StampaPeriodica ,
Comincerò
poiché
la
bontà
nella
vita
mi
piace
quanto
,
e
forse
più
,
la
nudità
bella
nell
'
arte
comincerò
dal
ringraziare
il
Chiarini
,
il
Nencioni
ed
anche
il
Panzacchi
,
che
con
me
sono
stati
tanto
buoni
.
Quattro
settimane
fa
,
colla
serena
sfacciataggine
d
'
una
scolaro
irrequieto
,
buttavo
giù
dalle
colonne
di
questa
Domenica
una
manata
di
punti
interrogativi
tutti
peccaminosamente
impertinenti
,
li
buttavo
via
per
l
'
Italia
,
implorando
una
risposta
,
che
sarebbe
stata
una
lezione
per
me
,
e
che
vale
assai
meglio
per
molti
ingegni
che
affaticano
nelle
prime
prove
dell
'
arte
.
La
mia
superbia
era
grande
,
lo
confesserò
:
confidavo
che
la
risposta
e
la
lezione
mi
anzi
ci
sarebbero
venute
dal
Chiarini
,
il
quale
,
per
ufficio
da
lungo
tempo
esercitato
,
ha
,
purtroppo
,
dovuto
piegar
l
'
animo
e
fortificar
la
pazienza
nell
'
insegnare
ai
ragazzi
.
Invece
oltre
ogni
misura
d
'
onesta
superbia
anche
il
Nencioni
ed
il
Panzacchi
hanno
voluto
mostrare
che
le
mie
domande
non
erano
del
tutto
inutili
,
hanno
voluto
,
con
affetto
paziente
,
discutere
le
mie
impertinenze
,
e
,
aggiungendo
bontà
a
bontà
,
i
due
primi
hanno
scritto
parole
cortesi
per
me
,
mentre
l
'
autore
del
Piccolo
romanziere
,
con
non
meno
gradita
cortesia
ha
tentato
di
nascondere
alla
gente
il
nome
di
così
grande
e
impudente
peccatore
.
Il
quale
si
proverà
ora
a
ribattere
,
ritornando
a
commettere
il
suo
peccato
,
non
per
amore
di
sudiceria
o
per
orgoglio
maniaco
;
ma
per
il
culto
,
coraggioso
,
e
un
po
'
anche
doveroso
,
che
ha
serbato
sempre
alle
sue
idee
,
unica
proprietà
e
consolazione
più
alta
ed
assidua
della
propria
giovinezza
.
Al
peccatore
pare
che
la
serena
confessione
e
la
costanza
del
peccato
siano
la
risposta
più
degna
alla
bontà
di
cui
tre
uomini
illustri
lo
hanno
onorato
.
Almeno
,
potranno
dire
:
costui
non
è
vigliacco
;
ha
delle
opinioni
e
le
proclama
in
faccia
a
tutti
,
le
difende
anche
contro
noi
.
E
compiuto
il
dovere
,
veniamo
alla
discussione
.
Quattro
settimane
fa
,
dunque
,
io
chiedeva
:
«
Quale
e
com
'
è
la
poesia
porca
?
»
Avevo
sentito
il
Chiarini
invocare
contro
di
lei
l
'
opera
vigile
e
ammanettatrice
della
Questura
,
ed
io
,
che
nel
Codice
non
aveva
trovato
nessun
articolo
,
nella
collezione
degli
Atti
ufficiali
nessuna
istruzione
sull
'
argomento
,
del
ministro
per
l
'
interno
ai
suoi
agenti
,
mi
andava
ripetendo
:
«
Assolutamente
bisogna
sapere
quando
un
autore
ha
il
dovere
di
consegnarsi
spontaneamente
al
procuratore
del
Re
;
quando
il
lettore
,
da
cittadino
onesto
,
deve
presentare
formale
querela
e
richiamare
sopra
un
libro
e
sopra
un
foglio
l
'
attenzione
,
disgraziatamente
distratta
,
delle
autorità
»
.
V
'
è
una
letteratura
chiamiamola
così
oscena
,
e
di
lei
so
benissimo
l
'
essenza
e
le
forme
:
c
'
è
una
legge
severa
che
la
definisce
con
assai
precisione
e
manda
i
suoi
dilettanti
alla
Corte
d
'
assise
,
che
sono
puniti
con
lodevole
sollecitudine
.
Ma
quest
'
arte
porca
,
che
i
magistrati
lasciano
tranquillamente
correre
per
la
Penisola
,
che
i
legislatori
non
hanno
posta
tra
i
reati
,
di
cui
si
è
sempre
parlato
,
in
mille
modi
per
mille
diversi
interessi
,
da
tutti
,
ma
che
non
si
è
mai
giunti
a
precisare
in
qual
guisa
sia
fatta
,
di
che
materia
consista
,
quest
'
arte
laida
e
perversa
per
cui
il
traduttore
di
Heine
si
commuove
e
si
sdegna
,
quale
è
,
e
com
'
è
conformata
?
La
mia
domanda
voleva
una
risposta
sollecita
e
piena
,
se
non
altro
per
ragioni
di
pubblica
utilità
.
Ma
i
tre
valenti
scrittori
non
rispondono
alla
mia
interrogazione
limitata
e
precisa
:
essi
mi
rivolgono
per
contro
dei
ragionamenti
vari
e
ricchi
di
erudizione
,
di
sentimento
,
di
critica
,
di
morale
;
ma
alla
definizione
esatta
non
arrivano
;
ma
alla
conclusione
sola
che
a
me
pareva
necessaria
si
ricusano
.
Tuttavia
,
per
la
gravità
dell
'
argomento
,
industriamoci
alla
meglio
:
cerchiamo
,
dalle
molte
descrizioni
che
i
miei
ammonitori
fanno
della
gran
colpevole
,
i
caratteri
suoi
sostanziali
,
quelli
che
realmente
costituiscono
il
suo
reato
.
Il
Panzacchi
dice
:
La
poesia
della
libidine
corrompe
l
'
arte
.
La
verecondia
e
la
nudità
non
sono
che
parte
accidentale
della
questione
.
Il
Chiarini
e
il
Nencioni
invece
l
'
accusano
unicamente
per
ragioni
di
verecondia
e
di
nudità
.
Il
primo
scrive
:
L
'
arte
invereconda
toglie
ai
giovanetti
la
gagliardìa
che
debbono
consacrare
alla
patria
.
Il
secondo
sentenzia
:
L
'
arte
nuda
corrompe
la
religione
della
donna
.
Andiamo
avanti
,
se
non
ci
riesce
ancora
di
capir
molto
:
cerchiamo
nelle
dissertazioni
dei
tre
critici
qualche
più
chiaro
contrassegno
.
Donde
è
nata
e
da
chi
è
stata
commessa
quest
'
arte
che
tante
cose
offende
e
tante
persone
?
Il
Panzacchi
risponde
:
È
un
'
invenzione
nuovissima
:
è
incominciata
,
verso
la
metà
del
secolo
,
in
Francia
.
No
,
ribatte
il
Chiarini
,
è
antica
:
infatti
debbo
riconoscere
che
Orazio
,
Heine
e
Byron
la
differenza
di
tempo
e
di
luogo
non
è
breve
da
poco
,
fuggevolmente
,
ne
fecero
.
Ma
il
Nencioni
entra
di
mezzo
ed
afferma
:
I
veramente
grandi
poeti
non
sono
mai
pornografici
;
come
non
lo
sono
mai
i
grandi
romanzieri
.
Byron
non
lo
è
mai
,
nemmeno
nel
Don
Giovanni
.
Continuiamo
pure
nelle
nostre
ricerche
:
se
ci
pare
di
trovare
un
po
'
di
confusione
,
d
'
indeterminatezza
e
di
contraddizione
al
principio
,
alla
fine
troveremo
la
chiarezza
,
la
precisione
e
l
'
ordine
;
la
verità
è
una
sola
,
e
vanno
ripetendo
da
un
pezzo
si
fa
strada
sempre
.
Il
Nencioni
nega
che
gli
artisti
amino
ora
la
nudità
e
che
il
pubblico
la
guardi
con
compiacenza
:
l
'
arte
sensualistica
,
assicura
,
volge
irreparabilmente
al
suo
termine
fra
l
'
abbandono
e
il
disgusto
di
tutti
.
Però
trova
che
il
D
'
Annunzio
scrive
ancora
de
'
bei
versi
,
concepisce
tuttavia
delle
immagini
forti
e
dilicate
,
ha
soffio
e
movimento
lirico
.
Il
Panzacchi
di
riscontro
giudica
che
la
lirica
della
libidine
egli
non
parla
del
romanzo
e
neppure
della
pittura
è
oggi
«
in
pieno
rigoglio
e
mostra
per
tutto
i
suoi
fiori
lussureggianti
al
sole
,
e
dà
al
capo
della
gente
con
gli
acuti
profumi
di
cui
impregna
per
largo
tratto
l
'
atmosfera
.
»
Il
Chiarini
,
da
ultimo
e
pel
conto
suo
,
nega
risolutamente
alle
poesie
del
D
'
Annunzio
ogni
merito
letterario
.
Finiamo
,
dopo
ciò
,
le
indagini
,
i
ravvicinamenti
,
i
confronti
:
tanto
non
verremmo
a
capo
di
sentirci
una
buona
volta
definire
che
cosa
è
e
dove
fiorisce
l
'
arte
porca
.
Uno
alla
nostra
curiosità
risponde
che
essa
è
soltanto
un
malanno
per
l
'
estetica
;
un
secondo
,
invece
,
che
è
unicamente
un
pericolo
alla
gagliardìa
della
gioventù
maschia
;
un
terzo
,
che
è
singolarmente
ed
essenzialmente
un
oltraggio
alla
religione
della
donna
.
Da
una
parte
si
scrive
che
è
nata
una
cinquantina
d
'
anni
fa
;
dall
'
altra
,
che
viveva
ancora
,
benché
più
debolmente
,
quando
sfolgorava
la
maestà
di
Roma
,
da
poco
divenuta
imperiale
.
Vi
è
chi
assicura
che
il
Byron
non
fu
mai
pornografico
,
e
chi
lo
ammette
;
chi
trova
delle
cose
buone
nell
'
Intermezzo
di
rime
,
e
chi
non
ve
ne
riconosce
una
sola
.
Né
basta
:
il
Nencioni
sentenzia
che
l
'
arte
della
voluttà
precipita
,
il
Panzacchi
che
è
in
pieno
rigoglio
:
oh
come
debbo
ritrovare
io
,
e
con
me
il
pubblico
e
gli
autori
,
la
definizione
che
sarebbe
utile
ed
urgente
di
avere
?
Dalle
ricerche
e
dai
riscontri
che
sono
andato
facendo
,
un
costrutto
,
però
,
intanto
ho
raccolto
,
ed
è
questo
:
che
la
poesia
invereconda
è
infinitamente
più
potente
,
per
gli
effetti
che
produce
,
dell
'
altra
,
la
sua
opposta
.
La
Marsigliese
,
l
'
inno
del
Mercantini
sono
certamente
liriche
vereconde
;
ebbene
,
io
so
di
parecchi
non
molti
volontari
nel
Tirolo
,
che
colla
camicia
rossa
sulle
spalle
,
con
Giuseppe
Garibaldi
presente
e
l
'
inno
del
Mercantini
sulle
labbra
,
non
sapevano
vincere
la
paura
,
e
scappavano
;
so
di
moltissimi
,
migliaia
e
migliaia
di
francesi
,
che
a
Sedan
,
a
Metz
,
a
Parigi
,
cantavano
il
glorioso
ritornello
della
Marsigliese
,
e
deponevano
le
armi
.
Basta
,
invece
,
qualche
sonetto
,
un
centinaio
o
due
di
martelliani
o
di
decasillabi
i
quali
si
discute
ancora
se
sieno
belli
o
no
,
se
vi
sia
o
no
chi
li
legga
,
bastano
essi
perché
la
estetica
della
nazione
sia
corrotta
,
la
gagliardìa
dei
maschi
sia
tolta
,
la
religione
della
donna
sia
profanata
.
Evidentemente
,
secondo
i
precetti
della
eloquenza
antica
,
quella
di
Demostene
e
di
Cicerone
,
l
'
arte
porca
avrebbe
ragione
dell
'
arte
pulita
.
Ma
a
me
non
preme
di
provare
molta
abilità
di
polemica
ai
miei
lettori
:
preme
invece
di
risolvere
una
questione
che
riguarda
l
'
arte
e
parrà
strano
la
educazione
civile
del
mio
paese
.
Confesserò
dunque
che
,
se
una
propria
definizione
manca
in
tutti
e
tre
gli
articoli
che
i
tre
illustri
avversari
della
nudità
hanno
scritto
,
in
quelli
però
del
Chiarini
e
del
Nencioni
qualche
più
sicuro
contrassegno
,
qualche
più
chiara
indicazione
c
'
è
.
Entrambi
,
d
'
accordo
,
dicono
:
Il
D
'
Annunzio
nell
'
Intermezzo
di
rime
uscito
ora
ha
scritto
delle
porcherie
.
Ma
però
quando
,
subito
di
poi
,
vengono
a
dire
dove
e
come
il
D
'
Annunzio
le
ha
scritte
,
tornano
a
non
andare
più
insieme
e
,
per
poco
,
non
si
voltano
le
spalle
.
Il
Chiarini
,
infatti
,
porta
come
documento
della
sua
accusa
venti
o
venticinque
martelliani
del
Peccato
di
maggio
;
il
Nencioni
addita
,
senza
attentarsi
a
riprodurla
,
un
'
ottava
e
un
terzo
della
Venere
d
'
acqua
dolce
.
Per
tutto
questo
,
mio
povero
e
roseo
Gabriele
,
sei
stato
svergognato
in
tutte
le
contrade
d
'
Italia
;
per
questo
si
è
minacciata
la
pace
dolce
,
legittima
,
consacrata
dai
costumi
e
dalle
leggi
,
che
ora
godi
;
per
questo
sul
tuo
capo
ricciuto
e
candido
si
è
invocata
l
'
eloquenza
dei
Pubblici
Ministeri
e
la
correzione
del
carcere
cellulare
!
Forse
vi
è
stato
eccesso
di
severità
.
Se
non
che
,
io
non
ho
a
fare
il
paladino
né
a
Gabriele
D
'
Annunzio
né
a
'
suoi
ultimi
versi
,
che
fra
l
'
altre
cose
mi
paiono
dei
men
belli
fra
quanti
egli
ha
pubblicati
da
quattro
anni
in
poi
;
io
mi
affatico
e
come
vedete
non
mi
diverto
alla
sudata
ricerca
di
quella
essenza
così
importante
alla
poesia
,
alla
pubblica
moralità
e
alla
personale
sicurezza
dei
poeti
.
Il
Chiarini
ed
il
Nencioni
hanno
disegnati
due
punti
precisi
di
lirica
infame
;
vediamo
pertanto
che
cosa
contengono
e
come
son
fatti
.
Per
ordine
,
cominciamo
dal
Peccato
di
maggio
.
L
'
autore
immagina
due
giovani
innamorati
,
belli
,
forti
,
che
passeggiano
per
un
bosco
.
È
il
plenilunio
reo
di
calendimaggio
il
sole
trionfale
discende
,
mentre
dalla
terra
fresca
,
verde
,
s
'
alza
,
nella
placidezza
odorosa
dei
campi
,
l
'
inno
della
primavera
.
E
tutto
uno
sbocciamento
intorno
:
la
grande
risurrezione
dell
'
anno
.
In
lui
scoppiano
più
ardenti
,
più
acuti
,
gli
ardori
del
senso
:
lei
,
fra
tanta
esuberanza
di
vita
,
ha
la
rivelazione
di
sé
:
è
soprafatta
da
un
desiderio
nuovo
,
da
un
tormento
infinito
di
carne
inappagata
e
intatta
che
scotta
...
Ma
sentite
i
versi
:
Io
sono
tanto
stanca
ella
disse
,
piegando
ne
la
persona
...
Oh
come
si
scoperse
la
gola
tra
l
'
onda
de
le
chiome
e
le
iridi
si
persero
,
fiori
ne
l
latte
,
in
fondo
a
l
cerchio
de
le
pàlpebre
!
Oh
come
il
sen
rotondo
sgorgò
fuor
de
la
tunica
!
Io
mi
sentii
su
li
occhi
scendere
un
denso
velo
;
e
le
caddi
ai
ginocchi
e
con
avide
mani
su
pe
l
suo
torso
ascesi
,
e
tremar
come
un
'
arpa
viva
il
suo
torso
intesi
.
Atterrita
a
quei
subiti
vibramenti
d
'
ignote
fibre
,
ella
con
aneliti
,
gemiti
,
con
immote
le
pupille
e
la
bocca
dilatata
,
pendeva
su
me
.
Ne
le
sue
giovini
carni
il
peccato
d
'
Eva
squillava
a
gran
martello
,
come
sopra
sonore
lamine
di
metallo
:
È
l
'
ora
de
l
'
amore
!
O
voi
tutti
,
vecchi
e
giovani
,
che
custodite
con
religione
d
'
amore
e
di
gratitudine
,
come
la
più
gagliarda
e
gelosa
lirica
della
vostra
esistenza
,
il
ricordo
dell
'
ora
felice
in
cui
una
giovinetta
,
inconscia
,
vinta
dal
prorompere
della
sua
vigorìa
insoddisfatta
,
del
suo
affetto
,
dell
'
istinto
umano
superiore
e
benefico
,
si
è
abbandonata
a
voi
stanca
,
oppressa
,
come
non
fu
mai
bella
;
voi
tutti
che
credete
quell
'
abbandono
,
quella
dedizione
ineffabile
,
buona
,
fatale
,
una
gioia
squillante
dell
'
anima
vostra
,
badate
al
Chiarini
che
vi
ammonisce
:
quel
ricordo
,
quella
lirica
,
quella
gioia
meno
dimenticabili
della
vostra
esistenza
sono
tante
porcherie
.
Perché
se
il
descriver
tutto
ciò
in
versi
,
il
che
vuol
dire
immaginarlo
soltanto
,
è
disonesto
,
a
commetterlo
in
verità
,
in
una
notte
stellata
o
sotto
un
sole
di
fuoco
,
deve
essere
assai
ancora
più
turpe
,
più
scellerato
,
più
porco
.
E
avete
inteso
;
perché
si
conservi
robusta
e
cresca
alla
patria
la
gioventù
che
la
deve
onorare
e
difendere
,
queste
cose
non
si
hanno
a
scrivere
,
e
molto
meno
quindi
a
fare
.
Oh
,
Origene
!
Passiamo
al
secondo
corpo
di
reato
:
un
'
ottava
più
un
quarto
e
cinque
sillabe
.
Il
D
'
Annunzio
omai
a
ricopiare
dei
versi
mi
stanco
racconta
un
bacio
dato
nel
modo
proprio
del
bacio
vero
.
C
'
è
una
statua
greca
,
ammirata
in
una
pubblica
galleria
,
di
su
le
più
pubbliche
incisioni
,
in
cui
la
rappresentazione
è
non
meno
esatta
ed
ha
sincerità
forse
maggiore
.
Ma
se
un
bacio
non
è
dato
in
fronte
,
come
nei
romanzi
di
cavalleria
gli
eroi
belli
ed
ingenui
baciavano
le
vergini
inconscie
,
e
,
purtroppo
,
clorotiche
,
se
non
è
dato
sulla
mano
,
come
ai
monsignori
,
è
una
sconcezza
e
offende
la
religione
delle
donne
.
Dopo
ciò
,
sentite
ancora
un
galantuomo
,
o
voi
che
mi
leggete
?
Io
per
me
scampo
alle
rimembranze
,
alle
curiosità
,
alla
discussione
,
come
gli
eruditi
alle
questioni
grosse
:
con
una
citazione
.
Eccola
qua
,
ed
è
di
autore
non
mai
sospettato
quale
corruttore
né
dalla
Corte
del
Re
né
dalla
Curia
Romana
:
Michele
de
Montaigne
.
Egli
ha
detto
,
molti
anni
fa
:
«
Qu
'
a
fait
l
'
action
génitale
aux
homme
,
si
naturelle
,
si
nécessaire
et
si
juste
,
pour
n
'
en
oser
parler
sans
vergogne
,
et
pour
l
'
exclure
des
propos
sérieux
et
réglés
?
»
Che
ha
fatto
,
domando
anch
'
io
,
dacché
,
dopo
questi
molti
anni
che
sono
passati
,
le
pretensioni
d
'
un
certo
pudore
e
le
proibizioni
di
certa
critica
rimangono
identiche
?
Ci
sono
stati
,
ci
sono
e
ci
saranno
dei
pittori
che
hanno
dipinto
il
tradimento
di
Giuda
il
più
abbietto
dei
tradimenti
leggendari
;
degli
storici
che
hanno
narrate
e
debitamente
documentate
le
turpitudini
di
Tiberio
,
le
pazzie
di
Nerone
,
le
ferocie
di
Caligola
;
dei
tragici
che
hanno
messo
sulla
scena
la
passione
ripugnante
di
Mirra
;
degli
epici
che
han
raccontato
come
un
padre
mangiasse
i
suoi
figli
;
dei
romanzieri
che
hanno
descritto
come
una
madre
vendesse
la
figlia
al
maggior
offerente
;
dei
lirici
che
hanno
dedicate
le
loro
strofe
al
disertore
,
alla
spia
,
al
più
furibondo
assassino
:
tutte
le
brutture
,
le
colpe
,
le
anormalità
dell
'
individuo
si
son
raccontate
,
documentate
,
analizzate
,
conservate
nei
quadri
,
nelle
statue
,
negli
archivi
,
nelle
storie
,
nei
romanzi
,
nei
poemi
,
di
generazione
in
generazione
,
di
secolo
in
secolo
;
ora
le
prodezze
di
Troppmann
,
di
Pietro
Ceneri
,
del
Cardinali
,
si
illustrano
di
vignette
realiste
sui
giornali
più
ricchi
ed
eleganti
:
nessuno
ha
mai
protestato
,
non
si
è
mai
indignato
contro
Tacito
o
contro
Dante
,
contro
Victor
Hugo
o
contro
i
gerenti
dell
'
Illustrazione
,
del
Gil
Blas
o
del
Figaro
;
non
ha
mai
invocato
l
'
opera
vindice
della
Questura
.
È
permesso
dunque
istruire
i
giovanetti
in
quanto
l
'
uomo
ha
commesso
di
più
sanguinoso
,
di
più
pazzo
,
di
più
stomachevole
,
di
più
codardo
,
durante
tutta
la
storia
dell
'
umanità
;
non
è
permesso
accennare
come
la
vita
della
umanità
si
consòli
nell
'
affetto
,
si
conservi
nella
moltiplicazione
.
Documentare
le
sozzurre
di
papa
Borgia
è
,
per
esempio
,
nobile
ufficio
di
storico
civile
;
rendere
omaggio
di
memoria
all
'
amore
che
è
sano
,
forte
,
necessario
è
azione
di
iniquo
e
si
deve
scontare
colla
galera
.
È
logica
questa
?
Se
non
che
,
osservate
:
la
logica
comune
non
presta
ubbidiente
il
suo
aiuto
alla
causa
,
in
questo
modo
definita
,
della
moralità
.
La
nudità
ampia
e
serena
,
dice
il
Nencioni
,
non
offende
il
pudore
;
ma
è
poi
offeso
dal
racconto
d
'
un
bacio
;
e
il
Chiarini
,
per
mostrarsi
meno
scrupoloso
ancora
,
racconta
come
egli
voleva
lasciare
al
puttin
di
marmo
,
che
è
nella
poesia
del
Carducci
per
il
processo
Fadda
,
anche
quella
cosellina
che
l
'
autore
vi
aveva
messa
ed
il
Martini
vi
tolse
.
Ma
perché
,
mio
buon
signore
,
gli
voleva
lasciare
quella
cosellina
,
se
poi
gli
era
proibito
il
peccato
reo
di
calendimaggio
?
Oh
,
per
me
sto
col
Martini
:
dati
questi
precetti
di
morale
,
egli
fu
più
giusto
e
pio
tagliando
via
subito
.
Nell
'
infanzia
il
pericolo
di
morte
è
meno
sicuro
.
Comunque
,
osserverò
che
un
grande
progresso
s
'
è
fatto
.
Senza
ricordare
più
lontani
esempi
;
non
sono
dieci
anni
che
il
poeta
porco
era
il
povero
Praga
,
già
morto
,
poveretto
,
di
romanticheria
e
di
tisi
;
più
tardi
il
porco
divenne
il
Carducci
,
benché
nota
egli
,
ripetendo
l
'
aggettivo
,
benché
abbia
scritto
l
'
Ideale
e
le
Primavere
elleniche
;
poi
capitò
al
Verga
,
al
Capuana
,
un
po
'
anche
al
Martini
ricordate
:
«
Il
peggio
passo
è
quel
dell
'
uscio
»
e
molto
,
moltissimo
,
ad
Olindo
Guerrini
.
Ma
allora
s
'
invocava
la
morale
,
la
rettorica
e
l
'
orror
della
carne
.
Il
Praga
aveva
dedicato
delle
strofe
a
una
cortigiana
morta
di
tifo
;
il
Carducci
,
a
parte
Satana
e
Dio
,
aveva
dei
gusti
barbari
di
stile
,
così
che
in
un
epodo
solenne
diceva
che
il
tradimento
e
la
vigliaccheria
a
un
certo
punto
della
storia
d
'
Italia
s
'
accoppiavano
pubblicamente
in
piazza
in
presenza
del
popolo
;
immagine
del
tutto
contraria
alla
dignità
dello
stile
lirico
e
al
buon
galateo
:
il
Verga
avea
narrato
,
benché
coperto
di
tutti
i
veli
in
cui
si
avvolge
ora
Tersicore
dea
al
cospetto
del
pubblico
,
la
passione
d
'
un
giovane
d
'
ingegno
per
una
ballerina
,
di
quelle
che
si
possono
,
con
gloria
dell
'
onestà
,
tirare
in
carrozza
a
forza
di
schiena
,
ma
non
si
debbono
amare
;
il
Capuana
era
reo
della
Giacinta
e
della
Fosca
;
il
Guerrini
dei
Postuma
,
dove
per
tutto
trionfa
l
'
amore
sensualistico
.
Insomma
:
quale
scrittore
durante
questo
secolo
non
è
stato
un
poco
porco
?
Anche
al
Manzoni
rimproverano
la
Monaca
di
Monza
.
Ma
allora
si
difendevano
delle
cose
grandi
e
vecchie
:
la
morale
buona
che
non
può
consentire
che
una
femmina
perduta
sia
amata
,
la
rettorica
buona
che
non
ammette
trivialità
,
il
candore
delle
modiste
,
delle
cameriere
,
delle
signorine
uscite
di
collegio
,
che
alla
vista
d
'
un
puttin
di
marmo
che
mostrasse
qualcosellina
al
sole
si
sarebbe
d
'
un
tratto
offuscato
e
perduto
;
allora
si
era
severi
,
ma
logici
:
Victor
Hugo
,
che
aveva
fatto
rispondere
in
quel
modo
Cambronne
,
era
un
porco
quanto
Musset
che
aveva
raccontato
l
'
amore
in
tutti
i
modi
.
Ora
abbiamo
una
morale
,
una
verecondia
,
un
candore
a
prezzi
ridotti
,
con
diminuzione
,
almeno
,
d
'
un
tanto
per
cento
.
La
nudità
non
entra
nella
questione
scrive
il
Panzacchi
.
E
che
importa
la
nudità
al
Nencioni
?
il
sonetto
del
D
'
Annunzio
,
per
esempio
,
che
io
citai
quattro
settimane
fa
...
Il
Chiarini
poi
è
anche
più
di
manica
larga
:
egli
racconta
che
nel
Museo
di
Napoli
vide
il
gruppo
del
satiro
e
della
capra
e
non
gridò
subito
:
porco
!
all
'
autore
,
che
certo
non
avrebbe
sentito
.
Si
possono
adesso
dire
tutte
le
cose
che
erano
vietate
dieci
,
cinque
anni
fa
,
e
tornare
a
scrivere
l
'
Eva
o
i
Postuma
magari
!
senza
che
nessuno
strilli
:
in
faccia
a
San
Pietro
si
potrebbe
mettere
una
bella
femmina
ignuda
,
si
potrebbe
anche
in
un
angolo
di
Montecitorio
simbolo
dell
'
ignoranza
serena
mettere
un
puttino
di
marmo
purché
fosse
assolutamente
piccino
e
non
si
trattasse
che
di
qualcosellina
:
il
livello
della
moralità
,
insomma
,
si
è
abbassato
,
anzi
è
dato
indietro
,
molto
indietro
.
Ed
in
pochi
anni
!
Fra
qualche
tempo
,
un
altro
decennio
al
più
,
ci
accorgeremo
che
in
qualche
luogo
è
sprofondato
ritirandosi
:
per
fermo
non
è
più
visibile
.
E
sulla
fossa
per
dove
sarà
scomparsa
quella
miseria
di
pudore
accademico
,
l
'
arte
e
la
civile
educazione
della
patria
esulteranno
,
perché
quel
giorno
tutti
noi
,
finalmente
,
saremo
più
sereni
,
più
schietti
,
più
nobilmente
innamorati
della
bellezza
e
della
vigorìa
umana
.
Perché
,
signori
miei
,
il
Boccaccio
era
un
porco
?
E
le
donne
e
gli
uomini
della
Repubblica
fiorentina
poco
dopo
appunto
gli
ordinamenti
di
giustizia
erano
tutti
porci
?
Perché
,
signori
,
l
'
Ariosto
era
un
maiale
,
e
come
lui
il
duca
e
il
cardinale
d
'
Este
,
ogni
gentiluomo
,
ogni
dama
che
capitasse
alla
Corte
di
Ferrara
?
