Saggistica ,
Parole
non
inutili
...
proverbio
trito
....
chi
fonda
in
sul
popolo
fonda
in
sul
fango
.
MACHIAVELLI
,
Il
Principe
,
Cap
.
IX
.
Era
il
1°
agosto
1876
,
quando
il
periodico
letterario
la
Vita
Nuova
pubblicò
un
saggio
degli
studii
da
me
fatti
intorno
alla
plebe
di
Milano
.
Per
ben
due
anni
m
'
ero
infognato
dove
poteva
meglio
vederla
,
osservarla
,
senza
destare
alcun
sospetto
,
che
mi
togliesse
il
modo
di
studiarla
nella
sua
piena
libertà
.
Diciamolo
tosto
:
la
plebe
è
sospettosissima
di
quanti
vestono
abiti
di
panno
.
Forse
non
ha
tutti
i
torti
.
Ma
lasciamola
lì
.
Avevo
visitate
bettole
,
stamberghe
,
scuole
di
ballo
,
locande
;
e
tutti
i
vizii
e
tutti
i
peccati
veniali
e
mortali
m
'
erano
passati
innanzi
in
tutta
la
loro
sfacciata
bruttezza
.
È
dovere
però
confessare
che
ho
vedute
ancora
miserie
tormentose
,
dolori
quasi
insopportabili
,
abnegazioni
deplorevoli
,
audacie
formidabili
,
sdegni
spaventosi
,
rassegnazioni
ammirande
.
Perle
nel
fango
.
La
plebe
è
corrotta
.
Sicuramente
:
essa
riflette
la
corruzione
delle
classi
così
dette
elevate
,
come
nell
'
immobile
specchio
di
un
'
acqua
stagnante
si
riflettono
gli
alberi
che
intorno
ad
essa
stanno
.
I
popoli
,
cito
l
'
autorità
di
Petruccelli
della
Gattina
,
non
hanno
sentimenti
bassi
,
se
non
quando
si
elevano
alla
borghesia
.
La
plebe
collettiva
ha
sempre
sentimenti
nobili
,
perché
partono
dal
cuore
,
perchè
sono
istinto
.
La
plebe
,
si
potrebbe
dire
mercantilmente
,
è
corrotta
per
conto
terzi
.
E
allora
che
volete
pretendere
dalla
plebe
?
Avete
ragione
di
chiamarla
la
pellagra
sociale
.
"
Si
,
signori
,
vi
dirà
Cesare
Correnti
,
avete
detto
bene
:
la
plebe
è
la
pellagra
sociale
.
"
Chi
mangia
male
e
irregolarmente
,
chi
respira
il
tifo
e
la
colpa
nelle
locande
si
guasta
il
sangue
e
le
idee
.
Effetti
della
segale
cornuta
sul
temperamento
sanguigno
e
dei
sofismi
cornuti
,
commentati
dalla
pancia
vuota
su
una
testa
vuota
.
"
Et
ne
nos
inducas
in
tentationem
.
"
Se
preghiamo
Dio
di
non
metterci
a
male
prove
,
con
quanta
maggiore
logica
non
diremo
noi
alla
società
:
Non
fabbricare
colle
tentazioni
gli
oziosi
,
le
prostitute
,
i
malandrini
Parole
sante
,
che
è
un
peccato
non
averle
pubblicate
prima
d
'
ora
.
Del
resto
la
plebe
di
quel
tempo
non
è
più
la
plebe
de
'
giorni
nostri
.
Gran
parte
è
sparita
dalla
scena
del
mondo
.
La
media
della
vita
de
'
disgraziati
plebei
è
breve
:
gli
stenti
ne
affrettano
la
morte
.
Inoltre
dal
1876
in
poi
la
plebe
milanese
è
diventata
una
tutt
'
altra
cosa
.
I
ladri
sono
stati
soppiantati
dai
truffatori
,
l
'
astuzia
ha
preso
il
posto
del
coraggio
.
Questo
cambiamento
d
'
industria
ha
imposto
un
mutamento
d
'
abitudini
.
E
poi
molti
di
questi
disgraziati
hanno
lasciato
Milano
;
parecchi
hanno
messo
giudizio
qualcun
s
'
è
perfino
ammogliato
ed
è
diventato
un
discreto
padre
di
famiglia
.
-
G
'
hoo
la
donna
,
adess
besogna
che
faga
giudizi
.
-
Bravo
,
bravo
:
n
'
era
tempo
.
Per
vero
dire
anche
la
società
dal
canto
suo
ha
procurato
di
trasformare
i
plebei
,
infatti
ha
eretto
dalle
fondamenta
quel
grande
rifugio
che
è
il
carcere
cellulare
,
e
con
zelo
di
carità
ha
trovato
quell
'
espediente
purgativo
del
domicilio
coatto
.
In
Italia
si
spende
poco
per
le
scuole
,
ma
non
si
bada
a
buttare
il
denaro
quando
si
tratta
di
costrurre
un
carcere
cellulare
...
modello
;
ovvero
a
stipendiare
custodi
,
guardiecarcerarie
,
agenti
di
pubblica
sicurezza
;
infine
per
la
pura
verità
si
pensa
poco
a
prevenire
,
ma
in
quella
vece
si
pensa
molto
a
reprimere
.
Eppure
con
un
po
'
di
carità
si
potrebbero
disarmare
tanti
odii
,
ammansare
tante
ire
,
cancellare
tanti
rancori
tra
classe
e
classe
di
cittadini
,
risuscitare
un
poco
di
affetto
,
ravvivare
de
'
buoni
sentimenti
nascosti
giù
de
'
precordii
tra
la
zavorra
.
Ma
chi
se
ne
occupa
?
Se
ne
occupano
i
preti
e
i
filantropi
dottrinarii
,
Carità
pretensiosa
,
arida
,
infeconda
.
La
plebe
s
'
è
trasformata
di
tendenze
e
di
costumi
:
l
'
odio
verso
le
classi
elevate
è
però
rimasto
lo
stesso
.
Ecco
perchè
gli
studi
da
me
fatti
nel
1876
sulla
plebe
di
Milano
possono
oggi
riveder
la
luce
,
e
corretti
,
e
compiuti
,
cattivarsi
la
curiosità
e
forse
il
giudizio
benevolo
del
cortese
lettore
.
La
sostanza
è
la
stessa
,
gli
accidenti
sono
mutati
,
epperò
ho
dovuto
mutare
la
forma
del
mio
lavoro
.
Ma
siccome
le
durezze
della
miseria
per
la
povera
plebe
sono
oggi
ancora
quello
ch
'
erano
allora
,
così
possiamo
dire
essere
questi
studii
nuovi
...
nuovi
per
la
società
disattenta
e
negligente
.
Altri
ci
ha
seguiti
in
questa
strada
analitica
e
s
'
è
dato
due
anni
più
tardi
a
ripetere
i
nostri
gridi
d
'
allarme
,
collo
stesso
frutto
che
abbiamo
ottenuto
,
allorquando
per
la
prima
volta
li
abbiamo
messi
noi
.
Voglia
la
sorte
che
quando
la
Società
sarà
disposta
ad
ascoltare
i
lamenti
della
plebe
e
ad
esaudirne
i
desiderii
,
la
società
non
abbia
a
dover
riconoscere
quanto
sia
vera
la
sentenza
del
Machiavelli
,
e
cioè
che
"
venendo
con
i
tempi
avversi
le
necessità
,
tu
non
sei
a
tempo
al
male
,
ed
il
bene
che
tu
fai
non
ti
giova
,
perchè
è
giudicato
forzato
,
e
non
se
ne
è
saputo
grado
alcuno
.
"
Noi
facciamo
il
dover
nostro
e
ripetiamo
il
nostro
grido
;
e
se
mai
troppo
affiocata
fosse
la
nostra
voce
,
gioviamoci
di
quella
potentissima
di
Victor
Hugo
che
per
la
Francia
potrebbe
essere
stata
profetica
:
"
Messieurs
,
songez
-
y
,
c
'
est
l
'
anarchie
qui
ouvre
les
abimes
,
mais
c
'
est
la
misère
qui
les
creuse
.
"
Fondacci
L
'
ignoto
è
uno
stimolo
potente
per
l
'
attività
dell
'
uomo
.
Scoprire
!
ecco
il
gran
premio
per
molti
generosi
,
i
quali
affrontano
pericoli
e
disagi
d
'
ogni
fatta
pur
di
rinvenire
ciò
,
che
i
più
neglessero
o
quello
che
alcuni
inutilmente
cercarono
;
e
questo
premio
sembra
ad
essi
tanto
maggiore
,
quanto
la
cosa
scoperta
riesce
più
dissimile
dalle
cose
già
note
,
o
quanto
più
strani
furono
i
mezzi
adoperati
e
le
vie
tenute
per
giungere
a
trovarla
.
Poichè
a
tutto
quello
che
è
strano
e
disforme
dal
proprio
modo
di
vivere
l
'
uomo
presta
il
suo
omaggio
di
ammirazione
,
il
suo
culto
,
e
gli
porge
largo
tributo
di
"
oh
!
"
e
di
"
ah
!
"
.
Le
relazioni
intorno
ai
Papuas
della
nuova
Guinea
dateci
da
Odoardo
Beccari
,
destarono
meraviglia
ed
interesse
vivissimo
in
chi
ebbe
la
fortuna
di
leggerle
;
eppure
con
quegli
ottimi
Papuas
abbiamo
si
scarsi
rapporti
,
che
se
non
fosse
pel
Beccari
,
quasi
non
ci
daremmo
per
intesi
della
loro
esistenza
.
E
quanta
curiosità
non
attrassero
i
due
Akka
che
dal
Miani
furono
destinati
a
rappresentanti
dei
loro
simili
presso
gl
'
Italianì
?
E
infine
per
pochi
mesi
gli
eroi
della
curiosità
pubblica
non
sono
stati
forse
gli
Esquimesi
visitati
da
Giulio
Payer
e
da
Carlo
Weiprecht
?
E
questi
non
furono
forse
eclissati
dal
prof
.
Nordenskjold
e
dal
tenente
Bove
?
E
non
attrassero
poi
l
'
attenzione
dell
'
universale
i
Tunisini
visitati
dal
marchese
Antinori
e
dal
barone
Castelnuovo
?
E
l
'
ammirazione
di
costoro
non
venne
distratta
dalla
narrazione
de
'
viaggi
e
delle
drammatiche
avventure
del
capitano
Cecchi
?
Alcuni
però
s
'
accontentano
di
cercare
e
di
conoscere
cose
assai
più
vicine
e
più
ovvie
,
è
però
leggono
con
soddisfatta
attenzione
le
Escursioni
nei
quartieri
poveri
di
Londra
;
di
L
.
Simonin
,
Les
Ordures
de
Paris
di
Flévy
d
'
Urville
;
Paris
di
Maxime
du
Camp
;
Les
classes
dangereuses
de
la
popolation
dans
les
grandes
villes
dei
Frégier
;
Les
populations
dangereuses
et
les
misères
sociales
di
Paul
Cère
;
Le
sublime
di
Denis
Poulot
;
Intemperance
et
misère
di
J
.
Le
Fort
;
La
Société
et
les
moeurs
allemands
dal
Tissot
;
La
misère
di
J
.
Siegfried
.
Riguardo
ad
ignoranza
e
ad
abbiettezza
la
feccia
plebea
di
qualsiasi
grande
città
può
dare
dei
punti
ai
Papuas
,
agli
Akka
ed
agli
Esquimesi
.
E
la
marmaglia
pullula
e
brulica
in
ogni
grande
città
,
eppure
gli
onesti
cittadini
non
la
curano
,
perchè
non
la
vedono
quasi
mai
,
e
appena
ne
ricordano
talvolta
con
disprezzo
il
nome
.
Di
giorno
essa
appare
di
rado
;
sfogna
per
lo
più
di
notte
,
appare
quando
per
insoliti
avvenimenti
,
il
-
principio
d
'
autorità
viene
fortemente
scosso
da
una
delle
classi
superiori
della
popolazione
,
che
insofferente
dal
giogo
che
porta
,
levasi
contro
la
classe
avversaria
,
ne
calpesta
le
istituzioni
e
ne
crea
di
nuove
,
se
la
fortuna
le
dà
il
trionfo
nella
terribile
lotta
.
La
marmaglia
vive
alla
luce
del
sole
,
quanto
dura
cotesta
lotta
e
talvolta
vi
prende
parte
,
sempre
però
a
favore
della
classe
oppressa
o
ribelle
.
Ma
in
tutte
le
città
d
'
Italia
e
specialmente
in
Milano
,
quando
la
lotta
s
'
impegnò
tra
cittadini
e
stranieri
,
è
dovere
il
dirlo
,
la
marmaglia
si
fece
massacrare
a
nome
del
principio
nazionale
,
ch
'
essa
non
poteva
comprendere
e
dal
trionfo
del
quale
non
poteva
sperare
alcun
vantaggio
.
Perocchè
la
smania
di
far
bottino
non
era
ragion
sufficiente
per
ispronare
i
plebei
a
esporre
la
vita
loro
a
gravissimo
pericolo
;
tanto
più
che
a
cagion
d
'
esempio
,
nella
Rivoluzione
del
1848
,
mentre
più
ferveva
la
lotta
,
non
si
ebbero
a
lamentare
ruberie
e
la
plebe
fece
meravigliare
le
classi
più
elevate
colla
sua
severità
verso
chi
aveva
formato
disegno
di
violare
il
diritto
di
proprietà
.
Forse
la
feccia
era
sostenuta
in
quegli
istanti
supremi
da
un
desiderio
vago
e
indistinto
di
un
migliore
avvenire
,
o
forse
pensava
che
dalla
redenzione
nazionale
potesse
derivare
la
redenzione
individuale
,
e
che
rompendola
colle
vecchie
tradizioni
ancor
essa
potesse
mettersi
per
una
via
conducente
a
non
deplorevole
meta
.
Fors
'
anche
la
lusingava
la
speranza
d
'
un
po
'
di
gratitudine
da
parte
de
'
suoi
connazionali
,
i
quali
avrebbero
posto
in
oblio
le
passate
colpe
per
non
ricordarsi
se
non
dei
servigi
dalla
povera
plebe
resi
alla
patria
.
Ma
comunque
ciò
sia
avvenuto
ed
avvenga
,
è
certo
che
la
plebe
non
partecipa
alla
politica
,
che
durante
gl
'
interregni
e
la
sua
esistenza
pubblica
dura
dalla
caduta
d
'
un
governo
alla
proclamazione
d
'
un
altro
.
Ed
in
quel
frattempo
e
nobiltà
,
e
borghesia
e
popolo
comprendono
il
loro
torto
nell
'
aver
dimenticata
questa
massa
abbastanza
ingente
,
cui
in
quel
punto
temono
soverchiamente
,
perchè
non
conoscono
e
perciò
ne
esagerano
la
tristizie
e
la
potenza
.
Dissi
che
anche
il
popolo
la
teme
,
perchè
nulla
ha
di
comune
con
questa
turba
;
alla
quale
non
potendo
applicare
il
nome
storico
di
plebe
,
daremmo
di
preferenza
quello
di
feccia
,
quantunque
gli
uomini
delle
classi
superiori
con
carità
fraterna
abbiano
trovato
moltissimi
altri
nomi
per
indicarla
,
quali
,
per
citare
i
più
conosciuti
:
maraglia
,
plebaglia
,
popolazzo
,
popolaglia
,
gentaglia
,
bordaglia
,
bruzzaglia
,
canaglia
,
e
via
dicendo
.
Essa
però
non
è
un
triste
privilegio
dei
tempi
nostri
,
ma
un
fenomeno
di
tutti
i
tempi
,
ed
ebbe
sempre
le
stesse
tendenze
le
stesse
passioni
,
la
stessa
natura
.
Tra
la
Suburra
e
la
Villette
e
Ménilmontant
tra
White
-
Chapel
e
la
via
Varese
o
la
via
Legnano
,
o
lo
stretta
Calusca
,
o
il
vicolo
della
Corde
,
nessuna
differenza
ci
corre
.
E
questa
turba
fu
pure
in
ogni
tempo
spregiata
,
giacchè
Sallustio
ve
la
dirà
cupida
sempre
di
nuove
cose
,
e
Machiavelli
per
natura
pronta
a
rallegrarsi
del
male
.
Milano
ha
del
pari
che
tutte
l
'
altre
città
la
sua
feccia
,
la
quale
,
come
ripeto
,
ha
nulla
di
comune
coll
'
ottimo
popolo
operaio
,
che
massime
in
questi
ultimi
tempi
,
è
diventato
massaio
e
previdente
ed
ama
l
'
istruzione
ed
il
lavoro
.
Nè
si
creda
che
questa
genia
sia
composta
di
soli
Milanesi
;
questi
anzi
vi
sono
in
minor
numero
di
quel
che
non
si
creda
,
giacchè
a
formarla
concorrono
tutte
le
città
minori
e
i
villaggi
di
Lombardia
,
che
mandano
a
noi
tutti
i
loro
rifiuti
.
Cosa
questa
non
nuova
,
chè
la
plebe
di
Roma
era
pur
essa
composta
di
gente
venuta
dal
di
fuori
della
città
.
E
Tacito
,
nauseato
dalla
corruzione
della
Roma
de
'
suoi
tempi
,
ne
svela
la
cagione
dicendo
che
in
Roma
"
omnia
turpia
atque
scelesta
confluunt
celebranturque
"
il
che
può
ripetersi
a
buon
diritto
per
la
nostra
Milano
.
In
Parigi
eziandio
,
la
plebe
è
formata
non
solo
dei
déclassés
della
grande
metropoli
,
ma
per
la
maggior
parte
,
dei
provinciali
,
il
qual
fatto
era
già
satato
accennato
da
Jacque
Sanguin
,
prevosto
dei
mercanti
nel
1592
sotto
Enrico
IV
.
"
La
bonne
ville
de
Paris
renferme
deux
populations
bien
dissemblables
et
d
'
esprit
et
de
coeur
.
Le
vrai
populaire
,
né
et
élevé
à
Paris
,
est
le
plus
laborieux
du
monde
,
voire
le
plus
intelligent
;
mais
l
'
autre
est
le
rebut
de
toute
la
France
.
Chaque
ville
des
provinces
a
so
égout
,
qui
amène
ses
impuretés
a
Paris
"
.
Fisionomia
della
plebe
ai
Milano
.
Milano
è
il
gran
mondezzaio
della
Lombardia
,
la
sua
feccia
che
in
sostanza
è
eguale
a
quella
d
'
ogni
altra
città
,
ha
però
note
caratteristiche
del
tutto
speciali
,
le
quali
ci
possono
rendere
più
agevole
il
modo
di
definirla
,
purchè
,
ottimo
lettore
,
tu
non
cerchi
nella
definizione
che
ti
verrà
posta
innanzi
nè
il
genere
prossimo
,
nè
l
'
ultima
differenza
.
Dev
'
essere
una
bella
definizione
davvero
!
Vagabondi
,
giuntatori
,
paltonieri
,
guidoni
,
pitocchi
,
si
mescolano
insieme
a
comporre
la
falange
plebea
.
Il
plebeo
non
vive
in
famiglia
;
esso
ne
trova
o
ne
improvvisa
una
dovunque
,
sulla
piazza
come
nell
'
ospitale
,
nel
postribolo
come
nel
carcere
.
Non
curante
del
domani
,
non
ha
una
stabile
ed
onesta
occupazione
;
dalla
colpa
trae
miseramente
i
mezzi
di
sussistenza
;
il
caso
gli
fornisce
il
vestito
,
e
perciò
quando
la
feccia
sbuca
in
folla
da
'
suoi
covili
la
si
vede
vestita
delle
foggie
più
svariate
e
bizzarre
.
Berretti
e
cappelli
,
abiti
di
panno
logori
e
smunti
,
fusciacche
di
frustagno
,
calzoni
d
'
ogni
taglio
e
d
'
ogni
colore
,
scarpe
e
brodequins
si
vedono
appaiati
in
istrana
mostra
,
offrendo
anche
al
più
superficiale
osservatore
tutti
gli
elementi
per
tessere
una
storia
delle
foggie
d
'
abiti
in
uso
da
dieci
anni
in
poi
presso
la
cittadinanza
,
di
cui
quella
moltitudine
è
parte
ed
alla
quale
essa
in
modo
onesto
od
inonesto
li
ebbe
.
Piccole
stelle
o
buccolette
azzurrine
agli
orechi
,
anelli
in
dito
,
al
collo
foulards
dai
colori
smaglianti
,
ecco
gli
ornamenti
ricercati
dagli
uomini
del
nostro
volgo
.
Le
donne
vestono
pur
troppo
con
apparente
lusso
;
ma
i
lembi
sfilacciati
delle
loro
seriche
gonnelle
segnano
la
distinzione
tra
queste
miserabili
e
le
vere
signore
.
Gli
uomini
sono
magri
e
snelli
,
piuttosto
sparuti
;
la
loro
pelle
ha
un
colorito
terreo
;
hanno
gli
occhi
lustri
,
mobilissimi
ed
investigatori
,
ossa
zigomatiche
assai
sporgenti
,
bocca
atteggiata
al
sarcasmo
ed
all
'
insulto
,
ritengono
nel
sembiante
un
non
so
che
di
provocante
e
insieme
di
spaurito
,
che
rivela
la
condizione
loro
di
dover
sempre
camminare
per
quell
'
angusto
e
pericoloso
sentiero
che
separa
il
delitto
dalla
punizione
.
Dove
abitano
,
come
vivono
e
come
parlano
questi
miserabili
vedremo
in
seguito
.
Osserviamo
finalmente
,
che
se
per
il
suo
sudiciume
la
plebaglia
è
brutta
a
vedersi
,
per
la
sua
selvaggia
rozzezza
è
altrettanto
disgustosa
a
trattarsi
.
Costituisce
una
società
nella
società
,
con
alcune
consuetudini
dagli
interessati
riconosciute
per
leggi
con
lingua
propria
,
con
mestieri
speciali
,
e
con
una
certa
gerarchia
,
di
cui
quelli
che
occupano
gradi
superiori
,
sono
almeno
temuti
se
non
rispettati
od
amati
.
Questi
miserabili
non
hanno
religione
,
sono
schiavi
di
molte
superstizioni
ed
hanno
di
tali
loro
stolte
credenze
,
non
sacerdoti
ma
sacerdotesse
;
essi
hanno
infine
una
importante
caratteristica
,
già
notata
dal
Machiavelli
,
ed
è
che
presi
singolarmente
fanno
schifo
e
ribrezzo
e
veduti
raccolti
in
massa
incutono
spavento
.
Chi
si
mostra
sfegatato
idolatra
della
feccia
,
non
l
'
ha
neppure
vista
da
lunge
.
Gli
aristo
-
democratici
non
l
'
hanno
mai
studiata
dappresso
e
Cassio
la
conosceva
quanto
Marat
,
e
Robespierre
ne
sapeva
quanto
Marco
Bruto
.
Le
illusioni
loro
,
sì
presto
mandate
in
fumo
dalla
plebe
ne
sono
una
prova
.
Sembrami
di
vedere
quel
bravo
giovinotto
di
Cajo
Gracco
attraversare
il
foro
zeppo
dei
partigiani
della
legge
agraria
.
L
'
elegante
figlio
del
patrizio
Sempronio
e
dell
'
unica
ma
ambiziosissima
Cornelia
;
è
appena
uscito
dal
tepidario
,
e
a
stento
può
reggere
al
lezzo
caprino
,
che
esala
dalle
vesti
di
grossa
lana
di
quella
moltitudine
.
Egli
è
costretto
di
portare
alle
nari
la
bulla
piena
di
preziosi
aromi
orientali
,
mentre
ricambia
sorrisi
ed
occhiate
a
destra
e
a
sinistra
,
la
calca
gli
si
pigia
dattorno
e
col
suo
puzzo
l
'
ammorba
,
raccoglie
a
due
mani
la
toga
intento
a
schivare
il
contatto
dei
più
vicini
,
grida
:
«
Popolo
sovrano
,
ti
farò
rendere
giustizia
da
codesti
aristocratici
,
te
lo
promette
Cajo
Gracco
.
Date
il
passo
al
tribuno
della
plebe
.
»
«
Evviva
il
tribuno
!
»
esclama
di
rimando
il
buglione
.
Non
esitiamo
ad
affermare
che
oggidì
avviene
lo
stesso
.
Ma
che
è
oggi
più
scaltra
di
quel
che
non
si
pensi
,
sa
che
quando
un
cittadino
delle
classi
superiori
discende
tra
essa
,
è
segno
che
è
curioso
di
spiarne
la
vita
intima
,
oppure
che
è
bisognoso
dell
'
opera
sua
,
perciò
si
mostra
riottosa
e
diffidente
;
di
modo
che
,
chi
si
cala
ne
'
covili
di
essa
può
a
ragione
credersi
venuto
tra
un
popolo
barbaro
e
selvaggio
,
cento
occhi
gli
sono
tosto
addosso
con
una
certa
espressione
di
tenerezza
,
che
pare
gli
dicano
:
Non
essere
indiscreto
o
ti
facciamo
la
festa
.
Innanzi
di
proceder
oltre
,
conviene
che
qui
riveliamo
il
nome
generico
che
ha
la
plebe
milanese
.
Le
varietà
di
essa
sono
infinite
e
molti
però
sono
i
nomi
che
nel
gergo
o
linguaggio
furbesco
le
si
applicano
,
però
il
nome
generico
,
con
cui
l
'
intiera
classe
designa
chi
le
appartiene
è
quello
di
lôcch
.
Rancidumi
statistici
Ecco
dei
dati
statistici
i
quali
si
possono
dire
archeologici
,
ma
che
non
saranno
per
tornar
utili
per
ragione
di
confronti
.
Portiamoci
col
pensiero
al
1871
.
Le
mura
di
Milano
ricingono
794
ettare
di
terreno
,
su
cui
formicolano
199,009
persone
.
Di
queste
100790
appartengono
al
sesso
mascolino
e
98,219
al
femminino
,
la
quale
prevalenza
fisiologica
dei
maschi
sulle
femmine
venne
anche
,
or
non
ha
molto
,
posta
in
rilievo
dal
dottor
Romolo
Griffini
nella
sua
relazione
sul
Brefotrofio
della
città
nostra
.
Ebbene
,
su
tanta
popolazione
non
possiamo
notare
che
65,365
coniugati
;
il
resto
della
popolazione
si
compone
di
16,735
vedovi
,
ed
horribile
dictu
!
di
116,909
celibi
.
Si
noti
che
un
terzo
della
popolazione
è
manifatturiera
,
un
altro
terzo
è
occupata
in
altri
uffici
,
e
finalmente
l
'
ultimo
terzo
,
dobbiamo
dirlo
?
...
è
senza
professione
.
In
quest
'
ultima
classe
lo
statista
distingue
i
non
poveri
e
di
questi
sono
13,277
i
maschi
e
46,453
le
femmine
e
riduce
i
poveri
senza
professione
a
soli
345
,
di
cui
60
appartengono
al
sesso
forte
e
285
al
sesso
debole
.
E
notisi
che
di
questi
miserabili
22
maschi
e
229
femmine
nacquero
nel
Comune
;
34
maschi
e
55
femmine
nacquero
in
altro
Comune
del
Regno
;
gli
altri
sono
nati
fuori
dello
Stato
.
Questi
dati
statistici
che
desumiamo
dagli
Atti
del
Censimento
1871
pubblicati
dal
nostro
Municipio
c
'
indurrebbero
nell
'
opinione
che
in
Milano
la
miseria
è
una
piccola
magagna
da
non
dar
pensiero
,
ma
pure
tutti
gli
stabilimenti
di
pubblica
e
privata
beneficenza
rigurgitano
d
'
infelici
,
costretti
con
o
senza
loro
colpa
a
giovarsi
di
queste
istituzioni
caritatevoli
chiamate
dai
filantropici
retorici
colla
pomposa
denominazione
di
"
patrimonio
del
povero
.
"
Tra
i
dati
curiosi
non
crediamo
dover
ometterne
alcuni
che
non
sono
senza
relazione
coi
nostri
studi
.
In
Milano
vi
è
maggior
movimento
letterario
che
in
qualsiasi
città
d
'
Italia
,
tant
'
è
che
ben
4000
persone
campan
la
vita
coi
frutti
del
loro
ingegno
,
come
vivano
poi
ve
lo
dicano
i
molti
figli
della
bohème
,
che
discutono
ogni
giorno
,
seriamente
se
debbano
sopprimere
la
colazione
o
il
pranzo
,
e
che
vanno
torturandosi
il
cervello
per
satollarsi
con
esempi
di
abnegazione
e
di
sobrietà
,
non
potendo
nutrire
il
loro
corpaccio
con
qualcosa
di
più
concreto
e
di
più
sostanzioso
.
Vita
poetica
è
quella
della
bohème
!
Ma
come
potrebbe
avvenire
altrimenti
in
una
città
nella
quale
vi
sono
286
mentecatti
,
314
imbecilli
,
453
ciechi
,
migliaia
e
migliaia
d
'
affaristi
,
che
non
leggono
altro
che
il
loro
libro
mastro
e
45,613
individui
che
non
sanno
leggere
nè
scrivere
?
Inoltre
i
5799
individui
che
hanno
dichiarato
nella
scheda
di
censimento
di
saper
soltanto
leggere
è
certo
che
altro
non
leggono
tranne
il
lunario
e
la
cabala
del
lotto
e
questi
per
vero
dire
aumenteranno
di
ben
poco
il
commercio
librario
,
il
che
può
dirsi
ancora
di
moltissimi
indefessi
lettori
di
opere
prese
a
prestito
dagli
amici
e
dai
conoscenti
.
Ma
la
feccia
?
...
E
'
difficile
l
'
affermare
il
numero
preciso
delle
persone
che
la
compongono
.
Dalle
statistiche
ufficiali
questo
non
si
può
rilevare
(
1
)
.
(
1
)
In
questi
studi
mi
sono
giovato
di
statistiche
affatto
private
redatte
diligentemente
e
con
finissimo
criterio
dal
signor
Angelo
Candiani
,
già
comandante
delle
guardie
di
pubblica
sicurezza
al
quale
rendo
le
più
vive
grazie
.
Tributo
pure
cordiali
ringraziamenti
al
già
questore
cav
.
Edoardo
Cossa
e
al
signor
cav
.
Pietro
Fassa
,
già
direttore
delle
carceri
di
Milano
che
mi
procurarono
modo
di
vedere
da
presso
alcune
precipue
fasi
della
vita
plebea
.
Nei
più
bassi
gradi
della
classe
operaia
riscontrasi
qualche
tipo
individuale
che
potrebbe
essere
preso
per
il
trait
d
'
union
fra
il
popolo
e
la
plebe
.
Il
barabba
,
che
è
l
'
operaio
corrotto
,
litigioso
e
beone
,
o
come
altrimenti
il
direbbero
i
toscani
,
sbarazzino
,
può
facilmente
trasformarsi
in
1ôcch;
quindi
la
somma
di
questi
è
un
po
'
incerta
.
Alcuni
la
pretendono
ingente
,
altri
la
riducano
entro
limiti
più
ristretti
,
ma
tanto
i
primi
che
questi
partono
da
criteri
particolari
,
e
perciò
il
loro
giudizio
s
'
allontana
dal
vero
.
Il
lôcch
di
solito
,
nasce
in
un
Brefotrofio
,
passa
l
'
adolescenza
nel
Riformatorio
,
si
sviluppa
e
vive
nel
carcere
e
muore
all
'
ospitale
.
Tra
l
'
uno
e
l
'
altro
stadio
di
vita
passa
i
giorni
nel
postribolo
,
nella
taverna
o
sulla
piazza
.
Dopo
dieci
anni
.
Siamo
nel
1881
e
un
nuovo
censimento
fu
fatto
in
Milano
,
come
in
tutta
Italia
.
La
statistica
,
questa
scrupolosa
analizzatrice
delle
cifre
,
dopo
sei
mesi
dal
giorno
del
censimento
,
non
si
perita
ancora
di
dare
il
suo
responso
e
quasi
per
grazia
vi
permette
sapere
che
entro
le
mura
di
Milano
esiste
una
popolazione
di
fatto
di
214,004
persone
(
e
chi
sa
davvero
quanti
individui
,
non
sono
se
non
persone
o
maschere
nel
significato
latino
del
vocabolo
)
e
che
di
queste
persone
sono
107,075
i
componenti
la
turba
del
sesso
detto
per
ironia
forte
,
mentre
406,929
sono
le
persone
appartenenti
al
sesso
così
detto
gentile
.
Tra
quest
'
ultime
,
nove
su
dieci
sono
proprio
maschere
per
indole
,
per
costume
,
per
educazione
.
E
la
statistica
vi
farà
notare
in
Milano
un
aumento
normale
di
4000
individui
all
'
anno
.
La
popolazione
di
Milano
che
nel
1871
abitava
in
4622
case
,
nel
1881
aumentata
e
statisticamente
riveduta
s
'
annida
in
4689
case
,
e
si
distingue
in
56,934
famiglie
occupanti
56,29
quartieri
o
appartamenti
.
Contansi
poi
1943
individui
che
hanno
dimora
abituale
negli
alberghi
e
nelle
locande
e
al
31
dicembre
dei
1881
ve
n
'
erano
852
che
si
trovavano
in
alberghi
e
locande
ma
solamente
con
dimora
occasionale
.
Se
poi
a
qualcuno
pigliasse
vaghezza
di
sapere
quanti
locali
o
vani
trovansi
nell
'
interno
di
Milano
,
risponderemo
con
una
statistica
particolare
cortesemente
mostrataci
dall
'
assessore
Cambiasi
essere
quelli
252,440
e
di
essi
,
al
31
marzo
1882
erano
vani
realmente
,
perchè
vuoti
,
ben
3459
.
Notiamo
per
incidenza
che
in
quest
'
ultima
cifra
non
sono
compresi
i
locali
di
fresco
fabbricati
e
non
ancora
dichiarati
abitabili
.
In
un
decennio
adunque
la
popolazione
di
Milano
ha
aumentato
di
14995
persone
,
segno
evidente
che
non
è
una
città
che
se
la
dorma
della
grossa
,
come
i
malevoli
tenterebbero
far
credere
.
Milano
vive
vita
febbrilmente
operosa
di
giorno
,
nè
cessa
di
agitarsi
la
notte
.
Il
sesso
forte
non
s
'
accrebbe
che
di
6285
individui
,
mentre
la
volubilità
e
la
grazia
hanno
trovate
ben
8710
nuove
sacerdotesse
.
Intanto
i
116,909
celibi
converrà
ritenerli
116,909
,
finchè
la
statistica
si
compiacerà
di
dirci
l
'
ultimo
oracolo
del
censimento
,
speriamo
che
lo
pronunci
presto
e
soprattutto
che
,
per
l
'
onore
della
riputazione
morale
di
Milano
,
ci
porga
questa
cifra
considerevolmente
diminuita
.
Si
argomenta
già
a
quest
'
ora
che
il
numero
delle
persone
senza
professione
,
grazie
a
certe
distinzioni
che
sì
vogliono
fatte
dalla
Giunta
centrale
di
Statistica
,
sarà
di
gran
lunga
minore
di
quello
che
non
sia
stato
nel
1871
.
Non
potendo
sapere
di
quanto
dal
penultimo
censimento
in
poi
sia
decresciuto
il
numero
dei
ciechi
,
degli
analfabeti
(
i
ciechi
dell
'
intelligenza
)
,
dei
mentecatti
e
degl
'
imbecilli
,
non
osiamo
dire
se
migliorata
siasi
la
condizione
delle
quattromila
persone
che
campano
delle
lettere
,
o
per
dirla
con
una
frase
molto
nota
e
molto
vera
,
col
far
gemere
i
torchii
.
La
feccia
plebea
di
Milano
di
quanti
invidui
adunque
si
compone
?
Non
ci
si
accusi
di
soverchia
pedanteria
,
se
ancora
non
crediamo
di
poter
mettere
fuori
una
cifra
in
proposito
.
La
feccia
sia
poi
di
Milano
o
di
Parigi
o
di
qualsiasi
altra
grande
città
,
offre
difficoltà
grandissime
allo
statista
che
voglia
distinguerla
dal
resto
della
popolazione
,
numerarla
,
classificarla
.
E
perchè
non
crediate
che
questo
sia
un
espediente
qualunque
per
trarmi
d
'
impaccio
,
citerò
a
mia
giustificazione
il
Frégier
,
che
fu
già
capoufficio
alla
Prefettura
della
Senna
ed
egli
vi
dirà
:
«
L
'
Amministrazione
ha
tentato
più
d
'
una
volta
di
conoscere
la
forza
effettiva
della
classe
oziosa
,
errante
e
depravata
,
di
questa
parte
della
popolazione
che
,
a
Parigi
come
nelle
altre
grandi
città
,
forma
il
focolare
di
ciò
che
v
'
è
di
più
abbietto
,
di
più
corrotto
e
di
più
pericoloso
per
la
società
.
