StampaPeriodica ,
Luigi
Capuana
è
un
vecchio
giovine
,
o
,
se
vi
piace
meglio
,
un
giovine
vecchio
;
e
a
chi
lo
conosca
pel
complesso
della
sua
molta
attività
di
novellatore
e
di
critico
,
fa
una
strana
maraviglia
lo
spettacolo
di
quella
bella
maturità
vigorosa
improntata
nella
testa
calva
e
nel
poco
pelame
bianco
.
La
sua
persona
inclinante
sensibilmente
alla
pinguedine
parrebbe
in
punto
di
precipitare
nella
vecchiaia
adiposa
e
sonnacchiosa
;
ma
sotto
quell
'
apparenza
senile
si
sente
la
forza
del
sistema
muscolare
nel
pieno
rigoglio
dello
sviluppo
organico
,
e
dagli
occhietti
grigi
balena
la
gioventù
dello
spirito
.
Luigi
Capuana
è
giunto
,
ora
alla
perfezione
della
sua
costituzione
fisica
e
mentale
:
vi
è
giunto
col
sacrifizio
dei
suoi
capelli
e
della
barba
.
È
colpa
del
pelo
,
morto
troppo
presto
,
o
del
Capuana
,
maturato
con
troppa
lentezza
?
Io
non
ho
mai
veduto
la
sua
fede
di
nascita
,
e
non
credo
che
lo
stato
civile
sia
un
utile
elemento
di
critica
.
Certo
questo
singolare
scrittore
sta
ora
nel
sommo
della
sua
curva
,
e
le
ultime
opere
del
suo
intelletto
hanno
la
franchezza
robusta
della
virilità
piena
.
Non
piccolo
segno
questo
di
serietà
e
di
forte
tempra
artistica
in
un
paese
ove
da
vent
'
anni
in
qua
i
novellatori
vanno
innanzi
con
le
bende
sugli
occhi
,
deviando
e
tentennando
,
senza
sapere
quello
che
si
vogliono
,
né
quel
che
si
facciano
,
senz
'
altro
pensiero
che
di
una
faticosa
e
vana
produzione
di
materia
grezza
,
pubblicando
ad
un
tempo
un
libro
ove
qualche
barlume
d
'
arte
trapela
e
un
altro
che
non
è
se
non
lo
sforzo
della
più
abietta
e
più
miserabile
necessità
industriale
.
Il
Capuana
non
ha
avuto
mai
sdrucciolamenti
,
né
pencolamenti
,
né
pentimenti
;
ma
un
pensiero
solo
,
anzi
un
solo
caldissimo
e
purissimo
sentimento
di
religioso
amore
per
l
'
arte
lo
ha
tratto
sempre
più
in
alto
,
dalle
prime
prove
,
romantiche
tuttavia
e
mal
sicure
,
dei
Ritratti
di
donna
e
di
Giacinta
,
alle
opere
quasi
perfette
di
C
'
era
una
volta
e
di
Homo
.
Il
Capuana
ha
avuto
una
maturità
lenta
e
faticosa
.
A
lui
non
concessero
i
numi
una
materia
cerebrale
spumante
per
la
fermentazione
precoce
,
ed
effervescente
in
una
bella
fumata
di
vario
colore
,
graziosa
e
leziosa
e
capziosa
al
contrasto
dei
raggi
solari
,
né
volle
il
divo
Apolline
assentirgli
quel
facile
e
prezioso
talento
di
assimilazione
,
pel
quale
tanti
cervellini
mascolini
e
femminili
assorbono
tanto
materiale
d
'
importazione
francese
,
e
con
poca
fatica
di
ruminamento
lo
rivomitano
maldigerito
e
sporco
ancora
dei
colori
repubblicani
.
Egli
è
giunto
all
'
altezza
presente
non
senza
molto
sforzo
della
volontà
e
una
assai
pertinace
tensione
di
tutta
la
sua
attività
vitale
.
Non
si
è
ritrovato
sbalestrato
in
alto
per
un
capriccio
della
fortuna
o
del
favor
popolare
;
ma
ci
è
giunto
per
proposito
deliberato
,
arrampicandosi
.
Per
questo
,
mentre
gli
altri
che
pur
non
sono
rimasti
in
terra
,
si
guardano
intorno
sbigottiti
per
l
'
altezza
e
già
colti
dalla
vertigine
,
egli
sta
sicuro
e
spazia
intorno
tranquillamente
,
poiché
sa
il
terreno
,
e
la
via
fatta
,
e
quella
che
ancora
resta
a
fare
.
Guardatelo
nella
vita
privata
.
Non
cerca
i
convegni
,
ove
tra
il
fumo
dei
cattivi
sigari
,
nel
cemento
dell
'
adulazione
reciproca
,
si
gettano
e
si
ribadiscono
le
reputazioni
traballanti
.
Egli
vive
solitario
,
o
esercitando
quell
'
attività
non
usurpata
dall
'
arte
a
benefizio
del
comune
,
della
patria
Mineo
,
o
a
Roma
,
tra
pochi
amici
non
investiti
di
nessuna
potestà
sacerdotale
e
non
turiferarii
,
né
torcieri
,
né
vessilliferi
.
Egli
studia
e
lavora
,
e
fuma
sigarette
tranquillamente
,
estraneo
al
rimescolìo
delle
mediocrità
impazienti
nell
'
ambizione
,
gittando
senza
strepiti
e
senza
spavalderie
una
base
veramente
solida
al
futuro
romanzamento
italiano
.
Per
le
quali
cose
,
il
Capuana
non
può
essere
giudicato
equamente
da
un
libro
solo
;
ma
è
necessario
seguirlo
a
traverso
tutta
la
sua
attività
critica
e
risalire
tutta
la
curva
della
sua
ascensione
narrativa
per
abbracciare
l
'
efficace
opera
di
ammaestramento
e
di
moralizzamento
ch
'
egli
ha
fatto
e
va
tuttavia
facendo
nell
'
arte
del
novellatore
.
Egli
è
stato
dei
primi
a
gittar
le
grida
contro
l
'
empirismo
dell
'
arte
costituzionale
;
e
,
venuto
di
Sicilia
rozzo
ancora
e
immaturo
,
e
in
molta
parte
impreparato
e
ineducato
,
si
gittò
a
combattere
a
mezza
spada
con
quei
brillanti
spiriti
,
che
tra
l
'
accasermamento
italiano
in
Firenze
andavano
rivendendo
a
buon
mercato
le
scolature
del
Figaro
,
che
nella
rocca
di
Milano
abbandonata
dal
Manzoni
nelle
mani
dei
Farisei
costruivano
teoriche
estetiche
ed
etiche
tra
le
piramidi
del
Gorgonzola
e
le
cataste
dello
Stracchino
.
In
una
prefazione
che
il
buon
Leopoldo
Marenco
pose
innanzi
a
certa
sua
commedia
,
si
domanda
al
lettore
con
un
tono
tra
di
maraviglia
dispettosa
e
di
compassione
stizzosa
se
conoscono
un
certo
Capuana
che
osa
dir
male
di
lui
,
Leopoldo
Marenco
,
grande
ciambellano
della
pastorelleria
comica
e
del
lattime
teatrale
e
conferitore
patentato
di
speroni
d
'
oro
in
cartone
dipinto
a
tutti
gli
attori
giovani
del
felice
regno
d
'
Italia
.
E
si
seccavano
,
a
Firenze
e
a
Milano
,
di
questo
barbuto
nero
che
veniva
a
intorbidare
la
soave
persuasione
del
rinascimento
spirituale
crescente
all
'
ombra
del
gran
caprifico
della
Costituzione
;
poiché
temevano
una
novità
nella
loro
arte
da
rigattieri
peggio
d
'
una
riforma
dello
Statuto
,
e
un
pungiglione
critico
più
che
tutti
gli
assilli
repubblicani
.
