StampaPeriodica ,
A
Ravenna
,
dove
io
era
il
6
giugno
,
per
la
inaugurazione
del
monumento
al
Farini
,
rappresentando
la
Deputazione
storica
romagnola
instituita
già
dal
dittatore
,
rividi
,
per
la
prima
volta
da
che
ministro
,
Benedetto
Cairoli
.
O
,
a
dir
meglio
,
egli
primo
vide
me
;
e
per
la
sala
affollata
di
deputati
,
di
senatori
,
di
generali
,
mi
corse
incontro
con
quella
sua
bella
faccia
serena
come
un
maggio
di
Lombardia
,
e
mi
abbracciò
e
mi
strinse
forte
le
mani
guardandomi
in
viso
,
e
mi
batté
su
le
spalle
;
e
tràttomi
in
disparte
,
e
chiamati
a
sé
gli
onorevoli
Baccarini
e
Zanardelli
,
tutti
tre
mi
furono
a
dosso
a
mezza
spada
perché
mi
rendessi
alla
croce
del
merito
civile
di
Savoia
.
Io
risposi
:
ci
pensassero
su
dell
'
altro
,
e
vedrebbero
che
sì
per
me
sì
per
loro
il
meglio
sarebbe
non
ne
far
nulla
.
La
sera
al
tardi
rividi
gli
onorevoli
Baccarini
e
Zanardelli
in
un
ritrovo
di
progressisti
a
cena
.
Con
i
progressisti
di
Ravenna
si
può
anche
andare
a
cena
,
senza
pericolo
che
vi
appioppino
su
le
spalle
un
macigno
di
discorso
politico
o
vi
facciano
scattare
in
faccia
qualche
macchinetta
elettorale
.
E
lì
in
mezzo
a
tutti
quei
progressisti
,
di
colore
anzi
che
no
acceso
,
e
taluno
anche
,
se
volete
,
repubblicano
a
larga
cintura
,
il
Zanardelli
con
quel
suo
fare
tra
dinoccolato
e
nervoso
,
cominciò
a
movere
il
discorso
su
la
grande
penetrazione
d
'
ingegno
e
la
squisita
coltura
di
S.M.
la
Regina
.
E
poi
,
con
un
atto
di
testuggine
ritraendo
il
collo
per
entro
le
spalle
quasi
per
non
parere
d
'
esser
lui
,
seguitò
della
molta
stima
in
che
ella
aveva
i
versi
del
Carducci
e
specialmente
le
odi
barbare
.
A
questo
,
riallungando
il
collo
e
volgendo
in
qua
e
in
là
la
testa
fine
e
la
fronte
irrequieta
,
come
un
baco
da
seta
che
vada
al
bosco
(
chiedo
perdòno
all
'
autore
della
riforma
elettorale
,
a
cui
sono
con
molta
stima
affezionato
:
ma
per
la
fedeltà
della
descrizione
mi
abbisognano
questi
paragoni
)
,
prese
a
raccontare
come
la
Regina
ricevendolo
a
udienza
lo
salutasse
coi
versi
,
Lieta
del
fato
Brescia
raccolsemi
,
Brescia
la
forte
,
Brescia
la
ferrea
,
Brescia
leonessa
d
'
Italia
,
ecc
.
e
poi
rifacendosi
da
capo
gli
dicesse
a
mente
tutta
l
'
ode
.
E
qui
mi
guardava
con
que
'
suoi
occhi
sbadatamente
interrogatori
.
Io
sorridevo
.
E
il
ministro
seguitava
come
la
Regina
conchiudesse
Ah
sì
,
il
...
è
da
vero
il
primo
dei
nostri
poeti
viventi
(
qui
il
ministro
è
proprio
mallevadore
lui
di
tutto
)
.
Al
che
egli
rispose
con
democratica
cortigianeria
Non
so
se
a
tal
giudizio
rimarrebbero
contenti
altri
,
ma
non
io
oserò
contraddire
alla
Maestà
Vostra
.
Poi
si
passò
ad
altro
;
ma
su
l
'
uscire
egli
mi
disse
così
sottovoce
In
somma
la
Regina
vorrebbe
che
voi
aveste
la
croce
del
merito
civile
.
La
mattina
di
poi
,
avviandomi
con
alcuni
amici
alla
Pineta
,
ci
scontrammo
nelle
carrozze
che
traevano
i
ministri
alla
stazione
.
E
Benedetto
Cairoli
allungando
e
agitando
le
braccia
tra
i
molti
saluti
mi
gridò
Dunque
è
fatto
;
e
il
rumore
delle
ruote
trascorrenti
si
portò
il
resto
e
mi
tolse
il
rispondere
.
Io
non
ci
pensava
già
più
,
quando
di
lì
a
un
mese
mi
venne
il
decreto
di
nomina
con
gli
statuti
dell
'
ordine
,
ove
è
fermato
l
'
obbligo
di
giurare
fedeltà
al
re
e
ai
successori
,
ponendo
,
inginocchiato
,
la
mano
destra
su
gli
evangeli
,
tra
due
testimoni
,
dinanzi
al
ministro
dell
'
interno
,
che
ha
da
firmare
il
verbale
del
giuramento
.
Rinunziai
;
dico
vero
,
con
dispiacere
;
co
'
dispiacere
di
dover
apparire
,
non
essendo
,
sconoscente
a
chi
mi
tenne
non
indegno
d
'
una
nobile
onorificenza
,
fatta
più
insigne
dall
'
assentimento
,
che
richiedesi
a
conferirla
,
degl
'
illustri
signori
sedenti
nel
consiglio
dell
'
Ordine
.
Sì
che
,
quando
il
rettore
dell
'
Università
,
un
giorno
prima
che
i
Reali
d
'
Italia
arrivassero
a
Bologna
,
chiamatomi
a
sé
,
cominciò
a
sollecitarmi
che
andassi
anch
'
io
alla
visita
di
ossequio
,
tanto
più
che
la
Regina
aveva
mostrato
desiderio
di
vedermi
,
ecc
.
ecc
.
,
l
'
egregio
rettore
e
amico
senator
Magni
non
ebbe
a
spendere
parole
molte
.
Che
la
Regina
volesse
proprio
veder
me
,
mi
parve
un
tiro
degli
amici
ministeriali
per
battermi
nel
debole
ed
espugnarmi
.
Ma
io
,
che
tante
regine
aveva
cercate
e
osservate
e
studiate
nella
storia
nell
'
epopea
e
nel
dramma
,
era
ben
io
curioso
di
vedere
una
regina
viva
e
vera
e
compiacentesi
della
poesia
e
delle
arti
.
Intanto
i
Reali
vennero
.
Erano
di
quelle
giornate
quali
il
novembre
non
ne
dà
,
credo
,
che
a
Bologna
.
Fango
in
terra
e
fango
in
cielo
:
stillanti
,
grondanti
,
chiazzati
in
tetra
umidità
i
tetti
,
le
case
,
i
muri
:
cinereo
e
grigio
tutto
:
e
dalla
monotona
deformità
delle
nubi
filtrava
un
'
acquerugiola
lenta
,
fredda
,
ostinata
,
che
non
si
vedeva
e
immollava
l
'
anima
,
che
non
si
sentiva
ed
empieva
le
contrade
di
una
poltiglia
mobile
e
appiccicaticcia
,
lubrica
e
attaccaticcia
e
impacciante
,
come
eloquenza
parlamentare
:
erano
di
quelle
giornate
che
vien
voglia
di
dar
delle
pedate
alla
gente
in
cui
uno
si
abbatte
,
pensando
Guarda
quest
'
altro
fango
che
anche
si
move
.
In
quel
brutto
vespero
dunque
del
4
novembre
la
confusione
dell
'
ingresso
per
via
Galliera
fu
strana
.
Il
popolo
avea
rotte
e
turbate
le
file
e
mescolati
i
colori
officiali
:
erano
aiuole
di
bianco
e
di
turchino
,
di
rosso
e
di
nero
,
e
sprazzi
e
barbagli
d
'
oro
e
d
'
argento
dagli
elmi
dai
galloni
dalle
decorazioni
dai
gioielli
per
mezzo
una
gran
massa
oscura
,
una
materia
uniforme
,
che
moveva
moveva
mugghiando
e
trasportando
con
sé
cavalli
e
carrozze
,
e
ufficiali
e
signore
,
e
,
al
di
sopra
,
le
selve
delle
bandiere
crollantisi
e
barcollanti
quasi
a
un
vento
invisibile
.
Io
era
tra
la
folla
che
si
pigiava
innanzi
dai
portici
;
e
in
quella
confusione
la
figura
della
Regina
mi
passò
davanti
come
un
che
bianco
e
biondo
,
come
una
imagine
romantica
in
mezzo
una
descrizione
verista
,
potente
se
volete
,
ma
che
non
finisce
mai
ed
annoia
.
La
sera
,
nella
piazza
di
San
Petronio
e
nella
attigua
del
Nettuno
,
lo
spazio
era
,
al
paragone
,
più
libero
e
l
'
uomo
poteva
girare
.
E
quando
,
ondeggiante
per
la
fòsca
storica
piazza
la
variazione
dei
bengàla
,
uno
dei
finestroni
di
quel
palazzo
di
mattone
s
'
aprì
,
e
chiamati
dagli
applausi
il
Re
e
la
Regina
comparvero
al
verone
,
e
dietro
loro
lo
splendore
della
sala
impallidiva
in
faccia
alla
gran
tenebra
e
al
fantastico
alternare
e
mescolare
dei
tre
colori
,
verde
,
candido
,
rosso
;
quei
due
giovani
,
allora
,
risalutanti
con
effusione
di
gentilezza
il
popolo
salutante
,
da
quel
luogo
ove
i
legati
pontificii
s
'
affacciavano
a
spargere
le
benedizioni
per
la
morte
e
le
maledizioni
e
le
impiccagioni
e
le
taglie
e
tutti
i
danni
e
i
disonori
della
servitù
e
della
viltà
su
la
vita
e
su
l
'
Italia
,
doverono
,
io
lo
sento
,
toccare
il
cuore
ai
credenti
di
fede
nelle
sorti
della
monarchia
unite
alle
sorti
della
patria
.
Io
guardai
la
Regina
,
spiccante
mite
in
bianco
,
bionda
e
gemmata
,
tra
quel
buio
rotto
ma
non
vinto
da
quelli
strani
bagliori
o
da
quel
rumore
fluttuante
.
E
una
fantasia
mi
assalì
,
non
ella
fosse
per
avventura
una
delle
Ore
che
attorniano
il
carro
di
Febo
trionfante
per
l
'
erte
del
cielo
,
e
che
attratta
da
un
mago
nordico
nella
notte
del
medio
evo
e
imprigionata
in
quel
castello
di
preti
si
affacciasse
a
vedere
se
anche
venisse
il
momento
di
slanciarsi
a
volo
dietro
il
carro
del
dio
risalente
.
Ma
la
torre
intanto
del
Potestà
in
quell
'
emisfero
di
tenebre
superiore
si
coronava
di
luce
;
e
io
che
ho
pratica
grande
con
quei
monumenti
,
e
ne
so
,
massime
di
notte
,
tutti
i
segreti
,
vidi
Enzo
re
di
Sardegna
ritto
in
piedi
tra
'
merli
,
senza
spada
e
senz
'
elmo
,
appoggiata
la
sinistra
su
lo
scudo
con
l
'
aquila
nera
dell
'
impero
e
la
destra
su
l
petto
;
e
salutava
e
sorrideva
,
biondo
anch
'
egli
e
mestamente
sereno
.
San
Petronio
taceva
;
se
non
che
quando
un
insolente
riflesso
di
bengàla
osava
spingersi
a
quell
'
ardua
sua
fronte
ciclopica
,
cui
questa
grande
intelligenza
borghese
vorrebbe
appiccicare
la
maschera
bianca
d
'
una
facciata
,
pareva
corrugarsi
di
dispetto
:
il
vecchio
gigante
ingrugnato
pensava
ancora
al
suo
piccolo
comune
trionfatore
di
re
e
di
duchi
,
e
non
conosceva
o
non
volea
riconoscere
.
Gli
entusiasmi
andarono
crescendo
e
vampeggiando
più
accesi
il
giorno
appresso
.
Ai
fuochi
d
'
artifizio
e
di
frasi
della
gente
per
bene
e
sennata
io
non
credo
e
non
bado
o
rispondo
con
motti
.
Ma
l
'
entusiasmo
degli
artieri
,
dei
lavoranti
,
dei
facchini
,
l
'
entusiasmo
delle
donne
e
dei
ragazzi
,
mi
trascina
,
mi
eleva
,
m
'
inumidisce
qualche
volta
gli
occhi
.
Ecco
,
io
dico
,
questa
parte
men
ragionevole
e
men
culta
,
affermano
,
della
razza
umana
,
della
razza
in
cui
il
primo
e
naturale
reciproco
saluto
tra
due
individui
che
si
riscontrino
nella
selva
primitiva
o
nella
selva
civile
è
Io
ti
voglio
mangiare
o
Io
ti
voglio
ingannare
;
questa
parte
men
ragionevole
e
men
culta
di
un
popolo
,
il
quale
da
molti
e
molti
secoli
credé
(
le
eccezioni
confermano
)
e
crede
che
oltre
e
sopra
la
fisica
tutto
al
mondo
è
impostura
e
ciarlataneria
,
che
bisogna
per
altro
mantenere
pur
con
la
forza
per
amore
delle
armonie
sociali
;
ecco
,
questa
parte
della
razza
feroce
,
questa
classe
del
popolo
scettico
,
si
espande
ancora
spontanea
ad
amare
e
credere
e
godere
qualche
cosa
fuori
di
sé
,
che
a
lei
non
giova
;
l
'
ideale
.
Perché
,
non
mi
si
esca
fuori
con
la
servilità
,
con
la
viltà
,
con
l
'
ignoranza
e
con
simili
frasi
fatte
.
Quei
facchini
,
quei
ragazzi
,
quelle
donne
,
che
sperano
o
che
si
ripromettono
da
que
'
due
giovani
per
sé
?
D
'
esser
fatti
ministri
,
come
voi
,
repubblicani
e
papalini
e
borbonici
dell
'
altr
'
ieri
?
Di
avere
una
prefettura
o
un
posto
di
canattiere
,
uno
spaccio
di
tabacco
o
una
cattedra
d
'
economia
?
No
.
La
monarchia
fu
ed
è
un
gran
fatto
storico
,
e
rimane
per
molta
gente
una
idealità
realizzata
:
e
il
popolo
acclama
in
que
'
due
giovani
a
punto
una
idealità
realizzata
.
Di
due
sorte
re
ha
la
gente
ariana
:
il
conning
germanico
,
quello
che
è
forte
;
il
rex
latino
,
quello
che
regge
:
nel
primo
,
che
vien
da
Dio
,
il
popolo
adora
chi
l
'
ha
fatto
forte
,
Dio
:
nel
secondo
,
che
procede
dall
'
elezione
,
il
popolo
vede
e
riconosce
la
forma
e
il
fine
del
reggimento
,
la
legge
e
la
patria
.
Ecco
tutto
.
Altre
idealità
dovranno
realizzarsi
:
va
bene
.
O
,
più
tosto
,
altre
realità
avverranno
,
che
idealizzarsi
non
devono
:
va
benissimo
;
e
vedremo
.
Queste
cose
io
filosofo
peripatetico
andavo
rimuginando
sotto
i
portici
del
Pavaglione
tra
la
folla
.
E
mi
fermai
al
negozio
Zanichelli
.
Dove
indi
a
poco
entrò
un
signore
,
vecchio
oltre
gli
ottanta
,
e
dimandò
volgendosi
attorno
Ma
dove
sono
i
repubblicani
?
In
Italia
repubblicani
non
ce
ne
può
essere
;
o
,
se
ce
n
'
è
,
non
sono
italiani
.
Io
guardai
quel
vecchio
signore
;
poi
volgendomi
a
un
giovine
dissi
:
Ecco
,
io
son
uno
;
e
al
di
là
delle
Alpi
credono
che
io
sia
italiano
.
E
la
mattina
di
poi
andai
ad
ossequiare
i
Reali
d
'
Italia
.
La
mia
bambina
piccola
mi
disse
Salutami
la
Regina
.
Ella
ha
nome
Libertà
;
e
l
'
augurio
fu
buono
.
Aspettando
nell
'
anticamera
la
nostra
volta
(
l
'
anticamera
era
divisa
in
due
spartimenti
,
in
uno
gli
ufficiali
,
nell
'
altro
gli
abiti
neri
)
io
pensava
meco
stesso
come
io
sapessi
benissimo
che
fosse
un
re
.
Il
re
è
un
uomo
allevato
,
vestito
,
decorato
,
stipendiato
,
nominato
e
salutato
in
una
maniera
convenuta
,
al
quale
anche
si
presta
da
alcuni
o
da
molti
leale
e
onorata
obbedienza
come
da
altri
si
fanno
vili
e
perfide
adulazioni
.
Ma
in
fondo
il
re
è
un
essere
governato
,
il
quale
dee
moversi
a
posta
di
questo
e
di
quello
e
cedere
a
esigenze
e
imperii
anche
impersonali
.
Sua
Maestà
è
il
più
governato
dei
sudditi
di
Sua
Maestà
.
Io
per
me
non
vorrei
esser
re
,
né
meno
per
proclamar
la
repubblica
.
Ma
il
mondo
quale
ce
lo
siamo
fatti
o
lo
concepiamo
e
lo
percepiamo
noi
è
tutto
fittizio
:
il
discendente
di
Prometeo
,
animale
plastico
e
artistico
per
eccellenza
,
fa
suoi
idoli
diversi
,
e
li
vagheggia
e
adora
o
li
vitupera
e
batte
,
perché
rapito
all
'
ammirazione
o
all
'
odio
della
sua
idea
nella
imagine
figurata
dimentica
che
è
opera
sua
,
o
perché
l
'
ha
fatta
a
posta
per
isfogarci
sopra
i
suoi
capricci
.
E
seguitavo
discorrendo
tra
me
e
me
.
Io
non
ho
per
casa
Savoia
le
antipatie
,
per
esempio
,
della
democrazia
lombarda
,
suggellate
in
pagine
di
fuoco
da
Carlo
Cattaneo
.
