Saggistica ,
LA
LINGUA
DELLA
PATRIA
.
A
un
giovinetto
.
Tu
ami
la
lingua
del
tuo
paese
,
non
è
vero
?
L
'
amiamo
tutti
.
È
inseparabilmente
congiunto
l
'
amore
della
nostra
lingua
col
sentimento
d
'
ammirazione
e
di
gratitudine
che
ci
lega
ai
nostri
padri
per
il
tesoro
immenso
di
sapienza
e
di
bellezza
ch
'
essi
diedero
per
mezzo
di
lei
alla
famiglia
umana
,
e
che
è
la
gloria
dell
'
Italia
,
l
'
onore
del
nostro
nome
nel
mondo
.
L
'
amiamo
perché
l
'
hanno
formata
,
lavorata
,
arricchita
,
trasmessa
a
noi
come
un
'
eredità
sacra
milioni
e
milioni
d
'
esseri
del
nostro
sangue
,
dei
quali
,
per
secoli
,
ella
espresse
il
pensiero
,
e
le
sue
sorti
furon
le
sorti
d
'
Italia
,
la
sua
vita
la
nostra
storia
,
il
suo
regno
la
nostra
grandezza
.
L
'
amiamo
perché
la
parola
sua
ci
scaturisce
d
'
in
fondo
all
'
anima
insieme
con
ogni
nostro
sentimento
,
si
confonde
con
le
nostre
idee
fin
dalle
loro
sorgenti
più
intime
,
e
non
è
soltanto
forma
,
suono
,
colore
,
ma
sostanza
del
nostro
pensiero
.
L
'
amiamo
perché
è
la
nostra
nutrice
intellettuale
,
il
respiro
della
mente
e
dell
'
animo
nostro
,
l
'
espressione
di
quanto
è
più
intimamente
proprio
della
nostra
indole
nazionale
,
l
'
immagine
più
viva
e
più
fedele
e
quasi
la
natura
medesima
della
nostra
razza
.
L
'
amiamo
perché
è
il
vincolo
più
saldo
della
nostra
unità
di
popolo
,
l
'
eco
del
nostro
passato
,
la
voce
del
nostro
avvenire
,
verbo
non
solo
,
ma
essenza
dell
'
anima
della
patria
.
*
E
anche
l
'
amiamo
perché
è
bellissima
,
ricchissima
,
potentissima
,
varia
tanto
,
come
disse
uno
dei
più
grandi
cultori
suoi
,
da
parere
,
più
che
un
idioma
,
un
aggregato
d
'
idiomi
;
capace
di
prendere
infinite
forme
e
sembianze
,
stupendamente
pieghevole
a
tutti
gli
stili
,
unica
nell
'
attitudine
a
riportare
la
nobiltà
dello
stile
latino
e
del
greco
,
insuperata
nell
'
abbondanza
del
vocabolario
e
nella
vivezza
del
colorito
comico
,
maravigliosa
"
per
l
'
immensa
facoltà
delle
metafore
e
per
la
fecondità
della
sua
natura
sempre
propria
a
produrre
nuovi
modi
"
onde
"
è
tutta
coperta
di
germogli
"
come
una
terra
fertilissima
in
perpetua
primavera
;
fresca
ancora
nella
maggior
parte
dei
suoi
fiori
e
delle
sue
fronde
di
sette
secoli
,
e
armoniosa
come
nessun
'
altra
al
mondo
.
"
Lodata
e
ammirata
dagli
stranieri
,
e
anche
invidiata
"
;
ma
noi
più
l
'
amiamo
per
quella
bellezza
che
soltanto
a
noi
si
palesa
.
Le
sue
parole
hanno
per
noi
un
suono
che
è
come
un
secondo
significato
nascosto
,
sfuggente
a
ogni
espressione
;
la
sua
armonia
ci
risveglia
infiniti
ricordi
di
sensazioni
,
di
luoghi
e
di
forme
umane
,
di
voci
e
d
'
accenti
conosciuti
e
cari
di
viventi
e
di
morti
,
e
pensieri
e
immagini
e
versi
di
maestri
immortali
,
diventati
nostro
spirito
e
nostro
sangue
;
essa
è
per
noi
la
musica
dell
'
affetto
,
del
dolore
,
della
gioia
,
dell
'
amor
di
patria
,
piena
di
forze
e
di
dolcezze
misteriose
,
che
non
salgono
fino
alle
nostre
labbra
,
ma
vibrano
e
germinano
nel
più
profondo
dell
'
anima
nostra
,
come
virtù
secrete
della
nostra
natura
.
Anche
per
questo
,
perché
è
voce
del
nostro
cuore
e
lume
della
nostra
coscienza
,
l
'
amiamo
.
*
Ma
che
vale
amar
la
propria
lingua
se
non
si
studia
?
Non
solo
;
ma
chi
non
la
studia
,
e
quindi
la
sa
poco
e
male
,
quasi
come
una
lingua
straniera
,
la
può
amar
veramente
?
E
c
'
è
bisogno
di
dimostrare
che
,
non
soltanto
per
amore
,
ma
per
interesse
nostro
,
per
necessità
la
dobbiamo
studiare
?
Pensa
un
poco
.
In
qualunque
parte
d
'
Italia
tu
sia
nato
,
nella
lingua
,
non
nel
dialetto
,
quando
piglierai
in
mano
la
penna
,
dovrai
sempre
esprimere
i
tuoi
pensieri
e
i
tuoi
sentimenti
,
e
mille
volte
anche
di
viva
voce
.
Mille
volte
,
scrivendo
e
parlando
,
dovrai
manifestare
italianamente
,
con
la
maggior
efficacia
possibile
,
desidèri
e
bisogni
tuoi
,
trattare
i
tuoi
interessi
,
movere
l
'
affetto
e
la
volontà
altrui
,
raccontare
,
argomentare
,
pregare
,
giustificarti
,
difenderti
;
e
se
la
lingua
non
conoscerai
bene
,
ti
sarà
sempre
una
pena
e
una
vergogna
il
non
poter
dire
come
vorrai
quello
che
avrai
da
dire
,
il
trovarti
come
a
maneggiare
uno
strumento
che
ti
sfugga
dalle
mani
,
il
sentire
che
dei
tuoi
sentimenti
più
profondi
e
più
gentili
e
dei
tuoi
pensieri
e
delle
tue
ragioni
migliori
una
gran
parte
andrà
perduta
per
gli
altri
nell
'
espressione
rozza
,
manchevole
,
priva
d
'
evidenza
e
di
forza
.
Quello
che
hai
inteso
dire
:
che
molti
non
riescono
a
farsi
strada
nel
mondo
per
mancanza
di
facoltà
comunicativa
,
non
è
vero
soltanto
per
coloro
che
mancano
di
naturale
eloquenza
;
ma
anche
per
quei
moltissimi
che
,
eloquenti
nel
proprio
dialetto
,
sono
invece
nel
parlar
la
lingua
,
non
conoscendola
,
incerti
,
confusi
,
diffidenti
di
sé
,
inceppati
continuamente
dal
timore
e
dalla
coscienza
di
parlar
male
.
Quante
volte
nella
vita
dipende
un
grave
danno
o
un
grande
vantaggio
nostro
da
un
nostro
pensiero
o
sentimento
espresso
in
un
modo
infelice
,
onde
non
è
inteso
o
è
franteso
,
o
significato
invece
in
una
forma
che
svela
tutto
l
'
animo
e
va
dritta
alla
mente
e
al
cuore
della
persona
a
cui
è
diretta
!
Quante
cognizioni
,
quante
idee
rimangono
in
molte
menti
,
per
sempre
,
come
materia
informe
e
senza
valore
,
perché
manca
a
chi
le
possiede
il
possesso
della
lingua
per
comunicarle
alla
mente
altrui
?
Si
dice
che
l
'
uomo
vale
per
quello
che
sa
;
ma
vale
anche
in
gran
parte
per
come
sa
dire
quello
che
sa
.
Più
che
per
il
passato
,
ora
che
son
sempre
più
frequenti
per
tutti
il
bisogno
e
le
occasioni
di
comunicare
ad
altri
le
proprie
idee
,
scrivendo
per
la
stampa
,
parlando
in
pubblico
,
partecipando
in
diversi
modi
alla
trattazione
d
'
interessi
comuni
,
la
conoscenza
della
lingua
è
necessaria
.
Non
è
soltanto
un
ornamento
intellettuale
:
è
arma
nella
lotta
per
la
vita
,
è
forza
e
libertà
dello
spirito
,
è
chiave
dei
cuori
e
delle
coscienze
altrui
,
è
strumento
di
lavoro
e
di
fortuna
.
*
E
dobbiamo
studiar
la
lingua
anche
per
dovere
di
cittadini
.
Le
lingue
si
trasformano
col
tempo
,
come
ogni
cosa
si
trasforma
:
acquistano
nuove
voci
e
locuzioni
,
come
gli
alberi
mettono
nuove
foglie
;
ne
pèrdono
;
di
molte
che
esse
conservano
,
il
significato
si
muta
;
si
mutano
le
lingue
nella
sostanza
e
nella
struttura
:
è
effetto
d
'
una
legge
naturale
.
Ma
con
la
trasformazione
naturale
e
inevitabile
della
lingua
non
si
deve
confondere
la
corruzione
,
la
quale
consiste
nell
'
introdurvi
,
come
si
fa
dai
più
,
parole
e
frasi
barbare
e
non
necessarie
,
idiotismi
oziosi
,
modi
dell
'
uso
spurio
,
forme
che
ripugnano
all
'
indole
sua
.
Ora
,
da
questa
corruzione
è
dovere
d
'
ogni
cittadino
colto
preservare
la
lingua
della
patria
,
perché
,
come
ciascuno
fa
la
parte
sua
,
sia
pure
minima
,
nella
grande
opera
collettiva
,
da
cui
la
lingua
resulta
,
così
concorre
ciascuno
a
corromperla
,
sia
pure
in
parte
infinitesima
,
parlando
e
scrivendo
male
.
Non
è
dovere
soltanto
degli
scrittori
,
è
di
tutti
;
perché
dove
tutti
maltrattano
e
guastan
la
lingua
,
finiscono
anche
gli
scrittori
con
essere
travolti
dall
'
universale
barbarie
.
Nel
grande
commercio
nazionale
della
lingua
è
onestà
il
non
mettere
in
giro
monete
false
.
È
vergogna
per
un
italiano
colto
l
'
esprimere
barbaramente
pensieri
e
sentimenti
che
scrittori
insigni
di
trenta
generazioni
espressero
in
forme
italiane
pure
e
ammirabili
.
È
irragionevole
il
vantarsi
d
'
amare
il
proprio
paese
quando
si
concorre
a
imbastardirne
il
linguaggio
,
considerandolo
come
un
campo
che
a
tutti
sia
lecito
di
calpestare
e
lordare
.
Per
la
ragione
stessa
che
rispettiamo
e
custodiamo
gelosamente
la
ricchezza
infinita
d
'
opere
d
'
arte
,
che
i
nostri
padri
ci
lasciarono
,
dobbiamo
rispettare
e
custodire
il
patrimonio
della
lingua
,
che
essi
trasmisero
e
affidarono
a
noi
come
una
tradizione
gloriosa
,
e
che
da
noi
si
ha
da
tramandare
ai
nostri
figli
,
intatto
e
immaculato
quanto
lo
consentano
la
legge
del
tempo
e
la
forza
delle
cose
.
Per
amor
di
patria
,
dunque
,
per
sentimento
di
dignità
nazionale
e
d
'
onestà
cittadina
,
per
nostro
interesse
individuale
e
per
vantaggio
di
tutti
,
noi
dobbiamo
studiare
la
nostra
lingua
,
quanto
ci
è
possibile
,
in
qualunque
classe
sociale
ci
abbia
posto
la
fortuna
,
qualunque
sia
il
nostro
ufficio
nella
società
e
la
natura
dei
nostri
studi
professionali
,
in
qualunque
parte
d
'
Italia
siam
nati
o
destinati
a
vivere
;
dobbiamo
studiarla
perché
sono
una
cosa
patria
e
lingua
,
pensiero
e
parola
,
parola
e
vita
.
*
Ebbene
,
io
scrivo
con
lo
scopo
unico
di
farti
prendere
amore
a
questo
studio
,
provandoti
che
non
è
punto
uno
studio
arido
e
noioso
,
come
lo
credono
i
più
;
ma
che
si
può
fare
con
lo
stesso
diletto
col
quale
si
studia
la
pittura
e
la
musica
da
chi
non
vi
cerca
altro
che
il
diletto
.
Tu
hai
già
compreso
:
non
scrivo
un
trattato
;
non
scenderò
a
disquisizioni
grammaticali
minute
,
né
salirò
a
quistioni
alte
di
filologia
,
chè
non
sarebbe
affar
mio
,
e
non
gioverebbe
al
mio
scopo
:
tratterò
la
materia
semplicemente
e
praticamente
,
nella
forma
che
mi
pare
convenga
meglio
all
'
età
tua
.
E
scrivo
non
soltanto
per
te
;
ma
anche
per
quella
molta
gente
d
'
ogni
età
e
condizione
,
che
potrebbe
studiar
la
lingua
con
piacere
e
con
vantaggio
,
pure
senza
il
sussidio
utilissimo
della
conoscenza
del
latino
,
né
d
'
altra
preparazione
letteraria
,
e
che
ci
si
metterebbe
volentieri
,
se
non
la
trattenesse
il
pregiudizio
comune
che
v
'
occorra
uno
sforzo
enorme
della
volontà
e
una
pazienza
infinita
,
come
per
lo
studio
d
'
una
scienza
astrusa
.
Per
questo
,
strada
facendo
,
mi
staccherò
da
te
qualche
volta
,
per
rivolgermi
ad
altri
;
ma
tu
mi
potrai
venire
accanto
anche
allora
,
perché
non
mi
scorderò
mai
che
m
'
ascolti
.
Faremo
insieme
un
viaggio
d
'
istruzione
,
e
farò
il
possibile
perché
riesca
pure
un
viaggio
di
piacere
.
Può
darsi
che
in
qualche
punto
tu
t
'
annoi
;
ma
spesso
ti
soffermerai
a
pensare
,
e
di
tanto
in
tanto
sorriderai
,
e
ti
farai
buon
sangue
.
Non
sono
un
maestro
:
sono
una
guida
.
Alla
dottrina
che
mi
manca
supplirò
in
qualche
modo
con
la
dottrina
degli
altri
.
Non
imparerai
gran
cosa
da
me
lungo
il
viaggio
;
ma
moltissimo
poi
da
te
stesso
,
e
con
l
'
aiuto
altrui
,
se
io
riuscirò
,
come
spero
,
a
trasfondere
nell
'
animo
tuo
un
poco
del
vivo
amore
e
dell
'
allegra
fede
con
cui
mi
metto
al
lavoro
.
A
QUELLI
CHE
NON
VORREBBERO
LEGGERE
.
Vedo
parecchi
lettori
,
che
dopo
avere
scorso
la
prefazione
,
fanno
l
'
atto
di
chiudere
il
libro
.
Un
momento
,
signori
.
Chiedo
il
permesso
di
rivolgere
poche
parole
a
ciascun
di
loro
.
Poi
ritornerò
a
te
,
giovinetto
.
A
chi
dice
che
la
lingua
si
sa
.
-
Che
bisogno
c
'
è
di
studiar
la
lingua
?
La
lingua
si
sa
!
-
È
un
'
opinione
di
molti
.
Ella
la
saprà
meglio
di
molti
altri
,
non
ne
dubito
;
ma
si
lasci
dire
che
,
se
non
l
'
ha
studiata
,
non
la
può
sapere
,
non
solo
come
dovrebbe
,
ma
neppure
quanto
i
suoi
bisogni
richiedono
.
Ella
possiede
un
materiale
di
lingua
che
non
è
la
terza
parte
di
quello
che
le
sarebbe
necessario
per
parlar
bene
,
un
piccolo
corredo
di
vocaboli
e
di
frasi
,
che
le
servono
a
dire
impropriamente
e
a
un
di
presso
una
grande
quantità
di
cose
,
ciascuna
delle
quali
può
esser
detta
con
una
parola
o
una
frase
propria
,
che
dice
per
l
'
appunto
quella
cosa
sola
.
Nel
parlare
come
nello
scrivere
,
a
ogni
tratto
,
ella
gira
intorno
al
proprio
pensiero
,
non
lo
esprime
che
a
mezzo
,
ed
è
costretta
ad
aggiungere
e
a
correggere
per
compiere
e
chiarire
l
'
espressione
che
non
le
riuscì
compiuta
e
chiara
alla
prima
.
E
,
confessi
la
verità
:
molte
cose
ella
non
le
dice
per
non
mettersi
in
un
impaccio
.
Vuol
vedere
che
io
le
nomino
subito
venti
,
trenta
oggetti
,
operazioni
,
qualità
o
particolari
d
'
oggetti
,
che
a
tutti
occorre
di
rammentare
quasi
ogni
giorno
,
e
che
ella
designa
sempre
con
una
perifrasi
o
con
una
parola
sbagliata
?
Vuol
che
le
dica
lì
per
lì
una
filza
di
modi
della
lingua
viva
,
usatissimi
in
tutta
l
'
Italia
,
e
che
non
hanno
sinonimi
,
ma
che
lei
non
ha
mai
usati
e
che
le
riuscirebbero
nuovi
come
modi
d
'
un
'
altra
lingua
?
Ella
conosce
il
francese
?
Non
molto
.
Vuole
scommettere
che
se
mi
racconta
in
italiano
l
'
aneddoto
più
semplice
,
io
,
che
non
sono
un
linguista
né
un
pedante
,
ci
trovo
altrettante
improprietà
quante
ce
ne
troverebbe
un
francese
s
'
ella
gli
raccontasse
l
'
aneddoto
in
francese
?
E
mi
sostiene
che
la
lingua
si
sa
?
Capisco
come
non
si
sappia
d
'
ignorare
le
cose
che
non
si
sa
che
esistano
.
Ma
ella
somiglia
a
chi
credesse
di
saper
la
botanica
perché
conosce
i
legumi
che
gli
portano
in
tavola
e
i
nomi
dei
fiori
che
coltiva
sul
terrazzino
.
A
chi
dice
:
-
Che
cosa
importa
?
-
È
uno
studio
di
parole
,
insomma
;
che
cosa
importano
le
parole
?
-
Che
cosa
importano
le
parole
?
Questa
è
grossa
,
mi
perdoni
.
È
come
dire
:
-
Che
cosa
importa
parlare
e
scrivere
con
chiarezza
e
con
efficacia
?
Che
cosa
importa
l
'
usare
,
invece
d
'
una
parola
o
d
'
una
frase
propria
,
un
'
altra
parola
o
un
'
altra
frase
che
,
non
esprimendo
per
l
'
appunto
il
nostro
pensiero
,
può
farlo
frantendere
e
costringerci
perciò
ad
esprimerlo
un
'
altra
volta
in
un
'
altra
maniera
,
che
può
esser
peggiore
della
prima
?
Che
cosa
importa
,
parlando
e
scrivendo
,
inciampare
ogni
momento
in
una
difficoltà
,
essere
arrestati
a
ogni
passo
da
un
dubbio
,
lasciare
a
mezzo
una
frase
per
cercare
un
vocabolo
,
doversi
spiegare
coi
gesti
come
i
bambini
e
gl
'
idioti
,
e
qualche
volta
urtare
,
non
volendolo
,
e
offendere
una
persona
,
non
per
altro
che
per
non
saper
scegliere
,
nel
farle
un
'
osservazione
o
un
rimprovero
o
nel
dirle
una
verità
sgradita
,
la
parola
o
la
frase
che
esprimerebbe
lo
stesso
pensiero
senza
ferirla
nell
'
amor
proprio
?
Che
cosa
importano
le
parole
?
Ma
infiniti
malintesi
,
risentimenti
,
diverbi
dolorosi
nascono
di
continuo
fra
gli
uomini
da
una
parola
usata
a
sproposito
,
non
per
mal
animo
,
ma
per
pura
ignoranza
o
mancanza
di
finezza
nel
sentimento
della
lingua
.
Ma
mille
volte
nella
vita
il
primo
giudizio
che
facciamo
dell
'
ingegno
,
della
cultura
,
del
grado
d
'
educazione
d
'
una
persona
,
si
fonda
(
e
sia
pure
a
torto
sovente
,
chè
questo
cresce
valore
all
'
argomento
)
sopra
il
suo
modo
di
parlare
,
e
anche
su
poche
parole
che
le
abbiamo
udito
dire
,
sopra
una
sgrammaticatura
,
sopra
un
'
espressione
ridicola
,
sopra
l
'
ignoranza
d
'
una
parola
comune
.
Ma
ella
stessa
,
signore
,
ella
che
dice
che
le
parole
non
importano
,
quando
le
occorre
di
parlar
la
prima
volta
con
una
persona
che
le
ispira
reverenza
,
e
di
cui
le
preme
d
'
acquistarsi
la
stima
e
la
simpatia
,
ella
stessa
,
sempre
,
anche
inconscientemente
,
s
'
ingegna
di
parlar
meglio
del
solito
,
scegliendo
i
vocaboli
con
cura
e
filando
i
periodi
con
garbo
!
O
come
si
può
dire
:
-
Che
cosa
importano
le
parole
?
A
un
uomo
d
'
affari
.
-
Quanto
a
me
,
consentirà
che
non
ho
bisogno
di
studiar
l
'
italiano
.
Sono
un
uomo
d
'
affari
!
-
Mi
scusi
.
È
forse
il
dialetto
la
lingua
ufficiale
degli
affari
?
E
in
ogni
modo
,
non
pare
a
lei
che
un
uomo
d
'
affari
che
ha
studiato
e
parla
e
scrive
correttamente
e
facilmente
la
lingua
,
valga
,
a
parità
d
'
ingegno
e
d
'
esperienza
,
qualche
cosa
di
più
d
'
un
altro
,
il
quale
la
scriva
come
un
barbaro
e
la
balbetti
come
un
ragazzo
?
Ma
gli
uomini
d
'
affari
hanno
soventissime
volte
da
esporre
,
da
dimostrare
,
da
discutere
gl
'
interessi
propri
,
con
la
penna
o
di
viva
voce
,
a
quattr
'
occhi
e
in
riunioni
private
o
pubbliche
,
in
lingua
italiana
.
Ma
se
c
'
è
gente
al
mondo
a
cui
sia
utile
,
necessaria
nell
'
espressione
del
proprio
pensiero
la
lucidità
,
la
brevità
,
l
'
esattezza
del
linguaggio
,
son
loro
,
che
hanno
molte
cose
da
dire
e
importanti
e
non
facili
,
e
le
hanno
da
dire
alla
lesta
,
a
gente
che
non
ha
tempo
da
perdere
;
cose
nelle
quali
il
non
farsi
bene
intendere
produce
ben
più
gravi
inconvenienti
che
nei
discorsi
ordinari
.
Ma
gli
uomini
d
'
affari
vivono
pure
fuor
del
giro
dei
propri
interessi
,
fra
amici
d
'
altre
professioni
,
con
signore
,
con
artisti
,
con
gente
di
varia
cultura
,
in
mezzo
ai
quali
portano
il
loro
amor
proprio
,
non
solo
d
'
uomini
d
'
affari
,
ma
d
'
uomini
di
mondo
,
l
'
ambizione
di
contar
qualche
cosa
anche
fuor
delle
faccende
e
dei
numeri
,
il
desiderio
di
farsi
ascoltare
,
di
divertire
,
di
piacere
,
e
se
non
altro
la
cura
di
non
far
ridere
parlando
rozzamente
e
lasciandosi
scappare
strafalcioni
.
E
in
fine
,
signor
uomo
d
'
affari
,
vale
per
lei
,
come
per
tutti
,
questa
ragione
:
che
la
lingua
nazionale
,
in
certe
classi
della
società
,
si
deve
imparare
non
soltanto
per
sé
,
ma
per
i
propri
figliuoli
;
i
quali
ad
impararla
,
almeno
fin
che
son
piccoli
,
debbono
essere
aiutati
dal
padre
e
dalla
madre
.
Che
figura
farebbe
un
padre
che
dicesse
al
suo
figliuolo
:
-
Caro
mio
,
tu
hai
dieci
anni
;
in
materia
di
lingua
io
non
son
più
in
grado
d
'
insegnarti
nulla
perché
....
sono
un
uomo
d
'
affari
!
A
chi
non
ci
ha
attitudine
.
-
Lo
credo
anch
'
io
una
buona
cosa
;
ma
allo
studio
della
lingua
non
ci
ho
attitudine
.
-
Oh
bella
!
Che
risponderebbe
lei
a
chi
le
dicesse
:
-
Non
son
fatto
bene
,
son
di
complessione
debole
:
per
questo
non
faccio
ginnastica
?
-
Ma
il
non
aver
attitudine
allo
studio
della
lingua
è
una
ragione
di
più
per
istudiarla
.
Chi
non
è
dotato
di
buona
memoria
,
e
non
ha
facilità
d
'
esprimersi
,
né
un
vivo
sentimento
naturale
della
lingua
,
deve
e
può
supplire
alla
deficienza
di
queste
qualità
con
lo
studio
.
Un
'
attitudine
particolare
ci
vuole
per
diventare
scrittore
o
linguista
;
ma
per
imparar
la
lingua
quanto
lo
richiedono
il
dovere
,
l
'
interesse
e
la
dignità
di
qualunque
cittadino
colto
,
basta
la
volontà
.
Ci
si
provi
un
poco
.
Ella
non
immagina
quanto
possa
acquistare
in
materia
di
lingua
anche
chi
non
ci
ha
disposizione
di
natura
,
in
un
periodo
di
tempo
anche
breve
,
e
senza
far
grande
fatica
.
Mi
dirà
:
-
Non
ci
avendo
disposizione
,
non
ci
ho
amore
,
e
senza
questo
non
si
riesce
a
nulla
.
-
Ma
l
'
amore
viene
a
poco
a
poco
,
man
mano
che
dello
studio
si
riconoscono
i
profitti
,
come
viene
all
'
erborizzatore
esordiente
,
che
,
dopo
aver
classificato
nella
sua
mente
un
certo
numero
di
piante
,
prosegue
con
più
alacrità
,
per
il
piacere
d
'
accrescere
il
suo
patrimonio
di
cognizioni
,
e
perché
il
lavoro
gli
riesce
sempre
più
facile
.
Può
ella
affermare
che
se
stèsse
chiusa
un
mese
fra
quattro
pareti
senz
'
altri
libri
che
di
lingua
,
non
prenderebbe
amore
a
questo
studio
quanto
uno
che
ci
avesse
disposizione
?
No
,
non
è
vero
?
E
ci
prenderebbe
amore
per
il
solo
fatto
che
sarebbe
costretta
,
per
cacciar
la
noia
,
a
vincere
la
prima
riluttanza
,
insistendo
su
quella
materia
col
pensiero
,
come
non
ha
fatto
mai
.
Provi
dunque
a
insistervi
col
pensiero
una
volta
,
a
fare
una
volta
di
proposito
ciò
che
farebbe
in
quel
caso
per
forza
,
e
vedrà
che
il
difficile
non
sta
che
nel
principiare
.
E
poi
:
-
Non
ci
ho
attitudine
!
-
E
come
lo
sa
?
La
mente
umana
è
piena
di
sorprese
;
certe
attitudini
vi
stanno
nascoste
;
scavi
un
po
'
;
anche
nel
cervello
,
chi
cerca
trova
.
A
chi
non
ci
ha
tempo
.
-
Ci
ho
pensato
molte
volte
,
mi
ci
metterei
;
ma
ho
altro
da
fare
,
mi
manca
il
tempo
.
-
Non
le
può
mancare
.
Non
c
'
è
altra
materia
che
si
presti
meglio
a
uno
studio
frammentario
,
fatto
nei
ritagli
di
tempo
libero
,
e
anche
nei
momenti
di
riposo
;
a
uno
studio
somigliante
a
quelle
occupazioni
fra
intellettuali
e
meccaniche
,
a
cui
si
dànno
molti
per
isvago
.
Se
non
chiuderà
il
mio
libro
alle
prime
pagine
,
vedrà
che
può
studiare
la
lingua
senza
togliere
un
'
ora
alle
sue
faccende
quotidiane
,
anzi
facendo
servire
queste
a
quello
scopo
,
imparando
qualche
cosa
a
ogni
proposito
,
raccogliendo
le
cognizioni
quasi
senza
far
deviare
il
suo
pensiero
dall
'
andamento
abituale
.
Ella
mi
dirà
:
-
Ma
ho
mille
pensieri
,
mille
cure
;
quando
ci
avrei
tempo
,
non
ci
ho
testa
;
per
codesto
studio
ci
vuol
l
'
animo
tranquillo
.
-
Ma
appunto
,
ella
ci
troverà
quiete
e
sollievo
,
perché
non
c
'
è
altro
studio
che
giovi
quanto
questo
a
distrarci
dalle
passioni
che
ci
turbano
,
che
occupi
e
svaghi
la
mente
,
come
questo
fa
,
con
una
serie
continua
di
curiosità
nascenti
l
'
una
dall
'
altra
,
contentando
ad
un
tempo
l
'
animo
con
molte
piccole
conquiste
quotidiane
determinate
,
con
infinite
piccole
compiacenze
prodotte
dal
continuo
ripetersi
delle
occasioni
in
cui
si
può
spendere
quello
che
s
'
è
guadagnato
.
E
non
mi
dica
neppure
che
è
uno
studio
per
i
giovani
,
ai
quali
è
stimolo
l
'
idea
di
ricavarne
un
vantaggio
per
l
'
avvenire
,
non
per
gli
uomini
maturi
,
a
cui
quello
stimolo
manca
.
No
;
bisogna
pure
che
ci
si
trovi
un
piacere
indipendente
da
ogni
concetto
d
'
utilità
futura
,
poichè
per
tanti
uomini
,
anche
non
letterati
e
scrittori
,
è
uno
studio
amoroso
e
costante
,
un
conforto
nella
vecchiaia
e
nella
solitudine
,
l
'
ultima
forma
d
'
attività
della
loro
mente
,
come
è
per
altri
lo
studio
della
natura
.
Col
quale
,
infatti
,
ha
questo
di
comune
lo
studio
della
lingua
:
che
è
infinitamente
vario
,
e
che
i
suoi
confini
s
'
allontanano
dinanzi
a
chi
vi
procede
.
A
chi
dice
che
ci
avrà
tempo
.
A
lei
,
signorino
,
che
mi
dice
:
-
Ci
avrò
tempo
!
-
darei
volentieri
una
tiratina
d
'
orecchio
.
Se
c
'
è
studio
che
un
ragazzo
non
debba
rimandare
a
poi
,
è
questo
della
lingua
.
Non
t
'
hai
per
male
ch
'
io
paragoni
la
tua
memoria
a
un
foglio
di
carta
asciugante
?
Vedi
,
quando
questo
è
fresco
e
pulito
,
come
vi
s
'
imprimono
nette
tutte
le
parole
dello
scritto
su
cui
lo
premi
,
e
vedi
poi
,
quando
è
un
pezzo
che
l
'
usi
ed
è
già
nero
in
gran
parte
,
come
le
parole
vi
s
'
imprimono
confuse
,
o
non
vi
restano
,
o
se
ne
perde
l
'
impressione
in
quella
dello
scritto
che
già
lo
ricopre
.
La
tua
bella
età
è
quella
in
cui
la
mente
vergine
e
chiara
è
più
atta
ad
appropriarsi
il
materiale
della
lingua
,
non
soltanto
per
virtù
della
memoria
ancor
fresca
,
ma
anche
perché
,
essendo
tu
spettatore
più
che
attore
della
vita
,
dalle
parole
non
ti
distraggono
ancora
le
cose
così
fortemente
come
faranno
più
tardi
,
quando
avrai
mille
cure
,
faccende
e
pensieri
.
Per
questo
tu
hai
inteso
dire
mille
volte
che
i
ragazzi
imparano
le
lingue
più
facilmente
degli
uomini
.
Via
via
che
s
'
allargherà
il
campo
e
crescerà
la
difficoltà
dei
tuoi
studi
,
ti
mancherà
sempre
più
il
tempo
di
dedicarti
alla
lingua
e
dovrai
fare
uno
sforzo
sempre
maggiore
per
impararla
.
E
non
pensare
che
sia
uno
studio
puramente
letterario
,
che
a
te
,
chiamato
a
questa
o
a
quella
scienza
,
non
possa
giovare
.
È
un
errore
madornale
.
Nel
campo
di
qualunque
scienza
il
possesso
della
lingua
,
la
facoltà
di
esprimersi
con
chiarezza
e
con
proprietà
è
parte
della
scienza
stessa
.
Vedi
che
differenza
c
'
è
nel
profitto
che
fanno
fare
ai
giovani
gl
'
insegnanti
che
parlano
bene
e
quelli
che
parlano
male
.
E
non
credere
d
'
imparar
la
lingua
con
quel
tanto
che
te
ne
insegnano
:
la
scuola
non
ti
può
che
mettere
sulla
via
d
'
impararla
:
al
modo
particolare
che
ha
ciascun
di
noi
di
sentire
e
di
pensare
,
noi
soli
possiamo
trovar
la
lingua
che
lo
esprima
.
E
poi
,
che
logica
è
questa
?
Dici
che
a
studiar
la
lingua
ci
hai
tempo
,
ossia
,
che
è
uno
studio
che
non
preme
;
ma
d
'
ogni
sproposito
o
anche
piccolo
errore
di
lingua
che
sfugga
a
chi
che
sia
,
se
tu
lo
avverti
,
ne
fai
un
carnevale
.
Non
ti
dar
la
zappa
sui
piedi
,
dunque
;
mettiti
all
'
opera
;
per
qualunque
via
tu
abbia
da
fare
il
tuo
cammino
nel
mondo
,
benedirai
le
fatiche
che
avrai
dedicate
a
questo
studio
nei
tuoi
primi
anni
.
A
un
giovane
d
'
ingegno
.
-
Lo
studio
della
lingua
è
per
le
teste
piccole
,
che
,
non
avendo
idee
,
hanno
bisogno
d
'
imparar
parole
....
-
Lo
crede
davvero
?
Veda
come
andiamo
d
'
accordo
.
Io
penso
l
'
opposto
.
Credo
che
le
teste
piccole
abbian
meno
bisogno
di
studiar
la
lingua
che
le
teste
grandi
,
perché
,
avendo
poche
idee
,
basta
a
loro
un
ristretto
materiale
di
lingua
ad
esprimerle
;
perché
,
pensando
meno
profondamente
e
meno
sottilmente
,
non
occorre
loro
grande
efficacia
e
finezza
di
linguaggio
per
rendere
il
proprio
pensiero
.
Ma
chi
ha
vero
ingegno
,
se
non
sa
la
lingua
bene
,
si
trova
tanto
più
impacciato
a
farsi
valere
quanto
ha
più
ingegno
.
Come
non
lo
comprende
?
Non
è
verità
evidente
che
deve
posseder
la
lingua
meglio
degli
altri
chi
ha
idee
originali
e
sentimenti
vivi
e
delicati
da
esprimere
,
chi
sa
,
intuisce
e
ricorda
molte
cose
,
e
in
ogni
cosa
vede
particolari
che
la
maggior
parte
non
vedono
,
chi
dalla
forza
del
proprio
ingegno
e
del
proprio
sentimento
è
portato
più
degli
altri
ad
analizzare
,
ad
argomentare
,
a
raccontare
,
a
descrivere
,
e
nel
descrivere
,
a
scolpire
e
a
colorire
le
proprie
immagini
?
E
tanto
più
se
il
suo
ingegno
è
di
quella
natura
particolare
che
si
chiama
spirito
,
inclinato
a
coglier
delle
cose
il
lato
ridicolo
,
e
le
relazioni
riposte
di
affinità
e
di
contrasto
comico
intercedenti
fra
di
esse
,
e
a
giocare
coi
significati
diretti
e
traslati
dei
vocaboli
,
tanto
più
avrà
bisogno
di
maneggiar
con
destrezza
la
lingua
,
che
appunto
nel
campo
dello
scherzo
è
ricchissima
.
Se
si
paragona
la
lingua
al
danaro
,
si
può
dire
che
chi
non
ha
ingegno
è
rispetto
ad
essa
come
un
uomo
quieto
e
assestato
,
senza
vanità
e
senza
desidèri
,
che
campa
con
pochi
soldi
,
e
chi
ha
molto
ingegno
è
un
uomo
pien
di
vita
e
d
'
ambizione
,
di
raffinatezze
aristocratiche
e
di
voglie
giovanili
,
che
ha
bisogno
di
spendere
e
di
spandere
.
Studi
dunque
la
lingua
anche
lei
,
che
è
un
gran
signore
intellettuale
,
per
non
ridursi
poi
a
campare
come
un
pitocco
.
A
chi
studia
le
lingue
straniere
.
Mi
dice
un
giovinetto
,
con
accento
d
'
alterezza
:
-
Io
studio
le
lingue
straniere
.
-
Vuoi
dire
con
questo
che
ti
preme
più
di
saper
le
lingue
straniere
che
la
tua
?
Non
me
ne
maraviglierei
più
che
tanto
.
C
'
è
degli
italiani
che
,
volendo
fare
un
viaggio
di
piacere
e
d
'
istruzione
,
vanno
prima
a
Parigi
che
a
Roma
;
ce
n
'
è
altri
,
i
quali
dicono
sorridendo
,
con
l
'
aria
di
darsi
un
vanto
,
che
della
più
parte
dei
propri
pensieri
s
'
affaccia
loro
alla
mente
l
'
espressione
francese
o
inglese
prima
che
l
'
italiana
;
e
conobbi
anche
un
tale
,
che
a
un
esame
di
geografia
,
dopo
aver
detto
benissimo
i
confini
della
Persia
,
mise
Firenze
a
settentrione
di
Bologna
.
No
?
Tu
non
sei
di
quel
numero
?
E
tanto
meglio
.
Ma
non
sarai
mai
abbastanza
persuaso
di
questa
verità
:
che
non
si
studia
con
amore
,
che
non
s
'
impara
bene
nessuna
lingua
straniera
,
se
non
s
'
è
prima
studiato
con
amore
e
imparato
bene
la
propria
;
poichè
,
se
imparare
una
lingua
straniera
non
è
altro
che
imparare
a
tradurre
in
questa
i
nostri
pensieri
da
quella
che
usualmente
parliamo
,
come
si
può
fare
una
buona
traduzione
d
'
un
cattivo
testo
?
Come
riuscire
a
dir
con
esattezza
e
con
garbo
in
un
'
altra
lingua
quelle
cose
che
non
sappiamo
dire
se
non
confusamente
e
senza
garbo
nella
nostra
?
E
in
che
maniera
intendere
e
sentire
le
qualità
degli
scrittori
stranieri
,
se
queste
,
in
qualunque
lingua
,
non
s
'
intendono
e
non
si
sentono
se
non
paragonando
le
parole
,
le
frasi
,
le
forme
a
quelle
che
loro
corrispondono
nella
lingua
che
ci
è
famigliare
?
E
ti
seguirà
anche
questo
:
che
mentre
non
imparerai
che
male
altre
lingue
,
ti
si
corromperà
e
confonderà
nella
mente
quel
poco
che
sai
della
tua
,
perché
,
essendo
poco
e
mal
fermo
,
non
reggerà
il
materiale
straniero
che
gli
verserai
sopra
,
e
ti
troverai
così
ad
aver
acquistato
varie
mezze
lingue
,
senza
possederne
una
intera
;
sarai
come
chi
a
un
vestito
tutto
buchi
ne
sovrapponga
un
altro
pieno
di
strappi
,
che
riman
mezzo
nudo
a
ogni
modo
.
Dammi
retta
:
fatti
prima
un
buon
vestito
italiano
.
A
chi
dice
che
basta
leggere
.
-
La
lingua
-
dicon
molti
-
s
'
impara
leggendo
.
Lo
crede
davvero
,
signor
mio
?
Ma
se
anche
ella
non
legga
che
libri
,
dai
quali
la
lingua
si
possa
imparare
,
le
dico
che
ella
vive
in
una
grande
illusione
,
salvo
che
li
legga
principalmente
con
quello
scopo
,
ossia
badando
più
alla
forma
che
alla
sostanza
;
cosa
ch
'
ella
non
fa
,
senza
dubbio
,
o
che
può
far
tanto
meno
quanto
più
la
sostanza
dei
libri
l
'
attrae
e
la
diverte
.
Della
ricchezza
e
della
proprietà
della
lingua
,
leggendo
,
ella
sentirà
qua
e
là
,
e
complessivamente
,
l
'
effetto
;
ma
provi
,
finita
la
lettura
d
'
un
libro
,
a
cercar
quante
parole
e
frasi
le
sian
rimaste
nella
mente
,
in
maniera
da
diventar
sue
,
e
da
venirle
poi
sulla
bocca
o
alla
penna
nel
parlare
o
nello
scrivere
,
e
vedrà
che
poco
o
nulla
le
sarà
rimasto
.
La
memoria
della
lingua
non
si
rafforza
che
con
l
'
esercizio
,
e
nella
lettura
essa
non
si
esercita
.
S
'
impara
la
lingua
anche
leggendo
,
ma
leggendo
pochi
libri
molte
volte
e
attentamente
,
non
già
molti
una
volta
sola
e
di
corsa
,
come
dai
più
si
suol
fare
;
e
l
'
avrà
esperimentato
ella
pure
non
scoprendo
che
alla
terza
o
alla
quarta
lettura
,
in
libri
scritti
bene
,
una
quantità
di
bellezze
di
lingua
,
d
'
effetti
particolari
che
fanno
certi
vocaboli
collocati
in
un
certo
punto
,
di
ragioni
profonde
e
sottili
per
cui
certe
espressioni
,
e
non
cert
'
altre
,
furono
usate
.
E
se
anche
leggendo
soltanto
per
ispasso
,
s
'
imparasse
molta
lingua
,
come
si
potrebbe
imparare
la
nomenclatura
d
'
innumerevoli
cose
,
di
cui
solo
una
parte
minima
,
in
un
certo
numero
di
libri
,
può
ritrovarsi
?
Come
apprendere
la
lingua
viva
e
famigliare
che
,
fuor
d
'
un
certo
genere
di
letteratura
,
manca
nei
libri
quasi
affatto
?
E
come
acquistare
l
'
agilità
e
la
prontezza
della
mente
che
occorrono
per
maneggiare
il
materiale
linguistico
e
farlo
servire
con
garbo
al
pensiero
?
Tenga
per
fermo
che
leggendo
libri
per
vent
'
anni
non
imparerà
tanta
lingua
quanto
studiandola
di
proposito
un
anno
solo
.
Legga
e
rilegga
senza
studiare
,
e
verserà
dell
'
acqua
in
un
crivello
.
A
chi
dice
che
s
'
impara
la
lingua
dall
'
uso
.
Qui
sento
un
coro
d
'
italiani
settentrionali
che
esclamano
:
-
Studiare
la
lingua
!
Ma
la
lingua
s
'
impara
dall
'
uso
!
Da
qual
uso
l
'
imparate
voi
,
cari
signori
?
In
casa
voi
parlate
quasi
tutti
e
fuor
di
casa
quasi
sempre
il
vostro
dialetto
,
e
quando
non
parlate
questo
,
parlate
e
sentite
parlare
un
italiano
povero
e
scorretto
,
pieno
zeppo
d
'
idiotismi
e
di
francesismi
.
In
materia
di
lingua
s
'
usa
fra
noi
non
toscani
,
perché
parliamo
tutti
male
,
una
grande
tolleranza
reciproca
,
per
effetto
della
quale
nessuno
studia
di
correggersi
,
e
ognuno
sèguita
per
tutta
la
vita
a
ripetere
gli
stessi
spropositi
,
senz
'
arricchire
il
proprio
linguaggio
di
dieci
parole
in
un
anno
.
Anche
quei
pochi
che
hanno
studiato
la
lingua
e
che
,
scrivendo
,
sono
corretti
e
sfoggiano
una
certa
ricchezza
di
vocaboli
e
di
frasi
,
quando
parlano
,
parlano
poco
meno
scorrettamente
e
poveramente
degli
altri
,
appunto
perché
della
lingua
non
hanno
l
'
uso
,
perché
delle
frasi
e
dei
vocaboli
,
che
cercano
e
trovano
nello
scrivere
,
non
vien
loro
alla
bocca
,
non
avendoli
essi
famigliari
,
che
una
minima
parte
.
Come
si
può
dunque
imparare
la
buona
lingua
da
un
uso
cattivo
?
Come
imparare
centinaia
e
centinaia
di
voci
e
locuzioni
che
intorno
a
noi
nessuno
dice
mai
?
V
'
è
mai
occorso
di
sentir
degli
stranieri
che
credono
d
'
aver
imparato
l
'
italiano
dall
'
uso
in
dieci
anni
di
soggiorno
in
una
città
dell
'
Alta
Italia
?
V
'
avranno
fatto
scappare
.
Dall
'
uso
,
fra
noi
,
si
può
imparare
a
parlar
con
scioltezza
;
ma
con
proprietà
,
con
varietà
,
con
colorito
,
con
grazia
!
Corbellerie
.
Perdonatemi
:
m
'
è
scappata
dalla
penna
.
A
una
signorina
.
O
signorina
,
anche
lei
?
Ma
come
?
Metterà
tanta
cura
ad
abbigliare
la
sua
graziosa
persona
e
non
ne
vorrà
metter
punto
a
vestire
i
suoi
pensieri
?
Porrà
tanto
studio
a
camminare
con
grazia
e
nessun
impegno
a
parlar
con
garbo
?
Cercherà
con
tant
'
arte
di
modular
dolcemente
la
sua
voce
e
non
le
importerà
di
pronunziare
con
dolcezza
parole
spurie
e
frasi
barbare
?
E
le
parrà
che
non
abbia
a
studiar
la
lingua
la
donna
,
che
per
ragione
di
natura
e
per
gli
uffici
a
cui
è
destinata
,
di
madre
,
di
consigliera
,
d
'
educatrice
,
di
consolatrice
della
famiglia
,
avrà
tanti
sentimenti
amorosi
e
pensieri
gentili
da
esprimere
,
tante
cose
da
dire
,
delle
più
difficili
a
dire
e
a
sentire
,
e
che
può
e
sa
dire
essa
sola
,
e
che
da
lei
sola
si
vogliono
udire
!
E
come
farà
,
se
non
avrà
studiato
la
sua
lingua
,
a
compiere
con
la
voce
e
con
la
penna
questi
uffici
,
per
i
quali
occorre
conoscer
della
lingua
tutte
le
grazie
e
le
sfumature
,
possedere
tutte
quelle
parole
e
locuzioni
proprie
,
morbide
,
agili
,
sottili
,
che
entrano
quasi
inavvertite
nella
coscienza
e
nel
cuore
,
persuadono
e
commovono
,
accarezzano
e
consolano
?
Non
è
uno
studio
per
la
donna
?
Ma
direi
che
è
il
primo
studio
che
ella
ha
da
fare
,
poichè
la
madre
è
la
prima
maestra
dei
suoi
figliuoli
,
e
perché
in
ogni
società
colta
sono
,
e
non
possono
esser
che
le
donne
quelle
che
insegnano
ed
impongono
nella
conversazione
la
dignità
del
linguaggio
,
la
finezza
dello
scherzo
,
l
'
urbanità
della
contraddizione
.
E
come
si
può
far
questo
non
conoscendo
la
lingua
?
Ah
,
ella
scuote
il
capo
,
con
un
sorrisetto
:
ho
capito
.
È
bella
,
ed
ha
vanità
femminea
,
non
ambizione
letteraria
,
e
pensa
che
un
viso
come
il
suo
basterà
,
senza
il
sussidio
del
vocabolario
e
della
grammatica
,
ad
attirarle
da
per
tutto
l
'
ammirazione
e
l
'
ossequio
.
Ma
s
'
inganna
,
signorina
.
Se
sapesse
che
peggior
effetto
fa
una
parola
brutta
sur
una
bocca
bella
,
e
com
'
è
più
ridicola
la
sgrammaticatura
detta
con
un
sorriso
vanitoso
!
E
se
sentisse
con
che
barbara
compiacenza
le
belle
amiche
commentano
e
portano
in
giro
il
piccolo
sproposito
dell
'
amica
bella
!
Andiamo
,
mi
confessi
che
ha
torto
,
e
mi
conforti
anche
lei
,
almeno
per
un
tratto
di
strada
,
della
sua
cara
compagnia
.
LA
LINGUA
E
L
'
AMOR
PROPRIO
.
Ritorno
a
te
,
giovinetto
.
Hai
visto
che
cosa
s
'
ha
da
rispondere
a
chi
dice
:
-
Che
importano
le
parole
?
-
A
quella
risposta
debbo
fare
un
'
aggiunta
,
che
ti
persuaderà
anche
meglio
della
necessità
di
studiare
la
lingua
.
In
tutti
i
paesi
del
mondo
sono
argomento
di
ridicolo
gli
errori
di
lingua
.
Non
è
qui
il
caso
di
cercare
da
quale
intima
sorgente
della
ragione
e
del
sentimento
questo
ridicolo
nasca
.
Si
ride
degli
errori
dei
bambini
,
piacevolmente
,
perché
nei
bambini
è
naturale
l
'
errore
;
si
ride
degli
errori
della
gente
del
popolo
,
con
un
senso
di
compatimento
,
perché
derivano
da
un
'
ignoranza
scusabile
;
si
ride
degli
spropositi
di
chi
appartiene
alle
classi
colte
,
facendone
le
beffe
,
perché
sono
effetto
d
'
un
'
ignoranza
colpevole
.
E
avrai
osservato
che
si
ride
involontariamente
,
spesso
a
nostro
malgrado
,
anche
degli
errori
delle
persone
che
amiamo
e
rispettiamo
.
È
quasi
un
istinto
irresistibile
,
come
al
veder
fare
certe
smorfie
a
chi
mangia
e
certi
traballoni
a
chi
cammina
.
Ora
,
com
'
è
naturale
in
tutti
questo
sentimento
,
è
anche
naturale
che
tutti
,
chi
più
,
chi
meno
,
si
vergognino
e
si
stizziscano
di
suscitarlo
.
Benchè
ancora
giovinetto
,
tu
avrai
visto
più
volte
anche
uomini
che
non
hanno
alcuna
pretensione
a
letterati
,
e
che
tollerano
ogni
specie
di
scherzi
,
risentirsi
al
veder
ridere
d
'
una
parola
o
d
'
una
frase
sbagliata
che
sia
loro
sfuggita
di
bocca
.
Esiste
veramente
nell
'
uomo
un
particolare
amor
proprio
,
che
si
potrebbe
definire
l
'
amor
proprio
della
parola
,
e
che
è
singolarmente
delicato
e
irritabile
.
Non
ti
lasciar
ingannare
da
chi
lo
nega
e
dice
di
ridersene
.
Che
cosa
importano
le
parole
?
Ma
l
'
importanza
loro
,
che
tanta
gente
finge
di
disconoscere
,
è
dimostrata
di
continuo
e
da
per
tutto
da
infiniti
segni
.
Domanda
a
quanti
bazzicano
caffè
e
trattorie
da
molti
anni
,
quante
volte
hanno
inteso
a
un
tavolino
accanto
,
anche
fra
gente
di
professioni
lontanissime
dalla
letteratura
,
discussioni
accanite
e
interminabili
sull
'
italianità
o
sul
significato
d
'
un
vocabolo
.
Vedi
nei
giornali
che
pubblicano
corrispondenze
dei
piccoli
comuni
,
quante
volte
i
corrispondenti
,
polemizzando
,
si
scherniscono
e
si
dànno
a
vicenda
dell
'
asino
per
uno
svarione
di
lingua
o
di
sintassi
.
Interroga
qualunque
scrittore
noto
,
che
non
abbia
reputazione
di
strapazzar
la
grammatica
,
e
ti
dirà
quante
lettere
di
sconosciuti
riceve
,
che
invocano
il
suo
giudizio
sulla
legittimità
d
'
una
voce
o
d
'
una
locuzione
,
sulla
quale
è
corsa
una
scommessa
.
Fatti
dire
da
maestri
e
da
professori
quante
lettere
ricevano
da
padri
e
da
madri
,
che
rivendicano
la
correttezza
d
'
una
parola
o
d
'
una
frase
segnata
come
errore
in
un
componimento
del
loro
figliuolo
,
ragionando
,
citando
esempi
e
accalorandosi
come
linguisti
offesi
nell
'
orgoglio
.
E
quanti
battibecchi
seguono
negli
uffici
di
tutte
le
amministrazioni
,
per
piccole
quistioni
di
lingua
,
fra
redattori
di
minute
risentiti
d
'
un
appunto
linguistico
e
superiori
feriti
nel
sentimento
della
propria
autorità
letteraria
!
E
in
quante
assemblee
un
discorso
per
ogni
verso
sensato
fallisce
allo
scopo
per
una
frase
sgrammaticata
che
fa
ridere
!
E
quanti
sono
gli
uomini
politici
,
anche
illustri
,
al
cui
nome
è
rimasto
appiccicato
per
tutta
la
vita
,
come
un
'
insegna
derisoria
,
uno
sproposito
di
lingua
,
sfuggito
loro
una
volta
più
per
sbadataggine
che
per
ignoranza
!
Vedi
se
importano
o
no
le
parole
,
e
per
l
'
effetto
che
producono
negli
altri
gli
errori
,
e
per
il
risentimento
e
le
amarezze
che
da
quegli
effetti
vengono
a
noi
,
e
se
sia
da
darsi
retta
a
chi
sconsiglia
i
giovani
dallo
studio
della
lingua
,
come
da
un
perditempo
.
E
puoi
farne
la
prova
tu
stesso
.
A
chiunque
ti
dica
che
studiar
la
lingua
è
tempo
perso
,
se
te
lo
dice
in
italiano
,
prova
a
dir
lì
per
lì
ch
'
egli
ha
fatto
un
errore
di
proprietà
o
di
grammatica
,
e
vedrai
che
salta
su
,
smentendo
subito
sé
stesso
,
e
ti
rimbecca
:
-
Come
?
Vuoi
fare
il
maestro
a
me
?
...
Ma
studia
prima
la
lingua
!
E
qui
,
supponendo
che
tu
sia
oramai
arcipersuaso
,
chiudo
la
triplice
prefazione
,
e
mi
metto
in
cammino
.
DEL
PARLARE
.
Le
miserie
della
loquela
.
La
prima
cosa
che
ti
devi
proporre
,
mettendoti
a
studiare
la
lingua
,
è
d
'
imparare
a
parlarla
correttamente
e
facilmente
.
A
darti
fermezza
in
questo
proposito
gioverà
più
che
altro
la
consuetudine
,
che
tu
devi
prendere
,
d
'
osservare
la
scorrettezza
,
la
rozzezza
,
lo
stento
,
le
infinite
miserie
e
ridicolaggini
del
modo
di
parlare
dei
più
,
non
già
nelle
classi
sociali
inferiori
,
ma
in
quella
medesima
a
cui
tu
appartieni
.
Troverai
molti
che
,
parlando
italiano
,
perdono
ogni
vivacità
dello
spirito
,
come
se
cambiassero
natura
;
che
ti
fanno
sospirar
mezzo
minuto
ogni
parola
,
come
avari
a
cui
ogni
parola
costasse
uno
scudo
,
e
par
che
le
posino
l
'
una
dopo
l
'
altra
con
gran
riguardo
come
oggetti
fragili
e
preziosi
;
che
per
raccontar
la
cosa
più
semplice
e
più
futile
fanno
una
lunga
e
lenta
tiritera
,
che
metterebbe
alla
prova
la
pazienza
d
'
un
santo
.
Conoscerai
altri
che
,
per
parlar
corretto
,
si
rifanno
ogni
momento
indietro
a
rettificar
una
parola
o
a
correggere
una
frase
,
ti
presentano
due
volte
un
periodo
,
prima
in
brutta
copia
e
poi
messo
a
pulito
,
ti
fanno
assistere
a
tutta
la
faticosa
fabbricazione
del
proprio
discorso
,
pezzo
per
pezzo
e
giuntura
per
giuntura
,
e
quando
credi
che
l
'
abbian
finito
,
v
'
aggiungono
ancora
qualche
commento
e
gli
dànno
qualche
ritocco
;
dopo
di
che
,
affaticati
dal
lavoro
fatto
,
non
hanno
più
capo
ad
ascoltare
la
tua
risposta
.
Sentirai
parecchi
,
che
metton
fuori
ogni
tanto
una
parola
o
una
frase
francese
,
o
del
dialetto
,
o
del
loro
gergo
professionale
,
con
l
'
aria
di
non
avvedersene
,
o
di
dirla
per
dar
varietà
capricciosa
o
colorito
comico
al
discorso
;
ma
in
realtà
perché
non
sanno
l
'
espressione
corrispondente
italiana
;
e
screziano
così
il
loro
italiano
per
modo
,
che
non
si
sa
ben
dire
che
lingua
parlino
,
e
par
di
sentire
di
quei
sonatori
ambulanti
che
suonano
tre
strumenti
,
tutti
e
tre
malamente
,
in
una
volta
sola
.
Udirai
certi
tali
,
che
cercano
di
nascondere
gli
spropositi
come
i
prestigiatori
fanno
sparire
le
pallottole
,
assordandoti
con
un
precipizio
di
parole
;
che
per
distrarre
la
tua
attenzione
dalla
loro
grammatica
alzano
la
voce
o
dànno
in
risate
fuor
di
proposito
,
e
si
mangiano
a
mezzo
le
forme
verbali
di
cui
non
sono
sicuri
,
e
confondono
le
frasi
dubbie
con
l
'
accompagnamento
d
'
una
specie
di
rantolo
catarrale
,
somigliante
al
rugliare
che
fanno
i
cani
tra
l
'
uno
e
l
'
altro
latrato
.
Ma
chi
può
dire
tutte
le
industrie
puerili
e
ridicole
a
cui
si
ricorre
per
salvare
il
decoro
nella
disperata
lotta
con
la
lingua
italiana
?
Gli
uni
si
riducono
a
parlare
più
coi
gesti
e
con
gli
ammicchi
che
con
le
parole
;
gli
altri
vanno
avanti
a
furia
d
'
intercalari
e
di
luoghi
comuni
,
coi
quali
coprono
tutti
gli
sbrani
e
tappano
tutti
i
buchi
del
discorso
;
questi
,
per
prender
tempo
a
cercare
il
vocabolo
,
sciorinano
dei
ma
che
non
hanno
più
fine
,
o
piantano
dei
però
enormi
,
su
cui
s
'
appoggiano
come
sopra
un
bastone
;
quelli
,
per
poter
raccogliere
il
periodo
che
scappa
da
tutte
le
parti
,
fanno
lunghe
pause
,
anche
nel
dire
una
bazzecola
,
fingendo
un
lavorìo
profondo
del
pensiero
,
o
una
distrazione
improvvisa
,
o
una
svogliatezza
di
gente
annoiata
,
che
dica
tanto
per
dire
,
senza
badare
a
quello
che
dice
.
Quante
arti
,
quante
fatiche
e
figure
ridicole
per
iscansare
il
ridicolo
di
non
saper
parlare
la
propria
lingua
!
Ma
per
compier
la
mostra
bisogna
ricordare
anche
quelli
che
non
parlano
;
quelli
che
nelle
compagnie
dove
si
parla
italiano
non
vanno
,
o
ci
vanno
come
a
un
castigo
,
e
ci
stanno
come
sulle
spine
,
senza
rifiatare
,
o
parlando
il
meno
possibile
,
anche
con
danno
proprio
,
e
a
costo
di
parere
imbronciati
o
villani
;
quelli
che
,
per
la
stessa
ragione
,
pigliano
in
uggia
i
conoscenti
,
e
anche
gli
amici
italianeggianti
,
e
da
questi
si
fanno
prendere
in
uggia
alla
volta
loro
,
burlandoli
come
d
'
una
ostentazione
di
saccenti
e
d
'
aristocratici
;
quelli
che
vanno
più
oltre
,
che
non
nascondono
la
propria
antipatia
,
dandole
un
altro
colore
,
verso
tutti
quegli
italiani
d
'
altre
regioni
,
coi
quali
,
per
farsi
intendere
,
dovendo
trattar
con
loro
per
forza
,
sono
costretti
a
parlare
italiano
.
E
c
'
è
ancora
la
famiglia
numerosissima
degli
screanzati
incorreggibili
,
che
in
qualunque
compagnia
si
trovino
,
pure
sapendo
di
non
esser
capiti
,
s
'
ostinano
sfacciatamente
a
parlare
il
proprio
dialetto
,
a
sventolare
la
bandiera
della
propria
ignoranza
,
sulla
quale
hanno
scritto
:
-
Chi
mi
capisce
,
bene
;
chi
non
mi
capisce
,
s
'
accomodi
-
;
somiglianti
a
quegli
ubbriachi
allucinati
,
che
tiran
via
a
ragionar
coi
pilastri
.
Ma
c
'
è
nella
gran
famiglia
dei
poveri
della
parola
un
personaggio
,
che
tu
devi
conoscere
più
intimamente
degli
altri
,
perché
rappresenta
una
tendenza
pericolosa
e
comunissima
,
dalla
quale
più
che
da
ogni
altra
ti
hai
da
guardare
.
Egli
sarà
il
primo
d
'
una
serie
di
personaggi
singolari
,
che
io
conobbi
,
e
che
ti
farò
conoscere
man
mano
,
per
ammaestramento
e
per
ricreazione
,
nel
corso
del
viaggio
che
faremo
insieme
.
Ti
presento
per
il
primo
il
signor
Coso
.
IL
SIGNOR
COSO
.
Le
sue
qualità
più
notevoli
erano
un
profondo
disprezzo
per
l
'
arte
della
parola
e
un
grande
amore
per
la
pesca
con
l
'
amo
;
il
quale
amore
derivava
in
parte
da
quel
disprezzo
,
perché
diceva
egli
stesso
che
spessissimo
andava
a
pescare
non
per
altro
che
per
isfuggire
alla
noia
di
barattar
del
fiato
col
prossimo
.
Quando
lo
conobbi
non
era
più
giovane
;
ma
anche
da
giovane
dicevano
i
suoi
vecchi
amici
che
era
sempre
stato
restìo
al
parlare
come
un
tirchio
allo
spendere
.
Non
che
fosse
propriamente
taciturno
:
alle
conversazioni
degli
amici
prendeva
parte
;
ma
accennava
ogni
suo
pensiero
con
poche
sillabe
,
in
modo
informe
,
e
masticava
il
resto
con
voci
inarticolate
,
e
con
un
atto
del
capo
e
un
cenno
trascurato
della
mano
invitava
l
'
uditore
a
fare
in
vece
sua
il
molesto
lavoro
di
compiere
l
'
espressione
dell
'
idea
ch
'
egli
aveva
abbozzata
.
Con
un
come
si
dice
?
si
liberava
dalla
seccatura
di
dir
la
cosa
;
lasciava
a
mezzo
ogni
periodo
con
un
insomma
,
tu
capisci
;
e
con
la
parola
coso
faceva
di
meno
di
mille
vocaboli
.
Per
questo
gli
avevan
dato
il
soprannome
di
Coso
.
-
"
Sai
,
questa
mattina
ho
veduto
coso
,
laggiù
....
Dice
che
per
quell
'
affare
....
tu
sai
....
niente
;
salvo
il
caso
....
ma
neanche
nel
caso
....
Tu
m
'
intendi
-
"
.
Era
questa
la
forma
tipica
del
suo
discorso
.
-
Tu
sai
....
coso
-
diceva
d
'
un
amico
ammalato
,
e
non
si
curava
neppure
di
dir
che
era
morto
:
indicava
con
un
gesto
che
se
n
'
era
andato
.
Fu
lui
che
annunziò
agli
amici
l
'
elezione
del
nuovo
Papa
,
il
cardinale
Pecci
.
-
Eletto
-
disse
.
-
Chi
hanno
eletto
?
-
Coso
-
rispose
;
e
non
pronunziò
il
nome
che
alla
seconda
domanda
.
Era
in
parte
affettazione
,
come
si
dice
che
usasse
fra
certi
nobili
francesi
del
secondo
Impero
;
ma
era
più
che
altro
una
grande
pigrizia
,
venuta
a
poco
a
poco
a
tal
segno
,
che
gli
dava
molestia
anche
il
parlare
degli
altri
.
Quando
sentiva
un
amico
esprimere
,
discutendo
,
il
proprio
pensiero
con
un
periodo
filato
e
lunghetto
,
lo
guardava
con
l
'
aria
di
deriderlo
per
quella
fatica
inutile
ch
'
egli
faceva
,
come
avrebbe
guardato
uno
che
si
stroncasse
a
sollevare
un
baule
per
la
curiosità
di
saper
quanto
pesa
.
Quando
il
racconto
di
qualcuno
si
prolungava
oltre
un
minuto
,
non
faceva
complimenti
:
chiudeva
gli
occhi
e
fingeva
di
dormire
.
Dal
tempo
che
andava
a
scuola
,
dove
a
nessun
professore
era
mai
riuscito
di
cavargli
più
di
quindici
righe
su
qualunque
soggetto
di
componimento
,
egli
era
venuto
restringendo
sempre
più
il
suo
linguaggio
,
nel
quale
ai
vocaboli
si
sostituivano
i
gesti
,
e
alla
pronunzia
scolpita
un
barbugliamento
d
'
addormentato
.
Egli
aveva
un
gesto
per
dire
:
-
Non
ti
fidar
del
tale
:
è
un
briccone
;
-
un
gesto
per
annunziare
che
una
commedia
aveva
fatto
fiasco
,
che
un
certo
affare
non
premeva
,
che
d
'
un
altro
affare
non
si
voleva
impicciare
;
e
tutte
le
gradazioni
dello
stupore
,
della
maraviglia
,
del
dispiacere
esprimeva
con
una
sola
esclamazione
,
diversamente
intonata
:
-
Oh
diavolo
!
-
E
s
'
aveva
un
bel
burlarlo
di
questa
sua
stranezza
:
egli
scrollava
le
spalle
e
rispondeva
:
-
Chiacchieroni
!
-
Una
volta
sola
,
ch
'
io
mi
ricordi
,
egli
fece
il
miracolo
di
esprimere
senza
reticenze
,
benchè
in
forma
laconica
,
un
suo
pensiero
filosofico
,
per
dar
ragione
della
sua
maniera
di
parlare
.
Udendo
ripetere
una
sentenza
del
Michelet
:
-
Nous
mangeons
immensément
trop
;
-
da
che
derivano
alla
società
,
secondo
lo
scrittore
francese
,
infiniti
mali
,
egli
disse
che
a
quella
si
doveva
sostituire
un
'
altra
sentenza
:
-
Noi
parliamo
troppo
-
poichè
di
quasi
tutti
i
nostri
guai
la
vera
cagione
era
questa
.
Ma
non
si
può
credere
fino
a
che
punto
arrivasse
nel
far
economia
di
sillabe
:
fino
a
non
farsi
capire
dal
fiaccheraio
,
al
quale
,
invece
di
:
-
Alla
Stazione
di
Porta
Nuova
-
diceva
:
-
Alla
Nuova
-
;
fino
a
non
pronunziar
mai
che
una
delle
due
parole
di
cui
si
componesse
il
titolo
del
giornale
,
ch
'
egli
chiedeva
al
rivenditore
;
fino
a
bandire
dal
suo
vocabolario
tutti
i
superlativi
e
gli
avverbi
lunghi
;
tanto
che
a
sentirgli
dire
un
giorno
:
irremissibilmente
e
un
'
altra
volta
:
mortificatissimo
,
lo
guardammo
tutti
stupiti
.
Da
ultimo
,
poi
,
avendo
inteso
da
un
amico
toscano
un
verbo
non
prima
conosciuto
:
cosare
,
se
n
'
era
impadronito
con
la
gioia
d
'
un
matematico
che
scopre
una
nuova
formola
algebrica
,
e
con
quello
s
'
alleggeriva
anche
più
la
fatica
ingrata
del
parlare
.
Non
diceva
più
al
cameriere
della
trattoria
che
levasse
l
'
olio
dal
fiasco
;
ma
:
-
Cosami
quel
fiasco
-
,
e
così
,
cosare
un
plico
,
per
mettervi
il
suggello
,
e
a
un
amico
,
indicandogli
un
uscio
fresco
di
vernice
:
-
Bada
,
che
ti
cosi
l
'
abito
.
-
Se
avesse
trovato
nella
lingua
altre
dieci
parole
come
cosa
e
cosare
,
non
gli
sarebbe
occorso
altro
vocabolario
,
e
ne
avrebbe
avuto
d
'
avanzo
.
Poichè
pensiero
e
parola
nascono
nella
mente
gemelli
,
chi
si
disavvezza
dall
'
esprimere
il
proprio
pensiero
,
si
disavvezza
a
poco
a
poco
anche
dal
pensare
.
Questo
era
seguìto
a
lui
:
le
facoltà
di
pensare
e
di
parlare
gli
s
'
erano
arrugginite
ad
un
tempo
.
Egli
pensava
a
pensieri
indeterminati
,
monchi
e
sconnessi
come
il
suo
linguaggio
,
e
dall
'
inerzia
del
cervello
gli
era
venuta
una
grande
indifferenza
per
ogni
cosa
.
È
questo
l
'
ultimo
e
peggior
danno
nel
quale
incorrono
tutti
coloro
che
per
pigrizia
rifuggono
usualmente
dalla
fatica
di
tradurre
il
proprio
pensiero
in
parole
.
Negli
ultimi
suoi
anni
Coso
non
leggeva
nemmeno
più
i
giornali
:
si
contentava
di
raccoglier
le
notizie
politiche
al
caffè
o
per
la
strada
,
e
quando
gliele
davano
con
troppi
particolari
,
tagliava
la
parola
in
bocca
all
'
amico
,
dicendogli
:
-
Insomma
,
hanno
cosato
il
bilancio
-
oppure
:
-
alle
corte
,
avremo
un
ministero
Coso
-
,
e
aggiungeva
un
gesto
che
significava
:
-
Basta
,
basta
;
ho
capito
;
oh
che
fastidio
!
Coso
abbandonò
questa
valle
di
lacrime
e
di
parole
una
diecina
d
'
anni
fa
,
in
una
città
dell
'
Italia
meridionale
,
dove
era
andato
per
ragion
d
'
impiego
.
E
tal
morì
qual
visse
,
se
è
vero
quanto
si
riseppe
da
un
suo
nipote
,
che
l
'
assistette
negli
ultimi
giorni
:
un
capo
armonico
,
a
dir
la
verità
,
che
potrebbe
aver
inventato
una
fiaba
.
Io
la
ripeto
com
'
egli
la
disse
,
affermandoci
che
non
ci
metteva
nulla
di
suo
.
Presentendo
la
propria
fine
,
il
buon
Coso
,
che
aveva
avuto
sempre
religione
,
fece
chiamare
il
prete
.
A
un
certo
punto
il
nipote
,
che
stava
all
'
uscio
,
sentì
il
prete
dire
con
voce
grave
,
in
cui
la
pietà
velava
il
rimprovero
:
-
No
,
caro
signore
,
io
non
posso
acconsentire
a
una
domanda
fatta
in
codesto
modo
.
Il
malato
gli
aveva
espresso
il
suo
desiderio
con
la
sua
parola
solita
:
il
coso
.
Pensando
ch
'
egli
volesse
qualche
oggetto
,
un
ricordo
caro
di
famiglia
,
da
rivedere
l
'
ultima
volta
,
il
sacerdote
aveva
guardato
intorno
per
la
camera
.
Poi
,
da
un
atto
dell
'
infermo
avendo
compreso
,
s
'
era
risentito
.
Il
coso
era
il
Viatico
.
L
'
infermo
s
'
espresse
meglio
,
e
fu
contentato
.
Ma
per
poco
il
suo
malaugurato
vezzo
di
cosare
non
gli
costò
la
salute
dell
'
anima
.
Certo
quelli
che
si
lasciano
andare
fino
a
un
tal
segno
son
rari
.
Ma
quanti
non
sono
quelli
che
parlano
presso
a
poco
al
modo
di
Coso
;
che
,
per
infingardaggine
intellettuale
o
per
disprezzo
dell
'
arte
volgare
del
discorso
,
non
dànno
del
proprio
pensiero
che
briciole
e
sgoccioli
,
non
mettono
nella
conversazione
che
la
materia
bruta
del
loro
concetto
,
lasciando
agli
altri
la
cura
di
lavorarla
,
come
una
faccenda
indegna
di
loro
?
Il
mondo
n
'
è
pieno
.
Ma
se
l
'
uomo
si
può
definire
"
l
'
animale
parlante
"
,
codesti
non
sono
uomini
....
sono
cosi
.
TRA
LO
SCRIVERE
E
IL
PARLARE
C
'
È
DI
MEZZO
IL
MARE
.
Per
dimostrarti
che
a
parlar
bene
non
basta
studiar
la
lingua
,
ma
occorre
fare
uno
studio
e
un
esercizio
particolare
a
quel
fine
,
ti
racconto
un
aneddoto
.
Circa
trent
'
anni
fa
,
ebbi
una
sera
la
fortuna
di
desinare
con
una
brigata
di
milanesi
,
fra
i
quali
c
'
era
uno
scienziato
illustre
,
autore
d
'
un
libro
notissimo
di
scienza
popolare
,
che
è
una
delle
opere
più
eloquenti
e
meglio
scritte
della
letteratura
scientifica
d
'
Italia
.
Lo
scienziato
,
ch
'
era
un
uomo
d
'
indole
vivace
e
di
spirito
argutissimo
,
aveva
poche
sere
avanti
rallegrato
quella
stessa
compagnia
raccontando
in
dialetto
certi
episodi
comici
d
'
un
suo
recente
viaggio
nella
Scozia
;
e
il
suo
racconto
era
piaciuto
per
modo
,
che
anche
quella
sera
,
alle
frutte
,
tutti
i
commensali
vollero
che
lo
ripetesse
,
e
mi
dissero
parecchi
,
mentre
egli
si
disponeva
a
parlare
:
-
Sentirà
,
e
riderà
come
non
ha
mai
riso
.
-
L
'
illustre
uomo
incominciò
,
parlando
italiano
per
riguardo
al
nuovo
uditore
,
e
andò
un
pezzo
innanzi
nel
racconto
;
ma
l
'
uditorio
,
benchè
avesse
la
miglior
voglia
di
ridere
,
rimase
freddo
;
volevo
ridere
anch
'
io
,
ma
non
potevo
;
mi
sconcertava
il
disinganno
che
leggevo
sul
viso
degli
altri
;
i
quali
aspettavano
tutti
qualche
cosa
che
non
veniva
mai
,
e
parevano
stupiti
che
non
venisse
,
e
intenti
a
cercarne
dentro
di
sé
la
ragione
.
E
,
infatti
,
il
racconto
procedeva
male
;
lo
sforzo
che
faceva
il
parlatore
per
trovar
parole
e
frasi
comiche
,
che
poi
non
lo
appagavano
,
ratteneva
la
sua
vena
;
l
'
espressione
del
suo
viso
che
,
manifestando
quello
sforzo
,
discordava
dalla
comicità
del
discorso
,
ne
distruggeva
quasi
al
tutto
l
'
effetto
;
il
suo
gesto
stesso
riusciva
impacciato
come
il
suo
linguaggio
;
mancava
al
racconto
la
spontaneità
,
il
colorito
,
la
vita
.
A
un
certo
punto
egli
s
'
interruppe
,
facendo
un
atto
brusco
d
'
impazienza
,
ed
esclamò
ridendo
:
-
Oh
,
lasciatemi
un
po
'
parlare
il
mio
milanese
!
-
e
ripreso
in
milanese
il
discorso
,
tirò
via
col
vento
in
poppa
,
con
tutt
'
altro
viso
e
tutt
'
altro
accento
,
libero
,
arguto
,
amenissimo
,
accompagnato
fino
alla
fine
dall
'
ilarità
unanime
e
sonora
degli
ascoltatori
.
Mille
casi
consimili
vedrai
tu
pure
nella
vita
,
perché
migliaia
d
'
italiani
colti
,
e
che
scrivono
bene
,
si
ritrovano
,
parlando
italiano
,
nello
stesso
impaccio
nel
quale
si
trovò
lo
scienziato
milanese
.
E
la
ragione
dell
'
impaccio
sta
in
ciò
:
che
fra
il
parlare
e
lo
scrivere
passa
la
stessa
differenza
che
fra
il
correre
ed
il
camminare
.
Come
,
se
non
è
esercitata
alla
corsa
,
anche
una
persona
ben
formata
,
e
che
ha
nel
camminare
un
portamento
sciolto
e
elegante
,
corre
senza
leggerezza
e
senza
grazia
e
rimane
senza
fiato
dopo
un
breve
tratto
,
così
ogni
italiano
,
che
parli
per
uso
il
suo
dialetto
,
pur
conoscendo
la
lingua
benissimo
,
se
a
parlarla
non
s
'
è
esercitato
con
particolare
studio
,
se
non
ha
acquistato
con
quest
'
esercizio
la
prontezza
intellettuale
e
l
'
agilità
meccanica
necessaria
al
parlar
bene
,
che
è
come
un
comporre
all
'
improvviso
,
non
troverà
lì
per
lì
le
parole
proprie
,
snaturerà
il
proprio
pensiero
,
parlerà
stentato
e
slavato
,
traballando
e
inciampando
a
ogni
passo
.
Vedi
dunque
quanto
importa
che
,
prima
d
'
ogni
cosa
,
tu
t
'
eserciti
a
ben
parlare
;
e
dico
:
prima
d
'
ogni
cosa
,
perché
è
un
esercizio
che
puoi
cominciare
utilmente
anche
prima
di
metterti
a
studiare
il
materiale
della
lingua
nel
modo
che
vedremo
poi
.
E
ora
t
'
accenno
i
preliminari
della
ginnastica
;
dopo
i
quali
passeremo
agli
attrezzi
.
PER
IMPARARE
A
PARLAR
BENE
.
Il
parlar
malamente
,
in
chi
più
o
meno
conosce
la
lingua
,
deriva
in
gran
parte
dalla
consuetudine
di
non
pensar
mai
un
momento
,
prima
di
aprir
la
bocca
,
al
modo
di
dire
il
meglio
che
si
può
quello
che
si
vuol
dire
.
E
tu
avvèzzati
a
pensarci
.
Dirai
:
-
Non
s
'
ha
sempre
tempo
.
-
Basterà
che
ci
pensi
tutte
le
volte
che
ci
hai
tempo
,
e
non
tarderai
a
ricavarne
un
profitto
maggiore
di
quello
che
t
'
immagini
,
perché
ti
riuscirà
di
dir
meglio
che
per
il
passato
anche
molte
di
quelle
cose
che
sarai
costretto
a
dire
all
'
improvviso
.
Si
parla
male
generalmente
anche
per
effetto
della
consuetudine
,
che
si
prende
per
pigrizia
,
di
lasciar
quasi
sempre
a
mezzo
l
'
espressione
del
proprio
pensiero
quando
si
vede
che
l
'
ha
capito
a
volo
la
persona
a
cui
si
parla
.
Questa
consuetudine
pigra
ci
rende
faticoso
e
difficile
l
'
esprimer
bene
tutti
quegli
altri
pensieri
,
dei
quali
,
perché
sian
compresi
,
dobbiamo
dare
l
'
espressione
compiuta
.
Ebbene
,
e
tu
abìtuati
,
parlando
,
ad
esprimere
sempre
tutto
il
tuo
pensiero
,
anche
quando
non
sia
necessario
,
come
faresti
se
lo
dovessi
mettere
sulla
carta
.
Fa
'
qualche
volta
,
mentalmente
,
quest
'
altro
esercizio
,
dopo
che
hai
fatto
o
veduto
qualche
cosa
,
o
sentito
una
commozione
,
o
ricevuto
un
'
impressione
qualsiasi
;
domanda
a
te
stesso
:
-
Come
direi
se
dovessi
raccontare
questo
fatto
,
o
descrivere
questa
cosa
,
od
esprimere
questa
commozione
?
-
e
pròvati
a
farlo
,
supponendo
di
parlare
a
una
persona
colta
,
con
la
quale
tu
non
abbia
famigliarità
,
e
di
cui
ti
prema
la
stima
e
la
simpatia
.
Studia
in
special
modo
di
dir
bene
tutte
quelle
piccole
cose
che
occorre
dire
ogni
giorno
,
e
anche
più
volte
il
giorno
;
ti
riuscirà
facile
trovarle
e
fissartele
in
mente
,
poichè
sono
,
per
così
dire
,
i
luoghi
comuni
della
vita
quotidiana
e
del
linguaggio
di
ciascuno
;
e
quando
ti
sarai
avvezzato
a
dirle
facilmente
e
correttamente
,
riconoscerai
,
dal
vantaggio
acquistato
,
maggiore
della
tua
aspettazione
,
che
nel
dir
male
quelle
piccole
cose
,
benchè
non
sian
molte
e
sian
semplici
,
consiste
principalmente
il
parlar
male
di
quasi
tutti
.
Bada
anche
a
questo
.
Una
delle
nostre
miserie
,
parlando
,
è
l
'
incertezza
che
ci
arresta
nel
designare
certi
oggetti
,
atti
,
fatti
,
sentimenti
,
per
i
quali
sono
usati
comunemente
due
o
tre
vocaboli
di
senso
affine
,
ma
di
cui
è
proprio
uno
solo
;
poichè
,
nell
'
atto
che
c
'
indugiamo
a
scegliere
,
perdiamo
il
concetto
della
frase
o
del
periodo
,
che
poi
ci
riescono
alla
peggio
.
Se
nel
dir
la
cosa
più
semplice
,
come
,
per
esempio
,
che
siamo
andati
a
cercare
un
tale
a
casa
,
che
abbiamo
salito
quattro
branche
di
scale
,
e
dopo
aver
picchiato
all
'
uscio
,
sentito
abbaiare
un
cagnolino
,
e
una
voce
domandar
:
-
chi
è
?
-
mentre
scorreva
il
paletto
-
se
dubitiamo
un
momento
fra
branche
e
rami
,
fra
picchiato
e
battuto
,
fra
uscio
e
porta
,
sentito
e
udito
,
abbaiare
e
latrare
,
domandare
e
chiedere
,
paletto
e
chiavistello
,
è
facile
che
facciamo
un
brutto
garbuglio
d
'
un
periodo
che
dovrebbe
correr
liscio
como
l
'
olio
.
Fìssati
dunque
in
mente
le
parole
proprie
che
in
tutti
quei
casi
dubbi
,
frequentissimi
,
sono
da
usarsi
,
in
modo
che
sian
sempre
le
prime
a
venirti
sulle
labbra
,
e
avrai
fatto
con
questo
un
gran
passo
innanzi
sulla
via
del
parlar
facile
e
corretto
ad
un
tempo
.
Un
altro
consiglio
.
Ti
accadrà
spesso
di
sentir
strapazzare
la
lingua
italiana
,
e
di
ridere
dentro
di
te
delle
parole
sbagliate
,
delle
frasi
barbare
e
dei
costrutti
sgrammaticati
del
cattivo
parlatore
.
È
bene
che
in
questi
casi
tu
t
'
eserciti
alla
critica
;
ma
se
vuoi
che
ti
giovi
,
non
dev
'
essere
puramente
negativa
:
non
basta
che
tu
noti
gli
errori
,
bisogna
che
tu
cerchi
e
fissi
nel
tuo
pensiero
le
parole
,
le
frasi
,
i
costrutti
corretti
corrispondenti
a
quelli
erronei
,
che
hai
osservati
;
perché
,
bada
bene
,
noi
burliamo
assai
spesso
gli
altri
di
errori
che
sfuggono
usualmente
a
noi
pure
,
e
la
prima
cagione
del
nostro
persistere
nel
parlar
male
è
appunto
la
consuetudine
del
criticare
senza
correggere
;
per
la
qual
cosa
non
ricaviamo
nessun
frutto
degli
errori
altrui
,
che
dovrebbero
farci
aprir
gli
occhi
sui
nostri
.
Ancora
un
'
avvertenza
.
Il
parlar
bene
richiede
un
esercizio
vivo
e
rapido
delle
facoltà
intellettuali
.
Vedi
che
l
'
uomo
acceso
da
una
passione
,
appunto
perché
ha
le
facoltà
eccitate
,
parla
quasi
sempre
meglio
che
ad
animo
riposato
e
a
mente
tranquilla
.
Conviene
perciò
,
quando
hai
qualche
cosa
da
dire
che
ti
prema
di
dir
bene
,
quando
hai
da
fare
un
racconto
,
per
esempio
,
o
una
descrizione
o
un
ragionamento
anche
breve
,
che
tu
ti
ci
metta
di
buona
voglia
e
con
vivo
impegno
.
Come
per
fare
uno
sforzo
fisico
dài
prima
quasi
una
scossa
alla
volontà
e
tendi
i
muscoli
e
i
nervi
,
così
,
nell
'
atto
di
parlare
,
tu
devi
cacciar
l
'
indolenza
e
dar
alla
mente
un
abbrivo
risoluto
.
Ma
non
ti
mettere
alla
corsa
;
va
'
adagio
per
ora
;
avvèzzati
a
parlare
pensando
,
a
frenarti
.
A
correre
senza
inciampare
imparerai
a
poco
a
poco
;
devi
prima
esercitarti
a
camminar
bene
.
E
bada
sempre
,
nel
parlare
,
al
viso
di
chi
t
'
ascolta
,
che
è
un
critico
muto
utilissimo
,
perché
d
'
ogni
parola
stonata
,
d
'
ogni
oscurità
,
d
'
ogni
lungaggine
ci
vedi
il
riflesso
,
sia
pure
in
barlume
,
in
un
'
espressione
di
stupore
,
o
canzonatoria
,
o
interrogativa
,
o
annoiata
,
o
impaziente
;
anche
se
gli
ascoltatori
sian
gente
che
,
facendo
lo
stesso
discorso
,
cadrebbe
negli
stessi
errori
tuoi
,
o
assai
peggio
;
poichè
la
facoltà
critica
è
in
tutti
di
gran
lunga
più
acuta
e
più
attiva
quando
s
'
esercita
sugli
altri
che
quando
lavora
sul
suo
.
In
questo
studio
del
parlare
potrai
avvantaggiarti
molto
e
presto
se
in
casa
tua
c
'
è
la
buona
consuetudine
di
parlare
italiano
.
Se
non
c
'
è
,
tu
devi
fare
il
possibile
,
rispettosamente
,
per
farcela
entrare
.
Ma
....
Quello
che
dovrei
dirti
dopo
questo
ma
lo
troverai
nella
lettera
seguente
;
della
quale
ho
ritrovato
la
minuta
sotto
un
monte
di
vecchi
manoscritti
.
LA
LINGUA
ITALIANA
IN
FAMIGLIA
.
Cara
cugina
,
Ringrazio
te
,
tuo
marito
e
i
tuoi
figliuoli
grandi
e
piccoli
dell
'
allegra
giornata
che
mi
faceste
passare
in
casa
vostra
,
e
mantengo
la
promessa
,
che
ti
feci
nell
'
accomiatarmi
,
di
rispondere
per
iscritto
alle
tue
domande
:
-
Ho
fatto
bene
a
metter
l
'
uso
della
lingua
italiana
in
famiglia
?
Ti
pare
che
i
ragazzi
ne
facciano
profitto
?
Risponderei
di
sì
,
con
gran
piacere
,
alla
prima
domanda
,
se
non
avessi
un
gran
dubbio
sulla
risposta
da
dare
alla
seconda
.
Osservai
in
casa
tua
che
l
'
uso
dell
'
italiano
in
famiglia
non
giova
gran
fatto
,
che
,
anzi
,
riesce
quasi
più
dannoso
che
utile
,
se
non
è
accompagnato
dalla
cura
continua
di
parlar
bene
,
se
non
è
vigilato
,
illuminato
,
corretto
assiduamente
dal
padre
e
dalla
madre
,
se
non
si
riduce
,
in
somma
,
a
essere
uno
studio
costante
di
tutti
.
Osservai
nella
tua
famiglia
,
come
già
in
altre
,
che
i
ragazzi
si
sono
avvezzati
a
parlar
l
'
italiano
con
troppa
disinvoltura
.
Sono
belle
cose
nel
parlare
la
vivacità
,
la
scioltezza
,
la
sicurezza
di
sé
;
ma
solo
quando
non
derivino
dal
disprezzo
della
grammatica
e
dall
'
inconsapevolezza
dello
sproposito
.
Ora
,
lascia
che
te
lo
dica
,
i
tuoi
figliuoli
parlano
con
facilità
ammirabile
un
italiano
compassionevole
,
d
'
un
tessuto
tutto
piemontese
,
ricamato
d
'
ogni
specie
d
'
idiotismi
e
di
modi
di
conio
gallico
,
e
in
tutto
il
tempo
che
stetti
con
voi
non
gl
'
intesi
correggere
,
né
da
te
né
da
tuo
marito
,
neanche
una
volta
.
In
casa
vostra
,
per
quello
che
riguarda
la
lingua
,
regna
la
più
scapigliata
anarchia
.
Girando
per
le
stanze
,
feci
ai
tuoi
figliuoli
molte
domande
,
e
sentii
che
a
quasi
tutte
le
cose
dànno
il
nome
dialettale
o
francese
:
chiamano
tiretto
il
cassetto
,
robinetto
la
chiavetta
,
comò
il
cassettone
,
sopanta
il
palco
morto
.
A
tavola
,
in
quella
discussione
che
fecero
fra
di
loro
intorno
ai
propri
insegnanti
,
e
in
cui
parlarono
,
a
dire
il
vero
,
con
molto
brio
e
con
molta
arguzia
,
intesi
dire
dall
'
uno
:
-
mi
sono
sbagliato
,
-
dall
'
altro
:
-
niente
del
tutto
,
-
da
questo
:
-
gli
ho
fatto
un
bacio
,
da
quello
:
-
Mio
professore
di
aritmetica
,
-
da
più
d
'
uno
:
-
Che
s
'
immagini
!
-
e
:
-
Mai
più
!
-
per
:
nemmen
per
sogno
;
da
tutti
,
e
parecchie
volte
,
vizio
per
vezzo
o
consuetudine
(
pover
'
a
noi
,
se
anche
il
carezzarsi
la
barba
fosse
un
vizio
!
)
e
chiamare
(
Dio
di
misericordia
!
)
per
domandare
.
Parlai
di
mode
con
la
tua
Eleonora
,
e
trovai
che
ha
preso
da
te
tutta
quanta
la
terminologia
francese
che
tu
hai
presa
dalla
tua
sarta
,
e
discorrendo
con
Alberto
dei
suoi
prossimi
esami
raccolsi
dalla
sua
bocca
non
so
quante
parole
e
frasi
del
nefando
linguaggio
burocratico
che
tuo
marito
porta
a
casa
dall
'
ufficio
.
In
verità
,
s
'
io
avessi
ceduto
alla
tentazione
,
udendo
parlare
italiano
a
quel
modo
,
avrei
fatto
alla
tua
cara
prole
una
continua
distribuzione
di
biscottini
e
di
pacche
.
E
quello
che
faceva
più
forte
la
tentazione
era
il
vedere
che
straziavano
così
ferocemente
la
lingua
con
una
faccia
fresca
da
innamorare
,
senz
'
essere
arrestati
mai
dal
minimo
dubbio
,
senza
dar
mai
segno
di
sentire
le
proprie
stonature
,
tirando
via
con
una
speditezza
e
con
un
tono
,
che
uno
straniero
non
pratico
della
nostra
lingua
,
a
sentirli
,
li
avrebbe
presi
per
toscani
pretti
sputati
,
e
di
quelli
che
hanno
la
parola
più
pronta
e
sicura
.
Ah
no
,
cara
cugina
.
Codesta
non
è
una
scuola
di
conversazione
italiana
;
ma
una
baldoria
linguistica
,
dove
si
fa
del
vocabolario
e
della
grammatica
quello
che
in
certe
baldorie
bacchiche
si
fa
delle
stoviglie
e
del
Galateo
.
A
una
scuola
così
fatta
mi
par
quasi
preferibile
l
'
uso
del
dialetto
,
col
quale
i
tuoi
figliuoli
,
se
non
altro
,
non
contrarrebbero
abitudini
viziose
,
che
è
un
danno
grandissimo
,
poichè
i
barbarismi
,
gl
'
idiotismi
,
le
frasi
errate
che
il
ragazzo
s
'
avvezza
a
dire
in
famiglia
,
dove
si
parli
italiano
a
vanvera
,
gli
si
attaccano
alla
lingua
per
modo
che
gli
riesce
poi
difficile
liberarsene
anche
da
uomo
.
Dicono
che
Napoleone
primo
abbia
detto
per
tutta
la
vita
section
per
session
,
rentes
voyagères
per
rentes
viagères
,
point
fulminant
per
point
culminant
,
e
altri
spropositi
,
per
essersi
avvezzato
da
ragazzo
a
pronunziare
in
quel
modo
quelle
parole
,
che
in
casa
sua
si
pronunziavano
male
.
In
certe
famiglie
,
come
tutti
usano
certi
intercalari
e
hanno
un
certo
modo
di
gestire
,
così
dicono
tutti
gli
stessi
spropositi
.
Io
ho
osservato
che
i
figliuoli
dei
padri
mal
parlanti
quasi
tutti
parlano
male
,
anche
se
sono
più
colti
dei
padri
.
Conosco
un
tale
che
disse
per
vent
'
anni
scavezzare
per
scavizzolare
,
traccheggiare
per
inseguire
e
vita
libertina
per
vita
libera
:
un
giorno
lo
chiarii
dei
tre
errori
,
ed
egli
mi
confessò
che
erano
un
'
eredità
di
famiglia
,
che
in
casa
sua
,
dove
s
'
era
sostituita
la
lingua
al
dialetto
,
egli
aveva
sempre
inteso
usar
quelle
parole
in
quel
senso
:
alle
correzioni
che
gli
erano
state
fatte
da
ragazzo
,
fuor
di
casa
,
non
aveva
badato
;
poi
nessuno
non
aveva
più
osato
di
correggerlo
,
per
timore
che
se
ne
vergognasse
,
e
così
era
andato
innanzi
fino
ai
cinquanta
,
perdendo
prima
il
pelo
che
il
vizio
.
Dunque
,
segui
il
mio
consiglio
:
o
ripigliate
il
dialetto
in
casa
,
o
mettetevi
d
'
accordo
,
tu
e
tuo
marito
,
per
frenare
la
licenza
linguistica
dei
vostri
rampolli
,
costituite
fra
voi
una
commissione
di
vigilanza
e
di
censura
,
che
non
lasci
passare
nessuno
sproposito
,
che
ristabilisca
nella
vostra
famiglia
,
filologicamente
anarchica
,
l
'
impero
della
legge
.
I
ragazzi
,
sulle
prime
,
s
'
impazientiranno
,
tenteranno
di
ribellarsi
;
ma
finiranno
con
riconoscere
la
ragione
,
e
parleranno
forse
con
minor
facondia
,
che
non
sarà
una
gran
disgrazia
,
ma
con
maggior
correttezza
,
che
sarà
una
gran
fortuna
;
e
ve
ne
saranno
grati
più
tardi
.
Intanto
,
ti
prego
di
dar
loro
qualche
avvertimento
,
in
forma
canzonatoria
,
che
è
la
più
efficace
.
Di
'
a
Eleonora
che
se
mi
racconterà
qualche
altra
disgrazia
arrivata
a
qualche
sua
amica
di
scuola
,
vorrò
sapere
una
buona
volta
di
dove
le
disgrazie
partono
e
con
che
treno
arrivano
,
per
potermi
regolare
.
Di
'
a
Enrico
che
me
ne
impipo
per
me
ne
rido
e
buggerìo
per
baccano
non
sono
parole
pulite
,
e
che
il
dire
che
un
ragazzo
di
sette
anni
è
più
vecchio
d
'
uno
di
cinque
,
è
ridicolo
.
A
Luigina
,
che
mi
disse
tre
volte
:
-
Ho
fatto
una
malattia
-
di
'
che
mi
son
dimenticato
di
domandarle
se
non
aveva
di
meglio
da
fare
quando
le
è
venuta
quella
brutta
idea
.
Avverti
Mario
che
il
dir
che
un
ufficiale
ha
tre
medaglie
sullo
stomaco
,
invece
di
sul
petto
,
è
come
dire
che
le
medaglie
gli
sono
indigeste
.
Dirai
anche
nell
'
orecchio
a
tuo
marito
che
il
verbo
consumare
,
in
italiano
,
è
transitivo
,
e
che
quindi
la
candela
consuma
è
un
piemontesismo
,
ch
'
egli
non
deve
tramandare
ai
suoi
discendenti
.
E
anche
a
te
un
'
osservazione
nell
'
orecchio
:
brutto
come
tutto
è
brutto
di
molto
.
Spero
d
'
averti
persuasa
.
E
scusa
la
franchezza
del
critico
poichè
vien
dall
'
affetto
del
cugino
.
Il
tuo
*
*
*
A
CIASCUNO
IL
SUO
.
(
A
UNA
SCHIERA
DI
RAGAZZI
DI
DIVERSE
REGIONI
D
'
ITALIA
)
.
Avete
riso
dei
piemontesismi
,
non
è
vero
?
E
non
ci
ho
a
ridire
.
Ma
non
ne
ridete
troppo
forte
,
vi
prego
,
perché
quello
che
dissi
della
famiglia
piemontese
,
dove
si
parla
un
italiano
piemontizzato
,
si
può
dire
a
un
di
presso
di
migliaia
di
famiglie
d
'
altre
regioni
,
badando
soltanto
a
sostituire
a
quelli
che
citai
altri
dialettismi
e
idiotismi
;
dei
quali
ciascuna
serie
vi
farebbe
rider
pure
tutti
quanti
,
fuori
che
uno
.
Volete
che
ne
facciamo
la
prova
?
Desiderate
ch
'
io
vi
persuada
con
gli
esempi
?
E
io
vi
contento
,
nel
miglior
modo
che
m
'
è
possibile
,
così
alla
lesta
.
E
comincio
da
te
,
piccolo
milanese
.
Ce
n
'
è
così
anche
a
Milano
di
famiglie
per
bene
,
nelle
quali
i
ragazzi
credon
mica
di
parlar
male
dicendo
porsi
giù
per
"
mettersi
a
letto
"
e
menar
su
per
"
condurre
in
prigione
"
e
su
e
giù
a
ogni
proposito
;
e
qui
dietro
per
"
qui
attorno
"
e
andar
addietro
a
fare
per
"
continuare
a
fare
"
e
aver
una
cosa
addietro
per
"
averla
con
sé
"
e
si
può
no
,
e
morir
via
,
e
mangiarsi
fuori
e
smaniarsi
,
e
che
bello
!
e
che
caro
!
e
con
più
ne
vuoi
,
più
te
ne
metto
.
Ti
basterà
questo
piccolo
saggio
,
m
'
immagino
.
A
noi
,
piccolo
veneziano
.
A
te
pure
,
quando
che
parli
italiano
,
vien
fatto
di
ficcare
il
che
da
per
tutto
,
e
non
sei
buono
da
liberartene
,
e
dici
:
non
so
cosa
che
voglia
dire
,
non
so
cosa
che
ci
vorrebbe
;
e
ti
scappa
detto
lasciarsi
tirar
giù
per
"
lasciarsi
indurre
"
e
incapricciarsi
in
una
cosa
,
e
non
s
'
indubiti
,
e
l
'
aspetta
un
momento
;
e
ti
sfugge
ben
sovente
scampare
per
"
scappare
"
e
balcone
per
"
finestra
"
e
altana
per
"
terrazza
"
e
sgabello
per
"
comodino
"
.
E
che
dire
del
tuo
in
fatti
che
usi
così
spesso
nel
senso
di
"
in
somma
"
,
mettendo
nella
frase
una
contraddizione
di
termini
che
mi
fa
spalancare
la
bocca
?
-
Sarà
un
capolavoro
,
come
tutti
dicono
;
ma
in
fatti
non
mi
piace
.
-
Hai
ragione
di
burlarti
degli
idiotismi
altrui
;
ma
in
fatti
ne
dici
tu
pure
.
Sono
da
lei
,
caro
bolognese
.
Pensava
ch
'
io
la
potessi
dimenticare
?
Mo
'
ci
pare
!
Venga
qua
,
s
'
accomodi
bene
.
Godo
di
trovarla
in
buona
salute
.
E
il
padre
suo
di
lei
?
E
la
ragazzola
?
E
quel
bazzurlone
di
suo
cugino
,
come
sta
?
Fa
sempre
l
'
ammazzato
con
la
signorina
del
terzo
piano
?
Ella
riconosce
certamente
che
anche
ai
bolognesi
ne
scappano
di
carine
,
che
è
frequentissimo
fra
di
loro
il
si
per
il
ci
,
e
il
faressimo
e
il
diressimo
e
il
questa
cosa
che
qui
e
che
lì
;
e
che
non
è
rarissimo
il
sentir
da
loro
,
anche
da
gente
colta
,
ghignoso
per
"
antipatico
"
,
gnola
per
"
seccatura
"
,
benzolino
per
"
panchetto
"
,
zucca
per
"
fiasco
"
,
chiarle
per
"
ciarle
"
.
E
,
mi
perdoni
,
intesi
anche
dire
qualche
volta
"
ubbriaco
patocco
"
per
ubbriaco
"
fradicio
"
.
Questa
è
patocca
!
Ma
ne
ride
ella
pure
,
e
tutti
contenti
.
E
tu
,
bel
garzonetto
genovese
,
non
ti
dar
l
'
aria
d
'
impeccabile
,
se
dunque
sciorino
anche
a
te
una
bella
lista
di
dialettismi
comici
che
raccolsi
a
casa
tua
....
e
in
casa
mia
.
Se
dunque
per
"
se
no
"
è
uno
dei
più
preziosi
,
non
lo
puoi
negare
.
Non
me
ne
capisco
per
"
non
me
n
'
intendo
"
non
è
men
peregrino
.
Scorrere
per
"
rincorrere
o
inseguire
"
è
un
'
altra
bella
perla
.
E
uomo
di
sua
obbligazione
per
"
uomo
che
sa
il
fatto
suo
"
è
poco
bello
?
Certo
,
tu
non
dirai
mai
mugugnare
,
frusciare
,
frugattare
,
camallare
,
dar
recatto
alla
casa
,
in
luogo
di
"
brontolare
,
infastidire
,
frugacchiare
,
portar
sulle
spalle
,
mettere
in
ordine
"
,
come
da
non
pochi
concittadini
tuoi
intesi
dire
.
Ma
sii
sincero
:
non
t
'
è
mai
scappato
angoscia
per
"
nausea
"
e
angoscioso
per
"
molesto
"
e
inversare
per
"
rovesciare
"
?
Non
ti
scappa
proprio
mai
bugatta
per
"
puppattola
"
,
rango
per
"
zoppo
"
,
marsina
per
"
giubba
"
?
Pensaci
un
po
'
,
figgio
cäo
....
Cittadino
romano
,
ti
saluto
,
e
mi
fo
lecito
di
dirti
,
rispettosamente
,
che
spesso
sento
dire
dai
tuoi
concittadini
:
ce
sto
,
me
dài
,
ve
prometto
,
te
parlo
,
se
dice
,
e
io
so
'
contento
,
e
il
tale
non
vo
'
venire
,
e
troncare
gl
'
infiniti
:
anda
'
,
sta
'
,
di
'
,
e
dire
andiedi
e
stiedi
,
e
li
fiori
e
li
cavalli
,
e
le
mela
e
le
pera
,
e
subito
che
per
"
poichè
"
e
al
contrario
per
"
d
'
altra
parte
"
e
apposta
per
"
appunto
per
questo
"
o
imbottatore
e
tiratore
e
spogliatore
e
lavatore
per
"
imbuto
,
cassetto
,
armadio
,
acquaio
"
:
una
quantità
d
'
ore
e
d
'
altri
idiotismi
d
'
altre
desinenze
,
che
si
volessi
citartene
mezzi
no
me
basterebbe
du
'
ora
.
Lascio
stare
il
magnassimo
e
il
bevessimo
per
l
'
indicativo
,
che
a
te
non
c
'
è
caso
che
sfugga
;
ma
chi
sa
quante
volte
tu
pure
,
parlando
italiano
,
esclami
:
-
Guarda
sì
che
bellezza
!
-
o
dici
che
hai
rifame
o
che
un
Tizio
t
'
ha
fatto
una
vassallata
o
che
non
sai
se
quanto
una
certa
cosa
ti
convenga
.
A
ciascuno
il
suo
.
Non
ti
stranire
,
figliolo
.
Partenopeo
carissimo
!
Conosco
un
bravo
avvocato
napolitano
,
che
tiene
due
cari
figlioli
,
i
quali
,
parlando
italiano
con
me
,
chiamano
qualche
volta
,
senz
'
avvertirsene
,
gradinata
la
scala
,
coppola
il
berretto
,
cartiera
la
cartella
,
borro
la
brutta
copia
,
spiega
la
traduzione
;
che
dicono
cacciar
l
'
orologio
per
"
tirarlo
fuori
"
,
abbiamo
rimasto
per
abbiamo
"
lasciato
"
l
'
ombrello
a
casa
,
nostro
padre
è
andato
a
parlare
una
causa
a
Salerno
,
voglio
essere
spiegato
,
esser
levata
questa
difficoltà
,
essere
aperto
il
portone
,
e
non
mi
fido
per
"
non
mi
sento
"
e
vado
trovando
per
"
vado
cercando
"
e
nel
contempo
per
"
nello
stesso
tempo
"
.
Stesso
il
padre
,
dispiaciuto
di
quel
modo
di
parlare
,
li
avverte
sovente
che
dicon
troppi
napolitanismi
;
ma
non
serve
:
lo
voglion
bene
,
ma
non
dànno
retta
a
lui
più
che
a
me
,
e
tiran
via
.
Non
ho
detto
per
canzonare
a
te
,
bada
bene
;
ma
vedi
un
po
'
se
dei
modi
citati
non
ne
scappa
qualcuno
a
te
pure
.
Potrebb
'
essere
.
Se
te
ne
scappa
,
sei
prevenito
;
colpisci
l
'
occasione
per
correggerti
,
e
stammi
buono
.
O
piccolo
abruzzese
,
e
tu
,
non
ancor
baffuto
figliolo
della
Calabria
,
non
vi
fate
corrivi
se
vi
dico
che
sfuggono
allo
spesso
dei
provincialismi
a
voi
pure
;
e
il
senso
lor
m
'
è
duro
,
potrei
aggiungere
.
Come
v
'
ho
da
intendere
quando
mi
dite
scolla
,
andito
,
versatoio
,
coppino
,
ceroggeno
,
raschio
,
quartino
,
pizzo
del
tavolino
per
"
cravatta
,
ponte
,
acquaio
,
cucchiaione
,
candela
,
sputo
,
quartiere
,
canto
del
tavolino
"
?
e
lento
per
"
magro
"
e
sofistico
per
"
discolo
"
e
fanatico
per
"
vanesio
"
?
Quando
vi
sento
di
parlare
in
quella
maniera
,
sospetto
che
vogliate
scherzarmi
,
e
non
tanto
mi
piace
.
E
vada
quando
vi
scappa
detto
che
vi
siete
imprestato
(
per
"
fatto
imprestare
"
)
un
vocabolario
,
che
avete
donato
gli
esami
,
fatto
maturare
un
compagno
permaloso
,
liberato
un
pugno
a
un
insolente
,
o
che
in
mezzo
al
vostro
giardino
ci
vorrebbe
piantato
un
bell
'
albero
,
o
che
vi
par
mill
'
anni
di
giungere
il
ferio
di
Natale
:
si
sorride
,
e
null
'
altro
.
Ma
che
si
possa
scoprire
un
canuto
nella
barba
d
'
un
uomo
,
è
incredibile
,
e
mettersi
un
calzone
solo
non
è
decente
,
e
sparare
gli
uccelli
alla
caccia
è
feroce
,
e
dire
:
-
Mio
fratello
ha
picchiato
,
vado
ad
aprirlo
-
è
orrendo
.
Vi
raccomando
a
porre
attenzione
a
questi
errori
;
e
perdonatemi
la
franchezza
,
perché
,
se
ve
n
'
avreste
per
male
,
ne
fossi
troppo
dolente
.
Son
da
te
,
caro
siciliano
.
Molte
volte
,
nel
tuo
bel
paese
,
un
ospite
gentile
mi
disse
sull
'
uscio
:
-
Entrasse
,
signore
,
s
'
accomodasse
;
mi
facesse
il
piacere
....
-
Lo
dici
qualche
volta
tu
pure
,
non
è
vero
?
E
accoppii
non
di
rado
il
condizionale
col
condizionale
:
se
avrei
tempo
,
v
'
andrei
,
o
:
se
avessi
tempo
,
v
'
andassi
;
dico
giusto
?
E
per
voi
è
fare
un
complimento
anche
il
regalare
un
orologio
d
'
oro
,
e
dite
spesso
buono
per
"
bello
"
e
bello
per
"
buono
"
e
più
meglio
e
più
peggio
,
e
insegnarsi
la
lezione
per
"
impararla
"
e
mi
scanto
per
"
mi
perito
"
e
accudire
per
"
rivolgersi
"
e
qualche
volta
la
prima
del
mese
,
e
questa
,
senz
'
altro
,
per
"
questa
città
"
e
anche
casa
palazzata
per
"
palazzo
"
.
Chiamate
bevanda
il
caffè
e
latte
,
come
se
non
beveste
altro
nell
'
isola
,
o
zuppa
ogni
minestra
,
e
galantuomo
ogni
signore
;
e
così
fosse
,
che
sotto
un
bel
sopratutto
e
dentro
una
camicia
arricamata
non
si
nascondesse
mai
una
birba
!
Te
n
'
ho
da
metter
fora
dell
'
altre
?
No
?
Queste
bastano
?
E
dunque
,
come
dice
il
tuo
Meli
,
dunca
ascuta
a
lu
patri
,
e
teni
accura
a
sti
pochi
e
sinceri
avvirtimenti
.
E
anche
a
te
,
bruno
Sardignolo
,
poichè
ti
vedo
ridendo
dei
sicilianismi
,
dirò
amorevolmente
il
fatto
tuo
,
quantunque
del
tuo
bel
dialetto
latineggiante
io
sia
un
po
'
innamorato
:
a
te
che
qualche
volta
,
parlando
italiano
,
alzi
le
scale
invece
di
salirle
,
e
culli
il
tuo
fratellino
per
dormirlo
,
e
non
pigli
caffè
perché
non
ti
prova
,
e
chiami
cotti
i
fichi
d
'
India
maturi
,
e
occhi
cattivi
gli
occhi
malati
;
a
te
che
parti
al
villaggio
,
e
torni
da
campagna
,
e
vai
al
braccetto
con
gli
amici
,
e
a
chi
ti
domanda
l
'
ora
alle
dodici
e
dieci
rispondi
che
è
assai
ora
che
è
sonato
mezzogiorno
,
e
a
chi
ti
rivolge
domande
indiscrete
dici
che
non
entri
il
naso
negli
affari
tuoi
,
e
se
non
la
smette
subito
,
che
finisca
da
una
volta
d
'
importunarti
.
Per
farla
corta
,
non
t
'
ho
citato
che
una
dozzina
d
'
esempi
;
mi
dispiace
d
'
esser
troppo
pochi
;
ma
te
ne
potrei
pienare
più
pagine
.
A
si
biri
,
piseddu
.
-
Come
?
A
me
pure
?
-
Sì
,
signorino
,
a
lei
pure
,
e
spero
che
me
lo
permetta
,
poichè
sa
che
le
voglio
un
gran
bene
.
Per
insegnar
la
lingua
ai
tuoi
fratelli
d
'
Italia
,
che
ti
riconoscono
maestro
dalla
nascita
,
devi
guardarti
anche
tu
dai
dialettismi
,
non
con
altrettanta
,
ma
con
maggior
cura
degli
altri
;
non
devi
lasciarti
sfuggir
mai
,
neppure
una
volta
l
'
anno
(
e
ti
sfuggono
non
di
rado
)
voi
dicevi
,
voi
facevi
,
voi
andavi
,
e
dichino
e
venghino
,
e
leggano
per
leggono
,
temano
per
temono
,
e
lo
stai
e
il
vai
imperativi
,
e
il
dove
tu
vai
?
e
il
che
tu
vuoi
?
e
nemmeno
sortire
per
uscire
,
e
bastare
per
durare
,
e
tornar
di
casa
per
"
andar
a
stare
"
in
un
luogo
dove
non
s
'
è
mai
stati
.
