Narrativa ,
I
La
Rivista
Policarpo
De
-
Tappetti
,
incauto
padre
e
scrivano
presso
il
Fondo
per
il
culto
,
ha
promesso
al
figlio
Agenore
,
sei
anni
e
quattro
mesi
,
di
condurlo
al
Macao
.
-
Agenore
-
gli
ha
detto
,
la
sera
del
sabato
,
con
accento
severo
-
tu
appartieni
a
una
nazione
di
ben
trenta
eziandio
milioni
di
abitanti
,
non
ficcarti
le
dita
nel
naso
!
a
una
nazione
che
è
stata
maestra
di
civiltà
....
non
grattarti
!
perdio
,
la
testa
,
quando
parla
papà
,
hai
capito
?
a
una
nazione
insomma
,
di
cui
è
operoso
scrivano
colui
che
ti
ha
messo
all
'
onore
del
mondo
.
Domani
è
la
festa
dello
Statuto
.
-
Papà
,
che
cos
'
è
lo
Statuto
?
-
Lo
Statuto
è
,
figlio
mio
,
quella
cosa
per
cui
non
c
'
è
che
la
gente
senza
educazione
,
che
finga
d
'
ignorare
i
proprii
doveri
,
tra
cui
,
te
lo
dico
una
volta
per
sempre
,
quello
di
ubbidire
mammà
e
papà
,
e
di
non
fare
certe
risposte
;
che
non
le
farebbe
neanche
un
monello
di
strada
.
Sono
le
sette
di
mattina
.
Casa
De
-
Tappetti
pare
un
inferno
.
La
signora
Eufemia
,
tutta
discinta
,
con
le
papillotes
in
testa
,
mette
sossopra
i
cassettoni
,
e
butta
in
aria
quanto
trova
,
cercando
un
involtino
di
carta
azzurra
,
contenente
una
dozzina
di
bottoni
per
camicia
.
Policarpo
è
in
mutande
,
coi
piedi
infilati
in
un
paio
di
ciabatte
,
che
ogni
tanto
gli
scappano
,
insieme
con
la
pazienza
maritale
e
paterna
.
Egli
ha
in
mano
un
solino
finto
e
una
cravatta
di
seta
nera
,
veneranda
memoria
sopravvissuta
a
tempi
migliori
.
-
Per
bacco
baccaccio
!
-
egli
mormora
tra
i
denti
-
queste
cose
non
succedono
che
a
me
....
Non
c
'
è
una
camicia
a
cui
non
manchi
un
bottone
.
Specialmente
di
quelli
a
parte
di
dietro
.
Ma
dove
li
avete
gli
occhi
?
....
a
casa
del
diavolo
?
..
-
Sta
un
po
'
zitto
.
-
Zitto
,
un
corno
!
sarà
la
trentesima
volta
....
ma
che
dico
?
sarà
l
'
ottantesima
volta
che
trovo
la
camicia
senza
il
bottone
a
parte
di
dietro
....
Agenore
!
lascia
stare
l
'
orologio
.
Conoscerò
,
a
dire
poco
,
mille
persone
;
pure
tutte
hanno
i
bottoni
in
regola
.
-
Ma
finiscila
una
volta
....
ecco
,
li
ho
trovati
.
Rosa
!
un
ago
,
e
un
po
'
di
filo
bianco
.
-
Oh
!
non
si
troverà
né
ago
,
né
filo
,
ne
sono
sicuro
.
Serva
e
padrona
si
sbracciano
,
si
affannano
,
frugano
,
rifrugano
e
non
trovano
nulla
.
-
L
'
avevo
detto
io
!
Agenore
!
lascia
stare
l
'
orologio
.
-
Dimmi
-
soggiunse
la
moglie
tutta
stravolta
-
non
ti
basterebbe
uno
spillo
messo
per
bene
?
-
Sicuro
!
per
farmi
scoppiare
una
vena
.
-
Aspetta
....
ecco
l
'
ago
....
manca
il
filo
....
ah
!
un
po
'
di
filo
nero
.
-
Lo
sapevo
!
-
Papà
.
-
strilla
Agenore
-
non
mi
voglio
lavare
la
faccia
.
-
Non
ti
vergogni
,
sudicione
?
(
alla
serva
con
autorità
)
.
Rosa
,
non
risparmiate
il
sapone
,
specialmente
nel
collo
....
e
che
sia
pettinato
,
mi
raccomando
....
sangue
di
bacco
.
-
Che
cosa
c
'
è
?
-
Te
l
'
ho
detto
mille
volte
!
non
abbottonare
i
manichetti
delle
camicie
pulite
!...uno
si
infila
la
camicia
e
non
riesce
a
mettere
fuori
le
mani
.
Non
c
'
è
mai
stato
verso
....
mai
....
mai
....
-
T
'
ha
preso
il
nervoso
stamane
?
-
Sfido
io
!
guarda
l
'
orologio
,
son
già
le
otto
;
presto
,
il
mio
fazzoletto
bianco
,
quello
delle
feste
....
il
mio
fazzoletto
turchino
,
quello
per
il
naso
....
il
fazzoletto
rosso
,
di
seta
,
per
il
sudore
....
dopo
sette
anni
di
matrimonio
ho
sempre
da
chiedere
le
stesse
cose
.
Agenore
,
sei
pronto
?
..
il
mio
bastone
!
dammi
la
chiave
del
portone
....
me
la
voglio
cucire
in
tasca
!
non
c
'
è
caso
che
vi
ricordiate
di
darmela
....
Agenore
,
sei
pronto
?
..
l
'
astuccio
degli
occhiali
dov
'
è
....
non
si
trova
mai
....
già
!
l
'
avrete
dato
al
ragazzo
per
baloccarsi
,
si
capisce
questa
casa
è
un
inferno
...
dammi
un
giornale
.
-
Per
che
farne
?
-
Dammi
un
giornale
vecchio
....
si
sa
mai
....
quando
c
'
è
dei
ragazzi
....
Dio
,
come
stirano
queste
bretelle
!
e
il
gilet
poi
pare
un
sacco
....
te
l
'
avevo
detto
,
io
,
di
farmi
una
piccola
basta
di
dietro
?
-
Che
dici
?
-
Basta
di
dietro
!
...
sei
sorda
?
Finalmente
si
riesce
a
porre
sesto
a
tanta
confusione
.
Policarpo
dà
gli
ultimi
avvertimenti
al
figlio
,
e
presolo
per
mano
,
scende
le
scale
del
domicilio
,
in
via
dei
Coronari
,
attraversa
via
di
San
Luigi
dÈ
Francesi
,
pozzo
delle
Cornacchie
,
piazza
di
Pietra
,
via
delle
Muratte
,
e
per
l
'
Angelo
Custode
,
Si
spinge
verso
il
Macao
,
gridando
ogni
cinque
minuti
:
-
Non
cacciarti
tra
le
gambe
della
gente
....
sta
zitto
....
non
scendere
dal
marciapiede
,
non
vedi
che
ci
sono
i
legni
?
Dalle
finestre
pendono
le
bandiere
a
tre
colori
.
Agenore
opprime
di
domande
l
'
illustre
genitore
.
-
Papà
,
che
vuol
dire
tre
colori
?
-
Vuol
dire
che
l
'
Italia
è
divisa
in
tre
grandi
regioni
:
alta
Italia
,
Italia
centrale
e
Italia
meridionale
,
-
Meridionale
che
significa
?
-
Ch
'
è
mezzogiorno
.
-
L
'
ora
del
pranzo
!
papà
,
ho
fame
.
-
Non
si
dice
fame
:
le
persone
per
bene
dicono
:
appetito
.
-
Si
,
papà
!
ma
io
ho
fame
.
-
Appetito
.
-
Sì
,
papà
:
ho
anche
appetito
.
Comprami
una
ciambella
.
-
Mangiare
a
digiuno
fa
sempre
male
.
-
Io
mi
metto
a
piangere
.
-
E
io
ti
porto
a
casa
.
-
No
,
papà
;
voglio
vedere
la
rivista
;
piuttosto
piangerò
stasera
.
Non
so
come
Policarpo
e
suo
figlio
riescono
,
malgrado
la
folla
,
a
penetrare
nel
recinto
del
Macao
.
Enormi
spirali
di
polvere
salgono
al
cielo
,
simili
a
turbini
del
deserto
,
e
accecano
soldati
e
spettatori
.
I
reggimenti
,
immobili
,
paiono
muraglie
d
'
uomini
.
Lampeggiano
le
sciabole
dei
cavalleggieri
.
Il
generale
comandante
in
capo
galoppa
di
qua
,
di
là
,
facendo
ondeggiare
marzialmente
il
ricco
pennacchio
che
pare
una
nuvoletta
di
bianchi
vapori
.
Romba
il
cannone
.
Le
bande
musicali
suonano
l
'
inno
reale
.
Agenore
non
istà
piú
nella
pelle
.
Un
drappello
di
carabinieri
splendidi
,
come
campioni
di
un
torneo
,
entra
nel
recinto
.
Sono
i
corazzieri
.
Ecco
il
re
,
seguìto
da
un
codazzo
di
splendide
,
svariate
,
pittoresche
uniformi
.
-
Papà
!
Io
non
vedo
niente
;
qual
è
il
re
?
..
-
Vedi
:
è
quello
laggiú
,
pallido
,
con
quei
grandi
baffi
....
non
lo
vedi
?
-
Li
hanno
tutti
i
baffi
.
-
Non
capisci
niente
.
Non
mi
seccare
.
-
Lo
so
che
non
capisco
:
ma
la
mamma
dice
sempre
:
"
Papà
non
sa
mai
quello
che
si
dica
"
Policarpo
dà
un
'
occhiata
fulminante
al
piccolo
Agenore
,
che
si
ficca
il
dito
nelle
narici
.
-
Via
quel
dito
!
-
Tu
ce
lo
metti
sempre
e
nessuno
ti
dice
nulla
.
Ah
,
quando
sarò
grande
!
Policarpo
trascina
il
figlio
sul
piazzale
dell
'
Indipendenza
.
C
'
è
un
quadrato
di
fanteria
e
un
quadrato
di
curiosi
;
molte
signore
,
in
abiti
assai
carini
;
molta
ragazzaglia
inerpicata
sui
cancelli
,
sui
lampioni
.
Agenore
assiste
alla
sfilata
,
provocando
fieri
rabbuffi
dalla
giusta
collera
del
genitore
,
per
le
domande
stupidissime
con
cui
mette
a
dura
prova
l
'
erudizione
paterna
.
A
un
certo
punto
,
Policarpo
afferra
il
figlio
e
facendolo
galoppare
come
un
dannato
dantesco
lo
trascina
sulla
piazza
del
Quirinale
.
La
folla
si
agglomera
davanti
al
regio
palazzo
.
-
Papà
,
-
chiede
Agenore
indicando
la
Consulta
,
-
chi
ci
sta
in
quella
casa
?
-
Ci
sta
l
'
onorevole
Crispi
.
-
Non
me
ne
importa
nulla
.
-
Non
me
ne
importa
nulla
neanche
a
me
,
pure
egli
è
il
capo
del
governo
,
e
lo
dobbiamo
amare
,
come
si
amano
le
istituzioni
.
La
folla
applaude
,
il
Re
e
il
Duca
d
'
Aosta
si
affacciano
e
salutano
dalla
loggia
,
agitando
gli
elmi
piumati
.
Policarpo
trascina
verso
casa
il
figlio
che
ha
un
palmo
di
lingua
fuori
,
e
gli
occhi
rossi
dal
sudore
e
dal
polverio
.
-
Ti
sei
divertito
?
-
gli
chiede
la
mamma
togliendogli
l
'
abitino
.
-
Sì
,
mamma
:
ho
tanto
fame
.
-
Si
dice
:
appetito
!
-
grida
Policarpo
.
-
Povero
figlio
!
-
esclama
la
mamma
,
dandogli
un
bacetto
.
-
papà
ti
dà
i
tormenti
eh
?
poverino
!
-
Bella
educazione
!
-
soggiunge
Policarpo
-
voi
,
o
signora
,
diminuite
il
prestigio
dell
'
autorità
.
-
Ma
che
prestigio
?
-
Voi
,
o
signora
,
eccitate
una
creatura
inconsapevole
allo
sprezzo
verso
il
superiore
immediato
,
voi
seminate
la
diffidenza
tra
le
diverse
classi
sociali
,
voi
....
-
Oh
non
mi
gonfiare
la
testa
!
andiamo
a
tavola
,
chè
ci
sono
le
fettuccine
al
pomidoro
.
Policarpo
con
accento
maestoso
:
-
Signora
!
Non
è
al
pomidoro
che
si
forma
il
carattere
della
gioventú
.
II
Le
gioie
di
De
-
Tappetti
.
La
casa
,
tutt
'
insieme
,
si
compone
di
due
camere
e
una
cucina
.
È
bene
conoscere
l
'
ambiente
,
poichè
,
un
filosofo
antico
-
fors
'
anche
un
greco
-
non
si
sa
mai
!
-
ha
detto
:
-
La
casa
è
l
'
individuo
.
Veramente
io
direi
:
la
casa
è
il
padrone
di
casa
.
E
il
padrone
di
casa
che
spesso
,
in
Roma
,
è
una
padrona
,
è
poi
uno
spettro
mensile
e
trimestrale
!
che
nuoce
alle
funzioni
dell
'
organismo
umano
,
poichè
non
accorda
il
respiro
.
Per
andare
da
Policarpo
De
-
Tappetti
,
si
entra
in
un
andito
stretto
e
buio
,
che
comincia
coi
cestini
d
'
una
fruttarola
,
donna
magra
,
untuosa
(
la
quale
passa
i
tre
quarti
della
vita
a
grattarsi
la
testa
)
,
e
finisce
con
un
laghetto
,
una
specie
di
compluvio
naturale
,
alimentato
con
singolare
costanza
dalle
donne
del
vicinato
.
In
fondo
all
'
andito
c
'
è
una
porta
butterata
dal
vaiuolo
,
incrostata
di
ruggine
,
di
ragnatele
,
d
'
immondezze
;
qualche
cosa
di
schifoso
.
È
la
porta
,
per
cui
le
donne
vanno
a
fare
la
pulizia
-
pare
impossibile
-
dei
panni
,
in
una
specie
di
grotta
,
dai
muri
stillanti
acqua
e
sudiciume
.
Saliti
quattro
capi
di
scale
,
c
'
è
un
ripiano
,
dai
mattoni
sconnessi
,
regolarmente
disseminati
di
gusci
d
'
ova
,
di
buccie
di
patate
,
e
altri
elementi
commestibili
,
come
sarebbe
a
dire
cartaccie
,
stracciolini
,
chiodarelli
e
una
quantità
enorme
di
noccioli
di
ciriegia
,
abilmente
disposti
,
in
modo
da
far
cascare
la
gente
,
a
rischio
di
rompersi
,
Dio
scampi
,
l
'
osso
del
collo
.
La
prima
camera
di
De
-
Tappetti
è
mobiliata
con
un
magnifico
sofà
di
reps
giallo
,
comprato
dal
perito
Stella
con
7
lire
e
45
centesimi
;
un
cassettone
coi
tiretti
scortecciati
e
mancante
di
un
piede
;
un
orologio
a
pendolo
,
e
che
segna
sempre
le
ore
5
e
due
centimetri
,
con
l
'
unica
lancetta
che
gli
è
rimasta
;
uno
specchio
,
dalla
cornice
nera
,
e
col
cristallo
rotto
agli
angoli
e
attaccato
mediante
margini
di
francobolli
;
quattro
sedie
di
paglia
perfettamente
scompagne
;
una
elegante
poltroncina
di
reps
azzurro
,
comprata
dal
perito
Stella
a
5
lire
e
90
centesimi
;
una
tavola
rotonda
intarsiata
di
macchie
e
di
minuzzoli
di
pane
,
un
mobile
misterioso
,
coperto
da
due
vecchi
scialli
della
signora
De
-
Tappetti
,
e
che
,
poi
,
non
è
altro
che
un
lettuccio
di
ferro
incaricato
di
fingere
,
durante
il
giorno
,
un
sofà
,
e
accogliere
,
la
notte
,
le
stanche
e
non
rimunerate
membra
della
serva
.
È
dunque
una
sala
,
una
camera
da
ricevere
,
stanza
da
letto
,
sala
da
pranzo
,
il
cui
servizio
cumulativo
richiede
una
quantità
di
ingegnosi
artifizi
.
Nella
seconda
camera
,
una
toletta
di
legno
dipinta
a
marmi
preziosi
,
due
lettucci
di
ferro
i
cui
pezzi
sono
mantenuti
,
per
mezzo
di
vecchie
corde
d
'
imballaggio
,
quasi
in
relazione
tra
loro
,
e
una
culla
a
gabbioncino
per
Agenore
che
pure
ha
quasi
sette
anni
,
un
attaccapanni
i
cui
piuoli
si
staccano
al
peso
di
un
soprabito
,
e
una
quantità
di
quadri
(
poichè
De
-
Tappetti
ama
le
arti
)
le
cui
vecchie
muffite
litografie
rappresentano
le
cinque
parti
d
'
Europa
,
una
delle
quali
è
la
Primavera
.
