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ETERNO FEMMININO REGALE ( CARDUCCI GIOSUÈ , 1882 )
StampaPeriodica ,
A Ravenna , dove io era il 6 giugno , per la inaugurazione del monumento al Farini , rappresentando la Deputazione storica romagnola instituita già dal dittatore , rividi , per la prima volta da che ministro , Benedetto Cairoli . O , a dir meglio , egli primo vide me ; e per la sala affollata di deputati , di senatori , di generali , mi corse incontro con quella sua bella faccia serena come un maggio di Lombardia , e mi abbracciò e mi strinse forte le mani guardandomi in viso , e mi batté su le spalle ; e tràttomi in disparte , e chiamati a sé gli onorevoli Baccarini e Zanardelli , tutti tre mi furono a dosso a mezza spada perché mi rendessi alla croce del merito civile di Savoia . Io risposi : ci pensassero su dell ' altro , e vedrebbero che sì per me sì per loro il meglio sarebbe non ne far nulla . La sera al tardi rividi gli onorevoli Baccarini e Zanardelli in un ritrovo di progressisti a cena . Con i progressisti di Ravenna si può anche andare a cena , senza pericolo che vi appioppino su le spalle un macigno di discorso politico o vi facciano scattare in faccia qualche macchinetta elettorale . E lì in mezzo a tutti quei progressisti , di colore anzi che no acceso , e taluno anche , se volete , repubblicano a larga cintura , il Zanardelli con quel suo fare tra dinoccolato e nervoso , cominciò a movere il discorso su la grande penetrazione d ' ingegno e la squisita coltura di S.M. la Regina . E poi , con un atto di testuggine ritraendo il collo per entro le spalle quasi per non parere d ' esser lui , seguitò della molta stima in che ella aveva i versi del Carducci e specialmente le odi barbare . A questo , riallungando il collo e volgendo in qua e in là la testa fine e la fronte irrequieta , come un baco da seta che vada al bosco ( chiedo perdòno all ' autore della riforma elettorale , a cui sono con molta stima affezionato : ma per la fedeltà della descrizione mi abbisognano questi paragoni ) , prese a raccontare come la Regina ricevendolo a udienza lo salutasse coi versi , Lieta del fato Brescia raccolsemi , Brescia la forte , Brescia la ferrea , Brescia leonessa d ' Italia , ecc . e poi rifacendosi da capo gli dicesse a mente tutta l ' ode . E qui mi guardava con que ' suoi occhi sbadatamente interrogatori . Io sorridevo . E il ministro seguitava come la Regina conchiudesse Ah sì , il ... è da vero il primo dei nostri poeti viventi ( qui il ministro è proprio mallevadore lui di tutto ) . Al che egli rispose con democratica cortigianeria Non so se a tal giudizio rimarrebbero contenti altri , ma non io oserò contraddire alla Maestà Vostra . Poi si passò ad altro ; ma su l ' uscire egli mi disse così sottovoce In somma la Regina vorrebbe che voi aveste la croce del merito civile . La mattina di poi , avviandomi con alcuni amici alla Pineta , ci scontrammo nelle carrozze che traevano i ministri alla stazione . E Benedetto Cairoli allungando e agitando le braccia tra i molti saluti mi gridò Dunque è fatto ; e il rumore delle ruote trascorrenti si portò il resto e mi tolse il rispondere . Io non ci pensava già più , quando di lì a un mese mi venne il decreto di nomina con gli statuti dell ' ordine , ove è fermato l ' obbligo di giurare fedeltà al re e ai successori , ponendo , inginocchiato , la mano destra su gli evangeli , tra due testimoni , dinanzi al ministro dell ' interno , che ha da firmare il verbale del giuramento . Rinunziai ; dico vero , con dispiacere ; co ' dispiacere di dover apparire , non essendo , sconoscente a chi mi tenne non indegno d ' una nobile onorificenza , fatta più insigne dall ' assentimento , che richiedesi a conferirla , degl ' illustri signori sedenti nel consiglio dell ' Ordine . Sì che , quando il rettore dell ' Università , un giorno prima che i Reali d ' Italia arrivassero a Bologna , chiamatomi a sé , cominciò a sollecitarmi che andassi anch ' io alla visita di ossequio , tanto più che la Regina aveva mostrato desiderio di vedermi , ecc . ecc . , l ' egregio rettore e amico senator Magni non ebbe a spendere parole molte . Che la Regina volesse proprio veder me , mi parve un tiro degli amici ministeriali per battermi nel debole ed espugnarmi . Ma io , che tante regine aveva cercate e osservate e studiate nella storia nell ' epopea e nel dramma , era ben io curioso di vedere una regina viva e vera e compiacentesi della poesia e delle arti . Intanto i Reali vennero . Erano di quelle giornate quali il novembre non ne dà , credo , che a Bologna . Fango in terra e fango in cielo : stillanti , grondanti , chiazzati in tetra umidità i tetti , le case , i muri : cinereo e grigio tutto : e dalla monotona deformità delle nubi filtrava un ' acquerugiola lenta , fredda , ostinata , che non si vedeva e immollava l ' anima , che non si sentiva ed empieva le contrade di una poltiglia mobile e appiccicaticcia , lubrica e attaccaticcia e impacciante , come eloquenza parlamentare : erano di quelle giornate che vien voglia di dar delle pedate alla gente in cui uno si abbatte , pensando Guarda quest ' altro fango che anche si move . In quel brutto vespero dunque del 4 novembre la confusione dell ' ingresso per via Galliera fu strana . Il popolo avea rotte e turbate le file e mescolati i colori officiali : erano aiuole di bianco e di turchino , di rosso e di nero , e sprazzi e barbagli d ' oro e d ' argento dagli elmi dai galloni dalle decorazioni dai gioielli per mezzo una gran massa oscura , una materia uniforme , che moveva moveva mugghiando e trasportando con sé cavalli e carrozze , e ufficiali e signore , e , al di sopra , le selve delle bandiere crollantisi e barcollanti quasi a un vento invisibile . Io era tra la folla che si pigiava innanzi dai portici ; e in quella confusione la figura della Regina mi passò davanti come un che bianco e biondo , come una imagine romantica in mezzo una descrizione verista , potente se volete , ma che non finisce mai ed annoia . La sera , nella piazza di San Petronio e nella attigua del Nettuno , lo spazio era , al paragone , più libero e l ' uomo poteva girare . E quando , ondeggiante per la fòsca storica piazza la variazione dei bengàla , uno dei finestroni di quel palazzo di mattone s ' aprì , e chiamati dagli applausi il Re e la Regina comparvero al verone , e dietro loro lo splendore della sala impallidiva in faccia alla gran tenebra e al fantastico alternare e mescolare dei tre colori , verde , candido , rosso ; quei due giovani , allora , risalutanti con effusione di gentilezza il popolo salutante , da quel luogo ove i legati pontificii s ' affacciavano a spargere le benedizioni per la morte e le maledizioni e le impiccagioni e le taglie e tutti i danni e i disonori della servitù e della viltà su la vita e su l ' Italia , doverono , io lo sento , toccare il cuore ai credenti di fede nelle sorti della monarchia unite alle sorti della patria . Io guardai la Regina , spiccante mite in bianco , bionda e gemmata , tra quel buio rotto ma non vinto da quelli strani bagliori o da quel rumore fluttuante . E una fantasia mi assalì , non ella fosse per avventura una delle Ore che attorniano il carro di Febo trionfante per l ' erte del cielo , e che attratta da un mago nordico nella notte del medio evo e imprigionata in quel castello di preti si affacciasse a vedere se anche venisse il momento di slanciarsi a volo dietro il carro del dio risalente . Ma la torre intanto del Potestà in quell ' emisfero di tenebre superiore si coronava di luce ; e io che ho pratica grande con quei monumenti , e ne so , massime di notte , tutti i segreti , vidi Enzo re di Sardegna ritto in piedi tra ' merli , senza spada e senz ' elmo , appoggiata la sinistra su lo scudo con l ' aquila nera dell ' impero e la destra su ‘ l petto ; e salutava e sorrideva , biondo anch ' egli e mestamente sereno . San Petronio taceva ; se non che quando un insolente riflesso di bengàla osava spingersi a quell ' ardua sua fronte ciclopica , cui questa grande intelligenza borghese vorrebbe appiccicare la maschera bianca d ' una facciata , pareva corrugarsi di dispetto : il vecchio gigante ingrugnato pensava ancora al suo piccolo comune trionfatore di re e di duchi , e non conosceva o non volea riconoscere . Gli entusiasmi andarono crescendo e vampeggiando più accesi il giorno appresso . Ai fuochi d ' artifizio e di frasi della gente per bene e sennata io non credo e non bado o rispondo con motti . Ma l ' entusiasmo degli artieri , dei lavoranti , dei facchini , l ' entusiasmo delle donne e dei ragazzi , mi trascina , mi eleva , m ' inumidisce qualche volta gli occhi . Ecco , io dico , questa parte men ragionevole e men culta , affermano , della razza umana , della razza in cui il primo e naturale reciproco saluto tra due individui che si riscontrino nella selva primitiva o nella selva civile è Io ti voglio mangiare o Io ti voglio ingannare ; questa parte men ragionevole e men culta di un popolo , il quale da molti e molti secoli credé ( le eccezioni confermano ) e crede che oltre e sopra la fisica tutto al mondo è impostura e ciarlataneria , che bisogna per altro mantenere pur con la forza per amore delle armonie sociali ; ecco , questa parte della razza feroce , questa classe del popolo scettico , si espande ancora spontanea ad amare e credere e godere qualche cosa fuori di sé , che a lei non giova ; l ' ideale . Perché , non mi si esca fuori con la servilità , con la viltà , con l ' ignoranza e con simili frasi fatte . Quei facchini , quei ragazzi , quelle donne , che sperano o che si ripromettono da que ' due giovani per sé ? D ' esser fatti ministri , come voi , repubblicani e papalini e borbonici dell ' altr ' ieri ? Di avere una prefettura o un posto di canattiere , uno spaccio di tabacco o una cattedra d ' economia ? No . La monarchia fu ed è un gran fatto storico , e rimane per molta gente una idealità realizzata : e il popolo acclama in que ' due giovani a punto una idealità realizzata . Di due sorte re ha la gente ariana : il conning germanico , quello che è forte ; il rex latino , quello che regge : nel primo , che vien da Dio , il popolo adora chi l ' ha fatto forte , Dio : nel secondo , che procede dall ' elezione , il popolo vede e riconosce la forma e il fine del reggimento , la legge e la patria . Ecco tutto . Altre idealità dovranno realizzarsi : va bene . O , più tosto , altre realità avverranno , che idealizzarsi non devono : va benissimo ; e vedremo . Queste cose io filosofo peripatetico andavo rimuginando sotto i portici del Pavaglione tra la folla . E mi fermai al negozio Zanichelli . Dove indi a poco entrò un signore , vecchio oltre gli ottanta , e dimandò volgendosi attorno Ma dove sono i repubblicani ? In Italia repubblicani non ce ne può essere ; o , se ce n ' è , non sono italiani . Io guardai quel vecchio signore ; poi volgendomi a un giovine dissi : Ecco , io son uno ; e al di là delle Alpi credono che io sia italiano . E la mattina di poi andai ad ossequiare i Reali d ' Italia . La mia bambina piccola mi disse Salutami la Regina . Ella ha nome Libertà ; e l ' augurio fu buono . Aspettando nell ' anticamera la nostra volta ( l ' anticamera era divisa in due spartimenti , in uno gli ufficiali , nell ' altro gli abiti neri ) io pensava meco stesso come io sapessi benissimo che fosse un re . Il re è un uomo allevato , vestito , decorato , stipendiato , nominato e salutato in una maniera convenuta , al quale anche si presta da alcuni o da molti leale e onorata obbedienza come da altri si fanno vili e perfide adulazioni . Ma in fondo il re è un essere governato , il quale dee moversi a posta di questo e di quello e cedere a esigenze e imperii anche impersonali . Sua Maestà è il più governato dei sudditi di Sua Maestà . Io per me non vorrei esser re , né meno per proclamar la repubblica . Ma il mondo quale ce lo siamo fatti o lo concepiamo e lo percepiamo noi è tutto fittizio : il discendente di Prometeo , animale plastico e artistico per eccellenza , fa suoi idoli diversi , e li vagheggia e adora o li vitupera e batte , perché rapito all ' ammirazione o all ' odio della sua idea nella imagine figurata dimentica che è opera sua , o perché l ' ha fatta a posta per isfogarci sopra i suoi capricci . E seguitavo discorrendo tra me e me . Io non ho per casa Savoia le antipatie , per esempio , della democrazia lombarda , suggellate in pagine di fuoco da Carlo Cattaneo . Degli Estensi non ce ne sono più e furon tutti mediocri : i Medici anche finirono come doveva finire una famiglia di banchieri illustrata dalla porpora e non dalla corazza : né la corazza deterse i Farnesi dalla macchia originale d ' esser figli di preti . Dunque , se il popolo italiano , persuaso non si potesse unificare la patria senza la monarchia , chiamò i Savoia , che colpa ne hanno essi , amico Alberto Mario ? L ' ambizione storica e politica della dinastia sarebbesi probabilmente limitata all ' Italia superiore : noi , noi stessi , Giuseppe Mazzini a capo , la tirammo nell ' Italia centrale : il Generale Garibaldi le conquistò il mezzogiorno e la conquistò al mezzogiorno . Ora , grazie a quella tendenza plastica dell ' animale umano a realizzare personalmente le sue idealità per poterle efficacemente adorare o vituperare a sua posta , il capo della famiglia di Savoia rappresenta l ' Italia e lo stato . Dunque viva l ' Italia ! Valletti , alzate la portiera , e passiamo a inchinare il Re . E la Regina ancora , l ' eterno femminino . Ella stava diritta e ferma in mezzo la sala ; e il Re , da parte , verso una finestra , passava , parlando accalorato e con forti strette di mano a tutti , di cerchio in cerchio . Benedetto Cairoli , raccolto nel suo giubbone di ministro , s ' era riparato in un canto ; e di lì , tal volta passando la mano destra sui mustacchi memori di