StampaPeriodica ,
Io
mi
propongo
di
ragionare
del
romanzo
in
Italia
;
e
però
bisogna
che
divida
il
mio
lavoro
in
tre
parti
:
lo
studio
de
'
modi
diversi
onde
codesta
forma
letteraria
si
sviluppò
,
tra
noi
,
nel
nostro
secolo
;
lo
studio
de
'
caratteri
che
a
mano
a
mano
riveste
,
nel
suo
progresso
continuo
,
per
soddisfare
a
'
nuovi
bisogni
;
e
lo
studio
de
'
mezzi
per
i
quali
potrà
conseguire
la
sua
maturità
intera
e
vigorosa
e
immortale
.
Il
romanzo
,
comunque
si
manifestasse
,
fu
sempre
un
prodotto
veramente
romantico
.
In
Grecia
è
quasi
sempre
il
racconto
minuto
d
'
una
ventura
erotica
,
come
nelle
novelle
milesie
;
e
fiorisce
durante
la
decadenza
alessandrina
,
che
fu
il
peggior
tempo
del
romanticismo
ellenico
:
in
Roma
,
pure
serbando
acuto
il
profumo
della
lascivia
elegante
,
si
trasmuta
in
satirico
con
Petronio
ed
Apuleio
,
e
appare
solamente
quando
l
'
aureo
secolo
di
Virgilio
e
di
Catullo
e
d
'
Orazio
è
passato
da
un
pezzo
,
vale
a
dire
nel
peggior
tempo
del
romanticismo
romano
.
Brutti
segni
,
codesti
;
se
non
ci
confortasse
il
pensiero
che
,
in
somma
,
la
letteratura
moderna
essendo
di
sua
natura
romantica
,
questo
figliuol
prediletto
del
romanticismo
può
aver
trovato
il
clima
che
conviene
al
suo
pieno
invigorimento
,
senz
'
accusare
,
nella
razza
che
lo
mantiene
,
un
languore
irrimediabile
e
mortale
.
Dopo
ciò
s
'
intende
,
per
altro
,
come
il
romanticismo
,
vittorioso
nella
battaglia
data
su
il
principio
di
questo
secolo
,
schiudesse
i
battenti
della
reggia
letteraria
al
romanzo
.
Il
quale
,
mentre
da
prima
singhiozzava
e
ruggiva
e
farneticava
di
suicidio
nell
'
Ortis
d
'
Ugo
Foscolo
,
irruppe
allora
a
bandiere
spiegate
nel
luogo
che
nessuno
gli
contrastava
,
recando
seco
da
un
lato
la
morale
cattolica
e
dall
'
altro
il
gusto
della
ricerca
storica
;
e
fu
il
libro
de
'
Promessi
sposi
d
'
Alessandro
Manzoni
.
Ma
il
Manzoni
,
temperamento
equilibrato
quant
'
altro
mai
,
se
tenne
dal
romanticismo
in
parecchi
caratteri
esteriori
dell
'
opera
sua
,
fu
più
propriamente
realista
per
la
varia
e
viva
verità
de
'
caratteri
,
per
la
logica
umana
della
favola
,
per
l
'
evidenza
pittorica
del
paesaggio
,
per
l
'
acuta
sicurezza
dell
'
analisi
psicologica
,
per
l
'
efficacia
insuperabile
del
dialogo
e
del
racconto
.
A
tutto
questo
egli
aggiunse
uno
scetticismo
giocondamente
osservatore
,
che
pervade
tutto
il
romanzo
con
un
soffio
d
'
umorismo
canzonatore
e
bonario
.
I
discepoli
del
Manzoni
non
aggiunsero
nulla
,
per
dir
vero
,
a
quanto
aveva
fatto
il
maestro
;
e
gli
rimasero
molto
a
dietro
per
le
qualità
intrinseche
dell
'
ingegno
:
sì
che
il
romanzo
del
D
'
Azeglio
o
del
Grossi
o
del
Carcano
fu
certamente
storico
e
cattolico
,
ma
non
punto
realista
.
Il
D
'
Azeglio
può
piacere
per
avventura
con
l
'
impeto
giovanilmente
cavalleresco
di
certi
suoi
personaggi
troppo
ideali
;
e
il
Grossi
può
commuovere
con
la
morte
immeritata
e
pietosa
della
sua
eroina
;
e
il
Carcano
può
blandire
con
qualche
lirica
vaporosa
e
melodiosa
interpolata
fra
un
capitolo
e
l
'
altro
;
ma
tutta
codesta
roba
non
ebbe
,
né
poteva
avere
,
importanza
veruna
per
il
successivo
svolgimento
del
romanzo
.
Non
parlo
del
Guerrazzi
:
pieno
d
'
amor
di
patria
,
impetuoso
,
eloquente
,
era
troppo
soggettivo
e
troppo
bollente
da
poter
trattare
con
fortuna
un
tal
genere
.
In
un
romanzo
autobiografico
sarebbe
riuscito
a
meraviglia
;
nel
romanzo
storico
,
là
dove
non
declama
o
descrive
o
rifà
la
storia
,
è
freddo
,
artificioso
,
pesante
.
In
tanto
venne
il
'60
.
Dopo
il
primo
assetto
del
nuovo
regno
d
'
Italia
,
si
ricominciò
a
parlare
di
letteratura
e
,
si
capisce
,
anche
del
romanzo
.
Se
non
che
il
Manzoni
pareva
oramai
troppo
guelfo
a
un
popolo
che
voleva
strappare
Roma
dalle
branche
della
Chiesa
;
e
,
d
'
altra
parte
,
nella
capitale
morale
d
'
Italia
,
com
'
era
detta
allora
Milano
,
era
fresca
la
memoria
dei
Francesi
liberatori
;
di
modo
che
,
per
fare
dispetto
al
papa
e
piacere
a
'
vicini
d
'
oltr
'
Alpe
;
i
nostri
letteratucoli
si
misero
a
scimmiottare
il
secondo
romanticismo
francese
e
la
boemia
,
ne
'
pensieri
,
nell
'
opere
e
nelle
parole
.
A
parte
le
frasi
:
il
romanticismo
italiano
,
benché
derivasse
in
principio
dal
romanticismo
tedesco
,
aveva
avuto
un
carattere
suo
di
quasi
preludio
e
incitamento
e
puntello
alla
rivoluzione
politica
.
Ma
,
poi
che
dal
'20
al
'60
questo
concetto
era
stato
dichiarato
per
tutti
i
versi
,
e
in
tutte
le
guise
,
e
col
conseguimento
dell
'
unità
e
dell
'
indipendenza
e
della
libertà
,
il
nostro
romanticismo
,
in
quanto
era
più
propriamente
italiano
,
cessava
;
la
letteratura
romantica
,
dopo
il
'60
,
si
trovò
senza
scopo
,
e
,
incoraggiata
da
qualche
esempio
illustre
,
si
rivolse
ancora
per
aiuto
alla
Francia
,
la
quale
non
era
solo
la
nazione
vicina
e
più
affine
di
costumi
,
di
tradizioni
e
di
favella
,
ma
teneva
pure
l
'
imperio
supremo
del
buon
gusto
,
come
della
politica
,
in
Europa
.
I
nostri
uomini
più
o
meno
intinti
di
lettere
,
dunque
,
s
'
ubbriacarono
di
liquori
come
Alfredo
De
Musset
;
lucidarono
i
racconti
del
Poe
tradotti
da
Carlo
Baudelaire
;
predicarono
il
vangelo
dell
'
arte
per
l
'
arte
;
detestarono
la
morale
;
amarono
le
donne
brutte
e
perverse
;
sognarono
di
morire
in
un
ospizio
di
poveri
,
e
misero
in
fuga
i
borghesi
co
'
loro
paradossi
di
seconda
e
di
terza
mano
.
Tale
fu
la
famosa
scapigliatura
lombarda
:
pativano
tutti
la
clorosi
dell
'
ideale
,
e
si
chiamavano
realisti
;
imitavano
l
'
Hugo
,
il
Gautier
,
il
Baudelaire
e
il
Dumas
figlio
,
a
casaccio
,
e
si
credevano
originali
.
In
mezzo
a
questo
ambiente
pubblicò
Giovanni
Verga
l
'
Eva
,
il
romanzo
che
lo
rese
noto
al
pubblico
de
'
lettori
.
Eva
appartiene
a
quella
famiglia
di
creature
eleganti
,
appassionate
e
incosciamente
crudeli
,
che
popolarono
la
letteratura
dopo
il
secondo
romanticismo
francese
e
sovra
tutto
per
opera
di
Alessandro
Dumas
figlio
.
L
'
eroe
del
romanzo
,
Enrico
Lanti
,
è
un
artista
che
ha
continua
la
febbre
dell
'
amore
e
dell
'
arte
,
e
muore
,
alla
fine
,
di
tisi
,
la
malattia
di
moda
dopo
la
Signora
delle
camelie
.
L
'
azione
si
svolge
tutta
in
un
ambiente
fantastico
di
profumi
e
di
luce
,
dove
delle
braccia
candide
e
ignude
si
sporgono
tra
i
veli
rossi
d
'
un
letto
e
i
tappeti
di
Persia
smorzano
il
rumore
de
'
passi
,
e
'
l
tè
vapora
i
suoi
caldi
aromi
dalle
tazze
fiorate
di
porcellana
del
Giappone
,
e
le
piante
esotiche
dalle
foglie
larghe
e
diffuse
e
dall
'
effluvio
penetrante
s
'
inclinano
a
specchiarsi
negli
alti
specchi
dalle
cornici
d
'
ebano
e
d
'
oro
,
e
l
chiaror
della
luna
scivolando
furtivo
di
notte
nell
'
alcova
tranquilla
,
rischiara
sovra
un
mucchio
di
trine
la
bella
donna
dalle
labbra
ancora
stillanti
di
voluttà
,
che
dorme
in
atto
di
dolce
stanchezza
,
su
l
seno
del
suo
pallido
amante
.
La
realtà
,
in
somma
,
co
'
suoi
momenti
solenni
e
co
'
suoi
momenti
ridicoli
,
co
'
suoi
meriti
e
con
le
sue
viltà
,
co
'
suoi
dolori
e
con
le
sue
gioie
,
non
è
a
fatto
in
quel
libro
.
Quella
ballerina
,
che
ha
le
maniere
ingenue
e
squisite
d
'
una
principessa
del
sangue
e
l
sentimento
timido
e
profondo
della
Miranda
dello
Shakespeare
fa
ridere
i
vecchi
frequentatori
del
palcoscenico
;
quel
pittore
malinconico
e
ardente
e
cavalleresco
né
meno
un
'
educanda
lo
piglierebbe
su
l
serio
;
e
nondimeno
il
romanzo
piacque
e
piace
anche
adesso
.
Perché
,
a
malgrado
de
'
difetti
,
è
in
esso
un
'
effusione
tutta
lirica
e
personale
,
ma
potente
a
ogni
modo
,
dell
'
amore
quale
si
prova
e
si
desidera
nell
'
età
degli
entusiasmi
vergini
e
cocenti
,
a
vent
'
anni
.
Ne
'
romanzi
della
stessa
maniera
che
l
Verga
fece
di
poi
,
manca
codesto
pregio
,
e
restano
interi
i
difetti
:
di
qui
la
loro
assoluta
miseria
.
A
un
tratto
,
il
Verga
parve
per
un
momento
nauseato
di
questa
sua
produzione
artificiale
;
e
,
prendendo
forse
a
modello
i
racconti
regionali
dell
'
Auerbach
e
del
Bret
-
Harte
,
scrisse
la
Nedda
,
una
dipintura
della
vita
campagnola
della
Sicilia
.
E
,
da
che
nessuna
reminiscenza
letteraria
qui
poteva
intorbidargli
la
schietta
visione
della
realtà
,
la
rappresentazione
fu
vera
,
viva
,
immediata
.
Il
cielo
azzurro
della
Sicilia
s
'
incurva
limpido
sulla
scena
,
solcato
da
una
leggera
flottiglia
di
nuvole
bianche
:
su
l
prato
erboso
e
scintillante
di
rugiada
nel
sole
,
i
giovenchi
miti
posavano
brucando
i
timi
odorosi
:
dalle
rupi
intorno
,
i
fichi
d
'
India
torti
e
carnosi
si
sporgevano
come
a
guardare
:
dietro
gli
ulivi
cinerei
,
il
mare
Ionio
lampeggiava
e
taceva
.
E
Nedda
,
seduta
in
un
canto
,
teneva
fra
'
denti
una
delle
cocche
del
fazzoletto
rosso
che
le
copriva
la
testa
,
e
volgeva
i
grandi
occhi
neri
impregnati
di
lagrime
aspettando
invano
che
il
suo
fidanzato
tornasse
.
In
tanto
,
e
quasi
nello
stesso
tempo
,
un
'
altra
corrente
,
quella
del
romanzo
di
famiglia
tedesco
e
inglese
,
si
manifestava
in
Italia
.
Salvatore
Farina
aveva
derivato
da
Carlo
Dickens
e
da
Giorgio
Elliot
una
sua
maniera
onesta
di
rappresentare
non
male
la
vita
domestica
,
incolorandola
a
ogni
modo
co
'
riflessi
azzurri
del
suo
tranquillo
ottimismo
.
A
punto
come
il
Verga
si
compiaceva
d
'
idealizzare
la
colpa
elegante
,
il
Farina
si
compiaceva
d
'
idealizzare
l
'
innocenza
borghese
.
I
suoi
racconti
,
i
quali
per
altro
non
mancano
di
finezza
e
qualche
volta
di
verità
,
avevano
il
merito
di
poter
andare
per
le
mani
delle
spose
e
delle
ragazze
da
bene
:
erano
puri
come
l
'
acqua
di
fonte
.
Per
questo
appunto
il
Farina
s
'
è
fatto
non
solo
in
Italia
,
ma
in
molta
parte
anche
d
'
Europa
,
un
pubblico
di
persone
ammodo
che
lo
legge
e
l
'
ama
e
l
'
ammira
.
Teneva
bordone
al
Farina
,
Cesari
Donati
e
qualche
altro
;
seguiva
da
presso
al
Verga
,
Luigi
Capuana
.
Gli
altri
annaspavano
incerti
tra
i
pantani
del
romanzo
storico
,
che
nessuno
più
leggeva
,
e
le
nebbie
della
novella
fantastica
,
che
nessuno
più
capiva
.
Anche
v
'
era
chi
sarebbesi
voluto
provare
a
fare
il
romanzo
d
'
appendice
,
che
in
Francia
fruttò
e
frutta
di
be
'
quattrini
al
Du
Terrail
,
al
Montépin
,
al
Boisgobey
e
ad
altri
;
ma
,
prima
di
tutto
,
quanti
leggevano
allora
l
'
appendice
,
in
Italia
?
Meno
di
quanti
la
leggano
addesso
,
ch
'
è
tutto
dire
.
Così
che
,
quando
il
fracasso
del
naturalismo
invadente
giunse
con
l
'
Assommoir
dello
Zola
tra
noi
,
il
nostro
romanzo
aveva
deviato
a
fatto
dalla
tradizione
manzoniana
;
e
,
o
s
'
inebriava
de
'
vapori
acidi
di
sentimentalità
isterica
del
Dumas
figlio
,
o
tubava
sul
giaciglio
di
piume
di
sentimentalità
virtuosa
del
Dickens
e
dell
'
Elliot
,
o
cominciava
a
derivare
,
ch
'
era
men
male
,
dalla
novella
regionale
dell
'
Auerbach
e
del
Bret
-
Harte
,
l
'
idea
della
novella
regionale
italiana
.
Di
veramente
italiano
,
dunque
,
restava
nulla
o
assai
poca
cosa
.
II
.
Emilio
Zola
,
dichiarando
il
suo
nuovo
metodo
,
primieramente
moveva
da
questo
principio
:
rappresentare
,
con
la
più
cruda
schiettezza
,
la
vita
,
la
realtà
,
la
natura
:
donde
quella
sua
denominazione
,
un
po
'
incerta
a
dir
vero
,
di
naturalismo
.
Ma
,
in
quel
tempo
,
troppa
gente
in
Italia
s
'
era
messa
in
testa
di
rinnovare
la
letteratura
,
e
s
'
era
figurata
di
far
del
verismo
lucidando
male
le
morbose
lascivie
e
le
stravaganze
calcolate
e
le
collere
intemperanti
di
quei
romantici
ambiziosi
di
Francia
,
che
derivati
,
a
quel
modo
per
altro
che
i
rigagnoli
derivan
da
'
fiumi
,
da
'
vecchi
e
dispersi
scrittori
del
Cenacolo
,
fecero
chiasso
di
molto
,
finché
i
parnassiani
odierni
non
gli
ebber
cacciati
di
nido
.
A
tutti
costoro
non
parve
vero
di
potersi
raggruppare
alla
fine
sotto
un
bandiera
rivoluzionaria
,
e
recante
una
parola
non
anche
adoperata
e
a
bastanza
sonora
,
e
sorretta
da
qualcuno
che
i
pugni
mostrava
possenti
,
e
sembrava
incaponito
nella
sua
idea
,
e
urlava
per
dieci
.
Anch
'
essi
,
in
falsetto
,
gli
tennero
bordone
;
e
i
nostri
giornali
furon
pieni
a
un
tratto
di
ragionamenti
intorno
il
naturalismo
;
e
nel
nome
dello
Zola
arse
più
accanita
la
mischia
.
E
non
era
anche
finita
,
quando
Luigi
Capuana
,
uno
tra
i
più
destri
e
tra
i
meno
indotti
propagatori
della
nuova
teoria
,
pubblicò
,
secondo
il
metodo
sperimentale
,
un
suo
romanzo
,
dal
nome
dell
'
eroina
intitolato
Giacinta
,
e
dedicato
allo
Zola
.
Poco
dopo
pubblicò
il
Verga
I
Malavoglia
,
un
altro
romanzo
sperimentale
.
In
fine
,
Matilde
Serao
pubblicò
il
Cuore
infermo
e
la
Fantasia
,
romanzi
sperimentali
essi
pure
.
Qual
è
dunque
e
in
che
propriamente
consiste
e
che
aggiunge
di
nuovo
al
romanzo
il
naturalismo
?
Esso
si
propone
l
'
indagine
accurata
e
fedele
dell
'
uomo
odierno
,
senza
preconcetti
superbi
,
senza
pudori
ipocriti
,
senza
idealità
sentimentali
;
e
a
conseguirla
si
vale
de
'
documenti
umani
,
che
sono
lo
somma
dei
fatti
osservati
ogni
giorno
e
ordinati
e
messi
da
parte
:
pretende
di
sostituire
alla
fantasia
ebbra
e
scapigliata
,
che
passa
e
brilla
e
abbaglia
ne
'
racconti
romantici
,
lo
studio
esatto
e
minuto
del
temperamento
:
ammonisce
di
semplificare
l
'
azione
e
d
'
allargare
,
in
vece
,
l
'
analisi
psicologica
:
impone
la
varia
e
animata
e
continua
descrizione
dell
'
ambiente
,
ond
'
è
spesso
regolato
l
'
arbitrio
delle
persone
che
vi
si
movon
per
entro
:
e
,
in
fine
,
vorrebbe
formarsi
uno
stile
semplice
e
vigoroso
a
un
tempo
,
senza
sonagliere
d
'
antitesi
,
senza
pennacchi
di
metafore
,
senza
gualdrappe
di
frasi
.
Codesti
romanzieri
,
dunque
,
s
'
affidarono
al
metodo
dello
Zola
,
quasi
a
occhi
chiusi
,
senza
dubitare
o
discutere
:
e
,
mi
rincresce
di
dirlo
e
vorrei
anche
ingannarmi
,
imbandiron
della
roba
poco
più
che
mediocre
.
Non
parlo
della
Giacinta
,
ch
'
è
forse
,
fra
tutti
codesti
tentativi
sperimentali
,
il
più
imperfetto
;
da
che
qualche
pagina
d
'
analisi
acuta
e
qualche
scena
di
viva
passione
non
bastano
a
compensare
l
'
irregolarità
dell
'
architettura
,
l
'
impreparata
singolarità
delle
situazioni
,
la
prolissità
disutile
del
racconto
,
l
'
indeterminatezza
de
'
caratteri
,
l
'
abuso
della
descrizione
,
l
'
imperizia
dello
stile
e
la
miserabile
sciatteria
della
lingua
.
