Miscellanea ,
VENERABILI
FRATELLI
,
SALUTE
E
APOSTOLICA
BENEDIZIONE
Il
fermo
proposito
,
che
fin
dai
primordi
del
Nostro
Pontificato
abbiamo
concepito
,
di
voler
consacrare
tutte
le
forze
che
la
benignità
del
Signore
si
degna
concederCi
alla
restaurazione
di
ogni
cosa
in
Cristo
,
Ci
risveglia
nel
cuore
una
grande
fiducia
nella
potente
grazia
di
Dio
,
senza
la
quale
nulla
di
grande
e
di
fecondo
per
la
salute
delle
anime
possiamo
pensare
od
imprendere
quaggiù
.
Nello
stesso
tempo
però
sentiamo
più
che
mai
vivo
il
bisogno
di
essere
secondati
unanimemente
e
costantemente
nella
nobile
impresa
da
voi
,
Venerabili
Fratelli
,
chiamati
a
parte
dell
ufficio
Nostro
pastorale
,
da
ognuno
del
Clero
e
dei
singoli
fedeli
alle
vostre
cure
commessi
.
Tutti
in
vero
nella
Chiesa
di
Dio
siamo
chiamati
a
formare
quell
unico
corpo
,
il
cui
capo
è
Cristo
:
corpo
strettamente
compaginato
,
come
insegna
l
Apostolo
Paolo
(
Eph
.
IV
,
16
)
,
e
ben
commesso
in
tutte
le
sue
giunture
comunicanti
,
e
questo
in
virtù
dell
operazione
proporzionata
di
ogni
singolo
membro
,
onde
il
corpo
stesso
prende
l
aumento
suo
proprio
e
di
mano
in
mano
si
perfeziona
nel
vincolo
della
carità
.
E
se
in
quest
opera
di
"
edificazione
Corpo
di
Cristo
"
(
Eph
.
IV
,
12
)
è
Nostro
primo
ufficio
d
insegnare
,
additare
il
retto
modo
da
seguire
e
proporne
i
mezzi
,
di
ammonire
ed
esortare
paternamente
,
è
altresì
dovere
di
tutti
i
Nostri
figliuoli
dilettissimi
,
sparsi
pel
mondo
,
di
accogliere
le
parole
Nostre
,
di
attuarle
dapprima
in
se
stessi
e
di
concorrere
efficacemente
ad
attuarle
eziandio
negli
altri
,
ciascuno
secondo
la
grazia
da
Dio
ricevuta
,
secondo
il
suo
stato
ed
ufficio
,
secondo
lo
zelo
che
ne
infiamma
il
cuore
.
Qui
vogliamo
soltanto
ricordare
quelle
molteplici
opere
di
zelo
in
bene
della
Chiesa
,
della
società
e
degli
individui
particolari
,
comunemente
designati
col
nome
di
azione
cattolica
,
che
fioriscono
per
grazia
di
Dio
in
ogni
luogo
e
che
abbondano
altresì
nella
nostra
Italia
.
Voi
ben
intendete
,
Venerabili
Fratelli
,
quanto
esse
Ci
debbano
tornar
care
e
quanto
intimamente
bramiamo
di
vederle
rassodate
e
promosse
.
Non
solo
a
più
riprese
ne
abbiamo
trattato
a
voce
con
parecchi
almeno
di
voi
,
e
col
principali
loro
rappresentanti
in
Italia
nell
occasione
che
essi
Ci
recavano
in
persona
l
omaggio
della
loro
devozione
e
del
loro
affetto
filiale
,
ma
altresì
pubblicando
Noi
su
questo
argomento
o
facendo
pubblicare
con
la
Nostra
Autorità
vari
Atti
,
che
tutti
già
conoscete
.
Vero
è
che
alcuni
di
questi
,
come
richiedevano
le
circostanze
per
Noi
dolorose
,
erano
piuttosto
diretti
a
rimuovere
gli
ostacoli
al
più
spedito
procedere
dell
azione
cattolica
e
a
condannare
certe
tendenze
indisciplinate
,
che
con
grave
danno
della
causa
comune
si
andavano
insinuando
.
Però
Ci
tardava
il
cuore
di
rivolgere
a
tutti
eziandio
una
parola
di
paterno
conforto
e
di
eccitamento
acciocché
sul
terreno
,
per
quanto
è
da
Noi
,
sgombro
dagli
impedimenti
,
si
continui
ad
edificare
il
bene
e
ad
accrescerlo
largamente
.
Ci
è
dunque
ben
grato
di
farlo
ora
con
le
presenti
Nostre
Lettere
a
comune
consolazione
,
nella
certezza
che
le
parole
Nostre
saranno
da
tutti
dolcemente
ascoltate
e
seguite
.
Vastissimo
è
il
campo
dell
azione
cattolica
,
la
quale
per
sé
medesima
non
esclude
assolutamente
nulla
di
quanto
,
in
qualsiasi
modo
,
diretto
od
indiretto
,
appartiene
alla
divina
missione
della
Chiesa
.
Di
leggieri
si
riconosce
la
necessità
del
concorso
individuale
a
tant
opera
,
non
solo
per
la
santificazione
delle
anime
nostre
,
ma
anche
per
diffondere
e
sempre
meglio
dilatare
il
Regno
di
Dio
negli
individui
,
nelle
famiglie
e
nella
società
,
procurando
ciascuno
,
secondo
le
proprie
forze
,
il
bene
del
prossimo
con
la
diffusione
della
verità
rivelata
,
con
l
esercizio
delle
virtù
cristiane
e
con
le
opere
di
carità
o
di
misericordia
spirituale
e
corporale
.
Questo
è
il
camminare
degno
di
Dio
,
a
che
ci
esorta
San
Paolo
,
così
da
piacergli
in
ogni
cosa
,
producendo
frutti
di
ogni
opera
buona
e
crescendo
nella
scienza
di
Dio
:
"
Ut
ambuletis
digne
Deo
per
omnia
placentes
:
in
omni
opere
bono
fructificantes
et
crescentes
in
scentia
Dei
"
(
Coloss
.
I
,
10
)
.
Oltre
a
questi
però
v
è
un
gran
numero
di
beni
appartenenti
all
ordine
naturale
a
cui
la
missione
della
Chiesa
non
è
direttamente
ordinata
,
ma
che
pure
sgorgano
dalla
medesima
,
quasi
naturale
sua
conseguenza
.
Tanta
è
la
luce
della
Rivelazione
cattolica
,
che
si
diffonde
vivissima
su
ogni
scienza
;
tanta
la
forza
delle
massime
evangeliche
,
che
i
precetti
della
legge
naturale
si
radicano
più
sicuri
ed
ingagliardiscono
;
tanta
infine
l
efficacia
della
verità
e
della
morale
insegnate
da
Gesù
Cristo
,
che
lo
stesso
benessere
materiale
degli
individui
,
della
famiglia
e
della
società
umana
si
trova
provvidenzialmente
sostenuto
e
promosso
.
La
Chiesa
,
pure
predicando
Gesù
Cristo
crocifisso
,
scandalo
e
stoltezza
innanzi
al
mondo
(
I
Cor
.
I
,
23
)
,
è
divenuta
ispiratrice
e
fautrice
primissima
di
civiltà
;
e
la
diffusione
per
tutto
dove
predicavano
i
suoi
apostoli
,
conservando
e
perfezionando
gli
elementi
buoni
delle
antiche
civiltà
pagane
,
strappando
dalla
barbarie
ed
educando
a
civile
consorzio
i
nuovi
popoli
che
al
suo
seno
materno
si
rifugiavano
,
diede
all
intera
società
,
bensì
a
poco
a
poco
,
ma
con
tratto
sicuro
e
sempre
più
progressivo
,
quell
impronta
tanto
spiccata
,
che
ancora
oggi
universalmente
conserva
.
La
civiltà
del
mondo
è
civiltà
cristiana
;
tanto
è
più
vera
,
più
durevole
,
più
feconda
di
frutti
preziosi
,
quanto
è
più
nettamente
cristiana
;
tanto
declina
,
con
immenso
danno
del
bene
sociale
,
quanto
all
idea
cristiana
si
sottrae
.
Onde
,
per
la
forza
intrinseca
delle
cose
,
la
Chiesa
divenne
anche
di
fatto
custode
e
vindice
della
civiltà
cristiana
.
E
tale
fatto
in
altri
secoli
della
storia
fu
riconosciuto
e
ammesso
;
formò
anzi
il
fondamento
inconcusso
delle
legislazioni
civili
.
Su
quel
fatto
poggiarono
le
relazioni
tra
la
Chiesa
e
gli
Stati
,
il
pubblico
riconoscimento
dell
autorità
della
Chiesa
nelle
materie
tutte
che
toccano
in
qualsivoglia
modo
la
coscienza
,
la
subordinazione
di
tutte
le
leggi
dello
Stato
alle
divine
leggi
del
Vangelo
,
la
concordia
dei
due
poteri
dello
Stato
e
della
Chiesa
,
nel
procurare
in
tal
modo
il
bene
temporale
dei
popoli
,
che
non
ne
abbia
a
soffrire
l
eterno
.
Non
abbiamo
bisogno
di
dirvi
,
o
Venerabili
Fratelli
,
quale
prosperità
e
benessere
,
quale
pace
e
concordia
,
quale
rispettosa
soggezione
all
autorità
e
quale
eccellente
governo
si
otterrebbero
e
si
manterrebbero
nel
mondo
,
se
si
potesse
attuare
ovunque
il
perfetto
ideale
della
civiltà
cristiana
.
Ma
posta
la
lotta
continua
della
carne
contro
lo
spirito
,
delle
tenebre
contro
la
luce
,
di
Satana
contro
Dio
,
tanto
non
è
da
sperare
,
almeno
nella
sua
piena
misura
.
Onde
continui
strappi
si
vanno
facendo
alle
pacifiche
conquiste
della
Chiesa
,
tanto
più
dolorosi
e
funesti
,
quanto
più
la
società
umana
tende
a
reggersi
con
principi
avversi
al
concetto
cristiano
,
anzi
ad
apostatare
interamente
da
Dio
.
Non
per
questo
è
da
perdere
punto
il
coraggio
.
La
Chiesa
sa
che
le
porte
dell
inferno
non
prevarranno
contro
di
lei
;
ma
sa
ancora
che
avrà
nel
mondo
premura
,
che
i
suoi
apostoli
sono
inviati
come
agnelli
tra
lupi
,
che
i
suoi
seguaci
saranno
sempre
coperti
d
odio
e
di
disprezzo
,
come
d
odio
e
di
disprezzo
fu
saturato
il
divino
suo
Fondatore
.
La
Chiesa
va
quindi
innanzi
imperterrita
,
e
mentre
diffonde
il
Regno
di
Dio
là
dove
non
fu
peranco
pregiudicato
,
si
studia
per
ogni
maniera
di
riparare
alle
perdite
nel
Regno
già
conquistato
.
"
Restaurare
tutto
in
Cristo
"
è
stata
sempre
la
divisa
della
Chiesa
,
ed
è
particolarmente
la
Nostra
nei
trepidi
momenti
che
traversiamo
.
Ristorare
ogni
cosa
,
non
in
qualsivoglia
modo
,
ma
in
Cristo
:
"
in
Lui
,
tutte
le
cose
che
sono
in
Cielo
ed
in
terra
"
,
soggiunse
l
Apostolo
(
Eph
.
I
,
10
)
:
ristorare
in
Cristo
non
solo
ciò
che
appartiene
propriamente
alla
divina
missione
della
Chiesa
di
condurre
le
anime
a
Dio
,
ma
anche
ciò
che
,
come
abbiamo
spiegato
,
da
quella
divina
missione
spontaneamente
deriva
,
la
civiltà
cristiana
nel
complesso
di
tutti
e
singoli
gli
elementi
che
la
costituiscono
.
E
poiché
Ci
fermiamo
a
quest
ultima
sola
parte
della
restaurazione
desiderata
,
voi
vedete
,
o
Venerabili
Fratelli
,
di
quanto
aiuto
tornano
alla
Chiesa
quelle
schiere
elette
di
cattolici
che
si
propongono
appunto
di
riunire
insieme
tutte
le
forze
vive
,
a
fine
di
combattere
con
ogni
mezzo
giusto
e
legale
la
civiltà
anticristiana
,
riparare
per
ogni
modo
i
disordini
gravissimi
che
da
quella
derivano
;
ricondurre
Gesù
Cristo
nella
famiglia
,
nella
scuola
,
nella
società
;
ristabilire
il
principio
dell
autorità
umana
come
rappresentante
di
quella
di
Dio
;
prendere
sommamente
a
cuore
gli
interessi
del
popolo
e
particolarmente
del
ceto
operaio
ed
agricolo
,
non
solo
istillando
nel
cuore
di
tutti
il
principio
religioso
,
unico
vero
fonte
di
consolazione
nelle
angustie
della
vita
,
ma
studiandosi
di
rasciugarne
le
lacrime
,
di
raddolcirne
le
pene
,
di
migliorare
la
condizione
economica
con
ben
condotti
provvedimenti
;
adoperarsi
quindi
perché
le
pubbliche
leggi
siano
informate
a
giustizia
,
e
si
correggano
o
vadano
soppresse
quelle
che
alla
giustizia
si
oppongono
:
difendere
infine
e
sostenere
con
animo
veramente
cattolico
i
diritti
di
Dio
in
ogni
cosa
e
quelli
non
meno
sacri
della
Chiesa
.
Il
complesso
di
tutte
queste
opere
sostenute
e
promosse
in
gran
parte
dal
laicato
cattolico
e
variamente
ideate
a
seconda
dei
bisogni
propri
di
ogni
nazione
e
delle
circostanze
particolari
in
cui
versa
ogni
paese
,
è
appunto
quello
che
con
termine
più
particolare
e
certo
nobile
assai
suoi
essere
chiamato
azione
cattolica
,
ovvero
azione
dei
cattolici
.
Essa
in
tutti
i
tempi
venne
sempre
in
aiuto
della
Chiesa
,
e
la
Chiesa
tale
aiuto
ha
sempre
accolto
favorevolmente
e
benedetto
,
sebbene
a
seconda
dei
tempi
si
sia
variamente
esplicato
.
Ed
è
infatti
da
notare
qui
subito
,
che
non
tutto
ciò
che
potrà
essere
stato
utile
,
anzi
unicamente
efficace
nei
secoli
andati
,
torna
oggi
possibile
restituire
allo
stesso
modo
:
tanti
sono
i
cangiamenti
radicali
che
col
correre
dei
tempi
s
insinuano
nella
società
o
nella
vita
pubblica
,
e
tanti
i
nuovi
bisogni
che
le
circostanze
cambiate
vanno
di
continuo
suscitando
.
Ma
la
Chiesa
nel
lungo
corso
della
sua
storia
ha
sempre
ed
in
ogni
caso
dimostrato
luminosamente
di
possedere
una
meravigliosa
virtù
di
adattamento
alle
variabili
condizioni
del
consorzio
civile
,
talché
,
salva
sempre
l
integrità
e
l
immutabilità
della
fede
e
della
morale
,
e
salvi
egualmente
i
sacrosanti
suoi
diritti
,
facilmente
si
piega
e
si
accomoda
in
tutto
ciò
che
è
contingente
ed
accidentale
alle
vicende
dei
tempi
ed
alle
nuove
esigenze
della
società
.
La
pietà
,
dice
San
Paolo
,
a
tutto
si
acconcia
possedendo
le
promesse
divine
,
così
per
i
beni
della
vita
presente
,
come
per
quelli
della
vita
futura
.
"
Pietas
autem
ad
omnia
utilis
est
,
promissionem
habens
vitæ
,
quæ
nunc
est
,
et
futuræ
"
(
I
Tim
.
IV
,
8
)
.
E
però
anche
l
azione
cattolica
,
se
opportunamente
cambia
nelle
sue
forme
esterne
e
nei
mezzi
che
adopera
,
rimane
sempre
la
stessa
nei
principi
che
la
dirigono
e
nel
fine
nobilissimo
che
si
propone
.
Perché
poi
nello
stesso
tempo
torni
veramente
efficace
,
converrà
diligentemente
avvertire
le
condizioni
che
essa
medesima
impone
,
se
ben
si
considerino
la
sua
natura
ed
il
suo
fine
.
Anzitutto
dov
essere
altamente
radicato
nel
cuore
che
lo
strumento
vien
meno
,
se
non
è
acconcio
all
opera
che
si
vuol
eseguire
.
L
azione
cattolica
(
come
si
ritrae
ad
evidenza
dalle
cose
anzidette
)
poiché
si
propone
di
ristorare
ogni
cosa
in
Cristo
,
costituisce
un
vero
apostolato
ad
onore
e
gloria
di
Cristo
stesso
.
Per
bene
compierlo
ci
vuole
la
grazia
divina
,
e
questa
non
si
dà
all
apostolo
che
non
sia
unito
a
Cristo
.
Solo
quando
avremo
formato
Gesù
Cristo
in
noi
,
potremo
più
facilmente
ridonarlo
alle
famiglie
,
alla
società
.
E
però
quanti
sono
chiamati
a
dirigere
o
si
dedicano
a
promuovere
il
movimento
cattolico
devono
essere
cattolici
a
tutta
prova
,
convinti
della
loro
fede
,
sodamente
istruiti
nelle
cose
della
Religione
,
sinceramente
ossequienti
alla
Chiesa
ed
in
particolare
a
questa
suprema
Cattedra
Apostolica
ed
al
Vicario
di
Gesù
Cristo
in
terra
;
di
pietà
vera
,
di
maschie
virtù
,
di
puri
costumi
e
di
vita
così
intemerata
che
tornino
a
tutti
di
esempio
efficace
.
Se
l
animo
non
è
così
temprato
,
non
solo
sarà
difficile
promuovere
negli
altri
il
bene
,
ma
sarà
quasi
impossibile
procedere
con
rettitudine
d
intenzione
e
mancheranno
le
forze
per
sostenere
con
perseveranza
le
noie
che
reca
seco
ogni
apostolato
,
le
calunnie
degli
avversari
,
le
freddezze
e
la
poca
corrispondenza
degli
uomini
anche
dabbene
,
talvolta
perfino
le
gelosie
degli
amici
e
degli
stessi
compagni
di
azione
,
scusabili
senza
dubbio
,
posta
la
debolezza
dell
umana
natura
,
ma
pure
grandemente
pregiudizievoli
e
causa
di
discordie
,
di
attriti
,
di
domestiche
guerricciuole
.
Solo
una
virtù
paziente
e
ferma
nel
bene
,
e
nello
stesso
tempo
soave
e
delicata
,
è
capace
di
rimuovere
o
diminuire
questa
difficoltà
,
così
che
l
opera
a
cui
sono
dedicate
le
forze
cattoliche
non
ne
vada
compromessa
.
Tale
è
la
volontà
di
Dio
,
diceva
San
Pietro
ai
primitivi
fedeli
,
che
col
ben
fare
chiudiate
la
bocca
agli
uomini
stolti
.
"
Sic
est
voluntas
Dei
,
ut
bene
facientes
obmutescere
faciatis
imprudentium
hominum
ignorantiam
"
(
I
Petr
.
II
,
15
)
.
Importa
inoltre
ben
definire
le
opere
intorno
alle
quali
si
devono
spendere
con
ogni
energia
e
costanza
le
forze
cattoliche
.
Quelle
opere
devono
essere
di
così
evidente
importanza
,
così
rispondenti
ai
bisogni
della
società
odierna
,
così
acconce
agli
interessi
morali
e
materiali
,
soprattutto
del
popolo
e
delle
classi
diseredate
,
che
mentre
infondono
ogni
migliore
alacrità
dei
promotori
dell
azione
cattolica
pel
grande
e
sicuro
frutto
che
da
sé
medesime
promettono
,
siano
insieme
da
tutti
e
facilmente
comprese
ed
accolte
volonterosamente
.
Appunto
perché
i
gravi
problemi
della
vita
odierna
sociale
esigono
una
soluzione
pronta
e
sicura
,
si
desta
in
tutti
il
più
vivo
interesse
di
sapere
e
conoscere
i
vari
modi
onde
quelle
soluzioni
si
propongono
in
pratica
.
Le
discussioni
in
un
senso
o
nell
altro
si
moltiplicano
ogni
dì
più
e
si
propagano
facilmente
per
mezzo
della
stampa
.
È
quindi
supremamente
necessario
che
l
azione
cattolica
colga
il
momento
opportuno
,
si
faccia
innanzi
coraggiosa
e
proponga
anch
essa
la
soluzione
sua
e
la
faccia
valere
con
propaganda
ferma
,
attiva
,
intelligente
,
disciplinata
,
tale
che
direttamente
si
opponga
alla
propaganda
avversaria
.
La
bontà
e
giustizia
dei
principi
cristiani
,
la
retta
morale
che
professano
i
cattolici
,
il
pieno
disinteresse
delle
cose
proprie
non
altro
apertamente
e
sinceramente
bramando
che
il
vero
,
il
solo
,
il
supremo
bene
altrui
,
infine
l
evidente
loro
capacità
di
promuovere
meglio
degli
altri
anche
i
veri
interessi
economici
del
popolo
,
è
impossibile
non
facciano
breccia
sulla
mente
e
sul
cuore
di
quanti
ascoltano
e
non
ne
aumentino
le
file
,
fino
a
renderli
un
corpo
forte
e
compatto
,
capace
di
resistere
gagliardamente
alla
contraria
corrente
e
di
tenere
in
rispetto
gli
avversari
.
Tale
supremo
bisogno
avvertì
pienamente
il
Nostro
Antecessore
di
b.m.
Leone
XIII
,
additando
soprattutto
nella
memoranda
Enciclica
"
Rerum
Novarum
"
ed
in
altri
documenti
posteriori
,
l
oggetto
intorno
al
quale
precipuamente
doveva
svolgersi
l
azione
cattolica
,
cioè
"
la
pratica
soluzione
a
seconda
dei
principi
cristiani
della
questione
sociale
"
.
Noi
pure
,
seguendo
così
sapienti
norme
,
col
Nostro
Motu
proprio
del
18
Dicembre
1903
abbiamo
dato
all
azione
popolare
cristiana
,
che
in
sé
comprende
tutto
il
movimento
cattolico
sociale
,
un
ordinamento
fondamentale
che
fosse
quasi
la
regola
pratica
del
lavoro
comune
ed
il
vincolo
della
concordia
e
della
carità
.
Qui
dunque
ed
a
questo
scopo
santissimo
e
necessarissimo
devono
anzitutto
aggrupparsi
e
solidarsi
le
opere
cattoliche
,
varie
e
molteplici
nella
forma
,
ma
tutte
egualmente
intese
a
promuovere
con
efficacia
il
medesimo
bene
sociale
.
Ma
perché
quest
azione
sociale
si
mantenga
e
prosperi
con
la
necessaria
coesione
delle
varie
opere
che
la
compongono
è
soprammodo
importante
che
i
cattolici
procedano
con
esemplare
concordia
tra
loro
;
la
quale
per
altro
non
si
otterrà
mai
,
se
non
vi
ha
in
tutti
unità
di
intendimenti
.
Su
tale
necessità
non
può
cadere
dubbio
di
sorta
alcuna
;
tanto
chiari
ed
aperti
sono
gli
insegnamenti
dati
da
questa
Cattedra
Apostolica
,
tanta
la
viva
luce
che
vi
hanno
sparso
intorno
coi
loro
scritti
i
più
insigni
tra
cattolici
d
ogni
paese
,
tanto
lodevole
esempio
che
più
volte
,
anche
da
Noi
medesimi
,
si
è
proposto
ai
cattolici
di
altre
nazioni
,
i
quali
appunto
per
questa
concordia
ed
unità
di
intendimenti
,
in
breve
tempo
hanno
ottenuto
frutti
fecondi
e
assai
consolanti
.
Ad
assicurarne
poi
il
conseguimento
,
tra
le
varie
opere
degne
egualmente
di
lode
,
si
è
dimostrata
altrove
singolarmente
efficace
un
istituzione
di
carattere
generale
,
che
col
nome
di
Unione
popolare
è
destinata
ad
accogliere
i
cattolici
di
tutte
le
classi
sociali
,
ma
specialmente
le
grandi
moltitudini
del
popolo
intorno
ad
un
solo
centro
comune
di
dottrina
,
di
propaganda
e
di
organizzazione
sociale
.
Essa
infatti
,
poiché
risponde
ad
un
bisogno
egualmente
sentito
quasi
in
ogni
paese
,
e
poiché
la
sua
semplice
costituzione
risulta
dalla
natura
stessa
delle
cose
quali
egualmente
per
tutto
s
incontrano
,
non
può
dirsi
che
sia
propria
più
di
una
nazione
che
di
un
altra
,
ma
di
tutte
,
dove
si
manifestano
gli
stessi
bisogni
e
sorgono
i
medesimi
pericoli
.
La
sua
grande
popolarità
la
rende
facilmente
cara
ed
accettevole
e
non
disturba
né
impedisce
alcun
altra
istituzione
ma
piuttosto
a
tutte
le
istituzioni
dà
forza
e
compattezza
poiché
con
la
sua
organizzazione
strettamente
personale
sprona
gli
individui
a
entrare
nelle
istituzioni
particolari
,
li
addestra
al
lavoro
pratico
e
veramente
proficuo
,
ed
unisce
gli
animi
di
tutti
in
un
unico
sentire
e
volere
.
Stabilito
così
codesto
centro
sociale
,
tutte
le
altre
istituzioni
d
indole
economica
,
destinate
a
risolvere
praticamente
e
sotto
i
vari
suoi
aspetti
il
problema
sociale
,
si
trovano
come
spontaneamente
raggruppate
insieme
nel
fine
generale
che
le
unisce
,
mentre
pure
,
a
seconda
dei
vari
bisogni
a
cui
si
applicano
,
prendono
forme
diverse
e
diversi
mezzi
adoperano
,
come
richiede
lo
scopo
particolare
proprio
di
ciascuna
.
E
qui
Ci
torna
ben
caro
di
esprimere
la
Nostra
soddisfazione
pel
molto
che
in
questa
parte
si
è
già
fatto
in
Italia
,
con
certa
speranza
che
,
posto
l
aiuto
divino
,
si
faccia
ancora
assai
più
nell
avvenire
,
rassodando
il
bene
ottenuto
e
dilatandolo
con
zelo
sempre
più
crescente
.
Nel
che
si
rese
grandemente
benemerita
l
Opera
dei
Congressi
e
Comitati
Cattolici
,
grazie
all
attività
intelligente
degli
uomini
esimi
che
la
dirigevano
,
e
che
a
quelle
particolari
istituzioni
furono
preposti
o
le
dirigono
tuttora
.
E
però
tale
centro
od
unione
di
opere
d
indole
economica
,
come
fu
da
Noi
espressamente
conservata
al
cessare
dell
anzidetta
Opera
dei
Congressi
,
così
dovrà
continuare
anche
in
seguito
sotto
la
solerte
direzione
di
coloro
che
le
sono
preposti
.
Contuttociò
,
perché
l
azione
cattolica
sia
efficace
sotto
ogni
rispetto
,
non
basta
che
essa
sia
proporzionata
ai
bisogni
sociali
odierni
;
conviene
ancora
che
si
faccia
valere
con
tutti
quei
mezzi
pratici
,
che
le
mettono
oggi
in
mano
il
progresso
degli
studi
sociali
ed
economici
,
l
esperienza
già
fatta
altrove
,
le
condizioni
del
civile
consorzio
,
la
stessa
vita
pubblica
degli
Stati
.
Altrimenti
si
corre
rischio
di
andare
tentoni
lungo
tempo
in
cerca
di
cose
nuove
e
mal
sicure
,
mentre
le
buone
e
certe
si
hanno
in
mano
ed
hanno
fatto
già
ottima
prova
;
ovvero
di
proporre
istituzioni
e
metodi
propri
forse
di
altri
tempi
,
ma
oggi
non
intesi
dal
popolo
,
ovvero
infine
di
arrestarsi
a
mezza
via
non
servendosi
,
nella
misura
pur
concessa
,
di
quei
diritti
cittadini
che
le
odierne
costituzioni
civili
offrono
a
tutti
e
quindi
anche
ai
cattolici
.