I
suoi
sforzi
sono
sempre
stati
infruttuosi
,
chè
essa
non
ha
giammai
potuto
designare
precisamente
gli
elementi
di
questa
classe
mobile
e
misteriosa
;
essa
ha
voluto
dividere
questi
elementi
in
categorie
,
per
conseguire
lo
scopo
che
si
proponeva
;
ma
non
ha
tardato
ad
accorgersi
che
le
più
di
queste
categorie
,
distinte
in
apparenza
,
erano
di
fatto
assolutamente
nulle
.
»
Dal
1810
,
anno
in
cui
il
Frégier
ha
pubblicata
l
'
opera
sua
sulle
classi
pericolose
,
tale
condizione
di
cose
non
ha
punto
mutato
.
E
si
che
soffiarono
sopra
questo
mondaccio
più
di
quarant
'
anni
!
Ciò
è
davvero
sconfortante
.
Intemperanza
.
Abbiamo
veduto
come
si
semini
la
popolazione
pericolosa
,
vediamo
ora
come
la
s
'
inafffi
,
perchè
possa
produrre
i
frutti
del
male
.
La
statistica
ci
corra
in
aiuto
.
E
'
proprio
vero
che
la
sete
viene
bevendo
.
Veggansi
i
dati
seguenti
e
si
facciano
gli
opportuni
confronti
.
Da
essi
rilevasi
il
numero
degli
esercizi
pubblici
esistenti
in
Milano
nel
1874
e
nel
1881
.
1874
1881
Alberghi
45
53
Osterie
255
261
Trattorie
485
593
Bettole
e
cantine
437
570
Caffè
352
320
Liquoristi
497
475
Birrarie
32
39
Numero
totale
degli
esercizii
2103
2311
Da
questi
dati
appare
che
dal
1874
al
1881
si
apersero
208
nuovi
esercizii
,
e
cioè
quasi
1
per
ogni
mille
abitanti
.
Il
numero
totale
degli
esercizii
ci
dà
proporzionalmente
1
circa
per
ogni
100
abitanti
.
Sopra
queste
cifre
porteci
dalla
statistica
si
potrebbero
fare
delle
osservazioni
curiose
.
Il
numero
delle
osterie
,
delle
trattorie
,
delle
bettole
e
delle
cantine
è
andato
aumentando
ogni
anno
,
il
numero
dei
caffè
è
oscillante
e
inclina
piuttosto
a
diminuire
,
finalmente
quello
dei
liquoristi
che
nel
1875
scese
al
minimum
di
428
risalì
nel
1876
al
numero
dì
436
,
nel
1877
a
quello
di
440
sino
a
che
nel
1881
raggiunse
il
numero
di
475
.
E
si
noti
bene
che
in
questi
numeri
non
sono
compresi
i
lattivendoli
,
i
droghieri
,
i
farmacisti
che
da
qualche
tempo
si
sono
dati
allo
spaccio
dei
liquori
.
Se
ne
ingolla
,
per
Bacco
,
dell
'
alcool
e
del
vino
nella
nostra
Milano
!
Su
per
giù
dai
buoni
Milanesi
e
dai
loro
ospiti
e
visitatori
si
berrebbero
274,000
ettolitri
di
vino
all
'
anno
e
forse
un
tre
o
quattromila
ettolitri
di
alcool
,
il
che
non
è
poco
.
Dai
registri
del
dazio
consumo
si
desumerebbe
che
in
Milano
nel
1876
e
nel
1880
si
daziarono
le
seguenti
quantità
di
vino
:
1876
1880
Vino
in
fusti
Ett
.
242,171
Ett
.
235,410
Vino
in
bottiglie
Ett
.
2,549
Ett
.
2,621
Vino
in
mezze
bottiglie
Ett
.
81
Ett
.
77
Mosto
Ett
.
5,776
Ett
.
406
Uva
ridotta
poi
in
vino
Ett
.
24,000
Ett
.
36,000
Totale
Ett
.
274,577
Ett
.
274,514
Avvertiamo
il
lettore
che
non
abbiamo
voluto
prendere
come
termine
di
confronto
l
'
anno
anno
1881
,
perchè
durante
quell
'
anno
ebbe
luogo
in
Milano
l
'
Esposizione
nazionale
che
ha
fatto
succedere
un
aumento
eccezionalmente
sproporzionato
nel
consumo
di
ogni
genere
di
cibi
e
di
bevande
.
Ed
ora
ecco
i
dati
del
consumo
dell
'
alcool
:
1876
1880
Alcool
inferiore
Ett
.
2,953
Ett.2,900
Alcool
superiore
Ett
.
4,362
Ett
.
4,891
Alcool
in
bottiglie
Ett
.
229
Ett
.
311
Alcool
in
mezze
bott
.
Ett
.
21
Ett
.
19
Alcool
fabbr
.
in
città
Ett
.
3,294
Ett
.
4,000
Tot
.
Ett
.
10,859
Ett
.
12,121
Concediamo
che
di
tutto
quest
'
alcool
due
terzi
sia
impiegato
nell
'
industrie
e
nella
chimica
,
ma
un
buon
terzo
,
si
può
quasi
scommettere
,
che
scende
nel
gorgozzule
dei
nostri
concittadini
e
va
a
finire
nel
laboratorio
dello
stomaco
.
Vi
meravigliereste
ora
se
vi
dicessero
,
che
il
vizio
dell
'
ubbriachezza
in
Milano
cresce
,
cresce
,
cresce
?
Ogni
misero
è
re
se
il
vin
lo
scalda
,
ha
detto
Pope
nel
suo
Saggio
sull
'
Uomo
,
epperò
in
mezzo
all
'
aria
repubblicana
,
che
d
'
ogni
intorno
spira
,
il
numero
de
'
re
(
secondo
Pope
)
andrebbe
aumentando
.
Nel
suo
libro
Intemperanza
e
Miseria
il
Léfort
distingue
l
'
ubbriacatura
dall
'
ubbriachezza
,
la
prima
errore
,
la
seconda
vizio
;
ma
invano
egli
vorrebbe
trovare
delle
attenuanti
per
l
'
errore
,
chè
è
per
l
'
appunto
questo
che
avvia
alla
colpevole
abitudine
.
E
'
curioso
che
da
Pitagora
al
Mantegazza
tutti
i
pensatori
hanno
alzata
la
voce
contro
l
'
ubbriachezza
,
ma
non
per
questo
il
brutto
vizio
è
cessato
o
accenna
almeno
a
diminuire
.
Montaigne
ha
sentenziato
che
"
le
pire
estat
da
l
'
homme
c
'
est
ou
il
perd
la
cognoissance
et
gouvernement
de
soy
"
eppure
molti
cercano
nel
vino
e
nei
liquori
l
'
oblio
de
'
mali
,
nè
tutti
sono
da
condannarsi
.
Statistiche
recenti
risguardanti
l
'
ubbriachezza
in
Milano
non
abbiamo
trovato
,
siamo
costretti
pertanto
a
ricorrere
a
dati
vecchi
,
non
per
questo
meno
eloquenti
.
Nel
1868
(
che
è
l
'
anno
di
cui
abbiamo
dati
precisi
)
furono
arrestati
476
ubbriachi
fradici
,
tra
i
quali
392
maschi
e
84
femmine
.
Pur
troppo
soli
406
individui
erano
plebei
,
gli
altri
70
erano
di
condizione
civile
.
Notiamo
ad
abbondanza
che
194
erano
in
età
da
18
a
30
anni
e
282
dai
30
ai
50
anni
.
Nè
questi
furono
i
solo
ubbriachi
caduti
nelle
mani
dell
'
autorità
in
quell
'
anno
,
poichè
148
che
erano
solo
cotticci
vennero
ricondotti
alle
loro
case
dai
pubblici
agenti
,
e
tra
essi
vennero
notati
106
maschi
e
42
femmine
.
Chi
ci
saprebbe
dire
il
numero
degli
altri
ubbriachi
di
Milano
,
dei
quali
non
ha
nè
può
avere
notizia
l
'
autorità
di
pubblica
sicurezza
?
In
genere
però
il
popolo
italiano
e
la
popolazione
milanese
in
ispecie
non
sono
di
tanto
dediti
all
'
ubbriachezza
da
meritare
di
essere
collocati
dal
Léfort
nella
sua
Geografia
e
Statistica
dell
'
intemperanza
.
Consoliamoci
almeno
di
questo
che
in
Europa
ci
sono
dei
popoli
,
che
vantansi
più
civili
e
che
sono
più
ubbriaconi
di
noi
.
Buon
pro
lor
faccia
.
Il
primo
passo
della
Vita
.
Come
si
può
crescere
buoni
e
affezionati
alla
Società
,
se
vostro
padre
,
se
la
vostra
madre
stessa
vi
rifiuta
e
vi
abbandona
non
appena
avete
schiuso
gli
occhi
al
dolore
?
Eccovi
soli
,
con
un
cognome
convenzionale
,
non
corrispondente
a
quello
di
nessuna
persona
che
v
'
ami
,
e
che
vi
fu
dato
capricciosamente
da
un
impiegato
,
il
quale
non
si
è
preoccupato
d
'
altro
se
non
di
questo
che
il
vostro
cognome
incominci
per
la
stessa
lettera
del
nome
che
da
una
suora
vi
è
stato
imposto
al
fonte
,
ove
foste
fatti
cattolici
non
uomini
.
Imperocchè
la
Società
,
la
Società
civile
,
la
Società
progredita
e
progressiva
,
la
Società
magnanima
vi
stampa
in
fronte
il
qualificativo
di
bastardo
,
che
vi
fa
vivere
spregiati
e
tuttavia
poco
curanti
di
questo
ingiusto
disprezzo
,
ma
inquieti
tra
il
desiderio
e
la
tema
di
conoscere
gli
autori
dei
vostri
giorni
.
Potrebbero
infatti
essere
ricchi
o
poveri
,
onesti
o
vituperevoli
,
potrebbero
essere
una
benedizione
o
una
maledizione
per
voi
,
Ma
che
monta
?
Non
pochi
di
coloro
che
creano
siffatti
sventurati
compongono
la
cosi
detta
buona
società
e
se
conoscono
gli
allevatori
dei
loro
bambini
si
recano
da
essi
con
istrani
infingimenti
per
portar
ai
figli
abbandonati
qualche
dolciume
:
ma
la
loro
riputazione
non
dev
'
essere
offuscata
,
ma
la
loro
tranquillità
domestica
non
dev
'
essere
turbata
...
guai
se
il
padre
,
la
madre
,
lo
zio
,
la
zia
risapessero
questo
errore
,
sarebbero
capaci
di
diseredare
chi
l
'
ha
commesso
,
e
allora
!
Epperò
voi
,
poveri
bambini
,
soffrite
,
crescete
incolpevolmente
spregiati
e
quando
la
negligenza
sociale
e
la
snaturatezza
dei
vostri
genitori
vi
hanno
indirizzati
e
quasi
dannati
al
male
,
allora
soltanto
la
società
vi
teme
,
lo
statista
vi
scerne
fra
la
turba
multiforme
dei
delinquenti
e
nota
:
"
Pur
troppo
anche
in
questo
anno
dei
condannati
per
delitti
comuni
il
maggiore
contingente
è
fornito
dai
trovatelli
.
E
'
questa
una
piaga
alla
quale
conviene
che
la
società
ponga
un
rimedio
provvidenziale
ed
efficace
.
"
Ma
intanto
chi
soffre
e
lo
statista
volta
la
pagina
per
fare
altri
calcoli
.
La
sua
voce
est
tamquam
vox
clamantis
in
deserto
.
Qualche
volta
il
gettatello
si
vendica
dei
suoi
snaturati
genitori
a
misura
di
carbone
.
Allorchè
dopo
aver
composte
le
cose
loro
secondo
le
ipocrite
norme
delle
convenienze
sociali
,
il
padre
o
la
madre
,
ricordandosi
di
aver
fatto
consegnare
il
proprio
figlio
al
Brefotrofio
ne
fanno
ricerca
,
il
figlio
al
vedere
i
proprii
genitori
,
vinto
dalla
gratitudine
per
chi
l
'
ha
allevato
,
rifiuta
e
il
nuovo
nome
e
la
nuova
condizione
che
gli
viene
offerta
,
protestando
che
giacchè
è
rimasto
per
anni
molti
senza
che
da
'
suoi
sia
stato
riconosciuto
,
oggi
si
crede
in
diritto
di
non
voler
egli
riconoscere
i
suoi
.
Atroce
eppure
nobile
vendetta
che
priva
il
padre
e
la
madre
dell
'
affetto
de
'
proprii
figliuoli
.
Ma
non
è
qui
il
luogo
di
far
degli
sfoghi
siano
pure
ragionevoli
contro
una
Società
generalmente
corrotta
e
senza
cuore
.
Ripigliamo
in
quella
vece
la
nostra
archeologia
statistica
,
la
quale
ci
può
insegnare
ancora
oggi
qualche
cosa
.
Nel
giorno
del
censimento
del
1871
i
bambini
illegittimi
nati
vivi
furono
1105
,
dei
quali
224
videro
la
luce
nel
Brefotrofio
provinciale
,
istituto
che
nel
solo
1874
accolse
2375
infanti
.
Questa
numerosa
famiglia
darà
più
tardi
i
350
giovanetti
da
ricoverarsi
nel
Riformatorio
di
Parabiago
,
i
150
adulti
da
rifugiare
nell
'
ospizio
del
Patronato
,
e
la
maggior
parte
di
coloro
che
popoleranno
le
762
segrete
del
carcere
cellulare
.
Sono
dati
vecchi
,
ai
quali
gioverà
contrapporre
i
recentissimi
pubblicati
al
pari
di
quelli
dal
dottor
Romolo
Griffini
,
direttore
del
Brefotrofio
di
Milano
.
"
Nell
'
anno
1881
,
scrive
il
Griffini
in
una
sua
accurata
relazione
,
si
raccolsero
nel
Brefotrofio
1408
infanti
di
primo
ingresso
,
contro
1389
entrati
nel
1880
.
Ne
risultò
pel
1881
un
aumento
di
19
infanti
.
Quanto
al
sesso
,
i
nuovi
entrati
si
distinguono
in
728
maschi
e
680
femmine
.
Prevale
,
come
generalmente
suole
,
il
sesso
forte
,
e
quest
'
anno
in
ambe
le
categorie
dei
legittimi
,
e
degli
illegittimi
,
poichè
sopra
354
legittimi
si
hanno
185
maschi
e
169
femmine
,
e
sopra
1051
illegittimi
,
543
maschi
e
511
femmine
.
"
E
volete
sapere
quanti
erano
nel
1881
i
disgraziati
componenti
la
famiglia
a
cui
l
'
Ospizio
provinciale
di
Milano
ha
dovuto
provvedere
?
8439
.
Quanti
dolori
!
C
'
è
da
inorridire
.
E
siamo
sull
'
aumentare
.
Come
si
provveda
poi
a
questi
infelici
è
bello
tacere
.
Nessuno
ne
ha
colpa
,
poichè
la
istituzione
del
Brefotrofio
è
organizzata
,
retta
da
norme
non
facilmente
mutabili
e
da
consuetudini
che
tengono
veci
di
leggi
.
E
poi
la
burocrazia
non
è
la
Provvidenza
.
Gli
esposti
vengono
quasi
tutti
affidati
ad
allevatori
abitanti
in
campagna
.
Si
conta
un
po
'
sulla
moralità
e
sul
buon
cuore
dei
campagnuoli
.
E
anche
per
vero
dire
molti
di
questi
hanno
meno
pregiudizii
dei
cittadini
.
Nel
bambino
quelli
non
vedono
il
bastardo
,
vedono
il
disgraziato
e
se
lo
tengono
caro
.
E
'
una
specie
di
buon
augurio
per
la
famiglia
che
lo
ricetta
e
lo
nutre
.
Il
compenso
che
paga
l
'
Ospizio
non
è
sempre
allettamento
sufficiente
per
indurre
una
famiglia
ad
assumersi
la
cura
di
allevare
un
figliuolo
che
sul
fiore
dell
'
età
può
essere
richiesto
e
portato
via
da
chi
l
'
ha
messo
al
mondo
.
Vi
sono
pure
dei
bambini
che
per
la
loro
bellezza
attraggono
gli
allevatori
,
ma
ve
ne
sono
di
quelli
che
sono
male
aggraziati
,
o
brutti
,
o
infermicci
,
o
colle
membra
contorte
e
rattrappite
e
,
poveretti
,
non
sono
voluti
da
nessuno
.
Fino
a
pochi
anni
or
sono
per
una
vecchia
consuetudine
si
provvedeva
al
loro
collocamento
in
questo
deplorevole
modo
.
Quando
la
Direzione
dell
'
Ospizio
da
sicure
informazioni
era
fatta
certa
che
in
un
determinato
circondario
di
campagna
v
'
erano
parecchie
famiglie
,
che
avrebbero
assunto
l
'
allevamento
di
alcuni
trovatelli
ne
caricava
qualche
dozzina
sopra
un
carretto
e
li
inviava
al
comune
indicato
.
All
'
arrivo
dell
'
infelice
convoglio
si
dava
nella
nota
campana
esattoriale
;
i
terrieri
convenivano
sulla
piazza
e
incominciava
la
scelta
dei
bambini
.
Tolti
i
più
belli
o
i
meno
brutti
restavano
coloro
,
ai
quali
insieme
colle
altre
sventure
toccava
pure
l
'
umiliazione
d
'
essere
rifiutati
.
Chi
ha
appena
un
po
'
di
cuore
pensi
quali
sentimenti
in
quel
punto
dovevano
germinare
negli
animi
di
quei
disgraziati
fanciulli
.
Allora
l
'
agente
dell
'
Ospizio
,
che
voleva
ritornarsene
col
carro
vuoto
,
andava
sollecitando
or
l
'
uno
or
l
'
altro
dei
contadini
presenti
a
prendersi
o
questo
o
quel
bambino
quantunque
storpio
o
deforme
,
chè
l
'
Ospizio
provvedeva
per
essi
al
pagamento
di
una
ragguardevole
ricompensa
all
'
allevatore
.
E
così
a
stento
e
a
fatica
tutti
i
bambini
venivano
accolti
nelle
case
dei
contadini
e
quindi
dopo
un
secondo
rifiuto
s
'
affacciavano
alla
vita
di
famiglia
paurosi
,
sapendo
di
esservi
appena
tollerati
.
Altro
che
notare
nelle
statistiche
penali
che
il
numero
maggiore
dei
delinquenti
è
fornito
dagli
Esposti
!
Non
è
loro
colpa
se
questi
bambini
crescono
male
.
L
'
illustre
prof
.
dott
.
Edoardo
Porro
nel
suo
lavoro
che
risguarda
il
biennio
1869-70
alla
maternità
di
Milano
,
a
pagina
266
,
parla
della
sorte
che
attende
gl
'
infelici
che
hanno
culla
nell'0spizio
,
"
i
quali
sovente
hanno
per
sopraggiunta
la
sventura
di
perdere
nascendo
la
propria
madre
.
La
quale
nell
'
istante
di
dare
alla
luce
il
suo
bambino
è
tormentata
da
gravi
dolori
non
solo
fisici
,
ma
anche
morali
;
pensando
,
come
dice
il
Porro
,
che
la
sua
creatura
troverassi
isolata
e
reietta
dalla
società
,
dannata
ad
un
Brefotrofio
e
ad
un
allevamento
poco
dissimile
da
quello
dei
bruti
.
Chi
ha
pratica
delle
maternità
,
ed
in
ispecie
di
quella
di
Milano
,
non
troverà
esagerate
queste
parole
.
"
Oggi
le
condizioni
dei
ricoverati
da
quest
'
Istituto
debbono
essere
un
cotal
poco
mutate
,
grazie
alla
benefica
influenza
delle
persone
che
ora
lo
dirigono
.
Un
forte
sentimento
di
pietà
si
ridesta
in
ogni
animo
bennato
alla
vista
di
un
povero
gettatello
.
E
il
Giusti
,
descrivendo
scherzosamente
un
suo
viaggio
a
Montecatini
,
osservando
uno
di
questi
sventurati
bambini
,
sente
dentro
il
suo
cuore
vibrare
a
un
tratto
la
corda
del
dolore
e
però
esce
in
un
volo
lirico
,
degno
d
'
essere
riletto
.
Accanto
a
me
dal
lato
delle
brenne
,
Una
povera
donna
montanina
,
Lieta
recava
al
petto
un
trovatello
.
Preso
là
nel
buglione
,
ove
s
'
insacca
Dal
matrimonio
e
dallo
stupro
a
gara
O
legittima
o
no
l
'
umana
carne
.
Oh
benedetta
,
miseri
innocenti
,
La
pubblica
pietà
che
vi
ricovra
Nudi
,
piangenti
,
abbandonati
!
A
voi
il
casto
grembo
della
cara
madre
.
E
del
tetto
paterno
il
santo
asilo
,
Che
dà
l
'
essere
intero
,
e
dolcemente
L
'
animo
leva
a
dignità
di
vita
,
Error
,
vergogna
delitto
e
miseria
Chiuse
per
sempre
!
Crescerete
soli
,
Soli
all
'
affetto
e
mal
securi
in
terra
;
Al
disonor
di
genitori
ignoti
,
Come
la
pianta
che
non
ha
radice
,
Maledicendo
....
...
Poveretti
,
quant
'
era
meglio
per
essi
il
non
nascere
!
I
lôcch
nel
1874
.
Ecco
i
pensieri
che
ci
frullavano
nella
mente
nel
1874
studiando
quella
parte
della
popolazione
di
Milano
negletta
e
pericolosa
che
con
vocabolo
gergale
viene
chiamata
dei
lôcch
.
Son
pochi
i
caffè
,
le
osterie
e
le
bettole
,
tra
i
2000
esercizii
pubblici
,
di
cui
è
disseminata
Milano
,
in
cui
il
plebeo
non
si
periti
di
presentarsi
,
anzi
quand
'
egli
entra
in
un
caffè
di
lusso
in
compagnia
di
qualche
femmina
da
trivio
,
incede
risoluto
e
con
aria
di
sfida
,
e
tutto
si
ringalluzzisce
se
giunge
ad
attrarre
dai
frequentatori
gli
sguardi
,
benevoli
o
malevoli
,
a
lui
poco
importa
.
Ma
la
bettola
è
il
regno
,
del
lôcch
;
quivi
ascolta
i
poco
melodiosi
,
ma
svariatissimi
concerti
dei
200
suonatori
d
'
organetto
,
di
chitarra
,
di
mandolino
e
perfino
del
santo
strumento
dei
profeti
,
per
dirla
coll
'
Aleardi
;
quivi
egli
mangia
,
beve
,
giuoca
,
predica
,
grida
,
schiamazza
,
quivi
ritrova
la
sua
famiglia
la
sua
società
,
la
sua
patria
.
Egli
frequenta
pure
due
caffè
-
danzanti
(
1
)
,
posti
uno
,
in
ciascuno
dei
due
quartieri
dove
la
marmaglia
s
'
annida
,
a
questi
pseudo
caffè
si
può
ben
applicare
il
nome
di
anticamera
del
carcere
,
e
guardinna
come
dai
lôcch
istessi
vengono
chiamati
,
perchè
ivi
i
formigh
de
la
giusta
o
guardie
di
questura
,
attendono
tranquillamente
che
vengano
a
far
di
sè
spontanea
dedizione
i
colpiti
di
cattura
,
aspettazione
che
di
rado
rimane
delusa
per
le
ragioni
che
diremo
in
appresso
.
(
1
)
Uno
di
essi
venne
chiuso
per
ordine
dell
'
autorità
politica
.
Il
proprietario
s
'
era
preso
un
giorno
la
licenza
di
tirare
a
bersaglio
sul
petto
d
'
uno
dei
suoi
avventori
.
L
'
altro
caffè
-
danzante
,
fu
chiuso
per
disordini
gravissimi
in
esso
accaduti
.
Ma
dall
'
allegra
danza
della
bettola
,
o
dalle
conversazioni
chiassose
del
postribolo
si
rifugia
il
miserabile
in
qualcuna
delle
locande
le
più
meschine
,
ove
trova
un
pagliariccio
per
passare
il
resto
della
notte
.
Anche
qui
la
questura
si
reca
a
far
visita
,
e
con
lodevolissima
sollecitudine
nota
i
nomi
di
quanti
ricevono
alloggio
ogni
sera
dai
96
locandieri
muniti
di
regolare
licenza
.
Un
alleato
potente
del
1ôcch
è
il
pignoratario
.
Contansi
in
Milano
47
pignoratarii
(
non
dimentichi
il
lettore
che
ci
riferiamo
al
1874
)
e
prestano
denaro
contro
un
pegno
superiore
di
due
terzi
alla
somma
richiesta
,
e
l
'
interesse
che
si
paga
pel
danaro
,
così
preso
a
prestito
,
ha
un
limite
minimo
del
trenta
per
cento
.
Tra
i
pignoritarii
son
parecchi
cocch
o
manutengoli
che
comperano
la
roba
rubata
per
un
tenuissimo
e
quasi
vorremmo
dire
ridicolo
prezzo
.
Daremo
più
tardi
qualche
tratto
caratteristico
di
siffatta
genia
.
Malgrado
che
i
lôcch
campino
la
vita
con
mezzi
illeciti
,
tuttavia
non
ve
n
'
è
uno
che
non
sappia
all
'
uopo
provare
di
avere
un
'
occupazione
che
gli
provvegga
la
sussistenza
.
Dopochè
improvvidamente
la
legge
di
pubblica
sicurezza
riconobbe
la
libertà
di
commercio
o
per
parlare
seriamente
,
concesse
a
chicchessia
di
fare
il
merciaiuolo
girovago
(
diritto
che
prima
era
consentito
solo
ai
vecchi
ed
agli
impotenti
al
lavoro
)
le
vie
sono
ingombre
di
venditori
di
fiammiferi
,
di
minuterie
,
di
fotografie
di
opuscoli
,
di
bosinate
,
e
tutti
costoro
pretendono
di
far
credere
che
essi
ritraggano
i
mezzi
dì
sussistenza
dal
loro
microscopico
commercio
.
Ma
questi
mestieri
facili
ad
apprendersi
e
ad
esercitarsi
hanno
scossi
ancor
più
i
vincoli
troppo
già
allentati
della
famiglia
plebea
.
Questa
non
ha
più
alcun
vigore
morale
;
e
ad
ogni
piè
sospinto
i
figli
disertano
la
casa
per
discendere
nella
piazza
che
s
'
eleggono
ad
albergo
,
a
scuola
,
a
bottega
.
Nel
solo
anno
1869
(
oltre
il
quale
termine
non
giungono
le
statistiche
private
del
signor
Candiani
)
vennero
denunciati
dai
parenti
203
figliuoli
fuggiti
dalle
rispettive
case
,
e
tra
essi
s
'
annoverano
172
maschi
e
31
femmine
,
ma
ciò
che
è
ancor
più
doloroso
a
notarsi
è
che
nello
stesso
anno
vennero
dall
'
autorità
di
pubblica
sicurezza
arrestati
come
fuggitivi
dal
tetto
paterno
878
figliuoli
,
dei
quali
684
maschi
e
184
femmine
.
Questi
tutti
furono
ammoniti
per
oziosità
e
vagabondaggio
,
vennero
per
qualche
tempo
sostenuti
in
arresto
e
nondimeno
nè
i
loro
genitori
,
nè
alcun
'
altra
persona
si
presentò
a
fare
di
essi
ricerca
.
Eppure
se
416
tra
quelli
erano
in
età
dai
12
ai
16
anni
,
ve
n
'
erano
pure
463
,
l
'
età
dei
quali
stava
ancora
fra
gli
8
ed
i
12
anni
.
Non
dimentichiamo
poi
che
Milano
ha
una
popolazione
fluttuante
di
circa
28,000
individui
non
pochi
dei
quali
concorrono
ad
aumentare
la
folla
della
plebe
,
o
per
parlare
più
correttamente
dei
lôcch
.
Insomma
crediamo
di
non
esser
molto
lontani
dal
vero
,
affermando
che
questa
turba
si
compone
di
più
che
diecimila
persone
.
E
accanto
a
questa
cifra
,
altre
non
meno
dolorose
e
vergognose
dobbiamo
segnare
,
cioè
590
prostitute
(
sempre
secondo
la
statistica
del
1871
)
,
raccolte
in
ben
30
case
di
tolleranze
,
e
forse
altre
1500
femmine
che
esercitano
clandestinamente
il
loro
turpe
commercio
.
Il
numero
delle
prostitute
non
è
registrato
negli
atti
del
censimento
del
1871
e
non
sappiamo
,
per
qual
ragione
il
Comitato
ha
creduto
opportuno
di
ommetterlo
.
Il
mondo
dei
lôcch
al
giorno
d
'
oggi
Il
regno
del
lôcch
oggi
s
'
è
ampliato
,
che
il
numero
delle
bettole
è
andato
e
va
continuamente
crescendo
.
Ma
il
Padiglione
Merati
in
Porta
Garibaldi
e
il
Padiglione
Luciani
nei
pressi
di
San
Vittore
non
esistono
più
.
Non
si
creda
per
questo
che
il
lôcch
nella
stagione
d
'
inverno
non
trovi
modo
di
dar
sfogo
alla
sua
smania
di
ballare
.
Il
lôcch
balla
,
balla
furiosamente
...
nelle
così
dette
scuole
di
ballo
,
nella
sala
(
chiamiamola
così
)
che
venne
aperta
sul
corso
di
Porta
Genova
e
in
quelle
aperte
fuori
di
Porta
Venezia
,
nelle
osterie
e
finalmente
nei
baccalitt
o
spacci
di
vino
e
di
liquori
.
Dapprima
si
sapeva
dove
i
lôcch
si
recavano
a
ballare
,
e
la
Questura
aveva
contro
i
pregiudicati
buon
giuoco
;
oggi
non
se
ne
sa
più
nulla
,
perchè
si
balla
dappertutto
e
il
rintracciare
i
più
pericolosi
riesce
cosa
molto
difficile
.
Le
locande
non
sono
punto
migliorate
da
quello
ch
'
erano
e
per
rispetto
alla
igiene
e
per
rispetto
alla
morale
,
epperò
ce
ne
dovremo
intrattenere
a
lungo
pel
decoro
e
pel
vantaggio
di
Milano
.
Oltre
il
Monte
di
Pietà
,
che
è
pel
lôcch
quello
che
può
essere
la
Banca
Nazionale
per
un
uomo
d
'
affari
,
egli
ha
altrettanti
banchieri
nei
quaranta
pignoratarii
che
esercitano
,
più
o
meno
onestamente
l
'
usura
,
muniti
della
loro
brava
licenza
.
Vi
sono
eziandio
in
Milano
centodieci
rigattieri
,
i
quali
comperano
roba
usata
e
qualche
volta
la
fanno
da
pignoratarii
.
Dal
pignoratario
al
manutengolo
c
'
è
di
mezzo
la
barriera
dell
'
onestà
,
che
bene
spesso
la
cupidigia
di
lucro
può
indurre
a
saltare
.
I
ladri
e
i
frodatori
hanno
i
loro
patroni
naturali
nei
manutengoli
,
che
sfuggono
troppe
volte
alle
ricerche
dell
'
Autorità
di
Pubblica
Sicurezza
.
Il
Carcere
cellulare
e
l
'
isola
(
il
domicilio
coatto
massime
all
'
isola
d
'
Ischia
)
hanno
fatto
sloggiare
da
Milano
molti
di
quei
furfanti
,
i
quali
avevano
contratte
delle
curiose
abitudini
d
'
indifferenza
nel
passare
dalla
vita
del
delitto
alla
vita
dell
'
espiazione
nelle
carceri
a
sistema
di
famiglia
.
Ma
se
gli
individui
che
compongono
la
feccia
di
Milano
hanno
mutata
parvenza
,
coloro
che
vennero
a
sostituirli
non
sono
di
natura
diversi
dagli
altri
e
battono
la
stessa
via
,
se
non
con
più
audacia
,
certo
con
maggiore
astuzia
.
Nè
la
morale
in
Milano
ha
guadagnato
gran
fatto
dal
1874
in
poi
.
E
invero
,
quantunque
in
un
eccesso
di
zelo
,
l
'
Autorità
di
Pubblica
Sicurezza
abbia
fatto
chiudere
parecchie
case
di
prostituzione
(
rimedio
inefficace
contro
l
'
immoralità
ognora
crescente
)
,
tuttavia
Milano
contava
sul
finire
del
1881
ben
28
case
di
tolleranza
,
delle
quali
5
di
prima
,
11
di
seconda
,
6
di
terza
classe
,
oltre
a
6
case
particolari
.
Le
prostitute
iscritte
regolarmente
nel
1881
erano
430
,
delle
quali
45
facevano
di
sè
mercato
in
case
di
prima
,
105
in
case
di
seconda
,
80
in
case
di
terza
classe
.
A
fare
il
numero
di
430
contavansi
ancora
le
prostitute
isolate
e
tra
queste
34
di
prima
,
18
di
seconda
,
98
di
terza
classe
e
finalmente
50
prostitute
vaganti
,
tutte
appartenenti
queste
alla
terza
classe
.
A
tali
cifre
favoriteci
dall
'
egregio
amico
nostro
dott
.
Gaetano
Pini
,
aggiungeremo
queste
notizie
recentissime
,
e
cioè
che
oltre
le
22
case
pubbliche
di
tolleranza
ve
ne
sono
12
private
.
Le
prostitute
iscritte
al
20
giugno
1882
erano
614;
quelle
che
si
presentano
alla
visita
sono
in
media
circa
400
,
delle
quali
80
esercitano
la
prostituzione
clandestinamente
.
Il
Sifilicomio
ne
ricetta
attualmente
52
e
ne
ha
29
in
esperimento
.
Confessiamo
che
quest
'
ultima
espressione
,
pórtaci
da
una
relazione
ufficiale
,
ci
sembra
molto
curiosa
,
se
non
molto
chiara
.
Da
questi
dati
non
si
potrebbe
argomentare
della
moralità
di
Milano
.
Conviene
sapere
per
farsi
un
'
idea
precisa
della
condizione
di
Milano
,
che
forse
duemila
femmine
fanno
copia
di
sè
per
denaro
,
in
barba
a
tutti
i
regolamenti
della
Pubblica
Sicurezza
.
Urge
che
venga
rialzato
il
livello
morale
della
città
nostra
,
perchè
si
corre
verso
la
depravazione
in
modo
ignominioso
.
Nei
postriboli
non
s
'
infognano
solamente
i
lôcch
,
ma
benanco
moltissimi
giovani
di
oneste
famiglie
,
i
quali
incominciano
in
questi
turpi
luoghi
a
mettere
il
piede
sullo
sdrucciolo
del
vizio
,
per
finire
poi
a
precipitare
nel
baratro
del
delitto
.
Dove
dorme
il
lôcch
.
Col
nome
di
locanda
si
designa
dai
Milanesi
un
luogo
dove
la
feccia
riparasi
a
dormire
durante
la
notte
.
Nel
quartiere
di
Porta
Garibaldi
e
ìn
quello
di
Porta
Ticinese
vi
sono
le
locande
peggiori
.
Non
può
credere
quanto
siano
squallide
chi
non
le
abbia
vedute
;
in
loro
confronto
sbiadiscono
le
descrizioni
delle
locande
inglesi
,
porteci
dal
Simonin
.
Rechiamoci
a
visitarne
qualcuna
famosa
nella
cronaca
plebea
,
ma
ricordiamoci
di
andarvi
accompagnato
da
qualche
esperto
brigadiere
di
pubblica
sicurezza
e
colla
scorta
di
un
paio
di
guardìe
,
affinchè
non
c
'
incolga
danno
per
la
nostra
soverchia
curiosità
.
Si
dice
che
queste
locande
fossero
più
tristi
prima
del
1859
.
Noi
per
vero
dire
non
neghiamo
fede
a
tale
asserzione
,
tuttavia
possiamo
affermare
che
sono
pessime
tuttora
.
Eppure
c
'
è
una
Commissione
sanitaria
presso
il
nostro
Municipio
,
la
quale
potrebbe
cooperare
coll
'
autorità
di
pubblica
sicurezza
affine
di
migliorarle
;
e
il
compito
non
sarebbe
forse
nè
infruttuoso
,
nè
scevro
di
soddisfazioni
per
chi
vi
s
'
accingesse
.
E
'
notte
fitta
.
Da
un
paio
d
'
ore
la
folla
che
ingombrava
il
coro
di
Porta
Garibaldi
s
'
è
a
poco
a
poco
dileguata
;
non
vanno
in
volta
che
gli
agenti
dell
'
ordine
e
gli
uomini
del
disordine
.
Dei
miserabili
quelli
senza
danari
hanno
preso
alloggio
all
'
albergo
del
Cappell
Verd
,
cioè
sotto
gli
alberi
piantati
lungo
quella
parte
dell
'
Arena
che
guarda
verso
oriente
;
oppure
stanno
in
Piazza
d
'
Armi
a
combinare
qualche
mala
opera
;
quelli
poi
che
sono
stanchi
,
ma
che
hanno
quattrini
in
tasca
si
sono
ricoverati
nelle
locande
.
Entriamo
per
questa
angusta
porticina
.