una castanea sincerità e su la bocca sorridente , come per accarezzarsi , tale altra appoggiando il gomito sinistro a una colonna , mandava intorno intorno lo sguardo scintillante di contentezza . Diffuso era per gli occhi e per le gene di benigna letizia , in atto pio , quale a tenero padre si conviene . E avea ragione . Cotesto superstite d ' una famiglia di cittadini morti tutti per la patria ; cotesto cittadino che aveva il solo , assai curioso per un soldato , titolo di dottore ; cotesto uomo che camminando zoppica un po ' sempre e si appoggia volentieri al braccio di chi lo avvicina , Benedetto , in fine , come noi lo chiamiamo ; in quei giorni sorreggeva egli e portava e presentava agli entusiasmi del popolo d ' Italia la più antica famiglia reale d ' Europa , due giovani , cui la morte improvvisa del padre , forte ed esperto nocchiero , avea slanciato d ' un tratto nel difficile mareggio del regno e della popolarità . La Regina intanto , senza darsene l ' aria e non essendo nella sala né men l ' apparenza del trono , troneggiava ella da vero in mezzo . Tra quelli abiti neri a coda , come si dice , di rondine , e quelle cravatte bianche , ridicole insegne d ' eguaglianza sotto cui l ' invidia cinica del terzo stato accomunò l ' eroe al cameriere , ella sorgeva con una rara purezza di linee e di pòse nell ' atteggiamento e con una eleganza semplice e veramente superiore sì dell ' adornamento gemmato sì del vestito ( color tortora , parmi ) largamente cadente . In tutti gli atti , e nei cenni , e nel mover raro dei passi e della persona , e nel piegar della testa , e nelle inflessioni della voce e nelle parole , mostrava una bontà dignitosa ; ma non rideva né sorrideva mai . Riguardava a lungo , con gli occhi modestamente quieti , ma fissi ; e la bionda dolcezza del sangue sassone pareva temperare non so che , non dirò rigido , e non vorrei dire imperioso , che domina alla radice della fronte ; e tra ciglio e ciglio un corusco fulgore di aquiletta balenava su quella pietà di colomba . Delle soavità di colomba , de ' sorrisi più rosei , ella , la discendente degli Amidei e di Vitichindo , è cortese al popolo : in palazzo è regina . E se io le dissi Signora , non è vero che mi correggessi Volevo dire Maestà , non sono avvezzo a parlare con le regine . Cotesto è un madrigale ignorante . Come al Re nel vocativo si dice Sire , così alla Maestà della Regina d ' Italia si dice Signora , come Senora a quella di Spagna e Madame a quella di Francia quando ce n ' era . Cortigiani delle gazzette , imparate almeno le prime creanze del servaggio . Tali le impressioni e le ricordanze che di Sua Maestà la Regina d ' Italia io riportai e conservai da palazzo . Dove gentiluomini tutti croci e colonnelli tutti oro mi furono d ' intorno con grandi carezze , e mi lisciavano il pelo come a una belva oramai addomesticata 23 dec . 1881
IL SISTEMA ESTETICO DI RICCARDO WAGNER ( ANTONELLI CURZIO , 1882 )
StampaPeriodica ,
Per avere un concetto esatto del sistema estetico di Wagner bisogna leggere i suoi scritti critici , pubblicati , per la più parte , durante il suo soggiorno a Parigi , nella Neue Zeitschrift für Musik , nella Dresdener Abendzeitung , nella Gazette Musicale e nel Journal du monde élégant . L ' opera d ' arte dell ' avvenire dedicata a Feuerbach , Una visita a Beethoven , I capricci estetici , Della sinfonia , Il musicista straniero a Parigi , I divertimenti a Parigi , Notizie dal paese delle arti e delle scienze , Il giudaismo nella musica , Ueber das Dirigiren , Opera e dramma , sono scritti pieni d ' originalità , di umorismo terribile . L ' immaginazione esaltata , nervosa fino al parossismo , il cuore ulcerato , l ' acume analitico del giovine bohémien vi si manifestano potentemente . Vi si trova in germe il suo sistema d ' arte mistico sensuale . L ' Edda , le leggende popolari del Reno , Shakespeare , Walter Scott , Byron , Goethe , Bürger , Hoffmann colpiscono , soggiogano la sua fantasia . In estetica , in metafisica egli deriva da Schelling , da Hegel , dallo Strauss e da Arturo Schopenhauer ; in musica procede da Glück , da Weber , da Beethoven e da Berlioz . Schelling aveva fatto dell ' arte un sesto senso che doveva mettere in comunicazione l ' anima dell ' uomo con l ' anima universale . Schopenhauer aveva detto : Quando il bello si rivela all ' uomo , la volontà s ' addormenta . Riccardo Wagner concepì l ' arte della musica universale , come il mezzo più elevato per avvolgere l ' uomo nella fantasticheria nebulosa e calma dell ' infinito , gettando , come dice lui , con un giro di parole romanticamente barocco , sul letto del dramma musicale il torrente della sinfonia tedesca . Wagner ha genio drammatico . Fin da fanciullo s ' era invaghito dell ' arte greca . Il suo professore , il dottor Sillig , vedendo l ' ammirazione ch ' egli sentiva per l ' Odissea , di cui ebbe a tradurre due canti , pensava di farne un filologo . È curioso il vedere come Wagner si stimi grandissimo poeta . Egli giunse a dire che la grande arte drammatica universale morta con Eschilo e Sofocle rivive in lui , e ch ' egli fa rifiorire il genio della tragedia e della musica greca nei miti popolari delle leggende . Poi combatte le belle forme , le odiate Welsches , e le abbandona al materialismo empirico dell ' arte francese . Poi predica la libera gioia di tutte le forze vive della natura , la libera espansione delle anime nel regno dell ' armonia , il libero amore , la deificazione di tutte le forze , l ' estasi ed il grande annientamento . Poi attacca a fondo il cristianesimo , condanna il modo di verseggiare tedesco imitato dai Greci e dai Latini , perché soffoca il pensiero per la forma e rimette in onore i ritmi nazionali delle leggende . Poi vuol castrare la musica , affermando che lo scopo dell ' opera deve esser quello d ' esprimere una idea drammatica , e che in musica è un mezzo per riuscire a ciò più fortemente e più completamente . Poi sogna che la questione sociale sarà sciolta solo quando sia aperto gratuitamente al popolo un grande teatro con repertorio fisso d ' opere musicali , « teatro che sia tempio di civiltà , ove l ' uomo si innalzi e si perfezioni vedendo e udendo tutte le potenze della forza vitale contribuire alla lotta incivilitrice » . Infine , per iscusarsi dell ' inverosimile misticismo , ond ' è avviluppata la sua fantasia , proclama che il solo elemento drammatico - lirico corrispondente alle esigenze dell ' opera musicale è il mito , perché ha la proprietà di concentrare in una forma ideale ma evidente gl ' istinti generali della natura umana , perché il mito soltanto può condurre lo spirito a quella chiaroveggenza che gli può far discoprire nuove e imprevedute serie di fenomeni . Eh ! via , in cotesta olla podrida le stravaganze e le contraddizioni s ' acciuffano pei capelli . Egli è convinto che la danza , la musica e la poesia fuse e riunite insieme siano la sola e vera arte vivente ; ma che divise , isolate , il loro valore estetico sia infinitamente minore . Il suo ideale artistico è quello che , nello scritto Una visita a Beethoven , pone sulle labbra del grande maestro : « Se io scrivessi uno spartito , nessuno vorrebbe udirlo . Io non v ' innesterei né arie , né duetti , né terzetti , né nulla di tutto quel bagaglio convenzionale di cui si servono tutti oggidì per fabbricare un ' opera . Ciò che io scriverei , irriterebbe il pubblico ed anche gli artisti medesimi . Essi non apprezzano che il falso e il vuoto musicale , dissimulati dai ritmi brillanti , dall ' orpello che li riveste . Chi facesse un dramma lirico , degno veramente di questo titolo , passerebbe per un pazzo , e lo sarebbe invero se esponesse il suo lavoro alla critica del pubblico piuttosto ché serbarlo per la propria soddisfazione . Per comporre un ' opera simile bisognerebbe entrarvi dentro con l ' anima , come ha fatto Shakespeare nei suoi drammi . Quando si consente ad adattare al timbro della voce d ' un istrione dei miserabili pasticcini musicali , destinati solo a procacciargli gli applausi frenetici di una frivola platea , si diventa degni d ' essere classificati fra i droghieri , i parrucchieri , o i fabbricanti di busti , ma non è lecito aspirare al titolo di compositore . Il suono degl ' istrumenti preesisteva nel mondo primitivo , senza che fosse precisato il significato loro , come organo della natura creata , assai prima che vi fossero degli uomini sulla terra per raccogliere coteste vaghe armonie . Ma il genio della voce umana è diverso . Questa è l ' interprete diretta del cuore e ne traduce le sensazioni individuali . Il suo dominio è limitato ; le sue manifestazioni sono sempre chiare e precise . Ebbene , fondete cotesti due elementi , riproducete i sentimenti vaghi e brutali della natura col linguaggio degl ' istrumenti , in opposizione alle idee positive dell ' anima rappresentate dalla voce umana , e questa eserciterà una influenza luminosa sul conflitto dei primi , regolando il loro slancio . » Nella prefazione ai suoi poemi d ' opera ( i nostri libretti ) egli dichiara la necessità d ' una eguale compenetrazione della musica e della poesia per modo che la melodia sia costruita poeticamente e la poesia sia costruita musicalmente . « Io vorrei , dice Wagner , caratterizzare la grande melodia che abbraccia tutta l ' opera drammatica , e però tengo conto della impressione ch ' essa deve produrre . I particolari infinitamente variati ch ' essa presenta debbono scoprirsi agli occhi non solo del dotto ma anche del volgo profano . La natura meno coltivata deve poterli afferrare , dal momento che essa sia giunta al raccoglimento necessario . La melodia dell ' opera drammatica deve produrre sulle anime un effetto simile a quello che una foresta , al cader del sole , produce sul viandante smarrito per via . Questi si abbandona man mano al raccoglimento : le sue facoltà , disciolte dai rumori della città , si tendono ed acquistano una nuova forza di percezione . Dotato , per così dire , d ' un nuovo senso , il suo orecchio diviene sempre più penetrante e distingue con nettezza sempre crescente le voci diverse che s ' alzano intorno a lui dalla foresta . Le voci s ' intrecciano , s ' ingrossano ; i suoni divengono sempre più rimbombanti , sempre più distinti fra loro , di modo che il viandante giunge a comprendere nella loro infinita varietà che man mano si allarga e si rischiara , una melodia unica , la grande melodia della foresta . Egli è come se in una bella notte d ' estate l ' azzurro profondo del firmamento avesse attirati i suoi sguardi . Più egli si abbandonerà all ' estasi dello spettacolo inenarrabile , e più le schiere delle stelle della volta celeste si riveleranno agli occhi suoi distinte , chiare , scintillanti , innumerevoli . La melodia della foresta lascerà nel viandante un ' eco perenne : ma gli sarà impossibile di ridirla . Per intenderla novamente egli dovrà ritornare nella foresta , nell ' ora del tramonto ; egli dovrà preparare il suo spirito a gustarne la dolce nozione . Egli sarebbe pazzo se volesse stringere nella mano uno dei graziosi cantori della foresta , portarselo in camera e insegnargli un frammento della grande sinfonia della natura ! Che potrebbe egli udire , in tal caso se non che una melodia da ballo all ' italiana ? » Secondo lui , non c ' è che una sola forma d ' arte , non c ' è che una sola arte . « L ' arte , egli scrive , è l ' espressione spontanea ed assoluta della natura umana primitiva , tal quale essa si dimostra prima di ricevere l ' impronta dell ' educazione che la falsa e la disvia , inoculando nella mente umana delle idee artificiali . L ' arte fu cosiffatta nella tragedia greca , sublime manifestazione di una razza che si svolgeva nella piena libertà , seguendo la legge degl ' istinti , non adorando che le forze della natura personificate negli dei . Poscia l ' antica Roma , il cristianesimo e l ' industrialità moderna hanno soffocata l ' arte distornando l ' animo dell ' uomo dalla contemplazione delle forze vive della natura , la prima col suo praticismo , con l ' imitazione , con la febbre prepotente di dominio politico , il secondo col suo disprezzo del mondo e della carne ; la terza con la sete degl ' illeciti guadagni , con la bassezza dei calcoli materiali . Sopraggiunga adunque una rivoluzione che rovesci il patibolo che si chiama società , spazzi via tutti i pregiudizi che acciecano e degradano l ' uomo e lo riconduca allo stato felice della natura . Allora egli potrà di nuovo comprendere ed amare l ' arte , non per freddo calcolo , ma come un bisogno dell ' essere perfetto . » Finisco , riproducendo due pensieri suoi . Quando egli mise in iscena il Vascello fantasma a Berlino , la Gazzetta musicale di Vienna osservò : Wagner come scrittore avrebbe potuto riuscire , ma come compositore di musica non è riuscito di certo . Egli , leggendo il giornale , uscì a dire : I musicisti m ' accordano del talento letterario : i poeti del talento musicale . Ci sono musicisti e poeti ai quali io non accordo alcun talento . A Berlino , dopo un concerto composto di frammenti dei Niebelungen , in un gran banchetto che gli fu offerto all ' Hôtel de Rome , pronunziò un discorso - programma , che si chiudeva così : « Il popolo tedesco non domanda all ' arte sua che la verità soltanto , e poco si cura delle belle forme (Welsches).È troppo sapiente per non guardare in fondo alle cose . Come al tempo della grande Riforma seppe purificare la sua religione dalle pompe corrompitrici del culto romano , così esso deve ora sbarazzare la sua arte nazionale dalle forme . » Questi è Riccardo Wagner , il filosofo , il poeta , il drammaturgo , il musicista che lascerà così gigantesca impronta di sé nell ' arte della scena : questa la sfinge bizzarra , meravigliosa , che costringe alla parte d ' Edipo il pubblico d ' Europa coi voli altissimi della fantasia .