Degli
Estensi
non
ce
ne
sono
più
e
furon
tutti
mediocri
:
i
Medici
anche
finirono
come
doveva
finire
una
famiglia
di
banchieri
illustrata
dalla
porpora
e
non
dalla
corazza
:
né
la
corazza
deterse
i
Farnesi
dalla
macchia
originale
d
'
esser
figli
di
preti
.
Dunque
,
se
il
popolo
italiano
,
persuaso
non
si
potesse
unificare
la
patria
senza
la
monarchia
,
chiamò
i
Savoia
,
che
colpa
ne
hanno
essi
,
amico
Alberto
Mario
?
L
'
ambizione
storica
e
politica
della
dinastia
sarebbesi
probabilmente
limitata
all
'
Italia
superiore
:
noi
,
noi
stessi
,
Giuseppe
Mazzini
a
capo
,
la
tirammo
nell
'
Italia
centrale
:
il
Generale
Garibaldi
le
conquistò
il
mezzogiorno
e
la
conquistò
al
mezzogiorno
.
Ora
,
grazie
a
quella
tendenza
plastica
dell
'
animale
umano
a
realizzare
personalmente
le
sue
idealità
per
poterle
efficacemente
adorare
o
vituperare
a
sua
posta
,
il
capo
della
famiglia
di
Savoia
rappresenta
l
'
Italia
e
lo
stato
.
Dunque
viva
l
'
Italia
!
Valletti
,
alzate
la
portiera
,
e
passiamo
a
inchinare
il
Re
.
E
la
Regina
ancora
,
l
'
eterno
femminino
.
Ella
stava
diritta
e
ferma
in
mezzo
la
sala
;
e
il
Re
,
da
parte
,
verso
una
finestra
,
passava
,
parlando
accalorato
e
con
forti
strette
di
mano
a
tutti
,
di
cerchio
in
cerchio
.
Benedetto
Cairoli
,
raccolto
nel
suo
giubbone
di
ministro
,
s
'
era
riparato
in
un
canto
;
e
di
lì
,
tal
volta
passando
la
mano
destra
sui
mustacchi
memori
di
una
castanea
sincerità
e
su
la
bocca
sorridente
,
come
per
accarezzarsi
,
tale
altra
appoggiando
il
gomito
sinistro
a
una
colonna
,
mandava
intorno
intorno
lo
sguardo
scintillante
di
contentezza
.
Diffuso
era
per
gli
occhi
e
per
le
gene
di
benigna
letizia
,
in
atto
pio
,
quale
a
tenero
padre
si
conviene
.
E
avea
ragione
.
Cotesto
superstite
d
'
una
famiglia
di
cittadini
morti
tutti
per
la
patria
;
cotesto
cittadino
che
aveva
il
solo
,
assai
curioso
per
un
soldato
,
titolo
di
dottore
;
cotesto
uomo
che
camminando
zoppica
un
po
'
sempre
e
si
appoggia
volentieri
al
braccio
di
chi
lo
avvicina
,
Benedetto
,
in
fine
,
come
noi
lo
chiamiamo
;
in
quei
giorni
sorreggeva
egli
e
portava
e
presentava
agli
entusiasmi
del
popolo
d
'
Italia
la
più
antica
famiglia
reale
d
'
Europa
,
due
giovani
,
cui
la
morte
improvvisa
del
padre
,
forte
ed
esperto
nocchiero
,
avea
slanciato
d
'
un
tratto
nel
difficile
mareggio
del
regno
e
della
popolarità
.
La
Regina
intanto
,
senza
darsene
l
'
aria
e
non
essendo
nella
sala
né
men
l
'
apparenza
del
trono
,
troneggiava
ella
da
vero
in
mezzo
.
Tra
quelli
abiti
neri
a
coda
,
come
si
dice
,
di
rondine
,
e
quelle
cravatte
bianche
,
ridicole
insegne
d
'
eguaglianza
sotto
cui
l
'
invidia
cinica
del
terzo
stato
accomunò
l
'
eroe
al
cameriere
,
ella
sorgeva
con
una
rara
purezza
di
linee
e
di
pòse
nell
'
atteggiamento
e
con
una
eleganza
semplice
e
veramente
superiore
sì
dell
'
adornamento
gemmato
sì
del
vestito
(
color
tortora
,
parmi
)
largamente
cadente
.
In
tutti
gli
atti
,
e
nei
cenni
,
e
nel
mover
raro
dei
passi
e
della
persona
,
e
nel
piegar
della
testa
,
e
nelle
inflessioni
della
voce
e
nelle
parole
,
mostrava
una
bontà
dignitosa
;
ma
non
rideva
né
sorrideva
mai
.
Riguardava
a
lungo
,
con
gli
occhi
modestamente
quieti
,
ma
fissi
;
e
la
bionda
dolcezza
del
sangue
sassone
pareva
temperare
non
so
che
,
non
dirò
rigido
,
e
non
vorrei
dire
imperioso
,
che
domina
alla
radice
della
fronte
;
e
tra
ciglio
e
ciglio
un
corusco
fulgore
di
aquiletta
balenava
su
quella
pietà
di
colomba
.
Delle
soavità
di
colomba
,
de
'
sorrisi
più
rosei
,
ella
,
la
discendente
degli
Amidei
e
di
Vitichindo
,
è
cortese
al
popolo
:
in
palazzo
è
regina
.
E
se
io
le
dissi
Signora
,
non
è
vero
che
mi
correggessi
Volevo
dire
Maestà
,
non
sono
avvezzo
a
parlare
con
le
regine
.
Cotesto
è
un
madrigale
ignorante
.
Come
al
Re
nel
vocativo
si
dice
Sire
,
così
alla
Maestà
della
Regina
d
'
Italia
si
dice
Signora
,
come
Senora
a
quella
di
Spagna
e
Madame
a
quella
di
Francia
quando
ce
n
'
era
.
Cortigiani
delle
gazzette
,
imparate
almeno
le
prime
creanze
del
servaggio
.
Tali
le
impressioni
e
le
ricordanze
che
di
Sua
Maestà
la
Regina
d
'
Italia
io
riportai
e
conservai
da
palazzo
.
Dove
gentiluomini
tutti
croci
e
colonnelli
tutti
oro
mi
furono
d
'
intorno
con
grandi
carezze
,
e
mi
lisciavano
il
pelo
come
a
una
belva
oramai
addomesticata
23
dec
.
1881
StampaPeriodica ,
Per
avere
un
concetto
esatto
del
sistema
estetico
di
Wagner
bisogna
leggere
i
suoi
scritti
critici
,
pubblicati
,
per
la
più
parte
,
durante
il
suo
soggiorno
a
Parigi
,
nella
Neue
Zeitschrift
für
Musik
,
nella
Dresdener
Abendzeitung
,
nella
Gazette
Musicale
e
nel
Journal
du
monde
élégant
.
L
'
opera
d
'
arte
dell
'
avvenire
dedicata
a
Feuerbach
,
Una
visita
a
Beethoven
,
I
capricci
estetici
,
Della
sinfonia
,
Il
musicista
straniero
a
Parigi
,
I
divertimenti
a
Parigi
,
Notizie
dal
paese
delle
arti
e
delle
scienze
,
Il
giudaismo
nella
musica
,
Ueber
das
Dirigiren
,
Opera
e
dramma
,
sono
scritti
pieni
d
'
originalità
,
di
umorismo
terribile
.
L
'
immaginazione
esaltata
,
nervosa
fino
al
parossismo
,
il
cuore
ulcerato
,
l
'
acume
analitico
del
giovine
bohémien
vi
si
manifestano
potentemente
.
Vi
si
trova
in
germe
il
suo
sistema
d
'
arte
mistico
sensuale
.
L
'
Edda
,
le
leggende
popolari
del
Reno
,
Shakespeare
,
Walter
Scott
,
Byron
,
Goethe
,
Bürger
,
Hoffmann
colpiscono
,
soggiogano
la
sua
fantasia
.
In
estetica
,
in
metafisica
egli
deriva
da
Schelling
,
da
Hegel
,
dallo
Strauss
e
da
Arturo
Schopenhauer
;
in
musica
procede
da
Glück
,
da
Weber
,
da
Beethoven
e
da
Berlioz
.
Schelling
aveva
fatto
dell
'
arte
un
sesto
senso
che
doveva
mettere
in
comunicazione
l
'
anima
dell
'
uomo
con
l
'
anima
universale
.
Schopenhauer
aveva
detto
:
Quando
il
bello
si
rivela
all
'
uomo
,
la
volontà
s
'
addormenta
.
Riccardo
Wagner
concepì
l
'
arte
della
musica
universale
,
come
il
mezzo
più
elevato
per
avvolgere
l
'
uomo
nella
fantasticheria
nebulosa
e
calma
dell
'
infinito
,
gettando
,
come
dice
lui
,
con
un
giro
di
parole
romanticamente
barocco
,
sul
letto
del
dramma
musicale
il
torrente
della
sinfonia
tedesca
.
Wagner
ha
genio
drammatico
.
Fin
da
fanciullo
s
'
era
invaghito
dell
'
arte
greca
.
Il
suo
professore
,
il
dottor
Sillig
,
vedendo
l
'
ammirazione
ch
'
egli
sentiva
per
l
'
Odissea
,
di
cui
ebbe
a
tradurre
due
canti
,
pensava
di
farne
un
filologo
.
È
curioso
il
vedere
come
Wagner
si
stimi
grandissimo
poeta
.
Egli
giunse
a
dire
che
la
grande
arte
drammatica
universale
morta
con
Eschilo
e
Sofocle
rivive
in
lui
,
e
ch
'
egli
fa
rifiorire
il
genio
della
tragedia
e
della
musica
greca
nei
miti
popolari
delle
leggende
.
Poi
combatte
le
belle
forme
,
le
odiate
Welsches
,
e
le
abbandona
al
materialismo
empirico
dell
'
arte
francese
.
Poi
predica
la
libera
gioia
di
tutte
le
forze
vive
della
natura
,
la
libera
espansione
delle
anime
nel
regno
dell
'
armonia
,
il
libero
amore
,
la
deificazione
di
tutte
le
forze
,
l
'
estasi
ed
il
grande
annientamento
.
Poi
attacca
a
fondo
il
cristianesimo
,
condanna
il
modo
di
verseggiare
tedesco
imitato
dai
Greci
e
dai
Latini
,
perché
soffoca
il
pensiero
per
la
forma
e
rimette
in
onore
i
ritmi
nazionali
delle
leggende
.
Poi
vuol
castrare
la
musica
,
affermando
che
lo
scopo
dell
'
opera
deve
esser
quello
d
'
esprimere
una
idea
drammatica
,
e
che
in
musica
è
un
mezzo
per
riuscire
a
ciò
più
fortemente
e
più
completamente
.
Poi
sogna
che
la
questione
sociale
sarà
sciolta
solo
quando
sia
aperto
gratuitamente
al
popolo
un
grande
teatro
con
repertorio
fisso
d
'
opere
musicali
,
«
teatro
che
sia
tempio
di
civiltà
,
ove
l
'
uomo
si
innalzi
e
si
perfezioni
vedendo
e
udendo
tutte
le
potenze
della
forza
vitale
contribuire
alla
lotta
incivilitrice
»
.
Infine
,
per
iscusarsi
dell
'
inverosimile
misticismo
,
ond
'
è
avviluppata
la
sua
fantasia
,
proclama
che
il
solo
elemento
drammatico
-
lirico
corrispondente
alle
esigenze
dell
'
opera
musicale
è
il
mito
,
perché
ha
la
proprietà
di
concentrare
in
una
forma
ideale
ma
evidente
gl
'
istinti
generali
della
natura
umana
,
perché
il
mito
soltanto
può
condurre
lo
spirito
a
quella
chiaroveggenza
che
gli
può
far
discoprire
nuove
e
imprevedute
serie
di
fenomeni
.
Eh
!
via
,
in
cotesta
olla
podrida
le
stravaganze
e
le
contraddizioni
s
'
acciuffano
pei
capelli
.
Egli
è
convinto
che
la
danza
,
la
musica
e
la
poesia
fuse
e
riunite
insieme
siano
la
sola
e
vera
arte
vivente
;
ma
che
divise
,
isolate
,
il
loro
valore
estetico
sia
infinitamente
minore
.
Il
suo
ideale
artistico
è
quello
che
,
nello
scritto
Una
visita
a
Beethoven
,
pone
sulle
labbra
del
grande
maestro
:
«
Se
io
scrivessi
uno
spartito
,
nessuno
vorrebbe
udirlo
.
Io
non
v
'
innesterei
né
arie
,
né
duetti
,
né
terzetti
,
né
nulla
di
tutto
quel
bagaglio
convenzionale
di
cui
si
servono
tutti
oggidì
per
fabbricare
un
'
opera
.
Ciò
che
io
scriverei
,
irriterebbe
il
pubblico
ed
anche
gli
artisti
medesimi
.
Essi
non
apprezzano
che
il
falso
e
il
vuoto
musicale
,
dissimulati
dai
ritmi
brillanti
,
dall
'
orpello
che
li
riveste
.
Chi
facesse
un
dramma
lirico
,
degno
veramente
di
questo
titolo
,
passerebbe
per
un
pazzo
,
e
lo
sarebbe
invero
se
esponesse
il
suo
lavoro
alla
critica
del
pubblico
piuttosto
ché
serbarlo
per
la
propria
soddisfazione
.
Per
comporre
un
'
opera
simile
bisognerebbe
entrarvi
dentro
con
l
'
anima
,
come
ha
fatto
Shakespeare
nei
suoi
drammi
.
Quando
si
consente
ad
adattare
al
timbro
della
voce
d
'
un
istrione
dei
miserabili
pasticcini
musicali
,
destinati
solo
a
procacciargli
gli
applausi
frenetici
di
una
frivola
platea
,
si
diventa
degni
d
'
essere
classificati
fra
i
droghieri
,
i
parrucchieri
,
o
i
fabbricanti
di
busti
,
ma
non
è
lecito
aspirare
al
titolo
di
compositore
.
Il
suono
degl
'
istrumenti
preesisteva
nel
mondo
primitivo
,
senza
che
fosse
precisato
il
significato
loro
,
come
organo
della
natura
creata
,
assai
prima
che
vi
fossero
degli
uomini
sulla
terra
per
raccogliere
coteste
vaghe
armonie
.
Ma
il
genio
della
voce
umana
è
diverso
.
Questa
è
l
'
interprete
diretta
del
cuore
e
ne
traduce
le
sensazioni
individuali
.
Il
suo
dominio
è
limitato
;
le
sue
manifestazioni
sono
sempre
chiare
e
precise
.
Ebbene
,
fondete
cotesti
due
elementi
,
riproducete
i
sentimenti
vaghi
e
brutali
della
natura
col
linguaggio
degl
'
istrumenti
,
in
opposizione
alle
idee
positive
dell
'
anima
rappresentate
dalla
voce
umana
,
e
questa
eserciterà
una
influenza
luminosa
sul
conflitto
dei
primi
,
regolando
il
loro
slancio
.
»
Nella
prefazione
ai
suoi
poemi
d
'
opera
(
i
nostri
libretti
)
egli
dichiara
la
necessità
d
'
una
eguale
compenetrazione
della
musica
e
della
poesia
per
modo
che
la
melodia
sia
costruita
poeticamente
e
la
poesia
sia
costruita
musicalmente
.
«
Io
vorrei
,
dice
Wagner
,
caratterizzare
la
grande
melodia
che
abbraccia
tutta
l
'
opera
drammatica
,
e
però
tengo
conto
della
impressione
ch
'
essa
deve
produrre
.
I
particolari
infinitamente
variati
ch
'
essa
presenta
debbono
scoprirsi
agli
occhi
non
solo
del
dotto
ma
anche
del
volgo
profano
.
La
natura
meno
coltivata
deve
poterli
afferrare
,
dal
momento
che
essa
sia
giunta
al
raccoglimento
necessario
.
La
melodia
dell
'
opera
drammatica
deve
produrre
sulle
anime
un
effetto
simile
a
quello
che
una
foresta
,
al
cader
del
sole
,
produce
sul
viandante
smarrito
per
via
.
Questi
si
abbandona
man
mano
al
raccoglimento
:
le
sue
facoltà
,
disciolte
dai
rumori
della
città
,
si
tendono
ed
acquistano
una
nuova
forza
di
percezione
.
Dotato
,
per
così
dire
,
d
'
un
nuovo
senso
,
il
suo
orecchio
diviene
sempre
più
penetrante
e
distingue
con
nettezza
sempre
crescente
le
voci
diverse
che
s
'
alzano
intorno
a
lui
dalla
foresta
.
Le
voci
s
'
intrecciano
,
s
'
ingrossano
;
i
suoni
divengono
sempre
più
rimbombanti
,
sempre
più
distinti
fra
loro
,
di
modo
che
il
viandante
giunge
a
comprendere
nella
loro
infinita
varietà
che
man
mano
si
allarga
e
si
rischiara
,
una
melodia
unica
,
la
grande
melodia
della
foresta
.
Egli
è
come
se
in
una
bella
notte
d
'
estate
l
'
azzurro
profondo
del
firmamento
avesse
attirati
i
suoi
sguardi
.
Più
egli
si
abbandonerà
all
'
estasi
dello
spettacolo
inenarrabile
,
e
più
le
schiere
delle
stelle
della
volta
celeste
si
riveleranno
agli
occhi
suoi
distinte
,
chiare
,
scintillanti
,
innumerevoli
.
La
melodia
della
foresta
lascerà
nel
viandante
un
'
eco
perenne
:
ma
gli
sarà
impossibile
di
ridirla
.
Per
intenderla
novamente
egli
dovrà
ritornare
nella
foresta
,
nell
'
ora
del
tramonto
;
egli
dovrà
preparare
il
suo
spirito
a
gustarne
la
dolce
nozione
.
Egli
sarebbe
pazzo
se
volesse
stringere
nella
mano
uno
dei
graziosi
cantori
della
foresta
,
portarselo
in
camera
e
insegnargli
un
frammento
della
grande
sinfonia
della
natura
!