E
per
fermarsi
a
quest
ultimo
punto
,
certo
è
che
l
odierno
ordinamento
degli
Stati
offre
indistintamente
a
tutti
la
facoltà
di
influire
sulla
pubblica
cosa
,
ed
i
cattolici
,
salvo
gli
obblighi
imposti
dalla
legge
di
Dio
e
dalle
prescrizioni
della
Chiesa
,
possono
con
sicura
coscienza
giovarsene
,
per
mostrarsi
idonei
al
pari
,
anzi
meglio
degli
altri
,
di
cooperare
al
benessere
materiale
civile
del
popolo
ed
acquistarsi
così
quell
autorità
e
quel
rispetto
che
rendano
loro
possibile
eziandio
di
difendere
e
promuovere
i
beni
più
alti
,
che
sono
quelli
dell
anima
.
Quei
diritti
civili
sono
parecchi
e
di
vario
genere
,
fino
a
quello
di
partecipare
direttamente
alla
vita
politica
del
paese
rappresentando
il
popolo
nelle
aule
legislative
.
Ragioni
gravissime
Ci
dissuadono
,
Venerabili
Fratelli
,
dallo
scostarsi
da
quella
norma
già
decretata
dal
Nostro
Antecessore
di
s
.
m
.
Pio
IX
e
seguita
poi
dall
altro
Nostro
Antecessore
di
s
.
m
.
Leone
XIII
durante
il
diuturno
suo
Pontificato
,
secondo
la
quale
rimane
in
genere
vietata
in
Italia
la
partecipazione
dei
cattolici
al
potere
legislativo
.
Sennonché
altre
ragioni
parimenti
gravissime
,
tratte
dal
supremo
bene
della
società
,
che
ad
ogni
costo
deve
salvarsi
,
possono
richiedere
che
nei
casi
particolari
si
dispensi
dalla
legge
,
specialmente
quando
voi
,
Venerabili
Fratelli
,
ne
riconosciate
la
stretta
necessità
pel
bene
delle
anime
e
dei
supremi
interessi
delle
vostre
Chiese
e
ne
facciate
dimanda
.
Ora
la
possibilità
di
questa
benigna
concessione
Nostra
induce
il
dovere
nei
cattolici
tutti
di
prepararsi
prudentemente
e
seriamente
alla
vita
politica
,
quando
vi
fossero
chiamati
.
Onde
importa
assai
,
che
quella
stessa
attività
,
già
lodevolmente
spiegata
dai
cattolici
per
prepararsi
con
una
buona
organizzazione
elettorale
alla
vita
amministrativa
dei
Comuni
e
dei
Consigli
provinciali
,
si
estenda
altresì
a
prepararsi
convenientemente
e
ad
organizzarsi
per
la
vita
politica
,
come
fu
opportunamente
raccomandato
con
la
circolare
del
3
dicembre
1904
alla
Presidenza
generale
delle
Opere
economiche
in
Italia
.
Nello
stesso
tempo
dovranno
inculcarsi
e
seguirsi
in
pratica
gli
altri
principi
che
regolano
la
coscienza
di
ogni
vero
cattolico
.
Deve
egli
ricordarsi
sopra
ogni
cosa
di
essere
in
ogni
circostanza
e
di
apparire
veramente
cattolico
,
accedendo
agli
offici
pubblici
ed
esercitandoli
col
fermo
e
costante
proposito
di
promuovere
a
tutto
potere
il
bene
sociale
ed
economico
della
Patria
e
particolarmente
del
popolo
,
secondo
le
massime
della
civiltà
spiccatamente
cristiana
e
di
difendere
insieme
gli
interessi
della
Chiesa
,
che
sono
quelli
della
Religione
e
della
giustizia
.
Tali
sono
,
Venerabili
Fratelli
,
i
caratteri
,
l
oggetto
e
le
condizioni
dell
azione
cattolica
,
considerata
nella
parte
sua
più
importante
,
che
è
la
soluzione
della
questione
sociale
,
degna
quindi
che
vi
si
applichino
con
la
massima
energia
e
costanza
tutte
le
forze
cattoliche
.
Il
che
però
non
esclude
che
si
favoriscano
e
si
promuovano
anche
altre
opere
di
vario
genere
,
di
diversa
organizzazione
,
ma
tutte
egualmente
destinate
a
questo
o
quel
bene
particolare
della
società
e
del
popolo
ed
a
rifiorimento
della
civiltà
cristiana
sotto
vari
determinati
aspetti
.
Sorgono
esse
per
lo
più
grazie
allo
zelo
di
particolari
persone
e
si
diffondono
nelle
singole
diocesi
e
talvolta
si
aggruppano
in
federazioni
più
estese
.
Ora
,
sempreché
sia
lodevole
il
fine
che
si
propongono
,
siano
fermi
i
principi
cristiani
che
seguono
e
giusti
i
mezzi
che
adoperano
,
sono
anch
esse
da
lodare
e
incoraggiare
per
ogni
modo
.
E
si
dovrà
lasciare
loro
una
certa
libertà
di
organizzazione
,
non
essendo
possibile
,
che
dove
più
persone
convengono
insieme
,
si
modellino
tutte
in
medesimo
stampo
e
si
accentrino
sotto
un
unica
direzione
.
L
organizzazione
poi
deve
sorgere
spontanea
dalle
opere
stesse
,
altrimenti
si
avranno
edifici
bene
architettati
,
ma
privi
di
fondamento
reale
e
perciò
al
tutto
effimeri
.
Conviene
pure
tener
conto
dell
indole
delle
singole
popolazioni
.
Altri
usi
,
altre
tendenze
si
manifestano
in
luoghi
diversi
.
Quel
che
importa
è
che
si
lavori
su
buon
fondamento
,
con
sodezza
di
principi
,
con
fervore
e
costanza
,
e
se
questo
si
ottiene
,
il
modo
e
la
forma
che
prendono
le
varie
opere
,
sono
e
rimangono
accidentali
.
Per
rinnovare
ed
infine
accrescere
in
tutte
indistintamente
le
opere
cattoliche
l
alacrità
necessaria
,
e
per
offrire
occasione
ai
promotori
e
ai
membri
delle
medesime
di
vedersi
e
conoscersi
scambievolmente
,
di
stringere
sempre
meglio
i
vincoli
della
carità
fraterna
fra
loro
,
d
animarsi
l
un
l
altro
con
zelo
sempre
più
ardente
all
azione
efficace
e
di
provvedere
alla
migliore
solidità
e
diffusione
delle
opere
stesse
,
gioverà
mirabilmente
il
celebrare
di
tempo
in
tempo
,
secondo
le
norme
già
date
da
questa
Santa
Sede
,
i
Congressi
generali
e
parziali
dei
cattolici
italiani
,
che
devono
essere
la
solenne
manifestazione
della
fede
cattolica
e
la
festa
comune
della
concordia
e
della
pace
.
Ci
resta
a
toccare
,
Venerabili
Fratelli
,
di
un
altro
punto
di
somma
importanza
,
ed
è
la
relazione
che
tutte
le
opere
dell
azione
cattolica
devono
avere
rispetto
all
Autorità
ecclesiastica
.
Se
bene
si
considerano
le
dottrine
che
siamo
andati
svolgendo
nella
prima
parte
di
queste
Nostre
Lettere
,
si
conchiuderà
di
leggieri
,
che
tutte
quelle
opere
che
direttamente
vengono
in
sussidio
del
ministero
spirituale
pastorale
della
Chiesa
e
che
si
propongono
un
fine
religioso
in
bene
diretto
delle
anime
,
devono
in
ogni
menoma
cosa
essere
subordinate
all
autorità
dei
Vescovi
,
posti
dallo
Spirito
Santo
a
reggere
la
Chiesa
di
Dio
nelle
diocesi
loro
assegnate
.
Ma
anche
le
altre
opere
,
che
,
come
abbiamo
detto
,
sono
precipuamente
istituite
a
ristorare
e
promuovere
in
Cristo
la
vera
civiltà
cristiana
e
che
costituiscono
nel
senso
spiegato
l
azione
cattolica
,
non
si
possono
per
niun
modo
concepire
indipendenti
dal
consiglio
e
dall
alta
direzione
dell
Autorità
ecclesiastica
,
specialmente
poi
in
quanto
devono
tutte
informarsi
ai
principi
della
dottrina
e
della
morale
cristiana
;
molto
meno
è
possibile
concepirle
in
opposizione
più
o
meno
aperta
con
la
medesima
Autorità
.
Certo
è
che
tali
opere
,
posta
la
natura
loro
,
si
debbono
muovere
con
la
conveniente
ragionevole
libertà
,
ricadendo
sopra
di
loro
la
responsabilità
dell
azione
,
soprattutto
poi
negli
affari
temporali
ed
economici
ed
in
quelli
della
vita
pubblica
amministrativa
o
politica
,
alieni
dal
ministero
puramente
spirituale
.
Ma
poiché
i
cattolici
alzano
sempre
la
bandiera
di
Cristo
,
per
ciò
stesso
alzano
la
bandiera
della
Chiesa
,
ed
è
quindi
conveniente
che
la
ricevano
dalle
mani
della
Chiesa
,
che
la
Chiesa
ne
vigili
l
onore
immacolato
e
che
a
questa
materna
vigilanza
i
cattolici
si
sottomettano
,
docili
ed
amorevoli
figliuoli
.
Per
la
qual
cosa
appare
manifesto
quanto
fossero
sconsigliati
coloro
,
pochi
invero
,
che
qui
in
Italia
e
sotto
i
Nostri
occhi
vollero
accingersi
a
una
missione
che
non
ebbero
da
Noi
,
né
da
alcun
altro
dei
Nostri
Fratelli
nell
episcopato
,
e
si
fecero
a
promuoverla
,
non
solo
senza
il
debito
ossequio
all
Autorità
,
ma
perfino
apertamente
contro
il
volere
di
lei
,
cercando
di
legittimare
la
loro
disobbedienza
con
frivole
distinzioni
.
Dicevano
anch
essi
di
alzare
in
nome
di
Cristo
un
vessillo
;
ma
tal
vessillo
non
poteva
essere
di
Cristo
,
perché
non
recava
tra
le
sue
pieghe
la
dottrina
del
divin
Redentore
,
che
anche
qui
ha
la
sua
applicazione
:
"
Chi
ascolta
voi
,
ascolta
me
;
e
chi
disprezza
voi
,
disprezza
me
"
(
Luc
.
X
,
16
)
;
"
Chi
non
è
meco
è
contro
di
me
;
e
chi
meco
non
raccoglie
,
disperde
"
(
Ib
.
XI
,
23
)
,
dottrina
dunque
di
umiltà
,
di
sommissione
,
di
filiale
rispetto
.
Con
estremo
rammarico
del
Nostro
cuore
abbiamo
dovuto
condannare
una
simile
tendenza
ed
arrestare
autorevolmente
il
moto
pernicioso
che
già
si
andava
formando
.
E
tanto
maggiore
era
il
dolor
Nostro
,
perché
vedevamo
incautamente
trascinati
per
così
falsa
via
buon
numero
di
giovani
a
Noi
carissimi
,
molti
dei
quali
di
eletto
ingegno
,
di
fervido
zelo
,
capaci
di
operare
efficacemente
il
bene
,
ove
siano
rettamente
guidati
.
Mentre
però
additiamo
a
tutti
la
retta
norma
dell
azione
cattolica
,
non
possiamo
dissimulare
,
Venerabili
Fratelli
,
il
pericolo
non
lieve
al
quale
,
per
la
condizione
dei
tempi
,
si
trova
oggi
esposto
il
Clero
;
ed
è
di
dare
soverchia
importanza
agli
interessi
materiali
del
popolo
,
trascurando
quelli
ben
più
gravi
del
sacro
suo
ministero
.
Il
sacerdote
,
elevato
sopra
gli
altri
uomini
per
compiere
la
missione
che
tiene
da
Dio
,
deve
mantenersi
egualmente
al
disopra
di
tutti
gli
umani
interessi
,
di
tutti
i
conflitti
,
di
tutte
le
classi
della
società
.
Il
suo
proprio
campo
è
la
Chiesa
,
dove
ambasciatore
di
Dio
predica
la
verità
ed
inculca
col
rispetto
dei
diritti
di
Dio
il
rispetto
ai
diritti
di
tutte
le
creature
.
Così
operando
,
egli
non
va
soggetto
ad
alcuna
opposizione
,
non
apparisce
un
uomo
di
parte
,
fautore
degli
uni
,
avversario
degli
altri
,
né
per
evitare
l
urto
di
certe
tendenze
o
per
non
irritare
in
molti
argomenti
gli
animi
inaspriti
si
mette
nel
pericolo
di
dissimulare
la
verità
o
di
tacerla
,
mancando
nell
uno
o
nell
altro
caso
ai
suoi
doveri
;
senza
dire
che
dovendo
trattare
ben
spesso
di
cose
materiali
,
potrebbe
trovarsi
solidale
in
obbligazioni
dannose
alla
sua
persona
,
e
alla
dignità
del
suo
ministero
.
Non
dovrà
dunque
prender
parte
ad
associazioni
di
questo
genere
,
se
non
dopo
matura
considerazione
,
d
accordo
col
suo
Vescovo
,
ed
in
quei
casi
soltanto
,
ne
quali
l
aiuto
suo
è
immune
da
ogni
pericolo
e
torna
di
evidente
profitto
.
Né
in
tal
maniera
si
raffrena
punto
il
suo
zelo
.
Il
vero
apostolo
deve
"
farsi
tutto
a
tutti
,
per
tutti
salvare
"
(
I
Cor
.
IX
,
22
)
;
come
già
il
divin
Redentore
,
deve
sentirsi
muovere
a
pietà
le
viscere
,
"
mirando
le
turbe
così
vessate
,
giacenti
quasi
pecore
senza
pastore
"
(
Matth
.
IX
,
36
)
.
Con
la
propaganda
efficace
degli
scritti
,
con
l
esortazione
viva
della
parola
,
col
concorso
diretto
nei
casi
anzidetti
s
adoperi
adunque
a
fine
di
migliorare
eziandio
,
entro
i
limiti
della
giustizia
e
della
carità
,
la
condizione
economica
del
popolo
,
favorendo
e
promovendo
quelle
istituzioni
che
a
ciò
conducono
,
quelle
soprattutto
che
si
propongono
di
ben
disciplinare
le
moltitudini
contro
l
invadente
predominio
del
socialismo
e
che
ad
un
tempo
le
salvano
e
dalla
rovina
economica
e
dallo
sfacelo
morale
e
religioso
.
In
questo
modo
l
assistenza
del
clero
alle
opere
dell
azione
cattolica
mira
ad
un
fine
altamente
religioso
,
né
tornerà
mai
d
impedimento
,
sarà
anzi
di
aiuto
al
suo
ministero
spirituale
,
allargandone
il
campo
e
moltiplicandone
il
frutto
.
Ecco
,
o
Venerabili
Fratelli
,
quanto
Ci
premeva
esporre
ed
inculcare
intorno
all
azione
cattolica
da
sostenere
e
promuovere
nella
nostra
Italia
.
Additare
il
bene
non
basta
;
è
necessario
eseguirlo
in
pratica
.
Nel
che
tornerà
di
grandissimo
aiuto
l
esortazione
vostra
altresì
ed
il
paterno
vostro
immediato
eccitamento
al
ben
fare
.
Siano
pure
umili
i
principi
,
purché
veramente
si
cominci
,
la
grazia
divina
li
farà
crescere
in
breve
tempo
e
prosperare
.
E
tutti
i
Nostri
diletti
figliuoli
,
che
si
dedicano
all
azione
cattolica
,
ascoltino
di
nuovo
la
parola
che
Ci
sgorga
tanto
spontanea
dal
cuore
.
Nelle
amarezze
onde
siamo
tuttodì
circondati
,
se
vi
ha
alcuna
consolazione
in
Cristo
,
se
alcun
conforto
Ci
vien
dalla
carità
vostra
,
se
vi
ha
comunione
di
spirito
e
viscere
di
compassione
,
diremo
Noi
pure
con
l
Apostolo
Paolo
(
Phil
.
II
,
1-5
)
,
rendete
compiuto
il
Nostro
gaudio
con
la
concordia
,
con
l
identica
carità
,
col
sentimento
unanime
,
con
l
umiltà
e
debita
soggezione
,
cercando
non
il
proprio
comodo
,
ma
il
bene
comune
,
e
trasfondendo
nei
vostri
cuori
quei
medesimi
sentimenti
,
che
in
sé
nutriva
Gesù
Cristo
,
Salvatore
nostro
.
Sia
Egli
il
principio
di
ogni
vostra
impresa
:
"
Quanto
voi
dite
o
fate
,
sia
tutto
nel
nome
del
Signore
Gesù
Cristo
"
(
Coloss
.
III
,
17
)
;
sia
Egli
il
termine
d
ogni
vostra
operazione
:
"
Conciossiaché
da
Lui
,
e
per
Lui
,
ed
a
Lui
sono
tutte
le
cose
;
a
Lui
gloria
nei
secoli
"
(
Rom
.
XI
,
36
)
.
Ed
in
questo
giorno
faustissimo
,
che
ricorda
gli
Apostoli
,
quando
,
ripieni
di
Spirito
Santo
,
uscirono
dal
Cenacolo
a
predicare
al
mondo
il
Regno
di
Cristo
,
discenda
eziandio
su
tutti
voi
la
virtù
del
medesimo
Spirito
e
pieghi
ogni
durezza
,
ritempri
gli
animi
freddi
,
e
quanto
è
sviato
rimetta
sul
retto
sentiero
:
"
Flecte
quod
est
rigidum
,
fove
quod
est
frigidum
,
rege
quod
est
devium
"
.
Auspice
intanto
del
divino
favore
e
pegno
del
Nostro
specialissimo
affetto
sia
l
Apostolica
Benedizione
,
che
dall
intimo
del
cuore
impartiamo
a
voi
,
Venerabili
Fratelli
,
al
vostro
Clero
e
al
popolo
italiano
.
Dato
a
Roma
,
presso
San
Pietro
,
nella
Festa
della
Pentecoste
,
11
Giugno
1905
,
del
Nostro
Pontificato
anno
II
.
PIO
PP
.
X
.
Miscellanea ,
VENERABILI
FRATELLI
,
SALUTE
E
APOSTOLICA
BENEDIZIONE
L
'
officio
divinamente
commessoCi
di
pascere
il
gregge
del
Signore
ha
,
fra
i
primi
doveri
imposti
da
Cristo
,
quello
di
custodire
con
ogni
vigilanza
il
deposito
della
fede
trasmessa
ai
santi
,
ripudiando
le
profane
novità
di
parole
e
le
opposizioni
di
una
scienza
di
falso
nome
.
La
quale
provvidenza
del
Supremo
Pastore
non
vi
fu
tempo
che
non
fosse
necessaria
alla
Chiesa
cattolica
:
stanteché
per
opera
del
nemico
dell
'
uman
genere
,
mai
non
mancarono
"
uomini
di
perverso
parlare
(
Act
.
X
,
30
)
,
cianciatori
di
vanità
e
seduttori
(
Tit
.
I
,
10
)
,
erranti
e
consiglieri
agli
altri
di
errore
(
II
Tim
.
III
,
13
)
"
.
Pur
nondimeno
gli
è
da
confessare
che
in
questi
ultimi
tempi
,
è
cresciuto
oltre
misura
il
numero
dei
nemici
della
croce
di
Cristo
;
che
,
con
arti
affatto
nuove
e
piene
di
astuzia
,
si
affaticano
di
render
vana
la
virtù
avvivatrice
della
Chiesa
e
scrollare
dai
fondamenti
,
se
venga
lor
fatto
,
lo
stesso
regno
di
Gesù
Cristo
.
Per
la
qual
cosa
non
Ci
è
oggimai
più
lecito
di
tacere
,
seppur
non
vogliamo
aver
vista
di
mancare
al
dovere
Nostro
gravissimo
,
e
che
Ci
sia
apposta
a
trascuratezza
di
esso
la
benignità
finora
usata
nella
speranza
di
più
sani
consigli
.
Ed
a
rompere
senza
più
gl
'
indugi
Ci
spinge
anzitutto
il
fatto
,
che
i
fautori
dell
'
errore
già
non
sono
ormai
da
ricercarsi
fra
i
nemici
dichiarati
;
ma
,
ciò
che
dà
somma
pena
e
timore
,
si
celano
nel
seno
stesso
della
Chiesa
,
tanto
più
perniciosi
quanto
meno
sono
in
vista
.
Alludiamo
,
o
Venerabili
Fratelli
,
a
molti
del
laicato
cattolico
e
,
ciò
ch
'
è
più
deplorevole
,
a
non
pochi
dello
stesso
ceto
sacerdotale
,
i
quali
,
sotto
finta
di
amore
per
la
Chiesa
,
scevri
d
'
ogni
solido
presidio
di
filosofico
e
teologico
sapere
,
tutti
anzi
penetrati
delle
velenose
dottrine
dei
nemici
della
Chiesa
,
si
dànno
,
senza
ritegno
di
sorta
,
per
riformatori
della
Chiesa
medesima
;
e
,
fatta
audacemente
schiera
,
si
gittano
su
quanto
vi
ha
di
più
santo
nell
'
opera
di
Cristo
,
non
risparmiando
la
persona
stessa
del
Redentore
divino
,
che
,
con
ardimento
sacrilego
,
rimpiccioliscono
fino
alla
condizione
di
un
puro
e
semplice
uomo
.
Fanno
le
meraviglie
costoro
perché
Noi
li
annoveriamo
fra
i
nemici
della
Chiesa
;
ma
non
potrà
stupirsene
chiunque
,
poste
da
parte
le
intenzioni
di
cui
Dio
solo
è
giudice
,
si
faccia
ad
esaminare
le
loro
dottrine
e
la
loro
maniera
di
parlare
e
di
operare
.
Per
verità
non
si
allontana
dal
vero
chi
li
ritenga
fra
i
nemici
della
Chiesa
i
più
dannosi
.
Imperocché
,
come
già
abbiam
detto
,
i
lor
consigli
di
distruzione
non
li
agitano
costoro
al
di
fuori
della
Chiesa
,
ma
dentro
di
essa
;
ond
'
è
che
il
pericolo
si
appiatta
quasi
nelle
vene
stesse
e
nelle
viscere
di
lei
,
con
rovina
tanto
più
certa
,
quanto
essi
la
conoscono
più
addentro
.
Di
più
,
non
pongono
già
la
scure
ai
rami
od
ai
germogli
;
ma
alla
radice
medesima
,
cioè
alla
fede
ed
alle
fibre
di
lei
più
profonde
.
Intaccata
poi
questa
radice
della
immortalità
,
continuano
a
far
correre
il
veleno
per
tutto
l
'
albero
in
guisa
,
che
niuna
parte
risparmiano
della
cattolica
verità
,
niuna
che
non
cerchino
di
contaminare
.
Inoltre
,
nell
'
adoperare
le
loro
mille
arti
per
nuocere
,
niuno
li
supera
di
accortezza
e
di
astuzia
:
giacché
la
fanno
promiscuamente
da
razionalisti
e
da
cattolici
,
e
ciò
con
sì
fina
simulazione
da
trarre
agevolmente
in
inganno
ogni
incauto
;
e
poiché
sono
temerari
quanto
altri
mai
,
non
vi
è
conseguenza
da
cui
rifuggano
e
che
non
ispaccino
con
animo
franco
ed
imperterrito
.
Si
aggiunga
di
più
,
e
ciò
è
acconcissimo
a
confonderle
menti
,
il
menar
che
essi
fanno
una
vita
operosissima
,
un
'
assidua
e
forte
applicazione
ad
ogni
fatta
di
studi
,
e
,
il
più
sovente
,
la
fama
di
una
condotta
austera
.
Finalmente
,
e
questo
spegne
quasi
ogni
speranza
di
guarigione
,
dalle
stesse
loro
dottrine
sono
formati
al
disprezzo
di
ogni
autorità
e
di
ogni
freno
;
e
,
adagiatisi
in
una
falsa
coscienza
,
si
persuadono
che
sia
amore
di
verità
ciò
che
è
infatti
superbia
ed
ostinazione
.
Sì
,
sperammo
a
dir
vero
di
riuscire
quando
che
fosse
a
richiamar
costoro
a
più
savi
divisamenti
;
al
qual
fine
li
trattammo
dapprima
come
figli
con
soavità
,
passammo
poi
ad
un
far
severo
,
e
finalmente
,
benché
a
malincuore
,
usammo
pure
i
pubblici
castighi
.
Ma
voi
sapete
,
o
Venerabili
Fratelli
,
come
tutto
riuscì
indarno
:
sembrarono
abbassai
la
fronte
per
un
istante
,
mala
rialzarono
subito
con
maggiore
alterigia
.
E
potremmo
forse
tuttora
dissimulare
se
non
si
trattasse
che
sol
di
loro
:
ma
trattasi
invece
della
sicurezza
del
nome
cattolico
.
Fa
dunque
mestieri
di
uscir
da
un
silenzio
,
che
ormai
sarebbe
colpa
,
per
far
conoscere
alla
Chiesa
tutta
chi
sieno
infatti
costoro
che
così
mal
si
camuffano
.
E
poiché
è
artificio
astutissimo
dei
modernisti
(
ché
con
siffatto
nome
son
chiamati
costoro
a
ragione
comunemente
)
presentare
le
loro
dottrine
non
già
coordinate
e
raccolte
quasi
in
un
tutto
,
ma
sparse
invece
e
disgiunte
l
'
una
dall
'
altra
,
allo
scopo
di
passare
essi
per
dubbiosi
e
come
incerti
,
mentre
di
fatto
sono
fermi
e
determinati
;
gioverà
innanzi
tutto
raccogliere
qui
le
dottrine
stesse
in
un
sol
quadro
,
per
passar
poi
a
ricercar
le
fonti
di
tanto
traviamento
ed
a
prescrivere
le
misure
per
impedirne
i
danni
.
E
alfin
di
procedere
con
ordine
in
una
materia
di
troppo
astrusa
,
è
da
notare
anzi
tutto
che
ogni
modernista
sostiene
e
quasi
compendia
in
sé
molteplici
personaggi
:
quelli
cioè
di
filosofo
,
di
credente
,
di
teologo
,
di
storico
,
di
critico
,
di
apologista
,
di
riformatore
:
e
queste
parti
sono
tutte
bene
da
distinguersi
una
ad
una
,
da
chi
voglia
conoscere
a
dovere
il
lor
sistema
e
penetrare
i
principî
e
le
conseguenze
delle
loro
dottrine
.
Prendendo
adunque
le
mosse
dal
filosofo
,
tutto
il
fondamento
della
filosofia
religiosa
è
riposto
dai
modernisti
nella
dottrina
,
che
chiamano
dell
'
agnosticismo
.
Secondo
questa
,
la
ragione
umana
è
ristretta
interamente
entro
il
campo
dei
fenomeni
,
che
è
quanto
dire
di
quel
che
apparisce
e
nel
modo
in
che
apparisce
:
non
diritto
,
non
facoltà
naturale
le
concedono
di
passare
più
oltre
.
Per
lo
che
non
è
dato
a
lei
d
'
innalzarsi
a
Dio
,
né
di
conoscerne
l
'
esistenza
,
sia
pure
per
intromessa
delle
cose
visibili
.
E
da
ciò
si
deduce
che
Dio
,
riguardo
alla
scienza
,
non
può
affatto
esserne
oggetto
diretto
;
riguardo
alla
storia
non
deve
mai
riputarsi
come
soggetto
istorico
.
Poste
cotali
premesse
,
ognuno
scorge
di
leggieri
quali
sieno
le
sorti
della
teologia
naturale
,
dei
motivi
di
credibilità
,
dell
'
esterna
rivelazione
.
Tutto
questo
i
modernisti
tolgon
via
di
mezzo
,
e
ne
fanno
assegno
all
'
intellettualismo
,
ridicolo
sistema
,
come
essi
affermano
,
e
tramontato
già
da
gran
tempo
.
Né
in
ciò
ispira
loro
alcun
ritegno
il
sapere
che
si
enormi
errori
furono
già
formalmente
condannati
dalla
Chiesa
.
