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> anno_i:[1880 TO 1910}
LA RIFORMA DEL SENATO ( BONGHI , 1887 )
StampaPeriodica ,
I . Fedele Lampertico , nel suo libro Lo Statuto e il Senato , cita parole scritte da me in questa stessa Rivista più di tre anni fa e non ne par contento . Io , dopo avere affermato che « né autorità regia , né Senato , né potere esecutivo mantenessero nessun loro diritto di rimpetto alla maggioranza della Camera dei deputati » aggiungeva rispetto al Senato , ch ' esso « rileggeva ed approvava le leggi che la Camera gli mandava , per cattive che fossero . » Il Lampertico annota : « Chiunque abbia letto questo studio il suo con animo imparziale avrà riconosciuto : 1° che non dissimili giudizi si sono portati sopra il Senato sin dai primissimi tempi dello Statuto ; 2° che se allora il Senato non li meritava , non li merita adesso ( pag . 110 ) . Ora , io ho letto con attenzione il pregevole studio del Lampertico , ma non v ' ho trovato punto dimostrato né il primo punto , né il secondo . V ' ho trovato , invece , provato che il Senato , non per colpa dei senatori principalmente , ma dei Ministeri , soprattutto dal 1876 in qua , non ha compiuto l ' ufficio suo , per modo che se ne dichiari contento esso stesso o possano chiamarsene contenti gli altri . Citerò di ricambio lui , e più largamente ch ' egli non ha fatto me : « Non dobbiamo dissimularci , scrive nella pagina seguente a quella da cui ho citato dianzi , che le leggi , bene spesso riducendosi per le cagioni generali , che già dicevamo , a grandi compromessi e transazioni d ' interessi vari , più volte è avvenuto , che quelli , i quali erano naturalmente propensi a darvi appoggio , insieme ad altri , che sono disposti a favorire il Governo , soverchiarono più volte ogni più legittima e discreta opposizione . » Così , dunque , a parer del Lampertico , si forma « di volta in volta » una maggioranza nel Senato ; e si vede questa « rendere impossibile al Senato l ' esercizio delle sue attribuzioni più incontrastate . » E s ' ha l ' effetto che « allora uomini d ' una autorità universalmente riconosciuta , e dagli Uffici del Senato chiamati a far parte dell ' Ufficio centrale , » rimangono « soli nella loro opposizione » e il Governo riesce a impedire al Senato « di rinviare all ' altra Camera persino leggi « la cui dizione » si riconosce erronea e in perfetta contraddizione « coi propri intendimenti . » ( pag . 211 ) . Non si crederebbe ; nelle parole mie censurate dal senatore , che doveva trovar confutate dallo studio di lui , non è detto nulla di altrettanto grave . Anzi il senatore ripete più in là « crudamente il vero . Quando il deputato va a deporre la pallottola nell ' urna , si conforta bene spesso nel pensiero , che alle imperfezioni della legge rimedierà la sapienza del Senato ; è l ' espressione dell ' uso . E molte volte questo è l ' augurio che ad alta voce non si peritano di esprimere gli stessi ministri . Viene la legge in Senato e si vuole cioè i ministri vogliono che la legge si approvi né più né meno come al Senato è venuta dalla Camera dei deputati . » E il Senato , s ' intende , cede . Io potrei citare molte altre testimonianze dello stesso genere ; ed avrò forse occasione di farlo più innanzi . Per ora mi fermo a queste . Che cosa vogliono dire ? Vogliono dire che il Senato , per la composizione sua per la composizione soprattutto di quella tanta parte del Senato , che davvero attende all ' ufficio non è in grado , a dirla altrimenti , d ' incutere ai ministri che non ne vogliono tener conto , il rispetto delle attribuzioni sue , e con un virile esercizio di queste , mantenere realmente osservato l ' articolo dello Statuto , che n ' è il fondamento , quell ' articolo 3 , che dichiara il potere legislativo collettivamente esercitato dal Re , dal Senato e dalla Camera dei deputati . Se la parte del Re non è rimasta grande , quella del Senato s ' è poco meno che obliterata . Si potrebbe rassomigliare a quelle membra dell ' organismo animale , che , poiché ci sono , s ' ha a dire , che a qualcosa servissero , ma ora servono poco meno che a nulla , anzi addirittura a nulla . Dicevo , che questo si può affermare con più precisione non di tutto il Senato , ma di quella parte di Senato che attende all ' ufficio . Giacché , dalle tabelle aggiunte al libro , di cui ho fatto mio testo , appare che i senatori , se non s ' è aggiunto qualcuno dopo chiusa la XV legislatura , sono oggi 315 , ed erano 319 nel 1880; ora la media dei presenti nelle adunanze pubbliche del Senato , è stata dal 1874 al 1886 di 21 per cento , e non mai più di 33 per cento , e persino di soli 14 per cento . Il che vuol dire , che se questa piccola minoranza di senatori attivi non sa , né può , per il modo in cui risulta composta , adempiere , a detta del senatore Lampertico , il dover suo , v ' ha poi una gran maggioranza di senatori che restano del tutto inoperosi nelle lor case , e non si curano per nulla dell ' ufficio