Leone
Fortis
lo
guardò
come
il
cane
della
favola
quando
si
vide
insidiato
il
mucchio
della
paglia
,
e
Paolo
Ferrari
sudò
freddo
pel
tremito
e
per
l
'
orrore
vedendo
la
prima
volta
quella
barba
siciliana
.
Tutti
così
,
questi
robivecchi
provveditori
di
materiale
scenico
e
di
bambagia
gazzettiera
!
Non
hanno
nemmeno
la
virtù
della
resistenza
;
ma
si
oppongono
col
peso
della
loro
inerzia
,
e
brontolano
,
percossi
dalla
paura
e
dallo
stupore
.
Così
,
quando
Paolo
Ferrari
vide
nelle
vetrine
dei
librai
milanesi
il
libretto
di
Luigi
Lodi
consacrato
a
lui
,
si
voltò
a
Leone
Fortis
con
un
'
aria
d
'
uomo
infastidito
,
dicendo
:
Sarà
uno
dei
soliti
adulatori
.
Ma
come
ne
ebbe
letto
due
pagine
,
la
faccia
gli
diventò
verde
,
e
le
braccia
gli
cascarono
lungo
i
fianchi
,
e
il
libro
cadde
per
terra
.
E
pure
,
in
questo
ambiente
lombardo
riescì
il
Capuana
a
piantare
una
incudine
;
e
battendo
,
battendo
,
battendo
,
e
sempre
più
liberando
se
stesso
dalle
scorie
,
fu
il
primo
e
più
efficace
predicatore
dei
canoni
naturalisti
;
e
certamente
giovò
assai
a
fermare
sull
'
orlo
del
precipizio
il
suo
compatriota
Giovanni
Verga
,
che
da
principio
cedeva
troppo
volentieri
alle
furie
del
suo
intelletto
caldissimo
.
Il
Verga
giova
anch
'
esso
non
poco
a
porre
in
miglior
luce
il
Capuana
;
poiché
quel
siciliano
lombardizzato
e
incivilito
,
dopo
aver
gittato
molto
calore
della
fantasia
e
molto
fremito
nervoso
ad
aliare
un
alito
afrodisiaco
in
certa
bambagina
avviluppata
intorno
ad
esili
scheletri
narrativi
,
dopo
aver
buttato
le
ultime
scorie
romantiche
in
certi
strani
compiacimenti
di
lascivia
idilliaca
,
pareva
che
dovesse
morire
di
spinite
mentale
;
quando
,
inaspettatamente
,
ricomparve
rinnovato
,
riapparve
in
forma
d
'
un
uomo
maturo
e
del
più
serio
fra
i
nostri
artisti
leggieri
.
E
la
gente
,
maravigliando
,
se
bene
i
Malavoglia
seccassero
alquanto
i
lettori
,
lo
contrappose
ai
naturalisti
francesi
;
e
lo
vide
sempre
più
ascendere
sino
alla
gloria
delle
Novelle
rusticane
,
gridando
quasi
al
miracolo
.
E
nessuno
pensò
che
forse
una
buona
parte
del
miracolo
si
doveva
a
quel
singolare
martellatore
di
Luigi
Capuana
,
il
quale
,
dopo
aver
predicato
il
vangelo
naturalista
,
aveva
dedicato
ad
Emilio
Zola
un
romanzo
,
il
primo
romanzo
sperimentale
e
veramente
serio
stampato
in
Italia
dopo
il
Manzoni
.
La
grande
fortuna
di
Zola
in
Italia
procede
segnatamente
dal
Capuana
;
il
quale
,
mentre
i
capelli
cadevano
e
andavano
sempre
più
brizzolandosi
,
studiava
la
letteratura
contemporanea
in
Italia
e
in
Francia
con
più
di
serietà
,
che
non
i
farfallini
fanfulleggianti
che
camparono
quindici
anni
sul
panciotto
rosso
di
Teofilo
Gautier
e
sulle
bricciche
di
Alfonso
Karr
.
Di
più
egli
ebbe
una
fortunata
intuizione
;
una
di
quelle
intuizioni
che
non
possono
lampeggiare
se
non
in
un
intelletto
veramente
materiato
d
'
arte
.
Intese
tutto
il
beneficio
che
potrebbe
venire
all
'
arte
narrativa
dallo
studio
del
materiale
popolaresco
;
e
con
tanto
amore
studiò
e
si
compenetrò
delle
forme
e
dello
spirito
dell
'
arte
del
popolo
che
nel
1879
,
pubblicando
le
poesie
siciliane
di
Paolo
Maura
poté
aggiungervene
in
fine
due
che
paiono
affatto
simili
alle
popolari
,
che
ha
potuto
nell
'
autunno
scorso
pubblicare
un
libro
di
fiabe
,
le
quali
,
come
già
ho
avuto
occasione
di
dire
,
a
me
paiono
una
cosa
perfetta
.
E
nel
nuovo
volume
di
novelle
intitolato
Homo
!
che
certamente
con
le
Rusticane
del
Verga
è
il
migliore
libro
narrativo
pubblicato
in
Italia
dopo
i
Promessi
Sposi
,
l
'
utilità
degli
studi
di
letteratura
popolare
appare
evidente
.
Per
esempio
,
una
delle
novelle
,
Comparatico
,
che
io
senza
esitare
giudico
meravigliosa
,
è
tale
da
stare
gloriosamente
anche
nel
Decamerone
o
tra
le
più
perfette
cose
di
Balzac
,
è
un
rifacimento
in
prosa
italiana
d
'
una
storia
in
poesia
siciliana
che
il
Capuana
,
con
una
straordinaria
imitazione
dello
stile
e
dell
'
andamento
popolaresco
scrisse
,
nel
1868
,
e
presentò
al
Vigo
,
che
,
senza
punto
avvedersi
dell
'
inganno
,
la
stampò
nella
sua
Raccolta
amplissima
di
canti
popolari
siciliani
.
Confrontino
i
lettori
la
novella
e
la
storia
,
e
leggano
gli
altri
racconti
di
questo
volume
così
maschiamente
palpitante
di
umanità
,
così
vivo
,
così
forte
,
così
originale
;
e
mi
sappiano
dire
se
ho
avuto
torto
io
di
collocare
il
Capuana
sopra
tutti
quanti
gli
altri
romanzatori
d
'
Italia
.
StampaPeriodica ,
Seduto
a
un
terrazzino
che
dà
sul
bastione
Malicy
in
Pinerolo
,
Edmondo
De
Amicis
guarda
:
vede
davanti
il
grande
scenario
delle
Alpi
,
e
nella
via
un
vario
passaggio
di
gente
;
e
poiché
ha
studiato
qualche
po
'
di
storia
locale
e
ha
fatto
delle
escursioni
nei
dintorni
,
molte
figure
di
tempi
passati
gli
si
levano
nella
memoria
.
Non
altro
mai
occorse
a
lui
per
fare
un
libro
:
un
fondo
di
paese
,
alquante
figurette
storiche
evocate
da
un
dizionario
biografico
,
e
molta
pazienza
.
Appena
si
senta
in
possesso
di
tanta
ricchezza
,
Edmondo
si
mette
all
'
opera
:
stende
sopra
un
foglio
di
carta
una
monotona
tinta
verdolina
che
rappresenti
le
forze
germinative
della
natura
,
e
,
dove
per
necessità
prospettica
l
'
erba
finisce
,
diffonde
una
mano
di
turchino
pallido
che
rappresenti
la
letizia
del
cielo
sereno
:
tra
il
turchino
e
il
verde
,
le
gambe
nel
verde
e
il
resto
del
corpo
nel
turchino
,
incolla
amorosamente
le
figurette
storiche
e
le
figurette
di
genere
.