Giacché
infatti
il
Concilio
Vaticano
così
ebbe
definito
:
"
Se
qualcuno
dirà
,
che
Dio
uno
e
vero
,
Creatore
e
Signor
nostro
,
per
mezzo
delle
cose
create
,
non
possa
conoscersi
con
certezza
col
lume
naturale
dell
'
umana
ragione
,
sia
anatema
"
(
De
Revel
.
,
can
.
I
)
;
e
similmente
:
"
Se
alcuno
dirà
non
essere
possibile
,
o
non
convenire
che
,
mediante
divina
rivelazione
,
sin
l
'
uomo
ammaestrato
di
Dio
e
del
culto
che
Gli
si
deve
,
sia
anatema
"
(Ibid.,
can
.
II
)
;
e
finalmente
:
"
Se
alcuno
dirà
che
la
rivelazione
divina
non
possa
essere
fatta
credibile
da
esterni
segni
e
che
perciò
gli
uomini
non
debbano
esser
mossi
alla
fede
se
non
da
interna
esperienza
o
privata
ispirazione
,
sia
anatema
"
(
De
Fide
,
can
.
III
).Di
qual
guisa
poi
i
modernisti
dall
'
agnosticismo
,
che
è
puro
stato
d
'
ignoranza
,
passino
all
'
ateismo
scientifico
e
storico
,
che
invece
è
stato
di
positiva
negazione
;
e
con
qual
diritto
perciò
di
logica
,
dal
non
sapere
se
Iddio
sia
intervenuto
o
no
nella
storia
dell
'
uman
genere
si
trascorra
a
spiegar
tutto
nella
storia
medesima
ponendo
Dio
interamente
da
parte
come
se
in
realtà
non
fosse
intervenuto
,
lo
assegni
chi
può
.
Ma
tanto
è
;
per
costoro
è
fisso
e
determinato
che
la
scienza
e
la
storia
debbano
esser
atee
;
entro
l
'
àmbito
di
esse
non
vi
è
luogo
se
non
per
fenomeni
,
sbanditone
in
tutto
Iddio
e
quanto
sa
di
divino
.
Dalla
quale
dottrina
assurdissima
vedrem
bentosto
che
cosa
siasi
costretti
di
ammettere
intorno
alla
persona
augusta
di
Gesù
Cristo
,
intorno
ai
misteri
della
Sua
vita
e
della
Sua
morte
,
intorno
alla
Sua
risurrezione
ed
ascensione
al
Cielo
.
Vero
è
che
l
'
agnosticismo
non
costituisce
nella
dottrina
dei
modernisti
se
non
la
parte
negativa
;
la
positiva
sta
tutta
nell
'
immanenza
vitale
.
Dall
'
una
all
'
altra
ecco
con
qual
discorso
procedono
.
La
Religione
,
sia
essa
naturale
o
sopra
natura
,
alla
guisa
di
ogni
altro
fatto
qualsiasi
,
uopo
è
che
ammetta
una
spiegazione
.
Or
,
tolta
di
mezzo
la
naturale
teologia
,
chiuso
il
cammino
alla
rivelazione
per
il
rifiuto
dei
motivi
di
credibilità
,
negata
anzi
qualsivoglia
esterna
rivelazione
,
chiaro
è
che
siffatta
spiegazione
indarno
si
cerca
fuori
dell
'
uomo
.
Resta
dunque
che
si
cerchi
nell
'
uomo
stesso
;
e
poiché
la
religione
non
è
altro
infatti
che
una
forma
della
vita
,
la
spiegazione
di
essa
dovrà
ritrovarsi
appunto
nella
vita
dell
'
uomo
.
Di
qui
il
principio
dell
'
immanenza
religiosa
.
Di
più
,
la
prima
mossa
,
per
così
dire
,
di
ogni
fenomeno
vitale
,
quale
si
è
detta
essere
altresì
la
religione
,
è
sempre
da
ascrivere
ad
un
qualche
bisogno
;
i
primordi
poi
,
parlando
più
specialmente
della
vita
,
sono
da
assegnare
ad
un
movimento
del
cuore
,
o
vogliam
dire
ad
un
sentimento
.
Per
queste
ragioni
,
essendo
Dio
l
'
oggetto
della
religione
,
dobbiamo
conchiudere
che
la
fede
,
inizio
e
fondamento
di
ogni
religione
,
deve
riporsi
in
un
sentimento
che
nasca
dal
bisogno
della
divinità
.
IL
quale
bisogno
,
non
sentendosi
dall
'
uomo
se
non
indeterminate
ed
acconce
circostanze
,
non
può
di
per
sé
appartenere
al
campo
della
coscienza
:
ma
giace
da
principio
al
di
sotto
della
coscienza
medesima
o
,
come
dicono
con
vocabolo
tolto
ad
imprestito
dalla
moderna
filosofia
,
nella
subcoscienza
,
ove
la
sua
radice
rimane
occulta
ed
incomprensibile
.
Che
se
si
chieda
in
qual
modo
da
questo
bisogno
della
divinità
,
che
l
'
uomo
provi
in
se
stesso
,
si
faccia
poi
trapasso
alla
religione
,
i
modernisti
rispondono
così
.
La
scienza
e
la
storia
,
essi
dicono
,
sono
chiuse
come
fra
due
termini
:
l
'
uno
esterno
,
ed
è
il
mondo
visibile
;
l
'
altro
interno
,
ed
è
la
coscienza
.
Toccato
che
abbiano
o
l
'
uno
o
l
'
altro
di
questi
termini
,
non
hanno
come
passare
più
oltre
;
al
di
là
si
trovano
essi
a
faccia
dell
'
inconoscibile
.
Dinanzi
a
questo
inconoscibile
,
o
sia
esso
fuori
dell
'
uomo
oltre
ogni
cosa
visibile
,
o
si
celi
entro
l
'
uomo
nelle
latebre
della
subcoscienza
,
il
bisogno
del
divino
,
senza
verun
atto
della
mente
,
secondo
che
vuole
il
fideismo
,
fa
scattare
nell
'
animo
già
inclinato
a
religione
un
certo
particolar
sentimento
;
il
quale
,
sia
come
oggetto
sia
come
causa
interna
,
ha
implicata
in
sé
la
realtà
del
divino
e
congiunge
in
certa
guisa
l
'
uomo
con
Dio
.
A
questo
sentimento
appunto
si
dà
dai
modernisti
il
nome
di
fede
,
e
lo
ritengono
quale
inizio
di
religione
.
Ma
non
è
qui
tutto
il
filosofare
,
o
,
a
meglio
dire
,
il
delirare
di
costoro
.
Imperocché
in
siffatto
sentimento
essi
non
riscontrano
solamente
la
fede
:
ma
colla
fede
e
nella
fede
stessa
quale
da
loro
è
intesa
,
sostengono
che
vi
si
trovi
altresì
la
Rivelazione
.
E
che
infatti
può
pretendersi
di
vantaggio
per
una
rivelazione
?
O
non
è
forse
rivelazione
,
o
almeno
principio
di
rivelazione
,
quel
sentimento
religioso
che
si
manifesta
d
'
un
tratto
nella
coscienza
?
Non
è
rivelazione
l
'
apparire
,
benché
in
confuso
,
che
Dio
fa
agli
animi
in
quello
stesso
sentimento
religioso
?
Aggiungono
anzi
di
più
che
,
essendo
Iddio
in
pari
tempo
e
l
'
oggetto
e
la
causa
della
fede
,
la
detta
rivelazione
è
al
tempo
stesso
di
Dio
e
da
Dio
:
ha
cioè
insieme
Iddio
e
come
rivelante
e
come
rivelato
.
Di
qui
,
Venerabili
Fratelli
,
quell
'
assurdissimo
effato
dei
modernisti
che
ogni
religione
,
secondo
il
vario
aspetto
sotto
cui
si
riguardi
,
debba
dirsi
egualmente
naturale
e
soprannaturale
.
Di
qui
lo
scambiar
che
fanno
,
come
di
pari
significato
,
coscienza
e
rivelazione
.
Di
qui
la
legge
,
per
cui
la
coscienza
religiosa
si
dà
come
regola
universale
,
da
porsi
in
tutto
a
pari
della
rivelazione
,
ed
alla
quale
tutti
hanno
obbligo
di
sottostare
,
non
esclusa
la
stessa
autorità
suprema
della
Chiesa
,
sia
che
ella
insegni
,
sia
che
legiferi
in
materia
di
culto
o
di
disciplina
.
Se
non
che
in
tutto
questo
procedimento
dal
quale
,
a
detta
dei
modernisti
,
saltan
fuori
la
fede
e
la
rivelazione
,
egli
è
mestieri
tener
d
'
occhio
un
punto
,
che
è
di
capitale
importanza
per
le
conseguenze
storico
critiche
,
che
essi
ne
derivano
.
Quell
'
inconoscibile
,
di
cui
parlano
,
non
si
presenta
già
alla
fede
come
nudo
in
sé
ed
isolato
;
ma
si
bene
congiunto
strettamente
a
un
qualche
fenomeno
,
che
,
quantunque
appartenga
al
campo
della
scienza
e
della
storia
,
pure
in
certa
guisa
ne
trapassa
i
confini
.
Tal
fenomeno
potrà
essere
un
fatto
qualsiasi
della
natura
,
che
in
sé
racchiude
alcun
che
di
misterioso
:
potrà
essere
altresì
un
uomo
,
il
cui
carattere
,
i
cui
gesti
,
le
cui
parole
mal
si
compongano
colle
leggi
ordinarie
della
storia
.
Or
bene
la
fede
,
attirata
dall
'
inconoscibile
racchiuso
nel
fenomeno
,
s
'
impadronisce
di
tutto
intero
il
fenomeno
stesso
e
lo
penetra
in
certo
qual
modo
della
sua
vita
.
Da
ciò
due
cose
conseguitano
.
La
prima
,
una
tal
trasfigurazione
del
fenomeno
,
per
una
,
diremmo
,
quasi
elevazione
sulle
condizioni
sue
proprie
,
che
lo
renda
acconcio
,
come
materia
,
alla
forma
del
divino
che
la
fede
v
'
introdurrà
.
La
seconda
,
un
certo
sfiguramento
,
nato
da
ciò
che
avendo
la
fede
tolto
il
fenomeno
ai
suoi
aggiunti
di
tempo
e
di
luogo
,
facilmente
gli
attribuisce
quello
che
nella
realtà
delle
cose
non
ha
di
fatto
:
il
che
soprattutto
avviene
quando
si
tratti
di
fenomeni
di
antica
data
,
e
tanto
più
se
sono
remoti
.
Da
questi
due
capi
i
modernisti
traggono
per
loro
due
canoni
;
i
quali
,
uniti
a
un
terzo
già
dedotto
dall
'
agnosticismo
,
formano
quasi
la
base
della
critica
storica
.
Illustriamo
il
fatto
con
un
esempio
,
preso
dalla
persona
dl
Gesù
Cristo
.
Nella
persona
di
Cristo
,
dicono
,
la
scienza
e
la
storia
non
trovan
nulla
al
di
là
dell
'
uomo
.
Dunque
,
in
vigore
del
primo
canone
dato
dall
'
agnosticismo
,
dalla
storia
dl
essa
deve
cancellarsi
tutto
quanto
sa
di
divino
.
Più
oltre
,
in
conformità
del
.
secondo
canone
,
la
persona
di
Cristo
è
stata
trasfigurata
dalla
fede
:
dunque
fa
d
'
uopo
spogliarla
di
tutto
ciò
che
la
innalza
sopra
le
condizioni
storiche
.
Per
ultimo
,
la
stessa
è
stata
sfigurata
dalla
fede
,
secondo
insegna
il
terzo
canone
:
dunque
non
da
rimuoversi
da
lei
i
discorsi
,
i
fatti
,
tutto
quello
insomma
che
non
risponde
al
suo
carattere
,
alla
sua
condizione
ed
educazione
,
al
luogo
ed
al
tempo
in
cui
visse
.
Strano
per
fermo
parrà
a
noi
questo
modo
di
ragionare
;
ma
qui
sta
la
critica
dei
modernisti
.
Adunque
il
sentimento
religioso
,
che
per
vitale
immanenza
si
sprigiona
dai
nascondigli
della
subcoscienza
,
è
il
germe
di
tutta
la
religione
,
ed
è
insieme
la
ragione
di
quanto
fu
o
sarà
per
essere
in
qualsivoglia
religione
.
Rude
dapprima
e
quasi
informe
,
a
poco
a
poco
,
sotto
l
'
influsso
del
misterioso
principio
che
gli
diede
origine
,
esso
e
venuto
perfezionandosi
,
a
seconda
dei
progressi
della
vita
umana
.
di
cui
,
come
si
disse
,
e
una
forma
.
Ecco
pertanto
la
nascita
di
qualsiasi
religione
,
sia
pure
soprannaturale
:
esse
altro
non
sono
che
semplici
esplicazioni
dell
'
anzidetto
sentimento
.
Né
credasi
già
che
diversa
sia
la
sorte
della
religione
cattolica
;
anzi
in
tutto
pari
alle
altre
:
imperocché
non
altrimenti
essa
è
nata
,
che
per
processo
di
vitale
immanenza
nella
coscienza
di
Cristo
,
uomo
di
elettissima
natura
,
quale
mai
altro
simile
si
vide
né
mai
si
troverà
.
Nell
'
udir
tali
cose
Noi
trasecoliamo
di
fronte
ad
affermazioni
cotanto
audaci
e
sacrileghe
!
Eppure
,
Venerabili
Fratelli
,
non
sono
esse
un
parlar
temerario
solamente
d
'
increduli
.
Sono
uomini
cattolici
,
sono
anzi
sacerdoti
non
pochi
che
così
la
discorrono
pubblicamente
;
e
con
siffatti
delirii
si
dànno
vanto
di
riformare
la
Chiesa
!
Qui
,
non
trattasi
più
del
vecchio
errore
,
che
alla
natura
umana
concedeva
quasi
un
diritto
all
'
ordine
soprannaturale
.
Si
va
assai
più
lungi
;
sino
cioè
ad
afferrare
che
la
religione
nostra
santissima
,
nell
'
uomo
Cristo
del
pari
che
in
noi
,
è
frutto
interamente
spontaneo
della
natura
.
Del
quale
asserto
non
sappiamo
qual
sia
mezzo
più
acconcio
per
sopprimere
ogni
ordine
soprannaturale
.
Perciò
con
somma
ragione
il
Concilio
Vaticano
pronunziò
:
"
Se
alcuno
dirà
,
non
poter
l
'
uomo
essere
elevato
da
Dio
a
una
conoscenza
e
perfezione
che
superi
la
natura
,
ma
potere
e
dovere
di
per
sé
stesso
,
con
un
perpetuo
progresso
,
giungere
finalmente
al
possesso
di
ogni
vero
e
di
ogni
bene
,
sia
anatema
"
(
De
Revel
.
,
can
.
III
)
.
Fin
qui
però
,
o
Venerabili
Fratelli
,
non
abbiam
visto
farsi
punto
luogo
all
'
azione
dell
'
intelletto
.
Eppure
,
secondo
le
dottrine
dei
modernisti
,
ha
essa
ancora
la
sua
parte
nell
'
atto
di
fede
.
E
giova
osservare
in
che
modo
.
In
quel
sentimento
,
dicono
,
di
cui
sovente
si
è
parlato
,
appunto
perché
egli
è
sentimento
e
non
cognizione
,
Dio
si
presenta
bensì
all
'
uomo
,
ma
in
maniera
così
confusa
che
nulla
o
a
malapena
si
distingue
dal
soggetto
credente
.
Fa
dunque
d
'
uopo
che
sopra
quel
sentimento
si
getti
un
qualche
raggio
di
luce
,
sì
che
Dio
ne
venga
fuori
per
intero
e
pongasi
in
contrapposto
col
soggetto
.
Ora
,
è
questo
il
compito
dell
'
intelletto
;
di
cui
è
proprio
il
pensare
ed
analizzare
,
e
per
mezzo
del
quale
l
'
uomo
prima
traduce
in
rappresentazioni
mentali
i
fenomeni
di
vita
che
sorgono
in
lui
,
e
poi
li
significa
con
verbali
espressioni
.
Di
qui
il
detto
volgare
dei
modernisti
,
che
l
'
uomo
religioso
deve
pensare
la
sua
fede
.
L
'
intelletto
adunque
,
sopravvenendo
al
sentimento
,
su
di
esso
si
ripiega
e
vi
fa
intorno
un
lavorio
somigliante
a
quello
di
un
pittore
che
illumina
e
ravviva
il
disegno
di
un
quadro
svanito
per
la
vecchiaia
.
Il
paragone
è
di
uno
dei
maestri
del
modernismo
.
Doppio
poi
è
l
'
operar
della
mente
in
siffatto
negozio
;
dapprima
,
con
un
atto
nativo
e
spontaneo
,
esprimendo
la
sua
nozione
con
una
proposizione
semplice
e
volgare
;
indi
,
con
riflessione
e
più
intima
penetrazione
,
o
,
come
dicano
,
lavorando
il
suo
pensiero
,
rende
ciò
che
ha
pensato
con
proposizioni
secondarie
,
derivate
bensì
dalla
prima
,
ma
più
affinate
e
distinte
.
Le
quali
proposizioni
,
ove
poi
ottengano
la
sanzione
del
magistero
supremo
della
Chiesa
,
costituiranno
appunto
il
dogma
.
Con
ciò
,
nella
dottrina
dei
modernisti
,
ci
troviamo
giunti
ad
uno
dei
capi
di
maggior
rilievo
,
all
'
origine
cioè
e
alla
natura
stessa
del
dogma
.
Imperocché
l
'
origine
del
dogma
la
ripongon
essi
in
quelle
primitive
formole
semplici
;
le
quali
,
sotto
un
certo
aspetto
,
devono
ritenersi
come
essenziali
alla
fede
,
giacché
la
rivelazione
,
perché
sia
veramente
tale
,
richiede
la
chiara
apparizione
di
Dio
nella
coscienza
.
Il
dogma
stesso
poi
,
secondo
che
paiono
dire
,
è
costituito
propriamente
dalle
formole
secondarie
.
A
conoscere
però
bene
la
natura
del
dogma
,
è
uopo
ricercare
anzi
qual
relazione
passi
fra
le
formole
religiose
ed
il
sentimento
religioso
.
Nel
che
non
troverà
punto
difficoltà
,
chi
tenga
fermo
,
che
il
fine
di
cotali
formole
altro
non
è
,
se
non
di
dar
modo
al
credente
di
rendersi
ragione
della
propria
fede
.
Per
la
qual
cosa
stanno
esse
formole
come
di
mezzo
fra
il
credente
e
la
fede
di
lui
;
per
rapporto
alla
fede
,
sono
espressioni
inadeguate
del
suo
oggetto
e
sono
dai
modernisti
chiamate
simboli
;
per
rapporto
al
credente
,
si
riducono
a
meri
istrumenti
.
Non
è
lecito
pertanto
in
niun
modo
sostenere
che
esse
esprimano
una
verità
assoluta
:
essendoché
,
come
simboli
,
sono
semplici
immagini
di
verità
,
e
perciò
da
doversi
adattare
al
sentimento
religioso
in
ordine
all
'
uomo
;
come
istrumenti
,
sono
veicoli
di
verità
,
e
perciò
da
acconciarsi
a
lor
volta
all
'
uomo
in
ordine
al
sentimento
religioso
.
E
poiché
questo
sentimento
,
siccome
quello
che
ha
per
obbietto
l
'
assoluto
,
porge
infiniti
aspetti
,
dei
quali
oggi
l
'
uno
domani
l
'
altro
può
apparire
;
e
similmente
colui
che
crede
può
passare
per
altre
ed
altre
condizioni
,
ne
segue
che
le
formole
altresì
che
noi
chiamiamo
dogmi
devono
sottostare
ad
uguali
vicende
ed
essere
perciò
variabili
.
Così
si
ha
aperto
il
varco
alla
intima
evoluzione
dei
dogmi
.
Infinito
cumulo
di
sofismi
che
abbatte
e
distrugge
ogni
religione
!
E
questa
,
non
pur
possibile
,
ma
necessaria
evoluzione
e
mutazione
dei
dogmi
non
solo
i
modernisti
l
'
affermano
arditamente
ma
è
conseguenza
legittima
delle
loro
sentenze
.
Infatti
fra
i
capisaldi
della
loro
dottrina
vi
è
ancor
questo
,
tratto
dal
principio
dell
'
immanenza
vitale
:
che
le
formole
cioè
religiose
,
perché
tali
siano
in
verità
e
non
mere
speculazioni
dell
'
intelletto
,
è
mestieri
che
sieno
vitali
e
che
vivano
della
stessa
vita
del
sentimento
religioso
.
Il
che
non
è
da
intendersi
quasiché
tali
formole
,
specie
se
puramente
immaginative
,
sieno
costruite
a
bella
posta
pel
sentimento
religioso
;
giacché
poco
monta
della
loro
origine
,
come
altresì
del
loro
numero
e
della
loro
qualità
;
ma
cosi
,
che
le
stesse
,
fatte
se
occorre
all
'
uopo
delle
modificazioni
,
vengano
vitalmente
assimilate
dal
sentimento
religioso
.
E
per
dirla
in
altri
termini
,
fa
di
mestieri
che
la
formola
primitiva
sia
accettata
e
sancita
dal
cuore
,
e
che
il
susseguente
lavorio
per
la
formazione
delle
formole
secondarie
sia
fatto
sotto
la
direzione
del
cuore
.
Di
qui
procede
che
siffatte
formole
,
perché
sieno
vitali
,
devono
essere
e
mantenersi
adatte
tanto
alla
fede
quanto
al
credente
.
Laonde
,
se
per
una
ragione
qualsiasi
cotale
adattamento
venga
meno
,
perdono
elle
il
primitiva
significato
e
vogliono
essere
cambiate
.
Or
tale
essendo
il
valore
e
la
sorte
mutevole
delle
formole
dogmatiche
,
non
reca
stupore
che
i
modernisti
le
abbiano
tanto
in
dileggio
;
mentre
al
contrario
non
fanno
che
ricordare
ed
esaltare
il
sentimento
religioso
e
la
vita
religiosa
.
Perciò
pure
criticano
con
somma
audacia
la
Chiesa
,
accusandola
di
camminare
fuor
di
strada
,
né
saper
distinguere
fra
il
senso
materiale
delle
formole
e
il
loro
significato
religioso
e
morale
,
e
attaccandosi
con
ostinazione
,
ma
vanamente
,
a
formole
vuote
di
senso
,
lasciar
che
la
religione
precipiti
a
rovina
.
Oh
!
Veramente
ciechi
e
conduttori
di
ciechi
,
che
,
gonfi
del
superbo
nome
di
scienza
,
vaneggiano
fino
al
segno
di
pervertire
l
'
eterno
concetto
di
verità
e
il
genuino
sentimento
religioso
:
"
spacciando
un
nuovo
sistema
,
col
quale
,
tratti
da
una
sfrontata
e
sfrenata
smania
di
novità
,
non
cercano
la
verità
ove
certamente
si
trova
;
e
disprezzate
le
sante
ed
apostoliche
tradizioni
,
si
attaccano
a
dottrine
vuote
,
futili
,
incerte
,
riprovate
dalla
Chiesa
,
e
con
esse
,
uomini
stoltissimi
,
si
credono
di
puntellare
e
sostenere
la
stessa
verità
"
(
Gregorio
XVI
,
Lett
.
Enc
.
"
Singulari
Nos
"
,
25
giugno
1834
)
.
E
fin
qua
,
o
Venerabili
Fratelli
,
del
modernista
considerato
come
filosofo
.
Or
,
se
facendoci
oltre
a
considerarlo
nella
sua
qualità
di
credente
,
vogliam
conoscere
in
che
modo
,
nel
modernismo
,
il
credente
si
differenzi
dal
filosofo
,
convien
osservare
che
quantunque
il
filosofo
riconosca
per
oggetto
della
fede
la
realtà
divina
,
pure
questa
realtà
non
altrove
l
'
incontra
che
nell
'
animo
del
credente
,
come
oggetto
di
sentimento
e
di
affermazione
:
che
esista
poi
essa
o
no
in
sé
medesima
fuori
di
quel
sentimento
e
di
quell
'
affermazione
,
a
lui
punto
non
cale
.
Per
contrario
il
credente
ha
come
certo
ed
indubitato
che
la
realtà
divina
esiste
di
fatto
in
se
stessa
,
né
punto
dipende
da
chi
crede
.
Che
se
poi
cerchiamo
,
qual
fondamento
abbia
cotale
asserzione
del
credente
,
i
modernisti
rispondono
:
l
'
esperienza
individuale
.
Ma
nel
dir
ciò
,
se
costoro
si
dilungano
dai
razionalisti
,
cadono
nell
'
opinione
dei
protestante
dei
pseudomistici
.
Così
infatti
essi
discorrono
.
Nel
sentimento
religioso
,
si
deve
riconoscere
quasi
una
certa
intuizione
del
cuore
;
la
quale
mette
l
'
uomo
in
contatto
immediato
colla
realtà
stessa
di
Dio
,
e
tale
gl
'
infonde
una
persuasione
dell
'
esistenza
di
Lui
e
della
Sua
azione
sì
dentro
,
sì
fuori
dell
'
uomo
,
da
sorpassar
di
gran
lunga
ogni
convincimento
scientifico
.
Asseriscono
pertanto
una
vera
esperienza
,
e
tale
da
vincere
qualsivoglia
esperienza
razionale
;
la
quale
se
da
taluno
,
come
dai
razionalisti
,
e
negata
,
ciò
dicono
intervenire
perché
non
vogliono
porsi
costoro
nelle
morali
condizioni
,
che
son
richieste
per
ottenerla
.
Or
questa
esperienza
,
poi
che
l
'
abbia
alcuno
conseguita
,
è
quella
che
lo
costituisce
propriamente
e
veramente
credente
.
Quanto
siamo
qui
lontani
dagli
insegnamenti
cattolici
!
Simili
vaneggiamenti
li
abbiamo
già
uditi
condannare
dal
Concilio
Vaticano
.
Vedremo
più
oltre
come
,
con
siffatte
teorie
,
congiunte
agli
altri
errori
già
mentovati
,
si
spalanchi
la
via
all
'
ateismo
.
Qui
giova
subito
notare
che
,
posta
questa
dottrina
dell
'
esperienza
unitamente
all
'
altra
del
simbolismo
,
ogni
religione
,
sia
pure
quella
degl
'
idolatri
,
deve
ritenersi
siccome
vera
.
Perché
infatti
non
sarà
possibile
che
tali
esperienze
s
'
incontrino
in
ogni
religione
?
E
che
si
siano
di
fatto
incontrate
non
pochi
lo
pretendono
.
E
con
qual
diritto
modernisti
negheranno
la
verità
ad
una
esperienza
affermata
da
un
islamita
?
con
qual
diritto
rivendicheranno
esperienze
vere
pei
soli
cattolici
?
Ed
infatti
i
modernisti
non
negano
,
concedono
anzi
,
altri
velatamente
altri
apertissimamente
,
che
tutte
le
religioni
son
vere
.
E
che
non
possano
sentire
altrimenti
,
è
cosa
manifesta
.
Imperocché
per
qual
capo
,
secondo
i
loro
placiti
,
potrebbe
mai
ad
una
religione
,
qual
che
si
voglia
,
attribuirsi
la
falsità
?
Senza
dubbio
per
uno
di
questi
due
:
o
per
la
falsità
del
sentimento
religioso
,
o
per
la
falsità
della
formola
pronunziata
dalla
mente
.
Ora
il
sentimento
religioso
,
benché
possa
essere
più
o
meno
perfetto
,
è
sempre
uno
:
la
formola
poi
intellettuale
,
perché
sia
vera
,
basta
che
risponda
al
sentimento
religioso
ed
al
credente
,
checché
ne
sia
della
forza
d
'
ingegno
in
costui
.
Tutt
'
al
più
,
nel
conflitto
fra
diverse
religioni
,
i
modernisti
potranno
sostenere
che
la
cattolica
ha
più
di
verità
perché
più
vivente
,
e
merita
con
più
ragione
il
titolo
di
cristiana
,
perché
risponde
più
pienamente
alle
origini
del
cristianesimo
.