I
Malavoglia
sono
scritti
con
tale
un
rigore
di
metodo
sperimentale
che
,
se
la
scuola
stessa
non
fosse
viziosa
,
codesto
avrebbe
a
essere
il
romanzo
più
fortunato
che
sia
mai
venuto
in
luce
.
Né
anche
lo
Zola
era
mai
giunto
a
tanta
semplicità
estrema
di
favola
;
a
tanta
scrupolosa
e
fedele
oggettività
d
'
osservazione
;
a
tanta
pittoresca
efficacia
nella
sicura
e
non
interrotta
evocazione
dell
'
ambiente
;
a
tanta
logica
umana
nello
svolgimento
di
quelle
umili
vite
di
pescatori
;
a
tanta
parsimonia
di
mezzi
retorici
.
Certo
,
come
studio
sociale
e
locale
e
dialettale
,
poi
che
il
Verga
traduce
a
pena
la
rozza
parlata
dei
suoi
personaggi
,
quel
libro
è
mirabile
.
Perché
,
dunque
,
fu
accolto
così
freddamente
dal
pubblico
e
par
troppo
noioso
anche
a
'
letterati
di
professione
?
La
ragione
è
semplice
:
perché
,
come
vedremo
,
non
è
punto
un
romanzo
.
Non
di
meno
,
il
Verga
ha
coscienza
intera
del
suo
romanzo
:
egli
sa
ciò
che
vuole
,
e
,
se
v
'
ha
errore
,
gli
è
nel
sistema
,
non
a
fatto
nell
'
esecuzione
:
e
però
si
può
disputare
su
la
vitalità
del
suo
romanzo
,
ma
non
si
può
contrastargli
la
fama
d
'
artista
serio
e
potente
.
In
vece
la
signorina
Serao
par
che
vada
ognor
brancolando
per
l
'
oscura
foresta
del
romanzo
,
senza
trovare
una
via
.
Della
teoria
sperimentale
ella
non
ha
colto
,
a
dir
vero
,
se
non
a
pena
i
caratteri
esteriori
,
vale
a
dire
il
lusso
della
descrizione
,
la
corrispondenza
del
fatto
psicologico
al
fatto
fisiologico
nell
'
individuo
,
la
legge
ereditaria
,
e
l
raggruppamento
meccanico
de
'
particolari
:
del
rimanente
,
l
'
analisi
del
sentimento
,
o
anche
solo
della
sensazione
,
è
ne
'
suoi
libri
o
superficiale
o
mal
certa
o
arbitraria
a
dirittura
;
i
caratteri
son
talora
innaturali
,
più
spesso
non
a
bastanza
rilevati
,
quasi
sempre
incoerenti
;
la
lingua
e
lo
stile
conservano
finora
una
così
barbara
indipendenza
da
ogni
regola
di
proprietà
,
di
purità
,
di
convenienza
,
d
'
efficacia
e
d
'
eleganza
,
da
riuscire
intollerabili
a
chiunque
abbia
ancora
una
qualche
pratica
de
'
buoni
scrittori
e
un
qualche
rispetto
della
tradizione
letteraria
.
Così
che
la
signorina
Serao
tiene
dal
naturalismo
in
ciò
ch
'
esso
ha
di
più
inaccettabile
e
di
più
caduco
;
e
,
ch
'
è
peggio
,
ella
esagera
anche
un
poco
per
conto
suo
.
In
fatti
,
la
descrizione
che
lo
Zola
abusa
,
è
vero
,
ma
non
di
rado
per
uno
scopo
d
'
effetto
complessivo
,
nella
prosa
della
signorina
Serao
sta
oziosa
e
isolata
a
raffreddare
l
'
azione
;
e
l
'
esposizione
minuta
de
'
fatti
esterni
,
che
dallo
Zola
è
ordinata
,
con
abilità
singolare
,
quale
a
mano
a
mano
può
riflettersi
nell
'
animo
del
personaggio
che
tien
la
scena
,
dalla
signorina
Serao
è
fatta
senza
criterio
,
con
un
ardore
cieco
e
puerile
;
e
que
'
preconcetti
scientifici
,
che
pur
ne
'
romanzi
dello
Zola
accusano
l
'
empirismo
,
diventano
più
regolari
,
più
costanti
,
più
meccanici
,
e
però
più
ridicoli
nel
Cuore
infermo
e
nella
Fantasia
della
signorina
Serao
.
La
quale
ha
,
per
altro
,
un
merito
sommo
,
che
gli
altri
romanzieri
sperimentali
d
'
Italia
non
hanno
:
sa
ridestare
gli
affetti
nell
'
animo
dei
lettori
.
Ora
,
a
parer
mio
,
Emilio
Zola
è
un
romanziere
vigoroso
;
ma
la
teoria
ch
'
egli
ha
predicato
è
,
per
la
più
parte
,
inammissibile
,
perché
contraria
alle
leggi
più
elementari
dell
'
estetica
positiva
.
E
singolare
,
in
fatti
,
che
l
naturalismo
,
mentre
si
vanta
di
procedere
dalla
scienza
odierna
,
ignori
i
risultati
della
psicologia
sperimentale
circa
i
piaceri
estetici
;
i
quali
nascono
propriamente
dal
bisogno
d
'
esercitare
per
la
riproduzione
ideale
dell
'
emozione
la
forza
nervosa
sovrabbondante
nell
'
organismo
;
e
lo
Spencer
e
l
Sully
e
l
Helmholtz
e
l
Bain
e
l
Friedländer
concordano
tutti
su
questo
punto
.
E
allora
si
può
fermare
la
legge
estetica
,
che
tanto
è
più
grande
il
piacere
suscitato
da
un
lavoro
letterario
,
quanto
più
viva
e
piena
e
gagliarda
è
l
'
emozione
.
E
poi
che
i
sentimenti
più
bassi
e
più
elementari
naturalmente
commuovono
un
minor
numero
d
'
elementi
nervosi
che
i
sentimenti
più
alti
e
più
complessi
,
i
quali
si
sviluppano
e
infatti
nelle
razze
più
elevate
,
è
fuor
di
dubbio
che
l
piacere
estetico
suscitato
dalla
riproduzione
d
'
un
sentimento
altruistico
o
egoaltruistico
,
quali
la
giustizia
,
la
pietà
,
il
dovere
,
la
compassione
e
l
'
amore
,
sarà
,
con
uguale
intensità
di
rappresentazione
,
assai
maggiore
che
quello
suscitato
dalla
riproduzione
d
'
un
sentimento
egoistico
.
E
dove
emozione
non
si
desti
,
non
è
materia
d
'
arte
.
Qui
a
punto
è
l
difetto
capitale
della
teoria
dello
Zola
.
Egli
pone
come
scopo
al
romanzo
ciò
che
avrebbe
a
essere
solo
un
mezzo
di
ridestare
un
'
emozione
o
un
plesso
d
'
emozioni
;
vale
a
dire
l
'
analisi
progressiva
d
'
un
temperamento
sotto
l
'
azione
d
'
un
ambiente
.
Ora
questa
è
una
ricerca
propriamente
scientifica
,
che
non
eccita
punto
gli
elementi
nervosi
del
nostro
organismo
,
se
non
solo
in
quel
caso
che
l
protagonista
trovi
nell
'
ambiente
una
ragione
di
lotta
,
donde
scaturisca
l
'
emozione
.
Ma
l
'
analisi
sola
non
basta
;
né
,
come
afferma
lo
Zola
,
la
rappresentazione
fedele
di
una
vita
ordinaria
che
si
svolge
senza
scosse
né
strappi
può
esser
mai
sola
il
contenuto
d
'
un
romanzo
;
e
,
a
punto
per
codesto
difetto
d
'
azione
,
i
Malavoglia
del
Verga
,
pur
rimanendo
uno
studio
accurato
,
sono
un
'
infelice
opera
d
'
arte
.
Sono
come
un
giovane
bello
e
bianco
e
robusto
,
al
quale
non
altro
mancasse
per
far
la
delizia
delle
signore
se
non
la
vita
.
E
poi
che
nella
creazione
letteraria
i
caratteri
piglian
contorno
e
sembianza
propria
e
rilievo
tra
l
caldo
baglior
del
dramma
,
anche
i
caratteri
,
dove
quello
sia
povero
o
manchi
a
fatto
,
rimangon
freddi
o
vaghi
o
scoloriti
,
come
a
punto
ne
'
Malavoglia
.
Un
eccesso
di
tutt
'
i
romanzieri
sperimentali
è
la
descrizione
.
Essi
affermano
che
l
'
azione
dell
'
ambiente
è
continua
su
l
dramma
umano
;
e
però
,
soggiungono
,
bisogna
farla
sentire
a
ogni
passo
.
Quanto
alla
premessa
,
sta
bene
;
ma
non
mi
persuade
la
conseguenza
.
In
fatti
,
codesta
azione
,
come
osservò
acutamente
Enrico
Panzacchi
a
proposito
della
Malombra
d
'
Antonio
Fogazzaro
,
rimane
le
più
volte
inavvertita
anche
alla
persona
che
la
sopporta
.
E
quando
essa
è
inopportuna
,
s
'
intende
che
,
in
vece
d
'
aguzzar
l
'
interesse
,
lo
raffreddi
d
'
un
tratto
e
provochi
la
stizza
dei
lettori
,
che
a
malincuore
si
sentono
distratti
dal
dramma
che
li
commoveva
.
Un
pregiudizio
espresso
nel
metodo
sperimentale
è
la
narrazione
impersonale
;
un
pregiudizio
sottinteso
è
la
necessità
di
rappresentare
la
vita
odierna
.
Io
ripenso
il
primo
,
e
mi
domando
che
bel
guadagno
sarebbe
per
I
Promessi
Sposi
,
se
l
'
autore
non
fosse
ognora
presente
con
quel
suo
sorriso
d
'
arguzia
serena
,
che
versa
in
tutto
il
libro
come
una
luce
diffusa
,
dove
ciascuna
figura
sorge
viva
e
diritta
,
e
si
move
per
virtù
propria
,
e
non
perde
mai
quella
cèra
o
truce
o
pietosa
o
ridicola
che
la
distingue
.
E
spesso
a
punto
una
osservazione
personale
dell
'
autore
dà
l
tocco
ultimo
a
un
carattere
,
a
una
descrizione
,
a
un
movimento
psicologico
.
Certo
,
io
non
nego
che
la
tendenza
soverchiamente
soggettiva
dell
'
Hugo
e
del
Guerrazzi
possa
aver
nociuto
ad
alcuni
de
'
loro
romanzi
;
e
credo
che
in
certi
casi
d
'
indifferenza
oggettiva
anche
possa
giovare
all
'
effetto
;
ma
la
pretensione
di
bandire
dalla
narrazione
quello
ch
'
è
,
per
la
più
parte
dei
casi
,
lo
strumento
di
rappresentazione
più
facile
,
efficace
e
sicuro
,
a
me
pare
eccessiva
ed
assurda
.
Né
la
necessità
di
rappresentare
la
vita
odierna
è
meno
irragionevole
.
Quando
l
'
emozione
venga
suscitata
così
piena
e
gagliarda
da
vibrare
nella
più
parte
degli
elementi
nervosi
ch
'
essa
percorre
,
sforzando
il
minor
numero
di
questi
elementi
,
che
importa
a
noi
se
l
dramma
,
onde
scaturisce
quell
'
emozione
,
sia
pagano
o
cristiano
,
antico
o
moderno
,
spagnuolo
o
russo
o
tedesco
o
papuasiano
o
malese
?
Chi
è
rimasto
mai
freddo
alla
lettura
dell
'
Othello
dello
Shakespeare
,
se
bene
il
moro
di
Venezia
visse
molti
secoli
a
dietro
?
E
chi
può
legger
senza
lagrime
l
'
episodio
della
morticina
ne
'
Promessi
Sposi
del
Manzoni
,
se
bene
il
fatto
si
riferisce
alla
peste
di
Milano
del
milleseicento
e
tanti
?
E
perché
quanto
è
stato
possibile
finora
,
diverrà
,
da
ora
innanzi
,
impossibile
?
Le
son
cose
che
paion
chiare
come
il
giorno
,
nevvero
?
E
pure
provate
a
farle
intendere
a
certa
gente
:
gli
è
come
lavare
la
testa
all
'
asino
,
con
rispetto
parlando
.
Resta
,
in
fine
,
a
parlare
della
forma
,
sovra
tutto
nel
dialogo
.
E
qui
pure
il
mezzo
adoperato
dal
Verga
per
ottenere
efficacia
e
naturalezza
,
senza
mancare
alle
regole
della
lingua
comune
,
mi
sembra
troppo
imperfetto
.
Il
Verga
,
in
fatti
,
si
contenta
a
tradurre
quasi
alla
lettera
la
parlata
de
'
suoi
contadini
o
de
'
suoi
pescatori
di
Sicilia
,
serbando
il
colorito
e
la
giacitura
della
frase
,
il
ricorso
del
periodo
e
anche
il
sapor
brusco
de
'
modi
di
dire
,
quali
veramente
si
trovano
nel
dialetto
.
Già
,
codesto
pencolar
faticoso
tra
la
lingua
e
l
dialetto
io
non
vedo
che
risolva
nulla
;
e
,
più
presto
che
infonder
vita
e
calore
al
dialogo
,
mi
pare
che
l
'
irrigidisca
in
contorcimenti
tanto
più
penosi
quanto
men
facili
.
In
oltre
,
sarebbe
,
a
ogni
modo
,
rimedio
per
un
solo
caso
;
ma
,
o
che
farebbe
egli
l
Verga
,
se
avesse
a
porre
in
Francia
o
in
Inghilterra
o
in
Germania
la
scena
d
'
un
suo
romanzo
?
E
il
patrimonio
della
lingua
che
cosa
diverrebbe
se
ogni
romanziere
si
credesse
in
diritto
di
rimpasticciarsi
,
per
uso
proprio
,
gl
'
idiotismi
della
propria
regione
?
III
.
Ma
tra
il
ribollimento
della
fungaia
sperimentale
,
il
romanzo
italiano
gittava
finalmente
le
prime
foglie
e
schiudeva
i
primi
fiori
e
maturava
i
primi
frutti
.
Tre
romanzieri
originali
tentarono
,
con
modi
diversi
,
l
'
impresa
di
liberare
codesto
genere
letterario
dalle
pastoie
dell
'
imitazione
francese
;
e
,
chi
più
chi
meno
,
fecero
tutti
una
buona
prova
.
Io
dico
d
'
Anton
Giulio
Barrili
,
di
Girolamo
Rovetta
e
di
Antonio
Fogazzaro
.
Il
Barrili
cominciò
veramente
anche
prima
che
il
naturalismo
recasse
in
Italia
il
suo
grave
bagaglio
di
tesi
,
di
definizioni
e
di
regole
;
ma
,
progredendo
,
divenne
più
esperto
,
più
franco
,
più
amabile
;
e
ogni
giorno
guadagna
terreno
.
Egli
compensa
il
difetto
di
solidità
de
'
suoi
lavori
con
una
grazia
,
una
snellezza
,
una
semplicità
che
innamora
.
Certo
,
non
ha
quella
tragica
potenza
di
situazioni
onde
il
lettore
rimane
anelante
e
perplesso
:
certo
,
non
sa
dare
a
'
suoi
personaggi
quello
scultorio
rilievo
che
li
rende
indimenticabili
:
certo
,
non
descrive
con
quell
'
animata
efficacia
di
particolari
sensibili
la
quale
sembra
quasi
evocare
il
paesaggio
,
no
;
ma
il
suo
racconto
si
svolge
vario
d
'
avventura
in
avventura
,
e
non
s
'
indugia
mai
,
e
senza
scoter
mai
troppo
il
lettore
,
sa
tenerlo
desto
ed
attento
sino
alla
fine
.
Inoltre
ha
spesso
il
Barrili
un
'
invidiabile
squisitezza
di
sentimento
,
una
sottile
giocondità
d
'
osservazione
,
una
viva
freschezza
di
fantasia
,
un
'
ingegnosa
novità
di
trovata
,
una
ravvivatrice
eleganza
d
'
erudizione
.
Gli
è
un
gentiluomo
colto
ed
arguto
che
si
piace
di
dipanare
,
per
sollazzo
d
'
una
brigata
di
belle
e
intelligenti
signore
,
una
sua
confusa
matassa
di
fili
d
'
oro
e
di
seta
.
Somiglia
un
poco
a
Vittorio
Cherbuliez
;
ma
si
vede
bene
che
non
ne
deriva
.
E
,
in
fine
,
è
il
solo
,
fra
tutt
'
i
romanzieri
d
'
Italia
,
che
sappia
scrivere
l
'
italiano
senza
affettazione
accademica
e
senza
incuria
volgare
.
Il
Val
d
'
Olivi
,
la
Sirena
e
il
Come
un
sogno
sono
tre
piccoli
capilavori
.
La
Malombra
del
Fogazzaro
a
me
sembra
il
miglior
romanzo
che
sia
stato
scritto
in
Italia
dopo
i
Promessi
Sposi
.
La
lingua
è
un
po
'
sciamannata
,
se
bene
lo
stile
,
tutto
muscoli
e
nervi
,
è
quasi
sempre
evidente
;
il
lusso
inutile
della
descrizione
è
forse
eccessivo
;
lo
scioglimento
è
troppo
,
nella
forma
,
teatrale
:
sta
bene
.
Ma
che
ricchezza
di
favola
,
che
soffio
rapido
e
ardente
di
dramma
,
che
accento
profondo
di
passione
,
che
piena
animazione
di
vita
esteriore
,
che
varia
,
intensa
e
vivente
verità
di
caratteri
!
Cesare
d
'
Ormengo
,
il
gentiluomo
democratico
e
altero
;
Corrado
Silla
,
il
giovine
vinto
e
spostato
che
s
'
accascia
,
con
amara
fierezza
di
vittima
,
nella
lotta
per
l
'
esistenza
;
Marina
,
cupa
,
ardente
,
fantastica
,
irrequieta
e
superba
;
il
signor
Steinegge
,
burbero
e
mite
;
Edith
,
pura
,
timida
e
affettuosa
;
la
vecchia
contessa
veneziana
,
e
Nepo
,
il
suo
molle
e
impertinente
figliuolo
;
il
vecchio
curato
,
umile
e
buono
;
tutte
,
in
somma
,
codeste
figure
sono
indimenticabili
.
Anche
qui
è
l
'
analisi
psicologica
;
forse
troppo
raffinata
e
malaticcia
e
sottile
,
ma
sicura
e
profonda
a
ogni
modo
.
Anche
qui
è
l
'
azione
dell
'
ambiente
su
'
personaggi
,
ma
sovente
con
tale
intima
corrispondenza
del
sentimento
alla
natura
esteriore
,
che
quasi
il
lettore
non
s
'
avvede
dell
'
artificio
.
Anche
qui
è
l
'
oggettività
della
rappresentazione
;
ma
non
tale
,
peraltro
,
da
impedire
allo
scrittore
di
godere
e
soffrire
e
vivere
,
insomma
,
con
le
sue
creazioni
,
le
quali
appunto
per
questo
,
hanno
palpiti
e
fremiti
di
vita
reale
.
I
romanzi
del
Rovetta
prometton
bene
,
quantunque
i
difetti
sian
gravi
e
numerosi
.
La
lingua
è
in
generale
scorretta
,
e
disuguale
,
incerto
,
angoloso
lo
stile
;
i
caratteri
sono
più
,
tosto
accennati
che
sviluppati
;
i
tipi
comici
si
mutano
spesso
in
caricature
;
la
disposizione
delle
parti
è
non
di
rado
viziosa
;
l
'
analisi
psicologica
è
troppo
breve
e
superficiale
;
certi
scatti
di
passione
non
sono
a
bastanza
preparati
,
e
abbondano
le
disutili
lunghezze
.
