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> anno_i:[1880 TO 1910}
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Con questo titolo e col sottotitolo « tentativo di conciliazione » Saverio Merlino ha pubblicato nella Revue Socialiste di Parigi un articolo , che la Direzione di quella Rivista chiama una contribuzione alla sintesi delle dottrine socialiste . E contribuzione a detta sintesi lo sarà forse , poichè ogni studio delle varie dottrine rischiara l ’ argomento , tende a toglier di mezzo i dissensi che non hanno ragione di essere , e può menare alla conciliazione se arriva a stabilire che differenze sostanziali non ne esistono . Ma il fine pratico che Merlino si proponeva , quello cioè di dimostrare che le dottrine dei socialisti democratici e dei socialisti anarchici , lungi dall ’ essere inconciliabili , si correggono e si completano a vicenda , è certamente mancato , poiché egli mette male la questione , e confonde dottrine e partiti in un modo che fa davvero meraviglia in un uomo di mente così lucida e così bene informato come è Merlino . L ’ articolo si divide in due parti . Nella prima Merlino parla della differenza tra comunismo e collettivismo , pigliando queste parole nel senso , diremo così , classico che esse avevano per tutti al tempo dell ’ Internazionale : vale a dire , Comunismo , come il sistema , in cui tutto , strumenti e prodotti di lavoro , è a disposizione di tutti , senza tener calcolo del contributo di ciascuno all ’ opera collettiva , conforme alla formula « da ciascuno secondo le sue forze e a ciascuno secondo i suoi bisogni » ; Collettivismo , come il sistema in cui , stabilita l ’ eguaglianza di condizioni , garantito a tutti l ’ uso delle materie prime e degli strumenti di lavoro , ciascuno è padrone del prodotto del suo lavoro . Egli sostiene che tanto il Comunismo quanto il Collettivismo , se interpretati in un modo stretto , assoluto , sono l ’ uno e l ’ altro impossibili o non soddisfacenti , e fa molte osservazioni giuste , che abbiamo fatto anche noi in questo giornale o altrove . E conchiude che col contemperamento dell ’ un sistema coll ’ altro facendo distinzione tra relazioni sociali necessarie e fondamentali e rapporti volontari e variabili tra gl ’ individui si può arrivare ad « una buona organizzazione sociale che non soffochi l ’ energia dell ’ individuo levandogli ogni iniziativa ed ogni libertà d ’ azione , e che nello stesso tempo assicuri il funzionamento armonico delle attività individuali » , o , in altri termini , che concili la libertà individuale colla necessaria solidarietà sociale . La questione è molto interessante e può essere , ed è stata , oggetto di utile discussione ; ma non ha nulla a vedere colle differenze che dividono democratici e anarchici . Vi possono essere , e vi sono stati e vi sono , anarchici collettivisti e anarchici comunisti , al pari che democratici collettivisti e democratici comunisti . Negli ultimi anni i socialisti democratici , chiamandosi insistentemente collettivisti , sono riusciti ad identificare quasi il collettivismo colla democrazia socialista ; ma in questo senso il Collettivismo più che un sistema di distribuzione dei prodotti del lavoro , è il sistema della organizzazione socialista per opera dello Stato e non è più il Collettivismo di cui discute Merlino in paragone col Comunismo . Per gli anarchici , la sintesi e la conciliazione tra Collettivismo e Comunismo si può dire già un fatto compiuto , poiché nessuno più interpreta quei sistemi in un modo stretto e assoluto ; e lo prova il fatto che , almeno come partito militante , essi si denominano generalmente coll ’ appellativo comprensivo di socialisti anarchici , lasciando alle discussioni teoriche dell ’ oggi ed agli esperimenti pratici di domani la scelta tra i vari modi di organizzazione del lavoro e di distribuzione dei prodotti . Nella seconda parte del suo articolo Merlino parla della necessità di un ’ organizzazione permanente degli interessi collettivi , e delle