Che
dalle
premesse
date
scaturiscano
siffatte
conseguenze
,
non
può
per
fermo
sembrare
assurdo
.
Assurdissimo
è
invece
che
cattolici
e
sacerdoti
,
i
quali
,
come
preferiamo
credere
,
aborrono
da
tali
enormità
,
si
portino
in
fatto
quasi
le
ammettessero
.
Giacché
tali
sono
le
lodi
che
tributano
ai
maestri
di
siffatti
errori
,
tali
gli
onori
che
rendono
loro
pubblicamente
,
da
dar
agevolmente
a
supporre
che
essi
non
onorano
già
le
persone
,
forse
non
prive
di
un
qualche
merito
,
ma
piuttosto
gli
errori
che
quelle
professano
apertamente
e
cercano
a
tutt
'
uomo
propagare
.
Ma
,
oltre
al
detto
,
questa
dottrina
dell
'
esperienza
è
per
un
altro
verso
contrarissima
alla
cattolica
verità
.
Imperocché
viene
essa
estesa
ed
applicata
alla
tradizione
quale
finora
fu
intesa
dalla
Chiesa
,
e
la
distrugge
.
Ed
infatti
dai
modernisti
è
la
tradizione
così
concepita
che
sia
una
comunicazione
dell
'
esperienza
originale
fatta
agli
altri
,
mercè
la
predicazione
,
per
mezzo
della
formola
intellettuale
.
A
questa
formola
perciò
,
oltre
al
valore
rappresentativo
,
attribuiscono
una
tal
quale
efficacia
di
suggestione
,
che
si
esplica
tanto
in
colui
che
crede
,
per
risvegliare
il
sentimento
religioso
a
caso
intorpidito
e
rinnovar
l
'
esperienza
già
avuta
una
volta
,
quanto
in
coloro
che
ancor
non
credono
,
per
suscitare
in
essi
la
prima
volta
il
sentimento
religioso
e
produrvi
l
'
esperienza
.
Di
questa
guisa
l
'
esperienza
religiosa
si
viene
a
propagare
fra
i
popoli
;
né
solo
nei
presenti
per
via
della
predicazione
,
ma
anche
fra
i
venturi
sì
per
mezzo
dei
libri
e
sì
per
la
trasmissione
orale
dagli
uni
agli
altri
.
Avviene
poi
che
una
simile
comunicazione
dell
'
esperienza
si
abbarbichi
talora
e
viva
,
talora
isterilisca
subito
e
muoia
.
Il
vivere
è
pei
modernisti
prova
di
verità
;
giacché
verità
e
vita
sono
per
essi
una
medesima
cosa
.
Dal
che
è
dato
inferir
di
nuovo
,
che
tutte
le
religioni
,
quante
mai
ne
esistono
,
sono
egualmente
vere
,
poiché
se
nol
fossero
non
vivrebbero
.
E
tutto
questo
si
spaccia
per
dare
un
concetto
più
elevato
e
più
ampio
della
religione
!
Condotte
fin
qui
le
cose
,
o
Venerabili
Fratelli
,
abbiamo
abbastanza
in
mano
per
conoscere
qual
ordine
stabiliscano
i
modernisti
fra
la
fede
e
la
scienza
;
con
qual
nome
di
scienza
intendono
essi
ancor
la
storia
.
E
in
primo
luogo
si
deve
tenere
che
l
'
oggetto
dell
'
una
è
affatto
estraneo
all
'
oggetto
dell
'
altra
e
da
questo
separato
.
Imperocché
la
fede
si
occupa
unicamente
di
cosa
,
che
la
scienza
professa
essere
a
sé
inconoscibile
.
Quindi
diverso
il
campo
ad
entrambe
assegnato
:
la
scienza
è
tutta
nella
realtà
dei
fenomeni
,
ove
non
entra
affatto
la
fede
:
questa
al
contrario
si
occupa
della
realtà
divina
che
alla
scienza
è
del
tutto
sconosciuta
.
Dal
che
si
viene
a
conchiudere
che
tra
la
fede
e
la
scienza
non
vi
può
essere
mai
dissidio
:
giacché
,
se
ciascuna
tiene
il
suo
campo
,
non
potranno
mai
incontrarsi
,
né
perciò
contraddirsi
.
Che
se
a
ciò
si
opponga
,
nel
mondo
visibile
esservi
cose
che
pure
appartengono
alla
fede
,
come
la
vita
umana
di
Cristo
;
i
modernisti
rispondono
negando
.
Perché
quantunque
tali
cose
sieno
nel
novero
dei
fenomeni
,
pure
,
in
quanto
sono
vissute
dalla
fede
e
,
nel
modo
già
indicato
,
sono
state
da
essa
trasfigurate
e
sfigurate
,
furono
tolte
dal
mondo
sensibile
e
trasferite
ad
essere
materia
del
divino
.
Quindi
,
qualora
più
oltre
si
ricercasse
se
Cristo
abbia
fatto
veri
miracoli
e
vere
profezie
,
severamente
sia
risorto
ed
asceso
al
Cielo
;
la
scienza
agnostica
lo
negherà
,
la
fede
lo
affermerà
;
né
perciò
vi
sarà
lotta
fra
le
due
.
Imperocché
lo
negherà
il
filosofo
qual
filosofo
parlando
a
filosofie
considerando
unicamente
Cristo
nella
sua
realtà
storica
;
l
'
affermerà
il
credente
come
credente
parlando
a
credenti
e
considerando
la
vita
di
Cristo
quale
è
vissuta
dalla
fede
e
nella
fede
.
S
'
ingannerebbe
però
a
partito
chi
,
date
queste
teorie
,
si
credesse
autorizzato
a
credere
,
essere
la
fede
e
la
scienza
indipendenti
l
'
una
dall
'
altra
.
Si
,
della
scienza
ciò
è
fuori
di
dubbio
;
ma
è
ben
altro
della
fede
;
la
quale
,
non
per
uno
ma
per
tre
capi
,
deve
andar
soggetta
alla
scienza
.
Imperocché
da
riflettersi
in
primo
luogo
che
in
ogni
fatto
religioso
,
toltane
la
realtà
divina
e
l
'
esperienza
che
di
essa
ha
chi
crede
,
tutto
il
rimanente
ed
in
specialità
le
formole
religiose
,
non
escono
dal
campo
dei
fenomeni
:
e
cadono
quindi
sotto
il
dominio
della
scienza
.
Esca
pure
il
credente
dal
mondo
,
se
gli
vien
fatto
;
finché
però
resterà
nel
mondo
,
non
potrà
mai
sottrarsi
,
lo
voglia
o
no
,
alle
leggi
,
all
'
osservazione
,
ai
giudizi
della
scienza
e
della
storia
.
Di
più
,
benché
sia
detto
che
Dio
è
oggetto
della
sola
fede
,
ciò
nondimeno
deve
solo
intendersi
della
realtà
divina
,
non
già
della
idea
di
Dio
.
L
'
idea
di
Dio
è
pur
essa
sottoposta
alla
scienza
;
la
quale
,
mentre
spazia
nell
'
ordine
logico
,
si
solleva
fino
all
'
assoluto
ed
all
'
ideale
.
È
dunque
diritto
della
filosofia
o
della
scienza
sindacare
l
'
idea
di
Dio
,
dirigerla
nella
sua
evoluzione
,
correggerla
qualora
vi
si
immischi
qualche
elemento
estraneo
:
quindi
il
ripetere
che
fanno
i
modernisti
che
l
'
evoluzione
religiosa
deve
essere
coordinata
colla
evoluzione
morale
ed
intellettuale
;
ossia
,
come
insegna
uno
dei
loro
maestri
,
deve
essere
subordinata
.
Per
ultimo
è
pur
da
osservare
che
l
'
uomo
non
soffre
in
sé
dualismo
:
per
la
qual
cosa
il
credente
prova
in
se
stesso
un
intimo
bisogno
di
armonizzare
siffattamente
la
fede
colla
scienza
che
non
si
opponga
al
concetto
generale
che
scientificamente
si
ha
dell
'
universo
.
Così
dunque
si
evince
essere
la
scienza
affatto
libera
dalla
libera
fede
;
la
fede
invece
,
tuttoché
si
decanti
estranea
alla
scienza
,
essere
a
questa
sottoposta
.
Le
quali
cose
tutte
,
Venerabili
Fratelli
,
sono
diametralmente
contrarie
a
ciò
che
insegnava
il
Nostro
Antecessore
Pio
IX
:
"
Essere
dovere
della
filosofia
,
in
materia
di
religione
,
non
dominare
ma
servire
,
non
prescrivere
ciò
che
si
debba
credere
,
ma
abbracciarlo
con
ragionevole
ossequio
,
né
scrutar
l
'
altezza
dei
misteri
di
Dio
,
ma
piamente
ed
umilmente
venerarla
"
(
Breve
al
Vescovo
di
Breslavia
,
15
giugno
1857
)
.
I
modernisti
invertono
del
tutto
le
parti
.
Ond
'
è
che
ad
essi
può
applicarsi
ciò
che
l
'
altro
Nostro
Predecessore
Gregorio
IX
scriveva
di
taluni
teologi
del
suo
tempo
:
"
Alcuni
fra
voi
,
gonfi
come
otri
dello
spirito
di
vanità
,
si
sforzano
con
novità
profana
di
valicare
i
termini
segnati
dai
Padri
;
piegando
alla
dottrina
filosofica
dei
razionali
l
'
intelligenza
delle
pagine
Celesti
,
non
per
profitto
degli
uditori
ma
per
far
pompa
di
scienza
...
Questi
sedotti
da
dottrine
diverse
e
peregrine
,
tramutano
in
coda
il
capo
e
costringono
la
regina
a
servire
all
'
ancella
"
(
Lettera
ai
maestri
di
Teologia
di
Parigi
,
7
luglio
1223
)
.
Il
che
parrà
più
manifesto
dalla
condotta
stessa
dei
modernisti
,
interamente
conforme
a
quel
che
insegnano
.
Negli
scritti
e
nei
discorsi
sembrano
essi
non
rare
volte
sostenere
ora
una
dottrina
ora
un
'
altra
,
talché
si
è
facilmente
indotti
a
giudicarli
vaghi
ed
incerti
.
Ma
tutto
ciò
è
fatto
avvisatamente
;
per
l
'
opinione
cioè
che
sostengono
della
mutua
separazione
della
fede
e
della
scienza
.
Quindi
avviene
che
nei
loro
libri
si
incontrano
cose
che
ben
direbbe
un
cattolico
;
ma
,
al
voltar
della
pagina
,
si
trovano
altre
che
si
stimerebbero
dettate
da
un
razionalista
.
Di
qui
,
scrivendo
storia
,
non
fanno
pur
menzione
della
divinità
di
Cristo
;
predicando
invece
nelle
chiese
,
l
'
affermano
con
risolutezza
.
Di
qui
parimente
,
nella
storia
non
fanno
nessun
conto
né
di
Padri
né
di
Concilî
;
ma
se
catechizzano
il
popolo
,
li
citano
con
rispetto
.
Di
qui
,
distinguono
l
'
esegesi
teologica
e
pastorale
dall
'
esegesi
scientifica
e
storica
.
Similmente
dal
principio
che
la
scienza
non
ha
dipendenza
alcuna
dalla
fede
,
quando
trattano
di
filosofia
,
di
storia
,
di
critica
,
non
avendo
orrore
di
premere
le
orme
di
Lutero
(
Prop
.
29
,
condannata
da
Leone
X
,
Bolla
.
"
Exsurge
Domine
"
,
15
maggio
1520
:
"
Ci
si
è
aperta
la
strada
per
isnervare
l
'
autorità
dei
Concilî
e
contraddire
liberamente
alle
loro
deliberazioni
,
e
giudicare
i
lor
decreti
e
confessare
arditamente
tutto
ciò
che
ci
sembra
vero
,
sia
approvato
o
condannato
da
qualunque
Concilio
"
)
,
fanno
pompa
di
un
certo
disprezzo
delle
dottrine
cattoliche
,
dei
santi
Padri
,
dei
sinodi
ecumenici
,
del
magistero
ecclesiastico
:
e
se
vengono
di
ciò
ripresi
,
gridano
alla
manomissione
della
libertà
.
Da
ultimo
,
posto
l
'
aforisma
che
la
fede
deve
soggettarsi
alla
scienza
,
criticano
di
continuo
e
all
'
aperto
la
Chiesa
,
perché
con
somma
ostinatezza
rifiuta
di
sottoporre
ed
accomodare
i
suoi
dogmi
alle
opinioni
della
filosofia
:
ed
essi
,
da
parte
loro
,
messa
fra
i
ciarpami
la
vecchia
teologia
,
si
adoperano
di
porne
in
voga
una
nuova
,
tutta
ligia
ai
deliramenti
dei
filosofi
.
Con
che
,
Venerabili
Fratelli
,
Ci
si
dà
finalmente
il
passo
per
osservare
i
modernisti
sull
'
arena
teologica
.
Difficile
compito
:
ma
con
poco
potremo
trarCi
d
'
impaccio
.
IL
fine
da
ottenere
è
la
conciliazione
della
fede
colla
scienza
,
restando
però
sempre
incolume
il
primato
della
scienza
sulla
fede
.
In
questo
affare
il
teologo
modernista
si
giova
degli
stessissimi
principî
che
vedemmo
usati
dalla
filosofia
,
adattandoli
al
credente
;
ciò
sono
i
principî
dell
'
immanenza
e
del
simbolismo
.
Ed
ecco
con
quanta
speditezza
compie
egli
il
suo
lavoro
.
Ha
detto
il
filosofo
:
"
Il
principio
della
fede
è
immanente
"
;
il
credente
ha
soggiunto
:
"
Questo
principio
è
Dio
"
;
il
teologo
dunque
conclude
:
"
Dio
è
immanente
nell
'
uomo
"
.
Di
qui
l
'
essere
dell
'
immanenza
teologica
.
Parimente
:
il
filosofo
ha
ritenuto
come
certo
che
le
"
rappresentazioni
dell
'
oggetto
della
fede
sono
semplicemente
simboliche
"
;
il
credente
ha
affermato
che
"
l
'
oggetto
della
fede
è
Dio
in
se
stesso
"
;
il
teologo
adunque
pronunzia
:
"
Le
rappresentazioni
della
realtà
divina
sono
simboliche
"
.
Di
qui
il
simbolismo
teologico
.
Errori
per
verità
enormi
;
i
quali
quanto
sieno
perniciosi
,
si
vedrà
luminosamente
nell
'
osservarne
le
conseguenze
.
Infatti
,
per
dir
subito
del
simbolismo
,
i
simboli
essendo
tali
in
relazione
all
'
oggetto
,
ed
in
relazione
al
credente
non
essendo
che
istrumenti
,
fa
mestieri
innanzi
tutto
,
così
insegnano
i
modernisti
,
che
il
credente
non
si
attacchi
troppo
alla
formola
,
ma
se
ne
giovi
solo
allo
scopo
di
unirsi
all
'
assoluta
verità
,
di
cui
la
formola
rivela
insieme
e
nasconde
,
si
sforza
cioè
di
esprimere
ma
senza
mai
riuscirvi
.
Vogliono
in
secondo
luogo
che
il
credente
usi
di
tali
formole
tanto
quanto
gli
sono
utili
,
poiché
sono
date
per
giovamento
e
non
per
averne
intralcio
;
salvo
,
s
'
intende
,
il
rispetto
che
,
per
riguardi
sociali
,
si
deve
alle
formole
giudicate
acconce
dal
pubblico
magistero
ad
esprimere
la
coscienza
comune
,
finché
però
lo
stesso
magistero
non
stabilisca
altrimenti
.
Quanto
poi
all
'
immanenza
,
non
è
agevole
determinare
ciò
che
per
essa
intendano
i
modernisti
;
giacché
diverse
sono
fra
essi
le
opinioni
.
Altri
la
pongono
in
ciò
,
che
Dio
operante
sia
intimamente
presente
nell
'
uomo
,
più
che
non
sia
l
'
uomo
a
sé
stesso
;
il
che
,
sanamente
inteso
,
non
può
riprendersi
.
Altri
pretendono
che
l
'
azione
divina
sia
una
coll
'
azione
della
natura
,
come
di
causa
prima
con
quella
di
causa
seconda
;
e
ciò
distruggerebbe
l
'
ordine
soprannaturale
.
Altri
per
ultimo
la
spiegano
in
modo
da
dar
sospetto
di
un
senso
panteistico
;
il
che
,
a
dir
vero
,
è
più
coerente
col
rimanente
delle
loro
dottrine
.
A
questo
postulato
dell
'
immanenza
un
altro
poi
se
ne
aggiunge
,
che
si
può
intitolare
dalla
permanenza
divina
:
e
l
'
una
dall
'
altra
si
fa
differire
quasi
a
quel
modo
stesso
,
che
l
'
esperienza
privata
differisce
dall
'
esperienza
trasmessa
per
tradizione
.
Un
esempio
illustrerà
il
concetto
:
e
sia
l
'
esempio
della
Chiesa
e
dei
Sacramenti
.
La
Chiesa
,
dicono
,
e
i
Sacramenti
non
si
devon
credere
come
istituiti
da
Cristo
stesso
.
Vieta
ciò
l
'
agnosticismo
,
che
in
Cristo
non
riconosce
nulla
più
che
un
uomo
,
la
cui
coscienza
religiosa
,
come
quella
di
ogni
altro
uomo
,
si
è
formata
a
poco
a
poco
;
lo
vieta
la
legge
dell
'
immanenza
,
che
non
ammette
,
per
dirlo
con
una
loro
parola
,
esterne
applicazioni
;
lo
vieta
pure
la
legge
dell
'
evoluzione
,
che
per
lo
svolgersi
dei
germi
richiede
tempo
ed
una
certa
serie
di
circostanze
;
lo
vieta
finalmente
la
storia
,
che
mostra
tale
di
fatto
essere
stato
il
corso
delle
cose
.
Però
è
da
tenersi
che
Chiesa
e
Sacramenti
furono
istituiti
mediatamente
da
Cristo
.
Ma
in
qual
modo
?
eccolo
.
Le
coscienze
tutte
cristiane
,
essi
dicono
,
furono
virtualmente
inchiuse
nella
coscienza
di
Gesù
Cristo
,
come
la
pianta
nel
seme
.
Or
poiché
i
germi
vivono
la
vita
del
seme
,
così
deve
affermarsi
che
tutti
i
cristiani
vivono
la
vita
di
Cristo
.
Ma
la
vita
di
Cristo
,
secondo
la
fede
,
è
divina
;
dunque
anche
quella
dei
cristiani
.
Se
pertanto
questa
vita
,
nel
corso
dei
secoli
,
diede
origine
alla
Chiesa
e
ai
Sacramenti
,
con
ogni
diritto
si
potrà
dire
che
tale
origine
è
da
Cristo
ed
è
divina
.
Nello
stesso
modo
provano
esser
divine
le
Scritture
e
divini
i
dogmi
.
E
con
ciò
la
teologia
moderna
può
dirsi
compiuta
.
Esigua
cosa
a
dir
vero
,
ma
più
che
abbondante
per
chi
professa
doversi
sempre
ed
in
tutto
rispettare
le
conclusioni
della
scienza
.
L
'
applicazione
poi
di
queste
teorie
agli
altri
punti
che
verremo
esponendo
potrà
ognuno
farla
di
per
sé
stesso
.
Abbiam
parlato
finora
della
origine
e
della
natura
della
fede
.
Ma
molti
essendo
i
germi
di
questa
,
e
principali
fra
essi
la
Chiesa
,
il
dogma
,
il
culto
,
i
Libri
sacri
,
di
questi
eziandio
è
da
conoscere
ciò
che
insegnano
i
modernisti
.
E
per
farci
dal
dogma
,
l
'
origine
e
la
natura
di
esso
quale
sia
,
si
è
già
indicato
più
sopra
.
Nasce
il
dogma
dal
bisogno
che
prova
il
credente
di
lavorare
sul
suo
pensiero
religioso
,
sì
da
rendere
la
sua
e
l
'
altrui
coscienza
sempre
più
chiara
.
Tale
lavorio
consiste
tutto
nell
'
indagare
ed
esporre
la
formola
primitiva
,
non
già
in
se
stessa
e
razionalmente
,
ma
rispetto
alle
circostanze
o
,
come
più
astrusamente
dicono
,
vitalmente
.
Di
qui
si
ha
che
intorno
alla
medesima
si
vadano
formando
delle
formole
secondarie
,
che
poi
sintetizzate
e
riunite
in
un
'
unica
costruzione
dottrinale
,
quando
questa
sia
suggellata
dal
pubblico
magistero
come
rispondente
alla
coscienza
comune
,
si
chiamerà
dogma
.
Dal
dogma
son
da
distinguersi
accuratamente
le
speculazioni
teologiche
;
le
quali
però
,
benché
non
vivano
della
vita
del
dogma
,
pur
tuttavia
non
sono
inutili
sì
per
armonizzare
la
religione
colla
scienza
e
togliere
fra
loro
ogni
contrasto
,
sì
per
lumeggiare
esternamente
e
difendere
la
religione
stessa
;
e
chi
sa
che
forse
non
giovino
altresì
per
preparar
la
materia
di
un
dogma
futuro
.
Del
culto
poi
non
vi
sarebbe
gran
che
da
dire
,
se
sotto
questo
nome
non
venissero
eziandio
i
Sacramenti
,
intorno
ai
quali
sono
gravissimi
gli
errori
dei
modernisti
.
IL
culto
vogliono
che
risulti
da
un
doppio
bisogno
;
giacché
,
torniamo
ad
osservarlo
,
nel
loro
sistema
tutto
va
attribuito
ad
intimi
bisogni
.
L
'
uno
è
quello
di
dare
alla
religione
alcunché
di
sensibile
;
l
'
altro
è
il
bisogno
di
propagarla
,
il
che
non
potrebbe
avvenire
senza
una
qualche
forma
sensibile
e
senza
atti
santificanti
,
che
diconsi
Sacramenti
.
Quanto
poi
ai
Sacramenti
,
essi
pei
modernisti
si
riducono
a
meri
simboli
o
segni
,
non
però
privi
di
efficacia
;
efficacia
che
essi
cercano
di
spiegare
coll
'
esempio
di
certe
cotali
parole
che
volgarmente
diconsi
aver
fatto
fortuna
,
per
avere
acquistata
la
forza
di
diffondere
talune
idee
potenti
e
che
colpiscono
grandemente
gli
animi
.
Come
quelle
parole
sono
ordinate
alle
dette
idee
,
così
i
Sacramenti
al
sentimento
religioso
:
nulla
di
vantaggio
.
Parlerebbero
certamente
più
chiaro
ove
affermassero
che
i
Sacramenti
sono
istituiti
unicamente
per
nutrir
la
fede
.
Ma
ciò
è
condannato
dal
Concilio
di
Trento
(
Sess
.
VII
,
de
Sacramentis
in
genere
,
can
.
5
)
:
"
Se
alcuno
dirà
che
questi
Sacramenti
sono
istituiti
solo
per
nutrir
In
fede
,
sia
anatema
"
.
Della
natura
ancora
e
dell
'
origine
dei
Libri
sacri
già
si
è
toccato
.
Secondo
il
pensare
dei
modernisti
,
si
può
ben
definirli
una
raccolta
di
esperienze
:
non
di
quelle
,
che
comunemente
si
hanno
da
ognuno
,
ma
delle
straordinarie
e
più
insigni
che
siensi
avute
in
una
qualche
religione
.
E
così
essi
appunto
insegnano
a
riguardo
dei
nostri
libri
del
Vecchio
e
del
Nuovo
Testamento
.
A
lor
comodo
però
,
notano
assai
scaltramente
che
,
sebbene
l
'
esperienza
sia
del
presente
,
può
tuttavolta
prender
materia
dal
passato
ed
eziandio
dal
futuro
,
in
quanto
che
il
credente
o
per
la
memoria
rivive
il
passato
a
maniera
del
presente
,
o
vive
già
per
anticipazione
l
'
avvenire
.
Ciò
giova
a
dar
modo
di
computare
fra
i
Libri
santi
anche
gli
storici
e
gli
apocalittici
.
Così
adunque
in
questi
libri
parla
bensì
Iddio
per
mezzo
del
credente
;
ma
,
come
vuole
la
teologia
modernistica
,
solo
per
immanenza
e
permanenza
vitale
.
Vorrà
sapersi
,
in
che
consista
dopo
ciò
l
'
ispirazione
?
Rispondono
che
non
si
distingue
,
se
non
forse
per
una
certa
maggiore
veemenza
,
dal
bisogno
che
sente
il
credente
di
manifestare
a
voce
e
per
scritto
la
propria
fede
.
È
alcun
che
di
simile
a
quello
che
si
avvera
nella
ispirazione
poetica
;
per
cui
un
cotale
diceva
:
È
Dio
in
noi
,
da
Lui
agitati
noi
c
'
infiammiamo
.
È
questo
appunto
il
modo
onde
Dio
deve
dirsi
origine
della
ispirazione
dei
Libri
sacri
.
Affermano
inoltre
i
modernisti
che
nulla
vi
è
in
questi
libri
che
non
sia
ispirato
.
Nel
che
potrebbe
taluno
crederli
più
ortodossi
di
certi
altri
moderni
che
restringono
alquanto
la
ispirazione
,
come
,
a
mo
'
di
esempio
,
nelle
così
dette
citazioni
tacite
.
Ma
queste
non
sono
che
lustre
e
parole
.
Imperciocché
se
,
secondo
l
'
agnosticismo
,
riteniamo
la
Bibbia
come
un
lavoro
umano
fatto
da
uomini
per
servigio
di
uomini
,
salvo
pure
al
teologo
di
chiamarla
divina
per
immanenza
,
come
mai
l
'
ispirazione
potrebbe
in
essa
restringersi
?
Sì
,
i
modernisti
affermano
un
'
ispirazione
totale
:
ma
,
nel
senso
cattolico
,
non
ne
ammettono
in
fatto
veruna
.
Più
larga
materia
ci
offre
ciò
che
la
scuola
dei
modernisti
fantastica
a
riguardo
della
Chiesa
.
È
qui
da
presupporre
che
la
Chiesa
secondo
essi
è
frutto
di
due
bisogni
:
uno
nel
credente
,
specie
se
abbia
avuta
qualche
esperienza
originale
e
singolare
,
di
comunicare
ad
altri
la
propria
fede
;
l
'
altro
nella
collettività
,
dopo
che
la
fede
si
è
fatta
comune
a
molti
,
di
aggrupparsi
in
società
e
di
conservare
,
accrescere
e
propagare
il
bene
comune
.
Che
cosa
è
dunque
la
Chiesa
?
un
parto
della
coscienza
collettiva
,
ossia
collettività
di
coscienze
individuali
;
le
quali
,
in
forza
della
permanenza
vitale
,
pendono
tutte
da
un
primo
credente
,
cioè
pei
cattolici
da
Cristo
.
Ora
ogni
società
ha
bisogno
di
un
'
autorità
che
la
regga
:
il
cui
compito
sia
dirigere
gli
associati
al
fine
comune
,
e
conservare
saggiamente
gli
elementi
di
coesione
,
i
quali
in
una
società
religiosa
sono
la
dottrina
ed
il
culto
.
Perciò
nella
Chiesa
cattolica
una
triplice
autorità
:
disciplinare
,
dogmatica
,
culturale
.
La
natura
poi
di
questa
autorità
dovrà
desumersi
dalla
sua
origine
;
e
dalla
natura
si
dovranno
a
loro
volta
dedurre
i
diritti
e
i
doveri
.
Fu
errore
volgare
dell
'
età
passata
che
l
'
autorità
sia
venuta
alla
Chiesa
dal
di
fuori
,
cioè
immediatamente
da
Dio
:
e
perciò
era
giustamente
ritenuta
autocratica
.
Ma
queste
sono
teorie
oggimai
passate
di
moda
.
Come
la
Chiesa
è
emanata
dalla
collettività
delle
coscienze
,
cosi
l
'
autorità
emana
vitalmente
dalla
stessa
Chiesa
.