Credete
voi
il
fiorentino
abbia
raccontata
l
'
astuzia
di
Peronella
o
l
'
incantagione
fatta
alla
coda
della
cavalla
,
che
il
ferrarese
abbia
rimate
le
maliarde
seduzioni
d
'
Alcina
o
le
varie
avventure
di
Giocondo
,
proprio
per
bassa
compiacenza
della
volgarità
sudicia
o
per
vendere
qualche
copia
di
più
del
Decamerone
o
dell
'
Orlando
furioso
?
E
notate
bene
:
le
novelle
di
Dioneo
erano
narrate
in
una
buona
società
del
Trecento
,
quella
buona
società
borghese
della
grande
Repubblica
che
edificò
tante
chiese
,
ributtò
l
'
imperatore
tedesco
più
durabilmente
che
non
avessero
fatto
i
Comuni
lombardi
segnatari
della
pace
di
Costanza
,
ed
infine
instaurò
la
nuova
storia
d
'
Italia
.
Le
dame
sentivano
Dioneo
fare
i
suoi
racconti
nudi
,
e
non
iscappavano
via
.
Il
canto
d
'
Alcina
e
quello
di
Giocondo
erano
letti
da
messer
Ludovico
Ariosto
,
che
dovette
mantener
fama
di
galantuomo
se
fu
mandato
a
nettare
dai
ladri
una
provincia
;
erano
letti
in
presenza
del
Duca
,
del
Cardinale
,
delle
dame
,
dei
gentiluomini
più
cospicui
di
Ferrara
,
degli
artisti
più
illustri
della
nazione
.
Il
Cardinale
,
col
suo
grasso
ghigno
di
prete
,
disse
una
volgarità
famosa
al
poeta
,
ma
chi
uscì
mai
fuori
a
gridare
:
«
Duca
,
fate
arrestare
costui
?
»
Così
pertanto
,
signori
,
rinasceva
e
cresceva
di
bellezza
,
di
ricchezza
,
di
giocondità
l
'
arte
e
la
storia
d
'
Italia
,
quando
noi
,
come
diceva
quello
a
Gino
,
noi
eravamo
grandi
e
al
di
là
del
mare
e
delle
Alpi
non
eran
nati
:
così
,
con
un
sorriso
luminoso
,
sereno
,
sicuro
,
il
popolo
nostro
benedetto
di
felicità
,
di
produzione
,
di
pensiero
,
toglieva
al
medio
evo
l
'
Europa
.
Che
grande
giocondità
d
'
opere
e
di
vita
in
quei
due
secoli
gloriosi
della
Rinascenza
!
Nulla
era
vietato
,
nulla
conteso
,
nulla
celato
;
nessuna
paura
,
nessuna
falsità
era
imposta
,
solo
l
'
amore
della
beltà
e
dell
'
ingegno
regnava
.
Il
mondo
sentiva
come
la
gioia
sonante
della
nuova
vita
che
si
riedificava
.
Ma
a
metà
del
Cinquecento
questa
espansione
solenne
di
letizia
finisce
,
e
l
'
arte
e
la
fortuna
della
patria
rovinano
:
è
venuto
giù
da
Trento
un
pauroso
suono
di
preghiere
barbare
e
di
minacce
:
uno
sgomento
di
persecuzione
di
morte
passa
sopra
la
Penisola
,
sul
cattolicesimo
:
escono
dai
monti
del
Tirolo
la
censura
,
l
'
Inquisizione
,
la
morale
rigida
e
falsa
,
il
Seicento
,
il
Seicento
tetro
,
abbrunato
,
piangente
,
che
sopprime
gloria
e
vita
italiana
.
Alle
statue
greche
si
pongon
le
camicie
di
piombo
;
sul
Decamerone
si
cala
la
falce
purificatrice
d
'
un
frate
fanatico
ed
ignorante
;
l
'
Orlando
è
squartato
,
messo
all
'
indice
il
Machiavelli
,
e
frà
Paolo
Sarpi
messo
in
premio
al
pugnale
di
tutti
gli
assassini
.
La
bellezza
è
peccato
,
la
forza
è
peccato
,
la
ribellione
a
tutte
le
servitù
è
peccato
:
ogni
umana
virtù
è
peccato
.
Quando
la
civiltà
riprende
assai
tardi
il
suo
cammino
e
il
suo
lavoro
,
quando
la
filosofia
e
la
poesia
annunziano
la
rivoluzione
,
Diderot
,
Voltaire
,
Beaumarchais
,
Mirabeau
scrivono
delle
novelle
,
dei
poemi
,
dei
madrigali
,
delle
commedie
scelleratamente
glorificatrici
della
carne
.
Perché
glorificare
la
carne
significa
innalzare
l
'
uomo
,
nel
sentimento
della
sua
forza
,
alla
sincerità
della
sua
vita
,
alla
giocondità
operosa
della
sua
mente
.
L
'
uomo
ritorni
libero
,
superiore
alle
minacce
,
agli
sgomenti
,
alla
falsità
che
l
'
educazione
cattolica
per
tre
secoli
gli
ha
depositato
nel
sangue
;
senta
che
essendo
amante
e
diventando
padre
,
non
compie
atto
vergognoso
,
ma
adempie
alla
più
nobile
delle
sue
attività
.
L
'
arte
,
quando
era
,
narrava
tutta
sinceramente
la
vita
del
paese
;
ci
dava
la
Commedia
e
il
Canzoniere
insieme
al
Decamerone
;
insieme
il
Mosè
e
la
Trasfigurazione
,
insieme
l
'
Orlando
e
la
Mandragora
.
Ora
noi
siamo
beneducati
;
viviamo
nell
'
osservanza
del
galateo
che
un
monsignore
dettò
e
degli
abati
ricorressero
;
i
critici
dicono
:
oibò
!
alla
carne
,
ai
fiori
,
alle
immagini
ardite
della
lirica
che
ci
rimane
tuttavia
;
chiamano
le
guardie
se
un
poeta
immagina
nuda
una
fanciulla
stupendamente
bella
,
e
la
fa
baciare
da
un
maschio
innamorato
più
giù
della
fronte
;
gridano
maledizione
agli
scultori
che
mettono
qualche
cosa
al
sole
di
quello
che
anche
i
puttini
di
marmo
debbono
avere
;
e
se
un
romanziere
narra
l
'
amore
come
lo
fantastichiamo
,
lo
vogliamo
,
lo
facciamo
tutti
,
quando
ci
riesce
,
i
critici
ringhiano
:
la
religione
della
donna
è
vituperata
,
la
gagliardìa
dei
giovani
corrotta
.
Pertanto
la
nostra
arte
è
falsa
,
come
la
nostra
vita
:
dovunque
trionfa
il
trasformismo
morale
e
politico
personificato
in
Sua
Eccellenza
Agostino
Depretis
.
Ebbene
;
io
preferisco
l
'
arte
che
fu
messa
all
'
indice
,
che
fu
maledetta
,
squartata
,
decimata
:
io
preferisco
l
'
arte
che
raccontava
tutto
,
che
tutto
ciò
che
era
umano
credeva
onesto
e
bello
,
ed
era
forte
e
gioconda
.
Così
propriamente
;
io
preferisco
i
letterati
,
la
borghesia
,
le
Corti
del
Cinquecento
a
quelle
d
'
ora
:
mi
dànno
torto
il
Panzacchi
,
il
Chiarini
,
il
Nencioni
?
A
qualcheduno
,
forse
,
interesserà
di
saperlo
.
Per
me
tanto
fa
,
anche
se
non
mi
dànno
ragione
:
sto
nella
mia
opinione
e
non
mi
credo
un
porco
.
Vorrei
scrivere
,
come
Zola
,
l
'
Assommoir
,
e
combattere
,
come
Byron
,
per
la
libertà
.
StampaPeriodica ,
Alcune
settimane
fa
in
questo
giornale
scrissi
alcune
righe
benevole
e
cortesi
di
annunzio
d
'
un
nuovo
romanzo
:
La
colpa
di
Bianca
.
Le
scrissi
perché
il
lavoro
mi
pareva
degno
di
un
po
'
di
lode
spontanea
e
sincera
,
perché
tra
pagina
e
pagina
credei
d
'
indovinare
che
l
'
autore
fosse
un
giovane
,
e
un
giovane
che
sarebbe
andato
col
tempo
molto
avanti
a
parecchie
delle
nostre
celebrità
vecchie
.
Quando
vidi
composto
quell
'
articoletto
breve
e
mal
riuscito
,
mi
sentii
lieto
come
se
avessi
compiuta
un
'
opera
buona
;
poi
il
giorno
dopo
,
naturalmente
,
non
ci
pensava
più
.
Cercava
fatti
atroci
e
aneddoti
ignorati
per
la
cronaca
varia
di
un
giornale
quotidiano
,
quando
il
gerente
,
che
a
quel
giornale
esercita
ancora
l
'
ufficio
di
usciere
,
mi
avvisò
come
chiedesse
di
me
lo
scrittore
della
Colpa
di
Bianca
,
il
signor
Chelli
.
Lo
feci
entrare
nel
salotto
,
solenne
e
molto
noto
in
Italia
,
della
redazione
,
un
salotto
a
giallo
svanito
sotto
gli
sgorbi
della
matita
e
le
ingiurie
del
tempo
,
coi
divani
ricoperti
di
tela
bigia
e
in
quel
momento
le
tendine
,
molto
fitte
,
abbassate
.
In
quella
oscurità
tetra
,
il
signor
Chelli
mi
apparve
più
grande
e
severo
,
nell
'
altezza
quadrata
della
persona
,
colla
barba
folta
,
nera
,
tutto
vestito
di
scuro
.
Non
aveva
nessuna
posa
:
non
diede
a
vedere
un
istante
solo
di
essere
persuaso
che
in
presenza
mia
doveva
mostrarsi
con
l
'
amabilità
strana
e
sgarbata
di
un
tale
che
si
crede
un
grande
scrittore
,
e
che
è
di
tutti
i
sonettisti
,
bozzettisti
,
corrispondenti
,
rivistai
,
di
tutti
,
infine
,
i
miserabili
che
ci
vengono
intorno
.
Mi
ringraziò
coll
'
effusione
schietta
,
luminosa
nella
faccia
ampia
e
pallida
,
di
uno
il
quale
sente
che
nell
'
applaudire
l
'
opera
sua
non
gli
avete
che
resa
giustizia
,
ma
il
quale
vi
è
tuttavia
riconoscente
,
perché
il
vostro
applauso
,
qualunque
esso
sia
,
gli
ha
fatto
bene
,
e
perché
poi
non
è
facile
sempre
ottener
giustizia
in
questo
mondo
.
Mai
una
sola
volta
il
signor
Chelli
,
in
quei
venti
minuti
che
stemmo
insieme
,
cercò
di
fare
effetto
con
un
'
osservazione
profonda
,
con
un
bel
periodo
o
con
una
freddura
lucidata
a
nuovo
:
rimase
sempre
quale
era
entrato
,
sereno
,
tranquillo
,
quasi
fiero
della
sua
goffaggine
di
uomo
che
lavora
tutto
il
giorno
,
modesto
pur
nella
sua
coscienza
sicura
di
poter
scrivere
qualche
cos
'
altro
di
più
buono
e
più
vero
ancora
.
Gli
chiesi
:
Che
cosa
fa
lei
,
quando
non
fa
dei
romanzi
?
L
'
impiegato
alla
Regìa
dei
tabacchi
:
un
ufficio
molto
faticoso
.
Ma
non
potrebbe
fare
appendici
ed
articoli
ad
un
giornale
?
C
'
è
un
mio
vecchio
scrupolo
che
me
lo
vieta
.
Sono
un
impiegato
del
Governo
e
non
mi
sento
così
libero
da
scrivere
in
giornali
,
che
,
una
volta
o
l
'
altra
,
si
possono
trovare
contro
il
Governo
.
È
una
sciocchezza
,
lo
capisco
,
ma
non
saprei
fare
in
modo
diverso
.
E
questa
ricca
miseria
della
lingua
scritta
,
aulica
e
fredda
,
non
mi
consente
di
serbare
al
dialogo
la
sua
spontaneità
disprezzatrice
dell
'
aggettivo
,
e
,
purtroppo
,
anche
della
grammatica
.
Ma
così
accade
a
noi
quando
vogliam
trascrivere
un
bel
discorso
che
abbiamo
sentito
,
c
'
imbrogliamo
nelle
frasi
e
precipitiamo
nelle
eleganze
dei
pezzi
scelti
per
antologia
.
Accompagnando
alla
porta
un
po
'
di
complimenti
s
'
aveva
pur
da
fare
il
signor
Chelli
,
andava
pensando
:
È
diverso
dagli
altri
,
più
schietto
,
più
forte
,
più
solo
:
forse
il
suo
libro
sarà
originale
.
Originale
forse
no
,
in
tutto
:
ma
il
romanzo
da
lui
pubblicato
ora
:
L
'
eredità
Ferramonti
,
è
molto
diverso
dagli
altri
che
si
stampano
in
Italia
.
Il
libro
,
questa
volta
,
e
per
caso
forse
molto
fortunato
e
raro
,
è
proprio
riuscito
come
l
'
autore
:
un
po
'
rude
,
un
po
'
disordinato
e
impacciato
nella
forma
,
non
ancora
,
artisticamente
,
compiuto
,
ma
più
schietto
,
più
forte
degli
altri
.
La
maggior
parte
,
anzi
quasi
tutti
i
nostri
scrittori
che
seguitano
a
intitolarsi
giovani
,
realisti
e
naturalisti
,
non
fanno
,
in
realtà
,
il
romanzo
moderno
e
della
vita
nostra
,
ma
la
novella
elegante
,
leggermente
scollacciata
e
tormentosamente
inverniciata
,
cesellata
e
miniata
della
romanticheria
francese
degli
anni
gloriosi
.
I
meglio
arditi
non
arrivano
neppure
a
Droz
nella
rappresentazione
esatta
della
famiglia
di
borghesia
ricca
:
essi
rimangono
ancora
fissati
nel
loro
ambiente
convenzionale
,
indefinito
,
campato
non
si
sa
come
,
dove
ci
sono
donne
nevrotiche
che
fanno
l
'
amore
diciamo
così
,
pulitamente
spasimando
fra
i
denti
arrotati
strofe
del
Leopardi
ed
emistichi
del
De
Musset
;
dove
i
capisezioni
e
gli
altri
impiegati
del
Ministero
parlano
,
come
i
personaggi
di
Paolo
Ferrari
,
a
sentenze
profonde
e
pompierate
antiche
;
dove
,
disposte
con
ordine
e
preparate
con
nota
sagacia
,
ci
sono
le
scene
delicate
e
le
scene
d
'
effetto
,
il
primo
bacio
e
l
'
adulterio
;
dove
tutte
le
donne
sono
divinamente
,
voluttuosamente
belle
,
e
tutti
gli
alberi
odorano
,
e
le
stelle
ammiccano
,
e
i
mobili
scricchiolano
,
dove
tutti
,
insomma
,
gli
esseri
e
le
cose
più
rispettabili
e
più
taciturne
mettono
una
parola
per
allungare
la
descrizione
;
la
descrizione
,
la
più
grossa
noia
cioè
del
romanzo
naturalista
francese
che
,
passando
in
Italia
,
nella
pretenziosità
tarda
dello
stile
,
è
diventata
più
scelleratamente
insopportabile
.
Ma
lo
scrittore
,
in
questi
romanzi
uscenti
fra
noi
,
colle
sue
vanità
di
periodi
tondi
,
d
'
aggettivi
personanti
,
si
mette
sempre
sulle
spalle
del
narratore
e
gli
calca
giù
il
capo
.
A
ogni
pagina
di
questo
romanzo
-
esperimento
,
vi
trovate
l
'
ometto
-
autore
fra
i
piedi
,
diritto
innanzi
a
voi
,
coll
'
indice
alzato
verso
il
cielo
della
sua
gloria
,
che
vi
ammonisce
strillando
:
State
a
sentire
che
descrizione
;
ma
ponete
mente
alla
delicatezza
del
dialogo
;
ma
ammirate
che
eloquenza
di
lirico
!
Il
che
infine
significa
questo
:
il
romanzo
adolescente
nostro
è
composto
con
un
processo
puramente
meccanico
di
molte
parti
diverse
fra
loro
,
preparate
da
lungo
tempo
,
con
istento
,
disorganiche
e
rettoriche
,
senza
il
senso
coraggioso
ed
arduo
della
realtà
nelle
sue
trivialità
fredde
,
nella
sua
monotonia
pallida
,
nelle
ignoranze
,
negli
agoismi
,
negli
abbandoni
rassegnati
,
nelle
virtù
inconscie
,
generose
ed
inutili
.
Concludendo
:
il
romanzo
fra
noi
non
è
ancora
un
quadro
luminoso
e
potente
;
è
sempre
il
quadretto
di
genere
leccato
,
sbiadente
,
consuetudinario
.
Il
Chelli
,
com
'
è
lui
nella
selvatichezza
piena
di
visioni
di
chi
vive
solo
,
non
ha
uno
di
questi
vizi
,
diremo
,
di
buona
società
,
di
queste
volgarità
che
paiono
eleganze
.
Egli
rimane
tutto
serio
,
gagliardo
,
senza
distrarsi
mai
,
senza
prolungarsi
a
sfogare
le
sue
ambizioni
;
per
molto
tempo
senza
disgustarsi
della
aridità
cui
si
è
condannato
,
senza
entusiasmarsi
di
sé
,
e
lasciarsi
trascinare
dalla
lascivia
degli
effetti
studiati
;
rimane
sempre
nel
suo
soggetto
duro
,
triste
,
senza
benedizione
di
gentilezza
che
pure
,
da
qualche
anno
,
dal
70
in
poi
,
dacché
sono
entrati
i
buzzarri
a
lavorare
,
a
volere
,
a
perseverare
,
acquista
,
per
l
'
incessante
disfacimento
d
'
ogni
giorno
,
come
una
solennità
tragica
:
la
borghesia
romana
.
Non
si
può
immaginare
nelle
altre
città
d
'
Italia
,
a
Milano
,
a
Torino
,
a
Genova
dove
arditamente
domina
e
muta
,
a
Napoli
dove
aumenta
colla
vigoria
più
della
parola
che
dell
'
ingegno
,
a
Firenze
dove
par
tiepida
ancora
del
gran
sole
antico
,
quando
tutto
il
popolo
era
cavaliere
,
e
nasconde
nella
cortesia
molle
del
linguaggio
fiorito
la
scurità
astuta
dei
propositi
,
non
s
'
immagina
dalle
altre
parti
della
Penisola
come
sia
stata
e
,
in
parte
,
rimanga
ancora
questa
borghesia
di
Roma
,
che
ha
formato
fino
al
70
una
gran
clientela
campante
sopra
i
propri
patroni
,
stanca
e
tuttavia
grassa
,
corrotta
inenarrabilmente
nell
'
intimità
sua
e
tuttavia
simulante
e
dissimulante
perfettamente
,
con
meravigliosa
arte
chiericale
,
ogni
virtù
ed
ogni
eccesso
.
Il
Chelli
ne
ha
dipinta
una
faccia
,
la
frazione
bottegaia
,
in
questa
Eredità
Ferramonti
,
con
precisione
di
particolari
,
con
felicità
d
'
intuito
e
una
serenità
,
una
serenità
superiore
,
inalterata
,
di
espositore
sano
e
tranquillo
,
che
non
lusinga
il
pubblico
,
non
vuol
trascinarlo
e
convincerlo
,
ma
fargli
toccare
la
verità
.
È
il
primo
romanzo
italiano
dell
'
ultima
maniera
,
in
cui
l
'
amore
non
sia
tutto
il
fondamento
,
anzi
in
cui
l
'
amore
non
è
se
non
un
episodio
senza
importanza
,
che
l
'
autore
non
mette
in
gran
luce
,
e
davanti
al
quale
lascia
vedere
una
gran
fretta
di
disimpacciarsene
e
tirar
di
lungo
.
E
così
doveva
essere
:
perché
a
questa
gente
di
bottega
,
abituata
da
ragazzi
a
raspare
i
soldi
dagli
angoli
oscuri
del
magazzino
e
nelle
saccocce
rattoppate
della
nonna
,
cresciuta
colla
sola
ambizione
e
il
solo
ideale
del
guadagno
,
a
questa
gente
il
gran
dramma
della
vita
è
l
'
acquisto
d
'
un
capitale
,
il
modo
di
lasciare
il
negozio
o
di
poterne
acquistare
uno
più
vasto
,
più
bello
,
più
vasto
e
più
bello
di
tutti
gli
altri
.
Ora
il
romanzo
del
Chelli
si
svolge
interamente
sopra
questa
base
:
ottenere
in
qualsiasi
guisa
i
danari
del
padre
Ferramonti
,
un
vecchio
dell
'
Arte
bianca
divenuto
quasi
milionario
da
cascherino
per
aver
avuti
pochi
scrupoli
di
commerciante
e
di
marito
,
e
che
finisce
,
a
settant
'
anni
,
solo
,
maledetto
e
insidiato
da
tutti
i
suoi
figli
che
egli
aveva
buttati
nella
via
,
poveri
.
L
'
ambiente
e
l
'
azione
sono
stati
,
pertanto
,
abilmente
trovati
dall
'
autore
.
I
personaggi
che
sono
così
logicamente
posati
sul
vero
,
senza
che
l
'
autore
debba
descriverli
colle
analisi
lunghe
ed
odiose
,
colle
parlate
magniloquenti
e
tediose
,
sono
lucidi
,
trasparenti
,
assolutamente
organici
ed
umani
.
La
moglie
di
Pippo
Ferramonti
,
Irene
figlia
di
negozianti
in
ferrarecce
,
è
una
figura
di
borghese
,
e
segnatamente
di
borghese
romana
,
che
ha
lo
splendore
resistente
d
'
un
quadro
del
Murillo
:
è
una
perfezione
di
egoismo
bottegaio
nella
candidezza
sorridente
d
'
una
beltà
bionda
.
L
'
autore
,
in
due
righe
di
ritratto
,
con
una
commozione
pel
soggetto
che
non
ha
più
di
poi
,
la
chiama
un
fiore
di
modestia
angelica
,
una
bellezza
di
signorina
.
Ed
è
lei
che
riempie
tutto
il
dramma
,
perché
è
la
sola
che
abbia
la
potenza
muscolare
della
sua
avidità
;
a
poco
a
poco
riunisce
tutti
i
fratelli
Ferramonti
nella
soggezione
di
lei
,
poi
,
a
un
tratto
,
presa
di
desiderio
inaspettato
,
si
butta
nella
braccia
del
cognato
e
consuma
,
in
casa
,
l
'
adulterio
più
abbietto
.
Ma
ancora
non
si
abbandona
intera
:
fa
delle
restrizioni
morali
,
comprime
le
eccitazioni
della
sua
carne
,
misura
con
l
'
avarizia
feroce
della
sua
razza
anche
le
felicità
concesse
al
suo
amante
:
quando
alla
fine
si
dedica
interamente
al
vecchio
Ferramonti
e
lo
possiede
e
crede
di
avere
in
mano
i
denaro
tutti
per
sé
,
allora
ha
come
un
sussulto
di
trionfo
,
sente
di
aver
compita
come
la
propria
liberazione
e
non
ne
vuoi
più
sapere
d
'
adulterio
,
d
'
abbracciamenti
,
d
'
amore
,
tutte
cose
sciocche
per
lei
.
Questa
figura
di
donna
così
poco
simpatica
e
sentimentale
,
ma
così
profondamente
vera
,
è
rappresentata
dal
Chelli
con
una
parsimonia
classica
di
colori
,
senza
mai
curarsi
se
sia
idealmente
bella
o
no
,
senza
alcuna
debolezza
di
ornamentazione
,
colla
rapidità
logica
della
narrazione
,
nella
realtà
misera
dell
'
ambiente
.
Ma
questa
secchezza
,
questo
disprezzo
dell
'
accademia
,
questa
tensione
del
Chelli
,
troppo
spesso
lasciano
intravedere
l
'
angustia
che
tormenta
lo
scrittore
:
nella
forma
più
assoluta
gli
manca
il
maneggio
dello
stile
.
Quando
a
quando
una
felice
e
calda
intuizione
d
'
artista
passa
attraverso
l
'
aridità
stecchita
del
racconto
,
ma
non
riesce
a
colorirsi
nella
frase
,
a
distendersi
nel
periodo
,
rimane
incompiuta
,
confusa
,
qualche
volta
anche
del
tutto
mutata
dall
'
incapacità
dello
scrittore
.
Il
quale
,
a
metà
del
libro
,
ha
sentito
egli
stesso
la
freddezza
dell
'
opera
sua
,
tratta
in
una
tinta
smorta
e
monotona
,
ed
ha
voluto
portarvi
come
uno
spirito
di
vita
nuova
,
rialzando
il
tono
in
cui
parlano
i
personaggi
:
così
ha
semplicemente
prodotta
una
dissonanza
,
l
'
unica
che
sia
nel
volume
e
la
più
dispiacevole
.
Ma
,
fatta
larga
parte
alla
poca
preparazione
del
Chelli
in
fatto
di
lingua
,
io
credo
che
la
colpa
del
poco
sangue
,
della
vita
scarsa
che
si
agita
nella
famiglia
Ferramonti
,
non
sia
sua
.
Egli
è
che
il
romanzo
sperimentale
,
così
grave
,
così
metodico
,
così
esattamente
emanante
dalla
commedia
a
tesi
e
dal
dramma
sociale
,
scompare
,
sfinito
dopo
pochi
anni
di
vita
,
come
quei
bambini
che
consumano
tutta
la
loro
vigorìa
nascente
in
una
morbosa
precocità
intellettuale
e
muoiono
anemici
ed
ebeti
.
Dal
Jach
siamo
scesi
all
'
Evangeliste
,
dal
Ventre
de
Paris
siamo
precipitati
al
Bonheur
des
dames
,
e
il
Nencioni
lieto
,
poveretto
,
per
la
moralità
ha
cantato
che
si
vendono
meno
copie
della
Nanà
che
l
'
anno
scorso
.
Benissimo
:
torniamo
a
leggere
Balzac
,
Manzoni
,
Dumas
,
Dickens
e
perché
no
?
a
quando
a
quando
anche
Paul
de
Kock
.
StampaPeriodica ,
Nelle
consuetudini
commerciali
dell
'
età
nostra
,
alle
quali
vanno
sempre
più
consentendo
la
letteratura
e
l
'
arte
,
sembrerà
quasi
naturale
che
un
giornale
letterario
faccia
,
ora
,
il
bilancio
dell
'
annata
,
metta
in
chiaro
,
cioè
,
su
due
file
di
contro
,
il
passivo
e
l
'
attivo
che
n
'
avanza
.
Né
ove
si
potesse
fare
con
brevità
e
sicurezza
aritmetica
di
buoni
commercianti
letterari
una
tale
operazione
sarebbe
inutile
a
sgradita
.
Ma
metter
giù
le
partite
,
fare
le
somme
,
e
quindi
paragonarle
fra
loro
,
non
è
facile
quest
'
anno
e
non
sarebbe
giovevole
.
Giacché
la
gente
si
diverte
,
per
una
stranezza
dell
'
avidità
umana
,
a
leggere
anche
i
bilanci
degli
altri
quando
sono
pieni
di
grosse
cifre
,
rotonde
e
magnifiche
;
a
addizionare
le
miserie
altrui
si
annoia
come
della
propria
.
Vi
sono
dei
popoli
che
non
hanno
storia
,
dice
l
'
antico
avvertimento
,
ed
è
tuttavia
vero
;
ma
siate
certi
che
,
se
non
l
'
hanno
,
è
perché
non
se
la
sono
meritata
,
facendosela
prima
da
sé
,
in
azione
.
Anch
'
essi
hanno
vissuto
,
si
sono
accresciuti
e
poi
sono
disparsi
,
ma
che
è
rimasto
nel
lavoro
del
mondo
della
loro
esistenza
?
Hanno
avuto
un
'
epoca
solenne
di
attività
,
di
cultura
,
di
forza
?
Dei
grandi
capitani
,
dei
grandi
artisti
,
dei
grandi
pensatori
,
nati
da
essi
,
che
possano
nutrire
ancora
la
gratitudine
,
l
'
ammirazione
e
l
'
invidia
di
chi
è
venuto
dopo
?
Ora
,
voltandosi
indietro
per
quest
'
anno
,
non
ci
viene
alla
mente
che
un
indice
lungo
e
monotono
di
libri
mediocri
,
senza
originalità
audace
,
senza
propositi
e
forme
nuove
;
senza
,
infine
,
alcuni
di
quei
saggi
o
di
quelle
promesse
che
formano
nella
produzione
letteraria
di
un
paese
come
un
largo
periodo
storico
,
che
sono
uno
di
quegli
avvenimenti
solenni
intorno
ai
quali
molti
altri
,
e
per
assai
tempo
,
si
legano
e
si
svolgono
.
A
questo
estremo
dell
'
anno
ci
pare
d
'
uscire
come
da
una
pianura
ben
coltivata
,
ben
seminata
,
ben
alberata
;
l
'
impressione
di
quella
uguaglianza
geometrica
ci
sfugge
a
mano
a
mano
che
ce
ne
allontaniamo
,
e
non
ci
rimane
più
nel
pensiero
nulla
di
quei
campi
perfettamente
regolari
,
di
quegli
alberi
stupendamente
acconciati
,
di
quelle
case
quadre
,
a
tinte
grige
,
con
tutte
le
finestre
verdi
.
Non
ci
rimane
,
tutt
'
al
più
,
nel
pensiero
e
dentro
di
noi
,
che
un
sentimento
di
stanchezza
e
di
noia
.
Cercando
dunque
fra
i
giorni
di
questi
dodici
mesi
che
sono
ormai
compiuti
,
ci
pare
che
l
'
attivo
maggiore
del
1883
sia
una
somma
negativa
,
ci
pare
infine
che
l
'
importanza
maggiore
di
quest
'
anno
stia
nel
lavoro
di
critica
e
di
demolizione
che
durante
esso
fu
compiuto
.
Vi
ricordate
?
