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«TERESA» DI NEERA ( CHECCHI E. , 1886 )
StampaPeriodica ,
La prima apparizione dell ' eroe di questo romanzo , è addirittura magnifica , per quel che sia « messa in scena » : un attore da melodramma , voglioso dell ' applauso di « sortita » , non potrebbe desiderarne una migliore . Nel buio della notte , sull ' argine del Po minaccioso che ha già varcati gli ultimi segni della precedente inondazione , tra le fiaccole vaganti degli operai che lavorano febbrilmente alla difesa delle sponde , si vede scendere a precipizio una barca in balìa della corrente . In quella barca c ' è un uomo : l ' Orlandi : il giovanotto spensierato e generoso , che in un misero casolare abbandonato ha strappato da sicura morte un bambino . Modesto e ilare egli salta a terra , getta come un fagotto il bambino in un gruppo di donne , poi confuso nella folla aiuta gli altri nei lavori di arginatura . Ma le successive apparizioni dell ' Orlandi non corrispondono alle promesse . Il primo attore del dramma , apparso a un tratto nella folla come un Lohengrin della carità militante , si attenua assottigliandosi nelle modeste proporzioni dell ' attor giovane , dello studente un po ' scapato ( ma buono ) , dell ' innamorato quasi ingenuo , dell ' irrequieto cercatore di qualche cosa che possa provvedere alle prosaiche realità della vita . Quel suo stesso amore per la dolce protagonista del libro , per la Teresa che vediamo crescere a occhiate di pagina in pagina colorandosi a poco a poco di tutte le delicate sfumature d ' un carattere colto sul vivo , quell ' amore , dicevo , non ha mai né un vivace scoppio di sincerità , né un impeto di passione , né un tentativo d ' eroismo . Nasce a un tratto , con tutte le perigliose apparenze del capriccio , ma non scopriamo chiaramente , nel cuore dell ' Orlandi , la genesi progressiva di quell ' affetto , che vissuto per varii anni fra i contrasti d ' ogni maniera , si scoraggisce e s ' inalbera al primo brusco rifiuto paterno , finché languidamente si addormenta sopraffatto dalle ferree necessità della vita . È il difetto principale del libro . Questa mancata corrispondenza di disegno fra i due caratteri che dovrebbero dominare tutta l ' azione , dà al romanzo una tal quale disuguaglianza di contorni , che all ' interesse drammatico forse non nuoce , ma toglie un po ' dell ' evidenza e dell ' efficacia all ' opera d ' arte . Perché opera d ' arte ell ' è certamente . L ' acuto ingegno di Neera non ebbe mai forse , prima di questo racconto , vibrazioni d ' affetto così felici , tenerezze muliebri così indovinate , quadretti casalinghi di maggior attrattiva . Se il giovane Orlandi rimane in seconda linea del quadro fra le nebbie indeterminate del fondo , gli altri personaggi vivono quasi tutti d ' una vita reale , e spiccano distinti o per la paziente opera miniatrice dello scrittore , o per qualche suo tocco breve ed incisivo che imprime subito il movimento alle figure . La casa dell ' esattore dove una buona parte del romanzo si svolge , di quel terribile signor Caccia che fa tremare moglie e figliuoli col solo aggrottare delle sopracciglia , è descritta nella successione degli anni con magistrale franchezza e con artistica precisione , e noi penetriamo di stanza in stanza sicuri di non sbagliare , come fosse una casa che conosciamo e frequentiamo da un pezzo . Costì si annoda e si scioglie l ' intimo e doloroso dramma della povera Teresa : fanciulla d ' indole mite , ma anima anelante alle ineffabili tenerezze dell ' amore ; condannata all ' ergastolo delle più servili faccende domestiche , madre alle sorelline che la rimeritano dapprima con sgarbi , poi fatte grandi con feroci ironie alla sua gioventù e alla sua bellezza sfiorite ; vittima predestinata della cocciutaggine e della boria paterna , della nullità piagnucolosa della madre , delle strettezze sempre più incalzanti della famiglia . Ma quale angelica rassegnazione è la sua ! E come volentieri le perdoniamo le innocenti scappate all ' inferriata del pianterreno la notte , e la dolce estasi amorosa le poche volte che può incontrar sulla piazza , o nella chiesa , o all ' aperta campagna l ' anfibologico Orlandi ! Ignara per lungo tempo del male si espone volontaria ai pericoli , ma la sua innocenza la salva ; e quando rimasta orfana e sola , basta un cenno d ' Orlandi infermo a Milano perché lei corra a trovarlo , lei non più giovane , nutrita per tanti anni di dolori e di spasimi , con i capelli che incominciano a perdere i riflessi bruni , né l ' autrice crede opportuno di accompagnarla , sì che il romanzo rimane bruscamente interrotto , né il lettore ha bisogno di assistere all ' incontro , oramai tardivo , dei due amanti . Il fiore della speranza era caduto , ferito a morte dal gelo degli anni , e due anime soltanto più che due corpi si uniranno in quell ' oscura soffitta milanese , dove la miseria e i disinganni hanno cacciato il giovine , sognatore di tanti bei fantasmi di gloria . Regna una soave melanconia in tutte le pagine di questo romanzo , che ho raccontato semplicemente perché n ' è semplice la tela . Più che un seguito di fatti è la scrupolosa analisi d ' un carattere : ed è un carattere che balza fuori a poco a poco , temprato alla dura cote delle tante miserie dell ' umanità . C ' è qua e là come un ' eco lontana di taluno fra i capolavori del Balzac , e forse un grado di parentela remota esiste fra la Teresa dell ' autrice italiana e l ' Eugenia Grandet dell ' immortale scrittore francese . Ma una tal quale somiglianza del fondo non attenua in nulla la gagliarda originalità di Neera : insuperabile , parmi , in certe sue riflessioni sottili , che lumeggiano a tratti gli avvenimenti , e ritraggono con una pennellata una fisionomia morale ; lodevolissima per la stringata brevità delle descrizioni ; e incontrastabilmente vincitrice più volte nella battaglia fra l ' idea e la parola , che ella riesce a metter d ' accordo e mandare insieme a braccetto : quantunque ogni tanto quella parola suoni un po ' aspra se non disadorna all ' orecchio . Ma i grandi critici domanderanno : a quale scuola appartiene la nostra Neera ? quali sono i suoi ideali nell ' arte ? nel movimento letterario che affatica la presente generazione , in quale casella dobbiamo classificare l ' autrice di Teresa ? Per fortuna mi par venuto il tempo , in cui nessuno più ha voglia di aspettare a quelle domande una risposta . Da troppo lunghi anni il pubblico è infastidito dalle sonanti teoriche dei dottrinari , che non riuscirono finora a cavare un ragno da un buco , perché sia lecito ingannarlo ancora con il rimbombo delle nostre quisquilie accademiche . La sterile critica , per beneficio universale , è morta e sepolta , e di tanta sapienza d ' estetica prelibata e sottile , rimane traccia come della famosa biblioteca di Don Ferrante : qualche rimasuglio appena sui muricciòli . C ' è o non c ' è il potente anelito della vita in un libro , che vuol commuovere le fantasie e far palpitare le anime ? tutto il segreto è lì : il resto è pretta cabala di ciurmatori , caricature degli antichi auguri , i quali almeno strizzavano l ' occhio incontrandosi per la via : e questi altri invece si misurano serii e impettiti con un ' occhiata , disprezzandosi fraternamente . Nell ' ultimo romanzo della valorosa scrittrice lombarda la vena dell ' affetto sovrabbonda , la passione prorompe , la lotta dei sentimenti è vivacissima : ma i freni dell ' arte trattengono il soverchiare dell ' impeto , e tutto cammina tranquillamente come limpida acqua di fiume . Se talora parrà di scorgere un po ' di sconnessione nell ' andatura del racconto , dite pure che all ' autrice tremava per commozione la mano . Evocatrice di fantasmi effimeri , ella è colta per la prima alla pania del proprio inganno , e alle torture ineffabili di Teresa ella deve aver pianto di certo : perché nella ragazza infelice è raffigurata e scolpita tanta parte degli ignorati dolori umani .
LEOPARDI E FLAUBERT ( DE_ROBERTO FEDERICO , 1886 )
StampaPeriodica ,
Ogni ravvicinamento sembra , a prima vista , impossibile . Che cosa si può trovare di comune fra il mite cantore di Consalvo e delle Ricordanze e lo spietato storiografo di Madame Bovary ? tra il felice artefice dei versi più puri ed armoniosi , e lo scrittore incapace non solo di mettere insieme un alessandrino , ma pur di leggere con la giusta misura l ' altrui poesia ? tra il filosofo formulatore di astratte teorie , e il romanziere maneggiante la più viva realtà ? Tutto sembra diverso nei due grandi scrittori : l ' educazione , che fu quasi monastica nel poeta italiano , mentre quella del romanziere francese si compiva fra la scapigliatura della scolaresca parigina e le peregrinazioni attraverso lontani paesi ; il genere degli studi , principalmente letterari nel filologo recanatese , ma svariati , enciclopedici nell ' autore di Bouvard et Pécuchet ; la stessa costituzione fisica , debole , impressionabile ad ogni soffio d ' aria nel Leopardi ; vigorosa , pletorica nel Normanno robusto , rassomigliante a uno di quei condottieri Galli che sostennero l ' impeto degl ' invasori romani . Perfino le ragioni del tempo e del luogo , le condizioni morali e politiche dei paesi e dei periodi storici in cui vissero , sembrano concorrere a separarli più profondamente . Nondimeno , attraverso tante differenze di concezione e di forma , l ' impressione prodotta dalle loro opere è identica , ed essi sono due misantropi animati da una stessa ironia contro la vita . Sia qualsivoglia il significato della parola romanticismo applicata a designare una scuola letteraria , essa indica anche una situazione psicologica , non certo unicamente manifestatasi fra le generazioni che si sono successe nella prima metà del nostro secolo . Ma lo stato d ' animo ha preso il nome della scuola letteraria , perché la più gran parte delle opere che questa produsse contribuirono a diffonderlo e ad acuirlo . Una specie d ' ipertrofia dell ' imaginazione che si compiace nel creare miraggi magnifici ed inafferrabili , che è sempre in attesa di avvenimenti straordinari e di sentimenti sovrumani , al confronto dei quali ogni realtà diventa sciatta e meschina : tale è il predominante carattere di questa condizione di spirito , causa di disinganni continui e di uno scontento irrimediabile . Leopardi e Flaubert sono entrambi romantici , nel senso psicologico della parola . Da ragazzi , mostrano una eguale esuberanza d ' imaginazione ; il Leopardi aveva una grande attitudine a inventar fiabe e novelle che faceva durare settimane e settimane ; del Flaubert racconta Guy de Maupassant che , prima ancora d ' imparare a scrivere , componeva dei drammi , e li rappresentava lui solo , facendo la parte dei diversi personaggi ed improvvisando lunghi dialoghi . La loro educazione sentimentale si fa sui libri . Giovani , sono entrambi sdegnosi delle donne , e niente prova i sogni segreti , gl ' intimi vagheggiamenti d ' un introvabile ideale come questo movimento di ritrosie dinanzi al reale . E a misura che esperimentano la vita , tutti i tipi e tutti i concetti anticipatamente creati vengono distrutti e contradetti . « Mi dispiace scrive il Leopardi alla sorella di sentirti così travagliata dalla tua imaginazione . Non dirò già dalla imaginazione volendo inferire che tu abbia il torto , ma voglio intendere che di là vengono tutti i nostri mali ... » . Ed egli ha acquistato la certezza che « la felicità umana è un sogno » , che « il mondo non è bello , anzi non è sopportabile » se non veduto da lontano ; che « il piacere è un nome , non una cosa » ; che la virtù , la sensibilità , la grandezza d ' animo sarebbero le uniche consolazioni e i soli beni possibili , se non si perdessero interamente , vivendo nel mondo e nella società . Alle disillusioni , alla persuasione che tutto è male e dolore nel mondo , si aggiunge ben presto la personale esperienza del dolore . A venti anni , nel pieno rigoglio della gioventù , il Leopardi vede distrutta la sua salute , e la malattia , invincibile , proteiforme , non gli dà tregua finché lo uccide . Gustavo Flaubert aveva quasi la stessa età del Leopardi quando fu atterrato la prima volta da quel male che non doveva più lasciarlo e che lo fulminò a cinquantanove anni : l ' epilessia ... È lecito attribuire a uno scrittore i sentimenti che egli presta alle creature uscite dalla sua mente , sopratutto quando questi sentimenti si manifestano uniformi attraverso le diverse apparenze . Tale era il caso dei personaggi creati dal Flaubert . Emma Bovary va dietro a un sogno di felicità che non raggiunge né nel matrimonio né nella colpa ; Salammbô giunge ad impadronirsi del zaïmph , il mantello della Dea , ma non prova nulla della felicità sognata , e resta malinconica nel suo sogno realizzato ; Federico Moreau trova tutto insignificante e indegno al paragone dell ' ideale che la signora Arnoux gli ha messo nel cuore ; Bouvard e Pécuchet hanno un ' ardente sete del vero , lo cercano da per tutto e non lo trovano mai ... Fautore ardente della impersonalità nell ' arte , il Flaubert pretende di scomparire dietro le sue creazioni , di non frapporsi mai fra esse e il lettore . Egli non si accorge che l ' unica impersonalità conseguibile è puramente formale ; che nello stile , nella scelta degli effetti , nella stessa concezione d ' una opera la personalità dell ' autore lascia una indelebile impronta , che ne costituisce l ' interesse . La bramosia inquieta e indefinibile , lo sconforto lento e continuo , lo svanire d ' ogni sogno e d ' ogni speranza che sono nei personaggi del Flaubert , s ' incontrano in lui e sopraffanno lo slancio primitivo della sua natura . Egli diceva che l ' Education sentimentale , il più caratteristico dei suoi romanzi , avrebbe potuto chiamarsi Les fruits secs : titolo espressivo dell ' amara tristezza , della desolante malinconia che il romanziere ha spirato in quelle pagine . Un altro importante fattore di questo suo stato d ' animo è la sua sensibilità straordinaria . « Il est vrai scriveva alla Sand que je suis doué d ' une sensibilité absurde ; ce qui érafle les autres me déchire » . È necessario provare che d ' una sensibilità non meno squisita era dotato Giacomo Leopardi ? Queste due grandi anime vibravano tormentosamente ad ogni più leggiero tocco , ed erano esclusive e irrefrenabili nelle loro passioni . Quando si dice che entrambi vissero per le lettere non si ripete una esagerazione convenzionale , ma la più precisa verità . Il disprezzo del Leopardi pei recanatesi , pei romani , per tutti gl ' italiani del suo tempo si manifesta in frasi acri , spietate , che trovano riscontro nelle roventi espressioni con le quali il Flaubert colpisce i suoi contemporanei . L ' inerzia , la sciocchezza , la nullità della folla che li circonda li feriscono dolorosamente . « Certo che non voglio vivere tra la turba : la mediocrità mi fa una paura mortale » diceva al Giordani il povero Leopardi . Quanto al Flaubert , il suo orrore della mediocrità si manifestò in un modo molto strano : riproducendola inesorabilmente , in tutto ciò che essa ha di più insoffribile e di odioso . Il farmacista Homais , Bouvard e Pécuchet , quasi tutti i personaggi dell ' Education sentimentale , sono i campioni , immortali a forza d ' esser veri , della sciocchezza ridicola , della presuntuosa futilità . E la sciocchezza umana non si rivela soltanto nei giudizi comuni , ma nella storia del sapere . Con la Critica della ragione pura , Kant si studia di stabilire la possibilità della scienza ; Bouvard et Pécuchet ne fa disperare ... Certo , per chi guardi alla forma e alle altre circostanze esteriori , nessun ' opera del Leopardi è paragonabile a questa , che il Flaubert cominciò a scrivere nella piena maturità del suo ingegno ; ma agli occhi del psicologo , che dietro il fatto letterario considera la disposizione di spirito , un medesimo scetticismo ed altrettanta ironia , verso le orgogliose affermazioni umane , ispirava al giovane Leopardi la sua Storia degli errori popolari degli antichi e alcune delle sue Operette morali . Nel pellegrinaggio attraverso il passato , nella indagine curiosa e simpatica delle idee religiose e sociali delle scomparse civiltà , il Flaubert e il Leopardi offrono un ' altra rassomiglianza . « L ' immesse dégoût que me donnent mes contemporains me rejette sur le passé » scriveva l ' autore di Salammbô , della Tentation de Saint Antoine e di Hérodias . I soggetti preferiti dal Leopardi , in prosa e in verso , sono anch ' essi antichi , e i volgarizzamenti formano molta parte delle sue opere . Ma più significative sono forse in questo senso le falsificazioni dell ' Inno a Nettuno , e specialmente del Martirio dei santi Padri del Monte Sinai , dove più che la forma , è imitato e quasi evocato il sentimento antico . Fra le opere che la morte tolse al Flaubert di scrivere , una doveva prendere argomento dalla battaglia delle Termopili . L ' idea di narrare questa lotta immortale che non appartiene alla storia d ' una nazione , ma del mondo intero , lo gettava in una emozione violenta ; egli voleva farne un racconto patriottico , semplice e terribile , da leggere ai fanciulli di tutti i popoli . Il Leopardi cantò l ' impresa al cui ricordo non poteva tenere le lagrime , e se non a tutti i popoli , insegnò agl ' italiani , coi quali egli parlava , i miracoli dell ' amore di patria ... Ma il sogno , i fantasmi antichi e gloriosi , bastano forse a consolare della miseria presente ? La tristezza del Flaubert , invece di scemare , si accresce di giorno in giorno : « Ce sont comme des cataractes , des fleuves , des océans de tristesse qui déferlent sur moi . Il n ' est pas possible de souffrir davantage . Par moments j ' ai peur de devenir fou ... » . Quante frasi simili non si potrebbero trovare nell ' epistolario leopardiano ? La vita dei due grandi scrittori scorre vuota e monotona . « Je n ' ai besoin dice il Flaubert que d ' une chose ( et celle - là on ne se la donne pas ) c ' est d ' avoir un enthousiasme quelconque » : lamento che ricorda quello del Leopardi : « Ho bisogno d ' amore , amore , amore , fuoco , entusiasmo , vita ... » . Se la condizione umana è così disperata , l ' anima è essa immortale e possiamo riprometterci un compenso in una vita avvenire ? « L ' affirmative me paraît une outrecuidance de notre orgueil , une protestation de notre faiblesse contre l ' ordre éternel . » Né il Leopardi cerca di diminuire il peso dei suoi mali « par de frivoles espérances d ' une prétendue félicité future et inconnue . » Tutto quello che si può sperare di meglio è la tranquillità . « Je vous ai dit scrive il Leopardi que l ' art de ne pas souffrir est maintenant le seul que je tâche d ' apprendre , parce que j ' ai renoncé à l ' espérance de vivre . » E il Flaubert : « Non , je ne crois pas le bonheur possible , mais bien la tranquillité . » Ahimè ! questa tranquillità fu almeno conseguita dai due grandi immortali ? Stanco , abbattuto , solo , il Flaubert riassunse la sua misantropia in una frase : l ' éternelle misère de tout . Provato più acerbamente dalla sventura , accortosi della inutilità d ' ogni suo sforzo e del suo stesso dolore , il Leopardi disse a sé stesso : « ornai disprezza Te , la natura , il brutto Poter che , ascoso , a comun danno impera , E l ' infinita vanità del tutto » .
I SIMBOLISTI ( CORTESI DECIO , 1892 )
StampaPeriodica ,
Nel 1886 vide la luce in Parigi un giornale dallo strano titolo : Le Symboliste . Conteneva articoli scritti in una lingua bizzarra ed oscura , e versi anche più oscuri della prosa . Il mondo letterario se ne fece beffe , ed è rimasta proverbiale la descrizione del Boulevard des Italiens comparsa nel primo numero che a prima vista sembrava parlare di qualche paese incantato di fate , di qualche regione abitata da draghi paurosi , tanto gli epiteti strani , pretenziosi , luccicanti vi erano disseminati a piene mani . La sorpresa è grande quando il lettore s ' avvede che ha dinanzi agli occhi la descrizione d ' una delle vie più note di Parigi . E pure chi rilegga attentamente quella prosa , e quei versi a prima vista , lo concediamo , inintelligibili , sente a poco a poco sollevarsi da quelli un senso recondito ed arcano che tutti li anima , una musicalità nova che li percorre intensamente , e se l ' intelligenza non ne è soddisfatta , l ' animo si trova dinanzi ad emozioni speciali che sino ad ora l ' arte della parola non era stata capace di destare . « La nuance , la nuance seule , Nos ne voulons que la nuance , Et tout le reste n ' est que littérature . » In queste parole di Paolo Verlaine , uno dei più illustri rappresentanti della scuola , è racchiuso il Credo dell ' arte nova . Le lingue hanno avuto origine in un tempo nel quale tutto l ' insieme dei sentimenti che agitano l ' animo dell ' uomo moderno non esisteva . Il grande merito della parola è la precisione , essa non deve esprimere né più né meno di quello che lo scrittore ha nell ' animo nel momento che la stende sulla carta ; ora questo segno nato in epoche lontane dal nostro modo di sentire è interamente insufficiente a rappresentare le sfumature nove di sentimenti e di pensieri dei quali si è arricchita l ' umana coscienza nel suo storico svolgimento . Di qui è nato il bisogno prepotente della musica che dà forma a questo nuovo mondo che abbiamo in noi e lo trasforma in modo sensibile colla magia degli accordi . Ora la nuova scuola ha sentito profondamente questo dissidio tra la parola e il sentimento , e l ' ha attaccata bruscamente la parola come vecchio arnese disadatto allo scopo , e trasformandola col suo soffio potente , l ' ha sforzata a rendere , per quanto è possibile , l ' eco pallida di quel mondo che in terra non si traduce colle parole . Di qui il modo irriverente col quale