Per
altro
,
la
commozione
è
sempre
viva
e
continua
:
qualche
carattere
,
come
la
Lalla
della
Mater
dolorosa
,
è
pensato
e
disegnato
e
condotto
bene
;
e
uno
schietto
umor
comico
pervade
que
'
libri
con
una
folla
d
'
osservazioni
argute
,
di
celie
sottili
,
e
di
paragoni
ridicoli
.
Tali
sono
le
condizioni
odierne
del
romanzo
in
Italia
.
Giova
adesso
cercare
quali
sono
i
modi
,
per
i
quali
,
rinfrancato
e
sicuro
,
potrà
esso
avventurarsi
sempre
più
in
alto
su
l
'
erta
dell
'
avvenire
.
Il
romanzo
italiano
dell
'
avvenire
sarà
,
prima
d
'
ogni
altra
cosa
,
scritto
in
lingua
italiana
;
e
propriamente
in
quella
lingua
semplice
,
svelta
,
efficace
,
pura
senza
pedanteria
,
popolare
senza
smargiasseria
,
che
fu
adoperata
dal
Manzoni
nel
suo
romanzo
.
Forse
,
qualche
singolarità
dialettale
,
qualche
neologismo
necessario
,
qualche
solecismo
d
'
uso
comune
segnatamente
nel
dialogo
,
potrebbe
anche
venir
tollerato
;
ma
il
fondo
avrebbe
a
esser
poi
sempre
quello
.
I
processi
di
stile
per
la
descrizione
,
per
il
dialogo
,
per
l
'
emozione
,
dovranno
tutti
conferire
alla
rapidità
,
alla
varietà
,
all
'
evidenza
della
narrazione
.
Che
l
romanzo
sia
storico
o
fantastico
,
alla
critica
,
veramente
,
non
importa
;
ma
,
tutto
sommato
,
gli
è
meglio
che
esso
sia
la
rappresentazione
della
nostra
indole
,
della
nostra
vita
,
della
nostra
società
.
Così
al
romanziere
riesce
tanto
facile
l
'
osservare
,
quanto
difficile
gli
parrebbe
il
ricostruire
;
e
al
lettore
garba
di
più
l
sentir
vibrare
nel
romanzo
il
suo
proprio
temperamento
d
'
uomo
moderno
,
che
l
'
ammirare
le
avventure
maravigliose
,
ma
fredde
,
d
'
un
tempo
più
o
meno
remoto
;
e
per
la
storia
della
civiltà
non
è
punto
inutile
il
tramandare
a
'
nostri
posteri
il
quadro
largo
e
fedele
de
'
nostri
costumi
,
delle
nostre
miserie
e
de
'
nostri
eroismi
.
Se
e
quando
il
romanzo
ha
da
essere
puramente
oggettivo
,
giudicherà
lo
scrittore
,
poi
che
non
le
son
cose
che
si
possano
stabilire
,
se
non
all
'
opera
;
certo
,
l
'
azione
non
deve
mai
raffreddarsi
,
non
che
difettare
;
certo
,
l
'
emozione
deve
scoppiar
sempre
intensa
e
calda
;
certo
,
la
descrizione
esteriore
,
non
abbondante
,
ma
caratteristica
,
deve
alternare
e
riflettere
e
compire
i
movimenti
dell
'
animo
.
Ma
il
punto
su
l
quale
io
voglio
fermarmi
e
che
parmi
,
fra
tutti
,
il
più
importante
,
è
la
questione
dell
'
etica
nel
romanzo
.
Il
romanzo
italiano
dell
'
avvenire
sarà
spruzzato
di
pessimismo
indifferente
e
ironico
e
amaro
,
come
il
romanzo
sperimentale
in
Francia
?
O
sarà
impregnato
d
'
ottimismo
sollecito
e
intelligente
e
amoroso
come
il
romanzo
realista
d
'
Inghilterra
?
I
risultati
della
scienza
positiva
son
questi
:
la
volontà
dell
'
uomo
è
determinata
da
motivi
,
e
non
affatto
libera
;
l
'
organismo
debole
è
condannato
,
per
elezione
naturale
,
all
'
infelicità
e
alla
morte
;
l
'
ideale
etico
consiste
nell
'
aiuto
reciproco
e
disinteressato
,
che
diventando
sorgente
di
piacere
individuale
promuove
l
'
infinite
energie
della
specie
e
la
rende
più
forte
,
più
felice
e
più
buona
.
Ora
,
a
punto
da
questi
risultati
deriverà
bell
'
uomo
dell
'
avvenire
la
giocondità
indulgente
e
tranquilla
di
chi
s
'
è
assoggettato
liberamente
alle
leggi
della
Natura
,
senza
impeti
e
senza
sdegni
.
«
L
'
edonica
epicurea
,
»
dice
il
Trezza
in
una
nota
del
suo
Epicuro
,
«
è
un
modo
dell
'
etica
,
giacché
non
può
generarsi
fuori
di
lei
e
v
'
è
incidenza
reciproca
fra
l
'
una
e
l
'
altra
.
L
'
edonica
rivela
lo
stato
etico
dell
'
uomo
giunto
omai
all
'
intuizione
serena
delle
leggi
cosmiche
riprodotte
nel
suo
cervello
e
diventate
abiti
sani
e
facili
della
coscienza
.
Da
questa
rassegnazione
austera
della
parte
al
tutto
scaturisce
la
gioia
profonda
del
sentirsi
uno
con
sé
stesso
e
con
le
cose
.
»
E
questa
accade
talvolta
nella
morale
odierna
,
e
accadrà
più
sovente
nella
morale
dell
'
avvenire
:
così
che
il
valor
etico
del
romanzo
futuro
sarà
uno
scetticismo
sereno
e
bonario
,
con
una
punta
leggera
di
canzonatura
per
i
piccoli
peccati
;
con
una
malinconica
e
severa
pietà
per
i
grandi
delitti
;
con
una
simpatia
dolce
e
generosa
per
quanto
è
meschino
e
volgare
;
con
una
letizia
piena
d
'
ammirazione
e
di
rispetto
per
quanto
è
nobile
e
alto
;
e
,
in
fine
,
con
un
senso
agile
e
benigno
della
misura
che
accolga
e
componga
i
tumulti
della
passione
in
un
'
armonia
piena
e
tranquilla
.
Così
questo
nuovo
realismo
veramente
italiano
,
che
sarebbe
in
somma
la
teoria
dell
'
edonismo
applicata
al
romanzo
,
pur
procedendo
dal
realismo
del
Manzoni
,
l
'
oltrepasserebbe
in
cinque
punti
:
l
'
organica
e
viva
e
fedele
modernità
della
favola
;
lo
studio
dell
'
azione
che
può
venire
esercitata
dall
'
ambiente
su
l
dramma
;
una
maggiore
larghezza
dell
'
analisi
psicologica
;
una
ricchezza
più
varia
di
processi
artistici
,
e
,
in
fine
una
morale
più
logica
,
più
elevata
,
più
scientificamente
giusta
e
consolante
e
anche
umana
.
Poi
che
il
nuovo
romanzo
italiano
o
sarà
edonico
,
o
non
sarà
mai
.
StampaPeriodica ,
I
.
In
questa
gran
piena
di
poesia
che
passa
,
passa
,
travolgendo
forse
con
sé
qualche
cosa
buona
fra
le
molte
cattive
,
brutte
,
noiose
,
ridicole
,
mi
piace
stendere
oggi
la
mano
ad
un
recente
volumetto
elzeviriano
,
e
tentare
di
trarlo
a
riva
.
Più
che
seguitare
ad
esprimere
ogni
giorno
i
nostri
superbi
disdegni
,
il
nostro
disgusto
profondo
pei
poeti
novellini
,
più
che
esaurire
il
vocabolario
dei
medici
per
stigmatizzare
questa
naturale
malattia
dei
giovanetti
italiani
,
da
qualche
anno
un
po
'
rincrudita
;
mi
pare
convenga
a
noi
che
non
siamo
più
giovani
,
e
che
perciò
presumiamo
d
'
aver
più
giudizio
,
ragionare
un
po
'
con
questi
bravi
figliuoli
,
aver
la
pazienza
di
leggere
i
loro
libri
,
e
dir
loro
francamente
la
verità
;
francamente
sì
,
ma
con
amorevolezza
.
Tanto
,
dire
ad
Arno
che
non
corra
,
è
cosa
perfettamente
inutile
:
cerchiamo
piuttosto
,
se
si
può
,
di
regolare
il
corso
delle
acque
.
Il
mio
nuovo
poeta
è
un
giovinetto
di
sedici
anni
,
che
fa
ora
i
suoi
studi
liceali
nel
collegio
Cicognini
di
Prato
;
si
chiama
Gabriele
D
'
Annunzio
,
e
si
presenta
al
pubblico
nientemeno
che
con
un
intero
volume
di
odi
barbare
.
II
.
Una
volta
si
disputò
fra
il
Giordani
e
il
Leopardi
se
i
giovani
debbano
cominciare
colla
prosa
o
coi
versi
.
Il
Giordani
sosteneva
che
si
debba
cominciare
colla
prosa
.
«
La
principal
cosa
,
diceva
lui
,
nello
scrivere
mi
pare
la
proprietà
sì
dei
concetti
e
sì
delle
espressioni
.
Questa
proprietà
è
più
difficile
a
mantenere
nello
stile
che
deve
abbondar
di
modi
figurati
,
come
il
poetico
,
che
nel
più
semplice
e
naturale
,
com
'
è
il
prosaico
:
e
però
stimo
da
premettere
al
tentar
la
poesia
un
lungo
esercizio
di
prosare
»
.
Ma
il
Leopardi
che
aveva
allora
diciotto
anni
,
non
si
lasciava
persuadere
da
questo
discorso
,
e
rispondeva
:
«
Da
che
ho
cominciato
a
conoscere
un
poco
il
bello
,
a
me
quel
calore
e
quel
desiderio
ardentissimo
di
tradurre
e
far
mio
quello
che
leggo
non
han
dato
altri
che
i
poeti
,
e
quella
smania
violentissima
di
comporre
non
altri
che
la
natura
e
le
passioni
;
ma
in
modo
forte
ed
elevato
,
facendomi
quasi
ingigantire
l
'
animo
in
tutte
le
sue
parti
,
e
dire
fra
me
:
Questa
è
poesia
;
e
per
esprimere
quello
che
io
sento
ci
voglion
versi
e
non
prosa
;
e
darmi
a
far
versi
»
.
E
soggiungeva
:
«
Quando
io
vedo
la
natura
in
questi
luoghi
che
veramente
sono
ameni
(
unica
cosa
buona
che
abbia
la
patria
mia
)
,
e
in
questi
tempi
specialmente
(
era
la
primavera
)
,
mi
sento
così
trasportare
fuori
di
me
stesso
,
che
mi
parrebbe
di
far
peccato
mortale
a
non
curarmene
,
e
a
lasciar
passare
questo
ardore
di
gioventù
e
a
voler
divenire
buon
prosatore
,
e
aspettare
una
ventina
d
'
anni
per
darmi
alla
poesia
;
dopo
i
quali
,
primo
,
non
vivrò
,
secondo
,
questi
pensieri
saranno
iti
,
e
la
mente
sarà
più
fredda
,
o
certo
meno
calda
che
non
è
ora
.
Non
voglio
già
dire
che
,
secondo
me
,
se
la
natura
ti
chiama
alla
poesia
,
tu
abbia
a
seguitarla
senza
curarti
di
altro
,
anzi
ho
per
certissimo
ed
evidentissimo
che
la
poesia
vuole
infinito
studio
e
fatica
,
e
che
l
'
arte
poetica
è
tanto
profonda
,
che
come
più
si
va
innanzi
più
si
conosce
che
la
perfezione
sta
in
un
luogo
al
quale
da
principio
né
pure
si
pensava
.
Solo
mi
pare
che
l
'
arte
non
debba
affogare
la
natura
;
e
quell
'
andare
per
gradi
e
voler
prima
esser
buon
prosatore
e
poi
poeta
,
mi
pare
che
sia
contro
la
natura
,
la
quale
anzi
prima
ti
fa
poeta
,
e
poi
col
raffreddarsi
dell
'
età
ti
concede
la
maturità
e
posatezza
necessaria
alla
prosa
»
.
A
queste
ragioni
pareva
arrendersi
il
Giordani
,
e
scrivendo
al
Leopardi
gli
diceva
:
«
Negli
studi
credo
che
principalmente
l
'
uom
debba
seguire
il
proprio
genio
.
E
s
'
ella
più
ama
la
poesia
,
bene
sta
.
Dante
adunque
sia
sempre
nelle
sue
mani
»
.
[
...
]
.
Mi
sia
lecito
frapporre
l
'
opinione
mia
ed
aggiungere
qualche
osservazione
all
'
opinione
ed
alle
osservazioni
dei
due
scrittori
da
me
citati
.
Il
Leopardi
ebbe
certo
ingegno
straordinariamente
grande
;
ma
non
è
vero
che
per
le
sue
precoci
attitudini
alla
poesia
egli
sia
un
'
eccezione
.
Quasi
tutti
i
più
grandi
poeti
di
tutte
le
nazioni
cominciarono
dallo
scrivere
in
versi
,
cominciarono
a
poetare
da
giovani
.
Lasciando
stare
gli
antichi
,
mi
basterà
citare
alcuni
dei
più
moderni
,
il
Byron
,
lo
Shelley
,
i
Browning
marito
e
moglie
,
il
Swinburne
,
Enrico
Heine
,
Victor
Hugo
,
Alfred
de
Musset
.
Io
non
dirò
con
un
gran
poeta
inglese
,
che
avrei
potuto
aggiungere
a
questi
,
il
Wordsworth
,
che
uno
scrittore
,
che
prima
dei
venticinque
anni
non
ha
fatto
un
buon
poema
,
non
lo
farà
mai
più
;
ma
dico
che
i
buoni
poeti
che
cominciarono
a
poetare
passata
la
prima
gioventù
sono
rarissimi
;
e
non
so
se
ci
sia
un
solo
grande
poeta
che
,
prima
di
mettersi
a
scrivere
in
versi
,
sia
stato
buon
prosatore
.
Non
basta
:
alcuni
dei
poeti
da
me
citati
scrissero
pochissimo
o
niente
di
prosa
;
e
ci
sono
degli
scrittori
di
poesia
pregevoli
assai
e
corretti
,
che
in
prosa
scrivono
molto
men
bene
.
Il
Giordani
,
secondo
me
,
considerava
un
po
'
troppo
la
poesia
come
affare
di
lingua
e
di
stile
;
la
considerava
come
un
po
'
troppo
strettamente
parente
della
prosa
,
come
una
specie
di
prosa
resa
più
difficile
dal
verso
,
dalla
rima
,
dal
linguaggio
figurato
.
Considerate
puramente
come
arti
,
nessuno
negherà
che
la
poesia
sia
più
difficile
della
prosa
:
ma
non
si
può
da
questo
ragionevolmente
argomentare
che
lo
scrivere
in
prosa
sia
il
naturale
e
necessario
avviamento
alla
poesia
.
Quando
però
il
Leopardi
contrapponeva
,
che
anzi
la
prosa
è
più
difficile
della
poesia
,
perché
in
quella
l
'
affettazione
e
lo
stento
si
scoprono
più
facilmente
che
in
questa
;
perché
«
moltissime
cose
sono
affettazione
e
stiracchiatura
nella
prosa
e
nella
poesia
no
»
;
e
perché
«
anche
quelle
che
in
poesia
sono
veramente
affettazioni
,
dall
'
armonia
e
dal
linguaggio
poetico
sono
celate
facilmente
,
tanto
che
appena
si
travedono
»
;
il
Leopardi
(
sia
detto
con
la
debita
riverenza
)
avea
torto
.
L
'
affettazione
,
lo
stento
,
la
stiracchiatura
sono
difetti
così
nella
poesia
come
nella
prosa
.
L
'
affettazione
è
indizio
d
'
arte
viziata
,
perché
la
natura
ci
porta
a
scrivere
naturali
,
non
affettati
;
lo
stento
e
la
stiracchiatura
derivano
più
spesso
da
difetto
d
'
attitudini
naturali
,
che
da
mancanza
d
'
arte
:
ma
la
poesia
macchiata
di
questi
difetti
,
per
quanto
possano
essere
celati
dall
'
armonia
e
dal
linguaggio
poetico
,
sarà
sempre
una
poesia
imperfetta
;
e
tali
difetti
non
saranno
veramente
celati
se
non
alla
gente
di
vista
corta
e
di
gusto
poco
sicuro
.
Rammentiamoci
però
che
il
Leopardi
ragionava
così
a
diciotto
anni
,
quando
cioè
scriveva
le
prime
canzoni
,
dove
,
fra
lampi
di
bellissima
poesia
,
le
affettazioni
e
le
stiracchiature
non
mancano
e
si
vedono
,
dove
non
mancano
e
si
vedono
le
figure
e
le
frasi
cavate
dal
vecchio
arsenale
poetico
della
letteratura
italiana
;
ma
non
avrebbe
,
credo
,
ragionato
allo
stesso
modo
qualche
anno
più
tardi
quando
,
compiuta
la
sua
educazione
poetica
e
acquistata
la
piena
coscienza
e
indipendenza
dell
'
ingegno
suo
,
scriveva
il
Canto
di
un
pastore
errante
dell
'
Asia
,
Amore
e
morte
,
il
Pensiero
dominante
.
IV
.
Il
nodo
della
quistione
per
me
sta
qui
,
che
la
poesia
è
qualche
cosa
di
molto
distinto
dalla
prosa
.
Piuttosto
che
dire
col
Leopardi
che
la
natura
fa
l
'
uomo
prima
poeta
e
poi
prosatore
,
in
tesi
generale
io
direi
che
la
natura
fa
l
'
uno
prosatore
,
e
l
'
altro
poeta
;
o
meglio
che
la
natura
dà
a
taluni
facoltà
di
diventare
scrittori
di
prosa
,
dà
a
pochissimi
facoltà
di
diventare
poeti
.
Ad
essere
poeta
,
vero
poeta
,
si
richiedono
attitudini
speciali
,
come
,
per
modo
d
'
esempio
,
ad
essere
un
gran
compositore
di
musica
.
[
...
]
È
poeta
chi
vede
il
mondo
esteriore
e
i
fatti
dello
spirito
umano
in
un
modo
suo
particolare
,
diverso
da
quello
della
comune
degli
uomini
,
e
non
pertanto
rispondente
al
vero
e
al
reale
;
chi
afferra
le
più
lontane
relazioni
delle
cose
,
che
sfuggono
ai
più
;
chi
sente
più
profondamente
,
chi
pensa
più
altamente
degli
altri
;
chi
a
queste
visioni
,
a
questi
sentimenti
,
a
questi
pensieri
,
sa
trovare
senza
sforzo
l
'
espressione
propria
ed
accomodata
,
la
quale
è
,
e
deve
essere
,
essenzialmente
diversa
da
quella
della
prosa
.
Chi
sente
pensa
e
concepisce
nel
modo
agli
uomini
più
comune
,
quegli
non
è
poeta
.
Ora
non
è
chi
non
vegga
come
al
vero
poeta
l
'
esercizio
dello
scrivere
più
semplice
e
piano
della
prosa
possa
,
invece
che
utile
,
tornare
dannoso
.
Sarebbe
come
,
a
uno
che
avesse
attitudine
a
diventare
e
volesse
diventare
un
bravo
cavallerizzo
,
consigliargli
d
'
aspettare
l
'
età
matura
prima
di
montare
a
cavallo
e
intanto
esercitarsi
a
fare
delle
lunghe
passeggiate
a
piedi
.
Ci
sono
,
è
vero
,
nei
tempi
moderni
alcuni
eccellenti
poeti
,
che
sono
stati
al
tempo
stesso
anche
eccellenti
prosatori
;
e
molti
di
quelli
che
ai
giorni
nostri
scrivono
in
versi
,
scrivono
anche
in
prosa
.
Ma
i
primi
,
come
appunto
il
Leopardi
,
sono
rarissimi
;
e
gli
uni
e
gli
altri
generalmente
cominciarono
collo
scrivere
in
versi
.
[
...
]
.
Aggiungi
finalmente
che
nelle
nazioni
moderne
,
presso
le
quali
si
nota
più
particolarmente
il
fatto
degli
scrittori
che
sono
a
un
tempo
prosatori
e
poeti
,
il
senso
poetico
è
men
forte
e
generale
che
presso
gli
antichi
.
