StampaPeriodica ,
I
.
Fedele
Lampertico
,
nel
suo
libro
Lo
Statuto
e
il
Senato
,
cita
parole
scritte
da
me
in
questa
stessa
Rivista
più
di
tre
anni
fa
e
non
ne
par
contento
.
Io
,
dopo
avere
affermato
che
«
né
autorità
regia
,
né
Senato
,
né
potere
esecutivo
mantenessero
nessun
loro
diritto
di
rimpetto
alla
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
»
aggiungeva
rispetto
al
Senato
,
ch
'
esso
«
rileggeva
ed
approvava
le
leggi
che
la
Camera
gli
mandava
,
per
cattive
che
fossero
.
»
Il
Lampertico
annota
:
«
Chiunque
abbia
letto
questo
studio
il
suo
con
animo
imparziale
avrà
riconosciuto
:
1°
che
non
dissimili
giudizi
si
sono
portati
sopra
il
Senato
sin
dai
primissimi
tempi
dello
Statuto
;
2°
che
se
allora
il
Senato
non
li
meritava
,
non
li
merita
adesso
(
pag
.
110
)
.
Ora
,
io
ho
letto
con
attenzione
il
pregevole
studio
del
Lampertico
,
ma
non
v
'
ho
trovato
punto
dimostrato
né
il
primo
punto
,
né
il
secondo
.
V
'
ho
trovato
,
invece
,
provato
che
il
Senato
,
non
per
colpa
dei
senatori
principalmente
,
ma
dei
Ministeri
,
soprattutto
dal
1876
in
qua
,
non
ha
compiuto
l
'
ufficio
suo
,
per
modo
che
se
ne
dichiari
contento
esso
stesso
o
possano
chiamarsene
contenti
gli
altri
.
Citerò
di
ricambio
lui
,
e
più
largamente
ch
'
egli
non
ha
fatto
me
:
«
Non
dobbiamo
dissimularci
,
scrive
nella
pagina
seguente
a
quella
da
cui
ho
citato
dianzi
,
che
le
leggi
,
bene
spesso
riducendosi
per
le
cagioni
generali
,
che
già
dicevamo
,
a
grandi
compromessi
e
transazioni
d
'
interessi
vari
,
più
volte
è
avvenuto
,
che
quelli
,
i
quali
erano
naturalmente
propensi
a
darvi
appoggio
,
insieme
ad
altri
,
che
sono
disposti
a
favorire
il
Governo
,
soverchiarono
più
volte
ogni
più
legittima
e
discreta
opposizione
.
»
Così
,
dunque
,
a
parer
del
Lampertico
,
si
forma
«
di
volta
in
volta
»
una
maggioranza
nel
Senato
;
e
si
vede
questa
«
rendere
impossibile
al
Senato
l
'
esercizio
delle
sue
attribuzioni
più
incontrastate
.
»
E
s
'
ha
l
'
effetto
che
«
allora
uomini
d
'
una
autorità
universalmente
riconosciuta
,
e
dagli
Uffici
del
Senato
chiamati
a
far
parte
dell
'
Ufficio
centrale
,
»
rimangono
«
soli
nella
loro
opposizione
»
e
il
Governo
riesce
a
impedire
al
Senato
«
di
rinviare
all
'
altra
Camera
persino
leggi
«
la
cui
dizione
»
si
riconosce
erronea
e
in
perfetta
contraddizione
«
coi
propri
intendimenti
.
»
(
pag
.
211
)
.
Non
si
crederebbe
;
nelle
parole
mie
censurate
dal
senatore
,
che
doveva
trovar
confutate
dallo
studio
di
lui
,
non
è
detto
nulla
di
altrettanto
grave
.
Anzi
il
senatore
ripete
più
in
là
«
crudamente
il
vero
.
Quando
il
deputato
va
a
deporre
la
pallottola
nell
'
urna
,
si
conforta
bene
spesso
nel
pensiero
,
che
alle
imperfezioni
della
legge
rimedierà
la
sapienza
del
Senato
;
è
l
'
espressione
dell
'
uso
.
E
molte
volte
questo
è
l
'
augurio
che
ad
alta
voce
non
si
peritano
di
esprimere
gli
stessi
ministri
.
Viene
la
legge
in
Senato
e
si
vuole
cioè
i
ministri
vogliono
che
la
legge
si
approvi
né
più
né
meno
come
al
Senato
è
venuta
dalla
Camera
dei
deputati
.
»
E
il
Senato
,
s
'
intende
,
cede
.
Io
potrei
citare
molte
altre
testimonianze
dello
stesso
genere
;
ed
avrò
forse
occasione
di
farlo
più
innanzi
.
Per
ora
mi
fermo
a
queste
.
Che
cosa
vogliono
dire
?
Vogliono
dire
che
il
Senato
,
per
la
composizione
sua
per
la
composizione
soprattutto
di
quella
tanta
parte
del
Senato
,
che
davvero
attende
all
'
ufficio
non
è
in
grado
,
a
dirla
altrimenti
,
d
'
incutere
ai
ministri
che
non
ne
vogliono
tener
conto
,
il
rispetto
delle
attribuzioni
sue
,
e
con
un
virile
esercizio
di
queste
,
mantenere
realmente
osservato
l
'
articolo
dello
Statuto
,
che
n
'
è
il
fondamento
,
quell
'
articolo
3
,
che
dichiara
il
potere
legislativo
collettivamente
esercitato
dal
Re
,
dal
Senato
e
dalla
Camera
dei
deputati
.
Se
la
parte
del
Re
non
è
rimasta
grande
,
quella
del
Senato
s
'
è
poco
meno
che
obliterata
.
Si
potrebbe
rassomigliare
a
quelle
membra
dell
'
organismo
animale
,
che
,
poiché
ci
sono
,
s
'
ha
a
dire
,
che
a
qualcosa
servissero
,
ma
ora
servono
poco
meno
che
a
nulla
,
anzi
addirittura
a
nulla
.
Dicevo
,
che
questo
si
può
affermare
con
più
precisione
non
di
tutto
il
Senato
,
ma
di
quella
parte
di
Senato
che
attende
all
'
ufficio
.
Giacché
,
dalle
tabelle
aggiunte
al
libro
,
di
cui
ho
fatto
mio
testo
,
appare
che
i
senatori
,
se
non
s
'
è
aggiunto
qualcuno
dopo
chiusa
la
XV
legislatura
,
sono
oggi
315
,
ed
erano
319
nel
1880;
ora
la
media
dei
presenti
nelle
adunanze
pubbliche
del
Senato
,
è
stata
dal
1874
al
1886
di
21
per
cento
,
e
non
mai
più
di
33
per
cento
,
e
persino
di
soli
14
per
cento
.
Il
che
vuol
dire
,
che
se
questa
piccola
minoranza
di
senatori
attivi
non
sa
,
né
può
,
per
il
modo
in
cui
risulta
composta
,
adempiere
,
a
detta
del
senatore
Lampertico
,
il
dover
suo
,
v
'
ha
poi
una
gran
maggioranza
di
senatori
che
restano
del
tutto
inoperosi
nelle
lor
case
,
e
non
si
curano
per
nulla
dell
'
ufficio
conferito
loro
dal
Re
,
e
le
più
volte
chiesto
,
implorato
con
grandi
preghiere
,
commendatizie
e
scongiuri
;
da
questo
molto
maggior
numero
il
titolo
è
tenuto
in
conto
di
una
mera
onorificenza
,
buona
a
dare
influenza
a
chi
n
'
è
insignito
,
a
rendergli
in
più
rispetti
più
comoda
la
vita
,
e
soprattutto
a
fornirlo
di
biglietti
,
che
permettano
di
viaggiare
gratuitamente
da
un
capo
all
'
altro
d
'
Italia
.