E
sebbene
Dante
abbia
detto
"
lascia
dir
le
genti
"
è
meglio
che
tu
non
dica
genti
in
quel
senso
per
non
farmi
pensare
che
tu
parli
di
tutti
i
popoli
della
terra
;
e
che
suoi
per
"
loro
"
abbia
esempi
classici
,
non
toglie
che
sia
più
corretto
il
far
concordare
l
'
aggettivo
col
sostantivo
;
e
m
'
ammetterai
che
a
dire
ignorante
per
"
maleducato
"
si
corre
pericolo
di
calunniare
dei
sapientoni
;
e
una
"
minestra
diaccia
"
se
vuoi
esser
giusto
,
non
s
'
è
mai
portata
in
tavola
da
che
mondo
è
mondo
.
A
rivederci
,
bocca
fortunata
,
e
porta
un
bacio
alla
torre
di
Giotto
.
E
ora
che
giustizia
è
fatta
,
tiriamo
innanzi
.
*
FQ
*
IL
MALANNO
DELL
'
AFFETTAZIONE
.
Vi
son
due
modi
di
parlar
male
:
la
sciatteria
e
l
'
affettazione
.
Ma
questo
è
peggior
di
quello
,
perché
chi
parla
sciatto
è
soltanto
ridicolo
,
e
chi
parla
affettato
è
ridicolo
e
insopportabile
.
Non
occorre
ch
'
io
ti
dica
che
cos
'
è
l
'
affettazione
.
Te
lo
dicono
i
modi
proverbiali
che
la
deridono
:
-
Star
sul
quinci
e
sul
quindi
.
-
Parlare
in
punta
di
forchetta
.
-
Parlar
come
un
libro
stampato
.
-
È
un
misto
di
pedanteria
e
di
leziosaggine
.
È
la
consuetudine
di
scegliere
fra
i
modi
della
lingua
i
meno
comunemente
usati
,
credendo
che
il
parlar
bene
consista
nel
parlar
diversamente
dagli
altri
;
è
il
servirsi
di
vocaboli
e
di
frasi
poetiche
,
anche
nei
discorsi
famigliari
,
per
dir
le
cose
più
usuali
e
più
semplici
;
è
l
'
usar
locuzioni
e
costrutti
del
bello
stile
letterario
,
per
isfoggio
di
cultura
e
d
'
eleganza
,
in
luogo
d
'
altre
locuzioni
e
d
'
altri
costrutti
alla
mano
,
che
si
sdegnano
come
volgari
,
e
che
paiono
volgari
per
la
sola
ragione
che
tutti
li
sanno
.
Hai
visto
mai
dei
bellimbusti
che
fanno
il
bocchino
e
par
che
sorridano
continuamente
alla
propria
immagine
,
o
tengon
la
bocca
sempre
aperta
per
mostrare
i
denti
bianchi
;
che
pigliano
atteggiamenti
d
'
Apolli
,
gestiscono
coi
gomiti
stretti
al
busto
e
camminano
in
punta
di
piedi
,
dondolandosi
come
le
anitre
e
guardando
intorno
con
gli
occhi
socchiusi
o
dilatati
o
languenti
!
Sono
caricature
buffe
e
antipatiche
,
non
è
vero
?
E
lo
stesso
effetto
producono
quelli
che
parlano
affettato
.
Ci
dispiacciono
perché
,
parlando
diversamente
da
noi
,
hanno
l
'
aria
di
dirci
che
noi
parliamo
male
e
che
dovremmo
parlare
come
loro
;
non
ci
paiono
sinceri
perché
la
sincerità
parla
semplicemente
,
ed
essi
parlano
con
artificio
;
e
non
li
possiamo
prender
sul
serio
perché
,
lambiccando
a
quel
modo
il
proprio
linguaggio
,
mostrano
di
dar
più
importanza
alle
parole
che
alle
cose
e
di
parlar
soltanto
per
farci
sentire
che
parlan
bene
.
Senti
un
po
'
.
Se
uno
t
'
annunzia
la
morte
d
'
un
suo
amico
dicendoti
:
-
Ieri
,
dopo
una
malattia
lunga
e
dolorosa
,
morì
il
tal
dei
tali
,
mio
carissimo
amico
;
morì
fra
le
mie
braccia
;
le
sue
ultime
parole
furono
per
raccomandarmi
i
suoi
poveri
bambini
,
che
stavano
accanto
al
letto
piangendo
-
,
tu
sei
preso
da
un
sentimento
di
pietà
.
Ma
se
ti
dice
invece
:
-
Ieri
,
dopo
un
lungo
e
fiero
morbo
,
mancò
ai
vivi
il
tal
de
'
tali
,
amico
mio
dilettissimo
;
spirò
sul
mio
seno
,
e
i
suoi
supremi
accenti
furono
per
commettere
alle
mie
cure
i
suoi
sventurati
pargoletti
,
che
stavano
all
'
origliere
lacrimando
;
-
tu
,
invece
di
commoverti
,
non
credi
al
suo
dolore
,
e
gli
dài
del
buffone
.
L
'
affettazione
falsa
l
'
espressione
d
'
ogni
affetto
,
spunta
l
'
arguzia
,
toglie
forza
alla
ragione
,
vela
la
verità
,
distorna
la
confidenza
,
getta
il
ridicolo
su
ogni
cosa
,
rende
uggiose
e
moleste
,
e
qualche
volta
anche
odiose
,
facendole
apparire
sotto
un
falso
aspetto
,
persone
dotate
di
eccellenti
qualità
d
'
animo
.
Ed
è
un
difetto
terribile
,
che
guai
a
chi
s
'
attacca
,
perché
diventa
in
lui
come
una
seconda
natura
,
della
quale
egli
perde
la
coscienza
,
e
non
se
ne
libera
più
per
la
vita
.
Ed
è
un
difetto
disgraziatissimo
,
che
il
mondo
deride
e
flagella
anche
nelle
persone
più
rispettabili
,
senza
tregua
e
senza
pietà
,
fino
alla
morte
.
*
In
quest
'
affettazione
eccessiva
e
ridicola
non
c
'
è
pericolo
che
tu
cada
.
Ma
ti
devi
guardare
anche
dall
'
ombra
dell
'
affettazione
,
anche
da
quel
difetto
,
nel
quale
quasi
tutti
cadiamo
,
di
usare
,
parlando
,
una
quantità
di
parole
e
di
locuzioni
non
proprie
del
linguaggio
parlato
;
fra
le
quali
e
le
proprie
,
che
non
ignoriamo
,
e
che
usiamo
anche
spesso
,
ci
siamo
avvezzati
a
non
far
differenza
.
Di
tali
parole
e
locuzioni
non
ti
posso
fare
un
elenco
compiuto
,
che
sarebbe
troppo
lungo
;
ma
ti
do
qualche
esempio
in
un
dialogo
nel
quale
un
Tizio
mi
racconta
una
sua
avventura
,
ed
io
faccio
il
pedante
della
naturalezza
sui
fiori
della
sua
letteratura
.
FRA
UN
PARLATORE
RICERCATO
E
UNO
CHE
PARLA
ALLA
BUONA
.
TIZIO
.
-
Giunto
che
fui
al
bivio
,
stetti
un
momento
in
forse
se
dovessi
volgere
a
destra
o
a
sinistra
.
IL
PEDANTE
.
-
Mi
permetta
.
Io
direi
:
arrivato
che
fui
al
bivio
,
stetti
un
momento
in
dubbio
se
dovessi
voltare
....
T
.
-
....
Se
dovessi
voltare
a
destra
o
a
sinistra
.
M
'
arrestai
,
attendendo
che
passasse
qualcuno
,
per
chiedergli
l
'
indicazione
che
mi
faceva
d
'
uopo
....
P
.
-
Mi
faceva
d
'
uopo
!
E
se
dicesse
semplicemente
:
che
m
'
occorreva
?
E
invece
di
"
attendendo
"
:
aspettando
?
E
domandargli
invece
di
"
chiedergli
?
"
T
.
-
Ma
,
non
scorgendo
anima
nata
....
P
.
-
Non
vedendo
anima
viva
....
T
.
-
Piegai
a
destra
e
procedetti
fino
a
una
chiesetta
,
cinta
di
cipressi
,
della
quale
mi
sovvenne
che
m
'
aveva
parlato
mio
padre
,
quando
mi
narrò
la
sua
gita
al
castello
....
Trova
qualche
cosa
a
ridire
?
P
.
-
Cinque
cosette
.
Io
direi
presi
invece
di
"
piegai
"
,
andai
innanzi
invece
di
"
procedetti
"
,
circondata
invece
di
"
cinta
"
,
mi
ricordai
invece
di
"
mi
sovvenne
"
,
mi
raccontò
invece
di
mi
"
narrò
"
.
Vuol
seguitare
?
T
.
-
Quivi
scorsi
due
uomini
distesi
al
suolo
....
P
.
-
Quanto
amore
per
quello
scorgere
!
E
perché
non
lì
invece
di
"
quivi
?
"
E
stesi
per
terra
in
luogo
di
"
distesi
al
suolo
?
"
Il
suolo
!
T
.
-
....
che
sembravano
assopiti
....
P
.
-
....
parevano
addormentati
,
se
non
le
par
troppo
comune
.
T
.
-
Sostai
....
P
.
-
Si
soffermò
....
T
.
-
....
e
,
osservandoli
,
venni
in
sospetto
che
facessero
sembianza
,
ma
che
non
dormissero
davvero
.
Non
m
'
ero
male
apposto
....
P
.
-
Com
'
è
detto
bene
!
Sospettai
sarebbe
troppo
andante
;
"
far
sembianza
"
è
più
nobile
di
far
mostra
e
di
fingere
;
"
non
m
'
ero
male
apposto
"
non
è
un
modo
di
dozzina
come
non
m
'
ero
ingannato
.
T
.
-
Mi
dileggia
ella
forse
,
signore
?
P
.
-
"
Tolga
il
cielo
!
"
O
come
può
ella
"
accogliere
"
un
tal
pensiero
?
"
Proceda
"
.
T
.
-
Di
repente
,
infatti
,
quasi
per
accordo
,
si
destarono
entrambi
,
e
l
'
un
d
'
essi
....
P
.
-
Un
momento
.
Mi
lasci
ammirare
quel
"
di
repente
"
per
a
un
tratto
,
e
quell
'
"
entrambi
"
per
tutti
e
due
,
e
l
'
"
un
d
'
essi
"
per
uno
di
loro
.
Questo
si
chiama
"
favellare
"
!
Riprenda
.
T
.
-
(
Capisco
)
....
E
l
'
un
d
'
essi
,
con
accento
di
cortesia
,
che
mal
s
'
accordava
con
l
'
atteggiamento
del
suo
volto
,
mi
disse
:
-
Se
passa
di
qui
per
recarsi
al
castello
,
ha
errato
;
la
riporremo
noi
sul
retto
cammino
....
P
.
-
Mi
perdoni
.
Qui
,
benchè
ammiri
ancora
,
mi
parrebbe
più
naturale
il
dire
:
in
tono
cortese
,
e
non
corrispondeva
all
'
espressione
del
suo
viso
.
Quell
'
"
un
d
'
essi
"
,
poi
,
le
avrà
detto
andare
e
non
"
recarsi
"
,
la
rimetteremo
,
non
"
la
riporremo
"
,
sulla
buona
strada
,
non
"
sul
retto
cammino
....
"
T
.
-
(
Che
insopportabile
seccatore
!
)
Ciò
dicendo
,
sorsero
ambedue
da
terra
,
e
mossero
alla
mia
volta
....
P
.
-
Approvato
,
e
con
plauso
.
Io
avrei
detto
:
dicendo
questo
,
s
'
alzarono
tutt
'
e
due
,
e
vennero
verso
di
me
-
;
ma
riconosco
che
avrei
parlato
con
meno
squisita
eleganza
....
T
.
-
Insospettito
,
indietreggiai
.
Essi
accelerarono
il
passo
.
Avevano
in
animo
d
'
assalirmi
,
non
cadeva
dubbio
.
Si
figurerà
di
leggieri
il
mio
spavento
!
Volli
gridare
;
ma
mi
venne
meno
la
voce
.
Mi
volsi
in
fuga
;
ma
fu
indarno
:
mi
sentii
afferrare
da
tergo
;
mi
fu
forza
arrestarmi
....
P
.
-
L
'
arresto
anch
'
io
per
un
momento
,
per
farle
osservare
che
parla
troppo
bene
.
Avrebbe
potuto
dire
in
forma
più
modesta
:
-
Mi
feci
indietro
.
Quelli
affrettarono
il
passo
.
Volevano
assalirmi
;
non
c
'
era
dubbio
.
S
'
immaginerà
facilmente
il
mio
spavento
!
Volli
gridare
;
ma
mi
mancò
la
voce
.
Mi
diedi
alla
fuga
;
ma
fu
inutile
;
mi
sentii
afferrare
di
dietro
;
mi
dovetti
fermare
...
E
allora
?
T
.
-
Allora
gridai
:
-
Aiuto
!
-
Per
buona
ventura
,
transitava
là
presso
una
brigata
di
villici
,
che
i
malfattori
non
avevano
veduti
,
perché
eran
celati
dagli
alberi
....
P
.
-
Respiro
!
Ma
quel
"
transitava
"
per
passava
,
e
"
celati
"
per
nascosti
,
e
"
villici
"
per
contadini
....
T
.
-
Quelli
trassero
tosto
alle
mie
grida
....
P
.
-
Vuol
dire
che
accorsero
subito
....
T
.
-
I
malandrini
dileguarono
....
P
.
-
Come
nebbia
al
vento
.
T
.
-
Fui
salvo
.
Mi
palpai
.
Non
rinvenni
più
il
portamonete
nella
scarsella
.
Non
c
'
eran
che
poche
lire
;
non
porta
il
pregio
di
parlarne
.
Il
peggio
fu
la
paura
,
che
non
le
saprei
ritrarre
in
parole
.
P
.
-
Capisco
!
"
Ritrarre
in
parole
"
dev
'
essere
una
cosa
più
difficile
che
l
'
esprimere
semplicemente
.
Ma
ella
si
compiace
troppo
del
difficile
.
Perché
non
dire
alla
buona
che
non
si
ritrovò
più
il
portamonete
in
tasca
?
E
perché
dire
"
non
porta
il
pregio
"
invece
di
non
mette
conto
?
In
somma
,
se
l
'
è
cavata
con
la
paura
.
T
.
-
Se
non
mi
toccò
maggior
danno
,
debbo
saperne
grado
....
P
.
-
Basta
che
ne
sia
grato
....
T
.
-
A
quei
buoni
contadini
.
Ma
la
sera
mi
sopravvenne
la
febbre
.
P
.
-
Le
"
sopravvenne
"
?
T
.
-
Mi
prese
,
andiamo
;
mi
saltò
addosso
.
Questo
m
'
incolse
....
mi
seguì
per
aver
posto
in
non
cale
....
P
.
-
Se
dicesse
per
aver
trascurato
....
T
.
-
....
l
'
avvertimento
di
mio
padre
:
che
non
è
saggio
l
'
aggirarsi
in
quei
pressi
senza
compagnia
.
Me
ne
ricorderò
quind
'
innanzi
.
P
.
-
Suo
padre
le
avrà
detto
che
non
è
prudente
l
'
andare
in
giro
soli
in
quei
dintorni
.
E
farà
bene
a
ricordarsene
.
Ma
farà
anche
bene
d
'
ora
in
avanti
a
parlare
in
un
altro
modo
....
T
.
-
Ma
,
insomma
,
non
m
'
è
sfuggito
un
errore
!
P
.
-
No
;
ma
il
suo
discorso
è
stato
una
stonatura
da
capo
a
fondo
,
un
tessuto
di
parole
e
di
frasi
che
non
s
'
usano
mai
da
chi
parla
con
naturalezza
e
con
gusto
,
e
che
riescono
sgradevoli
quanto
gli
errori
,
e
rendono
il
suo
parlar
corretto
poco
meno
ridicolo
d
'
un
parlare
sgrammaticato
.
T
.
-
Troppo
gentile
!
La
ringrazio
.
P
.
-
"
Non
porta
il
pregio
.
"
Ma
non
ponga
"
in
non
cale
"
i
miei
consigli
.
"
Se
ne
rinverrà
"
contento
e
me
ne
"
saprà
grado
.
"
La
riverisco
e
"
mi
dileguo
.
"
T
.
-
(
Impertinente
!
)
Varie
altre
osservazioni
che
ti
dovrei
esporre
intorno
all
'
affettazione
nel
parlare
,
le
farai
tu
stesso
intrattenendoti
qualche
minuto
con
una
rispettabile
e
amabile
signora
,
che
ho
l
'
onore
di
presentarti
.
LA
SIGNORA
PIESOSPINTO
.
Le
avevan
messo
questo
soprannome
perché
il
bel
modo
letterario
a
ogni
piè
sospinto
era
uno
dei
fiori
più
frequenti
del
suo
linguaggio
abituale
,
tutto
fiorito
di
parole
e
di
frasi
eleganti
.
Era
vedova
e
sola
,
come
la
Roma
di
Dante
;
non
più
giovane
,
d
'
ottimo
cuore
,
stimata
da
tutti
;
ma
aveva
un
difetto
terribile
,
per
il
quale
s
'
eran
ridotti
pochissimi
i
frequentatori
del
suo
salottino
,
un
tempo
assai
numerosi
:
il
difetto
di
parlare
poeticamente
.
Cosa
tanto
più
strana
in
quanto
la
buona
signora
non
la
pretendeva
punto
a
letterata
,
quantunque
di
letteratura
e
d
'
arte
discorresse
quasi
sempre
;
era
anzi
in
tali
discorsi
molto
guardinga
e
modesta
.
Quel
linguaggio
,
che
a
noi
riusciva
affettato
,
per
lei
era
naturalissimo
,
ed
era
in
fatti
in
perfetto
accordo
con
tutte
le
altre
manifestazioni
del
suo
essere
.
La
sua
voce
,
il
suo
accento
,
il
suo
modo
d
'
atteggiarsi
e
di
camminare
,
la
sua
bizzarra
pettinatura
,
tutta
cernecchi
e
riccioli
artefatti
,
che
le
tremolavano
intorno
al
capo
come
bùbboli
,
e
il
suo
abbigliamento
tutto
gale
e
fronzoli
di
gusto
dubbio
:
ogni
cosa
rassomigliava
al
suo
vocabolario
e
alla
sua
fraseologia
prescelta
,
che
pareva
fatta
di
rottami
di
versi
.
Parlava
in
maniera
da
far
credere
che
ogni
parola
d
'
uso
comune
fosse
per
lei
una
parola
triviale
,
che
ogni
frase
famigliare
le
ripugnasse
come
una
frase
indecorosa
.
Per
esempio
:
allegrezza
,
gioia
,
desiderio
,
ricordo
,
avvenimento
,
momento
,
erano
modi
sbanditi
dal
suo
dizionario
;
diceva
:
letizia
,
giubilo
,
vaghezza
,
rimembranza
,
evento
,
istante
.
All
'
amico
che
entrava
in
casa
sua
gettava
qualche
volta
addosso
una
manata
di
fiori
poetici
anche
prima
ch
'
egli
si
fosse
seduto
.
-
Ah
,
la
riveggo
alla
fine
!
Che
accadde
di
lei
?
Credevo
che
avesse
spiccato
il
volo
verso
altri
lidi
o
che
fosse
di
mal
ferma
salute
;
vissi
in
affanno
;
s
'
assida
,
ingrato
amico
,
e
si
scagioni
.
-
Anche
parlando
delle
cose
più
comuni
usava
questo
linguaggio
di
gala
.
Era
famosa
fra
i
suoi
conoscenti
la
frase
con
cui
aveva
annunziato
a
un
di
loro
una
piccola
disgrazia
toccata
a
una
sua
cagnetta
,
ricciuta
e
infronzolata
come
lei
;
la
quale
faceva
un
certo
mugolo
strano
,
che
certi
capi
ameni
dicevano
un
'
affettazione
.
-
Ah
,
signor
mio
!
-
aveva
detto
.
-
Tale
era
la
moltitudine
di
piccoli
insetti
che
infestavano
la
cute
di
questo
sventurato
animaletto
....
Ma
benchè
affettato
il
linguaggio
,
era
sempre
sincero
il
sentimento
ch
'
ella
esprimeva
.
Era
commossa
veramente
quando
raccontava
d
'
esser
stata
costretta
,
con
suo
gran
dolore
,
ad
espellere
una
vecchia
fante
,
dopo
molti
anni
che
l
'
aveva
in
casa
,
per
aver
risaputo
che
quella
la
vilipendeva
nel
vicinato
con
le
più
nefande
calunnie
.
Quale
atroce
disinganno
!
Chi
avrebbe
potuto
sospettare
che
con
quel
sembiante
tutto
dolcezza
ella
albergasse
nel
petto
un
animo
così
malvagio
!
Che
schianto
era
stato
per
lei
lo
scoprire
una
nemica
in
quella
donna
,
con
la
quale
essa
aveva
sempre
largheggiato
di
doni
e
di
favori
,
per
lei
che
aveva
tanto
bisogno
di
sentirsi
aleggiare
intorno
la
benevolenza
e
la
simpatia
!
Naturalmente
,
il
maggior
piacere
che
ci
attirasse
nel
suo
salotto
era
quello
d
'
ammiccarsi
l
'
un
con
l
'
altro
e
di
sorridere
di
nascosto
alle
più
belle
delle
sue
frasi
:
dico
le
più
belle
perché
il
suo
discorso
era
un
ordito
così
fitto
di
poeticherie
,
che
non
si
sarebbe
potuto
rilevarle
tutte
senza
farsi
scorgere
;
del
che
ci
saremmo
vergognati
.
Ma
essa
non
sospettava
.
Povera
signora
Piesospinto
!
Se
ci
avesse
sentiti
giù
per
le
scale
!
Il
suo
frasario
c
'
era
diventato
così
famigliare
che
,
fra
di
noi
,
andando
da
lei
ed
uscendo
,
non
parlavamo
quasi
più
altro
che
alla
sua
maniera
.
E
,
com
'
è
naturale
,
glie
n
'
erano
affibbiate
anche
parecchie
che
non
le
appartenevano
.
Ma
la
più
amena
di
tutte
,
qualcuno
sosteneva
che
l
'
avesse
detta
davvero
a
una
delle
sue
amiche
più
strette
,
ed
era
un
modo
comunissimo
,
che
dice
un
'
occorrenza
altrettanto
comune
,
nobilitato
da
lei
nella
nuova
forma
:
-
andare
della
persona
.
-
Ammirabile
era
la
costanza
con
cui
usava
certi
modi
illustri
invece
di
altri
volgari
,
i
quali
non
le
venivano
mai
alla
bocca
,
come
s
'
ella
non
li
avesse
mai
né
intesi
né
letti
,
da
tanto
che
le
si
era
connaturata
l
'
affettazione
.
Non
diceva
mai
sposare
,
per
esempio
,
ma
impalmare
;
mai
,
non
so
una
cosa
,
ma
la
ignoro
;
mai
mi
fa
pietà
,
ma
mi
move
a
pietà
;
mai
aversi
per
male
,
ma
recarsi
ad
onta
.
Gli
aggettivi
,
più
che
altro
,
erano
il
suo
forte
;
non
poteva
metter
fuori
un
sostantivo
senza
attaccargliene
uno
,
che
era
sempre
pescato
fra
i
più
signorili
della
lingua
.
-
È
un
pezzo
,
signora
,
che
non
è
stata
a
Napoli
?
-
Da
dieci
anni
non
ho
più
veduto
quella
nobilissima
città
.
-
Ha
letto
la
notizia
della
morte
del
tale
?
-
Si
,
ho
letto
la
malaugurosa
notizia
.
-
Le
ha
fatto
piacere
la
promozione
di
suo
cugino
?
-
Sì
,
ne
ho
avuto
un
piacere
ineffabile
.
Colta
un
inverno
da
grave
malore
,
e
condotta
in
forse
della
vita
,
giacque
a
letto
per
lo
spazio
d
'
oltre
due
mesi
,
e
chi
la
trasse
a
salvamento
,
prodigandole
ogni
più
amorevole
cura
,
fu
un
giovine
medico
amico
nostro
e
suo
,
che
della
sua
vezzosa
favella
prendeva
diletto
grandissimo
.
Con
lui
e
con
un
altro
frequentatore
del
salotto
,
non
sì
tosto
ella
fu
fuor
di
pericolo
,
mi
recai
a
visitarla
.
Poi
che
fummo
seduti
accanto
al
letto
,
la
buona
signora
chiamò
la
fante
,
e
le
disse
con
fievole
voce
:
-
Appressati
,
Carolina
;
dischiudi
lievemente
le
imposte
,
che
entri
un
po
'
di
chiarore
....
Poi
ci
ringraziò
,
espresse
la
sua
gratitudine
al
medico
,
ci
raccontò
la
storia
del
suo
malore
.
E
fu
una
tal
pioggia
di
fiori
poetici
da
far
pensare
che
durante
la
malattia
glie
ne
fosse
germinato
in
casa
un
nuovo
giardino
.
La
malattia
le
era
saltata
addosso
ad
un
tratto
,
a
guisa
d
'
un
colpo
di
folgore
.
Stava
per
uscire
di
casa
,
era
già
sul
limitare
dell
'
uscio
,
quando
una
subita
nube
le
aveva
come
offuscato
l
'
intelletto
,
e
s
'
era
impossessata
di
lei
una
così
grande
debolezza
,
che
appena
aveva
fatto
in
tempo
a
invocar
soccorso
,
e
le
erano
mancati
i
sensi
.
Il
portinaio
,
la
portinaia
,
la
fante
,
accorsi
tosto
,
vedendo
il
pallore
mortale
del
suo
volto
,
l
'
avevano
creduta
esanime
,
e
s
'
eran
sciolti
in
pianto
;
poi
l
'
avevan
portata
sul
suo
letticciuolo
,
ed
essa
era
rimasta
tre
giorni
così
,
quasi
inconsapevole
,
come
in
istato
di
sopore
,
agitato
da
torbidi
sogni
.
E
in
questo
modo
continuò
a
fiorettare
,
fin
che
ci
accomiatò
cortesemente
lei
stessa
,
dicendoci
d
'
uscire
a
più
spirabil
aere
,
ma
che
tornassimo
presto
a
riportarle
il
refrigerio
della
nostra
cara
amicizia
.
Scendendo
le
scale
,
il
medico
faceto
ci
disse
che
la
povera
signora
era
stata
veramente
gravissima
;
ma
che
anche
quando
si
trovava
in
pericolo
aveva
sempre
parlato
nel
modo
solito
.
Egli
si
ricordava
le
parole
testuali
.
-
Ah
,
signor
dottore
!
-
gli
aveva
detto
.
-
Non
mi
lusinghi
di
vane
speranze
:
io
sento
bene
che
questa
mia
spossatezza
è
foriera
di
prossima
fine
.
-
E
soggiunse
che
,
sentendola
parlare
a
quel
modo
,
aveva
riconosciuto
la
grande
verità
d
'
una
osservazione
fatta
da
Vittor
Hugo
,
a
proposito
d
'
un
condannato
a
morte
,
il
cui
discorso
gli
era
parso
mancante
di
naturalezza
:
che
tutto
si
cancella
davanti
alla
morte
,
eccetto
l
'
affettazione
:
che
la
bontà
svanisce
,
che
la
malvagità
scompare
,
che
l
'
uomo
benevolo
diventa
amaro
,
che
l
'
uomo
duro
diventa
dolce
;
ma
l
'
uomo
affettato
rimane
affettato
.
-
E
concluse
:
-
Basta
,
è
scampata
;
fra
un
mese
sarà
guarita
;
e
io
ne
sono
felicissimo
perché
,
con
tutti
i
suoi
fiori
poetici
,
è
una
gran
buona
signora
.
-
Ah
,
questo
è
fuor
di
dubbio
-
disse
il
comune
amico
-
di
gentili
sensi
dotata
....
-
E
di
non
inculto
intelletto
-
aggiunse
il
medico
.
-
E
di
non
illeggiadro
sembiante
....
-
Finiamola
;
non
sta
bene
scherzare
fin
che
non
s
'
è
rimessa
;
ricominceremo
quando
sulla
sua
guancia
"
torni
a
fiorir
la
rosa
"
.
E
si
ricominciò
,
come
Dio
volle
,
con
diletto
ineffabile
.
VERGOGNA
FUOR
DI
LUOGO
.
Non
basta
,
per
parlar
bene
,
sfuggire
l
'
affettazione
;
bisogna
pure
,
quando
occorre
,
non
aver
timore
di
parere
affettati
;
bisogna
vincere
un
sentimento
naturale
e
comunissimo
,
specie
fra
noi
italiani
dell
'
Italia
settentrionale
,
che
si
potrebbe
chiamare
la
"
vergogna
fuor
di
luogo
"
della
lingua
.
Noi
,
parlando
italiano
,
siamo
tutti
riluttanti
ad
usare
parole
e
frasi
che
non
appartengano
a
quello
scarso
materiale
linguistico
che
si
possiede
comunemente
nella
nostra
regione
,
e
la
nostra
riluttanza
deriva
dal
timore
di
parer
pedanti
e
ricercati
adoperando
modi
insoliti
;
i
quali
appunto
ci
paiono
strani
e
affettati
per
la
sola
ragione
che
non
siamo
assuefatti
a
dirli
e
a
sentirli
.
Per
ispiegarti
chiaramente
la
cosa
ti
riferisco
una
discussione
che
,
mutate
poche
parole
,
dovetti
sostenere
e
m
'
occorse
di
sentire
cento
volte
.
Mi
domanda
un
tale
se
non
c
'
è
in
italiano
una
parola
che
significhi
"
stringer
molto
la
persona
con
cintura
o
con
busto
o
con
altro
,
in
modo
che
essa
paia
meglio
disposta
,
ma
che
non
abbia
più
liberi
i
movimenti
.
"
-
Certo
che
c
'
è
.
Striminzire
.
Una
ragazza
striminzita
nel
busto
.
Dice
anche
il
Giusti
,
per
analogia
,
di
persone
striminzite
in
una
carrozza
troppo
piccola
.
-
Striminzire
!
Che
parola
strana
!
-
Strana
perché
?
Per
il
suono
?
Non
è
mica
più
strana
d
'
impazientire
e
d
'
indolenzire
,
che
tutti
dicono
.
-
Ma
questa
non
l
'
ho
mai
intesa
.
-
È
d
'
uso
comune
in
Toscana
,
è
in
tutti
i
dizionari
,
la
usano
molti
italiani
d
'
ogni
provincia
.
-
Eppure
,
che
so
io
?
Parlando
,
non
l
'
userei
.
-
Per
che
ragione
?
-
Non
so
....
Non
oserei
.
-
Ma
per
la
stessa
ragione
si
dovrebbe
interdire
l
'
uso
d
'
una
quantità
d
'
altre
parole
proprie
,
necessarie
,
italianissime
.
Per
esempio
,
userebbe
le
parole
rimpulizzire
,
spericolarsi
,
spiaccicare
,
stintignare
,
baluginare
,
che
in
certi
casi
significano
una
cosa
che
non
si
può
dire
per
l
'
appunto
con
un
altro
modo
?
-
Spiaccicare
!
Baluginare
!
Stintignare
!
(
dopo
aver
pensato
un
po
'
,
sorridendo
)
.
-
No
,
glielo
dico
sinceramente
,
non
oserei
.
Saranno
parole
italianissime
,
e
anche
usatissime
in
altre
parti
d
'
Italia
;
ma
fra
noi
paiono
strane
.
-
E
picchia
sullo
strano
!
Ma
strana
le
parrà
ogni
parola
che
non
abbia
mai
intesa
.
Quelle
parole
non
paiono
punto
strane
e
affettate
,
paiono
naturalissime
a
tutti
coloro
che
le
usano
dove
sono
generalmente
usate
.
La
cagione
dell
'
effetto
che
producono
in
lei
non
sta
in
esse
medesime
;
ma
nel
fatto
che
lei
non
è
usato
a
sentirle
.
Lei
stesso
adopera
ora
come
naturali
parole
e
frasi
che
,
anni
fa
,
la
prima
volta
che
le
intese
,
le
saranno
parse
cercate
col
lumicino
.
Il
tipo
dell
'
affettato
e
dell
'
inaffettato
,
in
materia
di
lingua
,
ha
detto
un
grande
maestro
,
non
è
altro
che
l
'
assuefazione
.
-
Avrà
ragione
.
E
non
di
meno
....
che
vuol
che
le
dica
?
Se
,
parlando
in
famiglia
o
fra
amici
,
mi
venissero
sulla
punta
della
lingua
le
parole
stintignare
,
striminzire
,
baluginare
,
me
le
terrei
in
bocca
,
perché
son
certo
che
tutti
quanti
,
udendole
da
me
,
rimarrebbero
come
stupiti
,
e
direbbero
fra
sé
,
e
fors
'
anche
forte
:
-
Cospetto
!
Tu
peschi
nel
vocabolario
;
tu
diventi
un
linguista
.
Che
lusso
!
-
Ma
se
tutti
ragionassero
così
,
la
lingua
italiana
,
fra
noi
,
rimarrebbe
sempre
allo
stesso
punto
;
nessuno
arricchirebbe
mai
il
suo
vocabolario
d
'
una
sola
parola
;
dai
dieci
anni
in
su
si
rimpasterebbero
sempre
lo
stesso
miserabile
frasario
elementare
.
Se
tutti
avessero
sempre
ceduto
a
codesto
sentimento
,
nell
'
Italia
settentrionale
,
in
Piemonte
,
per
esempio
,
si
parlerebbe
ancora
l
'
italiano
come
si
parlava
quarant
'
anni
fa
.
-
O
non
si
parla
ora
come
si
parlava
allora
?
-
Ah
no
,
per
fortuna
.
Sono
usati
ora
anche
fra
noi
,
parlando
italiano
,
sono
anzi
diventati
comunissimi
una
quantità
di
vocaboli
e
di
locuzioni
che
quand
'
ero
ragazzo
erano
affatto
sconosciuti
.
Quarant
'
anni
fa
non
le
sarebbe
mai
occorso
di
sentir
dire
da
un
piemontese
schiacciare
un
sonno
,
appisolarsi
,
fare
uno
spuntino
,
fare
ammodo
,
uomo
di
garbo
,
gente
per
bene
,
mi
frulla
per
il
capo
,
andare
in
visibilio
,
prendere
in
tasca
,
faticare
parecchio
,
e
via
discorrendo
.
Ora
io
sento
questi
modi
ogni
momento
da
giovani
,
da
signore
,
da
gente
che
non
pensa
neppur
per
ombra
a
parlare
scelto
,
e
non
c
'
è
caso
che
chi
li
ascolta
si
stupisca
e
sorrida
con
l
'
aria
di
dire
:
-
Che
lusso
!
-
Eppure
,
quando
furono
intesi
qui
le
prime
volte
,
tutti
quei
modi
debbono
esser
parsi
strani
come
paiono
a
lei
quelli
che
ho
citati
.
-
Le
ripeto
che
avrà
ragione
;
ma
....
(
tra
sé
,
scrollando
il
capo
)
Striminzire
!
Stintignare
!
Baluginare
!
Così
è
.
E
l
'
ha
detto
un
grande
scrittore
,
che
di
queste
cose
s
'
intendeva
:
-
La
locuzione
della
lingua
in
cui
si
scrive
,
la
locuzione
propria
,
unica
,
necessaria
,
può
far
ridere
,
esclamare
,
urlare
,
dov
'
essa
non
è
conosciuta
in
fatto
;
e
però
sono
impicci
da
cui
uno
non
può
uscir
solo
:
l
'
unico
mezzo
d
'
uscirne
è
d
'
uscirne
tutti
insieme
.
-
Il
che
vuol
dire
che
tutti
quanti
dobbiamo
adoperarci
a
mettere
in
commercio
,
parlando
,
quella
parte
di
lingua
che
manca
al
nostro
uso
regionale
,
e
che
ci
è
necessaria
,
anche
a
costo
di
far
ridere
,
esclamare
e
urlare
.
Incomincia
dunque
tu
a
far
la
tua
parte
.
Ricordo
certe
famiglie
d
'
impiegati
piemontesi
e
lombardi
,
stabilite
in
Firenze
capitale
,
nelle
quali
i
bambini
,
che
in
casa
parlavano
italiano
,
portavano
ogni
giorno
dalla
scuola
una
parola
o
una
frase
nuova
,
di
cui
il
padre
e
la
madre
ridevano
:
ne
ridevano
la
prima
volta
,
poi
ci
s
'
avvezzavano
,
e
poi
dicevano
quelle
parole
e
quelle
frasi
essi
medesimi
,
da
prima
come
per
celia
,
dopo
senz
'
avvedersene
;
e
così
il
bambino
arricchiva
il
dizionario
e
insegnava
a
parlare
alla
famiglia
.
E
così
devi
far
tu
nel
giro
delle
persone
fra
cui
vivi
,
usando
francamente
le
parole
insolite
,
come
se
ti
venissero
spontanee
,
vincendo
la
"
vergogna
fuor
di
luogo
"
che
è
la
cagione
principale
della
nostra
perpetua
miseria
in
materia
di
lingua
.
Miseria
che
conserviamo
di
conseguenza
anche
nello
scrivere
,
perché
tutto
quel
materiale
di
lingua
,
che
conosciamo
ma
non
usiamo
parlando
,
non
ci
verrà
mai
pronto
all
'
occorrenza
quando
scriviamo
,
lo
dovremo
sempre
andar
a
cercare
,
e
non
lo
cercheremo
per
pigrizia
,
o
lo
useremo
male
,
e
sarà
sempre
per
noi
come
quelle
stoviglie
di
casa
che
non
si
tiran
fuori
dall
'
armadio
che
per
i
pranzi
solenni
,
dove
gl
'
invitati
s
'
accorgono
alla
prima
che
non
siamo
assuefatti
ad
usarle
.
BELLA
MUSICA
SONATA
MALE
.
Impara
a
pronunziar
bene
.
Non
parla
bene
chi
pronunzia
male
.
E
noi
,
quasi
tutti
,
pronunziamo
l
'
italiano
scelleratamente
.
Una
bella
lingua
pronunziata
male
è
come
una
bella
musica
sciupata
da
un
cattivo
sonatore
.
Che
vale
che
la
nostra
sia
una
lingua
ammirabilmente
musicale
se
noi
in
mille
modi
ne
alteriamo
i
suoni
,
come
se
fosse
per
noi
una
lingua
straniera
?
Che
serve
che
tanti
grandi
poeti
,
nei
quali
erano
profondi
e
finissimi
il
senso
e
l
'
arte
dell
'
armonia
,
abbiano
faticato
a
comporre
tanti
versi
squisitamente
armoniosi
,
quando
noi
li
pronunziamo
in
maniera
che
se
ci
sentisse
chi
li
fece
ci
tratterebbe
di
cani
e
si
tapperebbe
gli
orecchi
?
Che
giova
che
la
lingua
italiana
abbia
tante
parole
dolci
,
forti
,
gravi
,
agili
,
graziose
,
che
suonano
come
note
di
canto
,
se
le
dolci
noi
inaspriamo
pronunziando
delle
s
che
sembrano
fischi
di
serpenti
,
se
fiacchiamo
le
forti
scempiando
le
consonanti
doppie
,
se
facciamo
ridere
con
le
gravi
raddoppiando
le
consonanti
semplici
,
se
aggraviamo
le
leggiere
e
deformiamo
le
graziose
strascicando
o
squarciando
o
strozzando
le
vocali
,
e
dando
all
'
u
un
suono
barbaro
che
trapassa
l
'
orecchio
come
lo
stridore
d
'
un
chiavistello
arrugginito
?
E
predichiamo
agli
stranieri
l
'
armonia
della
nostra
lingua
!
E
ci
vantiamo
d
'
aver
orecchio
musicale
!
C
'
è
da
riderne
,
e
da
averne
vergogna
.
*
-
Come
ho
da
fare
?
-
domanderai
.
-
Ho
da
toscaneggiare
?
-
Così
chiamano
,
per
canzonatura
,
il
pronunziar
corretto
tutti
coloro
che
pronunziano
barbaro
e
se
ne
trovan
contenti
,
come
se
non
si
potesse
pronunziar
l
'
italiano
correttamente
senza
rifare
il
verso
ai
Toscani
;
chè
non
è
altro
,
in
fatti
,
la
cattiva
imitazione
della
loro
pronunzia
che
fanno
certuni
fra
noi
.
No
,
non
c
'
è
bisogno
di
toscaneggiare
per
pronunziar
bene
,
che
consiste
nel
dare
a
ogni
lettera
il
suo
vero
suono
e
a
ogni
parola
il
suo
giusto
accento
,
come
sono
indicati
nelle
grammatiche
,
nei
vocabolari
e
in
trattatelli
speciali
.
Tu
non
hai
che
da
prendere
uno
di
questi
libri
,
e
con
la
scorta
delle
regole
e
delle
indicazioni
che
vi
troverai
,
badare
a
correggere
i
difetti
della
tua
pronunzia
dialettale
,
cominciando
dai
più
grossi
e
più
ridicoli
,
i
quali
son
quasi
tutti
comuni
agl
'
italiani
delle
regioni
subalpine
.
Avvèzzati
prima
d
'
ogni
cosa
a
pronunziare
l
'
a
larga
,
che
noi
tendiamo
a
restringere
;
poichè
c
'
è
chi
dice
:
tanto
gentile
e
tanto
onesta
pore
,
e
cantando
come
donna
innamorota
e
giunta
sul
pendìo
precipita
l
'
etó
;
Dei
del
cielo
!
E
a
dir
l
'
e
e
l
'
o
larghe
o
strette
nelle
parole
in
cui
hanno
l
'
uno
o
l
'
altro
suono
:
a
non
allargar
la
bocca
come
un
imbuto
per
dir
vérde
,
frésco
,
césto
,
Róma
,
dóno
,
enórme
,
e
le
desinenze
degli
avverbi
in
ente
,
che
sono
uno
degli
orrori
della
nostra
pronunzia
,
veramante
!
E
a
dare
il
suono
duro
o
molle
all
'
s
,
e
dolce
o
aspro
alla
z
dove
tale
dev
'
essere
;
non
come
si
suol
fare
da
noi
,
che
pronunziamo
ad
un
modo
rosa
fiore
e
rosa
participio
,
zaino
e
zampa
,
cosa
e
sposa
,
pranzo
e
pazzo
;
quando
non
si
dice
pranso
e
passo
,
come
da
molti
si
dice
.
Ma
abbiamo
altri
difetti
di
pronunzia
,
dei
quali
i
libri
non
ci
possono
correggere
,
come
quello
di
triplicare
spesso
le
consonanti
per
timore
di
non
far
sentire
abbastanza
le
doppie
,
come
usano
i
nostri
burattinai
quando
fanno
parlare
i
personaggi
terribili
:
ferrro
,
guerrra
,
sconquassso
,
trapassso
;
di
raddoppiare
l
'
r
in
nero
,
fiero
e
simili
,
per
rafforzarne
il
significato
;
di
non
far
sentire
l
'
sc
nelle
parole
come
scendere
e
scempio
,
che
pronunziamo
sendere
e
sempio
;
di
pronunziare
la
doppia
n
faucale
,
come
nel
dialettale
laña
,
luña
,
nelle
parole
donna
,
ginnastica
e
simili
;
di
raddoppiare
la
c
in
molte
parole
dov
'
è
semplice
,
come
bacio
,
cacio
,
mendacio
,
e
di
metter
la
g
in
molte
dove
non
entra
(
la
povera
Amaglia
non
sa
gniente
)
,
e
di
sopprimerla
in
altre
dove
dev
'
esser
pronunziata
(
sua
filia
li
tien
compania
)
.
Ma
perché
quell
'
atto
d
'
impazienza
?
...
*
Ho
capito
.
Ti
pare
ch
'
io
metta
alla
berlina
della
cattiva
pronunzia
la
nostra
cara
provincia
,
e
questo
ti
dispiace
.
Ma
non
temere
.
Nessuno
dei
tuoi
fratelli
italiani
ti
lancerà
la
prima
buccia
di
mela
,
perché
hanno
tutti
coscienza
d
'
esser
grandi
peccatori
.
Oltre
che
parecchi
dei
nostri
difetti
di
pronunzia
sono
comuni
a
varie
regioni
d
'
Italia
,
ciascuna
ne
ha
altri
suoi
propri
,
che
stanno
a
paro
coi
nostri
peggiori
.
Rassicùrati
.
Non
ti
canzonerà
il
milanese
che
allarga
l
'
e
senza
discreziune
e
converte
in
u
le
o
finali
,
e
pronunzia
l
'
u
alla
francese
cont
una
frequenza
lacrimevole
;
né
il
genovese
che
muta
in
ou
il
dittongo
au
,
dice
aritemetica
per
aritmetica
,
e
fa
strage
delle
z
;
né
il
tuo
fratelo
veneziano
che
di
tutti
i
cittadini
dell
'
aregno
d
'
Italia
è
il
più
indomabile
ribelle
alla
leie
della
doppia
consonante
.
E
il
bolognese
sostituisce
l
'
e
all
'
a
nella
finale
dell
'
infinito
dei
verbi
,
fa
rimar
Roma
con
gomma
,
toglie
la
z
alle
ragaze
,
fa
scomparir
le
vocali
quanto
pió
gli
è
possibile
;
e
il
romano
ti
dice
che
lo
interressano
le
notizie
della
guera
,
che
le
sue
crature
son
ghiotte
delle
brugne
e
ch
'
egli
ha
un
debbole
per
i
fonghi
;
e
il
napoletano
....
No
,
non
darà
la
baia
al
piemondese
il
napolitano
,
che
muta
il
t
in
d
dopo
l
'
n
,
che
pronunzia
inghiostro
e
angora
,
e
mobbile
e
doppo
;
e
neppure
l
'
abruzzese
che
distende
il
dittongo
uo
in
maniera
da
attribuire
a
ogni
buono
una
bontà
infinita
,
e
mette
fra
due
vocali
un
suono
gutturale
aspirato
:
non
ti
burlerà
neppur
per
idega
.
E
neanche
il
siciliano
sarrà
fra
i
tuoi
canzonatori
,
egli
che
cangia
in
ea
il
dittongo
ia
e
in
u
tante
o
e
che
dà
all
'
s
davanti
alle
consonanti
il
suono
dello
sh
inglese
,
e
ficca
cossí
spesso
l
'
i
fra
il
c
e
l
'
e
,
anche
chiamando
la
Concietta
del
suo
cuore
;
e
nemmeno
il
sardo
,
che
nel
raddoppiar
la
consonante
dove
è
semplice
,
e
scempiarla
dov
'
è
doppia
,
non
la
cede
a
nessuno
.
Intesi
appunto
ieri
note
due
proffessori
che
discuttevano
su
quest
'
argomento
.
*
Dunque
,
stùdiati
di
correggere
la
tua
pronunzia
.
Ma
pronunziar
le
parole
corrette
non
basta
.
Il
nostro
parlare
manca
generalmente
d
'
armonia
e
di
speditezza
perché
non
facciamo
abbastanza
troncamenti
e
elisioni
,
perché
diciamo
una
quantità
di
vocaboli
e
di
sillabe
superflue
,
che
allungan
le
frasi
e
rompono
l
'
onda
armonica
e
c
'
impacciano
la
lingua
.
Sono
,
ciascuna
per
sé
,
superfluità
minime
e
durezze
appena
sensibili
;
ma
che
quando
s
'
affollano
,
come
segue
spesso
,
in
un
breve
giro
di
parole
,
fanno
un
brutto
sentire
.
Se
,
per
esempio
,
in
un
periodo
,
dove
t
'
occorra
di
dire
:
gl
'
impeti
d
'
amore
,
l
'
ha
detto
senz
'
arrossire
,
m
'
ha
fatto
girar
la
testa
,
quell
'
ingrato
,
un
altr
'
anno
,
quella
gran
virtù
,
in
un
mar
di
guai
,
non
facevan
nulla
,
non
m
'
accorsi
in
tempo
,
per
la
qual
ragione
,
tu
non
tronchi
e
non
elidi
nulla
,
e
dici
invece
:
gli
impeti
di
amore
,
lo
ha
detto
senza
arrossire
,
mi
ha
fatto
girare
la
testa
,
quello
ingrato
,
un
altro
anno
,
quella
grande
virtù
,
in
un
mare
di
guai
,
non
facevano
nulla
,
per
la
quale
ragione
,
tu
senti
che
il
tuo
parlare
riesce
assai
meno
armonico
e
sciolto
che
nell
'
altra
forma
.
Ed
è
singolare
che
,
mentre
riusciamo
duri
nel
parlare
per
non
far
troncamenti
e
elisioni
dove
potrebbero
farsi
,
riusciamo
spesso
egualmente
duri
in
più
d
'
un
caso
,
in
cui
,
in
luogo
di
togliere
,
aggiungiamo
appunto
per
evitar
la
durezza
,
come
nel
dire
:
fanciulli
ed
adolescenti
,
scrissi
ad
Edvige
o
ad
Edgardo
,
selvatici
od
addomesticati
.
Bada
a
tutte
queste
piccole
cose
,
e
se
vuoi
avere
una
buona
norma
,
prendi
l
'
edizione
del
romanzo
I
promessi
sposi
,
dove
è
raffrontato
il
primo
testo
con
quello
corretto
nel
1840
.
Il
Manzoni
,
nel
troncare
e
nell
'
elidere
,
s
'
è
attenuto
rigorosamente
alla
norma
del
parlar
fiorentino
;
e
si
potrà
discutere
sulla
sua
idea
,
che
la
lingua
parlata
a
Firenze
debba
esser
la
lingua
di
tutti
;
ma
non
sul
fatto
che
l
'
uso
fiorentino
,
per
ciò
che
riguarda
l
'
armonia
del
discorso
,
si
possa
seguir
da
tutti
fedelmente
,
senza
timor
di
sbagliare
.
Bada
all
'
armonia
nelle
due
edizioni
comparate
del
romanzo
,
e
ci
troverai
un
insegnamento
utilissimo
a
scansar
nel
parlare
ogni
ridondanza
e
ogni
durezza
di
suoni
.
*
Un
'
altra
cosa
.
Ciascun
dialetto
è
parlato
con
certe
intonazioni
,
modulazioni
,
cadenze
,
strascicamenti
di
voce
e
raggruppamenti
di
suoni
,
che
noi
,
quasi
tutti
,
facciamo
sentire
anche
parlando
italiano
,
e
che
dànno
al
nostro
italiano
il
colorito
musicale
,
per
dir
così
,
del
dialetto
medesimo
.
Dirai
che
questa
musica
dialettale
essendo
naturale
in
noi
,
noi
non
la
sentiamo
,
e
quindi
non
possiamo
liberarcene
.
No
:
la
sentiamo
,
chi
più
chi
meno
,
perché
mettiamo
in
canzonatura
chi
la
esagera
.
La
sentiamo
in
ogni
modo
quando
udiamo
parlare
italiano
uno
della
nostra
regione
con
uno
d
'
un
'
altra
,
perché
,
anche
non
conoscendolo
di
persona
,
lo
riconosciamo
dei
nostri
.
Ebbene
,
quando
questo
t
'
accade
,
osserva
le
modulazioni
e
le
cadenze
a
cui
lo
riconosci
,
e
t
'
avvedrai
che
sono
proprie
a
te
pure
.
E
non
pensare
che
perché
tu
non
le
avverti
abitualmente
o
non
ti
riescono
sgradevoli
,
non
siano
sentite
dagli
italiani
delle
altre
regioni
,
o
non
riescano
sgradevoli
neppure
a
loro
.
Tanto
le
sentono
che
non
son
pochi
quelli
che
,
pure
non
comprendendo
il
nostro
dialetto
,
ci
rifanno
il
verso
per
modo
che
noi
stessi
ci
riconosciamo
nella
caricatura
;
la
quale
essi
non
farebbero
se
la
nostra
musica
dialettale
non
li
facesse
ridere
.
Ora
,
ogni
volta
che
ti
segua
un
caso
simile
,
sta
'
bene
attento
,
chè
ti
può
molto
giovare
.
Io
mi
corressi
di
certe
intonazioni
del
dialetto
udendo
un
attore
toscano
che
imitava
mirabilmente
il
modo
di
recitare
d
'
un
celebre
attore
piemontese
,
perché
sentii
la
prima
volta
in
quella
imitazione
quelle
intonazioni
,
come
un
'
eco
della
mia
voce
.
E
credi
che
non
riuscirai
a
pronunziar
bene
l
'
italiano
fin
che
non
ti
sarai
liberato
di
questa
specie
di
melopea
vernacola
,
perché
è
quella
che
ti
fa
forza
,
in
certo
modo
,
nella
pronunzia
viziosa
delle
parole
,
che
quasi
ti
costringe
,
senza
che
tu
te
n
'
avveda
,
a
pronunziare
ciascun
vocabolo
all
'
uso
dialettale
,
in
maniera
che
suoni
in
tono
con
essa
.
Fa
a
questo
caso
il
proverbio
francese
,
che
dice
:
è
la
musica
quella
che
fa
la
canzone
.
*
Un
mazzetto
di
consigli
,
per
finire
.
Avvèzzati
a
leggere
a
voce
alta
scolpendo
bene
le
parole
.
Quando
vai
al
teatro
,
sta
'
attento
alla
pronunzia
degli
attori
che
pronunzian
bene
,
e
paragonala
con
quella
di
quegli
altri
attori
,
dei
quali
riconosci
il
dialetto
nativo
.
Fa
'
attenzione
al
modo
di
pronunziare
di
tutti
quegli
italiani
,
dei
quali
non
ti
riesce
di
capire
in
che
parte
d
'
Italia
sian
nati
.
E
non
dar
retta
ai
pigri
che
ti
dicono
:
-
È
tempo
perso
;
a
nascondere
il
dialetto
nella
lingua
non
si
riesce
.
-
Non
è
vero
,
e
non
è
tanto
difficile
riuscirvi
.
Tutte
le
regioni
d
'
Italia
,
anche
quelle
dove
si
parla
un
dialetto
più
dissimile
dalla
lingua
,
dànno
oratori
forensi
e
politici
,
attori
drammatici
,
conferenzieri
,
professori
,
conversatori
,
che
pronunziano
l
'
italiano
perfettamente
,
o
quasi
;
nei
quali
non
si
sente
indizio
alcuno
dei
loro
propri
dialetti
.
Fa
'
il
proposito
di
riuscire
a
questo
tu
pure
,
ridendoti
di
chi
chiama
affettazione
il
pronunziar
l
'
italiano
da
italiani
,
e
induci
a
farlo
anche
le
signorine
di
casa
tua
;
poichè
io
m
'
immagino
che
tu
abbia
delle
sorelle
,
una
almeno
.
E
poichè
me
l
'
immagino
,
e
vedo
che
la
signorina
scrolla
il
capo
,
mi
rivolgo
a
lei
pure
.
Sì
,
signorina
,
lei
che
sentirà
molte
volte
nella
sua
vita
lodar
la
dolcezza
della
sua
voce
,
si
studi
anche
lei
di
pronunziar
meglio
;
ciò
che
riuscirà
facile
ai
suoi
muscoli
labiali
fini
ed
elastici
;
perché
a
che
serve
avere
la
voce
dolce
se
la
sciupa
una
pronunzia
ingrata
?
Se
viaggerà
fuori
d
'
Italia
vedrà
molte
volte
degli
stranieri
,
che
l
'
avranno
riconosciuta
italiana
,
porger
l
'
orecchio
per
raccoglier
dalla
sua
bocca
la
musica
decantata
della
sua
lingua
:
vorrà
che
rimangano
disingannati
?
E
faccia
anche
propaganda
di
buona
pronunzia
,
perché
la
può
fare
senza
suo
incomodo
.
Basterà
che
torca
leggermente
la
bocca
quando
sentirà
lodare
la
sua
bellessa
,
o
dir
che
è
graziosa
come
un
fiure
,
o
splendida
come
una
stela
,
o
seducende
come
una
dega
,
o
che
si
darebbe
la
vita
per
darle
un
baccio
.
E
non
risparmi
neppure
quei
toscaneggianti
che
,
credendo
di
pronunziar
toscano
,
non
fanno
di
quella
bella
pronunzia
che
una
caricatura
stucchevole
.
STRETTA
FINALE
.
Animo
,
dunque
.
Comincia
fin
d
'
oggi
ad
avvezzarti
a
parlar
bene
,
e
vedrai
come
sarai
presto
incoraggiato
a
proseguire
dai
vantaggi
che
ne
ricaverai
.
Primissimo
dei
quali
sarà
quello
di
pensar
meglio
,
perché
dal
parlar
chiaro
,
proprio
,
preciso
,
scolpito
,
dalla
consuetudine
di
esprimer
tutto
il
proprio
pensiero
nel
miglior
modo
che
ci
è
possibile
,
s
'
è
immancabilmente
condotti
a
"
spiegarci
con
noi
stessi
e
a
meglio
intenderci
noi
medesimi
"
,
a
formulare
con
maggior
chiarezza
e
maggior
precisione
il
pensiero
anche
nell
'
officina
silenziosa
della
nostra
mente
.
E
sarai
anche
incoraggiato
a
proseguire
dalla
sodisfazione
che
il
tuo
parlar
bene
produrrà
evidentemente
negli
altri
,
poichè
è
un
fatto
che
chi
parla
con
chiarezza
,
precisione
,
facilità
e
speditezza
,
facendoci
risparmiar
tempo
e
sforzo
d
'
attenzione
e
imprimendoci
nette
nella
mente
quelle
cose
che
ci
preme
di
ricordare
,
ci
procaccia
,
oltre
che
un
piacere
di
natura
artistica
,
un
vantaggio
,
di
cui
gli
siamo
grati
.
E
ti
sarà
incoraggiamento
e
compenso
quello
ch
'
io
molte
volte
osservai
ed
osservo
:
che
è
per
quasi
tutti
una
sodisfazione
d
'
amor
proprio
il
sentir
parlar
bene
l
'
italiano
da
un
concittadino
della
loro
stessa
regione
,
perché
vedono
in
lui
una
prova
che
essi
pure
,
volendo
,
ci
riuscirebbero
,
un
argomento
vivente
contro
l
'
opinione
di
quegli
italiani
d
'
altre
regioni
,
i
quali
li
dicono
e
li
stimano
inetti
(
la
cosa
è
frequente
e
reciproca
)
a
parlare
un
italiano
italiano
.
E
queste
sodisfazioni
avrai
per
tutta
la
vita
,
e
con
queste
molte
altre
,
in
mille
casi
,
a
mille
diversi
propositi
,
in
mille
forme
diverse
e
inaspettate
,
poichè
non
puoi
immaginare
quante
simpatie
,
quanti
atti
cortesi
,
quanti
consensi
,
quante
agevolezze
non
ci
derivan
da
altro
nel
mondo
che
dalla
scioltezza
,
dalla
grazia
,
dalla
convenienza
della
parola
.
Ma
per
parlare
bene
bisogna
possedere
il
materiale
della
lingua
,
e
in
che
maniera
questo
s
'
acquisti
vedrai
nella
seconda
parte
del
libro
.
Chiuderà
la
prima
un
bell
'
originale
,
che
non
è
forse
inutile
che
tu
conosca
.
L
'
AMÍO
ENRÍO
.
Aveva
passato
parecchi
anni
a
Firenze
;
ma
quello
che
per
ogni
altro
italiano
,
come
direbbe
l
'
Alfieri
,
boreale
,
desideroso
d
'
imparar
la
lingua
,
sarebbe
stata
una
buona
fortuna
,
per
lui
era
stata
una
disgrazia
,
perché
in
riva
all
'
Arno
aveva
perduto
la
naturalezza
del
parlare
,
e
raccattato
soltanto
le
scorie
idiomatiche
che
gli
stessi
toscani
colti
ributtano
.
Aveva
fatto
là
una
gran
retata
d
'
idiotismi
e
di
vezzi
di
lingua
mercatina
,
come
se
la
fiorentinità
non
consistesse
in
altro
,
e
preso
per
giunta
il
malanno
di
pronunziar
più
fiorentino
dei
fiorentini
,
esagerando
istrionicamente
tutte
le
inflessioni
di
voce
loro
proprie
,
e
aspirando
la
c
perfin
nelle
parole
dov
'
essi
non
l
'
aspirano
.
Per
questo
lo
chiamavamo
l
'
amío
Enrío
,
essendo
Enrico
il
suo
nome
di
battesimo
.
Non
diceva
più
un
tu
,
neanche
a
pagarglielo
.
-
Vieni
te
a
ber
la
birra
?
-
Se
'
stato
te
,
se
'
stato
!
-
Te
mi
vorresti
canzonare
!
-
Bandiva
il
dittongo
uo
da
ogni
parola
:
non
diceva
più
che
core
,
omo
,
bono
,
spalancando
la
bocca
come
per
inghiottire
un
ovo
sodo
.
E
gl
'
icché
t
'
ho
da
dire
e
i
questecchequí
e
i
l
'
aresti
a
avere
li
spacciava
a
canestrelli
.
Figurarsi
la
faccia
che
facevano
a
questa
roba
i
suoi
"
rozzi
"
amici
pedemontani
!
Ma
quello
che
rendeva
più
uggioso
il
suo
toscaneggiamento
era
l
'
inettitudine
dell
'
imitazione
,
poichè
spesso
,
anzi
ogni
momento
,
fra
due
parole
pronunziate
alla
fiorentina
ne
pronunziava
una
alla
piemontese
,
che
sonava
come
una
stecca
falsa
;
ciò
che
faceva
dire
con
ragione
agli
amici
che
in
ogni
suo
periodo
dietro
Stenterello
saltava
fuori
Gianduia
.
E
sarebbe
stato
un
amico
piacevole
,
perché
in
fondo
era
di
buona
indole
,
e
di
spirito
arguto
;
ma
riusciva
insopportabile
per
quella
sua
parlata
artifiziosa
e
bastarda
.
C
'
era
fra
gli
altri
,
nella
brigata
degli
amici
,
un
genovese
,
che
pativa
una
vera
tortura
a
sentirlo
.
-
Che
volete
?
-
ci
diceva
.
-
Quand
'
io
gli
sento
dire
aritmetica
per
aritemetica
,
Enna
per
Etena
,
austríao
per
austriaco
,
mi
vien
la
pelle
d
'
oca
.
-
E
allora
era
un
doppio
spasso
,
perché
si
rideva
insieme
del
critico
e
del
criticato
.
Un
altro
,
che
avesse
parlato
a
quel
modo
,
l
'
avremmo
corretto
a
furia
di
canzonature
e
di
risate
;
ma
a
questo
con
lui
nessuno
s
'
arrischiava
,
perché
era
un
buon
giovane
,
ma
ombroso
,
che
non
reggeva
la
celia
,
e
tirava
bene
di
scherma
.
I
tolleranti
se
ne
spassavano
senza
che
se
n
'
avvedesse
,
gli
altri
gonfiavano
in
silenzio
,
e
così
egli
non
aveva
mai
un
sospetto
di
far
ridere
le
gente
alle
proprie
spalle
,
e
toscaneggiava
a
tutto
pasto
,
altero
e
felisce
di
tener
lo
scettro
della
buona
lingua
e
della
bella
pronunzia
.
Ma
non
riusciva
a
ingannar
nessuno
,
neppur
la
prima
volta
che
lo
sentivano
,
e
nemmeno
persone
incolte
,
o
che
non
fossero
mai
state
in
Toscana
,
tanto
è
giusto
il
verso
Troppo
toscano
non
toscan
l
'
accusa
.
Anche
costoro
,
dopo
venti
parole
,
sentivano
la
caricatura
,
la
contraffazione
grossolana
,
e
sorridevano
,
incerti
,
come
domandando
a
sé
stessi
s
'
egli
parlasse
sul
serio
o
per
burla
,
e
aspettando
che
da
un
momento
all
'
altro
ripigliasse
il
parlar
naturale
.
Di
quando
in
quando
,
per
effetto
di
quel
suo
parlare
,
gli
seguivano
dei
casi
comici
.
Un
giorno
,
credendo
d
'
aver
lasciata
la
canna
(
com
'
egli
chiamava
alla
subalpina
la
mazza
)
in
un
caffè
,
vi
ritornò
mezz
'
ora
dopo
,
e
domandò
al
padrone
:
-
Ha
veduto
la
mi
'
anna
?
Quegli
,
pensando
che
domandasse
se
era
stata
a
cercarlo
nel
caffè
la
sua
signora
,
benchè
gli
paresse
un
po
'
troppo
famigliare
quel
modo
di
nominarla
,
gli
rispose
di
no
,
perché
signore
,
in
fatti
,
non
ce
n
'
era
state
.
E
allora
l
'
amío
,
rivolgendosi
al
cameriere
:
-
Guarda
un
po
'
sotto
il
biliardo
.
Immaginate
la
risata
.
Un
'
altra
volta
,
a
un
conoscente
che
gli
andò
a
chiedere
informazioni
intorno
a
un
nuovo
professore
destinato
al
Ginnasio
del
proprio
figliuolo
,
disse
fra
l
'
altro
:
-
È
d
'
umore
un
po
'
vivo
;
bocia
,
bocia
sempre
;
ma
in
fondo
è
un
omo
bono
.
-
E
quegli
,
scattando
:
-
La
grazia
di
quella
bontà
!
Da
un
professore
che
boccia
tutti
il
mio
ragazzo
non
ce
lo
mando
.
Ma
queste
piccole
contrarietà
non
lo
correggevano
.
Egli
seguitava
a
ingollar
le
c
e
a
profondere
i
te
sempre
più
allegramente
;
e
con
maggiore
esagerazione
e
a
voce
più
alta
toscaneggiava
nei
caffè
e
nei
teatri
,
dove
ci
occorreva
spesso
d
'
osservare
intorno
a
lui
quel
fatto
psichico
curiosissimo
,
che
si
potrebbe
chiamare
l
'
inversione
o
la
traslazione
della
vergogna
:
persone
sconosciute
che
,
udendolo
,
chinavano
il
capo
e
restavan
lì
impacciate
,
e
qualche
volta
arrossivano
,
come
se
quel
linguaggio
falsificato
e
ridicolo
uscisse
a
loro
malgrado
dalla
loro
bocca
,
nel
modo
che
escon
le
parole
dalla
bocca
dei
farneticanti
.
Ma
quel
mal
vezzo
finì
con
portargli
disgrazia
.
Fu
un
caso
curioso
.
Una
sera
,
nella
platea
d
'
un
teatro
,
mentre
egli
toscaneggiava
con
un
suo
amico
,
a
voce
alta
,
com
'
era
solito
,
fu
inteso
da
un
signore
toscano
,
che
discorreva
con
altri
,
lì
accanto
,
e
che
,
riconoscendo
apocrifa
quella
toscanità
ostentata
,
sospettò
che
parlasse
a
quel
modo
per
rifare
il
verso
a
lui
.
Risentito
,
gli
domandò
spiegazione
.
L
'
amío
rispose
con
buon
garbo
,
ma
rimangiando
due
o
tre
c
di
quelle
che
i
toscani
non
mangiano
;
ciò
che
ribadì
il
sospetto
nell
'
altro
,
che
gli
tirò
un
'
impertinenza
,
la
quale
ebbe
per
risposta
un
urtone
.
Alle
corte
,
si
barattarono
i
biglietti
di
visita
,
non
ci
fu
modo
di
raggiustarla
,
ne
seguì
un
duello
,
e
l
'
amío
Enrío
ebbe
una
leggiera
sdrucitura
al
braccio
destro
.
Andai
a
visitare
il
ferito
con
un
comune
amico
;
il
quale
,
prima
di
tirare
il
campanello
,
fece
un
'
osservazione
consolante
.
-
Tutto
il
male
non
vien
per
nuocere
-
disse
.
-
Quest
'
avventura
l
'
avrà
guarito
dalla
toscanite
.
-
E
lo
credevo
io
pure
.
Lo
trovammo
sulla
poltrona
,
col
braccio
al
collo
,
d
'
ottimo
umore
.
E
proprio
le
prime
parole
che
disse
,
rispondendo
al
mio
:
-
Com
'
è
andata
?
-
furon
queste
:
-
O
che
vo
'
tu
ch
'
i
'
ti
dia
?
-
È
incurabile
!
-
esclamò
l
'
amico
quando
uscimmo
.
-
E
glie
ne
toccherà
dell
'
altre
.
È
il
suo
destino
.
Egli
ha
da
morir
sul
terreno
,
e
di
ferro
etrusco
.
PER
IMPARARE
I
VOCABOLI
.
Bisogna
,
la
prima
cosa
,
acquistare
il
materiale
della
lingua
.
Parlando
a
te
,
italiano
,
intendo
dire
con
"
materiale
della
lingua
"
tutti
quei
vocaboli
e
quelle
locuzioni
che
mancano
generalmente
all
'
italiano
parlato
fuor
della
Toscana
.
Gli
uni
e
le
altre
si
possono
cercare
ad
un
tempo
;
ma
sarà
meglio
che
tu
incominci
coi
vocaboli
,
che
sono
i
più
necessari
,
e
che
per
qualche
tempo
non
t
'
occupi
d
'
altro
.
Ci
sono
,
prima
di
tutto
,
certe
consuetudini
del
pensiero
,
che
tu
devi
prendere
.
Delle
moltissime
parole
che
non
sappiamo
molte
le
abbiamo
lette
o
intese
dire
;
ma
non
ci
sono
rimaste
nella
memoria
perché
non
abbiamo
fermato
su
esse
,
neppure
un
momento
,
l
'
attenzione
.
Bisogna
dunque
,
ogni
volta
che
ci
cade
sott
'
occhio
o
ci
viene
all
'
orecchio
una
parola
non
compresa
nel
nostro
vocabolario
abituale
,
guardarla
in
faccia
come
si
guarda
una
persona
sconosciuta
che
ci
si
presenti
,
fare
un
atto
della
volontà
per
ritenerla
,
metterci
sopra
,
per
così
dire
,
il
suggello
del
nostro
pensiero
.
Se
,
leggendo
o
ascoltando
,
avessimo
fatto
questo
,
non
dico
sempre
,
ma
soltanto
una
volta
su
cinque
,
anche
senza
ricorrer
mai
alla
penna
,
avremmo
tutti
nella
memoria
molte
centinaia
di
vocaboli
di
più
di
quelli
che
possediamo
.
Poi
:
ogni
volta
che
discorrendo
ci
manca
una
parola
per
designare
una
data
cosa
,
prender
nota
nella
nostra
memoria
di
quella
mancanza
,
e
ripararvi
quanto
prima
ci
è
possibile
,
cercando
quella
parola
.
Ogni
volta
che
ci
càpita
alle
mani
o
ci
si
presenta
in
qualunque
modo
un
oggetto
usuale
od
insolito
,
domandare
a
noi
stessi
,
non
solo
se
lo
sapremmo
nominare
a
chi
non
lo
conoscesse
,
ma
se
glielo
sapremmo
descrivere
nominando
le
sue
varie
parti
,
e
,
non
sapendo
,
cercare
il
nome
delle
sue
varie
parti
,
per
metterci
in
grado
di
descriverlo
.
Ogni
volta
che
troviamo
in
un
libro
una
parola
nuova
,
della
quale
non
comprendiamo
il
significato
,
non
cercarla
immediatamente
nel
vocabolario
,
chè
,
trovata
così
subito
senza
fatica
,
non
ci
rimane
impressa
;
ma
pensarci
un
po
'
,
cercare
d
'
intenderla
da
noi
stessi
,
segnarla
nella
nostra
mente
con
un
punto
interrogativo
;
al
quale
essa
rimarrà
poi
attaccata
come
a
un
gancio
quando
sapremo
che
cosa
significa
,
perché
non
si
dimenticano
mai
le
parole
nuove
sulle
quali
s
'
è
esercitata
la
curiosità
,
e
di
cui
c
'
è
costato
qualche
sforzo
l
'
apprendere
il
senso
.
Ma
questo
non
basta
.
Tu
,
che
sei
sulla
via
degli
studi
,
devi
fare
questo
studio
in
forma
ordinata
e
metodica
.
Proponiti
,
da
principio
,
d
'
imparare
i
nomi
di
tutte
le
cose
che
t
'
occorre
ogni
giorno
di
vedere
,
toccare
,
adoperare
.
Prendi
uno
di
quei
Prontuari
dove
son
registrati
tutti
i
nomi
degli
oggetti
d
'
uso
domestico
,
con
la
descrizione
di
ciascun
oggetto
,
la
quale
comprende
i
nomi
d
'
ogni
sua
parte
.
Comincia
dalla
roba
che
porti
addosso
,
per
poi
passare
alle
cose
che
hai
sempre
tra
mano
,
ai
mobili
della
tua
camera
,
alla
mensa
,
allo
scrittoio
,
agli
arredi
e
utensili
di
tutta
la
casa
,
alle
varie
parti
della
casa
stessa
.
Va
'
innanzi
con
ordine
,
a
poco
a
poco
,
fissandoti
d
'
imparare
ogni
giorno
un
certo
numero
di
nomi
.
Non
ti
costerà
alcuno
sforzo
il
ritenerli
,
avendo
sempre
sott
'
occhio
le
cose
a
cui
si
riferiscono
,
e
a
ritenerli
t
'
aiuterà
il
dirli
spesso
a
voce
alta
,
con
pronunzia
netta
.
Passerai
poi
dalla
casa
al
cortile
,
al
giardino
,
a
tutti
gli
annessi
e
connessi
della
casa
,
e
poi
alle
varie
parti
della
città
e
ai
luoghi
e
ai
servizi
pubblici
,
e
alle
arti
e
ai
mestieri
più
comuni
.
E
non
considerar
neppure
come
uno
studio
quest
'
occupazione
;
fattene
uno
svago
dello
spirito
.
E
ogni
volta
che
te
ne
sentirai
un
po
'
svogliato
,
pensa
che
ciascuna
delle
parole
che
ti
si
stamperà
stabilmente
nella
memoria
ti
risparmierà
mille
volte
,
nel
corso
della
vita
,
un
'
incertezza
,
un
impaccio
,
una
piccola
vergogna
;
che
mille
volte
la
cognizione
di
una
data
parola
ti
toglierà
,
nel
parlare
e
nello
scrivere
,
un
intoppo
,
il
quale
romperebbe
il
corso
del
tuo
pensiero
e
la
foga
del
tuo
discorso
;
che
ogni
vocabolo
che
s
'
impara
,
anche
se
paia
superfluo
,
è
come
uno
di
quegli
utensili
da
nulla
,
dei
quali
non
s
'
ha
bisogno
quasi
mai
,
ma
che
una
o
due
volte
in
molt
'
anni
son
necessari
,
e
se
non
si
ritrovano
,
non
si
sa
che
pesci
pigliare
.
E
poi
vedrai
che
anche
questo
studio
,
che
ora
ti
par
materiale
,
ti
darà
sodisfazioni
che
non
t
'
aspetti
.
Quando
il
tuo
corredo
di
vocaboli
sarà
già
considerevole
,
t
'
accorgerai
che
ogni
nuova
parola
ti
rimarrà
impressa
assai
più
facilmente
che
per
il
passato
,
perché
in
quel
particolare
esercizio
ti
si
sarà
fortificata
e
fatta
tenace
la
memoria
mirabilmente
.
Riconoscerai
,
quando
potrai
nominare
molte
cose
e
particolari
di
cose
di
cui
prima
non
sapevi
il
nome
,
di
quanti
giri
di
parole
,
di
quante
definizioni
e
descrizioni
e
lungaggini
,
che
prima
non
potevi
scansare
,
potrai
far
di
meno
parlando
,
e
che
nuovo
sentimento
di
libertà
e
di
sicurezza
avrai
nel
parlare
,
non
essendo
più
impensierito
di
continuo
dal
timore
d
'
inciampare
nell
'
impedimento
d
'
una
cosa
comunissima
,
che
tu
debba
nominare
e
non
sappia
,
o
nella
necessità
di
fare
una
svoltata
col
discorso
per
non
averla
da
nominare
.
E
vedrai
quante
volte
,
dopo
che
ti
ci
sarai
avvezzato
per
proposito
,
ti
sarà
un
passatempo
piacevole
,
trovandoti
ad
aspettare
in
qualche
luogo
,
come
un
'
officina
o
una
bottega
o
una
sala
,
rifar
nella
tua
mente
la
nomenclatura
di
tutte
le
cose
che
avrai
dintorno
;
e
come
ti
divertirai
a
osservare
gli
artifizi
curiosi
coi
quali
la
gente
s
'
ingegna
,
nella
conversazione
italiana
,
di
nascondere
la
propria
ignoranza
dei
vocaboli
più
necessari
,
e
di
farsi
in
qualche
modo
capire
;
e
che
piacere
sarà
per
te
in
molti
casi
il
levar
d
'
impaccio
chi
parla
,
anche
persone
d
'
età
maggiore
e
di
cultura
superiore
alla
tua
,
porgendo
loro
gli
spiccioli
per
le
minute
spese
del
discorso
.
Mettiti
dunque
a
questo
studio
,
non
con
l
'
impazienza
di
chi
ha
uno
scopo
immediato
;
ma
tranquillamente
,
adagio
adagio
,
nei
tuoi
ritagli
di
tempo
,
contentandoti
di
poco
ogni
giorno
,
e
rimarrai
maravigliato
ben
presto
della
quantità
di
materiale
linguistico
,
che
senza
fatica
,
quasi
senz
'
avvedertene
,
ti
troverai
accumulato
nella
memoria
.
DIVERSI
MODI
DI
STUDIAR
LA
LINGUA
.
Suppongo
ora
che
tu
mi
domandi
in
qual
modo
dovrai
proseguire
,
allargando
il
campo
dello
studio
,
dopo
aver
fatto
la
preparazione
che
accennai
riguardo
ai
vocaboli
.
Darò
alla
tua
domanda
cinque
risposte
,
le
quali
mi
furon
date
(
quattro
per
iscritto
e
una
a
voce
)
da
cinque
studiosi
,
che
interrogai
per
conto
tuo
.
L
'
aristocratico
.
Io
non
sono
un
registratore
né
un
magazziniere
della
lingua
.
Non
mi
servii
mai
della
penna
per
questo
studio
.
Lessi
e
leggo
gli
scrittori
migliori
di
tutti
i
secoli
con
la
matita
alla
mano
,
sottolineo
ogni
parola
e
ogni
locuzione
che
mi
riesca
nuova
,
e
mi
paia
efficace
,
e
usabile
anche
da
uno
scrittore
del
tempo
presente
,
e
cerco
d
'
imprimerla
nella
memoria
insieme
con
la
frase
o
col
periodo
a
cui
appartiene
,
e
,
più
che
altro
,
con
l
'
idea
ch
'
essa
esprime
o
concorre
ad
esprimere
.
Non
volli
mai
trascrivere
a
parte
frasi
,
locuzioni
o
parole
perché
,
se
si
metton
sulla
carta
,
non
si
fa
più
sforzo
della
memoria
per
ritenerle
,
sapendo
che
si
rileggeranno
poi
;
e
anche
perché
,
quando
si
hanno
di
queste
raccolte
,
facilmente
si
cede
alla
tentazione
d
'
andarvi
a
far
provvista
prima
di
mettersi
a
scrivere
,
onde
avviene
che
nello
scritto
si
scopra
la
mano
del
raccoglitore
;
e
per
quest
'
altra
ragione
,
finalmente
,
che
i
modi
registrati
così
solitari
,
quando
poi
s
'
è
dimenticato
il
posto
che
occupavano
,
la
serie
d
'
idee
a
cui
eran
legati
,
il
significato
e
il
valore
che
ricavavano
dal
contesto
,
s
'
adoperano
spesso
in
un
senso
che
non
è
quello
per
l
'
appunto
che
avevano
dove
li
abbiamo
trovati
.
Dunque
,
sottolineo
soltanto
,
e
questo
mi
basta
a
riparare
poi
alle
dimenticanze
.
Tutti
i
miei
libri
son
pieni
di
sottolineature
.
Quando
,
dopo
un
pezzo
,
ne
riapro
uno
,
scorrendolo
con
l
'
occhio
solamente
,
vi
ritrovo
in
pochissimo
tempo
tutto
quanto
v
'
è
di
meglio
in
materia
di
lingua
,
e
con
la
memoria
delle
voci
e
delle
frasi
mi
ravvivo
quella
dei
pensieri
,
la
quale
corregge
alla
sua
volta
,
se
mi
s
'
è
alterato
nella
mente
,
il
concetto
del
significato
e
del
valore
d
'
ogni
frase
e
d
'
ogni
voce
.
Così
le
mie
note
linguistiche
sono
sparse
in
centinaia
di
volumi
,
e
questa
,
a
mio
giudizio
,
è
la
maniera
più
intellettuale
di
studiar
la
lingua
.
Per
me
un
periodo
è
come
un
viso
umano
:
certi
studiosi
della
lingua
ne
staccano
un
occhio
,
un
orecchio
,
il
naso
,
il
mento
,
e
li
conservano
a
parte
:
io
mi
stampo
nella
mente
tutto
il
viso
;
voglio
dire
che
affido
la
memoria
della
parola
a
quella
dell
'
idea
.
Aggiungo
che
quest
'
uso
di
sottolineare
i
libri
me
ne
rende
particolarmente
piacevole
e
utile
la
seconda
lettura
,
perché
,
ritrovandovi
segnate
tutte
le
mie
prime
impressioni
,
dalle
quali
spesso
riescon
diverse
le
seconde
,
mi
vien
fatto
di
cercare
le
ragioni
delle
diversità
,
che
derivano
o
da
un
diverso
stato
dell
'
animo
,
o
da
nuove
cognizioni
acquisite
,
o
da
gusti
mutati
,
e
quest
'
operazione
mentale
ha
per
effetto
d
'
imprimermi
più
profondamente
nella
memoria
le
parole
e
le
frasi
.
E
non
è
da
credere
che
riesca
poi
troppo
difficile
il
ritrovare
,
per
chiarirsi
d
'
un
dubbio
,
una
data
parola
o
locuzione
in
quel
mare
di
segni
,
perché
quest
'
uso
di
sottolineare
fortifica
ed
estende
straordinariamente
la
facoltà
della
memoria
locale
;
tanto
che
di
moltissime
di
quelle
si
ricorda
fino
il
punto
della
pagina
dove
restano
e
il
tratto
particolare
della
matita
con
cui
si
sono
segnate
.
Io
ho
dinanzi
agli
occhi
della
mente
centinaia
di
frasi
e
di
vocaboli
sottolineati
in
centinaia
di
pagine
,
in
cima
,
in
fondo
,
nel
mezzo
,
da
un
lato
e
dall
'
altro
,
chiari
e
netti
per
effetto
della
sottolineatura
come
se
fossero
in
caratteri
rilevati
.
Il
mio
dizionario
,
il
mio
frasario
è
la
mia
biblioteca
.
I
miei
fiori
di
lingua
non
sono
stretti
in
mazzi
,
ordinati
in
tepidari
,
affollati
in
aiuole
;
ma
sparsi
sur
un
vastissimo
spazio
,
piantati
nella
terra
dove
nacquero
,
olezzanti
all
'
aria
aperta
e
viva
;
e
le
corse
che
ho
da
fare
col
pensiero
per
rivederli
mi
fanno
bene
alla
salute
dello
spirito
,
mi
accrescono
le
forze
e
l
'
agilità
della
mente
.
Per
mantenermi
nel
possesso
del
mio
materiale
linguistico
mi
debbo
rimettere
ogni
tanto
in
conversazione
diretta
coi
grandi
maestri
da
cui
lo
presi
,
e
questo
mi
dà
occasione
e
modo
di
raccogliere
dalla
loro
bocca
nuovi
tesori
.
Ecco
il
modo
di
studiar
la
lingua
,
ch
'
io
consiglierei
ai
giovani
.
Non
empite
dei
quaderni
di
note
,
chè
v
'
avvezzate
a
pescar
la
parola
per
la
parola
,
la
frase
per
la
frase
.
Non
serve
avere
in
mente
una
locuzione
se
non
è
legata
a
un
pensiero
,
e
se
il
pensiero
vi
resta
,
vi
resterà
quella
con
esso
,
senza
bisogno
di
metterla
a
sedere
sulla
carta
,
di
dove
non
accorrerà
più
pronta
al
vostro
bisogno
,
e
dovrete
andarla
a
prendere
e
tirar
fuori
a
forza
.
Trattate
la
lingua
da
gran
signori
,
non
da
pitocchi
.
Ospitatela
nel
grande
palazzo
della
vostra
memoria
;
non
la
soffocate
nei
ripostigli
oscuri
degli
scartabelli
.
La
lingua
è
pensiero
,
è
sentimento
,
è
bellezza
;
cercate
nei
grandi
scrittori
queste
tre
cose
;
pensate
,
commovetevi
,
dilettatevi
,
e
imparerete
la
lingua
;
essa
vi
deve
entrare
nella
mente
e
nell
'
animo
a
raggi
d
'
idee
,
a
ondate
d
'
affetto
,
a
scosse
d
'
ammirazione
.
E
il
modo
ch
'
io
consiglio
è
anche
il
solo
che
non
stanchi
mai
;
chè
,
anzi
,
tanto
più
riesce
gradevole
e
profittevole
quanto
più
,
andando
innanzi
con
gli
anni
,
s
'
impara
a
pensare
,
e
il
leggere
con
la
matita
alla
mano
diventa
un
abito
che
non
si
può
più
smettere
;
dovechè
la
pazienza
di
raccogliere
,
trascrivere
e
rileggere
delle
note
morte
,
facilmente
si
perde
,
tanto
più
quanto
si
fa
più
vivo
e
acuto
il
pensiero
.
Il
mio
è
uno
studio
,
un
modo
da
pensatore
e
da
artista
;
l
'
altro
è
una
fatica
,
come
direbbe
il
Carducci
,
da
spazzaturai
di
parole
.
Nello
studio
della
lingua
sono
aristocratico
.
Il
classificatore
.
Io
sono
nello
studio
della
lingua
,
come
in
ogni
altra
cosa
,
un
uomo
d
'
ordine
,
e
in
questo
vo
fino
alla
pedanteria
.
Fin
da
quando
principiai
,
mi
persuasi
che
il
metodo
migliore
di
studiare
era
quello
di
raccogliere
con
la
penna
e
di
disporre
nella
mia
raccolta
il
materiale
della
lingua
come
si
dispongono
i
libri
nelle
biblioteche
,
per
ordine
di
materie
.
Mi
fissai
prima
una
serie
di
titoli
,
sotto
i
quali
potessi
raggruppare
tutte
le
voci
e
locuzioni
che
venivo
notando
negli
scrittori
man
mano
che
procedevo
nelle
mie
letture
.
Presi
tanti
quaderni
,
scrissi
sopra
ciascuno
uno
dei
titoli
,
e
sotto
ciascun
titolo
feci
una
seconda
serie
di
divisioni
.
Per
esempio
,
nel
quaderno
Natura
:
-
Cielo
,
mare
,
fenomeni
meteorologici
,
vegetazione
,
ecc
.
-
;
nel
quaderno
Passioni
:
-
amore
,
gioia
,
ira
,
odio
,
e
via
discorrendo
.
Un
quaderno
per
i
ritratti
fisici
,
uno
per
i
ritratti
morali
,
uno
per
il
movimento
(
sia
d
'
esseri
viventi
,
sia
di
cose
inanimate
)
,
uno
per
il
vestire
,
per
il
mangiare
,
per
il
parlare
,
per
le
arti
belle
,
per
la
critica
letteraria
,
per
il
linguaggio
faceto
,
per
i
suoni
e
rumori
;
e
potrei
proseguire
.
Ogni
parola
o
locuzione
ch
'
io
legga
negli
scrittori
,
o
senta
dire
,
o
trovi
nel
vocabolario
,
la
quale
io
mi
voglia
appropriare
,
la
scrivo
nel
quaderno
,
e
sotto
il
titolo
,
a
cui
si
riferisce
.
Dopo
che
cominciai
questo
lavoro
,
furon
fatte
varie
pubblicazioni
informate
allo
stesso
concetto
,
ad
uso
degli
studiosi
;
ma
io
tirai
innanzi
egualmente
,
con
la
persuasione
che
nessuna
di
quelle
opere
,
anche
se
più
ampia
e
meglio
ordinata
,
m
'
avrebbe
giovato
quanto
quella
che
andavo
facendo
io
medesimo
;
perché
fra
il
materiale
di
lingua
scelto
e
raccolto
da
altri
e
quello
scelto
e
raccolto
da
noi
,
per
ciò
che
riguarda
la
memoria
,
corre
presso
a
poco
la
stessa
differenza
che
tra
il
ricordare
dei
versi
propri
e
il
ricordare
dei
versi
altrui
.
In
pochi
anni
,
facendo
poco
ogni
giorno
,
ho
raccolto
un
materiale
ricchissimo
.
Questo
metodo
presenta
due
grandi
vantaggi
.
Il
primo
è
che
,
ricorrendo
ogni
tanto
ciascuna
serie
di
note
,
per
l
'
affinità
che
è
fra
di
esse
,
che
l
'
una
tira
l
'
altra
come
le
ciliege
,
molto
facilmente
si
richiamano
alla
memoria
tutte
o
in
gran
parte
.
Il
secondo
è
che
,
per
la
stessa
ragione
dell
'
affinità
,
riesce
singolarmente
piacevole
il
rileggerle
.
Ogni
volta
ch
'
io
ripasso
ciascuna
di
quelle
filze
di
parole
e
di
modi
di
dire
,
che
si
riferiscono
tutti
a
un
soggetto
unico
,
mi
si
ravviva
,
con
l
'
ammirazione
della
ricchezza
e
della
varietà
della
nostra
lingua
,
la
volontà
e
il
piacere
di
studiarla
.
Mi
par
di
sentire
un
linguista
maraviglioso
che
sfoggi
tutta
la
sua
dottrina
mettendo
fuori
rapidamente
tutto
il
vocabolario
e
tutto
il
frasario
che
si
possono
usare
a
quel
dato
proposito
,
o
che
si
diverta
a
dire
in
cento
modi
diversi
,
con
cento
gradazioni
di
significato
,
con
cento
sfumature
di
colore
quella
data
cosa
;
o
una
folla
di
persone
che
della
stessa
cosa
discorrano
tutte
insieme
,
rivoltando
l
'
idea
per
tutti
i
versi
,
accennandone
tutti
i
particolari
,
studiandosi
ciascuna
di
non
servirsi
della
espressione
altrui
.
È
anche
un
altro
diletto
dell
'
immaginazione
vivissimo
.
Quando
leggo
le
pagine
del
movimento
,
per
esempio
,
io
vedo
passare
con
tutte
le
andature
,
scarrierare
,
arrancare
,
ballettare
,
sbalzellare
,
saltabeccare
,
giravoltolare
,
capitombolare
,
volicchiare
,
sguizzare
,
frullare
,
sfarfallare
,
ecc
.
,
ecc
.
,
movere
in
tutti
i
modi
possibili
mille
forme
animate
e
inanimate
,
una
danza
universale
,
un
caos
agitato
d
'
immagini
,
che
m
'
eccita
il
pensiero
come
lo
spettacolo
reale
d
'
un
vasto
movimento
svariatissimo
d
'
esseri
viventi
e
di
cose
.
Quando
entro
nella
partizione
dell
'
Ira
,
mi
par
d
'
entrare
in
una
bolgia
dell
'
inferno
,
in
mezzo
a
una
moltitudine
d
'
energumeni
,
dove
ciascuno
grida
una
delle
parole
o
delle
frasi
notate
,
e
in
queste
vedo
le
immagini
delle
facce
accese
e
gli
atti
violenti
che
accompagnano
le
voci
,
di
cui
l
'
una
risponde
all
'
altra
,
come
in
un
'
assemblea
politica
fuor
della
grazia
di
Dio
.
E
le
pagine
dell
'
Amore
!
Non
avete
idea
della
dolcezza
che
mettono
nell
'
animo
tutte
quelle
parole
e
frasi
d
'
amore
ardente
,
tenero
,
voluttuoso
,
disperato
,
beato
,
che
paiono
di
tante
coppie
d
'
innamorati
invisibili
,
le
quali
spandano
nell
'
aria
,
passando
di
volo
,
il
grido
del
loro
cuore
.
E
così
nel
vocabolario
dei
Suoni
,
voci
,
rumori
,
mi
par
di
passare
da
una
sala
di
concerti
in
un
'
officina
,
dall
'
officina
sur
un
campo
di
battaglia
,
dal
campo
di
battaglia
nell
'
arca
di
Noè
;
e
scorrendo
le
pagine
del
mangiare
e
bere
ho
l
'
illusione
di
sedere
a
una
mensa
di
gastronomi
eccitati
,
che
non
parlino
d
'
altro
che
di
pappatoria
,
sfoggiando
tutta
la
loro
dottrina
terminologica
intorno
all
'
oggetto
della
loro
passione
;
e
ripassando
la
raccolta
relativa
alla
Natura
,
vedo
aurore
e
tramonti
,
rapide
variazioni
di
tempo
,
aspetti
diversi
della
campagna
,
e
passo
fiumi
,
corro
mari
,
salgo
montagne
,
scendo
nelle
viscere
della
terra
,
percorro
in
poche
pagine
tutte
le
latitudini
e
assisto
a
cento
diversi
fenomeni
del
cielo
e
della
terra
.
V
'
ho
data
un
'
idea
del
mio
metodo
?
Il
quale
offre
ancora
altri
vantaggi
.
Ogni
volta
che
ho
da
scrivere
,
rileggo
prima
le
pagine
dov
'
è
raccolto
un
materiale
di
lingua
relativo
al
mio
soggetto
,
e
non
solo
mi
ravvivo
nella
memoria
,
in
quel
modo
,
in
pochi
minuti
,
una
quantità
di
voci
e
di
locuzioni
che
mi
possono
giovare
;
ma
quella
rapida
lettura
mi
dà
una
scossa
alla
fantasia
,
mi
desta
nella
mente
una
folla
d
'
immagini
,
che
formano
come
un
preludio
sinfonico
,
che
sono
per
me
come
una
prima
ispirazione
efficacissima
al
lavoro
che
sto
per
imprendere
.
Aggiungete
che
,
raccogliendo
e
ordinando
il
materiale
della
lingua
in
questa
forma
,
l
'
atto
di
riflessione
che
s
'
ha
da
fare
sopra
una
quantità
di
parole
e
di
frasi
dubbie
per
determinare
la
divisione
in
cui
si
debbono
inscrivere
,
vi
fa
penetrar
più
addentro
con
la
mente
nel
significato
di
ciascuna
;
e
che
la
lettura
ripetuta
di
tante
serie
di
modi
di
senso
affine
vi
assuefà
a
meditare
sulle
sfumature
dei
significati
,
vi
chiarisce
il
criterio
della
scelta
,
vi
raffina
il
senso
della
lingua
.
In
fine
,
quello
che
io
feci
e
continuo
a
fare
è
un
dizionario
mio
,
del
quale
ho
una
grande
padronanza
,
nel
quale
ritrovo
con
grande
facilità
ogni
parola
o
frase
di
cui
non
abbia
o
tema
di
non
avere
esatta
memoria
;
un
dizionario
in
cui
godo
a
tuffar
le
mani
come
in
un
mucchio
di
monete
o
di
gemme
che
io
mi
sia
guadagnate
o
che
abbia
trovate
io
stesso
a
una
a
una
;
un
tesoro
di
lingua
accumulato
con
gran
cura
,
che
io
amo
,
che
mi
compiaccio
d
'
arricchire
e
d
'
abbellire
,
come
una
casa
piena
di
cose
belle
e
utili
,
perfezionandone
a
mano
a
mano
l
'
ordine
e
l
'
assetto
,
con
sentimento
di
proprietario
e
d
'
artista
.
Ecco
come
studiai
e
studio
la
lingua
.
Mi
ci
volle
molta
pazienza
in
principio
;
poi
feci
il
lavoro
con
piacere
;
ora
lo
continuo
con
amore
.
E
non
credo
che
ci
sia
metodo
migliore
:
per
le
teste
costrutte
come
la
mia
,
ben
inteso
.
Lo
mnemonico
.
In
che
modo
studiai
la
lingua
?
In
un
modo
semplicissimo
,
per
il
quale
non
occorre
il
calamaio
.
È
la
buon
'
anima
di
mio
padre
,
dantista
appassionato
,
che
me
ne
diede
l
'
idea
.
Un
giorno
,
dopo
avermi
letto
e
commentato
il
canto
dei
Serpenti
,
ch
'
egli
considerava
come
un
miracolo
di
potenza
descrittiva
:
-
Vedi
-
mi
disse
-
in
queste
cinquanta
terzine
,
oltre
le
stupende
bellezze
d
'
invenzione
e
d
'
armonia
,
in
quanti
diversi
modi
son
dette
mirabilmente
cose
difficilissime
a
dirsi
,
quale
maravigliosa
proprietà
di
vocaboli
,
e
quanta
ricchezza
di
lingua
!
Chi
impara
questo
canto
a
memoria
si
mette
in
capo
più
materiale
di
lingua
che
non
ne
potrebbe
raccogliere
da
qualche
volume
di
bella
prosa
.
-
Io
imparai
quel
canto
a
memoria
.
Fu
questo
il
mio
primo
passo
sulla
via
che
tenni
poi
.
Avendo
esperimentato
che
con
quel
canto
m
'
ero
appropriato
una
quantità
di
modi
,
i
quali
mi
venivano
facilmente
alle
labbra
o
alla
penna
anche
nel
discorrere
o
nello
scrivere
di
cose
che
non
avevano
alcuna
relazione
con
la
materia
del
canto
medesimo
,
pensai
:
-
Non
sarebbe
un
buon
modo
d
'
imparar
la
lingua
quello
di
mandar
a
mente
della
poesia
,
che
è
facile
a
imparare
e
a
ritenere
?
-
E
d
'
allora
in
poi
andai
cercando
e
studiando
poesie
e
frammenti
di
poesie
,
particolarmente
ricche
di
buona
lingua
;
ma
,
si
noti
,
di
lingua
più
conforme
a
quella
della
prosa
che
non
sia
il
così
detto
linguaggio
poetico
;
la
quale
si
trova
in
special
modo
nella
poesia
faceta
o
satirica
,
famigliare
o
popolare
che
si
voglia
dire
.
Ricordo
che
la
seconda
cosa
che
imparai
fu
un
capitolo
del
Berni
,
e
la
terza
i
duecento
versi
sciolti
della
Gita
a
Montecatini
del
Giusti
:
uno
dei
componimenti
poetici
,
ch
'
io
mi
conosca
nella
letteratura
italiana
,
più
fitti
di
modi
e
di
costrutti
del
linguaggio
parlato
,
e
più
facili
a
ritenersi
,
benchè
non
rimato
,
per
la
fluidità
insuperabile
dello
stile
.
Con
questo
criterio
scelsi
poi
tutte
le
altre
poesie
.
Esperimentai
un
particolare
vantaggio
nell
'
imparar
sonetti
;
le
cui
locuzioni
,
entrando
nella
mente
strette
e
chiuse
in
una
breve
forma
compiuta
,
vi
rimangono
impresse
più
distintamente
,
quasi
in
disparte
,
e
pronte
tutte
insieme
a
ogni
richiamo
del
pensiero
;
e
però
imparai
centinaia
di
sonetti
di
tutti
i
secoli
.
La
facilità
,
che
acquistai
con
quest
'
esercizio
,
di
mandar
versi
a
mente
,
non
è
credibile
da
chi
non
n
'
abbia
fatto
la
prova
;
né
sarei
creduto
se
dicessi
quanti
me
ne
insaccai
nella
testa
.
E
non
ne
perdetti
,
in
molti
anni
,
che
un
'
assai
piccola
parte
,
perché
ebbi
ed
ho
ancora
la
consuetudine
di
riandare
di
quando
in
quando
,
un
poco
per
volta
,
e
con
cert
'
ordine
,
la
materia
acquistata
.
Spesso
,
nei
ritagli
di
tempo
,
nelle
passeggiate
solitarie
,
e
di
notte
,
quando
non
viene
il
sonno
,
e
dovunque
aspetti
qualcuno
,
mi
ridico
mentalmente
dei
versi
.
Ma
quello
che
me
li
stampò
nella
memoria
in
forma
incancellabile
è
l
'
uso
,
a
cui
sempre
m
'
attenni
e
m
'
attengo
,
quando
m
'
occorrono
lacune
e
incertezze
,
di
non
ripararvi
mai
ricercando
il
testo
;
ma
di
cercare
tranquillamente
e
pazientemente
nel
mio
capo
le
parole
e
le
frasi
che
mancano
,
o
che
si
sono
alterate
;
nel
qual
lavoro
mi
move
una
curiosità
d
'
indovinatore
d
'
enigmi
,
che
me
lo
rende
oltremodo
piacevole
.
Dopo
aver
studiato
per
lungo
tempo
nient
'
altro
che
versi
,
mi
diedi
alla
prosa
,
scegliendo
nei
migliori
scrittori
quelle
pagine
diventate
celebri
per
forza
d
'
eloquenza
,
nelle
quali
è
un
ritmo
oratorio
che
rende
più
facile
l
'
impararle
a
mente
.
E
studiai
e
so
a
menadito
parecchie
delle
più
belle
parlate
dei
personaggi
del
Decamerone
,
decine
di
pagine
del
Machiavelli
,
quasi
intera
l
'
apologia
di
Lorenzino
dei
Medici
,
lettere
del
Caro
,
frammenti
di
dialoghi
di
Galileo
,
discorsi
del
Carducci
,
molti
dei
passi
migliori
dei
Promessi
sposi
.
Il
maggior
vantaggio
di
questo
studio
è
che
con
le
parole
e
le
frasi
mi
restano
nella
mente
la
struttura
dei
periodi
,
la
musica
dello
stile
,
l
'
andamento
del
pensiero
,
proprio
di
ciascuno
scrittore
.
E
in
che
modo
vi
restano
!
Non
lo
può
immaginare
chi
non
ha
fatto
un
'
egual
prova
.
A
rischio
di
farla
ridere
alle
mie
spalle
,
le
dico
che
tutta
quella
prosa
,
quando
la
ridico
a
me
stesso
,
o
alla
muta
o
di
viva
voce
,
non
mi
par
più
roba
d
'
altri
,
ma
mia
;
che
mi
par
veramente
che
tutti
quei
pensieri
siano
usciti
in
quella
data
forma
dal
fondo
del
mio
cervello
;
ed
è
così
fatta
l
'
illusione
,
che
quando
in
luogo
d
'
una
parola
o
d
'
una
frase
del
testo
me
ne
scappa
un
'
altra
,
sento
l
'
errore
subito
e
scatto
,
quasi
offeso
,
come
un
musicista
che
senta
una
stonatura
in
una
melodia
propria
sonata
da
un
altro
.
Da
questo
segue
che
nel
parlare
e
nello
scrivere
non
m
'
accorgo
punto
delle
locuzioni
che
adopero
,
prese
dalle
pagine
che
so
a
memoria
;
poichè
mi
son
tutte
così
profondamente
fitte
nel
capo
,
così
intimamente
compenetrate
coi
pensieri
abituali
,
che
non
le
posso
più
discernere
da
quell
'
altro
materiale
linguistico
che
abbiamo
tutti
nella
mente
fin
dall
'
infanzia
,
senza
saper
né
quando
né
come
vi
sia
penetrato
.
La
ho
persuasa
della
bontà
del
mio
metodo
?
Io
ne
son
persuaso
per
modo
dall
'
esperienza
,
che
a
quanti
giovani
mi
chiedon
consiglio
,
do
questo
consiglio
:
-
Studiate
a
mente
.
Una
pagina
di
prosa
o
di
poesia
,
bella
e
ricca
di
lingua
,
che
vi
stampiate
nella
memoria
,
che
vi
appropriate
,
che
vi
assimiliate
in
maniera
da
parervi
che
sia
pensiero
,
arte
,
musica
vostra
,
vi
gioverà
più
di
cento
letture
,
più
d
'
un
monte
di
note
,
più
d
'
un
mese
impiegato
a
scartabellar
dizionarî
.
Studiate
anche
una
cosa
sola
ogni
mese
e
vedrete
qual
vantaggio
ne
avrete
dopo
un
anno
.
Cominciate
con
la
poesia
,
passate
poi
alla
prosa
.
Oltre
all
'
imparare
il
materiale
della
lingua
,
scoprirete
a
poco
a
poco
le
più
segrete
virtù
musicali
degli
stili
,
le
finezze
più
squisite
dell
'
arte
dello
scrivere
,
senza
sforzo
,
per
il
solo
effetto
della
ripetizione
.
Vi
formerete
una
biblioteca
mentale
in
cui
troverete
un
piacere
e
un
conforto
grandissimo
in
mille
congiunture
della
vita
,
ogni
giorno
,
ogni
momento
;
un
'
Antologia
che
avrete
sempre
aperta
dinanzi
agli
occhi
,
dovunque
siate
,
come
una
visione
permanente
dello
spirito
;
una
raccolta
inestimabile
di
bellezze
di
lingua
,
non
solitarie
e
fredde
,
ma
contessute
e
armonizzate
dall
'
arte
dei
grandi
maestri
,
animate
dal
pensiero
,
scaldate
dall
'
ispirazione
:
forma
e
sostanza
,
splendore
e
sapienza
ad
un
tempo
.
Io
pensavo
da
principio
che
l
'
amore
di
questa
maniera
di
studio
mi
sarebbe
scemato
con
gli
anni
;
ma
non
scemò
:
si
fece
più
vivo
.
Ogni
passo
di
scrittore
ch
'
io
so
a
memoria
è
per
me
come
un
amico
e
un
maestro
di
lingua
che
m
'
accompagna
da
per
tutto
,
sempre
pronto
a
rallegrarmi
e
a
insegnarmi
qualche
cosa
.
Oggi
ancora
,
quando
leggo
una
poesia
o
uno
squarcio
di
prosa
magistrale
,
dico
a
me
stesso
:
-
Facciamoci
un
nuovo
amico
,
-
e
me
lo
faccio
,
con
una
facilità
maravigliosa
oramai
.
Ella
,
per
bontà
sua
,
dice
che
sono
uno
scrittore
.
Ebbene
,
sono
diventato
uno
scrittore
in
questo
modo
.
E
può
scrollar
le
spalle
chi
vuole
:
io
continuo
.
Il
miscellaneo
.
Un
metodo
,
io
?
Ma
le
pare
che
un
arruffone
par
mio
possa
avere
un
metodo
?
Io
non
sono
che
un
dilettante
,
che
studia
la
lingua
per
ispasso
,
in
una
maniera
affatto
irragionevole
.
Ho
un
così
detto
Gran
libro
della
lingua
,
nel
quale
esperimento
tutti
i
metodi
;
ma
seguo
di
preferenza
quello
che
tengono
inconsciamente
i
bambini
nell
'
imparare
a
parlare
:
un
curiosissimo
libro
,
in
cui
si
rispecchia
il
disordine
matto
della
mia
mente
,
il
perpetuo
trescone
che
ballano
le
idee
nel
mio
capo
.
Lo
vuol
vedere
?
È
una
maraviglia
di
scapigliatura
intellettuale
.
Mentre
lei
lo
sfoglierà
,
io
le
darò
le
spiegazioni
occorrenti
,
e
può
darsi
che
si
diverta
.
Dicendo
questo
,
tirò
giù
da
uno
scaffale
un
grosso
registro
,
che
pareva
il
Libro
maestro
di
una
Casa
di
commercio
,
e
me
lo
mise
aperto
sul
tavolo
.
-
Veda
-
mi
disse
-
le
prime
pagine
.
Io
vi
cominciai
a
notare
parole
e
frasi
prese
dagli
scrittori
,
man
mano
che
li
andavo
leggendo
,
senz
'
ordine
di
tempo
né
di
materie
.
Vede
che
si
salta
dal
Boccaccio
al
Giusti
,
da
Gino
Capponi
al
Guicciardini
,
dal
Cellini
al
Leopardi
.
Noti
qui
,
fra
gli
estratti
di
due
trecentisti
,
uno
studio
sulla
terminologia
del
vestiario
femminile
,
che
feci
sulla
traduzione
d
'
un
romanzo
francese
,
fatta
da
Ferdinando
Martini
;
e
più
oltre
,
accanto
a
una
pagina
d
'
aggettivi
prediletti
da
Dante
,
una
serie
di
locuzioni
relative
al
vino
,
pescate
nel
ditirambo
del
Redi
.
Questo
le
può
dare
un
'
idea
del
metodo
.
E
ora
veda
lei
,
più
innanzi
,
se
ci
si
raccapezza
.
Nelle
pagine
seguenti
,
in
fatti
,
trovai
il
più
strano
disordine
che
si
possa
immaginare
.
Elenchi
di
proverbi
toscani
;
infilzate
di
vocaboli
e
di
frasi
ingiuriose
;
una
pagina
intitolata
:
-
Vari
modi
di
dar
dell
'
asino
al
prossimo
;
in
un
'
altra
pagina
,
sotto
un
grosso
titolo
:
-
Alla
gogna
-
registrati
tutti
i
più
marchiani
francesismi
e
idiotismi
d
'
uso
corrente
nei
giornali
e
nella
conversazione
,
e
ad
alcuni
di
quelli
scritto
accanto
:
-
Guardati
!
-
;
quelli
appunto
,
mi
spiegò
l
'
amico
,
che
solevano
più
spesso
scappare
anche
a
lui
nello
scrivere
e
nel
parlare
.
Alternati
con
questi
,
altri
elenchi
di
frasi
e
di
parole
,
abbracciati
da
grandi
graffe
,
lungo
le
quali
era
scritto
:
-
Ti
fanno
paura
?
-
e
disse
ch
'
erano
modi
efficaci
ch
'
egli
non
usava
mai
,
e
che
aveva
messi
in
mostra
in
quella
forma
per
rammentare
a
sé
stesso
d
'
usarli
.
Poi
una
serie
di
dizionarietti
speciali
:
di
giochi
fanciulleschi
,
di
difetti
fisici
,
di
motti
scherzosi
,
di
colori
,
di
piante
,
di
strumenti
di
lavoro
,
illustrati
di
figurine
schizzate
con
la
penna
,
per
chiarire
il
significato
e
facilitare
la
memoria
delle
parole
.
C
'
eran
disegnati
un
violino
e
una
finestra
,
con
su
scritti
i
nomi
di
tutte
le
loro
parti
,
e
una
figura
umana
in
caricatura
,
che
aveva
scritto
sopra
il
capo
:
pera
,
sul
naso
:
nappa
,
sul
mento
:
bietta
,
su
ventre
:
buzzo
,
sulle
mani
:
mestole
,
sulle
gambe
:
seste
,
sulle
scarpe
:
-
ciotole
.
Lessi
una
Pagina
delle
busse
,
nella
quale
erano
notate
tutte
le
forme
di
percossa
possibili
,
dal
rovescione
al
biscottino
,
con
tutti
i
verbi
con
cui
si
può
designare
l
'
azione
:
accoccare
,
appiccicare
,
appioppare
,
allungare
,
ammenare
,
appoggiare
,
assestare
,
azzeccare
,
ammollare
,
affibbiare
,
barbare
,
distendere
,
consegnare
,
fiancare
,
misurare
,
piantare
,
rifilare
,
rivogare
,
somministrare
,
tirare
:
un
tesoro
di
gentilezze
.
Di
tanto
in
tanto
,
in
grandi
caratteri
:
-
Esercizi
ginnastici
-
e
sotto
,
un
dialogo
strambo
,
nel
quale
due
persone
,
collegando
a
dispetto
dei
santi
le
idee
più
disparate
,
si
palleggiano
tutte
le
locuzioni
registrate
nelle
dieci
o
venti
pagine
precedenti
;
o
aneddoti
o
descrizioni
bizzarre
,
in
cui
tutte
quelle
locuzioni
sono
pigiate
a
forza
,
o
periodi
a
chiocciola
,
dove
una
stessa
idea
è
espressa
parecchie
volte
di
seguito
in
forma
diversa
.
Alcuni
di
questi
esercizi
,
intitolati
Scrigni
poetici
,
erano
sonetti
e
versi
sciolti
,
nei
quali
l
'
amico
aveva
incastrato
una
quantità
di
modi
,
per
ricordarli
meglio
,
in
grazia
del
ritmo
.
Fra
due
di
queste
poesiole
c
'
era
un
discorso
d
'
un
pedante
marcio
,
tutto
tessuto
di
quei
vocaboli
e
di
quelle
frasi
antiquate
,
che
nessuno
usa
più
parlando
,
ma
che
qualcuno
s
'
ostina
ancora
a
scrivere
,
sfidando
eroicamente
il
ridicolo
;
altrove
il
discorso
d
'
un
lezioso
;
più
là
il
soliloquio
d
'
uno
sgrammaticante
,
con
le
sgrammaticature
più
frequenti
nella
conversazione
della
gente
per
bene
.
Mi
cadde
sottocchio
,
fra
l
'
altro
,
una
pagina
di
Spazzature
,
dov
'
era
raccolto
un
buon
numero
di
quelle
frasi
fatte
,
calìe
letterarie
,
o
fiori
secchi
di
rettorica
,
che
ricorrono
di
continuo
nei
discorsi
e
nei
brindisi
,
e
che
son
diventati
odiosi
a
tutti
oramai
,
anche
a
quelli
che
li
usano
,
quando
li
sentono
usare
dagli
altri
.