Non
giova
che
qui
ripetiamo
il
numero
che
la
segna
,
perchè
vogliamo
narrare
e
descrivere
,
non
già
accusare
o
denunciare
alcuno
.
Per
l
'
androne
lungo
,
stretto
,
basso
,
fangoso
e
grave
olente
,
eccoci
giunti
a
un
piccolo
e
uggioso
cortiletto
.
Sembra
un
fondo
di
torre
.
Anzi
guardando
all
'
insù
,
ci
pare
d
'
esser
chiusi
nel
telescopio
di
Ross
,
con
questa
differenza
che
,
invece
di
vedere
un
'
immensa
plaga
,
non
iscorgiamo
che
alcune
poche
stelle
,
ed
un
pezzetto
di
cielo
,
donde
,
quando
si
ricorda
,
il
padre
eterno
fa
capolino
e
guarda
giù
per
compiacersi
della
sua
creazione
.
Sopra
un
usciaccio
mezzo
scardinato
e
roso
dal
tarlo
,
benemerito
della
patria
indipendenza
,
per
avere
nel
1848
dall
'
alto
d
'
una
barricata
in
un
fiero
combattimento
difeso
i
Milanesi
contro
gli
Austriaci
,
sta
una
vecchia
ed
affumicata
lanterna
a
riverbero
,
colla
fronte
ricoperta
di
carta
untuosa
,
su
cui
sta
scritto
Alogio
pei
forastieri
.
Nessun
Russo
,
Tedesco
o
Francese
pose
mai
il
piede
là
dentro
,
tuttavia
dal
padrone
di
quella
locanda
,
tutti
gli
avventori
,
che
per
lo
più
sono
di
Milano
o
dei
dintorni
,
vengono
qualificati
per
forastieri
.
Entriamo
.
Siamo
in
una
legnaia
.
Una
catasta
di
legna
grossa
a
destra
,
un
mucchio
di
fascine
umide
a
sinistra
,
divise
da
un
sentieruzzo
;
ce
n
'
è
più
che
non
bisogni
per
dar
l
'
idea
ad
un
galantuomo
del
come
dovesse
stare
il
povero
campione
di
frate
Gerolamo
Savonarola
,
nel
momento
che
a
tutto
proprio
rischio
e
per
mero
capriccio
di
quello
,
si
proponeva
di
subire
la
prova
del
fuoco
.
Allo
sbocco
del
sentiero
v
'
è
un
piccolo
spazio
dove
trovasi
una
tavola
che
si
regge
appoggiata
al
muro
,
perchè
una
delle
sue
gambe
è
fasciata
,
ed
il
coperchio
ha
un
colore
indefinito
che
è
il
risultato
della
polvere
e
dell
'
untume
che
da
anni
vi
si
va
sopra
accumulando
.
Al
fianco
della
tavola
sta
una
seggiola
impagliata
o
dirò
meglio
che
va
spagliandosi
;
sovr
'
essa
sta
seduta
la
divinità
del
luogo
una
donnona
corpulenta
e
grassa
,
con
una
faccia
che
sembra
una
meggiona
,
perdonatemi
la
similitudine
un
po
'
sporca
,
ma
la
prendo
di
peso
dal
Giusti
,
quantunque
la
non
abbia
di
Veneranda
nè
la
pulitezza
,
nè
il
placido
sorriso
.
Anzi
è
arcigna
e
ad
ogni
muoversi
dei
saliscendi
ficca
in
fondo
al
sentieruzzo
che
mette
alla
porta
i
suoi
due
occhi
grigi
,
aguzza
le
ciglia
,
sporge
in
fuori
,
stringendole
,
le
tumide
labbra
,
quasi
che
il
riconoscere
la
bontà
dell
'
ospite
che
arriva
sia
per
lei
questione
di
palato
.
Un
bicchierino
di
vetro
sta
sulla
tavola
,
e
dalla
molta
acqua
e
dal
pochissimo
olio
verdastro
sporge
il
capo
un
modesto
e
sventurato
,
lucignolo
che
scoppietta
quasi
domandi
l
'
aiuto
di
qualcuno
che
lo
tragga
da
quel
sozzo
bagno
,
in
cui
sentesi
affogare
.
Non
manda
luce
,
potrebbe
dirsi
piuttosto
che
misura
le
tenebre
e
ne
stabilisce
i
diversi
gradi
,
giacchè
a
qualche
spanna
dal
bicchierino
il
buio
è
perfetto
.
A
chi
entra
,
quel
lumicino
visto
in
fondo
alla
stanzaccia
sembra
un
faro
nel
momento
,
in
cui
lontan
lontano
viene
scorto
sull
'
orizzonte
dal
navigante
,
mentre
questi
pende
incerto
circa
il
punto
verso
il
quale
deve
rivolgere
la
prora
del
suo
legno
.
Eppure
quel
lumicino
rende
parecchi
servigi
,
dà
risalto
alle
rughe
della
vecchia
,
rischiara
un
Sant
'
Antonio
coll
'
inseparabile
compagno
impastato
sulla
negra
parete
,
e
infine
impedisce
a
noi
di
vedere
la
soffitta
della
legnaia
risparmiando
così
al
cortese
lettore
la
noia
di
legerne
la
descrizione
,
cui
altrimenti
gli
porgeremmo
.
La
padrona
ci
mostra
il
registro
dove
stanno
i
nomi
dei
suoi
ospiti
.
Il
brigadiere
,
che
ci
è
compagno
,
prende
lo
scartafaccio
,
lo
scorre
coll
'
occhio
,
in
certi
punti
arriccia
il
naso
,
in
certi
altri
corruga
la
fronte
,
in
altri
infine
alza
ed
abbassa
la
testa
con
moto
uniforme
e
sorride
con
compiacenza
,
come
chi
dicesse
:
Pur
t
'
ho
colto
finalmente
.
-
Abbiamo
ordine
di
visitare
la
locanda
-
dice
il
brigadiere
.
A
questo
frequente
desiderio
dell
'
autorità
,
la
locandiera
risponde
affermativamente
con
un
cenno
del
capo
,
si
reca
dondolando
a
chiuder
l
'
uscio
che
dà
sul
cortiletto
,
va
in
un
angolo
della
stamberga
,
verso
una
mensola
di
legno
,
impugna
una
bottiglia
di
birra
vuota
,
ma
dal
collo
della
quale
esce
un
moccolo
di
sego
,
l
'
accende
con
cautela
,
poi
si
mette
alla
testa
della
schiera
dei
visitatori
.
Su
,
su
,
su
per
una
scaletta
di
legno
ripidissima
;
il
buio
e
la
fretta
con
cui
si
sale
non
lasciano
sentir
altro
che
gli
effetti
degli
scalini
contro
gli
stinchi
delle
nostre
povere
gambe
,
però
ci
dispensiamo
dal
descriverla
di
che
il
lettore
ci
saprà
grado
.
Eccoci
sopra
un
pianerottolo
.
La
locandiera
schiude
un
uscio
,
avanza
il
braccio
armato
del
lume
e
attraverso
al
riscontro
veggonsi
dei
lettucci
disposti
con
un
certo
ordine
,
nulla
scorgesi
che
meriti
d
'
essere
notato
.
-
Questi
pagano
venti
centesimi
per
notte
-
dice
la
padrona
e
richiude
.
A
un
secondo
piano
vediamo
la
stessa
cosa
,
e
ad
un
terzo
altrettanto
:
finalmente
eccoci
al
piede
di
una
scala
a
piuoli
.
Arrampichiamoci
sopra
quest
'
ordigno
più
atto
a
far
rompere
il
collo
,
che
ad
agevolare
la
salita
a
chicchessia
.
Ogni
gradino
scricchiola
,
e
tale
scricchiolio
potrebbe
essere
paragonato
ad
un
gemito
,
che
ci
avverte
che
il
tarlo
ha
scavato
la
sua
dimora
in
quei
piuoli
,
i
quali
minacciano
di
cedere
sotto
la
pressione
che
sovr
'
essi
facciamo
coi
nostri
corpi
.
Su
,
su
,
su
,
finalmente
eccoci
in
cima
.
La
locandiera
schiude
la
porta
....
.
Cielo
,
che
puzzo
orribile
!
Siamo
in
un
abbaino
,
angusto
,
basso
,
il
soffitto
del
quale
declina
da
due
parti
secondo
i
due
pioventi
del
tetto
.
Non
vi
è
alcuna
finestra
.
Luce
e
aria
quest
'
abbaino
dovrebbe
ricevere
dall
'
uscio
,
ma
di
notte
rimane
chiuso
a
chiave
che
vien
serrata
per
di
fuori
.
Coraggio
,
ed
osserviamo
.
Dei
pagliericci
(
prendi
,
o
lettore
,
questa
parola
nello
stretto
senso
etimologico
)
stanno
l
'
uno
accanto
all
'
altro
,
e
sovra
ognun
d
'
essi
giaciono
due
individui
a
capo
e
piedi
.
Non
tutti
dormono
.
Al
nostro
apparire
v
'
è
chi
dorme
davvero
,
chi
invece
finge
di
dormire
.
I
fisionomisti
potrebbero
quivi
far
studi
di
non
lieve
importanza
;
gli
entomologi
vi
troverebbero
di
che
provvedere
un
museo
;
giacchè
la
famiglia
degli
apteri
è
qui
largamente
rappresentata
.
Ci
prese
ribrezzo
in
veder
accucciati
in
quella
guisa
uomini
sui
volti
dei
quali
avevano
impressi
solchi
indelebili
,
vizii
,
passioni
,
sventure
;
uomini
che
passano
su
questa
terra
senza
aspirazioni
,
senza
scopo
;
incapaci
talora
di
acquistarsi
persino
la
triste
riputazione
del
male
.
-
Se
non
ci
fossimo
noi
-
mi
diceva
un
giorno
uno
di
questi
infelici
-
quanta
gente
rimarrebbe
disoccupata
!
Giudici
inquirenti
,
procuratori
del
re
,
avvocati
criminalisti
,
agenti
di
pubblica
sicurezza
,
carcerieri
.
.
.
E
'
questo
un
sofisma
degno
d
'
un
cinico
matricolato
,
eppure
per
molti
di
questi
poveracci
e
la
scusa
della
grama
vita
che
essi
conducono
,
o
per
meglio
dire
è
la
ragione
d
'
essere
,
il
perchè
della
loro
esistenza
.
Se
non
vi
fossero
i
topi
,
a
che
servirebbero
i
gatti
?
In
quest
'
angusta
cella
contai
quindici
ospiti
.
Gli
abiti
loro
spenzolavano
da
chiodi
infissi
nelle
sgretolate
pareti
,
notai
certe
bluse
forse
un
tempo
vestite
da
onesti
operai
,
che
l
'
ubbriachezza
e
l
'
ozio
ridussero
a
mal
partito
.
I
lôcch
indossano
spesso
di
queste
bluse
corte
di
rigatino
bianco
e
azzurro
,
nella
speranza
di
essere
dagli
agenti
di
pubblica
sicurezza
scambiati
per
operai
.
-
Questa
locanda
non
è
delle
peggiori
-
mi
susurra
all
'
orecchio
la
mia
cortese
guida
.
Uscii
di
là
nauseato
e
col
cuore
stretto
da
profonda
tristezza
;
scesi
la
scaletta
,
che
in
quel
punto
non
mi
sembrò
tanto
cattiva
,
e
appena
posto
il
piede
sul
pianerottolo
,
la
locandiera
ci
domandò
se
volevamo
salire
su
per
un
'
altra
scala
,
in
tutto
simile
a
questa
,
conducente
ad
un
'
altra
soffitta
che
fa
degno
riscontro
a
quella
testè
visitata
.
Saputo
però
che
non
vi
avrei
potuto
trovare
alcun
che
di
maggior
rilievo
,
mostrai
desiderio
di
andarmene
,
e
,
fatte
le
opportune
scuse
alla
locandiera
pel
disturbo
arrecatole
,
questa
ci
accompagnò
col
lume
fino
alla
porticina
che
mette
sulla
via
,
e
Quindi
uscimmo
a
riveder
le
stelle
.
Nello
stesso
Corso
di
Porta
Garibaldi
,
una
diecina
di
case
più
in
là
da
quella
testè
descritta
,
vidi
un
'
altra
locanda
,
che
segna
un
notevole
crescendo
nel
lezzume
e
nella
schifezza
.
Ne
è
proprietaria
una
certa
vecchierella
,
la
quale
parve
turbata
dalla
nostra
visita
,
ma
pure
ci
mostrò
con
ossequiosa
premura
ogni
più
riposto
angolo
del
suo
meschino
covile
.
Ma
una
casa
d
'
alloggio
tristissima
e
schifosissima
mi
fu
dato
di
visitare
in
via
Arena
.
Quivi
è
una
casa
di
assai
meschino
aspetto
,
e
che
già
dal
di
fuori
rivela
la
miseria
che
accoglie
nel
suo
interno
.
Non
griglie
difendono
alcuni
buchi
,
i
quali
nel
concetto
architettonico
del
costruttore
vogliono
dire
finestre
;
muri
sgretolati
,
che
non
furono
mai
imbiancati
e
chiazzati
di
macchie
segnatevi
dall
'
umidità
,
tale
presentasi
la
facciata
di
questa
casa
.
Una
portaccia
nana
permette
di
entrarvi
,
ma
due
tavole
antichissime
,
su
cui
Mosè
scrisse
la
mala
copia
del
Decalogo
pare
che
ne
difendano
,
mentre
per
vero
dire
non
fanno
che
ingombrare
l
'
ingresso
.
Per
un
andito
si
giunge
ad
un
cortile
abbastanza
vasto
,
a
sinistra
del
quale
una
scaletta
di
pietra
conduce
ad
un
corridoio
.
Apresi
un
usciale
mediante
un
saliscendi
e
si
entra
in
una
stanzaccia
,
non
iscialbata
chi
sa
da
quant
'
anni
,
anzi
le
pareti
sono
gregge
,
nerastre
ed
umide
;
un
'
afa
intollerabile
vi
si
respira
,
perchè
quella
stanza
non
può
ricevere
aria
che
dalla
porta
d
'
ingresso
,
quando
è
aperta
.
Da
una
grossa
trave
,
che
sta
nel
mezzo
della
soffitta
,
pende
una
lucerna
fatta
con
una
lamina
di
ferro
ricurvata
all
'
intorno
,
riempiuta
d
'
olio
,
con
un
lucignolo
inzuppatovi
,
il
quale
spande
in
gran
copia
fumo
e
puzza
insieme
con
una
fioca
e
fosca
luce
che
si
rifrange
nelle
goccie
d
'
umidità
che
scolano
lungo
le
pareti
e
ben
si
potrebbero
paragonare
queste
goccie
a
gemme
che
cadono
ad
incoronare
il
popolo
sovrano
che
s
'
ammucchia
in
questa
locanda
.
Appena
entrati
,
il
lucignolo
mandò
una
luce
più
viva
che
ci
lasciò
vedere
dei
corpi
sdraiati
qua
e
colà
,
ma
il
soffio
dell
'
aria
,
che
penetrò
là
dentro
all
'
improvviso
,
spense
quella
povera
fiammella
,
per
cui
restammo
immersi
nel
buio
.
Indarno
si
tentò
di
accendere
dei
fiammiferi
soffregandoli
contro
l
'
umido
muro
,
e
intanto
si
sentiva
il
russare
dei
dormienti
,
il
muoversi
di
coloro
ch
'
erano
desti
,
o
che
in
quel
punto
si
erano
svegliati
,
il
fruscìo
della
paglia
,
e
un
ronzìo
confuso
di
animaletti
che
attivamente
si
movevano
nel
buio
secondo
la
loro
abitudine
.
Finalmente
si
potè
accendere
un
fiammifero
di
cera
,
col
quale
potemmo
veder
chiaramente
quanto
ci
stava
dintorno
.
E
già
accosto
al
limitare
dell
'
uscio
un
saccone
ci
sbarrava
il
passo
,
vi
stavano
distesi
due
miserabili
,
un
facchino
e
un
taglialegna
;
scavalcammo
quell
'
ostacolo
,
ed
uno
dei
miei
compagni
accese
di
nuovo
il
lumicino
e
potemmo
così
osservare
con
maggior
nostro
agio
.
In
un
angolo
una
vecchierella
era
distesa
sopra
un
altro
saccone
.
Essa
poteva
contare
un
settant
'
anni
d
'
età
.
Facile
era
il
dirla
una
mendicante
;
nessuna
traccia
le
si
scorgeva
sul
volto
di
quello
che
poteva
essere
stata
un
giorno
;
era
il
viso
di
lei
crespo
,
gli
occhi
infossati
,
aveva
le
ossa
zigomatiche
sporgenti
,
il
naso
adunco
il
mento
aguzzo
e
prominente
,
il
colorito
terreo
,
tutto
insomma
contribuiva
a
renderla
orribile
,
mostruosa
.
Stava
rannicchiata
sotto
i
suoi
abiti
,
che
le
servivano
di
coperta
,
ma
che
abiti
!
una
gonnella
di
cotone
una
volta
a
righe
bianche
e
cineree
,
ora
tutta
a
strappi
e
rappezzata
qua
e
là
con
cenci
di
altro
colore
;
dormiva
,
emettendo
certi
rantoli
ferini
,
che
accennavano
un
sonno
irrequieto
,
forse
rotto
da
sogni
paurosi
,
turbato
da
reminiscenze
o
da
previsioni
dolorose
.
Chi
era
?
Lessi
il
nome
di
lei
sul
registro
della
locanda
;
era
una
bergamasca
,
sensale
di
nutrici
(
marosséra
)
,
non
aveva
nè
casa
,
nè
tetto
;
quei
suoi
cenci
erano
l
'
unico
suo
avere
;
quale
vita
avesse
fin
qui
condotta
,
quale
quella
che
le
era
riserbata
tutto
era
oscuro
intorno
a
lei
;
non
s
'
era
mai
distinta
nel
male
,
forse
aveva
fatto
anche
un
po
'
di
bene
a
questo
mondo
,
ma
siccome
di
quello
non
si
era
accorta
l
'
autorità
,
e
di
questo
nessuno
è
incaricato
di
tener
calcolo
,
così
quella
donna
uscì
dall
'
ignoto
passato
,
viveva
ignoto
il
presente
,
per
rientrare
nell
'
ignoto
,
come
i
miliardi
d
'
atomi
umani
che
sono
dannati
dannati
a
pullulare
e
sparire
sulla
crosta
di
questo
povero
globo
.
Eppure
quella
femminuccia
sarà
stata
un
giorno
un
'
innocente
bambina
,
avrà
avuto
un
padre
o
almeno
una
madre
che
l
'
avranno
amata
;
giovinetta
simpatica
,
se
non
avvenente
,
avrà
vagato
sui
colli
verdeggianti
del
bergamasco
,
avrà
destato
qualche
passione
,
qualche
affetto
,
o
forse
per
sua
sventura
qualche
capriccio
;
poi
caduta
,
reietta
,
disprezzata
,
calò
alla
città
per
nascondere
la
propria
colpa
e
per
trovare
i
mezzi
di
trascinare
la
sua
miserabile
esistenza
;
eppure
anch
'
essa
ne
'
suoi
sogni
di
vergine
avrà
desiderato
uno
sposo
,
una
casa
,
de
'
figliuoli
,
nei
quali
rivivere
,
avrà
precorso
l
'
avvenire
colla
facile
immaginazione
giovanile
e
l
'
avrà
fantasticato
assai
diverso
di
quello
ch
'
esser
doveva
per
lei
,
avrà
sognato
una
vita
di
tranquillità
,
di
pace
,
d
'
amore
una
vecchiezza
onorata
,
rispettata
,
nè
avrebbe
mai
più
pensato
di
dover
passare
le
sue
notti
aggirandosi
di
locanda
in
locanda
,
sola
nel
mondo
,
cenciosa
,
esosa
agli
altri
ed
a
sè
stessa
,
tale
infine
da
non
destar
altro
sentimento
che
dì
compassione
misto
tuttavia
a
schifo
e
ribrezzo
.
Vedi
in
questa
stanzaccia
quattro
altri
sacconi
ravvicinati
e
su
di
essi
cinque
uomini
,
uno
di
questi
affatto
nudo
;
i
suoi
abiti
penzolano
dalla
parete
e
consistono
in
una
camicia
e
in
un
paio
di
calzoni
.
Dalla
prima
alla
seconda
stanza
s
'
accede
per
un
'
apertura
non
munita
munita
di
uscio
;
anche
qui
pareti
sgretolate
e
umide
;
trave
che
divide
in
due
campi
il
soffitto
;
correnti
,
correntini
,
una
scala
a
piuoli
,
attaccata
lungo
la
parete
;
dei
cesti
sulla
soffitta
un
'
accetta
,
una
falce
,
dei
cenci
distesi
sopra
una
corda
,
ecco
l
'
aspetto
della
stanza
.
Una
finestruola
semi
-
aperta
lascia
penetrare
un
filo
d
'
aria
che
alita
sulla
fronte
di
due
donne
di
mezza
età
che
dormono
,
sopra
un
lettuccio
posto
sotto
la
finestra
;
la
padrona
della
locanda
giace
in
un
letto
vicino
alla
parete
,
che
divide
la
seconda
dalla
prima
stanza
;
essa
s
'
è
rizzata
a
sedere
sul
letto
,
ha
nelle
mani
un
candelliere
di
legno
contenente
un
moccolo
di
sego
acceso
,
augura
la
buona
notte
alle
mie
guide
,
che
tosto
riconosce
ed
alle
quali
dice
che
nulla
v
'
è
di
nuovo
,
cioè
degno
di
essere
notato
.
Tuttavia
diamo
uno
sguardo
alle
undici
persone
che
là
dentro
dormono
:
sola
cosa
che
merita
d
'
essere
osservata
è
una
famiglia
di
saltimbanchi
.
Sopra
una
tavola
giaciono
un
uomo
e
una
donna
,
e
al
di
sotto
della
tavola
,
stesi
sopra
un
po
'
di
paglia
,
un
ragazzino
ed
una
ragazzina
.
I
due
piccini
sono
vestiti
di
maglia
incarnatina
con
nastri
di
lustrini
;
sono
belli
,
dormono
tranquilli
,
hanno
un
non
so
che
di
angelico
che
fa
uno
strano
contrasto
colla
luridezza
e
col
laidume
circostanti
.
Notisi
che
l
'
uomo
non
è
il
marito
di
quella
donna
,
che
questa
non
è
la
madre
dei
due
fanciulli
,
e
che
questi
non
sono
fratelli
e
sorella
,
e
che
nessuno
dei
due
,
è
figlio
nè
di
quell
'
uomo
nè
di
quella
donna
,
a
cui
si
sono
associati
.
Questi
quattro
esseri
si
trovarono
nel
mondo
,
s
'
accomunarono
e
però
la
loro
famiglia
è
più
che
altro
una
società
anonima
,
tendente
ad
impedire
che
uno
di
loro
muoia
digiuno
.
L
'
emissione
delle
azioni
è
a
zero
,
non
hanno
spese
d
'
amministrazione
,
riscuotono
e
spendono
quotidianamente
i
loro
dividendi
ed
esercitano
ogni
industria
.
Per
loro
tutti
i
generi
sono
buoni
,
eccetto
quello
che
lascia
un
uomo
morir
di
farne
.
Torniamo
nella
prima
stanza
,
ma
prima
di
abbandonare
questa
locanda
ficchiamo
lo
sguardo
nella
stamberga
a
mano
destra
.
Anche
qui
buio
e
fetore
.
E
'
un
sottoscala
e
vi
stanno
tre
uomini
,
due
dormono
sopra
una
coperta
di
lana
ed
uno
sulla
nuda
terra
.
Accendiamo
un
fiammifero
e
vediamo
che
uno
tiene
appoggiata
la
testa
sull
'
avambraccio
,
fa
coll
'
altra
mano
visiera
agli
occhi
e
sogguarda
.
Viene
interrogato
e
risponde
essere
un
facchino
che
viene
dalla
Valtellina
e
va
a
Genova
.
Il
vicino
si
desta
anch
'
esso
,
viene
interrogato
,
è
un
suonatore
d
'
organetto
;
è
di
Magadino
e
va
a
Corno
.
Non
si
conoscono
,
nè
conoscono
il
loro
terzo
camerata
che
è
un
fruttivendolo
di
Monluè
.
Torniamo
a
scavalcare
il
saccone
,
eccoci
nel
cortile
illuminato
dal
più
bel
chiarore
di
luna
,
che
mai
possa
desiderare
un
poeta
arcadico
..
Ripassiamo
l
'
andito
,
usciamo
dallo
sportello
,
eccoci
in
via
Arena
,
tranquilla
,
silente
,
illuminata
direi
quasi
gaiamente
dalla
luna
.
Respiro
tre
o
quattro
volle
a
pieni
polmoni
,
mi
pare
di
rivivere
,
la
mia
guida
cortese
mi
domanda
:
-
Che
le
pare
?
-
Non
lo
avrei
creduto
,
se
quanto
vidi
me
lo
avesse
narrato
chiunque
,
fosse
pure
la
persona
più
rispettabile
del
mondo
.
-
Che
lezzo
,
che
schifo
,
che
sudiciume
!
-
Ebbene
,
pensi
che
queste
locande
erano
assai
peggiori
negli
anni
andati
.
-
E
'
impossibile
imaginarsi
di
peggio
.
Anzi
,
ripensandoci
,
mi
pare
d
'
aver
detto
una
ridicolaggine
marchiana
,
quando
manifestai
l
'
idea
di
passare
la
notte
in
una
di
codeste
locande
,
nel
caso
non
avessi
potuto
trovare
altro
mezzo
per
poterla
visitare
.
-
Creda
che
questa
poveraglia
sta
di
gran
lunga
meglio
in
prigione
.
Questo
è
appunto
ciò
che
mi
riserbo
di
vedere
.
Haec
olim
.
.
.
otto
anni
or
sono
.
Vediamo
ora
alcune
delle
locande
più
famose
oggi
esistenti
.
Siccome
tutto
muta
in
questo
maledetto
mondo
sublunare
dovevano
quindi
mutare
anche
le
locande
di
Milano
.
Ed
invero
di
qualche
poco
hanno
mutato
.
Le
mie
notizie
sono
recentissime
.
Eccone
la
data
:
27
e
29
giugno
1882
.
Nè
le
mie
notizie
potranno
essere
da
alcuno
smentite
.
Quanto
narro
,
io
stesso
ho
potuto
vedere
,
grazie
alla
cortesia
delle
autorità
di
pubblica
sicurezza
.
I
96
locandieri
del
1874
hanno
disseminato
degli
allievi
ed
oggi
153
sono
gli
affittaletti
con
licenza
debitamente
iscritti
sui
registri
della
questura
.
La
locanda
mantiene
abbondantemente
molti
insetti
parassiti
,
pulci
,
cimici
,
pidocchi
,
blatte
,
e
....
i
locandieri
.
Questi
sono
miserabili
che
trovano
modo
di
vivere
della
miseria
altrui
.
Non
descriverò
locanda
per
locanda
,
perchè
mi
vincerebbe
lo
schifo
;
non
citerò
i
nomi
degli
affittaletti
e
i
numeri
delle
loro
locande
,
perchè
mi
parrebbe
di
commettere
una
mala
azione
,
le
mie
accuse
saranno
generiche
,
ma
perchè
vere
,
dovranno
indurre
l
'
autorità
a
prendere
in
proposito
qualche
provvedimento
.
In
questi
giorni
,
o
per
parlare
più
esattamente
in
queste
notti
,
ho
rivisitate
alcune
locande
da
me
già
studiate
nel
1874
e
ne
ho
vedute
parecchie
di
nuove
.
I
campi
delle
mie
esplorazioni
furono
il
Corso
Garibaldi
,
la
Via
Anfiteatro
,
la
Via
Vetraschi
,
la
Via
Pioppette
,
la
Via
Fabbri
,
la
Via
Vittoria
,
la
Via
Scaldasole
,
la
Via
Arena
.
Locande
orribili
!
Scene
nauseanti
In
una
locanda
di
Via
Anfiteatro
non
abbiamo
potuto
penetrare
pel
contegno
ostile
del
proprietario
.
Ma
da
esatte
informazioni
da
noi
raccolte
,
possiamo
dire
che
in
quella
notte
,
che
noi
volevamo
visitare
quella
locanda
,
essa
era
piena
di
prostitute
e
di
pregiudicati
,
pei
quali
il
proprietario
ha
dei
delicatissimi
riguardi
.
Il
cancello
che
chiude
l
'
imboccatura
della
scala
,
la
quale
conduce
ai
piani
superiori
dà
una
curiosa
caratteristica
di
prigione
a
quella
locanda
.
E
il
fetore
delle
latrine
e
del
mondezzaio
si
fa
sentire
con
tanta
prepotenza
anche
da
chi
si
ferma
soltanto
nel
cortile
,
che
si
può
dire
essere
questa
locanda
una
succursale
della
ditta
Colera
-
morbus
e
compagni
Ed
ora
tiriamo
di
lungo
.
Nelle
locande
ho
dovuto
notare
un
miglioramento
.
In
nessuna
di
quelle
da
me
or
ora
visitate
si
dorme
o
sulla
paglia
o
sopra
un
saccone
posto
sul
suolo
.
I
pagliericci
sono
tutti
collocati
sopra
lettucci
o
sopra
cavalletti
,
il
che
non
era
ancora
nel
1874
.
Si
è
quindi
progredito
ma
piuttosto
nella
apparenza
che
nella
realtà
.
E
per
vero
dire
mancano
di
finestre
moltissime
stanze
e
in
ciascuna
d
'
esse
vi
sono
troppi
letti
e
vi
dorme
un
numero
soverchio
di
persone
,
cosicchè
queste
non
hanno
aria
respirabile
sufficiente
.
Un
fetore
orribile
è
dovunque
.
Raramente
si
trovano
letti
forniti
di
lenzuoli
,
e
dove
questi
vi
sono
,
sembrano
cotti
in
broda
di
fagiuoli
,
come
quelli
di
cui
parla
il
Berni
nel
Capitolo
al
Fracastoro
.
Dormono
due
o
più
persone
in
un
letto
,
e
promiscuamente
abbiamo
veduto
ancora
dormire
uomini
e
donne
;
anzi
in
una
locanda
in
Via
Fabbri
abbiamo
trovato
un
uomo
,
che
giaceva
in
compagnia
di
due
donne
.
A
cagione
del
caldo
soffocante
tutti
dormono
nudi
,
sicchè
entrando
in
uno
di
questi
covili
con
un
lume
acceso
,
si
vedono
risvegliarsi
e
muoversi
lentamente
e
quasi
inconsapevolmente
e
quella
confusione
di
membra
contorcentisi
ne
dà
l
'
imagine
di
un
gigantesco
lombricaio
.
In
Via
Scaldasole
abbiamo
trovato
cinque
uomini
coricati
in
un
piccolo
andito
dal
soffitto
inclinato
e
rivelante
l
'
ossatura
delle
travi
reggenti
il
tetto
.
Un
uomo
non
vi
può
stare
in
piedi
ritto
,
e
bisogna
cammini
curvo
per
non
dar
di
capo
nelle
travi
.
V
'
era
una
finestretta
sola
ed
era
aperta
,
ma
l
'
aria
vi
portava
dentro
l
'
ammorbante
puzzo
di
una
latrina
e
di
un
magazzino
di
galline
e
di
capponi
.
Quella
casa
appartiene
ad
un
pollivendolo
,
il
quale
ha
certo
più
cura
della
salute
de
'
suoi
polli
che
non
di
quella
de
'
suoi
inquilini
.
In
una
locanda
in
Via
Pioppette
da
'
miei
compagni
di
escursione
furono
riconosciuti
tra
gli
alloggiati
ben
nove
tra
ammoniti
e
sorvegliati
.
Ora
se
tre
bastano
a
comporre
ciò
che
in
gergo
legale
si
chiama
un
'
Associazione
di
malfattori
,
quivi
c
'
era
triplicata
e
coloro
,
che
la
miseria
e
il
bisogno
di
riposo
involontariamente
aveva
associati
,
erano
della
specie
più
pericolosa
.
Ma
dormivano
,
ed
un
vecchio
proverbio
dice
:
Chi
dorme
non
pecca
.
Tralasciamo
di
descrivere
le
scene
poco
edificanti
,
sulle
quali
c
'
è
caduto
lo
sguardo
in
queste
nostre
visite
.
Non
scriviamo
a
provocare
la
corruzione
,
ma
ad
eccitare
in
chi
può
e
in
chi
deve
il
desiderio
e
la
volontà
di
porre
rimedio
a
questi
orrori
.
I
quali
non
sono
del
resto
più
deplorevoli
di
quelli
che
riscontransi
in
tutte
le
grandi
città
e
che
anche
noi
abbiamo
avuto
occasione
di
vedere
in
Parigi
.
Ma
siccome
parlando
della
capitale
della
Francia
,
della
capitale
del
mondo
,
si
potrebbe
credere
,
che
uno
stolto
chauvinisme
ci
inducesse
a
sparlarne
,
così
a
dare
valore
al
nostro
dire
ci
gioveremo
dell
'
autorità
di
uomini
,
che
hanno
parlato
per
vero
dire
,
non
per
odio
d
'
altrui
nè
per
disprezzo
.
Nella
capitale
della
civiltà
.
Se
a
Milano
la
classe
povera
dorme
male
a
Parigi
dorme
peggio
.
E
là
non
v
'
è
neppur
oggi
alcun
indizio
di
miglioramento
.
Il
Frégier
fin
dal
1840
dipingeva
,
coll
'
efficacia
della
verità
,
la
condizione
deplorevole
dei
poveri
abitanti
in
Parigi
.
La
popolazione
operaia
vi
era
,
a
suo
dire
,
così
numerosa
che
in
tutte
le
ipotesi
non
si
poteva
sperare
di
provvedere
pur
coll
'
aiuto
degli
stabilimenti
di
beneficenza
,
che
ad
una
picciola
parte
de
'
suoi
bisogni
.
Ed
aggiungeva
:
Il
concorso
dell
'
iniziativa
privata
sarebbe
dunque
indispensabile
,
e
quindi
importerebbe
perfezionare
questo
concorso
.
La
legge
del
22
luglio
1791
determinando
le
regole
della
polizia
municipale
,
ha
sottoposti
(
art
.
5
)
i
locandieri
,
padroni
e
appigionatori
di
camere
ammobigliate
,
all
'
obbligo
di
tenere
un
registro
firmato
e
controllato
dal
commissario
di
polizia
,
per
l
'
iscrizione
di
quanti
alloggiano
presso
di
loro
,
anche
per
una
sola
notte
.
Il
Codice
penale
ha
riprodotto
questa
disposizione
(
art
.
475
)
.
Ma
aggiungendo
molte
nuove
contravvenzioni
ai
casi
previsti
dalla
legge
organica
,
non
ha
prescritta
alcuna
misura
per
assicurare
la
salubrità
delle
locande
.
L
'
ordinanza
di
polizia
del
15
giugno
1882
ha
saviamente
estesa
l
'
applicazione
dell
'
art
.
475
del
Codice
penale
a
quanti
fanno
il
locandiere
abitualmente
o
accidentalmente
.
Essa
è
riuscita
a
ridurre
sotto
la
vigilanza
della
polizia
una
folla
di
locandieri
clandestini
,
che
non
dando
a
pigione
se
non
appartamenti
o
stanze
ammobigliate
,
facevano
le
viste
di
credersi
dispensati
dai
carichi
e
dagli
obblighi
imposti
in
generale
a
coloro
che
fanno
il
mestiere
di
alloggiare
presso
di
sè
persone
,
che
non
hanno
con
loro
vincoli
di
famiglia
.
Nondimeno
quest
'
ordinanza
s
'
è
accontentata
di
occuparsi
del
regime
delle
camere
ammobiliate
sotto
il
rispetto
della
sicurezza
e
della
tranquillità
pubblica
:
essa
non
ha
prescritto
nulla
riguardo
alla
salubrità
interna
di
queste
abitazioni
.
L
'
insufficienza
della
legislazione
ha
forse
costretto
l
'
autore
dell
'
ordinanza
ad
astenersi
in
argomento
da
ogni
prescrizione
che
avrebbe
avuto
per
risultato
d
'
inceppare
l
'
uso
del
diritto
di
proprietà
.
Io
non
saprei
veramente
,
continua
il
Frégier
,
assegnare
un
altro
motivo
al
silenzio
ch
'
egli
ha
serbato
sopra
una
questione
così
importante
;
ma
questa
lacuna
per
forzata
che
possa
essere
,
non
è
meno
deplorevole
,
perciò
che
lascia
senza
rimedio
una
condizione
di
cose
assai
nocevole
alla
salute
degli
abitanti
delle
stanze
ammobigliate
,
e
che
potrebbe
in
caso
di
riapparizione
del
choléra
,
aumentare
sensibilmente
la
sua
influenza
micidiale
.
Sarebbe
cosa
degna
d
'
una
savia
amministrazione
preparare
fin
d
'
ora
i
mezzi
idonei
a
prevenire
questa
possibilità
pericolosa
.