C
'
era
una
letteratura
facile
,
volgare
,
d
'
improvvisatori
,
che
,
per
poco
,
non
è
parsa
durevole
monumento
fra
noi
.
C
'
erano
i
romanzieri
di
moda
,
verbosamente
sgrammaticati
,
lividamente
sentimentali
,
volgarmente
luridi
,
c
'
erano
i
poeti
flaccidi
,
viventi
per
il
discredito
della
prosodia
,
chitarronisti
e
galeotti
plebei
;
c
'
erano
i
giornali
che
si
erano
proposti
,
e
lo
confessavano
,
l
'
incremento
della
patria
ignoranza
,
gli
articolisti
che
si
acquistavano
il
nome
di
critici
e
il
favor
delle
dame
,
con
qualche
citazione
dal
francese
,
parecchie
freddure
e
un
gran
lusso
di
romanticismo
bolso
;
c
'
era
una
grande
falsità
,
una
volgarità
insoffribile
,
una
povertà
impudente
e
gloriosa
;
ebbene
,
tutto
questo
è
ormai
scomparso
interamente
.
Quei
romanzieri
,
quei
poeti
,
quegli
articolisti
non
trovano
più
editori
,
si
sono
rassegnati
e
non
dànno
più
nulla
a
stampare
,
e
,
in
ogni
modo
,
non
v
'
ha
più
nessuno
che
si
degni
di
guardarli
.
Il
Giusti
non
potrebbe
ripetere
ancora
son
intenzioni
ironiche
i
suoi
versi
:
Il
regno
letterario
È
tutta
una
morìa
!
Avrebbe
paura
d
'
insultare
troppi
cadaveri
!
E
ciò
che
più
consola
ancora
,
è
che
questa
condanna
del
pubblico
si
è
meglio
dimostrata
là
proprio
dove
il
suo
giudizio
si
esercita
più
direttamente
:
nel
teatro
.
Non
sono
quattro
anni
da
quando
il
Martini
,
per
aver
osato
di
scrivere
che
una
commedia
di
Paolo
Ferrari
non
gli
piaceva
,
si
destò
contro
come
una
sollevazione
di
popolo
indignato
:
adesso
,
a
Napoli
,
è
tutto
un
teatro
che
fischia
una
commedia
di
Paolo
Ferrari
.
Il
Marenco
fu
,
per
un
poco
,
il
poeta
drammatico
favorito
delle
platee
italiane
:
in
quest
'
anno
egli
ha
dato
a
provare
sulla
scena
tre
lavori
suoi
,
e
nessuno
ha
potuto
avere
il
magro
conforto
d
'
una
seconda
rappresentazione
:
ha
raccolti
in
volumi
gli
idilli
suoi
che
ebbero
più
fortuna
,
che
gli
procurarono
,
non
è
neppure
un
decennio
,
tanta
gioia
d
'
applausi
;
non
c
'
è
stato
neanche
un
cronista
teatrale
che
abbia
osato
di
esclamare
:
Che
belle
cose
!
E
così
,
gli
uni
dopo
gli
altri
,
i
nostri
scrittori
di
drammi
,
di
commedie
che
più
sono
convenzionali
e
falsi
,
che
più
ebbero
,
per
troppo
lungo
tempo
,
l
'
ammirazione
della
folla
.
Se
,
pertanto
,
con
questi
intendimenti
consideriamo
il
bilancio
del
1883
,
ne
possiamo
trarre
una
ragione
di
speranza
e
di
consolazione
:
il
pubblico
italiano
,
la
gran
maggioranza
dei
leggenti
italiani
si
è
migliorata
di
coltura
e
di
gusto
:
comincia
ad
avere
il
sentimento
e
l
'
intuizione
del
vero
.
E
,
d
'
altra
parte
,
tutta
questa
morìa
non
ci
pare
che
sia
seguita
senza
dare
qualche
accenno
e
speranza
di
vita
nuova
.
C
'
è
forse
forse
,
in
questo
silenzio
,
la
fermentazione
oscura
,
sotterranea
,
ignota
,
delle
sementi
in
inverno
:
c
'
è
forse
una
primavera
letteraria
che
sta
per
inalzare
su
di
noi
una
gloria
di
splendore
,
di
freschezza
,
di
beltà
.
Si
avvertono
gli
inizi
o
almeno
le
prove
,
i
tâtonnements
,
dicono
i
francesi
.
Più
che
nei
volumi
,
ne
troveremo
facilmente
le
tracce
nei
giornali
.
La
prosa
si
è
fatta
più
solida
,
più
forte
,
più
agile
:
si
è
liberata
così
dalla
riboboleria
,
dalla
vacuità
,
dalla
freddezza
dei
falsi
manzoniani
,
come
dall
'
arcaica
pretensiosità
degli
ultimi
cruscheggianti
.
La
critica
è
diventata
anch
'
essa
più
seria
,
più
sicura
,
onesta
,
e
alcuni
giovani
hanno
provato
di
saper
giudicare
d
'
un
libro
e
d
'
un
autore
senza
intemperanze
di
scuole
,
con
molta
o
almeno
discreta
conoscenza
della
nostra
letteratura
e
di
alcune
fra
le
straniere
,
con
maturità
di
coltura
ed
eleganza
di
stile
.
L
'
arte
non
si
divide
più
come
qualche
anno
fa
in
realista
e
in
idealista
,
ma
in
brutta
e
bella
,
in
vera
e
falsa
.
Per
arrivare
a
così
poco
,
è
bisognato
molto
cammino
.
Ma
nel
romanzo
,
nella
novella
e
sino
nella
lirica
,
si
sentono
ancora
,
e
più
di
prima
,
le
preoccupazioni
scolastiche
e
la
preponderanza
meccanica
.
I
romanzieri
e
i
novellieri
d
'
oggi
,
per
la
più
parte
,
si
propongono
troppo
d
'
essere
,
affermano
essi
,
naturalisti
;
in
realtà
,
invece
che
narratori
,
il
più
delle
volte
non
sono
che
descrittori
.
E
,
per
poter
più
largamente
liberarsi
a
questa
nuova
furia
del
descrivere
,
si
son
buttati
ai
campi
,
tra
i
monti
del
mezzogiorno
,
ed
hanno
riempite
di
carminio
e
di
cobalto
le
loro
pagine
.
Poi
,
a
rendere
con
maggiore
precisione
l
'
ambiente
,
hanno
cercato
anche
di
riprodurre
il
linguaggio
,
nella
povertà
del
periodo
e
sino
nella
frase
,
di
quella
gente
,
tanto
che
non
solo
i
personaggi
,
ma
l
'
autore
adoperano
stile
e
parole
della
Sicilia
o
della
Calabria
.
Ma
a
loro
è
seguìto
come
ai
pittori
di
paesi
.
Fanno
con
molta
precisione
il
cielo
,
le
macchie
,
i
torrenti
,
tutto
il
mondo
esteriore
che
avvolge
,
che
si
stende
sopra
,
che
sta
fermo
e
non
sente
:
l
'
uomo
no
.
E
poi
fanno
troppo
,
cioè
nel
disporre
le
tinte
,
negli
accarezzamenti
del
pennello
paiono
troppo
meccanici
e
sono
monotoni
.
Anche
la
descrizione
,
pertanto
,
così
sopraccarica
di
colori
riesce
fredda
.
E
in
questa
freddezza
generale
l
'
anima
umana
non
prorompe
mai
in
un
movimento
gagliardo
,
come
raggio
di
sole
che
scalda
;
quei
contadini
non
pensano
,
non
amano
,
non
vogliono
mai
nobilmente
,
non
sono
,
infine
,
per
i
nostri
novellatori
d
'
oggi
,
che
altrettanti
pezzi
di
descrizione
come
i
porci
,
gli
asini
rognosi
e
le
galline
nauseabonde
.
Il
paese
non
è
caldo
,
gli
uomini
non
hanno
passione
,
ai
romanzi
e
alle
novelle
manca
uno
degli
elementi
più
necessari
d
'
una
vera
opera
d
'
arte
.
Un
esempio
ci
spiegherà
meglio
.
Prima
delle
Novelle
rusticane
il
Verga
aveva
scritto
Nedda
.
Ma
questa
destò
entusiasmo
nel
pubblico
,
di
quelle
si
è
detto
che
sono
molto
studiate
,
molto
accuratamente
eseguite
,
ma
non
hanno
avuto
un
successo
sicuro
e
compiuto
.
La
ragione
ci
pare
evidentemente
questa
:
che
allora
l
'
autore
di
Eva
non
si
proponeva
di
svolgere
un
limitato
sistema
estetico
,
era
libero
interamente
nell
'
applicare
le
sue
rare
attitudini
d
'
artista
,
e
il
paesaggio
meridiano
serbava
l
'
intima
poesia
della
natura
,
e
la
povera
contadina
,
e
quell
'
innamorato
che
moriva
di
febbre
di
povertà
e
di
lavoro
facevano
vibrare
le
più
profonde
delle
commozioni
umane
;
lo
stile
ritraeva
con
felice
energia
lo
splendore
tormentoso
dell
'
ambiente
e
la
disperazione
rassegnata
,
ignara
,
di
quelle
vite
;
nel
bozzetto
siciliano
c
'
era
calore
d
'
affetto
e
potenza
d
'
arte
.
Nelle
Novelle
rusticane
no
,
o
almeno
molto
meno
.
L
'
autore
si
è
fissato
a
voler
rimanere
freddo
,
impassibile
discovritore
di
quel
suo
mondo
animale
,
e
il
divin
sole
d
'
Italia
nella
parte
dov
'
è
più
bello
non
illumina
,
e
non
fa
fermentare
quasi
mai
se
non
avanzi
di
concime
.
Il
lettore
,
in
quel
vuoto
di
passione
,
d
'
amore
,
d
'
intelligenza
,
non
si
scalda
,
si
affanna
,
si
scontenta
;
gli
pare
,
e
non
a
torto
,
che
gli
si
dia
avanti
un
'
arte
monca
.
Così
che
alcuni
lavori
di
questi
scrittori
apparsi
nell
'
annata
,
e
certamente
ricchi
di
egregie
qualità
,
come
l
'
Eredità
Ferramonti
,
non
hanno
trovato
nel
pubblico
un
'
accoglienza
festevole
.
Un
romanzo
solo
ha
ottenuto
,
come
si
dice
,
un
grande
successo
,
non
solo
nella
critica
,
ma
nei
molti
che
leggono
o
vorrebbero
leggere
:
Fantasia
di
Matilde
Serao
.
Ma
il
buon
successo
riconferma
le
ragioni
che
siamo
venuti
esponendo
.
Giacché
,
il
romanzo
della
signorina
Serao
è
il
più
fortunato
tradimento
alla
scuola
cui
vorrebbe
conferire
:
l
'
intenzione
naturalista
s
'
intravvede
alla
prima
pagina
e
certamente
ha
consigliato
la
scrittrice
nell
'
impastatura
dei
caratteri
divisi
in
grassi
ed
in
magri
,
in
malati
ed
in
sani
,
in
febbricitanti
ed
in
mangiatori
.
Ma
poi
,
la
natura
vera
dell
'
artista
ha
sopravvanzato
gli
intendimenti
estetici
dell
'
autrice
:
il
romanzo
si
è
svolto
in
un
duetto
d
'
amore
come
un
racconto
del
bel
tempo
antico
;
lo
stile
,
segnatamente
alle
due
prime
parti
,
è
diventato
caldo
,
colorito
,
appassionato
,
e
la
descrizione
spontanea
,
affettuosa
come
in
una
lirica
.
La
poesia
abbiam
detto
subisce
pur
essa
questi
difetti
del
romanzo
e
della
novella
:
è
troppo
esclusivamente
meccanica
.
C
'
è
esuberanza
di
colori
,
artificio
di
metro
,
ricchezza
di
aggettivo
;
la
descrizione
è
ricca
,
la
strofa
piena
di
musica
,
il
periodo
largo
e
studiato
;
insomma
c
'
è
tutta
la
parte
ornamentale
,
la
elevazione
lirica
non
c
'
è
.
Anche
a
lei
,
come
alla
novellistica
,
manca
l
'
alta
e
umana
passione
;
non
ha
,
tutt
'
al
più
,
che
l
'
istinto
.
Però
quella
turgidezza
d
'
epitetare
,
quello
sforzo
d
'
armonia
,
quel
grande
accavallamento
d
'
immagini
,
di
perifrasi
e
d
'
iperboli
,
messi
tutti
a
dipingere
,
a
colorire
e
a
miniare
,
ricordano
,
infine
,
i
pittori
della
decadenza
,
del
bizantinismo
e
del
barocco
.
E
in
realtà
,
nella
sua
smania
di
riprodurre
esattamente
con
lo
stile
l
'
idea
e
lo
stato
della
cosa
,
la
nostra
letteratura
novelliera
e
poetica
va
incontro
alla
peggiore
delle
accademie
;
al
Seicento
.
Riassumiamo
,
ora
,
per
quanto
è
possibile
:
durante
l
'
anno
che
finirà
domani
fra
molti
lavori
o
comuni
o
inferiori
,
sotto
come
a
una
prostrazione
e
a
una
stanchezza
generali
d
'
autori
e
di
pubblico
,
la
critica
negativa
ha
fatti
grandi
progressi
e
alcuno
anche
la
letteratura
attiva
e
spicciola
.
Ma
i
progressi
di
questa
son
tutti
nella
forma
esteriore
:
in
una
cognizione
a
volte
discreta
e
a
volte
anche
fortissima
della
lingua
.
Ma
non
così
è
seguìto
alla
letteratura
nella
sua
parte
intima
,
in
quello
che
è
il
contenuto
,
gli
ideali
e
i
propositi
degli
artisti
.
Dall
'
affettazione
manzoniana
si
va
precipitando
nell
'
affettazione
naturalista
un
pregiudizio
scolastico
importato
a
noi
,
e
malamente
,
dalla
Francia
dove
ormai
è
finito
;
dalla
rettorica
etica
siam
venuti
alla
rettorica
turgida
,
da
quella
della
santità
a
quella
dell
'
animalità
.
A
questi
nostri
scrittori
difetta
un
sincero
ed
elevato
senso
della
vita
,
un
concetto
uguale
dell
'
arte
loro
.
Ma
,
forse
,
l'84
incomincia
con
annunzi
consolatori
;
l
'
anno
che
sparisce
ha
preparato
all
'
altro
che
lo
seguirà
un
viatico
potente
d
'
esempi
e
di
eccitamenti
,
due
volumi
di
Giosuè
Carducci
.
A
noi
sembra
che
essi
debbano
sonare
come
le
trombe
mistiche
dellùa
bibbia
per
la
vallata
a
cui
è
discesa
la
giovane
letteratura
d
'
oggi
,
risonare
per
la
vallata
,
e
ricondurla
via
,
in
alto
,
in
vetta
al
monte
donde
nello
splendore
del
cielo
senza
nubi
si
mira
da
ogni
parte
serenamente
,
con
un
senso
di
tenerezza
e
d
'
amore
,
la
vita
umana
.
StampaPeriodica ,
Un
relatore
letterario
,
abbastanza
,
non
interamente
spassionato
,
ha
riassunto
,
in
questo
giornale
,
in
fine
di
anno
,
il
bilancio
dell
'
arte
letteraria
.
Naturalmente
in
questi
suoi
giudizi
,
in
questa
sua
critica
rapida
,
egli
ha
seguìto
il
metodo
sperimentale
che
tanto
rimprovera
ai
pochi
romanzieri
e
novellieri
italiani
.
Dico
naturalmente
,
poiché
,
a
voce
generale
,
la
critica
d
'
intuizione
artistica
è
sparita
,
anche
prima
che
morisse
il
buon
De
Sanctis
:
è
caduta
,
fra
il
disprezzo
della
gente
,
l
'
interpretazione
ideale
che
il
critico
d
'
arte
compiva
con
speciali
,
forti
facoltà
d
'
ingegno
.
La
critica
si
fonda
,
ora
,
tutta
sul
documento
,
tutta
sulla
prova
storica
.
Io
non
giudico
,
poiché
a
me
non
compete
,
se
questo
sia
male
o
bene
,
se
questo
assolutismo
sia
una
grande
restrizione
,
se
la
negazione
di
qualunque
fantasia
artistica
al
critico
non
inaridisca
e
renda
noiose
sempre
più
le
sue
scritture
:
io
non
ho
mandato
di
apprezzare
tutto
questo
,
nelle
sue
teorie
.
Stabilisco
il
fatto
:
la
critica
è
sperimentale
e
più
altro
.
Quindi
Luigi
Lodi
,
il
relatore
,
ha
preso
i
libri
pubblicati
nell
'
anno
,
i
documenti
,
li
ha
letti
pure
coscienziosamente
e
riassumendone
il
giudizio
,
li
ha
trovati
mediocri
.
Mediocre
la
novella
,
scritta
dal
Verga
o
dal
Capuana
,
mediocre
il
romanzo
scritto
dal
Chelli
,
mediocre
la
poesia
,
tutta
di
paesaggio
,
tutto
lavoro
di
cesello
,
di
Gabriele
D
'
Annunzio
:
le
prove
storiche
indicano
un
grande
abbassamento
di
livello
nell
'
arte
letteraria
,
il
bilancio
è
una
cosa
miserabile
ed
è
anche
difficile
che
l
'
anno
venturo
ci
si
possa
arricchire
.
Questo
è
il
risultato
.
Ma
questo
è
anche
il
tradimento
del
metodo
sperimentale
nella
critica
.
Voi
vedete
il
libro
:
di
lei
non
volete
e
non
dovete
vedere
più
nulla
.
Oltre
la
prova
non
vi
è
permesso
di
andare
;
vi
è
vietato
intendere
altro
che
quella
.
L
'
animo
dello
scrittore
?
Sarebbe
una
fantasticheria
volerlo
interrogare
.
Le
condizioni
singolari
in
cui
si
trova
quest
'
arte
?
Sono
poesie
,
apprezzamenti
d
'
immaginazione
.
Il
romanzo
è
cattivo
,
quindi
lo
scrittore
non
ha
ingegno
e
l
'
arte
va
giù
.
Ebbene
,
con
queste
restrizioni
,
il
vero
stato
delle
cose
sfugge
alla
critica
.
In
realtà
questo
,
per
l
'
arte
e
per
gli
artisti
,
è
un
momento
pieno
di
affanno
.
Mai
come
in
quest
'
anno
trascorso
vi
è
stata
maggior
lotta
interiore
,
fra
i
vecchi
ideali
che
ancora
resistono
e
ogni
tanto
rinascono
prepotenti
nella
coscienza
,
e
i
nuovi
,
ancora
incerti
,
ancora
fallaci
,
spesso
bugiardi
nell
'
esperimento
,
ma
che
si
vengono
imponendo
,
come
la
verità
dei
giorni
moderni
.
Mai
come
in
questo
anno
,
che
è
parso
lunghissimo
a
chi
lavora
,
un
dualismo
drammatico
si
è
svolto
nell
'
animo
degli
scrittori
.
Gli
stessi
avvenimenti
letterari
hanno
sconvolto
tutte
le
idee
prestabilite
.
Coloro
che
per
darsi
pace
,
per
non
fluttuare
più
,
in
un
dubbio
tormentoso
,
avevano
giurato
nel
nome
di
Emilio
Zola
,
hanno
subìta
la
grande
delusione
di
vederlo
declinare
sempre
più
,
dal
Pot
-
Bouille
,
che
era
mediocre
,
al
Bonheur
des
Dames
,
che
è
cattivo
,
a
malgrado
delle
difese
a
ogni
costo
.
Poveri
apostoli
!
Il
loro
maestro
a
poco
a
poco
discende
alle
funzioni
di
un
meccanico
senza
talento
,
la
parola
divina
diventa
un
vecchio
ritornello
stantìo
,
ed
essi
,
gli
apostoli
,
errano
,
malinconici
,
sentendo
crollata
nel
pubblico
la
fede
nella
nuova
dottrina
e
quel
che
è
più
grave
ancora
,
sentendolo
crollato
in
sé
stessi
,
questo
nobile
edifizio
che
pareva
tanto
saldo
.
I
seguaci
di
Zola
in
Francia
e
in
Italia
,
sono
arrivati
al
punto
doloroso
di
doversi
domandare
se
il
naturalismo
nel
romanzo
è
una
forma
infelice
,
inutile
,
o
dannosa
all
'
arte
,
o
se
è
Zola
che
non
la
sa
fare
.
E
questo
è
dubbio
assai
doloroso
,
o
critici
che
non
volete
più
sapere
quello
che
accade
di
rivoluzioni
e
di
sconvolgimenti
nell
'
animo
di
un
artista
.
L
'
eclettismo
,
questa
comoda
indulgenza
dello
spirito
,
è
possibile
,
può
essere
utile
in
chi
legge
,
non
è
possibile
in
chi
scrive
.
Qualche
cosa
bisogna
volere
fortemente
,
facendo
l
'
arte
:
qualche
cosa
di
preciso
,
di
determinato
,
un
ideale
vivente
e
parlante
,
da
trasfondersi
in
carne
,
ossa
,
colore
e
vitalità
nella
propria
opera
.
Un
indirizzo
è
necessario
averlo
,
nulla
si
può
fare
senza
sapere
dove
si
arriverà
.
Ebbene
,
quando
per
cinque
,
dieci
anni
si
è
creduto
sempre
nella
stessa
cosa
o
nella
stessa
persona
,
quando
tutta
la
foga
giovanile
dell
'
ingegno
si
è
condensata
in
quella
tale
forma
,
quando
si
è
fatto
lo
sforzo
di
piegare
le
proprie
facoltà
a
manifestazioni
che
sono
loro
forse
contrarie
,
quando
tutta
l
'
educazione
dello
spirito
si
è
fatta
su
certi
principii
,
oh
quanto
è
spaventoso
non
creder
più
,
non
aver
più
guida
,
non
trovar
più
sostegno
!
Voi
vedete
il
libro
,
o
critici
che
conosce
solo
questo
documento
:
ma
da
quali
lotte
spirituali
sia
sorto
,
non
lo
supponete
.
Chi
ve
la
farà
mai
la
storia
di
queste
esitazioni
crudeli
che
paralizzano
le
forze
?
Chi
vi
narrerà
il
romanzo
dei
tentativi
riusciti
a
male
,
combattimenti
nascosti
che
demoralizzano
?
Chi
vi
dirà
i
monologhi
desolati
e
desolanti
di
questi
nuovi
Amleti
?
Il
segreto
di
certi
scoraggiamenti
,
di
certe
inerzie
,
di
certi
silenzi
,
è
appunto
in
questa
rovina
perenne
di
quello
che
si
era
imparato
ad
amare
.
Nel
fatto
,
è
questa
l
'
ora
sconfortante
in
cui
pare
perduta
la
via
dell
'
arte
.
Come
intendersi
più
?
Pieni
di
sacro
rispetto
,
col
cuore
aperto
,
si
rilegge
Manzoni
e
se
ne
prova
una
commozione
profonda
.
Dunque
la
personalità
dello
scrittore
è
vivissimo
elemento
di
arte
.
Sì
,
ma
Madame
Bovary
,
non
è
dunque
un
capolavoro
?
Quando
avete
chiuso
,
a
malincuore
,
il
volume
delle
poesie
di
De
Musset
,
voi
dite
che
non
è
possibile
volere
altro
,
nella
poesia
,
che
l
'
espansione
forte
o
dolce
del
sentimento
:
benissimo
,
ma
la
lirica
di
Gabriele
D
'
Annunzio
,
dove
la
negazione
del
sentimento
assume
forme
meravigliose
,
in
quel
colorito
possente
e
originale
,
in
quel
senso
acuto
della
natura
,
vi
stupisce
.
Il
paesaggio
non
si
vede
nel
libro
,
voi
dite
,
critici
manzoniani
:
ma
quasi
tutta
l
'
opera
di
De
Amicis
,
un
manzoniano
,
è
paesaggio
ed
è
piaciuta
,
vedendosi
o
no
,
non
si
sa
bene
,
quel
che
si
sa
è
il
successo
.
Solo
l
'
osservazione
salva
il
libro
,
dice
il
critico
sperimentale
:
eppure
l
'
osservazione
ha
perduto
i
Malavoglia
di
Verga
,
uno
sperimentale
.
Voi
rimproverate
a
Giuseppe
Giacosa
un
artista
coscienzioso
e
onesto
,
il
suo
medioevo
,
voi
gli
chiedete
a
grandi
voci
la
modernità
,
non
altro
che
la
modernità
;
egli
scrive
la
Sirena
,
dove
realmente
ha
trovato
una
donna
moderna
,
dove
veramente
manca
la
catastrofe
come
in
tutti
i
fatti
umani
;
questo
scrittore
crede
di
aver
indovinata
la
sua
via
,
sacrificando
il
passato
,
e
la
Sirena
non
riesce
.
Voi
dite
:
nell
'
arte
la
verità
è
una
bevanda
aspra
e
rude
che
può
piacere
solo
agli
uomini
,
in
arte
il
pubblico
femminile
vuole
la
rettorica
,
vuole
la
sentimentalità
,
vuole
il
romanticismo
.
Ebbene
,
ci
sia
permesso
parlare
di
noi
,
con
la
più
perfetta
umiltà
:
un
romanzo
,
scritto
nel
solo
ideale
della
verità
,
Fantasia
,
agli
uomini
è
parso
arido
,
senza
passione
e
senza
fascino
,
alle
donne
è
piaciuto
specialmente
.
Chelli
,
un
gagliardo
ingegno
,
scrive
l
'
Eredità
Ferramonti
,
un
romanzo
di
ambiente
borghese
:
a
un
certo
punto
,
parendogli
tutto
molto
volgare
,
drammatizza
i
suoi
personaggi
il
libro
è
fatto
in
due
pezzi
,
soddisfa
poco
la
vecchia
e
la
nuova
scuola
,
e
non
è
altro
che
la
ripercussione
di
questo
grande
disordine
che
è
nello
spirito
di
ogni
scrittore
.
E
perché
volete
riassumere
ora
,
dai
libri
pubblicati
,
quello
che
è
l
'
arte
?
Come
è
che
non
vi
accorgete
di
questa
confusione
penosa
,
di
questo
stato
morboso
?
Aspettate
a
giudicare
.
Qualche
cosa
buona
e
bella
deve
sorgere
da
questo
profondo
lavorio
delle
menti
,
da
questa
intensità
di
pensiero
che
scava
e
si
scava
,
da
questo
travaglio
di
anime
appassionate
che
vanno
brancolando
al
buio
e
debbono
finire
col
trovare
lo
spiraglio
di
luce
che
le
porti
al
sole
.
In
questa
,
che
voi
credete
indolenza
,
ed
è
fiera
battaglia
,
nasce
lentamente
qualche
cosa
:
sia
il
dramma
di
Giacosa
o
il
romanzo
di
De
Amicis
,
o
i
poemi
eroici
di
Gabriele
D
'
Annunzio
,
o
il
romanzo
di
Verga
,
un
'
opera
seria
e
forte
avrà
l
'
arte
.
Essa
,
o
rispecchierà
lo
stato
strano
in
cui
si
è
trovato
lo
scrittore
,
e
varrà
a
scrivere
la
storia
di
quest
'
ora
di
debolezza
e
di
confusione
:
o
sorgerà
,
pura
e
serena
,
trionfante
,
dalle
intime
battaglie
.
StampaPeriodica ,
Seduto
a
un
terrazzino
che
dà
sul
bastione
Malicy
in
Pinerolo
,
Edmondo
De
Amicis
guarda
:
vede
davanti
il
grande
scenario
delle
Alpi
,
e
nella
via
un
vario
passaggio
di
gente
;
e
poiché
ha
studiato
qualche
po
'
di
storia
locale
e
ha
fatto
delle
escursioni
nei
dintorni
,
molte
figure
di
tempi
passati
gli
si
levano
nella
memoria
.
Non
altro
mai
occorse
a
lui
per
fare
un
libro
:
un
fondo
di
paese
,
alquante
figurette
storiche
evocate
da
un
dizionario
biografico
,
e
molta
pazienza
.
Appena
si
senta
in
possesso
di
tanta
ricchezza
,
Edmondo
si
mette
all
'
opera
:
stende
sopra
un
foglio
di
carta
una
monotona
tinta
verdolina
che
rappresenti
le
forze
germinative
della
natura
,
e
,
dove
per
necessità
prospettica
l
'
erba
finisce
,
diffonde
una
mano
di
turchino
pallido
che
rappresenti
la
letizia
del
cielo
sereno
:
tra
il
turchino
e
il
verde
,
le
gambe
nel
verde
e
il
resto
del
corpo
nel
turchino
,
incolla
amorosamente
le
figurette
storiche
e
le
figurette
di
genere
.
Poi
prende
certi
suoi
fantoccetti
,
di
cui
ha
sempre
in
buon
dato
,
e
attacca
anche
quelli
,
e
nel
celestiale
azzurro
incolla
due
rondini
,
e
tra
l
'
erba
incolla
due
innamoratucci
borghesi
che
se
ne
vanno
all
'
ombra
d
'
un
ombrellino
ciaramellando
senza
malizia
,
e
semina
in
bel
disordine
coscrittelli
e
ordinanzine
e
caporaletti
,
e
altri
pupazzetti
avanzatigli
dal
fondo
antico
della
Vita
militare
.
Il
De
Amicis
in
atto
di
scrivere
un
libro
io
non
l
'
ho
veduto
mai
;
ma
non
so
figurarmelo
se
non
a
similitudine
d
'
un
ragazzo
che
con
molta
pena
fabbrichi
un
paralume
con
fantoccetti
in
decalcomania
.
Tutti
i
libri
del
De
Amicis
sono
paralumi
con
decalcomanie
:
la
Spagna
è
un
paralume
giallo
con
corse
di
tori
e
figurette
di
toreadori
e
di
andaluse
disseminate
in
giro
;
l
'
Olanda
un
paralume
verdognolo
con
imaginette
di
molini
a
vento
spiccanti
dal
fondo
;
il
Marocco
un
paralume
rosso
con
beduini
dormenti
al
rezzo
delle
palme
;
Costantinopoli
un
paralume
violaceo
con
cani
;
Alle
porte
d
'
Italia
,
un
paralume
bianco
con
una
figura
grande
di
Catinat
e
altre
minori
di
valdesi
e
di
militari
piemontesi
.
