CENERE ( DELEDDA GRAZIA , 1904 )
Narrativa ,
PARTE
PRIMA
I
.
Cadeva
la
notte
di
San
Giovanni
.
Olì
[
1
]
uscì
dalla
cantoniera
biancheggiante
sull
'
orlo
dello
stradale
che
da
Nuoro
conduce
a
Mamojada
,
e
s
'
avviò
pei
campi
.
Era
una
ragazza
quindicenne
,
alta
e
bella
,
con
due
grandi
occhi
felini
,
glauchi
e
un
po
'
obliqui
,
e
la
bocca
voluttuosa
il
cui
labbro
inferiore
,
spaccato
nel
mezzo
,
pareva
composto
da
due
ciliegie
.
Dalla
cuffietta
rossa
,
legata
sotto
il
mento
sporgente
,
uscivano
due
bende
di
lucidi
capelli
neri
attortigliati
intorno
alle
orecchie
:
questa
acconciatura
ed
il
costume
pittoresco
,
dalla
sottana
rossa
e
il
corsettino
di
broccato
che
sosteneva
il
seno
con
due
punte
ricurve
,
davano
alla
fanciulla
una
grazia
orientale
.
Fra
le
dita
cerchiate
di
anellini
di
metallo
,
Olì
recava
striscie
di
scarlatto
e
nastri
coi
quali
voleva
segnare
[
2
]
i
fiori
di
San
Giovanni
,
cioè
i
cespugli
di
verbasco
,
di
timo
e
d
'
asfodelo
da
cogliere
l
'
indomani
all
'
alba
per
farne
medicinali
ed
amuleti
.
D
'
altronde
Olì
pensava
che
anche
non
segnando
i
cespugli
che
voleva
cogliere
,
nessuno
glieli
avrebbe
toccati
:
i
campi
intorno
alla
cantoniera
dove
ella
viveva
col
padre
ed
i
fratellini
,
erano
completamente
deserti
.
Solo
in
lontananza
una
casa
campestre
in
rovina
emergeva
da
un
campo
di
grano
,
come
uno
scoglio
in
un
lago
verde
.
Nella
campagna
intorno
moriva
la
selvaggia
primavera
sarda
:
si
sfogliavano
i
fiori
dell
'
asfodelo
e
i
grappoli
d
'
oro
della
ginestra
;
le
rose
impallidivano
nelle
macchie
,
l
'
erba
ingialliva
,
un
caldo
odore
di
fieno
profumava
l
'
aria
grave
.
La
via
lattea
e
l
'
ultimo
splendore
dell
'
orizzonte
,
fasciato
da
una
striscia
verdastra
e
rosea
che
pareva
il
mare
lontano
,
rendevano
la
notte
chiara
come
un
crepuscolo
.
Vicino
al
fiume
,
la
cui
acqua
scarsissima
rifletteva
le
stelle
e
il
cielo
violaceo
,
Olì
trovò
due
dei
suoi
fratellini
che
cercavano
grilli
.
«
A
casa
!
Subito
!
»
,
ella
disse
con
la
sua
bella
voce
ancora
infantile
.
«
No
!
»
,
rispose
uno
dei
bimbi
.
«
Allora
voi
non
vedrete
spalancarsi
il
cielo
,
stanotte
!
I
bimbi
buoni
,
nella
notte
di
San
Giovanni
vedono
aprirsi
il
cielo
e
poi
vedono
il
paradiso
e
il
Signore
e
gli
angeli
e
lo
Spirito
Santo
...
Ma
voi
vedrete
un
cornino
se
non
andate
a
casa
subito
.
»
«
Andiamo
»
,
disse
pensieroso
uno
dei
bimbi
.
L
'
altro
protestò
ancora
un
po
'
,
ma
finì
col
lasciarsi
condurre
via
dal
fratello
.
Olì
andò
oltre
:
oltre
l
'
alveo
del
fiume
,
oltre
il
sentiero
,
oltre
le
macchie
di
olivastro
:
qua
e
là
si
curvava
e
legava
con
un
nastro
le
cime
di
qualche
cespuglio
,
poi
si
rizzava
e
scrutava
la
notte
con
lo
sguardo
acuto
dei
suoi
occhi
felini
.
Il
cuore
le
balzava
forte
,
d
'
ansia
,
di
timore
e
di
gioia
.
La
notte
fragrante
invitava
all
'
amore
e
Olì
amava
,
Olì
aveva
quindici
anni
e
con
la
scusa
di
segnare
i
fiori
di
San
Giovanni
andava
ad
un
convegno
amoroso
.
Sei
mesi
prima
,
una
sera
d
'
inverno
,
un
giovane
contadino
,
mezzadro
d
'
un
ricco
proprietario
nuorese
a
cui
appartenevano
i
campi
intorno
alla
casa
in
rovina
,
era
entrato
nella
cantoniera
per
chiedere
un
po
'
di
fuoco
.
Era
un
giovane
alto
,
con
lunghi
capelli
neri
lucidi
d
'
olio
:
i
suoi
occhi
nerissimi
non
si
lasciavano
quasi
guardare
,
tanto
erano
luminosi
,
e
soltanto
Olì
poteva
fissarli
con
i
suoi
,
che
non
si
abbassavano
davanti
a
nessuno
.
Il
cantoniere
,
uomo
ancora
giovane
ma
già
grigio
,
stanco
di
fatiche
,
di
affanni
e
di
miseria
,
accolse
benevolmente
il
contadino
,
gli
diede
una
pietra
focaia
,
lo
interrogò
sul
suo
padrone
e
lo
invitò
a
tornare
sempre
che
voleva
.
Da
quella
sera
il
contadino
frequentò
assiduamente
la
cantoniera
:
nelle
sere
piovose
raccontava
storielle
ai
bambini
raccolti
intorno
al
focolare
fumoso
,
e
ad
Olì
insegnò
i
posti
ove
meglio
crescevano
i
funghi
e
le
erbe
mangereccie
.
Un
giorno
egli
trasse
la
fanciulla
fin
verso
un
avanzo
di
nuraghe
,
sopra
un
'
altura
,
fra
macchie
coperte
di
bacche
rosse
,
e
le
disse
che
fra
i
blocchi
della
tomba
gigantesca
stava
nascosto
un
tesoro
.
«
Eppoi
so
di
tanti
altri
accusorgios
[
3
]
»
,
egli
disse
con
voce
grave
,
mentre
Olì
coglieva
finocchi
selvatici
;
«
io
finirò
bene
col
trovarne
uno
,
ed
allora
...
»
«
E
allora
?
»
,
chiese
Olì
,
un
po
'
beffarda
,
sollevando
gli
occhi
che
al
riflesso
del
paesaggio
parevano
verdi
.
«
Allora
me
ne
andrò
lontano
;
e
se
tu
vorrai
venir
con
me
ti
porterò
via
,
in
Continente
.
Io
conosco
bene
il
Continente
,
perché
è
da
poco
tempo
che
ho
finito
il
servizio
militare
.
Sono
stato
a
Roma
e
poi
in
Calabria
ed
in
altri
posti
ancora
.
Là
tutto
è
bello
...
Se
tu
verrai
...
»
Olì
rise
,
piano
piano
,
lusingata
e
felice
,
sebbene
un
po
'
ironica
.
Dietro
il
nuraghe
due
dei
suoi
fratellini
,
nascosti
in
una
macchia
,
fischiavano
richiamando
un
passero
:
per
l
'
immensità
del
paesaggio
non
s
'
udiva
voce
umana
,
non
passava
nessuno
.
Il
servo
prese
Olì
per
la
vita
,
la
sollevò
,
chiuse
gli
occhi
e
la
baciò
;
e
da
quel
giorno
i
due
giovani
s
'
amarono
selvaggiamente
,
diffondendo
il
segreto
della
loro
passione
alle
macchie
più
silenziose
,
ai
cespugli
della
riva
,
ai
neri
nascondigli
dei
nuraghes
solitarî
.
Oppressa
dalla
solitudine
e
dalla
miseria
Olì
amava
il
giovine
per
ciò
che
egli
rappresentava
,
per
le
cose
e
le
terre
maravigliose
che
egli
aveva
vedute
,
per
la
città
dalla
quale
veniva
,
per
il
ricco
padrone
che
serviva
,
per
i
fantastici
disegni
che
egli
tracciava
nell
'
avvenire
;
ed
egli
amava
Olì
perché
era
bella
ed
ardente
:
entrambi
incoscienti
,
primitivi
,
impulsivi
ed
egoisti
,
si
amavano
per
esuberanza
di
vita
e
per
bisogno
di
godimento
.
Anche
la
madre
di
Olì
,
a
quanto
narrava
la
figliuola
,
era
stata
una
donna
fantastica
e
ardente
.
«
Ella
era
di
famiglia
benestante
»
,
raccontava
Olì
,
«
ed
aveva
parenti
nobili
che
volevano
maritarla
con
un
vecchio
possidente
.
Mio
nonno
,
il
padre
di
mia
madre
,
era
un
poeta
:
in
una
notte
improvvisava
tre
o
quattro
canzoni
,
e
tanto
erano
belle
che
,
appena
un
cantastorie
le
ripeteva
per
la
strada
,
tutto
il
popolo
le
apprendeva
e
le
ripeteva
con
entusiasmo
.
Ah
,
sì
,
mio
nonno
era
un
gran
poeta
!
Alcune
sue
poesie
le
so
anch
'
io
,
insegnatemi
da
mia
madre
.
Aspetta
,
senti
questa
.
»
Ella
recitava
qualche
strofa
in
dialetto
logudorese
,
poi
riprendeva
:
«
Il
fratello
di
mia
madre
,
zio
Merziòro
Desogos
,
dipingeva
nelle
chiese
e
scolpiva
i
pulpiti
:
però
si
uccise
perché
aveva
da
scontare
una
condanna
.
Sì
,
i
parenti
di
mia
madre
erano
nobili
ed
istruiti
:
tuttavia
ella
non
volle
sposare
il
vecchio
proprietario
.
Vide
invece
mio
padre
,
che
allora
era
bello
come
una
bandiera
,
se
ne
innamorò
e
fuggi
con
lui
.
Ella
soleva
dire
,
mi
ricordo
:
"
Mio
padre
mi
ha
diseredata
,
ma
non
importa
;
gli
altri
si
tengano
le
loro
ricchezze
,
io
mi
tengo
il
mio
Micheli
e
basta
!
"
»
.
Un
giorno
il
cantoniere
si
recò
a
Nuoro
per
comprare
del
frumento
,
e
ritornò
più
triste
e
disfatto
del
solito
.
«
Olì
,
bada
a
te
,
Olì
!
»
,
disse
alla
figlia
minacciandola
con
la
mano
.
«
Guai
se
quel
servo
rimette
ancor
piede
qui
!
Egli
ci
ha
ingannati
persino
sul
suo
nome
.
Disse
di
chiamarsi
Quirico
ed
invece
si
chiama
Anania
.
È
oriundo
di
Orgosolo
,
razza
di
pastori
,
parente
di
banditi
e
di
galeotti
.
Bada
a
te
,
donnicciuola
:
egli
ha
moglie
!
»
Olì
pianse
e
le
sue
lagrime
caddero
,
assieme
col
frumento
,
entro
l
'
arca
di
legno
nero
;
ma
appena
l
'
arca
fu
chiusa
e
zio
Micheli
tornò
al
lavoro
,
la
fanciulla
andò
in
cerca
del
servo
.
«
Tu
ti
chiami
Anania
!
Tu
hai
moglie
!
»
,
gli
disse
,
e
gli
occhi
le
fiammeggiavano
di
rabbia
.
Anania
finiva
di
seminare
il
grano
sul
prato
smosso
:
due
merli
cantavano
dondolandosi
su
una
fronda
d
'
olivastro
;
grandi
nuvole
bianche
rendevano
più
intenso
l
'
azzurro
del
cielo
.
Tutto
era
dolcezza
,
silenzio
,
oblìo
.
«
Ecco
»
,
disse
il
giovane
,
che
teneva
ancora
la
bisaccia
sulla
spalla
,
«
io
ho
una
moglie
vecchia
.
Ah
,
me
la
diedero
per
forza
...
come
i
parenti
volevano
dare
a
tua
madre
il
vecchio
possidente
...
perché
io
sono
povero
ed
ella
ha
molti
soldi
.
Ma
che
cosa
importa
?
Ella
è
vecchia
e
morrà
presto
;
noi
siamo
giovani
,
Olì
,
ed
io
voglio
bene
soltanto
a
te
.
Se
tu
mi
abbandoni
io
muoio
.
»
Olì
s
'
intenerì
e
credette
.
«
E
che
faremo
ora
?
»
,
domandò
.
«
Mio
padre
mi
bastonerà
se
continueremo
ad
amarci
.
»
«
Abbi
pazienza
,
agnellino
mio
.
Mia
moglie
morrà
presto
;
ma
anche
non
morisse
io
troverò
il
tesoro
e
ce
ne
andremo
in
Continente
»
.
Olì
protestò
,
pianse
,
non
sperò
molto
nel
tesoro
,
ma
continuò
ad
amoreggiare
col
servo
.
La
seminagione
era
terminata
,
ma
Anania
andava
spesso
in
campagna
per
osservare
se
il
grano
spuntava
,
e
per
estirpare
le
male
erbe
dal
seminato
:
nelle
ore
di
riposo
,
invece
di
coricarsi
,
egli
diroccava
il
nuraghe
,
con
la
scusa
di
costruire
un
muro
con
le
pietre
divelte
dal
monumento
,
ma
in
realtà
per
cercare
il
tesoro
.
«
Se
non
qui
altrove
,
ma
lo
troverò
!
»
,
diceva
ad
Olì
.
«
Ebbene
,
a
Maras
un
servo
come
me
trovò
un
fascio
di
verghe
d
'
oro
.
Egli
non
si
avvide
che
erano
d
'
oro
e
le
consegnò
ad
un
fabbro
.
Stupido
!
Ma
io
mi
accorgerò
bene
...
Nei
nuraghes
»
,
raccontava
poi
,
«
abitavano
i
giganti
che
usavano
le
masserizie
d
'
oro
.
Persino
i
chiodi
delle
loro
scarpe
erano
d
'
oro
.
Oh
,
si
trovano
sempre
dei
tesori
,
cercandoli
bene
!
A
Roma
,
quando
io
ero
soldato
,
vidi
un
luogo
dove
si
conservano
ancora
le
monete
d
'
oro
e
gli
oggetti
nascosti
dagli
antichi
giganti
.
Anche
ora
,
del
resto
,
nelle
altre
parti
del
mondo
,
vivono
ancora
i
giganti
,
e
sono
così
ricchi
che
usano
gli
aratri
e
le
falci
d
'argento.»
Egli
parlava
sul
serio
,
con
gli
occhi
splendenti
di
sogni
aurei
;
se
però
gli
avessero
chiesto
che
avrebbe
fatto
dei
tesori
che
sperava
ritrovare
,
forse
non
avrebbe
saputo
dirlo
.
Per
allora
progettava
soltanto
la
fuga
con
Olì
:
all
'
avvenire
non
pensava
che
in
modo
fantastico
.
Verso
Pasqua
la
fanciulla
ebbe
occasione
di
recarsi
a
Nuoro
,
e
domandate
notizie
della
moglie
di
Anania
seppe
che
costei
era
una
donna
anziana
,
ma
niente
affatto
benestante
.
«
Ebbene
»
,
egli
disse
,
appena
Olì
gli
rinfacciò
la
sua
menzogna
,
«
sì
,
ella
adesso
è
povera
,
ma
quando
la
sposai
era
ricca
.
Dopo
le
nozze
io
andai
al
servizio
militare
,
mi
ammalai
,
spesi
molto
;
anche
mia
moglie
si
ammalò
.
Oh
,
tu
non
sai
cosa
vuol
dire
una
lunga
malattia
!
Poi
prestammo
dei
denari
e
non
ce
li
restituirono
.
Poi
credo
un
'
altra
cosa
;
che
mia
moglie
tenga
i
denari
nascosti
.
Ecco
,
ti
giuro
che
è
così
.
»
Egli
parlava
seriamente
,
ed
Olì
credeva
.
Credeva
perché
aveva
bisogno
di
credere
e
perché
Anania
l
'
aveva
abituata
a
ritener
vere
le
cose
più
inverosimili
,
suggestionato
egli
stesso
dalle
sue
fantasie
.
Così
,
verso
i
primi
di
giugno
,
zappando
in
un
orto
del
padrone
,
egli
trovò
un
grosso
anello
di
metallo
rossiccio
e
lo
credette
d
'
oro
.
«
Qui
ci
deve
essere
certamente
un
tesoro
»
,
pensò
,
e
subito
andò
a
raccontare
le
sue
nuove
speranze
ad
Olì
.
La
primavera
regnava
nella
campagna
selvaggia
;
il
fiume
azzurrognolo
rifletteva
i
fiori
del
sambuco
,
i
narcisi
esalavano
voluttuose
fragranze
;
nelle
notti
rischiarate
dalla
luna
o
dalla
via
lattea
,
tiepide
e
silenti
,
pareva
che
nell
'
aria
ondeggiasse
un
filtro
inebbriante
.
Olì
vagava
qua
e
là
,
con
gli
occhi
velati
di
passione
;
nei
lunghi
crepuscoli
luminosi
e
nei
meriggi
abbaglianti
,
quando
le
montagne
lontane
si
confondevano
col
cielo
,
ella
seguiva
con
uno
sguardo
triste
i
fratellini
seminudi
,
neri
come
idoletti
di
bronzo
,
e
mentre
essi
animavano
il
paesaggio
con
le
loro
grida
di
uccelli
selvatici
,
ella
pensava
al
giorno
in
cui
avrebbe
dovuto
abbandonarli
per
partire
con
Anania
.
Ella
aveva
veduto
l
'
anello
ritrovato
dal
giovine
,
e
sperava
e
aspettava
,
col
sangue
arso
dai
veleni
della
primavera
.
«
Olì
!
»
,
chiamò
la
voce
di
Anania
,
dietro
una
macchia
.
Olì
tremò
,
avanzò
cauta
,
cadde
fra
le
braccia
del
giovine
.
Sedettero
sull
'
erba
ancora
tiepida
,
accanto
ad
un
fascio
di
puleggi
e
d
'
alloro
selvatico
che
esalava
un
forte
profumo
.
«
Quasi
quasi
non
venivo
»
,
disse
il
giovine
.
«
La
padrona
deve
sgravarsi
stanotte
,
e
mia
moglie
,
che
sta
ad
assisterla
,
voleva
che
io
restassi
in
casa
.
"
No
"
,
le
dissi
,
"
stanotte
devo
cogliere
il
puleggio
e
l
'
alloro
;
non
sai
che
è
San
Giovanni
?
"
E
son
venuto
.
Ecco
.
»
Si
frugava
in
seno
,
mentre
Olì
toccava
l
'
alloro
chiedendo
a
che
serviva
.
«
Non
lo
sai
,
dunque
?
L
'
alloro
colto
stanotte
serve
per
medicina
e
per
tante
altre
cose
:
se
,
per
esempio
,
tu
spargi
le
foglie
di
quest
'
alloro
qua
e
là
sui
muri
intorno
ad
una
vigna
o
ad
un
ovile
,
gli
animali
rapaci
non
potranno
penetrarvi
,
né
rosicchiar
l
'
uva
,
né
rapire
gli
agnelli
.
»
«
Ma
tu
non
sei
pastore
.
»
«
Io
però
guarderò
la
vigna
del
padrone
:
poi
queste
foglie
le
metterò
anche
intorno
all
'
aia
,
perché
le
formiche
non
rubino
il
grano
.
Verrai
tu
,
quando
io
batterò
il
grano
?
Ci
sarà
molta
gente
;
faremo
festa
e
alla
notte
canteremo
.
»
«
Oh
,
mio
padre
non
vorrà
!
»
,
ella
disse
sospirando
.
«
Ma
è
curioso
quell
'
uomo
!
Si
vede
che
non
conosce
mia
moglie
:
ella
è
decrepita
come
le
pietre
»
,
disse
Anania
,
sempre
frugandosi
in
seno
.
«
Ma
dove
l
'
ho
messa
?
»
«
Che
cosa
?
Tua
moglie
?
»
,
chiese
maliziosamente
Olì
.
«
Ebbene
,
una
croce
!
Ho
trovato
anche
una
croce
d
'argento.»
«
Anche
una
croce
d
'
argento
?
Dove
era
l
'
anello
?
E
tu
non
me
lo
dicevi
?
»
«
Ah
,
eccola
.
Sì
,
è
d
'
argento
vero
.
»
Egli
trasse
di
sotto
l
'
ascella
un
involtino
:
Olì
lo
svolse
,
palpò
la
crocetta
e
domandò
ansiosa
:
«
Ma
è
dunque
vero
?
Il
tesoro
c
'
è
?
»
.
E
pareva
così
felice
che
Anania
,
sebbene
avesse
trovato
la
crocetta
in
campagna
,
credette
bene
di
lasciarla
nella
sua
illusione
.
«
Si
,
là
,
nell
'
orto
.
Chissà
quanti
oggetti
preziosi
ci
saranno
!
Ma
bisognerà
che
io
frughi
di
notte
.
»
«
Ma
il
tesoro
è
del
padrone
.
»
«
No
,
è
di
chi
lo
trova
!
»
,
rispose
Anania
;
e
quasi
per
avvalorare
questo
suo
principio
egli
cinse
Olì
con
un
braccio
e
cominciò
a
baciarla
.
«
Se
io
troverò
il
tesoro
tu
verrai
?
»
,
le
chiese
tremando
.
«
Verrai
,
dimmi
,
fiore
?
Bisogna
che
io
lo
trovi
subito
perché
non
posso
più
vivere
lontano
da
te
.
Ah
,
vedi
,
quando
vedo
mia
moglie
sento
voglia
di
morire
,
mentre
vorrei
vivere
mille
anni
con
te
.
Fiore
mio
!
»
Olì
ascoltava
e
tremava
.
Intorno
era
profondo
silenzio
;
le
stelle
brillavano
sempre
più
perlate
,
come
occhi
sorridenti
d
'
amore
,
e
sempre
più
dolci
erravano
nell
'
aria
i
profumi
delle
erbe
aromatiche
.
«
Mia
moglie
morrà
presto
,
Olì
,
cuoricino
mio
!
Sì
,
che
fanno
i
vecchi
sulla
terra
?
Chissà
?
Fra
un
anno
,
forse
,
noi
saremo
sposi
.
»
«
San
Giovanni
lo
voglia
!
»
,
sospirò
Olì
.
«
Ma
non
bisogna
desiderare
la
morte
di
nessuno
.
Ed
ora
lasciami
andare
.
»
«
Rimani
ancora
un
po
'
»
,
egli
supplicò
con
voce
infantile
,
«
perché
vuoi
andartene
così
presto
?
Che
farò
io
senza
di
te
?
»
Ma
ella
si
alzò
tutta
vibrante
.
«
Forse
ci
rivedremo
domani
mattina
,
perché
coglierò
le
erbe
prima
che
sorga
il
sole
:
ti
farò
un
amuleto
contro
le
tentazioni
...
»
Ma
egli
non
aveva
paura
delle
tentazioni
:
s
'
inginocchiò
,
cinse
Olì
con
ambe
le
braccia
e
si
mise
a
gemere
.
«
No
,
non
andartene
,
non
andartene
,
fiore
;
rimani
ancora
un
poco
,
Olì
,
agnellino
mio
;
tu
sei
la
mia
vita
;
ecco
,
io
bacio
la
terra
dove
tu
posi
i
piedi
,
ma
rimani
ancora
un
poco
;
altrimenti
io
muoio
.
»
Egli
gemeva
e
tremava
,
e
la
sua
voce
commoveva
Olì
fino
alle
lagrime
.
Ella
rimase
.
Solo
in
autunno
zio
Micheli
si
accorse
che
sua
figlia
aveva
peccato
.
Una
collera
feroce
invase
allora
l
'
uomo
stanco
e
sofferente
che
aveva
conosciuto
tutti
i
dolori
della
vita
,
fuorché
il
disonore
.
A
questo
si
ribellò
.
Prese
Olì
per
un
braccio
e
la
cacciò
via
di
casa
.
Ella
pianse
,
ma
zio
Micheli
fu
inesorabile
.
Egli
l
'
aveva
avvertita
mille
volte
;
e
forse
avrebbe
perdonato
se
ella
avesse
peccato
con
un
uomo
libero
;
ma
così
no
,
non
poteva
perdonare
.
Per
qualche
giorno
Olì
visse
nella
casa
in
rovina
intorno
alla
quale
Anania
aveva
seminato
il
grano
;
i
fratellini
le
portavano
qualche
tozzo
di
pane
,
ma
zio
Micheli
se
ne
accorse
e
li
bastonò
.
Allora
Olì
,
per
non
morire
di
fame
e
di
freddo
,
giacché
l
'
autunno
copriva
di
grandi
nubi
livide
il
cielo
,
e
il
vento
umido
soffiava
attraverso
le
macchie
arrossate
dal
gelo
,
s
'
avviò
verso
Nuoro
per
chiedere
aiuto
all
'
amante
.
Fosse
caso
od
avvertenza
,
a
metà
strada
incontrò
Anania
che
la
confortò
,
la
coprì
col
suo
gabbano
e
la
condusse
a
Fonni
,
paese
di
montagna
,
al
di
là
di
Mamojada
.
«
Non
aver
paura
»
,
disse
il
giovine
,
«
ora
ti
conduco
da
una
mia
parente
,
presso
la
quale
starai
benissimo
;
sta
tranquilla
,
ché
io
non
ti
abbandonerò
mai
.
»
La
condusse
in
casa
di
una
vedova
che
aveva
un
figliolino
di
quattro
anni
.
Nel
vedere
questo
bambino
,
nero
,
lacero
,
tutto
orecchie
ed
occhi
,
Olì
pensò
ai
fratellini
e
pianse
.
Ah
,
chi
si
sarebbe
più
curato
dei
poveri
orfanelli
?
Chi
avrebbe
dato
loro
da
mangiare
e
da
bere
;
chi
preparerebbe
il
pane
nella
cantoniera
,
chi
laverebbe
più
i
panni
nel
fiume
azzurro
?
E
che
avverrebbe
mai
di
zio
Micheli
,
il
povero
vedovo
febbricitante
ed
infelice
?
Basta
,
Olì
pianse
un
giorno
ed
una
notte
;
poi
si
guardò
attorno
con
occhi
foschi
.
Anania
era
partito
;
la
vedova
fonnese
,
pallida
e
scarna
,
con
un
viso
di
spettro
,
circondato
da
una
benda
giallastra
,
filava
seduta
davanti
ad
un
fuocherello
di
fuscelli
:
tutto
intorno
era
miseria
,
stracci
,
fuliggine
.
Dal
tetto
di
scheggie
annerite
dal
fumo
pendevano
,
tremolanti
,
grandi
tele
di
ragno
;
pochi
arnesi
di
legno
formavano
le
masserizie
della
misera
casa
.
Il
bimbo
dalle
grandi
orecchie
,
vestito
già
in
costume
,
con
un
berrettone
di
pelle
lanosa
,
non
parlava
né
rideva
mai
:
soltanto
si
divertiva
ad
arrostire
castagne
fra
la
cenere
ardente
.
«
Abbi
pazienza
,
figlia
»
,
disse
la
vedova
alla
fanciulla
,
senza
sollevare
gli
occhi
dal
fuso
.
«
Sono
cose
del
mondo
.
Oh
,
ne
vedrai
delle
peggiori
,
se
vivrai
.
Siamo
nati
per
soffrire
:
anch
'
io
da
ragazza
ho
riso
,
poi
ho
pianto
;
ora
tutto
è
finito
.
»
Olì
si
senti
gelare
il
cuore
.
Oh
,
che
tristezza
,
che
tristezza
immensa
!
Fuori
cadeva
la
notte
,
faceva
freddo
,
il
vento
rombava
con
un
fragore
di
mare
agitato
.
Al
chiarore
giallognolo
del
fuoco
la
vedova
filava
e
ricordava
;
ed
anche
Olì
,
accoccolata
per
terra
,
ricordava
la
notte
calda
e
voluttuosa
di
San
Giovanni
,
il
profumo
dell
'
alloro
,
la
luce
delle
stelle
sorridenti
.
Le
castagne
del
piccolo
Zuanne
scoppiavano
fra
la
cenere
che
si
spargeva
sul
focolare
.
Il
vento
batteva
furiosamente
alla
porta
come
un
mostro
scorrazzante
nella
notte
cupa
.
«
Anch
'
io
»
,
disse
la
vedova
,
dopo
un
lungo
silenzio
,
«
anch
'
io
ero
di
buona
famiglia
.
Il
padre
di
questo
moscherino
si
chiamava
Zuanne
;
perché
,
vedi
,
sorella
cara
,
ai
figli
bisogna
sempre
mettere
il
nome
del
padre
affinché
gli
somiglino
.
Ah
,
sì
,
era
molto
abile
mio
marito
.
Alto
come
un
pioppo
,
vedi
là
,
il
suo
gabbano
è
ancora
appeso
al
muro
.
»
Olì
si
volse
e
sulla
parete
color
terra
vide
infatti
un
lungo
gabbano
d
'
orbace
nero
,
fra
le
cui
pieghe
i
ragni
avevano
tessuto
i
loro
veli
polverosi
.
«
Non
lo
toccherò
mai
»
,
riprese
la
vedova
,
«
anche
se
dovrò
morire
di
freddo
.
I
miei
figli
lo
indosseranno
quando
saranno
abili
come
il
padre
loro
.
»
«
Ma
cosa
era
il
padre
?
»
,
chiese
Olì
.
«
Ebbene
»
,
disse
la
vedova
,
senza
cambiar
tono
di
voce
,
ma
col
viso
spettrale
lievemente
animato
,
«
egli
era
un
bandito
.
Dieci
anni
stette
bandito
,
sì
,
dieci
anni
.
Egli
dovette
darsi
alla
campagna
pochi
mesi
dopo
le
nostre
nozze
:
io
andavo
a
trovarlo
sui
monti
del
Gennargentu
,
egli
cacciava
mufloni
,
aquile
,
avoltoi
,
ed
ogni
volta
ch
'
io
andavo
a
trovarlo
,
egli
faceva
arrostire
una
coscia
di
muflone
.
Dormivamo
all
'
aperto
,
sotto
il
vento
,
sulle
cime
dei
monti
;
ma
ci
coprivamo
con
quel
gabbano
là
e
le
mani
di
mio
marito
ardevano
sempre
,
anche
quando
nevicava
.
Spesso
si
stava
in
compagnia
...
»
«
Con
chi
?
»
,
domandò
Olì
,
che
ascoltando
la
vedova
dimenticava
le
sue
pene
.
Anche
il
bimbo
ascoltava
,
con
le
grandi
orecchie
intente
:
sembrava
una
lepre
quando
sente
il
grido
della
volpe
lontana
.
«
Ebbene
,
con
altri
banditi
.
Erano
tutti
uomini
abili
,
svelti
,
pronti
a
tutto
e
specialmente
alla
morte
.
Tu
credi
che
i
banditi
siano
gente
cattiva
?
Tu
ti
inganni
,
sorella
cara
:
essi
sono
uomini
che
hanno
bisogno
di
spiegare
la
loro
abilità
;
null
'
altro
.
Mio
marito
soleva
dire
:
"
Anticamente
gli
uomini
andavano
alla
guerra
:
ora
non
si
fanno
più
guerre
,
ma
gli
uomini
hanno
ancora
bisogno
di
combattere
,
e
commettono
le
grassazioni
,
le
rapine
,
le
bardanas
[
4
]
non
per
fare
del
male
,
ma
per
spiegare
in
qualche
modo
la
loro
forza
e
la
loro
abilità
!".»
«
Bella
abilità
,
zia
Grathia
!
E
perché
non
si
battono
la
testa
al
muro
,
se
non
hanno
altro
da
fare
?
»
«
Tu
non
capisci
,
figlia
»
,
disse
la
vedova
,
triste
e
fiera
.
«
È
il
destino
che
vuole
così
.
Ora
ti
racconterò
perché
mio
marito
si
fece
bandito
.
»
Ella
disse
si
fece
con
una
certa
fierezza
,
non
priva
di
vanità
.
«
Sì
,
raccontate
»
,
rispose
Olì
,
con
un
lieve
brivido
per
le
spalle
.
L
'
ombra
addensavasi
,
il
vento
urlava
sempre
più
forte
,
con
un
continuo
rombo
di
tuono
:
pareva
di
essere
in
una
foresta
sconvolta
dall
'
uragano
,
e
le
parole
e
la
figura
cadaverica
della
vedova
,
in
quell
'
ambiente
nero
,
illuminato
solo
a
sprazzi
dalla
fiamma
lividognola
del
misero
fuoco
,
davano
ad
Olì
una
infantile
voluttà
di
terrore
,
e
pareva
di
assistere
ad
una
di
quelle
paurose
fiabe
che
Anania
aveva
narrato
ai
suoi
fratellini
:
ed
ella
,
ella
stessa
,
con
la
sua
miseria
infinita
faceva
parte
della
triste
storiella
.
La
vedova
raccontò
:
«
Eravamo
sposi
da
pochi
mesi
;
eravamo
benestanti
,
sorella
cara
:
avevamo
frumento
,
patate
,
castagne
,
uva
secca
,
terre
,
case
,
cavallo
e
cane
.
Mio
marito
era
proprietario
;
spesso
non
aveva
che
fare
e
s
'
annoiava
.
Allora
diceva
:
"
Voglio
diventar
negoziante
;
così
ozioso
non
posso
vivere
,
perché
sono
sano
,
forte
,
abile
,
e
mentre
sto
in
ozio
mi
vengono
le
cattive
idee
"
.
Però
non
avevamo
capitali
abbastanza
perché
egli
potesse
fare
il
negoziante
.
Allora
un
suo
amico
gli
disse
:
"
Zuanne
Atonzu
,
vuoi
prender
parte
ad
una
bardana
?
Si
andrà
in
gran
numero
,
guidati
da
banditi
abilissimi
,
e
si
assalterà
,
in
un
paese
lontano
,
la
casa
di
un
cavaliere
che
ha
tre
casse
piene
d
'
argenteria
e
di
monete
.
Un
uomo
di
quel
paese
è
venuto
apposta
nel
Capo
di
Sopra
[
5
]
per
raccontare
la
cosa
ai
banditi
,
invitandoli
a
fare
una
bardana
;
egli
stesso
ci
indicherà
la
via
.
Ci
son
foreste
da
attraversare
,
montagne
da
salire
,
fiumi
da
guadare
.
Vieni
"
.
Mio
marito
mi
svela
l
'
invito
del
suo
amico
.
"
Ebbene
"
,
dico
io
,
"
che
bisogno
hai
tu
dell
'
argenteria
di
quel
cavaliere
?
"
"
No
"
,
risponde
mio
marito
,
"
io
sputo
sulla
forchetta
che
può
spettarmi
dopo
il
bottino
,
ma
ci
son
foreste
e
montagne
da
attraversare
,
cose
nuove
da
vedere
,
ed
io
mi
divertirò
.
Sono
poi
curioso
di
vedere
come
i
banditi
se
la
caveranno
.
Non
accadrà
niente
di
male
,
via
;
tanti
altri
giovani
verranno
,
come
me
,
per
dar
prova
di
abilità
e
per
passare
il
tempo
.
Ebbene
,
non
è
peggio
se
vado
alla
bettola
e
mi
ubriaco
?
"
Io
piansi
,
scongiurai
»
,
continuò
la
vedova
,
sempre
torcendo
il
filo
con
le
dita
scarne
,
e
seguendo
con
gli
occhi
cupi
il
movimento
del
fuso
,
«
ma
egli
partì
.
Disse
di
recarsi
a
Cagliari
per
affari
...
Egli
partì
,
»
ripeté
la
donna
,
con
un
sospiro
,
«
ed
io
rimasi
sola
:
ero
incinta
.
Dopo
seppi
come
andarono
i
fatti
.
La
compagnia
era
composta
di
circa
sessanta
uomini
:
viaggiavano
a
piccoli
gruppi
,
ma
di
tanto
in
tanto
si
riunivano
in
certi
punti
stabiliti
,
per
deliberare
sul
da
farsi
.
Serviva
da
guida
l
'
uomo
del
paese
verso
cui
erano
diretti
.
Capitano
della
bardana
era
il
bandito
Corteddu
,
un
uomo
dagli
occhi
di
fuoco
e
col
petto
coperto
di
pelo
rosso
;
un
gigante
Golia
,
forte
come
il
lampo
.
Nei
primi
giorni
del
viaggio
piovette
,
si
scatenarono
uragani
,
i
torrenti
strariparono
,
il
fulmine
colpì
uno
della
compagnia
.
Di
notte
procedevano
al
fulgore
dei
lampi
.
Allora
,
arrivati
in
una
foresta
vicina
al
Monte
dei
Sette
Fratelli
,
il
capitano
riunì
i
capi
della
bardana
e
disse
:
"
Fratelli
miei
,
i
segni
del
cielo
non
sono
per
noi
propizi
.
L
'
impresa
riuscirà
male
;
inoltre
sento
l
'
odore
del
tradimento
;
credo
che
la
guida
sia
una
spia
.
Facciamo
una
cosa
:
sciogliamo
la
compagnia
;
vuol
dire
che
l
'
impresa
si
farà
un
'
altra
volta
"
.
Molti
approvarono
la
proposta
,
ma
Pilatu
Barras
,
il
bandito
d
'
Orani
,
che
aveva
il
naso
d
'
argento
perché
il
vero
glielo
aveva
portato
via
una
palla
,
sorse
e
disse
:
"
Fratelli
in
Dio
"
,
egli
usava
sempre
dire
così
,
"
fratelli
in
Dio
,
io
respingo
la
proposta
.
No
.
Se
piove
non
vuol
dire
che
il
cielo
non
ci
protegga
:
anzi
un
po
'
di
disagio
fa
bene
,
abitua
i
giovani
a
vincere
la
mollezza
.
Se
la
guida
ci
tradisce
la
ammazzeremo
.
Avanti
,
puledri
!
"
.
Corteddu
scosse
la
testa
di
leone
,
mentre
un
altro
bandito
mormorava
con
disprezzo
:
"
Si
vede
che
colui
non
può
fiutare
!
"
.
Allora
Pilatu
Barras
gridò
:
"
Fratelli
in
Dio
,
sono
i
cani
che
fiutano
,
non
i
cristiani
!
Il
mio
naso
è
d
'
argento
e
il
vostro
è
di
osso
di
morto
.
Ebbene
,
ecco
che
cosa
io
vi
dico
:
se
noi
sciogliamo
ora
la
compagnia
sarà
un
brutto
esempio
di
viltà
;
pensate
che
fra
noi
ci
sono
dei
giovani
alle
prime
armi
;
essi
non
chiedono
che
di
spiegare
la
loro
abilità
come
si
spiega
una
bandiera
nuova
;
se
ora
invece
voi
li
mandate
via
,
date
loro
esempio
di
vigliaccheria
,
ed
essi
ritorneranno
fra
la
cenere
dei
loro
focolari
,
resteranno
oziosi
e
non
saranno
più
buoni
a
niente
.
Avanti
,
puledri
!
"
.
Allora
altri
capi
diedero
ragione
a
Pilatu
Barras
e
la
compagnia
andò
avanti
.
Corteddu
aveva
ragione
,
la
guida
li
tradiva
.
Entro
la
casa
del
ricco
cavaliere
stavano
nascosti
i
soldati
:
si
combatté
e
molti
banditi
rimasero
feriti
,
altri
vennero
riconosciuti
,
uno
fu
ucciso
.
Perché
non
lo
riconoscessero
,
i
compagni
lo
denudarono
,
gli
tagliarono
la
testa
,
la
portarono
via
con
le
vesti
e
la
seppellirono
nella
foresta
.
Mio
marito
fu
riconosciuto
e
perciò
dovette
farsi
bandito
...
Io
abortii
»
.
Mentre
parlava
la
donna
aveva
cessato
di
filare
e
aveva
steso
le
mani
al
fuoco
.
Olì
rabbrividiva
di
freddo
,
di
terrore
e
di
piacere
:
come
il
racconto
della
vedova
era
orribile
e
bello
!
Ah
!
Ed
essa
,
Olì
,
aveva
sempre
creduto
che
i
banditi
fossero
gente
malvagia
!
No
,
erano
poveri
disgraziati
,
spinti
al
male
dalla
fatalità
,
come
era
stata
spinta
lei
.
«
Ora
ceniamo
»
,
disse
la
donna
,
scuotendosi
.
Si
alzò
,
accese
una
primitiva
candela
di
ferro
nero
,
e
preparò
la
cena
:
patate
e
sempre
patate
:
da
due
giorni
Olì
non
mangiava
altro
che
patate
e
qualche
castagna
.
«
Anania
è
vostro
parente
?
»
,
chiese
la
fanciulla
dopo
un
lungo
silenzio
,
mentre
cenavano
.
«
Sì
,
mio
marito
era
parente
di
Anania
,
ma
in
ultimo
grado
,
poiché
anche
lui
non
era
fonnese
natìo
.
I
suoi
avi
erano
di
Orgosolo
.
Però
Anania
non
rassomiglia
punto
al
beato
[
6
]
»
,
rispose
la
donna
scuotendo
il
capo
con
disprezzo
.
«
Ah
,
sorella
cara
,
mio
marito
si
sarebbe
appiccato
ad
una
quercia
prima
di
commettere
l
'
azione
vile
di
Anania
.
»
Olì
si
mise
a
piangere
;
fece
chinare
la
testa
del
piccolo
Zuanne
sulle
sue
ginocchia
,
gli
strinse
una
manina
sporca
e
dura
,
e
pensò
ai
suoi
fratellini
abbandonati
.
«
Essi
saranno
come
gli
uccellini
nudi
entro
il
nido
,
quando
la
madre
,
ferita
dal
cacciatore
,
non
torna
da
loro
.
Chi
darà
loro
da
mangiare
?
Chi
farà
loro
da
madre
?
Pensate
che
l
'
ultimo
,
il
più
piccolo
,
non
si
sa
ancora
vestire
né
spogliare
.
»
«
Dormirà
vestito
,
allora
!
»
,
rispose
la
vedova
per
confortarla
.
«
Perché
piangi
,
idiota
?
Dovevi
pensarci
prima
:
ora
è
inutile
.
Abbi
pazienza
.
Iddio
Signore
non
abbandona
gli
uccelli
del
nido
.
»
«
Che
vento
!
Che
vento
!
»
,
si
lamentò
poi
Olì
.
«
Credete
voi
ai
morti
?
»
«
Io
?
»
,
disse
la
vedova
,
spegnendo
la
candela
e
riprendendo
il
fuso
.
«
Io
non
credo
né
ai
morti
né
ai
vivi
...
»
Zuanne
sollevò
il
capo
,
disse
piano
piano
:
«
Io
cì
!
»
e
nascose
ancora
il
viso
in
grembo
ad
Olì
.
La
vedova
riprese
i
suoi
racconti
:
«
Io
poi
ebbi
un
altro
figlio
,
che
ora
ha
otto
anni
ed
è
già
servetto
in
un
ovile
.
Poi
ebbi
questo
.
Ah
,
siamo
ben
poveri
adesso
,
sorella
cara
;
mio
marito
non
era
un
ladrone
,
no
;
viveva
del
suo
e
perciò
dovemmo
vendere
tutto
,
tranne
questa
casa
»
.
«
Come
morì
?
»
,
domandò
la
fanciulla
,
accarezzando
la
testa
del
bimbo
che
pareva
addormentato
.
«
Come
morì
?
In
un
'
impresa
.
Egli
non
stette
mai
in
carcere
»
,
osservò
con
fierezza
la
vedova
,
«
sebbene
la
giustizia
lo
ricercasse
,
come
il
cacciatore
ricerca
il
cinghiale
.
Egli
però
sfuggiva
abilmente
ad
ogni
agguato
,
e
mentre
la
giustizia
lo
cercava
sui
monti
,
egli
passava
la
notte
qui
,
sì
,
proprio
qui
,
davanti
a
questo
focolare
,
dove
stai
seduta
tu
...
»
Il
bimbo
sollevò
la
testa
,
con
le
grandi
orecchie
improvvisamente
accese
,
poi
la
riabbassò
sul
grembo
di
Olì
.
«
Sì
,
proprio
lì
.
Una
volta
,
due
anni
or
sono
,
seppe
che
una
pattuglia
doveva
percorrere
la
montagna
ricercandolo
.
Allora
mi
mandò
a
dire
:
"
Mentre
i
dragoni
mi
ricercheranno
,
io
prenderò
parte
ad
una
impresa
;
al
ritorno
passerò
la
notte
in
casa
;
mogliettina
mia
,
aspettami
"
.
Io
aspettai
,
aspettai
,
tre
,
quattro
notti
:
filai
un
rotolo
di
lana
nera
.
»
«
Dove
era
andato
?
»
«
Non
te
lo
dissi
?
Ad
una
impresa
,
ad
una
bardana
,
ecco
!
»
esclamò
la
vedova
con
una
certa
impazienza
:
poi
riabbassò
la
voce
:
«
Io
aspettai
quattro
notti
,
ma
ero
triste
:
ogni
passo
che
udivo
mi
faceva
battere
il
cuore
;
e
le
notti
passavano
,
il
mio
cuore
si
stringeva
,
si
faceva
piccolo
come
il
seme
d
'
una
mandorla
.
Alla
quarta
notte
udii
battere
alla
porta
e
aprii
.
"
Donna
,
non
aspettare
più
"
,
mi
disse
un
uomo
mascherato
.
E
mi
diede
il
gabbano
di
mio
marito
.
Ah
!
»
.
La
vedova
diede
un
sospiro
che
parve
un
grido
,
poi
tacque
;
e
Olì
la
fissò
a
lungo
,
ma
ad
un
tratto
il
suo
sguardo
seguì
lo
sguardo
atterrito
di
Zuanne
.
Le
manine
del
bimbo
,
dure
e
brune
come
zampe
d
'
uccello
,
si
agitavano
e
additavano
la
parete
.
«
Che
hai
?
Che
cosa
vedi
?
»
«
Un
motto
...
»
,
egli
sussurrò
.
«
Ma
che
morto
!...»,
ella
disse
ridendo
,
improvvisamente
allegra
.
Ma
quando
fu
a
letto
,
sola
,
in
una
specie
di
soffitta
grigia
e
fredda
,
sul
cui
tetto
il
vento
urlava
ancora
più
tonante
,
smuovendo
e
sbattendo
le
assi
,
ella
ripensò
ai
racconti
della
vedova
,
all
'
uomo
mascherato
che
le
aveva
detto
:
«
donna
,
non
aspettare
più
!
»
,
al
lungo
gabbano
nero
,
al
bimbo
che
vedeva
i
morti
,
agli
uccellini
nudi
del
nido
abbandonato
,
ai
suoi
poveri
fratellini
,
ai
tesori
di
Anania
,
alla
notte
di
San
Giovanni
,
a
sua
madre
morta
;
ed
ebbe
paura
e
si
sentì
triste
,
così
triste
che
,
sebbene
si
ritenesse
dannata
all
'
inferno
,
desiderò
di
morire
.
II
.
Il
figlio
di
Olì
nacque
a
Fonni
,
al
cominciare
della
primavera
.
Per
consiglio
della
vedova
del
bandito
,
che
lo
tenne
a
battesimo
,
fu
chiamato
Anania
:
egli
passò
a
Fonni
la
sua
infanzia
,
e
ricordò
sempre
con
nostalgia
quel
bizzarro
paese
adagiato
sulla
cima
d
'
un
monte
come
un
avoltoio
in
riposo
.
Durante
il
lungo
inverno
tutto
era
neve
e
nebbia
;
ma
in
primavera
l
'
erba
invadeva
anche
i
ripidi
viottoli
del
paese
,
selciati
di
grosse
pietre
,
dove
gli
scarafaggi
si
addormentavano
beatamente
al
sole
,
e
le
formiche
uscivano
dalle
loro
buche
,
e
vi
rientravano
e
vi
si
aggiravano
attorno
indisturbate
.
Le
casupole
di
pietra
bruna
,
coi
tetti
di
scandule
[
7
]
sovrapposte
a
guisa
di
squame
di
pesce
,
aprivano
sui
viottoli
le
porticine
nere
,
i
balconi
di
legno
corroso
,
le
scalette
talvolta
inghirlandate
di
vite
;
il
pittoresco
campanile
della
Basilica
dei
Martiri
,
emergente
dal
verde
delle
quercie
del
vecchio
cortile
del
convento
,
dominava
il
quadretto
del
paese
,
disegnato
sul
cielo
di
cristallo
azzurrino
.
Un
orizzonte
favoloso
circonda
il
villaggio
:
le
alte
montagne
del
Gennargentu
,
dalle
vette
luminose
quasi
profilate
d
'
argento
,
dominano
le
grandi
valli
della
Barbagia
,
che
salgono
,
immense
conchiglie
grigie
e
verdi
,
fino
alle
creste
ove
Fonni
,
con
le
sue
case
di
scheggia
e
i
suoi
viottoli
di
pietra
,
sfida
i
venti
e
i
fulmini
.
D
'
inverno
il
paese
era
quasi
deserto
,
perché
i
numerosi
pastori
nomadi
che
lo
popolavano
(
uomini
forti
come
il
vento
e
astuti
come
volpi
)
scendevano
con
le
greggie
nelle
tiepide
pianure
meridionali
;
ma
durante
il
bel
tempo
un
bizzarro
viavai
di
cavalli
,
di
cani
,
di
pastori
vecchi
e
giovani
,
animava
le
straducole
.
Anche
Zuanne
,
il
figlio
della
vedova
,
a
undici
anni
era
già
pastore
.
Durante
la
giornata
conduceva
al
pascolo
attraverso
i
selvaggi
dintorni
del
paese
un
certo
numero
di
capre
appartenenti
a
diverse
famiglie
fonnesi
;
all
'
alba
egli
passava
fischiando
lungo
le
vie
,
e
le
capre
,
che
ne
conoscevano
il
fischio
,
uscivano
dalle
case
e
lo
seguivano
mansuete
.
Verso
sera
egli
le
riconduceva
fino
all
'
entrata
del
villaggio
;
di
là
le
intelligenti
bestie
s
'
avviavano
da
sole
alle
case
dei
loro
padroni
.
Il
piccolo
Anania
seguiva
quasi
sempre
il
suo
amico
e
fratello
Zuanne
dalle
grandi
orecchie
:
entrambi
costantemente
scalzi
,
con
ghette
e
giubboncino
di
orbace
,
lunghi
e
sudici
calzoni
di
grossa
tela
,
berretto
di
pelo
di
montone
.
Anania
aveva
sempre
gli
occhi
malaticci
,
e
in
conseguenza
cisposi
;
dal
suo
nasino
rosso
colava
continuamente
un
umore
salato
che
egli
non
esitava
a
leccarsi
,
od
a
spandere
con
la
manina
sporca
,
di
qua
e
di
là
dal
naso
,
formandosi
in
tal
modo
due
baffi
di
crosta
d
'
una
materia
indefinibile
.
Mentre
le
capre
pascolavano
nei
dintorni
montuosi
del
paese
,
fra
i
cespugli
aromatici
e
le
roccie
verdi
di
caprifoglio
,
i
due
bambini
girovagavano
,
scendevano
verso
la
strada
per
lanciare
sassolini
a
chi
passava
,
penetravano
nelle
piantagioni
di
patate
,
dove
lavoravano
le
donne
solerti
,
cercavano
all
'
ombra
umida
dei
noci
giganteschi
qualche
frutto
sbattuto
dal
vento
.
Zuanne
era
alto
e
svelto
,
Anania
più
forte
e
più
ardito
.
Entrambi
bugiardi
di
una
forza
unica
e
agitati
da
fantasie
barbare
,
Zuanne
parlava
sempre
di
suo
padre
,
lodandolo
e
proponendosi
di
seguirne
l
'
esempio
e
di
vendicarne
la
memoria
,
e
Anania
voleva
diventar
soldato
.
«
Io
t
'
arresterò
»
,
diceva
tranquillamente
;
e
Zuanne
rispondeva
con
ardore
:
«
Ed
io
t
'
ammazzerò
»
.
Quindi
giocavano
spesso
ai
banditi
,
armati
di
fucili
di
canna
.
Avevano
certo
uno
sfondo
adatto
,
ed
Anania
non
riusciva
mai
a
scovare
il
bandito
,
sebbene
Zuanne
,
dalla
macchia
dove
si
celava
,
imitasse
la
voce
del
cuculo
.
Un
cuculo
vero
rispondeva
in
lontananza
,
e
spesso
i
due
bambini
,
smessi
i
feroci
propositi
,
s
'
avviavano
in
cerca
del
melanconico
uccello
;
ricerca
non
meno
infruttuosa
di
quella
del
bandito
.
Quando
sembrava
loro
di
esser
vicini
al
covo
misterioso
,
il
grido
triste
singhiozzava
più
lontano
,
più
lontano
ancora
.
Allora
i
due
fratellini
di
sventura
,
affondati
fra
l
'
erba
e
sdraiati
sul
musco
delle
roccie
,
si
contentavano
di
interrogare
il
cuculo
.
Zuanne
era
modesto
;
chiedeva
soltanto
:
Cuccu
bellu
agreste
,
[
8
]
Narami
itte
ora
est
;
e
l
'
uccello
rispondeva
con
sette
gridi
,
mentre
invece
potevano
esser
le
dieci
.
Ciò
nonostante
Anania
slanciava
le
sue
coraggiose
domande
:
Cuccu
bellu
'
e
mare
[
9
]
Cantos
annos
bi
cheret
a
m
'
isposare
?
«Cu-cu-cu-cu...»
«
Quattro
anni
,
diavolo
!
Ti
sposi
presto
!...»
canzonava
Zuanne
.
«
Sta
zitto
,
ché
non
ha
sentito
bene
.
»
Cuccu
bellu
'
e
lizu
[
10
]
Cantos
annos
bi
cheret
a
fagher
fizu
?
Qualche
volta
il
cuculo
dava
un
numero
ragionevole
;
e
i
due
bimbi
,
nel
silenzio
immenso
del
luogo
,
interrotto
solo
dalla
voce
del
melanconico
oracolo
,
continuavano
le
domande
non
sempre
allegre
:
Cuccu
bellu
'
e
sorre
,
[
11
]
Cantos
annos
bi
cheret
a
mi
morrer
?
Una
volta
Anania
si
avviò
solo
per
la
montagna
,
e
salì
e
salì
per
la
strada
bianca
,
attraverso
le
macchie
e
i
blocchi
di
granito
,
su
per
le
chine
coperte
dai
fiorellini
violetti
del
serpillo
,
finché
gli
parve
d
'
esser
giunto
ad
una
cima
altissima
.
Il
sole
era
scomparso
,
ma
dietro
le
montagne
turchine
dell
'
orizzonte
pareva
che
grandi
fuochi
ardessero
mandando
in
alto
,
sul
cielo
tutto
rosso
,
una
luce
ardentissima
.
Anania
ebbe
paura
di
quel
cielo
ardente
,
dell
'
altezza
ove
era
giunto
,
del
silenzio
terribile
che
lo
circondava
.
Pensò
al
padre
di
Zuanne
,
e
si
guardò
attorno
con
terrore
:
ah
,
benché
si
proponesse
la
carriera
delle
armi
aveva
paura
dei
banditi
,
-
mentre
Zuanne
desiderava
vivamente
di
vederli
,
-
ed
il
lungo
gabbano
nero
sulla
parete
fuligginosa
gli
faceva
spavento
.
Ridiscese
quasi
rotolando
dalla
cima
dove
aveva
veduto
il
cielo
tutto
rosso
e
le
montagne
turchine
,
e
a
Zuanne
,
che
lo
chiamava
urlando
,
raccontò
dove
era
stato
e
che
li
aveva
veduti
.
Il
figlio
della
vedova
,
dapprima
irritatissimo
,
si
commosse
e
guardò
Anania
con
rispetto
;
poi
entrambi
rientrarono
in
paese
pensierosi
e
taciturni
,
seguiti
dalle
capre
i
cui
campanacci
risonavano
tristemente
nel
silenzio
del
crepuscolo
.
Quando
non
seguiva
Zuanne
,
il
piccolo
Anania
passava
la
giornata
nel
grande
cortile
della
chiesa
dei
Martiri
,
coi
figli
del
fabbricante
di
ceri
,
il
cui
laboratorio
era
in
uno
stambugio
addossato
alla
chiesa
.
Grandi
alberi
ombreggiavano
il
cortile
melanconico
,
circondato
di
tettoie
in
rovina
:
una
scalinata
di
pietra
conduceva
alla
chiesa
,
sulla
cui
facciata
semplicissima
stava
dipinta
una
croce
.
Su
questa
scalinata
Anania
ed
i
figli
del
fabbricante
di
ceri
passavano
ore
ed
ore
,
al
sole
appena
tiepido
,
giocando
con
qualche
pietruzza
,
o
fabbricando
piccoli
ceri
di
creta
.
Alle
finestre
dell
'
antico
convento
s
'
affacciava
qualche
carabiniere
annoiato
:
nell
'
interno
delle
celle
si
scorgevano
stivali
e
giubbe
militari
,
e
si
udiva
una
voce
cantare
in
falsetto
,
con
accento
napoletano
:
A
te
questo
rosario
...
Qualche
fraticello
,
-
degli
ultimi
rimasti
nell
'
umido
e
decadente
luogo
,
-
lacero
,
sporco
,
coi
sandali
rotti
,
passava
nel
cortile
,
pregando
in
dialetto
:
spesso
il
carabiniere
dalla
finestra
,
il
frate
dalla
scalinata
,
s
'
intrattenevano
in
puerili
discorsi
coi
bimbi
del
cortile
;
qualche
volta
il
carabiniere
si
rivolgeva
direttamente
ad
Anania
chiedendogli
notizie
di
sua
madre
:
«
E
cosa
fa
tua
madre
?
»
.
«Fila.»
«
E
altro
?
»
«
Va
alla
fonte
.
»
«
Dille
che
venga
qui
,
ché
ho
da
parlarle
.
»
«
Sissignore
»
,
rispondeva
il
piccolo
innocente
.
E
riferiva
la
cosa
ad
Olì
,
ed
Olì
gli
somministrava
in
risposta
qualche
paio
di
schiaffi
e
gli
proibiva
di
tornare
nel
cortile
(
eppure
una
volta
egli
la
vide
discorrere
con
un
carabiniere
)
ma
egli
naturalmente
non
obbediva
,
perché
non
sapeva
vivere
se
non
con
Zuanne
o
coi
figli
del
fabbricante
di
ceri
.
Tranne
la
domenica
e
i
giorni
della
gran
festa
dei
Martiri
,
in
primavera
,
una
solitudine
triste
regnava
nel
grande
cortile
soleggiato
,
sotto
le
tettoie
in
rovina
,
piene
d
'
odor
di
cera
,
sotto
l
'
enorme
noce
che
ad
Anania
sembrava
più
alto
del
Gennargentu
,
e
nell
'
interno
della
Basilica
,
le
cui
pitture
e
gli
stucchi
pareva
si
consumassero
per
l
'
abbandono
e
l
'
oblio
in
cui
erano
lasciati
;
eppure
egli
ricordò
sempre
con
dolcezza
nostalgica
quel
luogo
deserto
,
dove
in
primavera
l
'
avena
cresceva
fra
le
pietre
,
ed
in
autunno
le
foglie
rugginose
del
noce
cadevano
come
ali
d
'
uccelli
morti
,
Zuanne
,
che
si
struggeva
per
il
desiderio
di
giocare
nel
cortile
,
e
s
'
annoiava
quando
Anania
non
lo
seguiva
,
era
geloso
dei
figli
del
ceraiuolo
e
faceva
di
tutto
perché
l
'
amico
non
li
frequentasse
.
«
Vieni
domani
con
me
»
,
diceva
ad
Anania
,
mentre
arrostivano
le
castagne
sulle
brage
del
focolare
.
«
T
'
insegnerò
dove
si
trova
un
nido
di
lepri
.
Ce
ne
sono
tante
,
vedi
,
così
piccole
che
sembrano
le
dita
di
una
mano
:
e
sono
nude
,
con
le
orecchie
lunghe
.
Eh
,
come
sono
lunghe
quelle
orecchie
,
diavolo
!
»
,
concludeva
,
fingendo
meraviglia
.
Anania
andava
in
cerca
delle
lepri
e
naturalmente
non
le
trovava
.
L
'
altro
giurava
che
prima
c
'
erano
,
che
dovevano
essere
scappate
,
e
peggio
per
Anania
che
non
era
andato
prima
.
«
Tu
vai
con
quelli
»
,
diceva
con
disprezzo
.
«
Peggio
per
te
:
ora
le
lepri
fattele
di
cera
!
Vedi
,
se
venivi
ieri
con
me
!
»
«
E
perché
non
le
hai
prese
tu
?
»
«
Volevo
prenderle
con
te
,
ecco
;
ora
vediamo
se
troviamo
il
nido
della
cornacchia
.
»
Il
piccolo
pastore
faceva
di
tutto
per
trattenere
Anania
,
ma
il
bimbo
cominciava
ad
aver
freddo
lassù
,
ai
piedi
del
monte
già
coperto
di
nebbia
,
e
tornava
in
paese
.
Di
sua
madre
,
in
quel
tempo
,
egli
serbò
pochi
ricordi
perché
la
vedeva
di
rado
;
ella
stava
sempre
fuori
;
lavorava
a
giornata
per
le
case
o
pei
campi
,
nelle
coltivazioni
di
patate
,
e
ritornava
verso
sera
,
lacera
,
livida
dal
freddo
,
affamata
.
Da
lungo
tempo
il
padre
di
Anania
non
era
più
tornato
a
Fonni
,
anzi
il
bambino
non
si
ricordava
di
averlo
mai
veduto
.
Chi
faceva
un
po
'
da
madre
al
piccolo
bastardo
era
la
vedova
del
bandito
:
essa
lo
aveva
cullato
,
lo
aveva
addormentato
tante
volte
con
la
nenia
melanconica
di
strane
canzoni
;
tante
volte
gli
aveva
pulito
la
testa
,
tante
volte
tagliato
le
unghie
dei
piedini
e
delle
manine
terrose
,
e
gli
aveva
soffiato
violentemente
il
naso
.
Ogni
sera
,
filando
accanto
al
fuoco
,
ella
narrava
le
gesta
eroiche
del
bandito
;
i
bambini
ascoltavano
avidamente
,
ma
Olì
non
si
commoveva
più
,
anzi
spesso
rintuzzava
la
vedova
,
o
abbandonava
il
focolare
e
andava
a
coricarsi
nel
suo
giaciglio
.
Anania
dormiva
con
lei
,
ai
piedi
del
letto
:
spesso
trovava
sua
madre
già
addormentata
,
ma
fredda
,
gelida
,
e
cercava
di
riscaldarle
i
piedi
coi
suoi
piedini
caldi
.
Talvolta
la
sentiva
singhiozzare
,
nel
silenzio
della
notte
,
ma
non
osava
chiederle
che
avesse
,
perché
aveva
soggezione
di
lei
:
però
si
confidò
con
Zuanne
,
che
a
sua
volta
gli
spiegò
certe
cose
.
«
Devi
sapere
che
tu
sei
un
bastardo
,
cioè
tuo
padre
non
è
marito
di
tua
madre
.
Ce
ne
sono
molti
così
,
sai
.
»
«
E
perché
non
l
'
ha
sposata
?
»
«
Perché
ha
un
'
altra
moglie
:
la
sposerà
quando
questa
muore
.
»
«
E
quando
muore
,
questa
?
»
«
Quando
Dio
vuole
.
Devi
sapere
che
tuo
padre
prima
veniva
a
trovarci
,
io
lo
conosco
,
sai
.
»
«
Com
'
è
?
»
chiedeva
Anania
,
corrugando
le
ciglia
,
con
un
impeto
di
odio
istintivo
verso
quel
padre
sconosciuto
che
non
veniva
a
trovarlo
,
e
certo
che
sua
madre
piangeva
per
il
suo
abbandono
.
«
Ecco
»
,
diceva
Zuanne
,
interrogando
i
suoi
ricordi
,
«
è
bello
,
alto
,
sai
,
con
gli
occhi
come
lucciole
.
Ha
un
cappotto
da
soldato
.
»
«
Dove
si
trova
?
»
«
A
Nuoro
.
Nuoro
è
una
città
grande
,
che
si
vede
dal
Gennargentu
.
Io
conosco
il
Monsignore
di
Nuoro
perché
mi
ha
cresimato
.
»
«
Ci
sei
stato
tu
,
a
Nuoro
?
»
«
Sì
,
io
ci
sono
stato
»
,
mentiva
Zuanne
.
«
Non
è
vero
,
tu
non
ci
sei
stato
.
Io
mi
ricordo
che
tu
non
ci
sei
stato
.
»
«
Io
ci
sono
stato
prima
che
tu
nascessi
;
ecco
,
se
vuoi
saperlo
!
»
Anania
,
dopo
questi
discorsi
,
seguiva
volentieri
Zuanne
anche
quando
aveva
freddo
,
e
continuamente
gli
domandava
notizie
di
suo
padre
,
di
Nuoro
,
della
strada
che
bisognava
percorrere
per
arrivare
alla
città
.
E
quasi
ogni
notte
sognava
questa
strada
,
e
vedeva
una
città
con
tante
chiese
,
con
palazzi
,
circondata
da
montagne
ancora
più
alte
del
Gennargentu
.
Una
sera
,
agli
ultimi
di
novembre
,
Olì
,
dopo
essere
stata
a
Nuoro
per
la
festa
delle
Grazie
,
litigò
con
la
vedova
;
già
da
qualche
tempo
ella
si
bisticciava
con
tutte
le
persone
che
incontrava
,
e
percuoteva
i
bambini
.
Anania
la
sentì
piangere
tutta
la
notte
,
e
sebbene
il
giorno
prima
ella
lo
avesse
bastonato
,
provò
una
grande
pietà
per
lei
:
avrebbe
voluto
dirle
:
«
Tacete
,
mamma
mia
:
Zuanne
dice
che
se
fosse
come
me
,
quando
sarebbe
grande
andrebbe
a
Nuoro
per
cercare
il
padre
e
imporgli
di
venirvi
a
trovare
:
io
ci
voglio
andare
ora
,
invece
:
lasciatemi
andare
,
mamma
mia
...
»
.
Ma
non
osava
fiatare
.
Era
notte
ancora
quando
Olì
si
alzò
:
scese
in
cucina
,
risalì
,
ritornò
a
scendere
,
rientrò
con
un
fagotto
.
«
Alzati
»
,
disse
al
ragazzetto
.
Poi
lo
aiutò
a
vestirsi
e
gli
mise
intorno
al
collo
una
catenella
dalla
quale
pendeva
un
sacchettino
[
12
]
di
broccato
verde
,
fortemente
cucito
.
«
Cosa
c
'
è
dentro
?
»
chiese
il
bimbo
,
palpando
il
sacchettino
.
«
Una
ricetta
che
ti
porterà
fortuna
;
me
la
diede
un
vecchio
frate
che
incontrai
in
viaggio
...
Tieni
sempre
il
sacchettino
sul
seno
nudo
;
non
perderlo
mai
.
»
«
Come
era
il
vecchio
frate
?
»
,
chiese
Anania
,
pensieroso
.
«
Aveva
una
lunga
barba
?
Un
bastone
?
»
«
Sì
,
una
lunga
barba
,
un
bastone
...
»
«
Che
fosse
lui
?
»
«
Chi
lui
?
»
«
Gesù
Cristo
Signore
...
»
«Forse...»,
disse
Olì
.
«
Ebbene
,
promettimi
che
non
perderai
né
darai
mai
a
nessuno
il
sacchettino
.
Giuramelo
.
»
«
Ve
lo
giuro
,
sulla
mia
coscienza
!
»
,
rispose
Anania
gravemente
.
«
È
forte
la
catenella
?
»
«
È
forte
.
»
Olì
prese
il
fagotto
,
strinse
nella
sua
la
manina
del
fanciullo
e
lo
condusse
in
cucina
dove
gli
diede
una
scodellina
di
caffè
e
un
pezzo
di
pane
.
Poi
gli
gettò
sulle
spalle
un
sacchetto
logoro
e
lo
trascinò
fuori
.
Albeggiava
.
Faceva
un
freddo
intensissimo
;
la
nebbia
riempiva
la
valle
,
copriva
l
'
immensa
chiostra
dei
monti
:
solo
qualche
alta
cresta
nevosa
emergeva
argentea
simile
al
profilo
d
'
una
nuvola
bianca
,
ed
il
monte
Spada
appariva
or
sì
or
no
come
un
enorme
blocco
di
bronzo
tra
il
velo
mobile
della
nebbia
.
Anania
e
la
madre
attraversarono
le
viuzze
deserte
,
passarono
davanti
al
grande
panorama
occidentale
sommerso
nella
nebbia
,
cominciarono
a
scendere
lo
stradale
grigio
e
umido
che
si
sprofondava
giù
giù
,
in
una
lontananza
piena
di
mistero
.
Anania
si
sentì
battere
il
cuoricino
:
quella
strada
grigia
,
vigilata
dalle
ultime
case
di
Fonni
i
cui
tetti
di
scheggie
parevano
grandi
ali
nerastre
spennacchiate
,
quella
strada
che
scendeva
continuamente
verso
un
abisso
ignoto
colmo
di
nebbia
,
era
la
strada
per
Nuoro
.
Madre
e
figlio
camminavano
frettolosi
:
spesso
il
bambino
doveva
correre
,
ma
non
si
stancava
.
Era
abituato
a
camminare
,
ed
a
misura
che
scendeva
si
sentiva
più
agile
,
caldo
,
vispo
come
un
uccello
.
Più
volte
chiese
:
«
Dove
andiamo
,
mamma
mia
?
»
.
«
A
cogliere
castagne
»
,
diss
'
ella
una
volta
,
e
poi
:
«
in
campagna
:
lo
vedrai
»
.
Anania
scendeva
,
correva
,
inciampava
,
rotolava
:
ogni
tanto
si
palpava
il
petto
in
cerca
del
sacchettino
.
La
nebbia
diradavasi
;
in
alto
il
cielo
appariva
d
'
un
azzurro
umido
solcato
come
da
grandi
pennellate
di
biacca
:
le
montagne
si
delineavano
livide
nella
nebbia
.
Un
raggio
giallo
di
sole
illuminava
finalmente
la
chiesetta
di
Gonare
sulla
cima
del
monte
piramidale
,
che
sorgeva
su
uno
sfondo
di
nuvole
color
piombo
.
«
Andiamo
là
?
»
,
domandò
Anania
,
additando
un
bosco
di
castagni
,
umidi
di
nebbia
e
carichi
di
frutti
spinosi
spaccati
.
Un
uccellino
strideva
nel
silenzio
dell
'
ora
e
del
luogo
.
«
Più
avanti
»
,
disse
Olì
.
Anania
riprese
le
sue
corse
sfrenate
:
mai
s
'
era
spinto
tanto
avanti
nelle
sue
escursioni
,
ed
ora
questo
continuo
scendere
a
valle
,
la
natura
diversa
,
l
'
erba
che
copriva
le
chine
,
i
muri
verdi
di
musco
,
le
macchie
di
nocciuoli
,
i
cespugli
coperti
di
bacche
rosse
,
gli
uccellini
che
pigolavano
,
tutto
gli
riusciva
nuovo
e
piacevole
.
La
nebbia
svaniva
,
il
sole
trionfante
schiariva
le
montagne
;
le
nuvole
sopra
monte
Gonare
avevano
preso
un
bel
colore
giallo
-
roseo
,
sul
cui
sfondo
la
chiesetta
appariva
chiara
e
sembrava
vicina
a
chi
la
guardava
.
«
Ma
dov
'
è
questo
diavolo
di
luogo
?
»
,
chiese
Anania
,
volgendosi
a
sua
madre
con
le
manine
aperte
,
e
fingendosi
sdegnato
.
«
Subito
.
Sei
stanco
?
»
«
Non
sono
stanco
!
»
,
egli
gridò
,
rimettendosi
a
correre
.
Arrivò
però
il
momento
in
cui
egli
cominciò
a
sentire
un
piccolo
dolore
alle
ginocchia
:
allora
rallentò
la
corsa
,
si
pose
a
fianco
di
Olì
e
cominciò
a
chiacchierare
;
ma
la
donna
,
col
suo
fagotto
sul
capo
,
il
viso
livido
e
gli
occhi
cerchiati
,
gli
badava
appena
e
rispondeva
distratta
.
«
Torneremo
stanotte
?
»
,
egli
chiedeva
.
«
Perché
non
me
lo
avete
lasciato
dire
a
Zuanne
?
È
lontano
il
bosco
?
È
a
Mamojada
?
»
«
Sì
,
a
Mamojada
.
»
«
Ah
,
a
Mamojada
?
Quando
c
'
è
la
festa
a
Mamojada
?
È
vero
che
Zuanne
è
stato
a
Nuoro
?
Questa
è
la
strada
di
Nuoro
,
io
lo
so
,
e
ci
vogliono
dieci
ore
,
a
piedi
,
per
arrivare
a
Nuoro
.
Voi
siete
stata
a
Nuoro
?
Quando
è
la
festa
a
Nuoro
?
»
«
È
passata
,
era
l
'
altro
giorno
»
,
disse
Olì
,
scuotendosi
.
«
Ti
piacerebbe
stare
a
Nuoro
?
»
«
Altro
che
!
E
poi
...
e
poi
...
»
«
Tu
sai
che
a
Nuoro
c
'
è
tuo
padre
»
,
rispose
Olì
,
indovinando
il
pensiero
del
fanciullo
.
«
Ti
piacerebbe
stare
con
lui
?
»
Anania
ci
pensò
;
poi
disse
con
vivacità
,
corrugando
le
sopracciglia
:
«Sì!.»
A
che
pensava
egli
dicendo
quel
«
sì
»
?
La
madre
non
indagò
oltre
;
chiese
soltanto
:
«
Vuoi
che
ti
conduca
da
lui
?
»
.
«
Sì
!
»
Verso
mezzogiorno
si
fermarono
presso
un
orto
dove
una
donna
,
con
le
sottane
cucite
fra
le
gambe
a
guisa
di
calzoni
,
zappava
vigorosamente
:
un
gatto
bianco
le
andava
dietro
,
slanciandosi
di
tanto
in
tanto
contro
una
lucertola
verde
che
appariva
e
scompariva
fra
le
pietre
del
muro
.
Anania
ricordò
sempre
questi
particolari
.
La
giornata
s
'
era
fatta
tiepida
,
il
cielo
azzurro
;
le
montagne
,
come
asciugantisi
al
sole
,
apparivano
grigie
,
chiazzate
di
boschi
scuri
;
il
sole
,
quasi
scottante
,
riscaldava
l
'
erba
e
faceva
scintillare
l
'
acqua
dei
ruscelli
.
Olì
sedette
per
terra
,
aprì
il
fagotto
e
chiamò
Anania
che
si
era
arrampicato
sul
muro
per
guardare
la
donna
ed
il
gatto
.
In
quel
momento
apparve
allo
svolto
della
strada
la
corriera
postale
di
Fonni
,
guidata
da
un
omone
rosso
coi
baffi
gialli
.
Olì
avrebbe
voluto
nascondersi
;
ma
l
'
omone
,
che
pareva
ridesse
continuamente
perché
aveva
le
guancie
gonfie
,
la
vide
e
gridò
:
«
Dove
vai
,
donnina
?
»
.
«
Dove
mi
pare
e
piace
»
,
ella
rispose
a
voce
bassa
.
Anania
,
ancora
arrampicato
sul
muro
,
guardò
entro
la
vettura
,
e
vedendola
vuota
disse
al
carrozziere
:
«
Prendetemi
,
zio
Battista
,
prendetemi
nella
vettura
,
prendetemi
»
.
«
Dove
andate
?
Dunque
?
»
,
gridò
l
'
omone
,
rallentando
la
corsa
.
«
Ebbene
,
che
tu
sii
sbranato
,
andiamo
a
Nuoro
.
Vuoi
farci
la
carità
di
prenderci
un
po
'
in
vettura
?
»
,
disse
Olì
,
mangiando
.
«
Siamo
stanchi
come
asini
.
»
«
Senti
»
,
rispose
l
'
omone
,
«
va
al
di
là
di
Mamojada
,
intanto
che
io
faccio
la
fermata
.
Vi
prenderò
.
»
Egli
tenne
la
promessa
:
giunto
al
di
là
di
Mamojada
fece
sedere
in
serpe
accanto
a
lui
i
due
viandanti
e
cominciò
a
chiacchierare
con
Olì
.
Anania
,
veramente
stanco
,
sentiva
un
vivo
piacere
nel
trovarsi
seduto
fra
sua
madre
e
l
'
omone
che
scuoteva
la
frusta
,
davanti
ai
freschi
paesaggi
dallo
sfondo
azzurrino
che
si
disegnavano
nell
'
arco
del
mantice
.
Le
grandi
montagne
erano
scomparse
,
scomparse
per
sempre
,
ed
il
bambino
pensava
a
quello
che
avrebbe
detto
Zuanne
sapendo
di
questo
viaggio
.
«
Quando
tornerò
quante
cose
avrò
da
dirgli
!
»
,
pensava
.
«
Gli
dirò
:
io
sono
stato
in
carrozza
e
tu
no
.
»
«
Perché
diavolo
vai
a
Nuoro
?
»
,
insisteva
l
'
omone
,
rivolto
ad
Olì
.
«
Ebbene
,
vuoi
saperlo
?
»
,
ella
rispose
finalmente
.
«
Vado
per
mettermi
a
servire
.
Ho
già
fatto
il
contratto
con
una
buona
signora
.
A
Fonni
non
potevo
più
vivere
;
la
vedova
di
Zuanne
Atonzu
mi
ha
cacciato
di
casa
.
»
«
Non
è
vero
»
,
pensò
Anania
.
Perché
sua
madre
mentiva
?
Perché
non
diceva
la
verità
,
che
cioè
andava
a
Nuoro
per
cercare
il
padre
di
suo
figlio
?
Basta
,
se
ella
diceva
le
bugie
doveva
aver
le
sue
buone
ragioni
;
e
Anania
non
indagò
oltre
,
tanto
più
che
aveva
sonno
.
Chinò
la
testina
sul
grembo
della
madre
e
chiuse
gli
occhi
.
«
Chi
c
'
è
ora
nella
cantoniera
?
»
,
chiese
ad
un
tratto
Olì
.
«
Mio
padre
non
c
'
è
più
?
»
«
Non
c
'
è
più
.
»
Ella
diede
un
profondo
sospiro
:
la
vettura
si
fermò
un
momento
,
poi
riprese
la
sua
corsa
,
ed
Anania
finì
di
addormentarsi
.
A
Nuoro
egli
provò
una
forte
delusione
.
Era
questa
la
città
?
Sì
,
le
case
erano
più
grandi
di
quelle
di
Fonni
,
ma
non
tanto
come
egli
s
'
era
immaginato
:
le
montagne
poi
,
cupe
sul
cielo
violaceo
del
freddo
tramonto
,
erano
addirittura
piccole
,
quasi
per
far
ridere
.
Inoltre
i
bambini
che
s
'
incontravano
per
le
strade
,
le
quali
,
a
dire
il
vero
,
gli
parevano
molto
larghe
,
lo
impressionavano
stranamente
perché
vestivano
e
parlavano
in
modo
diverso
dai
bambini
fonnesi
.
Madre
e
figlio
girovagarono
per
Nuoro
fino
al
cader
della
sera
,
ed
infine
entrarono
in
una
chiesa
.
C
'
era
molta
gente
;
l
'
altare
ardeva
di
ceri
,
un
canto
dolce
s
'
univa
ad
un
suono
ancor
più
dolce
che
veniva
non
si
sa
da
dove
.
Ah
,
ciò
parve
veramente
bello
ad
Anania
,
che
pensava
a
Zuanne
ed
al
piacere
di
narrargli
quanto
ora
vedeva
.
Olì
gli
disse
all
'
orecchio
:
«
Vado
a
vedere
se
c
'
è
l
'
amica
presso
cui
andremo
a
dormire
;
non
muoverti
di
qui
finché
non
torno
io
...
»
.
Egli
rimase
solo
in
fondo
alla
chiesa
;
sentiva
un
po
'
di
paura
,
ma
si
distraeva
guardando
la
gente
,
i
ceri
,
i
fiori
,
i
santi
.
Eppoi
l
'
incoraggiava
il
pensiero
dell
'
amuleto
nascosto
sul
suo
seno
.
Ad
un
tratto
si
ricordò
di
suo
padre
.
Ah
,
dov
'
era
egli
?
Perché
dunque
non
andavano
a
trovarlo
?
Olì
tornò
presto
;
attese
che
la
novena
fosse
terminata
,
prese
Anania
per
la
mano
e
lo
fece
uscire
per
una
porta
diversa
da
quella
ov
'
erano
entrati
.
Camminarono
per
diverse
vie
,
finché
non
vi
furono
più
case
:
era
già
sera
,
faceva
freddo
,
Anania
aveva
fame
e
sete
,
si
sentiva
triste
e
pensava
al
focolare
della
vedova
ed
alle
castagne
ed
alle
chiacchiere
di
Zuanne
.
Arrivarono
in
un
viottolo
chiuso
da
una
siepe
,
dietro
la
quale
si
vedevano
le
montagne
che
avevano
colpito
il
bimbo
per
la
loro
piccolezza
.
«
Senti
»
,
disse
Olì
,
e
la
voce
le
tremava
,
«
hai
visto
quell
'
ultima
casa
con
quel
gran
portone
aperto
?
»
«Sì.»
«
Là
dentro
c
'
è
tuo
padre
:
tu
vuoi
vederlo
,
non
è
vero
?