conferito loro dal Re , e le più volte chiesto , implorato con grandi preghiere , commendatizie e scongiuri ; da questo molto maggior numero il titolo è tenuto in conto di una mera onorificenza , buona a dare influenza a chi n ' è insignito , a rendergli in più rispetti più comoda la vita , e soprattutto a fornirlo di biglietti , che permettano di viaggiare gratuitamente da un capo all ' altro d ' Italia . Bisogna , però , aggiungere , per essere schietti , che può essere , anzi certamente lo spettacolo di quello che il Senato è ridotto a fare , è causa , che il numero dei senatori renitenti cresca , giacché molti , non avendo in sé fiducia di potervi rimediare , si risolvono a non prendervi parte essi stessi . Di certo , il numero cresce ; dalla I alla VII legislatura la media della presenza fu di 52 , il massimo di 59 , il minimo di 46; dalla VIII alla XI la inedia di 26 , il massimo di 35 , il minimo di 20 . Ora se l ' aumentare del numero degli inerti ha altre ragioni , ha anche senza dubbio quella che dicevamo ; e ch ' è , certo , la più onorevole , se non la più scusabile di tutte . Adunque così , a detta del senatore Lampertico , sta il Senato : i pochi , che ci vengono , non possono far bene ; e i più non ci vengono . Davanti allo scadimento di un grande instituto pubblico , si sogliono produrre negli animi due opposte disposizioni . L ' una è : - taciamo ; ché la gente non se ne dovesse accorgere , e l ' instituto cadere del tutto ; l ' altra è : - parliamo ; perché coloro a cui preme , ci pensino ; e provvedano a cercar mezzi di restituirlo nel vigore di prima , o piuttosto in quello che gli spetterebbe per ragion di diritto e di utilità . La seconda disposizione è solo efficace e vince . Non può , quindi , non esser lodata a parer mio , l ' iniziativa del senatore Alfieri nella tornata del 16 dicembre 1881 , in cui egli presentò al Senato la mozione , che la Presidenza nominasse una Giunta di cinque senatori incaricata di redigere un indirizzo al Re , perché facesse oggetto d ' esame l ' esercizio della regia prerogativa rispetto al Senato e vi portasse tutti i perfezionamenti compatibili con lo spirito e possibilmente con la lettera dello Statuto . La mozione non ebbe per allora seguito ; poiché il regolamento , come suole , tanto la impedì che l ' uccise . Ma nella tornata del 31 marzo 1886 un senatore di molto minore autorità , l ' Alvisi , interrogò il Presidente del Consiglio e ministro dell ' interno , l ' onorevole Depretis , se non fosse venuta l ' ora di pronunciare nel programma per l ' elezioni una parola sulla possibile riforma del Senato ; e il Presidente rispose non essere egli avverso a priori , di proposito deliberalo , ad alcune riforme nell ' organismo dello Stato ma , doverne venire la proposta dallo stesso Corpo , in cui la riforma si dovesse fare . Le quali parole parvero , quindi , un invito a proporla ; e di fatti , molti senatori si disposero a consultarsene tra di sé e v ' invitarono altri con lettera a stampa dell'8 aprile . Nella riunione che tennero il giorno dopo , il senatore Cambray - Digny ebbe incarico di nominare una Commissione di sei senatori , la quale formulasse le precise proposte , che la riunione più larga avrebbe poi discusse e votate . Furon presentate tali proposte il 1° luglio di quest ' anno ; non sappiamo , che discussione se ne facesse ; ma la conclusione fu questa , che la Commissione ebbe molti ringraziamenti , ma non quello che sarebbe parso il migliore , l ' adozione di qualcuna delle conclusioni sue . La riunione , anzi , se ne cavò con uno di quegli ordini del giorno , come noi li chiamiamo malamente , che affermano molte generalità ragionevoli , ma non stringono nulla . A ogni modo s ' affermava di nuovo , che la riforma si dovesse fare , ma s ' affermava anche che non si sapeva in che dovesse consistere . Pure , dalla tornata del 21 giugno di quest ' anno si sarebbe aspettato di più . In questa allo stesso senatore Alvisi era parsa buona occasione a muovere la quistione di riforma la discussione del bilancio di spesa per il Ministero dell ' interno , e dai discorsi di parecchi senatori , che attenuarono , confermarono , continuarono le parole di lui , si sarebbe potuto arguire , che le idee fossero già più mature e sul tenore delle riforme e sul procedimento a seguire , che dall ' ordine del giorno votato poi nella riunione privata non appare . L ' onorevole ministro dell ' interno , ch ' era questa volta l ’ onorevole Crispi , si contenne , nelle dichiarazioni ch ' ebbe a fare , negli stessi termini adoperati più di un anno innanzi dal suo predecessore , che durava del resto presidente del Consiglio . E fu prudenza tanto più notevole , ch ' egli aveva già da privato scrittore combattuto la nomina regia dei senatori , e propugnata l ' elezione di essi per parte degli stessi elettori che eleggono i deputati , ma a doppio grado ed in appositi collegi elettorali , opinione che non si può credere né priva di ragioni , né eccessiva , perché , senza dire che ha illustri ed autorevoli esempii nel Belgio e altrove , è stata quella del conte di Cavour . Intanto la sessione ultima del Senato , nei suoi due periodi , dal 10 giugno 1886 al 13 marzo e del 18 aprile al 12 luglio 1887 non ha punto mostrato , che nessuna delle magagne del Senato mostrasse disposizione a risanare , sia di quelle , delle quali esso ha la colpa , sia di quelle , molto maggiori di gravità e di numero , delle quali ha colpa il Ministero . In questo intervallo di tempo sono stati presentati al Senato 179 progetti di legge ; ne ha piuttosto approvati che discussi 170 . Di questi soli 7 gli erano stati presentati in iniziativa , tutti , eccetto due , di poca importanza . E si badi che di questi sette appunto uno dei due che dicevo di maggiore importanza , trasmesso alla Camera , non è stato né riferito né discusso né votato da questa ; il che ha reso la fatica del Senato poco meno che vana . Certo quelli che il Senato non ha discusso , sono stati presentati in iniziativa ad esso e sono di grande importanza ; ma in quella stessa tornata del 21 giugno fu benissimo spiegato dai senatori al ministro dell ' interno , che pareva volesse farne loro censura , come non era stato per colpa del Senato , che almeno quattro di quei progetti di legge non s ' erano potuti discutere , bensì per colpa delle vicende e delle mutazioni dei Ministeri . Invece dalla Camera al Senato , nello stesso periodo sono stati trasmessi 163 progetti di legge ; e questi il Senato gli ha approvati tutti , senza modificazione di sorta , eccetto tre soli di assai piccola importanza con modificazioni di poco momento che la Camera ha accolto . Ora , non si possono fare che due supposti soli ; l ' uno che il Senato ha inghiottito si gran desinare di leggi , perché gli comparse uscito dalla cucina della Camera perfetto o quasi perfetto ; l ' altro che l ' ha fatto , perché , qualunque ne fosse il suo giudizio , la piccola assemblea che le ha votate , d ' un 80 senatori al più , e la molto più piccola che le ha discusse o per lo più sentite soltanto leggere , non ha avuto modo né lena di rigettarne , indugiarne , modificarne nessuna . Certo la seconda ipotesi n ' è la vera . Talora la votazione segreta di più d ' una di queste leggi è stata preceduta dalla votazione palese di qualche ordine del giorno , che manifestava gli scrupoli del Senato nell ' accettarla ; quantunque non ci sia rimedio meno razionale e meno efficace , e il Senato stesso l ' ha toccato con mano , e più d ' un senatore l ' ha avvertito che di quegli ordini del giorno il Ministero , che v ' assenti per trarsi d ' impaccio più presto , non aveva poi tenuto nessun conto . Adunque , le leggi il Senato le vota assai spesso , non perché buone , ma quantunque , allo stesso parer suo , cattive : e questo succede , perché i Ministeri voglion così , e nel Senato attivo non v ' è forza sufficiente oramai ad opporsi ad un volere qualunque del Ministero . E che questa forza vi manchi , non può essere se non l ' effetto d ' una causa sola ; la dipendenza , in cui sono dal Ministero troppi senatori , o perché impiegati in una o altra amministrazione o perché creature sue ; e forse d ' un altra : quella natural fiacchezza , che invade a mano a mano un ' Assemblea , la quale si sente venir meno il terreno su cui si regge . II . Il male è riconosciuto da troppe parti , perché non esista ; e mi paiono molto strani quei senatori , che da una parte lo confessano , e dall ' altra si lagnano che col parlare di riforme si confermi . Poniamo che sia stato poco prudente parlare di riforme : ciò non fa che non se ne sia parlato e non se ne parli ; e gli scongiuri non bastano a cessarne il discorso . Vero , che invocare una riforma intanto scema credito ; ma , per ricuperare il credito , una volta che la riforma si sia invocata , non v ' è altro modo che farla . Ora , che riforma dev ' essere ? Coloro i quali si occupano di riformare in parte o in tutto gli Stati , sogliono credere , che ciò che preme , è scuotere i congegni . Così a ' più i quali hanno trattato e trattano le questione della riforma del Senato in Italia , sembra che questa debba consistere nel mutare il modo di nomina dei senatori : e non già perché credono che così si avrebbero senatori migliori degli attuali , ma perché credono , che dal lor modo di nominarli verrebbe più forza e più sentimento di forza alla Camera di cui farebbero parte , di rimpetto a quella dei deputati . Vedremo , se in uno o in altro di tali congegni proposti vi sia la virtù , che se ne spera . A ogni modo , io non sono inclinato a credere , che la vita stia nello scheletro ; m ' è parso sempre che , eccetto casi di estrema corruttela e il presente , certo , è tutt ' altro che tale , la riforma efficace si compia , anziché col variare qualche giuntura di ossa , col muovere lo spirito del paese , intorno all ' istituto che n ' ha bisogno , e penetrarnelo e vivificarnelo . Ma qui è la principale difficoltà nostra . Lo spirito del paese , di certo esiste : ma come muoverlo ? Sarebbe , di certo , l ' ufficio della stampa politica . Ma la stampa , almeno la quotidiana , se togli uno o due giornali ma a due , dubito che non ci s ' arrivi non è libera in Italia . La stampa è libera rispetto alla legge ; ma è ligia e serva dei suoi bisogni , e degli uomini politici ai quali è addetta . Essa dovrebb ' essere la parola del paese a questi ; è la parola di questi al paese . Se deve parlare del Senato , non s ' eleva a giudicarne l ' azione , secondo conforme o no al carattere suo ; ma lo grida patriottico o il contrario , secondo piace o no , e giova o no al Ministero che il giornale porta in palma di mano . Sicché dalla stampa il paese in questo rispetto , come in tanti altri , non che essere diretto , è traviato ; e invece d ' unire influenze , atte a correggere e rinvigorire l ' instituto , n ' escono di quelle atte a guastarlo e indebolirlo peggio . Ciò che la stampa politica quotidiana non vuol fare , gli scrittori privati non possono fare . La mia esperienza mi prova che nessun libro o opuscolo , di materia soprattutto politica , è atto a richiamare sopra il soggetto che tratta , una larga e seria attenzione , e a eccitare intorno ad esso una discussione ardente e feconda . Il pubblico italiano mostra avere un piccolissimo gusto di tutto quanto concerne l ' organismo dei poteri pubblici . A ciascun italiano basta di ingegnarsi a cavare da quelli che ci sono , il maggior profitto che può per sé . Sicché , davvero , libri o opuscoli sul Senato , come se ne sono letti molti e ne vengono fuori , non riusciranno , neanche se fossero eccellenti , a creare intorno al Senato un ' atmosfera in cui si rinforzi e si ritemperi . Siamo dunque , costretti a cercare soprattutto i rimedii nel giro di disposizioni di legge o di provvedimenti di governo , sperando , per attuarli , in ministri , ai quali , inspirati da un alto concetto d ' interesse pubblico , piaccia d ' avere ai fianchi un Senato meno comodo che non sia il presente . Per ricercare quali queste disposizioni di legge o provvedimenti possono essere , bisogna prima fissare , che cosa oggi un Senato sia . Il primo movente della mozione dell ' Alfieri citata dianzi fu questo , che , come la Giunta , che riferiva sulla legge elettorale del gennaio aveva per la prima avvertito , si credette vi fosse un ' intima relazione tra l ' allargamento del suffragio politico , e una costituzione del Senato , che deve a questo una maggior forza dirimpetto a quella , che da un più diffuso suffragio veniva sulla Camera dei deputati . Io non credo che questa relazione ci sia . Nel Belgio il Senato è elettivo , e il suffragio è più ristretto che in qualunque altro Stato costituzionale . In Prussia il suffragio è universale e il Senato non è elettivo . Il vero è che più è esteso il suffragio , ond ' esce la Camera dei deputati , e più è difficile costituire un ' altra Camera , che le serva di freno e di contrappeso , o a uno qualsiasi degli altri fini , per cui si suol dire , che un ' altra Camera ci deve essere . In somma , più diventa democratica la Camera dei deputati , più è in grado di presumere ch ' essa rappresenti tutto il popolo e più ci si deve aspettare che non soffra contradizione al voler suo , una volta formato ed espresso . Se la Camera dei deputati ha vita da una indistinta totalità di elettori , da poco meno che tutta intera la cittadinanza raccolta nei collegi , non può avere un ' autorità che la pareggi , nessun ' Assemblea che si fondi sopra una parte di elettori , o sopra suffragi , attraverso i quali la volontà di elettori si manifesti meno immediatamente , liberamente , direttamente . Quest ' altra Assemblea che si pretende per soprappiù d ' essere un Senato , e superiore alla prima , parrà un ' oligarchia alla Camera eletta per il voto di tutti . Peggio se i membri di quest ' altra Assemblea devono avere prolificazioni di senno e di capacità , che i primi non hanno . Sarà questa una seconda cagione perché la democrazia orgogliosa della Camera dei deputati disdegni e non tolleri l ' aristocrazia paurosa della Camera , dei senatori . Dicevo paurosa ; e così sarebbe . Avremmo il Senato ; ma a un patto , che nessuno degli ufficii del Senato sarebbe adempiuto . Così in più d ' un paese monarchico si son viste e si vedranno rimanere le monarchie . Forse , l ' affermazione mia di dianzi che nessuna relazione vi sia tra l ' allargamento del suffragio e la costituzione del Senato va temperata così : che , cioè , quanto più s ' allarga il suffragio da cui è eletta la Camera dei deputati , tanto meno un Senato elettivo è possibile . Che cosa , oggi , è o può essere in realtà il Senato ? Se il principal contrassegno di un ' Assemblea politica è questo ch ' essa possa col voto suo disfare e rifare il Ministero , il Senato non è più tale o almeno non lo è nel grado in cui è tale la Camera dei deputati , non lo è che nel grado in cui è tale una Camera di deputati in