Il
compito
è
difficile
,
senza
dubbio
,
ma
perchè
non
affrontarlo
con
coraggio
,
e
lasciar
sussistere
in
Parigi
,
senza
fare
alcun
sforzo
per
distruggerli
,
tanti
focolari
d
'
infezione
,
che
abbassano
al
livello
degli
animali
i
più
immondi
,
gl
'
infelici
abituati
a
cercarvi
un
rifugio
per
la
notte
?
Sebbene
le
abitazioni
,
delle
quali
stiamo
occupandoci
,
non
offrano
tutte
egualmente
argomento
di
censura
e
di
biasimo
,
tuttavia
le
une
peccano
per
l
'
agglomerazione
degli
alloggiati
,
le
altre
per
il
genere
del
giaciglio
,
le
altre
infine
per
l
'
assenza
d
'
ogni
ventilazione
e
persino
per
mancanza
assoluta
d
'
aria
.
L
'
agglomerazione
è
l
'
inconveniente
che
domina
in
tutte
le
locande
dell
'
infima
classe
e
rende
più
grave
il
triste
risultato
degli
altri
inconvenienti
,
ai
quali
esse
vanno
soggette
.
I
venticinque
o
trentamila
operai
costruttori
,
che
affluiscono
a
Parigi
ogni
anno
da
alcuni
dipartimenti
determinati
,
si
raccolgono
in
camerate
e
vi
si
ricoverano
a
dormire
per
tutte
le
notti
della
stagione
di
lavoro
.
Molte
di
queste
camerate
,
nelle
quali
allogiano
i
manovali
e
i
muratori
,
sono
tenute
da
persone
del
paese
nativo
di
questi
e
i
padroni
di
tali
locande
ve
li
attraggono
colla
loro
probità
riconosciuta
e
per
le
sollecitudini
che
hanno
o
mostrano
di
avere
per
i
loro
affittuali
.
Queste
camerate
abbondano
principalmente
nei
quartieri
dell
'
Hôtel
de
Ville
pei
muratori
e
nel
Faubourg
Saint
-
Martin
pei
legnaiuoli
.
Questi
ottimi
operai
,
per
una
tendenza
che
li
distingue
da
tutti
gli
altri
lavoratori
,
non
mirano
che
al
risparmio
essi
coi
loro
locatori
trattano
in
modo
d
'
ottenere
per
sei
franchi
al
mese
oltre
l
'
alloggio
,
il
bucato
d
'
una
camicia
per
ciascuna
settimana
e
ogni
giorno
una
zuppa
di
cui
essi
però
debbono
fornire
il
pane
.
Quanto
questi
operai
non
impiegano
pel
soddisfacimento
dei
loro
bisogni
generalmente
limitatissimi
,
è
risparmiato
o
pel
mantenimento
delle
loro
famiglie
o
per
l
'
aumento
del
loro
piccolo
patrimonio
.
I
delegati
della
polizia
attestano
unanimemente
regnare
l
'
ordine
e
la
concordia
nelle
camerate
degli
operai
costruttori
e
serbare
essi
una
condotta
che
si
potrebbe
dire
esemplare
.
Non
è
forse
rincrescevole
che
questi
ottimi
operai
dormano
così
agglomerati
in
piccole
stamberghe
?
Avvezzi
a
lavorare
all
'
aria
aperta
,
l
'
angustia
di
tali
alloggi
dev
'
essere
loro
più
penosa
che
non
lo
sia
per
altri
.
Così
le
febbri
tifoidee
sono
troppo
comuni
tra
loro
e
colpiscono
talvolta
delle
camerate
intiere
.
L
'
agglomerazione
e
l
'
insufficiente
arieggiamento
delle
camere
ammobigliate
sono
del
pari
pericolosi
agli
operai
impiegati
nelle
officine
e
nelle
manifatture
.
Essi
infatti
ogni
giorno
passano
da
un
'
abitazione
infetta
ad
un
opificio
,
che
bene
spesso
non
è
meno
di
quella
insalubre
,
e
questi
poveretti
si
trovano
così
predisposti
a
contrarre
facilmente
delle
malattie
contagiose
.
Di
tutti
gli
individui
componenti
la
classe
povera
,
i
cenciaiuoli
e
gli
straccivendoli
sono
quelli
che
abitano
le
stamberghe
più
infette
e
più
nauseanti
.
Si
ha
un
bel
discendere
negli
ultimi
gradi
della
società
,
l
'
ineguaglianza
apparisce
sempre
in
qualche
parte
e
gli
straccivendoli
(
chi
lo
avrebbbe
imaginato
!
)
ne
sono
i
notabili
.
Sono
essi
degli
industriali
un
po
'
più
economici
,
un
po
'
più
ordinati
del
resto
della
marmaglia
e
che
godono
d
'
un
certo
relativo
benestare
.
Gli
uni
,
i
più
scaltri
,
occupano
una
o
due
piccole
camere
che
prendono
a
pigione
per
sè
e
per
le
loro
famiglie
;
gli
altri
possedono
un
pagliericcio
che
loro
serve
per
coricarsi
nella
camerata
di
cui
fanno
parte
;
ma
questo
possesso
,
spesso
collettivo
piuttosto
che
personale
,
è
loro
invidiato
dai
pezzenti
,
che
dormono
entro
specie
di
truogoli
sopra
cenci
o
sopra
poche
manate
di
paglia
sparsa
sull
'
ammattonato
.
Gli
agenti
di
polizia
incaricati
della
vigilanza
delle
locande
destinate
ai
cenciaiuoli
,
ne
fanno
una
pittura
incredibile
.
Ciascun
alloggiato
conserva
presso
di
sè
la
sua
bisaccia
e
la
sua
sporta
,
ricolme
di
lordure
,
e
di
quali
lordure
!
Questi
selvaggi
non
provano
ripugnanza
a
comprendere
nelle
loro
raccolte
persino
animali
morti
e
a
passare
la
notte
presso
questa
preda
puzzolenta
.
Quando
gli
agenti
di
polizia
entrano
in
siffatte
locande
per
le
loro
ispezioni
ordinarie
o
per
ricercarvi
qualche
individuo
sospetto
,
provano
una
soffocazione
che
rassomiglia
molto
all
'
asfissia
.
Essi
ordinano
l
'
apertura
delle
imposte
delle
finestre
,
quando
pure
vi
è
modo
di
aprirle
,
e
le
osservazioni
severe
che
gli
agenti
dirigono
ai
locandieri
sopra
questo
orribile
miscuglio
di
esseri
umani
e
di
animali
in
putrefazione
non
hanno
virtù
di
smoverli
punto
.
I
locandieri
rispondono
che
i
loro
pigionali
ed
ancor
essi
vi
sono
abituati
.
Un
tratto
dei
costumi
speciali
dei
cenciaiuoli
,
e
che
si
potrebbe
chiamare
uno
de
'
loro
passatempi
,
consiste
nel
dar
la
caccia
ai
topi
nei
,
cortili
di
certe
case
ch
'
essi
frequentano
.
I
cenciaiuoli
attraggono
i
topi
coll
'
aiuto
di
certe
sostanze
mangiereccie
che
mescolano
ai
cenci
raccattati
per
le
vie
.
Per
fare
la
loro
caccia
collocano
un
mucchietto
di
tali
cenci
presso
i
crepacci
dei
muri
,
e
quando
possono
supporre
che
i
topi
vi
si
siano
annidati
,
sguinzagliano
nel
cortile
certi
loro
cani
addestrati
a
tale
caccia
e
in
un
batter
d
'
occhio
i
cenciaiuoli
s
'
impadroniscono
di
parecchi
topi
,
di
cui
mangiano
la
carne
e
vendono
la
pelle
.
I
poveri
ai
Parigi
nel
1840
.
Le
locande
di
Parigi
,
che
accolgono
durante
la
notte
il
fango
della
società
,
erano
nel
1840
a
quanto
ne
scriveva
il
Frégier
,
delle
vere
fogne
.
Quelle
stesse
,
osservava
il
diligente
statista
,
che
non
vengono
frequentate
dai
cenciaiuoli
,
sono
per
l
'
agglomerazione
degli
alloggiati
e
per
le
sudicie
abitudini
di
questi
,
dei
focolari
pericolosi
d
'
infezione
.
Vi
sono
camere
,
in
cui
stanno
fino
a
nove
letti
separati
da
piccole
corsie
a
stento
bastevoli
al
passaggio
di
una
persona
,
e
questi
letti
sono
bene
spesso
occupati
da
due
individui
,
che
non
si
conoscono
nè
si
sono
giammai
visti
.
La
differenza
di
sesso
non
è
un
ostacolo
a
queste
coabitazioni
notturne
e
accidentali
,
sebbene
gli
agenti
della
polizia
nulla
trascurino
per
impedire
che
ne
seguano
disordini
.
Tra
le
camerate
destinate
solamente
alle
donne
ve
ne
è
una
nel
quartiere
della
Cité
,
che
è
rinomata
per
l
'
aspetto
rovinoso
e
squallido
che
essa
presenta
.
Le
donne
che
la
occupano
sono
vecchie
ubbriacone
,
molte
delle
quali
sospettasi
vivano
di
ladroneccio
.
La
polizia
ha
l
'
occhio
aperto
sopra
queste
donne
,
come
sopra
tutti
gli
abitanti
di
queste
tristissime
case
.
Accade
qualche
volta
agli
agenti
di
dover
discendere
in
questi
bassi
fondi
allo
spuntar
dei
giorno
.
Non
appena
siano
essi
entrati
nella
casa
dove
si
trova
la
camerata
,
della
quale
abbiamo
testè
parlato
,
che
tutte
le
donne
che
la
occupano
si
mettono
a
sedere
sul
loro
canile
per
facilitare
le
ricerche
di
prammatica
.
Lo
spettacolo
di
siffatte
mummie
animate
ha
qualche
cosa
del
sepolcrale
,
e
si
direbbe
che
il
celebre
autore
di
Gil
-
Blas
,
se
n
'
è
servito
per
abbozzare
il
ritratto
del
Leonardo
.
Bisogna
essersi
occupato
alcun
poco
d
'
anatomia
sociale
con
uno
spirito
serio
d
'
investigazione
per
farsi
una
giusta
idea
della
popolazione
che
vive
nelle
pieghe
le
più
nascoste
della
società
.
L
'
immaginazione
,
malgrado
la
sua
fecondità
e
il
suo
ardire
,
non
saprebbe
mai
raggiungere
in
questa
materia
l
'
altezza
della
realtà
.
Questa
ha
un
carattere
,
una
fisonomia
,
una
stranezza
che
bisogna
aver
osservato
se
non
da
presso
,
il
che
è
dato
soltanto
ai
funzionari
della
polizia
,
almeno
sotto
un
certo
punto
di
vista
prospettico
,
per
poter
assumersi
la
responsabilità
di
storico
esatto
.
Nè
si
accusino
di
imaginarii
e
fantastici
i
tratti
di
costumi
ed
i
particolari
intimi
che
,
dice
il
Frégier
,
io
sono
venuto
fin
qui
additando
.
Sebbene
temperati
dalla
riserva
,
che
ho
dovuto
,
imporre
alla
mia
penna
,
questi
non
sono
in
sostanza
meno
veri
.
Io
ho
sacrificato
la
crudezza
del
tratto
e
del
colore
al
rispetto
verso
la
decenza
.
Ecco
la
sola
infedeltà
,
di
cui
io
mi
accuso
.
Dopo
aver
segnalate
le
cagioni
d
'
insalubrità
esistenti
nelle
locande
abitate
dalla
porzione
la
più
corrotta
e
la
più
miserabile
della
classe
viziosa
,
è
impossibile
non
riflettere
sulla
necessità
di
portare
un
rimedio
efficace
a
uno
stato
di
cose
tanto
contrario
ai
diritti
dell
'
umanità
e
della
civiltà
.
L
'
amministrazione
deve
tollerare
ciò
che
essa
non
può
impedire
;
ecco
perchè
essa
tollera
,
pur
sempre
vigilandole
,
queste
sentine
nelle
grandi
città
;
ma
una
simile
tolleranza
esclude
forse
la
facoltà
di
far
costrurre
delle
case
destinate
specialmente
ad
alloggiare
sia
i
cenciaiuoli
,
sia
quelle
altre
parti
della
popolazione
che
vegetano
negli
ultimi
gradi
della
società
?
Io
non
sono
di
questo
avviso
.
Le
locande
di
quarta
classe
contano
molti
covili
e
molte
fogne
.
Se
l
'
amministrazione
per
viste
d
'
interesse
generale
si
crede
obbligata
a
preparare
un
deflusso
alle
acque
limacciose
d
'
una
città
come
Parigi
per
mezzo
di
opere
costrutte
con
ingente
spesa
,
con
quanta
maggior
ragione
non
deve
essa
padroneggiare
e
regolare
quest
'
altro
pantano
formato
dalla
classe
miserabile
e
viziosa
,
che
formicola
in
questa
vasta
capitale
?
A
non
considerare
che
l
'
igiene
pubblica
,
egli
è
certo
che
la
città
guadagnerebbe
sensibilmente
a
scavare
un
letto
a
questo
pantano
di
nuova
specie
ed
altrettanto
più
pericoloso
,
perchè
non
influisce
meno
sul
morale
che
sul
fisico
delle
popolazioni
.
L
'
esecuzione
di
questo
progetto
non
sarebbe
un
carico
affatto
gratuito
per
l
'
amministrazione
.
Certo
non
ritrarrebbe
l
'
equivalente
del
capitale
impiegatovi
,
ma
potrebbe
rappresentare
una
parte
assai
considerevole
di
questo
interesse
,
e
gli
oneri
che
s
'
avrebbero
a
sopportare
troverebbero
il
loro
compenso
nell
'
assicurato
aumento
di
garanzia
alla
sanità
pubblica
.
Le
osservazioni
di
Paul
Cère
.
Maxime
du
Camp
e
Jules
Siegfried
.
Paul
Cère
in
un
suo
libro
pregevole
per
copia
e
finezza
di
osservazioni
sulle
classi
pericolose
di
Parigi
ci
insegna
che
nel
1872
il
numero
dei
locandieri
"
disposti
a
dare
un
letto
,
ad
ogni
passaggiero
era
considerevole
;
se
ne
contavano
non
meno
di
19226
aventi
un
personale
di
2847
impiegati
.
"
Si
direbbe
che
una
parte
della
popolazione
di
Parigi
non
ha
nè
casa
nè
tetto
,
ed
è
obbligata
a
dormire
alla
ventura
E
Maxime
du
Camp
,
nel
terzo
volume
della
sua
importantissima
opera
intitolata
"
Paris
,
ses
organes
,
ses
fonctions
et
sa
vie
"
dopo
averci
parlato
dei
ladri
,
dei
falsi
giornalieri
,
dei
vagabondi
,
dipingendone
i
costumi
e
additandone
i
vituperevoli
mezzi
di
sussistenza
,
accenna
pure
i
luoghi
,
dove
costoro
vanno
a
sostare
e
a
dormire
.
Molti
tra
essi
sono
dans
leurs
meubles
,
come
si
dice
,
o
alloggiano
presso
quelle
povere
creature
perdute
,
sprofondate
nel
più
basso
della
fogna
sociale
,
chiamate
da
essi
le
loro
operaie
perchè
le
disgraziate
lavorano
,
-
quale
orribile
lavoro
!
-
per
farli
vivere
.
Quelli
sono
i
più
favoriti
ed
eccitano
l
'
invidia
dei
loro
compagni
,
che
per
la
maggior
parte
sono
senza
domicilio
.
Quando
le
notti
sono
aspre
o
piovose
e
quei
miserabili
hanno
qualche
soldo
in
tasca
,
essi
vanno
a
domandare
asilo
a
quelle
locande
di
ultimo
ordine
che
si
chiamano
garnis
à
la
nuit
.
Non
valgono
le
parole
ad
esprimere
l
'
aspetto
ripugnante
e
l
'
odore
nauseabondo
di
queste
stamberghe
.
Il
du
Camp
dichiara
che
nella
sua
vita
di
viaggiatore
lungo
le
rive
del
mar
Rosso
,
presso
gli
Arabi
ababdeh
del
deserto
,
sotto
la
tenda
dei
Beduini
della
CeleSiria
,
nelle
borgate
dell
'
Asia
minore
ha
dormito
in
luogo
orribili
,
sucidi
e
brulicanti
di
vermi
,
eppure
non
ha
mai
visto
nulla
di
simile
allo
spettacolo
che
presentano
questi
bugigattoli
durante
le
ore
della
notte
.
L
'
imaginazione
dei
locandieri
è
inesauribile
,
quando
si
tratta
di
far
tre
o
quattro
camere
di
una
sola
,
di
porre
dei
tramezzi
nei
corridoi
,
di
invadere
i
pianerottoli
o
di
praticare
delle
nicchie
(
è
la
vera
parola
)
propriamente
sotto
i
tetti
in
stanzini
tanto
bassi
e
ristretti
da
non
potervisi
penetrare
che
carponi
.
Le
scale
spiombate
,
le
finestre
senza
imposte
,
le
larghe
fessure
che
solcano
i
muri
danno
a
queste
casupole
l
'
apparenza
di
ruine
.
Nelle
stanze
durante
la
notte
non
v
'
è
lume
;
si
cammina
a
tentoni
in
mezzo
ad
una
atmosfera
grave
,
nella
quale
si
combinano
in
un
odore
insopportabile
l
'
umidità
dei
muri
,
il
lucignolo
spento
,
la
feccia
fermentante
dei
vino
mal
digerito
e
il
sudore
umano
.
Sopra
un
materasso
,
donde
esce
la
lana
mista
a
trucioli
,
un
fascio
di
abiti
logori
e
strappati
si
rotola
in
un
angolo
,
lo
si
spinge
;
quello
si
agita
,
si
alza
.
Si
indietreggia
spaventati
di
vedere
che
una
creatura
vivente
può
respirare
in
quell
'
aria
ammorbata
.
Ah
,
che
si
comprendono
meglio
allora
quelli
che
,
fuggendo
l
'
orrore
di
simili
ricoveri
,
vanno
a
dormire
a
cielo
aperto
alla
mercè
della
pioggia
,
che
può
cadere
,
o
della
ronda
di
polizia
,
che
può
sopravvenire
!
Non
è
tutto
rose
neppure
per
quelli
che
,
dormono
sotto
la
folta
chioma
degli
olmi
dei
Champs
Elysées
o
nelle
cantine
delle
case
in
costruzione
,
poichè
il
più
delle
volte
vanno
a
finire
la
loro
notte
alla
polizia
.
Maggiormente
da
compiangere
sono
coloro
,
che
senza
riflessione
nè
previdenza
,
cercano
un
asilo
sotto
gli
archi
laterali
dei
ponti
sulla
Senna
e
vi
dormono
bagnati
,
sotto
la
sferza
d
'
una
corrente
d
'
aria
fredda
ed
umida
che
paralizza
loro
le
membra
e
li
manda
ben
presto
all
'
ospitale
colpiti
da
reumatismi
articolari
.
Il
luogo
prediletto
dai
vagabondi
e
dai
ladri
furono
per
lungo
tempo
le
fornaci
di
calce
di
Montmartre
,
ma
dopochè
queste
ultime
sono
state
abbandonate
,
essi
si
sono
dispersi
parte
a
Bagnolet
.
e
parte
a
Pantin
.
Vi
è
però
un
luogo
ch
'
essi
frequentano
volentieri
a
Parigi
e
che
è
conosciutissimo
,
perocchè
chicchessia
ha
inteso
certo
parlare
delle
carrières
d
'
Amérique
.
Non
è
là
,
come
si
crederebbe
,
ch
'
essi
si
rintanano
durante
le
notti
d
'
inverno
.
Tali
cave
per
vero
dire
sono
inabitabili
anche
per
uomini
uomini
rotti
a
tutte
le
durezze
della
vita
all
'
aria
aperta
;
sono
dei
lunghi
anditi
,
in
cui
l
'
acqua
cade
a
goccia
a
goccia
su
terreno
così
bagnato
,
che
vi
si
cammina
nel
fango
fino
al
collo
del
piede
.
E
'
là
presso
ch
'
essi
si
rifugiano
,
a
lato
delle
fornaci
di
calce
che
fiammeggiano
giorno
e
notte
e
spandono
un
calore
,
di
cui
i
vagabondi
sanno
apprezzare
i
benefici
.
Là
al
pari
di
altrove
comme
on
fait
son
lit
,
on
couche
.
I
più
accorti
non
arrivano
mai
tardi
,
per
poter
scegliere
dei
buoni
posti
;
si
stendono
sulle
fascine
non
lontano
dalle
fornaci
e
al
riparo
dalle
correnti
d
'
aria
.
Quivi
si
fa
più
che
dormire
,
vi
si
cena
con
de
'
salumi
,
con
della
acquavite
,
tutta
roba
rubata
;
vi
si
danno
dei
convegni
amorosi
;
vi
si
tengono
delle
serate
,
delle
conversazioni
,
vi
si
balla
,
vi
avvengono
lotte
e
duelli
,
e
non
vi
è
stravizio
tanto
repugnante
,
di
cui
questi
luoghi
così
desolati
non
siano
stati
testimonii
.
Tutto
si
sciupa
a
lungo
andare
,
e
le
carrières
d
'
Amérique
hanno
quasi
finito
il
loro
tempo
,
in
ogni
caso
,
le
loro
notti
famose
sono
passate
.
La
polizia
ha
troppo
rivolti
gli
sguardi
in
quelle
parti
,
e
i
vagabondi
più
non
vi
si
recano
che
esitando
,
poichè
è
raro
adesso
che
il
loro
sonno
non
venga
interrotto
.
Verso
le
due
ore
dopo
la
mezzanotte
,
quando
si
crede
che
le
fornaci
sono
occupate
e
che
ognuno
vi
s
'
è
addormentato
,
si
parte
senza
far
rumore
dal
posto
di
polizia
il
più
vicino
.
Gli
agenti
comandati
da
un
ufficiale
di
pace
,
si
dividono
in
quattro
squadre
,
che
,
rasentando
i
muri
,
camminando
in
punta
di
piede
,
circondano
il
nascondiglio
da
tutti
i
lati
,
in
guisa
da
custodirne
le
uscite
.
A
un
dato
segnale
,
le
lanterne
vengono
aperte
e
gli
agenti
si
precipitano
tutti
contemporaneamente
verso
il
grande
dormitorio
improvvisato
sotto
le
volte
biancheggianti
.
Il
risveglio
è
generale
.
I
novizii
cercano
di
fuggire
,
i
vecchi
praticoni
s
'
alzano
stirando
le
braccia
e
si
consegnano
essi
stessi
agli
agenti
.
Nessuno
mai
resiste
e
là
prima
parola
,
significantissima
,
di
ognuno
di
questi
infelici
è
:
"
Non
mi
fate
del
male
!
"
Che
cosa
trovasi
colà
?
Il
rifiuto
di
Parigi
,
vagabondi
,
ladri
,
recidivi
,
miserabili
infine
,
che
non
possono
ispirare
se
non
la
pietà
.
Io
soffro
d
'
asma
,
diceva
un
d
'
essi
,
il
che
mi
impedisce
di
lavorare
;
io
tossisco
molto
e
a
cagione
di
ciò
i
locandieri
mi
mettono
alla
porta
.
Io
vengo
a
dormire
presso
le
fornaci
perché
ciò
mi
solleva
alquanto
.
Colui
è
stato
immediatamente
e
d
'
urgenza
inviato
ad
un
ospitale
,
perchè
gli
fossero
prestate
le
cure
opportune
.
In
questi
covili
vi
si
arrestano
dei
fanciulli
fuggiti
dalla
casa
paterna
e
già
dediti
al
ladroneccio
;
quattro
fra
essi
furono
sorpresi
al
momento
,
in
cui
tenevano
tra
mani
e
mangiavano
un
pane
di
burro
che
avevano
trafugato
al
mercato
.
Queste
razzie
danno
dei
risultati
importanti
;
in
due
giorni
,
il
19
e
il
20
febbraio
1869
,
la
Polizia
si
è
impadronita
di
77
individui
,
di
cui
58
avevano
già
avuto
a
fare
colla
giustizia
.
Quest
'
era
la
punto
invidiabile
condizione
dei
poveri
di
Parigi
nel
1873
,
malgrado
esistano
quivi
la
Société
philantropique
fondata
sino
dal
1780
,
e
l
'
opera
pia
dell
'
Hospitalité
de
nuit
,
istituita
nel
1878
,
le
quali
alacremente
diffondono
i
loro
beneficii
fra
le
classi
più
sfortunate
della
società
.
Un
uomo
benemerito
della
umanità
,
Jules
Siegfried
,
pensatore
profondo
e
filantropo
generoso
,
forse
misurando
dai
prodigiosi
progressi
,
ch
'
egli
ha
fatto
fare
alla
piccola
ma
importante
sua
città
dell
'
Havre
,
i
progressi
che
avrebbe
dovuto
fare
Parigi
in
questi
ultimi
tempi
,
in
un
suo
libro
intitolato
:
La
misère
,
son
histoire
,
ses
causes
,
ses
rémèdes
,
scriveva
:
Le
squallide
casupole
dei
secoli
passati
,
le
cantine
infette
di
certe
città
manifatturiere
,
e
i
solai
insalubri
dove
s
'
agglomerano
delle
famiglie
intiere
,
fanno
posto
gradatamente
ad
abitazioni
più
vaste
e
più
sane
.
Eppure
nel
1878
,
quando
abbiamo
visitato
Parigi
,
avendo
noi
fatte
delle
escursioni
nei
luoghi
in
cui
la
marmaglia
s
'
annida
,
vi
abbiamo
trovato
che
quanto
hanno
scritto
il
Frégier
,
il
Cère
,
il
Du
Camp
vale
ancora
oggi
quanto
per
l
'
appunto
valeva
ai
tempi
in
cui
o
di
cui
essi
hanno
scritto
.
Che
più
?
Avevamo
a
scorta
nelle
nostre
escursioni
Escursioni
notturne
due
sergents
de
ville
,
i
quali
alle
tre
dopo
mezzanotte
quantunque
armati
,
non
si
sono
peritati
a
scendere
dal
quais
e
passare
sotto
il
ponte
dell
'
Alma
,
non
discosto
dal
Trocadero
e
frequentatissimo
di
giorno
,
se
non
quando
poterono
avere
due
altri
sergents
a
ingrossare
la
comitiva
.
Ciò
non
faceva
onore
al
loro
coraggio
,
ma
neppure
allo
spirito
di
rispetto
all
'
autorità
,
per
parte
degli
abitanti
accidentali
del
primo
arco
sulla
destra
della
Senna
.
E
veramente
,
se
si
fosse
trattato
di
fare
a
pugni
con
tutte
le
persone
che
stavano
coricate
sotto
quell
'
arco
,
i
sergents
de
ville
avrebbero
certamente
avuta
la
peggio
.
Dal
1878
in
poi
passarono
parecchi
anni
,
nè
le
cose
sono
punto
mutate
,
giacchè
degli
egregi
pubblicisti
di
Francia
hanno
,
anche
in
questi
ultimi
giorni
alzata
la
voce
per
risvegliare
la
carità
pubblica
e
additarle
di
nuovo
la
turba
immensa
,
che
in
mezzo
al
lusso
della
capitale
del
mondo
civile
non
può
trovare
un
onesto
rifugio
dove
passare
la
notte
.
I
poveri
di
Parigi
ai
tempi
nostri
.
Il
Gaulois
del
giorno
4
maggio
1882
bruciava
la
prima
cartuccia
a
pro
della
causa
degli
indigenti
di
Parigi
.
Esso
incominciò
in
quel
giorno
per
lo
appunto
a
parlare
dei
luoghi
,
ove
abita
la
ingente
classe
povera
di
quella
vasta
metropoli
.
Colla
scorta
di
quel
giornale
cercheremo
di
far
conoscere
a
'
nostri
lettori
le
miserie
di
Parigi
,
quali
si
manifestano
a
'
dì
nostri
.
Noi
potremmo
visitare
,
scriveva
il
Gaulois
,
molti
quartieri
.
Cosa
strana
,
anche
nei
quartieri
ricchi
,
noi
troveremo
dei
miserabili
;
la
stamberga
del
povero
presso
al
palazzo
del
gran
signore
.
Colui
che
domanda
a
Dio
un
po
'
di
sonno
per
isfuggire
alle
torture
della
fame
è
perseguitato
fino
sul
suo
giaciglio
dalla
musica
del
ballo
,
che
suonasi
nel
palazzo
vicino
.
Il
metro
di
terreno
vi
conquista
dei
prezzi
favolosi
.
Andiamo
piuttosto
verso
le
estremità
;
è
là
che
noi
troveremo
delle
viuzze
larghe
due
metri
,
dei
vicoli
ciechi
che
fanno
le
viste
di
condurre
in
qualche
parte
e
che
si
fermano
tosto
,
dei
cortiletti
che
s
'
aprono
capricciosamente
l
'
uno
sull
'
altro
,
delle
vecchie
fabbriche
senza
carattere
,
delle
case
crollanti
,
sebbene
tutte
nuove
;
e
tutto
a
un
tratto
come
contrasto
,
degli
edifici
innalzati
in
tutta
fretta
sopra
lunghi
spazii
per
ammortire
il
prezzo
del
metro
di
terreno
per
mezzo
dell
'
accumulazione
dei
piani
,
casolari
,
capanne
,
città
operaie
immensa
ricchezza
,
ansia
profonda
;
la
miseria
delle
città
accosto
alla
miseria
campagnuola
,
officine
sudanti
il
milione
,
magazzini
ingozzati
di
derrate
e
di
mercanzie
,
circondati
,
oppressi
,
assediati
,
assaliti
da
una
foresta
di
alloggi
insalubri
,
pestilenziali
,
senza
spazio
,
nè
aria
,
nè
fuoco
,
nè
sole
,
nè
acqua
;
più
stretti
e
cento
volte
più
sucidi
che
una
prigione
;
degli
strumenti
di
tortura
piuttosto
che
ricoveri
;
dei
sepolcri
anzi
che
abitazioni
.
Tutto
ciò
nondimeno
a
Parigi
;
nella
capitale
del
lusso
a
due
passi
da
Bullier
.
Si
diceva
,
sotto
l
'
Impero
,
che
il
bosco
di
Vincennes
era
deserto
,
che
le
cocottes
non
vi
andavano
.
Esse
non
volevano
attraversare
il
sobborgo
.
Esse
vi
avevano
paura
.
Paura
degli
abitanti
?
No
,
paura
dì
sè
stesse
.
Paura
dei
proprii
servi
gallonati
,
dei
loro
cavalli
riccamente
bardati
,
paura
della
loro
seta
,
dei
loro
pizzi
,
paura
del
loro
rossetto
e
del
loro
belletto
,
di
fronte
a
tante
donne
mancanti
di
pane
e
di
biancheria
e
che
lavorano
!
Noi
abbiamo
la
scelta
tra
le
rovine
,
che
datano
da
ieri
,
e
quelle
che
risalgono
a
due
secoli
;
tra
il
quartiere
Giovanna
d
'
Arco
che
conta
1200
case
d
'
affitto
e
2000
inquilini
,
dove
le
case
dalla
facciata
larga
tre
metri
,
soffocate
,
schiacciate
dalle
due
case
vicine
e
di
cui
il
quinto
,
o
il
sesto
,
o
il
settimo
piano
non
sono
accessibili
che
mediante
una
scala
a
piuoli
.
Il
quartiere
Giovanna
d
'
Arco
,
nel
tredicesimo
Circondario
,
è
celebre
per
la
sua
lunga
lotta
contro
le
esigenze
della
Commissione
di
vigilanza
sulle
abitazioni
insalubri
;
noi
abbiamo
pure
il
quartiere
dorato
,
che
ha
la
sua
celebrità
particolare
,
la
città
del
Progresso
,
il
quartiere
Maupy
,
e
una
folla
di
altri
quartieri
.
Si
potrebbero
passare
degli
anni
a
visitarli
;
pochi
minuti
basteranno
ai
nostri
lettori
per
giudicaili
.
Molti
dei
fondatori
ci
assicurano
ch
'
essi
si
sono
lasciati
indurre
a
queste
creazioni
da
spirito
di
fratellanza
.
Noi
non
abbiamo
nulla
a
dire
dei
loro
sentimenti
,
nè
delle
loro
persone
:
non
si
tratta
per
noi
che
dei
loro
alloggi
.
Tutte
queste
abitazioni
sono
governate
da
una
formula
,
che
li
condanna
a
rassomigliarsi
o
per
meglio
dire
a
identificarsi
.
Questa
formula
eccola
qui
:
Vendere
al
maggior
prezzo
possibile
la
minor
quantità
possibile
di
spazio
e
d
'
aria
respirabile
.
Entriamo
:
la
chiave
è
sulla
porta
;
non
vi
è
nulla
a
rubare
.
La
maggior
parte
del
tempo
,
l
'
inquilino
non
vi
è
.
L
'
inquilino
non
ama
di
essere
visitato
,
come
una
bestia
nel
suo
covile
,
sotto
pretesto
di
carità
o
di
riforma
.
Ma
noi
non
vi
troveremo
punto
nè
ammalati
,
nè
donne
.
Anzitutto
un
'
abitazione
è
una
stanza
.
Noi
troviamo
,
quasi
dappertutto
più
inquilini
in
una
sola
stanza
;
giammai
due
stanze
per
un
solo
inquilino
.
Qualche
volta
i
locatari
della
stanza
formano
una
famiglia
;
assai
spesso
essi
sono
sconosciuti
gli
uni
agli
altri
;
essi
si
incontrano
nella
loro
stamberga
come
si
possono
incontrare
nella
strada
.
Quanti
metri
per
ogni
persona
?
Il
regolamento
pei
prigionieri
dice
:
a
Londra
metri
cubi
17,98
,
in
Olanda
27
,
a
Friburgo
30
.
Il
regolamento
non
prescrive
,
in
Francia
,
che
15
metri
cubi
.
Nella
pratica
se
ne
danno
20
.
La
cella
modello
esposta
nel
1878
dal
Ministero
dell
'
Interno
e
che
era
presa
per
tipo
,
ne
aveva
30
.
Diciamo
solamente
che
una
cella
nelle
prigioni
cellulari
francesi
ha
venti
metri
cubi
.
E
'
quasi
una
gabbia
:
poichè
non
fa
tre
metri
in
lunghezza
e
tre
metri
in
larghezza
da
percorrere
.
Si
provò
la
Commissione
delle
abitazioni
insalubri
a
trovare
queste
misure
in
tutti
gli
alloggi
.
Ecco
una
misura
presa
a
caso
nel
rapporto
del
signor
Du
Mesnil
:
2,40
+
2,60
+
2,22
=
9,41
.
Sono
dieci
metri
e
sessanta
d
'
aria
e
di
spazio
al
di
sotto
di
quello
che
si
dà
al
prigioniero
,
al
condannato
.
Il
signor
Du
Mesnil
che
noi
abbiamo
interrogato
,
propone
di
fornirci
,
a
centinaia
delle
misure
analoghe
.
L
'
Amministrazione
ha
prescritto
14
metri
cubi
per
persona
,
ma
non
si
tiene
alcun
conto
de
'
suoi
ordini
.
Il
signor
Du
Mesnil
cita
,
dandone
l
'
indirizzo
,
delle
stanzette
che
misurano
otto
metri
cubi
.
Noi
ne
troviamo
una
nel
suo
rapporto
che
ne
ha
6,41
.
Essa
è
abitata
.
In
una
locanda
della
via
Bisson
,
una
stanza
di
metri
cubi
20,92
è
affittata
per
cinque
letti
cioè
5
metri
e
98
per
ciascun
letto
.
Nella
via
Santa
Margherita
,
sopra
una
corte
chiamata
la
Fossa
dei
Leoni
,
perchè
essa
ha
servito
altre
volte
di
scuderia
ad
un
serraglio
,
i
signori
Coudereau
,
Sinaud
e
Grandpierre
additano
due
camerette
aventi
metri
cubi
4
e
80
.
Noi
diciamo
:
Aria
e
spazio
.
E
'
un
orrore
.
Spazio
se
voi
volete
.
Aria
è
un
'
altra
cosa
.
Tutte
le
stanze
non
sono
di
facciata
e
neppure
tutte
guardano
in
qualche
cortile
.
Molte
si
aprono
sulla
scala
o
sopra
un
corridoio
,
che
pure
non
comunica
direttamente
coll
'
esterno
;
le
scale
non
sono
qualche
volta
che
delle
scale
a
piuoli
.
Tali
stanze
o
gabbie
rassomigliano
a
cloache
,
l
'
aria
vi
è
putrefatta
dalle
esalazioni
delle
sozzure
accumulate
sul
suolo
,
è
l
'
aria
vi
è
stagnante
,
pestifera
.
Ordinariamente
non
vi
sono
finestre
che
diano
sulla
scala
.
La
luce
manca
del
pari
che
l
'
aria
respirabile
.
Molte
camere
non
prendono
luce
che
da
un
vano
di
trenta
centimetri
di
larghezza
sopra
sessantadue
di
altezza
.
Il
signor
du
Mesnil
cita
una
stanzuccia
in
rue
Bisson
,
che
non
ha
se
non
un
vano
di
quaranta
per
cinquanta
centimetri
;
in
altre
stanze
non
v
'
è
neppure
l
'
abbaino
;
alcune
non
hanno
altra
apertura
che
la
porta
.