sono state trattate , secondo i grammatici , le parole , poveri avanzi d ' un ' altra età ; esse non sono per i simbolisti che un segno suggestivo , mancandone un altro , per esprimere l ' Indefinibile ch ' è l ' anima d ' ogni arte vera . Un bizzarro accozzamento di sostantivi colorati con aggettivi musicali , una ricerca di sillabe che col loro suono facciano nascere nell ' animo del lettore sentimenti speciali , un ritmo nuovo che scompone il fare inamidato del vecchio alessandrino francese , tutto è ordinato a far vibrare nell ' animo del lettore quel non so che d ' arcano che provato una volta lascia tracce indimenticabili di sé , e fa stimare povera cosa ogni produzione artistica non atta a destarlo . Ci sono riusciti ? Qui è la questione . Questi tormentatori della parola non chiedono forse ad essa ciò che non potrà mai dare ? Ignorano che quest ' arte nuova che presentono sarà eternamente chiusa ai poeti , vecchi rappresentanti d ' un mondo che fu , e che già l ' animo umano ha rinvenuto la forma nuova nella quale versare il tesoro dei sentimenti suoi ? E che quest ' arte è la Musica ? Di certo c ' è qualcosa più della poesia , come s ' è intesa sino ad ora , in questo sonetto - principe ( chiamiamolo così ) del Tristan Corbière , una delle stelle della nuova scuola : HEURES . « Aumône au malandrin en chasse ! Mauvais œ il à l ' œ il assassin ! Fer contre fer au spadassin ! Mon âme n ' est pas en état de grâce ! Je suis le fou de Pampelune ; J ' ai peur du rire de la lune Cafarde avec son crépe noir ... Horreur ! tout est donc sous un éteignoir . J ' entends comme un bruit de crécelle ... C ' est la male heure qui m ' appelle . Dans le creux des nuits tombe un glas ... deux glas . J ' ai compté plus de quatorze heures ... L ' heure est une larme . Tu pleures , Mon c œ r ! Chante encore , va ! Ne compte pas . » Questi versi dicono più delle parole . C ' è dentro la musica della notte , gli squilli acuti delle campane , una speranza dolce alla chiusa . Come in un notturno di Chopin , è nel ritmo nervoso e agitato che l ' animo prova sensazioni nuove , indefinibili , e che l ' armonia soltanto è capace di destare . È celebre il sonetto di Arturo Rimbaud citato in tutti gli articoli sui simbolisti , e che sarebbe meraviglia non trovare qui . VOYELLES . « A noir , E blanc , I rouge , U vert , O bleu , voyelles Je dirai quelque jour vos naissances latentes , A , noir corset velu des mouches éclatantes Qui bombinent autour des puanteurs cruelles , Golfes d ' ombre ; E , candeurs des vapeurs et des tentes , Lances des glaciers fiers , rois blancs , frissons d ' ombelles , I , pourpres , sang craché , rire des lèvres belles Dans la colère ou les ivresses pénitentes , U , cycles , vibrements divins des mers virides , Paix des pâtis semés d ' animaux , paix des rides Que l ' alchimie imprime aux grands fronts studieux . O , suprême Clairon plein des strideurs étranges , Silences traversés des Mondes et des Anges ! O l ' Oméga , rayon violet de Ses Yeux ! » In questo sonetto , al dire degli amici del Rimbaud scritto per bizzarria , è dato alle vocali un colore , e non dubitiamo d ' affermare essere qui la teoria spinta fino alla caricatura ; ma il lettore , se ha gusto fine , vi troverà al certo qualcosa che lo colpisce . La fusione perfetta tra i colori , la musicalità dell ' animo , ( specie nell ' ultima terzina che ricorda una sinfonia di Beethoven ) e la magia del verso non è stata mai mandata ad effetto in modo sì originale e potente come nei versi trascritti . Un preludio di Enrico Regnier mi pare che contenga bellezze senza pari : « Parfums d ' algues , calme des soirs , chansons des rames Prestige évanoui dont s ' éveille l ' encor ! Et l ' arôme des mers roses où nous voguâmes A la bonne Fortune , et vers l ' Étoile d ' or ; Souvenirs exhalés des ardeurs langoureuses Qu ' une Floride en fleurs épand sous les soirs d ' or Où les clartés des Étoiles sont merveilleuses . » Nel primo verso si sente il ritmo cadenzato dei remi , e il fiotto delle onde che si rompono vicino alla barca , e negli ultimi è reso in modo squisito il sentimento della notte inebbriante e stellata . Né posso fare a meno , prima di chiudere colle citazioni , di trascrivere il principio d ' una poesia del Villiers de l ' Isle - Adam nella quale è rappresentata una forma speciale dell ' amore moderno , di quell ' amore divinizzato da Wagner che vive nella penombra dello stellato , che fugge la luna , il sole , e ogni luce che faccia risaltare i contorni del paesaggio , e che solo si bea dell ' indefinito nebbioso delle ore notturne , in mezzo agli umidi profumi del mare . « Au sortir de ce bal nous suivîmes les grêves Vers le toit d ' un exil , au hasard du chemin , Nous allions : une fleur se fanait dans sa main , C ' était par un minuit d ' étoiles et de rêves . Dans l ' ombre , autour des nous , tombaient des flots foncés Vers les lointains d ' opale et d ' or , sur l ' Atlantique L ' outre - mer épandait sa lumière mistique , Les algues parfumaient les espaces glacés . » Questo movimento artistico d ' importanza somma nel mondo moderno mette capo dunque alla dottrina professata dai suoi seguaci ed esposta dal Maurice nel suo libro : la Littérature de tout à l ' heure , libro che , al dire d ' un acuto critico , ricorda il Carlyle , che cioè l ' arte è la rappresentazione dell ' Inesprimibile per mezzo dei Simboli . I Simboli poi sono le idee , e le immagini le quali non hanno vita da sole , ma sono un mezzo per destare nell ' animo nostro Ciò che nel mondo non trova parole . Però , e qui è la parte debole della scuola simbolistica , per l ' Inesprimibile è qualcosa di allegro , di giojoso soltanto , è secondo il Maurice il sogno ridente della Verità bella . Quest ' estasi intellettuale , questo scomparimento dolce nell ' Infinito , è certo la Verità ultima , e la soluzione del problema del Mondo , ma ad un patto , che sia cioè conquistata da noi dopo aver partecipato ai dolori dei nostri simili . La gioja della contemplazione non ne è concessa come un premio , vale a dire quando la vittoria sopra noi stessi ci ha reso superiori , ma non insensibili alle pene dei sofferenti . Ciò di cui parlano i Simbolisti è la Religione , e questa porta con sé un insieme di doveri ai quali non si sfugge colla sola contemplazione artistica . L ' arte è un gradino per salire all ' Infinito , ma è il primo della scala ; sulla soglia delle sue porte c ' imbattiamo in qualcosa di più severo e di più dolce al tempo istesso : il Dovere . E l ' arte sino a che rimane arte ha un altro ufficio nel mondo , ed è quello di prepararci alla gioia del Di Là con lo spettacolo dei colori che ne circondano e renderci compassionevoli e buoni . Così hanno sentito l ' Arte il Manzoni ed il Wagner che sintetizzano il pensiero moderno . Ogni altro tentativo artistico che non si prefigga questo scopo è vano e colpevole !
StampaPeriodica ,
La Vita italiana in un breve articoletto , intitolato « Ruggero Bonghi e Grazia Deledda » paragona il metodo narrativo della gentile scrittrice sarda al metodo , niente altro , di Turghèneff . Non mi sembra esatto il paragone , nemmeno se condizionato e parziale . I personaggi di Turghèneff sono agitati , è vero , dalle passioni che dominano il cuore umano , batta esso negli ampi , villosi petti selvaggi o pulsi stanco sotto i risvolti serici dello smoking di un dandy londinese , ma la fisionomia speciale della razza slava , così felina , impetuosa ed invadente , è tratteggiata con tocchi precisi dalla mano maestra del romanziere russo . Leggete Fumo , una satira sanguinosa ed atroce con cui si marchia a fuoco l ' alta società moscovita , leggete il Padre e figli dove gl ' intendimenti e le aspirazioni del passato e dell ' avvenire sono messi a riscontro , leggete Acqua di primavera dove il protagonista , preso fra l ' amore soave di una fanciulla e la passione divorante di una donna , cede agl ' impeti del giovane sangue e spezza il proprio avvenire e infrange il proprio sogno ; voi troverete che i tipi di Turghèneff , uomini e donne , sono russi , sempre russi , niente altro che russi , laddove Annina , Sebastiano , Zonario , tutti i personaggi di Anime Oneste potrebbero , senza pregiudizio di sorta , essere nati e cresciuti a Napoli come a Firenze , a Sassari come a Milano . Non diciamo dunque che il romanzo nuovo di Grazia Deledda sia un romanzo sardo e che della cara e forte isola riproduca il carattere . Qualche descrizione di paesaggio , qualche schizzo di costume non bastano a darci il colorito locale di una regione , a farci vivere in un ambiente speciale o a sintetizzare gli elementi costituenti lo speciale organismo di tutta una razza la quale abbia come la sarda , per la natura del suolo , per ragioni geografiche e filologiche , un suggello di così spiccata originalità . Se fosse proprio necessario paragonare a qualche altro libro il libro di Grazia Deledda , vorrei porlo a riscontro dei romanzi di Erckmann Chatrian , tanto in Anime oneste l ' idillio campeggia sul dramma . A proposito di ciò l ' autrice merita di essere molto lodata . Se non mi pare che Anime oneste formino un libro bello , certo formano un libro leggiadrissimo e buono : leggiadrissimo pel profumo di femminilità emanante da ogni pagina , buono per la serenità degl ' intendimenti , per la rettitudine dei personaggi , per lo spirito di sacrificio da cui la protagonista è animata , per l ' amore austero e calmo di Sebastiano verso la terra , inspiratrice augusta di forti opere e di forti pensieri . E poiché il Fanfulla domenicale si va acquistando bella fama di pedanteria , io consiglierò pure la giovane autrice ad affilare pazientemente la penna prima di cimentarsi ad un altro libro . Lo studio assiduo e pedestre della grammatica , l ' analisi della proposizione e del periodo , non sono esercizi divertenti , capisco bene , ma se un pianista tormenta tutti i giorni la tastiera con arpeggi ed accordi per avere docile la mano all ' interpretazione di Bach e di Beethoven , perché dunque lo scrittore non dovrà sottostare ad un bagno giornaliero di grammatica o di filologia per ottenere la parola agile nell ' afferrare il pensiero , trasparente nel riprodurne precisi i contorni ? Quando la tessitura di un periodo non è rigidamente costrutta sopra regole bene determinate , vuol dire che la preparazione manca o è insufficiente , e l ' ingegno , sia pur caldo e vivo , non può , senza l ' ausilio di una tenace preparazione , produrre l ' opera sfidatrice del tempo . Grazia Deledda non abbia fretta ed ascenda lentamente , serenamente l ' erta scoscesa del sapere . Che importa se il passo è tardo ? Ad ogni piè sospinto ella vedrà spiegarsele intorno l ' orizzonte , sentirà più ritemprante e pura circolare l ' aria sulla sua fronte , ammirerà più fulgente irraggiare il sole sopra eccelse vette inesplorate . La critica , senza fretta , guarderà aspettando .