NOVELLE NUOVE ( SCARFOGLIO EDOARDO , 1882 )
StampaPeriodica ,
I Non si può negare che la novella in Italia ricominci a fiorire : dal Piemonte , dalla Lombardia , dalla Liguria , dal Veneto , dalla Toscana , e specialmente dal reame di Napoli e da terra d ' Abruzzi e dalle Calabrie e dalla Sicilia , non che dalla Marca d ' Ancona e dalle altre Marche e dalle Romagne , fioccano le novelle e i novellatori si levano sempre più numerosi e fecondi . Ben vengano i novellatori e le novelle buone , e così ritorni il buon tempo antico , quando nelle corti e nelle case del popolo e nelle campagne italiane si novellava tra lo strepito dell ' arme , tra lo strepito dei telai , tra lo strepito della trebbiatura . Nella novella allora si cementava il gaio e salubre realismo borghese , e la prosa rispecchiava nella sua onda chiara , nella sua onda larga , piena di gorghi profondi e di vortici voluttuosi , i casi della vita . I casi uditi qua e là , per le piazze o pei campi o per le corti dei signori , in terra di cristiani o in terra di infedeli , nei paesi d ' Europa o nei paesi d ' oltremare , sgorgavano dalle labbra del Gonnella tra lo scoppio delle arguzie mordenti , poi fluivano e si suggellavano perennemente nella prosa secca e salata del Sacchetti o nella prosa piena di musica e di libidine del Boccacci . Fu un movimento che incominciò in Italia , e dall ' Italia andò via via dilagando per l ' Europa ; fu anzi la sola forma di arte letteraria onde l ' Italia possa vantare , se non la maternità , certo l ' adozione prima dall ' Oriente . Tutte le altre forme dell ' arte , l ' epica la lirica il dramma il romanzo , vennero dalla Francia , dalla Linguadoca , dalla Spagna e sino dalla Germania : la novella dall ' Italia passò in Francia , e fece qualche fuggitiva apparizione in Ispagna e in Germania . Avete letto mai vecchie novelle francesi ? Sapete la prosa della regina di Navarra , di Bonaventura Des Périers , di Agrippa d ' Aubigné , e di tutti quanti i novellatori che fiorirono ed ebbero fama durante il regno dei quattro ultimi Valois ? Allora l ' imitazione italiana era universale ; con Caterina de ' Medici non solamente le mode di Toscana , non solamente l ' untume della politica fiorentina , ma tutte quante le fogge e le inclinazioni e le raffinatezze dell ' arte italiana si erano accampate nel parco di Fontainebleau e intorno al Castelletto : era naturale che anche le novelle di messer Giovanni , mezzo fiorentino e mezzo parigino , trovassero a Parigi ospiti cortesi e briganti insaziabili . Il primo esempio lo diede una bella e pia e galante regina : i briganti di poi non furono sazi mai . A poco a poco la prevalenza italiana scadde , e l ' egemonia dell ' arte si attendò in terra di barbari : il maresciallo d ' Ancre fu ucciso con una pistolettata sotto gli occhi di Caterina de ' Medici , e il Malherbe cacciò a forza il Petrarca dai confini della poesia francese ; ma a dispetto del Malherbe la novella italiana restò abbarbicata alle terre di Sua Maestà Cristianissima , e non si poté svellere mai ; e tutti i novellatori che ebbero fama in Francia dovettero alimentarsi di quella antica polpa nutriente : cito , ad esempio , i due nomi maggiori : il Lafontaine e il Balzac . Il primo rifece in versi le migliori novelle italiane , l ' altro rifece in vecchia prosa i migliori racconti francesi , che derivavano da fonte italiana . Occorre citare altri nomi , ed è necessario tirare in ballo Alfredo De Musset ? Lasciamo correre : tanto , se i lettori non son convinti ancora , vuol dire ch ' essi son più duri di quei frati bizantini del monte Athos , i quali , mentre le mura di Bisanzio crollavano agli assalti dei barbareschi , si contemplavano la pancia illustrata dal tramonto del sole , e non sapevano persuadersi che quella fosse luce increata . Ritorni pure dicevo dunque con desiderio questa età dell ' oro per la novella italiana , e i novellatori siano i ben venuti , da qualunque parte d ' Italia essi si levino . Ma non ci lasciamo pigliar la mano dall ' entusiasmo , e non incominciamo troppo presto ad urlare che l ' età dell ' oro è ritornata . Facciamo i conti di cassa con assai di calma e poco di carità fraterna . II Prima di tutto , così in tesi generale , si può dire che noi facciamo appunto quel che facevano i francesi di Caterina de ' Medici : ci appostiamo con le pistole alla cintura e lo stiletto tra i denti ai valichi delle Alpi , aspettando al passaggio le balle dei romanzi francesi . La differenza sta in questo , che allora noi eravamo i ricattati , ed ora siamo i ricattatori . E sta bene : non io certo mi dorrò di questa santa rappresaglia ; e primo e più forte griderei al sacco , se il brigantaggio potesse giovare allo sviluppo dell ' arte . In arte , come in tutte quante le cose della vita , è necessario un movimento continuo d ' importazione e di esportazione : se gli ultimi cittadini della repubblica romana non avessero studiato nei ginnasi greci , l ' arte latina già decadente con la lingua latina non avrebbe preso quel nuovo slancio miracoloso che la spinse tanto innanzi ; e , senza le influenze provenzali , chissà quanto più avrebbe stentato la nostra letteratura a liberarsi dalle pastoie dialettali . La circolazione dei criterii e dei prodotti artistici e il libero scambio del pensiero sono dunque due necessità della vita umana , come la circolazione monetaria e il libero scambio delle merci ; ma perché l ' equilibrio duri , tutte le parti interessate debbono accettare e attuare francamente questi due canoni del commercio moderno . Se una parte si rinserra in sé stessa , e nega di accettare quel che può venirle dalle altre , l ' equilibrio è rotto . Questo a punto ha fatto la Francia dopo il trenta : si è rinserrata in un egoismo letterario superbo , ignorante , intollerante , e non vive che di sé stessa e per sé stessa , e ha chiuse tutte le vie al commercio d ' importazione . L ' equilibrio dunque è rotto , e tra questa e le altre parti d ' Europa non vi può essere circolazione né scambio di prodotti e di criterii artistici , perché la Francia non ne accetta quando non portino marca di fabbrica nazionale . Sarebbe stato utile provvedere sin da principio , e bloccare tutti i porti francesi per impedire l ' esportazione ; ma questo , o per mancanza o per inesperienza , non si fece , e tutta quanta l ' Europa , eccetto l ' lnghilterra e , in parte , la Germania , fu invasa dall ' esportazione francese : noi , naturalmente , ne abbiamo avuto sino al collo , anzi ci siamo adoperati con le mani e coi piedi perché l ' alluvione fosse più larga e più lunga . Che cosa ne è seguito ? Permettetemi di farvi un piccolo quadro della nostra novellistica costituzionale . La novella moderna in Italia è nata intorno al 66 , con la casa Treves che la tenne al battesimo e che non la volle più fare uscire di tutela . Nacque dunque intorno al 66 , e fu quella infelice e vituperevole cosa che poteva essere , dopo la rotta di Custoza e il vituperio di Lissa . Con l ' Affondatore parve che tutte le forze e tutte le speranze della nova Italia sprofondassero nei gorghi dell ' Adriatico : Caterina Percoto seguitava a raccontare storielle friulane semplici , oneste , sonnolente , secondo i desiderii del buon Tommaséo ; e Paolo Tedeschi filava novelline pallide alla maniera germanica , continuando il Dall ' Ongaro . La novella era dunque tuttavia sotto il dominio politico e letterario dell ' Austria , e fu a punto un editore irredento che la fece emigrare a Milano , fu il Treves . Una delle delizie della mia infanzia , tra i romanzi di Walter Scott e i molti pellegrinaggi sui tetti , furono certi libriccini con la copertina color marrone chiaro che il Treves timidamente sparpagliava da Milano : di questi libriccini , che mi stornarono dai Fatti d ' Enea e da una vecchia traduzione in prosa dell ' Iliade , non rammento né i titoli né gli argomenti ; rammento bensì la copertina color marrone chiaro , e anche mi pare che fossero raccontini originali e tradotti dal tedesco : si vede che il Treves aveva ancora qualche fede nella letteratura tedesca . Ma la fede cadde presto , e il mestierante Treves non tardò ad avvedersi che se voleva far fortuna bisognava gittarsi alla Francia : fu così che sorse in Milano quel maledetto laboratorio chimico di romanticismo mezzo manzoniano e mezzo francese , che assorbì e lambiccò e volatilizzò tutte le forze letterarie dell ' Italia , e che tuttavia tra le macerie si affatica a questa bestiale opera di assorbimento , di lambiccamento , e di volatilizzamento . Perché in Milano dal Treves e dagli altri emuli suoi si incontrarono e si diedero la mano in un connubio mostruoso , non libero di ribellioni e di battaglie , i vecchi avanzi del romanticismo , e i giovani codini manzoniani , e parecchi spiriti rivoluzionari che in un altro ambiente , con altra compagnia e con altri studi , avrebbero potuto fare un ' opera utile assai al disgelo dell ' Italia letteraria . Questo parrà un paradosso e leverà molti a rumore , ma è un fatto incontestabile che intorno al cadavere del Manzoni Paolo Ferrari e Giuseppe Rovani si accordarono in una miracolosa comunione di entusiasmo e di propositi ; che il Tarchetti morì , in casa di Salvatore Farina , meschino e rugiadoso e troppo fortunato manzoniano ; che il Praga più di una volta si trovò a bere in compagnia di Camillo Boito . Nella capitale morale d ' Italia s ' incontrarono il Bonghi , il Cantù , il De Amicis , il Bersezio , il Barrili , Cesare Donati , Leone Fortis , Pompeo Gherardo Molmenti , il Capranica , il Caccianiga , il Bettòli e altri mercanti di letteratura d ' ogni colore , i quali pigliarono la cosa dal lato pratico e mossero da questo criterio : scrivere libri facilmente e sicuramente vendibili : il criterio a punto onde muovono gl ' impresari dei teatri di boulevard e i direttori dei giornali a un soldo nella vecchia e buona città di Parigi . Ognuno , secondo la natura e la misura dell ' ingegno suo , si mise a speculare sulle debolezze , sui vizi , sulla sensibilità , sulla vigliaccheria del pubblico ; e i libri loro si venderono con più o meno di fortuna : così Edmondo De Amicis , dopo avere per un pezzo portato in processione sopra un piatto i suoi occhi di bersagliere lacrimanti come due fontane , cambiò tattica di botto e si gittò a viaggiare , alla moda francese ; così gli altri piantarono il romanzo storico crollante da tutte le parti , e si gittàrono in una cloaca di romanticismo borghese , senza un indirizzo chiaro , senza discernimento , senza criteri sicuri , andando a tentoni , correndo da un modello all ' altro , punzecchiati spronati flagellati dal pensiero goloso e invidioso della Francia , ove gli esemplari dei libri si vendono a migliaia . Dato un tale ambiente d ' ignoranza di pecoraggine e di affarismo , era naturale che tutti i cattivi istinti venissero a galla gorgogliando , e che la mediocrità si facesse innanzi fra gli applausi : era naturale che Pompeo Gherardo Molmenti si spiccasse da Venezia facendo salamelecchi , e sparpagliando raccontini tisici dissanguati , e sbuffi d ' una erudizione bolsa e contrabbandiera sulle turbe acclamanti . La rocca lombarda pareva un ' acropoli inespugnabile , e Leone Fortis sui merli sonava a raccolta pavoneggiandosi nelle sue vecchie penne di pappagallo . Delle femmine che gittarono le loro gonnelle in mezzo a questo vituperio della prosa italiana non voglio parlare , perché noi bizantini facciamo professione di cavalleria . Dico solamente che di quanti parteciparono a questo vituperio , uno solo mostrò ingegno vero e sano , e fu il Verga , al quale in seguito si levarono ai fianchi un altro siciliano e una napolitana , Luigi Capuana e Matilde Serao : di questi tre il più forte è il Capuana . Il Verga ha più calore di fantasia e più potenza di colore , la Serao ha più finezza di sentimento e di nervi femminili ; ma il Capuana ha per sé due buone qualità , che gli dànno il vantaggio sopra tutti i suoi competitori : la sicurezza dell ' osservazione , e la coltura . Un segno comune di tutti i nostri novellatori mascolini e femminini è l ' ignoranza . Nessuno di loro , tranne il Capuana , ha capito che nel nostro paese , ove la novella e il romanzo non hanno tradizioni fresche , è necessario uno studio serio , ordinato e largo di tutte le letterature moderne , e della nostra novellistica antica : tutti , tranne il Capuana , stanno appostati ai valichi delle Alpi con le pistole alla cintura e lo stiletto fra i denti aspettando al passo gli ultimi romanzi francesi ; tutti sono , chi più chi