La
cucina
non
è
che
uno
sgabuzzino
in
cui
i
predecessori
di
Policarpo
hanno
lasciato
molte
memorie
di
famiglia
in
una
quantità
di
sorci
,
i
quali
vivono
non
si
sa
proprio
di
che
.
È
festa
,
è
la
festa
di
San
Pietro
.
-
Oggi
ci
dobbiamo
divertire
un
pochetto
?
-
esclama
Policarpo
giocondo
,
e
affibbiandosi
gli
straccali
-
vi
condurrò
tutti
e
due
ai
prati
di
Castello
,
passando
per
porta
Angelica
.
-
Papà
?
io
voglio
passare
per
il
ponte
di
Ripetta
.
-
No
,
figlio
mio
;
invece
spenderemo
i
soldi
del
pedaggio
in
tante
ciambelle
di
Lucca
.
-
Voglio
passare
per
il
ponte
e
voglio
le
ciambelle
di
Lucca
.
-
Mi
meraviglio
,
e
mi
vergogno
per
voi
,
discolaccio
?
...
Corpo
di
bacco
,
non
trovo
piú
la
mia
cravatta
nera
.
Eppure
l
'
ho
messa
.
Dico
sempre
:
lasciate
le
cose
dove
le
metto
io
!
Nossignore
?
come
parlare
al
muro
.
-
Fai
adagio
!
-
dice
la
moglie
-
con
un
po
'
di
pazienza
....
-
Pazienza
un
corno
non
mi
si
dà
retta
,
mai
.
Ce
la
voglio
inchiodare
,
la
cravatta
!
Si
cerca
,
si
fruga
,
la
famosa
cravatta
è
dentro
una
scarpa
di
Agenore
.
-
Ecco
,
ecco
come
si
sciupa
la
mia
guardaroba
.
Una
cravatta
che
porto
da
dodici
e
che
è
ancora
nuova
fiammante
.
Credete
forse
che
vada
a
rubare
la
notte
?
che
faccia
il
falso
monetario
?
La
ci
vuol
tutta
per
non
morir
di
fame
al
servizio
dello
Stato
,
e
intanto
mi
si
mette
la
cravatta
nelle
scarpe
.
Con
95
lire
il
mese
:
un
ragazzo
che
mangerebbe
un
patrimonio
,
una
moglie
che
vuole
assolutamente
un
cappello
ogni
due
anni
?
una
serva
che
divora
un
chilo
di
pane
ogni
giorno
,
e
45
lire
di
pigione
!
Manco
male
i
nuovi
organici
mi
porteranno
un
aumento
.
Benedetto
sia
questo
Ministero
!
io
l
'
ho
sempre
detto
:
fior
di
brava
gente
,
benchè
abbia
dato
la
croce
al
mio
capo
sezione
.
Non
s
'
accosta
mai
all
'
ufficio
,
lui
.
Policarpo
faccia
questo
,
Policarpo
faccia
quest
'
altro
,
giú
,
giú
,
tutto
addosso
a
questo
somaro
!
-
A
proposito
:
c
'
è
stato
il
salumaio
?
-
Vada
al
diavolo
!
aspetti
i
nuovi
organici
....
li
aspetto
bene
io
,
mentre
mi
premono
piú
che
a
lui
.
Il
giorno
in
cui
andranno
in
vigore
,
vi
condurrò
tutti
nell
'
omnibus
da
Piazza
Venezia
a
Porta
del
Popolo
.
Indi
con
voce
solenne
:
-
E
se
non
mi
farete
inquietare
,
torneremo
sull
'
omnibus
,
da
Porta
del
Popolo
a
Piazza
Venezia
.
E
poi
,
una
bella
domenica
,
vi
farò
vaccinare
.
La
serva
rientrando
.
Il
postino
col
Don
Chisciotte
.
Policarpo
levando
al
cielo
gli
occhi
....
-
Dio
mi
ha
mandato
anche
questo
canchero
di
giornale
!
-
dando
un
'
occhiata
al
foglio
-
è
un
'
infamia
!
-
Che
è
successo
?
-
I
nuovi
organici
....
-
Ebbene
?
-
Tutto
per
aria
.
Ah
!
l
'
ho
sempre
detto
:
questo
Ministero
è
un
poco
di
buono
.
-
Papà
?
andiamo
ai
prati
di
Castello
?
-
È
inutile
,
figlio
mio
,
anche
qui
siamo
completamente
al
verde
.
III
Il
banchetto
della
famiglia
.
La
serva
sbuffa
in
cucina
.
Donna
Eufemia
sta
capando
uno
spicchio
d
'
aglio
.
Policarpo
gratta
un
formaggio
che
appesta
il
vicinato
.
Agenore
,
impicciando
tutti
quanti
,
giunge
a
spingere
,
surrettiziamente
,
alcune
patate
sotto
la
cenere
calda
,
nella
quale
,
naturalmente
,
si
scotta
e
strilla
come
un
'
aquila
.
È
una
rivoluzione
.
Policarpo
si
caccia
in
tasca
il
pezzo
di
formaggio
.
Eufemia
depone
l
'
aglio
sopra
lo
sciacquatore
.
La
serva
rovescia
tutto
quanto
il
barattolo
del
sale
dentro
la
pignatta
.
-
Presto
,
la
concolina
?
-
grida
Eufemia
pestando
un
piede
.
La
serva
si
slancia
nella
camera
da
letto
.
Policarpo
osserva
le
dita
di
Agenore
,
e
non
vedendo
nulla
di
sospetto
,
gli
tasta
il
polso
e
si
fa
mostrare
la
lingua
.
-
Non
piangere
;
-
gli
dice
-
non
è
niente
.
-
Già
:
brontola
Eufemia
,
-
per
voi
tutto
è
niente
.
Vieni
qua
,
da
me
,
figlietto
caro
....
sta
zitto
,
che
poi
ti
compro
due
bei
centesimi
di
nocchie
.
-
Se
non
aveste
messo
la
mano
vicino
al
fuoco
,
non
vi
sareste
scottato
!
-
dice
severamente
Policarpo
;
-
la
vostra
condotta
non
è
che
una
serie
di
dispiaceri
per
la
famiglia
.
-
Ma
questa
concolina
viene
o
non
viene
?
-
Che
fa
quella
somara
?
-
Dille
che
si
sbrighi
.
Policarpo
si
volta
con
impeto
,
e
ne
viene
uno
scontro
colla
serva
,
che
sta
correndo
colla
concolina
in
mano
.
I
calzoni
di
Policarpo
sono
fracidi
d
'
acqua
insaponata
.
La
concolina
va
in
mille
pezzi
.
Tutta
la
famiglia
,
costernata
,
si
raccoglie
intorno
a
quei
frantumi
,
come
davanti
a
una
catastrofe
.
Una
lacrima
spunta
dal
ciglio
di
Policarpo
.
Donna
Eufemia
batte
le
mani
congiungendole
,
con
voce
straziante
:
-
La
concolina
di
mia
nonna
!
Policarpo
,
per
nascondere
la
sua
emozione
,
si
fruga
in
tasca
,
ne
cava
il
pezzo
di
formaggio
,
e
lo
fissa
con
straordinaria
intensità
.
Intanto
la
pignatta
dà
disopra
,
e
il
brodo
,
cascando
nel
fuoco
,
solleva
spirali
di
fumo
bianco
.
Policarpo
,
Eufemia
e
la
serva
,
con
unanime
slancio
,
si
precipitano
verso
la
pignatta
,
che
viene
alzata
da
sei
mani
e
messa
da
pàrte
.
Agenore
s
'
appende
alle
ginocchia
del
genitore
e
strilla
:
-
Le
mie
patate
!
La
serva
,
confusa
,
afferra
uno
strofinaccio
fradicio
di
acqua
e
cenere
,
dà
una
ripulita
alla
pignatta
,
poi
sempre
rintontita
,
lo
depone
sul
casto
seno
di
Donna
Eufemia
.
Policarpo
si
curva
per
dare
una
correzione
al
figlio
.
Eufemia
manda
un
grido
drammatico
,
prende
lo
strofinaccio
con
due
dita
e
lo
butta
lungi
da
sé
con
atto
di
ribrezzo
.
Lo
strofinaccio
s
'
avvolge
come
un
turbante
intorno
al
cranio
nudo
di
Policarpo
.
-
Un
asciugamani
,
presto
un
asciugamani
!
-
urla
Policarpo
.
La
serva
afferra
una
cosa
bianca
,
e
gliela
porge
.
Policarpo
si
asciuga
la
testa
e
il
collo
.
Altro
grido
di
donna
Eufemia
:
-
La
mia
camicia
da
notte
!
La
cucina
è
un
inferno
.
Policarpo
guarda
con
desolazione
profonda
i
calzoni
fradici
,
quasi
fosse
l
'
ultimo
atto
dei
Due
Sergenti
.
-
Come
fare
?
Non
ce
n
'
hai
nessun
altro
paio
di
mezza
stagione
.
-
Lasci
a
andare
:
s
'
asciutteranno
.
-
Ma
tu
t
'
ammalerai
.
-
Che
poi
non
m
'
avessi
da
pigliare
un
febbrone
?
-
Levateli
subito
:
credi
a
me
.
-
Ma
che
mi
metto
?
non
posso
mica
restare
in
mutande
.
-
Aspetta
facciamo
così
:
Rosa
,
prendete
la
mia
veste
di
lana
turchina
.
Per
un
momento
,
ti
metterai
quella
..
-
Un
funzionario
dello
Stato
vestito
da
donna
?
La
dignità
di
Policarpo
si
rivolta
,
ma
la
necessità
è
urgente
e
superiore
all
'
amor
proprio
.
Così
avviene
che
Policarpo
,
un
momento
appresso
si
avvia
solennemente
verso
la
tavola
,
mezzo
vestito
da
uomo
e
mezzo
da
donna
.
Agenore
ci
ride
.
Il
genitore
lo
fulmina
con
un
'
occhiata
.
-
Non
si
deve
mai
ridere
sulle
sventurate
emergenze
della
famiglia
,
e
dovreste
invece
apprendere
,
che
il
genitore
afflitto
da
sventura
idraulica
,
sa
sempre
nobilmente
indossare
la
veste
del
sacrificio
.
Finalmente
la
famiglia
è
seduta
a
tavola
.
Agenore
ha
un
tovagliolo
,
che
lo
strozza
,
legato
intorno
al
collo
.
La
serva
porta
la
minestra
.
Agenore
domanda
che
per
lo
meno
la
sua
scodella
sia
coperta
da
due
chilogrammi
di
formaggio
.
Il
genitore
si
rifiuta
.
Agenore
si
tira
i
capelli
.
Il
genitore
gli
tira
gli
orecchi
.
Eufemia
tira
la
manica
di
Policarpo
,
il
quale
si
mette
in
bocca
la
prima
cucchiaiata
di
minestra
,
Per
poco
non
la
sputa
,
-
Dio
clemente
e
misericordioso
!
esclama
Policarpo
-
questa
minestra
è
una
salina
di
Orbetello
.
-
Le
tue
solite
esagerazioni
....
-
Eufemia
mia
!
non
eccitare
,
te
ne
prego
,
la
mia
sacrosanta
indignazione
.
Fammi
il
piacere
di
degustare
la
minestra
e
poi
....
Eufemia
assaggia
,
-
C
'
è
un
po
'
di
sale
,
ma
non
mi
pare
che
ci
sia
da
strillare
a
quel
modo
che
fai
tu
.
-
Ma
è
salata
o
non
lo
è
?
rispondi
categoricamente
,
poichè
la
vita
domestica
è
fondata
sulla
logica
.
-
Non
ti
stranire
,
fammi
questo
piacere
.
-
Signora
Eufemia
!
i
sett
'
anni
di
matrimomio
non
vi
autorizzano
a
denigrare
la
sincerità
dei
miei
sensi
.
Non
tergiversiamo
,
per
amore
di
Dio
.
È
salata
o
no
,
questa
minestra
?
-
Quanto
sei
seccante
!
-
Papà
-
soggiunge
Agenore
-
perché
la
mamma
dice
sempre
che
sei
seccante
?
-
È
un
'
espressione
confidenziale
che
tu
non
devi
ultroneamente
ripetere
!
Hai
capito
?
Ma
guarda
che
fai
?
tu
intingi
la
manica
dentro
la
scodella
.
Ma
,
disgraziato
,
non
te
l
'
ho
detto
mille
volte
?
a
che
cosa
servono
le
maniche
?
-
A
ripulirsi
la
bocca
.
Policarpo
resta
atterrito
,
davanti
al
crescente
idiotismo
di
quel
figlio
unico
che
un
giorno
dovrà
essere
il
capo
della
sua
stirpe
.
La
signora
Eufemia
con
voce
acre
e
acutissima
:
-
Impossibile
!
non
passa
giorno
che
a
tavola
non
si
faccia
qualche
lite
.
Tutti
mi
dicono
:
quanto
dovete
esser
felice
con
vostro
marito
;
è
un
uomo
che
fa
ridere
tutti
.
Ma
già
,
si
capisce
!
fuori
di
casa
il
signore
sarà
amabile
,
sarà
spiritoso
,
sarà
.
ciarliero
,
sarà
brillante
.
Appena
messo
piede
in
casa
,
non
fa
che
brontolare
,
brontolare
,
e
dalla
mattina
alla
sera
:
ora
i
bottoni
non
sono
cuciti
;
ora
s
'
è
persa
la
cravatta
;
ora
la
minestra
ha
il
bruciato
ora
non
c
'
è
calza
abbastanza
nella
lampada
a
petrolio
....
Ma
dimmi
un
'
altra
cosa
:
non
potresti
dare
un
altro
giro
ai
tuoi
discorsi
?
-
Eufemia
!
-
risponde
severamente
Policarpo
-
Eufemia
,
te
ne
prego
,
rientra
in
te
stessa
.
Tu
demolisci
il
prestigio
della
patria
potestà
!
tu
scuoti
,
nella
loro
base
,
quei
principii
inconcussi
che
ho
procurato
sempre
d
'
instillare
nel
tenero
animo
di
Agenore
nostro
.
-
Ma
io
sono
inconcussa
da
un
pezzo
e
te
lo
dico
francamente
:
o
parla
d
'
altro
o
sta
zitto
.
Agenore
,
vuoi
un
pezzettino
d
'
arrosto
?
-
Ma
me
le
compri
poi
le
nocchie
?
-
Ti
ho
detto
di
sì
.
Non
seccarmi
neppure
te
.
-
Ecco
-
mormora
Policarpo
-
ecco
come
si
finisce
per
traviare
il
senso
retto
della
gioventú
!
Le
nocchie
sono
il
primo
passo
sul
sentiero
dell
'
abisso
.
La
nocchia
è
la
madre
dei
vizi
.
-
Policarpo
,
te
lo
ripeto
:
non
essere
così
brontolone
.
Non
ci
hai
altro
da
dirmi
?
Ma
scusa
tanto
;
perché
leggi
tanti
giornalacci
?
Non
ci
trovi
niente
di
bello
da
raccontarmi
?
Perché
non
ci
dici
tante
belle
cose
?
-
Non
vi
si
trovano
che
cose
brutte
.
-
Perché
leggi
,
allora
?
-
Per
ornare
il
mio
spirito
di
quella
cultura
unissona
,
che
deve
cementare
le
facoltà
intellettuali
e
intangibili
della
coscienza
cittadina
.
Ma
che
vuoi
ti
narri
,
cara
mia
?
Vuoi
che
venga
a
tavola
,
per
dirti
che
la
locomotiva
ha
rovesciato
il
ministero
?
-
Come
?
-
Con
un
break
di
sfiducia
:
pur
troppo
il
capo
del
governo
è
stato
trascinato
con
un
vagone
senza
ruote
....
lui
!
un
uomo
che
trascina
giorno
e
notte
il
carro
dello
Stato
.
-
E
s
'
è
fatto
male
?
-
Nessun
male
,
grazie
al
cielo
.
-
Ma
figuriamoci
,
che
paura
,
Gesú
!
Policarpo
con
accento
severissimo
:
-
La
paura
è
un
sentimento
subalterno
.
-
Queste
ferrovie
!
-
esclama
la
signora
Eufemia
,
con
profonda
convinzione
.
-
Per
me
non
vorrei
servirmene
mai
.
-
Tu
esageri
-
risponde
Policarpo
basta
avere
un
poco
di
prudenza
,
e
non
viaggiare
che
con
treni
esenti
da
scontri
,
e
da
deviazioni
o
altri
simili
disastri
.
-
Se
io
fossi
capo
del
Governo
....
-
Non
è
possibile
;
saresti
una
capa
.
-
Mettiamo
il
caso
.
Ebbene
,
non
andrei
che
in
carrozza
.
-
Come
fare
?
A
giorni
il
presidente
del
gabinetto
andrà
a
Vienna
in
compagnia
dei
sovrani
.