In
queste
si
rinnova
un
po
'
l
'
aria
,
e
si
immette
un
po
'
di
luce
,
lasciandola
semi
-
aperta
.
Il
rapporto
del
signor
Du
Mesnil
descrive
una
camera
situata
sotto
il
piovente
del
tetto
.
Essa
ha
una
porta
e
una
finestra
;
la
porta
ha
cinquanta
centimetri
di
apertura
,
la
finestra
è
un
foro
di
30
X
62
centimetri
.
Il
lato
più
alto
misura
un
metro
cinquantadue
centimetri
,
il
più
basso
misura
un
metro
e
sedici
centimetri
.
Una
donna
di
statura
ordinaria
non
può
andare
in
fondo
alla
stanza
se
non
carponi
,
ed
è
costretta
a
starsi
piegata
sulle
ginocchia
.
Questo
canile
ha
la
capacità
di
dieci
metri
e
cinquantasei
centimetri
cubici
.
Immaginate
ora
uno
stambugio
non
molto
lungo
,
rischiarato
da
una
sola
finestra
e
dove
sono
ammucchiati
molti
letti
.
Sicuramente
,
vi
sono
anche
di
queste
.
L
'
ultimo
letto
non
ha
nè
luce
nè
aria
.
L
'
inquilino
o
il
paziente
,
come
voi
volete
,
non
può
tenersi
a
sedere
sul
letto
.
Per
coricarsi
e
per
levarsi
,
bisogna
che
egli
vi
si
rimpiatti
o
ne
scivoli
.
Rendetevi
conto
dell
'
odore
,
se
potete
,
quando
pure
non
vi
fossero
che
la
stagnazione
dell
'
aria
e
le
respirazioni
ed
espirazioni
umane
;
ma
vi
è
di
più
il
sucidume
indescrivibile
,
orribile
.
L
'
acqua
è
sconosciuta
nella
casa
:
non
recipiente
,
nè
provvisione
.
In
caso
di
incendio
la
casa
brucierebbe
come
uno
zolfanello
.
In
più
d
'
una
di
queste
stamberghe
la
soffitta
è
di
panconcelli
mal
congiunti
,
il
suolo
non
è
sempre
coperto
di
tavole
o
di
mattoni
.
Gli
inquilini
del
pianterreno
camminano
o
giaciono
,
sulla
terra
nuda
,
cioè
nel
fango
o
piuttosto
nelle
lordure
.
Non
v
'
è
caminetto
e
quindi
nessuna
ventilazione
.
Le
pareti
sono
fesse
,
i
tramezzi
screpolati
.
Le
tappezzerie
di
carta
ammuffite
,
cadenti
a
brani
,
coperti
da
un
brulicame
di
insetti
parassiti
d
'
ogni
sorta
.
Coloro
che
dimorano
in
questo
putridume
non
possono
sognare
cure
di
pulitezza
personale
,
e
infatti
essi
non
vi
pensano
nemmeno
.
I
medici
vi
diranno
,
in
quale
stato
è
il
loro
corpo
,
quando
si
portano
malati
o
moribondi
agli
ospitali
.
Bisogna
dir
tutto
;
non
si
tratta
di
esser
delicati
in
parole
e
barbari
in
realtà
.
Ciò
che
vi
è
di
più
spaventevole
in
queste
case
d
'
orrore
sono
i
cessi
.
Si
sentono
prima
di
passare
la
soglia
,
si
sentono
dappertutto
nella
casa
,
le
loro
esalazioni
vi
prendono
alla
gola
;
è
come
una
malattia
,
come
una
peste
.
Il
puzzo
,
che
v
'
ammorba
il
naso
,
vi
fa
nel
medesimo
tempo
lagrimare
.
Sembra
che
a
ciò
gl
'
inquilini
di
queste
case
si
abituino
,
ma
noi
pensiamo
piuttosto
che
ne
muoiono
.
I
cessi
danno
sulle
scale
,
spesso
senza
copertura
o
senza
copertura
sufficiente
;
il
dottor
Du
Mesnil
ne
ha
veduti
di
quelli
che
danno
direttamente
sopra
una
camerata
.
Nessun
modo
di
chiusura
automatica
,
anzi
nessun
modo
di
chiusura
d
'
alcuna
sorta
,
ma
dei
buchi
spalancati
.
Non
vi
è
neppure
deflusso
.
Per
suolo
dei
mattoni
sconnessi
,
delle
tavole
ammuffite
o
della
fanghiglia
;
si
formano
tutto
intorno
dei
pantani
e
dei
depositi
immondi
,
i
tubi
di
caduta
traversano
qualche
volta
le
camerate
allo
scoperto
,
fra
questi
tubi
vi
sono
di
quelli
che
hanno
delle
fessure
o
delle
rotture
,
dalle
quali
sfugge
la
materia
fecale
.
In
un
caseggiato
importante
per
la
sua
estensione
,
certi
depositi
di
immondezze
sono
così
vecchi
che
l
'
erba
vi
è
cresciuta
sopra
.
I
cessi
non
sempre
sono
nemmeno
in
numero
sufficiente
.
In
una
casupola
della
rue
Sainte
-
Marguerite
non
vi
sono
che
due
cessi
per
centododici
inquilini
.
Compreso
della
gravezza
di
siffatta
mostruosa
condizione
di
cose
,
un
egregio
pubblicista
francese
,
con
giusta
indignazione
,
or
non
ha
guari
esclamava
:
"
Ecco
ciò
che
esiste
vicino
a
noi
nella
nostra
città
,
nella
nostra
grande
Parigi
,
nella
nostra
pomposa
Parigi
.
"
Noi
,
scriveva
il
Gaulois
,
vi
abbiamo
descritto
gli
alloggi
insalubri
,
secondo
il
rapporto
della
Commissione
dipartimentale
di
igiene
,
mescolandovi
i
ricordi
di
visite
che
vi
avevamo
fatte
;
ma
noi
temiamo
di
nausearvi
dicendovi
tutto
.
Non
parliamo
della
promiscuità
dei
sessi
e
delle
età
...
Ed
ora
sapete
voi
,
che
in
questi
covili
non
vivono
soltanto
dei
pregiudicati
?
Sapete
voi
che
vi
si
trovano
uomini
buoni
e
donne
oneste
e
fanciulli
in
gran
numero
?
Poveri
fanciulli
!
Trovate
voi
giusto
che
noi
facciamo
tante
discussioni
per
la
politica
,
che
noi
pensiamo
a
tante
cose
,
che
potrebbero
bene
attendere
,
e
non
tentiamo
un
grande
sforzo
per
mettere
fine
a
questa
barbarie
,
a
questo
disonore
?
Sapete
voi
,
cittadini
,
che
l
'
umanità
invoca
un
vero
provvedimento
?
e
sapete
voi
che
in
questi
abituri
vi
sono
per
voi
stessi
dei
germi
di
peste
sociale
e
di
peste
fisica
?
Bada
a
te
,
Gomorra
!
la
tua
noncuranza
e
la
barbarie
ti
uccideranno
.
Ma
non
è
qui
tutto
.
Alla
descrizione
di
tante
brutture
alcuni
possono
gridare
:
Voi
esagerate
.
E
'
terribile
questa
parola
,
leggevasi
nel
Gaulois
.
Essa
dispensa
le
persone
sensate
,
le
persone
a
modo
di
riflettere
,
d
'
agire
,
di
compatire
.
Gl
'
indifferenti
aggiungono
:
Molti
poveri
sono
la
cagione
della
loro
miseria
.
E
così
altri
,
per
sottrarsi
a
qualunque
sacrificio
,
grettamente
ci
dicono
.
Il
fare
la
carità
è
un
incoraggiare
la
pigrizia
.
Queste
sentenze
vengono
proferite
da
uomini
senza
cuore
,
e
di
questi
ve
ne
sono
dappertutto
,
a
Parigi
come
a
Milano
.
Costoro
non
presentono
il
giorno
,
in
cui
questi
disgraziati
si
ricorderanno
,
esservi
persone
che
nuotano
nell
'
abbondanza
e
che
si
rifiutano
di
pensare
a
loro
.
E
che
cosa
risponderete
,
o
ricchi
,
alla
turba
di
questa
poveraglia
,
il
giorno
in
cui
sfonderà
le
dure
,
illustri
porte
,
invaderà
le
vostre
sale
e
pretenderà
da
voi
tutto
irritata
dal
rifiuto
di
una
piccola
porzione
del
vostro
superfluo
,
che
,
donata
spontaneamente
e
a
tempo
,
vi
avrebbe
dato
il
diritto
di
risponderle
:
Il
nostro
dovere
l
'
abbiamo
fatto
.
Oggi
voi
volete
l
'
ingiustizia
.
Qualcuno
forse
ci
dirà
:
Voi
suscitate
dei
risentimenti
,
mettendo
in
mostra
queste
miserie
.
Eh
!
no
,
risponderemo
ancora
coll
'
articolista
del
Gaulois
.
Noi
parliamo
ai
nostri
lettori
,
e
questi
non
abitano
in
locande
insalubri
.
Del
resto
,
come
mai
le
nostre
parole
potrebbero
provocare
dei
risentimenti
?
Noi
nulla
possiamo
insegnare
sulle
locande
insalubri
a
coloro
che
le
abitano
!
Essi
purtroppo
ne
conoscono
tutte
le
miserie
,
nè
hanno
bisogno
che
noi
le
additiamo
loro
.
Ma
fortunatamente
per
Milano
,
città
non
molto
vasta
,
la
cosa
è
senza
troppe
difficoltà
rimediabile
.
Non
così
altrove
,
a
Parigi
,
esempligrazia
,
dove
una
parte
della
popolazione
,
che
vive
non
si
sa
di
che
,
nè
perchè
,
è
stata
dai
Parigini
battezzata
con
qualche
spirito
,
ma
con
poca
carità
:
Krumiri
.
I
Krumiri
di
Parigi
.
I
Krumiri
!
E
'
una
parola
tutta
parigina
.
Sono
gli
operai
dei
sobborghi
che
nell
'
anno
di
grazia
1882
hanno
adoperato
questo
nome
per
designare
i
membri
d
'
una
tribù
,
selvaggia
per
la
sua
condizione
e
per
le
sue
abitudini
,
civile
per
la
sua
origine
,
differente
dai
cittadini
di
Parigi
quasi
quanto
i
Krumiri
dell
'
Africa
.
Costoro
abitano
tra
la
piazza
Pinel
e
la
via
Jenner
nel
decimoterzo
circondario
.
Epperò
sapientemente
il
giornale
di
Parigi
,
dal
quale
attingiamo
queste
notizie
fa
osservare
ai
suoi
concittadini
:
Voi
potete
recarvi
presso
questi
Krumiri
con
una
mezz
'
oretta
di
strada
soltanto
.
I
Krumiri
non
abitano
in
locande
;
non
sono
nè
locatarii
,
nè
proprietarii
.
Essi
sono
proprietarii
della
loro
casa
,
e
locatarii
del
terreno
sul
quale
la
posano
.
E
quel
giornale
aggiunge
:
Notiamo
che
vi
sono
nella
città
dei
Krumiri
,
degl
'
industriali
,
che
hanno
fabbricato
per
subaffittare
...
Il
sublime
del
genere
.
Trattasi
di
Krumiri
che
sono
nello
stesso
tempo
locatori
.
Ma
non
posseggono
nè
case
,
nè
ricoveri
,
posseggono
piuttosto
dei
canili
.
I
Krumiri
d
'
Africa
hanno
una
tenda
,
che
li
ripara
bene
e
ch
'
essi
possono
trasportar
seco
,
quando
cambiano
di
residenza
.
Costoro
.
invece
vivono
da
solitarii
,
da
eremiti
.
Alcuni
di
essi
hanno
con
sè
un
cane
magro
o
un
gatto
,
parecchi
allevano
dei
conigli
.
Nessuno
di
quelli
sa
dove
si
fermerà
,
quando
l
'
ordine
fatale
di
sloggiare
sarà
loro
dato
.
Le
cave
e
le
fornaci
di
calce
non
sono
più
abitabili
;
e
d
'
altra
parte
v
'
è
la
legge
contro
i
vagabondi
.
Quando
si
è
stato
Krumiro
,
e
per
conseguenza
proprietario
,
non
si
vuol
risicare
di
farsi
condannare
per
vagabondaggio
.
La
casa
(
chiamiamo
così
il
covile
del
Krumiro
)
se
nel
giorno
molto
vicino
della
dispersione
non
sarà
un
vantaggio
,
non
sarà
nemmeno
un
imbarazzo
.
Il
Krumiro
ne
uscirà
senza
portarsi
nulla
,
lasciando
al
proprietario
o
al
vento
la
cura
di
spazzarla
via
e
di
farne
sparire
la
traccia
.
I
materiali
,
quando
saranno
abbattuti
a
terra
,
non
si
distingueranno
affatto
dai
detriti
che
oggi
li
circondano
.
Non
sono
che
delle
assicelle
mezzo
ammuffite
,
del
cartone
spalmato
di
bitume
della
terra
,
del
traliccio
da
imballaggio
,
di
quanto
la
fortuna
feconda
fa
capitare
nelle
mani
del
Krumiro
.
Egli
si
rannicchia
sotto
questo
ammasso
di
rimasugli
,
colla
sua
famiglia
,
se
ne
ha
,
oppure
coi
suoi
conigli
e
può
dire
:
Io
sono
in
casa
mia
.
La
sua
casa
non
è
confortevole
più
della
camera
d
'
un
locatario
del
quartiere
Doré
.
Essa
non
è
più
grande
,
nè
più
illuminata
nè
più
difesa
contro
i
torrenti
,
che
cadono
dal
cielo
,
e
contro
quelli
che
in
tempo
d
'
uragano
scorrono
davanti
alla
porta
.
Essa
non
è
abbastanza
solida
:
capita
talvolta
di
cadere
addosso
al
suo
proprietario
,
che
la
rialza
o
la
rifà
all
'
indomani
.
Siccome
all
'
interno
della
stamberga
vi
è
una
specie
di
cucina
,
così
questa
spesso
è
piena
d
'
un
fumo
denso
,
nauseabondo
per
la
natura
dei
combustibili
che
là
dentro
vi
si
bruciano
.
Certi
Krumiri
passano
là
le
loro
giornate
,
poichè
non
hanno
tutti
delle
professioni
ambulanti
,
e
in
mezzo
a
loro
ve
ne
sono
molti
,
che
cominciano
le
proprie
escursioni
al
cadere
della
notte
e
le
terminano
all
'
aurora
.
Quasi
tutti
hanno
davanti
alla
rispettiva
casa
un
giardino
.
Invano
però
vi
cercheresti
o
alberi
,
o
arbusti
,
o
fiori
,
o
legumi
;
non
vi
si
trova
neppure
un
'
umile
zolla
erbosa
.
Siccome
l
'
uso
.
dei
cessi
è
sconosciuto
nel
quartiere
dei
Krumiri
,
e
siccome
vi
sono
delle
specie
di
fogne
e
dei
canaletti
di
scolo
,
così
il
suolo
dei
giardini
come
quello
della
via
riesce
un
composto
d
'
escrementi
,
di
residui
senza
nome
,
di
schifezze
d
'
ogni
sorta
,
emergenti
da
un
pantano
fetido
.
Tali
,
sovrapposizioni
successive
,
alzando
continuamente
il
suolo
dei
giardini
o
dei
cortiletti
,
fa
si
che
il
suolo
del
pian
terreno
è
d
'
altrettanto
più
basso
e
non
tarda
,
grazie
alla
vecchiezza
e
all
'
insufficienza
delle
porte
,
a
trasformarsi
in
vera
cloaca
.
Gli
abitanti
della
città
dolente
hanno
discreto
viso
alla
sera
,
quando
partono
alla
conquista
del
mondo
,
colla
bisaccia
sulle
spalle
,
la
loro
lancia
in
una
mano
e
la
lanterna
nell
'
altra
.
Ma
è
un
triste
spettacolo
vederli
rientrare
come
ombre
ai
primi
albori
del
giorno
,
cogli
occhi
socchiudentisi
,
le
ginocchia
tremanti
,
il
petto
anelante
,
per
spiluccare
le
sozzure
riportate
,
in
mezzo
alle
sozzure
che
li
aspettano
e
colle
quali
si
direbbe
eh
'
essi
vanno
a
confondersi
.
E
questi
Krumiri
sono
Parigini
,
sono
cittadini
,
elettori
ed
eleggibili
.
Tra
costoro
vi
sono
uomini
rispettabili
per
la
loro
triste
sorte
,
e
per
gli
sforzi
che
fanno
per
lottare
contr
'
essa
.
Né
Haussmann
,
nè
i
suoi
successori
non
hanno
certo
impiegato
il
bilancio
della
città
ad
aprir
per
loro
le
vie
,
a
selciarle
,
a
fornirle
di
marciapiedi
,
a
scavare
nel
sottosuolo
dei
tubi
di
scolamento
,
nè
li
hanno
fatti
approfittare
delle
scoperte
di
Jablochkoff
.
Quando
alcuno
si
arrischia
la
notte
a
recarsi
nei
loro
paraggi
,
si
trova
piombato
nell
'
oscurità
la
più
completa
.
Gli
stessi
guardiani
della
pace
,
che
girano
attorno
al
quartiere
dei
Krumiri
,
la
guardano
da
lontano
,
come
una
terra
sconosciuta
e
misteriosa
,
nè
si
curano
di
porvi
il
piede
.
Del
resto
i
Krumiri
sono
d
'
indole
pacifica
;
sono
troppo
stanchi
per
aver
voglia
di
litigare
.
Essi
non
pagano
imposte
;
pagano
solamente
un
tributo
al
loro
feudatario
,
se
così
è
lecito
chiamare
il
proprietario
del
suolo
.
Questo
proprietario
non
è
un
personaggio
di
mediocre
importanza
,
poichè
è
nè
più
nè
meno
che
l
'
amministrazione
generale
de
l
'
Assistance
publique
a
Parigi
.
Chi
ha
richiamata
l
'
attenzione
dell
'
autorità
politica
sopra
l
'
esistenza
dei
Krumiri
in
Parigi
fu
il
proprietario
di
un
grazioso
palazzino
,
costrutto
per
l
'
appunto
sui
confini
del
quartiere
dei
Krumiri
.
Ne
è
stata
sporta
all
'
autorità
querela
o
protesta
il
giorno
8
ottobre
1881
.
Essa
fu
immediatamente
comunicata
all
'
ingegnere
ordinario
ed
all
'
ingegnere
in
capo
del
servizio
stradale
,
che
ne
hanno
fatto
l
'
uno
e
l
'
altro
oggetto
d
'
un
rapporto
.
Nessuno
quindi
può
addurre
a
propria
scusa
l
'
ignoranza
.
Ecco
come
s
'
esprime
l
'
ingegnere
ordinario
:
"
Il
signor
X
...
passaggio
Doré
N
..
.
si
lagna
perchè
l
'
amministrazione
dell
'
Assistance
publique
abbia
lasciato
fabbricare
sopra
un
terreno
,
ch
'
essa
possiede
tra
la
piazza
Pinel
e
la
via
Jenner
,
una
specie
di
quartiere
composto
di
capanne
e
di
case
mal
costrutte
senza
scoli
per
le
acque
,
senza
latrine
,
e
che
sarà
tale
,
per
le
sue
tristi
condizioni
igieniche
,
da
creare
,
al
momento
del
maggior
caldo
,
un
vero
pericolo
per
la
salute
pubblica
.
"
La
condizione
tratteggiata
dal
signor
X
.
.
.
è
sfortunatamente
esatta
,
e
noi
possiamo
ancora
aggiungere
che
la
sua
descrizione
resta
molto
al
disotto
dell
'
impressione
che
abbiamo
provata
,
quando
abbiamo
visitato
quel
quartiere
.
S
'
immagini
un
terreno
di
trenta
metri
di
larghezza
sopra
cento
cinquanta
circa
di
lunghezza
,
inclinato
verso
la
rue
Jenner
,
ma
senza
scolo
d
'
acqua
verso
questa
via
.
In
mezzo
a
questo
terreno
,
vi
è
una
strada
in
terra
grassa
,
molle
alla
minima
pioggia
e
resa
infetta
dai
detriti
e
dalle
deiezioni
d
'
ogni
specie
che
vi
si
sono
incorporate
.
Lungo
questa
strada
,
delle
capanne
o
delle
baracche
costrutte
con
vecchi
materiali
,
con
stoie
,
con
assicelle
,
con
tutto
ciò
che
l
'
ingegnosità
della
più
pungente
miseria
può
raccogliere
e
comporre
insieme
per
difendersi
contro
le
intemperie
delle
stagioni
.
Presso
alcuni
di
questi
ricoveri
,
una
fossa
in
terra
,
qualche
volta
una
botte
sfondata
nel
suolo
,
serve
di
cesso
.
Un
po
'
dappertutto
lordure
,
materie
fecali
,
rimasugli
d
'
ogni
sorta
...
Si
legga
ora
,
e
si
mediti
l
'
avviso
dell
'
ingegnere
in
capo
.
I
funzionarii
pubblici
,
l
'
amministrazione
stessa
de
l
'
Assistance
publique
,
che
noi
non
pensiamo
neppure
a
trarre
in
campo
,
possono
essere
vincolati
dalla
legge
;
ma
i
poteri
pubblici
sono
padroni
di
modificare
la
legge
,
e
noi
presentiamo
loro
questo
dilemma
:
Se
la
legge
basta
,
applicarla
;
se
essa
non
basta
,
rifarla
.
Ecco
l
'
avviso
dell
'
ingegnere
in
capo
:
La
condizione
già
orribile
del
rione
Doré
s
'
è
aggravata
per
la
vicinanza
del
quartiere
dei
Krumiri
,
stabilito
sopra
un
grande
terreno
appartenente
all
'
Assistance
publique
,
il
che
dà
luogo
ad
una
questione
importante
.
Secondo
l
'
Assistance
publique
,
una
parte
dei
suoi
terreni
non
può
essere
venduta
.
Questa
amministrazione
si
limita
ad
affittarli
,
il
più
spesso
senza
canone
serio
,
a
prezzo
vile
.
I
locatarii
subaffittano
alla
loro
volta
a
povera
gente
,
che
innalza
sopra
questi
terreni
delle
costruzioni
sordide
,
le
quali
sono
fabbriche
di
febbri
tifoidee
.
E
'
una
disgrazia
per
una
via
la
vicinanza
dei
terreni
dell
'
Assistance
publique
in
queste
condizioni
.
Non
ci
spetta
indicare
il
rimedio
:
additiamo
il
male
.
L
'
Assistance
publique
possiede
a
Parigi
molti
terreni
poco
o
male
utilizzati
.
Sarebbe
desiderabile
che
questi
terreni
fossero
venduti
,
quando
sono
allo
stato
di
piccole
porzioni
isolate
;
si
potrebbe
così
innalzarvi
delle
costruzioni
salubri
in
luogo
di
baracche
spaventevoli
,
che
vi
si
stabiliscono
contro
tutte
le
regole
dell
'
igiene
e
della
salubrità
fisica
e
morale
.
Vi
è
specialmente
sul
punto
indicato
delle
vere
stamberghe
,
le
quali
producono
una
certa
impressione
,
quando
si
pensa
,
che
sono
fatte
colla
complicità
apparente
d
'
una
amministrazione
,
che
dipende
dalla
prefettura
di
polizia
,
mentre
questa
s
'
adopera
con
grandi
sforzi
ad
assicurare
la
sanità
generale
e
particolare
.
Che
potremmo
noi
aggiungere
a
queste
parole
?
Il
signor
Du
Mesnil
descrive
una
per
una
,
le
trenta
baracche
che
compongono
il
quartiere
dei
Krumiri
.
Esse
sono
,
dice
egli
,
separate
da
una
strada
di
terra
fangosa
,
nella
quale
si
sprofonda
fino
alla
nocca
del
piede
;
questa
strada
è
sparsa
di
larghe
pozze
di
una
fanghiglia
nerastra
e
fetente
.
E
'
insomma
una
cloaca
a
cielo
aperto
.
E
più
innanzi
aggiunge
:
Se
alcuni
casi
di
febbre
tifoidea
apparissero
nel
quartiere
,
sarebbe
impossibile
,
cogli
andamenti
dei
suoi
abitanti
,
di
prevenire
le
stragi
,
che
le
malattie
menerebbero
tra
questa
popolazione
,
nella
quale
la
resistenza
vitale
è
considerevolmente
diminuita
dalle
privazioni
e
dall
'
abitare
in
questi
orribili
stambugi
.
Tutti
gli
esseri
umani
,
che
vi
risiedono
,
presentano
i
caratteri
di
una
decadenza
fisica
molto
avanzata
;
i
fanciulli
vi
sono
pallidi
,
macilenti
,
scrofolosi
;
gli
uomini
e
le
donne
invecchiati
innanzi
tempo
.
In
una
di
queste
case
il
padre
e
un
fanciullo
sono
malati
in
letto
,
e
qual
letto
!
in
un
'
altra
il
marito
è
all
'
ospitale
,
e
la
donna
è
in
casa
sola
con
un
fanciullo
infermiccio
;
più
in
là
vi
è
una
casa
vuota
,
il
fanciullo
è
in
prigione
la
madre
è
morta
di
crepacuore
.
Se
l
'
Assistance
publique
,
dice
più
oltre
il
signor
Du
Mesnil
,
volesse
darsi
la
briga
di
creare
degli
ammalati
per
mantenere
attivi
i
suoi
servizii
ospitalieri
,
essa
non
potrebbe
agire
diversamente
.
Nel
contratto
fatto
col
principale
locatario
,
l
'
amministrazione
s
'
è
riservato
il
diritto
di
rientrare
nel
possesso
del
terreno
prevenendolo
sei
settimane
prima
.
Essa
può
dunque
far
sparire
queste
nefande
costruzioni
.
Il
farà
,
così
dice
,
in
ottobre
,
cioè
dopo
i
grandi
calori
,
dopo
il
pericolo
.
Ecco
quanto
essa
ci
promette
per
rassicurarci
.
L
'
operazione
è
difficilissima
,
e
fu
già
tentata
indarno
una
volta
.
Questi
poveri
sventurati
hanno
gridato
,
come
dei
naufraghi
,
ai
quali
si
volesse
strappare
l
'
ultima
tavola
di
salvezza
,
la
trave
che
li
sostiene
galleggianti
sulle
acque
.
I
Krumiri
hanno
gridato
ad
una
voce
:
Dove
andremo
noi
?
Ecco
il
problema
.
Pericoloso
confine
(
1
)
In
un
libro
di
J
.
Dauby
,
intorno
agli
operai
ed
alla
loro
condizione
,
sono
trattate
maestrevolmente
moltissime
questioni
risguardanti
le
classi
popolari
.
E
'
scritto
da
un
operaio
,
il
quale
col
suo
bell
'
ingegno
e
col
suo
retto
giudizio
,
potè
giungere
ad
un
grado
sociale
sociale
assai
elevato
.
Si
può
dissentire
da
lui
nella
soluzione
di
certi
problemi
,
ma
,
là
dove
ei
non
afferma
che
fatti
,
non
si
può
far
a
meno
di
ammirare
la
sua
perspicacia
e
il
suo
spirito
di
osservazione
.
(
1
)
Gli
operai
e
le
loro
condizioni
di
J
.
Dauby
,
versione
del
prof
.
Manfroni
.
Il
Dauby
tratta
la
causa
degli
operai
con
quella
chiarezza
di
vedute
,
che
solo
può
dare
una
lunga
esperienza
e
una
profonda
conoscenza
dell
'
argomento
,
dimostra
tutte
le
difficoltà
,
che
fanno
impedimento
a
chi
vuol
risolvere
in
astratto
la
questione
sugli
operai
,
dei
quali
vi
ha
una
grandissima
parte
,
che
toccano
quasi
dappresso
la
feccia
plebea
,
e
per
certi
rispetti
con
questa
si
confondono
.
Ecco
quant
'
egli
dice
su
questo
proposito
:
«
.
.
.
Osservate
la
faccia
sparuta
di
quel
l
'
uomo
cencioso
e
dietrogli
la
moglie
e
i
figli
non
meno
pallidi
e
laceri
di
lui
.
Vive
stentatamente
e
a
stento
guadagna
di
che
campare
,
sebbene
egli
dedichi
al
lavoro
sè
stesso
e
la
famiglia
,
il
calore
e
la
forza
dei
loro
corpi
.
Quest
'
infelice
vi
fa
orrore
e
vi
stringe
il
cuore
al
vederlo
un
momento
passare
per
la
via
o
vi
farebbe
assai
più
raccapricciare
,
se
lo
vedeste
con
tutti
i
suoi
dove
si
coricano
tutti
insieme
alla
rinfusa
sopra
il
canile
della
loro
stamberga
oscura
,
umida
,
sprovvista
di
tutto
.
Or
bene
quest
'
uomo
e
questa
famiglia
v
'
offre
uno
degli
aspetti
della
questione
sugli
operai
.
«
Eccovi
una
città
grande
,
Bruxelles
,
Gand
,
Liegi
,
per
esempio
,
ricca
,
bella
,
per
i
suoi
monumenti
,
per
vie
magnifiche
,
ammirate
dal
viaggiatore
che
la
visita
.
Fate
che
una
persona
o
il
caso
vi
conduca
del
pari
in
altri
quartieri
fuor
di
mano
,
i
quali
sembrano
remoti
dagli
altri
quasi
vogliano
nascondere
la
vergogna
o
il
timore
degli
spettacoli
che
straziano
l
'
animo
.
Quivi
trovate
vie
strette
,
oscure
,
quasi
del
continuo
umide
e
fangose
,
con
case
o
piuttosto
topaie
,
donde
esalano
vapori
mefitici
o
molesti
.
Tetre
e
senza
cortine
le
finestre
di
queste
topaie
;
e
ad
esse
pendono
spesso
da
pertiche
o
corde
i
cenci
,
che
non
vedono
il
sole
e
per
asciugarli
ci
vuoi
tempo
.
In
questi
orridi
covili
è
alloggiato
d
'
alto
in
basso
,
dalla
soffitta
alla
cantina
,
un
formicaio
di
gente
somigliante
a
quell
'
infelice
e
a
quella
famiglia
,
il
cui
aspetto
vi
ha
fortemente
commosso
.
Se
penetrate
fra
quelle
case
,
trovate
da
per
tutto
le
stesse
figure
macilente
,
cadaverose
,
dagli
occhi
luccicanti
dove
sembra
essere
ridotta
la
vita
,
corpi
stremati
di
forze
e
quasi
trasparenti
,
donne
spossate
,
fanciulli
magri
e
appenati
.
Nell
'
interno
dell
'
abitazione
la
stessa
miseria
poco
o
nulla
degli
utensili
della
casa
.
Nessun
letto
o
in
luogo
di
questo
un
canile
che
vi
fa
orrore
a
vederlo
.
«
Poca
differenza
nella
condizione
famigliare
,
la
stessa
insufficienza
d
'
alimenti
,
comperi
giorno
per
giorno
a
caro
prezzo
.
Poi
da
queste
bocche
esce
un
parlar
grossolano
,
intramezzato
da
motti
osceni
;
quanto
poi
allo
spirito
ignoranza
e
credulità
cieca
e
volubile
,
sdegno
per
tanti
disagi
e
patimenti
,
e
un
avversare
fieramente
e
minacciare
coloro
che
sono
più
fortunati
e
un
disperare
che
la
propria
sorte
possa
farsi
migliore
.
Ciò
posto
come
lasciar
di
meravigliarsi
,
allorchè
un
travaglio
nella
classe
degli
operai
,
una
diminuzione
di
salario
soppraggiungono
ad
aggravare
questo
deplorevole
stato
di
cose
,
che
per
la
naturale
disposizione
delle
sommosse
facilmente
s
'
informa
dei
modi
simili
ai
già
detti
?
«
Non
basta
.
Molti
di
codesti
disgraziati
sono
così
decaduti
d
'
ogni
speranza
,
ch
'
egli
è
anche
troppo
se
vivono
della
vita
dei
tempo
loro
.
«
Si
palesa
una
calamità
pubblica
?
rimangono
indifferenti
.
Avviene
qualche
festeggiamento
intorno
a
loro
?
Essi
non
hanno
di
che
festeggiare
,
mancano
i
mezzi
;
non
sono
quelle
le
loro
feste
.
«
Che
state
a
ragionar
loro
di
economia
politica
,
della
legge
che
governa
l
'
offerta
e
la
domanda
?
Non
ne
sanno
buccicata
.
Questo
sanno
solamente
,
che
assottigliando
il
salario
,
scemando
il
lavoro
,
introducendo
l
'
uso
d
'
una
nuova
macchina
motrice
,
scema
la
parte
loro
già
scarsa
;
allora
si
mettono
in
isciopero
e
alla
comparsa
dei
gendarmi
,
la
cui
vista
è
bastante
ad
inasprirli
,
scagliare
loro
delle
pietre
.
Di
qui
il
fatto
di
Chatelineau
,
lo
sciopero
del
Borinage
,
la
sommossa
degli
operai
di
Seraing
o
dei
guantai
.
Così
andranno
a
finire
tutti
i
travagli
dell
'
industria
,
fino
a
che
l
'
istruzione
e
un
certo
grado
di
prosperità
,
non
abbiano
messo
in
sicuro
la
numerosa
classe
degli
operai
.
«
Oltracciò
,
in
quei
dì
solenni
,
nei
quali
lo
spirito
di
amor
patrio
si
diffonde
per
tutto
il
paese
e
lo
commove
non
si
vedono
forse
disgraziati
operai
rimanersi
come
sordi
alle
grida
dell
'
universale
,
non
badando
all
'
accalcarsi
della
gente
dinanzi
a
loro
?
A
che
serve
rammemorare
la
patria
?
La
miseria
fa
strazio
della
loro
anima
e
la
strema
di
forze
.
Che
importa
loro
della
patria
?
E
dolore
non
lascia
luogo
ad
altre
sensazioni
.
V
'
hanno
pure
operai
che
,
tranne
il
meccanismo
proprio
della
fabbrica
dove
stanno
a
lavorare
,
non
conoscono
nulla
o
quasi
nulla
di
tutte
le
grandi
scoperte
che
si
attengono
all
'
industria
e
fanno
l
'
onore
e
la
ricchezza
del
nostro
secolo
.
Se
inventaste
cento
volte
a
pochi
passi
da
loro
vie
ferrate
e
telegrafi
elettrici
,
vi
darebbero
sbadatamente
un
'
occhiata
e
senza
cupidigia
,
trattandosi
di
cosa
che
non
fa
per
loro
.
Tutte
queste
opere
meravigliose
non
riforniscono
di
carbone
il
loro
focolare
vuoto
appunto
nella
stagione
che
più
lo
richiede
,
nè
di
pane
la
mensa
che
talvolta
è
deserta
in
quella
appunto
che
più
sentono
lo
stimolo
della
fame
.
«
Freddo
similmente
il
loro
sguardo
all
'
apparire
del
giorno
o
al
tramontare
,
e
,
se
potessero
,
direbbero
certamente
col
poeta
:
Che
fa
a
me
il
sol
?
Dal
tempo
nulla
attendo
.
«
Cresce
il
terrore
se
vi
fate
a
cercar
il
numero
degli
abitanti
di
questi
quartieri
.
Vi
converrà
ammettere
che
sono
a
centinaia
,
a
migliaia
,
gli
uomini
,
le
donne
,
i
fanciulli
,
prossimo
vostro
s
'
intende
,
i
quali
menano
cotal
vita
,
ed
è
la
vita
di
tutti
i
giorni
.
Neri
pensieri
v
'
entrano
in
capo
,
quando
voi
considerate
da
questo
lato
la
questione
sugli
operi
.
Appresso
vi
sfugge
dal
labbro
la
dolorosa
esclamazione
:
Povera
gente
!
-
Sì
,
povera
gente
,
poveri
operai
!
lo
stato
vostro
fa
ben
parer
giusti
gli
sforzi
,
che
fanno
tanti
cuori
generosi
per
cangiarlo
in
meglio
»
.
Questa
descrizione
dello
stato
di
una
grande
parte
degli
operai
non
è
esagerata
,
nè
mendace
.
Il
Dauby
non
è
persona
sospetta
di
simpatie
demagogiche
,
anzi
abbiam
sentito
da
parecchi
tacciar
di
codino
lui
e
il
suo
libro
.
Il
signor
cav
.
J
.
Dauby
,
autore
di
molti
bellissimi
libri
popolari
,
era
nel
1874
amministratore
del
Monitore
Belga
,
ma
fu
un
tempo
semplice
operaio
.
Il
benemerito
tipografo
della
città
nostra
cav
.
Angelo
Colombo
,
amico
ed
ammiratore
di
quello
scrittore
,
ci
narrò
come
quegli
dall
'
umile
sua
condizione
abbia
potuto
salire
tanto
alto
.
Entrato
nel
1840
,
dice
il
cav
.
Colombo
,
per
una
felice
congiuntura
di
poche
ore
,
nella
stamperia
del
signor
G
.