Gli
scrittori
greci
e
romani
erano
quasi
tutti
o
esclusivamente
prosatori
o
esclusivamente
poeti
.
Vivendo
in
più
stretto
commercio
di
noi
con
la
natura
,
essi
sentivano
molto
meglio
di
noi
la
differenza
grande
che
la
natura
stessa
ha
posto
fra
il
prosatore
e
il
poeta
.
Non
è
senza
ragione
il
dettato
romano
:
poetae
nascuntur
,
oratores
fiunt
.
V
.
Veniamo
(
ché
mi
par
tempo
)
ai
nostri
poeti
novellini
,
pei
quali
ho
fatto
questa
lunga
chiacchierata
intorno
alla
disputa
fra
il
Leopardi
e
il
Giordani
.
Lo
Gnoli
,
indispettito
anche
lui
di
questa
recrudescenza
della
malattia
poetica
elzeviriana
de
'
nostri
giovinetti
,
propone
,
come
rimedio
,
una
legge
per
la
quale
sia
impedito
di
pubblicare
versi
a
chiunque
non
abbia
prima
con
uno
scritto
in
prosa
dato
saggio
d
'
aver
fatto
certi
studi
.
Lo
Gnoli
ha
ragione
:
i
poeti
primitivi
non
nascon
più
;
qualunque
facoltà
poetica
uno
abbia
dalla
natura
,
oggi
non
può
esser
poeta
senza
una
sufficiente
cultura
letteraria
,
senza
una
lunga
e
seria
educazione
di
quella
facoltà
.
Chi
si
sente
chiamato
fortemente
alla
poesia
,
si
eserciti
pure
in
essa
fino
da
giovane
;
legga
pure
versi
fin
che
vuole
;
legga
anzi
quanto
più
può
di
versi
;
legga
i
poeti
antichi
e
i
moderni
;
legga
anche
gli
stranieri
,
ma
questi
,
quando
potrà
leggerli
nelle
loro
lingue
;
legga
e
traduca
;
traduca
prima
dagli
antichi
,
e
poi
dai
moderni
;
e
scriva
anche
del
suo
,
se
gli
pare
;
scriva
quanto
gli
pare
e
piace
:
ma
prima
di
stampare
,
ci
pensi
bene
due
volte
;
e
quando
ci
avrà
pensato
bene
,
dia
retta
a
me
,
finché
dura
la
prima
giovinezza
non
ne
faccia
niente
.
S
'
egli
ha
veramente
ingegno
,
come
suppongo
,
che
sugo
e
che
piacere
c
'
è
a
pubblicare
cose
,
delle
quali
forse
un
giorno
dovrà
vergognarsi
e
pentirsi
?
Lo
stampare
il
primo
libro
,
o
grosso
o
piccino
che
sia
,
specialmente
di
versi
,
dovrebbe
considerarsi
come
un
avvenimento
grave
e
importante
nella
vita
di
un
uomo
;
ed
invece
oggi
quasi
non
se
ne
fa
caso
.
Lo
scopo
pel
quale
si
pubblica
un
libro
non
dovrebbe
mica
esser
quello
di
procurare
ai
critici
il
gusto
,
o
la
noia
,
di
trovarci
dentro
gli
errori
a
diecine
.
Io
capisco
,
e
compatisco
,
la
impazienza
dei
giovani
,
il
loro
desiderio
di
prender
parte
alla
vita
,
di
attirare
sopra
di
sé
l
'
attenzione
della
gente
,
di
farsi
avanti
con
qualche
cosa
,
e
dire
:
olà
,
badate
a
me
,
che
ci
sono
anch
'
io
in
questo
mondo
.
L
'
uomo
,
e
sopratutto
il
giovine
,
ha
bisogno
di
vivere
:
chi
,
per
vivere
,
corre
dietro
ai
denari
,
chi
alle
donne
,
chi
alla
gloria
;
tutte
vanità
,
dice
il
filosofo
;
ma
,
fra
tutte
,
quella
di
procacciarsi
nome
colle
opere
dell
'
ingegno
è
certamente
una
delle
più
nobili
.
Bisognerebbe
però
che
i
giovani
imparassero
per
tempo
a
frenare
le
loro
impazienze
,
e
si
rammentassero
del
volgarissimo
proverbio
,
che
la
gatta
frettolosa
fece
i
gattini
ciechi
;
bisognerebbe
che
a
ciò
li
aiutassero
gli
educatori
loro
,
i
parenti
,
i
maestri
;
i
quali
invece
sono
spettatori
indifferenti
,
se
non
consiglieri
e
complici
,
del
loro
peccato
.
Io
ho
parlato
di
giovani
fortemente
chiamati
dalla
natura
alla
poesia
:
ma
,
per
dire
la
verità
,
di
molti
,
della
maggior
parte
,
de
'
nostri
poeti
nuovi
,
c
'
è
da
dubitare
grandemente
se
abbiano
avuto
mai
nessuna
chiamata
,
né
forte
né
debole
.
Bisogna
guardar
bene
di
non
ingannarsi
intorno
a
ciò
;
giacché
l
'
ingannarsi
,
giudicando
dal
numero
di
quelli
che
s
'
ingannano
,
par
molto
facile
.
Leggere
un
libro
di
poesia
moderna
,
che
fa
un
po
'
di
chiasso
,
che
va
per
le
mani
di
tutti
,
che
diventa
di
moda
;
leggerlo
,
rileggerlo
,
e
quasi
impararlo
a
memoria
;
e
poi
con
la
testa
piena
de
'
concetti
,
delle
immagini
,
delle
frasi
di
quel
libro
,
provarsi
a
rifare
qualche
cosa
di
simile
,
e
trovare
che
la
prova
è
forse
men
difficile
di
quel
che
si
credeva
,
e
darsi
anche
ad
intendere
d
'
averla
superata
;
ciò
non
vuoi
dire
essere
chiamati
alla
poesia
;
ciò
vuoi
dire
solamente
saper
copiare
un
po
'
alla
meglio
,
o
alla
peggio
,
quel
che
altri
ha
saputo
fare
.
Chi
sente
dentro
di
sé
quel
desiderio
ardentissimo
,
quella
smania
violentissima
di
comporre
che
diceva
il
Leopardi
,
quegli
solo
ha
ragione
di
credere
d
'
essere
dalla
natura
chiamato
alla
poesia
.
VI
.
Facciamo
ora
un
po
'
i
conti
col
nostro
poeta
sedicenne
.
E
giacché
m
'
è
venuto
fatto
di
prendere
un
po
'
il
tuono
di
padre
predicatore
,
chiamiamolo
a
render
conto
de
'
suoi
peccati
al
nostro
tribunale
di
penitenza
.
Il
suo
primo
peccato
e
il
più
grosso
è
(
ho
bisogno
di
dirlo
?
)
quello
d
'
aver
pubblicato
i
suoi
versi
;
peccato
del
quale
io
non
saprei
assolverlo
,
s
'
egli
non
avesse
per
sé
una
grande
scusa
:
tuttavia
non
lo
assolvo
senza
dargli
questa
grossa
penitenza
,
ch
'
egli
stia
un
anno
intero
senza
leggere
le
poesie
del
Carducci
e
del
Guerrini
:
legga
Omero
,
Virgilio
,
Orazio
,
Dante
e
quanti
altri
poeti
vuole
,
ma
lasci
stare
que
'
due
.
La
grande
scusa
che
il
giovine
poeta
ha
del
suo
fallo
è
,
ch
'
egli
deve
aver
sentito
dentro
di
sé
quel
desiderio
ardentissimo
,
quella
smania
violenta
,
che
sono
prova
quasi
certa
d
'
esser
chiamato
alla
poesia
.
Fra
mezzo
alle
molte
imitazioni
e
reminiscenze
,
questo
,
pare
a
me
,
si
vede
chiaro
in
tutti
i
componimenti
del
D
'
Annunzio
.
Spesso
e
volentieri
egli
prende
l
'
intonazione
dal
Carducci
,
va
per
un
poco
sulle
sue
orme
,
poi
piglia
l
'
andare
da
sé
,
e
trova
delle
immagini
felici
,
degli
accenti
veri
,
delle
espressioni
giuste
,
de
'
suoni
armoniosi
.
Ne
giudichino
i
lettori
.
In
una
poesia
intitolata
Palude
,
che
rammenta
qua
e
là
il
Chiarone
del
Carducci
,
il
poeta
descrive
i
poveri
mietitori
che
cacciati
dalla
fame
scendono
dai
monti
a
lavorare
nella
maremma
.
Lasciano
i
vecchi
adusti
,
le
madri
cadenti
,
le
mogli
,
i
bimbi
che
piangono
tra
le
carezze
e
i
baci
:
lascian
le
tenui
case
lassù
fra
le
libere
balze
,
lascian
la
lieta
vista
del
cerulo
mare
,
tra
'
pini
,
e
traggono
,
e
traggono
qui
co
la
falce
e
col
ronco
a
mille
a
mille
per
guadagnarsi
un
pane
!
Quivi
non
dolce
canto
di
lieto
augello
al
tramonto
rompe
'
l
silenzio
lungo
,
rallegra
i
mesti
cuori
:
i
patrii
stornelli
non
balzan
quivi
dal
petto
con
i
giocondi
suoni
d
'
amore
e
di
speranza
.
Qui
tra
l
'
erbaccia
densa
,
tra
i
pallidi
fiori
,
su
l
'
acque
le
serpi
strisciano
,
s
'
attorcon
sibilando
,
e
,
maligno
qual
serpe
,
da
'
petti
immiti
trabocca
l
'
odio
gigante
:
le
bestemmie
scoppiano
;
mentre
l
'
augure
vento
tra
l
'
arse
alberelle
e
le
spiche
Sorgete
,
o
genti
!
sembra
talor
che
frema
.
Ho
tagliato
qua
e
là
qualche
cosa
,
perché
anche
in
questa
poesia
,
come
in
quasi
tutte
le
altre
,
c
'
è
della
esuberanza
,
difetto
molto
naturale
e
molto
scusabile
in
tanta
giovinezza
dell
'
autore
.
Ma
questi
versi
,
e
molti
altri
di
egual
valore
,
che
sono
nel
volume
,
attestano
,
pare
a
me
,
luminosamente
attitudini
alla
poesia
non
comuni
.
Gli
altri
peccati
del
D
'
Annunzio
sono
tutti
conseguenza
della
sua
giovinezza
e
della
fretta
.
Io
ho
voluto
,
per
lui
e
per
gli
altri
giovani
impazienti
come
lui
,
riferire
,
e
mi
piace
ripetere
quelle
parole
del
Leopardi
:
«
che
la
poesia
vuole
infinito
studio
e
fatica
,
e
che
l
'
arte
poetica
è
tanto
profonda
,
che
come
più
si
va
innanzi
,
più
si
conosce
che
la
perfezione
sta
in
un
luogo
al
quale
da
principio
né
pure
si
pensava
.
»
Il
nostro
giovine
poeta
ha
già
il
senso
del
ritmo
e
del
periodo
poetico
;
in
generale
fa
assai
bene
il
verso
e
la
strofa
;
si
sente
che
la
frase
gli
si
affaccia
agile
e
numerosa
alla
mente
insieme
colla
immagine
:
anche
sa
cercare
,
e
trova
non
di
rado
felicemente
la
proprietà
,
l
'
esattezza
e
l
'
efficacia
della
espressione
.
Tuttavia
io
ho
notato
nel
suo
libro
più
d
'
un
verso
sbagliato
;
ho
notato
altre
imperfezioni
di
metro
e
di
ritmo
non
poche
né
piccole
;
ho
notato
qualche
improprietà
,
qualche
superfluità
,
qualche
debolezza
di
parola
e
di
frase
;
ho
notato
qualche
cosa
di
peggio
,
una
licenza
come
questa
,
Muta
,
invecchiata
,
pien
di
caligine
è
la
natura
!
licenza
che
è
uno
sproposito
bello
e
buono
.
Ma
,
oltre
questi
,
c
'
è
nel
libro
del
D
'
Annunzio
un
peccato
più
grosso
,
la
ostentazione
di
sentimenti
e
desiderii
,
che
mi
piace
non
creder
veri
.
La
poesia
intitolata
Ora
satanica
è
una
cosa
poeticamente
e
moralmente
brutta
.
Un
giovinetto
di
sedici
anni
,
pieno
d
'
ingegno
e
di
cuore
,
pieno
d
'
entusiasmo
per
le
cose
belle
e
per
l
'
arte
,
come
è
di
certo
il
nostro
poeta
,
deve
desiderare
qualche
cosa
di
meglio
che
ridde
infernali
con
strepiti
e
grida
insensate
,
che
seni
d
'
etère
su
cui
passar
le
notti
.
Simili
desiderii
non
possono
essere
che
schiuma
del
suo
cervello
in
un
momento
di
poco
sana
ispirazione
,
o
poco
felice
imitazione
.
Forse
le
etére
da
lui
desiderate
son
donne
tanto
reali
quanto
la
Musa
,
di
cui
sente
sul
labbro
i
fervidi
baci
,
sul
cui
petto
ricolmo
passa
sognando
l
'
ore
felici
:
ma
ciò
non
scusa
,
anzi
aggrava
la
colpa
del
poeta
.
L
'
età
e
lo
studio
purgheranno
di
questa
e
d
'
ogni
altra
scoria
la
poesia
del
D
'
Annunzio
;
perch
'
egli
non
è
solamente
un
giovane
d
'
ingegno
;
egli
ama
l
'
arte
e
studia
;
egli
legge
e
studia
e
gusta
i
grandi
poeti
dell
'
antichità
classica
;
egli
ama
e
ammira
e
intende
il
più
perfetto
dei
lirici
latini
,
Orazio
.
E
nel
nome
di
Orazio
mi
piace
,
quasi
per
modo
d
'
augurio
,
prender
congedo
dal
nostro
giovine
poeta
e
dai
lettori
.
Sentano
essi
come
gusta
e
sa
rendere
la
poesia
d
'
Orazio
questo
giovinetto
di
sedici
anni
:
O
Fauno
amante
di
fuggiasche
ninfe
,
per
le
mie
terre
e
per
i
campi
aprichi
placido
incedi
,
e
nel
partire
i
molli
parti
rispetta
,
se
per
te
cade
sul
morir
de
l
'
anno
mite
un
capretto
,
né
a
la
tazza
amica
de
l
'
alma
Diva
il
vino
manca
,
e
l
'
ara
d
'
incensi
fuma
.
Scherzan
le
greggi
su
l
'
erboso
campo
quando
il
decembre
co
le
feste
torna
:
pieto
pe
'
prati
il
paèsan
col
bove
oziando
corre
:
e
il
lupo
vaga
tra
l
'
agnelle
audaci
:
per
te
la
selva
agresti
foglie
sparge
:
gode
il
villan
col
piè
la
terra
odiosa
urtar
tre
volte
.
Non
do
,
s
'
intende
,
questa
traduzione
per
una
cosa
perfetta
:
imperfezioni
ce
ne
sono
,
e
facilmente
visibili
;
alcune
anche
facilmente
correggibili
;
ma
c
'
è
franchezza
e
scioltezza
;
c
'
è
,
quel
che
manca
a
molti
traduttori
de
'
più
solenni
,
l
'
intonazione
dell
'
originale
.
StampaPeriodica ,
La
prima
apparizione
dell
'
eroe
di
questo
romanzo
,
è
addirittura
magnifica
,
per
quel
che
sia
«
messa
in
scena
»
:
un
attore
da
melodramma
,
voglioso
dell
'
applauso
di
«
sortita
»
,
non
potrebbe
desiderarne
una
migliore
.
Nel
buio
della
notte
,
sull
'
argine
del
Po
minaccioso
che
ha
già
varcati
gli
ultimi
segni
della
precedente
inondazione
,
tra
le
fiaccole
vaganti
degli
operai
che
lavorano
febbrilmente
alla
difesa
delle
sponde
,
si
vede
scendere
a
precipizio
una
barca
in
balìa
della
corrente
.
In
quella
barca
c
'
è
un
uomo
:
l
'
Orlandi
:
il
giovanotto
spensierato
e
generoso
,
che
in
un
misero
casolare
abbandonato
ha
strappato
da
sicura
morte
un
bambino
.
Modesto
e
ilare
egli
salta
a
terra
,
getta
come
un
fagotto
il
bambino
in
un
gruppo
di
donne
,
poi
confuso
nella
folla
aiuta
gli
altri
nei
lavori
di
arginatura
.
Ma
le
successive
apparizioni
dell
'
Orlandi
non
corrispondono
alle
promesse
.
Il
primo
attore
del
dramma
,
apparso
a
un
tratto
nella
folla
come
un
Lohengrin
della
carità
militante
,
si
attenua
assottigliandosi
nelle
modeste
proporzioni
dell
'
attor
giovane
,
dello
studente
un
po
'
scapato
(
ma
buono
)
,
dell
'
innamorato
quasi
ingenuo
,
dell
'
irrequieto
cercatore
di
qualche
cosa
che
possa
provvedere
alle
prosaiche
realità
della
vita
.
Quel
suo
stesso
amore
per
la
dolce
protagonista
del
libro
,
per
la
Teresa
che
vediamo
crescere
a
occhiate
di
pagina
in
pagina
colorandosi
a
poco
a
poco
di
tutte
le
delicate
sfumature
d
'
un
carattere
colto
sul
vivo
,
quell
'
amore
,
dicevo
,
non
ha
mai
né
un
vivace
scoppio
di
sincerità
,
né
un
impeto
di
passione
,
né
un
tentativo
d
'
eroismo
.
Nasce
a
un
tratto
,
con
tutte
le
perigliose
apparenze
del
capriccio
,
ma
non
scopriamo
chiaramente
,
nel
cuore
dell
'
Orlandi
,
la
genesi
progressiva
di
quell
'
affetto
,
che
vissuto
per
varii
anni
fra
i
contrasti
d
'
ogni
maniera
,
si
scoraggisce
e
s
'
inalbera
al
primo
brusco
rifiuto
paterno
,
finché
languidamente
si
addormenta
sopraffatto
dalle
ferree
necessità
della
vita
.
È
il
difetto
principale
del
libro
.
Questa
mancata
corrispondenza
di
disegno
fra
i
due
caratteri
che
dovrebbero
dominare
tutta
l
'
azione
,
dà
al
romanzo
una
tal
quale
disuguaglianza
di
contorni
,
che
all
'
interesse
drammatico
forse
non
nuoce
,
ma
toglie
un
po
'
dell
'
evidenza
e
dell
'
efficacia
all
'
opera
d
'
arte
.
Perché
opera
d
'
arte
ell
'
è
certamente
.
L
'
acuto
ingegno
di
Neera
non
ebbe
mai
forse
,
prima
di
questo
racconto
,
vibrazioni
d
'
affetto
così
felici
,
tenerezze
muliebri
così
indovinate
,
quadretti
casalinghi
di
maggior
attrattiva
.
Se
il
giovane
Orlandi
rimane
in
seconda
linea
del
quadro
fra
le
nebbie
indeterminate
del
fondo
,
gli
altri
personaggi
vivono
quasi
tutti
d
'
una
vita
reale
,
e
spiccano
distinti
o
per
la
paziente
opera
miniatrice
dello
scrittore
,
o
per
qualche
suo
tocco
breve
ed
incisivo
che
imprime
subito
il
movimento
alle
figure
.
La
casa
dell
'
esattore
dove
una
buona
parte
del
romanzo
si
svolge
,
di
quel
terribile
signor
Caccia
che
fa
tremare
moglie
e
figliuoli
col
solo
aggrottare
delle
sopracciglia
,
è
descritta
nella
successione
degli
anni
con
magistrale
franchezza
e
con
artistica
precisione
,
e
noi
penetriamo
di
stanza
in
stanza
sicuri
di
non
sbagliare
,
come
fosse
una
casa
che
conosciamo
e
frequentiamo
da
un
pezzo
.