ROMANZI D'AMORE ( SERAO MATILDE , 1884 )
StampaPeriodica ,
Riprendendo Sapho di Daudet , l ' impressione fattami dalla seconda lettura è stata assai diversa dalla prima . Le prime letture , per chi vive nel giornalismo e di giornalismo e deve dar notizia delle feste da ballo , come dei libri nuovi , sono fastidiose sempre , spesso tormentose . Si sanno da prima , l ' argomento del libro , i nomi dei personaggi , gli intendimenti dell ' autore . Si sa che vi dev ' essere il tal capitolo interessante , la tal descrizione piccante , il tal pregio e il tal difetto ; e si scorre il volume distrattamente , cercando il capitolo , la descrizione , la pagina , per vedere se veramente è così , per confrontare , per ricavarne quel tanto che al pubblico interessa di sapere . Ma la seconda lettura è tutta a beneficio nostro : noi dimentichiamo il pubblico , dimentichiamo i giornali , dimentichiamo la estenuante pena dello scrivere , e ci tuffiamo nella consolante dolcezza del leggere . E leggiamo pagina per pagina , amorosamente , lentissimamente , fermandoci a ripensare mentalmente i pensieri stampati dello scrittore , facendo nella solitudine del nostro spirito una critica più sentimentale che letteraria , più tosto un ' amplificazione immaginosa che un commento analitico . E poi , ora , l ' autunno è vicino . Cessati i calori fieri , non cominciate le brezze fredde , l ' aria ha una tepidezza amorosa che conforta a sognare . Il mare tranquillo col mutar dell ' ora , muta colore , la collina dolcissima prende a volte un ideal profilo di donna dormente , da tutte le parti vengono canti : i canti delle donne che battono il lino alla riva del fiume s ' incontrano nel vento coi canti delle donne che abbacchiano le ulive sulla cima del colle . E questo demonio del Daudet , questo stregone meridionale dalla gioventù imperitura , pone sempre nella sua florida prosa un filtro fatale . Scriva il Nabab o Jack , Fromont et Risler o Numa Roumestan , sempre il suo periodo ha un ' onda musicale che pare una nenia di contadine , sempre i suoi libri hanno un profumo di nostalgia campestre , simile al vivo odore dello spiganardo , che fiorisce qui , al confine dell ' orto e del litorale . Poi , i romanzi d ' amore anche i più sciocchi , anche i più brutti , hanno un fascino a cui la desiosa anima femminile non resiste . Date a una dolce signora un salotto elegante , ove la seta tessuta da mani giapponesi e il legno scolpito da antiche mani fiorentine e la porcellana e il bronzo s ' accordino armoniosamente ; oppure datele un cantuccio di questa pineta baciata dal mare , ove l ' odore di mirto del parterre si unisce con l ' odore di resina degli alberi e un lungo romanzo d ' amore : Clarissa Harlowe . Da prima , una dolce noia di quella prosa presbiteriana le farà abbassare il libro e levar gli occhi alla vòlta della stanza o del bosco ; poi , il passo della cameriera nell ' anticamera o il canto d ' una gazza tra il fogliame la riscoteranno , e ripiglierà la lettura . E un miracolo accade : l ' arida prosa del romanziere inglese , vanamente inaffiata dal the , d ' improvviso si anima e fiorisce ; una freschezza primaverile , una vivacità , un calore emanano dalle più intime pagine del libro : la passione della povera Clarissa , così tenera , così mite , così soavemente materiata d ' amore , si ripercote nell ' anima della lettrice , e pare che quel vecchio romanzo irrigidito si sciolga dalla morte , come un ' acqua gelata al primo sole di marzo . Pei critici , dunque , la passione d ' amore nei romanzi deve essere argomento di diffidenza . Essa è troppo capziosa , è troppo ingannatrice , è troppo affascinante . Qual ' è quell ' anima incallita nella critica che possa resistere al filtro della passione ? Voi andate per fare una discussione fredda e sapiente di quel cadaverino di carta stampata che si chiama libro , e alla prima incisione , scoprite tra le carni flaccide e i tendini irrigiditi , un cuore che pulsa ancora . Accostate l ' orecchio per misurare quelle ultime vibrazioni della vita , e da quel muscolo sanguigno si propaga un calore così ardente e così dolce , che vi penetra e vi conquide . Il vostro cuore critico comincia a palpitare all ' unisono con quel cuore romanzesco , una corrente magnetica si stabilisce fra loro , e il cadavere , come galvanizzato da una elettricità simpatica , rivive ai vostri occhi . Guai ai critici che si appressano ai romanzi d ' amore con leggerezza d ' animo ! Accade ad essi ciò che accadeva ai baldi cavalieri delle leggende antiche , quando approdavano spensieratamente all ' isola di qualche maga ingannatrice . La passione , dal libro si espande al lettore : a poco a poco si svegliano nella sua memoria dei ricordi , rinascono nei nervi delle sensazioni , si rilevano nello spirito dei dolci fantasmi : il lettore rumina con l ' immaginazione il romanzo come fosse un ' avventura sua propria , e una trasfusione accade , una comunione si fa , il critico svanisce nel sognatore . Così , sia pure il libro misero , sconclusionato , sgrammaticato , tutti i suoi peccati svaniscono per l ' indulgenza plenaria dell ' amore . Proprio , ai romanzi ove molto si ama , tutto si perdona . Da qualche tempo e , se occorre precisare il tempo , da Balzac in poi , il romanzo ha rinunciato a questo sicuro mezzo di trionfo . Il Balzac ebbe altre passioni e infuse nella prosa un diverso calore . La sua potente anima borghese non si appagava della tenerezza d ' amore : a lui piacquero il movimento del commercio e delle banche , il tumulto dei mercati , l ' agitazione dei sentimenti umani tanto più gagliardi quanto men puri . Egli dunque , con la sua potente mano abbatté per sempre il dramma della passione , e all ' accompagnamento dei baci e dei sospiri sostituì un ' altra musica : il rumore secco del denaro contato . Ma prima di lui , il romanzo si era , per un secolo , abbeverato e inebriato d ' amore . Prima di lui il romanzo non aveva pretensioni d ' impersonalità , era anzi deliberatamente personale e subbiettivo , come la lirica . Il romanziere creava una creatura fantastica a sua imagine e somiglianza , le infondeva la sua anima , ne faceva un interprete della sua passione presente o un simbolo della sua passione passata . Manon Lescaut , Corinna , Werther , Adolfo , più che fantasmi vivificati dall ' arte , sono personificazioni sentimentali non periture , finché non perisca l ' amore . Il romanzo amoroso produce l ' effetto di una confidenza : leggendo vi par di udire dalla bocca dell ' autore il racconto di una sua propria passione : non ci è più , fra lo scrittore e il lettore , intermediario il libro , ma vi è un ' intimità diretta e immediata , e vi pare a volte che dalle pagine si levi la voce del grande innamorato . A questo si deve la popolarità immensa che il romanzo ha acquistato , specie fra le donne . Sapete voi quante ingenue fanciulle a cui un vago desiderio d ' amore faceva vibrare i nervi delicati , piansero per la sventura di Ellenore , come per le pene di un ' amica adorata ? Sapete quanti giovani pazzi d ' amore si uccisero per imitazione di Werther ? La trasfusione del romanziere nell ' eroe del romanzo era così piena e così immediata , che quel fantasma diventava veramente una persona viva , nella quale i lettori si specchiavano e finivano per ritrovare una vaga immagine di sé medesimi . La passione è qualcosa di così potente , di così anormale , di così diverso dalle piccolezze volgari della vita , che è difficile determinarla , misurarla , controllarla . Dove comincia la passione , e dove finisce ? Quali sono le sue manifestazioni , le sue fasi , dov ' è la verità nella passione ? Tutto è vero e tutto è falso , dalle lettere dei soldati adorabili per le innocenze grammaticali , alle canzoni dei poeti , detestabili per la retorica , dalla morte della crestaina che si asfissia col carbone in una soffitta , alla morte del yachtman che si fa pomposamente saltare in aria con la navicella graziosa che fu già veicolo dell ' amore . La passione è l ' impreveduto e l ' imprevedibile : v ' imbarcate spensieratamente per un ' avventura , che vi pare un capriccio di poca importanza , e d ' improvviso un vento furioso v ' investe e vi spinge contro una scogliera scoscesa , in cima alla quale ride l ' azzurro ideale di una felicità sovrumana , e sotto spesso sta la morte . Così nei libri di passione . Quale è la verità o la falsità nel romanzo d ' amore ? È falso il Werther ? Ma se ogni giorno qualche Werther sconosciuto si fa saltare le cervella ai piedi di una Carlotta volgare ! Ma se Goethe versò in quel libro tanta sincerità di passione , che ne ammalò veramente , e dové fuggire in Italia , perché il sole gli dissipasse dallo spirito il fantasma del morto ! Il fatto è che il romanzo della passione è per sé stesso una grande e bellissima falsità : il fatto è che esso non è un romanzo , è il commento sentimentale di una passione . Infatti il romanziere dell ' amore è colpito da quel medesimo divino egoismo , che è il peccato e la consolazione degli innamorati . Tutti i romanzi d ' amore sono a due soli personaggi , come tutti gli amori . Che importa del resto del mondo al romanziere , e che importa agli amanti ? Questi credono di essere soli sopra la terra : il romanziere crede non esistano altri eroi romanzeschi , oltre quei due . Quel potente isolatore , che è l ' amore , invade il libro : l ' uomo e la donna si aggirano , tra la prosa calda e colorita , circonfusi e velati da un fluido divino . Che cosa può fare la critica ? Questi romanzi non si giudicano , si amano . Così , rileggendo Sapho , pel mio privato diletto , io sento più che mai crescere in me la ammirazione simpatica per questo ammaliante Daudet , che di tutti i romanzieri contemporanei , è il più intimamente e organicamente artista . Tutto ciò che il mio cervello critico pensò della Sapho , alla prima lettura , è dolcemente annientato da ciò che i miei nervi femminili sentono alla seconda . Svolgendo le pagine di questo libro , si avanzano nella mite serenità dell ' aria , fra l ' Adriatico verde e il cielo turchino , tutte le belle creature d ' amore , a cui il romanzo moderno ha dato vita . Pensose , silenziose , coi grandi occhi sognanti aperti a una luce lontana , si avanzano sul litorale popolato di girasoli , prendono per mano questa loro ultima sorella modellata dal Daudet , scompaiono sulla collina .