Che
potrebbe
egli
udire
,
in
tal
caso
se
non
che
una
melodia
da
ballo
all
'
italiana
?
»
Secondo
lui
,
non
c
'
è
che
una
sola
forma
d
'
arte
,
non
c
'
è
che
una
sola
arte
.
«
L
'
arte
,
egli
scrive
,
è
l
'
espressione
spontanea
ed
assoluta
della
natura
umana
primitiva
,
tal
quale
essa
si
dimostra
prima
di
ricevere
l
'
impronta
dell
'
educazione
che
la
falsa
e
la
disvia
,
inoculando
nella
mente
umana
delle
idee
artificiali
.
L
'
arte
fu
cosiffatta
nella
tragedia
greca
,
sublime
manifestazione
di
una
razza
che
si
svolgeva
nella
piena
libertà
,
seguendo
la
legge
degl
'
istinti
,
non
adorando
che
le
forze
della
natura
personificate
negli
dei
.
Poscia
l
'
antica
Roma
,
il
cristianesimo
e
l
'
industrialità
moderna
hanno
soffocata
l
'
arte
distornando
l
'
animo
dell
'
uomo
dalla
contemplazione
delle
forze
vive
della
natura
,
la
prima
col
suo
praticismo
,
con
l
'
imitazione
,
con
la
febbre
prepotente
di
dominio
politico
,
il
secondo
col
suo
disprezzo
del
mondo
e
della
carne
;
la
terza
con
la
sete
degl
'
illeciti
guadagni
,
con
la
bassezza
dei
calcoli
materiali
.
Sopraggiunga
adunque
una
rivoluzione
che
rovesci
il
patibolo
che
si
chiama
società
,
spazzi
via
tutti
i
pregiudizi
che
acciecano
e
degradano
l
'
uomo
e
lo
riconduca
allo
stato
felice
della
natura
.
Allora
egli
potrà
di
nuovo
comprendere
ed
amare
l
'
arte
,
non
per
freddo
calcolo
,
ma
come
un
bisogno
dell
'
essere
perfetto
.
»
Finisco
,
riproducendo
due
pensieri
suoi
.
Quando
egli
mise
in
iscena
il
Vascello
fantasma
a
Berlino
,
la
Gazzetta
musicale
di
Vienna
osservò
:
Wagner
come
scrittore
avrebbe
potuto
riuscire
,
ma
come
compositore
di
musica
non
è
riuscito
di
certo
.
Egli
,
leggendo
il
giornale
,
uscì
a
dire
:
I
musicisti
m
'
accordano
del
talento
letterario
:
i
poeti
del
talento
musicale
.
Ci
sono
musicisti
e
poeti
ai
quali
io
non
accordo
alcun
talento
.
A
Berlino
,
dopo
un
concerto
composto
di
frammenti
dei
Niebelungen
,
in
un
gran
banchetto
che
gli
fu
offerto
all
'
Hôtel
de
Rome
,
pronunziò
un
discorso
-
programma
,
che
si
chiudeva
così
:
«
Il
popolo
tedesco
non
domanda
all
'
arte
sua
che
la
verità
soltanto
,
e
poco
si
cura
delle
belle
forme
(Welsches).È
troppo
sapiente
per
non
guardare
in
fondo
alle
cose
.
Come
al
tempo
della
grande
Riforma
seppe
purificare
la
sua
religione
dalle
pompe
corrompitrici
del
culto
romano
,
così
esso
deve
ora
sbarazzare
la
sua
arte
nazionale
dalle
forme
.
»
Questi
è
Riccardo
Wagner
,
il
filosofo
,
il
poeta
,
il
drammaturgo
,
il
musicista
che
lascerà
così
gigantesca
impronta
di
sé
nell
'
arte
della
scena
:
questa
la
sfinge
bizzarra
,
meravigliosa
,
che
costringe
alla
parte
d
'
Edipo
il
pubblico
d
'
Europa
coi
voli
altissimi
della
fantasia
.
StampaPeriodica ,
I
Non
si
può
negare
che
la
novella
in
Italia
ricominci
a
fiorire
:
dal
Piemonte
,
dalla
Lombardia
,
dalla
Liguria
,
dal
Veneto
,
dalla
Toscana
,
e
specialmente
dal
reame
di
Napoli
e
da
terra
d
'
Abruzzi
e
dalle
Calabrie
e
dalla
Sicilia
,
non
che
dalla
Marca
d
'
Ancona
e
dalle
altre
Marche
e
dalle
Romagne
,
fioccano
le
novelle
e
i
novellatori
si
levano
sempre
più
numerosi
e
fecondi
.
Ben
vengano
i
novellatori
e
le
novelle
buone
,
e
così
ritorni
il
buon
tempo
antico
,
quando
nelle
corti
e
nelle
case
del
popolo
e
nelle
campagne
italiane
si
novellava
tra
lo
strepito
dell
'
arme
,
tra
lo
strepito
dei
telai
,
tra
lo
strepito
della
trebbiatura
.
Nella
novella
allora
si
cementava
il
gaio
e
salubre
realismo
borghese
,
e
la
prosa
rispecchiava
nella
sua
onda
chiara
,
nella
sua
onda
larga
,
piena
di
gorghi
profondi
e
di
vortici
voluttuosi
,
i
casi
della
vita
.
I
casi
uditi
qua
e
là
,
per
le
piazze
o
pei
campi
o
per
le
corti
dei
signori
,
in
terra
di
cristiani
o
in
terra
di
infedeli
,
nei
paesi
d
'
Europa
o
nei
paesi
d
'
oltremare
,
sgorgavano
dalle
labbra
del
Gonnella
tra
lo
scoppio
delle
arguzie
mordenti
,
poi
fluivano
e
si
suggellavano
perennemente
nella
prosa
secca
e
salata
del
Sacchetti
o
nella
prosa
piena
di
musica
e
di
libidine
del
Boccacci
.
Fu
un
movimento
che
incominciò
in
Italia
,
e
dall
'
Italia
andò
via
via
dilagando
per
l
'
Europa
;
fu
anzi
la
sola
forma
di
arte
letteraria
onde
l
'
Italia
possa
vantare
,
se
non
la
maternità
,
certo
l
'
adozione
prima
dall
'
Oriente
.
Tutte
le
altre
forme
dell
'
arte
,
l
'
epica
la
lirica
il
dramma
il
romanzo
,
vennero
dalla
Francia
,
dalla
Linguadoca
,
dalla
Spagna
e
sino
dalla
Germania
:
la
novella
dall
'
Italia
passò
in
Francia
,
e
fece
qualche
fuggitiva
apparizione
in
Ispagna
e
in
Germania
.
Avete
letto
mai
vecchie
novelle
francesi
?
Sapete
la
prosa
della
regina
di
Navarra
,
di
Bonaventura
Des
Périers
,
di
Agrippa
d
'
Aubigné
,
e
di
tutti
quanti
i
novellatori
che
fiorirono
ed
ebbero
fama
durante
il
regno
dei
quattro
ultimi
Valois
?
Allora
l
'
imitazione
italiana
era
universale
;
con
Caterina
de
'
Medici
non
solamente
le
mode
di
Toscana
,
non
solamente
l
'
untume
della
politica
fiorentina
,
ma
tutte
quante
le
fogge
e
le
inclinazioni
e
le
raffinatezze
dell
'
arte
italiana
si
erano
accampate
nel
parco
di
Fontainebleau
e
intorno
al
Castelletto
:
era
naturale
che
anche
le
novelle
di
messer
Giovanni
,
mezzo
fiorentino
e
mezzo
parigino
,
trovassero
a
Parigi
ospiti
cortesi
e
briganti
insaziabili
.
Il
primo
esempio
lo
diede
una
bella
e
pia
e
galante
regina
:
i
briganti
di
poi
non
furono
sazi
mai
.
A
poco
a
poco
la
prevalenza
italiana
scadde
,
e
l
'
egemonia
dell
'
arte
si
attendò
in
terra
di
barbari
:
il
maresciallo
d
'
Ancre
fu
ucciso
con
una
pistolettata
sotto
gli
occhi
di
Caterina
de
'
Medici
,
e
il
Malherbe
cacciò
a
forza
il
Petrarca
dai
confini
della
poesia
francese
;
ma
a
dispetto
del
Malherbe
la
novella
italiana
restò
abbarbicata
alle
terre
di
Sua
Maestà
Cristianissima
,
e
non
si
poté
svellere
mai
;
e
tutti
i
novellatori
che
ebbero
fama
in
Francia
dovettero
alimentarsi
di
quella
antica
polpa
nutriente
:
cito
,
ad
esempio
,
i
due
nomi
maggiori
:
il
Lafontaine
e
il
Balzac
.
Il
primo
rifece
in
versi
le
migliori
novelle
italiane
,
l
'
altro
rifece
in
vecchia
prosa
i
migliori
racconti
francesi
,
che
derivavano
da
fonte
italiana
.
Occorre
citare
altri
nomi
,
ed
è
necessario
tirare
in
ballo
Alfredo
De
Musset
?
Lasciamo
correre
:
tanto
,
se
i
lettori
non
son
convinti
ancora
,
vuol
dire
ch
'
essi
son
più
duri
di
quei
frati
bizantini
del
monte
Athos
,
i
quali
,
mentre
le
mura
di
Bisanzio
crollavano
agli
assalti
dei
barbareschi
,
si
contemplavano
la
pancia
illustrata
dal
tramonto
del
sole
,
e
non
sapevano
persuadersi
che
quella
fosse
luce
increata
.
Ritorni
pure
dicevo
dunque
con
desiderio
questa
età
dell
'
oro
per
la
novella
italiana
,
e
i
novellatori
siano
i
ben
venuti
,
da
qualunque
parte
d
'
Italia
essi
si
levino
.
Ma
non
ci
lasciamo
pigliar
la
mano
dall
'
entusiasmo
,
e
non
incominciamo
troppo
presto
ad
urlare
che
l
'
età
dell
'
oro
è
ritornata
.
Facciamo
i
conti
di
cassa
con
assai
di
calma
e
poco
di
carità
fraterna
.
II
Prima
di
tutto
,
così
in
tesi
generale
,
si
può
dire
che
noi
facciamo
appunto
quel
che
facevano
i
francesi
di
Caterina
de
'
Medici
:
ci
appostiamo
con
le
pistole
alla
cintura
e
lo
stiletto
tra
i
denti
ai
valichi
delle
Alpi
,
aspettando
al
passaggio
le
balle
dei
romanzi
francesi
.
La
differenza
sta
in
questo
,
che
allora
noi
eravamo
i
ricattati
,
ed
ora
siamo
i
ricattatori
.
E
sta
bene
:
non
io
certo
mi
dorrò
di
questa
santa
rappresaglia
;
e
primo
e
più
forte
griderei
al
sacco
,
se
il
brigantaggio
potesse
giovare
allo
sviluppo
dell
'
arte
.
In
arte
,
come
in
tutte
quante
le
cose
della
vita
,
è
necessario
un
movimento
continuo
d
'
importazione
e
di
esportazione
:
se
gli
ultimi
cittadini
della
repubblica
romana
non
avessero
studiato
nei
ginnasi
greci
,
l
'
arte
latina
già
decadente
con
la
lingua
latina
non
avrebbe
preso
quel
nuovo
slancio
miracoloso
che
la
spinse
tanto
innanzi
;
e
,
senza
le
influenze
provenzali
,
chissà
quanto
più
avrebbe
stentato
la
nostra
letteratura
a
liberarsi
dalle
pastoie
dialettali
.
La
circolazione
dei
criterii
e
dei
prodotti
artistici
e
il
libero
scambio
del
pensiero
sono
dunque
due
necessità
della
vita
umana
,
come
la
circolazione
monetaria
e
il
libero
scambio
delle
merci
;
ma
perché
l
'
equilibrio
duri
,
tutte
le
parti
interessate
debbono
accettare
e
attuare
francamente
questi
due
canoni
del
commercio
moderno
.
Se
una
parte
si
rinserra
in
sé
stessa
,
e
nega
di
accettare
quel
che
può
venirle
dalle
altre
,
l
'
equilibrio
è
rotto
.
Questo
a
punto
ha
fatto
la
Francia
dopo
il
trenta
:
si
è
rinserrata
in
un
egoismo
letterario
superbo
,
ignorante
,
intollerante
,
e
non
vive
che
di
sé
stessa
e
per
sé
stessa
,
e
ha
chiuse
tutte
le
vie
al
commercio
d
'
importazione
.
L
'
equilibrio
dunque
è
rotto
,
e
tra
questa
e
le
altre
parti
d
'
Europa
non
vi
può
essere
circolazione
né
scambio
di
prodotti
e
di
criterii
artistici
,
perché
la
Francia
non
ne
accetta
quando
non
portino
marca
di
fabbrica
nazionale
.
Sarebbe
stato
utile
provvedere
sin
da
principio
,
e
bloccare
tutti
i
porti
francesi
per
impedire
l
'
esportazione
;
ma
questo
,
o
per
mancanza
o
per
inesperienza
,
non
si
fece
,
e
tutta
quanta
l
'
Europa
,
eccetto
l
'
lnghilterra
e
,
in
parte
,
la
Germania
,
fu
invasa
dall
'
esportazione
francese
:
noi
,
naturalmente
,
ne
abbiamo
avuto
sino
al
collo
,
anzi
ci
siamo
adoperati
con
le
mani
e
coi
piedi
perché
l
'
alluvione
fosse
più
larga
e
più
lunga
.
Che
cosa
ne
è
seguito
?
Permettetemi
di
farvi
un
piccolo
quadro
della
nostra
novellistica
costituzionale
.
La
novella
moderna
in
Italia
è
nata
intorno
al
66
,
con
la
casa
Treves
che
la
tenne
al
battesimo
e
che
non
la
volle
più
fare
uscire
di
tutela
.
Nacque
dunque
intorno
al
66
,
e
fu
quella
infelice
e
vituperevole
cosa
che
poteva
essere
,
dopo
la
rotta
di
Custoza
e
il
vituperio
di
Lissa
.
Con
l
'
Affondatore
parve
che
tutte
le
forze
e
tutte
le
speranze
della
nova
Italia
sprofondassero
nei
gorghi
dell
'
Adriatico
:
Caterina
Percoto
seguitava
a
raccontare
storielle
friulane
semplici
,
oneste
,
sonnolente
,
secondo
i
desiderii
del
buon
Tommaséo
;
e
Paolo
Tedeschi
filava
novelline
pallide
alla
maniera
germanica
,
continuando
il
Dall
'
Ongaro
.
La
novella
era
dunque
tuttavia
sotto
il
dominio
politico
e
letterario
dell
'
Austria
,
e
fu
a
punto
un
editore
irredento
che
la
fece
emigrare
a
Milano
,
fu
il
Treves
.
Una
delle
delizie
della
mia
infanzia
,
tra
i
romanzi
di
Walter
Scott
e
i
molti
pellegrinaggi
sui
tetti
,
furono
certi
libriccini
con
la
copertina
color
marrone
chiaro
che
il
Treves
timidamente
sparpagliava
da
Milano
:
di
questi
libriccini
,
che
mi
stornarono
dai
Fatti
d
'
Enea
e
da
una
vecchia
traduzione
in
prosa
dell
'
Iliade
,
non
rammento
né
i
titoli
né
gli
argomenti
;
rammento
bensì
la
copertina
color
marrone
chiaro
,
e
anche
mi
pare
che
fossero
raccontini
originali
e
tradotti
dal
tedesco
:
si
vede
che
il
Treves
aveva
ancora
qualche
fede
nella
letteratura
tedesca
.
Ma
la
fede
cadde
presto
,
e
il
mestierante
Treves
non
tardò
ad
avvedersi
che
se
voleva
far
fortuna
bisognava
gittarsi
alla
Francia
:
fu
così
che
sorse
in
Milano
quel
maledetto
laboratorio
chimico
di
romanticismo
mezzo
manzoniano
e
mezzo
francese
,
che
assorbì
e
lambiccò
e
volatilizzò
tutte
le
forze
letterarie
dell
'
Italia
,
e
che
tuttavia
tra
le
macerie
si
affatica
a
questa
bestiale
opera
di
assorbimento
,
di
lambiccamento
,
e
di
volatilizzamento
.
Perché
in
Milano
dal
Treves
e
dagli
altri
emuli
suoi
si
incontrarono
e
si
diedero
la
mano
in
un
connubio
mostruoso
,
non
libero
di
ribellioni
e
di
battaglie
,
i
vecchi
avanzi
del
romanticismo
,
e
i
giovani
codini
manzoniani
,
e
parecchi
spiriti
rivoluzionari
che
in
un
altro
ambiente
,
con
altra
compagnia
e
con
altri
studi
,
avrebbero
potuto
fare
un
'
opera
utile
assai
al
disgelo
dell
'
Italia
letteraria
.
Questo
parrà
un
paradosso
e
leverà
molti
a
rumore
,
ma
è
un
fatto
incontestabile
che
intorno
al
cadavere
del
Manzoni
Paolo
Ferrari
e
Giuseppe
Rovani
si
accordarono
in
una
miracolosa
comunione
di
entusiasmo
e
di
propositi
;
che
il
Tarchetti
morì
,
in
casa
di
Salvatore
Farina
,
meschino
e
rugiadoso
e
troppo
fortunato
manzoniano
;
che
il
Praga
più
di
una
volta
si
trovò
a
bere
in
compagnia
di
Camillo
Boito
.
Nella
capitale
morale
d
'
Italia
s
'
incontrarono
il
Bonghi
,
il
Cantù
,
il
De
Amicis
,
il
Bersezio
,
il
Barrili
,
Cesare
Donati
,
Leone
Fortis
,
Pompeo
Gherardo
Molmenti
,
il
Capranica
,
il
Caccianiga
,
il
Bettòli
e
altri
mercanti
di
letteratura
d
'
ogni
colore
,
i
quali
pigliarono
la
cosa
dal
lato
pratico
e
mossero
da
questo
criterio
:
scrivere
libri
facilmente
e
sicuramente
vendibili
:
il
criterio
a
punto
onde
muovono
gl
'
impresari
dei
teatri
di
boulevard
e
i
direttori
dei
giornali
a
un
soldo
nella
vecchia
e
buona
città
di
Parigi
.