Costì
si
annoda
e
si
scioglie
l
'
intimo
e
doloroso
dramma
della
povera
Teresa
:
fanciulla
d
'
indole
mite
,
ma
anima
anelante
alle
ineffabili
tenerezze
dell
'
amore
;
condannata
all
'
ergastolo
delle
più
servili
faccende
domestiche
,
madre
alle
sorelline
che
la
rimeritano
dapprima
con
sgarbi
,
poi
fatte
grandi
con
feroci
ironie
alla
sua
gioventù
e
alla
sua
bellezza
sfiorite
;
vittima
predestinata
della
cocciutaggine
e
della
boria
paterna
,
della
nullità
piagnucolosa
della
madre
,
delle
strettezze
sempre
più
incalzanti
della
famiglia
.
Ma
quale
angelica
rassegnazione
è
la
sua
!
E
come
volentieri
le
perdoniamo
le
innocenti
scappate
all
'
inferriata
del
pianterreno
la
notte
,
e
la
dolce
estasi
amorosa
le
poche
volte
che
può
incontrar
sulla
piazza
,
o
nella
chiesa
,
o
all
'
aperta
campagna
l
'
anfibologico
Orlandi
!
Ignara
per
lungo
tempo
del
male
si
espone
volontaria
ai
pericoli
,
ma
la
sua
innocenza
la
salva
;
e
quando
rimasta
orfana
e
sola
,
basta
un
cenno
d
'
Orlandi
infermo
a
Milano
perché
lei
corra
a
trovarlo
,
lei
non
più
giovane
,
nutrita
per
tanti
anni
di
dolori
e
di
spasimi
,
con
i
capelli
che
incominciano
a
perdere
i
riflessi
bruni
,
né
l
'
autrice
crede
opportuno
di
accompagnarla
,
sì
che
il
romanzo
rimane
bruscamente
interrotto
,
né
il
lettore
ha
bisogno
di
assistere
all
'
incontro
,
oramai
tardivo
,
dei
due
amanti
.
Il
fiore
della
speranza
era
caduto
,
ferito
a
morte
dal
gelo
degli
anni
,
e
due
anime
soltanto
più
che
due
corpi
si
uniranno
in
quell
'
oscura
soffitta
milanese
,
dove
la
miseria
e
i
disinganni
hanno
cacciato
il
giovine
,
sognatore
di
tanti
bei
fantasmi
di
gloria
.
Regna
una
soave
melanconia
in
tutte
le
pagine
di
questo
romanzo
,
che
ho
raccontato
semplicemente
perché
n
'
è
semplice
la
tela
.
Più
che
un
seguito
di
fatti
è
la
scrupolosa
analisi
d
'
un
carattere
:
ed
è
un
carattere
che
balza
fuori
a
poco
a
poco
,
temprato
alla
dura
cote
delle
tante
miserie
dell
'
umanità
.
C
'
è
qua
e
là
come
un
'
eco
lontana
di
taluno
fra
i
capolavori
del
Balzac
,
e
forse
un
grado
di
parentela
remota
esiste
fra
la
Teresa
dell
'
autrice
italiana
e
l
'
Eugenia
Grandet
dell
'
immortale
scrittore
francese
.
Ma
una
tal
quale
somiglianza
del
fondo
non
attenua
in
nulla
la
gagliarda
originalità
di
Neera
:
insuperabile
,
parmi
,
in
certe
sue
riflessioni
sottili
,
che
lumeggiano
a
tratti
gli
avvenimenti
,
e
ritraggono
con
una
pennellata
una
fisionomia
morale
;
lodevolissima
per
la
stringata
brevità
delle
descrizioni
;
e
incontrastabilmente
vincitrice
più
volte
nella
battaglia
fra
l
'
idea
e
la
parola
,
che
ella
riesce
a
metter
d
'
accordo
e
mandare
insieme
a
braccetto
:
quantunque
ogni
tanto
quella
parola
suoni
un
po
'
aspra
se
non
disadorna
all
'
orecchio
.
Ma
i
grandi
critici
domanderanno
:
a
quale
scuola
appartiene
la
nostra
Neera
?
quali
sono
i
suoi
ideali
nell
'
arte
?
nel
movimento
letterario
che
affatica
la
presente
generazione
,
in
quale
casella
dobbiamo
classificare
l
'
autrice
di
Teresa
?
Per
fortuna
mi
par
venuto
il
tempo
,
in
cui
nessuno
più
ha
voglia
di
aspettare
a
quelle
domande
una
risposta
.
Da
troppo
lunghi
anni
il
pubblico
è
infastidito
dalle
sonanti
teoriche
dei
dottrinari
,
che
non
riuscirono
finora
a
cavare
un
ragno
da
un
buco
,
perché
sia
lecito
ingannarlo
ancora
con
il
rimbombo
delle
nostre
quisquilie
accademiche
.
La
sterile
critica
,
per
beneficio
universale
,
è
morta
e
sepolta
,
e
di
tanta
sapienza
d
'
estetica
prelibata
e
sottile
,
rimane
traccia
come
della
famosa
biblioteca
di
Don
Ferrante
:
qualche
rimasuglio
appena
sui
muricciòli
.
C
'
è
o
non
c
'
è
il
potente
anelito
della
vita
in
un
libro
,
che
vuol
commuovere
le
fantasie
e
far
palpitare
le
anime
?
tutto
il
segreto
è
lì
:
il
resto
è
pretta
cabala
di
ciurmatori
,
caricature
degli
antichi
auguri
,
i
quali
almeno
strizzavano
l
'
occhio
incontrandosi
per
la
via
:
e
questi
altri
invece
si
misurano
serii
e
impettiti
con
un
'
occhiata
,
disprezzandosi
fraternamente
.
Nell
'
ultimo
romanzo
della
valorosa
scrittrice
lombarda
la
vena
dell
'
affetto
sovrabbonda
,
la
passione
prorompe
,
la
lotta
dei
sentimenti
è
vivacissima
:
ma
i
freni
dell
'
arte
trattengono
il
soverchiare
dell
'
impeto
,
e
tutto
cammina
tranquillamente
come
limpida
acqua
di
fiume
.
Se
talora
parrà
di
scorgere
un
po
'
di
sconnessione
nell
'
andatura
del
racconto
,
dite
pure
che
all
'
autrice
tremava
per
commozione
la
mano
.
Evocatrice
di
fantasmi
effimeri
,
ella
è
colta
per
la
prima
alla
pania
del
proprio
inganno
,
e
alle
torture
ineffabili
di
Teresa
ella
deve
aver
pianto
di
certo
:
perché
nella
ragazza
infelice
è
raffigurata
e
scolpita
tanta
parte
degli
ignorati
dolori
umani
.
StampaPeriodica ,
Ogni
ravvicinamento
sembra
,
a
prima
vista
,
impossibile
.
Che
cosa
si
può
trovare
di
comune
fra
il
mite
cantore
di
Consalvo
e
delle
Ricordanze
e
lo
spietato
storiografo
di
Madame
Bovary
?
tra
il
felice
artefice
dei
versi
più
puri
ed
armoniosi
,
e
lo
scrittore
incapace
non
solo
di
mettere
insieme
un
alessandrino
,
ma
pur
di
leggere
con
la
giusta
misura
l
'
altrui
poesia
?
tra
il
filosofo
formulatore
di
astratte
teorie
,
e
il
romanziere
maneggiante
la
più
viva
realtà
?
Tutto
sembra
diverso
nei
due
grandi
scrittori
:
l
'
educazione
,
che
fu
quasi
monastica
nel
poeta
italiano
,
mentre
quella
del
romanziere
francese
si
compiva
fra
la
scapigliatura
della
scolaresca
parigina
e
le
peregrinazioni
attraverso
lontani
paesi
;
il
genere
degli
studi
,
principalmente
letterari
nel
filologo
recanatese
,
ma
svariati
,
enciclopedici
nell
'
autore
di
Bouvard
et
Pécuchet
;
la
stessa
costituzione
fisica
,
debole
,
impressionabile
ad
ogni
soffio
d
'
aria
nel
Leopardi
;
vigorosa
,
pletorica
nel
Normanno
robusto
,
rassomigliante
a
uno
di
quei
condottieri
Galli
che
sostennero
l
'
impeto
degl
'
invasori
romani
.
Perfino
le
ragioni
del
tempo
e
del
luogo
,
le
condizioni
morali
e
politiche
dei
paesi
e
dei
periodi
storici
in
cui
vissero
,
sembrano
concorrere
a
separarli
più
profondamente
.
Nondimeno
,
attraverso
tante
differenze
di
concezione
e
di
forma
,
l
'
impressione
prodotta
dalle
loro
opere
è
identica
,
ed
essi
sono
due
misantropi
animati
da
una
stessa
ironia
contro
la
vita
.
Sia
qualsivoglia
il
significato
della
parola
romanticismo
applicata
a
designare
una
scuola
letteraria
,
essa
indica
anche
una
situazione
psicologica
,
non
certo
unicamente
manifestatasi
fra
le
generazioni
che
si
sono
successe
nella
prima
metà
del
nostro
secolo
.
Ma
lo
stato
d
'
animo
ha
preso
il
nome
della
scuola
letteraria
,
perché
la
più
gran
parte
delle
opere
che
questa
produsse
contribuirono
a
diffonderlo
e
ad
acuirlo
.
Una
specie
d
'
ipertrofia
dell
'
imaginazione
che
si
compiace
nel
creare
miraggi
magnifici
ed
inafferrabili
,
che
è
sempre
in
attesa
di
avvenimenti
straordinari
e
di
sentimenti
sovrumani
,
al
confronto
dei
quali
ogni
realtà
diventa
sciatta
e
meschina
:
tale
è
il
predominante
carattere
di
questa
condizione
di
spirito
,
causa
di
disinganni
continui
e
di
uno
scontento
irrimediabile
.
Leopardi
e
Flaubert
sono
entrambi
romantici
,
nel
senso
psicologico
della
parola
.
Da
ragazzi
,
mostrano
una
eguale
esuberanza
d
'
imaginazione
;
il
Leopardi
aveva
una
grande
attitudine
a
inventar
fiabe
e
novelle
che
faceva
durare
settimane
e
settimane
;
del
Flaubert
racconta
Guy
de
Maupassant
che
,
prima
ancora
d
'
imparare
a
scrivere
,
componeva
dei
drammi
,
e
li
rappresentava
lui
solo
,
facendo
la
parte
dei
diversi
personaggi
ed
improvvisando
lunghi
dialoghi
.
La
loro
educazione
sentimentale
si
fa
sui
libri
.
Giovani
,
sono
entrambi
sdegnosi
delle
donne
,
e
niente
prova
i
sogni
segreti
,
gl
'
intimi
vagheggiamenti
d
'
un
introvabile
ideale
come
questo
movimento
di
ritrosie
dinanzi
al
reale
.
E
a
misura
che
esperimentano
la
vita
,
tutti
i
tipi
e
tutti
i
concetti
anticipatamente
creati
vengono
distrutti
e
contradetti
.
«
Mi
dispiace
scrive
il
Leopardi
alla
sorella
di
sentirti
così
travagliata
dalla
tua
imaginazione
.
Non
dirò
già
dalla
imaginazione
volendo
inferire
che
tu
abbia
il
torto
,
ma
voglio
intendere
che
di
là
vengono
tutti
i
nostri
mali
...
»
.
Ed
egli
ha
acquistato
la
certezza
che
«
la
felicità
umana
è
un
sogno
»
,
che
«
il
mondo
non
è
bello
,
anzi
non
è
sopportabile
»
se
non
veduto
da
lontano
;
che
«
il
piacere
è
un
nome
,
non
una
cosa
»
;
che
la
virtù
,
la
sensibilità
,
la
grandezza
d
'
animo
sarebbero
le
uniche
consolazioni
e
i
soli
beni
possibili
,
se
non
si
perdessero
interamente
,
vivendo
nel
mondo
e
nella
società
.
Alle
disillusioni
,
alla
persuasione
che
tutto
è
male
e
dolore
nel
mondo
,
si
aggiunge
ben
presto
la
personale
esperienza
del
dolore
.
A
venti
anni
,
nel
pieno
rigoglio
della
gioventù
,
il
Leopardi
vede
distrutta
la
sua
salute
,
e
la
malattia
,
invincibile
,
proteiforme
,
non
gli
dà
tregua
finché
lo
uccide
.
Gustavo
Flaubert
aveva
quasi
la
stessa
età
del
Leopardi
quando
fu
atterrato
la
prima
volta
da
quel
male
che
non
doveva
più
lasciarlo
e
che
lo
fulminò
a
cinquantanove
anni
:
l
'
epilessia
...
È
lecito
attribuire
a
uno
scrittore
i
sentimenti
che
egli
presta
alle
creature
uscite
dalla
sua
mente
,
sopratutto
quando
questi
sentimenti
si
manifestano
uniformi
attraverso
le
diverse
apparenze
.
Tale
era
il
caso
dei
personaggi
creati
dal
Flaubert
.
Emma
Bovary
va
dietro
a
un
sogno
di
felicità
che
non
raggiunge
né
nel
matrimonio
né
nella
colpa
;
Salammbô
giunge
ad
impadronirsi
del
zaïmph
,
il
mantello
della
Dea
,
ma
non
prova
nulla
della
felicità
sognata
,
e
resta
malinconica
nel
suo
sogno
realizzato
;
Federico
Moreau
trova
tutto
insignificante
e
indegno
al
paragone
dell
'
ideale
che
la
signora
Arnoux
gli
ha
messo
nel
cuore
;
Bouvard
e
Pécuchet
hanno
un
'
ardente
sete
del
vero
,
lo
cercano
da
per
tutto
e
non
lo
trovano
mai
...
Fautore
ardente
della
impersonalità
nell
'
arte
,
il
Flaubert
pretende
di
scomparire
dietro
le
sue
creazioni
,
di
non
frapporsi
mai
fra
esse
e
il
lettore
.
Egli
non
si
accorge
che
l
'
unica
impersonalità
conseguibile
è
puramente
formale
;
che
nello
stile
,
nella
scelta
degli
effetti
,
nella
stessa
concezione
d
'
una
opera
la
personalità
dell
'
autore
lascia
una
indelebile
impronta
,
che
ne
costituisce
l
'
interesse
.
La
bramosia
inquieta
e
indefinibile
,
lo
sconforto
lento
e
continuo
,
lo
svanire
d
'
ogni
sogno
e
d
'
ogni
speranza
che
sono
nei
personaggi
del
Flaubert
,
s
'
incontrano
in
lui
e
sopraffanno
lo
slancio
primitivo
della
sua
natura
.
Egli
diceva
che
l
'
Education
sentimentale
,
il
più
caratteristico
dei
suoi
romanzi
,
avrebbe
potuto
chiamarsi
Les
fruits
secs
:
titolo
espressivo
dell
'
amara
tristezza
,
della
desolante
malinconia
che
il
romanziere
ha
spirato
in
quelle
pagine
.
Un
altro
importante
fattore
di
questo
suo
stato
d
'
animo
è
la
sua
sensibilità
straordinaria
.
«
Il
est
vrai
scriveva
alla
Sand
que
je
suis
doué
d
'
une
sensibilité
absurde
;
ce
qui
érafle
les
autres
me
déchire
»
.
È
necessario
provare
che
d
'
una
sensibilità
non
meno
squisita
era
dotato
Giacomo
Leopardi
?
Queste
due
grandi
anime
vibravano
tormentosamente
ad
ogni
più
leggiero
tocco
,
ed
erano
esclusive
e
irrefrenabili
nelle
loro
passioni
.
Quando
si
dice
che
entrambi
vissero
per
le
lettere
non
si
ripete
una
esagerazione
convenzionale
,
ma
la
più
precisa
verità
.
Il
disprezzo
del
Leopardi
pei
recanatesi
,
pei
romani
,
per
tutti
gl
'
italiani
del
suo
tempo
si
manifesta
in
frasi
acri
,
spietate
,
che
trovano
riscontro
nelle
roventi
espressioni
con
le
quali
il
Flaubert
colpisce
i
suoi
contemporanei
.
L
'
inerzia
,
la
sciocchezza
,
la
nullità
della
folla
che
li
circonda
li
feriscono
dolorosamente
.
«
Certo
che
non
voglio
vivere
tra
la
turba
:
la
mediocrità
mi
fa
una
paura
mortale
»
diceva
al
Giordani
il
povero
Leopardi
.
Quanto
al
Flaubert
,
il
suo
orrore
della
mediocrità
si
manifestò
in
un
modo
molto
strano
:
riproducendola
inesorabilmente
,
in
tutto
ciò
che
essa
ha
di
più
insoffribile
e
di
odioso
.
Il
farmacista
Homais
,
Bouvard
e
Pécuchet
,
quasi
tutti
i
personaggi
dell
'
Education
sentimentale
,
sono
i
campioni
,
immortali
a
forza
d
'
esser
veri
,
della
sciocchezza
ridicola
,
della
presuntuosa
futilità
.
E
la
sciocchezza
umana
non
si
rivela
soltanto
nei
giudizi
comuni
,
ma
nella
storia
del
sapere
.
Con
la
Critica
della
ragione
pura
,
Kant
si
studia
di
stabilire
la
possibilità
della
scienza
;
Bouvard
et
Pécuchet
ne
fa
disperare
...
Certo
,
per
chi
guardi
alla
forma
e
alle
altre
circostanze
esteriori
,
nessun
'
opera
del
Leopardi
è
paragonabile
a
questa
,
che
il
Flaubert
cominciò
a
scrivere
nella
piena
maturità
del
suo
ingegno
;
ma
agli
occhi
del
psicologo
,
che
dietro
il
fatto
letterario
considera
la
disposizione
di
spirito
,
un
medesimo
scetticismo
ed
altrettanta
ironia
,
verso
le
orgogliose
affermazioni
umane
,
ispirava
al
giovane
Leopardi
la
sua
Storia
degli
errori
popolari
degli
antichi
e
alcune
delle
sue
Operette
morali
.
Nel
pellegrinaggio
attraverso
il
passato
,
nella
indagine
curiosa
e
simpatica
delle
idee
religiose
e
sociali
delle
scomparse
civiltà
,
il
Flaubert
e
il
Leopardi
offrono
un
'
altra
rassomiglianza
.
«
L
'
immesse
dégoût
que
me
donnent
mes
contemporains
me
rejette
sur
le
passé
»
scriveva
l
'
autore
di
Salammbô
,
della
Tentation
de
Saint
Antoine
e
di
Hérodias
.
I
soggetti
preferiti
dal
Leopardi
,
in
prosa
e
in
verso
,
sono
anch
'
essi
antichi
,
e
i
volgarizzamenti
formano
molta
parte
delle
sue
opere
.
Ma
più
significative
sono
forse
in
questo
senso
le
falsificazioni
dell
'
Inno
a
Nettuno
,
e
specialmente
del
Martirio
dei
santi
Padri
del
Monte
Sinai
,
dove
più
che
la
forma
,
è
imitato
e
quasi
evocato
il
sentimento
antico
.
Fra
le
opere
che
la
morte
tolse
al
Flaubert
di
scrivere
,
una
doveva
prendere
argomento
dalla
battaglia
delle
Termopili
.
L
'
idea
di
narrare
questa
lotta
immortale
che
non
appartiene
alla
storia
d
'
una
nazione
,
ma
del
mondo
intero
,
lo
gettava
in
una
emozione
violenta
;
egli
voleva
farne
un
racconto
patriottico
,
semplice
e
terribile
,
da
leggere
ai
fanciulli
di
tutti
i
popoli
.
Il
Leopardi
cantò
l
'
impresa
al
cui
ricordo
non
poteva
tenere
le
lagrime
,
e
se
non
a
tutti
i
popoli
,
insegnò
agl
'
italiani
,
coi
quali
egli
parlava
,
i
miracoli
dell
'
amore
di
patria
...
Ma
il
sogno
,
i
fantasmi
antichi
e
gloriosi
,
bastano
forse
a
consolare
della
miseria
presente
?
La
tristezza
del
Flaubert
,
invece
di
scemare
,
si
accresce
di
giorno
in
giorno
:
«
Ce
sont
comme
des
cataractes
,
des
fleuves
,
des
océans
de
tristesse
qui
déferlent
sur
moi
.
Il
n
'
est
pas
possible
de
souffrir
davantage
.
Par
moments
j
'
ai
peur
de
devenir
fou
...