Senti
:
ora
torniamo
indietro
,
tu
entri
nel
portone
,
di
fronte
al
quale
vedrai
una
porta
pure
aperta
:
tu
entri
là
e
guardi
;
c
'
è
un
molino
ove
fanno
l
'
olio
;
un
uomo
alto
,
con
le
maniche
rimboccate
,
a
capo
scoperto
,
va
dietro
al
cavallo
.
Quello
è
tuo
padre
.
»
«
Perché
non
venite
dentro
anche
voi
?
»
,
domandò
il
bimbo
.
Olì
cominciò
a
tremare
.
«
Io
entrerò
dopo
di
te
:
tu
va
innanzi
;
appena
entrato
dici
:
"
Io
sono
il
figlio
di
Olì
Derios
"
.
Hai
capito
?
Andiamo
.
»
Ritornarono
indietro
;
Anania
sentiva
sua
madre
tremare
e
battere
i
denti
.
Giunti
davanti
al
portone
ella
si
chinò
,
accomodò
il
sacchetto
sulle
spalle
del
bimbo
,
e
lo
baciò
.
«
Va
,
va
»
,
disse
,
spingendolo
.
Anania
entrò
nel
portone
;
vide
l
'
altra
porta
,
illuminata
,
ed
entrò
:
si
trovò
in
un
luogo
nero
nero
,
dove
una
caldaia
bolliva
sopra
un
forno
acceso
,
e
un
cavallo
nero
faceva
girare
una
grande
e
pesante
ruota
oleosa
entro
una
specie
di
vasca
rotonda
.
Un
uomo
alto
,
con
le
maniche
rimboccate
,
a
capo
scoperto
,
con
le
vesti
sudice
,
nere
di
olio
,
andava
appresso
al
cavallo
,
rimuovendo
entro
la
vasca
,
con
una
pala
di
legno
,
le
olive
frantumate
dalla
ruota
.
Altri
due
uomini
andavano
e
venivano
,
spingendo
in
avanti
e
indietro
una
spranga
infilata
in
un
torchio
,
dal
quale
colava
l
'
olio
nero
e
fumante
.
Davanti
al
fuoco
stava
seduto
un
ragazzetto
con
un
berretto
rosso
;
e
fu
questo
ragazzetto
che
primo
si
accorse
del
bimbo
straniero
.
Lo
fissò
bene
,
e
credendolo
un
mendicante
gli
impose
aspramente
:
«
Va
via
!
»
.
Anania
,
timido
,
immobile
sotto
il
suo
sacchetto
,
non
rispose
.
Vedeva
tutto
confuso
ed
aspettava
che
sua
madre
entrasse
.
L
'
uomo
dalla
pala
lo
guardò
con
occhi
lucenti
,
poi
s
'
avanzò
e
chiese
:
«
Ma
che
cosa
vuoi
?
»
.
Quello
era
suo
padre
?
Anania
lo
guardò
timidamente
,
pronunziando
con
vocina
sottile
le
parole
suggeritegli
da
sua
madre
:
«
Io
sono
il
figlio
di
Olì
Derios
»
.
I
due
uomini
che
giravano
il
torchio
si
fermarono
di
botto
,
e
uno
di
essi
gridò
:
«
Tuo
figliooo
!
»
.
L
'
uomo
alto
gettò
per
terra
la
pala
,
si
curvò
su
Anania
,
lo
fissò
,
lo
scosse
,
gli
chiese
:
«
Chi
...
chi
ti
ha
mandato
?
Cosa
vuoi
?
Dove
è
tua
madre
?
»
.
«
È
fuori
...
adesso
verrà
...
»
Il
mugnaio
corse
fuori
,
seguìto
dal
ragazzetto
col
berretto
rosso
;
ma
Olì
era
scomparsa
e
nulla
più
si
seppe
di
lei
.
Avvertita
del
caso
accorse
zia
Tatàna
,
la
moglie
del
mugnaio
,
una
donna
non
più
giovane
,
ma
ancora
bella
,
grassa
e
bianca
,
con
dolci
occhi
castanei
circondati
di
piccole
rughe
,
e
un
po
'
di
baffi
biondi
sul
labbro
rialzato
.
Ella
era
tranquilla
,
quasi
lieta
;
appena
entrò
nel
molino
prese
Anania
per
gli
omeri
,
si
chinò
,
lo
esaminò
attentamente
.
«
Non
piangere
,
poverino
»
,
gli
disse
con
dolcezza
.
«
Or
ora
ella
verrà
.
E
voi
zitti
!
»
,
impose
agli
uomini
e
al
ragazzetto
che
si
immischiava
forse
un
po
'
troppo
nella
faccenda
e
fissava
Anania
con
due
piccoli
occhi
turchini
cattivi
e
un
sorriso
beffardo
nel
rosso
visino
paffuto
.
«
Dov
'
è
andata
?
Non
viene
dunque
?
Dove
la
ritroverò
?
»
,
si
domandava
con
disperazione
il
piccolo
abbandonato
,
piangendo
sconsolatamente
.
Ella
avrà
avuto
paura
.
Dove
sarà
adesso
?
Perché
non
viene
?
E
quell
'
uomo
lurido
,
oleoso
,
cattivo
,
quello
è
suo
padre
?
Le
carezze
e
le
dolci
parole
di
zia
Tatàna
lo
confortarono
alquanto
;
cessò
di
piangere
,
si
leccò
le
lagrime
e
se
le
sparse
di
qua
e
di
là
delle
guance
,
col
gesto
che
gli
era
abituale
;
poi
subito
pensò
alla
fuga
.
La
donna
,
il
mugnaio
,
gli
uomini
,
il
ragazzetto
,
tutti
gridavano
,
imprecavano
,
ridevano
e
si
bisticciavano
.
«
È
proprio
tuo
figlio
.
Tale
e
quale
!
»
,
diceva
la
donna
,
rivolta
al
mugnaio
.
E
il
mugnaio
gridava
:
«
Non
lo
voglio
,
no
,
non
lo
vogliooo
!...»
.
«
Sei
ben
scomunicato
,
sei
senza
viscere
.
Santa
Caterina
mia
,
è
possibile
che
vi
sieno
uomini
così
malvagi
?
»
,
diceva
zia
Tatàna
,
un
po
'
scherzando
,
un
po
'
sul
serio
.
«
Ah
,
Anania
,
Anania
,
sei
sempre
tu
!
»
«
E
chi
dunque
vuoi
ch
'
io
sia
?
Ora
vado
subito
in
Questura
.
»
«
Tu
non
andrai
in
nessun
posto
,
stupido
!
Tu
vuoi
tirar
fuori
di
tasca
le
tue
corna
per
mettertele
sul
capo
!
[
13
]
»
,
osservò
energicamente
la
donna
.
Ma
siccome
egli
insisteva
,
ella
disse
:
«
Ebbene
,
andrai
domani
.
Ora
finisci
il
tuo
lavoro
,
e
ricordati
ciò
che
diceva
il
re
Salomone
:
"
La
furia
della
sera
lasciala
alla
mattina
...
"
»
.
I
tre
uomini
tornarono
al
lavoro
:
ma
spingendo
sotto
la
ruota
la
pasta
delle
olive
frante
,
il
mugnaio
gridava
,
borbottava
,
imprecava
,
mentre
gli
altri
lo
deridevano
e
la
moglie
gli
diceva
tranquillamente
:
«
Via
,
non
prenderti
poi
la
porzione
più
grande
[
14
]
.
Dovrei
arrabbiarmi
io
,
Santa
Caterina
mia
!
Ricordati
,
Anania
,
che
Dio
non
paga
il
sabato
»
.
«
Taci
,
figliolino
mio
»
,
disse
poi
al
bimbo
,
che
singhiozzava
nuovamente
,
«
domani
aggiusteremo
tutto
.
Ecco
,
così
gli
uccelli
volano
dal
nido
appena
hanno
le
ali
.
»
«
Ma
sapevate
voi
che
quest
'
uccellino
esisteva
?
»
,
chiese
ridendo
uno
dei
due
uomini
che
spingevano
la
spranga
.
«
Dove
sarà
andata
tua
madre
?
Com
'
è
fatta
,
dimmi
?
»
,
domandò
il
ragazzetto
,
mettendosi
davanti
ad
Anania
.
«
Bustianeddu
»
,
gridò
il
mugnaio
,
«
se
non
te
ne
vai
ti
mando
via
a
calci
...
»
«
E
provate
un
po
'
!
»
,
diss
'
egli
,
spavaldo
.
«
E
diglielo
dunque
tu
come
è
fatta
Olì
!
»
,
esclamò
uno
dei
due
uomini
.
L
'
altro
rise
tanto
che
dovette
abbandonar
la
spranga
e
premersi
il
petto
.
Intanto
zia
Tatàna
,
premurosa
e
carezzevole
,
interrogava
il
bimbo
,
esaminandogli
le
povere
vestine
.
Egli
raccontò
tutto
con
vocina
incerta
e
lamentosa
,
ogni
tanto
interrotta
da
singhiozzi
.
«
Poverino
,
poverino
!
Uccellino
senz
'
ali
:
senz
'
ali
e
senza
nido
!
»
,
diceva
pietosamente
la
donna
.
«
Taci
,
anima
mia
;
tu
avrai
fame
,
non
è
vero
?
Adesso
andiamo
a
casa
,
e
zia
Tatàna
ti
darà
da
mangiare
,
e
poi
ti
manderà
a
letto
,
con
l
'
angelo
custode
,
e
domani
aggiusteremo
tutte
le
cose
.
»
Con
questa
promessa
ella
lo
condusse
in
una
casetta
vicina
al
molino
,
e
gli
diede
da
mangiare
pane
bianco
e
formaggio
,
un
uovo
ed
una
pera
.
Mai
Anania
aveva
mangiato
tanto
bene
:
e
la
pera
,
dopo
le
carezze
materne
e
le
dolci
parole
di
zia
Tatàna
,
finì
di
confortarlo
.
«Domani...»,
diceva
la
donna
.
«Domani...»,
ripeteva
il
fanciulletto
.
Mentre
egli
mangiava
,
zia
Tatàna
,
che
preparava
la
cena
per
il
marito
,
lo
interrogava
e
gli
dava
buoni
consigli
,
avvalorandoli
con
l
'
affermare
che
erano
già
stati
dettati
dal
re
Salomone
ed
anche
da
Santa
Caterina
.
Ad
un
tratto
,
sollevando
gli
occhi
ella
scorse
alla
finestruola
il
visetto
paffuto
di
Bustianeddu
.
«
Va
via
»
,
disse
,
«
va
via
,
piccola
rana
.
Fa
freddo
.
»
«
Lasciatemi
dunque
entrare
»
,
egli
supplicò
.
«
Fa
freddo
davvero
.
»
«
Va
dunque
al
molino
.
»
«
No
,
c
'
è
mio
padre
che
mi
ha
mandato
via
.
Ih
,
quanta
gente
è
venuta
là
!
»
«
Entra
dunque
,
povero
orfano
,
anche
tu
senza
madre
!
Che
cosa
dice
zio
Anania
?
Grida
ancora
?
»
«
E
lasciatelo
gridare
!
»
,
consigliò
Bustianeddu
,
sedendosi
accanto
ad
Anania
,
e
raccogliendo
e
rosicchiando
il
torso
della
pera
,
abbastanza
rosicchiato
e
già
buttato
via
dal
piccolo
straniero
.
«
Son
venuti
tutti
»
,
raccontò
poi
,
parlando
e
gestendo
come
un
uomo
maturo
.
«
Maestro
Pane
,
mio
padre
,
zio
Pera
,
quel
bugiardone
di
Franziscu
Carchide
,
zia
Corredda
,
tutti
vi
dico
insomma
...
»
«
Che
cosa
dicevano
?
»
chiese
la
donna
con
viva
curiosità
.
«
Tutti
dicevano
che
dovete
adottare
questo
bambino
.
E
zio
Pera
diceva
ridendo
:
"
Anania
,
e
a
chi
dunque
lascerai
i
tuoi
beni
,
se
non
tieni
il
bambino
?
"
.
Zio
Anania
lo
rincorse
con
la
pala
;
tutti
ridevano
come
pazzi
.
»
La
donna
dovette
esser
vinta
dalla
curiosità
,
perché
ad
un
tratto
raccomandò
a
Bustianeddu
di
non
lasciar
solo
Anania
ed
uscì
per
tornare
al
molino
.
Rimasti
soli
,
Bustianeddu
cominciò
a
fare
qualche
confidenza
al
piccolo
abbandonato
.
«
Mio
padre
ha
cento
lire
nel
cassetto
del
canterano
,
ed
io
so
dove
è
la
chiave
.
Noi
abitiamo
qui
vicino
,
e
abbiamo
un
podere
per
il
quale
paghiamo
trenta
lire
di
imposta
:
ma
l
'
altra
volta
venne
il
commissario
e
sequestrò
l
'
orzo
.
Cosa
c
'
è
qui
,
dentro
il
tegame
,
che
fa
cra
-
cra
-
cra
?
Ti
pare
che
prenda
fumo
?
»
,
sollevò
il
coperchio
e
guardò
.
«
Diavolo
,
ci
son
patate
.
Credevo
fosse
altro
.
Ora
assaggio
.
»
Con
due
ditina
prese
una
fetta
bollente
,
ci
soffiò
sopra
più
volte
,
se
la
mangiò
;
ne
prese
un
'
altra
...
«
Che
cosa
fai
?
»
,
disse
Anania
,
con
un
po
'
di
dispetto
.
«
Se
viene
quella
donna
!...»
«
Noi
sappiamo
fare
i
maccheroni
,
io
e
mio
padre
»
,
riprese
imperturbato
Bustianeddu
.
«
Tu
li
sai
fare
?
E
il
sugo
?
»
«
Io
no
»
,
disse
Anania
,
melanconico
.
Pensava
sempre
a
sua
madre
,
assediato
da
tristi
domande
.
Dove
era
andata
?
Perché
non
era
entrata
nel
molino
?
Perché
lo
aveva
abbandonato
e
dimenticato
?
Adesso
che
aveva
mangiato
e
sentiva
caldo
,
egli
aveva
voglia
di
piangere
ancora
,
di
fuggire
.
Fuggire
!
Cercar
sua
madre
!
Questa
idea
lo
afferrò
tutto
e
non
lo
lasciò
più
.
Poco
dopo
rientrò
zia
Tatàna
,
seguìta
da
una
donna
lacera
,
barcollante
,
che
aveva
un
gran
naso
rosso
ed
una
enorme
bocca
livida
dal
labbro
inferiore
penzolante
.
«
È
questo
...
è
questo
...
l
'uccellino?...»,
chiese
balbettando
l
'
orribile
donna
:
e
guardò
con
tenerezza
il
piccolo
abbandonato
.
«
Fammi
vedere
la
tua
faccina
,
che
tu
sii
benedetto
!
È
bello
come
una
stella
,
in
verità
santa
!
E
lui
non
lo
vuole
?
Ebbene
,
Tatàna
Atonzu
,
raccoglilo
tu
,
raccoglilo
come
un
confetto
...
»
Si
avvicino
e
baciò
Anania
,
che
torse
il
viso
con
disgusto
perché
l
'
enorme
bocca
della
donna
puzzava
d
'
acquavite
e
di
vino
.
«
Zia
Nanna
»
,
disse
Bustianeddu
,
facendo
cenno
di
bere
,
«
oggi
l
'
avete
presa
giusta
!
»
«
Co
...
co
...
cosa
sai
tu
?
Che
fai
qui
?
Moscherino
,
povero
orfano
,
va
a
letto
.
»
«
Anche
tu
dovresti
andare
a
letto
!
»
,
osservò
zia
Tatàna
.
«
Andate
,
andate
via
tutti
e
due
:
è
tardi
.
»
Spinse
dolcemente
l
'
ubriaca
,
ma
prima
d
'
uscire
ella
chiese
da
bere
.
Bustianeddu
riempì
d
'
acqua
una
scodella
e
gliela
porse
:
ella
la
prese
con
buona
grazia
,
ma
appena
v
'
ebbe
guardato
dentro
,
scosse
il
capo
e
la
rifiutò
.
Poi
andò
via
traballando
.
Zia
Tatàna
mandò
via
anche
Bustianeddu
e
chiuse
la
porta
.
«
Tu
sarai
stanco
,
anima
mia
;
adesso
ti
metterò
a
dormire
»
,
disse
ad
Anania
,
conducendolo
in
una
grande
camera
attigua
alla
cucina
e
aiutandolo
a
spogliarsi
.
«
Non
aver
paura
,
sai
;
domani
tua
madre
verrà
,
o
andremo
a
cercarla
noi
.
Sai
farti
il
segno
della
croce
?
Sai
il
Credo
?
Sì
,
bisogna
recitare
il
Credo
tutte
le
notti
.
Poi
io
ti
insegnerò
tante
altre
preghiere
,
una
delle
quali
per
San
Pasquale
che
ci
avvertirà
dell
'
ora
della
nostra
morte
.
E
così
sia
.
Ah
,
tieni
anche
la
rezetta
?
E
come
è
bella
!
Sì
,
bravo
,
San
Giovanni
ti
proteggerà
:
sì
,
egli
era
un
bimbo
ignudo
come
te
,
eppure
battezzò
Gesù
Signore
Nostro
.
Dormi
,
anima
mia
:
in
nome
del
Padre
,
del
Figliuolo
e
dello
Spirito
Santo
.
Amen
.
»
Anania
si
trovò
in
un
gran
letto
dai
guanciali
rossi
;
zia
Tatàna
lo
coprì
bene
ed
uscì
,
lasciandolo
al
buio
.
Egli
mise
la
manina
sull
'
amuleto
,
chiuse
gli
occhi
e
non
pianse
,
ma
non
poté
dormire
.
Domani
...
Domani
...
Ma
quanti
anni
erano
trascorsi
dopo
la
partenza
da
Fonni
?
Che
pensava
Zuanne
non
vedendo
ritornare
l
'
amico
?
Pensieri
confusi
,
immagini
strane
gli
passavano
nella
piccola
mente
;
ma
la
figura
della
madre
non
lo
abbandonava
mai
.
Dov
'
era
andata
?
Aveva
freddo
?
Domani
la
rivedrebbe
...
Domani
...
Se
non
lo
conducevano
da
lei
egli
fuggirebbe
...
Domani
...
Sentì
il
mugnaio
rientrare
e
litigare
con
la
moglie
:
il
cattivo
uomo
gridava
:
«
Non
lo
voglio
!
Non
lo
voglio
!
»
.
Poi
tutto
fu
silenzio
.
Ad
un
tratto
qualcuno
aprì
l
'
uscio
,
entrò
,
camminò
in
punta
di
piedi
,
s
'
avvicinò
al
letto
e
sollevò
cautamente
la
coperta
.
Un
baffo
ispido
sfiorò
lievemente
la
guancia
di
Anania
,
ed
egli
,
che
fingeva
di
dormire
,
socchiuse
appena
appena
un
occhio
e
vide
che
chi
l
'
aveva
baciato
era
suo
padre
.
Pochi
momenti
dopo
zia
Tatàna
entrò
e
si
coricò
nel
gran
letto
,
a
fianco
di
Anania
,
che
la
sentì
lungamente
pregare
bisbigliando
e
sospirando
.
III
.
Nessuno
denunziò
alle
autorità
l
'
abbandono
del
piccolo
Anania
,
ed
Olì
poté
scomparire
indisturbata
.
Non
si
seppe
mai
precisamente
dove
ella
fosse
andata
:
ma
qualcuno
disse
di
averla
veduta
sul
piroscafo
che
faceva
il
servizio
fra
la
Sardegna
e
Civitavecchia
:
e
qualche
tempo
dopo
un
negoziante
fonnese
,
ch
'
era
stato
in
continente
per
affari
,
assicurò
di
aver
incontrato
Olì
a
Roma
,
vestita
da
signora
,
in
compagnia
di
allegre
donnine
,
e
di
aver
passato
qualche
ora
con
lei
.
Tutte
queste
cose
si
dicevano
nel
molino
,
presente
il
fanciulletto
che
ascoltava
avidamente
.
Simile
ad
una
bestiola
selvatica
,
in
apparenza
addomesticata
,
egli
meditava
continuamente
la
fuga
:
come
a
Fonni
,
mentre
viveva
con
la
madre
,
desiderava
di
fuggire
per
andare
alla
ricerca
del
padre
,
ora
che
il
suo
sogno
s
'
era
avverato
,
non
pensava
che
ad
un
viaggio
per
ritrovare
Olì
.
Tanto
meglio
se
ella
era
lontana
,
al
di
là
del
mare
;
più
ella
era
lontana
,
più
egli
si
sentiva
capace
di
ritrovarla
.
Eppure
egli
non
la
amava
:
non
la
amava
perché
da
lei
aveva
sempre
ricevuto
più
busse
che
carezze
,
e
l
'
affronto
dell
'
abbandono
,
di
cui
sentiva
istintivamente
tutta
la
vergogna
;
ma
non
amava
neppure
suo
padre
,
quell
'
uomo
oleoso
che
,
nei
primi
istanti
dell
'
abbandono
,
lo
aveva
accolto
con
odio
e
quindi
gli
aveva
destato
un
senso
di
terrore
e
di
repugnanza
;
quell
'
uomo
infine
che
lo
baciava
in
segreto
e
davanti
alla
gente
lo
maltrattava
e
lo
umiliava
continuamente
.
Zia
Tatàna
,
però
,
lo
proteggeva
e
lo
amava
,
ed
egli
a
poco
a
poco
le
si
affezionò
:
ella
lo
lavava
,
lo
pettinava
,
lo
vestiva
,
gli
insegnava
le
preghiere
e
i
precetti
del
re
Salomone
,
lo
conduceva
in
chiesa
,
lo
faceva
dormire
con
lei
,
gli
dava
cose
buone
da
mangiare
.
In
poco
tempo
egli
si
trasformò
,
ingrassò
e
diventò
addirittura
un
signore
,
abbandonando
il
rozzo
costume
fonnese
per
un
abituccio
di
fustagno
scuro
.
Inoltre
cominciò
a
parlar
nuorese
e
ad
assumere
i
modi
spigliati
di
Bustianeddu
.
Ma
il
suo
cuoricino
non
cambiava
,
non
poteva
cambiare
.
Strani
sogni
di
fughe
,
di
avventure
,
di
avvenimenti
straordinari
si
confondevano
,
nella
piccola
anima
,
con
l
'
istintiva
nostalgia
per
il
luogo
natìo
,
per
le
persone
e
le
cose
perdute
;
col
desiderio
della
libertà
selvaggia
fino
allora
goduta
,
ed
infine
col
sentimento
arcano
di
pietà
e
di
vergogna
,
col
pensiero
costante
,
col
segreto
anelito
per
la
madre
lontana
.
Egli
anelava
a
qualche
cosa
d
'
ignoto
,
voleva
sua
madre
perché
tutti
avevano
la
madre
,
e
perché
il
non
averla
gli
causava
,
più
che
dolore
,
umiliazione
.
Capiva
che
ella
non
poteva
stare
col
mugnaio
,
perché
costui
aveva
un
'
altra
moglie
;
ma
fra
i
due
,
egli
avrebbe
preferito
vivere
con
lei
.
Forse
istintivamente
intuiva
già
che
ella
era
la
più
debole
,
e
anche
per
ciò
si
sentiva
dalla
sua
parte
.
A
misura
che
il
tempo
passava
,
questi
sentimenti
si
attenuavano
,
ma
non
scomparivano
dal
piccolo
cuore
;
come
nella
piccola
memoria
si
trasformava
ma
non
spariva
la
figura
fisica
e
morale
della
madre
lontana
.
Un
giorno
poi
egli
venne
a
sapere
da
Bustianeddu
,
che
lo
perseguitava
con
la
sua
amicizia
subìta
più
che
accettata
,
una
cosa
straordinaria
.
«
Mia
madre
non
è
morta
»
,
gli
confidò
il
ragazzetto
,
quasi
vantandosene
.
«
Si
trova
anch
'
essa
in
continente
,
come
la
tua
:
scappò
una
volta
che
mio
padre
stette
in
carcere
.
Ma
quando
sarò
grande
andrò
a
trovarla
;
eh
,
sì
,
te
lo
giuro
!
Eppoi
io
ho
anche
uno
zio
,
che
studia
in
continente
;
ed
egli
scrisse
d
'
aver
veduto
mia
madre
passare
in
una
via
,
e
voleva
bastonarla
,
ma
la
gente
lo
tenne
fermo
.
Ecco
,
questo
berretto
rosso
era
di
mio
zio
.
»
Questa
breve
storia
confortò
Anania
,
e
lo
legò
di
viva
amicizia
con
Bustianeddu
.
Essi
trascorsero
molti
anni
assieme
:
nel
frantoio
,
nella
casa
di
zia
Tatàna
,
per
le
straducole
del
vicinato
.
Bustianeddu
aveva
quasi
la
stessa
età
di
Zuanne
,
l
'
amico
perduto
,
e
in
fondo
era
generoso
e
ardente
.
Andava
o
diceva
d
'
andare
a
scuola
,
ma
spesso
il
maestro
scriveva
un
bigliettino
al
padre
per
chiedere
notizie
dell
'
invisibile
scolaro
:
allora
il
genitore
,
che
era
un
piccolo
negoziante
di
lana
e
di
pelli
,
legava
il
bimbo
con
una
corda
di
pelo
e
lo
chiudeva
in
una
stanza
,
imponendogli
di
studiare
.
Come
i
delinquenti
dal
carcere
,
Bustianeddu
usciva
da
questa
specie
di
prigionia
più
astuto
e
indurito
di
prima
.
Solo
durante
le
lunghe
e
frequenti
assenze
del
padre
,
egli
,
solo
in
casa
,
diventava
serio
:
pareva
sentisse
la
responsabilità
della
sua
posizione
;
guardava
la
casa
,
scopava
,
preparava
da
mangiare
,
lavava
la
biancheria
.
Spesso
Anania
lo
aiutava
di
gran
cuore
;
in
cambio
Bustianeddu
gli
dava
qualche
consiglio
e
gli
insegnava
molte
cose
buone
e
moltissime
cattive
.
Passavano
buona
parte
delle
giornate
e
delle
lunghe
sere
fredde
nel
molino
,
ove
Anania
grande
,
-
come
lo
chiamavano
per
distinguerlo
dal
figlio
,
-
lavorava
per
conto
del
ricco
signor
Daniele
Carboni
,
al
quale
il
frantoio
apparteneva
.
Il
mugnaio
,
-
che
secondo
le
stagioni
si
trasformava
in
contadino
,
in
ortolano
,
in
vignaiuolo
,
-
dava
al
signor
Carboni
il
rispettoso
titolo
di
padrone
perché
lo
serviva
da
lunghi
anni
,
ma
in
realtà
il
suo
lavoro
era
molto
indipendente
,
ben
rimunerato
e
non
privo
di
incerti
.
Il
frantoio
dava
da
una
parte
su
un
cortile
e
dall
'
altra
su
un
orto
che
scendeva
fino
allo
stradale
sopra
la
valle
;
un
bell
'
orto
alquanto
selvatico
,
con
roccie
,
siepi
di
biancospino
e
di
fichi
d
'
India
,
peschi
e
mandorli
e
una
quercia
dal
tronco
corroso
,
nido
di
grosse
termiti
,
di
cavallette
,
di
bruchi
e
d
'
uccelli
.
Anche
quest
'
orto
apparteneva
al
signor
Carboni
,
ed
era
il
sogno
di
tutti
i
monelli
del
vicinato
;
ma
zio
Pera
Sa
Gattu
[
15
]
,
il
vecchio
ortolano
sempre
armato
d
'
un
randello
,
non
lasciava
mai
penetrare
nessuno
.
Da
quest
'
orto
si
vedevano
le
belle
ed
agili
fanciulle
nuoresi
scendere
alla
fontana
con
l
'
anfora
sul
capo
come
le
donne
bibliche
:
e
zio
Pera
le
sbirciava
con
occhi
da
satiro
mentre
seminava
le
fave
e
i
fagiuoli
,
mettendo
tre
semi
per
buco
,
e
gridando
per
spaventare
i
passeri
.
Dal
finestrino
del
molino
Anania
e
Bustianeddu
guardavano
anch
'
essi
con
intenso
desiderio
l
'
orto
soleggiato
,
aspettando
che
l
'
ortolano
si
assentasse
:
ma
zio
Pera
,
ch
'
era
un
ometto
secco
,
dal
viso
rosso
-
terreo
,
sbarbato
e
sarcastico
,
amava
troppo
le
sue
fave
e
i
suoi
cavoli
per
abbandonarli
durante
la
giornata
:
solo
verso
sera
saliva
al
molino
per
riscaldarsi
e
chiacchierare
.
Era
un
'
annata
abbondante
di
olive
;
anche
i
proprietari
dei
paesi
vicini
s
'
affannavano
per
ottenere
l
'
opera
del
frantoio
che
funzionava
giorno
e
notte
;
per
ogni
macinata
di
circa
due
ettolitri
d
'
olive
si
lasciavano
due
litri
d
'
olio
.
Accanto
alla
porta
c
'
era
una
latta
per
l
'
olio
da
alimentar
la
lampada
di
questa
e
quella
Madonna
,
e
le
persone
devote
non
mancavano
mai
di
versarvi
un
po
'
del
prodotto
delle
olive
macinate
durante
la
giornata
.
Sacchi
d
'
olive
nere
lucenti
,
sansa
fumante
,
barili
ed
altri
recipienti
sporchi
ingombravano
sempre
l
'
ambiente
nero
,
caldo
e
sucido
del
molino
;
e
in
questo
ambiente
,
intorno
alla
ruota
trainata
dal
lungo
cavallo
baio
,
davanti
alla
caldaia
bollente
,
accanto
al
torchio
sempre
in
moto
,
sempre
stillante
olio
,
fra
l
'
odore
non
sgradevole
ma
troppo
forte
della
sansa
e
dei
rifiuti
dell
'
olio
,
muovevasi
di
continuo
una
folla
di
tipi
caratteristici
.
La
sera
,
poi
,
si
riunivano
intorno
al
fuoco
della
caldaia
le
persone
più
freddolose
del
vicinato
:
per
lo
più
la
compagnia
veniva
composta
,
oltre
che
dal
mugnaio
e
dai
clienti
,
che
aiutavano
a
spingere
la
sbarra
del
torchio
,
da
cinque
o
sei
individui
sempre
alticci
.
Uno
di
questi
,
Efes
Cau
,
già
ricco
possidente
,
ridotto
in
estrema
miseria
dal
vizio
del
vino
,
dormiva
quasi
ogni
notte
nel
molino
,
infestando
di
insetti
l
'
angolo
dove
si
coricava
.
Una
sera
,
appunto
,
sorse
questione
fra
il
mugnaio
ed
un
ricco
contadino
che
aveva
trovato
un
brutto
insetto
in
un
sacco
di
olive
.
«
Dovresti
vergognarti
,
per
Dio
!
»
,
gridava
il
contadino
.
«
Perché
lasci
entrare
qui
tutti
i
vagabondi
di
Nuoro
?
»
«
Dopo
tutto
egli
era
ricco
,
più
ricco
di
te
!
»
,
gridò
il
mugnaio
,
difendendo
il
Cau
.
«
Questo
non
impedisce
che
ora
egli
viva
di
elemosine
e
sia
pieno
di
insetti
»
,
rispose
l
'
altro
con
disprezzo
.
Allora
zio
Pera
l
'
ortolano
,
che
stava
seduto
accanto
al
fuoco
col
suo
randello
fra
le
ginocchia
,
recitò
una
canzonetta
:
Onzi
pessone
[
16
]
Nde
juchet
de
munnia
.
-
E
tue
chi
lu
ses
nende
Nde
juches
unu
andende
Issu
collette
!
Il
contadino
si
toccò
istintivamente
il
colletto
e
tutti
risero
.
Anche
il
contadino
rise
,
si
calmò
ed
anzi
fece
portare
da
casa
sua
un
bottiglione
di
vino
.
Anania
e
Bustianeddu
,
seduti
in
un
angolo
,
sulle
sanse
calde
,
si
divertivano
nell
'
udire
i
discorsi
dei
grandi
:
e
quando
arrivò
Efes
,
come
sempre
ubriaco
,
barcollante
,
vestito
d
'
un
vecchio
abito
da
caccia
del
signor
Carboni
,
Bustianeddu
gli
andò
incontro
e
gli
cantò
la
canzonetta
di
zio
Pera
.
Onzi
pessone
bia
...
Efes
lo
guardò
coi
suoi
occhi
vitrei
,
rotondi
e
sporgenti
,
e
mentre
sulle
sue
guancie
gialle
e
cascanti
passava
come
un
brivido
di
disgusto
,
la
sua
mano
palpava
il
lurido
collo
della
giacca
abbottonata
.
La
gente
ricominciò
a
ridere
,
e
l
'
infelice
si
guardò
attorno
e
barcollò
;
poi
si
mise
a
piangere
accorgendosi
che
lo
deridevano
.
«
Efes
!
»
,
gridò
zio
Pera
,
mostrandogli
un
bicchiere
colmo
che
al
riflesso
del
fuoco
pareva
di
rubino
.
L
'
ubriaco
si
avanzò
,
sorridendo
fra
le
lagrime
con
un
sorriso
ebete
.
«
No
»
,
disse
Franziscu
Carchide
,
il
giovane
calzolaio
,
nonché
ricamatore
di
cinture
,
bel
giovine
galante
,
dal
viso
roseo
,
«
se
tu
non
balli
non
bevi
.
»
E
preso
il
bicchiere
dalle
mani
del
vecchio
lo
sollevò
in
alto
,
mentre
Efes
guardava
e
tendeva
le
braccia
animato
dal
brutale
desiderio
del
vino
.
«
Dammi
,
dammi
...
»
«
No
,
se
non
balli
,
no
.
»
Egli
fece
un
giro
intorno
a
sé
,
reggendosi
in
equilibrio
.
«
Bisogna
anche
cantare
,
Efes
!
»
Ed
egli
aprì
la
bocca
puzzolente
ed
emise
una
nota
rauca
:
Quando
Amelia
sì
pura
e
sì
candida
...
Egli
tentava
sempre
questo
motivo
;
ma
arrivato
all
'
ultima
parola
contorceva
la
bocca
come
spasimando
per
la
vana
ricerca
dell
'
altro
verso
che
non
ricordava
.
Anania
e
Bustianeddu
ridevano
sgangheratamente
,
accoccolati
sulle
sanse
,
simili
a
due
pulcini
.
«
Senti
»
,
propose
Bustianeddu
,
«
mettiamogli
delle
spille
,
nel
posto
dove
si
corica
»
.
«
Perché
vuoi
mettergli
delle
spille
?
»
«
Perché
si
punga
,
ecco
:
allora
ballerà
davvero
.
Io
ho
le
spille
.
»
«
Mettiamole
»
,
rispose
l
'
altro
,
sebbene
a
malincuore
.
L
'
ubriaco
ballava
ancora
,
barcollante
,
cascante
,
tendendo
le
mani
verso
il
bicchiere
;
e
la
gente
rideva
.
Ma
l
'
allegria
giunse
al
colmo
quando
entrò
nel
molino
Nanna
,
l
'
ubriacona
.
Quella
sera
,
però
,
ella
era
sana
,
aveva
le
vesti
pulite
e
la
faccia
meno
ripugnante
del
solito
;
i
suoi
occhietti
brillavano
d
'
una
certa
intelligenza
.
Era
stata
durante
il
giorno
a
cogliere
erbe
mangereccie
selvatiche
,
e
veniva
a
domandare
un
po
'
d
'
olio
per
condirle
.
Vedendo
Efes
in
quello
stato
,
fatto
ludibrio
della
gente
,
ella
ebbe
un
lampo
negli
occhi
;
si
avanzò
,
prese
l
'
infelice
per
un
braccio
e
nonostante
le
comiche
proteste
del
ricco
contadino
,
lo
costrinse
a
sedersi
su
un
sacco
di
olive
.
«
Non
ti
vergogni
,
Efes
Cau
?
Non
hai
occhi
?
Non
vedi
che
tutti
questi
mendicanti
,
tutte
queste
immondezze
ridono
di
te
?
E
perché
hanno
raddoppiato
le
risa
vedendomi
?
Eppure
oggi
io
ho
lavorato
,
come
è
vero
Dio
,
ho
lavorato
.
Ah
,
Efes
,
Efes
!
Ricordati
come
era
ricca
la
tua
casa
!
Io
venivo
per
portare
l
'
acqua
dalla
fontana
,
e
mi
ricordo
che
tua
madre
aveva
bottoni
d
'
oro
della
camicia
grossi
come
il
mio
pugno
:
la
tua
casa
sembrava
una
chiesa
,
tanto
era
ricca
e
lucente
.
Se
tu
ti
fossi
guardato
dal
vizio
,
ora
tutti
avrebbero
cercato
di
raccoglierti
come
si
raccoglie
un
confetto
.
Invece
tu
ora
sei
schernito
dai
più
miserabili
pezzenti
;
e
tutti
ridono
di
te
come
dell
'
orso
che
balla
per
le
strade
...
Ecco
che
ridono
ancora
,
eppure
essi
sono
più
ubriachi
di
noi
,
come
è
vero
Dio
.
Suvvia
,
mugnaio
,
dammi
un
po
'
d
'
olio
:
tua
moglie
è
una
santa
,
ma
tu
sei
un
diavolo
:
quando
lo
trovi
il
tesoro
?
»
«
Veramente
egli
lavora
un
po
'
più
di
te
;
perché
te
la
prendi
con
lui
?
»
chiese
zio
Pera
,
accennando
al
mugnaio
.
«
Vecchio
peccatore
»
,
rispose
la
donna
,
«
voi
state
zitto
,
quando
ci
sono
io
...
»
«
Poh
!
Poh
!
»
disse
il
vecchio
con
disprezzo
.
«
Tu
fai
la
predica
,
oggi
,
perché
non
hai
vino
in
corpo
.
»
«
Io
so
tenere
in
corpo
il
vino
ed
altre
cose
ancora
...
Dammi
l
'
olio
,
Anania
Atonzu
;
oggi
nella
valle
ho
visto
una
cosa
;
sembrava
una
moneta
d
'oro.»
«
Tu
non
l
'
hai
raccolta
?
»
,
gridò
il
mugnaio
,
rizzandosi
sulla
sua
pala
nera
.
«
Eccola
»
,
rispose
Nanna
,
frugandosi
in
tasca
e
avvicinandosi
al
mugnaio
,
che
si
pulì
le
mani
passandosele
sulle
ginocchia
,
e
poi
esaminò
la
moneta
di
rame
fatta
nera
-
verde
dal
tempo
.
Bustianeddu
ed
Anania
corsero
anch
'
essi
a
vedere
.
Intanto
Efes
,
seduto
sul
sacco
,
piangeva
ricordando
la
madre
e
la
ricca
casa
paterna
e
invano
il
Carchide
cercava
di
consolarlo
offrendogli
il
bicchiere
.
No
,
neppure
il
vino
poteva
lenire
il
dolore
di
quei
ricordi
.
Tuttavia
egli
prese
il
bicchiere
e
bevette
piangendo
.
Il
ricco
contadino
ed
il
padre
di
Bustianeddu
,
giovine
olivastro
con
gli
occhi
turchini
e
la
barba
rossa
,
congiuravano
per
far
ubriacare
Nanna
onde
ella
dicesse
ciò
che
sapeva
sul
conto
di
zio
Pera
;
e
intanto
l
'
ortolano
gridava
contro
i
due
uomini
che
spingevano
la
spranga
perché
,
secondo
lui
,
essi
non
spiegavano
abbastanza
le
loro
forze
.
«
Che
una
palla
vi
trapassi
il
fegato
;
conservatevi
bene
,
ragazzi
»
,
diceva
con
ironia
.
«
Come
sono
poltroni
i
giovani
d
'
oggi
!
»
«
Provate
un
po
'
a
mettervi
qui
,
voi
,
al
posto
delle
olive
,
per
sentire
la
nostra
forza
.
»
«
Che
una
palla
vi
trapassi
la
milza
,
che
una
palla
vi
trapassi
il
calcagno
»
,
continuava
ad
imprecare
zio
Pera
.
«
Bene
!
»
,
esclamò
Maestro
Pane
,
il
vecchio
falegname
gobbo
,
che
aveva
un
solo
baffo
grigio
sulla
gran
bocca
sdentata
;
poi
egli
andò
e
mise
il
chiodo
sotto
.
Seduto
contro
il
muro
sotto
il
finestruolo
,
egli
si
batteva
di
tanto
in
tanto
i
pugni
sulle
ginocchia
,
ma
nessuno
badava
a
lui
,
che
usava
parlare
fra
sé
ad
alta
voce
.
«
Nanna
»
,
disse
il
contadino
,
«
ora
si
porta
la
cena
da
casa
mia
.
Resta
.
»
«
Tu
vuoi
divertirti
?
»
,
disse
la
donna
,
guardandolo
maliziosamente
.
«
Non
ti
basta
Efes
?
»
Tuttavia
ella
restò
;
andò
presso
il
poveretto
che
piangeva
sempre
,
e
ricominciò
a
rimproverarlo
,
consigliandolo
di
non
bere
più
,
di
non
essere
più
il
disonore
dei
suoi
parenti
;
ma
intanto
avveniva
una
cosa
strana
.
Il
Carchide
le
mostrava
il
bicchiere
colmo
,
facendo
dei
cenni
con
la
bocca
,
invitandola
silenziosamente
a
bere
,
ed
ella
guardava
il
vino
affascinata
.
«
E
dammelo
!
»
,
proruppe
alfine
.
Bustianeddu
ed
Anania
,
ritti
dietro
i
due
disgraziati
ubriaconi
,
ridevano
a
più
non
posso
.
«
Perdio
,
come
sei
brutto
!
»
,
disse
Maestro
Pane
,
sempre
parlando
fra
sé
.
Nanna
prese
il
bicchiere
,
bevette
e
cominciò
a
raccontare
brutte
storielle
sul
conto
di
zio
Pera
.
Sì
,
il
vecchio
ortolano
aspettava
la
mattina
per
tempo
che
qualche
ragazzetta
passasse
nello
stradale
;
la
chiamava
promettendole
fave
e
insalata
,
e
quando
l
'
aveva
attirata
entro
l
'
orto
cercava
...
«
Ah
,
otre
schifosa
!
»
,
gridò
zio
Pera
,
minacciandola
col
randello
.
«
Aspetta
,
aspetta
un
po
'...»
«
Ebbene
,
cosa
dico
io
?
Voi
cercavate
d
'
insegnarle
l
'ave-maria...»
Tutti
ridevano
,
ed
anche
Anania
rideva
,
sebbene
non
capisse
perché
zio
Pera
volesse
insegnare
per
forza
l
'
ave
-
maria
alle
ragazzette
che
andavano
alla
fontana
.
Intanto
Bustianeddu
aveva
seminato
le
spille
sul
posto
ove
Efes
soleva
coricarsi
,
Anania
se
ne
accorse
e
non
si
oppose
,
ma
appena
fu
a
casa
,
coricato
nel
gran
letto
di
zia
Tatàna
,
provò
un
impeto
di
rimorso
.
Non
poteva
dormire
;
si
voltava
e
rivoltava
,
sembrandogli
d
'
esser
anche
lui
tormentato
da
migliaia
di
spille
.
«
Che
hai
,
bambino
?
»
,
chiese
zia
Tatàna
,
con
l
'
usata
dolcezza
.
«
Ti
fa
male
il
ventre
?
»
«
No
,
no
...
»
«
Ma
che
hai
dunque
?
»
Egli
non
rispose
subito
,
ma
dopo
qualche
momento
rivelò
il
segreto
.
«
Abbiamo
sparso
tante
spille
sul
posto
ove
dorme
Efes
Cau
...
»
«
Ah
,
cattivi
ragazzi
!
Perché
avete
fatto
ciò
?
»
«
Perché
egli
si
ubriaca
...
»
«
Ah
!
Santa
Caterina
mia
!
»
,
sospirò
la
donna
.
«
Come
sono
cattivi
i
ragazzi
d
'
oggi
!
E
se
qualcuno
mettesse
delle
spille
dove
dormite
voi
?
Vi
piacerebbe
?
No
,
vero
?
Eppure
voi
siete
più
cattivi
di
Efes
.
Tutti
nel
mondo
siamo
cattivi
,
agnellino
mio
,
ma
bisogna
che
ci
compatiamo
a
vicenda
:
altrimenti
guai
,
ci
divoreremmo
come
i
pesci
del
mare
.
Re
Salomone
disse
che
spetta
soltanto
a
Dio
giudicare
...
Hai
capito
?
»
E
Anania
pensò
a
sua
madre
,
a
sua
madre
che
era
stata
così
cattiva
da
abbandonarlo
.
IV
.
Un
giorno
,
verso
la
metà
di
marzo
,
Bustianeddu
invitò
Anania
a
pranzo
.
Il
negoziante
di
pelli
era
dovuto
partire
improvvisamente
per
affari
,
e
il
ragazzetto
trovavasi
solo
a
casa
,
solo
e
libero
dopo
due
giorni
di
prigionia
per
una
delle
solite
assenze
dalla
scuola
:
inoltre
serbava
sulla
guancia
destra
il
segno
d
'
un
poderoso
schiaffo
somministratogli
dal
genitore
.
«
Vogliono
che
io
studi
!
»
,
disse
ad
Anania
,
aprendo
le
mani
,
col
solito
fare
da
uomo
serio
.
«
E
se
io
non
ne
ho
voglia
?
Io
desidero
fare
il
pasticciere
:
perché
non
me
lo
lasciano
fare
?
»
«
Sì
,
perché
?
»
,
chiese
Anania
.
«
Perché
è
vergooogna
!
»
,
esclamò
l
'
altro
,
allungando
la
parola
con
accento
ironico
.
«
È
vergogna
lavorare
,
apprendere
un
mestiere
,
quando
si
può
studiare
!
Così
dicono
i
miei
parenti
:
ma
ora
voglio
far
loro
una
burletta
.
Aspetta
,
aspetta
!
»
«
Che
cosa
vuoi
fare
?
»
«
Te
lo
dirò
poi
:
ora
mangiamo
.
»
Egli
aveva
preparato
i
maccheroni
:
così
egli
chiamava
certi
gnocchi
grossi
e
duri
come
mandorle
,
conditi
con
salsa
di
pomidoro
secchi
.
I
due
amici
mangiarono
in
compagnia
d
'
un
gattino
grigio
che
con
lo
zampino
bruciacchiato
prendeva
famigliarmente
i
gnocchi
dal
piatto
comune
e
se
li
portava
furbescamente
in
un
angolo
della
cucina
.
«
Come
è
curioso
!
»
,
diceva
Anania
,
seguendolo
con
gli
occhi
.
«
A
noi
ce
l
'
hanno
rubato
,
il
gatto
.
»
«
Anche
a
noi
.
Ce
ne
hanno
rubati
tanti
!
Scompaiono
e
non
si
sa
dove
vadano
a
finire
.
»
«
Scompaiono
tutti
i
gatti
del
vicinato
!
Chi
li
ruba
cosa
ne
fa
?
»
«
Ebbene
,
li
fa
arrostire
.
La
carne
è
buona
,
sai
;
sembra
carne
di
lepre
.
In
continente
la
vendono
per
lepre
:
così
dice
mio
padre
.
»
«
Tuo
padre
è
stato
in
continente
?
»
«
Sì
.
Ed
anch
'
io
ci
andrò
,
e
presto
.
»
«
Tu
?
!
»
,
disse
Anania
,
ridendo
con
un
po
'
d
'
invidia
.
Bustianeddu
allora
credé
giunto
il
momento
di
svelare
all
'
amico
i
suoi
pericolosi
progetti
.
«
Io
non
posso
più
viver
qui
»
,
cominciò
a
lamentarsi
;
«
no
,
io
voglio
andar
via
.
Cercherò
mia
madre
e
farò
il
pasticciere
;
se
vuoi
venire
,
vieni
anche
tu
.
»
Anania
arrossì
d
'
emozione
,
e
sentì
il
suo
cuore
battere
forte
forte
.
«
Non
abbiamo
denari
»
,
osservò
.
«
Ecco
,
noi
prendiamo
le
cento
lire
che
sono
nel
cassetto
del
comò
;
se
vuoi
,
le
prendiamo
subito
;
poi
le
nascondiamo
,
perché
se
partiamo
subito
mio
padre
si
accorge
che
le
ho
prese
io
;
aspettiamo
finché
passa
il
freddo
,
poi
partiamo
.
Vieni
.
»
Condusse
Anania
in
una
camera
sucida
e
disordinata
,
ingombra
di
pelli
d
'
agnello
puzzolenti
;
cercò
la
chiave
del
cassettone
in
un
nascondiglio
e
si
fece
aiutare
ad
aprire
il
cassetto
:
oltre
il
biglietto
rosso
delle
cento
lire
c
'
erano
altre
carte
-
monete
e
denari
in
argento
,
ma
i
due
ladruncoli
domestici
presero
soltanto
il
biglietto
rosso
,
richiusero
,
rimisero
la
chiave
.
«
Ora
lo
tieni
tu
»
,
disse
Bustianeddu
,
ficcando
il
biglietto
in
seno
ad
Anania
;
«
stanotte
lo
nasconderemo
nell
'
orto
del
molino
,
nel
buco
della
quercia
,
sai
;
poi
aspetteremo
.
»
Ancor
prima
che
avesse
potuto
opporsi
,
Anania
si
trovò
col
biglietto
nel
seno
,
sotto
l
'
amuleto
di
broccato
;
e
passò
una
giornata
febbrile
,
piena
di
rimorsi
,
di
paura
,
di
speranze
e
di
progetti
meravigliosi
.
Fuggire
!
Fuggire
!
Come
e
quando
non
sapeva
,
ma
oramai
sentiva
che
il
sogno
stava
per
avverarsi
,
e
ne
provava
gioia
e
terrore
.
Fuggire
,
passare
il
mare
,
penetrare
nel
regno
fantastico
di
quel
continente
misterioso
dove
si
nascondeva
sua
madre
!
Che
ansie
,
che
sogni
,
che
gioia
!
Le
cento
lire
gli
sembravano
un
tesoro
inesauribile
;
ma
intanto
sentiva
d
'
aver
commesso
un
grave
delitto
,
rubandole
,
e
non
vedeva
l
'
ora
che
arrivasse
la
notte
per
liberarsene
.
Non
era
la
prima
volta
che
i
due
amici
penetravano
nell
'
orto
coltivato
da
zio
Pera
,
scavalcando
la
finestruola
che
dalla
stalla
attigua
al
molino
dava
nell
'
orto
;
di
notte
,
però
,
non
c
'
erano
stati
mai
,
quindi
spiarono
a
lungo
prima
d
'
azzardarsi
.
Cadeva
una
sera
chiara
e
fredda
;
la
luna
piena
sorgeva
fra
le
roccie
nere
dell
'
Orthobene
,
illuminando
l
'
orto
con
un
chiarore
d
'
oro
.
Giungeva
ai
due
bimbi
affacciati
alla
finestruola
un
disperato
miagolìo
di
gatto
che
pareva
un
lamento
umano
.
«
Che
cosa
è
?
Pare
il
diavolo
!
»
,
disse
Anania
.
«
Io
non
scendo
,
no
,
io
ho
paura
.
»
«
E
rimani
qui
,
allora
!
È
un
gatto
,
non
senti
?
»
,
rispose
l
'
altro
con
disprezzo
.
«
Scendo
io
;
nascondo
il
denaro
entro
la
quercia
,
dove
zio
Pera
non
guarda
mai
;
poi
torno
.
Tu
resta
qui
a
guardare
;
se
c
'
è
pericolo
,
fischia
.
»
In
che
consistesse
poi
questo
pericolo
i
due
amici
non
sapevano
;
ma
entrambi
provavano
un
acuto
piacere
a
render
fantastica
l
'
avventura
,
alla
quale
il
chiarore
della
luna
e
quel
lamento
straziante
di
gatto
davano
un
sapore
ancor
più
piccante
.
Bustianeddu
saltò
nell
'
orto
,
ed
Anania
rimase
alla
finestra
,
un
po
'
avvilito
dalla
paura
che
lo
rendeva
tremante
,
ma
tutto
occhi
e
tutto
orecchi
.
Ed
ecco
,
appena
il
compagno
fu
scomparso
in
direzione
della
quercia
,
due
ombre
passarono
sotto
la
finestruola
;
Anania
sussultò
,
emise
un
fischio
sottile
sottile
,
e
si
nascose
sotto
il
davanzale
.
Che
impeto
di
terrore
e
di
piacere
strano
provò
in
quel
momento
!
Come
si
sarebbe
salvato
Bustianeddu
?
Che
avveniva
laggiù
?
Ecco
,
i
lamenti
del
gatto
raddoppiarono
,
si
fusero
tutti
in
un
gemito
rabbioso
e
straziante
;
poi
cessarono
.
Silenzio
.
Che
mistero
,
che
orrore
!
Anania
sentiva
il
cuore
spezzarglisi
in
seno
.
Che
accadeva
all
'
amico
?
L
'
avevano
preso
,
l
'
avevano
arrestato
?
Ora
lo
porterebbero
in
prigione
;
ed
anche
lui
,
anche
lui
subirebbe
la
sua
parte
di
guai
.
Tuttavia
non
pensò
un
solo
istante
a
mettersi
in
salvo
,
ed
attese
coraggiosamente
sotto
la
finestra
.
Ed
ecco
un
passo
,
un
respiro
ansante
,
una
voce
sommessa
e
tremula
.
«
Anania
?
Dove
diavolo
sei
?
»
Anania
balzò
su
,
porse
la
mano
al
compagno
salvo
.
«
Diavolo
»
,
disse
Bustianeddu
,
ansante
,
«
l
'
ho
scampata
bella
.
»
«
Hai
sentito
il
fischio
?
Eppure
ho
fischiato
forte
.
»
«
Niente
.
Ho
sentito
invece
il
passo
di
due
uomini
,
e
mi
sono
nascosto
sotto
i
cavoli
.
Ecco
,
sai
chi
erano
i
due
uomini
?
Zio
Pera
e
Mastru
Pane
.
Sai
che
hanno
fatto
?
Ebbene
,
c
'
è
un
laccio
pei
gatti
;
il
gatto
che
miagolava
era
preso
al
laccio
,
e
zio
Pera
lo
ha
ammazzato
col
randello
.
Maestro
Pane
prese
la
povera
bestia
sotto
il
mantello
e
disse
,
tutto
contento
:
"
Per
Dio
,
come
è
grasso
!
Meno
male
"
,
disse
zio
Pera
,
"
quello
di
avantieri
sembrava
uno
stecco
"
.
Poi
andarono
via
.
»
«
Oh
!
»
,
esclamò
Anania
a
bocca
aperta
.
«
Ora
lo
fanno
arrostire
,
capisci
,
e
cenano
.
Sono
loro
che
rubano
i
gatti
,
così
,
prendendoli
al
laccio
!
Meno
male
che
non
mi
hanno
veduto
!
»
«
E
i
denari
?
»
«
Nascosti
.
Andiamo
,
mammalucco
;
non
sei
buono
a
niente
.
»
Anania
non
si
offese
:
chiuse
la
finestra
e
rientrò
nel
molino
,
dove
si
svolgeva
la
solita
scena
.
C
'
era
Efes
che
si
grattava
le
spalle
contro
il
muro
,
cantando
Quando
Amelia
si
pura
e
si
candida
...
e
il
Carchide
che
raccontava
d
'
essere
stato
in
un
paese
vicino
,
per
certi
suoi
affari
.
«
Il
sindaco
era
amico
di
mio
padre
,
quando
noi
eravamo
ricchi
»
,
diceva
il
bel
giovine
,
la
cui
famiglia
era
stata
sempre
miserabile
.
«
Appena
sa
che
io
arrivo
nel
paese
,
mi
manda
a
chiamare
e
mi
ospita
in
casa
sua
.
Accidenti
,
che
gente
ricca
!
Trenta
servi
e
sette
serve
:
per
arrivare
alla
casa
bisogna
attraversare
tre
cortili
,
uno
dentro
l
'
altro
,
con
muri
altissimi
:
i
portoni
di
ferro
,
le
finestre
della
casa
tutte
munite
d
'inferriate.»
«
E
perché
?
»
,
chiese
il
mugnaio
.
«
Per
i
ladri
,
caro
mio
.
Perché
il
sindaco
è
ricco
come
il
Re
.
»
«
Boumh
!
Boumh
!
»
,
gridò
un
uomo
che
spingeva
la
spranga
.
«
Cosa
ne
sai
tu
?
»
,
riprese
il
Carchide
,
guardando
l
'
uomo
con
disprezzo
.
«
Il
sindaco
ed
i
suoi
fratelli
,
quando
morì
il
loro
padre
,
si
divisero
le
monete
d
'
oro
con
una
misura
capace
d
'
un
ettolitro
!
La
moglie
del
sindaco
,
poi
,
ha
otto
tancas
in
fila
,
irrigate
da
fiumi
,
con
più
di
cento
fontane
!
Ebbene
,
dicono
che
il
padre
del
sindaco
trovò
un
ascusorju
[
17
]
,
dove
il
re
di
Spagna
,
quando
fece
la
guerra
con
Eleonora
d
'
Arborea
,
nascose
più
di
cento
mila
scudi
in
oro
.
»
«
Ah
!
»
,
esclamò
il
mugnaio
,
con
un
fremito
d
'
emozione
,
appoggiandosi
sulla
pala
nera
.
«
Quelli
sì
,
quelli
son
signori
ricchi
»
,
riprese
il
Carchide
.
«
E
dunque
i
rognosi
Nuoresi
?
»
«
Il
mio
padrone
è
ricco
!
»
protestò
il
mugnaio
.
«
Possiede
più
lui
nell
'
angolo
della
scopa
che
tutti
i
tuoi
sindaci
pulciosi
.
»
«
E
va
!
»
,
gridò
il
giovine
,
facendo
le
fiche
.
«
Tu
non
sai
quel
che
dici
.
»
«
Tu
,
non
sai
quel
che
dici
,
tu
!
»
«
Il
tuo
padrone
è
pieno
di
debiti
:
ne
vedremo
la
fine
,
ne
vedremo
.
»
«
Che
tu
possa
diventar
cieco
,
prima
!
»
«
Che
tu
possa
schiantare
prima
!
»
Per
poco
il
mugnaio
ed
il
giovane
calzolaio
non
vennero
alle
mani
:
ma
la
loro
lite
fu
interrotta
da
un
assalto
di
delirium
tremens
che
colpì
il
povero
Efes
Cau
.
Egli
cadde
sulle
sanse
,
avvoltolandosi
,
contorcendosi
,
saltando
come
un
verme
,
con
gli
occhi
spaventosamente
aperti
e
i
lineamenti
contratti
.
Anania
si
gettò
in
un
angolo
,
gridando
e
piangendo
per
lo
spavento
,
mentre
Bustianeddu
corse
,
assieme
col
mugnaio
ed
altri
,
per
aiutare
il
disgraziato
.
A
poco
a
poco
Efes
tornò
in
sé
,
si
sedette
sulle
sanse
sparse
,
guardò
attorno
con
quei
suoi
grandi
occhi
sporgenti
pieni
di
terrore
,
ancora
tutto
contorto
e
tremante
.
Gli
diedero
da
bere
,
lo
confortarono
.
«
Chi
...
chi
mi
ha
assalito
?
Perché
mi
avete
bastonato
?
Ah
,
non
mi
ha
abbastanza
castigato
Dio
perché
abbiate
a
bastonarmi
anche
voi
?
»
Poi
si
mise
a
piangere
.
Lo
fecero
coricare
,
ed
egli
si
assopì
,
delirando
,
chiamando
sua
madre
ed
una
sorellina
morta
.
Anania
lo
guardava
con
terrore
e
pietà
:
avrebbe
voluto
fare
qualche
cosa
per
aiutarlo
,
ed
intanto
provava
un
istintivo
disgusto
per
quell
'
uomo
una
volta
ricco
,
ora
ridotto
ad
un
involto
di
cenci
puzzolenti
,
buttato
sulla
sansa
come
un
mucchio
di
immondezze
.
Chiamata
da
Bustianeddu
venne
zia
Tatàna
:
si
chinò
pietosamente
sul
malato
,
lo
toccò
,
lo
interrogò
,
gli
mise
un
sacco
sotto
il
capo
.
«
Bisogna
dargli
un
po
'
di
brodo
»
,
disse
sollevandosi
.
«
Ah
,
il
peccato
mortale
,
il
peccato
mortale
!
»
«
Figliolino
mio
»
,
disse
ad
Anania
,
«
va
dal
signor
padrone
a
chiedere
un
po
'
di
brodo
per
Efes
Cau
.
Va
:
vedi
come
riduce
il
peccato
mortale
?
Va
,
prendi
questa
scodella
,
va
.
»
Egli
andò
con
piacere
,
e
Bustianeddu
lo
accompagnò
.
La
casa
del
padrone
non
era
lontana
,
ed
Anania
vi
si
recava
spesso
per
farsi
dare
la
prebenda
del
cavallo
,
i
lucignoli
per
la
candela
del
molino
,
e
per
altre
commissioni
.
Le
strade
erano
qua
e
là
illuminate
dalla
luna
;
gruppi
di
paesani
passavano
cantando
un
coro
melanconico
ed
appassionato
.
Davanti
alla
casa
bianca
del
signor
Carboni
si
stendeva
un
cortile
quadrato
recinto
d
'
alti
muri
e
con
un
grande
portone
rosso
.
I
due
ragazzetti
dovettero
picchiar
forte
per
farsi
aprire
;
ed
Anania
porse
la
scodella
,
esponendo
il
caso
di
Efes
Cau
alla
domestica
che
dischiuse
il
portone
.
«
Non
sarà
per
voi
,
il
brodo
,
eh
?
»
,
sogghignò
la
serva
,
squadrando
sospettosa
i
due
amici
.
«
Va
al
diavolo
,
Maria
Iscorronca
[
18
]
,
noi
non
abbiamo
bisogno
di
brodo
»
,
gridò
Bustianeddu
.
«
Animaletto
,
ora
ti
pago
gli
insulti
»
,
disse
la
serva
,
rincorrendolo
per
la
strada
.
Ma
egli
fuggì
,
mentre
Anania
penetrava
nel
cortile
illuminato
dalla
luna
.
«
Chi
è
:
cosa
vogliono
?
»
,
chiedeva
una
vocina
sottile
,
dall
'
ombra
di
una
tettoia
sotto
cui
aprivasi
la
porta
della
cucina
.
«
Sono
io
!
»
,
gridò
Anania
,
avanzandosi
,
con
la
scodella
fra
le
mani
.
«
Efes
Cau
è
malato
,
nel
molino
,
e
mia
madre
prega
la
signora
padrona
che
dia
un
po
'
di
brodo
al
disgraziato
.
»
«
Oh
,
vieni
!
»
,
rispose
la
vocina
.
In
quel
momento
rientrò
la
serva
,
che
non
avendo
potuto
raggiungere
Bustianeddu
prese
a
spintoni
il
piccolo
Anania
.
Allora
la
bimba
che
aveva
detto
«
vieni
»
balzò
fuori
e
difese
il
figlio
del
mugnaio
.
«
Lascialo
:
che
ti
ha
fatto
?
»
,
disse
,
tirando
la
sottana
alla
serva
.
«
Dagli
subito
il
brodo
.
Subito
!
»
Questa
protezione
,
quel
tono
da
padrona
,
quella
figurina
grassa
e
rossa
,
vestita
di
flanellina
turchina
,
quel
nasetto
prepotente
rivolto
all
'
insù
fra
due
guancie
molto
paffute
,
quei
due
occhi
scintillanti
alla
luna
,
fra
due
bende
ricciolute
di
capelli
rossicci
,
piacquero
immensamente
ad
Anania
.
Egli
conosceva
già
la
figlia
del
padrone
,
Margherita
Carboni
,
come
la
chiamavano
tutti
i
bimbi
che
frequentavano
il
molino
;
qualche
volta
ella
gli
aveva
dato
i
lucignoli
ed
anche
l
'
orzo
per
il
cavallo
,
e
quasi
tutti
i
giorni
egli
la
vedeva
nell
'
orto
e
ad
intervalli
anche
nel
molino
,
dove
essa
si
recava
con
suo
padre
;
ma
mai
s
'
era
immaginato
che
quella
signorina
grassa
e
rossa
e
dall
'
aria
superba
fosse
così
affabile
e
buona
.
Mentre
la
serva
entrava
in
cucina
per
prendere
il
brodo
,
Margherita
domandò
ad
Anania
qualche
particolare
sulla
malattia
di
Efes
Cau
.
«
Egli
oggi
ha
mangiato
qui
,
in
questo
cortile
»
,
ella
disse
con
serietà
.
«
Pareva
sano
.
»
«
È
un
male
che
viene
agli
ubriaconi
»
,
spiegò
Anania
.
«
Si
contorceva
come
un
gatto
...
»
Appena
dette
queste
parole
egli
arrossì
ricordando
il
gatto
preso
al
laccio
da
zio
Pera
,
e
le
cento
lire
rubate
e
nascoste
nell
'
orto
.
Cento
lire
rubate
!
Che
avrebbe
detto
Margherita
Carboni
se
avesse
saputo
che
lui
,
Anania
,
lui
,
il
figlio
del
mugnaio
,
lui
,
l
'
abbandonato
,
lui
,
il
servo
,
verso
cui
la
piccola
padrona
si
degnava
mostrarsi
affabile
e
buona
,
aveva
rubato
cento
lire
e
che
queste
cento
lire
erano
nascoste
nell
'
orto
?
Ladro
!
Egli
era
un
ladro
,
e
di
una
somma
enorme
!
Solo
in
quel
momento
percepì
tutta
la
vergogna
della
sua
azione
,
e
sentì
dolore
,
umiliazione
,
rimorso
.
«
Come
un
gatto
,
ah
!
»
,
disse
Margherita
stringendo
i
denti
e
torcendo
il
nasino
;
«
Dio
mio
,
Dio
mio
;
è
meglio
che
egli
muoia
.
»
La
serva
tornò
,
con
la
scodella
colma
di
brodo
.
Anania
non
poté
più
aprir
bocca
:
prese
la
scodella
e
andò
via
piano
piano
,
badando
di
non
versare
il
brodo
.
Sentiva
una
strana
voglia
di
piangere
,
e
quando
raggiunse
Bustianeddu
,
nello
svolto
della
strada
,
ripeté
le
parole
di
Margherita
:
«
È
meglio
che
egli
muoia
»
.
«
Chi
?
È
caldo
quel
brodo
?
Ora
lo
assaggio
...
»
,
disse
l
'
altro
,
allungando
il
collo
verso
la
scodella
.
Ma
Anania
si
irritò
.
«
Non
toccare
!
»
,
gridò
.
«
Tu
sei
cattivo
;
tu
diventerai
come
Efes
.
Perché
hai
preso
i
denari
?
»
aggiunse
,
abbassando
la
voce
.
«
È
peccato
mortale
,
rubare
.
Va
a
riprenderli
e
rimettili
nel
cassetto
.
»
«
Poh
!
Poh
!
Sei
matto
?
»
«
Ed
io
lo
dico
a
mia
madre
!
»
«
Tua
madre
!
»
,
disse
l
'
altro
con
ironia
.
«
Va
a
cercarla
!
»
Intanto
camminavano
lentamente
,
ed
Anania
guardava
sempre
la
scodella
.
«
Siamo
ladri
!
»
,
disse
a
bassa
voce
.
«
Il
denaro
è
di
mio
padre
,
e
tu
sei
un
mammalucco
.
Andrò
via
io
solo
,
io
solo
ed
io
solo
!
»
«
Va
,
che
tu
non
possa
più
ritornare
!
Ma
io
...
io
lo
dirò
a
...
a
zia
Tatàna
»
(
sì
,
ora
si
vergognò
di
dire
mia
madre
!
)
.
«
Spia
!
»
,
proruppe
Bustianeddu
,
minacciandolo
coi
pugni
stretti
.
«
Se
tu
parli
ti
ammazzo
come
una
lucertola
,
ti
rompo
i
denti
con
una
pietra
,
ti
faccio
cacciar
le
viscere
per
gli
occhi
.
»
Anania
abbassò
le
spalle
,
pauroso
di
rovesciar
il
brodo
e
di
ricevere
i
pugni
dell
'
amico
,
ma
non
ritirò
la
minaccia
di
rivelare
ogni
cosa
a
zia
Tatàna
.
«
Che
diavolo
ti
han
detto
dentro
quel
cortile
?
»
,
proseguì
l
'
altro
,
fremente
.
«
Che
ti
ha
detto
quella
servaccia
?
Parla
.
»
«
Niente
.
Ma
io
non
voglio
essere
un
ladro
.
»
«
Tu
sei
un
bastardo
»
,
gridò
allora
Bustianeddu
,
«
ecco
cosa
sei
.
Ed
io
ora
vado
,
riprendo
i
denari
e
non
ti
guardo
più
in
faccia
.
»
S
'
allontanò
di
corsa
,
lasciando
Anania
colpito
da
un
dolore
profondo
.
Ladro
,
bastardo
,
abbandonato
!
Era
troppo
,
era
troppo
!
Egli
pianse
e
le
sue
lagrime
caddero
entro
la
scodella
.
«
Ed
ora
anche
Bustianeddu
mi
abbandona
e
va
via
solo
!
Ed
io
,
quando
potrò
partire
io
?
Quando
potrò
ricercarla
?
Quando
sarò
grande
!
»
,
rispose
a
se
stesso
,
rianimandosi
.
«
Ora
non
m
'importa.»
Tuttavia
,
appena
consegnò
la
scodella
a
zia
Tatàna
,
corse
al
finestruolo
della
stalla
.
Silenzio
.
Non
si
vedeva
nessuno
,
non
s
'
udiva
nulla
nel
grande
orto
umido
e
chiaro
sotto
la
luna
.
Le
montagne
si
delineavano
azzurre
sullo
sfondo
vaporoso
del
cielo
;
tutto
era
silenzio
e
pace
.
Ad
un
tratto
giunse
dal
molino
la
voce
di
Bustianeddu
.
«
Egli
non
ha
ripreso
i
denari
?
»
,
pensò
Anania
.
«
Non
è
entrato
nell
'
orto
.
Se
andassi
io
?
»
Ma
ebbe
paura
;
rientrò
nel
molino
e
cominciò
ad
aggirarsi
come
un
gattino
affamato
intorno
a
zia
Tatàna
che
curava
il
malato
.
Ella
gli
fece
la
solita
domanda
:
«
Che
hai
?
Ti
fa
male
il
ventre
?
»
.
«
Sì
,
andiamo
a
casa
.
»
Zia
Tatàna
capì
che
egli
voleva
dirle
qualche
cosa
e
lo
accompagnò
fuori
.
«
Gesù
,
Gesù
,
Santa
Caterina
bella
!
»
,
proruppe
,
appena
seppe
tutto
.
«
In
che
mondo
siamo
noi
!
Anche
gli
uccelli
,
anche
i
pulcini
dentro
l
'
uovo
commettono
il
male
!
»
Anania
non
seppe
mai
come
zia
Tatàna
avesse
persuaso
Bustianeddu
a
rimettere
il
denaro
nel
cassetto
:
però
d
'
allora
in
poi
i
due
amici
si
guardarono
un
po
'
in
cagnesco
,
e
per
ogni
piccola
cosa
si
insultavano
e
venivano
alle
mani
.
L
'
inverno
passò
,
ma
anche
in
aprile
il
frantoio
continuò
a
funzionare
perché
l
'
abbondanza
delle
olive
era
quell
'
anno
straordinaria
.
Qualche
volta
però
,
Anania
il
mugnaio
chiudeva
il
frantoio
,
andava
nei
campi
a
zappare
il
frumento
del
padrone
e
conduceva
con
sé
il
piccolo
Anania
,
del
quale
voleva
fare
un
contadino
;
ed
il
bimbo
lo
seguiva
tutto
lieto
di
rendersi
utile
,
recando
con
alterezza
sulle
spalle
la
zappa
e
la
bisaccia
delle
provviste
.
In
mezzo
ai
campi
quell
'
anno
coltivati
dal
mugnaio
,
sorgevano
due
pini
alti
,
sonori
come
due
torrenti
.
Era
un
paesaggio
dolce
e
melanconico
,
qua
e
là
sparso
di
vigne
solitarie
,
senza
alberi
,
né
macchie
.
La
voce
umana
vi
si
perdeva
senza
eco
,
quasi
attratta
e
ingoiata
dall
'
unico
mormorìo
dei
pini
,
le
cui
immense
chiome
pareva
sovrastassero
le
montagne
grigie
e
paonazze
dell
'
orizzonte
.
Mentre
il
padre
zappava
,
curvo
sulla
distesa
verde
-
chiara
del
frumento
tenero
,
Anania
si
perdeva
attraverso
i
campi
nudi
e
melanconici
,
cantando
con
gli
uccelli
,
cercando
funghi
ed
erbe
.
Qualche
volta
il
padre
,
sollevandosi
,
lo
vedeva
in
lontananza
e
provava
una
stretta
al
cuore
,
poiché
il
luogo
,
il
lavoro
,
la
figurina
del
bimbo
,
tutto
gli
ricordava
Olì
,
i
suoi
fratellini
,
l
'
errore
commesso
,
l
'
amore
,
le
gioie
perdute
.
Dov
'
era
Olì
?
E
chi
lo
sapeva
?
Ella
s
'
era
perduta
,
s
'
era
smarrita
come
l
'
uccellino
nei
campi
:
ebbene
,
peggio
per
lei
;
Anania
il
mugnaio
credeva
di
compiere
abbastanza
il
proprio
dovere
allevando
il
figliuolo
;
se
trovava
il
tesoro
che
sempre
sognava
,
manderebbe
il
bimbo
agli
studi
,
se
no
ne
farebbe
un
buon
contadino
:
che
pretendere
di
più
?
E
quelli
che
non
riconoscono
i
propri
figli
,
e
che
invece
di
raccoglierli
ed
allevarli
cristianamente
,
come
egli
faceva
,
li
abbandonavano
alla
miseria
ed
alla
mala
sorte
?
Sì
,
anche
certe
persone
ricche
,
anche
certi
signori
facevano
così
.
Sì
,
anche
il
padrone
...
sì
,
anche
il
signor
Carboni
...
Basta
,
Anania
grande
si
consolava
pensando
a
ciò
;
tuttavia
gli
rimaneva
in
cuore
un
senso
di
tristezza
,
e
guardando
in
lontananza
gli
pareva
di
scorgere
i
nuraghi
che
circondavano
la
cantoniera
di
Olì
;
e
durante
l
'
ora
dei
pasti
,
o
mentre
si
riposava
all
'
ombra
dei
pini
sonori
,
interrogava
il
figliuolo
sulle
sue
vicende
passate
.
Anania
aveva
soggezione
del
padre
,
e
non
osava
mai
guardarlo
negli
occhi
;
ma
una
volta
spinto
nella
via
dei
ricordi
chiacchierava
volentieri
,
abbandonandosi
al
piacere
nostalgico
di
raccontare
tante
cose
passate
.
Ricordava
tutto
;
Fonni
,
la
casa
e
i
racconti
della
vedova
,
il
buon
Zuanne
dalle
grandi
orecchie
,
i
carabinieri
,
i
frati
,
il
cortile
del
convento
,
le
castagne
,
le
capre
,
le
montagne
,
la
fabbrica
dei
ceri
.
Ma
parlava
pochissimo
di
sua
madre
,
mentre
il
mugnaio
lo
tirava
sempre
su
quell
'
argomento
.
«
Ebbene
,
ti
bastonava
tua
madre
?
»
«
Mai
,
mai
!
»
,
protestava
Anania
.
«
Io
so
invece
che
ti
bastonava
.
»
«
Possiate
vedermi
senza
occhi
,
se
è
vero
!
»
,
spergiurava
il
ragazzetto
.
«
E
dimmi
...
che
cosa
faceva
essa
?
»
«
Lavorava
sempre
...
»
«
È
vero
che
un
carabiniere
la
voleva
in
isposa
?
»
«
Non
è
vero
!
Essi
i
carabinieri
,
mi
dicevano
:
"
Di
'
a
tua
madre
che
venga
;
abbiamo
da
parlarle
...
".»
«
Ed
essa
?
»
,
chiedeva
un
po
'
ansioso
il
mugnaio
.
«
Ah
,
essa
si
arrabbiava
come
un
cane
!
»
«
Ah
!
»
Il
mugnaio
sospirava
:
provava
un
senso
di
sollievo
nel
sentire
che
ella
non
andava
dai
carabinieri
.
Ebbene
,
sì
;
egli
le
voleva
ancora
bene
,
egli
ricordava
con
tenerezza
gli
occhi
chiari
e
ardenti
di
lei
,
ricordava
i
fratellini
,
il
povero
e
sofferente
cantoniere
;
ma
che
poteva
farci
?
Se
fosse
stato
libero
l
'
avrebbe
certamente
sposata
;
invece
aveva
dovuto
abbandonarla
:
adesso
tornava
inutile
pensarci
.
«
Va
»
,
diceva
ad
Anania
,
finito
il
pasto
frugale
;
«
là
dove
c
'
è
quel
fico
,
vedi
,
c
'
era
una
casa
antichissima
.
Va
e
fruga
per
terra
,
chissà
che
tu
trovi
qualche
cosa
.
»
Il
fanciullo
partiva
di
corsa
,
mentre
il
padre
pensava
:
«
Le
anime
innocenti
trovano
più
facilmente
i
tesori
.
Se
trovassimo
qualche
cosa
!
Passerei
un
tanto
ad
Olì
,
e
,
morta
mia
moglie
,
la
sposerei
.
Dopo
tutto
sono
stato
io
il
primo
ad
ingannarla
»
.
Ma
Anania
non
trovava
niente
.
Verso
sera
padre
e
figlio
tornavano
lentamente
in
paese
,
attraversando
lo
stradale
chiaro
nei
cui
sfondi
ardeva
il
crepuscolo
d
'
oro
.
Zia
Tatàna
li
aspettava
con
la
cena
pronta
ed
il
fuoco
cigolante
nel
focolare
pulito
.
Ella
soffiava
il
naso
al
piccolo
Anania
,
gli
puliva
gli
occhi
,
narrava
al
marito
gli
avvenimenti
della
giornata
.
Nanna
l
'
ubriacona
era
caduta
sul
fuoco
,
Efes
Cau
aveva
un
paio
di
scarpe
nuove
,
zio
Pera
aveva
bastonato
un
bambino
;
il
signor
Carboni
era
stato
al
molino
per
vedere
il
cavallo
.
«
Dice
che
è
orribilmente
dimagrato
.
»
«
Diavolo
,
ha
lavorato
tanto
:
cosa
vuole
il
padrone
?
Anche
le
bestie
son
di
carne
e
d
'ossa.»
Dopo
cena
il
mugnaio
andava
alla
bettola
,
perfettamente
dimentico
di
Olì
e
delle
sue
avventure
;
e
zia
Tatàna
filava
e
raccontava
una
fiaba
al
suo
figlio
d
'
adozione
,
qualche
volta
assisteva
anche
Bustianeddu
.
«
"
Dicono
che
una
volta
c
'
era
un
re
con
sette
occhi
d
'
oro
in
fronte
che
sembravano
sette
stelle
.
"
»
Oppure
la
fiaba
dell
'
Orco
e
di
Mariedda
.
Mariedda
era
fuggita
dalla
casa
dell
'
Orco
:
«"...Ella
fuggiva
,
fuggiva
,
gittando
dei
chiodi
che
si
moltiplicavano
,
si
moltiplicavano
,
coprivano
tutta
la
pianura
.
Zio
Orco
la
inseguiva
,
la
inseguiva
,
ma
non
riusciva
a
prenderla
perché
i
chiodi
gli
foravano
i
piedi
...
"
»
Dio
,
Dio
,
che
brivido
di
piacere
destava
nei
bimbi
la
fuga
di
Mariedda
!
Che
differenza
fra
la
cucina
,
la
figura
e
i
racconti
della
vedova
di
Fonni
,
e
la
cucina
pulita
e
calda
e
la
figura
soave
e
le
storielle
meravigliose
di
zia
Tatàna
!
Eppure
qualche
volta
Anania
si
annoiava
,
o
almeno
non
provava
l
'
emozione
fremente
che
i
racconti
della
vedova
gli
avevano
un
tempo
destato
;
forse
perché
al
posto
del
buon
Zuanne
,
del
fratellino
amato
,
c
'
era
Bustianeddu
cattivo
e
maligno
,
che
gli
dava
dei
pizzicotti
e
lo
chiamava
spia
e
bastardo
anche
davanti
alla
gente
e
nonostante
gli
ammonimenti
di
zia
Tatàna
.
Una
sera
lo
chiamò
bastardo
davanti
a
Margherita
Carboni
,
che
assieme
con
la
serva
era
venuta
per
una
commissione
in
casa
del
mugnaio
.
Zia
Tatàna
gli
si
gettò
sopra
e
gli
turò
la
bocca
,
ma
troppo
tardi
.
Ella
aveva
udito
,
ed
Anania
provò
un
dolore
indicibile
,
non
raddolcito
neppure
dal
pezzo
di
pane
intinto
nel
miele
che
zia
Tatàna
diede
a
lui
ed
a
Margherita
.
A
Bustianeddu
niente
.
Ma
che
cosa
era
un
pezzo
di
pane
intinto
nel
miele
dopo
la
profonda
amarezza
di
sentirsi
chiamato
bastardo
davanti
a
Margherita
Carboni
?
Ella
era
vestita
di
verde
,
con
calze
violette
ed
aveva
intorno
al
capo
una
sciarpa
di
lana
rossa
che
coloriva
ancor
più
le
sue
guancie
paffute
e
faceva
risaltare
l
'
azzurro
degli
occhi
lucenti
.
Quella
notte
Anania
la
sognò
così
,
bella
e
colorita
come
l
'
arcobaleno
,
ed
anche
nel
sogno
provava
il
dolore
d
'
essere
stato
chiamato
bastardo
davanti
a
lei
.
