StampaPeriodica ,
Pare
un
paradosso
strano
,
e
pure
è
una
verità
appurata
e
provata
con
molte
studiose
ricerche
,
che
i
popoli
latini
,
e
più
il
popolo
d
'
Italia
,
hanno
pochissima
potenza
di
creazione
fantastica
.
Tutta
la
nuova
materia
d
'
arte
,
che
fu
accumulata
dopo
il
crollo
della
vita
pagana
,
o
venne
dall
'
Oriente
con
molta
varietà
d
'
importazione
,
o
fu
una
produzione
indigena
della
razza
sassone
e
della
razza
celtica
;
la
razza
latina
non
concorse
al
gran
cumulo
di
materiale
se
non
con
qualche
tradizione
classica
e
con
qualche
getto
di
lirica
d
'
amore
.
Così
,
mentre
i
monaci
pellegrini
recavano
dalle
terre
d
'
Oltremare
coi
frantumi
del
Santo
Sepolcro
e
coi
ramoscelli
d
'
olivo
dell
'
orto
di
Getsemani
le
fantasie
maturate
al
sole
del
Cattai
o
dei
piani
del
Gange
;
mentre
dai
boschi
armoricani
e
dalle
paludi
bretone
e
dalle
torbaie
della
Turingia
e
della
Pannonia
il
canto
epico
sonava
accordato
sul
ritmo
gregoriano
;
mentre
nelle
valli
pireneiche
tra
la
crescenza
odorosa
degli
oleandri
la
nova
lirica
si
metteva
a
fiorire
con
un
tumulto
d
'
amore
melodioso
,
l
'
Italia
badava
a
innestare
i
rampolli
cristiani
sul
vecchio
tronco
gentile
,
e
si
trasmutava
e
si
rifondeva
cristianamente
le
sembianze
di
Virgilio
.
Nocquero
le
tradizioni
e
le
presunzioni
patrie
,
o
fu
un
difetto
dell
'
intelligenza
nostra
?
Non
so
.
Certo
la
lingua
italiana
germogliò
ultima
dal
carcame
fecondatore
della
romanità
;
certo
il
popolo
d
'
Italia
non
conferì
al
patrimonio
epico
lirico
e
drammatico
fondato
dagli
altri
popoli
d
'
Europa
.
Noi
non
fummo
altro
mai
che
manipolatori
del
materiale
altrui
,
e
quasi
amministratori
del
patrimonio
altrui
.
Guardate
alla
storia
della
nostra
epica
e
della
nostra
lirica
e
della
nostra
grammatica
,
da
Sordello
Mantovano
che
poetò
in
lingua
d
'
oc
sino
al
signor
Parodi
e
al
signor
Guaido
che
scrivono
drammi
e
romanzi
in
lingua
francese
,
e
ditemi
se
fu
mai
popolo
così
sterile
di
fantasia
come
il
popolo
italiano
.
Né
questa
sterilità
è
solamente
negli
scrittori
o
solamente
nel
popolo
;
ma
il
popolo
e
gli
scrittori
si
accordano
meravigliosamente
in
una
deficienza
strana
delle
facoltà
imaginative
.
Pio
Rajna
mostrò
già
con
documenti
e
con
prove
sicure
come
il
più
fantasioso
de
'
nostri
poeti
,
l
'
Ariosto
,
nulla
o
presso
che
nulla
traesse
dall
'
attività
procreatrice
della
sua
mente
,
ma
solo
con
una
sintesi
miracolosa
raccozzasse
e
fondesse
una
mole
immensa
di
favole
di
cavalleria
penetrate
in
Italia
coi
romanzi
francesi
,
coi
poemi
inglesi
,
con
le
canzoni
di
gesta
e
coi
frammenti
epici
tedeschi
;
Alessandro
D
'
Ancona
ha
provato
come
il
materiale
della
lirica
popolare
sia
tutto
o
presso
che
tutto
d
'
importazione
straniera
;
e
se
Domenico
Comparetti
avesse
seguitato
i
suoi
studi
di
novellistica
comparata
,
facilmente
avrebbe
potuto
dimostrare
che
nella
selva
folta
di
novelle
popolari
che
copre
tutta
l
'
Europa
non
c
'
è
un
solo
virgulto
italiota
.
Guardate
ai
novellieri
italiani
:
la
materia
ch
'
essi
foggiarono
con
tanta
maestria
d
'
arte
da
fare
della
novella
una
forma
veramente
italiana
,
venne
d
'
Oriente
nelle
emanazioni
del
buddhismo
o
fu
qua
e
là
raccattata
per
le
terre
d
'
Europa
.