LA FEMMINILITÀ NEL ROMANZO ( PERODI EMMA , 1886 )
StampaPeriodica ,
Mi è sempre successo la stessa cosa : quando ho preso in mano un romanzo , firmato con un nome o un pseudonimo maschile a me ignoti , mi è bastato di leggerne una ventina di pagine , anche dieci soltanto , per sapere che quel nome o quel pseudonimo maschile celavano un nome di donna . Il quadro che abbraccia l ' occhio maschile è più largo e più complesso . Per lui tutto ha interesse , tutto è degno di nota , di osservazione . La vita sociale , la natura , tutte le passioni egli le analizza , s ' immedesima in esse e le incarna nei suoi personaggi . L ' occhio femminile pare quasi che sorvoli sull ' agitarsi della vita sociale , che non veda le scene della natura , che fra tutte le passioni non ne comprenda che una sola , una sola ne esamini , ne analizzi , viva in essa e per essa : l ' amore . « Le pene del giovane Werther » è , per esempio , un romanzo a base esclusiva d ' amore , senza intreccio : è la storia della passione di un ' anima esaltata . Ma nelle lettere ardenti del giovane innamorato sono esposti tutti i dubbj che agitano le menti maschili . L ' amore non lo assorbisce interamente , l ' amore lo spinge ad osservare ed a pensare . Egli indaga i segreti della natura , scruta le profondità del cuore umano e finisce per suicidarsi , dominato dal sentimento della piccolezza , della meschinità umana dinanzi all ' immensa grandezza della natura . Per affermare il principio che la scelta fra la morte e la vita è una delle poche prerogative di cui goda l ' uomo , stanco dell ' esistenza ; per provare che la morte volontaria « essendo la suprema manifestazione della forza , non può esser debolezza » , Werther si tira il colpo di pistola che lo rende cadavere . Nelle sue lettere a Wilhelm l ' amore è come il ritornello finale , la rima sua obbligata , ma la mente di Goethe spazia nei grandi cicli del pensiero umano , cerca di scrutare la mente divina , e s ' estasia e s ' inginocchia dinanzi alla natura , che è il vero e solo amore del grande poeta tedesco . E come del Goethe , si può dire lo stesso del Flaubert , del Balzac , per non citarne altri . Madame Bovary , che è pure lo studio profondo di un tipo femminile , forma nell ' insieme un quadro complessivo della vita e dei costumi dei piccoli paesi . Le passioni , le abitudini , le inezie della meschina esistenza di provincia , sono analizzate e usufruite dall ' autore per aggruppare intorno alla protagonista del romanzo un numero sufficiente di persone che renda completo il quadro . E l ' eroina stessa non ha nessuno dei difetti delle creazioni femminili ; non è punto incompleta come le donne create dalle donne , che ruminano sempre il sentimento . È fatta di carne , d ' ossa , d ' ambizione , di vanità , di vizio , come una donna vera . Balzac , che è certo la mente maschile più vasta , ha infrante le barriere del romanzo , ha abbracciato tutta la società francese del suo tempo , di Parigi come della provincia , del villaggio come dei monti , e aggregando e disgregando i tipi da lui creati , ce li mostra sotto diversi aspetti , alle prese con le diverse passioni . Nessuno meglio di lui ha conosciuto ed apprezzato i caratteri femminili . Egli si compiace nel descriverli , li fa emergere sui tipi maschili , li dota di forza e nello stesso tempo di una debolezza affascinante , pone nelle dita bianche delle sue donne molti dei fili che fanno muovere i personaggi della « Commedia umana » , ma per analizzarle non le chiama in un cantuccio appartato della vita , non le fa parlare sempre e poi sempre d ' amore , non le costringe a scrivere un giornale in cui sieno notate tutte le minime alternative del sentimento , come nel giornale di bordo di un ufficiale di rotta sono notati tutti i cambiamenti di vento . Le donne di Balzac amano , ma vivono pure , si muovono , e l ' amore non produce in esse , come nelle donne create dalle donne , il curioso fenomeno di sospendere la vita , di cristallizzarla . Prendete invece in mano il romanzo scritto da una donna , e voi troverete che l ' eroina non fa altro , proprio altro che analizzare il suo amore , e su quel motivo fare una quantità di variazioni . Neppure alcuni romanzi della Sand sfuggono a questo difetto , e molte di quelle stupende pagine di prosa francese non contengono altro che l ' analisi continua , ripetuta cento volte , di un sentimento che domina completamente l ' eroina , e le fa trascurare tutto , la rende insensibile ad ogni altra passione , ad ogni altro sentimento , meno a quello materno , che è un altro amore o meglio un ' altra forma di passione . La sola Eliot forma eccezione , e la sua mente femminile ha tutte le qualità delle menti maschili , senza che le manchino quelle delicatezze di sentimento , quelle finezze d ' intuizione che sono proprie delle donne . Se realmente la donna nella vita fosse così completamente assorbita dall ' amore , fosse così inaccessibile ad ogni cosa estranea a quel sentimento , e non avesse altra molla , altro movente alle sue azioni , io chinerei la testa e direi che gli uomini non capiscono le donne , che mancano della finezza necessaria per giudicarle , che le loro creazioni sono una calunnia continua del carattere femminile , e riconoscerei che per descrivere la donna ci vuole la penna di una donna . Ma avviene precisamente il contrario , e se devo dire il vero , mi pare che le donne romanziere non facciano altro che calunniare il loro sesso quando si mettono a descriverlo , e che esse non capiscano né punto né poco la donna , che non è niente affatto un essere così incompleto come esse lo fanno . C ' è un periodo della vita della donna in cui veramente essa non è occupata d ' altro che dell ' amore , ma quello è un periodo transitorio , un periodo in cui essa è ancora crisalide . Allora ella si crea nella mente un ideale d ' amore e non ama l ' uomo ; ama la sua creazione , ama l ' amore . Ma generalmente quel periodo è brevissimo . Destata da quella inerzia dalla calda primavera della vita , ella diventa farfalla , e sulle sue ali delicate si vedono ben presto le impronte di tutte le passioni umane . Infatti gettiamo uno sguardo nella vita vera , guardiamo un momento le donne che ci circondano . Alcune le vedete divorate dall ' ambizione . Esse sono ambiziose per sé , per il marito , per i figli e torturano l ' intelligenza per spingerli sulla via degli onori , delle ricchezze ; altre sono divorate dalla sete di dominio ; dominano sulla famiglia , sui loro amici , dominano su tutti quanti le avvicinano , ora con mezzi diretti , ora con mezzi indiretti , pur di dominare ; altre poi le vedete odiare , con maggior forza di un uomo , altre finalmente le vedete , divorate dalla sete del denaro . Perché dunque esse devono , nei romanzi femminili , soltanto amare e amare ipocritamente ? È vero che l ' amore è la più dolce e la più confacente alla figura femminile fra tutte le passioni umane , ma neppure l ' amore descritto dalle donne , non è il vero amore , l ' amore complesso . È quasi sempre un amore che permette moltissimo di ragionare , e converte l ' eroina del romanzo in una macchinetta a tesi , che parla molto , scrive molto e ama poco . Così è la duchessa di Saverdun di Forsan , nel romanzo La duchesse Ghislaine . Una donna incompleta , che ragiona continuamente , che non vive altro che per parlare del suo amore , e non ama altro che per parlarne con sé stessa ; una fredda madonna gotica gettata a caso nei salons parigini , che non capisce quando è tempo di amare davvero , e diventa colpevole quando della sua colpa l ' amante non può essergliene più grato , perché in lui anche il desiderio è spento dalla freddezza della duchessa . Questa donna che è in continuo colloquio con sé stessa , non la vediamo mai vivere davvero . Accanto a lei non c ' è altro che Maurice , perché lei possa amarlo , Fresneau per innamorarsi di lei , e madame di Pavanes per ingelosirla e Aurélie per dissuaderla dall ' amare Maurice . L ' ambiente manca tanto che la scena potrebbe succedere a Pekino come a Parigi , senza che per questo fosse necessario cambiare altro che i nomi della città e dei castelli dove i personaggi vanno sempre insieme , a compagnie , come i soldati che cambiano di guarnigione . La duchessa Ghislaine insieme con i figli e con l ' amica sua Aurélie , abita una villa a poca distanza da un paese di bagni . Le due signore non prendono parte ai divertimenti , non ricevono quasi nessuno . Maurice , giovanissimo di età , è ammesso senza diffidenza nella intimità della duchessa , e se ne innamora , ma la timidezza propria dell ' età sua e la proverbiale austerità di costumi di Ghislaine lo trattengono dal rivelarle la sua passione . Maurice è richiamato a Parigi improvvisamente , la duchessa vi torna pure qualche mese dopo ed egli non osa andarla a visitare . Aurélie ve lo conduce per sorpresa , la duchessa lo accoglie con piacere e da quel giorno lo riceve sempre , alle ore in cui non riceve altri , lo fa restare dopo che gli invitati sono partiti , incoraggia l ' amore del giovane . Ma quando la passione di Maurice diventa esigente , lo respinge , ed egli per vendicarsi si mette sotto la bandiera della signora di Pavanes , che è più che una coquette . Maurice ha un duello , e la causa apparente della sfida è la signora di Pavanes , ma la causa vera è Ghislaine . La duchessa , impietosita da Fresneau , che le narra come Maurice si sia battuto per lei , s ' intenerisce per il ferito e lo vuol vedere ed è pronta ad accordar tutto ; ma prima che Maurice giunga ella è informata della parte che ha avuto nel duello la signora di Pavanes , si lascia ingannare dalle apparenze e lo respinge una seconda volta . Maurice parte , va in diplomazia , e nella capitale nordica dove è destinato , s ' innamora di una signorina e le promette di sposarla . Maurice ritorna a Parigi e la duchessa , indispettita dal contegno freddo , quasi insultante di lui , cerca di rianimare l ' antica passione , tenta tutti i mezzi , anche l ' ultimo , umilia il suo orgoglio , sagrifica la sua virtù , ma l ' amore di Maurice è morto ed egli parte . La duchessa assalita da una malattia di languore , va a morire a Cannes nelle braccia della fidanzata di Maurice . Come si vede , la tela del romanzo è tenuissima : avvenimenti pochi , e quei pochi ormai vecchi , come l ' eterno duello , dissertazioni sull ' amore moltissime e frequenti anche le discussioni d ' amore . La duchessa Ghislaine non è neppure madre in questo libro , non è altro che amante ed amante incompleta . Molti dei difetti del romanzo sono inerenti al sesso dell ' autrice , la quale sotto il nome di Forsan non può nascondere la chioma femminile . I pregi sono una grande finezza di analisi , molta cura dei particolari e uno stile facile ed elegante . Quella duchessa Ghislaine così infelice , così abbandonata , farà piangere di commozione molte signore , che hanno vagheggiato di somigliarle ; ma se esse si spogliassero di quella ipocrisia , che la donna più sincera è difficile che abbandoni neppure quando è sola con sé stessa , dovrebbero dire : quella figura non è vera , quella donna non vive , non è stata mai viva , non ci somiglia .