Poi
prende
certi
suoi
fantoccetti
,
di
cui
ha
sempre
in
buon
dato
,
e
attacca
anche
quelli
,
e
nel
celestiale
azzurro
incolla
due
rondini
,
e
tra
l
'
erba
incolla
due
innamoratucci
borghesi
che
se
ne
vanno
all
'
ombra
d
'
un
ombrellino
ciaramellando
senza
malizia
,
e
semina
in
bel
disordine
coscrittelli
e
ordinanzine
e
caporaletti
,
e
altri
pupazzetti
avanzatigli
dal
fondo
antico
della
Vita
militare
.
Il
De
Amicis
in
atto
di
scrivere
un
libro
io
non
l
'
ho
veduto
mai
;
ma
non
so
figurarmelo
se
non
a
similitudine
d
'
un
ragazzo
che
con
molta
pena
fabbrichi
un
paralume
con
fantoccetti
in
decalcomania
.
Tutti
i
libri
del
De
Amicis
sono
paralumi
con
decalcomanie
:
la
Spagna
è
un
paralume
giallo
con
corse
di
tori
e
figurette
di
toreadori
e
di
andaluse
disseminate
in
giro
;
l
'
Olanda
un
paralume
verdognolo
con
imaginette
di
molini
a
vento
spiccanti
dal
fondo
;
il
Marocco
un
paralume
rosso
con
beduini
dormenti
al
rezzo
delle
palme
;
Costantinopoli
un
paralume
violaceo
con
cani
;
Alle
porte
d
'
Italia
,
un
paralume
bianco
con
una
figura
grande
di
Catinat
e
altre
minori
di
valdesi
e
di
militari
piemontesi
.
Ma
che
luce
proietta
la
lampada
interna
?
Ahimè
!
era
una
volta
un
pallido
lume
sentimentale
:
poi
s
'
è
spento
anche
questo
,
e
resta
una
mezza
dozzina
di
paralumi
accademici
che
non
servono
se
non
per
sollazzo
dei
fanciulli
e
per
mostra
nelle
vetrine
de
'
mercanti
di
paralumi
.
Detto
questo
,
confesso
francamente
che
stento
a
trovar
altro
da
dire
;
e
se
il
De
Amicis
non
ponesse
coscienziosamente
,
in
quella
qualunque
opera
che
riesce
a
fare
,
tutte
quante
le
sue
forze
,
e
se
non
fosse
nel
complesso
della
sua
entità
d
'
uomo
e
di
scrittore
degno
dell
'
affetto
e
della
stima
di
chi
sopra
tutte
le
più
brillanti
facoltà
del
pensiero
e
della
fantasia
ammira
la
serietà
dei
propositi
e
l
'
onestà
del
lavoro
,
lo
pianterei
senz
'
oltre
occuparmi
di
lui
.
E
forse
questo
egli
vorrebbe
;
ma
ora
viaggia
per
l
'
America
,
e
questo
foglio
gli
giungerà
tra
la
gioia
de
'
trionfi
americani
.
Posso
dunque
,
senza
timore
di
troppo
recargli
dispiacere
,
fare
la
dissezione
delle
due
facoltà
narrative
e
delle
sue
predilezioni
al
vagabondaggio
.
Un
critico
innominato
,
in
un
giornale
domenicale
,
ha
detto
che
il
De
Amicis
appartiene
a
una
scuola
,
la
quale
oramai
ha
chiuso
le
porte
per
difetto
di
maestri
e
di
scolari
.
A
quale
scuola
,
di
grazia
,
appartiene
egli
?
Se
s
'
ha
a
giudicare
dalle
sue
simpatie
letterarie
,
parrebbe
uno
sperimentale
.
Non
è
egli
un
adoratore
di
Zola
?
Se
non
che
,
io
credo
che
il
critico
anonimo
si
sia
lasciato
trarre
dall
'
esca
del
fare
una
frase
.
Scuole
,
che
io
mi
sappia
,
in
Italia
,
dal
60
in
qua
,
non
ce
n
'
è
state
;
anzi
io
giungerei
a
dire
che
nel
paese
delle
Accademie
scuole
letterarie
non
siano
giunte
mai
a
costituirsi
con
organismo
determinato
e
con
confini
precisi
.
Nemmeno
il
romanticismo
ha
potuto
avere
una
propria
chiesa
gotica
,
non
sacerdoti
e
sagrestani
suoi
propri
,
con
riti
e
cerimonie
e
pompe
distinte
dalle
feste
pagane
;
ma
si
andò
insinuando
un
po
'
da
per
tutto
,
senza
farsi
scorgere
,
nei
versi
dell
'
abate
Monti
e
nella
prosa
del
Foscolo
,
nei
romanzi
del
Guerrazzi
e
nelle
tragedie
del
Niccolini
;
e
quando
finalmente
in
Milano
un
manipolo
di
Lombardi
levò
le
bandiere
delle
nebbie
boreali
,
le
distinzioni
e
le
disquisizioni
tra
romantici
e
classici
non
erano
più
che
argomento
di
chiacchiere
ai
retori
,
e
da
Torino
Felice
Romani
gridava
agli
strepitanti
:
pace
,
pace
,
pace
.
Dopo
il
Manzoni
,
che
razza
di
scuole
educò
la
gioventù
d
'
Italia
alla
partigianeria
dell
'
arte
?
Altro
che
scuole
!
Dopo
il
Manzoni
,
avrebbe
bensì
dovuto
dividersi
la
letteratura
italiana
in
tante
scuole
elementari
,
e
nutrirsi
d
'
un
sano
nutrimento
grammaticale
.
Ma
così
non
fu
:
gli
scrittori
,
singolarmente
di
prosa
,
presero
in
feroce
odio
qualunque
tirannide
scolastica
;
e
,
fra
tutti
,
il
De
Amicis
ebbe
una
volta
a
gloriarsi
in
un
cattivo
sonetto
di
non
sapere
il
greco
né
il
latino
.
Certo
,
da
tanta
ignoranza
molto
male
venne
ad
Edmondo
;
ma
io
credo
per
altro
che
il
greco
ed
il
latino
non
gli
sarebbero
stati
di
gran
giovamento
.
Egli
è
uno
di
quegli
scrittori
di
piccola
mente
che
tutte
le
facoltà
artistiche
posseggono
in
un
grado
mediocre
di
potenza
,
sì
che
non
giungono
mai
a
una
tale
armonica
altezza
di
concitamento
,
che
la
visione
erompa
come
per
un
natural
fatto
generativo
dalla
matrice
fantastica
.
Ha
tutte
le
debolezze
:
gli
manca
la
rapidità
comprensiva
e
la
forza
di
coesione
,
poiché
né
sa
vedere
le
cose
complessivamente
,
né
dalle
osservazioni
singole
sa
assorgere
a
una
visione
unica
;
ma
va
errando
di
minuzzaglia
in
minuzzaglia
,
come
chi
in
un
negozio
a
ogni
oggetto
si
fermi
senza
energia
di
scelta
,
e
accumula
.
Il
lettore
,
se
sa
,
deve
da
quella
disordinata
congerie
rifarsi
nella
mente
la
rappresentazione
.
Gli
mancano
dunque
le
due
grandi
virtù
della
visione
suggellata
perennemente
nelle
parole
:
la
freschezza
e
l
'
evidenza
.
La
sua
prosa
è
delle
più
faticose
che
siansi
scritte
mai
,
poiché
non
si
raccoglie
per
una
legge
di
gravitazione
fantastica
in
tanti
gruppi
moventisi
l
'
uno
intorno
all
'
altro
armonicamente
,
e
formanti
ciascuno
nel
proprio
periodo
un
organismo
parziale
che
concorra
alla
vita
collettiva
della
rappresentazione
e
ne
tragga
anima
e
luce
,
ma
si
allunga
e
si
estende
come
una
via
senza
termine
polverosa
,
invano
qua
e
là
consolata
di
siepi
e
alberata
di
pioppi
.