Bisogna
,
però
,
aggiungere
,
per
essere
schietti
,
che
può
essere
,
anzi
certamente
lo
spettacolo
di
quello
che
il
Senato
è
ridotto
a
fare
,
è
causa
,
che
il
numero
dei
senatori
renitenti
cresca
,
giacché
molti
,
non
avendo
in
sé
fiducia
di
potervi
rimediare
,
si
risolvono
a
non
prendervi
parte
essi
stessi
.
Di
certo
,
il
numero
cresce
;
dalla
I
alla
VII
legislatura
la
media
della
presenza
fu
di
52
,
il
massimo
di
59
,
il
minimo
di
46;
dalla
VIII
alla
XI
la
inedia
di
26
,
il
massimo
di
35
,
il
minimo
di
20
.
Ora
se
l
'
aumentare
del
numero
degli
inerti
ha
altre
ragioni
,
ha
anche
senza
dubbio
quella
che
dicevamo
;
e
ch
'
è
,
certo
,
la
più
onorevole
,
se
non
la
più
scusabile
di
tutte
.
Adunque
così
,
a
detta
del
senatore
Lampertico
,
sta
il
Senato
:
i
pochi
,
che
ci
vengono
,
non
possono
far
bene
;
e
i
più
non
ci
vengono
.
Davanti
allo
scadimento
di
un
grande
instituto
pubblico
,
si
sogliono
produrre
negli
animi
due
opposte
disposizioni
.
L
'
una
è
:
-
taciamo
;
ché
la
gente
non
se
ne
dovesse
accorgere
,
e
l
'
instituto
cadere
del
tutto
;
l
'
altra
è
:
-
parliamo
;
perché
coloro
a
cui
preme
,
ci
pensino
;
e
provvedano
a
cercar
mezzi
di
restituirlo
nel
vigore
di
prima
,
o
piuttosto
in
quello
che
gli
spetterebbe
per
ragion
di
diritto
e
di
utilità
.
La
seconda
disposizione
è
solo
efficace
e
vince
.
Non
può
,
quindi
,
non
esser
lodata
a
parer
mio
,
l
'
iniziativa
del
senatore
Alfieri
nella
tornata
del
16
dicembre
1881
,
in
cui
egli
presentò
al
Senato
la
mozione
,
che
la
Presidenza
nominasse
una
Giunta
di
cinque
senatori
incaricata
di
redigere
un
indirizzo
al
Re
,
perché
facesse
oggetto
d
'
esame
l
'
esercizio
della
regia
prerogativa
rispetto
al
Senato
e
vi
portasse
tutti
i
perfezionamenti
compatibili
con
lo
spirito
e
possibilmente
con
la
lettera
dello
Statuto
.
La
mozione
non
ebbe
per
allora
seguito
;
poiché
il
regolamento
,
come
suole
,
tanto
la
impedì
che
l
'
uccise
.
Ma
nella
tornata
del
31
marzo
1886
un
senatore
di
molto
minore
autorità
,
l
'
Alvisi
,
interrogò
il
Presidente
del
Consiglio
e
ministro
dell
'
interno
,
l
'
onorevole
Depretis
,
se
non
fosse
venuta
l
'
ora
di
pronunciare
nel
programma
per
l
'
elezioni
una
parola
sulla
possibile
riforma
del
Senato
;
e
il
Presidente
rispose
non
essere
egli
avverso
a
priori
,
di
proposito
deliberalo
,
ad
alcune
riforme
nell
'
organismo
dello
Stato
ma
,
doverne
venire
la
proposta
dallo
stesso
Corpo
,
in
cui
la
riforma
si
dovesse
fare
.
Le
quali
parole
parvero
,
quindi
,
un
invito
a
proporla
;
e
di
fatti
,
molti
senatori
si
disposero
a
consultarsene
tra
di
sé
e
v
'
invitarono
altri
con
lettera
a
stampa
dell'8
aprile
.
Nella
riunione
che
tennero
il
giorno
dopo
,
il
senatore
Cambray
-
Digny
ebbe
incarico
di
nominare
una
Commissione
di
sei
senatori
,
la
quale
formulasse
le
precise
proposte
,
che
la
riunione
più
larga
avrebbe
poi
discusse
e
votate
.
Furon
presentate
tali
proposte
il
1°
luglio
di
quest
'
anno
;
non
sappiamo
,
che
discussione
se
ne
facesse
;
ma
la
conclusione
fu
questa
,
che
la
Commissione
ebbe
molti
ringraziamenti
,
ma
non
quello
che
sarebbe
parso
il
migliore
,
l
'
adozione
di
qualcuna
delle
conclusioni
sue
.
La
riunione
,
anzi
,
se
ne
cavò
con
uno
di
quegli
ordini
del
giorno
,
come
noi
li
chiamiamo
malamente
,
che
affermano
molte
generalità
ragionevoli
,
ma
non
stringono
nulla
.
A
ogni
modo
s
'
affermava
di
nuovo
,
che
la
riforma
si
dovesse
fare
,
ma
s
'
affermava
anche
che
non
si
sapeva
in
che
dovesse
consistere
.
Pure
,
dalla
tornata
del
21
giugno
di
quest
'
anno
si
sarebbe
aspettato
di
più
.
In
questa
allo
stesso
senatore
Alvisi
era
parsa
buona
occasione
a
muovere
la
quistione
di
riforma
la
discussione
del
bilancio
di
spesa
per
il
Ministero
dell
'
interno
,
e
dai
discorsi
di
parecchi
senatori
,
che
attenuarono
,
confermarono
,
continuarono
le
parole
di
lui
,
si
sarebbe
potuto
arguire
,
che
le
idee
fossero
già
più
mature
e
sul
tenore
delle
riforme
e
sul
procedimento
a
seguire
,
che
dall
'
ordine
del
giorno
votato
poi
nella
riunione
privata
non
appare
.
L
'
onorevole
ministro
dell
'
interno
,
ch
'
era
questa
volta
l
onorevole
Crispi
,
si
contenne
,
nelle
dichiarazioni
ch
'
ebbe
a
fare
,
negli
stessi
termini
adoperati
più
di
un
anno
innanzi
dal
suo
predecessore
,
che
durava
del
resto
presidente
del
Consiglio
.
E
fu
prudenza
tanto
più
notevole
,
ch
'
egli
aveva
già
da
privato
scrittore
combattuto
la
nomina
regia
dei
senatori
,
e
propugnata
l
'
elezione
di
essi
per
parte
degli
stessi
elettori
che
eleggono
i
deputati
,
ma
a
doppio
grado
ed
in
appositi
collegi
elettorali
,
opinione
che
non
si
può
credere
né
priva
di
ragioni
,
né
eccessiva
,
perché
,
senza
dire
che
ha
illustri
ed
autorevoli
esempii
nel
Belgio
e
altrove
,
è
stata
quella
del
conte
di
Cavour
.