FEMMINILE PLURALE ( NEERA , 1886 )
StampaPeriodica ,
Intorno a questo soggetto della donna , soggetto così umile e così grandioso , così individuale eppure così complesso , hanno lavorato tutti gli ingegni , in tutte le arti , in tutti i tempi . L ' uomo , nella creazione , può essere una accidentalità ; ma dato l ' uomo , la donna vi diventa una necessità . Vi sono state a rigor di favola , ( e la favola non è altro che la maschera del vero ) donne che vissero sole , sulla riva del Termodonte ; ma di uomini senza donne né la storia né la favola parlano , anzi , quando alcuni popoli credettero di non averne a sufficienza , mossero a rapire le donne del vicino . Eppure , accettando il principio indiscutibile dell ' importanza e della necessità della donna , non si può fare a meno di restare sbalorditi contemplando per quali vie differenti e sotto quali diversi aspetti la donna si impose . Nei tempi antichi essa è una figura sbiadita , che non aveva , si può dire , poteri riconosciuti . L ' uomo allo stato di barbarie , forte della superiorità fisica , la relegava nel secondo posto , come vediamo praticare anche oggi , via via che si discendono gli strati sociali . Ma è appunto strano che da quest ' umile posto ella abbia saputo inalzarsi fin dove è giunta . Le religioni ebraiche e musulmane , rispettando la donna come sposa e come madre , scrissero tuttavia per lei nella Bibbia e nel Corano dei paragrafi ingiuriosi e le crearono esclusioni insultanti , fra cui , primissima nella religione musulmana , quella di non poter partecipare al culto di un Essere supremo , e nella religione ebraica , la dichiarazione di impurità . In Grecia , tra le raffinatezze di una civiltà lussuosa , l ' arte , sorgendo dai limbi informi , modellò i primi capolavori sotto l ' ispirazione della donna . Da animale domestico , ella salì al grado di cortigiana ; fu adulata e incensata . Il paganesimo trovò in lei la più perfetta espressione del suo culto , e Aspasia , scuotendo i braccialetti d ' oro sul capo inebriato di Pericle , annunciò ridendo che il tempo delle catene era passato . Ma il cristianesimo , primo , rialzò veramente la donna per cui se vediamo ancora le cristiane superare di numero i cristiani , è una quistione di riconoscenza che va rispettata . Coll ' apoteosi di Maria il cristianesimo ha redenta la donna , ben più che la passione di Cristo non abbia redenti gli uomini . Passando dalla forma all ' idea , dal talamo all ' altare , la donna cristiana ha rivelato l ' infinito potere femminile . In vista di quella méta raggiante , le martiri e le sante partirono dalle sdegnate case , ingrossando le file che divennero legioni , e popolarono gli aspri sentieri della conquista nuova . Inalzando il grido della rivolta , si chiamarono figlie di Dio , e vollero la libertà ; si chiamarono sorelle di quelli che soffrono , e vollero il sacrificio ; si chiamarono compagne dei forti , e vollero la lotta . La religione cristiana svolse tutta l ' idealità della donna . Disse : Tu sei la parte migliore dell ' uomo , rialzati dal vile posto di concubina e assorgi alla gloria della famiglia ; tu , madre dell ' uman genere , siine anche l ' educatrice . Si vide allora ciò che non si era visto mai ; le turbe prostrate davanti all ' immagine di una vergine ; i sacerdoti , sotto le mitrie sfolgoranti di gemme , baciare l ' umile lembo della veste di Maria . Maria è la bellezza , è la purità , è la maternità , è il dolore il dolore sopratutto , questa aureola della donna talché , in nessuna fase della sua vita , la madre di Cristo appare così toccante come quando sostiene sulle braccia il figliuolo morto . Ma in Maria così sublime , così bella , manca l ' amore . Dalla solinga cameretta di Nazareth dove l ' angelo annuncia la volontà di Dio , al presepio di Betlemme dove essa ha il suo compimento , il dovere solo parla a Maria ; si cerca invano una fiamma d ' amore in questa sposa che non è stata amante . L ' amore piange e si trascina sul Golgota nelle splendide forme della Magdalena , ma è l ' amore di una peccatrice : la madonna non ama . La madonna non ama , e la donna vuole amare . Uscita dalla sua abbiezione , pareggiata all ' uomo da poi che Gesù Cristo ne impose il culto ai fedeli , ella sentì il bisogno di affermare la propria individualità che la religione sanzionava . Ella , che aveva piegata la testa , vide giunto il momento di rialzarla ; dopo aver conquistato col dolore , volle regnare nella gioia . E venne il Medio Evo . Quelle turbe , su cui il cristianesimo aveva soffiato il concetto d ' una idealità elevata , erano preparate all ' accettazione del motto che fu per tanti secoli la forza delle nazioni civili : Dio , il re , la donna . Dal fondo delle borgate , dai vecchi castelli , il fiore della gioventù civile accorse sotto il nobile vessillo . Né conviene giudicare il trionfo della donna nel Medio Evo perché la vediamo giudice nei tornei ed arbitra delle Corti d ' amore ; o perché i menestrelli cantavano patetiche romanze davanti ai veroni illuminati dalla luna . Sfrondiamo pure la leggenda dei fiori che vi ricamò sopra la fantasia , resta sempre il nome della donna invocato come egida dell ' onore , messo accanto ai nomi di Dio e del re . Che fosse castellana , dittatrice di sensi gentili , o monaca consigliera di sante abnegazioni , l ' influenza della donna nel Medio Evo è grande . Temperò i costumi rozzi e violenti , pose nel cuore dell ' uomo altri desiderii che non fossero quelli di stragi e di sangue . Ricompensando i prodi col suo sorriso , elevò l ' amore all ' altezza di virtù ; così dalla stessa fonte che l ' aveva resa oggetto di bassa considerazione , ella seppe far raggiare la sua maggior gloria . Coll ' amore poggiato in alto la donna fu regina . Ma la parabola , toccato il vertice , decade . Scosso sui cardini il potente colosso del cristianesimo , anche l ' astro della donna si vela . Chi ha attentato al potere divino , non indietreggerà davanti alla donna . Le sottigliezze di una filosofia ribelle , i costumi , di troppo rozzi che erano , divenuti eccessivamente raffinati , sviato il senso della divinità , posto in ridicolo l ' ideale , cresciuta la smania dei godimenti diventata generale per la facilità di procurarseli , l ' uomo non credette più all ' amore e con la fede nell ' amore cessa l ' alto potere femminino . La donna , spoglia di idealità , ritorna d ' onde era partita semplice strumento di piacere . Mai come adesso , forse , la donna è stata nei sensi dell ' uomo , ma non è più nel suo cuore . Essa lo domina violentemente , ancora , più ancora d ' una volta , eppure l ' uomo le sfugge quando non si spezza ne ' suoi lacci ! Noi vediamo donne dappertutto . Non si pubblica un libro , uno spartito , un programma , che non abbiano nel frontispizio una procace figura femminile , quasi sempre nuda . Le vetrine dei cartolai riboccano di fotografie di donne . La fortuna dei teatri riposa sulle donne . I giornali più serii dedicano al bel sesso cronachette della moda e registrano i trionfi delle professional beauties . Infine , ogni uomo ha nel taschino la scatola dei fiammiferi con due tipi di donna , la bionda e la bruna ; ma in tanta abbondanza di donne , la donna si perde . L ' amore è morto : gridano : viva l ' amore ! È morto in Psiche , risorge in Afrodite . Lo scettico ghigna , il materialista applaude , lo spiritualista geme ; il filosofo , sereno , aspetta e se questo filosofo è una donna , spera .
LA LOTTA DI SESSO ( OJETTI UGO , 1899 )
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Sed toleranda fames , non tolerandus amor . CLAUDIANO V ' è anche una questione sessuale e v ' è anche un diritto all ' amore . Chiedo alle mie lettrici di fare uno sforzo di logica e assurgere dai ricordi e dai desiderii personalissimi alla concezione dell ' Amore e del Diritto con le iniziali maiuscole ; altrimenti la paura del dover amare corrispondente a quel diritto d ' amare potrebbe apparir loro orribilmente disgustosa . E chiedo loro anche di considerare che quel diritto all ' amore lo si pretenderebbe non solo per gli uomini ma anche per le donne . Ed è prudente , qui per qui , non spaventarne alcuna ponendo un qualunque limite d ' età . Poniamo che quel diritto ci accompagni fino alla morte come il sole , simile al diritto sul pane , sul lavoro e su la incolumità personale . Mario Morasso , ingegno vertiginosamente originale , pronto a spiccar dal più piccolo scoglio della realtà salti parabolici nel mare delle ipotesi , autore di libri constellati di idee la metà delle quali amo per la loro fecondità e la metà detesto per la loro inutile ferocia , quattro anni fa per il primo nella Riforma sociale propose la Questione sessuale . Fra i due istinti essenziali dell ' uomo conservazione dell ' individuo e conservazione della specie non si può stabilire una gerarchia ; anzi a vederli praticamente e obbiettivamente nell ' uomo attuale , l ' istinto d ' amore , per quanto represso e nascosto , appare più forte del primo , cioè v ' è chi si uccide perché non può soddisfarlo . Ora perché la legge riconosce nell ' uomo solo il diritto di vivere ma non quello d ' amare , e con maggior precisione perché la legge concede all ' uomo la dirimente della legittima difesa solo nel caso di attacco diretto alla persona fisica , quando egli mostra spesso di pregiare qualcosa ancor più della sua esistenza , cioè il suo amore ? Un sociologo che è anche un critico d ' arte modernissimo e acuto scrive ora tutt ' un bel volume su questa Lotta di sesso , studiando cioè gli ostacoli che all ' istinto d ' amore derivano nella donna e nell ' uomo rispettivamente dall ' uomo e dalla donna desiderata , e proseguendo così l ' opera iniziata col suo libro sui Reati sessuali dove egli studiava gli ostacoli posti dalla legge . Pare ormai provato dagli embriologi che l ' uomo e la donna non siano che due parti individue d ' uno stesso elemento , o meglio le due parti d ' una cellula spaccata crudelmente in due ; e per questo essi cerchino naturalmente di riunirsi per ricreare quell ' entità perduta . E poiché lo stato di separazione è fatalmente più lungo di quello di comunione , l ' amore diventa sinonimo di dolore , cioè di permanente contrarietà a un istinto , di lunga insoddisfazione d ' un desiderio . E tutto ( a udir i commenti dei sociologi ai suddetti embriologi , perché nella realtà mi pare che si vada innanzi abbastanza comodamente ) , si infrappone a quella tale operazione matematica della ricostituzione dell ' unità : la società , le sue leggi , le sue abitudini , i suoi pregiudizii , la differenza di sensibilità nell ' uomo e nella donna , la religione , il pudore , e pare impossibile perfino certa letteratura . E quel dolore diventa così angoscioso che nello spasimo verso la felicità gli amanti finiscono a desiderar la confusione dei loro esseri , la dissoluzione e la morte , pur di non tornar a penare . « La propria diffinizione del perfetto amore dell ' uomo et della donna , è la conversione dell ' amante nell ' amato con desiderio che si converta l ' amato nell ' amante » , diceva Leone Ebreo nel 1535 , e pochi anni prima nei Dialoghi di Sperone Speroni ; né allora , ch ' io mi sappia , erano in alcuna università cattedre di embriologia e di psichiatria , né Lombroso aveva ancòra scritto quel suo geniale volume su l ' Amore nel suicidio e nel delitto . Ora in questa ingannevole lotta tra uomo e donna una lotta che assomiglia all ' accavallarsi furioso dell ' onde su la superficie del mare , mentre a dieci metri di profondità tutto è quiete e beato il Viazzi molto perspicuamente distingue tre epoche . Primitivamente in quello che una volta si chiamava lo stato di natura , la donna ha un dominio assoluto e spaventoso su la vita dell ' uomo . In tutto il regno animale , il maschio dopo l ' amore cessa di vivere molto prima della femmina anche perché volendo adornarsi e abbellirsi per attirarla perde forza e agilità mentre il pericolo di essere scoperto dai suoi nemici aumenta in proporzione di quelli ornamenti . Anche oggi , sebbene il maschio si impennacchi meno e spesso si contenti per attirar la donna di gonfiarsi e rimbecillirsi un poco , chi esamina le statistiche delle popolazioni europee vede che la mortalità tra i diciotto e i ventisei anni è di molto maggiore fra noi uomini che fra le donne : ciò che forse muterà quando gli uffici di statistica saranno tenuti dalle donne . Per fortuna in tutto , tranne che nell ' amore , l ' uomo è il forte e la donna è il debole . E l ' uomo , avendo più e più chiara la percezione delle necessità della conservazione individuale nell ' asprezza della vita primitiva e volendo d ' altro canto mantenersi contro gli altri la compagna scelta dal suo desiderio e offrendole perciò di difenderle la vita e spesso anche di trovarle il cibo , finisce a prendere su lei una prevalenza , di abitudine più che di istinto . E questa è la seconda fase . Nella terza , poiché perdura quello stato di coscienza ma declina l ' urgenza nei bisogni elementari della vita , la donna si rialza dall ' affievolimento e riconquista pian piano , obliquamente se non dirittamente , il perduto dominio . Oggi pare che siamo in queste condizioni ; dei due periodi passati restano due condizioni di fatto , la frequenza delle percosse maritali e il contratto ora tacito ora esplicito per cui , se la donna tiene l ' uomo per forza d ' amore , l ' uomo tiene la donna per forza di pane . Familia ha la stessa etimologia di famulus , schiavo , da fames , fame . Fedeltà canina , osserverà qualche sentimentale : ma i sociologi hanno il cuore duro e lasciano il sentimento a sbadigliare in anticamera . È divertente seguire questo lento e abile ritorno della donna al potere . Pian piano le antiche norme legislative non posano più su le condizioni economiche e morali che le determinarono ; così che esse hanno una forza breve e intermittente nei ristretti limiti delle singole applicazioni giudiziarie ; ma la vita vera soverchia le dighe e corre pel suo verso liberamente . Quelle leggi , dice bene il Viazzi , ormai più che altro rappresentano l ' inanità della parola , incerta nella sua rigidezza , di fronte al continuo divenire della realtà . La donna ha saputo sfruttare le sue vere inferiorità fisiche e la sua inferiorità legale con una finezza cui purtroppo non si può dare che il sommo ed unico aggettivo di femminile . La sua penetrazione psicologica , la celerità sua a definire i sentimenti e i pensieri altrui dai minimi segni esteriori , quella miopia intellettuale descritta dallo Schopenhauer per cui nelle cose vicine la donna discerne analiticamente piccolezze a primo tratto ignote agli uomini ma le cose lontane le sfuggono , la aiutano in questo lavorìo . D ' altra parte , questa finezza di percezione intellettiva per la deficiente delicatezza non ha nessuna forza d ' obbiettivazione morale , nessuna eco patetica . Ella vede più presto e più dell ' uomo , ma sente meno . Da questa condizione piacevole per la lotta , deriva poi che ella meno delicata ha tutte le probabilità di essere stimata di più perché l ' uomo soffrendo delle ostentate sofferenze di lei si frenerà e tacerà , ed ella soffrendo poco per sé e meno per l ' altro sarà liberissima a tutte le svariate contorsioni e a tutte le garrule petulanze che Balzac chiamava la « forza della raganella » e che per l ' osservatore scettico sono deliziose a vedersi e a udirsi , ma per lo spettatore commovibile sono altrettanti segni visibili della pretesa feroce tirannia dell ' uomo . La conclusione è che , nel fatto , quello che soffre più pel cosiddetto martirio è il povero carnefice . « Nei migliori rappresentanti del momento economico attuale , cioè nelle famiglie della borghesia agiata , troppo spesso la donna appare come un essere che mangia , beve , si fa vestire e svestire , accompagnare a teatro , ai balli e alle corse , e che obbliga il marito a un sopralavoro rappresentato da altrettante vesti o gioielli o piume o che so io , destinati ad ecclissare le rivali , vendendo , in sostanza , o cedendo a prezzi esorbitanti il monopolio reale o putativo di una merce che né per lei né per altri ha un costo qualsiasi . Cosa siffattamente entrata nelle abitudini che uguali pretese sono da un lato accampate e dall ' altro subìte nei rapporti fra padri e figlie alle quali bisogna pure che sia fornito tutto il necessario apparecchio di gale per l ' adescamento del marito , vale a dire della futura vittima » . E ben venga , dopo ciò , il Feminismo che ormai come tanti altri ismi contemporanei significa tante cose da non significar più nulla , da essere una targhetta sopra un recipiente nel quale ognuno imbottiglia il proprio vino senza far complimenti . Ma a chi volesse perder tempo a studiar il feminismo raccomanderei subito un ' osservazione e un libro . E l ' osservazione già fatta da Georges Pellissier è che quasi tutti gli scrittori detti feministi ostentano un gran disprezzo per la donna o , se non l ' ostentano , lo tradiscono senza accorgersene perfino nei loro omaggi più zuccherosi . E il libro che ha l ' intonazione delle recenti Battaglie per un ' idea di Neera gentilmente antimuliebri è Le rôle de la femme di Anna Lamperière , pubblicato a Parigi pochi mesi fa . Un altro libro anche deve esser letto per farsi un ' idea del bene e del male che gli italiani che scrivono pensano o almeno dicono di pensare sulla donna ; ed è la dotta e pur piacevolissima Inchiesta sulla donna condotta con abile imparzialità da Guglielmo Gambarotta . Le risposte ve ne ha di Lombroso , di Ferri , di Sergi , di Mantegazza , di Novicow , di Réclus , di Heyse , di Negri , di Brunetière , di Richet , di Rod , di Neera , di Pilo , di Butti , di Guyot , di Merlino , di Bruno Sperani , di Paola Lombroso , di Ouida , di Nordan veramente sarebbero subordinate , meno quelle delle scrittrici , all ' ultima domanda : « La donna vostra , quando avesse diritti eguali ai vostri , potrebbe sembrarvi meno seducente ? » . È vero che , in coscienza , le donne che si conoscono meno son quelle che si sono amate o che si amano . Io non sia detto per vantarmene ma solo per onestà in fondo a un articolo su la lotta di sesso non ho moglie .