Il
periodo
del
De
Amicis
non
è
un
periodo
:
è
un
fascio
di
proposizioni
susseguentisi
e
incalzantisi
senza
nesso
,
chiuso
tra
due
punti
sospensivi
.
Tra
due
concetti
egli
non
sa
porre
che
l
'
una
o
l
'
altra
di
queste
relazioni
:
la
pausa
,
o
la
copula
:
li
congiunge
con
una
preposizione
o
li
separa
con
una
virgola
.
Così
,
con
un
semplicissimo
mutamento
di
segni
ortografici
,
che
non
sarebbe
punto
arbitrario
,
si
potrebbe
dividere
tutta
la
prosa
del
De
Amicis
in
una
miriade
di
proposizioni
principali
,
ciascuna
constante
di
soggetto
,
verbo
e
attributo
,
senza
incisi
,
senza
circonvoluzione
del
pensiero
.
Ora
pensino
alla
gravità
di
questo
peccato
quelli
che
hanno
dello
stile
un
criterio
sano
,
quelli
che
molto
si
affaticarono
a
domare
questa
immensa
e
viva
forza
,
che
è
la
più
sicura
misura
dell
'
intelletto
umano
.
Non
pare
ad
essi
che
il
De
Amicis
si
trovi
in
uno
stato
d
'
ingenuità
grammaticale
simile
a
quello
dei
bambini
,
dei
popoli
primitivi
,
dei
selvaggi
africani
?
All
'
organismo
dello
stile
concorrono
tutte
le
più
nobili
e
più
alte
energie
della
mente
umana
:
l
'
acume
logico
e
la
potenza
fantastica
,
la
rapidità
intuitiva
e
la
sicurezza
dell
'
osservazione
;
e
lo
scrittore
giunto
alla
maturità
più
bella
dell
'
intelletto
,
vede
veramente
nel
suo
spirito
il
suo
stile
moversi
come
una
cosa
viva
,
e
raccogliere
e
animare
,
con
fusione
meravigliosa
,
tutto
il
materiale
grezzo
disperso
nei
centri
della
sensibilità
e
del
pensiero
.
Lo
stile
dunque
è
da
vero
il
dinamometro
del
cervello
;
e
a
cui
manca
la
forza
ordinatrice
del
periodo
,
manca
quasi
sempre
per
debolezza
innata
,
o
acquisita
dal
cattivo
uso
della
mente
,
la
potenza
procreatrice
della
fantasia
.
Ecco
perché
il
De
Amicis
non
ha
potuto
mai
,
a
malgrado
del
desiderio
suo
e
de
'
molti
inviti
amichevoli
,
fare
il
romanzo
;
ecco
anche
perché
,
quando
dalla
rappresentazione
singola
dell
'
uomo
,
qual
'
è
nella
Vita
militare
,
è
voluto
assorgere
con
le
Novelle
a
qualche
più
complessa
e
più
larga
espressione
della
vita
,
è
caduto
miseramente
in
una
insipida
volgarità
.
Così
Edmondo
,
dalla
sua
debolezza
,
è
stato
costretto
ad
accontentarsi
delle
minori
esplicazioni
dell
'
arte
:
ricordi
di
vita
militare
e
letteraria
,
divagazioni
subbiettive
,
narrazioni
di
viaggio
.
Qui
singolarmente
ha
trovato
una
certa
larghezza
di
rappresentazione
,
poiché
il
mondo
è
grande
e
vario
,
e
offre
ai
descrittori
un
materiale
sconfinato
.
Pure
la
varietà
della
materia
non
salva
dalla
monotonia
,
quando
il
descrittore
non
trovi
nel
suo
spirito
una
forza
di
rinnovamento
e
di
sviluppo
perenne
.
Leggete
l
'
Olanda
;
e
la
simmetria
meccanica
delle
descrizioni
,
e
l
'
organismo
del
periodo
,
e
gli
aggettivi
,
e
tutto
quello
che
in
una
narrazione
di
viaggio
è
proprio
del
narratore
e
non
del
luogo
descritto
,
vi
rammenteranno
la
Spagna
,
se
bene
là
si
parlava
di
tori
e
qui
di
molini
a
vento
.
Di
più
,
a
forza
di
osservare
e
di
descrivere
con
premeditazione
sistematica
,
è
accaduta
nel
De
Amicis
una
cosa
che
necessariamente
doveva
seguire
:
la
stanchezza
.
Chiunque
abbia
fatto
per
sei
mesi
il
cronista
d
'
un
qualunque
giornale
avrà
notato
questo
fatto
:
da
prima
,
il
giornalista
novellino
esercita
l
'
officio
suo
con
entusiasmo
:
gli
pare
d
'
esser
sortito
a
qualche
alta
missione
di
rinnovamento
cronistico
e
civile
,
e
crede
che
dalla
sua
cronaca
debba
tutto
il
popolo
dedurre
una
strana
potenza
d
'
arte
e
di
vita
.
Allora
egli
va
volentieri
in
giro
,
e
passa
da
una
festa
da
ballo
a
un
ospedale
,
da
una
prigione
a
qualche
spettacolo
inaugurativo
,
dal
teatro
alla
questura
,
dilettandosi
di
farsi
trascinar
di
notte
in
carrozza
da
nolo
per
le
strade
deserte
.
E
scrive
con
lieta
effusione
d
'
animo
e
d
'
intelletto
,
nella
stamperia
in
movimento
,
mentre
le
macchine
ruotano
i
congegni
silenziosi
e
il
vapore
sbuffa
impaziente
.
L
'
odor
d
'
antimonio
e
d
'
inchiostro
gli
desta
nel
cervello
un
'
ebrezza
vivace
,
e
scrive
gaiamente
,
nascendogli
nella
fantasia
imagini
e
sgorgandogli
dalla
penna
frasi
inaspettate
.
Tutto
gli
pare
nuovo
e
bello
,
e
va
per
alquanti
giorni
in
quella
freschezza
d
'
intelletto
cogliendo
i
più
vivaci
fiori
della
sua
cronaca
.
Poi
comincia
una
siccità
dolorosa
.
I
pranzi
inaugurali
gli
fanno
indigestione
,
e
le
signore
nelle
feste
non
più
lo
guardano
con
quella
curiosità
paurosa
che
tanto
solletica
agli
esercenti
il
sacro
ministero
della
stampa
i
nervi
vanitosi
,
e
non
avendo
denari
per
pagar
la
carrozza
deve
andare
a
piedi
sino
alla
tipografia
.
Tosto
sopravviene
la
nausea
e
la
stanchezza
:
l
'
estensione
della
cronaca
diventa
il
più
vile
e
faticoso
d
'
ogni
mestiere
,
la
stamperia
una
caverna
dove
si
muore
soffocati
dal
caldo
e
avvelenati
dalle
emanazioni
del
piombo
,
il
cervello
si
rivolta
contro
la
tortura
della
procreazione
forzata
e
non
esprime
più
imagini
.
Come
fare
?
Si
ripescano
le
vecchie
frasi
e
se
ne
rivestono
le
osservazioni
nuove
;
e
in
quest
'
opera
ingrata
e
lenta
del
ritagliare
abiti
vecchi
passa
la
notte
,
e
tutto
l
'
organismo
del
cronista
si
abbandona
e
si
abbatte
nel
languore
di
un
tedio
infinito
.
Questo
è
accaduto
al
De
Amicis
.
Egli
,
passati
i
primi
bollori
,
pone
una
fatica
ineffabile
a
lucidare
sulla
carta
i
contorni
delle
cose
vedute
,
e
a
colorirli
per
modo
che
abbiano
una
qualunque
sembianza
di
vita
.