-
È
lontano
assai
Vienna
?
-
Lontanissima
.
Io
non
vi
sono
mai
stato
,
ma
conosco
il
fratello
d
'
uno
che
suo
cugino
doveva
andare
a
Vienna
e
anche
piú
lontano
,
eppure
è
capitale
dell
'
Austria
.
-
Ma
che
ci
vanno
a
fare
a
Vienna
?
-
A
fare
amicizia
con
l
'
Austria
.
-
Papà
.
-
interrompe
Agenore
-
non
m
'
hai
detto
sempre
che
l
'
Austria
è
una
brutta
aquila
bicipite
?
-
Lo
era
nel
quarantotto
.
Perché
lo
stato
dell
'
Europa
,
figlio
mio
,
è
tutto
cambiato
.
Napoleone
III
è
stato
sconfitto
a
Sadova
.
Bismarck
è
sceso
nella
penisola
balcanica
,
e
ha
battuto
i
russi
a
Plevna
;
i
bulgari
hanno
invaso
l
'
Erzegovina
,
sbarcando
nell
'
isola
di
Tabarca
;
la
Francia
ha
dichiarato
guerra
all
'
Enfida
,
e
ha
levato
a
Thiers
le
redini
del
governo
,
tanto
è
in
trambusto
;
per
questo
appunto
,
l
'
Austria
,
ch
'
era
nemica
,
ora
poi
,
sfido
,
è
piú
amica
di
prima
;
e
lo
stesso
imperatore
degli
austriaci
è
anche
ungherese
,
perché
sono
due
governi
,
che
diventano
un
solo
,
anche
per
la
ragione
che
Kossuth
è
sempre
stato
a
Torino
,
la
nostra
capitale
,
dove
fu
amico
sempre
dell
'
Italia
.
Così
sono
amici
al
di
qua
dalla
Leitha
,
e
al
di
là
dalla
Leitha
.
-
Scusa
un
momento
-
interrompe
Eufemia
;
-
ho
capito
tutto
,
ma
questa
Leitha
che
vuol
dire
?
.
-
I
governi
dell
'
Austria
sono
due
,
cisleitano
,
e
transleitano
,
mi
capisci
?
ma
poi
veramente
non
sono
che
uno
,
e
questo
governo
ogni
tanto
passa
al
di
là
dalla
Leitha
per
poi
venire
al
di
qua
.
-
Scusa
tanto
,
amico
mio
,
ma
levami
una
curiosità
:
la
Leitha
che
cos
'
è
?
-
La
Leitha
con
cui
si
governa
,
e
che
si
chiama
la
Dieta
.
-
Ma
se
è
Dieta
come
può
essere
Leitha
?
Policarpo
con
doloroso
stupore
:
-
Scusa
tanto
,
cara
mia
.
Io
sono
Policarpo
e
non
sono
anche
De
-
Tappetti
?
Dieta
è
il
cognome
.
IV
De
-
Tappetti
in
villeggiatura
.
Il
sogno
della
signora
Eufemia
De
-
Tappetti
è
diventato
una
realtà
.
Policarpo
è
riuscito
a
farsi
subaffittare
,
da
un
suo
collega
,
una
casa
di
campagna
nelle
vicinanze
di
Frascati
.
Nei
tre
giorni
precedenti
alla
partenza
per
la
villeggiatura
Policarpo
non
ha
fatto
che
ripetere
a
tutto
il
vicinato
-
Ah
,
non
ne
posso
piú
;
sarà
meglio
che
ce
ne
andiamo
subito
al
nostro
villino
.
-
Un
villino
?
-
Oh
,
una
cosa
da
niente
:
una
palazzina
di
due
piani
,
con
un
po
'
di
giardino
.
Venite
pure
a
trovarmi
....
quando
volete
....
ma
è
così
lontano
....
c
'
è
due
ore
di
cammino
,
a
piedi
....
con
questo
sole
....
eppoi
,
una
strada
impossibile
....
il
governo
non
pensa
mai
alle
strade
....
ma
venite
pure
,
mi
farete
tanto
piacere
.
La
palazzina
,
tutt
'
insieme
!
è
una
casuccia
rustica
,
molto
vituperata
dalle
intemperie
.
Una
porta
sbocconcellata
,
munita
di
un
semplice
saliscendi
,
mette
in
una
specie
di
stalla
,
che
sarebbe
la
sala
da
pranzo
,
per
la
ragione
che
c
'
è
la
cucina
fatta
unicamente
per
abbrustolire
le
focacce
dei
tempi
d
'
Isacco
e
di
Giacobbe
.
Una
magnifica
scala
di
legno
,
tarlata
a
dovere
,
e
abbellita
di
spaventosi
ragnateli
,
porta
al
secondo
piano
della
palazzina
,
che
si
compone
di
una
cameraccia
schifosa
,
divisa
in
due
da
un
tramezzo
d
'
assi
sconnesse
,
abitacolo
sacro
alle
pulci
,
che
professano
un
verace
attaccamento
ai
membri
della
famiglia
De
-
Tappetti
.
Il
giardino
consiste
in
un
pezzetto
di
terreno
incolto
,
pieno
d
'
erbacce
,
di
sterpi
,
tra
cui
cresce
rigoglioso
il
papavero
,
l
'
ortica
abbonda
,
e
i
cespugli
di
corbezzoli
si
aggraziano
dei
loro
bottoni
di
corallo
.
Il
terreno
è
cinto
da
una
staccionata
cadente
in
cui
lo
stesso
compianto
Mazzarella
non
avrebbe
trovato
piú
posto
,
per
una
nuova
interruzione
.
In
un
angolo
,
si
vede
una
cisterna
in
cui
,
secondo
la
leggenda
che
corre
in
paese
,
i
gatti
defunti
avrebbero
trovato
l
'
estrema
dimora
fin
dalla
piú
remota
antichità
.
Policarpo
,
per
godere
una
mesata
intiera
tale
delizia
,
ha
promesso
di
pagare
22
lire
dicendo
:
-
Il
sacrificio
è
grave
,
ma
la
salute
prima
di
tutto
.
La
signora
Eufemia
,
sposa
e
madre
felice
,
avanti
di
partire
ha
gabellato
alle
amiche
questa
pietosa
menzogna
:
-
Policarpo
mi
voleva
fare
un
abito
,
ma
io
gli
ho
detto
:
abbi
pazienza
,
caro
mio
,
ma
mi
pare
una
bestialità
:
la
prima
cosa
che
si
deve
fare
,
in
campagna
,
è
di
mettersi
in
piena
libertà
.
E
poi
,
non
ce
l
'
ho
il
mio
abito
di
seta
marron
?
Da
lunghi
anni
,
la
signora
Eufemia
parla
con
accento
convinto
e
possessivo
,
di
questo
abito
di
seta
marron
,
che
nessuno
ha
mai
visto
e
nemmeno
lei
.
La
cosa
è
talmente
penetrata
nelle
abitudini
,
che
lo
stesso
Policarpo
ha
detto
piú
volte
,
disponendosi
alla
passeggiata
:
-
Per
l
'
amor
di
Dio
,
dolce
Eufemia
!
...
non
mettere
il
tuo
abito
di
seta
marron
;
il
tempo
è
minaccioso
.
I
miei
calli
non
s
'
ingannano
mai
.
La
partenza
per
la
campagna
è
un
vero
avvenimento
per
la
famiglia
De
-
Tappetti
,
e
per
l
'
intero
vicinato
che
-
sia
detto
a
,
sua
lode
-
non
ci
aveva
mai
creduto
.
Le
lenzuola
dentro
a
un
secchio
-
i
fazzoletti
,
i
calzoncini
di
Agenore
stiacciati
nella
cazzerola
,
le
calze
e
le
mutande
del
genitore
,
pigiate
bene
dentro
la
pignatta
-
altri
indumenti
rassettati
con
garbo
dentro
parecchi
utensili
di
cucina
;
il
tutto
caricato
sul
gobbone
della
serva
,
l
'
infelice
Rosa
,
che
viene
spedita
alla
stazione
due
ore
prima
della
partenza
del
convoglio
.
La
signora
Eufemia
,
s
'
è
messa
due
abiti
,
quello
per
casa
,
e
quello
per
fuori
,
uno
sull
'
altro
,
a
scanso
di
maggiori
impicci
.
Policarpo
ha
le
tasche
piene
d
'
ogni
sorta
di
roba
,
dai
pettini
ai
cucchiai
,
dalla
scatolina
del
lucido
per
le
scarpe
,
al
macinino
per
il
caffè
.
Il
piccolo
Agenore
è
ovattato
di
stracci
per
la
cucina
,
di
cartaccia
per
accendere
il
fuoco
,
ha
una
padella
sullo
stomaco
e
un
soffietto
sulla
schiena
,
del
quale
dice
talvolta
di
sentire
il
soffio
,
la
qual
cosa
non
è
sufficientemente
appurata
dalla
storia
.
Tutti
e
tre
hanno
le
mani
impacciate
da
fagotti
,
in
cui
si
celano
i
misteri
della
famiglia
,
dalle
scarpe
vecchie
,
alla
conserva
di
pomidoro
.
I
De
-
Tappetti
salgono
sopra
un
omnibus
,
e
arrivano
alla
stazione
un
'
ora
prima
della
partenza
del
treno
.
-
Scusi
-
dice
De
-
Tappetti
,
cavandosi
il
cappello
,
a
un
facchino
-
mi
saprebbe
dire
a
che
ora
parte
il
treno
delle
5,50
?
-
Dieci
minuti
prima
delle
sei
.
-
Sempre
ritardi
!
-
esclama
Eufemia
:
indi
,
volgendosi
al
marito
:
-
in
che
classe
si
va
?
-
Andremo
in
terza
....
non
essendovi
una
quarta
.
Finalmente
la
famiglia
è
in
viaggio
.
Agenore
non
lascia
un
minuto
il
finestrino
,
e
tempesta
il
babbo
di
domande
imbarazzanti
.
-
Papà
!
che
cosa
è
il
vapore
?
-
Il
vapore
è
il
fumo
che
penetra
nelle
ruote
e
si
converte
in
forza
motrice
,
per
modo
che
quando
una
locomotiva
è
in
movimento
tutti
i
vagoni
le
corrono
appresso
fino
a
che
si
scenda
a
una
stazione
che
sarebbe
per
esempio
Frascati
.
-
Papà
!
perché
si
chiamano
vagoni
?
-
Perché
vagano
sulle
ruote
.
-
Papà
!
perché
gli
alberi
fuggono
?
-
Non
è
che
un
'
illusione
ottica
;
quanto
piú
si
va
innanzi
,
l
'
albero
va
sempre
indietro
,
rimanendo
fermo
al
suo
posto
,
così
che
,
a
poco
a
poco
,
si
perde
di
vista
;
mentre
al
contrario
,
se
noi
si
restasse
fermi
,
l
'
albero
camminerebbe
,
cosa
che
non
può
stare
,
e
che
io
tuo
genitore
,
non
dovrei
neanche
permettere
.
Finalmente
si
scende
a
Frascati
.
Un
facchino
si
offre
per
il
trasporto
di
tutto
il
bagagliume
che
affligge
la
famiglia
De
-
Tappetti
.
-
No
!
-
risponde
con
voce
grave
il
De
-
Tappetti
-
l
'
uomo
deve
bastare
a
sé
stesso
;
noi
abbiamo
,
in
questi
fagotti
,
dei
preziosi
ricordi
dei
nostri
avi
,
e
non
devono
essere
toccati
da
mani
profane
,
e
comecchessia
mercenarie
.
La
giornata
è
afosa
;
il
sole
scotta
,
la
strada
è
faticosa
,
la
polvere
accieca
,
il
caldo
è
soffocante
;
Agenore
ha
fuori
un
palmo
di
lingua
;
la
signora
Eufemia
va
in
acqua
dal
sudore
;
l
'
infelice
Rosa
fa
salire
gli
ultimi
rantoli
d
'
una
serva
oppressa
al
trono
dell
'
eterno
.
Policarpo
s
'
asciuga
la
fronte
,
con
un
grembialino
di
Agenore
,
e
dice
con
voce
tronca
e
affaticata
:
-
Qui
almeno
....
si
respira
un
po
'
d
'aria....un
po
'
d
'
aria
sana
....
fa
piacere
....
in
verità
....
che
bella
frescura
!
-
A
me
pare
-
soggiunge
Rosa
-
che
ci
si
crepi
di
caldo
.
-
Tu
non
calcoli
il
peso
delle
parole
,
disgraziata
!
-
grida
Policarpo
.
-
Tu
calunnii
la
villeggiatura
,
tu
vorresti
insinuare
nel
core
inesperto
del
mio
tenero
figlio
,
un
sospetto
:
il
sospetto
che
Policarpo
De
-
Tappetti
sacrifichi
22
lire
d
'
affitto
per
fargli
soffrire
in
piena
campagna
il
caldo
insopportabile
delle
grandi
città
.
-
Scusami
tanto
,
ma
io
provo
un
caldo
simile
a
quello
di
Roma
Policarpo
,
con
un
sorriso
di
profonda
commiserazione
:
-
È
naturale
:
tu
ignori
che
cosa
sia
un
termometro
,
il
tuo
caldo
non
è
che
un
,
frutto
della
tua
ignoranza
!
La
famiglia
De
-
Tappetti
entra
in
possesso
della
palazzina
.
-
Papà
!
quanto
è
brutta
!
-
esclama
il
piccolo
Agenore
.
-
Dio
mio
!
-
mormora
la
signora
Eufemia
;
-
mi
pare
una
spelonca
da
ladri
.
-
Voi
vi
fermate
alle
apparenze
-
brontola
Policarpo
;
-
voi
non
cercate
che
l
'
opera
dell
'
uomo
,
innalzate
invece
le
vostre
menti
a
contemplare
la
bellezza
della
natura
.
La
catapecchia
,
del
resto
,
sarebbe
comodissima
,
se
non
mancasse
di
tutto
,
specialmente
di
mobilio
.
Rosa
accende
il
fuoco
,
e
la
palazzina
si
riempie
di
fumo
.
I
De
-
Tappetti
sono
costretti
a
fare
un
cenino
all
'
aperto
,
con
cinque
uova
al
tegame
,
e
un
po
'
di
prosciutto
.
All
'
ora
delle
galline
vanno
a
letto
.
Rosa
dorme
in
cucina
sopra
un
pagliericcio
e
Agenore
nella
stanza
superiore
,
sopra
sei
sedie
,
rese
soffici
da
una
quantità
di
stracci
e
di
giornali
vecchi
.
Prima
di
coricarsi
,
Policarpo
scrive
al
suo
capo
d
'
ufficio
il
seguente
biglietto
:
"
Illustre
Signore
!
"
Ho
preso
oggi
possesso
del
mio
villino
"
di
Frascati
.
Non
è
una
gran
cosa
;
è
una
"
modesta
palazzina
da
povera
gente
come
"
siamo
noi
;
ma
tutte
le
volte
che
V
.
S
.
"Ill.ma
ci
volesse
onorare
di
sua
presenza
"
sarei
lieto
di
porre
un
appartamento
a
"
sua
disposizione
.
"
Umilissimo
servo
"
POLICARPO
DE
-TAPPETTI."
-
Ma
che
fai
?
-
gli
dice
la
moglie
,
diventi
matto
?
-
Mi
fo
un
merito
senza
costo
di
spesa
;
il
principale
non
accetterà
mai
e
poi
mai
la
mia
graziosa
offerta
.
Indi
Policarpo
si
sveste
e
sale
a
letto
:
un
letto
alto
quanto
l
'
arco
di
Tito
,
con
durezza
analoga
,
e
travertino
.
Poco
dopo
è
quasi
colto
da
vertigini
,
e
prima
di
chiudere
gli
occhi
,
formula
questa
preghiera
:
-
Signore
!
fate
che
domattina
io
riesca
a
ridiscendere
sulla
superficie
della
terra
.
V
Gli
amici
.
L
'
erbarola
ha
detto
alla
fornaia
:
-
Proprio
vero
,
sapete
!
il
signor
Policarpo
ha
affittato
una
magnifica
casina
di
campagna
,
ma
una
cosa
che
,
dice
,
bisogna
vedere
.
-
Come
faccia
a
spendere
quella
famiglia
,
io
non
lo
so
.
Io
che
non
sono
ricca
,
ma
,
infine
....
-
Eh
,
vorrei
averne
io
la
metà
!
-
Insomma
si
vive
abbastanza
bene
;
un
po
'
di
quattrini
in
disparte
ce
l
'
ho
....
e
grazie
a
Dio
,
debiti
non
ne
ho
fatto
mai
.
Dicevo
,
dunque
,
che
in
campagna
al
giorno
d
'
oggi
,
per
chi
non
voglia
sfigurare
,
ci
vuole
un
sacco
di
denari
.
Io
lo
so
,
perché
quando
sono
stata
a
Nettuno
,
in
due
mesi
ho
speso
piú
di
cinquanta
scudi
.
