sia
il
trust
degli
industriali
,
perchè
e
come
sia
sorto
,
su
quali
patti
sia
stato
basato
e
a
quale
ente
finanziario
o
a
quale
persona
vadano
,
divise
o
riuniti
,
i
molti
benefici
del
trust
e
anche
i
suoi
molti
svantaggi
.
Probabilmente
,
certo
,
anzi
,
gli
industriali
di
Torre
Annunziata
non
sono
degli
odiosi
e
crudeli
capitalisti
presi
uno
per
uno
:
anche
essi
,
forse
,
vengono
dal
popolo
laborioso
e
debbono
alla
fatica
e
alla
sorte
bella
dei
loro
genitori
,
debbono
alle
loro
fatiche
e
alla
loro
bella
sorte
,
se
la
fortuna
li
mise
alla
testa
di
una
ricchezza
e
se
così
è
,
non
può
il
loro
memore
cuore
aver
obbliato
donde
i
loro
padri
partirono
,
donde
partirono
essi
,
nella
loro
gioventù
e
questa
memoria
incancellabile
deve
aver
temperato
,
tempera
,
a
ogni
modo
,
la
superbia
e
la
durezza
di
chi
si
trova
dalla
parte
del
denaro
e
del
potere
.
È
anche
certo
che
in
questi
ultimi
due
mesi
di
lotta
veramente
eroica
,
gli
industriali
hanno
sopportato
e
sopportano
gravi
perdite
di
denaro
,
le
cui
conseguenze
non
si
possono
notar
subito
,
poichè
ognuno
di
loro
aveva
la
sua
riserva
e
di
vari
la
fortuna
è
molto
forte
:
è
anche
certo
che
mille
energie
si
sono
disperse
,
mille
occasioni
si
sono
perdute
,
e
che
questi
danni
sono
profondi
,
così
profondi
che
molto
tempo
,
molta
forza
,
molto
lavoro
e
molta
pazienza
sono
necessarî
a
portarvi
dei
rimedî
.
Riveriamo
la
giustizia
,
in
ogni
nostra
parola
,
se
vogliamo
che
la
folla
ci
creda
giusti
e
probi
;
e
non
colpiamo
della
gente
che
è
al
sommo
della
fortuna
sociale
,
con
la
scusa
che
essa
è
ricca
e
che
ciò
offende
il
povero
.
Per
quanto
la
fortuna
tenda
sempre
più
,
dapertutto
,
a
livellare
la
ricchezza
,
a
imporle
,
sovra
tutto
,
tali
leggi
,
tali
doveri
,
tali
obblighi
,
da
venirla
lentamente
diminuendo
,
quasi
togliendole
ogni
possanza
e
ogni
larghezza
,
quasi
mettendole
innanzi
,
constantemente
il
fantasma
dei
meno
felici
,
dei
più
oscuri
,
e
inducendola
a
guardare
e
a
temere
questo
fantasma
,
come
cosa
viva
,
dei
ricchi
esisteranno
sempre
,
nel
mondo
,
e
il
vivo
ingegno
,
la
salda
volontà
,
la
tenacia
ferrea
,
il
cumolo
delle
circostanze
che
noi
chiamiamo
Fortuna
,
avranno
sempre
i
doni
della
terra
e
del
cielo
;
ed
è
ingiusto
punire
costoro
,
semplicemente
perchè
vi
sono
esseri
senza
mentalità
,
senza
volontà
,
miseri
di
anima
e
di
corpo
,
destinati
a
una
vita
umile
,
da
cui
nessuna
legge
,
nessuno
Stato
e
nessun
uomo
può
trarli
.
La
ricchezza
ha
molti
giusti
persecutori
,
quando
essa
è
tirannica
,
aspra
,
orgogliosa
e
senza
pietà
:
essa
ne
ha
anche
,
perchè
è
la
ricchezza
solamente
;
lasciamola
che
si
difenda
come
può
,
se
può
,
se
sa
,
se
vuole
,
se
le
riesce
!
*
*
*
Ma
diamo
tutto
il
nostro
cuore
fraterno
,
pieno
di
un
sentimento
traboccante
di
bene
a
questi
cinquemila
operai
,
che
,
da
circa
settanta
giorni
resistono
a
ogni
tristezza
fisica
e
morale
e
da
Torre
Annunziata
danno
un
esempio
di
fermezza
,
di
costanza
,
di
sacrifizio
veramente
ammirabile
.
Che
gli
occhi
di
tutti
i
lavoratori
del
mondo
si
fissino
sulla
bella
cittadina
che
si
specchia
nel
mare
,
e
che
un
senso
di
rispetto
grande
nasca
per
questi
operai
che
servono
,
con
ogni
privazione
,
non
solo
la
loro
causa
,
ma
la
causa
di
tutti
quelli
che
lavorano
.
Più
di
due
mesi
di
sciopero
essi
stanno
subendo
,
pazienti
vigili
,
inaccessibili
:
e
le
loro
sofferenze
materiali
son
ben
grandi
.
Man
mano
,
i
denari
per
sostenere
lo
sciopero
sono
finiti
ed
essi
si
sono
contentati
di
veder
sempre
più
scarsi
i
soccorsi
della
loro
lega
,
si
sono
contentati
di
pochi
soldi
.
Ogni
tanto
,
qualche
generoso
sussidio
arriva
,
ma
essi
sono
molti
,
i
bisogni
sono
grandi
e
dopo
qualche
giorno
la
ristrettezza
,
la
miseria
,
sì
,
diciamolo
la
miseria
diventa
più
pesante
,
più
lugubre
più
nera
.
Sapete
che
mangiano
molti
di
essi
?
Patate
!
I
contadini
,
i
massari
nelle
campagne
con
animo
misericordioso
,
permettono
che
le
famiglie
degli
operai
vadano
a
raccoglierle
senza
molestarli
;
e
ogni
mattina
con
i
sacchi
sulle
spalle
,
i
ragazzi
degli
operai
vanno
fuori
,
nei
campi
,
negli
orti
,
nelle
masserie
,
a
raccoglier
queste
patate
:
ciò
non
costa
nulla
ed
è
un
cibo
,
almeno
,
un
cibo
caldo
,
cotto
nell
'
acqua
con
cui
si
sfamano
uomini
,
donne
,
bimbi
e
vecchi
.
Cento
episodi
pietosi
,
commoventi
,
si
potrebbero
narrare
,
di
costoro
,
e
in
qual
modo
essi
si
sostengano
scambievolmente
:
e
come
i
più
forti
dieno
forza
ai
più
deboli
:
e
come
le
donne
sieno
più
ardenti
e
più
ferme
:
e
come
non
uno
fallisca
,
non
uno
tradisca
,
non
uno
osi
tradire
.
Cinquemila
,
sono
,
ma
la
volontà
è
una
sola
.
Come
una
barra
di
ferro
che
nulla
fa
deviare
,
che
nulla
smuove
,
che
nulla
rompe
:
e
intanto
,
spesso
,
le
loro
viscere
sono
corrose
dalla
fame
:
spesso
,
non
possono
dare
nulla
ai
loro
figliuoli
:
a
poco
a
poco
tutto
quello
che
avevano
in
casa
,
è
partito
,
impegnato
o
venduto
:
i
loro
amici
,
i
loro
compagni
,
i
loro
confratelli
,
li
hanno
aiutati
,
come
hanno
potuto
,
ma
anche
questi
aiuti
sono
limitati
,
non
possono
consolare
,
sollevare
una
massa
così
enorme
.