Quando
i
novellatori
vollero
attingere
alla
larga
fonte
del
popolo
,
la
trovarono
tutta
scrosciante
e
zampillante
di
acque
forastiere
;
così
accadde
che
nella
prosa
narrativa
l
'
elemento
indigeno
entrasse
in
una
misura
scarsa
assai
,
e
l
'
elemento
popolare
non
tardasse
a
cadere
in
discredito
.
Così
vedendo
ora
che
un
novellatore
italiano
della
scuola
sperimentale
si
è
messo
con
proposito
deliberato
a
formare
novelle
popolari
con
materia
tratta
tutta
dalla
sua
mente
,
e
con
fortuna
grande
,
io
mi
sarei
aspettato
un
più
largo
plauso
dagl
'
Italiani
.
Se
non
che
,
gl
'
Italiani
l
'
importanza
e
le
difficoltà
di
certe
cose
non
le
intendono
.
II
Dice
il
Capuana
nella
prefazione
del
suo
libro
che
,
avendo
scritto
una
delle
sue
novelle
per
un
caro
bimbo
che
gli
chiedeva
una
bella
fiaba
,
pensò
di
costruirne
altre
a
diletto
de
'
suoi
nipotini
;
poi
,
leggendole
,
lo
prendeva
una
gran
soggezione
di
quei
cari
diavoletti
che
gli
sedevano
a
torno
,
e
stavano
tutt
'
occhi
e
tutt
'
orecchi
ad
ascoltare
.
Certo
,
l
'
autorità
fanciullesca
in
fatto
di
storie
imaginose
è
grande
;
ma
non
bisogna
poi
esagerarne
il
peso
,
come
fa
il
Nencioni
.
Io
non
ho
dato
da
leggere
ai
ragazzi
il
libro
del
Capuana
,
ma
so
che
il
gusto
infantile
è
facilmente
appagabile
.
Io
pure
sono
stato
un
bimbo
curioso
e
desideroso
di
fanfaluche
strane
,
come
tutti
i
bimbi
di
questo
mondo
,
e
avendo
avuto
poche
narratrici
,
mi
erano
di
un
diletto
indicibile
le
Mille
e
una
notte
udite
leggere
la
sera
accanto
al
fuoco
.
Tutti
sanno
come
in
questo
suo
rifacimento
dall
'
arabo
il
signor
Galland
impegolasse
gli
studiosi
artifizi
orientali
di
molta
pomata
francese
;
e
pure
la
storia
di
Aladino
,
raccontata
con
una
prosa
sciatta
e
pretensiosa
insieme
,
faceva
fremere
di
godimento
e
di
paura
il
mio
spirito
bambinesco
.
Anche
una
vecchia
traduzione
in
prosa
dell
'
Iliade
popolò
la
mia
mente
di
fantasie
meravigliose
e
mi
scosse
forte
i
nervi
tra
il
settimo
e
l
'
ottavo
anno
;
e
pure
la
narrazione
era
fatta
più
penosa
dall
'
ortografia
arcaica
.
Leggete
a
un
bambino
le
fanfaluche
meno
bambinesche
,
le
favole
di
Esopo
tradotte
per
uno
da
Siena
,
il
Novellino
,
i
Fatti
d
'
Enea
,
e
lo
spirito
suo
penderà
dalle
vostre
labbra
come
quel
di
Saul
pendeva
dagli
arpeggiamenti
di
David
.
La
cosa
dunque
va
considerata
più
dall
'
alto
,
e
a
me
pare
che
la
prima
questione
che
il
libro
del
Capuana
debba
suscitare
,
sia
questa
:
il
gran
materiale
narrativo
e
cantativo
che
alimenta
l
'
intelligenza
di
tutti
i
popoli
d
'
Europa
è
esso
malleabile
e
foggiabile
alle
molteplici
forme
dell
'
arte
?
Io
dico
di
sì
;
e
chiunque
guardi
alla
storia
delle
letterature
antiche
e
delle
letterature
moderne
dovrà
accordarsi
meco
.
Non
è
forse
appurato
che
la
letteratura
italiana
non
fu
già
fabbricata
toscanamente
sui
modelli
provenzali
alla
corte
sveva
di
Palermo
,
ma
venne
via
via
crescendo
e
avvantaggiandosi
,
come
in
tutte
le
terre
d
'
Italia
dialetti
germogliati
dal
terriccio
latino
misto
di
concime
barbarico
si
mettevano
a
fiorire
?