-
Notate
poi
,
che
la
signora
Eufemia
,
a
quanto
m
'
ha
detto
il
cicoriaro
,
fa
un
lusso
strepitoso
,
e
la
sua
serva
sostiene
che
,
la
mattina
,
quando
si
leva
,
infila
un
abito
di
seta
marron
,
ch
'
è
cosa
da
rimanere
tonti
.
-
Perdio
,
che
razza
di
sprechi
!
e
dire
che
l
'
ho
conosciuta
,
io
,
che
non
aveva
neanche
camicia
indosso
.
-
Eh
!
già
:
è
appunto
in
....
questi
casi
che
arrivano
le
risorse
,
quando
meno
ci
si
pensa
.
Discorsi
quasi
simili
avvengono
tra
l
'
oste
e
il
salumaio
;
tra
il
droghiere
e
il
merciaio
,
tra
il
macellaio
e
l
'
orzarolo
.
In
questi
giorni
,
il
villino
De
-
Tappetti
,
sulle
bocche
del
vicinato
,
è
salito
alle
proporzioni
gigantesche
del
palazzo
reale
di
Caserta
;
l
'
erbarola
è
convinta
che
la
signora
Eufemia
si
cambi
,
ogni
quindici
minuti
,
un
abito
di
seta
marron
.
Sabato
,
il
povero
Policarpo
,
ricevè
questa
cartolina
postale
:
Di
casa
,
13
Agosto
.
"
Chaco
amicco
!
...
Veniamo
con
questa
"
a
dirte
che
sttiamo
Bene
tutte
cuante
,
"
come
spero
di
Te
,
con
la
tua
siniora
e
il
re
-
"
gazzino
.
Dichome
è
positivo
che
vi
nuoiate
,
"
abbiamo
pensato
di
farve
un
improvissata
"
per
la
madona
d
'
Agosto
venendo
-
che
"
siamo
in
Domenica
-
tuttin
sieme
,
Vale
"
a
dire
la
mi
ammoglie
con
Augusto
,
e
li
"
nostri
vicini
,
la
famiglia
Pulitano
,
indove
"
che
cè
pure
la
Sora
Amalia
,
e
si
farà
"
molta
allegria
che
portiamo
noi
due
polli
"
e
che
ti
ringrassio
dell
'
hamicizia
Tanti
"
saluti
.
Fessio
natissimo
COLANDREA
.
"
De
-
Tappetti
resta
pietrificato
.
La
signora
Eufemia
non
trova
,
in
mezzo
a
tanto
dolore
,
una
parola
di
conforto
.
Non
proverebbe
spavento
maggiore
,
se
le
dicessero
che
la
sua
veste
di
seta
marron
esiste
realmente
,
e
che
si
è
macchiata
d
'
olio
sul
davanti
.
È
domenica
.
Tutta
la
famiglia
De
-
Tappetti
sta
in
piedi
fino
dall
'
alba
.
Policarpo
,
ogni
cinque
minuti
,
alza
gli
occhi
al
cielo
nella
speranza
d
'
una
burrasca
che
mandi
a
monte
ogni
cosa
.
Il
cielo
invece
è
così
beffardamente
sereno
,
che
mette
l
'
urto
di
nervi
.
Eufemia
dà
ordini
alla
serva
;
ma
Policarpo
non
dà
quattrini
.
Perciò
si
passa
di
modificazione
in
modificazione
.
Lunga
e
dolorosa
è
la
compilazione
del
menu
,
che
resta
fissato
in
queste
proporzioni
:
due
chili
di
carne
,
due
di
fettuccine
,
dieci
soldi
di
formaggio
,
tre
litri
e
mezzo
di
vino
,
con
incarico
a
Rosa
di
allungarli
in
sei
bottiglie
;
infine
otto
soldi
di
frutta
,
piú
tre
soldi
di
pizzutello
,
per
procurare
una
conveniente
colica
ai
ragazzi
.
Agenore
ha
l
'
incarico
di
togliere
i
sassi
dal
giardino
.
Rosa
leva
le
ragnatele
dalla
cucina
,
Policarpo
,
con
metodica
regolarità
,
pianta
una
serie
di
chiodi
nelle
gambe
vacillanti
delle
sedie
,
con
la
speranza
che
ne
derivi
qualche
strappo
ai
calzoni
del
Colandrea
o
del
Pulitano
.
Si
fanno
sforzi
inauditi
per
dissimulare
la
crollante
miseria
della
casupola
;
perfino
un
vecchio
scialle
di
Rosa
viene
messo
,
a
guisa
di
cortinaggi
,
alla
finestra
della
camera
da
letto
.
Sopra
il
giaciglio
di
Agenore
viene
posto
un
mucchio
di
paglia
,
e
lo
si
copre
di
mutande
,
di
camicie
,
di
pedalini
,
di
straccetti
,
di
grembiali
,
e
altro
,
per
far
credere
che
sia
la
resa
della
lavandaia
.
Suonano
le
dieci
....
le
dieci
e
mezzo
....
sono
quasi
le
undici
....
Policarpo
comincia
a
respirare
.
-
Ah
!
forse
non
verranno
,
quei
birbaccioni
....
avranno
riflettuto
,
che
,
francamente
,
sarebbe
un
incomodo
troppo
grave
....
.
quel
Colandrea
è
uomo
di
buon
senso
....
fors
'
anche
avranno
perso
il
treno
....
Ma
ecco
Agenore
che
viene
gridando
.
-
Eccoli
che
arrivano
!
-
Il
diavolo
se
li
porti
!
indiscreti
,
scrocconi
,
villanacci
,
infami
!
-
strilla
Policarpo
,
indi
correndo
incontro
alla
signora
Paolina
Colandrea
,
alla
signora
Amalia
Codarelli
,
alla
signora
Eulalia
Pulitano
:
-
Ma
che
dolce
sorpresa
!
ah
!
una
magnifica
improvvisata
....
avete
fatto
bene
....
è
una
gran
prova
d
'
amicizia
;
entrate
,
accomodatevi
;
Rosa
!
prendi
i
cappelli
....
dia
pure
a
me
,
signora
Eulalia
....
ecco
,
prendi
,
mettili
al
piano
superiore
.
-
Ho
detto
....
andiamo
a
fare
una
visita
a
Policarpo
-
esclama
Tonio
Colandrea
,
omaccione
dalle
larghe
spalle
.
-
Benone
....
benone
....
ne
sono
incantato
!
-
balbetta
Policarpo
,
ma
viene
interrotto
dalle
grida
e
dai
pianti
del
piccolo
Augusto
.
-
Che
hai
,
che
strilli
in
questo
modo
?
-
gli
domanda
la
signora
Paolina
.
-
Agenore
m
'
ha
messo
in
bocca
una
manata
di
terra
.
-
Agenore
!
-
grida
severamente
il
padre
-
è
questa
dunque
l
'
educazione
che
t
'
insegno
?
Ricordati
bene
che
l
'
amore
del
prossimo
è
la
prima
cosa
.
Chi
dimentica
le
massime
paterne
,
si
trova
sempre
esposto
alle
torture
del
rimorso
,
come
pure
a
un
paio
di
calci
,
che
ti
darò
senza
pregiudizio
di
un
altro
paio
che
tu
potrai
ricevere
,
a
sussidio
di
questi
miei
insegnamenti
.
La
signora
Eufemia
,
con
impetuosa
rapidità
,
affinchè
non
si
possano
fermare
all
'
esame
dei
dettagli
,
fa
visitare
agli
ospiti
la
casuccia
e
il
giardino
.
La
famiglia
Colandrea
scambia
occhiate
e
sorrisi
epigrammatici
con
la
famiglia
Pulitano
,
mentre
va
soffocando
di
complimenti
esagerati
la
povera
Eufemia
,
che
suda
sangue
come
Cristo
nell
'
orto
.
-
Ma
che
bella
casina
!
quant
'
è
pulita
!
quant
'
è
ariosa
con
tutti
i
comodi
!
Finalmente
si
va
a
tavola
.
Gli
uomini
si
sono
messi
in
maniche
di
camicia
.
I
coniugi
De
-
Tappetti
hanno
,
in
luogo
dei
tovaglioli
ceduti
agli
ospiti
,
due
asciugamani
sulle
ginocchia
.
Rosa
versa
abilmente
una
porzione
di
fettuccine
sull
'
abito
sgargiante
della
signora
Amalia
.
Nestore
Pulitano
rovescia
una
bottiglia
di
vino
e
Policarpo
esclama
con
le
lacrime
agli
occhi
:
-
Non
è
niente
,
allegria
!
Tonio
Colandrea
comincia
uno
dei
suoi
invariabili
discorsi
:
-
Una
volta
è
accaduto
lo
stesso
nel
65
....
anzi
no
,
nel
72
:
eravamo
in
casa
di
Atanasio
,
quello
che
ha
sposato
la
figlia
di
quel
droghiere
,
che
aveva
due
case
,
una
in
via
Rasella
,
e
l
'
altra
....
non
mi
ricordo
piú
,
quel
droghiere
che
era
il
nipote
di
Boccolini
il
notaio
....
Boccolini
per
Dio
!
....
il
famoso
Boccolini
,
quello
che
sua
moglie
si
faceva
corteggiare
dal
giovane
Alessi
....
Alessi
,
quello
di
borsa
....
che
suo
padre
-
figuratevi
!
ci
davamo
del
tu
-
vendeva
pannine
all
'
angolo
di
via
dei
Coronari
....
come
?
il
vecchio
Alessi
?
che
aveva
tre
figlie
una
delle
quali
maritata
col
segretario
del
principe
di
Cassano
,
è
impossibile
che
non
l
'
abbiate
conosciuto
.
Paolina
Colandrea
non
parla
d
'
altro
che
del
gran
caro
dei
viveri
.
Nestore
Pulitano
,
il
barbiere
,
passa
in
rassegna
i
suoi
avi
,
risalendo
all
'
epoca
delle
crociate
,
mentre
Eulalia
Pulitano
esclama
,
ogni
tanto
,
meccanicamente
:
-
Era
una
grande
e
nobile
famiglia
quella
dei
Pulitano
!
La
vedova
Amalia
Codarelli
non
parla
mai
.
A
un
tratto
Agenore
fa
strillare
il
piccolo
Augusto
,
come
un
demonio
.
-
Che
hai
?
-
M
'
ha
cacciato
in
bocca
un
mucchio
di
ragnatele
.
-
Agenore
!
-
grida
con
voce
stentorea
Policarpo
;
-
scendete
subito
di
tavola
e
venite
a
ricevere
,
da
figlio
obbediente
,
quei
due
calci
che
vi
spettano
,
e
che
un
padre
deve
inculcare
,
nei
piú
gravi
momenti
della
vita
,
alla
propria
figliuolanza
.
Il
pranzo
è
finito
.
Gli
ospiti
se
ne
vanno
in
fretta
e
in
furia
.
Eufemia
bacia
le
donne
,
mostrando
sugli
occhi
il
pianto
dell
'
amicizia
.
Policarpo
stringe
la
mano
agli
uomini
,
dicendo
:
-
Venite
pure
tutte
le
domeniche
....
Venite
,
per
amor
di
Dio
.
Indi
rimasto
solo
:
-
Se
avessero
il
coraggio
di
ritornare
,
sento
che
offrirei
loro
un
piatto
di
fettuccine
all
'
arsenico
.
Rientrando
in
casa
,
egli
vede
Agenore
immobile
a
capo
chino
,
in
mezzo
alla
cucina
.
-
Che
fai
?
-
Aspetto
due
calci
,
papà
!
...
E
Policarpo
dolcemente
:
-
Va
pure
a
riposare
,
figlio
mio
;
te
li
darò
domani
,
a
colazione
.
VI
Ruoli
organici
.
Policarpo
De
-
Tappetti
ha
letto
sui
giornali
che
all
'
ordine
del
giorno
della
Camera
erano
comparse
quelle
cose
girevoli
che
si
chiamano
i
ruoli
organici
.
Policarpo
ha
provato
,
nelle
sue
viscere
di
impiegato
straordinario
,
un
rimescolio
a
cui
non
doveva
certamente
essere
estranea
,
insieme
con
l
'
affezione
rispettosa
verso
i
proprii
superiori
,
una
zuppa
di
fagioli
andata
a
male
,
per
colpa
della
serva
,
la
quale
ha
stretto
col
garzone
del
salumaio
un
'
untuosa
relazione
,
di
cui
non
si
darà
certo
lettura
in
apposita
commissione
parlamentare
.
Policarpo
De
-
Tappetti
,
forte
della
sua
lunga
e
provata
devozione
agli
ordini
costituzionali
,
ha
comunicato
al
suo
caposezione
,
per
debito
d
'
ufficio
,
una
regolare
e
documentata
flussione
di
denti
,
grazie
alla
quale
egli
ha
potuto
assistere
alla
seduta
,
sia
per
acquistare
la
convinzione
personale
dell
'
esistenza
dei
ruoli
organici
,
sia
per
abituare
suo
figlio
Agenore
alla
religione
d
'
un
progetto
di
legge
,
che
potrà
essere
discusso
nei
giorni
in
cui
Policarpo
De
-
Tappetti
sarà
sceso
sotterra
,
lasciando
un
'
eredità
di
affetti
e
di
scarpe
di
panno
,
mentre
suo
figlio
Agenore
De
-
Tappetti
tirerà
il
carro
dello
Stato
,
o
altro
veicolo
congenere
e
non
meno
nazionale
.
Policarpo
è
alla
tribuna
pubblica
,
appoggiato
all
'
ultimo
banco
,
e
Agenore
,
che
ha
trovato
posto
nel
banco
sottostante
,
si
volge
al
babbo
e
dice
:
-
Papà
,
i
fagiuoli
mi
hanno
fatto
male
.
-
Non
mormorare
,
figlio
mio
:
anche
nell
'
umiltà
dei
fagiuoli
c
'
è
qualche
volta
la
mano
della
provvidenza
.
Emesso
questo
pensiero
filosofico
,
Policarpo
si
concentra
in
sé
stesso
,
come
,
al
pari
forse
di
Agenore
,
udisse
qualche
voce
interna
non
abbastanza
amalgamata
con
quella
della
coscienza
.
Comincia
intanto
la
discussione
sugli
organici
.
-
Papà
!
-
domanda
Agenore
,
reprimendo
un
moto
dell
'
anima
,
che
somiglia
ad
un
sospiro
-
papà
mio
,
me
li
fai
vedere
i
ruoli
organici
?
-
Figlio
mio
:
i
ruoli
organici
sono
una
cosa
essenzialmente
immateriale
:
nessuno
li
può
vedere
e
,
purtroppo
,
nessuno
li
può
toccare
.
Guarda
piuttosto
il
deputato
Plebano
,
che
parla
adesso
sopra
i
pubblici
bisogni
;
egli
era
l
'
unica
persona
che
avesse
-
un
Avvenire
sul
quale
ha
scritto
tanti
articoli
,
a
favore
di
noi
poveri
impiegati
;
ma
ormai
non
c
'
è
piú
avvenire
disgraziatamente
per
noi
,
e
grazie
al
cielo
neanche
per
lui
.
Momento
di
pausa
.
-
Ascolta
,
bene
quello
che
dice
l
'
onorevole
Plebano
;
gli
organici
non
potranno
mai
essere
cosa
seria
e
stabile
,
se
non
si
organizzano
prima
i
pubblici
servizi
i
quali
non
rispondono
ai
pubblici
bisogni
.
-
Papà
,
quand
'
è
che
si
provano
i
pubblici
bisogni
?
-
È
meglio
passarci
sopra
,
figlio
mio
;
l
'
argomento
è
troppo
grave
.
Quando
un
regnicolo
ha
un
bisogno
,
questo
non
è
che
un
bisogno
privato
,
poichè
deriva
appunto
da
una
privazione
.
Ma
se
,
invece
,
un
popolo
,
compenetrato
nella
propria
esistenza
di
consorzio
civile
,
s
'
inculca
bene
nel
potere
legislativo
,
e
manomette
le
riforme
organiche
delle
tabelle
definitive
,
allora
tutti
provano
qualche
cosa
che
non
si
spiega
,
la
quale
sarebbe
appunto
un
pubblico
bisogno
,
che
deve
corrispondere
ai
pubblici
servizi
.
-
Corrispondere
....
che
cosa
?
-
Mi
spiegherò
con
un
esempio
:
un
cittadino
morigerato
prova
un
bisogno
pubblico
.
Che
cosa
fa
egli
in
simile
frangente
?
ricorre
,
col
rispetto
che
si
deve
,
al
potere
legislativo
,
e
gli
dice
:
io
ho
il
tale
bisogno
pubblico
,
la
mi
faccia
un
po
'
lei
corrispondere
a
quel
servizio
che
di
dovere
.
-
E
allora
?
-
Allora
il
potere
legislativo
lo
manda
a
quel
servizio
.