Ma
che
luce
proietta
la
lampada
interna
?
Ahimè
!
era
una
volta
un
pallido
lume
sentimentale
:
poi
s
'
è
spento
anche
questo
,
e
resta
una
mezza
dozzina
di
paralumi
accademici
che
non
servono
se
non
per
sollazzo
dei
fanciulli
e
per
mostra
nelle
vetrine
de
'
mercanti
di
paralumi
.
Detto
questo
,
confesso
francamente
che
stento
a
trovar
altro
da
dire
;
e
se
il
De
Amicis
non
ponesse
coscienziosamente
,
in
quella
qualunque
opera
che
riesce
a
fare
,
tutte
quante
le
sue
forze
,
e
se
non
fosse
nel
complesso
della
sua
entità
d
'
uomo
e
di
scrittore
degno
dell
'
affetto
e
della
stima
di
chi
sopra
tutte
le
più
brillanti
facoltà
del
pensiero
e
della
fantasia
ammira
la
serietà
dei
propositi
e
l
'
onestà
del
lavoro
,
lo
pianterei
senz
'
oltre
occuparmi
di
lui
.
E
forse
questo
egli
vorrebbe
;
ma
ora
viaggia
per
l
'
America
,
e
questo
foglio
gli
giungerà
tra
la
gioia
de
'
trionfi
americani
.
Posso
dunque
,
senza
timore
di
troppo
recargli
dispiacere
,
fare
la
dissezione
delle
due
facoltà
narrative
e
delle
sue
predilezioni
al
vagabondaggio
.
Un
critico
innominato
,
in
un
giornale
domenicale
,
ha
detto
che
il
De
Amicis
appartiene
a
una
scuola
,
la
quale
oramai
ha
chiuso
le
porte
per
difetto
di
maestri
e
di
scolari
.
A
quale
scuola
,
di
grazia
,
appartiene
egli
?
Se
s
'
ha
a
giudicare
dalle
sue
simpatie
letterarie
,
parrebbe
uno
sperimentale
.
Non
è
egli
un
adoratore
di
Zola
?
Se
non
che
,
io
credo
che
il
critico
anonimo
si
sia
lasciato
trarre
dall
'
esca
del
fare
una
frase
.
Scuole
,
che
io
mi
sappia
,
in
Italia
,
dal
60
in
qua
,
non
ce
n
'
è
state
;
anzi
io
giungerei
a
dire
che
nel
paese
delle
Accademie
scuole
letterarie
non
siano
giunte
mai
a
costituirsi
con
organismo
determinato
e
con
confini
precisi
.
Nemmeno
il
romanticismo
ha
potuto
avere
una
propria
chiesa
gotica
,
non
sacerdoti
e
sagrestani
suoi
propri
,
con
riti
e
cerimonie
e
pompe
distinte
dalle
feste
pagane
;
ma
si
andò
insinuando
un
po
'
da
per
tutto
,
senza
farsi
scorgere
,
nei
versi
dell
'
abate
Monti
e
nella
prosa
del
Foscolo
,
nei
romanzi
del
Guerrazzi
e
nelle
tragedie
del
Niccolini
;
e
quando
finalmente
in
Milano
un
manipolo
di
Lombardi
levò
le
bandiere
delle
nebbie
boreali
,
le
distinzioni
e
le
disquisizioni
tra
romantici
e
classici
non
erano
più
che
argomento
di
chiacchiere
ai
retori
,
e
da
Torino
Felice
Romani
gridava
agli
strepitanti
:
pace
,
pace
,
pace
.
Dopo
il
Manzoni
,
che
razza
di
scuole
educò
la
gioventù
d
'
Italia
alla
partigianeria
dell
'
arte
?
Altro
che
scuole
!
Dopo
il
Manzoni
,
avrebbe
bensì
dovuto
dividersi
la
letteratura
italiana
in
tante
scuole
elementari
,
e
nutrirsi
d
'
un
sano
nutrimento
grammaticale
.
Ma
così
non
fu
:
gli
scrittori
,
singolarmente
di
prosa
,
presero
in
feroce
odio
qualunque
tirannide
scolastica
;
e
,
fra
tutti
,
il
De
Amicis
ebbe
una
volta
a
gloriarsi
in
un
cattivo
sonetto
di
non
sapere
il
greco
né
il
latino
.
Certo
,
da
tanta
ignoranza
molto
male
venne
ad
Edmondo
;
ma
io
credo
per
altro
che
il
greco
ed
il
latino
non
gli
sarebbero
stati
di
gran
giovamento
.
Egli
è
uno
di
quegli
scrittori
di
piccola
mente
che
tutte
le
facoltà
artistiche
posseggono
in
un
grado
mediocre
di
potenza
,
sì
che
non
giungono
mai
a
una
tale
armonica
altezza
di
concitamento
,
che
la
visione
erompa
come
per
un
natural
fatto
generativo
dalla
matrice
fantastica
.
Ha
tutte
le
debolezze
:
gli
manca
la
rapidità
comprensiva
e
la
forza
di
coesione
,
poiché
né
sa
vedere
le
cose
complessivamente
,
né
dalle
osservazioni
singole
sa
assorgere
a
una
visione
unica
;
ma
va
errando
di
minuzzaglia
in
minuzzaglia
,
come
chi
in
un
negozio
a
ogni
oggetto
si
fermi
senza
energia
di
scelta
,
e
accumula
.
Il
lettore
,
se
sa
,
deve
da
quella
disordinata
congerie
rifarsi
nella
mente
la
rappresentazione
.
Gli
mancano
dunque
le
due
grandi
virtù
della
visione
suggellata
perennemente
nelle
parole
:
la
freschezza
e
l
'
evidenza
.
La
sua
prosa
è
delle
più
faticose
che
siansi
scritte
mai
,
poiché
non
si
raccoglie
per
una
legge
di
gravitazione
fantastica
in
tanti
gruppi
moventisi
l
'
uno
intorno
all
'
altro
armonicamente
,
e
formanti
ciascuno
nel
proprio
periodo
un
organismo
parziale
che
concorra
alla
vita
collettiva
della
rappresentazione
e
ne
tragga
anima
e
luce
,
ma
si
allunga
e
si
estende
come
una
via
senza
termine
polverosa
,
invano
qua
e
là
consolata
di
siepi
e
alberata
di
pioppi
.
Il
periodo
del
De
Amicis
non
è
un
periodo
:
è
un
fascio
di
proposizioni
susseguentisi
e
incalzantisi
senza
nesso
,
chiuso
tra
due
punti
sospensivi
.
Tra
due
concetti
egli
non
sa
porre
che
l
'
una
o
l
'
altra
di
queste
relazioni
:
la
pausa
,
o
la
copula
:
li
congiunge
con
una
preposizione
o
li
separa
con
una
virgola
.
Così
,
con
un
semplicissimo
mutamento
di
segni
ortografici
,
che
non
sarebbe
punto
arbitrario
,
si
potrebbe
dividere
tutta
la
prosa
del
De
Amicis
in
una
miriade
di
proposizioni
principali
,
ciascuna
constante
di
soggetto
,
verbo
e
attributo
,
senza
incisi
,
senza
circonvoluzione
del
pensiero
.
Ora
pensino
alla
gravità
di
questo
peccato
quelli
che
hanno
dello
stile
un
criterio
sano
,
quelli
che
molto
si
affaticarono
a
domare
questa
immensa
e
viva
forza
,
che
è
la
più
sicura
misura
dell
'
intelletto
umano
.
Non
pare
ad
essi
che
il
De
Amicis
si
trovi
in
uno
stato
d
'
ingenuità
grammaticale
simile
a
quello
dei
bambini
,
dei
popoli
primitivi
,
dei
selvaggi
africani
?
All
'
organismo
dello
stile
concorrono
tutte
le
più
nobili
e
più
alte
energie
della
mente
umana
:
l
'
acume
logico
e
la
potenza
fantastica
,
la
rapidità
intuitiva
e
la
sicurezza
dell
'
osservazione
;
e
lo
scrittore
giunto
alla
maturità
più
bella
dell
'
intelletto
,
vede
veramente
nel
suo
spirito
il
suo
stile
moversi
come
una
cosa
viva
,
e
raccogliere
e
animare
,
con
fusione
meravigliosa
,
tutto
il
materiale
grezzo
disperso
nei
centri
della
sensibilità
e
del
pensiero
.
Lo
stile
dunque
è
da
vero
il
dinamometro
del
cervello
;
e
a
cui
manca
la
forza
ordinatrice
del
periodo
,
manca
quasi
sempre
per
debolezza
innata
,
o
acquisita
dal
cattivo
uso
della
mente
,
la
potenza
procreatrice
della
fantasia
.
Ecco
perché
il
De
Amicis
non
ha
potuto
mai
,
a
malgrado
del
desiderio
suo
e
de
'
molti
inviti
amichevoli
,
fare
il
romanzo
;
ecco
anche
perché
,
quando
dalla
rappresentazione
singola
dell
'
uomo
,
qual
'
è
nella
Vita
militare
,
è
voluto
assorgere
con
le
Novelle
a
qualche
più
complessa
e
più
larga
espressione
della
vita
,
è
caduto
miseramente
in
una
insipida
volgarità
.
Così
Edmondo
,
dalla
sua
debolezza
,
è
stato
costretto
ad
accontentarsi
delle
minori
esplicazioni
dell
'
arte
:
ricordi
di
vita
militare
e
letteraria
,
divagazioni
subbiettive
,
narrazioni
di
viaggio
.
Qui
singolarmente
ha
trovato
una
certa
larghezza
di
rappresentazione
,
poiché
il
mondo
è
grande
e
vario
,
e
offre
ai
descrittori
un
materiale
sconfinato
.
Pure
la
varietà
della
materia
non
salva
dalla
monotonia
,
quando
il
descrittore
non
trovi
nel
suo
spirito
una
forza
di
rinnovamento
e
di
sviluppo
perenne
.
Leggete
l
'
Olanda
;
e
la
simmetria
meccanica
delle
descrizioni
,
e
l
'
organismo
del
periodo
,
e
gli
aggettivi
,
e
tutto
quello
che
in
una
narrazione
di
viaggio
è
proprio
del
narratore
e
non
del
luogo
descritto
,
vi
rammenteranno
la
Spagna
,
se
bene
là
si
parlava
di
tori
e
qui
di
molini
a
vento
.
Di
più
,
a
forza
di
osservare
e
di
descrivere
con
premeditazione
sistematica
,
è
accaduta
nel
De
Amicis
una
cosa
che
necessariamente
doveva
seguire
:
la
stanchezza
.
Chiunque
abbia
fatto
per
sei
mesi
il
cronista
d
'
un
qualunque
giornale
avrà
notato
questo
fatto
:
da
prima
,
il
giornalista
novellino
esercita
l
'
officio
suo
con
entusiasmo
:
gli
pare
d
'
esser
sortito
a
qualche
alta
missione
di
rinnovamento
cronistico
e
civile
,
e
crede
che
dalla
sua
cronaca
debba
tutto
il
popolo
dedurre
una
strana
potenza
d
'
arte
e
di
vita
.
Allora
egli
va
volentieri
in
giro
,
e
passa
da
una
festa
da
ballo
a
un
ospedale
,
da
una
prigione
a
qualche
spettacolo
inaugurativo
,
dal
teatro
alla
questura
,
dilettandosi
di
farsi
trascinar
di
notte
in
carrozza
da
nolo
per
le
strade
deserte
.
E
scrive
con
lieta
effusione
d
'
animo
e
d
'
intelletto
,
nella
stamperia
in
movimento
,
mentre
le
macchine
ruotano
i
congegni
silenziosi
e
il
vapore
sbuffa
impaziente
.
L
'
odor
d
'
antimonio
e
d
'
inchiostro
gli
desta
nel
cervello
un
'
ebrezza
vivace
,
e
scrive
gaiamente
,
nascendogli
nella
fantasia
imagini
e
sgorgandogli
dalla
penna
frasi
inaspettate
.
Tutto
gli
pare
nuovo
e
bello
,
e
va
per
alquanti
giorni
in
quella
freschezza
d
'
intelletto
cogliendo
i
più
vivaci
fiori
della
sua
cronaca
.
Poi
comincia
una
siccità
dolorosa
.
I
pranzi
inaugurali
gli
fanno
indigestione
,
e
le
signore
nelle
feste
non
più
lo
guardano
con
quella
curiosità
paurosa
che
tanto
solletica
agli
esercenti
il
sacro
ministero
della
stampa
i
nervi
vanitosi
,
e
non
avendo
denari
per
pagar
la
carrozza
deve
andare
a
piedi
sino
alla
tipografia
.
Tosto
sopravviene
la
nausea
e
la
stanchezza
:
l
'
estensione
della
cronaca
diventa
il
più
vile
e
faticoso
d
'
ogni
mestiere
,
la
stamperia
una
caverna
dove
si
muore
soffocati
dal
caldo
e
avvelenati
dalle
emanazioni
del
piombo
,
il
cervello
si
rivolta
contro
la
tortura
della
procreazione
forzata
e
non
esprime
più
imagini
.
Come
fare
?
Si
ripescano
le
vecchie
frasi
e
se
ne
rivestono
le
osservazioni
nuove
;
e
in
quest
'
opera
ingrata
e
lenta
del
ritagliare
abiti
vecchi
passa
la
notte
,
e
tutto
l
'
organismo
del
cronista
si
abbandona
e
si
abbatte
nel
languore
di
un
tedio
infinito
.
Questo
è
accaduto
al
De
Amicis
.
Egli
,
passati
i
primi
bollori
,
pone
una
fatica
ineffabile
a
lucidare
sulla
carta
i
contorni
delle
cose
vedute
,
e
a
colorirli
per
modo
che
abbiano
una
qualunque
sembianza
di
vita
.
L
'
opera
sua
rassomiglia
a
quella
degli
alluminatori
d
'
iniziali
nei
codici
antichi
.
Non
intendo
dunque
quelli
che
vengono
a
parlare
di
vecchie
scuole
e
di
vecchie
tendenze
d
'
arte
.
Che
scuole
e
che
tendenze
d
'
arte
?
Al
De
Amicis
mancano
la
luce
e
il
calore
interiori
,
che
constituiscono
l
'
anima
o
la
tendenza
subbiettiva
d
'
uno
scrittore
.
Egli
è
un
giapponese
dell
'
arte
,
e
lavora
con
pazienza
meravigliosa
a
costruire
al
tornio
delle
sfere
concentriche
che
siano
una
nell
'
altra
.
Egli
anche
rassomiglia
a
quei
tanti
disgraziati
che
sono
dalle
necessità
della
vita
costretti
a
copiare
i
quadri
dei
grandi
maestri
.
Il
De
Amicis
copia
invece
dal
vero
,
dicono
,
se
bene
non
manca
qualche
visitatore
dei
paesi
descritti
da
lui
,
che
nega
;
ma
questo
non
monta
:
il
procedimento
d
'
arte
è
il
medesimo
.
Quanto
ai
risultati
Qui
certo
troverò
molti
contraditori
.
E
,
primo
fra
tutti
,
si
oppone
l
'
editore
,
il
quale
,
giudicando
dal
gran
numero
d
'
esemplari
che
dell
'
ultimo
libro
di
Edmondo
giornalmente
si
spacciano
,
conclude
alla
sua
eccellenza
;
poi
,
con
altri
argomenti
,
se
bene
non
di
tanto
peso
quanto
questo
,
altri
giungono
alla
medesima
deduzione
.
Or
io
non
voglio
entrare
nel
gusto
del
pubblico
,
il
quale
,
se
questi
libri
gli
piacciono
,
fa
bene
a
comprarli
,
e
neppure
voglio
andare
a
rintracciare
le
ragioni
di
tanto
favore
.
Il
pubblico
è
capriccioso
e
instabile
negli
odii
e
negli
amori
:
a
volte
lo
assale
un
volgar
desiderio
di
cibi
bestiali
,
e
ricerca
i
romanzacci
di
ladroneccio
e
d
'
omicidio
e
di
prostituzione
,
a
volte
,
invece
,
ha
bisogno
di
ritemprarsi
nelle
fresche
soavità
dell
'
idillio
,
e
predilige
le
tenui
espansioni
della
prosa
e
la
poesia
sentimentale
;
ora
è
infastidito
e
vuol
cose
che
lo
distraggano
dalla
noia
,
ora
pargli
d
'
aver
troppo
folleggiato
e
volentieri
piega
alle
letture
serie
che
gli
rinvigoriscono
l
'
intelletto
.
Non
si
può
dunque
tener
conto
dell
'
opinione
sua
,
tanto
più
che
ad
esso
sfuggono
certe
generali
ragioni
d
'
arte
,
le
quali
non
son
confinate
entro
le
pagine
d
'
un
determinato
libro
,
ma
si
espandono
maleficamente
intorno
.
Il
pubblico
dunque
si
compiace
di
questi
libri
del
De
Amicis
,
e
li
compra
:
a
me
,
lo
dico
francamente
,
recano
una
noia
ineffabile
.
Io
ho
letto
volentieri
i
men
dilettosi
scrittori
dell
'
antichità
,
Boezio
e
Seneca
,
Quintilliano
e
Isocrate
,
e
altri
che
non
occorre
di
nominare
per
non
fare
il
catalogo
delle
mie
letture
;
ma
di
questi
niuno
mi
ha
tanto
infastidito
,
quanto
il
De
Amicis
con
le
sue
narrazioni
di
viaggio
.
Quanto
alla
materia
,
esse
sono
affatto
inutili
,
poiché
non
occorre
di
aver
attraversata
la
Schelda
per
avvedersi
con
quanta
leggerezza
egli
scriva
della
pittura
fiamminga
,
per
citare
un
esempio
solo
.
E
poi
per
sé
stessa
la
narrazione
di
viaggio
,
quando
non
sia
studio
sociale
o
politico
,
è
una
poverissima
e
vilissima
materia
d
'
arte
.
Tutta
la
virtù
dovrebbe
dunque
star
nella
forma
;
e
infatti
Teofilo
Gautier
e
gli
altri
minori
artisti
francesi
che
hanno
additata
la
via
ad
Edmondo
,
riposero
nella
forma
tutta
l
'
eccellenza
dell
'
arte
,
e
accarezzarono
la
parola
con
la
medesima
perfezione
di
cesello
con
la
quale
il
Cellini
trattò
i
metalli
e
le
margarite
.
Ma
Edmondo
?
Ahimè
,
non
dite
,
se
avete
pietà
dell
'
arte
,
ch
'
egli
sia
un
orafo
dello
stile
!
Non
ripetete
questo
luogo
comune
,
che
è
una
bestemmia
.
Del
suo
periodo
ho
fatto
or
ora
l
'
analisi
chimica
;
e
ho
mostrato
com
'
esso
sia
una
conseguenza
della
scarsa
forza
imaginosa
.
Leggendo
qualche
pagina
del
De
Amicis
,
a
seconda
del
libro
provo
una
sensazione
diversa
:
mi
par
di
sentire
un
trotto
di
bersaglieri
in
marcia
,
o
di
camelli
uscenti
da
Tangeri
,
o
di
asinelli
accorrenti
al
forte
di
Fenestrelle
:
sempre
però
un
trotterello
serrato
di
proposizioni
che
si
rincorrono
affannosamente
senza
potersi
raggiungere
mai
.
È
questa
l
'
oreficeria
?
StampaPeriodica ,
Nel
dicembre
del
1826
il
Foscolo
scriveva
a
Liverpool
ad
un
amico
,
il
quale
s
'
era
proposto
d
'
andare
a
Londra
a
fargli
una
visita
:
«
Il
mio
consiglio
sarebbe
che
non
veniste
a
trovarmi
,
perché
sono
in
molto
misero
stato
,
e
la
mia
vista
vi
affliggerebbe
»
.
Egli
era
davvero
in
molto
misero
stato
,
tanto
misero
,
che
senza
il
soccorso
di
un
generoso
amico
sarebbe
forse
,
come
egli
stesso
dice
in
una
di
queste
lettere
,
morto
qualche
mese
innanzi
.
Morì
invece
nel
settembre
dell
'
anno
di
poi
;
e
le
privazioni
e
i
dolori
degli
ultimi
quattro
anni
affrettarono
probabilmente
,
se
non
produssero
,
la
morte
.
Accade
non
di
rado
che
intorno
agli
uomini
straordinari
d
'
animo
e
d
'
ingegno
si
formino
come
due
partiti
opposti
,
il
partito
degli
ammiratori
ad
ogni
costo
,
e
quello
di
coloro
che
,
con
la
scusa
di
manifestare
la
verità
,
nascosta
o
travisata
dagli
altri
,
insistono
con
una
specie
di
compiacenza
sulle
debolezze
e
gli
errori
.
Oggimai
tutti
quelli
che
studiano
senza
secondi
fini
sono
d
'
accordo
in
ciò
,
che
la
verità
si
deve
sempre
a
tutti
ed
in
tutto
,
e
che
la
vita
degli
uomini
grandi
,
se
s
'
ha
da
scriverla
,
s
'
ha
da
scriverla
quale
dallo
studio
diligente
e
spassionato
dei
fatti
risulta
che
fu
.
L
'
idea
che
gli
uomini
,
ai
quali
toccò
in
sorte
una
particella
maggiore
di
divinità
,
non
abbiano
da
avere
con
sé
niente
di
quel
d
'
Adamo
,
o
che
almeno
giovi
rappresentarli
come
se
tali
fossero
stati
,
è
una
idea
che
non
cammina
più
:
la
realtà
ha
finito
di
roderle
in
questi
ultimi
anni
le
gambe
.
Se
non
ci
scandalizziamo
troppo
di
tanti
vizi
di
tanta
gente
volgare
,
o
che
la
ricchezza
soltanto
distingue
dal
volgo
,
perché
vorremo
meravigliarci
o
sdegnarci
degli
errori
di
coloro
che
compensano
con
molte
nobili
qualità
le
loro
debolezze
?
E
queste
debolezze
hanno
spesso
così
profonda
radice
nell
'
animo
di
chi
le
possiede
,
sono
così
intimamente
connesse
con
tutte
le
facoltà
di
lui
,
che
,
tacendone
,
non
si
spiegherebbe
interamente
l
'
uomo
.
Si
può
dunque
,
e
si
deve
,
parlare
;
ma
con
reverente
indulgenza
:
parlarne
altrimenti
è
indizio
d
'
animo
gretto
o
maligno
.
Gli
uomini
grandi
,
tanto
non
sono
esenti
dalle
debolezze
della
natura
umana
,
che
il
più
delle
volte
si
cercano
invano
in
essi
alcune
di
quelle
umili
virtù
,
che
molti
uomini
anche
volgari
possiedono
,
e
che
sono
la
guida
più
sicura
alla
tranquilla
felicità
della
vita
.
Perciò
forse
principalmente
è
vera
quella
sentenza
del
Leopardi
,
che
alla
grandezza
dell
'
ingegno
va
spesso
congiunta
la
infelicità
;
benché
egli
la
sostenesse
con
intendimenti
diversi
e
per
diverse
ragioni
.
Al
Foscolo
mancò
,
fra
le
altre
,
la
virtù
di
sottomettere
ai
consigli
della
prudenza
il
sodisfacimento
dei
propri
desidèri
.
Quel
savio
dettato
popolare
:
«
Bisogna
fare
il
passo
secondo
la
gamba
»
,
che
ha
fatto
e
fa
la
contentezza
di
tanta
buona
gente
,
si
direbbe
che
fu
da
lui
perfettamente
ignorato
.
Se
lo
conobbe
,
e
si
provò
a
metterlo
in
pratica
,
non
gli
riuscì
:
la
volontà
,
per
quanto
forte
,
non
bastò
a
vincere
l
'
inclinazione
naturale
.
Egli
,
che
in
tempo
di
guerra
avea
saputo
sopportare
con
sereno
animo
le
fatiche
e
privazioni
più
dure
della
milizia
,
non
sapeva
,
ridottosi
nella
pacifica
vita
di
letterato
e
di
professore
a
Milano
e
a
Pavia
,
adattarsi
a
vivere
in
quella
modesta
condizione
che
i
suoi
guadagni
gli
consentivano
:
egli
,
che
esulando
nella
Svizzera
,
con
una
salute
già
mezzo
rovinata
,
s
'
era
messo
tranquillamente
a
pericolo
di
patire
la
fame
ed
il
freddo
,
avea
nei
tempi
ordinari
bisogno
delle
sue
stufe
,
de
'
suoi
tappeti
,
delle
sue
elegantissime
tazze
di
porcellana
,
della
sua
cara
e
fida
teiera
nera
,
senza
la
quale
gli
pareva
di
non
poter
fare
colazione
.
Arrivato
a
Londra
con
pochi
denari
,
bisognoso
di
guadagnare
per
vivere
,
e
sempre
incerto
della
domani
,
non
sapeva
,
passando
davanti
al
negozio
di
un
orefice
o
di
un
ebanista
,
resistere
alla
tentazione
di
comprare
un
oggetto
d
'
arte
o
un
bel
mobile
.
In
un
gran
fascio
di
conti
,
ricevute
,
cambiali
,
e
altre
carte
d
'
interessi
privati
,
ch
'
io
mi
son
preso
la
cura
di
esaminare
a
una
a
una
(
e
mentre
le
sfogliavo
,
esse
mi
venìan
raccontando
una
lunga
storia
di
piaceri
e
di
dolori
,
di
sodisfazioni
e
d
'
umiliazioni
,
di
speranze
e
di
disinganni
,
di
propositi
fatti
e
non
mantenuti
,
d
'
ansie
,
di
paure
,
di
pentimenti
,
che
travagliarono
i
primi
sei
anni
,
pur
i
meno
infelici
,
della
vita
del
Foscolo
in
Inghilterra
)
,
in
cotesto
fascio
di
carte
,
dove
fra
le
note
del
carbonaio
e
del
barbiere
,
della
stiratrice
e
del
calzolaio
,
stanno
il
catalogo
dei
libri
e
l
'
inventario
dei
mobili
del
Digamma
cottage
venduti
all
'
incanto
,
c
'
è
una
fattura
del
gioielliere
Wells
in
data
del
20
giugno
1818
,
quietanzata
,
per
un
servizio
da
tavola
in
argento
del
valore
di
lire
1600;
c
'
è
una
ricevuta
,
in
data
dello
stesso
giorno
,
di
un
negoziante
di
mobili
,
per
lire
550
,
prezzo
di
una
tavola
e
di
tre
sedie
;
ci
sono
due
ricevute
,
una
dello
stesso
giorno
,
una
di
tre
giorni
avanti
,
per
oltre
seicento
lire
di
biancheria
;
c
'
è
una
fattura
del
4
giugno
per
una
sedia
da
viaggio
,
del
prezzo
di
lire
cinquecento
.
Il
Foscolo
faceva
tutte
queste
spese
per
una
villetta
che
aveva
presa
in
affitto
a
Moulsey
,
in
una
incantevole
posizione
,
tanto
incantevole
che
gli
permetteva
il
lusso
di
regalare
a
'
suoi
amici
l
'
uva
colta
da
una
vite
che
adornava
le
muraglie
esterne
della
casa
.
Le
sole
spese
accennate
da
me
,
fatte
tutte
nello
stesso
mese
di
giugno
,
anzi
quasi
tutte
nello
stesso
giorno
,
superano
le
tremila
lire
,
e
lasciano
facilmente
indovinare
che
dovettero
essere
accompagnate
e
seguìte
da
molte
altre
.
Naturalmente
,
comprata
la
carrozza
,
ci
volle
il
cavallo
;
comprato
il
cavallo
,
ci
volle
il
cocchiere
;
de
'
quali
Ugo
aveva
veramente
bisogno
,
perché
,
ritiratosi
in
campagna
per
aver
più
quiete
e
agio
da
lavorare
,
gli
occorreva
recarsi
spesso
in
città
,
dove
lo
chiamavano
gli
amici
e
gli
affari
,
e
dove
aveva
perciò
seguitato
a
tener
un
quartierino
mobiliato
in
Woodstock
street
.
Non
più
che
tre
mesi
innanzi
dal
tempo
di
quelle
spese
per
la
villa
,
nel
marzo
del
1818
,
egli
terminava
una
lettera
alla
Quirina
Magiotti
con
queste
parole
:
«
Le
forze
mancano
:
il
tempo
passa
;
e
s
'
io
non
provvedo
,
la
miseria
può
condurmi
da
un
'
ora
all
'
altra
all
'
infamia
»
.
E
quasi
tutte
le
lettere
che
dopo
il
suo
arrivo
in
Inghilterra
avea
scritte
fino
allora
in
Italia
erano
piene
del
racconto
delle
sue
miserie
.
Qual
radicale
cambiamento
era
nello
spazio
di
soli
tre
mesi
avvenuto
nella
sua
condizione
?
Tutto
il
cambiamento
era
questo
:
l
'
Edinburgh
Review
avea
pubblicato
un
suo
articolo
,
e
glie
lo
avea
pagato
profumatamente
,
32
lire
sterline
per
ogni
sedici
pagine
,
invece
delle
15
lire
che
usava
pagare
agli
altri
.
L
'
articolo
era
stato
lodatissimo
.
Oltre
ciò
egli
avea
fissato
alcun
lavori
con
l
'
Hobhouse
,
il
quale
gli
avea
anticipato
,
un
po
'
in
conto
di
quei
lavori
,
un
po
'
a
titolo
di
prestito
,
qualche
somma
,
e
gli
avea
dato
speranza
di
altre
simili
anticipazioni
.
Questa
,
dico
,
tutta
la
realtà
del
cambiamento
:
ma
questa
povera
realtà
si
strascicava
dietro
una
coda
di
aurei
sogni
infinita
.
Ecco
la
coda
.