Nella
Settimana
Santa
,
però
,
-
quell
'
anno
la
Pasqua
ricorreva
agli
ultimi
d
'
aprile
,
-
il
mugnaio
compié
il
precetto
pasquale
ed
il
confessore
gli
impose
di
riconoscere
legalmente
il
figliuolo
.
Nello
stesso
tempo
Anania
,
che
compiva
gli
otto
anni
,
venne
cresimato
:
padrino
il
signor
Carboni
.
Fu
un
grande
avvenimento
per
il
ragazzo
e
per
la
città
tutta
che
s
'
era
data
convegno
nella
cattedrale
,
ove
Monsignor
Demartis
,
il
bel
vescovo
imponente
,
impartiva
la
cresima
a
centinaia
di
fanciulletti
.
Per
le
porte
spalancate
,
che
ad
Anania
parevano
grandissime
,
la
primavera
con
la
sua
viva
luce
e
il
suo
tepore
fragrante
penetrava
nella
chiesa
gremita
di
donne
dai
costumi
di
porpora
,
di
signore
,
di
bimbi
lieti
.
Il
signor
Carboni
,
grosso
,
rosso
in
viso
,
con
gli
occhi
azzurri
e
i
capelli
rossicci
,
col
gilè
di
terziopelo
attraversato
da
una
enorme
catena
d
'
oro
,
veniva
salutato
,
riverito
,
ricercato
dai
personaggi
più
cospicui
,
dai
paesani
e
dalle
paesane
,
dalle
signore
e
dai
bimbi
che
gremivano
la
chiesa
,
Anania
si
sentiva
altero
e
felice
di
tanto
padrino
;
è
vero
che
il
signor
Carboni
doveva
cresimare
altri
diciassette
bambini
;
ma
ciò
non
toglieva
importanza
al
singolo
onore
di
tutti
i
diciotto
figliocci
.
Dopo
la
cerimonia
questi
diciotto
figliocci
,
coi
rispettivi
parenti
,
accompagnarono
a
casa
il
padrino
,
ed
Anania
poté
ammirare
la
sala
di
Margherita
,
di
cui
aveva
sentito
dir
mirabilia
,
-
una
vasta
stanza
tappezzata
di
carta
rossa
,
con
seggioloni
del
secolo
scorso
e
cassettoni
ornati
di
fiori
artificiali
sotto
lampade
di
cristallo
,
nonché
di
alzatine
con
frutta
di
marmo
e
piattini
con
fette
di
salame
e
di
cacio
pure
di
marmo
.
Furon
serviti
liquori
,
caffè
,
biscotti
e
amaretti
;
e
la
bella
signora
Carboni
,
che
aveva
due
profonde
fossette
sulle
guancie
e
i
capelli
neri
tirati
tirati
sulle
tempie
,
graziosamente
adorna
d
'
un
vestito
da
camera
,
d
'
indiana
a
quadretti
azzurri
e
rossi
,
con
volante
e
merletto
in
fondo
,
fu
amabile
con
tutti
e
baciò
i
bimbi
consegnando
a
ciascuno
di
loro
un
involtino
.
Lungamente
Anania
ricordò
questi
particolari
.
Ricordò
che
invano
aveva
ardentemente
desiderato
che
Margherita
entrasse
nella
sala
e
notasse
il
suo
costumino
nuovo
,
di
fustagno
gialliccio
,
duro
come
la
pelle
del
diavolo
,
e
ricordò
che
la
signora
Cicita
Carboni
,
baciandolo
e
battendogli
lievemente
la
mano
inanellata
sulla
testina
orribilmente
rasa
,
aveva
detto
al
mugnaio
:
«
Ah
,
compare
,
perché
l
'
avete
conciato
così
?
Sembra
calvo
...
»
.
«
Lasciate
,
comare
»
,
aveva
risposto
Anania
grande
,
secondando
il
benevolo
scherzo
della
signora
,
«
la
testa
di
questo
buon
pulcino
sembrava
un
bosco
...
»
«
Ebbene
»
,
riprese
la
signora
,
«
avete
dunque
fatto
il
vostro
dovere
?
»
«
Fatto
!
Fatto
!
»
«
Me
ne
rallegro
.
Credete
pure
,
solo
i
figli
legittimi
sono
il
sostegno
dei
padri
nella
vecchiaia
.
»
Poi
s
'
avvicinò
il
signor
Carboni
.
«
Che
occhi
indiavolati
ha
questo
montanaro
!
»
,
disse
,
guardando
il
bimbo
negli
occhi
.
«
Ebbene
,
perché
li
abbassi
?
Ridi
?
Ah
,
diavoletto
...
»
Anania
rideva
di
gioia
nel
vedersi
osservato
dal
padrino
,
e
guardato
con
affetto
dalla
signora
Carboni
.
«
Che
cosa
diventerai
,
diavoletto
?
»
Egli
abbassava
e
sollevava
gli
occhi
lucenti
(
che
le
cure
di
zia
Tatàna
avevano
guarito
perfettamente
)
,
e
cercava
di
nascondersi
dietro
del
padre
.
«
Dunque
,
rispondi
al
padrino
!
»
,
esclamò
il
mugnaio
scuotendolo
.
«
Che
cosa
ti
farai
,
diavoletto
?
»
«
Mugnaio
?
»
,
chiese
la
signora
.
Egli
accennò
di
no
,
di
no
.
«
Ah
,
non
ti
piace
?
Contadino
?
»
No
,
e
sempre
no
.
«
Ebbene
,
vuoi
studiare
?
»
,
chiese
astutamente
il
mugnaio
.
«Sì.»
«
Ah
,
bravo
!
»
,
disse
il
signor
Carboni
,
«
tu
vuoi
studiare
?
ti
farai
prete
?
»
«
Ancora
no
.
»
«
Avvocato
?
»
,
chiese
il
mugnaio
.
«Sì.»
«
Diavolo
!
Diavolo
!
Lo
dicevo
io
che
ha
gli
occhi
vivi
!
Vuol
farsi
avvocato
il
piccolo
topo
!
»
«
Ah
,
caro
mio
,
siamo
poveri
»
,
osservò
sospirando
il
mugnaio
.
«
Se
il
bimbo
ha
voglia
di
studiare
la
provvidenza
non
mancherà
»
,
disse
il
padrone
.
«
Non
mancherà
!
»
,
ripeté
come
eco
la
padrona
,
queste
parole
decisero
il
destino
di
Anania
:
ed
egli
non
le
dimenticò
mai
più
.
Il
frantoio
venne
definitivamente
chiuso
,
-
per
quell
'
anno
,
-
ed
il
mugnaio
si
trasformò
del
tutto
in
contadino
.
Una
primavera
ardente
ingialliva
già
le
campagne
;
le
vespe
e
le
api
ronzavano
intorno
alla
casetta
di
zia
Tatàna
;
il
grande
sambuco
del
cortiletto
coprivasi
di
un
meraviglioso
merletto
di
fiori
giallognoli
.
Nel
cortile
d
'
Anania
conveniva
quasi
sempre
tutti
i
giorni
la
compagnia
che
già
usava
riunirsi
nel
molino
:
zio
Pera
col
randello
,
Efes
e
Nanna
costantemente
ubriachi
,
il
bel
calzolaio
Carchide
,
Bustianeddu
ed
il
padre
,
nonché
altre
persone
del
vicinato
.
Inoltre
Maestro
Pane
aveva
messo
su
bottega
in
un
bugigattolo
in
faccia
al
cortiletto
;
tutto
il
santo
giorno
era
un
viavai
di
gente
che
rideva
,
gridava
,
s
'
insultava
,
diceva
male
parole
.
Il
piccolo
Anania
passava
le
sue
giornate
fra
questa
gente
meschina
e
violenta
,
dalla
quale
apprendeva
atti
e
parole
sconcie
,
abituandosi
allo
spettacolo
dell
'
ubriachezza
e
della
miseria
incosciente
.
A
fianco
della
bottega
di
Maestro
Pane
,
in
un
altro
bugigattolo
nero
di
fuliggine
e
di
ragnatele
,
marciva
una
misera
ragazzetta
inferma
,
del
cui
padre
,
partito
per
lavorare
in
una
miniera
africana
,
non
s
'
era
saputo
più
nulla
:
l
'
infelice
creatura
,
soprannominata
Rebecca
,
viveva
sola
,
abbandonata
,
piagata
,
su
una
stuoia
lurida
,
fra
nugoli
d
'
insetti
e
di
mosche
.
Più
in
là
abitava
una
vedova
con
cinque
bambini
che
mendicavano
;
lo
stesso
Maestro
Pane
chiedeva
spesso
l
'
elemosina
.
Con
tutto
ciò
la
gente
era
allegra
:
i
cinque
bimbi
mendicanti
ridevano
sempre
,
Maestro
Pane
parlava
con
se
stesso
ad
alta
voce
,
raccontandosi
storielle
amene
e
ricordandosi
fatti
allegri
della
sua
gioventù
.
Solo
nei
meriggi
luminosissimi
,
quando
il
vicinato
taceva
e
le
vespe
ronzavano
tra
i
fiori
del
sambuco
,
conciliando
il
sonno
al
piccolo
Anania
coricato
supino
sul
limitare
della
porta
,
vibrava
nel
silenzio
caldo
il
lamento
acuto
di
Rebecca
,
che
saliva
,
si
spandeva
,
si
spezzava
,
ricominciava
,
slanciavasi
in
alto
,
sprofondavasi
sotterra
,
e
per
così
dire
pareva
trafiggesse
il
silenzio
con
un
getto
di
freccie
sibilanti
.
In
quel
lamento
era
tutto
il
dolore
,
il
male
,
la
miseria
,
l
'
abbandono
,
lo
spasimo
non
ascoltato
del
luogo
e
delle
persone
;
era
la
voce
stessa
delle
cose
,
il
lamento
delle
pietre
che
cadevano
ad
una
ad
una
dai
muri
neri
delle
casette
preistoriche
,
dei
tetti
che
si
sfasciavano
,
delle
scalette
esterne
e
dei
poggiuoli
di
legno
tarlato
che
minacciavano
rovina
,
delle
euforbie
che
crescevano
nelle
straducole
rocciose
,
delle
gramigne
che
coprivano
i
muri
,
della
gente
che
non
mangiava
,
delle
donne
che
non
avevano
vesti
,
degli
uomini
che
si
ubriacavano
per
stordirsi
e
che
bastonavano
le
donne
ed
i
fanciulli
e
le
bestie
perché
non
potevano
percuotere
il
destino
,
delle
malattie
non
curate
,
della
miseria
accettata
incoscientemente
come
la
vita
stessa
.
Ma
chi
ci
badava
?
Lo
stesso
piccolo
Anania
,
coricato
supino
sul
limitare
della
porta
,
scacciava
le
mosche
e
le
vespe
agitando
un
fiore
di
sambuco
,
e
pensava
istintivamente
:
«
Uh
!
Perché
grida
sempre
quella
lì
?
Cosa
la
fa
gridare
?
Non
ci
devono
essere
gli
ammalati
nel
mondo
?
»
.
Egli
s
'
era
fatto
tondo
tondo
,
ingrassato
dai
cibi
abbondanti
,
dal
dolce
far
niente
,
e
sopratutto
dal
sonno
.
Dormiva
sempre
.
Ed
anche
nei
meriggi
silenziosi
,
nonostante
il
grido
continuo
di
Rebecca
,
egli
finiva
con
l
'
addormentarsi
,
col
fior
di
sambuco
nella
manina
rossa
,
e
il
naso
coperto
di
mosche
.
E
sognava
di
trovarsi
ancora
lassù
,
nella
casa
della
vedova
,
nella
cucina
vigilata
dal
gabbano
nero
che
pareva
un
fantasma
appiccato
:
ma
sua
madre
non
c
'
era
più
,
era
fuggita
,
lontano
,
in
una
terra
ignota
.
Ed
un
frate
veniva
dal
convento
,
ed
insegnava
a
leggere
e
scrivere
al
piccolo
abbandonato
,
che
voleva
studiare
per
mettersi
in
viaggio
alla
ricerca
di
sua
madre
.
Il
frate
parlava
,
ma
Anania
non
riusciva
a
sentirlo
,
perché
dal
gabbano
usciva
un
lamento
acuto
e
straziante
che
assordava
.
Dio
mio
,
che
paura
!
Era
la
voce
dello
spirito
del
bandito
morto
.
Ed
oltre
alla
paura
,
Anania
provava
un
gran
fastidio
al
naso
ed
agli
occhi
.
Erano
le
mosche
.
V
.
Finalmente
il
suo
sogno
s
'
avverò
.
Una
mattina
di
ottobre
egli
s
'
alzò
più
presto
del
solito
,
e
zia
Tatàna
lo
lavò
,
lo
pettinò
,
gli
fece
indossare
il
vestitino
nuovo
,
quello
di
fustagno
duro
come
la
pelle
del
diavolo
.
Anania
grande
,
che
divorava
già
la
sua
colazione
,
-
un
arrosto
di
viscere
di
pecora
,
-
quando
vide
il
fanciullo
pronto
per
recarsi
alla
scuola
rise
di
gioia
,
e
gli
disse
,
minacciandolo
con
un
dito
:
«
Ohi
,
ohi
,
se
non
fai
da
bravo
!
Ti
mando
da
Maestro
Pane
a
far
le
casse
da
morto
...
»
.
Bustianeddu
venne
a
prendere
Anania
e
lo
accompagnò
con
una
certa
aria
di
sprezzante
protezione
.
La
mattina
era
splendida
;
nell
'
aria
limpida
passava
un
dolce
odore
di
mosto
,
di
caffè
,
di
vinaccia
in
fermentazione
;
le
galline
ed
i
galli
cantavano
per
le
strade
;
i
contadini
si
recavano
in
campagna
coi
lunghi
carri
coperti
di
pampini
,
preceduti
dai
cani
allegri
e
frementi
.
Anania
si
sentiva
felice
,
benché
il
compagno
parlasse
male
della
scuola
e
dei
maestri
.
«
Il
tuo
maestro
,
Ananì
,
pare
un
gallo
,
col
berretto
rosso
e
la
voce
rauca
.
Io
l
'
ho
dovuto
sopportare
per
un
anno
,
che
il
diavolo
gli
roda
il
calcagno
.
»
Le
scuole
erano
all
'
altra
estremità
di
Nuoro
,
in
un
convento
circondato
da
orti
melanconici
;
la
classe
di
Anania
,
al
pianterreno
,
guardava
sulla
strada
solitaria
;
molta
polvere
copriva
le
pareti
,
la
cattedra
del
maestro
sembrava
rosicchiata
dai
topi
;
macchie
d
'
inchiostro
,
incisioni
e
graffiti
,
nomi
che
parevano
geroglifici
,
decoravano
i
banchi
.
Anania
provò
una
vera
delusione
nel
veder
comparire
,
invece
del
maestro
descrittogli
da
Bustianeddu
,
una
maestra
vestita
in
costume
,
piccola
e
pallida
,
con
due
baffetti
neri
sul
labbro
superiore
come
li
aveva
anche
zia
Tatàna
.
Quaranta
bambini
animavano
la
classe
.
Anania
era
il
più
grande
di
tutti
,
e
forse
per
ciò
la
piccola
maestra
,
che
aveva
anche
due
terribili
occhi
neri
,
si
rivolgeva
a
lui
di
preferenza
,
chiamandolo
col
solo
cognome
e
parlandogli
un
po
'
in
dialetto
sardo
,
un
po
'
in
lingua
italiana
.
Quest
'
attenzione
ostinata
non
gli
piaceva
,
ma
gli
giovò
:
dopo
tre
sole
ore
di
scuola
egli
sapeva
già
leggere
e
scrivere
due
vocali
;
è
vero
che
una
era
la
vocale
o
,
ma
ciò
non
toglieva
importanza
al
suo
merito
.
Verso
le
undici
,
però
,
egli
era
già
stufo
della
scuola
e
della
maestra
,
nonché
del
vestito
nuovo
che
lo
impacciava
assai
:
sbadigliava
e
pensava
al
cortiletto
,
al
sambuco
,
al
cestino
dei
fichi
d
'
India
ove
ogni
tanto
egli
usava
cacciar
le
manine
agguerrite
contro
le
spine
.
Non
veniva
mai
l
'
ora
d
'
andar
via
,
dunque
?
Molti
compagni
piangevano
,
e
la
maestra
si
sfiatava
invano
,
predicando
l
'
amor
della
scuola
e
la
tranquillità
.
Finalmente
l
'
uscio
s
'
aprì
:
comparve
e
disparve
come
un
lampo
la
figura
sbarbata
del
bidello
,
-
anche
lui
vestito
in
costume
,
-
risuonò
la
sua
voce
:
«
È
ora
!
»
I
bambini
si
precipitarono
verso
la
porta
spingendosi
,
gridando
,
ed
Anania
rimase
ultimo
accanto
alla
maestra
che
lo
accarezzò
sulla
testa
con
la
piccola
mano
scarna
.
«
Bravo
»
,
gli
disse
:
«
sei
il
figlio
di
Anania
Atonzu
?
»
.
«Sissignora.»
«
Bravo
.
Tanti
saluti
a
tua
madre
.
»
Egli
naturalmente
capì
che
questi
saluti
erano
per
zia
Tatàna
:
e
subito
la
maestra
,
che
lo
lasciò
per
mischiarsi
alla
folla
dei
bambini
schiamazzanti
,
gli
diventò
cara
.
«
Ma
che
modo
è
questo
?
»
,
ella
gridava
agli
scolaretti
afferrandoli
e
fermandoli
.
«
A
due
a
due
!
In
riga
!
»
A
due
a
due
,
in
riga
,
essi
percorsero
un
buon
tratto
di
strada
:
dopo
furono
lasciati
liberi
,
e
si
dispersero
per
lo
spiazzo
come
uccellini
scappati
dalla
rete
,
correndo
e
girando
.
Anche
dalle
altre
classi
uscivano
in
ordine
gli
alunni
via
via
più
adulti
e
più
seri
.
Bustianeddu
piombò
sopra
Anania
,
battendogli
i
quaderni
sul
capo
,
e
lo
trasse
con
sé
.
«
Ti
piace
,
dunque
?
»
«
Sì
»
,
rispose
Anania
,
«
ma
ho
fame
.
Non
finiva
mai
.
»
«
Oh
,
che
credevi
fosse
un
minuto
?
Aspetta
,
e
vedrai
!
Ti
calerà
il
moccio
e
la
bava
,
ti
verrà
la
fame
e
la
sete
.
Oh
,
oh
,
guarda
Margherita
Carboni
.
»
La
bimba
,
con
le
calze
violette
,
la
sciarpa
rossa
,
i
polsini
di
lana
verde
,
s
'
avanzava
fra
un
nugolo
di
scolarette
,
-
uscite
dalla
scuola
dopo
i
maschi
,
-
e
passò
davanti
ai
due
amici
senza
degnarsi
di
guardarli
.
Dopo
il
gruppo
che
la
circondava
venivano
altri
gruppi
di
ragazzette
,
povere
e
ricche
,
paesane
e
borghesi
,
alcune
già
alte
e
civettuole
.
I
ragazzi
di
quarta
e
di
quinta
si
fermavano
a
guardarle
e
ridevano
fra
loro
.
«
Fanno
all
'
amore
»
,
disse
Bustianeddu
.
«
Se
i
maestri
li
vedono
!...»
Anania
non
rispose
,
convinto
che
gli
scolari
e
le
scolare
di
quarta
e
quinta
fossero
abbastanza
grandi
per
far
all
'
amore
.
«
Si
scambiano
anche
delle
lettere
!
»
riprese
Bustianeddu
,
con
grande
importanza
.
«
Anche
noi
,
quando
saremo
in
quarta
,
faremo
all
'
amore
!
»
disse
Anania
con
semplicità
.
«
Che
cosa
fai
tu
,
mammalucco
!
Impara
prima
a
pulirti
il
naso
.
»
E
si
presero
per
mano
e
si
misero
a
correre
.
Dopo
quel
giorno
altri
ed
altri
ne
passarono
;
tornò
l
'
inverno
,
venne
riaperto
il
molino
,
ricominciarono
le
scene
dell
'
anno
avanti
.
Anania
era
il
primo
della
classe
e
fin
d
'
allora
tutti
dissero
che
egli
sarebbe
diventato
medico
o
avvocato
o
magari
giudice
.
Tutti
sapevano
che
il
signor
Carboni
aveva
promesso
di
assisterlo
negli
studi
;
ed
anche
lui
lo
sapeva
,
ma
ancora
non
riusciva
a
farsi
una
giusta
idea
del
valore
di
questa
promessa
.
Solo
più
tardi
cominciò
in
lui
la
gratitudine
;
per
allora
provava
una
soggezione
invincibile
e
nello
stesso
tempo
una
vera
felicità
quando
vedeva
la
florida
ed
affabile
persona
del
padrino
.
Spesso
veniva
invitato
a
pranzo
dal
signor
Carboni
,
ma
,
strano
invito
,
egli
doveva
mangiare
in
cucina
,
con
le
serve
ed
i
gatti
;
del
che
non
si
lamentava
perché
gli
pareva
che
a
tavola
,
coi
signori
,
non
avrebbe
potuto
aprir
bocca
per
la
soggezione
e
per
la
gioia
.
Dopo
il
pranzo
Margherita
usciva
in
cucina
e
s
'
intratteneva
con
lui
,
per
lo
più
chiedendogli
informazioni
sulle
persone
che
frequentavano
il
molino
;
poi
lo
conduceva
di
qua
e
di
là
,
nel
cortile
,
nei
granai
,
in
cantina
,
compiacendosi
quando
egli
esclamava
col
fare
di
Bustianeddu
:
«
eh
,
diavolo
,
quanta
roba
avete
!
»
,
ma
non
si
abbassava
mai
a
giocare
con
lui
.
Gli
anni
passarono
.
Dopo
la
maestrina
dai
baffi
venne
la
volta
del
maestro
che
pareva
un
gallo
;
poi
d
'
un
vecchio
maestro
tabaccone
che
additando
l
'
isola
di
Spitzberg
diceva
piangendo
:
«
qui
fu
imprigionato
Silvio
Pellico
»
;
poi
di
un
piccolo
maestro
dalla
testa
rotonda
,
pallido
,
molto
allegro
,
che
si
suicidò
.
Tutti
gli
scolari
rimasero
morbosamente
impressionati
dal
fatto
doloroso
;
per
molto
tempo
non
pensarono
e
non
parlarono
d
'
altro
,
ed
Anania
,
che
non
sapeva
persuadersi
come
il
maestro
si
fosse
potuto
uccidere
mentre
era
un
uomo
allegro
,
dichiarò
in
piena
scuola
che
era
pronto
a
suicidarsi
alla
prima
occasione
.
Fortunatamente
l
'
occasione
mancava
;
egli
in
quel
tempo
non
aveva
dispiaceri
;
era
sano
;
amato
dai
suoi
,
sempre
primo
nella
scuola
.
Intorno
a
lui
la
vita
si
svolgeva
sempre
eguale
,
con
le
stesse
figure
ed
i
meschini
avvenimenti
,
-
un
giorno
simile
all
'
altro
,
un
anno
simile
all
'
altro
,
-
come
la
stoffa
a
disegni
eguali
che
il
mercante
svolge
dall
'
interminabile
pezza
.
D
'
inverno
convenivano
nel
frantoio
sempre
le
stesse
persone
,
gli
stessi
tipi
,
e
si
rinnovavano
le
stesse
scene
.
In
primavera
il
sambuco
fioriva
nel
cortiletto
,
le
mosche
e
le
api
ronzavano
nell
'
aria
luminosa
;
nelle
strade
e
nelle
case
si
delineavano
sempre
le
stesse
figure
;
zio
Barchitta
il
pazzo
,
con
gli
occhi
azzurri
fissi
e
la
barba
ed
i
capelli
lunghi
,
simile
ad
un
vecchio
Gesù
mendicante
,
continuava
nelle
sue
innocue
stravaganze
,
-
Maestro
Pane
segava
le
assi
,
e
parlava
fra
sé
a
voce
alta
.
-
Efes
passava
barcollando
,
-
Nanna
lo
seguiva
,
-
i
bambini
laceri
giocavano
coi
cani
,
i
gatti
,
le
galline
,
i
porcetti
,
-
le
donnicciole
si
bisticciavano
,
-
i
giovanotti
cantavano
cori
melanconici
nelle
notti
serene
illuminate
dalla
luna
,
il
lamento
di
Rebecca
vibrava
nell
'
aria
simile
al
canto
del
cuculo
nella
tristezza
d
'
un
paesaggio
desolato
.
Come
appare
il
sole
in
uno
squarcio
improvviso
di
cielo
velato
,
qualche
volta
appariva
nel
misero
vicinato
ove
Anania
viveva
,
la
florida
figura
del
signor
Carboni
.
Le
donne
uscivano
sulla
porta
per
salutarlo
e
sorridergli
;
gli
uomini
disoccupati
,
sdraiati
indolentemente
al
sole
,
balzavano
in
piedi
arrossendo
;
i
bambini
gli
correvano
dietro
,
baciandogli
le
mani
ch
'
egli
teneva
bonariamente
intrecciate
dietro
la
schiena
.
Durante
un
rigido
inverno
di
carestia
egli
provvide
di
polenta
e
d
'
olio
tutto
il
vicinato
.
Tutti
ricorrevano
a
lui
per
piccoli
prestiti
che
non
venivano
mai
restituiti
:
qua
e
là
,
per
tutte
le
stradette
dove
il
vento
portava
foglie
,
paglia
e
immondezze
,
egli
incontrava
bambini
e
ragazzi
che
lo
chiamavano
«
padrino
»
e
donne
ed
uomini
che
lo
chiamavano
«
compare
»
;
ormai
non
ricordava
più
il
numero
dei
suoi
figliocci
,
e
zio
Pera
affermava
malignamente
che
non
poche
persone
si
fingevano
compari
e
comari
del
padrone
per
carpirgli
danari
.
«
Eppoi
molti
sperano
che
egli
aiuti
negli
studi
i
loro
figliuoli
!
»
,
disse
un
giorno
il
vecchio
ortolano
,
seduto
davanti
al
forno
del
frantoio
,
col
randello
sulle
ginocchia
.
«
Eh
,
qualcuno
ne
aiuterà
bene
!
»
,
osservò
il
mugnaio
,
con
evidente
compiacenza
,
guardando
Anania
che
stava
affacciato
alla
finestra
.
«
Non
più
d
'
uno
!
Il
padrone
è
un
po
'
vano
,
ma
non
si
rovina
,
poi
!
»
«
Che
dite
voi
,
vecchia
cavalletta
!
»
,
esclamò
il
mugnaio
,
adirandosi
.
«
Come
il
diavolo
,
voi
,
più
invecchiate
,
più
diventate
maligno
.
»
«
Andiamo
!
»
,
riprese
il
vecchio
raschiando
e
tossendo
.
«
E
le
cose
forse
non
si
sanno
?
Ebbene
,
solo
i
cani
riescono
a
nascondere
le
loro
immondezze
.
Perché
il
padrone
non
fa
studiare
i
suoi
bastardi
?
»
Anania
,
che
guardava
alla
finestra
,
sotto
la
quale
odorava
un
mucchio
di
sanse
fumanti
,
sentì
un
fremito
di
dolore
,
come
se
qualcuno
l
'
avesse
percosso
.
Il
mugnaio
raschiò
e
tossì
a
sua
volta
,
e
avrebbe
voluto
che
Anania
non
udisse
le
parole
sacrileghe
dell
'
ortolano
,
ma
anche
lui
non
poté
contenersi
,
e
cominciò
ad
inveire
contro
zio
Pera
.
«
Schifoso
,
maligno
,
topo
morto
,
che
modo
di
parlare
è
il
vostro
?
»
«
E
che
le
cose
non
si
sanno
?
»
,
ripeté
il
vecchio
,
prendendo
il
randello
in
mano
,
come
per
difendersi
da
un
possibile
attacco
.
«
Il
bambino
che
lavora
nella
bottega
di
Franziscu
Carchide
è
forse
figlio
di
Gesù
Cristo
'
?
Ebbene
,
perché
il
padrone
non
fa
studiare
quel
bambino
,
che
è
suo
?
»
«
È
il
figlio
d
'
un
prete
»
,
disse
il
mugnaio
,
abbassando
la
voce
.
«
Non
è
vero
.
È
del
padrone
.
Osservalo
;
è
tal
e
quale
a
Margarita
.
»
«
Ecco
»
,
rispose
il
mugnaio
completamente
disarmato
,
«
quel
bambino
è
cattivo
come
il
diavolo
:
non
si
può
far
studiare
.
Si
può
combattere
contro
le
pietre
?
»
«
Ah
,
bene
!
»
,
mormorò
zio
Pera
,
ripreso
da
un
attacco
di
tosse
.
Anania
stette
ancora
alla
finestra
,
sputando
sul
mucchio
di
sanse
,
oppresso
da
una
misteriosa
tristezza
.
Egli
conosceva
il
ragazzetto
che
lavorava
presso
il
Carchide
,
e
sapeva
che
era
discolo
,
ma
non
più
di
Bustianeddu
e
d
'
altri
ragazzi
che
frequentavano
la
scuola
.
Perché
il
signor
Carboni
non
lo
prendeva
in
casa
sua
,
se
era
suo
figlio
,
come
lui
era
stato
preso
dal
mugnaio
?
Poi
pensò
:
«
Ha
madre
,
quel
ragazzetto
?
»
.
Ah
,
la
madre
,
la
madre
!
A
misura
che
egli
cresceva
,
che
la
sua
mente
aprivasi
e
le
sue
idee
e
le
sue
percezioni
prendevano
forma
,
il
pensiero
della
madre
delineavasi
sempre
più
chiaro
nel
crepuscolo
della
sua
coscienza
nascente
.
In
quel
tempo
egli
frequentava
la
quarta
elementare
,
tra
fanciulli
di
ogni
condizione
e
di
ogni
carattere
,
e
cominciava
ad
aver
sentore
della
scienza
del
bene
e
del
male
.
Si
vergognava
già
coscientemente
se
qualcuno
alludeva
a
sua
madre
,
e
ricordava
di
essersene
sempre
vergognato
per
istinto
;
e
nello
stesso
tempo
provava
un
desiderio
struggente
di
sapere
ove
ella
era
,
di
rivederla
,
di
rimproverarle
la
sua
fuga
.
Già
la
terra
ignota
,
lontana
e
misteriosa
,
ove
ella
s
'
era
rifugiata
,
prendeva
ai
suoi
occhi
linee
e
parvenze
decise
,
come
la
terra
che
tra
i
vapori
dell
'
alba
s
'
avvicina
al
naviglio
viaggiante
.
Egli
studiava
con
piacere
la
geografia
,
e
sapeva
già
perfettamente
l
'
itinerario
da
percorrere
per
arrivare
dall
'
isola
a
quel
continente
dove
si
nascondeva
sua
madre
.
E
come
un
tempo
,
nel
villaggio
dell
'
alta
montagna
,
sognava
la
città
dove
viveva
suo
padre
,
adesso
pensava
alle
grandi
città
di
cui
leggeva
notizie
nei
libri
di
scuola
,
ed
in
una
di
esse
,
ed
in
tutte
,
vedeva
sua
madre
.
L
'
immagine
fisica
di
lei
si
scoloriva
sempre
più
nella
sua
memoria
come
una
vecchia
fotografia
,
ma
egli
se
la
figurava
sempre
vestita
in
costume
,
scalza
,
svelta
e
triste
.
Un
fatto
accaduto
qualche
anno
appresso
sconvolse
però
le
sue
fantasticherie
.
Fu
il
ritorno
della
madre
di
Bustianeddu
.
In
quel
tempo
Anania
frequentava
il
ginnasio
ed
era
segretamente
innamorato
di
Margherita
Carboni
:
si
credeva
quindi
già
una
persona
seria
,
e
finse
di
non
interessarsi
al
fatto
che
commoveva
tutti
i
suoi
vicini
di
casa
,
mentre
invece
vi
pensava
giorno
e
notte
.
Oppresso
da
un
cumulo
d
'
impressioni
dolorose
.
Egli
non
vide
presto
la
donna
,
nascosta
in
casa
di
una
sua
parente
,
ma
giorno
per
giorno
riceveva
le
confidenze
di
Bustianeddu
,
che
era
diventato
un
giovinetto
serio
ed
astuto
.
Siccome
zio
Pera
perdeva
le
forze
,
s
'
era
associato
il
mugnaio
nella
coltivazione
delle
fave
e
dei
cardi
.
Anania
aveva
quindi
libero
ingresso
nell
'
orto
,
e
amava
studiare
seduto
sull
'
erba
del
ciglione
,
nella
corta
ombra
dei
fichi
d
'
India
,
davanti
al
selvaggio
panorama
dei
monti
e
della
vallata
.
Qui
Bustianeddu
veniva
a
trovarlo
ed
a
confidargli
i
suoi
pensieri
.
«
È
tornata
!
»
,
diceva
,
steso
a
pancia
a
terra
sull
'
erba
,
e
muovendo
le
gambe
in
aria
.
«
Era
meglio
che
non
tornasse
.
Mio
padre
voleva
ammazzarla
,
ma
poi
s
'
è
calmato
.
»
«
L
'
hai
veduta
?
»
«
Sicuro
che
l
'
ho
veduta
.
Mio
padre
non
vuole
che
io
vada
da
lei
,
ma
io
ci
vado
egualmente
.
È
grassa
,
vestita
da
signora
.
Io
non
l
'
ho
riconosciuta
,
diavolo
!
»
«
Tu
non
l
'
hai
riconosciuta
!
»
,
esclamava
Anania
,
palpitando
,
meravigliandosi
di
Bustianeddu
e
pensando
a
sua
madre
.
Ah
,
egli
l
'
avrebbe
riconosciuta
subito
!
Ma
poi
diceva
a
se
stesso
:
«
Anche
lei
sarà
vestita
da
signora
,
pettinata
alla
moda
...
Dio
,
Dio
,
come
sarà
?
»
.
«
In
tutti
i
modi
la
riconoscerei
,
oh
,
ne
sono
certo
!
»
,
pensava
poi
,
confidando
nel
suo
istinto
.
«
Perché
è
tornata
tua
madre
?
»
,
chiese
un
giorno
a
Bustianeddu
.
«
Perché
?
Oh
,
bella
,
perché
questo
è
il
suo
paese
.
Essa
cuciva
a
macchina
,
in
una
sartoria
di
Torino
;
era
stanca
ed
è
tornata
.
»
Un
grave
silenzio
seguì
a
queste
parole
:
i
due
ragazzi
sapevano
che
la
storia
della
sartoria
era
una
menzogna
,
ma
l
'
accettavano
incondizionatamente
.
Anzi
,
dopo
un
momento
,
Anania
osservò
:
«
Ed
allora
tuo
padre
dovrebbe
far
la
pace
»
.
«
No
!
»
,
disse
Bustianeddu
,
fingendo
di
dar
ragione
a
suo
padre
.
«
Ella
non
aveva
bisogno
di
lavorare
per
vivere
!
»
«
Oh
,
che
tuo
padre
non
lavora
?
È
vergogna
lavorare
?
»
«
Mio
padre
è
un
negoziante
!
»
,
corresse
l
'
altro
.
«
Che
farà
ora
tua
madre
?
E
tu
con
chi
andrai
a
stare
?
»
«
Chi
lo
sa
!
»
Di
giorno
in
giorno
,
però
,
le
notizie
diventavano
sempre
più
emozionanti
.
«
Se
tu
sapessi
quanta
gente
viene
da
mio
padre
per
pregarlo
di
far
la
pace
con
lei
!
Anche
il
deputato
,
sì
.
Poi
venne
la
nonna
,
ieri
notte
,
e
disse
a
mio
padre
:
"
Gesù
perdonò
alla
Maddalena
;
ebbene
,
figlio
mio
,
pensa
che
siamo
nati
per
morire
;
pensa
che
al
di
là
noi
rechiamo
con
noi
solo
le
buone
azioni
.
Guarda
come
è
desolata
la
tua
casa
;
i
topi
vi
fanno
continuamente
festa
".»
«
E
tuo
padre
?
»
«
"
Andate
via
"
,
disse
arrabbiandosi
,
"
andate
via
subito
;
vergognatevi
.
"
»
«
Ed
ora
»
,
disse
Bustianeddu
il
giorno
appresso
,
«
ora
s
'
è
immischiata
anche
zia
Tatàna
!
Che
sermone
ha
fatto
!
"
Ecco
"
ha
detto
a
mio
padre
,
"
figurati
di
prendere
in
casa
un
'
amica
.
Prendila
:
ella
è
pentita
,
si
emenderà
.
Se
tu
rifiuti
chissà
che
cosa
avverrà
di
lei
!
Re
Salomone
aveva
settanta
amiche
in
casa
sua
ed
era
l
'
uomo
più
savio
del
mondo
"
»
.
«
E
lui
?
»
«
Duro
come
la
pietra
;
anzi
disse
che
le
amiche
fecero
perder
la
testa
a
Salomone
.
»
Infatti
il
negoziante
non
si
piegò
mai
;
e
la
donna
andò
ad
abitare
dall
'
altra
parte
del
paese
,
verso
il
convento
ov
'
erano
le
scuole
;
rivestì
il
costume
,
ma
un
costume
un
po
'
falsato
,
arricchito
di
nastri
e
di
merletti
,
e
dal
quale
si
riconosceva
subito
la
donna
di
fama
equivoca
.
Il
marito
non
perdonò
,
ed
ella
continuò
la
sua
vita
.
Anania
la
vide
un
giorno
,
e
poi
sempre
,
mentre
si
recava
al
ginnasio
;
ella
abitava
una
casa
nerastra
,
intorno
alle
cui
finestre
biancheggiava
una
striscia
di
calce
che
terminava
in
una
croce
.
Sotto
la
porta
c
'
erano
quattro
scalini
,
e
spesso
la
donna
,
che
era
alta
e
bella
,
sebbene
non
più
giovanissima
e
molto
bruna
di
viso
,
stava
seduta
sugli
scalini
,
cucendo
o
ricamando
una
camicia
paesana
.
In
estate
rimaneva
a
testa
nuda
,
coi
capelli
nerissimi
rialzati
un
po
'
a
ciuffo
sulla
breve
fronte
,
e
teneva
un
fazzolettino
di
seta
grigia
intorno
al
lungo
collo
.
Anania
arrossiva
ogni
volta
che
la
vedeva
;
provava
una
morbosa
simpatia
per
lei
,
e
nello
stesso
tempo
gli
pareva
di
odiarla
.
Avrebbe
voluto
cambiar
strada
per
non
vederla
,
ma
una
forza
occulta
e
maligna
lo
attirava
sempre
in
quella
via
.
VI
.
Erano
le
vacanze
pasquali
.
Un
giorno
,
mentre
Anania
studiava
la
grammatica
greca
,
passeggiando
in
un
piccolo
viale
solcato
tra
il
verde
cinereo
d
'
una
distesa
di
cardi
,
udì
picchiare
al
cancello
.
Nell
'
orto
c
'
era
anche
il
mugnaio
,
che
zappava
canticchiando
una
poesia
amorosa
del
poeta
Luca
Cubeddu
;
Nanna
estirpava
male
erbe
,
aiutata
da
zio
Pera
;
ed
Efes
Cau
,
naturalmente
ubriaco
,
stava
coricato
sull
'
erba
.
Faceva
quasi
caldo
;
nuvolette
rosee
correvano
sul
cielo
latteo
,
perdendosi
dietro
i
ceruli
picchi
dei
monti
d
'
Oliena
;
dalla
vallata
salivano
,
quasi
da
una
immensa
conchiglia
colma
di
verde
,
profumi
e
suoni
sfumati
nell
'
aria
calda
.
Ogni
tanto
Nanna
si
sollevava
,
con
una
mano
sulla
schiena
,
con
l
'
altra
gettando
baci
allo
studente
.
«
Anima
mia
»
,
diceva
con
tenerezza
.
«
Dio
ti
benedica
.
Eccolo
là
che
studia
come
un
piccolo
canonico
.
Chissà
cosa
diventerà
!
Diventerà
giudice
istruttore
;
tutte
le
ragazze
della
città
lo
vorranno
raccogliere
come
un
confetto
.
Ah
,
la
mia
povera
schiena
!
»
«
Lavora
!
»
,
rispondeva
zio
Pera
.
«
Che
una
palla
ti
trapassi
il
fegato
,
lavora
,
e
lascia
tranquillo
il
ragazzo
...
»
«
Che
voi
siate
pelato
;
se
fossi
stata
una
ragazzetta
di
tredici
anni
non
mi
avreste
parlato
così
...
»
ella
insinuava
malignamente
,
curvandosi
:
poi
tornava
a
sollevarsi
e
ad
inviar
baci
ad
Anania
,
che
non
se
ne
accorgeva
affatto
.
«
Che
è
?
»
gridò
il
mugnaio
,
udendo
picchiare
al
cancello
.
Anania
ed
Efes
sollevarono
il
viso
,
l
'
uno
dal
libro
,
l
'
altro
dall
'
erba
,
quasi
con
la
stessa
espressione
d
'
attesa
angosciosa
.
Che
fosse
il
signor
Carboni
?
Sì
,
Anania
e
l
'
ubriacone
provavano
quasi
la
stessa
soggezione
vergognosa
quando
il
signor
Carboni
li
sorprendeva
nell
'
orto
:
Efes
Cau
sentiva
tutto
il
peso
della
sua
abbiezione
quando
l
'
uomo
benefico
,
con
uno
sguardo
dolce
e
triste
,
senza
rivolgergli
-
unico
fra
tanti
-
inutili
parole
di
rimprovero
,
lo
salutava
e
si
intratteneva
con
lui
;
Anania
ricordava
sua
madre
e
sentiva
vergogna
di
se
stesso
che
osava
pensare
a
Margherita
;
eppure
entrambi
,
lo
studente
e
il
vizioso
,
dopo
aver
veduto
la
figura
bonaria
dell
'
uomo
retto
,
provavano
una
gioia
timida
e
grata
.
Picchiarono
ancora
.
«
Ebbene
,
chi
è
?
»
,
gridò
il
mugnaio
,
smettendo
di
cantare
e
di
zappare
.
«
Vado
io
»
,
disse
Anania
,
mettendosi
a
correre
e
agitando
il
libro
in
aria
,
mentre
zio
Pera
diceva
:
«
Se
è
il
padrone
bisogna
che
Efes
si
alzi
e
finga
di
lavorare
:
è
una
vergogna
che
lo
si
trovi
sempre
lì
,
buttato
per
terra
come
un
cane
morto
»
.
Nanna
emise
una
specie
di
grugnito
,
raccogliendosi
fra
le
gambe
rosse
seminude
le
sottane
lacere
.
Zio
Pera
gridò
,
rivolto
all
'
ubriaco
:
«
E
dunque
,
palandrone
,
alzati
e
fingi
di
aiutarci
...
»
.
Efes
fece
atto
di
sollevarsi
,
ma
subito
Nanna
si
ribellò
:
«
Ed
io
me
ne
vado
!
Perché
deve
egli
fingere
di
lavorare
?
Perché
lo
insultate
,
zio
Pera
Sa
Gattu
,
che
voi
siate
pelato
?
Non
sapete
che
egli
era
ricco
,
e
che
anche
così
come
è
vale
sempre
più
di
voi
?
»
.
«
Tu
lo
difendi
!
Corvo
con
corvo
non
si
cavan
gli
occhi
!
»
sogghignò
il
vecchio
,
alludendo
al
vizio
della
donna
:
ma
la
contesa
fu
tosto
troncata
dal
ritorno
di
Anania
.
Lo
seguiva
un
giovinetto
in
costume
di
Fonni
,
magro
e
pallido
e
con
un
visetto
da
topo
.
«
Conoscete
costui
?
»
,
chiese
lo
studente
,
rivolgendosi
al
padre
.
«
Neppur
io
l
'
ho
riconosciuto
.
»
«
Chi
sei
?
»
,
chiese
il
mugnaio
,
pulendosi
le
mani
con
un
ciuffo
d
'
erba
.
Il
giovinetto
rise
timidamente
e
guardò
Anania
.
«
Eh
,
Zuanne
Atonzu
!
»
,
gridò
lo
studente
.
«
Guardate
come
si
è
fatto
grande
!
»
«
Salute
!
Noi
siamo
parenti
»
,
esclamò
il
mugnaio
abbracciando
il
fonnese
.
«
Che
tu
sii
il
benvenuto
;
come
sta
tua
madre
?
»
«Bene.»
«
Perché
sei
venuto
?
»
«
Sono
testimonio
in
una
causa
in
Tribunale
.
»
«
Dove
hai
lasciato
il
cavallo
?
Nella
locanda
?
Non
ricordavi
che
noi
siamo
parenti
?
Eh
che
,
dunque
?
Perché
siamo
poveri
non
vuoi
ospitare
da
noi
?
»
«
Siccome
io
son
ricco
!...»,
osservò
sorridendo
il
giovinetto
.
«
Ebbene
,
andiamo
e
conduciamo
il
cavallo
a
casa
nostra
»
,
disse
Anania
cacciandosi
il
libro
in
tasca
.
Uscirono
assieme
;
Anania
puerilmente
felice
di
rivedere
l
'
umile
pastorello
in
rozzo
costume
,
che
gli
ricordava
tutto
un
mondo
lontano
e
selvaggio
,
Zuanne
vinto
da
una
grande
timidezza
davanti
al
bel
signorino
pallido
e
fresco
,
dalla
cravatta
fiammeggiante
sul
colletto
lucido
.
«
Mamma
,
dateci
il
caffè
»
,
gridò
Anania
dalla
strada
;
poi
introdusse
l
'
ospite
nella
sua
cameretta
e
cominciò
come
un
bimbo
a
fargli
vedere
le
sue
cose
.
Mobili
strani
riempivano
la
camera
lunga
e
stretta
,
dal
soffitto
di
canne
coperte
di
calce
,
e
il
pavimento
di
terra
:
due
arche
di
legno
,
rassomiglianti
agli
antichi
cofani
veneziani
,
sulle
quali
un
primitivo
artista
aveva
scolpito
grifi
ed
aquile
,
cinghiali
e
fiori
fantastici
;
un
cassettone
piramidale
,
canestri
appesi
alle
pareti
accanto
a
quadretti
con
la
cornice
di
sughero
;
in
un
angolo
un
'
olla
per
olio
,
nell
'
altro
il
lettino
di
Anania
,
coperto
da
una
stoffa
di
lana
grigia
filata
da
zia
Tatàna
;
e
fra
il
lettino
e
la
finestruola
,
che
guardava
sul
sambuco
del
cortile
,
un
tavolino
con
un
tappeto
di
percalle
verde
,
ed
una
scansa
di
legno
bianco
nei
cui
angoli
la
fantasia
artistica
di
Maestro
Pane
aveva
traforato
,
forse
ad
imitazione
delle
arche
,
foglie
e
fiori
antidiluviani
.
Sul
tavolino
e
nella
scansìa
stavano
pochi
libri
e
molti
quaderni
;
tutti
i
quaderni
scritti
da
Anania
;
parecchie
scatole
legate
misteriosamente
,
calendari
e
pacchetti
di
giornali
sardi
.
Tutto
era
pulito
ed
ordinato
:
dalla
finestra
penetravano
onde
d
'
aria
profumata
,
sul
pavimento
bruno
qua
e
là
screpolato
volteggiavano
,
quasi
inseguendosi
e
scherzando
,
due
foglie
di
sambuco
;
sul
tavolino
stava
aperto
un
volume
dei
Miserabili
.
Quante
,
quante
cose
Anania
avrebbe
potuto
e
voluto
far
vedere
al
giovinetto
straniero
,
come
ad
un
fratello
lungamente
atteso
!
Ma
mentre
egli
apriva
e
richiudeva
qualcuna
di
quelle
scatole
legate
misteriosamente
,
Zuanne
taceva
,
e
il
suo
contegno
gelido
spense
la
gioia
puerile
di
Anania
.
A
che
serviva
?
Perché
aveva
egli
introdotto
quel
mandriano
nella
cameretta
ove
assieme
con
la
fragranza
del
miele
,
delle
frutta
e
dei
mazzi
di
spigo
che
zia
Tatàna
conservava
entro
le
arche
,
si
spandeva
il
profumo
dei
suoi
sogni
solitari
?
In
quella
cameretta
dalla
cui
finestruola
sul
sambuco
,
sui
tetti
erbosi
delle
casette
di
pietra
,
il
mondo
s
'
apriva
per
lui
vergine
e
fiorito
come
i
monti
granitici
del
vicino
orizzonte
?
Dopo
la
gioia
provò
un
impeto
di
tristezza
:
gli
sembrò
che
il
villaggio
natìo
,
il
passato
,
i
primi
anni
della
sua
vita
,
i
ricordi
nostalgici
,
l
'
affetto
poetico
per
il
fratellino
d
'
adozione
,
tutto
fosse
stato
un
sogno
.
«
Andiamo
»
,
disse
quasi
con
dispetto
.
E
trasse
il
pastorello
per
le
vie
di
Nuoro
,
scansando
i
compagni
di
scuola
,
pauroso
che
lo
fermassero
e
gli
chiedessero
chi
era
il
paesano
che
gli
camminava
goffamente
accanto
.
Ma
passando
davanti
alla
casa
del
signor
Carboni
,
videro
affacciarsi
al
portone
un
viso
grassotto
,
colorito
e
quasi
illuminato
dal
riflesso
di
una
fiammante
camicetta
rossa
.
Anania
si
tolse
rapidamente
il
cappello
,
mentre
pareva
che
il
riflesso
della
camicetta
illuminasse
anche
il
suo
viso
:
Margherita
gli
sorrise
,
e
mai
guancie
tonde
di
signorina
furono
segnate
da
più
irresistibili
fossette
.
«
Chi
è
quella
donna
?
»
,
chiese
rozzamente
Zuanne
,
appena
oltrepassata
la
casa
.
«
Donna
!
È
una
ragazza
della
mia
età
!
»
,
osservò
un
po
'
bruscamente
Anania
.
«
Ha
solo
nove
mesi
più
di
me
.
»
Al
che
Zuanne
fu
còlto
da
grande
imbarazzo
e
non
osò
più
fiatare
mentre
Anania
,
come
se
la
volontà
non
gli
bastasse
per
tener
ferma
la
lingua
,
mentiva
pur
sapendo
di
mentire
,
ma
provando
una
struggente
felicità
al
pensare
che
ciò
che
diceva
potesse
esser
vero
.
«
Quella
è
la
mia
innamorata
»
,
disse
.
La
notte
,
mentre
in
cucina
il
mugnaio
,
coricato
su
una
stuoia
,
si
faceva
raccontare
da
Zuanne
la
scoperta
delle
rovine
di
Sorrabile
,
l
'
antica
città
dissotterrata
nei
dintorni
di
Fonni
,
e
domandava
se
vi
si
potevano
trovare
ancora
tesori
,
Anania
guardava
dalla
sua
finestruola
il
lento
sorgere
della
luna
fra
i
denti
neri
dell
'
Orthobene
.
Finalmente
era
solo
!
La
notte
regnava
,
piena
di
fremiti
e
di
dolcezza
,
e
già
il
cuculo
riempiva
di
gridi
palpitanti
la
solitudine
della
valle
.
Ah
,
così
tristemente
Anania
sentiva
gridare
e
palpitare
il
suo
cuore
,
in
una
solitudine
infinita
.
Perché
aveva
mentito
?
E
perché
quello
stupido
pastore
aveva
taciuto
nell
'
udire
la
grande
rivelazione
?
Non
capiva
dunque
che
cosa
era
l
'
amore
,
l
'
amore
senza
confine
e
senza
speranza
?
Ma
perché
s
'
era
egli
abbassato
fino
alla
menzogna
?
Ah
,
vergogna
,
vergogna
!
Gli
pareva
di
aver
calunniato
Margherita
,
tanto
si
credeva
ignobile
e
lontano
da
lei
:
e
che
lo
stesso
spirito
di
vanità
e
il
desiderio
dell
'
inverosimile
,
che
una
volta
gli
avevano
fatto
dire
a
Zuanne
l
'
incontro
dei
banditi
sulla
montagna
,
in
un
lontano
tramonto
,
l
'
avessero
ora
spinto
a
rivelargli
quest
'
amore
impossibile
.
Attaccò
le
mani
fredde
alle
guancie
ardenti
,
con
gli
occhi
rivolti
al
viso
melanconico
della
luna
,
e
rabbrividì
.
Ricordava
un
freddo
e
luminoso
plenilunio
d
'
inverno
,
la
vergogna
e
la
rivelazione
del
furto
delle
cento
lire
,
la
figura
di
Margherita
che
spandeva
luce
nell
'
ombra
,
come
la
luna
nella
notte
.
Ah
,
forse
il
suo
amore
datava
da
quella
sera
;
ma
soltanto
adesso
,
dopo
anni
ed
anni
,
scaturiva
irrefrenabile
come
una
sorgente
che
non
vuole
più
scorrere
sotterra
.
Questi
paragoni
,
-
dell
'
ombra
e
della
sorgente
improvvisa
,
-
venivano
fatti
da
lui
;
ed
egli
si
compiaceva
delle
sue
immagini
poetiche
,
ma
non
cancellava
con
esse
la
vergogna
ed
il
rimorso
che
lo
tormentavano
.
«
Come
sono
vile
»
,
pensava
,
«
vile
fino
alla
menzogna
.
Io
potrò
studiare
e
diventare
avvocato
,
ma
anche
moralmente
resterò
sempre
il
figlio
d
'
una
donna
perduta
...
»
Rimase
lungo
tempo
alla
finestra
:
un
canto
triste
passò
e
dileguò
,
lontano
,
ridestando
nell
'
anima
dell
'
adolescente
i
ricordi
della
patria
selvaggia
,
i
tramonti
sanguigni
,
le
memorie
d
'
infanzia
.
E
sogni
melanconici
e
luminosi
come
la
luna
gli
sorsero
nell
'
anima
.
S
'
immaginò
di
trovarsi
ancora
a
Fonni
;
non
aveva
studiato
,
non
aveva
mai
sentito
la
vergogna
della
sua
condizione
sociale
;
lavorava
,
faceva
il
mandriano
,
era
anche
lui
un
po
'
semplice
come
Zuanne
.
Ed
ecco
che
si
trovava
sull
'
orlo
della
strada
,
in
un
rosso
crepuscolo
d
'
estate
e
vedeva
Margherita
passare
,
-
povera
anch
'
essa
ed
esiliata
sull
'
alto
paesello
-
coi
fianchi
stretti
dalla
gonna
d
'
orbace
,
l
'
anfora
sul
capo
,
simile
alle
donne
bibliche
come
lo
sono
ancora
tutte
le
Barbaricine
.
Egli
la
chiamava
ed
essa
volgeva
il
viso
illuminato
dal
bagliore
del
crepuscolo
,
e
gli
sorrideva
voluttuosamente
.
«
Dove
vai
,
bella
?
»
,
egli
chiedeva
.
«
Vado
alla
fontana
.
»
«
Posso
venire
con
te
?
»
«
Vieni
pure
,
Nanìa
.
»
Egli
andava
:
e
scendevano
assieme
alla
fontana
,
camminando
sull
'
orlo
della
strada
,
sull
'
alto
delle
immense
valli
,
nella
cui
profondità
la
sera
già
si
stendeva
,
mentre
il
cielo
porpureo
si
scoloriva
e
veli
d
'
ombra
cadevano
su
tutte
le
cose
.
Margherita
deponeva
l
'
anfora
sotto
il
filo
argenteo
della
fontana
gorgogliante
,
e
il
mormorio
dell
'
acqua
cambiava
di
tono
,
e
di
monotono
pareva
diventasse
allegro
,
come
se
il
cader
dentro
la
brocca
interrompesse
la
sua
eterna
noia
.
I
due
giovanetti
allora
si
sedevano
su
una
pietra
,
davanti
alla
fontana
,
e
parlavano
d
'
amore
.
L
'
anfora
si
riempiva
,
l
'
acqua
traboccava
e
per
qualche
istante
taceva
,
quasi
ascoltando
ciò
che
i
due
innamorati
dicevano
.
Ed
ecco
che
il
cielo
si
scoloriva
e
i
veli
dell
'
ombra
si
stendevano
anche
sulle
falde
più
alte
della
montagna
,
come
il
desiderio
di
Anania
invocava
.
Egli
allora
cingeva
con
un
braccio
la
vita
della
fanciulla
;
Margherita
posava
il
capo
sulla
spalla
di
lui
;
egli
la
baciava
...
In
quel
tempo
Anania
,
poco
più
che
diciassettenne
,
non
aveva
amici
,
e
coi
compagni
di
scuola
andava
poco
d
'
accordo
perché
era
diffidente
e
scontroso
.
Temeva
continuamente
che
qualcuno
gli
rinfacciasse
la
sua
origine
,
e
un
giorno
,
avendo
sorpreso
un
brano
di
dialogo
fra
due
studenti
:
«
tu
cosa
faresti
?
»
«
nelle
sue
condizioni
io
non
resterei
col
padre
»
credette
accennassero
a
lui
.
Non
salutò
più
i
ricchi
compagni
che
avevano
pronunziato
quelle
parole
,
ma
nel
profondo
del
cuore
diede
loro
ragione
.
«
Sì
»
,
pensava
,
«
perché
rimango
presso
quest
'
uomo
sucido
che
ha
ingannato
mia
madre
e
l
'
ha
gettata
nella
via
del
male
?
Io
non
lo
amo
e
non
lo
odio
,
ma
non
lo
disprezzo
come
dovrei
.
Egli
non
è
cattivo
e
neppure
completamente
triviale
come
tutti
i
nostri
vicini
:
coi
suoi
sogni
bambineschi
di
tesori
e
di
cose
meravigliose
,
col
suo
affetto
rispettoso
verso
la
vecchia
moglie
,
con
la
sua
fedeltà
costante
per
la
famiglia
del
padrone
,
egli
mi
riesce
talvolta
simpatico
,
e
questo
mi
dispiace
,
perché
io
dovrei
e
vorrei
disprezzarlo
.
Che
cosa
è
per
me
lui
?
Gli
ho
chiesto
io
di
farmi
nascere
?
Io
dovrei
abbandonarlo
,
ora
che
sono
cosciente
...
»
Ma
un
po
'
d
'
affetto
e
molta
confidenza
lo
univano
a
zia
Tatàna
.
Essa
non
era
riuscita
a
far
di
lui
quello
che
aveva
sognato
,
cioè
un
ragazzo
religioso
e
obbediente
,
ma
anche
così
come
egli
era
,
indifferente
a
Dio
,
maldicente
dei
preti
e
del
re
,
protervo
e
spregiudicato
,
lo
amava
egualmente
,
convinta
che
egli
,
nonostante
i
suoi
difetti
,
sarebbe
diventato
un
grande
uomo
.
Egli
rideva
e
scherzava
con
lei
,
la
faceva
ballare
,
le
raccontava
tutti
gli
avvenimenti
del
paese
.
Ogni
mattina
ella
gli
portava
a
letto
una
tazza
di
caffè
,
e
gli
annunziava
se
la
giornata
era
bella
o
brutta
;
tutte
le
domeniche
,
poi
,
gli
prometteva
denari
se
egli
andava
a
messa
.
«
No
,
ho
sonno
»
,
egli
rispondeva
;
«
ho
studiato
tanto
ieri
notte
.
»
«
Allora
andrai
più
tardi
»
,
ella
insisteva
.
Egli
non
prometteva
,
ma
zia
Tatàna
gli
dava
egualmente
i
denari
.
E
sempre
intorno
a
lui
svolgevasi
la
stessa
scena
,
con
gli
stessi
personaggi
:
ancora
il
sambuco
profumava
l
'
aria
e
gettava
foglie
nella
cameretta
silenziosa
;
il
vento
portava
dalle
valli
il
soffio
della
selvaggia
primavera
nuorese
;
le
api
ronzavano
nell
'
aria
tiepida
,
e
ancora
,
a
intervalli
,
vibrava
il
lamento
di
Rebecca
.
Anania
frequentava
tutte
le
case
del
vicinato
,
e
specialmente
la
domenica
s
'
indugiava
qua
e
là
,
portando
nei
miseri
ambienti
neri
l
'
eleganza
del
suo
vestito
bleu
,
della
cravatta
rossa
e
del
colletto
alto
,
sotto
il
quale
celavasi
il
cordoncino
dell
'
amuleto
di
Olì
.
L
'
indomani
del
sogno
idilliaco
fatto
al
chiaro
di
luna
sul
davanzale
della
sua
finestruola
,
appena
Zuanne
ritornò
dal
Tribunale
egli
lo
condusse
fuori
,
con
la
buona
intenzione
di
fargli
bere
un
calice
di
anisetta
nella
bettola
del
vicinato
.
«
Chissà
quando
ci
rivedremo
!
»
,
disse
il
mandriano
,
«
quando
dunque
verrai
a
trovarci
?
Vieni
per
la
festa
dei
Martiri
.
»
«
Non
posso
.
Ho
tanto
da
studiare
:
quest
'
anno
devo
prendere
la
licenza
ginnasiale
.
»
«
E
poi
dove
andrai
?
In
continente
?
»
«
Sì
!
»
,
rispose
Anania
con
impeto
.
«
Andrò
a
Roma
.
»
«
Ci
sono
tanti
conventi
a
Roma
,
e
più
di
cento
chiese
,
non
è
vero
?
»
«
Oh
!
più
di
cento
,
certamente
.
»
«
Ieri
notte
tuo
padre
raccontava
che
quando
era
soldato
...
»
«
Dovrai
fare
il
servizio
militare
,
tu
?
»
,
interruppe
Anania
,
che
non
badava
all
'
espressione
del
volto
di
Zuanne
.
«
Lo
farà
mio
fratello
.
Io
...
»
Tacque
.
Entrarono
nella
bettola
.
Un
nugolo
di
mosche
ronzava
attorno
ad
una
fanciulla
bruna
e
bella
,
ma
spettinata
e
sucida
,
seduta
al
banco
.
«
Buon
giorno
,
Agata
;
come
hai
passato
la
notte
?
»
Ella
si
alzò
e
si
rivolse
ad
Anania
con
triviale
famigliarità
.
«
Che
vuoi
,
bello
?
»
«
Che
vuoi
?
»
,
ripeté
egli
a
Zuanne
.
«
Quello
che
vuoi
tu
»
,
disse
impacciato
il
pastorello
.
La
fanciulla
si
mise
a
rifare
la
voce
e
l
'
atteggiamento
di
Zuanne
.
«
Quello
che
vuoi
tu
...
E
tu
cosa
vuoi
,
agnellino
mio
?
»
Guardò
sfacciatamente
Anania
,
ed
anche
Anania
la
guardò
.
Dopo
tutto
egli
non
era
un
santo
;
ma
si
avvide
che
Zuanne
arrossiva
e
chinava
gli
occhi
,
e
quando
uscirono
si
sentì
chiedere
timidamente
:
«
Anche
quella
è
tua
innamorata
?
»
.
«
Perché
?
»
,
egli
domandò
un
po
'
irritato
,
un
po
'
allegro
.
«
Perché
mi
guardava
?
Oh
,
bella
,
a
che
servono
gli
occhi
?
Ti
farai
frate
,
tu
?
»
«
Sì
»
,
rispose
l
'
altro
semplicemente
.
«
E
va
a
farti
frate
!
»
,
esclamò
Anania
,
ridendo
.
«
E
adesso
andiamo
a
vedere
il
Camposanto
:
così
staremo
allegri
.
»
«
Eppure
dobbiamo
andarci
tutti
!
»
,
disse
gravemente
l
'
altro
.
Mentre
ritornavano
verso
casa
,
incontrarono
un
compagno
di
scuola
di
Anania
,
un
brutto
ragazzo
che
s
'
era
già
fatto
crescere
i
baffi
e
la
barba
a
forza
di
strofinarsi
e
radersi
il
volto
.
«
Atonzu
,
vengo
da
te
.
Ti
vuole
il
direttore
.
Tu
dunque
farai
da
donna
»
,
egli
disse
,
fermando
Anania
.
«
Io
?
Macché
donna
d
'
Egitto
!
Non
farò
niente
,
io
!
»
,
rispose
Anania
con
molto
sussiego
.
«
Come
si
fa
,
allora
?
Sei
l
'
unico
tipo
adatto
!
Non
è
vero
che
rassomiglia
a
una
donna
?
Guarda
!
»
,
esclamò
lo
studente
brutto
rivolgendosi
a
Zuanne
.
«
Sei
bello
...
»
,
disse
timidamente
il
giovinetto
.
Anania
si
inchinò
,
levandosi
il
cappello
.
«
Grazie
,
altrettanto
!
»
«
Sì
,
dunque
,
non
fare
il
modesto
:
sei
bello
!
»
ripeté
lo
studente
brutto
:
«
vieni
dunque
dal
direttore
»
.
«
Più
tardi
,
ma
io
non
farò
da
donna
,
parola
d
'
onore
,
no
!
»
«
Perché
deve
far
da
donna
?
»
,
domandò
con
meraviglia
Zuanne
.
«
In
una
commedia
,
capisci
:
ed
è
per
beneficenza
...
per
gli
studenti
poveri
...
»
«
Io
sono
povero
,
fatela
dunque
voi
in
mio
favore
,
la
commedia
!
»
,
disse
Anania
.
«
Povero
!
Sentilo
!
Il
diavolo
ti
porti
,
tu
sei
più
ricco
di
noi
!
»
«
Che
cosa
vuoi
dire
?
»
,
chiese
Anania
minaccioso
,
rabbuiandosi
al
pensiero
che
il
compagno
accennasse
alla
protezione
del
signor
Carboni
.
«
Tu
sei
bello
,
sei
il
primo
,
tu
diventerai
giudice
istruttore
e
tutte
le
fanciulle
ti
vorranno
raccogliere
come
un
confetto
...
»
Questa
espressione
,
che
Nanna
ripeteva
dappertutto
,
fece
ridere
e
calmò
Anania
;
ma
egli
tenne
la
parola
e
non
prese
parte
alla
commedia
.
E
non
se
ne
pentì
,
perché
la
sera
della
rappresentazione
egli
poté
assistervi
seduto
in
seconda
fila
,
subito
dietro
la
sedia
del
padrino
(
in
quel
tempo
sindaco
di
Nuoro
)
al
cui
fianco
Margherita
,
in
abito
rosso
e
cappello
bianco
,
risplendeva
come
una
fiamma
.
Il
capitano
dei
carabinieri
,
il
segretario
della
Sottoprefettura
,
l
'
assessore
anziano
ed
il
direttore
del
Ginnasio
sedevano
in
prima
fila
,
accanto
al
sindaco
ed
alla
sua
splendida
signorina
;
Margherita
,
però
,
non
sembrava
soddisfatta
di
tanta
compagnia
,
perché
si
voltava
indietro
guardando
con
dignità
gli
studenti
e
gli
ufficiali
.
In
fondo
alla
sala
adorna
di
ghirlande
d
'
edera
e
di
vitalba
,
il
sipario
di
percalle
qua
e
là
rattoppato
ondulava
e
lasciava
scorgere
coppie
di
studenti
che
ballavano
allegramente
.
Alla
fine
il
tendone
fu
tirato
su
con
grande
stento
e
la
commedia
cominciò
.
La
scena
risaliva
al
tempo
delle
Crociate
,
e
si
svolgeva
in
un
castello
molto
turrito
e
vetusto
all
'
esterno
,
per
quanto
all
'
interno
fosse
arredato
con
un
solo
tavolino
rotondo
e
mezza
dozzina
di
sedie
di
Vienna
.
La
fida
Ermenegilda
,
uno
studentino
dal
viso
tinto
con
carta
rossa
,
indossava
un
largo
vestito
da
camera
della
signora
Carboni
;
seduta
presso
il
balcone
,
con
le
gambe
accavalcate
indecentemente
,
ricamava
una
sciarpa
per
il
non
meno
fido
Goffredo
,
guerriero
lontano
.
«
Ora
si
punge
le
dita
»
,
mormorò
Anania
,
chinandosi
verso
Margherita
.
Ella
si
chinò
a
sua
volta
,
portando
il
fazzoletto
alla
bocca
per
soffocare
una
risata
.
Il
capitano
dei
carabinieri
,
seduto
accanto
a
lei
,
volse
lentamente
il
capo
,
dando
un
bieco
sguardo
allo
studente
.
Ma
Anania
si
sentiva
tanto
felice
,
aveva
una
pazza
voglia
di
ridere
e
voleva
comunicare
a
Margherita
tutta
la
gioia
che
la
vicinanza
di
lei
gli
destava
.
Nel
secondo
atto
il
conte
Manfredo
,
padre
di
Ermenegilda
,
voleva
costringere
la
fanciulla
ad
obliare
Goffredo
e
sposare
un
ricco
barone
di
Castelfiorito
.
«
Padre
mio
!
»
,
diceva
la
donzella
,
aprendo
le
gambe
in
modo
sguaiato
.
«
A
che
mi
vuoi
tu
costringere
?
Mentre
il
prode
Goffredo
langue
forse
in
una
prigione
orrenda
,
tormentato
dalla
fame
,
dalla
sete
e
da
...
»
«...dagli
insetti
»
,
mormorò
Anania
,
chinandosi
nuovamente
verso
Margherita
.
Il
capitano
si
volse
di
botto
e
disse
con
disprezzo
:
«
La
finisca
,
dunque
!
»
.
Anania
sussultò
,
si
ritrasse
,
gli
parve
d
'
essere
umile
e
pauroso
come
la
chiocciola
che
appena
disturbata
si
ritira
nel
guscio
;
e
per
qualche
minuto
non
vide
e
non
udì
più
nulla
.
«
La
finisca
,
dunque
!
»
Sì
,
egli
non
poteva
scherzare
,
non
poteva
parlare
:
sì
,
egli
aveva
capito
benissimo
;
non
poteva
sollevare
neppure
gli
occhi
:
egli
era
povero
,
era
figlio
della
colpa
...
«
La
finisca
,
dunque
!
»
Che
faceva
,
lui
,
fra
tutti
quei
signori
,
fra
tutti
quei
giovani
ricchi
ed
onorati
?
Come
gli
avevano
permesso
di
entrare
?
Come
aveva
potuto
chinarsi
all
'
orecchio
di
Margherita
Carboni
e
sussurrarle
frasi
volgari
?
Perché
ora
sentiva
tutta
la
volgarità
delle
osservazioni
fatte
.
Ma
non
poteva
parlare
altrimenti
il
figlio
d
'
un
mugnaio
e
di
una
donna
...
«
La
finisca
,
dunque
!
»
Ma
a
poco
a
poco
riprese
animo
,
e
guardò
con
odio
la
nuca
rossa
e
la
testa
calva
del
capitano
.
Non
udendolo
più
ridere
né
parlare
,
Margherita
si
volse
alquanto
e
lo
guardò
:
i
loro
occhi
si
incontrarono
ed
ella
s
'
offuscò
vedendolo
triste
,
ed
egli
se
ne
accorse
e
le
sorrise
.
Immediatamente
tornarono
allegri
tutti
e
due
;
ella
rivolse
il
viso
al
palcoscenico
,
ma
sentì
che
gli
occhi
lunghi
e
socchiusi
di
Anania
non
cessavano
di
guardarla
e
di
sorriderle
.
Una
sottile
ebbrezza
li
avvolse
entrambi
.
Verso
mezzanotte
Anania
accompagnò
i
Carboni
fino
alla
loro
casa
:
l
'
assessore
anziano
,
un
vecchio
medico
chiacchierone
,
camminava
a
fianco
del
sindaco
:
Anania
e
Margherita
andavano
avanti
,
ridendo
e
inciampando
sui
ciottoli
della
strada
buia
e
diruta
.
Gruppi
di
persone
passavano
,
ridendo
e
chiacchierando
.
La
notte
era
scura
,
ma
tiepida
,
vellutata
:
di
tanto
in
tanto
arrivava
un
soffio
di
levante
,
profumato
da
un
odore
di
bosco
umido
.
Stelle
e
pianeti
,
infiniti
come
le
lagrime
umane
,
oscillavano
sul
cielo
profondo
;
sopra
l
'
Orthobene
Giove
brillava
vivissimo
.
Chi
non
ricorda
nella
sua
prima
giovinezza
una
notte
,
un
'
ora
così
?
Stelle
oscillanti
nell
'
oscurità
d
'
una
notte
più
luminosa
d
'
un
tramonto
,
stelle
pronte
a
cadere
sovra
la
nostra
fronte
,
come
un
diadema
regale
;
l
'
Orsa
brillante
,
a
guisa
d
'
un
carro
d
'
oro
che
ci
attenda
per
condurci
in
un
lontano
paese
di
sogni
;
una
strada
buia
,
la
Felicità
vicina
,
così
vicina
da
poterla
afferrare
e
non
lasciarla
mai
più
.
Due
o
tre
volte
Anania
sentì
la
mano
di
Margherita
sfiorare
la
sua
;
ma
il
solo
pensiero
di
poterla
prendere
e
stringere
gli
parve
un
delitto
.
Egli
parlava
e
gli
pareva
di
tacere
e
di
pensare
a
cose
ben
lontane
da
quelle
che
diceva
;
camminava
e
inciampava
e
gli
sembrava
di
non
sfiorare
la
terra
;
rideva
e
si
sentiva
triste
fino
alle
lagrime
:
vedeva
Margherita
così
vicina
da
poterle
stringere
la
mano
,
e
gli
pareva
lontana
e
inafferrabile
come
il
soffio
del
vento
che
veniva
e
passava
.
Ella
rideva
e
scherzava
,
ed
egli
aveva
ben
veduto
negli
occhi
di
lei
il
riflesso
della
sua
sdegnosa
tristezza
;
ma
gli
sembrava
che
ella
non
potesse
badare
a
lui
che
come
ad
un
cane
fedele
.
«
Se
ella
»
,
pensava
,
«
potesse
immaginare
che
io
mi
struggo
dal
desiderio
di
stringerle
la
mano
,
griderebbe
d
'
orrore
come
al
morso
di
un
cane
arrabbiato
.
»
Ad
un
certo
punto
la
voce
alta
e
nasale
dell
'
assessore
tacque
;
Margherita
ed
Anania
si
fermarono
,
salutarono
,
ripresero
la
via
,
ma
lo
studente
parve
destarsi
da
un
sogno
;
tornò
a
sentirsi
solo
,
triste
,
timido
,
barcollante
nel
vuoto
della
strada
scura
.
«
Bravo
,
bravo
!
»
,
disse
il
sindaco
che
si
era
messo
fra
i
due
ragazzi
;
«
ti
è
piaciuta
la
commedia
?
»
«
È
una
stupidaggine
»
,
sentenziò
Anania
con
tono
sicuro
.
«
Braaavo
!
»
,
ripeté
meravigliato
il
padrino
.
«
Sei
un
critico
acerbo
,
tu
!
»
«
Ma
son
cose
da
farsi
quelle
?
Già
,
il
direttore
è
un
fossile
;
non
poteva
scegliere
altro
.
La
vita
,
la
vita
non
è
quella
,
non
è
stata
mai
quella
!
»
«
Potevano
dare
una
commedia
moderna
:
una
cosa
commovente
:
queste
stupide
contesse
han
fatto
il
loro
tempo
!
»
,
disse
Margherita
,
prendendo
il
tono
e
l
'
accento
d
'
Anania
.
«
Brava
!
Anche
tu
!
Sì
,
davvero
,
dovevano
dare
una
cosa
più
commovente
:
per
esempio
la
commedia
di
quegli
indiani
che
quando
la
moglie
partorisce
si
mettono
a
letto
e
si
fanno
trattare
da
puerpere
anche
loro
...
avete
sentito
l
'
assessore
?
»
Margherita
rise
:
rise
anche
Anania
,
ma
il
suo
riso
si
spense
subito
,
come
troncato
da
un
improvviso
pensiero
triste
.
Camminarono
in
silenzio
.
«
Ebbene
,
questi
lampioni
;
bisognerà
provvedere
»
,
disse
piano
,
parlando
a
se
stesso
,
il
signor
Carboni
;
poi
a
voce
alta
:
«
Cosa
hai
detto
per
il
direttore
?
»
.
«
Che
è
un
fossile
.
»
«
Bravo
!
E
se
vado
a
dirglielo
?
»
«
Che
mi
fa
?
Tanto
l
'
anno
venturo
me
ne
vado
.
»
«
Ah
,
te
ne
vai
?
E
dove
?
»
Anania
arrossì
,
ricordandosi
che
non
poteva
andar
via
senza
l
'
aiuto
del
signor
Carboni
.
Che
significava
ora
la
sua
domanda
?
Non
ricordava
più
?
O
si
burlava
di
lui
?
O
voleva
fargli
pesare
già
la
sua
protezione
?
«
Non
lo
so
»
,
disse
a
bassa
voce
.
«
Ah
!
»
,
riprese
il
sindaco
,
«
tu
vuoi
andar
via
?
Non
vedi
l
'
ora
di
andar
via
?
Andrai
,
andrai
:
tu
vuoi
volare
già
,
tu
scuoti
già
le
ali
,
uccellino
!
Ebbene
,
ssssst
,
vola
!
»
Fece
atto
di
lanciare
in
aria
un
uccello
,
poi
batté
la
mano
sulle
spalle
del
figlioccio
.
Ed
Anania
sospirò
,
e
si
sentì
leggero
,
lieto
e
commosso
come
se
veramente
avesse
spiccato
il
volo
.
Margherita
rideva
:
e
nel
silenzio
della
notte
,
il
riso
vibrante
di
lei
pareva
ad
Anania
,
fattosi
uccello
,
il
fremito
arcano
d
'
un
ramo
fiorito
sul
quale
egli
poteva
posarsi
e
cantare
.
VII
.
S
'
avanzava
l
'
autunno
.
Erano
gli
ultimi
giorni
che
Anania
passava
in
famiglia
,
ed
egli
si
sentiva
sempre
più
lieto
,
come
l
'
uccello
che
sta
per
volare
,
ma
una
vaga
tristezza
velava
talvolta
la
sua
gioia
,
un
trepido
timore
dell
'
ignoto
lo
inquietava
.
Mentre
si
chiedeva
come
era
fatto
il
mondo
verso
cui
si
slanciava
già
col
pensiero
,
doveva
dire
addio
,
lentamente
,
giorno
per
giorno
,
al
mondo
umile
e
triste
nel
quale
s
'
era
svolta
la
sua
fanciullezza
incolore
,
non
oscurata
che
dal
dolore
dell
'
abbandono
di
sua
madre
,
non
rischiarata
che
dal
fantastico
amore
per
Margherita
.
La
stagione
languida
e
dolce
contribuiva
a
renderlo
sentimentale
.
L
'
autunno
incipiente
velava
il
cielo
d
'
infinita
dolcezza
;
l
'
orizzonte
si
copriva
d
'
un
vapore
latteo
e
roseo
,
che
pareva
velasse
ma
lasciasse
intravedere
un
mondo
di
sogni
ineffabili
.
Nei
crepuscoli
verdognoli
,
rischiarati
da
nuvole
rosse
che
serpeggiavano
,
svanivano
e
ricomparivano
continuamente
sul
cielo
glauco
,
Anania
sentiva
negli
orti
il
crepitìo
e
l
'
odore
delle
erbe
secche
bruciate
dagli
agricoltori
,
e
gli
sembrava
che
qualche
cosa
dell
'
anima
sua
svanisse
col
fumo
di
quei
fuochi
melanconici
.
Addio
,
addio
,
orti
guardanti
la
valle
;
addio
scroscio
lontano
del
torrente
che
annunzia
il
tornar
dell
'
inverno
;
addio
canto
del
cuculo
che
annunzia
il
tornar
della
primavera
;
addio
grigio
e
selvaggio
Orthobene
dagli
elci
disegnati
sulle
nuvole
come
capelli
ribelli
d
'
un
gigante
dormente
;
addio
rosee
e
cerule
montagne
lontane
;
addio
focolare
tranquillo
e
ospitale
,
cameretta
odorosa
di
miele
,
di
frutta
e
di
sogni
!
Addio
umili
creature
inconscie
della
propria
sventura
,
vecchio
zio
Pera
vizioso
,
Efes
e
Nanna
disgraziati
,
Rebecca
infelice
,
Maestro
Pane
stravagante
,
pazzi
,
mendicanti
,
delinquenti
,
fanciulle
belle
e
inconsapevoli
,
bambini
votati
al
dolore
,
gente
tutta
infelice
o
spregevole
che
Anania
non
ama
ma
sente
attaccata
alla
sua
esistenza
come
il
musco
alla
pietra
,
gente
tutta
che
egli
abbandona
con
gioia
e
con
dolore
!
E
addio
dolcezza
e
luce
sopra
tanti
oscuri
dolori
,
arcobaleno
incurvato
come
cornice
di
perle
sul
quadro
screpolato
di
una
miseria
antica
ed
eterna
-
Margherita
,
addio
!
Il
giorno
della
partenza
si
avvicinava
,
Zia
Tatàna
preparava
una
infinità
di
cose
,
ed
altre
teneva
pronte
nella
memoria
:
camicie
,
calze
,
dolci
,
frutta
,
focaccie
lucide
come
avorio
,
pezze
di
formaggio
,
e
un
pollo
e
dodici
uova
col
sale
e
vino
e
miele
e
uva
passa
,
riempivano
mano
mano
bisaccie
,
cestini
e
scatole
.
«
Diavolo
»
,
osservava
Anania
,
«
pare
debba
partire
un
intero
esercito
.
»
«
Silenzio
,
figlio
mio
!
quando
sarai
là
vedrai
come
tutto
sarà
necessario
.
Là
nessuno
penserà
a
te
,
poverino
:
ah
,
come
farai
tu
?
»
«
Non
dubitate
,
ci
penserò
io
.
»
Il
mugnaio
e
sua
moglie
tenevano
lunghi
colloqui
segreti
,
ed
Anania
ne
indovinava
il
motivo
;
una
sera
poi
li
vide
uscire
assieme
e
attese
ansioso
il
loro
ritorno
.
Zia
Tatàna
rientrò
sola
.
«
Anania
»
,
disse
,
«
dove
dunque
hai
deciso
di
andare
?