Ma
sopra
ogni
cosa
attirò
la
mia
attenzione
e
mi
parve
strana
una
grande
quantità
di
parole
e
di
frasi
segnate
a
capo
e
a
piè
di
pagina
,
sui
margini
,
tra
riga
e
riga
,
a
traverso
lo
scritto
,
un
po
'
da
per
tutto
,
alcune
in
istampatello
,
altre
inquadrate
in
quattro
tratti
di
penna
,
o
scritte
con
matita
rossa
,
verde
o
turchina
,
o
sormontate
da
un
Nota
bene
,
o
fiancheggiate
da
un
punto
esclamativo
,
o
da
un
crocione
,
o
da
una
bandierina
disegnata
:
parole
e
frasi
,
che
l
'
amico
mi
disse
d
'
aver
appuntate
così
a
caso
,
dove
prima
gli
veniva
,
man
mano
che
le
intoppava
nei
libri
,
e
contrassegnate
in
quella
maniera
,
perché
attirassero
il
suo
sguardo
e
gli
si
rinfrescassero
nella
memoria
quando
egli
sfogliava
il
librone
per
cercarvi
o
per
notarvi
altre
cose
.
Tutto
il
librone
n
'
era
tempestato
,
e
anche
molte
di
queste
note
illustrate
da
piccoli
schizzi
di
figure
umane
,
di
mobili
,
d
'
utensili
,
d
'
oggetti
d
'
ogni
genere
;
e
v
'
eran
qua
e
là
delle
pagine
bianche
,
preparate
per
altre
note
,
coi
titoli
già
scritti
.
Trovai
in
ultimo
un
elenco
di
quei
modi
dialettali
,
che
si
sogliono
scansare
con
gran
cura
,
benchè
appartengano
pure
alla
lingua
,
e
siano
correttissimi
,
e
nella
pagina
accanto
una
raccolta
di
frasi
di
complimento
antiche
e
moderne
,
alla
quale
faceva
riscontro
un
piccolo
dizionario
di
moccoli
smorzati
,
di
quelle
esclamazioni
vigorose
di
maraviglia
o
di
dispetto
,
che
la
gente
ben
educata
sostituisce
ai
sacrati
autentici
,
quando
è
in
una
compagnia
a
cui
si
devono
dei
riguardi
.
Arrivato
a
questo
punto
,
benchè
mi
destasse
un
senso
d
'
ammirazione
l
'
amor
della
lingua
vivissimo
che
si
manifestava
in
quella
strana
rigatteria
filologica
,
non
potei
trattenere
una
risata
.
Ma
il
bottegaio
non
se
n
'
ebbe
per
male
;
tutt
'
altro
.
-
Bene
!
-
mi
disse
.
-
Mi
fa
piacere
di
vederla
ridere
.
È
il
commento
che
desideravo
e
aspettavo
,
perché
giustifica
la
mia
mancanza
di
metodo
,
ed
è
un
modo
di
riconoscere
che
si
può
far
dello
studio
della
lingua
uno
spasso
amenissimo
,
come
io
faccio
appunto
.
Studiando
la
lingua
io
scrivo
versi
,
recito
la
commedia
,
lavoro
di
mosaico
,
faccio
ginnastica
con
la
penna
,
rivedo
le
bucce
agli
altri
e
a
me
stesso
,
rido
,
tesoreggio
,
disegno
,
fantastico
,
e
serbo
una
libertà
di
spirito
che
esclude
ogni
fatica
e
ogni
noia
.
Non
è
un
metodo
;
ma
un
modo
che
credo
convenientissimo
a
tutte
le
teste
disordinate
e
svolazzatoie
com
'
è
quella
che
porto
sulle
spalle
.
Veda
,
io
non
darei
questo
libraccio
per
un
peso
eguale
di
biglietti
da
cento
.
E
se
lo
stampassi
,
credo
che
farebbe
furore
.
Certo
sarebbe
il
trattato
linguistico
più
originale
che
si
sia
pubblicato
mai
,
e
forse
non
il
più
inutile
.
Dopo
la
mia
morte
,
chi
sa
!
O
lo
lascerò
alla
Biblioteca
Vittorio
Emanuele
,
di
Roma
.
Il
vocabolarista
.
Per
imparar
la
lingua
io
leggo
assiduamente
,
oltre
gli
scrittori
,
il
Vocabolario
.
Non
lo
leggo
soltanto
perché
è
il
solo
libro
che
,
se
non
tutta
,
contiene
quasi
tutta
la
lingua
;
ma
anche
perché
mi
diletta
l
'
immaginazione
,
senza
turbarmi
l
'
animo
,
non
movendo
in
alcun
modo
le
passioni
;
dalle
quali
rifugge
la
mia
indole
tranquilla
.
Dico
di
più
:
che
per
me
non
c
'
è
altro
libro
che
diletti
altrettanto
,
per
poco
che
l
'
immaginazione
del
lettore
si
presti
a
vivificar
la
lettura
.
Per
me
le
parole
sono
creature
umane
,
e
le
colonne
,
strade
,
dove
passa
una
folla
maravigliosa
.
In
questa
folla
incontro
conoscenti
e
sconosciuti
;
indifferenti
che
lascio
passare
,
figure
curiose
con
cui
mi
soffermo
,
vecchi
amici
che
mi
son
famigliari
fin
dai
primi
anni
,
persone
con
le
quali
ebbi
relazione
un
tempo
,
e
che
dimenticai
in
seguito
,
e
che
riconosco
con
piacere
,
e
altre
che
cercai
un
pezzo
nel
regno
dei
libri
,
senza
trovarle
,
e
a
cui
faccio
festa
,
come
si
fa
a
un
amico
inaspettato
,
che
ci
venga
a
cavar
da
un
impiccio
.
Vedo
nelle
parole
immagini
di
scienziati
,
di
poeti
,
di
pedanti
,
di
villani
,
di
beceri
,
di
patrizi
,
d
'
operai
,
facce
benigne
e
sinistre
,
e
buffe
,
e
tragiche
,
e
figure
di
ragazze
snelle
e
gentili
,
di
donnine
semplici
o
affettate
,
e
di
vecchie
venerabili
,
sei
volte
secolari
,
che
parlarono
col
Boccaccio
e
con
Dante
,
e
serbano
la
fresca
vivacità
della
giovinezza
.
E
ciascuna
mi
desta
un
pensiero
,
e
alla
più
parte
mi
scappa
detto
qualche
cosa
,
passando
.
-
Ti
saluto
,
simpatia
!
-
Mi
rallegro
con
lei
,
finalmente
assunta
all
'
onore
del
Vocabolario
.
-
Passa
via
,
svergognata
.
-
O
lei
,
che
mille
volte
m
'
è
entrata
e
mille
volte
sfuggita
dalla
mente
,
quando
si
risolverà
a
rimanervi
?
-
Te
non
ti
ci
voglio
,
chè
non
t
'
ho
mai
potuta
patire
.
-
Si
fermi
lei
,
e
mi
dica
bene
una
volta
quello
che
vuol
dire
,
chè
non
l
'
ho
mai
saputo
per
l
'
appunto
.
-
Le
parole
seguite
da
derivati
e
diminutivi
mi
danno
l
'
immagine
di
padri
o
di
madri
con
un
codazzo
di
figliuoli
e
di
nipoti
grandi
e
piccoli
;
quelle
cadute
fuor
d
'
uso
,
di
superstiti
d
'
altre
età
,
che
si
trascinino
,
e
non
si
ritrovino
in
mezzo
alla
folla
giovanile
che
passa
,
o
d
'
ombre
di
trapassati
,
ricordate
nel
dizionario
da
una
lapide
;
quelle
di
significati
diversi
,
di
faccendieri
che
facciano
ogni
arte
;
le
nuove
,
d
'
origine
straniera
,
di
viaggiatori
arrivati
di
fresco
,
con
la
valigia
alla
mano
.
E
incontro
greci
e
romani
antichi
,
e
italiani
d
'
ogni
secolo
,
e
visi
e
vestiari
di
tutte
le
regioni
d
'
Italia
.
Tutti
i
mestieri
,
tutte
le
scienze
,
usi
e
costumi
di
ogni
classe
sociale
e
d
'
ogni
popolo
,
tutti
gli
stati
dell
'
animo
,
tutte
le
forme
e
tutti
gli
strumenti
dell
'
operosità
umana
,
tutti
gli
aspetti
della
natura
e
tutte
le
epoche
della
storia
mi
passano
dinnanzi
nel
Vocabolario
.
Ed
è
il
mio
maggior
diletto
appunto
questo
passaggio
continuo
dall
'
una
all
'
altra
idea
disparatissima
,
questo
procedere
a
salti
,
a
volate
subitanee
da
cose
materiali
a
cose
ideali
,
da
un
polo
all
'
altro
del
mondo
intellettuale
,
questa
fuga
vertiginosa
di
luoghi
,
d
'
oggetti
,
di
genti
,
d
'
orizzonti
,
di
secoli
,
nella
quale
il
mio
pensiero
balena
più
fitto
,
la
mia
fantasia
batte
più
rapidamente
l
'
ali
che
nell
'
impeto
d
'
un
'
inspirazione
creatrice
.
E
quanti
ricordi
mi
destano
le
parole
!
Moltissime
,
sonandomi
nella
mente
,
risvegliano
e
fanno
uscire
dai
recessi
della
memoria
volti
,
nomi
,
casi
,
momenti
della
vita
,
che
da
più
o
meno
tempo
vi
stavano
rimpiattati
e
ignorati
.
Una
parola
antiquata
o
poetica
mi
rammenta
una
persona
che
spesso
la
diceva
,
facendone
pompa
fra
gli
amici
,
i
quali
ne
sorridevano
,
toccandosi
a
vicenda
col
gomito
;
un
'
altra
mi
fa
riudir
l
'
accento
d
'
un
lontano
o
d
'
un
morto
,
che
la
pronunziava
in
certo
modo
suo
proprio
;
questa
mi
richiama
alla
mente
un
linguista
che
le
mosse
guerra
e
uno
che
la
difese
,
e
le
dispute
che
vi
fecero
intorno
,
e
le
impertinenze
che
si
scambiarono
pel
fatto
suo
;
quella
mi
ricorda
un
verso
celebre
o
un
motto
storico
o
una
scena
di
commedia
o
un
angolo
di
salotto
dove
la
intesi
dire
storpiata
o
a
sproposito
.
E
a
certi
nomi
di
malattie
mi
si
levan
davanti
le
immagini
di
amici
perduti
;
rivedo
certe
tavole
di
banchettanti
a
leggere
certi
vocaboli
gastronomici
;
in
certe
parole
onomatopeiche
infantili
risento
la
voce
dei
miei
figliuoli
bambini
;
e
molte
mi
fanno
balenare
alla
mente
le
sembianze
degli
scrittori
che
le
predilessero
:
la
fronte
grave
del
Machiavelli
,
gli
occhi
ardenti
del
Foscolo
,
il
viso
pallido
del
Leopardi
.
Ho
detto
in
che
modo
mi
diverto
:
mi
domanderete
in
che
modo
imparo
.
Vi
dico
come
.
M
'
arresto
ogni
momento
a
pensare
.
Ecco
,
per
esempio
,
un
vocabolo
,
che
soglio
usare
in
un
significato
che
non
è
propriamente
il
suo
:
bisogna
che
me
ne
fissi
nella
mente
,
una
volta
per
sempre
,
il
significato
vero
.
Eccone
un
altro
del
quale
abuso
:
vi
segno
accanto
:
liberarsene
,
e
segnerò
poi
quelli
che
troverò
,
che
vi
si
possano
sostituire
.
Segno
una
parola
d
'
uso
comune
,
che
non
uso
mai
,
benchè
sia
spesso
necessaria
:
perché
non
l
'
uso
?
quale
altra
adopero
invece
?
che
differenza
passa
fra
l
'
una
e
l
'
altra
?
Trovo
parole
efficacissime
e
generalmente
usate
che
in
nessun
modo
mi
si
vogliono
appiccicare
alla
memoria
,
come
se
ci
fosse
nella
loro
forma
e
nel
loro
suono
qualche
cosa
di
ripugnante
all
'
occhio
della
mia
mente
e
al
mio
senso
dell
'
armonia
:
e
faccio
un
atto
vivo
della
volontà
per
istamparmele
nel
cervello
.
Ad
ogni
vocabolo
segnato
come
fuor
di
corso
,
o
d
'
uso
non
comune
,
cerco
quello
che
vi
si
è
sostituito
o
che
s
'
usa
più
comunemente
in
sua
vece
;
mi
provo
a
definire
il
significato
di
certe
parole
prima
di
leggere
la
definizione
stampata
,
e
raffronto
con
questa
la
mia
;
m
'
esercito
a
cercare
esempi
di
scrittori
o
dell
'
uso
parlato
corrente
da
aggiungere
a
quelli
che
il
Vocabolario
registra
;
e
via
discorrendo
.
Vedete
come
e
quanto
si
può
studiare
sul
Vocabolario
!
E
non
dico
delle
nuove
parole
che
imparo
,
che
ignoravo
affatto
;
delle
nozioni
elementari
d
'
ogni
scienza
,
che
acquisto
o
rettifico
e
chiarisco
nella
mia
mente
;
dei
proverbi
,
delle
sentenze
,
dei
consigli
pratici
,
utili
alla
vita
,
delle
infinite
immagini
,
sussidio
all
'
arte
dello
scrivere
,
che
raccolgo
passando
.
Sin
dalla
prima
lettura
segnai
con
lunghi
tratti
di
penna
sui
margini
tutte
le
serie
di
parole
che
non
giova
rileggere
,
e
così
procedo
ora
senza
perder
tempo
.
E
di
questa
lettura
non
mi
stanco
mai
.
Sebbene
io
abbia
letto
il
Vocabolario
tante
volte
che
certe
pagine
,
certe
colonne
mi
son
rimaste
nella
memoria
come
armadi
aperti
,
in
cui
vedo
ogni
parola
al
suo
posto
,
quasi
nell
'
ordine
alfabetico
col
quale
v
'
è
collocata
,
mi
dà
sempre
un
nuovo
diletto
ogni
lettura
;
qualche
cosa
da
imparare
trovo
sempre
,
sempre
nuovi
passaggi
e
contrasti
inaspettati
e
strani
fra
vocaboli
che
si
toccano
,
nuovi
richiami
di
ricordi
,
nuove
sorgenti
di
comicità
,
nuovi
segreti
e
virtù
e
maraviglie
del
verbo
umano
.
E
v
'
entro
con
un
senso
sempre
più
vivo
di
reverenza
pensando
di
quale
enorme
lavoro
di
generazioni
è
il
prodotto
quell
'
enorme
materiale
di
lingua
,
che
lunga
e
varia
e
venturosa
vita
ogni
parola
ha
vissuta
,
e
per
che
mirabili
vicende
passeranno
ancora
la
maggior
parte
nei
secoli
,
e
che
tesoro
immenso
di
pensiero
fu
accumulato
e
si
spargerà
ancora
per
il
mondo
per
mezzo
di
quelle
parole
.
Il
Vocabolario
!
Ma
è
il
grande
Museo
,
il
tempio
nazionale
,
la
montagna
sacra
,
sul
cui
vertice
risplende
il
genio
della
razza
.
E
si
tratta
di
freddo
e
vuoto
pedante
chi
lo
studia
!
Ma
io
istituirei
delle
cattedre
per
leggerlo
e
per
commentarlo
;
ma
....
Suona
l
'
ora
.
Faccio
punto
.
È
l
'
ora
della
mia
lettura
quotidiana
.
Salute
.
IL
MODO
MIGLIORE
.
Ora
,
dei
cinque
modi
,
che
abbiamo
visti
,
di
studiare
la
lingua
,
tu
domanderai
quale
sia
il
meglio
.
Il
meglio
,
a
mio
parere
,
è
il
sesto
.
Voglio
dire
un
metodo
,
il
quale
raccolga
quanto
v
'
è
di
buono
in
quei
cinque
.
Leggere
attentamente
i
buoni
scrittori
,
segnando
sul
libro
,
se
si
può
,
per
ritrovarle
poi
facilmente
,
le
voci
e
le
locuzioni
che
ci
riescon
nuove
e
che
ci
vogliamo
appropriare
,
cercando
di
fissarcene
nella
mente
,
senza
l
'
aiuto
della
penna
,
il
maggior
numero
possibile
,
con
quanto
occorre
del
testo
a
chiarirne
bene
il
significato
e
a
farne
sentire
tutto
il
valore
;
mandar
a
memoria
poesie
e
squarci
di
prosa
,
nei
quali
al
pregio
del
pensiero
o
del
sentimento
e
alla
bellezza
dello
stile
sia
congiunta
una
particolar
ricchezza
di
lingua
;
notare
il
meglio
del
materiale
che
si
ricava
dalle
letture
,
dividendolo
e
raggruppandolo
intorno
a
certi
soggetti
,
perché
riesca
più
facile
ritenerlo
e
ritrovarlo
;
esercitarsi
,
scrivendo
,
a
maneggiare
il
materiale
raccolto
con
abbozzi
di
componimenti
,
di
periodi
,
anche
di
semplici
frasi
,
che
siano
come
i
bozzetti
che
buttan
giù
i
pittori
per
acquistare
la
padronanza
della
tavolozza
;
e
leggere
ad
un
tempo
,
rileggere
,
studiare
il
vocabolario
.
Quest
'
ultimo
studio
ti
raccomando
in
particolar
modo
,
perché
è
quello
che
più
difficilmente
s
'
inducono
a
fare
i
giovinetti
.
Ma
occorre
intendersi
bene
.
Una
trentina
d
'
anni
fa
,
con
uno
scritto
diretto
particolarmente
ai
giovani
,
io
raccomandai
la
lettura
del
vocabolario
.
Nel
corso
di
questi
trent
'
anni
parecchi
mi
scrissero
,
e
altri
mi
dissero
presso
a
poco
quello
che
segue
:
-
Abbiamo
seguìto
il
suo
consiglio
,
o
meglio
,
ci
siamo
provati
a
seguirlo
;
ma
non
c
'
è
riuscito
di
tirare
innanzi
:
la
lettura
del
vocabolario
ci
addormentava
;
ci
vuole
una
pazienza
di
Benedettini
per
reggerci
;
abbiamo
smesso
.
Ecco
.
Rispondo
prima
di
tutto
che
senza
pazienza
non
si
riesce
a
imparar
la
lingua
in
nessuna
maniera
,
e
che
la
pazienza
di
studiare
il
vocabolario
l
'
ebbero
scrittori
di
grande
ingegno
,
come
il
Manzoni
che
postillò
la
Crusca
per
modo
da
non
lasciarne
vedere
i
margini
,
Teofilo
Gautier
,
che
teneva
il
vocabolario
sul
tavolino
da
notte
,
Gabriele
d
'
Annunzio
,
che
legge
persino
dei
vocabolari
tecnici
,
dalla
prima
all
'
ultima
parola
.
Rispondo
in
secondo
luogo
che
quella
è
una
lettura
che
non
va
fatta
a
modo
dell
'
altre
.
Se
tu
ti
metti
a
leggere
il
vocabolario
come
un
romanzo
o
una
storia
,
con
l
'
idea
di
correrlo
tutto
d
'
un
fiato
,
per
finirlo
il
più
presto
possibile
,
e
liberarti
dalla
fatica
,
non
solo
ti
farai
nella
mente
una
grande
confusione
,
senza
cavarne
alcun
frutto
;
ma
non
reggerai
a
leggerne
una
decima
parte
,
si
capisce
,
chè
t
'
ammazzerà
la
noia
prima
d
'
arrivarci
.
È
una
lettura
che
si
deve
fare
a
poco
per
volta
,
a
pezzi
e
bocconi
,
con
l
'
animo
tranquillo
,
quando
ci
si
ha
disposto
lo
spirito
,
e
non
di
corsa
,
ma
a
rilento
,
accompagnandola
passo
per
passo
,
come
ti
disse
il
Vocabolarista
,
con
un
lavoro
di
memoria
,
di
ragionamento
e
d
'
immaginazione
.
Bisogna
,
insomma
,
mettersi
alla
lettura
e
procedervi
per
modo
,
che
quello
studio
finisca
a
poco
a
poco
con
non
più
richiedere
uno
sforzo
di
volontà
,
e
diventi
una
consuetudine
,
cessi
d
'
essere
una
fatica
,
e
si
muti
in
un
piacere
.
Dirai
:
-
È
presto
detto
.
Hai
ragione
:
è
presto
detto
.
Ebbene
,
farò
qualche
cosa
di
più
.
Ti
propongo
di
fare
una
prova
insieme
.
Pigliamo
,
per
esempio
,
il
Novo
dizionario
italiano
del
Petrocchi
:
una
lettera
qualunque
,
la
lettera
P
,
e
leggiamola
tutta
.
M
'
ingegnerò
di
farti
vedere
come
si
deve
leggere
il
vocabolario
,
o
,
per
dir
meglio
,
ti
farò
vedere
come
io
lo
leggo
,
in
che
maniera
mi
ci
diverto
e
c
'
imparo
,
che
è
la
maniera
in
cui
mi
pare
che
anche
tu
ti
ci
possa
divertire
,
imparando
;
e
nel
far
questo
,
userò
con
te
la
più
grande
sincerità
,
come
con
un
compagno
di
scuola
:
ti
confesserò
le
mie
ignoranze
,
i
miei
stupori
e
i
miei
dubbi
,
che
ti
gioveranno
forse
,
se
te
ne
ricorderai
,
nelle
tue
letture
avvenire
.
Sarà
una
prova
un
po
'
lunghetta
,
benchè
io
proceda
alla
lesta
,
omettendo
le
parole
più
comuni
,
e
anche
molte
che
non
son
tali
,
e
un
gran
numero
di
vocaboli
tecnici
e
storici
;
ma
ci
occorrerà
spesso
di
ricrearci
divagando
e
scherzando
.
All
'
opera
,
dunque
.
Apro
il
secondo
volume
,
alla
lettera
P
.
Incominciamo
.
Ma
no
.
Tu
avrai
bisogno
di
respirare
.
Svaghiamoci
prima
insieme
con
qualche
personaggio
ameno
:
con
un
nemico
del
vocabolario
,
questa
volta
,
per
non
uscir
d
'
argomento
.
IL
FALSO
MONETARIO
.
Falso
monetario
della
lingua
,
s
'
intende
.
Era
un
pittore
ligure
,
digiuno
di
lettere
,
ma
pieno
d
'
ingegno
,
che
parlava
il
più
bizzarro
italiano
ch
'
io
abbia
mai
inteso
dagli
scali
di
Levante
alle
Colonie
del
rio
de
La
Plata
:
tutte
parole
storpiate
,
mutate
di
desinenza
e
di
genere
,
o
usate
in
tutt
'
altro
significato
da
quello
loro
proprio
.
Il
suo
magazzino
linguistico
era
come
una
tesoreria
di
monete
false
,
adulterate
o
calanti
,
ch
'
egli
dava
via
a
casaccio
e
in
tutta
buona
fede
.
Questo
derivava
principalmente
dal
fatto
strano
(
ma
nella
gente
incolta
non
raro
)
,
che
ogni
parola
insolita
ch
'
egli
leggesse
o
sentisse
si
confondeva
nella
sua
mente
con
un
'
altra
parola
usuale
di
suono
affine
,
o
acquistava
stabilmente
nel
suo
concetto
il
primo
significato
che
,
per
certe
analogie
misteriose
con
altri
vocaboli
,
gli
pareva
dovesse
avere
.
E
siccome
,
avendo
immaginazione
viva
e
spirito
arguto
,
aveva
bisogno
,
per
esprimersi
,
d
'
un
gran
numero
di
parole
,
e
se
ne
appropriava
di
continuo
,
così
gli
fiorivano
sulla
bocca
gli
spropositi
con
una
fecondità
maravigliosa
.
Per
lui
,
ad
esempio
,
donna
in
ghingheri
e
donna
in
gangheri
,
inciprignita
o
incipriata
erano
la
stessa
cosa
,
e
faceva
tutt
'
uno
d
'
immerso
e
sommerso
,
evento
e
avvento
,
immane
e
immune
,
stame
e
strame
,
eminente
e
imminente
.
Parlava
nel
modo
che
può
parlare
un
orecchiante
della
lingua
,
che
ode
a
frullo
e
legge
a
vànvera
,
com
'
egli
infatti
udiva
e
leggeva
.
Usava
sgattaiolare
per
imitar
la
voce
del
gatto
,
sobbillare
per
fare
il
solletico
,
cincischiato
per
azzimato
.
Diceva
a
un
amico
che
s
'
era
fatto
rader
la
barba
:
-
Come
sei
tutto
cincischiato
questa
mattina
!
-
e
quello
subito
si
tastava
il
viso
,
credendo
che
il
suo
Sfregia
lo
avesse
lavorato
d
'
intaglio
.
Ricordo
sfruconare
,
che
per
lui
era
verbo
omnibus
.
-
.
Questa
mattina
mi
sono
sfruconato
a
colazione
mezzo
pollo
.
-
Mi
sfruconai
l
'
abito
contro
il
muro
.
-
Lo
colsero
sul
fatto
e
lo
sfruconarono
ben
bene
.
-
Ho
pagato
dieci
lire
questo
straccio
di
cappello
:
m
'
hanno
sfruconato
.
-
Ad
altre
parole
faceva
far
cento
servizi
.
Per
esempio
ad
ambiente
.
Quando
il
cielo
era
sereno
:
-
Che
bell
'
ambiente
questa
sera
!
-
Che
cos
'
hai
?
Oggi
non
ti
trovo
nel
tuo
ambiente
.
-
Per
gli
amici
era
uno
spasso
.
N
'
aveva
ogni
giorno
una
nuova
,
o
parecchie
.
Fra
le
più
belle
,
che
non
riuscimmo
mai
a
fargli
smettere
,
c
'
era
voce
stentorea
per
voce
stentata
e
aureola
per
arietta
.
-
Tirava
un
'
aureola
deliziosa
!
-
Un
giorno
,
ritornando
da
Cavoretto
,
ci
disse
che
aveva
trovato
il
paese
tutto
infestato
.
-
Da
qual
malanno
?
-
domandammo
.
-
Ma
che
malanno
!
-
Voleva
dire
:
il
paese
in
festa
.
Ma
il
più
comico
era
la
sicurezza
con
cui
le
diceva
,
senza
un
sospetto
al
mondo
dei
suoi
reati
filologici
,
il
colpo
ardito
con
cui
piantava
lo
sproposito
,
come
una
bandiera
vittoriosa
.
Le
nostre
risate
non
lo
sconcertavano
minimamente
.
Alle
osservazioni
critiche
scrollava
le
spalle
.
-
Oh
che
pedanti
!
-
diceva
.
-
Digrignare
,
digrugnare
,
ammaccare
,
ammiccare
,
ruzzolare
e
razzolare
,
su
per
giù
è
lo
stesso
.
So
bene
che
parlo
un
po
'
così
,
all
'
insaputa
.
Ma
mi
capite
sì
o
no
?
E
tanto
basta
.
-
Di
certi
suoi
qui
pro
quo
si
capiva
l
'
origine
:
era
l
'
analogia
fonetica
fra
due
parole
:
da
sfracellare
cavava
sfracelo
;
gemicare
credeva
che
volesse
dire
:
gemere
sommesso
.
Ma
come
diamine
poteva
dire
"
una
scaramuccia
di
bicchieri
sopra
una
tavola
"
per
dire
una
quantità
di
bicchieri
in
disordine
,
e
si
attuffarono
per
vennero
alle
mani
?
E
anche
per
quei
nomi
delle
citazioni
storiche
proverbiali
,
che
si
sogliono
dir
giusti
anche
da
chi
non
ha
cognizione
alcuna
del
fatto
,
faceva
lo
stesso
lavoro
.
-
La
spada
d
'
Empedocle
.
-
L
'
anello
di
Gigi
.
-
L
'
orecchio
di
Dionisia
.
-
Una
che
è
una
non
l
'
infilava
,
e
aveva
una
grande
smania
di
citare
.
Per
gli
amici
che
conoscevano
il
suo
ingegno
,
il
suo
modo
vivo
e
colorito
di
raccontare
e
di
descrivere
e
la
vera
eloquenza
con
cui
parlava
qualche
volta
dell
'
arte
sua
,
quella
profluvie
di
svarioni
era
una
singolarità
piacevole
,
non
derivante
che
da
un
'
imperfezione
del
suo
organo
uditorio
e
della
sua
facoltà
mnemonica
;
ma
chi
non
lo
conosceva
,
la
prima
volta
che
l
'
udiva
parlare
a
quel
modo
,
sospettava
che
n
'
avesse
un
ramo
,
e
lo
guardava
con
diffidenza
.
Fra
le
molte
scene
lepide
di
cui
fu
causa
la
sua
maniera
di
parlare
,
ricordo
quella
che
seguì
in
casa
d
'
una
colta
signora
,
alla
quale
lo
presentammo
.
-
Signora
-
le
diss
'
egli
,
appena
presentato
-
,
io
son
fatto
alla
buona
,
non
so
spiaccicare
complimenti
;
ma
so
che
lei
preferisce
la
sincerità
alla
raffineria
.
La
signora
lo
guardò
,
stupita
;
poi
rispose
:
-
È
vero
.
Preferisco
mille
volte
la
brusca
sincerità
alla
finzione
cortese
.
-
Quanto
a
questo
-
ribattè
l
'
artista
-
le
assicuro
che
l
'
infingardaggine
non
è
fra
i
miei
difetti
.
Ciò
detto
,
si
staccò
dal
crocchio
,
per
parlar
con
altri
;
ma
,
voltatosi
a
un
tratto
e
colto
a
volo
un
atto
che
faceva
a
noi
la
signora
,
come
per
dirci
:
-
Ma
quest
'
artista
non
ha
il
cervello
a
segno
-
credendo
ch
'
ella
accennasse
d
'
aver
male
al
capo
,
le
disse
cortesemente
:
-
È
effetto
del
tempo
,
signora
.
Anche
a
me
questo
tempo
linfatico
rende
la
testa
pesante
.
Fu
quello
uno
dei
suoi
più
"
brillanti
successi
.
"
E
appunto
quello
strano
epiteto
affibbiato
da
lui
al
tempo
,
confondendo
l
'
idea
della
linfa
,
umore
del
corpo
umano
,
che
somiglia
all
'
acqua
,
con
l
'
idea
dell
'
acqua
piovana
,
è
un
esempio
che
spiega
come
si
formassero
nella
sua
mente
certi
strafalcioni
.
E
son
più
frequenti
che
non
si
creda
i
parlatori
di
questo
stampo
,
questi
sbadatoni
e
fracassoni
terribili
,
che
nel
campo
della
lingua
rovesciano
e
rompono
ogni
cosa
,
come
farebbe
un
toro
imbizzarrito
in
un
magazzino
di
chincaglierie
.
Ma
di
maravigliosi
come
lui
non
n
'
intesi
altri
.
Quanti
ameni
ricordi
ci
lasciò
,
che
sono
nella
nostra
mente
sorgenti
inesauribili
di
buon
umore
!
Che
impareggiabili
trovate
!
Quel
tenore
del
teatro
Balbo
che
gli
stralciava
gli
orecchi
con
le
sue
detonazioni
!
E
quel
certo
suo
amico
che
gli
aveva
raccomandato
che
gli
telegrafacesse
immediatamente
l
'
esito
di
non
so
quale
concorso
!
E
quel
Crispi
,
il
suo
adorato
Crispi
,
che
sarebbe
diventato
il
perno
motrice
della
politica
europea
!
E
quelle
guerre
intestinali
della
Francia
!
Tu
mi
perdonerai
,
mio
buon
anarchico
della
grammatica
e
del
dizionario
,
d
'
aver
fatto
ridere
qualcuno
alle
tue
spalle
:
tu
comprenderai
che
non
l
'
ho
fatto
per
mal
animo
.
Non
posso
aver
mal
animo
con
te
,
poichè
per
te
serbo
la
più
viva
gratitudine
.
Vedendoti
pigliare
quei
granchi
enormi
,
imparai
a
scansare
certi
granchi
minori
,
che
di
tanto
in
tanto
pescavo
io
pure
;
tu
m
'
infondesti
nell
'
animo
,
meglio
d
'
ogni
professore
di
lettere
,
il
terrore
salutare
del
farfallone
;
e
un
'
altra
saggia
cosa
m
'
insegnasti
:
a
non
giudicar
mai
lì
per
lì
dal
modo
di
parlare
,
per
malandato
che
questo
sia
,
le
facoltà
intellettuali
d
'
un
mio
simile
.
Ti
ringrazio
dunque
pubblicamente
;
e
non
per
burla
,
ma
per
affetto
mi
servo
ancora
delle
tue
parole
per
dirti
che
la
tua
memoria
mi
è
sempre
sommersa
nel
cuore
,
e
che
vi
rimarrà
finchè
la
Parca
non
recida
lo
strame
della
mia
vita
.
UNA
CORSA
NEL
VOCABOLARIO
.
P
.
P
.
-
Quattordicesima
lettera
dell
'
alfabeto
.
Che
novità
!
Un
momento
.
Nota
che
è
in
generale
maschile
;
più
spesso
maschile
che
femminile
,
dicono
altri
.
Ma
sul
genere
delle
lettere
bisogna
fissarsi
bene
perché
occorre
spesso
di
rammentare
questa
o
quella
vocale
o
consonante
per
canzonare
errori
d
'
ortografia
o
di
pronunzia
del
prossimo
,
ed
è
ridicolo
,
nell
'
atto
stesso
che
si
canzona
un
errore
d
'
altri
,
sbagliare
o
mostrare
incertezza
riguardo
al
genere
della
lettera
a
cui
s
'
accenna
.
Nota
anche
quel
P
.
C
.
,
per
congratulazioni
o
condoglianze
.
Siccome
le
condoglianze
si
fanno
quasi
sempre
per
morti
,
non
ti
pare
che
quel
p
.
c
.
,
usato
da
molti
,
sia
un
po
'
,
...
villanamente
asciutto
,
salvo
che
si
tratti
della
morte
d
'
un
cane
?
Chi
,
per
condolersi
con
me
d
'
una
disgrazia
qualsiasi
,
mi
scrive
un
semplice
p
.
c
.
,
m
'
ha
l
'
aria
di
voler
dire
per
canzonatura
o
per
cavarmela
.
Ed
è
veramente
canzonatura
il
fare
un
atto
di
gentilezza
con
un
'
avarizia
così
spilorcia
d
'
inchiostro
.
PACCA
,
PACCHINA
.
-
Colpo
della
mano
aperta
.
-
Non
m
'
occorre
,
dirai
;
ci
sono
tant
'
altre
parole
per
dir
la
stessa
cosa
!
Adagio
un
po
'
.
Se
tu
dici
a
un
bambino
,
per
ischerzo
:
-
Bada
che
ti
do
una
manata
o
uno
scapaccione
-
,
all
'
orecchio
della
mamma
può
sonar
male
lo
scherzo
.
Se
dirai
una
manatina
o
uno
scapaccioncino
,
dirai
una
parola
che
non
è
d
'
uso
corrente
.
Pacchina
è
la
parola
che
fa
al
caso
.
Inezie
!
Ma
,
nel
parlare
come
nello
scrivere
,
si
manifesta
appunto
in
queste
inezie
il
senso
della
convenienza
e
della
finezza
.
Hai
ragione
,
invece
,
se
mi
dici
che
si
può
far
di
meno
della
parola
PACCHÉO
,
che
vien
dopo
,
per
dir
baggeo
,
uomo
stupido
.
È
da
notarsi
che
di
queste
parole
che
suonano
scherno
o
disprezzo
,
come
di
quelle
che
designano
percosse
,
il
vocabolario
è
mirabilmente
ricco
:
se
lo
leggerai
tutto
,
ci
troverai
una
miniera
di
modi
d
'
ingiuriare
il
prossimo
e
di
termini
relativi
all
'
arte
di
menar
le
mani
;
ciò
che
non
è
un
segno
consolante
della
gentilezza
della
natura
umana
.
Non
c
'
è
forse
altra
famiglia
di
modi
più
numerosa
,
se
non
è
quella
che
si
riferisce
alla
"
noia
di
mangiare
e
bere
"
.
E
a
proposito
,
ecco
la
parola
PACCHIARE
,
mangiare
,
che
molti
lombardi
stupirebbero
di
trovar
nel
vocabolario
italiano
:
è
il
loro
paciáa
,
donde
paciada
,
mangiata
,
d
'
uso
volgare
.
E
tu
,
piemontese
,
troverai
,
andando
innanzi
,
un
gran
numero
di
parole
del
tuo
dialetto
,
che
credi
non
siano
della
lingua
.
Rideresti
,
per
esempio
,
se
sentissi
dire
in
italiano
:
PACCHIUCO
,
che
è
il
piemontese
paciocc
;
fango
,
mota
e
simili
.
Ed
eccolo
qua
,
seguito
da
Pacchiucone
,
pasticcione
,
che
è
il
piemontese
paccioccon
.
E
c
'
è
poco
sotto
Pacioccone
,
più
somigliante
dell
'
altro
al
vocabolo
dialettale
,
ma
che
in
italiano
ha
significato
diverso
,
cioè
di
persona
grassa
,
e
par
che
dica
la
cosa
anche
col
suono
.
Questo
pacioccone
anonimo
ci
conduce
nel
regno
della
pace
.
Il
pane
è
la
pace
della
casa
.
Che
profonda
verità
!
A
quante
cose
fa
pensare
questo
semplice
proverbio
,
in
cui
balenano
tutte
le
tristezze
e
le
tempeste
domestiche
che
derivano
dalla
miseria
!
E
nota
l
'
esempio
:
-
Viene
avanti
con
tutta
la
sua
pace
.
-
Non
c
'
è
l
'
immagine
viva
dell
'
indole
,
dell
'
aspetto
,
dell
'
andatura
d
'
una
persona
?
PACIERE
.
Ebbene
?
Niente
.
Sorrido
a
un
ricordo
mio
,
d
'
un
'
antica
edizione
del
Conte
di
Carmagnola
del
Manzoni
,
che
ebbi
tra
mano
da
ragazzo
,
nella
quale
all
'
ultima
scena
,
dove
il
Conte
dice
di
sperare
che
la
propria
morte
riconcilierà
il
duca
Visconti
con
la
figliuola
,
in
vece
di
:
è
un
gran
pacier
,
era
stampato
:
è
un
gran
piacer
la
morte
;
ed
è
quasi
mezzo
secolo
che
ogni
volta
ch
'
io
trovo
quella
parola
mi
ricordo
d
'
essermi
scervellato
un
bel
pezzo
a
pensare
come
fosse
potuta
sfuggire
ad
Alessandro
Manzoni
quella
stramberia
.
PACIFICONE
.
Ecco
una
parola
comunissima
che
in
venti
volumi
che
ho
sulla
coscienza
sono
ben
sicuro
di
non
aver
usata
mai
,
benchè
mi
sia
occorso
chi
sa
quante
volte
d
'
esprimere
l
'
idea
ch
'
essa
esprime
;
ciò
ch
'
io
feci
senza
dubbio
con
più
d
'
una
parola
,
o
con
un
'
altra
meno
propria
.
Dunque
,
memento
.
-
Come
?
-
mi
domanderai
-
;
anche
alla
Padella
ci
dobbiamo
fermare
?
-
Sì
,
signore
,
e
c
'
è
il
suo
perché
;
sono
anzi
due
.
Lo
sai
che
si
chiama
occhio
il
foro
che
è
nel
manico
dell
'
utensile
benemerito
,
per
attaccarlo
al
chiodo
?
E
sai
che
si
chiama
padella
il
piattello
di
latta
,
di
cristallo
o
d
'
altro
,
che
si
mette
sotto
il
lume
o
sul
candeliere
per
riparar
l
'
olio
o
la
cera
?
-
Ma
son
minuzie
,
-
mi
rispondi
-
;
o
se
m
'
occorrerà
due
volte
o
tre
nella
vita
di
nominar
quelle
cose
!
-
E
batti
!
Ma
siccome
(
e
già
lo
dissi
)
ci
sono
altre
migliaia
di
piccole
cose
,
che
nella
vita
avrai
da
nominar
poche
volte
,
se
tu
trascurerai
d
'
impararne
i
nomi
perché
son
cose
di
poco
conto
,
ti
troverai
migliaia
di
volte
impacciato
.
Ti
capaciti
?
E
nota
il
vantaggio
che
ti
dà
la
lettura
del
Vocabolario
,
dove
,
essendo
detti
tutti
i
significati
di
ciascun
vocabolo
,
tu
puoi
imparare
insieme
i
nomi
di
diversi
oggetti
,
ciascun
dei
quali
ti
rammenterà
l
'
altro
.
Vedi
,
per
esempio
,
più
avanti
,
la
parola
PALA
.
Pala
,
attrezzo
comune
,
pala
del
remo
,
pala
del
timone
,
pala
delle
ruote
dei
molini
.
-
Vedi
PALCO
.
I
palchi
fronzuti
d
'
una
quercia
,
i
palchi
delle
corna
,
i
palchi
delle
pine
,
un
vestito
di
seta
con
trine
a
tre
palchi
;
palco
morto
,
quello
che
si
dice
in
piemontese
sopanta
.
-
Poi
PALLINO
.
Pallino
da
caccia
,
pallino
delle
bocce
,
della
sella
,
della
balaustrata
,
della
chiave
maschia
;
soprannome
d
'
un
cane
,
d
'
un
cavallo
,
ecc
.
;
bambino
grassoccio
.
Più
sotto
,
dietro
PARACADUTE
,
una
filza
di
cose
che
parano
:
PARACAMINO
,
PARAFOCO
,
PARAFUMO
,
PARAMOSCHE
,
PARAOCCHI
,
PARATASCHE
,
PARACENERE
,
PARACIELO
d
'
un
pulpito
,
d
'
una
carrozza
,
d
'
un
tetto
,
ecc
.
Si
piglia
la
lingua
a
retate
.
Rifacciamoci
indietro
.
Ecco
una
bella
parola
per
dire
una
cosa
che
ci
occorre
di
dire
spessissimo
:
PADREGGIARE
,
d
'
un
figliolo
o
d
'
una
figliola
che
somiglia
al
padre
,
o
,
come
si
dice
famigliarmente
,
che
tira
dal
padre
.
-
Per
solito
le
figliole
padreggiano
,
i
figlioli
madreggiano
.
-
Ecco
la
parola
PAESANO
,
che
noi
dell
'
Italia
settentrionale
non
adoperiamo
quasi
mai
nel
senso
di
contrapposto
a
forestiero
o
a
militare
:
-
Vino
paesano
,
ufficiale
vestito
da
paesano
.
-
Ecco
alle
parole
PAGA
e
PAGARE
una
serqua
di
modi
quasi
tutti
relegati
fuor
del
nostro
vocabolario
parlato
.
-
PAGACCIA
,
un
cattivo
pagatore
.
-
Essere
il
PAGA
della
compagnia
-
dar
le
paghe
,
le
busse
.
-
Pagare
a
sgocciolo
,
alla
stracca
,
coi
gomiti
,
a
chiacchiere
,
a
respiro
,
sul
tamburo
,
sulla
cavezza
,
alla
banca
dei
monchi
,
il
giorno
di
San
Mai
,
pagar
di
schiena
.
-
E
alla
parola
:
PAGLIA
:
aver
altra
paglia
in
becco
-
(
un
altro
amore
)
-
mangiarsi
la
paglia
di
sotto
i
piedi
(
rifinire
ogni
cosa
)
-
batter
la
paglia
(
vagar
col
discorso
)
-
rompersi
il
collo
in
un
fil
di
paglia
-
per
ogni
fuscello
di
paglia
(
per
un
nonnulla
)
....
Segue
una
serie
di
nomi
di
cose
utili
a
sapersi
.
PALIOTTO
,
l
'
arnese
di
stoffa
o
altro
che
si
mette
davanti
all
'
altare
;
PALLA
,
il
quadretto
di
tela
per
coprire
il
calice
,
e
il
globo
di
vetro
che
si
mette
ai
lumi
;
PALMENTO
,
la
grande
cassa
dove
casca
la
farina
che
esce
dalle
macine
(
donde
il
modo
:
mangiare
a
due
palmenti
)
;
PEDANA
,
tappeto
per
sotto
i
piedi
;
PEDAGNÓLO
,
il
fusto
dell
'
albero
ancor
giovane
;
PEDALE
,
il
fusto
dell
'
albero
da
terra
all
'
inforcatura
;
PELLÉTICA
,
pelle
della
carne
da
mangiare
,
o
pelle
floscia
o
cascante
della
persona
;
PELO
,
di
marmi
o
pietre
o
vasi
,
fenditura
sottilissima
somigliante
ad
un
pelo
.
Sapevi
tu
i
nomi
di
tutte
queste
cose
?
No
?
Ebbene
,
ti
dico
nell
'
orecchio
che
parte
gl
'
ignoravo
anch
'
io
,
e
parte
li
avevo
dimenticati
.
E
PALANDRA
,
per
abito
d
'
uomo
a
lunga
falda
?
Che
cosa
dice
il
Sor
Palandra
?
Mi
par
di
vederlo
.
Una
sosta
.
Sostiamo
un
poco
,
e
voltiamoci
indietro
.
Vedi
,
nel
breve
tratto
percorso
,
quante
parole
abbiamo
trovate
,
che
ci
hanno
destato
un
ricordo
storico
,
portato
l
'
immaginazione
in
ogni
parte
del
mondo
,
a
cose
remotissime
di
spazio
e
di
tempo
,
dalle
palafitte
lacustri
dell
'
età
preistorica
alle
architetture
palladiane
,
dai
paleosauri
fossili
ai
bacilli
del
Pacini
!
Abbiamo
visto
passare
la
paggeria
pomposa
delle
Corti
,
i
principi
orientali
portati
in
palanchino
,
i
trionfatori
romani
in
veste
palmata
,
i
giovani
greci
lottanti
al
Pancrazio
,
e
dame
e
sonatori
di
lira
e
poeti
tragici
e
ninfe
cacciatrici
di
Diana
ravvolte
nella
palla
,
e
i
lottatori
delle
feste
panatenée
in
onor
di
Pallade
,
e
i
Bolognesi
antichi
plaudenti
alla
battaglia
d
'
ova
e
di
porci
della
Pachetta
.
Ci
son
balenati
dinanzi
Attilio
Regolo
,
che
con
le
palpebre
arrovesciate
,
spasimando
,
guarda
il
sole
,
e
Carlomagno
circondato
di
Paladini
,
e
i
Palleschi
e
i
Piagnoni
,
partigiani
e
avversari
dei
Medici
,
e
i
Francesi
caduti
nel
sangue
delle
Pasque
Veronesi
,
e
Paisanetto
,
la
maschera
genovese
,
e
Pantalone
,
la
maschera
veneziana
,
e
Pantagruele
,
figlio
di
Gargantua
;
e
di
là
da
questa
maravigliosa
processione
,
una
fuga
di
palazzi
famosi
,
i
palmizi
ridenti
di
Liguria
e
di
Sicilia
,
e
il
Palatino
e
il
Panteon
e
le
paludi
Pontine
e
l
'
orizzonte
immenso
della
Pampa
.
Pensasti
mai
,
leggendo
altri
libri
,
a
tante
cose
e
così
diverse
in
così
breve
tratto
di
lettura
?
E
quante
n
'
ho
tralasciate
!
Ma
Rimettiamoci
in
cammino
.
PANACÈA
.
Tu
non
sei
di
quelli
che
pronunziano
panácea
,
non
è
vero
?
Non
t
'
aver
per
male
della
domanda
:
non
di
rado
io
sento
dire
stentoréo
per
stentóreo
,
e
qualche
volta
anche
Satìro
per
Sátiro
,
santissimi
numi
!
E
come
sono
efficaci
le
maniere
:
-
LEVAR
DI
PAN
DURO
-
,
per
mangiar
molto
,
non
lasciar
che
il
pane
diventi
duro
in
casa
;
-
MANGIARE
IL
PAN
PENTITO
-
FINIR
DI
MANGIAR
PANE
,
per
morire
,
e
-
PAN
DI
RICATTO
-
che
si
dice
quando
uno
rifà
agli
altri
quello
che
hanno
fatto
a
lui
.
E
RIMBRONTOLARE
IL
PANE
a
uno
non
è
più
espressivo
di
rimproverare
e
rinfacciare
?
E
com
'
è
ben
significato
e
quasi
effigiato
l
'
ipocrita
untuoso
in
BOCCA
PARI
,
poichè
FAR
LA
BOCCA
PARI
vuol
dire
accomodar
la
bocca
per
ipocrisia
!
Un
'
altra
parola
,
PARI
,
che
non
s
'
usa
quasi
punto
fuor
di
Toscana
,
benchè
serva
a
dire
molte
cose
che
non
si
possono
dire
altrimenti
che
meno
bene
,
o
con
più
parole
,
ciò
che
in
fondo
è
il
medesimo
.
Per
esempio
,
come
diresti
tu
in
altre
parole
:
camminar
pari
pari
o
portar
una
cosa
pari
pari
,
perché
non
si
spanda
l
'
acqua
che
v
'
è
dentro
?
PARARE
.
È
una
di
quelle
tante
parole
comuni
alla
lingua
e
al
dialetto
,
le
quali
noi
non
usiamo
in
certe
forme
perché
,
essendo
queste
anche
dialettali
,
non
le
crediamo
forme
italiane
.
Di
'
la
verità
:
oseresti
dire
che
una
stanza
è
buia
perché
c
'
è
la
casa
di
faccia
che
PARA
?
PARA
,
senz
'
altro
,
sottintendendosi
il
sole
,
la
luce
?
E
dire
:
-
Escimi
davanti
che
mi
PARI
?
E
:
un
pastrano
che
PARA
il
freddo
?
E
a
un
bambino
,
offerendogli
qualche
cosa
:
PARA
bocca
?
PARA
mano
?
PARA
il
grembiule
?
PARA
il
sacco
?
-
No
.
Vedi
,
dunque
.
Ma
di
queste
parole
e
locuzioni
dialettali
e
italiane
ne
abbiamo
già
trovate
parecchie
nelle
pagine
antecedenti
,
e
ne
troveremo
di
più
in
seguito
.
-
TIRAR
LA
PAGA
,
per
riscuoterla
.
-
Essere
una
cattiva
paga
,
un
cattivo
pagatore
.
-
PAGHEREI
che
tu
provassi
il
gusto
che
c
'
è
a
far
questi
lavori
-
Non
PAPPARE
d
'
una
cosa
,
non
intendersene
-
Non
aver
PAURA
,
non
temere
il
confronto
.
-
PELAR
gli
uccelli
,
le
castagne
,
PELARSI
una
mano
con
un
ferro
rovente
.
-
Farsi
PELARE
,
per
farsi
tagliare
i
capelli
.
-
PRENDERE
di
qui
,
di
là
,
da
questa
parte
,
da
questa
strada
,
per
avviarsi
.
-
PIGLIARSI
,
per
isposarsi
.
Pare
che
que
'
due
si
PIGLINO
.
-
Lo
so
DA
PER
ME
,
viene
DA
PER
SÉ
.
-
PILUCCARE
uno
(
plucchè
,
piemontese
)
per
pigliargli
i
denari
.
-
È
un
PIGLIA
PIGLIA
(
ciapa
,
ciapa
)
.
-
E
PAPPINO
,
PASTONE
,
PATAFFIONE
,
PATATUCCO
,
PIOTA
,
QUEI
POCHI
,
per
servo
d
'
ospedale
,
pasto
per
le
galline
,
uomo
grossolano
,
uomo
stupido
e
bizzarro
,
pianta
di
piede
grosso
,
quattrini
.
Vedi
di
quanti
vani
scrupoli
e
paure
ti
puoi
liberare
leggendo
il
vocabolario
.
Conosci
i
modi
:
PARLARE
con
le
seste
,
PARLUCCHIARE
sul
conto
altrui
,
PASSAR
PAROLA
a
qualcuno
d
'
un
affare
,
aver
PASSATO
con
alcuno
POCHE
PAROLE
,
entrar
in
parole
,
pigliarsi
a
parole
?
-
Provati
a
trovare
un
altro
modo
che
equivalga
appunto
quest
'
ultimo
,
e
vedi
se
PARTICOLARE
,
nella
frase
:
-
Tu
sei
PARTICOLARE
,
veh
!
-
da
noi
non
mai
usato
,
non
dice
qualche
cosa
di
più
di
curioso
e
qualche
cosa
di
meno
d
'
originale
o
strano
,
che
qualche
volta
sarebbe
troppo
.
E
diciamo
mai
pascolare
in
senso
attivo
,
come
nell
'
esempio
:
-
Andò
a
PASCOLARE
le
pecore
-
?
PASSATELLA
,
di
donna
avanzata
in
età
,
è
uno
di
quei
modi
riguardosi
,
da
registrarsi
nel
Galateo
della
lingua
,
i
quali
possono
attenuare
,
in
certi
casi
,
il
risentimento
d
'
una
signora
rispettabile
.
E
nota
pure
,
perché
ti
può
occorrere
:
-
tirare
una
PASSATELLA
,
che
è
mandar
la
boccia
in
modo
che
tocchi
quella
dell
'
avversario
per
rimoverla
.
-
CANTARE
A
PAURA
,
che
bel
modo
di
dir
:
cantare
per
ingannar
la
paura
!
E
PENCOLARE
nel
senso
di
esser
dubbio
tra
il
sì
e
il
no
?
Ricordo
un
ragazzetto
fiorentino
che
mi
disse
:
-
Io
volevo
che
mi
lasciassero
andar
solo
a
vedere
il
serraglio
:
la
mamma
pencolava
,
pencolava
....
-
Nota
(
e
noto
anch
'
io
,
perché
son
parole
che
imparo
con
te
)
:
-
PECETTA
,
per
seccatore
(
bellissimo
)
:
Levami
questa
PECETTA
di
torno
.
-
PASTRANAIO
,
chi
alla
porta
d
'
un
teatro
o
altro
prende
e
conserva
i
pastrani
.
-
PATACCONE
,
un
orologio
grosso
e
vecchio
.
-
PATATE
(
volgarmente
)
i
calli
.
-
PECORELLE
,
la
schiuma
dei
cavalloni
.
-
PEDINARE
,
il
correre
per
terra
degli
uccelli
....
In
confessionale
.
Qui
apro
una
parentesi
,
che
già
volevo
aprire
alla
parola
Paleografia
,
poi
a
Paleolitico
,
a
Paleontologia
,
a
Palingenesi
,
a
Palinsesto
,
a
Paralipomeni
,
e
che
dovrei
poi
aprire
a
Pirronismo
o
a
Prammatica
e
ad
altri
vocaboli
,
se
non
lo
facessi
in
questo
punto
.
Zitto
!
Non
ti
domando
se
di
tutti
quei
vocaboli
sai
il
significato
:
ti
tratto
da
uomo
.
Quelle
ed
altre
molte
appartengono
a
una
famiglia
di
parole
che
si
potrebbero
chiamare
:
della
scienza
sottintesa
:
parole
che
si
senton
dire
sovente
nelle
conversazioni
della
gente
colta
o
mezzo
colta
,
e
che
spessissimo
si
leggono
nei
giornali
;
le
quali
molti
non
sanno
o
sanno
soltanto
per
nebbia
che
cosa
significhino
,
e
sarebbero
impacciatissimi
a
dirlo
;
ma
fingono
di
capirle
,
perché
hanno
coscienza
che
è
alquanto
vergognoso
il
non
conoscerne
il
significato
.
Fra
quanti
bravi
signori
,
se
fossero
sinceri
,
seguirebbe
la
scena
di
quei
due
giurati
del
Fucini
,
i
quali
,
di
parola
in
parola
,
finiscono
col
dichiararsi
a
vicenda
di
non
sapere
che
cosa
voglia
dir
recidiva
,
che
credevano
un
delitto
snaturato
!
Ebbene
,
questo
è
uno
dei
tanti
vantaggi
della
lettura
del
Vocabolario
:
che
tutti
,
scorrendo
le
sue
pagine
,
possiamo
colmare
una
quantità
di
piccole
lacune
della
nostra
cultura
,
le
quali
non
confesseremmo
neppure
a
un
amico
,
aggiustare
i
conti
della
nostra
coscienza
letteraria
,
di
nascosto
,
senza
dover
arrossire
,
come
con
un
maestro
fidato
,
che
s
'
interroga
a
quattr
'
occhi
,
e
che
dà
le
risposte
nell
'
orecchio
,
e
non
risponde
soltanto
alle
nostre
domande
,
ma
ci
svela
pure
molte
nostre
ignoranze
inconsapevoli
,
e
vi
ripara
ad
un
tempo
.
Cito
fra
le
tante
che
ci
passeranno
sott
'
occhio
una
sola
parola
:
preconizzare
,
che
quasi
tutti
sanno
,
ma
che
moltissimi
non
intendono
nel
suo
significato
vero
,
poichè
cento
volte
io
l
'
intesi
usare
nel
senso
di
presagire
,
dove
significa
propriamente
:
proclamare
l
'
elezione
d
'
un
vescovo
,
e
quindi
,
per
traslato
,
proclamare
che
che
sia
.
Il
Giordani
preconizzò
all
'
Italia
l
'
ingegno
del
Leopardi
.
E
si
sente
dire
:
-
Io
preconizzai
la
pioggia
fin
da
ieri
!
-
E
a
proposito
di
pioggia
:
una
PASSATA
D
'
ACQUA
,
una
PASSATINA
,
per
piccola
pioggia
,
e
che
passa
presto
,
come
dice
bene
la
cosa
!
Da
"
Pencolone
"
a
"
Piaccicone
"
.
Credo
che
avrò
detto
cento
volte
uno
che
pencola
o
pende
camminando
,
e
non
dissi
né
scrissi
mai
:
PENCOLONE
,
che
m
'
avrebbe
fatto
risparmiare
parecchie
parole
.
Notiamolo
per
ragione
d
'
economia
.
-
L
'
albero
cade
dalla
parte
che
pende
.
I
timorati
della
grammatica
direbbero
:
dalla
parte
da
cui
o
dalla
quale
pende
;
ma
è
un
modo
che
stride
come
un
paletto
arrugginito
.
PENNA
.
Qui
c
'
è
un
grappolo
di
modi
che
ti
possono
occorrere
ogni
momento
:
PENNA
CHE
FA
,
CHE
INTACCA
,
SCRIVE
CORRENTE
,
FA
GROSSO
,
SOTTILE
,
STRIDE
,
SCHIZZA
,
LASCIA
(
non
finisce
il
tratto
)
,
SBAVA
.
-
PENNATA
,
quanto
inchiostro
prende
in
una
volta
la
penna
.
-
PENSIERO
.
Nota
la
locuzione
:
HO
FATTO
PENSIERO
di
ritirarmi
:
è
più
che
ho
pensato
e
meno
che
ho
fatto
proposito
.
-
PENSUCCHIARE
,
pensare
meschinamente
.
Questo
scrittore
non
pensa
,
ma
pensucchia
.
-
PENTOLINO
.
È
bello
il
modo
:
TORNARE
AL
PENTOLINO
,
per
tornare
alla
sobrietà
,
alla
vita
parsimoniosa
di
casa
,
dopo
aver
scialato
.
To
'
:
c
'
è
anche
un
modo
per
dir
l
'
atto
di
riunire
i
cinque
polpastrelli
della
mano
.
FA
'
PEPINO
,
se
ti
riesce
,
si
dice
a
chi
ha
le
mani
aggranchiate
dal
freddo
.
E
giusto
,
mostrami
la
mano
:
questa
pellicola
staccata
dalla
carne
vicino
all
'
unghia
si
chiama
PEPITA
.
Tágliatela
,
e
osserva
l
'
uso
del
per
nei
modi
seguenti
,
che
per
noi
sono
insoliti
:
-
Si
volsero
PER
ponente
-
Assalirono
il
nemico
PER
fianco
-
PER
bambino
,
ha
molto
giudizio
.
-
PER
gobbo
,
dicono
in
Toscana
,
è
fatto
bene
-
Levò
quel
ragazzo
DI
PER
le
strade
-
Dare
una
cosa
PER
DI
.
Gli
hanno
dato
questo
quadro
PER
DI
Raffaello
.
-
E
l
'
uso
del
PERCHÉ
in
quest
'
altro
esempio
:
-
La
cagione
PERCHÉ
io
lo
cacciai
di
casa
-
più
svelto
che
per
la
quale
.
PERDOVE
.
Volle
sapere
il
perché
,
il
percome
e
IL
PERDOVE
.
-
Vedi
com
'
è
graziosa
la
parola
PERSONALINO
per
figura
:
-
Quella
ragazza
ha
un
bel
PERSONALINO
-
,
e
com
'
è
espressivo
il
costrutto
:
-
I
facchini
la
mancia
la
pesano
-
;
il
quale
tu
usi
ogni
momento
nel
dialetto
,
e
non
l
'
useresti
in
italiano
,
pensando
che
sia
un
errore
l
'
oggetto
doppio
:
corbellerie
!
PESTARE
uno
di
nerbate
,
un
modo
vigoroso
.
PESUCCHIARE
,
per
pesare
abbastanza
.
Questo
bambino
non
pare
;
ma
PESUCCHIA
.
PETTATA
,
salita
piuttosto
forte
:
fare
una
pettata
.
-
PETTEGOLATA
,
azione
da
pettegoli
;
bada
:
non
pettegolezzo
.
PRENDERE
PER
IL
PETTO
uno
,
fargli
violenza
.
Un
piacere
lo
fo
;
ma
non
voglio
esser
PRESO
PER
IL
PETTO
.
-
PIACCICHICCIO
.
Con
questo
PIACCICHICCIO
di
fango
,
non
si
cammina
.
-
PIACCICONE
,
PIACCICONA
,
chi
fa
le
cose
lentamente
.
-
PIPA
,
per
naso
grosso
....
altrimenti
Nappa
,
che
è
la
napia
del
nostro
dialetto
....
A
proposito
di
Piaccicone
,
è
da
notarsi
il
gran
numero
di
parole
comprese
nella
sola
lettera
P
,
le
quali
definiscono
il
carattere
,
l
'
aspetto
,
il
modo
di
moversi
e
d
'
operare
d
'
una
persona
;
tutte
occorrenti
spessissimo
,
in
special
modo
nel
linguaggio
parlato
.
Per
esempio
:
-
Quel
PALLIDONE
d
'
Eugenio
.
-
Se
tu
dici
invece
:
quella
faccia
pallida
,
non
fai
capir
così
bene
che
Eugenio
è
pallido
sempre
,
naturalmente
.
-
PANCETTA
,
chi
ha
la
pancia
grossa
.
Maestro
Pancetta
;
scherzoso
,
ma
non
impertinente
.
-
PAPPATACI
,
chi
soffre
,
mangia
e
tace
.
-
PEPINO
,
è
un
PEPINO
,
di
ragazzo
o
donna
arguta
e
frizzante
.
-
PETECCHIA
,
uomo
spilorcio
.
-
PIDOCCHIO
riunto
,
rivestito
,
rifatto
,
rilevato
,
ignorante
arricchito
e
superbo
.
-
PISPOLETTA
,
PISPOLINO
(
da
pispola
,
uccello
cantatore
)
,
donnetta
vezzosa
,
o
ragazzo
o
bambino
piacente
.
E
ne
tralascio
molte
altre
,
che
vedremo
un
'
altra
volta
,
per
finir
con
Puzzone
,
persona
che
puzza
,
e
anche
persona
superba
.
-
Tìrati
in
là
,
puzzone
,
che
mi
mozzi
il
fiato
.
-
Che
si
crede
d
'
essere
quella
puzzona
?
-
E
poichè
si
parla
di
puzzo
,
nota
,
com
'
è
detto
bene
di
persona
senza
sentimenti
e
senza
idee
:
-
SENZA
PUZZI
E
SENZA
ODORI
-
;
che
si
potrebbe
riferire
anche
a
scrittori
e
a
libri
corretti
,
ma
vuoti
e
freddi
,
che
lasciano
nel
lettore
....
il
tempo
che
trovano
.
E
ora
,
per
riprender
fiato
,
un
'
altra
occhiata
alla
Lanterna
magica
.
Quante
cose
,
oltre
la
lingua
,
in
quest
'
altro
breve
tratto
che
abbiamo
percorso
,
e
in
altre
poche
pagine
che
possiamo
precorrere
con
lo
sguardo
!
Armati
ad
ogni
passo
:
Pentacontarchi
,
Peltasti
,
Petardieri
,
Pretoriani
;
magistrati
romani
,
con
la
pretesta
strisciata
di
porpora
,
plaudenti
ai
gladiatori
dal
Podio
;
e
poeti
e
re
e
numi
e
genti
d
'
ogni
età
e
d
'
ogni
latitudine
,
dai
Pelasgi
ai
Lapponi
....
che
fabbricano
pane
con
la
corteccia
del
PIN
DI
RUSSIA
.
E
che
strana
processione
,
Pilade
,
Pilato
,
Pindaro
,
Plinio
,
re
Pipino
,
Petrarca
,
Platone
,
Plutone
!
Abbiamo
visto
Pegaso
trasvolare
nelle
nubi
,
passare
il
pétaso
alato
di
Mercurio
,
Psiche
spiar
le
forme
dell
'
amante
incognito
,
Ulisse
sterminare
i
Proci
,
Teseo
giustiziare
Procuste
,
Pirra
far
degli
uomini
coi
sassi
,
Progne
cangiarsi
in
rondine
e
Proteo
in
cento
forme
,
e
Perillo
fabbricare
l
'
orrendo
bue
ciciliano
,
rogo
e
tomba
di
bronzo
di
corpi
vivi
.
Abbiamo
visto
fender
l
'
acque
le
piroghe
degl
'
Indiani
,
scorrer
sull
'
Egeo
la
nave
capitana
del
Morosini
il
Peloponnesiaco
,
errar
sul
Ponte
Eusino
l
'
ombra
d
'
Ovidio
;
e
Aristotele
passeggiare
nel
Peripato
e
la
procuratessa
Grimani
in
piazza
San
Marco
;
e
meditar
sulla
pila
Alessandro
Volta
,
e
fuggire
dalle
Tuileries
la
testa
a
pera
di
Luigi
Filippo
;
e
lontano
,
verdeggiar
nell
'
azzurro
i
giardini
pensili
di
Babilonia
e
la
vetta
del
monte
Pimpla
,
sacro
alle
Muse
.
Che
fantasmagoria
,
per
gli
Dei
Penati
!
Cento
pagine
di
corsa
.
Di
corsa
,
perché
è
ancora
lunga
la
strada
,
e
tu
la
rifarai
da
te
a
più
bell
'
agio
.
PIAGGELLARE
,
lodare
,
dar
dell
'
unto
,
più
discreto
di
piaggiare
,
e
anche
nel
senso
di
ninnolare
,
divertir
con
ninnoli
.
-
PIANGERE
.
Di
un
vestito
che
non
si
confà
a
una
persona
si
dice
con
traslato
felicissimo
che
le
PIANGE
addosso
,
perché
fa
le
grinze
d
'
un
viso
piangente
,
e
di
scarpe
tutte
rotte
:
scarpe
che
PIANGONO
a
cent
'
occhi
.
Dire
che
ho
cercato
tante
volte
il
contrapposto
di
valligiano
,
colligiano
,
senza
trovarlo
,
ed
eccolo
qua
:
PIANIGIANO
:
me
lo
appiccico
sulla
fronte
.
PIANTACAROTE
....
Ma
questa
è
una
parola
comunissima
,
come
l
'
azione
che
esprime
.
Ora
,
ecco
una
manciata
di
modi
comuni
a
vari
dialetti
,
di
grande
efficacia
.
-
PIANTAR
spropositi
.
-
PIANTAR
uno
a
un
dato
posto
(
in
senso
canzonatorio
)
.
-
L
'
hanno
PIANTATO
agli
arresti
.
-
PIANTARE
una
ragazza
.
-
PIANTARE
un
amico
lì
su
due
piedi
.
(
Un
poeta
usò
argutamente
,
in
questo
senso
,
la
parola
Piantagione
)
.
-
PIANTAR
gli
occhi
in
faccia
a
uno
.
-
PIANTARE
il
discorso
,
e
andarsene
.
-
PIANTAR
casa
.
-
PIARE
,
degli
uccelli
che
cantano
in
amore
,
e
PÍO
PÍO
;
e
si
dice
anche
PIARE
delle
castagne
e
delle
patate
che
mettono
:
-
Non
lo
vedete
che
queste
castagne
PÌANO
?
-
PIENO
,
una
delle
tante
parole
che
nel
vocabolario
hanno
il
sacco
:
-
PIENO
zeppo
,
pinzo
,
colmo
,
gremito
-
bicchiere
PIENO
RASO
-
piatto
PIENO
a
CUPOLA
-
nel
PIENO
INVERNO
-
nel
PIENO
DELLA
NOTTE
.
-
e
così
PIGLIARE
:
PIGLIARE
a
cambio
,
a
chiodo
,
a
calo
,
e
nel
senso
d
'
accendersi
:
-
questo
lume
non
PIGLIA
-
e
in
altri
significati
:
-
vino
che
PIGLIA
d
'
aceto
-
pianta
che
non
PIGLIA
-
mastice
che
PIGLIA
appena
....
Ah
che
miseria
!
Pensare
che
io
pure
,
vecchio
al
mondo
,
dico
quasi
sempre
queste
cose
in
altri
modi
tanto
meno
spicci
e
meno
propri
!
-
PINZO
,
PINZARE
è
proprio
del
morso
degl
'
insetti
.
-
Nota
i
modi
:
-
Starà
poco
a
piovere
.
-
Piove
a
paesi
(
in
qua
e
in
là
)
.
-
PÍPPOLO
,
che
è
una
piccola
escrescenza
delle
piante
in
forma
di
bacca
,
si
dice
pure
d
'
un
'
escrescenza
della
carne
:
ho
un
amico
al
quale
una
gallina
portò
via
un
píppolo
dal
naso
con
una
beccata
.
PÍTTIMA
,
per
persona
noiosa
,
è
anche
del
nostro
dialetto
.
A
POCHINI
A
POCHINI
se
ne
spende
tanti
,
molto
più
espressivo
e
garbato
che
a
poco
a
poco
.
-
POPONE
fatto
,
strafatto
.
-
POPONE
per
gobba
.
Mi
ricorda
il
sonetto
del
Fucini
,
dove
al
prete
gobbo
che
dice
che
l
'
uomo
è
fatto
a
somiglianza
di
Dio
,
Neri
risponde
:
-
Con
quel
popone
non
me
l
'
ha
a
dir
lei
.
-
O
sciocco
,
va
'
a
dare
il
colore
ai
poponi
.
Amenità
del
vocabolario
.
Da
quest
'
ultimo
esempio
possiamo
prender
le
mosse
a
una
corsettina
allegra
,
per
vedere
una
quantità
di
modi
proverbiali
e
di
motti
e
d
'
esempi
lepidi
e
arguti
,
che
nelle
pagine
precedenti
abbiamo
saltato
a
piè
pari
.
Se
leggerai
tutto
il
vocabolario
,
vedrai
che
ce
n
'
è
a
profusione
,
che
alle
immagini
e
ai
pensieri
tristi
vi
predominano
di
gran
lunga
gli
ameni
,
che
il
libro
della
lingua
,
insomma
,
è
generalmente
un
libro
gaio
,
gran
motteggiatore
e
burlone
;
e
nei
suoi
motti
non
troverai
soltanto
fiori
e
vezzi
di
lingua
faceta
,
ma
anche
molte
sagge
sentenze
e
verità
utili
e
sani
consigli
.
Rifacciamoci
un
po
'
indietro
,
e
spigoliamo
alla
lesta
,
senza
tralasciarvi
certi
modi
un
po
'
volgari
,
ma
efficacissimi
,
che
è
bene
conoscere
,
benchè
non
sia
bene
adoperarli
.
-
Fàtti
in
là
,
disse
la
padella
al
paiolo
.
-
Non
si
può
esprimere
più
argutamente
il
concetto
d
'
una
persona
di
cattiva
reputazione
che
ostenta
timore
d
'
insudiciarsi
nella
compagnia
d
'
un
'
altra
della
stessa
tacca
.
-
Sei
come
la
padella
,
che
tinge
e
scotta
.
-
C
'
è
da
rivomitar
le
palle
degli
occhi
,
a
mangiar
certe
bazzoffie
delle
trattorie
.
-
Ti
s
'
ha
a
portare
il
panchetto
?
A
chi
non
finisce
di
chiacchierare
per
la
strada
.
A
Parigi
,
quando
due
comari
stanno
a
chiacchiera
un
pezzo
davanti
a
una
bottega
,
esce
il
bottegaio
con
due
seggiole
,
dicendo
:
-
Ces
dames
seront
peut
-
être
mieux
sur
des
chaises
.
-
Aver
della
pappa
frullata
nel
cervello
,
essere
un
baggeo
.
Di
una
cosa
nauseante
:
-
Fa
venir
su
la
prima
pappa
.
-
Soffiar
nella
pappa
,
fare
la
spia
.
-
Da
pappardelle
(
certe
lasagne
)
:
il
condotto
delle
pappardelle
,
la
gola
.
-
Pappa
tu
che
pappo
io
(
comune
,
credo
,
a
tutti
i
dialetti
)
,
alludendo
a
due
persone
che
mangiano
d
'
accordo
in
un
affare
.
-
Eh
,
non
mi
pappar
vivo
!
A
chi
risponde
arrogante
.
-
Aspetto
che
passi
la
mia
,
diceva
quell
'
ubbriaco
che
si
vedeva
girar
intorno
le
case
e
non
riusciva
a
trovar
la
sua
porta
.
-
Far
passare
il
vino
da
Santa
Chiara
,
degli
osti
che
lo
annacquano
.
-
Nella
sua
testa
c
'
è
andato
a
covare
un
passerotto
,
di
persona
senza
senno
.
-
Il
SE
,
il
MA
,
il
FORSE
,
è
il
patrimonio
dei
minchioni
.
-
Dottor
Pausania
,
a
persona
che
parla
con
molte
pause
e
con
prosopopea
.
Di
una
persona
magra
:
-
gli
si
sentono
i
paternostri
nella
schiena
:
-
da
paternostri
,
le
pallottoline
maggiori
della
corona
del
Rosario
,
alle
quali
somigliano
i
nodi
della
spina
dorsale
.
A
chi
fa
il
superbo
perché
è
arricchito
,
per
ricordargli
il
tempo
quand
'
era
povero
:
-
Ti
ricordi
quando
con
una
pedata
ti
rifacevi
il
letto
?
ossia
,
quando
dormivi
sulla
paglia
.
-
Il
caldo
dei
lenzuoli
non
fa
bollir
la
pentola
(
anche
dialettale
)
,
la
poltroneria
non
è
guadagno
.
-
Pare
una
pentola
di
fagioli
(
si
sottintende
"
in
bollore
"
)
di
persona
catarrosa
.
-
Dio
ti
benedica
con
una
pertica
verde
.
-
Pillole
di
gallina
(
le
ova
)
e
sciroppo
di
cantina
aiutano
a
star
sani
.
-
Di
persona
segreta
:
-
Più
chiuso
delle
pine
verdi
.
-
Tu
fai
piovere
!
A
chi
parla
con
affettazione
o
canta
male
.
-
E
ponza
e
ponza
e
ponza
,
venne
fuori
la
Monaca
di
Monza
,
fu
detto
del
Rosini
,
che
con
quel
romanzo
credeva
d
'
aver
ammazzato
I
Promessi
Sposi
;
e
si
dice
di
chi
fa
un
grande
sforzo
,
che
poi
non
dà
degno
frutto
.
-
E
udendo
un
suono
di
quel
vento
che
esce
dallo
stomaco
:
-
Al
tempo
dei
porci
erano
sospiri
.
-
Proserpina
,
di
donna
scarruffata
.
Vatti
a
pettinare
,
che
con
codesti
ciuffi
mi
pari
una
Proserpina
(
la
figlia
di
Giove
e
di
Cerere
,
rapita
da
Pluto
)
.
-
Non
esce
mai
dal
bagno
:
o
che
ci
sta
in
purgo
?
Dal
mettere
una
cosa
in
purgo
,
o
in
molle
,
perché
prenda
o
perda
certe
qualità
.
-
È
meglio
puzzar
di
porco
che
di
povero
,
dicono
i
poveri
che
si
vedon
malmenati
.
Vespasiano
a
Tito
,
che
gli
chiedeva
come
mai
avesse
messo
un
'
imposta
sull
'
orina
,
mise
una
moneta
sotto
il
naso
,
e
domandò
:
-
Puzza
questa
?
Ultima
verba
.
POLIARCHÍA
.
Tu
capisci
la
mia
strizzatina
d
'
occhio
:
questa
è
una
di
quelle
tali
parole
che
è
convenuto
che
tutti
intendano
,
e
di
cui
non
è
prudente
domandare
la
spiegazione
,
in
presenza
d
'
altri
,
a
una
persona
che
si
rispetta
.
-
POLPETTA
,
tu
saprai
per
prova
che
cosa
significhi
in
traslato
:
sgridata
.
Bello
il
verbo
PORGERE
nel
senso
di
suggerire
:
-
Fa
'
quello
che
la
natura
ti
porge
.
-
Dice
il
popolo
,
in
Toscana
:
-
Un
animo
mi
PORGE
,
il
cuore
mi
PORGEVA
di
fare
una
data
cosa
.
POSARE
.
Nota
bene
.
Noi
diciamo
troppo
spesso
deporre
,
che
è
ricercato
,
per
posare
il
cappello
sopra
una
seggiola
o
il
candeliere
sul
tavolo
o
altro
simile
;
io
intesi
anche
gridare
a
un
cane
:
-
Deponi
quell
'
osso
,
come
nelle
tragedie
si
dice
a
un
re
:
-
Deponi
quel
serto
.
Corbezzoli
!
-
Positivo
.
Si
dice
famigliarmente
di
positivo
per
sicuramente
,
senza
dubbio
.
A
primavera
c
'
è
la
guerra
DI
POSITIVO
.
-
Posteggiare
,
far
la
posta
,
non
si
dice
soltanto
d
'
un
animale
alla
caccia
,
ma
anche
d
'
una
persona
:
L
'
ho
POSTEGGIATO
un
pezzo
all
'
angolo
di
via
Garibaldi
,
dove
passa
ogni
giorno
;
ma
non
comparve
.
-
Si
dice
che
PUÒ
il
sole
,
il
vento
in
un
luogo
,
per
dire
che
ci
batte
forte
,
ed
è
un
modo
tanto
efficace
quanto
lesto
.
Eccoci
a
PRATICA
.
E
qui
ammonisco
me
stesso
:
-
Si
ricordi
bene
,
signor
E
.
D
.
,
che
si
dice
far
LE
PRATICHE
da
avvocato
,
e
non
la
pratica
,
come
dice
lei
,
e
far
pratiche
,
non
le
pratiche
,
per
far
quello
che
occorre
a
riuscire
in
un
intento
.
E
tu
pure
,
figliuolo
,
a
proposito
di
PRECIPIZIO
,
avverti
,
discorrendo
,
di
non
PRECIPITAR
le
parole
,
le
sillabe
,
il
racconto
,
che
è
un
vezzo
per
cui
si
dice
un
PRECIPIZIO
di
spropositi
;
e
già
fanno
tutto
male
gli
uomini
PRECIPITOSI
;
e
non
te
la
PRENDERE
(
è
un
modo
anche
dialettale
)
se
t
'
ammonisco
con
tanta
franchezza
.
Su
PRESA
tiriamo
via
,
perché
tu
capisci
che
cosa
significa
negli
esempi
:
un
muro
che
non
ha
fatto
ancora
PRESA
,
una
colla
,
una
pasta
che
non
fa
PRESA
.
Ma
facciamo
alto
a
PRESTIGIO
,
che
il
vocabolario
definisce
:
influenza
,
forza
abbagliante
,
ma
di
cui
si
fa
ora
un
abuso
ridicolo
,
adoperandolo
nel
significato
più
ristretto
di
stima
e
d
'
autorità
,
e
anche
di
serietà
solamente
,
tanto
che
tutti
credono
d
'
aver
del
prestigio
da
perdere
,
e
io
intesi
dire
persino
d
'
un
cane
da
guardia
,
che
aveva
perduto
ogni
prestigio
in
una
fattoria
,
per
averci
lasciato
entrare
i
ladri
di
notte
.
-
Grazioso
il
verbo
PROSPERARE
in
senso
transitivo
:
-
Il
Signore
vi
PROSPERI
!
-
PUGNO
,
ribeccarsi
un
pugno
,
mescere
fior
di
pugni
.
Sentii
dire
in
Toscana
:
-
Quattro
pugni
bene
scolpiti
,
che
è
proprio
uno
scolpire
l
'
idea
.
-
Mi
piace
PUNTARE
nel
senso
di
fissare
con
insistenza
una
persona
:
La
smetta
,
giovanotto
,
di
PUNTAR
quella
ragazza
;
e
anche
riflessivo
,
per
ostinarsi
:
-
Se
si
PUNTA
,
non
ottieni
nulla
.
-
Ed
ecco
alla
parola
PUNTO
un
mazzo
di
modi
da
ricordarsi
:
-
Far
punto
e
da
capo
,
stare
a
punto
e
virgola
,
ci
sono
i
punti
e
le
virgole
(
in
uno
scritto
perfetto
)
,
capitare
in
brutto
punto
,
prendere
in
buon
punto
(
nel
momento
buono
)
,
se
s
'
affatica
punto
punto
s
'
ammala
,
non
è
ancora
in
punto
(
all
'
ordine
)
.
Per
primo
punto
ti
dirò
....
-
PURE
DI
,
in
senso
ellittico
.
PUR
di
campare
,
fa
di
tutto
:
esprime
il
concetto
con
assai
più
forza
che
per
campare
,
dicendo
l
'
amor
della
vita
anche
più
forte
del
sentimento
della
dignità
e
della
rettitudine
.
PUZZARE
,
PUZZACCHIARE
.
-
Passa
di
qui
a
naso
ritto
:
par
che
si
PUZZI
tutti
!
-
Il
pesce
PUZZA
DAL
CAPO
.
-
Azioni
che
PUZZAN
di
ladro
.
Diciamo
anche
noi
nel
dialetto
che
una
cosa
non
pagata
,
ma
presa
a
credito
,
puzza
d
'
inchiostro
,
e
d
'
una
cosa
che
si
ritrova
o
si
riceve
inaspettatamente
,
e
che
ci
fa
comodo
:
-
Un
pastrano
a
questi
freddi
?
Non
puzza
.
-
Nota
che
noi
usiamo
quasi
sempre
,
in
vece
di
PUZZO
,
puzza
,
che
è
del
linguaggio
letterario
.
-
Un
puzzo
che
assaetta
,
un
puzzo
che
si
schianta
,
che
si
scoppia
.
-
Di
questo
puzzo
non
ce
n
'
ho
mai
avuto
in
casa
mia
:
s
'
intende
di
questi
peccati
,
di
queste
cattive
azioni
.
E
per
rumore
,
putiferio
:
-
Per
un
nulla
non
importava
far
tanto
puzzo
!
-
E
ancora
vari
nomi
di
cose
,
d
'
uso
raro
fra
noi
,
ma
che
è
bene
aggiungere
al
nostro
vocabolario
manchevole
:
-
POSATURA
,
quella
che
lascia
l
'
acqua
nella
boccia
,
e
che
noi
diciamo
fondo
,
che
è
proprio
del
caffè
,
com
'
è
del
vino
e
dell
'
aceto
fondigliólo
.
-
PRODA
del
campo
,
del
tavolino
,
del
letto
,
del
muro
,
del
fosso
,
che
noi
diciamo
malamente
orlo
.
-
PULCESECCA
,
sinonimo
faceto
di
strizzatura
o
pizzicotto
,
o
anche
il
segno
che
ne
rimane
.
-
Mi
son
fatto
una
pulcesecca
con
la
fibbia
,
e
in
un
sonetto
del
Fucini
:
e
giù
na
pulcesecca
'
n
tel
nodello
.
-
PULCIAIO
,
un
luogo
pieno
di
pulci
o
sudicio
.
-
Son
capitato
in
un
pulciaio
di
locanda
!
-
PULCINAIO
,
un
luogo
pieno
di
pulcini
.
-
PULISCISCARPE
e
PULISCIPIEDI
,
che
si
mette
all
'
entrata
delle
case
,
e
che
si
chiama
Raschino
se
è
di
ferro
.
-
PULSANTINO
,
la
mollettina
degli
orologi
,
che
serve
,
calcandola
e
girando
il
gambo
,
a
rimetter
l
'
ore
.
-
PUNZONE
,
forte
colpo
dato
con
le
nocche
o
con
la
mano
puntata
.
Gli
diede
un
punzone
nel
petto
che
lo
mandò
con
le
gambe
levate
.
-
E
questo
è
l
'
ultimo
vocabolo
della
processione
del
P
,
che
se
finisce
poco
bellamente
con
due
scarpe
per
aria
,
non
è
mia
colpa
.
Per
finire
.
Credo
di
non
averti
seccato
.
Non
ti
saresti
seccato
neppure
,
credo
,
s
'
io
non
avessi
fatto
molte
omissioni
per
abbreviarti
il
cammino
.
Ho
detto
molte
,
ma
sono
moltissime
,
e
in
special
modo
di
nomi
storici
,
di
termini
architettonici
,
matematici
,
filosofici
,
chimici
,
nautici
;
ai
quali
forse
,
leggendo
in
luogo
mio
,
tu
ti
saresti
arrestato
.
Anche
ho
trascurato
un
monte
di
vocaboli
con
cui
ti
sarebbe
passata
dinanzi
una
varietà
grande
d
'
animali
rari
,
di
minerali
,
d
'
erbe
,
di
fiori
,
d
'
alberi
,
di
frutti
,
di
medicinali
,
d
'
alimenti
,
d
'
abitazioni
e
di
paesaggi
,
e
d
'
armi
e
di
macchine
d
'
offesa
e
di
difesa
antiche
e
moderne
,
e
di
vestimenta
e
di
costumanze
e
di
giochi
e
di
feste
dell
'
età
passate
e
del
tempo
presente
,
che
alla
mia
immaginazione
presentavano
,
durante
la
lettura
,
un
'
altra
fuga
ammirabile
d
'
immagini
,
di
là
da
quella
che
tu
vedevi
con
me
,
seguitando
le
mie
citazioni
.
E
ho
tralasciato
voci
imitative
,
interiezioni
,
esclamazioni
,
facezie
,
proverbi
,
quanto
era
necessario
che
tralasciassi
,
insomma
,
per
ridurre
in
una
ventina
di
pagine
più
di
quattrocento
colonne
di
stampa
.
E
queste
quattrocento
colonne
non
rappresentano
che
una
lettera
.
Vedi
che
vasta
e
succosa
e
dilettevole
lettura
è
quella
del
Vocabolario
,
e
immagina
quanto
avrai
imparato
quando
su
tutte
le
lettere
dell
'
alfabeto
avrai
fatto
il
lavoro
che
abbiamo
fatto
insieme
sopra
una
sola
,
ma
con
più
attenzione
,
e
smettendolo
e
ripigliandolo
a
intervalli
,
dopo
ciascun
dei
quali
ritornerai
all
'
opera
con
maggior
curiosità
e
con
più
vivo
ardore
e
con
la
mente
meglio
esercitata
a
scegliere
,
a
osservare
e
a
imparare
.
Sei
persuaso
?
E
dopo
questo
,
se
qualcuno
ti
dirà
che
a
leggere
il
Vocabolario
si
muor
di
noia
e
si
sciupa
il
tempo
e
il
cervello
,
mandalo
....
alla
lettera
P
.
LA
MEMORIA
LATENTE
.
Ora
ti
debbo
dire
alcune
cose
per
preservarti
da
un
senso
di
scoraggiamento
,
dal
quale
è
probabile
che
tu
sia
preso
a
quando
a
quando
,
nel
primo
corso
dei
tuoi
studi
.
T
'
accadrà
qualche
volta
di
passare
in
rassegna
mentalmente
il
materiale
di
lingua
che
crederai
d
'
aver
accumulato
in
vari
mesi
di
letture
e
di
appunti
,
e
troverai
nella
tua
memoria
ben
poca
cosa
,
ti
parrà
che
una
gran
parte
di
quel
materiale
ti
sia
sfuggito
come
un
liquido
da
un
vaso
forato
,
e
che
un
'
altra
parte
ti
sfugga
nell
'
atto
che
lo
cerchi
,
e
rimarrai
scoraggiato
da
quel
disinganno
,
e
quasi
avvilito
.
Ebbene
,
sarai
in
errore
.
Una
gran
parte
del
materiale
della
lingua
si
va
a
riporre
da
sé
in
certi
scompartimenti
secreti
della
memoria
,
dove
noi
lo
portiamo
senz
'
esserne
consapevoli
,
e
donde
non
esce
se
non
quando
è
chiamato
fuori
da
certe
idee
,
con
le
quali
è
legato
da
fili
sottilissimi
,
invisibili
,
per
così
dire
,
al
nostro
pensiero
,
e
quindi
non
afferrabili
dalla
nostra
volontà
.
Ma
,
nel
parlare
e
nello
scrivere
,
quando
vorrai
esprimere
certi
pensieri
e
nella
ricerca
viva
dell
'
espressione
le
tue
facoltà
intellettuali
si
ecciteranno
,
tu
vedrai
che
ti
verranno
sulle
labbra
e
alla
penna
una
quantità
di
parole
,
di
frasi
e
di
costrutti
,
che
non
sapevi
di
possedere
,
e
che
ti
parrà
di
non
aver
cercati
.
È
una
cosa
che
segue
a
tutti
quelli
che
studiano
la
lingua
,
e
che
è
per
loro
una
sorpresa
gradevole
,
come
di
trovare
nelle
tasche
o
nei
cassetti
carte
preziose
o
danari
dimenticati
.
Non
ti
sgomentare
,
dunque
,
se
dai
ripostigli
della
tua
memoria
non
esce
che
pochissima
lingua
,
quando
a
questa
tu
gridi
:
-
Fuori
!
-
non
per
bisogno
,
ma
per
vederla
soltanto
,
per
metterla
in
mostra
a
te
stesso
.
Quando
n
'
avrai
bisogno
davvero
,
saranno
le
tue
idee
urgenti
e
imperiose
che
andranno
a
picchiare
all
'
uscio
delle
mille
celle
in
cui
le
parole
stanno
nascoste
,
ciascuna
alla
cella
di
quella
che
le
conviene
e
le
appartiene
,
e
te
le
porteranno
di
volo
sulla
carta
e
alla
bocca
.
E
ti
porteranno
vocaboli
e
frasi
che
da
lungo
tempo
non
s
'
eran
più
fatte
vive
nella
tua
mente
,
e
che
ti
parrà
d
'
imparare
in
quel
punto
,
e
della
forma
felice
in
cui
ti
verranno
espressi
certi
pensieri
,
rimarrai
maravigliato
come
di
roba
non
tua
,
che
ti
fosse
suggerita
da
un
altro
,
o
come
se
scoprissi
in
te
un
altro
te
stesso
,
che
parli
e
scriva
una
lingua
più
ricca
,
più
propria
,
più
efficace
di
quella
che
tu
possiedi
.
Sii
certo
di
questo
.
Molto
spesso
,
ritrovando
nel
dizionario
o
nei
tuoi
appunti
certi
modi
segnati
da
te
un
pezzo
addietro
,
esclamerai
:
-
Guarda
!
Questo
m
'
era
scappato
di
mente
.
-
No
,
non
t
'
era
scappato
;
vi
stava
rimbucato
,
e
dormiva
,
aspettando
che
venisse
a
risvegliarlo
un
'
altra
parola
o
frase
di
senso
o
di
suono
affine
,
una
voce
sfuggevole
dell
'
animo
,
un
'
idea
sua
parente
od
amica
,
alla
quale
egli
si
sarebbe
manifestato
ed
offerto
.
Prosegui
dunque
con
animo
a
leggere
,
a
notare
,
a
raccogliere
,
poichè
tutto
il
materiale
di
lingua
che
ti
metti
in
capo
vi
si
ordina
e
vi
si
collega
in
mille
modi
,
come
in
una
officina
oscura
,
a
poco
a
poco
,
con
un
lavorìo
spontaneo
,
del
quale
tu
non
hai
coscienza
.
E
non
ne
sarà
affatto
perduta
neppur
quella
parte
che
non
verrà
fuori
al
bisogno
,
perché
di
molte
voci
e
locuzioni
effettivamente
dimenticate
,
tu
sentirai
nella
tua
memoria
il
vuoto
che
v
'
avranno
lasciato
,
e
di
là
le
spierai
e
moverai
per
rintracciarle
e
prima
o
poi
le
ripiglierai
al
laccio
per
sempre
.
Prosegui
nello
studio
,
con
viva
fede
nelle
forze
latenti
e
nel
lavoro
misterioso
e
maraviglioso
della
memoria
,
che
ti
sarà
per
sé
medesimo
un
argomento
di
studio
e
una
fonte
di
diletto
profondo
.
IL
PERICOLO
.
Ancora
un
'
avvertenza
,
prima
di
rimetterci
in
cammino
.
Bada
che
nello
studio
della
lingua
,
in
special
modo
per
chi
v
'
ha
inclinazione
naturale
,
c
'
è
un
pericolo
:
il
pericolo
d
'
un
così
brutto
malanno
,
che
se
io
avessi
anche
solo
un
leggerissimo
dubbio
di
potertelo
tirare
addosso
con
le
mie
esortazioni
e
i
miei
consigli
,
vorrei
piuttosto
che
tu
buttassi
il
mio
libro
sul
fuoco
come
un
libro
scellerato
.
Sì
,
se
nel
culto
della
letteratura
tu
dovessi
fare
allo
studio
della
lingua
una
troppo
gran
parte
,
riporre
in
essa
il
meglio
dei
tuoi
sforzi
e
dei
tuoi
godimenti
intellettuali
,
ridurti
a
considerarla
,
in
somma
,
non
come
un
mezzo
,
ma
come
un
fine
,
e
diventare
uno
di
quei
perdigiorni
delle
lettere
che
badano
soltanto
a
baloccarsi
con
le
parole
e
con
le
frasi
,
come
se
queste
non
fossero
forme
e
suoni
vanissimi
quando
non
servono
a
dir
qualche
cosa
che
piaccia
o
che
giovi
,
io
ti
direi
che
è
meglio
per
te
rinunziare
a
questo
studio
,
e
continuare
a
scrivere
e
a
parlar
male
per
tutta
la
vita
.
E
sappi
che
il
malanno
c
'
entra
dentro
lentamente
,
senza
che
ce
n
'
avvediamo
.
La
nostra
innata
pigrizia
intellettuale
c
'
induce
a
poco
a
poco
a
tenere
in
conto
d
'
un
nobile
esercizio
dell
'
ingegno
il
facile
lavoro
di
accumular
vocaboli
e
locuzioni
,
e
a
credere
che
sia
arte
e
scienza
ciò
che
con
l
'
arte
ha
che
fare
come
la
preparazione
dei
colori
con
la
pittura
,
e
con
l
'
alta
matematica
lo
studio
della
tavola
pitagorica
.
Non
occupandoci
più
d
'
altro
che
di
lingua
,
finiamo
con
non
cercare
e
non
raccoglier
più
altro
nelle
opere
dell
'
ingegno
altrui
;
ci
avvezziamo
a
non
veder
più
bellezza
che
nella
bellezza
della
parola
,
a
non
badar
più
che
alla
forma
anche
nelle
pagine
più
splendide
di
pensiero
e
più
calde
d
'
affetto
,
a
non
più
pensare
noi
medesimi
,
scrivendo
,
se
non
quanto
è
necessario
ad
aver
qualche
cosa
da
dorare
e
da
infronzolare
con
gli
orpelli
e
coi
nastrini
del
nostro
guardaroba
linguistico
.
Ed
ecco
lo
studioso
della
lingua
che
,
naturalmente
,
a
grado
a
grado
,
diventa
pedante
e
intollerante
,
come
il
bigotto
diventa
superstizioso
e
misantropo
;
che
non
ha
più
altro
nel
cranio
che
una
grammatica
e
nel
petto
che
un
vocabolario
,
e
nelle
cui
mani
la
lingua
perde
lume
,
calore
e
vita
,
per
ridursi
una
materia
inerte
e
fredda
,
da
mettere
in
mostra
a
diletto
di
chi
ha
gli
occhi
confitti
in
una
fronte
vuota
;
ecco
il
linguaio
degenerato
,
uggioso
e
ridicolo
,
che
sempre
e
da
per
tutto
dove
imperò
,
isterilì
la
letteratura
,
uccise
l
'
arte
e
prostituì
l
'
idolo
che
stupidamente
adorava
.
Ma
tu
non
ti
lascerai
andare
per
quella
china
;
tu
terrai
sempre
per
fermo
che
ogni
studio
diretto
a
parlare
e
a
scriver
bene
sarà
fatica
,
peggio
che
sprecata
,
rivolta
a
tuo
danno
,
se
ti
distoglierà
dall
'
esercitar
l
'
ingegno
a
un
più
alto
fine
;
tu
studierai
la
lingua
per
diventarne
padrone
,
non
per
fartene
servo
,
per
servirtene
,
non
per
adorarla
;
tu
ne
farai
forza
e
bellezza
,
ma
non
la
sostanza
stessa
del
tuo
pensiero
,
che
si
dissolverebbe
nel
vuoto
,
non
l
'
alimento
unico
del
tuo
intelletto
,
per
cui
si
muterebbe
in
veleno
.
No
,
tu
non
seguirai
la
via
del
professor
Pataracchi
.
IL
PROFESSOR
PATARACCHI
.
Fu
forse
l
'
ultimo
dei
veri
,
grandi
,
formidabili
pedanti
italiani
;
per
i
quali
io
non
capisco
come
non
sentano
ammirazione
anche
i
loro
avversari
e
le
loro
vittime
,
perché
è
sempre
ammirabile
chi
combatte
ferocemente
,
senza
tregua
,
fino
alla
morte
,
per
una
causa
ch
'
egli
crede
santa
;
anche
se
sia
una
causa
sballata
.
E
per
tutta
la
vita
il
professor
Pataracchi
,
paladino
di
Nostra
Santa
Lingua
Immacolata
,
ritto
sulla
rocca
sacra
del
Purismo
,
già
rotta
da
ogni
parte
,
eroicamente
ostinato
ed
intrepido
,
menò
la
spada
sui
barbari
assalitori
,
e
ne
fece
memorando
sterminio
.
Il
suo
Credo
era
questo
.
Lingua
e
nazione
sono
una
cosa
sola
:
dunque
chi
offende
la
lingua
tradisce
la
patria
;
dunque
chi
parla
e
scrive
male
,
chi
contamina
l
'
idioma
nativo
di
francesismi
e
d
'
idiotismi
,
ha
da
essere
odiato
e
vituperato
come
il
più
nefando
dei
malfattori
.
E
poichè
in
questa
fede
era
sincero
,
la
professava
,
con
logica
rigorosa
e
costante
,
anche
nella
pratica
della
vita
,
non
curandosi
né
d
'
inimicizie
né
di
danni
che
glie
ne
potessero
incogliere
.
E
siccome
il
suo
purismo
arrivava
a
tal
segno
,
da
respingere
ogni
frase
o
parola
che
non
avesse
il
suggello
della
classicità
più
genuina
,
fino
a
non
ammettere
in
alcun
modo
nessun
vocabolo
nuovo
,
per
quanto
fosse
giustificato
dal
bisogno
o
dall
'
uso
comune
,
si
capisce
com
'
egli
dovesse
odiar
mezzo
mondo
e
si
facesse
prendere
in
tasca
da
quasi
tutti
quelli
che
gli
s
'
avvicinavano
.
Dico
quasi
tutti
,
non
tutti
,
perché
a
me
e
a
pochi
altri
,
che
sapevamo
quanto
un
'
offesa
alla
lingua
lo
facesse
veramente
soffrire
,
egli
destava
,
insieme
con
l
'
ammirazione
del
suo
foco
sacro
,
un
sentimento
di
schietta
pietà
.
Perché
dirgli
una
parola
o
una
frase
che
gli
pareva
illecita
era
come
forargli
le
carni
con
un
punteruolo
d
'
acciaio
:
avrebbe
gridato
in
mezzo
alla
strada
,
se
non
avesse
temuto
di
far
gente
.
A
chi
gli
rivolgeva
una
domanda
in
forma
scorretta
,
non
rispondeva
,
o
tardava
un
pezzo
a
rispondere
,
per
fargli
capire
che
l
'
aveva
offeso
e
per
lasciargli
il
tempo
di
ritrattar
l
'
ingiuria
.
A
certi
cattivi
scrittori
e
parlatori
,
quand
'
io
lo
conobbi
,
aveva
levato
il
saluto
da
anni
.
Domanderete
perché
non
lo
levasse
a
me
pure
.
Ma
coi
giovani
che
lo
frequentavano
con
buona
disposizione
d
'
alunni
,
e
fingevano
di
consentir
con
lui
e
di
voler
battere
la
sua
via
,
usava
qualche
indulgenza
.
Non
faceva
però
complimenti
nemmen
con
loro
quando
gli
toccava
d
'
udire
o
di
leggere
in
qualche
loro
scritto
una
locuzione
o
un
costrutto
di
lega
impura
.
Diceva
fuor
dei
denti
:
-
Queste
son
bricconate
,
mi
scusi
.
-
Questo
non
è
uno
scrivere
da
galantuomo
.
-
O
dove
ha
pescato
questa
porcheria
?
-
Per
lui
non
c
'
era
differenza
fra
il
commettere
un
atto
di
lesa
maestà
del
suo
dizionario
e
rubare
un
orologio
o
fare
una
cambiale
falsa
.
Avrebbe
voluto
che
nel
Codice
penale
ci
fosse
un
articolo
per
questo
genere
di
reati
.
E
non
faceva
grazia
a
nessuno
.
Nessuno
scrittore
lo
contentava
perché
il
buon
effetto
di
qualunque
pagina
più
bella
e
eloquente
,
se
pur
lo
sentiva
ancora
,
gli
era
distrutto
ipso
facto
da
una
sola
parola
illegittima
ch
'
egli
v
'
inciampasse
.
Anche
quei
pochi
puristi
della
sua
razza
,
che
rimanevano
in
Italia
,
e
ch
'
erano
generalmente
canzonati
per
la
loro
feroce
pedanteria
,
anche
quelli
li
giudicava
di
manica
troppo
larga
,
troppo
cedevoli
,
vilmente
propensi
a
venire
a
patti
con
la
barbarie
invadente
.
Ed
è
a
notarsi
che
furioso
in
particolar
modo
era
contro
i
suoi
concittadini
toscani
,
e
contro
i
fiorentini
più
che
mai
,
ch
'
egli
accusava
d
'
essere
i
primi
e
più
infesti
corruttori
della
loro
lingua
.
Già
erano
imbarbariti
i
suoi
coetanei
;
ma
erano
assai
peggio
i
loro
figliuoli
.
Diceva
che
"
veniva
su
una
generazione
toscana
senza
freno
né
legge
,
la
quale
preparava
al
suo
paese
un
triste
avvenire
"
perché
nel
suo
concetto
un
parlatore
o
scrittore
"
maculato
"
non
poteva
che
seminar
dei
guai
in
qualunque
campo
o
forma
d
'
azione
operasse
.
Ricordo
d
'
avergli
udito
dire
,
all
'
annunzio
di
non
so
che
nuovo
Ministero
:
-
Ministro
dei
lavori
pubblici
quello
sgrammaticante
?
Ne
vedremo
delle
belle
!
-
Non
avevano
altra
sorgente
anche
i
suoi
odi
politici
,
perché
di
politica
non
si
curava
,
e
non
riconosceva
altra
quistione
nazionale
o
sociale
che
quella
della
lingua
.
E
sebbene
,
in
fondo
,
fosse
tutt
'
altro
che
un
cattivo
uomo
,
serbava
i
suoi
odi
linguistici
oltre
il
rogo
.
Udendo
ch
'
era
morto
un
tal
letterato
,
una
delle
sue
bestie
nere
:
-
Come
uomo
-
disse
,
-
lo
compiango
;
come
scrittore
....
è
una
pestilenza
di
meno
.
È
giusto
dire
che
della
purità
assoluta
che
voleva
dagli
altri
,
egli
dava
l
'
esempio
,
non
solo
in
quel
pochissimo
che
scriveva
,
ma
anche
parlando
;
ciò
che
gli
doveva
costare
una
cura
assidua
e
faticosissima
,
perché
,
in
somma
,
non
viveva
mica
fuori
del
mondo
presente
,
e
le
parole
nuove
,
i
francesismi
correnti
,
gl
'
idiotismi
d
'
uso
universale
e
necessario
dovevano
penetrare
e
sonar
di
continuo
anche
nel
cervello
suo
,
come
nei
polmoni
di
tutti
entrano
i
microbi
dell
'
aria
.
Ma
di
lingua
era
dotto
davvero
,
e
non
c
'
era
caso
che
peccasse
.
Di
certe
cose
,
delle
quali
,
senza
peccare
,
non
avrebbe
potuto
discorrere
,
non
discorreva
mai
.
Certe
novità
,
a
cui
non
si
poteva
dar
altro
che
un
nome
nuovo
e
barbaro
,
non
c
'
era
verso
di
fargliele
nominare
.
Altre
le
nominava
con
un
vocabolo
antico
,
o
di
conio
proprio
,
risolutamente
,
non
dandosi
alcun
pensiero
di
non
essere
capito
,
o
d
'
esser
franteso
,
o
di
far
ridere
gli
uditori
;
il
che
seguiva
sovente
.
Chiamava
,
per
esempio
,
una
dimostrazione
popolare
:
una
raunata
di
popolo
;
guardie
del
fuoco
,
i
pompieri
;
traino
,
il
treno
della
strada
ferrata
(
partirò
col
traino
diretto
,
diceva
)
:
un
banchetto
,
non
di
trecento
coperti
,
ma
di
trecento
tovaglioli
;
negava
la
medesimezza
della
così
detta
casa
di
Dante
in
Firenze
.
E
non
diceva
mai
semplicemente
il
re
,
poichè
era
monarchico
umilissimo
,
ma
neanche
Sua
Maestà
,
che
condannava
come
modo
improprio
:
diceva
la
maestà
del
re
:
la
maestà
del
re
arriverà
domani
.
Ma
i
due
più
belli
esempi
della
sua
audacia
di
purista
,
diventati
famosi
a
Firenze
,
sono
le
voci
antiche
con
le
quali
s
'
ostinava
a
designare
due
imposte
,
ch
'
egli
chiamava
gravezze
:
l
'
imposta
progressiva
e
quella
della
ricchezza
mobile
,
già
esistenti
ai
tempi
della
Repubblica
:
la
decima
scalata
e
l
'
arbitrio
.
E
tutte
queste
parole
,
e
le
altre
,
pronunziava
con
aria
di
sfida
fra
i
"
neologizzanti
"
quasi
gettandogliele
in
faccia
(
scrivo
così
perché
è
morto
)
e
dicendogli
con
gli
occhi
:
-
Beccatevi
questo
,
e
fatene
vostro
pro
,
pezzi
d
'
ignoranti
.
Variatissimo
e
comicissimo
era
il
suo
vocabolario
di
pedante
vituperatore
di
barbari
;
nell
'
uso
del
quale
egli
graduava
il
vituperio
con
rigorosa
giustezza
.
Da
modo
non
bello
,
brutta
voce
,
vociaccia
,
robaccia
,
veniva
su
su
a
mostriciattolo
,
mostruoso
vocabolo
,
voce
appestata
,
abbominevole
voce
,
parola
infame
.
Così
d
'
un
francesismo
tollerabile
si
contentava
di
dire
:
sente
di
francese
,
e
via
via
:
e
'
pute
di
francioso
(
il
francioso
aggravava
)
o
di
gallico
(
che
era
più
grave
di
francioso
)
;
francesismo
vile
,
fetentissimo
,
sgangherata
voce
gallica
,
scempiata
metafora
transalpina
.
E
in
diversi
modi
egualmente
fieri
e
lepidi
ammoniva
i
giovani
a
rifuggire
da
quei
delitti
:
-
Al
fuoco
questa
parolaccia
!
-
Al
gasse
!
-
Alla
cassetta
della
spazzatura
!
-
Deh
,
non
lo
dire
!
-
Via
quest
'
orrore
!
-
La
lasci
agli
acciabattoni
!
-
E
lascio
altre
sue
maniere
usuali
:
-
Goffe
eleganze
romanzieresche
,
sconce
sgrammaticature
segretariesche
,
stomachevoli
parole
muschiate
,
sguaiate
leziosaggini
,
turpi
granciporri
:
n
'
aveva
una
collezione
infinita
.
Ma
non
era
mai
così
bello
a
vedere
e
a
sentire
come
quando
scorreva
un
libro
nuovo
e
sospetto
,
con
quel
viso
sanguigno
e
minaccioso
,
con
quei
baffi
irti
,
che
s
'
appuntavano
contro
la
pagina
come
penne
d
'
istrice
,
con
quelle
unghie
adunche
,
piantate
sui
margini
,
come
pronte
a
graffiare
.
Egli
segnalava
il
francesismo
con
una
contrazione
del
viso
come
se
vedesse
correre
fra
le
righe
un
insetto
schifoso
.
La
manifestazione
più
tenue
del
suo
sdegno
era
un
pugno
sul
tavolino
.
Quando
una
parola
o
una
frase
lo
urtava
più
forte
,
prorompeva
in
invettive
contro
il
fantasma
dell
'
autore
:
-
Ah
,
italiano
rinnegato
!
-
Camerlingo
degli
spropositi
!
-
Sgrammaticato
malfattore
codardo
!
-
E
l
'
ultima
espressione
della
sua
collera
era
un
riso
ironico
forzato
,
che
gli
scopriva
i
denti
canini
,
accompagnato
da
uno
scotimento
di
spalle
,
con
cui
fingeva
un
'
ilarità
smodata
.
Ma
dopo
questo
sforzo
,
sbatteva
il
libro
nel
muro
e
andava
fuor
della
grazia
di
Dio
.
-
A
questo
punto
siamo
arrivati
!
Ma
è
un
'
aberrazione
,
una
demenza
universale
.
L
'
Italia
va
in
isfacelo
.
Quando
non
c
'
è
più
lingua
non
c
'
è
più
nulla
.
È
finita
.
Oh
bastarda
razza
di
traditori
!
Povero
professor
Pataracchi
!
Conservarmi
la
sua
benevolenza
costò
a
me
qualche
fatica
;
ma
deve
aver
faticato
più
lui
a
non
levarmela
.
Chi
sa
quante
volte
fu
in
procinto
di
dirmi
come
Virgilio
all
'
Argenti
:
-
Via
costà
con
gli
altri
cani
!
-
Poichè
,
in
somma
,
gli
dovevo
parere
un
ipocrita
,
io
che
per
tenermi
nelle
sue
buone
grazie
gli
davo
ragione
a
parole
,
ma
seguitavo
a
scrivere
come
un
Ostrogoto
,
non
potendomi
ribellare
alla
terminologia
dei
regolamenti
,
poichè
scrivevo
di
cose
militari
.
-
Ma
è
proprio
proprio
costretto
-
mi
domandava
qualche
volta
-
a
servirsi
di
codesto
orribile
gergo
caporalesco
?
-
Io
rispondevo
di
sì
,
e
mi
giustificavo
umilmente
.
Ed
egli
mi
diceva
:
-
La
compiango
!
-
E
forse
fu
la
compassione
che
mi
mantenne
la
sua
amicizia
.
Il
giorno
prima
di
lasciar
Firenze
per
sempre
,
m
'
andai
ad
accomiatare
da
lui
.
Fu
più
affettuoso
che
non
m
'
aspettassi
.
Forse
lo
impietosiva
il
pensiero
ch
'
io
m
'
andavo
a
stabilire
a
Torino
,
poichè
a
lui
,
per
rispetto
alla
lingua
,
Torino
doveva
parere
un
covo
brigantesco
,
dove
io
non
potessi
far
altro
che
una
miseranda
fine
.
M
'
accompagnò
per
un
tratto
di
via
del
Cocomero
.
All
'
angolo
di
via
degli
Alfani
,
prima
di
lasciarmi
,
mi
disse
qualche
parola
benevola
,
raccomandandomi
la
lingua
.
Forse
gli
avrei
lasciato
un
buon
ricordo
di
me
,
se
non
avessi
più
aperto
bocca
;
ma
all
'
ultimo
momento
guastai
la
frittata
.
-
Se
per
combinazione
-
gli
dissi
-
venisse
una
volta
a
Torino
,
abbia
la
bontà
d
'
avvertirmene
.
Mi
metterò
ai
suoi
ordini
.
Sarò
felice
di
rivederla
e
di
servirla
.