Giacché
le
Riviste
lo
pagavano
sì
bene
,
egli
stabilì
,
cioè
s
'
immaginò
,
che
avrebbe
dato
all
'
Edinburgh
e
alla
Quarterly
Review
otto
articoli
l
'
anno
,
i
quali
gli
avrebbero
portato
un
guadagno
sicuro
di
quattrocento
sterline
nette
,
quanto
gli
ci
voleva
appunto
per
vivere
.
Provveduto
al
vivere
quotidiano
,
bisognava
pensare
alle
eventualità
del
futuro
.
Egli
però
(
ecco
il
séguito
della
coda
)
avea
proposto
ad
alcuni
librai
il
disegno
di
pubblicare
in
trentasei
volumetti
alcuni
classici
italiani
illustrati
da
lui
;
e
i
librai
lo
aveano
assicurato
che
,
trovandosi
,
come
pareva
probabile
,
un
migliaio
di
compratori
,
avrebbe
ritratto
dal
suo
lavoro
,
nei
quattro
o
cinque
anni
che
ci
volevano
per
compierlo
,
un
capitale
almeno
di
diecimila
sterline
.
L
'
uomo
,
se
anche
per
natura
incredulo
e
dubitante
,
è
sempre
disposto
a
credere
le
cose
che
gli
fa
piacere
e
bisogno
che
avvengano
;
salvo
poi
,
se
non
avvengono
,
a
disperarsi
e
pigliarsela
con
gli
uomini
e
col
destino
.
Quei
calcoli
di
guadagno
si
disegnavano
alla
bella
prima
nella
mente
del
Foscolo
come
tanto
matematicamente
esatti
e
sicuri
,
ch
'
egli
non
dubitava
di
annunziare
agli
amici
e
ai
parenti
la
sua
mutata
fortuna
,
e
credeva
,
in
bonissima
fede
,
io
avviso
,
di
potere
spendere
anticipatamente
senza
nessun
pericolo
una
parte
di
quel
guadagno
.
Non
già
che
prima
e
dopo
questo
brevissimo
sogno
dorato
egli
conducesse
in
Inghilterra
una
vita
molto
economica
;
ma
,
prima
almeno
,
non
spendeva
,
credo
,
con
tanto
allegra
sicurezza
.
Le
notizie
della
sua
poco
economica
vita
arrivavano
fino
dai
primi
tempi
in
Italia
,
esagerate
forse
,
come
accade
,
e
forse
contrastanti
col
racconto
delle
miserie
portato
dalle
sue
lettere
.
Giulio
,
il
suo
buon
fratello
,
che
gli
avea
procacciato
il
danaro
col
quale
condursi
a
Londra
e
mantenercisi
qualche
tempo
,
che
vedea
passare
i
mesi
senza
che
Ugo
paresse
rammentarsi
degl
'
impegni
lasciati
in
Italia
,
Giulio
,
che
lo
conoscea
troppo
bene
,
che
avea
veduto
co
'
propri
occhi
a
Milano
e
a
Pavia
la
vita
di
lui
,
gli
scrisse
nel
giugno
del
1817
:
«
Da
molte
persone
ti
sento
a
Londra
e
onorato
e
con
molti
mezzi
da
far
danaro
.
Da
te
non
so
né
liete
,
né
tristi
nuove
;
però
ne
scrivesti
di
lacrimevoli
a
Firenze
.
A
settembre
finisce
l
'
affitto
della
casa
,
pagato
fino
ad
ora
dal
signor
Spiridione
Naranzi
,
il
quale
si
mostrò
e
nell
'
occasione
della
malattia
e
per
le
spese
del
funerale
buon
amico
e
affezionato
parente
.
Penso
che
la
sorella
potrà
ristringersi
in
due
stanze
,
e
la
spesa
della
pigione
sarà
assai
minore
;
e
penso
che
anche
per
la
pensione
tu
potrai
in
parte
essere
alleggerito
,
a
meno
che
la
fortuna
tua
,
e
più
che
la
fortuna
il
tuo
sistema
di
vita
ti
permetta
di
far
pagare
i
dieciotto
napoleoni
al
mese
.
Per
conto
mio
ho
mandato
e
manderò
finché
potrò
la
stessa
pensione
,
sebbene
mi
sia
di
sommo
peso
,
e
tale
da
obbligarmi
a
privazioni
dolorosissime
;
ma
mi
sostiene
il
conforto
di
non
avermi
nulla
a
rimproverare
,
e
trovo
nello
stesso
sacrifizio
molta
dolcezza
.
Se
le
letture
letterarie
che
tu
farai
,
se
la
ristampa
delle
tue
opere
,
o
la
pubblicazione
di
qualche
nuova
,
ti
mettono
in
istato
di
possedere
qualche
somma
,
non
trascurare
per
carità
,
fratel
mio
,
di
spedire
del
danaro
a
Visconti
.
Non
ti
nasconderò
che
siffatto
pensiero
è
un
chiodo
ognor
fitto
nel
cuore
;
sì
perché
conosco
la
situazione
dell
'
amico
,
e
sì
anche
perché
un
poco
d
'
amor
proprio
mi
lacera
,
che
gli
stranieri
faccian
tanto
per
mantenere
la
nostra
famiglia
»
.
Non
era
questa
la
prima
volta
che
Giulio
scriveva
in
tono
di
amorevole
rimprovero
ad
Ugo
.
Il
primo
febbraio
dell
'
anno
stesso
gli
avea
scritto
una
lettera
di
lamento
molto
più
amaro
.
«
T
'
incalzi
,
gli
diceva
,
l
'
idea
degli
obblighi
tuoi
verso
Visconti
,
come
mi
tien
sollecito
il
timore
ch
'
ei
resti
scoperto
in
una
somma
consacrata
con
tanta
generosità
e
con
tanti
sacrifizi
per
la
migliore
delle
azioni
.
E
sai
tu
perch
'
io
tremo
?
Non
è
perch
'
io
dubiti
che
ti
manchi
volontà
,
o
danaro
,
ma
bensì
perché
ti
manca
economia
e
quell
'
assieme
d
'
idee
indispensabili
per
avanzarti
i
mezzi
necessari
e
pòrti
la
calma
nel
seno
col
disimpegno
de
'
tuoi
doveri
.
Non
ti
adirare
con
queste
verità
;
è
il
fratel
tuo
che
ti
parla
,
che
ti
ama
più
di
sé
stesso
e
che
ti
difende
costantemente
contro
tutti
quelli
che
tentano
intaccare
la
tua
delicatezza
;
ma
io
come
tuo
verace
amico
devo
scoprirti
con
verità
i
difetti
tuoi
,
se
parmi
che
tu
ne
abbia
,
e
tu
devi
correggerti
,
se
trovi
le
mie
ragioni
giuste
»
.
Chi
conosce
l
'
animo
altiero
d
'
Ugo
,
chi
sa
come
egli
amava
la
famiglia
,
s
'
immagina
facilmente
che
queste
lettere
del
fratello
dovettero
essergli
peggio
che
coltellate
.
Le
punte
di
quei
rimproveri
dovettero
penetrargli
tanto
più
a
fondo
nel
cuore
,
quanto
i
rimproveri
erano
più
amorevoli
,
e
,
in
parte
almeno
,
meritati
.
Ugo
passò
dei
giorni
ben
tristi
,
e
credo
non
ebbe
pace
finché
non
riuscì
a
trovare
e
mandare
il
denaro
che
dovea
.
Egli
era
allora
in
cattivissime
condizioni
economiche
;
ma
non
gli
mancò
l
'
aiuto
degli
ammiratori
ed
amici
.
Lord
Guilford
gli
scriveva
il
7
di
giugno
,
inviandogli
una
somma
di
danaro
,
e
pregandolo
di
rivolgersi
a
lui
nei
suoi
bisogni
.
«
La
tenuità
dell
'
acchiusa
somma
,
diceva
,
Le
proverà
che
non
voglio
abusare
della
sua
confidenza
»
.
Il
22
settembre
Lady
Westmoreland
lo
pregava
molto
delicatamente
e
cortesemente
di
accettarla
come
banchiera
per
la
piccola
somma
di
cinquanta
lire
sterline
:
«
C
'
est
possible
egli
scriveva
que
même
la
petite
somme
de
50
L
.
pourra
vous
être
utile
et
vous
débarrasser
de
quelques
personnes
aux
arrangements
qui
pourraiet
entraîner
plus
de
dépense
.
Pardonnez
donc
la
liberté
que
je
prends
et
attribuez
-
la
à
ma
franchise
naturelle
»
.
Nello
stesso
mese
un
amico
,
che
firmava
con
le
sole
iniziali
R.U.
,
lo
avvertiva
che
i
banchieri
Hoskins
avevano
accettato
di
negoziare
una
sua
cambiale
,
e
chiudeva
la
lettera
facendogli
coraggio
:
«
Chassez
le
chagrin
:
luttez
avec
plus
d
'
énergie
pour
vaincre
la
mauvaise
fortune
.
Tu
ne
cede
malis
Je
m
'
occuperai
de
votre
affaire
,
mais
en
même
temps
fiez
-
vous
à
vous
-
même
»
.
Quando
Ugo
fosse
in
grado
di
mandare
in
Italia
i
denari
pei
quali
Giulio
lo
sollecitava
,
non
saprei
dire
;
ma
che
li
mandò
non
più
tardi
della
prima
metà
del
1818
si
capisce
da
una
lettera
di
Giulio
stesso
dell
'
agosto
di
quell
'
anno
,
con
la
quale
si
rallegrava
col
fratello
della
sua
buona
fortuna
.
Sopra
che
fragili
fondamenta
questa
buona
fortuna
posasse
lo
abbiam
veduto
;
e
il
Foscolo
non
tardò
molto
ad
accorgersi
che
aveva
sognato
.
In
una
lettera
alla
Quirina
Magiotti
in
data
del
20
settembre
,
posteriore
cioè
di
soli
quattro
mesi
all
'
annunzio
che
avea
dato
anche
a
lei
delle
sue
mutate
condizioni
economiche
,
si
comincia
a
sentire
già
lo
sconforto
.
«
Il
mio
stato
apparente
,
le
scrive
,
è
quale
gli
amici
miei
vorrebbero
che
fosse
in
sostanza
;
ed
ho
dovuto
assumerlo
,
perché
qui
l
'
aspetto
e
il
sospetto
di
povertà
basta
a
farti
bandire
da
ogni
commercio
sociale
e
mercantile
.
E
se
i
librai
che
hanno
fatto
meco
il
contratto
dei
Classici
italiani
avessero
mai
pensato
che
io
non
lavoro
che
per
bisogno
,
mi
avrebbero
offerto
pochissimo
;
o
piuttosto
non
avrebbero
voluto
aver
che
fare
con
me
.
Il
segreto
del
vantaggiosissimo
contratto
fatto
sta
tutto
nella
certezza
in
cui
i
librai
sono
,
che
,
vivendomi
io
co
'
ricchi
,
ed
in
case
di
grandi
ricchi
,
i
ricchi
e
i
grandi
compreranno
e
faranno
comprare
le
cose
stampate
col
nome
mio
Dacché
ho
dovuto
essere
in
commercio
coi
librai
(
alcuni
de
'
quali
,
e
specialmente
uno
col
quale
ho
più
che
fare
,
vivono
alla
Rinuccini
e
alla
Corsini
)
,
mi
è
convenuto
fare
l
'
estremo
del
mio
potere
,
ed
anche
del
mio
non
-
potere
,
perché
essi
vedano
e
possano
affermare
come
trattano
con
un
autore
gentiluomo
Or
io
,
parte
per
saldare
alcuni
debiti
fatti
,
e
parte
per
l
'
avvenire
,
sto
angosciandomi
dì
e
notte
col
cuore
,
temendo
di
non
potere
far
presto
,
e
travagliando
con
la
mente
e
la
penna
»
.
Il
Foscolo
sentiva
il
bisogno
di
giustificarsi
agli
altri
,
e
più
che
agli
altri
a
sé
stesso
,
del
lusso
col
quale
viveva
;
ma
l
'
idea
che
quel
lusso
fosse
necessario
per
trovar
lavoro
e
guadagno
era
,
se
non
interamente
falsa
,
per
lo
meno
esagerata
.
Bisognerebbe
conoscere
poco
la
natura
umana
in
generale
,
e
quella
del
Foscolo
in
particolare
,
per
non
accogliere
almeno
il
dubbio
che
cotesta
falsa
idea
,
dalla
quale
derivarono
tutti
i
guai
e
le
miserie
ultime
,
veramente
grandi
,
del
povero
Ugo
,
non
gli
fosse
,
direi
quasi
,
suggerita
dalla
inclinazione
sua
,
che
lo
portava
ad
amare
la
compagnia
,
le
usanze
e
la
vita
dei
grandi
.
E
vivendo
coi
ricchi
e
coi
grandi
il
suo
carattere
altiero
lo
portava
naturalmente
a
non
voler
parere
da
meno
di
loro
.
Questa
era
una
debolezza
;
ma
chi
può
fargliene
rimprovero
,
quando
si
pensa
che
egli
solo
ne
portò
la
pena
(
e
qual
pena
!
)
,
e
che
senza
la
fonte
di
quella
debolezza
,
egli
forse
non
avrebbe
compiuto
tante
altre
azioni
belle
e
magnanime
?
Alla
fine
dell
'
anno
1818
il
sogno
di
miglior
fortuna
sognato
dal
Foscolo
era
compiutamente
dileguato
.
Fidando
troppo
sull
'
aiuto
dell
'
Hobhouse
e
sui
guadagni
che
sperava
fare
lavorando
per
lui
,
egli
aveva
(
scrive
alla
Magiotti
)
tralasciato
di
fare
articoli
per
le
riviste
,
e
avea
sospeso
l
'
edizione
del
primo
volume
dei
classici
(
benché
non
risulta
che
avesse
trovato
gli
associati
che
ci
voleano
per
cominciarla
)
;
e
quando
l
'
Hobhouse
,
impigliatosi
nelle
gravi
spese
di
una
elezione
politica
,
si
trovò
costretto
a
diminuire
le
somministrazioni
di
denaro
che
gli
faceva
e
a
modificare
le
sue
prime
proposte
circa
il
lavoro
da
compiere
insieme
,
il
povero
Ugo
si
trovò
in
grande
imbarazzo
,
e
dové
,
fra
le
altre
cose
,
abbandonare
la
sua
villetta
di
Moulsey
.
«
Lasciai
,
scrive
alla
Quirina
,
la
mia
casetta
di
campagna
,
di
cui
per
altro
pago
tuttavia
la
pigione
;
ma
non
ho
spese
domestiche
,
né
necessità
di
calessetto
e
cavallo
,
né
imposte
.
Vivo
alla
meglio
in
due
stanzette
mobiliate
in
Woodstock
street
,
e
che
dianzi
non
mi
serviranno
che
per
dormire
quando
ci
veniva
Oramai
il
mio
carattere
fa
perdonare
anche
dagl
'
lnglesi
alla
mia
povertà
»
.
Il
povero
Foscolo
(
diciamo
le
cose
crudamente
come
sono
)
non
avea
proprio
testa
per
il
governo
di
una
famiglia
,
fosse
pure
la
più
semplice
possibile
,
composta
cioè
,
come
la
sua
,
di
un
solo
individuo
.
C
'
è
d
'
altra
parte
tante
brave
persone
che
hanno
testa
da
ciò
,
ma
non
sanno
scrivere
un
solo
verso
come
quello
dei
Sepolcri
,
che
sarebbe
ingiusto
pigliarsela
troppo
con
la
natura
perché
non
sempre
riesce
a
fate
che
i
buoni
poeti
sieno
buoni
amministratori
:
ad
ogni
modo
chi
avrebbe
ragione
di
pigliarsela
sarebbero
i
poeti
stessi
,
sopra
i
quali
ricade
tutto
il
danno
del
non
possedere
quella
qualità
.
Il
Foscolo
dunque
era
uno
di
questi
infelici
.
A
considerare
le
corbellerie
che
faceva
,
e
i
guai
che
si
tirava
addosso
,
si
prova
quasi
un
senso
di
compassione
.
Scriveva
,
come
abbiamo
visto
,
che
per
mantenersi
a
Londra
gli
bastavano
diecimila
lire
l
'
anno
(
le
quali
,
se
non
eran
molto
,
non
erano
neanche
pochissimo
)
;
e
,
pagando
la
pigione
di
un
quartiere
mobiliato
in
città
,
spendeva
duemila
cento
lire
per
l
'
affitto
di
una
villa
,
spendeva
in
pochi
giorni
più
di
tremila
lire
per
alcuni
oggetti
di
arredamento
.
Credeva
e
diceva
,
ciò
non
ostante
,
di
essersi
ritirato
in
campagna
anche
per
economia
;
e
poi
per
economia
tornava
,
come
abbiam
visto
,
dalla
campagna
in
città
:
tornava
in
città
per
risparmiare
,
fra
le
altre
,
la
spesa
di
mantenimento
del
cavallo
,
e
comprava
un
cavallo
proprio
alla
vigilia
di
lasciare
la
campagna
.
S
'
era
fatto
costruire
una
rimessa
,
avea
comprato
il
calesse
;
e
dal
4
giugno
al
1°
dicembre
spendeva
350
lire
per
nolo
di
vetture
.
Un
savio
e
grasso
borghese
,
la
cui
amministrazione
vada
,
per
sua
fortuna
,
come
un
orologio
,
e
che
,
per
sua
fortuna
,
non
abbia
mai
letto
i
Sepolcri
né
udito
pronunziare
il
nome
di
Ugo
Foscolo
,
a
sentir
queste
cose
proromperebbe
:
Ma
che
razza
d
'
imbecille
era
costui
?
Ecco
uno
dei
benefizi
dell
'
essere
poeti
.
Le
ultime
parole
da
me
riferite
nella
lettera
alla
Magiotti
lascerebbero
supporre
che
il
Foscolo
,
tornando
in
città
,
avesse
introdotto
un
radicale
cambiamento
nel
suo
sistema
di
vita
.
Pur
troppo
non
era
così
.
Glie
ne
sarà
forse
balenata
l
'
intenzione
,
si
sarà
forse
anche
provato
a
metterla
in
atto
;
ma
la
volontà
non
gli
bastò
.
E
l
'
occasione
non
si
porgeva
davvero
troppo
favorevole
.
Era
quello
il
tempo
che
avea
cominciato
a
frequentare
assiduamente
la
famiglia
Russell
e
ad
innamorarsi
di
Carolina
.
Alla
naturale
inclinazione
,
rafforzata
dalla
consuetudine
si
aggiungeva
quindi
una
ragione
di
più
per
non
ritirarsi
dalla
società
in
mezzo
alla
quale
avea
fino
allora
vissuto
.
E
il
rimanere
in
cotesta
società
voleva
dire
mantenersi
nella
necessità
di
menare
una
vita
superiore
alle
sue
entrate
.
Le
lettere
d
'
Inglesi
a
Foscolo
inedite
e
i
documenti
concernenti
gl
'
interessi
privati
confermano
queste
induzioni
.
E
disgraziatamente
le
confermano
i
fatti
.
Anzi
,
il
Foscolo
non
era
ancora
arrivato
al
punto
culminante
delle
spese
eccessive
e
inconsiderate
.
Ci
arrivò
,
come
è
noto
,
nel
1822
,
quando
gli
venne
l
'
idea
di
fabbricare
.
La
incapacità
negli
affari
,
la
passione
per
ciò
che
chiamasi
confortabile
,
e
il
gusto
dell
'
artista
congiurarono
in
ciò
alla
sua
totale
rovina
.
È
singolare
,
incredibile
quasi
,
la
tranquilla
sicurezza
con
la
quale
egli
parla
a
Lady
Dacre
del
contratto
da
lui
conchiuso
per
la
costruzione
della
sua
casa
.
Il
Foscolo
pare
un
uomo
seduto
sopra
un
barile
di
polvere
,
al
quale
appicca
tranquillamente
il
fuoco
da
sé
.
Quella
casa
di
cui
aveva
fatto
egli
stesso
il
disegno
,
che
adornava
e
mobiliava
con
la
eleganza
di
un
artista
,
quella
casa
che
doveva
essere
e
fu
l
'
amor
suo
,
che
doveva
essere
e
non
fu
l
'
asilo
della
sua
vecchiezza
,
quella
casa
egli
non
doveva
abitarla
tranquillamente
neppure
un
anno
:
che
dico
?
neppure
un
mese
.
Chiunque
altri
avrebbe
saputo
ciò
avanti
di
far
gittare
la
prima
pietra
,
e
si
sarebbe
quindi
astenuto
dal
farla
gittare
.
La
casa
non
era
,
si
può
dire
,
finita
,
il
Foscolo
non
avea
cominciato
ad
abitarla
,
che
i
creditori
gli
furono
addosso
.
La
lettera
con
la
quale
parla
a
Lady
Dacre
del
contratto
è
del
marzo
1822;
e
nel
dicembre
egli
si
trovava
già
in
tali
angustie
per
la
impossibilità
di
far
fronte
a
'
suoi
impegni
,
che
pensò
di
aprirsene
a
quella
egregia
donna
e
al
marito
di
lei
,
chiedendo
loro
consiglio
sui
vari
modi
che
stava
escogitando
per
far
quattrini
.
Fra
cotesti
modi
c
'
era
quello
di
mettersi
a
dare
lezioni
private
.
Quando
in
cospetto
di
un
uomo
disgraziato
(
altri
dica
pure
,
disgraziato
per
colpa
sua
:
e
chi
,
a
questo
mondo
,
non
è
,
un
po
'
più
o
un
po
'
meno
,
l
'
artefice
della
propria
disgrazia
?
)
,
quando
in
cospetto
di
un
uomo
disgraziato
si
vede
un
'
anima
generosa
,
che
mostra
di
saperlo
intendere
e
compatire
,
che
sa
consolarlo
con
nobili
parole
,
le
quali
in
certi
casi
valgono
meglio
d
'
ogni
moneta
,
quelle
poche
volte
che
ciò
accade
,
un
galantuomo
si
sente
allargare
il
cuore
,
e
prova
una
certa
compiacenza
di
appartenere
al
genere
umano
.
Di
questa
compiacenza
noi
andiamo
debitori
a
Lady
Dacre
,
e
ci
è
largo
compenso
al
disgusto
che
proviamo
ripensando
la
crudele
leggerezza
e
la
severità
ingenerosa
con
la
quale
parlarono
del
Foscolo
il
Pecchio
ed
il
Tommaseo
.
Poiché
la
contemplazione
delle
nobili
idee
fa
bene
al
cuore
,
rileggiamo
qualche
passo
della
lettera
che
quella
gentil
donna
rispondeva
al
povero
Ugo
.
«
Povero
Foscolo
!
Votre
lettre
me
fait
beaucoup
de
peine
.
On
pourrait
blâmer
votre
imprudence
,
mais
cela
ne
guérirait
pas
le
mal
.
Lord
Dacre
,
qui
a
étudié
la
loi
dans
sa
jeunesse
,
aurait
pu
vous
donner
de
meilleurs
conseils
;
le
génie
ne
vaut
rien
pour
les
affaires
de
ce
bas
-
monde
.
Du
reste
ne
croyez
pas
que
le
parti
que
vous
voulez
prendre
(
quello
di
dare
lezioni
)
puisse
vous
rabaisser
dans
l
'
estime
de
ceux
dont
l
'
estime
vaille
quelque
chose
Vous
serez
toujours
Ugo
Foscolo
quand
on
vous
trouverait
labourant
la
terre
,
ou
raccommodant
vos
souliers
.
.
Nous
autres
femmelettes
qui
sommes
composées
de
gazes
et
de
rubans
,
et
dont
les
titres
sont
des
voitures
et
de
jolis
meubles
,
si
nous
perdons
tout
cela
,
nous
sommes
anéanties
.
Il
n
'
est
pas
ainsi
des
hommes
qui
se
sont
distingués
[
]
Mon
pauvre
Foscolo
,
ne
perdez
pas
courage
,
mais
ne
bâtissez
plus
de
maisons
Le
malheur
est
que
pour
vivre
il
faut
écrire
pour
les
ignorants
et
les
frivoles
;
pour
se
survivre
il
faut
écrire
pour
les
savants
et
les
sérieux
;
c
'
est
-
à
-
dire
que
pour
se
survivre
il
faut
mourir
de
faim
»
.
Chi
non
avrebbe
baciata
volentieri
la
mano
che
vergò
queste
nobili
parole
?
E
quanti
altri
,
non
dico
solamente
donne
,
ma
uomini
,
sono
capaci
di
sentire
e
di
esprimere
così
schiettamente
e
altamente
,
senza
nessuna
smorfia
,
senza
nessun
falso
sentimentalismo
,
la
compassione
e
il
rispetto
che
ispirano
le
sciagure
e
le
debolezze
di
un
animo
grande
?
Alle
generose
parole
seguirono
i
fatti
.
Lady
Dacre
suggerì
,
com
'
è
noto
,
al
Foscolo
di
dare
un
corso
di
lezioni
di
letteratura
italiana
,
e
si
adoperò
a
trovar
soscrittori
.
Il
corso
fruttò
,
al
dire
del
Foscolo
stesso
,
un
migliaio
circa
di
lire
sterline
;
le
quali
,
secondo
lui
,
avrebbero
dovuto
bastare
a
sanar
le
sue
piaghe
;
ma
non
bastarono
.
Egli
aveva
detto
a
Lord
Dacre
che
i
suoi
debiti
ascendevano
a
lire
600;
forse
non
pensando
che
ai
più
vicini
ed
urgenti
,
e
parendogli
che
il
termine
dei
più
lontani
non
dovesse
arrivar
mai
.
O
forse
la
sua
inesperienza
e
la
sua
passione
lo
trascinavano
e
l
'
accecavano
;
e
,
pagati
quei
debiti
,
ne
fece
degli
altri
,
fidando
al
solito
sopra
entrate
e
guadagni
che
poi
mancarono
.
Il
26
marzo
1823
scriveva
ad
un
amico
:
«
Ho
avuto
due
giorni
fa
la
soddisfazione
di
aggiustare
i
miei
conti
col
signor
G
.
,
e
,
grazie
al
cielo
,
il
banchiere
è
pagato
.
Ier
sera
mi
riuscì
di
sistemare
definitivamente
il
livello
delle
due
case
;
così
finalmente
si
chiude
il
lungo
capitolo
de
'
guai
che
per
più
mesi
mi
tennero
in
uno
stato
di
continua
ansietà
»
.
Ahimè
!
il
capitolo
non
era
chiuso
:
cioè
,
era
chiuso
;
ma
stava
per
aprirsene
un
altro
,
ben
più
doloroso
e
terribile
,
il
quale
non
doveva
chiudersi
che
con
la
morte
.
Ugo
seguitò
ad
abitare
la
sua
casa
,
e
a
fare
la
solita
vita
,
adducendo
sempre
le
solite
ragioni
.
«
La
mia
vita
,
scriveva
il
6
agosto
1823
alla
Magiotti
,
è
tale
quale
l
'
ha
veduto
qui
il
marchese
(
Gino
Capponi
,
ch
'
era
stato
a
Londra
nel
1819
)
:
affaticata
,
servile
in
fatto
a
'
librai
ed
a
'
divoratori
di
libri
,
benché
in
apparenza
io
mi
studi
di
farla
parere
vita
di
libero
uomo
gentile
.
E
guai
se
siffatte
apparenze
non
illudessero
i
librai
e
i
lettori
!
perché
qui
nessuno
vuole
aver
che
fare
con
chi
è
,
o
si
professa
,
o
par
povero
»
.
Il
Pecchio
che
,
tornando
di
Spagna
,
andò
a
visitare
il
Foscolo
appunto
nell
'
agosto
del
1823
,
scrive
che
lo
trovò
«
alloggiato
nel
nuovo
casino
,
con
tutto
il
lusso
d
'
un
fermiere
arricchito
,
passeggiando
su
'
più
bei
tappeti
di
Fiandra
,
coi
mobili
de
'
legnami
più
rari
,
con
statue
nell
'
atrio
della
casa
,
con
una
stufa
ripiena
di
fiori
esotici
e
i
più
costosi
»
.
Anche
Lady
Dacre
,
che
fino
all
'
agosto
del
1823
non
avea
,
pare
,
veduto
la
casa
e
il
giardino
del
Foscolo
,
quando
li
vide
ne
rimase
meravigliata
;
e
glie
lo
scrisse
,
aggiungendo
riprensioni
e
consigli
intorno
alle
spese
non
necessarie
ch
'
egli
faceva
.
E
il
Foscolo
rispose
ringraziando
.
«
I
vostri
consigli
non
solo
non
hanno
bisogno
di
scusa
,
ma
sono
così
saggi
,
e
dettati
da
tanto
interesse
per
la
mia
felicità
,
che
più
crescerebbe
ancora
la
mia
premura
di
ringraziarvene
,
se
maggiore
fosse
stata
la
vostra
severità
nel
riprendermi
«
Alle
vostre
osservazioni
sul
mio
giardino
,
e
sui
fiori
,
e
sul
tempo
e
il
danaro
che
spendo
in
queste
dilettevoli
miserie
,
non
ho
che
opporre
.
In
altri
tempi
io
mi
deliziava
assai
più
delle
soavi
sensazioni
che
mi
venivano
dai
giardini
,
dagli
alberi
,
dai
prati
,
senza
che
ne
prendessi
cura
veruna
.
Il
mio
spirito
era
allora
più
vigoroso
,
più
attivo
,
e
sopra
tutto
più
tranquillo
.
Gli
anni
,
le
sventure
e
l
'
esilio
,
ma
sovra
ogni
altra
cosa
la
solitudine
,
mi
hanno
fatto
credere
che
dando
un
pensiero
ai
fiori
,
involerei
qualche
ora
alle
dolorose
meditazioni
,
alle
quali
fui
sempre
per
natura
inclinato
,
ed
ai
noiosi
lavori
cui
ora
son
condannato
dalla
fortuna
»
.