I VINTI (I MALAVOGLIA) ( L'ANGELO I. , 1881 )
StampaPeriodica ,
Finalmente abbiamo un romanziere . Questo romanziere è Giovanni Verga : ma non più il Verga dell ' Eva , della Storia d ' una capinera , e neanche della Vita dei campi ; bensì un Verga di seconda maniera , o più tosto di terza , il quale ci si erge dinanzi , a un tratto , armato di tutt ' altre armi , con altro stile , altri concetti , altro ideale quasi viaggiatore che torni improvviso da una terra non esplorata ancora prima di lui , e che , per appagare la curiosità dei dolci amici , cui disse addio al partire , non trovi di meglio che mettere loro sott ' occhio il suo diario , dicendo : « Leggete . Questo vid ' io » . Finalmente abbiamo un romanziere . Non dico : un romanzo mica perché i Malavoglia non meritino assai più del nome modestissimo di racconto che dà loro l ' autore nella sua prefazione ma perché i Malavoglia non sono che un sotto - titolo , cioè il primo volume di un ciclo romanzesco dal titolo I Vinti , a voler giudicare il quale con fondamento e giustizia , pare a me necessario attendere , se non la serie intera degli altri vinti , almeno un secondo volume o un terzo . Io non voglio qui cercare se il romanzo ciclico sia cosa bella o nuova o utile , in arte ; né spargere la lagrimetta d ' obbligo sulle misere condizioni del romanzo da noi , rispetto alle altre nazioni ; né spiare , per rapportare agli sfaccendati maligni della platea grossa , quanto sangue di papà Balzac scorra nelle vene di Flaubert e dei Goncourt , quanto di questi in quelle di Emilio Zola , e men che meno , quanto ne sia filtrato , di tutti costoro , nelle vene del gentile e forte scrittore siciliano . Che il ciclo stia al romanzo , più o meno , come alla commedia la tesi , parmi : se più ardua o men giovevole questa , di quello , non so . So che l ' arte per l ' arte ( domando mille perdoni ) , mi sdegna : e io amo quanti strappano a Natura Dea un sospiro che la dimostri viva , né sempre quella , un grido che sia umano ; e amo anche chi scrive : Io soffro , ma amo assai più chi mi dice : Osserva , quanti dolori ! « Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi , nelle più umili condizioni , le prime irrequietudini pel benessere ; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliola vissuta sino allora relativamente felice , la vaga bramosia dell ' ignoto , l ' accorgersi che non si sta bene , o che si potrebbe star meglio » . Ciò sono , con le parole medesime dell ' autore e salvo un piccolo strappo alla sintassi i Malavoglia . In questi , non è ancora che la lotta pe ' bisogni materiali . Soddisfatti i quali , la « ricerca del meglio » diviene avidità di ricchezze , e s ' incarnerà in un tipo borghese , Mastro don Gesualdo , incorniciato nel quadro ancora ristretto di una piccola città di provincia , ma del quale i colori cominceranno ad essere più vivaci , e il disegno a farsi più ampio e variato . Poi diventerà vanità aristocratica nella Duchessa di Leyra , e ambizione nell ' Onorevole Scipioni , per arrivare all ' Uomo di lusso , il quale riunisce tutte codeste bramosie , tutte codeste vanità , tutte codeste ambizioni , per comprenderle e soffrirne , se le sente nel sangue , e ne è consunto . Tutti costoro « sono altrettanti vinti che la corrente ha deposti sulla riva , dopo averli travolti e annegati , ciascuno colle stimmate del suo peccato , che avrebbero dovuto essere lo sfolgorare della sua virtù . Ciascuno , dal più umile al più elevato , ha avuto la sua parte nella lotta per l ' esistenza , pel benessere , per l ' ambizione ... » « Chi osserva questo spettacolo » conchiude l ' autore « non ha il diritto di giudicarlo ; è già molto se riesce a trarsi un istante fuori dal campo della lotta per studiarlo senza passione , e rendere la scena nettamente , coi colori adatti , tale da dare la rappresentazione della realtà come è stata , o come avrebbe dovuto essere » . Non sogno neanche di riassumere questo meraviglioso racconto , dove la splendida semplicità della forma è agguagliata soltanto da una potenza d ' osservazione e da una finezza di sentimento a cui il Verga non ci aveva ancora assuefatti . Parlano , soffrono , imprecano per lo scrittore , i suoi personaggi : egli non li presenta punto ; si presentano da loro stessi , con le loro virtù ignorate e sublimi , come co ' loro vizi ; e si disegnano nel quadro della loro misera vita , e tramontano , e passano , non come ombre vane , o come attori su la manchevole scena , ma come persone vere e vive . Luigi Capuana , che disse da pari suo di questo nuovo romanzo del Verga , dopo notato che « certi eccessi di forma minuta , certe sproporzioni di parti potevano forse evitarsi senza che l ' evidenza della rappresentazione dovesse soffrirne , e con profitto del libro e dei lettori » , aggiunge queste parole : « Ma mi pare di vedere il Verga che , dal fondo della sua coscienza d ' artista , modestamente mi fa osservare : Forse no » . Parole più savie ancora , che gentili ; ed io , per me , francamente , leverei anche il forse . Eziandio a costo di trovarmi , col mio giudizio , opposto per diametro , al ch . dottor Renier del Preludio ; pel quale , il massimo difetto di questi Malavoglia è la forma che « se non arriva alla barbarie dell ' Eva , è per altro una forma sciolta ( ? ) , sbilenca , monotona , illogica » : e nulla , per lui , è « « più monotono e pesante che il ritorno continuo di quei medesimi concetti , di quei medesimi proverbi in persone diverse » ; ché « la personalità » egli nota « ha un certo sviluppo » , né « una società di pescatori siciliani è da mettersi a paragone con una tribù di Cafrii o di Polinesiani » ... « Ma questo non ci mis ' io ! » potrebbe qui sclamare con tutta ragione Giovanni Verga . Io so che , se volessi fare un tantino il pedante , ben poco troverei da riprendere in queste 460 pagine , per la ragione - probabilissimamente , che ben poca è pure la mia competenza e , sovra tutto , che io pedante non sono . Troverei , per esempio , che alcuni proverbi - per quanto saggezza di popolo - bastava benissimo citarli una volta , o due , che repubblicano o coniglio , liberale o birba , prete e vittima , sindaco o bestia , sono combinazioni infinitamente meno comuni di quello ch ' è diventato di moda voler far credere , che l ' eroismo della Mena , come la subita rassegnazione di compare Alfio , sono un po ' inverosimili ; che la brutta fine della Lia riesce più inesplicabile ancora , massime ch ' è accennata appena e con soverchio mistero . Né mi verrebbe scritto , ad esempio : « Ci avrebbe voluto l ' argano » ( pag . 9 ) ; « gran sbalordimento » ( ivi ) ; « si doveva ajutarsi » ( 13 ) ; « ce la dareste » per gliela ( 24 ) ; « sentite a me » ( 38 , 153 e altrove ) ; « ve lo dico io cos ' è ! Cosa volete ! Ecco cos ' è » in una parlata di quattro linee ; « La Mena si sentiva il cuore che gli sbatteva e gli voleva scappare dal petto » ( 62 ) ; « se dassero retta a voi » ( 78 ) ; « la poveretta , sgomenta da quelle attenzioni insolite , li guardava in faccia sbigottita » . Eviterei l ' onde con l ' infinito , anzi con due ( « Onde spiattellare » , « onde poter spadroneggiare » ecc . ) ; e , da ultimo , abuserei meno di quel collocamento un po ' strano del che nelle frasi seguenti : « Col pretesto del suo fuso , che lo teneva sempre in aria perché ... » ; « il primo che glielo disse fu il Mosca , dinanzi al rastrello dell ' orto , che tornava allora da Aci Castello » ; « e vedendo Luca lì davanti , che gli avevano messo il giubbone del babbo , e gli arrivava alle calcagna ... » ; « e se il Mosca ci aveva qualcheduna per la testa , era piuttosto comare Mena di padron ' Ntoni , che la vedeva ogni giorno » ; « come quando era morto Bastianazzo , che nessuno ci pensava più » .