Ognuno
,
secondo
la
natura
e
la
misura
dell
'
ingegno
suo
,
si
mise
a
speculare
sulle
debolezze
,
sui
vizi
,
sulla
sensibilità
,
sulla
vigliaccheria
del
pubblico
;
e
i
libri
loro
si
venderono
con
più
o
meno
di
fortuna
:
così
Edmondo
De
Amicis
,
dopo
avere
per
un
pezzo
portato
in
processione
sopra
un
piatto
i
suoi
occhi
di
bersagliere
lacrimanti
come
due
fontane
,
cambiò
tattica
di
botto
e
si
gittò
a
viaggiare
,
alla
moda
francese
;
così
gli
altri
piantarono
il
romanzo
storico
crollante
da
tutte
le
parti
,
e
si
gittàrono
in
una
cloaca
di
romanticismo
borghese
,
senza
un
indirizzo
chiaro
,
senza
discernimento
,
senza
criteri
sicuri
,
andando
a
tentoni
,
correndo
da
un
modello
all
'
altro
,
punzecchiati
spronati
flagellati
dal
pensiero
goloso
e
invidioso
della
Francia
,
ove
gli
esemplari
dei
libri
si
vendono
a
migliaia
.
Dato
un
tale
ambiente
d
'
ignoranza
di
pecoraggine
e
di
affarismo
,
era
naturale
che
tutti
i
cattivi
istinti
venissero
a
galla
gorgogliando
,
e
che
la
mediocrità
si
facesse
innanzi
fra
gli
applausi
:
era
naturale
che
Pompeo
Gherardo
Molmenti
si
spiccasse
da
Venezia
facendo
salamelecchi
,
e
sparpagliando
raccontini
tisici
dissanguati
,
e
sbuffi
d
'
una
erudizione
bolsa
e
contrabbandiera
sulle
turbe
acclamanti
.
La
rocca
lombarda
pareva
un
'
acropoli
inespugnabile
,
e
Leone
Fortis
sui
merli
sonava
a
raccolta
pavoneggiandosi
nelle
sue
vecchie
penne
di
pappagallo
.
Delle
femmine
che
gittarono
le
loro
gonnelle
in
mezzo
a
questo
vituperio
della
prosa
italiana
non
voglio
parlare
,
perché
noi
bizantini
facciamo
professione
di
cavalleria
.
Dico
solamente
che
di
quanti
parteciparono
a
questo
vituperio
,
uno
solo
mostrò
ingegno
vero
e
sano
,
e
fu
il
Verga
,
al
quale
in
seguito
si
levarono
ai
fianchi
un
altro
siciliano
e
una
napolitana
,
Luigi
Capuana
e
Matilde
Serao
:
di
questi
tre
il
più
forte
è
il
Capuana
.
Il
Verga
ha
più
calore
di
fantasia
e
più
potenza
di
colore
,
la
Serao
ha
più
finezza
di
sentimento
e
di
nervi
femminili
;
ma
il
Capuana
ha
per
sé
due
buone
qualità
,
che
gli
dànno
il
vantaggio
sopra
tutti
i
suoi
competitori
:
la
sicurezza
dell
'
osservazione
,
e
la
coltura
.
Un
segno
comune
di
tutti
i
nostri
novellatori
mascolini
e
femminini
è
l
'
ignoranza
.
Nessuno
di
loro
,
tranne
il
Capuana
,
ha
capito
che
nel
nostro
paese
,
ove
la
novella
e
il
romanzo
non
hanno
tradizioni
fresche
,
è
necessario
uno
studio
serio
,
ordinato
e
largo
di
tutte
le
letterature
moderne
,
e
della
nostra
novellistica
antica
:
tutti
,
tranne
il
Capuana
,
stanno
appostati
ai
valichi
delle
Alpi
con
le
pistole
alla
cintura
e
lo
stiletto
fra
i
denti
aspettando
al
passo
gli
ultimi
romanzi
francesi
;
tutti
sono
,
chi
più
chi
meno
,
nelle
condizioni
di
Leone
Fortis
,
il
quale
dopo
avere
per
tanti
anni
predicato
alle
turbe
il
verbo
della
letteratura
francese
,
credeva
in
ultimo
nella
sua
grassa
e
vacua
ingenuità
che
in
Francia
s
'
ignorasse
il
sonetto
.
Credete
che
esageri
?
E
bene
,
che
cosa
ha
fatto
il
Verga
prima
dei
Malavoglia
?
Quale
altra
cosa
ha
fatto
se
non
rimpastare
in
quattro
o
cinque
o
sei
romanzi
la
Signora
dalle
Camelie
?
E
si
accorse
egli
che
in
Francia
fosse
esistito
un
Onorato
di
Balzac
,
che
in
Francia
esistesse
un
Emilio
Zola
prima
che
il
plauso
della
folla
gli
gittasse
sotto
il
naso
l
'
Assommoir
?
E
la
signorina
Serao
non
gitta
ella
nelle
sue
novelle
e
ne
'
suoi
romanzi
,
senza
misura
e
senza
pietà
,
come
uno
scolaretto
che
ha
fatto
troppe
e
troppo
maldigeste
letture
,
il
realismo
nervoso
del
Daudet
,
e
quello
plastico
e
colorito
del
Flaubert
,
e
quello
solido
e
meccanico
dello
Zola
,
insieme
al
romanticismo
convalescente
del
Dumas
figlio
e
al
romanticismo
tisico
di
Ottavio
Feuillet
?
E
non
è
vero
forse
che
nessuno
dei
nostri
novellatori
si
è
mai
fatto
una
questione
di
lingua
e
di
stile
;
ma
ognuno
italianizza
il
proprio
dialetto
,
con
non
poche
fioriture
francesi
?
Ora
tutto
questo
non
può
continuare
.
Leone
Fortis
aveva
già
cantato
il
miserere
alla
lirica
italiana
;
e
la
lirica
in
Italia
è
risorta
per
opera
di
un
poeta
che
si
fortificò
e
si
nutrì
lungamente
e
copiosamente
di
filologia
romanza
.
Io
credo
che
noi
avremo
dei
romanzi
e
delle
novelle
esemplari
,
quando
i
nostri
novellatori
avvenire
saranno
degli
eruditi
come
il
Boccacci
.
Non
monta
che
sappiano
il
latino
e
il
greco
come
il
Boccacci
;
ma
è
necessario
che
sappiano
bene
il
francese
e
la
letteratura
francese
,
l
'
inglese
e
la
letteratura
inglese
,
il
tedesco
e
la
letteratura
tedesca
,
il
russo
e
la
letteratura
russa
,
l
'
italiano
e
la
letteratura
italiana
.
E
se
anche
sapessero
il
sanscrito
,
e
potessero
leggere
il
Panciatantra
,
non
ci
perderebbero
nulla
,
perché
fu
dall
'
altipiano
dell
'
Iran
che
scaturì
l
'
Oceano
dei
fiumi
delle
novelle
.
III
Questi
ed
altri
pensieri
mi
ronzavano
nella
mente
leggendo
i
Racconti
Calabresi
di
Nicola
Misasi
,
il
quale
,
non
trovando
nel
nostro
paese
tradizioni
novellistiche
fresche
,
e
non
avendo
sufficiente
esperienza
delle
tradizioni
straniere
,
ha
fatto
una
lodevole
opera
di
prudenza
:
si
è
rinserrato
nella
sua
semplice
e
ruvida
scorza
di
montanaro
.
Glie
ne
è
seguito
del
bene
e
del
male
.
Certo
non
si
può
dire
ch
'
egli
abbia
subito
influenze
esterne
,
e
i
suoi
racconti
non
paiono
tradotti
dalla
cronaca
d
'
un
giornale
parigino
come
i
bozzetti
del
mite
e
pingue
Navarro
della
Miraglia
,
ma
rassomigliano
un
poco
ai
fauni
antichi
che
balzavano
ispidi
e
vellosi
dal
cortice
degli
alberi
,
e
hanno
un
sapore
selvoso
di
rapsodia
primitiva
e
di
cronaca
medievale
.
Egli
li
narra
come
li
narrano
i
contadini
e
gli
atti
di
accusa
dei
processi
briganteschi
,
con
poche
preoccupazioni
d
'
arte
,
con
molto
amore
della
verità
storica
e
topografica
.
Nel
paesaggio
è
secco
,
breve
e
poco
colorito
;
i
particolari
gli
sfuggono
;
egli
pone
un
'
ossatura
solida
sopra
un
fondo
ben
disegnato
,
ecco
tutto
.
E
questo
mi
piace
;
perché
ogni
tanto
da
questa
prosa
grezza
mi
balzano
in
faccia
le
asprezze
efficaci
della
verità
,
e
un
getto
di
passione
viva
,
e
uno
scoppio
di
grida
umane
.
L
'
analisi
non
c
'
è
:
il
Misasi
non
ha
saputo
frugare
nell
'
anima
dei
suoi
briganti
;
ma
li
ha
disegnati
con
una
ruvidezza
di
tocco
franca
e
pittoresca
,
ma
li
ha
disseminati
con
un
movimento
vivace
per
i
boschi
della
Sila
;
e
basta
.
I
suoi
racconti
sono
troppo
esteriori
,
ma
hanno
tutti
i
vantaggi
dell
'
esteriorità
:
sono
plastici
,
sono
drammatici
,
sono
vivi
;
i
suoi
racconti
sono
troppo
selvatici
,
ma
hanno
tutti
i
vantaggi
della
barbarie
:
sono
freschi
,
sono
robusti
,
sono
sani
.
Del
resto
il
Misasi
,
quando
vuole
,
sa
anche
addentrare
nel
cuore
umano
gli
aculei
dell
'
analisi
:
i
lettori
della
Bizantina
possono
dire
con
quanta
sottigliezza
,
con
quanto
fortunato
acume
egli
abbia
sfruttata
l
'
anima
delle
monache
.
Io
dunque
,
dolente
di
non
potermi
fermare
più
a
lungo
con
lui
per
essermi
troppo
fermato
con
gli
altri
,
gli
do
un
consiglio
:
impari
bene
il
tedesco
,
il
russo
,
l
'
inglese
e
lo
spagnuolo
,
e
studii
,
studii
con
un
metodo
severo
tutte
queste
letterature
;
poi
consacri
molto
tempo
e
molte
fatiche
e
molto
ingegno
ai
nostri
novellatori
,
dal
Boccacci
al
Machiavelli
;
poi
se
gli
pare
opportuno
,
legga
anche
il
Panciatantra
.
Farà
qualcosa
di
meglio
che
non
abbiano
fatto
quelli
della
lega
lombarda
stipendiati
da
Casa
Treves
.
StampaPeriodica ,
Pare
un
paradosso
strano
,
e
pure
è
una
verità
appurata
e
provata
con
molte
studiose
ricerche
,
che
i
popoli
latini
,
e
più
il
popolo
d
'
Italia
,
hanno
pochissima
potenza
di
creazione
fantastica
.
Tutta
la
nuova
materia
d
'
arte
,
che
fu
accumulata
dopo
il
crollo
della
vita
pagana
,
o
venne
dall
'
Oriente
con
molta
varietà
d
'
importazione
,
o
fu
una
produzione
indigena
della
razza
sassone
e
della
razza
celtica
;
la
razza
latina
non
concorse
al
gran
cumulo
di
materiale
se
non
con
qualche
tradizione
classica
e
con
qualche
getto
di
lirica
d
'
amore
.
Così
,
mentre
i
monaci
pellegrini
recavano
dalle
terre
d
'
Oltremare
coi
frantumi
del
Santo
Sepolcro
e
coi
ramoscelli
d
'
olivo
dell
'
orto
di
Getsemani
le
fantasie
maturate
al
sole
del
Cattai
o
dei
piani
del
Gange
;
mentre
dai
boschi
armoricani
e
dalle
paludi
bretone
e
dalle
torbaie
della
Turingia
e
della
Pannonia
il
canto
epico
sonava
accordato
sul
ritmo
gregoriano
;
mentre
nelle
valli
pireneiche
tra
la
crescenza
odorosa
degli
oleandri
la
nova
lirica
si
metteva
a
fiorire
con
un
tumulto
d
'
amore
melodioso
,
l
'
Italia
badava
a
innestare
i
rampolli
cristiani
sul
vecchio
tronco
gentile
,
e
si
trasmutava
e
si
rifondeva
cristianamente
le
sembianze
di
Virgilio
.
Nocquero
le
tradizioni
e
le
presunzioni
patrie
,
o
fu
un
difetto
dell
'
intelligenza
nostra
?
Non
so
.
Certo
la
lingua
italiana
germogliò
ultima
dal
carcame
fecondatore
della
romanità
;
certo
il
popolo
d
'
Italia
non
conferì
al
patrimonio
epico
lirico
e
drammatico
fondato
dagli
altri
popoli
d
'
Europa
.
Noi
non
fummo
altro
mai
che
manipolatori
del
materiale
altrui
,
e
quasi
amministratori
del
patrimonio
altrui
.
Guardate
alla
storia
della
nostra
epica
e
della
nostra
lirica
e
della
nostra
grammatica
,
da
Sordello
Mantovano
che
poetò
in
lingua
d
'
oc
sino
al
signor
Parodi
e
al
signor
Guaido
che
scrivono
drammi
e
romanzi
in
lingua
francese
,
e
ditemi
se
fu
mai
popolo
così
sterile
di
fantasia
come
il
popolo
italiano
.
Né
questa
sterilità
è
solamente
negli
scrittori
o
solamente
nel
popolo
;
ma
il
popolo
e
gli
scrittori
si
accordano
meravigliosamente
in
una
deficienza
strana
delle
facoltà
imaginative
.
Pio
Rajna
mostrò
già
con
documenti
e
con
prove
sicure
come
il
più
fantasioso
de
'
nostri
poeti
,
l
'
Ariosto
,
nulla
o
presso
che
nulla
traesse
dall
'
attività
procreatrice
della
sua
mente
,
ma
solo
con
una
sintesi
miracolosa
raccozzasse
e
fondesse
una
mole
immensa
di
favole
di
cavalleria
penetrate
in
Italia
coi
romanzi
francesi
,
coi
poemi
inglesi
,
con
le
canzoni
di
gesta
e
coi
frammenti
epici
tedeschi
;
Alessandro
D
'
Ancona
ha
provato
come
il
materiale
della
lirica
popolare
sia
tutto
o
presso
che
tutto
d
'
importazione
straniera
;
e
se
Domenico
Comparetti
avesse
seguitato
i
suoi
studi
di
novellistica
comparata
,
facilmente
avrebbe
potuto
dimostrare
che
nella
selva
folta
di
novelle
popolari
che
copre
tutta
l
'
Europa
non
c
'
è
un
solo
virgulto
italiota
.
Guardate
ai
novellieri
italiani
:
la
materia
ch
'
essi
foggiarono
con
tanta
maestria
d
'
arte
da
fare
della
novella
una
forma
veramente
italiana
,
venne
d
'
Oriente
nelle
emanazioni
del
buddhismo
o
fu
qua
e
là
raccattata
per
le
terre
d
'
Europa
.
Quando
i
novellatori
vollero
attingere
alla
larga
fonte
del
popolo
,
la
trovarono
tutta
scrosciante
e
zampillante
di
acque
forastiere
;
così
accadde
che
nella
prosa
narrativa
l
'
elemento
indigeno
entrasse
in
una
misura
scarsa
assai
,
e
l
'
elemento
popolare
non
tardasse
a
cadere
in
discredito
.
Così
vedendo
ora
che
un
novellatore
italiano
della
scuola
sperimentale
si
è
messo
con
proposito
deliberato
a
formare
novelle
popolari
con
materia
tratta
tutta
dalla
sua
mente
,
e
con
fortuna
grande
,
io
mi
sarei
aspettato
un
più
largo
plauso
dagl
'
Italiani
.
Se
non
che
,
gl
'
Italiani
l
'
importanza
e
le
difficoltà
di
certe
cose
non
le
intendono
.
II
Dice
il
Capuana
nella
prefazione
del
suo
libro
che
,
avendo
scritto
una
delle
sue
novelle
per
un
caro
bimbo
che
gli
chiedeva
una
bella
fiaba
,
pensò
di
costruirne
altre
a
diletto
de
'
suoi
nipotini
;
poi
,
leggendole
,
lo
prendeva
una
gran
soggezione
di
quei
cari
diavoletti
che
gli
sedevano
a
torno
,
e
stavano
tutt
'
occhi
e
tutt
'
orecchi
ad
ascoltare
.
Certo
,
l
'
autorità
fanciullesca
in
fatto
di
storie
imaginose
è
grande
;
ma
non
bisogna
poi
esagerarne
il
peso
,
come
fa
il
Nencioni
.
Io
non
ho
dato
da
leggere
ai
ragazzi
il
libro
del
Capuana
,
ma
so
che
il
gusto
infantile
è
facilmente
appagabile
.
Io
pure
sono
stato
un
bimbo
curioso
e
desideroso
di
fanfaluche
strane
,
come
tutti
i
bimbi
di
questo
mondo
,
e
avendo
avuto
poche
narratrici
,
mi
erano
di
un
diletto
indicibile
le
Mille
e
una
notte
udite
leggere
la
sera
accanto
al
fuoco
.
Tutti
sanno
come
in
questo
suo
rifacimento
dall
'
arabo
il
signor
Galland
impegolasse
gli
studiosi
artifizi
orientali
di
molta
pomata
francese
;
e
pure
la
storia
di
Aladino
,
raccontata
con
una
prosa
sciatta
e
pretensiosa
insieme
,
faceva
fremere
di
godimento
e
di
paura
il
mio
spirito
bambinesco
.
Anche
una
vecchia
traduzione
in
prosa
dell
'
Iliade
popolò
la
mia
mente
di
fantasie
meravigliose
e
mi
scosse
forte
i
nervi
tra
il
settimo
e
l
'
ottavo
anno
;
e
pure
la
narrazione
era
fatta
più
penosa
dall
'
ortografia
arcaica
.