-
Grazie
,
-
rispose
stringendomi
la
mano
.
-
Buon
viaggio
,
e
a
rivederla
.
E
mi
lasciò
.
Ma
fatti
pochi
passi
,
mi
richiamò
con
un
cenno
,
e
mi
disse
:
-
Senta
.
Combinazione
,
per
caso
o
casualità
,
mi
perdoni
,
è
orribile
.
E
se
n
'
andò
senza
dir
altro
.
Furon
quelle
le
ultime
parole
ch
'
io
intesi
dalla
sua
bocca
purissima
.
Fulminò
ancora
i
barbari
per
sette
anni
,
e
poi
morì
sulla
breccia
,
ravvolto
negli
avanzi
della
sua
bandiera
.
[
162
bianca
]
PARTE
SECONDA
.
[
164
bianca
]
Nel
corso
degli
studi
che
farai
sulla
lingua
,
con
la
penna
alla
mano
,
nei
vocabolari
e
negli
scrittori
,
se
vorrai
impadronirti
durevolmente
delle
cognizioni
che
verrai
acquistando
e
ricavarne
il
maggior
vantaggio
possibile
nel
parlare
e
nello
scrivere
,
sarà
bene
che
tu
le
ordini
nella
tua
memoria
,
raggruppandole
intorno
a
certi
concetti
,
che
dovrai
tener
sempre
presenti
.
A
ciascuno
di
tali
concetti
,
o
per
dir
meglio
,
divisioni
della
materia
,
dedicherò
un
breve
capitolo
.
Sarà
una
serie
di
consigli
e
d
'
avvertenze
intorno
alle
relazioni
della
lingua
coi
dialetti
,
alla
lingua
che
non
si
sa
,
alla
lingua
che
si
sa
,
ma
non
s
'
usa
,
alla
lingua
impropria
,
alla
lingua
abbreviativa
,
ai
sinonimi
,
alle
definizioni
,
ai
modi
famigliari
,
al
linguaggio
faceto
,
al
modo
di
variare
il
proprio
materiale
linguistico
.
Ragioneremo
poi
dei
francesismi
e
delle
parole
nuove
,
degli
spropositi
più
frequenti
e
dei
luoghi
comuni
più
usuali
del
linguaggio
corrente
,
e
delle
licenze
lecite
e
di
quelle
che
offendono
i
diritti
della
Grammatica
;
e
in
fine
faremo
insieme
una
corsa
a
traverso
la
letteratura
italiana
per
scegliere
gli
scrittori
che
tu
dovrai
leggere
e
studiare
di
preferenza
.
Non
ti
spaventare
della
via
lunga
:
la
percorreremo
alla
lesta
,
scherzando
spesso
da
buoni
amici
,
e
ricreandoci
ogni
tanto
nella
compagnia
d
'
originali
piacevoli
.
Adelante
,
Pedrito
.
LE
LAGNANZE
D
'
UN
DIALETTO
.
DIALOGO
FRA
IL
DIALETTO
PIEMONTESE
E
LA
LINGUA
.
(
Il
dialetto
è
il
piemontese
;
ma
il
dialogo
può
star
benissimo
con
qualunque
altro
dialetto
d
'
Italia
,
sostituendovi
altre
voci
e
locuzioni
a
quelle
che
son
citate
ad
esempio
)
.
LA
LINGUA
.
-
Buon
giorno
,
fratello
.
Tu
hai
la
cera
rannuvolata
.
IL
DIALETTO
.
-
Me
la
vedo
come
in
uno
specchio
,
Signora
,
e
mi
duole
di
presentarmi
a
Voi
in
quest
'
aspetto
.
L
.
-
Perché
mi
chiami
Signora
?
Altre
volte
ti
dissi
che
mi
piace
esser
chiamata
sorella
.
La
fortuna
e
la
gloria
non
m
'
hanno
fatto
montare
in
superbia
.
Non
siamo
,
tu
ed
io
,
rami
dello
stesso
tronco
?
figliuoli
della
stessa
madre
?
legati
ancora
e
per
sempre
da
mille
somiglianze
e
proprietà
comuni
,
dalle
quali
lo
straniero
riconosce
in
noi
,
a
primo
aspetto
,
il
comun
sangue
latino
?
Che
cosa
t
'
affanna
,
fratello
?
D
.
-
Ti
ringrazio
,
sorella
illustre
e
venerata
.
(
Scattando
)
Ma
è
proprio
questo
pensiero
che
mi
fa
stizzire
:
d
'
aver
che
fare
con
una
razza
d
'
ingrati
,
i
quali
,
disconoscendo
i
vincoli
che
mi
legano
a
te
,
credono
di
farti
onore
disprezzandomi
,
e
,
parlando
e
scrivendo
italiano
,
rifiutano
un
monte
di
parole
e
di
frasi
mie
come
se
fossero
barbare
per
il
solo
fatto
d
'
esser
mie
,
e
vanno
predicando
ai
ragazzi
che
,
per
non
offenderti
,
debbono
rifuggir
da
me
come
dalla
peste
bubbonica
.
L
.
-
Lo
so
.
D
.
-
E
che
ne
dici
?
L
.
-
Confòrtati
.
Mi
fanno
sovente
la
stessa
lagnanza
i
tuoi
fratelli
.
E
scrisse
pure
un
grande
maestro
che
ogni
italiano
,
per
imparar
la
lingua
,
la
dovrebbe
studiare
tenendo
tanto
d
'
occhi
aperti
sul
proprio
dialetto
;
con
che
volle
dire
che
v
'
è
in
ciascun
dialetto
una
grande
quantità
di
modi
e
costrutti
comuni
alla
lingua
;
conoscendo
i
quali
,
ed
usandoli
,
riuscirebbero
tutti
ad
esprimersi
in
italiano
con
assai
più
facilità
ed
efficacia
che
ora
non
facciano
,
poichè
a
quelle
forme
che
si
presentano
loro
spontanee
,
ed
essi
rifiutano
come
puramente
vernacole
,
ne
sostituiscono
altre
quasi
sempre
men
naturali
,
appunto
perché
cercate
,
e
meno
proprie
,
perché
meno
naturali
.
D
.
-
Ecco
la
gran
verità
,
sii
benedetta
!
Mi
disprezzano
per
onorarti
,
e
offendono
te
,
disprezzandomi
;
mi
fuggono
come
un
nemico
,
quando
si
potrebbero
giovare
di
me
come
d
'
un
maestro
.
L
.
-
Dici
il
vero
.
Ma
non
pensar
che
ti
disprezzino
.
Ogni
giorno
sento
dire
da
italiani
di
questa
o
di
quella
provincia
che
il
loro
dialetto
è
più
vivace
,
più
vario
,
più
espressivo
della
lingua
,
e
che
col
proprio
dialetto
soltanto
riesce
loro
di
dire
tutto
quello
che
vogliono
,
d
'
esprimere
tutte
le
particolarità
d
'
ogni
loro
pensiero
,
tutte
le
sfumature
d
'
ogni
sentimento
.
Vedi
dunque
!
Ma
è
singolare
.
E
non
sospettano
che
la
grande
difficoltà
ch
'
essi
trovano
a
dire
in
italiano
tutto
quello
che
vogliono
,
deriva
principalmente
dal
credere
non
italiane
una
buona
parte
di
quelle
forme
con
le
quali
appunto
possono
dir
tutto
nel
vernacolo
.
D
.
-
Tu
mi
riconforti
,
sorella
.
Ma
se
sapessi
quanti
affronti
mi
tocca
d
'
ingollare
!
Ne
sento
da
ogni
parte
e
d
'
ogni
specie
.
È
dialetto
;
dunque
moneta
falsa
:
è
la
massima
.
Sento
molti
ridere
quando
uno
dice
,
parlando
italiano
:
-
legger
la
vita
,
mangiar
la
foglia
,
bruciare
il
pagliaccio
,
trovare
una
bella
vigna
,
tirarsi
da
banda
,
battere
il
taccone
,
ridere
sul
mostaccio
ad
un
tale
,
far
filare
uno
,
far
pressa
a
un
altro
,
tramutare
un
tavolino
,
battere
una
culattata
in
terra
,
andar
lì
lì
per
morire
,
tirare
avanti
la
famiglia
....
O
dimmi
tu
:
non
sono
modi
italiani
,
di
tua
proprietà
incontestabile
,
sorella
mia
?
L
.
-
Li
riconosco
.
D
.
-
O
dunque
!
E
ne
potrei
citare
mille
e
passa
.
Giusto
,
eccone
un
altro
,
che
guai
a
chi
gli
scappa
.
Bisogna
sentire
come
si
spassa
certa
gente
colta
alle
spalle
dei
poveri
ignoranti
che
s
'
ingegnano
di
parlare
italiano
,
per
certe
parole
e
frasi
italianissime
,
credute
piemontesismi
grossolani
.
Ho
sentito
una
famiglia
intera
dare
in
una
risata
perché
alla
domanda
:
-
che
tempo
fa
?
-
la
serva
rispose
:
-
È
nuvolo
!
-
Diedero
in
un
'
altra
risata
,
un
'
altra
volta
,
a
sentirle
dire
:
-
Com
'
è
peso
questo
bimbo
!
-
La
stessa
cosa
,
un
giorno
ch
'
ella
disse
:
-
La
botte
versa
;
bisogna
stopparla
.
-
Ma
aspetta
,
che
te
ne
citi
dell
'
altre
più
curiose
,
coi
commenti
relativi
degli
italianissimi
.
-
Sono
uscito
senza
niente
in
capo
.
-
Bell
'
italiano
!
-
Se
ci
sono
stato
?
Quelle
belle
volte
!
-
Ah
quelle
belle
volte
,
che
perla
!
-
Grazie
!
Ho
mangiato
il
mio
bisogno
.
Un
signore
che
mangia
il
suo
bisogno
!
-
No
,
l
'
assicella
va
messa
per
così
.
Per
così
parli
la
lingua
,
Ostrogoto
?
-
Dove
sta
il
tale
?
Deve
star
per
qui
(
qui
vicino
)
.
Dio
di
misericordia
!
-
Svelto
come
sei
,
fai
un
momento
a
arrivare
a
casa
.
-
O
come
si
fa
a
fare
un
momento
,
citrullo
?
-
Dopo
la
Norma
,
andrà
su
l
'
Ernani
.
L
'
Ernani
che
va
su
!
A
quale
altezza
?
-
Se
non
c
'
è
appunto
sei
miglia
,
siamo
lì
.
Dove
lì
?
-
Ah
,
povera
Italia
!
Dimmi
ancora
:
c
'
è
qualche
cosa
che
offenda
la
tua
purità
in
tutto
quello
che
ho
detto
?
L
.
-
Nulla
,
fratello
.
Son
tutte
forme
della
lingua
parlata
,
usatissime
da
chi
più
mi
conosce
e
mi
rispetta
.
D
.
-
Deo
gratias
.
Se
tu
sentissi
,
in
certe
case
,
dove
si
parla
l
'
italiano
per
istituto
,
che
rabbuffi
toccano
a
dei
poveri
ragazzi
quando
si
lasciano
scappare
di
bocca
spasseggiare
,
slargare
,
sgraffignare
,
disgruppare
,
ciaramellare
,
tambussare
,
ciucciare
,
impappinarsi
!
-
Questo
è
italiano
di
Porta
Palazzo
:
bene
spesi
i
denari
per
mandarti
a
scuola
!
-
A
un
ragazzo
che
diceva
piangendo
:
-
M
'
hanno
dato
!
(
delle
busse
,
era
sottinteso
)
,
udii
rispondere
:
-
E
te
lo
meriti
,
se
parli
italiano
in
codesta
maniera
.
-
E
:
-
berrai
quando
parlerai
meglio
-
a
un
altro
,
che
chiedeva
dell
'
acqua
dicendo
che
aveva
una
sete
del
diavolo
.
E
non
parlo
delle
correzioni
che
fanno
molti
insegnanti
ai
componimenti
scolareschi
;
nei
quali
,
oltre
agli
errori
inevitabili
nella
prima
età
,
bollano
come
strafalcioni
,
per
la
sola
ragione
che
sono
dialettali
,
una
quantità
di
modi
correttissimi
,
che
i
piccoli
scolari
,
poveretti
,
non
sono
in
grado
di
giustificare
.
Se
ne
vuoi
sentire
....
L
.
-
Ne
son
curiosa
.
D
.
-
E
io
ti
contento
.
Ho
appunto
sott
'
occhio
i
componimenti
d
'
una
quarta
classe
elementare
,
corretti
da
una
maestrina
,
della
quale
non
si
può
dire
che
non
conosca
la
lingua
,
chè
anzi
scrive
benino
.
Ebbene
,
ci
trovo
segnati
come
piemontesismi
,
con
la
matita
rossa
,
una
decina
almeno
di
modi
,
che
tu
certamente
non
ripudii
.
-
Torino
fa
350
000
abitanti
.
C
'
è
un
frego
rosso
sul
fa
.
-
La
famiglia
costumava
festeggiare
il
natalizio
del
babbo
.
Condannato
costumava
.
-
La
mamma
si
tapinava
tutto
il
giorno
.
Bollato
il
tapinava
.
-
Doman
da
sera
.
Tre
punti
d
'
esclamazione
.
-
Un
dopo
desinare
verrò
da
te
.
Un
frego
rosso
all
'
un
dopo
desinare
e
al
verrò
,
chè
s
'
ha
da
dire
andrò
,
si
capisce
.
Passò
da
Torino
,
invece
di
per
,
sottolineato
.
-
Disse
che
non
ci
sarei
riuscito
;
ma
io
l
'
ho
fatto
bugiardo
.
Un
punto
interrogativo
rosso
accanto
a
questo
modo
.
-
Son
nato
del
1891
.
Riprovato
il
del
.
Figurava
di
non
volere
;
ma
non
aspettava
altro
.
Sostituito
fingeva
.
-
E
tu
non
vieni
?
fa
la
sorella
.
Crociato
il
fa
.
-
Una
cosa
fatta
come
va
.
Un
tratto
rosso
anche
a
questo
.
E
se
ne
vuoi
dell
'
altre
,
che
ho
pescate
altrove
,
ce
n
'
ho
un
cestone
....
L
.
-
Codeste
mi
bastano
,
chè
ne
so
molte
anch
'
io
.
Quanto
rosso
sciupato
,
dio
buono
!
E
questo
è
risibile
,
che
i
più
di
coloro
che
si
dànno
tanta
cura
per
iscansar
codesti
pretesi
errori
dialettali
,
si
lasciano
sfuggire
a
ogni
tratto
dialettismi
veri
e
bruttissimi
,
per
isbadataggine
,
o
perché
non
li
conoscon
per
tali
.
Ed
è
naturale
:
non
si
può
badare
insieme
a
ogni
cosa
:
mentre
si
guardan
dagli
uni
,
inciampano
negli
altri
.
D
.
-
E
così
dagli
altri
italiani
mi
fanno
dar
del
barbaro
coi
dialettismi
veri
,
e
mi
trattano
di
barbaro
essi
medesimi
dando
la
caccia
ai
dialettismi
falsi
.
E
mi
son
ristretto
a
citare
vocaboli
.
Lascio
da
parte
un
gran
numero
di
forme
sintattiche
,
di
legature
,
di
giri
di
frase
svelti
e
efficaci
,
che
sono
cosa
mia
e
tua
ad
un
tempo
,
di
cui
potrei
cavare
esempi
dai
tuoi
più
grandi
e
puri
scrittori
,
e
da
cui
si
guardano
parlando
e
scrivendo
italiano
,
come
da
azioni
disoneste
,
per
usare
invece
forme
scontorte
,
giunture
che
stridono
,
costrutti
forzati
e
pesanti
;
che
sono
nel
concetto
loro
i
soli
corretti
.
E
m
'
hanno
l
'
aria
di
gente
che
fabbrichi
dei
ponti
per
passare
un
fil
d
'
acqua
...
L
.
-
Ed
è
vero
anche
questo
,
fratello
.
E
hanno
ragione
al
par
di
te
i
fratelli
tuoi
,
che
un
fanno
le
stesse
lagnanze
.
Ma
il
tempo
vi
renderà
giustizia
,
non
dubitare
.
Via
via
ch
'
io
sarò
conosciuta
e
parlata
da
un
numero
sempre
maggiore
d
'
italiani
,
scoprendo
questi
da
sé
quante
voci
e
forme
son
comuni
a
me
e
ai
loro
vernacoli
,
e
gli
scrittori
mettendole
in
mostra
e
in
commercio
,
sempre
più
si
farà
manifesta
la
vanità
di
gran
parte
della
fatica
che
ora
si
dura
a
scansare
errori
immaginari
,
e
una
sempre
più
larga
parte
dell
'
esser
tuo
si
confonderà
col
mio
nelle
lettere
,
e
ti
sarà
reso
l
'
onore
che
meriti
,
e
saranno
lamentati
gli
oltraggi
che
ora
ti
si
recano
,
e
si
trarrà
da
te
forza
,
vita
,
colore
,
varietà
,
comicità
,
naturalezza
,
per
parlare
e
per
scrivere
italianamente
.
Mi
credi
?
D
.
-
M
'
hai
racconsolato
.
Ti
ringrazio
....
e
ti
riverisco
,
Signora
.
L
.
-
Chiamami
sorella
.
D
.
-
Sorella
ti
posso
chiamare
nel
corso
dei
nostri
colloqui
;
ma
non
presentandomi
a
te
,
né
accomiatandomi
.
Nell
'
atto
di
salutarti
,
il
mio
amor
fraterno
è
sovrappreso
da
un
senso
di
riverenza
.
Dietro
di
te
,
vedo
Dante
.
LA
LINGUA
CHE
NON
SI
SA
.
Ne
abbiamo
già
detto
qualche
cosa
;
ma
di
passata
,
ed
è
bene
riparlarne
.
Intendo
dire
principalmente
di
quel
gran
numero
di
nomi
di
cose
,
che
noi
non
sappiamo
e
che
non
ci
curiamo
di
sapere
,
perché
di
quelle
date
cose
non
abbiamo
mai
occasione
o
bisogno
di
parlare
se
non
nel
dialetto
;
ma
che
deve
imparare
chi
studia
davvero
la
lingua
,
perché
questa
non
si
saprà
mai
che
malamente
se
non
se
ne
studia
più
di
quanto
occorre
a
parlarla
alla
meglio
fra
di
noi
,
dove
non
se
ne
parla
che
mezza
.
Noi
la
dobbiamo
studiare
,
non
in
relazione
coi
nostri
bisogni
immediati
e
abituali
,
ma
come
se
fossimo
certi
di
dover
quando
che
sia
andar
a
vivere
in
una
regione
d
'
Italia
dove
neanche
una
parola
del
nostro
dialetto
sia
intesa
,
e
dove
,
per
conseguenza
,
ci
sia
necessario
parlare
sempre
e
d
'
ogni
cosa
in
lingua
italiana
.
Ora
le
cose
delle
quali
ignoriamo
il
nome
italiano
sono
innumerevoli
,
e
noi
non
c
'
illudiamo
che
sian
poche
se
non
perché
,
parlando
la
lingua
,
ci
siamo
assuefatti
per
modo
a
scansare
di
nominarle
,
che
quasi
non
ci
accorgiamo
più
del
nostro
gioco
.
E
questa
illusione
è
anche
maggiore
nei
giovinetti
che
,
vivendo
in
un
giro
più
ristretto
d
'
idee
e
di
faccende
,
hanno
di
solito
meno
cose
da
dire
che
gli
uomini
,
e
con
minori
particolari
,
e
con
minor
necessità
d
'
essere
esatti
.
Ma
se
potessero
i
giovanetti
immaginare
in
quanti
impicci
si
troverebbero
parlando
la
lingua
,
quando
fossero
trasportati
di
sbalzo
in
un
'
altra
regione
d
'
Italia
,
fuor
del
piccolo
mondo
della
famiglia
e
della
scuola
in
cui
è
circoscritta
la
loro
vita
,
quanta
parte
di
lingua
s
'
accorgerebbero
d
'
ignorare
,
assolutamente
necessaria
,
e
soprattutto
quante
cose
si
troverebbero
costretti
ogni
momento
a
descrivere
,
invece
di
nominarle
,
con
molto
stento
e
non
senza
vergogna
,
se
questo
potessero
immaginare
,
credo
che
non
occorrerebbe
loro
altro
eccitamento
per
indursi
allo
studio
.
A
questo
proposito
ebbi
da
ragazzo
una
lezione
che
mi
riuscì
utilissima
.
Da
qualche
tempo
studiavo
la
lingua
,
e
mi
illudevo
che
fosse
un
gran
che
quel
poco
patrimonio
di
parole
e
di
frasi
letterarie
,
che
m
'
ero
ammucchiato
nel
capo
;
e
ne
menavo
gran
vanto
.
Un
giorno
fui
invitato
a
colazione
da
un
mio
vecchio
zio
,
che
stava
in
una
villetta
,
sulla
riva
d
'
un
torrente
,
a
qualche
miglio
dalla
piccola
città
piemontese
,
dov
'
era
stabilita
allora
la
mia
famiglia
.
Era
uno
spirito
mordace
,
benchè
buono
d
'
indole
,
dotto
di
storia
,
e
conoscitore
profondo
della
lingua
,
della
quale
s
'
occupava
ancora
con
amore
.
Eravamo
alle
frutte
,
quando
il
discorso
cadde
su
quest
'
argomento
,
ed
io
vantai
i
miei
studi
di
lingua
col
tono
d
'
un
filologo
,
che
potesse
parlare
in
cattedra
della
materia
.
Spiacque
la
mia
sicumera
al
buon
vecchio
;
il
quale
sorrise
con
aria
maliziosa
,
e
mi
disse
:
-
Vediamo
dunque
un
poco
,
signor
linguista
,
se
la
dottrina
corrisponde
al
vanto
.
Vuol
ella
scommettere
che
senza
uscire
dal
giro
delle
cose
che
abbiamo
sotto
gli
occhi
,
di
nove
su
dieci
che
glie
ne
accenno
ella
non
sa
il
nome
,
e
neppure
delle
operazioni
usualissime
che
vi
si
riferiscono
?
-
E
cominciò
la
prova
,
che
m
'
è
rimasta
bene
impressa
nella
mente
,
perché
egli
mi
fece
notar
le
parole
con
la
matita
.
-
Eccoti
il
fiasco
-
,
mi
disse
.
-
Sai
come
si
dice
gettar
via
dal
fiasco
pieno
un
poco
di
vino
per
purgarlo
da
qualche
cosa
di
poco
netto
?
No
?
Sboccare
il
fiasco
.
Sai
come
si
chiama
l
'
operazione
di
riempire
un
fiasco
scemo
?
No
?
Rabboccarlo
.
E
come
si
dice
con
una
sola
parola
vuotare
un
mezzo
fiasco
?
Neppure
.
Si
dice
ammezzarlo
,
un
fiasco
ammezzato
.
Hai
detto
che
questo
vino
è
un
po
'
infortito
,
ed
è
vero
:
comincia
a
prendere
il
fuoco
;
ma
sai
come
si
dice
del
vino
infortito
che
pizzica
la
lingua
e
il
palato
?
La
parola
propria
?
No
.
Si
dice
che
ha
l
'
appinzo
.
Guarda
questo
bicchiere
:
vedi
questo
spazietto
interposto
nella
sostanza
del
vetro
?
Sai
come
si
chiama
?
Púlica
.
E
la
parte
più
sottile
della
lama
di
questo
coltello
,
che
è
fermata
nel
manico
?
Códolo
.
E
il
dente
della
forchetta
?
Rebbio
.
E
questo
?
Reggifiasco
.
E
quest
'
altro
?
Reggiposate
.
E
ciascuna
di
queste
ciocchette
di
chicchi
che
formano
il
grappolo
,
sai
che
si
chiama
racìmolo
?
E
fiócine
la
buccia
dell
'
acino
?
E
vinacciuolo
il
granello
sodo
che
v
'
è
dentro
?
E
il
nome
di
questa
buccia
interiore
della
castagna
?
Peluria
,
andiamo
.
E
questa
parte
della
lattuga
,
composta
delle
foglie
più
piccole
e
più
tenere
,
che
fanno
cesto
,
come
la
chiami
?
Grùmolo
.
E
il
reticino
per
scoter
l
'
insalata
?
Nemmen
questo
.
Scotitoio
.
O
veda
un
po
'
,
signor
linguista
!
Riprese
fiato
e
tirò
innanzi
.
-
Ora
ti
servo
le
frutte
.
Son
certo
che
non
sai
che
si
dicono
sfarinate
le
pere
come
queste
,
che
non
reggono
al
dente
,
come
le
patate
,
che
sfarinano
;
né
che
si
dicono
maculate
quelle
che
portano
segni
delle
mani
;
né
che
si
chiamano
nocchi
queste
specie
d
'
osserelli
dei
frutti
,
che
è
lo
stesso
nome
,
nocchio
,
della
parte
del
fusto
dell
'
albero
indurita
e
gonfiata
per
la
pullulazione
dei
rami
.
E
guarda
questo
baco
della
pera
che
s
'
attorce
:
tu
non
sai
che
con
parola
propria
si
dice
che
s
'
assérpola
.
Rifacciamoci
un
po
'
indietro
.
Tu
hai
rotto
la
punta
a
un
ovo
a
bere
:
sai
che
si
chiama
scocciare
l
'
ovo
?
Hai
preso
la
parte
superiore
del
gelato
:
sai
che
si
dice
scolmare
il
gelato
?
E
a
proposito
dei
tordi
che
hai
mangiati
,
sai
che
si
dice
dare
un
fermo
ai
tordi
la
prima
cottura
che
si
da
loro
perché
non
vadano
a
male
?
Ora
senti
:
come
dici
del
pan
fresco
che
fa
questo
rumore
,
quando
si
preme
?
Che
scroscia
,
signorino
.
E
di
questa
crostata
sotto
il
dente
?
Che
scrógiola
,
da
non
confondersi
con
sgrigiolare
,
che
è
il
rumore
delle
scarpe
nuove
.
E
dell
'
olio
che
bolle
?
Che
grilla
o
grilletta
;
e
sfriggolare
del
rumore
che
fa
il
pesce
o
altra
cosa
,
posta
a
soffriggere
nella
padella
.
E
agitar
così
il
liquido
nella
bottiglia
sai
che
si
dice
sciaguattare
?
E
uscire
a
gorgo
l
'
uscir
dall
'
acqua
così
,
dalla
bottiglia
capovolta
?
E
l
'
uscire
in
quest
'
altro
modo
:
venir
giù
filo
filo
?
To
'
,
e
come
si
chiama
questa
pozza
che
ha
fatto
l
'
acqua
buttata
in
terra
?
Stroscia
.
E
a
questa
radura
del
tovagliolo
che
nome
dài
?
Ragnatura
.
E
questo
,
dove
infilerai
il
tovagliolo
?
Girello
,
signor
linguista
.
E
potrei
seguitare
,
se
ti
garbasse
.
Io
m
'
alzai
da
tavola
,
stizzito
,
e
per
nascondere
la
stizza
,
m
'
andai
a
affacciare
alla
finestra
.
Ma
il
vocabolarista
implacabile
mi
si
venne
a
mettere
accanto
,
e
riattaccò
.
-
Ti
voglio
regalare
un
'
appendice
-
mi
disse
.
-
Supponi
di
dover
andare
di
qua
,
partendo
dall
'
orto
,
fino
a
quel
ceppo
di
case
che
è
là
di
faccia
.
Tu
parti
da
quell
'
angolo
dove
son
piantati
i
baccelli
,
e
non
sai
che
si
chiama
baccellaio
,
ci
scommetto
.
Suppongo
che
tu
inciampi
nel
ceppo
di
quel
noce
tagliato
a
fior
di
terra
,
e
non
sai
che
si
chiama
ceppaia
.
Passi
all
'
ombra
di
quel
filare
d
'
alberi
,
e
non
sapresti
dire
che
son
potati
a
capitozza
.
E
non
sai
neppure
che
si
chiama
cavaticcio
quel
mucchio
di
terra
intorno
al
quale
devi
girare
,
e
palancola
il
tavolone
su
cui
passerai
quella
gora
,
dove
si
raccolgono
tutti
gli
scoli
del
campo
,
e
che
ha
pure
un
nome
che
non
sai
:
capifosso
.
Non
ti
domando
neppure
se
sai
che
si
chiama
capezza
quell
'
ultimo
solco
che
fa
vivagno
al
lato
del
campo
,
e
callaia
quell
'
apertura
fatta
nella
siepe
per
entrar
nel
campo
vicino
,
e
macereto
quell
'
ammasso
di
macerie
d
'
una
vecchia
casa
che
è
in
riva
al
torrente
,
dove
vedi
quel
ragazzo
che
bada
alle
vacche
.
E
a
proposito
,
qual
è
il
nome
proprio
della
campanella
che
hanno
al
collo
le
vacche
?
E
quello
del
tempo
nel
quale
l
'
erba
suol
nascere
?
E
quello
della
rena
raccolta
sulle
rive
del
torrente
,
dove
passa
ora
quel
contadino
che
v
'
affonda
i
piedi
?
...
Cam
-
pá
-
no
,
er
-
ba
-
tu
-
ra
,
re
-
nic
-
cio
.
E
quei
punti
del
torrente
dove
l
'
acqua
è
profonda
,
e
una
pietra
che
vi
si
getti
fa
un
tonfo
,
si
chiaman
tónfani
,
una
bella
parola
onomatopeica
;
e
quello
dove
il
torrente
fa
una
gran
voltata
si
chiama
girone
;
e
dove
l
'
acqua
fa
un
rigiro
vorticoso
si
dice
che
fa
un
mulinello
....
Che
cosa
ne
dici
?
C
'
è
ancora
qualche
lacunetta
,
pare
,
nella
tua
dottrina
linguistica
.
Mentre
egli
parlava
,
io
mi
tenni
sempre
in
un
silenzio
cocciuto
,
sorridendo
un
po
'
ironicamente
,
per
fargli
supporre
che
molte
di
quelle
parole
le
sapessi
,
e
non
le
volessi
dire
per
dispetto
;
ma
in
realtà
mi
riuscivan
nuove
quasi
tutte
.
E
seguitai
a
tacere
mentre
le
notavo
sur
un
foglio
di
carta
,
a
sua
dettatura
.
Ma
mi
rodevo
dal
dispetto
davvero
,
e
in
cuor
mio
lo
trattavo
di
pedante
fradicio
e
di
spazzaturaio
di
vocaboli
,
e
dicevo
che
aver
nel
capo
un
magazzino
di
parole
non
era
saper
la
lingua
.
La
lezione
fece
frutto
,
non
di
meno
.
Quando
fui
a
casa
,
pensai
che
in
cento
altri
luoghi
,
in
mezzo
a
cose
affatto
diverse
da
quelle
che
mio
zio
m
'
aveva
indicate
,
io
avrei
dovuto
rispondere
altrettante
volte
:
-
non
so
-
a
chi
m
'
avesse
interrogato
com
'
egli
aveva
fatto
,
e
compresi
per
la
prima
volta
il
vuoto
enorme
che
mi
restava
a
riempire
nella
mente
prima
di
potermi
vantare
di
saper
la
lingua
.
Mi
posi
allora
sul
serio
allo
studio
della
nomenclatura
.
Ma
non
ebbi
la
costanza
di
proseguirlo
come
avrei
dovuto
.
E
dell
'
averlo
trasandato
risento
e
lamento
il
danno
spessissimo
,
perché
son
costretto
a
ogni
tratto
,
scrivendo
,
a
posar
la
penna
per
cercare
come
si
chiama
questa
o
quella
cosa
,
e
non
sempre
trovando
subito
,
perdo
la
pazienza
e
il
filo
delle
idee
e
il
calore
dell
'
ispirazione
;
e
spesso
non
trovo
,
e
mi
tocca
a
interrogare
amici
,
a
voce
e
anche
per
lettera
;
e
qualche
volta
son
ridotto
a
non
scrivere
una
cosa
che
vorrei
scrivere
perché
mi
manca
la
parola
e
il
tempo
di
cercarla
.
E
non
dico
della
vergogna
di
dover
rispondere
molte
volte
:
-
non
lo
so
-
a
chi
mi
domanda
il
nome
di
questo
o
di
quell
'
oggetto
,
che
tutti
i
ragazzi
toscani
sanno
nominare
;
vergogna
,
dico
,
perché
nel
sorriso
degl
'
interrogatori
non
sodisfatti
leggo
bene
il
pensiero
che
non
m
'
esprimono
:
-
E
son
cinquant
'
anni
che
studia
la
lingua
!
LA
LINGUA
CHE
NON
SI
PARLA
.
Via
via
che
procederai
nello
studio
,
sempre
più
sarai
maravigliato
del
gran
numero
di
parole
e
di
locuzioni
vive
,
che
,
pure
essendo
usate
da
scrittori
d
'
ogni
regione
d
'
Italia
,
non
si
sentono
mai
,
o
di
radissimo
,
nella
conversazione
della
gente
colta
fuor
della
Toscana
,
come
se
non
appartenessero
alla
lingua
parlata
;
e
dalla
considerazione
di
questa
povertà
della
lingua
che
si
parla
intorno
a
te
,
sempre
più
sarai
eccitato
a
studiare
.
Per
dimostrarti
la
verità
di
quanto
affermo
,
ti
cito
alcuni
modi
notati
da
me
,
fra
i
moltissimi
ch
'
io
non
sento
mai
dire
né
da
piemontesi
,
né
da
lombardi
,
né
da
liguri
,
né
da
veneti
,
che
anche
parlino
e
scrivano
decorosamente
la
lingua
.
Pensa
un
poco
tu
pure
se
t
'
occorse
mai
d
'
udir
le
parole
malmenìo
,
rigirìo
,
rodìo
,
rosicchío
,
pigío
,
friggío
,
brusío
,
sbatacchío
,
fulminío
,
almanacchío
,
battío
(
battío
di
mani
)
,
delle
quali
si
comprende
alla
prima
il
significato
anche
da
chi
non
le
abbia
mai
udite
né
lette
.
Così
intesi
mille
volte
accennare
,
per
esempio
,
quelle
pieghe
graziose
che
fanno
per
grassezza
il
collo
e
le
gambe
dei
bambini
;
ma
mai
,
posso
dir
mai
in
vita
mia
,
con
la
parola
più
propria
,
che
è
riseghinetta
,
o
riségolo
.
Occorre
spessissimo
di
dir
le
cose
seguenti
:
la
fanghiglia
,
che
rimane
nelle
strade
dopo
la
pioggia
;
una
quantità
di
roba
vegetale
,
guasta
o
non
adoperabile
,
che
fa
impaccio
e
lordura
;
un
laidume
invecchiato
sulla
persona
o
sur
un
muro
;
una
macchia
di
sudiciume
vistosa
;
un
'
operazione
lunga
e
noiosa
da
non
cavarne
costrutto
nessuno
;
una
stanzuccia
misera
e
stretta
;
un
segreto
intrigo
amoroso
;
un
aiuto
o
guadagno
o
risorsa
inaspettata
;
un
soffio
di
vento
che
vien
da
una
fessura
o
apertura
;
un
minuzzolo
di
che
che
sia
,
in
senso
spregevole
;
l
'
irritamento
che
fanno
alla
gola
certe
vivande
fritte
nell
'
olio
o
nel
burro
non
più
fresco
;
la
bella
mostra
che
fanno
di
sé
cose
o
persone
,
o
il
crescere
,
cuocendo
,
di
certe
pietanze
,
che
riescono
più
abbondanti
che
non
paressero
;
e
inquietarsi
,
arrabbiarsi
a
trattar
con
qualcuno
o
a
far
qualche
cosa
.
Ebbene
,
io
non
sento
mai
,
o
quasi
mai
dir
queste
cose
con
le
parole
usatissime
in
Toscana
e
dagli
scrittori
:
belletta
,
pattume
o
pacciame
,
loia
,
struggibuco
,
sgabuzzino
,
ripesco
,
rincalzo
,
spiffero
,
trìtolo
,
rancico
,
compariscenza
,
appariscenza
,
compàrita
,
assaettamento
.
Così
non
mi
ricordo
d
'
aver
mai
inteso
da
un
mio
corregionale
i
verbi
anfanare
(
andar
qua
e
là
senza
saper
dove
)
,
frucchiare
(
metter
le
mani
,
per
smania
di
darsi
faccenda
,
in
più
e
diverse
cose
)
,
frizzare
(
vuol
far
lo
spiritoso
,
ma
non
frizza
)
,
frullare
(
mi
sentii
frullare
un
sasso
accanto
all
'
orecchio
)
,
rigirare
(
rigirarsela
bene
)
,
raccenciarsi
,
rinquattrinarsi
,
spappolare
(
di
cosa
morbida
che
,
toccandola
,
si
disfà
fra
le
dita
)
;
né
i
modi
:
aver
entratura
con
uno
,
trovar
l
'
inchiodatura
(
trovar
modo
o
argomento
certo
di
far
che
che
sia
)
,
avere
il
restío
,
avere
il
suo
ripieno
(
in
una
cosa
,
vale
a
dire
il
fatto
suo
)
,
averla
graziata
,
far
monte
,
farla
bassa
,
baciar
basso
,
lavorar
di
fine
,
gettarsi
in
grembo
a
uno
,
levarla
del
pari
,
fare
una
cosa
a
saetta
,
dare
un
'
indossata
a
un
abito
,
stare
a
uscio
e
bottega
;
e
potrei
seguitare
per
decine
di
pagine
.
Non
è
a
dire
che
queste
e
altre
parole
e
maniere
siano
sconosciute
:
molti
le
sapranno
o
le
sanno
;
ma
non
le
usano
parlando
perché
non
le
hanno
alla
mano
,
perché
esse
non
fanno
parte
del
loro
vocabolario
orale
,
di
quella
provvisione
di
lingua
che
si
porta
con
sé
,
e
che
si
spende
giornalmente
,
nella
conversazione
ordinaria
;
e
però
,
quanto
all
'
uso
,
è
come
se
non
le
sapessero
.
Dunque
,
se
non
ti
vuoi
ridurre
a
parlar
la
lingua
povera
che
generalmente
si
parla
,
bada
bene
,
leggendo
,
a
tutti
quei
modi
che
intorno
a
te
non
senti
mai
dire
,
e
cerca
quali
sono
i
modi
che
s
'
usano
di
solito
in
luogo
di
quelli
,
e
raffronta
gli
uni
con
gli
altri
;
e
per
stamparti
nella
mente
quelli
insoliti
,
e
perché
non
vadano
dentro
gli
armadi
chiusi
,
ma
restino
sugli
scaffali
aperti
della
memoria
,
dove
ti
s
'
offrano
alla
vista
e
alla
mano
a
ogni
occorrenza
,
lega
ciascun
d
'
essi
a
un
tuo
pensiero
,
immaginando
un
fatto
,
un
luogo
,
un
'
occasione
,
in
cui
tu
lo
possa
usare
,
e
anche
una
persona
nota
a
cui
tu
lo
abbia
a
dire
,
e
anche
l
'
accento
e
il
gesto
con
cui
lo
diresti
.
Se
non
farai
questo
,
sfuggiranno
di
mente
anche
a
te
come
agli
altri
,
e
ti
troverai
,
parlando
la
lingua
,
nella
condizione
di
quei
moltissimi
sfortunati
ai
quali
,
nelle
discussioni
e
nell
'
opera
,
l
'
arguzia
vittoriosa
,
l
'
argomento
convincente
,
lo
spediente
utile
si
presentano
sempre
troppo
tardi
,
quando
il
momento
di
servirsene
è
passato
.
LA
LINGUA
APPROSSIMATIVA
.
Perché
non
possediamo
che
uno
scarso
materiale
di
lingua
,
noi
parliamo
una
lingua
che
si
potrebbe
chiamare
approssimativa
,
con
la
quale
non
esprimiamo
quasi
mai
esattamente
,
ma
soltanto
press
'
a
poco
,
il
nostro
pensiero
;
e
perché
dell
'
improprietà
del
nostro
linguaggio
non
abbiamo
coscienza
,
una
gran
parte
dei
modi
,
che
ci
sono
abituali
,
ci
paiono
i
più
propri
a
dire
quello
che
pensiamo
;
e
solo
quando
vengono
a
nostra
cognizione
quelli
che
sarebbero
propri
veramente
,
riconosciamo
che
quegli
altri
non
dicevano
per
l
'
appunto
le
cose
che
volevamo
dire
.
Non
soltanto
;
ma
ricominciamo
assai
spesso
,
imparando
i
nuovi
modi
,
che
non
erano
nella
nostra
mente
certe
gradazioni
d
'
idee
,
sfumature
di
sentimento
e
particolarità
di
cose
,
che
essi
esprimono
;
e
son
essi
che
ce
ne
dànno
il
concetto
;
ciò
che
disse
benissimo
un
grande
scrittore
,
affermando
che
certe
idee
non
ci
vengono
neppure
in
mente
perché
non
abbiamo
le
parole
con
le
quali
potrebbero
venire
.
Ti
cito
una
serie
d
'
esempi
che
ti
persuaderanno
.
Confondere
.
-
Noi
non
usiamo
questa
parola
nel
significato
che
ha
negli
esempi
seguenti
:
-
Non
si
confonda
con
la
politica
.
-
Non
si
confonda
con
quel
figuro
.
-
Non
si
confonda
a
cercare
codesto
foglio
.
-
Ebbene
,
nessuna
delle
espressioni
che
noi
usiamo
in
quei
casi
in
vece
di
confondere
dice
per
l
'
appunto
la
stessa
cosa
,
perché
affannarsi
,
tormentarsi
,
montarsi
il
capo
dicon
troppo
,
e
darsi
pensiero
,
perdere
il
tempo
,
occuparsi
,
impicciarsi
non
dicono
abbastanza
.
Infognare
.
-
Infognarsi
in
un
affare
,
in
una
impresa
.
Con
che
altra
parola
potresti
dire
così
efficacemente
che
si
tratta
d
'
un
affare
,
oltre
che
rischioso
,
disonorevole
?
Ribruscolare
.
-
Sono
andati
a
ribruscolare
tutte
le
scapataggini
della
sua
gioventù
.
-
Noi
sogliamo
dire
rintracciare
,
rivangare
.
Ma
ribruscolare
,
che
significa
propriamente
raccogliere
i
minuti
avanzi
e
bruscoli
d
'
ogni
cosa
,
come
esprime
meglio
la
minuziosità
,
quasi
la
malignità
diligente
e
paziente
con
la
quale
i
nemici
d
'
una
persona
cercano
il
pelo
nell
'
ovo
per
iscreditarla
!
Rifrustare
.
-
È
un
fannullone
vizioso
che
rifrusta
tutte
le
bettole
.
-
Rifrustare
,
che
,
traslato
,
significa
ricercare
in
ogni
parte
,
in
ogni
angolo
più
segreto
,
esprime
assai
meglio
del
frequentare
o
bazzicare
,
che
noi
useremmo
,
l
'
idea
del
vizio
infistolito
e
insaziabile
.
Riportare
.
-
Quel
ragazzo
mi
riporta
tutto
suo
padre
nell
'
andare
,
nel
gestire
,
nel
parlare
.
-
Riportare
,
in
questo
significato
,
dice
più
di
rassomigliare
e
di
ricordare
,
come
noi
diremmo
;
significa
:
è
tal
quale
,
e
presenta
molto
più
vivamente
l
'
immagine
.
Rimaner
male
,
nella
sua
indeterminatezza
,
esprime
meglio
d
'
ogni
altro
modo
generalmente
usato
lo
stato
d
'
animo
mal
definibile
di
chi
per
un
detto
o
un
atto
altrui
rimane
scontento
,
corbellato
,
disingannato
,
fra
risentito
e
confuso
.
Star
su
.
-
Credi
ch
'
io
stia
sui
cinquanta
centesimi
?
Piglia
una
lira
e
vattene
.
-
Noi
diremmo
che
io
badi
o
ch
'
io
m
'
impunti
;
ma
in
badare
non
è
espresso
abbastanza
il
concetto
dell
'
interesse
;
impuntarsi
è
troppo
forte
;
star
su
esprime
un
'
idea
di
mezzo
tra
il
semplice
concetto
dell
'
interesse
e
quello
dell
'
avarizia
che
lesina
.
Stillare
.
-
L
'
ha
stillata
bella
!
-
Nove
su
dieci
noi
diremmo
l
'
ha
pensata
o
trovata
.
Ma
stillare
significa
chiaramente
la
ricerca
sottile
e
l
'
accortezza
della
trovata
,
che
pensare
e
trovare
non
esprimono
.
Stridere
.
-
Bisogna
striderci
,
per
dire
che
di
una
tal
cosa
non
ci
possiamo
esimere
,
benchè
ci
dispiaccia
.
Noi
diremmo
invece
adattarsi
,
rassegnarsi
o
simili
,
che
non
dicono
così
bene
il
rincrescimento
o
il
dispetto
con
cui
c
'
induciamo
a
fare
o
a
sopportare
quella
data
cosa
.
Storcere
.
-
Non
mi
storcere
le
parole
.
-
Non
c
'
è
altro
modo
,
di
quelli
che
noi
useremmo
,
che
esprima
con
un
traslato
così
efficace
l
'
interpretare
malignamente
le
parole
altrui
in
significato
diverso
dal
vero
.
Pigliare
in
cattivo
senso
,
per
esempio
,
non
dice
,
come
la
parola
storcere
,
il
proposito
dell
'
interpretazione
cattiva
,
e
anche
sostituendo
voltare
a
pigliare
si
esprimerebbe
con
minore
evidenza
lo
sforzo
e
il
mal
animo
.
Stare
in
tentenna
.
-
Tu
diresti
tentennare
senz
'
altro
;
ma
tentennare
dice
una
cosa
che
tentenni
,
barcolli
o
stia
male
in
piedi
momentaneamente
;
stare
in
tentenna
dice
la
permanenza
della
cosa
in
quello
stato
.
E
così
stare
in
tremolo
.
Pigliare
a
frullo
.
-
Vedi
se
l
'
idea
di
fermare
una
persona
dove
che
sia
e
appena
càpiti
,
o
quella
di
cogliere
rapidamente
parole
,
idee
,
senza
che
altri
ci
pensi
e
per
nostro
giovamento
,
può
essere
espressa
in
altri
modi
con
maggior
proprietà
ed
evidenza
.
-
Venirti
a
cercare
a
casa
è
tempo
perso
;
bisogna
pigliarti
a
frullo
.
-
Piglia
a
frullo
i
discorsi
dei
valentuomini
,
e
poi
se
ne
fa
bello
.
Prendere
il
vecchiuccio
.
-
D
'
una
persona
,
non
è
lo
stesso
che
dire
:
comincia
a
farsi
vecchio
,
perché
significa
pure
l
'
idea
:
benchè
non
paia
,
o
cerchi
di
nasconderlo
.
Fare
agli
occhi
.
-
Si
dice
di
due
innamorati
che
fanno
agli
occhi
.
Vedi
se
ti
riesce
di
trovare
qualsiasi
altro
modo
che
dica
come
questo
il
guardarsi
a
vicenda
dì
continuo
e
quasi
conversare
con
gli
sguardi
,
non
potendolo
fare
liberamente
a
parole
.
Fare
una
smusata
,
una
smusatura
a
uno
.
-
Tu
intendi
quello
che
significa
,
e
senti
che
l
'
idea
non
è
significata
così
determinatamente
dalle
parole
atto
villano
,
o
di
dispregio
o
di
schifo
o
di
fastidio
,
o
mal
garbo
,
né
con
pari
sfumatura
comica
da
fare
una
brutta
faccia
o
una
smorfia
.
Ti
cito
più
alla
lesta
qualche
altro
esempio
.
Non
senti
che
la
parola
amarume
nella
frase
:
-
C
'
è
un
po
'
d
'
amarume
fra
di
noi
,
-
significa
qualche
cosa
di
meno
di
amarezza
,
e
non
potrebbe
essere
sostituita
per
l
'
appunto
da
nessun
'
altra
parola
?
E
nel
modo
:
ho
tutta
la
giornata
impicciata
non
è
espressa
un
'
idea
che
le
parole
occupata
,
impegnata
non
rendono
esattamente
,
perché
voglion
dire
un
'
occupazione
continua
,
non
una
serie
d
'
occupazioni
con
intervalli
di
tempo
libero
,
ma
troppo
brevi
,
da
poterli
impiegare
a
qualche
cos
'
altro
?
E
dicendo
un
affare
rassegato
(
rassegare
,
d
'
un
liquido
grasso
che
si
rappiglia
)
non
dài
l
'
idea
d
'
un
affare
finito
,
ma
più
recente
di
quello
che
significherebbe
finito
senz
'
altro
,
o
passato
o
da
non
pensarci
più
?
E
come
s
'
esprimerebbe
così
propriamente
l
'
idea
d
'
un
tempo
in
cui
si
sia
fatta
una
vita
dura
,
faticosa
,
affannosa
,
come
col
modo
:
sono
stati
giorni
,
anni
sudati
?
E
la
parola
strettita
nel
dire
:
aver
la
gola
strettita
dal
pianto
,
non
ti
pare
che
abbia
forza
più
particolarmente
espressiva
che
la
parola
stretta
,
che
fa
a
tanti
altri
casi
?
E
qual
altra
parola
dice
così
bene
ad
un
tempo
turbato
di
mente
,
distratto
,
sconcertato
,
svogliato
,
impensierito
,
come
stonato
:
oggi
sono
stonato
,
non
capisco
nulla
?
E
pensa
un
po
'
se
t
'
occorre
spesso
di
sentir
dire
:
uomo
di
ricapito
,
uomo
impiccioso
,
un
po
'
zolfino
,
scattoso
,
troppo
entrante
,
un
mettibocca
,
uno
sputazucchero
,
tutti
modi
che
s
'
intendono
alla
prima
,
e
se
le
parole
che
s
'
usano
di
solito
in
luogo
di
quelle
hanno
proprio
la
stessa
sfumatura
di
significato
,
o
non
dicono
invece
la
cosa
press
'
a
poco
,
come
altre
innumerevoli
che
noi
spendiamo
abusivamente
perché
non
abbiamo
tra
mano
moneta
migliore
?
Credo
che
bastino
questi
esempi
a
dimostrarti
che
noi
parliamo
davvero
una
lingua
approssimativa
,
e
che
il
liberarti
da
questo
malanno
dev
'
essere
uno
dei
tuoi
primi
intenti
,
e
questo
intento
una
delle
tue
prime
norme
nello
studio
della
tua
lingua
.
LA
LINGUA
CHE
ABBREVIA
.
Ti
do
un
altro
consiglio
,
sul
quale
credo
di
dover
insistere
in
particolar
modo
:
di
notare
e
d
'
imprimerti
bene
nella
mente
,
leggendo
gli
scrittori
e
il
dizionario
,
tutte
le
parole
e
le
locuzioni
che
esprimono
un
'
idea
più
brevemente
di
come
tu
sei
usato
ad
esprimerla
o
a
sentirla
esprimere
fra
noi
.
Dirai
:
-
Che
importa
una
parola
o
una
sillaba
di
più
o
di
meno
nell
'
espressione
d
'
un
'
idea
?
-
Poco
-
rispondo
-
nell
'
espressione
di
ciascuna
idea
presa
a
parte
;
ma
siccome
sono
moltissime
le
cose
che
noi
sogliamo
dire
con
maggior
numero
di
parole
del
necessario
,
ne
segue
che
il
nostro
discorso
,
in
generale
,
riuscirebbe
notevolmente
più
breve
,
più
sobrio
e
quindi
più
efficace
,
se
accorciassimo
tutte
le
espressioni
del
nostro
pensiero
che
si
possono
accorciare
.
La
brevità
,
quando
non
nuoce
alla
chiarezza
,
è
bellezza
e
forza
.
Nel
parlare
come
nello
scrivere
,
c
'
è
fra
chi
è
breve
e
chi
è
lungo
,
per
rispetto
all
'
uditore
e
al
lettore
,
la
stessa
differenza
che
fra
chi
paga
in
oro
e
chi
paga
in
rame
;
chè
,
dandoti
la
stessa
somma
,
l
'
uno
ti
lascia
leggiero
e
l
'
altro
ti
carica
.
E
sai
quello
che
dice
il
Leopardi
:
che
tanto
è
più
viva
l
'
attenzione
e
maggiore
il
piacere
di
chi
legge
o
ascolta
quanto
è
più
rapida
la
successione
delle
cose
,
dei
pensieri
,
delle
immagini
che
lo
scrittore
o
il
parlatore
gli
fa
passare
davanti
.
*
Per
esempio
;
noi
usiamo
esprimere
col
verbo
diventare
o
fare
e
con
un
aggettivo
un
gran
numero
d
'
idee
che
s
'
esprimono
benissimo
con
una
sola
parola
,
con
un
verbo
intransitivo
.
Della
maggior
parte
dei
verbi
intransitivi
,
specialmente
parlando
,
non
ci
serviamo
quasi
mai
,
come
se
fossero
ferri
della
lingua
che
non
sappiamo
maneggiare
.
Diciamo
quasi
sempre
:
diventar
rozzo
,
secco
,
triste
,
selvatico
,
vano
,
grullo
,
asino
,
canaglia
,
tozzo
,
furbo
,
zotico
,
bello
,
brutto
,
caparbio
,
grinzoso
,
minchione
,
sospettoso
,
insolente
,
e
mai
,
o
quasi
mai
:
arrozzire
,
assecchire
,
intristire
,
inselvatichire
,
invanire
,
ingrullire
o
ringrullire
,
inasinire
,
incanaglire
,
intozzire
,
infurbire
,
inzotichire
,
imbellire
,
imbruttire
,
incaparbire
,
raggrinzire
,
rimminchionire
,
insospettire
,
insolentire
.
Diciamo
sempre
:
i
capelli
tagliati
diventano
più
fitti
,
non
affittiscono
o
raffittiscono
;
si
fa
notte
,
si
fa
buio
,
non
annotta
,
rabbuia
;
questa
tela
comincia
a
farsi
rada
,
non
:
comincia
a
diradare
;
questo
mobile
non
è
bene
accostato
al
muro
,
non
:
accosta
bene
al
muro
.
E
vedi
se
senti
mai
usare
in
forma
intransitiva
i
verbi
:
-
abbassare
(
la
temperatura
abbassa
)
,
raffrescare
(
verso
sera
raffresca
)
,
raddolcire
(
la
stagione
comincia
a
raddolcire
)
,
rabbruscare
,
del
tempo
(
cominciò
a
rabbruscare
verso
notte
)
,
riscaldare
(
appena
riscalda
,
io
vado
in
villa
)
,
rischiarare
(
aspetto
che
rischiari
per
uscir
di
casa
)
,
scorciare
(
le
giornate
cominciano
a
scorciare
)
,
alzare
(
la
casa
alza
dalle
fondamenta
quindici
metri
)
,
accordare
(
questa
parte
non
accorda
bene
con
l
'
altra
)
,
infortire
(
questo
vino
infortisce
)
,
abbozzolare
(
questa
farina
abbozzola
)
,
stingere
,
perdere
il
colore
(
questi
panni
stingono
)
?
E
tu
diresti
sempre
che
la
carne
diventa
frolla
non
che
infrollisce
;
che
il
burro
diventa
rancido
,
non
che
rancidisce
;
che
il
sangue
si
rappiglia
,
non
che
rappiglia
;
che
un
tale
s
'
impunta
,
s
'
incaglia
nel
parlare
,
non
che
impunta
,
che
incaglia
;
e
che
una
passione
si
fa
o
diventa
gagliarda
,
non
che
ingagliardisce
,
e
che
Tizio
per
ogni
piccola
cosa
mette
il
grugno
,
non
che
ingrugna
;
e
non
mai
infreddare
,
ma
sempre
:
prendere
un
raffreddore
.
Non
è
forse
vero
?
Differenze
minime
;
ma
son
queste
e
tant
'
altre
piccole
abbreviature
,
ciascuna
per
sé
trascurabile
,
che
tutte
insieme
abbreviano
e
isveltiscono
notevolmente
il
discorso
.
*
Ti
cito
un
'
altra
serie
di
verbi
,
usati
pochissimo
da
noi
,
ciascuno
dei
quali
ci
farebbe
risparmiare
una
o
più
parole
,
e
qualche
volta
una
proposizione
intera
.
-
Con
quella
pipa
egli
m
'
appuzza
tutta
la
casa
.
Noi
diremmo
:
mi
riempie
di
puzzo
.
-
Dopo
che
è
cavaliere
non
mi
degna
più
.
Non
si
può
esprimere
altrimenti
l
'
idea
con
una
sola
parola
.
-
Appena
mi
vide
,
si
difilò
verso
di
me
.
Noi
diremmo
:
venne
difilato
.
-
Quel
ragazzo
dirazza
dai
suoi
genitori
.
-
Il
terreno
comincia
a
erbire
.
-
Ho
appratito
(
ridotto
a
prato
)
tutto
il
mio
podere
.
-
Il
sole
di
maggio
fiorisce
tutta
la
campagna
.
-
Gli
alberi
cominciano
a
frondeggiare
.
-
Il
prato
colmeggia
verso
il
mezzo
.
-
Il
terreno
in
quel
punto
pianeggia
.
-
La
strada
in
quel
punto
forcheggia
.
-
Quest
'
anno
le
biade
graniscono
bene
.
-
Quell
'
abito
le
rifà
la
persona
,
quelle
tende
nuove
rifanno
il
salotto
.
-
Non
è
vero
che
tutti
questi
verbi
non
li
usiamo
quasi
mai
nella
forma
e
nel
significato
che
hanno
negli
esempi
citati
,
e
che
quasi
sempre
ci
occorrono
parecchie
parole
per
dire
quello
che
essi
dicono
?
E
si
può
dir
lo
stesso
dei
seguenti
:
-
entrare
,
senz
'
altro
,
per
entrare
a
parlare
(
quando
qualcuno
gli
entrava
sull
'
affare
dell
'
eredità
,
era
un
guaio
)
-
,
cabalare
,
per
ordire
inganni
-
,
incappellare
,
per
prender
cappello
-
,
insignorirsi
,
per
diventar
signore
-
,
dimoiare
(
il
liquefarsi
della
neve
.
Faceva
un
umidiccio
come
quando
dimoia
)
,
-
imbaulare
la
roba
-
,
discoleggiare
,
facicchiare
(
un
far
leggero
e
poco
concludente
:
non
fa
,
ma
facicchia
)
-
,
frivoleggiare
,
ghiribizzare
(
che
vai
ghiribizzando
?
)
-
,
giovaneggiare
,
labbreggiare
(
recitar
sotto
voce
)
-
,
legneggiare
(
far
legna
)
-
,
lenteggiare
(
questa
corda
lenteggia
,
non
è
abbastanza
tesa
)
-
,
molleggiare
(
questo
canape
molleggia
)
-
,
sfrottolare
,
sfuriare
(
ora
che
è
sfuriato
,
possiamo
uscir
noi
,
senza
farsi
pigiare
)
-
,
riavere
(
una
pioggia
a
tempo
rià
la
campagna
)
-
,
riguardarsi
(
usarsi
dei
riguardi
)
-
,
rimpollare
(
la
roba
in
quella
casa
pare
che
ci
rimpolli
,
che
cresca
a
misura
che
si
consuma
)
-
,
rimanere
,
restare
,
senz
'
altro
,
per
rimaner
maravigliato
,
stupito
-
,
riparare
(
il
tal
bottegaio
non
ripara
,
ossia
:
ci
ha
continuamente
gente
)
-
,
scampagnare
(
andare
o
stare
in
campagna
per
ricreazione
o
divertimento
)
-
,
schiassare
(
fare
del
chiasso
per
divertirsi
)
-
,
scrupoleggiare
-
,
sbraccettare
una
signora
,
per
accompagnarla
a
spasso
,
dandole
il
braccio
-
,
scaponire
un
testardo
,
vincerlo
in
ostinazione
-
,
scasare
(
andar
via
da
un
luogo
dove
s
'
aveva
casa
)
,
scarognare
,
sfaccendare
,
scoronciare
,
spaternostrare
-
,
scrudire
l
'
acqua
troppo
fredda
-
,
soleggiare
,
esporre
al
sole
(
bisogna
soleggiare
quest
'
uva
)
-
,
scuriosire
,
scaltrire
,
sneghittire
,
spigrire
uno
-
,
spiovere
,
cessar
di
piovere
(
aspettiamo
che
spiova
)
-
,
spoliticare
,
svecchiare
:
toglier
via
il
vecchiume
(
svecchiare
una
selva
,
svecchiare
la
lingua
degli
arcaismi
)
-
,
sfondar
poco
,
non
sfondare
:
aver
poca
intelligenza
(
s
'
è
messo
a
studiar
le
matematiche
,
ma
non
isfonda
;
in
quanto
a
talento
,
non
isfonda
)
-
,
tavoleggiare
,
trattenersi
a
tavola
,
discorrendo
e
centellando
-
,
tentennare
un
tavolino
,
per
veder
se
sta
saldo
.
-
Vedi
un
po
'
:
son
certo
d
'
aver
detto
la
cosa
cento
volte
in
vita
mia
,
e
d
'
averla
sempre
detta
,
non
con
quella
sola
parola
,
ma
con
un
'
altra
,
meno
propria
,
e
appunto
per
questo
,
accompagnata
quasi
sempre
da
una
spiegazione
.
*
Poichè
t
'
ho
fatta
una
confessione
,
te
ne
fo
dell
'
altre
.
So
bene
che
si
dice
:
-
una
cosa
non
mi
finisce
-
per
:
non
mi
sodisfa
,
o
non
mi
contenta
pienamente
;
e
non
di
meno
,
parlando
,
esprimo
sempre
quel
pensiero
nella
seconda
maniera
,
con
nove
sillabe
invece
di
cinque
.
Dico
:
-
il
tal
podere
ha
un
circuito
di
sette
chilometri
-
quando
potrei
dire
con
due
sole
sillabe
:
-
gira
sette
chilometri
.
Potrei
dire
:
-
un
salone
che
riquadra
cento
metri
-
,
e
dico
:
ha
la
superfice
di
cento
metri
quadrati
.
Non
oso
dirti
quali
locuzioni
stentate
e
ridicole
usai
qualche
volta
per
dire
che
una
certa
sostanza
,
nel
ribollire
,
rientra
o
ricresce
,
che
un
dato
legno
,
o
una
stufa
,
rende
poco
o
molto
,
che
il
legno
non
bene
stagionato
rimbarca
.
Dissi
per
anni
con
una
locuzione
di
tredici
sillabe
quello
che
si
può
dire
in
cinque
:
alfabetare
,
per
esempio
,
le
note
sulla
lingua
.
Ricordo
d
'
aver
fatto
un
giorno
un
interminabile
giro
di
parole
per
dire
d
'
aver
trovato
un
tal
pittore
occupato
a
graticolare
,
o
reticolare
,
o
retare
la
tela
.
Non
espressi
mai
con
una
parola
sola
l
'
idea
che
esprime
benissimo
il
verbo
avventare
negli
esempi
:
-
un
colore
che
avventa
,
una
ragazza
che
avventa
a
primo
aspetto
,
ma
non
è
bella
,
uno
stile
che
avventa
alla
prima
lettura
,
ma
è
vizioso
.
-
E
così
:
abbambinare
una
cosa
che
non
si
può
portare
,
agghiaiare
una
strada
,
allentarsi
dopo
aver
mangiato
,
arrivare
una
vivanda
,
assodare
un
uovo
,
avviare
una
candela
,
spicciolare
uno
scudo
,
calettare
o
non
calettar
bene
(
d
'
un
uscio
,
per
esempio
,
che
sia
bene
o
male
aggiustato
,
in
modo
da
lasciare
,
o
no
,
trapelare
l
'
aria
)
,
son
tutti
modi
che
non
mi
vengono
mai
alla
bocca
,
e
in
luogo
dei
quali
uso
sempre
parecchie
parole
,
che
,
per
giunta
,
quasi
sempre
dicono
meno
chiaramente
la
cosa
.
E
per
farti
ancora
una
confessione
,
aggiungo
che
pochi
giorni
fa
,
avendomi
detto
un
toscano
:
-
Gli
è
tutto
un
figurarselo
;
quando
sarai
là
non
ti
parrà
niente
-
io
osservai
tra
me
che
se
avessi
dovuto
esprimere
lì
per
lì
quell
'
idea
,
non
avrei
saputo
dire
altrimenti
che
:
-
la
tua
immaginazione
t
'
ingrandisce
la
cosa
-
;
che
non
è
solamente
più
lungo
,
ma
meno
famigliare
,
e
quasi
comicamente
solenne
nel
parlare
fra
amici
.
*
V
'
è
un
gran
numero
d
'
altri
modi
abbreviativi
,
usatissimi
in
Toscana
,
che
noi
non
usiamo
,
come
:
-
anno
,
per
l
'
anno
passato
;
sabato
notte
,
per
esempio
,
per
nella
notte
di
sabato
;
a
buio
(
stasera
a
buio
sarò
qui
)
;
di
levata
(
fare
una
cosa
di
levata
,
ossia
,
appena
scesi
da
letto
)
;
fare
un
'
usciata
,
una
finestrata
,
per
isbattere
l
'
uscio
o
la
finestra
in
faccia
a
uno
.
E
vedi
il
significato
della
parola
aria
,
che
tien
luogo
di
più
parole
,
negli
esempi
:
-
gli
volevo
parlare
di
quell
'
affare
;
ma
vidi
che
non
era
aria
;
-
oggi
non
è
aria
;
lasciatemi
stare
-
;
e
la
brevità
efficace
dell
'
espressione
:
-
una
casa
a
uscio
e
tetto
-
per
dire
una
casa
bassa
,
che
ha
soltanto
il
pian
terreno
;
e
della
parola
riesci
-
è
un
riesci
-
per
dire
una
cosa
che
imprendiamo
a
fare
senza
deliberato
proposito
e
studio
precedente
,
e
che
non
sappiamo
se
riuscirà
bene
o
male
.
E
nota
negli
esempi
:
-
mettere
delle
frutte
sul
cassettone
per
bellezza
-
,
sapere
una
cosa
di
rimbalzo
-
,
non
verrà
certo
,
ma
se
per
impossibile
egli
venisse
....
-
se
ti
riuscirebbe
d
'
esprimere
con
eguale
evidenza
,
non
usando
più
di
due
parole
,
l
'
idea
che
quei
tre
modi
esprimono
.
E
ora
una
filza
di
vocaboli
,
ciascuno
dei
quali
ne
fa
risparmiare
parecchi
.
Cimiciaio
,
una
casa
o
un
mobile
pieno
di
cimici
.
-
Birbonaio
,
un
covo
di
birboni
.
-
Ladronaia
.
(
Quell
'
Amministrazione
è
diventata
una
ladronaia
)
.
-
Serpaio
,
viperaio
,
un
luogo
pieno
di
serpi
o
di
vipere
.
-
Scannatoio
,
una
trattoria
,
un
albergo
,
dove
si
pelano
gli
avventori
.
E
ti
potrei
anche
citare
,
come
vocaboli
ai
quali
ne
sostituiamo
quasi
sempre
più
d
'
uno
:
-
Frasconaia
(
per
traslato
,
ornamenti
e
addobbi
eccessivi
e
senz
'
ordine
:
d
'
una
sala
e
anche
d
'
una
donna
,
che
si
metta
troppa
roba
in
capo
)
.
-
Frascume
(
ornamenti
vani
d
'
opere
d
'
arte
,
e
anche
di
stile
)
.
-
Tritume
(
soverchia
quantità
,
varietà
e
minuziosità
di
parti
o
membri
in
opera
d
'
architettura
,
o
anche
di
pittura
)
.
-
Rifrittume
(
lavoro
composto
di
cose
dette
e
ridette
da
molti
,
e
anche
dall
'
autore
stesso
)
.
-
Grinzume
,
una
quantità
di
grinze
considerate
insieme
,
o
d
'
un
viso
o
d
'
un
vestito
.
-
Vietume
,
roba
vieta
.
E
per
finire
con
qualche
cosa
di
fresco
:
fiorita
di
neve
,
un
modo
graziosissimo
,
col
quale
possiamo
far
di
meno
di
dire
:
uno
strato
leggerissimo
,
o
anche
più
lungamente
:
tanta
neve
che
ricopra
appena
il
terreno
.
*
V
'
è
poi
un
ordine
di
vocaboli
(
più
ricco
nella
nostra
,
credo
,
che
in
ogni
altra
lingua
)
ai
quali
noi
sostituiamo
quasi
sempre
una
definizione
,
che
rallenta
il
discorso
e
rende
con
meno
immediata
evidenza
l
'
idea
.
Ne
feci
già
un
cenno
nella
Corsa
nel
vocabolario
.
Sono
vocaboli
che
significano
l
'
indole
e
l
'
aspetto
d
'
una
persona
,
certi
difetti
e
vizi
e
abiti
fisici
e
morali
,
e
modi
d
'
essere
,
di
moversi
,
di
fare
,
di
vivere
.
Te
ne
metto
sotto
gli
occhi
una
serie
,
di
cui
la
maggior
parte
non
richiede
spiegazione
,
e
che
son
non
di
meno
d
'
uso
rarissimo
fra
noi
.
Sono
come
tanti
piccoli
ritratti
chiusi
in
una
parola
.
Abbacone
-
Abbaione
-
Almanaccone
-
Annaspone
-
Badalone
-
Baione
-
Baffone
-
Barbuglione
-
Belone
-
Biascicone
-
Boccalone
-
Brodolone
-
Cabalone
-
Ciabattone
-
Ciaccione
-
Ciampicone
-
Ciarpone
-
Cincischione
-
Ciondolone
-
Combriccolone
-
Dimenticone
-
Dondolone
-
Ficcone
-
Fiottone
-
Fracassone
-
Frittellone
-
Gamberone
-
Gingillone
-
Gonfione
-
Gracchione
-
Impiccione
-
Lanternone
-
Lasagnone
-
Leccone
-
Lezzone
-
Machione
-
Massiccione
-
Nappone
-
Ninnolone
-
Nonnone
-
Pataccone
-
Pecorone
-
Pencolone
-
Piaccione
-
Picchione
-
Pigolone
-
Praticone
-
Perticone
-
Raggirone
-
Sbracione
-
Sbraitone
-
Sbrendolone
-
Scioperone
-
Sgomentone
-
Soppiattone
-
Spilungone
-
Squarcione
-
Tatticone
-
Tenerone
-
Tentennone
-
Appiccichino
-
Attacchino
-
Attizzino
-
Cicalino
-
Ficchino
-
Frucchino
-
Frustino
-
Galoppino
-
Gambino
-
Girandolino
-
Lecchino
-
Rabattino
-
Pepino
-
Stillino
-
Tritino
-
Ferraccio
-
Falcaccio
-
Lamaccia
-
Annaspo
-
Scricciolo
-
Reciticcio
.
Considera
quanto
di
frequente
,
parlando
o
scrivendo
,
occorre
di
definire
o
di
descrivere
o
d
'
accennare
di
volo
qualche
particolarità
fisica
o
morale
d
'
una
persona
,
e
comprenderai
come
dal
fatto
di
non
conoscere
i
vocaboli
citati
,
o
di
non
averli
alla
mano
,
o
di
non
volerli
usare
per
timore
che
altri
non
gl
'
intenda
,
si
sia
costretti
ogni
momento
a
dir
molte
parole
che
si
potrebbero
risparmiare
,
con
l
'
aggiunta
d
'
esprimere
stentatamente
e
male
la
nostra
idea
,
e
quasi
sempre
con
minor
effetto
comico
di
quello
che
vorremmo
ottenere
.
Mi
sono
diffuso
alquanto
su
quest
'
argomento
perché
nell
'
arte
del
parlare
e
dello
scrivere
è
d
'
importanza
primissima
il
precetto
del
poeta
:
-
Sii
breve
ed
arguto
.
-
So
che
a
me
tu
potresti
dire
:
-
Da
che
pulpiti
!
-
E
avresti
ragione
.
Ma
non
badare
al
mio
;
bada
al
pulpito
del
Parini
.
DELL
'
UTILITÀ
DI
STUDIAR
LE
DEFINIZIONI
.
Per
imparare
a
esprimersi
con
brevità
credo
molto
utile
il
fare
uno
studio
attento
,
così
negli
scrittori
come
nei
dizionari
,
delle
definizioni
;
nelle
quali
,
oltre
che
la
proprietà
e
la
finezza
dei
termini
,
si
suol
trovare
la
maggior
parsimonia
possibile
di
parole
,
che
è
condizione
necessaria
della
loro
semplicità
ed
evidenza
.
Nel
dizionario
in
special
modo
,
consistendo
le
definizioni
di
molte
cose
nell
'
indicazione
di
tutte
le
parti
che
le
compongono
,
tu
non
imparerai
soltanto
la
brevità
,
ma
un
gran
numero
di
vocaboli
;
la
cui
ignoranza
appunto
costituisce
la
maggior
difficoltà
che
noi
troviamo
quasi
sempre
a
definire
e
a
descrivere
un
oggetto
qualsiasi
.
Ecco
,
per
esempio
,
alcune
definizioni
,
ricavate
da
dizionari
diversi
.
ARPA
.
-
Strumento
di
molte
corde
di
minugia
,
di
figura
triangolare
,
senza
fondo
;
di
cui
tre
sono
le
parti
principali
:
il
corpo
,
la
colonna
e
l
'
arco
:
nel
corpo
,
corredato
d
'
animella
o
sordina
sta
la
risonanza
dello
strumento
;
nell
'
arco
i
pironi
di
ferro
,
e
i
semituoni
cui
sono
raccomandate
le
corde
;
la
colonna
è
quel
ritto
che
collega
l
'
arco
ed
il
corpo
.
BATTARELLA
.
-
Quell
'
arresto
,
che
essendo
imperniato
ad
un
'
estremità
,
punta
con
l
'
altra
contro
il
dente
d
'
una
ruota
che
tende
a
girare
in
una
direzione
,
mentre
,
lasciandone
liberamente
passare
i
denti
,
le
permette
di
girare
quando
si
muove
per
il
verso
contrario
.
INFINESTRATURA
.
-
Foglio
di
carta
tagliato
in
quadro
,
con
vano
quadro
in
mezzo
a
uso
d
'
un
telaio
di
finestra
,
dentro
a
cui
s
'
appicca
un
foglio
guasto
nei
margini
.
GRADINA
.
-
Ferro
piano
a
foggia
di
scarpello
,
alquanto
più
sottile
del
calcagnolo
o
dente
di
cane
,
e
serve
per
andar
lavorando
con
gentilezza
le
statue
,
dopo
aver
adoperato
la
subbia
e
il
calcagnuolo
.
LACCIAIA
.
-
Lunga
fune
a
cappio
scorsoio
che
i
bútteri
portan
seco
e
che
a
un
bisogno
acciambellandola
e
sfilandola
verso
una
mandria
accalappiano
con
essa
la
bestia
che
loro
piace
.
RIBALTA
.
-
Piano
della
scrivania
sul
quale
si
scrive
e
che
è
mobile
nei
maschietti
per
poterlo
alzare
,
abbassare
e
chiudere
,
oppure
quell
'
asse
girevole
sui
pernietti
che
s
'
adatta
lungo
la
batteria
dei
lumi
in
un
teatro
.
STAME
.
-
Parte
fecondante
della
pianta
contornata
dal
calice
o
dalla
corolla
,
o
da
entrambi
,
che
è
per
lo
più
della
figura
d
'
un
filo
,
il
quale
è
detto
filamento
,
e
terminato
da
un
globo
,
o
borsetta
,
che
dicesi
ántera
,
e
che
contiene
la
farina
o
polvere
fecondante
,
la
quale
è
detta
pòlline
.
Bastano
questi
esempi
,
credo
,
a
dimostrare
quanto
possa
esser
utile
leggere
attentamente
le
definizioni
.
E
se
te
ne
vuoi
meglio
persuadere
,
prova
a
mandarne
a
mente
parecchie
,
e
poi
a
definire
di
tuo
qualche
oggetto
complesso
,
come
per
far
capire
e
vedere
che
cosa
sia
a
chi
non
lo
conosca
,
e
vedrai
come
per
effetto
di
quel
breve
studio
ti
riuscirà
più
facile
dare
alla
definizione
un
giro
di
frase
agile
,
collegare
in
un
nodo
stretto
i
particolari
e
ottener
con
l
'
ordine
la
chiarezza
.
Perché
vi
sono
operazioni
della
mente
,
anche
nell
'
arte
della
parola
,
alle
quali
ci
addestriamo
con
facilità
mirabile
,
come
a
certi
esercizi
fisici
,
che
ci
riescono
alla
prima
difficilissimi
per
il
solo
fatto
che
non
li
abbiamo
mai
tentati
.
IL
DIZIONARIO
DEI
SINONIMI
.
Dice
Beniamino
Franklin
che
chi
insegna
a
un
giovane
a
farsi
la
barba
da
sé
gli
fa
un
maggior
vantaggio
che
se
gli
regalasse
mille
lire
.
Ebbene
,
s
'
io
riuscissi
a
farti
studiare
il
Dizionario
dei
sinonimi
del
Tommaseo
,
stimerei
d
'
averti
regalato
un
podere
:
nel
regno
della
letteratura
,
intendiamoci
.
Chi
studia
la
lingua
lo
dovrebbe
tener
sempre
sul
tavolino
,
come
un
prete
il
Breviario
,
per
leggerne
e
rileggerne
qualche
pagina
ogni
giorno
,
e
consultarlo
a
ogni
tratto
;
perché
ad
imparare
a
scrivere
e
a
parlare
con
proprietà
e
con
esattezza
,
a
dar
contorno
fermo
e
netto
all
'
espressione
del
proprio
pensiero
e
a
rendere
di
questo
tutte
le
flessioni
e
le
sfumature
,
non
c
'
è
lavoro
più
utile
che
l
'
esercitarsi
a
"
discernere
le
più
piccole
gradazioni
di
significato
delle
parole
,
a
adagiare
l
'
una
voce
sull
'
altra
,
per
vedere
dove
combacino
,
dove
no
,
dove
sia
maggiore
il
rilievo
,
dove
più
delicati
i
contorni
,
e
a
trovar
parole
così
sottili
e
così
calzanti
che
rendano
con
evidenza
le
differenze
più
tenui
,
senza
ingrossarle
.
"
Questo
lavoro
fece
mirabilmente
su
migliaia
di
vocaboli
Niccolò
Tommaseo
,
nel
suo
Dizionario
pieno
d
'
ingegno
e
di
dottrina
,
d
'
arte
e
di
vita
,
altrettanto
dilettevole
quanto
profondo
,
e
riboccante
d
'
ogni
maniera
d
'
insegnamenti
,
non
solamente
filologici
,
ma
morali
,
filosofici
,
estetici
:
un
libro
d
'
oro
,
al
quale
è
titolo
troppo
modesto
quello
di
dizionario
.
Leggilo
,
mio
giovane
amico
,
e
rileggilo
a
brevi
tratti
,
pensandovi
su
.
Non
ti
sarà
solo
un
vital
nutrimento
allo
spirito
;
ma
una
ginnastica
intellettuale
che
ti
farà
più
forti
,
più
acute
,
più
agili
tutte
le
facoltà
della
mente
.
Tu
ci
troverai
espresse
mille
idee
e
facce
d
'
idee
,
sentimenti
e
modificazioni
di
sentimenti
,
e
aspetti
e
proprietà
e
qualità
intime
di
cose
,
che
ora
sono
confuse
nella
tua
mente
e
nel
tuo
animo
,
e
di
cui
cerchi
invano
l
'
espressione
,
come
inseguendola
tentoni
nella
nebbia
.
E
imparerai
a
scrutare
il
significato
d
'
ogni
parola
come
si
scruta
un
'
anima
;
a
scoprire
sotto
ogni
idea
un
'
altra
idea
,
ordini
interi
d
'
idee
;
a
chiarire
,
a
distinguere
,
a
separare
una
quantità
di
concetti
e
di
sentimenti
,
che
sono
ora
nascosti
nella
tua
mente
sotto
un
solo
vocabolo
,
col
quale
tu
li
mescoli
e
li
designi
tutti
insieme
come
un
mucchio
di
cose
uniformi
.
E
non
soltanto
quella
lettura
"
ti
raddrizzerà
l
'
espressione
di
molte
idee
,
ma
le
idee
medesime
.
"
Imparerai
non
solo
ad
esprimere
,
ma
a
pensare
profondamente
,
sottilmente
,
nettamente
.
Quante
parole
t
'
accorgerai
d
'
aver
usate
finora
e
udito
usare
dai
più
in
un
significato
che
non
hanno
,
o
che
del
loro
significato
vero
non
è
che
un
'
ombra
!
Di
quant
'
altre
parole
e
frasi
che
ora
ti
vengono
ogni
momento
sulla
bocca
e
sotto
la
penna
,
moleste
come
ripetizioni
obbligate
,
e
di
cui
ti
riesce
molesta
la
ripetizione
anche
nei
discorsi
e
negli
scritti
altrui
,
t
'
avvedrai
che
le
ripeti
e
che
tutti
le
ripetono
,
non
perché
siano
inevitabili
,
ma
perché
tu
e
gli
altri
le
usate
ad
esprimere
gradazioni
diverse
d
'
un
'
idea
o
d
'
un
sentimento
,
ciascuna
delle
quali
dovrebb
'
essere
espressa
in
un
'
altra
forma
,
e
la
forma
c
'
è
,
e
nessuno
l
'
adopera
!
E
come
di
questa
benedetta
lingua
,
che
tu
dici
ricca
,
varia
,
delicata
,
potente
,
più
per
consuetudine
che
per
coscienza
,
ti
apparirà
moltiplicata
la
ricchezza
,
più
maravigliosa
la
varietà
,
più
squisita
la
finezza
,
ingigantita
la
potenza
!
Certo
,
ti
sarà
impossibile
ritenere
a
mente
tutte
quelle
innumerevoli
e
fini
distinzioni
fra
i
significati
dei
vocaboli
;
benchè
la
maggior
parte
di
esse
siano
spiegate
con
magistrale
chiarezza
e
illustrate
da
esempi
efficacissimi
.
Ma
il
vantaggio
massimo
che
ricaverai
da
questo
studio
,
non
sarà
nella
tua
memoria
:
lo
riconoscerai
nel
sentimento
della
lingua
raffinato
,
nella
facoltà
del
discernimento
acuita
,
nella
consuetudine
che
avrai
acquistata
di
cercare
e
ponderare
il
significato
d
'
ogni
parola
prima
di
buttarla
sulla
carta
,
di
raffrontare
una
locuzione
con
l
'
altra
,
di
provarne
parecchie
al
tuo
pensiero
per
vestirgli
quella
che
più
gli
conviene
,
di
diffidare
cautamente
delle
apparenze
di
sinonimia
che
di
continuo
ci
si
presentano
,
e
da
cui
ci
lasciamo
ogni
momento
ingannare
.
Ti
parrà
dopo
un
mese
di
non
aver
cavato
da
quella
lettura
che
un
profitto
di
poco
conto
,
o
anche
nullo
.
Ma
se
,
dopo
aver
letto
e
pensato
qualche
centinaio
di
quelle
pagine
,
dove
lo
scrittore
,
esercitando
le
facoltà
più
delicate
della
mente
,
affronta
e
vince
a
ogni
periodo
le
più
terribili
difficoltà
del
linguaggio
,
che
son
quelle
dell
'
analisi
,
della
distinzione
,
della
definizione
,
ti
proverai
a
scrivere
sopra
un
argomento
comune
,
tu
esperimenterai
nel
raccontare
,
nel
descrivere
,
nel
ragionare
,
una
facilità
nuova
,
un
senso
di
scioltezza
,
di
sicurezza
,
di
padronanza
delle
tue
facoltà
e
delle
tue
mosse
,
simile
a
quello
che
prova
a
camminare
sur
una
via
larga
,
piana
e
libera
chi
sia
andato
un
pezzo
per
un
sentiero
erto
e
stretto
e
pieno
d
'
inciampi
,
con
un
precipizio
da
lato
.
La
tua
mente
si
sarà
addestrata
a
veder
le
varie
sembianze
d
'
ogni
idea
con
uno
sguardo
rapido
e
avvolgente
,
a
penetrarvi
in
fondo
,
a
passare
in
rassegna
alla
lesta
i
diversi
modi
di
significarla
,
e
a
cogliere
sull
'
atto
il
migliore
;
e
non
soltanto
nel
maneggio
della
lingua
risentirai
il
vantaggio
,
e
nella
cresciuta
attitudine
ad
analizzarla
,
e
nel
più
forte
amore
che
avrai
per
essa
;
ma
alla
scuola
dell
'
autore
che
insieme
con
le
parole
analizza
passioni
,
azioni
,
usi
,
costumi
,
caratteri
,
ti
sarai
avvezzato
a
meditar
sopra
ogni
cosa
,
e
studierai
nella
lingua
l
'
anima
umana
,
la
vita
,
la
natura
,
e
qualche
volta
dirai
tu
pure
col
maestro
che
ti
par
di
sentire
in
questo
studio
il
verbo
di
Dio
.
Libro
preziosissimo
;
leggendo
il
quale
ti
sentirai
prima
compreso
d
'
ammirazione
,
e
poi
di
reverenza
e
di
gratitudine
per
lo
scrittore
che
fece
della
lingua
della
tua
patria
uno
studio
così
amoroso
e
profondo
,
e
per
trasmetterne
ai
giovani
la
cognizione
e
l
'
amore
,
un
lavoro
così
poderoso
e
variamente
utile
e
bello
;
e
di
pagina
in
pagina
ingrandirà
davanti
ai
tuoi
occhi
e
ti
sarà
eccitamento
via
via
più
forte
e
più
caro
a
perseverar
nello
studio
,
l
'
immagine
del
vecchio
venerabile
,
d
'
occhi
cieco
e
divin
raggio
di
mente
.
SCRUPOLINO
.
I
sinonimi
erano
una
delle
molte
afflizioni
della
sua
vita
.
Lo
conobbi
a
Firenze
.
Era
un
impiegato
della
Prefettura
,
nato
e
cresciuto
Là
dove
Italia
boreal
diventa
,
già
vicino
alla
trentina
;
ma
così
smilzo
,
e
sprovvisto
d
'
ogni
onor
del
mento
,
e
d
'
indole
così
timida
,
che
pareva
ancora
un
adolescente
.
Si
dilettava
di
letteratura
,
leggeva
molto
e
non
mancava
d
'
ingegno
;
ma
era
affetto
d
'
una
malattia
incurabile
:
il
terrore
della
lingua
italiana
.
Aveva
della
difficoltà
dell
'
idioma
gentile
un
concetto
così
smisurato
,
gl
'
incuteva
un
così
grande
sgomento
il
fantasma
della
Grammatica
,
che
,
parlando
,
impuntava
a
ogni
tratto
,
e
balbettava
come
uno
scolaretto
agli
esami
,
assalito
da
mille
dubbi
,
turbato
da
mille
scrupoli
;
dai
quali
non
riusciva
a
liberarsi
né
sull
'
atto
né
poi
,
e
se
ne
disperava
.
Anche
nel
crocchio
degli
amici
soliti
,
ma
tanto
più
se
c
'
era
qualche
toscano
colto
,
o
chiunque
altro
,
che
avesse
reputazione
di
parlar
bene
,
e
non
gli
fosse
famigliare
,
gli
si
vedeva
in
viso
la
preparazione
mentale
faticosa
e
piena
d
'
incertezze
ch
'
egli
faceva
d
'
ogni
periodo
o
frase
che
volesse
dire
;
e
quando
poi
si
risolveva
a
parlare
,
usava
ogni
specie
di
cautele
e
di
formole
attenuanti
,
come
:
-
sto
per
dire
,
direi
quasi
,
la
parola
non
sarà
di
Crusca
,
mi
si
passi
l
'
espressione
;
-
e
qualche
volta
arrossiva
a
un
tratto
,
e
restava
in
tronco
.
Con
questo
o
con
quell
'
amico
,
poi
,
a
quattr
'
occhi
,
sfogava
il
suo
dispetto
contro
la
lingua
e
contro
sé
stesso
,
e
gli
confidava
i
dubbi
e
i
timori
che
lo
perseguitavano
di
continuo
come
un
nuvolo
di
vespe
.
Si
doveva
dire
a
un
uomo
lei
è
buono
o
lei
è
buona
?
Vacci
o
vavvi
?
Credo
che
tu
sii
o
che
tu
sia
?
Lo
trattò
come
se
fosse
uno
sconosciuto
o
come
se
fosse
stato
?
Ha
fatto
la
tal
cosa
di
nascosto
di
o
da
o
al
tale
?
Ho
antipatia
per
o
con
o
verso
o
contro
una
persona
?
Come
Dio
benedetto
s
'
ha
da
dire
?
E
non
serviva
dirgli
i
modi
che
i
"
buoni
parlanti
"
usavano
,
e
consigliargli
di
fissarseli
una
volta
per
sempre
nel
cervello
,
e
d
'
attenersi
a
quelli
immutabilmente
;
senza
di
che
non
sarebbe
guarito
mai
della
sua
malattia
.
Se
in
un
libro
di
scrittore
autorevole
gli
accadeva
di
leggere
un
modo
diverso
da
quello
generalmente
usato
(
cosa
troppo
facile
in
Italia
,
pur
troppo
)
,
il
dubbio
gli
rampollava
da
capo
.
-
Questa
maledetta
lingua
italiana
-
diceva
-
è
una
disperazione
.
Preferirei
di
studiare
il
cinese
.
-
Ogni
giorno
gli
saltava
su
un
dubbio
nuovo
,
anzi
un
nuovo
ordine
di
dubbi
e
di
scrupoli
:
sul
fra
o
tra
,
sul
lì
o
là
,
qui
o
qua
,
costì
o
costà
;
sull
'
uso
degli
ausiliari
essere
o
avere
con
certi
verbi
;
sulla
collocazione
dei
pronomi
personali
che
non
sapeva
mai
dove
mettere
,
e
che
spesso
gli
restavano
in
mano
.
A
volte
fermava
un
amico
per
la
strada
,
e
gli
domandava
di
punto
in
bianco
:
-
Si
dice
:
lo
dissi
loro
o
loro
lo
dissi
?
-
E
quando
un
amico
,
del
quale
avesse
stima
in
materia
di
lingua
,
a
uno
dei
suoi
quesiti
si
mostrava
perplesso
:
-
Ah
!
vedi
-
esclamava
in
tono
di
trionfo
-
vedi
se
non
ho
ragione
!
È
una
lingua
terribile
,
terribile
,
terribile
.
Per
questo
suo
perpetuo
"
scrupoleggiare
"
gli
s
'
era
affibbiato
il
soprannome
di
Scrupolino
,
di
cui
non
s
'
aveva
per
male
;
ma
nemmeno
ne
rideva
,
perché
la
parola
designava
un
'
infermità
mentale
,
della
quale
egli
aveva
coscienza
e
vergogna
.
A
furia
di
porre
quesiti
a
sé
stesso
finiva
con
dubitare
anche
della
legittimità
delle
parole
e
delle
locuzioni
più
usuali
,
e
in
certi
momenti
di
sconforto
esclamava
:
-
Io
non
so
più
parlare
!
Io
finirò
col
non
più
parlare
!
Qualche
volta
cercavamo
di
persuaderlo
,
sul
serio
.
-
Vedi
-
gli
si
diceva
-
tu
hai
tanta
difficoltà
di
parlare
perché
non
parli
,
componi
.
Non
devi
comporre
.
Ti
devi
gettare
a
nuoto
nel
discorso
,
arditamente
;
lasciarti
andare
all
'
ispirazione
,
alla
dettatura
dell
'
orecchio
,
non
badando
a
regole
,
dimenticando
ogni
studio
.
Volendo
esaminare
e
scegliere
le
parole
,
come
fai
,
così
con
la
fretta
,
per
non
far
aspettare
,
e
col
timore
di
seccare
chi
ascolta
,
ti
confondi
,
e
scegli
quasi
sempre
male
,
o
non
trovi
,
e
resti
lì
,
impaniato
.
Prova
un
po
'
a
parlare
come
vien
viene
.
-
Ma
egli
stava
un
po
'
pensando
,
e
poi
rispondeva
,
scrollando
il
capo
:
-
È
inutile
,
non
posso
;
le
parole
e
le
regole
battagliano
nel
mio
capo
come
i
Deputati
nel
Parlamento
.
-
Ed
era
vero
.
A
quando
a
quando
si
provava
a
parlar
libero
;
ma
subito
gli
spettri
dell
'
Improprietà
,
dell
'
Impurità
,
dell
'
Idiotismo
,
il
fantasma
formidabile
della
Lingua
Italiana
gli
si
rizzavano
dinanzi
,
ed
egli
era
perduto
.
A
poco
a
poco
il
tarlo
del
dubbio
gli
era
risalito
,
come
sempre
avviene
,
dalla
lingua
alla
radice
del
pensiero
,
per
modo
che
anche
lo
scrivere
la
più
semplice
lettera
diventava
per
lui
un
affare
di
Stato
.
Egli
mi
fece
la
confessione
d
'
uno
di
questi
casi
,
al
quale
tutti
gli
altri
rassomigliavano
,
e
che
è
un
esempio
dell
'
impotenza
intellettuale
a
cui
può
condurre
l
'
esercizio
della
critica
sopra
sé
stessi
,
quando
non
è
tenuta
nella
giusta
misura
.
Si
trattava
d
'
una
breve
lettera
di
condoglianza
.
-
Stimatissimo
signore
,
gradisca
le
mie
condoglianze
.
-
No
.
Come
si
fa
ad
associare
l
'
idea
del
gradimento
con
quella
d
'
una
sventura
?
-
Le
mando
le
mie
condoglianze
.
-
Come
si
manda
un
pacco
!
E
poi
è
troppo
famigliare
.
-
Le
faccio
....
-
Ma
non
è
troppo
materiale
per
l
'
espressione
d
'
un
sentimento
?
E
si
dice
faccio
una
condoglianza
,
o
non
confondo
col
modo
fare
un
complimento
,
che
dei
due
è
il
solo
corretto
?
-
Riceva
le
mie
....
-
Oh
bella
!
Se
glie
le
mando
,
bisogna
ben
che
le
riceva
:
è
ridicolo
.
-
Abbia
,
dunque
....
Ma
quest
'
imperativo
è
sgarbato
.
E
via
così
per
tutto
il
resto
.
Sette
righe
gli
costavano
i
sette
dolori
.
E
finiva
sempre
col
ritornello
:
-
È
terribile
!
-
Un
giorno
mi
venne
incontro
in
via
Calzaioli
agitando
un
giornale
,
e
me
lo
mise
sotto
gli
occhi
,
dicendo
:
-
Leggi
qua
.
-
Era
una
Conversazione
del
giovedì
,
nella
quale
Giuseppe
Civinini
,
che
per
lui
era
il
principe
dei
giornalisti
e
dei
critici
,
diceva
che
la
lingua
italiana
era
una
delle
meno
parlate
e
delle
più
difficili
lingue
d
'
Europa
.
-
Hai
inteso
?
-
quasi
gridò
-
e
lo
dice
uno
scrittore
di
quella
forza
!
Non
c
'
è
da
dar
l
'
anima
al
diavolo
?
Io
vorrei
esser
nato
in
Lapponia
!
Uno
dei
più
molesti
argomenti
di
dubbio
e
di
confusione
era
per
lui
l
'
uso
del
lei
e
dell
'
ella
,
fra
cui
si
trovava
ogni
momento
come
tra
il
martello
e
l
'
incudine
.
Gli
dicevano
:
-
Di
'
come
i
fiorentini
.
-
Ma
questi
scellerati
-
rispondeva
-
dicono
un
po
'
l
'
uno
e
un
po
'
l
'
altro
.
Che
regola
ci
si
può
cavare
,
che
Dio
li
confonda
!
-
E
con
gente
ch
'
egli
praticasse
,
tanto
e
tanto
si
lasciava
andare
al
lei
;
ma
con
persone
a
cui
parlasse
la
prima
volta
,
e
che
gli
mettessero
un
po
'
di
suggezione
,
non
c
'
era
verso
:
il
lei
gli
veniva
sulle
labbra
,
ma
se
lo
rimangiava
,
e
metteva
fuori
l
'
ella
a
proprio
dispetto
,
e
lo
sosteneva
nel
discorso
a
prezzo
di
qualunque
sforzo
e
sacrificio
della
naturalezza
e
dell
'
armonia
,
anche
facendo
rider
gli
amici
,
pur
di
salvare
la
Grammatica
sacra
.
Appunto
per
la
gran
paura
di
non
parlar
bene
,
gli
toccò
un
giorno
a
inghiottire
un
boccone
amaro
,
che
gli
restò
sullo
stomaco
un
pezzo
.
Andando
insieme
a
Prato
,
ci
trovammo
nel
vagone
con
un
ragazzo
e
un
giovinetto
toscani
,
fratelli
,
di
viso
intelligente
e
vivo
tutt
'
e
due
;
i
quali
scherzavano
argutamente
a
ogni
proposito
,
e
rammentavano
spesso
il
babbo
,
che
li
doveva
aspettare
all
'
arrivo
.
Allettato
dalla
loro
allegrezza
,
l
'
amico
Scrupolino
sentì
desiderio
d
'
attaccar
conversazione
,
e
a
un
certo
punto
domandò
cortesemente
al
maggiore
:
-
E
dove
,
se
è
lecito
....
dove
vanno
...
?
Stava
per
dir
loro
;
ma
m
'
accorsi
che
non
osò
,
e
ripetè
:
-
Dove
vanno
....
elleno
?
I
due
toscanelli
fini
si
scambiarono
un
'
occhiatina
e
un
sorriso
,
e
il
maggiore
,
prendendo
baldanza
dalla
timidità
dell
'
interrogante
,
rispose
con
malizia
:
-
Dove
andiamo
noi
,
ci
domanda
?
...
A
Bologna
.
E
il
mio
amico
,
un
po
'
confuso
:
-
E
....
a
Bologna
,
mi
par
d
'
aver
inteso
,
li
aspetta
il
loro
....
genitore
?
Il
giovinetto
sbirciò
un
'
altra
volta
il
fratello
,
e
poi
rispose
con
un
leggerissimo
sorriso
burlesco
:
-
Sì
,
l
'
autore
dei
nostri
giorni
.
Scrupolino
sentì
la
puntura
,
arrossì
un
poco
,
e
non
aggiunse
altro
.
Quando
scendemmo
dal
treno
,
scattò
:
-
Hai
sentito
quell
'
impertinente
?
Avrebbe
meritato
una
lezione
.
È
inutile
.
Io
non
dovrei
più
parlare
italiano
.
Mi
darei
degli
schiaffi
,
come
è
vero
Dio
.
Ebbene
(
e
tirò
un
pugno
nell
'
aria
)
non
parlerò
più
,
e
ogni
cosa
è
finita
.
Tu
ridi
!
...
Ma
è
terribile
.
Ma
fatti
pochi
passi
pensandoci
fermò
,
e
mi
domandò
a
mezza
voce
,
timidamente
:
-
Ogni
cosa
....
è
neutro
o
femminino
?
APOLOGIA
DEL
PEGGIORATIVO
.
Eccomi
qua
,
signorino
.
Sono
il
sor
Accio
,
peggiorativo
di
professione
,
vecchio
come
il
primo
topo
;
ma
sempre
sano
e
pien
di
vita
come
un
ragazzo
.
Non
si
sgomenti
della
mia
faccia
burbera
e
della
mia
voce
grossa
,
chè
sono
un
buon
diavolaccio
in
fondo
,
nonostante
la
mia
reputazione
di
persona
grossolana
,
e
benchè
di
solito
si
pronunzi
il
mio
nome
sporgendo
il
labbro
di
sotto
in
atto
di
disprezzo
.
Vero
è
che
io
servo
quasi
sempre
a
esprimere
sentimenti
di
disistima
e
d
'
avversione
,
a
sparlare
del
prossimo
e
a
definir
cose
brutte
e
sgradite
;
ma
,
insomma
,
sono
utile
,
perché
avversione
e
disistima
sono
ben
sovente
sentimenti
onesti
,
e
dir
male
di
certa
gente
è
dovere
di
coscienza
,
e
sono
mai
tante
le
cose
brutte
e
sgradite
che
gli
uomini
sono
costretti
a
rammentare
!
E
appunto
perché
ho
coscienza
d
'
esser
utile
,
mi
fo
lecito
di
offrirle
i
miei
servizi
,
e
di
farle
,
modestamente
,
una
lezioncina
di
lingua
.
Perché
,
parlando
e
scrivendo
,
ella
si
serve
così
raramente
di
me
?
Eppure
io
servo
a
dir
molte
cose
,
che
non
si
possono
dir
bene
se
non
per
mezzo
mio
.
Di
molte
idee
accorcio
l
'
espressione
;
di
certi
sentimenti
significo
io
solo
certe
sfumature
che
altrimenti
non
si
saprebbero
rendere
;
a
molte
parole
do
un
particolare
senso
comico
che
per
sé
sole
esse
non
hanno
;
e
a
chi
esprime
un
giusto
sentimento
di
disprezzo
o
di
sdegno
,
il
mio
suono
stesso
dà
un
certo
qual
senso
di
sodisfazione
,
che
nessun
'
altra
parola
gli
darebbe
,
poichè
è
un
suono
largo
e
forte
,
che
gli
riempie
la
bocca
e
gli
fa
stringere
i
denti
,
non
è
vero
?
il
suono
come
d
'
una
palmata
vigorosa
,
che
pianti
ben
salda
e
ribadisca
l
'
idea
.
O
perché
non
si
serve
qualche
volta
di
me
quando
vuol
dire
,
per
esempio
:
una
trista
idea
,
una
mala
giornata
,
una
mossa
o
un
'
entrata
o
un
'
uscita
villana
,
una
cattiva
ragione
,
un
cattivo
partito
,
una
cattiva
pratica
,
una
brutta
cera
o
un
brutto
momento
?
Perché
,
invece
di
usare
due
parole
o
una
perifrasi
,
non
dice
invece
:
-
Questa
è
un
'
ideaccia
-
Oggi
è
una
giornataccia
-
Il
tale
m
'
ha
fatto
una
mossaccia
,
un
'
entrataccia
,
un
'
uscitaccia
-
Codesta
che
tu
adduci
è
una
ragionaccia
-
Ha
trovato
marito
;
ma
è
un
partitaccio
-
Quel
giovane
si
mette
male
;
ha
delle
praticacce
-
Il
tale
oggi
si
deve
sentir
male
;
ha
una
ceraccia
-
Se
càpita
ora
quel
poco
di
buono
,
mi
piglia
in
un
momentaccio
-
?
Non
esprimerebbe
la
sua
idea
con
maggior
brevità
e
con
po
'
più
forza
?
E
se
per
dire
che
un
tale
d
'
una
cert
'
arte
,
ufficio
o
mestiere
ha
una
certa
pratica
,
ma
affatto
materiale
,
senza
alcun
lume
di
scienza
,
o
che
un
impertinente
l
'
ha
messo
al
punto
di
fare
uno
sproposito
,
o
che
un
trivialone
di
sua
conoscenza
ha
mangiato
come
un
bufalo
,
dormito
come
un
ghiro
e
tenuto
dei
discorsi
indecenti
,
ella
dicesse
:
-
Non
ha
che
una
certa
praticaccia
-
m
'
ha
messo
a
un
puntaccio
-
ha
fatto
una
mangiataccia
,
una
dormitaccia
,
dei
discorsacci
,
-
non
direbbe
la
cosa
più
alla
svelta
e
con
più
vigore
d
'
espressione
?
E
non
son
mica
grossolano
come
posso
parere
a
primo
aspetto
,
chè
nel
graduare
o
colorire
il
significato
delle
parole
ho
io
pure
le
mie
industrie
e
le
mie
finezze
.
Fare
una
levataccia
,
per
esempio
,
non
significa
soltanto
:
levarsi
più
presto
del
solito
;
ma
dice
anche
la
violenza
che
si
fa
alla
propria
pigrizia
,
e
il
rincrescimento
del
farla
.
Fare
una
partaccia
a
uno
non
vuol
dir
solo
fargli
un
rimprovero
acerbo
,
o
,
famigliarmente
,
una
lavata
di
testa
,
ma
anche
usare
,
facendogliela
,
aspre
parole
.
Dicendo
che
uno
ha
un
talentaccio
,
un
ingegnaccio
,
si
dice
che
ha
molto
talento
,
molto
ingegno
,
ma
in
qualche
lato
manchevole
,
o
poco
ordinato
,
o
non
usato
sempre
degnamente
:
non
si
direbbe
del
Manzoni
o
del
Carducci
.
Poveraccio
!
esprime
una
sfumatura
di
compassione
o
di
pietà
,
che
non
si
può
sentire
od
esprimere
riguardo
a
persone
che
ispirano
reverenza
:
ella
può
dire
poverino
o
poveretto
,
ma
non
poveraccio
,
di
suo
padre
.
Nell
'
espressione
:
un
uomo
fatto
all
'
anticaccia
,
v
'
è
una
leggiera
intenzione
di
canzonatura
che
non
è
in
fatto
all
'
antica
.
E
con
librucciaccio
ella
dice
un
libro
non
soltanto
meschino
nella
forma
(
chè
libruccio
significa
meschino
nella
forma
più
che
nella
sostanza
)
e
non
solo
di
poco
pregio
nella
sostanza
,
ma
anche
in
questa
rozzo
e
cattivo
.
E
s
'
ella
dice
che
un
tale
fa
il
comodaccio
suo
,
dice
che
fa
il
suo
comodo
con
particolare
indiscrezione
e
noncuranza
del
comodo
altrui
e
del
dovere
proprio
.
Vede
quante
piccole
cose
,
quante
minute
diversità
e
graduazioni
di
idee
io
servo
a
dire
e
determinare
!
E
poi
,
ho
stampato
tante
parole
di
forte
rilievo
e
di
color
vivo
e
gaio
,
a
cui
nessun
'
altra
equivale
!
Veda
un
po
'
queste
.
Di
un
lavoro
duro
e
misero
,
che
dia
appena
da
vivere
:
-
È
un
panaccio
.
-
Mangiare
un
panaccio
arrabbiato
.
-
Non
t
'
immischiare
con
colui
:
è
un
arnesaccio
,
è
robaccia
.
-
S
'
è
preso
un
cosaccio
d
'
avvocato
,
che
gli
mangerà
fin
l
'
ultimo
soldo
.
-
Mi
tocca
a
far
certe
facciacce
per
cagion
sua
!
-
S
'
è
presentato
con
un
pajaccio
di
scarpe
rotte
.
-
O
figliaccio
e
po
'
d
'
un
cane
!
-
E
veda
come
servo
anche
a
dare
il
fatto
suo
a
un
indegno
,
così
di
sbieco
,
senza
parere
:
-
L
'
hanno
fatto
cavaliere
l
'
altro
giornaccio
,
o
uno
di
questi
giornacci
lo
faranno
.
-
Non
è
una
bellezza
?
E
non
finirei
più
!
Ma
le
dico
ancor
questa
:
che
servo
io
solo
,
in
Toscana
,
senz
'
essere
appiccicato
ad
altra
parola
,
a
definire
una
persona
:
-
È
un
ragazzo
accio
,
ma
accio
bene
;
è
un
farabutto
,
ma
di
quegli
acci
;
-
o
sono
adoperato
tre
volte
per
rincarare
la
dose
:
-
È
un
malandrinaccio
....
accio
,
accio
,
accio
.
-
E
,
in
fine
,
m
'
accecherà
l
'
orgoglio
;
ma
io
penso
che
uno
scrittore
che
non
sa
giovarsi
del
fatto
mio
,
o
che
mi
trascura
o
mi
disprezza
,
non
può
essere
che
uno
scrittore
da
un
tanto
il
mazzo
.
E
me
ne
scappo
,
perché
vedo
avvicinarsi
un
tale
,
un
giovincello
sdolcinato
,
con
cui
non
me
la
dico
,
e
non
mi
posso
trovare
insieme
.
La
lascio
con
lui
,
che
cercherà
di
rivogarle
la
sua
mercanzia
.
Ma
ritornerò
.
A
rivederci
a
presto
,
e
si
guardi
da
un
'
indigestione
di
zuccherini
.
APOLOGIA
DEL
DIMINUTIVO
.
Giovanettino
,
ti
saluto
.
Io
sono
il
diminutivo
...
Comprendo
il
tuo
sorriso
;
ma
non
mo
ne
risento
,
perché
sono
un
buon
figliuolo
.
Da
qualcuno
tu
avrai
inteso
dir
corna
di
me
,
e
sei
mal
prevenuto
a
mio
riguardo
.
T
'
avranno
detto
che
sono
uno
sdolcinato
stucchevole
,
che
stempero
le
parole
e
snervo
la
lingua
,
empiendola
di
lezi
femminei
e
di
vezzi
bambineschi
.
Ma
tu
non
devi
dar
retta
a
costoro
:
gente
di
grossa
pasta
,
che
non
mi
capisce
e
non
mi
sente
.
Io
son
modesto
di
natura
,
e
non
per
vanagloria
,
lo
puoi
credere
,
ti
affermo
che
chi
mi
maltratta
o
per
ignoranza
o
per
rozzezza
d
'
animo
,
chi
non
ha
famigliarità
con
le
mie
forme
innumerevoli
e
le
tiene
in
conto
di
vane
frasche
,
non
può
saper
quanto
è
ricca
,
quanto
è
flessibile
,
quant
'
è
dolce
la
lingua
della
sua
patria
.
Cascano
nella
leziosaggine
e
ristuccano
,
non
c
'
è
dubbio
,
tutti
coloro
che
abusano
di
me
,
appiccicandomi
a
cinque
parole
su
dieci
,
che
dicono
a
un
modo
bellino
e
carino
un
fiore
e
un
campanile
,
un
bambino
e
una
montagna
,
che
non
possono
esprimere
un
'
idea
senza
rimpicciolirla
alla
misura
della
loro
animetta
,
un
sentimento
senza
indolcirlo
fino
alla
nausea
,
col
giulebbe
che
hanno
nelle
vene
invece
del
sangue
.
Ma
,
usato
con
discernimento
da
chi
ha
intelletto
e
gusto
fine
,
io
compio
nella
lingua
un
ufficio
nobile
e
utile
;
io
do
alla
parola
gentilezza
e
grazia
e
soavità
di
suono
e
sapore
di
scherzo
garbato
e
cento
significati
delicatissimi
d
'
affetto
,
di
pietà
,
di
simpatia
,
d
'
indulgenza
;
io
attenuo
e
scuso
colpe
ed
errori
di
persone
care
,
velo
infermità
e
deformità
d
'
infelici
,
esprimo
quanto
vi
è
di
più
tenero
nel
cuore
delle
madri
e
degli
amanti
,
rendo
tutte
le
più
delicate
gradazioni
della
bellezza
e
delle
virtù
gentili
e
dei
sensi
ch
'
esse
ispirano
;
e
addolcisco
il
rimprovero
,
e
spunto
l
'
offesa
,
e
accarezzo
e
compiango
e
conforto
.
E
non
vezzeggio
alla
cieca
ogni
cosa
,
come
afferma
chi
non
m
'
intende
o
mi
calunnia
;
ma
dico
anche
verità
sgradite
a
chi
in
altra
forma
non
le
vorrebbe
udire
,
e
faccio
atto
di
giustizia
temperando
la
lode
eccessiva
,
restringendo
il
concetto
ingiustamente
ingrandito
di
molte
cose
,
mettendo
un
'
ombra
di
rampogna
,
quando
occorre
,
anche
nell
'
espressione
della
pietà
e
dell
'
affetto
.
Non
vezzeggio
soltanto
;
ma
definisco
,
distinguo
,
dipingo
,
scolpisco
ed
illumino
.
E
non
è
la
mia
vanità
,
è
la
voce
universale
che
mi
chiama
una
bellezza
e
un
privilegio
della
lingua
italiana
.
Imita
dunque
la
gentilezza
di
chi
,
volendo
designare
un
piccolo
infelice
,
di
cui
non
sa
il
nome
,
e
sentendo
che
nel
modo
il
piccolo
storpiato
non
suona
la
pietà
,
dice
-
lo
storpiatino
-
,
come
chiama
loschina
una
ragazza
losca
,
e
dicendo
d
'
un
'
altra
che
ha
la
bazza
,
fa
intendere
insieme
ch
'
ella
ha
qualche
cosa
di
grazioso
,
che
quasi
fa
piacere
il
difetto
,
chiamandola
:
-
Una
bazzina
.
-
Ecco
la
bazzina
.
-
È
una
bazzina
,
bionda
,
piena
di
vita
.
-
E
dicendo
d
'
una
giovinetta
o
d
'
una
bimba
:
boriosina
,
invece
di
:
un
po
'
boriosa
,
farai
comprender
meglio
che
,
pure
avendo
quel
difetto
,
non
ha
animo
cattivo
.