»
.
Quante
frasi
simili
non
si
potrebbero
trovare
nell
'
epistolario
leopardiano
?
La
vita
dei
due
grandi
scrittori
scorre
vuota
e
monotona
.
«
Je
n
'
ai
besoin
dice
il
Flaubert
que
d
'
une
chose
(
et
celle
-
là
on
ne
se
la
donne
pas
)
c
'
est
d
'
avoir
un
enthousiasme
quelconque
»
:
lamento
che
ricorda
quello
del
Leopardi
:
«
Ho
bisogno
d
'
amore
,
amore
,
amore
,
fuoco
,
entusiasmo
,
vita
...
»
.
Se
la
condizione
umana
è
così
disperata
,
l
'
anima
è
essa
immortale
e
possiamo
riprometterci
un
compenso
in
una
vita
avvenire
?
«
L
'
affirmative
me
paraît
une
outrecuidance
de
notre
orgueil
,
une
protestation
de
notre
faiblesse
contre
l
'
ordre
éternel
.
»
Né
il
Leopardi
cerca
di
diminuire
il
peso
dei
suoi
mali
«
par
de
frivoles
espérances
d
'
une
prétendue
félicité
future
et
inconnue
.
»
Tutto
quello
che
si
può
sperare
di
meglio
è
la
tranquillità
.
«
Je
vous
ai
dit
scrive
il
Leopardi
que
l
'
art
de
ne
pas
souffrir
est
maintenant
le
seul
que
je
tâche
d
'
apprendre
,
parce
que
j
'
ai
renoncé
à
l
'
espérance
de
vivre
.
»
E
il
Flaubert
:
«
Non
,
je
ne
crois
pas
le
bonheur
possible
,
mais
bien
la
tranquillité
.
»
Ahimè
!
questa
tranquillità
fu
almeno
conseguita
dai
due
grandi
immortali
?
Stanco
,
abbattuto
,
solo
,
il
Flaubert
riassunse
la
sua
misantropia
in
una
frase
:
l
'
éternelle
misère
de
tout
.
Provato
più
acerbamente
dalla
sventura
,
accortosi
della
inutilità
d
'
ogni
suo
sforzo
e
del
suo
stesso
dolore
,
il
Leopardi
disse
a
sé
stesso
:
«
ornai
disprezza
Te
,
la
natura
,
il
brutto
Poter
che
,
ascoso
,
a
comun
danno
impera
,
E
l
'
infinita
vanità
del
tutto
»
.
StampaPeriodica ,
Nel
1886
vide
la
luce
in
Parigi
un
giornale
dallo
strano
titolo
:
Le
Symboliste
.
Conteneva
articoli
scritti
in
una
lingua
bizzarra
ed
oscura
,
e
versi
anche
più
oscuri
della
prosa
.
Il
mondo
letterario
se
ne
fece
beffe
,
ed
è
rimasta
proverbiale
la
descrizione
del
Boulevard
des
Italiens
comparsa
nel
primo
numero
che
a
prima
vista
sembrava
parlare
di
qualche
paese
incantato
di
fate
,
di
qualche
regione
abitata
da
draghi
paurosi
,
tanto
gli
epiteti
strani
,
pretenziosi
,
luccicanti
vi
erano
disseminati
a
piene
mani
.
La
sorpresa
è
grande
quando
il
lettore
s
'
avvede
che
ha
dinanzi
agli
occhi
la
descrizione
d
'
una
delle
vie
più
note
di
Parigi
.
E
pure
chi
rilegga
attentamente
quella
prosa
,
e
quei
versi
a
prima
vista
,
lo
concediamo
,
inintelligibili
,
sente
a
poco
a
poco
sollevarsi
da
quelli
un
senso
recondito
ed
arcano
che
tutti
li
anima
,
una
musicalità
nova
che
li
percorre
intensamente
,
e
se
l
'
intelligenza
non
ne
è
soddisfatta
,
l
'
animo
si
trova
dinanzi
ad
emozioni
speciali
che
sino
ad
ora
l
'
arte
della
parola
non
era
stata
capace
di
destare
.
«
La
nuance
,
la
nuance
seule
,
Nos
ne
voulons
que
la
nuance
,
Et
tout
le
reste
n
'
est
que
littérature
.
»
In
queste
parole
di
Paolo
Verlaine
,
uno
dei
più
illustri
rappresentanti
della
scuola
,
è
racchiuso
il
Credo
dell
'
arte
nova
.
Le
lingue
hanno
avuto
origine
in
un
tempo
nel
quale
tutto
l
'
insieme
dei
sentimenti
che
agitano
l
'
animo
dell
'
uomo
moderno
non
esisteva
.
Il
grande
merito
della
parola
è
la
precisione
,
essa
non
deve
esprimere
né
più
né
meno
di
quello
che
lo
scrittore
ha
nell
'
animo
nel
momento
che
la
stende
sulla
carta
;
ora
questo
segno
nato
in
epoche
lontane
dal
nostro
modo
di
sentire
è
interamente
insufficiente
a
rappresentare
le
sfumature
nove
di
sentimenti
e
di
pensieri
dei
quali
si
è
arricchita
l
'
umana
coscienza
nel
suo
storico
svolgimento
.
Di
qui
è
nato
il
bisogno
prepotente
della
musica
che
dà
forma
a
questo
nuovo
mondo
che
abbiamo
in
noi
e
lo
trasforma
in
modo
sensibile
colla
magia
degli
accordi
.
Ora
la
nuova
scuola
ha
sentito
profondamente
questo
dissidio
tra
la
parola
e
il
sentimento
,
e
l
'
ha
attaccata
bruscamente
la
parola
come
vecchio
arnese
disadatto
allo
scopo
,
e
trasformandola
col
suo
soffio
potente
,
l
'
ha
sforzata
a
rendere
,
per
quanto
è
possibile
,
l
'
eco
pallida
di
quel
mondo
che
in
terra
non
si
traduce
colle
parole
.
Di
qui
il
modo
irriverente
col
quale
sono
state
trattate
,
secondo
i
grammatici
,
le
parole
,
poveri
avanzi
d
'
un
'
altra
età
;
esse
non
sono
per
i
simbolisti
che
un
segno
suggestivo
,
mancandone
un
altro
,
per
esprimere
l
'
Indefinibile
ch
'
è
l
'
anima
d
'
ogni
arte
vera
.
Un
bizzarro
accozzamento
di
sostantivi
colorati
con
aggettivi
musicali
,
una
ricerca
di
sillabe
che
col
loro
suono
facciano
nascere
nell
'
animo
del
lettore
sentimenti
speciali
,
un
ritmo
nuovo
che
scompone
il
fare
inamidato
del
vecchio
alessandrino
francese
,
tutto
è
ordinato
a
far
vibrare
nell
'
animo
del
lettore
quel
non
so
che
d
'
arcano
che
provato
una
volta
lascia
tracce
indimenticabili
di
sé
,
e
fa
stimare
povera
cosa
ogni
produzione
artistica
non
atta
a
destarlo
.
Ci
sono
riusciti
?
Qui
è
la
questione
.
Questi
tormentatori
della
parola
non
chiedono
forse
ad
essa
ciò
che
non
potrà
mai
dare
?
Ignorano
che
quest
'
arte
nuova
che
presentono
sarà
eternamente
chiusa
ai
poeti
,
vecchi
rappresentanti
d
'
un
mondo
che
fu
,
e
che
già
l
'
animo
umano
ha
rinvenuto
la
forma
nuova
nella
quale
versare
il
tesoro
dei
sentimenti
suoi
?
E
che
quest
'
arte
è
la
Musica
?
Di
certo
c
'
è
qualcosa
più
della
poesia
,
come
s
'
è
intesa
sino
ad
ora
,
in
questo
sonetto
-
principe
(
chiamiamolo
così
)
del
Tristan
Corbière
,
una
delle
stelle
della
nuova
scuola
:
HEURES
.
«
Aumône
au
malandrin
en
chasse
!
Mauvais
il
à
l
'
il
assassin
!
Fer
contre
fer
au
spadassin
!
Mon
âme
n
'
est
pas
en
état
de
grâce
!
Je
suis
le
fou
de
Pampelune
;
J
'
ai
peur
du
rire
de
la
lune
Cafarde
avec
son
crépe
noir
...
Horreur
!
tout
est
donc
sous
un
éteignoir
.
J
'
entends
comme
un
bruit
de
crécelle
...
C
'
est
la
male
heure
qui
m
'
appelle
.
Dans
le
creux
des
nuits
tombe
un
glas
...
deux
glas
.
J
'
ai
compté
plus
de
quatorze
heures
...
L
'
heure
est
une
larme
.
Tu
pleures
,
Mon
c
r
!
Chante
encore
,
va
!
Ne
compte
pas
.
»
Questi
versi
dicono
più
delle
parole
.
C
'
è
dentro
la
musica
della
notte
,
gli
squilli
acuti
delle
campane
,
una
speranza
dolce
alla
chiusa
.
Come
in
un
notturno
di
Chopin
,
è
nel
ritmo
nervoso
e
agitato
che
l
'
animo
prova
sensazioni
nuove
,
indefinibili
,
e
che
l
'
armonia
soltanto
è
capace
di
destare
.
È
celebre
il
sonetto
di
Arturo
Rimbaud
citato
in
tutti
gli
articoli
sui
simbolisti
,
e
che
sarebbe
meraviglia
non
trovare
qui
.
VOYELLES
.
«
A
noir
,
E
blanc
,
I
rouge
,
U
vert
,
O
bleu
,
voyelles
Je
dirai
quelque
jour
vos
naissances
latentes
,
A
,
noir
corset
velu
des
mouches
éclatantes
Qui
bombinent
autour
des
puanteurs
cruelles
,
Golfes
d
'
ombre
;
E
,
candeurs
des
vapeurs
et
des
tentes
,
Lances
des
glaciers
fiers
,
rois
blancs
,
frissons
d
'
ombelles
,
I
,
pourpres
,
sang
craché
,
rire
des
lèvres
belles
Dans
la
colère
ou
les
ivresses
pénitentes
,
U
,
cycles
,
vibrements
divins
des
mers
virides
,
Paix
des
pâtis
semés
d
'
animaux
,
paix
des
rides
Que
l
'
alchimie
imprime
aux
grands
fronts
studieux
.
O
,
suprême
Clairon
plein
des
strideurs
étranges
,
Silences
traversés
des
Mondes
et
des
Anges
!
O
l
'
Oméga
,
rayon
violet
de
Ses
Yeux
!
»
In
questo
sonetto
,
al
dire
degli
amici
del
Rimbaud
scritto
per
bizzarria
,
è
dato
alle
vocali
un
colore
,
e
non
dubitiamo
d
'
affermare
essere
qui
la
teoria
spinta
fino
alla
caricatura
;
ma
il
lettore
,
se
ha
gusto
fine
,
vi
troverà
al
certo
qualcosa
che
lo
colpisce
.
La
fusione
perfetta
tra
i
colori
,
la
musicalità
dell
'
animo
,
(
specie
nell
'
ultima
terzina
che
ricorda
una
sinfonia
di
Beethoven
)
e
la
magia
del
verso
non
è
stata
mai
mandata
ad
effetto
in
modo
sì
originale
e
potente
come
nei
versi
trascritti
.
Un
preludio
di
Enrico
Regnier
mi
pare
che
contenga
bellezze
senza
pari
:
«
Parfums
d
'
algues
,
calme
des
soirs
,
chansons
des
rames
Prestige
évanoui
dont
s
'
éveille
l
'
encor
!
Et
l
'
arôme
des
mers
roses
où
nous
voguâmes
A
la
bonne
Fortune
,
et
vers
l
'
Étoile
d
'
or
;
Souvenirs
exhalés
des
ardeurs
langoureuses
Qu
'
une
Floride
en
fleurs
épand
sous
les
soirs
d
'
or
Où
les
clartés
des
Étoiles
sont
merveilleuses
.
»
Nel
primo
verso
si
sente
il
ritmo
cadenzato
dei
remi
,
e
il
fiotto
delle
onde
che
si
rompono
vicino
alla
barca
,
e
negli
ultimi
è
reso
in
modo
squisito
il
sentimento
della
notte
inebbriante
e
stellata
.
Né
posso
fare
a
meno
,
prima
di
chiudere
colle
citazioni
,
di
trascrivere
il
principio
d
'
una
poesia
del
Villiers
de
l
'
Isle
-
Adam
nella
quale
è
rappresentata
una
forma
speciale
dell
'
amore
moderno
,
di
quell
'
amore
divinizzato
da
Wagner
che
vive
nella
penombra
dello
stellato
,
che
fugge
la
luna
,
il
sole
,
e
ogni
luce
che
faccia
risaltare
i
contorni
del
paesaggio
,
e
che
solo
si
bea
dell
'
indefinito
nebbioso
delle
ore
notturne
,
in
mezzo
agli
umidi
profumi
del
mare
.
«
Au
sortir
de
ce
bal
nous
suivîmes
les
grêves
Vers
le
toit
d
'
un
exil
,
au
hasard
du
chemin
,
Nous
allions
:
une
fleur
se
fanait
dans
sa
main
,
C
'
était
par
un
minuit
d
'
étoiles
et
de
rêves
.
Dans
l
'
ombre
,
autour
des
nous
,
tombaient
des
flots
foncés
Vers
les
lointains
d
'
opale
et
d
'
or
,
sur
l
'
Atlantique
L
'
outre
-
mer
épandait
sa
lumière
mistique
,
Les
algues
parfumaient
les
espaces
glacés
.
»
Questo
movimento
artistico
d
'
importanza
somma
nel
mondo
moderno
mette
capo
dunque
alla
dottrina
professata
dai
suoi
seguaci
ed
esposta
dal
Maurice
nel
suo
libro
:
la
Littérature
de
tout
à
l
'
heure
,
libro
che
,
al
dire
d
'
un
acuto
critico
,
ricorda
il
Carlyle
,
che
cioè
l
'
arte
è
la
rappresentazione
dell
'
Inesprimibile
per
mezzo
dei
Simboli
.
I
Simboli
poi
sono
le
idee
,
e
le
immagini
le
quali
non
hanno
vita
da
sole
,
ma
sono
un
mezzo
per
destare
nell
'
animo
nostro
Ciò
che
nel
mondo
non
trova
parole
.
Però
,
e
qui
è
la
parte
debole
della
scuola
simbolistica
,
per
l
'
Inesprimibile
è
qualcosa
di
allegro
,
di
giojoso
soltanto
,
è
secondo
il
Maurice
il
sogno
ridente
della
Verità
bella
.
Quest
'
estasi
intellettuale
,
questo
scomparimento
dolce
nell
'
Infinito
,
è
certo
la
Verità
ultima
,
e
la
soluzione
del
problema
del
Mondo
,
ma
ad
un
patto
,
che
sia
cioè
conquistata
da
noi
dopo
aver
partecipato
ai
dolori
dei
nostri
simili
.
La
gioja
della
contemplazione
non
ne
è
concessa
come
un
premio
,
vale
a
dire
quando
la
vittoria
sopra
noi
stessi
ci
ha
reso
superiori
,
ma
non
insensibili
alle
pene
dei
sofferenti
.
Ciò
di
cui
parlano
i
Simbolisti
è
la
Religione
,
e
questa
porta
con
sé
un
insieme
di
doveri
ai
quali
non
si
sfugge
colla
sola
contemplazione
artistica
.
L
'
arte
è
un
gradino
per
salire
all
'
Infinito
,
ma
è
il
primo
della
scala
;
sulla
soglia
delle
sue
porte
c
'
imbattiamo
in
qualcosa
di
più
severo
e
di
più
dolce
al
tempo
istesso
:
il
Dovere
.
E
l
'
arte
sino
a
che
rimane
arte
ha
un
altro
ufficio
nel
mondo
,
ed
è
quello
di
prepararci
alla
gioia
del
Di
Là
con
lo
spettacolo
dei
colori
che
ne
circondano
e
renderci
compassionevoli
e
buoni
.
Così
hanno
sentito
l
'
Arte
il
Manzoni
ed
il
Wagner
che
sintetizzano
il
pensiero
moderno
.
Ogni
altro
tentativo
artistico
che
non
si
prefigga
questo
scopo
è
vano
e
colpevole
!
StampaPeriodica ,
La
Vita
italiana
in
un
breve
articoletto
,
intitolato
«
Ruggero
Bonghi
e
Grazia
Deledda
»
paragona
il
metodo
narrativo
della
gentile
scrittrice
sarda
al
metodo
,
niente
altro
,
di
Turghèneff
.
Non
mi
sembra
esatto
il
paragone
,
nemmeno
se
condizionato
e
parziale
.
I
personaggi
di
Turghèneff
sono
agitati
,
è
vero
,
dalle
passioni
che
dominano
il
cuore
umano
,
batta
esso
negli
ampi
,
villosi
petti
selvaggi
o
pulsi
stanco
sotto
i
risvolti
serici
dello
smoking
di
un
dandy
londinese
,
ma
la
fisionomia
speciale
della
razza
slava
,
così
felina
,
impetuosa
ed
invadente
,
è
tratteggiata
con
tocchi
precisi
dalla
mano
maestra
del
romanziere
russo
.
Leggete
Fumo
,
una
satira
sanguinosa
ed
atroce
con
cui
si
marchia
a
fuoco
l
'
alta
società
moscovita
,
leggete
il
Padre
e
figli
dove
gl
'
intendimenti
e
le
aspirazioni
del
passato
e
dell
'
avvenire
sono
messi
a
riscontro
,
leggete
Acqua
di
primavera
dove
il
protagonista
,
preso
fra
l
'
amore
soave
di
una
fanciulla
e
la
passione
divorante
di
una
donna
,
cede
agl
'
impeti
del
giovane
sangue
e
spezza
il
proprio
avvenire
e
infrange
il
proprio
sogno
;
voi
troverete
che
i
tipi
di
Turghèneff
,
uomini
e
donne
,
sono
russi
,
sempre
russi
,
niente
altro
che
russi
,
laddove
Annina
,
Sebastiano
,
Zonario
,
tutti
i
personaggi
di
Anime
Oneste
potrebbero
,
senza
pregiudizio
di
sorta
,
essere
nati
e
cresciuti
a
Napoli
come
a
Firenze
,
a
Sassari
come
a
Milano
.
Non
diciamo
dunque
che
il
romanzo
nuovo
di
Grazia
Deledda
sia
un
romanzo
sardo
e
che
della
cara
e
forte
isola
riproduca
il
carattere
.
Qualche
descrizione
di
paesaggio
,
qualche
schizzo
di
costume
non
bastano
a
darci
il
colorito
locale
di
una
regione
,
a
farci
vivere
in
un
ambiente
speciale
o
a
sintetizzare
gli
elementi
costituenti
lo
speciale
organismo
di
tutta
una
razza
la
quale
abbia
come
la
sarda
,
per
la
natura
del
suolo
,
per
ragioni
geografiche
e
filologiche
,
un
suggello
di
così
spiccata
originalità
.
Se
fosse
proprio
necessario
paragonare
a
qualche
altro
libro
il
libro
di
Grazia
Deledda
,
vorrei
porlo
a
riscontro
dei
romanzi
di
Erckmann
Chatrian
,
tanto
in
Anime
oneste
l
'
idillio
campeggia
sul
dramma
.
A
proposito
di
ciò
l
'
autrice
merita
di
essere
molto
lodata
.
Se
non
mi
pare
che
Anime
oneste
formino
un
libro
bello
,
certo
formano
un
libro
leggiadrissimo
e
buono
:
leggiadrissimo
pel
profumo
di
femminilità
emanante
da
ogni
pagina
,
buono
per
la
serenità
degl
'
intendimenti
,
per
la
rettitudine
dei
personaggi
,
per
lo
spirito
di
sacrificio
da
cui
la
protagonista
è
animata
,
per
l
'
amore
austero
e
calmo
di
Sebastiano
verso
la
terra
,
inspiratrice
augusta
di
forti
opere
e
di
forti
pensieri
.
E
poiché
il
Fanfulla
domenicale
si
va
acquistando
bella
fama
di
pedanteria
,
io
consiglierò
pure
la
giovane
autrice
ad
affilare
pazientemente
la
penna
prima
di
cimentarsi
ad
un
altro
libro
.