meno , nelle condizioni di Leone Fortis , il quale dopo avere per tanti anni predicato alle turbe il verbo della letteratura francese , credeva in ultimo nella sua grassa e vacua ingenuità che in Francia s ' ignorasse il sonetto . Credete che esageri ? E bene , che cosa ha fatto il Verga prima dei Malavoglia ? Quale altra cosa ha fatto se non rimpastare in quattro o cinque o sei romanzi la Signora dalle Camelie ? E si accorse egli che in Francia fosse esistito un Onorato di Balzac , che in Francia esistesse un Emilio Zola prima che il plauso della folla gli gittasse sotto il naso l ' Assommoir ? E la signorina Serao non gitta ella nelle sue novelle e ne ' suoi romanzi , senza misura e senza pietà , come uno scolaretto che ha fatto troppe e troppo maldigeste letture , il realismo nervoso del Daudet , e quello plastico e colorito del Flaubert , e quello solido e meccanico dello Zola , insieme al romanticismo convalescente del Dumas figlio e al romanticismo tisico di Ottavio Feuillet ? E non è vero forse che nessuno dei nostri novellatori si è mai fatto una questione di lingua e di stile ; ma ognuno italianizza il proprio dialetto , con non poche fioriture francesi ? Ora tutto questo non può continuare . Leone Fortis aveva già cantato il miserere alla lirica italiana ; e la lirica in Italia è risorta per opera di un poeta che si fortificò e si nutrì lungamente e copiosamente di filologia romanza . Io credo che noi avremo dei romanzi e delle novelle esemplari , quando i nostri novellatori avvenire saranno degli eruditi come il Boccacci . Non monta che sappiano il latino e il greco come il Boccacci ; ma è necessario che sappiano bene il francese e la letteratura francese , l ' inglese e la letteratura inglese , il tedesco e la letteratura tedesca , il russo e la letteratura russa , l ' italiano e la letteratura italiana . E se anche sapessero il sanscrito , e potessero leggere il Panciatantra , non ci perderebbero nulla , perché fu dall ' altipiano dell ' Iran che scaturì l ' Oceano dei fiumi delle novelle . III Questi ed altri pensieri mi ronzavano nella mente leggendo i Racconti Calabresi di Nicola Misasi , il quale , non trovando nel nostro paese tradizioni novellistiche fresche , e non avendo sufficiente esperienza delle tradizioni straniere , ha fatto una lodevole opera di prudenza : si è rinserrato nella sua semplice e ruvida scorza di montanaro . Glie ne è seguito del bene e del male . Certo non si può dire ch ' egli abbia subito influenze esterne , e i suoi racconti non paiono tradotti dalla cronaca d ' un giornale parigino come i bozzetti del mite e pingue Navarro della Miraglia , ma rassomigliano un poco ai fauni antichi che balzavano ispidi e vellosi dal cortice degli alberi , e hanno un sapore selvoso di rapsodia primitiva e di cronaca medievale . Egli li narra come li narrano i contadini e gli atti di accusa dei processi briganteschi , con poche preoccupazioni d ' arte , con molto amore della verità storica e topografica . Nel paesaggio è secco , breve e poco colorito ; i particolari gli sfuggono ; egli pone un ' ossatura solida sopra un fondo ben disegnato , ecco tutto . E questo mi piace ; perché ogni tanto da questa prosa grezza mi balzano in faccia le asprezze efficaci della verità , e un getto di passione viva , e uno scoppio di grida umane . L ' analisi non c ' è : il Misasi non ha saputo frugare nell ' anima dei suoi briganti ; ma li ha disegnati con una ruvidezza di tocco franca e pittoresca , ma li ha disseminati con un movimento vivace per i boschi della Sila ; e basta . I suoi racconti sono troppo esteriori , ma hanno tutti i vantaggi dell ' esteriorità : sono plastici , sono drammatici , sono vivi ; i suoi racconti sono troppo selvatici , ma hanno tutti i vantaggi della barbarie : sono freschi , sono robusti , sono sani . Del resto il Misasi , quando vuole , sa anche addentrare nel cuore umano gli aculei dell ' analisi : i lettori della Bizantina possono dire con quanta sottigliezza , con quanto fortunato acume egli abbia sfruttata l ' anima delle monache . Io dunque , dolente di non potermi fermare più a lungo con lui per essermi troppo fermato con gli altri , gli do un consiglio : impari bene il tedesco , il russo , l ' inglese e lo spagnuolo , e studii , studii con un metodo severo tutte queste letterature ; poi consacri molto tempo e molte fatiche e molto ingegno ai nostri novellatori , dal Boccacci al Machiavelli ; poi se gli pare opportuno , legga anche il Panciatantra . Farà qualcosa di meglio che non abbiano fatto quelli della lega lombarda stipendiati da Casa Treves .
C'ERA UNA VOLTA ... ( SCARFOGLIO EDOARDO , 1882 )
StampaPeriodica ,
Pare un paradosso strano , e pure è una verità appurata e provata con molte studiose ricerche , che i popoli latini , e più il popolo d ' Italia , hanno pochissima potenza di creazione fantastica . Tutta la nuova materia d ' arte , che fu accumulata dopo il crollo della vita pagana , o venne dall ' Oriente con molta varietà d ' importazione , o fu una produzione indigena della razza sassone e della razza celtica ; la razza latina non concorse al gran cumulo di materiale se non con qualche tradizione classica e con qualche getto di lirica d ' amore . Così , mentre i monaci pellegrini recavano dalle terre d ' Oltremare coi frantumi del Santo Sepolcro e coi ramoscelli d ' olivo dell ' orto di Getsemani le fantasie maturate al sole del Cattai o dei piani del Gange ; mentre dai boschi armoricani e dalle paludi bretone e dalle torbaie della Turingia e della Pannonia il canto epico sonava accordato sul ritmo gregoriano ; mentre nelle valli pireneiche tra la crescenza odorosa degli oleandri la nova lirica si metteva a fiorire con un tumulto d ' amore melodioso , l ' Italia badava a innestare i rampolli cristiani sul vecchio tronco gentile , e si trasmutava e si rifondeva cristianamente le sembianze di Virgilio . Nocquero le tradizioni e le presunzioni patrie , o fu un difetto dell ' intelligenza nostra ? Non so . Certo la lingua italiana germogliò ultima dal carcame fecondatore della romanità ; certo il popolo d ' Italia non conferì al patrimonio epico lirico e drammatico fondato dagli altri popoli d ' Europa . Noi non fummo altro mai che manipolatori del materiale altrui , e quasi amministratori del patrimonio altrui . Guardate alla storia della nostra epica e della nostra lirica e della nostra grammatica , da Sordello Mantovano che poetò in lingua d ' oc sino al signor Parodi e al signor Guaido che scrivono drammi e romanzi in lingua francese , e ditemi se fu mai popolo così sterile di fantasia come il popolo italiano . Né questa sterilità è solamente negli scrittori o solamente nel popolo ; ma il popolo e gli scrittori si accordano meravigliosamente in una deficienza strana delle facoltà imaginative . Pio Rajna mostrò già con documenti e con prove sicure come il più fantasioso de ' nostri poeti , l ' Ariosto , nulla o presso che nulla traesse dall ' attività procreatrice della sua mente , ma solo con una sintesi miracolosa raccozzasse e fondesse una mole immensa di favole di cavalleria penetrate in Italia coi romanzi francesi , coi poemi inglesi , con le canzoni di gesta e coi frammenti epici tedeschi ; Alessandro D ' Ancona ha provato come il materiale della lirica popolare sia tutto o presso che tutto d ' importazione straniera ; e se Domenico Comparetti avesse seguitato i suoi studi di novellistica comparata , facilmente avrebbe potuto dimostrare che nella selva folta di novelle popolari che copre tutta l ' Europa non c ' è un solo virgulto italiota . Guardate ai novellieri italiani : la materia ch ' essi foggiarono con tanta maestria d ' arte da fare della novella una forma veramente italiana , venne d ' Oriente nelle emanazioni del buddhismo o fu qua e là raccattata per le terre d ' Europa . Quando i novellatori vollero attingere alla larga fonte del popolo , la trovarono tutta scrosciante e zampillante di acque forastiere ; così accadde che nella prosa narrativa l ' elemento indigeno entrasse in una misura scarsa assai , e l ' elemento popolare non tardasse a cadere in discredito . Così vedendo ora che un novellatore italiano della scuola sperimentale si è messo con proposito deliberato a formare novelle popolari con materia tratta tutta dalla sua mente , e con fortuna grande , io mi sarei aspettato un più largo plauso dagl ' Italiani . Se non che , gl ' Italiani l ' importanza e le difficoltà di certe cose non le intendono . II Dice il Capuana nella prefazione del suo libro che , avendo scritto una delle sue novelle per un caro bimbo che gli chiedeva una bella fiaba , pensò di costruirne altre a diletto de ' suoi nipotini ; poi , leggendole , lo prendeva una gran soggezione di quei cari diavoletti che gli sedevano a torno , e stavano tutt ' occhi e tutt ' orecchi ad ascoltare . Certo , l ' autorità fanciullesca in fatto di storie imaginose è grande ; ma non bisogna poi esagerarne il peso , come fa il Nencioni . Io non ho dato da leggere ai ragazzi il libro del Capuana , ma so che il gusto infantile è facilmente appagabile . Io pure sono stato un bimbo curioso e desideroso di fanfaluche strane , come tutti i bimbi di questo mondo , e avendo avuto poche narratrici , mi erano di un diletto indicibile le Mille e una notte udite leggere la sera accanto al fuoco . Tutti sanno come in questo suo rifacimento dall ' arabo il signor Galland impegolasse gli studiosi artifizi orientali di molta pomata francese ; e pure la storia di Aladino , raccontata con una prosa sciatta e pretensiosa insieme , faceva fremere di godimento e di paura il mio spirito bambinesco . Anche una vecchia traduzione in prosa dell ' Iliade popolò la mia mente di fantasie meravigliose e mi scosse forte i nervi tra il settimo e l ' ottavo anno ; e pure la narrazione era fatta più penosa dall ' ortografia arcaica . Leggete a un bambino le fanfaluche meno bambinesche , le favole di Esopo tradotte per uno da Siena , il Novellino , i Fatti d ' Enea , e lo spirito suo penderà dalle vostre labbra come quel di Saul pendeva dagli arpeggiamenti di David . La cosa dunque va considerata più dall ' alto , e a me pare che la prima questione che il libro del Capuana debba suscitare , sia questa : il gran materiale narrativo e cantativo che alimenta l ' intelligenza di tutti i popoli d ' Europa è esso malleabile e foggiabile alle molteplici forme dell ' arte ? Io dico di sì ; e chiunque guardi alla storia delle letterature antiche e delle letterature moderne dovrà accordarsi meco . Non è forse appurato che la letteratura italiana non fu già fabbricata toscanamente sui modelli provenzali alla corte sveva di Palermo , ma venne via via crescendo e avvantaggiandosi , come in tutte le terre d ' Italia dialetti germogliati dal terriccio latino misto di concime barbarico si mettevano a fiorire ? E non è forse noto all ' universale che l ' Ariosto , e poi i poeti che intorno a Lorenzo il magnifico portarono per Firenze la licenza allegra del carnasciale , attinsero dal popolo materia nova e più fresca ? Se non che , questi e molti altri che io per brevità dimentico , rinnovarono e rinfrescarono alle chiare fonti popolari l ' epica un po ' passita nelle mani troppo dotte del Boccacci , e la lirica stroppiata dai petrarcheggianti ; ma nessuno si messe per esercizio d ' arte ad imitare le rozze forme popolaresche . In Italia , no : ma in Germania e in Inghilterra e in Francia si tentò questo più volte con varia fortuna ; e a me pare che la questione si possa più chiaramente formulare così : le imitazioni delle forme popolari nella selvatichezza naturale sono solamente un esercizio atto a dilettare i bambini , o possono essere vere e proprie fogge dell ' arte ? Di nuovo , io dico di sì . Ecco : da qualche tempo l ' arte sente il bisogno di tuffarsi alle fonti della vita ; e dal Balzac in poi il romanzo ha deviato dalla sua antica forma narrativa per diventare un vero e pieno studio fisiologico e psicologico dell ' uomo . A questa deviazione della prosa narrativa il Balzac conferì più di tutti studiando i segni esteriori e gli effetti visibili dei sentimenti interni , la Sand analizzando con una sottigliezza femminile tutte quante le crespe e gli avvolgimenti dello spirito , gli ultimi romanzieri naturalisti proseguendo certe leggi della vita appurate dalla scienza . Tutte queste vie menano , più o meno brevemente , alla verità ; ma non alla verità assoluta : ci è sempre come una piccola nuvola vaporosa , che offusca l ' evidenza della rappresentazione . Nel Balzac è lo stile troppo martoriato e qua e là gonfio o