Lesigne
,
vi
rimase
per
ventiquattro
anni
.
Il
suo
padrone
non
tardò
guarì
ad
affidargli
la
direzione
del
suo
stabilimento
,
incombenza
,
alla
quale
in
seguito
aggiunse
la
tenuta
della
contabilità
e
la
correzione
degli
stamponi
.
Fu
in
questo
mezzo
che
il
Dauby
fece
amicizia
con
alcuni
eminenti
personaggi
,
che
gli
professarono
grande
benevolenza
ed
esercitarono
sulla
sua
vita
un
ascendente
per
lui
decisivo
.
Fra
essi
noi
citererno
per
tacer
d
'
altri
,
il
compianto
Edoardo
Ducpetiaux
,
ispettore
generale
delle
carceri
e
degli
stabilimenti
di
beneficenza
dei
Belgio
,
uomo
di
fama
europea
,
ed
il
conte
G
.
Arrivabene
,
divenuto
poi
senatore
del
Regno
d
'
Italia
.
E
Ducpetiaux
,
che
si
occupava
indefessamente
d
'
opere
di
riforma
in
favore
di
quelli
che
la
fortuna
aveva
diseredati
,
organizzò
a
Bruxelles
nel
1856
un
'
Esposizione
internazionale
d
'
economia
domestica
,
ch
'
ebbe
buonissimo
esito
.
Fra
i
pregevoli
oggetti
,
che
quell
'
esposizione
conteneva
,
eravi
pure
la
casa
d
'
un
operaio
,
colle
sue
modeste
supellettili
.
Per
quanto
però
completo
fosse
quel
mobiliar
emodello
,
vi
mancava
nondimeno
una
cosa
necessariissima
:
un
buon
libro
.
Il
Dauby
ne
fece
motto
al
Ducpetiaux
;
e
questi
l
'
incoraggiò
vivamente
a
scrivere
un
tal
libro
;
e
tre
settimane
appresso
,
sulla
tavola
della
casa
-
modello
c
'
era
un
manoscritto
intitolato
:
Il
libro
dell
'
operaio
:
consigli
d
'
un
collega
.
Un
tal
fatto
decise
della
carriera
letteraria
dell
'
autore
.
Il
libro
dell
'
operaio
ottenne
all
'
esposizione
d
'
economia
domestica
la
medaglia
d
'
onore
,
che
fu
rimessa
all
'
autore
,
con
vive
parole
d
'
incoraggiamento
,
dal
duca
di
Brabante
,
oggidì
Leopoldo
II
re
del
Belgio
.
«
Il
libro
dell
'
operaio
incontrò
favorevolissime
accoglienze
,
e
,
pel
rapido
spaccio
,
se
ne
fecero
più
edizioni
,
meritando
di
essere
tradotto
in
varie
lingue
,
tra
le
quali
la
portoghese
,
per
cura
della
Società
d
'
incoraggiamento
del
lavoro
negli
opifici
,
posta
sotto
,
l
'
alta
protezione
del
re
di
Portogallo
.
Il
Dauby
non
può
essere
pertanto
sospetto
di
demagogia
,
ed
il
suo
libro
è
pieno
di
massime
di
una
grandissima
moderazione
.
Eppure
egli
,
descrivendo
in
questo
modo
le
condizioni
degli
operai
,
non
avvertiva
che
parlava
soltanto
d
'
una
parte
della
classe
operaia
,
anzi
per
meglio
dire
di
momenti
speciali
nella
vita
d
'
una
parte
della
classe
operaia
.
Ma
dell
'
operaio
si
può
fare
un
altro
quadro
,
che
non
è
men
vero
di
quello
dipintoci
dal
signor
Dauby
.
In
modeste
stanzuccie
abitano
le
famiglie
degli
operai
.
Ecco
delle
buone
mogli
che
alla
mattina
s
'
alzano
sollecite
per
preparare
un
eccellente
caffè
nero
pel
loro
marito
,
il
quale
non
manca
tuttavia
di
recarsi
appena
uscito
di
casa
,
dal
liquorista
,
presso
cui
convengono
i
suoi
colleghi
.
Qui
si
riscalda
lo
stomaco
con
un
bicchierino
o
due
d
'
acquavite
e
scambia
quattro
idee
coi
suoi
compagni
,
idee
,
che
so
,
io
?
di
politica
,
di
economia
,
di
amministrazione
,
di
filosofia
epicurea
e
d
'
altro
.
Egli
ha
così
soddisfatto
a
due
bisogni
egualmente
legittimi
,
l
'
uno
fisico
e
l
'
altro
morale
.
Poi
si
reca
al
lavoro
.
Se
l
'
operaio
lavora
a
cottimo
,
lo
si
vede
,
massime
nei
primi
giorni
della
settimana
,
porre
mano
al
lavoro
,
poi
smettere
,
poi
uscire
di
fabbrica
,
poi
ricominciare
,
consolandosi
colla
speranza
che
,
lavorando
come
una
bestia
(
è
una
frase
di
prammatica
)
per
quattro
giorni
della
settimana
,
egli
guadagna
più
che
non
ne
richieggano
i
bisogni
della
sua
famiglia
.
Ma
,
sciagurato
,
lo
sforzo
che
fai
nei
quattro
giorni
ti
rovina
la
salute
!
-
E
che
importa
?
Non
c
'
è
l
'
ospitale
?
Non
c
'
è
il
servizio
di
Santa
Corona
che
mi
fornisce
e
medici
e
medicine
?
Non
ho
io
pensato
forse
a
iscrivermi
nella
Società
operaia
per
avere
il
soccorso
in
caso
di
malattia
?
E
poi
non
ho
io
un
padrone
che
anche
quando
sono
ammalato
mi
anticipa
la
pappa
?
Ah
stolto
egoista
!
per
non
fare
al
tuo
mal
talento
una
piccolissima
violenza
,
per
non
vincere
una
mala
abitudine
,
per
non
rinunciare
ad
un
piacere
sciocco
e
passeggero
qual
è
quello
di
ciondolarsi
due
giorni
interi
per
la
fabbrica
,
dando
la
baia
a
quei
pochissimi
,
che
attendono
al
lavoro
,
perchè
son
pagati
a
giornata
,
ah
,
tu
non
guardi
di
nuocere
alla
tua
famiglia
,
di
sciupare
la
pubblica
beneficenza
,
di
scroccare
un
sussidio
a
tutto
danno
dei
fondi
della
società
a
cui
appartieni
,
e
di
giuocare
la
tua
indipendenza
contro
le
anticipazioni
del
tuo
padrone
!
E
per
compensare
costui
della
sua
bontà
cerchi
di
danneggiarlo
in
tutti
i
modi
possibili
?
Cerchi
per
tre
giorni
della
settimana
,
ossia
per
quasi
mezzo
anno
tieni
il
suo
capitale
,
la
macchina
che
ti
presta
per
lavorare
,
nelle
tue
mani
senza
corrispondergli
alcun
frutto
,
e
poi
negli
altri
giorni
lavorando
in
fretta
e
in
furia
gli
rovini
la
macchina
,
ossia
gli
consumi
il
suo
capitale
,
assai
più
che
nol
faresti
se
tu
lavorassi
regolarmente
ogni
giorno
.
E
posto
anche
che
in
quattro
giorni
tu
possa
guadagnare
senza
un
grande
sforzo
di
che
mantenere
la
tua
famiglia
e
avanzare
di
che
scialarla
all
'
osteria
,
non
è
forse
vero
che
lavorando
anche
gli
altri
tre
giorni
della
settimana
potresti
porre
in
disparte
un
bel
gruzzolo
da
depositare
alla
Cassa
di
Risparmio
?
Tu
invece
non
puoi
esser
mai
tranquillo
sul
domani
nè
per
te
,
nè
per
la
tua
famiglia
;
tu
ostenti
indifferenza
per
le
strettezze
che
ti
si
affacciano
nel
futuro
,
conti
sul
lavoro
de
'
tuoi
figli
;
ma
,
nutriti
sregolatamente
,
un
giorno
cioè
indigestione
e
un
giorno
digiuno
,
sono
lì
male
andati
in
salute
e
pare
anche
a
te
che
,
continuando
di
questo
passo
,
non
potranno
certo
giungere
ad
essere
il
bastone
della
tua
vecchiezza
.
Vedi
dunque
che
non
sei
tranquillo
.
T
'
illudi
ma
non
ti
regge
l
'
animo
,
e
talvolta
per
obliare
tuffi
nel
vino
o
nell
'
acquavite
i
tristi
tuoi
presentimenti
.
E
s
'
aggiunge
a
questi
tuoi
dolori
anche
il
lamento
continuo
della
moglie
,
la
quale
s
'
accora
.
.
.
E
di
che
s
'
accorano
la
maggioranza
delle
donne
degli
operai
?
Perchè
anche
domenica
dovrà
andare
all
'
osteria
suburbana
collo
stesso
abito
della
domenica
precedente
,
mentre
le
altre
donne
vi
si
recheranno
con
un
vestito
nuovo
,
fatto
all
'
ultima
moda
,
con
nastri
e
fronzoli
...
E
tutta
la
settimana
tu
vedi
,
caro
operaio
,
tua
moglie
occupata
a
riattare
un
vestito
vecchio
,
taglia
di
qua
,
ritaglia
di
là
,
aggiungi
,
inserisci
,
attacca
,
appendi
,
sovrapponi
,
e
intorno
a
quel
vestito
stanno
tutte
le
casigliane
intente
a
dare
consigli
,
a
prodigare
lodi
al
buon
gusto
,
alla
diligenza
,
alla
laboriosità
della
tua
donna
...
quando
non
ci
sia
qualcuna
di
quelle
,
che
le
faccia
capire
che
a
lei
giovane
e
bella
non
potrebbe
mancare
chi
regalasse
un
bel
vestito
nuovo
ogni
domenica
,
e
che
la
conducesse
nei
principali
alberghi
in
carrozza
,
e
che
le
facesse
bere
di
quelle
bottiglie
di
vino
,
che
al
solo
vederle
fanno
spuntare
sul
ciglio
la
lagrimetta
della
compunzione
...
e
che
ci
sarebbe
il
figlio
del
prestinaio
dirimpetto
,
che
farebbe
pazzie
per
lei
...
Povero
a
te
,
ottimo
operaio
,
se
sei
predestinato
!
Ma
voglio
ammettere
che
tua
moglie
sia
una
donna
onesta
e
in
tali
panie
non
s
'
inveschi
.
Dirà
alla
malvagia
consigliera
:
Ma
,
e
l
'
onore
,
Cecca
?
Quantunque
la
Cecca
potrebbe
farle
sulla
tesi
"
onore
"
dei
sillogismi
sans
nom
assai
curiosi
.
Ammettiamo
adunque
che
la
tua
moglie
sia
una
donna
onesta
.
Non
accadrà
altro
male
che
quello
di
sciupare
un
po
'
di
tempo
.
Ma
sarà
appunto
quel
tempo
prezioso
,
che
essa
non
impiegherà
per
rassettare
la
casa
,
per
raggiustarti
e
stirarti
la
biancheria
,
per
rattoppare
i
poveri
vestitini
de
'
tuoi
figli
,
per
levar
le
frittelle
dall
'
unica
tua
giubba
della
festa
.
La
sua
civetteria
ucciderà
la
felicità
di
tutta
la
famiglia
.
E
tuttociò
ti
pare
forse
poca
cosa
?
E
l
'
operaio
che
lavora
a
giornata
?
Fa
il
meno
che
può
per
tema
d
'
ingrassare
troppo
il
padrone
,
e
si
diverte
a
dirne
poi
tutto
il
male
possibile
.
Ma
,
dal
mezzogiorno
della
domenica
alla
mattina
del
lunedì
,
domandate
all
'
operaio
che
cosa
sia
la
miseria
,
domandategli
che
valore
abbiano
le
lire
,
parlategli
di
economia
politica
(
scienza
di
moda
e
intorno
a
cui
anche
i
lustrascarpe
pretendono
dissertare
largamente
)
citategli
lo
esempio
di
Beniamino
Franklin
,
e
poi
venitemi
a
dire
che
cosa
vi
risponderà
?
Con
quel
risolino
tra
labbro
e
labbro
,
proprio
di
chi
ha
alzato
un
po
'
troppo
il
gomito
,
con
una
strizzatina
d
'
occhio
,
e
con
una
scrollatina
di
capo
a
sinistra
,
vi
dirà
:
Non
ha
nessun
parente
più
prossimo
da
contargli
tutta
questa
bella
roba
?
E
col
dorso
della
destra
si
liscierà
i
baffi
ancora
sgocciolanti
di
vino
.
Alla
domenica
le
osterie
sono
piene
di
operai
,
i
teatri
sono
pieni
d
'
operai
,
i
postriboli
sono
anch
'
essi
pieni
d
'
operai
,
le
vetture
pubbliche
sono
tutte
noleggiate
dagli
operai
;
in
quella
mezza
giornata
la
ghiottornia
,
la
sensualità
,
l
'
imprevidenza
riddano
,
turbinano
intorno
alla
mente
ed
al
cuore
,
del
povero
operaio
,
il
quale
,
trascinato
dal
vortice
delle
passioni
,
crede
che
il
miglior
modo
di
godere
sia
quello
di
stancarsi
senza
saziarsi
un
giorno
,
solo
,
per
restare
poi
digiuno
gli
altri
sei
lunghissimi
giorni
della
settimana
.
Nella
notte
della
domenica
avvengono
per
la
città
liti
indiavolate
e
ne
sono
cagioni
precipue
la
gelosia
,
l
'
ubbriachezza
,
il
giuoco
.
Anche
quest
'
ultima
passione
entra
nelle
abitudini
del
nostro
popolo
.
D
'
estate
,
in
tutte
le
osterie
si
giuoca
da
mattina
a
sera
alle
boccie
e
d
'
inverno
si
giuoca
a
tarocchi
,
a
tresette
,
a
briscola
,
e
infine
alla
mora
.
Questo
giuoco
chiassoso
,
che
Orazio
ben
conosceva
e
che
chiamavasi
a
'
suoi
tempi
popolano
in
digitis
dimicare
,
è
uno
dei
passatempi
più
graditi
pel
milanese
,
giacchè
risponde
meglio
d
'
ogni
altro
alla
sua
indole
ciarliera
ed
urlona
;
serve
alla
ginnastica
del
polmone
,
e
a
far
sentire
sempre
più
il
desiderio
di
ingozzare
del
vino
.
Laonde
la
maggior
parte
degli
osti
sono
anche
giuocatori
di
mora
e
organizzano
partite
nei
loro
negozi
ed
invitano
,
esortano
,
eccitano
i
loro
avventori
a
giuocare
;
sapendo
che
come
tutti
i
salmi
finiscono
col
gloria
,
così
ognuna
di
queste
partite
finisce
coll
'
assorbimento
d
'
un
litro
di
vino
,
il
che
dà
ad
essi
non
piccolo
vantaggio
.
Anzi
,
un
oste
che
sappia
il
suo
mestiere
fa
di
più
:
quando
vede
tranquillamente
seduti
nel
proprio
negozio
uno
qua
uno
là
alcuni
suoi
avventori
,
eglì
li
raccozza
e
si
mette
tra
essi
come
trait
d
'
union
,
affinchè
si
accingano
a
giuocare
e
partecipa
egli
pure
a
qualche
partita
.
Basta
questa
presentazione
dell
'
oste
,
perchè
quei
buoni
avventori
prima
di
notte
siano
amici
e
stiano
tra
loro
come
pane
e
cacio
e
si
promettano
di
ritrovarsi
al
tavoliere
anche
la
sera
seguente
.
La
partecipazione
dell
'
oste
al
giuoco
è
la
garanzia
della
lealtà
dei
singoli
giuocatori
.
Vi
sono
alcuni
operai
,
che
sono
diventati
famosi
quali
giuocatori
di
mora
,
e
tengono
il
campo
in
certe
osterie
,
dalle
quali
i
novellini
stanno
lontani
come
i
topi
dalle
trappole
.
Ma
avvengono
talora
delle
sfide
formali
e
i
giuocatori
che
si
credono
capaci
si
presentano
in
queste
osterie
,
dove
c
'
è
qualche
celebre
morista
,
e
con
lui
si
cimentano
,
e
premio
della
vittoria
non
sono
soltanto
i
litri
e
le
bottiglie
di
vino
che
si
scommettono
in
ciascuna
partita
,
ma
il
vincitore
riporta
anche
una
bandiera
,
ch
'
egli
reputa
premio
tanto
pregevole
quanto
lo
poteva
essere
per
un
romano
la
corona
civica
.
Per
la
mora
el
Togn
l
'
è
in
bandera
,
vale
quanto
dire
che
è
un
invincibile
giuocatore
.
Com
'
è
facile
accorgersi
,
l
'
operaio
consuma
in
brev
'
ora
quanto
si
guadagna
in
parecchie
giornate
di
faticoso
lavoro
,
e
perciò
durante
la
settimana
il
bisogno
l
'
assale
e
allora
i
lamenti
,
i
guai
,
i
litigi
si
succedono
in
famiglia
,
e
quando
la
sventura
viene
a
punirlo
dalla
sua
imprevidenza
,
allora
non
gli
resta
più
che
ricorrere
al
Monte
di
Pietà
,
alla
Congregazione
di
Carità
,
ossia
a
divorarsi
la
speranza
e
a
sciupare
quel
rossore
,
che
lo
stendere
della
mano
,
alla
pubblica
beneficenza
,
richiama
sempre
sul
volto
a
qualunque
galantuomo
.
Eppure
v
'
ha
di
peggio
.
Qualche
operaia
stretto
dal
bisogno
arriva
a
chiudere
un
occhio
sulle
mariuolerie
dei
figli
,
su
certe
colpevoli
relazioni
delle
figliuole
e
persino
della
moglie
,
purchè
queste
vergogne
gli
apportino
in
casa
tanto
da
supplire
ai
bisogni
della
famiglia
.
A
tanto
l
'
imprevidenza
e
la
prodigalità
possono
trascinare
anche
un
onesto
operaio
.
Chi
gli
sapesse
predicare
la
frugalità
e
la
sobrietà
,
chi
rendergli
accetti
i
gusti
semplici
e
fargli
preferire
una
vita
modesta
e
tranquilla
ad
una
vita
turbolenta
e
scialacquatrice
farebbe
davvero
opera
meritoria
.
Ma
dov
'
è
l
'
apostolo
?
Il
carcere
.
La
miseria
,
il
delitto
,
il
rimorso
,
il
sospetto
,
il
timore
continuo
della
punizione
,
non
rendono
così
incresciosa
la
vita
alla
feccia
plebea
quanto
la
perdita
della
libertà
.
E
'
questa
un
bene
tanto
prezioso
che
,
in
qualunque
modo
limitato
,
quanto
ne
resta
è
pur
sempre
un
bene
assai
pregevole
,
e
la
minaccia
e
il
dubbio
continuo
di
perderla
sono
cagione
di
farla
reputare
carissima
.
Fino
a
pochi
anni
or
sono
in
Milano
gli
oziosi
,
i
vagabondi
,
i
ladruncoli
venivano
ritirati
in
carceri
grandiosi
a
sistema
in
comune
o
di
famiglia
come
erano
appunto
le
carceri
di
San
Vittore
.
Quantunque
la
vita
che
vi
si
conduceva
non
fosse
molto
noiosa
,
tuttavia
,
quando
il
lôcch
vi
entrava
,
aveva
la
faccia
rabbuiata
e
stravolta
,
gli
occhi
invetriti
o
mobilissimi
secondo
le
passioni
,
da
cui
era
commosso
.
Sempre
al
momento
d
'
essere
rinchiuso
in
prigione
,
nell
'
animo
del
captivo
sovr
'
ogni
altro
sentimento
domina
non
dirò
il
dolore
,
ma
il
dispetto
per
la
perduta
libertà
.
La
Chiesa
da
'
Cappuccini
di
San
Vittore
da
gran
tempo
era
stata
divisa
in
grandi
celle
,
ciascuna
delle
quali
poteva
capire
fin
cento
individui
.
Queste
prigioni
quasi
sempre
rigurgitavano
di
detenuti
,
perchè
quella
disgraziata
parte
dei
genere
umano
sempre
si
riproduce
,
nè
altrove
si
afforza
tanto
,
quanto
nelle
carceri
che
la
società
costrusse
per
annientarla
.
Le
prigioni
,
tenute
con
questo
sistema
,
non
hanno
mai
raggiunto
lo
scopo
che
per
mezzo
loro
il
legislatore
si
propone
di
ottenere
.
Infatti
la
privazione
della
libertà
è
,
secondo
lo
spirito
della
legge
,
una
pena
,
non
già
una
vendetta
,
e
come
pena
deve
tendere
a
sviare
l
'
animo
dell
'
uomo
dal
delitto
,
verso
il
quale
l
'
uomo
è
spinto
dalle
sue
prave
passioni
.
La
pena
è
in
conclusione
la
controspinta
,
e
perciò
deve
essere
logica
e
morale
.
Il
carcere
a
sistema
di
famiglia
non
è
nè
logico
nè
morale
.
Non
è
logico
,
perchè
per
punire
dei
delinquenti
di
niun
conto
li
accomuna
con
altri
di
peggior
conto
,
e
questi
servono
di
scuola
a
quelli
,
e
quindi
invece
di
reprimere
il
male
lo
favorisce
e
quasi
lo
promuove
;
non
è
morale
,
perchè
impedisce
a
colui
che
fu
arrestato
di
ridiventare
galantuomo
,
giacchè
quando
viene
rilasciato
in
libertà
esce
dal
carcere
inviluppato
da
conoscenze
infami
,
dalle
quali
non
gli
è
facile
liberarsi
.
Poichè
(
diceva
l
'
illustre
Carlo
Cattaneo
riassumendo
alcune
idee
del
Romagnosi
intorno
a
siffatta
materia
)
se
il
progresso
dei
tempi
e
il
predominio
della
ragione
introdussero
nel
carcere
la
disciplina
,
la
salubrità
,
la
nettezza
,
la
luce
,
il
lavoro
,
non
giunsero
ancora
a
togliere
la
convivenza
depravatrice
.
Il
carcere
riceve
il
novizio
del
delitto
,
reo
forse
d
'
una
lieve
infedeltà
,
tutto
ansante
di
vergogna
,
di
spavento
,
di
rimorso
e
lo
dimette
dopo
pochi
mesi
,
indurato
nel
cuore
,
dotto
nei
misteri
dell
'
iniquità
,
abbronzato
nell
'
impudenza
,
consumato
e
disperato
al
pari
de
'
suoi
insegnatori
.
La
promiscuità
fra
giudicati
e
giudicandi
,
fra
colpevoli
e
innocenti
,
fra
i
trasgressori
di
qualche
frivola
disciplina
politica
o
civile
e
gli
esseri
più
abbominevoli
od
infami
non
giova
certo
ad
impedire
il
male
.
La
pena
del
carcere
è
una
tremenda
necessità
sociale
,
bisogna
quindi
ch
'
essa
venga
inflitta
con
criterio
indipendente
da
ogni
passione
e
scevro
da
ogni
pregiudizio
,
affine
di
non
aggravare
l
'
infelice
condizione
di
tanti
sventurati
.
Non
v
'
è
anima
bennata
la
quale
,
pensando
alla
serie
indefinita
di
dolori
,
che
dalla
istituzione
di
siffatta
pena
insino
ad
oggi
si
soffersero
nelle
carceri
senza
la
pausa
d
'
un
'
ora
sola
,
non
senta
quanto
grave
sia
il
còmpito
dell
'
uomo
che
s
'
accinge
a
calcolare
con
austerità
scientifica
la
quantità
di
miseria
e
d
'
angoscia
che
deve
infliggere
a
moltissimi
de
'
suoi
simili
,
come
pena
de
'
loro
mancamenti
,
pena
che
non
sarà
e
non
potrà
dirsi
legittima
,
se
non
quando
la
società
abbia
provvidamente
procurato
di
volgere
al
comun
bene
le
umane
passioni
.
E
la
nostra
società
non
vi
ha
ancora
provveduto
.
Ora
,
scrisse
il
grande
pensatore
testè
citato
,
egli
è
certo
che
gli
allettamenti
e
gli
stimoli
al
mal
fare
sono
maggiori
,
dove
le
plebe
è
disperata
per
miseria
,
o
cresce
ineducata
e
brutale
,
o
i
magistrati
non
vegliano
a
scoprire
i
delitti
,
o
il
braccio
di
una
debole
giustizia
si
abbassa
dinanzi
ai
protetti
del
potente
.
Nè
ciò
basta
,
perchè
dove
gli
uomini
sono
onesti
solo
entro
il
limite
della
paura
,
e
nella
società
non
circola
uno
spirito
largo
e
vigoroso
di
morale
e
di
probità
,
il
fragile
edificio
delle
pene
non
regge
al
peso
morto
della
corruzione
universale
.
Perocchè
bisogna
coltivare
negli
uomini
quell
'
impulso
d
'
onore
che
non
solo
rattiene
dal
delitto
,
ma
ne
rende
insopportabile
il
minimo
sospetto
;
bisogni
infliggere
quanto
più
raramente
si
può
l
'
ignominia
,
e
far
quasi
economia
delle
erubescenze
del
popolo
;
bisogna
promuovere
fra
gli
uomini
i
vincoli
dell
'
azienda
civile
,
perchè
sentano
il
bisogno
della
mano
altrui
e
della
buona
opinione
....
Le
leggi
al
presente
puniscono
ma
non
prevengono
il
delitto
;
e
correrà
gran
tempo
ancora
prima
che
la
società
pensi
al
miglioramento
dei
membri
che
la
compongono
,
e
tuttavia
seguiterà
a
colpire
in
egual
modo
gl
'
infelici
ed
i
colpevoli
.
Giacchè
moltissimi
operai
sono
dalla
miseria
tratti
al
delitto
,
e
molti
fra
essi
ignari
del
valore
assoluto
e
relativo
di
un
'
azione
criminosa
.
La
maggior
parte
dei
delinquenti
sono
analfabeti
;
essi
non
hanno
altra
guida
delle
opere
loro
che
l
'
istinto
,
poichè
nessuno
s
'
è
curato
di
ridestare
in
essi
il
sentimento
morale
,
epperò
trovansi
quasi
alla
condizione
di
bruti
.
Per
costoro
le
leggi
sono
lettera
morta
,
sanno
che
esistono
delle
leggi
,
perchè
tratto
tratto
vengono
dal
rigore
di
esse
colpiti
,
ma
non
sanno
il
perchè
queste
leggi
esistano
,
nè
da
chi
siano
state
fatte
,
meno
poi
se
ve
n
'
ha
qualcuna
che
favorisca
i
miserabili
.
Tratto
tratto
questi
vengono
arrestati
,
poscia
rilasciati
per
essere
indi
a
poco
arrestati
di
nuovo
,
tanto
che
trovandosi
sempre
in
carcere
sono
costretti
a
dire
tra
loro
che
quelli
che
vanno
in
carcere
sono
sempre
gli
stessi
;
quelli
che
vanno
all
'
ospitale
sono
sempre
gli
stessi
;
detti
questi
che
non
si
riducono
ad
altro
che
a
varianti
del
vecchio
adagio
:
Sono
sempre
gli
stracci
che
vanno
alla
folla
.
I
pensatori
assai
di
leggieri
s
'
accorsero
che
la
mescolanza
dei
detenuti
era
dannosa
alla
morale
e
che
la
prigione
invece
di
correggere
i
tristi
,
pervertiva
i
buoni
.
Si
pensò
di
imporre
il
silenzio
a
tutti
i
carcerati
,
e
questo
sistema
punitivo
dalla
città
di
Auburn
,
in
America
,
che
prima
l
'
applicò
,
trasse
il
proprio
nome
.
Ma
il
sistema
di
Auburn
non
raggiunse
lo
scopo
,
perchè
,
se
soppresse
la
voce
,
non
potè
sopprimere
le
relazioni
tra
i
carcerati
,
i
quali
acuirono
sempre
più
il
loro
ingegno
,
affine
di
communicare
tra
loro
,
e
studiarono
e
studiano
tutti
i
mezzi
per
eludere
la
vigilanza
dei
loro
,
custodi
.
Che
più
?
I
dolori
stessi
,
la
stessa
severità
della
pena
ritemprano
l
'
animo
di
que
'
disgraziati
,
i
quali
s
'
avvezzano
a
sopportare
con
alliera
indifferenza
persino
le
sferzate
,
per
non
dare
spettacolo
a
'
compagni
della
loro
timidezza
ed
è
naturale
che
talora
pensino
a
reagire
.
Nel
che
bene
spesso
sono
eccitati
da
qualche
anima
ribelle
e
determinata
a
tutto
osare
,
la
quale
fa
nascere
all
'
impensata
terribili
ribellioni
.
E
lo
spettacolo
della
crudeltà
della
pena
e
la
smania
di
reazione
distruggono
e
sviano
il
carcerato
dal
meditare
sulla
propria
colpa
e
lo
allontanano
dal
pentimento
:
e
il
lavoro
impostogli
quale
aggravio
di
pena
,
gli
riesce
disamabile
anzi
odioso
.
Queste
cose
ben
videro
le
Autorità
preposte
alle
carceri
,
e
perciò
studiarono
il
modo
,
affinchè
fosse
tolta
questa
infame
comunanza
.
Si
cominciò
dal
dividere
i
detenuti
,
oltrechè
per
sesso
,
per
età
,
per
delitti
,
per
disciplina
,
ma
questa
divisione
non
è
sempre
possibile
,
perchè
ad
attuarla
occorrerebbero
carceri
assai
grandiosi
,
giacchè
si
verrebbero
ad
avere
in
tal
guisa
circa
quaranta
classi
di
prigionieri
,
i
quali
difficilmente
poi
potrebbero
ancora
essere
invigilati
.
Inoltre
perchè
la
divisione
sia
ragionevole
,
bisogna
particolareggiare
sempre
più
nella
scelta
dei
prigionieri
destinati
a
restare
insieme
,
e
a
forza
di
suddividerle
è
facile
capire
che
si
è
obbligati
di
concludere
che
il
sistema
più
logico
è
quello
di
tenere
i
detenuti
separati
ad
uno
ad
uno
,
che
è
appunto
ciò
che
fa
il
sistema
segregante
o
di
Filadelfia
detto
anche
di
Pensilvania
,
oppure
di
Cherry
-
Hill
.
Questo
regime
è
il
più
opportuno
pei
condannati
,
il
più
provvido
o
il
più
giusto
pe
'
giudicandi
.
Quelli
possono
riflettere
alle
loro
colpe
o
mettersi
sulla
via
del
bene
,
questi
non
soffrono
l
'
avvilimento
di
trovarsi
con
tristi
,
prima
ancora
che
i
tribunali
abbiano
pronunciata
sopra
di
loro
una
sentenza
di
reità
o
d
'
innocenza
,
nel
quale
ultimo
caso
essi
ritornano
alla
libertà
incontaminati
,
come
quando
per
soddisfare
alle
gelose
ricerche
della
giustizia
furono
gettati
in
carcere
.
Il
condannato
poi
trova
nel
sistema
segregante
il
modo
di
ottenere
il
proprio
miglioramento
morale
.
Abbandonato
a
sè
nella
solitaria
cella
(
nota
Carlo
Cattaneo
)
,
a
prima
giunta
per
lo
più
si
abbandona
al
furore
,
agita
pensieri
di
vendetta
,
e
sfoga
la
sua
rabbia
in
maledizioni
.
Ma
alla
violenza
succede
l
'
esaurimento
e
la
stanchezza
;
il
silenzio
che
segue
ai
vani
suoi
clamori
,
a
poco
a
poco
gli
fa
intendere
quanto
siano
infruttuosi
e
insensati
;
egli
vede
tutta
la
sua
impotenza
e
la
sua
nullità
in
faccia
alla
legge
che
senza
percosse
,
senza
catene
,
senza
insulti
,
con
mano
invisibile
lo
assedia
e
lo
stringe
.
L
'
idea
della
sua
colpa
,
ch
'
egli
fuggiva
,
ch
'
egli
sommergeva
nel
tumulto
della
vita
e
delle
passioni
gli
s
'
affaccia
da
ogni
parte
,
e
a
poco
a
poco
si
allarga
nel
suo
pensiero
,
e
dilegua
tutte
le
vanità
che
lo
ingombravano
.
Tra
il
rimorso
e
l
'
impazienza
e
il
tedio
,
per
sottrarsi
agli
odiosi
pensieri
e
dissiparsi
pure
in
qualunque
modo
che
gli
è
possibile
,
egli
afferra
rabbiosamente
la
proposta
d
'
un
qualsiasi
lavoro
.
Ben
pochi
hanno
la
forza
di
resistere
a
quattro
o
tutt
'
al
più
ad
otto
giorni
di
forzata
inazione
.
E
lavoro
non
viene
inflitto
come
un
supplicio
,
nè
imposto
col
bastone
o
colla
fame
;
ma
vien
concesso
come
un
'
indulgenza
,
come
un
ristoro
,
che
solo
può
rendere
sopportabile
quella
noiosa
vita
.
La
disciplina
non
è
sollecita
di
comandarlo
:
essa
aspetta
tranquilla
il
prigioniero
,
ben
certa
che
tosto
o
tardi
s
'
arrenderà
.
I
signori
De
Tocqueville
e
De
Beaumont
dicono
:
Visitando
il
Penitenziale
di
Filadelfia
ci
siamo
trattenuti
con
tutti
i
singoli
carcerati
;
nessun
d
'
essi
che
non
parlasse
del
lavoro
quasi
con
riconoscenza
e
non
palesasse
la
persuasione
,
che
,
senza
il
conforto
di
una
continua
occupazione
,
non
avrebbe
potuto
resistere
al
peso
della
vita
.
Che
avverrebbe
del
prigioniero
nelle
lunghe
ore
di
solitudine
,
se
,
senza
questo
rifugio
,
fosse
lasciato
a
'
suoi
rimorsi
,
ed
ai
terrori
della
sua
mente
?
Il
lavoro
dà
interesse
alla
solinga
cella
;
affatica
il
corpo
ma
conforta
la
mente
.
E
'
singolare
che
costoro
,
giunti
al
delitto
per
la
via
della
dissipazione
e
dell
'
ozio
,
siano
ridotti
ad
abbracciare
come
unica
loro
consolazione
la
fatica
;
e
costretti
a
sentire
tutto
il
peso
dell
'
ozio
,
imparino
ad
aborrire
quella
primiera
causa
d
'
ogni
loro
calamità
.
Il
confronto
tra
il
lavoro
e
l
'
inazione
ha
tanta
forza
,
che
molti
di
quei
meschini
dissero
,
che
la
domenica
era
per
loro
insopportabilmente
lunga
e
che
non
avrebbero
potuto
vivere
senza
lavoro
.
Questo
bisogno
si
palesa
in
tal
modo
,
che
non
avvenne
mai
di
doverlo
imporre
colla
forza
.
Il
condannato
,
intento
al
suo
lavoro
,
respira
dal
tedio
,
dalla
oppressiva
idea
della
passata
vita
,
e
con
ardor
quasi
puerile
non
ha
per
qualche
tempo
altro
oggetto
alla
sua
mente
;
e
vi
si
dedica
con
solerzia
e
con
amore
,
perchè
gli
è
una
difesa
dai
pensieri
che
gli
rodono
l
'
anima
.
L
'
imperturbato
raccoglimento
e
la
dura
necessità
gli
aprono
la
mente
ad
imparare
;
l
'
istruttore
,
che
viene
a
interrompere
la
sua
solitudine
con
modi
placidi
e
caritatevoli
non
può
a
lungo
riuscirgli
sospetto
ed
odioso
.
Le
parole
che
questi
prudentemente
lascia
cadere
tratto
,
rammentate
poi
nel
silenzio
,
quando
l
'
uniformità
del
lavoro
lascia
errar
la
mente
,
penetrano
l
'
anima
più
rozza
e
selvaggia
.
La
profonda
monotonia
della
cella
dà
peso
e
consistenza
ad
ogni
giusto
pensiero
che
fortuitamente
si
svegli
.
E
una
volta
che
il
prigioniero
ha
potuto
rivolgersi
sopra
di
sè
,
il
lavoro
arresta
più
la
sua
riflessione
.
E
spesso
,
una
repentina
visita
lo
sorprese
immobile
sul
suo
lavoro
,
tutto
chiuso
nel
profondo
della
sua
memoria
,
pensando
forse
alla
carriera
perduta
,
alla
casa
,
ai
congiunti
,
ai
genitori
afflitti
e
disonorati
,
alla
moglie
,
ai
bambini
lasciati
nell
'
abbandono
e
nell
'
abbiezione
.
I
più
sciagurati
che
non
hanno
affetti
,
che
sono
intrisi
di
sangue
,
che
nulla
hanno
in
cuore
che
non
sia
tristo
e
perverso
,
nella
mollezza
di
quella
vita
reclusa
,
tra
il
lungo
silenzio
e
le
parole
caritatevoli
,
e
la
coscienza
che
ricalcitra
e
si
spaventa
,
a
poco
a
poco
sentono
venir
meno
l
'
antica
ferocia
.