Leggete
a
un
bambino
le
fanfaluche
meno
bambinesche
,
le
favole
di
Esopo
tradotte
per
uno
da
Siena
,
il
Novellino
,
i
Fatti
d
'
Enea
,
e
lo
spirito
suo
penderà
dalle
vostre
labbra
come
quel
di
Saul
pendeva
dagli
arpeggiamenti
di
David
.
La
cosa
dunque
va
considerata
più
dall
'
alto
,
e
a
me
pare
che
la
prima
questione
che
il
libro
del
Capuana
debba
suscitare
,
sia
questa
:
il
gran
materiale
narrativo
e
cantativo
che
alimenta
l
'
intelligenza
di
tutti
i
popoli
d
'
Europa
è
esso
malleabile
e
foggiabile
alle
molteplici
forme
dell
'
arte
?
Io
dico
di
sì
;
e
chiunque
guardi
alla
storia
delle
letterature
antiche
e
delle
letterature
moderne
dovrà
accordarsi
meco
.
Non
è
forse
appurato
che
la
letteratura
italiana
non
fu
già
fabbricata
toscanamente
sui
modelli
provenzali
alla
corte
sveva
di
Palermo
,
ma
venne
via
via
crescendo
e
avvantaggiandosi
,
come
in
tutte
le
terre
d
'
Italia
dialetti
germogliati
dal
terriccio
latino
misto
di
concime
barbarico
si
mettevano
a
fiorire
?
E
non
è
forse
noto
all
'
universale
che
l
'
Ariosto
,
e
poi
i
poeti
che
intorno
a
Lorenzo
il
magnifico
portarono
per
Firenze
la
licenza
allegra
del
carnasciale
,
attinsero
dal
popolo
materia
nova
e
più
fresca
?
Se
non
che
,
questi
e
molti
altri
che
io
per
brevità
dimentico
,
rinnovarono
e
rinfrescarono
alle
chiare
fonti
popolari
l
'
epica
un
po
'
passita
nelle
mani
troppo
dotte
del
Boccacci
,
e
la
lirica
stroppiata
dai
petrarcheggianti
;
ma
nessuno
si
messe
per
esercizio
d
'
arte
ad
imitare
le
rozze
forme
popolaresche
.
In
Italia
,
no
:
ma
in
Germania
e
in
Inghilterra
e
in
Francia
si
tentò
questo
più
volte
con
varia
fortuna
;
e
a
me
pare
che
la
questione
si
possa
più
chiaramente
formulare
così
:
le
imitazioni
delle
forme
popolari
nella
selvatichezza
naturale
sono
solamente
un
esercizio
atto
a
dilettare
i
bambini
,
o
possono
essere
vere
e
proprie
fogge
dell
'
arte
?
Di
nuovo
,
io
dico
di
sì
.
Ecco
:
da
qualche
tempo
l
'
arte
sente
il
bisogno
di
tuffarsi
alle
fonti
della
vita
;
e
dal
Balzac
in
poi
il
romanzo
ha
deviato
dalla
sua
antica
forma
narrativa
per
diventare
un
vero
e
pieno
studio
fisiologico
e
psicologico
dell
'
uomo
.
A
questa
deviazione
della
prosa
narrativa
il
Balzac
conferì
più
di
tutti
studiando
i
segni
esteriori
e
gli
effetti
visibili
dei
sentimenti
interni
,
la
Sand
analizzando
con
una
sottigliezza
femminile
tutte
quante
le
crespe
e
gli
avvolgimenti
dello
spirito
,
gli
ultimi
romanzieri
naturalisti
proseguendo
certe
leggi
della
vita
appurate
dalla
scienza
.
Tutte
queste
vie
menano
,
più
o
meno
brevemente
,
alla
verità
;
ma
non
alla
verità
assoluta
:
ci
è
sempre
come
una
piccola
nuvola
vaporosa
,
che
offusca
l
'
evidenza
della
rappresentazione
.
Nel
Balzac
è
lo
stile
troppo
martoriato
e
qua
e
là
gonfio
o
colorito
soverchiamente
o
contorto
;
nella
Sand
è
la
tabe
sentimentale
che
s
'
appiglia
e
corrode
l
'
analisi
più
sottile
;
nello
Zola
è
il
rigore
della
tesi
scientifica
e
il
calore
eccessivo
dello
stile
.
Manca
a
tutti
quella
serenità
plastica
e
semplice
della
concezione
e
dello
stile
,
che
il
Flaubert
ebbe
per
un
momento
in
Madame
Bovary
,
e
che
tutta
quanta
la
letteratura
popolare
possiede
naturalmente
.
Qualche
anno
a
dietro
,
trascrivendo
io
novelle
popolari
della
campagna
romana
,
provavo
un
vero
godimento
estetico
ascoltando
sulla
bocca
di
una
serva
in
una
prosa
semplice
,
limpida
,
efficace
,
le
fantasie
più
pazze
mescolate
di
osservazioni
acute
o
profonde
,
corrette
e
regolate
da
un
criterio
sano
e
retto
della
vita
.
E
trascrivendo
in
fretta
o
rileggendo
dopo
avere
trascritto
,
mi
nascevano
nella
mente
dei
pensieri
e
dei
raffronti
in
folla
.
Per
esempio
,
ripensavo
al
Bertoldo
e
al
Bertoldino
di
Giulio
Cesare
Croce
;
e
non
sapevo
capacitarmi
come
di
là
non
avesse
preso
le
mosse
qualche
opera
di
prosa
,
come
dai
leggendarii
e
dai
frantumi
epici
si
mossero
tante
opere
di
poesia
:
non
trovavo
,
nella
prosa
italiana
,
la
rispondenza
del
Morgante
e
dei
due
Orlandi
.
Ora
questo
,
che
nel
secolo
XV
era
possibile
,
ma
non
più
nei
secoli
che
seguirono
,
di
nuovo
è
possibile
e
utile
e
forse
anche
necessario
oggi
.
Avete
mai
badato
alla
famigliarità
,
con
la
quale
il
popolo
tratta
i
re
e
le
regine
?
E
questi
re
e
queste
regine
delle
novelle
popolaresche
non
vi
sembrano
essi
dei
sovrani
costituzionali
?
Rammentate
il
buon
re
Alboino
di
Giulio
Cesare
Croce
e
il
buon
re
Pantagruel
di
Rabelais
?
Ebbene
,
l
'
ideale
del
re
costituzionale
è
questo
:
come
vedete
,
prima
assai
dell'89
il
popolo
lo
aveva
pienamente
intuito
e
rappresentato
.
Così
il
popolo
ha
pienamente
intuito
e
rappresentato
tutta
quella
parte
della
vita
che
gli
è
stata
accessibile
.
E
bene
,
perché
i
novellatori
sperimentali
non
imparano
anche
dal
popolo
,
ma
se
ne
stanno
contenti
alle
teoriche
darwiniane
?
Da
cinquant
'
anni
le
trascrizioni
di
racconti
popolari
pullulano
da
tutte
le
parti
,
e
la
demopsicologia
è
quasi
diventata
una
scienza
a
parte
.
E
bene
,
fate
che
dal
dominio
della
scienza
tutto
questo
gran
materiale
passi
nel
dominio
dell
'
arte
.
Scartate
tutte
le
scorie
fantastiche
:
resterà
una
selva
folta
di
osservazioni
e
d
'
insegnamenti
.
E
non
isdegnate
d
'
imparare
dalla
vostra
serva
,
poiché
fu
una
moltitudine
miserabile
di
servi
che
,
crollata
la
carcassa
romana
,
fondò
una
vita
nuova
una
lingua
nuova
una
metrica
nuova
,
e
ritrovò
le
prime
nuove
forme
dell
'
arte
.
III
Ora
,
se
bene
l
'
angustia
dello
spazio
non
mi
consenta
di
mostrare
con
la
larghezza
necessaria
la
verità
della
mia
tesi
,
credo
che
i
lettori
convengano
meco
in
questo
:
che
il
tentativo
del
Capuana
sia
una
cosa
più
seria
assai
di
quello
ch
'
egli
nella
sua
modestia
volesse
dare
a
divedere
.
In
quanto
alla
prova
in
sé
,
ho
detto
che
è
fortunata
,
e
anche
in
questo
chiunque
ha
qualche
pratica
di
novelle
popolari
si
accorderà
meco
.
Il
Capuana
non
ha
rimpastato
delle
favole
già
diffuse
,
ma
ne
ha
costruite
di
nuove
con
gli
elementi
che
entrano
in
tutti
i
prodotti
della
fantasia
popolare
:
elementi
,
come
ho
già
accennato
e
come
facilmente
pare
,
non
indigeni
,
ma
d
'
importazione
forestiera
.
Lasciando
dunque
da
parte
l
'
elemento
fantastico
e
mitologico
,
che
è
ciò
che
più
move
lo
spirito
bambinesco
,
e
guardando
solamente
alla
manipolazione
e
alla
intuizione
dei
criteri
e
delle
forme
e
dello
stile
popolari
,
io
dico
che
queste
fiabe
mi
paiono
una
cosa
perfetta
.
Il
Capuana
ha
saputo
cogliere
mirabilmente
quel
sano
e
giocondo
ottimismo
,
quella
tranquilla
aspirazione
al
benessere
,
quel
placido
e
sicuro
senso
della
vita
che
sono
i
caratteri
più
chiari
delle
produzioni
letterarie
del
popolo
.
Di
più
,
egli
mostra
di
essersi
assimilato
,
con
la
semplicità
rustica
e
ingenua
della
narrazione
,
con
la
fusione
naturale
del
dialogo
e
del
racconto
,
lo
stile
popolaresco
.
Per
me
,
io
non
esito
ad
affermare
che
questo
,
dopo
la
Giacinta
,
mi
pare
il
miglior
libro
del
Capuana
;
e
trovo
in
esso
confortata
un
'
asserzione
mia
di
tre
mesi
a
dietro
,
che
di
tutti
i
nostri
novellatori
,
il
Capuana
sia
quegli
che
ha
un
concetto
più
sano
e
più
alto
,
e
quasi
una
religione
dell
'
arte
.
StampaPeriodica ,
Io
le
sono
,
marchesa
,
tenuto
assai
del
divertimento
,
altro
non
fosse
che
per
averlo
goduto
con
lei
,
ma
veda
,
per
carità
,
di
non
dare
del
mago
al
bossolottajo
Hermann
!
Bel
mago
!
un
sorridente
grassoccio
in
cravatta
bianca
e
marsina
,
servito
da
una
livrèa
di
scena
,
in
mezzo
a
un
teatro
affollato
e
illuminato
a
giorno
,
senza
apparecchi
,
senza
neppure
bacchetta
!
Ah
,
cara
lei
;
perché
essere
ingrati
ai
nostri
antichi
Merlini
e
Sabini
con
le
lor
barbe
e
i
lor
berrettoni
appuntati
e
i
lor
zimarroni
neri
con
su
cuciti
in
panno
rosso
i
soli
,
le
stelle
,
e
gli
spicchi
di
luna
?
perché
fare
torto
ai
loro
nascondigli
,
torri
sempre
in
rovina
,
con
certi
tenebrosi
stanzoni
rischiarati
soltanto
dalla
verdògnola
luce
degli
occhi
di
un
gatto
che
ingrossava
la
coda
e
soffiava
al
nostro
apparire
,
stanzoni
in
cui
,
oltre
un
puzzo
di
zolfo
,
un
borbottìo
di
caldaroni
dalle
orrende
misture
e
un
lamento
di
strigi
,
èrano
e
gufi
inchiodati
e
coccodrilli
e
basilischi
impagliati
e
cani
arrabbiati
appesi
alle
travi
,
e
ampolle
e
rospi
e
pignatte
e
diàvoli
che
arrampicàvano
su
e
giù
per
la
cappa
e
si
rannicchiàvan
ghignando
tra
le
gambe
dei
tavoli
?
...
Quelli
,
o
marchesa
,
èran
maghi
!
Almeno
,
ci
facèvan
paura
.
Ma
,
ahimè
!
la
uniformità
,
di
giorno
in
giorno
,
uggiosamente
si
accredita
.
La
ferrovia
vuol
la
pianura
.
Scompàjono
i
dialetti
,
le
foggie
,
i
misteri
;
scompàjono
le
divisioni
e
suddivisioni
nella
filosofia
,
scompàjono
i
confini
,
e
,
bastasse
il
volere
,
scomparirebbero
le
stagioni
.
Ecco
,
nell
'
arte
,
che
la
scultura
fa
da
pittura
,
la
pittura
da
mùsica
e
la
mùsica
da
matematica
,
mentre
la
letteratura
arieggia
l
'
analfabetismo
,
ché
gli
scrittori
del
giorno
temon
perfino
di
parere
d
'
ingegno
.
E
una
orrìbile
noja
e
la
somma
.
Tutte
poi
quelle
alte
e
basse
livrèe
,
che
,
palesando
con
chi
s
'
avea
a
trattare
,
mettevanci
tosto
a
nostro
agio
,
tutti
que
'
segni
,
che
,
a
primo
aspetto
,
ci
dàvano
il
grado
dell
'
officiale
moralità
di
ciascuno
,
dalla
poetica
laurea
alla
croce
di
cavaliere
,
dal
marchio
d
'
infamia
alle
gialle
o
rosse
bindella
delle
trecche
d
'
amore
,
vanno
,
uno
dietro
dell
'
altro
,
ad
aumentar
la
pastura
ai
topi
dell
'
Antiquaria
.
E
al
teatrino
dei
nostri
bimbi
,
e
al
tresette
,
è
al
tarocco
,
che
noi
dobbiamo
ricòrrere
,
quando
ancora
vogliamo
rallegrarci
la
vista
in
que
'
variopinti
vestiti
,
in
quelle
corone
di
talco
,
in
que
'
scettri
,
in
que
'
manti
,
senza
cui
,
addìo
re
e
regine
!
sembrano
carne
,
come
la
nostra
,
soriana
.
E
ne
viene
?
ne
viene
,
che
tu
,
col
cappello
tra
mani
,
credi
parlare
a
un
padrone
,
ed
è
un
servo
:
dai
del
tu
a
chi
di
servo
ti
ha
l
'
aria
;
è
un
padrone
.
Presti
danaro
ad
un
pòvero
,
perché
lo
reputi
ricco
;
non
aduli
ad
un
ricco
,
reputandolo
pòvero
.
Così
,
la
donna
che
è
di
uno
e
la
donna
di
tutti
si
baràttano
i
modi
;
anzi
,
le
donne
,
a
quanto
dìcono
loro
,
stanno
per
diventare
uòmini
.
Ognuno
nasconde
i
ferri
del
suo
mestiere
.
La
plebèa
araldica
delle
insegne
,
che
,
me
fanciullo
,
era
il
mio
spasso
,
va
a
ròtoli
con
la
nobiliare
delle
armi
.
La
barbierìa
,
a
don
Chisciotte
ingratìssima
,
ha
perduto
i
suòi
piatti
e
s
'
e
cangiata
in
uno
scipito
salon
;
il
caffè
cangiò
in
farmacia
;
mentre
il
fornajo
,
che
già
faceva
la
cosa
più
buona
del
mondo
,
volle
far
meglio
e
fe
'
peggio
,
togliendo
al
pasticciere
la
mano
,
sicché
costùi
trovossi
obbligato
a
gettarsi
nella
chincaglieria
e
ora
vende
i
confetti
per
amor
della
scatola
.
E
intanto
il
bugiardo
,
onestamente
,
chiàmasi
gazzettiere
,
e
il
ladro
,
speculatore
alla
Borsa
...
Senza
i
preti
e
i
soldati
a
mantenerci
un
po
'
ancora
nei
ranghi
,
dio
sa
che
babele
!
che
generale
miscuglio
!
E
voi
,
dove
mai
ve
la
siete
fumata
,
o
dottoroni
bisnonni
,
vecchi
sempre
,
dalla
tabaccosa
espressione
,
fonte
già
tanta
di
buon
umore
ai
Montaigne
,
ai
Maggi
,
ai
Molière
,
voi
che
,
annunciati
dal
serviziale
e
seguiti
dalla
lancetta
,
scendevate
da
portantine
color
verde
-
bottiglia
per
salire
da
noi
con
un
passo
pesante
che
paréa
di
mulo
e
una
tòrbida
cera
quasi
per
spaventare
la
malattia
,
mentre
non
spaventava
che
l
'
ammalato
,
e
facevate
le
vostre
divinazioni
stando
alla
porta
della
stanza
da
letto
,
tenebrosa
e
attufata
,
interrogando
gli
astri
e
le
orine
,
con
certi
termini
strani
e
citazioni
mezzo
in
linguaggio
greco
,
mezzo
in
ebreo
,
perché
,
piuttosto
che
andare
a
cercare
,
vi
si
credesse
sulla
parola
;
poi
partivate
,
lasciando
le
tracce
della
vostra
mano
rampina
su
certe
lunghe
ricette
,
lunghe
come
la
fame
da
voi
mantenuta
negli
infelici
clienti
?
e
dove
sono
iti
i
vostri
amplìssimi
studi
a
tramontana
,
dalle
vetriere
incartate
,
e
le
cataste
di
libraccioni
,
non
mai
vecchi
abbastanza
,
gialli
come
la
faccia
di
un
giapponese
,
e
i
gessi
,
verniciati
di
marmo
,
di
Galeno
e
d
'
Ippòcrate
,
e
i
lùcidi
crani
con
su
disegnata
la
città
degli
affetti
,
le
sue
piazze
e
contrade
,
e
i
poltrononi
di
pelle
dura
e
sdrucciolevolíssima
,
i
palandrani
color
tabacco
-
di
-
frate
,
le
berrette
a
ricami
e
col
fiocco
,
gli
occhiali
o
d
'
oro
o
di
osso
,
le
canne
d
'
India
dall
'
aureo
pomo
,
e
le
tabacchiere
tempestate
di
gemme
,
dono
di
qualche
grande
di
Spagna
o
di
una
dama
della
croce
stellata
?
...