Cinquemila
,
sono
e
sembrano
un
solo
uomo
a
cui
la
volontà
invincibile
faccia
compiere
un
miracolo
quotidiano
,
da
settanta
giorni
,
quello
di
subire
ogni
privazione
e
di
non
lagnarsi
e
di
non
cedere
di
una
linea
e
di
credere
,
sì
,
di
credere
nella
propria
vittoria
,
poichè
è
la
fede
nell
'
ideale
quella
che
finisce
,
sempre
,
per
rifulgere
!
Cinquemila
,
sono
,
e
si
sono
votati
,
come
un
uomo
solo
,
al
benessere
della
loro
collettività
al
loro
migliore
avvenire
,
e
in
questo
voto
sociale
che
hanno
fatto
,
danno
,
come
antichi
eroi
,
il
migliore
del
loro
sangue
e
il
migliore
delle
loro
forze
.
Cinquemila
,
sono
,
e
,
oramai
,
con
l
'
alto
loro
coraggio
,
vinti
tutti
gli
ostacoli
,
il
sacrificio
di
tutti
continua
,
sempre
e
non
finirà
senza
trionfo
,
perchè
,
centosei
di
essi
non
restino
nella
strada
,
senza
lavoro
,
senza
pane
!
*
*
*
Il
monte
della
Quarantena
,
in
Palestina
,
sorge
fra
le
floride
pianure
ove
ride
e
corre
il
limpido
fiume
Giordano
e
la
gran
pianura
deserta
ove
fumica
il
plumbeo
Mare
Morto
,
che
seppellì
,
nelle
sue
acque
torbide
e
acri
Sodoma
e
Gomorra
.
Questa
montagna
,
non
alta
,
è
rocciosa
,
asprissima
:
non
vi
nasce
pianta
,
non
vi
nasce
fiore
.
E
Cristo
vi
passò
quaranta
giorni
in
preghiera
,
in
solitudine
,
in
penitenza
,
dopo
che
il
Precursore
,
lo
ebbe
battezzato
nelle
acque
del
Giordano
.
Solo
,
era
,
sulla
montagna
:
e
il
Maligno
lo
tentava
.
Cristo
era
disfatto
dalle
orazioni
e
dal
digiuno
.
Diceva
,
il
Maligno
:
Tu
muori
di
fame
;
se
sei
fìgliuolo
di
Dio
,
fa
un
miracolo
e
cangia
in
pane
queste
pietre
.
Cristo
taceva
.
Fa
,
fa
,
un
miracolo
,
ripeteva
il
Maligno
,
e
cangia
in
pane
le
pietre
!
e
Cristo
,
allora
,
guardandolo
,
gli
disse
:
l
'
uomo
non
vive
solo
di
pane
.
Ah
che
parola
voi
diceste
,
Signore
,
da
questa
montagna
e
come
essa
è
una
delle
più
grandi
,
delle
più
alte
,
delle
più
pure
,
delle
più
fiammeggianti
,
in
tutti
i
tempi
,
in
tutte
le
coscienze
!
Duemila
anni
fa
voi
l
'
avete
pronunziata
,
in
un
'
ora
sacra
alla
elevazione
dell
'
anima
,
combattendo
col
Tentatore
che
vi
offriva
tutti
i
beni
materiali
della
terra
,
sovra
una
montagna
arida
e
nuda
,
in
una
solitudine
senza
eco
,
in
un
momento
supremo
:
e
la
parola
vibra
nel
mondo
degli
spiriti
,
come
un
conforto
e
una
esaltazione
.
È
per
i
poveri
,
per
i
deboli
,
per
gli
infelici
,
per
i
sofferenti
,
che
questa
parola
è
stata
detta
:
è
contro
i
ricchi
,
i
potenti
,
i
superbi
,
i
malvagi
,
che
essa
è
stata
pronunciata
:
è
per
la
guerra
che
sempre
è
stata
,
che
mai
finirà
,
fra
i
miseri
e
gli
epuloni
,
che
questo
è
stato
proclamato
.
Che
importa
la
povertà
,
se
l
'
uomo
non
vive
di
solo
pane
,
ma
di
un
contenuto
spirituale
che
rende
la
sua
anima
lucida
e
formidabile
,
e
vince
le
sue
caducità
fisiche
?
Che
importa
,
la
sofferenza
,
se
non
il
pane
solo
è
pascolo
dell
'
uomo
,
ma
un
conforto
interiore
che
lo
rende
più
forte
di
ogni
tristezza
?
Che
importano
la
privazione
,
lo
stento
,
il
duro
sacrificio
,
quando
per
vincere
queste
torture
,
non
il
pane
è
necessario
,
ma
un
'
energia
morale
che
arriva
sino
all
'
eroismo
?
A
migliaja
,
a
migliaja
,
questi
ignoti
soldati
dell
'
anima
sono
caduti
nel
mondo
,
decimati
dalla
fame
,
dal
freddo
,
dalle
infermità
,
ma
essi
passarono
la
loro
idea
,
la
loro
fiamma
,
la
loro
speranza
ad
altri
combattenti
:
ma
questa
battaglia
contro
tutte
le
tentazioni
basse
e
ignobili
,
questa
battaglia
nel
nome
dello
spirito
trionfante
sulla
carne
,
ha
già
avuto
mille
clamorose
vittorie
.
O
minatori
che
soffocate
nelle
viscere
della
terra
,
o
faticatori
dei
campi
che
vi
curvate
sulla
vanga
,
o
operai
che
vi
accasciate
di
pesante
lavoro
,
nelle
officine
,
la
parola
del
monte
della
Quarantena
è
il
balsamo
che
vi
guarisce
,
vi
vivifica
,
vi
esalta
:
siate
o
non
siate
cristiani
.
Colui
che
era
povero
e
che
amava
solo
i
poveri
,
che
era
oscuro
e
che
perseguitava
i
potenti
,
che
era
umile
e
che
disprezzava
l
'
orgoglio
,
Colui
che
doveva
vivere
e
morire
,
per
tutti
gli
sventurati
,
disse
a
Satana
,
signore
delle
ricchezze
tutte
umane
:
L
'
uomo
non
vive
di
solo
pane
.
Ogni
volta
che
una
creatura
della
terra
preferisce
la
fame
all
'
obbrobrio
,
preferisce
il
freddo
alla
vergogna
,
preferisce
la
morte
alla
viltà
,
ogni
volta
che
una
creatura
umana
in
lotta
con
la
fortuna
altrui
,
con
la
potenza
altrui
,
con
la
tirannia
altrui
,
non
cede
,
non
transige
,
non
si
piega
,
e
talvolta
vince
e
talvolta
muore
,
ma
muore
vincendo
,
il
grande
motto
ha
compiuto
il
suo
miracolo
spirituale
.
IL
PANE
DELL
'
ANIMA
Quando
il
direttore
del
MATTINO
si
trova
,
per
caso
,
in
polemica
col
giornale
ROMA
lo
chiama
,
per
lo
più
,
il
giornale
dei
portinai
.