Lo
studio
assiduo
e
pedestre
della
grammatica
,
l
'
analisi
della
proposizione
e
del
periodo
,
non
sono
esercizi
divertenti
,
capisco
bene
,
ma
se
un
pianista
tormenta
tutti
i
giorni
la
tastiera
con
arpeggi
ed
accordi
per
avere
docile
la
mano
all
'
interpretazione
di
Bach
e
di
Beethoven
,
perché
dunque
lo
scrittore
non
dovrà
sottostare
ad
un
bagno
giornaliero
di
grammatica
o
di
filologia
per
ottenere
la
parola
agile
nell
'
afferrare
il
pensiero
,
trasparente
nel
riprodurne
precisi
i
contorni
?
Quando
la
tessitura
di
un
periodo
non
è
rigidamente
costrutta
sopra
regole
bene
determinate
,
vuol
dire
che
la
preparazione
manca
o
è
insufficiente
,
e
l
'
ingegno
,
sia
pur
caldo
e
vivo
,
non
può
,
senza
l
'
ausilio
di
una
tenace
preparazione
,
produrre
l
'
opera
sfidatrice
del
tempo
.
Grazia
Deledda
non
abbia
fretta
ed
ascenda
lentamente
,
serenamente
l
'
erta
scoscesa
del
sapere
.
Che
importa
se
il
passo
è
tardo
?
Ad
ogni
piè
sospinto
ella
vedrà
spiegarsele
intorno
l
'
orizzonte
,
sentirà
più
ritemprante
e
pura
circolare
l
'
aria
sulla
sua
fronte
,
ammirerà
più
fulgente
irraggiare
il
sole
sopra
eccelse
vette
inesplorate
.
La
critica
,
senza
fretta
,
guarderà
aspettando
.
StampaPeriodica ,
Riprendendo
Sapho
di
Daudet
,
l
'
impressione
fattami
dalla
seconda
lettura
è
stata
assai
diversa
dalla
prima
.
Le
prime
letture
,
per
chi
vive
nel
giornalismo
e
di
giornalismo
e
deve
dar
notizia
delle
feste
da
ballo
,
come
dei
libri
nuovi
,
sono
fastidiose
sempre
,
spesso
tormentose
.
Si
sanno
da
prima
,
l
'
argomento
del
libro
,
i
nomi
dei
personaggi
,
gli
intendimenti
dell
'
autore
.
Si
sa
che
vi
dev
'
essere
il
tal
capitolo
interessante
,
la
tal
descrizione
piccante
,
il
tal
pregio
e
il
tal
difetto
;
e
si
scorre
il
volume
distrattamente
,
cercando
il
capitolo
,
la
descrizione
,
la
pagina
,
per
vedere
se
veramente
è
così
,
per
confrontare
,
per
ricavarne
quel
tanto
che
al
pubblico
interessa
di
sapere
.
Ma
la
seconda
lettura
è
tutta
a
beneficio
nostro
:
noi
dimentichiamo
il
pubblico
,
dimentichiamo
i
giornali
,
dimentichiamo
la
estenuante
pena
dello
scrivere
,
e
ci
tuffiamo
nella
consolante
dolcezza
del
leggere
.
E
leggiamo
pagina
per
pagina
,
amorosamente
,
lentissimamente
,
fermandoci
a
ripensare
mentalmente
i
pensieri
stampati
dello
scrittore
,
facendo
nella
solitudine
del
nostro
spirito
una
critica
più
sentimentale
che
letteraria
,
più
tosto
un
'
amplificazione
immaginosa
che
un
commento
analitico
.
E
poi
,
ora
,
l
'
autunno
è
vicino
.
Cessati
i
calori
fieri
,
non
cominciate
le
brezze
fredde
,
l
'
aria
ha
una
tepidezza
amorosa
che
conforta
a
sognare
.
Il
mare
tranquillo
col
mutar
dell
'
ora
,
muta
colore
,
la
collina
dolcissima
prende
a
volte
un
ideal
profilo
di
donna
dormente
,
da
tutte
le
parti
vengono
canti
:
i
canti
delle
donne
che
battono
il
lino
alla
riva
del
fiume
s
'
incontrano
nel
vento
coi
canti
delle
donne
che
abbacchiano
le
ulive
sulla
cima
del
colle
.
E
questo
demonio
del
Daudet
,
questo
stregone
meridionale
dalla
gioventù
imperitura
,
pone
sempre
nella
sua
florida
prosa
un
filtro
fatale
.
Scriva
il
Nabab
o
Jack
,
Fromont
et
Risler
o
Numa
Roumestan
,
sempre
il
suo
periodo
ha
un
'
onda
musicale
che
pare
una
nenia
di
contadine
,
sempre
i
suoi
libri
hanno
un
profumo
di
nostalgia
campestre
,
simile
al
vivo
odore
dello
spiganardo
,
che
fiorisce
qui
,
al
confine
dell
'
orto
e
del
litorale
.
Poi
,
i
romanzi
d
'
amore
anche
i
più
sciocchi
,
anche
i
più
brutti
,
hanno
un
fascino
a
cui
la
desiosa
anima
femminile
non
resiste
.
Date
a
una
dolce
signora
un
salotto
elegante
,
ove
la
seta
tessuta
da
mani
giapponesi
e
il
legno
scolpito
da
antiche
mani
fiorentine
e
la
porcellana
e
il
bronzo
s
'
accordino
armoniosamente
;
oppure
datele
un
cantuccio
di
questa
pineta
baciata
dal
mare
,
ove
l
'
odore
di
mirto
del
parterre
si
unisce
con
l
'
odore
di
resina
degli
alberi
e
un
lungo
romanzo
d
'
amore
:
Clarissa
Harlowe
.
Da
prima
,
una
dolce
noia
di
quella
prosa
presbiteriana
le
farà
abbassare
il
libro
e
levar
gli
occhi
alla
vòlta
della
stanza
o
del
bosco
;
poi
,
il
passo
della
cameriera
nell
'
anticamera
o
il
canto
d
'
una
gazza
tra
il
fogliame
la
riscoteranno
,
e
ripiglierà
la
lettura
.
E
un
miracolo
accade
:
l
'
arida
prosa
del
romanziere
inglese
,
vanamente
inaffiata
dal
the
,
d
'
improvviso
si
anima
e
fiorisce
;
una
freschezza
primaverile
,
una
vivacità
,
un
calore
emanano
dalle
più
intime
pagine
del
libro
:
la
passione
della
povera
Clarissa
,
così
tenera
,
così
mite
,
così
soavemente
materiata
d
'
amore
,
si
ripercote
nell
'
anima
della
lettrice
,
e
pare
che
quel
vecchio
romanzo
irrigidito
si
sciolga
dalla
morte
,
come
un
'
acqua
gelata
al
primo
sole
di
marzo
.
Pei
critici
,
dunque
,
la
passione
d
'
amore
nei
romanzi
deve
essere
argomento
di
diffidenza
.
Essa
è
troppo
capziosa
,
è
troppo
ingannatrice
,
è
troppo
affascinante
.
Qual
'
è
quell
'
anima
incallita
nella
critica
che
possa
resistere
al
filtro
della
passione
?
Voi
andate
per
fare
una
discussione
fredda
e
sapiente
di
quel
cadaverino
di
carta
stampata
che
si
chiama
libro
,
e
alla
prima
incisione
,
scoprite
tra
le
carni
flaccide
e
i
tendini
irrigiditi
,
un
cuore
che
pulsa
ancora
.
Accostate
l
'
orecchio
per
misurare
quelle
ultime
vibrazioni
della
vita
,
e
da
quel
muscolo
sanguigno
si
propaga
un
calore
così
ardente
e
così
dolce
,
che
vi
penetra
e
vi
conquide
.
Il
vostro
cuore
critico
comincia
a
palpitare
all
'
unisono
con
quel
cuore
romanzesco
,
una
corrente
magnetica
si
stabilisce
fra
loro
,
e
il
cadavere
,
come
galvanizzato
da
una
elettricità
simpatica
,
rivive
ai
vostri
occhi
.
Guai
ai
critici
che
si
appressano
ai
romanzi
d
'
amore
con
leggerezza
d
'
animo
!
Accade
ad
essi
ciò
che
accadeva
ai
baldi
cavalieri
delle
leggende
antiche
,
quando
approdavano
spensieratamente
all
'
isola
di
qualche
maga
ingannatrice
.
La
passione
,
dal
libro
si
espande
al
lettore
:
a
poco
a
poco
si
svegliano
nella
sua
memoria
dei
ricordi
,
rinascono
nei
nervi
delle
sensazioni
,
si
rilevano
nello
spirito
dei
dolci
fantasmi
:
il
lettore
rumina
con
l
'
immaginazione
il
romanzo
come
fosse
un
'
avventura
sua
propria
,
e
una
trasfusione
accade
,
una
comunione
si
fa
,
il
critico
svanisce
nel
sognatore
.
Così
,
sia
pure
il
libro
misero
,
sconclusionato
,
sgrammaticato
,
tutti
i
suoi
peccati
svaniscono
per
l
'
indulgenza
plenaria
dell
'
amore
.
Proprio
,
ai
romanzi
ove
molto
si
ama
,
tutto
si
perdona
.
Da
qualche
tempo
e
,
se
occorre
precisare
il
tempo
,
da
Balzac
in
poi
,
il
romanzo
ha
rinunciato
a
questo
sicuro
mezzo
di
trionfo
.
Il
Balzac
ebbe
altre
passioni
e
infuse
nella
prosa
un
diverso
calore
.
La
sua
potente
anima
borghese
non
si
appagava
della
tenerezza
d
'
amore
:
a
lui
piacquero
il
movimento
del
commercio
e
delle
banche
,
il
tumulto
dei
mercati
,
l
'
agitazione
dei
sentimenti
umani
tanto
più
gagliardi
quanto
men
puri
.
Egli
dunque
,
con
la
sua
potente
mano
abbatté
per
sempre
il
dramma
della
passione
,
e
all
'
accompagnamento
dei
baci
e
dei
sospiri
sostituì
un
'
altra
musica
:
il
rumore
secco
del
denaro
contato
.
Ma
prima
di
lui
,
il
romanzo
si
era
,
per
un
secolo
,
abbeverato
e
inebriato
d
'
amore
.
Prima
di
lui
il
romanzo
non
aveva
pretensioni
d
'
impersonalità
,
era
anzi
deliberatamente
personale
e
subbiettivo
,
come
la
lirica
.
Il
romanziere
creava
una
creatura
fantastica
a
sua
imagine
e
somiglianza
,
le
infondeva
la
sua
anima
,
ne
faceva
un
interprete
della
sua
passione
presente
o
un
simbolo
della
sua
passione
passata
.
Manon
Lescaut
,
Corinna
,
Werther
,
Adolfo
,
più
che
fantasmi
vivificati
dall
'
arte
,
sono
personificazioni
sentimentali
non
periture
,
finché
non
perisca
l
'
amore
.
Il
romanzo
amoroso
produce
l
'
effetto
di
una
confidenza
:
leggendo
vi
par
di
udire
dalla
bocca
dell
'
autore
il
racconto
di
una
sua
propria
passione
:
non
ci
è
più
,
fra
lo
scrittore
e
il
lettore
,
intermediario
il
libro
,
ma
vi
è
un
'
intimità
diretta
e
immediata
,
e
vi
pare
a
volte
che
dalle
pagine
si
levi
la
voce
del
grande
innamorato
.
A
questo
si
deve
la
popolarità
immensa
che
il
romanzo
ha
acquistato
,
specie
fra
le
donne
.
Sapete
voi
quante
ingenue
fanciulle
a
cui
un
vago
desiderio
d
'
amore
faceva
vibrare
i
nervi
delicati
,
piansero
per
la
sventura
di
Ellenore
,
come
per
le
pene
di
un
'
amica
adorata
?
Sapete
quanti
giovani
pazzi
d
'
amore
si
uccisero
per
imitazione
di
Werther
?
La
trasfusione
del
romanziere
nell
'
eroe
del
romanzo
era
così
piena
e
così
immediata
,
che
quel
fantasma
diventava
veramente
una
persona
viva
,
nella
quale
i
lettori
si
specchiavano
e
finivano
per
ritrovare
una
vaga
immagine
di
sé
medesimi
.
La
passione
è
qualcosa
di
così
potente
,
di
così
anormale
,
di
così
diverso
dalle
piccolezze
volgari
della
vita
,
che
è
difficile
determinarla
,
misurarla
,
controllarla
.
Dove
comincia
la
passione
,
e
dove
finisce
?
Quali
sono
le
sue
manifestazioni
,
le
sue
fasi
,
dov
'
è
la
verità
nella
passione
?
Tutto
è
vero
e
tutto
è
falso
,
dalle
lettere
dei
soldati
adorabili
per
le
innocenze
grammaticali
,
alle
canzoni
dei
poeti
,
detestabili
per
la
retorica
,
dalla
morte
della
crestaina
che
si
asfissia
col
carbone
in
una
soffitta
,
alla
morte
del
yachtman
che
si
fa
pomposamente
saltare
in
aria
con
la
navicella
graziosa
che
fu
già
veicolo
dell
'
amore
.
La
passione
è
l
'
impreveduto
e
l
'
imprevedibile
:
v
'
imbarcate
spensieratamente
per
un
'
avventura
,
che
vi
pare
un
capriccio
di
poca
importanza
,
e
d
'
improvviso
un
vento
furioso
v
'
investe
e
vi
spinge
contro
una
scogliera
scoscesa
,
in
cima
alla
quale
ride
l
'
azzurro
ideale
di
una
felicità
sovrumana
,
e
sotto
spesso
sta
la
morte
.
Così
nei
libri
di
passione
.
Quale
è
la
verità
o
la
falsità
nel
romanzo
d
'
amore
?
È
falso
il
Werther
?
Ma
se
ogni
giorno
qualche
Werther
sconosciuto
si
fa
saltare
le
cervella
ai
piedi
di
una
Carlotta
volgare
!
Ma
se
Goethe
versò
in
quel
libro
tanta
sincerità
di
passione
,
che
ne
ammalò
veramente
,
e
dové
fuggire
in
Italia
,
perché
il
sole
gli
dissipasse
dallo
spirito
il
fantasma
del
morto
!
Il
fatto
è
che
il
romanzo
della
passione
è
per
sé
stesso
una
grande
e
bellissima
falsità
:
il
fatto
è
che
esso
non
è
un
romanzo
,
è
il
commento
sentimentale
di
una
passione
.
Infatti
il
romanziere
dell
'
amore
è
colpito
da
quel
medesimo
divino
egoismo
,
che
è
il
peccato
e
la
consolazione
degli
innamorati
.
Tutti
i
romanzi
d
'
amore
sono
a
due
soli
personaggi
,
come
tutti
gli
amori
.
Che
importa
del
resto
del
mondo
al
romanziere
,
e
che
importa
agli
amanti
?
Questi
credono
di
essere
soli
sopra
la
terra
:
il
romanziere
crede
non
esistano
altri
eroi
romanzeschi
,
oltre
quei
due
.
Quel
potente
isolatore
,
che
è
l
'
amore
,
invade
il
libro
:
l
'
uomo
e
la
donna
si
aggirano
,
tra
la
prosa
calda
e
colorita
,
circonfusi
e
velati
da
un
fluido
divino
.
Che
cosa
può
fare
la
critica
?
Questi
romanzi
non
si
giudicano
,
si
amano
.
Così
,
rileggendo
Sapho
,
pel
mio
privato
diletto
,
io
sento
più
che
mai
crescere
in
me
la
ammirazione
simpatica
per
questo
ammaliante
Daudet
,
che
di
tutti
i
romanzieri
contemporanei
,
è
il
più
intimamente
e
organicamente
artista
.
Tutto
ciò
che
il
mio
cervello
critico
pensò
della
Sapho
,
alla
prima
lettura
,
è
dolcemente
annientato
da
ciò
che
i
miei
nervi
femminili
sentono
alla
seconda
.
Svolgendo
le
pagine
di
questo
libro
,
si
avanzano
nella
mite
serenità
dell
'
aria
,
fra
l
'
Adriatico
verde
e
il
cielo
turchino
,
tutte
le
belle
creature
d
'
amore
,
a
cui
il
romanzo
moderno
ha
dato
vita
.
Pensose
,
silenziose
,
coi
grandi
occhi
sognanti
aperti
a
una
luce
lontana
,
si
avanzano
sul
litorale
popolato
di
girasoli
,
prendono
per
mano
questa
loro
ultima
sorella
modellata
dal
Daudet
,
scompaiono
sulla
collina
.
StampaPeriodica ,
Mi
è
sempre
successo
la
stessa
cosa
:
quando
ho
preso
in
mano
un
romanzo
,
firmato
con
un
nome
o
un
pseudonimo
maschile
a
me
ignoti
,
mi
è
bastato
di
leggerne
una
ventina
di
pagine
,
anche
dieci
soltanto
,
per
sapere
che
quel
nome
o
quel
pseudonimo
maschile
celavano
un
nome
di
donna
.
Il
quadro
che
abbraccia
l
'
occhio
maschile
è
più
largo
e
più
complesso
.
Per
lui
tutto
ha
interesse
,
tutto
è
degno
di
nota
,
di
osservazione
.
La
vita
sociale
,
la
natura
,
tutte
le
passioni
egli
le
analizza
,
s
'
immedesima
in
esse
e
le
incarna
nei
suoi
personaggi
.
L
'
occhio
femminile
pare
quasi
che
sorvoli
sull
'
agitarsi
della
vita
sociale
,
che
non
veda
le
scene
della
natura
,
che
fra
tutte
le
passioni
non
ne
comprenda
che
una
sola
,
una
sola
ne
esamini
,
ne
analizzi
,
viva
in
essa
e
per
essa
:
l
'
amore
.
«
Le
pene
del
giovane
Werther
»
è
,
per
esempio
,
un
romanzo
a
base
esclusiva
d
'
amore
,
senza
intreccio
:
è
la
storia
della
passione
di
un
'
anima
esaltata
.
Ma
nelle
lettere
ardenti
del
giovane
innamorato
sono
esposti
tutti
i
dubbj
che
agitano
le
menti
maschili
.
L
'
amore
non
lo
assorbisce
interamente
,
l
'
amore
lo
spinge
ad
osservare
ed
a
pensare
.
Egli
indaga
i
segreti
della
natura
,
scruta
le
profondità
del
cuore
umano
e
finisce
per
suicidarsi
,
dominato
dal
sentimento
della
piccolezza
,
della
meschinità
umana
dinanzi
all
'
immensa
grandezza
della
natura
.
Per
affermare
il
principio
che
la
scelta
fra
la
morte
e
la
vita
è
una
delle
poche
prerogative
di
cui
goda
l
'
uomo
,
stanco
dell
'
esistenza
;
per
provare
che
la
morte
volontaria
«
essendo
la
suprema
manifestazione
della
forza
,
non
può
esser
debolezza
»
,
Werther
si
tira
il
colpo
di
pistola
che
lo
rende
cadavere
.
Nelle
sue
lettere
a
Wilhelm
l
'
amore
è
come
il
ritornello
finale
,
la
rima
sua
obbligata
,
ma
la
mente
di
Goethe
spazia
nei
grandi
cicli
del
pensiero
umano
,
cerca
di
scrutare
la
mente
divina
,
e
s
'
estasia
e
s
'
inginocchia
dinanzi
alla
natura
,
che
è
il
vero
e
solo
amore
del
grande
poeta
tedesco
.
E
come
del
Goethe
,
si
può
dire
lo
stesso
del
Flaubert
,
del
Balzac
,
per
non
citarne
altri
.
Madame
Bovary
,
che
è
pure
lo
studio
profondo
di
un
tipo
femminile
,
forma
nell
'
insieme
un
quadro
complessivo
della
vita
e
dei
costumi
dei
piccoli
paesi
.
Le
passioni
,
le
abitudini
,
le
inezie
della
meschina
esistenza
di
provincia
,
sono
analizzate
e
usufruite
dall
'
autore
per
aggruppare
intorno
alla
protagonista
del
romanzo
un
numero
sufficiente
di
persone
che
renda
completo
il
quadro
.