E
non
v
'
è
a
lato
del
prigioniero
alcun
essere
malvagio
,
che
ostenti
una
atroce
indifferenza
,
o
lo
guardi
con
ironia
,
e
con
osceni
e
atroci
scherni
rimescoli
la
feccia
delle
sue
passioni
.
Tutto
ciò
che
lo
circonda
gli
rammenta
il
suo
delitto
.
Non
v
'
è
intorno
a
lui
nemmeno
il
fremito
d
'
un
'
industria
comune
,
nè
l
'
affacendata
disciplina
d
'
un
carcere
popoloso
:
il
rumore
stesso
delle
battiture
e
delle
catene
gli
risonerebbe
gradito
in
quella
vita
di
sepolcro
.
Il
lavoro
delle
sue
mani
gli
allevia
bensì
il
tedio
e
il
rimorso
e
lo
rattiene
sull
'
orlo
dell
'
avvilimento
,
e
della
disperazione
;
ma
non
basta
a
dividerlo
affatto
dai
suoi
pensieri
e
fermare
la
corsa
fatale
che
lo
trascina
verso
il
pentimento
.
Nel
silenzio
degli
uomini
e
nel
senno
delle
passioni
,
i
consigli
tante
volte
derisi
,
le
parole
che
sembravano
non
aver
toccata
la
sua
memoria
,
i
terrori
religiosi
,
tutte
le
imagini
e
tutte
le
rimembranze
del
bene
e
del
male
,
risorgono
innanzi
alla
colpevole
coscienza
,
e
si
fanno
ogni
giorno
più
potenti
e
irresistibili
.
Tutte
le
illusioni
sono
sparite
;
in
faccia
a
una
triste
e
severa
realtà
,
nel
profondo
d
'
un
silenzio
di
morte
,
dove
nessuno
lo
vede
e
lo
ascolta
,
una
sola
parola
viva
gli
suona
all
'
orecchio
,
ed
è
una
parola
di
verità
,
che
va
dritta
e
irresistibile
al
secreto
della
sua
coscienza
.
Il
momento
giunge
alfine
,
in
cui
l
'
anima
già
nauseata
dell
'
ozio
,
si
nausea
pure
della
durezza
e
dell
'
importanza
,
e
si
sente
in
balia
d
'
insolite
emozioni
.
Allora
le
alte
verità
della
morale
,
insinuate
con
religioso
affetto
,
possono
ritemprare
e
rifondere
l
'
anima
più
ostinata
;
i
sentimenti
dei
pentito
sono
come
un
metallo
squagliato
,
che
scorre
dovunque
un
'
arte
salutare
lo
guida
.
Chi
passò
per
una
siffatta
prova
,
potrà
,
ritornato
alla
vita
libera
,
precipitarsi
in
nuovi
traviamenti
;
ma
porta
nel
cuore
una
tale
debolezza
,
che
il
solo
nome
del
carcer
basta
a
fermarlo
ed
avvilirlo
in
mezzo
all
'
ebbrezza
del
delitto
.
La
fiera
domata
non
è
più
la
fiera
selvatica
.
E
quella
stessa
potenza
che
arresta
le
ricadute
nel
liberato
,
annunciata
e
divulgata
da
loro
alla
moltitudine
dei
malvagi
,
potrà
render
terribile
anche
l
'
idea
d
'
una
prima
colpa
e
formidabile
la
minaccia
della
legge
.
La
prigione
non
sarà
più
per
essa
un
piccolo
mondo
,
dove
se
vi
sono
i
dolori
della
reclusione
e
dei
flagelli
,
vi
sono
anche
i
piaceri
della
compagnevole
fratellanza
e
le
distrazioni
d
'
una
disciplina
spettacolosa
;
il
carcere
solitario
è
più
disgustoso
e
amaro
per
essi
,
quanto
più
assidua
e
profonda
è
la
sua
calma
.
Pur
troppo
le
incompiute
riforme
che
introdusse
nel
carcere
la
moderna
umanità
,
avevano
tolto
a
questo
unico
strumento
di
pena
ogni
terrore
.
Il
malvagio
scioperato
vi
trovava
ricovero
e
letto
,
e
pane
certo
,
e
lavoro
mite
,
e
compagnia
quale
egli
poteva
desiderarla
:
e
a
molti
onesti
operai
carichi
di
famiglia
,
a
molti
giornalieri
scalzi
e
famelici
in
mezzo
ad
ubertose
campagne
,
il
soggiorno
del
carcere
era
pur
troppo
una
seduzione
.
Ma
posto
il
regime
d
'
un
severa
segregazione
quand
'
anche
la
cella
sia
spaziosa
,
netta
,
chiara
,
ventilata
,
riscaldata
,
provvista
di
tutto
ciò
che
un
modesto
vivere
richiede
,
il
vero
malfattore
preferirà
sempre
il
lezzo
e
il
disagio
d
'
un
sotterraneo
,
il
pavimento
nudo
,
la
catena
,
il
bastone
,
poichè
tutte
queste
cose
non
giungono
a
domargli
l
'
animo
,
e
gli
lasciano
il
tranquillo
possesso
della
sua
scelleratezza
.
Quando
le
antiche
leggi
inventavano
con
atroce
poesia
ogni
modo
di
strazii
pel
corpo
umano
,
ommettevano
,
senza
curarlo
,
un
tormento
più
squisito
e
potente
,
che
piomba
con
tutto
il
peso
sull
'
animo
.
La
solitaria
riflessione
,
la
quale
allora
si
apprezzava
così
poco
,
che
a
richiesta
d
'
un
tutore
impaziente
o
d
'
un
padre
iracondo
,
si
applicava
a
'
giovinetti
svogliati
o
loquaci
,
si
palesò
una
pena
di
tale
intensità
,
che
alcuni
già
la
gridano
soverchia
a
qualsiasi
più
nero
misfatto
e
sproporzionato
alle
forze
dell
'
umana
ragione
.
Gli
antichi
avevano
insegnato
che
il
silenzio
è
fomite
di
sapienza
e
di
virtù
;
ma
non
si
sapeva
che
fosse
un
terribile
punitore
del
delitto
.
Una
filosofia
severa
che
trae
tutto
dalla
riflessione
,
trovò
anche
nella
riflessione
la
forza
penale
,
e
con
una
vasta
esperienza
accertò
la
profonda
sua
induzione
.
Sdegnando
il
corpo
del
malfattore
lasciandogli
pure
tutti
gli
agi
della
vita
materiale
,
essa
assale
di
fronte
l
'
anima
sua
,
la
sua
coscienza
,
il
principio
della
vita
.
Il
patibolo
con
tutto
il
sanguinoso
suo
fasto
si
spiritualizza
nel
silenzio
della
cella
.
Il
mero
dolore
animale
non
è
più
la
suprema
difesa
di
una
società
minacciata
e
vessata
,
ma
un
dolore
,
ch
'
è
tutto
dell
'
uomo
,
anzi
tutto
dell
'
anima
,
una
pena
sociale
per
eccellenza
,
perchè
consiste
nel
negare
le
dolcezze
del
consorzio
sociale
a
coloro
che
ne
turbarono
la
pace
.
Eppure
in
mezzo
ad
una
irresistibile
efficacia
,
questa
pena
così
temuta
dal
malvagio
non
offende
per
nulla
i
diritti
dell
'
umanità
;
essa
non
accorre
ad
ogni
istante
col
ferro
e
col
fuoco
,
nè
contrista
di
dolorose
strida
,
nè
contamina
di
sangue
la
città
.
I
custodi
,
sicuri
di
sè
,
non
feroci
,
nè
sospettosi
,
possono
mostrar
sempre
tutti
la
calma
e
la
dolcezza
;
il
cordoglio
,
che
abbatte
il
prigioniero
,
viene
tutto
dalla
legge
,
non
inasprito
dalla
loro
collera
,
nè
aggravato
dal
loro
arbitrio
.
Egli
soggiace
da
sè
all
'
onnipotenza
della
legge
,
e
riceve
il
trattamento
che
risponde
a
'
tristi
suoi
meriti
,
perchè
lo
riceve
dalle
opere
della
sua
coscienza
.
Gli
ufficiali
non
appaiono
mai
al
suo
cospetto
,
se
non
per
interrompere
il
cruccio
della
sua
solitudine
,
e
provvedere
ai
suoi
bisogni
,
e
dirgli
quelle
parole
che
lo
riconciliano
col
misero
suo
stato
,
e
lo
preparano
ad
uscire
da
quel
fatale
recinto
con
altr
'
animo
ch
'
egli
non
vi
entrava
.
Il
regime
solitario
si
riduce
a
due
fini
:
togliere
il
prigioniero
dal
dannoso
consorzio
dei
suoi
pari
,
e
costringerlo
a
rientrare
in
sé
,
perchè
l
'
esperienza
dimostra
,
che
senza
questo
ritorno
,
la
pena
s
'
infligge
senza
frutto
e
senza
esempio
.
Non
s
'
intende
però
che
il
prigioniero
debba
restar
derelitto
nella
disperazione
d
'
una
tomba
;
poichè
oltre
alla
caritatevole
provvisione
de
'
suoi
bisogni
fisici
in
una
comoda
cella
,
egli
ottiene
il
conforto
del
lavoro
,
del
consiglio
,
dell
'
istruzione
e
della
lettura
.
Gli
si
interdice
la
compagnia
de
'
malvagi
;
ma
gli
si
concede
quella
d
'
uomini
onorati
e
pietosi
.
Ed
è
un
fatto
che
la
disciplina
isolante
gravita
tremendamente
sul
malfattore
inferocito
,
ma
quando
il
tempo
,
il
silenzio
e
le
ammonizioni
hanno
vinto
la
sua
durezza
e
l
'
hanno
,
ridotto
a
sentire
la
stoltezza
della
passata
sua
vita
,
il
tormento
del
suo
carcere
s
'
allevia
e
i
suoi
custodi
e
governatori
trovano
in
lui
una
inattesa
docilità
e
un
assoluto
abbandono
.
Dopo
un
primo
doloroso
intervallo
,
l
'
abitudine
a
poco
a
poco
induce
l
'
animo
alla
quiete
ad
alla
pazienza
;
dimodochè
,
il
malvivente
,
condannato
a
breve
pena
,
ne
sente
tutta
la
gravezza
e
ne
porta
fuori
un
salutare
spavento
;
ma
il
malfattore
condannato
a
molti
anni
di
solitudine
,
può
comporsi
gradatamente
a
quella
tranquillità
,
che
riduce
a
riflessione
anche
le
anime
più
burrascose
.
Non
vi
è
in
quella
disciplina
alcun
risalto
,
alcun
arbitrio
,
alcuna
acerbità
che
accenda
le
sue
male
passioni
:
l
'
odio
,
la
vendetta
.
Quindi
nessun
pericolo
che
l
'
irritazione
mentale
sconvolga
la
ragione
.
Solo
questi
argomenti
possono
consigliare
il
regime
segregante
,
il
quale
è
però
sempre
una
gravissima
pena
.
A
Torino
nei
primi
mesi
dell
'
attivazione
del
carcere
cellulare
,
molti
delinquenti
volgari
non
ressero
alla
solitudine
e
si
uccisero
Si
notò
però
che
da
quella
città
i
ladruncoli
emigrarono
in
massa
,
e
sarebbe
stato
un
bel
vantaggio
,
se
questo
fatto
si
fosse
verificato
anche
in
Milano
.
Nella
nostra
città
venne
pure
costrutto
un
grandioso
carcere
cellulare
,
che
torreggia
severamente
entro
la
cerchia
dei
bastioni
fra
Porta
Genova
e
Porta
Magenta
.
Questo
edificio
,
il
disegno
del
quale
devesi
al
compianto
ingegnere
Francesco
Lucca
,
si
eleva
sopra
un
'
area
di
metri
quadrati
49,695
,
della
forma
di
un
pentagono
,
perfettamente
isolato
e
chiuso
da
una
grossa
muraglia
munita
di
cinque
torri
agli
angoli
,
e
del
fabbricato
di
fronte
della
lunghezza
di
metri
204,50
.
Lo
stile
adottato
fu
quello
del
medio
evo
,
che
risponde
assai
all
'
indole
della
fabbrica
,
di
carattere
grave
e
solenne
.
Il
muro
di
cinta
porta
alla
sua
sommità
un
ballatoio
contenuto
da
parapetti
di
pietra
per
il
servizio
di
guardia
,
facendo
servire
da
garretta
per
le
sentinelle
le
cinque
torri
.
Il
carcere
è
diviso
in
tre
distinti
corpi
di
fabbrica
.
Il
corpo
anteriore
;
la
cui
fronte
è
disposta
sul
lato
del
muro
di
cinta
,
che
prospetta
il
Macello
,
quantunque
faccia
parte
dello
stabilimento
,
non
è
considerato
come
carcere
essendo
destinato
agli
uffici
,
alle
abitazioni
,
al
corpo
di
guardia
,
al
servizio
di
magazzino
e
ad
altri
scopi
.
Esso
ha
l
'
aspetto
di
un
castello
severo
,
le
cui
parti
centrale
e
laterali
sono
munite
di
merlatura
.
Il
secondo
corpo
di
fabbrica
,
parallelo
a
questo
è
distante
venti
metri
dal
precedente
e
collegato
col
medesimo
a
mezzo
di
un
andito
a
semplice
piano
terreno
in
continuazione
al
vestibolo
d
'
ingresso
.
E
'
elevato
a
due
piani
fuori
terra
,
meno
un
breve
tratto
dove
si
praticò
un
ammezzato
che
soverchia
il
tetto
.
Questo
si
suddivide
in
due
parti
,
ciascuna
fornita
di
uno
spazioso
cortile
;
la
destra
costituisce
il
comparto
riservato
alle
donne
carcerate
ed
è
diviso
in
sessanta
celle
,
più
quattordici
altri
locali
di
maggior
ambiente
per
servizio
d
'
infermeria
.
Nella
parte
sinistra
a
terreno
si
trovano
i
locali
per
le
guardie
,
il
parlatorio
speciale
pei
detenuti
di
passaggio
,
per
quelli
appena
entrati
nel
carcere
,
i
bagni
,
i
locali
destinati
alla
visita
ed
alla
iscrizione
dei
detenuti
al
loro
entrare
nel
carcere
,
i
locali
per
la
disinfezione
degli
abiti
e
pei
guardiani
.
Al
primo
piano
nel
lato
verso
oriente
v
'
ha
un
portico
di
disimpegno
di
vari
locali
che
potrebbero
essere
destinati
ai
condannati
ad
una
pena
di
breve
durata
;
al
lato
meridionale
vi
è
un
corridoio
centrale
con
doppio
ordine
di
celle
in
numero
di
venti
.
Ad
occidente
il
cortile
,
un
altro
portico
di
disimpegno
e
dall
'
opposta
parte
altri
locali
di
servizio
.
Nel
secondo
piano
sono
notevoli
due
celle
per
quei
reclusi
che
danno
o
simulano
segni
di
pazzia
.
Queste
celle
sono
disposte
in
modo
che
per
appositi
spiragli
abilmente
mascherati
,
praticati
nella
vôlta
e
nelle
pareti
,
un
guardiano
può
,
non
veduto
,
vigilare
il
detenuto
.
Il
terzo
corpo
di
fabbrica
ha
nel
suo
centro
una
grande
rotonda
,
da
cui
si
diramano
sei
braccia
equidistanti
fra
loro
;
ognuna
di
esse
è
costituita
di
un
grande
corridoio
centrale
che
si
eleva
senz
'
alcuna
divisione
dal
piano
terreno
sino
al
tetto
;
lateralmente
sono
disposti
tre
ordini
di
celle
,
disimpegnati
da
ballatoi
che
corrono
lungo
i
lati
dei
vasto
corritoio
.
La
lunghezza
di
ciascun
braccio
di
fabbrica
è
di
metri
62,50
a
partire
dalla
periferia
interna
della
rotonda
.
A
ciascun
lato
di
tali
braccia
e
per
ogni
piano
sono
disposte
sedici
celle
,
per
cui
si
hanno
novantasei
celle
per
ogni
braccio
e
quindi
i
sei
raggi
daranno
complessivamente
il
numero
di
576
celle
,
senza
contare
ventiquattro
celle
di
punizione
,
cioè
quattro
per
ogni
braccio
.
Le
celle
dell
'
altro
corpo
di
fabbricato
sono
larghe
metri
2,40
,
lunghe
metri
4
,
alte
metri
3,40
circa
;
quelle
del
fabbricato
a
raggi
misurano
la
larghezza
di
metri
2,20
per
4,30
di
lunghezza
e
3
di
altezza
.
Si
accede
alle
celle
per
una
piccola
porta
munita
di
un
apposito
spiatoio
,
affine
di
poter
invigilare
il
detenuto
,
senza
ch
'
egli
se
n
'
avveda
.
A
tale
scopo
lo
spiatoio
è
mascherato
da
un
vetro
colorato
e
si
apre
e
si
rinchiude
a
mezzo
di
un
movimento
a
vite
silenzioso
.
Tutte
le
celle
sono
fornite
di
un
richiamo
ad
un
campanello
elettrico
,
come
ve
ne
sono
alcune
provvedute
di
un
apparecchio
per
l
'
illuminazione
a
gas
.
Mediante
il
campanello
ogni
detenuto
può
,
in
caso
di
urgente
bisogno
,
chiamare
un
guardiano
,
e
perciò
mediante
un
semplicissimo
congegno
,
mentre
suona
il
campanello
discende
davanti
alla
porta
della
cella
una
piccola
bandiera
in
ferro
,
che
indica
esservi
in
quella
cella
il
prigioniero
che
ha
chiamato
.
Il
mobilio
delle
celle
,
secondo
venne
stabilito
dal
Ministero
,
è
costituito
da
un
letto
,
il
quale
di
notte
è
spiegato
trasversalmente
alla
cella
e
di
giorno
trovasi
arrotolato
;
di
due
ripiani
piani
o
sgabelli
situati
in
uno
degli
angoli
della
cella
e
di
un
ripostiglio
.
Serve
di
tavola
il
ripiano
infisso
nel
muro
e
da
sedile
lo
sgabello
mobile
.
Affinchè
i
guardiani
possano
durante
la
notte
,
portarsi
ad
ispezionare
le
inferriate
,
fu
proposto
dal
Ministero
di
infliggere
nel
muro
una
manetta
,
appoggiandosi
alla
quale
può
il
guardiano
far
entrare
una
gamba
nello
spazio
che
si
lascia
,
dalla
parte
de
'
piedi
,
tra
la
estremità
della
branda
distesa
ed
il
muro
e
passare
all
'
altro
lato
della
cella
.
Ogni
cella
oltre
all
'
avere
un
cesso
inodoro
è
eziandio
provvisto
d
'
acqua
a
sufficienza
.
Questa
viene
fornita
da
serbatoi
collocati
nei
sottotetti
e
che
vengono
giornalmente
riempiuti
col
mezzo
di
semplici
pompe
a
mano
.
Da
questi
serbatoi
si
diramano
dei
tubi
,
che
vanno
a
riempiere
tanti
recipienti
,
della
capacità
ciascuno
di
litri
sei
,
quante
sono
le
celle
.
Tali
i
recipienti
sono
posti
tra
i
rinfianchi
del
nascimento
di
ciascuna
vôlta
e
specialmente
nelle
praticate
smussature
degli
angoli
delle
celle
,
e
conformati
in
modo
che
nel
mentre
si
riempiono
con
un
tubo
comune
,
sono
però
gli
uni
dagli
altri
indipendenti
,
sicchè
quando
un
detenuto
per
inavvertenza
o
studiatamente
lasciasse
aperto
il
suo
rubinetto
in
modo
da
disperdere
tutta
l
'
acqua
del
recipiente
a
lui
destinato
,
ciò
non
vada
a
scapito
di
altri
detenuti
e
perciò
si
castiga
esso
stesso
col
privarsi
per
quel
giorno
del
beneficio
dell
'
acqua
,
oltre
a
che
mette
in
avvertenza
il
guardiano
,
coll
'
effettuato
disperdimento
dell
'
acqua
per
la
cella
,
in
una
quantità
però
che
non
può
mai
riuscire
a
danno
del
fabbricato
,
essendo
appunto
limitata
a
sei
litri
,
ma
bastante
per
farlo
punire
.
Stannovi
apposite
bacinelle
per
ricevere
l
'
acqua
da
ogni
rubinetto
,
e
che
ponno
servire
per
far
rinnovare
da
ogni
detenuto
l
'
acqua
nel
sifone
della
latrina
dopo
essersene
servito
per
la
propria
pulizia
.
Le
finestre
che
danno
aria
e
luce
alle
celle
sono
fatte
a
strombo
e
disposte
in
modo
,
che
,
mentre
queste
restano
sufficientemente
illuminate
e
che
il
detenuto
può
godere
della
vista
del
cielo
,
egli
non
può
vedere
di
fronte
in
linea
orizzontale
,
essendo
il
piano
del
parapetto
all
'
esterno
più
alto
di
quattro
centimetri
della
parte
inferiore
del
volto
verso
l
'
interno
della
cella
.
Inoltre
,
affinchè
i
detenuti
possano
giornalmente
respirare
aria
più
libera
e
passeggiare
,
pur
mantenendosi
la
più
severa
segregazione
,
si
disposero
otto
passeggi
.
Essi
sono
formati
da
tanti
piccoli
scomparti
raggiali
divisi
da
muricciuoli
alti
metri
2,40
,
disposti
secondo
la
direzione
del
raggio
e
fanno
prendere
allo
scomparto
stesso
la
forma
trapezia
.
La
parte
centrale
si
eleva
su
tutto
il
resto
,
ed
è
disposta
a
terrazzo
coperto
,
dal
quale
il
guardiano
può
con
facilità
invigilare
i
detenuti
in
tutti
gli
scomparti
che
sono
interamente
scoperti
;
meno
per
un
breve
tratto
in
aderenza
alla
parte
centrale
,
ricoperta
da
un
piccolo
tetto
,
affine
di
difendere
il
detenuto
dalla
pioggia
e
dai
cocenti
raggi
solari
.
Infine
,
la
disposizione
poligonale
e
sporgente
data
alla
estremità
di
ogni
tramezza
,
impedisce
che
i
detenuti
possano
,
allungando
le
braccia
fra
i
vani
del
cancello
,
comunicare
fra
loro
,
come
pure
l
'
essere
tutti
questi
passeggi
coperti
da
una
sottile
rete
di
ferro
,
toglierà
il
pericolo
che
i
detenuti
possano
gettarsi
l
'
un
l
'
altro
degli
scritti
.
Il
numero
totale
delle
celle
a
carcere
è
di
762
.
Al
quale
aggiungendo
i
locali
destinati
a
infermerie
,
si
ha
una
capacità
totale
di
celle
per
800
detenuti
.
Eccovi
descritto
il
carcere
cellulare
che
la
città
nostra
con
grande
dispendio
ha
innalzato
.
Se
esso
era
davvero
un
bisogno
universalmente
sentito
,
rimarrà
come
monumento
delle
deplorevoli
condizioni
morali
di
Milano
a
'
giorni
nostri
.
Stringiamo
i
conti
.
Una
pulitissima
cella
,
fresca
d
'
estate
,
riscaldata
d
'
inverno
,
con
un
letto
discreto
,
sei
litri
d
'
acqua
al
giorno
,
vitto
,
bucato
,
servizio
,
tutto
ciò
si
dà
a
chi
commette
un
delitto
;
mentre
il
povero
che
voglia
vivere
da
galantuomo
è
costretto
ad
abitare
una
stamberga
fredda
d
'
inverno
,
calda
e
soffocante
d
'
estate
,
mangiare
peggio
di
moltissimi
cani
,
infine
stentare
la
vita
.
E
'
proprio
scabra
ed
ingombra
di
spine
la
via
del
Paradiso
,
....
fin
troppo
.
Appio
Claudio
,
irridendo
alla
miseria
della
plebe
romana
,
disse
che
il
carcere
è
l
'
albergo
della
plebe
.
Or
bene
,
per
costrurre
un
tale
albergo
che
i
lôcch
già
battezzarono
per
Grand
Hôtel
Roncoroni
o
anche
Pio
Albergo
Roncoroni
(
dal
nome
di
un
formidato
Ispettore
di
Pubblica
Sicurezza
poscia
divenuto
Questore
)
,
in
Milano
si
sono
spese
due
milioni
e
centoventitrè
mila
lire
.
Aggiungansi
i
denari
che
si
pagano
per
gli
stipendii
del
personale
direttivo
e
di
custodia
,
per
il
mantenimento
dei
carcerati
,
e
poi
dicasi
che
la
società
non
si
prende
cura
della
plebe
.
Chi
però
mi
saprebbe
dire
quanto
spende
la
società
per
migliorare
la
plebe
?
per
prevenire
certe
cadute
morali
,
per
le
quali
un
uomo
onesto
od
una
donna
onesta
trovansi
precipitati
in
cotesto
abisso
senza
uscita
?
Eppure
questo
carcere
segna
un
gran
progresso
in
confronto
di
quello
a
sistema
di
famiglia
.
In
quest
'
ultimo
la
sopraeccitazione
dello
spettacolo
impedisce
la
riflessione
e
quindi
la
riabilitazione
morale
dell
'
individuo
.
Eccovi
un
giovinetto
operaio
arrestato
,
mentre
nell
'
impeto
dell
'
ira
ha
ferito
un
suo
compagno
.
Vien
tratto
al
carcere
e
consegnato
al
custode
ed
ai
guardiani
.
Lo
sdegno
ed
il
dispetto
ancora
lo
agitano
,
risponde
con
poca
buona
grazia
alle
interrogazioni
del
capo
guardiano
,
il
quale
per
punirlo
della
sua
sgarbatezza
lo
fa
mettere
dove
stanno
i
ribaldi
più
facinorosi
.
Appena
il
giovanetto
pone
il
piede
sulla
soglia
del
carcere
,
tosto
l
'
uscio
gli
si
richiude
alle
spalle
,
ed
egli
si
sente
soffocare
sotto
una
coperta
e
si
trova
gettato
a
terra
.
E
perchè
?
mi
domanderà
il
lettore
.
E
'
una
brutta
consuetudine
,
che
ebbe
sempre
vigore
nelle
nostre
prigioni
,
e
che
non
si
è
potuto
far
scomparire
,
se
non
colla
abolizione
del
carcere
a
sistema
di
famiglia
.
Quel
giovanetto
è
stato
atterrato
dai
corsari
.
Sì
,
signori
,
vi
erano
i
corsari
nelle
nostre
carceri
,
e
vi
sono
ancora
dove
non
fu
ancora
applicato
il
sistema
cellulare
.
Sono
questi
due
prigionieri
incaricati
dal
capo
-
stanza
(
che
è
il
più
anziano
tra
i
rinchiusi
in
una
stessa
camera
,
e
bene
spesso
il
più
ribaldo
e
il
più
manesco
)
a
fare
gli
onori
del
ricevimento
al
nuovo
venuto
.
Al
suo
ingresso
,
tutti
si
radunano
nell
'
angolo
della
stanza
il
più
lontano
dall
'
entrata
,
tranne
i
due
corsari
,
che
sì
mettono
l
'
uno
da
una
parte
e
l
'
altro
dall
'
altra
della
porta
,
tenendo
distesa
una
coperta
di
lana
,
colla
quale
imbaccuccano
il
poveretto
che
entra
,
e
lo
trascinano
a
terra
.
Allora
tutti
gli
corrono
addosso
e
chi
gli
toglie
il
moccicchino
,
chi
il
cappello
,
infine
,
quanto
ha
di
meglio
sopra
di
sè
,
tutto
gli
vien
portato
via
.
La
preda
si
consegna
al
capo
della
cella
,
il
quale
pensa
a
farne
spiccioli
.
Immaginiamo
alcune
di
queste
scene
nelle
carceri
soppresse
di
San
Vittore
.
Il
derubato
si
rialza
infuriato
se
è
coraggioso
,
avvilito
se
è
timido
;
in
quest
'
ultimo
caso
va
a
rannicchiarsi
in
un
angolo
della
cella
in
mezzo
alle
più
sconcie
risate
dei
concaptivi
,
nell
'
altro
invece
s
'
avventa
alla
cieca
sul
primo
che
incontra
,
e
,
mentre
con
costui
sta
per
venire
alle
prese
,
gli
saltano
addosso
gli
altri
a
trattenerlo
,
finchè
interviene
colla
propria
autorità
il
capo
-
stanza
a
sedare
il
tumulto
e
a
ristabilire
l
'
ordine
.
Intanto
questi
ha
già
pensato
a
fa
foraggià
la
scelpa
,
ossia
a
far
scomparire
la
preda
.
Nel
carcere
di
San
Vittore
il
negozio
si
conchiudeva
tra
le
due
celle
attigue
,
separate
dal
muro
,
che
le
divideva
imperfettamente
,
giacchè
non
raggiungeva
la
volta
.
Il
commercio
si
fa
tra
i
due
capi
-
stanza
.
Il
venditore
prende
un
pezzetto
di
carta
,
vi
scrive
sopra
la
proposta
di
vendita
,
poi
mette
in
uno
zoccolo
il
vigliettino
che
in
gergo
è
detto
lasagnin
(
al
plurale
lasagnitt
)
,
si
pianta
nel
mezzo
della
prigione
e
grida
:
Casci
?
Si
ode
una
voce
che
risponde
dall
'
altra
cella
:
Cascia
.
Allora
il
venditore
lancia
lo
zoccolo
,
che
supera
il
muro
e
va
a
cadere
nell
'
altra
cella
.
Ma
come
ha
potuto
colui
scrivere
il
bigliettino
?
Un
pezzettino
di
carta
e
un
piccolissimo
pezzetto
di
matita
posseggono
tutti
i
frequentatori
delle
carceri
,
nè
v
'
ha
occhio
per
quanto
esperto
che
giunga
a
scoprire
i
mille
nascondigli
,
che
sa
trovare
o
creare
intorno
a
sè
il
prigioniero
.
Intanto
l
'
altro
capo
-
stanza
ha
radunato
i
carcerati
,
che
hanno
con
sè
denaro
o
ne
hanno
depositato
presso
il
guardiano
per
fondo
di
sussidio
,
e
ha
esibita
la
merce
.
Se
v
'
è
alcuno
,
che
si
offre
di
comperarla
,
il
capo
-
stanza
rimanda
la
risposta
.
La
merce
insieme
colla
domanda
viene
spedita
sempre
per
la
stessa
via
.
La
si
esamina
si
tira
il
prezzo
,
infine
s
'
impiega
una
intiera
giornata
per
concludere
un
affare
di
due
lire
.
E
'
questa
una
gradita
occupazione
per
chi
è
condannato
all
'
ozio
.
Se
il
compratore
ha
seco
il
denaro
,
questo
viene
dato
al
capo
della
cella
,
il
quale
lo
spedisce
al
venditore
detraendone
una
parte
per
tassa
di
mediazione
.
Se
poi
il
compratore
ha
il
denaro
depositato
per
fondo
di
sussidio
,
allora
l
'
affare
si
fa
diversamente
.
Allora
è
necessaria
la
girata
delle
parti.Il
compratore
chiama
un
guardiano
;
questi
apre
el
sfiandrin
,
finestretta
tagliata
nella
porta
stessa
della
carcere
;
il
compratore
ordina
di
porre
a
credito
del
capo
dell
'
attigua
cella
la
somma
stabilita
,
sulla
quale
il
mediatore
ha
sempre
diritto
di
prelevare
a
proprio
vantaggio
una
parte
determinata
.
In
altre
carceri
gli
affari
si
fanno
mediante
la
colomba
,
pezzo
di
cordicella
,
della
quale
si
servono
i
prigionieri
di
una
cella
per
comunicare
con
quelli
d
'
un
'
altra
.
Nessuno
dei
concaptivi
s
'
attenterebbe
di
impedire
o
di
porre
ostacolo
a
siffatte
comunicazioni
,
quando
non
avvengono
per
conto
proprio
,
anzi
sono
in
ciò
d
'
un
mirabile
accordo
e
con
gran
premura
si
prestano
talora
a
mettere
fra
loro
in
comunicazione
due
individui
l
'
uno
dall
'
altro
discostissimi
.
Fa
passà
el
bastiment
,
è
la
frase
tecnica
che
significa
partecipare
una
notizia
.
E
questo
si
fa
,
quando
è
possibile
,
in
gergo
,
oppure
battendo
colla
nocca
delle
dita
,
contro
la
parete
del
carcere
vicino
,
un
certo
numero
di
colpi
,
che
qualcuno
s
'
incarica
di
ripetere
sul
muro
opposto
e
così
via
,
finchè
il
rumore
giunge
all
'
orecchio
di
chi
capisce
il
segnale
e
che
risponde
.
E
così
rifanno
la
stessa
strada
i
rintocchi
di
risposta
con
una
scrupolosa
esattezza
e
con
una
premurosa
prontezza
.
Nelle
carceri
di
Cherry
-
Hill
per
evitare
questo
ultimo
modo
di
comunicazione
,
si
è
pensato
a
dividere
le
celle
mediante
due
tramezzi
,
in
modo
che
il
suono
s
'
ammorza
e
si
perde
nel
vano
delle
pareti
.
E
dal
fondo
del
carcere
si
commettono
le
più
orribili
ingiustizie
,
le
più
nefande
sevizie
,
coll
'
audacia
e
la
brutalità
che
solo
può
ispirare
la
sicurezza
del
silenzio
della
vittima
.
Non
solo
i
più
poveri
sono
condannati
dal
capostanza
a
fare
i
servizi
i
più
umilianti
del
carcere
,
ma
i
più
giovani
sono
talora
trascelti
a
sfogo
di
sozze
passioni
.
Nè
giova
che
uno
per
sottrarsi
mantenga
un
contegno
severo
.
Nei
primi
giorni
vien
lasciato
a
sè
,
e
schernito
con
semplici
appellativi
,
poi
qualcuno
lo
punzecchia
con
parole
di
famigliare
scherzo
ma
dette
in
tono
benevolo
,
e
quando
l
'
altro
annoiato
della
sua
volontaria
solitudine
sente
il
bisogno
di
parlare
,
attratto
dal
vortice
dell
'
allegria
chiassosa
,
che
regna
in
un
carcere
a
sistema
dì
famiglia
,
allora
è
costretto
a
prendere
parte
ai
giuochi
che
vi
si
fanno
,
ed
egli
è
quasi
sempre
la
vittima
degli
scherzi
più
umilianti
e
atrocemente
vergognosi
.
Il
giuoco
del
sarto
,
del
ladro
,
del
soldato
,
sono
tali
oscenità
,
che
non
mi
è
lecito
neppure
il
descrivere
.
La
narrazione
vicendevole
delle
proprie
gesta
serve
a
compiere
l
'
educazione
del
prigioniero
,
il
quale
se
ha
posto
il
piede
nel
carcere
,
traviato
da
una
malvagia
tendenza
,
ne
esce
corrotto
nel
fondo
dell
'
anima
,
abbiettamente
cinico
e
pressochè
abbrutito
dai
vizii
.
A
petto
delle
gravissime
colpe
,
di
cui
ode
il
racconto
,
il
suo
piccolo
fallo
gli
appare
meschino
e
ridicolo
,
sente
il
bisogno
di
elevarsi
fino
al
livello
de
'
suoi
compagni
,
e
,
come
un
poeta
cerca
di
emulare
i
grandi
poeti
,
ed
un
negoziante
cerca
di
gareggiare
co
'
suoi
colleghi
,
nè
questi
pensa
punto
di
acquistare
stima
tra
quelli
,
nè
il
poeta
si
sogna
di
agognare
al
credito
di
negoziante
,
così
anche
il
lôcch
non
aspira
alla
fama
di
galantuomo
,
ma
si
sforza
di
guadagnarsi
tra
'
suoi
nomea
di
briccone
matricolato
.
L
'
ambiente
,
in
cui
vive
,
lo
costringe
a
ciò
,
nè
può
sottrarsi
alla
dura
necessità
che
lo
trascina
.
Quando
uno
non
è
affatto
furfante
,
simula
di
essere
tale
per
guadagnarsi
il
rispetto
degli
altri
concaptivi
,
o
almeno
per
evitare
le
loro
derisioni
;
e
quando
esce
dal
carcere
,
siccome
non
può
aspirare
a
ritornare
tra
galantuomini
,
così
la
compagnia
ch
'
ebbe
là
dentro
,
diventa
la
sua
necessaria
compagnia
,
alla
quale
lo
avvince
un
tacito
obbligo
di
solidarietà
nel
delitto
.
Quand
'
ei
volesse
,
uscito
di
carcere
,
abbandonare
i
suoi
compagni
,
non
rispondere
più
al
loro
saluto
,
egli
si
buscherebbe
il
titolo
di
aristocratico
e
peggio
di
tira
,
che
in
gergo
significa
spia
,
o
peggio
ancora
gli
toccherebbero
delle
busse
,
perchè
tutti
i
bricconi
di
questo
mondo
hanno
per
propria
divisa
,
che
chi
non
è
con
loro
è
contro
di
loro
.