colorito soverchiamente o contorto ; nella Sand è la tabe sentimentale che s ' appiglia e corrode l ' analisi più sottile ; nello Zola è il rigore della tesi scientifica e il calore eccessivo dello stile . Manca a tutti quella serenità plastica e semplice della concezione e dello stile , che il Flaubert ebbe per un momento in Madame Bovary , e che tutta quanta la letteratura popolare possiede naturalmente . Qualche anno a dietro , trascrivendo io novelle popolari della campagna romana , provavo un vero godimento estetico ascoltando sulla bocca di una serva in una prosa semplice , limpida , efficace , le fantasie più pazze mescolate di osservazioni acute o profonde , corrette e regolate da un criterio sano e retto della vita . E trascrivendo in fretta o rileggendo dopo avere trascritto , mi nascevano nella mente dei pensieri e dei raffronti in folla . Per esempio , ripensavo al Bertoldo e al Bertoldino di Giulio Cesare Croce ; e non sapevo capacitarmi come di là non avesse preso le mosse qualche opera di prosa , come dai leggendarii e dai frantumi epici si mossero tante opere di poesia : non trovavo , nella prosa italiana , la rispondenza del Morgante e dei due Orlandi . Ora questo , che nel secolo XV era possibile , ma non più nei secoli che seguirono , di nuovo è possibile e utile e forse anche necessario oggi . Avete mai badato alla famigliarità , con la quale il popolo tratta i re e le regine ? E questi re e queste regine delle novelle popolaresche non vi sembrano essi dei sovrani costituzionali ? Rammentate il buon re Alboino di Giulio Cesare Croce e il buon re Pantagruel di Rabelais ? Ebbene , l ' ideale del re costituzionale è questo : come vedete , prima assai dell'89 il popolo lo aveva pienamente intuito e rappresentato . Così il popolo ha pienamente intuito e rappresentato tutta quella parte della vita che gli è stata accessibile . E bene , perché i novellatori sperimentali non imparano anche dal popolo , ma se ne stanno contenti alle teoriche darwiniane ? Da cinquant ' anni le trascrizioni di racconti popolari pullulano da tutte le parti , e la demopsicologia è quasi diventata una scienza a parte . E bene , fate che dal dominio della scienza tutto questo gran materiale passi nel dominio dell ' arte . Scartate tutte le scorie fantastiche : resterà una selva folta di osservazioni e d ' insegnamenti . E non isdegnate d ' imparare dalla vostra serva , poiché fu una moltitudine miserabile di servi che , crollata la carcassa romana , fondò una vita nuova una lingua nuova una metrica nuova , e ritrovò le prime nuove forme dell ' arte . III Ora , se bene l ' angustia dello spazio non mi consenta di mostrare con la larghezza necessaria la verità della mia tesi , credo che i lettori convengano meco in questo : che il tentativo del Capuana sia una cosa più seria assai di quello ch ' egli nella sua modestia volesse dare a divedere . In quanto alla prova in sé , ho detto che è fortunata , e anche in questo chiunque ha qualche pratica di novelle popolari si accorderà meco . Il Capuana non ha rimpastato delle favole già diffuse , ma ne ha costruite di nuove con gli elementi che entrano in tutti i prodotti della fantasia popolare : elementi , come ho già accennato e come facilmente pare , non indigeni , ma d ' importazione forestiera . Lasciando dunque da parte l ' elemento fantastico e mitologico , che è ciò che più move lo spirito bambinesco , e guardando solamente alla manipolazione e alla intuizione dei criteri e delle forme e dello stile popolari , io dico che queste fiabe mi paiono una cosa perfetta . Il Capuana ha saputo cogliere mirabilmente quel sano e giocondo ottimismo , quella tranquilla aspirazione al benessere , quel placido e sicuro senso della vita che sono i caratteri più chiari delle produzioni letterarie del popolo . Di più , egli mostra di essersi assimilato , con la semplicità rustica e ingenua della narrazione , con la fusione naturale del dialogo e del racconto , lo stile popolaresco . Per me , io non esito ad affermare che questo , dopo la Giacinta , mi pare il miglior libro del Capuana ; e trovo in esso confortata un ' asserzione mia di tre mesi a dietro , che di tutti i nostri novellatori , il Capuana sia quegli che ha un concetto più sano e più alto , e quasi una religione dell ' arte .
NUOVA E ANTICA IMPOSTURA ( DOSSI CARLO , 1883 )
StampaPeriodica ,
Io le sono , marchesa , tenuto assai del divertimento , altro non fosse che per averlo goduto con lei , ma veda , per carità , di non dare del mago al bossolottajo Hermann ! Bel mago ! un sorridente grassoccio in cravatta bianca e marsina , servito da una livrèa di scena , in mezzo a un teatro affollato e illuminato a giorno , senza apparecchi , senza neppure bacchetta ! Ah , cara lei ; perché essere ingrati ai nostri antichi Merlini e Sabini con le lor barbe e i lor berrettoni appuntati e i lor zimarroni neri con su cuciti in panno rosso i soli , le stelle , e gli spicchi di luna ? perché fare torto ai loro nascondigli , torri sempre in rovina , con certi tenebrosi stanzoni rischiarati soltanto dalla verdògnola luce degli occhi di un gatto che ingrossava la coda e soffiava al nostro apparire , stanzoni in cui , oltre un puzzo di zolfo , un borbottìo di caldaroni dalle orrende misture e un lamento di strigi , èrano e gufi inchiodati e coccodrilli e basilischi impagliati e cani arrabbiati appesi alle travi , e ampolle e rospi e pignatte e diàvoli che arrampicàvano su e giù per la cappa e si rannicchiàvan ghignando tra le gambe dei tavoli ? ... Quelli , o marchesa , èran maghi ! Almeno , ci facèvan paura . Ma , ahimè ! la uniformità , di giorno in giorno , uggiosamente si accredita . La ferrovia vuol la pianura . Scompàjono i dialetti , le foggie , i misteri ; scompàjono le divisioni e suddivisioni nella filosofia , scompàjono i confini , e , bastasse il volere , scomparirebbero le stagioni . Ecco , nell ' arte , che la scultura fa da pittura , la pittura da mùsica e la mùsica da matematica , mentre la letteratura arieggia l ' analfabetismo , ché gli scrittori del giorno temon perfino di parere d ' ingegno . E una orrìbile noja e la somma . Tutte poi quelle alte e basse livrèe , che , palesando con chi s ' avea a trattare , mettevanci tosto a nostro agio , tutti que ' segni , che , a primo aspetto , ci dàvano il grado dell ' officiale moralità di ciascuno , dalla poetica laurea alla croce di cavaliere , dal marchio d ' infamia alle gialle o rosse bindella delle trecche d ' amore , vanno , uno dietro dell ' altro , ad aumentar la pastura ai topi dell ' Antiquaria . E al teatrino dei nostri bimbi , e al tresette , è al tarocco , che noi dobbiamo ricòrrere , quando ancora vogliamo rallegrarci la vista in que ' variopinti vestiti , in quelle corone di talco , in que ' scettri , in que ' manti , senza cui , addìo re e regine ! sembrano carne , come la nostra , soriana . E ne viene ? ne viene , che tu , col cappello tra mani , credi parlare a un padrone , ed è un servo : dai del tu a chi di servo ti ha l ' aria ; è un padrone . Presti danaro ad un pòvero , perché lo reputi ricco ; non aduli ad un ricco , reputandolo pòvero . Così , la donna che è di uno e la donna di tutti si baràttano i modi ; anzi , le donne , a quanto dìcono loro , stanno per diventare uòmini . Ognuno nasconde i ferri del suo mestiere . La plebèa araldica delle insegne , che , me fanciullo , era il mio spasso , va a ròtoli con la nobiliare delle armi . La barbierìa , a don Chisciotte ingratìssima , ha perduto i suòi piatti e s ' e cangiata in uno scipito salon ; il caffè cangiò in farmacia ; mentre il fornajo , che già faceva la cosa più buona del mondo , volle far meglio e fe ' peggio , togliendo al pasticciere la mano , sicché costùi trovossi obbligato a gettarsi nella chincaglieria e ora vende i confetti per amor della scatola . E intanto il bugiardo , onestamente , chiàmasi gazzettiere , e il ladro , speculatore alla Borsa ... Senza i preti e i soldati a mantenerci un po ' ancora nei ranghi , dio sa che babele ! che generale miscuglio ! E voi , dove mai ve la siete fumata , o dottoroni bisnonni , vecchi sempre , dalla tabaccosa espressione , fonte già tanta di buon umore ai Montaigne , ai Maggi , ai Molière , voi che , annunciati dal serviziale e seguiti dalla lancetta , scendevate da portantine color verde - bottiglia per salire da noi con un passo pesante che paréa di mulo e una tòrbida cera quasi per spaventare la malattia , mentre non spaventava che l ' ammalato , e facevate le vostre divinazioni stando alla porta della stanza da letto , tenebrosa e attufata , interrogando gli astri e le orine , con certi termini strani e citazioni mezzo in linguaggio greco , mezzo in ebreo , perché , piuttosto che andare a cercare , vi si credesse sulla parola ; poi partivate , lasciando le tracce della vostra mano rampina su certe lunghe ricette , lunghe come la fame da voi mantenuta negli infelici clienti ? e dove sono iti i vostri amplìssimi studi a tramontana , dalle vetriere incartate , e le cataste di libraccioni , non mai vecchi abbastanza , gialli come la faccia di un giapponese , e i gessi , verniciati di marmo , di Galeno e d ' Ippòcrate , e i lùcidi crani con su disegnata la città degli affetti , le sue piazze e contrade , e i poltrononi di pelle dura e sdrucciolevolíssima , i palandrani color tabacco - di - frate , le berrette a ricami e col fiocco , gli occhiali o d ' oro o di osso , le canne d ' India dall ' aureo pomo , e le tabacchiere tempestate di gemme , dono di qualche grande di Spagna o di una dama della croce stellata ? ... Ahimè ! voi cedeste a dei dottorini , senza né gravità né velluto alle unghie , abbigliati con gusto e ben pettinati , che fùmano sìgari e ùsano di occhialetto , che dottamente annòjano poco , ma chiàcchierano anche di cappellini , che spesso sanno sonare delle polche e dei valzi , e , all ' occorrenza , ballarli , che se coltìvano fiori , non è per stillarne le quintessenze , ma per ornarsene l ' àbito ! cedeste a studioli , che si direbbero meglio abbigliatòi , dalle finestre aperte , dalle minuzierìe eleganti , con scranne in cui si siede comodamente , con quadri che non ti guàstano il desinare , con scientìfici libri , non mai nuovi abbastanza , frammisti a romanzi , a gazzette e ad un profumo nell ' aria , che , insieme alla donna , ti ricorda la vìpera ! Ma non sia detto con questo , che l ' erudita ciarlatanerìa abbia lasciato i mortali : oh non pensiàmolo manco ! Poiché la somma dei vizi , come delle virtù , è tuttora qual ' era negli eròici tempi : l ' uomo , dagli abiti in fuori , è sempre stato quel desso . Non è l ' inganno che muta , è il gergo . Una volta , per farsi valere , la Scienza dovèa essere greve , tediosa , con le cigne e le staffe e circonfusa di un certo qual reverendo odore di vetustà ; oggi , essa deve prodursi in scarpini , procèdere gaja , spirar la freschezza dell ' appena sfornato . Giovava , una volta , se simulata ; or giova dissimulata . Quando il vecchio dottore volea adoprare paroloni dell ' arte o bizzarri , li proferiva lentissimamente , solennemente , perché si capisse ch ' ei li capiva , per farne sentire tutta la difficoltà ; il medico odierno li lascia invece sfuggire come se a caso , senza che appaja ch ' ei dia loro importanza , quasi già noti a chiunque . Quegli ostentava di avere tanto studiato e tanti anni ( ché i vecchi sistemi di apprendere èrano come i sentieri di un giardino all ' inglese , più fatti per allungare che non per scorciare il cammino ) e di avere spogliato , lui solo , in privilegi e diplomi , un gregge di pècore , e di possedere una biblioteca di scienza inimica dell ' aria e di fruire della illuminazione di tutti i torchioni - a - otto - stoppini europei ; questi vorrebbe invece parere di non èsser mai stato a scuola , neppure . L ' uno insomma pompeggiava in da - più , l ' altro in da - meno , ma in ambo i casi per guadagnarci nel credito . E se l ' uno abbigliava le proprie stivalerìe di latino e di greco , affibbiàndole anzi ai nomoni di Celso , Magno , Oribasio , Avicenna e Averroè ; l ' altro , furando a costoro le migliori pensate , ce le traduce e le spaccia per sue . Ma , se con meno dottrina e con più leggiadria , si accoppa scientificamente ora , né più né meno di allora . Gli è una medesima storia , stampata , anziché nell ' accadèmico in - folio , nel casalingo trentaduèsimo . Oggi , in cui non si ha più a trattare con gente che dalle fasce passa alla sferza e dalla sferza alla fede , anche l ' inganno dovette modificarsi , e si fece ... più semplice ossia perfezionò .