Ahimè
!
voi
cedeste
a
dei
dottorini
,
senza
né
gravità
né
velluto
alle
unghie
,
abbigliati
con
gusto
e
ben
pettinati
,
che
fùmano
sìgari
e
ùsano
di
occhialetto
,
che
dottamente
annòjano
poco
,
ma
chiàcchierano
anche
di
cappellini
,
che
spesso
sanno
sonare
delle
polche
e
dei
valzi
,
e
,
all
'
occorrenza
,
ballarli
,
che
se
coltìvano
fiori
,
non
è
per
stillarne
le
quintessenze
,
ma
per
ornarsene
l
'
àbito
!
cedeste
a
studioli
,
che
si
direbbero
meglio
abbigliatòi
,
dalle
finestre
aperte
,
dalle
minuzierìe
eleganti
,
con
scranne
in
cui
si
siede
comodamente
,
con
quadri
che
non
ti
guàstano
il
desinare
,
con
scientìfici
libri
,
non
mai
nuovi
abbastanza
,
frammisti
a
romanzi
,
a
gazzette
e
ad
un
profumo
nell
'
aria
,
che
,
insieme
alla
donna
,
ti
ricorda
la
vìpera
!
Ma
non
sia
detto
con
questo
,
che
l
'
erudita
ciarlatanerìa
abbia
lasciato
i
mortali
:
oh
non
pensiàmolo
manco
!
Poiché
la
somma
dei
vizi
,
come
delle
virtù
,
è
tuttora
qual
'
era
negli
eròici
tempi
:
l
'
uomo
,
dagli
abiti
in
fuori
,
è
sempre
stato
quel
desso
.
Non
è
l
'
inganno
che
muta
,
è
il
gergo
.
Una
volta
,
per
farsi
valere
,
la
Scienza
dovèa
essere
greve
,
tediosa
,
con
le
cigne
e
le
staffe
e
circonfusa
di
un
certo
qual
reverendo
odore
di
vetustà
;
oggi
,
essa
deve
prodursi
in
scarpini
,
procèdere
gaja
,
spirar
la
freschezza
dell
'
appena
sfornato
.
Giovava
,
una
volta
,
se
simulata
;
or
giova
dissimulata
.
Quando
il
vecchio
dottore
volea
adoprare
paroloni
dell
'
arte
o
bizzarri
,
li
proferiva
lentissimamente
,
solennemente
,
perché
si
capisse
ch
'
ei
li
capiva
,
per
farne
sentire
tutta
la
difficoltà
;
il
medico
odierno
li
lascia
invece
sfuggire
come
se
a
caso
,
senza
che
appaja
ch
'
ei
dia
loro
importanza
,
quasi
già
noti
a
chiunque
.
Quegli
ostentava
di
avere
tanto
studiato
e
tanti
anni
(
ché
i
vecchi
sistemi
di
apprendere
èrano
come
i
sentieri
di
un
giardino
all
'
inglese
,
più
fatti
per
allungare
che
non
per
scorciare
il
cammino
)
e
di
avere
spogliato
,
lui
solo
,
in
privilegi
e
diplomi
,
un
gregge
di
pècore
,
e
di
possedere
una
biblioteca
di
scienza
inimica
dell
'
aria
e
di
fruire
della
illuminazione
di
tutti
i
torchioni
-
a
-
otto
-
stoppini
europei
;
questi
vorrebbe
invece
parere
di
non
èsser
mai
stato
a
scuola
,
neppure
.
L
'
uno
insomma
pompeggiava
in
da
-
più
,
l
'
altro
in
da
-
meno
,
ma
in
ambo
i
casi
per
guadagnarci
nel
credito
.
E
se
l
'
uno
abbigliava
le
proprie
stivalerìe
di
latino
e
di
greco
,
affibbiàndole
anzi
ai
nomoni
di
Celso
,
Magno
,
Oribasio
,
Avicenna
e
Averroè
;
l
'
altro
,
furando
a
costoro
le
migliori
pensate
,
ce
le
traduce
e
le
spaccia
per
sue
.
Ma
,
se
con
meno
dottrina
e
con
più
leggiadria
,
si
accoppa
scientificamente
ora
,
né
più
né
meno
di
allora
.
Gli
è
una
medesima
storia
,
stampata
,
anziché
nell
'
accadèmico
in
-
folio
,
nel
casalingo
trentaduèsimo
.
Oggi
,
in
cui
non
si
ha
più
a
trattare
con
gente
che
dalle
fasce
passa
alla
sferza
e
dalla
sferza
alla
fede
,
anche
l
'
inganno
dovette
modificarsi
,
e
si
fece
...
più
semplice
ossia
perfezionò
.
StampaPeriodica ,
Oggi
com
'
oggi
la
letteratura
femminile
in
Italia
fiorisce
.
Se
siano
tutte
rose
,
non
saprei
dire
:
certo
è
che
forse
neanche
il
Cinquecento
,
così
popolato
di
rimatrici
e
di
gentildonne
erudite
,
può
vantarla
così
varia
,
così
spregiudicata
,
così
abbondante
.
È
vero
che
poche
ora
(
diciamo
poche
per
cortesia
)
saprebbero
scrivere
epigrammi
greci
come
Olimpia
Morato
,
o
reggere
a
disquisizioni
teologiche
come
Giulia
Gonzaga
la
bellissima
,
e
Vittoria
Colonna
:
ma
è
anche
vero
che
le
nostre
sanno
per
compenso
il
francese
;
e
come
lo
sanno
!
Agli
uomini
che
sapessero
il
francese
e
non
sapessero
il
greco
,
che
leggessero
Mendès
e
Barbey
d
'
Aurevilly
riservandosi
di
guardare
dall
'
alto
in
basso
la
letteratura
classica
,
non
importerebbe
poi
gran
che
:
ma
scrivere
è
un
altro
paio
di
maniche
.
Questa
usurpazione
,
per
parte
delle
donne
,
nei
loro
diritti
,
costretti
come
sono
a
passarci
sopra
per
non
parere
villani
o
di
poco
spirito
,
questa
usurpazione
non
la
mandano
giù
.
E
,
sebbene
in
versi
,
quando
devono
celebrare
una
donna
che
inganna
ricamando
rime
le
ore
d
'
aspettativa
,
cavan
sùbito
fuori
del
cassettone
rettorico
Saffo
e
Corinna
;
se
ne
vendicano
poi
nella
prosa
,
nella
vil
prosa
,
protestando
e
giurando
di
esecrare
le
donne
che
scrivono
quasi
da
quanto
quelle
che
votano
.
E
,
in
prosa
e
in
versi
,
hanno
torto
.
Già
,
s
'
e
mai
trovato
un
uomo
che
,
di
fronte
a
una
donna
in
qualunque
argomento
e
in
qualunque
caso
,
avesse
ragione
?
Qui
poi
,
torto
doppio
:
di
critici
e
d
'
uomini
.
Come
siamo
fatti
,
come
pensiamo
,
come
amiamo
,
come
viviamo
noi
,
noi
uomini
,
(
non
se
n
'
abbiano
a
male
i
novellieri
sperimentali
)
lo
sappiamo
fin
troppo
;
tanto
per
le
letterature
di
tutti
i
tempi
e
di
tutti
i
luoghi
,
fan
sangue
le
membra
dilaniate
,
s
'
incrociano
le
ramificazioni
convulse
delle
vene
e
dei
nervi
nell
'
anatomia
dell
'
anima
nostra
maschile
;
qual
e
oramai
il
cameriere
di
caffé
che
,
fra
il
posare
e
l
'
alzar
delle
tazze
,
non
si
permetta
ogni
tanto
un
briciolo
d
'
analisi
psicologica
?
Ma
come
sia
fatta
e
come
viva
la
donna
,
noi
non
lo
sappiamo
se
non
di
seconda
mano
e
per
congettura
;
e
per
lo
più
,
la
immaginiamo
e
la
rappresentiamo
come
un
uomo
senza
persona
,
imbiancato
dallo
zolfo
dell
'
ignoranza
,
purificato
per
le
acque
chiare
dell
'
indeterminatezza
.
Ma
la
natura
e
la
vita
,
crediamo
forse
che
non
si
possano
vedere
,
sentire
,
rappresentare
,
se
non
come
le
vediamo
,
le
sentiamo
,
le
rappresentiamo
noi
?
O
crediamo
che
l
'
arte
non
possa
scapitare
,
se
gli
stessi
fantasmi
che
visitano
l
'
anima
nostra
,
passando
per
un
'
anima
femminile
si
colorano
e
si
atteggiano
diversamente
?
Ancora
,
e
peggio
:
se
le
donne
oramai
tutte
date
allo
scrivere
non
avessero
dimenticato
di
leggere
,
avrebbero
nella
lotta
dell
'
amore
troppo
vantaggio
sopra
di
noi
.
Con
tutta
questa
letteratura
psicologica
,
noi
uomini
abbiamo
messo
e
mettiamo
di
continuo
le
carte
in
tavola
;
la
donna
le
tiene
ancora
raccolte
nel
misterioso
ventaglio
,
sicura
di
sé
perché
conosce
il
vostro
giuoco
,
sicura
di
voi
perché
voi
non
conoscete
il
suo
.
È
nell
'
interesse
nostro
,
fratelli
,
che
le
parti
si
mutino
:
giù
le
carte
,
signore
.
È
vero
che
una
scrittrice
,
la
marchesa
Colombi
,
ha
detto
recentemente
che
le
donne
non
imparano
a
conoscere
l
'
abbandono
se
non
quando
si
trovano
abbandonate
.
Ah
!
marchesa
,
marchesa
,
marchesa
!
Eppure
le
misericordie
per
i
colpi
di
grazia
è
da
un
pezzo
che
non
usano
più
.
La
contessa
Lara
,
o
signore
,
vi
dà
il
buon
esempio
.
Questo
suo
canzoniere
,
come
rivelazione
d
'
un
'
anima
femminile
,
come
documento
umano
,
direi
,
se
la
frase
oramai
non
fosse
inzaccherata
di
volgarità
,
e
veramente
prezioso
.
Intendiamoci
:
da
questi
fogli
,
che
la
contessa
congedandoli
chiama
tersi
(
e
l
'
editore
Sommaruga
ha
fatto
tutto
il
possibile
perché
si
pensasse
alla
verità
dell
'
aggettivo
,
non
alla
necessità
della
rima
)
da
questi
fogli
non
è
che
l
'
arte
non
occhieggi
profumata
e
capricciosa
,
facendo
sorrisi
e
riverenze
piene
di
grazia
e
di
canzonatura
:
la
testolina
bionda
emergente
da
un
cerchio
di
pellicce
e
di
velluto
ha
mosse
sùbite
e
vive
,
e
al
muoversi
s
'
accompagna
il
riso
degli
occhi
neri
folgoranti
fra
i
capelli
aggrovigliati
come
fior
di
vitalba
e
il
serpeggiare
delle
anella
bionde
che
scendono
come
giacinti
sul
collo
di
latte
.
Non
è
dunque
che
in
questi
versi
manchi
l
'
arte
:
ce
n
'
è
anzi
anche
troppa
.
Qualche
volta
,
per
esempio
,
i
drammi
e
le
figure
della
vita
reale
,
della
vita
borghese
,
vorrebbero
un
po
'
più
di
vivezza
nella
frase
anche
a
scàpito
della
martellatura
e
della
brunitura
del
vaso
,
un
po
'
più
di
precisione
rapida
nel
tocco
,
anche
a
scapito
della
lingua
poetica
eletta
e
dell
'
audacia
felice
di
stile
.
A
questo
proposito
,
anzi
,
ci
sarebbe
molto
da
dire
:
si
potrebbe
,
per
esempio
,
da
questo
libro
di
versi
d
'
una
signora
risalire
alle
ragioni
per
le
quali
l
'
arte
della
rima
,
da
noi
,
s
'
è
mostrata
sempre
disadatta
o
restia
a
rendere
il
vero
di
tutti
i
giorni
,
il
vero
del
salotto
e
dell
'
alcova
,
del
teatro
e
della
festa
da
ballo
,
della
passeggiata
ai
Colli
e
dei
bagni
a
Livorno
e
a
Castellammare
:
il
vero
,
insomma
,
di
questa
piccola
vita
borghese
che
ha
per
fondo
la
carta
di
Francia
e
il
velluto
;
dalla
finestra
,
sì
,
si
vede
un
po
'
di
verde
e
di
mare
e
di
cielo
,
ma
i
vetri
sono
chiusi
per
paura
dei
raffreddori
.
Tutto
questo
e
altro
potrei
ricercare
e
considerare
e
osservare
;
ma
io
,
in
questo
libro
,
non
ho
cercato
l
'
arte
,
lo
confesso
,
ho
cercato
la
donna
.
E
la
donna
c
'
è
:
intelligente
,
troppo
intelligente
,
anzi
,
se
vogliamo
dar
ragione
al
Fontana
,
gloria
,
musa
,
angelo
,
idea
,
se
vogliamo
dar
retta
al
ribelle
spirito
che
ha
mille
volte
meno
spirito
del
Fontana
;
ma
,
in
tutto
e
sopra
tutto
,
donna
.
Donna
anche
nella
sincerità
delle
sue
confessioni
;
e
forse
potrebbe
anch
'
essere
che
,
tanto
per
mutare
,
come
parve
ad
un
suo
amico
ch
'
ella
pregando
si
divertisse
a
canzonare
i
santi
,
così
scrivendo
si
divertisse
a
canzonare
i
lettori
.
Le
carte
ella
le
mette
in
tavola
,
è
vero
,
ma
le
mescola
e
le
scambia
con
un
'
agilità
che
sarebbe
meravigliosa
quando
non
fosse
femminile
,
di
modo
che
raccapezzar
le
fila
dei
drammi
che
si
svolgono
per
entro
il
profumo
di
queste
risa
,
di
questi
baci
,
di
questi
sospiri
fatti
armonia
,
non
riesce
davvero
la
cosa
più
semplice
che
si
possa
pensare
.
Tuttavia
,
a
chi
sappia
guardar
bene
,
tra
la
folla
degli
intermezzi
,
fra
il
vario
muovere
delle
figurine
illuminate
dalla
luce
piena
della
passione
o
contorcentisi
grottesche
allo
squillo
argentino
del
riso
della
loro
signora
,
tre
drammi
principalmente
si
distinguono
diversi
di
carattere
e
di
scioglimento
.
Far
l
'
analisi
di
tutti
,
non
sarebbe
né
gentile
né
giusto
;
comprino
i
curiosi
il
libro
e
tentino
di
farla
da
sé
.
Ma
ce
n
'
è
uno
fra
gli
altri
,
che
finisce
allegramente
in
una
risata
;
cioè
:
in
una
risata
dei
lettori
e
in
un
sorriso
maligno
di
chi
determina
la
catastrofe
.
Protagonista
è
quel
ribelle
spirito
che
appare
sempre
accompagnato
dai
profumi
di
zagare
del
suo
dolce
paese
amato
dal
sole
,
e
inghirlandato
dai
pampini
secchi
della
sua
retorica
,
non
saprei
se
più
accademica
o
romantica
,
arcadica
sempre
.
Egli
le
scrive
da
lontano
:
E
nevica
anche
in
questo
del
sol
dolce
paese
,
cadon
le
rose
,
tremano
le
zagàre
da
l
'
insolito
gel
colte
ed
offese
.
E
seguita
raccontando
d
'
una
sua
passeggiata
nei
campi
in
cerca
di
solitudine
,
e
d
'
un
sogno
fatto
passeggiando
,
a
occhi
aperti
.
Gli
pareva
d
'
essere
con
lei
in
una
slitta
e
di
scivolare
su
quel
gran
piano
di
neve
,
lieve
lieve
come
se
la
slitta
volasse
;
egli
le
cingeva
col
braccio
la
vita
e
il
sangue
gli
batteva
ardente
nelle
arterie
,
quando
...
quando
sparve
il
sogno
,
ed
egli
non
seppe
far
altro
che
piangere
.
Ella
scrolla
la
sua
testina
incredula
Con
un
sorriso
di
bambino
scaltra
;
E
data
al
fuoco
l
'
amorosa
lettera
,
Stende
la
mano
per
aprirne
un
'
altra
.
Benissimo
!
a
tutto
quel
ghiaccio
non
c
'
era
altro
rimedio
che
il
fuoco
.
E
poi
,
era
ghiaccio
artificiale
:
non
è
vero
,
contessa
?
StampaPeriodica ,
È
strano
come
i
pregiudizi
s
'
impongano
anche
a
coloro
che
credono
di
non
averne
.
Per
non
dire
altro
,
la
questione
suscitata
da
Emilio
Zola
circa
il
romanzo
sperimentale
ha
fatto
veder
chiaro
che
molti
ingegni
,
i
quali
si
credono
e
si
proclamano
liberi
,
hanno
invece
la
ferrea
palla
e
la
catena
attaccata
come
i
galeotti
.
Stranissimo
poi
è
che
certe
teorie
trovino
appunto
i
nemici
più
fieri
là
dove
dovrebbero
trovare
dei
naturali
alleati
;
dico
nel
campo
dei
repubblicani
,
od
almeno
tra
coloro
che
,
senza
militare
attivamente
nelle
schiere
repubblicane
,
vanno
un
po
'
più
avanti
che
non
sia
lecito
ad
un
sostenitore
del
presente
disordine
di
cose
.
Per
giudicare
la
loro
avversione
alla
letteratura
che
cerca
di
sostituire
lo
studio
della
verità
alla
fecondità
della
immaginazione
,
ripetono
quel
che
hanno
ripetuto
gli
scrittori
di
teorie
politiche
ed
i
seguaci
di
Nicolò
Machiavelli
,
cioè
che
la
repubblica
non
può
esistere
che
basata
sulla
virtù
;
ed
aggiungono
che
la
letteratura
sperimentale
,
essendo
necessariamente
immorale
,
deve
essere
respinta
da
ogni
convinto
e
sincero
repubblicano
.
La
repubblica
deve
essere
basata
sulla
virtù
?
Questa
affermazione
mi
è
sempre
sembrata
una
di
quelle
magnifiche
sciocchezze
che
proferiva
l
'
egregio
signor
Prudhomme
,
il
faceto
e
maestoso
personaggio
inventato
da
Enrico
Monnier
.
Ma
quale
virtù
?
Fate
solo
questa
innocente
domanda
,
quale
virtù
?
e
la
magnifica
frase
cade
in
rovina
.