Aggiungeva
d
'
aver
preso
la
savia
risoluzione
di
affittare
o
di
vendere
il
suo
povero
Digamma
,
e
che
non
ci
sarebbe
rimasto
se
non
fino
al
momento
che
trovasse
un
buono
acquirente
.
Ma
non
ebbe
tempo
di
trovarlo
,
perché
di
lì
a
qualche
mese
,
ai
primi
del
1824
,
alcuni
creditori
lanciarono
contro
di
lui
un
mandato
d
'
arresto
;
ed
egli
,
per
sottrarsi
alle
loro
persecuzioni
,
dové
abbandonare
nascostamente
la
propria
casa
e
andare
errando
dall
'
uno
all
'
altro
dei
più
poveri
quartieri
della
città
.
Quale
fosse
d
'
allora
in
poi
la
sua
vita
,
negli
ultimi
non
interi
quattro
anni
ch
'
essa
durò
,
l
'
accennarono
in
genere
i
suoi
biografi
:
meglio
apparisce
dalle
lettere
,
specialmente
da
quelle
a
Hudson
Gurney
,
a
Dionisio
Bulzo
e
al
Capponi
,
nel
terzo
volume
dell
'
epistolario
:
ma
i
dolorosi
particolari
che
in
esse
si
leggono
non
sono
ancora
tutta
la
storia
delle
privazioni
,
delle
umiliazioni
,
dei
patimenti
,
a
prezzo
dei
quali
il
Foscolo
espiò
i
suoi
errori
e
le
sue
debolezze
.
Da
questa
storia
,
quando
potrà
scriversi
intera
,
apparirà
,
credo
,
che
se
gli
errori
furon
grandi
,
fu
anche
grande
l
'
espiazione
;
e
,
diciamolo
ad
intero
onore
del
Foscolo
,
fu
compiuta
con
una
forza
d
'
animo
veramente
ammirabile
.
StampaPeriodica ,
Mi
perdoni
il
lettore
,
ma
provo
il
desiderio
,
irresistibile
,
di
parlare
d
'
un
caso
che
càpita
a
me
,
per
chiedere
,
e
,
può
avvenire
,
anche
per
dare
uno
schiarimento
.
Sono
otto
giorni
che
provo
questo
desiderio
e
che
esso
,
a
forza
di
acuirsi
nella
debolezza
del
corpo
percosso
da
questo
caldo
,
diventa
bisogno
assoluto
,
necessità
vera
.
Domenica
scorsa
,
aprendo
la
Domenica
letteraria
con
la
mano
timida
e
l
'
occhio
vergognoso
di
chi
sa
che
è
per
trovarsi
dentro
,
pubblicata
al
sole
,
parte
della
propria
vergogna
,
m
'
imbattei
in
un
periodo
di
Gabriele
D
'
Annunzio
,
che
incominciava
:
«
Ma
noi
espiamo
la
colpa
di
avere
scritto
in
un
'
epoca
d
'
infermità
e
vanità
un
libercolo
di
versi
inverecondi
.
»
Il
pronome
personale
al
numero
plurale
è
una
buona
,
ma
benigna
istituzione
,
che
comprende
entro
di
sé
,
oltre
che
molte
persone
,
molte
cose
:
dalla
mitria
lucente
,
tutta
sfaccettata
di
perle
milionarie
,
del
Sommo
pontefice
,
ai
grandi
e
immortali
principii
,
tutti
arroventati
di
sgrammaticature
furibonde
,
dello
scrittore
di
un
giornale
bisettimanale
:
il
pronome
personale
col
numero
plurale
è
provvidenza
sempre
pronta
,
che
apre
le
braccia
per
accogliere
la
gloria
,
la
vanità
,
l
'
ignoranza
,
e
,
qualche
volta
,
sino
la
rotta
compagine
d
'
un
'
associazione
di
malfattori
.
Ma
,
per
fortuna
,
nel
caso
presente
,
non
vi
è
luogo
a
sospetti
:
fra
le
sue
larghe
pieghe
,
quella
forma
prenominale
altera
e
condiscendente
,
non
avvolge
che
il
capo
roseo
e
ricciuto
del
buon
Gabriele
D
'
Annunzio
.
È
dunque
ragionevole
indagare
:
che
,
il
libro
di
versi
inverecondi
a
cui
il
giovinetto
allude
,
sia
quello
intitolato
Intermezzo
di
rime
?
Da
principio
molte
e
gravi
difficoltà
si
oppongono
a
questa
conclusione
.
Egli
afferma
d
'
avere
scritto
quel
libro
,
o
,
come
dice
lui
con
tenue
modestia
,
che
la
maestà
pronominale
dell
'
epistola
compensa
del
resto
assai
largamente
,
quel
libercolo
di
versi
in
un
'
epoca
di
infermità
e
di
vanità
.
Ora
,
quando
egli
stava
temprando
,
martellando
e
lumeggiando
le
strofe
dell
'
Intermezzo
,
io
vedeva
il
D
'
Annunzio
quasi
tutti
i
giorni
,
e
di
mattina
e
di
sera
.
Alla
mattina
lo
incontrava
,
per
lo
più
,
col
capo
chino
e
col
piede
steso
sopra
il
ponticello
di
un
lustrascarpe
,
poiché
i
suoi
stivaletti
avevano
d
'
uopo
di
una
abbondante
e
faticosa
pulitura
per
esser
liberati
dalla
molta
e
sottil
polvere
raccolta
in
una
lunga
e
gioconda
passeggiata
.
E
alla
sera
lo
ammirava
,
con
molta
estetica
di
movimenti
e
molta
allegra
attività
d
'
appetito
,
mangiare
un
pranzo
,
non
scarso
,
al
caffé
di
Roma
.
Passeggiava
,
mangiava
con
lieta
vigoria
;
dunque
non
doveva
essere
infermo
,
quando
stava
componendo
l
'
Intermezzo
.
E
,
neppure
,
per
quanto
facile
a
sospettare
dell
'
umana
natura
,
mi
parve
affetto
di
morbosa
vanità
;
discorreva
con
qualche
trepidazione
delle
odi
e
dei
sonetti
che
stava
facendo
;
si
accompagnava
con
molti
,
né
letterati
gloriosi
,
né
nobili
discendenti
dalle
crociate
;
sorrideva
amicamente
ad
Angiolino
,
il
ragazzo
di
Morteo
,
che
gli
dava
tè
e
caviale
,
e
,
per
disegnarsi
,
nelle
lettere
,
non
infrequenti
,
che
scriveva
a
quell
'
altro
Angiolino
,
ch
'
era
il
suo
editore
,
diceva
:
Io
.
Questo
per
l
'
autore
:
per
il
contenuto
del
libro
,
o
del
libercolo
,
si
può
facilmente
osservare
che
è
tutto
manifatturato
d
'
amore
,
e
proprio
di
quell
'
amore
che
è
esercizio
e
consolazione
esclusiva
delle
nature
forti
e
sane
.
Da
principio
dunque
,
e
stando
alla
lettera
delle
affermazioni
leggiadramente
ornate
di
numeri
,
d
'
esclamazioni
e
di
noi
,
mandate
dall
'
autore
al
pubblico
contro
il
suo
editore
,
che
si
trattasse
dell
'
Intermezzo
non
parrebbe
.
Ma
alle
volte
,
e
trattandosi
di
prosa
naturalista
,
si
conclude
,
meglio
che
procedendo
dalle
verità
storiche
,
e
dalle
consuetudini
logiche
,
tirando
a
indovinare
,
per
taluni
avvicinamenti
di
stile
,
di
ricordi
,
e
di
rivelazioni
sincrone
.
Però
,
nel
caso
attuale
,
l
'
incertezza
non
può
durare
a
lungo
:
il
libercolo
di
versi
inverecondi
è
propriamente
l
'
Intermezzo
di
rime
.
Ora
il
fatto
personale
non
ha
d
'
uopo
di
essere
né
spiegato
,
né
scusato
:
egli
nasce
spontaneo
dagli
avvenimenti
e
cresce
e
perdura
con
ragionevole
potenza
nell
'
animo
mio
.
Un
anno
fa
,
giusto
,
io
occupai
molte
colonne
,
seccai
molto
me
stesso
e
,
quel
che
è
peggio
,
i
lettori
della
Domenica
letteraria
,
per
dimostrare
,
non
che
i
versi
di
quel
libercolo
fossero
eccellenti
,
ma
che
non
erano
inverecondi
.
Faticai
a
lungo
,
contrastando
,
colla
risolutezza
della
persuasione
,
ad
uomini
dai
quali
sono
abituato
a
imparare
e
accogliere
affermazioni
e
giudizi
con
soddisfatta
condiscendenza
;
ma
fra
le
non
molte
ricompense
che
mi
procurò
quella
fatica
e
quell
'
audacia
di
ribellione
ci
fu
,
e
forse
in
cima
a
tutte
,
questa
:
che
il
D
'
Annunzio
me
ne
ringraziò
con
schietta
e
amichevole
effusione
.
Perché
,
infine
,
e
benché
mirassi
soltanto
a
difendere
la
libertà
dell
'
arte
,
avevo
ancora
difese
l
'
opere
e
le
intenzioni
del
giovinetto
scrittore
,
e
avevo
per
di
più
procurata
una
buona
réclame
a
'
suoi
versi
.
Un
anno
fa
,
dunque
,
il
D
'
Annunzio
mi
ringraziava
d
'
aver
creduto
umanamente
innocenti
i
suoi
versi
;
ora
,
che
ornai
nessuno
pensa
né
alla
nostra
lite
né
alle
sue
strofe
,
esce
fuori
lui
,
raggiante
nella
trionfale
austerità
del
pronome
personale
al
numero
plurale
,
ad
esclamare
:
Badate
,
l
'
Intermezzo
di
rime
è
un
libro
,
o
libercolo
,
inverecondo
!
Ecco
,
pertanto
,
che
segue
a
me
come
ad
un
avvocato
troppo
innamorato
della
causa
che
ha
preso
a
sostenere
.
Egli
,
nel
furore
d
'
avere
scoperta
una
grande
verità
e
una
giustizia
perseguitata
e
minacciata
,
perora
per
un
giorno
,
per
due
,
dipingendo
l
'
accusato
come
un
fior
di
galantuomo
,
incapace
di
qualsiasi
azione
malvagia
,
calunniato
da
nemici
,
afflitto
da
una
sorte
feroce
,
e
poi
,
quando
egli
ha
terminato
,
tutto
rosso
dalla
fatica
del
suo
classico
periodare
e
nell
'
orgoglio
d
'
aver
reso
un
importante
servizio
alla
verità
,
il
presidente
dà
la
parola
,
per
l
'
ultima
volta
,
all
'
accusato
,
ed
ecco
che
questi
esclama
:
Signori
della
Corte
,
signori
giurati
,
mandatemi
in
galera
,
sulla
forca
,
perché
questo
signore
,
che
ha
parlato
per
me
,
ha
mentito
,
ed
io
,
per
infermità
organica
,
in
un
momento
di
vanità
eccitata
,
ho
ucciso
,
ho
violato
,
ho
rubato
,
o
tutte
queste
cose
ho
fatto
in
una
sola
volta
.
Ma
Gabriele
D
'
Annunzio
non
è
un
malfattore
;
e
un
galantuomo
che
,
per
amore
felice
o
no
dell
'
arte
,
ha
ripetuto
ch
'
egli
non
è
un
porco
,
è
in
diritto
di
chiedergli
:
O
perché
tu
adesso
mi
dài
così
crudele
smentita
?
La
signora
Serao
,
che
è
stata
gentile
ed
eloquente
espositrice
del
Libro
delle
Vergini
al
pubblico
,
ha
,
forse
,
voluto
anche
dire
la
differenza
che
è
sopravvenuta
nell
'
ingegno
dello
scrittore
da
un
anno
in
poi
,
e
spiegare
,
quindi
,
le
ragioni
d
'
una
sostanziale
varietà
fra
il
libercolo
d
'
allora
e
l
'
opera
d
'
adesso
.
Ma
io
,
certo
per
difetto
d
'
intelligenza
a
penetrare
entro
le
più
ardue
teoriche
della
estetica
moderna
e
a
farmi
largo
fra
le
aiuole
fiorite
,
intrecciate
e
premurosamente
assiepate
,
della
lingua
colorita
che
è
di
moda
,
io
confesso
,
non
ci
ho
capito
né
molto
né
poco
.
La
virile
scrittrice
napolitana
afferma
che
ci
sono
due
D
'
Annunzio
,
interamente
diversi
e
contrari
:
l
'
uno
poeta
,
fino
all
'
Intermezzo
,
l
'
altro
prosatore
,
dal
Libro
delle
vergini
.
Ecco
,
intanto
,
il
primo
di
questi
due
Gabrieli
:
«
In
realtà
,
allora
,
egli
non
era
che
un
felice
contemplatore
della
natura
.
Nessun
poeta
ancora
,
come
lui
,
aveva
sentito
tanto
squisitamente
il
colore
,
nelle
sue
violenze
e
nelle
sue
delicatezze
,
nella
ricchezza
folle
e
nei
pallori
di
morte
;
le
sue
visioni
erano
così
lucide
,
così
nitide
,
così
sottilmente
acute
,
che
vibravano
nei
versi
come
luce
e
talvolta
facevano
male
.
Chi
ha
sentito
come
lui
,
i
forti
profumi
salini
,
i
profumi
lievi
dei
pollini
profumati
,
gli
aromi
delle
erbe
molli
di
brina
,
l
'
odore
greve
del
pesce
,
l
'
odore
eccitante
del
catrame
?
La
fioritura
dei
rosolacci
fra
il
grano
,
gli
ondeggiamenti
voluttuosi
delle
alghe
in
fondo
al
mare
,
la
tenacia
viscida
delli
strani
molluschi
,
la
grassezza
cerea
dei
fiori
acquatici
,
il
fruscio
del
canneto
sulle
fluenti
acque
del
fiume
,
il
mistero
dell
'
amore
vegetale
e
animale
,
il
rampollare
possente
dell
'
albero
,
lo
schiudersi
delle
foglie
,
il
germoglio
notturno
nell
'
ombra
;
tutto
questo
il
suo
temperamento
poetico
sentiva
con
un
tremolìo
vivo
dei
nervi
alla
profondità
della
sensazione
.
»
Questo
,
dunque
,
il
primo
D
'
Annunzio
quale
lo
presenta
la
intellettuale
signora
che
ha
scritto
la
Fantasia
;
cerchiamo
ora
d
'
indovinare
il
secondo
,
dalla
esposizione
,
che
ella
fa
in
seguito
,
del
contenuto
di
questo
nuovo
libro
,
intorno
alla
copertina
del
quale
si
è
levata
così
fiera
battaglia
.
Anzitutto
scrive
Matilde
Serao
il
volume
è
pieno
di
un
gentile
sentimento
mistico
,
tutto
giovanile
:
una
sfilata
di
processioni
bianche
nelle
campagne
dorate
dal
sole
,
un
rifulgere
di
calici
aurei
sulla
neve
invernale
,
un
canto
di
litanie
,
uno
scampanio
festante
,
una
benedizione
della
mèsse
,
una
preghiera
...
La
diversità
,
come
ci
è
così
presentata
,
appare
intera
in
questo
:
che
prima
,
quando
scriveva
versi
,
il
D
'
Annunzio
si
studiava
di
sentire
i
profumi
salini
,
i
profumi
lievi
,
gli
aromi
della
brina
,
l
'
odore
del
pesce
e
del
catrame
,
cioè
era
un
poeta
a
base
l
'
olfato
:
adesso
,
che
scrive
in
prosa
,
sta
attento
a
veder
le
processioni
sfilare
bianche
nelle
campagne
dorate
,
a
rifulgere
i
calici
aurei
sulle
nevi
,
a
sentire
i
canti
delle
litanie
e
i
suoni
delle
campane
,
vale
a
dire
che
quale
prosatore
è
più
complesso
e
organico
,
tanto
da
essersi
formato
a
base
di
vista
e
di
udito
.
Ma
,
per
quale
ragione
estetica
e
morale
i
versi
del
D
'
Annunzio
d
'
un
anno
fa
erano
porci
,
e
le
sue
novelle
d
'
ora
sono
sante
?
Se
,
parlando
con
criteri
estetici
soltanto
,
la
cortese
scrittrice
avesse
detto
dell
'
Intermezzo
:
È
del
buon
Aleardi
;
se
di
questo
Libro
delle
Vergini
avesse
,
con
gli
stessi
criteri
esclusivi
,
giudicato
:
È
del
cattivo
Bartoli
avrei
provato
l
'
ambito
piacere
d
'
intenderla
subito
e
di
trovarmi
d
'
accordo
con
lei
.
Ma
lei
non
ha
consentito
il
suo
stile
a
queste
volgarità
della
critica
,
e
,
del
resto
,
io
non
ho
mai
voluto
discutere
della
forma
e
del
valore
poetico
del
D
'
Annunzio
,
e
non
mi
pare
,
neanche
,
che
questo
valore
,
logicamente
,
si
misuri
nel
modo
seguente
:
La
tenacia
viscida
delli
strani
molluschi
,
la
grassezza
cerea
dei
fiori
acquatici
,
il
fruscio
del
canneto
sulle
acque
fluenti
,
ecc
.
ecc
.
,
tutto
questo
il
suo
temperamento
sentiva
,
con
un
tremolio
vivo
dei
nervi
alla
profondità
della
sensazione
.
A
proposito
dell
'
Intermezzo
feci
questione
per
la
libertà
dell
'
arte
nella
scelta
e
nella
rappresentazione
degli
affetti
umani
,
non
pensai
neppure
un
momento
a
'
suoi
nervi
e
al
tremolio
che
potesse
avere
alla
profondità
della
sensazione
.
Questa
comprovazione
nervosa
è
tutta
personale
della
signora
Serao
,
e
non
ha
a
vedere
,
almeno
dal
lato
estetico
,
colla
mia
ricerca
:
Perché
allora
,
Gabriele
,
fosse
,
come
adesso
egli
medesimo
confessa
,
un
porco
.
Osserviamo
invece
,
secondo
il
buon
costume
antico
,
se
v
'
è
diversità
fra
il
penultimo
e
l
'
ultimo
libro
del
giovinetto
abruzzese
,
per
quel
che
riguarda
la
scelta
e
il
modo
con
cui
ha
rappresentato
gli
affetti
umani
.
La
materia
del
Libro
delle
vergini
è
identicamente
la
stessa
che
nell
'
Intermezzo
di
rime
:
l
'
amore
.
Si
tratta
sempre
di
uomini
e
di
donne
che
desiderano
,
che
vogliono
e
che
si
abbracciano
;
sicché
non
resta
più
,
dunque
,
che
trovare
i
caratteri
dei
due
scrittori
,
a
cui
ha
accennato
la
signora
Serao
,
nella
forma
diversa
con
cui
hanno
rappresentato
l
'
amore
.
Riprodurrò
un
passo
,
una
descrizione
soltanto
giacché
,
anche
in
questo
secondo
volume
,
il
D
'
Annunzio
procede
costantemente
per
via
di
descrizioni
e
proprio
da
quella
prima
novella
che
la
signorina
Serao
ha
affermato
così
piena
di
misticismo
giovanile
.
Eccola
,
tale
e
quale
:
«
Poi
,
quando
Camilla
usciva
,
ella
si
agitava
per
tutte
le
stanze
,
moveva
le
sedie
,
morsicchiava
dei
fiori
,
beveva
d
'
un
fiato
de
'
grandi
bicchieri
d
'
acqua
,
si
guardava
nello
specchio
,
si
affacciava
alla
finestra
,
si
abbatteva
a
traverso
il
letto
,
sfogava
in
mille
modi
l
'
irrequietudine
,
l
'
esuberanza
della
vitalità
sessuale
.
Tutto
il
suo
corpo
,
nel
tardivo
fermento
della
verginità
,
si
era
arricchito
ed
espanso
;
era
come
una
di
quelle
sanguigne
fioriture
autunnali
che
la
pianta
esplode
al
sentirsi
da
un
'
ultima
corrente
di
forza
vegetativa
investir
le
radici
quasi
morte
nel
letargo
del
terreno
.
Tutti
i
pori
del
suo
corpo
esalavano
,
irradiavano
la
voluttà
mal
contenuta
;
in
tutti
i
suoi
gesti
,
in
tutti
i
suoi
atteggiamenti
,
in
tutti
i
suoi
minimi
moti
uno
spontaneo
fascino
afrodisiaco
,
una
procacità
involontaria
e
inconscia
si
esplicava
indipendentemente
dalla
presenza
di
un
uomo
.
Ella
era
tutta
sàtura
di
desìo
:
le
fibrille
giallognole
delle
sue
iridi
,
dilatandosi
,
sprizzavano
bagliori
;
il
labbro
inferiore
,
tormentato
dalle
morsicchiature
,
sporgeva
umido
e
più
vermiglio
;
pe
l
collo
salivano
le
trame
glauche
delle
vene
e
nei
movimenti
repentini
talora
certi
gruppi
di
nervi
guizzavano
.
«
La
sua
testa
non
era
bella
,
non
aveva
la
quadratura
vigorosa
,
lo
splendore
olivastro
di
certe
razze
d
'
Abruzzo
,
quelle
pure
linee
del
naso
e
del
mento
svolgentisi
grecamente
nella
latina
ampiezza
della
faccia
.
Ma
ella
,
inconsapevole
sotto
la
goffaggine
delle
vesti
grige
,
sotto
la
cascaggine
delle
pieghe
incomposte
,
celava
una
magnificenza
statuaria
di
torso
e
di
gambe
.
«
Erano
i
giorni
primi
di
giugno
:
sorgeva
l
'
estate
dalla
primavera
come
da
un
campo
di
erbe
un
aloe
.
Tra
il
mare
e
il
fiume
tutto
il
paese
di
Pescara
godeva
nella
ventilazione
salina
e
nel
refrigerio
fluviale
,
come
distendendo
le
braccia
verso
quei
naturali
confini
d
'
acqua
amara
e
d
'
acqua
dolce
.
Salivano
alla
stanza
di
Giuliana
allora
le
blandizie
della
temperie
;
insetti
lucidi
urtavano
ai
vetri
e
rimbalzavano
,
come
una
grandine
d
'
oro
.
«
Giuliana
,
se
era
sola
,
provava
un
bisogno
di
distendersi
,
di
gettare
lungi
le
vesti
,
di
giacere
,
e
di
raccogliere
su
la
pelle
quella
blandizia
ignota
che
fluttuava
nell
'
aria
.
«
Cominciava
lentamente
a
spogliarsi
,
con
una
pigrizia
di
gesti
molli
,
indugiando
con
le
dita
intorno
alle
allacciature
e
ai
fermagli
,
facendo
dei
piccoli
sforzi
svogliati
nel
cacciar
fuori
le
braccia
dalle
maniche
,
fermandosi
a
mezzo
e
abbandonando
in
dietro
la
testa
dai
capelli
crespi
e
corti
,
quella
sua
testa
di
efébo
.
Lentamente
,
sotto
l
'
amorosa
fatica
,
dalla
informità
delle
vesti
,
come
dalla
scoria
del
tempo
una
statua
diseppellita
,
il
corpo
ignudo
si
rivelava
.
Un
mucchio
di
lana
e
di
tela
vile
era
ai
piedi
della
pulzella
così
purificata
,
e
da
quel
mucchio
ella
come
da
un
piedistallo
sorgeva
nella
luce
coronandosi
con
le
braccia
,
mentre
al
contatto
dell
'
aria
una
vibrazione
a
pena
visibile
le
correva
i
contorni
,
il
fior
della
pelle
.
In
quell
'
attitudine
momentanea
tutte
le
linee
del
torso
si
distendevano
e
salivano
verso
il
capo
ricinto
;
si
appianava
la
leggera
onda
del
ventre
non
anche
deturpato
dalla
concezione
;
li
archi
delle
coste
si
designavano
.
Poi
,
se
un
insetto
entrava
nella
stanza
,
il
ronzìo
aliante
in
torno
ed
accennante
ad
attingere
la
nudità
,
il
ronzìo
sbigottiva
Giuliana
;
ed
era
allora
un
difendersi
dalla
puntura
mal
temuta
,
erano
movimenti
serpentini
,
scatti
di
muscoli
sotto
la
cute
,
paurosi
raggruppamenti
di
membra
,
falli
dei
malleoli
non
bene
forti
al
gioco
,
balzi
,
guizzi
,
tutti
quelli
sviluppi
improvvisi
di
agilità
e
quei
raggricchiamenti
di
pelle
provocati
in
una
donna
dal
ribrezzo
»
.
Anche
la
forma
della
rappresentazione
mi
sembra
identica
.
Ci
sono
anche
qui
le
stesse
frasi
e
gli
stessi
atteggiamenti
del
periodo
che
l
'
autore
dell
'
Intermezzo
ha
sempre
prediletti
:
ci
sono
i
pori
che
irradiano
voluttà
;
le
fibrille
gialle
delle
iridi
;
le
trame
glauche
delle
vene
;
la
ventilazione
salina
,
la
vegetazione
fluviale
;
gli
insetti
lucidi
,
la
blandizia
fluttuante
;
c
'
è
persino
l
'
onda
del
ventre
:
tutte
insomma
,
le
maniere
onde
uscivano
,
a
furia
di
martellamenti
sulle
lamine
brunite
,
rotondi
e
sonanti
i
versi
dell
'
Intermezzo
.
Perché
,
dunque
,
il
D
'
Annunzio
afferma
ora
che
quello
fu
un
libercolo
inverecondo
?
E
intendiamoci
:
a
questi
dubbi
e
a
queste
domande
io
vorrei
una
risposta
,
non
per
un
basso
compiacimento
della
letteratura
corrotta
e
stupidamente
lasciva
,
ma
per
affetto
dell
'
arte
,
e
un
più
umano
concetto
della
moralità
.
Perché
nessuna
forma
,
nessuna
manifestazione
della
bellezza
deve
essere
vietata
all
'
arte
;
perché
la
più
persistente
e
la
più
universale
delle
nostre
attività
,
nel
suo
logico
e
spontaneo
svolgimento
,
non
deve
essere
immorale
e
proibita
;
perché
,
infine
,
nel
romanzo
,
nella
lirica
,
come
nella
vita
,
come
nel
raccomandare
al
pubblico
o
all
'
editore
i
propri
libri
,
non
ci
vuol
essere
nessuna
ipocrisia
.
E
c
'
è
la
ipocrisia
dell
'
erotismo
,
come
quella
del
pudore
:
tutte
e
due
egualmente
incivili
.
- ( SOMMARUGA ANGELO , 1884 )
StampaPeriodica ,
Il
Capitan
Fracassa
brav
'
uomo
e
brioso
giornale
sin
qui
uno
dei
migliori
d
'
Italia
s
'
è
pigliato
cappello
,
per
un
par
di
ciarle
della
Domenica
Letteraria
,
a
proposito
del
suo
nascituro
decembrino
,
e
ci
ha
intravveduto
sotto
una
macchina
infernale
o
poco
meno
,
montata
da
me
sottoscritto
editore
.
Io
ho
per
costume
di
lasciar
ampia
libertà
di
parola
ai
collaboratori
de
'
miei
giornali
e
me
ne
scagiono
ordinariamente
col
solito
unicuique
suum
.
Ma
talvolta
il
ciarliero
della
Domenica
ha
proprio
reso
un
mio
pensiero
;
e
però
,
se
il
valoroso
Capitano
me
lo
consente
,
gli
rispondo
di
persona
,
per
rimettere
le
cose
allo
status
quo
ante
,
nella
dolce
lusinga
di
non
isprecare
il
mio
latino
.
Io
non
mi
sono
mai
permesso
di
discutere
il
valore
letterario
del
Chiarini
,
che
ho
sempre
apprezzato
,
apprezzo
e
apprezzerò
ancora
altamente
,
al
pari
cioè
di
chiunque
abbia
fior
di
senno
e
sufficiente
competenza
.
Sono
stato
suo
editore
;
non
dispero
di
tornarlo
ad
essere
all
'
occasione
.
E
questa
mi
pare
una
prova
molto
concludente
,
che
avvalora
la
mia
dichiarazione
.
Ma
un
eccellente
letterato
può
riuscire
un
mediocre
direttore
di
giornali
,
e
viceversa
.
Né
il
Verga
,
né
il
Nencioni
,
né
il
Capuana
,
a
cagion
d
'
esempio
,
né
l
'
amico
carissimo
Giacosa
,
dirigendo
un
giornale
non
si
manterrebbero
,
forse
,
alla
levatura
del
loro
nome
chiarissimo
nelle
lettere
.
Carducci
,
Panzacchi
,
Stecchetti
sono
a
mio
parere
i
soli
che
non
verrebbero
meno
all
'
arduo
compito
.
Per
dirigere
un
giornale
è
mestieri
possedere
attitudini
,
carattere
e
condizioni
personali
specialissime
.
Alessandro
Manzoni
soleva
dire
che
non
si
sarebbe
sentito
capace
di
assumere
la
direzione
della
Gazzetta
ufficiale
;
e
Giuseppe
Rovani
,
che
era
pure
a
debita
distanza
letterato
di
vaglia
,
quando
nel
1859
prese
le
redini
della
Gazzetta
di
Milano
,
le
lasciò
subito
,
tanto
si
trovava
impacciato
e
disadatto
all
'
ufficio
.
Se
non
che
il
Fracassa
cerca
di
mettere
in
contraddizione
il
mio
dire
col
mio
fare
,
asserendo
che
io
ho
offerta
reiteratamente
la
direzione
della
Domenica
Letteraria
al
Chiarini
,
il
quale
l
'
avrebbe
a
suo
dire
rifiutata
categoricamente
.
Vera
la
prima
parte
della
asserzione
,
inesatta
la
seconda
.
Ecco
come
stanno
le
cose
.
Distratto
dalle
molte
,
forse
soverchie
,
mie
cure
,
in
questi
ultimi
tempi
avevo
trascurato
alquanto
la
Domenica
Letteraria
e
dovetti
pensare
a
compensarnela
.