L
'
opera
sua
rassomiglia
a
quella
degli
alluminatori
d
'
iniziali
nei
codici
antichi
.
Non
intendo
dunque
quelli
che
vengono
a
parlare
di
vecchie
scuole
e
di
vecchie
tendenze
d
'
arte
.
Che
scuole
e
che
tendenze
d
'
arte
?
Al
De
Amicis
mancano
la
luce
e
il
calore
interiori
,
che
constituiscono
l
'
anima
o
la
tendenza
subbiettiva
d
'
uno
scrittore
.
Egli
è
un
giapponese
dell
'
arte
,
e
lavora
con
pazienza
meravigliosa
a
costruire
al
tornio
delle
sfere
concentriche
che
siano
una
nell
'
altra
.
Egli
anche
rassomiglia
a
quei
tanti
disgraziati
che
sono
dalle
necessità
della
vita
costretti
a
copiare
i
quadri
dei
grandi
maestri
.
Il
De
Amicis
copia
invece
dal
vero
,
dicono
,
se
bene
non
manca
qualche
visitatore
dei
paesi
descritti
da
lui
,
che
nega
;
ma
questo
non
monta
:
il
procedimento
d
'
arte
è
il
medesimo
.
Quanto
ai
risultati
Qui
certo
troverò
molti
contraditori
.
E
,
primo
fra
tutti
,
si
oppone
l
'
editore
,
il
quale
,
giudicando
dal
gran
numero
d
'
esemplari
che
dell
'
ultimo
libro
di
Edmondo
giornalmente
si
spacciano
,
conclude
alla
sua
eccellenza
;
poi
,
con
altri
argomenti
,
se
bene
non
di
tanto
peso
quanto
questo
,
altri
giungono
alla
medesima
deduzione
.
Or
io
non
voglio
entrare
nel
gusto
del
pubblico
,
il
quale
,
se
questi
libri
gli
piacciono
,
fa
bene
a
comprarli
,
e
neppure
voglio
andare
a
rintracciare
le
ragioni
di
tanto
favore
.
Il
pubblico
è
capriccioso
e
instabile
negli
odii
e
negli
amori
:
a
volte
lo
assale
un
volgar
desiderio
di
cibi
bestiali
,
e
ricerca
i
romanzacci
di
ladroneccio
e
d
'
omicidio
e
di
prostituzione
,
a
volte
,
invece
,
ha
bisogno
di
ritemprarsi
nelle
fresche
soavità
dell
'
idillio
,
e
predilige
le
tenui
espansioni
della
prosa
e
la
poesia
sentimentale
;
ora
è
infastidito
e
vuol
cose
che
lo
distraggano
dalla
noia
,
ora
pargli
d
'
aver
troppo
folleggiato
e
volentieri
piega
alle
letture
serie
che
gli
rinvigoriscono
l
'
intelletto
.
Non
si
può
dunque
tener
conto
dell
'
opinione
sua
,
tanto
più
che
ad
esso
sfuggono
certe
generali
ragioni
d
'
arte
,
le
quali
non
son
confinate
entro
le
pagine
d
'
un
determinato
libro
,
ma
si
espandono
maleficamente
intorno
.
Il
pubblico
dunque
si
compiace
di
questi
libri
del
De
Amicis
,
e
li
compra
:
a
me
,
lo
dico
francamente
,
recano
una
noia
ineffabile
.
Io
ho
letto
volentieri
i
men
dilettosi
scrittori
dell
'
antichità
,
Boezio
e
Seneca
,
Quintilliano
e
Isocrate
,
e
altri
che
non
occorre
di
nominare
per
non
fare
il
catalogo
delle
mie
letture
;
ma
di
questi
niuno
mi
ha
tanto
infastidito
,
quanto
il
De
Amicis
con
le
sue
narrazioni
di
viaggio
.
Quanto
alla
materia
,
esse
sono
affatto
inutili
,
poiché
non
occorre
di
aver
attraversata
la
Schelda
per
avvedersi
con
quanta
leggerezza
egli
scriva
della
pittura
fiamminga
,
per
citare
un
esempio
solo
.
E
poi
per
sé
stessa
la
narrazione
di
viaggio
,
quando
non
sia
studio
sociale
o
politico
,
è
una
poverissima
e
vilissima
materia
d
'
arte
.
Tutta
la
virtù
dovrebbe
dunque
star
nella
forma
;
e
infatti
Teofilo
Gautier
e
gli
altri
minori
artisti
francesi
che
hanno
additata
la
via
ad
Edmondo
,
riposero
nella
forma
tutta
l
'
eccellenza
dell
'
arte
,
e
accarezzarono
la
parola
con
la
medesima
perfezione
di
cesello
con
la
quale
il
Cellini
trattò
i
metalli
e
le
margarite
.
Ma
Edmondo
?
Ahimè
,
non
dite
,
se
avete
pietà
dell
'
arte
,
ch
'
egli
sia
un
orafo
dello
stile
!
Non
ripetete
questo
luogo
comune
,
che
è
una
bestemmia
.
Del
suo
periodo
ho
fatto
or
ora
l
'
analisi
chimica
;
e
ho
mostrato
com
'
esso
sia
una
conseguenza
della
scarsa
forza
imaginosa
.
Leggendo
qualche
pagina
del
De
Amicis
,
a
seconda
del
libro
provo
una
sensazione
diversa
:
mi
par
di
sentire
un
trotto
di
bersaglieri
in
marcia
,
o
di
camelli
uscenti
da
Tangeri
,
o
di
asinelli
accorrenti
al
forte
di
Fenestrelle
:
sempre
però
un
trotterello
serrato
di
proposizioni
che
si
rincorrono
affannosamente
senza
potersi
raggiungere
mai
.
È
questa
l
'
oreficeria
?
StampaPeriodica ,
I
Non
si
può
negare
che
la
novella
in
Italia
ricominci
a
fiorire
:
dal
Piemonte
,
dalla
Lombardia
,
dalla
Liguria
,
dal
Veneto
,
dalla
Toscana
,
e
specialmente
dal
reame
di
Napoli
e
da
terra
d
'
Abruzzi
e
dalle
Calabrie
e
dalla
Sicilia
,
non
che
dalla
Marca
d
'
Ancona
e
dalle
altre
Marche
e
dalle
Romagne
,
fioccano
le
novelle
e
i
novellatori
si
levano
sempre
più
numerosi
e
fecondi
.
Ben
vengano
i
novellatori
e
le
novelle
buone
,
e
così
ritorni
il
buon
tempo
antico
,
quando
nelle
corti
e
nelle
case
del
popolo
e
nelle
campagne
italiane
si
novellava
tra
lo
strepito
dell
'
arme
,
tra
lo
strepito
dei
telai
,
tra
lo
strepito
della
trebbiatura
.
Nella
novella
allora
si
cementava
il
gaio
e
salubre
realismo
borghese
,
e
la
prosa
rispecchiava
nella
sua
onda
chiara
,
nella
sua
onda
larga
,
piena
di
gorghi
profondi
e
di
vortici
voluttuosi
,
i
casi
della
vita
.
I
casi
uditi
qua
e
là
,
per
le
piazze
o
pei
campi
o
per
le
corti
dei
signori
,
in
terra
di
cristiani
o
in
terra
di
infedeli
,
nei
paesi
d
'
Europa
o
nei
paesi
d
'
oltremare
,
sgorgavano
dalle
labbra
del
Gonnella
tra
lo
scoppio
delle
arguzie
mordenti
,
poi
fluivano
e
si
suggellavano
perennemente
nella
prosa
secca
e
salata
del
Sacchetti
o
nella
prosa
piena
di
musica
e
di
libidine
del
Boccacci
.