IL CANZONIERE D'UNA CONTESSA ( SALVADORI GIULIO , 1883 )
StampaPeriodica ,
Oggi com ' oggi la letteratura femminile in Italia fiorisce . Se siano tutte rose , non saprei dire : certo è che forse neanche il Cinquecento , così popolato di rimatrici e di gentildonne erudite , può vantarla così varia , così spregiudicata , così abbondante . È vero che poche ora ( diciamo poche per cortesia ) saprebbero scrivere epigrammi greci come Olimpia Morato , o reggere a disquisizioni teologiche come Giulia Gonzaga la bellissima , e Vittoria Colonna : ma è anche vero che le nostre sanno per compenso il francese ; e come lo sanno ! Agli uomini che sapessero il francese e non sapessero il greco , che leggessero Mendès e Barbey d ' Aurevilly riservandosi di guardare dall ' alto in basso la letteratura classica , non importerebbe poi gran che : ma scrivere è un altro paio di maniche . Questa usurpazione , per parte delle donne , nei loro diritti , costretti come sono a passarci sopra per non parere villani o di poco spirito , questa usurpazione non la mandano giù . E , sebbene in versi , quando devono celebrare una donna che inganna ricamando rime le ore d ' aspettativa , cavan sùbito fuori del cassettone rettorico Saffo e Corinna ; se ne vendicano poi nella prosa , nella vil prosa , protestando e giurando di esecrare le donne che scrivono quasi da quanto quelle che votano . E , in prosa e in versi , hanno torto . Già , s ' e mai trovato un uomo che , di fronte a una donna in qualunque argomento e in qualunque caso , avesse ragione ? Qui poi , torto doppio : di critici e d ' uomini . Come siamo fatti , come pensiamo , come amiamo , come viviamo noi , noi uomini , ( non se n ' abbiano a male i novellieri sperimentali ) lo sappiamo fin troppo ; tanto per le letterature di tutti i tempi e di tutti i luoghi , fan sangue le membra dilaniate , s ' incrociano le ramificazioni convulse delle vene e dei nervi nell ' anatomia dell ' anima nostra maschile ; qual e oramai il cameriere di caffé che , fra il posare e l ' alzar delle tazze , non si permetta ogni tanto un briciolo d ' analisi psicologica ? Ma come sia fatta e come viva la donna , noi non lo sappiamo se non di seconda mano e per congettura ; e per lo più , la immaginiamo e la rappresentiamo come un uomo senza persona , imbiancato dallo zolfo dell ' ignoranza , purificato per le acque chiare dell ' indeterminatezza . Ma la natura e la vita , crediamo forse che non si possano vedere , sentire , rappresentare , se non come le vediamo , le sentiamo , le rappresentiamo noi ? O crediamo che l ' arte non possa scapitare , se gli stessi fantasmi che visitano l ' anima nostra , passando per un ' anima femminile si colorano e si atteggiano diversamente ? Ancora , e peggio : se le donne oramai tutte date allo scrivere non avessero dimenticato di leggere , avrebbero nella lotta dell ' amore troppo vantaggio sopra di noi . Con tutta questa letteratura psicologica , noi uomini abbiamo messo e mettiamo di continuo le carte in tavola ; la donna le tiene ancora raccolte nel misterioso ventaglio , sicura di sé perché conosce il vostro giuoco , sicura di voi perché voi non conoscete il suo . È nell ' interesse nostro , fratelli , che le parti si mutino : giù le carte , signore . È vero che una scrittrice , la marchesa Colombi , ha detto recentemente che le donne non imparano a conoscere l ' abbandono se non quando si trovano abbandonate . Ah ! marchesa , marchesa , marchesa ! Eppure le misericordie per i colpi di grazia è da un pezzo che non usano più . La contessa Lara , o signore , vi dà il buon esempio . Questo suo canzoniere , come rivelazione d ' un ' anima femminile , come documento umano , direi , se la frase oramai non fosse inzaccherata di volgarità , e veramente prezioso . Intendiamoci : da questi fogli , che la contessa congedandoli chiama tersi ( e l ' editore Sommaruga ha fatto tutto il possibile perché si pensasse alla verità dell ' aggettivo , non alla necessità della rima ) da questi fogli non è che l ' arte non occhieggi profumata e capricciosa , facendo sorrisi e riverenze piene di grazia e di canzonatura : la testolina bionda emergente da un cerchio di pellicce e di velluto ha mosse sùbite e vive , e al muoversi s ' accompagna il riso degli occhi neri folgoranti fra i capelli aggrovigliati come fior di vitalba e il serpeggiare delle anella bionde che scendono come giacinti sul collo di latte . Non è dunque che in questi versi manchi l ' arte : ce n ' è anzi anche troppa . Qualche volta , per esempio , i drammi e le figure della vita reale , della vita borghese , vorrebbero un po ' più di vivezza nella frase anche a scàpito della martellatura e della brunitura del vaso , un po ' più di precisione rapida nel tocco , anche a scapito della lingua poetica eletta e dell ' audacia felice di stile . A questo proposito , anzi , ci sarebbe molto da dire : si potrebbe , per esempio , da questo libro di versi d ' una signora risalire alle ragioni per le quali l ' arte della rima , da noi , s ' è mostrata sempre disadatta o restia a rendere il vero di tutti i giorni , il vero del salotto e dell ' alcova , del teatro e della festa da ballo , della passeggiata ai Colli e dei bagni a Livorno e a Castellammare : il vero , insomma , di questa piccola vita borghese che ha per fondo la carta di Francia e il velluto ; dalla finestra , sì , si vede un po ' di verde e di mare e di cielo , ma i vetri sono chiusi per paura dei raffreddori . Tutto questo e altro potrei ricercare e considerare e osservare ; ma io , in questo libro , non ho cercato l ' arte , lo confesso , ho cercato la donna . E la donna c ' è : intelligente , troppo intelligente , anzi , se vogliamo dar ragione al Fontana , gloria , musa , angelo , idea , se vogliamo dar retta al ribelle spirito che ha mille volte meno spirito del Fontana ; ma , in tutto e sopra tutto , donna . Donna anche nella sincerità delle sue confessioni ; e forse potrebbe anch ' essere che , tanto per mutare , come parve ad un suo amico ch ' ella pregando si divertisse a canzonare i santi , così scrivendo si divertisse a canzonare i lettori . Le carte ella le mette in tavola , è vero , ma le mescola e le scambia con un ' agilità che sarebbe meravigliosa quando non fosse femminile , di modo che raccapezzar le fila dei drammi che si svolgono per entro il profumo di queste risa , di questi baci , di questi sospiri fatti armonia , non riesce davvero la cosa più semplice che si possa pensare . Tuttavia , a chi sappia guardar bene , tra la folla degli intermezzi , fra il vario muovere delle figurine illuminate dalla luce piena della passione o contorcentisi grottesche allo squillo argentino del riso della loro signora , tre drammi principalmente si distinguono diversi di carattere e di scioglimento . Far l ' analisi di tutti , non sarebbe né gentile né giusto ; comprino i curiosi il libro e tentino di farla da sé . Ma ce n ' è uno fra gli altri , che finisce allegramente in una risata ; cioè : in una risata dei lettori e in un sorriso maligno di chi determina la catastrofe . Protagonista è quel ribelle spirito che appare sempre accompagnato dai profumi di zagare del suo dolce paese amato dal sole , e inghirlandato dai pampini secchi della sua retorica , non saprei se più accademica o romantica , arcadica sempre . Egli le scrive da lontano : E nevica anche in questo del sol dolce paese , cadon le rose , tremano le zagàre da l ' insolito gel colte ed offese . E seguita raccontando d ' una sua passeggiata nei campi in cerca di solitudine , e d ' un sogno fatto passeggiando , a occhi aperti . Gli pareva d ' essere con lei in una slitta e di scivolare su quel gran piano di neve , lieve lieve come se la slitta volasse ; egli le cingeva col braccio la vita e il sangue gli batteva ardente nelle arterie , quando ... quando sparve il sogno , ed egli non seppe far altro che piangere . Ella scrolla la sua testina incredula Con un sorriso di bambino scaltra ; E data al fuoco l ' amorosa lettera , Stende la mano per aprirne un ' altra . Benissimo ! a tutto quel ghiaccio non c ' era altro rimedio che il fuoco . E poi , era ghiaccio artificiale : non è vero , contessa ?