Mi
occorreva
un
valore
ed
un
nome
.
Pensai
al
Chiarini
,
ch
'
è
l
'
uno
e
l
'
altro
ad
un
tempo
,
sebbene
non
concreti
il
mio
ideale
,
per
un
direttore
,
e
senza
più
gli
feci
la
proposta
di
accoglierla
sotto
le
sue
ali
poderose
.
Non
mi
disse
né
sì
né
no
:
prese
tempo
a
rispondere
e
si
consultò
frattanto
col
mio
ottimo
amico
Martini
,
primo
padre
della
Domenica
Letteraria
.
Il
Martini
,
intelletto
toscano
fine
ed
arguto
,
gli
rispose
press
'
a
poco
così
:
«
Fare
un
giornale
vivo
e
battagliero
,
a
te
preside
di
un
liceo
non
conviene
;
farlo
cattedratico
non
converrà
,
credo
,
all
'
editore
.
»
In
questo
mentre
toccò
a
me
una
singolare
fortuna
.
Parlando
coll
'
egregio
Anton
Giulio
Barrili
,
contrariamente
ad
ogni
ragionevole
previsione
poiché
aveva
sempre
rifiutato
di
accettare
la
direzione
di
giornali
letterari
lo
trovai
non
alieno
dall
'
assumere
quella
della
Domenica
.
Anton
Giulio
Barrili
è
la
personificazione
del
mio
direttore
ideale
.
Figurarsi
se
me
lo
lasciavo
scappare
.
Non
avevo
col
Chiarini
nessun
impegno
,
dal
momento
che
mi
aveva
risposto
di
voler
riflettere
prima
di
risolversi
fino
a
gennaio
.
Come
lei
,
neppur
io
avevo
accettato
o
rifiutato
.
Fui
ben
felice
quindi
di
esser
libero
di
affidare
la
direzione
della
Domenica
Letteraria
al
Barrili
,
al
quale
non
mi
ero
rivolto
prima
per
la
ragione
che
più
su
dissi
;
libero
di
conservare
la
mia
opinione
sulle
attitudini
dell
'
esimio
Chiarini
per
siffatto
ufficio
,
opinione
ripetuta
poi
nelle
Ciarle
senza
la
più
piccola
intenzione
di
menomare
i
suoi
meriti
intrinseci
e
positivi
.
Meriti
che
la
Domenica
Letteraria
sempre
riconoscerà
,
come
li
ha
riconosciuti
ed
attestati
ad
onta
degli
attacchi
dei
quali
in
altri
tempi
il
caloroso
professore
è
stato
fatto
segno
dal
Fracassa
.
Ve
ne
ricordate
?
Io
sì
.
Ho
buona
memoria
.
Il
fiero
Capitano
vede
dunque
che
mal
s
'
appone
giudicando
le
ciarle
della
Domenica
ispirate
dal
dispiacere
prodotto
in
me
dalla
notizia
che
quest
'
anno
non
volendo
egli
passare
sotto
le
mie
Forche
Caudine
siasi
determinato
di
fondare
una
Domenica
del
Fracassa
,
auspice
Giuseppe
Chiarini
.
E
se
non
lo
vede
di
primo
acchito
,
cerchi
di
ricordarsi
che
avendomi
il
suo
socio
amministratore
interpellato
se
intendevo
di
accordare
la
Domenica
al
Fracassa
,
anco
quest
'
anno
,
gli
risposi
di
non
poterlo
fare
perché
essa
mi
serve
per
le
combinazioni
degli
abbonamenti
al
Nabab
,
che
io
amministro
per
conto
di
una
società
d
'
azionisti
e
le
cui
pubblicazioni
saranno
inaugurate
con
un
pranzo
,
dirò
così
letterario
,
al
quale
spero
vorrà
assistere
pure
il
Fracassa
.
Il
Capitano
,
ha
buon
cavaliere
,
riconosce
,
conchiudendo
,
che
la
Domenica
fu
cortese
nella
forma
delle
sue
osservazioni
.
Per
questo
,
può
star
sicuro
per
adesso
e
per
l
'
avvenire
.
Noi
amiamo
,
tutti
,
di
portare
nella
polemica
i
modi
della
buona
società
,
sia
che
debba
finire
con
un
fraterno
asciolvere
sia
che
debba
risolversi
sul
terreno
.
Ci
rivedremo
a
tavola
,
amici
del
Fracassa
?
StampaPeriodica ,
Hanno
cominciato
a
pubblicare
a
Parigi
il
romanzo
ultimo
di
Zola
,
Germinal
.
Il
nuovo
libro
esce
con
un
'
aspettazione
anche
maggiore
de
'
suoi
confratelli
,
giacché
in
esso
il
romanziere
naturalista
si
propone
di
esporre
e
descrivere
la
vita
dei
minatori
,
la
lotta
loro
cogli
elementi
e
col
bisogno
,
il
coraggio
di
questi
,
l
'
abbrutimento
di
quelli
.
Noi
che
abbiamo
le
solfare
siciliane
e
le
risaie
lombarde
,
vedremo
con
vivo
interesse
ritratti
i
costumi
e
i
dolori
di
quella
gente
che
estrae
ogni
anno
dalle
viscere
della
terra
tanta
parte
della
ricchezza
della
Francia
.
Anche
il
paesaggio
scelto
è
di
quelli
nella
cui
descrizione
Zola
è
più
eccellente
,
forse
perché
più
contrastano
cogli
esplendori
delle
native
terre
meridionali
.
Sono
le
grige
e
nebbiose
pianure
della
Fiandra
francese
,
in
cui
pare
che
il
sangue
olandese
abbia
preso
il
sopravvento
per
dare
agli
abitanti
la
flemma
ostinata
e
il
gusto
della
birra
;
sono
le
vie
annerite
dalla
polvere
del
carbone
,
le
campagne
chiazzate
di
pozzanghere
nerastre
,
il
fragore
continuo
delle
macchine
,
lo
stridere
del
ferro
,
le
schegge
incandescenti
che
piovono
dall
'
acciaio
lavorato
.
Dickens
ha
raggiunto
il
sublime
dell
'
orribile
e
del
pittoresco
nella
sua
descrizione
di
una
via
manifatturiera
in
Inghilterra
,
con
quelle
strane
macchine
convulse
e
stridenti
,
quei
forni
sempre
ruggenti
di
fiamma
,
quei
fochisti
che
si
aggirano
in
mezzo
a
quell
'
uragano
di
ferro
e
di
fuoco
,
simili
a
demoni
d
'
inferno
.
Ma
,
qui
,
il
quadro
è
meno
grandioso
e
più
uniforme
;
e
vi
campeggiano
appunto
i
particolari
,
di
cui
Emilio
Zola
è
osservatore
sovrano
.
Del
resto
,
il
fondo
è
sempre
lo
stesso
;
lavoro
,
pericoli
,
spesso
disastri
,
e
sempre
miseria
;
qua
miseria
tacita
e
rassegnata
,
altrove
minacciosa
e
prorompente
alle
grida
di
ribellione
e
alle
proteste
della
dinamite
.
Terribile
materia
,
e
ben
degna
di
esercitare
il
pensiero
e
la
penna
dei
più
gagliardi
conoscitori
di
uomini
!
Possiamo
dunque
far
conto
sopra
un
lavoro
serio
e
forte
,
degno
di
esser
posto
di
fronte
all
'
Assommoir
.
Già
,
per
quel
che
riguarda
il
successo
,
non
manca
l
'
elemento
principale
,
cioè
lo
scandalo
.
Il
signor
Maurizio
Talmeyr
,
redattore
del
Figaro
,
accusa
Zola
di
aver
copiato
l
'
intero
primo
capitolo
dal
suo
romanzo
Le
Grisou
;
e
dagli
estratti
pubblicati
dal
Figaro
,
pare
che
sia
vero
.
Questa
accusa
di
plagio
non
è
fatta
per
spaventare
Zola
,
che
prende
volentieri
il
buono
dappertutto
dove
lo
trova
,
e
che
,
del
resto
,
ha
bastevoli
ricchezze
originali
da
curar
poco
certe
accuse
,
per
quanto
fondate
.
Ma
il
successo
sicuro
di
Germinal
mi
suggerisce
due
riflessioni
,
della
cui
giustezza
lascio
volentieri
giudice
il
lettore
.
La
prima
si
riferisce
all
'
argomento
.
La
vecchia
scuola
francese
,
che
oggi
si
è
trapiantata
in
Italia
e
procura
di
dar
colore
di
novità
alle
rifritture
parigine
,
non
ammetteva
niente
di
possibile
ed
artistico
al
disotto
del
barone
.
Il
salotto
della
marchesa
,
la
veste
da
camera
del
duca
,
gli
orecchini
della
baronessa
,
i
capricci
della
contessa
;
ecco
in
poche
parole
riassunti
gli
argomenti
che
per
mezzo
secolo
hanno
deliziato
i
francesi
,
e
oggi
non
deliziano
gli
italiani
.
Non
v
'
era
a
quei
tempi
portinaia
parigina
che
non
si
credesse
autorizzata
a
giudicare
sulla
maggiore
o
minore
cavalleria
del
signor
visconte
,
o
sulle
maniere
aristocratiche
della
signora
duchessa
;
come
adesso
,
in
grandissima
maggioranza
,
le
mogli
dei
sotto
-
segretari
a
millecinquecento
vivono
col
pensiero
nelle
sale
morbidamente
tappezzate
di
qualche
signora
di
gran
famiglia
,
s
'
interessano
alle
bizze
amorose
in
cui
non
entra
mai
il
pensiero
della
pigione
di
casa
,
ma
campeggia
invece
la
figura
di
un
cavaliere
dai
baffi
attillati
e
dai
pantaloni
senza
una
piega
.
I
nostri
migliori
scrittori
hanno
contribuito
a
questo
risultato
;
mi
basti
citare
i
ricami
,
così
fini
,
così
eleganti
e
così
falsi
di
Navarro
della
Miraglia
,
l
'
importatore
principale
in
Italia
di
quella
moda
francese
.
Ma
intanto
che
qua
si
copia
il
vecchio
,
i
veri
scrittori
pensano
al
nuovo
e
al
vero
.
Il
romanzo
è
arditamente
sceso
nei
tuguri
plebei
,
nelle
officine
,
nei
campi
;
ha
studiato
anche
gli
umili
,
che
sono
la
maggioranza
,
senza
confronto
;
ha
consentito
a
dipingere
personaggi
che
si
chiamano
Goujet
o
Mes
-
Bottes
,
invece
dei
Derville
,
dei
Rosenberg
,
dei
Saint
-
Idelphonse
di
altri
tempi
;
insomma
ha
fatto
la
storia
del
mondo
,
e
non
quella
di
una
piccola
parte
di
esso
,
ignota
per
giunta
alla
maggior
parte
di
quelli
che
la
descrivevano
.
Altri
esamini
i
risultati
pratici
e
sociali
di
questo
fatto
;
io
mi
contento
di
osservare
come
esso
accresca
ampiamente
le
ragioni
dell
'
arte
,
sottraendola
a
quel
gretto
esclusivismo
che
spesso
ne
diminuisce
e
talvolta
ne
distrugge
la
potenza
,
E
questo
per
un
lato
.
Dall
'
altra
parte
non
è
inutile
il
riconoscere
che
veramente
,
a
giudizio
di
molti
,
Emilio
Zola
non
è
proprio
un
amico
delle
classi
popolari
.
Le
spietate
pitture
dell
'
Assommoir
e
di
Nanà
tendono
,
a
giudizio
di
costoro
,
a
far
risaltare
i
vizi
e
le
abbiezioni
di
queste
genti
misere
e
cattive
;
i
colori
sono
spesso
caricati
,
tanto
per
far
vedere
che
nella
plebe
v
'
è
tanta
corruzione
e
tanto
vizio
da
ispirare
per
lei
più
l
'
avversione
che
la
pietà
.
La
risposta
sarebbe
facile
.
Se
i
vizi
descritti
da
Zola
sono
veri
e
finora
nessuno
di
qualche
nome
ha
messo
in
dubbio
la
verità
della
pittura
dov
'
è
l
'
ingiuria
,
dov
'
è
la
calunnia
,
dov
'
è
l
'
animo
atrocemente
avverso
?
In
un
certo
senso
,
anzi
,
il
romanziere
marsigliese
,
quando
narra
le
zozzure
dei
piccoli
,
percuote
e
accusa
i
grandi
.
Infatti
il
sistema
sperimentale
da
lui
adottato
,
e
accolto
oramai
dai
più
insigni
antropologisti
,
non
ammette
malvagità
ingenita
,
personale
,
derivante
proprio
dall
'
animo
scellerato
;
ma
solo
istinti
e
tendenze
derivanti
dall
'
eredità
fisiologica
,
e
che
sono
corretti
,
guasti
o
traviati
compiutamente
dalle
condizioni
sociali
,
dall
'
educazione
,
dalla
miseria
.
Allorché
per
conseguenza
Emilio
Zola
descrive
gli
orrori
di
certi
bassifondi
,
egli
dice
in
sostanza
ai
ricchi
e
ai
potenti
:
Voi
che
potete
modificare
lo
stato
sociale
di
tante
famiglie
,
voi
che
distribuite
i
soccorsi
del
corpo
e
dello
spirito
,
vedete
a
che
punto
siano
ridotti
coloro
di
cui
avete
in
cura
l
'
esistenza
;
e
provvedete
!
...
Oh
,
lo
so
;
è
di
moda
una
scuola
che
ricusa
di
vedere
,
anche
nelle
classi
povere
,
il
marcio
e
il
corrotto
che
vi
si
trova
.
Costoro
dividono
gli
uomini
in
due
schiere
;
da
una
parte
il
popolano
,
semplice
,
virtuoso
,
eroico
,
braccio
di
ferro
e
cuor
d
'
oro
;
dall
'
altra
il
ricco
sciagurato
,
immerso
nei
vizi
,
guasto
da
tutta
la
sua
opulenza
,
e
che
finisce
coll
'
essere
richiamato
alla
ragione
da
una
serie
di
vigorosi
sgrugnoni
dell
'
Ercole
plebeo
.
Tutto
questo
non
è
soltanto
falso
,
ma
è
anche
nocivo
in
sommo
grado
a
questi
stessi
che
si
vogliono
beneficare
.
I
veri
amici
dei
poveri
devono
difenderli
colla
scorta
del
vero
,
non
romanzeggiare
su
loro
;
devono
fare
il
libro
di
fatti
,
non
il
libro
di
declamazioni
.
Non
sempre
la
lode
è
segno
di
amore
e
il
biasimo
argomento
di
odio
;
allorché
in
un
impeto
di
furore
suscitato
da
ignobili
spettacoli
,
Carducci
grida
:
La
patria
nostra
è
vile
,
egli
è
per
lo
meno
patriottico
e
amante
dell
'
Italia
quanto
la
schiera
belante
degli
arcadi
ottimisti
,
che
vanno
esaltando
la
felicità
del
nostro
paese
in
ditirambi
entusiastici
a
tanti
soldi
il
verso
!
...
StampaPeriodica ,
Leggendo
le
diatribe
contro
il
naturalismo
che
così
di
frequente
i
feroci
gallofobi
della
nostra
critica
fanno
comparire
nei
giornali
letterari
della
penisola
,
non
è
senza
una
certa
meraviglia
che
mi
sono
accorto
non
esservi
nulla
di
nuovo
in
esse
,
ma
che
e
le
accuse
e
le
insolenze
e
le
ironie
non
sono
che
dei
rifacimenti
più
o
meno
bene
riusciti
delle
accuse
,
delle
insolenze
,
delle
ironie
che
i
critici
ben
pensanti
ed
i
giornalisti
che
la
pretendono
a
spiritosi
hanno
in
Francia
per
parecchio
tempo
lanciato
contro
gli
scrittori
veristi
.
Anzi
,
confrontando
gli
articoli
italiani
coi
francesi
,
vi
si
rinviene
la
medesima
mala
fede
,
la
medesima
ignoranza
.
L
'
unica
che
su
tale
argomento
riesca
in
Italia
qualche
volta
originale
è
la
signorina
Serao
,
la
quale
,
poverina
,
ha
una
passione
sfrenata
e
purtroppo
non
corrisposta
,
per
la
critica
.
Questa
brava
signorina
,
che
pure
ne
'
suoi
romanzi
si
è
tanto
spesso
ricordata
della
lettura
da
lei
fatta
delle
opere
di
Zola
e
del
Goncourt
,
è
tutta
felice
allorché
può
lanciare
dei
sassi
contro
qualche
nuova
opera
di
uno
di
questi
illustri
scrittori
.
Ma
almeno
ella
ha
delle
trovate
graziosissime
,
ma
almeno
i
suoi
articoli
critici
sono
un
antidoto
efficacissimo
contro
la
malinconia
:
non
è
forse
stata
lei
che
,
alla
dimane
della
pubblicazione
della
Joie
de
vivre
,
ha
scoperto
che
Il
libro
delle
Vergini
apriva
nuovi
orizzonti
all
'
arte
moderna
e
che
il
D
'
Annunzio
,
con
questo
suo
volume
di
novelle
,
era
riuscito
a
conciliare
la
psicologia
con
la
fisiologia
,
cosa
non
mai
potuta
ottenere
dai
romanzieri
naturalisti
?
Queste
critiche
al
naturalismo
sono
dunque
diventate
qualche
cosa
di
simile
alle
vignette
,
i
cui
clichés
passano
le
Alpi
per
essere
adoperati
di
seconda
mano
dagli
editori
italiani
.
Ed
è
ora
talmente
invalsa
fra
noi
quest
'
usanza
,
che
nemmeno
i
migliori
riescono
a
sottrarsene
:
Edoardo
Scarfoglio
,
il
simpatico
Don
Chisciotte
della
critica
giovane
italiana
,
non
ne
ha
forse
data
una
prova
nel
recente
suo
articolo
sul
Fanfulla
della
Domenica
?
Difatti
quella
dell
'
Accademia
di
Médan
con
Emilio
Zola
arciconsolo
ed
arcifanfano
non
è
punto
una
sua
arguta
trovata
,
giacché
per
parecchi
mesi
Alberto
Wolff
,
lo
spiritoso
croniqueur
del
Figaro
,
la
ha
ammanita
sotto
tutte
le
salse
ai
numerosi
suoi
lettori
.
Non
pare
anche
a
voi
,
come
a
me
,
un
ben
curioso
modo
di
persuadere
l
'
arte
dell
'
Italia
nuova
a
liberarsi
dall
'
abbietto
vassallaggio
francese
,
questo
andare
raccattando
le
vecchie
facezie
dai
giornalisti
parigini
buttate
via
come
bucce
di
limoni
spremuti
,
e
presentarle
rinnovate
alla
meglio
al
buon
pubblico
italiano
?
Quando
lo
scorso
anno
compare
Une
vie
,
il
primo
romanzo
di
Guy
de
Maupassant
,
opera
pregevolissima
e
che
rivela
una
forte
e
spiccata
individualità
artistica
,
io
pubblicai
in
un
diffuso
giornale
letterario
di
Milano
uno
studio
lungo
ed
accurato
sul
giovine
e
valoroso
scrittore
francese
.
Ora
,
poiché
in
questo
momento
le
maggiori
ire
degli
Aristarchi
anti
-
naturalisti
della
stampa
italiana
si
riversano
sui
cinque
giovani
novellieri
delle
Soirées
de
Médan
,
voglio
presentare
al
pubblico
italiano
,
della
cui
ignoranza
e
buona
fede
si
fa
un
così
grande
abuso
,
un
altro
di
essi
,
J
.
K
.
Huysmans
,
riservandomi
di
fare
lo
stesso
per
il
Céard
,
per
l
'
Hennique
,
per
l
'
Alexis
,
allorché
un
qualche
nuovo
loro
libro
me
ne
darà
l
'
occasione
.
Sogghigni
pure
lo
Scarfoglio
,
mi
accusi
pure
di
sconfinata
ammirazione
per
costoro
,
o
si
burli
di
me
,
appellandomi
socio
estero
dell
'
Accademia
di
Médan
:
ciò
non
mi
sconcerterà
di
sicuro
.
A
me
sembra
giusto
che
alle
virulenti
requisitorie
sue
e
degli
amici
suoi
,
qualche
difesa
pur
si
opponga
,
sicché
il
pubblico
,
dopo
avere
sentita
l
'
una
e
l
'
altra
campana
,
possa
accettare
questo
o
quel
giudizio
.
Anzi
il
meglio
che
esso
potrebbe
fare
sarebbe
di
leggere
le
opere
in
discussione
e
giudicarle
da
sé
:
con
questo
articolo
altro
scopo
non
mi
prefiggo
che
di
indurre
a
ciò
i
miei
benevoli
lettori
.
Secondo
la
sciocca
leggenda
,
inventata
da
alcuni
giornalisti
parigini
e
che
adesso
si
tenta
di
acclimare
in
Italia
,
i
novellieri
delle
Soirées
de
Médan
non
sarebbero
che
cinque
volgari
imitatori
dello
Zola
,
quasi
cinque
teste
tagliate
nell
'
istesso
legno
:
eppure
nulla
vi
è
di
più
falso
,
perché
essi
,
pur
seguendo
l
'
istesso
indirizzo
letterario
,
pur
avendo
le
stesse
idee
fondamentali
,
hanno
poi
dei
temperamenti
disparatissimi
,
di
maniera
che
ciascuno
di
loro
ha
un
suo
modo
di
sentire
e
di
pensare
,
che
differisce
del
tutto
da
quello
degli
altri
.
Un
esempio
eloquentissimo
se
ne
può
ricavare
dal
confronto
di
un
romanzo
di
Guy
de
Maupassant
con
uno
di
J
.
K
.
Huysmans
:
nel
primo
si
rinverrà
una
serenità
sana
,
un
senso
della
passione
fisica
,
che
gli
dà
una
impronta
speciale
nel
nostro
secolo
malato
di
nevrosi
,
mentre
nel
secondo
si
rivela
una
sensività
nervosa
spinta
a
volte
fino
alla
morbosità
.
L
'
Huysmans
dunque
è
temperamento
essenzialmente
nervoso
,
e
quindi
gli
autori
che
egli
predilige
,
quelli
dei
quali
si
sente
l
'
influenza
nelle
sue
opere
sono
Carlo
Baudelaire
ed
i
fratelli
De
Goncourt
.
Col
dir
ciò
io
non
intendo
già
negare
all
'
Huysmans
un
'
originalità
,
che
egli
ha
potentemente
affermata
nei
parecchi
volumi
da
lui
finora
pubblicati
,
ma
soltanto
,
poiché
in
ogni
scrittore
si
risente
più
o
meno
accentuata
l
'
influenza
di
qualcheduno
di
quelli
che
lo
hanno
preceduto
e
col
quale
egli
ha
una
maggiore
affinità
di
temperamento
,
una
specie
di
parentela
intellettuale
,
pure
avendo
a
volte
diverse
tendenze
artistiche
,
ho
voluto
specificare
quali
proprio
fossero
gli
autori
prediletti
dall
'
Huysmans
,
acciocché
meglio
potesse
determinarsi
la
sua
speciale
fisonomia
letteraria
.
All
'
Huysmans
,
stante
la
grande
eccitabilità
sensitiva
del
suo
temperamento
nervoso
,
ogni
oggetto
,
ogni
persona
,
ogni
scena
si
traduce
in
imagine
,
di
modo
che
le
sensazioni
primeggiando
sulle
idee
,
il
mondo
materiale
sul
mondo
morale
,
egli
,
più
che
a
determinare
il
lavorìo
psichico
,
riesce
a
rappresentare
la
vita
esteriore
con
una
intensità
di
evocazione
addirittura
meravigliosa
,
qualche
volta
anche
eccessiva
.
Dato
questo
temperamento
di
scrittore
-
pittore
,
date
le
spiccate
simpatie
per
i
Goncourt
e
per
il
Baudelaire
,
non
è
difficile
l
'
indovinare
che
l
'
Huysmans
debba
essere
uno
di
quei
letterati
che
per
lo
stile
hanno
un
culto
speciale
ed
appassionato
;
e
di
vero
egli
è
uno
stilista
squisito
,
raffinato
,
che
corre
dietro
all
'
imagine
colorita
,
agli
epiteti
rari
,
fin
troppo
forse
,
giacché
a
volte
scivola
nel
prezioso
.
Egli
esordì
nel
1875
con
un
volumetto
di
bozzettini
e
di
poemucci
in
prosa
,
Le
drageoir
aux
épices
,
il
quale
,
pur
rivelando
le
sue
non
comuni
attitudini
letterarie
,
risentiva
ancora
un
po
'
troppo
delle
ardenti
simpatie
dell
'
autore
per
Baudelaire
.
L
'
anno
seguente
pubblicò
Marthe
,
storia
di
una
prostituta
,
opera
audace
,
interessante
,
eccessiva
e
,
ad
onta
e
forse
per
i
suoi
difetti
,
affascinante
.
La
lingua
ne
era
troppo
tormentata
,
ma
vi
erano
qua
e
là
delle
pagine
descrittive
addirittura
stupende
.
Finalmente
nel
1879
pubblicò
Les
s
urs
Vatard
,
il
romanzo
col
quale
in
realtà
si
affermò
.
Questo
libro
,
drammaticamente
semplice
,
nel
quale
è
descritta
con
inesorabile
verità
la
classe
operaia
parigina
,
fece
del
chiasso
e
scatenò
,
per
qualche
espressione
troppo
vivace
,
contro
l
'
Huysmans
una
folla
di
critici
e
giornalisti
,
che
l
'
insultarono
in
tutti
modi
e
gli
ripeterono
su
tutti
i
toni
quel
qualificativo
che
tempo
fa
il
Chiarini
affibbiò
al
buon
D
'
Annunzio
.
Ma
l
'
Huysmans
li
lasciò
strepitare
,
senza
punto
curarsi
di
loro
,
e
dopo
un
anno
e
mezzo
diede
alla
luce
un
altro
romanzo
,
En
ménage
,
nel
quale
egli
rappresentava
la
borghesia
parigina
con
non
minore
audacia
e
franchezza
.
En
ménage
è
una
pagina
della
vita
borghese
fra
le
più
comuni
e
le
più
semplici
:
un
marito
,
rientrando
una
sera
a
casa
,
sorprende
la
moglie
in
flagrante
delitto
di
adulterio
;
egli
,
senza
uccidere
né
l
'
amante
né
la
moglie
,
se
ne
va
via
e
ripiglia
la
sua
vita
di
celibe
.
Naturalmente
ricade
nei
soliti
amori
,
passeggeri
e
stupidi
,
che
finiscono
con
l
'
infastidirlo
;
sicché
,
una
sera
che
lui
e
la
moglie
si
trovano
insieme
per
discorrere
d
'
affari
d
'
interesse
,
a
poco
a
poco
si
commuovono
e
ripigliano
l
'
antica
vita
in
due
.
Null
'
altro
:
eppure
l
'
Huysmans
è
riuscito
a
farne
un
libro
,
che
nella
sua
semplicità
interessa
,
commuove
,
appassiona
,
un
libro
nel
quale
sono
riprodotti
,
con
esattezza
ed
efficacia
mirabili
,
certi
aspetti
caratteristici
di
Parigi
e
certe
curiose
scene
della
vita
artistica
,
giacché
il
protagonista
del
romanzo
,
André
Jayant
,
è
un
letterato
,
ed
il
suo
fido
amico
Cyprien
Tibaille
è
un
pittore
.
L
'
Huysmans
poi
,
oltre
la
novella
Sac
-
au
-
dos
di
un
così
felice
umorismo
,
inserita
nelle
Soirées
de
Médan
,
ha
pubblicato
un
volume
di
bellissimi
Croquis
parisiens
ed
una
lunga
novella
Avau
-
l
'
eau
.
Egli
è
inoltre
un
critico
d
'
arte
molto
acuto
e
qualche
volta
anche
paradossale
,
come
lo
prova
il
suo
interessantissimo
volume
L
'
Art
moderne
,
di
cui
ho
altra
volta
in
questo
stesso
giornale
discorso
a
lungo
ed
in
cui
egli
naturalmente
combatte
a
favore
dell
'
ardimentosa
falange
di
pittori
impressionisti
,
attaccando
vigorosamente
l
'
arte
accademica
e
convenzionale
.
Il
volume
nel
quale
a
me
sembra
che
l
'
Huysmans
abbia
finora
data
la
nota
sua
più
acuta
,
più
individuale
,
è
quello
di
recente
pubblicato
dall
'
editore
Charpentier
col
titolo
di
A
rebours
.
Esso
è
un
libro
che
esce
totalmente
dal
comune
,
che
ha
qualcosa
di
eccentrico
,
di
bizzarro
,
di
eccessivo
,
che
fa
ripensare
a
Baudelaire
,
a
Poe
,
pur
differendo
essenzialmente
dalle
opere
di
costoro
.
Scrivendo
questo
libro
,
che
è
uno
studio
minuzioso
,
fatto
con
intendimenti
artistici
,
di
un
curioso
caso
di
patologia
psicologica
,
l
'
Huysmans
sapeva
bene
di
non
dovere
sperare
uno
di
quei
clamorosi
successi
di
pubblico
,
quali
soltanto
possono
ottenere
altre
opere
più
semplici
,
meno
tormentate
,
più
atte
a
soddisfare
qualsiasi
intelligenza
;
sapeva
bene
che
il
suo
A
rebours
a
stento
avrebbe
raggiunta
una
seconda
edizione
:
ma
egli
intendeva
rivolgersi
ad
un
pubblico
ristretto
di
raffinati
,
capace
d
'
intendere
e
di
gustarne
le
deliziose
squisitezza
d
'
idee
e
di
forma
,
egli
aspirava
semplicemente
ad
un
successo
artistico
,
nel
senso
più
ristretto
della
parola
.
Ed
un
tale
successo
egli
ha
avuto
il
piacere
di
ottenere
,
e
con
una
intensità
di
entusiasmo
che
ha
certo
di
molto
superato
le
sue
speranze
.