Pertanto
l
'
autorità
del
pari
che
la
Chiesa
nasce
dalla
coscienza
religiosa
,
e
perciò
alla
medesima
resta
soggetta
:
e
se
venga
meno
a
siffatta
soggezione
,
si
volge
in
tirannide
.
Nei
tempi
che
corrono
il
sentimento
di
libertà
è
giunto
al
suo
pieno
sviluppo
.
Nello
stato
civile
la
pubblica
coscienza
ha
voluto
un
regime
popolare
.
Ma
la
coscienza
dell
'
uomo
,
come
la
vita
,
è
una
sola
.
Se
dunque
l
'
autorità
della
Chiesa
non
vuol
suscitare
e
mantenere
una
guerra
intestina
nelle
coscienze
umane
,
uopo
è
che
si
pieghi
anch
'
essa
a
forme
democratiche
;
tanto
più
che
,
a
negarvisi
,
lo
sfacelo
sarebbe
imminente
.
È
da
pazzo
il
credere
che
possa
aversi
un
regresso
nel
sentimento
di
libertà
quale
domina
al
presente
.
Stretto
e
rinchiuso
con
violenza
strariperà
più
potente
,
distruggendo
insieme
la
religione
e
la
Chiesa
.
Fin
qui
il
ragionare
dei
modernisti
:
e
la
conseguenza
è
,
che
sono
tutti
intesi
a
trovar
modi
per
conciliare
l
'
autorità
della
Chiesa
colla
libertà
dei
credenti
.
Se
non
che
non
solamente
fra
le
sue
stesse
pareti
trova
la
Chiesa
con
chi
doversi
comporre
amichevolmente
,
ma
eziandio
fuori
.
Non
è
sola
essa
ad
occupare
il
mondo
:
l
'
occupano
insieme
altre
società
,
colle
quali
non
può
aver
uso
e
commercio
.
Convien
dunque
determinare
quali
sieno
i
diritti
e
i
doveri
della
Chiesa
verso
le
società
civili
;
e
ben
s
'
intende
che
tale
determinazione
deve
esser
desunta
dalla
natura
della
Chiesa
stessa
,
quale
i
modernisti
l
'
hanno
descritta
.
Le
regole
perciò
da
usarsi
son
quelle
stesse
che
sopra
si
adoperarono
per
la
scienza
e
la
fede
.
Ivi
parlavasi
di
oggetti
,
qui
di
fini
.
Come
adunque
,
per
ragione
dell
'
oggetto
,
si
dissero
la
fede
e
la
scienza
vicendevolmente
estranee
,
così
lo
Stato
e
la
Chiesa
sono
l
'
uno
all
'
altra
estranei
pel
fine
a
cui
tendono
,
temporale
per
lo
Stato
,
spirituale
pella
Chiesa
.
Fu
d
'
altre
età
il
sottomettere
il
temporale
allo
spirituale
;
il
parlarsi
di
questioni
miste
,
nelle
quali
la
Chiesa
interveniva
quasi
signora
e
regina
,
perché
la
Chiesa
sl
stimava
istituita
immediatamente
da
Dio
,
come
autore
dell
'
ordine
soprannaturale
.
Ma
la
filosofia
e
la
storia
non
più
ammettono
cotali
credenze
.
Adunque
lo
Stato
deve
separarsi
dalla
Chiesa
e
per
egual
ragione
il
cattolico
dal
cittadino
.
Di
qui
è
,
che
il
cattolico
,
perché
insieme
cittadino
,
ha
diritto
e
dovere
,
non
curandosi
dell
'
autorità
della
Chiesa
,
dei
suoi
desiderî
,
consigli
e
comandi
,
sprezzate
altresì
le
sue
riprensioni
,
di
far
quello
che
giudicherà
espediente
al
bene
della
patria
.
Voler
imporre
al
cittadino
una
linea
di
condotta
sotto
qualsiasi
pretesto
è
un
vero
abuso
di
potere
ecclesiastico
da
respingersi
con
ogni
sforzo
.
Le
teorie
,
o
Venerabili
Fratelli
,
onde
promanano
tutti
questi
errori
,
son
quelle
appunto
che
il
Nostro
Predecessore
Pio
VI
già
condannò
solennemente
nella
Costituzione
Apostolica
"
Auctorem
Fidei
"
(
Prop
.
2
)
.
"
La
proposizione
che
stabilisce
che
la
potestà
è
stata
da
Dio
data
alla
Chiesa
,
perché
fosse
comunicata
ai
Pastori
,
che
sono
ministri
di
lei
per
la
salute
delle
anime
;
così
intesa
,
che
la
potestà
del
ministero
e
regime
ecclesiastico
si
derivi
nei
Pastori
dalla
Comunità
dei
fedeli
:
eretica
"
.
Prop
.
3
.
"
Inoltre
quella
che
stabilisce
il
Romano
Pontefice
esser
capo
ministeriale
;
così
spiegata
che
il
Romano
Pontefice
,
non
da
Cristo
nella
persona
del
Beato
Pietro
,
ma
dalla
Chiesa
abbia
avuta
la
potestà
del
ministero
,
di
cui
come
successore
di
Pietro
,
vero
Vicario
di
Cristo
e
capo
di
tutta
la
Chiesa
,
gode
nella
Chiesa
universa
:
eretica
"
)
.
Ma
non
basta
alla
scuola
dei
modernisti
che
lo
Stato
sia
separato
dalla
Chiesa
.
Come
la
fede
,
quanto
agli
elementi
fenomenici
,
deve
sottostare
alla
scienza
,
così
nelle
cose
temporali
la
Chiesa
ha
da
soggettarsi
allo
Stato
.
Questo
forse
non
l
'
asseriscono
essi
peranco
apertamente
;
ma
per
forza
di
raziocinio
sono
costretti
ad
ammetterlo
.
Imperocché
,
concesso
che
lo
Stato
abbia
assoluta
padronanza
in
tutto
ciò
che
è
temporale
,
se
avvenga
che
il
credente
,
non
pago
della
religione
dello
spirito
,
esca
in
atti
esteriori
,
quali
per
mo
'
di
esempio
,
l
'
amministrarsi
o
il
ricevere
dei
Sacramenti
,
bisognerà
che
questi
cadano
sotto
il
dominio
dello
Stato
.
E
che
sarà
dopo
ciò
dell
'
autorità
ecclesiastica
?
Siccome
questa
non
si
spiegasse
non
per
atti
esterni
,
sarà
in
tutto
e
per
tutto
assoggettata
al
potere
civile
.
È
questa
ineluttabile
conseguenza
che
trascina
molti
fra
i
protestanti
liberali
a
sbarazzarsi
di
ogni
culto
esterno
,
anzi
d
'
ogni
esterna
società
religiosa
,
i
quali
invece
si
adoprano
di
porre
in
voga
una
religione
che
chiamano
individuale
.
Che
se
i
modernisti
,
a
luce
di
sole
,
non
si
spingono
ancora
tant
'
oltre
,
insistono
intanto
perché
la
Chiesa
si
pieghi
spontaneamente
ove
essi
la
voglion
trarre
e
si
acconci
alle
forme
civili
.
Tutto
ciò
per
l
'
autorità
disciplinare
.
Più
gravi
assai
e
perniciose
sono
le
loro
affermazioni
a
riguardo
dell
'
autorità
dottrinale
e
dogmatica
.
Circa
il
magistero
ecclesiastico
così
essi
la
pensano
:
la
società
religiosa
non
può
veramente
essere
una
senza
unità
di
coscienza
nei
suoi
membri
e
senza
unita
di
formola
.
Ma
questa
duplice
unità
richiede
,
per
così
dire
,
una
mente
comune
,
a
cui
spetti
trovare
e
determinare
la
formola
,
che
meglio
risponda
alla
coscienza
comune
:
alla
qual
mente
fa
d
'
uopo
inoltre
attribuire
un
'
autorità
bastevole
,
perché
possa
imporre
alla
comunanza
la
formola
stabilita
.
Or
nell
'
unione
è
quasi
fusione
della
mente
designatrice
della
formola
e
dell
'
autorità
che
la
impone
,
ritrovano
i
modernisti
il
concetto
del
magistero
ecclesiastico
.
Poiché
dunque
in
fin
dei
conti
il
magistero
non
nasce
che
dalle
coscienze
individuali
ed
a
bene
delle
stesse
coscienze
ha
imposto
un
pubblico
ufficio
;
ne
consegue
di
necessità
che
debba
dipendere
dalle
medesime
coscienze
e
debba
quindi
avviarsi
a
forme
democratiche
.
IL
proibire
pertanto
alle
coscienze
degli
individui
che
facciano
pubblicamente
sentire
i
loro
bisogni
;
non
soffrire
chela
critica
spinga
il
dogma
verso
necessarie
evoluzioni
,
non
è
già
uso
di
potestà
,
data
per
pubblico
bene
,
ma
abuso
.
Similmentene
l
'
uso
stesso
della
potestà
fa
di
mestieri
serbare
modo
e
misura
.
Sa
di
tirannide
condannare
un
libro
all
'
insaputa
dell
'
autore
,
senza
ammettere
spiegazioni
di
sorta
né
discussione
.
Adunque
qui
pure
è
da
ricercarsi
una
via
di
mezzo
che
salvi
insieme
i
diritti
dell
'
autorità
e
della
libertà
.
Nel
frattempo
il
cattolico
si
regolerà
in
guisa
che
non
lasci
pubblicamente
di
protestarsi
rispettosissimo
dell
'
autorità
,
continuando
però
sempre
ad
operare
a
suo
talento
.
In
generale
vogliono
ammonita
la
Chiesa
che
,
poiché
il
fine
della
potestà
ecclesiastica
è
tutto
spirituale
,
disdice
ogni
esterno
apparato
di
magnificenza
con
che
essa
si
circonda
agli
occhi
delle
moltitudini
.
Nel
che
non
riflettono
che
se
la
religione
è
essenzialmente
spirituale
non
c
tuttavia
ristretta
al
solo
spirito
;
e
che
l
'
onore
tributato
all
'
autorità
ridonda
su
Gesù
Cristo
che
ne
fu
istitutore
.
Per
compiere
tutta
questa
materia
della
fede
e
dei
diversi
suoi
germi
,
rimane
da
ultimo
,
Venerabili
Fratelli
,
che
ascoltiamo
le
teorie
dei
modernisti
circa
lo
sviluppo
dei
medesimi
.
e
lor
principio
generale
che
in
una
religione
vivente
tutto
debba
essere
mutevole
e
mutarsi
di
fatto
.
Di
qui
fanno
passo
a
quella
che
è
delle
principali
fra
le
loro
dottrine
,
vogliam
dire
all
'
evoluzione
.
Dogma
dunque
,
Chiesa
,
culto
,
Libri
sacri
,
anzi
la
fede
stessa
,
se
non
devon
esser
cose
morte
,
fa
mestieri
che
sottostiano
alle
leggi
dell
'
evoluzione
.
Siffatto
principio
non
si
udrà
con
istupore
da
chi
rammenti
quanto
i
modernisti
son
venuti
affermando
intorno
a
ciascuno
di
questi
oggetti
.
Posta
pertanto
la
legge
dell
'
evoluzione
,
i
modernisti
stessi
ci
descrivono
in
qual
maniera
l
'
evoluzione
si
effettui
.
E
cominciamo
dalla
fede
.
La
forma
primitiva
,
essi
dicono
,
della
fede
fu
rudimentaria
e
comune
indistintamente
a
tutti
gli
uomini
;
giacché
nasceva
dalla
natura
e
dalla
vita
umana
.
Il
progresso
si
ebbe
per
sviluppo
vitale
;
che
è
quanto
dire
non
per
aggiunta
di
nuove
forme
apportate
dal
di
fuori
,
ma
per
una
crescente
penetrazione
nella
coscienza
del
sentimento
religioso
.
Doppio
indi
fu
il
modo
di
progredire
nella
fede
:
prima
negativamente
,
col
depurarsi
da
ogni
elemento
estraneo
,
come
ad
esempio
dal
sentimento
di
famiglia
o
di
nazionalità
;
quindi
positivamente
,
mercè
il
perfezionarsi
intellettuale
e
morale
dell
'
uomo
,
per
cui
l
'
idea
divina
sl
ampliò
ed
illustrò
e
il
sentimento
religioso
divenne
più
squisito
.
Del
progresso
della
fede
non
altre
cause
assegnar
si
possono
che
quelle
stesse
onde
già
si
spiegò
la
sua
origine
.
Alle
quali
però
fa
d
'
uopo
aggiungere
quei
genii
religiosi
,
che
noi
chiamiamo
profeti
e
dei
quali
Cristo
fu
il
sommo
;
sì
perché
nella
vita
o
nelle
parole
ebbero
un
certo
che
di
misterioso
,
che
la
fede
attribuiva
alla
divinità
,
e
sì
perché
toccaron
loro
esperienze
nuove
ed
originali
in
piena
armonia
coi
bisogni
del
loro
tempo
.
Il
progresso
del
dogma
nasce
principalmente
dal
bisogno
di
superare
gli
ostacoli
della
fede
,
di
vincere
gli
avversari
,
di
ribattere
le
difficoltà
,
senza
dire
dello
sforzo
continuo
di
viemeglio
penetrare
gli
arcani
della
fede
.
Così
,
per
tacer
di
altri
esempi
,
è
avvenuto
di
Cristo
;
in
cui
,
quel
più
o
meno
divino
,
che
la
fede
in
esso
ammetteva
,
si
venne
gradatamente
amplificando
in
modo
,
che
finalmente
fu
ritenuto
per
Dio
.
Lo
stimolo
precipuo
di
evoluzione
del
culto
sarà
il
bisogno
di
adattarsi
agli
usi
ed
alle
tradizioni
dei
popoli
;
come
altresì
di
usufruire
della
virtù
che
certi
atti
hanno
ricevuto
dall
'
usanza
.
La
Chiesa
finalmente
trova
la
sua
ragione
di
evolversi
nel
bisogno
di
accomodarsi
alle
condizioni
storiche
e
di
accordarsi
colle
forme
di
civil
governo
pubblicamente
adottate
.
Così
i
modernisti
di
ciascun
capo
in
particolare
.
E
qui
,
innanzi
di
farCi
oltre
,
bramiamo
che
ben
si
avverta
di
nuovo
a
questa
loro
dottrina
dei
bisogni
;
giacché
essa
,
oltreché
di
quanto
finora
abbiam
visto
,
è
quasi
base
e
fondamento
di
quel
vantato
metodo
che
chiamano
storico
.
Or
,
restando
tuttavia
nella
teoria
della
evoluzione
,
vuole
di
più
osservarsi
che
quantunque
i
bisogni
servano
di
stimolo
per
la
evoluzione
,
essa
nondimeno
,
regolata
unicamente
da
siffatti
stimoli
,
valicherebbe
facilmente
i
termini
della
tradizione
,
e
strappata
così
dal
primitivo
principio
vitale
,
meglio
che
a
progresso
menerebbe
a
rovina
.
Quindi
studiando
più
a
fondo
il
pensiero
dei
modernisti
,
deve
dirsi
che
l
'
evoluzione
è
come
il
risultato
di
due
forze
che
si
combattono
,
delle
quali
una
è
progressiva
,
l
'
altra
conservatrice
.
La
forza
conservatrice
sta
nella
Chiesa
e
consiste
nella
tradizione
.
L
'
esercizio
di
lei
è
proprio
dell
'
autorità
religiosa
;
e
ciò
,
sia
per
diritto
,
giacché
sta
nella
natura
di
qualsiasi
autorità
il
tenersi
fermo
il
più
possibile
alla
tradizione
;
sia
per
fatto
,
perché
sollevata
al
disopra
delle
contingenze
della
vita
,
poco
o
nulla
sente
gli
stimoli
che
spingono
a
progresso
.
Per
contrario
la
forza
che
,
rispondendo
ai
bisogni
,
trascina
a
progredire
,
cova
e
lavora
nelle
coscienze
individuali
,
in
quelle
soprattutto
che
sono
,
come
dicono
,
più
a
contatto
della
vita
.
Osservate
qui
di
passaggio
,
o
Venerabili
Fratelli
,
lo
spuntar
fuori
di
quella
dottrina
rovinosissima
che
introduce
il
laicato
nella
Chiesa
come
fattore
di
progresso
.
Da
una
specie
di
compromesso
fra
le
due
forze
di
conservazione
e
di
progressione
,
fra
l
'
autorità
cioè
e
le
coscienze
individuali
,
nascono
le
trasformazioni
e
i
progressi
.
Le
coscienze
individuali
,
o
talune
di
esse
,
fan
pressione
sulla
coscienza
collettiva
;
e
questa
a
sua
volta
sull
'
autorità
,
e
la
costringe
a
capitolare
ed
a
restare
ai
patti
.
Ciò
ammesso
,
ben
si
comprendono
le
meraviglie
che
fanno
i
modernisti
,
se
avvenga
che
siano
biasimati
o
puniti
.
Ciò
che
loro
sia
scrive
a
colpa
,
essi
l
'
hanno
per
sacrosanto
dovere
.
Niuno
meglio
di
essi
conosce
i
bisogni
delle
coscienze
perché
si
trovano
con
queste
a
più
stretto
contatto
che
non
si
trovi
la
potestà
ecclesiastica
.
Incarnano
quasi
in
sé
quei
bisogni
tutti
:
e
quindi
il
dovere
per
loro
di
parlare
apertamente
e
di
scrivere
.
Li
biasimi
pure
l
'
autorità
,
la
coscienza
del
dovere
li
sostiene
,
e
sanno
per
intima
esperienza
di
non
meritare
riprensioni
ma
encomii
.
Pur
troppo
essi
sanno
che
i
progressi
non
si
hanno
senza
combattimenti
,
né
combattimenti
senza
vittime
:
e
bene
,
saranno
essi
le
vittime
,
come
già
i
profeti
e
Cristo
.
Né
perché
siano
trattati
male
,
odiano
l
'
autorità
:
concedono
che
ella
adempia
il
suo
dovere
.
Solo
rimpiangono
di
non
essere
ascoltati
,
perché
in
tal
guisa
il
progredire
degli
animi
si
ritarda
:
ma
verrà
senza
meno
il
tempo
di
rompere
gl
'
indugi
,
giacché
le
leggi
dell
'
evoluzione
si
possono
raffrenare
,
ma
non
possono
affatto
spezzarsi
.
E
così
continuano
il
lor
cammino
,
continuano
benché
ripresi
e
condannati
,
celando
un
'
incredibile
audacia
col
velo
di
un
'
apparente
umiltà
.
Piegano
fintamente
il
capo
:
ma
la
mano
e
la
mente
proseguono
con
più
ardimento
il
loro
lavoro
.
E
così
essi
operano
scientemente
e
volentemente
;
sì
perché
è
loro
regola
che
l
'
autorità
debba
essere
spinta
,
non
rovesciata
;
si
perché
hanno
bisogno
di
non
uscire
dalla
cerchia
della
Chiesa
per
poter
cangiare
a
poco
a
poco
la
coscienza
collettiva
;
il
che
quando
dicono
,
non
si
accorgono
di
confessare
che
la
coscienza
collettiva
dissente
da
loro
,
e
che
quindi
con
nessun
diritto
essi
si
dànno
interpreti
della
medesima
.
Per
detto
adunque
e
per
fatto
dei
modernisti
nulla
,
o
Venerabili
Fratelli
,
vi
deve
essere
di
stabile
,
nulla
di
immutabile
nella
Chiesa
.
Nella
qual
sentenza
non
mancarono
ad
essi
dei
precursori
,
quelli
cioè
dei
quali
il
Nostro
Predecessore
Pio
IX
già
scriveva
:
"
Questi
nemici
della
divina
rivelazione
,
che
estollono
con
altissime
lodi
l
'
umano
progresso
,
vorrebbero
,
con
temerario
e
sacrilego
ardimento
,
introdurlo
nella
cattolica
religione
,
quasi
che
la
stessa
religione
fosse
opera
non
di
Dio
ma
degli
uomini
o
un
qualche
ritrovato
filosofico
che
con
mezzi
umani
possa
essere
perfezionato
"
(
Enc
.
"
Qui
pluribus
"
,
9
nov
.
1846
)
.
Circa
la
rivelazione
specialmente
e
circa
il
dogma
,
la
dottrina
dei
modernisti
non
ha
filo
di
novità
;
ma
è
quella
stessa
che
nel
Sillabo
di
Pio
IX
ritroviamo
condannata
,
così
espressa
:
"
La
divina
rivelazione
è
imperfetta
e
perciò
soggetta
a
continuo
ed
indefinito
progresso
,
che
risponda
a
quello
dell
'
umana
ragione
"
(
Sillabo
,
Prop
.
V
)
;
più
solennemente
poi
la
troviamo
riprovata
dal
Concilio
Vaticano
in
questi
termini
:
"
Né
la
dottrina
della
fede
,
che
Dio
rivelò
,
è
proposta
agli
umani
ingegni
da
perfezionare
come
un
ritrovato
filosofico
,
ma
come
un
deposito
consegnato
alla
Sposa
di
Cristo
,
da
custodirsi
fedelmente
e
da
dichiararsi
infallibilmente
.
Quindi
dei
sacri
dogmi
altresì
deve
sempre
ritenersi
quel
senso
che
una
volta
dichiarò
la
Santa
Madre
Chiesa
,
né
mai
deve
allontanarsi
da
quel
senso
sotto
pretesto
e
nome
di
più
alta
intelligenza
"
(
Const
.
Dei
Filius
,
cap
.
IV
)
.
Col
che
senza
dubbio
l
'
esplicazione
nelle
nostre
cognizioni
,
anche
circa
la
fede
,
tanto
è
lungi
che
venga
impedita
,
che
anzi
ne
è
aiutata
e
promossa
.
Laonde
lo
stesso
Concilio
prosegue
dicendo
:
"
Cresca
dunque
e
molto
e
con
slancio
progredisca
l
'
intelligenza
,
la
scienza
,
la
sapienza
così
dei
singoli
come
di
tutti
,
così
di
un
sol
uomo
come
di
tutta
la
Chiesa
coll
'
avanzare
delle
età
e
dei
secoli
;
ma
solo
nel
suo
genere
,
cioè
nello
stesso
dogma
,
nello
stesso
senso
e
nella
stessa
sentenza
"
(
Loc
.
cit
.
)
.
Ma
ormai
,
dopo
aver
osservato
nei
seguaci
del
modernismo
il
filosofo
,
il
credente
,
il
teologo
,
resta
che
osserviamo
parimente
lo
storico
,
il
critico
,
l
'
apologista
.
Taluni
dei
modernisti
,
che
si
dànno
a
scrivere
storia
,
paiono
oltremodo
solleciti
di
non
passar
per
filosofi
;
che
anzi
professano
di
essere
affatto
ignari
di
filosofia
.
È
ciò
un
tratto
di
finissima
astuzia
:
affinché
nessuno
creda
che
essi
sieno
infetti
di
pregiudizi
filosofici
e
non
sieno
perciò
,
come
dicono
,
affatto
obbiettivi
.
Ma
il
vero
è
,
che
la
loro
storia
o
critica
non
parla
che
con
la
lingua
della
filosofia
;
e
le
conseguenze
che
traggono
,
vengono
di
giusto
raziocinio
dai
loro
principî
filosofici
.
Il
che
,
a
chi
bene
riflette
,
si
fa
subito
manifesto
.
I
primi
tre
canoni
di
questi
tali
storici
o
critici
sono
quegli
stessi
principî
,
che
sopra
riportammo
dai
filosofi
:
cioè
l
'
agnosticismo
,
il
teorema
della
trasfigurazione
delle
cose
per
la
fede
,
e
l
'
altro
che
Ci
parve
poter
chiamare
dello
sfiguramento
.
Osserviamo
le
conseguenze
che
da
ciascuno
di
questi
si
traggono
.
Dall
'
agnosticismo
si
ha
che
la
storia
,
non
meno
che
la
scienza
,
si
occupa
solo
dei
fenomeni
.
Dunque
,
tanto
Dio
quanto
un
intervento
qualsiasi
divino
nelle
cose
umane
deve
rimandarsi
alla
fede
come
di
esclusiva
sua
pertinenza
.
Per
lo
che
se
trattasi
di
cosa
in
cui
s
'
incontri
un
duplice
elemento
,
divino
ed
umano
come
Cristo
,
la
Chiesa
,
i
Sacramenti
e
simili
,
dovrà
dividersi
e
sceverarsi
in
modo
che
ciò
che
è
umano
si
dia
alla
storia
,
ciò
che
è
divino
alla
fede
.
Quindi
quella
distinzione
comune
fra
i
modernisti
,
fra
un
Cristo
storico
ed
un
Cristo
della
fede
,
una
Chiesa
della
storia
ed
una
Chiesa
della
fede
,
fra
Sacramenti
della
storia
e
Sacramenti
della
fede
e
via
dicendo
.
Dipoi
questo
stesso
elemento
umano
,
che
vediamolo
storico
prendersi
per
sé
quale
essa
si
porge
nei
monumenti
,
deve
ritenersi
sollevato
dalla
fede
per
trasfigurazione
al
di
là
delle
condizioni
storiche
.
Conviene
perciò
separarne
di
nuovo
tutte
le
aggiunte
fattevi
:
cosi
,
trattandosi
di
Gesù
Cristo
,
tutto
quello
che
passa
la
condizione
dell
'
uomo
sia
naturale
,
quale
si
dà
dalla
psicologia
,
sia
risultante
dal
luogo
e
dal
tempo
in
che
visse
.
Di
più
,
per
terzo
principio
filosofico
,
pur
quelle
cose
che
non
escono
dalla
cerchia
della
storia
,
le
vagliano
quasi
e
ne
escludono
,
rimandandolo
parimenti
alla
fede
,
tutto
ciò
che
,
secondo
quanto
dicono
,
non
entra
nella
logica
dei
fatti
o
non
era
adatto
alle
persone
.
Di
tal
modo
,
vogliono
che
Cristo
non
abbia
dette
le
cose
che
non
sembrano
essere
alla
portata
del
volgo
.
Quindi
dalla
storia
reale
di
Lui
cancellano
e
rimettono
alla
fede
tutte
le
allegorie
che
incontransi
nei
suoi
discorsi
.
Si
vuol
forse
sapere
con
quali
regole
si
compia
questa
cernita
?
Con
quella
del
carattere
dell
'
uomo
,
della
condizione
che
ebbe
nella
società
,
della
educazione
,
delle
circostanze
di
ciascun
fatto
:
a
dir
breve
con
una
norma
,
se
bene
intendiamo
,
che
si
risolve
per
ultimo
in
mero
soggettivismo
.
Si
studiano
cioé
di
prendere
essi
e
quasi
rivestire
la
persona
di
Gesù
Cristo
;
ed
a
Lui
ascrivono
senza
più
quanto
in
simili
circostanze
avrebbero
fatto
essi
stessi
.
Così
dunque
,
per
conchiudere
,
a
priori
,
come
suol
dirsi
,
e
coi
principî
di
una
filosofia
,
che
essi
ammettono
ma
ci
asseriscono
d
'
ignorare
,
nella
storia
che
chiamano
reale
affermano
Cristo
non
essere
Dio
né
aver
fatto
nulla
di
divino
;
come
uomo
poi
aver
Lui
fatto
e
detto
quel
tanto
,
che
essi
,
riferendosi
al
tempo
in
cui
Egli
visse
,
Gli
consentono
di
aver
operato
e
parlato
.
Come
poi
la
storia
riceve
dalla
filosofia
le
sue
conclusioni
,
così
la
critica
le
ha
a
sua
volta
dalla
storia
.
Essendoché
il
critico
seguendo
gli
indizi
dati
dallo
storico
,
di
tutti
i
documenti
ne
fa
due
parti
.
Tutto
ciò
che
rimane
,
dopo
il
triplice
taglio
or
ora
descritto
,
lo
assegna
alla
storia
reale
;
il
restante
lo
confina
alla
storia
della
fede
,
ossia
alla
storia
interna
.
Giacché
queste
due
storie
distinguono
diligentemente
i
modernisti
;
e
,
ciò
che
e
ben
da
notarsi
,
alla
storia
della
fede
contrappongono
la
storia
reale
in
quanto
è
reale
.