IL ROMANZO SPERIMENTALE ( GUERRINI O. , 1883 )
StampaPeriodica ,
È strano come i pregiudizi s ' impongano anche a coloro che credono di non averne . Per non dire altro , la questione suscitata da Emilio Zola circa il romanzo sperimentale ha fatto veder chiaro che molti ingegni , i quali si credono e si proclamano liberi , hanno invece la ferrea palla e la catena attaccata come i galeotti . Stranissimo poi è che certe teorie trovino appunto i nemici più fieri là dove dovrebbero trovare dei naturali alleati ; dico nel campo dei repubblicani , od almeno tra coloro che , senza militare attivamente nelle schiere repubblicane , vanno un po ' più avanti che non sia lecito ad un sostenitore del presente disordine di cose . Per giudicare la loro avversione alla letteratura che cerca di sostituire lo studio della verità alla fecondità della immaginazione , ripetono quel che hanno ripetuto gli scrittori di teorie politiche ed i seguaci di Nicolò Machiavelli , cioè che la repubblica non può esistere che basata sulla virtù ; ed aggiungono che la letteratura sperimentale , essendo necessariamente immorale , deve essere respinta da ogni convinto e sincero repubblicano . La repubblica deve essere basata sulla virtù ? Questa affermazione mi è sempre sembrata una di quelle magnifiche sciocchezze che proferiva l ' egregio signor Prudhomme , il faceto e maestoso personaggio inventato da Enrico Monnier . Ma quale virtù ? Fate solo questa innocente domanda , quale virtù ? e la magnifica frase cade in rovina . Delle virtù ce ne sono di millanta tipi . C ' è , per esempio , la virtù secondo i cattolici . Vorremo essere virtuosi a quel modo e tendere la guancia sinistra a chi schiaffeggiò la destra ? Bella repubblica sarà quella che si fonda su quella virtù ! Direte che la virtù cattolica non è virtù , e sia . Ma quale sarà dunque questa benedettissima qualità che deve servire di fondamento a questa benedettissima repubblica ? C ' è per voi un assoluto , una morale superiore alle evoluzioni civili e sociali ? E se c ' è , qual ' è ? Non basta ripetere i due o tre assiomi del diritto romano , del decalogo o della dichiarazione dei diritti dell ' uomo . La condotta è qualche cosa di troppo complesso perché due o tre massime sante possano valere a darci una norma sicura nelle mille contingenze della vita . E stringendo le cose , e venendo alla conclusione , bisogna confessare che questa virtù necessaria alla solidità della repubblica è la virtù repubblicana . La quale , ch ' io sappia , non ha mai imposto la esclusione del romanzo sperimentale come pericolosa agli ordini civili , perché , tra le altre cose , ha bisogno ancora di essere messa al mondo , povera virtù , di crescere e di farsi capire . Non lanciamo dunque anatemi in nome di un vangelo che non è stato ancora scritto . Ma , si dice , il romanzo sperimentale è la stessa cosa della pornografia , e quindi ecc . ecc . Adagio ! Chi ve lo ha detto ? Per me , intanto , in questa affermazione trovo o una ignoranza crassa o una malafede cattolica . Io non capisco e non capirò mai che si dica , per esempio , che la lirica è la laudazione di madonna Laura , perché il Petrarca nel suo canzoniere ha lodato madonna Laura . C ' è un romanzo realista che rasenta il pornografico ? Ammettiamolo , benché i romanzi dello Zola non siano per me in quel caso . E che per ciò ? Direte che le novelle sono di necessità pornografiche perché il Boccaccio è di manica larga ? Eppure ci sono le novelle del padre Cesari che seccherebbero il mare a forza di pudicizia . Qui si confonde una questione di metodo con una questione di tendenza ; qui si giudica tutto il poema cavalleresco dal solo canto di Fiammetta . Siamo in buona fede , se è possibile . Quando mai i difensori del romanzo sperimentale affermarono che si debba esser pornografi ? Quando mai fu dimostrato che non si possa fare un romanzo sperimentale , realista , che sia morale ? Perché dunque queste sentenze a priori , che si sentono tutti i giorni schizzar fuori dalle caste bocche dei critici pudibondi contro questo povero sperimentalismo ? Eppure , qual è il canone primo degli sperimentalisti nell ' arte ? Essi vi dicono : fino ad ora per essere buon romanziere bisognava essere uomo di grande fantasia , di imaginazione feconda . Ora queste facoltà sono stimabili , eccellenti , ma non è per mezzo loro che ci avvicineremo alla verità . Le altre arti hanno cominciato da un pezzo a studiare dal vero , e il romanzo non fa parte anch ' esso dell ' arte rappresentativa ? L ' imaginazione è una bella qualità , ma l ' ideale del romanzo sarà dunque quello di Giulio Verne ? L ' imaginazione non deve essere esclusa , s ' intende . Dice il chimico che sperimenta : come si comporterà il tale metallo immerso nell ' acido tale ? E il romanziere : come si comporta il carattere tale quando si trova nella tale circostanza ? Come si vede , la fantasia non è esclusa , poiché a lei spetta di cercare l ' occasione , di trovare la circostanza nella quale mettere a sperimento un carattere . Ma il carattere , l ' occasione e le relazioni intermedie non spettano più alla fantasia , che deve limitarsi a metterle in presenza tra loro . Devono essere desunte dal vero , e non può essere lecito , in questa forma letteraria , d ' inventare carattere e modo di condursi di una persona imaginaria in faccia ad avvenimenti inventati . Si tratta insomma di mettere la fantasia al posto che le spetta . Non si faccia la storia nuda e cruda , ma non si facciano nemmeno i racconti delle fate . Che cosa ci sia di scandaloso e di pornografico in queste massime , davvero non saprei vedere . Ma è necessario , pure , per la letteratura virtuosa , che il protagonista sia un eroe , la donna un angelo , il tiranno un mostro d ' iniquità , e così via . È il sistema del teatro a soggetto , dove il carattere d ' Arlecchino , di Pantalone e di Brighella era già fatto e stabilito . Invece , nella verità , non si è che in rarissime eccezioni completamente virtuosi o completamente birbanti . In generale , si vive oscillando tra le azioni indifferenti ; e quando succede qualche avvenimento critico dove bisogna decidersi o per la soluzione retta o per la curva , pochissimi sono quelli che non abbiano un quarto d ' ora , un minuto di esitazione . Perché dunque gli eroi dovranno sempiternamente essere l ' eccezione ? Perché dunque non staremo un poco alla verità , lasciando in pace i tipi imaginari platonicamente preferiti ? E pornografia , questa ? Chi è senza peccato tiri la prima pietra , diceva quello . Il giusto cade sette volte al giorno , diceva quell ' altro . E ci ostineremo a imaginare eroi che non peccano e non cadono mai ? In questo caso i romanzi diventano pericolosi come se fossero pornografici . Una gentile signora , dice il Mérimée , se non sbaglio , visitando lo studio di un illustre scultore , guardava le Veneri e le altre splendide nudità marmoree con occhio poco benigno , e disse finalmente che gli uomini fanno male a guardare e tenere in casa simili statue . La loro imaginazione si sregola , si guasta , e pretendono poi dalle povere donne quel che non possono avere , una bellezza che si avvicini alla perfezione . La signora diceva bene . Facciamo un po ' degli eroi meno meravigliosi , perché le ragazze , queste ragazze che stanno tanto a cuore ai critici virtuosi , non si guastino la testa .
STORIA POCO NATURALE UNA STORIA DI TOPI ( LESSONA MICHELE , 1883 )
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Il signor L . Elliot racconta una storia di topi avvenuta testé a Bruxelles , e di cui fu testimonio oculare . Prima di riferire questa storia premetto alcune parole intorno ai topi stessi . I topi di cui si tratta sono i più grossi ; essi si chiamano topi delle chiaviche , topi decumani , surmulotti , ratti da colmigno , ratti delle beccherie , sorci delle chiaviche . Questi topi erano al tutto ignoti fra noi appena due secoli or sono . Apparvero per la prima volta in Europa in sul principio dello scorso secolo , anzi appunto nell ' anno 1727 . Loro patria sono le Indie Orientali e , fino a un tempo relativamente così vicino , non avevano mai pensato a muoversene . Non si sa precisamente quando siano partiti , e quelli che sono partiti certamente non sono arrivati . Sono morti lungo la strada , e i loro discendenti solo e non i primi , ma chi sa dopo quante generazioni , arrivarono alla meta . Partirono nella direzione di ponente e attraversarono tutta quella vastissima distesa di terra che si allarga tra l ' oceano indiano e il mar Caspio . Le vicende della mia vita mi portarono venti anni or sono a fare io pure una gran parte del medesimo viaggio , ma a ritroso . Io credeva di trovare popolate di topi delle chiaviche le contrade della Persia , per cui essi erano venuti fino al Volga . Credevo che , secondo quello che dicono gli autori , avessero fondato colonie lungo la strada . Ma ebbi a riconoscere che ciò non è stato . I primi topi partiti e i loro discendenti non fecero che attraversare quelle steppe brulle , o vi morirono , o passarono oltre scotendo la polvere dai loro calzari . A Tauris , a Sultanieh , a Casvin , a Teheran non c ' è un solo topo delle chiaviche . Il naturalista Pallas menziona siccome veduti per la prima volta nell ' autunno del 1727 questi topi sulle rive del Volga . Attraversarono il fiume , proseguirono verso la Prussia dove giunsero a mezzo del secolo , e poco dopo in Francia e in Italia . Pare che il bisogno di partire dalle Indie Orientali fosse grande per questi topi , perché , poco dopo di aver lasciata la patria , viaggiando verso ponente per via di terra , presero il partito di imbarcarsi . Sono buoni nuotatori e riuscì loro facile salire a bordo . Nel 1732 sbarcarono i primi topi decumani in Inghilterra , poi in breve per le vie dei bastimenti si diffusero per tutto il mondo . Questi topi sono i più grossi fra quanti vivono ora fra noi ; hanno fatto una guerra vittoriosa a ratti alquanto più piccoli di loro , che erano essi pure dapprima forestieri e venuti di Soria al tempo delle crociate . Forti , battaglieri , indomiti , si rivoltano anche alla forza pubblica , rappresentata dai gatti . Questi topi stanno al pian terreno , nelle chiaviche , nelle scuderie , negli ammazzatoi , nelle botteghe dei salumai , divorano le carni crude e anche le cotte se ci arrivano , il lardo , tutto quel che c ' è di mangiabile su cui possano mettere il dente . A Bruxelles c ' è un nuovo mercato , mercato provvisorio , ma che pare definitivo dal punto che nessuno sa quando possa esser finito l ' altro . In questo mercato , dove si vende ogni sorta di cose , si vende anche carne macellata di bove , di montone , di vitello , di maiale . Una grande bottega dove si vende tal sorta di carni , che si tengono in alto appese ad uncini anche la notte , è in comunicazione con un canale sotterraneo popolato di topi , che possono così entrare nella bottega da quello . Ciò facevano i topi tutte le notti . S ' arrampicavano per le colonne di legno , arrivavano agli uncini e divoravano il lardo e le carni . Il macellaio disperato si rivolse al Municipio ed ebbe il consiglio di fasciare di zinco le colonne . Il consiglio seguìto ebbe dapprima un ottimo effetto ; ma in capo a qualche tempo le carni ripresero a sparire con segni evidenti sui residui del morso dei topi . Il Municipio si trovò imbarazzato . Fu preso il partito di far la guardia ogni notte per scoprire in qual modo i topi se la prendessero , e il signor Elliot , di guardia una notte , vide uno spettacolo che disegnò e riferì colle parole che io traduco qui testualmente e che si leggono nella Illustrirte Zeitung del 30 dicembre dello scorso anno 1882 : « Era da poco che facevamo la guardia , quando ad un tratto , preceduto da alcuni emissarii , un numeroso stuolo di topi , assai ben pasciuti , penetrò nel mercato passando pel buco del canale . Essi salirono a passo di carica la parete inferiore dei sostegni della carne , la quale non presentava loro alcun ostacolo , e giunsero così al piede di una delle colonne rivestite di zinco . A questo punto , la compagnia , come ad un comando , si raccolse in un gruppo , il quale crebbe ben presto in forma di montagna , la cui piattaforma era tanto spaziosa che alcuni topi potevano drizzarsi sulle zampe posteriori , mentre colle anteriori si appoggiavano alla colonna . Sulle spalle di questi salivano altri , mantenendo la stessa posizione , poi altri e altri ancora , di modo che , secondo le leggi della costruzione , si formava la scala di Giacobbe , dalla cima della quale gli individui più ginnastici saltavano sulla parte superiore della trave zincata che offriva loro una buona presa . Poscia saliva pure tutta la riserva , si arrampicava senza fermarsi sulle travi e si gettava con vera voracità sui pezzi di lardo , sui quarti di manzo , sui dorsi di vitello e sui cosciotti di castrato che pendevano dagli uncini . Spero che mi si presterà fede , se io assicuro che ho raccontata e raffigurata la storia precisamente come l ' ho veduta » . Io lascio libero il lettore di prestare o negar fede al racconto . Soggiungo solo che il danno grande che i topi recano , come in ogni parte del mondo , anche in America , fece sì che una città degli Stati Uniti aprisse un concorso e promettesse un grande premio al vincitore , il quale avesse suggerito il miglior modo di distruggere i topi . Di questo concorso , delle memorie inviate , del premio dato , dirò un ' altra volta .