Intanto
la
sessione
ultima
del
Senato
,
nei
suoi
due
periodi
,
dal
10
giugno
1886
al
13
marzo
e
del
18
aprile
al
12
luglio
1887
non
ha
punto
mostrato
,
che
nessuna
delle
magagne
del
Senato
mostrasse
disposizione
a
risanare
,
sia
di
quelle
,
delle
quali
esso
ha
la
colpa
,
sia
di
quelle
,
molto
maggiori
di
gravità
e
di
numero
,
delle
quali
ha
colpa
il
Ministero
.
In
questo
intervallo
di
tempo
sono
stati
presentati
al
Senato
179
progetti
di
legge
;
ne
ha
piuttosto
approvati
che
discussi
170
.
Di
questi
soli
7
gli
erano
stati
presentati
in
iniziativa
,
tutti
,
eccetto
due
,
di
poca
importanza
.
E
si
badi
che
di
questi
sette
appunto
uno
dei
due
che
dicevo
di
maggiore
importanza
,
trasmesso
alla
Camera
,
non
è
stato
né
riferito
né
discusso
né
votato
da
questa
;
il
che
ha
reso
la
fatica
del
Senato
poco
meno
che
vana
.
Certo
quelli
che
il
Senato
non
ha
discusso
,
sono
stati
presentati
in
iniziativa
ad
esso
e
sono
di
grande
importanza
;
ma
in
quella
stessa
tornata
del
21
giugno
fu
benissimo
spiegato
dai
senatori
al
ministro
dell
'
interno
,
che
pareva
volesse
farne
loro
censura
,
come
non
era
stato
per
colpa
del
Senato
,
che
almeno
quattro
di
quei
progetti
di
legge
non
s
'
erano
potuti
discutere
,
bensì
per
colpa
delle
vicende
e
delle
mutazioni
dei
Ministeri
.
Invece
dalla
Camera
al
Senato
,
nello
stesso
periodo
sono
stati
trasmessi
163
progetti
di
legge
;
e
questi
il
Senato
gli
ha
approvati
tutti
,
senza
modificazione
di
sorta
,
eccetto
tre
soli
di
assai
piccola
importanza
con
modificazioni
di
poco
momento
che
la
Camera
ha
accolto
.
Ora
,
non
si
possono
fare
che
due
supposti
soli
;
l
'
uno
che
il
Senato
ha
inghiottito
si
gran
desinare
di
leggi
,
perché
gli
comparse
uscito
dalla
cucina
della
Camera
perfetto
o
quasi
perfetto
;
l
'
altro
che
l
'
ha
fatto
,
perché
,
qualunque
ne
fosse
il
suo
giudizio
,
la
piccola
assemblea
che
le
ha
votate
,
d
'
un
80
senatori
al
più
,
e
la
molto
più
piccola
che
le
ha
discusse
o
per
lo
più
sentite
soltanto
leggere
,
non
ha
avuto
modo
né
lena
di
rigettarne
,
indugiarne
,
modificarne
nessuna
.
Certo
la
seconda
ipotesi
n
'
è
la
vera
.
Talora
la
votazione
segreta
di
più
d
'
una
di
queste
leggi
è
stata
preceduta
dalla
votazione
palese
di
qualche
ordine
del
giorno
,
che
manifestava
gli
scrupoli
del
Senato
nell
'
accettarla
;
quantunque
non
ci
sia
rimedio
meno
razionale
e
meno
efficace
,
e
il
Senato
stesso
l
'
ha
toccato
con
mano
,
e
più
d
'
un
senatore
l
'
ha
avvertito
che
di
quegli
ordini
del
giorno
il
Ministero
,
che
v
'
assenti
per
trarsi
d
'
impaccio
più
presto
,
non
aveva
poi
tenuto
nessun
conto
.
Adunque
,
le
leggi
il
Senato
le
vota
assai
spesso
,
non
perché
buone
,
ma
quantunque
,
allo
stesso
parer
suo
,
cattive
:
e
questo
succede
,
perché
i
Ministeri
voglion
così
,
e
nel
Senato
attivo
non
v
'
è
forza
sufficiente
oramai
ad
opporsi
ad
un
volere
qualunque
del
Ministero
.
E
che
questa
forza
vi
manchi
,
non
può
essere
se
non
l
'
effetto
d
'
una
causa
sola
;
la
dipendenza
,
in
cui
sono
dal
Ministero
troppi
senatori
,
o
perché
impiegati
in
una
o
altra
amministrazione
o
perché
creature
sue
;
e
forse
d
'
un
altra
:
quella
natural
fiacchezza
,
che
invade
a
mano
a
mano
un
'
Assemblea
,
la
quale
si
sente
venir
meno
il
terreno
su
cui
si
regge
.
II
.
Il
male
è
riconosciuto
da
troppe
parti
,
perché
non
esista
;
e
mi
paiono
molto
strani
quei
senatori
,
che
da
una
parte
lo
confessano
,
e
dall
'
altra
si
lagnano
che
col
parlare
di
riforme
si
confermi
.
Poniamo
che
sia
stato
poco
prudente
parlare
di
riforme
:
ciò
non
fa
che
non
se
ne
sia
parlato
e
non
se
ne
parli
;
e
gli
scongiuri
non
bastano
a
cessarne
il
discorso
.
Vero
,
che
invocare
una
riforma
intanto
scema
credito
;
ma
,
per
ricuperare
il
credito
,
una
volta
che
la
riforma
si
sia
invocata
,
non
v
'
è
altro
modo
che
farla
.
Ora
,
che
riforma
dev
'
essere
?
Coloro
i
quali
si
occupano
di
riformare
in
parte
o
in
tutto
gli
Stati
,
sogliono
credere
,
che
ciò
che
preme
,
è
scuotere
i
congegni
.
Così
a
'
più
i
quali
hanno
trattato
e
trattano
le
questione
della
riforma
del
Senato
in
Italia
,
sembra
che
questa
debba
consistere
nel
mutare
il
modo
di
nomina
dei
senatori
:
e
non
già
perché
credono
che
così
si
avrebbero
senatori
migliori
degli
attuali
,
ma
perché
credono
,
che
dal
lor
modo
di
nominarli
verrebbe
più
forza
e
più
sentimento
di
forza
alla
Camera
di
cui
farebbero
parte
,
di
rimpetto
a
quella
dei
deputati
.
Vedremo
,
se
in
uno
o
in
altro
di
tali
congegni
proposti
vi
sia
la
virtù
,
che
se
ne
spera
.
A
ogni
modo
,
io
non
sono
inclinato
a
credere
,
che
la
vita
stia
nello
scheletro
;
m
'
è
parso
sempre
che
,
eccetto
casi
di
estrema
corruttela
e
il
presente
,
certo
,
è
tutt
'
altro
che
tale
,
la
riforma
efficace
si
compia
,
anziché
col
variare
qualche
giuntura
di
ossa
,
col
muovere
lo
spirito
del
paese
,
intorno
all
'
istituto
che
n
'
ha
bisogno
,
e
penetrarnelo
e
vivificarnelo
.
Ma
qui
è
la
principale
difficoltà
nostra
.
Lo
spirito
del
paese
,
di
certo
esiste
:
ma
come
muoverlo
?