un regime non parlamentare , ma meramente costituzionale , come , per esempio , il prussiano . Certo , né il Senato né la Camera dei deputati del Congresso degli Stati Uniti disfà o rifà un Ministero ; ma costà il potere esecutivo deriva immediatamente dal popolo , e sta di fianco al Congresso , non dietro di esso . Nel regime parlamentare , secondo il tipo inglese a cui si confà il nostro , l ' Assemblea , che non ha mai avuto , o , nella coscienza sua e del paese , ha smarrito il diritto d ' influire col suo voto nella composizione del Governo , non è politica quanto e come un ' Assemblea che conserva questo diritto . Ed è ammesso anche che un Senato non potrebbe alla lunga respingere una legge , che la Camera dei deputati volesse . Se il Re fosse anch ' egli contrario alla legge , potrebbe , quando trovi ministri che consentano con lui , sciogliere la Camera dei deputati , ma se gli elettori rimandassero la stessa , o ne mandassero una , che , rispetto alla legge , convenisse colla precedente , sarebbe , non incostituzionale , ma pericoloso persistere a rifiutarla , e non si dovrebbe , certo , se non in un estremo caso . L ' ufficio ordinario del Senato è di correggere le leggi che la Camera gli trasmette , e darle modo di ripensarci ; ovvero , di prepararle quelle , che , come bisognose di maggiore competenza e di più tranquilla e seria discussione , il Ministero gli commette , o inizia esso stesso . Tutti vedono e sentono , che uno dei principali difetti del sistema parlamentare è la grande incompetenza dei ministri , talora , e dei deputati , spesso , nell ' opera delle legislazioni : incompetenza grande , sì perché la pratica manca agli uni e agli altri , sì perché manca loro la tecnica di ciascuna materia legislativa , e sì ancora e soprattutto perché sono influiti da correnti di opinione politiche e passeggiere . Questa competenza spetta soprattutto a un Senato di averla , e di darne prova . Dico di darne prova ; giacché averla non basta . Se talora le Giunte ragionano con molta dottrina e di bilanci e di leggi , e poi le votazioni seguono , come se nessuna osservazione fosse stata fatta , è competenza che non serve . La competenza che serve , è quella che si mostra coi voti , ed è accompagnata dalla fiducia , che il voto conforme a coscienza è solo adatto a indicare . La fiducia deve essere tanta , che inspiri a ciascuno la risoluzione di compiere il dovere proprio , senza pensare con che e con quanto effetto lo faccia . Ora , a quest ' ufficio bisogna autorità di grado e di dottrina e indipendenza di posto e di carattere . Il senatore Lampertico , dottissimo , non cita nel suo libro e però , si direbbe che ignora un detto di Montalambert , che mi pare la migliore sentenza che sul soggetto presente si sia pronunciata : Pour que le Sénat soit quelque chose , il faut que chaque sénateur soit quelqu ' un . L ' autorità del Senato , a dirla altrimenti , non è che la somma delle autorità proprie dei singoli uomini che lo compongono . Nello studio del Lampertico , v ' hanno molte tabelle utili ; una sarebbe più utile di tutte ; quella dei nomi di senatori morti via via dal 1848 sinoggi confrontati coi nomi dei senatori che si sono andati surrogando loro via via . Si potrebbe facilmente giudicare se la somma dell ' autorità di questi secondi nomi è pari a quella dell ' autorità di quei primi . Se è pari , cerchiamo altre ragioni della necessità d ' una riforma del Senato ; se non è pari , questa basti . L ' autorità che deriva dai servigi resi allo Stato , dalla lunga esperienza , dall ' ingegno , dalla dottrina , è l ' ultima contro cui la democrazia ricalcitra , quantunque anche contro essa infine ricalcitri . Quest ' autorità , che non si scompagna mai o di rado da una pari dignità di condotta e da una grande indipendenza di carattere , è quella che bisogna soprattutto salvare nel Senato , se si vuoi mantenerne l ' utilità . Ora , nessun sistema elettivo è atto a mantenergliela . Noi vediamo , quanto un suffragio , diretto , immediato , largo è adatto a mantenerla alla Camera dei deputati . E non è chiaro a tutti ch ' essa ha molto più potere , che autorità ? Ch ' è assai più temuta che rispettata ? Un suffragio , comunque si combini , ristretto , a due gradi , con diverso collegio , non può alla prima e alla lunga , eleggere uomini , soprattutto onorevoli , per le qualità che dicevo . Sarà , prima o poi , corrotto da influenze diverse . Lascerà prima o poi per terra , le menti più elette del paese , le coscienze più fiere , più intemerate : e poiché elegge a tempo , lascierà i senatori , come sono i deputati , soggetti alla peggiore delle servitù , alla servitù degli elettori , a seguire quelli , che son presunti averlo scelto a guidare . Il Senato elettivo , comunque eletto , sarà una Camera dei deputati debole , senza nessuna della qualità che gli devono appartenere in proprio , e con tutte le cattive qualità , che in una Camera dei deputati non è possibile , che prima o poi non s ' insinuino . Il problema è questo : avere il Senato supremamente autorevole . Così , i ministri lo rispetterebbero : e lo rispetterebbe , eccetto in casi di gran commozione pubblica , la Camera . Così , i diritti e gli ufficii che lo Statuto gli assegna , li conserverebbe tutti ; e non rischierebbe , come rischia ora , di vederseli sottratti dalla Camera , più per opera dei ministri che per volontà di questa stessa ed esso impotente a difenderli . Di quello che l ' autorità sia e come si mantenga i Romani furono i maestri : che intesero meglio di ogni popolo antico come dovess ' essere costituito un corpo in cui l ' autorità , qualunque fossero le vicende del suo potere immediato , continuasse a risiedere . Due modi , almeno dacché si fu sviluppata la libertà popolare , vi furono per entrare nel Senato Romano , la più illustre delle assemblee che portarono questo e quella onde è stato trasmesso a ogni altra ; l ' uno esservi nominato dal censore , l ' altro , avere esercitato una magistratura che vi desse diritto . Il censore aveva obbligo di nominarvi i cittadini migliori ; e la nomina fatta ogni quinquennio , era a vita , purché uno non si rendesse indegno dell ' onore e dell ' ufficio , nel qual caso il censore stesso aveva ogni quinquennio il diritto di cacciarlo via . E questo diritto esisteva anche rispetto a quelli , che la magistratura ricoperta portava per sé stessa in Senato . Le quali due vie di pervenirvi restaron le sole , anche quando la repubblica si mutò in imperio ; giacché al principe , come tale , non appartenne altra facoltà in ciò , se non quella che gli veniva dall ' ufficio che rivestiva di censore . E certo , al Senato rimase tanta autorità , dirimpetto a ' Comizii popolari , che possiamo non ostante le molte differenze ragguagliare alla nostra assemblea elettiva , se poi dirimpetto agl ' imperatori e alle legioni , che tempi di corruttele e di abiezione tristissimi e dentro il corpo stesso e fuori non bastarono a levargli in tutto autorità e credito , anzi di tratto in tratto sin quasi agli ultimi anni dell ' impero sconquassato e cadente ne mostrò tanto , che par quasi incredibile e maraviglioso . Dov ' è la radice di un consesso così durevole ? In questo , che il diritto che veniva dalla magistratura ricoperta , era per sé cagione , che il senatore ascrivesse a sé il posto conseguito ; e il diritto che veniva dalla nomina del censore , suggellava agli occhi della cittadinanza il valore della persona che n ' era onorato . D ' altra parte , la libertà del censore nel nominare chi gli pareva , faceva , che in lui fosse grande la responsabilità e la sentisse tale ; e insieme , perché il censore , dopo quello e alcuni altri atti , cessava , l ' eletto per tal modo non si teneva legato a lui , non si credeva in obbligo né aveva modo di comportarsi come sua creatura . E infine la pratica degli affari doveva esser grande in uomini , che , posti così alto nella stima pubblica , non potevano rimanere nell ' ufficio se non continuando a meritarlo , e non vi erano giunti , se non dopo avere atteso per lunghi anni a ' pubblici affari o avere acquistato riputazione di poterlo fare , e a cui non era lecito di riporre la dignità nell ' ozio , e di trarre dall ' onore conferito loro dallo Stato il vantaggio di non adempirne i doveri . So quanta parte di questo esempio non è imitabile ; e so ancora , come , non ostante congegni così in genere buoni l ' instituzione ebbe pure periodi di gran debolezza o corruzione . Nessuna cosa umana e per nessun mezzo n ' è salva . Pure qualcosa di imitabile v ' è ; e quanto è tale , su nessuna costituzione di Senato s ' innesta meglio , che su quella che il nostro Statuto vuole . Tutti sanno quale questa costituzione sia : il Re nomina i senatori . L ' ufficio è vitalizio ; il numero non è limitato . Pure il diritto di nomina del Re è soggetto a due condizioni ; non può nominare persone che abbiano meno di quaranta anni ; non può nominare persone , che non appartengano a una o a più di ventuno categorie . Le categorie sono abbastanza larghe e numerose , perché al Re resti facoltà ampia di scelta ; eppure , basta che vi sieno , perché al Senato appartenga una revisione della nomina , e il giudizio se la nomina non esca fuori di esse . Sicché si può dire , che sino a un certo punto , si combina il diritto di nomina del Re con un diritto quasi di coortazione per parte del Senato . Le categorie formulate , com ' era naturale , in conformità dell ' ordinamento amministrativo dello Stato nel tempo che lo Statuto fu pubblicato e scritto , hanno ricevuto via via quella diversa applicazione , che le mutazioni dell ' ordinamento stesso hanno subito dal 1848 sinoggi . Se il Senato fosse lasciato più libero o avesse usato più della sua libertà avrebbe fatto il medesimo rispetto al § 21; cioè , via via che il sistema d ' imposta è mutato e le imposte sono cresciute , avrebbe accresciuta la quota d ' imposta , stata necessaria ad abilitare al Senato . Se l ’ Italia non possedesse in quelle ventuno categorie un trecento persone di riconosciuta e rispettata autorità , che raccolte insieme dessero per sé valore al consesso di cui fanno parte , sarebbe da disperare del paese . Ma l ' Italia le ha , di certo ; ciò che manca , è chi sappia e voglia trovarle . Il Re , dice lo Statuto , deve trovarle , e non v ' ha , senza dubbio , ufficio più degno , più proprio del Re in un regime parlamentare . Egli è il solo nello Stato , che , pure curando il buono indirizzo del suo governo , stia e si senta ed è sentito di sopra a ' partiti che l ' agitano ed aspirano a guidarlo . Egli è il solo , chiamatovi naturalmente a riguardare , sciolto da ogni ombra di parte , da ogni colore al perturbatore e ingannatore , il merito , la virtù dell ' ingegno e dell ' animo e premiarlo e adoperarlo . Dicevo , proprio ufficio del Senato essere oggi la revisione dell ' opera legislativa della Camera e il sindacato amministrativo del Governo , senza pretendere l ' efficacia politica di quella su questo . Come il Senato , quindi tanto meglio opera quanto più nell ' esercizio della sua funzione è lontano da ogni spirito di parte , così il Re è il più adatto a comporlo , perché è libero sostanzialmente da ogni spirito di parte egli stesso . Si può dire , che il Senato effettua nell ' opinione sua di revisione e di sindacato , così e sin dove gli spetta , il criterio stesso del Re nel comporlo . Ma se al Re s ' addice così bene , così appropriatamente , per le ragioni che dico , la nomina dei senatori , è naturale , ch ' egli si dovrebbe circondare d ' un Consiglio per farlo . Per quanta sia l ' attenzione d ' un principe a seguire il movimento intellettuale ed economico del paese , non è possibile , che ve ne ponga tanta da bastare lui solo a ricercare e trovare chi più vi si segnali . Quale dev ' essere questo Consiglio ? Oggi s ' è introdotta questa pratica nei paesi latini parlamentari son rimasti , del resto , solo due che unico consiglio del Re deva e possa essere il Consiglio dei ministri , quel Consiglio che il Re nomina e dimette ad arbitrio dei voti delle Camere , e che rappresenta la maggioranza di queste . Ora , questa dottrina è falsa ; e la consuetudine che n ' è nata , è causa , che il Re , che secondo lo Statuto , deve nominare i senatori , non ne nomina in realtà neanche uno , ma appone semplicemente la firma sua alla nomina che il ministro gli propone . Sicché questa prerogativa è stata affogata , ingoiata dal Gabinetto , come ogni altra . Non è parsa un ' eresia giorni sono , che il Re potesse non sanzionare una legge , e supremamente , audacemente incostituzionale fargliene richiesta ? Ai Re di Stati parlamentari fa comodo rinunciare praticamente all ' esercizio della prerogativa , rimettersene d ' ogni cosa a ' ministri ; ma giunge il giorno e talora all ' improvviso che le monarchie parlamentari , così spogliate di mano in mano d ' ogni lor propria iniziativa , naufragano . Noi abbiamo convertita la dottrina inglese , che il Re non può peccare , in quest ' altra che il Re non può fare , una dottrina che vale che il Re di quello che faccia , non risponde lui , ma altri il quale vi ha acconsentito , per lui , in quest ' altra , che il Re non ha nulla a fare , altro che ad applaudire o ad essere applaudito . Ma i Re che non possono fare , in breve o alla lunga si scopre che possono non essere ; e gli applausi cessano : e si ricordano di averne avuti , leggendo di quelli che in lor vece salutano altri . E quando così la prerogativa del Re di nominare i senatori è abbandonata in tutto al Ministero , succede , che la composizione del Senato muta affatto carattere . La nomina a un ' Assemblea , il cui carattere politico è così impallidito è fatta soprattutto per una ragione politica . Un motivo , che se non è in tutto illegittimo , è pure eccezionale , diventa il principale della scelta . Giacché si può dare , che , come in Inghilterra per il bill di riforma elettorale nel 1832 , il Re debba acconsentire di aggiungere al Senato tanti senatori , quanti occorrono perché passi una legge di una estrema necessità politica , alla quale il Senato , così com ' è , è avverso ; ma non può il motivo generale , perenne , quasi unico della nomina dei senatori , formare in Senato una maggioranza ligia al Ministero . Quando ciò succeda , l ' autorità del Senato , se anche non paia tutta spenta , subito , è in realtà spenta , e la morte almen morale segue davvicino la malattie . Ora , da quel motivo eccezionale diventato così prevalente e quasi assoluto , nascono tutti i mali del Senato , tutti quei mali a ' quali si cerca rimedio . Allora , i Ministeri nominano senatori non i deputati , che sono ancora operosi e accreditati nella Camera , ma quelli , per lo più , che gli elettori hanno rigettato e nel cui collegio sperano possa riuscire un amico loro ; ovvero gli svogliati d ' ogni lavoro o desiderosi di vita pubblica più comoda e più tranquilla , o più pieni di vanità o più