Ciò
mi
ha
sempre
fatto
sorridere
.
Il
ROMA
potrebbe
essere
il
giornale
dei
portinai
,
come
è
quello
dei
bottegai
che
rientrano
a
pranzo
,
fra
l
'
una
e
le
due
pomeridiane
,
ma
non
è
.
I
portinai
napoletani
non
sanno
leggere
.
Facendo
una
inchiesta
curiosa
e
bizzarra
,
voi
potreste
trovare
,
sovra
un
centinaio
di
guardaportoni
da
quattro
a
cinque
che
sanno
leggere
,
non
di
più
;
e
per
disimpegnare
gli
obblighi
del
proprio
mestiere
,
svariati
e
non
senza
difficoltà
,
i
portinai
napoletani
adoperano
la
sveltezza
naturale
del
loro
ingegno
,
fanno
le
ambasciate
,
distribuiscono
le
carte
da
visita
,
dividono
le
lettere
e
i
giornali
,
ma
non
sanno
leggere
.
Passando
ai
cocchieri
,
gente
sveltissima
se
mai
ve
ne
fu
,
domandate
ad
uno
di
essi
,
per
esempio
,
di
portarvi
a
via
Partenope
,
numero
diciotto
:
anzi
tutto
,
egli
vi
chiederà
se
si
tratta
del
teatro
Partenope
:
e
,
in
secondo
,
quando
sarete
giunti
,
con
la
sua
carrozza
,
a
via
Partenope
,
egli
non
saprà
punto
trovare
il
numero
diciotto
:
il
cocchiere
napoletano
raramente
sa
leggere
e
ignora
quasi
sempre
la
figura
grafica
dei
numeri
,
anche
accanito
giuocatore
di
lotto
,
come
è
.
E
,
passando
di
classe
in
classe
,
non
solo
il
forestiere
si
accorge
e
si
sorprende
e
rimpiange
che
fra
il
popolo
napoletano
,
così
intelligente
,
così
vivido
,
così
rapido
,
sia
innumerevole
il
contingente
di
coloro
che
non
sanno
leggere
,
ma
voi
stesso
,
voi
,
napoletano
,
ogni
volta
che
vi
trovate
di
fronte
a
un
ignorante
,
a
un
analfabeta
,
voi
sentite
il
rammarico
acuto
di
tanta
barbarie
e
di
tanta
oscurità
;
e
,
talvolta
,
vi
assale
il
ribrezzo
di
tanto
oblio
e
di
tanto
abbandono
,
in
cui
è
lasciata
questa
povera
gente
.
E
,
ogni
tanto
,
in
quelle
tristi
interviste
con
qualche
spettro
della
notte
,
che
la
malinconia
della
deambulazione
notturna
vi
procura
,
in
quegli
incontri
singolari
e
tetri
,
con
un
ragazzo
della
malavita
,
con
un
cercatore
di
mozziconi
,
con
un
caffettiere
ambulante
,
voi
udite
il
motto
profondo
,
aspro
,
crudele
,
in
cui
il
popolo
napoletano
riassume
il
suo
profondo
rispetto
per
la
cultura
e
il
dolore
della
propria
ignoranza
,
crudele
motto
che
emana
dall
'
intimo
dell
'
anima
,
come
un
rinfaccio
,
come
amarissimo
rimprovero
alle
classi
più
alte
.
Voi
v
'
interessate
al
guaglione
di
mala
vita
,
al
fantomatico
mozzonaro
,
al
singolare
caffettiere
che
gira
come
un
fantasma
,
esso
,
dall
'
alba
,
per
le
vie
napoletane
e
compiangete
la
sua
sorte
ed
egli
si
compiange
,
così
,
crollando
le
spalle
,
filosoficamente
.
Ma
tu
sai
leggere
?
-
voi
gli
chiedete
.
Egli
vi
guarda
,
risponde
:
Signò
,
si
sapesse
leggere
nun
starria
cca
:
starria
a
Palazzo
.
Per
il
popolo
napoletano
,
chi
sa
leggere
non
può
esser
cercatore
di
mozziconi
,
venditore
di
ulive
,
ladruncolo
notturno
,
ma
può
diventare
Re
o
qualche
cosa
di
simile
al
re
,
abitare
la
Reggia
e
non
un
tugurio
o
gli
scalini
di
una
chiesa
,
comandare
gli
uomini
e
non
finire
in
carcere
o
all
'
ospedale
.
*
*
*
Centinaia
,
migliaia
di
bambini
,
di
bimbe
pullulano
,
si
arrotolano
,
si
aggrovigliano
in
tutte
le
vie
,
dalle
più
aristocratiche
alle
più
popolari
,
creature
seminude
,
scalze
o
malamente
coperte
o
appena
vestite
:
e
non
si
sa
donde
vengano
e
dove
vadano
,
non
si
sa
a
chi
appartengano
,
come
vivano
,
come
muoiano
.
Eppure
hanno
madre
e
padre
,
queste
misere
bimbe
questi
bimbi
miserelli
e
vorrebbero
,
questi
genitori
infelici
,
o
privi
di
lavoro
o
provvisti
di
un
lavoro
mal
remunerato
,
faticosissimo
,
durissimo
,
vorrebbero
,
questi
genitori
,
mandare
,
in
un
asilo
,
in
una
scuola
,
queste
creature
delle
loro
visceri
,
vorrebbero
che
oltre
il
piccolo
e
rude
pane
del
corpo
,
dato
,
ahi
,
con
così
rigorosa
misura
,
fosse
loro
dato
,
da
chi
ne
ha
l
'
obbligo
strettissimo
,
da
chi
ne
ha
il
sacrosanto
dovere
,
il
pane
dell
'
anima
,
l
'
istruzione
.
Desiderio
insano
!
Mancherà
,
spesso
a
questa
immensa
folla
di
piccini
e
di
piccine
,
di
ragazze
e
di
ragazzi
,
il
modo
come
sfamarsi
poichè
,
pare
,
la
povertà
napoletana
sia
molto
pittoresca
e
i
custodi
dell
'
estetica
adorano
questa
manifestazione
possente
e
triste
di
dolore
sociale
:
mancherà
,
senz
'
altro
,
il
pane
dell
'
anima
,
quello
che
dovrebbe
dar
frutto
di
bene
intellettuale
,
di
bene
morale
,
mancherà
senz
'
altro
la
istruzione
.
Vi
è
ancora
fra
il
popolo
,
una
istituzione
strana
e
caratteristica
:
una
specie
di
piccola
scuola
tenuta
,
da
qualche
donnetta
,
in
un
basso
più
spazioso
degli
altri
:
altre
donnette
,
operaie
,
serve
,
lavandaie
,
stiratrici
,
vi
portano
i
loro
figliuoli
e
le
loro
figliuole
,
alla
mattina
,
prima
di
andare
al
lavoro
e
pagano
un
soldo
al
giorno
,
le
più
facoltose
,
diciamo
così
,
venti
soldi
,
e
quindici
soldi
al
mese
,
le
più
sventurate
.