SALOTTI ROMANI CASA MANCINI ( L'IMBIANCHINO , 1883 )
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L ' onorevole Pasquale Stanislao Mancini si lagna talvolta , sottovoce , di essere obbligato a ricevere , perché è ministro degli affari esteri . Non bisogna credergli . L ' inclinazione al ricevimento egli l ' ha nel sangue : inclinazione che dura vivace come certi suoi entusiasmi musicali . Il ricevimento in casa sua è un brano di storia patria , è un frammento di letteratura poetica . Sono tradizionali i suoi ricevimenti al tempo dell ' esilio , quando tutti gli emigrati si aggruppavano intorno a lui e alla sua signora , un vivo lume di bellezza , di poesia e di amore : Laura Beatrice Oliva Mancini . Egli ha ricevuto , sempre , a Napoli , a Torino , a Firenze , a Milano , a Parigi , dovunque è rimasto dieci anni , una settimana , un giorno . Quando va in villeggiatura , a Capodimonte , per riposarsi , riceve ancora . Qui , in Roma , riceve di mattina , di sera , in casa , alla Consulta , credo anche in carrozza andando da via Gregoriana al Quirinale . Di talché , in questa furia di ricevimenti i suoi nemici politici spesso lo accusano di ricevere troppe mortificazioni dalle nazioni sorelle . Né il carattere dei suoi venerdì è eccessivamente diplomatico : è difficile trovarvi tutto riunito il banchetto delle nazioni . Gli ambasciatori , i ministri , i rappresentanti , vengono quasi per turno , un paio alla volta . Un venerdì vi trovate l ' ambasciatore giapponese , il principe e la principessa Asano , gente ulivigna e tranquilla , vestita all ' europea , la signora in toilette parigina , l ' uomo in marsina . Un altro venerdì la Svezia è rappresentata dalla bella e bionda signora Lindstrand e la Turchia da Musurus , giovane ambasciatore che ha , pare , abolito il fez dei suoi padri . Un ' altra sera , erra , fra le marsine , la marsina magna del marchese del Mazo , ambasciatore di Spagna . Molte volte , a vedere un astante taciturno , con le basette brizzolate , gli occhiali d ' oro , ci si domanda con un certo terrore : Dio mio , mi trovassi , per caso , dinnanzi alla forte Inghilterra ? E forse la patria di Arminio , quella che prende il tè con tanta flemma ? Avessi , per avventura , pestato un callo alla Russia ? Anzi il salotto Mancini è più , dirò così , europeo che diplomatico . Si passa dalla stranezza esotica di certi tipi , da certe figure forestiere e silenziose , a uno strato di burocrazia superiore , da questo a uno strato di vecchi amici napoletani , romani , toscani come un gruppo di sigari scelti . E ancora gl ' infiltramenti letterari , per memoria degli antichi gusti di casa : e quegli artistici , per memoria della vecchia ospitalità torinese ; e infine la parte vocale e strumentale , l ' elemento lirico - musicale - filodrammatico - concertistico . Poiché il concertista è la fillossera di casa Mancini , il tarlo roditore dell ' onorevole Pasquale Stanislao . Non vi è suonatore di violoncello , di ocarina , di triangolo , di timpani , che non gli venga presentato : non vi è signorina concertista di piano , di arpa , di composizione , di declamazione , d ' improvvisazione , che non si raccomandi alla sua protezione . Il buon Pasquale , vecchio amatore di musica e incapace di dire no a nessuno , invita tutti questi fenomeni , tutte queste mostruosità , tutti questi affamati di pubblicità e di denaro , ai suoi venerdì , che finiscono col diventare concerti belli e buoni , per un modo di dire , poiché talvolta non sono né buoni , né belli . Bisogna confessare che vi passa ogni tanto , in questo salotto , la celebrità di canto o di piano , uno di quegli esseri deliziosi mandati sulla terra per la felicità di chi ama la musica . Da Mancini ha cantato Goyarre , l ' ultimo dei grandi tenori , in una serata indimenticabile : vi ha cantato la Urban , l ' ultima delle prime donne drammatiche : vi ha suonato l ' arpa Sofia Cattolica , quell ' angioletto napoletano che per poco non fece perdere la testa a un mio collega del giornalismo politico : vi ha suonato Cesi , il grande pianista . Ma per costoro , che penitenza di violini stridenti , di rapsodie sterminate , che piogge di romanze e di romanzette , di cui quei quattro sciagurati Tosti , Rotoli , Denza e Palloni si sono resi colpevoli ! Il pubblico maschile e femminile sta a sentire quest ' orgia di musica coi segni dell ' attenzione più interessata . Appena due signore osano parlare fra loro , si ode uno zittìo che le fa arrossire . Non sono quelle del corpo diplomatico che parlano , poiché dalla professione dei relativi mariti hanno imparato l ' arte di tacere e quella di prestare un ' attenzione benevola . Gli uomini sono domati dalla musica . Cavallotti sezione letteratura sembra un leone placato ; il commendator Malvano , piccolo uomo senza età , ma sempre più segretario , pensa all ' Oriente donde arrivano le tempeste ; il commendator Cottrau ha il suo sorriso di uomo contento delle sue torpediniere ; Carmelo Errico sembra quel pacifico agnello del buon Dio che è ; l ' onorevole Pierantoni rassomiglia più che mai a una cariatide monumentale ; il senatore Moleschott , che ama l ' arte quanto la scienza , è beato nella sua bella faccia larga ; il professore Schupfer è , ogni venerdì più , personaggio di Hoffmann . Le mezze figure formano una siepe bianca e nera . Ogni tanto una rondine pellegrina : Michetti il pittore , Camillo Boito il critico , Andrea Maffei il poeta per un solo venerdì . Le signore . Le rappresentanti , come sopra , di qualche potenza amica . Dilettanti di arpa e pianoforte con circostanze attenuanti di visini graziosi : signorine Bevilacqua e Martini . Dilettanti di canto , con slanci d ' arte : signore Bussolini - Savini e Secchi . Cantanti al riposo , sospiranti i trionfi passati : signore Tiberini e Bendazi . Cantanti in attività di servizio , con aggiunzioni di eleganza : signorina de Adler . Cantatrice di grazia , con contorno di occhi maliziosi e di braccia provocanti : signora Cottrau . Documento umano di aristocrazia : tutto il ducato di Gallese . Miscela aristocratico - artistico - bohèmica : contessina Garelli . Apparizione poetica : signorina Vertunni , maritata Tutino . Scrittrice , con peggiorativo di miopia e di chiacchiera inestinguibile : signorina Matilde Serao . Scrittrice in tranquilla penombra famigliare : signora Pierantoni - Mancini . Tipo biondo incipriato , sottile , indolente : la padrona di casa , signora Eleonora Genina - Mancini . Madri di famiglia , parenti di fanciulle , parenti di concertiste , signore del pubblico che non canta e non suona : una quantità . In mezzo a tutto questo , il ministro va e viene , sorridente , spiritoso , galante con le donne per memore riconoscenza .
RICORDI DI GIORNALISMO ( ARRIGHI CLETTO , 1883 )
StampaPeriodica ,
I Quindi giacché la Cronaca Bizantina mi ha invitato a mandarle dei ricordi di giornalismo - oggi mi permetterò di raccontare a ' miei lettori un aneddoto bastantemente gustoso , sulla questione dei plagi . Bisogna sapere che , saranno ora cinque o sei anni , la critica italiana s ' era messa a correr dietro ai plagiari , come se questi fossero ladri o contrabbandieri e la critica fosse un questurino o una guardia di finanza . Non vi saprei dire chi avesse cominciato . Lo scandalo scoppiò forte quel giorno in cui un giornale della sera accusò il Cavallotti d ' aver copiati i suoi Pezzenti da un romanzaccio di Gonzales , trasportando nelle scene del suo dramma i dialoghi tali e quali dal racconto francese , o spagnolo che sia . Il pubblico , indifferente , alzò le spalle e non vide in quella rivelazione che un giuoco di partito . Esso presentiva che il Cavallotti avrebbe fatto vedere di non essere stoffa di ladro letterario . Ma i nemici del Cavallotti non dissimularono la gioia di scoprirlo in flagrante , mentre gli amici gridarono , come ossessi , che la delazione del Torelli Viollier era un ' azione indegna , e che per l ' onore della stampa italiana non si avrebbe più dovuto permettere questo spionaggio letterario . Mi ricordo d ' aver allora difeso il Cavallotti , raccontando ciò che un mio zio amico di Rossini mi aveva detto , un giorno che si parlava appunto dei furti musicali del gran maestro . Quando Rossini incominciò a scrivere mi diceva mio zio tutti i pedanti Paisiellisti , Mozartisti e Cimarosisti lo accusavano di plagio . E non a torto . Soltanto che Rossini restò Rossini , e i maestri dai quali egli tolse parecchie delle sue melodie nessuno sa più quasi che sieno esistiti . Tantoché avviene , che oggidì , chi non si picca di musica , scambia il ladro col derubato che è un piacere . Una sera io stavo al Manzoni seduto presso un onesto venditore di bretelle e cinti elastici , ad ascoltare un ' opera di Mozart . A un tratto egli si volta a me e mi dice : Non le pare che questo pezzo sia tolto di pianta a Rossini ? Io lo guardai nel bianco degli occhi per vedere se mi burlava . Infatti risposi si direbbe quasi che Rossini sia nato assai prima di Mozart . L ' altro non capì . Era scottante ancora la polemica per il plagio del Cavallotti , quand ' io diedi al teatro milanese la mia nuova commedia Nodar e Perucchee . Non so per quale miracolo questi Nodar e Perucchee piacessero assai , fin dalla prima sera ; giacché è noto che delle quarantadue commedie ch ' io scrissi pel mio teatro , trentaquattro fiascheggiarono supinamente alla prima rappresentazione , salvo poi , per qualcuna di esse , ammutarsi in delirio di successo , come accadde appunto del Barchett de Boffalora che fu ripetuto trecento cinquantadue volte in tre anni , e del Milanes in mar , che oggidì è rappresentato da tutte le compagnie di operette . I miei dolci confratelli , adunque , non potendo negar il successo del Nodar e Perucchee , insinuarono che esso doveva essere un plagio . E il Filippi tra gli altri , nella Perseveranza , tra molte cose gentili che ebbe a dire di essa , scrisse che la doveva essermi stata ispirata da due o tre commedie del repertorio francese , che io non avevo mai viste né conosciute . « Ch ' io mi ricordi scriveva il Filippi non ci trovo analogia che nel Carnaval d ' un merle blanc e nel Passé de Nichette . » Potete immaginarvi quanto io fossi grato al Filippi d ' avermi dato con quelle due indicazioni il modo di far diventare forse più attraente la mia commedia . Mandai dunque subito dal Dumolard a comprare il Carnaval e il Passé de Nichette , li lessi e non vi trovai una sola situazione , una frase , una sillaba che corrispondesse alla roba mia . Ma non dovete credere neanche per questo che la mia coscienza non mi rimordesse fieramente e non gridasse a voce alta : Sì , tu sei un ladro , un famoso ladro lo stesso ! Giacché Nodar e Perucchee , quantunque non tolti dalle due commedie francesi indicate dal Filippi , erano pur sempre una vigliacca e turpe ruberia ! ! Giudicatene : « On a beaucoup ri de la gravité des notaires . On s ' est cruellement amusé de leur pesanteur . Qu ' est - il arrivé ? Les notaires se sont fâchés de ces absurdes railleries . On leur reprochait leurs qualités comme des défauts . Ils ont voulu se corriger , ils se sont faits hommes du monde , ils sont devenus légers et fringants . Le coiffeur au contraire est le seul homme grave de notre époque . » Questo brano d ' una lettera della Girardin che ho trascritto in francese , sicuro qual sono che non ci sia lettore della Bizantina il quale non conosca la lingua dei nostri più o meno prossimi nemici mi aveva suggerita la idea della commedia Nodar e Perucchee ; e dava il pretesto a ' miei nemici di accusarmi di plagio . Io cospersi di cenere il capo e piansi il mio errore . Sì . Io avevo commesso il delitto di leggere quel brano delle Lettres Parisiennes della Girardin , e m ' era balenata in mente l ' idea del mio lavoro pel teatro milanese . Capivo d ' aver commesso un ' azione indegna ! Giurai di non leggere più nulla , di non studiar più , anzi di non parlare più con nessuno , per paura che non mi venisse dal di fuori la più piccola ispirazione che mi rendesse reo di plagio . Quando vorrò scrivere qualche cosa pensavo mi chiuderò ermeticamente nella mia camera priva di libri , di riviste , di giornali , mi cretinizzerò ben bene , poi , con le mani sul banco , aspetterò che scenda dal cielo una ispirazione veramente mia , tutta mia , salvo poi a sentirmi dire dal primo che passa che quella ispirazione era già venuta ad altri in Francia od in Italia . Ho ancora vivissima in mente la impressione di un disinganno di questo genere nei giorni che scrivevo la Scapigliatura parola che fu trovata perfetta dal povero Camerini per significare in italiano la Bohème francese . Una notte , insonne , balzo dal letto , corro al tavolino , butto giù una diecina di pagine . Mi pareva d ' aver fatto una trovata sublime ! Ero felice ! Al mattino un amico viene a trovarmi , ed io tutto raggiante gli racconto di aver avuto nella notte una bella e novissima ispirazione . Gli leggo le pagine . Quello , serio , ascolta , poi dice : Belle ! ! ! ma ... Ma che cosa ? Hai tu letta la Peau de chagrin di Balzac ? No . Bene , leggila . Troverai precisamente questa scena . Se mi avesse dato un cazzotto mi avrebbe fatto meno male .