Intorno
al
suo
volume
vi
è
stato
tutto
un
fermento
di
ammirazione
,
mista
a
sorpresa
,
nella
società
letteraria
francese
e
belga
:
i
giovani
lo
hanno
acclamato
come
un
maestro
,
ed
anche
i
più
feroci
suoi
avversari
hanno
riconosciuto
in
lui
un
meraviglioso
artefice
dello
stile
.
In
Italia
,
la
signorina
Serao
,
con
un
gentile
ed
intelligente
laconismo
tutto
muliebre
,
si
è
contenuta
di
chiamarlo
pazzo
e
noioso
.
Prima
di
discendere
all
'
analisi
del
nuovo
libro
di
Huysmans
,
parmi
non
inutile
il
raccontarne
in
breve
l
'
argomento
.
Il
giovane
duca
Jean
Florissac
des
Esseintes
è
l
'
ultimo
anemico
e
nevrotico
discendente
di
una
delle
più
antiche
e
gloriose
famiglie
dell
'
aristocrazia
francese
.
Egli
,
dopo
avere
assaporato
tutte
le
voluttà
e
tutte
le
perversioni
della
vita
libertina
,
finisce
col
sentirsi
profondamente
disgustato
degli
uomini
e
delle
cose
,
e
non
trovando
nella
realtà
della
vita
comune
più
nulla
che
allieti
o
soddisfaccia
i
suoi
sensi
,
si
ritrae
in
campagna
,
ove
segregato
dal
resto
dell
'
umanità
,
formasi
una
vita
a
sé
raffinata
,
artificiale
,
totalmente
in
contraddizione
a
quella
ordinaria
.
Lì
,
in
quella
villetta
di
Fontenay
-
aux
-
Roses
,
comprata
da
lui
per
farne
il
suo
eremo
,
egli
,
aiutato
da
un
'
immaginazione
inventiva
e
sottile
,
si
riesce
a
formare
un
ambiente
in
accordo
con
le
aspirazioni
eccezionali
e
morbose
di
una
fantasia
sovreccitata
dalla
nevrosi
,
ed
atto
a
soddisfare
i
desidèri
ricercati
de
'
suoi
sensi
pervertiti
dall
'
anemia
.
Bisogna
vedere
con
che
cura
Des
Esseintes
sovraintende
all
'
addobbo
stravagantemente
sfarzoso
del
suo
appartamento
,
alla
scelta
minuziosa
e
sapiente
dei
mobili
,
delle
tappezzerie
ricchissime
,
dei
quadri
,
dei
libri
,
dei
liquori
,
dei
profumi
,
di
tutto
ciò
,
infine
,
che
deve
occupare
la
dilettevole
sua
esistenza
di
misantropo
.
Egli
sarebbe
felice
di
questa
sua
vita
,
in
perfetta
opposizione
con
le
generali
consuetudini
,
sarebbe
felice
di
non
vedere
più
alcuna
creatura
umana
,
di
vegliare
la
notte
e
dormire
il
giorno
,
di
contemplare
i
preziosi
suoi
quadri
,
di
immergersi
con
voluttà
nella
lettura
degli
scrittori
,
latini
della
decadenza
o
di
quelli
modernissimi
francesi
,
di
poter
soddisfare
i
più
costosi
e
strani
suoi
capricci
,
di
poter
dare
un
pascolo
artificioso
a
'
suoi
sensi
,
di
poter
lasciare
oscillare
l
'
animo
suo
tra
il
misticismo
cattolico
ed
il
pessimismo
alemanno
;
egli
sarebbe
felice
,
se
la
nevrosi
,
dopo
una
breve
sosta
,
non
l
'
avesse
di
nuovo
martoriato
,
perseguitandolo
con
terribili
allucinazioni
,
se
l
'
anemia
non
lo
avesse
minato
,
abbattuto
,
precipitato
in
una
spaventevole
debolezza
.
E
presto
il
suo
stato
di
salute
si
aggrava
talmente
,
che
egli
è
costretto
a
far
chiamare
un
medico
,
il
quale
,
vedendolo
minacciato
di
tisi
e
di
follìa
,
gli
ordina
d
'
abbandonare
l
'
adorata
sua
Tebaide
e
di
ritornare
subito
a
Parigi
.
E
così
il
duca
Des
Esseintes
è
costretto
,
con
suo
dispiacere
grandissimo
,
a
rientrare
di
nuovo
in
mezzo
alla
abborrita
società
,
per
poter
prolungare
ancora
di
un
po
'
la
grama
sua
esistenza
.
Ora
questo
libro
,
nel
quale
non
vi
è
quasi
azione
,
giacché
questa
si
riassume
tutta
nel
viaggio
abortito
di
Des
Esseintes
a
Londra
,
questo
libro
che
non
ha
che
un
solo
personaggio
,
il
protagonista
,
può
chiamarsi
romanzo
?
E
perché
no
?
Edmondo
de
Goncourt
non
ha
forse
nella
prefazione
di
Chèrie
osservato
,
con
molto
acume
critico
,
che
il
romanzo
moderno
tende
sempre
più
a
diventare
un
libro
di
pura
analisi
?
Il
ricco
e
nevrosico
protagonista
di
A
rebours
non
è
una
creazione
della
fervida
fantasia
di
Huysmans
,
ma
esiste
realmente
ed
è
uno
dei
più
grandi
nomi
della
Francia
,
una
delle
più
bizzarre
individualità
dell
'
alta
società
parigina
.
Si
comprende
di
leggeri
che
,
per
uno
scrittore
come
l
'
Huysmans
,
che
dai
Goncourt
ha
appreso
ad
amare
tutto
ciò
che
è
eccezionale
ed
a
cui
il
Baudelaire
ha
contagiato
una
indagatrice
curiosità
di
certi
stati
morbidi
dell
'
umana
psiche
,
questa
strana
figura
d
'
incivilito
e
la
storia
delle
sue
artistiche
stravaganze
hanno
dovuto
avere
un
'
invincibile
attrattiva
e
lo
hanno
dovuto
persuadere
senza
difficoltà
a
farne
un
libro
,
che
prestavasi
maravigliosamente
all
esplicarsi
di
tutte
le
sue
attitudini
intellettuali
.
E
che
la
scelta
di
un
tanto
bizzarro
argomento
sia
conseguenza
dello
speciale
temperamento
artistico
dell
'
Huysmans
,
non
può
essere
posto
in
dubbio
da
chiunque
abbia
letto
con
attenzione
le
altre
opere
di
lui
e
che
quindi
si
sia
accorto
com
'
egli
più
che
allo
Zola
si
riavvicini
per
indole
e
per
tendenza
ai
Goncourt
,
e
come
l
'
alta
personalità
di
Carlo
Baudelaire
,
che
ora
esercita
un
così
potente
fascino
sulla
giovine
generazione
letteraria
francese
,
abbia
avuto
non
piccola
influenza
su
di
lui
.
Si
potrebbe
,
è
vero
,
all
'
Huysmans
,
come
a
qualche
altro
scrittore
,
rimproverare
questo
preferire
lo
studio
dell
'
eccezioni
all
'
analisi
dei
tipi
e
dei
casi
comuni
della
società
,
giacché
essendo
la
maggiore
ambizione
del
romanzo
naturalista
il
dare
la
fisonomia
dell
'
epoca
attuale
,
a
ciò
senza
dubbio
si
riesce
meglio
col
ritrarre
uomini
e
donne
che
non
escano
dalla
media
comune
e
quindi
siano
più
tipici
,
e
forse
anche
col
rappresentare
,
come
fa
lo
Zola
,
le
moltitudini
piuttosto
che
gl
'
individui
presi
isolatamente
.
Bisogna
però
pur
riflettere
che
ogni
scrittore
ha
nel
proprio
temperamento
una
forza
ignota
,
una
volontà
superiore
,
una
necessità
impellente
che
lo
domina
e
gli
detta
le
sue
opere
:
il
pessimismo
di
Flaubert
ed
il
sereno
equilibrio
dell
'
indole
di
Zola
spingono
,
per
vie
diverse
,
questi
due
scrittori
a
scegliere
i
mediocri
per
attori
dei
loro
romanzi
;
invece
i
Goncourt
,
dal
loro
nervosismo
,
ed
il
Daudet
,
dalla
sua
sensibilità
quasi
muliebre
,
sono
spinti
il
più
delle
volte
a
preferire
per
protagonisti
dei
loro
libri
le
nature
elette
,
le
nature
eccezionali
.
Del
resto
anche
da
queste
tendenze
varie
,
da
queste
scelte
diverse
nasce
un
vantaggio
,
perché
così
non
sono
mostrati
soltanto
i
grandi
aspetti
,
i
tipi
più
generali
della
vita
moderna
,
ma
di
essi
anche
i
cantucci
più
reconditi
,
più
in
ombra
,
vengono
illuminati
,
e
spesso
sono
proprio
questi
che
meglio
rivelano
l
'
indole
di
un
popolo
,
lo
spirito
di
un
'
epoca
.
«
Je
cherche
des
parfums
nouveaux
,
des
fleurs
plus
larges
,
des
plaisirs
inéprouvés
»
:
questa
frase
magica
e
solenne
con
la
quale
la
Chimera
risponde
alla
Sfinge
in
quel
meraviglioso
poema
in
prosa
che
è
La
Tentation
de
Saint
-
Antoine
del
Flaubert
,
riassume
tutte
le
aspirazioni
di
Des
Esseintes
,
comprende
la
sua
febbre
d
'
ignoto
,
il
suo
ideale
insoddisfatto
,
il
suo
bisogno
di
sfuggire
all
'
orribile
realtà
della
vita
,
di
sorpassare
i
confini
del
pensiero
,
di
andare
ramingo
,
senza
giammai
arrivare
ad
una
certezza
,
fra
le
brume
degli
al
di
là
dell
'
arte
.
Eppure
il
protagonista
di
A
rebours
,
per
quanto
possa
a
prima
vista
apparire
strano
e
paradossale
,
non
rappresenta
in
realtà
che
lo
stadio
più
acuto
,
più
eccessivo
di
una
malattia
dell
'
intelligenza
che
è
abbastanza
sviluppata
nelle
classi
superiori
della
società
moderna
e
che
tende
a
sempre
più
allargarsi
.
Le
cause
di
questa
malattia
morale
,
e
la
chiamo
così
non
per
altro
che
perché
tutto
ciò
che
nell
'
ordine
fisico
e
nell
'
ordine
morale
sorpassa
certi
limiti
comuni
alla
grande
maggioranza
degli
uomini
diventa
patologico
:
il
genio
non
rappresenta
forse
uno
stato
morboso
così
come
la
follìa
?
le
cause
dunque
bisogna
ricercarle
in
principal
modo
nella
nevrosi
,
quel
grande
flagello
del
XIX
secolo
,
che
rende
sempre
più
squisita
,
più
intensa
la
sensitività
,
ed
in
certo
qual
modo
la
perverte
,
e
nella
civiltà
estrema
,
inclinante
alla
decadenza
,
di
alcune
grandi
città
moderne
.
Si
comprende
facilmente
che
una
tale
disposizione
dello
spirito
ad
abborrire
tutto
quello
che
è
volgare
,
che
è
comune
,
ed
a
ricercare
quello
che
è
raro
,
a
preferire
le
cose
artificiali
alle
naturali
,
a
crearsi
delle
voluttà
tutte
individuali
che
dalla
folla
siano
non
comprese
o
dispregiate
,
deve
in
ispecie
mostrarsi
presso
i
cultori
delle
lettere
e
delle
arti
;
e
di
vero
in
Francia
vi
è
una
particolare
categoria
di
libri
e
di
quadri
,
le
cui
bellezze
non
appaiono
che
soltanto
agli
occhi
degli
artisti
e
degli
iniziati
.
Uno
dei
più
caratteristici
esempi
se
ne
ha
nel
delizioso
volume
dei
fratelli
De
Goncourt
,
intitolato
semplicemente
Idées
et
sensations
e
che
può
dirsi
il
breviario
dei
raffinati
.
In
esso
si
raccoglie
il
fiore
dello
spirito
francese
odierno
,
uno
spirito
che
va
nel
fondo
delle
cose
e
degli
esseri
,
che
ne
mette
a
nudo
l
'
intimità
vibrante
e
dolorosa
,
che
esprime
con
una
sottile
ironia
o
con
squisite
delicature
di
chiaro
-
oscuri
tutte
le
malinconie
,
tutte
le
ebbrezze
,
tutti
i
vacillamenti
di
un
'
intelligenza
o
di
una
coscienza
.
L
'
Huysmans
ha
messo
come
epigrafe
al
suo
volume
queste
singolari
parole
del
mistico
Rusbrock
l
'
Admirable
:
«
Il
faut
que
je
me
réjouisse
au
dessus
du
temps
...
,
quoique
le
monde
ait
horreur
de
ma
joie
,
et
que
sa
grossièreté
ne
sache
pas
ce
qui
je
veux
dire
»
.
Ecco
come
questa
necessità
di
gioie
eccezionali
è
dai
Goncourt
spiegata
:
«
Les
grands
plaisirs
du
peuple
sont
le
joies
collectives
.
A
mesure
que
l
'
individu
sort
du
peuple
et
s
'
en
distingue
,
il
a
un
plus
grand
besoin
de
plaisirs
personnels
et
faits
pour
lui
tout
seul
»
.
E
così
in
Idées
et
sensations
si
possono
trovare
i
principali
caratteri
ed
i
più
importanti
aspetti
di
questa
moderna
e
sempre
crescente
tendenza
verso
piaceri
della
mente
e
dei
sensi
,
incomprensibili
per
la
folla
,
tendenza
che
il
protagonista
di
A
rebours
,
spronato
dal
suo
temperamento
di
pessimista
e
di
anemico
-
nervoso
,
spinge
fino
alle
più
deliranti
conseguenze
.
Però
nel
libro
dei
Goncourt
si
può
trovare
il
punto
di
partenza
di
quasi
tutte
le
sue
aberrazioni
.
Difatti
i
Goncourt
affermano
:
«
Il
n
'
y
a
de
bon
que
les
choses
exquises
»
,
e
facendo
ancora
un
passo
in
avanti
:
«
Rien
n
'
est
moins
poètique
que
la
nature
et
les
choses
naturelles
»
,
e
poi
:
«
Pour
haïr
vraiment
la
nature
il
faut
préférer
naturellement
les
tableaux
aux
paysages
et
les
confitures
aux
fruits
»
;
ma
questo
amore
per
le
cose
squisite
,
questo
preferire
alle
scene
della
natura
i
quadri
che
le
rappresentano
,
non
rivelano
che
il
raffinamento
dei
gusti
di
un
vecchio
incivilito
,
di
un
artista
,
a
cui
l
'
esercizio
del
suo
mestiere
fa
trovare
dell
'
insuperabili
voluttà
intellettuali
nella
contemplazione
delle
opere
create
dall
'
uomo
.
Invece
in
Des
Esseintes
questo
sentimento
si
esagera
a
dismisura
,
fino
a
trascinarlo
alle
maggiori
perversioni
psicologiche
:
per
lui
l
'
artificio
diventa
l
'
impronta
distintiva
del
genio
dell
'
uomo
,
e
quindi
egli
cerca
di
surrogare
,
per
quanto
gli
è
possibile
,
con
l
'
artificio
la
natura
,
le
cose
naturali
,
le
sensazioni
che
esse
producono
.
Egli
,
per
esempio
,
fa
costruire
ed
arredare
in
modo
tale
la
sua
stanza
da
pranzo
,
da
sembrare
in
tutto
e
per
tutto
la
cabina
di
un
bastimento
,
e
così
,
stando
in
essa
,
egli
si
procura
,
senza
muoversi
,
le
sensazioni
rapide
,
quasi
istantanee
,
d
'
un
viaggio
per
mare
,
parendogli
d
'
altra
parte
inutile
il
movimento
,
giacché
l
'
immaginazione
può
facilmente
supplire
alla
volgare
realtà
dei
fatti
.
Altre
volte
egli
riesce
a
dare
a
'
suoi
gusti
un
convenevole
pascolo
fattizio
,
sostituendo
le
evocazioni
dell
'
olfatto
all
'
esercizio
della
vista
e
surrogando
con
similitudini
abilmente
distribuite
e
graduate
del
palato
certe
sensazioni
dell
'
udito
.
Così
per
Des
Esseintes
si
rende
possibile
il
contentare
i
desidèri
reputati
i
più
difficili
a
soddisfare
e
ciò
mediante
qualche
leggero
sotterfugio
,
mediante
qualche
approssimativa
sofisticazione
degli
oggetti
desiderati
.
I
Goncourt
in
un
'
altra
pagina
del
loro
libro
dicono
:
«
On
a
souvent
essayé
de
définir
le
Beau
en
art
.
Ce
que
c
'
est
?
Le
Beau
est
ce
qui
votre
maîtresse
et
votre
servante
trouvent
,
d
'
instinct
,
affreux
»
.
Quest
'
aforismo
nella
mente
di
Des
Esseintes
si
esagera
al
solito
e
diventa
mostruoso
:
per
lui
ogni
opera
d
'
arte
che
non
resta
indifferente
per
i
falsi
artisti
,
che
non
è
contestata
dagli
sciocchi
,
che
non
si
limita
a
suscitare
gli
entusiasmi
di
pochi
eletti
,
diventa
anche
essa
,
soltanto
per
ciò
,
polluta
,
volgare
,
quasi
spregevole
.
Sicché
per
Des
Esseintes
questa
promiscuità
di
ammirazione
diventa
uno
dei
grandi
dispiaceri
della
sua
vita
;
dei
successi
incomprensibili
gli
sciupano
per
sempre
dei
quadri
e
dei
libri
;
dinanzi
alla
generalità
di
suffragi
,
che
alcune
opere
d
'
arte
raccolgono
,
come
per
esempio
i
quadri
di
Rembrandt
e
le
acque
forti
di
Goya
,
egli
vergognasi
quasi
di
aver
per
esse
un
grande
amore
,
e
finisce
con
lo
scoprirvi
dei
diffetti
fin
'
allora
inosservati
.
E
questo
male
dell
'
esagerazione
violenta
,
irragionevole
di
certe
moderne
tendenze
raffinatrici
in
Des
Esseintes
arriva
tanto
oltre
,
che
nel
libro
stesso
dei
Goncourt
può
trovarsi
la
sua
più
severa
condanna
.
Difatti
a
pagina
219
di
esso
si
legge
:
«
Tout
bomme
d
'
intelligence
qui
cesse
de
vivre
avec
ses
semblables
,
risque
de
devenir
fou
,
s
'
il
ne
l
'
est
déjà
.
La
pensée
,
qui
s
'
abstrait
de
la
circulation
universelle
,
croupit
et
se
gâte
»
.
Ciò
che
costituisce
la
grande
superiorità
dei
Goncourt
è
che
essi
non
hanno
mai
perduto
il
senso
del
reale
,
l
'
amore
per
la
vita
,
sicché
la
loro
passione
per
le
cose
squisite
,
la
loro
inclinazione
verso
le
maggiori
raffinatezze
non
dànno
che
un
sapore
di
originalità
simpaticissima
,
un
profumo
di
più
ad
ogni
loro
scritto
.
Invece
i
Mallarmé
,
i
Verlaine
,
i
Corbière
,
gli
Hannon
,
tutta
questa
falange
di
poeti
prediletti
da
Des
Esseintes
e
che
si
possono
con
ragione
chiamare
i
Des
Esseintes
dell
'
odierna
letteratura
francese
;
questi
poeti
che
formano
una
diramazione
bizantina
di
quella
nuova
arcadia
costituita
oggidì
dai
parnassiens
sotto
il
pomposo
pontificato
di
Leconte
de
Lisle
,
e
nelle
cui
opere
malaticcie
la
lingua
superba
,
che
alla
Francia
ha
dato
il
romanticismo
,
precipita
nelle
maggiori
intemperanze
ed
ha
le
supreme
balbuzie
,
i
supremi
spasimi
,
i
supremi
lampeggiamenti
;
questi
poeti
,
che
chiudono
gli
occhi
per
non
vedere
la
vita
che
intorno
a
loro
si
agita
e
che
essi
odiano
,
non
sono
che
dei
retori
della
peggiore
specie
e
non
rappresentano
che
una
perversione
ed
un
pericolo
per
l
'
arte
.
La
personalità
del
protagonista
di
A
rebours
è
complessa
,
o
,
per
meglio
dire
,
risulta
di
vari
elementi
psicologici
e
fisiologici
,
che
esercitano
tra
essi
una
reciproca
influenza
.
Nel
duca
Des
Esseintes
la
naturale
predisposizione
verso
le
cose
raffinate
od
artificiali
si
è
accresciuta
sotto
la
deleteria
influenza
di
un
'
anemia
,
complicata
di
nevrosi
,
che
le
dissolutezze
della
sua
vita
hanno
sempre
più
aggravata
,
e
sotto
la
persistente
influenza
dell
'
educazione
avuta
presso
i
gesuiti
,
la
quale
,
non
essendo
riuscita
a
trascinarlo
nel
cattolicismo
,
lo
ha
precipitato
invece
nel
più
cupo
pessimismo
,
pur
lasciandogli
nell
'
anima
delle
vaghe
aspirazioni
mistiche
.
Orbene
l
'
Huysmans
,
a
cui
premeva
che
il
protagonista
del
suo
libro
apparisse
non
come
un
qualsiasi
bisbetico
fantoccio
romantico
,
ma
come
una
creatura
umana
,
vera
,
ad
onta
della
sua
eccezionalità
,
ha
voluto
in
Des
Esseintes
studiare
non
soltanto
il
raffinato
,
ma
anche
il
pessimista
e
l
'
anemico
nervoso
,
facendo
ben
risaltare
l
'
influenza
grande
che
sopra
i
suoi
gusti
artistici
,
sopra
le
sue
stravaganze
di
misantropo
esercitano
la
sua
fede
filosofica
e
la
malattia
che
lo
travaglia
e
che
è
dalle
prime
fino
alle
ultime
pagine
del
volume
analizzata
con
vera
rigorosità
scientifica
in
tutte
le
sue
successive
fasi
.
Della
educazione
avuta
dai
gesuiti
il
Des
Esseintes
ha
conservato
l
'
amore
per
le
sottigliezze
della
casuistica
(
e
)
teologica
,
ed
è
perciò
che
nella
sua
libreria
accanto
ai
volumi
dei
prediletti
scrittori
latini
e
francesi
trovansi
parecchie
opere
ecclesiastiche
.
Egli
si
sente
ancora
attrarre
dalle
violenti
polemiche
di
Veuillot
,
dalle
mistiche
soavità
di
Lacordaire
,
dalle
finezze
velenose
del
conte
di
Falloux
,
dai
pomposi
panegirici
di
Ozanam
,
dalla
profonda
ma
tortuosa
psicologia
di
Hello
,
dagli
splendori
romantici
di
quel
Barbey
d
'
Aurevilly
,
che
rappresenta
l
'
anello
di
congiunzione
fra
la
letteratura
clericale
e
quella
profana
.
Le
non
mai
vinte
tendenze
ascetiche
che
sono
restate
in
Des
Esseintes
si
rivelano
eziandio
in
quell
'
aver
fatto
arredare
la
sua
camera
da
letto
in
modo
che
essa
sembra
una
cella
da
frate
.
E
quindi
avviene
che
,
sotto
la
provocazione
di
questo
ambiente
fattiziamente
monastico
e
delle
sue
lunghe
letture
teologiche
,
egli
si
senta
a
volte
trascinato
di
nuovo
verso
il
misticismo
de
'
suoi
primi
anni
.
Ciò
che
lo
richiama
verso
la
Chiesa
è
dapprima
il
lato
splendidamente
plastico
del
cattolicismo
,
che
,
per
un
'
anima
di
artista
come
la
sua
e
come
quella
della
M.me
Gervaisais
dei
Goncourt
,
ha
terribili
fascini
,
imperiose
seduzioni
;
di
poi
è
il
sacrilegio
che
alla
sua
intelligenza
pervertita
si
presenta
in
tutta
la
sua
mostruosa
attrattiva
e
gli
sorride
diabolicamente
provocante
e
tentatore
così
come
appare
in
certe
pagine
di
Barbey
d
'
Aurevilly
;
infine
sono
i
rapporti
,
che
a
lui
sembra
che
esistano
tra
la
dottrina
della
Chiesa
e
quella
dello
Schopenhauer
:
non
è
forse
vero
che
ambedue
si
fondano
sull
'
iniquità
e
sulla
turpitudine
del
mondo
e
che
ambedue
concludono
,
pur
procedendo
per
vie
assai
diverse
,
alla
rassegnazione
?
Il
capitolo
settimo
,
che
contiene
la
mirabile
analisi
di
questi
ondeggiamenti
della
coscienza
di
Des
Esseintes
,
è
fra
i
più
interessanti
del
volume
e
rivela
nell
'
Huysmans
delle
rare
qualità
di
psicologo
.
Ma
anche
più
caratteristico
,
se
non
più
importante
,
è
il
capitolo
seguente
,
l
'
ottavo
.
Des
Esseintes
,
odiando
i
fiori
comuni
,
si
è
da
principio
affezionato
ai
fiori
rari
di
serra
,
poi
,
dietro
l
'
evoluzione
delle
sue
idee
generali
,
si
è
lasciato
sedurre
dai
fiori
artificiali
che
simulano
i
veri
,
ed
in
ultimo
,
stancatosi
anche
di
questi
,
si
mette
alla
ricerca
dei
fiori
naturali
che
imitino
i
fiori
falsi
.
Ed
allorché
ha
intorno
a
sé
raccolto
la
più
bizzarra
,
la
più
mostruosa
delle
flore
,
i
riflessi
metallici
di
queste
piante
,
i
colori
di
carne
di
questi
fiori
non
riescono
che
a
risvegliare
in
lui
le
sensazioni
repugnanti
che
procura
la
vista
di
un
macello
o
di
un
ospedale
,
ed
a
farlo
tormentare
da
paurose
allucinazioni
.
Ora
questo
ricevere
delle
sensazioni
spiacevoli
o
dolorose
anche
da
oggetti
che
pur
non
hanno
nulla
di
odioso
,
è
dagli
scienziati
riguardato
come
uno
dei
più
importanti
caratteri
del
temperamento
pessimista
.
D
'
altra
parte
questa
ricerca
d
'
impressioni
estetiche
nello
spettacolo
del
dolore
,
questa
creazione
di
un
fantastico
tutto
speciale
,
un
fantastico
di
malattia
e
di
delirio
,
è
particolare
di
alcune
epoche
di
decadenza
,
di
alcuni
caratteri
esaltati
dalla
religione
,
e
gli
esempi
abbondano
nelle
letterature
e
nelle
belle
arti
dei
tempi
moderni
:
pur
non
volendo
parlare
del
famoso
marchese
di
Sade
,
che
rappresenta
l
'
eretismo
della
ferocia
e
la
logica
conseguenza
della
sempre
crescente
malvagità
voluttuosa
dell
'
aristocratica
società
francese
dello
scorso
secolo
,
si
potrebbero
ricordare
Edgardo
Poe
,
Carlo
Baudelaire
,
Barbey
d
'
Aurevilly
,
Jan
Leyken
,
Goya
,
Odilon
Redon
,
Villiers
de
l
'
Isle
-
Adam
e
poi
ancora
tanti
altri
,
le
cui
onere
raccapriccianti
e
suggestive
mettono
in
un
angolo
del
giardino
dell
'
arte
una
vegetazione
a
parte
orrendamente
bella
.
Certamente
in
un
libro
come
questo
i
difetti
non
mancano
:
si
potrebbe
,
per
esempio
,
osservare
che
alcuni
capitoli
guadagnerebbero
ad
essere
abbreviati
,
come
quelli
nei
quali
si
discorre
della
letteratura
latina
e
della
letteratura
contemporanea
francese
,
perché
in
essi
Des
Esseintes
scompare
a
volte
per
lasciare
il
posto
all
'
autore
,
e
,
benché
costui
discorra
certo
con
grande
competenza
e
molto
acume
critico
di
tutto
un
periodo
poco
noto
della
letteratura
latino
e
di
alcune
singolari
opere
di
romanzieri
e
poeti
moderni
,
ciò
nondimeno
io
son
convinto
che
questo
involontario
intervento
della
sua
personalità
nuoce
al
complesso
del
libro
.
Si
potrebbe
ripetere
l
'
assennata
osservazione
fatta
dall
'
egregio
critico
Emilio
Hennequin
,
che
cioè
in
Des
Esseintes
lo
sviluppo
grandissimo
delle
facoltà
sensitive
ha
soffocato
ogni
altra
energia
,
riducendolo
all
'
impotenza
della
volontà
.
Altre
piccole
censure
si
potrebbero
anche
fare
,
ma
,
poiché
ogni
difetto
è
largamente
compensato
dai
grandi
e
rari
pregi
che
in
questo
libro
si
ritrovano
e
poiché
mi
sono
già
troppo
dilungato
,
vi
rinunzio
ben
volentieri
.
Ciò
che
mi
dispiace
è
di
dover
rinunziare
a
mostrare
le
grandi
bellezze
stilistiche
contenute
in
A
rebours
,
contentandosi
di
raccomandare
agli
intelligenti
le
splendide
pagine
nelle
quali
sono
descritte
due
dei
più
affascinanti
quadri
di
Gustavo
Moreau
.
Per
finire
,
dirò
che
,
volendo
gustare
A
rebours
,
bisogna
avere
una
qualche
educazione
artistica
ed
una
qualche
conoscenza
di
una
certa
letteratura
un
po
'
faisandée
,
quindi
non
a
tutti
è
da
consigliarsi
la
lettura
di
questo
libro
.
A
tutti
i
miei
lettori
raccomando
però
di
leggere
gli
altri
due
romanzi
di
Huysmans
,
cioè
En
ménage
;
e
Les
s
urs
Vatard
,
e
così
apprenderanno
a
conoscere
e
ad
amare
una
delle
più
simpatiche
e
caratteristiche
personalità
della
giovine
letteratura
francese
.