L
'
onorevole
Treppunti
intanto
dice
che
non
capisce
come
si
vogliano
migliorare
gli
stipendi
senza
migliorare
i
servizi
;
l
'
onorevole
Cavalletto
parla
della
piaga
dei
sollecitatori
e
del
sospetto
di
corruzione
;
l
'
onorevole
Fortis
raccomanda
la
sorte
degli
impiegati
straordinari
;
l
'
onorevole
Zeppa
sostiene
che
la
sinistra
ha
migliorate
le
condizioni
della
travetteria
,
e
Policarpo
De
-
Tappetti
,
che
ha
paura
di
perdere
ogni
speranza
,
comincia
,
non
foss
'
altro
,
a
perdere
la
testa
.
Agenore
,
intanto
,
torcendosi
e
facendo
qualche
cosa
che
somiglia
a
un
singhiozzo
,
esclama
:
-
Papà
!
i
fagiuoli
.
-
Agenore
!
-
risponde
Policarpo
con
accento
d
'
ineffabile
malinconia
:
-
ti
prego
di
sospendere
,
momentaneamente
le
dolorose
manifestazioni
di
un
animo
,
turbato
da
legumi
troppo
coriacei
.
Noi
ci
troviamo
davanti
a
un
'
assemblea
legislativa
che
sta
votando
un
milione
in
nostro
favore
....
-
Un
milione
?
-
Si
,
figlio
mio
!
...
un
milione
,
di
cui
non
avrò
,
naturalmente
,
neanche
un
soldo
;
ma
è
sempre
decoroso
,
per
una
famiglia
come
la
nostra
,
avere
partecipato
moralmente
,
idealmente
,
al
possesso
d
'
un
milione
.
-
Dimmi
,
papà
:
con
questo
milione
,
mi
comprerai
qualche
cosa
?
Policarpo
intenerito
:
-
Sì
,
figlio
mio
,
ti
procurerò
qualche
divertimento
:
domani
ti
porterò
al
Pincio
a
vedere
il
tramonto
.
È
bene
che
gli
animi
dei
giovincelli
si
ritemprino
ai
grandi
spettacoli
della
natura
.
VII
Il
Natale
.
È
la
mattina
di
domenica
.
Dalle
nove
alle
undici
,
consulto
tra
Eufemia
,
Policarpo
e
Rosa
,
per
decidere
il
programma
del
pranzo
natalizio
.
Solamente
alle
undici
e
un
quarto
la
lista
definitiva
rimane
composta
così
,
a
base
di
patate
:
Gnocchi
al
sugo
,
Patate
con
contorno
di
pollo
,
Arrosto
di
manzo
con
contorno
di
patate
,
Patate
fritte
con
contorno
di
spinaci
,
Cicoria
e
patate
per
insalata
,
Mezzo
fiaschetto
di
Aleatico
,
Caldallesse
,
invece
di
marrons
glaces
troppo
indigesti
,
Sei
soldi
di
cialdoni
,
Tre
mele
e
quattro
soldi
di
formaggio
.
Policarpo
vorrebbe
aggiungere
alla
lista
due
tazze
di
caffè
:
ma
resta
spaventato
dalla
propria
audacia
.
Combinato
il
pranzo
,
la
famiglia
De
-
Tappetti
procede
al
proprio
abbigliamento
festivo
.
Agenore
,
col
pennello
da
barba
,
insapona
religiosamente
una
spalliera
di
seggiola
,
e
ogni
tanto
strilla
,
con
voce
acutissima
:
-
Papà
,
oggi
che
è
Natale
,
mi
ci
porti
al
teatro
meccanico
?
Policarpo
fruga
in
ogni
ripostiglio
e
grida
:
-
Eufemia
.
EUFEMIA
.
-
Che
hai
,
che
strilli
?
POLICARPO
.
-
In
nome
di
quei
doveri
di
sposa
e
di
madre
,
a
cui
si
deve
ispirare
la
tua
condotta
,
mi
sai
dire
dove
diamine
hai
ficcato
il
lustro
per
le
scarpe
?
EUFEMIA
(
alla
serva
)
.
-
Rosa
:
dove
avete
messo
il
lustro
per
le
scarpe
?
dov
'
è
il
mio
talma
,
quello
con
le
perline
nere
?
POLICARPO
(
esterrefatto
)
.
-
Gesummio
!
Si
sarebbe
perduto
il
tuo
talma
!
dunque
la
mia
famiglia
è
sopra
un
abisso
?
AGENORE
.
-
Papà
oggi
ch
'
è
Natale
,
mi
ci
porti
al
teatro
meccanico
?
Policarpo
,
volgendosi
verso
Agenore
,
lo
vede
piú
che
mai
dedicato
all
'
insaponatura
della
spalliera
,
e
gli
grida
:
-
Nequitosa
creatura
,
tu
sperperi
in
tal
modo
quella
schiuma
che
è
precisamente
destinata
al
mento
del
genitore
?
e
tu
mi
rovini
,
con
tanta
animadversione
,
quella
seggiola
,
che
servì
di
base
alla
santa
memoria
di
tuo
nonno
?
e
tu
manometti
con
precoce
impulso
di
brutale
malvagità
,
quel
pennello
cui
può
solamente
adibire
la
barba
paterna
?
EUFEMIA
(
minacciando
Agenore
)
.
-
Metti
subito
via
il
pennello
se
no
ti
tiro
quello
che
mi
viene
alle
mani
.
POLICARPO
.
-
Ed
io
quello
che
mi
viene
ai
piedi
,
che
poi
sarebbe
il
frutto
della
mia
legittima
indignazione
.
La
serva
con
faccia
stordita
,
esce
,
tutta
impolverata
,
dalla
cucina
e
dice
:
-
Signora
,
il
lustro
non
si
trova
.
POLICARPO
.
-
Come
:
non
si
trova
?
Bisognerà
trovarlo
per
forza
.
I
miei
mezzi
non
permettono
enormi
spese
voluttuarie
in
tante
scatole
di
lustro
.
Ne
abbiamo
comprata
una
,
che
non
sono
neppure
tre
mesi
.
(
agitato
da
fiero
sospetto
)
Ma
dunque
voi
me
lo
mangiate
?
AGENORE
.
-
Papà
:
oggi
che
è
Natale
mi
ci
porti
al
teatro
meccanico
?
La
signora
Eufemia
,
tutta
rossa
,
scalmanata
:
-
Ecco
qua
:
l
'
ho
trovato
io
il
lustro
,
(
porgendolo
a
Policarpo
)
era
fra
le
tue
carte
.
POLICARPO
(
alzando
il
lustro
e
gli
occhi
al
cielo
)
.
-
Fra
i
miei
documenti
!
Fra
quelle
pagine
immarcescibili
,
che
sono
il
testimonio
oculare
della
mia
integrità
cittadina
!
(
principiando
a
lustrare
)
Un
giorno
,
di
questo
passo
,
lo
troveremo
nella
sporta
del
pane
,
o
nella
concolina
in
cui
ci
laviamo
le
fisonomie
familiari
,
o
su
quel
cuscino
,
ch
'
è
il
capezzale
delle
mie
notti
.
Eufemia
:
casa
De
-
Tappetti
è
nella
piú
assoluta
decadenza
.
(
scopettando
con
rabbia
)
Agenore
:
lascia
stare
il
gatto
!
Te
l
'
ho
detto
cento
volte
.
AGENORE
.
-
Papà
:
l
'
ho
mandato
via
perché
era
sullo
scendiletto
e
stava
facendo
....
POLICARPO
(
con
amarezza
)
.
-
Anche
l
'
altro
giorno
era
sul
mio
soprabito
blú
e
fece
....
quel
gatto
non
ha
principio
di
educazione
!
AGENORE
.
-
Papà
:
oggi
ch
'
è
Natale
,
mi
ci
porti
al
teatro
meccanico
?
POLICARPO
.
-
Quanto
sei
noioso
e
degenere
,
figlio
mio
!
EUFEMIA
(
irritata
)
.
-
E
tu
rispondigli
una
volta
,
senza
farlo
svociare
.
POLICARPO
(
al
figlio
)
.
-
Che
vuoi
?
parla
!
e
parla
senza
omologare
di
singhiozzi
il
tuo
ragionamento
.
AGENORE
.
-
Papà
:
oggi
ch
'
è
Natale
,
mi
ci
porti
al
teatro
meccanico
?
POLICARPO
(
con
voce
solenne
)
.
-
Prima
di
tutto
,
dobbiamo
andare
a
spasso
,
e
per
via
decideremo
quale
spettacolo
convenga
alla
puerizia
.
I
soli
divertimenti
educativi
dovranno
,
onestamente
,
ricreare
questo
connubio
nell
'
atto
che
,
manoducendo
la
sua
prole
,
si
permetterà
di
gavazzare
,
senza
intempestivo
dispendio
.
Entra
Rosa
con
un
cencio
nero
in
mano
,
che
butta
in
braccio
alla
signora
Eufemia
.
ROSA
.
-
Ecco
il
talma
con
le
perline
nere
.
EUFEMIA
.
-
Dov
'
era
?
ROSA
.
-
Era
....
era
....
POLICARPO
.
-
Siate
veridica
nei
vostri
domestici
referti
.
ROSA
.
-
Io
non
so
chi
ce
lo
abbia
messo
,
ma
era
sulla
cesta
del
carbone
.
EUFEMIA
.
-
Il
mio
talma
sulla
cesta
del
carbone
!
.
POLICARPO
.
-
Il
carbone
sul
talma
della
cesta
di
mia
consorte
?
Rosa
sparisce
di
corsa
,
in
cucina
.
Policarpo
fissa
sul
talma
due
occhi
pieni
di
lagrime
.
La
signora
Eufemia
incretinisce
a
vista
d
'
occhio
.
POLICARPO
(
con
gesto
pieno
di
nobiltà
e
di
energia
)
.
-
Mostriamoci
forti
e
parati
sempre
,
nelle
piú
dure
controversie
della
vita
.
Mettiti
quel
talma
che
ci
costa
tanti
dolori
e
usciamo
.
Nulla
turbi
la
nostra
festiva
giocondità
natalizia
.
La
signora
Eufemia
eseguisce
meccanicamente
.
Escono
tutti
e
tre
.
Poca
gente
nelle
vie
.
Policarpo
trascina
Eufemia
,
che
trascina
Agenore
,
che
trascina
un
carrettino
sfiancato
mediante
un
pezzo
di
spago
.
La
famiglia
De
-
Tappetti
si
reca
al
Pincio
.
Sono
le
dodici
e
mezzo
,
e
in
tutto
il
Pincio
non
si
vedono
dieci
persone
.
Policarpo
costringe
il
figlio
a
leggere
i
nomi
dei
grandi
uomini
in
marmo
;
indi
gli
infligge
un
'
ammirazione
di
un
quarto
d
'
ora
avanti
ai
cigni
del
laghetto
.
In
ultimo
dilapida
la
somma
di
tre
soldi
per
procurargli
cinque
minuti
d
'
altalena
.
Dal
Pincio
,
la
famiglia
De
-
Tappetti
corre
a
San
Pietro
.
Sulla
piazza
non
c
'
è
anima
viva
.
Policarpo
spiega
il
sistema
ingegnoso
col
quale
fu
eretto
l
'
obelisco
,
mediante
funi
riscaldate
,
secondo
lui
,
mentre
il
Papa
gridava
:
Fuori
i
barbari
!
Da
San
Pietro
,
la
famiglia
De
-
Tappetti
corre
a
piazza
di
Termini
per
vedere
i
cartelloni
del
serraglio
delle
belve
.
Da
piazza
di
Termini
,
la
famiglia
De
-
Tappetti
corre
nella
chiesa
d
'
Aracoeli
,
dove
Agenore
declama
la
seguente
poesia
davanti
al
presepe
:
Queste
feste
natalizie
Faccia
il
ciel
che
concilii
Le
sue
grazie
piú
propizie
Come
ciò
che
ci
ha
concesso
Dopo
avercelo
promesso
Ch
'
apparisce
alla
capanna
E
nascesseci
il
Messia
;
Tra
gli
evviva
tra
gli
osanna
Gridiam
tutti
e
così
sia
.
Versi
,
manco
a
dirlo
,
di
Policarpo
.
Dall
'
alto
della
scalinata
dell
'
Aracoeli
,
la
famiglia
De
-
Tappetti
si
precipita
verso
casa
.
POLICARPO
(
con
gioia
repressa
dalla
dignità
)
.
-
Che
ne
dici
,
moglie
mia
?
ci
siamo
divertiti
abbastanza
?
EUFEMIA
(
cascando
a
pezzi
)
.
Quanto
a
me
....
POLICARPO
.
-
E
tu
,
Agenore
,
ti
sei
divertito
?
AGENORE
.
-
No
,
papà
.
POLICARPO
.
-
Ecco
le
conseguenze
dell
'
abuso
dei
piaceri
!
Agenore
,
ti
do
cinque
minuti
di
tempo
,
per
rettificare
la
tua
primitiva
asserzione
.
AGENORE
.
-
Ma
io
mi
sono
seccato
.
POLICARPO
.
-
E
io
,
forse
,
non
mi
sono
seccato
piú
di
te
?
Ma
oggi
è
festa
,
e
tu
devi
imitare
la
paterna
ilarità
.
Ti
ordino
di
essere
contento
,
e
di
abbandonarti
a
segni
di
giubilo
manifesto
.
Vuoi
ubbidirmi
,
sì
o
no
?
AGENORE
.
-
Ti
ubbidisco
subito
,
papà
.
E
si
mette
a
piangere
come
una
fontana
.
VIII
De
-
Tappetti
al
veglione
.
Sono
le
otto
di
sera
e
la
signora
Eufemia
De
-
Tappetti
non
connette
piú
.
Agenore
salta
sulle
sedie
.
Policarpo
ha
promesso
di
condurli
,
tutt
'
e
due
,
al
veglione
del
Costanzi
.
La
seta
di
un
vecchio
ombrello
,
prendendo
la
forma
d
'
un
prodotto
assai
comune
della
ceramica
nazionale
,
sarà
la
cuffia
della
signora
Eufemia
:
il
resto
del
costume
da
maschera
è
composto
d
'
una
cortina
e
d
'
un
vecchio
scialle
a
scacchi
neri
e
rossi
,
ridotto
a
qualche
cosa
che
potrebbe
essere
classificata
appena
tra
il
domino
e
il
sacchetto
della
tombola
.
Il
costume
di
Agenore
è
,
forse
,
meno
splendido
quanto
ai
particolari
,
ma
di
elegante
e
incantevole
semplicità
.
Egli
ha
indosso
un
paio
di
mutandine
sue
,
una
camicia
della
mamma
legata
alla
cintura
;
un
cachenez
di
papà
messo
a
tracolla
;
infine
un
cappello
conico
,
formato
di
gazzette
,
incollate
una
sull
'
altra
,
con
rabeschi
di
carta
dorata
,
il
cui
costo
non
può
essere
inferiore
ai
due
soldi
,
senza
contare
una
costellazione
d
'
ostie
da
lettere
,
attaccate
dalle
mani
stesse
del
genitore
.
Il
quale
,
quanto
a
sé
stesso
,
ha
deciso
di
non
alterare
le
proporzioni
quotidiane
della
persona
.
Egli
ha
detto
:
-
Un
funzionario
dello
Stato
non
può
comecchessia
obliterare
la
compagine
individuale
,
e
tu
stesso
,
figlio
mio
,
impara
che
,
arrivati
ad
una
certa
età
,
se
continui
ancora
a
mangiare
le
ostie
del
cappello
,
ti
mando
subito
a
letto
su
due
piedi
,
e
anche
sopra
il
mio
.
L
'
andata
dei
coniugi
De
-
Tappetti
al
veglione
è
un
avvenimento
per
il
vicinato
.
La
signora
Eufemia
,
verso
il
meriggio
,
era
scesa
a
comprare
spilli
e
fettuccie
,
spesa
molto
notata
dalla
cicoriara
che
sta
sul
portone
;
e
poi
la
stessa
signora
Eufemia
aveva
detto
al
norcino
:
-
Piú
tardi
manderò
la
serva
a
prendere
una
costoletta
di
maiale
;
badate
che
sia
buona
,
poiché
stasera
dobbiamo
andare
al
Costanzi
.
Al
momento
della
partenza
,
casa
De
-
Tappetti
pare
una
maledizione
.
Policarpo
,
con
gli
occhi
di
fuori
,
ha
un
pezzo
di
sapone
in
una
mano
e
la
scatolina
del
grasso
lucido
nell
'
altra
.
Agenore
strilla
che
gli
cascano
le
calze
.
Policarpo
sputa
sul
sapone
,
e
lo
strofina
contro
le
scarpe
.
Accortosi
dello
sbaglio
,
butta
lungi
il
sapone
,
corre
alla
catinella
,
e
vi
immerge
la
scatola
del
grasso
lucido
,
per
lavarsi
le
mani
.
La
signora
Eufemia
pare
una
spiritata
:
ella
non
fa
che
gridare
:
-
Dio
mio
,
questi
balli
saranno
la
mia
rovina
.
Finalmente
tutto
è
in
ordine
.
La
signora
Eufemia
s
'
è
messa
in
testa
la
cuffia
,
e
Agenore
ha
mangiato
le
ultime
ostie
rosse
.