insistenti a voler essere messi al sicuro ; in somma , passa alla Camera alta , lo scarto di quella che si dice bassa . Il medesimo più o meno ha luogo rispetto a tutte le amministrazioni dello Stato . I Ministeri , di solito , scelgono non i migliori , ma i più ligi ad esso . La nomina a senatore non è effetto , molte volte , d ' una concordia di opinioni tra il Ministero e l ' eletto , ma n ' è la causa . Chi è nominato , si crede vincolato a chi nomina . I senatori diventano i clienti dei ministri . Come , nelle più delle categorie , l ' entrata in Senato non dipende dall ' avere rivestito una magistratura , ma dalla scelta del ministro tra i molti che la rivestono , e , dall ' altra parte , in più d ' una di tali magistrature v ' è ancora luogo a promozione , il senatore si sente legato al Ministero , sì per il favore della scelta e sì per la speranza della promozione . È notorio che oramai , se un Ministero potesse temere un ' opposizione al Senato da mettergli a pericolo una legge che gli preme , gli basterebbe un giorno per chiamare in Roma dalle prefetture , dai tribunali , dalle cattedre , tanti senatori quanti gli occorrerebbero e più ancora per sopraffarla . Il peggio strazio è fatto delle categorie ultime ; giacché c ' è pure una virtù di rappresentanza e una efficacia d ' influenza nelle ricchezze ; mai Ministeri se ne servono per scegliere a senatori quelli , che , non avendo altro titolo , hanno almen quello di non essere troppo poveri . Ed è naturale , poi , che in un Senato composto così accada tutto quello , che il senatore Lampertico dice nelle parole citate da lui a principio di questo scritto . È meraviglioso , anzi , che non accada peggio . Un corpo politico non ha altra difesa dei propri diritti che in sé medesimo . I ministri possono tutti ripetere di volerli rispettare , promettere di rispettarli ; e dirlo di buona fede ; ma in realtà , se non vi sono sforzati , non lo fanno . Se non vi sono sforzati preferiscono accumulare leggi nella Camera dei deputati , e presentarle poi in un mucchio al Senato ; allargare le competenze della Camera dei deputati , e restringere quelle del Senato . Lasciando interpretato largamente l ' articolo 10 dello Statuto , che vuole presentati prima alla Camera dei deputati soli i progetti di legge che importano imposizione di tributi , approvazione di bilanci e dei conti dello Stato ; ottenere per votazione di bilancio stanziamenti di fondi , che si dovrebbero chiedere per legge , e così via via . È nella natura delle cose , tanto più che da simili abusi non potrebbe trattenere un Ministero se non sola una vera e profonda e sincera cognizione di quello che sia il regime parlamentare , e come si deve condurre , perché duri , cognizione che non ha avuto se non il Cavour , il quale l ’ ha praticata anche e poi il Minghetti che non l ' ha praticata sempre . O che si vuole ! Pensino i senatori , che prima d ' essere ministri , sono stati i più clamorosi contro la mala condotta dei Ministeri verso il Senato , diventati ministri non solo non fanno diversamente , ma fanno peggio . È , ripeto , nella natura delle cose . Le forze politiche tanto valgono , quanto mostrano di valere . Ed il patriottismo di ciascuno sta non nel lasciarsi sopraffare , come per ispirito partigiano si sente dire ora dagli uni , ora dagli altri , ma nell ' impedire d ' essere sopraffatti . Giacché , ove operino altrimenti , apparecchiano la distruzione delle istituzioni , che era lor obbligo di mantenere , e che s ' immaginavano , forse , colle lor mollezze di mantenere . Concludo . La riforma del Senato non s ' otterrà mediante nessuna modificazione più o men grave di articoli dello Statuto , né la richiede . Verrà , invece , naturalmente ed efficacemente da una più perfetta osservanza dello Statuto , che da molti anni in qua , soprattutto , non si vede . Verrà dal rinvigorimento della prerogativa regia , rinvigorimento , del resto , necessario non solo in questo . Verrà dalla diminuita ingerenza del Gabinetto , pericolosa sopratutto , perché si esercita sotto il coverchio della prerogativa , e si libera così da ogni censura . Verrà , in somma , dall ' autorità che per la qualità delle persone scelte a comporre il Senato , si raccoglierà in questo , se dev ' essere , di fatti , come è in parole il primo corpo dello Stato . E queste generalità qui mi bastano , né m ' occorre entrare nelle più minute quistioni circa il modo , in cui il Consiglio che aiuti il Re a nominare i senatori dev ' esser composto . Meglio un Consiglio di senatori stessi , uno per ciascuna categoria . Certi , a sentire proposto , augurato , previsto da me un rinvigorimento di prerogativa regia , avranno riso . Io non credo che hanno riso a ragione . Se io leggo bene nell ' avvenire non mi pare che le monarchie periranno , neanche le parlamentari , se si correggeno . Che se non si correggessero , delle due parti cui esse si compongono , monarchie e parlamenti , piuttosto i secondi periranno che le prime .