La
donnetta
che
ha
la
scuoletta
,
non
insegna
nulla
a
tutte
quelle
creature
:
le
tiene
raccolte
un
poco
,
poi
,
le
lascia
scorazzare
:
le
sgrida
,
sempre
:
urla
,
dietro
loro
:
le
sculaccia
:
pianti
,
strilli
,
singhiozzi
:
ma
,
infine
,
è
responsabile
,
per
un
soldo
al
giorno
,
per
tre
centesimi
,
per
due
centesimi
,
di
ogni
bimba
,
di
ogni
bimbo
,
sino
alla
sera
.
E
mi
rammento
,
anche
,
la
mia
giovinezza
,
e
un
certo
diploma
di
grado
superiore
che
mi
fu
dato
,
per
tre
anni
,
mentre
raggiungevo
questo
diploma
,
questa
missione
di
dare
il
pane
dell
'
anima
alle
figlie
del
popolo
,
continuamente
rammentata
,
a
ogni
problema
di
aritmetica
sbagliato
:
e
infine
toccato
miracolosamente
questo
scopo
del
massimo
diploma
,
l
'
obbligo
del
tirocinio
di
maestra
,
in
una
di
queste
scuole
,
ove
accorrevano
queste
figlie
del
popolo
,
a
cui
io
doveva
insegnare
a
leggere
e
a
scrivere
E
andai
piena
d
'
interesse
,
di
gentile
ansia
segreta
,
di
emozione
,
persino
,
a
fare
la
tirocinante
e
mi
trovai
fra
molte
bimbe
assai
decentemente
vestite
,
alcune
con
eleganza
.
Una
per
una
le
interrogai
,
queste
figlie
del
popolo
,
chi
fossero
,
donde
venissero
;
e
appresi
,
man
mano
,
che
eran
figliuole
di
professionisti
,
d
'
impiegati
,
di
negozianti
,
di
bottegai
,
e
fra
settantadue
scolare
,
una
solamente
,
una
,
era
una
figlia
del
popolo
,
lacera
,
pallida
,
impertinentissima
,
intelligentissima
,
affascinante
.
Una
!
Più
tardi
,
io
sparvi
dalla
scuola
,
perchè
avevo
finito
di
fare
la
tirocinante
:
la
piccola
Buonfantino
,
indimenticabile
al
mio
cuore
tenerissimo
,
ne
sparve
,
perchè
morì
,
di
tisi
,
a
undici
anni
.
Era
una
figlia
del
popolo
,
quella
:
ma
la
scuola
non
era
fatta
per
essa
*
*
*
E
non
vi
sono
scuole
,
a
Napoli
!
Non
ve
ne
sono
!
Ogni
tanto
,
noi
ci
riuniamo
,
diamo
un
ballo
splendido
,
con
una
lotteria
di
oggetti
d
'
arte
,
tutta
la
grande
società
napoletana
e
la
meno
grande
v
'
interviene
e
la
Croce
Rossa
prende
trentamila
lire
:
ma
le
scuole
mancano
e
migliaia
di
ragazzi
e
ragazze
s
'
imputridiscono
il
corpo
e
l
'
anima
nelle
vie
fangose
.
Non
vi
sono
scuole
:
mentre
noi
per
un
mese
,
organizziamo
una
Kermesse
enorme
,
con
sessanta
dame
nei
chioschi
,
e
gli
ottanta
o
novanta
ciechi
di
Caravaggio
,
che
hanno
già
ereditato
due
o
tre
fortune
,
ricevono
venticinquemila
lire
.
Non
vi
sono
scuole
:
e
altre
dame
della
Società
Margherita
e
io
con
esse
,
organizzano
,
organizziamo
,
conferenze
,
recite
,
gite
,
per
aiutare
ventidue
o
ventisette
ciechi
a
domicilio
,
comprando
loro
un
pianoforte
o
un
fonografo
o
una
biccicletta
!
Non
vi
sono
scuole
,
a
Napoli
,
e
le
maestre
muoiono
di
fame
e
le
ragazze
e
i
ragazzi
del
popolo
vanno
al
vizio
,
alla
corruttela
,
al
disonore
al
crimine
:
e
vi
stupite
delle
statistiche
dell
'
onta
,
del
delitto
,
a
Napoli
,
quando
dimenticate
che
non
vi
sono
scuole
,
che
invano
qualche
anima
buona
di
assessore
grida
,
perchè
se
ne
aprano
delle
altre
,
mentre
il
goffissimo
progetto
del
quartiere
della
bruttezza
,
a
Santa
Lucia
,
chiede
un
milione
e
duecentomila
lire
,
poichè
ciò
fa
comodo
a
un
assessore
qualunque
!
Non
vi
sono
scuole
,
a
Napoli
,
e
questi
cattolici
che
sono
al
Municipio
di
Napoli
,
non
si
vergognano
di
far
perdurare
questa
cosa
infame
,
che
è
l
'
analfabetismo
,
di
cui
tutti
arrossiamo
,
innanzi
non
agli
stranieri
,
solamente
,
che
ne
ridono
ironicamente
,
beffandoci
,
ma
innanzi
agli
italiani
di
Lombardia
e
di
Piemonte
.
Non
so
da
quanti
anni
si
sta
delirando
e
spendendo
intorno
al
Maschio
Angioino
,
sempre
e
la
cancrena
più
ributtante
divora
il
popolo
napoletano
,
confitto
nelle
tenebre
dell
'
ignoranza
:
e
neppure
i
cattolici
che
da
Cristo
Signore
Nostro
avrebbero
dovuto
apprendere
l
'
amore
dei
piccoli
e
degli
oscuri
,
fanno
niente
.
I
socialisti
domandavano
la
refezione
scolastica
:
e
avevano
ragione
,
ma
prima
della
refezione
che
andrebbe
a
figliuoli
delle
persone
agiate
,
aprire
delle
scuole
,
aprirne
altre
cento
,
dappertutto
,
ecco
quella
che
è
la
carità
sociale
,
la
solidarietà
sociale
!
Viceversa
,
noi
ci
occupiamo
se
il
lampadaro
di
S
.
Carlo
toglierà
la
visuale
a
coloro
che
vanno
in
quarta
e
quinta
fila
:
questione
gravissima
.
Costoro
che
si
agitano
per
questa
cosa
bizantina
,
sono
pregati
d
'
informarsi
un
poco
,
così
,
per
sapere
,
quanti
degli
abitanti
ordinarii
delle
carceri
di
San
Francesco
,
di
Sant
'
Eframo
e
di
Santa
Maria
ad
Agnone
sanno
leggere
.
Dopo
,
si
covrano
la
faccia
con
le
mani
:
se
hanno
un
poco
di
rossore
!
IL
PADRE
DEL
POPOLO
I
miei
occhi
hanno
visto
l
'
imponente
e
toccante
spettacolo
;
e
il
fremito
che
danno
le
cose
grandi
e
sincere
,
ha
sconvolto
il
mio
spirito
.