È L'UOMO UN ESSERE LOGICO? ( ARDIGÒ ROBERTO , 1881 )
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Se guardiamo una città , troviamo vivervi l ' una insieme all ' altra molte istituzioni e varie e disparate e perfino anche in contrasto fra di loro . Per modo d ' esempio , un ' industria di manifatture e un conservatorio di musica , il carnevale e la settimana santa , una chiesa dove si professa la fede nei miracoli , e una scuola di scienze dove il soprannaturale è dichiarato assurdo . Queste istituzioni corrispondono ai bisogni dei cittadini , che le crearono appunto allo scopo di soddisfarli . Non però tutte ad un tratto ; ma successivamente e ad una ad una : cioè a dire in tempi diversi e , o per occasioni date dal caso , o per condizioni sociali più o meno stabili che le reclamavano . Tanto che , sopravvivendo , esse rimangono la testimonianza viva delle epoche anche da lungo tempo tramontate e delle cose anche del tutto scomparse ; e sopratutto del contrasto fra le condizioni materiali e morali di una età e quelle di un ' altra . Le dette istituzioni però , sopravvivendo ai tempi che le produssero , mutandosi in seguito le circostanze a poco a poco , non si conservano poi colla vigoria e colla forma del primo loro nascere e fiorire . Il moltiplicarsi delle istituzioni dà origine alla tendenza e all ' opera di conciliarle fra di loro e di armonizzarle nell ' unità del corpo sociale : il sorgere delle istituzioni nuove è accompagnato dallo sforzo di sopprimere e di eliminare le vecchie che sono con esse in opposizione . Se non che il detto lavoro , sia di coordinamento sia di sostituzione , si compie sempre solo parzialmente . E ciò dipende sopratutto : primo , dal grado elevatissimo di resistenza che hanno acquistato le istituzioni vecchie colle abitudini secolari indotte onde si sono incastrate profondissimamente nella vita del popolo foggiandola a loro immagine e somiglianza ; secondo , dalla forza limitata delle istituzioni nuove volgenti ad orientazione contraria l ' organismo sociale ; terzo , dalle difficoltà delle distanze per cui lo sforzo riordinatore decresce rapidissimamente estendendosi dalla sfera in cui nasce a quelle più e più rimote alle quali si porta successivamente ; quarto , dalla lunghezza del tempo occorrente alla trasformazione degli ordini sociali ricomponibili vitalmente solo per via dei loro elementi minimi ad uno ad uno . Da ciò quindi il fatto notato sopra delle istituzioni , non solo varie , ma disparate anzi opposte e pugnanti fra loro , in una stessa città ; e malgrado la connessione strettissima delle sue parti e l ' unità della vita in cui si fondono , costituendone una vera e propria individualità . Essendo naturale il fatto in discorso , nessuna meraviglia che se ne trovi l ' analogia in tutte le altre unità della natura . Più in grande nelle maggiori , come ad esempio nel mondo vegetale ; più in piccolo nelle minori , come ad esempio nel mondo delle idee di un uomo solo . Il mondo vegetale è costituito attualmente di produzioni di moltissime specie , e di più ordini , e differentissimi gli uni dagli altri . E anche qui le diversità sono la testimonianza durevole dei tempi precorsi e delle circostanze d ' ogni maniera che influirono a trasformare i tipi e le grandezze delle flore dei periodi precedenti . La forza trasformatrice degli organismi fitologici valse a modificare , di età in età , di regione in regione , le forme anteriori dei vegetali delle specie svariate preesistenti in modo da produrvi un certo carattere di consonanza per ogni età e per ogni regione , ma non a sopprimere interamente le distinzioni essenziali proprie delle specie medesime . E valse a creare gli ordini nuovi più recenti , ma non ad eliminare del tutto i vecchi contrastanti colle esigenze degli ambienti mutati . La forza accumulata nei germi delle specie primitive dal lavoro della più antica vegetazione resistette tanto o quanto agli impedimenti delle condizioni telluriche divenute sfavorevoli e alle influenze degli ambienti mutati , e bastò a conservare fino ad oggi dei rappresentanti delle piante delle prime età , quantunque di gran lunga più rari e impiccoliti . E lo stesso nel mondo delle idee di un uomo solo . La psiche umana è la unità più compatta che possiamo immaginare ; e tuttavia gli elementi che la costituiscono presentano la stessa molteplicità varia , incoerente , discorde , contrastante che rilevammo nelle istituzioni di una stessa città , e nelle specie e negli ordini del mondo vegetale ; e per le ragioni medesime . Sicché la verità della espressione L ' uomo è un essere logico è molto , ma molto , relativa . Si immagina volgarmente e si sentenzia nella filosofia tradizionale comune che le cognizioni umane escono da una sostanza semplicissimamente unica e quindi modellate tutte sul suo stampo logico sempre uguale a sé stesso ; sicché debbano necessariamente e consentire tra loro assolutamente e subordinarsi alla perfine infallibilmente , da sfera a sfera , ad una sola ragione suprema di tutte . Ma lo stampo unico è una chimera . E la coerenza logica delle idee di un uomo è una supposizione falsa contraddetta apertissimamente dal fatto . I dati della cognizione di un uomo cadono nella sua coscienza a poco a poco , in tempi diversi , per vie disparate , in modi vari , con direzioni opposte . E vi si incontrano a caso , come i detriti e gli oggetti d ' ogni sorta trascinati dagli affluenti nel fondo di un grande fiume da plaghe opposte e lontanissime . Anzi , siccome il massiccio fondamentale della psiche individua è lo stesso patrimonio comune delle cognizioni tradizionali della società nella quale si forma , e questo patrimonio è la sovrapposizione storica dei trovati disformi e discordanti delle età passate , così la coscienza può paragonarsi alla roccia geologica costituita di una serie di stratificazioni affatto diverse l ' una dall ' altra . La logica non precede le cognizioni , ma le segue . Le cognizioni quindi si accampano nella mente prima che sia intervenuta nessuna ragione dialettica di principii che ne decretino l ' accesso e l ' ordine e il modo di dipendenza da tutte le altre prima accettate ; e vi possono restare senza e malgrado questa ragione . Quante idee , se facciamo un poco di esame di coscienza , noi possediamo che non ci siamo ancora mai domandati in che rapporto stiano e come si debbano conciliare con quelli che chiamiamo i nostri principii ; ovvero che solo in progresso di tempo accordammo con essi , magari anche con un accordo puramente provvisorio e mutabile ad ogni lieve occasione ! La logica non è la causa , ma l ' effetto delle cognizioni già possedute . Come il fermento non è la causa ma l ' effetto delle miscele fermentabili . Le idee si orientano le une verso le altre e si aggruppano intellettualmente nelle generalità e nei sistemi dipendenti per l ' incontro accidentale che se ne dà nella mente , secondo le ragioni delle loro attinenze naturali e delle disposizioni del pensante , sia generali sia del momento , e della vivezza colla quale gli appariscono . Ma la forza organizzatrice così sorta , essendo sempre limitata , si esaurisce in una quantità proporzionata di lavoro , che non arriva mai , di gran lunga , a smuovere l ' intera massa dei dati della cognizione , e si limita anzi ai più superficiali ; verificandosi anche nel mondo del pensiero la legge del mondo fisico , nel quale la resistenza alla scomposizione cresce portandosi verso le formazioni così dette elementari , fino a diventare una resistenza assoluta relativamente alle forze attualmente disponibili . Non solo ; ma la forza stessa agisce con intermittenza e a sbalzi , e rifacendo e disfacendo e con energia incostante il lavoro fatto innanzi ; e sopratutto poi stabilendosi come dei fochi molteplici , diversi , e tra loro pugnanti di ordinamento logico , in modo che la mente riesce sempre , oltre che ad essere solo affatto incompletamente logica dove lo è , ad avere poi anche più logiche opposte nello stesso tempo . E insomma non è l ' uomo che domini il suo pensiero , ma è il pensiero , che la natura gli insinua suo malgrado , che domina lui . Perché poi il lavoro logico , che si trova già fatto nella mente di un individuo , e che dicemmo derivare dalla stessa virtù nativa delle idee che vi si riscontrano , solo in piccolissima parte è un prodotto individuale : nella parte immensamente maggiore è un prodotto collettivo ; e quindi nell ' individuo è importazione dal di fuori . La logica comune del pensiero di un europeo del secolo decimonono è l ' accumulamento dei lavori logici di tutti i precedenti fissatisi nel patrimonio cogitativo generale e imposto ad esso indeclinabilmente dalla eredità fisiologica , dalla educazione , dalla lingua , dalle istituzioni , dall ' arte , dalla convivenza . Cioè a dire , è quel massiccio fondamentale della coscienza del quale parlammo sopra . E siccome un uomo , oltreché alla società in generale , appartiene ad una sua classe speciale , e la sua educazione l ' ha compiuta sotto l ' influenza di una qualche istituzione particolare della città , mettiamo della chiesa , della milizia , del teatro , e via dicendo , così le sue idee , oltre l ' assetto fondamentale comune a tutti , hanno poi una varietà forzata di orientazione determinata dalla suddetta specialità di educazione subìta . Sotto l ' impero ineluttabile delle dette logiche imposte resta poi un piccolo campo di libertà logica individuale . Ed è in questo campo che si maturano i tipi logici individuali . I quali , se più rilevati , fanno risaltare fra le ordinarie le individualità straordinarie , cioè gli uomini eccentrici e i sapienti . Il lavoro logico dell ' eccentrico è una anormalità non vitale destinata a svanire con esso ; quello del sapiente è una formazione nuova progressiva durevole nella lotta per la esistenza e gli sopravvive , e s ' innesta nel grande organismo logico che sarà ereditato dai posteri . Ma fosse l ' uomo coerente con sé stesso almeno nella logica piena di incoerenze impostagli dal di fuori ! Nemmeno questo . La regola di ragionare nell ' uomo ha le sue fasi , come la luna . In lui si alternano le logiche più contraddittorie coll ' alternarsi delle condizioni del vivere e del sentire . I Tedeschi designano l ' anima con un nome derivante da una parola che anticamente significava il mare . E con ragione , essendo l ' anima mobile , varia , tempestosa al pari di esso . Ancor meglio però si potrebbe assomigliare l ' essere instabile , mutevolissimo e burrascoso dell ' anima umana all ' atmosfera e ai relativi fenomeni meteorologici , per l ' incessante succedervi della luce e delle tenebre , del caldo e del freddo , della calma , della serenità , del vento , della pioggia e della gragnuola . Anche nel sogno colle sue immagini or liete or tristi il sentimento ondeggia fra il piacevole e il doloroso . Assai più vivamente e rapidamente sale e discende il termometro della passione nella veglia pel contatto continuo e variato delle cose reali ora gradite or disgustose . Assai curioso è il fenomeno per chi arriva a notarlo e a seguirlo ne ' suoi momenti fuggevolissimi , come avviene per esempio in chi sta giocando mettiamo al bigliardo . Ad ogni colpo di stecca , ad ogni corsa di biglia il cuore passa rapidamente e vivamente , colle gradazioni più variate , dal timore alla speranza , dalla soddisfazione allo sconforto , dalla gioia allo sdegno , riproducendosi nell ' adulto il fatto del bambino che passa in un attimo dal pianto al sorriso per la sola vista improvvisa di un giocattolo o di una ciambella . Or bene , cambiandosi così lo stato del sentimento , che si dice cieco , si cambia del pari la ragione del vero e del falso , del giusto e dell ' ingiusto nella logica dell ' intelletto , al quale pure si attribuisce il vedere . Chi non l ' ha provato , chi non l ' ha visto , chi ne dubita ? La benevolenza ha la sua logica ; una contraria ne ha la malevolenza . Il dispetto ragiona in un modo , in un altro la compiacenza . La logica dell ' amore è di cappotto il rovescio di quella dell ' odio . E così via per tutti i mille registri di quello strumento curiosissimo che è il cuore umano . Mantova , 2 agosto 1881