Perciò
,
come
già
si
è
detto
,
un
doppio
Cristo
;
l
'
uno
reale
,
l
'
altro
che
veramente
non
mai
esisté
ma
appartiene
alla
fede
;
l
'
uno
che
visse
in
determinato
luogo
e
tempo
,
l
'
altro
che
solo
s
'
incontra
nelle
pie
meditazioni
della
fede
;
tale
,
per
mo
'
d
'
esempio
,
è
il
Cristo
descrittoci
nell
'
Evangelio
giovanneo
,
il
qual
Vangelo
,
affermano
,
non
è
che
una
meditazione
.
Ma
qui
non
si
arresta
il
dominio
della
filosofia
nella
storia
.
Fatta
,
come
dicemmo
,
la
divisione
dei
documenti
in
due
parti
,
si
presenta
di
nuovo
il
filosofo
col
suo
principio
dell
'
immanenza
vitale
,
e
prescrive
che
tutto
quanto
è
nella
storia
della
Chiesa
debba
spiegarsi
per
vitale
emanazione
.
E
poiché
la
causa
o
condizione
di
qualsiasi
emanazione
vitale
deve
ripetersi
da
un
bisogno
,
si
avrà
che
ogni
avvenimento
si
dovrà
concepire
dopo
il
bisogno
,
e
dovrà
istoricamente
ritenersi
posteriore
a
questo
.
Che
fa
allora
lo
storico
?
Datosi
a
studiar
di
nuovo
i
documenti
,
tanto
nei
Libri
sacri
quanto
ricevuti
altronde
,
va
tessendo
un
catalogo
dei
singoli
bisogni
che
man
mano
si
presentarono
nella
Chiesa
sia
per
riguardo
al
dogma
,
sia
per
riguardo
al
culto
od
altre
materie
:
e
quel
catalogo
trasmette
poscia
al
critico
.
E
questi
mette
indi
mano
ai
documenti
destinati
alla
storia
della
fede
e
li
distribuisce
in
guisa
di
età
in
età
,
che
rispondano
al
datogli
elenco
;
rammentando
sempre
il
precetto
che
il
fatto
è
preceduto
dal
bisogno
e
la
narrazione
dal
fatto
.
Potrà
ben
darsi
talora
che
talune
parti
della
Sacra
Scrittura
,
come
le
Epistole
,
sieno
esse
stesse
il
fatto
creato
dal
bisogno
.
Checché
sia
però
,
deve
aversi
per
regola
che
l
'
età
di
un
documento
qualsiasi
non
può
determinarsi
se
non
dall
'
età
in
cui
ciascun
bisogno
si
è
manifestato
nella
Chiesa
.
Di
più
è
da
distinguere
fra
l
'
inizio
di
un
fatto
e
la
sua
esplicazione
;
poiché
ciò
che
può
nascere
in
un
giorno
,
non
cresce
se
non
col
tempo
.
E
questa
è
la
ragione
perché
il
critico
debba
novamente
spartire
in
due
i
documenti
già
disposti
per
età
,
sceverando
quelli
che
riguardano
le
origini
di
un
fatto
da
quelli
che
appartengono
al
suo
svolgimento
,
e
questi
eziandio
ordini
secondo
il
succedersi
dei
tempi
.
Ciò
fatto
,
entra
di
nuovo
in
iscena
il
filosofo
,
ed
impone
allo
storico
di
compiere
i
suoi
studi
a
seconda
dei
precetti
e
delle
leggi
dell
'
evoluzione
.
E
lo
storico
torna
a
scrutare
i
documenti
,
ricerca
sottilmente
le
circostanze
e
condizioni
nelle
quali
,
col
succedersi
dei
tempi
,
la
Chiesa
si
è
trovata
,
i
bisogni
così
interni
che
esterni
che
l
'
hanno
spinta
a
progresso
,
gli
ostacoli
che
incontrò
:
a
dir
breve
,
tutto
ciò
che
giovi
a
determinare
il
modo
onde
furono
mantenute
le
leggi
della
evoluzione
.
Compiuto
un
tal
lavoro
,
egli
finalmente
tesse
nelle
sue
linee
principali
la
storia
dello
sviluppo
dei
fatti
.
Segue
il
critico
,
che
a
questo
tema
storico
adatta
il
restante
dei
documenti
.
Si
dà
mano
a
stendere
la
narrazione
:
la
storia
è
compiuta
.
Or
qui
chiediamo
,
a
chi
dovrà
attribuirsi
una
simile
storia
?
allo
storico
forse
od
al
critico
?
Per
fermo
né
all
'
uno
all
'
altro
,
sì
bene
al
filosofo
.
Tutto
il
lavoro
di
essa
è
un
lavoro
di
apriorismo
,
e
di
apriorismo
riboccante
di
eresie
.
Fanno
certamente
pietà
questi
uomini
,
dei
quali
l
'
Apostolo
ripeterebbe
:
"
Svanirono
nei
pensamenti
...
imperocché
vantandosi
di
essere
sapienti
,
son
divenuti
stolti
"
(Rom.,
I
,
21
,
22
)
;
ma
muovono
in
pari
tempo
a
sdegno
,
quando
poi
accusano
la
Chiesa
di
manipolare
i
documenti
in
guisa
da
farli
servire
ai
propri
vantaggi
.
Addebitano
cioè
alla
Chiesa
ciò
che
dalla
propria
coscienza
sentono
apertamente
rimproverarsi
.
Dall
'
avere
così
disgregati
i
documenti
e
seminatili
lungo
le
età
,
segue
naturalmente
che
i
Libri
sacri
non
possano
di
fatto
attribuirsi
agli
autori
,
dei
quali
portano
il
nome
.
E
questo
è
il
motivo
perché
i
modernisti
non
esitano
punto
nell
'
affermare
che
quei
libri
,
e
specialmente
il
Pentateuco
ed
i
tre
primi
Vangeli
,
da
una
breve
narrazione
primitiva
,
son
venuti
man
mano
crescendo
per
aggiunte
o
interpolazioni
,
sia
a
maniera
di
interpretazioni
o
teologiche
o
allegoriche
,
sia
a
modo
di
transizioni
che
unissero
fra
sé
le
parti
.
A
dir
più
breve
e
più
chiaro
vogliono
che
debba
ammettersi
la
evoluzione
vitale
dei
Libri
sacri
,
nata
dalla
evoluzione
della
fede
e
ad
essa
corrispondente
.
Aggiungono
di
più
,
che
le
tracce
di
cotale
evoluzione
sono
tanto
manifeste
,
da
potersene
quasi
scrivere
una
storia
.
La
scrivono
anzi
questa
storia
,
e
con
tanta
sicurezza
che
si
sarebbe
tentati
a
creder
aver
essi
visto
coi
propri
occhi
i
singoli
scrittori
che
di
secolo
in
secolo
stesero
la
mano
all
'
ampliazione
delle
sante
Scritture
.
A
conferma
di
che
,
chiamano
in
aiuto
la
critica
che
dicono
testuale
;
e
si
adoprano
di
persuadere
che
questo
o
quel
fatto
,
questo
o
quel
discorso
non
si
trovi
al
suo
posto
e
recano
altre
ragioni
del
medesimo
stampo
.
Direbbesi
per
verità
che
si
sieno
prestabiliti
certi
quasi
-
tipi
di
narrazioni
o
parlate
,
che
servano
di
criterio
certissimo
per
giudicare
ciò
che
stia
al
suo
posto
e
ciò
che
sia
fuor
di
luogo
.
Con
siffatto
metodo
stimi
chi
può
come
costoro
debbano
essere
capaci
di
giudicare
.
Eppure
,
chi
li
ascolti
ad
oracolare
dei
loro
studi
sulle
Scritture
,
pei
quali
han
potuto
scoprirvi
si
gran
numero
di
incongruenze
,
è
spinto
a
credere
che
niun
uomo
prima
di
loro
abbia
sfogliato
quei
libri
,
né
che
li
abbia
ricercati
per
ogni
verso
una
quasi
infinita
schiera
di
Dottori
,
per
ingegno
,
per
scienza
,
per
santità
di
vita
più
di
loro
.
I
quali
Dottori
sapientissimi
,
tanto
fu
lungi
che
trovasser
nulla
da
riprendere
nei
Libri
santi
,
che
anzi
quanto
più
ringraziavano
Iddio
,
che
si
fosse
così
degnato
di
parlare
cogli
uomini
.
Ma
purtroppo
i
Dottori
nostri
non
attesero
allo
studio
delle
Scritture
con
quei
mezzi
,
onde
son
forniti
i
modernisti
!
Cioè
non
ebbero
a
maestra
e
condottiera
una
filosofia
che
trae
principio
dalla
negazione
di
Dio
,
né
fecero
a
se
stessi
norma
di
giudicare
.
Crediamo
adunque
che
sia
ormai
posto
in
luce
il
metodo
storico
dei
modernisti
.
Precede
il
filosofo
;
segue
lo
storico
;
tengon
dietro
per
ordine
la
critica
interna
e
la
testuale
.
E
poiché
la
prima
causa
questo
ha
di
proprio
che
comunica
la
sua
virtù
alle
seconde
,
è
evidente
che
siffatta
critica
non
è
una
critica
qualsiasi
,
ma
una
critica
agnostica
,
immanentista
,
evoluzionista
;
e
perciò
chi
la
professa
o
ne
fa
uso
,
professa
gli
errori
in
essa
racchiusi
e
si
pone
in
contraddizione
colla
dottrina
cattolica
.
Per
la
quale
cosa
non
può
finirsi
di
stupire
come
una
critica
di
tal
genere
possa
oggidì
aver
tanta
voga
presso
cattolici
.
Di
ciò
può
assegnarsi
una
doppia
causa
:
la
prima
è
l
'
alleanza
onde
gli
storici
ed
i
critici
di
questa
specie
sono
legati
fra
loro
senza
riguardi
a
diversità
di
nazioni
o
di
credenze
;
la
seconda
è
l
'
audacia
indicibile
,
con
cui
ogni
stranezza
che
uno
di
loro
proferisca
,
dagli
altri
è
levata
al
cielo
e
decantata
qual
progresso
della
scienza
;
con
cui
,
se
taluno
voglia
da
se
stesso
verificare
il
nuovo
ritrovato
,
serratisi
insieme
lo
assalgono
,
se
talun
lo
neghi
lo
trattano
da
ignorante
,
se
lo
accolga
e
lo
difenda
lo
ricoprono
di
encomî
.
Così
non
pochi
restano
ingannati
che
forse
,
se
meglio
vedessero
le
cose
,
ne
sarebbero
inorriditi
.
Da
questo
prepotente
imporsi
dei
fuorviati
,
da
questo
incauto
assentimento
di
animi
leggeri
nasce
poi
un
quasi
corrompimento
di
atmosfera
che
tutto
penetra
e
diffonde
per
tutto
il
contagio
.
Ma
passiamo
all
'
apologista
.
Costui
,
nei
modernisti
,
dipende
ancor
esso
doppiamente
dal
filosofo
.
Prima
indirettamente
,
pigliando
per
sua
materia
la
storia
scritta
,
come
vedemmo
,
dietro
le
norme
del
filosofo
:
poi
direttamente
accettando
dal
filosofo
i
principî
e
i
giudizî
.
Quindi
quel
comune
precetto
della
scuola
del
modernismo
che
la
nuova
apologia
debba
dirimere
le
controversie
religiose
per
via
di
ricerche
storiche
e
psicologiche
.
Ond
'
è
che
gli
apologisti
dan
capo
al
loro
lavoro
coll
'
ammonire
i
razionalisti
che
essi
difendono
la
religione
non
coi
Libri
sacri
né
colle
storie
volgarmente
usate
nella
Chiesa
e
scritte
alla
vecchia
moda
;
ma
colla
storia
reale
composta
a
seconda
dei
moderni
precetti
e
con
metodo
moderno
.
E
ciò
dicono
,
non
quasi
argomentando
ad
hominem
,
ma
perché
difatti
credono
che
solo
in
tale
storia
si
trovi
la
verità
.
Non
si
curano
poi
,
nello
scrivere
,
di
insistere
sulla
propria
sincerità
:
sono
essi
già
noti
presso
i
razionalisti
,
sono
già
lodati
siccome
militanti
sotto
una
stessa
bandiera
;
della
quale
lode
,
che
ad
un
cattolico
dovrebbe
fare
ribrezzo
,
essi
si
compiacciono
o
se
ne
fanno
scudo
contro
le
riprensioni
della
Chiesa
.
Ma
vediamo
in
pratica
come
uno
di
costoro
compia
la
sua
apologia
.
Il
fine
che
si
propone
è
di
condurre
l
'
uomo
che
ancora
non
crede
a
provare
in
sé
quella
esperienza
della
cattolica
religione
che
,
secondo
i
modernisti
,
è
base
della
fede
.
Due
vie
perciò
gli
si
aprono
,
l
'
una
oggettiva
,
l
'
altra
soggettiva
.
La
prima
muove
dall
'
agnosticismo
;
e
tende
a
dimostrare
come
nella
religione
e
specialmente
nella
cattolica
vi
sia
tale
virtù
vitale
,
da
costringere
ogni
savio
psicologo
e
storico
ad
ammettere
che
nella
storia
di
essa
si
nasconda
alcun
che
di
incognito
.
A
tale
scopo
fa
d
'
uopo
provare
che
la
religione
cattolica
qual
è
al
presente
,
è
la
stessissima
che
Gesù
Cristo
fondò
,
ossia
il
progressivo
sviluppo
del
germe
recato
da
Gesù
Cristo
.
Pertanto
dovrà
dapprima
determinarsi
quale
esso
sia
questo
germe
.
Pretendono
di
esprimerlo
colla
seguente
formola
:
Cristo
annunciò
la
venuta
del
regno
di
Dio
,
il
quale
regno
dovrebbe
aver
fra
breve
il
suo
compimento
,
ed
Egli
ne
sarebbe
il
Messia
,
cioè
l
'
esecutore
stabilito
da
Dio
e
l
'
ordinatore
.
Dopo
ciò
converrà
dimostrare
come
questo
germe
,
sempre
immanente
nella
religione
cattolica
,
di
mano
in
mano
e
di
pari
passo
con
la
storia
,
siasi
sviluppato
e
sia
venuto
adattandosi
alle
successive
circostanze
,
da
queste
vitalmente
assimilandosi
quanto
gli
si
affacesse
di
forme
dottrinali
,
culturali
,
ecclesiastiche
;
superando
nel
tempo
stesso
gli
ostacoli
,
sbaragliando
i
nemici
,
e
sopravvivendo
ad
ogni
sorta
di
contraddizioni
o
dl
lotte
.
Dopo
che
tutto
questo
,
cioè
gl
'
impedimenti
,
i
nemici
,
le
persecuzioni
,
i
combattimenti
,
come
pure
la
vitalità
e
fecondità
della
Chiesa
,
siansi
mostrati
tali
che
,
quantunque
nella
storia
della
stessa
Chiesa
si
scorgano
serbate
le
leggi
della
evoluzione
,
pure
queste
non
bastano
a
pienamente
spiegarla
:
l
'
incognito
sarà
dl
fronte
e
si
presenterà
da
sé
stesso
.
Fin
qui
i
modernisti
.
I
quali
,
però
,
in
tutto
questo
discorrere
,
non
pongon
mente
a
una
cosa
;
e
cioè
,
che
quella
determinazione
del
germe
primitivo
è
tutto
frutto
dell
'
apriorismo
del
filosofo
agnostico
ed
evoluzionista
,
e
che
il
germe
stesso
è
così
gratuitamente
da
loro
definito
pel
buon
giuoco
della
loro
causa
.
Mentre
però
i
nuovi
apologisti
,
cogli
argomenti
arrecati
,
si
studiano
di
affermare
e
persuadere
la
religione
cattolica
,
non
han
riguardo
a
concedere
che
in
essa
molte
cose
sono
che
spiacciono
.
Che
anzi
,
con
una
mal
velata
voluttà
,
van
ripetendo
pubblicamente
che
anche
in
materia
dogmatica
ritrovano
errori
e
contraddizioni
;
benché
soggiungano
,
che
tali
errori
e
contraddizioni
non
solo
meritano
scusa
,
ma
,
ciò
che
è
più
strano
,
sono
da
legittimarsi
e
giustificarsi
.
Così
pure
,
secondo
essi
,
nelle
sacre
Scritture
corrono
moltissimi
sbagli
in
materia
scientifica
e
storica
.
Ma
,
dicono
,
non
sono
quelli
,
libri
di
scienza
o
di
storia
,
sì
bene
di
religione
e
di
morale
,
ove
la
scienza
e
la
storia
sono
involucri
con
cui
si
coprono
le
esperienze
religiose
e
morali
per
meglio
propagarsi
nel
pubblico
;
il
quale
pubblico
non
intendendo
altrimenti
,
una
scienza
od
una
storia
più
perfetta
sarebbegli
stata
non
di
vantaggio
ma
di
nocumento
.
Del
resto
,
aggiungono
,
i
Libri
sacri
,
perché
di
lor
natura
religiosi
,
sono
essenzialmente
viventi
:
or
la
vita
ha
pur
essa
la
sua
verità
e
la
sua
logica
;
diversa
certamente
dalla
verità
e
logica
razionale
,
anzi
di
tutt
'
altro
ordine
,
verità
cioè
di
comparazione
e
proporzione
sia
coll
'
ambiente
in
cui
si
vive
,
sia
col
fine
per
cui
si
vive
.
Finalmente
a
tanto
estremo
essi
giungono
ad
affermare
,
senza
attenuazione
di
sorta
,
che
tutto
ciò
che
si
spiega
con
la
vita
è
vero
e
legittimo
.
Noi
,
Venerabili
Fratelli
,
pei
quali
la
verità
è
una
ed
unica
,
e
che
riteniamo
i
sacri
Libri
come
quelli
che
"
scritti
sotto
l
'
ispirazione
dello
Spirito
Santo
,
hanno
per
autore
Iddio
"
(
Conc
.
Vat
.
,
De
Rev
.
c
.
2
)
,
affermiamo
ciò
essere
il
medesimo
che
attribuire
a
Dio
la
menzogna
di
utilità
o
officiosa
;
e
colle
parole
di
Sant
'
Agostino
protestiamo
che
:
"
Ammessa
una
volta
in
così
altissima
autorità
qualche
bugia
officiosa
,
nessuna
particella
di
quei
libri
resterà
che
,
sembrando
ad
alcuno
ardua
per
costume
o
incredibile
per
la
fede
,
con
la
stessa
perniciosissima
regola
,
non
si
riferisca
a
consiglio
o
vantaggio
dell
'
autore
menzognero
"
(
Epist
.
28
)
.
Dal
che
seguirà
quel
che
lo
stesso
santo
Dottore
aggiunge
:
"
In
esse
-
cioè
nelle
Scritture
-
ciascuno
crederà
quel
che
vuole
,
quel
che
non
vuole
non
crederà
"
.
Ma
i
modernisti
apologeti
non
si
dàn
pensiero
di
tanto
.
Concedono
di
più
trovarsi
talora
nei
Libri
santi
dei
ragionamenti
,
per
sostenere
una
qualche
dottrina
,
che
non
si
appoggiano
a
verun
ragionevole
fondamento
,
come
son
quelli
che
si
basano
sulle
profezie
.
Vero
è
che
anche
questi
menan
per
buoni
come
artifizî
di
predicazione
legittimati
dalla
vita
.
Che
più
?
Concedono
,
anzi
sostengono
,
che
Gesù
Cristo
stesso
errò
manifestamente
nell
'
assegnare
il
tempo
della
venuta
del
regno
di
Dio
:
ma
ciò
,
secondo
essi
,
non
può
fare
meraviglia
,
perché
Egli
ancora
era
sottoposto
alle
leggi
della
vita
!
Che
sarà
dopo
ciò
dei
dogmi
della
Chiesa
?
Riboccano
pur
questi
di
aperte
contraddizioni
;
ma
,
oltreché
sono
ammesse
dalla
logica
della
vita
,
non
si
oppongono
alla
verità
simbolica
;
giacché
si
tratta
in
essi
dell
'
infinito
,
che
ha
infiniti
rispetti
.
A
far
breve
,
talmente
approvano
e
difendono
siffatte
teorie
,
che
non
si
peritano
di
dichiarare
non
potersi
rendere
all
'
infinito
omaggio
più
nobile
,
come
affermando
di
esso
cose
contraddittorie
!
Ed
ammessa
così
la
contraddizione
,
quale
assurdo
non
si
ammetterà
?
Oltre
agli
argomenti
oggettivi
,
il
non
credente
può
essere
disposto
alla
fede
anche
con
soggettivi
.
In
questo
caso
gli
apologeti
modernisti
si
rifanno
sulla
dottrina
della
immanenza
.
Si
adoprano
cioè
a
convincer
l
'
uomo
,
che
in
lui
stesso
e
negli
intimi
recessi
della
sua
natura
e
della
sua
vita
si
cela
il
desiderio
e
il
bisogno
di
una
religione
,
né
di
una
religione
qualsiasi
,
ma
tale
quale
è
appunto
la
cattolica
;
giacché
questa
,
dicono
,
è
postulata
onninamente
dal
perfetto
sviluppo
della
vita
.
E
qui
di
bel
nuovo
siam
costretti
a
lamentarCi
gravemente
che
non
mancano
cattolici
i
quali
,
benché
rigettino
la
dottrina
dell
'
immanenza
come
dottrina
,
pure
se
ne
giovano
per
l
'
apologetica
;
e
ciò
fanno
con
sì
poca
cautela
,
da
sembrare
ammettere
nella
natura
umana
non
pure
una
capacità
od
una
convenienza
per
l
'
ordine
soprannaturale
,
ciò
che
gli
apologisti
cattolici
,
colle
debite
restrizioni
,
dimostraron
sempre
,
ma
una
stretta
e
vera
esigenza
.
A
dir
più
giusto
però
,
questa
esigenza
della
religione
cattolica
è
sostenuta
dai
modernisti
più
moderati
.
Quelli
fra
costoro
che
potremmo
chiamare
integralisti
,
pretendono
che
si
debba
indicare
all
'
uomo
,
che
ancor
non
crede
,
latente
in
lui
lo
stesso
germe
che
fu
nella
coscienza
di
Cristo
e
da
Cristo
trasmesso
agli
uomini
.
Ed
eccovi
,
o
Venerabili
Fratelli
,
descritto
per
sommi
capi
il
metodo
apologetico
dei
modernisti
,
in
tutto
conforme
alle
loro
dottrine
:
metodo
e
dottrine
infarciti
di
errori
,
atti
non
ad
edificare
,
ma
a
distruggere
;
non
a
far
dei
cattolici
,
ma
a
trascinare
i
cattolici
nella
eresia
,
anzi
alla
distruzione
totale
d
'
ogni
religione
!
Restano
per
ultimo
a
dir
poche
cose
del
modernista
in
quanto
la
pretende
a
riformatore
.
Già
le
cose
esposte
finora
ci
provano
abbondantemente
da
quale
smania
di
innovazione
siano
rôsi
cotesti
uomini
.
E
tale
smania
ha
per
oggetto
quanto
vi
è
nel
cattolicismo
.
Vogliono
riformata
la
filosofia
specialmente
nei
Seminarî
:
sì
che
relegata
la
filosofia
scolastica
alla
storia
della
filosofia
in
combutta
cogli
altri
sistemi
passati
di
uso
,
si
insegni
ai
giovani
la
filosofia
moderna
,
unica
,
vera
e
rispondente
ai
nostri
tempi
.
A
riformare
la
teologia
,
vogliono
che
quella
,
che
diciamo
teologia
razionale
,
abbia
per
fondamento
la
moderna
filosofia
.
Chiedono
inoltre
che
la
teologia
positiva
si
basi
principalmente
sulla
storia
dei
dogmi
.
Anche
la
storia
chiedono
che
si
scriva
e
si
insegni
con
metodi
loro
e
precetti
nuovi
.
Dicono
che
i
dogmi
e
la
loro
evoluzione
debbano
accordarsi
colla
scienza
e
la
storia
.
Pel
catechismo
esigono
che
nei
libri
catechistici
si
inseriscano
solo
quei
dogmi
,
che
sieno
stati
riformati
e
che
sieno
a
portata
dell
'
intelligenza
del
volgo
.
Circa
il
culto
,
gridano
che
si
debbano
diminuire
le
devozioni
esterne
e
proibire
che
si
aumentino
.
Benché
a
dir
vero
,
altri
più
favorevoli
al
simbolismo
,
si
mostrino
in
questa
parte
più
indulgenti
.
Strepitano
a
gran
voce
perché
il
regime
ecclesiastico
debba
essere
rinnovato
per
ogni
verso
,
ma
specialmente
pel
disciplinare
e
il
dogmatico
.
Perciò
pretendono
che
dentro
e
fuori
si
debba
accordare
colla
coscienza
moderna
,
che
tutta
è
volta
a
democrazia
;
perché
dicono
doversi
nel
governo
dar
la
sua
parte
al
clero
inferiore
e
perfino
al
laicato
,
e
decentrare
,
Ci
si
passi
la
parola
,
l
'
autorità
troppo
riunita
e
ristretta
nel
centro
.
Le
Congregazioni
romane
si
devono
svecchiare
:
e
,
in
capo
a
tutte
,
quella
del
Santo
Officio
e
dell
'
Indice
.
Deve
cambiarsi
l
'
atteggiamento
dell
'
autorità
ecclesiastica
nelle
questioni
politiche
e
sociali
,
talché
si
tenga
essa
estranea
dai
civili
ordinamenti
,
ma
pur
vi
si
acconci
per
penetrarli
del
suo
spirito
.
In
fatto
di
morale
,
danno
voga
al
principio
degli
americanisti
,
che
le
virtù
attive
debbano
anteporsi
alle
passive
,
e
di
quelle
promuovere
l
'
esercizio
,
con
prevalenza
su
queste
.
Chiedono
che
il
clero
ritorni
all
'
antica
umiltà
e
povertà
;
ma
lo
vogliono
di
mente
e
di
opere
consenziente
coi
precetti
del
modernismo
.
Finalmente
non
mancano
coloro
che
,
obbedendo
volentierissimo
ai
cenni
dei
loro
maestri
protestanti
,
desiderano
soppresso
nel
sacerdozio
lo
stesso
sacro
celibato
.
Che
si
lascia
dunque
d
'
intatto
nella
Chiesa
,
che
non
si
debba
da
costoro
e
secondo
i
lor
principî
riformare
?
In
tutta
questa
esposizione
della
dottrina
dei
modernisti
vi
saremo
sembrati
,
o
Venerabili
Fratelli
,
prolissi
forse
oltre
il
dovere
.
Ma
è
stato
ciò
necessario
,
sì
per
non
sentirCi
accusare
,
come
suole
,
di
ignorare
le
loro
cose
,
e
sì
perché
si
veda
che
,
quando
parlasi
di
modernismo
,
non
parlasi
di
vaghe
dottrine
non
unite
da
alcun
nesso
,
ma
di
un
unico
corpo
e
ben
compatto
,
ove
chi
una
cosa
ammetta
uopo
è
che
accetti
tutto
il
rimanente
.
Perciò
abbiam
voluto
altresì
far
uso
di
una
forma
quasi
didattica
,
né
abbiamo
ricusato
il
barbaro
linguaggio
onde
i
modernisti
fanno
uso
.
Ora
,
se
quasi
di
un
solo
sguardo
abbracciamo
l
'
intero
sistema
,
niuno
si
stupirà
ove
Noi
lo
definiamo
,
affermando
esser
esso
la
SINTESI
DI
TUTTE
LE
ERESIE
.
Certo
,
se
taluno
si
fosse
proposto
di
concentrare
quasi
il
succo
ed
il
sangue
di
quanti
errori
circa
la
fede
furono
sinora
asseriti
,
non
avrebbe
mai
potuto
riuscire
a
far
meglio
di
quel
che
han
fatto
r
modernisti
.
Questi
anzi
tanto
più
oltre
si
spinsero
che
,
come
già
osservammo
,
non
pure
il
cattolicesimo
ma
ogni
qualsiasi
religione
hanno
distrutta
.