Policarpo
dà
il
braccio
destro
alla
sua
signora
,
prende
per
mano
il
bambino
,
e
scendono
in
istrada
,
fra
i
susurri
delle
lavandaie
,
della
cicoriara
,
del
norcino
e
dell
'
orzarolo
,
il
quale
si
mette
a
gridare
:
-
Fate
largo
,
che
passa
il
tabernacolo
.
Trafelati
,
con
la
lingua
di
fuori
,
le
scarpe
piene
di
fango
,
i
De
-
Tappetti
arrivano
al
Costanzi
,
dopo
un
'
ora
di
cammino
.
Ballottato
dalle
maschere
,
trascinato
in
mezzo
a
ondate
di
giovanotti
,
Policarpo
conserva
,
a
stento
,
la
sua
proverbiale
dignità
.
Dopo
una
quantità
di
guai
,
i
coniugi
De
-
Tappetti
riescono
a
penetrare
nella
platea
.
La
signora
Eufemia
resta
incantata
.
Dice
che
le
pare
di
essere
in
chiesa
.
Agenore
non
vede
nulla
e
pretende
di
salire
sulle
spalle
del
babbo
.
Policarpo
resiste
,
Agenore
piange
e
pesta
i
piedi
.
Per
farla
finita
,
Policarpo
lo
prende
in
collo
.
Ma
una
quantità
di
maschere
circonda
la
famiglia
De
-
Tappetti
e
le
dà
la
baia
.
Policarpo
alzando
gli
occhi
al
cielo
ha
la
fortunata
ispirazione
di
salire
in
galleria
.
Quivi
respira
.
Eufemia
si
mette
a
sedere
,
Agenore
può
vedere
tutto
quanto
,
e
tempesta
di
domande
il
genitore
.
-
Papà
!
che
cos
'
è
quella
luce
bianca
?
-
È
la
luce
elettrica
.
-
Come
la
fanno
?
-
Mediante
una
combinazione
chimica
:
si
mettono
a
bagno
i
carboni
,
s
'
avvicinano
i
poli
,
s
'
accende
un
fiammifero
davanti
a
uno
specchio
,
si
gira
la
corda
di
bengala
,
e
allora
viene
l
'
ingegnere
Sfondrini
,
e
dice
:
questa
è
la
luce
elettrica
.
-
Anche
il
gaz
è
una
luce
elettrica
?
-
No
,
figlio
mio
.
Il
gaz
non
è
altro
che
il
risultato
della
compagnia
che
lo
fabbrica
,
e
che
si
chiama
gazometro
:
poi
lo
chiudono
nei
tubi
,
e
lo
portano
al
Municipio
,
chi
ne
vuole
va
dal
sindaco
,
paga
,
e
si
fa
dare
la
pressione
,
che
gli
serve
anche
di
ricevuta
.
-
Papà
!
guarda
quella
mascherina
bianca
....
la
vedi
?
perché
quel
signore
le
ha
dato
un
bacio
?
-
Egli
è
un
suo
fratello
,
che
le
dà
l
'
addio
,
essendo
in
procinto
di
partire
per
l
'
America
.
-
Policarpo
-
bisbiglia
la
signora
Eufemia
con
accenti
di
terrore
-
mi
si
sono
rotti
parecchi
uncinetti
:
mi
casca
....
Tutto
quanto
....
-
Per
amor
di
Dio
!
-
Vedi
un
po
'
di
trovarmi
degli
spilli
!
-
E
dove
vuoi
che
te
ne
trovi
?
-
Papà
:
che
significa
tutte
quelle
figure
nel
soffitto
?
-
Sono
le
nove
muse
...
dovevi
badarci
prima
d
'
uscire
di
casa
....
quelli
sono
i
cavalli
che
tirano
i
carri
del
sole
....
ti
casca
sempre
qualche
cosa
!
....
quest
'
altro
è
il
genio
della
commedia
....
bella
figura
facciamo
,
perdio
!
...
il
mare
coi
cigni
rappresenta
la
mitologia
....
vedi
,
se
puoi
aggiustarti
in
qualche
modo
....
e
quelle
nere
che
ballano
,
sono
altre
nove
muse
....
ce
la
fai
!
ce
la
fai
?
-
Non
è
possibile
.
-
Papà
,
papà
.
-
Ma
stai
zitto
un
momento
,
non
vedi
che
la
mamma
si
demolisce
?
I
coniugi
De
-
Tappetti
scendono
con
precipitazione
.
La
signora
Eufemia
si
regge
le
gonnelle
,
Agenore
si
fa
trascinare
come
un
carretto
e
giunto
nel
vestibolo
,
indica
la
statua
di
Giulio
Cesare
e
grida
:
-
Papà
,
chi
è
quell
'
uomo
nero
?
-
Quell
'
uomo
è
un
imperatore
romano
,
il
quale
....
il
quale
....
-
Il
quale
che
?
-
Il
quale
,
figlio
mio
,
se
me
lo
domandi
ancora
una
volta
t
'
arriva
un
paio
di
schiaffi
IX
Rivolta
femminile
.
Sono
le
otto
e
tre
quarti
di
sera
.
Sul
tavolino
,
coperto
da
un
vecchio
scialle
a
scacchetti
verdi
e
turchini
,
risplende
un
lume
a
petrolio
col
piede
lucido
per
l
'
untume
,
il
cristallo
incrinato
e
un
giornale
ridotto
a
paralume
col
sussidio
d
'
una
spilletta
arrugginita
e
di
due
mollichelle
di
pane
masticato
.
Questo
paralume
,
da
oltre
due
anni
,
forma
l
'
orgoglio
dell
'
autore
,
Policarpo
De
-
Tappetti
,
il
quale
,
con
gli
occhiali
sul
naso
e
il
labbro
inferiore
penzoloni
,
sta
rifacendo
la
punta
a
un
par
di
vecchi
pedalini
che
paiono
rosicchiati
dai
sorci
.
Agenore
,
con
un
paio
di
forbicette
,
fa
una
quantità
di
ritagli
di
carta
,
ai
quali
,
mentalmente
,
si
propone
d
'
appiccare
il
fuoco
,
appena
i
genitori
abbiano
voltato
le
spalle
.
La
signora
Eufemia
,
vestita
di
percalle
a
righe
pistacchio
,
è
sprofondata
nel
vecchio
monumentale
seggiolone
comprato
all
'
asta
pubblica
per
lire
14,75
,
e
destinato
a
serbatoio
di
pulci
per
uso
esclusivo
della
famiglia
.
La
signora
Eufemia
è
assorta
nella
lettura
di
un
mezzo
foglio
,
dentro
al
quale
Rosa
ha
portato
la
senape
destinata
ai
pediluvii
di
Policarpo
.
L
'
attenzione
della
signora
Eufemia
è
concentrata
su
questo
breve
resoconto
:
-
Domenica
le
donne
radicali
di
Parigi
tennero
un
gran
comizio
.
Luisa
Michel
teneva
la
presidenza
.
Era
vestita
di
nero
.
Essa
disse
:
"
È
giunta
l
'
ora
della
rivolta
per
le
donne
.
Il
codice
civile
è
fatto
contro
di
lei
;
essa
lo
deve
riformare
.
Se
essa
lo
avrà
sarà
libera
.
Vi
dovete
rifiutare
a
lavorare
se
non
vi
pagheranno
come
volete
"
.
Martel
disse
:
"
L
'
uomo
è
un
animale
tanto
basso
,
che
non
ve
n
'
è
alcuno
che
lo
equipari
.
Mercanteggia
il
cibo
alla
donna
,
quando
non
glielo
ruba
"
.
Un
'
altra
donna
,
la
cittadina
Grippa
,
disse
:
"
Rifiutatevi
di
dare
i
vostri
amplessi
agli
uomini
.
Non
siate
piú
operaie
,
se
non
vi
mettono
allo
stesso
livello
dell
'
uomo
:
non
siate
piú
donne
perdute
:
scioperiamo
.
Lo
Stato
dovrebbe
indennizzare
la
donna
tutte
le
volte
che
questa
prestasi
a
farsi
fecondare
"
.
Questa
lettura
getta
il
turbamento
nel
cervello
ancora
verginale
,
nonché
idiota
,
della
signora
Eufemia
,
mentre
Policarpo
,
da
cinque
minuti
sani
,
si
riprova
inutilmente
a
introdurre
il
filo
nella
cruna
dell
'
ago
.
Agenore
,
con
la
fatale
irriverenza
di
questo
secolo
,
guarda
gli
sforzi
del
genitore
con
sorriso
di
scherno
.
Policarpo
ci
si
prova
ancora
sei
o
sette
volte
,
poi
si
inquieta
e
dice
a
Eufemia
:
-
Fammi
il
piacere
d
'
infilarmelo
tu
,
perché
io
non
ce
la
fo
.
E
volgendosi
al
piccolo
Agenore
:
-
E
non
è
lecito
a
qualsiasi
prole
ostentare
la
prevaricazione
d
'
una
perniciosa
ilarità
,
mentre
il
genitore
è
periclitante
nell
'
adempimento
delle
sue
funzioni
notturne
,
hai
capito
?
E
poi
alla
moglie
:
-
Eufemia
!
Saresti
dunque
sorda
alla
voce
,
del
dovere
nonché
a
quella
del
tuo
consorte
?
Eufemia
trasalendo
:
-
Che
vuoi
?
-
Infilare
quest
'
ago
.
La
signora
Eufemia
,
con
accento
pieno
di
amarezza
:
-
Riformate
prima
il
codice
civile
,
o
Policarpo
,
e
poi
v
'
infilerò
.
Policarpo
,
stupefatto
,
guarda
fisso
il
paralume
,
poi
guarda
Agenore
,
che
guarda
la
mamma
,
che
guarda
Policarpo
,
che
dice
:
-
Eufemia
,
rientra
in
te
stessa
,
tu
sei
evidentemente
sotto
l
'
erubescenza
.
d
'
un
sogno
.
Guardami
bene
:
io
sono
Policarpo
tuo
.
Tu
ti
trovi
nel
santuario
della
tua
famiglia
,
e
questi
pedalini
stessi
(
agitandoli
)
rappresentano
uno
di
quei
teneri
vincoli
sui
quali
riposa
il
matrimoniale
consorzio
.
Eufemiuccia
!
dà
un
poco
di
pizzichi
alle
tue
sembianze
e
riconduci
la
mente
sul
sentiero
della
realtà
e
di
questo
salottino
dove
aleggia
la
domestica
gioia
e
dove
anche
la
domestica
dorme
sul
canapè
.
Eufemia
!
infilami
l
'ago....cidenti!
m
'
è
cascato
!
Policarpo
si
mette
pecoroni
alla
ricerca
dell
'
ago
,
che
dev
'
essere
sparito
in
una
delle
tante
crepe
polverose
dell
'
ammattonato
.
Eufemia
,
guardando
il
marito
carponi
,
si
fa
rossa
d
'
indignazione
e
borbotta
:
-
Martel
ha
ragione
.
L
'
uomo
è
un
animale
tanto
basso
che
non
c
'
è
alcuno
che
lo
equipari
.
Policarpo
s
'
insinua
sotto
il
tavolino
e
riceve
dal
figlio
Agenore
,
una
pedata
sopra
un
occhio
.
Il
genitore
,
offeso
,
irritato
,
alza
la
testa
,
batte
nel
tavolino
,
si
fa
un
bernoccolo
,
il
lume
traballa
,
minaccia
di
rovesciarsi
e
Policarpo
strilla
:
-
Figlio
sciagurato
!
.
Tu
vuoi
dunque
abbandonarti
al
massacro
di
chi
t
'
ha
dato
la
vita
?
(
uscendo
di
sotto
alla
tavola
)
Tu
hai
attentato
al
lume
dei
miei
occhi
e
a
quello
a
petrolio
,
che
avrebbe
potuto
distruggere
nelle
fiamme
il
nostro
modesto
patrimonio
e
anche
il
matrimonio
,
te
compreso
,
mostro
d
'
ingratitudine
chi
t
'
ha
insegnato
di
venire
alle
mani
coi
piedi
?
Policarpo
alza
sopra
Agenore
un
braccio
minaccioso
,
precursore
d
'
uno
schiaffo
paterno
.
Agenore
scappa
in
cucina
.
Eufemia
corre
nella
camera
da
letto
esclamando
.
-
Dire
che
mi
sono
prestata
a
farmi
fecondare
da
un
uomo
simile
e
....
senza
indennità
governativa
!
Policarpo
rimane
atterrito
,
estatico
,
davanti
alla
scomparsa
fulminea
dei
membri
della
famiglia
.
Per
un
momento
,
egli
crede
d
'
esser
ecceduto
nell
'
esercizio
della
paterna
potestà
,
e
mezzo
tonto
,
entra
nella
camera
da
letto
.
Eufemia
,
curva
sui
cuscini
,
pare
oppressa
dai
singulti
.
Policarpo
la
piglia
dolcemente
sotto
le
ascelle
,
con
movimento
di
burocratica
tenerezza
.
Memore
delle
parole
della
cittadina
Grippa
,
Eufemia
si
rivolta
come
una
biscia
e
dice
a
Policarpo
:
-
Tutto
è
inutile
,
o
signore
!
io
rifiuto
di
dare
i
miei
amplessi
agli
uomini
.
Io
comincio
a
mettermi
in
isciopero
.
-
Eufemia
!
-
dice
Policarpo
,
trasognato
-
tu
non
sai
quello
che
dici
.
La
tua
esagitata
parola
dimostra
l
'
abrogazione
delle
tue
facoltà
mentali
.
Eufemia
!
guardami
:
guardami
bene
....
sono
Policarpo
.
-
No
;
tu
sei
un
animale
tanto
basso
,
che
non
vi
è
alcuno
che
ti
equipari
.
-
Ma
no
:
Eufemiuccia
!
io
sono
Policarpo
tuo
,
sono
quel
Policarpo
identico
al
quale
sei
unita
in
nodo
indefettibile
:
raccogli
i
tuoi
ricordi
!
tu
hai
associato
la
tua
vita
integerrima
alle
mie
immacolate
generalità
,
e
questa
unione
è
stata
fecondata
.
Eufemia
con
accento
drammatico
:
-
Arrestatevi
;
io
non
intendo
piú
di
prestarmi
,
a
farmi
....
-
Eufemia
:
tu
dunque
vuoi
postergare
i
santi
doveri
di
sposa
e
di
madre
?
-
Voglio
essere
posta
allo
stesso
vostro
livello
-
Come
!
tu
vorresti
emarginare
le
pratiche
?
le
circolari
?
archiviare
gli
atti
?
protocollare
delle
evasioni
?
-
Voi
avete
fatto
il
codice
civile
contro
di
me
!
-
urla
donna
Eufemia
.
-
Signora
!
-
conclude
gravemente
Policarpo
-
voi
accusate
un
pubblico
funzionario
d
'
avere
manomesso
il
palladio
della
convivenza
civile
,
e
questo
è
il
colmo
dell
'
animadversione
,
contro
gli
ordinamenti
sociali
.
Voi
offendete
,
in
me
,
il
funzionario
,
il
marito
,
l
'
uomo
,
il
Policarpo
,
voi
,
voi
che
dovreste
essere
l
'
angelo
del
cubicolo
familiare
,
voi
che
....
Dopo
un
minuto
di
riflessione
:
-
Fra
noi
due
dovrà
,
ulteriormente
,
intercedere
una
separazione
di
beni
e
di
toro
....
-
Ma
che
toro
!
-
esclama
Eufemia
.
-
L
'
uomo
è
un
animale
così
basso
che
non
c
'
è
toro
che
lo
equipari
.
X
Agenore
smarrito
.
Sono
le
nove
e
tre
quarti
di
sera
.
Casa
De
-
Tappetti
è
immersa
nella
piú
profonda
costernazione
.
La
serva
,
seduta
nel
cantone
piú
oscuro
della
sala
da
pranzo
,
appoggia
la
fronte
sopra
la
spalliera
e
dorme
in
preda
alle
piú
strazianti
inquietudini
.
La
signora
Eufemia
-
dimentica
di
ogni
delicato
senso
di
pudore
-
è
mezzo
vestita
e
mezzo
no
,
e
il
suo
seno
potrebbe
presentare
ancora
qualche
attrattiva
agli
occhi
autorevoli
di
Policarpo
,
s
'
egli
non
si
ostinasse
a
fissarli
sui
propri
stivali
con
una
costanza
degna
di
migliore
scarpa
.
La
signora
Eufemia
,
ogni
tanto
,
fa
un
salto
alla
finestra
,
e
guarda
,
con
rapido
movimento
di
testa
,
ai
due
lati
della
via
.
Indi
,
ritorna
mestamente
accanto
a
Policarpo
che
continua
a
considerare
le
proprio
scarpe
sotto
un
altro
punto
di
vista
,
piú
patriottico
,
ma
non
meno
doloroso
del
precedente
.
Policarpo
,
con
voce
cavernosa
:
-
Hai
visto
niente
?