Sarebbe
,
di
certo
,
l
'
ufficio
della
stampa
politica
.
Ma
la
stampa
,
almeno
la
quotidiana
,
se
togli
uno
o
due
giornali
ma
a
due
,
dubito
che
non
ci
s
'
arrivi
non
è
libera
in
Italia
.
La
stampa
è
libera
rispetto
alla
legge
;
ma
è
ligia
e
serva
dei
suoi
bisogni
,
e
degli
uomini
politici
ai
quali
è
addetta
.
Essa
dovrebb
'
essere
la
parola
del
paese
a
questi
;
è
la
parola
di
questi
al
paese
.
Se
deve
parlare
del
Senato
,
non
s
'
eleva
a
giudicarne
l
'
azione
,
secondo
conforme
o
no
al
carattere
suo
;
ma
lo
grida
patriottico
o
il
contrario
,
secondo
piace
o
no
,
e
giova
o
no
al
Ministero
che
il
giornale
porta
in
palma
di
mano
.
Sicché
dalla
stampa
il
paese
in
questo
rispetto
,
come
in
tanti
altri
,
non
che
essere
diretto
,
è
traviato
;
e
invece
d
'
unire
influenze
,
atte
a
correggere
e
rinvigorire
l
'
instituto
,
n
'
escono
di
quelle
atte
a
guastarlo
e
indebolirlo
peggio
.
Ciò
che
la
stampa
politica
quotidiana
non
vuol
fare
,
gli
scrittori
privati
non
possono
fare
.
La
mia
esperienza
mi
prova
che
nessun
libro
o
opuscolo
,
di
materia
soprattutto
politica
,
è
atto
a
richiamare
sopra
il
soggetto
che
tratta
,
una
larga
e
seria
attenzione
,
e
a
eccitare
intorno
ad
esso
una
discussione
ardente
e
feconda
.
Il
pubblico
italiano
mostra
avere
un
piccolissimo
gusto
di
tutto
quanto
concerne
l
'
organismo
dei
poteri
pubblici
.
A
ciascun
italiano
basta
di
ingegnarsi
a
cavare
da
quelli
che
ci
sono
,
il
maggior
profitto
che
può
per
sé
.
Sicché
,
davvero
,
libri
o
opuscoli
sul
Senato
,
come
se
ne
sono
letti
molti
e
ne
vengono
fuori
,
non
riusciranno
,
neanche
se
fossero
eccellenti
,
a
creare
intorno
al
Senato
un
'
atmosfera
in
cui
si
rinforzi
e
si
ritemperi
.
Siamo
dunque
,
costretti
a
cercare
soprattutto
i
rimedii
nel
giro
di
disposizioni
di
legge
o
di
provvedimenti
di
governo
,
sperando
,
per
attuarli
,
in
ministri
,
ai
quali
,
inspirati
da
un
alto
concetto
d
'
interesse
pubblico
,
piaccia
d
'
avere
ai
fianchi
un
Senato
meno
comodo
che
non
sia
il
presente
.
Per
ricercare
quali
queste
disposizioni
di
legge
o
provvedimenti
possono
essere
,
bisogna
prima
fissare
,
che
cosa
oggi
un
Senato
sia
.
Il
primo
movente
della
mozione
dell
'
Alfieri
citata
dianzi
fu
questo
,
che
,
come
la
Giunta
,
che
riferiva
sulla
legge
elettorale
del
gennaio
aveva
per
la
prima
avvertito
,
si
credette
vi
fosse
un
'
intima
relazione
tra
l
'
allargamento
del
suffragio
politico
,
e
una
costituzione
del
Senato
,
che
deve
a
questo
una
maggior
forza
dirimpetto
a
quella
,
che
da
un
più
diffuso
suffragio
veniva
sulla
Camera
dei
deputati
.
Io
non
credo
che
questa
relazione
ci
sia
.
Nel
Belgio
il
Senato
è
elettivo
,
e
il
suffragio
è
più
ristretto
che
in
qualunque
altro
Stato
costituzionale
.
In
Prussia
il
suffragio
è
universale
e
il
Senato
non
è
elettivo
.
Il
vero
è
che
più
è
esteso
il
suffragio
,
ond
'
esce
la
Camera
dei
deputati
,
e
più
è
difficile
costituire
un
'
altra
Camera
,
che
le
serva
di
freno
e
di
contrappeso
,
o
a
uno
qualsiasi
degli
altri
fini
,
per
cui
si
suol
dire
,
che
un
'
altra
Camera
ci
deve
essere
.
In
somma
,
più
diventa
democratica
la
Camera
dei
deputati
,
più
è
in
grado
di
presumere
ch
'
essa
rappresenti
tutto
il
popolo
e
più
ci
si
deve
aspettare
che
non
soffra
contradizione
al
voler
suo
,
una
volta
formato
ed
espresso
.
Se
la
Camera
dei
deputati
ha
vita
da
una
indistinta
totalità
di
elettori
,
da
poco
meno
che
tutta
intera
la
cittadinanza
raccolta
nei
collegi
,
non
può
avere
un
'
autorità
che
la
pareggi
,
nessun
'
Assemblea
che
si
fondi
sopra
una
parte
di
elettori
,
o
sopra
suffragi
,
attraverso
i
quali
la
volontà
di
elettori
si
manifesti
meno
immediatamente
,
liberamente
,
direttamente
.
Quest
'
altra
Assemblea
che
si
pretende
per
soprappiù
d
'
essere
un
Senato
,
e
superiore
alla
prima
,
parrà
un
'
oligarchia
alla
Camera
eletta
per
il
voto
di
tutti
.
Peggio
se
i
membri
di
quest
'
altra
Assemblea
devono
avere
prolificazioni
di
senno
e
di
capacità
,
che
i
primi
non
hanno
.
Sarà
questa
una
seconda
cagione
perché
la
democrazia
orgogliosa
della
Camera
dei
deputati
disdegni
e
non
tolleri
l
'
aristocrazia
paurosa
della
Camera
,
dei
senatori
.
Dicevo
paurosa
;
e
così
sarebbe
.
Avremmo
il
Senato
;
ma
a
un
patto
,
che
nessuno
degli
ufficii
del
Senato
sarebbe
adempiuto
.
Così
in
più
d
'
un
paese
monarchico
si
son
viste
e
si
vedranno
rimanere
le
monarchie
.
Forse
,
l
'
affermazione
mia
di
dianzi
che
nessuna
relazione
vi
sia
tra
l
'
allargamento
del
suffragio
e
la
costituzione
del
Senato
va
temperata
così
:
che
,
cioè
,
quanto
più
s
'
allarga
il
suffragio
da
cui
è
eletta
la
Camera
dei
deputati
,
tanto
meno
un
Senato
elettivo
è
possibile
.
Che
cosa
,
oggi
,
è
o
può
essere
in
realtà
il
Senato
?
Se
il
principal
contrassegno
di
un
'
Assemblea
politica
è
questo
ch
'
essa
possa
col
voto
suo
disfare
e
rifare
il
Ministero
,
il
Senato
non
è
più
tale
o
almeno
non
lo
è
nel
grado
in
cui
è
tale
la
Camera
dei
deputati
,
non
lo
è
che
nel
grado
in
cui
è
tale
una
Camera
di
deputati
in
un
regime
non
parlamentare
,
ma
meramente
costituzionale
,
come
,
per
esempio
,
il
prussiano
.