A
Cagliari
o
a
Sassari
?
»
Egli
veramente
aveva
fino
a
quel
momento
accarezzato
il
sogno
di
attraversare
il
mare
;
ma
dalle
parole
della
donna
capì
che
qualcuno
aveva
stabilito
di
non
lasciarlo
ancora
andar
oltre
le
coste
sarde
.
«
Siete
stata
dal
signor
Carboni
?
»
,
chiese
con
fiera
amarezza
.
«
Non
negate
.
C
'
è
bisogno
di
far
segreti
con
me
?
Io
so
tutto
,
io
.
Perché
dunque
non
mi
lascia
partire
pel
Continente
?
Gli
restituirò
tutto
,
io
!
»
«
Bah
!
bah
!
»
,
esclamò
zia
Tatàna
,
mortificata
e
addolorata
dall
'
impeto
di
fierezza
dello
studente
.
«
Santa
Caterina
mia
,
che
cosa
ti
passa
in
mente
,
adesso
?
»
Anania
sbuffò
,
sospirò
,
curvò
il
viso
su
un
libro
senza
vederne
una
parola
.
La
donna
gli
si
avvicinò
e
gli
posò
una
mano
sulla
spalla
.
«
Che
cosa
mi
dici
,
dunque
,
figliuolo
mio
?
Cagliari
o
Sassari
?
Non
hai
detto
fino
a
ieri
che
volevi
andare
a
Cagliari
o
a
Sassari
?
Perché
vuoi
andare
più
in
là
?
Gesù
Maria
,
il
mare
è
una
brutta
cosa
:
dicono
che
si
soffre
e
che
si
può
morire
.
E
le
tempeste
poi
?
Non
pensi
alle
tempeste
?
»
«
Voi
non
capite
niente
...
»
,
disse
Anania
,
irritato
,
guardando
e
svolgendo
le
pagine
come
se
leggesse
vertiginosamente
.
«
Se
l
'
hai
detto
tu
!
Che
capricci
son
questi
?
Non
si
studia
lo
stesso
tanto
in
Sardegna
che
in
continente
?
Perché
vuoi
andare
là
?...»
Ah
,
perché
voleva
andare
là
?
Che
ne
capivano
loro
?
Era
forse
per
studiare
?
Fin
dal
primo
giorno
,
quel
dolce
giorno
d
'
autunno
,
in
cui
Bustianeddu
l
'
aveva
condotto
alla
scuola
nel
convento
,
non
aveva
egli
pensato
ad
un
'
altra
cosa
che
non
era
lo
studio
?
Le
ragioni
di
zia
Tatàna
calmarono
alquanto
la
sua
impazienza
.
«
Vedi
dunque
,
tu
sei
ancora
un
bambino
;
a
diciassette
anni
tu
vuoi
già
correre
solo
pel
mondo
?
Vuoi
morire
in
mare
,
solo
,
lontano
da
tutti
,
o
vuoi
smarrirti
in
una
città
che
tu
stesso
dici
grande
come
una
foresta
?
Va
dunque
a
Cagliari
,
adesso
:
il
signor
Carboni
ti
darà
tante
lettere
di
raccomandazione
:
egli
conosce
tutta
Cagliari
:
anche
un
marchese
conosce
.
Ebbene
,
abbi
pazienza
.
Santa
Caterina
mia
!
Andrai
,
andrai
anche
là
,
quando
sarai
più
grande
.
Tu
ora
sei
come
la
lepre
appena
slattata
:
ecco
che
essa
lascia
il
covo
e
fa
un
piccolo
giro
fino
al
muro
della
tanca
:
poi
torna
,
cresce
,
poi
s
'
arrischia
più
in
là
,
più
in
là
ancora
,
guarda
dove
deve
andare
,
vede
la
via
da
percorrere
.
Abbi
pazienza
.
Pensa
che
siamo
vicini
,
pensa
che
potrai
tornare
con
più
facilità
ad
ogni
occorrenza
.
Nelle
vacanze
di
Natale
potrai
tornare
...
»
«
Vado
dunque
a
Cagliari
!
»
,
decise
Anania
,
rasserenato
.
L
'
indomani
cominciò
a
far
le
visite
di
congedo
.
Andò
dal
direttore
del
Ginnasio
,
da
un
canonico
amico
di
zia
Tatàna
,
dal
medico
,
dal
deputato
,
ed
infine
dal
sarto
,
dal
pasticciere
e
dal
calzolaio
Franziscu
Carchide
,
il
bel
giovinotto
che
un
tempo
frequentava
il
molino
.
Ora
il
Carchide
aveva
fatto
fortuna
,
non
si
sapeva
né
come
né
perché
;
possedeva
una
bella
bottega
,
con
cinque
o
sei
lavoranti
,
vestiva
in
borghese
,
parlava
affettato
,
e
si
permetteva
di
fare
il
galante
con
le
signorine
che
serviva
!
«
Addio
»
,
disse
Anania
entrando
nella
bottega
,
«
posdomani
parto
per
Cagliari
:
desideri
qualche
cosa
?
»
«
Sì
,
»
rispose
uno
dei
giovani
,
sollevando
il
volto
sorridente
,
«
mandagli
un
anello
col
diamante
,
perché
egli
deve
sposarsi
con
la
figlia
del
sindaco
!
»
«
E
perché
no
?
»
esclamò
boriosamente
il
Carchide
.
«
Accomodati
,
dunque
.
»
Ma
Anania
,
disgustato
per
lo
scherzo
che
gli
pareva
un
'
ingiuria
a
Margherita
,
s
'
accomiatò
subito
.
Uscendo
incontrò
sulla
porta
il
giovinetto
che
la
voce
pubblica
diceva
figlio
del
Carboni
;
un
ragazzo
molto
alto
per
la
sua
età
,
un
po
'
curvo
,
pallido
,
con
le
mascelle
sporgenti
e
gli
occhi
tristi
e
cerchiati
,
azzurri
come
quelli
di
Margherita
.
«
Addio
,
Antonino
»
,
salutò
lo
studente
,
mentre
l
'
altro
lo
guardava
con
un
baleno
d
'
odio
nelle
pupille
melanconiche
.
Rientrato
a
casa
Anania
riferì
ogni
cosa
a
zia
Tatàna
,
mentre
la
donna
,
seduta
davanti
a
un
braciere
,
preparava
un
dolce
di
scorze
d
'
arancio
,
mandorle
e
miele
[
19
]
,
da
portare
in
regalo
ad
un
importante
personaggio
cagliaritano
.
«
Sentite
»
,
disse
Anania
,
«
il
vostro
canonico
mi
ha
regalato
uno
scudo
,
e
due
lire
il
medico
.
Io
non
volevo
...
»
«
Ah
,
cattivo
figliuolo
!
È
uso
,
questo
,
di
regalare
denari
agli
studenti
che
partono
la
prima
volta
»
,
osservò
la
donna
,
rimovendo
e
rimescolando
delicatamente
con
due
forchette
i
sottili
fili
della
scorza
d
'
arancio
entro
la
lucida
casseruola
di
stagno
.
Un
acuto
odore
di
miele
bollente
profumava
la
cucina
tranquilla
:
qua
e
là
facevano
capolino
i
piccoli
cestini
gialli
colmi
di
provviste
per
lo
studente
.
Anania
sedette
presso
la
donna
,
prese
il
gatto
sulle
ginocchia
e
cominciò
ad
accarezzarlo
.
«
Dove
sarò
tra
otto
giorni
?
»
,
chiese
pensieroso
.
«
Sta
fermo
,
Mussittu
,
giù
la
coda
.
Il
vostro
canonico
mi
ha
fatto
una
lunga
predica
.
»
«
E
ti
consigliò
di
confessarti
e
comunicarti
prima
di
partire
?
»
«
Ciò
si
faceva
venti
anni
fa
,
quando
si
partiva
a
cavallo
per
Cagliari
,
e
s
'
impiegavano
tre
giorni
per
arrivarci
.
Adesso
non
si
usa
più
»
,
rispose
maliziosamente
Anania
.
«
Cattivo
figliuolo
,
tu
non
credi
più
in
Dio
!
»
«
Col
cuore
,
sì
!
»
Queste
parole
consolarono
alquanto
la
buona
donna
che
gli
narrò
l
'
episodio
biblico
di
Eli
;
dopo
gli
chiese
:
«
Dove
dunque
sei
stato
?
»
.
Egli
ricominciò
a
narrare
:
il
gattino
gli
si
era
arrampicato
sulle
spalle
e
gli
leccava
le
orecchie
,
dandogli
un
solletico
strano
che
lo
faceva
,
egli
non
sapeva
perché
,
pensare
a
Margherita
.
Mentre
raccontava
il
volgare
scherzo
del
Carchide
entrò
Nanna
,
che
zia
Tatàna
aveva
mandata
a
comperare
droghe
e
confetti
per
ornare
il
dolce
:
ella
puzzava
di
vino
,
aveva
le
sottane
lacere
,
in
modo
che
le
si
scorgevano
le
gambe
legnose
e
violacee
,
ed
era
ributtante
più
del
solito
.
«
Ecco
qui
»
,
disse
,
estraendo
dal
seno
i
pacchettini
delle
droghe
,
e
fermandosi
ad
ascoltare
i
discorsi
di
Anania
.
«
Hai
sentito
?
»
,
esclamò
ingenuamente
zia
Tatàna
.
«
quell
'
immondezza
di
Franziscu
Carchide
vuole
sposare
Margherita
Carboni
.
»
«
Non
è
così
!
»
,
disse
Anania
,
irritato
.
«
Non
capite
niente
!
»
«
Sì
,
»
disse
Nanna
,
«
io
lo
so
;
egli
è
pazzo
.
Ha
chiesto
la
mano
delle
figlie
del
medico
;
voleva
o
l
'
una
o
l
'
altra
!
L
'
hanno
cacciato
via
col
manico
della
scopa
.
Ora
vuole
Margheritina
,
perché
prendendole
la
misura
delle
scarpine
le
ha
stretto
il
piede
...
»
«
Doveva
dargli
un
calcio
!
»
,
gridò
Anania
,
balzando
in
piedi
,
col
gattino
intorno
al
collo
.
«
Un
calcio
sul
viso
!
»
Nanna
lo
guardò
:
i
suoi
piccoli
occhi
rifulgevano
stranamente
.
«
Ecco
»
,
disse
,
svolgendo
i
pacchettini
con
le
mani
tremolanti
,
«
è
quel
che
dissi
io
.
Eppoi
c
'
è
anche
un
militare
,
un
ufficiale
o
un
generale
,
non
so
,
che
vuole
sposare
Margherita
.
Ma
io
dissi
:
no
,
ella
è
una
rosa
e
deve
sposare
un
garofano
;
freschi
entrambi
...
Prendine
dunque
uno
...
»
S
'
avvicinò
ad
Anania
,
porgendogli
i
confetti
;
ma
egli
balzò
indietro
gridando
:
«
Puzzate
come
una
botte
!
Lontana
da
me
!
»
.
Nanna
traballò
;
qualche
confetto
cadde
e
rotolò
sul
pavimento
.
«
Il
garofano
mio
!
»
,
diss
'
ella
carezzevole
,
nonostante
le
cattive
parole
di
Anania
.
«
Sei
tu
il
garofano
di
Margherita
!
Tu
dunque
parti
?
Va
,
studia
,
diventa
dottore
.
»
Anania
si
curvò
,
raccolse
i
confetti
;
poi
rise
e
disse
tutto
felice
:
«
Mi
raccatteranno
così
,
le
ragazze
:
non
è
vero
?
»
.
E
si
mise
a
ballare
col
gattino
fra
le
braccia
.
Ma
d
'
improvviso
ridiventò
cupo
.
Chi
era
il
militare
che
voleva
sposar
Margherita
?
Forse
quel
capitano
dal
collo
rosso
,
che
a
teatro
gli
aveva
detto
con
disprezzo
:
«
La
finisca
,
dunque
»
?
Improvvisamente
gli
balenò
al
pensiero
una
visione
tormentosa
:
Margherita
sposa
d
'
un
uomo
giovane
e
ricco
,
Margherita
perduta
eternamente
per
lui
!
Depose
il
gattino
per
terra
,
e
fuggì
,
si
chiuse
nella
sua
cameretta
,
s
'
affacciò
alla
finestra
.
Gli
pareva
di
soffocare
.
Non
era
stato
mai
geloso
,
né
aveva
mai
pensato
che
Margherita
potesse
sposarsi
così
presto
.
«
No
,
no
»
,
pensava
,
stringendo
e
scuotendo
la
testa
fra
le
mani
,
«
non
si
deve
sposare
.
Bisogna
che
aspetti
,
finché
...
Ma
perché
dovrebbe
aspettare
?
Io
sono
un
bastardo
,
io
sono
il
figlio
d
'
una
donna
perduta
.
Io
non
ho
altra
missione
che
quella
di
cercare
mia
madre
e
di
ritrarla
dall
'
abisso
del
disonore
...
Margherita
non
può
abbassarsi
a
me
;
ma
finché
non
avrò
compiuto
la
mia
missione
ho
bisogno
di
lei
come
di
un
faro
.
Dopo
posso
morire
contento
.
»
E
non
pensava
che
la
sua
missione
poteva
prolungarsi
indeterminatamente
e
senza
esito
;
e
l
'
idea
che
rinunziando
alla
sua
missione
avrebbe
potuto
sperare
nell
'
amore
di
Margherita
gli
sembrava
mostruosa
.
Il
pensiero
di
ritrovare
sua
madre
cresceva
e
si
sviluppava
con
lui
,
palpitava
col
suo
cuore
,
vibrava
coi
suoi
nervi
,
scorreva
col
suo
sangue
;
solo
la
morte
poteva
sradicarlo
,
questo
pensiero
,
ed
appunto
alla
morte
di
sua
madre
egli
pensava
quando
desiderava
che
il
loro
incontro
non
si
avverasse
;
ma
anche
questa
soluzione
,
o
il
desiderio
di
questa
soluzione
,
gli
sembrava
una
grande
viltà
.
Più
tardi
egli
si
domandò
se
era
stata
la
sua
natura
sentimentale
a
creargli
il
pensiero
della
sua
missione
,
o
se
questo
pensiero
aveva
formato
la
sua
natura
sentimentale
:
ma
alla
vigilia
della
sua
partenza
egli
accettava
ancora
le
sue
sensazioni
ed
i
suoi
sentimenti
senza
analizzarli
;
ed
accettandoli
così
,
come
da
bambino
,
non
faceva
che
meglio
radicarli
nella
sua
anima
e
nella
sua
carne
,
in
modo
che
nessuna
logica
e
nessun
ragionamento
cosciente
avrebbero
poi
potuto
strapparglieli
.
Passò
una
notte
febbrile
.
Ah
,
era
già
lontano
il
tempo
quando
egli
si
contentava
di
veder
Margherita
nei
piccoli
viali
dell
'
orto
,
senza
badare
al
colore
dei
suoi
capelli
e
alla
forma
del
suo
busto
.
Allora
egli
sognava
cose
fantastiche
,
rapimenti
,
incontri
,
fughe
in
luoghi
misteriosi
,
magari
nelle
bianche
pianure
della
luna
;
ma
se
gli
avessero
dato
la
notizia
delle
nozze
di
lei
non
avrebbe
sofferto
.
Una
volta
aveva
progettato
di
convincerla
a
seguirlo
su
una
montagna
;
là
si
avvelenavano
,
d
'
un
veleno
che
non
deformava
i
cadaveri
;
si
stendevano
sulle
roccie
,
fra
l
'
edera
ed
i
fiori
,
e
morivano
assieme
:
ed
in
questo
sogno
non
s
'
era
delineato
neppure
il
desiderio
di
un
bacio
o
di
una
stretta
di
mano
.
Ma
dopo
era
venuto
il
sogno
idilliaco
della
fontana
di
Fonni
,
il
bacio
,
l
'
abbandono
di
Margherita
;
e
durante
la
sera
della
rappresentazione
,
il
profumo
dei
capelli
di
lei
,
lo
splendore
dei
suoi
occhi
,
il
calore
che
pareva
emanasse
dalla
sua
persona
fiorente
gli
avevano
dato
ebbrezze
ineffabili
.
Ed
ora
soffriva
al
pensiero
che
ella
potesse
diventare
d
'
altri
;
e
nel
sonno
febbrile
si
affannava
,
sognando
,
a
scriverle
una
lettera
disperata
,
alla
quale
univa
un
sonetto
,
uno
dei
molti
sonetti
dialettali
che
egli
aveva
già
composto
per
lei
.
Si
svegliò
,
s
'
alzò
ed
aprì
la
finestra
.
L
'
alba
gli
parve
vicina
;
il
cielo
era
limpido
,
sopra
una
guglia
nera
dell
'
Orthobene
tremolava
una
stella
rossastra
,
simile
ad
una
fiammella
su
un
candelabro
di
pietra
;
i
galli
cantavano
,
rispondendosi
l
'
un
l
'
altro
con
una
gara
di
gridi
rauchi
,
e
parevano
indispettiti
reciprocamente
di
ciò
che
gridavano
e
tutti
contro
la
luce
che
non
arrivava
.
Anania
guardava
il
cielo
e
sbadigliava
:
ad
un
tratto
un
brivido
di
freddo
lo
investì
dai
piedi
alla
testa
.
Oh
,
Dio
,
che
accadeva
in
lui
?
Gli
pareva
che
qualche
cosa
volesse
staccarglisi
dall
'
anima
,
restare
sotto
quel
cielo
,
davanti
al
monte
selvaggio
le
cui
creste
servivano
da
candelabri
alle
stelle
.
Come
il
viandante
oppresso
da
un
carico
troppo
grave
vuol
liberarsene
in
parte
onde
poter
continuare
la
sua
strada
,
così
egli
sentiva
il
bisogno
di
lasciare
un
po
'
del
suo
segreto
a
Margherita
.
Chiuse
la
finestra
e
sedette
davanti
al
tavolino
,
tremando
e
sbadigliando
.
«
Che
freddo
!
»
,
disse
a
voce
alta
.
Il
sonetto
che
egli
voleva
mandare
a
Margherita
era
già
copiato
a
stampatello
,
su
un
foglio
di
carta
rosea
rigata
traversalmente
di
viola
:
eccone
la
traduzione
in
prosa
:
«
Una
bellissima
margherita
cresceva
in
un
verde
prato
.
Tutti
i
fiori
l
'
ammiravano
,
ma
specialmente
un
ranuncolo
pallido
ed
umile
,
cresciutole
accanto
,
moriva
di
amore
per
lei
.
Ed
ecco
,
in
una
splendida
giornata
di
primavera
,
una
bellissima
fanciulla
andava
a
passeggiare
nel
prato
,
coglieva
la
margherita
,
la
baciava
,
la
poneva
sul
morbido
seno
,
mentre
senza
avvedersene
schiacciava
l
'
infelice
ranuncolo
che
,
d
'
altronde
,
privato
dell
'
adorata
vicina
,
si
sentiva
beato
di
morire
»
.
Rileggendo
i
versi
il
poeta
provò
una
tristezza
dispettosa
;
vedeva
,
al
posto
della
simbolica
fanciulla
,
un
capitano
dei
carabinieri
dai
baffi
provocanti
;
ripiegò
il
foglio
,
ma
restò
a
lungo
indeciso
se
doveva
chiuderlo
o
no
nella
busta
.
Che
avrebbe
pensato
Margherita
?
Avrebbe
ricevuto
lei
il
sonetto
?
Sì
,
perché
quando
il
postino
batteva
al
portone
tre
colpi
terribili
che
parevano
picchiati
dalla
ferrea
mano
del
destino
,
Margherita
correva
lei
a
ricever
la
posta
.
Bisognava
però
che
ella
fosse
in
casa
nelle
ore
in
cui
passava
il
postino
,
cioè
verso
mezzogiorno
ed
a
sera
.
A
mezzogiorno
ella
certamente
era
in
casa
;
occorreva
dunque
impostar
subito
il
sonetto
.
Un
'
agitazione
febbrile
invase
Anania
;
senza
esitare
oltre
uscì
e
camminò
come
un
sonnambulo
per
le
straducole
buie
e
deserte
.
Dietro
i
muri
dei
cortili
,
nelle
rozze
tettoie
delle
case
paesane
,
i
galli
continuavano
i
loro
canti
dispettosi
;
l
'
aria
umida
odorava
di
stoppia
;
una
povera
infornatrice
di
pane
d
'
orzo
,
che
tornava
dal
compiere
il
suo
faticoso
mestiere
,
attraversò
una
viuzza
;
il
passo
di
due
alti
carabinieri
risuonò
sinistramente
sul
lastrico
del
Corso
:
poi
più
nessuno
,
più
nulla
.
Anania
rasentava
i
muri
,
pauroso
d
'
esser
riconosciuto
nonostante
il
buio
,
e
appena
impostata
la
lettera
si
mise
a
correre
.
Ma
non
poté
rientrare
in
casa
;
gli
pareva
di
soffocare
,
aveva
bisogno
d
'
aria
,
di
immensità
.
Scese
verso
lo
stradale
di
Orosei
,
risalì
il
ciglione
,
e
solo
quando
si
trovò
ai
piedi
dell
'
Orthobene
respirò
,
aprendo
le
narici
come
un
puledro
sfuggito
al
laccio
.
Avrebbe
voluto
gridare
di
gioia
e
di
spasimo
.
Albeggiava
;
tenui
veli
azzurrognoli
coprivano
le
grandi
valli
umide
,
le
ultime
stelle
svanivano
.
Non
sapeva
perché
,
Anania
ripeteva
i
versi
:
Care
stelle
dell
'
Orsa
,
io
non
credea
...
e
cercava
di
ricacciare
da
sé
il
pensiero
di
ciò
che
aveva
fatto
,
mentre
se
ne
sentiva
felice
fino
allo
spasimo
.
Prese
a
salire
l
'
Orthobene
,
strappando
fronde
,
ciuffi
d
'
erba
,
lanciando
pietre
e
ridendo
;
pareva
pazzo
.
I
cespugli
odoravano
,
il
cielo
dietro
l
'
enorme
scoglio
cerulo
di
monte
Albo
diventava
in
color
di
ciclamino
;
Anania
si
fermò
su
una
roccia
,
guardò
l
'
immensa
chiostra
azzurra
delle
montagne
lontane
battute
dal
riflesso
delicato
dell
'
aurora
,
e
ridiventò
pensieroso
.
Addio
!
Domani
egli
sarebbe
al
di
là
delle
montagne
,
e
Margherita
penserebbe
invano
all
'
ignoto
ranuncolo
che
l
'
amava
e
che
era
lui
.
Ed
ecco
,
una
cinzia
cantò
nel
suo
nido
selvaggio
,
nel
cuore
d
'
un
elce
,
e
nella
sua
nota
tremolò
tutta
la
poesia
del
luogo
solitario
;
Anania
ricordò
allora
il
canto
di
un
altro
uccellino
entro
l
'
umido
fogliame
d
'
un
castagno
,
in
una
lontana
mattina
d
'
autunno
,
lassù
,
lassù
,
in
una
di
quelle
montagne
dell
'
orizzonte
,
e
rivide
un
bimbo
che
scendeva
lieto
la
china
,
ignaro
del
proprio
triste
destino
.
«
Anche
adesso
»
,
pensò
rattristandosi
,
«
anche
adesso
sono
lieto
di
partire
,
e
chissà
invece
che
cosa
mi
aspetta
!
»
Rientrò
a
casa
pallido
e
triste
.
«
Ma
dove
sei
stato
,
galanu
meu
[
20
]
?
Perche
sei
uscito
prima
dell
'
alba
?
»
,
chiese
zia
Tatàna
.
«
Datemi
il
caffè
!
»
,
diss
'
egli
,
aspro
.
«
Ecco
il
caffè
,
ma
che
cosa
hai
,
cuoricino
amato
?
Sei
pallido
;
rimettiti
,
riprendi
colore
prima
di
recarti
dal
padrino
.
Come
?
Scuoti
il
capo
?
Non
andrai
stamattina
dal
padrino
?
Cosa
guardi
?
C
'
è
qualche
formica
nel
caffè
?
»
Egli
guardava
fisso
la
piccola
scodella
rossa
filettata
d
'
oro
,
che
serviva
esclusivamente
per
lui
:
addio
piccola
scodella
;
ancora
domani
e
poi
addio
.
Le
lagrime
gli
salivano
agli
occhi
.
«
Andrò
più
tardi
dal
padrino
;
ora
finisco
di
preparare
la
roba
»
,
disse
piano
piano
,
come
parlando
alla
scodella
.
«
E
se
non
ci
rivedessimo
più
?
»
,
chiese
poi
alla
donna
.
«
S
'
io
dovessi
morire
prima
del
ritorno
?
E
forse
sarebbe
meglio
...
Perché
dobbiamo
vivere
a
lungo
?
Giacché
si
deve
morire
è
meglio
morir
presto
.
»
Zia
Tatàna
lo
guardò
;
fece
un
segno
di
croce
per
aria
,
e
disse
:
«
Tu
hai
fatto
cattivi
sogni
,
stanotte
?
Perché
parli
così
,
agnellino
senza
lana
?
Ti
fa
male
il
capo
?
»
.
«
Voi
non
capite
niente
!
»
,
proruppe
egli
,
balzando
in
piedi
.
Entrò
nella
sua
cameretta
e
cominciò
a
riporre
in
una
piccola
valigia
i
libri
e
gli
oggetti
più
cari
;
e
di
tanto
in
tanto
volgeva
gli
occhi
alla
finestra
aperta
,
nel
cui
sfondo
si
scorgeva
un
lembo
di
cielo
autunnale
che
pareva
una
tela
graziosamente
dipinta
:
una
pianura
bianchiccia
con
un
laghetto
azzurro
.
Che
avrebbe
egli
veduto
dalla
finestra
della
cameretta
che
l
'
aspettava
a
Cagliari
?
Il
mare
?
Il
mare
vero
,
le
lontananze
infinite
dell
'
acqua
azzurra
sotto
le
infinite
lontananze
del
cielo
azzurro
?
Tutto
quell
'
azzurro
,
veduto
e
desiderato
,
lo
rasserenò
:
si
pentì
d
'
aver
contristato
zia
Tatàna
,
ma
che
poteva
farci
?
Sì
,
egli
sentiva
d
'
essere
ingrato
,
ma
i
nervi
son
nervi
e
non
si
può
loro
comandare
.
Però
egli
non
vuole
essere
completamente
ingrato
,
no
!
Lascia
la
valigia
,
i
libri
,
le
scatole
,
si
precipita
in
cucina
,
dove
la
buona
donna
scopa
con
aria
tra
melanconica
e
filosofica
,
forse
pensando
alle
parole
funebri
dell
'
«
agnellino
senza
lana
»
,
le
va
sopra
,
stringe
lei
e
la
scopa
in
uno
stesso
abbraccio
,
e
le
trascina
in
un
giro
vorticoso
di
ballo
.
«
Ah
,
cattiva
lana
,
che
cosa
c
'
è
?
»
,
grida
la
vecchia
,
palpitando
di
gioia
;
ma
sul
più
bello
Anania
scappa
,
correndo
e
imitando
lo
sbuffare
del
treno
.
Chiusa
la
valigia
egli
andò
a
congedarsi
dai
vicini
di
casa
,
cominciando
da
Maestro
Pane
.
La
bottega
del
vecchio
falegname
,
di
solito
piena
di
gente
,
era
deserta
,
e
lo
studente
dovette
attendere
alquanto
,
seduto
sullo
scalino
interno
della
porta
,
coi
piedi
fra
gli
abbondanti
trucioli
che
coprivano
il
pavimento
.
Un
leggero
soffio
di
vento
entrava
per
la
porta
,
agitando
le
grandi
ragnatele
del
tetto
,
cosparse
di
fili
di
segatura
.
Finalmente
Maestro
Pane
arrivò
:
indossava
una
vecchia
tunica
da
soldato
,
della
quale
curava
molto
i
bottoni
lucidissimi
,
e
sorrise
con
infantile
compiacenza
quando
Anania
gli
disse
che
sembrava
un
generale
.
«
Ho
anche
il
kepì
!
»
,
disse
con
serietà
.
«
Vorrei
metterlo
,
ma
i
ragazzi
ridono
.
E
così
tu
parti
,
caro
bambino
?
Dio
ti
accompagni
e
ti
aiuti
.
Io
non
ho
niente
da
regalarti
!
»
«
Ma
vi
pare
,
Maestro
Pane
?
»
«
Il
cuore
non
manca
,
ma
il
cuore
non
basta
!
Ebbene
,
io
ti
farò
una
scrivania
quando
sarai
dottore
:
ho
già
il
modello
,
vedi
?
»
Cercò
un
catalogo
di
mobili
,
gelosamente
nascosto
sotto
il
banco
,
e
fece
vedere
allo
studente
una
splendida
scrivania
a
colonnine
e
trafori
.
«
Ti
pare
impossibile
?
»
,
disse
,
risentito
,
accorgendosi
che
Anania
sorrideva
.
«
Tu
non
conosci
Maestro
Pane
!
Io
non
ho
mai
lavorato
mobili
preziosi
e
fini
perché
non
avevo
fondi
,
ma
sarei
buono
...
»
«
Lo
credo
,
lo
credo
,
Maestro
Pà
!
Ed
io
,
quando
sarò
dottore
e
ricco
,
vi
farò
eseguire
tutti
i
mobili
del
mio
palazzo
...
»
«
Davvero
?
e
quanti
anni
ci
vorranno
ancora
?
»
«
Eh
,
chi
lo
sa
?
Dieci
,
quindici
...
»
«
Troppo
!
Sarò
in
cielo
,
allora
,
nella
bottega
di
San
Giuseppe
glorioso
»
(
nonostante
lo
scherzo
si
fece
devotamente
il
segno
della
croce
)
.
«
E
,
dimmi
»
,
riprese
,
fissando
una
pagina
del
catalogo
,
«
cosa
vuol
dire
mobili
al
-
la
-
Lui
-
gi
-
de
-
ci
-
mo
-
quin
-
to
?
»
«
Era
un
re
...
»
,
cominciò
Anania
.
«
Questo
lo
so
»
,
rispose
vivacemente
Maestro
Pane
,
con
un
malizioso
sorriso
sulla
gran
bocca
sdentata
,
«
era
un
re
al
quale
piacevano
le
ragazzine
...
»
«
Maestro
Pane
»
,
gridò
Anania
,
strabiliato
,
«
come
sapete
ciò
?
»
Il
vecchietto
cominciò
a
ridere
,
togliendosi
la
giubba
e
piegandola
accuratamente
.
«
Ebbene
»
,
disse
,
fingendo
un
ingenuo
stupore
per
non
turbare
oltre
l
'
innocenza
di
Anania
,
«
perché
siamo
ignoranti
non
dobbiamo
saper
nulla
?
A
quel
re
piaceva
giocare
e
divertirsi
coi
bambini
,
come
alla
regina
Ester
piaceva
andar
pei
campi
a
cogliere
spighe
,
ed
a
Vittorio
Emanuele
zappare
l
'orto...»
Ma
Anania
la
sapeva
più
lunga
di
Maestro
Pane
,
e
chiese
anche
lui
con
finta
ingenuità
:
«
Avete
dunque
studiato
,
voi
?
»
.
«
Io
?
Avrei
voluto
,
ma
non
ho
potuto
;
fiore
mio
,
non
tutti
nascono
sotto
una
buona
stella
come
te
.
»
«
E
dunque
,
come
sapete
queste
storie
?
»
«
Si
raccontano
,
diavolo
!
La
storia
della
Regina
Ester
l
'
ho
udita
da
tua
madre
,
e
quella
del
Re
da
Pera
Sa
Gattu
...
»
Anania
andò
via
inorridito
,
ricordando
una
storiella
raccontata
molti
anni
prima
da
Nanna
,
una
sera
d
'
inverno
,
nel
molino
delle
olive
...
Bussò
alla
porticina
chiusa
di
Nanna
,
ma
il
vecchio
pazzo
,
seduto
su
una
pietra
,
disse
che
la
donna
non
c
'
era
.
«
L
'
aspetto
anch
'
io
»
,
aggiunse
,
«
perché
Gesù
Cristo
ieri
sera
mi
disse
che
ha
bisogno
d
'
una
serva
.
»
«
Dove
l
'
avete
incontrato
?
»
«
Nel
viottolo
...
laggiù
»
,
indicò
il
pazzo
;
«
aveva
un
cappotto
lungo
e
le
scarpe
rotte
.
Ebbene
,
perché
tu
non
mi
dai
un
paio
di
scarpe
vecchie
,
Anania
Atonzu
?
»
«
Vi
starebbero
strette
»
,
disse
lo
studente
,
guardandosi
i
piedi
.
«
E
perché
non
vai
scalzo
,
che
una
palla
ti
trapassi
la
milza
?
»
,
chiese
minaccioso
il
pazzo
,
corrugando
le
irte
sopracciglia
grigie
.
«
Addio
»
,
disse
Anania
,
senza
rispondere
alla
minacciosa
domanda
,
«
io
parto
per
gli
studi
.
»
Gli
occhioni
azzurri
del
vecchio
presero
una
espressione
maliziosa
.
«
Tu
vai
ad
Iglesias
?
»
«
No
,
a
Cagliari
.
»
«
Ad
Iglesias
ci
sono
i
vampiri
e
le
faine
.
Addio
,
dunque
:
toccami
la
mano
.
Così
,
bravo
;
non
aver
paura
,
non
ti
mangio
.
E
tua
madre
dove
si
trova
ora
?
»
«
Addio
,
state
bene
»
,
disse
Anania
,
ritirando
la
sua
piccola
mano
dalla
manaccia
dura
del
pazzo
.
«
Anch
'
io
devo
partire
»
,
annunziò
il
vecchio
.
«
Andrò
in
un
luogo
dove
si
mangiano
sempre
cose
buone
:
fave
,
lardo
,
lenticchie
,
viscere
di
pecora
.
»
«
Buon
pro
vi
faccia
!
»
«
Eh
!
»
,
gridò
il
pazzo
,
quando
lo
studente
si
fu
allontanato
.
«
Bada
alle
coreggie
gialle
!
E
scrivimi
.
»
Anania
si
congedò
dagli
altri
vicini
,
ed
anche
dalla
donna
mendicante
,
che
lo
ricevette
in
una
cameretta
discretamente
pulita
e
gli
offrì
una
tazza
di
buonissimo
caffè
.
«
Tu
andrai
anche
da
Rebecca
?
»
,
gli
domandò
,
con
invidia
,
«
quella
stupida
si
è
data
a
mendicare
,
adesso
!
Non
è
una
vergogna
,
una
ragazza
come
lei
?
Diglielo
,
dunque
!
»
«
È
piagata
!
può
appena
camminare
...
»
«
No
,
è
guarita
.
Cosa
guardi
lassù
?
È
una
falce
da
mietitore
.
»
«
Perché
sta
appesa
sulla
porta
?
»
«
Per
il
vampiro
,
che
quando
penetra
di
notte
nella
camera
si
ferma
a
contare
i
denti
della
falce
,
e
siccome
non
arriva
che
al
sette
ricomincia
sempre
.
Così
arriva
l
'
alba
,
e
appena
vede
la
luce
il
vampiro
fugge
.
Tu
ridi
?
Eppure
è
vero
.
Che
Dio
ti
benedica
»
,
disse
poi
la
mendicante
,
accompagnandolo
fin
sulla
strada
.
«
Buon
viaggio
;
e
fa
onore
al
vicinato
.
»
Anania
entrò
da
Rebecca
:
ella
pareva
ancora
una
bambina
,
sebbene
avesse
più
di
venti
anni
,
livida
,
calva
,
accoccolata
nel
suo
buco
nero
come
una
fiera
malata
nella
sua
tana
.
Vedendo
lo
studente
arrossì
,
e
tutta
tremante
gli
offrì
,
su
un
primitivo
vassoio
di
sughero
,
un
grappolo
d
'
uva
nera
.
«
Lo
prenda
,
dunque
...
»
,
balbettò
.
«
Non
ho
altro
...
»
«
E
dammi
dunque
del
tu
!
»
,
esclamò
Anania
,
strappando
un
acino
dal
grappolo
.
«
Non
ne
sono
degna
!
Io
non
sono
Margherita
Carboni
;
sono
una
povera
immondezza
!
»
,
rispose
animandosi
la
fanciulla
.
«
Lo
prenda
dunque
questo
grappolo
!
È
pulito
;
io
non
l
'
ho
neppure
toccato
!
Me
lo
portò
zio
Pera
Sa
Gattu
.
»
«
Zio
Pera
?
»
,
chiese
Anania
,
ricordando
con
disgusto
la
storiella
di
Maestro
Pane
.
«
Sì
,
poveretto
!
Egli
si
ricorda
sempre
di
me
,
e
tutti
i
giorni
mi
porta
qualche
cosa
:
il
mese
scorso
sono
stata
malata
perché
mi
si
sono
riaperte
le
piaghe
,
e
zio
Pera
fece
venire
il
medico
e
portò
le
medicine
.
Ah
,
egli
fa
per
me
ciò
che
farebbe
mio
padre
se
...
Ma
egli
mi
ha
abbandonata
!
Basta
!
»
disse
poi
Rebecca
,
accorgendosi
di
aver
toccato
un
tasto
doloroso
per
Anania
.
«
Lei
dunque
non
vuole
il
grappolo
?
È
pulito
,
però
.
»
«
E
dallo
qui
!
Ma
dove
lo
metto
?
Aspetta
:
lo
avvolgo
in
questo
giornale
.
Io
dunque
parto
,
sai
.
Vado
a
Cagliari
per
gli
studi
.
Arrivederci
;
sta
bene
e
curati
.
»
«
Addio
!
»
,
diss
'
ella
,
con
gli
occhi
pieni
di
lagrime
.
«
Anch
'
io
vorrei
partire
!
»
Anania
uscì
e
vedendo
sulla
porta
della
bettola
la
bella
Agata
si
avvicinò
per
congedarsi
anche
da
lei
.
Appena
lo
scorse
,
la
ragazza
cominciò
a
sorridergli
,
con
gli
occhioni
lucenti
,
ed
a
fargli
segni
d
'
addio
con
la
mano
.
«
Tu
facevi
all
'
amore
con
quel
mucchietto
di
marcia
!
»
,
chiese
accennando
Rebecca
affacciatasi
alla
porta
.
«
Allontanati
,
che
puzzi
orribilmente
.
»
Anania
fece
un
gesto
di
raccapriccio
,
pensando
istintivamente
a
Margherita
.
«
Eppure
»
,
proseguì
l
'
altra
,
ridendo
e
guardandolo
languidamente
,
«
essa
è
gelosa
di
me
.
Osserva
come
guarda
!
Stupida
!
Ella
pensa
sempre
a
te
perché
l
'
ultima
notte
dell
'
anno
scorso
,
quando
sorteggiammo
gli
innamorati
,
il
tuo
nome
venne
fuori
assieme
col
suo
!
»
«
Lo
so
,
dunque
!
Finiscila
!
»
,
diss
'
egli
infastidito
.
«
Io
parto
domani
;
addio
.
Desideri
qualche
cosa
?
»
«
Prendimi
con
te
!
»
,
ella
propose
con
ardore
.
Un
pastore
,
che
aveva
finito
di
sorseggiare
un
calice
d
'
acquavite
,
uscì
dalla
bettola
e
pizzicò
la
fanciulla
.
«
Sas
manos
siccas
[
21
]
,
lepre
pelata
!
»
,
gridò
Agata
;
poi
attirò
Anania
entro
la
bettola
e
gli
chiese
che
cosa
desiderava
bere
.
«
Niente
,
addio
,
addio
.
»
Ma
Agata
gli
versò
un
calice
di
vino
bianco
,
e
mentre
egli
beveva
,
ella
,
appoggiatasi
languidamente
al
banco
,
guardava
fuori
e
diceva
:
«
Anch
'
io
verrò
presto
a
Cagliari
;
appena
avrò
un
costume
nuovo
e
i
bottoni
d
'
oro
per
la
camicia
,
verrò
a
Cagliari
e
cercherò
servizio
.
Così
ci
rivedremo
...
Oh
,
diavolo
,
ecco
che
viene
Antonino
;
egli
mi
vuole
in
isposa
ed
è
molto
geloso
di
te
.
Ah
,
gioiello
mio
,
addio
,
vattene
...
»
.
Dicendo
così
si
gettò
su
lui
con
uno
slancio
felino
e
lo
baciò
sulla
bocca
;
poi
lo
spinse
ad
uscire
,
ed
egli
andò
via
sbalordito
e
turbato
;
e
incontrando
Antonino
capì
finalmente
perché
costui
lo
guardava
con
odio
.
Per
qualche
minuto
camminò
senza
avvedersi
dove
andava
:
gli
pareva
d
'
aver
baciato
Margherita
e
il
desiderio
di
vederla
lo
rendeva
fremente
.
«
Ah
»
,
gridò
ad
un
tratto
,
trovandosi
fra
le
braccia
d
'
una
donna
.
«
Figliuolino
del
mio
cuore
»
,
disse
Nanna
,
piangendo
comicamente
e
porgendogli
un
involtino
,
«
tu
dunque
parti
?
Il
Signore
ti
accompagni
e
ti
benedica
come
benedice
la
spiga
del
frumento
.
Noi
ci
rivedremo
ancora
,
ma
intanto
ecco
...
non
rifiutare
,
sai
,
perché
io
ne
morrei
di
dolore
...
»
Per
impedire
la
morte
di
Nanna
egli
prese
l
'
involtino
;
poi
trasalì
sentendo
sulla
sua
guancia
qualcosa
di
viscido
e
un
pestilenziale
soffio
di
acquavite
.
«
Ebbene
»
,
balbettò
Nanna
,
dopo
averlo
baciato
,
«
non
ho
potuto
resistere
.
Pulisciti
la
guancia
:
no
,
essa
non
deve
restar
macchiata
pei
baci
odorosi
come
garofani
,
delle
fanciulle
d
'
oro
che
ti
raccatteranno
come
un
confetto
.
»
Anania
non
protestò
,
ma
quel
terribile
urto
con
la
realtà
lo
rimise
in
equilibrio
,
cancellando
la
sensazione
ardente
del
bacio
d
'
Agata
.
Rientrato
a
casa
svolse
l
'
involtino
e
trovò
tredici
soldi
che
cominciò
a
far
risonare
fra
le
mani
.
«
Sei
stato
dal
padrino
?
»
,
chiese
zia
Tatàna
.
«
Andrò
fra
poco
,
dopo
mangiato
.
»
Ma
appena
mangiato
uscì
nel
cortile
e
si
sdraiò
sopra
una
stuoia
,
sotto
il
sambuco
.
L
'
aria
era
tiepida
;
attraverso
i
rami
Anania
vedeva
grandi
nuvole
bianche
passare
sul
cielo
turchino
;
egli
guardava
e
sentiva
una
dolcezza
infinita
calare
da
quelle
nuvole
;
pareva
una
pioggia
di
latte
tiepido
.
Ricordi
lontani
,
erranti
e
cangianti
come
le
nuvole
,
gli
sfioravano
la
mente
,
confusi
con
le
impressioni
recenti
.
Ecco
,
egli
rivede
il
paesaggio
melanconico
vigilato
dai
pini
sonori
,
dove
suo
padre
ara
la
terra
per
seminare
il
frumento
del
padrone
.
I
pini
hanno
un
rombo
che
pare
la
voce
del
mare
;
il
cielo
è
profondamente
e
tristemente
azzurro
.
Anania
ricorda
due
versi
...
«
I
suoi
occhi
sono
azzurri
,
vuoti
e
profondi
come
il
cielo
.
»
Gli
occhi
di
Margherita
?
No
;
egli
offende
Margherita
pensando
così
;
ma
intanto
è
felice
di
ripetere
versi
così
originali
...
«
I
suoi
occhi
sono
azzurri
,
profondi
e
vuoti
come
il
cielo
.
»
Chi
passa
dietro
il
pino
?
Il
portalettere
dai
baffi
rossi
:
una
cornacchia
,
con
le
ali
aperte
,
batte
forte
il
becco
sulla
fronte
del
povero
uomo
.
Dun
,
dun
,
dun
!
Margherita
corre
ad
aprire
,
prende
la
lettera
rosea
a
fili
verdi
,
e
comincia
a
volare
.
Anania
vorrebbe
seguirla
,
ma
non
può
:
non
può
muoversi
,
non
può
parlare
;
ecco
però
il
portalettere
che
si
avvicina
e
lo
scuote
...
«
Sono
le
tre
,
figlio
mio
;
quando
dunque
andrai
dal
padrino
?
»
,
chiese
zia
Tatàna
,
scuotendolo
.
Egli
balzò
in
piedi
con
un
occhio
chiuso
e
l
'
altro
aperto
,
una
guancia
pallida
e
rossa
l
'
altra
.
«
Che
sonno
!
»
,
disse
stirandosi
.
«
È
che
stanotte
non
ho
dormito
per
niente
.
Ora
vado
.
»
Andò
a
lavarsi
,
si
pettinò
,
perdette
mezz
'
ora
a
farsi
la
scriminatura
da
una
parte
,
poi
nel
mezzo
,
poi
a
farla
scomparire
del
tutto
.
Il
cuore
gli
batteva
con
angoscia
.
«
Che
è
questo
?
Che
diavolo
ho
?
»
,
pensava
,
e
voleva
dominarsi
ma
non
ci
riusciva
.
«
Sei
ancora
lì
?
quando
dunque
andrai
?
»
,
gridò
la
vecchia
dal
cortile
.
Egli
si
affacciò
alla
finestra
.
«
Cosa
dunque
gli
dirò
!
»
«
Che
parti
domani
;
che
farai
da
bravo
;
che
sarai
sempre
un
figlio
rispettoso
.
»
«
Amen
!
E
lui
cosa
mi
dirà
?
»
«
Ti
darà
dei
buoni
consigli
.
»
«
Non
mi
parlerà
di
quella
cosa
...
»
«
Di
quale
cosa
?
»
«
Dei
denari
!
»
,
diss
'
egli
,
abbassando
la
voce
e
portandosi
le
mani
alla
bocca
.
«
Oh
,
benedetto
!
»
,
rispose
la
vecchia
sollevando
le
braccia
.
«
Che
ci
hai
da
veder
tu
?
Tu
non
sai
nulla
!
»
«
E
allora
vado
...
»
Ma
invece
andò
da
Bustianeddu
,
poi
nell
'
orto
per
congedarsi
da
zio
Pera
ed
anche
dai
fichi
d
'
India
,
dai
cardi
,
dal
panorama
,
dall
'
orizzonte
...
Trovò
il
vecchio
sdraiato
sull
'
erba
col
randello
posato
anch
'
esso
sull
'
erba
con
attitudine
di
riposo
.
«
Dunque
parto
zio
Pera
,
addio
:
state
bene
e
divertitevi
!
»
«
Eh
?
»
,
chiese
il
vecchio
,
che
diventava
sordo
e
cieco
.
«
Parto
!
»
,
gridò
Anania
.
«
Vado
a
Cagliari
per
studiare
...
»
«
Il
mare
?
Sì
,
a
Cagliari
c
'
è
il
mare
.
Dio
ti
accompagni
e
ti
benedica
,
figlio
mio
.
Il
vecchio
zio
Pera
non
ha
nulla
da
darti
,
ma
pregherà
per
te
...
»
«
Avete
niente
da
comandarmi
?
»
,
chiese
Anania
,
curvandosi
,
con
le
mani
sulle
ginocchia
.
Il
vecchio
si
sollevò
,
lo
guardò
fisso
e
sorrise
:
«
Che
vuoi
che
ti
comandi
?
Anch
'
io
devo
partire
!
»
.
«
Anche
voi
?
»
,
esclamò
lo
studente
,
sorridendo
per
la
smania
che
tutti
,
anche
i
vecchi
decrepiti
,
avevano
di
partire
.
«Anch'io.»
«
E
per
dove
,
zio
Pera
?
»
«
Ah
,
per
un
paese
lontano
!
»
,
disse
il
vecchio
stendendo
la
mano
verso
l
'
orizzonte
.
«
Per
l
'
Eternità
!
»
Soltanto
sul
tardi
,
dopo
esser
passato
e
ripassato
sotto
le
finestre
di
Margherita
senza
poter
scorgere
la
fanciulla
,
Anania
entrò
e
chiese
del
padrino
.
«
Non
c
'
è
nessuno
in
casa
.
Se
attendi
rientreranno
fra
poco
»
,
disse
la
serva
con
arroganza
.
«
Perché
non
sei
venuto
prima
?
»
«
Perché
faccio
quel
che
mi
pare
e
piace
»
,
diss
'
egli
entrando
.
«
È
giusto
,
meglio
perdere
il
tempo
con
quella
schifosa
d
'
Agata
che
venire
a
riverire
i
benefattori
.
»
«
Auff
!
»
,
egli
sbuffò
,
appoggiandosi
alla
finestra
dello
studio
.
Ah
,
la
serva
lo
umiliava
come
in
quella
notte
lontana
quando
egli
con
Bustianeddu
eran
venuti
per
chiedere
una
scodella
di
brodo
:
nulla
era
cambiato
;
egli
era
sempre
un
servo
,
un
beneficato
.
Lagrime
di
rabbia
gli
inumidirono
gli
occhi
.
«
Ma
io
sono
un
uomo
!
»
,
pensò
.
«
Posso
rinunziare
a
tutto
,
lavorare
la
terra
,
fare
il
soldato
,
ma
non
esser
vile
.
Ora
me
ne
vado
.
»
E
si
staccò
dalla
finestra
,
ma
sfiorando
la
scrivania
già
illuminata
dalla
luna
,
scorse
fra
le
carte
buttate
su
alla
rinfusa
una
busta
rosea
a
righe
verdi
.
Il
sangue
gli
salì
al
capo
;
le
orecchie
gli
arsero
,
percosse
da
una
vibrazione
metallica
;
incoscientemente
si
curvò
e
prese
la
busta
.
Sì
,
era
quella
,
squarciata
e
vuota
.
Gli
parve
di
toccare
la
spoglia
di
una
cosa
per
lui
sacra
,
ch
'
era
stata
violata
;
ah
,
tutto
,
tutto
era
finito
per
lui
,
l
'
anima
sua
era
vuota
e
sbranata
come
quella
busta
.
D
'
un
tratto
una
viva
luce
inondò
la
stanza
;
egli
vide
Margherita
entrare
,
ed
ebbe
appena
il
tempo
di
lasciar
cadere
la
busta
,
ma
si
accorse
che
la
fanciulla
aveva
indovinato
il
suo
atto
,
ed
una
viva
vergogna
si
unì
al
suo
dolore
.
«
Buona
sera
»
,
disse
Margherita
deponendo
il
lume
sulla
scrivania
,
«
ti
hanno
lasciato
al
buio
.
»
«
Buona
sera
»
,
egli
mormorò
,
deciso
a
spiegarsi
e
poi
fuggire
e
non
lasciarsi
vedere
mai
più
.
«Siedi.»
Egli
la
fissava
con
occhi
attoniti
;
sì
,
quella
era
Margherita
,
ma
in
quel
momento
egli
la
odiava
.
«
Scusa
»
,
cominciò
a
balbettare
.
«
Non
l
'
ho
fatto
apposta
,
non
sono
un
vile
,
io
,
ma
ho
veduta
quella
...
questa
busta
»
,
la
toccò
col
dito
,
«
e
non
ho
potuto
...
L
'
ho
guardata
...
»
«
È
tua
?
»
«
È
mia
.
»
Margherita
arrossì
e
si
confuse
,
mentre
Anania
,
come
liberato
da
un
peso
,
cominciava
a
distinguere
le
cose
e
a
ragionare
.
Il
suo
orgoglio
,
offeso
dalla
vergogna
patita
,
lo
consigliava
a
dire
che
l
'
invio
del
sonetto
era
stato
uno
scherzo
;
ma
Margherita
,
nel
suo
vestito
da
passeggio
,
con
la
vita
stretta
da
un
nastro
verde
lucente
,
era
così
bella
e
pura
che
mentire
con
lei
sarebbe
stato
come
mentire
con
un
angelo
!
Anania
avrebbe
voluto
spegnere
il
lume
e
restare
al
chiaro
di
luna
,
solo
con
lei
,
e
caderle
ai
piedi
,
e
chiamarla
coi
più
dolci
nomi
;
ma
non
poteva
,
non
poteva
,
sebbene
s
'
accorgesse
che
anche
lei
sollevava
e
abbassava
gli
occhi
con
delizioso
terrore
,
in
attesa
del
suo
grido
d
'
amore
.
«
Ha
letto
,
tuo
padre
?
»
,
egli
chiese
a
bassa
voce
.
«
Sì
,
ha
letto
;
e
rideva
»
,
ella
rispose
,
commossa
.
«
Rideva
?
»
«
Sì
,
rideva
.
Alla
fine
mi
diede
il
foglio
e
disse
:
"
Chi
diavolo
sarà
?".»
«
E
tu
?
E
tu
?
»
«
Ed
io
...
»
Essi
parlavano
piano
,
ansiosi
,
già
avviluppati
dal
mistero
di
una
complicità
deliziosa
;
ma
improvvisamente
Margherita
cambiò
voce
ed
aspetto
.
«
Oh
,
ecco
papà
.
C
'
è
Anania
!
»
,
esclamò
correndo
verso
l
'
uscio
;
e
uscì
rapidamente
,
mentre
Anania
ricadeva
nel
massimo
turbamento
.
Egli
sentì
la
mano
calda
e
molle
del
padrino
stringere
la
sua
,
e
vide
gli
occhi
azzurri
e
la
catena
d
'
oro
scintillare
,
ma
non
ricordò
mai
precisamente
i
buoni
consigli
e
le
barzellette
che
il
padre
di
Margherita
quella
sera
gli
prodigò
.
Un
dubbio
amaro
lo
tormentava
.
Aveva
o
no
capito
Margherita
il
vero
significato
del
sonetto
?
E
che
ne
pensava
?
Ella
non
aveva
detto
nulla
a
proposito
,
nei
preziosi
istanti
che
egli
s
'
era
così
stupidamente
lasciato
sfuggire
.
L
'
aspetto
turbato
di
lei
non
gli
bastava
;
no
;
ed
egli
voleva
sapere
di
più
,
voleva
sapere
tutto
...
«
Che
cosa
?
»
,
si
domandò
con
tristezza
.
Niente
.
Era
tutto
inutile
.
Anche
se
ella
aveva
capito
,
anche
se
ella
gli
voleva
bene
...
Ma
questa
era
una
stupidaggine
.
Eppoi
tutto
era
inutile
!
Un
vuoto
immenso
lo
circondava
,
e
in
questo
vuoto
la
voce
del
signor
Carboni
si
perdeva
senza
essere
ascoltata
,
come
in
un
abisso
deserto
.
«
Sta
lieto
e
non
pensare
ad
altro
che
a
studiare
!
»
,
concluse
il
padrino
,
vedendo
che
Anania
sospirava
.
«
Allegro
dunque
!
Sii
uomo
e
fatti
onore
!
»
Margherita
rientrò
accompagnata
dalla
madre
,
che
prodigò
allo
studente
la
sua
parte
di
consigli
e
d
'
incoraggiamenti
.
La
fanciulla
andava
e
veniva
per
la
stanza
;
s
'
era
ravviata
i
capelli
in
modo
civettuolo
,
lasciando
un
ciuffetto
sulla
tempia
sinistra
,
e
,
quel
che
più
importa
,
s
'
era
incipriata
.
I
suoi
occhi
scintillavano
;
era
bellissima
,
ed
Anania
la
seguiva
con
uno
sguardo
delirante
,
ripensando
al
bacio
di
Agata
.
Come
attirata
dal
fascino
di
quello
sguardo
,
quando
egli
andò
via
ella
lo
seguì
e
lo
accompagnò
fino
al
portone
.
La
luna
illuminava
il
cortile
,
come
in
quella
sera
lontana
,
quando
la
visione
altera
eppur
soave
di
lei
aveva
destato
nel
bimbo
la
coscienza
del
dovere
:
anche
adesso
ella
appariva
altera
e
soave
,
e
camminava
leggera
,
con
un
fruscìo
d
'
ali
,
pronta
a
volare
:
ed
Anania
credeva
ancora
di
sognare
,
di
vederla
sollevarsi
davvero
e
sparire
nell
'
infinito
,
e
di
non
poterla
raggiungere
mai
più
;
e
il
desiderio
di
stringerle
la
vita
sottile
,
cinta
dal
nastro
lucente
,
gli
dava
le
vertigini
.
«
Non
la
vedrò
più
!
Cadrò
morto
appena
ella
avrà
chiuso
il
portone
»
,
pensò
,
quando
giunsero
al
limite
fatale
.
Margherita
tirò
il
catenaccio
,
poi
si
volse
e
porse
la
mano
allo
studente
.
Era
pallidissima
.
«
Addio
...
Ti
scriverò
...
Anania
...
»
«
Addio
»
,
egli
disse
,
tremando
di
gioia
;
ma
invece
di
andarsene
si
ritrasse
nell
'
ombra
e
attirò
a
sé
Margherita
.
E
parve
ad
entrambi
che
il
contatto
delle
loro
labbra
facesse
scoppiare
qualche
cosa
di
terribile
e
di
grandioso
nell
'
aria
,
perché
,
mentre
si
baciavano
perdutamente
,
sentirono
come
il
rombo
e
l
'
ardore
e
la
luce
del
fulmine
.
VIII
.
A
Cagliari
Anania
frequentò
il
Liceo
e
per
due
anni
l
'
Università
:
studiava
leggi
.
Quegli
anni
furono
come
un
intermezzo
,
nella
sua
vita
;
un
intermezzo
pieno
di
dolcezza
e
di
armonia
.
Già
in
treno
,
mentre
attraversava
i
solitari
paesaggi
sardi
resi
più
tristi
dall
'
autunno
egli
sentiva
una
nuova
vita
.
Gli
pareva
di
esser
un
altro
;
di
aver
cambiato
vestito
,
smettendone
uno
lacero
e
stretto
per
uno
nuovo
,
soffice
e
comodo
.
Era
il
bacio
di
Margherita
che
lo
rendeva
felice
,
o
l
'
addio
a
tutte
le
piccole
e
misere
cose
del
passato
,
o
la
gioia
un
po
'
paurosa
della
libertà
,
o
il
pensiero
del
mondo
ignoto
verso
cui
correva
?
Egli
non
sapeva
,
né
cercava
sapere
.
Un
'
ebbrezza
profonda
,
fatta
di
orgoglio
e
di
voluttà
,
lo
avvolgeva
come
un
vapore
odoroso
,
attraverso
il
cui
velo
egli
intravedeva
orizzonti
mai
prima
sognati
.
Come
era
bella
e
facile
la
vita
!
Egli
si
sentiva
forte
,
bello
,
vittorioso
:
tutte
le
donne
lo
amavano
,
tutte
le
porte
della
vita
si
aprivano
davanti
a
lui
.
Lungo
il
viaggio
da
Nuoro
a
Macomer
stette
sempre
sul
terrazzino
del
vagone
,
scosso
fortemente
dall
'
urto
dispettoso
del
piccolo
treno
.
Poca
gente
saliva
o
scendeva
nelle
stazioni
desolate
,
e
le
acacie
,
lungo
la
linea
,
pareva
aspettassero
il
treno
per
gettargli
contro
nembi
di
foglioline
gialle
.
«
Ecco
»
,
dicevano
le
acacie
al
treno
,
«
prendi
,
piccolo
mostro
dispettoso
:
noi
stiamo
sempre
ferme
e
tu
cammini
.
Che
cosa
pretendi
di
più
?
»
«
Sì
»
,
pensava
lo
studente
,
«
la
vita
è
nel
moto
.
»
E
gli
pareva
di
sentire
la
forza
gioconda
dell
'
acqua
agitata
,
mentre
fino
a
quel
giorno
la
sua
anima
era
stata
una
piccola
palude
con
le
sponde
soffocate
da
erbe
fetide
.
Sì
,
le
acacie
smarrite
nelle
immote
solitudini
sarde
avevano
ragione
:
sì
,
muoversi
,
andare
,
correre
vertiginosamente
,
questa
era
la
vita
.
Eppure
!
...
passando
sotto
un
nuraghe
nero
su
un
'
alta
roccia
,
simile
ad
un
nido
d
'
uccelli
giganteschi
,
Anania
desiderò
di
trovarsi
lassù
con
Margherita
,
soli
tra
le
rovine
e
i
ricordi
che
spiravano
col
selvaggio
odor
del
lentischio
;
soli
,
suggestionati
da
ombre
e
da
fantasmi
di
età
epiche
.
Ah
,
come
si
sentiva
grande
!
Ma
ecco
che
le
cerule
montagne
della
Barbagia
natìa
svaniscono
all
'
orizzonte
:
una
sola
cresta
dell
'
Orthobene
appare
ancora
,
dietro
altre
cime
,
violacea
sul
cielo
pallido
;
ancora
un
lembo
,
una
punta
,
una
pietra
...
più
niente
.
Anche
i
monti
tramontano
come
il
sole
e
la
luna
,
lasciando
un
triste
crepuscolo
nell
'
anima
di
chi
si
allontana
dal
paese
natìo
.
Addio
,
addio
.
Anania
si
sentì
triste
,
ma
per
scuotersi
pensò
intensamente
al
bacio
di
Margherita
,
il
cui
ricordo
,
del
resto
,
non
lo
abbandonava
un
istante
.
A
momenti
però
trasaliva
.
Non
era
stato
tutto
un
sogno
?
Se
ella
dimenticava
o
si
pentiva
?
Ma
subito
l
'
orgoglio
gli
ridonava
la
speranza
.
La
sua
ebbrezza
durò
parecchi
giorni
,
finché
durò
lo
stordimento
della
nuova
esistenza
.
Tutte
le
cose
gli
andavano
a
seconda
;
appena
arrivato
a
Cagliari
trovò
una
bellissima
camera
con
due
balconi
,
da
uno
dei
quali
si
godeva
un
paesaggio
chiuso
da
colline
e
dal
mare
luminoso
,
talvolta
così
calmo
che
i
piroscafi
ed
i
velieri
si
disegnavano
come
incisi
sull
'
acciaio
,
e
dall
'
altro
il
panorama
della
rosea
città
,
che
coi
suoi
bastioni
,
il
suo
Castello
,
i
palmizi
,
i
giardini
,
rassomigliava
ad
una
città
moresca
.
Di
fronte
al
palazzo
nuovo
dove
egli
abitava
,
sorgeva
una
fila
di
casette
antiche
ritinte
di
rosa
,
con
balconi
spagnuoli
pieni
di
garofani
e
di
stracci
stesi
ad
asciugare
al
sole
;
ma
egli
non
guardava
laggiù
;
i
suoi
occhi
ammaliati
correvano
sullo
stupendo
scenario
della
città
,
e
si
fermarono
sulla
linea
dei
bastioni
e
dei
palazzi
medioevali
che
chiudevano
l
'
orizzonte
grandioso
.
Tutto
lassù
era
leggenda
e
poesia
.
Agli
ultimi
di
ottobre
faceva
ancora
caldo
:
l
'
aria
odorava
di
alghe
e
di
fiori
;
e
le
signore
che
passavano
sotto
il
balcone
d
'
Anania
vestivano
di
mussolina
e
di
stoffe
leggere
.
Allo
studente
pareva
di
essere
in
un
paese
incantato
,
e
l
'
aria
fragrante
e
snervante
,
e
le
comodità
nuove
della
sua
camera
,
e
le
dolcezze
della
nuova
vita
,
gli
davano
un
senso
di
mollezza
e
di
languore
.
Fu
preso
da
una
specie
di
sonnolenza
voluttuosa
:
tutto
gli
sembrava
bello
e
grande
;
e
ricordando
il
molino
e
le
sudice
figure
che
vi
si
raccoglievano
,
si
domandava
come
aveva
potuto
per
tanto
tempo
vivere
laggiù
.
La
vita
umile
del
povero
vicinato
proseguiva
certamente
il
suo
corso
melanconico
,
mentre
qui
,
nei
caffè
lucenti
,
nelle
vie
luminose
,
nelle
alte
case
battute
dal
sole
,
dal
riflesso
del
mare
,
tutto
era
luce
,
gioia
,
poesia
.
L
'
arrivo
della
prima
lettera
di
Margherita
accrebbe
la
sua
gioia
di
vivere
:
era
una
lettera
semplice
e
tenera
,
scritta
su
un
gran
foglio
bianco
,
con
caratteri
rotondi
,
quasi
maschili
.
Veramente
Anania
si
aspettava
una
letterina
azzurra
,
con
un
fiore
dentro
;
e
sul
principio
gli
parve
che
Margherita
volesse
fargli
sentire
la
sua
superiorità
e
volesse
dominarlo
;
ma
poi
,
dalle
espressioni
semplici
e
affettuose
della
fanciulla
,
che
pareva
continuasse
con
quella
lettera
una
lunga
e
ininterrotta
corrispondenza
,
s
'
accorse
che
ella
lo
amava
sinceramente
,
con
ingenuità
e
con
forza
,
e
ne
provò
una
dolcezza
inesprimibile
.
Ella
gli
scriveva
:
«
Ogni
sera
sto
lunghe
ore
alla
finestra
,
e
mi
sembra
che
tu
debba
da
un
momento
all
'
altro
passare
,
come
usavi
prima
di
partire
;
mi
dispiace
molto
la
nostra
lontananza
,
ma
mi
conforto
pensando
che
tu
studi
e
prepari
il
nostro
avvenire
»
.
Poi
gli
indicava
dove
indirizzare
la
risposta
,
e
lo
pregava
del
più
gran
segreto
,
perché
naturalmente
la
famiglia
di
lei
,
venendo
a
sapere
del
loro
amore
,
vi
si
sarebbe
opposta
.
Anania
rispose
subito
tutto
vibrante
d
'
amore
e
di
felicità
,
sebbene
un
tantino
oppresso
dal
rimorso
di
tradire
il
suo
benefattore
.
Però
sofisticava
già
:
«
Se
amandola
io
rendo
felice
la
figlia
,
non
faccio
male
al
padre
...
»
.
Le
descrisse
le
meraviglie
della
città
e
della
stagione
.
«
Mentre
scrivo
sento
le
rane
gracidare
ancora
negli
orti
lontani
,
e
vedo
la
luna
salire
come
un
volto
d
'
alabastro
sul
cielo
verdognolo
del
crepuscolo
tiepido
.
È
la
stessa
luna
che
vedevo
salire
sul
solitario
orizzonte
nuorese
,
è
lo
stesso
viso
rotondo
e
melanconico
che
vedevo
affacciarsi
sopra
le
roccie
dell
'
Orthobene
,
ma
come
ora
mi
sembra
più
dolce
,
diverso
,
quasi
sorridente
!
»
E
di
nuovo
,
appena
impostata
questa
prima
epistola
,
egli
sentì
un
impetuoso
desiderio
di
correre
all
'
aperto
,
e
salì
sul
colle
di
Bonaria
.
Una
dolcezza
orientale
calava
con
la
sera
splendida
;
il
viale
che
conduce
al
Santuario
era
deserto
,
e
la
luna
cominciava
a
brillare
attraverso
gli
alberi
immobili
:
il
cielo
di
un
azzurro
verdastro
prendeva
,
sopra
la
linea
madreperlacea
del
mare
,
una
tinta
d
'
un
verde
inverosimile
,
e
nuvole
rosse
e
violette
lo
solcavano
.
Pareva
un
sogno
.
Anania
si
fermò
davanti
al
Santuario
,
e
guardò
il
mare
:
le
onde
riflettevano
la
luminosità
del
cielo
,
delle
nuvole
colorate
e
della
luna
,
e
venivano
ad
infrangersi
sotto
il
colle
,
come
enormi
conchiglie
di
madreperla
che
arrivate
alla
riva
si
scioglievano
in
liquido
argento
.
E
le
barche
veliere
,
allineate
sullo
sfondo
luminoso
,
parevano
ad
Anania
immense
farfalle
scese
a
riposarsi
sull
'
acqua
.
Mai
egli
si
sentì
felice
come
in
quell
'
ora
:
gli
pareva
che
la
sua
anima
fosse
luminosa
come
il
cielo
,
grande
come
il
mare
.
Al
bagliore
della
luna
e
dell
'
estremo
crepuscolo
decifrò
qualche
frase
della
lettera
di
Margherita
;
poi
baciò
il
foglio
,
ed
a
malincuore
si
decise
a
ritornare
in
città
.
La
luna
seminava
il
viale
di
monete
e
disegni
argentei
;
s
'
udivano
ancora
le
rane
e
i
canti
dei
pescatori
;
tutto
era
dolcezza
,
ma
arrivato
davanti
alla
sua
casa
,
Anania
udì
grida
,
urli
,
strilli
di
donne
,
e
voci
d
'
uomini
che
pronunziavano
parole
infami
:
si
volse
e
vide
,
davanti
alle
casette
rosee
che
si
scorgevano
dal
suo
balcone
,
un
gruppo
di
persone
accapigliate
.
Alle
finestre
dei
palazzi
non
si
affacciava
nessuno
;
pareva
che
gli
abitanti
del
quartiere
fossero
abituati
alla
scena
,
all
'
ossessione
di
quella
gente
che
si
accapigliava
in
una
mischia
infernale
,
gridando
le
più
luride
ingiurie
che
l
'
uomo
possa
pronunziare
contro
il
suo
simile
.
Davanti
al
giardino
un
grosso
uomo
vestito
di
velluto
nero
,
immobile
alla
luna
,
si
godeva
la
scena
con
aria
quasi
beata
.
«
Ma
le
guardie
?
Perché
non
vengono
le
guardie
?
»
,
gli
chiese
Anania
,
turbato
.
«
Che
fanno
le
guardie
?
»
,
rispose
l
'
uomo
senza
guardare
lo
studente
.
«
Ogni
settimana
son
qui
le
guardie
!
Spintoni
di
qua
,
spintoni
di
là
,
tutto
finisce
e
poi
tutto
ricomincia
il
giorno
dopo
.
Bisogna
mandar
via
quelle
donne
»
,
riprese
l
'
omone
,
minacciando
da
lontano
i
rissanti
.
«
Aspettate
,
ve
la
do
io
,
adesso
!
Aspettate
che
tutti
abbiano
firmato
il
ricorso
alla
questura
!
»
«
Ma
che
cosa
è
?
»
L
'
omone
lo
guardò
con
disprezzo
.
«
Son
donne
perdute
,
dunque
!
»
Anania
rientrò
a
casa
pallido
e
ansante
,
e
la
padrona
si
accorse
del
suo
turbamento
.
«
Ma
che
cosa
ha
?
»
,
gli
disse
.
«
Si
è
spaventato
?
Son
donne
allegre
,
coi
loro
...
giovanotti
;
e
si
azzuffano
per
gelosia
.
Ma
le
faranno
andar
via
;
abbiamo
ricorso
alla
questura
.
»
«
Di
che
paese
sono
?
»
,
egli
domandò
.
«
Una
è
cagliaritana
;
l
'
altra
,
credo
,
del
Capo
di
Sopra
.
»
Le
urla
raddoppiavano
;
si
distingueva
la
voce
d
'
una
donna
che
si
lamentava
quasi
l
'
avessero
ferita
a
morte
...
Dio
,
che
orrore
!
Anania
tremava
,
e
attratto
da
una
forza
irresistibile
corse
ad
aprire
il
balcone
.
In
alto
,
sul
cielo
purissimo
,
la
luna
e
le
stelle
:
in
basso
,
ai
piedi
del
vaporoso
quadro
della
città
,
quel
gruppo
di
demoni
,
quelle
grida
di
rabbia
,
quelle
parole
abbominevoli
...
Ed
Anania
stette
a
guardare
angosciosamente
,
con
l
'
anima
oppressa
da
un
tremendo
pensiero
...
«
Fate
che
ella
sia
morta
,
Dio
mio
,
Dio
mio
!
Abbiate
pietà
di
me
,
Signore
!
»
,
singhiozzava
egli
a
tarda
notte
,
tormentato
dall
'
insonnia
e
dai
tristi
pensieri
.
L
'
idea
che
una
delle
due
donne
che
abitavano
le
casette
rosee
potesse
essere
sua
madre
era
svanita
,
dopo
le
informazioni
date
,
durante
il
pranzo
,
dalla
padrona
di
casa
;
ma
che
importava
?
Se
non
qui
,
là
,
in
un
punto
ignoto
ma
reale
,
a
Cagliari
,
a
Roma
od
altrove
,
ella
viveva
e
conduceva
,
o
aveva
condotto
,
una
vita
simile
a
quella
delle
donne
che
gli
abitanti
di
Via
San
Lucifero
volevano
scacciare
dal
loro
quartiere
.
«
Perché
Margherita
mi
ha
scritto
?
»
,
egli
pensava
,
«
e
perché
le
ho
risposto
?
Quella
donna
ci
dividerà
per
sempre
.
Perché
ho
sognato
?
Domani
scriverò
a
Margherita
,
le
dirò
tutto
.
Ma
che
posso
dirle
?
E
se
quella
donna
fosse
morta
?
Perché
devo
rinunziare
alla
felicità
?
Non
lo
sa
,
forse
,
Margherita
,
che
io
sono
figlio
del
peccato
?
Se
si
fosse
vergognata
di
me
non
mi
avrebbe
scritto
.
Sì
,
ma
certamente
ella
crede
che
mia
madre
sia
morta
,
o
che
per
me
sia
come
morta
;
mentre
io
sento
che
è
viva
,
e
non
rinunzio
al
mio
dovere
,
che
è
quello
di
cercarla
,
trovarla
,
trarla
dal
vizio
...
E
se
si
è
emendata
?
No
,
essa
non
si
è
emendata
.
Ah
,
è
orribile
;
io
la
odio
...
La
odio
,
la
odio
!
»
Visioni
truci
gli
attraversavano
la
mente
:
vedeva
sua
madre
accapigliata
con
altre
donne
,
con
uomini
luridi
e
bestiali
,
udiva
grida
terribili
,
e
tremava
d
'
odio
e
di
disgusto
.
Verso
mezzanotte
ebbe
una
crisi
di
lagrime
;
soffocò
i
singhiozzi
mordendo
il
guanciale
,
torse
le
braccia
,
si
graffiò
il
petto
;
si
strappò
dal
collo
l
'
amuleto
datogli
da
Olì
il
giorno
della
loro
fuga
da
Fonni
,
e
lo
scaraventò
contro
il
muro
:
oh
,
così
avrebbe
voluto
strappare
e
buttare
lontano
da
sé
il
ricordo
di
sua
madre
!
Ad
un
tratto
si
meravigliò
d
'
aver
pianto
;
s
'
alzò
e
cercò
l
'
amuleto
,
ma
non
lo
rimise
più
al
collo
:
poi
si
domandò
se
,
senza
il
suo
amore
per
Margherita
,
avrebbe
sofferto
egualmente
al
pensiero
di
sua
madre
:
si
rispose
di
sì
.
Di
tanto
in
tanto
avveniva
una
specie
di
vuoto
nella
sua
mente
;
stanco
di
tormentarsi
,
allora
egli
vagava
col
pensiero
dietro
visioni
estranee
al
crudele
problema
che
lo
urgeva
:
la
voce
del
mare
gli
pareva
il
muggito
di
mille
tori
cozzanti
invano
contro
la
scogliera
;
e
per
contrapposto
pensava
ad
una
foresta
scossa
dal
vento
e
inargentata
dalla
luna
,
e
ricordava
i
boschi
dell
'
Orthobene
dove
tante
volte
,
mentre
egli
coglieva
viole
,
il
rumore
del
vento
sugli
elci
gli
aveva
dato
appunto
l
'
illusione
del
mare
.
Ma
all
'
improvviso
il
crudele
problema
tornava
.
«...E
se
si
fosse
emendata
?
È
lo
stesso
;
è
lo
stesso
.
Io
devo
cercarla
,
trovarla
,
aiutarla
.
Ella
mi
ha
abbandonato
per
il
mio
bene
,
perché
altrimenti
io
non
avrei
avuto
mai
un
nome
,
mai
un
posto
nella
società
.
Rimanendo
con
lei
sarei
andato
a
mendicare
;
sarei
vissuto
nella
vergogna
,
forse
;
forse
sarei
diventato
un
ladro
,
un
delinquente
...
Sì
...
e
così
come
sono
non
è
la
stessa
cosa
?
Non
sono
perduto
lo
stesso
?
...
No
,
no
!
Non
è
lo
stesso
!
Così
sono
figlio
delle
mie
azioni
.
Però
Margherita
non
vorrà
esser
mia
,
perché
...
Ma
perché
?
ma
perché
?
Perché
non
vorrà
esser
mia
?
Sono
io
forse
disonorato
?
Che
colpa
ho
io
?
Ella
mi
vuole
,
sì
,
ella
mi
vuole
,
appunto
perché
sono
figlio
delle
mie
azioni
.
Chi
sa
,
del
resto
,
che
quella
donna
non
sia
morta
?
Ah
,
perché
mi
illudo
?
Essa
non
è
morta
,
lo
sento
;
è
viva
,
è
giovane
ancora
,
quanti
anni
ha
adesso
?
Trentatré
anni
,
forse
;
ah
,
è
ben
giovane
!
»
Quest
'
idea
lo
inteneriva
alquanto
.
«
Se
ella
avesse
cinquant
'
anni
non
potrei
perdonarle
.
Ma
perché
mi
ha
ella
abbandonato
?
Se
mi
avesse
tenuto
con
sé
non
sarebbe
più
caduta
:
io
avrei
lavorato
,
a
quest
'
ora
sarei
un
servo
,
un
pastore
,
un
operaio
.
Non
conoscerei
Margherita
,
non
sarei
infelice
...
Mio
Dio
,
mio
Dio
,
fate
che
ella
sia
morta
!
Ma
perché
faccio
questa
stupida
preghiera
?
No
,
ella
non
è
morta
.
Ma
perché
dovrei
io
cercarla
?
Non
mi
ha
ella
abbandonato
?
Io
sono
un
pazzo
,
e
Margherita
riderebbe
se
sapesse
ch
'
io
combatto
una
così
stupida
lotta
.
Ebbene
,
sono
io
forse
il
primo
o
l
'
ultimo
figlio
della
colpa
,
che
si
innalza
e
si
fa
stimare
?
Sì
,
ma
lei
è
l
'
ombra
.
Io
devo
cercarla
e
farla
vivere
con
me
,
e
una
donna
onesta
non
vorrà
mai
vivere
con
noi
:
io
e
lei
saremo
la
stessa
persona
.
Domani
io
devo
scrivere
a
Margherita
.
Domani
.
Se
ella
mi
volesse
egualmente
?
»
Questo
pensiero
lo
colmò
di
dolcezza
;
ma
subito
dopo
ne
sentì
tutta
l
'
assurdità
e
ricadde
nella
disperazione
.
Né
l
'
indomani
né
poi
egli
poté
svelare
a
Margherita
il
segreto
proposito
che
lo
incalzava
,
lo
sollevava
e
lo
avviliva
continuamente
.
«
Glielo
dirò
a
voce
»
pensava
,
ma
sentiva
che
tanto
meno
a
voce
avrebbe
avuto
il
coraggio
di
spiegarsi
,
e
s
'
adirava
per
la
sua
viltà
,
ma
nello
stesso
tempo
si
confortava
nella
vergognosa
certezza
che
la
sua
viltà
appunto
gli
avrebbe
impedito
di
compiere
quella
che
egli
chiamava
la
sua
missione
.
A
volte
,
però
,
questa
missione
gli
appariva
così
eroica
che
l
'
idea
di
rinunziarvi
lo
rattristava
.
«
La
mia
vita
sarebbe
inutile
,
come
per
la
maggior
parte
degli
uomini
,
se
io
rinunziassi
a
ciò
!
»
pensava
.
Ed
in
quei
momenti
di
romanticismo
non
gli
dispiaceva
la
lotta
fra
il
suo
dovere
terribile
e
il
suo
amore
ingrandito
morbosamente
dalla
lotta
.
Dopo
la
sera
della
rissa
non
s
'
affacciò
più
al
balcone
sulla
strada
;
la
vista
delle
casette
,
dalle
quali
neppure
i
ricorsi
alla
questura
riuscivano
a
snidare
le
triste
inquiline
,
gli
faceva
male
;
tuttavia
,
rientrando
a
casa
,
egli
vedeva
spesso
le
due
donne
,
o
sul
balcone
,
fra
i
garofani
e
gli
stracci
,
o
sedute
sul
limitare
della
porta
.
Una
specialmente
quella
del
Capo
di
Sopra
alta
e
snella
,
coi
capelli
nerissimi
e
gli
occhi
d
'
un
turchino
vivo
,
attirava
la
sua
attenzione
.
Si
chiamava
Maria
Rosa
;
era
quasi
sempre
ubriaca
e
a
giorni
vestiva
miseramente
e
girava
per
le
strade
scarmigliata
,
scalza
o
in
ciabatte
rosse
,
a
giorni
usciva
elegantemente
vestita
,
in
cappello
,
in
mantellina
di
velluto
viola
guarnita
di
piume
bianche
,
qualche
volta
si
metteva
sul
balcone
,
fingendo
di
cucire
,
e
cantava
,
con
voce
rauca
,
graziosi
stornelli
del
suo
paese
,
interrompendosi
per
gridare
insolenze
ai
passanti
che
la
molestavano
coi
loro
scherzi
,
o
alle
vicine
con
le
quali
litigava
continuamente
perché
ne
seduceva
i
mariti
ed
i
figli
.
La
sua
voce
giungeva
fino
alla
camera
di
Anania
,
ed
egli
l
'
ascoltava
con
dolore
.
Maria
Rosa
gli
destava
rabbia
e
pietà
,
e
sebbene
la
sapesse
del
tal
paese
,
della
tale
famiglia
,
qualche
volta
egli
tornava
nella
folle
supposizione
che
ella
potesse
essere
sua
madre
.
Sì
,
dovevano
per
lo
meno
rassomigliarsi
...
Ah
,
che
triste
e
terribile
ossessione
!