Fu
un
movimento
che
incominciò
in
Italia
,
e
dall
'
Italia
andò
via
via
dilagando
per
l
'
Europa
;
fu
anzi
la
sola
forma
di
arte
letteraria
onde
l
'
Italia
possa
vantare
,
se
non
la
maternità
,
certo
l
'
adozione
prima
dall
'
Oriente
.
Tutte
le
altre
forme
dell
'
arte
,
l
'
epica
la
lirica
il
dramma
il
romanzo
,
vennero
dalla
Francia
,
dalla
Linguadoca
,
dalla
Spagna
e
sino
dalla
Germania
:
la
novella
dall
'
Italia
passò
in
Francia
,
e
fece
qualche
fuggitiva
apparizione
in
Ispagna
e
in
Germania
.
Avete
letto
mai
vecchie
novelle
francesi
?
Sapete
la
prosa
della
regina
di
Navarra
,
di
Bonaventura
Des
Périers
,
di
Agrippa
d
'
Aubigné
,
e
di
tutti
quanti
i
novellatori
che
fiorirono
ed
ebbero
fama
durante
il
regno
dei
quattro
ultimi
Valois
?
Allora
l
'
imitazione
italiana
era
universale
;
con
Caterina
de
'
Medici
non
solamente
le
mode
di
Toscana
,
non
solamente
l
'
untume
della
politica
fiorentina
,
ma
tutte
quante
le
fogge
e
le
inclinazioni
e
le
raffinatezze
dell
'
arte
italiana
si
erano
accampate
nel
parco
di
Fontainebleau
e
intorno
al
Castelletto
:
era
naturale
che
anche
le
novelle
di
messer
Giovanni
,
mezzo
fiorentino
e
mezzo
parigino
,
trovassero
a
Parigi
ospiti
cortesi
e
briganti
insaziabili
.
Il
primo
esempio
lo
diede
una
bella
e
pia
e
galante
regina
:
i
briganti
di
poi
non
furono
sazi
mai
.
A
poco
a
poco
la
prevalenza
italiana
scadde
,
e
l
'
egemonia
dell
'
arte
si
attendò
in
terra
di
barbari
:
il
maresciallo
d
'
Ancre
fu
ucciso
con
una
pistolettata
sotto
gli
occhi
di
Caterina
de
'
Medici
,
e
il
Malherbe
cacciò
a
forza
il
Petrarca
dai
confini
della
poesia
francese
;
ma
a
dispetto
del
Malherbe
la
novella
italiana
restò
abbarbicata
alle
terre
di
Sua
Maestà
Cristianissima
,
e
non
si
poté
svellere
mai
;
e
tutti
i
novellatori
che
ebbero
fama
in
Francia
dovettero
alimentarsi
di
quella
antica
polpa
nutriente
:
cito
,
ad
esempio
,
i
due
nomi
maggiori
:
il
Lafontaine
e
il
Balzac
.
Il
primo
rifece
in
versi
le
migliori
novelle
italiane
,
l
'
altro
rifece
in
vecchia
prosa
i
migliori
racconti
francesi
,
che
derivavano
da
fonte
italiana
.
Occorre
citare
altri
nomi
,
ed
è
necessario
tirare
in
ballo
Alfredo
De
Musset
?
Lasciamo
correre
:
tanto
,
se
i
lettori
non
son
convinti
ancora
,
vuol
dire
ch
'
essi
son
più
duri
di
quei
frati
bizantini
del
monte
Athos
,
i
quali
,
mentre
le
mura
di
Bisanzio
crollavano
agli
assalti
dei
barbareschi
,
si
contemplavano
la
pancia
illustrata
dal
tramonto
del
sole
,
e
non
sapevano
persuadersi
che
quella
fosse
luce
increata
.
Ritorni
pure
dicevo
dunque
con
desiderio
questa
età
dell
'
oro
per
la
novella
italiana
,
e
i
novellatori
siano
i
ben
venuti
,
da
qualunque
parte
d
'
Italia
essi
si
levino
.
Ma
non
ci
lasciamo
pigliar
la
mano
dall
'
entusiasmo
,
e
non
incominciamo
troppo
presto
ad
urlare
che
l
'
età
dell
'
oro
è
ritornata
.
Facciamo
i
conti
di
cassa
con
assai
di
calma
e
poco
di
carità
fraterna
.
II
Prima
di
tutto
,
così
in
tesi
generale
,
si
può
dire
che
noi
facciamo
appunto
quel
che
facevano
i
francesi
di
Caterina
de
'
Medici
:
ci
appostiamo
con
le
pistole
alla
cintura
e
lo
stiletto
tra
i
denti
ai
valichi
delle
Alpi
,
aspettando
al
passaggio
le
balle
dei
romanzi
francesi
.
La
differenza
sta
in
questo
,
che
allora
noi
eravamo
i
ricattati
,
ed
ora
siamo
i
ricattatori
.
E
sta
bene
:
non
io
certo
mi
dorrò
di
questa
santa
rappresaglia
;
e
primo
e
più
forte
griderei
al
sacco
,
se
il
brigantaggio
potesse
giovare
allo
sviluppo
dell
'
arte
.
In
arte
,
come
in
tutte
quante
le
cose
della
vita
,
è
necessario
un
movimento
continuo
d
'
importazione
e
di
esportazione
:
se
gli
ultimi
cittadini
della
repubblica
romana
non
avessero
studiato
nei
ginnasi
greci
,
l
'
arte
latina
già
decadente
con
la
lingua
latina
non
avrebbe
preso
quel
nuovo
slancio
miracoloso
che
la
spinse
tanto
innanzi
;
e
,
senza
le
influenze
provenzali
,
chissà
quanto
più
avrebbe
stentato
la
nostra
letteratura
a
liberarsi
dalle
pastoie
dialettali
.
La
circolazione
dei
criterii
e
dei
prodotti
artistici
e
il
libero
scambio
del
pensiero
sono
dunque
due
necessità
della
vita
umana
,
come
la
circolazione
monetaria
e
il
libero
scambio
delle
merci
;
ma
perché
l
'
equilibrio
duri
,
tutte
le
parti
interessate
debbono
accettare
e
attuare
francamente
questi
due
canoni
del
commercio
moderno
.
Se
una
parte
si
rinserra
in
sé
stessa
,
e
nega
di
accettare
quel
che
può
venirle
dalle
altre
,
l
'
equilibrio
è
rotto
.
Questo
a
punto
ha
fatto
la
Francia
dopo
il
trenta
:
si
è
rinserrata
in
un
egoismo
letterario
superbo
,
ignorante
,
intollerante
,
e
non
vive
che
di
sé
stessa
e
per
sé
stessa
,
e
ha
chiuse
tutte
le
vie
al
commercio
d
'
importazione
.
L
'
equilibrio
dunque
è
rotto
,
e
tra
questa
e
le
altre
parti
d
'
Europa
non
vi
può
essere
circolazione
né
scambio
di
prodotti
e
di
criterii
artistici
,
perché
la
Francia
non
ne
accetta
quando
non
portino
marca
di
fabbrica
nazionale
.
Sarebbe
stato
utile
provvedere
sin
da
principio
,
e
bloccare
tutti
i
porti
francesi
per
impedire
l
'
esportazione
;
ma
questo
,
o
per
mancanza
o
per
inesperienza
,
non
si
fece
,
e
tutta
quanta
l
'
Europa
,
eccetto
l
'
lnghilterra
e
,
in
parte
,
la
Germania
,
fu
invasa
dall
'
esportazione
francese
:
noi
,
naturalmente
,
ne
abbiamo
avuto
sino
al
collo
,
anzi
ci
siamo
adoperati
con
le
mani
e
coi
piedi
perché
l
'
alluvione
fosse
più
larga
e
più
lunga
.
Che
cosa
ne
è
seguito
?