E
se
chiamerai
un
'
altra
:
beatina
,
dirai
,
come
non
potresti
meglio
,
ch
'
essa
è
devota
alle
pratiche
del
culto
,
ma
non
pinzochera
,
e
che
il
sentimento
religioso
in
lei
è
gentilezza
.
E
quando
vorrai
dire
che
una
donna
ha
un
carattere
alquanto
astioso
,
tu
potrai
chiamarla
astiosina
,
senz
'
offenderla
;
ciò
che
non
ti
riuscirebbe
né
premettendo
un
po
'
all
'
aggettivo
,
né
con
altra
parola
attenuante
.
Ma
è
l
'
affetto
,
è
il
sentimento
della
delicatezza
che
suggerisce
a
chi
parla
le
mie
forme
più
gentili
;
esse
non
si
cercano
,
vengon
via
spontanee
,
come
certe
inflessioni
carezzevoli
della
voce
.
Senti
le
mamme
del
popolo
,
in
Toscana
.
Chiamano
maggiorino
il
maggiore
dei
loro
figliuoli
piccoli
.
Dicono
vergognosina
una
bimba
timida
,
e
magari
anche
un
po
'
selvatica
.
Non
chiameranno
un
loro
bimbo
:
spersonito
o
malsano
,
ma
stentino
,
e
per
non
dir
gracile
,
diranno
:
-
È
così
minutino
,
ma
sano
,
-
e
per
non
dire
d
'
una
ragazza
che
è
di
complessione
delicata
,
diranno
:
gentilina
;
e
capacino
,
per
modestia
,
d
'
un
ragazzino
intelligente
o
bravo
in
qualunque
cosa
.
-
Ammodino
,
ragazzi
!
-
dicono
spesso
,
invece
di
:
ammodo
,
per
addolcire
l
'
avvertimento
.
Tu
potresti
urtare
il
loro
amor
proprio
dicendo
che
un
loro
figliuoletto
ha
già
le
sue
malizie
;
non
l
'
urteresti
dicendo
che
ha
le
sue
malizine
;
che
esprime
l
'
idea
d
'
un
accorgimento
fine
meglio
che
quella
dell
'
astuzia
.
E
così
,
se
vorranno
dirti
che
un
loro
bimbo
è
schifiltoso
nel
mangiare
,
te
lo
diranno
con
un
'
espressione
graziosissima
:
-
È
tanto
boccuccia
,
che
è
capace
di
rifiutarmi
un
piatto
se
ci
trova
un
bruscolo
.
-
E
dicono
al
pigretto
che
chiede
una
cosa
:
-
Allunga
il
santo
manino
,
e
pìgliatela
da
te
.
-
E
quante
altre
espressioni
graziose
ti
potrei
citare
,
fatte
col
mio
conio
!
Di
una
piccola
donna
o
ragazza
seducente
:
-
È
una
cosolina
simpaticissima
-
Ha
un
'
ideina
che
piace
-
Una
camera
raccoltina
:
non
è
significata
nel
diminutivo
anche
la
piccolezza
e
quasi
la
giocondità
della
camera
?
E
se
uno
ti
dice
:
-
A
tastar
per
terra
nel
buio
c
'
è
il
casetto
di
raccattare
qualche
cosa
di
spiacevole
-
non
senti
in
quel
casetto
un
sapor
comico
che
ti
fa
sorridere
?
E
se
ti
dice
un
altro
che
:
-
bisognerà
aspettare
un
paietto
d
'
ore
-
,
non
senti
in
questo
diminutivo
l
'
intenzione
cortese
d
'
abbreviare
il
tempo
nel
tuo
concetto
e
di
esortarti
ad
aver
pazienza
?
Ma
chi
può
noverare
la
varietà
degli
effetti
ch
'
io
posso
ottenere
?
Anche
l
'
attenuazione
del
peggiorativo
!
Sentirai
dire
nella
campagna
toscana
,
in
val
d
'
Elsa
:
-
Animaccina
!
-
che
è
come
dar
dell
'
animaccia
a
uno
e
chiedergli
scusa
ad
un
tempo
,
riconoscendo
d
'
aver
detto
troppo
.
Donnaccina
!
Dieci
vocaboli
ammontati
,
nota
un
filologo
illustre
,
non
saprebbero
dire
altrettanto
.
E
di
annatina
che
i
contadini
toscani
dicono
qualche
volta
per
"
annataccia
affamata
"
dice
lo
stesso
filologo
che
v
'
è
in
quel
diminutivo
una
mirabile
disposizione
d
'
animo
,
la
quale
attenua
il
dolore
e
quasi
ingentilisce
il
bisogno
;
e
si
sottintende
:
un
sentimento
di
rassegnazione
cristiana
,
per
cui
si
vuol
dire
la
cosa
senza
lagnarsi
,
per
timor
di
Dio
,
che
l
'
ha
mandata
.
Che
potrei
fare
di
più
,
mondo
birbetta
?
Sarai
dunque
persuaso
,
carino
mio
,
che
non
è
mia
colpa
se
molti
seccano
il
prossimo
e
mi
fanno
prendere
in
uggia
con
gl
'
ini
,
con
gli
etti
,
e
con
gli
ucci
;
che
è
soltanto
l
'
abuso
e
il
mal
uso
che
mi
rendono
indigesto
;
che
il
vizio
non
è
in
me
,
ma
in
chi
mi
violenta
e
mi
snatura
.
E
lascia
ch
'
io
batta
ancora
su
questo
chiodo
,
facendoti
considerare
,
per
esempio
,
che
se
è
proprio
e
grazioso
il
dire
d
'
un
ragazzo
:
ravviatino
,
ravversatino
,
ricciutino
,
fa
venire
il
latte
ai
gomiti
l
'
udirlo
dire
d
'
un
uomo
tanto
fatto
;
che
se
è
gentile
il
dire
che
una
bimba
è
tutta
pensierini
per
la
sua
mamma
,
è
sdolcinato
davvero
il
dir
lo
stesso
d
'
un
padre
per
la
sua
figliuola
;
e
che
è
ridicolo
il
dire
d
'
un
barbuto
impiegato
postale
,
cortese
col
pubblico
,
che
ha
una
manierina
amabilissima
,
e
che
stonerebbe
un
ufficiale
con
la
sciabola
in
pugno
,
che
gridasse
ai
suoi
soldati
,
chiamandoli
alle
file
:
-
Fate
prestino
!
Giovati
dunque
di
me
,
giovinetto
,
e
dirai
molte
cose
propriamente
e
con
garbo
e
con
arguzia
;
ma
non
mi
chiamare
in
ballo
troppo
spesso
,
e
,
sopra
tutto
,
non
m
'
usare
che
quando
calzo
appunto
al
sentimento
e
all
'
idea
.
Perché
io
sono
nella
lingua
come
il
sorriso
sul
volto
umano
.
Che
c
'
è
di
più
gradevole
d
'
un
sorriso
gentile
?
Ma
chi
sorride
a
tutti
,
ogni
momento
e
a
qualunque
proposito
,
è
uno
smanceroso
che
viene
a
noia
.
E
qui
fo
punto
.
Parto
per
un
viaggio
di
propaganda
nell
'
Italia
nordica
;
ma
ritornerò
ogni
tantino
nel
paese
tuo
,
dove
mi
pare
d
'
esser
tenuto
anche
in
minor
conto
che
altrove
.
Ricordati
di
me
,
e
fa
'
spallucce
ai
tangheri
che
mi
vorrebbero
bandire
dalla
lingua
:
fratelli
nati
di
quei
padroni
di
casa
villani
,
che
in
casa
loro
non
vogliono
né
bambini
né
fiori
.
LA
LINGUA
FAMIGLIARE
.
Ho
ricevuto
in
questi
giorni
....
Non
è
vero
;
non
ho
ricevuto
niente
.
Perché
fare
una
delle
solite
finzioni
letterarie
,
che
non
ingannano
nessuno
?
Ho
scritto
io
a
me
medesimo
,
in
nome
d
'
una
signora
immaginaria
,
la
lettera
seguente
,
e
confesso
che
l
'
ho
scritta
perché
mi
faceva
comodo
,
come
riconoscerai
dalla
mia
risposta
,
per
la
quale
ti
domando
,
in
cambio
della
mia
sincerità
,
un
po
'
d
'
attenzione
.
Al
Signor
tal
dei
tali
,
M
'
hanno
detto
ch
'
Ella
sta
scrivendo
un
libro
sul
modo
di
studiar
la
lingua
italiana
.
Mi
permetta
di
rivolgerle
una
preghiera
.
Ella
ebbe
un
giorno
la
cortesia
di
farmi
una
lode
,
la
quale
,
spogliata
del
complimento
dove
era
chiusa
,
voleva
dire
che
delle
signore
di
sua
conoscenza
non
ero
io
quella
che
parlasse
peggio
.
Ebbene
,
poichè
io
mostro
buone
disposizioni
,
m
'
aiuti
un
poco
.
Veda
il
caso
mio
.
Ho
un
'
amica
toscana
,
che
è
come
una
mia
sorella
.
Quando
parlo
italiano
con
l
'
altre
mie
amiche
subalpine
,
son
sodisfatta
di
me
,
dal
più
al
meno
;
ma
da
ogni
conversazione
con
quella
esco
malcontenta
del
fatto
mio
,
e
anche
un
po
'
umiliata
.
Mi
dirà
che
la
cosa
è
naturalissima
.
Ma
badi
:
non
è
ch
'
io
m
'
accorga
,
parlando
con
quella
signora
,
di
mancar
di
parole
e
di
frasi
per
esprimere
il
mio
pensiero
;
chè
,
per
esempio
,
quando
tutt
'
e
due
parliamo
d
'
arte
o
di
letteratura
con
altri
,
non
avverto
quasi
differenza
fra
me
e
lei
,
fuorchè
nella
pronunzia
.
La
differenza
grande
che
ferisce
il
mio
amor
proprio
è
quella
ch
'
io
riconosco
quando
discorriamo
a
quattr
'
occhi
liberamente
,
di
cose
comuni
o
intime
,
scherzando
e
facendoci
confidenze
a
vicenda
.
Io
sento
,
allora
,
che
non
riesco
a
dare
al
mio
discorso
il
colore
di
famigliarità
,
la
vivezza
,
e
,
non
so
come
dire
altrimenti
,
la
libera
giocondità
che
è
nel
suo
;
e
non
capisco
bene
perché
non
ci
riesca
.
Forse
me
lo
saprà
dir
lei
,
e
se
mi
facesse
questo
favore
,
gliene
sarei
grata
,
e
se
della
risposta
che
darà
a
me
facesse
un
capitolo
per
il
suo
libro
,
credo
che
renderebbe
un
servizio
anche
ad
altri
.
Mi
perdoni
....
È
inutile
far
la
chiusa
a
una
lettera
apocrifa
,
che
è
un
semplice
pretesto
per
far
la
RISPOSTA
.
Stimatissima
Signora
Subalpina
,
Quello
che
segue
a
lei
con
la
sua
amica
,
segue
a
me
coi
miei
amici
toscani
.
La
nostra
inferiorità
nel
parlar
famigliare
non
sta
che
in
minima
parte
nel
giro
diverso
che
si
dà
all
'
espressione
del
pensiero
e
nella
minor
ricchezza
di
vocaboli
che
noi
possediamo
;
perché
in
questo
non
può
esser
grande
la
differenza
fra
un
toscano
e
uno
di
noi
,
che
abbia
studiato
la
lingua
;
nella
conversazione
ordinaria
in
ispecie
,
la
quale
s
'
aggira
quasi
sempre
sugli
stessi
argomenti
,
non
molti
,
né
molto
vari
.
Consiste
principalmente
la
loro
superiorità
in
un
gran
numero
di
modi
,
non
assolutamente
necessari
,
ma
propri
più
che
altro
del
linguaggio
parlato
,
comunissimi
fra
di
loro
,
e
da
noi
non
conosciuti
o
non
usati
;
che
son
quelli
appunto
che
dànno
al
discorso
quel
colore
di
famigliarità
,
quella
vivezza
,
quella
libera
giocondità
,
alla
quale
ella
accenna
.
Le
citerò
una
serie
di
questi
modi
,
attenendomi
nella
scelta
alla
mia
esperienza
,
voglio
dire
a
quelli
ch
'
io
sento
spessissimo
dai
miei
amici
toscani
,
e
che
non
uso
mai
,
o
quasi
mai
,
né
parlando
con
loro
,
né
con
altri
,
non
perché
non
li
sappia
,
ma
perché
ho
più
alla
mano
altri
modi
,
di
significato
equivalente
,
ma
meno
famigliari
e
meno
vivi
,
meno
genuinamente
italiani
.
Essi
sogliono
dire
,
per
esempio
,
e
io
non
dico
:
-
Niente
niente
ch
'
io
parli
,
mi
dà
subito
sulla
voce
.
-
Di
nulla
nulla
borbotta
per
un
'
ora
.
-
Punto
punto
ch
'
egli
tardasse
,
non
arrivava
a
tempo
.
-
Mi
promise
di
non
dir
nulla
;
ma
sotto
sotto
andò
a
dire
....
-
Alto
alto
mi
toccò
di
quell
'
affare
.
-
A
andar
bene
bene
,
ci
guadagnerà
cento
lire
.
-
A
andarmi
male
male
,
mi
cacceranno
di
casa
.
-
Tanto
tanto
sarà
costretto
a
dir
di
sì
.
-
Tant
'
è
fermarsi
qui
che
in
un
'
altra
parte
.
-
Quella
pietra
non
è
molto
grande
;
ma
per
il
suo
tanto
,
è
bella
assai
.
-
Una
rendituccia
pur
che
sia
,
tanto
quant
'
è
nulla
.
-
Non
mi
piace
più
che
tanto
.
-
Sciocco
quanto
ce
n
'
entra
.
-
Non
lo
guardo
quant
'
è
lungo
.
-
Tutt
'
a
un
tratto
,
per
la
strada
,
me
lo
trovai
quanto
di
qui
a
lì
....
Vedo
che
scrolla
il
capo
.
Capisco
.
Forse
ella
non
si
ricorda
d
'
aver
mai
inteso
dalla
sua
amica
nessuno
di
quei
modi
.
Ma
proseguiamo
.
Può
essere
che
le
abbia
inteso
dire
quest
'
altri
,
che
né
lei
né
io
non
usiamo
:
-
Scambio
di
far
questo
,
faccia
quest
'
altro
.
-
Quest
'
accorciatura
del
vestito
non
basta
;
l
'
accorcerei
dell
'
altro
.
-
Gli
dissi
,
perché
non
mi
stèsse
a
seccar
altro
....
-
Al
vedere
,
non
par
che
sia
molto
pentito
.
-
A
come
si
mette
la
cosa
,
non
c
'
è
molto
da
sperare
.
-
A
sprofondare
(
questo
la
sua
amica
non
lo
dirà
,
ma
i
miei
toscani
lo
dicono
)
,
a
farla
grossa
,
a
fare
i
conti
grassi
,
è
grassa
se
si
guadagna
le
spese
del
viaggio
.
-
Come
si
fa
a
vedere
un
pezzo
di
giovine
a
quel
modo
a
chieder
l
'
elemosina
?
-
Quando
avete
fatto
bene
,
egli
è
il
miglior
medico
della
giornata
.
-
Oh
,
c
'
è
che
fare
!
(
ci
vuol
ancora
molto
tempo
)
.
-
Voglio
(
riconosco
,
ammetto
)
che
sia
un
lavoro
difficile
;
ma
egli
va
troppo
per
le
lunghe
.
-
Fa
delle
grandi
promesse
;
ma
voltati
in
là
,
non
si
ricorda
di
nulla
.
-
Gran
poco
giudizio
che
tu
sei
a
confonderti
col
tal
dei
tali
!
-
Quando
si
dice
!
-
È
un
gran
dire
ch
'
io
non
possa
liberarmi
da
quel
seccatore
.
-
So
di
molto
io
,
m
'
importa
di
molto
!
-
Non
me
ne
importa
il
gran
nulla
,
il
bellissimo
nulla
.
-
All
'
ultimo
degli
ultimi
,
al
tempo
dei
tempi
,
al
peggio
dei
peggi
,
in
caso
dei
casi
.
-
Non
sarebbe
mica
delle
peggio
andare
a
fare
una
gita
a
Superga
.
-
Non
è
dell
'
erba
d
'
oggi
(
d
'
una
persona
non
più
giovane
)
.
-
Non
è
più
d
'
oggi
né
di
ieri
.
-
Siamo
a
tocco
e
non
tocco
.
-
Sono
stato
tutto
il
giorno
col
pover
'
a
me
....
-
O
cavaci
un
numero
,
via
!
(
Quando
ci
stizziamo
di
non
capir
di
che
umore
uno
sia
)
....
Credo
ch
'
ella
cominci
a
trovarsi
d
'
accordo
con
me
.
Ma
andiamo
innanzi
.
Scommetterei
che
la
sua
amica
dice
qualche
volta
,
e
che
lei
non
dice
,
com
'
io
non
dico
mai
:
-
Un
bambino
che
mai
il
più
bello
.
-
Una
ragazza
bella
che
mai
.
-
Si
vogliono
un
bene
che
mai
.
-
I
danari
li
ha
bell
'
e
bene
,
ma
non
li
vuol
spendere
.
-
Non
ci
si
discorre
(
non
si
può
parlare
con
quella
tal
persona
)
.
-
Qui
che
cosa
ci
dice
?
(
Che
cosa
c
'
è
scritto
in
questo
punto
?
)
-
Ce
lo
divezzerò
io
(
lo
divezzerò
io
dal
far
questo
o
quell
'
altro
)
.
-
Vuol
fare
una
bella
nevata
.
-
È
capace
che
piova
.
-
Quando
il
tempo
è
fatto
bene
,
ha
tempo
a
piovere
!
-
Levandomi
da
letto
,
la
prima
cosa
prendo
il
caffè
.
-
S
'
è
montato
il
capo
di
diventare
un
gran
che
.
-
Non
me
lo
posso
levare
di
torno
.
-
È
lui
,
luissimo
.
-
L
'
hai
veduto
mai
?
Maissimo
.
-
E
"
perdoni
"
qui
,
e
"
mi
scusi
là
"
non
fa
altro
che
far
cerimonie
dalla
mattina
alla
sera
.
-
E
gonfia
gonfia
,
non
ci
potei
più
stare
.
-
Neanche
questo
non
lo
dirà
una
signora
;
ma
lo
cito
come
un
modo
tipico
d
'
altri
molti
famigliarissimi
,
che
i
toscani
usano
,
e
noi
no
;
donde
il
nostro
italiano
meno
famigliare
del
loro
.
Usano
essi
ancora
nel
parlar
famigliare
un
gran
numero
di
modi
che
si
potrebbero
chiamar
duplici
o
geminati
;
nei
quali
l
'
espressione
dell
'
idea
è
ripetuta
con
un
vocabolo
sinonimo
o
affine
o
antitetico
,
sia
per
ribadire
l
'
idea
stessa
,
sia
per
far
un
contrapposto
che
le
dia
maggiore
evidenza
,
sia
per
tondeggiare
la
locuzione
,
che
suoni
meglio
all
'
orecchio
,
o
,
come
si
direbbe
elegantemente
,
per
cura
del
numero
.
E
questi
modi
servono
moltissimo
a
dar
colore
di
famigliarità
al
discorso
,
quando
non
si
confonda
il
famigliare
col
volgare
;
chè
parecchi
di
essi
cadono
nella
volgarità
,
o
ci
dànno
accanto
,
e
non
li
avrà
certo
uditi
mai
dalla
sua
amica
.
-
Cito
alla
rinfusa
:
-
Essere
d
'
accordo
bene
e
meglio
.
-
Essere
un
paio
e
una
coppia
.
-
Essere
d
'
un
pelo
e
d
'
una
buccia
,
d
'
un
pelo
e
d
'
una
lana
.
-
Fare
una
cosa
spesso
e
volentieri
.
-
Non
aver
né
garbo
né
grazia
.
-
Non
aver
modo
né
maniera
.
-
Averne
da
dare
e
da
serbare
.
-
Non
far
né
uno
né
due
.
-
Non
aver
né
colpa
né
peccato
.
-
Far
calze
e
scarpe
d
'
una
cosa
.
-
Esser
fiori
e
baccelli
con
uno
.
-
Non
voler
né
tenere
né
scorticare
.
-
Non
dar
né
in
tinche
né
in
ceci
.
-
Costare
il
cuore
e
gli
occhi
.
-
Mandar
via
uno
segnato
e
benedetto
.
-
Non
saper
né
grado
né
grazia
.
-
Una
ne
fa
e
una
ne
ficca
.
-
Di
politica
non
ne
vuol
sentire
né
cotto
né
bruciaticcio
.
-
Non
l
'
ho
più
visto
né
cotto
né
crudo
.
-
È
lui
in
petto
e
persona
.
-
È
una
lingua
che
taglia
e
cuce
,
che
taglia
e
fende
,
che
taglia
e
fora
.
-
Dàgli
e
picchia
,
dàgli
e
tocca
,
dàgli
e
martella
.
-
In
fine
e
in
fatti
.
-
Né
così
né
cosà
.
-
Non
fa
né
ficca
.
-
Non
cresce
né
crepa
.
(
Mi
perdoni
,
signora
)
.
E
mi
par
che
basti
per
un
saggio
.
Tutti
questi
modi
,
e
quelli
citati
più
sopra
(
di
cui
molti
appartengono
a
tutti
i
dialetti
,
alcuni
tali
e
quali
,
altri
in
forma
poco
dissimile
)
corrispondono
per
l
'
appunto
nella
lingua
a
certi
gesti
,
atteggiamenti
,
sorrisi
e
inflessioni
di
voce
,
che
noi
usiamo
soltanto
con
persone
domestiche
,
nei
quali
consiste
particolarmente
quello
che
si
chiama
modo
,
contegno
,
tratto
famigliare
.
Certo
,
non
sta
in
questo
soltanto
la
superiorità
che
hanno
su
noi
i
toscani
nella
conversazione
ordinaria
:
sta
in
molt
'
altre
cose
che
non
è
qui
il
luogo
d
'
accennare
;
ma
nel
caso
suo
,
signora
,
mi
par
che
l
'
altre
cose
ci
abbiano
che
fare
assai
meno
di
quella
che
mi
sono
ingegnato
di
dimostrarle
.
Si
tratta
d
'
una
parte
della
lingua
che
noi
non
sappiamo
,
o
possediamo
male
,
non
avendola
imparata
nelle
scuole
,
dove
si
bada
più
che
altro
alla
lingua
letteraria
;
ma
che
è
forse
più
necessaria
,
o
più
utile
di
questa
,
perché
sono
le
persone
famigliari
,
gli
amici
intimi
quelli
coi
quali
abbiamo
più
occasione
e
bisogno
,
nel
corso
della
vita
,
di
parlare
e
anche
di
scrivere
,
e
di
trattare
di
più
varie
cose
,
e
più
liberamente
,
e
penetrando
più
addentro
alle
cose
stesse
.
E
ora
,
signora
mia
....
Ma
la
signora
ha
fatto
l
'
ufficio
suo
,
e
la
possiamo
accomiatare
con
una
reverenza
.
LA
LINGUA
FACETA
.
Questa
tu
devi
studiare
in
particolar
modo
se
sei
di
natura
tagliato
al
faceto
,
ossia
inclinato
a
osservare
e
a
rappresentare
ad
altri
il
lato
ridicolo
delle
cose
,
e
a
esprimere
molti
dei
tuoi
pensieri
,
anche
non
lepidi
in
sé
,
in
forma
scherzosa
;
poichè
per
noi
,
che
non
abbiamo
imparato
la
lingua
dalla
balia
,
non
c
'
è
cosa
più
difficile
che
scherzare
con
garbo
e
ottener
con
la
parola
l
'
effetto
del
riso
.
Perché
sia
difficile
lo
spiega
con
grande
evidenza
il
Leopardi
nei
Pensieri
che
furono
pubblicati
dopo
la
sua
morte
;
nei
quali
troverai
un
tesoro
d
'
osservazioni
acutissime
sulla
lingua
italiana
.
Egli
dice
che
il
ridicolo
(
per
quanto
si
riferisce
al
linguaggio
,
non
alla
sostanza
)
"
nasce
da
quella
tal
composizione
di
voci
,
da
quell
'
equivoco
,
da
quella
tale
allusione
,
da
quel
giocolino
di
parole
,
da
quella
tal
parola
appunto
,
di
maniera
che
se
sostituite
una
parola
in
cambio
d
'
un
'
altra
,
il
ridicolo
svanisce
"
.
Ora
,
per
questa
ragione
appunto
noi
otteniamo
difficilmente
il
nostro
intento
nei
discorsi
faceti
che
facciamo
in
italiano
:
perché
ci
manca
la
maggior
parte
di
quelle
parole
e
locuzioni
,
dalle
quali
nasce
il
ridicolo
,
e
quasi
sempre
usiamo
in
luogo
di
quelle
gli
stessi
modi
che
useremmo
per
dire
sul
serio
le
cose
che
diciamo
per
far
ridere
.
*
È
una
verità
che
non
occorre
di
dimostrare
.
L
'
avrai
osservata
molte
volte
tu
stesso
nei
discorsi
tuoi
e
in
quelli
degli
altri
.
Tu
devi
sentire
alla
prima
qual
maggior
effetto
comico
si
possa
ottenere
in
certi
casi
dicendo
invece
di
"
tremar
dal
freddo
"
:
-
batter
la
diana
o
pigliar
le
pispole
;
invece
di
"
dar
poco
da
mangiare
a
uno
"
:
tenergli
alta
la
madia
;
invece
di
"
ridurgli
il
vitto
"
:
alzargli
la
mangiatoia
;
invece
di
"
non
ha
la
testa
a
segno
"
:
gli
va
male
l
'
oriolo
;
invece
di
"
picchiare
,
dar
lo
busse
a
uno
"
:
pettinarlo
,
rosolarlo
,
tamburarlo
,
fargli
una
tamburata
,
dargli
le
croste
o
le
paghe
o
le
briscole
.
-
E
senti
che
più
facilmente
farai
ridere
se
invece
di
"
scappare
,
indebitarsi
,
dire
l
'
opposto
di
quello
che
s
'
è
detto
,
far
le
occorrenze
sue
,
tirar
calci
,
andar
tutto
d
'
un
pezzo
e
impettito
"
dirai
:
-
spronar
le
scarpe
,
inchiodarsi
,
rivoltar
la
frittata
,
far
gli
offici
di
sotto
,
lavorar
di
pedate
,
aver
mangiato
la
minestra
o
lo
stufato
di
fusi
.
-
E
non
c
'
è
bisogno
di
farti
notare
che
diversità
d
'
effetto
comico
corra
fra
le
espressioni
:
un
abito
che
"
si
comincia
a
scucire
"
e
che
comincia
a
fischiare
;
fra
"
abito
lungo
e
largo
o
logoro
o
scarso
o
mal
fatto
"
e
palandrana
,
biracchio
,
paraguai
,
saltamindosso
;
fra
"
brodo
allungato
"
e
brodo
di
carrucola
,
fra
"
cattiva
minestra
"
e
sbroscia
o
basoffia
,
fra
"
miseria
"
e
trucia
,
"
paura
"
e
battisoffia
,
"
cattivo
quadro
"
e
cerotto
;
"
persona
acciaccosa
e
di
malumore
"
e
deposito
:
-
Andiamo
a
far
visita
a
quel
deposito
del
signor
Gaudenzio
!
-
Molte
di
queste
parole
e
locuzioni
sono
ridicole
per
sé
medesime
,
e
bastano
da
sé
in
molti
casi
a
destar
l
'
ilarità
,
dove
non
gioverebbe
a
destarla
un
particolare
o
un
'
osservazione
arguta
aggiunta
alla
frase
o
alla
descrizione
e
all
'
aneddoto
.
*
Per
dimostrarti
quant
'
è
ricca
in
questo
campo
la
nostra
lingua
,
ti
cito
ancora
una
serie
di
modi
d
'
uso
comune
in
Toscana
,
che
noi
non
usiamo
se
non
raramente
;
di
alcuni
dei
quali
è
evidente
il
significato
;
e
d
'
una
parte
degli
altri
lascerò
che
cerchi
il
significato
tu
stesso
,
perché
ti
resti
meglio
impresso
nella
memoria
.
-
Affogare
nel
cappello
,
nelle
scarpe
,
nel
soprabito
-
Aver
roba
in
corpo
o
in
manica
-
Aver
paglia
in
becco
-
Avere
il
baco
(
con
qualcuno
;
avercela
,
senza
dimostrarlo
,
o
volerlo
dimostrare
)
-
Avere
i
bachi
(
essere
inquieto
o
di
malumore
)
-
Aver
famiglia
in
capo
-
Aver
la
fregola
(
di
fare
una
cosa
)
-
Aver
messo
il
tetto
-
Alzare
i
mazzi
-
Andare
,
darsi
ai
cani
-
Andare
in
dolcitudine
-
Attaccare
il
lucignolo
-
Bastonare
la
messa
(
dirla
in
furia
)
,
una
cosa
qualunque
(
abborracciarla
e
venderla
a
vil
prezzo
)
-
Batter
la
solfa
-
Battere
il
trentuno
-
Campare
con
uno
stecco
unto
-
Dar
le
pere
-
Dare
fune
o
spago
-
Dare
una
lunga
a
uno
(
intrattenerlo
,
senza
spedirlo
)
-
Dare
un
'
untatina
-
Dar
nelle
girelle
o
nelle
girandole
-
Essere
al
lumicino
,
al
moccolino
,
al
moccoletto
-
Essere
uno
spianto
(
una
rovina
:
quell
'
affare
è
stato
un
vero
spianto
per
il
tale
)
-
Essere
in
pernecche
-
Fare
un
bollo
(
vuol
prender
moglie
quello
spiantato
?
Farebbe
un
bel
bollo
!
)
-
Far
polvere
(
sollevare
scompigli
:
non
faccia
tanta
polvere
:
abbia
un
po
'
più
di
prudenza
)
-
Fare
una
buca
(
un
cassiere
nella
cassa
)
-
Fare
un
passio
(
una
cosa
lunga
di
cosa
che
dovrebbe
esser
breve
)
-
Far
baciabasso
(
per
umiliazione
,
per
adulazione
,
sottomettersi
)
-
Girare
a
uno
la
cuccuma
,
la
còccola
,
il
boccino
-
Grattar
gli
orecchi
-
Levar
le
repliche
-
Mangiare
a
macca
-
Macinarsi
il
patrimonio
-
Mettere
in
purgo
(
una
notizia
non
sicura
)
-
Non
mondar
nespole
(
S
'
egli
lavora
,
l
'
altro
non
monda
nespole
)
-
Pagar
con
le
gomita
-
Piantare
un
melo
-
Piantare
un
porro
-
Prendere
al
bacchio
(
alla
cieca
,
alla
ventura
)
-
Prender
pelo
-
Prendere
una
lùcia
,
una
briaca
,
una
bertuccia
-
Ridursi
all
'
accattolica
-
Spianare
il
gobbo
,
le
costure
-
Scuotere
la
polvere
-
Sonarla
a
uno
-
Sonare
a
mattana
-
Sbarbare
(
Non
riuscire
in
una
cosa
:
s
'
è
messo
a
tradurre
Orazio
;
ma
non
ce
la
sbarba
)
-
Tagliare
le
calze
-
Venir
le
cascaggini
(
d
'
una
cosa
che
ci
annoia
:
mi
fa
venir
le
cascaggini
)
.
E
soltanto
per
esprimere
facetamente
l
'
idea
del
mangiare
con
avidità
,
o
molto
,
o
soverchio
:
diluviare
,
digrumare
,
dipanare
,
scuffiare
,
sgranocchiare
,
dimenare
le
ganasce
,
ungere
,
sbattere
,
far
ballare
il
dente
,
far
ballare
il
mento
,
ingubbiarsi
,
rimpippiarsi
,
rimbuzzarsi
,
spolverare
,
dar
ripiego
a
quant
'
è
in
tavola
,
mangiare
a
scoppiacorpo
,
macinare
a
due
palmenti
,
mangiar
con
l
'
imbuto
,
divorare
a
quattro
ganasce
.
E
fermiamoci
qui
,
per
non
fare
un
'
indigestione
.
*
Certo
che
le
parole
non
hanno
per
tutti
la
stessa
faccia
.
Molte
che
hanno
effetto
comico
per
alcuni
,
per
altri
non
l
'
hanno
,
e
questo
non
è
soltanto
delle
parole
di
tal
genere
,
ma
,
in
generale
,
di
tutte
;
e
deriva
dall
'
aver
ciascuno
un
suo
particolare
sentimento
della
lingua
,
che
è
la
ragione
per
cui
della
lingua
stessa
ciascuno
tende
ad
appropriarsi
certe
forme
a
preferenza
d
'
altre
,
o
ad
usarle
in
un
significato
più
o
men
lievemente
diverso
da
quello
in
che
altri
le
usano
.
Ma
il
senso
comico
delle
parole
,
in
special
modo
,
è
un
senso
che
si
affina
grandemente
con
l
'
osservazione
,
coi
raffronti
,
e
via
via
che
,
avanzando
con
gli
anni
,
si
scoprono
negli
uomini
,
e
nelle
cose
,
nuove
e
più
intime
sorgenti
di
ridicolo
;
e
quand
'
è
affinato
,
dà
nello
studio
della
lingua
mille
diletti
.
Sono
ben
lontano
dal
credermi
in
questo
più
fine
di
Caio
o
di
Tizio
;
e
non
di
meno
,
m
'
accade
di
ridere
o
sorridere
di
molte
parole
,
ogni
volta
che
le
leggo
o
le
sento
,
come
di
certe
forme
e
di
certi
atteggiamenti
del
viso
umano
,
versi
buffi
o
mosse
allegre
o
burattinesche
.
Per
esempio
:
-
Briachite
-
Briachella
(
uno
che
piglia
spesso
piccole
sbornie
)
.
-
Non
è
briaco
:
ha
soltanto
un
po
'
d
'
accollo
(
l
'
inclinazione
del
collo
come
sotto
un
peso
)
-
Sbiobbo
(
d
'
uno
rachitinoso
e
con
gran
bazza
)
-
Musceppia
(
bambina
o
ragazzetta
saputella
)
-
Patìto
(
l
'
innamorato
)
-
Pateracchio
(
per
conclusione
spiccia
,
specialmente
di
matrimonio
:
si
videro
,
si
piacquero
e
fecero
subito
il
pateracchio
)
-
Un
tient
'
a
mente
(
uno
scapaccione
)
-
Stanga
,
stangato
(
per
bulletta
,
un
uomo
in
bulletta
)
-
Pispilloria
(
discorso
a
carico
di
qualcuno
,
o
lungo
e
noioso
)
-
Scarpata
(
pedata
)
-
Ciucata
(
cavalcata
con
gli
asini
)
-
Cacheroso
(
svenevole
)
-
Bacherozzolo
(
per
bambino
)
-
Frittura
(
di
molti
bambini
)
-
Sguerguente
(
uno
che
fa
atti
strani
o
sgarbati
)
-
Squarquoio
(
di
vecchio
cascante
)
-
Rubapianete
(
ladro
di
chiesa
)
-
Spulcialetti
-
Squarciavento
-
Spiantamondi
-
Strizzalimoni
-
Picchiapetto
-
Frustamattoni
-
Sottaniere
-
Religionaio
-
Miracolaio
-
Pretaio
(
uno
che
bazzica
preti
)
-
Mogliaio
(
che
non
esce
mai
d
'
attorno
a
sua
moglie
)
-
Fantajo
(
dilettante
d
'
ancelle
,
direbbe
la
signora
Piesospinto
)
;
e
di
verbi
non
cito
che
pissipissare
,
indragonire
,
rinfichisecchire
,
insatanassare
,
sfanfanare
(
struggersi
d
'
amore
)
,
cicisbeare
,
matrimoniarsi
,
rivogare
....
Giusto
,
mi
vengono
in
mente
due
versi
di
Neri
Tanfucio
:
Povera
truppa
,
quanti
serviziali
T
'
ho
visto
rivoga
'
nel
deretano
!
*
Ho
citato
quasi
tutti
modi
dell
'
uso
vivo
toscano
.
Ma
il
linguaggio
del
ridicolo
non
può
essere
circoscritto
dall
'
uso
,
perché
a
chi
scherza
e
vuol
far
ridere
tutto
è
lecito
,
pur
che
rimanga
nei
confini
più
vasti
della
lingua
.
Nascendo
anche
il
ridicolo
da
contrasti
e
dissonanze
tra
la
parola
e
l
'
idea
,
da
parole
usate
in
senso
insolito
,
inaspettate
,
strane
o
anche
fuor
d
'
ogni
proposito
ragionevole
,
e
dalla
stessa
affettazione
o
pedanteria
voluta
del
vocabolo
o
della
frase
,
ne
segue
che
qualsiasi
modo
vieto
o
tronfio
o
poetico
o
arcaico
,
il
quale
,
usato
sul
serio
,
stonerebbe
intollerabilmente
,
e
farebbe
ridere
alle
spese
di
chi
lo
dice
,
ottiene
invece
l
'
effetto
che
si
propone
chi
scherza
,
ed
è
quindi
legittimo
se
a
quest
'
effetto
è
adoperato
opportunamente
e
con
garbo
.
È
come
di
certi
gesti
e
impostature
e
alterazioni
del
viso
e
dell
'
accento
,
che
riescono
leziosi
,
sconvenienti
e
anche
odiosi
quando
in
una
persona
sono
abituali
e
inconsapevoli
o
affettazioni
di
dignità
e
d
'
eleganza
;
ma
che
all
'
opposto
riescono
piacevoli
quando
son
fatti
con
l
'
intenzione
di
far
ridere
,
contraffacendo
qualcuno
,
per
esempio
.
Gli
esempi
sono
così
frequenti
negli
scrittori
,
che
non
mette
conto
di
citarne
;
e
sono
frequentissimi
anche
nelle
conversazioni
della
gente
colta
.
Noi
tutti
abbiamo
conosciuto
o
conosciamo
certi
belli
umori
che
hanno
la
consuetudine
di
rallegrar
la
gente
dicendo
cose
comunissime
o
lepide
con
parole
gravi
e
lambiccate
e
in
stile
magniloquente
.
Io
ebbi
un
amico
,
professore
di
lettere
,
il
quale
faceva
sbellicar
dalle
risa
gli
amici
raccontando
aneddoti
faceti
,
e
parlando
anche
delle
cose
più
ovvie
con
parole
e
giri
di
frase
del
Decamerone
,
ch
'
egli
sapeva
quasi
a
memoria
.
Seriamente
diceva
d
'
esser
rimasto
in
una
trattoria
attirato
dalla
piacevolezza
del
beveraggio
;
descriveva
un
desinare
suntuoso
a
cui
era
stato
invitato
,
con
grandissimo
e
bello
e
riposato
ordine
servito
,
dove
lui
,
vago
di
vini
solenni
,
aveva
trovato
il
fatto
suo
bevendo
del
Caluso
e
del
Barolo
in
certi
graziosi
bicchieri
,
che
d
'
ariento
pareano
;
e
chiamava
un
avvocato
:
armario
di
ragione
civile
,
e
una
ragazza
afflitta
da
pene
amorose
:
-
sventurata
in
amadore
;
e
diceva
d
'
un
farabutto
:
-
Testimonianze
false
con
sommo
diletto
dice
,
chiesto
e
non
richiesto
-
,
e
a
un
amico
incontrato
per
la
strada
:
-
Dammi
un
fiammifero
,
se
tu
hai
in
te
alcuna
favilluzza
di
gentilezza
;
e
:
-
Grazie
,
cuore
del
corpo
mio
!
-
e
adoperava
il
con
ciò
sia
cosa
che
con
tanto
garbo
,
e
qualche
volta
così
all
'
impensata
,
e
con
un
così
forte
contrasto
col
significato
e
con
l
'
intonazione
del
discorso
,
che
strappava
risate
da
mandarsi
a
male
.
Non
trascurare
dunque
,
leggendo
gli
scrittori
e
i
dizionari
,
neppure
quella
parte
della
lingua
che
è
fuori
d
'
uso
,
perché
certe
voci
e
locuzioni
muffite
,
che
tu
quasi
ributti
dalla
tua
mente
,
ti
possono
servire
in
certi
casi
a
dare
un
vivo
effetto
comico
a
uno
scherzo
,
il
quale
altrimenti
riuscirebbe
sciapito
,
a
far
ridere
con
un
gioco
di
parole
semplicissimo
,
con
una
sola
parola
,
con
un
nonnulla
.
Nulla
nella
lingua
è
disprezzabile
,
tutto
può
giovare
.
La
lingua
giocosa
è
infinita
come
le
sorgenti
del
riso
.
PER
VARIARE
IL
PROPRIO
VOCABOLARIO
.
Più
di
trent
'
anni
fa
,
in
un
tempo
che
sfornavo
prosa
a
gran
furia
,
un
mio
amico
un
fermò
una
mattina
per
la
strada
,
e
con
un
viso
grave
,
che
a
tutta
prima
mi
fece
temere
una
cattiva
notizia
,
mi
disse
:
-
Ho
letto
il
tuo
ultimo
articolo
.
Dimmi
un
po
'
:
quando
intendi
di
finirla
col
tuo
in
un
battibaleno
?
La
prima
volta
che
scriverai
invece
:
in
un
momento
,
in
un
attimo
,
in
un
lampo
,
o
anche
semplicemente
in
un
baleno
,
t
'
inviterò
a
desinare
.
Aveva
ragione
.
C
'
era
anche
nel
mio
ultimo
articolo
quel
maledetto
battibaleno
,
che
avevo
cacciato
non
so
quante
volte
in
altri
miei
scritti
,
senz
'
avvedermi
della
ripetizione
,
e
che
doveva
esser
venuto
a
noia
,
oltre
che
al
mio
amico
,
a
molt
'
altri
.
Tutti
gli
scrittori
hanno
certi
modi
dei
quali
fanno
un
uso
indiscreto
,
come
gli
attori
drammatici
di
certe
intonazioni
di
voce
.
Non
parlo
di
quelle
parole
(
per
lo
più
verbi
e
aggettivi
)
ch
'
essi
usano
frequentemente
per
necessità
,
perché
sono
la
espressione
di
qualche
cosa
che
è
nell
'
indole
del
loro
ingegno
e
del
loro
animo
.
Parlo
di
quei
modi
che
non
esprimono
alcun
sentimento
o
maniera
particolare
di
veder
le
cose
,
e
che
son
ripetuti
quasi
inconsciamente
,
senza
bisogno
,
per
forza
di
consuetudine
,
in
luogo
d
'
altri
modi
,
i
quali
direbbero
lo
stesso
per
l
'
appunto
.
I
più
degli
scrittori
non
n
'
hanno
soltanto
uno
o
due
,
ma
parecchi
,
e
alcuni
un
buon
numero
;
e
non
solo
gli
scrittori
,
ma
quasi
tutti
,
parlando
,
n
'
hanno
più
o
meno
.
Sono
parole
che
s
'
attaccano
alla
lingua
,
come
vizi
di
pronunzia
,
e
ci
restano
attaccati
per
tutta
la
vita
.
C
'
è
,
per
esempio
,
chi
dice
e
scrive
fin
che
campa
:
-
Quindici
giorni
,
tre
anni
,
due
ore
or
sono
-
,
e
mai
,
neanche
una
volta
per
isbaglio
:
-
quindici
giorni
,
tre
anni
,
due
ore
fa
.
-
C
'
è
chi
ha
preso
il
vezzo
di
dire
:
-
Avere
il
tarlo
con
uno
-
per
averci
odio
,
ira
,
rancore
,
e
questo
tarlo
gli
vien
fuori
infallibilmente
tutte
le
volte
che
ha
da
esprimere
quell
'
idea
,
foss
'
anche
dieci
volte
il
giorno
e
migliaia
l
'
anno
.
Altri
s
'
è
avvezzato
a
dir
tratto
tratto
,
e
lo
dice
in
ogni
caso
,
invece
di
ogni
tanto
,
ogni
poco
,
di
quando
in
quando
,
a
quando
a
quando
;
e
spesso
impropriamente
,
perché
d
'
uno
,
per
esempio
,
che
faccia
una
tal
cosa
ogni
due
o
tre
mesi
,
non
è
proprio
il
dire
che
la
fa
tratto
tratto
,
che
significa
intervalli
di
tempo
più
brevi
.
Perché
quasi
sempre
accade
questo
:
che
chi
sposa
,
come
suol
dirsi
,
una
data
locuzione
,
finisce
con
adoperarla
ad
esprimere
non
solo
l
'
idea
alla
quale
essa
è
propria
,
ma
tutte
le
idee
affini
a
quella
,
e
ch
'
essa
non
esprime
che
a
un
incirca
.
Ma
non
è
questo
il
solo
inconveniente
del
mal
vezzo
.
La
ripetizione
oziosa
e
abituale
di
certe
voci
e
locuzioni
toglie
loro
in
molti
casi
gran
parte
dell
'
efficacia
,
e
tutta
quanta
,
di
solito
,
nei
discorsi
faceti
,
perché
da
chi
legge
o
ascolta
esse
sono
presentite
e
aspettate
come
ritornelli
;
oltrechè
riescono
sgradevoli
,
come
affettazioni
,
anche
le
più
naturali
e
semplici
,
parendo
che
chi
scrive
o
parla
le
metta
innanzi
così
ogni
momento
perché
le
tenga
in
conto
di
fiori
rari
e
di
pietre
preziose
;
e
aggiungi
che
,
dicendo
sempre
certe
cose
con
gli
stessi
vocaboli
,
è
quasi
impossibile
evitar
rime
,
cacofonie
,
iati
,
asprezze
,
com
'
è
impossibile
a
chi
parla
o
scrive
in
una
lingua
straniera
,
in
cui
non
conosca
che
un
modo
unico
di
significare
ciascuna
idea
.
Ora
,
via
via
che
andrai
innanzi
nell
'
uso
della
lingua
,
a
te
pure
s
'
incolleranno
alle
labbra
certi
modi
di
dire
,
e
ci
resteranno
,
se
non
vincerai
la
pigrizia
intellettuale
,
che
è
in
tutti
la
cagione
prima
di
questa
specie
di
servitù
parziale
del
pensiero
alla
parola
;
se
,
voglio
dire
,
ogni
volta
che
avrai
da
esprimere
quella
data
idea
,
non
farai
uno
sforzo
per
cacciar
via
l
'
espressione
tirannica
,
e
trovare
qualche
altro
modo
egualmente
proprio
,
o
più
proprio
,
di
esprimerla
.
E
non
basterà
che
tu
faccia
questo
:
tu
dovrai
preservarti
dal
vizio
cercando
continuamente
,
nello
studio
che
fai
della
lingua
,
d
'
arricchire
,
di
variare
,
di
rinfrescare
il
tuo
vocabolario
.
Perché
,
per
esempio
,
dovrai
dire
eternamente
d
'
ora
in
poi
,
quando
puoi
dire
di
qui
avanti
,
di
qui
innanzi
,
d
'
ora
in
avanti
,
d
'
ora
avanti
,
di
qui
in
là
?
Perpetuamente
un
via
vai
invece
di
un
va
e
vieni
,
un
andirivieni
,
un
andare
e
venire
?
Sempre
:
non
ne
indovina
una
,
invece
di
:
non
ne
infila
,
non
ne
azzecca
,
non
ne
becca
,
non
ne
incarta
una
?
E
improvvisamente
o
all
'
improvviso
in
luogo
di
:
di
punto
in
bianco
,
di
secco
in
secco
,
di
stianto
,
a
un
tratto
,
tutt
'
a
un
tratto
?
E
alla
bella
prima
o
a
tutta
prima
invece
di
:
di
primo
tratto
,
di
primo
lancio
,
di
primo
colpo
,
di
primo
acchito
?
E
da
solo
a
solo
in
luogo
di
testa
testa
,
a
faccia
a
faccia
,
a
quattr
'
occhi
;
e
alla
rinfusa
invece
di
alla
mescolata
o
all
'
arruffata
,
e
stare
in
contegno
o
in
contegni
invece
di
stare
in
aria
,
star
sulle
sue
,
stare
in
sussiego
,
stare
sul
grave
,
e
sulle
cerimonie
in
cambio
di
:
sulle
convenienze
e
sui
convenevoli
?
E
così
quel
tal
signore
del
tarlo
potrebbe
in
molti
casi
esprimere
diversamente
e
con
maggior
proprietà
la
sua
idea
,
dicendo
:
averla
amara
,
avere
il
sangue
guasto
,
avere
il
baco
,
esser
nero
con
uno
.
E
un
altro
,
che
invece
del
tarlo
ha
la
mosca
,
e
la
fa
volare
a
ogni
proposito
,
potrebbe
dire
spesso
e
meglio
,
invece
di
saltar
la
mosca
al
naso
:
montar
la
luna
,
montare
in
bestia
,
saltare
in
collera
,
saltare
il
grillo
,
pigliare
i
cocci
,
prender
cappello
,
andar
nei
nuvoli
,
alzare
i
mazzi
;
o
almen
qualche
volta
,
se
della
mosca
vuol
serbar
qualche
cosa
,
sostituirvi
la
mostarda
.
E
un
signore
di
mia
conoscenza
,
che
ha
sempre
la
ramanzina
in
bocca
,
potrebbe
variar
la
nota
con
:
fare
o
dare
un
rabbuffo
,
una
risciacquata
,
una
lavata
di
testa
,
una
ripassata
,
una
sbarbazzata
,
un
'
intemerata
,
una
parrucca
,
un
tu
per
tu
,
una
polpetta
,
un
trippone
.
E
un
mio
amico
intimissimo
,
che
per
molt
'
anni
seccò
il
prossimo
col
bighellonare
,
avrebbe
potuto
molte
volte
sostituire
al
prediletto
gioiello
:
girandolare
,
gironzolare
,
girondolare
,
girellare
,
girottolare
,
vagare
,
vagolare
,
vagabondare
,
vagabondeggiare
,
zonzare
,
andare
a
zonzo
,
in
ronda
,
in
volta
,
in
giro
,
gironi
.
E
il
signore
medesimo
,
che
confessa
le
sue
male
abitudini
per
sua
mortificazione
,
dovrebbe
lasciare
un
po
'
riposare
il
suo
bisticciarsi
,
ricordandosi
che
si
può
dir
più
a
proposito
in
molti
casi
:
pigliarsi
a
picca
,
piccheggiarsi
,
gattigliarsi
,
pizzicarsi
,
stare
a
ribecco
,
stare
punta
a
punta
,
stare
a
tu
per
tu
,
essere
agli
occhi
.
E
....
fermami
,
ti
prego
,
o
non
la
finisco
.
Arricchisci
dunque
,
ti
ripeto
,
varia
,
rinfresca
continuamente
il
tuo
linguaggio
.
Tu
avrai
osservato
quanto
sono
attraenti
nel
parlare
il
dialetto
anche
persone
ignoranti
che
,
non
per
istudio
che
n
'
abbian
fatto
,
ma
per
privilegio
di
natura
possedono
e
usano
molte
più
parole
e
frasi
che
la
maggior
parte
del
popolo
;
com
'
è
vivo
,
colorito
,
scintillante
,
spesso
comico
il
loro
discorso
,
e
con
che
piacere
li
stanno
tutti
a
sentire
,
anche
gente
colta
.
Ma
per
acquistar
questa
dote
non
basta
acquistare
e
fissarsi
nella
mente
parole
e
locuzioni
;
bisogna
esercitarsi
a
adoperarle
,
come
faceva
il
Leopardi
in
quei
suoi
Pensieri
già
citati
,
ch
'
egli
metteva
sulla
carta
giorno
per
giorno
,
senza
pensare
che
sarebbero
stati
mai
pubblicati
.
Manca
a
quando
a
quando
in
quelle
pagine
quella
sobrietà
rigorosa
che
si
ammira
in
tutte
le
altre
sue
prose
:
egli
ripete
il
suo
pensiero
in
vari
modi
,
l
'
uno
dopo
l
'
altro
,
infilando
sinonimi
e
frasi
equivalenti
,
come
passando
in
rassegna
tutte
le
maniere
possibili
d
'
esprimere
quel
pensiero
;
ed
è
evidente
che
scriveva
quei
periodi
per
premunirsi
dal
vizio
della
ripetizione
di
certe
forme
nelle
scritture
che
destinava
alla
stampa
.
Quest
'
esercizio
paziente
faceva
egli
pure
da
giovane
,
ed
era
già
un
grande
maestro
.
IL
PESCATORE
DI
PERLE
.
Ecco
un
personaggio
che
variava
davvero
il
suo
vocabolario
;
ma
lo
variava
in
maniera
che
non
si
faceva
più
intendere
.
Il
che
(
sia
detto
a
sua
scusa
)
non
era
sempre
un
gran
danno
per
chi
l
'
ascoltava
.
Questo
pescatore
di
perle
era
un
fabbricante
di
pillole
,
panciuto
e
brizzolato
,
d
'
aspetto
e
di
modi
signorili
;
col
quale
strinsi
relazione
in
una
trattoria
,
ch
'
egli
frequentava
da
anni
,
e
dov
'
io
desinavo
ogni
giorno
con
parecchi
amici
,
dilettanti
di
letteratura
.
Era
uno
di
quei
cultori
solitari
della
lingua
,
per
i
quali
questo
studio
non
è
che
un
'
occupazione
piacevole
dei
ritagli
di
tempo
,
senz
'
alcun
fine
letterario
,
e
quel
po
'
d
'
ambizione
che
ci
mettono
non
va
oltre
il
cerchio
degli
amici
,
con
cui
fanno
sfoggio
innocente
della
loro
filologia
.
Ma
uno
studioso
della
lingua
propriamente
non
era
:
era
un
appuntatore
di
parole
scompagnate
da
ogni
frase
o
pensiero
,
che
nel
suo
concetto
avevano
un
valore
per
sé
,
anche
non
servendo
a
nulla
:
raccoglieva
parole
come
altri
raccoglie
insetti
curiosi
o
francobolli
rari
.
La
sentenza
del
Tommaseo
,
che
ogni
modo
è
tanto
più
accetto
quanto
più
è
comune
,
e
che
il
più
comune
,
in
fatto
di
lingua
,
come
in
tante
altre
cose
,
è
quasi
sempre
il
più
bello
,
era
proprio
il
rovescio
del
gusto
e
della
norma
che
guidavan
lui
nel
suo
lavoro
di
spigolatura
;
ciò
che
si
può
dire
di
molti
,
anche
al
dì
d
'
ancoi
,
come
dice
Dante
.
Egli
non
s
'
innamorava
che
della
parola
peregrina
,
rimota
dall
'
uso
,
e
quanto
più
dall
'
uso
era
rimota
,
tanto
più
gli
pareva
bella
e
pregevole
,
e
per
il
solo
fatto
che
non
fosse
mai
stata
udita
e
che
riuscisse
incomprensibile
,
egli
pensava
che
dovesse
dare
un
gran
piacere
a
chi
l
'
udiva
e
fargli
ammirare
chi
la
sapeva
.
Da
anni
andava
facendo
questa
raccolta
di
perle
false
;
credo
che
le
notasse
in
un
registro
;
n
'
aveva
alla
mano
un
gran
numero
,
e
gli
pareva
di
possedere
il
tesoro
di
Montecristo
.
Cosa
singolare
:
il
suo
linguaggio
era
generalmente
scevro
d
'
ogni
affettazione
,
il
suo
frasario
semplicissimo
:
solo
di
tanto
in
tanto
buttava
là
all
'
improvviso
una
di
quelle
parole
straordinarie
e
difficili
,
che
facevano
spalancare
gli
occhi
e
la
bocca
alla
compagnia
.
Si
sottintende
che
,
per
poter
fare
questa
mostra
di
calìe
linguistiche
,
doveva
parlar
sempre
italiano
.
E
,
in
fatti
,
aveva
smesso
con
tutti
il
vernacolo
,
giustificandosi
col
dire
che
ogni
buon
cittadino
avrebbe
dovuto
far
lo
stesso
,
per
amor
di
patria
,
perché
la
lingua
diventasse
l
'
unico
linguaggio
degl
'
italiani
.
Ma
se
tutti
gl
'
italiani
avessero
parlato
come
lui
,
si
sarebbe
parlato
nel
nostro
paese
la
più
matta
e
burlesca
lingua
del
mondo
.
Non
le
ricordo
tutte
,
peccato
!
Ma
le
più
belle
mi
son
rimaste
.
Per
esempio
,
non
chiamava
mai
"
mal
di
capo
"
l
'
incomodo
a
cui
andava
soggetto
;
ma
cefalalgia
,
e
non
"
limonata
purgativa
"
volgarmente
,
il
rimedio
col
quale
la
curava
;
ma
limonata
catartica
.
Si
faceva
radere
un
giorno
sì
e
un
giorno
no
,
e
questo
chiamava
sempre
:
farsi
radere
epicraticamente
;
ma
sul
serio
,
intendiamoci
;
senza
un
barlume
di
sorriso
che
mostrasse
la
coscienza
di
dire
una
parola
strana
.
E
a
proposito
di
barba
,
si
faceva
fare
un
solo
radimento
,
e
quando
il
rasoio
non
tagliava
,
diceva
al
barbiere
:
-
Questo
rasoio
non
è
radevole
.
-
E
poi
:
non
"
ingarbugliare
"
gli
affari
e
i
conti
,
ma
garabullare
;
scarabillare
la
chitarra
;
frucandolare
,
per
frugacchiare
;
avvocatarsi
,
per
prender
la
laurea
d
'
avvocato
;
avvocato
parlantiere
,
per
chiacchierone
;
dinanzare
uno
per
la
strada
,
per
passargli
davanti
,
e
mal
camminabile
una
strada
disagevole
.
Diceva
d
'
aver
visto
un
ubbriaco
che
squinciava
per
la
piazza
,
ossia
,
che
andava
ora
per
un
verso
ora
per
un
altro
;
e
ogni
momento
,
discutendo
:
-
Ma
codesta
non
è
una
ragione
,
è
uno
ziribiglio
(
arzigògolo
)
-
;
e
rifiutando
da
bere
:
-
Grazie
,
ho
bevuto
abbastanza
;
non
sono
bibace
.
Comico
quanto
le
parole
era
il
modo
come
le
diceva
,
con
certa
intonazione
e
aria
di
trascuranza
,
quasi
di
sbadataggine
,
che
si
riconoscevano
finte
nell
'
atto
stesso
,
dallo
sguardo
furtivo
ch
'
egli
girava
sugli
uditori
,
per
veder
l
'
impressione
che
quegli
ori
di
lingua
facevano
.
E
n
'
aveva
di
due
qualità
:
le
parole
ultra
peregrine
,
per
lo
più
inintelligibili
,
ch
'
egli
pescava
nei
libri
,
non
letti
da
lui
che
con
questo
scopo
,
e
non
pregiati
se
non
in
ragione
della
pesca
rara
che
ci
poteva
fare
;
e
le
parole
comuni
,
delle
quali
usava
costantemente
la
variante
antica
.
Sempre
diceva
diputato
per
deputato
,
cileste
per
celeste
,
maledicenza
,
malevoglienza
,
insapiente
,
inreprensibile
,
fabuloso
.
Queste
piccole
violazioni
dell
'
uso
comune
gli
parevano
una
cosa
nobilissima
.
Ne
ricordo
dell
'
altre
anche
più
graziose
,
ch
'
egli
prediligeva
,
come
:
ghiribizzamento
,
dimenticamento
,
pretensionoso
.
-
Non
fumo
che
dopo
desinare
,
-
diceva
-
;
mai
nelle
ore
mattutinali
:
mi
darebbe
degli
archeggiamenti
di
stomaco
.
-
E
dava
una
sbirciata
circolare
all
'
uditorio
.
Giorno
per
giorno
andava
arricchendo
il
suo
vocabolario
di
qualche
rarità
.
Noi
riconoscevamo
quelle
di
recente
acquisto
dal
giro
forzato
ch
'
egli
dava
al
discorso
per
far
venire
il
punto
opportuno
di
metterle
fuori
.
Qualche
volta
inventava
anche
espressamente
dei
fatti
.
Nessuno
gli
credeva
,
per
esempio
,
quando
egli
raccontava
che
gli
era
cascato
uno
specchio
dalla
parete
:
era
un
'
invenzione
per
poter
dire
che
,
prima
d
'
appenderlo
,
avrebbe
dovuto
dimergolare
il
chiodo
,
per
assicurarsi
che
fosse
ben
piantato
.
E
come
affaticava
l
'
immaginazione
,
si
vedeva
,
per
trovare
il
pretesto
di
chiamare
gentildonnaio
(
corteggiatore
di
signore
dell
'
aristocrazia
)
un
avventore
della
sua
farmacia
,
e
per
venir
a
dire
che
aveva
rincincignato
e
lacerato
una
lettera
insolente
,
e
che
il
portinaio
di
casa
sua
,
che
s
'
era
ubbriacato
la
domenica
,
aveva
rinfonfillato
la
sbornia
il
lunedì
!
Questa
ci
confessò
poi
che
l
'
aveva
intesa
da
un
operaio
senese
ch
'
era
andato
da
lui
a
comperare
dell
'
ammoniaca
;
e
fu
un
caso
notevole
perché
,
neanche
a
domandarglielo
,
non
diceva
mai
dove
avesse
raccattato
questo
o
quel
diamante
della
sua
favella
.
Come
il
Conte
di
Montecristo
,
delle
sorgenti
della
sua
ricchezza
egli
faceva
un
mistero
.
Perché
aveva
molti
più
anni
di
noi
,
non
osavamo
dargli
la
baia
,
se
non
con
certa
discrezione
.
Ma
spesso
mettevamo
in
dubbio
l
'
italianità
dei
suoi
vocaboli
.
-
È
proprio
sicuro
che
questa
sia
una
parola
di
buona
lingua
?
-
Non
glielo
domandavamo
per
altro
che
per
ispassarci
della
gravità
con
cui
rispondeva
:
-
Sì
,
ha
degli
esempi
autorevoli
.
-
E
credo
che
,
veramente
,
non
ne
dicesse
una
che
non
potesse
in
qualche
modo
giustificare
.
Ma
,
come
disse
un
linguista
insigne
,
gli
scrittori
italiani
che
fanno
testo
son
tanti
,
tanto
diversi
d
'
età
,
di
patria
,
tanto
disuguali
di
gusto
e
di
senno
,
che
non
c
'
è
stranezza
in
materia
di
lingua
,
la
quale
con
la
loro
autorità
non
si
possa
difendere
.
Un
giorno
provammo
noi
a
parlare
a
modo
suo
per
veder
se
capiva
la
satira
.
Stavamo
seduti
fuori
della
trattoria
.
Il
tempo
si
metteva
a
brutto
.
Cominciò
uno
a
dire
:
-
Il
cielo
s
'
annubila
.
Un
altro
:
-
Lampaneggia
.
-
Senti
che
aria
umidosa
!
Vuol
venire
un
'
acquazione
.
-
Già
pioviniggia
.
Non
diede
segno
d
'
intender
lo
scherzo
;
ma
se
l
'
intese
,
non
se
n
'
ebbe
per
male
.
Ci
parve
che
facesse
un
atto
di
riflessione
per
imprimersi
nella
mente
quelle
parole
insolite
.
Poi
,
guardando
per
aria
:
-
Se
piove
-
disse
-
non
può
durare
.
Il
vento
è
a
tramontana
.
Rim
-
bel
-
tem
-
pirà
.
Insomma
,
l
'
ebbe
vinta
lui
,
perché
non
avevamo
in
pronto
altri
vocaboli
per
continuare
la
celia
.
Ma
una
sera
fece
una
brutta
figura
,
che
gli
avrebbe
dovuto
insegnare
come
non
fosse
senza
pericoli
la
pesca
delle
parole
stupefacenti
.
S
'
era
avvicinata
al
nostro
crocchio
la
padrona
della
trattoria
,
una
signora
attempatotta
,
sempre
tutta
ripicchiata
,
che
si
dava
grandi
arie
di
nobildonna
,
affettando
una
grande
castigatezza
nel
parlare
con
gli
avventori
;
dai
quali
non
tollerava
la
minima
licenza
di
linguaggio
.
Si
discorreva
prosaicamente
di
certi
cibi
di
facile
o
di
difficile
digestione
.
A
un
certo
punto
il
pescatore
di
perle
disse
con
molta
gravità
:
-
Noi
digeriamo
un
cibo
tanto
più
facilmente
quanto
più
lo
...
Un
altro
avrebbe
detto
semplicemente
:
quanto
più
lo
desideriamo
,
o
ne
abbiamo
voglia
.
Egli
volle
dire
una
parola
"
rimota
dall
'
uso
"
.
E
anche
questa
sarebbe
passata
come
tante
altre
,
se
egli
non
avesse
intoppato
in
una
difficoltà
di
pronunzia
.
Ma
intoppò
dopo
le
prime
due
sillabe
,
e
pronunciò
le
tre
ultime
dopo
una
pausa
,
in
modo
che
ne
formò
un
verbo
a
parte
,
non
dicibile
in
presenza
d
'
una
signora
.
Ci
fu
impossibile
trattener
la
risata
che
ci
venne
su
dai
precordi
,
e
ne
seguì
un
piccolo
scandalo
.
La
signora
credette
ch
'
egli
avesse
voluto
dire
uno
scherzo
,
che
sarebbe
stato
davvero
sconvenientissimo
;
lo
fulminò
d
'
un
'
occhiata
,
e
se
n
'
andò
a
passi
tragici
;
e
il
povero
"
pescatore
di
perle
"
che
era
un
uomo
gentile
,
in
fondo
,
e
pieno
d
'
amor
proprio
,
restò
annichilito
.
La
parola
,
pur
troppo
,
era
la
prima
persona
plurale
dell
'
indicativo
presente
del
verbo
concupiscere
,
registrato
dalla
Crusca
,
con
parecchi
esempi
di
scrittori
sacri
.
È
ERRORE
?
NON
È
ERRORE
?
Queste
due
domande
da
quasi
mezzo
secolo
mi
suonano
così
spesso
nella
mente
e
all
'
orecchio
che
oramai
mi
paiono
di
quelle
Voci
della
natura
o
delle
cose
che
parlano
nei
cori
fantastici
dei
poemi
.
E
tu
pure
,
nel
corso
dei
tuoi
studi
di
lingua
,
e
per
tutta
la
vita
,
rivolgerai
migliaia
di
volte
a
te
stesso
quelle
domande
,
e
migliaia
di
volte
le
rivolgerai
ad
altri
,
e
altri
le
rivolgeranno
a
te
;
e
nella
più
parte
dei
casi
rimarrete
incerti
della
risposta
.
-
Ecco
il
gran
malanno
della
lingua
italiana
-
dicon
molti
.
E
sarà
davvero
,
per
varie
ragioni
,
un
malanno
più
grave
nella
nostra
che
nelle
altre
lingue
;
ma
non
è
proprio
esclusivamente
della
nostra
:
è
un
poco
di
tutte
.
Un
illustre
scrittore
francese
,
per
esempio
,
ha
detto
argutamente
che
non
c
'
è
cosa
più
difficile
del
trovare
tre
francesi
colti
,
i
quali
siano
d
'
accordo
nel
dire
che
un
loro
concittadino
parla
e
scrive
correttamente
il
francese
.
E
pure
si
considera
questa
come
una
delle
lingue
viventi
che
hanno
maggior
fissità
e
sono
più
uniformemente
parlate
nella
loro
patria
.
Discorriamo
dunque
del
"
gran
malanno
"
.
Ma
bisogna
ch
'
io
mi
rifaccia
un
po
'
di
lontano
.
Leggi
,
ti
prego
,
la
lettera
seguente
,
che
fu
scritta
da
un
bravo
signore
a
un
suo
nipote
,
per
indurlo
a
presentarsi
al
direttore
d
'
una
Banca
,
a
chiedergli
riparazione
d
'
un
torto
che
gli
avevan
fatto
nella
sua
estimazione
.
Nota
che
lo
scrittore
della
lettera
è
un
uomo
che
fece
i
suoi
bravi
corsi
classici
,
ed
è
giustamente
stimato
una
persona
colta
,
a
cui
sta
bene
la
penna
in
mano
.
Mi
domanderai
come
c
'
entrino
gli
affari
della
Banca
nella
quistione
degli
errori
di
lingua
.
C
'
entrano
bene
e
meglio
,
lo
vedrai
,
se
avrai
la
pazienza
di
leggere
.
Caro
nipote
,
Mi
stupisce
quello
che
mi
scrivi
d
'
aver
inteso
dire
del
signor
B
.
Fu
indubbiamente
qualche
male
intenzionato
che
te
lo
volle
mettere
in
trista
luce
,
e
mi
domando
con
qual
fine
possa
averlo
fatto
.
Sono
menzogne
che
rivoltano
.
Ignorante
?
Orgoglioso
?
Mancante
di
tatto
?
Nulla
di
tutto
ciò
è
vero
.
Te
ne
posso
star
garante
,
poichè
ho
l
'
onore
di
conoscerlo
da
tempo
;
a
meno
ch
'
egli
sia
mutato
di
bianco
in
nero
da
un
mese
a
questa
parte
.
Non
è
soltanto
,
incontestabilmente
,
un
uomo
di
merito
,
abilissimo
nel
suo
ufficio
,
appassionato
degli
studi
finanziari
,
e
che
gode
della
massima
considerazione
presso
tutto
il
personale
della
Banca
;
ma
anche
uomo
d
'
animo
elevato
,
di
cuore
sensibile
,
e
in
fatto
di
cortesia
,
gentiluomo
senza
eccezione
;
tanto
che
è
amato
,
più
che
beneviso
,
da
quanti
l
'
avvicinano
.
Mai
non
conobbi
personaggio
alto
locato
più
abbordabile
;
chiunque
gli
può
parlare
;
anche
gente
del
basso
popolo
è
ricevuta
da
lui
alla
prima
.
Che
vada
soggetto
ad
accessi
di
malumore
,
che
si
lasci
trasportar
qualche
volta
dalla
passione
,
ne
convengo
;
ma
non
è
detto
che
alla
vivacità
del
temperamento
non
possa
andar
congiunta
la
delicatezza
;
e
in
ogni
caso
,
basta
a
disarmarlo
una
buona
parola
.
Deciditi
dunque
;
presèntati
a
lui
senza
imbarazzo
;
raccontagli
l
'
accaduto
;
mettilo
al
fatto
d
'
ogni
circostanza
,
senza
far
nomi
;
osservagli
che
fosti
tu
il
provocato
,
che
ti
si
fece
un
tiro
inqualificabile
,
tentando
d
'
intaccare
il
tuo
onore
,
per
sbalzarti
da
una
posizione
che
per
te
è
quistione
di
pane
,
e
mettere
al
tuo
posto
peggio
che
una
nullità
,
un
birbaccione
spudorato
,
cointeressato
coi
tuoi
peggiori
nemici
.
Non
ti
preoccupare
dell
'
esito
:
vedrai
che
prenderà
interessamento
al
caso
tuo
e
che
non
ti
toccherà
una
delusione
.
Io
gli
scrivo
oggi
stesso
,
d
'
altronde
,
per
metterlo
prima
al
corrente
della
cosa
,
o
per
porre
i
punti
sugl
'
i
,
caso
che
già
la
sapesse
.
Ti
prevengo
,
peraltro
,
che
non
devi
pensare
di
raggiungere
il
tuo
scopo
con
adulazioni
e
maniere
insinuanti
,
le
quali
con
lui
non
fanno
effetto
di
sorta
;
chè
non
è
di
quegli
uomini
che
per
vanità
transigono
con
la
propria
coscienza
;
e
come
non
si
lascia
toccare
dalle
lusinghe
,
non
si
lascia
imporre
dalle
minacce
.
Ma
siccome
è
ragionevole
e
onesto
,
nulla
di
più
facile
che
persuaderlo
e
cattivarselo
dicendogli
alla
spiccia
la
verità
e
aprendogli
con
effusione
il
proprio
cuore
.
Se
credi
che
ti
possa
essere
una
facilitazione
,
t
'
accludo
una
mia
carta
di
visita
per
presentartigli
.
Abbi
la
compiacenza
d
'
accusarmi
subito
ricevuta
di
questa
lettera
.
Non
ho
bisogno
di
dirti
che
per
quest
'
affare
o
per
altro
,
nella
mia
pochezza
,
sono
sempre
a
tua
disposizione
.
In
attesa
d
'
una
risposta
,
ti
mando
una
stretta
di
mano
,
e
tienmi
per
la
vita
il
tuo
affezionatissimo
zio
TAL
DEI
TALI
.
È
una
lettera
,
riconoscerai
,
che
a
novantanove
su
cento
italiani
colti
parrebbe
non
scritta
male
.
Ebbene
:
tra
francesismi
,
neologismi
,
solecismi
,
parole
e
locuzioni
non
puramente
italiane
,
o
per
ragioni
diverse
riprovate
dai
purissimi
,
contiene
la
bellezza
di
78
-
dico
settantotto
-
errori
grossi
e
piccoli
.
Su
parecchi
di
questi
i
purissimi
non
cadono
d
'
accordo
:
chi
li
bolla
come
errori
,
chi
no
.
Ma
il
professore
Pataracchi
starebbe
fermo
sul
78
,
o
al
più
concederebbe
che
alcuni
veri
errori
non
sono
;
ma
mende
,
nèi
,
parole
brutte
,
metafore
strane
,
leziosaggini
;
insomma
,
modi
da
sfuggirsi
.
Ed
ecco
presso
a
poco
in
qual
forma
concerebbe
,
alla
lesta
,
il
povero
zio
.
-
Mi
stupisce
.
No
,
"
Stupisco
"
:
Stupire
è
intransitivo
.
-
Indubbiamente
,
per
"
indubitatamente
"
non
ha
corso
legale
.
-
Intenzionato
.
Brutta
voce
,
da
non
usare
.
-
Mettere
in
trista
luce
.
Una
metaforaccia
da
buttarsi
via
.
-
Io
mi
domando
.
Falso
:
"
domandare
"
e
"
dire
"
non
s
'
usano
a
modo
di
riflessivi
.
-
Menzogne
che
rivoltano
.
"
Rivoltare
"
riferito
a
cose
morali
,
è
improprio
.
-
Mancante
di
tatto
,
nulla
di
tutto
ciò
,
ho
l
'
onore
di
(
invece
di
"
mi
onoro
"
)
,
un
mazzo
di
francesismi
.
-
Da
tempo
(
senza
dir
da
quanto
)
e
star
garante
(
per
star
mallevadore
)
,
da
bollare
.
-
A
meno
che
(
per
"
eccetto
che
"
)
,
barbaro
.
-
Da
un
mese
a
questa
parte
.
Che
parte
?
Che
c
'
entra
la
parte
?
Un
fregaccio
.
-
Uomo
di
merito
.
Merito
,
usato
in
questa
forma
indeterminata
,
sta
male
.
-
Incontestabilmente
per
"
incontrastabilmente
"
,
abilissimo
per
"
valentissimo
"
,
massima
per
"
grandissima
"
,
personale
per
"
gl
'
impiegati
"
,
da
rimandarsi
in
Gallia
.
-
Appassionato
degli
studi
,
improprio
.
-
Considerazione
per
"
stima
"
,
brutta
metafora
.
-
Animo
elevato
,
francese
,
e
sensibile
,
nel
senso
che
qui
gli
si
dà
,
francesissimo
.
Improprio
in
fatto
di
cortesia
per
"
in
materia
di
"
o
"
rispetto
a
"
.
È
brutto
e
strano
modo
senza
eccezione
per
"
assolutamente
"
e
lezioso
beneviso
per
"
ben
veduto
"
e
metaforaccia
sgarbata
e
materiale
alto
locato
.
-
Un
brutto
paio
di
francesismi
avvicinare
una
persona
per
"
avvicinarsi
a
lei
"
e
abbordabile
per
"
degnevole
"
o
"
accostevole
"
.
-
Chiunque
per
"
ciascuno
che
"
quando
serve
a
un
costrutto
sospeso
,
riprovevole
.
-
Riprovevole
basso
popolo
,
che
non
s
'
usa
che
in
senso
spregiativo
.
-
Francese
accessi
di
malumore
per
"
moti
,
impeti
"
,
francese
lasciarsi
trasportare
da
una
passione
per
"
lasciarsi
sopraffare
"
,
francese
ne
convengo
per
"
lo
riconosco
"
.
-
Un
frego
su
insieme
al
,
invece
di
"
insieme
con
"
che
è
errore
;
su
delicatezza
per
"
gentilezza
"
,
su
disarmare
per
"
far
cadere
la
collera
"
.
-
Deciditi
per
"
risolviti
"
via
!
-
Senza
imbarazzo
?
alla
spazzatura
!
Imbarazzo
non
vuol
dire
che
"
gravezza
di
stomaco
"
.
-
L
'
accaduto
!
Ma
accaduto
non
è
sostantivo
,
è
participio
.
-
Mettere
al
fatto
,
per
"
far
sapere
?
"
,
mai
al
mondo
.
-
Brutto
circostanza
per
"
particolare
"
.
Foggiato
sul
francese
far
nomi
.
Francese
inqualificabile
per
"
indegno
"
.
Osservagli
per
"
fagli
osservare
o
notare
"
,
sproposito
.
Intaccar
l
'
onore
,
altro
sproposito
.
Posizione
per
"
impiego
"
,
di
vil
conio
francese
,
e
così
è
quistione
di
pane
e
una
nullità
per
"
si
tratta
di
pane
"
e
"
uomo
da
nulla
"
.
E
bollo
spudorato
per
"
impudente
"
"
e
cointeressato
,
che
è
del
gergo
mercantesco
,
e
delusione
per
"
disinganno
"
,
che
non
è
parola
italiana
,
e
interessamento
,
che
è
voce
ostrogotica
,
e
preoccuparsi
per
"
darsi
pensiero
"
che
è
uno
svarione
,
e
mettere
al
corrente
,
che
è
mal
detto
invece
di
"
in
corrente
"
od
"
a
giorno
"
.
Un
altro
mucchietto
di
scorie
francesi
:
d
'
altronde
,
mettere
i
punti
sugl
'
i
,
ti
prevengo
per
"
ti
avviso
"
,
far
effetto
per
"
commovere
,
colpire
"
.
Sgarbatissimo
raggiungere
lo
scopo
per
"
ottenerlo
"
:
lo
scopo
non
corre
.
-
Improprio
insinuante
per
"
lusinghevole
"
.
-
Abbominevole
transigere
con
la
coscienza
per
"
patteggiare
"
.
-
Ignobile
mozzicone
di
frase
imporre
per
"
soverchiare
"
.
E
non
fanno
effetto
di
sorta
!
Che
ci
sta
a
fare
quel
sorta
?
E
siccome
per
"
poichè
"
qual
uomo
onesto
lo
può
usare
?
E
toccare
per
"
commovere
"
con
che
faccia
si
può
scrivere
?
E
fare
una
cosa
con
effusione
?
Effusione
di
che
?
-
È
un
altro
francesismo
nulla
di
più
facile
,
ed
è
contennendo
alla
spiccia
per
"
alla
lesta
"
e
non
di
buona
lingua
facilitazione
per
"
agevolezza
"
.
-
Ti
accludo
.
Oibò
!
"
Ti
includo
"
Carta
di
visita
.
Eh
,
via
!
"
Biglietto
di
visita
"
.
-
Abbi
la
compiacenza
.
Che
roba
e
?
Si
dice
:
"
Cortesia
,
gentilezza
"
.
-
Ricevuta
non
si
dice
che
per
danaro
:
"
ricevimento
"
.
-
E
bellino
il
francesismo
non
ho
bisogno
di
dirti
per
"
non
occorre
,
non
importa
ch
'
io
ti
dica
"
!
E
quest
'
altro
:
sono
a
tua
disposizione
per
"
ai
tuoi
comandi
"
!
E
pochezza
per
"
insufficienza
"
è
voce
non
solo
brutta
,
ma
falsa
.
E
in
attesa
è
un
fiore
del
gergaccio
burocratico
.
E
non
è
un
bel
modo
una
stretta
di
mano
come
si
direbbe
una
"
stretta
d
'
occhi
o
di
spalle
"
.
Ed
ecco
il
razzo
finale
:
Tienmi
per
la
vita
!
Perché
vuol
che
lo
tengano
per
la
vita
?
Ha
paura
di
cascare
?
*
Hai
visto
che
po
'
po
'
di
roba
.
E
i
modi
bollati
nella
lettera
di
quel
disgraziato
zio
non
sono
che
una
parte
minuscola
del
numero
grandissimo
che
il
professor
Pataracchi
e
altri
come
lui
bollerebbero
.
Sfoglia
i
dizionari
dei
francesismi
,
i
vocabolari
dei
modi
errati
,
i
lessici
della
corrotta
italianità
,
e
altri
simili
:
ci
troverai
riprovate
,
per
ragioni
diverse
,
un
'
infinità
(
ma
no
,
anche
infinità
è
un
francesismo
)
,
dirò
:
innumerevoli
parole
e
locuzioni
,
che
si
senton
dire
continuamente
da
persone
colte
d
'
ogni
parte
d
'
Italia
,
(
non
esclusa
la
Toscana
)
,
e
che
si
trovano
a
ogni
tratto
anche
in
libri
di
scrittori
,
i
quali
hanno
tutt
'
altro
che
reputazione
di
barbari
.
Tu
m
'
interrompi
per
dirmi
:
-
Ebbene
?
Tante
grazie
.
È
una
bella
notizia
per
incoraggiarmi
a
studiare
l
'
italiano
.
C
'
è
da
darsi
al
diavolo
.
Posso
dire
come
Scrupolino
,
che
val
meglio
studiare
il
cinese
.
-
Ma
no
;
non
per
iscoraggiarti
dico
quello
che
dico
;
ma
per
preservarti
da
ogni
scoraggiamento
che
ti
potesse
cogliere
andando
innanzi
nello
studio
.
Voglio
dire
che
se
darai
retta
a
tutto
quello
che
dicono
i
vagliatori
e
distillatori
e
lavandai
della
lingua
,
che
non
hanno
altro
da
fare
,
e
'
ti
faranno
il
capo
,
ti
faranno
,
grosso
come
un
cocomero
di
Prato
;
che
se
,
fin
da
principio
,
ti
vorrai
proporre
di
parlare
e
di
scrivere
un
italiano
assolutamente
immacolato
,
nel
modo
che
lo
vorrebbero
i
Pataracchi
,
dovrai
darti
tal
cura
e
durar
tanta
fatica
,
che
a
questo
solo
si
ridurranno
i
tuoi
studi
,
che
starai
fermo
invece
di
procedere
,
e
non
farai
che
difenderti
in
luogo
di
conquistare
.
Né
t
'
incoraggio
a
barbareggiare
con
questo
,
che
Dio
mi
liberi
;
poichè
moltissimi
dei
modi
d
'
uso
corrente
,
che
i
puristi
condannano
,
sono
di
fatto
erronei
o
barbari
o
brutti
,
e
devi
imparare
a
conoscerli
per
non
usarli
,
e
per
conoscerli
è
bene
che
tu
legga
i
libri
citati
,
dove
sono
raccolti
.
Ma
questo
lavoro
di
ripulimento
della
lingua
tu
devi
farlo
a
poco
a
poco
,
tranquillamente
,
come
un
esercizio
igienico
;
non
con
la
furia
di
mondarti
d
'
ogni
impurità
tutt
'
a
un
tratto
,
come
molti
fanno
,
che
è
un
mettersi
a
un
'
impresa
disperata
.
E
devi
considerare
che
molti
di
quei
modi
sono
inevitabili
,
che
che
se
ne
dica
,
e
che
dalla
lingua
italiana
non
s
'
estirperanno
più
,
per
quanto
si
faccia
;
e
che
sull
'
erroneità
di
molti
altri
non
concordano
neppure
i
linguisti
più
severi
;
e
che
questi
stessi
linguisti
severissimi
,
quando
non
scrivono
o
non
parlano
di
lingua
,
si
lasciano
scappare
dalla
bocca
o
dalla
penna
una
buona
parte
delle
parole
e
delle
locuzioni
a
cui
nei
loro
codici
dànno
lo
sfratto
.
Va
'
dunque
franco
.
Non
ti
costerà
gran
fatica
lo
scansare
prima
di
tutto
i
francesismi
,
che
si
riconoscono
alla
brutta
faccia
.
Tu
non
hai
bisogno
di
ricorrere
ai
dizionari
per
sapere
che
sono
francesismi
sformati
circostanziare
,
debuttare
,
decampare
,
defezionare
,
dettagliare
,
dilazionare
,
formalizzare
,
negligentare
,
rivoluzionare
,
terrorizzare
,
e
altri
errori
simili
,
che
suonano
nella
lingua
italiana
come
le
stecche
false
nel
canto
.
E
non
ti
lascerai
scappare
dalla
penna
né
"
declinare
il
proprio
nome
"
,
né
"
demolire
una
reputazione
"
,
né
"
fare
delle
amabilità
"
,
né
"
colmare
di
attenzioni
"
;
e
non
dirai
che
in
una
casa
c
'
è
tutto
il
confortabile
,
per
dire
che
c
'
è
ogni
comodità
e
ogni
agio
;
né
che
sei
andato
a
Genova
o
a
Milano
in
una
data
epoca
;
né
che
un
dato
scrittore
la
importa
per
bellezza
di
stile
sopra
un
altro
;
né
tanti
altri
modi
dello
stesso
genere
,
nei
quali
è
evidente
il
conio
straniero
falsificato
,
e
che
pure
si
dànno
giornalmente
e
si
accettano
come
moneta
di
zecca
italiana
.
Bada
per
ora
che
non
cadano
nella
tua
lingua
le
grosse
immondizie
,
e
spazza
via
quelle
che
ci
sono
.
Poi
,
avvezzandoti
a
far
pulizia
nella
casa
,
diventerai
a
poco
a
poco
in
quel
lavoro
sempre
più
accurato
e
meticoloso
,
fino
a
volerla
tersa
e
lucente
come
uno
specchio
.
Ora
devi
provveder
soprattutto
ad
ammobiliarla
,
a
mettervi
tutto
quello
che
è
necessario
e
utile
,
e
a
darle
un
aspetto
generale
decoroso
,
senza
star
dietro
a
tutte
le
minuzie
e
cercar
la
perfezione
in
ogni
nonnulla
.
Che
cos
'
è
questo
vocìo
?
Viene
innanzi
una
folla
.
Mi
par
di
riconoscervi
qualcuno
.
Senti
che
gridano
essi
stessi
chi
sono
,
l
'
un
dopo
l
'
altro
.
Abbonamento
-
Abitudine
-
Accattonaggio
-
Aggiotaggio
-
Affarismo
-
Affarista
-
Ballottaggio
-
Canotto
-
Canottiere
-
Carriera
(
per
professione
)
-
Colpo
di
stato
-
Comitato
-
Crisi
ministeriale
-
Decorazione
(
per
insegna
cavalieresca
)
-
Dimostrazione
popolare
-
Esplosione
-
Esposizione
-
Evoluzione
storica
-
Favoritismo
-
Giornalismo
-
Genio
(
per
uomo
di
genio
)
-
L
'
insieme
(
per
"
il
tutto
"
)
-
Influenza
(
per
influsso
)
-
Interpellanza
-
Iniziativa
-
Manovra
-
Marcia
-
Mozione
-
Panico
(
per
timor
panico
)
-
Pensione
(
per
retta
o
dozzina
)
-
Personale
d
'
un
'
amministrazione
-
Pompa
(
da
incendi
)
-
Proclama
-
Proiettile
-
Progetto
-
Protezionismo
-
Reazione
-
Solidarietà
-
Uomo
di
spirito
-
Specialista
-
Spionaggio
-
Successo
-
Insuccesso
-
Interesse
,
interessante
,
interessare
-
Naturalizzare
-
Materializzare
-
Sorvegliare
-
Speculare
-
Subire
-
Sensibile
-
Suscettibile
-
Indispensabile
-
Normale
-
Anormale
-
Obbligatorio
-
Refrattario
-
Seducente
-
I
prodotti
dell
'
industria
-
Le
produzioni
teatrali
-
I
torbidi
di
Vattelapesca
-
Abbasso
i
tiranni
!
...
Ci
vorrebbe
altro
a
sentirli
tutti
.
Ma
ora
gridano
tutti
insieme
.
Sentiamoli
.
"
Noi
siamo
francesismi
,
barbarismi
,
sconce
parole
,
tutto
quello
che
volete
.
Ma
arrestate
il
nostro
corso
,
se
vi
riesce
,
signori
Pataracchi
e
compagnia
.
Abbiamo
preso
l
'
aire
e
non
c
'
è
più
freno
per
tenerci
,
disse
un
dei
pochi
di
voi
,
che
hanno
vista
lunga
e
senso
di
discrezione
.
Avete
avuto
un
bel
gridare
e
scaraventarci
addosso
tòrsoli
e
sassi
e
tenderci
funi
a
traverso
la
strada
:
noi
siamo
andati
oltre
,
e
ci
siamo
sparsi
da
per
tutto
;
cacciati
dalle
porte
,
siamo
rientrati
per
le
finestre
;
dalle
bocche
dei
mal
parlanti
siamo
passati
a
quelle
di
chi
parla
meglio
;
abbiamo
invaso
i
giornali
,
i
trattati
,
le
leggi
,
le
cattedre
,
il
Parlamento
,
i
vocabolari
,
le
Accademie
;
e
ci
siamo
e
ci
resteremo
.
Abbasso
i
Pataracchi
!
"
LE
PAROLE
NUOVE
.
(
Pareri
d
'
un
senatore
,
d
'
un
filologo
,
d
'
una
signora
,
d
'
un
ingegnere
industriale
e
d
'
un
bello
spirito
)
.
*
Per
parole
nuove
intendo
principalmente
quelle
che
noi
prendiamo
a
prestito
da
lingue
straniere
per
designare
nuove
cose
(
come
istituzioni
,
invenzioni
,
usanze
)
,
per
le
quali
non
abbiamo
nella
nostra
lingua
parole
proprie
,
perché
son
cose
che
non
ebbero
origine
,
ma
furono
introdotte
da
paesi
stranieri
nel
nostro
.
Come
di
altre
parole
e
locuzioni
si
domanda
:
-
È
errore
?
Non
è
errore
?
-
di
queste
si
suol
domandare
:
-
Si
può
o
non
si
può
dire
?
O
che
parola
italiana
vi
si
potrebbe
sostituire
?
-
A
questo
riguardo
,
invece
di
stenderti
un
lungo
elenco
di
vocaboli
,
e
di
ripeterti
(
chè
altro
non
potrei
fare
)
le
discussioni
che
si
fecero
e
si
fanno
sulla
convenienza
d
'
accettarne
alcuni
e
di
rifiutarne
altri
,
e
sui
vocaboli
italiani
che
potrebbero
far
le
veci
dei
rifiutati
,
credo
più
opportuno
il
riferirti
certi
pareri
che
mi
furon
dati
intorno
all
'
argomento
da
persone
di
dottrina
e
di
buon
senso
,
alcuni
molti
anni
fa
,
altri
di
recente
;
dai
quali
tu
potrai
dedurre
una
norma
generale
da
seguire
,
parlando
e
scrivendo
.
UN
SENATORE
.
-
Come
ho
da
fare
,
signor
Senatore
?
-
domandai
a
un
dotto
toscano
,
scrittore
elegantissimo
(
ahimè
!
son
più
di
trent
'
anni
,
e
il
valentuomo
è
morto
da
un
pezzo
)
.
-
Come
si
può
conciliare
la
necessità
d
'
usar
le
parole
nuove
col
dovere
di
non
offendere
la
purità
della
lingua
?
Rivedo
il
buon
sorriso
arguto
con
cui
mi
rispose
:
-
La
purità
della
lingua
?
Ma
nessuna
lingua
è
pura
,
e
non
deve
,
né
può
essere
.
Non
potrebbe
esser
pura
che
la
lingua
d
'
un
popolo
,
il
quale
non
avesse
commercio
né
di
cose
né
d
'
idee
con
alcun
altro
popolo
,
non
solo
,
ma
che
,
non
mutando
in
nulla
mai
né
le
idee
né
le
cose
proprie
,
ossia
,
non
pensando
e
non
progredendo
,
non
avesse
mai
bisogno
di
variare
e
d
'
arricchire
il
proprio
linguaggio
;
che
sarebbe
perciò
un
linguaggio
morto
,
e
morto
il
popolo
stesso
.
Nessuna
lingua
è
ricca
abbastanza
da
poter
designare
in
termini
che
già
possegga
tutti
gli
oggetti
e
i
concetti
nuovi
che
porta
con
sé
il
progresso
universale
di
ogni
forma
del
lavoro
umano
:
deve
quindi
ogni
lingua
accettare
e
produrre
continuamente
nuovi
termini
.
La
maggior
parte
di
questi
,
a
chi
vorrebbe
la
lingua
immobile
,
paiono
voci
impure
,
che
la
deturpino
e
la
snaturino
.
Ma
le
cause
dell
'
alterazione
della
lingua
essendo
inevitabili
e
necessarie
,
è
così
illogico
e
impossibile
il
respingere
le
nuove
parole
per
amor
della
purità
linguistica
,
come
sarebbe
il
respingere
le
cose
e
le
idee
per
conservare
immutato
il
modo
di
vivere
e
di
pensare
della
propria
nazione
.
Sono
i
barbarismi
superflui
e
le
parole
nostre
storpiate
o
usate
in
senso
improprio
e
i
traslati
e
i
costrutti
ripugnanti
all
'
indole
della
lingua
nazionale
,
quelli
che
la
offendono
e
la
imbastardiscono
:
non
le
parole
straniere
di
cui
non
si
può
fare
di
meno
.
Si
può
dire
che
macchiassero
la
purità
della
lingua
i
primi
italiani
che
nominavano
coi
termini
ora
in
uso
tutte
le
nuove
armi
inventate
dopo
la
scoperta
della
polvere
?
E
quelli
che
chiamavano
coi
loro
nomi
d
'
origine
tutti
i
concetti
e
le
istituzioni
che
ci
vennero
dalla
rivoluzione
francese
,
e
che
fra
noi
hanno
conservato
quei
nomi
,
non
più
discussi
ora
,
e
quasi
neppur
più
riconosciuti
come
stranieri
?
E
quelli
che
usavano
per
i
primi
le
parole
telegrafo
,
piroscafo
,
dagherrotipo
,
fotografia
,
e
cento
altre
simili
?
Non
si
dia
dunque
pensiero
per
questo
riguardo
,
perché
non
offenderà
la
purità
della
lingua
usando
le
parole
nuove
,
e
necessarie
,
più
che
non
ne
offenda
l
'
armonia
pronunziando
o
scrivendo
i
nomi
di
personaggi
storici
o
d
'
amici
suoi
francesi
,
inglesi
o
tedeschi
,
che
le
occorra
di
rammentare
nei
suoi
discorsi
o
nei
suoi
scritti
.
UN
FILOLOGO
.
Questi
esordì
bruscamente
:
-
Anche
lei
!
Ma
non
c
'
è
che
il
nostro
paese
dove
la
letteratura
abbia
tanto
tempo
da
perdere
.
Che
bisogno
ha
di
pareri
in
una
quistione
di
semplicissimo
buon
senso
?
Sulle
parole
straniere
assolutamente
necessarie
per
designar
nuove
cose
,
non
c
'
è
da
discutere
:
bisogna
usarle
;
e
non
è
nemmeno
il
caso
di
dire
:
bisogna
:
s
'
usano
,
le
usan
tutti
,
e
la
quistione
è
risolta
.
Il
dubbio
può
cadere
su
tutte
quelle
voci
e
locuzioni
nuove
che
servono
ad
esprimere
nuovi
aspetti
di
cose
,
nuove
relazioni
fra
di
esse
,
modificazioni
nuove
d
'
idee
e
di
sentimenti
,
nuovi
ordini
di
idee
,
principalmente
in
politica
,
in
arte
,
in
filosofia
;
e
intendo
la
filosofia
che
è
materia
delle
conversazioni
comuni
.
In
questo
campo
,
come
ha
detto
un
maestro
,
ci
sono
in
ogni
lingua
,
in
qualunque
momento
considerata
,
parole
e
frasi
straniere
messe
in
prova
,
delle
quali
alcune
rimarranno
,
altre
saranno
sostituite
da
altre
,
che
l
'
uso
formerà
e
farà
prevalere
alle
prime
;
parole
nazionali
di
cui
si
va
mutando
il
significato
;
processi
di
differenziazione
,
per
dirla
coi
matematici
,
che
si
vanno
compiendo
,
ma
che
non
sono
interamente
compiuti
.
Ora
,
rispetto
all
'
uso
di
questo
materiale
mobile
della
lingua
,
ciascuna
nazione
fa
come
una
moltitudine
in
cammino
;
nella
quale
c
'
è
chi
si
spinge
alla
testa
della
colonna
,
chi
rimane
alla
coda
e
chi
si
tiene
nel
mezzo
.
Lei
,
come
scrittore
,
non
ha
da
andare
né
tra
i
primi
né
tra
gli
ultimi
;
ma
deve
camminare
fra
gli
uni
e
gli
altri
.
Il
criterio
della
scelta
lo
ha
da
ricavare
dall
'
uso
.
Delle
parole
nuove
usi
quelle
che
s
'
usano
generalmente
e
che
generalmente
sono
capite
.
Fra
due
parole
che
s
'
usino
,
una
straniera
e
una
italiana
,
con
non
determinata
prevalenza
di
questa
o
di
quella
,
ma
tutt
'
e
due
egualmente
intese
dai
più
,
si
tenga
all
'
italiana
.
E
in
tutti
i
casi
in
cui
la
parola
italiana
,
che
alcuni
vorrebbero
sostituire
all
'
esotica
,
non
è
capìta
dai
più
,
non
c
'
è
da
tentennare
:
poichè
si
parla
e
si
scrive
per
farsi
capire
dai
più
,
usi
l
'
esotica
,
e
non
si
dia
altro
pensiero
.
Fuor
di
questa
norma
,
che
anche
un
ragazzo
troverebbe
da
sé
,
non
si
fanno
che
vanissime
ciance
.
UNA
SIGNORA
.
Era
una
signora
toscana
,
coltissima
,
che
avrebbe
potuto
presedere
un
'
Accademia
,
e
non
aveva
ombra
di
pedanteria
.
-
Io
non
le
posso
dire
-
rispose
-
che
quello
che
lei
certamente
pensa
.
Si
ricorda
i
versi
del
Giusti
a
proposito
della
parola
diligenza
?
Il
cambio
delle
voci
Fra
gente
e
gente
,
come
l
'
ombra
al
corpo
,
Tien
dietro
al
cambio
delle
cose
umane
;
Né
straniero
vocabolo
corrompe
L
'
intrinseca
virtù
d
'
una
favella
Quando
lo
stile
riman
paesano
.
Se
lei
parla
e
scrive
in
buon
italiano
,
una
lingua
tutta
italiana
di
sostanza
,
d
'
impasto
e
di
colore
,
nessuno
dirà
che
parla
o
che
scrive
male
per
il
fatto
che
a
quando
a
quando
usi
una
parola
non
italiana
per
dire
una
cosa
che
nella
nostra
lingua
non
ha
ancora
la
parola
che
la
esprima
.
So
bene
che
ad
alcune
delle
parole
straniere
già
divulgate
c
'
è
chi
propone
di
sostituire
altre
parole
nostre
,
e
che
,
se
queste
calzano
,
e
se
hanno
da
prevalere
,
ciò
che
è
desiderabile
,
bisogna
pure
che
qualcuno
le
cominci
a
usare
.
Ma
in
questo
io
m
'
attengo
a
una
regola
che
mi
è
suggerita
da
un
sentimento
più
forte
di
quello
della
lingua
.
Delle
parole
italiane
che
si
vorrebbero
sostituire
alle
straniere
ce
n
'
è
che
si
posson
dire
senza
che
ne
scapiti
la
naturalezza
del
discorso
,
e
quelle
le
dico
.
Ce
n
'
è
altre
che
non
si
possono
dire
senza
far
maravigliare
e
sorridere
chi
ascolta
e
senza
passar
per
saccenti
che
si
voglia
in
materia
di
lingua
dettar
la
legge
,
e
queste
non
le
dico
e
non
le
scrivo
,
perché
preferisco
usare
un
barbarismo
al
far
ridere
e
all
'
esser
tacciata
di
saputella
.
Così
non
voglio
e
non
posso
dire
teletta
invece
di
toeletta
,
né
posa
invece
di
consolle
,
né
rinfresco
invece
di
buffé
,
e
con
buona
pace
del
nostro
buon
B
.
,
dirò
cupè
,
finchè
lui
od
altri
non
abbiano
trovato
in
luogo
di
quella
parola
qualcosa
di
più
spiccio
di
scompartimento
anteriore
della
diligenza
,
che
quando
è
detto
per
non
dire
la
parola
barbara
,
è
ridicolo
.
Questa
è
la
mia
regola
riguardo
alle
parole
nuove
:
parlare
e
scrivere
italiano
quanto
più
puramente
si
può
,
senza
far
ridere
;
perché
nell
'
uso
delle
parole
ciascuno
ha
un
suo
sentimento
proprio
della
convenienza
,
al
quale
nessun
'
autorità
linguistica
può
comandare
.
Ma
già
dev
'
esser
pure
l
'
opinione
sua
,
com
'
è
di
quasi
tutti
,
e
lei
non
m
'
ha
interrogata
che
perché
gliela
confermassi
;
e
se
le
avessi
espresso
un
'
opinione
contraria
,
non
ne
avrebbe
tenuto
nessun
conto
.
Stia
dunque
col
Giusti
.
L
'
importante
è
che
lo
stile
rimanga
paesano
.
UN
INGEGNERE
INDUSTRIALE
.
Sono
ameni
i
puristi
sine
labe
che
non
vogliono
le
parole
nuove
.
È
perché
non
vivono
nel
nuovo
mondo
.
Se
ci
vivessero
,
se
sapessero
il
numero
enorme
di
nuove
parole
che
hanno
portato
con
sé
e
rese
necessarie
i
progressi
delle
industrie
minerarie
e
metallurgiche
,
il
telegrafo
,
il
telefono
,
l
'
elettricità
,
le
macchine
tessili
,
la
stampa
,
e
cento
altre
cose
;
se
toccassero
con
mano
che
non
passa
quasi
giorno
senza
che
si
scopra
o
s
'
inventi
qualche
nuovo
strumento
,
o
procedimento
,
o
particolare
di
congegno
o
di
tecnica
,
che
non
può
aver
altro
nome
fuor
di
quello
che
gli
dà
chi
lo
inventa
,
si
sdarebbero
dall
'
impresa
per
disperati
.
Per
ogni
dieci
o
cento
parole
che
occorrono
,
e
che
son
prese
da
una
lingua
straniera
o
coniate
alla
meglio
fra
noi
dalla
gente
che
n
'
ha
bisogno
,
essi
ne
propongono
una
,
che
dicono
italiana
,
o
meno
barbara
.
Ma
a
che
pro
?
Chi
la
mette
in
corso
?
E
quale
scrittore
ha
mai
fabbricato
nuove
parole
,
che
sian
diventate
d
'
uso
comune
?
D
'
uno
dei
più
fecondi
e
popolari
scrittori
francesi
del
settecento
,
si
dice
che
n
'
abbia
coniate
di
suo
e
mandate
in
giro
due
sole
;
delle
quali
una
è
morta
.
E
,
infatti
,
l
'
azione
d
'
uno
scrittore
,
per
quanto
autorevole
,
non
è
che
pochissima
cosa
,
per
non
dire
nulla
affatto
,
rispetto
all
'
azione
collettiva
del
popolo
,
che
di
certe
parole
nuove
ha
bisogno
subito
,
e
le
piglia
dove
sono
e
come
le
trova
,
o
se
le
fabbrica
da
sé
,
nel
modo
che
gli
comoda
e
gli
garba
.
Conosco
una
sola
nuova
parola
italiana
che
in
quest
'
ultimi
anni
sia
stata
coniata
da
un
pubblicista
,
e
abbia
avuto
una
certa
fortuna
:
ed
è
tramvia
,
che
entrò
nei
regolamenti
e
nelle
leggi
.
Ma
moltissimi
che
scrivono
tramvia
,
dicono
parlando
tranvai
,
e
tranvai
o
tram
si
dice
dalla
grande
maggioranza
in
Toscana
e
altrove
;
e
anche
di
quelli
che
usano
la
parola
ufficiale
,
chi
la
fa
femminile
e
chi
maschile
,
e
chi
pronunzia
tramvia
e
chi
tranvia
,
poichè
il
suono
amv
non
è
della
lingua
italiana
;
e
non
è
ancor
certo
che
a
tramvia
debba
restar
la
vittoria
.
Dunque
?
Io
lascerei
gridare
i
linguisti
,
e
farei
il
comodo
mio
,
come
tutti
fanno
,
senza
il
loro
permesso
,
e
come
s
'
è
sempre
fatto
da
per
tutto
,
da
che
mondo
è
mondo
e
le
lingue
vanno
da
sé
,
come
i
fiumi
.
UN
BELLO
SPIRITO
.
Quello
che
mi
fa
dispetto
,
in
quest
'
affare
delle
parole
nuove
,
di
cui
mi
son
molto
occupato
per
pura
curiosità
,
è
l
'
ipocrisia
dei
pedanti
:
è
che
molti
di
loro
condannano
certe
parole
senza
dire
quali
altre
vi
si
hanno
da
sostituire
,
e
qualche
volta
riconoscendo
che
non
ce
n
'
è
altre
;
o
ne
propongono
tre
o
quattro
,
che
equivale
a
non
proporne
alcuna
,
perché
è
un
sostituire
a
una
questione
un
'
altra
quistione
;
e
che
,
in
ogni
caso
,
combattendo
una
parola
in
uso
e
proponendone
un
'
altra
,
sono
certi
certissimi
di
fare
un
buco
nell
'
acqua
;
ciò
che
vuol
dire
che
seccano
la
gente
sapendo
di
non
ottenere
altro
effetto
che
quello
di
seccare
.
Mi
fa
anche
più
dispetto
il
vedere
che
molte
delle
parole
nuove
ch
'
essi
non
registrano
o
bollano
di
barbarismi
nei
dizionari
e
nelle
dissertazioni
o
dispute
filologiche
,
o
cancellano
con
tanto
di
frego
nei
componimenti
dei
loro
discepoli
,
le
usano
poi
essi
stessi
a
tutto
pasto
,
parlando
,
perché
non
possono
farne
di
meno
,
perché
non
si
farebbero
capire
o
si
farebbero
canzonare
usando
quelle
che
ci
vogliono
sostituire
.
Per
esempio
,
io
giocherei
tutti
e
due
gli
occhi
che
di
tutti
quanti
i
proscrittori
del
barbarismo
consommé
o
consumé
non
ce
n
'
è
uno
che
abbia
mai
detto
,
non
ci
sarà
mai
uno
che
dirà
in
nessun
luogo
,
in
nessun
caso
,
a
nessun
cameriere
o
cuoco
o
albergatore
o
serva
d
'
Italia
:
-
Mi
dia
un
consumato
o
un
brodo
ristretto
.
-
E
l
'
esempio
val
per
cento
.
O
che
razza
di
gioco
a
partita
doppia
è
codesto
?
Se
quelle
parole
le
dicono
,
perché
non
le
scrivono
?
Se
non
osano
di
scriverle
,
perché
le
dicono
?
Sono
bene
costretti
a
scriverne
e
a
lasciarne
scrivere
tante
altre
che
ai
loro
padri
fecero
orrore
.
Ma
la
lingua
s
'
altera
!
Ma
sono
secoli
che
si
va
alterando
;
ma
tutto
s
'
altera
col
tempo
:
i
costumi
,
le
idee
,
la
vita
,
il
mondo
:
non
s
'
ha
da
alterare
la
lingua
?
Ma
la
vanno
alterando
essi
medesimi
,
che
usano
molte
parole
non
usate
dalla
generazione
antecedente
,
che
ne
usano
da
vecchi
molte
altre
,
che
non
usavano
da
giovani
.
Dicevano
essi
da
ragazzi
le
parole
:
patinaggio
,
scatingring
,
fonografo
,
cinematografo
,
sport
,
automobile
,
motocicletta
?
E
bisogna
ben
che
le
dicano
ora
per
forza
.
Io
vorrei
che
con
la
macchina
maravigliosa
del
romanziere
Wells
ci
potessimo
trasportare
tutti
quanti
nel
venticinquesimo
secolo
,
per
veder
che
faccia
farebbero
a
leggere
il
vocabolario
della
Crusca
del
2400
!
E
allora
,
a
che
serve
questo
dire
e
non
scrivere
,
prescriver
con
la
penna
e
accettar
con
la
bocca
,
e
pensar
d
'
arrestare
una
moltitudine
che
corre
agguantando
Tizio
e
Caio
per
il
colletto
?
*
Ma
tu
mi
dirai
che
non
t
'
ho
riferito
che
giudizi
anonimi
.
Ebbene
,
consultiamo
insieme
uno
scrittore
grande
e
purissimo
.
Ecco
quello
che
ti
direbbe
Giacomo
Leopardi
,
condensando
in
un
breve
discorso
quanto
è
scritto
sparsamente
nei
sette
volumi
dei
Pensieri
postumi
.
-
Conservare
la
purità
della
lingua
è
un
sogno
,
un
'
immaginazione
,
un
'
ipotesi
astratta
,
un
'
idea
non
mai
riducibile
ad
atto
,
se
non
solamente
nel
caso
d
'
una
nazione
che
,
sia
riguardo
alla
letteratura
e
alla
dottrina
,
sia
riguardo
alla
vita
,
non
abbia
ricevuto
e
non
riceva
nulla
da
nessuna
nazione
straniera
.
Le
cose
vivendo
sempre
,
e
modificandosi
sempre
continuamente
e
moltiplicandosi
le
conosciute
,
e
non
potendo
una
lingua
esser
mai
perfettamente
fornita
del
necessario
fin
ch
'
ella
non
esprime
perfettamente
e
convenientemente
tutte
le
cose
e
tutte
le
possibili
modificazioni
delle
cose
di
questo
mondo
,
ne
segue
la
necessità
ch
'
ella
s
'
accresca
sempre
di
nuovi
modi
;
i
quali
è
ben
naturale
che
a
noi
italiani
vengano
in
gran
parte
di
fuori
,
perché
la
vita
ci
viene
in
gran
parte
d
'
altronde
.
Molte
di
queste
parole
e
modi
nuovi
sono
comuni
a
tutte
le
lingue
colte
d
'
Europa
,
e
però
sono
europeismi
,
non
barbarismi
,
perché
non
è
barbaro
quello
che
è
proprio
di
tutto
il
mondo
civile
e
proprio
per
ragione
appunto
della
civiltà
,
com
'
è
l
'
uso
di
queste
voci
che
deriva
dalla
stessa
civiltà
e
dalla
stessa
scienza
d
'
Europa
.
E
d
'
altra
parte
l
'
esempio
dei
nostri
classici
(
quasi
tutti
)
che
hanno
arricchito
la
nostra
lingua
con
derivar
vocaboli
e
modi
dal
latino
,
dal
greco
,
dallo
spagnuolo
o
donde
che
sia
,
e
li
hanno
resi
italiani
di
fatto
,
ci
ammonisce
che
la
lingua
italiana
è
capacissima
d
'
appropriarsi
voci
e
maniere
d
'
altre
lingue
.
E
non
solo
può
,
ma
lo
deve
fare
,
perché
quanto
più
la
nostra
lingua
è
diligente
nel
non
voler
perdere
(
cosa
ottima
)
,
tanto
più
per
necessaria
conseguenza
dev
'
essere
industriosa
nel
guadagnare
,
per
non
somigliarsi
al
pazzo
avaro
che
per
amor
del
danaro
non
mette
a
frutto
il
danaro
,
ma
si
contenta
di
non
perderlo
e
di
guardarlo
senza
pericoli
.
Voler
respingere
le
parole
nuove
è
voler
mettere
l
'
Italia
fuori
del
mondo
.
Tutte
sentenze
d
'
oro
,
come
dice
il
Giusti
.
Ma
poichè
potresti
esser
tentato
d
'
abusarne
,
seguendo
l
'
esempio
dei
molti
barbari
che
dalle
lingue
straniere
pigliano
a
prestito
una
parola
ogni
dieci
,
ti
presento
come
antidoto
un
mio
amico
di
gioventù
;
la
cui
immagine
mi
salta
sempre
davanti
quando
nel
parlare
italiano
sto
per
dire
una
parola
o
una
frase
francese
,
non
perché
manchi
alla
mia
lingua
il
modo
corrispondente
,
ma
per
iscansare
la
fatica
di
cercarlo
.
Ho
l
'
onore
di
presentarti
il
visconte
La
Nuance
.
IL
VISCONTE
LA
NUANCE
.
La
famiglia
dei
visconti
La
Nuance
è
antica
e
numerosissima
.