Una
sera
poi
,
Maria
Rosa
e
la
compagna
lo
fermarono
in
mezzo
alla
strada
,
invitandolo
a
seguirle
;
egli
fuggì
,
preso
da
un
tremito
di
disgusto
e
d
'
orrore
.
Dio
!
Dio
!
Gli
pareva
fosse
stata
lei
a
fermarlo
...
Egli
studiava
con
ardore
e
scriveva
lunghe
lettere
a
Margherita
.
Il
loro
amore
era
perfettamente
simile
a
centomila
altri
amori
fra
studenti
poveri
e
signorine
ricche
:
ma
ad
Anania
pareva
che
nessuna
coppia
al
mondo
potesse
amarsi
come
si
amavano
loro
,
e
che
nessun
uomo
avesse
mai
amato
con
l
'
ardore
con
cui
egli
amava
.
Nonostante
il
dubbio
che
Margherita
potesse
abbandonarlo
se
egli
ritrovava
sua
madre
,
era
felice
del
suo
amore
;
la
sola
idea
di
riveder
la
fanciulla
gli
dava
vertigini
di
gioia
.
Contava
i
giorni
e
le
ore
;
in
tutto
il
suo
avvenire
misterioso
e
velato
non
scorgeva
che
un
punto
luminoso
:
l
'
incontro
con
Margherita
,
al
suo
ritorno
per
Pasqua
.
Anche
a
Cagliari
,
durante
il
primo
anno
di
liceo
,
egli
non
ebbe
amici
e
neppure
conoscenti
;
quando
non
studiava
o
non
vagava
solitario
in
riva
al
mare
,
sognava
sul
balcone
,
come
una
fanciulla
.
Un
giorno
,
verso
il
tramonto
,
salì
sulle
colline
di
monte
Urpino
,
al
di
là
dei
campi
ove
i
mandorli
fiorivano
dal
gennaio
,
e
s
'
inoltrò
nella
pineta
.
Sul
musco
dei
viali
abbandonati
il
sole
calante
tra
i
pini
rosei
gettava
riflessi
delicati
;
a
sinistra
s
'
intravedevano
prati
verdi
,
mandorli
in
fiore
,
siepi
rosse
al
tramonto
;
a
destra
boschetti
di
pini
,
e
chine
ombrose
coperte
di
iris
.
Egli
non
sapeva
dove
fermarsi
,
tanto
i
posti
erano
deliziosi
;
colse
un
fascio
d
'
iris
,
e
infine
salì
sopra
una
cima
verde
di
asfodeli
,
dalla
quale
si
godeva
la
triplice
visione
della
città
rossa
al
tramonto
,
degli
stagni
azzurrognoli
e
del
mare
che
pareva
un
immenso
crogiuolo
d
'
oro
bollente
.
Il
cielo
ardeva
;
la
terra
esalava
delicate
fragranze
;
le
nuvole
azzurrastre
,
che
disegnavano
sull
'
orizzonte
d
'
oro
profili
di
cammelli
e
figure
bronzee
,
davano
l
'
idea
d
'
una
carovana
e
ricordavano
l
'
Africa
vicina
.
Anania
si
sentiva
così
felice
che
sventolò
il
fazzoletto
e
si
mise
a
gridare
salutando
un
essere
invisibile
,
-
che
era
l
'
anima
del
mare
,
del
cielo
,
lo
spirito
dei
sogni
:
Margherita
.
D
'
allora
in
poi
le
pinete
di
monte
Urpino
diventarono
il
regno
dei
suoi
sogni
:
a
poco
a
poco
egli
si
considerò
talmente
padrone
del
luogo
che
si
irritava
quando
incontrava
qualche
persona
nei
viali
solitari
:
spesso
rimaneva
nella
pineta
fino
al
cader
della
sera
,
assisteva
ai
rossi
tramonti
riflessi
dal
mare
,
o
seduto
fra
le
iris
guardava
il
sorgere
della
luna
,
grande
e
gialla
,
fra
i
pini
immobili
.
Una
sera
,
mentre
stava
seduto
sull
'
erba
di
una
china
,
al
di
là
di
un
piccolo
burrone
,
udì
un
tintinnio
di
greggie
pascenti
,
e
fu
assalito
da
un
impeto
di
nostalgia
.
Davanti
a
lui
,
al
di
là
del
burrone
,
il
viale
perdevasi
in
una
lontananza
misteriosa
:
i
pini
rosei
sfumavano
sul
cielo
puro
,
il
musco
aveva
riflessi
di
velluto
;
Venere
splendeva
sull
'
orizzonte
roseo
,
sola
e
ridente
,
quasi
affacciatasi
prima
delle
altre
stelle
per
godersi
la
dolcezza
della
sera
senza
essere
disturbata
.
A
che
pensava
la
solitaria
stella
?
Aveva
un
amante
lontano
?
Anania
osò
rassomigliarsi
all
'
astro
radioso
,
così
solo
nel
cielo
come
egli
era
solo
nella
pineta
.
Forse
in
quell
'
ora
Margherita
guardava
la
stella
della
sera
.
E
che
faceva
zia
Tatàna
?
Il
fuoco
ardeva
nel
focolare
,
e
la
buona
vecchia
preparava
melanconicamente
il
pasto
della
sera
,
pensando
al
suo
caro
fanciullo
lontano
.
Ed
egli
,
egli
non
pensava
quasi
mai
a
lei
;
egli
era
un
ingrato
,
un
egoista
.
Ah
,
ma
che
poteva
farci
?
Se
al
posto
di
zia
Tatàna
ci
fosse
stata
un
'
altra
donna
,
il
suo
pensiero
sarebbe
volato
costantemente
a
lei
.
Invece
quella
donna
...
Dove
era
quella
donna
?
Che
faceva
in
quell
'
ora
?
Scorgevano
anche
i
suoi
occhi
la
stella
della
sera
?
Era
morta
?
Era
viva
?
Era
ricca
o
mendicante
?
E
se
fosse
in
carcere
?
Egli
si
meravigliò
di
non
arrossire
a
questo
pensiero
.
Per
la
prima
volta
,
dopo
tanti
anni
,
provò
un
senso
di
pietà
,
come
quando
,
bambino
,
cercava
di
scaldare
coi
suoi
piedini
i
piedi
gelati
di
Olì
...
Finalmente
il
giorno
del
ritorno
arrivò
.
Egli
partì
,
quasi
oppresso
dalla
sua
felicità
:
aveva
paura
di
morire
in
viaggio
,
di
non
arrivare
a
rivedere
le
care
montagne
,
la
nota
strada
,
il
dolce
orizzonte
,
il
viso
di
Margherita
...
«
Se
però
io
morissi
ora
»
,
pensava
,
con
la
fronte
appoggiata
alla
mano
,
«
se
morissi
ora
ella
non
mi
dimenticherebbe
mai
più
...
»
Fortunatamente
arrivò
sano
e
salvo
;
rivide
le
care
montagne
,
le
valli
selvaggie
,
il
dolce
orizzonte
,
il
viso
paonazzo
di
Nanna
venuta
ad
incontrarlo
alla
stazione
.
Ella
aspettava
da
più
di
un
'
ora
;
appena
vide
il
bel
volto
di
Anania
aprì
le
braccia
e
cominciò
a
piangere
.
«
Figliuolino
mio
!
Figliuolino
mio
!
»
«
Come
la
va
?
Prendi
!
»
,
egli
gridò
,
e
per
impedirle
di
abbracciarlo
le
gettò
addosso
la
valigia
,
un
involto
,
un
cestino
.
«
Avanti
!
Avanti
!
Va
avanti
,
passa
di
qui
;
io
devo
passar
di
là
.
Andiamo
.
»
Si
mise
quasi
a
correre
,
e
sparve
,
lasciando
la
donna
stupefatta
.
Ecco
,
ecco
.
Egli
deve
rivedere
la
nota
strada
:
ella
lo
aspetta
alla
finestra
,
e
non
hanno
bisogno
di
testimoni
per
rivedersi
.
Come
le
case
di
Nuoro
sono
piccole
e
le
strade
strette
e
deserte
!
Meglio
!
Fa
quasi
freddo
,
a
Nuoro
!
La
primavera
c
'
è
,
ma
è
ancora
pallida
e
delicata
come
una
fanciulla
convalescente
.
Ah
,
ecco
alcune
persone
che
s
'
avanzano
:
fra
esse
è
Franziscu
Carchide
che
,
riconoscendo
lo
studente
,
comincia
a
far
gesti
di
gioia
.
Che
rabbia
!
«
Ebbene
,
come
stai
?
Ben
tornato
!
Come
ti
sei
fatto
grande
!
Ed
elegante
,
poi
!
E
che
scarpette
da
damerino
!
quanto
le
hai
pagate
?
»
Finalmente
Anania
è
libero
.
Avanti
,
avanti
!
Il
suo
cuore
batte
,
batte
sempre
più
forte
.
Una
donna
s
'
affaccia
al
limitare
di
una
porta
,
guardando
curiosamente
;
ma
Anania
passa
,
fugge
,
e
da
lontano
sente
esclamare
:
«
È
lui
,
sì
,
proprio
lui
!
»
.
Ebbene
,
sì
,
è
proprio
lui
,
che
vi
importa
?
Ah
,
ecco
,
ecco
;
ecco
la
strada
che
conduce
all
'
altra
,
alla
nota
,
alla
cara
strada
.
Finalmente
:
non
è
un
sogno
?
Anania
sente
dei
passi
e
si
stizzisce
;
è
un
bambino
che
attraversa
di
corsa
la
strada
,
lo
urta
,
vola
via
.
Egli
vorrebbe
correre
così
,
ma
non
può
,
non
deve
.
Prende
anzi
un
aspetto
rigido
,
composto
,
si
accomoda
la
cravatta
,
si
sbatte
con
due
dita
i
risvolti
del
soprabito
.
Già
;
egli
ha
un
soprabito
lungo
,
chiaro
,
elegante
che
lei
non
ha
ancora
veduto
.
Lo
riconoscerà
subito
con
quel
soprabito
?
Forse
no
.
Ecco
finalmente
la
nota
strada
!
Ecco
il
portone
rosso
,
ecco
la
casa
bianca
con
le
finestre
verdi
.
Margherita
non
c
'
è
!
Perché
?
Perché
,
Dio
mio
?
Egli
si
ferma
,
palpitando
.
Fortunatamente
la
strada
è
deserta
:
solo
una
gallina
nera
passeggia
,
alzando
molto
le
zampe
prima
di
posarle
per
terra
,
e
si
diverte
a
battere
il
becco
sul
muro
...
Basta
,
bisogna
passare
oltre
,
a
scanso
di
essere
notato
da
qualche
occhio
curioso
.
Egli
comincia
a
camminare
lentamente
come
la
gallina
;
e
benché
le
finestre
rimangano
vuote
egli
non
cessa
di
fissarle
un
istante
,
e
si
commuove
e
sente
il
cuore
saltargli
in
gola
.
Ad
un
tratto
gli
parve
di
svenire
.
Margherita
s
'
era
affacciata
,
pallida
di
passione
,
e
lo
guardava
con
occhi
ardenti
.
Egli
impallidì
e
non
pensò
neppure
a
salutare
,
a
sorridere
;
non
pensò
a
nulla
,
e
per
parecchi
istanti
non
vide
che
quegli
occhi
ardenti
dai
quali
gli
pioveva
una
voluttà
ineffabile
.
Camminò
automaticamente
,
voltandosi
ad
ogni
passo
,
seguito
da
quegli
occhi
inebbrianti
;
e
solo
quando
Nanna
,
con
la
valigia
sul
capo
,
l
'
involto
in
una
mano
e
il
cestino
nell
'
altra
,
apparve
ansante
in
fondo
alla
strada
,
egli
trasecolò
,
sorpreso
,
e
affrettò
il
passo
.
PARTE
SECONDA
I
.
Era
nell
'
ora
che
volge
il
desìo
ai
naviganti
ed
a
quelli
che
stanno
per
salpare
verso
ignoti
lidi
.
Anania
è
fra
questi
.
Il
treno
lo
trasporta
verso
il
mare
;
cade
una
limpida
sera
d
'
autunno
,
grave
di
melanconia
;
i
dentellati
monti
della
Gallura
sfumano
nelle
lontananze
violacee
,
l
'
aria
odora
di
brughiere
;
un
ultimo
paesetto
appare
,
grigio
e
nero
su
uno
sfondo
di
cielo
rossastro
.
Anania
guarda
gli
strani
profili
dei
monti
,
il
cielo
colorato
,
le
macchie
,
le
roccie
,
e
solo
il
timore
di
apparire
ridicolo
agli
altri
due
viaggiatori
,
un
prete
e
uno
studente
già
suo
compagno
di
scuola
,
gli
impedisce
di
piangere
.
Eppoi
,
ormai
,
egli
è
un
uomo
.
È
vero
che
egli
si
credeva
un
uomo
fin
da
quando
aveva
quindici
anni
:
ma
allora
si
credeva
un
uomo
giovane
,
mentre
adesso
si
crede
un
giovine
vecchio
.
Eppure
la
salute
e
la
gioventù
brillano
nei
suoi
occhi
;
egli
è
alto
,
svelto
,
con
due
seducentissimi
baffetti
castanei
dalle
punte
d
'
oro
.
La
sera
cadeva
;
già
qualche
stella
appariva
«
sovra
i
monti
di
Gallura
»
e
qualche
fuoco
rosseggiava
tra
il
verde
-
nero
delle
brughiere
.
Addio
dunque
,
terra
natìa
,
isola
triste
,
antica
madre
amata
ma
non
abbastanza
perché
una
voce
potente
d
'
oltre
mare
non
strappi
i
tuoi
figli
migliori
dal
tuo
grembo
,
incitandoli
a
disertare
,
come
aquilotti
,
il
nido
materno
,
la
roccia
solitaria
.
Lo
studente
guardava
l
'
orizzonte
ed
i
suoi
occhi
si
offuscavano
a
misura
che
s
'
offuscava
il
cielo
.
Da
quanti
anni
egli
aveva
sentito
la
voce
che
lo
attirava
lontano
!
Ricordava
l
'
avventura
con
Bustianeddu
,
il
progetto
della
fuga
infantile
;
poi
i
continui
sogni
,
il
desiderio
mai
spento
di
un
viaggio
verso
la
terre
d
'
oltre
mare
:
eppure
sul
punto
di
lasciar
l
'
isola
egli
si
sentiva
triste
,
e
si
pentiva
di
non
aver
proseguito
gli
studi
a
Cagliari
.
Era
stato
così
felice
laggiù
!
Nell
'
ultimo
maggio
Margherita
gli
era
apparsa
tra
lo
splendore
fantastico
delle
feste
di
Sant
'
Efes
,
e
insieme
con
lei
,
fra
allegre
brigate
di
compaesani
,
egli
aveva
trascorso
ore
indimenticabili
.
Ella
era
elegante
,
molto
alta
e
formosa
;
i
suoi
capelli
splendenti
e
gli
occhi
turchini
solcati
dall
'
ombra
delle
lunghe
ciglia
nere
attiravano
l
'
attenzione
dei
passanti
che
si
voltavano
a
guardarla
.
Anania
,
meno
alto
e
più
sottile
di
lei
,
le
camminava
al
fianco
,
trepidante
di
piacere
e
di
gelosia
;
gli
pareva
impossibile
che
la
bella
creatura
regale
e
taciturna
,
nei
cui
occhi
sdegnosi
brillava
tutta
la
fierezza
d
'
una
razza
dominatrice
,
si
abbassasse
ad
amarlo
e
neppure
a
guardarlo
.
Margherita
parlava
poco
;
non
era
civetta
,
non
cambiava
aspetto
né
voce
,
quando
gli
uomini
le
rivolgevano
lo
sguardo
o
la
parola
;
e
Anania
l
'
amava
anche
per
questo
,
e
non
vedeva
che
lei
,
non
guardava
altra
donna
che
per
paragonarla
a
lei
e
trovarla
inferiore
;
e
più
egli
diventava
uomo
e
lei
donna
,
e
più
la
passione
lo
infiammava
:
spesso
gli
sembrava
impossibile
che
anni
ed
anni
dovessero
ancora
passare
prima
che
ella
diventasse
sua
.
Durante
le
ultime
vacanze
si
erano
spesso
trovati
soli
,
nel
cortile
di
Margherita
,
favoriti
dalla
serva
che
facilitava
la
loro
corrispondenza
.
Di
solito
essi
tacevano
,
ma
mentre
Margherita
,
o
per
paura
o
per
pudore
tremava
,
vigile
e
melanconica
,
Anania
sorrideva
completamente
dimentico
del
tempo
,
dello
spazio
,
delle
cose
e
delle
vicende
umane
.
«
Perché
non
mi
ripeti
le
parole
che
mi
scrivi
?
»
,
le
domandava
.
«
Taci
!
...
Ho
paura
...
»
«
Di
che
?
Se
tuo
padre
ci
sorprende
io
mi
getterò
per
terra
,
gli
dirò
:
"
no
,
non
facciamo
del
male
;
siamo
già
uniti
per
l
'eternità..."
.
Non
aver
paura
;
io
sarò
degno
di
te
,
io
ho
un
avvenire
davanti
...
Io
sarò
qualche
cosa
!
»
Margherita
non
rispondeva
,
e
vedendola
così
bella
e
gelida
,
con
gli
occhi
illuminati
dalla
luna
come
gli
occhi
di
perla
d
'
un
idolo
,
egli
non
osava
baciarla
,
ma
la
fissava
silenzioso
e
sussultava
,
non
sapeva
bene
se
di
angoscia
o
di
felicità
.
«
Il
mare
è
calmo
.
Dio
sia
lodato
!
»
,
disse
uno
dei
viaggiatori
.
Anania
si
scosse
dai
suoi
ricordi
e
guardò
la
distesa
verde
-
dorata
del
mare
,
che
nel
crepuscolo
pareva
una
pianura
illuminata
dalla
luna
.
Le
rovine
d
'
una
chiesetta
,
un
sentiero
attraverso
le
macchie
,
perduto
sull
'
estremo
limite
della
costa
,
quasi
tracciato
da
un
sognatore
che
l
'
avesse
condotto
fin
laggiù
con
la
speranza
di
proseguirlo
sul
velluto
marezzato
delle
onde
,
attirarono
gli
sguardi
di
Anania
.
Egli
pensò
a
Renato
del
quale
gli
parve
intravedere
il
triste
profilo
su
una
roccia
guardante
il
mare
...
No
,
non
è
lui
,
è
un
altro
eroe
di
Chateaubriand
,
Eudoro
,
che
sulle
roccie
marine
della
Gallia
selvaggia
sogna
le
rose
dell
'
Ellade
lontana
...
Ebbene
,
no
,
non
è
neppure
Eudoro
...
è
un
poeta
che
si
domanda
:
Questa
roccia
granitica
erta
sul
mar
che
fa
?
...
Ma
la
roccia
,
la
chiesetta
ed
il
sentiero
sono
già
spariti
e
con
essi
il
profilo
dell
'
incerto
personaggio
...
La
tristezza
dello
studente
aumentava
:
domande
gravi
e
inutili
gli
attraversavano
la
mente
,
cadevano
senza
risposta
,
come
pietre
buttate
nell
'
acqua
.
Perché
non
poteva
egli
fermarsi
su
quella
costa
selvaggia
,
dolcemente
melanconica
,
e
perché
il
profilo
intraveduto
sulla
roccia
non
poteva
essere
il
suo
?
Perché
non
poteva
egli
costrurre
una
casa
sulle
rovine
della
chiesetta
?
Perché
pensava
a
queste
stupide
romanticherie
,
perché
andava
a
Roma
,
perché
studiava
,
perché
studiava
leggi
?
Chi
era
lui
?
Che
cosa
era
la
vita
,
la
nostalgia
,
l
'
amore
,
la
tristezza
?
Che
cosa
faceva
Margherita
?
Perché
egli
l
'
amava
?
E
perché
suo
padre
era
servo
?
E
perché
suo
padre
lo
aveva
replicatamente
avvertito
di
visitare
,
appena
giunto
a
Roma
,
quei
luoghi
dove
si
conservano
monete
d
'
oro
ritrovate
sotterra
o
nelle
antiche
rovine
?
Suo
padre
era
o
no
un
delinquente
,
o
un
pazzo
affetto
dall
'
idea
fissa
dei
tesori
?
Che
aveva
egli
ereditato
da
suo
padre
?
L
'
idea
fissa
in
forma
diversa
?
Era
dunque
soltanto
un
'
idea
fissa
,
una
malattia
mentale
,
il
pensiero
costantemente
rivolto
a
quella
donna
?
Ma
trovavasi
ella
veramente
a
Roma
,
e
la
ritroverebbe
egli
?
«
Anninia
[
22
]
»
,
disse
con
voce
beffarda
l
'
altro
studente
,
dando
ad
Anania
il
nomignolo
che
i
compagni
gli
avevano
affibbiato
,
«
fai
la
nanna
?
Su
,
via
,
non
piangere
,
la
vita
è
fatta
così
:
un
biglietto
per
viaggio
circolare
,
con
diritto
di
fermate
più
o
meno
lunghe
.
Consolati
almeno
che
il
mal
di
mare
non
verrà
a
interrompere
i
tuoi
sogni
d
'amore...»
Infatti
il
mare
era
calmissimo
e
la
traversata
cominciò
coi
migliori
auspici
.
La
luna
nuova
calava
illuminando
fantasticamente
le
coste
e
la
roccia
enorme
di
Capo
Figari
,
sentinella
ciclopica
vigilante
il
melanconico
sonno
dell
'
isola
abbandonata
.
Addio
,
addio
,
terra
d
'
esilio
e
di
sogni
!
Anania
rimase
immobile
,
appoggiato
al
parapetto
del
piroscafo
,
finché
l
'
ultima
visione
di
Capo
Figari
e
delle
isolette
,
sorgenti
azzurre
dalle
onde
come
nuvole
pietrificate
,
svanirono
tra
i
vapori
dell
'
orizzonte
;
poi
sedette
sulla
panchina
,
battendosi
dispettosamente
un
pugno
sulla
fronte
per
ricacciar
dentro
le
lagrime
che
gli
velavano
gli
occhi
;
e
rimase
lì
,
pallido
e
sconvolto
,
intirizzito
dalla
brezza
umida
,
finché
vide
la
luna
,
rossa
come
un
ferro
rovente
,
calare
in
una
lontananza
sanguigna
.
Finalmente
si
ritirò
,
ma
tardò
ad
assopirsi
;
gli
pareva
che
il
suo
corpo
s
'
allungasse
e
si
restringesse
incessantemente
,
e
che
una
interminabile
fila
di
carri
passasse
sopra
il
suo
petto
indolenzito
;
i
più
tristi
ricordi
della
sua
vita
gli
tornarono
in
mente
:
gli
sembrava
di
udire
,
nello
scroscio
delle
acque
frante
dal
piroscafo
,
il
rumore
del
vento
sopra
la
casetta
della
vedova
,
a
Fonni
...
Oh
,
come
,
come
la
vita
era
triste
,
inutile
e
vana
!
Che
cosa
era
la
vita
?
Perché
vivere
?
Così
,
tristemente
,
si
assopì
;
ma
svegliandosi
si
sentì
un
altro
,
agile
,
forte
,
felice
.
Si
era
addormentato
in
un
tetro
paese
di
dolore
,
fra
onde
livide
vigilate
da
una
luna
sanguigna
:
si
svegliava
in
mezzo
ad
un
paese
d
'
oro
,
in
un
paese
di
luce
,
-
vicino
a
Roma
.
«
Roma
!
»
,
pensò
,
palpitando
di
gioia
.
«
Roma
,
Roma
!
Patria
eterna
,
abisso
d
'
ogni
male
e
fonte
d
'
ogni
bene
!
»
Gli
pareva
di
poterla
abbracciare
tutta
,
di
muovere
alla
conquista
del
mondo
intero
.
Già
a
Civitavecchia
,
attraversando
la
città
umida
e
nera
sotto
il
cielo
mattutino
,
tutto
gli
sembrava
bello
,
e
diceva
allo
studente
Daga
:
«
Vedi
,
mi
par
d
'
essere
nel
vestibolo
d
'
una
grotta
marina
meravigliosa
»
.
Il
Daga
,
che
aveva
già
vissuto
un
anno
a
Roma
,
sorrideva
beffardo
,
invidiando
l
'
entusiasmo
enfatico
del
suo
compagno
.
L
'
arrivo
rombante
del
diretto
diede
al
giovane
provinciale
sardo
un
senso
di
terrore
,
la
prima
impressione
vertiginosa
d
'
una
civiltà
quasi
violenta
e
distruggitrice
.
Gli
parve
che
il
mostro
dagli
occhi
rossi
lo
portasse
via
,
come
il
vento
porta
la
foglia
,
lanciandolo
nel
turbine
della
vita
.
A
Roma
i
due
studenti
andarono
ad
abitare
al
terzo
piano
di
una
casa
in
Piazza
della
Consolazione
,
presso
una
vedova
,
madre
di
due
graziose
ragazze
telegrafiste
,
maestre
,
dattilografe
,
civette
.
I
due
studenti
dormivano
nella
stessa
camera
,
vasta
,
ma
poco
allegra
,
divisa
da
una
specie
di
paravento
formato
con
una
coperta
gialla
;
la
loro
finestra
guardava
su
un
cortile
interno
.
La
prima
volta
che
Anania
guardò
da
quella
finestra
provò
un
senso
disperato
di
sgomento
.
Non
vedeva
che
muri
altissimi
,
d
'
un
giallo
sporco
,
bucati
da
lunghe
finestre
irregolari
,
e
panni
miseri
,
d
'
un
candore
equivoco
,
appesi
a
fili
di
ferro
;
uno
di
questi
fili
,
con
anelli
scorrevoli
,
dai
quali
pendevano
laccetti
di
spago
attorcigliati
,
passava
davanti
alla
finestra
degli
studenti
.
Mentre
Anania
guardava
con
disperata
tristezza
i
muri
perdentisi
sul
pallido
cielo
della
sera
,
Battista
Daga
scosse
il
filo
e
cominciò
a
ridere
:
«
Guarda
,
Anninia
,
guarda
come
gli
anelli
e
i
laccetti
di
spago
ballano
.
Sembrano
vivi
.
Così
è
la
vita
:
un
filo
di
ferro
attraverso
un
cortile
sporco
:
gli
uomini
si
agitano
,
sospesi
sopra
un
abisso
di
miserie
»
.
«
Non
rompermi
le
scatole
»
,
disse
Anania
,
«
sono
abbastanza
melanconico
!
Usciamo
,
mi
par
di
soffocare
.
»
Uscivano
,
camminavano
,
si
stancavano
,
storditi
dal
rumore
delle
carrozze
e
dallo
splendore
dei
lumi
,
dal
passaggio
violento
e
dal
rauco
urlo
delle
automobili
.
Anania
si
sentiva
triste
,
tra
la
folla
;
gli
pareva
d
'
essere
solo
in
un
deserto
,
e
pensava
che
se
si
fosse
sentito
male
e
avesse
gridato
nessuno
lo
avrebbe
udito
e
soccorso
.
Ricordava
Cagliari
con
nostalgia
struggente
;
oh
,
balcone
incantato
,
orizzonte
marino
,
dolce
occhio
di
Venere
!
qui
non
esistevano
più
né
stelle
,
né
luna
,
né
orizzonte
:
solo
un
disgustoso
ammasso
di
pietre
,
un
pullulamento
di
uomini
che
allo
studente
barbaricino
parevano
d
'
una
razza
diversa
e
inferiore
alla
sua
.
Veduta
attraverso
lo
sbalordimento
,
la
stanchezza
dei
primi
giorni
,
la
suggestione
melanconica
del
buio
appartamentino
di
Piazza
della
Consolazione
,
Roma
gli
dava
una
tristezza
quasi
morbosa
;
nella
città
vecchia
,
dalle
vie
strette
,
dalle
botteghe
puzzolenti
,
dagli
interni
miserabili
,
dalle
porte
che
parevano
bocche
di
caverne
,
dalle
scalette
che
sembrava
si
perdessero
in
un
tenebroso
luogo
di
dolore
,
egli
ricordava
i
più
miseri
villaggi
sardi
;
nella
Roma
nuova
si
sentiva
smarrito
,
tutto
gli
appariva
grande
,
le
strade
tracciate
dai
giganti
per
giganti
,
le
case
montagne
,
le
piazze
tancas
sarde
;
anche
il
cielo
era
troppo
alto
e
troppo
profondo
.
Anche
all
'
Università
,
dove
egli
cominciò
a
frequentare
assiduamente
i
corsi
di
Diritto
civile
e
penale
e
le
lezioni
di
Enrico
Ferri
,
lo
aspettava
una
delusione
.
Gli
studenti
non
facevano
altro
che
rumoreggiare
e
ridere
e
beffarsi
di
tutto
.
Pareva
si
beffassero
della
vita
stessa
.
Specialmente
nell
'
aula
IV
,
mentre
si
aspettava
il
Ferri
,
il
chiasso
e
il
divertimento
oltrepassavano
il
limite
;
qualche
studente
saliva
sulla
cattedra
e
cominciava
una
parodia
di
lezione
accolta
da
urli
,
fischi
,
applausi
,
grida
di
«
Viva
il
Papa
»
,
«
Viva
Sant
'
Alfonso
de
'
Liguori
»
,
«
Viva
Pio
IX
»
.
Qualche
volta
lo
studente
,
dalla
cattedra
,
con
una
faccia
tosta
indescrivibile
imitava
il
miagolar
del
gatto
o
il
canto
del
gallo
.
Allora
le
grida
e
i
fischi
raddoppiavano
;
venivano
lanciate
pallottole
di
carta
,
pennine
,
fiammiferi
accesi
,
finché
l
'
arrivo
del
professore
,
accolto
da
applausi
assordanti
,
metteva
fine
alla
scena
.
Anania
si
sentiva
solo
,
triste
fra
tanta
gioia
,
e
gli
sembrava
di
appartenere
ad
un
mondo
diverso
da
quello
ove
era
costretto
a
vivere
.
Solo
quando
il
professore
cominciava
a
parlare
,
egli
provava
una
commozione
profonda
,
quasi
un
senso
di
gioia
.
Fantasmi
di
delinquenti
,
di
suicidi
,
di
donne
perdute
,
di
maniaci
,
di
parricidi
,
passavano
,
evocati
dalla
voce
possente
del
professore
,
davanti
al
pensiero
turbato
di
Anania
.
E
fra
tante
figure
egli
ne
distingueva
una
,
che
passava
e
ripassava
davanti
a
lui
,
ad
occhi
bassi
.
Ma
invece
di
fissarla
con
orrore
egli
la
guardava
con
pietà
,
col
desiderio
di
stenderle
la
mano
.
Una
sera
lui
e
il
Daga
attraversavano
Via
Nazionale
:
lo
splendore
delle
lampade
elettriche
si
fondeva
col
chiarore
della
luna
:
le
finestre
del
palazzo
della
Banca
erano
tutte
vivamente
illuminate
.
«
Sembra
,
che
tutto
l
'
oro
racchiuso
nella
Banca
brilli
attraverso
le
finestre
»
,
disse
Anania
.
«
Ma
bbraaavooo
!
Si
vede
che
la
mia
compagnia
ti
dirozza
.
»
«
Sono
più
che
mai
romantico
stasera
.
Andiamo
al
Colosseo
!
»
Andarono
.
Si
aggirarono
a
lungo
nel
divino
mistero
del
luogo
,
guardando
la
luna
attraverso
ogni
arco
;
poi
sedettero
su
una
colonna
lucente
e
sospirarono
entrambi
.
«
Io
sento
una
gioia
simile
al
dolore
,
»
disse
Anania
.
Il
Daga
non
rispose
,
ma
dopo
un
lungo
silenzio
disse
:
«
Mi
sembra
d
'
essere
nella
luna
.
Non
ti
pare
che
nella
luna
si
debba
provare
ciò
che
si
prova
qui
,
in
questo
gran
mondo
morto
?
»
.
«
Sì
»
,
disse
Anania
,
con
voce
flebile
.
«
Questa
è
Roma
.
»
Al
ritorno
passarono
ancora
per
Via
Nazionale
.
Chiacchieravano
in
dialetto
.
Era
tardi
,
e
su
e
giù
,
attraverso
i
marciapiedi
quasi
deserti
vagavano
molte
farfalle
notturne
,
così
le
chiamava
il
Daga
.
A
un
tratto
una
di
esse
passò
accanto
a
loro
e
li
salutò
in
dialetto
sardo
.
«
Bonas
tardas
,
pizzoccheddos
!
»
Era
alta
,
bruna
,
con
grandi
occhi
cerchiati
:
la
luce
elettrica
dava
al
suo
piccolo
viso
,
emergente
dal
collo
di
pelo
d
'
un
soprabito
chiaro
,
un
pallore
cadaverico
.
Come
a
Cagliari
,
la
sera
in
cui
Rosa
e
la
compagna
lo
avevano
fermato
,
Anania
sussultò
,
preso
da
un
senso
d
'
orrore
,
e
trascinò
via
il
Daga
che
rispondeva
insolentemente
alla
donna
.
Era
lei
?
Poteva
esser
lei
?
Era
una
sarda
...
poteva
esser
lei
!
II
.
Sdraiato
sul
suo
lettuccio
,
dopo
ore
ed
ore
di
amarezza
,
di
dubbio
,
di
opprimente
melanconia
,
egli
pensava
:
«
È
inutile
illudermi
:
non
sono
pazzo
,
no
;
ma
non
posso
più
vivere
così
;
bisogna
ch
'
io
sappia
...
Oh
,
fosse
morta
!
fosse
morta
!
Bisogna
che
io
cerchi
.
Non
sono
venuto
a
Roma
per
questo
?
Domani
!
domani
!
Dal
giorno
che
arrivai
ripeto
questa
parola
,
e
l
'
indomani
arriva
ed
io
non
faccio
niente
.
Ma
che
posso
fare
?
Dove
devo
andare
?
E
se
la
trovo
?
»
.
Ah
,
era
di
questo
che
egli
aveva
paura
.
Non
voleva
neppur
pensare
a
quanto
poteva
accadere
dopo
...
Improvvisamente
si
domandò
:
«
E
se
mi
confidassi
col
Daga
?
Se
io
ora
gli
dicessi
:
"
Battista
,
devo
uscire
,
devo
recarmi
in
questura
per
chiedere
informazioni
...
"
.
Ah
,
non
ne
posso
più
!
Sono
tanti
e
tanti
anni
che
io
trascino
con
me
questo
peso
:
ora
vorrei
liberarmene
,
gettarlo
via
come
si
getta
un
carico
opprimente
...
liberarmene
,
respirare
...
Bisogna
snidarlo
questo
verme
roditore
.
Mi
diranno
che
sono
uno
stupido
,
mi
convinceranno
che
lo
sono
,
mi
diranno
di
smettere
...
Ebbene
,
tanto
meglio
se
mi
convinceranno
...
Che
giornata
triste
!
Il
cielo
si
abbassa
...
si
abbassa
sempre
più
...
Avrei
sonno
?
Bisogna
ch
'
io
vada
subito
»
.
Pioveva
dirottamente
.
Anche
il
Daga
sonnecchiava
sul
suo
lettuccio
,
al
di
là
del
paravento
.
«
Battista
»
,
disse
Anania
,
sollevandosi
,
col
gomito
sul
guanciale
,
«
tu
non
esci
?
»
«No.»
«
Mi
presti
il
tuo
ombrello
?
»
Sperava
che
il
compagno
gli
chiedesse
dove
voleva
andare
,
con
quel
tempo
orribile
,
ma
il
Daga
disse
:
«
Non
potresti
farmi
il
piacere
di
comprartene
uno
?
»
Anania
sedette
sul
letto
,
rivolto
al
paravento
,
e
mormorò
:
«
Devo
andare
in
questura
...
»
.
E
sperò
ancora
che
una
voce
fraterna
gli
chiedesse
il
suo
segreto
...
Ecco
,
egli
palpitava
già
pensando
come
cominciare
...
Ma
attraverso
il
paravento
una
voce
beffarda
chiese
:
«
Vai
a
far
arrestare
la
pioggia
?
»
.
Il
segreto
gli
ripiombò
sul
cuore
,
più
amaro
e
grave
di
prima
.
Ah
,
non
un
paravento
,
ma
una
muraglia
insuperabile
lo
divideva
dalla
confidenza
e
dalla
carità
del
prossimo
.
Non
doveva
chiedere
né
aspettare
aiuto
da
nessuno
;
doveva
bastare
a
se
stesso
.
S
'
alzò
,
si
pettinò
accuratamente
e
cercò
nel
cassetto
la
sua
fede
di
nascita
.
«
Prendilo
pure
,
l
'
ombrello
.
Ma
perché
vai
?
»
,
chiese
l
'
altro
,
sbadigliando
.
Egli
non
rispose
.
Sulle
scale
buie
si
fermò
un
momento
,
ascoltando
lo
scroscio
sonoro
dell
'
acqua
sull
'
invetriata
del
tetto
:
pareva
il
rombo
d
'
una
cascata
,
che
dovesse
di
momento
in
momento
precipitarsi
entro
la
casa
,
già
inondata
dal
fragore
dell
'
imminente
rovina
.
Una
tristezza
mortale
gli
strinse
il
cuore
.
Uscì
e
vagò
lungamente
per
le
strade
lavate
dalla
pioggia
:
salì
su
per
una
viuzza
deserta
,
passò
sotto
un
arco
nero
,
guardò
con
infinita
tristezza
i
chiaroscuri
umidi
di
certi
interni
,
di
certe
piccole
botteghe
,
nella
cui
penombra
si
disegnavano
pallide
figure
di
donne
,
di
uomini
volgari
,
di
bimbi
sudici
:
antri
ove
i
carbonari
assumevano
aspetti
diabolici
,
dove
i
cestini
di
erbaggi
e
di
frutta
imputridivano
nell
'
oscurità
fangosa
,
ed
il
fabbro
e
il
ciabattino
e
la
stiratrice
si
consumavano
nei
lavori
forzati
,
in
un
luogo
di
pena
più
triste
della
galera
stessa
.
Anania
guardava
:
ricordava
la
catapecchia
della
vedova
di
Fonni
,
la
casa
del
mugnaio
,
il
molino
,
il
misero
vicinato
e
le
melanconiche
figure
che
lo
animavano
;
e
gli
pareva
d
'
esser
condannato
a
viver
sempre
in
luoghi
di
tristezza
e
tra
immagini
di
dolore
.
Dopo
un
lungo
ed
inutile
vagabondare
rientrò
a
casa
e
si
mise
a
scrivere
a
Margherita
.
«
Sono
mortalmente
triste
:
ho
sull
'
anima
un
peso
che
mi
opprime
e
mi
schiaccia
.
Da
molti
anni
io
volevo
dirti
ciò
che
ti
scrivo
adesso
,
in
questo
triste
giorno
di
pioggia
e
di
melanconia
.
Non
so
come
tu
accoglierai
la
rivelazione
che
sto
per
farti
;
ma
qualunque
cosa
tu
possa
pensare
,
Margherita
,
non
dimenticare
che
io
sono
trascinato
da
una
fatalità
inesorabile
,
da
un
dovere
che
è
più
terribile
d
'
un
delitto
...
»
Arrivato
alla
parola
«
delitto
»
si
fermò
e
rilesse
la
lettera
incominciata
.
Poi
riprese
la
penna
,
ma
non
poté
tracciare
altra
parola
,
vinto
da
un
gelo
improvviso
.
Chi
era
Margherita
?
Chi
era
lui
?
Chi
era
quella
donna
?
Cosa
era
la
vita
?
Ecco
che
le
stupide
domande
ricominciavano
.
Guardò
lungamente
i
vetri
,
il
filo
di
ferro
,
gli
anellini
ed
i
lacci
bagnati
e
saltellanti
su
uno
sfondo
giallastro
,
e
pensò
:
«
Se
mi
suicidassi
?
»
,
Lacerò
lentamente
la
lettera
,
prima
in
lunghe
striscie
,
poi
in
quadrettini
che
dispose
in
colonna
,
e
tornò
a
fissare
i
vetri
,
il
filo
di
ferro
,
i
laccetti
che
parevano
marionette
.
Rimase
così
finché
la
pioggia
cessò
,
finché
il
compagno
lo
invitò
ad
uscire
.
Il
cielo
si
rasserenava
;
nell
'
aria
molle
vibravano
i
rumori
della
città
rianimatasi
,
e
l
'
arcobaleno
s
'
incurvava
,
meravigliosa
cornice
,
sul
quadro
umido
del
Foro
Romano
.
Al
solito
,
i
due
compagni
salirono
per
Via
Nazionale
e
il
Daga
si
fermò
a
guardare
i
giornali
davanti
al
Garroni
,
mentre
Anania
proseguiva
distratto
,
andando
incontro
ad
una
fila
ciangottante
di
chierici
rossi
,
uno
dei
quali
lo
urtò
lievemente
.
Allora
egli
parve
destarsi
da
un
sogno
,
si
fermò
e
aspettò
il
compagno
,
mentre
i
chierici
s
'
allontanavano
,
e
il
riflesso
dei
loro
abiti
scarlatti
dava
uno
splendore
sanguigno
al
lastrico
bagnato
.
«
Nella
mia
infanzia
ho
conosciuto
il
figliuolino
d
'
un
bandito
famoso
;
il
bimbo
era
già
arso
da
passioni
selvaggie
,
e
si
proponeva
di
vendicare
suo
padre
.
Ora
invece
ho
saputo
che
si
è
fatto
frate
.
Come
tu
spieghi
questo
fatto
?
»
,
domandò
Anania
.
«
Quell
'
individuo
è
pazzo
!
»
,
rispose
il
Daga
con
indifferenza
.
«
Ebbene
,
no
!
»
,
riprese
Anania
animandosi
.
«
Noi
spieghiamo
o
vogliamo
spiegare
molti
misteri
psicologici
,
dando
il
titolo
di
matto
all
'
individuo
che
ne
è
soggetto
.
»
«
Per
lo
meno
,
però
,
è
un
monomaniaco
.
D
'
altronde
anche
la
pazzia
è
un
mistero
psicologico
complicato
;
un
albero
il
cui
ramo
più
potente
è
la
monomania
.
»
«
Ebbene
,
ammetto
.
Ma
l
'
individuo
in
questione
aveva
la
monomania
del
banditismo
;
aggiungi
,
monomania
atavica
.
Facendosi
frate
egli
,
sebbene
uomo
quasi
primitivo
,
ha
voluto
liberarsi
dal
suo
male
...
»
«
E
finirà
con
l
'
impazzire
davvero
,
quel
frate
.
Un
uomo
cosciente
,
colto
dal
malanno
di
un
'
idea
fissa
qualunque
,
deve
liberarsene
secondandola
.
»
«
Tu
forse
hai
ragione
»
,
disse
Anania
,
pensieroso
.
E
non
parlò
più
finché
non
arrivarono
all
'
angolo
di
Via
Agostino
Depretis
.
Allora
disse
,
svoltando
strada
:
«
Voglio
prendere
...
mi
hanno
incaricato
di
prendere
l
'
indirizzo
di
una
persona
...
Devo
andare
in
questura
»
.
Il
compagno
lo
seguì
,
curioso
.
«
Chi
è
questa
persona
?
Chi
ti
ha
incaricato
?
È
del
tuo
paese
?
»
Ma
Anania
non
si
spiegava
.
Arrivati
davanti
a
Santa
Maria
Maggiore
il
Daga
dichiarò
che
non
sarebbe
andato
oltre
.
«
Allora
aspettami
qui
»
,
disse
Anania
,
senza
fermarsi
,
«
ti
dirò
poi
...
»
Messo
in
curiosità
il
Daga
lo
seguì
per
un
tratto
,
poi
lo
aspettò
sulla
gradinata
della
chiesa
.
«
Il
dado
è
gettato
?
»
chiese
con
enfasi
,
quando
Anania
ricomparve
.
Ma
nonostante
le
sue
domande
e
i
suoi
scherzi
non
riuscì
a
sapere
che
cosa
il
suo
compagno
era
andato
a
fare
in
questura
.
Appoggiato
al
muro
Anania
guardava
l
'
orizzonte
e
ricordava
la
sera
in
cui
,
bambino
,
era
salito
sulle
falde
del
Gennargentu
ed
aveva
veduto
un
pauroso
cielo
tutto
rosso
,
animato
da
spiriti
invisibili
.
Anche
adesso
sentiva
un
mistero
aleggiargli
intorno
,
e
la
città
gli
sembrava
una
foresta
di
pietra
attraversata
da
fiumi
pericolosi
,
e
sentiva
paura
.
III
.
Sì
,
come
si
legge
nelle
vecchie
storie
romantiche
,
il
dado
era
gettato
.
La
questura
,
dopo
la
domanda
e
le
indicazioni
di
Anania
,
fece
ricerca
di
Rosalia
Derios
,
e
verso
la
fine
di
marzo
informò
lo
studente
che
al
numero
tale
di
Via
del
Seminario
,
all
'
ultimo
piano
,
abitava
una
donna
sarda
,
affitta
-
camere
,
il
cui
passato
e
i
connotati
corrispondevano
a
quelli
di
Olì
.
Questa
signora
si
chiamava
,
o
si
faceva
chiamare
,
Maria
Obinu
,
nativa
di
Nuoro
.
Abitava
in
Roma
da
quattordici
anni
,
e
nei
primi
tempi
aveva
vissuto
un
po
'
irregolarmente
.
Da
qualche
anno
,
però
,
menava
vita
onesta
-
almeno
in
apparenza
-
affittando
camere
mobiliate
e
facendo
pensione
.
Anania
non
si
commosse
troppo
nel
ricevere
queste
informazioni
.
I
connotati
combinavano
;
egli
non
ricordava
precisamente
la
fisonomia
di
sua
madre
,
ma
ricordava
che
ella
era
alta
,
coi
capelli
neri
e
gli
occhi
chiari
:
e
la
Obinu
era
alta
,
coi
capelli
neri
e
gli
occhi
chiari
.
Inoltre
egli
sapeva
che
a
Nuoro
non
esisteva
alcuna
famiglia
Obinu
,
e
che
nessuna
donna
nuorese
viveva
e
affittava
camere
a
Roma
.
Evidentemente
quindi
la
Obinu
falsava
il
suo
nome
e
la
sua
origine
...
Tuttavia
egli
sentì
che
la
donna
indicatagli
dalla
questura
non
era
,
non
poteva
essere
sua
madre
;
questa
non
viveva
a
Roma
dal
momento
che
la
questura
non
riusciva
a
scoprirla
.
Dopo
giorni
e
mesi
di
attesa
e
di
ansia
,
egli
provò
come
un
senso
di
liberazione
.
La
primavera
penetrava
anche
nel
cortile
melanconico
di
Piazza
della
Consolazione
,
in
quell
'
enorme
pozzo
giallo
esalante
odori
di
vivande
,
animato
dal
canto
delle
serve
e
dal
gorgheggio
dei
canarini
prigionieri
.
L
'
aria
era
tiepida
e
dolce
;
sul
cielo
azzurro
passavano
nuvolette
rosee
,
e
il
vento
portava
fragranze
di
rose
e
di
viole
.
Affacciato
alla
finestra
,
Anania
si
abbandonava
ai
suoi
sogni
nostalgici
.
L
'
odore
delle
viole
,
le
nuvole
rosee
,
il
tepore
della
primavera
,
tutto
gli
ricordava
la
terra
natìa
,
i
vasti
orizzonti
,
le
nuvole
che
dalla
finestra
della
sua
cameretta
egli
vedeva
affacciarsi
o
tramontare
fra
gli
elci
dell
'
Orthobene
.
Poi
ricordava
la
pineta
di
monte
Urpino
,
il
silenzio
delle
cime
coperte
d
'
asfodeli
e
di
iris
violette
,
il
mistero
dei
viali
vigilati
dal
puro
sguardo
delle
stelle
.
E
la
figura
diletta
di
Margherita
dominava
i
freschi
paesaggi
natii
,
circondata
di
asfodeli
e
di
gigli
selvatici
,
coi
capelli
di
rame
sfumati
nel
fulgore
del
cielo
metallico
.
La
primavera
romana
non
lo
commoveva
che
per
le
rimembranze
:
gli
sembrava
una
primavera
artificiale
,
troppo
ardente
e
luminosa
,
troppo
abbondante
di
fiori
e
di
profumi
.
Piazza
di
Spagna
,
ornata
come
un
altare
,
con
la
scalinata
coperta
di
petali
di
rose
mosse
dalla
brezza
,
il
Pincio
con
gli
alberi
avvolti
di
fiori
violacei
,
le
vie
profumate
dai
cestini
di
narcisi
e
di
ranuncoli
che
le
fioraie
,
ferme
sull
'
orlo
dei
marciapiedi
,
offrivano
ai
passanti
,
-
tutta
questa
ostentazione
,
tutto
questo
mercato
della
primavera
,
dava
allo
studente
l
'
idea
di
una
festa
banale
,
che
a
lungo
andare
rattristava
e
disgustava
.
La
primavera
palpitava
al
di
là
dell
'
orizzonte
;
giovinetta
selvaggia
e
pura
ella
scorrazzava
attraverso
le
tancas
coperte
d
'
erbe
alte
aromatiche
,
e
cantava
con
gli
uccelli
palustri
in
riva
ai
torrenti
,
e
scherzava
coi
mufloni
e
con
le
lepri
,
fra
i
ciclamini
,
sotto
le
immense
quercie
sacre
ai
vecchi
pastori
della
Barbagia
,
e
si
addormentava
all
'
ombra
delle
roccie
fiorite
di
musco
,
nei
voluttuosi
meriggi
,
mentre
intorno
al
suo
letto
di
felci
e
di
pervinche
gli
insetti
dorati
ronzavano
amandosi
,
e
le
api
suggevano
le
rose
canine
estraendone
il
miele
amaro
;
amaro
e
dolce
come
l
'
anima
sarda
.
Anania
amava
e
viveva
in
questa
primavera
lontana
;
seduto
accanto
alla
finestra
guardava
le
nuvolette
rosee
,
e
s
'
immaginava
di
essere
un
prigioniero
innamorato
.
Una
sonnolenza
piacevole
gli
velava
lo
spirito
,
togliendogli
la
forza
e
la
volontà
di
pensare
a
determinate
cose
.
Le
idee
venivano
e
passavano
nella
sua
mente
,
-
così
come
le
persone
passano
per
la
via
;
lo
interessavano
per
un
attimo
,
ma
non
si
fermavano
ed
egli
le
dimenticava
subito
.
Più
che
mai
amava
la
solitudine
;
e
persino
la
presenza
del
compagno
lo
irritava
,
anche
perché
il
Daga
lo
derideva
continuamente
.
«
Noi
vediamo
la
vita
sotto
aspetti
ben
diversi
»
,
gli
diceva
,
«
cioè
io
la
vedo
e
tu
non
la
vedi
.
Io
sono
miope
e
vedo
,
attraverso
lenti
fortissime
,
le
cose
e
le
umane
vicende
,
nitidamente
,
rimpicciolite
;
tu
sei
miope
e
non
possiedi
neppure
un
paio
d
'occhiali.»
Talvolta
infatti
pareva
ad
Anania
di
aver
un
velo
davanti
agli
occhi
;
egli
viveva
di
diffidenza
e
di
dolore
.
Anche
la
sua
passione
per
Margherita
,
in
fondo
,
era
composta
di
tristezza
e
di
paura
.
Un
giorno
,
agli
ultimi
di
maggio
,
egli
sorprese
il
compagno
stretto
in
tenero
amplesso
con
la
maggiore
delle
padroncine
.
«
Sei
un
bruto
»
,
gli
disse
con
disprezzo
.
«
Non
amoreggi
anche
con
l
'
altra
sorella
?
Perché
ti
burli
di
entrambe
?
»
«
Scusami
,
stupido
:
son
loro
che
vengono
a
buttarmisi
fra
le
braccia
,
le
posso
respingere
?
»
,
chiese
cinicamente
il
Daga
.
«
Poiché
il
mondo
è
diventato
un
gambero
,
profittiamone
.
Ora
son
le
donne
che
seducono
gli
uomini
;
ed
io
sarei
più
stupido
di
te
se
non
mi
lasciassi
sedurre
...
fino
ad
un
certo
punto
...
»
«
Ma
perché
certe
cose
non
accadono
che
a
certi
tipi
?
A
me
no
,
per
esempio
.
»
«
Perché
agli
asini
non
può
succedere
ciò
che
succede
agli
uomini
:
eppoi
le
nostre
soavi
padroncine
hanno
,
in
fondo
,
l
'
onesto
desiderio
di
trovarsi
un
marito
e
sanno
che
tu
sei
fidanzato
.
»
«
Io
fidanzato
?...»,
gridò
Anania
,
«
chi
lo
ha
detto
?
»
«
Chi
lo
sa
?
E
di
una
Margherita
,
anche
,
che
questa
volta
,
meno
male
,
va
gettata
ante
asinos
.
»
«
Ti
proibisco
di
ripetere
quel
nome
!
»
,
proruppe
Anania
,
andando
addosso
al
Daga
.
«
Capisci
,
te
lo
proibisco
!
»
«
Abbassa
le
dita
,
ché
mi
cavi
gli
occhi
!
Il
tuo
amore
è
feroce
!
»
Fremente
di
collera
Anania
si
mise
a
impacchettare
i
suoi
libri
e
le
sue
carte
.
«
Ah
»
,
diceva
,
a
denti
stretti
,
«
me
ne
vado
subito
,
subito
.
Io
non
so
vivere
fra
gente
curiosa
e
volgare
.
»
«
Addio
,
dunque
!
»
,
disse
Battista
,
gettandosi
sul
letto
.
«
Ricordati
almeno
che
nei
primi
giorni
che
siamo
giunti
,
se
non
c
'
ero
io
rimanevi
vilmente
schiacciato
da
una
carrozza
.
»
Anania
uscì
,
col
cuore
gonfio
di
fiele
:
si
diresse
automaticamente
verso
il
Corso
,
e
quasi
senza
avvedersene
si
trovò
in
Via
del
Seminario
.
Era
un
pomeriggio
ardente
;
lo
scirocco
sbatteva
le
tende
dei
negozi
:
l
'
aria
odorava
di
vernici
,
di
droghe
e
di
vivande
.
Anania
sentiva
i
suoi
nervi
fremere
come
corde
metalliche
.
In
Via
del
Seminario
passò
in
mezzo
a
uno
stormo
di
chierici
e
di
preti
dalle
mantelline
svolazzanti
e
mormorò
dispettosamente
:
«
Corvi
!
»
,
A
un
tratto
,
accanto
a
una
piccola
porta
che
dava
su
un
andito
buio
,
egli
vide
un
numero
,
il
numero
della
casa
ove
abitava
Maria
Obinu
.
Entrò
,
salì
all
'
ultimo
piano
e
suonò
.
Una
donna
alta
e
pallida
,
vestita
di
nero
,
aprì
:
egli
si
turbò
,
sembrandogli
di
aver
veduto
altra
volta
i
grandi
occhi
verdastri
di
lei
.
«
La
signora
Obinu
?
»
«
Sono
io
»
,
rispose
la
donna
con
voce
grave
,
«
No
»
,
egli
pensò
,
«
non
è
lei
;
non
è
la
sua
voce
.
»
Entrò
.
La
Obinu
gli
fece
attraversare
un
piccolo
vestibolo
buio
e
lo
introdusse
in
un
salottino
grigio
e
triste
;
egli
si
guardò
attorno
,
vide
una
testa
di
cervo
e
una
pelle
di
muflone
attaccate
al
muro
,
e
immediatamente
sentì
i
suoi
dubbi
rinascere
.
«
Vorrei
una
camera
;
io
sono
sardo
,
studente
»
,
disse
,
esaminando
la
donna
da
capo
a
piedi
.
Ella
era
pallida
e
scarna
,
col
collo
lungo
,
il
naso
affilato
quasi
trasparente
;
ma
i
folti
capelli
neri
,
pettinati
ancora
alla
sarda
,
cioè
a
trecce
strette
appuntate
fortemente
sulla
nuca
,
le
davano
un
'
aria
graziosa
.
«
Lei
è
sardo
?
Ho
piacere
...
»
,
rispose
disinvolta
.
«
Adesso
non
ho
camere
disponibili
,
ma
se
lei
può
pazientare
una
quindicina
di
giorni
,
ho
una
signorina
inglese
che
deve
partire
...
»
Egli
chiese
ed
ottenne
di
veder
la
camera
;
il
letto
stava
al
centro
,
fra
due
cataste
di
libri
vecchi
e
d
'
oggetti
antichi
;
entro
una
vasca
di
gomma
,
ancora
piena
d
'
acqua
insaponata
,
olezzava
un
fascio
di
gaggie
;
dalla
finestra
si
scorgeva
un
giardinetto
melanconico
.
Sul
tavolino
Anania
vide
,
fra
gli
altri
,
un
volumetto
che
egli
amava
con
passione
dolorosa
.
Erano
i
versi
di
Giovanni
Cena
:
Madre
.
«
Ho
bisogno
di
andar
subito
via
dalla
casa
dove
sto
;
prenderò
questa
camera
,
ma
intanto
,
non
potrebbe
darmene
un
'
altra
,
fosse
anche
un
buco
?...»
Rientrarono
nel
salottino
,
ed
egli
si
fermò
a
guardare
la
testa
imbalsamata
del
cervo
.
«
È
un
ricordo
di
mio
padre
,
che
era
cacciatore
»
,
disse
la
donna
,
sorridendo
con
bontà
.
«
È
di
Nuoro
,
lei
?
»
«
Sì
,
ma
sono
nata
là
per
caso
.
»
«
Anch
'
io
sono
nato
per
caso
nel
villaggio
di
Fonni
»
,
egli
disse
,
guardandola
in
viso
.
«
Sì
,
sono
nato
a
Fonni
;
mi
chiamo
Anania
Atonzu
Derios
.
»
Ella
non
batté
palpebra
.
«
No
,
non
è
lei
!
»
,
egli
pensò
,
e
si
sentì
felice
.
«
Per
questi
quindici
giorni
le
darò
la
mia
camera
»
,
disse
finalmente
la
Obinu
,
cedendo
alle
insistenze
di
lui
,
ed
egli
accettò
.
La
cameretta
pareva
la
cella
d
'
una
monaca
;
il
lettino
candido
,
odorante
di
spigo
,
ricordava
i
semplici
giacigli
di
certe
patriarcali
abitazioni
sarde
.
E
come
in
quelle
abitazioni
,
Maria
Obinu
aveva
appeso
lungo
le
pareti
grigie
della
sua
camera
una
fila
di
quadretti
e
di
immagini
sacre
;
tre
ceri
,
poi
,
e
tre
crocefissi
,
un
ramo
d
'
olivo
e
un
rosario
che
pareva
di
confetti
,
pendevano
in
capo
al
letto
;
in
un
angolo
ardeva
una
lampadina
davanti
ad
una
immagine
dove
le
Sante
Anime
del
Purgatorio
,
tinte
di
livido
da
un
lapis
turchino
,
pregavano
tra
fiamme
insanguinate
da
un
lapis
rosso
.
Anania
prese
possesso
della
camera
,
e
ben
presto
fu
riassalito
dai
suoi
dubbi
.
Perché
la
Obinu
gli
cedeva
la
sua
camera
?
perché
si
mostrava
così
premurosa
con
lui
?
Mentre
egli
metteva
a
posto
i
suoi
libri
,
Maria
bussò
e
,
senza
avanzare
,
gli
domandò
se
desiderava
che
la
lampadina
delle
«
Sante
Anime
»
venisse
spenta
.
«
No
»
,
egli
rispose
con
voce
forte
,
«
venga
avanti
,
anzi
,
che
le
faccio
vedere
una
cosa
.
»
Ella
entrò
,
pallida
,
sorridente
;
pareva
avesse
sempre
conosciuto
il
suo
inquilino
e
gli
volesse
bene
.
Egli
teneva
fra
le
mani
uno
strano
oggetto
,
un
sacchettino
di
stoffa
unta
,
attaccato
ad
una
catenina
annerita
dal
tempo
.
Disse
,
mettendosi
l
'
amuleto
al
collo
:
«
Veda
,
anche
io
sono
devoto
,
questa
è
la
ricetta
di
San
Giovanni
,
che
allontana
le
tentazioni
.
»
La
donna
guardava
.
Improvvisamente
cessò
di
sorridere
,
ed
Anania
sentì
il
suo
cuore
battere
forte
.
«
Lei
non
crede
a
queste
cose
?
»
,
domandò
Maria
.
«
Ebbene
,
se
non
ci
crede
,
almeno
non
se
ne
burli
.
Sono
cose
sacrosante
.
»
Steso
sul
lettino
odorante
di
spigo
,
Anania
pensava
continuamente
al
suo
segreto
.
...
E
se
Maria
Obinu
era
Olì
?
Se
era
lei
?
Così
vicina
e
così
lontana
!
qual
filo
misterioso
lo
aveva
condotto
fino
a
lei
,
fino
al
guanciale
su
cui
ella
doveva
qualche
volta
piangere
ricordando
il
figliuolo
abbandonato
?
Che
strana
cosa
la
vita
!
Egli
era
dunque
giunto
così
al
suo
destino
,
solo
per
forza
di
una
volontà
misteriosa
che
lo
aveva
guidato
quasi
a
sua
insaputa
.
Ma
non
era
pazzo
,
dunque
?
Che
sciocchezze
,
che
puerilità
!
No
,
non
era
lei
,
non
poteva
esser
lei
.
Ma
se
lo
era
?
Se
ella
già
sapeva
di
essere
vicina
a
suo
figlio
,
mentre
egli
si
dibatteva
nel
dubbio
?
No
,
non
poteva
essere
lei
.
Una
madre
non
può
non
tradirsi
,
non
può
non
gridare
nel
rivedere
suo
figlio
.
Era
assurdo
.
-
Sciocchezze
,
idee
convenzionali
.
Una
donna
sa
dominarsi
anche
tra
le
più
violente
emozioni
.
Essa
,
poi
,
che
aveva
abbandonato
e
buttato
via
la
sua
creatura
!
Appunto
per
questo
doveva
tradirsi
,
gridare
,
sussultare
.
Una
madre
è
sempre
una
madre
.
Eppoi
Olì
,
una
selvaggia
,
una
semplice
figlia
della
natura
,
non
poteva
aver
assimilato
la
perfidia
delle
donne
di
città
,
tanto
da
fingere
come
una
commediante
,
da
sapersi
dominare
così
!
Impossibile
.
Era
assurdo
,
Maria
Obinu
era
Maria
Obinu
,
simpatica
donna
,
mite
e
incosciente
,
che
aveva
avuto
la
fortuna
,
più
che
la
forza
,
di
emendarsi
.
Non
poteva
esser
lei
.
Ma
intanto
egli
ricordava
la
prima
notte
passata
a
Nuoro
e
il
bacio
furtivo
di
suo
padre
,
e
di
momento
in
momento
aspettava
che
l
'
uscio
s
'
aprisse
,
e
un
'
ombra
si
avanzasse
,
nel
chiarore
della
lampadina
,
e
un
bacio
rivelatore
gli
sfiorasse
la
fronte
!
...
«
E
se
ciò
fosse
...
che
farei
io
?
»
si
chiedeva
trepidando
.
I
rumori
della
città
si
affievolivano
,
s
'
allontanavano
,
quasi
ritirandosi
anch
'
essi
,
stanchi
,
verso
un
luogo
di
riposo
.
Anania
sentì
rientrare
i
tardivi
inquilini
,
poi
tutto
fu
silenzio
,
nella
casa
,
nella
via
,
nella
città
.
Ed
egli
vegliava
ancora
!
Ah
,
forse
quella
lampadina
?
...
«
Ora
la
spengo
...
»
Si
alzò
.
Un
rumore
,
un
fruscio
...
È
l
'
uscio
che
si
apre
?
Oh
,
Dio
!
Egli
si
gettò
nuovamente
sul
letto
,
chiuse
gli
occhi
e
attese
.
Il
cuore
e
la
gola
gli
pulsavano
febbrilmente
.
Ma
l
'
uscio
rimase
chiuso
,
ed
egli
si
calmò
e
rise
di
sé
.
Però
non
spense
la
lampadina
.
IV
.
Roma
,
1
giugno
Margherita
mia
Ricevo
in
questo
momento
la
tua
lettera
e
rispondo
subito
.
Sono
un
po
'
stordito
;
in
questi
giorni
ho
almeno
una
ventina
di
volte
preso
in
mano
la
penna
per
scriverti
,
senza
riuscirci
.
Eppure
ho
tante
cose
da
dirti
.
Ho
cambiato
casa
:
sto
presso
una
signora
sarda
che
dice
di
esser
nata
a
Nuoro
,
è
una
buona
donna
,
simpatica
,
molto
devota
;
ha
per
me
delle
cure
veramente
materne
,
tanto
che
mi
ha
dato
la
sua
camera
in
attesa
della
partenza
d
'
una
bellissima
signorina
inglese
che
deve
cedermi
la
sua
.
Questa
Miss
rassomiglia
a
te
in
modo
straordinario
;
ti
scongiuro
però
di
non
esser
gelosa
:
1
.
-
perché
io
sono
pazzamente
innamorato
di
una
signorina
nuorese
;
2
.
-
perché
Miss
deve
partire
fra
otto
giorni
;
3
.
-
perché
è
matta
da
legare
;
4
.
-
perché
é
fidanzata
;
5
.
-
perché
io
sono
sotto
la
salvaguardia
di
tutte
le
sante
ed
i
santi
del
cielo
appesi
alle
pareti
della
mia
camera
,
nonché
delle
Anime
Sante
del
Purgatorio
illuminate
giorno
e
notte
da
una
mariposa
.
Presso
la
mia
nuova
padrona
abitano
altri
stranieri
che
vanno
e
vengono
,
e
un
sarto
piemontese
,
elegantissimo
e
coltissimo
,
e
un
commesso
viaggiatore
,
che
per
le
bugie
che
dice
mi
ricorda
il
colendissimo
signor
Francesco
Carchide
di
Nuoro
,
tuo
sfortunato
pretendente
.
La
signora
Obinu
tiene
poi
una
vecchia
cuoca
sarda
,
che
sta
a
Roma
da
oltre
trent
'
anni
ed
ancora
non
ha
appreso
l
'
italiano
.
Povera
vecchia
zia
Varvara
!
Essa
è
nera
e
piccina
come
una
jana
[
23
]
:
conserva
gelosamente
nel
baule
il
suo
costume
natìo
,
ma
veste
un
ridicolo
abito
comprato
a
Campo
dei
Fiori
.
Spesso
io
vado
a
trovarla
,
nella
cucina
buia
e
torrida
,
ed
essa
mi
domanda
notizie
delle
persone
del
suo
paese
,
e
crede
che
il
mare
sia
sempre
in
tempesta
come
l
'
unica
volta
in
cui
ella
lo
attraversò
.
Per
lei
Roma
è
un
luogo
dove
tutte
le
cose
son
care
,
e
dove
si
può
morire
da
un
momento
all
'
altro
investiti
da
una
vettura
.
Mi
domandò
se
da
noi
si
fa
ancora
il
pane
in
casa
;
risposi
di
sì
ed
essa
si
mise
a
piangere
,
ricordando
gli
scherzi
e
il
divertimento
dei
giorni
nei
quali
si
cuoceva
il
pane
,
a
casa
sua
.
Poi
volle
sapere
se
i
pastori
mangiano
ancora
seduti
per
terra
,
sotto
gli
alberi
.
Come
sospirava
ricordando
un
banchetto
di
Pasqua
,
a
cui
prese
parte
quarant
'
anni
or
sono
,
in
un
ovile
del
Goceano
!
Qui
fa
già
molto
caldo
,
ma
verso
sera
,
di
solito
,
l
'
aria
si
rinfresca
:
io
passeggio
lungo
le
rive
del
Tevere
,
e
sto
ore
ed
ore
a
guardare
l
'
acqua
corrente
,
rivolgendo
a
me
stesso
delle
domande
perfettamente
inutili
.
Nelle
sere
tranquille
il
gran
fiume
è
tutto
latteo
,
e
riflette
i
lumi
,
i
ponti
,
la
luna
,
come
un
marmo
levigato
.
Io
rassomiglio
il
corso
perenne
dell
'
acqua
al
mio
amore
per
te
;
così
,
continuo
,
silenzioso
,
travolgente
,
inesauribile
.
Perché
,
perché
tu
non
sei
qui
con
me
,
Margherita
mia
?
Già
tutte
le
cose
mi
sembrano
più
interessanti
quando
io
le
guardo
pensando
a
te
;
ah
,
come
dunque
mi
parrebbero
belle
se
potessi
vederle
riflesse
dai
tuoi
occhi
adorati
!
Ma
quando
dunque
,
ma
quando
si
potrà
avverare
il
sogno
tormentoso
e
delizioso
delle
anime
nostre
?
In
certi
momenti
mi
pare
impossibile
che
io
possa
vivere
ancora
tanto
tempo
diviso
da
te
,
ed
uno
spasimo
indicibile
mi
fa
tremare
il
cuore
;
poi
trasalisco
di
gioia
al
pensare
che
fra
due
mesi
ci
rivedremo
.
O
mia
Margherita
,
mio
fiore
adorato
,
io
non
so
esprimerti
ciò
che
sento
,
e
mi
pare
che
nessuna
parola
umana
potrebbe
esprimerlo
.
È
un
fuoco
continuo
che
mi
arde
e
mi
divora
,
è
una
sete
inesprimibile
che
una
sola
fontana
potrà
estinguere
.
Io
sono
così
solo
nel
mondo
,
Margherita
!
Tu
sei
tutto
il
mio
mondo
,
e
quando
io
mi
smarrisco
tra
la
folla
,
in
un
mare
di
gente
sconosciuta
,
basta
che
pensi
a
te
perché
l
'
anima
mia
vibri
d
'
amore
per
tutti
gli
ignoti
esseri
che
mi
circondano
,
e
intorno
a
me
senta
vibrare
l
'
anima
della
moltitudine
,
come
un
mare
sonoro
.
Quando
ricevo
le
tue
lettere
,
provo
una
felicità
così
intensa
che
mi
dà
le
vertigini
;
mi
pare
d
'
essere
giunto
alla
cima
d
'
una
montagna
,
e
che
debba
appena
stender
la
mano
per
sfiorare
le
stelle
.
È
troppo
...
è
troppo
...
ho
quasi
paura
;
paura
di
precipitare
in
un
abisso
,
paura
di
essere
incenerito
dal
contatto
degli
astri
vicini
.
Che
accadrebbe
di
me
se
tu
mi
venissi
a
mancare
?
Ah
,
tu
non
sai
,
tu
non
puoi
capire
che
bestemmia
pronunzi
quando
mi
scrivi
che
sei
gelosa
delle
donne
che
io
posso
incontrare
qui
a
Roma
.
Nessuna
donna
può
essere
,
può
rappresentare
per
me
ciò
che
tu
sei
e
rappresenti
.
Sei
la
mia
vita
stessa
,
sei
il
passato
,
la
patria
,
la
razza
,
il
sogno
.
*
*
*
Riprendo
la
lettera
,
tutto
stordito
da
una
confidenza
fattami
da
zia
Varvara
pochi
minuti
or
sono
.
La
vecchietta
entrò
qui
con
la
scusa
di
portare
dell
'
acqua
:
era
tutta
arrabbiata
con
la
padrona
e
cominciò
a
parlar
male
di
lei
.
Mi
disse
che
la
Obinu
ha
un
passato
tenebroso
,
che
ha
abbandonato
in
Sardegna
due
suoi
figliuoli
,
e
che
adesso
continua
ad
avere
qualche
relazione
equivoca
...
Egli
interruppe
di
nuovo
la
lettera
,
di
cui
aveva
scritto
le
ultime
righe
sotto
l
'
impulso
d
'
un
improvviso
stordimento
.
«
Sì
»
,
pensò
,
«
io
sono
troppo
vicino
alle
stelle
...
e
non
vedo
l
'
abisso
dove
ineluttabilmente
devo
cadere
...
»
«
No
,
no
,
no
!
»
,
disse
poi
a
voce
alta
,
disperatamente
,
scuotendo
la
testa
.
«
Perché
mi
ostino
?
Essa
può
essere
mia
madre
,
e
non
si
rivela
a
me
per
continuare
a
vivere
nel
vizio
!
»
Egli
singhiozzava
senza
lagrime
,
balbettando
parole
sconnesse
e
scuotendo
follemente
il
capo
;
ma
ad
un
tratto
balzò
in
piedi
,
pallido
,
rigido
,
con
gli
occhi
vitrei
.
«
Bisogna
uscirne
,
bisogna
che
io
sappia
.
Ma
perché
questa
lampada
accesa
,
perché
questi
quadretti
,
perché
le
continue
preghiere
?
Ebbene
,
appunto
per
ciò
.
Ma
io
ti
saprò
smascherare
,
anima
perduta
,
io
ti
ucciderò
!
»
I
suoi
occhi
balenavano
d
'
odio
,
ma
all
'
improvviso
tremò
,
si
lasciò
nuovamente
cadere
seduto
e
batté
la
fronte
sul
tavolo
:
oh
,
avrebbe
voluto
spaccarsi
la
testa
,
non
pensare
più
,
dimenticare
,
annullarsi
...
Si
sentì
vile
,
gli
parve
d
'
essere
viscido
e
nero
;
d
'
essere
carne
della
carne
venduta
di
sua
madre
,
anch
'
egli
delinquente
,
misero
,
abbietto
.
Ricordi
tumultuosi
gli
passarono
nella
mente
;
rammentò
i
generosi
propositi
tante
volte
accarezzati
,
il
sogno
di
cercarla
e
di
redimerla
,
la
pietà
infinita
per
l
'
incoscienza
e
la
irresponsabilità
di
lei
,
l
'
orgoglio
che
egli
provava
nel
sentirsi
così
pietoso
,
la
sete
di
sacrifizio
...
Tutto
menzogna
.
Basta
un
vago
indizio
,
dato
da
una
vecchia
rimbambita
,
per
ridestargli
nell
'
anima
una
tempesta
di
fango
,
e
suggerirgli
l
'
idea
del
delitto
!
Tutto
illusione
,
tutto
sogno
in
«
questa
cosa
strana
»
che
è
la
vita
.
«
E
se
fosse
illusione
anche
ciò
che
penso
adesso
?
Se
io
mi
ingannassi
?
Se
Maria
non
fosse
lei
?
Ebbene
,
se
non
Maria
è
un
'
altra
»
,
concluse
disperato
;
«
vicina
o
lontana
,
ella
esiste
e
mi
chiama
,
ed
io
devo
ritornare
sui
miei
passi
,
ricominciare
,
ritrovarla
,
viva
o
morta
.
Oh
,
fosse
morta
!
»
.
Attese
il
ritorno
della
padrona
,
e
per
calmarsi
cercò
di
analizzare
la
strana
passione
che
lo
tormentava
,
ripetendo
a
se
stesso
che
la
maggior
sua
pena
proveniva
dal
crudele
contrasto
dei
due
esseri
che
formavano
lo
sdoppiamento
del
suo
io
.
Uno
di
questi
due
esseri
era
un
bambino
fantastico
,
appassionato
e
triste
,
col
sangue
malato
;
era
ancora
lo
stesso
bambino
che
scendeva
la
montagna
natìa
sognando
un
mondo
misterioso
;
lo
stesso
che
nella
casa
del
mugnaio
aveva
per
lunghi
anni
meditato
la
fuga
senza
compierla
mai
;
lo
stesso
che
a
Cagliari
aveva
pianto
credendo
che
Maria
Rosa
potesse
essere
sua
madre
:
l
'
altro
essere
,
normale
e
cosciente
,
cresciuto
accanto
al
bambino
incurabile
,
vedeva
la
inconsistenza
dei
fantasmi
e
dei
mostri
che
tormentavano
il
suo
compagno
,
ma
per
quanto
combattesse
e
gridasse
non
riusciva
a
liberarlo
dalla
sua
ossessione
,
a
guarirlo
dalla
sua
follia
.
Una
lotta
continua
,
un
crudele
contrasto
agitava
notte
e
giorno
i
due
esseri
;
e
il
bambino
fantastico
e
illogico
,
vittima
e
tiranno
,
riusciva
sempre
vincitore
.
Egli
voleva
sapere
,
voleva
scoprire
,
voleva
raggiungere
il
suo
intento
;
e
soffriva
della
vanità
della
sua
ricerca
e
della
speranza
di
arrivare
al
suo
scopo
.
Molte
volte
Anania
si
era
chiesto
se
,
libero
dall
'
amore
per
Margherita
,
egli
avrebbe
sofferto
egualmente
in
questa
sua
triste
ricerca
.
E
sempre
s
'
era
risposto
di
sì
.
La
Obinu
rientrò
verso
sera
.
«
Signora
Maria
»
,
disse
Anania
,
aprendo
l
'
uscio
,
«
venga
;
devo
dirle
una
cosa
»
.
Ella
entrò
e
si
buttò
a
sedere
accanto
a
lui
:
ansava
per
le
scale
salite
di
corsa
,
era
insolitamente
rossa
,
con
la
fronte
lucente
di
sudore
.
«
Perché
sta
al
buio
?
Che
cosa
ha
da
dirmi
,
signor
Anania
?
Si
sente
male
?
»
La
sua
voce
era
tranquilla
:
e
di
nuovo
egli
sentì
cadere
i
suoi
sospetti
,
e
gli
parve
ridicolo
fare
una
scena
a
quella
donna
stanca
che
doveva
apparecchiare
la
tavola
per
i
suoi
pensionanti
.
V
.
Era
vicino
il
giorno
della
partenza
.
«
Zia
Varvara
»
,
diceva
lo
studente
alla
vecchia
serva
che
preparava
il
caffè
,
«
come
sono
felice
!
Fra
pochi
giorni
...
addio
!
Mi
pare
di
aver
le
ali
.
Adesso
salto
sulla
finestra
,
faccio
zsss
...
e
via
,
spicco
il
volo
e
sono
in
Sardegna
»
.
«
Aaah
!
»
,
gridò
la
vecchia
,
comicamente
spaventata
.
«
Non
montare
sulla
finestra
,
cuore
mio
!
Bada
che
caschi
...
»
«
Ebbene
,
datemi
una
tazza
di
caffè
,
allora
!
Come
è
buono
il
vostro
caffè
!
Solo
mia
madre
,
a
Nuoro
,
riesce
a
farlo
altrettanto
buono
.
Volete
venire
con
me
,
a
Nuoro
?
»
La
vecchia
sospirò
:
ah
,
se
non
ci
fosse
stato
il
mare
!
«
Sei
molto
ricco
?
»
«
Eh
,
altro
!
»
«
Quante
tanche
hai
?
»
«
Sette
od
otto
,
non
ricordo
bene
.
»
«
E
alveari
ne
hai
?
E
servi
pastori
?
»
«
Tutto
,
tutto
,
zia
Varvara
,
ho
tutto
!
»
«
Ma
allora
perché
studi
?
»
«
Perché
la
mia
innamorata
vuole
ch
'
io
diventi
dottore
.
»
«
E
chi
è
la
tua
innamorata
?
»
«
La
figlia
del
barone
di
Baronia
.
»
«
Ah
,
vivono
ancora
i
baroni
di
Baronia
?
Io
ho
sentito
narrare
che
nel
loro
castello
s
'
aggirano
i
fantasmi
.
Una
volta
un
taglialegna
passò
la
notte
sotto
le
mura
del
castello
e
vide
una
dama
con
una
lunga
coda
d
'
oro
che
pareva
una
cometa
.
Oh
,
Nostra
Signora
mia
del
Buon
Consiglio
,
tu
mi
rovini
...
bada
che
ti
farà
male
tutto
questo
caffè
!
»
«
Raccontate
dunque
,
zia
Varvara
.
Quando
il
taglialegna
vide
la
dama
cosa
fece
?
»
Zia
Varvara
raccontava
.
Confondeva
le
leggende
del
castello
di
Burgos
con
le
leggende
del
castello
di
Galtellì
,
mischiava
ricordi
storici
,
diventati
oramai
tradizioni
popolari
,
con
avvenimenti
accaduti
durante
la
sua
lontana
infanzia
.
«
E
i
nuraghes
,
poi
!
Quanti
tesori
nascosti
!
Sai
,
quando
i
mori
venivano
in
Sardegna
per
rapire
le
donne
e
gli
armenti
,
i
Sardi
nascondevano
le
monete
nei
nuraghes
.
»
Anania
pensava
a
suo
padre
,
che
anche
ultimamente
gli
aveva
scritto
pregandolo
di
visitare
i
musei
«
dove
si
conservano
le
antiche
monete
d
'
oro
»
.
«
Una
volta
»
,
ricominciava
zia
Varvara
,
«
io
andai
a
cogliere
spighe
intorno
ad
un
nuraghe
;
mi
ricordo
come
fosse
oggi
.
Avevo
la
febbre
,
e
verso
sera
dovetti
coricarmi
fra
le
stoppie
,
aspettando
che
passasse
qualche
carro
che
mi
conducesse
in
paese
.
Ed
ecco
cosa
vedo
.
Il
cielo
,
dietro
il
nuraghe
,
era
tutto
color
di
fuoco
:
pareva
un
drappo
di
scarlatto
;
ad
un
tratto
un
gigante
sorse
sul
patiu
[
24
]
e
cominciò
a
cacciar
fumo
dalla
bocca
.
In
breve
tutto
il
cielo
si
oscurò
.
Che
paura
,
Nostra
Signora
mia
del
Buon
Consiglio
!
Ma
ad
un
tratto
vidi
San
Giorgio
con
in
testa
la
luna
piena
,
ed
in
mano
una
leppa
lucente
come
l
'
acqua
.
Tiffeti
,
taffati
!
»
,
concluse
la
vecchia
,
roteando
un
coltello
da
cucina
.
«
San
Giorgio
tagliò
la
testa
al
gigante
,
e
il
cielo
ritornò
sereno
.
»
«
Era
la
febbre
.