Un
popolo
ha
urlato
di
disperazione
,
ha
gridato
di
collera
,
ha
pianto
di
dolore
,
perchè
Ettore
Ciccotti
non
è
più
deputato
di
Vicaria
:
e
per
tre
giorni
e
tre
notti
,
questo
furore
di
popolo
,
pieno
di
singulti
e
pieno
di
lacrime
,
si
è
espresso
nelle
forme
antiche
,
puerili
e
semplici
,
della
rivolta
popolare
:
il
sasso
raccolto
nelle
vie
suburbane
e
che
fende
l
'
aria
,
fischiando
,
il
pezzo
di
legno
greggio
che
non
è
neppure
un
bastone
ma
che
difende
ed
offende
,
il
vaso
di
fiori
lanciato
dalla
finestretta
del
tugurio
:
e
un
desiderio
folle
,
funebre
,
di
morire
,
spingendosi
avanti
,
contro
le
armi
cariche
e
pronte
a
far
fuoco
,
spingendosi
avanti
,
le
donne
sotto
i
piedi
dei
cavalli
dei
soldati
,
così
,
ebbre
di
morte
!
Se
più
tragica
,
se
infinitamente
più
tragica
non
fu
l
'
avventura
del
popolo
di
Vicaria
,
si
deve
al
medesimo
Ettore
Ciccotti
che
consigliò
,
a
voce
,
per
lettera
,
la
calma
,
la
pace
,
in
nome
del
profondo
vincolo
fra
lui
e
questo
popolo
di
Vicaria
:
si
deve
alla
sua
partenza
,
alla
sua
assenza
,
atto
di
altruismo
tenerissimo
,
con
cui
si
sottrasse
al
terribile
entusiasmo
e
ne
placò
,
così
,
anche
il
disegno
di
rivoluzione
e
di
morte
:
ancora
una
volta
,
egli
salvò
il
quartiere
Vicaria
dal
sangue
e
dalla
strage
.
E
l
'
ira
folle
,
lentamente
,
si
è
sedata
,
poichè
questi
possenti
impeti
delle
masse
non
possono
e
non
debbono
aver
durata
:
ed
è
restato
,
dovunque
serpeggiante
,
in
cento
episodii
commoventi
,
il
dolore
di
aver
perduto
Ettore
Ciccotti
,
come
deputato
di
Vicaria
.
Nei
crocicchi
,
un
organino
si
ferma
e
l
'
uomo
dalla
manovella
,
comincia
a
macinare
una
musica
bizzarra
:
un
altr
'
uomo
canta
:
e
la
canzone
parla
di
Ciccotti
,
il
padre
del
popolo
,
e
tutti
si
mettono
a
cantare
,
un
coro
,
crescendo
la
folla
:
delle
cartoline
col
ritratto
di
Ciccotti
circolano
,
fra
la
gente
:
le
donne
le
afferrano
,
le
baciano
,
le
conservano
nel
seno
.
Un
venditore
di
giornali
passa
,
è
un
vecchio
:
ha
la
testa
fasciata
:
fu
ferito
,
in
una
di
quelle
notti
:
e
camminando
a
passo
lento
,
con
voce
fioca
,
grida
il
giornale
e
aggiunge
,
come
ritornello
:
ànn
'
acciso
'
u
padre
nostro
Ciccotti
.
In
un
angolo
di
Porta
Capuana
,
una
donna
parla
,
fra
un
gruppo
di
donne
:
è
eccitata
,
ha
le
lacrime
agli
occhi
,
narrando
non
so
quale
benefizio
che
ella
ebbe
da
Ciccotti
;
e
le
altre
,
a
poco
a
poco
,
si
mettono
a
gemere
,
intorno
:
e
come
se
qualcuno
fosse
morto
,
esse
esclamano
:
avimmo
perdute
nu
patre
,
nu
patre
!
Altrove
,
un
uomo
vestito
bene
,
un
signore
,
infine
,
ma
noto
nel
quartiere
,
è
circondato
da
altre
donne
,
che
gli
raccontano
le
loro
disgrazie
,
ed
egli
ascolta
,
pensoso
,
crollando
il
capo
:
e
il
ritornello
,
più
malinconico
,
più
triste
,
ricomincia
,
ancora
:
ce
l
'
hanno
levato
,
signò
,
ce
l
'
hanno
levato
!
Entrate
,
non
nelle
botteghe
della
borghesia
di
Vicaria
,
ma
nei
bassi
di
san
Giovani
a
Carbonara
,
di
via
Santi
Apostoli
,
delle
traverse
del
Nuovo
Corso
Garibaldi
,
di
Porta
Capuana
,
e
in
ognuna
di
quelle
tane
ove
manca
l
'
aria
e
manca
la
luce
e
ove
il
popolo
napoletano
vive
,
per
colpa
dei
suoi
mali
governanti
,
come
se
non
fosse
uomini
e
non
fosse
cristiani
,
e
voi
troverete
il
ritratto
di
Ettore
Ciccotti
,
accanto
a
quello
della
Madonna
.
Nominate
a
uno
di
quei
popolani
,
a
una
di
quelle
donne
,
quest
'
uomo
:
e
vedrete
il
volto
loro
infiammarsi
ed
esaltarsi
,
poichè
voi
avrete
loro
nominato
il
padre
,
non
quello
che
dette
loro
la
natura
,
ma
il
padre
della
loro
miseria
,
della
loro
abbiezione
,
del
loro
dolore
!
*
*
*
E
costoro
,
in
Vicaria
,
non
sono
elettori
:
sono
popolo
.
E
un
'
altra
cosa
.
È
una
folla
di
sventurati
che
sono
nati
con
le
mille
eredità
del
morbo
,
della
povertà
e
del
vizio
e
per
cui
nulla
e
nessuno
si
mosse
mai
,
perchè
questi
sventurati
fossero
,
in
nome
di
Dio
,
in
nome
della
natura
,
considerati
come
fratelli
,
più
infelici
,
più
disgraziati
,
ma
fratelli
;
sono
sventurati
;
a
cui
nessuno
pensò
di
dar
pane
e
lavoro
,
poichè
prima
che
il
pane
e
il
lavoro
giungano
sino
ad
essi
,
mille
ladri
eleganti
lo
debbono
sottrarre
o
taglieggiare
:
sono
sventurati
a
cui
nessuno
dà
una
scuola
,
poichè
i
signori
del
Comune
delirano
per
gittare
un
milione
,
a
una
società
che
sta
per
fallire
e
non
provvedono
,
a
che
le
scuole
sieno
aperte
:
sono
sventurati
a
cui
il
lavoro
pesa
,
sulla
vita
,
raro
a
trovarsi
,
difficile
a
durare
,
malissimo
compensato
,
precario
,
incerto
,
irrisorio
:
sono
sventurati
che
spesso
,
vengono
dal
crimine
o
ci
vanno
,
ma
non
per
colpa
loro
,
per
colpa
di
tutta
un
'
altra
società
,
cieca
,
sorda
indifferente
,
dura
come
una
roccia
.
Non
elettori
!
Popolo
:
popolo
vero
,
folto
,
oscuro
,
a
masse
paurose
,
con
volti
ove
si
manifestano
gli
stenti
e
le
tristezze
,
con
voci
roche
,
velate
dalla
fame
e
dalle
malattie
,
con
i
germi
ereditarii
che
un
atavismo
,
ahi
,
di
povertà
,
vi
mise
,
con
gli
istinti
del
male
esaltati
dalla
lunga
esistenza
di
miserie
,
e
di
pianto
,
con
l
'
inclinazione
al
male
sì
,
al
male
,
che
vi
pose
questo
centennale
e
crudele
abbandono
ostinato
della
loro
truce
sorte
;
e
la
Società
infame
si
vela
gli
occhi
per
non
vedere
questo
popolo
,
che
fugge
via
,
per
obbliarne
l
'
esistenza
e
crede
che
la
fuga
sia
la
salvezza
.