Si
consideri
ora
quale
debba
essere
l
'
angoscia
d
'
un
poveretto
,
che
,
accomunato
per
molto
tempo
con
siffatta
genìa
,
venga
liberato
per
sentenza
dei
tribunali
con
dichiarazione
d
'
innocenza
.
Nè
questo
caso
avviene
raramente
,
perchè
la
giustizia
umana
è
pur
troppo
spesse
volte
fallace
.
Questo
per
quanto
risguarda
le
carceri
dove
s
'
accolgono
gli
uomini
.
Nè
minore
corruzione
riscontrasi
nelle
carceri
delle
donne
,
ove
gli
amori
e
le
gelosie
tra
esse
fornirebbero
il
tema
a
migliaia
di
romanzi
,
del
genere
di
quello
del
Belot
,
Mademoiselle
Giraud
ma
femme
.
Il
chiasso
e
il
ciarlìo
in
un
carcere
a
sistema
di
famiglia
,
è
,
come
ognuno
può
argomentare
,
grandissimo
,
ma
su
d
'
una
sola
cosa
si
serba
da
tutti
il
più
geloso
silenzio
.
Nessuno
parla
della
colpa
,
per
cui
venne
l
'
ultima
volta
arrestato
.
Se
pende
la
procedura
,
un
gran
lavoro
mentale
pel
prigioniero
è
quello
di
prepararsi
agli
interrogatorii
,
e
siccome
è
tradizionale
nel
carcere
il
dubbio
di
poter
aver
a
fianco
dei
tira
,
che
rivelino
ai
giudici
i
discorsi
,
così
ciascun
carcerato
è
su
questo
proposito
d
'
una
eccessiva
,
ma
non
irragionevole
diffidenza
.
Ad
una
domanda
anche
innocente
,
ma
un
cotal
poco
indiscreta
vien
subito
risposto
secco
secco
:
Ogni
detenuu
el
tira
el
so
d
'
on
carr
.
Tra
i
coimputati
vi
è
un
grande
studio
a
non
contraddirsi
vicendevolmente
,
a
non
ismentirsi
,
a
non
iscoprirsi
e
vi
sono
non
iscarsi
esempi
di
uomini
,
che
affrontarono
la
galera
,
piuttosto
che
pronunciare
una
parola
che
poteva
valere
a
propria
discolpa
,
ma
che
sarebbe
stata
un
'
accusa
pel
proprio
compagno
,
la
condizione
del
quale
sarebbesi
naturalmente
peggiorata
.
Ma
se
v
'
è
in
moltissimi
questo
generoso
coraggio
del
silenzio
,
manca
però
in
tutti
il
coraggio
di
accusarsi
,
e
nessuno
si
farebbe
innanzi
ad
assumersi
la
responsabilità
di
un
delitto
,
di
cui
è
realmente
colpevole
per
salvare
anche
il
più
caro
amico
.
La
perdita
della
libertà
è
per
tutti
troppo
dolorosa
e
tutti
cercano
di
evitarla
.
Quando
il
compagno
,
punito
invece
d
'
un
altro
,
rimproverasse
a
quest
'
ultimo
d
'
essersi
sottratto
alla
meritata
pena
e
d
'
aver
lasciato
lui
nei
guai
,
il
compagno
risponderebbegli
domandando
:
Te
me
disarisset
on
stuped
?
A
cui
l
'
altro
dopo
breve
riflessione
aggiungerebbe
:
Te
ghe
reson
.
Incoeu
a
mì
diman
a
tì
.
Paghen
on
mezz
e
che
la
sia
fenida
.
Evviva
nun
e
porchi
i
sciori
,
che
è
il
brindisi
con
cui
i
lôcch
risugellano
la
loro
amicizia
.
Ma
questa
solidarietà
va
scomparendo
a
poco
a
poco
tra
'
detenuti
.
Una
volta
questi
si
soccorrevano
l
'
un
l
'
altro
,
si
assistevano
fraternamente
se
malati
,
si
scambiavano
gli
abiti
affine
di
recarsi
decentemente
vestiti
dinanzi
ai
magistrati
,
per
gl
'
interrogatorii
o
pel
dibattimento
finale
.
Oggi
,
tranne
i
vecchi
frequentatori
del
carcere
,
che
ancora
mutuamente
si
sostengono
,
i
giovani
sono
egoisti
,
e
l
'
uno
verso
l
'
altro
indifferenti
;
sono
capaci
di
rubarsi
tra
loro
il
pane
,
il
che
avviene
spesso
,
e
si
diedero
persino
casi
,
in
cui
detenuti
vecchi
,
avendo
prestati
a
detenuti
giovani
i
pagn
de
libertaa
,
affinchè
non
si
presentassero
ai
giudici
coi
pagn
del
loeugh
,
essendo
stati
assolti
o
rimandati
per
,
mancanza
di
prove
,
non
restituirono
gli
abiti
avuti
in
prestito
;
nè
li
tennero
neppure
per
ritornare
nel
mondo
,
ma
appena
liberi
li
scambiarono
con
altri
cenciosi
e
logori
per
ricavarne
tanto
da
bere
qualche
decilitro
d
'
acquarzente
.
A
tanto
può
giungere
la
depravazione
morale
in
siffatta
gente
,
quantunque
anche
tra
coloro
,
che
si
chiamano
comunemente
galantuomini
,
lo
sconfessare
od
il
tradire
un
benefattore
non
sia
cosa
tanto
rara
,
che
faccia
inarcare
le
ciglia
per
istupore
.
Però
alcuni
frequentatori
del
carcere
in
mezzo
al
rumore
dei
compagni
pigliano
sul
serio
il
vivere
in
prigione
e
si
danno
a
lavori
,
che
pur
troppo
non
sono
da
essi
continuati
,
quando
vengono
restituiti
a
libertà
.
Abbiamo
visto
dei
magnifici
lavori
a
maglia
fatti
con
cannuccie
da
granata
in
luogo
di
ferri
da
calze
,
e
quei
lavori
eseguiti
secondo
un
disegno
capriccioso
a
trafori
,
ci
parvero
degni
veramente
di
lode
,
anzi
di
ammirazione
.
Da
un
carcerato
ci
venne
mostrato
un
lavoro
plastico
fatto
colla
mollica
di
pane
.
Era
un
gruppetto
di
tre
individui
,
un
uomo
,
una
donna
e
un
bambino
negri
posti
su
uno
scoglio
all
'
ombra
di
una
palma
che
intendevano
gli
sguardi
nell
'
orizzonte
,
per
iscorgervi
lontano
lontano
la
patria
perduta
.
V
'
era
in
quel
gruppo
tanto
sentimento
artistico
,
tanta
verità
e
tanta
poesia
,
che
profondamente
ci
commosse
.
Ma
questi
tentativi
isolati
vengono
dai
prigionieri
fatti
per
passare
la
noia
.
Un
lavoro
serio
,
utile
,
intelligente
,
era
stato
organizzato
nelle
carceri
giudiziarie
di
Milano
dall
'
ex
direttore
delle
carceri
stesse
Pietro
Fassa
.
Egli
invitò
e
poscia
incoraggiò
alcuni
intraprenditori
,
perchè
volessero
istituire
degli
opifici
nelle
carceri
.
Abbiamo
visitate
(
era
il
1873
)
l
'
officina
da
fabbro
ferraio
e
la
rilegatoria
di
libri
nelle
carceri
di
San
Vittore
,
abbiamo
veduta
la
calzoleria
delle
carceri
di
Sant
'
Antonio
,
ma
l
'
officina
che
ci
maravigliò
più
di
tutte
le
altre
fu
quella
di
stipettaio
esistente
nelle
carceri
del
Palazzo
di
Giustizia
.
Abbiamo
osservati
i
lavori
d
'
intaglio
per
la
fabbricazione
di
mobili
di
lusso
e
ci
sorprese
la
precisione
,
la
finezza
,
il
buon
gusto
,
con
cui
quei
lavori
erano
eseguiti
.
Non
è
un
lavoro
rozzo
e
materiale
cotesto
e
perciò
diverte
e
nobilita
lo
sventurato
che
a
tale
lavoro
si
dedica
;
e
infatti
in
quelle
carceri
abbiamo
notato
fronti
,
sulle
quali
il
vizio
e
la
colpa
avevano
impresse
rughe
profonde
,
spianarsi
,
e
diremmo
quasi
rasserenarsi
a
un
raggio
di
speranza
nell
'
udire
le
parche
lodi
,
che
loro
dava
l
'
egregio
signor
Leonardo
Virillio
,
allora
vice
direttore
delle
carceri
di
Milano
,
promosso
poscia
a
direttore
di
quelle
di
Messina
,
il
quale
ci
fu
cortesissima
guida
in
questa
nostra
escursione
.
I
lavori
che
si
facevano
in
quelle
carceri
oltre
al
vantaggio
morale
,
che
arrecano
al
prigioniero
,
gli
porgono
un
utile
materiale
e
arrecano
non
picciola
utilità
e
all
'
imprenditore
,
e
al
compratore
,
ed
infine
allo
stabilimento
carcerario
istesso
.
Peccato
che
molti
all
'
uscire
di
carcere
non
continuino
le
abitudini
acquistatesi
;
e
si
diano
invece
nuovamente
al
mal
fare
(
1
)
.
E
nelle
carceri
il
Fassa
aveva
istituito
pure
una
biblioteca
educativa
e
morale
,
ed
oltreché
eranvi
maestri
che
pazientemente
istruivano
gli
analfabeti
,
e
i
cappellani
che
vi
diffondevano
massime
di
religiosa
pietà
,
le
commissioni
per
la
visita
dei
carcerati
porgevano
a
costoro
sussidi
e
conforti
.
(
1
)
Giova
però
tener
conto
che
alcuni
liberati
,
i
quali
non
vogliono
o
non
possono
entrare
nel
Patronato
,
trovansi
ancora
a
contatto
coi
tristi
loro
compagni
,
che
li
trascinano
al
male
;
alcuni
poi
vengono
respinti
dai
capi
fabbrica
non
senza
ragione
diffidenti
,
e
trovansi
costretti
a
commettere
cattive
azioni
per
vivere
,
ed
infine
altri
diconsi
impediti
dalla
sorveglianza
della
Pubblica
Sicurezza
troppo
gravosa
e
,
alcuna
volte
,
per
parte
di
certi
esecutori
,
un
pochino
vessatoria
.
Però
taluni
membri
di
queste
commissioni
,
per
eccessivo
amore
del
bene
e
per
eccessiva
filantropia
,
prodigano
siffattamente
la
loro
protezione
ai
carcerati
da
rendere
difficile
ed
odioso
l
'
ufficio
di
chi
è
deputato
a
mantenere
tra
essi
la
disciplina
ed
il
buon
ordine
,
sicchè
i
detenuti
bene
spesso
abusano
delle
loro
benefiche
parole
e
giuocano
l
'
uno
contro
l
'
altro
,
l
'
autorità
della
Commissione
e
quella
de
'
guardiani
,
ridendosi
dell
'
indulgenza
soverchia
dei
signori
che
compongono
quella
,
e
ribellandosi
legittima
vigilanza
di
questi
.
Abbiamo
sentito
da
alcuni
carcerati
a
deridere
l
'
operato
della
Commissione
e
a
dire
che
i
membri
di
essa
prestano
l
'
opera
loro
per
pura
vanità
,
per
far
parte
dell
'
autorità
ed
essere
menzionati
con
parole
di
lode
nei
diarii
e
negli
annuarii
.
Ed
uno
conchiuse
con
queste
parole
:
«
Questi
signori
ci
schiverebbero
domani
,
quando
ci
vedessero
liberi
per
le
strade
,
ci
scaccerebbero
se
ci
presentassimo
a
domandar
loro
del
lavoro
,
come
un
ricco
industriale
scacciò
me
dalla
sua
fabbrica
la
prima
volta
che
mi
vi
recai
ubbriaco
.
Sorreggere
e
non
rialzare
,
questo
è
il
dovere
dei
signori
,
tener
buoni
i
buoni
operai
,
e
di
noi
caduti
lasciare
la
cura
alla
Provvidenza
»
.
Queste
parole
d
'
amara
censura
contengono
tanta
parte
di
una
dura
,
ma
pur
troppo
importantissima
verità
,
che
non
abbiamo
creduto
doversi
passare
sotto
silenzio
.
Non
crediamo
neppure
inutile
di
dire
che
vi
fu
eziandio
un
editore
filantropo
,
che
pensò
alla
pubblicazione
di
un
giornale
pe
'
carcerati
,
giornale
che
morì
nascendo
,
ma
che
trovò
scrittori
,
scrittrici
,
lodatori
e
lodatrici
.
E
mentre
si
fa
tutto
questo
pe
'
carcerati
,
non
possiamo
tralasciare
di
ripetere
che
nulla
si
fa
per
coloro
che
appena
si
reggono
barcollando
sul
sentiero
della
virtù
;
per
quelli
gli
agi
,
i
sussidi
,
i
conforti
,
l
'
istruzione
,
per
questi
la
miseria
,
il
disprezzo
,
l
'
abbandono
,
l
'
ignoranza
.
Quanti
operai
,
non
ci
stancheremo
di
ripetere
,
desidererebbero
avere
a
un
prezzo
modesto
una
cella
del
carcere
cellulare
ben
illuminata
,
asciutta
,
ariosa
nell
'
estate
,
riscaldata
nell
'
inverno
,
mentre
invece
sono
costretti
a
rifugiarsi
nelle
locande
tra
il
lezzo
,
i
cenci
e
il
sudiciume
?
Quanti
galantuomini
desidererebbero
in
compenso
del
proprio
lavoro
aver
assicurato
giornalmente
per
sè
e
per
la
propria
famiglia
la
minestra
e
il
pane
che
quotidianamente
si
distribuisce
ai
prigionieri
?
Invece
tutti
questi
agi
non
si
possono
acquistare
col
lavoro
onesto
,
bisogna
guadagnarseli
col
delitto
.
Eppure
la
libertà
fa
parere
meno
triste
la
paglia
trita
e
infestata
dagl
'
insetti
,
su
cui
il
miserabile
riposa
la
notte
,
meno
duro
il
tozzo
di
pane
di
granoturco
che
gli
serve
di
nutrimento
,
del
pulito
saccone
e
del
cibo
igienico
che
si
danno
al
carcerato
.
Il
lôcch
suoi
definire
con
un
tragico
motto
la
vita
del
carcere
.
La
paia
la
mangia
la
carna
,
ci
dice
,
volendo
con
ciò
significare
che
il
carcere
distrugge
la
vita
.
Così
pure
dice
che
la
giura
la
sgonfia
,
cioè
che
la
minestra
dei
carcere
gonfia
;
satolla
cioè
ma
non
nutre
.
Egli
distingue
inoltre
con
diverso
nome
il
pane
della
prigione
dal
pane
di
libertà
,
e
chiama
quello
marocch
o
con
vocabolo
del
gergo
ungherese
chigna
e
questo
denomina
boffettôs
.
Curiose
e
degne
di
nota
sono
certe
abitudini
speciali
al
vecchio
detenuto
.
Egli
ha
cura
che
la
cella
sia
sempre
pulita
,
ma
prima
di
scopare
adacqua
il
suolo
,
affinchè
la
polvere
non
si
sollevi
.
La
polvere
,
egli
dice
,
smangia
i
polmoni
,
il
qual
detto
fa
risovvenire
la
polvere
rodente
dell
'
ottimo
Parini
.
Il
vecchio
detenuto
fuma
,
quando
può
,
perchè
a
suo
dire
,
il
fumare
leva
l
'
umidità
Un
'
altra
sua
abitudine
è
quella
di
coricarsi
presto
e
di
alzarsi
prestissimo
,
e
quantunque
,
procuri
sempre
di
cenare
un
paio
d
'
ore
almeno
prima
di
coricarsi
,
pure
egli
va
facilissimamente
soggetto
a
sogni
per
il
desiderio
,
da
cui
è
posseduto
o
di
essere
condannato
a
breve
tempo
,
o
di
andarne
in
libertà
,
od
anche
per
la
speranza
che
il
processo
prenda
quell
'
indirizzo
,
che
a
lui
possa
essere
più
favorevole
,
Epperò
qualunque
sogno
ha
pel
prigioniero
un
significato
o
riferentesi
direttamente
al
sognatore
o
a
qualcuno
di
coloro
,
che
gli
sono
compagni
di
sventura
nell
'
istessa
camera
.
Ecco
l
'
interpretazione
di
alcuni
sogni
,
quale
un
detenuto
ce
l
'
ha
fornita
.
«
Sognare
orologi
ha
significato
di
movimento
:
il
che
nel
gergo
dei
detenuti
significa
essere
chiamato
ad
esame
,
o
a
dibattimento
,
oppure
essere
restituito
a
libertà
,
se
il
sogno
vien
fatto
la
notte
precedente
all
'
udienza
finale
.
Sognare
carta
;
se
è
scritta
,
significa
citazione
ad
esame
o
lettera
in
arrivo
;
se
bianca
,
soccorso
di
biancheria
.
Sognare
maschere
vuol
dire
subire
confronti
nel
processo
.
Sognare
penne
,
cioè
uccelli
o
pollame
,
significa
condanna
.
Notisi
che
in
dialetto
milanese
penn
plurale
di
penna
,
e
penn
plurale
di
pena
si
pronuncia
allo
stesso
modo
.
Sognare
uova
indica
essere
condannati
a
tanti
anni
pari
al
numero
delle
uova
sognate
.
Sognare
denti
significa
disgrazia
domestica
.
Sognare
di
riversare
olio
o
sale
presagisce
pure
disgrazia
.
Sognare
d
'
un
cavallo
nero
vale
novità
.
Sognare
d
'
un
cavallo
bianco
vale
notizia
triste
.
Sognare
d
'
un
soldato
che
fa
fuoco
indica
buona
nuova
.
Sognare
di
escrementi
,
d
'
uva
nera
,
oppure
di
vino
è
presagio
di
prossimo
soccorso
.
Sognare
oro
od
uva
bianca
significa
rabbia
o
tristezza
.
Sognare
argento
dinota
allegria
.
Sognare
pezze
di
lino
significa
soccorso
in
denari
.
Sognare
pane
vale
dover
esercitare
la
pazienza
.
Sognare
scarpe
predice
vicino
un
viaggio
»
.
E
il
detenuto
che
ci
fornì
tali
dati
aggiunse
queste
testuali
parole
:
«
Ed
è
tanta
la
convinzione
che
il
prigioniero
ha
della
veridicità
dei
sogni
,
che
ci
crede
fermamente
;
e
bisogna
pur
dirlo
,
che
se
il
più
delle
volte
si
avvera
la
profezia
,
è
perchè
questa
è
in
correlazione
coll
'
esito
che
,
malgrado
gli
sforzi
che
fa
per
illudersi
,
il
detenuto
stesso
sa
che
devo
avere
la
procedura
contro
di
lui
incoata
»
.
Un
altro
presagio
i
prigionieri
traggono
pure
dalla
minestra
.
Quando
vien
loro
presentato
il
piatto
,
che
la
contiene
,
tosto
la
rimescolano
per
vedere
se
v
'
è
qualche
pezzettino
di
lardo
.
Dicono
essi
che
ogni
pezzetto
di
lardo
,
che
si
trova
nella
minestra
,
significa
un
anno
di
cattività
da
subire
.
Quale
può
essere
la
ragione
,
di
questa
credenza
?
Può
essere
ironia
,
può
essere
astuzia
.
Ironia
,
se
colui
che
prima
divulgò
siffatta
opinione
,
voleva
accennare
allo
scarso
condimento
che
si
mette
nella
minestra
del
prigioniero
;
e
voleva
significare
che
è
sì
difficile
trovare
un
pezzetto
di
lardo
in
quella
minestra
,
che
chi
ve
lo
trovasse
poteva
di
buon
grado
sottomettersi
alla
pena
d
'
un
anno
di
carcere
,
tanto
tale
cosa
gli
pareva
miracolosa
e
quasi
impossibile
.
Astuzia
,
se
,
chi
fu
l
'
autore
di
tale
sentenza
,
approfittando
della
superstizione
,
mirò
collo
spauracchio
d
'
un
triste
presagio
a
porre
un
freno
alla
ghiottornia
del
capo
-
stanza
,
il
quale
ripartisce
la
minestra
fra
i
detenuti
della
propria
cella
.
Vogliasi
o
non
vogliasi
un
pezzetto
di
lardo
nella
minestra
di
un
prigioniero
è
sempre
qualcosa
di
ghiotto
,
e
il
capo
-
stanza
s
'
impadronirebbe
senz
'
altro
di
tutti
i
pezzetti
di
lardo
nuotanti
nella
broda
,
senza
l
'
incubo
del
triste
augurio
che
il
soddisfacimento
della
propria
golosità
trarrebbe
seco
;
tanto
la
prima
che
la
seconda
interpretazione
,
ci
conducono
a
ritenere
un
uomo
di
spirito
chi
imaginò
e
primo
divulgò
siffatta
diceria
.
Un
ultimo
pronostico
.
Se
alcuno
degli
effetti
di
vestiario
del
detenuto
,
appesi
alle
pareti
,
senza
causa
visibile
cade
a
terra
,
si
presagisce
da
questo
fatto
la
libertà
per
qualcuno
,
dei
reclusi
in
quella
camera
e
di
ciò
si
suole
menare
gran
festa
.
Ma
vien
finalmente
il
sospirato
giorno
della
libertà
.
Colui
che
deve
andare
in
libertà
ed
ha
denari
sul
fondo
di
sussidio
,
li
fa
dal
guardiano
convertire
in
vino
,
che
beve
co
'
suoi
camerata
.
E
'
il
bicchiere
della
staffa
,
nè
un
detenuto
di
qualche
conto
vorrebbe
privarsi
del
piacere
di
festeggiare
la
propria
uscita
dal
carcere
.
Un
bel
mattino
si
schiude
l
'
uscio
della
segreta
,
si
chiama
quel
detenuto
,
che
deve
essere
rilasciato
,
tutti
gli
si
fanno
attorno
a
pregarlo
di
commissioni
di
ambasciate
;
egli
esce
,
adempie
ad
alcune
formalità
,
poi
se
non
deve
ricevere
ammonizioni
dall
'
autorità
di
pubblica
sicurezza
,
gli
si
apre
il
cancello
della
guardinna
ed
eccolo
libero
.
Mi
diceva
un
truffatore
avvezzo
ad
uscire
dal
carcere
per
rientrarvi
poco
appresso
:
«
E
però
sempre
una
bella
emozione
.
A
me
fa
un
certo
effetto
...
Quando
sono
in
istrada
mi
pare
di
essere
piccino
piccino
...
»
.
Un
altro
dello
stesso
stampo
mi
diceva
invec
:
«
In
generale
nel
primo
giorno
di
libertà
non
si
conclude
mai
nulla
.
Si
va
a
zonzo
,
si
guarda
in
aria
,
si
cercano
le
piazze
più
larghe
per
respirare
a
pieni
polmoni
,
poi
si
eseguiscono
le
commissioni
date
dai
camerata
,
perchè
bisogna
fare
agli
altri
quello
che
piacerebbe
che
gli
altri
facessero
a
noi
...
poi
si
va
a
trovare
l
'amante...»
.
«
Ma
perchè
non
correte
prima
a
rivedere
la
vostra
famiglia
?
»
l
'
interruppi
io
.
«
Perchè
alcuni
di
noi
non
ne
hanno
mai
avuta
,
altri
l
'
ebbero
per
loro
danno
,
perchè
in
famiglia
trovarono
i
primi
cattivi
esempi
,
i
primi
eccitamenti
al
male
,
altri
perchè
le
loro
famiglie
,
chiuderebbero
loro
l
'
uscio
in
faccia
»
.
«
E
l
'
amante
?
«
L
'
amante
nostra
,
che
in
generale
è
una
femmina
da
conio
,
ci
ama
centuplicatamente
quando
siamo
in
carcere
,
e
se
anche
fosse
capace
di
farci
qualche
torto
,
non
ce
lo
farebbe
per
tutto
l
'
oro
del
mondo
durante
la
nostra
prigionia
.
Sono
le
amanti
che
si
ricordano
di
noi
,
e
mettono
tutta
la
loro
compiacenza
nel
venirci
a
trovare
,
portandoci
un
abbondante
soccorso
.
Andà
a
fà
visita
col
brasc
tiraa
,
è
la
frase
di
cui
si
servono
le
nostre
amanti
per
significare
«
visitare
l
'
amante
prigioniero
e
portargli
dei
copiosi
soccorsi
in
vivande
,
biancherie
e
denari
»
.
Dei
resto
mi
si
disse
,
e
facilmente
prestai
fede
,
non
esservi
gerarchia
,
determinata
dalla
maggiore
o
minore
gravità
del
delitto
,
ed
inoltre
potei
constatare
che
detenuti
vecchi
rimproverarono
dei
giovinetti
caduti
in
colpa
per
la
prima
volta
e
perciò
stati
arrestati
.
«
E
'
una
vergogna
,
diceva
un
vecchio
peccatore
ad
un
ragazzotto
arrestato
per
vagabondaggio
,
tu
sei
giovane
e
puoi
lavorare
e
l
'
ozio
non
ti
ha
ancora
affatto
guasto
.
Se
incomincerai
a
rubare
,
non
potrai
più
correggerti
;
e
poi
,
notato
per
ladro
una
volta
,
sarai
ladro
per
tutta
la
vita
.
S
'
io
potessi
tornare
della
tua
età
!
...
»
.
Questi
consigli
vengono
però
dati
una
volta
,
sola
,
nè
vengono
ripetuti
mai
più
per
lo
stesso
,
individuo
,
quand
'
anche
ritornasse
cento
volte
tra
piedi
a
quel
genio
del
buon
consiglio
incarnato
in
un
veterano
della
colpa
.
Un
'
ultima
osservazione
.
La
statistica
c
'
insegna
che
le
classi
più
corrotte
della
nostra
popolazione
sono
i
manovali
,
i
camerieri
,
i
prestinai
,
i
gridatori
di
giornali
,
i
facchini
,
i
quali
forniscono
il
maggior
contingente
alle
prigioni
.
La
media
delle
colpe
contemplate
dalla
legge
che
vengono
denunciate
ogni
giorno
è
di
trenta
per
ciascun
giorno
.
I
reati
più
in
voga
in
Milano
sono
la
truffa
e
l
'
appropriazione
indebita
;
vengono
in
seguito
in
ordine
di
frequenza
il
ferimento
,
il
furto
,
il
borseggio
,
i
reati
contro
il
buon
costume
.
I
delitti
,
che
vanno
diminuendo
continuamente
.
sono
le
aggressioni
e
le
rapine
.
Rarissimi
sono
tra
noi
i
casi
di
ricatto
e
di
estorsione
.
Ci
siamo
dilungati
assai
su
questo
tema
,
perchè
ci
parve
che
ne
valesse
la
pena
.
Infatti
il
carcere
in
Italia
inghiotte
annualmente
una
grandissima
quantità
di
gente
,
di
cui
la
società
s
'
impadronisce
e
che
rinserra
fra
quattro
mura
;
ma
essa
non
pensa
in
nessun
modo
a
migliorarla
o
almeno
a
prevenirne
le
cadute
.
Per
non
essere
tacciati
di
esagerazione
,
diamo
la
statistica
del
movimento
delle
carceri
italiane
nell
'
anno
1871
:
Entrati
Usciti
Nelle
carceri
giudiziarie
342,476
337,328
Nelle
case
di
pena
5,144
4.960
Nei
Bagni
3,662
2,633
Nelle
case
di
custodia
661
617
Negli
Istituti
di
ricovero
1,054
641
In
statistiche
più
recenti
queste
cifre
sono
aumentate
notevolmente
.
Quante
vittime
dell
'
imprevidenza
sociale
!
Gli
Asili
notturni
.
1
novembre
1884
!
D.F.
Giorno
fausto
davvero
per
Milano
.
Sono
stati
inaugurati
gli
Asili
notturni
in
via
Pasquale
Sottocorno
fondati
dalla
ammirevole
generosità
di
Edoardo
Sonzogno
.
Il
quale
dopo
aver
comperata
l
'
area
,
sulla
quale
erigerli
;
dopo
averli
fatti
edificare
e
arredare
a
tutte
sue
spese
,
non
chiese
altro
al
Comitato
direttivo
,
a
cui
donava
i
due
Asili
,
se
non
che
,
quello
destinato
agli
uomini
si
chiamasse
Lorenzo
,
dal
nome
del
suo
ottimo
padre
,
e
quello
per
le
donne
,
Teresa
,
dal
nome
della
sua
egregia
madre
.
L
'
ingegnere
Mazzocchi
,
con
intelletto
d
'
amore
ha
creato
nel
disegno
di
questi
Asili
un
idillio
architettonico
.
Ecco
l
'
ampio
dormitorio
,
arioso
,
pulito
,
con
quattro
file
di
buoni
letti
di
ferro
,
dove
il
povero
può
col
riposo
rifarsi
le
forze
fisiche
per
sostenere
la
lotta
morale
della
vita
;
ecco
l
'
oasi
,
in
cui
può
rifugiarsi
il
disgraziato
,
che
vacilla
sul
sentiero
della
virtù
purtroppo
deserto
di
consolazioni
,
e
,
per
impulso
del
rio
bisogno
,
sta
per
traboccare
nell
'
abisso
della
colpa
;
ecco
tre
notti
di
carità
confortevole
,
che
permettono
il
raccoglimento
e
la
riflessione
;
ecco
la
salute
,
ecco
la
moralità
,
tutelate
da
un
savio
spirito
di
beneficenza
redentric
;
ecco
infine
il
raggio
della
speranza
nel
buio
della
esistenza
travagliata
dalla
miseria
.
Accorrete
,
o
poveri
,
che
dormite
nei
sottoscala
,
negli
androni
delle
case
,
sulle
gradinate
delle
chiese
,
sulle
panche
di
sasso
o
sotto
gli
alberi
delle
piazze
,
sulle
cascine
dei
dintorni
di
Milano
;
accorrete
,
chè
sono
la
vostra
casa
questi
Asili
,
nè
qui
vi
turberà
il
sonno
la
paura
di
essere
spogliati
dei
pochi
cenci
,
che
costituiscono
la
vostra
proprietà
,
o
di
essere
arrestati
.
Questa
casa
è
sacra
al
riposo
,
e
l
'
ospite
non
trova
in
coloro
,
che
l
'
avvicinano
,
se
non
amici
e
benefattori
.
Ed
oltre
il
grandioso
dormitorio
,
ecco
la
sala
per
coloro
,
la
cui
salute
meritasse
speciali
riguardi
;
ecco
il
bagno
per
stingervi
da
ogni
sudiciume
;
ecco
una
sala
di
lettura
,
con
una
eccellente
libreria
piena
di
opere
,
ricche
di
buone
idee
e
di
generosi
sentimenti
;
qui
potete
intrattenervi
a
leggere
,
qui
potete
scrivere
ai
vostri
cari
,
e
forse
una
preghiera
giunta
ad
essi
in
tempo
,
chi
sa
che
non
possa
procurarvi
l
'
appoggio
d
'
un
congiunto
;
il
soccorso
della
famiglia
.
Nel
Direttore
e
nella
Direttrice
degli
Asili
avrete
un
fratello
e
una
sorella
:
essi
vi
consiglieranno
al
bene
;
vi
aiuteranno
a
cercar
lavoro
;
non
sarete
più
soli
a
combattere
contro
la
miseria
;
il
Comitato
vi
porgerà
un
po
'
di
pane
,
un
po
'
di
minestra
,
se
siete
affamati
;
vi
rifornirà
di
abiti
,
se
all
'
Asilo
vi
presentate
laceri
e
sudici
,
e
l
'
istituzione
degli
Asili
sarà
per
voi
la
Provvidenza
che
vi
proteggerà
e
vi
salverà
dal
male
.
Sabato
8
novembre
1884
.
Nella
strada
è
freddo
e
buio
pesto
:
nei
dormitorii
luce
vivificante
e
tepore
.
E
'
la
prima
notte
,
in
cui
gli
Asili
notturni
debbono
accogliere
i
poveri
ospiti
.
-
Verranno
?
Non
verranno
?
Si
mostreranno
diffidenti
anche
della
carità
?
si
dicono
l
'
un
l
'
altro
i
membri
componenti
il
Comitato
,
pensando
agli
sventurati
,
pei
quali
gli
Asili
sono
stati
fondati
.
Odesi
il
tintinnio
del
campanello
elettrico
dell
'
asilo
Teresa
.
E
'
una
vecchia
campagnuola
nonagenaria
,
la
quale
trovasi
a
Milano
e
vi
dove
pernottare
.
Per
essa
l
'
Asilo
notturno
è
una
vera
benedizione
del
cielo
.
Risuona
di
nuovo
lo
stesso
campanello
.
Chi
è
?
E
'
una
povera
cucitrice
,
senza
casa
nè
tetto
.
-
Cerco
ricovero
per
questa
notte
,
domani
qualche
santo
provvederà
.
Povera
infelice
!
che
vita
a
trentacinque
anni
!
Un
'
intiera
famiglia
,
padre
,
madre
,
due
figliuoli
e
una
bambina
chiedono
ospitalità
.
E
'
un
quadro
miserevole
,
che
stringe
il
core
.
Vengono
da
Bologna
:
il
padre
di
quegli
infelici
è
un
cameriere
disoccupato
.
Poveretto
!
è
macilento
e
smunto
da
far
pietà
!
Ed
è
un
galantuomo
a
tutta
prova
,
come
appare
da
attestati
onorevolissimi
,
che
porta
con
sè
.
Con
tante
ragioni
di
far
del
male
,
egli
non
si
è
lasciato
mai
smuovere
dal
retto
sentiero
del
bene
,
e
un
giorno
che
il
caso
gli
ha
fatto
capitare
tra
mani
un
portafogli
molto
ben
guernito
di
denari
,
trovò
in
sè
stesso
l
'
onesto
coraggio
di
restituirlo
.
Il
padre
coi
due
figliuoli
vengono
ricoverati
nell
'
Asilo
Lorenzo
;
la
madre
colla
bambina
nell
'
Asilo
Teresa
.
Altri
infelici
sopraggiungono
timidi
,
peritosi
;
alcuni
hanno
fame
.
Si
provvede
loro
,
vengono
confortati
;
e
,
scoccata
l
'
ora
stabilita
,
tutti
vanno
a
dormire
.
Sono
molti
,
molti
gli
ospiti
,
non
moltissime
invece
le
ricoverate
.
Tra
le
cagioni
di
questo
fatto
devesi
mettere
anche
la
mancanza
di
coraggio
della
donna
,
la
quale
,
finchè
può
,
a
costo
anche
di
qualunque
vergognoso
sacrificio
,
non
si
lascia
indurre
a
chiedere
la
carità
.
La
donna
non
si
arrende
alla
miseria
,
se
non
quando
ha
acquistata
la
triste
certezza
,
che
essa
più
non
può
piacere
ad
alcuno
.
Ogni
giorno
che
passa
nuovi
beneficii
apportano
ai
poveri
gli
Asili
notturni
.
Centinaia
e
centinaia
di
persone
ogni
settimana
vi
trovano
ricovero
e
soccorsi
.
Molti
degli
ospiti
vengono
occupati
e
col
lavoro
viene
loro
assicurata
una
vita
onesta
e
decorosa
.
Oh
benedetti
gli
Asili
notturni
!
25
dicembre
1884
.
Le
sale
di
lettura
degli
Asili
notturni
sono
tramutate
in
sale
da
pranzo
,
addobbate
di
festoni
di
edera
.
Sono
apparecchiate
le
mense
,
adorne
di
fiori
.
In
questo
giorno
di
gioia
per
tutti
,
non
doveva
mancare
la
consolazione
della
carità
ai
derelitti
.
Chi
non
ha
un
posto
alla
mensa
domestica
o
alla
mensa
di
un
amico
,
ha
qui
il
suo
posto
.
Pace
e
benevolenza
tra
gli
uomini
!
E
'
questo
il
savio
motto
ispiratore
del
banchetto
dei
poveri
.
Perdonate
all
'
ingiustizia
dei
vostri
simili
;
perdonate
a
chi
è
cagione
delle
vostre
miserie
;
riconciliatevi
con
voi
,
se
voi
stessi
foste
per
avventura
la
cagione
della
vostra
infelicità
;
pensate
ad
emendarvi
,
e
a
beneficare
voi
colla
vostra
operosità
.
Ma
intanto
gioite
della
carità
dei
buoni
.
Nella
nostra
Milano
il
povero
non
è
più
tormentato
dall
'
isolamento
;
purchè
il
voglia
ha
una
casa
,
e
qui
,
presso
il
luogo
,
dove
sorgeranno
le
case
per
gli
operai
,
che
coi
loro
risparmii
hanno
potuto
diventare
proprietarii
del
nido
dei
loro
familiari
affetti
,
qui
fu
santo
pensiero
far
sorgere
i
Ricoveri
dei
proletarii
.
L
'
esempio
dell
'
operosità
favorita
dalla
fortuna
,
invoglierà
al
lavoro
coloro
,
a
cui
la
fortuna
ha
voluto
duramente
mostrarsi
matrigna
.
Oh
benedetti
gli
Asili
notturni
!
FINE
.