Certo
,
né
il
Senato
né
la
Camera
dei
deputati
del
Congresso
degli
Stati
Uniti
disfà
o
rifà
un
Ministero
;
ma
costà
il
potere
esecutivo
deriva
immediatamente
dal
popolo
,
e
sta
di
fianco
al
Congresso
,
non
dietro
di
esso
.
Nel
regime
parlamentare
,
secondo
il
tipo
inglese
a
cui
si
confà
il
nostro
,
l
'
Assemblea
,
che
non
ha
mai
avuto
,
o
,
nella
coscienza
sua
e
del
paese
,
ha
smarrito
il
diritto
d
'
influire
col
suo
voto
nella
composizione
del
Governo
,
non
è
politica
quanto
e
come
un
'
Assemblea
che
conserva
questo
diritto
.
Ed
è
ammesso
anche
che
un
Senato
non
potrebbe
alla
lunga
respingere
una
legge
,
che
la
Camera
dei
deputati
volesse
.
Se
il
Re
fosse
anch
'
egli
contrario
alla
legge
,
potrebbe
,
quando
trovi
ministri
che
consentano
con
lui
,
sciogliere
la
Camera
dei
deputati
,
ma
se
gli
elettori
rimandassero
la
stessa
,
o
ne
mandassero
una
,
che
,
rispetto
alla
legge
,
convenisse
colla
precedente
,
sarebbe
,
non
incostituzionale
,
ma
pericoloso
persistere
a
rifiutarla
,
e
non
si
dovrebbe
,
certo
,
se
non
in
un
estremo
caso
.
L
'
ufficio
ordinario
del
Senato
è
di
correggere
le
leggi
che
la
Camera
gli
trasmette
,
e
darle
modo
di
ripensarci
;
ovvero
,
di
prepararle
quelle
,
che
,
come
bisognose
di
maggiore
competenza
e
di
più
tranquilla
e
seria
discussione
,
il
Ministero
gli
commette
,
o
inizia
esso
stesso
.
Tutti
vedono
e
sentono
,
che
uno
dei
principali
difetti
del
sistema
parlamentare
è
la
grande
incompetenza
dei
ministri
,
talora
,
e
dei
deputati
,
spesso
,
nell
'
opera
delle
legislazioni
:
incompetenza
grande
,
sì
perché
la
pratica
manca
agli
uni
e
agli
altri
,
sì
perché
manca
loro
la
tecnica
di
ciascuna
materia
legislativa
,
e
sì
ancora
e
soprattutto
perché
sono
influiti
da
correnti
di
opinione
politiche
e
passeggiere
.
Questa
competenza
spetta
soprattutto
a
un
Senato
di
averla
,
e
di
darne
prova
.
Dico
di
darne
prova
;
giacché
averla
non
basta
.
Se
talora
le
Giunte
ragionano
con
molta
dottrina
e
di
bilanci
e
di
leggi
,
e
poi
le
votazioni
seguono
,
come
se
nessuna
osservazione
fosse
stata
fatta
,
è
competenza
che
non
serve
.
La
competenza
che
serve
,
è
quella
che
si
mostra
coi
voti
,
ed
è
accompagnata
dalla
fiducia
,
che
il
voto
conforme
a
coscienza
è
solo
adatto
a
indicare
.
La
fiducia
deve
essere
tanta
,
che
inspiri
a
ciascuno
la
risoluzione
di
compiere
il
dovere
proprio
,
senza
pensare
con
che
e
con
quanto
effetto
lo
faccia
.
Ora
,
a
quest
'
ufficio
bisogna
autorità
di
grado
e
di
dottrina
e
indipendenza
di
posto
e
di
carattere
.
Il
senatore
Lampertico
,
dottissimo
,
non
cita
nel
suo
libro
e
però
,
si
direbbe
che
ignora
un
detto
di
Montalambert
,
che
mi
pare
la
migliore
sentenza
che
sul
soggetto
presente
si
sia
pronunciata
:
Pour
que
le
Sénat
soit
quelque
chose
,
il
faut
que
chaque
sénateur
soit
quelqu
'
un
.
L
'
autorità
del
Senato
,
a
dirla
altrimenti
,
non
è
che
la
somma
delle
autorità
proprie
dei
singoli
uomini
che
lo
compongono
.
Nello
studio
del
Lampertico
,
v
'
hanno
molte
tabelle
utili
;
una
sarebbe
più
utile
di
tutte
;
quella
dei
nomi
di
senatori
morti
via
via
dal
1848
sinoggi
confrontati
coi
nomi
dei
senatori
che
si
sono
andati
surrogando
loro
via
via
.
Si
potrebbe
facilmente
giudicare
se
la
somma
dell
'
autorità
di
questi
secondi
nomi
è
pari
a
quella
dell
'
autorità
di
quei
primi
.
Se
è
pari
,
cerchiamo
altre
ragioni
della
necessità
d
'
una
riforma
del
Senato
;
se
non
è
pari
,
questa
basti
.
L
'
autorità
che
deriva
dai
servigi
resi
allo
Stato
,
dalla
lunga
esperienza
,
dall
'
ingegno
,
dalla
dottrina
,
è
l
'
ultima
contro
cui
la
democrazia
ricalcitra
,
quantunque
anche
contro
essa
infine
ricalcitri
.
Quest
'
autorità
,
che
non
si
scompagna
mai
o
di
rado
da
una
pari
dignità
di
condotta
e
da
una
grande
indipendenza
di
carattere
,
è
quella
che
bisogna
soprattutto
salvare
nel
Senato
,
se
si
vuoi
mantenerne
l
'
utilità
.
Ora
,
nessun
sistema
elettivo
è
atto
a
mantenergliela
.
Noi
vediamo
,
quanto
un
suffragio
,
diretto
,
immediato
,
largo
è
adatto
a
mantenerla
alla
Camera
dei
deputati
.
E
non
è
chiaro
a
tutti
ch
'
essa
ha
molto
più
potere
,
che
autorità
?
Ch
'
è
assai
più
temuta
che
rispettata
?
Un
suffragio
,
comunque
si
combini
,
ristretto
,
a
due
gradi
,
con
diverso
collegio
,
non
può
alla
prima
e
alla
lunga
,
eleggere
uomini
,
soprattutto
onorevoli
,
per
le
qualità
che
dicevo
.
Sarà
,
prima
o
poi
,
corrotto
da
influenze
diverse
.
Lascerà
prima
o
poi
per
terra
,
le
menti
più
elette
del
paese
,
le
coscienze
più
fiere
,
più
intemerate
:
e
poiché
elegge
a
tempo
,
lascierà
i
senatori
,
come
sono
i
deputati
,
soggetti
alla
peggiore
delle
servitù
,
alla
servitù
degli
elettori
,
a
seguire
quelli
,
che
son
presunti
averlo
scelto
a
guidare
.
Il
Senato
elettivo
,
comunque
eletto
,
sarà
una
Camera
dei
deputati
debole
,
senza
nessuna
della
qualità
che
gli
devono
appartenere
in
proprio
,
e
con
tutte
le
cattive
qualità
,
che
in
una
Camera
dei
deputati
non
è
possibile
,
che
prima
o
poi
non
s
'
insinuino
.