»
«
Ebbene
,
sarà
stata
la
febbre
,
ma
io
vidi
il
gigante
e
Santu
Jorgj
:
sì
,
li
vidi
con
questi
occhi
.
»
Anania
ascoltava
con
piacere
i
suggestivi
racconti
di
zia
Varvara
.
Sentiva
,
nelle
parole
nostalgiche
della
vecchia
esiliata
,
l
'
aroma
della
terra
natìa
,
il
soffio
carico
delle
essenze
selvagge
dell
'
Orthobene
e
del
Gennargentu
.
«
Ah
,
come
mi
divertirò
,
queste
vacanze
!
»
,
diceva
alla
vecchia
.
«
Voglio
recarmi
a
tutte
le
feste
,
voglio
visitare
il
mio
paesello
natìo
:
voglio
salire
sul
Gennargentu
,
su
Monte
Rasu
,
sui
monti
di
Orgosolo
.
»
«
E
lei
non
viene
più
in
Sardegna
?
»
,
chiese
una
sera
a
Maria
Obinu
.
«
Io
?
»
,
ella
rispose
,
un
po
'
cupa
.
«
Mai
più
!
»
«
Perché
?
Venga
qui
alla
finestra
,
signora
Maria
,
guardi
che
bella
luna
!
Ebbene
,
non
le
piacerebbe
fare
un
pellegrinaggio
alla
Madonna
di
Gonare
,
così
,
con
una
luna
splendida
?
Salire
a
cavallo
piano
piano
,
pei
boschi
,
pei
dirupi
,
avanti
,
sempre
avanti
,
mentre
la
chiesetta
si
disegna
sul
cielo
,
in
alto
,
in
alto
,
in
alto
!...»
Maria
scuoteva
la
testa
con
indifferenza
;
zia
Varvara
,
al
contrario
,
sussultava
tutta
e
sollevava
gli
occhi
,
quasi
per
cercare
con
lo
sguardo
la
chiesetta
campeggiata
sull
'
azzurro
tenero
del
cielo
lunare
,
in
alto
,
in
alto
,
in
alto
!
...
«
Salvo
lei
e
le
persone
che
le
vogliono
bene
...
»
,
maledì
Maria
,
«
e
salvo
le
chiese
e
i
devoti
di
Maria
Santissima
!
...
ma
il
fuoco
passi
per
la
Sardegna
prima
che
io
ci
ritorni
»
.
Anania
interrogava
spesso
zia
Varvara
sul
passato
di
Maria
,
e
sul
perché
dell
'
odio
di
questa
per
il
paese
natìo
.
«
Ah
,
cuoricino
mio
,
ella
ha
ben
ragione
!
Laggiù
l
'
hanno
assassinata
...
»
«
Ma
se
è
ancora
viva
,
zia
Varvara
!
»
«
Ah
,
tu
non
sai
!
È
meglio
assassinare
una
donna
che
tradirla
...
»
Egli
pensava
a
sua
madre
,
e
il
dubbio
,
la
chimera
e
il
sogno
lo
riafferravano
tutto
.
«
Zia
Varvara
,
voi
avete
detto
che
ella
è
stata
tradita
da
un
signore
...
Ditemi
,
dunque
,
come
si
chiama
quel
signore
...
cercate
di
saperlo
...
Ditemi
,
ha
delle
carte
la
signora
Maria
?
Io
potrei
aiutarla
,
cercare
il
suo
seduttore
.
»
«
Perché
?
»
«
Perché
la
aiuti
...
»
«
Ma
essa
non
ha
bisogno
d
'
aiuto
:
ha
dei
soldi
,
sai
!
Lasciala
in
pace
,
piuttosto
,
perché
ella
non
vuole
che
si
ricordi
la
sua
sventura
.
Non
una
parola
,
sai
!
Mi
strangolerebbe
se
sapesse
che
io
parlo
di
lei
con
te
...
»
«
E
dei
suoi
figli
non
si
sa
niente
?
»
«
Ma
pare
sia
una
figlia
,
solo
.
Credo
stia
coi
parenti
di
lei
.
Maria
manda
spesso
denari
,
in
Sardegna
.
»
Ma
Anania
non
abbandonava
l
'
idea
che
Maria
e
Olì
potessero
formare
la
stessa
persona
.
«
Eppure
bisogna
sapere
»
,
pensava
,
camminando
distratto
per
le
vie
animate
da
una
folla
sempre
più
scarsa
.
«
Se
non
è
lei
perché
mi
tormento
?
Ma
dove
,
dove
è
lei
?
Che
fa
?
È
vicina
o
lontana
?
Al
fragore
della
città
,
a
questo
rombo
che
mi
sembra
la
voce
di
un
mostro
dalle
mille
e
più
mila
teste
,
è
mescolato
il
respiro
,
il
gemito
,
il
riso
di
lei
?
E
se
non
qui
,
dove
?
»
Una
notte
egli
ebbe
un
po
'
di
febbre
,
e
nell
'
incubo
gli
parve
di
vedere
più
volte
la
figura
di
Maria
curva
sul
suo
guanciale
.
Era
delirio
o
realtà
?
Il
chiarore
della
lampada
rischiarava
la
camera
.
Egli
vedeva
altre
figure
fantastiche
,
ma
pensava
«
ho
la
febbre
»
e
solo
la
figura
di
Maria
Obinu
gli
sembrava
reale
.
Visioni
apocalittiche
sorgevano
,
s
'
incalzavano
,
si
mescolavano
,
sparivano
,
come
nuvole
mostruose
,
intorno
a
lui
.
Fra
le
altre
cose
egli
vedeva
il
nuraghe
col
gigante
ed
il
San
Giorgio
del
sogno
febbrile
di
zia
Varvara
;
ma
la
luna
si
staccava
dalla
figura
del
Santo
e
volava
sul
cielo
;
altre
due
lune
,
rosse
e
immense
,
la
seguivano
.
Era
imminente
un
cataclisma
.
Una
folla
enorme
si
pigiava
su
una
spiaggia
di
mare
in
tempesta
.
Le
onde
erano
cavalli
marini
che
lottavano
contro
spiriti
invisibili
.
Ad
un
tratto
un
urlo
salì
dal
mare
,
Anania
sussultò
d
'
orrore
,
aprì
gli
occhi
e
gli
parve
di
averli
azzurri
.
«
Che
stupidaggini
!
»
,
pensò
.
«
Ho
la
febbre
.
»
Maria
Obinu
riapparve
nella
camera
,
si
avanzò
,
silenziosa
,
si
curvò
sul
lettuccio
.
Allora
Anania
cominciò
a
delirare
.
«
Ti
ricordi
,
mamma
,
tu
mi
insegnavi
la
piccola
poesia
:
Luna
luna
Porzedda
luna
Perché
non
vuoi
dirmi
che
sei
la
mia
mamma
,
tu
?
Dimmelo
dunque
;
tanto
io
lo
so
,
che
tu
sei
la
mia
mamma
,
ma
devi
dirmelo
anche
tu
.
Ricordi
l
'
amuleto
?
Possibile
che
tu
non
ricordi
quella
mattina
,
quando
scendevamo
...
e
il
fringuello
cantava
fra
i
castagni
umidi
e
le
nuvole
volavano
via
dietro
il
monte
Gonare
?
Ma
sì
che
ti
ricordi
!
dimmelo
dunque
...
non
aver
paura
...
Io
ti
voglio
bene
,
vivremo
assieme
.
Rispondi
.
»
La
donna
taceva
.
Il
sofferente
fu
assalito
da
un
vero
spasimo
di
tenerezza
e
d
'
angoscia
.
«
Madre
...
madre
,
parla
;
non
farmi
soffrire
oltre
:
sono
stanco
ormai
.
Se
tu
sapessi
che
pena
!
Tu
sei
Olì
,
non
è
vero
?
E
inutile
che
tu
dica
il
contrario
;
tu
sei
Olì
.
Che
cosa
hai
fatto
sinora
?
Dove
sono
le
tue
carte
?
Ebbene
,
non
parliamo
del
passato
;
tutto
è
finito
.
Ora
non
ci
lasceremo
più
...
ma
tu
vai
via
?
No
,
no
,
Dio
,
aspetta
...
non
andartene
...
»
E
si
sollevò
sul
letto
,
con
gli
occhi
spalancati
,
mentre
la
figura
si
allontanava
lentamente
e
scompariva
...
Soltanto
pochi
minuti
prima
di
partire
prese
la
solenne
decisione
di
lasciare
in
sospeso
,
fino
al
ritorno
,
tutte
le
ricerche
e
tutti
i
vani
progetti
.
Si
sentiva
stanco
,
disfatto
;
il
caldo
,
gli
esami
,
la
febbre
,
le
fantasticherie
lo
avevano
esaurito
.
«
Mi
riposerò
»
,
pensava
,
preparando
rapidamente
la
valigia
e
ricordando
i
lunghi
preparativi
della
sua
prima
partenza
da
Nuoro
.
«
Ah
,
quanto
vorrò
dormire
queste
vacanze
!
Non
voglio
diventare
nevrastenico
.
Salirò
sulle
montagne
natìe
,
sul
Gennargentu
vergine
selvaggio
.
Da
quanto
tempo
sogno
quest
'
ascensione
!
Visiterò
la
vedova
del
bandito
,
il
fraticello
Zuanne
,
il
figlio
del
fabbricante
di
ceri
.
E
il
cortile
del
convento
?
...
E
quel
carabiniere
che
cantava
A
te
questo
rosario
?
»
Il
pensiero
poi
di
riveder
fra
poco
Margherita
,
di
immergersi
tutto
nel
fresco
amore
di
lei
come
in
un
bagno
profumato
,
gli
dava
una
felicità
così
intensa
che
lo
faceva
spasimare
.
Pochi
momenti
prima
della
partenza
zia
Varvara
gli
consegnò
un
piccolo
cero
,
perché
lo
offrisse
per
lei
alla
Basilica
dei
Martiri
,
a
Fonni
,
e
Maria
gli
diede
una
medaglia
benedetta
dal
pontefice
.
«
Se
lei
non
la
vuole
,
miscredente
,
la
porti
alla
sua
mamma
»
,
gli
disse
,
sorridendo
,
un
po
'
commossa
.
«
Addio
,
dunque
,
e
buon
viaggio
e
buon
ritorno
.
Si
ricordi
che
la
camera
resta
a
sua
disposizione
.
E
faccia
da
bravo
,
e
mi
scriva
subito
una
cartolina
.
»
«
Arrivederci
!
»
,
egli
gridò
dal
basso
della
scala
,
mentre
Maria
,
curva
sulla
ringhiera
,
lo
salutava
ancora
con
la
mano
.
«
Figlio
del
cuoricino
mio
»
,
disse
zia
Varvara
,
accompagnandolo
fino
alla
porta
,
«
saluta
per
me
la
prima
persona
che
incontri
in
terra
sarda
.
E
buon
viaggio
e
ricordati
del
cero
.
»
Lo
baciò
lievemente
sulla
guancia
,
piangendo
,
ed
egli
fu
tentato
di
risalire
le
scale
per
vedere
se
anche
Maria
Obinu
piangeva
:
poi
sorrise
della
sua
idea
,
abbracciò
zia
Varvara
,
chiedendole
scusa
se
qualche
volta
l
'
aveva
fatta
stizzire
,
e
si
allontanò
.
Tutto
sparve
;
la
vecchia
che
piangeva
il
suo
esilio
dalla
patria
diletta
,
la
strada
melanconica
,
la
piazza
in
quell
'
ora
deserta
e
ardente
,
il
Pantheon
triste
come
una
tomba
ciclopica
;
e
Anania
,
col
viso
accarezzato
dal
vento
di
ponente
,
provò
un
senso
di
sollievo
,
come
svegliandosi
da
un
incubo
.
VI
.
Prima
di
scendere
a
cena
,
egli
s
'
affacciò
al
finestruolo
della
sua
cameretta
e
rimase
colpito
dal
silenzio
profondo
che
regnava
nel
cortile
,
nel
vicinato
,
nel
paese
.
Gli
parve
d
'
essere
diventato
sordo
.
Ma
la
voce
di
zia
Tatàna
risuonò
nel
cortile
,
sotto
il
sambuco
.
«
Nania
,
figlio
mio
,
scendi
.
»
Egli
scese
in
cucina
e
sedette
davanti
al
piccolo
tavolo
apparecchiato
solo
per
lui
,
mentre
i
suoi
«
genitori
»
,
al
solito
,
cenavano
seduti
per
terra
,
intorno
ad
un
canestro
colmo
di
focacce
e
di
vivande
.
La
cucina
era
sempre
la
stessa
,
povera
e
scura
,
ma
pulita
,
col
focolare
nel
centro
,
i
muri
adorni
di
spiedi
e
di
taglieri
,
di
grandi
canestri
,
di
vagli
e
di
setacci
e
d
'
altri
arnesi
per
pulir
la
farina
;
in
un
angolo
c
'
erano
due
sacchi
di
lana
colmi
d
'
orzo
;
accanto
alla
porticina
spalancata
stava
appesa
la
tasca
di
cuoio
per
le
sementi
e
le
provviste
da
campagna
del
contadino
.
Un
porchetto
grugniva
lievemente
e
sbuffava
e
sospirava
,
legato
al
sambuco
del
cortile
.
Un
gattino
rossastro
andò
tranquillamente
a
mettersi
accanto
al
piccolo
tavolo
,
e
cominciò
a
sbadigliare
,
sollevando
i
grandi
occhi
gialli
verso
Anania
.
Egli
si
guardava
attorno
quasi
con
stupore
.
Ah
,
nulla
era
mutato
;
eppure
egli
provava
l
'
impressione
di
trovarsi
per
la
prima
volta
in
quell
'
ambiente
,
con
quel
contadinone
dagli
occhi
ancora
fosforescenti
e
i
lunghi
capelli
oleosi
,
e
con
quella
graziosa
vecchia
,
grassa
e
bianca
come
una
colomba
.
«
Finalmente
siamo
soli
»
,
disse
Anania
grande
,
che
mangiava
l
'
insalata
prendendola
e
stringendola
fra
due
pezzi
di
focaccia
.
«
Ora
non
ti
lasceranno
più
in
pace
,
vedrai
!
Atonzu
di
qua
,
Atonzu
di
là
.
Sì
,
oramai
tu
sei
un
uomo
importante
,
perché
sei
stato
a
Roma
.
Anche
io
quando
tornai
dal
servizio
militare
...
»
«
Eh
,
che
paragoni
son
questi
!
»
protestò
un
po
'
scandolezzata
zia
Tatàna
.
«
Ebbene
,
lasciami
dire
!
Mi
ricordo
che
provavo
difficoltà
a
parlare
in
dialetto
.
Mi
pareva
d
'
essere
in
un
mondo
nuovo
!
»
Lo
studente
guardò
suo
padre
e
sorrise
.
«
Anch
'
io
!
»
,
disse
.
«
Oh
,
meno
male
!
Io
però
,
dopo
,
mi
abituai
di
nuovo
,
mentre
fra
tre
giorni
tu
sarai
stufo
di
restare
in
questo
paese
pettegolo
...
e
...
e
...
»
La
vecchia
lo
guardò
corrugando
le
sopracciglia
,
ed
egli
cambiò
discorso
.
«
Che
c
'
è
dunque
?
Raccontatemi
:
che
cosa
dicono
di
me
?
»
,
domandò
Anania
.
«
Ma
niente
,
ma
niente
!
Lascia
gracchiare
le
cornacchie
...
»
,
rispose
la
vecchia
.
Egli
si
turbò
;
per
un
momento
dubitò
che
si
sapesse
a
Nuoro
qualche
cosa
di
Maria
Obinu
.
Depose
la
forchetta
attraverso
il
piatto
e
dichiarò
che
non
avrebbe
continuato
a
mangiare
se
non
parlavano
...
«
Come
sei
impetuoso
!
Sempre
tu
»
,
osservò
la
vecchia
.
«
Diceva
re
Salomone
che
l
'
uomo
impetuoso
è
simile
al
vento
...
»
«
Oh
,
c
'
è
ancora
re
Salomone
!
»
,
disse
Anania
con
voce
acerba
.
La
vecchia
tacque
,
addolorata
:
il
marito
la
guardò
,
poi
guardò
Anania
e
volle
castigarlo
:
«
Re
Salomone
diceva
sempre
la
verità
»
.
Indi
aggiunse
:
«
Eh
,
dicono
a
Nuoro
che
tu
fai
all
'
amore
con
Margherita
Carboni
»
.
Anania
arrossì
:
riprese
la
forchetta
,
ricominciò
a
mangiare
e
borbottò
:
«
Che
stupidi
!
»
.
«
Senti
,
no
,
non
sono
stupidi
,
»
riprese
il
mugnaio
guardando
entro
il
bicchiere
a
metà
colmo
di
vino
.
«
Se
la
cosa
è
vera
,
hanno
ragione
di
mormorare
,
perché
tu
devi
dichiararti
francamente
al
padrone
e
dirgli
:
"
Benefattore
mio
,
io
oramai
sono
un
uomo
;
mi
perdoni
se
finora
le
ho
nascosto
le
mie
speranze
come
le
ho
nascoste
ai
miei
stessi
genitori
".»
«
Tacete
!
Voi
non
sapete
nulla
!
»
,
proruppe
adirato
ed
infiammato
il
giovine
.
«
Ah
,
santa
Caterina
mia
!
»
,
sospirò
zia
Tatàna
,
«
lascialo
dunque
in
pace
quel
povero
ragazzo
stanco
.
C
'
è
sempre
tempo
a
parlare
di
queste
cose
,
e
tu
sei
un
contadino
e
sei
un
uomo
ignorante
che
non
capisce
niente
.
»
Il
contadino
bevette
,
scosse
la
mano
per
accennare
«
calma
,
calma
»
,
poi
parlò
con
voce
tranquilla
:
«
Sì
,
io
sono
ignorante
e
mio
figlio
è
istruito
,
va
bene
.
Ma
io
sono
più
vecchio
di
lui
.
I
miei
capelli
,
ecco
qui
(
se
ne
tirò
un
ciuffo
sugli
occhi
,
cercò
e
strappò
un
capello
bianco
)
,
cominciano
ad
incanutire
.
L
'
esperienza
della
vita
,
moglie
mia
,
rende
l
'
uomo
più
istruito
d
'
un
dottore
.
Ebbene
,
figlio
mio
,
io
ti
dico
una
sola
cosa
:
interroga
la
tua
coscienza
e
vedrai
che
essa
ti
risponderà
che
non
si
deve
ingannare
il
proprio
benefattore
»
.
Lo
studente
batté
sul
tavolo
il
bicchiere
,
così
forte
che
il
gattino
trasalì
.
«
Sì
,
figlio
»
,
proseguì
il
contadino
,
ricacciandosi
indietro
sulla
testa
i
capelli
oleosi
,
«
tu
devi
andare
dal
padrone
,
devi
baciargli
la
mano
e
dirgli
:
"
Io
sono
figlio
di
contadini
,
ma
per
grazia
vostra
e
del
mio
talento
diventerò
dottore
,
ricco
e
signore
.
Io
amo
Margherita
e
Margherita
mi
ama
:
io
la
renderò
tanto
felice
,
che
essa
dimenticherà
di
essersi
abbassata
a
scegliere
per
isposo
il
figlio
del
suo
servo
.
La
Signoria
Vostra
ci
benedica
,
nel
nome
del
Padre
,
del
Figliuolo
e
dello
Spirito
Santo
"
»
.
«
E
se
invece
di
benedirlo
lo
scaccia
via
come
un
cane
!
»
,
domandò
la
vecchia
.
«
Va
là
,
femminuccia
»
,
esclamò
il
contadino
,
versandosi
ancora
da
bere
,
«
il
tuo
re
Salomone
diceva
che
le
donne
non
sanno
quel
che
dicono
!
Se
io
invece
parlo
ho
già
pesato
le
mie
parole
.
Il
padrone
benedirà
»
.
«
Ma
se
non
è
vero
niente
!
»
,
proruppe
Anania
,
pieno
di
gioia
.
Si
alzò
,
s
'
avvicinò
alla
porta
e
si
mise
a
fischiare
:
non
capiva
più
nulla
,
sentiva
il
cuore
battergli
forte
.
«
Il
padrone
benedirà
!
»
Se
il
contadino
parlava
così
doveva
avere
le
sue
ragioni
.
Ma
perché
Margherita
non
aveva
mai
accennato
alle
buone
disposizioni
di
suo
padre
?
E
se
le
ignorava
lei
,
come
poteva
conoscerle
il
servo
?
«
La
vedrò
fra
poco
»
,
pensò
Anania
,
e
tutti
i
suoi
dubbi
,
le
ansie
,
la
stanchezza
del
viaggio
,
la
gioia
stessa
delle
nuove
speranze
,
tutto
dileguò
davanti
al
dolce
pensiero
:
«
La
vedrò
fra
poco
»
.
Al
lieve
tocco
della
sua
mano
il
portone
s
'
aprì
silenziosamente
.
«
Ben
tornato
»
,
mormorò
la
serva
che
favoriva
la
corrispondenza
dei
due
innamorati
.
«
Ella
verrà
subito
.
»
«
Come
stai
?
»
egli
chiese
con
voce
commossa
.
«
Ecco
,
prendi
un
ricordo
che
ti
ho
portato
da
Roma
.
»
«
Ma
che
cosa
hai
fatto
!
»
,
ella
disse
,
prendendo
subito
l
'
involtino
.
«
Ti
disturbi
sempre
,
tu
!
Aspetta
.
»
Egli
attese
,
appoggiato
al
muro
ancora
tiepido
del
cortile
,
sotto
il
cielo
velato
della
notte
silenziosa
.
Margherita
apparve
,
ma
più
che
vederla
,
egli
la
sentì
:
sentì
la
guancia
liscia
e
calda
,
il
cuore
balzante
contro
il
suo
,
la
vita
agile
,
le
labbra
molli
,
e
gli
sembrò
di
svenire
.
Follemente
,
cominciò
a
baciarla
sui
capelli
,
sul
volto
,
accecato
da
una
inestinguibile
sete
di
baci
.
«
Basta
e
basta
!
»
,
ella
disse
,
riavendosi
per
la
prima
.
«
Come
stai
,
dunque
?
Sei
guarito
?
»
«
Sì
,
sì
!
Ah
,
Dio
,
finalmente
!
Senti
come
mi
batte
il
cuore
.
Ah
»
,
proseguì
,
respirando
a
stento
,
e
stringendosi
la
mano
di
lei
al
petto
,
«
non
posso
neppure
parlare
...
E
neppure
ti
vedo
!
Ah
,
se
tu
portassi
un
lume
!
»
«
Che
dici
,
Nino
!
Ci
vedremo
poi
domani
;
ora
ci
sentiamo
»
,
ella
rispose
,
ridendo
piano
piano
,
mentre
sotto
la
palma
della
mano
che
Anania
si
premeva
sul
petto
sentiva
il
cuore
di
lui
palpitare
convulso
.
«
Come
batte
il
tuo
cuore
!
sembra
quello
d
'
un
uccello
ferito
.
Ma
sei
guarito
davvero
,
dimmi
?
»
«
Guarito
,
guarito
!
...
Margherita
,
dove
sei
?
Ma
siamo
davvero
assieme
?
»
Egli
cercava
di
distinguere
i
lineamenti
di
lei
nell
'
oscurità
della
notte
velata
.
Grandi
nuvole
nere
passavano
incessantemente
sul
cielo
grigiastro
;
di
tanto
in
tanto
un
lembo
ovale
di
firmamento
chiaro
,
circondato
di
cupe
vaporosità
,
appariva
come
un
viso
misterioso
,
con
due
stelle
rossastre
per
occhi
,
e
pareva
spiasse
gl
'
innamorati
.
Anania
sedette
sulla
panchina
e
attirò
la
fanciulla
sulle
sue
ginocchia
.
«
Lasciami
»
,
ella
disse
,
«
peso
troppo
;
sono
troppo
grassa
...
»
«
Sei
leggera
come
una
piuma
»
,
egli
affermò
.
«
Ma
è
dunque
vero
che
ti
ho
con
me
?
Ah
,
mi
pare
un
sogno
!
Quante
volte
ho
sognato
questo
momento
,
che
mi
pareva
non
dovesse
giungere
più
!
Ed
ora
eccoci
assieme
,
uniti
,
uniti
,
capisci
,
uniti
!
Mi
pare
d
'
impazzire
.
Ma
sei
davvero
tu
,
Margherita
?
ma
è
proprio
vero
che
ti
ho
qui
,
sul
mio
cuore
?
Parla
,
dimmi
qualche
cosa
,
altrimenti
mi
par
di
sognare
.
»
«
Tocca
a
te
raccontare
.
Io
ti
scrissi
tutto
,
tutto
;
parla
tu
,
Nino
;
sai
parlare
così
bene
tu
!
Raccontami
di
Roma
;
parla
tu
,
io
non
so
parlare
...
»
,
ella
mormorò
,
turbata
.
«
No
,
invece
!
no
,
tu
sai
parlare
benissimo
.
Tu
hai
una
voce
così
dolce
!
Io
non
ho
mai
sentito
una
donna
parlare
come
parli
tu
...
»
«
Non
dir
bugie
...
»
«
Ti
giuro
che
non
mentisco
.
Perché
dovrei
mentire
?
Tu
sei
la
più
bella
,
tu
sei
la
più
gentile
,
la
più
dolce
tra
le
fanciulle
.
Se
tu
sapessi
come
pensavo
a
te
quando
le
mie
padroncine
,
a
Roma
,
nei
primi
tempi
,
si
buttavano
addosso
a
me
ed
a
Battista
Daga
!
Mi
pareva
d
'
essere
accanto
a
creature
appestate
,
e
pensavo
a
te
come
a
una
santa
,
soave
,
pura
,
fresca
e
bella
.
»
«
Ma
anche
io
,
adesso
...
»
«
Non
bestemmiare
,
Margherita
»
,
egli
proruppe
.
«
Noi
siamo
sposi
:
non
è
dunque
vero
che
siamo
sposi
?
Dimmi
di
sì
.
»
«Sì.»
«
Dimmi
che
mi
ami
.
»
«Sì.»
«
Non
sì
soltanto
.
Dimmi
così
:
Ti
...
amo
!
»
«
Ti
...
a
...
mo
...
Se
non
ti
amassi
sarei
forse
qui
?
»
ella
chiese
poi
,
animandosi
.
«
Ti
amo
,
sicuro
!
Io
non
so
esprimermi
,
ma
ti
amo
,
forse
più
di
quanto
mi
ami
tu
.
»
«
Non
è
possibile
!
Ma
anche
tu
mi
ami
,
lo
so
»
,
egli
riprese
,
«
tu
che
sei
bella
e
ricca
...
»
.
«
Ricca
...
chissà
!
E
se
non
lo
fossi
?
»
«
Sarei
più
contento
.
»
Tacquero
seri
entrambi
quasi
dividendosi
per
seguire
ciascuno
il
proprio
pensiero
.
«
Sai
dunque
»
,
egli
disse
ad
un
tratto
,
timidamente
,
seguendo
il
filo
delle
sue
idee
,
«
mi
han
riferito
che
la
tua
famiglia
sa
del
nostro
amore
.
È
vero
?
»
«
Vero
»
,
ella
rispose
,
dopo
breve
esitazione
.
«
Ah
,
cosa
mi
dici
?
Tuo
padre
dunque
non
sarebbe
contento
?
»
Margherita
esitò
di
nuovo
;
poi
sollevò
il
capo
e
rispose
con
freddezza
:
«
Non
lo
so
»
,
e
dall
'
accento
di
lei
Anania
intuì
qualche
cosa
di
triste
,
d
'
insolito
;
e
la
sua
mente
corse
a
lei
,
al
fantasma
che
forse
si
intrometteva
fra
lui
e
la
famiglia
di
Margherita
.
«
Senti
»
,
disse
,
pensieroso
,
carezzandole
distrattamente
le
mani
:
«
devi
rispondermi
con
franchezza
.
Che
cosa
succede
?
Posso
o
no
aspirare
a
te
?
Posso
sempre
sperare
?
Tu
sai
bene
quello
che
io
sono
:
un
povero
,
un
beneficato
dalla
tua
famiglia
,
il
figlio
d
'
un
tuo
servo
»
.
«
Ma
che
cosa
dici
!
»
,
ella
esclamò
,
impaziente
più
che
addolorata
.
«
Tuo
padre
non
è
affatto
un
servo
,
e
quando
lo
fosse
è
un
uomo
onorato
e
basta
!
»
«
Un
uomo
onorato
!
»
,
ripeté
fra
sé
Anania
,
colpito
nell
'
anima
.
«
Oh
,
Dio
,
ma
lei
non
è
una
donna
onorata
.
»
«
Margherita
»
,
insisté
sforzandosi
invano
a
restar
calmo
,
«
bisogna
che
tu
mi
apra
tutta
l
'
anima
tua
,
e
che
mi
guidi
e
mi
consigli
.
Dimmi
tu
che
cosa
devo
fare
.
Devo
aspettare
?
Devo
agire
?
Il
mio
orgoglio
e
la
mia
coscienza
mi
imporrebbero
di
presentarmi
a
tuo
padre
e
dirgli
tutto
:
altrimenti
egli
può
considerarmi
come
un
traditore
,
un
uomo
senza
onore
e
senza
lealtà
.
Però
io
seguirò
i
tuoi
consigli
,
tutto
fuorché
perderti
.
Sarebbe
la
mia
morte
questa
,
la
mia
morte
morale
.
Io
sono
ambizioso
,
vedi
,
e
lo
dico
altamente
,
perché
,
ove
tu
non
venga
a
mancarmi
,
la
mia
non
sarà
un
'
ambizione
sterile
.
Tu
sei
lo
scopo
della
mia
vita
!
Se
tu
mi
venissi
a
mancare
,
io
non
avrei
più
forza
né
volontà
di
far
bene
...
Se
tu
però
mi
dicessi
:
"
Io
amo
un
altro
"
,
ebbene
,
io
...
»
.
«
Basta
!
Taci
ora
!
»
,
comandò
Margherita
.
«
Sei
tu
che
bestemmi
,
adesso
!
Piove
?
»
Una
goccia
d
'
acqua
era
caduta
sulle
loro
mani
intrecciate
.
Entrambi
sollevarono
il
viso
e
guardarono
le
nuvole
che
ora
passavano
più
lente
,
più
dense
,
mostri
nebulosi
e
torpidi
.
«
Senti
,
dunque
»
,
disse
Margherita
,
parlando
un
po
'
distratta
e
frettolosa
,
come
per
paura
che
la
pioggia
interrompesse
il
convegno
.
«
Noi
non
siamo
più
ricchi
come
prima
.
Gli
affari
di
mio
padre
vanno
male
.
Egli
,
poi
,
ha
prestato
denari
a
tutti
quelli
che
glieli
hanno
chiesti
e
che
...
non
glieli
restituiranno
mai
.
Egli
è
troppo
buono
.
La
nostra
lite
col
comune
di
Orlei
,
quell
'
eterna
lite
per
le
foreste
incendiate
,
va
male
per
noi
:
se
la
perderemo
,
e
purtroppo
pare
così
,
io
non
sarò
più
ricca
.
»
«
Perché
non
mi
hai
scritto
mai
questo
?
»
«
Perché
dovevo
scrivertelo
?
Eppoi
io
stessa
,
fino
a
pochi
giorni
fa
,
ignoravo
certe
cose
.
Oh
,
ma
piove
davvero
!
Vattene
,
adesso
...
»
Si
alzarono
e
si
rifugiarono
sotto
la
tettoia
.
I
lampi
brillarono
fra
le
nuvole
,
e
al
loro
chiarore
violetto
Anania
poté
finalmente
veder
Margherita
,
pallida
come
la
luna
.
«
Che
hai
?
Che
hai
?
»
,
chiese
stringendola
a
sé
.
«
Non
aver
paura
dell
'
avvenire
.
Se
non
sarai
più
tanto
ricca
sarai
però
felice
.
Non
temere
.
»
«
Oh
no
!
Tremo
perché
mia
madre
,
che
ha
paura
dei
fulmini
,
può
alzarsi
da
letto
.
Vattene
,
adesso
...
»
,
ella
rispose
,
respingendolo
dolcemente
.
«Vattene...»
.
Egli
dovette
ubbidire
,
ma
rimase
un
bel
po
'
sotto
il
portone
aspettando
che
la
pioggia
cessasse
.
Impeti
di
gioia
gli
illuminavano
l
'
anima
,
a
intervalli
,
violentemente
,
come
la
luce
dei
lampi
illuminava
la
notte
.
Ricordò
quel
giorno
di
pioggia
,
a
Roma
,
quando
il
pensiero
della
morte
gli
aveva
solcato
l
'
anima
come
il
guizzo
d
'
una
folgore
.
Sì
:
il
dolore
e
la
gioia
si
rassomigliano
:
tutti
e
due
bruciano
.
Ma
mentre
si
dirigeva
a
casa
sua
sotto
gli
ultimi
spruzzi
di
pioggia
,
egli
pensò
:
«
Come
sono
vile
!
Mi
rallegro
della
sventura
del
mio
benefattore
.
Che
cosa
lurida
è
il
cuore
umano
!
»
.
L
'
indomani
mattina
per
tempo
scrisse
a
Margherita
esponendole
molti
progetti
,
uno
più
eroico
dell
'
altro
.
Voleva
dare
lezioni
per
proseguire
gli
studi
senza
essere
oltre
di
peso
al
suo
benefattore
;
voleva
presentarsi
al
signor
Carboni
per
fargli
la
domanda
di
matrimonio
;
voleva
infine
far
capire
alla
famiglia
di
Margherita
che
egli
sarebbe
stato
il
suo
conforto
ed
il
suo
orgoglio
.
Mentre
finiva
di
scrivere
la
lettera
,
davanti
alla
finestra
aperta
donde
penetrava
la
fragranza
delle
campagne
rinfrescate
dalla
pioggia
notturna
,
sentì
alle
sue
spalle
uno
scoppio
di
riso
represso
.
Nanna
,
lacera
e
tentennante
,
con
gli
occhi
pieni
di
lagrime
e
l
'
orribile
bocca
livida
spalancata
al
riso
,
s
'
avanzava
,
con
una
tazza
in
mano
.
«
Buon
giorno
,
Nanna
,
come
va
?
Sei
viva
ancora
?
»
«
Buon
giorno
alla
Vossignoria
.
Ecco
che
non
mi
è
riuscito
di
sorprenderla
!
Ho
chiesto
in
grazia
a
zia
Tatàna
di
portarle
il
caffè
.
Eccolo
qui
.
Ho
le
mani
pulite
,
Vossignoria
.
Oh
,
che
consolazione
,
che
consolazione
!
»
«
Dov
'
è
l
'
Eccellenza
con
cui
parli
?
Da
'
qui
il
caffè
,
e
dammi
tue
notizie
.
»
«
Ah
,
noi
viviamo
nelle
tane
,
come
bestie
feroci
che
siamo
.
Come
posso
dare
del
tu
alla
Vossignoria
,
che
è
un
sole
risplendente
?
»
«
Oh
,
non
sono
più
un
confetto
?
»
,
egli
disse
,
sorbendo
il
caffè
dall
'
antica
chicchera
filettata
d
'
oro
.
«
Che
tu
sii
benedetto
!
...
Ah
,
mi
scusi
!
Ah
,
ricorda
la
prima
volta
che
ritornò
da
Cagliari
?
Sì
,
Margheritina
aspettava
alla
finestra
.
Come
la
luna
non
può
aspettare
il
sole
?
»
Anania
si
alzò
e
depose
la
chicchera
sul
davanzale
della
finestra
;
poi
respirò
forte
.
Come
si
sentiva
felice
!
Come
il
cielo
era
azzurro
,
come
l
'
aria
odorava
!
Che
grandiosità
nel
silenzio
delle
umili
cose
,
nell
'
aria
non
ancora
sfiorata
dal
soffio
e
dal
rombo
della
civiltà
!
Anche
zia
Nanna
non
era
più
la
donna
orribile
e
nauseante
di
un
tempo
;
sotto
l
'
involucro
immondo
di
quel
corpo
nero
e
puzzante
,
palpitava
un
'
anima
poetica
...
«
Senti
questi
versi
!
»
,
egli
gridò
agitando
le
braccia
:
Ella
era
assisa
sopra
la
verdura
,
Allegra
;
e
ghirlandetta
avea
contesta
:
Di
quanti
fior
creasse
mai
natura
Di
tanti
era
dipinta
la
sua
vesta
.
E
come
in
prima
al
giovin
pose
cura
Alquanto
paurosa
alzò
la
testa
:
Poi
con
la
bianca
man
ripreso
il
lembo
Levossi
in
piè
con
di
fior
pieno
un
grembo
.
Nanna
ascoltava
,
senza
capire
una
parola
,
e
apriva
la
bocca
per
dire
...
per
dire
...
lo
disse
infine
:
«
Li
ho
sentiti
altra
volta
»
.
«
Da
chi
?
»
,
gridò
Anania
.
«...Da
Efes
Cau
!
»
«
Non
dire
bugie
;
raccontami
piuttosto
tutto
ciò
che
è
accaduto
a
Nuoro
durante
quest
'anno.»
Nanna
cominciò
,
ritornando
ogni
tanto
a
Margherita
.
Ella
era
la
rosa
delle
rose
il
garofano
,
il
confetto
.
E
i
suoi
vestiti
!
Oh
,
Dio
non
se
n
'
erano
visti
mai
di
più
meravigliosi
:
quando
ella
passava
la
gente
la
guardava
come
si
guarda
una
stella
filante
.
Un
signore
aveva
incaricato
lei
,
Nanna
,
di
rubare
il
laccio
della
scarpa
di
Margherita
;
la
serva
della
famiglia
Carboni
diceva
che
tutte
le
mattine
la
sua
padroncina
trovava
sulla
finestra
lettere
d
'
amore
legate
con
nastrini
azzurri
...
«
Ma
la
rosa
è
una
sola
e
non
può
unirsi
che
al
garofano
...
Ebbene
,
dammi
qui
la
chicchera
...
ah
!
»
,
concluse
l
'
ubriacona
,
dandosi
un
pugno
sulla
bocca
.
«
È
inutile
,
perdio
!
io
ho
visto
la
Vossignoria
quando
aveva
la
coda
ed
ora
non
posso
abituarmi
a
darle
del
lei
...
»
«
Ma
quando
è
che
io
avevo
la
coda
?
»
,
gridò
Anania
minaccioso
.
La
donna
scappò
,
tentennando
,
ridendo
,
turandosi
la
bocca
;
e
dal
cortile
disse
,
rivolta
alla
finestra
di
Anania
:
«
La
coda
della
camicia
...
»
.
Egli
continuò
a
minacciarla
;
ella
continuò
a
barcollare
ed
a
ridere
.
Il
porchetto
,
slegatosi
,
andò
a
fiutarle
i
piedi
;
una
gallina
saltò
sul
collo
del
porchetto
,
piluccandogli
le
orecchie
;
un
passero
si
posò
sul
sambuco
,
dondolandosi
elegantemente
sull
'
estremità
d
'
una
fronda
.
E
lo
studente
si
sentì
così
felice
che
si
mise
a
cantare
altri
versi
del
Poliziano
:
Portate
,
venti
,
questi
dolci
versi
Dentro
all
'
orecchio
della
Ninfa
mia
...
E
gli
sembrava
di
essere
agile
e
leggero
come
il
passero
sull
'
estremità
della
fronda
.
Più
tardi
andò
nell
'
orto
,
dove
poté
consegnare
alla
serva
di
Margherita
la
lettera
già
preparata
.
L
'
orto
ancora
umido
per
la
pioggia
notturna
esalava
un
forte
odore
di
terra
bagnata
e
di
vegetazione
secca
.
I
bruchi
avevano
ridotto
i
cavoli
a
mazzi
di
strani
merletti
grigiastri
;
le
altee
,
filogranate
di
bocciuoli
e
adorne
di
fiori
violacei
senza
stelo
,
tagliavano
lo
sfondo
azzurro
del
cielo
coi
loro
disegni
bizzarri
.
Sull
'
orizzonte
perlato
le
montagne
sorgevano
vaporose
,
coi
picchi
più
lontani
immersi
in
nuvole
d
'
oro
.
In
un
angolo
dell
'
orto
Anania
trovò
Efes
Cau
ubriaco
,
invecchiato
,
ridotto
ad
un
mucchio
di
stracci
,
e
lo
toccò
col
piede
:
l
'
infelice
sollevò
il
volto
,
che
pareva
una
maschera
di
cera
affumicata
,
aprì
un
occhio
vitreo
e
mormorò
il
suo
verso
favorito
:
Quando
Amelia
sì
pura
e
sì
candida
;
poi
ricadde
,
senza
aver
riconosciuto
lo
studente
.
Più
in
là
zio
Pera
,
cieco
del
tutto
,
si
ostinava
ad
estirpare
le
male
erbe
,
che
riconosceva
al
tatto
e
all
'
odore
.
«
Come
state
?
»
,
gridò
Anania
.
«
Sono
morto
,
figlio
mio
»
,
rispose
il
vecchio
.
«
Non
vedo
più
.
Non
sento
più
.
»
«
Coraggio
,
guarirete
...
»
«
Nell
'
altro
mondo
,
nel
mondo
della
verità
,
dove
tutti
guariremo
,
dove
tutti
vedremo
e
sentiremo
;
ah
,
figlio
mio
,
non
importa
,
quando
io
vedevo
con
gli
occhi
del
corpo
la
mia
anima
era
cieca
;
adesso
invece
io
vedo
,
vedo
con
gli
occhi
dell
'
anima
.
Ma
raccontami
:
hai
veduto
il
papa
?
»
Uscito
dall
'
orto
Anania
girovagò
per
il
vicinato
:
sì
,
quel
cantuccio
di
mondo
era
sempre
lo
stesso
;
ancora
il
pazzo
,
seduto
sulle
pietre
addossate
ai
muri
cadenti
,
aspettava
il
passaggio
di
Gesù
Cristo
,
e
la
mendicante
guardava
di
sbieco
la
porta
di
Rebecca
,
sul
cui
limitare
la
misera
creatura
tremava
di
febbre
e
fasciava
le
sue
piaghe
;
e
maestro
Pane
fra
le
sue
ragnatele
segava
le
tavole
e
parlava
fra
sé
ad
alta
voce
,
e
nella
bettola
la
bella
Agata
civettava
coi
giovani
e
coi
vecchi
,
ed
Antonino
e
Bustianeddu
si
ubriacavano
e
di
tanto
in
tanto
scomparivano
per
qualche
mese
e
ricomparivano
con
volti
un
po
'
sbiancati
dal
servizio
del
re
[
25
]
.
E
zia
Tatàna
preparava
ancora
i
dolci
per
il
suo
diletto
«
ragazzino
»
,
sognando
il
giorno
della
sua
laurea
e
già
numerando
col
desiderio
i
presenti
che
amici
e
parenti
gli
avrebbero
inviato
;
ed
Anania
grande
,
nei
giorni
di
riposo
,
ricamava
una
cintura
di
cuoio
,
seduto
in
mezzo
alla
strada
,
e
pensava
ai
tesori
nascosti
nei
nuraghes
.
No
,
niente
era
cambiato
;
ma
lo
studente
vedeva
le
cose
e
gli
uomini
come
ancora
non
li
aveva
veduti
,
e
tutto
gli
sembrava
bello
,
d
'
una
bellezza
triste
e
selvaggia
.
Passava
e
guardava
come
uno
straniero
;
e
nel
quadro
di
quei
tuguri
neri
e
cadenti
,
in
mezzo
a
quelle
figure
semplici
primitive
,
gli
sembrava
di
essere
un
gigante
di
passaggio
.
Sì
,
gigante
ed
uccello
:
gigante
per
la
sua
superiorità
,
uccello
per
la
sua
gioia
.
Agli
ultimi
di
agosto
,
dopo
vari
convegni
,
Margherita
permise
che
Anania
rivelasse
il
loro
amore
al
signor
Carboni
.
«
Dunque
posso
sperare
!
»
,
egli
esclamò
colpito
,
quasi
avesse
fino
a
quel
momento
disperato
.
«
È
proprio
vero
?
Sarà
vero
?
»
«
Ma
siiì
!
»
,
ella
disse
,
vezzeggiando
,
accarezzandogli
i
capelli
con
affetto
quasi
materno
.
Egli
la
strinse
a
sé
,
chiuse
gli
occhi
,
nascose
il
viso
sull
'
omero
di
lei
,
concentrandosi
per
vedere
tutta
l
'
immensità
della
sua
fortuna
.
Era
mai
possibile
?
Margherita
sarebbe
diventata
sua
?
Sua
davvero
?
Sua
nella
realtà
come
lo
era
sempre
stata
nel
sogno
?
Ricordò
il
tempo
in
cui
egli
non
osava
confessare
il
suo
amore
neppure
a
se
stesso
:
ed
ora
?
«
Quante
cose
succedono
nel
mondo
!
»
,
cominciò
a
pensare
.
«
Ma
che
cosa
è
il
mondo
?
Che
cosa
è
la
realtà
?
Dove
finisce
il
sogno
e
dove
comincia
la
realtà
?
E
non
può
essere
tutto
sogno
?
Chi
è
Margherita
?
Chi
sono
io
?
Siamo
vivi
?
E
che
cosa
è
la
vita
?
Che
cosa
è
questa
gioia
misteriosa
che
mi
solleva
tutto
,
come
la
luna
solleva
le
onde
?
E
il
mare
che
cosa
è
?
Sente
il
mare
?
È
vivo
?
E
la
luna
che
cosa
è
?
Ed
è
vero
tutto
questo
?
»
Sollevò
la
testa
e
sorrise
delle
sue
domande
.
La
luna
illuminava
il
cortile
,
e
nella
notte
diafana
il
canto
tremulo
dei
grilli
faceva
pensare
ad
un
popolo
di
folletti
minuscoli
,
ciascuno
dei
quali
suonasse
un
violino
scordato
,
accompagnando
con
quel
motivo
monotono
il
mormorio
delle
foglie
umide
di
rugiada
.
Tutto
era
sogno
e
tutto
era
realtà
.
Anania
credeva
di
vedere
i
folletti
suonatori
e
nello
stesso
tempo
scorgeva
distintamente
la
camicetta
rosea
,
la
catenella
e
gli
anellini
di
Margherita
.
Le
strinse
il
polso
,
premé
un
dito
sulla
perla
di
uno
dei
suoi
anelli
,
le
guardò
le
unghie
,
distinguendone
le
macchiette
bianche
:
sì
,
tutto
era
vero
,
visibile
,
tangibile
.
La
realtà
ed
il
sogno
non
avevano
confine
:
tutto
si
poteva
vedere
,
toccare
,
raggiungere
,
dal
sogno
più
folle
all
'
oggetto
meno
visibile
...
In
quel
momento
pareva
ad
Anania
che
,
come
toccava
l
'
anellino
di
Margherita
,
avrebbe
potuto
,
stendendo
il
braccio
,
sfiorare
la
luna
o
stringere
nel
pugno
il
canto
dei
grilli
...
Ma
poche
parole
pronunziate
da
Margherita
gli
segnarono
nuovamente
i
confini
tra
il
sogno
e
la
realtà
.
«
Cosa
dirai
a
mio
padre
?
»
,
ella
chiese
,
sempre
un
po
'
canzonandolo
.
«
Dimmi
dunque
che
cosa
gli
dirai
.
"
Signor
padrino
...
io
...
e
...
e
sua
figlia
...
sua
figlia
Margherita
...
fa
...
facciamo
una
...
una
cosa
...
"
»
Egli
arrossì
:
capì
che
non
avrebbe
mai
avuto
il
coraggio
di
presentarsi
al
padrino
per
rivelargli
il
suo
amore
.
«
Io
non
potrò
mai
...
»
,
confessò
subito
.
«
Gli
scriverò
.
»
«
Oh
,
questo
poi
no
!
»
,
disse
Margherita
,
facendosi
seria
.
«
Bisogna
assolutamente
parlargli
:
egli
si
piegherà
di
più
.
Se
non
puoi
tu
,
mandagli
qualcuno
.
»
«
Ma
chi
?
»
Margherita
disse
timidamente
:
«
Tua
madre
»
.
Egli
capì
che
ella
alludeva
a
zia
Tatàna
,
ma
il
suo
pensiero
corse
all
'
altra
e
gli
parve
che
anche
Margherita
ci
pensasse
.
L
'
ombra
lo
riavvolse
:
ah
,
sì
,
la
realtà
ed
il
sogno
erano
ben
divisi
da
terribili
confini
:
un
vuoto
,
eguale
a
quello
che
divide
la
terra
dal
sole
,
li
separava
.
«Tuttavia...»,
egli
pensò
,
«
se
potessi
in
questo
momento
parlare
!
Questo
è
l
'
attimo
:
se
me
lo
lascio
sfuggire
forse
non
lo
ritroverò
mai
più
.
Il
vuoto
si
può
varcare
...
»
Aprì
le
labbra
.
Sentì
il
cuore
battergli
forte
,
ma
non
poté
parlare
:
l
'
attimo
passò
.
Qualche
sera
dopo
zia
Tatàna
,
molto
sbalordita
,
ma
altrettanto
orgogliosa
,
e
fiduciosa
nell
'
aiuto
del
Signore
,
dopo
aver
lungamente
pregato
e
fatta
la
salita
trascinandosi
ginocchioni
dalla
porta
all
'
altare
della
chiesa
del
Rosario
,
fece
la
sua
ambasciata
.
Anania
rimase
a
casa
,
aspettando
con
ansia
il
ritorno
della
vecchia
.
Per
un
bel
po
'
stette
sdraiato
sul
letticciuolo
,
leggendo
un
libro
di
cui
non
ricordava
assolutamente
il
titolo
.
«
Ma
io
sono
tranquillo
!
»
pensava
.
«
Che
posso
temere
?
La
cosa
è
più
che
sicura
...
»
Intanto
leggeva
,
senza
capire
una
sillaba
,
e
il
suo
pensiero
seguiva
la
vecchia
.
«
Zia
Tatàna
cammina
lentamente
,
tutta
compresa
dalla
solennità
della
sua
missione
.
Ha
anche
un
po
'
di
paura
,
la
buona
vecchia
colomba
candida
e
soave
;
ma
,
pazienza
!
Con
l
'
aiuto
del
Signore
e
di
Santa
Caterina
e
di
Maria
Santissima
del
Rosario
qualche
cosa
si
farà
...
Per
l
'
occasione
ella
ha
indossato
le
sue
vesti
più
belle
;
la
tunica
orlata
da
tre
nastrini
,
-
verde
-
bianco
-
verde
-
il
corsetto
di
broccato
verdolino
,
la
cintura
d
'
argento
,
il
grembiule
ricamato
,
la
benda
tinta
con
lo
zafferano
.
E
non
ha
dimenticato
gli
anelli
,
no
;
i
grandi
anelli
preistorici
,
ornati
di
cammei
,
di
pietre
gialle
e
verdi
,
di
cornìole
incise
.
Così
,
grave
e
adorna
,
simile
ad
una
vecchia
madonna
,
ella
si
avanza
lentamente
,
salutando
con
solenne
compostezza
le
persone
che
incontra
.
Cade
la
sera
;
l
'
ora
sacra
a
queste
gravi
missioni
d
'
amore
.
Al
cader
della
sera
la
paraninfa
è
sicura
di
trovare
a
casa
il
capo
della
famiglia
al
quale
reca
il
messaggio
arcano
.
»
«
Zia
Tatàna
va
...
va
sempre
più
grave
e
lenta
...
Pare
che
abbia
paura
di
arrivare
;
e
giunta
al
fatale
limite
,
davanti
al
portone
chiuso
,
silenzioso
e
scuro
come
la
porta
del
destino
,
esita
un
momento
,
si
accomoda
gli
anelli
,
il
nastro
del
grembiule
,
la
cintura
;
cinge
il
mento
col
lembo
della
benda
,
e
infine
si
decide
e
batte
al
portone
...
»
Parve
ad
Anania
che
quel
colpo
si
ripercotesse
sul
suo
petto
.
Balzò
in
piedi
,
sollevò
la
candela
e
si
guardò
nello
specchio
.
«
L
'
ho
detto
io
!
Sono
pallido
.
Guarda
che
stupido
!
Ebbene
,
non
voglio
pensarci
più
...
»
S
'
affacciò
alla
finestra
.
Nel
cortile
chiuso
,
illuminato
dall
'
ultimo
barlume
del
giorno
,
il
sambuco
immobile
disegnava
una
macchia
scura
.
Silenzio
perfetto
.
Le
galline
dormivano
già
,
ed
anche
il
porchetto
dormiva
.
Le
stelle
scaturivano
,
scintille
d
'
oro
,
fra
la
cenere
azzurrognola
del
caldo
crepuscolo
.
Al
di
là
del
cortile
,
nella
straducola
,
passava
un
piccolo
mandriano
a
cavallo
,
cantando
in
dialetto
:
Inoche
mi
fachet
die
Cantende
a
parma
dorata
...
Anania
pensò
alla
sua
infanzia
,
alla
vedova
,
a
Zuanne
.
Che
faceva
il
fraticello
sul
suo
alto
convento
?
«
E
dire
che
voleva
diventare
un
bandito
!
Sarei
curioso
di
vederlo
!
Lo
vedrò
.
Entro
questo
mese
mi
recherò
certamente
a
Fonni
.
»
Ah
!
D
'
un
colpo
il
suo
pensiero
tornò
là
,
dove
si
decideva
il
suo
destino
.
«
La
vecchia
colomba
è
nello
studio
semplice
e
ordinato
del
signor
Carboni
.
Ecco
,
quella
è
la
scrivania
dove
una
sera
lo
studente
ha
frugato
e
...
Oh
,
Dio
,
è
mai
possibile
che
egli
abbia
commesso
una
così
vile
azione
?
Sì
,
quando
si
è
ragazzi
non
sì
è
coscienti
;
tutto
è
facile
,
tutto
è
possibile
.
Come
siamo
pazzi
,
da
fanciulli
!
Potremmo
anche
commettere
un
delitto
con
la
massima
incoscienza
!
Basta
;
zia
Tatàna
è
là
.
Ed
anche
il
signor
Carboni
è
là
,
grasso
,
tranquillo
,
con
la
catena
d
'
oro
scintillante
attraverso
il
petto
.
»
«
Ma
che
cosa
dunque
dice
quella
vecchietta
?
»
,
pensò
Anania
,
sorridendo
nervosamente
.
«
Sarei
curioso
di
vedere
come
se
la
cava
.
S
'
io
potessi
esser
là
,
non
veduto
!
Se
avessi
l
'
anello
che
rende
invisibili
;
ecco
,
lo
infilerei
al
dito
e
...
via
...
subito
là
...
Ma
se
il
portone
fosse
chiuso
,
come
farei
?
Ebbene
,
picchierei
,
diamine
!
Mariedda
aprirebbe
,
stizzita
contro
i
ragazzi
che
picchiano
al
portone
e
scappano
.
Io
...
Ma
come
sono
pazzo
a
pensar
queste
cose
puerili
!
Uff
!
non
voglio
pensarci
più
!...»
Si
tolse
dalla
finestra
,
prese
la
candela
,
scese
in
cucina
,
andò
a
sedersi
davanti
al
focolare
acceso
.
Ma
d
'
un
tratto
ricordò
che
era
d
'
estate
e
si
mise
a
ridere
:
poi
guardò
a
lungo
il
gattino
rosso
che
stava
davanti
al
forno
,
immobile
e
pronto
,
coi
baffi
irti
e
la
coda
tesa
,
aspettando
il
passaggio
di
un
topo
.
«
No
»
,
disse
Anania
,
pensando
allo
strazio
del
topolino
,
«
per
stasera
non
te
lo
lascio
prendere
:
neppure
un
topolino
,
deve
stasera
soffrire
in
questa
casa
.
Usciu
,
usssciuu
!
[
26
]
»
,
gridò
balzando
in
piedi
e
correndo
verso
il
gattino
che
vibrò
tutto
e
saltò
sopra
il
forno
.
Sempre
agitato
da
una
inquietudine
nervosa
,
Anania
si
mise
a
camminare
su
e
giù
per
la
cucina
;
di
tanto
in
tanto
palpava
i
sacchi
ricolmi
d
'
orzo
e
mormorava
:
«
Mio
padre
non
è
poi
tanto
povero
;
egli
è
un
mezzadro
del
signor
Carboni
,
non
il
suo
servo
.
No
,
egli
non
è
povero
;
ma
non
potrebbe
certo
restituire
quello
...
che
spendo
io
,
se
non
avvenisse
ciò
che
...
deve
avvenire
.
Ma
avverrà
poi
?
Che
cosa
si
combina
in
questo
momento
?
Ecco
,
zia
Tatàna
ha
parlato
...
Che
ha
detto
?
Ah
,
no
,
no
,
no
,
non
bisogna
neppure
pensarci
...
Bisogna
piuttosto
pensare
alla
risposta
che
darà
,
che
dà
,
il
benefattore
...
Che
dirà
egli
,
l
'
uomo
più
leale
del
mondo
,
sapendo
che
il
suo
protetto
ha
osato
tradire
così
la
sua
buona
fede
?
Ecco
,
egli
cammina
pensieroso
attraverso
la
stanza
:
zia
Tatàna
lo
guarda
,
pallida
,
oppressa
...
»
.
«
Dio
,
Dio
,
che
accade
mai
?
»
,
gemé
Anania
,
stringendosi
il
capo
fra
le
mani
.
Gli
pareva
di
soffocare
;
uscì
nel
cortile
,
si
sporse
sul
muricciuolo
di
cinta
,
attese
,
ascoltò
...
Niente
,
niente
.
Solo
,
dopo
un
quarto
d
'
ora
circa
,
due
voci
risuonarono
dietro
il
muricciuolo
;
poi
una
terza
,
una
quarta
:
erano
i
vicini
che
si
riunivano
così
ogni
notte
davanti
alla
bottega
di
maestro
Pane
,
per
godersi
il
fresco
e
chiacchierare
.
«
Nostra
Signora
mia
»
,
diceva
la
voce
stridula
di
Rebecca
,
«
ho
visto
cinque
stelle
cadere
sul
cielo
.
Ah
,
ciò
non
è
invano
...
Deve
succedere
qualche
disastro
...
»
«
Che
tu
stii
per
mettere
al
mondo
l
'
anticristo
?
»
,
chiese
la
voce
ironica
di
un
contadino
.
«
Dicono
che
deve
nascere
da
un
animale
.
»
«
L
'
anticristo
lo
metterà
al
mondo
tua
moglie
,
animale
schifoso
!
»
,
rispose
adirata
la
ragazza
.
«
Prenditi
questa
,
garofano
!
»
,
disse
la
bella
Agata
che
mangiava
rideva
e
parlava
nello
stesso
tempo
.
Il
contadino
cominciò
a
dire
parole
insolenti
;
il
vecchio
falegname
s
'
irritò
e
gridò
:
«
Se
non
la
finisci
ti
butto
un
sasso
,
faina
pelata
»
.
Ma
il
contadino
proseguì
nella
sua
bella
impresa
:
allora
le
donne
si
allontanarono
e
andarono
a
sedersi
sotto
il
muricciuolo
del
cortile
,
e
zia
Sorichedda
-
una
vecchietta
che
quaranta
anni
prima
era
stata
serva
in
casa
dell
'
Intendente
,
-
cominciò
a
raccontare
per
la
millesima
volta
la
storia
della
sua
padrona
.
«
Era
una
marchesa
.
Suo
padre
era
amico
intimo
del
re
di
Spagna
,
e
le
aveva
dato
in
dote
mille
scudi
in
oro
.
Quanto
fanno
mille
scudi
?
»
«
E
cosa
sono
mille
scudi
?
»
,
disse
Agata
con
disprezzo
.
«
Margherita
Carboni
ne
ha
quattro
mila
...
»
«
No
»
,
osservò
Rebecca
,
«
altro
che
quattro
mila
!
Quaranta
mila
»
.
«
Voi
non
sapete
quel
che
dite
!
»
,
gridò
zia
Sorichedda
.
«
Mille
scudi
in
oro
non
li
possiede
neppure
don
Franceschino
.
»
«
E
andate
!
Siete
rimbambita
!
»
,
gridò
Agata
,
accalorandosi
.
«
Che
cosa
contano
mille
scudi
?
Se
li
ha
Franziscu
Carchide
in
suole
di
scarpe
!
»
La
questione
diventò
seria
;
le
donne
cominciarono
a
ingiuriarsi
:
«
Lo
sai
tu
perché
vanti
il
tuo
Franziscu
Carchide
,
questa
immondezza
rifatta
!...»
.
«
Immondezza
siete
voi
,
vecchia
peccatrice
.
»
«
Ah
!
»
Foglia
di
gelso
,
Chi
la
fa
la
pensa
...
Anania
ascoltava
,
e
ad
un
tratto
,
nonostante
l
'
inquietudine
che
lo
agitava
,
scoppiò
a
ridere
.
«
Oh
»
,
gridò
Agata
,
affacciandosi
al
muricciuolo
,
«
buona
notte
alla
Vossignoria
.
Che
cosa
fai
lì
al
buio
,
pipistrello
?
Fa
vedere
il
tuo
bel
viso
»
.
«
Prego
!
»
egli
rispose
,
avvicinandosi
e
pizzicandola
al
braccio
,
mentre
Rebecca
,
che
all
'
udire
la
risata
del
giovane
s
'
era
accoccolata
per
terra
,
quasi
volendo
nascondersi
,
pizzicava
Agata
alla
gamba
.
«
Al
diavolo
chi
vi
ha
formati
!
»
,
imprecò
la
bella
ragazza
.
«
Questo
è
un
po
'
troppo
!
Lasciatemi
o
...
svelo
!
»
Ma
i
due
la
pizzicarono
più
forte
.
«
Ahi
!
ahi
!
Al
diavolo
!
Rebecca
,
è
inutile
che
tu
faccia
la
gelosa
...
ahi
!
zia
Tatàna
stasera
...
è
andata
a
chiedere
...
parlo
o
no
?
Ah
!...»
Anania
si
ritrasse
,
chiedendosi
come
mai
la
indiavolata
Agata
sapeva
...
«
Cuoricino
mio
,
un
'
altra
volta
rispetta
zia
Agata
!
»
,
ella
disse
sogghignando
,
mentre
Rebecca
,
che
aveva
capito
,
taceva
,
impietrita
,
e
zia
Sorichedda
domandava
:
«
Fammi
il
piacere
,
Nania
Atonzu
,
dimmi
,
chi
a
Nuoro
può
avere
mille
scudi
in
oro
?
»
.
Anche
il
contadino
s
'
avvicinò
e
chiese
:
«
Dimmi
,
Nania
,
è
vero
che
il
papa
ha
settantasette
donne
ai
suoi
comandi
?...»
.
Anania
non
rispose
,
forse
non
intese
neppure
:
vedeva
una
figura
avanzarsi
dal
fondo
della
straducola
e
si
sentiva
venir
meno
.
Era
lei
,
la
vecchia
colomba
messaggera
,
era
lei
che
tornava
portando
fra
le
pure
labbra
,
come
un
fiore
di
vita
o
di
morte
,
la
parola
fatale
.
Egli
si
ritirò
e
chiuse
la
porticina
che
dava
sul
cortile
,
mentre
zia
Tatàna
rientrava
dall
'
altra
parte
e
chiudeva
la
porta
di
strada
.
Ella
sospirava
ed
era
ancora
un
po
'
pallida
e
oppressa
;
s
'
avvicinò
al
focolare
,
e
i
suoi
primitivi
gioielli
,
i
suoi
ricami
,
la
cintura
,
gli
anelli
,
scintillarono
al
riflesso
del
fuoco
.
Anania
le
corse
incontro
e
la
guardò
ansioso
,
e
siccome
ella
taceva
le
domandò
con
impazienza
:
«
Che
cosa
vi
hanno
detto
?
»
.
«
Pazienza
,
figlio
del
Signore
!
Ora
ti
dirò
...
»
«
No
,
Dite
subito
.
Mi
vogliono
?
»
«
Sì
!
Ti
vogliono
,
sì
,
ti
vogliono
!
»
,
annunziò
la
vecchia
,
aprendo
le
braccia
.
Egli
sedette
,
sbalordito
,
e
si
prese
la
testa
fra
le
mani
:
zia
Tatàna
lo
guardò
e
scosse
la
testa
,
mentre
con
le
mani
un
po
'
tremule
si
slacciava
la
cintura
.
«
Mi
vogliono
!
Mi
vogliono
!
È
mai
possibile
?
»
,
ripeteva
fra
sé
Anania
.
Davanti
al
forno
il
gattino
aspetta
ancora
il
passaggio
del
topo
,
e
deve
già
sentire
qualche
rumore
perché
la
sua
coda
freme
:
infatti
,
dopo
un
momento
,
Anania
sente
uno
stridio
,
un
piccolo
grido
di
morte
.
Ma
adesso
la
sua
felicità
è
così
completa
che
egli
non
ricorda
più
che
nel
mondo
esiste
il
dolore
.
La
relazione
particolareggiata
di
zia
Tatàna
gettò
un
po
'
d
'
acqua
fredda
su
quel
grande
incendio
di
gioia
.
La
famiglia
di
Margherita
non
si
opponeva
all
'
amore
dei
due
giovani
,
ma
,
naturalmente
,
non
dava
ancora
un
consentimento
pieno
,
irrevocabile
.
Il
«
padrino
»
aveva
sorriso
,
aveva
battuto
le
mani
e
scosso
la
testa
come
per
dire
:
«
me
l
'
hanno
fatta
quei
due
!
»
.
Aveva
anche
detto
:
«
Fanno
presto
a
metter
le
ali
questi
ragazzi
!
»
,
ma
poi
era
diventato
serio
e
pensieroso
.
«
Ma
,
infine
,
che
avete
concluso
?
»
,
gridò
Anania
,
facendosi
anch
'
egli
serio
e
pensieroso
.
«
Che
bisogna
aspettare
,
Santa
Caterina
bella
!
Non
hai
ancora
capito
?
Ma
la
padrona
disse
:
"
Bisognerebbe
interrogare
anche
Margherita
"
.
"
Eh
,
credo
proprio
che
non
occorra
"
,
rispose
il
padrino
,
battendo
le
mani
.
Io
sorrisi
.
»
Anche
Anania
sorrise
.
«
Abbiamo
dunque
concluso
...
Va
via
,
gatto
!
»
,
gridò
zia
Tatàna
,
tirando
il
lembo
della
tunica
,
sul
quale
il
gattino
s
'
era
comodamente
adagiato
leccandosi
i
baffi
con
orribile
soddisfazione
.
«
Abbiamo
concluso
che
bisogna
aspettare
.
Il
padrone
mi
disse
:
"
Che
il
`
fanciullo
'
pensi
a
studiare
ed
a
farsi
onore
.
Quando
egli
avrà
un
posto
onorevole
noi
gli
daremo
la
nostra
figliuola
:
intanto
si
amino
pure
,
e
che
Dio
li
benedica
"
.
Ecco
,
tu
ora
cenerai
,
spero
!
»
«
Ma
,
infine
,
posso
presentarmi
in
casa
loro
come
fidanzato
?
»
«
Per
adesso
no
:
per
quest
'
anno
no
!
Tu
corri
troppo
,
galanu
meu
!
La
gente
direbbe
che
il
signor
Carboni
è
rimbambito
,
se
permettesse
una
tal
cosa
:
bisogna
che
tu
prenda
la
laurea
,
prima
...
»
«
Ah
»
,
gridò
Anania
,
adirandosi
,
«
è
dunque
meglio
...
»
Stava
per
dire
:
«
è
dunque
meglio
che
ci
vediamo
di
notte
,
di
nascosto
,
per
non
urtare
la
falsa
suscettibilità
della
gente
?
»
;
ma
subito
pensò
che
vedersi
di
notte
,
di
nascosto
da
soli
,
era
forse
meglio
che
vedersi
di
giorno
e
alla
presenza
dei
genitori
,
e
si
calmò
completamente
.
Peggio
per
loro
,
dunque
!
Per
consolarsi
ricominciò
le
visite
la
notte
stessa
:
la
fantesca
,
appena
socchiuse
il
portone
gli
augurò
la
«
buona
fortuna
»
come
se
le
nozze
fossero
già
celebrate
,
ed
egli
le
diede
la
mancia
e
attese
trepidando
la
sposa
.
Essa
venne
,
cauta
e
silenziosa
,
profumata
d
'
ireos
,
con
un
abito
chiaro
biancheggiante
nella
notte
diafana
.
Si
abbracciarono
a
lungo
,
silenziosi
,
vibrando
assieme
,
ebbri
di
gioia
:
il
mondo
era
loro
.
Per
la
prima
volta
Margherita
,
ormai
sicura
di
potersi
abbandonare
senza
paure
né
rimorsi
all
'
amore
del
bel
giovane
che
impazziva
per
lei
,
si
mostrò
appassionata
e
ardente
,
quale
Anania
non
osava
sognarla
:
ed
egli
uscì
dal
convegno
barcollando
,
cieco
,
fuori
di
sé
.
La
notte
appresso
,
il
convegno
fu
ancora
più
lungo
,
più
delirante
.
La
terza
notte
la
serva
,
che
vigilava
nella
cucina
,
forse
stanca
di
vegliare
,
fece
il
segno
convenuto
in
caso
di
sorpresa
e
gl
'
innamorati
si
lasciarono
alquanto
spaventati
.
L
'
indomani
Margherita
scrisse
:
«
Ho
paura
che
ieri
notte
il
babbo
si
sia
accorto
di
qualche
cosa
.
Badiamo
di
non
comprometterci
,
ora
appunto
che
siamo
tanto
felici
:
è
bene
,
quindi
,
che
per
qualche
giorno
non
ci
vediamo
.
Abbi
pazienza
,
e
sii
anzi
coraggioso
come
lo
sono
io
,
che
faccio
un
enorme
sacrifizio
rinunziando
,
per
qualche
tempo
,
alla
immensa
felicità
di
vederti
:
mi
pare
di
morire
,
perché
ti
amo
ardentemente
,
perché
mi
sembra
di
non
poter
più
vivere
senza
i
tuoi
baci
,
ecc
.
,
ecc
.
»
.
Egli
rispose
:
«
Adorata
mia
,
tu
hai
ragione
:
tu
sei
una
santa
,
per
bontà
e
per
saviezza
,
mentre
io
non
sono
che
un
pazzo
,
pazzo
d
'
amore
per
te
.
Non
so
,
non
vedo
più
quel
che
faccio
.
Ieri
notte
potevo
compromettere
tutto
il
nostro
avvenire
e
non
me
ne
accorgevo
neppure
.
Perdonami
:
quando
sono
vicino
a
te
perdo
la
ragione
.
Ho
la
febbre
;
mi
consumo
tutto
,
mi
pare
che
entro
di
me
arda
un
fuoco
distruttore
.
Rinunzio
con
spasimo
alla
suprema
felicità
di
vederti
per
qualche
sera
;
e
siccome
ho
bisogno
di
moto
,
di
svago
,
di
un
po
'
di
lontananza
,
per
attutire
alquanto
questo
fuoco
che
mi
divora
e
mi
rende
incosciente
e
malato
,
penso
di
fare
un
'
escursione
sul
Gennargentu
.
Tu
vuoi
,
non
è
vero
?
Rispondimi
subito
,
cara
,
adorata
,
mio
spasimo
e
mia
gioia
.
Ti
porterò
sul
cuore
:
dalla
più
alta
cima
sarda
ti
manderò
un
saluto
,
griderò
ai
cieli
il
tuo
nome
e
il
mio
amore
,
come
vorrei
gridarlo
dalla
più
eccelsa
cima
del
mondo
affinché
tutta
la
terra
ne
restasse
attonita
.
Ti
abbraccio
,
ti
porto
con
me
,
unita
a
me
,
per
tutta
l
'
eternità
»
.
Margherita
diede
graziosamente
il
suo
permesso
.
Altra
lettera
di
Anania
:
«
Parto
domani
mattina
con
la
corriera
per
Mamojada
-
Fonni
.
Passerò
sotto
la
tua
finestra
alle
nove
.
Vorrei
vederti
stanotte
...
ma
voglio
essere
prudente
.
Vieni
,
vieni
con
me
,
Margherita
,
adorata
mia
,
non
lasciarmi
un
solo
istante
,
vieni
qui
,
sul
mio
cuore
,
ardi
del
mio
fuoco
d
'
amore
,
fammi
morire
di
passione
»
.
VII
.
La
corriera
attraversava
le
tancas
selvaggie
,
gialle
di
stoppie
e
di
sole
ardente
,
qua
e
là
ombreggiate
da
macchie
di
olivastri
e
di
querciuoli
.
Anania
,
seduto
in
serpe
,
a
fianco
del
vetturale
che
scuoteva
la
frusta
(
entro
la
vettura
si
soffocava
dal
caldo
)
,
dimenticava
le
impressioni
febbrili
dei
giorni
scorsi
per
rivivere
in
un
giorno
lontano
.
Rivedeva
il
carrozziere
dai
baffi
gialli
e
dalle
guancie
gonfie
;
ed
a
misura
che
la
corriera
si
avvicinava
a
Mamojada
,
la
suggestione
dei
ricordi
diventava
quasi
dolorosa
.
Nell
'
arco
del
mantice
si
disegnava
lo
stesso
paesaggio
che
egli
aveva
intraveduto
quel
giorno
,
mentre
abbandonava
la
testolina
sulle
ginocchia
di
lei
,
e
stendevasi
lo
stesso
cielo
di
un
azzurro
chiaro
melanconico
.
Ecco
la
cantoniera
:
nel
paesaggio
,
a
linee
forti
,
ondulato
,
verde
di
macchie
selvaggie
,
s
'
intravede
qua
e
là
qualche
filo
d
'
acqua
violacea
;
s
'
odono
fischi
d
'
uccelli
palustri
;
un
pastore
,
bronzeo
su
uno
sfondo
luminoso
,
guarda
l
'
orizzonte
.
La
corriera
si
fermò
un
momento
davanti
alla
cantoniera
.
Seduta
sul
gradino
della
porta
,
una
donna
in
costume
tonarese
,
tutta
fasciata
nelle
ruvide
vesti
come
una
mummia
egiziana
,
scardassava
un
mucchio
di
lana
nera
con
due
pettini
di
ferro
:
poco
distante
tre
bimbi
laceri
e
sporchi
giocavano
,
o
meglio
si
accapigliavano
fra
loro
.
Ad
una
finestra
apparve
un
viso
scarno
e
giallo
di
donna
ammalata
,
che
guardò
la
vettura
con
due
grandi
occhi
verdognoli
,
pieni
di
stupore
.
La
cantoniera
desolata
pareva
l
'
abitazione
della
fame
,
della
malattia
e
del
sudiciume
.
Anania
si
sentì
stringere
il
cuore
:
egli
conosceva
perfettamente
il
dramma
tristissimo
svoltosi
ventitré
anni
prima
in
quel
luogo
solitario
,
in
quel
paesaggio
rude
e
fresco
,
che
sarebbe
stato
così
puro
senza
l
'
immondo
passaggio
dell
'
uomo
.
La
corriera
riprese
il
viaggio
:
ecco
Mamojada
,
emergente
tra
il
verde
degli
orti
e
dei
noci
,
col
campanile
chiaro
disegnato
sull
'
azzurro
tenero
del
cielo
;
da
lontano
il
quadretto
aveva
le
tinte
delicate
d
'
un
acquerello
,
ma
appena
la
corriera
si
inoltrò
su
per
lo
stradale
polveroso
,
il
profilo
del
paesetto
prese
tinte
cupe
,
ancor
più
forti
di
quelle
del
paesaggio
.
Davanti
alle
casette
nere
costrutte
sulla
roccia
s
'
aggruppavano
caratteristiche
figure
di
paesani
:
donne
graziose
,
coi
capelli
lucenti
attortigliati
intorno
alle
orecchie
,
scalze
,
sedute
per
terra
,
cucivano
,
allattavano
,
ricamavano
.
Due
carabinieri
,
uno
studente
annoiato
,
un
vecchio
nobile
,
che
era
anche
contadino
,
chiacchieravano
davanti
alla
bottega
d
'
un
falegname
,
intorno
alla
cui
porta
stavano
appesi
molti
quadretti
sacri
dipinti
a
vivi
colori
.
Dopo
mezz
'
ora
di
fermata
la
corriera
ripartì
.
Ecco
le
rovine
della
chiesetta
,
ecco
gli
orti
,
ecco
la
piantagione
di
patate
dove
l
'
altra
volta
Olì
ed
Anania
si
erano
fermati
.
Egli
ricordò
la
donna
che
zappava
,
con
le
sottane
cucite
fra
le
gambe
,
e
il
gatto
bianco
che
si
slanciava
contro
la
lucertolina
verde
guizzante
sul
muro
.
Nell
'
arco
del
mantice
i
paesaggi
si
disegnavano
sempre
più
freschi
,
con
sfondi
luminosi
:
la
piramide
grigiastra
di
monte
Gonare
,
le
linee
cerule
e
argentee
della
catena
del
Gennargentu
apparivano
come
incise
sul
metallo
del
cielo
,
sempre
più
vicine
,
sempre
più
maestose
.
Ah
,
sì
:
ora
davvero
Anania
respirava
l
'
aria
natìa
,
e
sentiva
tutti
gli
istinti
atavici
..
«
Vorrei
balzare
giù
dalla
vettura
,
correre
su
per
le
chine
,
fra
l
'
erba
ancora
fresca
,
tra
le
macchie
e
le
roccie
,
gridando
di
gioia
selvaggia
,
imitando
il
puledro
sfuggito
al
laccio
e
ritornato
alla
libertà
delle
tancas
.
Sì
»
,
egli
pensava
,
mentre
la
corriera
rallentava
la
corsa
su
per
la
strada
in
salita
,
«
io
ero
nato
per
fare
il
pastore
.
Sarei
stato
un
poeta
,
forse
un
delinquente
,
forse
un
bandito
fantasioso
e
feroce
.
Oh
,
contemplare
le
nuvole
dall
'
alto
d
'
un
monte
!
Figurarsi
d
'
essere
il
pastore
d
'
una
torma
di
nuvole
:
vederle
errare
sul
cielo
argenteo
,
incalzarsi
,
svolgersi
,
passare
,
scomparire
!
»
Poi
pensò
:
«
E
non
sono
un
pastore
di
nuvole
?
Fra
le
nuvole
ed
i
miei
pensieri
che
differenza
c
'
è
?
Ed
io
stesso
non
sono
una
nuvola
?
Se
fossi
costretto
a
vivere
in
queste
solitudini
mi
dissolverei
,
diventerei
una
stessa
cosa
con
l
'
aria
,
col
vento
,
con
la
tristezza
del
paesaggio
.
Sono
io
vivo
?
Che
cosa
è
,
dopo
tutto
,
la
vita
?
»
.
Come
sempre
,
egli
non
seppe
rispondere
alla
sua
domanda
:
la
corriera
saliva
lentamente
,
sempre
più
lentamente
,
con
moto
dolce
,
quasi
cadenzato
;
il
cocchiere
sonnecchiava
,
e
pareva
che
anche
il
cavallo
camminasse
dormendo
.
Dal
sole
alto
verso
lo
zenit
calava
uno
splendore
eguale
,
melanconico
;
le
macchie
ritiravano
le
loro
ombre
;
un
silenzio
profondo
e
una
sonnolenza
ardente
pervadevano
l
'
immenso
paesaggio
.
Ad
Anania
pareva
in
realtà
di
dissolversi
,
di
diventare
una
stessa
cosa
con
quel
panorama
sonnolento
,
con
quel
cielo
luminoso
e
triste
.
Ecco
,
egli
aveva
sonno
;
e
come
l
'
altra
volta
finì
col
chiudere
gli
occhi
e
addormentarsi
infantilmente
.
«
Zia
Grathia
?
Nonna
[
27
]
!
»
,
chiamò
con
voce
ancora
assonnata
,
entrando
nella
casetta
della
vedova
.
La
cucina
era
deserta
:
la
straducola
soleggiata
;
deserto
tutto
il
villaggio
che
nella
desolazione
del
meriggi
pareva
una
stazione
preistorica
da
secoli
abbandonata
.
Anania
guardò
curiosamente
intorno
.
Nulla
era
cambiato
:
miseria
,
stracci
,
fuliggine
,
un
po
'
di
cenere
sul
focolare
,
grandi
tele
di
ragno
fra
le
scheggie
del
tetto
;
e
,
imperatore
truce
di
quel
luogo
di
leggende
,
il
lungo
e
vuoto
fantasma
del
gabbano
nero
appeso
al
muro
terreo
.
«
Zia
Grathia
,
dove
siete
?
»
,
gridò
Anania
,
aggirandosi
intorno
.
«
Zia
Grathia
?
»
Finalmente
la
vedova
,
ch
'
era
andata
ad
attingere
acqua
ad
un
pozzo
vicino
,
rientrò
,
con
un
malune
[
28
]
sul
capo
e
la
secchia
in
mano
.
Era
sempre
la
stessa
,
stecchita
,
giallastra
,
col
viso
spettrale
circondato
da
una
benda
di
tela
sporca
:
gli
anni
erano
passati
senza
invecchiare
oltre
quel
corpo
già
disseccato
ed
esaurito
dalle
emozioni
della
lontana
giovinezza
.
Nel
vederla
Anania
si
turbò
:
un
fiotto
di
ricordanze
gli
salì
dalle
profondità
dell
'
anima
;
gli
parve
di
ricordare
tutta
una
esistenza
anteriore
,
di
rivedere
uno
spirito
che
aveva
già
albergato
nel
suo
corpo
prima
dello
spirito
che
lo
animava
al
presente
.
«
Bonas
dies
!
»
,
salutò
la
vedova
,
guardando
meravigliata
il
bel
giovine
sconosciuto
.
E
depose
prima
la
secchia
,
poi
il
malune
,
lentamente
,
guardando
sempre
lo
straniero
.
Ma
appena
egli
sorrise
chiedendole
:
«
Ma
non
mi
riconoscete
dunque
?