Il
giovine
italiano
,
al
quale
avevamo
posto
quel
soprannome
,
era
nobile
veramente
(
del
che
non
si
boriava
punto
)
;
ma
povero
come
noi
,
figliuolo
d
'
un
esattore
,
e
impiegato
egli
stesso
,
non
ricordo
in
che
amministrazione
dello
Stato
.
Essendo
cresciuto
in
Savoia
,
dove
suo
padre
era
stato
parecchi
anni
,
aveva
imparato
il
francese
prima
e
meglio
dell
'
italiano
,
e
quella
era
rimasta
la
sua
lingua
preferita
,
e
diventata
il
suo
vanto
,
la
sua
gloria
,
il
vero
titolo
di
nobiltà
,
del
quale
egli
andava
superbo
;
affermando
,
naturalmente
,
ch
'
era
la
più
bella
d
'
ogni
lingua
antica
e
moderna
,
superiore
senza
confronto
e
per
ogni
rispetto
alla
nostra
.
Quindi
le
continue
discussioni
e
battaglie
che
seguivano
fra
lui
e
gli
amici
,
e
le
infinite
canzonature
che
gli
piovevano
addosso
;
delle
quali
non
si
risentiva
mai
,
poichè
a
un
'
ostinazione
invincibile
in
quella
sua
idea
,
in
quella
soltanto
,
egli
accoppiava
una
bonarietà
inalterabile
,
che
gli
faceva
tollerare
anche
gli
scherzi
più
mordenti
.
Ci
stizziva
in
particolar
modo
il
suo
continuo
interpolare
nel
discorso
italiano
vocaboli
e
frasi
francesi
,
come
se
la
nostra
fosse
una
mezza
lingua
,
che
non
bastasse
ad
esprimere
perfettamente
nessun
pensiero
;
e
non
men
di
questo
la
ostentazione
ch
'
egli
faceva
di
quell
'
italiano
infranciosato
,
quasi
compiacendosi
di
non
avere
della
lingua
propria
che
un
'
infarinatura
,
quanto
gli
occorreva
appunto
per
i
suoi
ristretti
bisogni
di
impiegato
.
E
usava
nella
più
parte
dei
casi
il
modo
francese
anche
sapendo
il
modo
italiano
,
poichè
in
ogni
parola
o
frase
di
quella
lingua
egli
sentiva
o
diceva
di
sentire
una
sfumatura
di
significato
(
una
nuance
,
diceva
sempre
)
che
nella
nostra
lingua
non
si
poteva
rendere
.
Era
quasi
sempre
un
'
immaginazione
sua
;
ma
non
c
'
era
verso
di
sconficcargliela
dal
capo
.
Citava
un
modo
francese
,
e
diceva
in
aria
di
sfida
:
-
Sentiamo
,
come
direste
in
italiano
?
-
Noi
gli
citavamo
un
modo
nostro
che
,
per
consenso
di
tutti
,
significava
per
l
'
appunto
lo
stesso
.
Ed
egli
no
,
s
'
incapava
a
negare
.
-
Ci
s
'
avvicina
-
rispondeva
-
;
ma
è
un
'
altra
nuance
;
no
,
ce
n
'
est
pas
ça
tout
à
fait
.
-
No
,
far
riscontro
non
voleva
dire
precisamente
faire
pendant
,
averne
un
ramo
non
significava
tal
quale
être
toqué
,
dire
di
uno
roba
da
chiodi
o
ira
di
Dio
non
era
propriamente
lo
stesso
che
pis
que
pendre
.
-
Un
'
altra
nuance
,
un
'
altra
nuance
,
qualche
cosa
di
sopraffino
,
l
'
idea
d
'
un
'
idea
,
un
nonnulla
,
ch
'
egli
non
sapeva
dire
,
ma
che
sentiva
.
E
quando
poi
si
faceva
la
prova
inversa
,
aveva
la
faccia
fresca
di
tradurre
disinvolto
in
dégagé
,
traccheggiarsi
in
se
dandiner
e
vattelapesca
in
que
sais
-
je
!
Noi
gli
coprivamo
la
voce
con
una
urlata
,
ed
egli
rispondeva
urlando
:
-
Traducete
in
italiano
il
Marivaux
,
se
vi
riesce
!
Traducete
il
Labiche
!
-
E
tu
traduci
il
Berni
,
traduci
il
Giusti
,
traduci
il
Parini
!
-
Fiato
sprecato
.
Aveva
anche
il
coraggio
di
sostenere
che
il
francese
è
più
musicale
dell
'
italiano
.
-
Troppe
vocali
,
troppe
vocali
-
diceva
.
-
Si
parla
sempre
con
la
bocca
spalancata
.
Per
esempio
,
il
famoso
verso
di
Dante
,
nel
racconto
di
Francesca
....
-
e
squarciando
le
a
con
una
bocca
da
entrarci
una
rapa
,
declamava
:
-
Aaamor
che
aaa
nullo
aaamato
aaamar
perdonaaa
!
Ma
c
'
è
da
slogarsi
le
mascelle
!
-
E
noi
gli
citavamo
bellissimi
versi
francesi
che
avevano
non
meno
a
che
il
verso
dantesco
;
ma
non
serviva
,
perché
l
'
a
francese
,
per
lui
,
era
un
'
altra
a
,
di
suono
più
discreto
dell
'
italiana
.
Nei
versi
francesi
sentiva
armonie
misteriose
che
al
nostro
grosso
orecchio
sfuggivano
.
-
Per
esempio
,
quel
celebre
verso
del
La
Fontaine
,
che
Victor
Hugo
giudicò
ammirabile
:
Six
forts
chevaux
tiraient
un
coche
;
che
maravigliosa
,
inimitabile
armonia
imitativa
!
-
Di
versi
italiani
,
maravigliosi
per
armonia
imitativa
,
gliene
citavamo
a
decine
.
-
Ma
non
così
fini
-
ribatteva
-
non
così
fini
!
-
Andava
fino
a
dire
che
era
ben
più
dolce
l
'
au
revoir
che
l
'
a
rivederci
,
benchè
nel
saluto
francese
ci
siano
come
nel
nostro
due
erre
;
le
quali
,
per
giunta
,
egli
arrotava
in
tal
modo
,
che
,
a
sentirlo
,
pareva
d
'
esser
salutati
da
una
sega
arrugginita
.
-
Au
rrrevoirrr
!
Ma
non
sentite
che
dolcezza
?
-
E
allora
gli
davamo
del
barbaro
,
dell
'
italiano
rinnegato
,
del
traditore
della
patria
;
al
che
egli
rispondeva
invariabilmente
:
-
Des
bêtises
!
des
bêtises
!
-
guardandoci
con
un
sorriso
compassionevole
,
come
gente
di
una
razza
primitiva
,
parlanti
ancora
una
lingua
rudimentale
.
Di
scrittori
italiani
parlava
il
meno
possibile
,
e
ci
aveva
le
sue
buone
ragioni
.
Quando
gli
chiedevamo
un
giudizio
sopra
un
nostro
grande
scrittore
antico
o
moderno
,
egli
riconosceva
con
parole
vaghe
i
meriti
che
noi
ammiravamo
in
lui
;
ma
soggiungeva
sempre
che
gli
pareva
lourd
,
sans
souplesse
,
sans
finesse
.
La
finezza
era
nel
suo
concetto
la
grande
superiorità
della
lingua
francese
sulla
nostra
,
e
affermava
che
soltanto
in
francese
si
poteva
parlare
con
una
signora
con
delicatezza
aristocratica
,
senza
mai
stonare
,
senza
urtar
mai
le
convenienze
e
il
buon
gusto
.
Gli
domandavamo
se
credeva
davvero
che
il
marchese
Gino
Capponi
e
il
barone
Ricasoli
,
allora
viventi
,
non
sapessero
sostenere
una
conversazione
con
una
patrizia
fiorentina
senz
'
urtare
il
buon
gusto
e
le
convenienze
.
Egli
aveva
l
'
audacia
di
risponderci
che
non
li
aveva
mai
sentiti
.
Lo
investivamo
qualche
volta
fieramente
.
-
Come
puoi
giudicare
della
finezza
della
lingua
italiana
tu
,
ostrogoto
lacerator
d
'
orecchi
,
che
dici
tutto
il
lungo
del
cammino
,
una
ragazza
non
si
può
più
gentile
,
e
giuocare
un
ruolo
,
e
venir
di
desinare
?
-
Perché
erano
di
questo
conio
i
francesismi
che
egli
schiantava
.
E
allora
ribatteva
trionfalmente
;
-
Ah
!
Ah
!
Voi
v
'
importate
!
È
segno
che
non
avete
delle
buone
ragioni
,
che
vi
sentite
battuti
,
battuti
a
piatta
cucitura
,
ridotti
a
....
Come
direste
in
italiano
aux
abois
?
-
O
vile
Gallo
,
agli
estremi
!
-
rispondevamo
noi
.
E
lui
,
col
suo
solito
sorriso
di
commiserazione
:
-
È
un
'
altra
nuance
;
non
c
'
è
il
senso
comico
;
è
un
'
altra
nuance
tutt
'
affatto
.
Non
disperavamo
di
persuaderlo
,
non
di
meno
.
Alle
volte
lo
pigliavamo
con
le
buone
,
ragionando
;
gli
parlavamo
della
grande
ricchezza
della
lingua
italiana
,
di
cui
una
gran
parte
non
è
nei
dizionari
;
della
sua
mirabile
facoltà
di
adattarsi
a
tutti
i
toni
,
agli
stili
più
diversi
,
e
alla
traduzione
d
'
ogni
lingua
,
serbando
il
colore
dell
'
originale
,
senza
snaturare
l
'
indole
propria
;
della
grande
quantità
e
varietà
di
"
tipi
e
di
conii
ch
'
ella
possiede
per
poter
formare
voci
e
modi
d
'
uno
stesso
genere
di
significazione
"
,
delle
innumerevoli
desinenze
frequentative
,
diminutive
e
disprezzative
dei
suoi
verbi
,
e
dell
'
elasticità
e
capacità
e
mutabilità
stupenda
del
suo
periodo
;
e
cercavamo
di
dimostrargli
che
,
nel
più
dei
casi
,
quando
una
parola
francese
non
si
può
tradurre
in
una
italiana
dello
stesso
valore
,
questo
deriva
dal
fatto
che
la
francese
è
usata
in
vari
significati
,
per
ciascuno
dei
quali
noi
abbiamo
una
parola
propria
;
e
via
discorrendo
.
Ma
era
come
dire
al
muro
.
Egli
rispondeva
che
noi
facevamo
della
letteratura
,
ch
'
egli
intendeva
parlare
della
lingua
di
conversazione
,
e
ribatteva
il
suo
chiodo
,
che
soltanto
in
francese
si
poteva
conversare
con
grazia
e
con
spirito
,
e
che
al
confronto
del
francese
l
'
italiano
era
lourd
,
poco
pieghevole
,
privo
di
nuances
,
una
lingua
d
'
accademici
e
di
professori
.
E
noi
in
coro
,
come
sempre
:
-
Bugiardo
rinnegato
!
-
Gallaccio
odioso
!
-
Va
'
fuori
d
'
Italia
!
-
Che
il
diavolo
t
'
importi
!
-
Smettila
,
o
t
'
assommiamo
a
calotte
!
-
E
lui
,
col
suo
eterno
sorriso
:
-
È
inutile
.
Non
mi
farete
demordere
dalla
mia
opinione
.
Ma
quello
che
agli
amici
non
era
mai
riuscito
d
'
ottenere
parve
che
l
'
ottenesse
il
Governo
,
trasferendolo
improvvisamente
da
Torino
,
con
suo
grande
rammarico
,
in
non
so
quale
città
del
Veneto
;
poichè
,
forse
per
lasciarci
una
buona
memoria
di
sé
,
per
tutto
il
tempo
che
rimase
ancora
fra
noi
,
non
solo
non
mise
più
sul
tappeto
e
non
accettò
più
nessuna
discussione
sulle
due
lingue
,
ma
anche
parlò
meno
francescamente
del
solito
,
smettendo
,
se
non
altro
,
d
'
ostentare
certi
francesismi
per
provocazione
.
Credemmo
d
'
aver
operato
noi
il
miracolo
,
e
ce
ne
rallegrammo
.
Il
giorno
della
partenza
lo
accompagnammo
tutti
alla
stazione
.
Era
malinconico
.
Quando
ci
abbracciò
,
prima
di
salire
nel
vagone
,
si
commosse
.
-
Ricordatevi
di
me
-
ci
disse
-
,
scrivetemi
.
E
dimenticate
i
nostri
battibecchi
per
la
lingua
.
-
Ci
strinse
ancora
la
mano
dallo
sportello
,
dicendoci
con
le
lacrime
agli
occhi
:
-
Addio
!
Addio
!
A
rivederci
!
-
E
quel
suo
salutarci
,
contro
il
suo
solito
,
in
italiano
,
ci
parve
il
segno
più
certo
del
ravvedimento
,
e
noi
pure
salutammo
con
affetto
l
'
amico
,
ridiventato
italiano
.
Oppresso
dalla
commozione
,
si
ritirò
in
fondo
al
vagone
prima
del
fischio
della
partenza
.
Ma
appena
il
treno
si
mosse
,
si
rilanciò
al
finestrino
,
e
con
voce
più
commossa
di
prima
,
agitando
il
fazzoletto
,
gridò
con
diciotto
erre
:
-
Au
revoir
!
Au
revoir
!
Au
revoir
!
Era
la
frecciata
del
Parto
.
-
Trrraître
!
-
gli
rispose
uno
degli
amici
.
Ma
forse
egli
non
ci
aveva
tradito
di
proposito
:
soltanto
,
nell
'
impeto
della
commozione
,
gli
era
uscito
irresistibilmente
dal
cuore
il
saluto
che
all
'
orecchio
suo
sonava
più
dolce
.
E
così
,
nonostante
l
'
ultimo
ravvedimento
,
egli
rimase
per
sempre
nella
nostra
memoria
il
visconte
La
Nuance
,
tipo
perfetto
e
amenissimo
dell
'
italiano
con
la
cresta
e
coi
bargigli
.
PER
LA
DIFESA
DELLA
LINGUA
.
Fin
qui
,
giovinetto
mio
,
mi
sono
ingegnato
di
darti
consigli
e
suggerimenti
utili
ad
acquistare
il
possesso
della
lingua
.
Ma
,
in
materia
di
lingua
,
non
basta
acquistare
,
bisogna
difendersi
.
Tu
dovrai
badare
di
continuo
a
preservarti
dal
contagio
della
lingua
corrotta
che
si
parla
,
si
scrive
e
si
stampa
,
non
soltanto
nella
tua
,
ma
in
ogni
regione
del
paese
;
a
respingere
da
te
le
infinite
voci
e
locuzioni
barbare
,
errate
,
strampalate
,
torte
ad
altro
significato
dal
vero
,
che
pullulano
nel
comune
linguaggio
parlato
e
scritto
,
e
che
appunto
per
la
frequenza
con
cui
sono
generalmente
ripetute
,
s
'
attaccano
per
modo
alla
lingua
e
alla
penna
di
tutti
,
da
riuscir
quasi
impossibile
,
anche
a
chi
ci
metta
una
cura
attentissima
,
il
preservarsene
affatto
.
Di
questi
modi
da
fuggire
non
ti
faccio
un
elenco
,
perché
,
anche
a
non
citar
che
mezzi
di
quelli
che
conosco
,
ne
dovrei
empire
decine
di
pagine
,
e
ti
seccheresti
a
leggerli
;
ma
troverai
i
più
comuni
nel
dialogo
seguente
;
il
quale
seguì
davvero
tempo
fa
,
con
poche
differenze
nell
'
ordine
e
nella
materia
,
fra
quattro
amici
;
e
che
,
più
o
meno
variato
,
si
ripete
certamente
spesso
,
in
ogni
parte
d
'
Italia
,
fra
persone
colte
,
che
hanno
a
cuore
la
purità
e
il
decoro
della
lingua
nazionale
.
A
CHI
LE
DICE
PEGGIO
.
DIALOGO
fra
uno
scrittore
,
un
avvocato
,
un
professore
di
chimica
,
fisica
e
matematica
,
e
un
cronista
di
giornale
,
che
stanno
desinando
in
una
stanzetta
di
trattoria
.
LO
SCRITTORE
(
al
Professore
)
.
-
Dov
'
eravamo
rimasti
?
IL
PROFESSORE
.
-
Aspetta
:
lascia
che
m
'
orienti
un
poco
.
SCRITT
.
-
Orièntati
.
E
una
.
PROF
.
-
Ne
sentirai
dell
'
altre
.
Caro
mio
,
noi
non
ci
abbiamo
nessuna
colpa
nel
fatto
che
la
lingua
diventi
sempre
più
scientifica
,
o
per
dir
meglio
,
scienziata
.
Non
siamo
noi
che
divulghiamo
,
portandolo
in
tutti
i
campi
del
pensiero
,
il
nostro
linguaggio
tecnico
,
del
quale
non
possiamo
far
di
meno
.
È
il
gran
pubblico
,
sono
i
giornali
e
la
cattiva
letteratura
che
ce
lo
pigliano
....
SCRITT
.
-
Già
:
è
effetto
del
polarizzarsi
di
tutte
le
idee
verso
la
scienza
.
PROF
.
-
Hai
detto
bene
.
Ma
è
un
fatto
,
te
lo
confesso
,
di
cui
il
nostro
amor
proprio
si
compiace
.
Al
vedere
che
ogni
interruzione
o
lacuna
di
qualunque
cosa
diventa
una
soluzione
di
continuità
,
ogni
scopo
un
obbiettivo
,
ogni
caso
un
fenomeno
....
SCRITT
.
-
E
ogni
mescolanza
un
'
amalgama
.
PROF
.
-
A
sentir
parlare
di
forza
centripeta
e
centrifuga
dell
'
istinto
,
del
dinamismo
dei
partiti
politici
,
di
movimenti
rivoluzionari
sincroni
e
sinfoni
,
e
di
coefficienti
della
vittoria
e
d
'
esponenti
della
debolezza
del
Ministero
,
e
di
Parlamenti
saturi
d
'
elettricità
....
AVVOCATO
.
-
E
di
atmosfera
d
'
odio
....
CRONISTA
.
-
E
di
fenomeni
di
capillarità
psicologici
....
Questa
l
'
ho
letta
io
.
PROF
.
-
Forse
in
una
tua
cronaca
.
Ma
io
n
'
ho
letta
una
assai
meglio
.
-
Di
queste
consuetudini
e
sentimenti
si
forma
nella
gioventù
un
precipitato
di
scetticismo
.
-
Sei
battuto
.
Lasciami
finire
.
A
sentire
quante
quistioni
particolari
sono
una
faccia
del
prisma
d
'
una
quistione
generale
;
quanti
ordini
d
'
idee
sono
stratificazioni
o
substrati
d
'
altri
ordini
d
'
idee
,
e
quanti
uomini
e
cose
,
quantità
negative
;
ma
più
che
altro
al
vedere
quanti
concetti
non
si
sanno
più
esprimere
senza
ricorrere
agli
strumenti
e
agli
apparecchi
dei
nostri
Gabinetti
,
come
sarebbe
il
barometro
del
malcontento
popolare
....
SCRITT
.
-
Il
termometro
dell
'
opinione
pubblica
.
CRON
.
-
Il
diapason
della
moralità
nazionale
.
AVV
.
-
E
il
propulsore
degli
entusiasmi
cittadini
?
PROF
.
-
Benissimo
;
e
la
valvola
di
sicurezza
delle
passioni
....
Al
sentir
tutto
questo
,
dico
,
io
gonfio
di
giubilo
e
d
'
alterezza
....
SCRITT
.
-
Fino
all
'
ennesima
potenza
.
PROF
.
-
Lo
volevo
dire
;
perché
penso
che
,
andando
innanzi
per
questa
strada
,
verrà
tempo
che
quanti
vorranno
imparar
l
'
italiano
dovranno
venire
a
scuola
da
noi
,
a
studiar
fisica
,
chimica
,
matematica
,
mineralogia
,
geologia
....
;
i
Vocabolari
dell
'
uso
saranno
i
nostri
trattati
.
SCRITT
.
-
E
allora
tutto
si
dovrà
studiare
,
fuorchè
la
letteratura
.
E
non
solo
le
scienze
esatte
,
ma
anche
le
scienze
giuridiche
.
Per
esempio
:
la
circostanza
attenuante
,
la
cerziorazione
,
la
requisitoria
,
il
verdetto
,
usciti
dalle
aule
dei
tribunali
,
sono
oramai
entrati
da
per
tutto
.
E
quante
cose
si
comminano
,
oltre
le
pene
stabilite
dalla
legge
!
E
si
testimonia
affetto
,
rispetto
e
riverenza
.
E
non
sono
più
i
soliti
testimoni
che
depongono
;
sono
anche
i
fatti
.
-
Una
data
circostanza
depone
in
favore
d
'
una
tal
persona
....
-
Io
mi
figuro
la
Circostanza
che
giura
sul
Vangelo
di
dir
tutta
la
verità
....
AVV
.
-
E
una
Ragione
che
cammina
a
suon
di
tamburo
,
col
facile
sulla
spalla
,
te
la
figuri
?
È
la
solita
Ragione
che
milita
in
favore
di
qualcuno
o
di
qualcosa
.
E
poi
che
siamo
nel
campo
militare
,
a
me
piace
infinitamente
la
base
d
'
operazione
.
Un
innamorato
,
per
esempio
,
che
va
a
stare
in
una
villa
vicina
a
quella
della
sua
amata
,
e
ne
fa
la
sua
base
d
'
operazione
!
L
'
ho
letta
in
un
romanzo
.
Mi
piace
anche
mossa
strategica
riferito
a
un
atto
qualunque
di
piccola
furberia
.
E
una
parola
che
ha
una
data
portata
,
come
un
pezzo
d
'
artiglieria
....
SCRITT
.
-
Io
preferisco
il
linguaggio
finanziario
,
che
va
prendendo
sempre
più
voga
.
Ha
certe
espressioni
così
nobili
!
Fare
il
bilancio
,
per
esempio
,
delle
buone
qualità
e
dei
difetti
di
un
amico
;
dire
d
'
un
uomo
politico
,
venuto
in
auge
,
o
scapitato
d
'
autorità
,
che
le
sue
azioni
si
sono
alzate
o
ribassate
,
o
,
accennando
ai
suoi
meriti
e
ai
suoi
demeriti
verso
il
paese
,
che
ha
al
suo
attivo
certe
cose
e
al
suo
passivo
certe
altre
....
Mi
par
di
vederlo
diviso
in
due
colonne
,
come
il
registro
d
'
un
negoziante
.
AVV
.
-
E
dove
lasciate
i
verbi
,
che
sono
i
più
bei
fiori
?
Suicidarsi
,
terrorizzare
,
ostacolare
,
impossibilitare
,
prevenzionare
,
massacrare
,
acutizzare
....
Si
va
acutizzando
il
dissidio
in
seno
alla
Commissione
del
Bilancio
,
signori
!
SCRITT
.
-
O
signori
,
e
suggestionare
?
AVV
.
-
Bravo
,
hai
detto
il
gran
verbo
,
il
verbo
factotum
,
che
si
presta
a
tutti
i
servizi
.
Ora
si
è
suggestionati
da
una
donna
,
dalla
fame
,
da
un
libro
,
da
un
luogo
,
dalle
circostanze
,
da
tutto
.
Ho
letto
in
un
giornale
che
un
certo
fanale
di
luce
elettrica
,
davanti
a
un
teatro
,
faceva
una
réclame
suggestionante
.
PROF
.
-
Suggestionante
,
impressionante
,
emozionante
,
raccapricciante
,
son
tutta
roba
del
vostro
magazzino
,
signori
giornalisti
.
CRON
.
-
Non
mia
.
SCRITT
.
-
Tu
ce
n
'
hai
dell
'
altra
.
Chi
scrisse
l
'
altro
giorno
nel
tuo
giornale
:
-
L
'
uomo
di
Stato
che
è
stato
intervistato
-
?
Sei
stato
tu
,
sei
stato
?
Io
son
restato
.
AVV
.
-
Non
facciamo
quistioni
personali
.
Per
me
,
del
resto
,
nel
linguaggio
delle
cronache
trovo
bellezze
ammirabili
.
Per
esempio
:
il
borsaiolo
o
l
'
accoltellatore
che
,
dopo
fatto
il
colpo
,
s
'
ecclissa
,
come
un
astro
,
mi
pare
un
traslato
dantesco
.
PROF
.
-
È
uno
dei
tanti
verbi
a
cui
si
fa
fare
un
ufficio
indegno
della
nobiltà
della
nascita
,
come
rivelare
,
trasfigurare
....
SCRITT
.
-
Già
:
si
dice
che
un
certo
puzzo
rivela
che
il
pesce
è
guasto
,
che
una
faccia
tinta
di
carbone
è
trasfigurata
.
E
sono
anche
dei
credenti
nella
Rivelazione
e
nella
Trasfigurazione
che
lo
dicono
!
Questo
non
è
un
errore
di
lingua
,
è
un
sacrilegio
.
E
così
tutti
creano
,
tutto
si
crea
....
PROF
.
-
Un
altro
verbo
che
fa
cento
mestieri
,
come
organizzare
,
funzionare
,
sistemare
.
Si
organizza
uno
Stato
,
un
ballo
,
una
dimostrazione
,
una
colazione
alla
romana
.
E
tutto
funziona
o
non
funziona
:
un
arcivescovo
,
una
serratura
,
un
'
amministrazione
,
una
vite
,
una
legge
,
un
cavatappi
,
un
governo
,
la
molla
d
'
un
gibus
.
E
c
'
è
chi
parla
di
sistemarsi
in
un
nuovo
quartiere
....
AVV
.
-
E
perché
no
?
(
accennando
con
un
'
occhiata
il
Cronista
)
.
S
'
è
inteso
dire
poco
fa
:
-
Io
ho
il
sistema
di
prendere
il
tè
col
latte
la
mattina
,
come
se
una
colazione
fosse
una
dottrina
filosofica
....
CRON
.
-
Sta
'
zitto
,
tu
,
che
dicesti
un
giorno
in
tribunale
che
il
tuo
avversario
deragliava
.
AVV
.
-
Deragliai
.
Ma
deragli
tu
pure
dalla
buona
lingua
quando
scrivi
che
s
'
è
verificato
un
incendio
.
Che
bisogno
c
'
è
di
verificare
che
una
casa
è
in
fiamme
?
E
quando
dici
o
dite
che
il
Ministero
ha
conglobato
in
uno
due
progetti
di
legge
!
Oh
giusto
!
Scrive
oggi
il
tuo
direttore
che
"
la
conversione
del
Ministero
a
sinistra
s
'
accentua
"
.
Doveva
anche
dirci
su
quale
atto
o
dichiarazione
del
Governo
cade
l
'
accento
,
e
se
è
acuto
o
grave
.
Ma
già
ora
s
'
accentua
anche
una
tempesta
in
mare
e
la
peste
nelle
Indie
.
SCRITT
.
-
Ma
questa
diventa
una
discussione
a
base
di
personalità
.
Vi
richiamo
all
'
ordine
.
PROF
.
-
Anche
l
'
a
base
è
diventato
moneta
corrente
.
Un
discorso
a
base
d
'
insinuazioni
,
una
letteratura
a
base
di
pornografia
.
Ho
letto
in
un
giornale
:
una
rissa
fra
due
erbivendole
a
base
di
zoccolate
.
SCRITT
.
-
È
un
modo
di
moda
fra
gli
eleganti
,
come
darsi
il
lusso
di
fare
una
cosa
,
posare
a
liberale
o
ad
altro
,
aver
esito
negativo
,
fare
una
cosa
su
vasta
scala
,
essere
all
'
ordine
del
giorno
.
Gabriele
d
'
Annunzio
,
per
esempio
,
è
all
'
ordine
del
giorno
...
CRON
.
-
Come
un
progetto
di
legge
....
SCRITT
.
-
Associarsi
al
dolore
....
CRON
.
-
Come
a
un
giornale
....
SCRITT
.
-
L
'
opinione
pubblica
che
si
commove
,
si
sdegna
,
inorridisce
.
AVV
.
-
Come
un
'
attrice
.
SCRITT
.
-
Un
ministro
,
uno
scienziato
che
è
un
valore
.
PROF
.
-
Come
una
cedola
del
debito
pubblico
.
SCRITT
.
-
Il
morale
che
s
'
abbatte
e
si
rialza
.
AVV
.
e
CRON
.
(
a
una
voce
)
.
-
Come
un
misirizzi
.
SCRITT
.
-
L
'
avete
detto
contemporaneamente
.
Notate
anche
quest
'
avverbio
,
che
abbraccia
la
durata
della
vita
d
'
un
uomo
,
e
s
'
usa
per
dire
che
due
persone
si
voltano
indietro
nello
stesso
punto
.
Ma
dimenticavo
le
due
più
ammirabili
.
S
'
annunzia
che
s
'
è
fatta
non
so
dove
una
strage
di
poveri
israeliti
:
la
notizia
merita
conferma
.
Assassini
!
E
una
regione
che
è
teatro
d
'
un
'
inondazione
!
Bella
rappresentazione
!
CRON
.
-
Qualche
volta
la
notizia
è
meno
esatta
.
PROF
.
-
Già
:
un
bel
modo
delicato
di
dire
che
è
una
pastocchia
.
Così
,
per
consolare
i
poveri
disperati
,
si
chiamano
cortesemente
i
meno
abbienti
.
AVV
.
-
Ma
queste
son
miserie
!
Volete
ch
'
io
vi
dica
la
più
preziosa
di
tutte
?
La
lessi
l
'
altro
giorno
.
Si
riferisce
a
un
fatto
doloroso
.
Ma
si
riesce
a
far
ridere
di
tutto
.
Un
suicidio
al
sublimato
corrosivo
.
PROF
.
-
Impossibile
.
È
di
tuo
conio
.
AVV
.
-
Ti
porterò
il
giornale
.
PROF
.
-
Nati
di
cani
!
Come
si
dice
il
risotto
al
pomodoro
!
SCRITT
.
-
E
se
passassimo
ai
sostantivi
?
Riguardo
a
questi
,
quello
che
c
'
è
di
più
curioso
per
me
è
l
'
uso
che
prevale
di
adoperarli
a
sproposito
,
e
che
deriva
da
una
tendenza
generale
,
morbosa
,
a
esagerare
ogni
cosa
.
Nove
volte
su
dieci
,
anche
in
discorsi
e
in
proclami
ufficiali
,
si
dice
orgoglio
,
che
è
un
vizio
,
per
dire
alterezza
,
che
è
un
sentimento
nobile
,
e
orgoglioso
invece
d
'
altero
.
Le
parole
alterezza
e
altero
pare
che
vadano
cadendo
in
disuso
.
Così
non
più
dignità
,
ma
fierezza
.
E
si
dice
l
'
incarico
di
scopare
come
l
'
incarico
di
rispondere
al
discorso
della
Corona
;
aver
la
missione
di
far
l
'
operazione
del
catasto
in
una
provincia
,
come
la
missione
di
convertire
un
popolo
al
Cristianesimo
;
l
'
apostolato
della
cultura
delle
barbabietole
;
il
còmpito
,
che
era
un
lavoro
d
'
ago
o
di
maglia
,
o
un
lavoro
assegnato
agli
scolaretti
....
AVV
.
-
Il
còmpito
d
'
unificare
la
Germania
....
fu
il
lavoro
di
scuola
del
Bismark
.
SCRITT
.
-
Far
l
'
apoteosi
del
formaggio
di
Gorgonzola
....
PROF
.
-
È
il
parossismo
dell
'
iperbole
.
Dove
lasci
gl
'
ismi
?
Fra
cinquant
'
anni
ci
saranno
nella
lingua
tanti
ismi
che
si
farà
rima
ogni
dieci
parole
.
Andiamo
,
io
lancio
il
primo
:
il
nervosismo
delle
nuove
generazioni
....
.
AVV
.
-
Il
rigorismo
del
Fisco
...
CRON
.
-
Il
confusionismo
dei
partiti
....
SCRITT
.
-
Il
parallelismo
delle
situazioni
.
Ma
parossismo
è
l
'
ismo
prediletto
.
Si
serve
in
tutte
le
salse
.
C
'
è
persino
chi
ama
i
maccheroni
fino
al
parossismo
.
E
anche
coi
sostantivi
in
à
non
si
scherza
.
Se
ne
fa
un
tale
scialacquo
,
che
a
sentir
certi
discorsi
,
par
che
l
'
oratore
picchi
delle
martellate
in
un
muro
....
AVV
.
-
Garibaldi
è
una
grande
individualità
.
SCRITT
.
-
Il
Tolstoi
una
celebrità
,
una
sommità
....
CRON
.
-
Il
dottor
Carle
una
specialità
.
PROF
.
-
E
ha
molte
notabilità
l
'
Università
della
nostra
città
.
AVV
.
-
Che
è
posta
in
una
bella
località
.
PROF
.
-
In
una
delle
principali
arterie
di
Torino
,
poichè
ora
si
chiamano
arterie
le
strade
grandi
,
e
non
so
perché
non
si
chiamino
vene
le
strade
minori
....
SCRITT
.
-
Oh
bravo
!
Poichè
hai
portato
la
nota
anatomica
,
ricordiamo
il
linguaggio
medico
.
Ce
n
'
è
una
che
vale
per
cento
:
l
'
idiosincrasia
.
Le
declamazioni
d
'
una
liberale
e
civile
idiosincrasia
.
C
'
è
chi
ne
va
matto
.
Ma
anche
il
portar
la
nota
è
una
perla
.
Ora
si
porta
la
nota
amena
in
un
banchetto
,
la
nota
patriottica
in
un
'
assemblea
,
la
nota
trista
in
una
conversazione
.
Di
uno
che
ammazzò
il
rivale
in
un
ballo
disse
ieri
l
'
altro
un
giornale
:
che
vi
portò
la
nota
tragica
.
La
grazia
di
quella
nota
!
E
a
proposito
:
tragedia
,
un
'
altra
parola
che
ha
fortuna
.
Non
ci
son
più
delitti
volgari
:
son
tutte
tragedie
e
drammi
.
(
Al
Cronista
)
:
Ma
questa
è
una
vostra
industria
letteraria
per
far
comprare
il
giornale
.
CRON
.
-
Manco
a
dirlo
.
SCRITT
.
-
L
'
hai
detta
finalmente
!
Mi
maravigliavo
che
non
ti
fosse
ancora
scappata
.
O
dove
l
'
avete
scovato
codesto
manco
a
dirlo
odiosissimo
che
inciampiamo
a
ogni
passo
?
CRON
.
-
O
come
vuoi
ch
'
io
lo
sappia
?
Chi
è
imbevuto
di
letteratura
classica
,
non
può
dire
da
che
classico
abbia
preso
questo
o
quel
modo
.
Da
Dante
,
forse
.
SCRITT
.
-
Avete
preso
da
Dante
anche
la
piattaforma
elettorale
?
PROF
.
-
In
questo
hai
torto
.
Piattaforma
è
una
parola
che
mi
piace
:
larga
,
solida
,
maestosa
.
Come
superfetazione
,
che
mi
piace
anche
di
più
,
per
la
sua
gentilezza
.
Quando
sento
dire
che
un
tal
progetto
di
legge
non
è
che
una
superfetazione
d
'
un
altro
,
presentato
da
un
altro
Ministero
,
vado
in
solluchero
.
Mi
par
così
poetica
l
'
immagine
di
quei
due
feti
!
SCRITT
.
-
Ciascuno
ha
i
suoi
gusti
.
Io
ho
il
gusto
degli
aggettivi
nuovi
,
semplici
e
partecipati
,
dei
quali
faccio
uno
studio
particolare
.
Ce
n
'
è
di
deliziosi
,
come
ora
si
dice
.
Per
esempio
:
sensazionale
;
schiacciante
,
riferito
a
un
argomento
;
toccante
:
un
oratore
toccante
:
mi
par
di
vederlo
suonar
la
chitarra
.
E
scollacciato
,
d
'
un
romanzo
!
L
'
immagine
di
quel
sostantivo
mascolino
col
seno
troppo
scoperto
,
m
'
affascina
.
E
così
macabro
è
uno
dei
miei
amori
.
Si
scopre
il
cadavere
d
'
una
povera
bimba
strozzata
:
-
scoperta
macabra
.
-
Com
'
è
a
proposito
l
'
immagine
d
'
una
danza
,
che
desta
quell
'
aggettivo
!
E
calza
bene
anche
l
'
aggettivo
drammatico
che
accoppia
all
'
idea
d
'
un
assassinio
quella
d
'
un
'
opera
d
'
immaginazione
dilettevole
!
E
imponente
detto
ad
un
modo
d
'
una
signora
d
'
alta
statura
e
d
'
un
grande
incendio
!
E
l
'
innocenza
completa
,
come
un
tranvai
!
E
la
commedia
movimentata
!
E
il
partito
politico
compatto
,
come
il
legno
del
sorbo
!
Elettori
,
andate
alle
urne
compatti
!
AVV
.
-
Camminerebbero
un
po
'
impacciati
.
SCRITT
.
-
Dovresti
dire
marcerebbero
.
Marciano
anche
gli
avvenimenti
.
Più
curiosa
è
la
voga
che
hanno
preso
cert
'
altri
aggettivi
in
un
nuovo
significato
,
come
grandioso
,
che
è
dei
più
abusati
.
In
questi
giorni
,
per
esempio
,
in
un
manifesto
d
'
un
'
associazione
è
chiamato
grandioso
l
'
avvenimento
dell
'
andata
del
re
d
'
Italia
a
Parigi
,
e
hanno
creduto
di
dire
,
non
qualche
cosa
di
meno
,
ma
di
più
che
grande
;
perché
grande
,
oramai
,
è
un
aggettivo
scaduto
.
Ora
non
basta
più
dire
che
un
attore
è
grande
in
una
data
parte
:
si
dice
che
è
immenso
.
Anche
famoso
si
dice
a
tutto
pasto
.
Una
buona
salsa
?
Famosa
.
Un
potente
schiaffo
?
Famoso
.
Una
sbornia
maiuscola
?
Famosa
.
Questo
vino
,
per
esempio
,
è
bonino
;
ma
non
così
famoso
come
a
voi
pare
.
PROF
.
-
E
superbo
?
E
magnifico
?
E
splendido
?
AVV
.
-
Un
magnifico
paio
di
scarpe
....
CRON
.
-
Che
calzano
magnificamente
.
SCRITT
.
-
Anzi
,
divinamente
!
Ma
splendido
è
l
'
aggettivo
re
del
tempo
che
corre
.
Splendido
un
par
di
calzoni
,
un
viale
,
un
artista
,
un
programma
politico
,
un
risotto
.
È
diventato
un
aggettivo
irresistibile
.
Sapete
che
il
Guerrini
,
per
combatterne
l
'
abuso
,
tenne
una
volta
una
conferenza
satirica
a
un
uditorio
d
'
amici
?
Tutti
ne
furono
persuasi
;
ma
quando
egli
ebbe
finito
,
e
domandò
un
giudizio
sul
suo
discorso
,
risposero
tutti
a
una
voce
:
-
Splendido
!
-
Non
c
'
è
forza
che
valga
più
a
sradicarlo
.
Come
fanatico
.
Che
c
'
entra
la
superstizione
religiosa
?
Ora
si
è
fanatici
di
tutto
quello
che
piace
:
d
'
una
grande
idea
umanitaria
come
d
'
un
bel
servizio
da
tavola
,
della
Divina
Commedia
come
delle
triglie
alla
livornese
.
AVV
.
-
Ben
detto
,
ben
definito
,
come
dice
Azzeccagarbugli
.
PROF
.
-
Stupendamente
bene
!
CRON
.
-
Hai
il
nostro
plauso
.
SCRITT
.
-
Non
mi
basta
.
Voglio
un
'
ovazione
.
Oggi
si
fa
a
tutti
e
per
ogni
cosa
.
Ma
non
ho
finito
.
Il
discorso
che
ho
fatto
sugli
aggettivi
non
è
esauriente
.
Quello
che
è
più
strano
nell
'
uso
invadente
,
a
mio
parere
,
è
l
'
accompagnamento
degli
aggettivi
coi
sostantivi
,
nel
quale
non
si
riconosce
più
alcuna
legge
né
di
convenienza
né
di
logica
,
mettendo
fra
gli
uni
e
gli
altri
dei
legami
forzati
,
repugnanti
al
buon
gusto
e
al
buon
senso
.
Basterà
che
vi
citi
un
esempio
per
suggerirvene
altri
cento
.
Possiamo
fare
una
gara
.
CRON
.
-
Si
dice
record
.
SCRITT
.
-
Fu
un
lapsus
,
perdonami
.
Un
pregiudizio
riguardo
a
una
quistione
d
'
ordinamento
delle
strade
ferrate
si
chiama
pregiudizio
ferroviario
.
Non
lo
vedete
correre
sulle
rotaie
?
AVV
.
-
Lo
vedo
.
Animo
.
La
gara
è
aperta
.
I
disinganni
dei
proprietari
nel
raccolto
dell
'
uva
:
-
delusioni
vinicole
.
PROF
.
-
Ansietà
agrarie
.
CRON
.
-
Ravvedimenti
costituzionali
.
AVV
.
-
Un
monumento
operaio
!
Quello
eretto
dagli
operai
cattolici
a
Leone
XIII
.
Questa
è
delle
meglio
,
mi
pare
.
SCRITT
.
-
Fermi
là
!
Vinco
la
gara
io
.
Vi
porterò
il
documento
in
prova
.
Il
titolo
d
'
un
articolo
sui
miliardai
americani
che
vanno
in
automobile
.
Indovinate
!
Cedo
il
premio
a
chi
indovina
.
CRON
.
-
Tempo
perso
.
Favella
.
SCRITT
.
-
Motorismo
miliardario
!
AVV
.
-
Splendido
.
PROF
.
-
Grandioso
.
CRON
.
-
Famoso
.
L
'
ho
scritto
io
!
SCRITT
.
-
Allora
il
premio
è
tuo
.
Tu
sei
immenso
.
La
gara
è
chiusa
.
AVV
.
-
Se
ne
può
aprire
un
'
altra
.
SCRITT
.
-
Immediatamente
.
Quella
delle
locuzioni
frequentissime
,
delle
quali
dovrebbe
bastar
la
ragione
,
il
semplice
buon
senso
a
far
avvertire
l
'
erroneità
e
il
ridicolo
,
perché
contengono
una
contraddizione
di
termini
manifesta
,
o
di
idee
,
che
non
possono
stare
insieme
.
Il
tipo
di
queste
locuzioni
è
la
famosa
sentenza
del
Prudhomme
:
-
Il
carro
dello
Stato
naviga
sopra
un
vulcano
.
-
Come
si
fa
a
dire
che
una
data
Amministrazione
o
un
Istituto
è
una
baracca
che
cammina
male
?
Che
il
tal
ministro
ha
esorbitato
dalla
linea
retta
?
Un
'
orbita
rettilinea
!
E
suscitare
un
'
impressione
,
che
è
come
dire
:
sollevare
una
cosa
in
giù
?
Ed
è
scoppiato
un
attrito
?
Avanti
,
signori
!
AVV
.
-
Vediamo
.
Abbracciare
una
carriera
.
SCRITT
.
-
È
un
bell
'
amplesso
!
PROF
.
-
Farsi
una
posizione
.
AVV
.
-
È
un
bel
fare
.
Ve
ne
dico
una
della
nostra
fabbrica
.
Gli
elementi
che
vanno
in
esilio
.
"
Da
questo
scritto
,
considerato
a
mente
serena
,
esulano
gli
elementi
della
minaccia
e
dell
'ingiuria."
SCRITT
.
-
Buona
;
ma
non
di
prim
'
ordine
.
È
meglio
,
e
si
sente
ogni
momento
:
-
M
'
è
accaduto
un
aneddoto
.
PROF
.
-
Come
chi
dicesse
:
m
'
è
accaduto
un
racconto
.
Ma
val
di
più
questa
:
-
Una
voce
amica
che
addita
la
via
del
dovere
.
-
Una
voce
con
le
dita
.
Trovami
l
'
uguale
.
AVV
.
-
Non
è
possibile
che
si
possa
trovare
,
lo
riconosco
.
SCRITT
.
-
Bella
anche
questa
,
e
comunissima
;
ma
non
è
premiabile
.
Ci
avrei
un
esempio
del
verbo
trattare
,
in
vece
del
semplice
essere
,
arcifrequente
.
L
'
ho
letto
in
una
cronaca
di
giornale
(
al
cronista
)
non
tua
.
A
un
tale
par
di
vedere
un
uomo
travolto
dalle
acque
d
'
un
fiume
;
si
butta
giù
per
salvarlo
;
ma
riconoscendo
che
si
trattava
d
'
un
cane
....
CRON
.
-
Ti
darei
quasi
la
palma
.
PROF
.
-
La
palma
è
mia
.
Ve
ne
do
una
freschissima
.
-
Con
quest
'
atto
il
Governo
ha
ribadito
la
corrente
della
sfiducia
pubblica
....
AVV
.
e
SCRITT
.
-
La
gara
è
chiusa
!
SCRITT
.
-
Sì
!
Ribadire
una
corrente
è
senza
dubbio
la
più
maravigliosa
di
tutte
.
CRON
.
-
Un
momento
.
Ammettetene
ancor
una
al
concorso
.
Son
sicuro
di
vincere
.
Attenti
bene
.
Il
teatro
era
completamente
vuoto
!
GLI
ALTRI
TRE
INSIEME
,
con
una
risata
:
-
Tombola
!
SCRITT
.
-
Facciamo
un
brindisi
al
vincitore
!
CRON
.
-
Voi
mi
emozionate
.
Fate
troppo
onore
a
una
quantità
trascurabile
come
son
io
.
(
Allo
scrittore
)
:
Ma
,
barbaro
,
non
si
dice
:
facciamo
un
brindisi
;
si
dice
brindiamo
.
E
poi
...
GLI
ALTRI
TRE
.
-
E
poi
?
CRON
.
-
Perché
bere
alla
mia
salute
?
È
superfluo
.
Io
sto
magnificamente
.
Beviamo
invece
alla
salute
della
lingua
italiana
,
che
,
poveretta
,
per
colpa
un
po
'
di
tutti
,
sta
male
assai
.
GLI
ALTRI
TRE
.
-
Evviva
!
CRON
.
-
Non
si
grida
più
evviva
.
Si
grida
:
-
Hoch
!
-
È
più
di
moda
,
e
poi
....
non
è
italiano
.
TUTTI
INSIEME
,
alzando
i
bicchieri
:
-
Hoch
!
Hoch
!
Hoch
!
UN
CAMERIERE
(
tra
sé
,
passando
nel
corridoio
:
)
-
Che
siano
artisti
del
Circo
equestre
?
CONTRO
I
LUOGHI
COMUNI
(
APPENDICE
AL
DIALOGO
)
.
Caro
amico
,
Ieri
sera
,
dopo
il
nostro
desinare
cruscaio
,
mi
parlasti
d
'
un
libro
che
stai
ponzando
intorno
allo
studio
della
lingua
.
Non
ne
ricordo
gran
che
,
perdonami
,
perché
avevo
un
po
'
di
Chianti
nel
capo
;
ma
ti
suggerisco
una
buona
idea
,
che
mi
venne
in
mente
dopo
averti
dato
la
buona
notte
:
a
me
le
idee
migliori
vengono
quasi
sempre
in
ritardo
di
qualche
minuto
;
ciò
che
è
una
gran
disgrazia
per
un
avvocato
.
Dovresti
scrivere
un
capitolo
feroce
,
come
direbbe
l
'
Alfieri
,
contro
i
luoghi
comuni
.
Che
vuoi
?
In
materia
di
lingua
io
sono
un
mezzo
barbaro
:
parlo
male
,
non
scrivo
meglio
di
come
parlo
,
e
quanto
a
materiale
linguistico
appartengo
alla
classe
dei
meno
abbienti
,
come
si
diceva
ieri
sera
.
Ma
odio
i
luoghi
comuni
.
Di
questo
stupirai
.
Ma
non
dovresti
stupire
.
C
'
è
dei
poveri
diavoli
che
hanno
per
istinto
gusti
e
tendenze
di
gran
signori
.
Tu
hai
capito
ch
'
io
intendo
parlare
di
quel
gran
numero
di
vocaboli
e
traslati
triti
e
di
frasi
fatte
,
che
ricorrono
continuamente
nei
giornali
,
nelle
conversazioni
,
nei
discorsi
parlamentari
,
necrologici
,
inaugurali
e
convivali
,
e
anche
nelle
lettere
private
dei
nostri
concittadini
.
Ebbene
,
queste
parole
e
frasi
mi
son
venute
in
ira
a
tal
punto
che
ogni
volta
che
me
ne
cade
una
sotto
gli
occhi
o
m
'
arriva
all
'
orecchio
,
mi
dà
il
senso
come
d
'
una
botta
nel
gomito
o
d
'
un
urtone
nel
petto
.
È
irragionevole
;
ma
preferisco
a
un
luogo
comune
uno
sproposito
,
e
quasi
quasi
un
'
impertinenza
.
Dipende
dai
nervi
,
mio
caro
.
Sì
,
tutte
queste
maniere
viete
che
tutti
usano
,
anche
nel
linguaggio
famigliare
(
per
iscansare
altre
maniere
più
semplici
,
le
quali
paion
volgari
perché
son
semplici
)
,
come
tributare
elogi
,
rendere
omaggio
,
prodigar
carezze
,
largire
favori
,
esser
largo
di
cure
,
dar
lustro
al
paese
e
a
sé
stesso
,
dare
ospitalità
a
un
articolo
,
render
sentite
azioni
di
grazie
(
questa
mi
fa
fremere
)
,
poggiare
a
un
'
altezza
(
ci
s
'
aggiunge
spesso
,
per
vezzo
,
non
comune
)
;
e
tutte
quell
'
altre
perifrasi
muffite
,
come
l
'
elemento
divoratore
,
per
il
fuoco
,
e
la
malattia
che
non
perdona
,
per
la
tisi
,
e
il
lenocinio
della
forma
,
e
le
veneri
dello
stile
,
e
l
'
aureola
della
pubblica
stima
,
e
la
carità
del
loco
natìo
,
e
le
nubi
che
offuscano
ogni
specie
d
'
orizzonti
metaforici
,
e
i
guiderdoni
e
gli
usberghi
e
i
Palladii
e
i
fior
fiore
della
cittadinanza
,
son
diventati
l
'
afflizione
della
mia
vita
.
Ma
come
mai
chi
le
rimastica
non
ci
sente
il
rancidume
che
ammorba
la
bocca
e
vince
lo
stomaco
?
È
una
smania
universale
di
fuggir
la
parola
ovvia
come
un
malanno
.
Vedi
se
c
'
è
uno
su
cento
dei
necrologisti
quotidiani
che
si
contenti
di
dire
che
un
galantuomo
è
morto
!
Ha
esalato
l
'
ultimo
respiro
,
ha
reso
l
'
anima
,
è
uscito
di
vita
,
è
mancato
ai
vivi
,
ha
cessato
di
vivere
,
ha
chiuso
gli
occhi
,
si
è
estinto
,
si
è
spento
;
ma
non
è
morto
.
La
stessa
parola
morte
,
così
solenne
,
e
che
al
nostro
cuore
par
che
suoni
sempre
per
la
prima
volta
,
è
giudicata
ignobile
:
si
dice
dipartita
,
decesso
,
la
fine
.
Confessato
e
comunicato
è
troppo
comune
:
si
dice
munito
dei
conforti
religiosi
.
Bella
quella
munizione
di
conforti
!
E
quando
si
metterà
a
riposo
quella
decrepita
Parca
col
suo
putrefatto
inesorabile
?
E
quando
si
finirà
di
profondere
la
larga
eredità
d
'
affetti
?
Ah
,
chi
l
'
ha
detta
per
il
primo
si
può
ben
vantare
di
non
aver
seminato
nella
sabbia
!
E
quell
'
insopportabile
intelletto
d
'
amore
,
di
cui
si
fa
toppe
da
scarpe
,
tanto
da
scrivere
che
è
fatto
con
intelletto
d
'
amore
anche
un
quadro
statistico
dell
'
esportazione
dei
formaggi
?
E
quella
inevitabile
traccia
onorata
di
sé
,
che
si
lascia
dietro
ogni
scalzacane
?
E
quella
misteriosa
eloquenza
di
cui
Tizio
soltanto
possiede
il
segreto
,
come
d
'
uno
specifico
farmaceutico
?
E
quella
maledetta
ostinazione
a
non
voler
mai
dire
che
una
riunione
fu
allegra
,
cordiale
,
triste
,
per
mettere
invece
lo
scettro
in
mano
all
'
allegria
,
alla
cordialità
,
alla
tristezza
,
e
farla
regnare
?
E
quell
'
eterna
banda
musicale
che
rallegra
tutti
i
banchetti
coi
lieti
concenti
?
E
quel
sempiterno
brillare
per
la
loro
assenza
delle
Autorità
e
degl
'
invitati
che
mancano
?
Il
contagio
di
queste
affettazioni
obbligatorie
,
e
dei
vezzi
latini
in
ispecie
,
è
penetrato
fin
dove
la
luce
del
gas
non
è
giunta
ancora
.
Vedi
nelle
corrispondenze
mandate
ai
giornali
fin
dai
più
piccoli
villaggi
.
I
matrimoni
,
i
funerali
,
le
rappresentazioni
teatrali
,
le
deliberazioni
del
municipio
(
espressioni
troppo
comuni
)
sono
annunziate
come
nuptialia
,
funeralia
,
theatralia
,
municipalia
:
che
spocchia
!
Dire
:
nel
consiglio
comunale
?
Miserie
!
In
seno
al
consiglio
.
Il
più
vecchio
dei
Consiglieri
,
o
di
qualunque
adunanza
,
è
sempre
il
Nestore
:
il
paese
è
pieno
di
Nestori
.
E
quando
si
seppellisce
un
cristiano
,
gli
si
augura
leggiera
la
terra
:
una
leggerezza
diventata
più
pesante
del
monolito
di
Pianezza
.
E
a
proposito
di
villaggi
,
non
immagini
la
stizza
che
mi
fa
quel
popolo
Ebreo
esulante
dall
'
Egitto
,
tirato
sempre
in
ballo
nell
'
autunno
per
dire
che
i
villeggianti
se
ne
vanno
:
l
'
esodo
dei
villeggianti
!
Non
c
'
è
che
un
'
altra
eleganza
che
mi
dia
ai
nervi
a
egual
punto
,
ed
è
il
senza
por
tempo
in
mezzo
o
in
men
che
non
si
dica
,
o
con
la
rapidità
del
fulmine
,
che
intoppo
a
ogni
passo
.
Ma
che
Dio
vi
benedica
con
una
pertica
,
se
volete
dire
che
un
tale
ha
fatto
una
cosa
in
un
lampo
,
imitatelo
,
ditela
alla
più
lesta
possibile
,
per
rendere
la
rapidità
dell
'
azione
,
con
una
sola
parola
,
e
non
con
una
filastrocca
.
Ma
no
,
c
'
è
un
altro
luogo
comune
che
detesto
più
di
quanti
n
'
ho
citati
,
ed
è
la
moglie
di
Cesare
che
non
dev
'
essere
sospettata
.
Chi
ci
libererà
una
volta
da
questa
signora
,
Dei
superiori
!
E
siamo
anche
a
questa
,
in
fine
:
che
non
si
possa
più
dire
nei
giornali
,
né
in
Parlamento
,
né
dove
diamine
tu
voglia
,
che
c
'
è
del
marcio
in
una
banca
,
in
un
ministero
,
in
una
classe
sociale
,
o
anche
in
una
cesta
di
cavoli
,
senza
tirarvi
per
i
capelli
Amleto
e
la
Danimarca
?
Io
c
'
inverdisco
,
parola
d
'
onore
.
Flagella
dunque
gagliardamente
i
luoghi
comuni
.
Per
me
sono
uno
dei
primi
segni
che
servono
a
distinguere
gli
scrittori
veri
dagli
scrittori
di
dozzina
.
Io
che
,
non
per
finezza
d
'
educazione
letteraria
,
ma
per
istinto
,
ne
sento
il
puzzo
un
miglio
lontano
,
non
ne
trovai
uno
solo
nel
Manzoni
,
nel
Leopardi
,
nel
Carducci
,
in
nessuno
dei
grandi
maestri
.
Mostrali
ai
ragazzi
studiosi
per
quello
che
sono
:
germi
d
'
infezione
;
perché
,
non
badandovi
,
essi
s
'
avvezzano
a
usarli
,
e
se
ne
fanno
una
provvista
,
e
questa
,
ingrossando
a
poco
a
poco
,
finisce
con
soffocare
in
loro
il
sentimento
della
semplicità
,
e
anche
,
se
l
'
hanno
,
la
dote
rara
dell
'
originalità
della
forma
.
Flagella
senza
misericordia
.
Ti
parrò
troppo
inviperito
.
Ma
è
perché
,
pure
abbominando
il
luogo
comune
,
di
tanto
in
tanto
,
alla
sbarra
,
me
ne
lascio
scappare
qualcuno
;
non
serve
ch
'
io
stia
in
guardia
;
è
come
un
influsso
dell
'
aria
,
al
quale
è
forza
ch
'
io
soggiaccia
.
Ah
,
vedi
che
ci
son
cascato
!
È
forza
ch
'
io
soggiaccia
!
Disgraziato
!
Me
ne
vergogno
,
mi
schiaffeggio
,
e
ti
saluto
.
IL
TUO
AVVOCATO
.
"
GLI
ARDIRI
"
.
Confessioni
d
'
uno
scrittore
pusillanime
a
uno
senza
paura
.
Il
dialogo
segue
in
casa
del
primo
,
di
nome
Leone
,
che
sta
seduto
allo
scrittoio
,
coperto
di
fogli
.
L
'
altro
,
Rompicollo
di
pseudonimo
,
gli
siede
di
faccia
.
Età
dei
due
personaggi
:
vicini
al
pendìo
dove
l
'
età
precipita
.
LEONE
(
che
ha
finito
di
leggere
un
manoscritto
)
.
-
Che
te
ne
pare
?
Sii
sincero
.
ROMPICOLLO
.
-
Sincerissimo
.
La
narrazione
è
ordinata
,
lucida
,
scritta
bene
come
tutto
quello
che
tu
scrivi
.
Ma
c
'
è
il
difetto
che
è
in
tutti
i
tuoi
scritti
.
Ci
manca
una
bella
qualità
,
una
sola
.
L
.
-
Tira
il
colpo
.
R
.
-
Mettiti
in
guardia
.
Si
può
riferire
a
te
il
giudizio
che
diede
un
editore
illustre
sul
modo
di
scrivere
d
'
un
romanziere
che
tu
conosci
:
-
Scrive
da
maestro
;
ma
....
non
c
'
è
caso
di
vedergli
una
volta
la
cravatta
per
traverso
.
L
.
-
Spiègati
meglio
.
R
.
-
Per
spiegarmi
meglio
,
bisogna
che
te
la
faccia
un
po
'
lunga
.
L
.
-
Purchè
tu
la
faccia
di
corsa
.
R
.
-
Mi
rifaccio
a
ottant
'
anni
addietro
,
quando
già
un
grande
maestro
osservava
che
negli
scrittori
del
suo
tempo
la
lingua
italiana
s
'
andava
geometrizzando
,
riducendo
al
linguaggio
magro
e
asciutto
della
ragione
e
delle
scienze
che
si
chiamano
esatte
,
con
grave
pericolo
di
cadere
nella
timidità
,
povertà
,
impotenza
,
regolarità
eccessiva
,
ch
'
egli
rimproverava
alla
lingua
francese
dell
'
età
sua
.
Egli
voleva
dire
che
s
'
andava
perdendo
l
'
uso
di
quella
libertà
,
di
quei
tanti
idiotismi
e
irregolarità
felicissime
,
di
quelle
tante
licenze
,
o
ardiri
,
per
servirmi
d
'
una
sua
parola
,
nei
quali
consistevano
principalmente
"
la
facilità
,
la
varietà
,
la
volubilità
,
la
pieghevolezza
,
la
forza
insomma
e
la
bellezza
,
il
genio
e
il
gusto
della
lingua
italiana
.
"
Gli
ardiri
,
capisci
!
Li
definisce
bene
anche
il
Padre
Cesari
dove
dice
che
i
nostri
antichi
scrittori
non
procedevano
sempre
a
passi
di
stretto
costrutto
grammaticale
,
che
alcune
cose
,
scrivendo
,
lasciavano
da
mettercele
i
leggitori
,
che
prendevano
spesso
un
giro
o
legamento
che
usciva
dal
comune
,
che
s
'
allargavano
fuori
della
via
trita
,
tenendo
l
'
occhio
più
alla
sentenza
che
alla
costruzione
delle
parole
.
C
'
erano
insomma
nella
loro
lingua
(
tanto
lontana
per
questo
dal
cader
nell
'
arido
e
nel
matematico
)
scorci
,
ellissi
,
annodature
e
snodature
,
travolgimenti
di
costrutto
,
ogni
specie
d
'
idiotismi
efficaci
e
di
belle
licenze
,
che
le
davano
una
naturalezza
e
un
vigore
ammirabile
;
c
'
era
una
franchezza
,
un
far
da
padroni
,
un
coraggio
....
L
.
-
Che
io
non
ho
.
R
.
-
Hai
voluto
la
sincerità
.
La
maggior
parte
di
quelle
licenze
o
ardiri
,
consacrati
dall
'
uso
dei
classici
,
d
'
errori
che
erano
a
rigor
di
grammatica
,
son
diventati
bellezze
.
Vezzi
e
grazie
,
dice
il
Cesari
.
Ma
sono
anche
concisione
e
forza
.
Ebbene
,
tu
non
te
ne
servi
mai
.
Ma
non
tu
solo
:
pochissimi
se
ne
servono
,
e
con
parsimonia
paurosa
,
anche
fra
gli
scrittori
toscani
.
Scriviamo
tutti
col
compasso
e
con
le
seste
.
E
scrivendo
così
,
disconosciamo
,
offendiamo
la
natura
della
nostra
lingua
.
Tu
m
'
intendi
.
Le
lingue
,
ha
detto
un
grande
scrittore
francese
,
sono
somiglianti
ad
antiche
foreste
,
dove
le
parole
e
le
frasi
vennero
su
come
vollero
o
come
poterono
.
Ce
n
'
è
di
bizzarre
e
anche
di
mostruose
;
ma
formano
tutt
'
insieme
,
riunite
nel
discorso
,
armonie
bellissime
;
ed
è
da
barbari
e
da
insensati
il
potarle
come
i
tigli
dei
passeggi
pubblici
.
La
lingua
,
aggiunge
lo
stesso
scrittore
,
esce
da
un
fondo
popolare
:
è
piena
d
'
ignoranze
,
d
'
errori
,
di
capricci
,
e
le
sue
più
grandi
bellezze
sono
ingenue
....
Perché
mi
fai
quel
risolino
ironico
?
L
.
(
buttando
il
manoscritto
con
dispetto
)
.
-
Perché
t
'
affanni
a
sfondare
una
porta
aperta
,
figliuol
mio
.
(
Balzando
in
piedi
)
.
Ah
,
tu
non
sai
che
tasto
ingrato
mi
tocchi
!
Ma
io
sono
più
persuaso
di
te
della
verità
di
quanto
mi
dici
.
Ma
io
sento
e
riconosco
meglio
di
te
quello
che
mi
manca
,
e
questo
appunto
è
il
tormento
della
mia
vita
.
Ma
delle
belle
licenze
,
dei
solecismi
efficaci
,
degli
ardimenti
felici
,
che
tu
mi
decanti
,
io
ho
fatto
nei
nostri
scrittori
uno
studio
amoroso
e
paziente
come
nessuno
l
'
ha
fatto
mai
,
e
te
lo
posso
far
toccare
con
mano
...
R
.
-
E
allora
...
perché
non
ti
si
vede
mai
la
cravatta
per
traverso
?
L
.
(
lasciandosi
ricader
sulla
seggiola
e
con
accento
sconsolato
)
.
-
Perché
sono
un
vigliacco
.
R
.
(
ridendo
)
.
-
Eh
via
,
amico
;
non
ti
calunniare
.
L
.
(
con
un
movimento
impetuoso
apre
un
cassetto
,
e
ne
tira
fuori
e
sbatte
sul
tavolino
un
grosso
scartafaccio
)
.
-
Vedi
se
ti
dico
la
verità
.
Qui
ci
sono
esempi
cavati
da
scrittori
di
tutti
i
secoli
,
dai
trecentisti
ai
contemporanei
,
dal
Villani
al
Machiavelli
,
dal
Machiavelli
al
Bartoli
,
dal
Bartoli
a
Gino
Capponi
...
Guarda
,
sfoglia
;
questa
è
la
prova
della
mia
vigliaccheria
.
R
.
-
Ma
è
una
raccolta
preziosa
.
Io
non
ho
mai
pensato
a
farla
.
Te
l
'
invidio
.
Tu
me
la
devi
far
leggere
.
L
.
-
E
vedi
se
l
'
ho
fatta
con
amore
.
Ho
diviso
e
ordinato
gli
esempi
:
esempi
dell
'
uso
di
certe
preposizioni
,
di
certi
pronomi
,
di
certi
avverbi
,
di
certi
costrutti
.
Ah
,
tu
credevi
ch
'
io
fossi
compassato
e
geometrico
per
non
sapere
come
si
violano
bellamente
le
buone
regole
!
Ma
io
sento
la
bellezza
delle
licenze
classiche
quant
'
altri
mai
al
mondo
,
e
n
'
ho
a
mia
disposizione
un
magazzino
.
Solo
ch
'
esse
ci
stanno
come
le
monete
d
'
oro
nella
cassa
forte
d
'
un
avaro
fradicio
.
Io
non
le
spendo
per
vigliaccheria
.
Vedi
qui
,
soltanto
intorno
all
'
uso
del
che
,
quante
n
'
ho
ammucchiate
...
R
.
-
Leggi
,
te
ne
prego
.
Sono
curiosissimo
.
L
.
-
Quel
che
,
che
è
la
mia
tortura
e
la
mia
vergogna
!
Ti
voglio
svelare
tutta
la
mia
dappocaggine
.
Vedi
qui
il
Villani
:
-
Una
cosa
ebbero
i
rettori
di
quello
(
del
popolo
di
Firenze
)
,
CHE
furono
molto
leali
e
diritti
a
comune
.
-
Vuoi
credere
ch
'
io
non
sarei
da
tanto
d
'
usare
il
che
in
quella
maniera
,
che
mi
parrebbe
temerario
?
Che
ne
dici
?
E
quest
'
altro
esempio
del
Sacchetti
:
-
E
pone
questa
sua
pultiglia
a
mensa
,
CHE
non
è
porco
in
terra
di
Roma
che
n
'
avesse
mangiato
.
-
E
neanche
quest
'
altro
che
io
m
'
arrischierei
ad
usare
.
-
Udite
le
mie
parole
,
e
non
le
abbiate
a
schifo
per
la
nostra
etade
,
CHE
siamo
giovani
.
-
E
anche
questo
che
,
che
sta
lì
a
maraviglia
,
mo
lo
rimangerei
.
-
E
uscì
di
Parigi
,
e
cavalcò
tante
giornate
ch
'
egli
giunse
a
Narbona
,
CHE
sono
cento
venti
leghe
.
-
E
io
,
cane
,
scriverei
:
-
che
è
distante
da
Parigi
cento
venti
leghe
.
-
E
campò
da
quel
morbo
,
CHE
non
ne
campò
uno
sul
centinaio
.
-
E
vorrei
che
fosse
qualche
uccello
nuovo
,
CHE
non
se
ne
trovano
molti
per
l
'
altre
genti
,
come
sono
fanelli
e
calderelle
.
-
Come
scriverei
io
,
per
non
usar
quei
due
che
,
non
ho
la
faccia
di
dirtelo
.
Questo
del
Machiavelli
:
-
Perché
dai
Tarquini
ai
Gracchi
,
CHE
furono
più
di
trecent
'
anni
.
-
Io
avrei
scritto
un
orrore
:
-
fra
i
quali
e
i
primi
corsero
più
di
trecent
'
anni
-
,
o
forse
peggio
.
-
Mi
pasco
di
quel
cibo
che
solum
è
mio
,
e
CHE
io
nacqui
per
lui
.
-
Un
anacoluto
bellissimo
,
non
è
vero
?
E
io
non
lo
scriverei
neppure
sotto
il
bastone
.
E
vado
innanzi
,
senza
citar
gli
autori
:
-
Diedegli
un
colpo
in
su
l
'
elmo
,
CHE
tutto
il
grifone
d
'
ariento
andò
per
terra
.
-
Io
ci
avrei
premesso
un
tale
o
un
così
forte
,
per
salvar
l
'
onore
.
-
Un
teatro
CHE
non
ci
toccava
d
'
entrarvi
che
cinque
o
sei
volte
in
tutto
il
carnevale
...
-
Cosa
CHE
me
ne
dispiace
anche
adesso
.
-
Per
bisogno
di
danari
arrandellò
quella
villa
,
CHE
avrebbe
potuto
pigliarci
il
doppio
.
-
Epopea
e
storia
sono
due
termini
CHE
l
'
uno
ammazza
l
'
altro
.
-
Il
magnanimo
fa
le
grandi
cose
con
l
'
agevolezza
CHE
il
comune
degli
uomini
fa
le
cose
comuni
...
Io
,
vile
,
avrei
usato
in
quest
'
ultimo
caso
un
vile
con
la
quale
,
e
commesso
altre
piccole
viltà
compagne
nei
casi
precedenti
...
R
.
-
O
perché
mai
,
se
di
quei
modi
senti
l
'
efficacia
,
e
sai
che
sono
legittimati
dagli
scrittori
?
L
.
-
Te
lo
dirò
poi
.
Senti
sull
'
uso
dell
'
avverbio
dove
,
che
è
un
'
altra
mia
afflizione
,
perché
lo
saprei
usar
bene
,
e
vi
sostituisco
ogni
specie
di
locuzioni
odiose
.
-
Con
questi
m
'
ingaglioffo
...
-
Hai
già
ricosciuto
messer
Niccolò
,
non
è
vero
?
-
Con
questi
m
'
ingaglioffo
per
tutto
il
dì
,
giuocando
a
cricca
,
a
trictrac
,
DOVE
nascono
mille
contese
.
-
In
questo
caso
è
DOVE
si
riconosce
la
virtù
dell
'
edificatore
.
-
In
queste
cose
bisogna
esser
cauto
,
ma
DOVE
ne
va
'
l
capo
,
cautissimo
.
-
Vollero
farli
malgrado
loro
santi
,
DOVE
non
era
poco
che
fossero
cristiani
.
-
Accanto
a
DOVE
ora
è
San
Francesco
di
Paola
.
-
Si
fecero
molte
ricerche
a
Meda
,
DI
DOV
'
era
la
conversa
.
-
Io
sarei
capace
di
scrivere
:
-
che
era
il
paese
nativo
della
conversa
.
-
Non
uno
dei
dove
citati
avrei
l
'
animo
d
'
usare
in
quella
maniera
.
Che
te
ne
pare
?
Andiamo
innanzi
.
Ti
secco
?
R
.
-
Ma
no
;
sèguita
,
che
mi
ci
godo
.
L
.
-
Sull
'
uso
della
preposizione
da
.
Vedrai
se
io
so
a
quante
belle
locuzioni
abbreviative
e
svelte
si
può
far
servire
.
-
Fin
DA
abatonzolo
(
da
quando
era
abatonzolo
)
il
fatto
suo
era
uno
spasso
.
-
Quello
non
è
luogo
DA
andarvi
di
notte
.
-
La
passione
il
fe
'
dare
in
falli
DA
non
inciamparvi
altro
che
un
cieco
.
-
Gli
dia
un
tema
tale
che
i
due
vocaboli
cadano
DA
dover
adoperare
.
-
Le
son
cose
queste
DA
farle
e
DA
lodarle
le
donne
della
santa
nazione
;
ma
noi
...
-
Il
penultimo
esempio
è
del
Tommaseo
,
l
'
ultimo
del
Carducci
.
Io
farei
il
viso
rosso
,
vedi
,
se
dovessi
dirti
il
giro
ignobile
di
parole
che
avrei
fatto
per
esprimere
l
'
uno
e
l
'
altro
pensiero
!
R
.
-
Ma
perche
,
in
nome
di
Dio
?
L
.
-
E
riguardo
all
'
uso
del
se
,
senti
che
ellissi
efficaci
,
che
scorci
d
'
espressione
io
rifiuto
per
codardìa
.
-
Brancolando
con
le
mani
,
SE
a
cosa
nessuna
si
potesse
appigliare
.
-
Il
desiderio
che
questi
signori
Medici
mi
cominciassero
adoperare
,
SE
(
quand
'
anche
)
dovessero
cominciare
a
farmi
voltolare
un
sasso
.
-
Erano
saliti
sui
tetti
,
SE
di
là
potessero
veder
la
cassa
,
il
corteggio
,
qualche
cosa
.
-
Sei
persuaso
che
non
mi
mancherebbe
l
'
arte
,
se
non
mi
mancasse
il
fegato
?
R
.
-
Ma
dunque
!
L
.
-
Ma
aspetta
.
Io
ti
voglio
ben
persuadere
che
so
,
e
che
soltanto
per
poltroneria
,
non
per
ignoranza
,
scrivo
come
un
tanghero
.
Mi
voglio
schiaffeggiar
con
le
mie
mani
quanto
merito
.
Passo
all
'
uso
dell
'
infinito
.
Ecco
del
Sacchetti
:
-
Il
lupo
entrava
domesticamente
nelle
case
,
senza
far
male
a
persona
,
e
senza
ESSERNE
fatto
a
lui
.
-
O
nobile
duca
,
dov
'
è
la
tua
saviezza
A
SEDERE
dove
tu
non
dèi
per
dignità
di
re
?
-
Tu
devi
essere
un
ladroncello
A
ENTRARE
per
le
case
altrui
.
-
E
se
alcuno
dicesse
(
è
Niccolò
da
capo
)
-
:
i
modi
erano
straordinari
,
e
quasi
efferati
:
VEDERE
il
popolo
insieme
gridare
contro
il
Senato
,
il
Senato
contro
il
popolo
,
CORRERE
tumultuosamente
per
le
strade
,
PARTIRSI
tutta
la
plebe
da
Roma
ecc
.
,
dico
come
ogni
città
...
-
Com
'
è
detto
bene
!
E
io
non
direi
così
per
un
biglietto
da
mille
.
-
Venendo
alla
seconda
inginocchiazione
,
la
fatica
della
prima
aggiungendosi
alla
seconda
,
e
VOLERE
far
presto
e
non
POTERE
,
(
bellissimo
!
)
lo
costrinse
a
far
sì
,
che
la
parte
di
sotto
si
fe
'
sentire
.
-
Ed
ecco
il
saluto
che
meriterebbero
da
chi
legge
gli
scrittori
poltroni
del
mio
stampo
.
R
.
-
Ma
le
ragioni
della
poltroneria
!
L
.
-
E
quelle
proposizioni
incidenti
,
interpolate
fra
gli
elementi
d
'
un
'
altra
,
quasi
indipendenti
,
e
per
così
dir
sospese
nel
periodo
,
che
imitano
così
bene
il
linguaggio
parlato
,
e
dànno
al
discorso
un
andamento
così
disinvolto
e
spigliato
,
un
così
bel
colore
di
naturalezza
....
R
.
-
Giusto
;
qui
t
'
aspettavo
:
sono
la
mia
predilezione
.
Vediamo
se
n
'
hai
qualcuna
della
mia
raccolta
.
L
.
-
Ce
n
'
ho
un
cassone
.
-
Per
mia
fè
,
che
CHI
MI
DONASSE
L
'
ORO
DEL
MONDO
,
non
t
'
offenderei
.
-
Come
pienamente
si
legge
per
Lucano
poeta
,
CHI
LE
STORIE
VORRÀ
CERCARE
.
-
Il
Chiodo
è
un
chirurgo
che
,
CHI
LO
PAGA
BENE
,
tien
segreti
gli
ammalati
.
-
E
se
tira
vento
,
t
'
acceca
,
poichè
non
può
stare
se
non
intinge
ogni
momento
le
cinque
dita
in
una
gran
tabacchiera
,
E
SU
SU
,
E
QUEL
CHE
NON
C
'
ENTRA
SEMINA
,
movendo
i
polpastrelli
aggruppati
.
R
.
-
È
detto
con
un
garbo
ammirabile
.
E
tu
non
useresti
nemmeno
codeste
forme
di
sintassi
,
che
tutti
usano
?
L
.
-
No
,
ch
'
io
sia
dannato
!
Nemmen
queste
.
E
tutti
quegli
altri
modi
semplici
e
ingenui
,
tolti
dal
linguaggio
famigliare
,
di
legare
un
pensiero
ad
un
altro
,
e
d
'
accozzar
l
'
uno
all
'
altro
senza
legame
,
che
sono
una
bellezza
!
Per
esempio
:
-
Il
quale
manifesta
agli
uomini
certe
cose
che
non
sanno
,
ED
EGLI
LE
SA
.
-
Questi
piani
,
che
sono
in
mezzo
di
queste
montagne
,
sono
spazzati
e
puliti
come
la
palma
della
mano
,
E
TUTTO
QUESTO
FA
IL
VENTO
.
-
Venendo
San
Francesco
a
Santa
Maria
degli
Angeli
con
frate
Leone
a
tempo
di
verno
,
E
IL
FREDDO
GRANDISSIMO
FORTEMENTE
IL
CRUCCIAVA
....
E
il
grande
verso
di
Dante
:
Vedi
che
non
rincresce
a
me
,
E
ARDO
.
Sostituiamo
all
'
e
un
che
,
come
avrei
fatto
io
,
vigliacco
,
e
facciamo
un
verso
mediocre
e
floscio
d
'
un
verso
che
fa
fremere
:
non
è
vero
?
Ah
,
tu
credevi
ch
'
io
scrivessi
come
scrivo
per
ignoranza
!
Per
esempio
,
ci
ho
un
tesoro
di
modi
ellittici
preziosi
,
che
tengo
a
muffire
.
-
Ora
perché
si
sappia
come
morì
,
UDII
DIRE
a
mio
padre
che
gli
venne
voglia
d
'
andare
alla
stufa
....
-
Com
'
è
garbata
l
'
omissione
del
dirò
che
,
ch
'
io
mi
sarei
ben
guardato
dall
'
omettere
!
-
E
avendo
dato
a
questo
suo
figliuolo
certe
carte
,
E
CHE
ANDASSE
INNANZI
CON
ESSE
,
e
aspettasselo
da
lato
della
badìa
di
Firenze
....
-
Disse
:
i
nemici
esser
oltre
numero
molti
:
quaranta
che
essi
erano
,
non
far
corpo
da
sostener
contro
a
tanti
,
E
I
PAESANI
DA
NON
FIDARSENE
IN
TALE
ESTREMO
.
-
Per
dir
questo
io
avrei
fabbricato
un
periodaccio
doppio
.
-
Confortate
la
donna
E
ELLA
VOI
.
-
Io
c
'
avrei
rificcato
un
conforti
.
Io
rispetto
bassamente
tutte
le
concordanze
,
io
bacio
la
terra
purchè
sia
sempre
in
perfetta
corrispondenza
il
soggetto
col
verbo
,
e
rovini
il
mondo
!
Vedi
,
per
me
è
una
bellezza
la
frase
:
-
In
questo
,
I
SIGNORI
CHI
ANDAVA
IN
QUA
E
IN
LÀ
,
E
CHI
'
NSÙ
E
CHI
'
NGIÙ
,
e
il
restante
,
chi
si
nascose
in
un
luogo
,
chi
in
un
altro
;
-
e
quest
'
altra
:
-
dubbiosi
,
mutoli
,
attratti
,
ciechi
ed
OGNI
ALTRA
INFERMITÀ
VENNERO
dal
re
-
;
ma
(
scrollando
il
capo
,
con
un
sorriso
ironico
)
mi
farei
levar
la
pelle
prima
di
metter
sulla
carta
quelle
bellezze
.
So
bene
che
"
una
parte
della
Grammatica
è
costituita
dalla
somma
degl
'
idiotismi
d
'
una
lingua
,
diventati
un
fatto
"
,
so
che
"
la
scienza
della
lingua
consiste
nel
sapere
e
l
'
arte
dello
scrivere
nell
'
adoperare
quelle
variazioni
idiomatiche
"
che
sono
innumerevoli
,
e
tutte
opportunamente
usabili
,
anche
quelle
di
cui
non
c
'
è
esempio
negli
scrittori
;
so
tutto
questo
....
e
scrivo
come
scrivo
!
R
:
-
Ma
me
lo
dici
una
volta
di
che
,
di
chi
,
per
che
ragione
hai
paura
!
L
.
(
scoppiando
)
.
-
Ho
paura
dell
'
ignoranza
del
maggior
numero
,
ho
paura
della
pedanteria
degli
asini
,
ho
paura
di
Giuseppe
Prudhomme
!
Ecco
di
che
ho
paura
.
R
.
-
Di
Giuseppe
Prudhomme
?
Ah
,
capisco
finalmente
!
L
.
-
Sì
.
Tu
conosci
il
Prudhomme
,
quel
personaggio
maraviglioso
in
cui
Enrico
Monnier
ha
rappresentato
la
scioccheria
,
l
'
ignoranza
saccente
,
la
meschinità
e
la
pecoraggine
intellettuale
,
inconsapevole
e
presuntuosa
di
una
grande
famiglia
d
'
esseri
,
non
soltanto
della
sua
Francia
,
ma
d
'
ogni
paese
del
mondo
.
Ebbene
,
io
,
nello
scrivere
,
ho
paura
del
Prudhomme
italiano
,
e
della
signora
Prudhomme
,
e
dei
suoi
figliuoli
e
delle
sue
figliuole
,
e
di
tutti
i
suoi
congiunti
ed
amici
,
e
di
tutti
coloro
che
poco
o
molto
rassomigliano
a
lui
.
Quando
sto
per
mettere
sul
foglio
uno
di
quei
tanti
modi
che
abbiamo
visti
,
e
degli
altri
moltissimi
,
che
ho
notati
,
mi
si
leva
davanti
tutta
quella
gente
,
li
vedo
col
mio
libro
o
col
mio
articolo
fra
le
mani
,
e
li
sento
esclamare
:
-
Oh
che
ciuco
!
Ma
che
italiano
è
questo
?
Ma
costui
non
sa
la
grammatica
!
-
perché
tutte
quelle
licenze
e
arditezze
che
per
te
e
per
me
sono
bellezza
e
forza
della
lingua
,
per
il
Prudhomme
e
per
i
suoi
simili
sono
offese
alla
grammatica
,
alla
logica
,
al
senso
comune
;
poichè
Prudhomme
,
liberale
in
politica
,
è
in
letteratura
un
tiranno
superbo
e
stupido
,
che
sputa
sull
'
idiotismo
,
e
calpesta
ogni
libertà
di
parola
.
È
il
suo
fantasma
che
mi
fa
geometrizzare
la
lingua
:
io
faccio
l
'
asino
per
paura
degli
asini
.
Sono
di
coloro
,
di
cui
dice
il
Carducci
che
,
per
scrivere
,
si
mettono
i
guanti
,
per
parer
gentiluomini
ai
borghesucci
.
Se
non
che
egli
parla
di
chi
ha
le
mani
grosse
e
nocchiute
,
piene
di
porri
,
di
verruche
e
di
schianze
,
che
i
guanti
non
bastano
a
mascherare
.
Ed
io
no
:
io
avrei
una
mano
ben
fatta
,
leggera
,
una
mano
da
signore
;
e
sono
i
guanti
che
me
la
sformano
:
i
grossi
guanti
grammaticali
,
tutti
sgonfi
e
grinze
e
frinzelli
.
E
dire
che
m
'
inguanto
per
il
Prudhomme
!
Che
abbominio
!
R
.
-
Eh
via
,
tu
esageri
.
Il
Prudhomme
è
una
testa
piccola
;
ma
non
un
cretino
addirittura
.
Mi
pare
che
tu
lo
calunni
per
iscusarti
.
L
.
-
E
tu
lo
difendi
per
farmi
coraggio
,
capisco
.
Ma
fors
'
anche
non
lo
conosci
quanto
me
.
Io
non
lo
conosco
soltanto
per
i
giudizi
suoi
che
mondo
ripete
;
ma
anche
per
esperimento
diretto
che
feci
di
lui
in
varie
occasioni
.
Ecco
qua
un
foglio
col
quale
lo
misi
alla
prova
.
Son
tutti
periodi
,
frasi
di
scrittori
magistrali
,
che
sottoposi
al
suo
giudizio
,
dandoglieli
per
roba
di
sconosciuti
;
di
quei
costrutti
,
frequentissimi
negli
scrittori
classici
,
dei
quali
noi
ammiriamo
la
naturalezza
e
l
'
efficacia
.
-
E
tutte
quelle
cose
delle
quali
non
è
ragione
naturale
perché
così
debba
essere
o
intervenire
,
non
si
debbono
osservare
né
credere
.
-
Ma
che
pasticcio
è
questo
?
-
domandò
il
Prudhomrne
.
-
Costui
non
deve
aver
fatto
le
elementari
!
-
Questo
Castruccio
,
guerreggiando
,
e
dando
assai
che
fare
ai
Francesi
,
fra
le
altre
nobili
cose
che
fece
fu
questa
.
-
Oh
che
bella
sintassi
!
-
esclamò
il
Prudhomme
.
-
Rilegga
un
po
'
,
tanto
per
ridere
.
-
Perché
il
Prudhomme
,
lo
devi
sapere
,
va
in
estasi
davanti
alle
inversioni
latine
più
forzate
e
contorte
,
che
gli
paiono
eleganze
aristocratiche
;
ma
a
quelle
naturali
e
necessarie
alla
lingua
viva
,
che
sono
,
come
dice
un
filologo
,
una
parte
di
stile
diventato
lingua
,
arriccia
il
naso
come
a
volgarità
di
scrittori
incolti
.
E
senti
quest
'
altre
,
che
sono
anche
più
amene
.
-
Io
so
che
la
cagione
che
tanta
moltitudine
è
qui
,
è
solo
per
udire
quello
che
più
volte
v
'
ho
detto
.
-
A
questa
il
Prudhomme
fece
una
risata
.
-
Non
c
'
è
materia
da
farne
proverbio
,
i
quali
generalmente
si
fondano
sulla
ragione
e
sull
'
esperienza
.
-
Proverbio
,
i
quali
-
disse
-
;
e
chi
è
questo
pazzo
?
-
Era
scritto
che
egli
portato
su
dai
tumulti
di
Livorno
,
un
tumulto
di
Livornesi
dovesse
farlo
precipitare
.
-
Commento
:
-
Che
egli
....
lo
dovesse
....
Una
grammatica
da
serve
.
-
I
dodici
capitani
del
Cairo
è
come
se
tu
dicessi
i
dodici
capitani
di
guerra
.
-
I
dodici
capitani
è
....
E
chi
è
quest
'
asino
?
-
È
Daniello
Bartoli
,
-
risposi
.
R
.
-
Codesta
è
incredibile
.
L
.
-
Ma
vera
.
Te
ne
cito
ancor
una
,
che
sarà
l
'
ultima
.
Lessi
a
un
Prudhomme
questa
frase
del
Carducci
:
-
Leggendo
sì
fatte
cose
,
chi
conosce
discretamente
la
letteratura
nazionale
,
la
prima
cosa
che
pensi
è
....
-
Ma
questa
-
mi
disse
-
è
una
costruzione
da
scolaretto
di
terza
elementare
.
-
Capisci
:
secondo
lui
,
il
periodo
doveva
esser
rovesciato
!
R
.
(
ridendo
)
.
-
Andiamo
,
te
lo
confesso
ora
:
avevi
ragione
:
non
ho
difeso
il
Prudhomme
che
per
farti
coraggio
.
L
.
-
A
un
vigliaccone
par
mio
?
Ma
è
fatica
sprecata
,
caro
amico
.
E
lascia
ch
'
io
finisca
la
mia
confessione
perché
voglio
che
tu
mi
disprezzi
nella
misura
che
mi
spetta
.
Tu
non
puoi
immaginare
fino
a
che
segno
io
arrivi
.
Nel
racconto
che
t
'
ho
letto
,
nel
primo
dialogo
,
avevo
scritto
:
-
Ma
bada
,
me
,
tu
m
'
hai
a
risparmiare
.
-
Vedi
qua
:
ho
cancellato
il
me
.
-
Avevo
scritto
:
-
Era
un
luogo
destinato
ad
ammazzarvisi
le
bestie
.
-
Ho
sostituito
:
-
Dov
'
era
destinato
che
s
'
ammazzassero
le
bestie
.
-
Un
orrore
.
Qui
,
dov
'
era
scritto
:
-
Quel
ragazzaccio
non
gli
si
può
dir
nulla
che
si
rivolta
come
un
aspide
-
,
ho
corretto
:
-
A
quel
ragazzaccio
non
si
può
dir
nulla
....
-
Sì
,
ridi
pure
.
Dove
avevo
detto
:
-
Mi
diede
che
m
'
accompagnasse
per
la
città
il
suo
segretario
-
...
come
abbia
corretto
non
oso
dirtelo
.
E
nota
che
per
ciascuno
di
quei
modi
ho
i
miei
bravi
esempi
classici
.
Ah
,
faccio
stomaco
a
me
stesso
!
A
questa
miseria
son
ridotto
!
R
.
-
Amico
,
sei
gravemente
malato
,
lo
riconosco
.
Ma
i
malati
della
tua
malattia
,
consòlati
,
sono
molti
più
che
non
credi
fra
gli
scrittori
.
La
conclusione
è
questa
:
che
hai
bisogno
d
'
una
cura
rigorosa
.
L
.
-
Eh
,
tu
puoi
celiare
,
tu
che
sei
intrepido
.
Leggendo
le
cose
tue
,
non
sai
come
t
'
invidio
!
R
.
-
E
dunque
segui
la
mia
via
,
che
è
assai
più
comodo
che
continuar
per
la
tua
.
Io
ero
come
te
,
un
tempo
.
E
guarii
senza
cura
.
Fu
una
parola
di
Gino
Capponi
il
mio
toccasana
.
Ci
sono
certi
motti
di
scrittori
che
operano
di
questi
miracoli
.
Egli
dice
in
una
lettera
:
-
Io
,
quando
piglio
la
penna
in
mano
,
ho
sempre
la
voglia
di
farmi
bastonare
.
-
Fu
un
lampo
per
me
.
Dopo
d
'
allora
,
ogni
volta
che
pigliai
la
penna
,
saltò
addosso
a
me
pure
quella
voglia
,
ma
doppia
:
di
buscarne
e
di
darne
ad
un
tempo
.
L
'
immagine
del
Prudhomme
italiano
,
critico
di
lingua
,
che
a
te
fa
tanto
spavento
,
a
me
mette
il
diavolo
in
corpo
.
Io
ci
ho
un
gusto
matto
a
provocarlo
con
la
penna
,
a
irritarlo
,
a
farlo
strillare
,
e
mentre
me
lo
immagino
fuor
della
grazia
di
Dio
,
rido
di
lui
,
e
batto
più
forte
.
Dar
delle
urtonate
al
buon
gusto
del
Prudhomme
,
schiaffeggiare
la
sua
pedanteria
,
sfondare
a
pugni
e
a
calci
la
sua
grammatica
tarlata
,
è
per
me
una
sodisfazione
indicibile
.
Pròvatici
,
e
vedrai
che
piacere
ci
troverai
tu
pure
.
Eccoti
la
cura
della
tua
malattia
:
la
lotta
.
Rimbòccati
le
maniche
,
e
picchia
.
L
.
(
guardandolo
)
.
-
Ti
ammiro
.
Io
,
invece
,
rassomiglio
a
quel
pittore
che
passava
delle
giornate
davanti
al
suo
quadro
,
esclamando
:
-
Ah
,
se
osassi
!
Se
osassi
!
-
Ma
a
che
serve
?
Come
dice
don
Abbondio
,
il
coraggio
uno
non
se
lo
può
dare
.
E
sì
che
per
darmelo
ho
tentato
ogni
mezzo
;
perfino
....
(
dopo
un
momento
d
'
esitazione
)
quello
di
bere
del
cognac
prima
di
mettermi
a
scrivere
.
R
.
-
E
allora
osavi
?
L
.
-
Sì
,
ma
(
vergognandosi
)
la
mattina
dopo
....
cancellavo
.
R
.
-
Ma
oggi
tu
devi
farla
finita
.
Tu
devi
giurar
qui
,
in
mia
presenza
,
stendendo
la
mano
sul
tuo
scartafaccio
,
guerra
implacabile
al
Prudhomme
!
L
.
(
scrollando
il
capo
)
.
-
Sarebbe
un
giuramento
di
marinaro
.
(
A
un
tratto
,
tendendo
il
pugno
)
.
Ah
,
come
l
'
odio
!
R
.
-
Chi
odia
teme
.
Fin
che
lo
temerai
,
non
lo
affronterai
.
Fa
'
il
giuramento
.
L
.
-
Ebbene
,
andiamo
:
giuro
.
R
.
-
Guerra
a
morte
?
L
.
(
con
viso
truce
,
ma
con
accento
fiacco
)
.
-
A
morte
.
R
.
(
tra
sé
,
guardandolo
di
sott
'
occhio
)
.
-
Non
si
batterà
.
Non
c
'
è
altro
.
Requiescat
in
pace
.
L
'
ALTO
LÀ
DELLA
GRAMMATICA
.
Alto
là
,
signorino
.
Le
ho
da
parlare
.
Non
mi
guardi
bieco
.
Non
le
ho
gridato
che
per
celia
l
'
alto
là
soldatesco
.
Non
sono
più
la
dura
tiranna
che
molti
credono
;
non
considero
più
come
offese
mortali
ogni
rifiuto
di
cieco
ossequio
,
ogni
minima
licenza
o
confidenza
che
si
prenda
la
gente
con
me
.
Essendomi
persuasa
che
,
come
tutte
le
cose
di
questo
mondo
,
son
destinata
anch
'
io
a
mutare
col
tempo
,
mi
vengo
piegando
man
mano
a
transigere
coi
diritti
dell
'
uso
,
con
la
ragione
dell
'
armonia
,
con
molte
piccole
convenienze
dell
'
arte
che
una
volta
disconoscevo
.
Ma
non
vorrei
che
per
queste
ragioni
ella
si
credesse
lecito
di
buttarmi
tra
i
ferravecchi
,
che
sarebbe
anche
un
gran
male
per
lei
,
com
'
è
per
tutti
quelli
che
gliene
dànno
l
'
esempio
;
e
però
voglio
che
c
'
intendiamo
bene
,
che
ella
sappia
da
me
quanto
posso
concedere
,
e
quanto
credo
d
'
avere
ancora
il
diritto
di
vietare
.
Dirà
lei
che
questo
è
il
linguaggio
d
'
una
tiranna
?
E
veda
,
a
provarle
quanto
sono
arrendevole
dovrebbe
bastare
quel
lei
;
col
quale
entro
in
materia
.
Io
volevo
una
volta
che
nel
caso
retto
s
'
usasse
sempre
egli
,
e
ora
lascio
dire
lui
e
lei
in
tutti
i
casi
in
cui
il
significato
della
frase
s
'
appoggia
sul
pronome
,
che
deve
perciò
far
rilievo
.
Quindi
:
-
È
lui
che
l
'
ha
detto
.
-
Lo
saprà
lui
,
io
non
lo
so
.
-
S
'
impanca
a
filosofo
,
lui
!
-
sta
bene
.
Ma
che
bisogno
c
'
è
di
dire
:
-
Me
lo
dice
lui
stesso
?
-
Andai
senza
che
lui
lo
sapesse
?
-
Mi
valsi
delle
ragioni
che
lui
addusse
?
-
Questo
non
è
più
uso
giustificato
;
ma
profusione
dell
'
idiotismo
,
inutile
e
ristucchevole
.
E
così
eglino
ed
elleno
son
pronomi
diventati
arcaici
,
ridicoli
nel
parlar
famigliare
e
un
po
'
pedanteschi
anche
nella
prosa
letteraria
;
ma
non
vi
si
può
sostituire
essi
ed
esse
,
che
sono
pur
sempre
dell
'
uso
comune
,
invece
di
quello
sfacciato
loro
,
che
molti
vogliono
in
ogni
caso
,
forse
non
per
altro
che
per
vilipendermi
?
E
perché
bandire
questi
,
quegli
e
altri
al
nominativo
singolare
,
per
sostituirvi
questo
,
quello
e
un
altro
,
sempre
,
anche
quando
non
sono
richiesti
dal
carattere
famigliare
del
discorso
?
E
perché
usare
a
tutto
pasto
lei
invece
di
ella
,
quando
ella
è
ancora
vivo
e
comunissimo
nell
'
uso
dei
Toscani
,
i
quali
dicono
l
'
uno
o
l
'
altro
secondo
che
vuole
l
'
orecchio
o
il
diverso
grado
di
famigliarità
che
hanno
con
la
persona
a
cui
si
rivolgono
?
E
consento
che
si
dica
e
scriva
gli
in
luogo
di
loro
e
a
loro
,
quando
il
loro
dà
impaccio
,
come
nell
'
esempio
:
-
Vuoi
dare
del
vino
ai
ragazzi
?
Non
voglio
dargliene
-
,
perché
:
-
non
voglio
darne
loro
o
loro
darne
-
sarebbe
troppo
duro
all
'
orecchio
;
ma
non
che
si
dia
lo
sfratto
a
loro
come
a
una
parola
intollerabile
per
sé
,
e
che
si
scriva
,
ad
esempio
:
-
Fermò
i
suoi
compagni
e
gli
disse
-
,
dove
il
gli
è
una
sgrammaticatura
gratuita
,
più
sgradevole
a
due
doppi
del
loro
.
E
non
mi
si
dica
che
,
ragionevolmente
,
dovrei
essere
inflessibile
,
e
aver
per
massima
:
-
O
sempre
o
mai
-
,
perché
,
ammettendo
questo
,
io
mi
dovrei
disfare
e
rifare
per
metà
:
non
dovrei
permettere
di
dir
come
me
e
come
te
;
né
glielo
dissi
riferito
a
femmina
;
né
consentire
che
s
'
usi
il
verbo
nel
plurale
con
un
nome
collettivo
singolare
,
come
nell
'
esempio
:
-
La
gente
vanno
-
;
né
tollerare
che
si
riferisca
un
verbo
in
singolare
ad
un
soggetto
plurale
,
preceduto
o
no
da
un
di
partitivo
,
come
nelle
frasi
:
-
Non
c
'
è
cristi
.
-
C
'
è
dei
birboni
.
-
Malati
non
ce
n
'
era
.
-
Può
nascer
di
gran
cose
-
;
licenze
che
io
consento
,
come
altre
moltissime
,
perché
per
una
parte
io
sono
costituita
da
leggi
generali
della
ragione
immutabili
,
e
per
un
'
altra
parte
non
sono
che
il
codice
degl
'
idiotismi
della
lingua
;
onde
ne
vengo
accettando
sempre
di
nuovi
,
benchè
adagio
adagio
.
Per
continuare
:
chiudo
gli
occhi
sul
lo
proaggettivo
(
per
esempio
:
"
non
fosti
generoso
,
ma
lo
saresti
stato
"
)
quando
sonerebbe
troppo
ingrato
il
tale
,
che
i
miei
devotissimi
usano
,
o
sarebbe
uggiosa
la
ripetizione
dell
'
aggettivo
,
o
il
non
dir
quello
né
ripeter
questo
lascerebbe
nella
frase
un
vuoto
anche
più
sgradevole
.
Lascio
passare
,
quando
cadono
opportuni
,
tutti
quei
costrutti
viziosi
,
come
:
-
A
me
non
me
ne
vien
nulla
;
a
chi
sa
mostrare
i
denti
gli
si
porta
rispetto
,
ecc
.
,
-
che
sono
frequentissimi
,
e
per
ragion
di
suono
quasi
inevitabili
nel
linguaggio
parlato
.
Permetto
il
volgare
cosa
per
che
cosa
,
e
il
costrutto
toscano
noi
si
fa
,
noi
si
dice
,
e
il
gli
e
il
la
soggetti
pleonastici
ogni
volta
che
servano
a
riprodurre
fedelmente
un
discorso
famigliare
o
di
gente
del
popolo
.
Gabello
,
infine
,
tutti
gli
anacoluti
più
arditi
in
tutti
i
casi
in
cui
per
mezzo
loro
si
scansa
di
dar
alla
frase
una
rigida
forma
grammaticale
che
nuocerebbe
alla
chiarezza
,
alla
naturalezza
,
all
'
efficacia
,
e
quando
,
come
disse
un
maestro
,
s
'
usa
l
'
anacoluto
per
non
mettere
altrimenti
in
contraddizione
un
pensiero
ingenuo
,
immediato
o
semiserio
con
una
maniera
d
'
esprimerlo
riflessa
,
compassata
o
seria
.
Ma
(
e
qui
siamo
al
nodo
)
se
do
il
dito
,
non
voglio
che
mi
si
pigli
la
mano
,
e
poi
il
braccio
,
e
poi
tutta
la
persona
.
Voglio
che
non
s
'
usino
se
non
gl
'
idiotismi
necessari
o
utili
;
che
tra
due
locuzioni
di
eguale
naturalezza
ed
evidenza
,
una
sgrammaticata
e
una
corretta
,
si
scelga
sempre
quella
corretta
;
che
non
si
consideri
,
come
molti
fanno
,
ogni
idiotismo
come
una
gemma
per
la
sola
ragione
che
è
un
idiotismo
;
che
non
si
creda
ogni
licenza
ugualmente
lecita
così
nella
riproduzione
d
'
un
dialogo
famigliare
come
in
un
discorso
letterario
,
così
nel
far
parlare
un
uomo
del
contado
come
quando
parla
lo
scrittore
in
persona
propria
;
che
all
'
antica
tirannia
della
Grammatica
,
non
si
sostituisca
il
dispotismo
della
Sgrammaticatura
,
e
all
'
ostentazione
dell
'
eleganza
la
sfacciataggine
della
volgarità
;
che
non
si
calpesti
ogni
legge
del
galateo
linguistico
,
cascando
nel
linguaggio
mercatino
per
non
cascare
nel
linguaggio
accademico
;
che
,
infine
,
perché
s
'
è
buttata
via
la
parrucca
e
la
cipria
,
non
si
creda
un
dovere
il
mettersi
anche
in
maniche
di
camicia
e
l
'
andare
attorno
con
la
faccia
sporca
.
Ho
detto
,
signorino
.
QUELLO
CHE
SI
PUÒ
IMPARARE
DAI
TOSCANI
.
Se
t
'
accadrà
,
fin
che
sei
giovane
,
di
fare
,
un
soggiorno
breve
o
lungo
in
Toscana
,
sarà
per
te
una
buona
fortuna
,
perché
,
volendo
,
imparerai
là
in
un
mese
dalla
voce
della
gente
più
che
in
un
anno
altrove
dallo
studio
dei
libri
.
Se
questa
fortuna
non
avrai
,
t
'
occorrerà
senza
dubbio
,
nella
tua
o
in
altre
città
d
'
Italia
,
di
conoscere
e
di
frequentare
toscani
.
Ebbene
,
ti
raccomando
fin
d
'
ora
d
'
ascoltarli
sempre
con
gli
orecchi
bene
aperti
,
e
di
studiare
attentamente
il
loro
linguaggio
,
in
special
modo
se
saranno
fiorentini
.
Non
soltanto
molto
materiale
di
lingua
potrai
imparare
da
loro
,
essendo
gran
parte
dell
'
uso
fiorentino
presente
,
come
tutti
sanno
,
l
'
uso
fiorentino
antico
,
che
diventò
lingua
letteraria
comune
a
tutta
Italia
;
ma
,
quello
che
più
importa
,
la
proprietà
,
la
spontaneità
,
la
prontezza
dell
'
espressione
,
che
son
quello
che
manca
a
noi
principalmente
.
Perché
corre
fra
noi
e
loro
questa
gran
differenza
,
come
osservò
giustamente
un
linguista
illustre
:
che
a
noi
,
parlando
,
per
dire
una
data
cosa
,
vengono
quasi
sempre
sulla
bocca
due
modi
:
il
dialettale
e
uno
o
più
modi
italiani
,
fra
i
quali
dobbiamo
scegliere
;
e
a
loro
viene
un
modo
solo
,
quello
che
dice
per
l
'
appunto
quella
data
cosa
,
quello
che
è
il
più
proprio
,
e
che
tutti
i
loro
concittadini
usano
in
quello
stesso
caso
;
donde
la
facilità
,
la
sicurezza
,
la
precisione
del
loro
parlare
,
dove
il
nostro
è
quasi
sempre
opera
di
stento
e
d
'
artifizio
.
Possono
qualche
volta
anche
i
toscani
stentare
e
riuscire
artifiziosi
,
quando
hanno
da
esprimere
un
pensiero
nuovo
o
insolito
o
complesso
,
perché
in
tal
caso
cercano
essi
pure
,
se
non
la
parola
,
la
frase
,
e
il
modo
di
collegare
le
frasi
;
ma
nel
dire
le
infinite
cose
comuni
,
che
sono
argomento
quotidiano
di
discorso
,
tutti
sono
sempre
pronti
,
spontanei
e
semplici
;
non
tentennano
perché
non
hanno
dubbî
;
non
sbagliano
perché
non
possono
sbagliare
.
Fa
'
bene
attenzione
.
Vedrai
quanti
modi
piani
e
agili
hanno
d
'
esprimere
pensieri
che
noi
esprimiamo
di
solito
in
forma
ricercata
e
pesante
;
in
quanti
casi
fanno
un
salto
con
la
frase
dove
noi
facciamo
più
passi
;
in
quant
'
altri
scansano
con
una
mossa
snella
e
garbata
l
'
intoppo
che
noi
urtiamo
,
o
arrivano
con
la
parola
un
tratto
di
là
dal
punto
dove
noi
crediamo
che
la
sua
potenza
si
arresti
.
E
anche
nel
parlare
di
quelli
che
non
hanno
cultura
nessuna
,
osserverai
certi
modi
di
legar
le
proposizioni
,
certe
forme
armoniche
di
sintassi
,
certe
abbreviature
di
frase
efficacissime
,
che
negli
scrittori
ti
parrebbero
effetti
di
arte
meditati
,
e
sono
pregi
naturali
del
loro
linguaggio
.
E
sentirai
da
loro
a
ogni
tratto
una
parola
inaspettata
,
che
è
come
un
tocco
di
pennello
dato
all
'
idea
,
che
tu
non
sapresti
dare
con
altra
parola
;
espressioni
ingegnose
,
graziose
e
comiche
,
eleganze
e
arguzie
felici
,
che
non
sono
proprie
di
chi
parla
,
ma
di
tutta
la
sua
gente
,
e
tanto
più
efficaci
per
questo
,
che
gli
vengon
via
come
da
sé
,
e
l
'
una
incalza
l
'
altra
,
e
nessuna
ti
fa
pensare
che
sarebbe
più
calzante
un
'
altra
al
pensiero
.
E
bada
bene
a
loro
anche
quando
parli
tu
,
ed
essi
t
'
ascoltano
:
uno
schiarimento
che
ti
chiederanno
,
un
'
ombra
leggiera
di
stupore
o
di
dubbio
,
che
passerà
sul
loro
viso
,
o
un
sorriso
leggerissimo
,
o
una
ripetizione
emendata
,
che
faranno
quasi
senza
volerlo
,
dell
'
espressione
d
'
un
tuo
pensiero
,
t
'
avvertiranno
che
t
'
è
sfuggita
una
parola
impropria
,
e
perciò
non
chiara
,
invece
della
propria
,
un
'
espressione
letteraria
in
luogo
della
famigliare
,
una
frase
affettata
in
cambio
di
quella
semplice
,
ch
'
essi
avrebbero
usata
in
quel
caso
.
Che
sono
mai
i
pochi
idiotismi
che
ai
toscani
si
rinfacciano
per
rincalzar
la
stramba
affermazione
che
essi
parlino
un
dialetto
come
gli
altri
,
di
fronte
alla
ricchezza
,
alla
finezza
,
alla
grazia
,
alla
mirabile
armonia
pittrice
del
loro
linguaggio
?
E
che
stupido
orgoglio
è
quello
che
non
vuol
riconoscere
in
loro
una
superiorità
,
della
quale
ci
avvantaggiamo
tutti
,
poichè
tutti
attingiamo
alla
loro
lingua
quando
non
ci
basta
la
fonte
degli
scrittori
e
dei
dizionari
,
e
che
cocciutaggine
il
non
voler
riconoscere
che
si
parli
meglio
l
'
italiano
in
quella
regione
,
che
fu
la
culla
della
lingua
,
ed
è
la
sola
in
cui
la
lingua
si
parli
da
tutti
?
Ma
tu
non
sarai
di
questi
,
certamente
.
Se
andrai
in
Toscana
,
tu
t
'
immergerai
,
nuoterai
con
piacere
infinito
in
quell
'
onda
di
lingua
viva
e
pura
,
alla
cui
armonia
ti
parrà
che
consuoni
quella
che
spira
nelle
linee
dei
monumenti
di
arte
maravigliosi
,
che
ti
sorgeranno
d
'
intorno
;
e
ti
parranno
dolci
anche
quegl
'
idiotismi
di
pronunzia
,
che
prima
deridevi
,
quando
penserai
che
sonarono
pure
sulle
labbra
degli
scrittori
e
degli
artisti
immortali
che
il
mondo
venera
;
e
con
l
'
amore
della
lingua
e
con
l
'
ammirazione
dell
'
arte
nascerà
nel
tuo
cuore
un
sentimento
di
gratitudine
affettuosa
e
profonda
per
quel
popolo
,
primo
custode
del
tesoro
della
nostra
parola
,
dotato
d
'
ogni
facoltà
più
gentile
e
del
più
squisito
senso
della
bellezza
;
di
quel
popolo
al
quale
dobbiamo
tanta
parte
della
nostra
gloria
,
che
,
a
immaginarlo
assente
dalla
storia
italiana
,
non
ci
appare
più
la
immagine
della
patria
che
con
la
corona
smezzata
sulla
fronte
.
IL
DOTTOR
RAGANELLA
.
Era
stato
un
pezzo
in
Toscana
il
dottor
Raganella
;
ma
dai
toscani
non
aveva
imparato
nulla
,
perché
non
li
aveva
mai
lasciati
parlare
.
La
parola
,
soleva
egli
dire
,
è
il
più
bel
dono
di
Dio
.
Noi
dicevamo
che
il
dono
a
lui
era
toccato
un
po
'
troppo
abbondante
.
Ma
per
fortuna
non
era
che
dottore
in
legge
,
non
esercitava
l
'
avvocatura
,
non
rintronava
la
testa
che
agli
amici
.
Si
vantava
d
'
avere
una
grande
facilità
di
parola
.
Ed
era
vero
:
aveva
una
facilità
spaventevole
.
E
sarebbe
riuscito
eloquente
se
fosse
stato
persuaso
della
verità
detta
dal
Bonghi
:
che
gli
uomini
dotati
di
parola
facile
si
debbono
assoggettare
più
degli
altri
a
una
disciplina
rigorosa
per
non
cadere
nella
prolissità
,
con
la
quale
non
c
'
è
eloquenza
né
stile
.
Non
erano
discorsi
i
suoi
:
erano
cascate
,
frane
,
diluvi
di
parole
.
Non
intaccava
,
non
si
posava
mai
,
e
parlava
sempre
più
in
fretta
via
via
che
il
suo
discorso
s
'
allungava
.
Disse
un
poeta
francese
ad
un
giovane
:
Se
tu
riuscirai
a
parlare
dieci
ore
di
seguito
senza
sputare
,
sarai
padrone
della
Francia
-
:
egli
avrebbe
dovuto
esser
padrone
dell
'
Italia
.
Dopo
averlo
inteso
discorrere
per
un
quarto
d
'
ora
,
restava
a
tutti
una
romba
nell
'
orecchio
come
quando
ci
passa
accanto
a
grande
velocità
un
treno
di
strada
ferrata
.
Egli
aveva
l
'
illusione
,
comune
a
tutti
i
parlatori
troppo
facili
,
che
la
rapidità
vertiginosa
del
discorso
impedisca
la
noia
in
chi
ascolta
;
quando
segue
invece
l
'
opposto
,
perché
in
quella
furia
essi
non
hanno
tempo
né
modo
di
dar
rilievo
e
colore
a
nessun
concetto
o
parte
di
concetto
,
e
riescono
però
necessariamente
uniformi
.
E
accadeva
pure
a
lui
,
come
a
tutti
gli
altri
suoi
simili
,
che
avendo
coscienza
di
quella
mancanza
di
rilievo
e
di
colore
,
cercava
di
supplirvi
ripetendo
più
volte
l
'
espressione
d
'
ogni
pensiero
,
a
modo
di
quel
giornalista
verboso
d
'
uno
scherzo
comico
del
Ferrari
,
che
incomincia
un
discorso
col
verso
So
,
conosco
,
m
'
è
noto
e
non
ignoro
,
e
va
innanzi
così
fino
alla
fine
.