Il
problema
è
questo
:
avere
il
Senato
supremamente
autorevole
.
Così
,
i
ministri
lo
rispetterebbero
:
e
lo
rispetterebbe
,
eccetto
in
casi
di
gran
commozione
pubblica
,
la
Camera
.
Così
,
i
diritti
e
gli
ufficii
che
lo
Statuto
gli
assegna
,
li
conserverebbe
tutti
;
e
non
rischierebbe
,
come
rischia
ora
,
di
vederseli
sottratti
dalla
Camera
,
più
per
opera
dei
ministri
che
per
volontà
di
questa
stessa
ed
esso
impotente
a
difenderli
.
Di
quello
che
l
'
autorità
sia
e
come
si
mantenga
i
Romani
furono
i
maestri
:
che
intesero
meglio
di
ogni
popolo
antico
come
dovess
'
essere
costituito
un
corpo
in
cui
l
'
autorità
,
qualunque
fossero
le
vicende
del
suo
potere
immediato
,
continuasse
a
risiedere
.
Due
modi
,
almeno
dacché
si
fu
sviluppata
la
libertà
popolare
,
vi
furono
per
entrare
nel
Senato
Romano
,
la
più
illustre
delle
assemblee
che
portarono
questo
e
quella
onde
è
stato
trasmesso
a
ogni
altra
;
l
'
uno
esservi
nominato
dal
censore
,
l
'
altro
,
avere
esercitato
una
magistratura
che
vi
desse
diritto
.
Il
censore
aveva
obbligo
di
nominarvi
i
cittadini
migliori
;
e
la
nomina
fatta
ogni
quinquennio
,
era
a
vita
,
purché
uno
non
si
rendesse
indegno
dell
'
onore
e
dell
'
ufficio
,
nel
qual
caso
il
censore
stesso
aveva
ogni
quinquennio
il
diritto
di
cacciarlo
via
.
E
questo
diritto
esisteva
anche
rispetto
a
quelli
,
che
la
magistratura
ricoperta
portava
per
sé
stessa
in
Senato
.
Le
quali
due
vie
di
pervenirvi
restaron
le
sole
,
anche
quando
la
repubblica
si
mutò
in
imperio
;
giacché
al
principe
,
come
tale
,
non
appartenne
altra
facoltà
in
ciò
,
se
non
quella
che
gli
veniva
dall
'
ufficio
che
rivestiva
di
censore
.
E
certo
,
al
Senato
rimase
tanta
autorità
,
dirimpetto
a
'
Comizii
popolari
,
che
possiamo
non
ostante
le
molte
differenze
ragguagliare
alla
nostra
assemblea
elettiva
,
se
poi
dirimpetto
agl
'
imperatori
e
alle
legioni
,
che
tempi
di
corruttele
e
di
abiezione
tristissimi
e
dentro
il
corpo
stesso
e
fuori
non
bastarono
a
levargli
in
tutto
autorità
e
credito
,
anzi
di
tratto
in
tratto
sin
quasi
agli
ultimi
anni
dell
'
impero
sconquassato
e
cadente
ne
mostrò
tanto
,
che
par
quasi
incredibile
e
maraviglioso
.
Dov
'
è
la
radice
di
un
consesso
così
durevole
?
In
questo
,
che
il
diritto
che
veniva
dalla
magistratura
ricoperta
,
era
per
sé
cagione
,
che
il
senatore
ascrivesse
a
sé
il
posto
conseguito
;
e
il
diritto
che
veniva
dalla
nomina
del
censore
,
suggellava
agli
occhi
della
cittadinanza
il
valore
della
persona
che
n
'
era
onorato
.
D
'
altra
parte
,
la
libertà
del
censore
nel
nominare
chi
gli
pareva
,
faceva
,
che
in
lui
fosse
grande
la
responsabilità
e
la
sentisse
tale
;
e
insieme
,
perché
il
censore
,
dopo
quello
e
alcuni
altri
atti
,
cessava
,
l
'
eletto
per
tal
modo
non
si
teneva
legato
a
lui
,
non
si
credeva
in
obbligo
né
aveva
modo
di
comportarsi
come
sua
creatura
.
E
infine
la
pratica
degli
affari
doveva
esser
grande
in
uomini
,
che
,
posti
così
alto
nella
stima
pubblica
,
non
potevano
rimanere
nell
'
ufficio
se
non
continuando
a
meritarlo
,
e
non
vi
erano
giunti
,
se
non
dopo
avere
atteso
per
lunghi
anni
a
'
pubblici
affari
o
avere
acquistato
riputazione
di
poterlo
fare
,
e
a
cui
non
era
lecito
di
riporre
la
dignità
nell
'
ozio
,
e
di
trarre
dall
'
onore
conferito
loro
dallo
Stato
il
vantaggio
di
non
adempirne
i
doveri
.
So
quanta
parte
di
questo
esempio
non
è
imitabile
;
e
so
ancora
,
come
,
non
ostante
congegni
così
in
genere
buoni
l
'
instituzione
ebbe
pure
periodi
di
gran
debolezza
o
corruzione
.
Nessuna
cosa
umana
e
per
nessun
mezzo
n
'
è
salva
.
Pure
qualcosa
di
imitabile
v
'
è
;
e
quanto
è
tale
,
su
nessuna
costituzione
di
Senato
s
'
innesta
meglio
,
che
su
quella
che
il
nostro
Statuto
vuole
.
Tutti
sanno
quale
questa
costituzione
sia
:
il
Re
nomina
i
senatori
.
L
'
ufficio
è
vitalizio
;
il
numero
non
è
limitato
.
Pure
il
diritto
di
nomina
del
Re
è
soggetto
a
due
condizioni
;
non
può
nominare
persone
che
abbiano
meno
di
quaranta
anni
;
non
può
nominare
persone
,
che
non
appartengano
a
una
o
a
più
di
ventuno
categorie
.
Le
categorie
sono
abbastanza
larghe
e
numerose
,
perché
al
Re
resti
facoltà
ampia
di
scelta
;
eppure
,
basta
che
vi
sieno
,
perché
al
Senato
appartenga
una
revisione
della
nomina
,
e
il
giudizio
se
la
nomina
non
esca
fuori
di
esse
.
Sicché
si
può
dire
,
che
sino
a
un
certo
punto
,
si
combina
il
diritto
di
nomina
del
Re
con
un
diritto
quasi
di
coortazione
per
parte
del
Senato
.
Le
categorie
formulate
,
com
'
era
naturale
,
in
conformità
dell
'
ordinamento
amministrativo
dello
Stato
nel
tempo
che
lo
Statuto
fu
pubblicato
e
scritto
,
hanno
ricevuto
via
via
quella
diversa
applicazione
,
che
le
mutazioni
dell
'
ordinamento
stesso
hanno
subito
dal
1848
sinoggi
.
Se
il
Senato
fosse
lasciato
più
libero
o
avesse
usato
più
della
sua
libertà
avrebbe
fatto
il
medesimo
rispetto
al
§
21;
cioè
,
via
via
che
il
sistema
d
'
imposta
è
mutato
e
le
imposte
sono
cresciute
,
avrebbe
accresciuta
la
quota
d
'
imposta
,
stata
necessaria
ad
abilitare
al
Senato
.