Oh
voi
non
fuggiste
,
Cristo
,
Signore
,
questo
popolo
che
,
nel
tempo
dei
tempi
,
era
oppresso
da
ogni
male
e
schiacciato
dai
possenti
e
dai
protervi
!
Voi
lo
cercaste
,
dapertutto
:
ovunque
vi
fosse
un
misero
,
un
sofferente
,
un
peccatore
,
un
malato
,
un
criminale
,
voi
gli
tendeste
la
mano
,
lo
abbracciaste
,
lo
chiamaste
figliuolo
:
voi
lasciaste
che
la
donna
del
male
,
emblema
,
di
tutte
le
peccatrici
,
di
tutte
le
criminali
,
si
curvasse
ai
vostri
piedi
domandando
perdono
e
perdonaste
,
in
lei
,
tutti
i
peccati
delle
povere
creature
muliebri
,
fiacche
,
caduche
,
fragili
,
che
la
virtù
non
le
sorregge
.
Ah
,
non
voi
fuggite
,
questo
popolo
,
o
Leone
Tolstoi
,
o
il
più
cristiano
fra
i
cristiani
,
voi
che
avete
salutato
come
fratelli
,
solo
quelli
che
soffrono
,
voi
che
avete
rinfacciato
alla
società
ipocrita
e
perversa
tutti
i
suoi
inganni
e
tutte
le
sue
infamie
,
voi
che
siete
sceso
in
mezzo
a
tutti
i
disgraziati
e
le
disgraziate
,
e
solo
essi
,
nei
vostri
libri
,
salirono
all
'
onore
della
vostra
pietà
e
della
vostra
tenerezza
.
Padre
del
popolo
,
era
il
Signor
Nostro
Gesù
:
e
padre
fu
ognuno
che
disprezzò
i
ricchi
e
i
malvagi
e
che
curò
le
piaghe
fisiche
morali
degli
infelici
:
e
padre
sarà
chiamato
,
nella
vita
nostra
,
chi
si
curerà
solo
di
asciugar
le
lacrime
di
chi
piange
,
di
sollevar
le
anime
depresse
,
di
ridare
una
coscienza
morale
a
coloro
che
l
'
ebbero
distrutta
,
dal
loro
destino
.
Questo
nome
di
padre
il
popolo
di
Vicaria
,
lo
ha
dato
ad
Ettore
Ciccotti
,
perchè
egli
non
ha
messo
le
mani
sui
suoi
occhi
,
per
non
vedere
l
'
orrore
di
quelle
esistenze
,
perchè
egli
non
è
fuggito
,
via
,
compreso
da
un
senso
di
terrore
e
d
'
impotenza
:
perchè
egli
è
restato
,
coraggioso
,
paziente
,
indulgente
,
dove
consolante
,
dove
beneficante
,
dove
cercando
di
rialzare
lo
spirito
,
dove
soccorrendo
il
corpo
:
perchè
,
egli
ha
avuto
pietà
,
ma
non
una
pietà
pomposa
e
oltraggiosa
,
non
una
pietà
sterile
e
infeconda
,
ma
una
pietà
umile
e
fraterna
,
ma
una
pietà
efficace
e
operosa
,
ma
una
pietà
civile
e
gentile
.
Mille
volte
,
questo
popolo
di
Vicaria
obbliato
,
abbandonato
,
tradito
,
ha
trovato
in
Ettore
Ciccotti
non
l
'
ipocrita
che
mette
mano
al
portafogli
e
dà
due
lire
,
e
compera
due
lire
di
tranquillità
di
coscienza
,
ma
un
cuore
paterno
,
pieno
di
quella
celestiale
indulgenza
che
è
la
forza
dei
soggiogatori
del
popolo
,
ma
un
'
anima
virile
che
,
nell
'
istesso
tempo
,
ha
detto
la
parola
che
solleva
e
ha
prestato
l
'
opera
che
redime
,
che
ha
consolato
il
dolore
e
ha
aperto
gli
spiriti
alla
speranza
di
una
vita
più
cosciente
e
più
civile
.
Non
vi
stupite
se
le
donne
violenti
di
Porta
Capuana
e
le
male
donne
di
via
Martiri
d
'
Otranto
lo
adorino
!
Così
la
Maddalena
adorò
Cristo
:
così
la
Maslova
,
perduta
e
criminale
,
adorò
Tolstoi
.
Il
vincolo
sociale
è
fondato
sull
'
alta
e
nobile
e
riabilitante
carità
fraterna
:
il
miracolo
sociale
,
è
creato
solo
da
un
sublime
e
ardente
sentimento
di
pietà
e
di
amore
.
*
*
*
E
che
gli
importa
di
esser
deputato
di
Vicaria
.
a
Ettore
Ciccotti
?
L
'
uomo
,
in
lui
,
è
superiore
a
questa
carica
tenuta
,
spesso
da
gente
vile
o
sciocca
.
La
beltà
della
sua
anima
non
soffre
miscela
di
ambizione
puerile
:
egli
non
è
un
arrivista
:
il
socialismo
non
gli
è
servito
per
emergere
:
per
cento
altre
forze
intellettuali
e
morali
,
che
sono
in
lui
,
egli
sarebbe
emerso
.
E
non
fu
sempre
socialista
:
e
la
sua
storia
della
sua
via
di
Damasco
,
tutta
a
onor
,
suo
,
è
il
romanzo
di
uno
spirito
retto
e
puro
che
si
ribella
,
d
'
un
colpo
solo
,
alla
infamia
sociale
,
in
tutti
i
ceti
,
infamia
che
non
colpisce
lui
,
ma
chi
sta
intorno
a
lui
:
è
la
ribellione
oscura
e
impetuosa
di
un
altruista
.
Sia
,
sia
,
sempre
il
padre
del
popolo
di
Vicaria
,
Ettore
Ciccotti
!
Non
dimentichi
questo
popolo
che
egli
ha
amato
,
che
lo
ama
:
non
lo
abbandoni
,
di
nuovo
alla
sua
sorte
tetra
e
truce
:
apporti
,
egli
la
luce
della
parola
,
la
bellezza
dell
'
esempio
,
la
efficacia
dell
'
azione
a
quella
gente
sventurata
che
,
pure
,
è
umana
,
è
cristiana
,
ha
i
segni
della
intelligenza
e
del
sentimento
,
nella
persona
.
A
ciò
,
non
serve
esser
deputato
.
E
,
forse
,
domani
,
Ettore
Ciccotti
lo
sarà
di
nuovo
,
se
il
giovine
patrizio
che
ne
prese
il
posto
,
non
si
decida
,
e
forse
è
capace
di
farlo
,
a
diventare
,
di
Ettore
Ciccotti
,
scolaro
,
cooperatore
,
fratello
,
in
quartiere
Vicaria
.
Il
titolo
di
padre
,
è
così
bello
,
è
così
degno
!
Niuno
che
lo
pronunzi
,
senza
esserne
commosso
:
ed
in
bocca
a
un
popolo
,
esso
significa
preghiera
e
benedizione
.