E
pure
la
soverchia
facilità
di
parola
lo
portava
a
non
far
grazia
,
raccontando
un
fatto
qualsiasi
,
di
nessuno
anche
minimo
e
più
futile
particolare
,
di
modo
che
se
aveva
da
dire
,
per
esempio
,
ch
'
era
stato
a
visitare
un
amico
,
diceva
per
quali
strade
era
passato
e
che
cosa
gli
era
frullato
pel
capo
camminando
,
e
poi
:
-
"
Salgo
le
scale
,
suono
il
campanello
,
m
'
aprono
,
domando
:
-
È
in
casa
?
-
È
in
casa
,
-
vado
avanti
,
entro
nel
salotto
....
"
e
via
su
quest
'
andare
.
E
come
di
ragione
,
non
lasciandogli
tempo
di
riflettere
la
troppa
foga
,
parlava
scorretto
,
come
tutte
le
raganelle
umane
.
Il
suo
eloquio
era
un
torrente
impetuoso
che
travolgeva
improprietà
,
sgrammaticature
,
riempitivi
,
cacofonie
,
contraddizioni
e
vesciche
.
Non
di
meno
,
la
prima
volta
che
l
'
udivano
,
alcuni
l
'
ammiravano
.
-
Che
ammirabile
facondia
!
-
dicevano
.
Ma
facondia
non
era
la
parola
che
facesse
al
caso
.
Si
poteva
dire
di
lui
quello
che
uno
scrittore
disse
d
'
un
suo
critico
,
il
quale
scriveva
come
il
dottor
Raganella
parlava
:
-
La
buona
educazione
mi
vieta
di
definire
con
la
parola
propria
le
fughe
del
suo
stile
.
Ciò
non
ostante
egli
ci
divertiva
,
qualche
volta
;
in
special
modo
quando
faceva
uno
sfogo
di
collera
contro
qualche
suo
nemico
,
quando
si
metteva
a
gridare
,
per
esempio
:
-
Gridi
pure
,
strepiti
,
strilli
,
minacci
,
tempesti
;
non
mi
lascerò
smovere
:
sono
deciso
,
risoluto
questa
volta
,
irremovibile
,
inflessibile
nel
proposito
di
far
quel
passo
,
e
vi
accerto
,
v
'
affermo
,
vi
giuro
sul
mio
onore
....
-
Fèrmati
!
-
gli
dicevamo
-
,
e
bevi
un
sorso
....
-
o
gli
cantavamo
l
'
aria
del
Matrimonio
Segreto
:
Prenda
fiato
,
prenda
fiato
,
Seguitare
poi
potrà
.
E
come
parlava
nel
calore
della
passione
,
così
nello
scherzo
.
Gli
venivano
spesso
dei
motti
arguti
;
ma
ne
sciupava
sempre
l
'
effetto
ripetendoli
,
parafrasandoli
,
commentandoli
,
fin
che
ce
li
faceva
tornare
a
gola
,
come
bocconi
indigesti
.
E
quale
nel
parlare
era
nello
scrivere
.
Tirava
via
con
la
rapidità
che
usano
gli
attori
quando
fingono
di
scrivere
sulla
scena
:
letteroni
d
'
otto
pagine
,
in
cui
le
proposizioni
si
succedevano
senza
legame
grammaticale
,
e
le
ripetizioni
cadevano
l
'
una
sull
'
altra
come
le
fette
di
salame
accanto
al
coltello
,
e
ad
ogni
pagina
la
lettera
ricominciava
.
Ma
del
più
bel
dono
di
Dio
non
abusava
soltanto
per
esprimere
il
pensiero
proprio
;
anche
per
parlare
per
conto
nostro
,
come
fanno
tutti
i
parlatori
irrefrenabili
,
che
non
vogliono
star
a
sentire
i
discorsi
degli
altri
.
Egli
rompeva
in
bocca
all
'
amico
il
ragionamento
o
il
racconto
,
e
lo
finiva
per
lui
:
-
Ho
capito
:
tu
gli
hai
risposto
così
e
così
,
lui
ha
replicato
in
codesto
modo
,
tu
hai
perso
la
pazienza
,
e
l
'
hai
piantato
,
non
è
vero
?
E
hai
fatto
bene
,
e
io
feci
lo
stesso
in
un
caso
simile
che
m
'
occorse
appunto
....
-
E
non
serviva
dirgli
:
-
Fa
'
il
comodo
tuo
;
quando
avrai
finito
tu
,
ricomincerò
io
-
;
sorrideva
e
tirava
innanzi
,
e
non
ci
lasciava
ricominciare
.
Quando
andava
al
teatro
o
faceva
una
gita
fuor
di
città
,
o
quando
sapevamo
che
gli
era
seguìta
qualche
avventura
,
lo
aspettavamo
con
vero
sgomento
nella
saletta
appartata
del
caffè
dove
ci
veniva
a
trovare
ogni
sera
;
perché
non
c
'
era
cristi
,
egli
ci
voleva
riferire
le
sue
impressioni
,
e
filava
dei
discorsi
di
mezz
'
ora
così
rapidi
e
fitti
,
che
a
noi
non
riusciva
neppure
di
farci
entrare
di
straforo
un
'
osservazione
.
E
s
'
aveva
un
bel
tentare
di
scoraggiarlo
non
badandogli
:
egli
pensava
che
la
nostra
disattenzione
fosse
simulata
per
un
tantino
d
'
invidia
che
ci
pungesse
del
dono
di
Dio
,
e
questo
pensiero
lo
stimolava
anche
più
.
Oppure
,
vedendoci
disattenti
noi
,
rivolgeva
il
discorso
agli
altri
pochi
avventori
che
venivano
nella
stessa
sala
,
anche
se
sconosciuti
,
e
s
'
infervorava
a
cicalare
anche
più
del
solito
,
scambiando
con
ammirazione
lo
stupore
che
quelli
mostravano
in
viso
,
un
poco
somigliante
all
'
intontimento
che
dà
il
rumore
monotono
d
'
una
ruota
di
mulino
.
Una
sera
,
fra
l
'
altre
,
prese
di
mira
un
grosso
medico
barbuto
che
stava
sorbendo
il
caffè
dalla
parte
opposta
della
saletta
,
e
di
discorso
in
discorso
gli
venne
a
parlare
d
'
un
suo
incomodo
,
del
quale
gli
raccontò
la
storia
minuta
con
una
fiumana
di
parole
;
e
finì
con
domandargli
:
-
Che
rimedio
mi
consiglia
lei
?
Quegli
lo
guardò
fisso
,
e
poi
,
fra
il
silenzio
di
tutti
,
con
un
viso
grave
e
un
vocione
di
basso
,
gli
rispose
spiccicando
le
sillabe
:
-
Lei
ha
bisogno
d
'
un
astringente
.
Tutti
risero
in
coro
,
e
fu
quella
la
prima
volta
che
il
dottor
Raganella
mostrò
un
'
ombra
di
vergogna
d
'
aver
troppo
parlato
.
Il
matrimonio
ci
liberò
dalla
tirannia
della
sua
loquela
.
Ma
ci
separammo
da
buoni
amici
,
quando
partì
per
il
viaggio
di
nozze
.
Nel
fargli
i
nostri
augùri
,
peraltro
,
compiangemmo
tutti
in
cuor
nostro
la
sua
povera
moglie
:
come
avrebbe
potuto
resistere
per
tutta
la
vita
al
flagello
di
quella
facondia
?
Pochi
giorni
dopo
,
uno
di
noi
ricevette
dalla
Svizzera
una
sua
lunga
lettera
,
nella
quale
egli
diceva
,
fra
l
'
altro
,
che
la
sua
sposa
era
stata
così
commossa
dallo
spettacolo
della
cascata
del
Reno
a
Sciaffusa
,
che
l
'
aveva
fatto
rimaner
là
un
'
ora
con
lei
ad
ammirarlo
.
Lo
stesso
pensiero
balenò
a
tutti
:
l
'
aveva
fatto
rimaner
là
perché
il
fragore
della
cascata
copriva
la
sua
voce
,
e
in
quel
tempo
essa
s
'
era
un
po
'
riposata
....
Lo
stesso
amico
ricevette
poi
un
'
altra
lettera
,
con
la
quale
egli
annunziava
il
suo
ritorno
,
e
che
la
sera
dopo
sarebbe
venuto
a
trovarci
al
caffè
.
Tremammo
all
'
idea
della
descrizione
del
viaggio
ch
'
egli
ci
avrebbe
inflitta
:
chi
ci
poteva
reggere
?
Sarebbe
stata
una
grandinata
di
parole
dalle
otto
a
mezzanotte
.
La
sera
fatale
,
un
amico
,
che
l
'
aveva
visto
avvicinarsi
per
la
strada
,
ce
lo
preannunziò
,
affacciandosi
all
'
uscio
:
-
Si
salvi
chi
può
!
-
Tutti
se
la
diedero
a
gambe
.
Trovando
la
saletta
vuota
,
egli
sospettò
la
fuga
,
se
n
'
ebbe
per
male
,
e
non
ritornò
più
.
Ne
fummo
dolenti
;
ma
non
c
'
era
rimedio
.
Pochi
mesi
dopo
,
per
ragione
d
'
interessi
domestici
,
andò
a
stare
a
Bologna
,
e
per
anni
non
se
n
'
ebbe
più
notizia
.
Poi
si
seppe
che
sua
moglie
gli
aveva
fatto
causa
per
separazione
legale
.
Il
vero
perché
non
ci
fu
detto
.
Ma
per
noi
non
ci
fu
dubbio
.
Egli
doveva
aver
reso
alla
povera
donna
la
vita
intollerabile
.
La
causa
della
separazione
era
certissimamente
il
più
bel
dono
di
Dio
.
A
TRAVERSO
I
SECOLI
.
I
Trecentisti
.
A
questo
punto
bisogna
che
ci
fermiamo
un
poco
a
discorrere
dei
principali
scrittori
che
s
'
hanno
da
leggere
per
imparare
la
lingua
.
Prima
di
tutti
....
Qui
vedo
sorridere
i
miei
lettori
,
che
in
questo
momento
suppongo
siano
tre
,
un
giovinetto
,
una
signorina
e
un
cittadino
originale
,
a
cui
è
saltato
il
ticchio
,
fra
i
trenta
e
i
quarant
'
anni
,
di
mettersi
a
studiare
la
lingua
del
suo
paese
:
li
vedo
sorridere
con
certa
malizia
,
e
mi
par
di
sentirli
dire
tutti
e
tre
insieme
:
-
Già
,
ci
aspettavamo
il
consiglio
prammatico
-
,
e
poi
in
cadenza
di
canto
:
-
i
Tre
-
cen
-
ti
-
sti
!
Eh
,
Dio
buono
,
non
è
una
novità
,
lo
so
bene
.
E
so
anche
,
giovinetto
mio
,
quello
che
tu
e
gli
altri
due
lettori
mi
vorreste
rispondere
:
che
a
leggere
quei
nostri
antichi
scrittori
vi
provaste
,
ma
che
vi
riuscirono
ostici
,
non
tanto
per
la
materia
quanto
per
la
forma
;
voglio
dir
per
la
lingua
e
per
lo
stile
troppo
diversi
da
quelli
delle
scritture
moderne
;
per
cagion
di
che
vi
sentiste
,
leggendoli
,
come
spaesati
,
sconcertati
nelle
consuetudini
del
vostro
pensiero
e
del
vostro
gusto
,
e
quasi
in
compagnia
di
gente
con
cui
non
fosse
possibile
,
per
la
differenza
dell
'
indole
,
pigliar
famigliarità
;
e
fra
la
quale
e
voi
s
'
interponesse
un
velo
di
nebbia
,
che
v
'
impedisse
di
vederli
bene
in
viso
,
e
quindi
di
mettervi
in
comunicazione
immediata
con
l
'
animo
loro
.
Ma
io
vorrei
principalmente
persuader
te
,
giovinetto
,
che
,
vincendo
quel
primo
senso
ostico
,
e
persistendo
nella
lettura
di
quegli
scrittori
,
finiresti
col
prendervi
amore
,
con
tuo
vantaggio
grandissimo
,
per
quelle
medesime
ragioni
per
le
quali
ti
pare
ora
che
quella
lettura
non
t
'
abbia
mai
ad
attirare
.
Pròvatici
un
'
altra
volta
,
te
ne
prego
,
e
persisti
,
tenendo
sempre
presente
che
quelle
parole
e
frasi
,
nelle
quali
consiste
la
maggior
differenza
fra
quegli
scrittori
e
i
moderni
,
erano
allora
in
Toscana
,
e
in
specie
a
Firenze
,
d
'
uso
comune
,
e
quindi
naturalissime
a
coloro
che
scrivevano
;
i
quali
,
eccetto
pochissimi
,
non
facevano
distinzione
fra
lingua
parlata
e
lingua
scritta
;
di
che
deriva
appunto
la
ricchezza
,
la
schiettezza
,
l
'
efficacia
delle
loro
scritture
.
Dopo
che
avrai
preso
con
essi
qualche
famigliarità
,
non
sentirai
più
la
novità
di
quei
modi
,
che
ora
ti
paiono
affettazioni
e
stranezze
;
parranno
anche
a
te
naturali
come
parevano
agli
scrittori
a
cui
venivano
spontanei
;
e
allora
,
non
più
arrestato
da
quegl
'
intoppi
,
ti
lascerai
andare
all
'
onda
di
quella
prosa
viva
,
fresca
,
giovanile
,
sentirai
,
come
dice
il
nostro
primo
poeta
vivente
,
quello
che
c
'
è
di
più
vivido
e
più
frizzante
,
più
zampillante
e
più
mosso
nell
'
elocuzione
di
quei
prosatori
che
in
quella
dei
moderni
che
tu
preferisci
;
nei
quali
l
'
arte
è
più
raffinata
,
ma
tanto
meno
ricca
e
meno
schietta
la
vena
.
Ti
parrà
di
sentirli
parlare
di
viva
voce
in
quei
loro
periodi
,
simili
appunto
al
linguaggio
parlato
,
d
'
una
orditura
così
semplice
e
debole
,
con
poca
o
nessuna
legatura
rettorica
di
pensieri
,
e
affollati
di
determinazioni
accessorie
;
i
quali
alle
volte
piglian
la
fuga
,
alle
volte
s
'
arrestano
a
un
tratto
,
e
fanno
mille
brusche
svoltate
,
come
seguendo
tutti
i
balzi
del
pensiero
nascente
e
riproducendo
il
disordine
del
discorso
vivo
;
ammirerai
,
come
dice
il
Capponi
,
quella
naturalezza
delle
armonie
,
in
cui
non
sono
mai
cercate
combinazioni
di
suoni
,
e
"
hanno
più
rilievo
quelle
parole
che
avevano
avuto
prima
nella
voce
più
vivo
l
'
accento
"
;
ti
delizierai
in
quella
loro
proprietà
di
vocaboli
,
non
studiata
,
perché
essi
eran
propri
per
necessità
,
in
quelle
loro
locuzioni
"
della
nitidezza
che
si
vede
nelle
monete
novellamente
coniate
"
,
in
quella
fresca
verginità
d
'
una
lingua
,
che
cominciava
appena
a
diventar
letteraria
,
e
in
cui
si
sente
come
la
fragranza
della
sbocciatura
.
E
sempre
più
,
continuando
a
leggere
,
t
'
innamorerai
di
quello
che
così
giustamente
si
chiama
candore
di
tali
scrittori
,
di
quell
'
aria
amabile
d
'
ingenuità
che
dà
alla
loro
prosa
la
frequenza
della
congiunzione
semplice
,
come
l
'
usano
i
bambini
e
la
gente
del
popolo
,
e
la
profusione
dei
superlativi
,
in
cui
si
manifesta
la
fanciullesca
vivacità
dell
'
ammirazione
,
e
quel
martellamento
,
che
fanno
così
spesso
,
sopra
un
'
idea
semplicissima
,
come
per
farla
entrare
in
capo
a
un
lettore
ignorante
;
ciò
che
pure
è
proprio
della
gente
ingenua
.
Vedrai
che
singolari
effetti
d
'
arte
escono
dalla
schietta
ispirazione
non
corretta
dall
'
arte
,
dal
calore
del
sentimento
libero
,
dalle
negligenze
,
dalle
rozzezze
medesime
,
dagli
stessi
difetti
non
mascherati
d
'
alcun
artifizio
,
ma
lasciati
scoperti
come
nudità
innocenti
.
Come
si
respira
in
quelle
pagine
!
Ecco
gente
che
parla
davvero
alla
buona
e
alla
libera
,
che
ci
dice
quello
che
ha
da
dire
senza
l
'
interprete
letterario
!
Ci
par
quasi
un
miracolo
.
E
quanta
naturalezza
nel
modo
di
raccontare
,
quanta
vivezza
in
quei
dialoghi
a
botte
e
risposte
,
e
quanta
evidenza
in
quello
stesso
disordine
affannoso
con
cui
ci
rappresentano
le
scene
animate
,
e
che
graziosa
semplicità
negli
esordi
e
nelle
considerazioni
sugli
uomini
e
sugli
avvenimenti
!
Ti
diletterai
pure
a
osservare
quante
cose
si
potevano
dir
bene
allora
senza
una
quantità
di
parole
e
di
frasi
che
a
noi
,
per
dir
quelle
cose
stesse
,
paiono
ora
di
necessità
assoluta
;
ti
maraviglierai
di
trovare
interi
periodi
che
si
potrebbero
riscrivere
al
presente
,
dopo
sei
secoli
,
senza
mutarvi
un
vocabolo
;
ti
divertirai
a
notare
qua
e
là
i
francesismi
curiosissimi
,
le
parole
che
mutarono
significato
,
e
quelle
cadute
in
disuso
,
che
ora
farebbero
sorridere
,
le
diversità
singolarissime
,
fra
quel
tempo
e
il
nostro
,
del
senso
e
del
linguaggio
comico
,
del
frasario
cerimonioso
,
delle
forme
del
ragionamento
,
dell
'
espressione
della
gioia
e
dell
'
amore
.
E
arrivato
a
un
certo
punto
,
vivrai
con
l
'
immaginazione
in
quel
tempo
,
ti
parrà
d
'
aggirarti
fra
quella
gente
e
di
respirare
l
'
aria
che
essi
respiravano
.
Avendo
cominciato
a
leggere
per
imparar
la
lingua
,
sarai
preso
a
poco
a
poco
dalla
sostanza
,
attratto
dalla
curiosità
di
quel
modo
di
sentire
e
di
pensare
,
dalla
descrizione
delle
costumanze
,
degli
usi
pubblici
,
della
vita
domestica
,
dell
'
arte
della
guerra
e
dei
viaggi
,
da
tutte
le
manifestazioni
dello
spirito
di
quel
popolo
"
giovane
,
forte
,
adoprante
,
pieno
d
'
immaginazione
,
più
inventore
che
ora
non
sia
"
,
e
compreso
d
'
una
fede
religiosa
semplice
e
ardente
.
E
ammirerai
di
più
quegli
scrittori
se
proverai
qualche
volta
a
staccarti
all
'
improvviso
da
loro
per
leggere
uno
qualsiasi
dei
prosatori
del
tuo
tempo
.
Come
ti
parranno
compassati
,
troppo
ligi
alla
fredda
ragione
,
pieni
d
'
artifici
e
di
civetterie
e
ricercati
nell
'
orditura
e
nell
'
armonia
dello
stile
anche
quelli
che
per
questi
rispetti
peccano
meno
!
E
più
avvertirai
il
vantaggio
di
quelle
letture
quando
,
avendone
ancor
piena
la
mente
,
ti
metterai
a
scrivere
,
chè
ti
sentirai
tanto
più
sciolto
,
più
libero
,
meglio
inclinato
a
esprimere
i
tuoi
pensieri
semplicemente
,
fresco
e
leggiero
dello
spirito
come
si
sente
del
corpo
chi
esce
dall
'
acque
d
'
un
fiume
.
E
ti
do
un
consiglio
:
di
leggere
prima
i
più
semplici
,
dai
quali
quando
passerai
a
Dante
,
rimarrai
maravigliato
,
come
d
'
un
prodigio
,
del
passo
gigantesco
che
fa
con
lui
la
prosa
italiana
,
senza
perdere
la
sua
freschezza
giovanile
,
pure
prendendo
a
norma
la
sintassi
latina
;
maravigliato
profondamente
della
elaborazione
sapiente
che
egli
vi
porta
insieme
coi
"
soavi
numeri
"
e
i
"
sottili
legamenti
"
della
poesia
,
dell
'
arte
magistrale
con
cui
egli
disegna
l
'
idea
,
plasma
l
'
immagine
,
illumina
tutti
i
particolari
dei
fatti
in
quell
'
architettura
mirabilmente
varia
dei
periodi
,
in
quella
prosa
"
ora
solenne
ora
gentile
,
profonda
e
limpida
"
che
è
il
primo
vero
e
grande
esempio
di
prosa
artistica
nella
nostra
letteratura
.
E
studia
con
amore
anche
l
'
altro
grande
maestro
.
Vinci
la
noia
che
ti
daranno
da
prima
i
lunghi
periodi
,
nei
quali
,
per
accarezzare
l
'
orecchio
,
sovrabbonda
di
parole
,
e
per
raggruppare
intorno
a
un
concetto
principale
troppi
concetti
accessori
,
addossa
incisi
ad
incisi
,
e
per
imitare
la
prosa
latina
intreccia
e
traspone
forzatamente
frasi
e
vocaboli
.
Vinci
quella
prima
noia
,
e
dello
sforzo
sarai
compensato
ad
usura
.
Dov
'
egli
esprime
un
sentimento
vivo
o
tratta
un
argomento
che
s
'
accorda
con
le
sue
facoltà
naturali
,
i
suoi
difetti
spariscono
o
s
'
attenuano
;
dove
ai
suoi
personaggi
fa
parlare
il
linguaggio
della
passione
,
ha
tratti
d
'
eloquenza
calda
,
logica
e
impetuosa
che
t
'
avvolge
e
ti
trascina
;
nella
pittura
della
realtà
comica
,
nella
descrizione
delle
scene
e
dei
personaggi
lepidi
,
nel
dialogo
,
nella
satira
,
egli
si
serve
con
ardimento
e
con
arte
impareggiabile
di
tutti
i
più
efficaci
costrutti
del
parlar
fiorentino
,
dell
'
idiotismo
,
del
proverbio
,
di
tutto
quanto
v
'
è
di
più
vivo
nella
lingua
viva
,
come
se
in
lui
fossero
raccolti
e
saltassero
fuori
l
'
un
dopo
l
'
altro
dieci
scrittori
.
Ti
parrà
uniforme
da
principio
:
poi
vi
troverai
mille
forme
,
mille
armonie
,
mille
colori
.
E
non
possiamo
imitarlo
,
non
forzare
il
nostro
pensiero
moderno
alle
sue
forme
,
a
cui
non
si
piegherebbe
che
snaturandosi
,
né
dipingere
e
scolpire
con
l
'
arte
sua
,
né
ripeter
la
sua
musica
;
ma
egli
resta
pur
sempre
un
architetto
sovrano
,
un
pittore
insigne
,
uno
scultore
stupendo
,
un
artefice
di
suoni
maraviglioso
,
uno
scrittore
unico
,
che
fece
nella
prosa
italiana
il
lavoro
d
'
una
generazione
,
che
ogni
volta
che
ci
riprende
,
ci
domina
,
e
al
quale
è
bene
ritornare
ogni
tanto
,
perché
se
n
'
esce
sempre
con
un
raggio
nella
mente
e
dell
'
oro
nelle
mani
.
Dal
Boccaccio
a
Leonardo
.
Vuoi
ora
qualche
consiglio
,
non
da
maestro
,
ma
da
vecchio
amico
,
per
proseguire
dopo
il
Trecento
?
Fatto
che
avrai
il
gusto
al
Boccaccio
,
non
ti
svoglierà
dalla
lettura
l
'
imitazione
che
troverai
di
lui
in
una
serie
di
scrittori
del
secolo
seguente
;
i
quali
,
sotto
l
'
influsso
del
culto
risorgente
dell
'
antichità
,
seguirono
l
'
esempio
del
grande
novelliere
,
dislogando
le
ossa
,
come
dice
il
Leopardi
,
e
le
giunture
della
nostra
lingua
,
per
imporle
violentemente
le
forme
latine
.
Leggerai
Leon
Battista
Alberti
che
della
gravezza
della
sintassi
boccaccesca
ti
compenserà
con
molte
pagine
di
stile
elegante
e
agile
,
sparse
di
parole
vive
e
frasi
schiette
del
suo
volgare
nativo
.
Leggerai
con
piacere
la
lettera
di
Lorenzo
il
Magnifico
a
Federico
d
'
Aragona
,
che
si
può
dire
la
prima
esposizione
critica
della
nostra
più
antica
letteratura
poetica
,
oltre
che
un
esempio
di
bella
prosa
,
foggiata
alla
latina
,
d
'
una
eloquenza
nobile
e
calda
.
Per
formarti
un
concetto
della
prosa
classicheggiante
di
quel
secolo
,
qual
è
nel
più
alto
grado
del
suo
svolgimento
,
leggerai
,
con
un
po
'
di
pazienza
,
l
'
Arcadia
del
Sannazzaro
.
Altri
scrittori
leggerai
,
che
con
più
o
meno
garbo
innestarono
la
latinità
nel
volgare
,
temperando
la
gravità
dello
stile
forzato
con
quella
parte
della
lingua
viva
,
che
irresistibilmente
veniva
loro
dalla
bocca
alla
penna
.
E
farai
una
cosa
:
alternerai
con
la
lettura
di
questi
,
che
prolungata
ti
stancherebbe
,
quella
degli
scrittori
semplici
e
spontanei
,
che
anche
nel
Quattrocento
fiorirono
.
Leggi
le
lettere
di
Alessandra
Macinghi
,
dove
,
col
candore
dei
Trecentisti
,
troverai
la
ricchezza
e
la
vivacità
del
parlar
fiorentino
del
tempo
suo
,
e
come
in
uno
specchio
limpidissimo
riflessa
la
vita
d
'
una
famiglia
di
quel
secolo
,
e
in
questa
un
'
anima
schietta
,
buona
,
amorosa
,
di
cui
ti
resterà
l
'
immagine
impressa
nel
cuore
.
Leggi
le
prediche
di
Fra
Bernardino
da
Siena
,
tutte
fiorite
di
bei
modi
dell
'
antico
parlar
senese
,
tutte
apologhi
,
novellette
,
arguzie
,
quadretti
pieni
di
freschezza
e
di
vita
.
Leggi
,
come
esempio
di
spontaneità
e
di
forza
,
belle
nonostante
le
ruvidezze
dello
stile
,
efficacissime
nelle
forme
piane
e
spezzate
del
parlare
popolaresco
,
le
prediche
del
Savonarola
,
piene
di
lampi
e
di
tuoni
,
qualche
volta
grandi
e
terribili
.
Leggi
sopra
tutto
il
Trattato
della
Pittura
di
Leonardo
da
Vinci
,
per
vedere
a
che
grado
d
'
efficacia
possa
pervenire
nello
scrivere
un
homo
senza
lettere
quando
tratta
una
materia
in
cui
è
maestro
,
a
qual
segno
di
gagliardia
,
di
densità
,
di
concisione
,
di
limpidezza
possa
arrivar
nella
prosa
,
pur
senza
lettere
,
chi
ha
osservazioni
profonde
e
grandi
pensieri
da
esprimere
,
che
quadri
stupendi
di
colorito
e
d
'
evidenza
riesca
a
dipinger
con
la
penna
chi
ha
delle
cose
la
visione
fisica
netta
,
luminosa
,
immensa
ch
'
egli
aveva
.
Da
Leonardo
al
Machiavelli
.
La
stessa
norma
,
d
'
alternar
le
letture
di
scrittori
d
'
indole
opposta
o
diversa
,
ti
consiglio
di
seguire
per
gli
scrittori
del
secolo
decimosesto
,
il
più
ricco
di
grandi
maestri
,
il
più
vario
nelle
opere
,
il
più
ammirabile
per
ricchezza
di
lingua
e
perfezione
di
forma
,
di
tutta
la
letteratura
italiana
.
Nel
Bembo
,
primo
legislatore
della
lingua
volgare
,
che
giovò
più
di
tutti
in
Italia
alla
formazione
d
'
un
idioma
letterario
comune
,
e
in
molti
dei
suoi
imitatori
,
che
tutta
l
'
arte
dello
scrivere
ridussero
nella
scelta
e
nella
collocazione
delle
parole
,
ti
spiaceranno
la
mancanza
di
spontaneità
,
l
'
asservimento
del
pensiero
alla
frase
,
l
'
imitazione
pedissequa
del
Boccaccio
,
e
più
che
altro
quel
pavoneggiarsi
perpetuo
,
come
se
a
ogni
periodo
dicessero
ai
lettori
:
-
Vedete
come
scrivo
bene
!
-
Ma
leggili
con
attenzione
,
non
fosse
che
per
la
lingua
purissima
,
chè
ne
ricaverai
un
grande
vantaggio
.
Quanti
felici
costrutti
e
garbati
giri
di
sintassi
vi
troverai
,
che
fine
arte
nel
concatenare
i
periodi
e
nel
rendere
ogni
sfumatura
del
pensiero
,
che
ricchezza
di
modi
e
che
belle
e
flessuose
forme
di
eleganza
e
di
cortesia
signorile
!
E
non
soltanto
lo
stile
dignitoso
e
semplice
ti
attirerà
nel
Cortegiano
del
Castiglione
;
ma
la
rara
potenza
dell
'
osservar
dal
vero
e
sul
vivo
,
e
la
forte
pittura
di
caratteri
storici
,
e
la
rappresentazione
evidente
della
vita
delle
Corti
italiane
del
Cinquecento
,
e
la
magistrale
arte
dialogica
.
E
nel
Galateo
del
Della
Casa
,
oltre
la
grazia
,
la
fiorentinità
schietta
,
il
sapore
trecentistico
,
la
ricchezza
delle
espressioni
proprie
e
calzanti
,
ammirerai
le
osservazioni
argute
e
finissime
sull
'
animo
umano
,
sui
costumi
e
sulla
vita
;
e
nel
Gelli
la
forma
semplice
,
tersa
,
spontanea
,
ricca
del
più
bel
volgare
fiorentino
e
in
molti
tratti
quasi
moderna
,
con
la
quale
egli
rende
intelligibile
e
gradevole
a
ogni
lettore
anche
la
materia
ardua
della
filosofia
;
e
nel
Firenzuola
l
'
amenità
,
la
leggiadria
,
la
lingua
candidissima
,
snella
,
vivace
,
tutta
grazie
e
bei
modi
del
parlar
famigliare
.
Che
salti
maravigliosi
farai
da
un
prosatore
all
'
altro
!
E
come
sentirai
meglio
l
'
originalità
e
i
pregi
di
ciascuno
raffrontandolo
col
precedente
!
Dopo
la
prosa
rapida
,
nervosa
,
scolpita
del
traduttore
stringatissimo
del
più
stringato
degli
storici
,
dal
quale
imparerai
a
serrare
nel
più
breve
cerchio
possibile
di
parole
l
'
espressione
del
tuo
pensiero
,
ti
parrà
più
mirabilmente
fluida
e
musicale
l
'
eloquenza
dei
dialoghi
e
delle
lettere
del
Tasso
.
Dopo
esserti
dilettato
nell
'
arte
squisita
delle
Lettere
del
Caro
,
di
stile
disinvolto
e
brillante
,
ma
correttissimo
,
e
piene
di
gaio
lepore
,
leggerai
con
doppio
piacere
il
più
eloquente
e
più
incantevole
sgrammaticatore
di
tutte
letterature
,
quel
libro
unico
,
riboccante
di
vita
,
di
forza
,
di
baldanza
,
d
'
ingegno
,
viva
immagine
d
'
un
uomo
e
d
'
un
secolo
straordinario
,
quella
specie
d
'
Orlando
Furioso
in
prosa
,
quell
'
indiavolato
e
sfolgorante
capolavoro
,
che
è
la
Vita
di
Benvenuto
Cellini
.
Quando
t
'
avranno
un
po
'
stancato
le
descrizioni
e
le
orazioni
sfoggiate
della
storia
del
Giambullari
"
artista
finissimo
della
parola
e
della
sintassi
"
ma
impettito
e
freddo
nella
sua
"
dignità
impeccabile
"
,
leggerai
e
rileggerai
con
sempre
più
calda
ammirazione
l
'
Apologia
di
Lorenzino
dei
Medici
,
una
folata
d
'
eloquenza
italianissima
,
lucidissima
,
ardente
di
passione
,
bella
e
spaventevole
come
un
torrente
in
piena
,
che
travolge
ogni
cosa
.
E
senti
:
studia
il
Guicciardini
.
Non
ti
sgomentare
di
quello
stile
involuto
e
austero
,
talvolta
un
po
'
rude
,
sovente
oscuro
,
che
dà
sulle
prime
al
lettore
un
senso
d
'
oppressione
,
e
gli
confonde
la
mente
.
Continua
a
leggere
.
Tu
riconoscerai
a
poco
a
poco
che
quel
modo
di
scrivere
non
è
tanto
sforzo
e
artifizio
quanto
effetto
naturale
della
maniera
di
sentire
e
di
pensare
propria
dell
'
autore
,
del
procedimento
con
cui
si
svolgono
e
s
'
intrecciano
le
idee
nel
suo
intelletto
profondo
e
complesso
,
"
uno
dei
più
chiaroveggenti
che
siano
stati
al
mondo
.
"
E
dai
periodi
lunghi
e
farragginosi
,
di
cui
si
stenta
a
cogliere
il
senso
,
distinguerai
quelli
lunghi
del
pari
,
ma
architettati
con
maestria
mirabile
,
periodi
da
gran
signore
della
lingua
e
dello
stile
,
in
cui
dagli
accessori
emerge
l
'
idea
principale
,
dominante
,
come
una
torre
sopra
un
villaggio
.
E
da
questi
imparerai
a
legare
con
ordine
e
con
armonia
in
un
periodo
solo
,
intorno
a
un
solo
concetto
,
una
famiglia
di
concetti
minori
;
e
dai
magistrali
ritratti
dei
personaggi
e
dalle
considerazioni
acute
e
profonde
sugli
avvenimenti
,
a
studiare
l
'
animo
umano
e
i
casi
della
vita
;
e
di
quella
lettura
ti
rimarrà
nella
mente
un
suono
grave
e
solenne
,
che
risentirai
come
un
'
eco
ispiratrice
ogni
volta
che
,
scrivendo
,
cercherai
una
forma
degna
a
un
ordine
di
alti
pensieri
.
Ma
sopra
tutti
ammirerai
e
studierai
il
Machiavelli
,
che
"
segna
il
punto
d
'
arrivo
della
sincera
prosa
antica
e
il
punto
di
partenza
della
moderna
"
,
prosatore
che
dal
latinismo
e
dall
'
uso
volgare
trae
insieme
una
forza
che
nessun
altro
raggiunse
,
il
più
schietto
,
il
più
sicuro
,
il
più
sintetico
,
il
più
logico
scrittore
del
tempo
suo
,
il
più
sdegnoso
disprezzatore
della
rettorica
,
il
più
strettamente
legato
alla
realtà
delle
cose
,
il
più
potentemente
drammatico
,
il
più
superbamente
eloquente
;
grande
nell
'
arte
che
va
innanzi
al
suo
secolo
,
grande
nell
'
ardimento
e
nella
carità
di
patria
che
gli
fiammeggia
nell
'
anima
,
grande
nel
pensiero
folgorante
,
che
illumina
il
presente
e
legge
nell
'
avvenire
.
Da
Galileo
all
'
Alfieri
.
Un
altro
grande
maestro
.
Di
dove
arriva
il
Machiavelli
,
il
più
moderno
dei
prosatori
antichi
,
muove
Galileo
,
che
infondendo
nella
prosa
il
soffio
di
quella
nuova
filosofia
,
la
quale
"
fa
più
ricche
,
più
chiare
e
più
dritte
le
teste
"
,
le
dà
sulla
via
della
libertà
e
della
verità
l
'
impulso
poderoso
,
per
cui
ella
procede
fino
al
tempo
nostro
.
La
sodezza
e
la
concisione
che
viene
dalla
densità
del
pensiero
e
dalla
profondità
della
dottrina
,
la
lucidità
pura
che
deriva
dalla
chiarezza
perfetta
e
dallo
stretto
e
sottile
concatenamento
delle
idee
,
l
'
eleganza
,
la
dignità
,
la
sprezzatura
signorile
che
è
effetto
del
pieno
possesso
e
del
sentimento
profondo
della
lingua
letteraria
e
della
famigliare
,
tutto
questo
è
in
quella
nobile
prosa
che
scorre
come
un
largo
fiume
pacato
e
limpido
,
e
in
cui
si
sente
la
forza
d
'
un
intelletto
sovrano
e
d
'
un
'
anima
grande
.
Rimani
un
pezzo
alla
scuola
di
Galileo
,
e
ritornavi
ogni
tanto
per
imparare
,
non
soltanto
a
scrivere
,
ma
a
meditare
e
a
ragionare
;
senza
di
che
si
mena
la
penna
,
ma
non
si
scrive
.
Poi
leggerai
i
suoi
discepoli
e
continuatori
,
e
ti
piacerà
nel
Redi
la
grazia
prettamente
paesana
,
nel
Magalotti
la
scioltezza
tutta
moderna
,
nel
Boccalini
la
vivacità
e
la
gagliardìa
.
In
altra
forma
ti
persuaderà
eloquentemente
dell
'
obbligo
di
ben
parlare
la
propria
lingua
il
Dati
,
nella
cui
prosa
ritroverai
il
miglior
Cinquecento
;
e
nel
Sarpi
ammirerai
la
sobrietà
vigorosa
e
lucida
,
retta
da
una
coscienza
fortissima
e
da
un
alto
intento
civile
.
Ti
parrà
di
ritornare
indietro
col
Bartoli
,
adoratore
della
forma
,
studioso
di
vezzi
e
di
grazie
,
servitore
,
non
dominatore
della
lingua
;
ma
di
lingua
vi
troverai
una
miniera
enorme
,
e
v
'
imparerai
l
'
arte
difficile
di
"
condurre
come
in
ordinanza
stretta
i
pensieri
e
trarre
dalla
destrissima
collocazione
delle
parole
chiarezza
lucidissima
e
nobile
e
grato
temperamento
di
suoni
"
.
E
artificio
rettorico
troverai
pure
nelle
prediche
del
Segneri
,
concitate
talvolta
per
proposito
più
che
per
passione
;
ma
anche
spontaneità
nell
'
esuberanza
,
e
puro
eloquio
e
varietà
d
'
armonie
nella
stretta
argomentazione
e
negl
'
impeti
non
rari
d
'
eloquenza
vera
;
e
calda
,
viva
,
irruente
eloquenza
nelle
Filippiche
del
Tassoni
,
frementi
d
'
ira
contro
la
dominazione
straniera
e
tutte
palpitanti
di
generose
speranze
italiane
.
C
'
è
bisogno
di
raccomandarti
Gaspare
Gozzi
,
maestro
di
eleganza
e
di
grazia
,
pieno
di
buon
gusto
e
di
buon
senso
,
e
osservatore
arguto
e
finissimo
,
che
in
pieno
Settecento
oppone
all
'
invadente
gusto
straniero
la
sua
bella
prosa
castigata
,
ancora
atteggiata
della
dignità
antica
?
Occorre
accennarti
la
prosa
agile
,
spigliata
,
scintillante
,
con
la
quale
Giuseppe
Baretti
allarga
i
confini
della
critica
e
tratta
a
ferro
e
a
fuoco
le
frivolezze
e
le
pastorellerie
dell
'
Arcadia
?
Ma
a
lui
non
t
'
arresterai
per
studiare
gli
effetti
prodotti
nella
prosa
italiana
dal
nuovo
mescolarsi
della
cultura
nazionale
con
la
cultura
europea
contemporanea
.
Leggerai
del
Cesarotti
,
benchè
francesizzante
,
le
pagine
dove
si
prefigge
di
liberar
la
lingua
dal
dispotismo
dell
'
autorità
e
dai
capricci
della
moda
e
dell
'
uso
per
sommetterla
al
governo
legittimo
della
ragione
e
del
gusto
;
e
non
trascurerai
il
Bettinelli
,
se
vorrai
un
esempio
singolare
di
prosa
battagliera
,
ribelle
alle
tradizioni
pedantesche
,
inforestierata
,
ma
viva
;
né
l
'
Algarotti
,
che
nello
stile
foggiato
alla
francese
ha
l
'
arte
di
render
piane
con
facilità
e
vivezza
quasi
di
conversazione
le
verità
più
difficili
della
scienza
;
né
Alessandro
Verri
,
non
puro
di
lingua
né
di
stile
,
ma
uno
dei
primi
nostri
scrittori
riusciti
efficacissimi
nella
mozione
degli
affetti
.
E
arriverai
così
a
Vittorio
Alfieri
,
che
con
la
sua
Vita
eresse
il
primo
monumento
di
prosa
veramente
moderna
:
e
s
'
intende
di
quella
prosa
personale
,
non
calcata
su
alcun
esemplare
da
tutti
imitabile
,
la
quale
prende
forma
e
colore
dall
'
indole
dell
'
autore
,
ed
è
opera
d
'
arte
,
ma
d
'
un
'
arte
sua
propria
,
uscita
dall
'
intimo
dell
'
animo
suo
,
e
che
non
si
può
confondere
con
quella
di
nessun
altro
,
come
l
'
espressione
del
viso
e
il
suono
della
voce
.
Dal
Foscolo
al
Carducci
.
E
ora
una
schiera
di
maestri
,
mirabilmente
vari
,
nei
quali
,
come
nell
'
Alfieri
,
parla
il
nuovo
spirito
destato
dalla
rivoluzione
e
la
coscienza
nazionale
risuscitata
dalla
dominazione
francese
;
e
primo
fra
questi
Ugo
Foscolo
con
quell
'
Epistolario
impareggiabile
,
in
cui
egli
trasfuse
e
svelò
tutta
l
'
anima
sua
con
un
calore
,
con
una
sincerità
,
con
una
franchezza
e
vigoria
di
stile
che
ti
soggiogheranno
.
Ma
non
trascurerai
però
la
prosa
fluida
,
chiarissima
,
sonoramente
faconda
del
suo
rivale
poetico
,
Vincenzo
Monti
,
battagliante
col
diavolo
in
corpo
contro
la
Crusca
e
i
propri
critici
.
Né
ti
spiacerà
il
ritorno
all
'
imitazione
dell
'
antico
in
quegli
scrittori
che
tentarono
per
tal
via
di
salvare
le
nostre
lettere
dalla
corruzione
straniera
;
chè
anzi
essi
ti
gioveranno
per
questo
.
Declamazione
,
ridondanza
d
'
ornamenti
,
affettazione
anticheggiante
;
ma
anche
vigor
maschio
di
stile
,
pagine
scultorie
e
magniloquenti
troverai
nel
Botta
.
Ammirerai
il
gusto
squisito
e
"
la
strettissima
fabbrica
dei
periodi
"
nel
Giordani
,
benchè
per
il
soverchio
studio
appunto
di
legare
strettamente
le
idee
e
di
serbar
la
lingua
purissima
,
egli
abbia
qualche
cosa
di
rattenuto
,
come
dice
il
Capponi
,
e
"
non
scorra
nella
sua
prosa
libera
e
franca
l
'
onda
della
parola
"
.
E
benchè
la
parola
idoleggi
,
e
sia
schiavo
del
suo
principio
di
restringere
la
lingua
al
Trecento
,
ti
gioverà
il
Padre
Cesari
,
prosator
gioielliere
,
tutto
eleganze
classiche
,
che
fu
al
tempo
suo
contro
il
forestierume
linguistico
un
"
antidoto
potente
"
non
inutile
affatto
ai
giorni
nostri
.
E
lascerai
dire
chi
vuole
:
leggerai
il
Colletta
,
non
impeccabile
nella
lingua
e
non
sempre
chiarissimo
,
ma
fiero
e
gagliardo
in
quella
sua
prosa
da
uomo
di
guerra
,
che
porta
lo
stampo
profondo
dell
'
animo
suo
.
E
non
leggerai
soltanto
,
studierai
con
amore
i
due
prosatori
ammirabili
che
sono
nel
Leopardi
:
quello
libero
,
vivo
,
tutto
moderno
dei
Pensieri
inediti
,
dove
s
'
abbandona
all
'
ispirazione
subitanea
,
quasi
parlando
più
che
scrivendo
,
e
quello
meno
agile
,
meno
colorito
,
ma
di
disegno
più
puro
e
più
fermo
,
delle
Operette
morali
:
prosa
originalissima
,
mista
di
modernità
e
di
classicismo
,
magistralmente
ordita
,
d
'
una
"
serenità
marmorea
"
,
d
'
un
'
armonia
sommessa
e
delicatissima
,
e
d
'
una
chiarezza
"
a
traverso
la
quale
si
vedono
i
pensieri
come
per
un
'
acqua
limpida
le
rene
e
i
sassolini
del
fondo
"
.
Quello
che
il
Leopardi
non
fece
,
di
rinfrescare
la
lingua
alla
sorgente
dell
'
uso
vivo
,
troverai
nel
Tommaseo
,
che
alla
propria
prosa
"
diede
moto
e
vita
e
copia
ritraendo
giudiziosamente
dall
'
uso
fiorentino
"
,
poeta
e
scienziato
della
parola
,
qualche
volta
troppo
forzatamente
conciso
,
ma
ricco
,
robusto
,
proprio
,
e
pittore
e
scultore
e
cesellatore
,
che
dice
mirabilmente
e
in
modo
tutto
suo
ogni
cosa
più
difficile
a
dire
.
C
'
è
bisogno
di
rammentarti
Giuseppe
Giusti
?
Non
è
a
imitarsi
la
soverchia
ripetizione
dei
modi
prediletti
,
né
l
'
abuso
delle
forme
vernacole
,
né
l
'
affettazione
della
sprezzatura
,
in
cui
cade
troppo
spesso
nell
'
Epistolario
;
ma
quanta
ricchezza
di
modi
famigliari
e
popolari
,
che
pieghevolezza
,
che
amabile
baldanza
,
che
briosa
disinvoltura
di
stile
!
Non
t
'
avrei
neppure
da
rammentare
il
Guerrazzi
,
non
scevro
di
vecchia
rettorica
,
né
d
'
enfasi
romantica
,
e
spesso
forzato
nello
stile
;
ma
ricchissimo
di
lingua
pura
,
di
frasi
scultorie
e
d
'
immagini
ardite
,
potente
nell
'
espressione
dell
'
ira
e
del
sarcasmo
e
negl
'
impeti
d
'
eloquenza
patriottica
,
scrittore
originale
e
grande
nelle
sue
pagine
migliori
,
venate
d
'
oro
e
scintillanti
di
gemme
,
irte
di
rilievi
di
bronzo
e
di
punte
d
'
acciaio
.
Leggi
dopo
questa
,
per
amor
del
contrasto
,
la
prosa
nobilmente
famigliare
di
Gino
Capponi
,
bella
d
'
una
proporzione
,
d
'
una
discrezione
,
d
'
una
compostezza
patrizia
,
nella
quale
,
come
dice
il
Carducci
,
l
'
anima
del
lettore
si
riposa
e
si
contenta
come
l
'
occhio
dello
spettatore
nelle
linee
degli
edifizi
fiorentini
.
E
non
soltanto
per
dovere
di
cittadino
,
ma
per
interesse
di
studioso
,
leggerai
la
prosa
del
Mazzini
,
"
lievemente
colorita
di
classicismo
"
,
misurata
,
ma
viva
,
armoniosa
,
ma
senza
ridondanza
,
ora
profeticamente
solenne
,
ora
squillante
come
una
musica
guerriera
,
e
sempre
chiara
come
cristallo
.
E
per
prender
coraggio
da
un
esempio
insigne
del
come
anche
un
italiano
nato
ai
piedi
delle
Alpi
possa
con
lo
studio
riuscire
uno
scrittore
facondo
,
nobile
e
ricco
,
leggi
Vincenzo
Gioberti
:
un
maestro
,
benchè
vesta
troppo
ampiamente
il
pensiero
e
"
faccia
sciupìo
di
metafore
e
di
splendori
"
.
Col
quale
terminerei
,
non
essendo
necessario
l
'
accennare
i
viventi
,
se
d
'
uno
di
questi
non
si
potesse
in
nessun
modo
tacere
,
perché
è
incominciato
per
lui
il
giudizio
della
posterità
.
Voglio
dire
Giosue
Carducci
,
prosatore
potentissimo
,
che
dice
tutto
quello
che
vuole
e
come
vuole
,
solennemente
e
famigliarmente
,
con
un
'
arte
che
sgomenta
chi
studia
l
'
arte
;
nel
quale
la
conoscenza
profonda
della
lingua
letteraria
e
il
possesso
perfetto
dell
'
uso
vivo
,
non
abusati
mai
ad
alcun
proposito
,
si
fondono
e
si
contemperano
in
un
linguaggio
di
forza
straordinaria
e
d
'
armonia
svariatissima
,
egualmente
bello
e
potente
nella
descrizione
e
nella
polemica
,
nel
discorso
dottrinale
e
nel
volo
lirico
,
nell
'
orazione
politica
e
nella
fantasia
scherzosa
,
sempre
segnato
d
'
un
'
impronta
in
cui
lo
riconosci
e
lo
ammiri
.
-
Ma
,
e
Alessandro
Manzoni
?
-
domanderai
a
questo
punto
.
L
'
ho
lasciato
ultimo
per
finire
con
lui
,
e
volevo
finir
con
lui
perché
è
lo
scrittore
che
devo
raccomandarti
con
maggior
insistenza
di
studiare
,
parendomi
la
prosa
dei
Promessi
Sposi
la
più
vicina
a
quello
che
è
per
tutti
oramai
il
tipo
ideale
della
prosa
moderna
:
moderna
e
perfettamente
italiana
.
È
semplice
,
in
fatti
,
conforme
al
linguaggio
parlato
,
e
pare
spontanea
;
ma
non
cade
mai
nella
volgarità
,
e
neppure
nell
'
affettazione
della
naturalezza
.
È
chiara
,
limpida
come
l
'
aria
,
ma
non
per
effetto
d
'
una
semplicità
elementare
:
ha
la
chiarezza
che
deriva
dalla
precisione
e
dall
'
ordine
dei
pensieri
,
e
dall
'
arte
finissima
di
ridurre
ogni
idea
,
per
quanto
profonda
e
complessa
,
a
un
'
espressione
semplice
,
che
la
fa
parere
un
portato
del
senso
comune
.
È
sempre
stretta
al
pensiero
,
ma
senza
impacciarlo
mai
;
logica
,
ma
senza
mostrar
lo
sforzo
delle
connessioni
e
dei
legamenti
;
omogenea
,
ma
pieghevole
a
tutti
gli
atteggiamenti
del
pensiero
e
alla
natura
propria
d
'
ogni
oggetto
o
argomento
;
originale
,
ma
non
ribelle
alla
tradizione
,
e
scevra
a
un
tempo
d
'
ogni
imitazione
o
reminiscenza
di
stili
altrui
.
È
ricca
di
lingua
,
e
dove
il
soggetto
lo
vuole
,
elegante
,
ma
senza
che
la
forma
si
faccia
mai
sentire
per
sé
stessa
,
senza
che
alcuna
parola
o
frase
distolga
mai
l
'
attenzione
dal
pensiero
;
ed
è
variamente
colorita
,
ma
senza
vistosità
,
e
con
una
fusione
perfetta
di
tinte
;
ed
è
mirabilmente
armoniosa
,
ma
senza
ricerca
evidente
del
numero
,
d
'
un
'
armonia
riposta
e
delicatissima
,
che
par
non
venga
dalle
parole
,
ma
dal
pensiero
,
e
nasce
infatti
dall
'
equilibrio
perfetto
delle
idee
,
e
suona
nella
mente
quasi
senza
che
l
'
orecchio
la
senta
.
Leggila
e
studiala
con
attenzione
e
con
amore
.
Studiala
confrontando
le
due
Edizioni
del
Romanzo
,
quella
del
primo
testo
,
del
1825
,
e
quella
corretta
,
del
1840
,
e
ne
intenderai
meglio
la
ragione
,
l
'
arte
e
la
bellezza
al
vedere
come
del
primo
testo
l
'
autore
ha
appianato
le
scabrosità
,
addolcito
le
durezze
,
sostituito
al
latinismo
o
al
modo
vernacolo
la
locuzione
italiana
,
all
'
arcaismo
la
parola
viva
,
alla
pedanteria
grammaticale
l
'
anacoluto
efficace
;
per
che
via
,
con
che
norma
lucida
e
costante
egli
ha
rifatto
in
parte
e
avvicinato
l
'
opera
sua
alla
forma
ideale
che
gli
splendeva
nella
mente
.
Studiala
,
e
t
'
affinerai
il
criterio
e
il
gusto
,
e
prenderai
in
avversione
per
sempre
il
manierato
e
il
falso
,
il
troppo
e
il
vano
,
la
trivialità
e
la
stranezza
,
l
'
orpello
e
la
ciancia
.
Studiala
,
e
imparerai
a
fare
e
a
correggere
,
a
condensare
e
a
semplificare
,
a
esser
chiaro
e
sincero
,
dignitoso
e
discreto
,
logico
e
giusto
.
Studia
il
Manzoni
e
amalo
per
tutta
la
vita
.
Ma
non
lo
adorare
;
ti
sia
maestro
,
non
idolo
.
Conclusione
.
Voglio
dire
:
non
te
lo
prefiggere
modello
unico
di
prosatore
,
per
avere
il
pretesto
,
comodo
alla
pigrizia
,
di
non
leggerne
altri
,
come
molti
fanno
;
ai
quali
il
maestro
unico
raffina
il
gusto
,
ma
lo
circoscrive
;
poichè
il
Manzoni
mostrò
ciò
che
può
la
lingua
nostra
,
ma
non
in
tutti
i
campi
,
né
in
ogni
forma
della
letteratura
,
non
avendo
trattato
ogni
argomento
,
né
tutto
detto
in
tutti
i
modi
possibili
neppure
nel
campo
suo
.
E
non
lo
imitare
,
per
la
ragione
principalissima
,
ch
'
egli
non
ha
imitato
nessuno
.
Ma
la
semplicità
-
domanderai
-
la
naturalezza
,
tutte
le
qualità
mirabili
che
riconosciamo
nella
sua
prosa
,
perché
non
s
'
hanno
da
imitare
?
-
E
io
ti
rispondo
che
quelle
qualità
non
te
le
darà
l
'
imitazione
,
con
la
quale
troppo
facilmente
la
semplicità
degenera
in
sciatteria
,
la
grazia
in
sguaiataggine
e
in
superficialità
la
chiarezza
.
Quelle
qualità
devono
essere
in
te
,
come
furono
nel
Manzoni
,
il
frutto
maturo
d
'
infiniti
studi
e
letture
,
e
disse
stupendamente
il
più
sensato
dei
manzoniani
:
che
è
illusione
il
credere
di
potergliele
rubare
,
leggendo
lui
soltanto
,
senza
rifare
in
qualche
modo
il
cammino
ch
'
egli
fece
.
Leggi
dunque
,
e
studia
tutti
gli
scrittori
.
Leggi
e
confronta
fra
di
loro
quelli
che
si
rassomigliano
e
quelli
che
più
si
dissomigliano
,
arrestandoti
in
special
modo
a
considerare
gli
effetti
simili
ottenuti
con
mezzi
diversi
.
In
ciascuno
troverai
certi
ordini
di
pensieri
e
di
sentimenti
ch
'
essi
esprimono
con
maggior
efficacia
d
'
ogni
altro
;
troverai
nei
più
artificiosi
espressioni
e
forme
semplici
;
nei
meno
eleganti
forme
elegantissime
;
nei
meno
ricchi
di
lingua
locuzioni
e
costrutti
preziosi
,
da
altri
non
usati
,
frasi
e
parole
,
dalle
quali
essi
soli
traggono
certi
effetti
vivi
,
per
il
punto
e
il
modo
con
cui
le
adoperano
,
come
se
quelle
forme
acquistassero
dalla
loro
penna
,
incastonate
nei
loro
periodi
,
un
valore
particolare
.
Cerca
in
tutti
,
quando
sei
arrestato
da
una
frase
o
da
una
parola
che
suona
falso
,
o
da
un
'
oscurità
,
o
da
una
slegatura
che
ti
dà
il
senso
d
'
un
vuoto
,
o
da
un
giro
di
parole
che
ti
dà
un
principio
di
noia
,
cerca
in
qual
maniera
si
potrebbe
correggere
l
'
errore
,
chiarire
l
'
oscurità
,
annodare
i
pensieri
sconnessi
,
recidere
la
frase
oziosa
.
Arrèstati
in
special
modo
ogni
volta
che
trovi
espressi
con
facilità
e
proprietà
certi
sentimenti
e
pensieri
,
dei
quali
a
te
suol
riuscire
difficile
l
'
espressione
,
o
perché
corrispondono
a
lati
deboli
delle
tue
facoltà
,
o
perché
sono
remoti
dalla
tua
indole
,
o
perché
si
riferiscono
a
cose
sulle
quali
non
hai
mai
fermato
a
lungo
l
'
attenzione
.
E
ritorna
sulle
pagine
belle
:
non
ti
contentare
di
quella
prima
commozione
viva
e
piacevole
ch
'
esse
ti
destano
,
nella
quale
,
come
dice
il
Leopardi
,
la
mente
tumultua
e
si
confonde
;
ma
esamina
,
com
'
egli
faceva
,
e
rivolgi
in
mente
quelle
bellezze
fin
che
esse
vi
piglino
un
posto
,
dove
rimangano
.
Locuzioni
,
armonie
,
inflessioni
di
stile
,
particolarità
sintattiche
degli
scrittori
più
diversi
si
mescoleranno
nella
tua
memoria
,
si
combineranno
coi
tuoi
pensieri
,
e
ti
verranno
fuori
in
certi
momenti
,
senza
che
tu
ne
riconosca
l
'
origine
,
come
dall
'
intimo
del
tuo
spirito
,
come
nate
nel
tuo
capo
,
e
tutte
tue
;
chè
saranno
tue
veramente
.
Ti
verranno
,
nello
scrivere
,
reminiscenze
inconsapevoli
di
tutte
le
scuole
,
di
tutti
i
generi
e
di
tutti
i
secoli
della
letteratura
,
soccorsi
inaspettati
,
echi
lontani
e
vicini
e
soffi
animatori
e
baleni
;
scriverai
con
la
cooperazione
misteriosa
di
tutti
i
grandi
scrittori
;
e
ti
parrà
nondimeno
di
non
ricever
nulla
da
nessuno
,
perché
quello
che
n
'
avrai
tolto
sarà
diventato
tua
eredità
legittima
,
ti
sarà
penetrato
"
nei
più
profondi
strati
del
pensabile
"
,
sarà
diventato
sostanza
del
tuo
cervello
e
del
tuo
sangue
,
il
tuo
ingegno
,
la
tua
italianità
,
la
parola
spontanea
e
necessaria
del
tuo
sentimento
e
del
tuo
pensiero
.
UN
PARLATORE
IDEALE
.
È
uno
dei
più
cari
ricordi
della
mia
gioventù
questo
toscano
illustre
,
al
quale
,
per
riuscire
un
grande
scrittore
,
non
mancò
né
l
'
ingegno
,
né
la
dottrina
,
né
il
sentimento
,
né
l
'
arte
;
ma
solamente
la
voglia
di
scrivere
.
Già
dissi
di
lui
in
altri
libri
;
ma
l
'
impressione
ch
'
egli
mi
lasciò
di
sé
nell
'
animo
e
nella
mente
è
così
profonda
,
e
ancor
così
viva
,
che
,
riparlandone
,
non
ho
coscienza
di
ripetere
cose
già
dette
;
e
se
ripeto
le
cose
,
mi
vien
sempre
fatto
di
dirle
in
modo
diverso
,
poichè
mi
pare
di
non
averle
mai
dette
prima
con
bastante
efficacia
.
È
il
più
ammirabile
maestro
di
lingua
parlata
ch
'
io
abbia
inteso
mai
,
quello
che
mi
mostrò
meglio
d
'
ogni
altro
più
eletto
parlatore
ciò
che
può
la
lingua
italiana
nel
campo
della
conversazione
agile
e
varia
,
irto
di
tante
difficoltà
per
la
maggior
parte
degl
'
italiani
anche
colti
.
Si
sentiva
ch
'
era
toscano
;
ma
non
negl
'
idiotismi
di
pronunzia
che
ai
toscani
si
rimproverano
,
chè
non
n
'
aveva
nessuno
,
non
aspirando
neppur
leggermente
la
c
:
si
sentiva
nella
pronunzia
perfetta
che
,
fuor
di
Toscana
,
nessun
italiano
o
pochissimi
possedono
,
anche
di
coloro
che
hanno
reputazione
meritata
di
parlar
perfettamente
.
Ma
la
pronunzia
era
il
pregio
minore
del
suo
parlare
.
Il
pregio
massimo
era
d
'
esprimere
ogni
pensiero
,
anche
più
difficile
,
intorno
a
qualunque
argomento
,
o
più
ovvio
o
più
astruso
,
con
una
facilità
e
con
un
garbo
impareggiabile
,
senza
uscir
mai
dal
tono
della
conversazione
famigliare
;
di
dire
ogni
cosa
con
proprietà
,
con
finezza
e
con
eleganza
,
senza
che
apparisse
mai
nel
suo
discorso
neppure
un
'
ombra
di
ricercatezza
e
d
'
ostentazione
letteraria
.
Parlava
con
facilità
,
ma
non
in
furia
,
e
se
qualche
volta
s
'
arrestava
un
momento
a
cercare
una
parola
o
una
frase
,
nessuno
dei
suoi
ascoltatori
s
'
impazientiva
;
non
solo
,
ma
l
'
aspettazione
era
piacevole
,
perché
sapevan
tutti
che
l
'
espressione
aspettata
veniva
poi
quasi
sempre
più
felice
,
più
calzante
al
pensiero
di
quella
che
alla
mente
loro
s
'
affacciava
.
E
v
'
erano
nel
suo
linguaggio
gradazioni
finissime
secondo
ch
'
egli
parlava
con
persone
con
le
quali
non
avesse
dimestichezza
,
o
con
amici
stretti
,
o
in
un
crocchio
dove
non
fossero
signore
,
o
con
signore
.
Non
c
'
era
caso
che
con
queste
gli
sfuggisse
mai
uno
di
quei
tanti
modi
volgari
,
comunemente
usati
,
dello
stampo
di
tirar
su
le
calze
o
romper
le
tasche
o
mandare
a
far
friggere
,
che
molti
credono
leciti
in
ogni
compagnia
perché
li
hanno
letti
nei
libri
:
egli
non
aveva
neppur
da
fare
un
atto
di
riflessione
per
iscansarli
:
il
suo
senso
squisito
della
dignità
e
della
grazia
li
escludeva
.
E
così
,
quando
gli
occorreva
di
spiegare
ad
uno
qualche
cosa
che
questi
non
comprendesse
alla
prima
,
o
quando
faceva
una
citazione
,
o
ribatteva
un
'
opinione
altrui
,
erano
ammirabili
le
sfumature
,
le
industrie
gentili
della
frase
e
dell
'
accento
,
ch
'
egli
usava
,
non
lasciandole
quasi
avvertire
,
perché
non
ci
fosse
nel
suo
linguaggio
nessun
'
apparenza
d
'
insegnamento
,
né
colore
di
saccenteria
,
né
asprezza
di
contraddizione
.
Ne
seguiva
mai
ch
'
egli
mostrasse
,
come
fanno
molti
bei
parlatori
,
di
star
a
sentire
sé
stesso
,
o
di
cercar
negli
occhi
degli
uditori
l
'
ammirazione
della
propria
eloquenza
:
non
si
vedeva
mai
sul
suo
viso
,
non
si
sentiva
mai
nel
suo
accento
altra
espressione
da
quella
del
pensiero
o
del
sentimento
ch
'
egli
esponeva
.
Alla
semplicità
signorile
e
amabile
del
linguaggio
corrispondeva
perfettamente
il
suo
modo
di
gestire
:
vivo
,
ma
sobrio
,
e
sempre
spontaneo
,
e
pieno
d
'
efficacia
,
sia
che
facesse
l
'
atto
di
disegnar
nell
'
aria
un
'
immagine
,
o
d
'
incidere
col
cesello
una
frase
,
o
di
modellare
una
forma
nella
creta
,
o
di
scacciare
con
la
mano
un
velo
di
nebbia
che
ondeggiasse
fra
il
suo
pensiero
e
la
sua
parola
.
Maravigliosa
era
poi
la
varietà
del
suo
vocabolario
,
ricchissimo
,
secondo
gli
argomenti
della
conversazione
,
di
locuzioni
letterarie
e
di
modi
popolari
,
senza
che
nessun
modo
insolito
usato
da
lui
paresse
mai
strano
o
nuovo
affatto
a
chi
l
'
udiva
per
la
prima
volta
,
tanto
egli
l
'
usava
a
proposito
,
e
in
maniera
che
da
tutto
il
discorso
n
'
era
chiarito
il
senso
e
l
'
opportunità
dimostrata
.
Persino
quei
vocaboli
stranieri
,
che
s
'
usano
di
necessità
per
designar
nuove
cose
,
ma
che
suonano
sgradevolmente
all
'
orecchio
non
ancora
assuefatto
a
sentirli
,
riuscivano
meno
esotici
,
pigliavan
quasi
suono
e
apparenza
italiani
in
quel
suo
linguaggio
di
sostanza
e
di
forma
tutta
italiana
,
come
se
questo
comunicasse
loro
un
poco
del
suo
colorito
e
della
sua
armonia
.
Con
che
agilità
di
parola
raccontava
,
con
che
evidenza
di
disegno
e
securità
di
tocco
descriveva
,
con
che
vivezza
faceva
scattare
e
scintillare
l
'
arguzia
,
e
con
che
stretta
concatenazione
d
'
argomenti
e
lucida
semplicità
di
dizione
ragionava
,
smorzando
il
tono
,
allentando
la
stretta
della
dialettica
,
raffinando
la
cortesia
dell
'
espressione
man
mano
che
sentiva
vacillare
l
'
avversario
,
non
più
ostinato
a
resistere
che
per
salvare
l
'
orgoglio
!
Si
diceva
ogni
momento
,
ascoltandolo
:
-
Senti
,
come
si
può
dire
semplicemente
la
tal
cosa
che
io
dico
sempre
con
una
frase
solenne
!
-
Oppure
:
-
Guarda
,
e
io
sostenni
sempre
che
la
tal
frase
francese
non
si
poteva
tradurre
in
buon
italiano
!
-
A
sentirlo
,
desideravo
sempre
che
fosse
lì
qualche
dotto
straniero
,
di
quelli
che
intendono
l
'
italiano
e
lo
gustano
,
perché
ammirasse
in
quel
parlare
un
saggio
della
ricchezza
e
della
potenza
della
nostra
lingua
,
e
mi
rallegravo
in
fondo
all
'
anima
,
e
sentivo
alterezza
d
'
esser
nato
nel
paese
dove
una
tal
lingua
si
parla
.
E
osservavo
che
quasi
tutti
,
discorrendo
con
lui
,
parlavano
meglio
del
solito
,
e
non
per
uno
sforzo
che
facessero
,
per
emulazione
;
ma
naturalmente
,
come
per
un
'
eco
armoniosa
ch
'
egli
destasse
in
loro
;
ciò
che
pure
osservai
nelle
famiglie
,
dove
parlan
tutti
più
o
men
bene
,
se
c
'
è
uno
che
parla
benissimo
.
La
sua
conversazione
era
un
diletto
,
un
pascolo
intellettuale
,
una
scuola
di
lingua
e
di
gentilezza
.
E
per
effetto
dei
vari
pregi
ch
'
egli
riuniva
,
dell
'
espressione
propria
e
colorita
,
della
pronunzia
bella
,
dell
'
accento
e
del
gesto
efficacissimo
,
tanta
parte
dei
suoi
discorsi
m
'
è
rimasta
impressa
nella
memoria
,
che
ad
ogni
tratto
,
parlando
e
scrivendo
,
nell
'
atto
stesso
che
certe
espressioni
m
'
escono
dalla
bocca
o
dalla
penna
,
mi
ricordo
d
'
averle
imparate
da
lui
;
e
molte
volte
,
dopo
che
ho
scritto
una
frase
o
una
parola
che
mi
pare
affettata
,
o
volgare
,
o
disadatta
,
domando
a
me
stesso
s
'
egli
l
'
avrebbe
usata
,
e
se
,
immaginando
d
'
udirla
dire
da
lui
,
mi
par
che
stoni
col
suo
discorso
,
la
cancello
;
e
quasi
sempre
,
nel
rileggere
con
intento
critico
qualche
cosa
mia
che
non
mi
contenti
,
per
forzarmi
ad
esser
severo
con
me
medesimo
in
ciò
che
riguarda
il
buon
gusto
,
mi
figuro
che
ci
sia
lì
lui
,
ad
ascoltare
.
E
così
nei
buoni
effetti
del
suo
insegnamento
mi
risorge
dinanzi
sovente
l
'
immagine
del
maestro
insigne
e
caro
,
che
da
venticinque
anni
non
vedo
più
,
e
a
cui
m
'
è
dolce
esprimere
ancora
una
volta
la
reverenza
antica
e
la
gratitudine
fatta
più
viva
dal
tempo
.
[
350
bianca
]
PARTE
TERZA
.
[
352
bianca
]
SE
CI
POSSIAMO
FARE
UNO
STILE
.
Un
onesto
negoziante
,
un
po
'
burbero
in
famiglia
,
ma
buon
diavolaccio
,
il
quale
credeva
che
per
legge
di
natura
un
padre
fosse
in
grado
d
'
insegnare
alla
sua
prole
ogni
cosa
,
un
giorno
,
in
mia
presenza
,
disse
severamente
al
suo
figliuoletto
,
rendendogli
la
pagina
del
componimento
italiano
:
-
Ma
quando
ti
farai
uno
stile
?
-
Poi
,
rivolgendosi
a
me
:
-
Lo
persuada
lei
,
che
è
tempo
che
si
faccia
uno
stile
.
Gli
promisi
di
contentarlo
in
un
momento
più
opportuno
;
ma
la
prima
volta
che
mi
trovai
a
quattr
'
occhi
col
ragazzo
,
lo
confesso
senza
rimorso
,
tradii
il
genitore
con
un
discorsetto
ribelle
alla
sua
volontà
;
il
quale
diceva
presso
a
poco
quello
che
ora
ripeto
a
te
,
mio
giovine
lettore
ideale
.
Farsi
uno
stile
!
Mi
par
come
dire
:
farsi
un
temperamento
,
farsi
una
fisonomia
,
farsi
una
voce
.
Lo
stile
non
ce
lo
facciamo
:
ci
vien
fatto
;
o
come
disse
un
grande
scrittore
,
si
trova
senza
cercarlo
:
chi
lo
cerca
,
non
può
che
trovare
uno
stile
artefatto
;
chi
se
lo
vuol
fare
non
riuscirà
che
a
farsi
una
maniera
,
non
uno
stile
.
Qualunque
scrittore
,
che
abbia
uno
stile
veramente
proprio
e
sano
,
che
non
sia
imitazione
o
artifizio
(
sinonimi
,
letterariamente
,
di
malsania
)
,
se
gli
domandi
in
che
modo
se
lo
sia
fatto
,
ti
dirà
che
non
lo
sa
,
o
che
non
lo
sa
dire
;
che
in
fondo
è
la
stessa
cosa
.
Non
ti
dar
dunque
questa
briga
,
non
soltanto
inutile
,
ma
perniciosa
.
Se
si
tien
per
giusta
la
definizione
:
lo
stile
è
l
'
uomo
,
tu
devi
prima
diventare
un
uomo
.
Se
s
'
accetta
l
'
altra
definizione
:
-
lo
stile
è
quella
vita
che
il
tuo
concetto
prende
in
te
,
e
che
tu
comunichi
,
nell
'
esprimerlo
,
agli
altri
-
,
o
più
breve
:
-
è
la
vita
nella
parola
-
,
come
si
può
cercare
la
vita
?
Sei
persuaso
?
T
'
addurrò
un
'
altra
ragione
.
È
un
fatto
universalmente
riconosciuto
che
ogni
individuo
,
in
un
certo
senso
,
parla
un
linguaggio
diverso
da
quello
d
'
ogni
altro
uomo
,
cioè
,
che
non
solo
usa
sempre
o
quasi
quelle
tali
parole
per
esprimere
quelle
tali
cose
,
e
ha
certi
modi
e
frasi
famigliari
,
consuete
a
lui
più
che
agli
altri
;
ma
che
certe
parole
e
frasi
suole
usare
in
un
significato
leggermente
diverso
da
quello
che
dànno
loro
la
maggior
parte
.
E
non
soltanto
ciascun
uomo
ha
un
linguaggio
individuale
per
quello
che
riguarda
i
semplici
vocaboli
e
le
semplici
frasi
;
ma
ha
pure
un
suo
modo
particolare
d
'
ordinare
le
idee
,
il
quale
deriva
dal
maggiore
o
minor
grado
d
'
importanza
che
a
ciascuna
idea
egli
attribuisce
rispetto
all
'
altre
,
e
un
modo
suo
proprio
di
legarle
fra
loro
,
il
quale
dipende
dalle
relazioni
particolari
che
fra
loro
egli
vede
,
e
anche
un
andamento
del
discorso
,
per
così
dir
musicale
,
suo
proprio
,
il
quale
è
effetto
del
suo
modo
individuale
di
sentire
il
suono
del
linguaggio
ch
'
egli
parla
.
Ora
in
questo
vocabolario
individuale
,
e
nel
modo
d
'
ordinare
e
di
collegare
l
'
idee
,
e
nel
ritmo
del
discorso
che
ciascuno
ha
di
suo
,
consiste
appunto
lo
stile
;
e
tu
comprendi
che
tutte
queste
cose
non
si
cercano
,
ma
vengono
da
sé
,
col
tempo
,
che
ne
porta
molt
'
altre
.
Vedi
dunque
che
non
ti
devi
affannare
a
farti
uno
stile
.
Ognun
sa
sé
,
dice
il
proverbio
,
e
il
Giusti
,
riferendolo
allo
scrivere
,
l
'
ha
ben
commentato
così
:
ognuno
ha
mezzi
tutti
suoi
,
tutti
voluti
dal
suo
modo
di
essere
,
e
dei
quali
il
più
delle
volte
non
saprebbe
dar
conto
neppure
a
sé
medesimo
.
Ma
questi
mezzi
non
si
svolgono
,
e
non
vien
fatto
d
'
usarli
che
con
gli
anni
,
quando
è
formata
l
'
organatura
della
mente
e
formato
l
'
animo
.
In
ciò
che
nel
linguaggio
di
ciascuno
c
'
è
di
differente
da
quello
degli
altri
"
entra
tutta
l
'
individualità
del
carattere
,
del
sapere
,
dell
'
educazione
"
.
Lo
stile
ti
verrà
dai
recessi
più
profondi
dell
'
animo
,
da
quello
che
faranno
di
te
le
passioni
,
i
casi
della
vita
,
le
cose
che
amerai
e
ammirerai
,
la
tua
professione
,
i
tuoi
studi
prediletti
;
ti
verrà
dal
predominio
che
avrà
in
te
o
il
sentimento
o
la
ragione
,
o
dall
'
equilibrio
stabile
dell
'
uno
con
l
'
altra
;
dai
contrasti
che
troverai
,
dalle
lotte
che
dovrai
combattere
,
dai
favori
e
dalle
percosse
che
avrai
dalla
fortuna
nell
'
aprirti
una
strada
nel
mondo
,
dall
'
aspetto
in
cui
ti
si
presenterà
la
natura
,
dal
modo
come
giudicherai
gli
uomini
,
dalla
fede
che
avrai
in
qualche
cosa
di
bello
e
di
grande
,
o
dai
sentimenti
che
non
ti
lasceranno
sorgere
o
ti
spegneranno
nel
cuore
quella
fede
.
Come
la
luce
del
sole
dà
il
colore
alle
cose
,
sarà
il
lume
dell
'
anima
tua
che
darà
il
colore
al
tuo
stile
,
sarà
il
palpito
del
tuo
cuore
che
gli
darà
il
movimento
,
e
gli
darà
il
calore
l
'
onda
del
tuo
sangue
,
e
l
'
eco
che
avrà
nel
tuo
spirito
l
'
armonia
del
giorno
sarà
la
sua
armonia
.
Cerca
dunque
per
ora
,
nello
scrivere
,
la
naturalezza
,
la
chiarezza
,
l
'
ordine
,
la
proprietà
;
ma
quel
che
indefinibile
che
è
l
'
individualità
dello
stile
,
che
è
lo
stile
senz
'
altro
,
aspetta
che
ti
venga
.
Se
te
lo
volessi
fare
,
cadresti
sicuramente
nell
'
imitazione
e
nella
stranezza
.
Non
cercare
lo
stile
:
pensa
,
studia
,
opera
,
ama
,
vivi
,
e
l
'
avrai
.
LO
STILETTATORE
.
Vien
qui
a
proposito
un
nuovo
personaggio
piacevole
.
Non
bazzicò
che
breve
tempo
il
nostro
piccolo
cenacolo
letterario
di
capi
armonici
,
quando
Firenze
era
capitale
;
ma
vi
lasciò
di
sé
una
memoria
vivissima
,
che
,
come
vedi
,
ancor
non
m
'
abbandona
;
(
o
dolce
Francesca
,
perdonami
!
)
In
che
modo
si
fosse
imbrancato
con
noi
non
ricordo
bene
:
mi
pare
al
caffè
,
dove
attaccò
conversazione
di
punto
in
bianco
,
da
un
tavolino
all
'
altro
,
una
sera
che
discutevamo
di
letteratura
,
vociando
tutti
a
un
tempo
,
com
'
era
nostro
costume
.
Era
Emiliano
,
agente
di
varie
Case
di
commercio
,
benchè
ancora
molto
giovane
,
e
dilettante
di
lettere
a
ore
avanzate
.
Aveva
scelto
per
passatempo
la
letteratura
,
non
so
perché
,
invece
del
biliardo
o
del
tiro
al
piccione
:
forse
perché
meno
costosa
;
ma
a
poco
a
poco
ci
aveva
preso
passione
;
e
l
'
idea
madre
della
sua
passione
era
,
com
'
egli
diceva
corrugando
la
fronte
,
di
farsi
uno
stile
.
Questa
frase
,
nella
quale
si
riduceva
,
credo
,
quanto
egli
conservava
degli
studi
ginnasiali
non
finiti
,
gli
s
'
era
ficcata
nel
capo
come
una
vite
;
farsi
uno
stile
era
diventato
per
lui
il
pensiero
precipuo
della
vita
,
dopo
quello
di
guadagnarsi
il
pane
.
Ma
qualunque
altra
cosa
avesse
disegnato
di
farsi
,
anche
un
palazzo
di
marmo
di
Carrara
,
credo
che
gli
sarebbe
riuscita
più
facilmente
di
quella
,
da
tanto
ch
'
era
falso
e
strambo
il
modo
ch
'
egli
teneva
per
conseguirla
.
Al
pari
di
molt
'
altri
,
egli
considerava
lo
scrivere
come
un
'
industria
a
parte
,
che
non
avesse
che
fare
col
pensiero
,
o
quasi
;
come
un
'
arte
meccanica
in
cui
si
riuscisse
maestri
con
l
'
esercizio
,
indipendentemente
dal
fatto
di
avere
o
no
qualche
cosa
da
dire
;
e
credeva
quindi
che
uno
si
potesse
fare
uno
stile
,
come
un
sarto
fa
un
abito
,
per
esporlo
nella
vetrina
della
sua
bottega
.
E
neanche
studiava
a
modo
suo
(
chè
sarebbe
stato
inutile
)
di
farsi
uno
stile
suo
proprio
.
Egli
andava
cercando
nella
gran
sartoria
della
letteratura
italiana
un
abito
bell
'
e
fatto
;
pigliava
ora
questo
ora
quello
,
se
lo
insaccava
,
e
veniva
a
farcelo
vedere
,
pavoneggiandosi
.
Un
certo
talentaccio
d
'
imitazione
l
'
aveva
.
Letto
per
una
settimana
un
autore
,
ne
cavava
un
certo
numero
di
frasi
e
di
costrutti
,
gl
'
imbastiva
insieme
alla
diavola
sopra
un
argomento
qualsiasi
,
e
correva
al
caffè
a
leggerci
la
paginetta
come
un
saggio
dello
stile
che
s
'
era
fatto
.
Gli
saltavamo
agli
occhi
,
dandogli
del
contraffattore
,
del
falso
pavone
,
dell
'
arlecchino
finto
Principe
.
E
allora
egli
ricorreva
a
un
altro
autore
,
e
tornava
dopo
un
po
'
con
un
'
altra
paginetta
,
tessuta
con
la
filaccia
spicciata
dai
panni
di
quello
.
Una
volta
rifaceva
il
Giusti
,
un
'
altra
il
Boccaccio
,
una
settimana
guerrazzeggiava
,
la
settimana
appresso
impiccava
i
fantocci
del
suo
pensiero
al
laccio
del
Davanzati
.
E
non
si
scoraggiava
mai
per
le
nostre
canzonature
.
-
Eppure
-
,
esclamava
,
picchiando
il
pugno
sul
tavolino
-
io
mi
farò
uno
stile
!
Parve
una
volta
persuaso
,
finalmente
,
della
falsità
della
via
che
batteva
:
che
uno
stile
non
si
sarebbe
fatto
mai
scimiottando
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
scrittore
.
Avete
ragione
-
ci
disse
-
non
bisogna
imitare
pecorescamente
nessuno
.
-
E
ci
manifestò
la
sua
nuova
idea
,
un
'
idea
luminosa
,
una
trovata
da
uomo
di
genio
,
espressa
con
una
formula
farmaceutica
:
-
Bisogna
mescolare
e
agitare
.
-
E
mescolò
e
agitò
davvero
.
La
sera
che
ci
portò
il
suo
nuovo
saggio
,
si
fece
un
baccano
di
casa
del
diavolo
.
Era
la
brutta
copia
d
'
un
lungo
articolo
di
giornale
,
in
cui
aveva
fatto
il
più
bizzarro
intruglio
di
stili
che
si
possa
immaginare
;
dove
quasi
ad
ogni
periodo
saltava
dall
'
imitazione
d
'
uno
scrittore
a
quella
d
'
un
altro
,
facendo
anche
salti
di
secoli
,
con
una
temerità
di
matto
furioso
;
un
cibreo
stilistico
,
nel
quale
si
sentivano
i
più
disparati
sapori
della
cucina
letteraria
nazionale
,
dalle
semplici
minestre
patriarcali
dei
trecentisti
ai
lambiccati
manicaretti
dolciastri
dei
cianciatorelli
fiorentineggianti
e
francesizzanti
della
scuola
manzoniana
degenerata
.
Il
chiasso
che
facemmo
lo
sconcertò
al
primo
momento
;
riconobbe
sbagliata
la
ricetta
;
ma
si
rifece
animo
ben
presto
,
e
ripetè
fieramente
che
in
ogni
modo
,
o
per
una
via
o
per
un
'
altra
,
a
furia
di
cercare
e
d
'
ostinarsi
,
si
sarebbe
fatto
uno
stile
.
E
appunto
per
questo
suo
continuo
farci
balenare
agli
occhi
,
quasi
in
atto
di
minaccia
,
il
suo
stile
futuro
,
gli
mettemmo
il
soprannome
di
stilettatore
.
Il
ridere
che
si
fece
alle
sue
spalle
,
povero
stilettatore
!
Quando
l
'
incontravamo
per
la
strada
,
dopo
qualche
giorno
che
non
s
'
era
visto
,
gli
domandavamo
lì
su
due
piedi
:
-
Te
lo
sei
fatto
?
-
Non
ancora
proprio
-
,
rispondeva
;
-
ma
sono
sulla
buona
strada
.
-
Ma
è
tempo
che
tu
ti
spicci
!
-
Si
fa
presto
a
dire
-
,
ribatteva
sul
serio
.
-
Ma
non
ci
si
fa
mica
uno
stile
in
ventiquattr
'
ore
!
-
lasciando
capire
con
quelle
parole
,
che
forse
in
fin
di
settimana
avrebbe
avuto
il
fatto
suo
.
Non
gli
davamo
requie
.
Aveva
ragione
di
dirci
che
gli
stilettatori
eravamo
noi
.
Quando
al
caffè
si
chinava
a
cercare
un
soldo
che
gli
era
cascato
,
gli
domandavamo
:
-
Che
cosa
cerchi
?
Uno
stile
?
-
Quando
mescolava
nel
bicchiere
vari
liquori
per
farsi
una
certa
bibita
di
sua
invenzione
,
dicevamo
:
-
Ecco
Pippo
(
era
il
suo
nome
di
battesimo
)
che
si
fa
uno
stile
!
-
E
gli
davamo
ogni
specie
di
ricette
scritte
per
farselo
.
-
Recipe
:
tanti
grammi
di
questo
,
tanti
di
quest
'
altro
:
pestare
,
sbattere
,
far
cuocere
a
bagnomaria
-
,
e
la
parte
del
corpo
dove
aveva
da
applicare
l
'
impiastro
.
Ma
egli
non
badava
alle
nostre
burle
,
e
seguitava
a
braccar
lo
stile
.
-
Uno
stile
-
ci
disse
gravemente
una
sera
(
e
doveva
essere
una
frase
imparata
di
fresco
)
-
che
sia
nello
stesso
tempo
moderno
e
ritragga
dai
grandi
esemplari
.
Curiosa
,
fra
l
'
altro
,
era
l
'
impressione
che
gli
facevano
tutte
le
locuzioni
e
le
definizioni
insolite
ch
'
egli
leggesse
,
concernenti
la
tecnica
(
era
una
sua
parola
prediletta
)
dello
stile
.
Non
le
capiva
bene
,
e
non
poteva
;
ma
le
raccoglieva
con
cura
amorosa
,
e
le
veniva
ripetendo
con
cert
'
aria
di
solennità
e
di
mistero
,
come
formule
d
'
arte
magica
.
L
'
elaborazione
formale
del
periodo
,
il
tipo
periodico
,
il
nodo
sintattico
,
i
legami
gerundivi
e
ipotetici
,
gli
spunti
melodici
dello
stile
lo
facevano
pensare
,
non
so
ben
che
cosa
,
nulla
forse
,
ma
profondamente
.
Ricordo
che
gli
fece
un
gran
senso
una
frase
bella
davvero
che
aveva
letta
in
un
libro
,
dove
era
detto
di
certe
curve
del
periodo
prosastico
di
Dante
,
non
mai
girate
per
intero
,
rompentisi
come
a
formare
un
sesto
acuto
.
Ah
!
s
'
egli
avesse
potuto
fare
dei
periodi
col
sesto
acuto
!
Anche
uno
solo
!
Credo
che
avrebbe
dato
per
questo
tutti
i
suoi
guadagni
commerciali
d
'
un
mese
.
Ma
per
tutto
il
tempo
che
rimase
a
Firenze
,
lo
stile
non
lo
trovò
.
Per
i
suoi
affari
di
commercio
dovè
andare
a
stabilirsi
a
Milano
.
Ma
per
lungo
tempo
noi
continuammo
a
parlare
spesso
di
lui
.
Non
occorreva
di
nominarlo
.
Quando
,
in
un
ristagno
della
conversazione
,
saltava
su
uno
a
dire
:
-
Se
lo
sarà
già
fatto
?
-
tutti
capivano
ch
'
egli
domandava
se
lo
stilettatore
si
fosse
fatto
finalmente
uno
stile
.
Lo
incontrai
molti
anni
dopo
a
Milano
,
mentre
attraversava
la
Galleria
con
aria
affaccendata
.
Mi
salutò
con
viva
cordialità
:
aveva
dimenticato
o
perdonato
le
canzonature
fiorentine
.
Dopo
lo
scambio
solito
di
rallegramenti
e
di
notizie
,
pensando
che
la
fisima
dello
stile
gli
fosse
uscita
di
capo
da
un
pezzo
,
gli
domandai
,
per
celia
,
se
se
l
'
era
fatto
.
Ma
da
questo
genere
di
monomanìe
letterarie
non
si
guarisce
.
Mi
rispose
seriamente
:
-
Eh
,
no
,
non
ancora
.
Che
cosa
vuoi
?
Ho
avuto
tanto
da
lavorare
in
tutti
questi
anni
!
Ma
ci
penso
sempre
.
Ho
un
tipo
stilistico
nella
mente
.
Oh
,
ci
riuscirò
,
ci
dovessi
impiegare
tutta
la
vita
.
Ora
son
persuaso
che
a
trovar
lo
stile
ideale
basta
appena
la
vita
d
'
un
uomo
.
-
Ma
che
ne
farai
del
tuo
stile
ideale
nei
tuoi
ultimi
anni
?
-
gli
domandai
;
-
poichè
può
ben
darsi
che
tu
non
lo
trovi
che
agli
ultimi
,
e
anche
proprio
all
'
estremo
passo
.
A
che
serve
lo
stile
in
punto
di
morte
?
Mi
diede
una
risposta
sublime
:
-
Io
ho
un
ideale
puro
,
senz
'
ambizioni
.
Sarei
contento
anche
di
portar
la
mia
trovata
con
me
al
camposanto
.
Ma
lascerò
qualche
pagina
,
vedrai
.
Basterà
una
pagina
!
E
queste
furono
le
ultime
parole
che
intesi
dalla
sua
bocca
,
e
che
spesso
mi
risuonano
in
mente
.
Ma
di
lui
non
rido
più
.
Ogni
volta
che
ci
penso
,
ora
,
mi
prende
un
sentimento
d
'
ammirazione
,
misto
di
tenerezza
pietosa
,
raffigurandomi
quel
povero
sognatore
che
ancora
abbracciato
alla
sua
illusione
letteraria
,
sul
letto
di
morte
,
dice
con
un
ultimo
sorriso
alla
sua
famiglia
sconsolata
:
-
Fatevi
coraggio
!
Io
muoio
contento
.
Ho
uno
stile
.
A
CHE
SERVONO
I
PRECETTI
.
Dunque
,
regole
,
precetti
,
niente
?
Adagio
Biagio
.
Ma
questo
non
dovrebb
'
essere
affar
mio
,
che
essendo
tuo
consigliere
soltanto
,
non
maestro
,
non
sono
in
debito
di
dirti
ogni
cosa
.
E
poi
i
precetti
tu
li
hai
nei
tuoi
libri
di
scuola
.
Questi
ti
dicono
quanto
t
'
occorre
:
che
,
nello
scrivere
con
vien
badare
che
tra
i
pensieri
ci
sia
unità
e
continuità
;
che
bisogna
collocare
vicine
le
frasi
che
hanno
fra
di
loro
relazione
più
stretta
,
e
di
cui
l
'
una
chiama
l
'
altra
quasi
naturalmente
;
che
le
proposizioni
secondarie
(
precedenti
,
conseguenti
o
concomitanti
che
siano
)
debbono
essere
misurate
e
collocate
in
modo
da
non
nuocere
mai
all
'
evidenza
della
proposizione
principale
,
che
regge
tutto
il
periodo
,
o
che
è
principale
,
se
non
altro
,
per
il
suo
valor
logico
.
Ti
dicono
pure
che
non
si
ha
da
abusare
di
nessuno
dei
vari
modi
di
legare
fra
di
loro
i
concetti
,
per
coordinazione
,
per
subordinazione
,
per
conclusione
,
ma
usarli
alternatamente
,
quanto
è
possibile
senza
forzar
la
sintassi
;
che
certi
concetti
o
certe
parti
del
concetto
,
perché
richiamino
sopra
di
sé
l
'
attenzione
,
debbono
essere
staccati
,
invece
che
fusi
con
gli
altri
,
e
fatti
risaltare
,
come
gli
aggetti
in
architettura
;
che
in
certi
casi
bisogna
affollare
nel
periodo
le
proposizioni
,
in
altri
diradarle
,
per
la
stessa
ragione
che
si
fa
del
tempo
nella
musica
;
e
in
alcuni
punti
fare
una
breve
pausa
,
per
lasciar
liberi
un
momento
al
lettore
la
mente
e
il
respiro
,
e
in
altri
una
pausa
più
lunga
,
perché
il
lettore
riposi
,
come
si
fa
danzando
e
camminando
;
e
che
è
necessario
variare
il
tipo
del
periodo
,
come
il
tono
nella
parlata
,
per
iscansare
la
monotonia
nella
quale
i
pensieri
si
confondono
e
si
velano
come
dentro
una
nebbia
.
Tutti
questi
precetti
tu
conosci
,
e
Dio
mi
guardi
dal
dirti
che
sono
inutili
.
Ti
dico
,
anzi
,
che
ne
devi
tenere
grandissimo
conto
,
perché
alcuni
di
essi
,
che
sono
leggi
fondamentali
del
pensiero
,
se
li
avrai
sempre
vivi
nella
mente
,
saranno
come
voci
che
,
a
quando
a
quando
,
mentre
scrivi
,
ti
faranno
star
attento
a
non
uscir
della
retta
via
,
o
t
'
avvertiranno
che
ne
sei
uscito
e
t
'
indurranno
a
rientrarvi
,
cancellando
le
orme
dei
passi
fuorviati
.
E
aggiungo
che
il
conoscere
bene
i
termini
e
le
definizioni
della
precettistica
ti
sarà
utilissimo
a
formare
nettamente
nel
tuo
pensiero
le
osservazioni
che
farai
sugli
scrittori
,
a
determinare
con
esattezza
a
te
medesimo
i
difetti
e
gli
errori
che
troverai
in
loro
,
altrettanto
utili
a
studiare
quanto
i
pregi
e
le
bellezze
,
a
fare
,
insomma
,
delle
opere
letterarie
quella
lettura
analitica
e
critica
,
che
è
la
sola
veramente
proficua
.
E
non
di
meno
ti
dico
che
da
tutta
la
precettistica
del
mondo
non
imparerai
a
scriver
bene
;
te
lo
dico
perché
tu
non
ti
sgomenti
,
come
avviene
a
molti
giovani
,
della
difficoltà
,
della
quasi
impossibilità
d
'
aver
tutti
presenti
,
scrivendo
,
e
d
'
osservare
tanti
precetti
rigidi
e
astratti
,
che
pare
debbano
essere
un
inciampo
più
che
un
aiuto
,
e
come
una
rete
tesa
intorno
al
pensiero
,
che
gli
tolga
ogni
libertà
di
movimento
.
No
,
non
ti
sgomentare
dei
precetti
.
Quando
ti
metterai
a
scrivere
con
un
concetto
chiaro
nel
capo
,
e
mosso
da
un
sentimento
vivo
,
quando
ti
troverai
,
procedendo
nel
lavoro
,
in
quello
stato
di
mente
e
d
'
animo
,
nel
quale
chi
scrive
"
è
compreso
,
agitato
,
spronato
da
dieci
operazioni
della
mente
distinte
e
conflate
ad
un
tempo
,
che
vanno
come
in
figura
di
cono
a
metter
capo
a
un
prodotto
comune
"
,
l
'
osservanza
della
più
parte
di
quei
precetti
ti
riuscirà
spontanea
per
modo
,
che
quasi
non
avrai
coscienza
d
'
osservarli
.
Sarà
la
tua
ispirazione
che
,
dando
l
'
impulso
alle
parole
e
alle
frasi
,
le
manderà
ad
occupare
il
posto
che
loro
convien
meglio
nel
periodo
;
sarà
la
mobilità
del
tuo
pensiero
che
scanserà
naturalmente
la
monotonia
,
facendoti
rompere
le
uguaglianze
,
variar
le
misure
dei
periodi
,
mandare
innanzi
il
discorso
a
onde
ora
lunghe
e
placide
,
ora
rotte
e
precipitose
;
sarà
la
stessa
respirazione
mutevole
del
tuo
pensiero
che
ti
farà
trovare
le
giuste
pause
,
e
rallentare
il
passo
dopo
le
corse
,
per
riprender
lena
,
e
riprender
la
corsa
più
rapida
dopo
esser
andato
un
tratto
a
rilento
;
sarà
il
tuo
sentimento
eccitato
il
maestro
muto
,
pronto
e
sicuro
che
ti
farà
dar
risalto
a
certi
concetti
,
sollevandoli
come
sur
un
piedestallo
,
e
collocarne
alcuni
disparte
,
come
in
uno
spazio
vuoto
,
ed
esporre
altri
quasi
a
una
svoltata
brusca
del
periodo
,
dove
facciano
un
'
apparizione
inaspettata
.
Tu
metterai
in
atto
molte
arti
sottili
che
non
saprai
di
possedere
,
obbedirai
a
molti
precetti
ai
quali
non
avrai
mai
pensato
,
sarai
nello
scrivere
,
come
dice
il
Tommaseo
che
ogni
uomo
è
nel
parlare
,
guidato
da
certe
norme
sapientissime
di
natura
che
sono
l
'
umana
ragione
medesima
.
Prevedo
ora
una
tua
domanda
.
Riguardo
ai
due
stili
,
non
è
vero
?
C
'
è
in
ogni
letteratura
due
forme
di
stile
,
che
,
come
dice
benissimo
un
grande
scrittore
,
scaturiscono
tutt
'
e
due
dall
'
intima
natura
del
cervello
umano
.
C
'
è
quello
più
spontaneo
,
che
del
pensiero
rende
tutte
le
flessioni
,
segue
tutti
i
serpeggiamenti
,
accompagna
in
tutti
i
minimi
moti
il
processo
,
non
lasciando
nulla
sottintendere
a
chi
legge
;
al
quale
mette
innanzi
come
un
quadro
,
dove
il
pensiero
stesso
è
rappresentato
in
tutti
i
suoi
particolari
,
e
questi
nell
'
ordine
e
nel
disordine
con
cui
si
sono
affacciati
alla
mente
.
E
c
'
è
lo
stile
che
,
con
un
lavoro
sintetico
,
segna
del
pensiero
soltanto
i
rialti
e
le
cime
,
in
modo
che
la
mente
di
chi
legge
faccia
un
salto
dall
'
uno
all
'
altro
pensiero
importante
,
sorvolando
e
sottintendendo
tutti
i
pensieri
secondari
che
fanno
catena
fra
quelli
,
ossia
compiendo
da
sé
il
quadro
di
cui
lo
scrittore
non
ha
dato
che
i
tratti
principali
.
Ebbene
,
tu
domandi
a
quale
dei
due
stili
ti
debba
attenere
.
E
chi
te
lo
può
dire
,
amico
mio
?
Noi
andiamo
perpetuamente
dall
'
uno
all
'
altro
.
L
'
uno
e
l
'
altro
si
trovano
a
vicenda
,
se
non
in
ciascuna
opera
,
nell
'
opera
complessiva
di
quasi
tutti
gli
scrittori
,
non
tanto
perché
essi
passino
da
questo
a
quello
deliberatamente
,
sentendo
che
ciascuno
di
essi
,
alla
lunga
,
affatica
,
quanto
perché
al
primo
o
al
secondo
sono
naturalmente
condotti
dalla
varia
natura
degli
argomenti
,
dal
diverso
modo
di
concepire
che
induce
in
loro
il
diverso
genere
degli
studi
,
e
dalle
condizioni
dello
spirito
mutate
dall
'
età
e
dai
casi
della
vita
.
È
più
naturale
nell
'
età
giovanile
la
prima
forma
,
cioè
,
il
lasciar
andar
la
parola
,
la
frase
,
la
sintassi
libere
e
agili
come
è
il
pensiero
della
gioventù
,
viva
e
impaziente
;
s
'
inclina
più
all
'
altra
nell
'
età
matura
,
quando
,
pensando
più
denso
e
più
cauto
,
si
è
di
conseguenza
più
sobri
nel
parlare
e
nello
scrivere
,
e
come
in
tutte
l
'
altre
cose
anche
nell
'
espressione
del
proprio
pensiero
si
cura
soltanto
quello
che
più
importa
e
si
va
dritti
allo
scopo
per
la
via
più
breve
.
Tu
,
se
diventerai
uno
scrittore
,
prenderai
più
spesso
l
'
uno
che
l
'
altro
stile
secondo
che
vorrà
la
tua
indole
;
o
fors
'
anche
tutt
'
e
due
cozzeranno
sempre
in
te
senza
che
l
'
uno
o
l
'
altro
prevalga
:
chi
lo
sa
?
Questi
son
misteri
,
come
dice
Giambattista
Giorgini
,
che
l
'
anima
celebra
con
sé
stessa
.
Non
te
ne
dar
pensiero
per
ora
.
Quello
che
più
preme
,
per
riuscire
nell
'
uno
o
nell
'
altro
modo
a
scriver
bene
,
è
che
tu
possegga
da
padrone
la
lingua
;
senza
di
che
nessuna
forma
di
stile
prenderai
,
perché
chi
è
povero
di
lingua
,
ed
è
quindi
costretto
a
far
servire
a
tutti
gli
usi
quel
poco
che
n
'
ha
,
non
va
dove
la
natura
e
l
'
ispirazione
lo
spingono
,
ma
dove
le
scarse
parole
e
frasi
del
suo
dizionario
lo
tirano
;
le
quali
,
invece
di
obbedirgli
,
gli
comandano
,
come
fa
in
generale
chi
serve
,
quando
gli
s
'
addossano
anche
dei
servizi
che
non
deve
fare
,
ed
egli
sa
che
non
abbiamo
nessuno
da
sostituirgli
.
E
ora
tiriamo
innanzi
....
.
Ma
no
;
aspetta
un
momento
.
Mi
devo
prima
difendere
da
un
tale
,
eccolo
qua
,
che
mi
corre
addosso
come
uno
spiritato
...
COME
S
'
HA
DA
INTENDERE
LA
MASSIMA
CHE
SI
DEVE
SCRIVERE
COME
SI
PARLA
.
L
'
anonimo
,
ansando
:
-
Sono
arrivato
in
tempo
,
grazie
al
cielo
!
Lei
stava
per
consigliare
a
questo
povero
ragazzo
di
scrivere
come
si
parla
!
-
Ha
indovinato
.
-
O
come
si
fa
ad
avere
i
capelli
bianchi
e
così
poco
giudizio
?
-
Glielo
dirò
poi
,
quando
lei
avrà
sfogato
la
sua
generosa
indignazione
.
Faccia
liberamente
.
-
Faccio
sicuro
.
Voglio
salvare
un
'
anima
.
Lei
,
dunque
,
consiglia
a
chi
scrive
di
proporsi
come
ideale
un
linguaggio
imperfetto
.
No
?
Ma
è
necessariamente
imperfetto
il
linguaggio
parlato
,
poichè
chi
parla
,
chiunque
sia
,
non
ha
tempo
di
vagliare
i
vocaboli
,
né
di
sceglier
le
frasi
,
né
d
'
ordinare
le
idee
,
né
d
'
architettare
con
garbo
i
periodi
;
perché
i
migliori
parlatori
non
esprimono
i
più
dei
loro
pensieri
che
a
mezzo
,
o
ne
dànno
l
'
espressione
compiuta
a
furia
di
ritocchi
e
d
'
aggiunte
,
e
allungano
e
ripetono
,
e
parlano
a
sbalzi
e
a
strappi
,
e
suppliscono
alle
deficienze
dell
'
espressione
parlata
con
l
'
accento
,
col
gesto
e
con
lo
sguardo
.
Che
cosa
mi
può
rispondere
?
-
Le
rispondo
prima
di
tutto
che
lei
ha
sciorinato
un
periodo
che
è
un
argomento
in
mio
favore
,
perché
è
un
periodo
parlato
che
sta
benissimo
;
invece
del
quale
ne
farebbe
probabilmente
un
altro
men
naturale
e
meno
efficace
se
scrivesse
quello
che
m
'
ha
detto
seguendo
la
sua
teoria
:
che
non
bisogna
scrivere
come
si
parla
.
In
secondo
luogo
,
le
rispondo
che
lei
sfonda
una
porta
spalancata
.
-
Come
sarebbe
a
dire
?
-
Sarebbe
a
dir
questo
.
Che
per
iscrivere
come
si
parla
io
intendo
:
scrivere
come
uno
che
parlasse
perfettamente
.
-
Oh
bella
!
Lei
si
dà
la
zappa
sui
piedi
,
dunque
,
e
riconosce
la
mia
ragione
,
perché
chi
parlasse
perfettamente
parlerebbe
come
si
scrive
...
da
chi
sa
scrivere
com
'
io
m
'
intendo
.
-
No
,
ed
ecco
il
punto
:
non
parlerebbe
perfettamente
,
perché
riuscirebbe
,
e
parrebbe
anche
a
lei
strano
e
affettato
,
chi
,
parlando
,
adoperasse
tutti
i
vocaboli
,
le
frasi
e
i
costrutti
che
per
solito
s
'
adoperano
scrivendo
;
la
maggior
parte
dei
quali
non
sono
adoperati
parlando
neppure
da
coloro
che
ne
abusano
nelle
scritture
,
e
ciò
perché
sentono
anch
'
essi
che
quei
modi
parrebbero
nella
conversazione
ricercati
e
pedanteschi
.
Ora
io
dico
che
quei
modi
,
per
la
stessa
ragione
che
non
s
'
usano
parlando
,
si
deve
scansar
d
'
usarli
scrivendo
,
perché
essi
non
mutano
natura
né
suono
nel
passar
dalla
bocca
alla
penna
;
e
se
ai
più
fanno
un
altro
senso
sulla
carta
da
quello
che
fanno
nella
conversazione
,
questo
non
deriva
che
da
una
consuetudine
viziosa
della
mente
,
la
quale
non
vede
più
nella
scrittura
la
rappresentazione
della
parola
viva
,
com
'
è
in
realtà
,
ma
qualche
cosa
di
convenzionale
,
quasi
d
'
impersonale
,
e
quindi
indipendente
dalle
leggi
del
linguaggio
comune
.
E
questo
è
tanto
vero
,
che
a
quelli
stessi
che
sono
del
parer
suo
,
cioè
che
parlano
in
un
modo
e
scrivono
in
un
altro
,
par
più
naturale
,
più
viva
,
più
efficace
,
benchè
sempre
non
lo
dicano
,
la
prosa
conforme
al
linguaggio
parlato
che
quella
non
conforme
;
e
non
può
essere
altrimenti
.
Credo
giusta
perciò
questa
regola
:
quando
s
'
è
scritto
un
periodo
,
domandare
a
noi
stessi
se
,
dovendo
dire
quella
stessa
cosa
che
abbiamo
scritta
,
la
diremmo
nello
stesso
modo
,
con
la
certezza
di
non
parer
leziosi
,
o
pedanti
,
o
forzati
;
e
se
ci
pare
di
no
,
levar
via
dal
periodo
i
vocaboli
e
le
frasi
che
non
diremmo
,
e
sostituirvi
quelli
che
diremmo
.
Sono
assolutamente
certo
che
in
tutti
i
casi
,
così
facendo
,
il
periodo
riuscirebbe
più
semplice
,
più
chiaro
e
più
bello
.
-
Ha
finito
?
-
Per
ora
.
-
Dei
del
cielo
,
perdonategli
!
O
non
riconosce
lei
che
c
'
è
una
quantità
di
modi
e
di
forme
,
che
non
s
'
usano
parlando
perché
non
son
naturali
,
ma
che
si
possono
e
debbono
usare
scrivendo
perché
abbreviano
l
'
espressione
del
pensiero
,
legano
i
pensieri
fra
loro
meglio
delle
forme
usuali
della
conversazione
,
e
tengon
su
la
sintassi
,
e
dànno
forza
al
discorso
;
e
che
è
irragionevole
,
nell
'
interesse
medesimo
dell
'
efficacia
dello
stile
,
il
sacrificare
tutti
quei
vantaggi
alla
naturalezza
?
-
Lo
riconosco
,
e
per
questo
a
questa
povera
anima
che
lei
vuol
salvare
,
avrei
detto
,
se
me
n
'
avesse
lasciato
il
tempo
,
che
quelle
forme
e
quei
modi
,
a
cui
lei
accenna
,
bisogna
evitarli
quanto
è
possibile
,
non
in
modo
assoluto
.
Gli
avrei
detto
prima
che
per
scrivere
come
si
parla
non
si
ha
da
intendere
che
si
debba
scrivere
con
lo
stessissimo
linguaggio
una
pagina
di
romanzo
e
una
commemorazione
dantesca
,
una
lettera
a
un
amico
e
un
capitolo
di
storia
.
Ma
questa
distinzione
non
contraddice
punto
al
mio
principio
,
poichè
lo
stesso
linguaggio
parlato
non
ha
sempre
lo
stesso
carattere
e
le
stesse
forme
,
con
chiunque
,
dovunque
e
in
qualsiasi
occasione
e
di
qual
si
voglia
cosa
si
parli
.
Intesi
un
giorno
un
amico
improvvisare
un
discorso
sopra
un
feretro
,
al
camposanto
,
in
presenza
d
'
un
migliaio
di
persone
:
egli
usò
frasi
e
parole
che
non
avrebbe
usate
dicendo
quelle
stesse
cose
a
me
solo
:
eppure
non
stonavano
perché
erano
esse
pure
del
linguaggio
parlato
;
ma
del
linguaggio
che
si
parla
quando
s
'
ha
l
'
animo
commosso
,
in
un
momento
solenne
,
davanti
a
un
grande
uditorio
.
E
le
vorrei
mostrare
le
migliori
pagine
degli
scrittori
italiani
di
tutti
i
tempi
,
dal
Machiavelli
al
Carducci
,
e
farle
toccar
con
mano
che
le
più
eloquenti
e
più
belle
tra
le
migliori
,
anche
sopra
argomenti
altissimi
,
quelle
che
ci
vanno
più
dritte
al
cuore
e
alla
mente
,
e
che
ci
rimangono
più
scolpite
nella
memoria
,
e
che
rileggiamo
sempre
con
maggior
piacere
,
sono
per
l
'
appunto
le
pagine
,
nelle
quali
abbiamo
più
viva
l
'
illusione
di
sentir
parlare
l
'
autore
come
immaginiamo
che
parli
o
che
parlasse
con
tutti
,
nelle
quali
troviamo
meno
parole
,
frasi
e
costrutti
lontani
dall
'
uso
del
linguaggio
parlato
.
-
Ah
,
no
!
Ah
,
no
!
Ah
,
no
!
E
se
anche
potessi
riconoscere
vero
codesto
per
quanto
riguarda
le
parole
e
le
frasi
,
non
lo
potrei
mai
ammettere
rispetto
alla
struttura
del
periodo
;
il
quale
,
nel
linguaggio
parlato
,
non
è
mai
e
non
può
essere
,
come
spesso
nella
prosa
scritta
dev
'
essere
,
largamente
svolto
,
sapientemente
costrutto
,
nobilmente
architettato
.
-
Nego
,
nego
,
nego
.
Lei
può
aver
ragione
in
riguardo
al
periodo
della
conversazione
ordinaria
,
su
argomenti
comuni
,
famigliare
e
tranquilla
;
ma
ha
torto
,
se
riferisce
quello
che
dice
anche
al
linguaggio
della
passione
.
La
passione
,
parlando
,
ha
due
maniere
di
periodo
.
Parla
a
brevi
incisi
,
senz
'
ordine
e
senza
legature
,
negl
'
impeti
violenti
e
passeggeri
,
che
offuscano
la
mente
e
fanno
balbettare
il
pensiero
come
la
lingua
.
Ma
quando
l
'
uomo
infiammato
dalla
passione
,
e
tanto
più
se
è
un
uomo
colto
,
le
fa
un
racconto
o
una
descrizione
o
un
ragionamento
,
nel
quale
,
per
produrle
un
'
impressione
immediata
e
viva
,
ha
bisogno
di
presentarle
tutt
'
insieme
,
o
nel
minor
tempo
possibile
una
quantità
d
'
idee
,
d
'
argomenti
,
di
fatti
,
d
'
immagini
,
che
nella
sua
mente
s
'
affollano
e
s
'
incalzano
,
osservi
come
svolge
anch
'
egli
largamente
il
periodo
,
che
periodi
lunghi
le
tesse
,
pieni
d
'
incisi
e
pur
rapidi
,
complessi
e
chiari
ad
un
tempo
,
e
ben
lumeggiati
in
ogni
loro
parte
,
e
ampi
e
armonici
e
leggeri
;
che
paiono
stati
preparati
e
imparati
a
mente
,
e
sono
non
di
meno
pieni
di
spontaneità
e
di
naturalezza
,
e
non
hanno
né
parole
,
né
frasi
,
né
costrutti
che
non
siano
comunissimi
nel
linguaggio
parlato
!