-
Niente
;
povera
creatura
.
Policarpo
,
reprimendo
i
singulti
:
-
Era
il
nostro
amore
!
Era
il
nostro
sangue
,
Eufemia
!
Era
il
mio
ritratto
!
Il
mio
animo
di
padre
è
straziato
nelle
sue
viscere
immediate
!
Dio
,
abbiate
pietà
di
noi
;
io
non
domando
al
cielo
che
una
grazia
sola
:
ricuperare
mio
figlio
,
per
abbracciarlo
teneramente
,
e
metterlo
,
dieci
giorni
,
a
pane
e
acqua
.
Indi
,
volgendo
gli
occhi
sopra
la
serva
:
-
Oh
femmina
religiosamente
devota
ai
doveri
di
cittadina
e
di
domestica
!
La
tua
vita
è
un
sacerdozio
,
che
mantiene
acceso
il
sacro
focolare
della
famiglia
,
e
comprende
nel
salario
gli
affetti
d
'
un
vergine
cuore
,
retribuito
mensilmente
con
pari
tenerezza
.
Guarda
,
moglie
mia
,
la
povera
Rosa
.
Ella
non
ha
piú
il
coraggio
di
pronunciare
una
qualsivoglia
parola
.
La
commozione
la
opprime
.
-
Perdona
,
amico
mio
,
a
me
pare
che
russi
.
-
T
'
inganni
!
non
è
che
il
rantolo
d
'
un
cuore
esulcerato
.
La
signora
Eufemia
,
sospirando
a
mantice
,
ritorna
,
quasi
barcollando
,
alla
finestra
.
Policarpo
fa
due
o
tre
passi
,
poi
s
'
arretra
e
dice
con
accento
severo
e
fatale
:
-
Eufemia
,
non
è
piú
tempo
d
'
esitare
.
Io
devo
perlustrare
tutti
i
sette
colli
,
anche
a
costo
di
fiaccare
il
mio
.
O
ritroverò
il
nostro
caro
Agenore
,
o
tu
sarai
vedova
anzi
tempo
.
-
Io
ne
morirò
.
-
E
io
verrò
a
piangere
continuamente
sulla
tua
fossa
.
Così
dicendo
,
cadono
uno
nelle
braccia
dell
'
altra
.
Per
essere
storicamente
esatto
,
devo
dire
anzi
che
Policarpo
,
avendo
sbagliato
la
misura
,
cade
invece
sopra
il
lavamani
,
e
manda
in
pezzi
la
catinella
.
Rosa
si
sveglia
di
schianto
,
e
grida
:
-
Madonna
mia
,
gli
spiriti
!
E
Policarpo
,
uscendo
,
con
accento
filosofico
:
-
Gli
spiriti
sono
eccessivamente
depressi
.
E
,
ricalcando
la
bomba
sin
sugli
orecchi
,
scende
nella
via
.
Ah
!
voi
non
sapete
....
È
una
storia
,
questa
,
lugubre
e
nazionale
.
Agenore
è
fuggito
di
casa
.
Il
figlio
dell
'
orzarolo
gli
ha
detto
che
tutte
le
sere
c
'
è
una
dimostrazione
,
con
squilli
di
tromba
,
e
Agenore
s
'
è
lasciato
incautamente
sedurre
da
quella
prospettiva
rivoluzionaria
.
Agenore
è
fuggito
di
casa
alle
otto
scusandosi
col
dire
che
andava
a
comprare
un
soldo
di
cialdoni
.
Come
mai
l
'
oculata
signora
Eufemia
ha
prestato
facile
orecchio
a
così
sfacciata
bugia
?
Come
mai
ella
ha
potuto
,
anche
per
un
momento
,
supporre
che
nella
vita
di
Agenore
potesse
intercalarsi
un
episodio
,
rappresentato
da
un
soldo
di
cialdoni
?
Non
calunniate
questa
eccellente
madre
di
famiglia
.
Il
sospetto
aveva
subito
attraversato
l
'
animo
suo
.
-
Agenore
ha
un
soldo
?
Dio
mio
!
si
sarebbe
egli
macchiato
di
qualche
crimine
?
Ma
non
può
essere
.
L
'
avrà
trovato
per
la
strada
.
Ma
quand
'
anche
ciò
fosse
,
come
mai
egli
si
getta
subito
in
braccio
ai
bagordi
,
alla
disperazione
,
al
libertinaggio
?
-
Agenore
,
Agenore
!
Hai
tempo
a
strillare
!
Agenore
è
già
lontano
,
Agenore
è
già
a
piazza
Navona
,
insieme
col
figlio
dell
'
orzarolo
,
suo
compagno
di
traviamenti
e
di
perdizione
.
Policarpo
ferma
un
agente
municipale
,
davanti
a
San
Luigi
de
'
Francesi
,
e
gli
domanda
:
-
Avete
visto
mio
figlio
?
-
E
chi
siete
voi
?
-
Io
?
io
sono
un
padre
infelice
.
La
guardia
si
spazientisce
e
risponde
:
-
Che
vuole
che
sappia
io
?
-
Ma
come
!
scusate
-
esclama
DeTappetti
-
non
è
forse
affidata
a
voi
la
tutela
,
la
salvaguardia
dei
cittadini
?
-
Sono
o
non
sono
un
regnicolo
?
Voi
stesso
siete
o
non
siete
un
regnicolo
?
-
Badi
come
parla
!
misuri
le
parole
!
Policarpo
spaventato
dalla
propria
audacia
teme
di
avere
offeso
la
maestà
della
legge
,
e
fugge
mezzo
tonto
,
verso
piazza
Navona
,
pigliando
di
petto
tutte
le
persone
.
Appena
giunto
in
faccia
alla
fontana
,
sente
uno
squillo
di
tromba
,
e
vede
un
maresciallo
che
porta
via
di
peso
qualche
cosa
che
pare
un
cencio
,
mentre
invece
è
il
giovane
Agenore
,
figlio
unico
di
Policarpo
De
-
Tappetti
.
Quale
vista
per
un
padre
!
quale
vista
,
per
un
Policarpo
!
È
questo
il
punto
culminante
dell
'
azione
drammatica
.
POLICARPO
.
-
Figlio
mio
!
AGENORE
(
con
voce
strozzata
)
.
-
Papà
,
mi
portano
carcerato
.
MARESCIALLO
.
-
Ah
,
è
vostro
figlio
,
questo
pezzo
di
birbaccione
?
-
perché
non
l
'
avete
messo
a
letto
?
perché
non
gli
date
un
po
'
piú
di
educazione
?
POLICARPO
(
dignitoso
)
.
-
Maresciallo
,
ve
ne
prego
....
non
diminuite
il
mio
prestigio
davanti
a
un
'
indocile
prole
,
che
versa
a
piene
mani
il
disonore
sulla
mia
testa
,
che
un
giorno
sarà
canuta
.
MARESCIALLO
.
-
Meno
chiacchiere
!
POLICARPO
.
-
Rendetemi
mio
figlio
.
MARESCIALLO
.
-
Ma
siete
matto
!
POLICARPO
.
-
L
'
avete
forse
colto
in
flagrante
?
MARESCIALLO
.
-
Gridava
l
'
Inno
!
l
'
ho
udito
io
.
POLICARPO
(
rivolgendosi
al
figlio
con
tutta
l
'
amarezza
d
'
un
genitore
offeso
e
deluso
)
.
Agenore
!
come
mai
,
dopo
tanti
anni
del
mio
fecondo
apostolato
,
hai
potuto
emettere
gridi
sovversivi
?
come
mai
ti
vedo
in
mezzo
a
gruppi
di
facinorosi
?
ahi
,
tu
che
dovevi
essere
il
bastone
della
mia
vecchiaia
!
AGENORE
(
piangendo
)
.
-
Lo
sarò
,
lo
sarò
.
POLICARPO
(
inesorabile
)
.
-
Ah
,
troppo
tardi
!
il
bastone
della
mia
vecchiaia
piomberà
sulle
tue
spalle
.
Momento
di
pausa
e
di
raccoglimento
.
POLICARPO
(
con
gesto
autorevole
)
.
-
Maresciallo
:
io
sono
un
funzionario
del
governo
;
uno
zio
di
mia
moglie
è
amico
d
'
un
ministro
,
del
ministro
Mezzanotte
,
buon
'
anima
sua
;
si
davan
del
tu
....
MARESCIALLO
.
-
Vedo
bene
che
lei
è
un
galantuomo
....
si
prenda
pure
questo
birichino
e
lo
mandi
a
letto
.
Agenore
,
mezzo
sconquassato
,
passa
nelle
mani
del
genitore
,
che
lo
afferra
per
l
'
avambraccio
,
e
lo
trascina
verso
casa
ruggendo
:
-
Disgraziato
,
che
ci
sei
andato
a
fare
in
piazza
Navona
?
-
A
sentire
la
musica
.
-
E
chi
ha
destato
,
nel
tuo
petto
,
questi
gravi
istinti
musicali
?
-
È
il
figlio
dell
'
orzarolo
che
m
'
ha
detto
che
bisognava
gridare
:
Vogliamo
l
'
inno
.
-
Ma
non
hai
tu
riflettuto
che
il
tuo
grido
offendeva
i
grandi
corpi
dello
Stato
?
Ma
dimmi
:
hai
tu
mai
visto
che
tuo
padre
anche
nelle
grandi
circostanze
della
vita
abbia
mai
chiesto
un
inno
?
perché
hai
emesso
,
dunque
,
grida
sediziose
?
Silenzio
prudente
da
parte
di
Agenore
.
-
Ah
!
tu
non
rispondi
?
tu
ti
avvolgi
in
dignitoso
silenzio
?
Ma
io
non
mi
farò
illudere
da
questo
tardivo
mutismo
.
Una
correzione
è
necessaria
.
Vedi
tu
questa
mano
?
Gli
dà
uno
schiaffo
e
conchiude
con
voce
solenne
:
-
Questa
mano
impedisce
al
tuo
piede
di
rimanere
,
ulteriormente
,
sull
'
orlo
dell
'
abisso
.
XI
L
'
istruzione
di
Agenore
.
Il
lume
a
petrolio
sopra
un
sottolume
ottagonale
,
fatto
di
scatole
di
cerini
appiccicate
a
un
panno
,
fiammeggia
in
mezzo
alla
tavola
.
Il
globo
di
cristallo
smerigliato
,
è
incrinato
da
cima
a
fondo
e
picchiettato
di
pezzetti
di
decalcomania
,
fatica
speciale
della
pazienza
e
della
saliva
di
Agenore
.
La
serva
,
al
buio
,
sbadiglia
sull
'
uscio
della
cucina
.
Policarpo
,
Eufemia
,
Agenore
,
pieni
di
raccoglimento
e
di
aspettativa
,
stanno
seduti
intorno
alla
tavola
,
accigliati
,
preoccupati
,
come
se
,
da
un
momento
all
'
altro
,
attendessero
i
conforti
di
nostra
santa
religione
.
Policarpo
De
-
Tappetti
è
infagottato
in
un
vecchio
cappotto
militare
,
comprato
a
Campo
dei
Fiori
,
e
trasformato
dalla
signora
Eufemia
in
veste
da
,
camera
,
mediante
certi
paramani
gonfi
,
e
un
bavero
enorme
d
'
un
verde
cosi
sfacciato
che
la
testa
di
Policarpo
,
per
via
di
riflesso
e
d
'
analogia
,
pare
,
occhiali
a
parte
,
una
gran
testa
di
cavolo
.
La
toeletta
della
medesima
signora
Eufemia
è
piena
di
pretese
,
con
una
quantità
di
nastrini
e
di
fettuccie
stinte
,
e
con
un
"
fisciú
"
tutto
accartocciato
,
che
pare
un
gran
mazzo
d
'
indivia
.
Le
pendono
dagli
orecchi
due
goccie
di
falso
corallo
che
somigliano
,
fino
all
'
illusione
,
a
due
bastoni
di
ceralacca
Agenore
,
come
nei
giorni
di
festa
,
ha
la
faccia
pulita
fino
al
giro
del
collo
.
Si
notano
pure
traccie
di
tentativi
audaci
ma
infruttuosi
nella
pulitura
delle
unghie
e
nella
pettinatura
dei
capelli
.
L
'
orologio
della
chiesa
vicina
suona
le
tre
;
Agenore
le
conta
.
Policarpo
segue
con
tenerezza
paterna
gli
sforzi
aritmetici
del
figlio
,
poi
dice
a
Eufemia
stropicciandosi
un
occhio
.
-
Vedrai
che
non
verrà
;
il
tempo
è
minaccioso
,
il
cielo
è
intempestivo
.
-
Papà
,
-
gli
chiede
Agenore
,
-
ma
a
che
ora
ha
detto
che
tu
lo
aspetterai
,
con
noi
,
perché
lui
avesse
venuto
?
-
La
grammatica
,
la
grammatica
,
figlio
mio
!
-
esclama
Policarpo
,
con
accento
di
terrore
profondo
,
-
ma
le
tue
facoltà
commemorative
sono
dunque
cosi
fiacche
,
malgrado
le
suggestività
del
tuo
genitore
?
D
'
onde
mai
tanta
oblivione
,
mentre
ti
ho
detto
di
badar
bene
a
quello
che
dici
?
-
Ma
perché
dovessi
parlare
con
la
grammatica
,
se
il
mio
padrino
non
c
'
è
?
-
La
vita
dell
'
uomo
è
unissona
,
-
risponde
gravemente
Policarpo
;
-
e
sia
detto
per
l
'
ultima
volta
che
,
quando
in
te
stesso
venisse
meno
il
rispetto
ai
tempi
,
io
non
avrei
la
menoma
oscillazione
di
tirar
bene
le
orecchie
alla
tua
inconsapevole
puerizia
.
Agenore
che
,
durante
questa
predica
,
ha
tenuto
l
'
occhio
fisso
sopra
un
insetto
alato
,
che
passeggia
sul
tappeto
:
-
Papà
,
le
mosche
hanno
le
mani
?
-
S
'
ode
un
passo
lento
per
le
scale
,
virgolato
da
colpi
di
tosse
e
da
sospiri
asmatici
.
-
Dev
'
essere
lui
!
esclama
la
signora
Eufemia
,
facendosi
un
pochino
rossa
in
mezzo
all
'
indivia
.
Una
scampanellata
pare
confermi
l
'
ipotesi
della
signora
De
-
Tappetti
.
La
serva
corre
,
traballando
,
apre
l
'
uscio
e
dice
:
-
Si
accomodi
,
signor
cavaliere
.
La
famiglia
De
-
Tappetti
si
alza
con
entusiasmo
,
si
precipita
verso
il
visitatore
,
lo
sbarazza
dell
'
ombrello
,
del
paletot
,
del
cachenez
e
della
tuba
,
sulla
quale
Agenore
si
affretta
a
disegnare
un
gigantesco
14
col
dito
intinto
di
saliva
.
-
Oh
caro
compare
!
che
onore
!
che
piacere
!
-
Davvero
!
con
questo
tempaccio
!
-
Vi
siete
bagnato
?
-
Venite
qui
,
vicino
alla
tavola
.
:
c
'
è
piú
luce
,
-
dice
Policarpo
con
premura
.
,
come
se
lo
invitasse
ad
accostarsi
a
un
caminetto
.
E
il
cavaliere
Anassagora
Caramelli
,
compare
di
Policarpo
e
di
Eufemia
,
impiegato
al
fondo
per
il
culto
,
viene
trascinato
a
una
poltrona
che
si
regge
per
miracolo
.
Il
cavaliere
siede
,
ma
si
alza
di
botto
,
con
faccia
spaventata
e
portando
una
mano
sotto
la
falda
del
soprabito
.
L
'
estremità
d
'
una
molla
a
spirale
,
fuori
di
sesto
,
acuta
quanto
un
cava
-
tappi
,
lo
ha
punto
vicino
l
'
osso
sacro
.
-
Che
è
successo
?
-
chiede
la
signora
Eufemia
:
-
uno
spillo
forse
?
una
forcinella
?
-
Non
saprei
,
-
risponde
il
cavaliere
un
po
'
confuso
,
-
qualche
cosa
di
pungente
che
mi
è
penetrato
nel
....
-
Sedere
comodamente
,
-
dice
,
con
intenzione
faceta
,
Policarpo
,
-
è
una
delle
vicissitudini
agognate
dall
'
individuo
comecchessia
lasso
di
questa
,
dirò
così
....
cavaliere
,
fate
il
favore
,
ecco
una
sedia
scevra
di
qualsiasi
punta
inopportuna
.
Finalmente
il
cavaliere
Anassagora
Caramelli
è
seduto
,
con
tutto
il
comodo
suo
.
È
un
tipo
né
vecchio
né
giovane
,
né
bello
né
brutto
,
né
intelligente
né
idiota
.
Le
male
lingue
dicono
che
,
prima
della
nascita
di
Agenore
,
Anassagora
frequentasse
molto
casa
De
-
Tappetti
,
mentre
Policarpo
stava
in
ufficio
.