Napoli
,
Novembre
del
1904
UNA
DONNA
Avete
mai
provato
il
sottile
e
malinconico
piacere
,
piene
di
segrete
sorprese
e
d
'
intimi
sussulti
,
di
frugare
fra
i
vecchi
ritratti
in
un
antico
albo
di
cui
da
anni
,
non
si
schiudeva
il
fermaglio
,
una
polverosa
cartella
di
cui
,
da
tanto
tempo
non
si
scioglievano
i
nastri
?
Avete
mai
fissato
gli
occhi
sui
pallidi
ritratti
di
colori
che
sono
morti
,
poichè
,
misteriosamente
,
tutti
i
ritratti
dei
morti
appaiono
scolorati
?
Volti
di
morti
,
volti
di
persone
scomparse
,
che
,
non
rivedrete
mai
più
,
volti
di
creature
che
,
forse
vi
amarono
e
che
voi
amaste
male
,
forse
,
e
,
che
non
vi
amarono
a
tempo
,
forse
,
volti
già
consunti
dalla
tristezza
o
floridi
di
una
beltà
quasi
intangibile
,
volti
di
tanto
vecchi
ritratti
,
di
persone
che
portarono
via
una
parte
del
vostro
cuore
,
che
vi
tolsero
una
luce
dall
'
anima
,
forse
,
o
che
,
forse
,
vi
lasciarono
un
profondo
e
indelebile
ricordo
!
Questo
sottile
piacere
di
scorrere
con
le
dita
trepide
,
fra
gli
antichi
ritratti
,
dalla
malinconia
vi
fa
passare
allo
spasimo
:
e
quando
,
sgomento
dai
fantasmi
che
voi
stessi
avete
evocati
,
lasciate
cader
l
'
albo
e
chiudete
la
cartella
,
onde
di
amarezza
seguitano
a
fluttuare
nel
vostro
sangue
.
O
passato
,
tu
solamente
sei
vero
!
Ecco
,
io
ho
innanzi
un
tanto
antico
ritratto
,
di
una
donna
:
di
una
signora
:
è
una
fotografia
,
che
avrà
trent
'
anni
,
forse
,
e
che
fu
data
alla
donna
che
degnamente
,
io
ho
più
amata
e
venerata
nel
mondo
,
a
mia
madre
.
Questo
ritratto
è
di
Teresa
Ravaschieri
e
già
in
quel
tempo
in
cui
fu
amichevolmente
donato
,
non
era
un
ritratto
nuovo
:
veggo
un
viso
ovale
,
sereno
,
sorridente
,
eminentemente
giovanile
;
e
dei
bruni
e
folti
capelli
neri
,
ove
si
appoggia
un
diadema
prezioso
:
un
vestito
da
festa
che
scovre
un
collo
e
delle
spalle
statuarie
,
adorne
di
una
collana
ricchissima
:
una
testa
da
cameo
,
infine
,
ove
la
purezza
delle
linee
è
animata
dalla
espressione
più
spirituale
nella
luce
dei
cari
occhi
larghi
e
limpidi
,
nel
sorriso
della
bella
bocca
,
in
tutta
la
quiete
viva
e
fresca
della
fisionomia
.
Il
prezioso
ritratto
,
dunque
,
mostra
una
Teresa
Ravaschieri
in
tutta
la
pienezza
della
sua
beltà
e
della
sua
grazia
muliebre
,
quando
la
sua
persona
e
il
suo
intelletto
,
il
suo
fascino
e
la
sua
cultura
attiravano
verso
lei
gli
omaggi
divoti
d
'
italiani
e
di
stranieri
,
quando
il
suo
nome
,
illustre
per
tutti
i
suoi
antenati
,
illustre
per
suo
nonno
,
per
suo
padre
,
rappresentava
,
in
Napoli
,
quello
della
vera
gran
dama
,
la
gran
dama
per
cui
l
'
alta
società
napoletana
,
di
allora
,
era
veramente
alta
.
Prezioso
ritratto
che
ha
fatto
,
che
fa
profondamente
trasalire
l
'
anima
mia
,
che
esalta
,
in
un
sogno
di
bellezza
e
di
bontà
la
mia
fantasia
e
che
dà
al
mio
cuore
,
che
non
sa
obliare
,
con
un
nuovo
fiotto
l
'
inconsolabile
rammarico
,
quello
di
non
aver
visto
,
l
'
anno
scorso
,
trapassar
l
'
anima
grande
di
Teresa
Ravaschieri
,
quello
di
non
aver
potuto
,
in
gramaglia
,
seguire
,
a
piedi
,
il
suo
corteo
funebre
,
quello
di
non
aver
potuto
baciare
,
piangendo
,
la
pietra
marmorea
che
chiude
il
suo
sepolcro
,
come
quello
di
una
seconda
madre
.
*
*
*
Qual
donna
,
mai
,
eguaglierà
costei
?
Chi
oserà
mai
fare
quello
che
essa
fece
?
La
somma
delle
sue
virtù
morali
non
è
,
forse
,
grande
quanto
quella
delle
sue
opere
,
non
ha
essa
,
forse
,
operato
tutto
il
bene
che
ha
pensato
e
che
ha
sentito
?
Chi
mai
realizzò
un
alto
sogno
di
amore
come
ella
volle
e
fece
?
Chi
mai
raggiunse
uno
scopo
più
lontano
,
più
nobile
e
più
puro
,
con
la
sola
volontà
del
bene
?
Dove
non
giunse
il
suo
desiderio
di
carità
e
dove
non
mise
ella
la
testimonianza
del
suo
desiderio
soddisfatto
?
Che
cosa
ella
non
invocò
sui
poveri
,
sugli
afflitti
,
sui
derelitti
e
qual
balsamo
,
per
lei
,
non
sanò
le
crudeli
ferite
di
costoro
?
Balzano
i
ricordi
belli
,
nella
mia
mente
e
Teresa
Ravaschieri
mi
appare
come
in
una
selva
di
vivide
rose
fragranti
,
ed
ognuna
di
esse
è
un
beneficio
,
ognuna
di
esse
è
una
carità
,
ognuna
di
esse
è
un
atto
di
amore
!
Quante
volte
,
al
suo
contatto
spirituale
,
io
sentii
ringagliardire
l
'
affievolita
mia
fede
cristiana
:
poichè
ella
era
una
cristiana
perfetta
,
umile
senza
cecità
,
tenera
senza
leziosaggine
,
speranzosa
senza
baldanza
,
fidente
senza
esitazione
.
Un
giorno
,
parlavamo
di
Galilea
,
insieme
,
e
del
grande
lago
di
Genesareth
,
ove
Cristo
sedò
la
tempesta
,
e
della
montagna
di
Hattine
,
ove
Egli
pronunciò
l
'
inobliabile
sermone
:
e
gli
occhi
di
Teresa
Ravaschieri
si
riempirono
di
sogno
e
come
in
sogno
,
ella
mi
disse
:
senti
,
io
son
certa
che
se
avessi
avuto
la
fortuna
di
vivere
là
,
in
quei
tempi
,
avrei
seguito
Gesù
,
dovunque
,
come
le
Marie
:
ed
era
vero
,
poichè
la
sua
anima
ardente
era
apostolica
,
poichè
ella
amava
diffondere
la
sua
fiamma
vivida
,
e
generatrice
di
vita
dello
spirito
!