Così
si
spiegano
i
plausi
dei
razionalisti
:
perciò
coloro
,
che
fra
i
razionalisti
parlano
più
franco
ed
aperto
,
si
rallegrano
di
non
avere
alleati
più
efficaci
dei
modernisti
.
E
per
fermo
,
rifacciamoci
alquanto
,
o
Venerabili
Fratelli
,
a
quella
esizialissima
dottrina
dell
'
agnosticismo
.
Con
essa
,
dalla
parte
dell
'
intelletto
,
è
chiusa
all
'
uomo
ogni
via
per
arrivare
a
Dio
,
mentre
si
pretende
di
aprirla
più
acconcia
per
parte
di
un
certo
sentimento
e
dell
'
azione
.
Ma
chi
non
iscorge
quanto
vanamente
ciò
si
affermi
?
IL
sentimento
risponde
sempre
all
'
azione
di
un
oggetto
,
che
sia
proposto
dall
'
intelletto
o
dal
senso
.
Togliete
di
mezzo
l
'
intelletto
;
l
'
uomo
,
già
portato
a
seguire
il
senso
,
lo
seguirà
con
più
impeto
.
Di
più
,
le
fantasie
,
quali
che
esse
siano
,
di
un
sentimento
religioso
non
possono
vincere
il
senso
comune
:
ora
questo
insegna
che
ogni
perturbazione
od
occupazione
dell
'
animo
non
è
di
aiuto
ma
d
'
impedimento
alla
ricerca
del
vero
;
del
vero
,
diciamo
,
quale
è
in
se
;
giacché
quell
'
altro
vero
soggettivo
,
frutto
del
sentimento
interno
e
dell
'
azione
,
se
è
acconcio
per
giocare
di
parole
,
poco
interessa
l
'
uomo
a
cui
soprattutto
importa
di
conoscere
se
siavi
o
no
fuori
di
lui
un
Dio
,
nelle
cui
mani
una
volta
dovrà
cadere
.
Ricorrono
,
a
vero
dire
,
i
modernisti
per
aiuto
all
'
esperienza
.
Ma
che
può
aggiungere
questa
al
sentimento
?
Nulla
:
solo
potrà
renderlo
più
intenso
:
dalla
quale
intensità
sia
proporzionatamente
resa
più
ferma
la
persuasione
della
verità
dell
'
oggetto
.
Ma
queste
due
cose
non
faranno
si
che
il
sentimento
lasci
di
essere
sentimento
,
né
ne
cangiano
la
natura
sempre
soggetta
ad
inganno
,
se
l
'
intelletto
non
lo
scorga
;
anzi
la
confermano
e
la
rinforzano
,
giacché
il
sentimento
quanto
è
più
intenso
tanto
a
miglior
diritto
è
sentimento
.
Trattandosi
poi
qui
di
sentimento
religioso
e
di
esperienza
in
esso
contenuta
,
sapete
bene
,
o
Venerabili
Fratelli
,
di
quanta
prudenza
sia
mestieri
in
siffatta
materia
e
di
quanta
scienza
che
regoli
la
stessa
prudenza
.
Lo
sapete
dalla
pratica
delle
anime
,
di
talune
,
in
ispecialità
,
in
cui
domina
il
sentimento
:
lo
sapete
dalla
consuetudine
dei
trattati
di
ascetica
;
i
quali
,
quantunque
disprezzati
da
costoro
,
contengono
più
solidità
di
dottrina
e
più
sagacia
di
osservazione
che
non
ne
vantino
i
modernisti
.
A
Noi
per
fermo
sembra
cosa
da
stolto
o
almeno
da
persona
al
sommo
imprudente
,
ritener
per
vere
,
senza
esame
di
sorta
,
queste
intime
esperienze
quali
dai
modernisti
si
spacciano
.
Perché
allora
,
lo
diciamo
qui
di
passata
,
perché
,
se
queste
esperienze
hanno
si
grande
forza
e
certezza
,
non
l
'
avrà
uguale
quella
esperienza
che
molte
migliaia
di
cattolici
affermano
di
avere
,
che
i
modernisti
cioè
battono
un
cammino
sbagliato
?
Sola
questa
esperienza
sarebbe
falsa
e
ingannevole
?
La
massima
parte
degli
uomini
ritiene
fermamente
e
sempre
riterrà
che
col
solo
sentimento
e
colla
sola
esperienza
senza
guida
e
lume
dell
'
intelletto
,
mai
non
si
potrà
giungere
alla
conoscenza
di
Dio
.
Dunque
resta
di
nuovo
o
l
'
ateismo
o
l
'
irreligione
assoluta
.
Né
i
modernisti
hanno
nulla
a
sperar
di
meglio
dalla
loro
dottrina
del
simbolismo
.
Imperciocché
se
tutti
gli
elementi
che
dicono
intellettuali
non
sono
che
puri
simboli
di
Dio
,
perché
non
sarà
un
simbolo
il
nome
stesso
di
Dio
o
di
personalità
divina
?
E
se
è
cosi
,
si
potrà
bene
dubitare
della
stessa
divina
personalità
,
ed
avremo
aperta
la
via
al
panteismo
.
E
qua
similmente
,
cioè
al
puro
panteismo
,
mena
l
'
altra
dottrina
dell
'
immanenza
divina
.
Giacché
domandiamo
:
siffatta
immanenza
distingue
o
no
Iddio
dall
'
uomo
?
Se
lo
distingue
,
in
che
differisce
adunque
cotal
dottrina
dalla
cattolica
?
o
perché
mai
rigetta
quella
della
esterna
rivelazione
?
Se
poi
non
lo
distingue
,
eccoci
di
bel
nuovo
col
panteismo
.
Ma
difatto
l
'
immanenza
dei
modernisti
vuole
ed
ammette
che
ogni
fenomeno
di
coscienza
nasca
dall
'
uomo
in
quanto
uomo
.
Dunque
di
legittima
conseguenza
inferiamo
che
Dio
e
l
'
uomo
sono
la
stessa
cosa
;
e
perciò
il
panteismo
.
Finalmente
pari
è
la
conseguenza
che
si
trae
dalla
loro
decantata
distinzione
fra
la
scienza
e
la
fede
.
L
'
oggetto
della
scienza
lo
pongono
essi
nella
realtà
del
conoscibile
;
quel
lo
della
fede
nella
realtà
dell
'
inconoscibile
.
Orbene
l
'
inconoscibile
è
tale
per
la
totale
mancanza
di
proporzione
fra
l
'
oggetto
e
la
mente
.
Ma
questa
mancanza
di
proporzione
,
secondo
gli
stessi
modernisti
,
non
potrà
mai
esser
tolta
.
Dunque
l
'
inconoscibile
resterà
sempre
inconoscibile
tanto
pel
credente
quanto
pel
filosofo
.
Dunque
se
si
avrà
una
religione
,
questa
sarà
della
realtà
dell
'
inconoscibile
.
La
quale
realtà
perché
poi
non
possa
essere
l
'
anima
uni
versale
del
mondo
,
come
l
'
ammettono
taluni
razionalisti
,
noi
nol
vediamo
.
Ma
basti
sin
qui
per
conoscere
per
quante
vie
la
dottrina
del
modernismo
conduca
all
'
ateismo
e
alla
distruzione
di
ogni
religione
.
L
'
errore
dei
protestanti
dié
il
primo
passo
in
questo
sentiero
;
il
secondo
è
del
modernismo
:
a
breve
distanza
dovrà
seguire
l
'
ateismo
.
A
più
intimamente
conoscere
il
modernismo
e
a
trovare
più
acconci
rimedi
a
sì
grave
malore
,
gioverà
ora
,
o
Venerabili
Fratelli
,
ricercare
alquanto
le
cause
,
onde
esso
è
nato
ed
è
venuto
crescendo
.
Non
ha
dubbio
che
la
prima
causa
ed
immediata
sta
nell
'
aberrazione
dell
'
intelletto
.
Quali
cause
remote
due
Noi
ne
riconosciamo
:
la
curiosità
e
la
superbia
.
La
curiosità
,
se
non
saggiamente
frenata
,
basta
di
per
sé
sola
a
spiegare
ogni
fatta
di
errori
.
Per
lo
che
il
Nostro
Predecessore
Gregorio
XVI
a
buon
diritto
scriveva
(
Lett
.
Enc
.
"
Singulari
Nos
"
,
25
giugno
1834
)
:
"
È
grandemente
da
piangere
nel
vedere
fin
dove
si
profondino
i
deliramenti
dell
'
umana
ragione
,
quando
taluno
corra
dietro
alle
novità
,
e
,
contro
l
'
avviso
dell
'
Apostolo
,
si
adoperi
di
saper
più
che
saper
non
convenga
,
e
confidando
troppo
in
se
stesso
,
pensi
dover
cercare
la
verità
fuori
della
Chiesa
cattolica
,
in
cui
,
senza
imbratto
di
pur
lievissimo
errore
,
essa
si
trova
"
.
Ma
ad
accecare
l
'
animo
e
trascinarlo
nell
'
errore
assai
più
di
forza
ha
in
sé
la
superbia
:
la
quale
,
trovandosi
nella
dottrina
del
modernismo
quasi
in
un
suo
domicilio
,
da
essa
trae
alimento
per
ogni
verso
e
riveste
tutte
le
forme
.
Per
la
superbia
infatti
costoro
presumono
audace
mente
di
se
stessi
e
si
ritengono
e
si
spacciano
come
norma
di
tutti
.
Per
la
superbia
si
gloriano
vanissimamente
quasi
essi
soli
possiedano
la
sapienza
,
e
dicono
gonfi
e
pettoruti
:
"
Noi
non
siamo
come
il
rimanente
degli
uomini
"
;
e
per
non
essere
di
fatto
posti
a
paro
degli
altri
,
abbracciano
e
sognano
ogni
sorta
di
novità
,
le
più
assurde
.
Per
la
superbia
ricusano
ogni
soggezione
,
e
pretendono
che
l
'
autorità
debba
comporsi
colla
libertà
.
Per
la
superbia
,
dimentichi
di
se
stessi
,
pensano
solo
a
riformare
gli
altri
,
né
rispettano
in
ciò
qualsivoglia
grado
fino
alla
potestà
suprema
.
No
,
per
giungere
al
modernismo
,
non
vi
è
sentiero
più
breve
e
spedito
della
superbia
.
Se
un
laico
cattolico
,
se
un
sacerdote
dimentichi
il
precetto
della
vita
cristiana
che
c
'
impone
di
rinnegare
noi
stessi
se
vogliamo
seguire
Gesù
Cristo
,
né
sradichi
dal
suo
cuore
la
mala
pianta
della
superbia
;
sì
costui
è
dispostissimo
quanto
mai
a
professare
gli
errori
del
modernismo
!
Per
lo
che
,
o
Venerabili
Fratelli
,
sia
questo
il
primo
vostro
dovere
di
resistenza
a
questi
uomini
superbi
,
occuparli
negli
uffici
più
umili
ed
oscuri
,
affinché
sieno
tanto
più
depressi
quanto
più
essi
s
'
inalberano
,
e
,
posti
in
basso
,
abbiano
minor
campo
di
nuocere
.
Inoltre
,
sia
da
voi
stessi
,
sia
per
mezzo
dei
rettori
dei
Seminari
,
cercate
con
somma
diligenza
di
conoscere
i
giovani
che
aspirano
ad
entrare
nel
clero
;
e
se
alcuno
ne
troviate
di
carattere
superbo
,
con
ogni
risolutezza
respingetelo
dal
sacerdozio
.
Si
fosse
cosi
operato
sempre
,
colla
vigilanza
e
fortezza
che
faceva
di
mestieri
!
Che
se
dalle
cause
morali
veniamo
a
quelle
che
spettano
all
'
intelletto
,
la
prima
da
notarsi
è
l
'
ignoranza
.
I
modernisti
,
quanti
essi
sono
,
che
vogliono
apparire
e
farla
da
dottori
nella
Chiesa
,
esaltando
a
grandi
voci
la
filosofia
moderna
e
schernendo
la
scolastica
,
se
hanno
abbracciata
la
prima
ingannati
dai
suoi
orpelli
,
ne
devono
saper
grado
alla
totale
ignoranza
in
che
erano
della
seconda
,
e
dal
mancare
perciò
di
mezzo
per
riconoscere
la
confusione
delle
idee
e
ribattere
i
sofismi
.
Dal
connubio
poi
della
falsa
filosofia
colla
fede
è
sorto
il
loro
sistema
,
riboccante
di
tanti
e
si
enormi
errori
.
Alla
propagazione
del
quale
portassero
almeno
un
minor
zelo
ed
ardore
di
quel
che
fanno
!
Tanta
invece
è
la
loro
alacrità
,
cosi
indefesso
il
lavoro
,
che
da
strazio
il
vedere
consumate
tante
forze
a
danno
della
Chiesa
,
le
quali
,
rettamente
usate
,
le
sarebbero
di
vantaggio
grandissimo
.
A
trarre
poi
in
inganno
gli
animi
una
doppia
tattica
essi
usano
:
prima
si
sbarazzano
degli
ostacoli
,
poi
cercano
con
somma
cura
i
mezzi
che
loro
giovino
,
ed
instancabili
e
pazientissimi
li
mettono
in
opera
.
Degli
ostacoli
,
tre
sono
i
principali
che
più
sentono
opposti
ai
loro
conati
:
il
metodo
scolastico
di
ragionare
,
l
'
autorità
dei
Padri
con
la
tradizione
,
il
magistero
ecclesiastico
.
Contro
tutto
questo
la
loro
lotta
è
accanita
.
Deridono
perciò
continuamente
e
disprezzano
la
filosofia
e
la
teologia
scolastica
.
Sia
che
ciò
facciano
per
ignoranza
,
sia
che
il
facciano
per
timore
o
meglio
per
l
'
una
cosa
insieme
e
per
l
'
altra
;
certo
si
è
che
la
smania
di
novità
va
sempre
in
essi
congiunta
coll
'
odio
della
Scolastica
;
né
vi
ha
indizio
più
manifesto
che
taluno
cominci
a
volgere
al
modernismo
,
che
quando
incominci
ad
aborrire
la
Scolastica
.
Ricordino
i
modernisti
e
quanti
li
favoriscono
la
condanna
che
Pio
IX
inflisse
alla
proposizione
che
diceva
(
Sillabo
,
Prop
.
12
)
:
"
Il
metodo
ed
i
principî
,
con
cui
gli
antichi
Dottori
scolastici
trattarono
la
teologia
,
più
non
si
confanno
ai
bisogni
dei
nostri
tempi
ed
ai
progressi
della
scienza
"
.
Sono
poi
astutissimi
nello
stravolgere
la
natura
e
l
'
efficacia
della
Tradizione
,
alfin
di
privarla
di
ogni
peso
e
di
ogni
autorità
.
Ma
starà
sempre
per
i
cattolici
l
'
autorità
del
secondo
Sinodo
Niceno
,
il
quale
condannò
"
coloro
che
osano
...
secondo
gli
scellerati
eretici
,
disprezzare
le
ecclesiastiche
tradizioni
ed
escogitare
qualsiasi
novità
o
architettare
con
malizia
ed
astuzia
di
abbattere
checché
sia
delle
legittime
tradizioni
della
Chiesa
cattolica
"
.
Starà
sempre
la
professione
del
quarto
Sinodo
Costantinopolitano
:
"
Noi
dunque
professiamo
di
serbare
e
custodire
le
regole
,
che
tanto
dai
santi
famosissimi
Apostoli
,
quanto
dagli
uni
versali
e
locali
Concili
degli
ortodossi
o
anche
da
qualunque
deiloquo
Padre
e
Maestro
della
Chiesa
,
furono
date
alla
santa
cattolica
ed
apostolica
Chiesa
"
.
Per
lo
che
i
Romani
Pontefici
Pio
IV
e
Pio
IX
nella
professione
di
fede
vollero
aggiunto
anche
questo
:
"
Io
ammetto
fermissimamente
ed
abbraccio
le
apostoliche
ed
ecclesiastiche
tradizioni
,
e
tutte
le
altre
osservanze
e
costituzioni
del
la
medesima
Chiesa
"
.
Né
altrimenti
che
della
Tradizione
giudicano
i
modernisti
dei
santissimi
Padri
della
Chiesa
.
Con
estrema
temerità
li
spacciano
,
come
degnissimi
bensì
di
ogni
venerazione
,
ma
ignorantissimi
di
critica
e
di
storia
,
scusabili
solo
pei
tempi
in
che
vissero
.
Si
studiano
infine
e
si
sforzano
di
attenuare
e
svilire
l
'
autorità
dello
stesso
Magistero
ecclesiastico
,
sia
pervertendo
ne
sacrilegamente
l
'
origine
,
la
natura
,
i
diritti
,
sia
ricantando
liberamente
contro
di
essa
le
calunnie
dei
nemici
.
Del
gregge
dei
modernisti
sembra
detto
ciò
che
con
tanto
dolore
scriveva
il
Predecessore
Nostro
(
Motu
proprio
"
Ut
mysticam
"
,
14
marzo
1891
)
:
"
Per
rendere
spregiata
ed
odiosa
la
mistica
Sposa
di
Cristo
,
che
è
la
luce
vera
,
i
figli
delle
tenebre
furon
soliti
di
opprimerla
pubblicamente
di
una
pazza
calunnia
,
e
,
stravolto
il
significato
e
la
forza
delle
cose
e
delle
parole
,
chiamarla
amica
di
oscurità
,
mentitrice
d
'
ignoranza
,
nemica
della
luce
e
del
progresso
delle
scienze
"
.
Dopo
ciò
,
Venerabili
Fratelli
,
qual
meraviglia
se
i
cattolici
,
strenui
difensori
della
Chiesa
,
son
fatti
segno
dai
modernisti
di
somma
malevolenza
e
di
livore
?
Non
vi
è
specie
d
'
ingiurie
con
cui
non
li
lacerino
:
l
'
accusa
più
usuale
è
quella
di
chiamarli
ignoranti
ed
ostinati
.
Che
se
la
dottrina
e
l
'
efficacia
di
chi
li
confuta
dà
loro
timore
,
ne
incidono
i
nervi
colla
congiura
del
silenzio
.
E
questa
maniera
di
fare
a
riguardo
dei
cattolici
è
tanto
più
odiosa
perché
nel
medesimo
tempo
e
senza
modo
né
misura
,
con
continue
lodi
esaltano
chi
sta
dalla
loro
;
i
libri
di
costoro
riboccanti
di
novità
accolgono
ed
ammirano
con
grandi
applausi
;
quanto
più
alcuno
si
mostra
audace
nel
distruggere
l
'
antico
,
nel
rigettare
la
tradizione
e
il
magistero
ecclesiastico
,
tanto
più
gli
dàn
vanto
di
sapiente
;
e
per
ultimo
,
ciò
che
fa
inorridire
ogni
anima
retta
,
se
qualcuno
sia
con
dannato
dalla
Chiesa
non
solo
pubblicamente
e
profusamente
lo
encomiano
,
ma
quasi
lo
venerano
come
martire
della
verità
.
Da
tutto
questo
strepito
di
lodi
e
d
'
improperi
colpiti
e
turbati
gli
animi
giovanili
,
da
una
parte
per
non
passare
per
ignoranti
,
dall
'
altra
per
parere
sapienti
spinti
internamente
dalla
curiosità
e
dalla
superbia
,
si
dànno
per
vinti
e
passano
al
modernismo
.
Ma
qui
già
siamo
agli
artifici
con
che
i
modernisti
spacciano
la
loro
merce
.
Che
non
tentano
essi
mai
per
moltiplicare
gli
adepti
?
Nei
Seminari
e
nelle
Università
cercano
di
ottenere
cattedre
da
mutare
insensibilmente
in
cattedre
di
pestilenza
.
Inculcano
le
loro
dottrine
,
benché
forse
velatamente
,
predicando
nelle
chiese
;
le
annunciano
più
aperte
nei
congressi
:
le
introducono
e
le
magnificano
nei
sociali
istituti
.
Col
nome
proprio
o
di
altri
pubblicano
libri
,
giornali
,
periodici
.
Uno
stesso
e
solo
scrittore
fa
uso
talora
di
molti
nomi
,
perché
gli
incauti
sieno
tratti
in
inganno
dalla
simulata
moltitudine
degli
autori
.
Insomma
coll
'
azione
,
colla
parola
,
colla
stampa
tutto
tentano
,
da
sembrar
quasi
colti
da
frenesia
.
E
tutto
ciò
con
qual
esito
?
Piangiamo
pur
troppo
gran
numero
di
giovani
di
speranze
egregie
e
che
ottimi
servigi
renderebbero
alla
Chiesa
,
usci
ti
fuori
dal
retto
cammino
.
Piangiamo
moltissimi
,
che
,
sebbene
non
giunti
tant
'
oltre
,
pure
,
respirata
un
'
aria
corrotta
,
sogliono
pensare
,
parlare
,
scrivere
più
liberamente
che
non
si
convenga
a
cattolici
.
Si
contano
costoro
fra
i
laici
,
si
contano
fra
i
sacerdoti
;
e
chi
lo
crederebbe
?
si
contano
altresì
nelle
stesse
famiglie
dei
Religiosi
.
Trattano
la
Scrittura
secondo
le
leggi
dei
modernisti
.
Scrivono
storia
e
sotto
specie
di
dir
tutta
la
verità
,
tutto
ciò
che
sembri
gettare
ombra
sulla
Chiesa
lo
pongono
diligentissimamente
in
luce
con
voluttà
mal
repressa
.
Le
pie
tradizioni
popolari
,
seguendo
un
certo
apriorismo
,
cercano
a
tutta
possa
di
cancellare
.
Ostentano
disprezzo
per
sacre
Reliquie
raccomandate
dalla
loro
vetustà
.
Insomma
li
punge
la
vana
bramosia
che
il
mondo
parli
di
loro
;
il
che
si
persuadono
che
non
sarà
,
se
dicono
soltanto
quello
che
sempre
e
da
tutti
fu
detto
.
Intanto
si
dànno
forse
a
credere
di
prestare
ossequio
a
Dio
ed
alla
Chiesa
;
ma
in
realtà
gravissimamente
li
offendono
,
non
tanto
per
quel
che
fanno
,
quanto
per
l
'
intenzione
con
cui
operano
e
per
l
'
aiuto
che
prestano
utilissimo
agli
ardimenti
dei
modernisti
.
A
questo
torrente
di
gravissimi
errori
,
che
di
celato
e
alla
scoperta
va
guadagnando
,
si
adoperò
con
detti
e
con
fatti
di
opporsi
fortemente
Leone
XIII
Predecessore
Nostro
di
felice
ricordanza
,
specialmente
a
riguardo
delle
sante
Scritture
.
Ma
i
modernisti
,
lo
vedemmo
,
non
si
lasciano
spaventare
facilmente
:
affettando
il
maggior
rispetto
ed
una
somma
umiltà
,
stravolsero
a
loro
senso
le
parole
del
Pontefice
,
e
gli
atti
di
Lui
li
fecero
passare
come
diretti
ad
altri
.
Cosi
il
male
è
venuto
pigliando
forza
ogni
giorno
più
.
Abbiam
dunque
deciso
,
o
Venerabili
Fratelli
,
di
non
tergiversare
più
oltre
e
di
por
mano
a
misure
più
energiche
.
Preghiamo
perciò
e
scongiuriamo
voi
che
,
in
negozio
di
tanto
rilievo
,
non
Ci
lasciate
minimamente
desiderare
la
vostra
vigilanza
e
diligenza
e
fortezza
.
E
quel
che
chiediamo
ed
aspettiamo
da
voi
,
lo
chiediamo
altresì
e
lo
aspettiamo
dagli
altri
pastori
delle
anime
,
dagli
educatori
e
maestri
del
giovine
clero
,
e
specialmente
dai
Superiori
generali
degli
Ordini
religiosi
.
I
.
La
prima
cosa
adunque
,
per
ciò
che
spetta
agli
studi
,
vogliamo
e
decisamente
ordiniamo
che
a
fondamento
degli
studi
sacri
si
ponga
la
filosofia
scolastica
.
Bene
inteso
che
,
"
se
dai
Dottori
scolastici
furono
agitate
questioni
troppo
sottili
o
fu
alcun
che
trattato
con
poca
considerazione
;
se
fu
detta
cosa
che
mal
si
affaccia
con
dottrine
accertate
dei
secoli
seguenti
,
ovvero
in
qualsivoglia
modo
non
ammissibile
;
non
è
nostra
intenzione
che
tutto
ciò
debba
servir
d
'
esempio
da
imitare
anche
ai
di
nostri
"
(
Leone
XIII
,
Enc
.
"
Æterni
Patris
"
.
Ciò
che
conta
anzi
tutto
è
che
la
filosofia
scolastica
,
che
Noi
ordiniamo
di
seguire
,
si
debba
precipuamente
intendere
quella
di
San
Tommaso
di
Aquino
:
intorno
alla
quale
tutto
ciò
che
il
Nostro
Predecessore
stabilì
,
intendiamo
che
rimanga
in
pieno
vigore
,
e
se
è
bisogno
,
lo
rinnoviamo
e
confermiamo
e
severamente
ordiniamo
che
sia
da
tutti
osservato
.
Se
nei
Seminari
si
sia
ciò
trascurato
,
toccherà
ai
Vescovi
insistere
ed
esigere
che
in
avvenire
si
osservi
.
Lo
stesso
comandiamo
ai
Superiori
degli
Ordini
religiosi
.
Ammoniamo
poi
quelli
che
insegnano
,
di
ben
persuadersi
,
che
il
discostarsi
dall
'
Aquinate
,
specialmente
in
cose
metafisiche
,
non
avviene
senza
grave
danno
.
Posto
così
il
fondamento
della
filosofia
,
si
innalzi
con
somma
diligenza
l
'
edificio
teologico
.
Venerabili
Fratelli
,
promovete
con
ogni
industria
possibile
lo
studio
della
teologia
,
talché
i
chierici
,
uscendo
dai
Seminari
,
ne
portino
seco
un
'
alta
stima
ed
un
grande
amore
e
l
'
abbiano
sempre
carissimo
.
Imperocché
"
nella
grande
e
molteplice
copia
di
discipline
che
si
porgono
alla
mente
cupida
di
verità
,
a
tutti
è
noto
che
alla
sacra
Teologia
appartiene
talmente
il
primo
luogo
,
che
fu
antico
detto
dei
sapienti
essere
dovere
delle
altre
scienze
ed
arti
di
servirla
e
prestarle
mano
siccome
ancelle
"
(
Leone
XIII
,
Lett
.
Ap
.
"
In
magna
"
,
10
dicembre
1889
)
.
Aggiungiamo
qui
,
sembrarCi
altresì
degni
di
lode
coloro
,
che
,
salvo
il
rispetto
alla
Tradizione
,
ai
Padri
,
al
Magistero
ecclesiastico
,
con
saggio
criterio
e
con
norme
cattoliche
(
ciò
che
non
sempre
da
tutti
si
osserva
)
cercano
di
illustrare
la
teologia
positiva
,
attingendo
lume
dalla
storia
di
vero
nome
.
Certamente
che
alla
teologia
positiva
deve
ora
darsi
più
larga
parte
che
pel
passato
:
ciò
nondimeno
deve
farsi
in
guisa
,
che
nulla
ne
venga
a
perdere
la
teologia
scolastica
,
e
si
disapprovino
quali
fautori
del
modernismo
coloro
che
tanto
innalzino
la
teologia
positiva
da
sembrar
quasi
spregiare
la
Scolastica
.
In
quanto
alle
discipline
profane
basti
richiamare
quel
che
il
Nostro
Predecessore
disse
con
molta
sapienza
(
Allocuz
.
7
marzo
1580
)
:
"
Adoperatevi
strenuamente
nello
studio
delle
cose
naturali
:
nel
qual
genere
gl
'
ingegnosi
ritrovati
e
gli
utili
ardimenti
dei
nostri
tempi
,
come
di
ragione
sono
ammirati
dai
presenti
,
cosi
dai
posteri
avranno
perpetua
lode
ed
encomio
"
.