E
non
è
forse
noto
all
'
universale
che
l
'
Ariosto
,
e
poi
i
poeti
che
intorno
a
Lorenzo
il
magnifico
portarono
per
Firenze
la
licenza
allegra
del
carnasciale
,
attinsero
dal
popolo
materia
nova
e
più
fresca
?
Se
non
che
,
questi
e
molti
altri
che
io
per
brevità
dimentico
,
rinnovarono
e
rinfrescarono
alle
chiare
fonti
popolari
l
'
epica
un
po
'
passita
nelle
mani
troppo
dotte
del
Boccacci
,
e
la
lirica
stroppiata
dai
petrarcheggianti
;
ma
nessuno
si
messe
per
esercizio
d
'
arte
ad
imitare
le
rozze
forme
popolaresche
.
In
Italia
,
no
:
ma
in
Germania
e
in
Inghilterra
e
in
Francia
si
tentò
questo
più
volte
con
varia
fortuna
;
e
a
me
pare
che
la
questione
si
possa
più
chiaramente
formulare
così
:
le
imitazioni
delle
forme
popolari
nella
selvatichezza
naturale
sono
solamente
un
esercizio
atto
a
dilettare
i
bambini
,
o
possono
essere
vere
e
proprie
fogge
dell
'
arte
?
Di
nuovo
,
io
dico
di
sì
.
Ecco
:
da
qualche
tempo
l
'
arte
sente
il
bisogno
di
tuffarsi
alle
fonti
della
vita
;
e
dal
Balzac
in
poi
il
romanzo
ha
deviato
dalla
sua
antica
forma
narrativa
per
diventare
un
vero
e
pieno
studio
fisiologico
e
psicologico
dell
'
uomo
.
A
questa
deviazione
della
prosa
narrativa
il
Balzac
conferì
più
di
tutti
studiando
i
segni
esteriori
e
gli
effetti
visibili
dei
sentimenti
interni
,
la
Sand
analizzando
con
una
sottigliezza
femminile
tutte
quante
le
crespe
e
gli
avvolgimenti
dello
spirito
,
gli
ultimi
romanzieri
naturalisti
proseguendo
certe
leggi
della
vita
appurate
dalla
scienza
.
Tutte
queste
vie
menano
,
più
o
meno
brevemente
,
alla
verità
;
ma
non
alla
verità
assoluta
:
ci
è
sempre
come
una
piccola
nuvola
vaporosa
,
che
offusca
l
'
evidenza
della
rappresentazione
.
Nel
Balzac
è
lo
stile
troppo
martoriato
e
qua
e
là
gonfio
o
colorito
soverchiamente
o
contorto
;
nella
Sand
è
la
tabe
sentimentale
che
s
'
appiglia
e
corrode
l
'
analisi
più
sottile
;
nello
Zola
è
il
rigore
della
tesi
scientifica
e
il
calore
eccessivo
dello
stile
.
Manca
a
tutti
quella
serenità
plastica
e
semplice
della
concezione
e
dello
stile
,
che
il
Flaubert
ebbe
per
un
momento
in
Madame
Bovary
,
e
che
tutta
quanta
la
letteratura
popolare
possiede
naturalmente
.
Qualche
anno
a
dietro
,
trascrivendo
io
novelle
popolari
della
campagna
romana
,
provavo
un
vero
godimento
estetico
ascoltando
sulla
bocca
di
una
serva
in
una
prosa
semplice
,
limpida
,
efficace
,
le
fantasie
più
pazze
mescolate
di
osservazioni
acute
o
profonde
,
corrette
e
regolate
da
un
criterio
sano
e
retto
della
vita
.
E
trascrivendo
in
fretta
o
rileggendo
dopo
avere
trascritto
,
mi
nascevano
nella
mente
dei
pensieri
e
dei
raffronti
in
folla
.
Per
esempio
,
ripensavo
al
Bertoldo
e
al
Bertoldino
di
Giulio
Cesare
Croce
;
e
non
sapevo
capacitarmi
come
di
là
non
avesse
preso
le
mosse
qualche
opera
di
prosa
,
come
dai
leggendarii
e
dai
frantumi
epici
si
mossero
tante
opere
di
poesia
:
non
trovavo
,
nella
prosa
italiana
,
la
rispondenza
del
Morgante
e
dei
due
Orlandi
.