»
,
zia
Grathia
diede
un
grido
ed
aprì
le
braccia
:
Anania
l
'
abbracciò
,
la
baciò
,
la
investì
di
domande
.
E
Zuanne
?
Dov
'
era
?
Perché
si
era
fatto
monaco
?
Veniva
a
trovarla
?
Era
felice
?
E
il
figlio
maggiore
?
E
i
figli
del
fabbricante
di
ceri
?
E
questo
e
quell
'
altro
?
E
come
era
trascorsa
la
vita
a
Fonni
durante
quei
quindici
anni
?
E
chi
era
il
pretore
?
E
si
poteva
l
'
indomani
far
la
gita
sul
Gennargentu
?
«
Figlio
mio
caro
!
»
,
cominciò
la
vedova
,
dandosi
attorno
.
«
Ah
,
come
trovi
la
mia
casa
!
Nuda
e
triste
come
un
nido
abbandonato
!
Siediti
dunque
,
lavati
;
ecco
l
'
acqua
pura
e
fresca
,
vero
argento
puro
;
lavati
,
bevi
,
riposati
.
Io
ora
ti
preparerò
un
boccone
:
ah
,
non
rifiutare
,
figlio
delle
mie
viscere
;
non
rifiutare
,
non
umiliarmi
.
Per
cibarti
io
vorrei
darti
il
mio
cuore
;
ma
tu
accetta
quel
che
posso
offrirti
;
ecco
,
asciugati
,
ora
,
anima
mia
!
Come
sei
grande
e
bello
!
Dicono
che
tu
debba
sposare
una
ricca
e
bella
fanciulla
:
ah
,
non
è
stata
stupida
quella
fanciulla
.
Ma
perché
non
mi
hai
tu
scritto
prima
di
venire
?
Ah
,
figlio
caro
,
tu
almeno
non
hai
dimenticato
la
vecchia
abbandonata
!
»
«
Ma
Zuanne
,
Zuanne
?
»
,
insisteva
Anania
,
lavandosi
con
l
'
acqua
freschissima
della
secchia
.
La
vedova
diventò
cupa
.
Disse
:
«
Ebbene
,
non
parlarmene
!
Egli
mi
ha
fatto
tanto
soffrire
!
Era
meglio
che
...
egli
avesse
seguito
l
'
esempio
del
padre
...
Ebbene
,
no
,
non
parliamone
.
Egli
non
è
un
uomo
;
sarà
un
santo
,
come
dicono
,
ma
non
è
un
uomo
!
Se
mio
marito
sollevasse
il
capo
dalla
tomba
e
vedesse
suo
figlio
scalzo
,
col
cordone
,
con
la
bisaccia
,
frate
mendicante
e
stupido
,
che
direbbe
mai
?
Ah
,
lo
fustigherebbe
,
in
verità
»
.
«
Dove
si
trova
ora
frate
Zuanne
?
»
«
In
un
convento
lontano
;
sulla
cima
d
'
un
monte
.
Almeno
fosse
rimasto
nel
convento
di
Fonni
!
ma
no
,
è
destino
che
tutti
debbano
abbandonarmi
;
anche
Fidele
,
l
'
altro
figliuolo
,
ha
preso
moglie
e
raramente
si
ricorda
di
me
:
il
nido
è
deserto
,
abbandonato
;
la
vecchia
aquila
ha
veduto
volar
via
i
suoi
poveri
aquilotti
e
morrà
sola
...
sola
...
»
«
Venite
a
viver
con
me
!
»
,
disse
Anania
.
«
Quando
sarò
dottore
vi
prenderò
con
me
,
nonna
.
»
«
In
che
potrei
servirti
?
Almeno
un
tempo
ti
lavavo
gli
occhi
e
ti
tagliavo
le
unghie
;
ora
invece
tu
dovresti
fare
altrettanto
a
me
...
»
«
Mi
raccontereste
delle
storie
...
a
me
ed
ai
miei
bambini
...
»
«
Anche
le
storie
non
so
più
raccontarle
,
adesso
.
Sono
rimbambita
del
tutto
:
il
tempo
,
vedi
,
il
tempo
s
'
è
portato
via
il
mio
cervello
come
il
vento
porta
via
la
neve
dai
monti
.
Ebbene
,
ragazzino
mio
,
mangia
;
non
ho
altro
da
offrirti
,
accetta
di
buon
cuore
.
Oh
,
questo
cero
,
è
tuo
?
Dove
lo
porterai
?
»
«
Alla
Basilica
,
nonna
,
davanti
all
'
immagine
dei
santi
Proto
e
Gianuario
.
Viene
di
lontano
,
nonna
;
me
lo
diede
una
vecchia
donna
sarda
che
vive
a
Roma
:
anch
'
essa
mi
narrava
delle
storie
,
ma
non
belle
come
le
vostre
.
»
«
Vive
a
Roma
?
E
come
fece
ad
andarci
?
Ah
,
io
morrò
senza
aver
veduto
Roma
!...»
Dopo
il
modestissimo
pasto
,
Anania
cercò
la
guida
,
con
la
quale
combinò
per
l
'
indomani
l
'
ascensione
sul
Gennargentu
:
poi
si
avviò
alla
Basilica
.
Nell
'
antico
cortile
,
sotto
i
grandi
alberi
,
susurranti
,
sui
gradini
corrosi
,
nelle
loggie
rovinate
,
entro
la
chiesa
odorante
d
'
umido
come
una
tomba
,
da
per
tutto
silenzio
e
desolazione
.
Anania
depose
il
cero
di
zia
Varvara
sopra
un
altare
polveroso
,
poi
guardò
i
primitivi
affreschi
delle
pareti
,
gli
stucchi
dorati
da
una
luce
melanconica
,
le
rozze
figure
dei
santi
sardi
,
tutte
le
cose
infine
che
un
tempo
gli
avevano
destato
meraviglia
e
terrore
,
e
sorrise
,
ma
col
cuore
oppresso
da
una
languida
tristezza
.
Ritornato
nel
cortile
vide
,
attraverso
una
finestra
aperta
,
il
cappello
d
'
un
carabiniere
e
un
paio
di
stivali
appesi
al
muro
d
'
una
cella
,
e
nella
memoria
gli
risuonò
ancora
l
'
aria
della
Gioconda
:
«
A
te
questo
rosario
»
.
L
'
odor
della
cera
vagava
nel
cortile
solitario
;
dov
'
erano
i
bimbi
,
compagni
d
'
infanzia
,
gli
uccelletti
seminudi
e
selvatici
,
che
un
tempo
animavano
i
gradini
della
chiesa
?
Anania
non
desiderava
di
rivederli
;
ma
con
quanta
dolcezza
ricordava
i
giuochi
fatti
con
loro
,
mentre
dagli
alberi
le
foglie
secche
cadevano
come
ali
d
'
uccelli
morti
!
Una
donna
scalza
,
con
un
'
anfora
sul
capo
,
passò
in
fondo
al
cortile
.
Anania
trasalì
,
sembrandogli
di
riconoscere
sua
madre
.
Dove
era
sua
madre
?
Perché
egli
non
aveva
osato
,
pur
desiderandolo
,
parlarne
alla
vedova
,
-
e
perché
questa
non
aveva
accennato
alla
sua
ingrata
ospite
?
Per
sfuggire
ai
ricordi
amari
egli
andò
alla
posta
e
inviò
una
cartolina
illustrata
a
Margherita
;
poi
visitò
il
Rettore
,
e
verso
il
tramonto
percorse
la
strada
che
guardava
sulla
immensità
delle
valli
.
Vedendo
le
donne
fonnesi
che
andavano
alla
fontana
,
strette
nelle
tuniche
bizzarre
,
egli
ripensò
ai
suoi
primi
sogni
di
amore
,
quando
desiderava
d
'
esser
lui
un
mandriano
e
Margherita
una
paesana
,
fine
ed
elegante
sebbene
con
l
'
anfora
sul
capo
,
simile
alla
figurina
d
'
uno
stucco
pompejano
.
Come
il
passato
era
lontano
e
come
diverso
dal
presente
!
Un
tramonto
meraviglioso
illuminava
l
'
orizzonte
:
pareva
un
miraggio
apocalittico
.
Le
nuvole
disegnavano
un
paesaggio
tragico
;
una
pianura
ardente
solcata
da
laghi
d
'
oro
e
da
fiumi
porpurei
,
e
sul
cui
sfondo
sorgevano
montagne
di
bronzo
profilate
d
'
ambra
e
di
neve
perlata
,
qua
e
là
squarciate
da
aperture
fiammanti
che
sembravano
bocche
di
grotte
e
dalle
quali
sgorgavano
torrenti
di
sangue
dorato
.
Una
battaglia
di
giganti
solari
,
di
formidabili
abitanti
dell
'
infinito
,
si
svolgeva
entro
quelle
grotte
aeree
:
balenava
il
corruscare
delle
armi
intagliate
nel
metallo
del
sole
,
ed
il
sangue
sgorgava
a
torrenti
,
inondando
le
infuocate
pianure
del
cielo
.
Col
cuore
balzante
di
gioia
Anania
rimase
assorto
nella
contemplazione
del
magnifico
spettacolo
,
finché
le
ombre
della
sera
,
fugato
il
miraggio
,
stesero
un
drappo
violaceo
su
tutte
le
cose
:
allora
egli
rientrò
nella
casa
della
vedova
e
sedette
accanto
al
focolare
.
I
ricordi
lo
riassalirono
.
Nella
penombra
,
mentre
la
vecchia
preparava
la
cena
e
parlava
con
voce
tetra
,
egli
rivedeva
Zuanne
dalle
grandi
orecchie
,
intento
a
cuocer
le
castagne
,
ed
un
'
altra
figura
silenziosa
e
incerta
come
un
fantasma
.
«
Dunque
hanno
ammazzato
tutti
i
banditi
nuoresi
?
»
,
chiedeva
la
vecchia
.
«
Ma
credi
tu
che
passerà
lungo
tempo
prima
che
nuove
compagnie
sorgano
qua
e
là
?
Tu
ti
inganni
,
figlio
mio
.
Finché
vivranno
uomini
dal
sangue
ardente
,
abili
al
bene
ed
al
male
,
esisteranno
banditi
.
È
vero
che
ora
essi
sono
così
cattivi
,
talvolta
vili
,
ladroni
e
spregevoli
!
Ah
,
ai
tempi
di
mio
marito
era
altra
cosa
,
sai
!
Come
erano
coraggiosi
allora
!
Coraggiosi
e
benefici
.
Una
volta
mio
marito
incontrò
una
donna
che
piangeva
perché
...
»
Anania
s
'
interessava
mediocremente
ai
ricordi
di
zia
Grathia
:
altri
pensieri
gli
passavano
per
la
mente
.
«
Sentite
»
,
egli
disse
,
appena
la
vedova
ebbe
finito
la
pietosa
storia
della
donna
che
piangeva
,
«
non
avete
saputo
mai
nulla
di
mia
madre
?
»
Zia
Grathia
era
intenta
a
rivoltare
una
piccola
frittata
,
e
non
rispose
.
«
Ella
sa
qualche
cosa
!
»
,
pensò
Anania
,
turbandosi
.
Ma
dopo
un
istante
di
silenzio
zia
Grathia
osservò
:
«
Se
niente
ne
sai
tu
,
come
vuoi
che
ne
sappia
qualche
cosa
io
?
E
adesso
,
figlio
,
mettiti
qui
,
davanti
a
questa
sedia
,
ed
accetta
il
buon
cuore
»
.
Anania
sedette
davanti
al
canestro
che
la
vedova
aveva
deposto
sopra
una
sedia
,
e
cominciò
a
mangiare
.
«
No
»
,
disse
,
confidandosi
con
la
vecchia
come
non
s
'
era
mai
potuto
confidare
con
nessuno
,
«
per
lungo
tempo
io
non
seppi
nulla
di
lei
.
Ora
però
credo
di
essere
sulle
sue
traccie
.
Dopo
che
mi
ebbe
abbandonato
ella
partì
dalla
Sardegna
,
ed
un
uomo
la
vide
a
Roma
,
vestita
da
signora
.
»
«
Ma
la
vide
davvero
?
»
,
chiese
vivacemente
zia
Grathia
.
«
Le
parlò
?
»
«
Altro
che
le
parlò
!
»
,
rispose
amaramente
Anania
.
«
Egli
disse
d
'
aver
passato
qualche
ora
con
lei
.
Dopo
non
si
seppe
più
nulla
;
ma
io
,
mesi
fa
,
la
feci
ricercare
dalla
Questura
e
venni
a
sapere
che
ella
vive
a
Roma
,
sotto
un
falso
nome
.
Però
si
è
emendata
,
sì
,
si
è
emendata
,
e
adesso
vive
onestamente
lavorando
.
»
Zia
Grathia
era
venuta
a
porsi
davanti
alla
sedia
,
ed
a
misura
che
Anania
parlava
ella
spalancava
gli
occhietti
foschi
,
e
si
curvava
e
trasaliva
,
e
apriva
le
mani
come
per
raccogliere
le
parole
di
lui
.
Egli
si
rasserenava
pensando
a
Maria
Obinu
:
quando
disse
«
ella
ora
si
è
emendata
»
provò
un
impeto
di
gioia
,
sicuro
,
in
quel
momento
,
di
non
ingannarsi
supponendo
che
Maria
e
Olì
fossero
la
stessa
persona
.
«
Ma
sei
sicuro
,
ma
sei
proprio
sicuro
?
»
,
chiese
la
vecchia
,
sbalordita
.
«
Ma
sì
!
Ma
sìii
!...»,
egli
rispose
,
imitando
Margherita
nel
pronunziare
quel
sì
lieto
e
un
po
'
canzonatore
.
«
Ho
vissuto
due
mesi
in
casa
sua
.
»
Si
versò
da
bere
,
guardò
il
vino
attraverso
la
luce
rossastra
della
lucerna
di
ferro
,
e
sembrandogli
torbido
lo
assaggiò
appena
;
poi
nel
pulirsi
la
bocca
vide
che
il
vecchio
tovagliolo
grigiastro
era
bucato
,
e
se
ne
coprì
scherzosamente
il
viso
.
«
Ricordate
quando
io
e
Zuanne
ci
mascheravamo
?
»
,
chiese
,
guardando
attraverso
il
buco
.
«
Io
mettevo
sul
viso
questo
tovagliolo
.
Ma
che
avete
?
»
,
esclamò
subito
con
voce
mutata
,
scoprendosi
il
volto
lievemente
impallidito
.
Egli
vedeva
il
viso
della
vedova
,
di
solito
impassibile
e
cadaverico
,
animarsi
in
modo
strano
,
e
dopo
una
profonda
meraviglia
esprimere
la
pietà
più
intensa
;
e
capì
immediatamente
che
l
'
oggetto
di
questa
pietà
quasi
violenta
era
lui
.
Di
un
colpo
l
'
edifizio
del
suo
sogno
rovinò
.
«
Nonna
!
Zia
Grathia
!
Voi
sapete
!
»
,
gridò
con
aria
spaventata
,
stirando
nervosamente
il
tovagliuolo
quanto
era
lungo
.
«
Finisci
di
mangiare
,
adesso
:
parleremo
poi
,
figlio
.
Non
ti
piace
quel
vino
?
»
Ma
Anania
la
guardò
con
rabbia
e
balzò
in
piedi
.
«
Parlate
!
»
,
le
impose
.
«
Ah
,
Santissimo
Signore
»
,
si
lamentò
zia
Grathia
,
sospirando
e
schioccando
le
labbra
,
«
che
cosa
vuoi
ch
'
io
ti
dica
?
Perché
non
finisci
di
cenare
,
Anania
,
figlio
caro
?
...
Parleremo
poi
...
»
Egli
non
sentiva
e
non
vedeva
più
nulla
.
«
Parlate
!
Parlate
!
Voi
sapete
tutto
,
dunque
?
Dov
'
è
?
È
viva
,
è
morta
,
dov
'
è
?
Dov
'
è
?
Dov
'
è
?
»
Quel
«
dov
'
è
?
»
lo
ripeté
almeno
venti
volte
,
mentre
s
'
aggirava
automaticamente
intorno
alla
cucina
,
piegando
,
spiegando
,
stirando
il
tovagliuolo
,
mettendolo
sul
viso
,
guardando
attraverso
il
buco
:
pareva
un
po
'
impazzito
,
ma
più
irritato
che
commosso
.
«
Calmati
»
,
cominciò
a
dirgli
la
vecchia
,
andandogli
appresso
,
«
io
credevo
che
tu
sapessi
...
Sì
,
ella
è
viva
,
ma
non
è
la
donna
che
ti
ha
ingannato
fingendosi
tua
madre
.
»
«
Non
è
stata
lei
a
ingannarmi
,
nonna
!
L
'
ho
creduto
io
...
Ella
non
sa
neppure
che
io
abbia
supposto
...
Ah
,
dunque
non
è
lei
?
»
,
aggiunse
a
bassa
voce
,
con
meraviglia
,
come
se
fino
a
quel
momento
fosse
stato
certo
che
Maria
Obinu
era
sua
madre
.
«
Ma
parlate
dunque
!
»
,
esclamò
poi
.
«
Perché
mi
tenete
così
sulla
corda
?
Perché
non
mi
avete
parlato
ancora
di
lei
?
Dov
'
è
?
dov
'
è
?
»
«
Ma
se
non
ha
mai
lasciato
la
Sardegna
!
»
,
disse
la
vedova
,
camminandogli
sempre
a
fianco
.
«
In
verità
,
io
credevo
che
tu
lo
sapessi
.
Io
l
'
ho
riveduta
quest
'
anno
,
ai
primi
di
maggio
;
ella
venne
a
Fonni
per
la
festa
dei
Santi
Martiri
,
e
conduceva
un
cantastorie
,
un
giovine
cieco
suo
amante
.
Essi
erano
venuti
a
piedi
da
un
villaggio
lontano
,
da
Neoneli
;
ella
soffriva
le
febbri
di
malaria
,
e
sembrava
una
vecchia
di
sessanta
anni
.
Terminate
le
feste
,
il
cieco
,
che
aveva
guadagnato
assai
,
abbandonò
Olì
per
seguire
una
comitiva
di
mendicanti
diretti
ad
un
'
altra
festa
campestre
.
So
che
ella
,
in
giugno
e
luglio
,
fece
la
mietitrice
nelle
tancas
di
Mamojada
.
La
febbre
la
distruggeva
:
stette
lungamente
malata
nella
cantoniera
e
ci
sta
ancora
...
»
Anania
si
fermò
,
sollevò
il
viso
e
aprì
le
braccia
con
atto
disperato
.
«
Ed
io
...
io
...
l
'
ho
...
vista
!
»
,
gridò
.
«
Io
l
'
ho
vista
!
L
'
ho
vista
!
...
Siete
certa
di
quanto
mi
dite
?
»
,
chiese
poi
fissando
la
vedova
.
«
Certissima
:
perché
dovrei
ingannarti
?
»
«
Ditemi
»
,
egli
insisté
,
«
ma
c
'
è
davvero
?
Io
vidi
alla
finestra
una
donna
febbricitante
,
gialla
,
terrea
,
con
due
occhi
da
gatto
...
Era
lei
?
Ne
siete
certa
?
»
«
Certissima
,
ti
dico
.
Era
lei
certamente
.
»
«
Ed
io
...
io
l
'
ho
vista
!
»
,
egli
ripeté
,
e
si
strinse
il
capo
fra
le
mani
,
torcendoselo
,
preso
da
una
collera
violenta
contro
se
stesso
che
si
era
così
lungamente
,
così
stupidamente
ingannato
;
che
aveva
cercato
sua
madre
al
di
là
dei
monti
e
dei
mari
,
mentre
ella
trascinava
la
sua
miseria
e
il
suo
disonore
attraverso
l
'
isola
natìa
;
che
si
era
commosso
davanti
a
tanti
volti
stranieri
e
non
aveva
sentito
un
palpito
nello
scorgere
il
volto
della
mendicante
,
della
miseria
viva
,
di
sua
madre
,
incorniciato
dalla
finestruola
tetra
della
cantoniera
.
Che
cosa
dunque
era
l
'
uomo
?
E
il
cuore
umano
?
E
la
vita
,
l
'
intelligenza
,
il
pensiero
?
Ah
,
sì
,
ora
che
queste
domande
gli
salivano
non
più
oziosamente
alle
labbra
,
ora
che
la
realtà
batteva
intorno
a
lui
le
sue
ali
funebri
e
squarciava
i
vapori
dell
'
illusione
,
ora
egli
rispondeva
alle
sue
domande
e
sapeva
che
cosa
era
l
'
uomo
,
il
suo
cuore
,
la
sua
vita
:
inganno
,
inganno
,
inganno
.
A
un
tratto
zia
Grathia
lo
prese
per
un
braccio
e
lo
costrinse
a
sedersi
:
poi
gli
si
accoccolò
davanti
,
gli
strinse
una
mano
,
e
lo
guardò
di
sotto
in
su
,
lungamente
,
pietosamente
.
«
Bambino
mio
»
,
gli
disse
,
«
piangi
,
piangi
.
Ti
farà
bene
.
Come
sei
freddo
!
»
.
Anania
strappò
la
mano
dal
morso
duro
delle
mani
della
vedova
.
«
Ma
per
chi
mi
prendete
?
»
domandò
offeso
.
«
Non
sono
un
ragazzino
,
io
!
Perché
devo
piangere
?
»
«
Eppure
ti
farebbe
bene
,
figlio
!
Ah
,
sì
,
io
so
quanto
fa
bene
piangere
!
Quanto
fu
picchiato
alla
mia
porta
,
una
notte
,
ed
una
voce
che
pareva
quella
della
Morte
mi
disse
:
"
Donna
,
non
aspettare
più
!
"
io
diventai
di
pietra
.
Per
ore
ed
ore
non
potei
piangere
;
e
furono
le
ore
più
terribili
per
me
:
mi
pareva
che
il
cuore
,
dentro
il
petto
,
fosse
diventato
di
ferro
rovente
,
e
mi
bruciasse
,
mi
bruciasse
le
viscere
,
mi
lacerasse
il
petto
con
la
sua
punta
acuta
.
Ma
poi
il
Signore
mi
concedé
le
lagrime
,
ed
esse
rinfrescarono
il
mio
dolore
come
la
rugiada
rinfresca
le
pietre
arse
dal
sole
.
Figlio
,
abbi
pazienza
!
Siamo
nati
per
soffrire
:
e
cosa
è
mai
questo
tuo
dispiacere
in
confronto
di
tanti
altri
dolori
?
»
.
«
Ma
io
non
soffro
!
»
,
egli
protestò
.
«
Dovevo
aspettarmelo
,
questo
colpo
;
me
lo
aspettavo
anzi
,
vedete
!
Sono
stato
spinto
a
venir
qui
quasi
da
una
forza
misteriosa
;
una
voce
mi
diceva
:
va
,
va
,
là
saprai
qualche
cosa
!
Certo
,
ho
provato
un
colpo
...
un
po
'
di
sorpresa
...
ma
adesso
è
passato
:
non
datevi
pena
.
»
Ma
la
vedova
lo
fissava
,
lo
vedeva
livido
in
viso
,
con
le
labbra
pallide
contratte
,
e
scuoteva
il
capo
.
Egli
prosegui
:
«
Ma
perché
nessuno
mi
ha
detto
mai
nulla
?
Eppure
qualche
cosa
dovevano
sapere
.
Il
carrozziere
,
per
esempio
,
possibile
che
non
sapesse
nulla
?
»
.
«
Forse
.
Ella
sola
poteva
farti
sapere
qualche
cosa
;
ma
no
,
essa
ha
paura
di
te
.
Quando
venne
qui
,
per
la
festa
,
con
quel
miserabile
cieco
che
si
fece
condurre
da
lei
e
poi
la
abbandonò
,
nessuno
qui
la
riconobbe
,
tanto
sembrava
vecchia
,
piena
di
stracci
,
istupidita
dalla
miseria
e
dalla
febbre
.
Del
resto
,
neppure
tu
l
'
hai
riconosciuta
.
Il
cieco
la
chiamava
con
un
brutto
nomignolo
:
soltanto
a
me
ella
confidò
il
suo
vero
essere
,
mi
raccontò
la
sua
triste
storia
e
mi
scongiurò
di
non
farti
mai
saper
nulla
di
lei
.
Essa
ha
paura
di
te
.
»
«
Perché
ha
paura
?
»
«
Ha
paura
che
tu
la
faccia
mettere
in
prigione
perché
ti
ha
abbandonato
.
Ha
anche
paura
dei
suoi
fratelli
che
sono
cantonieri
della
ferrovia
ad
Iglesias
.
»
«
E
suo
padre
?
»
,
domandò
Anania
,
che
non
aveva
mai
pensato
a
questi
suoi
parenti
.
«
Oh
!
è
morto
da
tanti
anni
,
morto
maledicendola
.
E
Olì
crede
sia
stata
questa
maledizione
a
perseguitarla
.
»
«
Sì
!
È
lei
che
è
pazza
!
Ma
che
ha
ella
fatto
durante
tutti
questi
anni
?
Come
ha
vissuto
?
Perché
non
ha
lavorato
?
»
Egli
sembrava
di
nuovo
calmo
,
e
faceva
le
sue
domande
senza
curiosità
,
pensando
alle
conseguenze
di
questo
disastroso
avvenimento
.
Ma
quando
la
vedova
sollevò
un
dito
e
disse
solennemente
:
«
Tutto
sta
nelle
mani
di
Dio
!
Figlio
,
c
'
è
un
filo
terribile
che
ci
tira
e
ci
tira
...
Forse
che
mio
marito
non
avrebbe
voluto
lavorare
,
e
morire
sul
suo
letto
,
benedetto
dal
Signore
?
Eppure
!
...
Così
di
tua
madre
!
Ella
certo
avrebbe
voluto
lavorare
e
vivere
onestamente
...
Ma
il
filo
l
'
ha
tirata
...
»
,
egli
s
'
accese
in
volto
,
e
di
nuovo
contorse
le
dita
e
si
sentì
soffocare
da
un
impeto
di
vergogna
e
di
spasimo
.
«
Tutto
...
tutto
è
finito
per
me
,
dunque
!
»
,
singhiozzò
.
«
Che
orrore
,
che
orrore
!
Che
miseria
,
che
onta
!
Ma
raccontatemi
,
dunque
,
ditemi
tutto
.
Come
ha
vissuto
?
...
Voglio
sapere
tutto
...
tutto
...
tutto
,
capite
!
voglio
morire
di
vergogna
,
prima
ancora
che
...
Basta
!
»
,
disse
poi
scuotendo
la
testa
,
come
per
scacciare
via
da
sé
ogni
turbamento
.
«Raccontatemi.»
Zia
Grathia
lo
guardava
con
infinita
pietà
:
avrebbe
voluto
prenderselo
sulle
ginocchia
,
cullarlo
,
cantargli
una
nenia
infantile
,
calmarlo
,
addormentarlo
;
ed
invece
lo
torturava
.
Ma
...
sia
fatta
la
volontà
del
Signore
:
siamo
nati
per
soffrire
,
e
non
si
muore
di
dolore
!
Tuttavia
la
vedova
cercò
di
raddolcire
alquanto
il
calice
amaro
che
Dio
porgeva
per
le
sue
mani
al
disgraziato
fanciullo
.
Disse
:
«
Io
non
so
raccontarti
precisamente
come
ella
visse
e
ciò
che
fece
.
So
che
ella
,
dopo
averti
lasciato
,
e
fece
benissimo
,
perché
altrimenti
tu
non
avresti
avuto
mai
un
padre
e
non
saresti
stato
fortunato
come
lo
sei
...
»
.
«
Zia
Grathia
!
Non
fatemi
arrabbiare
!...»,
egli
interruppe
impetuosamente
.
«
Tranquillità
!
Pazienza
!
»
,
gridò
la
donna
.
«
Non
disconoscere
la
bontà
del
Signore
,
ragazzo
mio
!
Se
tu
fossi
rimasto
qui
,
che
avresti
fatto
?
Forse
avresti
finito
vilmente
col
farti
anche
tu
frate
...
frate
mendicante
...
frate
poltrone
!
...
Basta
,
non
parliamone
più
!
Meglio
morire
che
finire
così
!
E
tua
madre
avrebbe
seguìto
egualmente
la
sua
via
,
perché
quello
era
il
suo
destino
.
Anche
qui
,
prima
di
partire
,
credi
tu
ch
'
ella
menasse
una
vita
santa
?
Ebbene
,
no
:
era
questo
il
suo
destino
.
Ella
aveva
qui
,
negli
ultimi
tempi
,
un
amante
carabiniere
che
fu
trasferito
a
Nuraminis
pochi
giorni
prima
della
vostra
fuga
.
Dopo
che
ti
ebbe
abbandonato
,
almeno
così
la
disgraziata
mi
raccontò
,
ella
partì
per
Nuraminis
,
a
piedi
,
nascondendosi
di
giorno
,
camminando
di
notte
,
attraversando
metà
della
Sardegna
.
Raggiunse
il
carabiniere
e
la
loro
relazione
continuò
per
qualche
mese
;
egli
aveva
promesso
di
sposarla
,
ma
invece
si
stancò
presto
di
lei
,
la
maltrattò
,
la
percosse
,
poi
l
'
abbandonò
.
Ella
seguì
la
sua
fatale
via
.
Mi
disse
,
-
e
piangeva
,
poveretta
,
piangeva
da
commuovere
le
pietre
,
-
che
cercò
sempre
del
lavoro
,
ma
che
non
poté
trovarne
mai
.
È
il
destino
,
te
lo
dissi
!
Il
destino
che
priva
del
lavoro
certi
esseri
disgraziati
,
come
ne
priva
altri
della
ragione
,
della
salute
,
della
bontà
.
L
'
uomo
e
la
donna
inutilmente
si
ribellano
.
No
,
avanti
,
morite
,
crepate
,
ma
seguite
il
filo
che
vi
tira
!
Basta
,
ultimamente
però
ella
si
era
emendata
:
s
'
era
unita
con
un
cieco
cantastorie
e
vivevano
da
due
anni
come
marito
e
moglie
:
ella
lo
conduceva
per
i
paesi
,
per
le
feste
campestri
,
da
un
luogo
all
'
altro
;
camminavano
quasi
sempre
a
piedi
,
qualche
volta
soli
,
qualche
volta
in
compagnia
di
altri
mendicanti
girovaghi
.
Il
cieco
cantava
certe
poesie
che
egli
stesso
componeva
:
aveva
una
bellissima
voce
.
Qui
,
mi
ricordo
,
cantò
la
Morte
del
re
,
una
poesia
che
faceva
piangere
la
gente
.
Il
Municipio
gli
diede
venti
lire
,
il
Rettore
lo
invitò
a
pranzo
.
Raccolse
,
in
tre
giorni
che
stette
qui
,
più
di
venti
scudi
.
Ed
era
un
'
immondezza
!
Anche
lui
prometteva
di
sposare
la
disgraziata
;
invece
,
quando
la
vide
ammalata
,
che
non
poteva
trascinarsi
oltre
,
la
piantò
,
per
paura
che
lo
costringessero
a
spendere
per
curarla
.
Di
qui
partirono
assieme
;
andarono
alla
festa
di
Sant
'
Elia
;
là
il
cieco
schifoso
incontrò
una
compagnia
di
mendicanti
campidanesi
che
dovevano
recarsi
ad
una
festa
campestre
nella
Gallura
,
e
andò
via
con
loro
,
mentre
la
disgraziata
moriva
di
febbre
in
una
capanna
di
pastori
.
Dopo
,
come
ti
dissi
,
sentendosi
meglio
,
ella
vagò
di
qua
e
di
là
,
mietendo
,
raccogliendo
spighe
,
finché
la
febbre
l
'
atterrò
del
tutto
.
L
'
altro
giorno
,
però
,
mi
mandò
a
dire
che
stava
meglio
...
»
Un
fremito
,
invano
represso
,
percorreva
tutte
le
membra
di
Anania
.
Quanta
miseria
,
quanta
vergogna
,
quanto
dolore
,
e
che
iniquità
divina
ed
umana
nel
racconto
della
vedova
!
Nessuno
dei
sanguinosi
e
tristi
racconti
ch
'
egli
aveva
sentito
narrare
nella
sua
infanzia
dalla
strana
donna
,
gli
era
mai
parso
più
spaventoso
di
questo
:
nessuno
lo
aveva
mai
fatto
tremare
come
questo
.
Ad
un
tratto
ricordò
il
pensiero
balenatogli
una
volta
in
mente
,
in
una
dolce
sera
lontana
,
nel
silenzio
della
pineta
interrotto
appena
dal
canto
del
galeotto
pastore
.
«
È
stata
anche
in
carcere
?
»
,
domandò
.
«
Sì
,
credo
,
una
volta
.
Furon
trovati
in
casa
sua
certi
oggetti
,
che
un
suo
amico
aveva
preso
da
una
chiesa
campestre
;
ma
fu
rilasciata
perché
provò
di
non
sapere
neppure
di
che
si
trattasse
...
»
«
Voi
mentite
!
»
,
disse
Anania
con
voce
cupa
.
«
Perché
non
dite
tutta
la
verità
?
Essa
è
stata
anche
ladra
...
ebbene
,
perché
non
dirlo
!
Credete
che
mi
importi
niente
?
Proprio
niente
,
vedete
,
neppure
così
»
,
aggiunse
,
mostrandole
la
punta
del
mignolo
.
«
Che
unghie
,
Signore
!
»
,
osservò
la
vecchia
.
«
Perché
ti
lasci
crescere
così
le
unghie
?
»
Egli
non
rispose
,
ma
balzò
in
piedi
e
camminò
su
e
giù
,
furioso
,
mugolando
come
un
toro
.
La
vedova
non
si
mosse
,
ed
egli
,
dopo
pochi
istanti
,
tornò
a
calmarsi
,
e
fermandosi
davanti
alla
donna
chiese
con
voce
dolente
ma
rassegnata
:
«
Ma
perché
son
nato
io
?
Perché
mi
hanno
fatto
nascere
?
Vedete
,
io
ora
sono
un
uomo
rovinato
:
tutta
la
mia
vita
è
distrutta
.
Non
potrò
proseguire
gli
studi
,
e
la
donna
che
dovevo
sposare
,
e
senza
la
quale
non
potrò
più
vivere
,
ora
mi
lascerà
...
cioè
devo
lasciarla
io
»
.
«
Ma
perché
?
Non
sa
chi
sei
tu
?
»
«
Sì
,
lo
sa
,
ma
crede
che
quella
donna
sia
morta
o
così
lontana
da
non
udirne
più
neanche
il
nome
.
Ed
ora
invece
ecco
che
essa
ritorna
!
Come
volete
voi
che
una
fanciulla
pura
e
delicata
possa
vivere
vicino
ad
una
donna
infame
?
»
«
Ma
che
cosa
vuoi
fare
?
Non
hai
tu
stesso
detto
che
non
ti
importa
nulla
di
lei
?
»
«
E
voi
che
cosa
mi
consigliate
?
»
«
Io
?
Che
cosa
ti
consiglio
?
Di
lasciarle
proseguire
la
sua
via
»
,
rispose
ferocemente
la
vedova
:
«
non
ti
ha
abbandonato
lei
?
Se
tu
lo
vorrai
,
la
tua
sposa
non
incontrerà
mai
la
disgraziata
,
e
tu
stesso
non
la
vedrai
mai
più
...
»
.
Anania
la
guardò
,
a
sua
volta
pietoso
ma
anche
sprezzante
.
«
Voi
non
capite
,
non
potete
capire
!
»
disse
.
«
Lasciamo
andare
;
ora
bisogna
pensare
al
modo
di
vederla
;
bisogna
ch
'
io
vada
là
domani
mattina
.
»
«
Tu
sei
matto
...
»
«
Voi
non
capite
...
»
Si
guardarono
;
entrambi
reciprocamente
sdegnati
e
pietosi
.
Allora
cominciarono
a
discutere
e
quasi
a
litigare
.
Anania
voleva
partire
subito
,
o
al
più
tardi
la
mattina
dopo
;
la
vedova
proponeva
di
far
venire
Olì
a
Fonni
senza
dirle
il
perché
.
«
Giacché
ti
ostini
!
Ma
va
là
!
io
la
lascerei
tranquilla
;
come
ha
camminato
sinora
camminerà
d
'
ora
in
avanti
...
Lasciala
stare
...
Mandale
qualche
soccorso
...
»
«
Nonna
,
pare
che
anche
voi
abbiate
paura
.
Quanto
siete
semplice
!
Io
non
le
torcerò
un
capello
;
io
la
prenderò
con
me
;
ella
vivrà
con
me
ed
io
lavorerò
per
lei
:
le
voglio
fare
del
bene
,
non
del
male
,
perché
tale
è
il
mio
dovere
...
»
«
Sì
,
questo
è
il
tuo
dovere
;
ma
d
'
altronde
,
figlio
,
pensa
,
rifletti
.
Come
vivrete
voi
?
Come
camperete
?
»
«
Non
pensateci
!
»
«
Come
,
come
farete
?
»
«
Non
pensateci
!
»
«
Bene
,
allora
!
Ma
ti
ripeto
che
essa
ha
una
folle
paura
di
te
,
e
se
tu
vai
ad
affrontarla
così
,
improvvisamente
,
è
capace
di
commettere
qualche
pazzia
.
»
«
Ed
allora
facciamola
venir
qui
:
ma
subito
,
domani
mattina
.
»
«
Sì
,
subito
,
sulle
ali
d
'
un
corvo
!
Come
sei
impaziente
,
figlio
delle
mie
viscere
!
Va
e
riposati
,
adesso
,
e
non
pensare
a
niente
.
Domani
notte
a
quest
'
ora
ella
sarà
qui
,
non
dubitare
.
Dopo
,
tu
farai
quel
che
vorrai
.
Domani
tu
salirai
sul
Gennargentu
:
io
direi
anzi
di
rimanerci
fino
a
posdomani
...
»
«
Vedrò
io
!
»
«
Ora
va
...
va
a
riposarti
»
,
ella
ripeté
,
dolcemente
spingendolo
.
Anche
nella
stanzetta
ove
egli
aveva
dormito
con
sua
madre
nulla
era
cambiato
;
vedendo
il
misero
giaciglio
,
sotto
cui
c
'
era
un
mucchio
di
patate
ancora
odoranti
di
terra
,
egli
ricordò
il
lettino
di
Maria
Obinu
e
le
illusioni
ed
i
sogni
che
lo
avevano
per
tanto
tempo
perseguitato
.
«
Come
ero
bambino
!
»
,
pensò
amaramente
.
«
E
dicevo
di
esser
uomo
!
Ah
,
soltanto
adesso
sono
uomo
!
Ah
,
soltanto
ora
la
vita
mi
ha
spalancato
le
sue
orribili
porte
!
Sì
,
sono
un
uomo
,
ora
,
e
voglio
essere
un
uomo
forte
!
No
,
vile
vita
,
tu
non
mi
vincerai
;
no
,
mostro
,
tu
non
mi
abbatterai
!
Tu
mi
perseguiti
,
tu
mi
hai
finora
combattuto
a
viso
coperto
,
vigliacca
,
miserabile
,
e
solo
oggi
,
in
questo
giorno
lungo
come
un
secolo
,
solo
oggi
hai
svelato
il
tuo
volto
orrendo
!
Ma
non
mi
vincerai
,
no
,
non
mi
vincerai
!
»
Aprì
le
imposte
tentennanti
che
davano
su
un
balcone
di
legno
,
del
quale
rimanevano
appena
i
sostegni
;
si
afferrò
a
questi
e
si
sporse
fuori
.
La
notte
era
limpidissima
,
fresca
,
chiara
e
diafana
come
sono
in
montagna
le
notti
sul
finir
dell
'
estate
.
Nel
silenzio
indicibile
che
regnava
,
la
visione
delle
montagne
vicine
e
le
linee
vaghe
delle
montagne
lontane
sembravano
più
solenni
e
grandiose
.
Ad
Anania
,
che
vedeva
quasi
ai
suoi
piedi
le
valli
profonde
,
pareva
di
star
sospeso
sopra
un
abisso
:
e
mentre
le
linee
delle
montagne
lontane
gli
destavano
in
cuore
una
dolcezza
strana
,
e
gli
davan
l
'
idea
di
versi
immensi
scritti
dalla
mano
onnipotente
d
'
un
divino
poeta
sulla
pagina
celeste
dell
'
orizzonte
,
il
vicino
colosso
nero
-
turchiniccio
di
Monte
Spada
,
protetto
dalla
formidabile
muraglia
del
Gennargentu
,
lo
opprimeva
,
gli
sembrava
l
'
ombra
del
mostro
al
quale
poco
prima
aveva
lanciato
la
sua
sfida
.
E
pensava
a
Margherita
lontana
,
a
Margherita
sua
,
non
più
sua
,
che
in
quell
'
ora
sognava
certamente
di
lui
guardando
anch
'
essa
l
'
orizzonte
;
e
sentiva
una
grande
pietà
per
lei
,
più
che
per
se
stesso
,
e
lagrime
soavi
e
amare
come
il
miele
amaro
gli
salivano
agli
occhi
;
ma
egli
le
respingeva
,
queste
lagrime
,
le
respingeva
come
un
nemico
felino
e
sleale
che
tentasse
vincerlo
a
tradimento
.
«
Son
forte
!
»
,
ripeteva
,
fermo
sul
balcone
senza
ringhiera
.
«
Mostro
,
sono
io
che
ti
vincerò
,
ora
che
mi
stai
davanti
!
»
E
non
si
accorgeva
che
il
mostro
gli
stava
alle
spalle
,
inesorabile
.
VIII
.
Nella
lunga
notte
insonne
egli
decise
,
o
credette
decidere
,
il
proprio
destino
.
«
Io
la
costringerò
a
viver
qui
,
presso
zia
Grathia
,
finché
non
avrò
trovato
la
mia
via
.
Parlerò
francamente
al
signor
Carboni
e
a
Margherita
.
Ecco
,
dirò
loro
,
le
cose
stanno
così
:
io
ho
intenzione
di
far
vivere
mia
madre
presso
di
me
,
appena
la
mia
posizione
me
lo
permetterà
:
questo
è
il
mio
dovere
,
ed
io
lo
compio
,
caschi
l
'
universo
.
Essi
mi
scacceranno
come
si
scaccia
una
bestia
immonda
;
io
non
mi
illudo
.
Allora
io
cercherò
un
impiego
,
e
lo
troverò
bene
,
e
prenderò
con
me
la
disgraziata
,
e
vivremo
assieme
di
miseria
,
ma
pagherò
i
miei
debiti
,
e
sarò
un
uomo
.
Un
uomo
!
»
pensò
amaramente
.
«
O
un
cadavere
vivente
!
»
Gli
pareva
d
'
esser
calmo
,
freddo
,
già
morto
alla
gioia
di
vivere
;
ma
in
fondo
al
cuore
sentiva
una
crudele
ebbrezza
d
'
orgoglio
,
una
smania
di
stolto
combattimento
contro
la
fatalità
,
contro
la
società
e
contro
se
stesso
.
«
L
'
ho
voluto
io
,
dopo
tutto
!
»
,
pensava
.
«
Sapevo
bene
che
doveva
finir
così
:
mi
sono
lasciato
trascinare
dalla
fatalità
.
Guai
a
me
!
Devo
espiare
io
:
espierò
.
»
Questa
illusione
di
coraggio
lo
sostenne
tutta
la
notte
,
ed
anche
il
giorno
dopo
,
durante
l
'
ascensione
al
Gennargentu
.
La
giornata
era
triste
,
annuvolata
e
nebbiosa
,
ma
senza
vento
:
egli
volle
partire
egualmente
,
con
la
speranza
,
diceva
,
che
il
tempo
si
rasserenasse
,
ma
in
realtà
per
cominciare
a
dar
a
se
stesso
una
prova
di
fermezza
,
di
coraggio
e
di
noncuranza
.
Che
gli
importava
oramai
delle
montagne
,
degli
orizzonti
,
del
mondo
intero
?
Ma
egli
voleva
fare
ciò
che
aveva
stabilito
di
fare
.
Solo
un
momento
,
prima
della
partenza
,
esitò
.
«
E
se
ella
,
avvertita
della
mia
presenza
,
non
venisse
e
fuggisse
ancora
?
E
io
non
prendo
forse
del
tempo
perché
ciò
avvenga
?
»
La
vedova
lo
rassicurò
impegnandosi
a
far
venire
Olì
al
più
presto
possibile
,
ed
egli
partì
.
La
guida
,
su
un
cavallino
forte
e
paziente
,
precedeva
per
gli
erti
sentieri
,
talvolta
dileguandosi
fra
la
nebbia
argentea
delle
lontananze
silenziose
,
talvolta
disegnandosi
sullo
sfondo
del
sentiero
come
una
figura
dipinta
a
guazzo
sopra
una
tela
grigia
.
Anania
seguiva
:
tutto
era
nebbia
intorno
a
lui
,
dentro
di
lui
,
ma
egli
distingueva
attraverso
quel
velo
fluttuante
il
profilo
ciclopico
del
Monte
Spada
,
e
dentro
di
sé
,
fra
le
nebbie
che
gli
avvolgevano
l
'
anima
,
scorgeva
quest
'
anima
come
scorgeva
il
monte
,
grande
,
immensa
,
dura
,
mostruosa
.
Un
silenzio
tragico
circondava
i
viaggiatori
,
interrotto
soltanto
,
a
intervalli
,
dal
grido
degli
avoltoi
.
Forme
strane
apparivano
qua
e
là
fra
la
nebbia
,
ai
lati
del
sentiero
roccioso
,
e
il
grido
degli
uccelli
carnivori
sembrava
la
voce
selvaggia
di
quelle
misteriose
parvenze
,
disturbate
dal
passaggio
dell
'
uomo
.
Anania
credeva
di
camminare
fra
le
nuvole
,
sentiva
qualche
volta
il
senso
del
vuoto
,
e
per
vincere
la
vertigine
doveva
guardare
intensamente
il
sentiero
,
sotto
i
piedi
del
cavallo
,
fissando
le
lastre
umide
e
lucenti
dello
schisto
e
i
piccoli
cespugli
violetti
del
serpillo
la
cui
acuta
fragranza
profumava
la
nebbia
.
Verso
le
nove
,
fortunatamente
pei
viaggiatori
che
in
quell
'
ora
percorrevano
un
sentiero
strettissimo
tagliato
sul
dorso
immenso
di
Monte
Spada
,
la
nebbia
diradò
:
Anania
diede
un
grido
di
ammirazione
,
quasi
strappatogli
violentemente
dalla
bellezza
magnifica
del
panorama
.
Tutto
il
monte
apparve
coperto
da
un
manto
violetto
di
serpillo
fiorito
;
e
al
di
là
,
la
visione
delle
valli
profondissime
e
delle
alte
cime
verso
cui
si
avvicinavano
i
viaggiatori
,
pareva
,
tra
il
velo
squarciato
della
nebbia
luminosa
,
fra
giuochi
di
sole
e
d
'
ombra
,
sotto
il
cielo
turchino
dipinto
di
strane
nuvole
che
si
diradavano
lentamente
,
un
sogno
d
'
artista
impazzito
,
un
quadro
d
'
inverosimile
bellezza
.
«
Come
la
natura
è
grande
,
e
come
è
bella
e
come
è
forte
!
»
,
pensò
Anania
,
intenerito
.
«
Nel
suo
cuore
immenso
tutto
è
puro
:
ah
,
se
ci
trovassimo
qui
soli
,
tutti
e
tre
,
io
,
Margherita
e
lei
,
chi
più
penserebbe
alle
cose
impure
che
ci
separano
?
»
Un
soffio
di
speranza
gli
attraversò
lo
spirito
:
e
se
Margherita
lo
amasse
davvero
tanto
quanto
aveva
dimostrato
d
'
amarlo
in
quegli
ultimi
giorni
,
e
se
acconsentisse
?
...
Con
questa
folle
speranza
in
cuore
camminò
lungo
tratto
,
finché
raggiunse
il
fondo
del
versante
di
Monte
Spada
per
ricominciare
la
salita
verso
la
più
alta
cima
del
Gennargentu
.
Un
torrente
passava
in
fondo
alla
valle
,
fra
enormi
roccie
e
boschi
di
ontani
che
un
improvviso
soffio
di
vento
scuoteva
.
Nel
silenzio
profondo
del
luogo
misterioso
il
mormorio
degli
ontani
diede
ad
Anania
una
bizzarra
impressione
;
gli
parve
che
la
sua
speranza
animasse
le
cose
intorno
,
e
che
gli
alberi
tremassero
,
come
sorpresi
da
una
gioia
arcana
.
Ma
ad
un
tratto
ricadde
nelle
sue
cupe
idee
e
un
progetto
stravagante
gli
attraversò
la
mente
:
farsi
romito
.
«
Se
mi
nascondessi
su
queste
montagne
e
vivessi
solo
,
cibandomi
d
'
erbe
e
di
uccelli
?
Perché
l
'
uomo
non
può
viver
solo
,
perché
non
può
spezzare
i
lacci
che
lo
avvincono
agli
altri
uomini
e
lo
strangolano
?
Zarathustra
?
Sì
,
ma
anch
'
Egli
una
volta
scrisse
:
"
Oh
,
quanto
sono
solo
!
Non
ho
più
nessuno
con
cui
possa
ridere
,
nessuno
che
mi
consoli
dolcemente
...
"
»
Per
tre
ore
l
'
ascesa
continuò
,
lenta
e
pericolosa
.
Il
cielo
si
rasserenò
completamente
,
il
vento
soffiò
:
le
cime
schistose
brillarono
al
sole
,
profilate
di
argento
sull
'
azzurro
infinito
;
l
'
isola
svolse
i
suoi
cerulei
panorami
,
disegnati
di
montagne
chiare
,
di
paesi
grigi
,
di
stagni
lucenti
,
e
qua
e
là
sfumati
nella
linea
vaporosa
del
mare
.
Ogni
tanto
Anania
si
distraeva
,
ammirava
,
seguiva
con
interesse
le
indicazioni
della
guida
e
guardava
col
binocolo
;
ma
appena
egli
cercava
di
godere
la
dolcezza
del
panorama
magnifico
,
il
dolore
gli
dava
come
una
zampata
da
tigre
per
riafferrarlo
interamente
a
sé
.
Verso
mezzogiorno
arrivarono
alla
vetta
Bruncu
Spina
.
Appena
smontato
,
Anania
s
'
arrampicò
fino
al
mucchio
di
lastre
schistose
del
punto
trigonometrico
,
e
si
gettò
per
terra
onde
sfuggire
alla
furia
del
vento
che
lo
assaltava
d
'
ogni
parte
.
Sotto
il
suo
sguardo
irrequieto
stendevasi
quasi
tutta
l
'
isola
,
con
le
sue
montagne
azzurre
e
il
suo
mare
argenteo
,
rischiarata
dal
sole
allo
zenit
:
sopra
il
suo
capo
brillava
il
cielo
turchino
,
vuoto
e
infinito
come
il
pensiero
umano
.
Il
vento
rombava
furiosamente
nel
vuoto
,
e
le
sue
raffiche
investivano
Anania
con
rabbia
pazza
:
pareva
l
'
ira
violenta
d
'
una
belva
formidabile
che
cercasse
di
scacciare
ogni
altro
essere
dall
'
antro
aereo
dove
voleva
dominare
sola
.
Anania
resisté
a
lungo
:
la
guida
gli
si
trascinò
accanto
,
gettandosi
anch
'
essa
carponi
sulle
lastre
schistose
,
e
cominciò
a
indicare
le
principali
montagne
ed
i
paesi
ed
i
borghi
dell
'
isola
.
Il
vento
rapiva
le
parole
e
mozzava
il
respiro
ai
due
uomini
.
«
Quella
è
Nuoro
?
»
,
gridò
Anania
.
«
Sì
:
la
collina
di
Sant
'
Onofrio
la
divide
in
due
.
»
«
Sì
,
è
vero
.
Si
vede
distintamente
.
»
«
Peccato
che
questo
vento
sia
così
rabbioso
!
Va
al
diavolo
,
vento
maledetto
!
»
,
urlò
la
guida
.
«
Altrimenti
si
poteva
mandare
un
saluto
a
Nuoro
,
tanto
oggi
sembra
vicina
!
»
Anania
ripensò
alla
promessa
fatta
a
Margherita
:
«...Dalla
più
alta
cima
sarda
ti
manderò
un
saluto
;
griderò
ai
cieli
il
tuo
nome
ed
il
mio
amore
,
come
vorrei
gridarlo
dalla
più
eccelsa
cima
del
mondo
affinché
tutta
la
terra
ne
restasse
attonita
...
»
.
E
gli
sembrò
che
il
vento
gli
portasse
via
il
cuore
,
sbattendolo
contro
i
colossi
granitici
del
Gennargentu
.
Al
ritorno
egli
credeva
di
trovare
sua
madre
presso
la
vedova
,
e
ansiosamente
,
dopo
aver
lasciato
il
cavallo
presso
la
guida
,
attraversò
il
paese
deserto
e
si
fermò
davanti
alla
porticina
nera
di
zia
Grathia
.
La
sera
scendeva
triste
,
un
vento
gagliardo
soffiava
per
le
straducole
erte
,
rocciose
:
il
cielo
era
pallido
:
pareva
d
'
autunno
.
Anania
,
fermo
davanti
alla
porticina
,
ascoltava
.
Silenzio
.
Attraverso
le
fessure
scorgevasi
il
chiarore
rosso
del
fuoco
.
Silenzio
.
Anania
entrò
e
vide
soltanto
la
vecchia
,
che
filava
seduta
sul
solito
sgabello
,
tranquilla
come
uno
spettro
.
Sulle
brage
gorgogliava
la
caffettiera
,
e
da
un
pezzo
di
carne
di
pecora
,
infilato
in
uno
spiedo
di
legno
,
sgocciolava
il
grasso
sulla
cenere
ardente
.
«
E
dunque
?
...
Nonna
,
dunque
?
»
«
Pazienza
,
gioiello
d
'
oro
!
Non
ho
trovato
una
persona
fidata
che
potesse
andare
laggiù
.
Mio
figlio
non
è
in
paese
.
»
«
Ma
il
carrozziere
?
»
«
Pazienza
,
ti
ho
detto
,
oh
!
»
,
esclamò
la
vedova
,
alzandosi
e
deponendo
il
fuso
sullo
sgabello
.
«
Ho
pregato
appunto
il
carrozziere
di
dirle
che
venga
assolutamente
,
domani
.
Gli
dissi
:
"
La
pregherai
a
nome
mio
che
venga
,
poiché
ho
da
comunicarle
cose
importantissime
che
la
riguardano
.
Non
le
dirai
che
qui
c
'
è
Anania
Atonzu
;
va
,
figlio
,
che
Dio
ti
ricompensi
perché
fai
un
'
opera
di
carità
".»
«
E
lui
?
E
lui
?
»
«
Lui
ha
promesso
di
condurla
qui
in
vettura
.
»
«
Ella
non
verrà
!
Vedrete
che
non
verrà
»
,
disse
Anania
,
inquieto
.
«
Purché
non
fugga
ancora
.
Ho
fatto
male
a
non
recarmi
io
stesso
...
ma
sono
ancora
a
tempo
...
»
E
voleva
partire
subito
:
ma
poi
si
lasciò
facilmente
convincere
a
rimanere
,
e
attese
.
Un
'
altra
triste
notte
passò
.
Nonostante
la
stanchezza
che
gli
fiaccava
le
membra
,
egli
dormì
pochissimo
,
-
su
quel
duro
giaciglio
dove
era
tristamente
nato
e
sul
quale
avrebbe
voluto
quella
notte
stessa
morire
.
Il
vento
urlava
sul
tetto
,
con
boati
da
mare
in
tempesta
,
e
la
sua
voce
rombante
,
ricordava
ad
Anania
l
'
infanzia
melanconica
,
i
terrori
lontani
,
le
notti
d
'
inverno
,
il
contatto
di
sua
madre
che
lo
stringeva
a
sé
più
per
paura
che
per
amore
.
No
,
ella
non
lo
aveva
amato
:
perché
illudersi
?
ella
non
lo
aveva
amato
;
ma
forse
questa
era
stata
la
più
orrenda
sventura
e
la
perdita
inesorabile
di
Olì
.
Egli
lo
sentiva
,
lo
sapeva
;
e
provava
una
tristezza
mortale
,
un
'
improvvisa
pietà
per
lei
che
era
vittima
del
destino
e
degli
uomini
.
S
'
ella
fosse
arrivata
quella
notte
,
mentre
la
voce
del
vento
destava
nel
cuore
di
Anania
impeti
di
terrore
e
di
pietà
,
egli
l
'
avrebbe
accolta
con
tenerezza
;
ma
la
notte
passò
,
e
spuntò
una
giornata
che
il
vento
rendeva
melanconica
,
ed
egli
trascorse
ore
che
mise
fra
le
più
tristi
e
irrequiete
della
sua
vita
.
Durante
quelle
ore
egli
girò
per
le
viuzze
,
come
spinto
dal
vento
,
andò
in
qualche
casa
,
bevette
molta
acquavite
,
ritornò
dalla
vedova
e
sedette
accanto
al
fuoco
,
assalito
da
brividi
di
febbre
e
da
una
acuta
irritazione
nervosa
.
Anche
zia
Grathia
non
trovava
pace
;
vagava
su
e
giù
per
la
casa
,
e
un
'
ora
prima
che
arrivasse
la
corriera
s
'
avviò
per
andare
incontro
ad
Olì
.
Prima
di
uscire
pregò
Anania
di
tenersi
calmo
.
«
Bada
che
ella
ha
paura
di
te
...
»
«
Andate
,
santa
donna
!
»
,
egli
disse
con
disprezzo
.
«
Non
la
guarderò
neppure
:
le
dirò
soltanto
poche
parole
.
»
Passò
più
di
un
'
ora
.
Anania
ricordava
con
amarezza
la
dolce
ora
passata
nell
'
attendere
zia
Tatàna
:
e
mentre
anelava
l
'
arrivo
di
Olì
,
il
triste
arrivo
che
doveva
una
buona
volta
porre
fine
ai
suoi
tormenti
,
si
sentiva
divorato
da
un
cupo
desiderio
:
che
ella
non
arrivasse
,
che
fosse
di
nuovo
fuggita
,
scomparsa
per
sempre
!
«
Ma
è
anche
malata
»
,
pensava
con
triste
conforto
,
«
morrà
ben
presto
!
»
La
vedova
rientrò
,
sola
,
frettolosa
.
«
Zitto
,
non
arrabbiarti
!
»
,
disse
a
voce
bassa
,
rapidamente
.
«
Viene
!
Viene
!
È
qui
:
io
le
ho
detto
tutto
.
Zitto
!
Ha
una
paura
terribile
.
Non
farle
del
male
,
figlio
!
»
Uscì
di
nuovo
,
lasciando
aperta
la
porticina
che
il
vento
cominciò
a
sbattere
,
spingendola
,
attirandola
,
quasi
trastullandosi
con
essa
.
Anania
attese
,
pallido
,
incosciente
.
Ogni
volta
che
la
porta
si
apriva
il
sole
ed
il
vento
penetravano
nella
cucina
,
illuminavano
e
scuotevano
ogni
cosa
,
e
sparivano
per
ricomparire
subito
.
Per
uno
o
due
minuti
Anania
seguì
incoscientemente
il
gioco
del
sole
e
del
vento
,
ma
ad
un
tratto
s
'
irritò
contro
la
porta
e
mosse
per
chiuderla
,
nervoso
e
col
volto
cupo
d
'
ira
.
Egli
apparve
così
alla
misera
donna
che
si
avanzava
tremando
,
timida
e
lacera
come
una
mendicante
.
Egli
la
guardò
:
ella
lo
guardò
:
lo
spavento
e
la
diffidenza
era
negli
occhi
d
'
entrambi
.
Né
l
'
uno
né
l
'
altra
pensarono
neppure
a
stendersi
la
mano
,
neppure
a
salutarsi
:
tutto
un
mondo
di
dolore
e
di
errore
era
fra
loro
e
li
divideva
inesorabilmente
,
come
due
mortali
nemici
.
Anania
tenne
ferma
la
porta
,
appoggiandovisi
,
tutto
inondato
di
sole
e
di
vento
,
e
seguì
con
gli
occhi
la
misera
figura
di
Olì
,
mentre
ella
,
quasi
spinta
da
zia
Grathia
,
si
avanzava
verso
il
focolare
.
Sì
,
era
ben
lei
,
la
pallida
e
scarna
apparizione
intravveduta
nella
finestra
nera
della
cantoniera
;
nel
viso
giallo
-
grigiastro
i
grandi
occhi
chiari
,
sbiaditi
dalla
debolezza
e
dalla
paura
,
parevano
gli
occhi
d
'
un
gatto
selvatico
ammalato
.
Appena
ella
si
fu
seduta
,
la
vedova
ebbe
una
magnifica
idea
:
lasciò
soli
i
suoi
ospiti
!
Ma
Anania
sbatté
la
porta
e
corse
irritatissimo
dietro
zia
Grathia
.
«
Dove
andate
?
Venite
,
tornate
subito
,
altrimenti
vado
via
anch
'
io
!
»
disse
aspramente
,
raggiungendo
la
vecchia
su
per
la
scaletta
.
Olì
dovette
sentire
la
minaccia
,
perché
quando
Anania
e
la
vedova
rientrarono
in
cucina
ella
piangeva
presso
la
porta
,
pronta
ad
andarsene
.
Cieco
di
vergogna
e
di
dolore
,
Anania
le
si
slanciò
sopra
,
l
'
afferrò
per
un
braccio
e
la
spinse
contro
il
muro
,
poi
chiuse
a
chiave
la
porta
.
«
Nooo
!
»
,
egli
gridò
,
mentre
la
donna
s
'
accoccolava
per
terra
,
restringendosi
tutta
come
un
riccio
e
piangendo
convulsa
.
«
Non
partirete
più
!
Non
farete
più
un
passo
senza
il
mio
consentimento
.
Rimanete
,
piangete
finché
volete
,
ma
di
qui
non
vi
muoverete
più
.
I
tempi
allegri
son
finiti
.
»
Olì
pianse
più
forte
,
tutta
scossa
da
un
fremito
di
spasimo
;
ma
nello
scoppio
del
suo
pianto
risuonò
quasi
una
frenetica
irrisione
alle
ultime
parole
di
Anania
;
ed
egli
lo
sentì
,
e
la
vergogna
subitanea
per
le
mostruose
parole
pronunziate
accrebbe
il
suo
furore
.
Ah
,
il
pianto
della
donna
lo
irritava
,
invece
di
commuoverlo
;
tutti
gli
istinti
dell
'
uomo
primitivo
,
barbaro
e
feroce
,
vibravano
nei
suoi
nervi
frementi
:
ed
egli
lo
sentiva
,
ma
non
sapeva
dominarsi
.
Zia
Grathia
lo
guardava
atterrita
,
domandandosi
se
Olì
non
avesse
ragione
a
temerlo
;
e
scuoteva
la
testa
,
minacciava
con
ambe
le
mani
,
s
'
agitava
,
pronta
a
tutto
pur
d
'
impedire
una
scena
violenta
;
ma
non
sapeva
che
dire
,
non
poteva
parlare
.
Ah
,
era
indiavolato
quel
bel
ragazzo
ben
vestito
:
era
più
terribile
d
'
un
pastore
orgolese
con
la
mastrucca
,
più
terribile
dei
banditi
che
ella
aveva
conosciuti
sulla
montagna
.
Ella
s
'
era
immaginata
una
scena
ben
diversa
da
quella
!
«
Sì
»
,
egli
riprese
,
abbassando
la
voce
,
e
fermandosi
davanti
a
Olì
,
«
i
vostri
viaggi
son
finiti
.
Ragioniamo
un
po
'
:
è
inutile
piangere
,
anzi
dovete
rallegrarvi
perché
avete
ritrovato
un
buon
figliuolo
che
vi
restituirà
bene
per
male
:
quindi
dovete
aspettarvi
da
lui
molto
bene
.
Di
qui
voi
non
vi
muoverete
più
,
finché
non
l
'
ordinerò
io
.
Capite
?
capite
?
»
,
ripeté
,
sollevando
di
nuovo
la
voce
,
e
battendosi
la
mano
sul
petto
.
«
Adesso
sono
io
il
padrone
:
non
sono
più
il
bimbo
di
sette
anni
,
che
voi
avete
vilmente
ingannato
e
abbandonato
;
non
sono
più
l
'
immondezza
che
voi
avete
buttato
via
;
sono
un
uomo
ora
,
capite
?
e
saprò
difendermi
,
sì
,
saprò
difendermi
,
saprò
,
perché
voi
finora
non
avete
fatto
altro
che
offendermi
,
uccidermi
giorno
per
giorno
,
sempre
a
tradimento
,
sempre
!
sempre
!
e
rovinarmi
,
capite
,
rovinarmi
sempre
più
,
sempre
più
,
come
si
rovina
una
casa
,
un
muro
,
così
,
pietra
per
pietra
,
così
...
»
Egli
faceva
atto
di
buttar
giù
un
muro
;
si
curvava
,
sudava
,
quasi
oppresso
da
una
vera
fatica
fisica
;
ma
d
'
un
tratto
,
improvvisamente
,
guardando
Olì
che
piangeva
sempre
,
sentì
la
sua
ira
sbollire
,
svanire
.
Un
senso
di
gelo
lo
invase
.
Chi
era
quella
donna
che
egli
ingiuriava
?
Quel
mucchio
di
stracci
,
quella
lurida
lumaca
,
quella
mendicante
,
quell
'
essere
senza
anima
?
Poteva
ella
capire
ciò
che
egli
le
diceva
?
ciò
che
ella
aveva
fatto
?
E
d
'
altronde
che
poteva
esserci
di
comune
fra
lui
e
quella
creatura
immonda
?
Era
poi
davvero
sua
madre
,
quella
?
E
se
lo
era
,
che
significava
,
che
importava
?
Madre
non
è
la
donna
che
dà
materialmente
alla
luce
una
creatura
,
frutto
d
'
un
momento
di
piacere
,
e
poi
la
butta
nel
mezzo
della
strada
,
in
grembo
al
perfido
Caso
che
l
'
ha
fatta
nascere
.
No
,
quella
donna
lì
non
era
sua
madre
,
non
era
una
madre
,
sia
pure
incosciente
:
egli
non
le
doveva
nulla
.
Forse
non
aveva
diritto
di
rimproverarle
i
suoi
errori
,
ma
non
doveva
neppure
sacrificarsi
per
lei
.
Sua
madre
poteva
essere
zia
Tatàna
,
poteva
essere
zia
Grathia
,
e
magari
Maria
Obinu
,
e
magari
zia
Varvara
o
Nanna
l
'
ubriacona
;
tutte
,
fuorché
la
miserabile
creatura
che
gli
stava
davanti
.
«
Avrei
fatto
bene
a
non
occuparmene
,
davvero
,
come
consigliava
zia
Grathia
»
,
pensò
.
«
E
forse
è
meglio
che
essa
riprenda
la
sua
via
.
Che
può
importarmi
di
lei
?
No
,
non
me
ne
importa
niente
.
»
Olì
continuava
a
piangere
.
«
Finitela
»
,
diss
'
egli
freddamente
,
ma
non
più
irato
;
e
siccome
ella
piangeva
più
forte
,
egli
si
volse
alla
vedova
e
le
fece
cenno
di
confortarla
e
farla
tacere
.
«
Non
vedi
che
ha
paura
?
»
,
mormorò
la
vedova
,
passandogli
vicina
.
«
Su
!
su
!
»
,
disse
poi
,
battendo
una
mano
sulle
spalle
di
Olì
.
«
Finiscila
,
figlia
.
Fatti
coraggio
,
abbi
pazienza
.
È
inutile
piangere
;
egli
non
ti
divorerà
,
poi
;
è
figlio
delle
tue
viscere
,
dopo
tutto
.
Su
!
su
!
Adesso
prendi
un
po
'
di
caffè
,
poi
discorrerete
meglio
.
Fammi
il
piacere
,
figlio
,
Anania
,
va
un
po
'
fuori
:
poi
ragionerete
meglio
.
Va
fuori
,
gioiello
d
'oro.»
Egli
non
si
mosse
,
ma
Olì
si
calmò
alquanto
,
e
quando
zia
Grathia
le
portò
il
caffè
,
ella
prese
tremando
la
tazza
e
bevette
avidamente
,
guardandosi
attorno
con
occhi
ancora
spaventati
,
diffidenti
,
eppure
attraversati
da
balenii
di
piacere
.
Ella
era
avida
del
caffè
,
come
quasi
tutte
le
donnicciuole
sarde
,
ed
Anania
,
che
aveva
un
po
'
ereditato
questa
passione
,
la
guardava
e
la
studiava
,
ridiventato
perfettamente
cosciente
;
e
gli
pareva
di
scorgere
una
bestia
selvatica
e
timida
,
una
lepre
rosicchiante
l
'
uva
nella
vigna
,
trepida
per
il
piacere
del
pasto
e
per
la
paura
di
venir
sorpresa
.
«
Ne
vuoi
ancora
?
»
,
domandò
zia
Grathia
,
chinandosi
e
parlando
ad
Olì
come
ad
una
bambina
.
«
Sì
?
No
?
Se
ne
vuoi
ancora
dimmelo
pure
.
Da
'
qui
la
chicchera
,
e
alzati
,
su
,
lavati
gli
occhi
,
sta
tranquilla
!
Hai
sentito
?
Su
,
figlia
!
»
Olì
si
alzò
,
aiutata
dalla
vecchia
,
e
andò
diritta
alla
tinozza
dell
'
acqua
dove
usava
lavarsi
venti
anni
prima
:
volle
pulire
la
chicchera
,
poi
si
lavò
,
e
s
'
asciugò
col
grembiale
bucherellato
.
Le
sue
labbra
tremavano
,
qualche
singhiozzo
le
gonfiava
ancora
il
petto
,
i
suoi
occhi
arrossati
e
cerchiati
,
enormi
nel
viso
piccolo
,
sfuggivano
lo
sguardo
freddo
di
Anania
.
Egli
guardava
il
grembiale
bucherellato
e
pensava
:
«
Bisognerà
subito
farle
una
veste
:
è
veramente
lurida
.
Ho
ancora
sessanta
lire
delle
lezioni
date
a
Nuoro
:
ho
fatto
bene
a
fare
quelle
ripetizioni
...
Ne
troverò
anche
altre
.
Venderò
anche
i
libri
...
Sì
,
occorre
subito
vestirla
e
calzarla
...
Avrà
anche
fame
...
»
.
Quasi
indovinando
il
suo
pensiero
,
zia
Grathia
disse
ad
Olì
:
«
Hai
fame
?
Se
hai
fame
dimmelo
pure
,
subito
:
non
star
lì
vergognosa
;
chi
si
vergogna
patisce
.
Hai
fame
?
No
?
»
.
«
No
»
,
rispose
Olì
con
voce
rauca
.
Anania
si
turbò
nell
'
udire
quella
voce
:
era
ancora
la
voce
d
'
un
tempo
,
sì
,
la
voce
lontana
,
la
voce
di
lei
.
Sì
,
quella
donna
era
lei
,
era
lei
,
la
madre
,
la
sola
,
la
vera
,
l
'
unica
madre
!
Era
la
carne
della
sua
carne
,
il
membro
malato
,
il
viscere
fracido
che
lo
straziava
,
ma
dal
quale
non
poteva
staccarsi
senza
lasciar
la
vita
.
«
Ebbene
,
allora
siedi
qui
»
,
disse
zia
Grathia
avvicinando
due
sgabelli
al
focolare
,
«
siedi
qui
,
figlia
,
e
tu
siedi
qui
,
gioiello
mio
.
Sedete
qui
entrambi
e
discorrete
...
»
.
Fece
sedere
Olì
,
e
pretendeva
di
fare
altrettanto
con
Anania
,
ma
egli
si
scosse
bruscamente
.
«
Lasciatemi
dunque
;
non
sono
un
bimbo
,
vi
ho
detto
!
D
'
altronde
»
,
egli
riprese
,
camminando
su
e
giù
per
la
cucina
,
«
c
'
è
poco
da
discorrere
.
Ho
già
detto
quanto
dovevo
dire
.
Ella
rimarrà
qui
finché
io
non
ordinerò
altrimenti
:
voi
ora
le
comprerete
le
scarpe
e
un
vestito
...
vi
darò
i
danari
...
,
ma
di
questo
parleremo
poi
...
Intanto
»
,
e
alzò
la
voce
,
per
significare
che
si
rivolgeva
ad
Olì
,
«
rispondete
voi
:
che
cosa
rispondete
dunque
?
»
Credendo
che
egli
parlasse
con
la
vedova
,
Olì
non
rispose
.
«
Hai
sentito
?
»
,
le
disse
zia
Grathia
,
con
voce
dolce
.
«
Che
cosa
rispondi
?
»
«
Io
?
»
,
ella
chiese
a
bassa
voce
.
«
Sì
,
tu
.
»
«
Io
...
nulla
.
»
«
Avete
debiti
?
»
,
domandò
Anania
.
«No.»
«
Verso
il
cantoniere
,
no
?
»
.
«
No
.
Si
hanno
tenuto
tutto
quanto
avevo
.
»
«
Che
cosa
avevate
?
»
«
I
bottoni
d
'
argento
della
camicia
,
le
scarpe
nuove
,
dodici
lire
in
argento
.
»
«
Che
cosa
possedete
ora
?
»
«
Nulla
.
Come
mi
vedi
,
mi
scrivi
[
29
]
»
,
diss
'
ella
,
toccandosi
il
grembiale
.
La
sua
voce
era
cupa
,
cavernosa
.
«
Avete
qualche
carta
?
»
«
Cosa
?
»
«
Qualche
carta
»
,
spiegò
zia
Grathia
.
«
Sì
,
la
fede
di
nascita
?
»
«
Sì
,
la
fede
di
nascita
»
,
ella
rispose
toccandosi
il
petto
.
«
L
'
ho
qui
.
»
«
Fate
vedere
»
.
Ella
trasse
una
carta
gialliccia
,
macchiata
d
'
olio
e
di
sudore
,
mentre
Anania
ripensava
amaramente
alle
ricerche
e
alle
indagini
fatte
per
scoprire
se
Maria
Obinu
possedeva
carte
rivelatrici
.
Zia
Grathia
prese
la
carta
e
gliela
diede
;
egli
la
svolse
,
la
lesse
,
la
restituì
.
«
Perché
ve
la
siete
procurata
?
»
,
domandò
.
«
Per
sposarmi
con
Celestino
...
»
«
Il
cieco
»
,
spiegò
la
vedova
,
e
aggiunse
borbottando
:
«
quell
'
immondezza
vile
»
.
Anania
tacque
,
e
continuò
a
camminare
su
e
giù
per
la
cucina
:
il
vento
sibilava
incessantemente
intorno
alla
casetta
;
dalle
fessure
del
tetto
piovevano
alcune
striscie
di
sole
che
disegnavano
fantastiche
monete
d
'
oro
sul
pavimento
nero
.
Anania
camminava
divertendosi
automaticamente
a
mettere
i
piedi
su
quelle
monete
,
come
usava
una
volta
,
da
bambino
:
si
domandava
che
cosa
gli
restava
da
fare
e
gli
sembrava
d
'
aver
già
esaurito
una
parte
del
suo
grave
compito
.
«
Io
ora
chiamerò
di
là
zia
Grathia
»
,
pensava
,
«
e
le
consegnerò
i
danari
perché
le
compri
le
vesti
e
le
scarpe
e
le
dia
da
mangiare
,
poi
partirò
e
vedrò
...
Qui
non
mi
resta
altro
da
fare
:
è
tutto
fatto
...
È
tutto
fatto
!
»
,
ripeté
fra
sé
con
infinita
tristezza
.
«
Tutto
è
finito
.
»
Gli
venne
in
mente
di
sedersi
accanto
a
sua
madre
,
di
chiederle
come
aveva
vissuto
,
di
rivolgerle
una
sola
parola
di
dolcezza
e
di
perdono
:
ma
non
poteva
,
non
poteva
:
il
solo
guardarla
lo
disgustava
;
gli
pareva
che
ella
puzzasse
(
e
in
realtà
ella
emanava
quello
sgradevole
odore
tutto
speciale
dei
mendicanti
)
,
e
non
vedeva
l
'
ora
di
andarsene
,
di
fuggire
,
di
togliersi
dagli
occhi
quella
vista
dolorosa
.
Eppure
qualche
cosa
lo
tratteneva
;
egli
sentiva
che
la
scena
non
poteva
terminare
così
,
dopo
poche
frasi
;
pensava
che
Olì
forse
,
fra
la
sua
paura
e
la
sua
vergogna
,
gioiva
d
'
aver
un
figlio
bello
,
forte
,
civile
;
e
nel
suo
disgusto
,
nel
suo
dolore
anch
'
egli
provava
un
meschino
conforto
dicendo
a
se
stesso
:
«
Almeno
non
è
sfrontata
:
forse
si
può
redimere
ancora
.
È
incosciente
,
ma
non
sfrontata
.
Non
si
ribellerà
»
.
Eppure
ella
si
ribellò
.
«
Ecco
»
,
egli
ricominciò
,
dopo
un
lungo
silenzio
,
«
voi
rimarrete
qui
finché
non
avrò
aggiustato
i
miei
affari
.
Zia
Grathia
comprerà
le
vesti
e
le
scarpe
...
»
La
voce
rauca
e
dolente
risuonò
forte
:
«
Io
non
voglio
nulla
.
Io
no
...
»
.
«
Come
no
?
»
,
egli
chiese
,
fermandosi
di
botto
davanti
al
focolare
.
«
Io
non
resto
.
»
«
Che
cosa
?
»
,
egli
gridò
sporgendosi
in
avanti
,
coi
pugni
stretti
e
gli
occhi
spalancati
.
«
Spiegatevi
meglio
.
»
Ah
,
dunque
non
era
tutto
finito
?
Ella
osava
?
perché
osava
?
Ah
,
ella
dunque
non
capiva
che
suo
figlio
aveva
sofferto
e
lottato
durante
tutta
la
sua
vita
per
raggiungere
uno
scopo
:
quello
di
ritirarla
dalla
via
della
colpa
e
del
vagabondaggio
,
anche
sacrificandole
tutto
il
suo
avvenire
?
Perché
ora
ella
osava
ribellarglisi
,
perché
voleva
sfuggirgli
ancora
?
Non
capiva
che
egli
le
avrebbe
impedito
di
far
ciò
,
anche
a
costo
d
'
un
delitto
?
«
Spiegatevi
!
»
,
egli
ripeté
,
dominando
a
stento
la
sua
collera
.
E
stette
ad
ascoltare
,
fremente
,
esaltato
,
ficcandosi
le
unghie
puntute
sulle
palme
delle
mani
,
mentre
il
suo
viso
andava
di
momento
in
momento
deformandosi
sotto
la
pressione
di
un
dolore
senza
nome
.
Zia
Grathia
lo
fissava
,
pronta
anch
'
essa
a
gettarglisi
sopra
se
egli
osava
toccare
Olì
.
Fra
le
tre
creature
selvagge
,
riunite
intorno
al
focolare
,
la
fiamma
di
un
tizzo
sorgeva
azzurrognola
e
cigolava
:
pareva
piangesse
.
«
Ascoltami
»
,
disse
Olì
animandosi
,
«
non
adirarti
,
tanto
oramai
la
tua
collera
è
inutile
.
Il
male
è
fatto
e
nulla
più
lo
può
rimediare
:
tu
puoi
uccidermi
,
ma
non
ne
ritrarrai
alcun
benefizio
.
L
'
unica
cosa
che
tu
possa
fare
è
di
non
occuparti
di
me
.
Io
non
posso
restare
qui
:
me
ne
andrò
e
tu
non
udrai
più
mie
notizie
.
Figurati
di
non
avermi
mai
incontrata
...
»
«
Dove
vuoi
andare
?
»
,
chiese
la
vedova
.
«
Anch
'
io
gli
ho
detto
queste
cose
,
ma
egli
non
capisce
la
ragione
:
ci
sarebbe
però
un
mezzo
...
Rimani
qui
egualmente
,
invece
di
andar
per
il
mondo
:
non
diremo
chi
tu
sei
ed
egli
vivrà
tranquillo
come
se
tu
fossi
lontana
.
Perché
,
povera
te
,
se
vai
via
di
qui
,
dove
andrai
?
»
«
Dove
Dio
vuole
...
»
«
Dio
?
»
,
proruppe
Anania
,
dandosi
forti
pugni
sul
petto
.
«
Dio
ora
vi
comanda
di
obbedirmi
.
Non
osate
neppur
più
ripetere
che
non
volete
restare
qui
.
Non
osate
»
,
egli
disse
come
in
delirio
.
«
Credete
che
io
scherzi
,
forse
?
Non
osate
muovere
un
passo
senza
ordine
mio
;
altrimenti
sarò
capace
di
tutto
...
»
«
Per
il
tuo
bene
»
,
ella
insisté
.
«
Ascoltami
almeno
:
non
essere
feroce
con
me
,
mentre
sei
indulgente
con
tuo
padre
,
con
quel
miserabile
che
fu
la
mia
rovina
.
»
«
Ella
ha
ragione
!
»
,
disse
la
vedova
.
«
Tacete
!
»
,
impose
Anania
.
Olì
prese
ancor
più
coraggio
.
«
Io
non
so
parlare
,
Ananì
...
io
ora
non
so
parlare
perché
le
disgrazie
mi
hanno
reso
stupida
;
ma
una
sola
cosa
ti
domando
:
non
avrei
tutto
da
guadagnare
restando
qui
?
Se
voglio
andar
via
non
è
per
il
tuo
bene
?
Rispondi
.
Ah
,
egli
neppure
mi
ascolta
!
»
,
disse
poi
,
rivolta
alla
vedova
.
Anania
camminava
nuovamente
su
e
giù
per
la
cucina
,
e
pareva
non
udisse
davvero
le
parole
di
Olì
;
ma
a
un
tratto
trasalì
e
gridò
:
«
Ascolto
!