Se
l
Italia
non
possedesse
in
quelle
ventuno
categorie
un
trecento
persone
di
riconosciuta
e
rispettata
autorità
,
che
raccolte
insieme
dessero
per
sé
valore
al
consesso
di
cui
fanno
parte
,
sarebbe
da
disperare
del
paese
.
Ma
l
'
Italia
le
ha
,
di
certo
;
ciò
che
manca
,
è
chi
sappia
e
voglia
trovarle
.
Il
Re
,
dice
lo
Statuto
,
deve
trovarle
,
e
non
v
'
ha
,
senza
dubbio
,
ufficio
più
degno
,
più
proprio
del
Re
in
un
regime
parlamentare
.
Egli
è
il
solo
nello
Stato
,
che
,
pure
curando
il
buono
indirizzo
del
suo
governo
,
stia
e
si
senta
ed
è
sentito
di
sopra
a
'
partiti
che
l
'
agitano
ed
aspirano
a
guidarlo
.
Egli
è
il
solo
,
chiamatovi
naturalmente
a
riguardare
,
sciolto
da
ogni
ombra
di
parte
,
da
ogni
colore
al
perturbatore
e
ingannatore
,
il
merito
,
la
virtù
dell
'
ingegno
e
dell
'
animo
e
premiarlo
e
adoperarlo
.
Dicevo
,
proprio
ufficio
del
Senato
essere
oggi
la
revisione
dell
'
opera
legislativa
della
Camera
e
il
sindacato
amministrativo
del
Governo
,
senza
pretendere
l
'
efficacia
politica
di
quella
su
questo
.
Come
il
Senato
,
quindi
tanto
meglio
opera
quanto
più
nell
'
esercizio
della
sua
funzione
è
lontano
da
ogni
spirito
di
parte
,
così
il
Re
è
il
più
adatto
a
comporlo
,
perché
è
libero
sostanzialmente
da
ogni
spirito
di
parte
egli
stesso
.
Si
può
dire
,
che
il
Senato
effettua
nell
'
opinione
sua
di
revisione
e
di
sindacato
,
così
e
sin
dove
gli
spetta
,
il
criterio
stesso
del
Re
nel
comporlo
.
Ma
se
al
Re
s
'
addice
così
bene
,
così
appropriatamente
,
per
le
ragioni
che
dico
,
la
nomina
dei
senatori
,
è
naturale
,
ch
'
egli
si
dovrebbe
circondare
d
'
un
Consiglio
per
farlo
.
Per
quanta
sia
l
'
attenzione
d
'
un
principe
a
seguire
il
movimento
intellettuale
ed
economico
del
paese
,
non
è
possibile
,
che
ve
ne
ponga
tanta
da
bastare
lui
solo
a
ricercare
e
trovare
chi
più
vi
si
segnali
.
Quale
dev
'
essere
questo
Consiglio
?
Oggi
s
'
è
introdotta
questa
pratica
nei
paesi
latini
parlamentari
son
rimasti
,
del
resto
,
solo
due
che
unico
consiglio
del
Re
deva
e
possa
essere
il
Consiglio
dei
ministri
,
quel
Consiglio
che
il
Re
nomina
e
dimette
ad
arbitrio
dei
voti
delle
Camere
,
e
che
rappresenta
la
maggioranza
di
queste
.
Ora
,
questa
dottrina
è
falsa
;
e
la
consuetudine
che
n
'
è
nata
,
è
causa
,
che
il
Re
,
che
secondo
lo
Statuto
,
deve
nominare
i
senatori
,
non
ne
nomina
in
realtà
neanche
uno
,
ma
appone
semplicemente
la
firma
sua
alla
nomina
che
il
ministro
gli
propone
.
Sicché
questa
prerogativa
è
stata
affogata
,
ingoiata
dal
Gabinetto
,
come
ogni
altra
.
Non
è
parsa
un
'
eresia
giorni
sono
,
che
il
Re
potesse
non
sanzionare
una
legge
,
e
supremamente
,
audacemente
incostituzionale
fargliene
richiesta
?
Ai
Re
di
Stati
parlamentari
fa
comodo
rinunciare
praticamente
all
'
esercizio
della
prerogativa
,
rimettersene
d
'
ogni
cosa
a
'
ministri
;
ma
giunge
il
giorno
e
talora
all
'
improvviso
che
le
monarchie
parlamentari
,
così
spogliate
di
mano
in
mano
d
'
ogni
lor
propria
iniziativa
,
naufragano
.
Noi
abbiamo
convertita
la
dottrina
inglese
,
che
il
Re
non
può
peccare
,
in
quest
'
altra
che
il
Re
non
può
fare
,
una
dottrina
che
vale
che
il
Re
di
quello
che
faccia
,
non
risponde
lui
,
ma
altri
il
quale
vi
ha
acconsentito
,
per
lui
,
in
quest
'
altra
,
che
il
Re
non
ha
nulla
a
fare
,
altro
che
ad
applaudire
o
ad
essere
applaudito
.
Ma
i
Re
che
non
possono
fare
,
in
breve
o
alla
lunga
si
scopre
che
possono
non
essere
;
e
gli
applausi
cessano
:
e
si
ricordano
di
averne
avuti
,
leggendo
di
quelli
che
in
lor
vece
salutano
altri
.
E
quando
così
la
prerogativa
del
Re
di
nominare
i
senatori
è
abbandonata
in
tutto
al
Ministero
,
succede
,
che
la
composizione
del
Senato
muta
affatto
carattere
.
La
nomina
a
un
'
Assemblea
,
il
cui
carattere
politico
è
così
impallidito
è
fatta
soprattutto
per
una
ragione
politica
.
Un
motivo
,
che
se
non
è
in
tutto
illegittimo
,
è
pure
eccezionale
,
diventa
il
principale
della
scelta
.
Giacché
si
può
dare
,
che
,
come
in
Inghilterra
per
il
bill
di
riforma
elettorale
nel
1832
,
il
Re
debba
acconsentire
di
aggiungere
al
Senato
tanti
senatori
,
quanti
occorrono
perché
passi
una
legge
di
una
estrema
necessità
politica
,
alla
quale
il
Senato
,
così
com
'
è
,
è
avverso
;
ma
non
può
il
motivo
generale
,
perenne
,
quasi
unico
della
nomina
dei
senatori
,
formare
in
Senato
una
maggioranza
ligia
al
Ministero
.
Quando
ciò
succeda
,
l
'
autorità
del
Senato
,
se
anche
non
paia
tutta
spenta
,
subito
,
è
in
realtà
spenta
,
e
la
morte
almen
morale
segue
davvicino
la
malattie
.
Ora
,
da
quel
motivo
eccezionale
diventato
così
prevalente
e
quasi
assoluto
,
nascono
tutti
i
mali
del
Senato
,
tutti
quei
mali
a
'
quali
si
cerca
rimedio
.
Allora
,
i
Ministeri
nominano
senatori
non
i
deputati
,
che
sono
ancora
operosi
e
accreditati
nella
Camera
,
ma
quelli
,
per
lo
più
,
che
gli
elettori
hanno
rigettato
e
nel
cui
collegio
sperano
possa
riuscire
un
amico
loro
;
ovvero
gli
svogliati
d
'
ogni
lavoro
o
desiderosi
di
vita
pubblica
più
comoda
e
più
tranquilla
,
o
più
pieni
di
vanità
o
più
insistenti
a
voler
essere
messi
al
sicuro
;
in
somma
,
passa
alla
Camera
alta
,
lo
scarto
di
quella
che
si
dice
bassa
.