forme che assumerà tale organizzazione ; ed arriva ad una conciliazione verbale , che in realtà lascia la questione al punto di prima . Egli parla dei grandi interessi sociali , che eccedono l ’ interesse e la vita stessa dell ’ individuo , ed a cui bisogna che provveda la collettività ; cerca qual ’ è la forma politica che può dare una più sincera espressione della volontà collettiva e meglio evitare ogni pericolo di oppressione , e conchiude : « Né governo centralizzato né amministrazione diretta . L ’ organizzazione politica della società socialista deve consistere nel riconoscimento dei diritti e libertà intangibili dell ’ individuo ( diritto all ’ uso degli strumenti collettivi del lavoro , diritto d ’ associazione , d ’ istruzione , libertà di pensiero , di parola , di stampa , di scelta di lavoro , ecc . ) e nell ’ organizzazione degli interessi collettivi per delegazione ad amministratori capaci , revocabili e responsabili , che agiscano sotto il sindacato diretto del popolo , gli sottomettano i loro atti più importanti ( referendum ) e restino separati ed indipendenti l ’ uno dall ’ altro , affinché non vi sia coalizione per l ’ esercizio di un ’ autorità simile all ’ autorità governativa attuale » . « L ’ essenza della democrazia sta nell ’ assenza di una tale coalizione , e nella ricerca delle forme di amministrazione che lasciano il meno possibile all ’ arbitrio degli amministratori . In questo senso non v ’ è differenza sostanziale tra democrazia e anarchia . Governo del popolo – niente oligarchia – significa in sostanza non governo . Il governo di tutti in generale ( democrazia ) equivale al governo di nessuno in particolare ( anarchia ) » . Ancora una volta Merlino è fuori della questione . Il modo di organizzare od amministrare gl ’ interessi collettivi è questione importantissima e troppo trascurata , come giustamente osserva il Merlino , dai socialisti di tutte le scuole . Ma se s ’ intende paragonare le soluzioni dei democratici a quelle degli anarchici , in vista di una possibile conciliazione , bisogna rimontare alla differenza sostanziale che divide le due scuole , e non già fermarsi a discutere sul valore relativo dei vari sistemi rappresentativi , del referendum , del diritto d ’ iniziativa , del governo diretto , del centralismo , del federalismo , ecc . E la differenza sostanziale è questa : autorità o libertà , coazione o consenso , obbligatorietà o ( ci si perdonino i neologismi ) volontarietà . È su questa questione fondamentale del supremo principio regolatore dei rapporti interumani che bisogna intendersi , o almeno discutere , tra democratici e anarchici ; poichè , se non vi è intesa su di essa , non vi può essere intesa sulle questioni speciali di organizzazione , e quand ’ anche si arrivasse ad un accordo a parole , come quello a cui arriverebbe Merlino , si scoprirebbe presto che l ’ accordo s ’ è fatto adoperando le stesse parole in sensi diversi . Scendiamo alla pratica . Supposto che domani il popolo fosse padrone di sè ( non si allarmi il Fisco , poichè si tratta di semplici supposizioni ) dovrà esso nominare un potere costituente , che decreterà una nuova costituzione , che farà la legge , che organizzerà la nuova società ? Oppure la nuova organizzazione sociale dovrà sorgere , dal basso all ’ alto , per opera di tutti gli uomini di buona volontà , senza che a nessun o sia dato il diritto di comandare e d ’ imporre ? In altri termini , per servirci della frase consacrata , bisogna conquistare , oppure abolire i pubblici poteri ? Si può parteggiare per l ’ uno o l ’ altro metodo , si può anche cercare qualche cosa d ’ intermedio , come pare desidererebbe Merlino , ma non si può , quando ci cerca di arrivare ad una conciliazione tra democratici ed anarchici , tacere quello che è il loro dissenso fondamentale . E per oggi basta . Ritorneremo sulle dottrine e sulle tendenze di Merlino , quando ci occuperemo , in uno dei prossimi numeri , del suo libro recente : « Pro e contro il socialismo » .