Per
questo
io
dico
che
anche
dove
occorre
di
svolgere
ampiamente
il
periodo
,
scrivendo
,
si
può
serbare
la
naturalezza
del
linguaggio
di
chi
parla
,
e
che
non
soltanto
nei
termini
e
nelle
frasi
,
ma
anche
nella
sintassi
e
nell
'
andamento
della
prosa
scritta
,
pur
mirando
sempre
a
una
perfezione
che
nel
parlare
non
si
può
raggiungere
,
ci
dobbiamo
scostare
il
meno
possibile
dal
linguaggio
che
usiamo
nella
conversazione
.
Così
io
intendo
lo
"
scrivere
come
si
parla
"
.
-
Non
creda
d
'
avermi
persuaso
.
In
ogni
modo
,
nel
dar
quella
norma
ai
giovani
c
'
è
un
pericolo
:
di
farli
cadere
nella
trascuratezza
e
nella
volgarità
.
-
Ma
c
'
è
un
pericolo
anche
nel
combatterla
,
ed
è
di
farli
cadere
nell
'
affettazione
e
nella
pedanteria
.
-
Lasciamola
lì
.
-
Badi
che
è
lei
che
la
lascia
.
-
Allora
la
ripiglio
.
-
Ripigliamola
.
(
Continua
)
.
PENSARCI
PRIMA
.
Ecco
il
più
utile
dei
precetti
:
-
Pensare
prima
di
mettersi
a
scrivere
.
-
Un
grande
scrittore
ha
detto
:
-
Meditare
vivamente
e
tranquillamente
sull
'
argomento
.
Alla
tua
età
,
quando
s
'
ha
da
scrivere
,
si
suol
commettere
l
'
errore
d
'
incominciar
subito
e
in
qualunque
modo
,
con
la
risoluzione
di
chi
spicca
la
corsa
incontro
a
un
pericolo
per
non
lasciar
tempo
alla
paura
di
saltargli
addosso
;
s
'
entra
d
'
un
salto
nell
'
argomento
anche
senza
un
'
idea
preconcetta
,
pensando
che
l
'
ispirazione
ci
raggiungerà
per
la
via
,
che
le
idee
sorgeranno
sul
nostro
cammino
,
l
'
una
dall
'
altra
,
come
le
bolle
in
un
'
acqua
agitata
.
È
un
calcolo
sbagliato
della
pigrizia
,
che
rifugge
dal
lavoro
preparatorio
della
composizione
.
Quanto
meno
avrai
pensato
prima
,
tanto
più
faticherai
dopo
,
e
con
minor
frutto
.
Quanto
più
ti
sarai
voltato
e
rivoltato
per
la
mente
il
soggetto
avanti
di
scrivere
,
con
tanto
maggior
rapidità
scriverai
;
e
questa
rapidità
non
sarà
precipitazione
,
ma
impeto
spontaneo
,
che
andrà
tutto
a
vantaggio
della
vivacità
dell
'
espressione
e
della
fluidità
dello
stile
.
Noi
pensiamo
a
frammenti
e
a
ritocchi
.
Poche
idee
ci
nascono
nella
mente
chiare
e
vestite
di
un
'
espressione
che
possa
esser
messa
tal
quale
sulla
carta
.
Al
primo
sorgere
,
l
'
idea
ci
si
presenta
quasi
sempre
come
"
un
'
ombra
,
presso
che
informe
;
poi
si
disegna
,
ma
a
linee
ancora
mal
determinate
,
e
qua
e
là
spezzate
e
manchevoli
;
poi
piglia
una
forma
compiuta
e
netta
.
Tu
getti
per
lo
più
l
'
idea
sulla
carta
quando
è
ancora
nella
prima
o
nella
seconda
fase
.
Aspetta
la
terza
.
Ci
sono
idee
che
si
svolgono
con
un
lungo
giro
misterioso
nei
labirinti
del
cervello
:
tu
devi
lasciar
che
compiano
il
giro
:
se
le
prendi
a
mezzo
cammino
non
prendi
che
un
embrione
d
'
idea
.
E
non
pensare
che
certe
espressioni
felici
,
che
tu
trovi
negli
scrittori
,
siano
sempre
,
come
ti
paiono
,
effetto
d
'
un
'
ispirazione
subitanea
:
tali
possono
esser
parse
allo
scrittore
medesimo
nell
'
atto
che
le
scriveva
;
ma
sono
in
realtà
quasi
sempre
"
l
'
ultimo
effetto
istantaneo
d
'
un
lavoro
precedente
del
suo
pensiero
"
.
Nota
ancora
che
ciò
che
osservano
tutti
gl
'
insegnanti
in
certi
giovani
,
che
non
riescono
mai
ad
appropriarsi
certi
costrutti
sintattici
,
non
deriva
se
non
dal
fatto
che
essi
formano
sempre
stortamente
nel
loro
capo
certi
gruppi
di
concetti
,
ai
quali
quei
costrutti
corrispondono
;
e
li
formano
sempre
stortamente
perché
non
fanno
mai
quel
lavoro
a
mente
tranquilla
,
prima
di
scrivere
,
e
nella
furia
dello
scrivere
accettano
sempre
lì
per
lì
la
forma
solita
in
cui
quei
dati
concetti
si
presentano
alla
loro
mente
.
E
devi
pensar
prima
anche
per
questo
:
che
,
in
quel
pensare
avanti
di
scrivere
,
l
'
attenzione
è
più
facilmente
raccolta
,
essendo
la
stessa
operazione
meccanica
della
scrittura
una
distrazione
;
e
il
lavoro
del
pensiero
è
più
libero
e
più
vivo
,
e
meno
proclive
a
oltrepassare
i
confini
d
'
una
brevità
sobria
ed
efficace
che
quando
va
di
conserva
con
la
penna
;
poichè
la
penna
è
chiacchierona
,
tende
ad
allungare
,
a
infronzolare
,
a
ripetere
;
ed
anche
in
quel
lavoro
mentale
preparatorio
libero
e
agile
abbracciando
e
misurando
più
facilmente
tutte
le
parti
del
tuo
pensiero
,
previeni
il
pericolo
di
lasciarti
poi
tirare
,
scrivendo
,
più
là
del
giusto
e
del
conveniente
da
ciascuna
parte
del
pensiero
medesimo
.
E
principalmente
per
bene
ordinar
le
tue
idee
devi
pensar
prima
,
perché
,
se
aspetti
a
ordinarle
mentre
scrivi
,
questo
lavoro
ti
distrarrà
da
quello
di
cercar
l
'
espressione
;
e
se
per
cercar
l
'
espressione
trascurerai
l
'
ordine
delle
idee
,
non
ti
verrà
più
fatto
di
legarle
naturalmente
e
logicamente
;
ma
le
legherai
con
nodi
grammaticali
artificiosi
e
forzati
,
che
faranno
peggior
effetto
delle
sconnessioni
.
Oltrechè
nel
troppo
frequente
sostare
con
la
penna
per
riparare
all
'
insufficiente
preparazione
,
perderai
anche
l
'
originalità
del
pensiero
e
della
forma
,
perché
darai
tempo
alle
reminiscenze
letterarie
di
sopraggiungere
,
ossia
,
ai
pensieri
e
alle
frasi
d
'
altri
di
mescolarsi
coi
tuoi
,
e
ti
si
raffredderà
l
'
ispirazione
,
senza
la
quale
non
c
'
è
spontaneità
,
e
accetterai
molte
volte
,
per
impazienza
dell
'
indugio
e
per
abbreviare
lo
stento
,
senza
critica
,
violentando
la
tua
coscienza
,
la
prima
idea
che
ti
s
'
affaccia
alla
mente
.
C
'
è
ancora
un
'
altra
ragione
,
e
questa
te
la
dico
con
le
parole
d
'
un
autore
drammatico
valentissimo
,
che
certo
t
'
ha
più
volte
rallegrato
e
commosso
.
Dopo
avermi
spiegato
com
'
egli
abbia
per
uso
di
non
mettersi
mai
a
scrivere
prima
d
'
avere
in
mente
il
lavoro
quasi
compiuto
,
disse
:
-
Resisto
quanto
più
posso
alla
tentazione
di
prender
la
penna
,
perché
qualunque
cosa
io
metta
sulla
carta
,
prima
d
'
aver
pensato
tutto
il
mio
dramma
,
mi
diventa
un
impaccio
.
Quando
quella
tal
cosa
è
scritta
,
non
mi
so
più
risolvere
a
mutarla
né
a
cancellarla
,
o
non
lo
faccio
che
con
grande
sforzo
,
per
un
senso
di
pigrizia
e
quasi
d
'
avarizia
intellettuale
,
perché
mi
rincresce
di
buttar
via
quella
fatica
già
fatta
,
anche
non
essendone
contento
.
Una
pagina
,
invece
,
o
una
frase
,
la
quale
non
sia
scritta
ancora
che
nel
mio
pensiero
,
la
correggo
o
la
cancello
senza
esitazione
e
senza
rammarico
.
M
'
è
sempre
riuscito
meglio
tutto
quello
che
ho
più
tardato
a
far
passare
dalla
mente
nella
scrittura
.
-
Avvèzzati
dunque
a
ordinare
e
ad
esprimer
le
tue
idee
,
a
prendere
appunti
,
a
cancellare
,
a
correggere
,
a
rifare
le
cose
tue
mentalmente
.
Tu
rimarrai
maravigliato
nel
riconoscere
quanto
si
fortifichi
,
anche
con
un
breve
esercizio
,
la
facoltà
,
che
da
principio
è
debolissima
in
tutti
,
di
fare
"
minute
mentali
"
.
Da
una
volta
all
'
altra
che
ti
proverai
,
ti
riuscirà
di
farle
,
con
minor
fatica
,
sempre
più
lunghe
,
più
particolareggiate
,
più
chiare
,
più
vicine
alla
forma
definitiva
.
Quando
avrai
in
mente
ben
chiaro
e
ordinato
quello
che
vuoi
scrivere
,
il
tuo
pensiero
franco
e
sicuro
di
sé
farà
correre
la
penna
diritta
e
svelta
senza
lasciarle
tempo
né
modo
di
fuorviare
,
di
serpeggiare
,
di
perdersi
in
minuzie
e
in
fregi
inutili
e
falsi
.
Credi
che
nessuno
scrittore
scrisse
mai
una
pagina
veramente
bella
,
rigorosamente
logica
,
in
ogni
parte
perfetta
,
la
quale
non
fosse
già
composta
per
intero
nel
suo
capo
prima
ch
'
egli
intingesse
la
penna
nel
calamaio
.
E
tieni
a
mente
sopra
tutto
che
l
'
ordine
delle
idee
è
,
dopo
il
valore
delle
idee
stesse
,
il
primo
pregio
d
'
ogni
scrittura
,
perché
è
insieme
chiarezza
,
brevità
,
armonia
,
bellezza
,
forza
,
e
che
all
'
ordine
prima
che
ad
ogni
altra
cosa
deve
intendere
il
lavoro
di
preparazione
,
perché
dall
'
ordine
principalmente
deriva
la
facilità
dell
'
espressione
e
la
spontaneità
dello
stile
,
perché
fra
lo
scrivere
con
le
idee
già
ordinate
nella
mente
e
l
'
ordinarle
scrivendo
corre
la
stessa
differenza
che
tra
il
camminare
per
una
strada
fatta
e
il
farsi
la
strada
a
passo
a
passo
sur
un
terreno
ingombro
di
pietroni
e
di
sterpi
.
Questo
è
il
lavorìo
preparatorio
che
devi
fare
ogni
volta
che
hai
da
scrivere
.
Ma
,
quando
non
ti
manchi
il
tempo
,
è
bene
che
tu
ne
faccia
anche
un
altro
,
che
sarebbe
come
la
preparazione
generale
di
quella
preparazione
particolare
.
E
questo
consiglio
te
lo
do
in
nome
d
'
un
sommo
scrittore
.
Il
quale
dice
che
quando
s
'
ha
da
comporre
giova
moltissimo
il
leggere
abitualmente
in
quel
tempo
autori
di
materia
analoga
a
quella
che
dobbiamo
trattare
;
non
già
per
proporceli
come
modelli
di
ciò
che
dobbiamo
fare
,
non
per
imitarli
;
ma
per
l
'
assuefazione
materiale
che
,
leggendoli
,
la
mente
acquista
a
quel
dato
lavoro
e
stile
,
per
l
'
esercizio
ch
'
essa
fa
di
questi
in
quelle
letture
.
Osservazione
giustissima
,
poichè
tutti
esperimentiamo
,
e
avverrà
a
te
pure
,
che
dopo
aver
letto
,
per
esempio
,
un
ragionatore
,
si
prova
una
singolare
tendenza
e
facilità
a
ragionare
,
e
così
dopo
aver
letto
racconti
,
a
raccontare
,
e
descrizioni
,
a
descrivere
;
si
fa
la
mano
a
quel
dato
genere
,
per
dirla
con
un
traslato
che
può
parere
ignobile
,
ma
che
non
è
,
perché
ci
sono
molte
più
rassomiglianze
che
il
nostro
orgoglio
non
voglia
riconoscere
,
fra
il
lavoro
intellettuale
e
il
lavoro
meccanico
.
E
ora
che
abbiamo
visto
come
ci
dobbiamo
preparare
a
scrivere
,
vediamo
un
poco
lo
scrittore
alla
prova
;
in
che
intoppi
s
'
imbatta
,
da
che
cattive
tentazioni
sia
assalito
,
quali
pericoli
corra
,
che
battaglia
debba
combattere
con
sé
stesso
,
e
con
quali
forze
e
con
quali
arti
possa
vincere
.
Può
essere
che
la
rappresentazione
ti
giovi
e
ti
diverta
ad
un
tempo
.
CON
LA
PENNA
IN
MANO
SCENA
IDEALE
.
Personaggi
:
Un
giovinetto
che
scrive
.
-
Il
genio
amico
.
-
Il
Buon
gusto
.
-
Il
Buon
senso
.
-
Idee
,
frasi
,
parole
.
-
Un
'
idea
velata
.
-
L
'
Ambizione
.
UNA
FRASE
.
-
Eccomi
.
LO
SCRITTORE
(
guardandola
)
.
-
Le
rassomigli
;
ma
non
sei
per
l
'
appunto
quella
che
cerco
.
LA
FRASE
.
-
Ma
son
bella
.
LO
SCRITTORE
.
-
Lo
vedo
,
e
mi
tenti
.
Ma
non
puoi
vestir
la
mia
idea
,
le
faresti
addosso
delle
pieghe
,
e
parresti
un
abito
preso
a
nolo
.
LA
FRASE
.
-
Ma
poichè
non
n
'
hai
altre
alla
mano
!
Chi
sa
quanto
avresti
a
cercare
,
e
forse
senza
trovare
!
Pigliami
.
I
lettori
,
colpiti
dal
mio
color
vivo
,
non
baderanno
alle
pieghe
.
IL
BUON
GUSTO
.
-
Non
le
dar
retta
:
le
vedrebbero
,
come
si
vedono
le
rughe
anche
in
un
bel
viso
.
Rifiutala
.
LA
FRASE
.
-
Farai
vedere
se
non
altro
che
mi
possiedi
,
sarò
un
segno
di
più
della
tua
ricchezza
.
IL
BUON
GUSTO
.
-
E
del
tuo
cattivo
gusto
e
della
tua
improprietà
e
della
vanità
per
giunta
.
Mandala
via
e
cerca
ancora
.
LO
SCRITTORE
-
dopo
aver
un
po
'
pensato
,
fa
un
atto
d
'
impazienza
e
si
rimette
a
pensare
.
IL
GENIO
AMICO
.
-
Non
la
trovi
?
LO
SCRITTORE
-
non
risponde
.
IL
GENIO
AMICO
.
-
Se
non
la
trovi
,
non
insistere
.
Forse
è
già
nella
tua
mente
,
ma
nascosta
,
e
uscirà
di
sorpresa
.
Forse
è
già
passata
,
e
non
l
'
hai
colta
a
volo
,
ma
ritornerà
.
Prosegui
.
LO
SCRITTORE
(
rimettendosi
a
scrivere
)
.
-
"
Le
contrarietà
e
le
lotte
,
le
fatiche
e
gli
stenti
,
le
amarezze
e
le
angosce
,
i
disinganni
....
"
IL
GENIO
.
-
La
durerai
un
pezzo
?
IL
BUON
GUSTO
.
-
Codesto
si
chiama
sfilar
la
corona
del
rosario
.
IL
BUON
SENSO
.
-
Tu
dài
il
tuo
pensiero
a
sgoccioli
....
IL
BUON
GUSTO
.
-
Sei
pagato
a
un
tanto
la
parola
?
IL
GENIO
AMICO
.
-
Dacci
un
bel
frego
,
figliuolo
.
LO
SCRITTORE
-
cancella
,
arrossendo
e
sorridendo
leggermente
,
e
continua
a
scrivere
.
IL
GENIO
(
leggendo
di
sopra
alle
spalle
dello
scrittore
)
.
-
Codesto
è
buono
.
(
Un
minuto
dopo
)
.
E
ora
perché
t
'
impunti
?
LO
SCRITTORE
.
-
È
arrivato
a
un
punto
dove
il
pensiero
gli
manca
;
egli
vede
un
vuoto
davanti
a
sé
,
come
un
fosso
profondo
,
di
là
dal
quale
gli
appare
nettamente
il
sentiero
per
cui
potrà
continuare
il
cammino
.
Ma
come
riempire
quel
vuoto
per
passare
di
là
?
UNA
FOLLA
DI
PAROLE
CHE
ACCORRONO
DA
TUTTE
LE
PARTI
.
-
Siamo
qui
noi
,
al
tuo
servizio
.
Comanda
.
LO
SCRITTORE
.
-
Ma
voi
non
dite
nulla
.
LE
PAROLE
.
-
Ma
possiamo
colmare
il
fosso
.
LO
SCRITTORE
-
le
guarda
,
titubando
.
IL
GENIO
(
alle
parole
)
.
-
Sgombrate
,
fannullone
impostore
!
(
Allo
scrittore
)
.
Non
ti
servire
di
questa
mala
genìa
.
Lascia
il
vuoto
piuttosto
,
e
fàtti
coraggio
a
spiccare
il
salto
.
Al
lettore
riuscirà
meno
ingrato
lo
scomodarsi
a
saltare
con
te
che
il
passare
sopra
il
mucchio
di
ciarpame
,
col
quale
lo
vorresti
ingannare
,
facendoglielo
parer
terra
salda
.
LO
SCRITTORE
-
spicca
il
salto
e
si
rimette
in
cammino
.
UNA
IDEA
-
ravvolta
in
un
velo
,
gli
si
presenta
in
atto
grazioso
.
Egli
le
sorride
e
le
fa
cenno
di
venire
innanzi
.
IL
BUON
SENSO
.
-
Bada
.
Non
ti
lasciar
ingannare
.
Non
la
riconosci
?
(
Strappa
il
velo
all
'
Idea
)
.
La
riconosci
ora
?
È
la
seconda
volta
che
ti
si
presenta
.
Le
hai
già
fatto
troppo
onore
la
prima
.
Mettila
alla
porta
.
(
L
'
Idea
svanisce
)
.
Guàrdati
da
queste
seccatrici
vanitose
e
sfacciate
che
ritornano
anche
dieci
volte
in
abiti
diversi
per
farsi
ritrarre
in
tutti
gli
atteggiamenti
e
con
tutti
i
giochi
di
luce
.
Sono
la
perdizione
degli
scrittori
che
cascano
nelle
loro
reti
.
Scrutale
bene
in
viso
prima
di
riceverle
.
LO
SCRITTORE
-
dopo
aver
scritto
un
altro
poco
,
dà
un
'
esclamazione
di
contentezza
,
che
significa
chiaramente
:
-
Ecco
un
pensiero
!
-
e
fa
correre
più
lesta
la
penna
.
IL
GENIO
(
si
china
a
leggere
,
sorride
,
e
dopo
un
breve
silenzio
)
.
-
È
un
pensiero
originale
,
ed
espresso
bene
;
ma
....
non
è
tuo
!
LO
SCRITTORE
-
si
riscote
,
rimane
pensieroso
qualche
momento
,
come
cercando
,
poi
fa
un
atto
di
rammarico
e
abbassa
il
capo
.
IL
GENIO
.
-
Oh
!
l
'
hai
ritrovato
il
proprietario
legittimo
.
È
vero
?
Sono
illusioni
frequenti
.
L
'
ha
detto
un
valentuomo
,
che
pensava
sempre
col
suo
capo
:
un
pensiero
ci
par
nostro
e
nuovo
,
alle
volte
,
nel
punto
in
cui
è
ancora
confuso
nella
nostra
mente
,
perché
,
così
essendo
,
non
rassomiglia
a
nulla
;
ma
quando
si
determina
nell
'
espressione
e
assume
la
sua
vera
faccia
,
riconosciamo
che
è
d
'
un
altro
.
Codesto
tu
l
'
avresti
forse
riconosciuto
da
te
,
rileggendo
.
Non
rubare
:
è
il
settimo
comandamento
.
Un
freguccio
.
Bravo
.
È
da
giovine
onesto
.
LO
SCRITTORE
(
si
rimette
a
scrivere
.
Dopo
un
poco
,
lascia
cader
la
penna
)
.
-
È
inutile
!
È
un
pensiero
che
non
mi
riesce
d
'
esprimere
.
Ci
rinunzio
.
IL
BUON
SENSO
.
-
Eh
,
via
!
Io
ne
intuisco
la
ragione
,
poichè
ti
leggo
in
mente
il
pensiero
.
Tu
hai
in
capo
una
bella
frase
preconcetta
,
nella
quale
vuoi
far
entrare
quel
pensiero
,
e
non
ti
riesce
,
perché
non
son
fatti
l
'
uno
per
l
'
altro
,
e
t
'
ostini
,
perché
vuoi
mettere
in
mostra
la
frase
.
Rinunzia
alla
forma
elegante
e
impropria
che
ti
sta
a
cuore
,
supponi
di
aver
da
dire
quello
che
pensi
a
un
amico
,
in
una
conversazione
famigliarissima
,
senz
'
altra
cura
che
di
farti
capire
;
e
vedrai
che
ti
riuscirà
di
dirlo
.
Espresso
che
ti
sarai
in
quel
modo
,
se
l
'
espressione
non
ti
finirà
,
ti
sarà
facile
ridurla
,
con
qualche
mutamento
,
a
maggior
perfezione
.
Fanne
la
prova
,
e
ne
sarai
persuaso
.
LO
SCRITTORE
-
dopo
avere
un
po
'
pensato
,
rimane
immobile
,
con
gli
occhi
fissi
sul
foglio
,
in
atto
di
fare
uno
sforzo
intenso
;
ma
gli
occhi
sono
senza
vita
.
IL
GENIO
.
-
Ecco
il
momento
in
cui
l
'
occhio
della
mente
si
vela
.
Smetti
,
amico
.
Non
faresti
più
uno
sforzo
utile
.
Alzati
e
muovi
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
LO
SCRITTORE
-
si
rimette
al
lavoro
e
scrive
di
lena
,
senza
interrompersi
,
per
un
buon
tratto
.
Poi
alza
il
viso
,
come
cercando
qualcosa
con
gli
occhi
,
impaziente
.
IL
GENIO
.
-
Che
cosa
cerchi
?
Un
legame
fra
l
'
idea
che
hai
espressa
nel
periodo
finito
e
quella
che
vuoi
esprimere
nel
periodo
che
segue
?
Ma
se
un
legame
naturale
non
c
'
è
,
perché
ce
lo
vuoi
mettere
?
IL
BUON
GUSTO
.
-
Per
eleganza
?
Ma
come
potrà
essere
elegante
un
legame
non
naturale
?
IL
BUON
SENSO
.
-
Non
è
meglio
uno
stacco
inelegante
che
una
bella
attaccatura
forzata
?
IL
BUON
GUSTO
.
-
Che
sarebbe
un
anello
di
latta
dorata
?
IL
BUON
SENSO
.
-
E
che
in
ogni
modo
congiungerebbe
le
parole
,
ma
non
le
idee
?
IL
GENIO
(
dopo
un
poco
)
.
-
Ah
,
ti
ci
colgo
ora
!
Ti
colgo
in
flagranti
a
raccattare
un
pensiero
superfluo
per
metterci
addosso
una
bella
frase
!
IL
BUON
SENSO
(
dopo
un
altro
poco
)
.
-
E
a
cercar
dei
cavilli
per
giustificare
a
te
stesso
codesta
espressione
che
la
coscienza
ti
rimprovera
!
IL
BUON
GUSTO
(
due
minuti
dopo
)
.
-
E
a
metter
la
barba
finta
a
un
pensiero
già
espresso
,
per
farlo
parere
un
personaggio
nuovo
!
LO
SCRITT
.
(
lavora
altri
dieci
minuti
;
poi
guarda
alla
finestra
,
sospirando
)
.
-
Oh
che
bel
sole
di
primavera
e
che
bell
'
aria
limpida
!
Come
cantano
allegramente
gli
uccelli
!
Che
fragranza
deliziosa
mandano
le
acacie
fiorite
dei
viali
!
Come
sarebbe
piacevole
a
quest
'
ora
correre
fra
il
verde
e
l
'
azzurro
,
col
pensiero
libero
,
bevendo
a
grandi
sorsi
la
vita
!
E
che
dura
cosa
è
questa
fatica
,
quest
'
affanno
della
mente
prigioniera
,
segregata
dal
mondo
vivente
,
questo
torturarsi
il
capo
con
la
penna
come
con
la
punta
d
'
uno
stile
!
L
'
AMBIZIONE
(
sbucando
d
'
un
salto
di
dietro
a
una
libreria
)
.
-
Ah
!
è
una
dura
cosa
,
è
un
affanno
,
è
una
prigionia
,
è
una
tortura
!
Ah
,
credeva
il
signorino
che
fosse
una
cosa
facile
l
'
arte
,
l
'
arte
a
cui
diceva
di
voler
consacrare
la
vita
!
Ma
non
ci
si
riesce
senza
incredibili
fatiche
,
dice
il
poeta
della
Ginestra
.
Ma
bisogna
sudare
e
gelare
,
dice
Orazio
.
Ma
convien
farsi
per
molt
'
anni
macro
,
dice
Dante
.
Ma
tutti
gli
scrittori
che
tu
ammiri
sudarono
,
vegliarono
,
si
torturarono
,
ci
rimisero
la
salute
e
ci
si
logorarono
l
'
anima
.
E
il
signorino
ambizioso
,
che
vuol
arrivare
alla
gloria
,
crede
che
sia
come
prendere
la
via
dell
'
orto
!
LO
SCRITT
.
china
la
fronte
e
si
rimette
all
'
opera
.
IL
GENIO
(
passata
un
'
ora
,
dopo
aver
letto
l
'
ultima
pagina
)
.
-
Sta
bene
.
Eccoti
col
vento
in
poppa
.
Non
dare
all
'
immaginazione
il
tempo
di
raffreddare
.
Non
cercar
la
frase
,
chè
non
ti
sfugga
il
pensiero
.
Segna
di
volo
le
idee
che
ti
incalzano
.
Non
ti
soffermare
a
scegliere
fra
le
varie
parole
che
ti
s
'
offrono
:
notale
in
margine
,
come
faceva
il
Leopardi
:
sceglierai
più
tardi
la
più
calzante
.
Non
insistere
su
nessun
concetto
secondario
.
Non
lasciar
deviare
in
rigagnoli
,
tieni
raccolta
la
corrente
del
tuo
pensiero
;
scaccia
le
idee
intruse
che
romperebbero
l
'
onda
;
e
va
'
spedito
,
ma
non
ti
lasciar
travolgere
.
Fa
'
un
ultimo
sforzo
,
e
pianterai
la
bandiera
sulla
riva
.
LO
SCRITT
.
-
tira
un
grande
respiro
,
e
posa
la
penna
,
col
viso
rasserenato
e
sorridente
.
IL
GENIO
(
dopo
aver
letto
)
.
-
Tutto
codesto
è
ben
pensato
e
ben
detto
.
Hai
vinto
le
cattive
tentazioni
.
Non
hai
tradito
il
tuo
pensiero
.
La
tua
coscienza
dev
'
esser
contenta
.
Che
sentimento
di
serenità
e
di
leggerezza
,
non
è
vero
?
E
come
ti
è
dolce
ora
la
libertà
dello
spirito
!
E
come
benedici
la
tua
fatica
!
LA
SFILATA
DEI
BRUTTI
PERIODI
.
Vien
'
ora
,
che
assisteremo
insieme
a
uno
spettacolo
singolare
,
il
quale
ti
potrà
dar
argomento
a
osservazioni
utili
.
Come
le
madri
spartane
facevano
vedere
ai
figliuoli
gl
'
Iloti
ubbriachi
perché
prendessero
in
aborrimento
il
vizio
dell
'
ubbriachezza
,
io
ti
farò
sfilare
dinanzi
i
periodi
deformi
e
viziosi
,
affinchè
lo
spettacolo
ripugnante
e
compassionevole
ti
fortifichi
nel
proposito
di
non
mostrar
mai
nulla
di
simile
nella
prosa
che
uscirà
dalla
tua
penna
.
La
moltitudine
miserevole
sfilerà
in
tre
processioni
successive
,
che
rappresenteranno
ciascuna
una
deformità
o
infermità
particolare
,
comunissima
nel
mondo
letterario
,
dalla
quale
tu
dovrai
fare
ogni
sforzo
per
preservarti
,
in
special
modo
nel
primo
periodo
dei
tuoi
studi
.
Ecco
la
prima
colonna
che
viene
avanti
,
come
può
.
È
lo
sciame
dei
periodi
nani
,
appartenenti
tutti
alla
gran
famiglia
dello
Stile
singhiozzato
,
che
è
numerosissima
,
e
sparsa
in
tutti
i
campi
della
letteratura
.
Sono
molto
in
voga
a
cagione
del
gran
comodo
che
fanno
a
chi
vuol
scrivere
facilmente
,
senza
darsi
la
noia
d
'
affrontar
le
difficoltà
della
sintassi
,
di
collegare
,
cioè
,
e
d
'
intrecciare
le
idee
,
di
concatenare
e
di
saldare
l
'
una
all
'
altra
le
frasi
,
che
è
un
perditempo
di
pedanti
e
una
fatica
di
certosini
.
Vedi
che
son
quasi
tutti
periodi
d
'
una
sola
,
o
di
due
proposizioni
al
più
,
semplici
come
la
miseria
.
Grazie
a
loro
il
discorso
va
avanti
a
piccoli
salti
,
come
gli
uccelli
,
o
a
brevissimi
passi
misurati
come
le
galline
a
cui
si
mettono
i
laccetti
alle
gambe
,
perché
non
scappino
.
Chi
li
usa
,
dice
che
servono
a
imitare
il
linguaggio
parlato
;
ma
quella
non
è
imitazione
,
è
caricatura
,
perché
anche
nel
parlare
è
rarissimo
che
s
'
esprima
il
pensiero
così
a
pezzi
e
bocconi
,
che
si
proceda
in
quel
modo
a
scatti
e
a
sussulti
,
come
se
la
mente
battesse
la
terzana
.
Vedi
se
non
è
buffo
che
un
uomo
scimiotti
l
'
andatura
d
'
un
bambino
.
Prova
a
seguitar
per
un
po
'
codesti
periodi
,
e
ti
sentirai
le
gambe
rotte
.
Non
son
periodi
,
ma
rottami
,
briciole
di
periodi
;
pensieri
in
pillole
e
in
polvere
;
trucioli
e
segatura
di
prosa
.
E
ne
passa
,
e
ne
passa
,
di
tutti
i
gradi
di
statura
al
disotto
della
media
,
di
tutte
le
gradazioni
di
magrezza
fra
il
corpo
spolpato
e
lo
scheletro
nudo
,
e
usciti
d
'
ogni
dove
:
da
romanzi
d
'
appendice
,
da
discorsi
politici
solenni
,
da
commemorazioni
mortuarie
lacrimose
,
da
parlate
asmatiche
di
drammi
,
da
lettere
d
'
amore
deliranti
a
freddo
e
simulatamente
disperate
.
Dicono
:
-
È
brevità
efficace
.
-
Ma
non
è
vero
;
si
provino
d
'
un
lungo
periodo
perfetto
d
'
uno
scrittore
conciso
a
far
tre
periodi
,
e
vedranno
se
non
l
'
allungano
,
dovendo
ripigliare
il
cammino
due
volte
,
e
ripetere
verbi
e
soggetti
.
-
È
stile
scolpito
!
-
Ma
non
sono
scultura
i
denti
d
'
una
ruota
di
legno
,
come
non
è
musica
il
rumore
che
n
'
esce
.
-
È
vivacità
di
stile
!
-
Ma
chi
è
più
vivace
dell
'
epilettico
?
-
È
un
risparmio
di
noia
al
lettore
!
-
Ma
che
c
'
è
di
più
uggioso
del
tic
tac
d
'
un
orologio
?
Oh
,
di
che
riso
amaro
e
sprezzante
riderebbe
il
Machiavelli
al
veder
la
prosa
italiana
ridotta
a
questo
balbettìo
di
scamiciati
aggranchiti
dal
freddo
!
Ma
non
occorre
ch
'
io
ti
dica
altro
.
Tu
non
ti
mescolerai
con
questa
ragazzaglia
di
periodi
;
tu
preferisci
fin
d
'
ora
la
compagnia
degli
adulti
;
chi
ha
buona
gamba
non
fa
tre
passi
sur
un
mattone
.
Lasciali
andare
all
'
Asilo
.
Guarda
ora
quest
'
altri
che
s
'
avvicinano
.
Non
ti
par
di
veder
venire
innanzi
lentamente
,
l
'
un
dietro
l
'
altro
,
di
quei
piccoli
treni
di
strada
ferrata
,
che
si
dànno
per
balocco
ai
ragazzi
?
Sono
i
periodi
degli
scrittori
geometrici
.
È
un
altro
modo
di
scansar
la
fatica
e
le
difficoltà
delle
orditure
sintattiche
sapienti
e
belle
,
pur
avendo
l
'
aria
di
far
dei
periodi
di
grande
disegno
.
Sono
periodi
fatti
d
'
una
lunga
serie
di
membri
,
d
'
un
'
egual
misura
a
un
di
presso
,
e
legati
fra
loro
quasi
tutti
con
lo
stesso
legame
di
coordinazione
,
per
modo
che
alla
fin
di
ciascuno
il
lettore
può
riposarsi
,
quasi
come
a
un
punto
fermo
;
ciò
che
dà
allo
scrittore
il
pretesto
di
stendere
dei
periodi
sterminati
,
e
di
poter
dire
che
non
leva
al
lettore
il
respiro
.
Vero
è
che
lo
ammazza
in
un
altro
modo
,
e
non
più
piacevole
.
Questi
periodi
non
c
'
è
ragione
mai
che
finiscano
,
se
non
quando
lo
scrittore
non
ha
più
nulla
da
dire
:
li
finisce
quando
vuole
,
per
bontà
sua
;
e
potrebbe
,
con
quell
'
andare
,
fare
anche
un
libro
d
'
un
periodo
solo
.
Sono
pensieri
cristallizzati
,
come
disse
a
maraviglia
un
critico
,
in
espressioni
geometricamente
uguali
.
Non
sono
propriamente
periodi
,
ossia
,
non
tessuti
di
proposizioni
,
ma
filze
;
non
costruzioni
,
ma
pietre
e
mattoni
ammontati
a
filo
di
piombo
,
senza
cemento
né
incastro
;
non
c
'
è
in
questo
periodare
né
rilievi
,
né
intrecci
,
né
scorci
,
né
inversioni
efficaci
,
né
varietà
di
suoni
e
di
modulazioni
;
non
v
'
è
che
una
sfilata
monotona
di
pensieri
,
tutti
vestiti
a
un
modo
,
che
vanno
avanti
con
lo
stesso
passo
,
mettendo
l
'
uno
il
piede
sull
'
orma
dell
'
altro
,
come
una
processione
di
frati
.
Vedi
che
soltanto
a
parlarne
,
si
prende
il
contagio
:
di
questi
periodi
n
'
ho
scritto
uno
.
Alla
fin
di
ciascuno
tu
ti
senti
cascare
il
capo
e
le
palpebre
e
ti
devi
dare
un
pizzicotto
per
incominciare
il
secondo
.
Dev
'
esser
qualche
cosa
di
simile
il
viaggiare
sul
dorso
d
'
un
ippopotamo
.
In
tutto
il
tempo
che
ho
impiegato
a
discorrere
n
'
è
passato
uno
solo
.
E
se
n
'
avvicina
un
altro
della
stessa
mole
.
Schiaccia
un
sonnellino
,
che
ti
sveglierò
al
terzo
.
Buon
riposo
.
Ecco
la
terza
sfilata
.
Questa
è
la
più
sbalorditoia
,
quella
che
comprende
tutte
le
deformità
,
malattie
e
vizi
più
miserevoli
e
strani
:
i
periodi
zoppi
,
i
gobbi
,
gl
'
idropici
,
gli
accidentati
,
i
periodi
tutti
testa
o
tutti
pancia
,
quelli
senz
'
occhi
che
vanno
a
tentoni
,
quelli
senza
gambe
che
si
trascinano
per
terra
,
e
quelli
che
dalle
reni
hanno
tornato
il
volto
,
come
gl
'
indovini
dell
'
inferno
dantesco
,
e
i
malati
d
'
atassìa
che
non
hanno
coordinazione
fra
i
movimenti
delle
membra
,
e
gli
ubbriachi
che
camminano
a
zig
zag
,
barcollando
,
e
a
ogni
tratto
soffermandosi
o
inciampando
,
e
finiscono
a
cadere
sulle
ginocchia
o
sulle
mele
.
Sono
tutte
le
mostruosità
sintattiche
che
possono
uscir
dalle
menti
che
non
conoscono
né
seste
,
né
compasso
,
e
in
cui
"
la
ragion
naturale
e
reciproca
della
parte
d
'
un
concetto
è
continuamente
turbata
dalle
varie
associazioni
della
fantasia
che
s
'
intromette
nel
processo
del
loro
pensiero
"
;
dalle
menti
di
tutti
coloro
che
,
come
diceva
il
Montaigne
,
data
la
mossa
coi
remi
alla
barca
del
periodo
,
costeggiando
,
si
soffermano
qua
e
là
e
imbarcano
alla
cieca
tutte
le
idee
che
loro
fanno
cenno
di
voler
salire
,
per
modo
che
la
barca
sopraccarica
va
innanzi
a
sbilancioni
e
bevendo
acqua
,
fin
che
si
capovolge
o
s
'
affonda
,
e
tutti
annegano
.
Alcuni
,
come
vedi
,
non
hanno
forma
nessuna
:
non
son
periodi
,
ma
una
certa
quantità
di
parole
chiuse
fra
due
punti
fermi
.
Altri
rassomigliano
alle
Sirene
,
che
hanno
un
bel
viso
e
finiscono
in
coda
di
pesce
.
Qualcuno
è
vestito
bene
;
ma
le
ossa
sformate
e
i
bubboni
gli
fanno
dei
gonfi
sotto
i
panni
,
o
i
panni
gli
s
'
aggrinzano
dove
mancano
le
carni
o
le
costole
,
o
il
pelame
intonso
e
arruffato
,
somigliante
a
una
vegetazione
selvatica
,
nasconde
la
fisonomia
.
Ce
n
'
è
parecchi
che
non
sono
che
aggrovigliamenti
di
congiuntivi
,
figliati
l
'
uno
dall
'
altro
,
o
sequele
di
parentesi
,
che
si
fanno
buio
a
vicenda
,
e
mettono
il
pensiero
principale
all
'
oscuro
;
e
molt
'
altri
che
mostrano
d
'
essere
stati
fatti
con
gran
cura
,
ma
con
la
cura
e
con
l
'
arti
d
'
un
chirurgo
,
che
per
tenerli
su
li
ha
ricerchiati
come
botti
d
'
apparecchi
ortopedici
visibilissimi
,
e
mezzi
coperti
di
bende
,
d
'
imbottiture
e
di
cerotti
.
Se
questi
periodi
tu
esaminassi
a
uno
a
uno
,
riconosceresti
che
la
più
parte
dei
loro
vizi
e
difetti
non
richiedono
ad
essere
scansati
né
ingegno
singolare
né
arte
sopraffina
o
esperienza
consumata
di
scrittore
;
ma
che
sono
quasi
tutti
errori
di
logica
elementare
,
dai
quali
basta
il
buon
senso
e
un
po
'
di
riflessione
a
preservarci
.
Guardali
bene
,
e
vedi
quanta
bruttezza
e
quanta
miseria
!
E
pensa
quant
'
è
grande
il
numero
di
questi
mostricini
messi
al
mondo
di
continuo
da
innumerevoli
persone
anche
non
incolte
,
o
per
sbadataggine
o
per
furia
o
per
trascuranza
d
'
ogni
decoro
letterario
,
e
immagina
gl
'
infiniti
piccoli
danni
che
ne
derivano
nel
commercio
universale
del
pensiero
:
quante
oscurità
,
quante
confusioni
,
quanti
malintesi
,
e
quindi
intoppi
e
lentezze
e
sciupìo
di
lavoro
e
di
tempo
!
Senza
parlar
del
ridicolo
,
altra
fonte
infinita
di
piccoli
guai
.
Dunque
,
hai
veduto
gl
'
Iloti
.
Guàrdati
.
Non
periodi
singhiozzati
,
non
periodi
mastodontici
,
non
periodi
sciancati
,
né
gibbosi
,
né
malati
,
né
selvaggi
,
né
matti
.
Volta
il
foglio
,
e
troverai
il
periodo
perfetto
.
Ma
no
:
bisogna
che
tu
conosca
prima
Carlo
Imbroglia
.
CARLO
IMBROGLIA
.
Imbrogliava
il
discorso
,
intendiamoci
subito
:
non
il
prossimo
;
chè
anzi
nel
commercio
che
esercitava
,
e
anche
fuor
del
commercio
,
era
uno
specchio
di
galantuomo
;
e
se
non
ci
fossero
al
mondo
che
imbroglioni
del
suo
genere
,
sarebbe
un
tutt
'
altro
viverci
.
Non
mancava
,
per
commerciante
,
di
cultura
letteraria
,
ed
era
pieno
di
buon
senso
;
ma
aveva
il
difetto
accennato
da
Dante
dove
dice
che
l
'
uomo
,
nel
quale
rampolla
pensiero
sopra
pensiero
,
arriva
tardi
al
segno
,
a
cui
intende
;
e
il
perché
si
capisce
:
perché
il
pensiero
di
lui
s
'
intralcia
a
ogni
passo
in
sé
medesimo
.
Ha
definito
mirabilmente
questo
vizio
mentale
comunissimo
un
critico
moderno
,
dicendo
che
in
non
so
quale
scrittore
la
nozione
si
corrompeva
e
si
disgregava
prima
d
'
esser
vissuta
,
presentando
quel
fenomeno
che
,
secondo
certi
fisiologi
,
segue
in
ogni
organismo
che
si
discioglie
:
il
quale
di
sede
ch
'
egli
era
d
'
un
solo
principio
vivente
,
diventa
il
semenzaio
di
parecchi
,
che
con
nuovi
moti
e
combinazioni
si
riorganizzano
nella
sua
materia
imputridita
.
Che
diavolo
d
'
arruffio
si
facesse
nella
mente
del
nostro
buon
amico
quando
filava
un
ragionamento
o
raccontava
un
fatto
anche
semplicissimo
,
non
saprei
ben
dire
.
Incominciava
con
un
'
idea
,
e
subito
quest
'
idea
si
fendeva
in
due
;
poi
ciascuna
idea
si
biforcava
alla
sua
volta
,
o
si
triforcava
e
si
sfaccettava
;
e
volendo
seguire
tutte
le
deviazioni
e
accennare
tutte
le
trasformazioni
e
le
sfaccettature
del
proprio
pensiero
,
egli
diceva
e
ridiceva
,
correggeva
e
aggiungeva
,
e
accumulava
incisi
e
incastrava
parentesi
,
fin
che
si
smarriva
nei
raggiri
delle
sue
frasi
,
come
in
un
labirinto
,
e
doveva
rifarsi
da
capo
.
Il
difetto
grammaticale
più
frequente
in
cui
si
manifestava
questo
suo
modo
farragginoso
di
pensare
era
l
'
abuso
del
congiuntivo
.
Egli
parlava
come
un
certo
personaggio
d
'
una
commedia
francese
che
un
amico
suo
definisce
:
un
subjonctif
à
jet
continu
.
Mi
ricordo
parola
per
parola
un
periodo
ch
'
egli
disse
a
proposito
di
certe
pratiche
fatte
da
noi
per
riconciliarlo
con
un
amico
:
-
"
Nel
caso
ch
'
egli
volesse
ch
'
io
andassi
prima
da
lui
,
affinchè
non
si
credesse
da
chi
non
conoscesse
i
fatti
ch
'
egli
si
fosse
umiliato
...
"
-
Il
famoso
verso
di
Dante
Io
credo
ch
'
ei
credesse
ch
'
io
credessi
poteva
essere
la
divisa
del
suo
stile
.
Alle
persone
di
servizio
,
perché
facessero
a
puntino
questa
o
quella
cosa
,
non
volendo
omettere
nessun
particolare
e
dir
tutto
ben
chiaramente
,
dava
gli
ordini
con
certi
periodi
così
complessi
e
aggrovigliati
,
che
finivano
col
non
capirci
una
maledetta
.
Tale
e
quale
era
nello
scrivere
.
Ai
suoi
corrispondenti
commerciali
scriveva
delle
lettere
sulle
quali
dovevano
meditare
un
pezzo
,
col
capo
fra
le
mani
,
come
sopra
dei
palinsesti
,
per
tirarne
fuori
l
'
idea
principale
.
Nella
conversazione
con
gli
amici
,
poi
,
era
una
vera
calamità
.
Povero
Carlo
Imbroglia
!
Quando
principiava
un
racconto
,
o
diceva
:
-
Ecco
il
ragionamento
ch
'
io
farei
-
,
oppure
:
-
Mi
spiegherò
meglio
-
tutti
allibbivano
.
Era
uno
spasso
nella
trattoria
sentirgli
dire
al
cameriere
,
per
esempio
:
-
Io
vorrei
che
tu
dicessi
al
cuoco
che
mi
cocesse
la
bistecca
in
modo
(
ma
già
credo
ch
'
egli
lo
sappia
,
ma
è
bene
che
tu
glielo
ricordi
,
caso
che
l
'
avesse
dimenticato
,
il
che
non
è
improbabile
)
in
modo
che
facesse
meno
sangue
che
fosse
possibile
;
ma
che
un
poco
ne
faccia
,
intendiamoci
bene
,
e
non
mancar
di
dirglielo
,
che
non
gli
accadesse
di
mandarmela
secca
,
che
mi
restasse
nel
gozzo
,
come
qualcuno
vuole
ch
'
egli
la
faccia
,
ch
'
io
non
so
che
gusto
ci
trovino
.
-
E
quasi
tutti
i
suoi
periodi
erano
di
quest
'
architettura
.
Ma
questi
erano
i
suoi
periodi
chiari
.
Alle
volte
,
quando
lo
vedevamo
impigliato
in
una
rete
da
cui
non
gli
riusciva
di
strigarsi
,
cercavamo
d
'
aiutarlo
:
chi
gli
suggeriva
l
'
espressione
d
'
un
pensiero
incidentale
,
chi
gli
porgeva
una
parentesi
bell
'
e
fatta
,
chi
gli
apriva
con
un
'
abbreviatura
una
via
d
'
uscita
.
Ma
egli
respingeva
tutti
i
soccorsi
e
s
'
ostinava
a
finir
da
sé
il
suo
periodo
,
volendo
a
ogni
costo
dir
la
cosa
a
modo
suo
.
Qualche
volta
era
costretto
a
fermarsi
,
per
ravviare
le
fila
arruffate
del
discorso
,
e
stava
alcuni
momenti
in
silenzio
,
accennandoci
con
la
mano
di
pazientare
un
poco
,
e
socchiudendo
i
piccoli
occhi
cerpellini
,
spesso
malati
;
i
quali
lacrimavano
,
dicevamo
noi
,
per
effetto
dello
sforzo
ch
'
egli
faceva
nella
troppo
minuta
e
intricata
orditura
della
sua
sintassi
.
Un
giorno
si
scherzava
nel
crocchio
sopra
un
argomento
poco
faceto
:
sul
genere
di
morte
che
ciascuno
di
noi
avrebbe
preferito
.
Quando
fu
la
sua
volta
,
uno
lo
prevenne
,
dicendogli
:
-
Quanto
a
lei
,
mi
perdoni
,
la
sua
fine
è
scritta
:
lei
resterà
soffocato
fra
le
spire
d
'
uno
dei
suoi
periodi
.
-
Rise
con
gli
altri
egli
pure
,
dicendo
che
era
consapevole
del
proprio
difetto
;
ma
soggiunse
che
aveva
ferma
certezza
di
riuscire
a
forza
di
volontà
ad
emendarsene
,
a
parlare
finalmente
come
voleva
e
come
,
secondo
lui
,
si
doveva
parlare
.
E
infatti
incominciava
sempre
a
parlare
col
fermo
proponimento
di
resistere
alla
forza
dell
'
abito
vizioso
,
d
'
andar
diritto
con
la
parola
allo
scopo
,
rigettando
tutte
le
tentazioni
del
pensiero
serpeggiante
;
ma
era
invano
:
ci
ricascava
sempre
.
Un
momento
dopo
d
'
aver
fermato
per
la
millesima
volta
quel
proponimento
,
era
capace
di
scrivere
,
a
proposito
d
'
un
amico
,
del
quale
s
'
era
discusso
se
si
dovesse
sì
o
no
invitarlo
a
un
banchetto
,
una
maraviglia
di
letterina
come
questa
:
-
"
Penso
che
converrebbe
che
gli
mandassimo
l
'
invito
(
poichè
avete
stabilito
che
gli
si
mandi
,
benchè
io
fossi
d
'
opinione
che
sarebbe
stato
meglio
che
non
si
facesse
)
prima
ch
'
egli
avesse
notizia
del
pranzo
da
altri
(
il
che
non
credo
che
sia
impossibile
,
chè
anzi
è
assai
probabile
che
l
'
abbia
)
,
affinchè
non
potesse
sospettare
che
noi
avessimo
deciso
d
'
invitarlo
all
'
ultimo
momento
con
la
speranza
ch
'
egli
non
facesse
in
tempo
a
venire
;
cosa
di
cui
,
se
la
credesse
,
credo
che
anche
voi
,
che
sapete
quanto
egli
sia
permaloso
,
ammettiate
che
sarebbe
naturale
ch
'
egli
si
risentisse
;
ciò
che
dispiacerebbe
a
tutti
,
benchè
avessimo
coscienza
che
fosse
infondato
il
sospetto
.
"
-
Che
sudata
,
povero
Imbroglia
!
Eppure
,
come
si
capisce
,
anche
da
quel
viluppo
di
parole
,
ch
'
egli
non
avrebbe
scritto
malaccio
se
fosse
riuscito
a
levar
le
gambe
dal
congiuntivo
e
a
camminar
con
la
penna
per
la
via
più
corta
!
Ogni
volta
che
penso
a
lui
,
mi
rigodo
una
scenetta
comica
,
che
è
il
più
piacevole
dei
ricordi
ch
'
egli
m
'
abbia
lasciati
.
S
'
era
convenuto
fra
una
mezza
dozzina
d
'
amici
di
desinare
con
lui
alla
trattoria
.
Eravamo
già
tutti
intorno
alla
tavola
,
era
passata
l
'
ora
da
un
pezzo
,
ed
egli
non
compariva
.
Comparve
finalmente
in
vece
sua
,
con
un
biglietto
in
mano
,
una
sua
vecchia
serva
,
buona
donna
semplice
,
che
stava
con
lui
da
molt
'
anni
,
e
gli
era
affezionata
come
una
parente
.
Uno
di
noi
lesse
a
voce
alta
:
-
"
Cari
amici
!
È
impossibile
che
immaginiate
quanto
io
sia
dolente
che
un
malore
,
che
m
'
affligge
da
due
giorni
,
m
'
impedisca
d
'
intervenire
a
codesto
desinare
amichevole
,
al
quale
è
superfluo
che
io
vi
dica
quanto
sarei
stato
felice
....
"
-
,
e
terminava
dicendo
che
era
malato
di
congiuntivite
.
Che
volete
?
S
'
ha
un
bel
dire
che
è
inumano
il
ridere
del
male
altrui
.
Ma
chi
si
sarebbe
frenato
?
Malato
di
congiuntivite
!
Era
un
caso
comico
di
forza
maggiore
.
Ma
il
meglio
venne
dopo
,
quando
la
buona
donna
ci
domandò
se
non
avevamo
nulla
da
mandar
a
dire
al
suo
padrone
.
-
Sì
,
-
rispose
uno
,
-
ditegli
che
abbiamo
detto
che
ce
ne
rincresce
assai
,
ma
che
della
malattia
che
lo
tormenta
non
crediamo
possibile
ch
'
egli
guarisca
.
Riferitegli
queste
precise
parole
.
Ci
capirà
.
-
La
donna
ci
guardò
stupefatta
;
poi
disse
:
-
Eh
no
,
signori
.
Non
credano
.
Non
è
grave
.
È
un
incomodo
a
cui
va
soggetto
.
E
allora
si
scoppiò
addirittura
.
IL
PERIODO
PERFETTO
.
Il
modo
di
periodare
d
'
uno
scrittore
maestro
nell
'
arte
è
paragonabile
per
certi
rispetti
al
modo
d
'
andare
d
'
un
uomo
ben
formato
,
sano
,
svelto
e
elegante
;
il
quale
cammina
per
la
strada
a
passi
né
lunghi
né
corti
,
ritto
,
ma
non
impettito
,
sciolto
,
ma
dignitoso
,
e
guarda
e
saluta
di
qua
e
di
là
senza
soffermarsi
e
senza
scomporsi
,
supera
gl
'
impedimenti
con
agilità
,
scansa
le
persone
con
garbo
,
svolta
alle
cantonate
con
un
giro
cauto
,
sale
senz
'
affannarsi
,
discende
senza
lasciarsi
andare
,
e
s
'
arresta
a
un
tratto
,
quando
arriva
alla
meta
,
con
un
ultimo
passo
risoluto
,
rimanendo
ritto
ed
immobile
.
Hai
mai
analizzato
il
diletto
vivo
che
ti
dà
,
oltre
all
'
utile
dell
'
idea
che
v
'
è
espressa
,
uno
di
quei
periodi
magistrali
,
d
'
ampia
stesura
e
di
proporzioni
giuste
,
nei
quali
v
'
è
una
corrispondenza
perfetta
fra
il
pensiero
e
la
forma
,
e
i
concetti
sono
collegati
e
contrapposti
in
maniera
da
illuminarsi
a
vicenda
,
e
tutte
le
locuzioni
son
proprie
,
e
tutte
le
giunture
facili
,
e
nessuna
parola
superflua
,
per
modo
che
non
ti
riesce
d
'
immaginare
come
quella
data
idea
avrebbe
potuto
essere
svolta
altrimenti
,
neppure
nei
particolari
secondari
e
minimi
della
sua
espressione
?
Il
periodo
è
lungo
e
ti
par
rapido
,
perché
non
c
'
è
nessuna
oscurità
che
ti
desti
un
dubbio
,
nessuna
ridondanza
che
ti
distragga
,
nessun
intoppo
né
vuoto
che
t
'
arresti
.
I
concetti
e
i
membri
vi
son
distribuiti
così
bene
,
senz
'
affollamento
,
quantunque
siano
molto
fitti
,
che
ti
par
che
l
'
aria
vi
si
mova
e
v
'
entri
dentro
la
luce
da
ogni
parte
.
Il
periodo
è
così
ben
modulato
che
vi
senti
una
correlazione
armonica
fra
la
prima
e
l
'
ultima
frase
,
e
fra
queste
e
le
intermedie
,
e
nelle
intermedie
fra
di
loro
;
ma
è
un
'
armonia
non
studiata
e
discreta
,
e
come
naturalmente
prodotta
dall
'
accordo
dei
pensieri
.
Tutti
i
concetti
accessori
che
vi
son
contenuti
ti
si
stampano
nella
memoria
nello
stesso
ordine
in
cui
lo
scrittore
li
ha
posti
,
come
se
quello
fosse
il
loro
ordine
necessario
e
immutabile
.
Sono
poche
righe
,
e
quando
sei
arrivato
in
fondo
ti
par
d
'
aver
fatto
un
lungo
cammino
,
perché
hai
veduto
molte
cose
in
un
piccolo
spazio
,
e
non
sei
soltanto
sodisfatto
della
lettura
,
ma
anche
di
te
medesimo
,
perché
dietro
alle
idee
espresse
n
'
hai
vedute
di
sfuggita
,
grazie
all
'
arte
dell
'
autore
,
molt
'
altre
,
e
scambi
quell
'
arte
con
acume
d
'
intuizione
tuo
proprio
.
E
dopo
la
prima
lettura
ti
senti
forzato
a
rileggere
,
compiacendoti
di
cercare
le
cause
di
quell
'
effetto
piacevole
e
utile
,
d
'
esaminare
in
ogni
sua
parte
il
congegno
,
e
quasi
di
disfarlo
e
rifarlo
,
per
conoscere
l
'
operazione
mentale
complessa
e
sottile
,
con
la
quale
fu
fabbricato
.
Ti
sembra
un
'
opera
d
'
arte
che
stia
da
sé
,
ed
è
in
fatti
una
serie
di
parole
che
formano
per
sé
sole
un
tutto
,
che
contengono
un
principio
e
un
fine
;
è
un
piccolo
capolavoro
d
'
ordine
e
di
numero
,
in
cui
sono
congiunte
la
semplicità
e
l
'
eleganza
,
l
'
ampiezza
e
la
brevità
,
la
delicatezza
e
la
forza
;
dove
lo
scrittore
ha
esercitato
tutte
le
sue
facoltà
e
messo
tutte
le
sue
doti
migliori
:
il
buon
senso
,
il
buon
gusto
,
la
ragione
,
l
'
immaginazione
,
la
profondità
e
l
'
agilità
del
pensiero
,
l
'
acutezza
e
la
vastità
della
vista
mentale
,
alla
quale
non
sfugge
minuzia
alcuna
,
e
che
abbraccia
ad
un
tempo
cento
cose
vicine
e
remote
.
Poi
,
rivolgendo
quel
piccolo
capolavoro
nel
pensiero
,
godi
un
piacere
simile
a
quello
con
cui
si
guarda
e
si
rivolta
per
le
mani
un
corpo
rotondo
,
solido
,
liscio
e
lucente
,
e
fai
dei
paragoni
,
per
i
quali
t
'
appare
anche
più
ammirabile
la
sua
perfezione
.
Ripensi
altri
periodi
d
'
altri
scrittori
,
che
ammirasti
,
ampi
anche
quelli
,
e
bene
architettati
,
e
musicali
;
ma
che
differenza
!
C
'
è
in
quelli
più
suono
che
pensiero
,
e
in
qualche
punto
il
suono
è
strepito
;
ci
sono
proposizioni
che
fanno
eco
l
'
una
all
'
altra
,
frasi
che
si
voltano
indietro
a
guardare
lo
strascico
della
propria
veste
,
concetti
secondari
che
portano
in
capo
un
pennacchio
troppo
alto
per
la
loro
statura
;
e
a
certi
svolti
tu
ci
perdi
d
'
occhio
l
'
idea
principale
,
e
non
sempre
la
ritrovi
,
o
la
ritrovi
per
riperderla
ancora
quando
sei
arrivato
alla
fine
.
Ma
questo
è
per
ogni
verso
perfetto
.
Non
è
nulla
o
è
poca
cosa
rispetto
al
libro
che
lo
contiene
;
si
potrebbe
anche
togliere
,
e
rimarrebbe
all
'
opera
tutto
il
suo
valore
;
eppure
non
c
'
è
da
secoli
fra
le
migliaia
di
lettori
uno
solo
che
non
si
sia
arrestato
a
quel
breve
giro
di
parole
,
che
non
l
'
abbia
ammirato
,
riletto
dieci
volte
,
citato
in
cento
occasioni
,
ricordato
per
molti
anni
o
per
tutta
la
vita
;
e
in
questa
gemma
si
fisserà
lo
sguardo
di
generazioni
e
generazioni
di
lettori
,
fin
che
non
sarà
morta
e
sepolta
la
letteratura
dov
'
essa
risplende
.
Ora
senti
:
non
è
soltanto
un
consiglio
,
è
una
calda
raccomandazione
questa
ch
'
io
ti
faccio
,
con
la
ferma
certezza
che
,
se
la
seguirai
,
n
'
avrai
un
vantaggio
grande
.
Quando
,
leggendo
uno
scrittore
,
t
'
imbatti
in
uno
di
quei
periodi
,
trascrivilo
.
E
non
temere
d
'
aver
da
fare
una
tal
fatica
troppo
sovente
,
perché
son
periodi
rari
anche
negli
scrittori
grandi
.
L
'
avere
alla
mano
una
corona
di
queste
piccole
maraviglie
,
e
lo
sfilarla
ogni
tanto
,
ti
gioverà
di
più
,
per
imparare
a
periodar
bravamente
,
che
leggere
decine
di
volumi
.
Potrei
presentartene
io
parecchi
,
che
ho
raccolti
da
scrittori
di
vari
secoli
;
ma
è
meglio
che
li
cerchi
e
che
faccia
la
scelta
tu
stesso
.
Quando
li
avrai
trascritti
,
e
li
rileggerai
,
e
ci
penserai
su
,
ci
scoprirai
molte
più
bellezze
di
quelle
che
t
'
avranno
fermata
l
'
attenzione
alla
prima
,
e
ne
ricaverai
tanti
ammaestramenti
da
formartene
in
capo
un
piccolo
trattato
dell
'
arte
del
periodo
,
che
sarà
tutto
tuo
.
Ci
troverai
fra
i
vari
concetti
connessioni
intime
,
non
significate
con
parole
,
come
legami
di
fila
finissime
,
non
visibili
che
allo
sguardo
fisso
e
prolungato
della
mente
;
"
volute
di
sintassi
accennate
appena
che
faranno
fare
come
un
mezzo
giro
al
tuo
pensiero
verso
un
oggetto
nuovo
,
per
rimetterlo
quasi
subito
al
punto
da
cui
l
'
avranno
ritolto
"
;
brevi
spiragli
,
per
cui
t
'
appariranno
di
fuga
tratti
d
'
orizzonti
lontani
;
e
salite
e
discese
e
scorciatoie
e
profondità
e
curve
ed
angoli
della
locuzione
,
che
ti
desteranno
nella
mente
altrettanti
moti
diversi
,
leggerissimi
,
con
ciascuno
dei
quali
ti
parrà
di
fare
,
e
farai
in
effetto
un
passo
avanti
nell
'
arte
difficile
dello
scrivere
.
E
vedrai
come
ogni
volta
che
ti
metterai
a
scrivere
dopo
aver
ristudiato
quei
modelli
,
troverai
maggior
facilità
a
far
capire
nel
circuito
d
'
un
periodo
solo
molti
concetti
,
a
inanellarli
senza
sforzo
,
ad
accennarne
alcuni
senza
esprimerli
,
a
involgerne
altri
dentro
un
altro
,
e
a
trascorrere
da
questo
a
quello
con
un
colpo
d
'
ala
,
e
a
districare
gli
stami
di
molti
pensieri
confusi
per
distenderli
e
incrociarli
in
un
disegno
netto
e
leggero
.
Dammi
retta
:
fàtti
da
te
questa
piccola
raccolta
di
periodi
perfetti
,
e
imparala
a
mente
,
se
puoi
.
E
,
chi
sa
!
Se
proseguirai
in
questi
studi
nell
'
età
virile
,
forse
ti
verrà
in
mente
di
ampliare
la
raccolta
fatta
nella
giovinezza
,
e
di
dare
ai
giovani
italiani
un
'
Antologia
singolare
e
utilissima
;
della
quale
,
ch
'
io
sappia
,
non
c
'
è
ancora
esempio
.
IL
SOGNO
D
'
UNO
SCRITTORE
FALSO
.
Scena
:
una
camera
buia
.
Lo
scrittore
dorme
e
sogna
,
agitato
.
Al
principiare
del
sogno
egli
vede
accanto
al
letto
,
dalla
parte
del
capezzale
,
un
cassone
enorme
,
pieno
di
cose
preziose
,
che
gli
son
care
quanto
la
vita
;
e
udendo
un
rumoretto
all
'
uscio
,
e
parendogli
che
un
ladro
tenti
di
forzar
la
serratura
per
venirgli
a
rubare
quel
tesoro
,
stende
e
preme
la
mano
tremante
sul
coperchio
del
cassone
,
respirando
con
affanno
.
Una
figura
di
donna
,
bianca
e
leggera
come
vapore
in
nuvoletta
accolto
sotto
forme
fugaci
all
'
orizzonte
,
appare
nel
mezzo
della
camera
,
e
gli
rivolge
la
parola
con
voce
limpida
e
pacata
.
LA
SEMPLICITÀ
.
-
Vengo
non
desiderata
,
lo
so
.
Ma
fino
a
quando
rifuggirai
da
me
come
da
una
nemica
mortale
?
Fino
a
quando
persisterai
a
metter
sul
viso
dei
tuoi
periodi
cipria
e
belletto
e
ad
appiccicarvi
nèi
e
finti
riccioli
e
orecchini
di
perle
false
?
Fino
a
quando
,
per
ottenere
codesta
bellezza
artificiosa
e
stucchevole
,
farai
gli
sforzi
che
dovresti
fare
invece
per
nasconder
l
'
arte
,
per
conseguire
"
quell
'
apparenza
di
trascuratezza
,
di
sprezzatura
,
quell
'
abbandono
,
quella
quasi
noncuranza
"
che
,
come
dice
un
grande
maestro
,
è
una
delle
mie
specie
più
amabili
,
e
in
cui
si
manifesta
veramente
l
'
ingegno
;
dovecchè
il
raccattare
e
l
'
accozzare
lustre
e
chincaglie
è
cosa
da
tutti
?
Disse
un
critico
ardito
che
per
secoli
,
fatte
poche
eccezioni
,
fu
una
fitta
di
damerini
dello
stile
e
della
lingua
tutta
la
letteratura
italiana
.
Fino
a
quando
farai
il
damerino
tu
pure
,
vecchio
vanerello
smanceroso
?
Il
sognatore
dà
uno
scossone
.
UN
ESPLORATORE
AFRICANO
.
-
O
senta
,
signore
!
Ritornato
appena
dall
'
Africa
,
ho
letto
per
caso
un
libro
suo
.
Vidi
laggiù
certi
piccoli
re
selvaggi
che
sul
loro
semplice
abito
primitivo
di
stoffa
bianca
mettevano
quanto
potevan
raccogliere
di
vistoso
e
di
luccicante
,
come
fanno
le
gazze
,
dagli
europei
di
passaggio
;
e
quando
mi
venivan
dinanzi
così
addobbati
,
con
aria
maestosa
e
contenta
,
mi
dovevo
morder
la
lingua
per
non
scoppiare
dal
ridere
.
E
vidi
anche
dei
selvaggi
che
avevano
incise
sulla
pelle
figure
di
fiori
,
d
'
alberi
,
d
'
armi
e
d
'
animali
,
e
credevano
d
'
esser
belli
,
conciati
a
quel
modo
;
e
a
me
parevano
orribili
e
buffi
.
La
sua
prosa
,
mi
perdoni
,
mi
ricorda
l
'
abito
di
quei
re
,
e
il
suo
stile
mi
par
tatuato
,
signore
.
Il
sognatore
geme
.
UN
GENTILUOMO
.
-
Io
,
signore
,
conobbi
un
tale
,
un
bottegaio
arricchito
,
che
quando
gli
capitava
in
casa
qualcuno
,
lo
faceva
girar
per
tutte
le
stanze
,
dove
aveva
messo
in
mostra
un
poco
prima
tutta
l
'
argenteria
da
tavola
,
i
gioielli
di
sua
moglie
e
ogni
oggetto
di
valore
comprato
o
ricevuto
in
dono
da
lui
nel
corso
di
trent
'
anni
;
e
credeva
con
quello
sfoggio
di
farsi
veder
gran
signore
;
e
tutti
lo
giudicavano
invece
uno
spocchione
senza
gentilezza
e
senza
gusto
.
Il
sognatore
si
volta
di
scatto
sur
un
fianco
,
cercando
una
posizione
più
comoda
.
UN
CRITICO
(
con
un
sorriso
acre
e
una
voce
di
sega
)
.
-
Signore
!
È
tempo
oramai
ch
'
io
le
spiattelli
la
verità
nuda
e
cruda
.
O
chi
crede
d
'
ingannare
con
codesto
abbarbaglio
di
frasi
,
con
codesta
ostentazione
di
gale
e
di
lustrini
?
Crede
che
non
si
capisca
ch
'
Ella
ricorre
a
codesti
mezzi
perché
non
ha
un
possesso
sicuro
della
lingua
,
per
nascondere
l
'
indeterminatezza
che
da
quel
possesso
malsicuro
deriva
all
'
espressione
del
suo
pensiero
?
Che
non
si
capisca
ch
'
Ella
tira
a
scriver
bello
e
avventato
perché
non
le
riesce
di
scriver
proprio
ed
esatto
?
E
s
'
illude
che
con
quelle
cianfrusaglie
brillanti
si
possa
mascherar
mai
il
pensiero
nullo
o
mediocre
?
Eh
,
via
!
Anche
il
lettore
meno
colto
ha
una
percezione
finissima
per
iscoprire
un
concetto
trito
o
volgare
sotto
il
cencio
di
porpora
dozzinale
,
come
scopre
la
menzogna
nel
falso
sorriso
.
Smetta
codesta
roba
,
che
sciupa
anche
i
pensieri
migliori
,
perché
svia
la
mente
dalla
diritta
e
rapida
intuizione
del
buono
e
del
vero
.
O
che
è
l
'
immagine
,
quando
non
serve
a
dar
risalto
all
'
idea
,
altro
che
polvere
negli
occhi
?
O
quando
capirà
che
la
bellezza
non
è
che
nella
parola
o
nella
frase
necessaria
,
e
che
questa
non
può
essere
che
la
più
propria
,
e
che
la
più
propria
è
sempre
la
più
semplice
e
la
più
comune
?
Oh
,
rinunzi
una
volta
per
sempre
a
tutta
codesta
rigatteria
letteraria
,
che
si
compra
e
si
vende
a
peso
a
tutte
le
cantonate
.
Lo
scrittore
respira
sempre
più
affannoso
,
contraendo
il
viso
e
le
mani
.
LA
PASSIONE
.
-
Il
tuo
linguaggio
non
è
il
mio
.
Tu
non
parli
mai
con
la
mia
voce
e
con
le
mie
parole
.
Tu
mi
tradisci
sempre
.
Io
non
pèttino
,
non
arricciolo
,
non
infioro
le
frasi
e
i
periodi
:
io
sono
semplice
e
franca
.
Tu
non
commovi
nessuno
perché
sei
l
'
opposto
di
quello
ch
'
io
sono
.
Chi
ti
può
credere
sincero
?
Crederesti
tu
alla
sincerità
d
'
un
uomo
che
mentre
ti
confida
,
per
impietosirti
,
un
grande
dolore
,
facesse
il
bocchin
di
miele
e
gli
occhi
languidi
come
una
donnina
leziosa
,
e
atti
vezzosi
del
capo
come
una
tortora
in
amore
?
LA
RAGIONE
.
-
E
piglieresti
sul
serio
un
altro
che
mentre
s
'
affanna
a
persuaderti
d
'
una
grande
verità
o
a
indurti
a
un
'
azione
generosa
,
scoprisse
ogni
tanto
i
polsini
per
mostrarti
i
bottoni
d
'
oro
o
lanciasse
un
'
occhiata
allo
specchio
per
veder
l
'
effetto
del
suo
gesto
?
UN
VECCHIO
.
-
Senti
.
Io
ho
molto
vissuto
e
conosco
il
mondo
.
Se
tu
lo
conoscessi
quant
'
io
lo
conosco
,
se
tu
sapessi
a
quanta
gente
ha
recato
e
reca
danno
di
continuo
codesto
mal
vezzo
,
in
cui
tu
t
'
ostini
,
d
'
inorpellare
l
'
espressione
d
'
ogni
sentimento
e
d
'
ogni
pensiero
,
tu
faresti
ogni
maggiore
sforzo
per
liberartene
,
come
d
'
una
malattia
pericolosa
di
morte
.
Quanti
uomini
retti
e
modesti
son
giudicati
irreparabilmente
non
sinceri
,
vanitosi
,
presuntuosi
,
e
si
vedon
rifiutati
favori
e
vantaggi
ed
aiuti
non
per
altro
che
perché
li
chiedono
con
codeste
forme
affettate
e
leziose
a
persone
che
aborriscono
l
'
affettazione
e
la
leziosaggine
quanto
la
malvagità
e
l
'
impostura
!
Quante
lettere
e
scritture
d
'
ogni
forma
,
che
chiedono
cose
giuste
e
dovute
,
sono
lacerate
e
buttate
fra
le
cartacce
non
per
altro
che
perché
sono
scritte
nel
modo
che
tu
scrivi
!
Quanti
scrittori
di
alto
ingegno
e
di
animo
buono
sono
diventati
universalmente
uggiosi
e
odiosi
,
e
stati
in
ogni
modo
avversati
e
defraudati
dell
'
onore
che
per
altri
rispetti
meritavano
,
per
non
essere
riusciti
mai
a
spogliarsi
di
codest
'
abito
sciagurato
d
'
infronzolare
,
d
'
ingioiellare
,
di
fiorettare
il
proprio
linguaggio
!
Che
aberrazione
!
O
com
'
è
ancora
possibile
?
UNO
SCRITTORE
.
-
Ho
pietà
di
te
,
confratello
,
e
non
te
n
'
offendere
,
chè
è
pietà
fraterna
,
poichè
l
'
ebbi
un
tempo
di
me
pure
;
e
fu
quando
tutte
le
gale
e
le
lustre
della
parola
,
di
cui
avevo
fatto
abuso
cieco
per
vent
'
anni
,
m
'
apparvero
nel
loro
vero
aspetto
,
e
mi
fecero
il
senso
che
risentirebbe
un
uomo
,
il
quale
,
addormentatosi
nell
'
orgia
d
'
un
martedì
grasso
,
si
risvegliasse
il
mercoledì
delle
ceneri
,
in
mezzo
alla
sua
famiglia
,
sbriacato
,
ma
ancor
mascherato
da
re
delle
marionette
.
Quando
riconobbi
quanti
bei
pensieri
avevo
sciupati
,
quanti
sentimenti
gentili
traditi
,
per
quanto
tempo
avevo
offeso
la
dignità
dell
'
ufficio
di
scrittore
scrivendo
prosa
di
chincagliere
e
gettando
negli
occhi
al
pubblico
crusca
dorata
,
sentii
tale
vergogna
e
nausea
di
me
stesso
,
da
esser
tentato
di
dar
della
fronte
nel
muro
.
T
'
auguro
di
guarire
;
ma
la
convalescenza
ti
sarà
triste
,
povero
amico
.
UN
AMICO
D
'
INFANZIA
(
col
viso
afflitto
,
e
un
accento
di
rimprovero
triste
)
.
-
Ah
,
no
,
in
quel
modo
non
m
'
avresti
dovuto
scrivere
in
quella
occasione
dolorosa
.
Sapevi
che
avevo
l
'
anima
straziata
da
una
grande
sventura
:
mi
dovevi
scrivere
come
ti
dettava
il
cuore
.
Tu
non
puoi
immaginare
che
pena
fu
per
me
il
trovare
nella
tua
lettera
certe
espressioni
,
quei
tuoi
soliti
ornamenti
e
vezzi
di
lingua
e
di
stile
,
che
mi
fecero
dubitare
della
sincerità
del
tuo
dolore
,
che
mi
parvero
anzi
segni
manifesti
d
'
indifferenza
e
di
durezza
d
'
animo
.
No
;
se
tu
avessi
avuto
pietà
del
tuo
vecchio
amico
,
se
tu
avessi
pianto
davvero
sulla
sventura
terribile
che
lo
colpiva
,
tu
non
avresti
usato
quelle
parole
per
dirglielo
,
non
avresti
lisciato
lo
stile
a
quel
modo
,
perdonami
,
per
consolare
il
suo
cuore
.
Mi
facesti
una
gran
pena
,
amico
,
una
gran
pena
!
Il
sognatore
,
che
s
'
era
andato
agitando
sempre
più
durante
le
varie
apparizioni
,
vinto
all
'
ultima
da
un
impeto
di
vergogna
,
di
dolore
e
di
sdegno
,
si
precipita
dal
letto
(
in
sogno
)
e
si
mette
a
tirar
pedate
furiose
contro
il
cassone
;
il
quale
si
rovescia
e
si
scoperchia
,
spandendo
sul
pavimento
una
strana
variopinta
luccicante
mescolanza
di
vasetti
,
di
piume
,
di
ritagli
di
talco
e
di
trina
,
di
bubboli
,
di
nastrini
,
di
stelline
,
di
prismetti
di
vetro
,
di
scampoli
di
panno
rosso
e
di
frange
argentate
e
dorate
,
ravvolto
il
tutto
in
un
nuvolo
di
polvere
d
'
oro
e
di
riso
.
Furiosamente
,
a
scarpate
,
egli
caccia
a
mucchio
ogni
cosa
verso
la
finestra
e
abbranca
a
piene
mani
e
butta
tutto
fuori
del
davanzale
,
e
poi
scaraventa
fuori
anche
il
cassone
.
Il
tonfo
che
fa
questo
battendo
sul
selciato
della
strada
,
lo
risveglia
.
Si
mette
a
sedere
sul
letto
,
si
frega
gli
occhi
e
guarda
intorno
.
Non
è
ancora
bene
sveglio
:
gli
cadono
dagli
occhi
due
lacrime
.
Ahimè
!
Sono
lacrime
di
rimpianto
per
il
cassone
!
UNA
PAGINA
DI
MUSICA
.
È
tendenza
naturale
in
noi
il
dare
un
ritmo
al
linguaggio
scritto
,
come
lo
diamo
al
linguaggio
parlato
,
perché
il
nostro
orecchio
cerca
naturalmente
l
'
armonia
,
e
anche
delle
parole
scritte
sentiamo
il
suono
nella
mente
.
Gl
'
imitatori
dànno
alla
prosa
l
'
onda
armonica
,
che
hanno
nella
memoria
,
dello
stile
del
loro
scrittore
prediletto
;
quelli
che
non
imitano
,
le
dànno
un
ritmo
loro
proprio
,
che
è
come
la
musica
intima
del
loro
pensiero
;
e
anche
gli
scrittori
che
paiono
più
noncuranti
dell
'
armonia
,
si
sente
qua
e
là
che
non
resistono
alla
tentazione
di
dare
al
periodo
un
suono
largo
e
gradevole
,
o
,
se
non
altro
,
di
terminarlo
con
una
clausola
sonora
.
La
nostra
lingua
così
ricca
e
varia
di
suoni
,
nella
quale
facciamo
anche
in
prosa
,
senz
'
avvedercene
,
una
quantità
di
versi
d
'
ogni
metro
,
ci
tenta
continuamente
a
cantare
.
E
qui
sta
il
pericolo
:
di
far
cantare
la
prosa
per
forza
,
aggiungendo
parole
superflue
al
periodo
per
dargli
quella
data
sonorità
,
sforzando
il
pensiero
stesso
per
ridurlo
a
quella
data
forma
che
all
'
orecchio
piace
,
facendo
servire
l
'
idea
al
numero
,
in
somma
,
invece
di
far
obbedire
il
numero
all
'
idea
.
E
quando
s
'
è
su
questa
china
,
facilmente
si
precipita
al
peggio
:
si
va
dalle
armonie
delicate
e
sommesse
a
una
musica
sempre
più
risonante
,
fino
ad
accompagnare
la
sfilata
delle
frasi
a
colpi
di
piatti
turchi
,
e
a
chiudere
con
colpi
di
gran
cassa
e
squilli
di
tromba
.
Come
si
può
sfuggire
a
questo
pericolo
?
Il
mio
umile
parere
(
come
si
suol
dire
quando
si
crede
il
parere
proprio
migliore
degli
altri
)
è
questo
:
che
ci
dovremmo
proporre
non
di
cercare
l
'
armonia
,
ma
soltanto
d
'
evitar
le
asprezze
e
le
stonature
.
E
paiono
le
due
cose
una
sola
;
ma
sono
negli
effetti
assai
diverse
,
perché
,
cercando
l
'
armonia
,
si
finisce
col
cercare
una
data
armonia
,
la
quale
non
si
può
ottener
sempre
senza
artifici
;
ciò
che
non
accade
a
chi
si
studia
solamente
di
non
ferir
l
'
orecchio
.
Per
questo
non
c
'
è
bisogno
di
forzare
il
pensiero
,
d
'
aggiungere
,
di
riempire
,
d
'
arrotondare
,
perché
ciò
che
fa
suonare
sgradevolmente
il
periodo
non
sono
quasi
mai
altro
che
uno
o
pochi
vocaboli
messi
fuor
di
posto
,
e
qualche
volta
uno
o
due
o
pochi
monosillabi
;
e
basta
per
ripararvi
il
collocare
gli
uni
e
gli
altri
in
quelli
che
il
Leopardi
,
facendo
esercizio
di
lingua
,
chiamò
"
cantucci
,
spigoli
,
spazietti
,
passaggetti
,
rivolte
,
giratine
,
tortuosità
,
angustie
,
stretture
del
discorso
e
del
periodo
"
nelle
quali
quei
vocaboli
e
monosillabi
possono
entrare
senza
violenza
e
stare
senza
stridere
.
Non
è
certo
questa
l
'
unica
norma
che
dobbiamo
seguire
perché
la
prosa
non
riesca
disarmonica
;
ma
è
la
principale
,
e
a
te
può
bastare
per
ora
.
Un
ritmo
,
un
andamento
musicale
tuo
proprio
ti
verrà
con
lo
stile
,
del
quale
sarà
un
elemento
inseparabile
;
e
quanto
più
il
tuo
stile
sarà
spontaneo
,
logico
,
fedelmente
consentaneo
al
movimento
del
tuo
pensiero
,
tanto
meno
t
'
accorgerai
d
'
avere
quel
ritmo
;
per
modo
che
,
rileggendo
dopo
qualche
tempo
le
cose
tue
,
ti
parrà
di
sentirvi
una
musica
sconosciuta
,
o
di
cui
tu
abbia
appena
una
vaga
reminiscenza
.
Bada
ora
sopra
tutto
a
non
mandar
avanti
la
tua
prosa
a
suon
di
tamburi
e
di
pifferi
,
a
non
far
del
periodo
una
cabaletta
,
sempre
chiusa
con
quelle
certe
battute
,
che
il
lettore
presènte
e
solfeggia
prima
che
tu
vi
giunga
;
perché
è
questa
una
consuetudine
che
inceppa
la
ragione
e
l
'
ispirazione
,
circoscrive
la
libertà
del
pensiero
,
vizia
l
'
espressione
,
gonfia
lo
stile
,
e
avvilisce
la
dignità
dello
scrittore
riducendolo
un
sonatore
d
'
organetto
.
UNA
VOCE
NELL
'
ARIA
:
-
Benissimo
!
O
che
c
'
è
un
grammofono
qui
?
Chi
è
che
parla
?
La
stessa
voce
,
in
tono
leggermente
ironico
:
-
"
Ma
devi
anche
dire
all
'
alunno
che
ci
sono
i
sonatori
del
periodo
,
i
tenori
dello
stile
dissimulati
,
certi
astuti
che
abbassano
la
voce
,
invece
d
'
alzarla
,
che
non
vanno
mai
negli
acuti
,
che
modulano
il
discorso
come
per
cantare
senza
farsi
scorgere
;
ma
che
in
realtà
cantano
anch
'
essi
.
Il
canto
non
si
sente
periodo
per
periodo
;
ma
quando
voi
avete
letto
dieci
loro
pagine
senz
'
aver
mai
colto
proprio
sull
'
atto
il
cantante
,
sentite
non
di
meno
che
non
hanno
parlato
col
tono
di
chi
parla
naturalmente
,
non
cercando
né
ritmo
né
risonanza
.
È
una
specie
di
musica
morbida
e
liscia
,
dov
'
essi
fondono
i
propri
pensieri
e
smorzano
le
tinte
dello
stile
;
ma
che
,
appunto
per
questo
,
finisce
col
ristuccare
essa
pure
,
come
il
mormorìo
d
'
un
rigagnolo
,
facendoci
desiderare
qualche
asprezza
,
qualche
schianto
qua
e
là
,
in
cui
salti
su
il
pensiero
o
l
'
immagine
,
e
magari
anche
qualche
stonatura
selvaggia
,
che
ne
rompa
la
dolce
monotonia
,
dalla
quale
ci
sentiamo
conciliare
il
sonno
come
dal
rullìo
d
'
una
barchetta
o
dal
cullamento
d
'
una
sedia
a
dondolo
.
E
per
ottener
questo
bell
'
effetto
forzano
spesso
anche
costoro
il
proprio
pensiero
,
appiccicando
delle
brave
code
ai
periodi
,
dicendo
cose
che
non
dovrebbero
o
come
non
vorrebbero
,
esercitando
come
gli
altri
la
non
nobile
industria
dei
pleonasmi
,
delle
zeppe
,
delle
imbottiture
e
delle
vescichette
,
con
certa
discrezione
,
quasi
di
sotterfugio
,
e
con
aria
innocente
;
ma
che
non
inganna
chi
ha
fine
l
'
occhio
e
l
'
orecchio
.
Questo
essi
non
imitano
certamente
dal
loro
maestro
Alessandro
Manzoni
,
che
non
n
'
ha
ombra
.
E
anche
dall
'
esempio
di
questi
signori
convien
mettere
in
guardia
gli
alunni
.
Rifuggano
dagli
uni
e
dagli
altri
:
dai
suonatori
di
gran
cassa
e
da
quelli
che
fanno
il
verso
degli
uccelli
.
"
Pare
che
abbia
finito
.
Mi
domandi
se
ha
detto
giusto
?
Eh
sì
,
non
c
'
è
a
ridire
,
pur
troppo
.
Mi
domandi
ancora
s
'
io
so
a
chi
abbia
fatto
allusione
?
Lo
so
,
sicuro
;
ma
a
dirtelo
....
mi
vergognerei
un
poco
.
CORREGGI
E
LÀSCIATI
CORREGGERE
.
Abbiamo
veduto
da
principio
quello
che
s
'
ha
da
fare
prima
di
scrivere
;
dobbiamo
vedere
ora
quello
che
è
da
farsi
dopo
aver
scritto
.
Tu
hai
già
capito
:
rivedere
,
correggere
.
Lascia
passare
un
po
'
di
tempo
,
chè
si
quieti
l
'
eccitamento
intellettuale
,
e
tu
possa
giudicare
a
mente
serena
e
ad
animo
riposato
l
'
opera
tua
,
e
questa
apparisca
come
a
una
certa
distanza
all
'
occhio
indagatore
della
tua
mente
.
Poi
rileggi
,
mettendoti
con
l
'
immaginazione
,
per
quanto
t
'
è
possibile
,
nell
'
animo
d
'
un
lettore
non
solo
non
indulgente
,
ma
malevolo
,
il
quale
cerchi
nel
tuo
lavoro
i
difetti
col
desiderio
di
trovarne
,
o
svogliato
o
male
attento
,
che
non
regga
ad
alcuna
ripetizione
e
lungaggine
,
e
smetta
di
leggere
al
primo
senso
di
noia
che
lo
prenda
.
Leggi
,
e
apri
nella
mente
dieci
occhi
per
veder
dieci
cose
ad
un
punto
:
le
improprietà
,
le
superfluità
,
le
lacune
,
le
disarmonie
,
i
luoghi
oscuri
,
i
costrutti
contorti
,
i
legami
forzati
,
le
slegature
,
gli
errori
d
'
ordine
e
le
offese
al
buon
gusto
.
Vedi
se
in
qualche
luogo
non
hai
espresso
con
due
o
tre
periodi
brevi
un
pensiero
o
una
serie
di
pensieri
che
si
potevano
raccogliere
in
uno
,
non
però
così
lungo
da
non
potersi
abbracciare
,
come
dice
un
maestro
,
con
un
'
occhiata
;
se
,
alleggerendo
tutti
e
due
o
tutti
e
tre
quei
periodi
,
non
li
puoi
fondere
insieme
,
affinchè
il
lettore
legga
d
'
un
fiato
solo
quello
che
dovrebbe
leggere
con
tre
riprese
di
respiro
.
Vedi
se
dove
hai
creduto
di
esprimere
una
gradazione
di
pensiero
non
hai
fatto
altro
invece
che
una
gradazione
di
frase
;
se
non
hai
ripetuto
nessun
pensiero
sotto
altra
forma
,
o
presentato
l
'
una
dopo
l
'
altra
delle
immagini
che
dovevi
presentare
tutte
a
un
tratto
di
fronte
,
o
interposto
una
distanza
fra
due
concetti
che
dovevano
stare
vicini
o
connessi
.
Dove
puoi
mandare
innanzi
d
'
un
salto
il
pensiero
,
che
ha
fatto
un
passo
a
destra
e
uno
a
sinistra
,
correggi
;
dove
la
svoltata
del
pensiero
è
troppo
larga
,
ristringila
;
dove
puoi
accorciare
una
frase
,
serrare
più
forte
un
nodo
sintattico
,
sostituire
una
parola
breve
a
una
parola
lunga
,
accorcia
,
serra
,
sostituisci
.
Cerca
bene
se
hai
avuto
qualche
momento
di
distrazione
o
di
stanchezza
,
dove
hai
commesso
un
peccato
di
vanità
letteraria
,
dove
hai
lasciato
sul
tuo
pensiero
un
velo
di
nebbia
.
Se
farai
questo
lavoro
con
attenzione
viva
,
ne
ricaverai
altrettanto
diletto
quanto
dal
lavoro
facile
e
caldo
dell
'
ispirazione
.
Proverai
che
piacere
squisito
è
lo
sfrondare
il
superfluo
quando
se
ne
vede
balzar
fuori
più
chiara
e
lucida
l
'
idea
;
che
maraviglia
gradevole
è
il
veder
tutto
un
periodo
mutar
aspetto
e
suono
per
la
trasposizione
d
'
una
frase
o
d
'
una
parola
ch
'
era
fuor
di
posto
.
In
questo
lavoro
comprenderai
tutta
la
delicatezza
dell
'
arte
dello
scrivere
,
vedendo
come
un
ritocco
leggerissimo
metta
alle
volte
la
forza
dov
'
era
la
fiacchezza
,
come
la
cancellatura
o
l
'
aggiunta
d
'
un
solo
vocabolo
assodi
un
pensiero
che
era
campato
in
aria
,
o
ne
saldi
due
l
'
uno
all
'
altro
,
che
non
parevano
collegabili
;
come
un
nuovo
aggettivo
,
non
prima
trovato
,
getti
quasi
un
raggio
di
sole
sopra
un
'
idea
che
stava
nell
'
ombra
.
Sentirai
come
questo
lavoro
del
correggere
,
quando
è
fatto
bene
,
non
sia
lavoro
di
pedante
,
quale
molti
lo
dicono
;
ma
di
critico
e
d
'
artista
ad
un
tempo
;
lavoro
fine
e
profondo
,
che
eccita
anch
'
esso
la
mente
e
l
'
animo
come
una
seconda
creazione
,
e
che
si
può
far
con
amore
,
e
che
quando
è
fatto
in
tal
modo
,
lascia
nella
coscienza
una
sodisfazione
e
una
quiete
,
che
sono
il
più
dolce
premio
della
fatica
.
Ma
correggere
non
è
sempre
migliorare
,
bada
bene
.
Bisogna
,
correggendo
,
tener
sempre
presente
che
nello
scrivere
di
primo
getto
la
mente
eccitata
e
come
dilatata
e
sveltita
dall
'
eccitazione
faceva
rapidamente
il
giro
d
'
un
largo
spazio
,
vedeva
in
una
volta
molte
cose
e
molte
relazioni
fra
le
cose
,
e
abbracciava
con
occhio
pronto
e
mobilissimo
ragioni
,
proporzioni
e
convenienze
.
Correggendo
a
mente
fredda
,
noi
tendiamo
a
esaminare
invece
idea
per
idea
,
frase
per
frase
,
parola
per
parola
;
e
quindi
facilmente
prendiamo
abbaglio
sul
valore
di
ciascuna
idea
,
frase
o
parola
,
che
non
vediamo
più
in
relazione
con
l
'
altre
;
e
facilmente
per
questo
correggiamo
male
;
e
spesso
togliamo
forza
a
un
concetto
del
quale
non
abbiamo
più
vivo
il
sentimento
,
credendo
di
perfezionarne
l
'
espressione
,
e
ci
lasciamo
andare
ad
arrotondar
dei
periodi
perché
non
ci
suonano
più
nella
mente
insieme
con
l
'
armonia
generale
dello
scritto
,
per
dar
loro
una
sonorità
più
piena
,
con
danno
di
quell
'
armonia
generale
.
Convien
dunque
guardarsi
,
correggendo
,
dal
corregger
troppo
,
e
per
guardarsene
bisogna
rimettersi
a
quando
a
quando
,
con
uno
sforzo
dell
'
immaginazione
,
nello
stato
di
mente
e
d
'
animo
in
cui
ci
trovavamo
nel
far
la
prima
stesura
del
lavoro
,
e
riscontrare
così
la
nostra
correzione
col
criterio
che
in
quei
momenti
ci
guidava
:
criterio
meno
guardingo
e
men
minuzioso
,
ma
più
largo
,
più
agile
,
più
istintivamente
sicuro
di
quello
della
critica
lenta
e
tranquilla
.
Ma
quello
che
sopra
tutto
occorre
nella
correzione
è
la
sincerità
.
-
La
sincerità
con
sé
stessi
?
-
domanderai
.
O
come
si
può
non
esser
sinceri
?
Si
può
in
questo
modo
.
Quando
nel
nostro
scritto
troviamo
un
errore
o
un
difetto
,
a
cui
sia
difficile
riparare
,
diamo
ascolto
alla
voce
della
pigrizia
che
ci
dice
:
-
Lascia
com
'
è
;
forse
t
'
inganni
;
quello
che
pare
a
te
un
errore
di
proprietà
o
di
gusto
,
o
altro
che
sia
,
non
parrà
forse
tale
a
chi
legge
,
o
questi
vi
passerà
su
senz
'
avvertirlo
.
-
Persiste
la
nostra
coscienza
ad
avvertirci
che
quello
è
un
errore
o
un
difetto
;
ma
,
illudendo
noi
stessi
di
proposito
,
noi
diamo
retta
alla
pigrizia
,
e
tralasciamo
di
correggere
.
Ed
è
una
illusione
insensata
,
perché
il
lettore
,
anche
incolto
,
non
avvertirà
certe
bellezze
che
noi
crediamo
ch
'
egli
noti
,
ma
vede
per
contro
molti
difetti
leggerissimi
,
che
a
noi
pare
gli
debbano
sfuggire
.
E
infatti
,
chi
si
provi
a
leggere
scritti
propri
a
persone
senza
cultura
,
ma
sincere
,
riman
meravigliato
spesso
dell
'
acutezza
delle
osservazioni
critiche
che
quegli
uditori
gli
fanno
;
e
la
ragione
del
fatto
è
che
la
gente
incolta
,
non
avendo
il
criterio
viziato
o
velato
da
concetti
letterari
convenzionali
o
dall
'
assuefazione
della
mente
a
certi
artifizi
e
vizi
comuni
dello
scrivere
,
riceve
dagli
scritti
un
'
impressione
immediata
e
schietta
,
e
non
badando
,
o
non
dando
pregio
a
certe
forme
della
lingua
e
dello
stile
,
raccoglie
meglio
l
'
attenzione
su
cert
'
altre
,
e
le
vede
con
occhio
più
chiaro
.
Sarà
una
leggiera
oscurità
,
sarà
una
parola
fuor
di
luogo
,
sarà
una
frase
dubbia
,
che
può
esser
presa
in
doppio
senso
;
ma
qualche
menda
noterà
,
qualche
osservazione
utile
farà
sempre
anche
l
'
uomo
ignorante
,
se
dice
schiettamente
quello
che
pensa
d
'
uno
scritto
che
gli
si
legga
.
Per
questo
ti
consiglio
di
sottoporre
qualche
volta
quello
che
scrivi
anche
alla
critica
delle
persone
,
delle
quali
è
generalmente
disprezzato
il
giudizio
in
materia
letteraria
.
Le
loro
osservazioni
,
lo
so
,
feriscono
più
di
quelle
d
'
ogni
altro
l
'
amor
proprio
,
o
per
dir
meglio
,
l
'
orgoglio
dello
scrittore
.
Ma
in
ogni
campo
intellettuale
una
delle
condizioni
essenzialissime
per
imparare
è
quella
di
vincere
l
'
orgoglio
.
Non
s
'
impara
veramente
se
non
si
ha
la
ferma
persuasione
,
in
qualunque
età
,
e
a
qualsiasi
altezza
si
sia
pervenuti
nell
'
arte
o
nella
scienza
,
d
'
avere
ancora
e
sempre
da
imparare
moltissimo
.
E
a
che
serve
tener
alto
l
'
orgoglio
di
fronte
agli
altri
,
se
siamo
di
continuo
costretti
a
mortificarlo
dentro
noi
stessi
?
Procedendo
negli
studi
e
nell
'
arte
dello
scrivere
,
tu
dovrai
ogni
giorno
,
ogni
momento
,
fare
atto
d
'
umiltà
davanti
all
'
immensità
del
campo
che
ti
s
'
allargherà
man
mano
dintorno
,
alle
sempre
nuove
difficoltà
che
ti
sorgeranno
dinanzi
dopo
che
n
'
avrai
superate
altre
molte
che
ti
saranno
parse
le
ultime
;
atti
infiniti
di
rassegnazione
dovrai
fare
,
dolorosamente
,
disperando
di
poter
raggiungere
l
'
ideale
della
tua
mente
.
L
'
arte
è
grande
e
divina
per
questo
.
S
'
ama
per
tutta
la
vita
perché
non
appaga
mai
pienamente
,
e
sono
quasi
sovrumane
le
gioie
ch
'
ella
dà
perché
sono
frutto
e
ci
compensano
d
'
infiniti
sforzi
e
amarezze
.
E
tu
,
se
sei
chiamato
all
'
arte
,
va
'
incontro
alla
lotta
nobilissima
con
l
'
anima
serena
e
piena
di
fede
.
Ti
sorrida
o
no
la
vittoria
,
sarai
contento
d
'
aver
combattuto
.
Se
non
salirà
in
alto
il
tuo
nome
,
salirà
il
tuo
spirito
,
e
per
questo
solo
benefizio
che
dall
'
arte
avrai
ricevuto
,
anche
nella
tristezza
d
'
una
nobile
ambizione
delusa
,
tu
l
'
amerai
ancora
come
un
'
amica
dolcissima
,
la
benedirai
sempre
come
una
consolatrice
celeste
.
AL
MIO
LETTORE
IDEALE
.
E
ora
addio
,
giovinetto
,
mio
lettore
ideale
,
ch
'
io
mi
vidi
sempre
dinanzi
durante
il
mio
lavoro
,
nell
'
aspetto
d
'
un
figliuolo
più
che
d
'
un
alunno
.
T
'
avesse
dato
il
mio
libro
anche
solo
una
minima
parte
del
piacere
con
cui
lo
scrissi
!
E
non
fu
un
piacere
che
nascesse
dall
'
illusione
di
mettere
in
atto
degnamente
un
concetto
che
mi
pareva
buono
,
chè
non
fui
contento
un
giorno
di
quanto
facevo
:
nasceva
dai
mille
ricordi
che
mi
si
ravvivavano
,
dalle
mille
immaginazioni
che
mi
si
destavano
lungo
il
cammino
;
perché
non
c
'
è
studio
che
risvegli
e
rimescoli
la
memoria
,
quando
si
fa
con
amore
,
che
affolli
tanto
la
mente
d
'
immagini
quanto
lo
studio
della
lingua
;
e
tu
ne
farai
esperienza
,
spero
.
Fu
come
un
viaggio
di
vari
anni
per
il
mio
paese
e
a
traverso
la
sua
letteratura
,
dove
quasi
ad
ogni
parola
mi
s
'
alzava
davanti
la
reminiscenza
d
'
una
lettura
,
la
visione
d
'
un
fatto
,
il
fantasma
d
'
uno
scrittore
.
Pensa
un
po
'
:
dai
primi
monaci
del
Duecento
,
divulgatori
di
leggende
miracolose
,
fino
agli
scrittori
ancor
viventi
,
quante
diverse
apparizioni
,
che
sfilata
maravigliosa
di
notari
,
di
mercanti
,
di
cardinali
,
di
principi
,
d
'
ambasciatori
,
d
'
artefici
,
di
capitani
vestiti
di
ferro
e
di
professori
con
la
toga
accademica
o
col
cappello
a
cilindro
!
E
tutti
quanti
si
disegnavano
sul
mare
ondeggiante
delle
trenta
generazioni
che
fucinarono
la
lingua
per
tutti
.
In
mezzo
a
quei
personaggi
saltavano
su
bambini
di
Firenze
,
dai
quali
avevo
inteso
la
prima
volta
certe
parole
,
assistendo
ai
loro
giochi
sul
Viale
dei
Colli
,
e
contadini
con
cui
m
'
ero
accompagnato
per
lunghi
tratti
nei
miei
viaggi
a
piedi
per
la
campagna
toscana
;
e
fra
i
loro
discorsi
mi
ritornavano
in
mente
correzioni
fatte
ai
miei
lavori
di
scuola
da
antichi
maestri
,
discussioni
linguistiche
avute
con
amici
di
trent
'
anni
addietro
,
e
casi
e
scene
della
vita
,
il
cui
ricordo
m
'
era
rimasto
legato
in
capo
con
quel
tal
vocabolo
o
quella
tal
frase
,
senza
una
ragione
ch
'
io
percepissi
.
La
lingua
mi
faceva
rivivere
il
passato
,
come
fa
la
musica
,
che
riporta
tutta
l
'
anima
nostra
a
grandi
distanze
di
tempo
e
di
spazio
.
E
mi
sentivo
ringiovanire
nel
rimetter
le
mani
,
dopo
molti
anni
,
nei
miei
vecchi
scartafacci
d
'
appunti
,
ingialliti
e
polverosi
,
scritti
in
caratteri
che
non
mi
parevan
più
miei
,
e
nel
ricorrere
certi
vecchi
libri
sottolineati
e
annotati
nei
margini
,
che
mi
ricordavano
letture
notturne
e
care
speranze
della
bella
età
ch
'
è
ora
la
tua
.
Ringiovanendo
nel
pensiero
,
mi
sentivo
più
vicino
a
te
,
e
mi
pareva
che
lavorassimo
insieme
.
Non
tutti
i
miei
pensieri
erano
lieti
,
peraltro
.
Riscontrando
il
significato
proprio
di
certi
modi
,
m
'
accadeva
qualche
volta
di
riconoscere
che
li
avevo
usati
sempre
a
sproposito
;
d
'
altri
mi
vergognavo
di
non
averli
imparati
che
poco
prima
di
citarli
a
te
con
l
'
aria
di
saperli
da
un
pezzo
;
e
così
di
certi
precetti
e
consigli
ch
'
io
ti
davo
,
mentre
la
coscienza
mi
rinfacciava
d
'
averli
quasi
sempre
trasgrediti
.
Spesso
anche
mi
sorgeva
dinanzi
il
professor
Pataracchi
,
gridando
:
-
Ah
,
barbaro
!
E
hai
la
faccia
d
'
impancarti
a
far
la
lezione
?
Concerò
io
la
tua
carta
stampata
per
il
dì
delle
feste
!
-
Oppure
pensavo
a
questo
o
a
quello
scrittore
morto
o
vivente
,
e
dicevo
:
-
Chi
sa
come
avrebbe
fatto
o
farebbe
meglio
di
me
questo
libro
!
-
,
e
mi
tormentava
la
coscienza
di
mancare
della
facoltà
e
della
dottrina
che
in
quelli
riconoscevo
.
E
a
volte
mi
prendeva
un
senso
di
sgomento
,
ed
ero
tentato
di
buttar
la
penna
.
Ma
in
questi
casi
eri
sempre
tu
,
mio
lettore
ideale
,
indulgente
come
s
'
è
all
'
età
tua
,
che
mi
facevi
animo
a
proseguire
;
era
la
tua
immagine
che
mi
veniva
a
dir
la
mattina
:
-
Al
lavoro
!
Qualche
cosa
n
'
uscirà
,
e
anche
quel
poco
mi
potrà
giovare
.
E
poi
mi
dava
cuore
un
sentimento
sempre
più
forte
,
ravvivato
a
quando
a
quando
da
un
ricordo
lontano
,
come
una
fiamma
da
un
soffio
di
vento
.
Mi
ricordavo
d
'
un
povero
ragazzo
italiano
,
che
un
giorno
udii
cantare
una
canzone
malinconica
in
una
strada
d
'
una
città
d
'
oltralpe
,
e
certi
stranieri
villani
,
da
un
terrazzino
,
lo
beffeggiavano
,
ripetendo
sformate
le
sue
dolci
parole
,
e
rifacendogli
il
verso
sguaiatamente
.
E
a
quel
ricordo
risentivo
per
la
mia
lingua
,
scrivendo
,
quello
che
avevo
sentito
quel
giorno
all
'
udirla
vilipendere
con
versacci
di
scherno
:
un
amore
ardente
e
altero
,
pieno
di
venerazione
e
di
tenerezza
,
che
mi
faceva
formar
più
saldo
il
proposito
di
servirla
e
d
'
onorarla
nel
miglior
modo
ch
'
io
potessi
,
con
tutta
l
'
anima
e
per
tutta
la
vita
.
E
dicevo
in
cuor
mio
:
-
Se
riuscissi
a
trasfondere
questo
sentimento
nel
mio
lettore
ideale
!
-
E
questa
speranza
mi
dava
un
fremito
di
gioia
e
un
nuovo
impulso
al
lavoro
.
E
ora
ti
dirò
ancora
una
bella
cosa
,
come
dice
un
trecentista
.
Credo
che
nella
mente
d
'
ogni
scrittore
,
quando
scrive
un
libro
,
si
formi
a
poco
a
poco
e
finisca
con
l
'
essergli
quasi
sempre
presente
un
'
immagine
,
la
quale
gli
rappresenta
in
forma
simbolica
il
suo
pensiero
assiduo
.
Ed
ecco
quale
fu
per
me
quest
'
immagine
,
confusa
da
principio
,
poi
da
un
giorno
all
'
altro
più
netta
.
Io
vedevo
un
palazzo
smisurato
,
che
sorgeva
fra
rovine
colossali
di
monumenti
romani
,
e
nascondeva
la
sommità
fra
le
nuvole
.
Presentava
sovrapposte
di
piano
in
piano
le
architetture
di
vari
secoli
:
dove
semplici
e
severe
,
tutte
grandi
bozze
di
granito
greggio
,
o
marmi
nudi
nitidissimi
;
dove
sopraccariche
di
sculture
,
coperte
d
'
affreschi
,
messe
a
oro
e
a
musaici
di
gemme
,
risplendenti
come
un
seminìo
di
stelle
.
A
tutte
le
altezze
,
sopra
le
cornici
e
nei
fregi
ricorrevano
in
lunghe
file
le
effigie
di
mille
scrittori
coronati
,
che
balenavano
dagli
occhi
,
come
volti
viventi
;
a
somiglianza
dei
quali
anche
i
fiori
delle
pitture
,
i
fogliami
dei
capitelli
,
le
figure
delle
colonne
storiate
,
le
cariatidi
simboleggianti
ogni
forma
della
letteratura
,
tutto
si
moveva
e
viveva
.
E
dalle
logge
aeree
,
dagli
ampi
intercolonnii
,
da
tutte
le
aperture
dell
'
edifizio
enorme
e
gentile
,
maestoso
come
una
montagna
e
leggero
come
una
cosa
di
sogno
,
uscivano
canti
di
poeti
,
grida
d
'
oratori
,
armonie
gravi
e
soavissime
di
voci
innumerevoli
,
che
parevano
venire
da
una
lontananza
sterminata
.
Ma
non
era
la
bellezza
multiforme
e
magnifica
la
maggior
maraviglia
:
era
che
tutte
le
linee
e
gli
aspetti
diversi
dell
'
edifizio
offrivano
insieme
,
non
l
'
effigie
propria
,
ma
l
'
espressione
vaga
e
prodigiosa
d
'
un
volto
,
sul
quale
era
diffusa
la
luce
d
'
un
sorriso
ineffabile
,
misto
d
'
alterezza
regale
e
di
dolcezza
materna
,
e
che
a
quando
a
quando
le
voci
infinite
si
confondevano
in
una
,
immensa
come
la
voce
d
'
un
mare
che
parlasse
,
ripetendo
quanto
di
più
grande
e
di
più
dolce
ha
detto
al
mondo
l
'
Italia
nello
spazio
di
settecent
'
anni
....
Era
l
'
edifizio
della
lingua
italiana
.
E
man
mano
che
andavo
innanzi
,
ingrandiva
nella
mente
eccitata
dal
lavoro
,
e
mi
pareva
sempre
più
bello
e
splendido
,
e
che
spandesse
armonie
più
soavi
e
più
solenni
,
e
mi
penetrava
più
profondamente
nell
'
animo
quel
sorriso
misterioso
,
come
d
'
un
volto
sovrumano
,
che
brillava
nella
maestà
del
suo
aspetto
.
Ma
sempre
,
quando
mi
trattenevo
ad
ammirarlo
,
pensavo
che
a
visitarne
i
tesori
nascosti
e
le
bellezze
intime
più
maravigliose
non
t
'
avrei
potuto
guidare
io
stesso
;
e
questo
pensiero
era
un
rammarico
.
Ma
che
importa
?
Tu
le
visiterai
con
la
scorta
d
'
altri
,
o
anche
solo
,
più
tardi
.
Ebbene
,
se
il
mio
povero
libro
non
t
'
ha
annoiato
,
e
se
t
'
ha
giovato
un
poco
,
io
ti
chiedo
questa
ricompensa
alla
mia
fatica
:
che
quando
t
'
aggirerai
fra
le
meraviglie
del
palazzo
incantato
,
ti
ricordi
qualche
volta
di
me
,
che
ti
lascio
sulla
soglia
,
con
tristezza
,
benedicendo
i
buoni
propositi
che
porti
nel
cuore
e
le
belle
speranze
che
ti
splendono
in
fronte
.
FINE
.
Per
esser
breve
il
più
possibile
ho
fatto
parecchie
citazioni
senza
accennare
i
nomi
e
le
opere
degli
scrittori
,
restringendomi
a
chiudere
le
frasi
fra
due
virgole
doppie
;
il
che
può
bastare
per
gli
scrittori
morti
,
essendo
quasi
tutti
notissimi
i
giudizi
loro
che
ho
citati
;
ma
non
basta
per
gli
scrittori
viventi
.
Accenno
dunque
,
per
debito
di
gratitudine
e
per
utilità
dei
giovani
lettori
:
-
La
lingua
dei
Promessi
Sposi
,
di
Francesco
d
'
Ovidio
,
che
tutti
gli
studiosi
della
lingua
dovrebbero
leggere
.
-
L
'
arte
del
periodo
nelle
opere
volgari
di
Dante
Alighieri
e
del
secolo
XIII
,
ottimo
studio
critico
di
Giuseppe
Lisio
.
-
Storia
della
letteratura
italiana
,
di
Vittorio
Rossi
.
-
La
formazione
della
prosa
moderna
,
prolusione
di
Dino
Mantovani
.
-
La
filosofia
delle
parole
,
di
Federico
Garlanda
.
-
Abruzzesismi
,
Calabresismi
,
Sardismi
,
di
Fedele
Romani
.
-
Grammatica
italiana
dell
'
uso
moderno
,
di
Raffaello
Fornaciari
.
-
L
'
Italia
dialettale
,
di
G
.
I
.
Ascoli
.
-
Manuale
della
Letteratura
italiana
,
di
Alessandro
d
'
Ancona
e
Orazio
Bacci
.
Quelli
ch
'
io
posso
aver
dimenticati
,
mi
perdonino
.
E
mi
perdonino
anche
i
miei
carissimi
amici
Guido
Mazzoni
e
Cesario
Testa
l
'
indiscrezione
che
commetto
esprimendo
loro
pubblicamente
la
mia
gratitudine
per
l
'
aiuto
validissimo
che
mi
diedero
nella
revisione
del
libro
.