Delle
virtù
ce
ne
sono
di
millanta
tipi
.
C
'
è
,
per
esempio
,
la
virtù
secondo
i
cattolici
.
Vorremo
essere
virtuosi
a
quel
modo
e
tendere
la
guancia
sinistra
a
chi
schiaffeggiò
la
destra
?
Bella
repubblica
sarà
quella
che
si
fonda
su
quella
virtù
!
Direte
che
la
virtù
cattolica
non
è
virtù
,
e
sia
.
Ma
quale
sarà
dunque
questa
benedettissima
qualità
che
deve
servire
di
fondamento
a
questa
benedettissima
repubblica
?
C
'
è
per
voi
un
assoluto
,
una
morale
superiore
alle
evoluzioni
civili
e
sociali
?
E
se
c
'
è
,
qual
'
è
?
Non
basta
ripetere
i
due
o
tre
assiomi
del
diritto
romano
,
del
decalogo
o
della
dichiarazione
dei
diritti
dell
'
uomo
.
La
condotta
è
qualche
cosa
di
troppo
complesso
perché
due
o
tre
massime
sante
possano
valere
a
darci
una
norma
sicura
nelle
mille
contingenze
della
vita
.
E
stringendo
le
cose
,
e
venendo
alla
conclusione
,
bisogna
confessare
che
questa
virtù
necessaria
alla
solidità
della
repubblica
è
la
virtù
repubblicana
.
La
quale
,
ch
'
io
sappia
,
non
ha
mai
imposto
la
esclusione
del
romanzo
sperimentale
come
pericolosa
agli
ordini
civili
,
perché
,
tra
le
altre
cose
,
ha
bisogno
ancora
di
essere
messa
al
mondo
,
povera
virtù
,
di
crescere
e
di
farsi
capire
.
Non
lanciamo
dunque
anatemi
in
nome
di
un
vangelo
che
non
è
stato
ancora
scritto
.
Ma
,
si
dice
,
il
romanzo
sperimentale
è
la
stessa
cosa
della
pornografia
,
e
quindi
ecc
.
ecc
.
Adagio
!
Chi
ve
lo
ha
detto
?
Per
me
,
intanto
,
in
questa
affermazione
trovo
o
una
ignoranza
crassa
o
una
malafede
cattolica
.
Io
non
capisco
e
non
capirò
mai
che
si
dica
,
per
esempio
,
che
la
lirica
è
la
laudazione
di
madonna
Laura
,
perché
il
Petrarca
nel
suo
canzoniere
ha
lodato
madonna
Laura
.
C
'
è
un
romanzo
realista
che
rasenta
il
pornografico
?
Ammettiamolo
,
benché
i
romanzi
dello
Zola
non
siano
per
me
in
quel
caso
.
E
che
per
ciò
?
Direte
che
le
novelle
sono
di
necessità
pornografiche
perché
il
Boccaccio
è
di
manica
larga
?
Eppure
ci
sono
le
novelle
del
padre
Cesari
che
seccherebbero
il
mare
a
forza
di
pudicizia
.
Qui
si
confonde
una
questione
di
metodo
con
una
questione
di
tendenza
;
qui
si
giudica
tutto
il
poema
cavalleresco
dal
solo
canto
di
Fiammetta
.
Siamo
in
buona
fede
,
se
è
possibile
.
Quando
mai
i
difensori
del
romanzo
sperimentale
affermarono
che
si
debba
esser
pornografi
?
Quando
mai
fu
dimostrato
che
non
si
possa
fare
un
romanzo
sperimentale
,
realista
,
che
sia
morale
?
Perché
dunque
queste
sentenze
a
priori
,
che
si
sentono
tutti
i
giorni
schizzar
fuori
dalle
caste
bocche
dei
critici
pudibondi
contro
questo
povero
sperimentalismo
?
Eppure
,
qual
è
il
canone
primo
degli
sperimentalisti
nell
'
arte
?
Essi
vi
dicono
:
fino
ad
ora
per
essere
buon
romanziere
bisognava
essere
uomo
di
grande
fantasia
,
di
imaginazione
feconda
.
Ora
queste
facoltà
sono
stimabili
,
eccellenti
,
ma
non
è
per
mezzo
loro
che
ci
avvicineremo
alla
verità
.
Le
altre
arti
hanno
cominciato
da
un
pezzo
a
studiare
dal
vero
,
e
il
romanzo
non
fa
parte
anch
'
esso
dell
'
arte
rappresentativa
?
L
'
imaginazione
è
una
bella
qualità
,
ma
l
'
ideale
del
romanzo
sarà
dunque
quello
di
Giulio
Verne
?
L
'
imaginazione
non
deve
essere
esclusa
,
s
'
intende
.
Dice
il
chimico
che
sperimenta
:
come
si
comporterà
il
tale
metallo
immerso
nell
'
acido
tale
?
E
il
romanziere
:
come
si
comporta
il
carattere
tale
quando
si
trova
nella
tale
circostanza
?
Come
si
vede
,
la
fantasia
non
è
esclusa
,
poiché
a
lei
spetta
di
cercare
l
'
occasione
,
di
trovare
la
circostanza
nella
quale
mettere
a
sperimento
un
carattere
.
Ma
il
carattere
,
l
'
occasione
e
le
relazioni
intermedie
non
spettano
più
alla
fantasia
,
che
deve
limitarsi
a
metterle
in
presenza
tra
loro
.
Devono
essere
desunte
dal
vero
,
e
non
può
essere
lecito
,
in
questa
forma
letteraria
,
d
'
inventare
carattere
e
modo
di
condursi
di
una
persona
imaginaria
in
faccia
ad
avvenimenti
inventati
.
Si
tratta
insomma
di
mettere
la
fantasia
al
posto
che
le
spetta
.
Non
si
faccia
la
storia
nuda
e
cruda
,
ma
non
si
facciano
nemmeno
i
racconti
delle
fate
.
Che
cosa
ci
sia
di
scandaloso
e
di
pornografico
in
queste
massime
,
davvero
non
saprei
vedere
.
Ma
è
necessario
,
pure
,
per
la
letteratura
virtuosa
,
che
il
protagonista
sia
un
eroe
,
la
donna
un
angelo
,
il
tiranno
un
mostro
d
'
iniquità
,
e
così
via
.
È
il
sistema
del
teatro
a
soggetto
,
dove
il
carattere
d
'
Arlecchino
,
di
Pantalone
e
di
Brighella
era
già
fatto
e
stabilito
.
Invece
,
nella
verità
,
non
si
è
che
in
rarissime
eccezioni
completamente
virtuosi
o
completamente
birbanti
.
In
generale
,
si
vive
oscillando
tra
le
azioni
indifferenti
;
e
quando
succede
qualche
avvenimento
critico
dove
bisogna
decidersi
o
per
la
soluzione
retta
o
per
la
curva
,
pochissimi
sono
quelli
che
non
abbiano
un
quarto
d
'
ora
,
un
minuto
di
esitazione
.
Perché
dunque
gli
eroi
dovranno
sempiternamente
essere
l
'
eccezione
?
Perché
dunque
non
staremo
un
poco
alla
verità
,
lasciando
in
pace
i
tipi
imaginari
platonicamente
preferiti
?
E
pornografia
,
questa
?
Chi
è
senza
peccato
tiri
la
prima
pietra
,
diceva
quello
.
Il
giusto
cade
sette
volte
al
giorno
,
diceva
quell
'
altro
.
E
ci
ostineremo
a
imaginare
eroi
che
non
peccano
e
non
cadono
mai
?
In
questo
caso
i
romanzi
diventano
pericolosi
come
se
fossero
pornografici
.
Una
gentile
signora
,
dice
il
Mérimée
,
se
non
sbaglio
,
visitando
lo
studio
di
un
illustre
scultore
,
guardava
le
Veneri
e
le
altre
splendide
nudità
marmoree
con
occhio
poco
benigno
,
e
disse
finalmente
che
gli
uomini
fanno
male
a
guardare
e
tenere
in
casa
simili
statue
.
La
loro
imaginazione
si
sregola
,
si
guasta
,
e
pretendono
poi
dalle
povere
donne
quel
che
non
possono
avere
,
una
bellezza
che
si
avvicini
alla
perfezione
.
La
signora
diceva
bene
.
Facciamo
un
po
'
degli
eroi
meno
meravigliosi
,
perché
le
ragazze
,
queste
ragazze
che
stanno
tanto
a
cuore
ai
critici
virtuosi
,
non
si
guastino
la
testa
.
StampaPeriodica ,
Il
signor
L
.
Elliot
racconta
una
storia
di
topi
avvenuta
testé
a
Bruxelles
,
e
di
cui
fu
testimonio
oculare
.
Prima
di
riferire
questa
storia
premetto
alcune
parole
intorno
ai
topi
stessi
.
I
topi
di
cui
si
tratta
sono
i
più
grossi
;
essi
si
chiamano
topi
delle
chiaviche
,
topi
decumani
,
surmulotti
,
ratti
da
colmigno
,
ratti
delle
beccherie
,
sorci
delle
chiaviche
.
Questi
topi
erano
al
tutto
ignoti
fra
noi
appena
due
secoli
or
sono
.
Apparvero
per
la
prima
volta
in
Europa
in
sul
principio
dello
scorso
secolo
,
anzi
appunto
nell
'
anno
1727
.
Loro
patria
sono
le
Indie
Orientali
e
,
fino
a
un
tempo
relativamente
così
vicino
,
non
avevano
mai
pensato
a
muoversene
.
Non
si
sa
precisamente
quando
siano
partiti
,
e
quelli
che
sono
partiti
certamente
non
sono
arrivati
.
Sono
morti
lungo
la
strada
,
e
i
loro
discendenti
solo
e
non
i
primi
,
ma
chi
sa
dopo
quante
generazioni
,
arrivarono
alla
meta
.
Partirono
nella
direzione
di
ponente
e
attraversarono
tutta
quella
vastissima
distesa
di
terra
che
si
allarga
tra
l
'
oceano
indiano
e
il
mar
Caspio
.
Le
vicende
della
mia
vita
mi
portarono
venti
anni
or
sono
a
fare
io
pure
una
gran
parte
del
medesimo
viaggio
,
ma
a
ritroso
.
Io
credeva
di
trovare
popolate
di
topi
delle
chiaviche
le
contrade
della
Persia
,
per
cui
essi
erano
venuti
fino
al
Volga
.
Credevo
che
,
secondo
quello
che
dicono
gli
autori
,
avessero
fondato
colonie
lungo
la
strada
.
Ma
ebbi
a
riconoscere
che
ciò
non
è
stato
.
I
primi
topi
partiti
e
i
loro
discendenti
non
fecero
che
attraversare
quelle
steppe
brulle
,
o
vi
morirono
,
o
passarono
oltre
scotendo
la
polvere
dai
loro
calzari
.
A
Tauris
,
a
Sultanieh
,
a
Casvin
,
a
Teheran
non
c
'
è
un
solo
topo
delle
chiaviche
.
Il
naturalista
Pallas
menziona
siccome
veduti
per
la
prima
volta
nell
'
autunno
del
1727
questi
topi
sulle
rive
del
Volga
.
Attraversarono
il
fiume
,
proseguirono
verso
la
Prussia
dove
giunsero
a
mezzo
del
secolo
,
e
poco
dopo
in
Francia
e
in
Italia
.
Pare
che
il
bisogno
di
partire
dalle
Indie
Orientali
fosse
grande
per
questi
topi
,
perché
,
poco
dopo
di
aver
lasciata
la
patria
,
viaggiando
verso
ponente
per
via
di
terra
,
presero
il
partito
di
imbarcarsi
.
Sono
buoni
nuotatori
e
riuscì
loro
facile
salire
a
bordo
.
Nel
1732
sbarcarono
i
primi
topi
decumani
in
Inghilterra
,
poi
in
breve
per
le
vie
dei
bastimenti
si
diffusero
per
tutto
il
mondo
.
Questi
topi
sono
i
più
grossi
fra
quanti
vivono
ora
fra
noi
;
hanno
fatto
una
guerra
vittoriosa
a
ratti
alquanto
più
piccoli
di
loro
,
che
erano
essi
pure
dapprima
forestieri
e
venuti
di
Soria
al
tempo
delle
crociate
.
Forti
,
battaglieri
,
indomiti
,
si
rivoltano
anche
alla
forza
pubblica
,
rappresentata
dai
gatti
.
Questi
topi
stanno
al
pian
terreno
,
nelle
chiaviche
,
nelle
scuderie
,
negli
ammazzatoi
,
nelle
botteghe
dei
salumai
,
divorano
le
carni
crude
e
anche
le
cotte
se
ci
arrivano
,
il
lardo
,
tutto
quel
che
c
'
è
di
mangiabile
su
cui
possano
mettere
il
dente
.
A
Bruxelles
c
'
è
un
nuovo
mercato
,
mercato
provvisorio
,
ma
che
pare
definitivo
dal
punto
che
nessuno
sa
quando
possa
esser
finito
l
'
altro
.
In
questo
mercato
,
dove
si
vende
ogni
sorta
di
cose
,
si
vende
anche
carne
macellata
di
bove
,
di
montone
,
di
vitello
,
di
maiale
.
Una
grande
bottega
dove
si
vende
tal
sorta
di
carni
,
che
si
tengono
in
alto
appese
ad
uncini
anche
la
notte
,
è
in
comunicazione
con
un
canale
sotterraneo
popolato
di
topi
,
che
possono
così
entrare
nella
bottega
da
quello
.
Ciò
facevano
i
topi
tutte
le
notti
.
S
'
arrampicavano
per
le
colonne
di
legno
,
arrivavano
agli
uncini
e
divoravano
il
lardo
e
le
carni
.
Il
macellaio
disperato
si
rivolse
al
Municipio
ed
ebbe
il
consiglio
di
fasciare
di
zinco
le
colonne
.
Il
consiglio
seguìto
ebbe
dapprima
un
ottimo
effetto
;
ma
in
capo
a
qualche
tempo
le
carni
ripresero
a
sparire
con
segni
evidenti
sui
residui
del
morso
dei
topi
.
Il
Municipio
si
trovò
imbarazzato
.
Fu
preso
il
partito
di
far
la
guardia
ogni
notte
per
scoprire
in
qual
modo
i
topi
se
la
prendessero
,
e
il
signor
Elliot
,
di
guardia
una
notte
,
vide
uno
spettacolo
che
disegnò
e
riferì
colle
parole
che
io
traduco
qui
testualmente
e
che
si
leggono
nella
Illustrirte
Zeitung
del
30
dicembre
dello
scorso
anno
1882
:
«
Era
da
poco
che
facevamo
la
guardia
,
quando
ad
un
tratto
,
preceduto
da
alcuni
emissarii
,
un
numeroso
stuolo
di
topi
,
assai
ben
pasciuti
,
penetrò
nel
mercato
passando
pel
buco
del
canale
.
Essi
salirono
a
passo
di
carica
la
parete
inferiore
dei
sostegni
della
carne
,
la
quale
non
presentava
loro
alcun
ostacolo
,
e
giunsero
così
al
piede
di
una
delle
colonne
rivestite
di
zinco
.
A
questo
punto
,
la
compagnia
,
come
ad
un
comando
,
si
raccolse
in
un
gruppo
,
il
quale
crebbe
ben
presto
in
forma
di
montagna
,
la
cui
piattaforma
era
tanto
spaziosa
che
alcuni
topi
potevano
drizzarsi
sulle
zampe
posteriori
,
mentre
colle
anteriori
si
appoggiavano
alla
colonna
.
Sulle
spalle
di
questi
salivano
altri
,
mantenendo
la
stessa
posizione
,
poi
altri
e
altri
ancora
,
di
modo
che
,
secondo
le
leggi
della
costruzione
,
si
formava
la
scala
di
Giacobbe
,
dalla
cima
della
quale
gli
individui
più
ginnastici
saltavano
sulla
parte
superiore
della
trave
zincata
che
offriva
loro
una
buona
presa
.
Poscia
saliva
pure
tutta
la
riserva
,
si
arrampicava
senza
fermarsi
sulle
travi
e
si
gettava
con
vera
voracità
sui
pezzi
di
lardo
,
sui
quarti
di
manzo
,
sui
dorsi
di
vitello
e
sui
cosciotti
di
castrato
che
pendevano
dagli
uncini
.
Spero
che
mi
si
presterà
fede
,
se
io
assicuro
che
ho
raccontata
e
raffigurata
la
storia
precisamente
come
l
'
ho
veduta
»
.
Io
lascio
libero
il
lettore
di
prestare
o
negar
fede
al
racconto
.
Soggiungo
solo
che
il
danno
grande
che
i
topi
recano
,
come
in
ogni
parte
del
mondo
,
anche
in
America
,
fece
sì
che
una
città
degli
Stati
Uniti
aprisse
un
concorso
e
promettesse
un
grande
premio
al
vincitore
,
il
quale
avesse
suggerito
il
miglior
modo
di
distruggere
i
topi
.
Di
questo
concorso
,
delle
memorie
inviate
,
del
premio
dato
,
dirò
un
'
altra
volta
.
StampaPeriodica ,
L
'
onorevole
Pasquale
Stanislao
Mancini
si
lagna
talvolta
,
sottovoce
,
di
essere
obbligato
a
ricevere
,
perché
è
ministro
degli
affari
esteri
.
Non
bisogna
credergli
.
L
'
inclinazione
al
ricevimento
egli
l
'
ha
nel
sangue
:
inclinazione
che
dura
vivace
come
certi
suoi
entusiasmi
musicali
.
Il
ricevimento
in
casa
sua
è
un
brano
di
storia
patria
,
è
un
frammento
di
letteratura
poetica
.
Sono
tradizionali
i
suoi
ricevimenti
al
tempo
dell
'
esilio
,
quando
tutti
gli
emigrati
si
aggruppavano
intorno
a
lui
e
alla
sua
signora
,
un
vivo
lume
di
bellezza
,
di
poesia
e
di
amore
:
Laura
Beatrice
Oliva
Mancini
.
Egli
ha
ricevuto
,
sempre
,
a
Napoli
,
a
Torino
,
a
Firenze
,
a
Milano
,
a
Parigi
,
dovunque
è
rimasto
dieci
anni
,
una
settimana
,
un
giorno
.