Ora
questo
,
che
nel
secolo
XV
era
possibile
,
ma
non
più
nei
secoli
che
seguirono
,
di
nuovo
è
possibile
e
utile
e
forse
anche
necessario
oggi
.
Avete
mai
badato
alla
famigliarità
,
con
la
quale
il
popolo
tratta
i
re
e
le
regine
?
E
questi
re
e
queste
regine
delle
novelle
popolaresche
non
vi
sembrano
essi
dei
sovrani
costituzionali
?
Rammentate
il
buon
re
Alboino
di
Giulio
Cesare
Croce
e
il
buon
re
Pantagruel
di
Rabelais
?
Ebbene
,
l
'
ideale
del
re
costituzionale
è
questo
:
come
vedete
,
prima
assai
dell'89
il
popolo
lo
aveva
pienamente
intuito
e
rappresentato
.
Così
il
popolo
ha
pienamente
intuito
e
rappresentato
tutta
quella
parte
della
vita
che
gli
è
stata
accessibile
.
E
bene
,
perché
i
novellatori
sperimentali
non
imparano
anche
dal
popolo
,
ma
se
ne
stanno
contenti
alle
teoriche
darwiniane
?
Da
cinquant
'
anni
le
trascrizioni
di
racconti
popolari
pullulano
da
tutte
le
parti
,
e
la
demopsicologia
è
quasi
diventata
una
scienza
a
parte
.
E
bene
,
fate
che
dal
dominio
della
scienza
tutto
questo
gran
materiale
passi
nel
dominio
dell
'
arte
.
Scartate
tutte
le
scorie
fantastiche
:
resterà
una
selva
folta
di
osservazioni
e
d
'
insegnamenti
.
E
non
isdegnate
d
'
imparare
dalla
vostra
serva
,
poiché
fu
una
moltitudine
miserabile
di
servi
che
,
crollata
la
carcassa
romana
,
fondò
una
vita
nuova
una
lingua
nuova
una
metrica
nuova
,
e
ritrovò
le
prime
nuove
forme
dell
'
arte
.
III
Ora
,
se
bene
l
'
angustia
dello
spazio
non
mi
consenta
di
mostrare
con
la
larghezza
necessaria
la
verità
della
mia
tesi
,
credo
che
i
lettori
convengano
meco
in
questo
:
che
il
tentativo
del
Capuana
sia
una
cosa
più
seria
assai
di
quello
ch
'
egli
nella
sua
modestia
volesse
dare
a
divedere
.
In
quanto
alla
prova
in
sé
,
ho
detto
che
è
fortunata
,
e
anche
in
questo
chiunque
ha
qualche
pratica
di
novelle
popolari
si
accorderà
meco
.
Il
Capuana
non
ha
rimpastato
delle
favole
già
diffuse
,
ma
ne
ha
costruite
di
nuove
con
gli
elementi
che
entrano
in
tutti
i
prodotti
della
fantasia
popolare
:
elementi
,
come
ho
già
accennato
e
come
facilmente
pare
,
non
indigeni
,
ma
d
'
importazione
forestiera
.
Lasciando
dunque
da
parte
l
'
elemento
fantastico
e
mitologico
,
che
è
ciò
che
più
move
lo
spirito
bambinesco
,
e
guardando
solamente
alla
manipolazione
e
alla
intuizione
dei
criteri
e
delle
forme
e
dello
stile
popolari
,
io
dico
che
queste
fiabe
mi
paiono
una
cosa
perfetta
.
Il
Capuana
ha
saputo
cogliere
mirabilmente
quel
sano
e
giocondo
ottimismo
,
quella
tranquilla
aspirazione
al
benessere
,
quel
placido
e
sicuro
senso
della
vita
che
sono
i
caratteri
più
chiari
delle
produzioni
letterarie
del
popolo
.
Di
più
,
egli
mostra
di
essersi
assimilato
,
con
la
semplicità
rustica
e
ingenua
della
narrazione
,
con
la
fusione
naturale
del
dialogo
e
del
racconto
,
lo
stile
popolaresco
.
Per
me
,
io
non
esito
ad
affermare
che
questo
,
dopo
la
Giacinta
,
mi
pare
il
miglior
libro
del
Capuana
;
e
trovo
in
esso
confortata
un
'
asserzione
mia
di
tre
mesi
a
dietro
,
che
di
tutti
i
nostri
novellatori
,
il
Capuana
sia
quegli
che
ha
un
concetto
più
sano
e
più
alto
,
e
quasi
una
religione
dell
'
arte
.