Questo
però
senza
danno
degli
studi
sacri
:
il
che
ammoniva
lo
stesso
Nostro
Predecessore
con
queste
altre
gravissime
parole
(
Loc
.
cit
.
)
:
"
La
causa
di
siffatti
errori
,
chi
la
ricerchi
diligentemente
,
sta
principalmente
in
ciò
che
di
questi
nostri
tempi
,
quanto
più
fervono
gli
studi
delle
scienze
naturali
,
tanto
più
son
venute
meno
le
discipline
più
severe
e
più
alte
:
alcune
di
queste
infatti
sono
quasi
poste
in
dimenticanza
;
alcune
sono
trattate
stancamente
e
con
leggerezza
,
e
,
ciò
che
è
indegno
,
perduto
lo
splendore
della
primitiva
dignità
,
sono
deturpate
da
prave
sentenze
e
da
enormi
errori
"
.
Con
questa
legge
ordiniamo
che
si
regolino
nei
Seminari
gli
studi
delle
scienze
naturali
.
II
.
A
questi
ordinamenti
tanto
Nostri
che
del
Nostro
Antecessore
fa
mestieri
volgere
l
'
attenzione
ognora
che
si
tratti
di
scegliere
i
moderatori
e
maestri
così
dei
Seminari
come
delle
Università
cattoliche
.
Chiunque
in
alcun
modo
sia
infetto
di
modernismo
,
senza
riguardi
di
sorta
si
tenga
lontano
dall
'
ufficio
cosi
di
reggere
e
cosi
d
'
insegnare
:
se
già
si
trovi
con
tale
incarico
,
ne
sia
rimosso
.
Parimente
si
faccia
con
chiunque
o
in
segreto
o
apertamente
favorisce
il
modernismo
,
sia
lodando
modernisti
,
sia
attenuando
la
loro
colpa
,
sia
criticando
la
Scolastica
,
i
Padri
,
il
Magistero
ecclesiastico
,
sia
ricusando
obbedienza
alla
potestà
ecclesiastica
,
da
qualunque
persona
essa
si
eserciti
;
e
similmente
con
chi
in
materia
storica
,
archeologica
e
biblica
si
mostri
amante
di
novità
;
e
finalmente
,
con
quelli
altresì
che
non
si
curano
degli
studi
sacri
o
paiono
a
questi
anteporre
i
profani
.
In
questa
parte
,
o
Venerabili
Fratelli
,
e
specialmente
nella
scelta
dei
maestri
,
non
sarà
mai
eccessiva
la
vostra
attenzione
e
fermezza
;
essendoché
sull
'
esempio
dei
maestri
si
formano
per
lo
più
i
discepoli
.
Poggiati
adunque
sul
dovere
di
coscienza
,
procedete
in
questa
materia
con
prudenza
sì
ma
con
fortezza
.
Con
non
minore
vigilanza
e
severità
dovrete
esaminare
e
scegliere
chi
debba
essere
ammesso
al
sacerdozio
.
Lungi
,
lungi
dal
clero
l
'
amore
di
novità
:
Dio
non
vede
di
buon
occhio
gli
animi
superbi
e
contumaci
!
A
niuno
in
avvenire
si
conceda
la
laurea
dì
teologia
o
di
diritto
canonico
,
che
non
abbia
prima
compito
per
intero
il
corso
stabilito
di
filosofia
scolastica
.
Se
tale
laurea
ciò
non
ostante
venisse
concessa
,
sia
nulla
.
Le
ordinazioni
che
la
Sacra
Congregazione
dei
Vescovi
e
Regolari
emanò
nell
'
anno
1896
pei
chierici
d
'
Italia
dell
'
uno
e
dell
'
altro
clero
circa
il
frequentare
le
Università
,
stabiliamo
che
d
'
ora
innanzi
rimangano
estese
a
tutte
le
nazioni
.
I
chierici
e
sacerdoti
iscritti
ad
un
Istituto
o
ad
una
Università
cattolica
non
potranno
seguire
nelle
Università
civili
quei
corsi
,
di
cui
vi
siano
cattedre
negli
Istituti
cattolici
ai
quali
essi
appartengono
.
Se
in
alcun
luogo
si
è
ciò
permesso
per
il
passato
,
ordiniamo
che
più
non
si
conceda
nell
'
avvenire
.
I
Vescovi
che
formano
il
Consiglio
direttivo
di
siffatti
cattolici
Istituti
o
cattoliche
Università
veglino
con
ogni
cura
perché
questi
Nostri
comandi
vi
si
osservino
costantemente
.
III
.
È
parimente
officio
dei
Vescovi
impedire
che
gli
scritti
infetti
di
modernismo
o
ad
esso
favorevoli
si
leggano
se
sono
già
pubblicati
,
o
,
se
non
sono
,
proibire
che
si
pubblichino
.
Qualsivoglia
libro
o
giornale
o
periodico
di
tal
genere
non
si
dovrà
mai
permettere
o
agli
alunni
dei
Seminari
o
agli
uditori
delle
Università
cattoliche
:
il
danno
che
ne
proverrebbe
non
sarebbe
minore
di
quello
delle
letture
immorali
;
sarebbe
anzi
peggiore
,
perché
ne
andrebbe
viziata
la
radice
stessa
del
vivere
cristiano
.
Né
altrimenti
si
dovrà
giudicare
degli
scritti
di
taluni
cattolici
,
uomini
del
resto
di
non
malvagie
intenzioni
,
ma
che
digiuni
di
studi
teologici
e
imbevuti
di
filosofia
moderna
,
cercano
di
accordare
questa
con
la
fede
e
di
farla
servire
,
come
essi
dicono
,
ai
vantaggi
della
fede
stessa
.
Il
nome
e
la
buona
fama
degli
autori
fa
si
che
tali
libri
sieno
letti
senza
verun
timore
e
sono
quindi
più
pericolosi
per
trarre
a
poco
a
poco
al
modernismo
.
Per
dar
poi
,
o
Venerabili
Fratelli
,
disposizioni
più
generali
in
sì
grave
materia
,
se
nelle
vostre
diocesi
corrono
libri
perniciosi
,
adoperatevi
con
fortezza
a
sbandirli
,
facendo
anche
uso
di
solenni
condanne
.
Benché
questa
Sede
Apostolica
ponga
ogni
opera
nel
togliere
di
mezzo
siffatti
scritti
,
tanto
oggimai
ne
è
cresciuto
il
numero
,
che
a
condannarli
tutti
non
bastano
le
forze
.
Quindi
accade
che
la
medicina
giunga
talora
troppo
tardi
,
quando
cioè
pel
troppo
attendere
il
male
ha
già
preso
piede
.
Vogliamo
adunque
che
i
Vescovi
,
deposto
ogni
timore
,
messa
da
parte
la
prudenza
della
carne
,
disprezzando
il
gridio
dei
malvagi
,
soavemente
,
sì
,
ma
con
costanza
,
adempiano
ciascuno
le
sue
parti
;
memori
di
quanto
prescriveva
Leone
XIII
nella
Costituzione
Apostolica
"
Officiorum
"
:
"
Gli
Ordinari
,
anche
come
Delegati
della
Sede
Apostolica
,
si
adoperino
di
proscrivere
e
di
togliere
dalle
mani
dei
fedeli
i
libri
o
altri
scritti
nocivi
stampati
o
diffusi
nelle
proprie
diocesi
"
.
Con
queste
parole
si
concede
,
è
vero
,
un
diritto
:
ma
s
'
impone
in
pari
tempo
un
dovere
.
Né
stimi
veruno
di
avere
adempiuto
cotal
dovere
,
se
deferisca
a
Noi
l
'
uno
o
l
'
altro
libro
mentre
altri
moltissimi
si
lasciano
divulgare
e
diffondere
.
Né
in
ciò
vi
deve
rattenere
il
sapere
che
l
'
autore
di
qualche
libro
abbia
altrove
ottenuto
l
'
Irnprimatur
;
sì
perché
tal
concessione
può
essere
simulata
,
sì
perché
può
essere
stata
fatta
per
trascuratezza
o
per
troppa
benignità
e
per
troppa
fiducia
nel
l
'
autore
,
il
quale
ultimo
caso
può
talora
avverarsi
negli
Ordini
religiosi
.
Aggiungasi
che
,
come
non
ogni
cibo
si
confà
a
tutti
egual
mente
,
cosi
un
libro
che
in
un
luogo
sarà
indifferente
,
in
un
altro
,
per
le
circostanze
,
può
tornare
nocivo
.
Se
pertanto
il
Vescovo
,
udito
il
parere
di
persone
prudenti
,
stimerà
di
dover
condannare
nella
sua
diocesi
anche
qualcuno
di
siffatti
libri
,
gliene
diamo
ampia
facoltà
,
anzi
glielo
rechiamo
a
dovere
.
Intendiamo
bensì
che
si
serbino
in
tal
fatto
i
riguardi
convenienti
,
bastando
forse
che
la
proibizione
si
restringa
talora
soltanto
al
clero
;
ma
eziandio
in
tal
caso
sarà
obbligo
dei
librai
cattolici
di
non
porre
in
vendita
i
libri
condannati
dal
Vescovo
.
E
poiché
Ci
cade
il
discorso
,
vigilino
i
Vescovi
che
i
librai
per
bramosia
di
lucro
non
spaccino
merce
malsana
:
il
certo
è
che
nei
cataloghi
di
taluni
di
costoro
si
annunziano
di
frequente
e
con
lode
non
piccola
i
libri
dei
modernisti
.
Se
essi
ricusano
di
obbedire
,
non
dubitino
i
Vescovi
di
privarli
del
titolo
di
librai
cattolici
;
similmente
e
con
più
ragione
,
se
avranno
quello
di
vescovili
;
che
se
avessero
titolo
di
pontifici
,
si
deferiscano
alla
Sede
Apostolica
.
A
tutti
finalmente
ricordiamo
l
'
articolo
XXVI
della
mentovata
Costituzione
Apostolica
"
Officiorum
"
:
"
Tutti
coloro
che
abbiano
ottenuta
facoltà
apostolica
di
leggere
e
ritenere
libri
proibiti
,
non
sono
perciò
autorizzati
a
leggere
libri
o
giornali
proscritti
dagli
Ordinari
locali
,
se
pure
nell
'
indulto
apostolico
non
sia
data
espressa
facoltà
di
leggere
e
ritenere
libri
condannati
da
chicchessia
"
.
IV
.
Ma
non
basta
impedire
la
lettura
o
la
vendita
dei
libri
cattivi
;
fa
d
'
uopo
impedirne
altresì
la
stampa
.
Quindi
i
Vescovi
non
concedano
la
facoltà
di
stampa
se
non
con
la
massima
severità
.
E
poiché
è
grande
il
numero
delle
pubblicazioni
,
che
,
a
seconda
della
Costituzione
"
Officiorum
"
,
esigono
l
'
autorizzazione
dell
'
Ordinario
,
in
talune
diocesi
si
sogliono
determinare
in
numero
conveniente
censori
di
officio
per
l
'
esame
degli
scritti
.
Somma
lode
noi
diamo
a
siffatta
istituzione
di
censura
;
e
non
solo
esortiamo
,
ma
ordiniamo
che
si
estenda
a
tutte
le
diocesi
.
In
tutte
adunque
le
Curie
episcopali
si
stabiliscano
Censori
per
la
revisione
degli
scritti
da
pubblicarsi
;
si
scelgano
questi
dall
'
uno
e
dall
'
altro
clero
,
uomini
di
età
,
di
scienza
e
di
prudenza
e
che
nel
giudicare
sappiano
tenere
il
giusto
mezzo
.
Spetterà
ad
essi
l
'
esame
di
tutto
quello
che
,
secondo
gli
articoli
XLI
e
XLII
della
detta
Costituzione
,
ha
bisogno
di
permesso
per
essere
pubblicato
.
Il
Censore
darà
per
iscritto
la
sua
sentenza
.
Se
sarà
favorevole
,
il
Vescovo
concederà
la
facoltà
di
stampa
colla
parola
Imprimatur
,
la
quale
però
sarà
preceduta
dal
Nihil
obstat
e
dal
nome
del
Censore
.
Anche
nella
Curia
romana
non
altrimenti
che
nelle
altre
,
si
stabiliranno
censori
di
ufficio
.
L
'
elezione
dei
medesimi
,
dopo
interpellato
il
Cardinale
Vicario
e
coll
'
annuenza
ed
approvazione
dello
stesso
Sommo
Pontefice
,
spetterà
al
Maestro
del
sacro
Palazzo
Apostolico
.
A
questo
pure
toccherà
determinare
per
ogni
singolo
scritto
il
Censore
che
lo
esamini
.
La
facoltà
di
stampa
sarà
concessa
dallo
stesso
Maestro
ed
insieme
dal
Cardinale
Vicario
o
dal
suo
Vicegerente
,
premesso
però
,
come
sopra
si
disse
,
il
Nulla
osta
col
nome
del
Censore
.
Solo
in
circo
stanze
straordinarie
e
rarissimamente
si
potrà
,
a
prudente
arbitrio
del
Vescovo
,
omettere
la
menzione
del
Censore
.
Agli
autori
non
si
farà
mai
conoscere
il
nome
del
Censore
,
prima
che
questi
abbia
dato
giudizio
favorevole
:
affinché
il
Censore
stesso
non
abbia
a
patir
molestia
o
mentre
esamina
lo
scritto
o
in
caso
che
ne
disapprovi
la
stampa
.
Mai
non
si
sceglieranno
Censori
dagli
Ordini
religiosi
,
senza
prima
averne
secretamente
il
parere
del
Superiore
provinciale
,
o
,
se
si
tratta
di
Roma
,
del
Generale
:
questi
poi
dovranno
secondo
coscienza
attestare
dei
costumi
,
della
scienza
e
della
integrità
della
dottrina
dell
'
eligendo
.
Ammoniamo
i
Superiori
religiosi
del
gravissimo
dovere
che
essi
hanno
di
mai
non
permettere
che
alcun
che
si
pubblici
dai
loro
sudditi
senza
la
previa
facoltà
loro
e
dell
'
Ordinario
diocesano
.
Per
ultimo
affermiamo
e
dichiariamo
che
il
titolo
di
Censore
,
di
cui
taluno
sia
insignito
,
non
ha
verun
valore
né
mai
si
potrà
arrecare
come
argomento
per
dar
credito
alle
private
opinioni
del
medesimo
.
Detto
ciò
generalmente
,
nominatamente
ordiniamo
una
osservanza
più
diligente
di
quanto
si
prescrive
nell
'
articolo
XLII
della
citata
Costituzione
"
Officiorum
"
,
cioè
:
"
È
vietato
ai
sacerdoti
secolari
,
senza
previo
permesso
dell
'
Ordinario
,
prendere
la
direzione
di
giornali
o
di
periodici
"
.
Del
quale
permesso
,
dopo
ammonitone
,
sarà
privato
chiunque
ne
facesse
mal
uso
.
Circa
quei
sacerdoti
,
che
hanno
titoli
di
corrispondenti
o
collaboratori
,
poiché
avviene
non
raramente
che
pubblichino
,
nei
giornali
o
periodici
,
scritti
infetti
di
modernismo
,
vedano
i
Vescovi
che
ciò
non
avvenga
;
e
se
avvenisse
,
ammoniscano
e
diano
proibizione
di
scrivere
.
Lo
stesso
con
ogni
autorità
ammoniamo
che
facciano
i
Superiori
degli
Ordini
religiosi
:
i
quali
se
si
mostrassero
in
ciò
trascurati
,
provvedano
i
Vescovi
,
con
autorità
delegata
dal
Sommo
Pontefice
.
I
giornali
e
periodici
pubblicati
dai
cattolici
abbiano
,
per
quanto
sia
possibile
,
un
Censore
determinato
.
Sara
obbligo
di
questo
leggere
opportunamente
i
singoli
fogli
o
fascicoli
,
dopo
già
pubblicati
:
se
cosa
alcuna
troverà
di
pericoloso
,
ordinerà
che
sia
corretto
quanto
prima
.
Lo
stesso
diritto
avrà
il
Vescovo
,
anche
in
caso
che
il
Censore
non
abbia
reclamato
.
V
.
Ricordammo
già
sopra
i
congressi
e
i
pubblici
convegni
come
quelli
nei
quali
i
modernisti
si
adoprano
di
propalare
e
propagare
le
loro
opinioni
.
I
Vescovi
non
permetteranno
più
in
avvenire
,
se
non
in
casi
rarissimi
,
i
congressi
di
sacerdoti
.
Se
avverrà
che
li
permettano
,
lo
faranno
solo
a
questa
condizione
:
che
non
vi
si
trattino
cose
di
pertinenza
dei
Vescovi
o
della
Sede
Apostolica
,
non
vi
si
facciano
proposte
o
postulati
che
implichino
usurpazione
della
sacra
potestà
,
non
vi
si
faccia
affatto
menzione
di
quanto
sa
di
modernismo
,
di
presbiterianismo
,
di
laicismo
.
A
tali
convegni
,
che
dovranno
solo
permettersi
volta
per
volta
e
per
iscritto
o
in
tempo
opportuno
,
non
potrà
intervenire
sacerdote
alcuno
di
altra
diocesi
,
se
non
porti
commendatizie
del
proprio
Vescovo
.
A
tutti
i
sacerdoti
poi
non
passi
mai
di
mente
ciò
che
Leone
XIII
raccomandava
con
parole
gravissime
(
Lett
.
Enc
.
"
Nobilissima
Gallorum
"
,
10
febbraio
1884
)
:
"
Sia
intangibile
presso
i
sacerdoti
l
'
autorità
dei
propri
Vescovi
;
si
persuadano
che
il
ministero
sacerdotale
,
se
non
si
eserciti
sotto
la
direzione
del
Vescovo
,
non
sarà
né
santo
,
né
molto
utile
,
né
rispettabile
"
.
VI
.
Ma
che
gioveranno
,
o
Venerabili
Fratelli
,
i
Nostri
comandi
e
le
Nostre
prescrizioni
,
se
non
si
osservino
a
dovere
e
con
fermezza
?
Perché
questo
si
ottenga
,
Ci
è
parso
espediente
estendere
a
tutte
le
diocesi
ciò
che
i
Vescovi
dell
'
Umbria
(
Atti
del
Congr
.
dei
Vescovi
dell
'
Umbria
,
nov
.
1849
,
tit
.
II
,
art
.
6
)
,
molti
anni
or
sono
,
con
savissimo
consiglio
stabilirono
per
le
loro
:
"
Ad
estirpare
-
così
essi
-
gli
errori
già
diffusi
e
ad
impedire
che
più
oltre
si
diffondano
o
che
esistano
tuttavia
maestri
di
empietà
,
pei
quali
si
perpetuino
i
perniciosi
effetti
originati
da
tale
diffusione
,
il
sacro
Congresso
,
seguendo
gli
esempi
di
San
Carlo
Borromeo
,
stabilisce
che
in
ogni
diocesi
si
istituisca
un
Consiglio
di
uomini
commendevoli
dei
due
cleri
,
a
cui
spetti
il
vigilare
se
e
con
quali
arti
i
nuovi
errori
si
dilatino
o
si
propaghino
,
e
farne
avvertito
il
Vescovo
perché
di
concorde
avviso
prenda
rimedi
con
cui
il
male
si
estingua
fin
dal
principio
e
non
si
spanda
di
vantaggio
a
rovina
delle
anime
,
e
,
ciò
che
è
peggio
,
si
afforzi
e
cresca
"
.
Stabiliamo
adunque
che
un
siffatto
Consiglio
,
che
si
chiamerà
di
vigilanza
,
si
istituisca
quanto
prima
in
tutte
le
diocesi
.
I
membri
di
esso
si
sceglieranno
colle
stesse
norme
già
prescritte
pei
Censori
dei
libri
.
Ogni
due
mesi
,
in
un
giorno
determinato
,
si
raccoglierà
in
presenza
del
Vescovo
:
le
cose
trattate
o
stabilite
saranno
sottoposte
a
legge
di
secreto
.
I
doveri
degli
appartenenti
al
Consiglio
saranno
i
seguenti
:
Scrutino
con
attenzione
gl
'
indizi
di
modernismo
tanto
nei
libri
che
nell
'
insegnamento
;
con
prudenza
,
prontezza
ed
efficacia
stabiliscano
quanto
è
d
'
uopo
per
la
incolumità
del
clero
e
della
gioventù
.
Combattano
le
novità
di
parole
,
e
rammentino
gli
ammonimenti
di
Leone
XIII
(
S
.
C
.
AA
.
EE
.
SS
.
,
27
gennaio
1901
)
:
"
Non
si
potrebbe
approvare
nelle
pubblicazioni
cattoliche
un
linguaggio
che
ispirandosi
a
malsana
novità
sembrasse
deridere
la
pietà
dei
fedeli
ed
accennasse
a
nuovi
orientamenti
della
vita
cristiana
,
a
nuove
direzioni
della
Chiesa
,
a
nuove
ispirazioni
dell
'
anima
moderna
,
a
nuova
vocazione
del
clero
,
a
nuova
civiltà
cristiana
"
.
Tutto
questo
non
si
sopporti
così
nei
libri
come
dalle
cattedre
.
Non
trascurino
i
libri
nei
quali
si
tratti
o
delle
pie
tradizioni
di
ciascun
luogo
o
delle
sacre
Reliquie
.
Non
per
mettano
che
tali
questioni
si
agitino
nei
giornali
o
in
periodici
destinati
a
fomentare
la
pietà
,
né
con
espressioni
che
sappiano
di
ludibrio
o
di
disprezzo
né
con
affermazioni
risolute
specialmente
,
come
il
più
delle
volte
accade
,
quando
ciò
che
si
afferma
o
non
passa
i
termini
della
probabilità
o
si
basa
su
pregiudicate
opinioni
.
Circa
le
sacre
Reliquie
si
abbiano
queste
norme
.
Se
i
Ve
scovi
i
quali
sono
soli
giudici
in
questa
materia
,
conoscano
con
certezza
che
una
reliquia
sia
falsa
,
la
toglieranno
senz
'
altro
dal
culto
dei
fedeli
...
Se
le
autentiche
di
una
Reliquia
qualsiasi
,
o
pei
civili
rivolgimenti
o
in
altra
guisa
siensi
smarrite
,
non
si
esponga
alla
pubblica
venerazione
,
se
prima
il
Vescovo
non
ne
abbia
fatta
ricognizione
.
L
'
argomento
di
prescrizione
o
di
fondata
presunzione
allora
solo
avrà
valore
quando
il
culto
sia
commendevole
per
antichità
:
il
che
risponde
al
decreto
emanato
nel
1896
dalla
Congregazione
delle
Indulgenze
e
sacre
Reliquie
,
in
questi
termini
:
"
Le
Reliquie
antiche
sono
da
conservarsi
nella
venerazione
che
finora
ebbero
,
se
pure
in
casi
particolari
non
si
abbiano
argomenti
certi
che
sono
false
o
supposte
"
.
Nel
portar
poi
giudizio
delle
pie
tradizioni
si
tenga
sempre
presente
,
che
la
Chiesa
in
questa
materia
fa
uso
di
tanta
prudenza
,
da
non
permettere
che
tali
tradizioni
si
raccontino
nei
libri
,
se
non
con
grandi
cautele
e
premessa
la
dichiarazione
prescritta
da
Urbano
VIII
:
il
che
pure
adempiuto
,
non
perciò
ammette
la
verità
del
fatto
,
ma
solo
non
proibisce
che
si
creda
,
ove
a
farlo
non
manchino
argomenti
umani
.
Così
appunto
la
sacra
Congregazione
dei
Riti
dichiarava
fin
da
trent
'
anni
addietro
(
Decreto
2
maggio
1877
)
:
"
Siffatte
apparizioni
o
rivelazioni
non
furono
né
approvate
né
condannate
dalla
Sede
Apostolica
,
ma
solo
passate
come
da
piamente
credersi
con
sola
fede
umana
,
conforme
alla
tradizione
di
cui
godono
,
confermata
pure
da
idonei
testimoni
e
documenti
"
.
Niun
timore
può
ammettere
chi
a
questa
regola
si
tenga
.
Imperocché
il
culto
di
qualsivoglia
apparizione
,
in
quanto
riguarda
il
fatto
stesso
e
dicesi
relativo
,
ha
sempre
implicita
la
condizione
della
verità
del
fatto
:
in
quanto
poi
è
assoluto
,
si
fonda
sempre
nella
verità
,
giacché
si
dirige
alle
persone
stesse
dei
santi
che
si
onorano
.
Lo
stesso
vale
delle
Reliquie
.
Commettiamo
infine
al
Consiglio
di
vigilanza
,
di
tener
d
'
occhio
assiduamente
e
diligentemente
gl
'
istituti
sociali
come
pure
gli
scritti
di
questioni
sociali
affinché
nulla
vi
si
celi
di
modernismo
,
ma
ottemperino
alle
prescrizioni
dei
Romani
Pontefici
.
VII
.
Le
cose
fin
qui
stabilite
affinché
non
vadano
in
dimenticanza
,
vogliamo
ed
ordiniamo
che
i
Vescovi
di
ciascuna
diocesi
,
trascorso
un
anno
dalla
pubblicazione
delle
presenti
Lettere
,
e
poscia
ogni
triennio
,
con
diligente
e
giurata
esposizione
riferiscano
alla
Sede
Apostolica
intorno
a
quanto
si
prescrive
in
esse
,
e
sulle
dottrine
che
corrono
in
mezzo
al
clero
e
soprattutto
nei
Seminari
ed
altri
istituti
cattolici
,
non
eccettuati
quelli
che
pur
sono
esenti
dall
'
autorità
dell
'
Ordinario
.
Lo
stesso
imponiamo
ai
Superiori
generali
degli
Ordini
religiosi
a
riguardo
dei
loro
dipendenti
.
Queste
cose
,
o
Venerabili
Fratelli
,
abbiam
creduto
di
scrivervi
per
salute
di
ogni
credente
.
I
nemici
della
Chiesa
certamente
ne
abuseranno
per
ribadire
la
vecchia
accusa
,
per
cui
siamo
fatti
passare
come
avversi
alla
scienza
ed
al
progresso
della
civiltà
.
A
tali
accuse
,
che
trovano
smentita
in
ogni
pagina
della
storia
della
Chiesa
,
alfine
di
opporre
alcun
che
di
nuovo
,
è
Nostro
consiglio
di
accordare
ogni
favore
e
protezione
ad
un
nuovo
Istituto
,
da
cui
,
coll
'
aiuto
di
quanti
fra
i
cattolici
sono
più
insigni
per
fama
di
sapienza
,
ogni
fatta
di
scienza
e
di
erudizione
,
sotto
la
guida
ed
il
magistero
della
cattolica
verità
,
sia
promossa
.
Assecondi
Iddio
i
Nostri
disegni
e
Ci
prestino
aiuto
quanti
di
vero
amore
amano
la
Chiesa
di
Gesù
Cristo
.
Ma
di
ciò
in
altra
opportunità
.
A
Voi
intanto
,
o
Venerabili
Fratelli
,
nella
cui
opera
e
zelo
sommamente
confidiamo
,
imploriamo
di
tutto
cuore
la
pienezza
dei
lumi
Celesti
,
affinché
in
tanto
periglio
delle
anime
per
gli
errori
che
da
ogni
banda
s
'
infiltrano
,
scorgiate
quel
che
far
vi
convenga
;
e
con
ogni
ardore
e
fortezza
lo
eseguiate
.
Vi
assista
colla
Sua
virtù
Gesù
Cristo
autore
e
consumatore
della
nostra
fede
;
vi
assista
coll
'
intercessione
e
coll
'
aiuto
la
Vergine
Immacolata
profligatrice
di
tutte
le
eresie
.
E
Noi
,
come
pegno
della
Nostra
carità
e
delle
divine
consolazioni
fra
tante
contrarietà
,
impartiamo
con
ogni
affetto
a
voi
,
al
vostro
clero
ed
ai
vostri
fedeli
l
'
Apostolica
Benedizione
.
Dato
a
Roma
,
presso
San
Pietro
,
il
giorno
8
settembre
1907
,
nell
'
anno
V
del
Nostro
Pontificato
.
PIO
PP
.
X
.