Quante
volte
ella
mi
ha
chiamata
a
sè
per
comunicarmi
una
sua
idea
schietta
,
provvida
,
generosa
e
io
,
come
altri
miseri
esseri
,
con
le
mani
e
con
le
anime
legate
dall
'
incertezza
e
dalla
debolezza
,
come
tanti
altri
infelici
che
,
guasti
dal
dubbio
,
temono
di
abbandonarsi
alle
imprese
audaci
,
rischiose
e
magnifiche
,
le
ponevo
,
miserabilmente
,
delle
obbiezioni
meschine
sempre
sgomentandomi
delle
complicazioni
,
in
cui
ella
comprometteva
la
sua
salute
,
la
sua
pace
,
il
suo
tempo
.
Ella
crollava
il
capo
:
sorrideva
:
riconciliava
il
suo
discorso
,
in
cui
tutto
il
suo
progetto
ideale
di
soccorso
,
di
sussidio
,
di
protezione
appariva
magicamente
colorito
:
e
a
un
tratto
,
io
,
come
gli
altri
,
eravamo
colpiti
dalla
grazia
,
e
innanzi
a
lei
ci
sentivamo
stupiti
e
fiacchi
,
e
sentivamo
che
una
volontà
alta
e
bella
ci
trascinava
,
e
tutti
eravamo
travolti
in
un
'
onda
di
bene
che
,
da
lei
emanava
,
che
ci
rendeva
capaci
di
cento
cose
più
forti
di
noi
,
che
ci
dava
la
forza
di
servirla
,
Teresa
Ravaschieri
,
nei
suoi
miracoli
di
tenerezza
che
ci
metteva
dietro
a
lei
,
come
discepoli
di
un
Maestro
divino
.
Ah
Ella
,
sì
,
avrebbe
seguito
,
col
capo
avvolto
nel
manto
e
i
piedi
nudi
nei
sandali
,
Gesù
,
per
le
altitudini
del
Thabor
,
per
le
pianure
di
Elsdrelon
e
per
le
balze
della
Samaria
,
fino
a
Gerusalemme
,
fino
al
Calvario
,
sin
oltre
il
Calvario
:
ma
alla
sua
parola
di
pietà
,
al
suo
sentimento
di
amore
,
a
questa
luce
costante
e
generatrice
di
ogni
bene
che
emanava
da
lei
,
ognuno
di
noi
sarebbe
con
lei
partito
,
dove
ella
volesse
,
con
lei
,
ove
ferveva
il
più
crudele
morbo
,
ove
giacevano
i
morti
del
cataclisma
,
ove
strideva
il
grido
di
guerra
.
Chi
,
chi
mai
dirà
più
a
noi
,
come
Teresa
Ravaschieri
la
diceva
,
la
parola
che
desta
l
'
anima
e
che
la
sospinge
alla
divozione
suprema
?
Chi
più
,
chi
più
indicherà
a
noi
,
con
la
mano
bianca
e
l
'
occhio
scintillante
,
la
via
del
sacrificio
sublime
?
Ah
che
noi
siamo
soli
,
freddi
,
tristi
e
dubbiosi
di
ogni
cosa
e
dubbiosi
di
ogni
persona
,
e
giammai
,
più
udremo
la
voce
che
ci
dava
la
forza
di
vivere
,
l
'
energia
di
vivere
per
gli
altri
,
l
'
abnegazione
di
vivere
per
tutti
gli
altri
,
tutti
,
amici
,
indifferenti
,
estranei
,
nemici
.
Non
è
morta
una
donna
,
l
'
anno
scorso
,
il
dieci
di
settembre
:
si
è
dileguata
la
più
incomparabile
forza
spirituale
:
è
scomparsa
la
miglior
parte
di
noi
,
quella
che
riassumeva
le
tre
virtù
dell
'
anima
,
la
carità
,
la
fede
,
la
speranza
:
abbiamo
perduto
,
con
lei
il
segreto
della
nostra
vita
di
cristiani
operosi
e
di
creature
umane
degne
di
questo
nome
,
il
senso
della
tenerezza
fraterna
,
si
è
spento
,
in
noi
,
poichè
lei
,
l
'
Evocatrice
,
l
'
Animatrice
di
tutte
le
fraterne
tenerezze
,
è
spenta
*
*
*
Giusto
è
che
,
oggi
,
in
un
tempio
,
i
maggiori
cittadini
napoletani
e
le
più
pietose
donne
e
quanti
sono
i
più
noti
che
amarono
e
ammirarono
Teresa
Ravaschieri
,
convengano
per
onorar
la
sua
memoria
e
per
pregar
pace
a
lei
.
Tali
feste
funebri
solenni
,
sono
assai
belle
,
e
commoventi
,
anche
.
Ma
se
io
penso
che
,
in
quel
tempio
,
dovrebbero
entrare
tutti
coloro
che
essa
ha
beneficati
,
esso
è
piccolo
,
troppo
piccolo
,
infinitamente
piccolo
:
la
folla
dei
poveri
,
degli
infelici
,
degli
infermi
,
degli
abbandonati
,
cui
ella
provvide
di
dignitosa
elemosina
,
di
ricovero
,
di
sanità
recuperata
,
di
cure
materne
,
la
folla
,
a
cui
ella
dette
il
suo
amore
e
la
sua
fortuna
,
il
suo
tempo
e
la
sua
anima
,
la
folla
a
cui
ella
dette
sè
stessa
,
in
un
lungo
ed
entusiasta
olocausto
,
è
immensa
.
Niun
tempio
la
potrebbe
contenere
e
ognuno
di
costoro
,
poichè
gli
oscuri
,
i
derelitti
non
dimenticano
,
certo
,
ogni
volta
che
il
suo
spirito
si
effonde
nella
preghiera
,
rammenterà
il
nome
di
Teresa
Ravaschieri
.
Ed
è
,
forse
,
più
giusto
domandare
a
Lei
,
dal
suo
eterno
riposo
che
ella
ci
preghi
pace
:
assai
più
giusto
che
noi
,
combattuti
,
trafitti
,
stanchi
,
oppressi
,
senza
più
guida
nell
'
esistenza
,
chiediamo
pace
a
Lei
.
Ella
lottò
e
vinse
,
nel
nome
di
Dio
e
nel
nome
della
virtù
d
'
amore
che
raccoglie
tutta
l
'
umanità
.
Assai
prima
di
morire
,
ella
era
in
pace
.
Ella
aveva
detto
a
Dio
le
parole
estreme
,
assai
prima
di
morire
:
e
aveva
avuto
il
dono
della
pace
.
È
alla
nostra
nave
pericolante
,
in
gran
tempesta
,
nella
notte
,
che
bisogna
chiedere
l
'
aiuto
di
uno
spirito
orante
,
nella
beatitudine
celeste
:
è
al
nostro
naufragio
che
l
'
anima
eletta
deve
dar
soccorso
,
dal
misterioso
mondo
delle
anime
.
La
grande
anima
aveva
la
consuetudine
dei
miracoli
,
per
la
forza
della
preghiera
,
e
della
bontà
.
Preghiamo
che
Ella
continui
!