Quando
va
in
villeggiatura
,
a
Capodimonte
,
per
riposarsi
,
riceve
ancora
.
Qui
,
in
Roma
,
riceve
di
mattina
,
di
sera
,
in
casa
,
alla
Consulta
,
credo
anche
in
carrozza
andando
da
via
Gregoriana
al
Quirinale
.
Di
talché
,
in
questa
furia
di
ricevimenti
i
suoi
nemici
politici
spesso
lo
accusano
di
ricevere
troppe
mortificazioni
dalle
nazioni
sorelle
.
Né
il
carattere
dei
suoi
venerdì
è
eccessivamente
diplomatico
:
è
difficile
trovarvi
tutto
riunito
il
banchetto
delle
nazioni
.
Gli
ambasciatori
,
i
ministri
,
i
rappresentanti
,
vengono
quasi
per
turno
,
un
paio
alla
volta
.
Un
venerdì
vi
trovate
l
'
ambasciatore
giapponese
,
il
principe
e
la
principessa
Asano
,
gente
ulivigna
e
tranquilla
,
vestita
all
'
europea
,
la
signora
in
toilette
parigina
,
l
'
uomo
in
marsina
.
Un
altro
venerdì
la
Svezia
è
rappresentata
dalla
bella
e
bionda
signora
Lindstrand
e
la
Turchia
da
Musurus
,
giovane
ambasciatore
che
ha
,
pare
,
abolito
il
fez
dei
suoi
padri
.
Un
'
altra
sera
,
erra
,
fra
le
marsine
,
la
marsina
magna
del
marchese
del
Mazo
,
ambasciatore
di
Spagna
.
Molte
volte
,
a
vedere
un
astante
taciturno
,
con
le
basette
brizzolate
,
gli
occhiali
d
'
oro
,
ci
si
domanda
con
un
certo
terrore
:
Dio
mio
,
mi
trovassi
,
per
caso
,
dinnanzi
alla
forte
Inghilterra
?
E
forse
la
patria
di
Arminio
,
quella
che
prende
il
tè
con
tanta
flemma
?
Avessi
,
per
avventura
,
pestato
un
callo
alla
Russia
?
Anzi
il
salotto
Mancini
è
più
,
dirò
così
,
europeo
che
diplomatico
.
Si
passa
dalla
stranezza
esotica
di
certi
tipi
,
da
certe
figure
forestiere
e
silenziose
,
a
uno
strato
di
burocrazia
superiore
,
da
questo
a
uno
strato
di
vecchi
amici
napoletani
,
romani
,
toscani
come
un
gruppo
di
sigari
scelti
.
E
ancora
gl
'
infiltramenti
letterari
,
per
memoria
degli
antichi
gusti
di
casa
:
e
quegli
artistici
,
per
memoria
della
vecchia
ospitalità
torinese
;
e
infine
la
parte
vocale
e
strumentale
,
l
'
elemento
lirico
-
musicale
-
filodrammatico
-
concertistico
.
Poiché
il
concertista
è
la
fillossera
di
casa
Mancini
,
il
tarlo
roditore
dell
'
onorevole
Pasquale
Stanislao
.
Non
vi
è
suonatore
di
violoncello
,
di
ocarina
,
di
triangolo
,
di
timpani
,
che
non
gli
venga
presentato
:
non
vi
è
signorina
concertista
di
piano
,
di
arpa
,
di
composizione
,
di
declamazione
,
d
'
improvvisazione
,
che
non
si
raccomandi
alla
sua
protezione
.
Il
buon
Pasquale
,
vecchio
amatore
di
musica
e
incapace
di
dire
no
a
nessuno
,
invita
tutti
questi
fenomeni
,
tutte
queste
mostruosità
,
tutti
questi
affamati
di
pubblicità
e
di
denaro
,
ai
suoi
venerdì
,
che
finiscono
col
diventare
concerti
belli
e
buoni
,
per
un
modo
di
dire
,
poiché
talvolta
non
sono
né
buoni
,
né
belli
.
Bisogna
confessare
che
vi
passa
ogni
tanto
,
in
questo
salotto
,
la
celebrità
di
canto
o
di
piano
,
uno
di
quegli
esseri
deliziosi
mandati
sulla
terra
per
la
felicità
di
chi
ama
la
musica
.
Da
Mancini
ha
cantato
Goyarre
,
l
'
ultimo
dei
grandi
tenori
,
in
una
serata
indimenticabile
:
vi
ha
cantato
la
Urban
,
l
'
ultima
delle
prime
donne
drammatiche
:
vi
ha
suonato
l
'
arpa
Sofia
Cattolica
,
quell
'
angioletto
napoletano
che
per
poco
non
fece
perdere
la
testa
a
un
mio
collega
del
giornalismo
politico
:
vi
ha
suonato
Cesi
,
il
grande
pianista
.
Ma
per
costoro
,
che
penitenza
di
violini
stridenti
,
di
rapsodie
sterminate
,
che
piogge
di
romanze
e
di
romanzette
,
di
cui
quei
quattro
sciagurati
Tosti
,
Rotoli
,
Denza
e
Palloni
si
sono
resi
colpevoli
!
Il
pubblico
maschile
e
femminile
sta
a
sentire
quest
'
orgia
di
musica
coi
segni
dell
'
attenzione
più
interessata
.
Appena
due
signore
osano
parlare
fra
loro
,
si
ode
uno
zittìo
che
le
fa
arrossire
.
Non
sono
quelle
del
corpo
diplomatico
che
parlano
,
poiché
dalla
professione
dei
relativi
mariti
hanno
imparato
l
'
arte
di
tacere
e
quella
di
prestare
un
'
attenzione
benevola
.
Gli
uomini
sono
domati
dalla
musica
.
Cavallotti
sezione
letteratura
sembra
un
leone
placato
;
il
commendator
Malvano
,
piccolo
uomo
senza
età
,
ma
sempre
più
segretario
,
pensa
all
'
Oriente
donde
arrivano
le
tempeste
;
il
commendator
Cottrau
ha
il
suo
sorriso
di
uomo
contento
delle
sue
torpediniere
;
Carmelo
Errico
sembra
quel
pacifico
agnello
del
buon
Dio
che
è
;
l
'
onorevole
Pierantoni
rassomiglia
più
che
mai
a
una
cariatide
monumentale
;
il
senatore
Moleschott
,
che
ama
l
'
arte
quanto
la
scienza
,
è
beato
nella
sua
bella
faccia
larga
;
il
professore
Schupfer
è
,
ogni
venerdì
più
,
personaggio
di
Hoffmann
.
Le
mezze
figure
formano
una
siepe
bianca
e
nera
.
Ogni
tanto
una
rondine
pellegrina
:
Michetti
il
pittore
,
Camillo
Boito
il
critico
,
Andrea
Maffei
il
poeta
per
un
solo
venerdì
.
Le
signore
.
Le
rappresentanti
,
come
sopra
,
di
qualche
potenza
amica
.
Dilettanti
di
arpa
e
pianoforte
con
circostanze
attenuanti
di
visini
graziosi
:
signorine
Bevilacqua
e
Martini
.
Dilettanti
di
canto
,
con
slanci
d
'
arte
:
signore
Bussolini
-
Savini
e
Secchi
.
Cantanti
al
riposo
,
sospiranti
i
trionfi
passati
:
signore
Tiberini
e
Bendazi
.
Cantanti
in
attività
di
servizio
,
con
aggiunzioni
di
eleganza
:
signorina
de
Adler
.
Cantatrice
di
grazia
,
con
contorno
di
occhi
maliziosi
e
di
braccia
provocanti
:
signora
Cottrau
.
Documento
umano
di
aristocrazia
:
tutto
il
ducato
di
Gallese
.
Miscela
aristocratico
-
artistico
-
bohèmica
:
contessina
Garelli
.
Apparizione
poetica
:
signorina
Vertunni
,
maritata
Tutino
.
Scrittrice
,
con
peggiorativo
di
miopia
e
di
chiacchiera
inestinguibile
:
signorina
Matilde
Serao
.
Scrittrice
in
tranquilla
penombra
famigliare
:
signora
Pierantoni
-
Mancini
.
Tipo
biondo
incipriato
,
sottile
,
indolente
:
la
padrona
di
casa
,
signora
Eleonora
Genina
-
Mancini
.
Madri
di
famiglia
,
parenti
di
fanciulle
,
parenti
di
concertiste
,
signore
del
pubblico
che
non
canta
e
non
suona
:
una
quantità
.
In
mezzo
a
tutto
questo
,
il
ministro
va
e
viene
,
sorridente
,
spiritoso
,
galante
con
le
donne
per
memore
riconoscenza
.
StampaPeriodica ,
I
Quindi
giacché
la
Cronaca
Bizantina
mi
ha
invitato
a
mandarle
dei
ricordi
di
giornalismo
-
oggi
mi
permetterò
di
raccontare
a
'
miei
lettori
un
aneddoto
bastantemente
gustoso
,
sulla
questione
dei
plagi
.
Bisogna
sapere
che
,
saranno
ora
cinque
o
sei
anni
,
la
critica
italiana
s
'
era
messa
a
correr
dietro
ai
plagiari
,
come
se
questi
fossero
ladri
o
contrabbandieri
e
la
critica
fosse
un
questurino
o
una
guardia
di
finanza
.
Non
vi
saprei
dire
chi
avesse
cominciato
.
Lo
scandalo
scoppiò
forte
quel
giorno
in
cui
un
giornale
della
sera
accusò
il
Cavallotti
d
'
aver
copiati
i
suoi
Pezzenti
da
un
romanzaccio
di
Gonzales
,
trasportando
nelle
scene
del
suo
dramma
i
dialoghi
tali
e
quali
dal
racconto
francese
,
o
spagnolo
che
sia
.
Il
pubblico
,
indifferente
,
alzò
le
spalle
e
non
vide
in
quella
rivelazione
che
un
giuoco
di
partito
.
Esso
presentiva
che
il
Cavallotti
avrebbe
fatto
vedere
di
non
essere
stoffa
di
ladro
letterario
.
Ma
i
nemici
del
Cavallotti
non
dissimularono
la
gioia
di
scoprirlo
in
flagrante
,
mentre
gli
amici
gridarono
,
come
ossessi
,
che
la
delazione
del
Torelli
Viollier
era
un
'
azione
indegna
,
e
che
per
l
'
onore
della
stampa
italiana
non
si
avrebbe
più
dovuto
permettere
questo
spionaggio
letterario
.
Mi
ricordo
d
'
aver
allora
difeso
il
Cavallotti
,
raccontando
ciò
che
un
mio
zio
amico
di
Rossini
mi
aveva
detto
,
un
giorno
che
si
parlava
appunto
dei
furti
musicali
del
gran
maestro
.
Quando
Rossini
incominciò
a
scrivere
mi
diceva
mio
zio
tutti
i
pedanti
Paisiellisti
,
Mozartisti
e
Cimarosisti
lo
accusavano
di
plagio
.
E
non
a
torto
.
Soltanto
che
Rossini
restò
Rossini
,
e
i
maestri
dai
quali
egli
tolse
parecchie
delle
sue
melodie
nessuno
sa
più
quasi
che
sieno
esistiti
.
Tantoché
avviene
,
che
oggidì
,
chi
non
si
picca
di
musica
,
scambia
il
ladro
col
derubato
che
è
un
piacere
.
Una
sera
io
stavo
al
Manzoni
seduto
presso
un
onesto
venditore
di
bretelle
e
cinti
elastici
,
ad
ascoltare
un
'
opera
di
Mozart
.
A
un
tratto
egli
si
volta
a
me
e
mi
dice
:
Non
le
pare
che
questo
pezzo
sia
tolto
di
pianta
a
Rossini
?
Io
lo
guardai
nel
bianco
degli
occhi
per
vedere
se
mi
burlava
.
Infatti
risposi
si
direbbe
quasi
che
Rossini
sia
nato
assai
prima
di
Mozart
.
L
'
altro
non
capì
.
Era
scottante
ancora
la
polemica
per
il
plagio
del
Cavallotti
,
quand
'
io
diedi
al
teatro
milanese
la
mia
nuova
commedia
Nodar
e
Perucchee
.
Non
so
per
quale
miracolo
questi
Nodar
e
Perucchee
piacessero
assai
,
fin
dalla
prima
sera
;
giacché
è
noto
che
delle
quarantadue
commedie
ch
'
io
scrissi
pel
mio
teatro
,
trentaquattro
fiascheggiarono
supinamente
alla
prima
rappresentazione
,
salvo
poi
,
per
qualcuna
di
esse
,
ammutarsi
in
delirio
di
successo
,
come
accadde
appunto
del
Barchett
de
Boffalora
che
fu
ripetuto
trecento
cinquantadue
volte
in
tre
anni
,
e
del
Milanes
in
mar
,
che
oggidì
è
rappresentato
da
tutte
le
compagnie
di
operette
.
I
miei
dolci
confratelli
,
adunque
,
non
potendo
negar
il
successo
del
Nodar
e
Perucchee
,
insinuarono
che
esso
doveva
essere
un
plagio
.
E
il
Filippi
tra
gli
altri
,
nella
Perseveranza
,
tra
molte
cose
gentili
che
ebbe
a
dire
di
essa
,
scrisse
che
la
doveva
essermi
stata
ispirata
da
due
o
tre
commedie
del
repertorio
francese
,
che
io
non
avevo
mai
viste
né
conosciute
.
«
Ch
'
io
mi
ricordi
scriveva
il
Filippi
non
ci
trovo
analogia
che
nel
Carnaval
d
'
un
merle
blanc
e
nel
Passé
de
Nichette
.
»
Potete
immaginarvi
quanto
io
fossi
grato
al
Filippi
d
'
avermi
dato
con
quelle
due
indicazioni
il
modo
di
far
diventare
forse
più
attraente
la
mia
commedia
.
Mandai
dunque
subito
dal
Dumolard
a
comprare
il
Carnaval
e
il
Passé
de
Nichette
,
li
lessi
e
non
vi
trovai
una
sola
situazione
,
una
frase
,
una
sillaba
che
corrispondesse
alla
roba
mia
.
Ma
non
dovete
credere
neanche
per
questo
che
la
mia
coscienza
non
mi
rimordesse
fieramente
e
non
gridasse
a
voce
alta
:
Sì
,
tu
sei
un
ladro
,
un
famoso
ladro
lo
stesso
!
Giacché
Nodar
e
Perucchee
,
quantunque
non
tolti
dalle
due
commedie
francesi
indicate
dal
Filippi
,
erano
pur
sempre
una
vigliacca
e
turpe
ruberia
!
!
Giudicatene
:
«
On
a
beaucoup
ri
de
la
gravité
des
notaires
.
On
s
'
est
cruellement
amusé
de
leur
pesanteur
.
Qu
'
est
-
il
arrivé
?
Les
notaires
se
sont
fâchés
de
ces
absurdes
railleries
.
On
leur
reprochait
leurs
qualités
comme
des
défauts
.
Ils
ont
voulu
se
corriger
,
ils
se
sont
faits
hommes
du
monde
,
ils
sont
devenus
légers
et
fringants
.
Le
coiffeur
au
contraire
est
le
seul
homme
grave
de
notre
époque
.
»
Questo
brano
d
'
una
lettera
della
Girardin
che
ho
trascritto
in
francese
,
sicuro
qual
sono
che
non
ci
sia
lettore
della
Bizantina
il
quale
non
conosca
la
lingua
dei
nostri
più
o
meno
prossimi
nemici
mi
aveva
suggerita
la
idea
della
commedia
Nodar
e
Perucchee
;
e
dava
il
pretesto
a
'
miei
nemici
di
accusarmi
di
plagio
.
Io
cospersi
di
cenere
il
capo
e
piansi
il
mio
errore
.
Sì
.
Io
avevo
commesso
il
delitto
di
leggere
quel
brano
delle
Lettres
Parisiennes
della
Girardin
,
e
m
'
era
balenata
in
mente
l
'
idea
del
mio
lavoro
pel
teatro
milanese
.
Capivo
d
'
aver
commesso
un
'
azione
indegna
!
Giurai
di
non
leggere
più
nulla
,
di
non
studiar
più
,
anzi
di
non
parlare
più
con
nessuno
,
per
paura
che
non
mi
venisse
dal
di
fuori
la
più
piccola
ispirazione
che
mi
rendesse
reo
di
plagio
.
Quando
vorrò
scrivere
qualche
cosa
pensavo
mi
chiuderò
ermeticamente
nella
mia
camera
priva
di
libri
,
di
riviste
,
di
giornali
,
mi
cretinizzerò
ben
bene
,
poi
,
con
le
mani
sul
banco
,
aspetterò
che
scenda
dal
cielo
una
ispirazione
veramente
mia
,
tutta
mia
,
salvo
poi
a
sentirmi
dire
dal
primo
che
passa
che
quella
ispirazione
era
già
venuta
ad
altri
in
Francia
od
in
Italia
.
Ho
ancora
vivissima
in
mente
la
impressione
di
un
disinganno
di
questo
genere
nei
giorni
che
scrivevo
la
Scapigliatura
parola
che
fu
trovata
perfetta
dal
povero
Camerini
per
significare
in
italiano
la
Bohème
francese
.
Una
notte
,
insonne
,
balzo
dal
letto
,
corro
al
tavolino
,
butto
giù
una
diecina
di
pagine
.
Mi
pareva
d
'
aver
fatto
una
trovata
sublime
!
Ero
felice
!
Al
mattino
un
amico
viene
a
trovarmi
,
ed
io
tutto
raggiante
gli
racconto
di
aver
avuto
nella
notte
una
bella
e
novissima
ispirazione
.
Gli
leggo
le
pagine
.
Quello
,
serio
,
ascolta
,
poi
dice
:
Belle
!
!
!
ma
...
Ma
che
cosa
?
Hai
tu
letta
la
Peau
de
chagrin
di
Balzac
?
No
.
Bene
,
leggila
.
Troverai
precisamente
questa
scena
.
Se
mi
avesse
dato
un
cazzotto
mi
avrebbe
fatto
meno
male
.