Permettetemi
di
farvi
un
piccolo
quadro
della
nostra
novellistica
costituzionale
.
La
novella
moderna
in
Italia
è
nata
intorno
al
66
,
con
la
casa
Treves
che
la
tenne
al
battesimo
e
che
non
la
volle
più
fare
uscire
di
tutela
.
Nacque
dunque
intorno
al
66
,
e
fu
quella
infelice
e
vituperevole
cosa
che
poteva
essere
,
dopo
la
rotta
di
Custoza
e
il
vituperio
di
Lissa
.
Con
l
'
Affondatore
parve
che
tutte
le
forze
e
tutte
le
speranze
della
nova
Italia
sprofondassero
nei
gorghi
dell
'
Adriatico
:
Caterina
Percoto
seguitava
a
raccontare
storielle
friulane
semplici
,
oneste
,
sonnolente
,
secondo
i
desiderii
del
buon
Tommaséo
;
e
Paolo
Tedeschi
filava
novelline
pallide
alla
maniera
germanica
,
continuando
il
Dall
'
Ongaro
.
La
novella
era
dunque
tuttavia
sotto
il
dominio
politico
e
letterario
dell
'
Austria
,
e
fu
a
punto
un
editore
irredento
che
la
fece
emigrare
a
Milano
,
fu
il
Treves
.
Una
delle
delizie
della
mia
infanzia
,
tra
i
romanzi
di
Walter
Scott
e
i
molti
pellegrinaggi
sui
tetti
,
furono
certi
libriccini
con
la
copertina
color
marrone
chiaro
che
il
Treves
timidamente
sparpagliava
da
Milano
:
di
questi
libriccini
,
che
mi
stornarono
dai
Fatti
d
'
Enea
e
da
una
vecchia
traduzione
in
prosa
dell
'
Iliade
,
non
rammento
né
i
titoli
né
gli
argomenti
;
rammento
bensì
la
copertina
color
marrone
chiaro
,
e
anche
mi
pare
che
fossero
raccontini
originali
e
tradotti
dal
tedesco
:
si
vede
che
il
Treves
aveva
ancora
qualche
fede
nella
letteratura
tedesca
.
Ma
la
fede
cadde
presto
,
e
il
mestierante
Treves
non
tardò
ad
avvedersi
che
se
voleva
far
fortuna
bisognava
gittarsi
alla
Francia
:
fu
così
che
sorse
in
Milano
quel
maledetto
laboratorio
chimico
di
romanticismo
mezzo
manzoniano
e
mezzo
francese
,
che
assorbì
e
lambiccò
e
volatilizzò
tutte
le
forze
letterarie
dell
'
Italia
,
e
che
tuttavia
tra
le
macerie
si
affatica
a
questa
bestiale
opera
di
assorbimento
,
di
lambiccamento
,
e
di
volatilizzamento
.
Perché
in
Milano
dal
Treves
e
dagli
altri
emuli
suoi
si
incontrarono
e
si
diedero
la
mano
in
un
connubio
mostruoso
,
non
libero
di
ribellioni
e
di
battaglie
,
i
vecchi
avanzi
del
romanticismo
,
e
i
giovani
codini
manzoniani
,
e
parecchi
spiriti
rivoluzionari
che
in
un
altro
ambiente
,
con
altra
compagnia
e
con
altri
studi
,
avrebbero
potuto
fare
un
'
opera
utile
assai
al
disgelo
dell
'
Italia
letteraria
.
Questo
parrà
un
paradosso
e
leverà
molti
a
rumore
,
ma
è
un
fatto
incontestabile
che
intorno
al
cadavere
del
Manzoni
Paolo
Ferrari
e
Giuseppe
Rovani
si
accordarono
in
una
miracolosa
comunione
di
entusiasmo
e
di
propositi
;
che
il
Tarchetti
morì
,
in
casa
di
Salvatore
Farina
,
meschino
e
rugiadoso
e
troppo
fortunato
manzoniano
;
che
il
Praga
più
di
una
volta
si
trovò
a
bere
in
compagnia
di
Camillo
Boito
.
Nella
capitale
morale
d
'
Italia
s
'
incontrarono
il
Bonghi
,
il
Cantù
,
il
De
Amicis
,
il
Bersezio
,
il
Barrili
,
Cesare
Donati
,
Leone
Fortis
,
Pompeo
Gherardo
Molmenti
,
il
Capranica
,
il
Caccianiga
,
il
Bettòli
e
altri
mercanti
di
letteratura
d
'
ogni
colore
,
i
quali
pigliarono
la
cosa
dal
lato
pratico
e
mossero
da
questo
criterio
:
scrivere
libri
facilmente
e
sicuramente
vendibili
:
il
criterio
a
punto
onde
muovono
gl
'
impresari
dei
teatri
di
boulevard
e
i
direttori
dei
giornali
a
un
soldo
nella
vecchia
e
buona
città
di
Parigi
.
Ognuno
,
secondo
la
natura
e
la
misura
dell
'
ingegno
suo
,
si
mise
a
speculare
sulle
debolezze
,
sui
vizi
,
sulla
sensibilità
,
sulla
vigliaccheria
del
pubblico
;
e
i
libri
loro
si
venderono
con
più
o
meno
di
fortuna
:
così
Edmondo
De
Amicis
,
dopo
avere
per
un
pezzo
portato
in
processione
sopra
un
piatto
i
suoi
occhi
di
bersagliere
lacrimanti
come
due
fontane
,
cambiò
tattica
di
botto
e
si
gittò
a
viaggiare
,
alla
moda
francese
;
così
gli
altri
piantarono
il
romanzo
storico
crollante
da
tutte
le
parti
,
e
si
gittàrono
in
una
cloaca
di
romanticismo
borghese
,
senza
un
indirizzo
chiaro
,
senza
discernimento
,
senza
criteri
sicuri
,
andando
a
tentoni
,
correndo
da
un
modello
all
'
altro
,
punzecchiati
spronati
flagellati
dal
pensiero
goloso
e
invidioso
della
Francia
,
ove
gli
esemplari
dei
libri
si
vendono
a
migliaia
.
Dato
un
tale
ambiente
d
'
ignoranza
di
pecoraggine
e
di
affarismo
,
era
naturale
che
tutti
i
cattivi
istinti
venissero
a
galla
gorgogliando
,
e
che
la
mediocrità
si
facesse
innanzi
fra
gli
applausi
:
era
naturale
che
Pompeo
Gherardo
Molmenti
si
spiccasse
da
Venezia
facendo
salamelecchi
,
e
sparpagliando
raccontini
tisici
dissanguati
,
e
sbuffi
d
'
una
erudizione
bolsa
e
contrabbandiera
sulle
turbe
acclamanti
.
La
rocca
lombarda
pareva
un
'
acropoli
inespugnabile
,
e
Leone
Fortis
sui
merli
sonava
a
raccolta
pavoneggiandosi
nelle
sue
vecchie
penne
di
pappagallo
.
Delle
femmine
che
gittarono
le
loro
gonnelle
in
mezzo
a
questo
vituperio
della
prosa
italiana
non
voglio
parlare
,
perché
noi
bizantini
facciamo
professione
di
cavalleria
.
Dico
solamente
che
di
quanti
parteciparono
a
questo
vituperio
,
uno
solo
mostrò
ingegno
vero
e
sano
,
e
fu
il
Verga
,
al
quale
in
seguito
si
levarono
ai
fianchi
un
altro
siciliano
e
una
napolitana
,
Luigi
Capuana
e
Matilde
Serao
:
di
questi
tre
il
più
forte
è
il
Capuana
.
Il
Verga
ha
più
calore
di
fantasia
e
più
potenza
di
colore
,
la
Serao
ha
più
finezza
di
sentimento
e
di
nervi
femminili
;
ma
il
Capuana
ha
per
sé
due
buone
qualità
,
che
gli
dànno
il
vantaggio
sopra
tutti
i
suoi
competitori
:
la
sicurezza
dell
'
osservazione
,
e
la
coltura
.