Certo
è
che
la
signora
Eufemia
si
è
spesso
vantata
del
compare
al
quale
attribuisce
,
con
visibile
compiacenza
,
patenti
di
nobiltà
.
-
Mio
compare
,
-
soleva
dire
.
-
possiede
ancora
un
seggiolone
dei
suoi
avi
,
con
lo
stemma
della
famiglia
sulla
spalliera
,
e
c
'
è
una
bestia
rampante
.
-
Dunque
,
-
comincia
il
cavaliere
,
per
iniziare
un
qualsiasi
discorso
.
-
Eccomi
qua
,
-
risponde
Policarpo
con
accento
maestoso
di
Coriolano
alle
porte
di
Roma
.
-
La
salute
?
-
Benone
,
-
risponde
sorridendo
Eufemia
.
-
E
il
nostro
piccolo
Agenore
?
-
Il
nostro
piccolo
Agenore
adorna
l
'
animo
di
studii
preclari
,
-
dice
Policarpo
,
facendo
la
bocca
a
cuore
;
-
vieni
qua
,
Agenoruccio
mio
,
dà
un
saggio
al
tuo
padrino
di
quelle
discipline
letterarie
che
abbelliscono
la
tua
adolescente
precocità
.
Agenore
introduce
tre
dita
nel
naso
,
e
con
la
testa
bassa
va
a
situarsi
tra
le
gambe
di
papà
,
come
un
gruppo
in
gesso
di
Amore
e
Venere
.
-
Il
nostro
Agenore
,
-
continua
Policarpo
,
-
è
ancora
ai
primi
rudimenti
della
sapienza
,
subordinata
alla
sua
tenerezza
,
e
anche
alla
mia
,
che
gli
voglio
tanto
bene
,
ma
egli
non
difetta
di
quella
larghezza
costitutiva
di
cervello
,
che
sua
madre
glielo
dice
sempre
:
studia
,
figlio
mio
,
come
tuo
padre
,
che
s
'
è
fatta
una
posizione
,
e
procura
di
ottenere
quella
perspicacia
,
con
la
quale
fidiamo
noi
tutti
nel
tuo
desiderio
,
che
sarà
il
bastone
della
mia
vecchiaia
.
E
ora
a
te
,
Agenore
,
e
vedi
un
po
'
di
farti
onore
,
davanti
a
questo
padrino
che
è
cavaliere
nel
fondo
del
culto
,
persona
altolocata
,
che
ci
elargisce
i
beneplaciti
d
'
una
preziosa
amicizia
.
Su
dunque
,
Agenore
.
E
Agenore
con
voce
stridula
:
Farfallina
,
bella
e
bianca
Vola
,
vola
,
e
non
si
stanca
Sopra
questo
o
su
quel
...
-
Ma
no
!
-
gli
grida
Policarpo
;
la
poesia
la
dirai
per
ultimazione
dell
'
esperimento
.
Dimmi
invece
,
quante
sono
le
dita
della
mano
?
Dopo
un
momento
di
dolorosa
aspettativa
,
Agenore
risponde
:
-
Cinque
!
-
Bene
!
-
esclama
Policarpo
dando
un
'
occhiata
trionfale
al
cavaliere
Anassagora
,
-
e
come
si
chiamano
?
Agenore
osserva
le
dita
della
destra
,
poi
balbettando
risponde
:
-
Pollice
,
indice
,
martedì
,
giugno
,
primavera
.
-
Ma
tu
confondi
,
figlio
mio
.
Si
vede
che
l
'
erudizione
ti
si
affolla
al
cervello
!
Calma
!
calma
!
Pensa
bene
a
quello
che
dici
.
Quante
sono
le
quattro
stagioni
dell
'
anno
?
-
Sono
cinque
:
pollice
,
ind
....
-
Ma
no
le
dita
!
dico
le
stagioni
.
-
Sono
quattro
.
-
Bene
!
e
come
si
chiamano
?
prim
....
primav
....
.
-
Primavera
,
agosto
,
anulare
,
oceania
.
-
Mi
pare
,
-
osserva
con
indulgenza
il
cavaliere
,
-
che
sia
piú
forte
in
geografia
.
-
Credo
anch
'
io
,
-
miagola
Policarpo
atterrito
,
e
,
con
voce
strozzata
,
chiede
al
figlio
:
-
chi
ha
scoperto
l
'
America
?
Silenzio
glaciale
per
parte
di
Agenore
.
-
L
'
America
,
-
ripiglia
Policarpo
fremendo
,
-
non
fu
scoperta
da
Cristoforo
Colombo
?
Momento
di
viva
trepidazione
nei
genitori
.
Finalmente
Agenore
guarda
in
faccia
suo
padre
e
risponde
con
accento
risoluto
.
-
No
.
-
Che
dici
?
Cristoforo
Colombo
non
è
forse
stato
il
primo
a
sbarcare
nel
nuovo
mondo
?
-
No
.
-
Agenore
,
-
strilla
il
padre
irritatissimo
,
-
tu
accorda
quest
'
onore
storico
e
incontestato
a
Cristoforo
Colombo
,
o
io
ti
fo
mettere
a
letto
dalla
serva
e
subito
.
Agenore
si
mette
a
piangere
,
pesta
coi
piedi
,
smania
,
fa
l
'
inferno
.
La
mamma
lo
piglia
per
un
braccio
,
e
lui
le
graffia
il
naso
.
S
'
interpone
il
cavaliere
Anassagora
e
Agenore
gli
afferra
una
manata
di
ricci
.
-
Sciagurato
!
che
fai
?
lasciami
!
Invece
di
lasciarlo
Agenore
tira
.
I
ricci
si
staccano
dalla
tempia
del
cavaliere
e
con
essi
....
tutta
la
parrucca
.
Policarpo
perde
il
lume
degli
occhi
,
piglia
Agenore
di
peso
,
lo
porta
nella
camera
da
letto
,
chiama
la
serva
e
al
suo
cospetto
somministra
al
figlio
tutti
gli
schiaffi
che
la
morale
oltraggiata
mette
a
disposizione
della
paterna
autorità
.
Messo
a
letto
Agenore
,
con
tutte
le
violenze
del
caso
,
Policarpo
rientra
nella
camera
da
ricevere
e
dice
al
cavaliere
Anassagora
Caramelli
:
-
Compare
carissimo
,
io
vi
domando
scusa
a
nome
mio
,
e
interinalmente
anche
a
nome
di
quella
canaglia
di
mio
figlio
,
che
ho
consegnato
nelle
braccia
di
Rosa
,
perché
lo
passi
in
quelle
di
Morfeo
.
Dio
mi
è
testimonio
che
fo
di
tutto
per
infondere
il
mio
sapere
nella
sua
personalità
,
ma
le
idee
moderne
cominciano
a
traviare
il
suo
spirito
.
Io
non
so
a
quale
carriera
potrò
avviare
questo
mio
unigenito
.
-
Papà
,
-
grida
Agenore
,
mettendo
il
naso
fuori
del
coltroncino
,
-
voglio
fare
il
cocchiere
.
Il
cavaliere
a
scanso
di
una
nuova
scena
,
fa
due
complimenti
alla
signora
,
saluta
Policarpo
e
si
ritira
,
in
fretta
e
in
furia
.
Rimasti
soli
,
Policarpo
lancia
un
'
occhiata
di
desolazione
alla
signora
Eufemia
.
-
Come
mai
Agenore
s
'
è
ostinato
a
negare
che
Colombo
abbia
scoperto
l
'
America
?
-
Ohi
sa
!
ma
sei
ben
sicuro
poi
che
l
'
abbia
scoperta
lui
?
-
Io
?
...
credo
di
sì
....
mi
pare
....
almeno
....
l
'
ho
inteso
dire
.
-
Perché
a
me
,
sembra
,
invece
,
che
sia
un
altro
.
-
Hai
ragione
,
perbacco
!
Ora
mi
ricordo
che
è
un
altro
.
Colombo
non
è
,
ma
è
un
nome
che
gli
somiglia
.
Per
questo
ho
fatto
confusione
.
Un
nome
che
finisce
in
ombo
....
in
ombo
....
La
signora
Eufemia
radiante
:
-
È
vero
!
Flavio
Gioia
.
XII
De
-
Tappetti
all
'
Esposizione
.
-
Scegli
,
-
aveva
detto
con
gravità
al
figlio
Agenore
:
-
o
l
'
esposizione
o
il
tramvai
.
-
Papà
,
-
aveva
risposto
Agenore
,
scelgo
anche
il
tramvai
.
Policarpo
rimase
dolorosamente
colpito
da
questa
tendenza
scialacquatrice
del
suo
primo
unigenito
,
ma
non
seppe
reagire
,
pensando
che
questa
gita
sul
tramvai
era
stata
decisa
fin
dall
'
anno
passato
,
in
tre
successivi
consigli
di
famiglia
.
Mentre
il
tramvai
con
tiro
a
quattro
sale
rapidamente
per
la
erta
di
Magnanapoli
,
Agenore
domanda
:
-
Perché
s
'
attaccano
i
muli
assieme
ai
cavalli
?
-
Perché
la
malagevolezza
della
salita
richiede
un
servizio
co
'
mulativi
.
-
Ma
il
mulo
non
è
fratello
del
cavallo
?
-
No
,
caro
,
è
lo
zio
.
Il
tramvai
s
'
arresta
davanti
al
palazzo
dell
'
esposizione
,
e
Policarpo
discende
,
col
figlio
,
non
senza
insinuare
nella
tenera
intelligenza
un
'
alta
idea
della
paterna
generosità
.
-
Vedi
,
figlio
mio
!
i
nostri
sei
soldi
ci
davano
diritto
imprescrittibile
di
farci
portare
fino
alla
stazione
;
ma
noi
abbiamo
abdicato
a
due
metà
della
corsa
,
perché
la
voce
dell
'
interesse
deve
taciturnizzare
davanti
alle
glorie
dell
'
arte
,
per
cui
riverbera
sul
nome
italiano
tanto
lustro
,
che
faresti
meglio
a
badare
dove
metti
i
piedi
.
È
la
terza
volta
che
calpesti
le
basi
del
tuo
genitore
.
-
Papà
:
che
cosa
sono
quelle
statue
?
-
chiede
Agenore
indicando
il
gruppo
che
corona
il
palazzo
.
-
Quello
,
figlio
mio
,
è
lo
Statuto
,
con
l
'
Italia
e
l
'
Indipendenza
,
che
ci
fu
largito
in
occasione
della
festa
annuale
,
che
appunto
si
chiama
giorno
dello
Statuto
.
-
-
E
quelle
statue
piú
basse
?
-
Sono
i
duchi
Torlonia
,
coi
quali
fu
inaugurato
questo
tempio
del
genio
.
-
E
artiglieria
!
-
dice
canzonando
uno
strillone
che
passa
.
-
Concentratevi
nella
venale
esposizione
delle
vostre
effemeridi
,
brutto
vassallo
,
-
gli
replica
,
con
voce
severa
,
Policarpo
,
-
e
non
turbate
un
padre
,
nell
'
atto
d
'
impartire
alla
prole
una
saggia
collaudazione
intellettuale
.
Lo
strillone
fa
un
giretto
,
poi
torna
pian
piano
e
attacca
una
coda
di
carta
ai
bottoni
retrospettivi
di
Policarpo
;
Agenore
se
ne
accorge
benissimo
,
ma
il
suo
animo
,
inquinato
da
traviamenti
immaturi
,
gli
consiglia
una
muta
ma
odiosa
complicità
.
Un
signore
che
passa
,
avverte
piamente
Policarpo
del
tiro
che
gli
hanno
fatto
.
Policarpo
con
gesto
maestoso
porta
la
mano
destra
sulla
parte
interessata
,
strappa
la
coda
,
e
grida
:
-
Questo
non
è
soltanto
un
oltraggio
individuale
,
ma
è
eziandio
un
attentato
al
soprabito
di
un
pubblico
funzionario
....
E
rivolgendosi
a
una
guardia
:
-
Custode
severo
,
ma
giusto
delle
patrie
leggi
,
io
vi
denuncio
un
crimine
testè
compiuto
sotto
i
miei
occhi
.
-
Dove
?
-
Dietro
la
schiena
.
Ai
miei
bottoni
posticipati
fu
annessa
un
'
appendice
cartilaginosa
.
Eccola
:
è
una
coda
.
Anzi
una
codardia
.
Policarpo
,
con
la
sua
cieca
fiducia
nella
tutela
delle
leggi
,
pianta
la
guardia
con
la
coda
in
mano
,
e
conduce
Agenore
al
portone
centrale
del
palazzo
.
-
È
permesso
?
-
domanda
col
dovuto
ossequio
al
guardiano
.
-
No
,
di
qui
non
s
'
entra
.
-
Che
si
entri
dalle
finestre
?
-
pensa
Policarpo
,
-
scusi
:
mi
farebbe
il
favore
d
'
indicarmi
....
-
Lei
ha
il
biglietto
o
la
fotografia
?
-
La
fotografia
!
-
mormora
Policarpo
interdetto
,
poi
con
sorriso
di
trionfo
:
-
sì
,
ne
ho
una
.
-
Allora
entri
per
via
Genova
.
Policarpo
trascina
,
giú
per
la
scalinata
,
il
riluttante
Agenore
,
che
strilla
:
-
Papà
,
che
cos
'
è
la
fotografia
?
-
Vuol
dire
che
non
è
permesso
accedere
negli
ambienti
espositivi
senza
presentare
una
fotografia
.
Per
fortuna
,
ho
in
tasca
quella
di
mamma
tua
.
Policarpo
si
presenta
all
'
ingresso
di
via
Genova
.
Il
portiere
domanda
:
-
La
fotografia
?
-
Un
momento
.
Essa
è
sul
mio
seno
,
dice
Policarpo
e
cava
dalla
tasca
del
soprabito
un
vecchio
protocollo
,
nel
quale
è
con
diligenza
incartato
il
ritratto
(
tre
per
una
lira
)
della
signora
Eufemia
.
Il
portinaio
guarda
stupefatto
e
dice
:
-
Ma
non
le
somiglia
per
niente
.
-
Domando
scusa
:
mi
somiglia
nell
'
integrità
del
carattere
,
nell
'
assiduità
perspicua
ai
lavori
civili
e
familiari
,
nell
'
inconcussa
contribuzione
al
benessere
.
-
Qui
non
c
'
intendiamo
!
Lei
ha
forse
esposto
qualche
cosa
?
-
Io
no
:
ma
un
mio
cugino
ha
esposta
la
sua
vita
per
salvare
un
pericolante
....
-
Ma
lei
allora
chi
rappresenta
?
Policarpo
accigliato
e
solenne
:
-
Rappresento
l
'
amore
della
famiglia
,
l
'
ordine
,
il
progresso
,
la
moralità
.
-
Ho
capito
!
quand
'
è
cosi
,
paghi
una
lira
,
si
provveda
di
biglietto
,
e
vada
a
entrare
dalla
parte
di
via
Nazionale
.
-
Già
ci
sono
stato
,
mio
Dio
,
poichè
la
mia
vita
oramai
non
è
piú
che
una
sequela
di
porte
inaccessibili
.
Agenore
comincia
a
pestar
i
piedi
.
-
Stai
cheto
,
stai
cheto
,
Agenore
.
Noi
finiremo
per
entrare
,
onde
uscire
da
questa
perplessità
.
Vieni
:
tergiversiamo
nuovamente
il
cammino
già
compiuto
,
torniamo
a
questa
via
non
meno
Crucis
che
nazionale
.
Tutto
si
trova
a
questo
mondo
e
Policarpo
De
-
Tappetti
,
finalmente
,
trova
la
porta
per
cui
si
entra
.
Ma
proprio
al
momento
in
cui
sta
per
introdurre
il
proprio
individuo
in
quell
'
invenzione
di
Procuste
ch
'
è
il
contatore
,
un
portiere
gli
dice
:
-
Se
vuole
entrare
,
entri
pure
,
ma
l
'
avverto
che
tra
sei
minuti
si
chiude
l
'
esposizione
.
-
Figlio
mio
,
-
esclama
Policarpo
,
sbigottito
:
-
sulle
pratiche
emarginate
del
destino
era
scritto
che
noi
non
dovessimo
entrare
in
questo
santuario
dell
'
arte
.
Vieni
:
torniamo
alle
tranquille
ma
nutritive
gioie
domestiche
.
-
Ma
io
voglio
andare
sul
tram
.
-
Il
tram
,
figlio
caro
,
è
un
tramite
costoso
,
che
va
usato
con
parsimonia
.
-
Voglio
il
tram
,
se
no
mi
butto
per
terra
.
-
Bada
,
Agenore
,
-
grida
Policarpo
con
voce
iraconda
:
-
non
atterrirti
,
perché
io
ti
terrificherei
.
Ti
sia
quindi
sacro
il
fondo
dei
calzoni
come
al
genitore
il
fondo
per
il
culto
,
sul
quale
resterebbe
l
'
orma
di
una
punizione
inconcussa
.
-
Fine
-