Il
medesimo
più
o
meno
ha
luogo
rispetto
a
tutte
le
amministrazioni
dello
Stato
.
I
Ministeri
,
di
solito
,
scelgono
non
i
migliori
,
ma
i
più
ligi
ad
esso
.
La
nomina
a
senatore
non
è
effetto
,
molte
volte
,
d
'
una
concordia
di
opinioni
tra
il
Ministero
e
l
'
eletto
,
ma
n
'
è
la
causa
.
Chi
è
nominato
,
si
crede
vincolato
a
chi
nomina
.
I
senatori
diventano
i
clienti
dei
ministri
.
Come
,
nelle
più
delle
categorie
,
l
'
entrata
in
Senato
non
dipende
dall
'
avere
rivestito
una
magistratura
,
ma
dalla
scelta
del
ministro
tra
i
molti
che
la
rivestono
,
e
,
dall
'
altra
parte
,
in
più
d
'
una
di
tali
magistrature
v
'
è
ancora
luogo
a
promozione
,
il
senatore
si
sente
legato
al
Ministero
,
sì
per
il
favore
della
scelta
e
sì
per
la
speranza
della
promozione
.
È
notorio
che
oramai
,
se
un
Ministero
potesse
temere
un
'
opposizione
al
Senato
da
mettergli
a
pericolo
una
legge
che
gli
preme
,
gli
basterebbe
un
giorno
per
chiamare
in
Roma
dalle
prefetture
,
dai
tribunali
,
dalle
cattedre
,
tanti
senatori
quanti
gli
occorrerebbero
e
più
ancora
per
sopraffarla
.
Il
peggio
strazio
è
fatto
delle
categorie
ultime
;
giacché
c
'
è
pure
una
virtù
di
rappresentanza
e
una
efficacia
d
'
influenza
nelle
ricchezze
;
mai
Ministeri
se
ne
servono
per
scegliere
a
senatori
quelli
,
che
,
non
avendo
altro
titolo
,
hanno
almen
quello
di
non
essere
troppo
poveri
.
Ed
è
naturale
,
poi
,
che
in
un
Senato
composto
così
accada
tutto
quello
,
che
il
senatore
Lampertico
dice
nelle
parole
citate
da
lui
a
principio
di
questo
scritto
.
È
meraviglioso
,
anzi
,
che
non
accada
peggio
.
Un
corpo
politico
non
ha
altra
difesa
dei
propri
diritti
che
in
sé
medesimo
.
I
ministri
possono
tutti
ripetere
di
volerli
rispettare
,
promettere
di
rispettarli
;
e
dirlo
di
buona
fede
;
ma
in
realtà
,
se
non
vi
sono
sforzati
,
non
lo
fanno
.
Se
non
vi
sono
sforzati
preferiscono
accumulare
leggi
nella
Camera
dei
deputati
,
e
presentarle
poi
in
un
mucchio
al
Senato
;
allargare
le
competenze
della
Camera
dei
deputati
,
e
restringere
quelle
del
Senato
.
Lasciando
interpretato
largamente
l
'
articolo
10
dello
Statuto
,
che
vuole
presentati
prima
alla
Camera
dei
deputati
soli
i
progetti
di
legge
che
importano
imposizione
di
tributi
,
approvazione
di
bilanci
e
dei
conti
dello
Stato
;
ottenere
per
votazione
di
bilancio
stanziamenti
di
fondi
,
che
si
dovrebbero
chiedere
per
legge
,
e
così
via
via
.
È
nella
natura
delle
cose
,
tanto
più
che
da
simili
abusi
non
potrebbe
trattenere
un
Ministero
se
non
sola
una
vera
e
profonda
e
sincera
cognizione
di
quello
che
sia
il
regime
parlamentare
,
e
come
si
deve
condurre
,
perché
duri
,
cognizione
che
non
ha
avuto
se
non
il
Cavour
,
il
quale
l
ha
praticata
anche
e
poi
il
Minghetti
che
non
l
'
ha
praticata
sempre
.
O
che
si
vuole
!
Pensino
i
senatori
,
che
prima
d
'
essere
ministri
,
sono
stati
i
più
clamorosi
contro
la
mala
condotta
dei
Ministeri
verso
il
Senato
,
diventati
ministri
non
solo
non
fanno
diversamente
,
ma
fanno
peggio
.
È
,
ripeto
,
nella
natura
delle
cose
.
Le
forze
politiche
tanto
valgono
,
quanto
mostrano
di
valere
.
Ed
il
patriottismo
di
ciascuno
sta
non
nel
lasciarsi
sopraffare
,
come
per
ispirito
partigiano
si
sente
dire
ora
dagli
uni
,
ora
dagli
altri
,
ma
nell
'
impedire
d
'
essere
sopraffatti
.
Giacché
,
ove
operino
altrimenti
,
apparecchiano
la
distruzione
delle
istituzioni
,
che
era
lor
obbligo
di
mantenere
,
e
che
s
'
immaginavano
,
forse
,
colle
lor
mollezze
di
mantenere
.
Concludo
.
La
riforma
del
Senato
non
s
'
otterrà
mediante
nessuna
modificazione
più
o
men
grave
di
articoli
dello
Statuto
,
né
la
richiede
.
Verrà
,
invece
,
naturalmente
ed
efficacemente
da
una
più
perfetta
osservanza
dello
Statuto
,
che
da
molti
anni
in
qua
,
soprattutto
,
non
si
vede
.
Verrà
dal
rinvigorimento
della
prerogativa
regia
,
rinvigorimento
,
del
resto
,
necessario
non
solo
in
questo
.
Verrà
dalla
diminuita
ingerenza
del
Gabinetto
,
pericolosa
sopratutto
,
perché
si
esercita
sotto
il
coverchio
della
prerogativa
,
e
si
libera
così
da
ogni
censura
.
Verrà
,
in
somma
,
dall
'
autorità
che
per
la
qualità
delle
persone
scelte
a
comporre
il
Senato
,
si
raccoglierà
in
questo
,
se
dev
'
essere
,
di
fatti
,
come
è
in
parole
il
primo
corpo
dello
Stato
.
E
queste
generalità
qui
mi
bastano
,
né
m
'
occorre
entrare
nelle
più
minute
quistioni
circa
il
modo
,
in
cui
il
Consiglio
che
aiuti
il
Re
a
nominare
i
senatori
dev
'
esser
composto
.
Meglio
un
Consiglio
di
senatori
stessi
,
uno
per
ciascuna
categoria
.
Certi
,
a
sentire
proposto
,
augurato
,
previsto
da
me
un
rinvigorimento
di
prerogativa
regia
,
avranno
riso
.
Io
non
credo
che
hanno
riso
a
ragione
.
Se
io
leggo
bene
nell
'
avvenire
non
mi
pare
che
le
monarchie
periranno
,
neanche
le
parlamentari
,
se
si
correggeno
.
Che
se
non
si
correggessero
,
delle
due
parti
cui
esse
si
compongono
,
monarchie
e
parlamenti
,
piuttosto
i
secondi
periranno
che
le
prime
.