Un
segno
comune
di
tutti
i
nostri
novellatori
mascolini
e
femminini
è
l
'
ignoranza
.
Nessuno
di
loro
,
tranne
il
Capuana
,
ha
capito
che
nel
nostro
paese
,
ove
la
novella
e
il
romanzo
non
hanno
tradizioni
fresche
,
è
necessario
uno
studio
serio
,
ordinato
e
largo
di
tutte
le
letterature
moderne
,
e
della
nostra
novellistica
antica
:
tutti
,
tranne
il
Capuana
,
stanno
appostati
ai
valichi
delle
Alpi
con
le
pistole
alla
cintura
e
lo
stiletto
fra
i
denti
aspettando
al
passo
gli
ultimi
romanzi
francesi
;
tutti
sono
,
chi
più
chi
meno
,
nelle
condizioni
di
Leone
Fortis
,
il
quale
dopo
avere
per
tanti
anni
predicato
alle
turbe
il
verbo
della
letteratura
francese
,
credeva
in
ultimo
nella
sua
grassa
e
vacua
ingenuità
che
in
Francia
s
'
ignorasse
il
sonetto
.
Credete
che
esageri
?
E
bene
,
che
cosa
ha
fatto
il
Verga
prima
dei
Malavoglia
?
Quale
altra
cosa
ha
fatto
se
non
rimpastare
in
quattro
o
cinque
o
sei
romanzi
la
Signora
dalle
Camelie
?
E
si
accorse
egli
che
in
Francia
fosse
esistito
un
Onorato
di
Balzac
,
che
in
Francia
esistesse
un
Emilio
Zola
prima
che
il
plauso
della
folla
gli
gittasse
sotto
il
naso
l
'
Assommoir
?
E
la
signorina
Serao
non
gitta
ella
nelle
sue
novelle
e
ne
'
suoi
romanzi
,
senza
misura
e
senza
pietà
,
come
uno
scolaretto
che
ha
fatto
troppe
e
troppo
maldigeste
letture
,
il
realismo
nervoso
del
Daudet
,
e
quello
plastico
e
colorito
del
Flaubert
,
e
quello
solido
e
meccanico
dello
Zola
,
insieme
al
romanticismo
convalescente
del
Dumas
figlio
e
al
romanticismo
tisico
di
Ottavio
Feuillet
?
E
non
è
vero
forse
che
nessuno
dei
nostri
novellatori
si
è
mai
fatto
una
questione
di
lingua
e
di
stile
;
ma
ognuno
italianizza
il
proprio
dialetto
,
con
non
poche
fioriture
francesi
?
Ora
tutto
questo
non
può
continuare
.
Leone
Fortis
aveva
già
cantato
il
miserere
alla
lirica
italiana
;
e
la
lirica
in
Italia
è
risorta
per
opera
di
un
poeta
che
si
fortificò
e
si
nutrì
lungamente
e
copiosamente
di
filologia
romanza
.
Io
credo
che
noi
avremo
dei
romanzi
e
delle
novelle
esemplari
,
quando
i
nostri
novellatori
avvenire
saranno
degli
eruditi
come
il
Boccacci
.
Non
monta
che
sappiano
il
latino
e
il
greco
come
il
Boccacci
;
ma
è
necessario
che
sappiano
bene
il
francese
e
la
letteratura
francese
,
l
'
inglese
e
la
letteratura
inglese
,
il
tedesco
e
la
letteratura
tedesca
,
il
russo
e
la
letteratura
russa
,
l
'
italiano
e
la
letteratura
italiana
.
E
se
anche
sapessero
il
sanscrito
,
e
potessero
leggere
il
Panciatantra
,
non
ci
perderebbero
nulla
,
perché
fu
dall
'
altipiano
dell
'
Iran
che
scaturì
l
'
Oceano
dei
fiumi
delle
novelle
.
III
Questi
ed
altri
pensieri
mi
ronzavano
nella
mente
leggendo
i
Racconti
Calabresi
di
Nicola
Misasi
,
il
quale
,
non
trovando
nel
nostro
paese
tradizioni
novellistiche
fresche
,
e
non
avendo
sufficiente
esperienza
delle
tradizioni
straniere
,
ha
fatto
una
lodevole
opera
di
prudenza
:
si
è
rinserrato
nella
sua
semplice
e
ruvida
scorza
di
montanaro
.
Glie
ne
è
seguito
del
bene
e
del
male
.
Certo
non
si
può
dire
ch
'
egli
abbia
subito
influenze
esterne
,
e
i
suoi
racconti
non
paiono
tradotti
dalla
cronaca
d
'
un
giornale
parigino
come
i
bozzetti
del
mite
e
pingue
Navarro
della
Miraglia
,
ma
rassomigliano
un
poco
ai
fauni
antichi
che
balzavano
ispidi
e
vellosi
dal
cortice
degli
alberi
,
e
hanno
un
sapore
selvoso
di
rapsodia
primitiva
e
di
cronaca
medievale
.
Egli
li
narra
come
li
narrano
i
contadini
e
gli
atti
di
accusa
dei
processi
briganteschi
,
con
poche
preoccupazioni
d
'
arte
,
con
molto
amore
della
verità
storica
e
topografica
.
Nel
paesaggio
è
secco
,
breve
e
poco
colorito
;
i
particolari
gli
sfuggono
;
egli
pone
un
'
ossatura
solida
sopra
un
fondo
ben
disegnato
,
ecco
tutto
.
E
questo
mi
piace
;
perché
ogni
tanto
da
questa
prosa
grezza
mi
balzano
in
faccia
le
asprezze
efficaci
della
verità
,
e
un
getto
di
passione
viva
,
e
uno
scoppio
di
grida
umane
.
L
'
analisi
non
c
'
è
:
il
Misasi
non
ha
saputo
frugare
nell
'
anima
dei
suoi
briganti
;
ma
li
ha
disegnati
con
una
ruvidezza
di
tocco
franca
e
pittoresca
,
ma
li
ha
disseminati
con
un
movimento
vivace
per
i
boschi
della
Sila
;
e
basta
.
I
suoi
racconti
sono
troppo
esteriori
,
ma
hanno
tutti
i
vantaggi
dell
'
esteriorità
:
sono
plastici
,
sono
drammatici
,
sono
vivi
;
i
suoi
racconti
sono
troppo
selvatici
,
ma
hanno
tutti
i
vantaggi
della
barbarie
:
sono
freschi
,
sono
robusti
,
sono
sani
.
Del
resto
il
Misasi
,
quando
vuole
,
sa
anche
addentrare
nel
cuore
umano
gli
aculei
dell
'
analisi
:
i
lettori
della
Bizantina
possono
dire
con
quanta
sottigliezza
,
con
quanto
fortunato
acume
egli
abbia
sfruttata
l
'
anima
delle
monache
.
Io
dunque
,
dolente
di
non
potermi
fermare
più
a
lungo
con
lui
per
essermi
troppo
fermato
con
gli
altri
,
gli
do
un
consiglio
:
impari
bene
il
tedesco
,
il
russo
,
l
'
inglese
e
lo
spagnuolo
,
e
studii
,
studii
con
un
metodo
severo
tutte
queste
letterature
;
poi
consacri
molto
tempo
e
molte
fatiche
e
molto
ingegno
ai
nostri
novellatori
,
dal
Boccacci
al
Machiavelli
;
poi
se
gli
pare
opportuno
,
legga
anche
il
Panciatantra
.
Farà
qualcosa
di
meglio
che
non
abbiano
fatto
quelli
della
lega
lombarda
stipendiati
da
Casa
Treves
.