»
.
Ella
riprese
umilmente
:
«
Perché
dunque
vuoi
che
io
rimanga
qui
?
Lasciami
andare
per
la
mia
via
:
come
un
giorno
ti
feci
del
male
,
lascia
che
ora
possa
farti
del
bene
.
Lasciami
andare
:
io
non
voglio
esserti
d
'
impedimento
:
lasciami
andare
...
per
il
tuo
bene
...
»
.
«
No
!
»
,
egli
ripeté
.
«
Lasciami
andare
,
te
ne
supplico
:
sono
ancor
buona
a
lavorare
.
Tu
non
saprai
più
nulla
di
me
:
sparirò
come
la
foglia
portata
dal
vento
...
»
Egli
s
'
aggirò
su
se
stesso
;
una
terribile
tentazione
lo
insidiò
:
lasciarla
andare
!
Per
un
minuto
secondo
una
folle
gioia
gli
brillò
nell
'
anima
,
al
pensiero
che
tutto
poteva
considerarsi
come
un
sogno
maligno
:
una
sola
parola
e
il
sogno
svaniva
e
tornava
la
dolce
realtà
...
Ma
subito
ebbe
vergogna
di
se
stesso
:
la
sua
ira
crebbe
,
il
suo
grido
echeggiò
nuovamente
nella
tetra
cucina
.
«
No
!
»
«
Tu
sei
una
belva
»
,
mormorò
Olì
,
«
non
sei
un
cristiano
:
sei
una
belva
che
morde
le
sue
stesse
carni
.
Lasciami
andare
,
fanciullo
di
Dio
,
lasciami
...
»
«
No
!
»
«
Una
belva
davvero
!
»
,
confermò
zia
Grathia
,
mentre
Olì
taceva
e
pareva
vinta
.
«
C
'
è
bisogno
di
urlare
così
?
Nooo
!
Nooo
!
Nooo
!
Fuori
,
se
sentono
,
crederanno
che
c
'
è
un
toro
selvatico
,
chiuso
qui
dentro
.
Son
queste
le
cose
che
ti
hanno
insegnato
a
scuola
?
»
«
A
scuola
mi
hanno
insegnato
questa
ed
altre
cose
»
,
egli
disse
,
abbassando
la
voce
che
gli
si
era
fatta
rauca
.
«
Mi
hanno
insegnato
che
l
'
uomo
non
deve
lasciarsi
disonorare
,
a
costo
di
morirne
...
Ma
voi
non
potete
capire
certe
cose
!
Infine
,
tagliamo
corto
,
e
state
zitte
tutt
'
e
due
...
»
«
Io
non
capisco
?
Io
capisco
benissimo
»
,
protestò
la
vecchia
.
«
Nonna
,
voi
capite
davvero
.
Ricordatevi
...
Ma
basta
,
basta
!
»
,
esclamò
egli
,
agitando
le
mani
,
stanco
,
nauseato
.
Le
parole
della
vecchia
lo
avevano
colpito
;
egli
ritornava
cosciente
,
ricordava
che
si
era
sempre
ritenuto
un
essere
superiore
,
e
voleva
porre
fine
alla
scena
dolorosa
e
volgare
.
«
Basta
»
,
ripeté
a
se
stesso
,
lasciandosi
cader
seduto
in
un
angolo
della
cucina
e
prendendosi
la
testa
fra
le
mani
.
«
Ho
detto
no
e
basta
.
Finitela
ora
»
,
aggiunse
con
voce
affranta
.
Ma
Olì
s
'
accorse
benissimo
che
era
invece
il
momento
di
combattere
:
ella
non
aveva
più
paura
,
e
osò
tutto
.
«
Senti
»
,
disse
con
voce
umile
,
sempre
più
umile
,
«
perché
vuoi
rovinarti
,
"
figlio
mio
?
"
(
Sì
,
ella
ebbe
il
coraggio
di
dir
così
,
ed
egli
non
protestò
)
.
Io
so
tutto
...
Tu
devi
sposarti
con
una
fanciulla
ricca
e
bella
:
se
ella
viene
a
conoscere
che
tu
non
mi
rinneghi
,
ti
rifiuterà
.
Ed
ha
ragione
:
perché
una
rosa
non
può
stare
vicina
ad
una
immondezza
...
Fallo
per
lei
;
lasciami
andare
,
ella
crederà
sempre
che
io
non
esista
più
.
Ella
è
un
'
anima
innocente
;
perché
dovrebbe
soffrire
?
Io
andrò
lontano
,
cambierò
nome
,
sparirò
portata
via
dal
vento
.
Basta
il
male
che
ti
feci
involontariamente
...
sì
...
involontariamente
;
figlio
mio
,
io
non
voglio
farti
più
del
male
,
no
.
Ah
,
come
una
madre
può
fare
il
male
a
suo
figlio
?
Lasciami
andare
»
.
Egli
ebbe
desiderio
di
gridare
:
«
Eppure
voi
non
mi
avete
fatto
altro
che
del
male
»
,
ma
si
vinse
.
A
che
serviva
gridare
?
Era
inutile
e
indecoroso
;
no
,
egli
non
voleva
più
gridare
:
solo
,
col
capo
sempre
stretto
fra
le
mani
,
con
voce
nello
stesso
tempo
lamentosa
e
rabbiosa
,
continuò
a
rispondere
:
«
No
,
no
,
no
»
.
In
fondo
sentiva
che
Olì
aveva
ragione
,
e
capiva
che
ella
veramente
voleva
andarsene
per
non
renderlo
infelice
,
ma
appunto
l
'
idea
che
in
quel
momento
ella
era
più
generosa
e
più
cosciente
di
lui
lo
irritava
e
gliela
rendeva
odiosa
.
Ella
si
era
trasformata
:
i
suoi
occhi
illuminati
lo
guardavano
supplichevoli
e
amorosi
;
quando
ripeteva
:
«
lasciami
andare
»
la
sua
voce
vibrava
e
tutto
il
suo
volto
esprimeva
una
tristezza
senza
nome
.
Forse
un
sogno
soave
,
che
giammai
prima
d
'
allora
aveva
rischiarato
l
'
orrore
della
sua
esistenza
,
le
sfiorava
l
'
anima
:
restare
,
vivere
per
lui
,
trovar
finalmente
pace
.
Ma
dal
profondo
dell
'
anima
primitiva
un
istinto
di
bene
,
-
la
scintilla
che
si
cela
anche
nella
selce
,
-
la
spingeva
a
non
badare
a
quel
sogno
.
Una
sete
di
sacrifizio
la
divorava
,
ed
Anania
lo
capiva
,
e
sentiva
finalmente
che
ella
voleva
a
modo
suo
compiere
il
proprio
dovere
,
come
egli
a
modo
suo
voleva
compiere
il
suo
.
Egli
però
era
il
più
forte
e
voleva
e
doveva
vincere
con
tutti
i
mezzi
,
anche
con
la
violenza
,
anche
con
la
necessaria
crudeltà
del
medico
che
per
guarire
il
malato
gli
apre
la
carne
coi
ferri
.
Ad
un
tratto
ella
si
gettò
per
terra
,
ricominciò
a
piangere
,
supplicò
,
gridò
.
Anania
rispose
sempre
no
.
«
Che
farò
dunque
io
?
»
,
ella
singhiozzò
.
«
Nostra
Signora
mia
,
cosa
farò
io
?
Bisogna
che
ti
abbandoni
ancora
con
inganno
,
per
farti
il
bene
per
forza
?
Sì
,
io
ti
lascerò
,
io
me
ne
andrò
.
Tu
non
sei
il
mio
padrone
.
Io
non
so
chi
tu
sei
...
Io
sono
libera
...
e
me
ne
andrò
...
»
Egli
sollevò
il
volto
e
la
guardò
.
Non
era
più
irato
;
ma
i
suoi
occhi
freddi
e
il
suo
viso
livido
,
improvvisamente
invecchiato
,
incutevano
spavento
.
«
Sentite
»
,
disse
con
voce
ferma
,
«
finiamola
.
È
deciso
tutto
,
e
non
c
'
è
da
discutere
oltre
.
Voi
non
muoverete
un
passo
senza
che
io
lo
sappia
.
E
badate
bene
,
e
tenete
a
mente
le
mie
parole
come
se
fossero
le
parole
di
un
morto
:
se
finora
ho
sopportato
il
disonore
della
vostra
vita
vergognosa
era
perché
non
potevo
impedirlo
,
e
perché
speravo
di
por
fine
a
tale
obbrobrio
.
Ma
d
'
ora
in
avanti
sarà
altra
cosa
.
Se
voi
vi
permettete
di
andar
via
di
qui
vi
seguirò
,
vi
ucciderò
e
mi
ucciderò
!
Tanto
non
mi
importa
più
nulla
di
vivere
!
»
Olì
lo
guardava
con
terrore
:
in
quel
momento
egli
era
rassomigliantissimo
a
zio
Micheli
,
il
padre
,
quando
l
'
aveva
cacciata
via
dalla
cantoniera
;
gli
stessi
occhi
freddi
,
lo
stesso
volto
calmo
e
terribile
,
la
stessa
voce
cavernosa
,
lo
stesso
accento
inesorabile
.
Le
parve
di
vedere
il
fantasma
del
vecchio
,
che
risorgeva
per
castigarla
,
e
sentì
l
'
orrore
della
morte
intorno
a
sé
.
Non
disse
più
parola
,
e
si
accoccolò
per
terra
,
tutta
tremante
di
spavento
e
di
disperazione
.
Una
triste
notte
cadde
sul
villaggio
desolato
dal
vento
.
Anania
,
che
non
aveva
potuto
trovare
un
cavallo
per
ripartire
subito
,
dovette
passare
la
notte
a
Fonni
,
e
dormì
d
'
un
sonno
inquieto
,
simile
al
sonno
di
un
condannato
nella
prima
notte
dopo
la
sentenza
.
Olì
e
la
vedova
vegliarono
lungamente
accanto
al
fuoco
:
Olì
aveva
il
freddo
foriero
della
febbre
e
batteva
i
denti
,
sbadigliava
e
gemeva
.
Come
in
una
notte
lontana
,
il
vento
rombava
sopra
la
cucina
vigilata
dalla
spoglia
nera
del
bandito
,
e
la
vedova
filava
,
alla
luce
giallognola
del
fuoco
,
impassibile
e
pallida
come
uno
spettro
:
ma
questa
volta
ella
non
narrava
alla
sua
ospite
le
storie
del
marito
,
e
non
osava
confortarla
.
Solo
,
di
tanto
in
tanto
,
la
supplicava
inutilmente
di
andare
a
letto
.
«
Andrò
se
mi
fate
una
carità
»
,
disse
finalmente
Olì
.
«Parla.»
«
Chiedetegli
se
egli
ha
ancora
la
rezetta
che
gli
diedi
il
giorno
che
siamo
fuggiti
di
qui
;
e
pregatelo
di
farmela
vedere
.
»
La
vecchia
promise
,
e
Olì
si
alzò
:
tremava
tutta
,
e
sbadigliava
tanto
che
le
sue
mascelle
scricchiolavano
.
Tutta
la
notte
vaneggiò
,
arsa
dalla
febbre
;
ogni
tanto
chiedeva
la
rezetta
e
si
lamentava
infantilmente
perché
zia
Grathia
,
coricatale
a
fianco
,
non
si
alzava
e
non
andava
da
Anania
per
chiedergliela
.
Un
dubbio
le
attraversava
la
mente
in
delirio
:
che
Anania
non
fosse
suo
figlio
.
No
,
egli
era
troppo
crudele
e
spietato
;
ella
,
che
era
stata
la
vittima
di
tutti
non
poteva
convincersi
che
suo
figlio
dovesse
torturarla
più
degli
altri
.
Nel
delirio
raccontò
a
zia
Grathia
che
aveva
attaccato
al
collo
di
Anania
quel
sacchettino
per
riconoscerlo
quando
sarebbe
stato
grande
e
ricco
.
«
Io
volevo
andare
a
trovarlo
un
giorno
,
vecchia
vecchia
,
col
bastone
.
Dun
!
Dun
!
picchiavo
alla
sua
porta
.
"
Io
sono
Maria
Santissima
trasformata
in
mendicante
!
"
I
servi
ridevano
e
chiamavano
il
padrone
.
"
Vecchia
,
che
cosa
vuoi
?
"
"
Io
so
che
tu
hai
un
sacchettino
così
e
così
:
io
so
chi
te
lo
ha
dato
;
se
tu
oggi
hai
tante
tancas
e
servi
e
buoi
lo
devi
a
quella
povera
anima
che
ora
è
ridotta
a
sette
once
di
polvere
.
Addio
,
dammi
un
po
'
di
pane
col
miele
.
E
perdona
alla
povera
anima
.
"
"
Servi
,
segnatevi
,
questa
vecchia
che
indovina
ogni
cosa
è
Maria
Santissima
...
"
Ah
,
ah
,
ah
,
la
rezetta
,
la
voglio
...
Quel
giovine
non
è
...
lui
!
La
rezetta
...
la
rezetta
...
»
All
'
alba
zia
Grathia
entrò
da
Anania
e
gli
raccontò
ogni
cosa
.
«
Ah
»
,
diss
'
egli
con
un
sorriso
amaro
,
«
ci
voleva
anche
questa
!
che
ella
dubitasse
!
Gliela
farò
vedere
io
...
se
sono
io
!
»
«
Figlio
,
non
essere
snaturato
:
contentala
almeno
in
questa
piccola
cosa
...
»
,
supplicò
zia
Grathia
.
«
Ma
io
non
l
'
ho
più
quel
sacchettino
;
l
'
ho
buttato
via
:
se
lo
ritroverò
ve
lo
manderò
.
»
Zia
Grathia
insisté
inoltre
per
sapere
l
'
esito
del
colloquio
che
Anania
avrebbe
avuto
con
la
fidanzata
.
«
Se
ella
veramente
ti
vuol
bene
,
si
rallegrerà
della
tua
buona
azione
»
,
gli
disse
,
per
confortarlo
.
«
No
non
ti
rifiuterà
,
anche
se
tu
le
dici
che
non
rinneghi
tua
madre
.
Ah
,
l
'
amore
vero
non
bada
ai
pregiudizi
del
mondo
:
io
amavo
pazzamente
mio
marito
quando
tutto
il
resto
del
mondo
lo
disprezzava
...
»
«
Vedremo
»
,
disse
melanconicamente
Anania
,
«
vi
scriverò
...
»
«
Per
carità
,
non
scrivermi
,
gioiello
d
'
oro
!
Io
non
so
leggere
,
lo
sai
,
e
non
voglio
far
sapere
a
nessuno
i
fatti
tuoi
.
Piuttosto
mandami
un
segno
.
Senti
,
se
ella
non
ti
rifiuta
mandami
la
rezetta
avvolta
in
un
fazzoletto
bianco
;
se
ti
rifiuta
,
mandala
avvolta
in
un
fazzoletto
di
colore
...
»
Egli
promise
di
contentare
la
vecchia
.
«
Ma
tu
quando
tornerai
?
»
«
Non
so
;
fra
non
molto
certamente
,
appena
avrò
aggiustato
i
miei
affari
.
»
Egli
partì
senza
aver
riveduto
Olì
;
un
'
angoscia
infinita
l
'
opprimeva
;
il
viaggio
gli
sembrava
eterno
,
e
sebbene
un
tenue
filo
di
speranza
lo
guidasse
,
non
avrebbe
voluto
arrivare
mai
a
Nuoro
.
«
Ella
mi
ama
»
,
pensava
,
«
forse
mi
ama
come
nonna
amava
suo
marito
.
La
sua
famiglia
mi
disprezzerà
,
mi
caccerà
;
ma
ella
mi
dirà
:
"
Ti
aspetterò
,
ti
amerò
sempre
...
"
.
Sì
,
ma
che
posso
io
prometterle
?
Oramai
il
mio
avvenire
è
distrutto
»
.
Un
'
altra
speranza
inconfessabile
,
egli
sentiva
però
in
fondo
al
cuore
:
che
Olì
fuggisse
ancora
:
egli
non
osava
palesare
a
se
stesso
questa
speranza
,
ma
la
sentiva
,
la
sentiva
;
e
se
ne
vergognava
,
e
ne
calcolava
tutta
la
viltà
,
ma
non
poteva
scacciarla
...
Nel
momento
in
cui
aveva
gridato
:
«
Vi
ucciderò
e
mi
ucciderò
»
,
era
stato
sincero
,
ma
ora
gli
pareva
che
tutto
fosse
stato
un
orribile
sogno
;
e
nel
rivedere
la
strada
e
i
paesaggi
che
tre
giorni
prima
aveva
attraversato
con
tanta
gioia
nell
'
anima
,
e
nell
'
avvicinarsi
a
Nuoro
,
il
senso
della
realtà
lo
stringeva
acerbamente
.
Appena
arrivato
cercò
il
sacchettino
,
e
per
un
'
idea
superstiziosa
,
-
poiché
egli
credeva
che
le
cose
prevedute
non
avvengono
,
-
lo
avvolse
in
un
fazzoletto
di
colore
.
Ma
poi
pensò
che
i
tristi
avvenimenti
di
quei
giorni
egli
li
aveva
sempre
attesi
e
preveduti
,
e
si
irritò
contro
la
sua
puerilità
.
«
Del
resto
,
perché
debbo
mandare
il
sacchettino
?
Perché
debbo
contentarla
?
»
,
disse
fra
sé
,
sbattendo
l
'
involto
contro
il
muro
.
Ma
subito
lo
raccattò
,
pensando
:
«
Per
zia
Grathia
.
Alle
quattro
vado
dal
signor
Carboni
e
gli
dico
tutto
»
,
decise
poi
.
«
Bisogna
finirla
oggi
stesso
.
Bisogna
esser
uomini
.
Ed
Ora
dormiamo
.
»
Si
buttò
sul
letto
e
chiuse
gli
occhi
.
Eran
circa
le
due
;
un
meriggio
caldissimo
e
silenzioso
.
Egli
aveva
ancora
nelle
orecchie
il
rombo
del
vento
,
ricordava
il
freddo
della
notte
passata
a
Fonni
,
e
provava
una
strana
impressione
.
Gli
pareva
d
'
esser
caduto
in
un
abisso
roccioso
,
fra
montagne
erte
desolate
che
soffocavano
il
breve
orizzonte
;
ricordi
lontani
gli
risalivano
dal
profondo
dell
'
anima
:
le
notti
di
febbre
a
Roma
,
il
fragore
del
vento
su
Bruncu
Spina
,
una
poesia
del
Lenau
:
I
Masnadieri
nella
Taverna
della
landa
,
la
canzone
del
mandriano
che
era
passato
nella
straducola
la
sera
in
cui
zia
Tatàna
aveva
chiesto
la
mano
di
Margherita
.
Ma
nello
sfondo
della
sua
immaginazione
nereggiava
sempre
la
cucina
della
vedova
,
col
cappotto
nero
e
vuoto
come
un
simbolo
,
con
la
figura
di
Olì
dai
grandi
occhi
di
gatto
selvatico
.
Che
dolore
e
che
tristezza
gli
causavano
ora
quegli
occhi
!
Così
rimase
a
lungo
,
senza
poter
dormire
,
ma
con
gli
occhi
ostinatamente
chiusi
,
immerso
in
un
cupo
torpore
.
A
un
tratto
pensò
alla
morte
,
meravigliandosi
che
questo
pensiero
non
gli
fosse
ancora
balenato
in
mente
.
«
Nessuna
cosa
è
più
certa
della
morte
;
eppure
ci
tormentiamo
tanto
per
cose
che
passano
inesorabilmente
.
Tutto
passerà
:
tutti
morremo
:
perché
soffrire
così
?
...
E
se
alle
quattro
mi
suicidassi
?
Sì
.
»
Per
qualche
momento
l
'
impressione
della
fine
lo
gelò
tutto
.
Passò
,
ma
gli
lasciò
una
oppressione
così
spaventosa
che
egli
sentì
il
bisogno
di
scuotersi
per
liberarsene
.
Solo
allora
si
accorse
che
,
in
fondo
,
mentre
gli
pareva
d
'
esser
in
preda
alla
più
cupa
disperazione
,
egli
sperava
sempre
.
«
Margherita
!
Margherita
!
Parlerò
con
lei
stanotte
;
ella
mi
dirà
di
tacere
ogni
cosa
a
suo
padre
,
di
aspettare
,
di
fingere
.
No
,
non
voglio
essere
vile
.
Voglio
essere
uomo
.
Alle
quattro
sarò
dal
signor
Carboni
.
»
Alle
quattro
,
infatti
,
egli
passò
davanti
alla
porta
di
Margherita
,
ma
non
poté
fermarsi
,
non
poté
suonare
.
E
passò
oltre
avvilito
,
pensando
di
ritornare
più
tardi
,
ma
convinto
,
in
fondo
,
che
non
sarebbe
riuscito
giammai
di
aver
il
colloquio
col
padrino
.
Due
giorni
e
due
notti
trascorsero
così
in
una
vana
battaglia
di
pensieri
cangianti
come
onde
agitate
.
Nulla
pareva
mutato
nella
sua
vita
e
nelle
sue
abitudini
;
egli
aveva
ripreso
a
dar
lezioni
agli
studentelli
in
vacanza
,
leggeva
,
mangiava
,
passava
sotto
le
finestre
di
Margherita
e
vedendola
la
guardava
ardentemente
:
ma
durante
la
notte
zia
Tatàna
lo
udiva
camminare
per
la
camera
,
scendere
nel
cortile
,
uscire
,
rientrare
,
vagare
:
pareva
un
'
anima
in
pena
,
e
la
buona
vecchia
lo
credeva
ammalato
.
Che
aspettava
egli
?
Che
sperava
?
Il
giorno
dopo
il
suo
ritorno
,
vedendo
un
uomo
di
Fonni
attraversare
la
viuzza
,
impallidì
mortalmente
.
Sì
,
egli
aspettava
qualche
cosa
...
qualche
cosa
d
'
orribile
:
la
notizia
che
ella
fosse
scomparsa
nuovamente
;
e
si
accorgeva
benissimo
della
sua
viltà
,
ma
nello
stesso
tempo
era
pronto
ad
eseguire
la
sua
minaccia
:
«
vi
seguirò
,
vi
ucciderò
,
mi
ucciderò
»
.
In
certi
momenti
gli
pareva
che
niente
fosse
vero
;
nella
casa
della
vedova
c
'
era
soltanto
la
vecchia
,
col
suo
cappotto
e
le
sue
leggende
:
niente
altro
...
niente
altro
...
La
seconda
notte
dopo
il
suo
ritorno
udì
zia
Tatàna
raccontare
una
fiaba
ad
un
bimbo
del
vicinato
:
«...La
donna
fuggiva
,
fuggiva
,
gettando
dei
chiodi
che
si
moltiplicavano
,
si
moltiplicavano
,
coprivano
tutta
la
pianura
.
Zio
Orco
la
inseguiva
,
la
inseguiva
,
ma
non
arrivava
a
prenderla
perché
i
chiodi
gli
foravan
i
piedi
...
»
.
Che
piacere
angoscioso
aveva
destato
quella
fiaba
in
Anania
bambino
,
specialmente
nei
primi
giorni
dopo
il
suo
abbandono
!
Quella
notte
egli
sognò
che
l
'
uomo
di
Fonni
gli
aveva
portato
la
novella
:
ella
era
fuggita
...
egli
la
inseguiva
,
la
inseguiva
...
attraverso
una
pianura
coperta
di
chiodi
...
Eccola
,
ella
è
là
,
all
'
orizzonte
:
fra
poco
egli
la
raggiungerà
e
la
ucciderà
;
ma
egli
ha
paura
,
ha
paura
...
perché
ella
non
è
Olì
,
è
il
mandriano
passato
nella
viuzza
mentre
zia
Tatàna
era
dal
signor
Carboni
...
Anania
corre
,
corre
;
i
chiodi
non
lo
pungono
,
eppure
egli
vorrebbe
che
lo
pungessero
...
Olì
,
trasformata
in
mandriano
,
canta
:
canta
i
versi
del
Lenau
:
I
Masnadieri
nella
Taverna
della
landa
;
ecco
,
egli
sta
per
raggiungerla
e
ucciderla
,
e
un
gelo
di
morte
lo
agghiaccia
tutto
...
Si
svegliò
coperto
da
un
sudore
freddo
,
mortale
;
il
cuore
non
gli
batteva
più
,
ed
egli
scoppiò
in
un
pianto
d
'
angoscia
violenta
.
Il
terzo
giorno
Margherita
,
meravigliata
che
egli
non
scrivesse
,
lo
invitò
al
solito
convegno
.
Egli
andò
,
raccontò
la
gita
,
si
abbandonò
alle
carezze
di
lei
come
un
viandante
stanco
si
abbandona
alle
carezze
del
vento
,
all
'
ombra
d
'
un
albero
,
sull
'
orlo
della
via
;
ma
non
poté
dire
una
sola
parola
sul
cupo
segreto
che
lo
divorava
.
18
settembre
,
ore
due
di
notte
Margherita
,
Sono
rientrato
a
casa
adesso
,
dopo
aver
pazzamente
errato
per
le
strade
.
Mi
pare
d
'
impazzire
da
un
momento
all
'
altro
ed
è
anche
questa
paura
che
mi
spinge
a
confidarti
,
-
dopo
una
lunga
inenarrabile
indecisione
,
-
il
dolore
che
mi
uccide
.
Ma
voglio
esser
breve
.
Margherita
,
tu
sai
chi
io
sono
:
figlio
della
colpa
,
abbandonato
da
una
madre
più
disgraziata
che
colpevole
,
io
sono
nato
sotto
un
astro
terribile
e
devo
espiare
delitti
non
miei
.
Inconsapevole
del
mio
triste
destino
,
spinto
dalla
fatalità
,
io
ho
trascinato
con
me
,
nell
'
abisso
dal
quale
io
non
potrò
mai
uscire
,
la
creatura
che
ho
amato
sopra
tutte
le
creature
della
terra
.
Te
,
Margherita
...
Perdonami
,
perdonami
!
Questo
è
il
mio
più
immenso
dolore
,
il
rimorso
terribile
che
mi
strazierà
per
tutto
il
resto
della
vita
,
se
pure
vivrò
...
Senti
.
Mia
madre
è
viva
:
dopo
una
esistenza
di
colpe
e
di
dolori
,
ella
è
risorta
davanti
a
me
come
un
fantasma
.
Essa
è
miserabile
,
malata
,
invecchiata
dal
dolore
e
dalle
privazioni
.
Il
mio
dovere
,
tu
stessa
lo
dici
a
te
stessa
in
questo
momento
,
è
di
redimerla
.
Ho
deciso
di
riunirmi
con
lei
,
di
lavorare
per
sostenerla
,
di
sacrificare
la
vita
stessa
,
se
occorre
,
per
compiere
il
mio
dovere
.
Margherita
,
che
dirti
altro
?
Mai
come
in
questo
momento
ho
sentito
il
bisogno
di
aprirti
tutta
l
'
anima
mia
,
simile
ad
un
mare
in
tempesta
,
e
mai
ho
sentito
mancarmi
le
parole
come
mi
mancano
in
quest
'
ora
decisiva
della
mia
vita
.
La
ragione
stessa
mi
manca
;
ho
ancora
sulle
labbra
il
profumo
dei
tuoi
baci
e
tremo
di
passione
e
di
angoscia
...
Margherita
,
Margherita
,
la
mia
vita
è
nelle
tue
mani
!
Abbi
pietà
di
me
ed
anche
di
te
.
Sii
buona
come
io
ti
ho
sempre
sognata
!
Pensa
che
la
vita
è
breve
,
e
che
la
sola
realtà
della
vita
è
l
'
amore
,
e
che
nessun
uomo
della
terra
ti
amerà
come
ti
amo
e
ti
amerò
io
.
Non
calpestare
la
nostra
felicità
per
i
pregiudizi
umani
,
i
pregiudizi
che
gli
uomini
invidiosi
inventarono
per
rendersi
scambievolmente
infelici
.
Tu
sei
buona
,
sei
superiore
:
dimmi
almeno
una
parola
di
speranza
per
l
'
avvenire
.
Ma
che
dico
?
Io
divento
pazzo
;
perdonami
,
e
ricordati
che
,
qualunque
cosa
accada
,
io
sarò
sempre
tuo
per
l
'
eternità
.
Scrivimi
subito
...
A
.
19
settembre
Anania
,
La
tua
lettera
mi
sembra
un
orrendo
sogno
.
Anch
'
io
non
trovo
parole
per
esprimermi
.
Vieni
stanotte
,
alla
solita
ora
,
e
decideremo
assieme
il
nostro
destino
.
Sono
io
che
devo
dire
:
la
mia
vita
è
nelle
tue
mani
.
Vieni
,
ti
aspetto
ansiosamente
...
M
.
19
settembre
Margherita
,
Il
tuo
bigliettino
mi
ha
gelato
il
cuore
;
sento
che
il
mio
destino
è
già
deciso
,
ma
un
filo
di
speranza
mi
guida
ancora
.
No
,
non
posso
venire
;
anche
volendolo
non
potrei
venire
.
Non
verrò
se
tu
non
mi
dirai
prima
una
parola
di
speranza
.
Allora
correrò
a
te
per
inginocchiarmi
ai
tuoi
piedi
e
per
ringraziarti
e
adorarti
come
una
santa
.
Ma
ora
no
,
non
posso
,
e
non
voglio
.
Quanto
ti
scrissi
la
notte
scorsa
è
la
mia
irrevocabile
decisione
;
scrivimi
,
non
farmi
morire
in
questa
attesa
terribile
.
Il
tuo
infelicissimo
A
.
19
settembre
,
mezzanotte
Anania
,
Nino
mio
,
Ti
ho
aspettato
fino
a
questo
momento
,
palpitante
di
dolore
e
di
amore
,
ma
tu
non
sei
venuto
,
tu
forse
non
verrai
mai
più
,
ed
io
ti
scrivo
,
in
quest
'
ora
soave
dei
nostri
convegni
,
con
la
morte
nel
cuore
e
le
lagrime
negli
occhi
non
ancora
stanchi
di
piangere
.
La
luna
smorta
cala
sul
cielo
velato
,
la
notte
è
melanconica
e
quasi
lugubre
e
mi
pare
che
tutto
il
creato
si
rattristi
per
la
sventura
che
opprime
il
nostro
amore
.
Anania
,
perché
mi
hai
tu
ingannato
?
Io
sapevo
sì
,
come
tu
dici
,
quello
che
tu
sei
,
e
ti
amai
appunto
perché
sono
superiore
ai
pregiudizi
umani
,
perché
volevo
ricompensarti
delle
ingiustizie
che
la
sorte
aveva
tramato
a
tuo
danno
,
e
sopratutto
perché
credevo
che
anche
tu
,
anche
tu
fossi
superiore
ai
pregiudizi
,
e
avessi
riposto
in
me
,
come
io
avevo
riposto
in
te
,
tutta
la
tua
vita
.
Invece
mi
sono
ingannata
;
o
meglio
sei
stato
tu
ad
ingannarmi
,
tacendomi
i
tuoi
veri
sentimenti
.
Ho
sempre
creduto
che
tu
sapessi
che
tua
madre
viveva
,
e
dove
si
trovava
,
e
la
vita
che
conduceva
;
ma
ero
certa
che
tu
,
vilmente
abbandonato
da
lei
,
non
facessi
più
caso
d
'
una
madre
snaturata
,
tua
sventura
e
disonore
,
e
la
ritenessi
come
morta
per
te
e
per
tutti
...
Non
solo
,
ma
ero
certa
che
se
ella
osava
presentarsi
a
te
,
come
pur
troppo
é
accaduto
,
tu
non
ti
saresti
degnato
neppure
di
guardarla
...
E
invece
,
invece
!
Invece
tu
ora
scacci
chi
ti
ha
lungamente
amato
e
ti
amerà
sempre
,
per
sacrificare
la
tua
vita
e
il
tuo
onore
a
chi
ti
ha
abbandonato
,
bambino
inconsapevole
;
a
chi
ti
avrebbe
ucciso
o
lasciato
in
un
bosco
,
in
un
deserto
,
pur
di
liberarsi
di
te
.
Ma
è
inutile
che
io
ti
scriva
queste
cose
,
perché
tu
certamente
le
capisci
meglio
di
me
;
ed
è
inutile
che
tu
continui
ad
illudermi
e
ad
invocare
sentimenti
che
io
non
posso
avere
dal
momento
che
neppure
tu
li
hai
.
Perché
,
vedi
,
io
capisco
benissimo
che
tu
vuoi
sacrificarti
non
per
affetto
,
e
neppure
per
generosità
,
-
perché
probabilmente
tu
odii
giustamente
la
donna
che
fu
la
tua
rovina
,
-
ma
spinto
da
quei
pregiudizi
umani
inventati
dagli
uomini
per
rendersi
scambievolmente
infelici
.
Sì
,
sì
:
tu
vuoi
sacrificarti
per
il
mondo
;
tu
vuoi
rovinarti
e
rovinare
chi
ti
ama
,
solo
per
la
vanità
di
sentir
dire
:
"
hai
fatto
il
tuo
dovere
!
"
.
Tu
sei
un
fanciullo
,
e
il
tuo
è
un
sogno
pericoloso
ma
anche
,
permettimi
di
dirtelo
,
anche
ridicolo
.
La
gente
,
sapendolo
,
ti
loderà
,
sì
,
ma
in
fondo
riderà
della
tua
semplicità
.
Anania
,
torna
in
te
,
sii
buono
,
con
te
e
con
me
,
come
tu
dici
,
e
sopratutto
sii
uomo
.
No
,
io
non
dico
di
abbandonare
tua
madre
,
debole
e
infelice
,
come
essa
ti
ha
abbandonato
:
no
,
noi
l
'
aiuteremo
,
noi
lavoreremo
per
lei
,
se
occorre
,
ma
che
essa
stia
lontana
da
noi
,
che
essa
non
venga
a
mettersi
fra
noi
,
a
turbare
la
nostra
vita
con
la
sua
presenza
.
Mai
!
mai
!
Perché
dovrei
ingannarti
,
Anania
?
Io
non
posso
neppure
lontanamente
ammettere
la
possibilità
di
vivere
assieme
con
lei
...
Ah
,
no
!
Sarebbe
una
vita
orrenda
,
una
continua
tragedia
;
meglio
morire
una
buona
volta
che
morire
lentamente
di
rancore
e
di
disgusto
.
Io
non
ho
mai
amato
quella
disgraziata
;
ora
ne
sento
pietà
,
ma
non
posso
amarla
;
e
ti
scongiuro
di
non
insistere
nel
tuo
pazzo
progetto
,
se
non
vuoi
farmela
nuovamente
odiare
mille
volte
più
di
prima
.
Questa
la
mia
ultima
decisione
;
sì
,
aiutarla
,
ma
tenerla
lontana
,
che
io
non
la
veda
mai
,
che
possibilmente
il
mondo
dove
vivremo
noi
ignori
che
ella
esiste
.
Pensa
che
anche
lei
,
forse
,
sarà
più
contenta
di
vivere
lontana
da
te
,
la
cui
presenza
le
causerebbe
un
continuo
rimorso
.
Tu
dici
che
é
invecchiata
dal
dolore
,
dalle
privazioni
,
miserabile
e
malata
;
ma
di
chi
la
colpa
se
non
sua
?
Per
te
,
ed
anche
per
lei
,
è
meglio
che
ella
si
trovi
in
quello
stato
;
così
cesserà
di
vagabondare
,
e
,
non
ti
disonorerà
più
;
ma
che
ella
,
dopo
averti
oltraggiato
quando
era
sana
e
giovane
,
non
si
faccia
un
'
arma
della
miseria
e
della
debolezza
per
richiedere
il
sacrifizio
della
tua
felicità
!
...
Ah
,
questo
no
,
non
devi
permetterlo
mai
!
No
,
non
è
possibile
che
tu
compia
una
aberrazione
fatale
!
A
meno
che
tu
non
mi
ami
più
e
colga
l
'
occasione
per
...
Ma
no
,
no
,
no
!
Neppure
voglio
dubitare
di
te
,
della
tua
lealtà
e
del
tuo
amore
!
Anania
,
ritorna
in
te
,
ti
ripeto
,
non
essere
malvagio
e
crudele
con
me
,
che
ti
diedi
tutti
i
miei
sogni
,
tutta
la
mia
giovinezza
,
tutto
il
mio
avvenire
,
mentre
vuoi
essere
generoso
verso
chi
ti
ha
odiato
e
rovinato
.
Abbi
pietà
...
vedi
...
io
piango
,
io
ti
imploro
,
anche
per
te
,
che
vorrei
veder
felice
come
sempre
sognai
...
Ricordati
tutto
il
nostro
amore
,
il
nostro
primo
bacio
,
i
giuramenti
,
i
sogni
,
i
progetti
,
tutto
,
tutto
ricorda
!
Fa
che
tutto
non
si
risolva
in
un
pugno
di
cenere
;
fa
che
io
non
muoia
di
dolore
;
fa
che
tu
stesso
non
abbi
a
pentirti
del
tuo
pazzo
procedere
.
Se
non
vuoi
dar
retta
ai
miei
consigli
interroga
persone
serie
,
persone
di
Dio
,
e
vedrai
che
tutti
ti
diranno
qual
è
il
tuo
vero
dovere
,
che
tutti
ti
diranno
di
non
essere
ingrato
,
né
malvagio
.
Ricorda
,
Anania
,
ricorda
!
Anche
ieri
notte
mi
dicevi
che
dalla
vetta
del
Gennargentu
gridasti
il
tuo
amore
,
proclamandolo
eterno
.
Dunque
mentivi
;
anche
ieri
notte
mentivi
?
E
perché
?
...
Perché
mi
tratti
così
!
Che
ho
fatto
io
per
meritarmi
tanto
dolore
?
Possibile
che
tu
non
ricordi
come
ti
ho
sempre
amato
?
Ricordi
una
sera
che
io
stavo
alla
finestra
e
tu
mi
buttasti
un
fiore
,
dopo
averlo
baciato
?
Io
conservo
quel
fiore
per
ornarne
il
mio
vestito
da
sposa
;
e
dico
conservo
perché
son
certa
che
tu
sarai
il
mio
sposo
diletto
,
che
tu
non
vorrai
far
morire
la
tua
Margherita
(
e
il
tuo
sonetto
lo
ricordi
?
)
,
che
saremo
tanto
felici
,
nella
nostra
casetta
,
soli
soli
col
nostro
amore
ed
il
nostro
dovere
.
Sono
io
che
aspetto
da
te
,
subito
,
una
parola
di
speranza
.
Dimmi
che
tutto
fu
un
sogno
tormentoso
;
dimmi
che
la
ragione
è
ritornata
in
te
,
e
che
ti
penti
d
'
avermi
fatto
soffrire
.
Domani
notte
,
o
meglio
stanotte
,
perché
è
già
passata
la
una
,
ti
aspetto
;
non
mancare
;
vieni
,
adorato
,
vieni
,
diletto
mio
,
mio
amato
sposo
,
vieni
:
io
ti
aspetterò
come
il
fiore
aspetta
la
rugiada
dopo
una
giornata
di
sole
ardente
;
vieni
,
fammi
rivivere
,
fammi
dimenticare
;
vieni
,
adorato
,
le
mie
labbra
,
ora
bagnate
d
'
amaro
pianto
,
si
poseranno
sulla
tua
bocca
amata
come
...
«
No
!
no
!
no
!
»
,
disse
convulso
Anania
,
torcendo
la
lettera
senza
leggerne
le
ultime
righe
.
«
Non
verrò
!
Sei
vile
,
vile
,
vile
!
Morrò
ma
non
mi
vedrai
mai
più
.
»
Coi
fogli
stretti
nel
pugno
si
gettò
sul
letto
,
e
nascose
il
viso
sul
guanciale
,
mordendolo
,
comprimendo
i
singhiozzi
che
gli
gonfiavano
la
gola
.
Un
fremito
di
passione
lo
percorreva
tutto
,
dai
piedi
alla
nuca
;
le
invocazioni
di
Margherita
gli
davano
un
desiderio
cupo
dei
baci
di
lei
,
e
a
lungo
lottò
acerbamente
contro
il
folle
bisogno
di
rileggere
la
lettera
sino
in
fondo
.
Ma
a
poco
a
poco
riprese
coscienza
di
sé
e
di
ciò
che
provava
.
Gli
parve
di
aver
veduto
Margherita
nuda
,
e
di
sentire
per
lei
un
amore
delirante
e
un
disgusto
così
profondo
che
annientava
lo
stesso
amore
.
Come
ella
era
vile
!
Vile
sino
alla
spudoratezza
.
Vile
e
coscientemente
vile
.
La
Dea
ammantata
di
maestà
e
di
bontà
aveva
sciolto
i
suoi
veli
aurei
ed
appariva
ignuda
,
impastata
d
'
egoismo
e
di
crudeltà
;
la
Minerva
taciturna
apriva
le
labbra
per
bestemmiare
;
il
simbolo
s
'
apriva
,
si
spaccava
come
un
frutto
,
roseo
al
di
fuori
,
nero
e
velenoso
all
'
interno
.
Ella
era
la
Donna
,
completa
,
con
tutte
le
sue
feroci
astuzie
.
Ma
il
maggior
tormento
di
Anania
era
il
pensare
che
ella
indovinava
i
suoi
più
segreti
sentimenti
e
che
aveva
ragione
:
sopratutto
ragione
di
rimproverargli
l
'
inganno
usatole
,
e
di
pretendere
da
lui
il
compimento
dei
suoi
doveri
di
gratitudine
e
d
'
amore
.
«
È
finita
!
»
,
pensò
.
«
Doveva
finire
così
.
»
Si
rialzò
e
rilesse
la
lettera
:
ogni
parola
lo
offendeva
,
lo
disgustava
e
lo
umiliava
.
Margherita
dunque
lo
aveva
amato
per
compassione
,
pur
credendolo
vile
come
era
vile
lei
.
Ella
forse
aveva
sperato
di
farsi
di
lui
un
servo
compiacente
,
un
marito
umile
;
o
forse
non
aveva
pensato
a
nulla
di
tutto
questo
;
ma
lo
aveva
amato
solo
per
istinto
,
perché
era
stato
il
primo
a
baciarla
,
il
solo
a
parlarle
d
'
amore
.
«
Ella
non
ha
anima
!
»
,
pensò
il
disgraziato
.
«
Quando
io
deliravo
,
quando
io
salivo
alle
stelle
e
mi
esaltavo
per
sentimenti
sovrumani
,
ella
taceva
perché
nella
sua
anima
era
il
vuoto
,
ed
io
adoravo
il
suo
silenzio
che
mi
sembrava
divino
;
ella
ha
parlato
solo
quando
si
destarono
i
suoi
sensi
,
e
parla
ora
che
la
minaccia
il
pericolo
volgare
del
mio
abbandono
.
Non
ha
anima
né
cuore
.
Non
una
parola
di
pietà
:
non
il
pudore
di
mascherare
almeno
il
suo
egoismo
.
Eppoi
come
è
astuta
!
La
sua
lettera
è
copiata
e
ricopiata
,
sebbene
riveli
la
grossolana
ignoranza
di
lei
:
quanti
"
che
"
,
ci
sono
!
Mi
sembrano
martelli
,
pronti
a
fracassarmi
il
cranio
.
Le
ultime
righe
,
poi
,
sono
un
capolavoro
...
ella
sapeva
già
,
prima
di
scriverle
,
l
'
effetto
che
dovevano
produrre
...
ella
è
più
vecchia
di
me
...
ella
mi
conosce
perfettamente
,
mentre
io
comincio
appena
adesso
a
conoscerla
...
ella
vuole
attirarmi
al
convegno
perché
è
sicura
che
se
io
ci
vado
mi
inebrio
e
divento
vile
...
Inganno
!
inganno
!
inganno
!
Come
la
disprezzo
ora
!
Non
una
parola
buona
,
non
uno
slancio
generoso
,
niente
,
niente
!
Ah
,
che
rabbia
!
»
(
torse
di
nuovo
la
lettera
)
«
Vi
odio
tutti
;
vi
odierò
sempre
!
Voglio
essere
cattivo
anch
'
io
;
voglio
farvi
soffrire
,
schiantare
,
morire
...
Cominciamo
!
»
Prese
il
sacchettino
ancora
avvolto
nel
fazzoletto
di
colore
,
e
poco
dopo
lo
mandò
a
zia
Grathia
.
«
Tutto
è
finito
!
»
,
ripeteva
ogni
momento
.
E
gli
pareva
di
camminare
nel
vuoto
,
fra
nuvole
fredde
,
come
sul
Gennargentu
;
ma
adesso
invano
guardava
sotto
,
intorno
a
sé
:
non
via
di
scampo
;
tutto
nebbia
,
vertigine
,
orrore
.
Durante
la
giornata
pensò
cento
volte
al
suicidio
;
s
'
informò
se
poteva
presentarsi
subito
agli
esami
per
maestro
elementare
o
per
segretario
comunale
;
andò
nella
bettola
e
presa
fra
le
braccia
la
bella
Agata
(
già
fidanzata
con
Antonino
)
,
la
baciò
sulle
labbra
.
Turbini
di
odio
e
di
amore
per
Margherita
gli
attraversavano
l
'
anima
;
più
rileggeva
la
lettera
più
ella
gli
sembrava
perfida
;
più
sentiva
d
'
allontanarsele
più
l
'
amava
e
la
desiderava
.
Baciando
Agata
ricordava
l
'
impressione
violenta
che
il
bacio
della
bella
paesana
gli
aveva
destato
un
giorno
;
anche
allora
Margherita
era
tanto
lontana
da
lui
,
un
mondo
di
poesia
e
di
mistero
li
divideva
;
e
questo
stesso
mondo
,
crollato
,
li
divideva
ancora
.
«
Che
hai
?
»
,
gli
chiese
Agata
,
lasciandosi
baciare
.
«
Vi
siete
bisticciati
,
con
lei
?
Perché
mi
baci
?
»
«
Perché
mi
piaci
...
Perché
sei
puzzolente
...
»
«
Tu
hai
bevuto
»
,
diss
'
ella
,
ridendo
.
«
Se
ti
piacciono
le
donne
così
,
puoi
andare
da
Rebecca
...
Se
però
Margherita
viene
a
saperlo
!
»
«
Taci
!
»
,
diss
'
egli
,
adirandosi
.
«
Non
pronunziar
neppure
il
suo
nome
...
»
«
Perché
?
»
,
chiese
Agata
,
freddamente
maligna
.
«
Non
diverrà
mia
cognata
?
È
forse
diversa
da
noi
?
È
una
donna
come
noi
.
Perché
noi
siamo
povere
?
Chissà
poi
se
anch
'
ella
sarà
ricca
!
Se
fosse
stata
certa
di
ciò
,
forse
ti
avrebbe
tenuto
sempre
a
bada
finché
trovava
un
partito
migliore
di
te
!
»
«
Se
non
la
finisci
ti
batto
...
»
,
diss
'
egli
furibondo
.
Ma
l
'
insinuazione
di
Agata
accrebbe
i
suoi
sentimenti
:
oramai
egli
riteneva
Margherita
capace
di
tutto
.
Verso
sera
si
mise
a
letto
,
con
la
febbre
,
deciso
a
non
alzarsi
,
l
'
indomani
,
affinché
Margherita
venisse
a
sapere
ch
'
egli
era
malato
,
e
ne
soffrisse
.
Giunse
ad
immaginarsi
una
segreta
visita
di
lei
;
e
pensando
alla
scena
che
ne
sarebbe
seguita
,
tremava
di
dolcezza
.
Ma
ad
un
tratto
questo
sogno
gli
apparve
qual
era
,
puerilmente
sentimentale
,
e
ne
provò
vergogna
.
Si
alzò
ed
uscì
.
Alla
solita
ora
si
trovò
davanti
al
portone
di
Margherita
.
Ella
stessa
aprì
.
Si
abbracciarono
e
si
misero
entrambi
a
piangere
;
ma
appena
Margherita
cominciò
a
parlare
,
egli
sentì
un
invincibile
disgusto
per
lei
,
poi
un
senso
di
gelo
.
No
,
egli
non
l
'
amava
più
,
non
la
desiderava
più
.
Si
alzò
e
andò
via
senza
pronunziar
parola
.
Giunto
in
fondo
alla
strada
tornò
indietro
,
s
'
appoggiò
al
portone
e
chiamò
:
«
Margherita
!
»
.
Ma
il
portone
rimase
chiuso
.
IX
.
20
settembre
Il
tuo
procedere
d
'
ieri
notte
mi
ha
finalmente
rivelato
il
tuo
carattere
ed
i
tuoi
sentimenti
.
Crederei
inutile
dirti
che
tutto
è
finito
e
inesorabilmente
fra
noi
,
se
tu
non
prendessi
il
mio
silenzio
per
un
segno
di
attesa
umiliante
.
Addio
dunque
e
per
sempre
.
M
.
PS
Desidero
riavere
le
mie
lettere
:
-
io
ti
restituirò
le
tue
.
Nuoro
,
20
settembre
Caro
padrino
,
Volevo
io
stesso
venire
da
Lei
per
dichiararle
a
voce
quanto
sto
per
scriverle
,
ma
in
questo
momento
ricevo
da
Fonni
la
notizia
che
mia
madre
trovasi
là
gravemente
malata
e
sono
costretto
a
partire
immediatamente
.
Ecco
dunque
quanto
volevo
dirle
.
Sua
figlia
mi
avverte
che
ritira
la
promessa
di
matrimonio
,
stretta
fra
noi
con
consentimento
Suo
.
Margherita
Le
spiegherà
meglio
,
se
già
non
lo
ha
fatto
,
il
perché
di
questa
sua
decisione
,
da
me
pienamente
accettata
.
I
nostri
caratteri
sono
troppo
diversi
perché
noi
possiamo
andare
d
'
accordo
;
per
fortuna
nostra
,
ed
anche
delle
persone
che
ci
amano
,
abbiamo
fatto
in
tempo
questa
triste
scoperta
,
che
se
ci
rende
infelici
adesso
,
impedisce
però
un
errore
che
poteva
causare
la
disgrazia
di
tutta
la
nostra
vita
.
Sua
figlia
sarà
certamente
fortunata
quanto
merita
,
e
incontrerà
un
uomo
degno
di
lei
;
nessuno
più
di
me
le
augura
ogni
felicità
;
io
...
seguirò
il
mio
destino
...
Ah
,
caro
padrino
,
rileggendo
questa
mia
lettera
,
dopo
le
spiegazioni
che
Le
darà
Sua
figlia
,
non
mi
accusi
d
'
ingratitudine
e
d
'
orgoglio
.
No
,
qualunque
cosa
succeda
,
resti
io
libero
o
no
di
compiere
gravissimi
doveri
verso
una
madre
infelice
,
io
considero
finito
ogni
rapporto
fra
me
e
la
Sua
famiglia
;
ma
nel
mio
cuore
conserverò
sempre
,
fino
all
'
ultimo
soffio
di
vita
,
la
riconoscenza
e
sopratutto
la
venerazione
per
Lei
.
In
quest
'
ora
dolorosa
della
mia
vita
,
mentre
gli
avvenimenti
mi
spingono
a
disperare
di
tutto
e
di
tutti
,
e
specialmente
di
me
stesso
,
la
sua
figura
,
padrino
,
la
sua
figura
onesta
e
buona
mi
guida
ancora
,
come
mi
guidò
fin
dal
primo
giorno
che
La
conobbi
;
e
mi
fa
ancora
credere
che
esista
la
bontà
umana
.
E
il
dovere
della
riconoscenza
verso
di
Lei
mi
anima
ancora
a
vivere
,
mentre
la
luce
della
vita
mi
manca
intorno
...
Altro
non
so
dirle
:
ma
l
'
avvenire
Le
dimostrerà
meglio
i
miei
sentimenti
,
e
,
spero
,
non
le
permetterà
di
pentirsi
di
avermi
fatto
del
bene
.
Suo
sempre
riconoscentissimo
Anania
Atonzu
Verso
le
tre
del
pomeriggio
Anania
era
già
in
viaggio
verso
Fonni
,
su
un
vecchio
cavallo
cieco
d
'
un
occhio
,
che
in
verità
non
procedeva
come
l
'
occasione
avrebbe
richiesto
.
Ma
,
ahimè
,
perché
nasconderlo
?
Anania
non
aveva
fretta
,
sebbene
il
carrozziere
,
per
mezzo
del
quale
zia
Grathia
aveva
mandato
la
notizia
del
grave
stato
di
Olì
,
avesse
detto
:
«
Bisogna
che
vostè
parta
subito
;
forse
troverà
la
donna
già
morta
»
.
Per
un
pezzo
Anania
pensò
solamente
alla
lettera
ch
'
egli
stesso
,
passando
a
cavallo
,
aveva
consegnato
alla
serva
del
signor
Carboni
.
«
Egli
mi
disprezzerà
»
,
pensava
.
«
Darà
ragione
a
sua
figlia
quando
essa
gli
avrà
esposto
le
mie
strane
pretese
.
Sì
,
qualunque
donna
avrebbe
agito
come
ha
agito
lei
;
io
ho
avuto
torto
,
ma
con
qualunque
donna
anch
'
io
avrei
agito
come
ho
agito
con
lei
.
»
Poi
ripensò
alle
ultime
righe
della
sua
lettera
.
«
Faranno
buona
impressione
.
Forse
dovevo
aggiungere
che
il
torto
è
tutto
mio
,
ma
che
non
potevo
agire
altrimenti
:
ma
no
,
essi
non
potrebbero
capirmi
,
come
non
potranno
mai
perdonarmi
.
Tutto
è
finito
.
»
E
all
'
improvviso
sentì
un
impeto
di
gioia
ricordandosi
che
sua
madre
moriva
;
ma
subito
cercò
di
inorridire
di
se
stesso
.
«
Sono
un
piccolo
mostro
»
,
pensò
;
ma
la
sua
gioia
era
così
profonda
e
crudele
che
le
stesse
parole
«
piccolo
mostro
»
gli
parvero
qualche
cosa
di
buffo
e
lo
esilararono
.
Dopo
un
momento
,
però
,
sentì
davvero
orrore
di
ciò
che
provava
.
«
Ella
muore
»
,
pensò
,
«
e
sono
io
che
la
uccido
:
ella
muore
di
paura
,
di
rimorso
,
di
dolore
.
Sì
,
io
l
'
ho
vista
l
'
altro
giorno
ripiegarsi
,
restringersi
,
con
gli
occhi
pieni
di
disperazione
:
le
mie
parole
l
'
hanno
ferita
come
pugnalate
.
Che
cosa
lurida
è
il
cuore
umano
!
Ecco
che
io
gioisco
del
mio
delitto
,
e
godo
come
un
prigioniero
che
riacquista
la
libertà
dopo
aver
ucciso
il
carceriere
,
-
mentre
accuso
di
viltà
Margherita
e
la
disprezzo
perché
ella
dice
sinceramente
di
non
potere
amare
una
donna
perduta
.
Ah
,
io
sono
ben
più
vile
;
cento
volte
più
vile
di
lei
.
Ma
posso
io
sentire
altrimenti
?
Qual
turbine
di
contraddizioni
spaventevoli
,
qual
forza
malvagia
trascina
e
contorce
l
'
anima
umana
?
E
perché
,
anche
comprendendo
e
aborrendo
questa
forza
,
non
possiamo
vincerla
?
Il
Dio
che
governa
l
'
universo
è
il
Male
,
un
Dio
mostruoso
che
vive
entro
di
noi
come
il
fulmine
nell
'
aria
.
E
chissà
,
forse
,
mentre
io
mi
rallegro
per
la
probabile
morte
di
quella
disgraziata
,
questa
potenza
infernale
che
ci
opprime
e
ci
deride
fa
migliorare
l
'
infelice
,
e
la
farà
guarire
per
mio
castigo
»
.
Questo
pensiero
lo
rattristò
di
nuovo
;
ed
egli
sentì
orrore
della
sua
tristezza
,
come
aveva
sentito
orrore
della
sua
gioia
:
ma
non
poté
vincere
né
l
'
una
né
l
'
altra
.
Il
tramonto
lo
avvolse
mentre
egli
saliva
da
Mamojada
a
Fonni
:
un
velo
di
dolcezza
stendevasi
sul
grande
paesaggio
roseo
:
le
ombre
che
si
allungavano
soavemente
sul
tappeto
dorato
delle
stoppie
davano
l
'
idea
di
persone
dormienti
,
e
le
montagne
rosee
si
fondevano
col
cielo
roseo
,
ove
la
luna
mostrava
già
la
sua
unghia
di
perla
.
Anania
cominciò
a
sentirsi
meno
cattivo
;
anche
l
'
anima
sua
s
'
elevava
verso
un
paesaggio
mistico
e
puro
.
«
Un
tempo
ho
creduto
di
esser
buono
»
,
egli
pensava
:
«
inganno
,
sempre
inganno
.
Pensando
a
lei
mi
esaltavo
come
quando
pensavo
a
Margherita
:
mi
pareva
di
amarla
e
di
poterla
redimere
,
e
di
rendere
così
la
mia
esistenza
utile
.
Invece
l
'
ho
uccisa
.
Che
farò
ora
?
Che
ne
farò
della
mia
libertà
?
Della
mia
"
miserabile
tranquillità
"
?
Non
sarò
mai
più
felice
;
non
crederò
più
né
agli
altri
né
a
me
stesso
.
Ora
sì
,
ora
capisco
che
cosa
è
l
'
uomo
:
è
una
vana
fiamma
che
passa
nella
vita
e
incenerisce
tutto
ciò
che
tocca
,
e
si
spegne
quando
non
ha
più
nulla
da
distruggere
...
»
.
A
misura
che
egli
saliva
,
il
sole
calava
:
era
un
tramonto
meraviglioso
.
Passando
sotto
un
albero
egli
fermò
il
cavallo
per
contemplare
uno
squarcio
di
paesaggio
che
sembrava
un
quadro
simbolico
:
le
montagne
s
'
eran
fatte
violette
;
una
lunga
nuvola
dello
stesso
colore
oscurava
l
'
orizzonte
in
alto
:
fra
la
nuvola
e
le
montagne
il
cielo
d
'
oro
e
un
grande
sole
cremisi
senza
raggi
.
In
quel
momento
,
non
seppe
perché
,
Anania
si
sentì
buono
buono
e
triste
.
Arrivò
a
desiderare
sinceramente
la
guarigione
di
sua
madre
:
gli
parve
di
provare
una
infinita
pietà
per
lei
,
e
il
bel
sogno
infantile
,
d
'
una
vita
di
sacrifizio
dedicata
interamente
alla
redenzione
dell
'
infelice
,
gli
brillò
nell
'
anima
,
grande
e
melanconico
come
quel
sole
morente
.
Ma
ad
un
tratto
s
'
accorse
che
egli
faceva
quel
sogno
esclusivamente
per
sé
,
-
perché
ormai
non
gliene
restava
altro
,
-
e
paragonò
la
sua
tardiva
generosità
ad
un
arcobaleno
incurvato
sopra
una
campagna
devastata
dall
'
uragano
;
splendore
inutile
.
«
Che
farò
io
?
»
,
ripeté
disperandosi
nuovamente
.
«
Non
amerò
più
,
non
crederò
più
.
Il
romanzo
della
mia
vita
è
finito
.
Finito
a
ventidue
anni
,
quando
per
gli
altri
i
romanzi
cominciano
.
»
Arrivò
a
Fonni
ch
'
era
già
notte
.
La
luna
nuova
cadeva
sul
cielo
lucido
frastagliato
dal
profilo
nero
dei
tetti
di
scheggia
;
l
'
aria
era
freschissima
,
profumata
;
si
udivano
distintamente
i
tintinnii
delle
capre
ritornanti
dal
pascolo
,
il
passo
dei
cavalli
,
i
latrati
dei
cani
;
ed
Anania
pensò
a
Zuanne
e
ricordò
l
'
infanzia
lontana
come
non
l
'
aveva
ricordata
durante
la
sua
prima
gita
a
Fonni
.
Il
suo
arrivo
davanti
alla
casa
della
vedova
richiamò
ai
finestrini
,
alle
porticine
,
ai
poggiuoli
di
legno
delle
casette
attigue
,
molte
teste
curiose
.
Dovevano
aspettarlo
:
un
bisbiglìo
misterioso
sorse
intorno
,
ed
egli
se
ne
sentì
come
avvolto
,
e
gli
parve
che
una
rete
pesante
lo
stringesse
tutto
e
lo
attirasse
giù
,
in
un
abisso
di
tenebre
.
«
Deve
esser
morta
!
»
,
pensò
,
smontando
dal
vecchio
cavallo
che
rimase
immobile
.
Zia
Grathia
apparve
subito
sulla
porticina
,
con
un
lume
in
mano
:
era
più
cadaverica
del
solito
,
con
gli
occhietti
rossi
affondati
in
un
gran
cerchio
livido
.
Anania
la
guardò
inquieto
.
«
Come
sta
?
»
,
chiese
,
sforzandosi
a
render
la
sua
voce
desolata
.
«
Ah
,
sta
bene
!
Ha
finito
la
sua
penitenza
terrestre
!
»
,
rispose
la
vecchia
con
tragica
solennità
.
Anania
capì
che
sua
madre
era
morta
:
non
se
ne
rattristò
troppo
,
ma
non
ne
provò
neppure
sollievo
.
«
Dio
!
Dio
!
Ma
perché
non
avvertirmi
?
A
che
ora
è
spirata
?
Posso
almeno
vederla
?
»
,
chiese
,
con
ansia
in
parte
vera
e
in
parte
finta
,
entrando
nella
cucina
illuminata
da
un
gran
fuoco
.
Seduto
accanto
al
focolare
vide
un
paesano
che
pareva
un
sacerdote
egizio
pallido
,
con
una
lunga
barba
nerissima
quadrata
,
e
due
occhi
neri
rotondi
spalancati
.
Lo
strano
tipo
,
che
teneva
fra
le
mani
un
grosso
rosario
nero
,
guardò
ferocemente
Anania
,
e
il
giovine
se
ne
accorse
e
cominciò
a
sentire
una
misteriosa
inquietudine
.
Una
idea
terribile
gli
balenò
in
mente
.
Ricordò
l
'
aria
impacciata
del
carrozziere
che
gli
aveva
recato
la
notizia
della
grave
malattia
di
sua
madre
;
ripensò
che
pochi
giorni
prima
Olì
era
sofferente
,
ma
non
malata
,
e
capì
che
gli
si
voleva
nascondere
qualche
cosa
di
truce
.
Intanto
la
vedova
,
rimasta
accanto
alla
porta
,
diceva
al
paesano
:
«
Fidele
,
bada
al
cavallo
:
ecco
,
la
paglia
è
là
.
Muoviti
»
.
«
A
che
ora
è
morta
?
»
,
chiese
Anania
,
rivolgendosi
anch
'
egli
al
paesano
,
i
cui
occhi
neri
rotondi
come
due
buchi
lo
suggestionavano
stranamente
.
«
Alle
due
!
»
,
rispose
una
voce
di
basso
profondo
.
«
Alle
due
!
Ho
ricevuto
la
notizia
a
quell
'
ora
,
io
!
Ah
,
perché
non
avvertirmi
prima
?
»
«
Che
potevi
fare
?
»
,
osservò
la
vedova
,
che
badava
sempre
al
cavallo
.
«
Muoviti
,
Fidele
,
figlio
»
aggiunse
con
un
po
'
di
impazienza
.
«
Perché
non
avvertirmi
?
»
,
ripeté
Anania
con
voce
lamentosa
,
curvandosi
automaticamente
per
togliersi
lo
sprone
.
«
Ma
che
cosa
ha
avuto
?
Ma
il
medico
,
dunque
?
...
Dio
,
Dio
mio
...
io
non
sapevo
niente
!
Ora
vado
a
vederla
.
»
Si
avanzò
verso
la
scaletta
;
ma
zia
Grathia
,
sempre
col
lume
in
mano
,
lo
rincorse
e
lo
afferrò
per
un
braccio
.
«
Che
cosa
,
figlio
?
...
Ma
che
cosa
tu
vuoi
vedere
?
...
Un
cadavere
!
»
,
gridò
,
quasi
spaventata
.
Allora
egli
si
turbò
profondamente
.
«
Nonna
!
Nonna
mia
;
credete
che
io
abbia
paura
?
Andiamo
!
»
«
Bene
,
andiamo
...
Aspetta
!
»
,
disse
la
vecchia
,
e
lo
precedette
su
per
la
scaletta
di
legno
:
la
sua
ombra
deforme
tremolò
sul
muro
,
allungandosi
fino
al
tetto
.
Davanti
all
'
uscio
della
cameretta
ove
giaceva
la
morta
,
zia
Grathia
si
fermò
esitando
,
e
strinse
nuovamente
il
braccio
di
Anania
;
egli
si
accorse
che
la
vecchia
tremava
,
e
,
non
seppe
perché
,
anch
'
egli
sentì
un
brivido
.
«
Figlio
»
,
disse
zia
Grathia
a
bassa
voce
,
quasi
in
segreto
,
«
non
spaventarti
.
»
Egli
impallidì
;
il
pensiero
che
da
qualche
momento
lo
tormentava
,
deforme
e
mostruoso
come
le
ombre
tremolanti
sui
muri
,
prese
forma
e
gli
riempì
l
'
anima
di
terrore
.
«
Che
è
?
»
,
gridò
,
indovinando
intera
l
'
orrenda
verità
.
«
Sia
fatta
la
volontà
del
Signore
...
»
«
Si
è
uccisa
?
»
«Sì...»
«
Oh
,
Dio
!
Oh
,
che
orrore
!
»
Egli
gridò
due
volte
,
e
gli
parve
che
i
capelli
gli
si
rizzassero
sul
capo
,
e
sentì
la
sua
voce
risonare
nel
lugubre
silenzio
della
casetta
.
Ma
subito
si
dominò
,
e
spinse
l
'
uscio
.
Sul
lettuccio
,
dove
egli
aveva
dormito
,
vide
il
cadavere
di
Olì
,
delineato
dal
lenzuolo
che
lo
copriva
;
per
le
imposte
aperte
entrava
l
'
aria
fresca
della
sera
,
e
la
fiammella
di
un
cero
,
che
ardeva
accanto
al
letto
,
pareva
volesse
volar
via
,
fuggirsene
per
la
notte
fragrante
.
Anania
s
'
avvicinò
subito
al
letto
,
e
cautamente
,
quasi
temendo
di
svegliarlo
,
scoprì
il
cadavere
.
Una
benda
coperta
di
macchie
già
secche
di
sangue
nerastro
fasciava
il
collo
,
passava
sotto
il
mento
e
sulle
orecchie
e
si
annodava
tra
i
folti
capelli
neri
della
morta
;
in
questo
cerchio
tragico
il
viso
di
lei
si
disegnava
grigiastro
,
con
la
bocca
ancora
contorta
per
lo
spasimo
:
attraverso
le
grandi
palpebre
socchiuse
si
scorgeva
la
linea
vitrea
degli
occhi
.
Anania
capì
subito
che
Olì
s
'
era
recisa
la
carotide
.
Colpito
sinistramente
dalle
macchie
di
sangue
,
ricoprì
il
viso
della
morta
,
lasciando
solo
scoperti
i
capelli
che
si
aggrovigliavano
sull
'
alto
del
guanciale
:
i
suoi
occhi
s
'
erano
riempiti
di
terrore
,
la
sua
bocca
si
contorse
alquanto
,
quasi
imitando
la
contrazione
spasmodica
della
bocca
di
Olì
.
«
Dio
!
Dio
!
Che
orrore
,
che
orrore
!
»
,
egli
disse
,
intrecciando
disperatamente
le
dita
e
scuotendo
le
mani
.
«
Il
sangue
!
Ha
sparso
il
sangue
!
Ma
come
ha
fatto
,
dunque
,
come
ha
potuto
?
Ma
come
ha
fatto
?
Ma
si
è
dunque
tagliata
la
gola
?
Che
orrore
!
Che
errore
fu
il
mio
!
Dio
!
Dio
!
...
No
,
zia
Grathia
,
non
chiudete
...
io
soffoco
.
Sono
stato
io
a
dirle
di
uccidersi
...
Ah
!
ah
!
ah
!
»
Egli
singhiozzò
,
senza
lacrime
,
soffocato
da
un
impeto
di
rimorso
e
di
orrore
.
«
Ella
è
morta
disperata
»
,
disse
poi
,
«
ed
io
non
le
ho
detto
una
sola
parola
di
conforto
.
Dopo
tutto
ella
era
mia
madre
,
ed
ha
sofferto
nel
mettermi
al
mondo
.
Ed
io
...
l
'
ho
uccisa
...
ed
io
vivo
!
»
Mai
,
come
in
quel
momento
,
davanti
al
terribile
mistero
della
morte
,
egli
aveva
sentito
tutta
la
grandezza
ed
il
valore
della
vita
.
Vivere
!
Non
bastava
soltanto
vivere
,
muoversi
,
sentire
la
brezza
profumata
mormorare
nella
notte
serena
,
per
essere
felici
?
La
vita
!
La
cosa
più
bella
e
più
sublime
che
una
volontà
eterna
ed
infinita
abbia
potuto
creare
!
Ed
egli
viveva
;
ed
egli
doveva
la
vita
alla
misera
creatura
che
ora
gli
stava
davanti
immobile
e
priva
di
questo
sommo
bene
.
Perché
egli
non
aveva
mai
pensato
a
questo
?
Ah
,
egli
non
aveva
mai
capito
il
valore
della
vita
,
perché
non
aveva
mai
veduto
da
vicino
l
'
orrore
e
il
vuoto
della
morte
.
Ed
ecco
ella
,
ella
sola
s
'
era
riserbata
il
compito
di
rivelargli
col
dolore
della
sua
morte
,
la
gloria
suprema
di
vivere
:
ella
,
a
prezzo
della
sua
propria
vita
,
lo
faceva
nascere
una
seconda
volta
,
e
questa
nuova
vita
era
incommensurabilmente
più
grande
della
prima
.
Come
un
velo
gli
cadde
dagli
occhi
;
egli
vide
tutta
la
meschinità
delle
sue
passioni
,
dei
suoi
odi
e
dei
suoi
dolori
passati
.
Egli
aveva
sofferto
perché
sua
madre
aveva
peccato
,
perché
lo
aveva
abbandonato
ed
era
vissuta
nella
colpa
!
Sciocco
!
Che
importava
tutto
ciò
?
Che
importavano
queste
sfumature
nel
quadro
grandioso
della
vita
?
Non
bastava
che
Olì
lo
avesse
fatto
nascere
,
perché
ella
rappresentasse
per
lui
la
più
meritevole
delle
creature
,
la
madre
,
ed
egli
dovesse
amarla
ed
esserle
riconoscente
?
Egli
singhiozzò
ancora
:
ma
attraverso
la
sua
angoscia
sentiva
sempre
più
intensa
la
gioia
di
vivere
.
Sì
,
egli
soffriva
:
dunque
viveva
.
La
vedova
gli
si
avvicino
,
prese
fra
le
sue
le
mani
di
lui
,
strette
convulsivamente
,
lo
confortò
,
gli
fece
coraggio
,
poi
lo
supplicò
d
'
allontanarsi
.
«
Andiamo
giù
,
figlio
,
andiamo
.
No
,
non
tormentarti
:
ella
è
morta
perché
doveva
morire
.
Tu
hai
fatto
il
tuo
dovere
,
ed
essa
...
forse
anch
'
essa
fece
il
suo
,
sebbene
il
Signore
ci
abbia
dato
la
vita
per
penitenza
,
imponendoci
di
vivere
...
Andiamo
giù
.
»
«
Era
giovane
ancora
!
»
,
disse
Anania
,
calmandosi
alquanto
e
fissando
i
capelli
neri
della
morta
.
«
No
,
non
ho
paura
,
zia
Grathia
,
aspettate
,
restate
un
momento
.
Quanti
anni
aveva
?
Trentotto
?
Ditemi
»
,
chiese
poi
,
«
a
che
ora
è
morta
?
Come
ha
fatto
?
Raccontatemi
tutto
.
È
stato
qui
il
pretore
?
»
.
«
Andiamo
;
ti
dirò
tutto
,
vieni
»
,
ripeteva
zia
Grathia
,
dirigendosi
verso
l
'
uscio
.
Ma
egli
non
si
mosse
:
guardava
sempre
i
capelli
della
morta
,
meravigliandosi
che
fossero
così
neri
ed
abbondanti
,
ed
avrebbe
voluto
ricoprirli
col
lenzuolo
,
ma
provava
una
strana
paura
ad
avvicinarsi
nuovamente
al
cadavere
.
La
vedova
tornò
presso
il
letto
,
ricoprì
i
capelli
,
e
preso
Anania
per
la
mano
lo
trascinò
fuori
.
Egli
si
voltò
per
guardare
il
tavolinetto
appoggiato
al
muro
,
ai
piedi
del
letto
;
poi
,
quando
furono
usciti
,
si
mise
a
sedere
su
un
gradino
della
scala
.
La
vedova
depose
il
lume
per
terra
,
sedette
anch
'
essa
sulla
scaletta
,
e
cominciò
a
narrare
una
lunga
storia
,
della
quale
Anania
serbò
sempre
nella
memoria
questi
tristi
frammenti
:
«
Ella
diceva
sempre
,
sempre
:
"
Oh
,
me
ne
andrò
,
vedrete
,
me
ne
andrò
,
anche
se
egli
non
vuole
.
Gli
feci
abbastanza
del
male
,
zia
Grathia
mia
:
ora
bisogna
che
lo
liberi
di
me
,
in
modo
che
egli
non
senta
più
il
mio
nome
.
Lo
abbandonerò
una
seconda
volta
,
ora
che
non
vorrei
lasciarlo
più
...
lo
abbandonerò
nuovamente
per
espiare
la
colpa
del
primo
abbandono
...
"
»
.
«
Ella
fece
arrotare
il
coltello
a
serramanico
,
che
teneva
sempre
con
sé
...
»
«...Quando
ricevemmo
il
sacchettino
entro
il
fazzoletto
colorato
,
ella
diventò
livida
;
poi
squarciò
un
po
'
il
sacchettino
e
pianse
...
»
«...Sì,
ella
s
'
è
tagliata
la
gola
.
Sì
,
stamattina
alle
sei
,
mentre
io
ero
alla
fontana
.
Quando
rientrai
la
trovai
in
un
lago
di
sangue
:
era
ancora
viva
,
con
gli
occhi
spalancati
orribilmente
...
»
«...Tutta
la
giustizia
,
-
il
brigadiere
,
il
pretore
,
il
cancelliere
,
-
invase
la
casa
.
Ah
,
pareva
l
'
inferno
!
Il
popolo
s
'
affollò
nella
strada
,
le
donne
piangevano
come
bambine
.
Il
pretore
sequestrò
il
coltello
,
mi
guardò
con
occhi
terribili
,
mi
chiese
se
tu
avevi
minacciato
tua
madre
.
Poi
vidi
che
anch
'
egli
aveva
le
lagrime
agli
occhi
...
»
«
Ella
visse
fin
quasi
a
mezzogiorno
;
agonia
per
tutti
.
Figlio
,
tu
sai
se
nella
mia
vita
io
vidi
cose
terribili
;
ma
nessuna
come
questa
.
No
,
non
si
muore
di
dolore
e
di
pietà
,
poiché
io
oggi
non
sono
morta
.
Ah
,
perché
siamo
nati
?
»
ella
concluse
,
piangendo
.
Anania
provò
un
indicibile
turbamento
nel
veder
piangere
quella
donna
strana
,
che
il
dolore
pareva
avesse
da
lungo
tempo
pietrificato
;
ma
egli
,
egli
che
la
notte
prima
aveva
pianto
d
'
amore
fra
le
braccia
di
Margherita
,
egli
non
poté
piangere
di
rimorso
e
d
'
angoscia
:
solo
qualche
singhiozzo
convulso
gli
stringeva
ogni
tanto
la
gola
.
Si
alzò
e
pregò
la
vedova
di
lasciarlo
rientrare
un
momento
nella
camera
.
«
Voglio
vedere
una
cosa
...
»
disse
,
con
voce
tremula
da
bambino
.
La
vedova
riprese
il
lume
,
riaperse
l
'
uscio
,
lasciò
passare
Anania
,
e
attese
:
così
triste
e
nera
,
con
quell
'
antica
lucerna
di
ferro
in
mano
,
ella
pareva
la
figura
della
Morte
in
attesa
vigilante
.
Anania
si
avvicinò
in
punta
di
piedi
al
tavolinetto
,
sul
quale
aveva
notato
il
suo
sacchettino
,
squarciato
,
deposto
su
un
piatto
di
vetro
.
Prima
di
toccarlo
lo
guardò
quasi
con
diffidenza
,
poi
lo
prese
e
lo
vuotò
.
Ne
uscì
fuori
una
pietruzza
gialla
,
e
cenere
,
cenere
annerita
dal
tempo
.
Cenere
!
Anania
palpò
a
lungo
,
con
tutte
e
due
le
mani
,
quella
cenere
nera
che
forse
era
l
'
avanzo
di
qualche
ricordo
d
'
amore
di
sua
madre
;
quella
cenere
che
aveva
posato
lungamente
sul
suo
petto
,
sentendone
i
palpiti
più
profondi
.
E
in
quell
'
ora
memoranda
della
sua
vita
,
della
quale
capiva
di
non
sentire
ancora
tutta
la
solenne
significazione
,
quel
mucchiettino
di
cenere
gli
parve
un
simbolo
del
destino
.
Sì
,
tutto
era
cenere
:
la
vita
,
la
morte
,
l
'
uomo
;
il
destino
stesso
che
la
produceva
.
Eppure
,
in
quell
'
ora
suprema
,
vigilato
dalla
figura
della
vecchia
fatale
che
sembrava
la
Morte
in
attesa
,
e
davanti
alla
spoglia
della
più
misera
delle
creature
umane
,
che
dopo
aver
fatto
e
sofferto
il
male
in
tutte
le
sue
manifestazioni
era
morta
per
il
bene
altrui
,
egli
ricordò
che
fra
la
cenere
cova
spesso
la
scintilla
,
seme
della
fiamma
luminosa
e
purificatrice
,
e
sperò
,
e
amò
ancora
la
vita
.
FINE
Note
:
[
1
]
Olì
.
Rosalia
.
[
2
]
Segnare
i
cespugli
,
cioè
legarli
con
un
nastro
affinché
nessuno
li
tocchi
.
[
3
]
Accusorgios
.
Tesori
nascosti
.
[
4
]
bardana
,
da
gualdana
,
impresa
brigantesca
per
la
quale
si
radunavano
in
gran
numero
malfattori
armati
che
andavano
così
uniti
ad
assaltare
un
ovile
,
una
casa
,
a
rapire
un
armento
,
a
commettere
una
grassazione
.
[
5
]
Capo
di
Sopra
.
La
provincia
di
Sassari
.
[
6
]
Al
beato
.
Al
morto
.
[
7
]
Scandule
.
Scheggie
.
[
8
]
Cuculo
bello
agreste
,
Dimmi
che
ora
è
.
[
9
]
Cuculo
bello
del
mare
,
Dimmi
quanti
anni
ci
vogliono
ancora
perché
io
mi
sposi
?
[
10
]
Cuculo
bello
del
giglio
,
Quanti
anni
ci
vogliono
ancora
perché
io
abbia
un
figlio
?
[
11
]
Cuculo
bello
di
sorella
,
Quanti
anni
ci
vogliono
perché
io
muoia
?
[
12
]
La
rezetta
:
questi
sacchettini
-
amuleti
contengono
o
scongiuri
o
preghiere
scritte
su
un
foglietto
di
carta
,
o
erbe
e
fiori
raccolti
la
notte
di
San
Giovanni
,
o
pezzetti
di
carbone
,
cenere
,
frammenti
della
vera
croce
,
ecc
.
[
13
]
Tu
vuoi
tirar
fuori
di
tasca
le
tue
corna
per
mettertele
sul
capo
.
Espressione
locale
.
Fare
scandalo
a
proprio
danno
.
[
14
]
Non
prenderti
poi
la
porzione
più
grande
.
Espressione
locale
.
Offendersi
,
mentre
si
ha
torto
.
[
15
]
Sa
Gattu
.
Il
Gatto
.
[
16
]
Ogni
persona
viva
Porta
pidocchi
E
tu
che
lo
stai
dicendo
Ce
ne
hai
uno
che
cammina
Sul
colletto
.
[
17
]
Ascusorju
.
Nascondiglio
contenente
un
tesoro
.
[
18
]
Maria
Iscorronca
.
Nomignolo
spregiativo
che
equivale
a
strega
o
a
qualcosa
di
simile
.
[
19
]
...
dolce
di
scorze
d
'
arancio
,
mandorle
e
miele
...
È
l
'
aranciata
,
con
la
quale
forse
il
Sardo
primitivo
ha
voluto
imitare
o
riprodurre
il
favo
del
miele
,
del
quale
realmente
l
'
aranciata
prende
la
forma
,
il
colore
ed
anche
un
po
'
la
sostanza
.
[
20
]
Galanu
meu
.
Bello
mio
.
[
21
]
Sas
manos
siccas
.
Ti
si
rattrappiscano
le
mani
.
[
22
]
Anninia
.
Ninna
-
nanna
.
[
23
]
Jana
.
Fata
nana
delle
tradizioni
sarde
.
[
24
]
Patiu
.
Il
cortile
,
o
meglio
una
specie
di
terrapieno
che
circonda
quasi
tutti
i
nuraghes
.
[
25
]
A
servizio
del
re
.
Il
carcere
.
[
26
]
Usciu
,
usssciuu
!
.
Voce
per
allontanare
i
gatti
.
[
27
]
Nonna
.
Madrina
.
[
28
]
Malune
.
Recipiente
di
sughero
.
[
29
]
Come
mi
vedi
,
mi
scrivi
.
Espressione
locale
:
«
Non
ho
altro
che
quel
che
ho
indosso
»
.