E
l
'
eroina
stessa
non
ha
nessuno
dei
difetti
delle
creazioni
femminili
;
non
è
punto
incompleta
come
le
donne
create
dalle
donne
,
che
ruminano
sempre
il
sentimento
.
È
fatta
di
carne
,
d
'
ossa
,
d
'
ambizione
,
di
vanità
,
di
vizio
,
come
una
donna
vera
.
Balzac
,
che
è
certo
la
mente
maschile
più
vasta
,
ha
infrante
le
barriere
del
romanzo
,
ha
abbracciato
tutta
la
società
francese
del
suo
tempo
,
di
Parigi
come
della
provincia
,
del
villaggio
come
dei
monti
,
e
aggregando
e
disgregando
i
tipi
da
lui
creati
,
ce
li
mostra
sotto
diversi
aspetti
,
alle
prese
con
le
diverse
passioni
.
Nessuno
meglio
di
lui
ha
conosciuto
ed
apprezzato
i
caratteri
femminili
.
Egli
si
compiace
nel
descriverli
,
li
fa
emergere
sui
tipi
maschili
,
li
dota
di
forza
e
nello
stesso
tempo
di
una
debolezza
affascinante
,
pone
nelle
dita
bianche
delle
sue
donne
molti
dei
fili
che
fanno
muovere
i
personaggi
della
«
Commedia
umana
»
,
ma
per
analizzarle
non
le
chiama
in
un
cantuccio
appartato
della
vita
,
non
le
fa
parlare
sempre
e
poi
sempre
d
'
amore
,
non
le
costringe
a
scrivere
un
giornale
in
cui
sieno
notate
tutte
le
minime
alternative
del
sentimento
,
come
nel
giornale
di
bordo
di
un
ufficiale
di
rotta
sono
notati
tutti
i
cambiamenti
di
vento
.
Le
donne
di
Balzac
amano
,
ma
vivono
pure
,
si
muovono
,
e
l
'
amore
non
produce
in
esse
,
come
nelle
donne
create
dalle
donne
,
il
curioso
fenomeno
di
sospendere
la
vita
,
di
cristallizzarla
.
Prendete
invece
in
mano
il
romanzo
scritto
da
una
donna
,
e
voi
troverete
che
l
'
eroina
non
fa
altro
,
proprio
altro
che
analizzare
il
suo
amore
,
e
su
quel
motivo
fare
una
quantità
di
variazioni
.
Neppure
alcuni
romanzi
della
Sand
sfuggono
a
questo
difetto
,
e
molte
di
quelle
stupende
pagine
di
prosa
francese
non
contengono
altro
che
l
'
analisi
continua
,
ripetuta
cento
volte
,
di
un
sentimento
che
domina
completamente
l
'
eroina
,
e
le
fa
trascurare
tutto
,
la
rende
insensibile
ad
ogni
altra
passione
,
ad
ogni
altro
sentimento
,
meno
a
quello
materno
,
che
è
un
altro
amore
o
meglio
un
'
altra
forma
di
passione
.
La
sola
Eliot
forma
eccezione
,
e
la
sua
mente
femminile
ha
tutte
le
qualità
delle
menti
maschili
,
senza
che
le
manchino
quelle
delicatezze
di
sentimento
,
quelle
finezze
d
'
intuizione
che
sono
proprie
delle
donne
.
Se
realmente
la
donna
nella
vita
fosse
così
completamente
assorbita
dall
'
amore
,
fosse
così
inaccessibile
ad
ogni
cosa
estranea
a
quel
sentimento
,
e
non
avesse
altra
molla
,
altro
movente
alle
sue
azioni
,
io
chinerei
la
testa
e
direi
che
gli
uomini
non
capiscono
le
donne
,
che
mancano
della
finezza
necessaria
per
giudicarle
,
che
le
loro
creazioni
sono
una
calunnia
continua
del
carattere
femminile
,
e
riconoscerei
che
per
descrivere
la
donna
ci
vuole
la
penna
di
una
donna
.
Ma
avviene
precisamente
il
contrario
,
e
se
devo
dire
il
vero
,
mi
pare
che
le
donne
romanziere
non
facciano
altro
che
calunniare
il
loro
sesso
quando
si
mettono
a
descriverlo
,
e
che
esse
non
capiscano
né
punto
né
poco
la
donna
,
che
non
è
niente
affatto
un
essere
così
incompleto
come
esse
lo
fanno
.
C
'
è
un
periodo
della
vita
della
donna
in
cui
veramente
essa
non
è
occupata
d
'
altro
che
dell
'
amore
,
ma
quello
è
un
periodo
transitorio
,
un
periodo
in
cui
essa
è
ancora
crisalide
.
Allora
ella
si
crea
nella
mente
un
ideale
d
'
amore
e
non
ama
l
'
uomo
;
ama
la
sua
creazione
,
ama
l
'
amore
.
Ma
generalmente
quel
periodo
è
brevissimo
.
Destata
da
quella
inerzia
dalla
calda
primavera
della
vita
,
ella
diventa
farfalla
,
e
sulle
sue
ali
delicate
si
vedono
ben
presto
le
impronte
di
tutte
le
passioni
umane
.
Infatti
gettiamo
uno
sguardo
nella
vita
vera
,
guardiamo
un
momento
le
donne
che
ci
circondano
.
Alcune
le
vedete
divorate
dall
'
ambizione
.
Esse
sono
ambiziose
per
sé
,
per
il
marito
,
per
i
figli
e
torturano
l
'
intelligenza
per
spingerli
sulla
via
degli
onori
,
delle
ricchezze
;
altre
sono
divorate
dalla
sete
di
dominio
;
dominano
sulla
famiglia
,
sui
loro
amici
,
dominano
su
tutti
quanti
le
avvicinano
,
ora
con
mezzi
diretti
,
ora
con
mezzi
indiretti
,
pur
di
dominare
;
altre
poi
le
vedete
odiare
,
con
maggior
forza
di
un
uomo
,
altre
finalmente
le
vedete
,
divorate
dalla
sete
del
denaro
.
Perché
dunque
esse
devono
,
nei
romanzi
femminili
,
soltanto
amare
e
amare
ipocritamente
?
È
vero
che
l
'
amore
è
la
più
dolce
e
la
più
confacente
alla
figura
femminile
fra
tutte
le
passioni
umane
,
ma
neppure
l
'
amore
descritto
dalle
donne
,
non
è
il
vero
amore
,
l
'
amore
complesso
.
È
quasi
sempre
un
amore
che
permette
moltissimo
di
ragionare
,
e
converte
l
'
eroina
del
romanzo
in
una
macchinetta
a
tesi
,
che
parla
molto
,
scrive
molto
e
ama
poco
.
Così
è
la
duchessa
di
Saverdun
di
Forsan
,
nel
romanzo
La
duchesse
Ghislaine
.
Una
donna
incompleta
,
che
ragiona
continuamente
,
che
non
vive
altro
che
per
parlare
del
suo
amore
,
e
non
ama
altro
che
per
parlarne
con
sé
stessa
;
una
fredda
madonna
gotica
gettata
a
caso
nei
salons
parigini
,
che
non
capisce
quando
è
tempo
di
amare
davvero
,
e
diventa
colpevole
quando
della
sua
colpa
l
'
amante
non
può
essergliene
più
grato
,
perché
in
lui
anche
il
desiderio
è
spento
dalla
freddezza
della
duchessa
.
Questa
donna
che
è
in
continuo
colloquio
con
sé
stessa
,
non
la
vediamo
mai
vivere
davvero
.
Accanto
a
lei
non
c
'
è
altro
che
Maurice
,
perché
lei
possa
amarlo
,
Fresneau
per
innamorarsi
di
lei
,
e
madame
di
Pavanes
per
ingelosirla
e
Aurélie
per
dissuaderla
dall
'
amare
Maurice
.
L
'
ambiente
manca
tanto
che
la
scena
potrebbe
succedere
a
Pekino
come
a
Parigi
,
senza
che
per
questo
fosse
necessario
cambiare
altro
che
i
nomi
della
città
e
dei
castelli
dove
i
personaggi
vanno
sempre
insieme
,
a
compagnie
,
come
i
soldati
che
cambiano
di
guarnigione
.
La
duchessa
Ghislaine
insieme
con
i
figli
e
con
l
'
amica
sua
Aurélie
,
abita
una
villa
a
poca
distanza
da
un
paese
di
bagni
.
Le
due
signore
non
prendono
parte
ai
divertimenti
,
non
ricevono
quasi
nessuno
.
Maurice
,
giovanissimo
di
età
,
è
ammesso
senza
diffidenza
nella
intimità
della
duchessa
,
e
se
ne
innamora
,
ma
la
timidezza
propria
dell
'
età
sua
e
la
proverbiale
austerità
di
costumi
di
Ghislaine
lo
trattengono
dal
rivelarle
la
sua
passione
.
Maurice
è
richiamato
a
Parigi
improvvisamente
,
la
duchessa
vi
torna
pure
qualche
mese
dopo
ed
egli
non
osa
andarla
a
visitare
.
Aurélie
ve
lo
conduce
per
sorpresa
,
la
duchessa
lo
accoglie
con
piacere
e
da
quel
giorno
lo
riceve
sempre
,
alle
ore
in
cui
non
riceve
altri
,
lo
fa
restare
dopo
che
gli
invitati
sono
partiti
,
incoraggia
l
'
amore
del
giovane
.
Ma
quando
la
passione
di
Maurice
diventa
esigente
,
lo
respinge
,
ed
egli
per
vendicarsi
si
mette
sotto
la
bandiera
della
signora
di
Pavanes
,
che
è
più
che
una
coquette
.
Maurice
ha
un
duello
,
e
la
causa
apparente
della
sfida
è
la
signora
di
Pavanes
,
ma
la
causa
vera
è
Ghislaine
.
La
duchessa
,
impietosita
da
Fresneau
,
che
le
narra
come
Maurice
si
sia
battuto
per
lei
,
s
'
intenerisce
per
il
ferito
e
lo
vuol
vedere
ed
è
pronta
ad
accordar
tutto
;
ma
prima
che
Maurice
giunga
ella
è
informata
della
parte
che
ha
avuto
nel
duello
la
signora
di
Pavanes
,
si
lascia
ingannare
dalle
apparenze
e
lo
respinge
una
seconda
volta
.
Maurice
parte
,
va
in
diplomazia
,
e
nella
capitale
nordica
dove
è
destinato
,
s
'
innamora
di
una
signorina
e
le
promette
di
sposarla
.
Maurice
ritorna
a
Parigi
e
la
duchessa
,
indispettita
dal
contegno
freddo
,
quasi
insultante
di
lui
,
cerca
di
rianimare
l
'
antica
passione
,
tenta
tutti
i
mezzi
,
anche
l
'
ultimo
,
umilia
il
suo
orgoglio
,
sagrifica
la
sua
virtù
,
ma
l
'
amore
di
Maurice
è
morto
ed
egli
parte
.
La
duchessa
assalita
da
una
malattia
di
languore
,
va
a
morire
a
Cannes
nelle
braccia
della
fidanzata
di
Maurice
.
Come
si
vede
,
la
tela
del
romanzo
è
tenuissima
:
avvenimenti
pochi
,
e
quei
pochi
ormai
vecchi
,
come
l
'
eterno
duello
,
dissertazioni
sull
'
amore
moltissime
e
frequenti
anche
le
discussioni
d
'
amore
.
La
duchessa
Ghislaine
non
è
neppure
madre
in
questo
libro
,
non
è
altro
che
amante
ed
amante
incompleta
.
Molti
dei
difetti
del
romanzo
sono
inerenti
al
sesso
dell
'
autrice
,
la
quale
sotto
il
nome
di
Forsan
non
può
nascondere
la
chioma
femminile
.
I
pregi
sono
una
grande
finezza
di
analisi
,
molta
cura
dei
particolari
e
uno
stile
facile
ed
elegante
.
Quella
duchessa
Ghislaine
così
infelice
,
così
abbandonata
,
farà
piangere
di
commozione
molte
signore
,
che
hanno
vagheggiato
di
somigliarle
;
ma
se
esse
si
spogliassero
di
quella
ipocrisia
,
che
la
donna
più
sincera
è
difficile
che
abbandoni
neppure
quando
è
sola
con
sé
stessa
,
dovrebbero
dire
:
quella
figura
non
è
vera
,
quella
donna
non
vive
,
non
è
stata
mai
viva
,
non
ci
somiglia
.
StampaPeriodica ,
Intorno
a
questo
soggetto
della
donna
,
soggetto
così
umile
e
così
grandioso
,
così
individuale
eppure
così
complesso
,
hanno
lavorato
tutti
gli
ingegni
,
in
tutte
le
arti
,
in
tutti
i
tempi
.
L
'
uomo
,
nella
creazione
,
può
essere
una
accidentalità
;
ma
dato
l
'
uomo
,
la
donna
vi
diventa
una
necessità
.
Vi
sono
state
a
rigor
di
favola
,
(
e
la
favola
non
è
altro
che
la
maschera
del
vero
)
donne
che
vissero
sole
,
sulla
riva
del
Termodonte
;
ma
di
uomini
senza
donne
né
la
storia
né
la
favola
parlano
,
anzi
,
quando
alcuni
popoli
credettero
di
non
averne
a
sufficienza
,
mossero
a
rapire
le
donne
del
vicino
.
Eppure
,
accettando
il
principio
indiscutibile
dell
'
importanza
e
della
necessità
della
donna
,
non
si
può
fare
a
meno
di
restare
sbalorditi
contemplando
per
quali
vie
differenti
e
sotto
quali
diversi
aspetti
la
donna
si
impose
.
Nei
tempi
antichi
essa
è
una
figura
sbiadita
,
che
non
aveva
,
si
può
dire
,
poteri
riconosciuti
.
L
'
uomo
allo
stato
di
barbarie
,
forte
della
superiorità
fisica
,
la
relegava
nel
secondo
posto
,
come
vediamo
praticare
anche
oggi
,
via
via
che
si
discendono
gli
strati
sociali
.
Ma
è
appunto
strano
che
da
quest
'
umile
posto
ella
abbia
saputo
inalzarsi
fin
dove
è
giunta
.
Le
religioni
ebraiche
e
musulmane
,
rispettando
la
donna
come
sposa
e
come
madre
,
scrissero
tuttavia
per
lei
nella
Bibbia
e
nel
Corano
dei
paragrafi
ingiuriosi
e
le
crearono
esclusioni
insultanti
,
fra
cui
,
primissima
nella
religione
musulmana
,
quella
di
non
poter
partecipare
al
culto
di
un
Essere
supremo
,
e
nella
religione
ebraica
,
la
dichiarazione
di
impurità
.
In
Grecia
,
tra
le
raffinatezze
di
una
civiltà
lussuosa
,
l
'
arte
,
sorgendo
dai
limbi
informi
,
modellò
i
primi
capolavori
sotto
l
'
ispirazione
della
donna
.
Da
animale
domestico
,
ella
salì
al
grado
di
cortigiana
;
fu
adulata
e
incensata
.
Il
paganesimo
trovò
in
lei
la
più
perfetta
espressione
del
suo
culto
,
e
Aspasia
,
scuotendo
i
braccialetti
d
'
oro
sul
capo
inebriato
di
Pericle
,
annunciò
ridendo
che
il
tempo
delle
catene
era
passato
.
Ma
il
cristianesimo
,
primo
,
rialzò
veramente
la
donna
per
cui
se
vediamo
ancora
le
cristiane
superare
di
numero
i
cristiani
,
è
una
quistione
di
riconoscenza
che
va
rispettata
.
Coll
'
apoteosi
di
Maria
il
cristianesimo
ha
redenta
la
donna
,
ben
più
che
la
passione
di
Cristo
non
abbia
redenti
gli
uomini
.
Passando
dalla
forma
all
'
idea
,
dal
talamo
all
'
altare
,
la
donna
cristiana
ha
rivelato
l
'
infinito
potere
femminile
.
In
vista
di
quella
méta
raggiante
,
le
martiri
e
le
sante
partirono
dalle
sdegnate
case
,
ingrossando
le
file
che
divennero
legioni
,
e
popolarono
gli
aspri
sentieri
della
conquista
nuova
.
Inalzando
il
grido
della
rivolta
,
si
chiamarono
figlie
di
Dio
,
e
vollero
la
libertà
;
si
chiamarono
sorelle
di
quelli
che
soffrono
,
e
vollero
il
sacrificio
;
si
chiamarono
compagne
dei
forti
,
e
vollero
la
lotta
.
La
religione
cristiana
svolse
tutta
l
'
idealità
della
donna
.
Disse
:
Tu
sei
la
parte
migliore
dell
'
uomo
,
rialzati
dal
vile
posto
di
concubina
e
assorgi
alla
gloria
della
famiglia
;
tu
,
madre
dell
'
uman
genere
,
siine
anche
l
'
educatrice
.
Si
vide
allora
ciò
che
non
si
era
visto
mai
;
le
turbe
prostrate
davanti
all
'
immagine
di
una
vergine
;
i
sacerdoti
,
sotto
le
mitrie
sfolgoranti
di
gemme
,
baciare
l
'
umile
lembo
della
veste
di
Maria
.
Maria
è
la
bellezza
,
è
la
purità
,
è
la
maternità
,
è
il
dolore
il
dolore
sopratutto
,
questa
aureola
della
donna
talché
,
in
nessuna
fase
della
sua
vita
,
la
madre
di
Cristo
appare
così
toccante
come
quando
sostiene
sulle
braccia
il
figliuolo
morto
.
Ma
in
Maria
così
sublime
,
così
bella
,
manca
l
'
amore
.
Dalla
solinga
cameretta
di
Nazareth
dove
l
'
angelo
annuncia
la
volontà
di
Dio
,
al
presepio
di
Betlemme
dove
essa
ha
il
suo
compimento
,
il
dovere
solo
parla
a
Maria
;
si
cerca
invano
una
fiamma
d
'
amore
in
questa
sposa
che
non
è
stata
amante
.
L
'
amore
piange
e
si
trascina
sul
Golgota
nelle
splendide
forme
della
Magdalena
,
ma
è
l
'
amore
di
una
peccatrice
:
la
madonna
non
ama
.
La
madonna
non
ama
,
e
la
donna
vuole
amare
.
Uscita
dalla
sua
abbiezione
,
pareggiata
all
'
uomo
da
poi
che
Gesù
Cristo
ne
impose
il
culto
ai
fedeli
,
ella
sentì
il
bisogno
di
affermare
la
propria
individualità
che
la
religione
sanzionava
.
Ella
,
che
aveva
piegata
la
testa
,
vide
giunto
il
momento
di
rialzarla
;
dopo
aver
conquistato
col
dolore
,
volle
regnare
nella
gioia
.
E
venne
il
Medio
Evo
.
Quelle
turbe
,
su
cui
il
cristianesimo
aveva
soffiato
il
concetto
d
'
una
idealità
elevata
,
erano
preparate
all
'
accettazione
del
motto
che
fu
per
tanti
secoli
la
forza
delle
nazioni
civili
:
Dio
,
il
re
,
la
donna
.
Dal
fondo
delle
borgate
,
dai
vecchi
castelli
,
il
fiore
della
gioventù
civile
accorse
sotto
il
nobile
vessillo
.
Né
conviene
giudicare
il
trionfo
della
donna
nel
Medio
Evo
perché
la
vediamo
giudice
nei
tornei
ed
arbitra
delle
Corti
d
'
amore
;
o
perché
i
menestrelli
cantavano
patetiche
romanze
davanti
ai
veroni
illuminati
dalla
luna
.
Sfrondiamo
pure
la
leggenda
dei
fiori
che
vi
ricamò
sopra
la
fantasia
,
resta
sempre
il
nome
della
donna
invocato
come
egida
dell
'
onore
,
messo
accanto
ai
nomi
di
Dio
e
del
re
.
Che
fosse
castellana
,
dittatrice
di
sensi
gentili
,
o
monaca
consigliera
di
sante
abnegazioni
,
l
'
influenza
della
donna
nel
Medio
Evo
è
grande
.
Temperò
i
costumi
rozzi
e
violenti
,
pose
nel
cuore
dell
'
uomo
altri
desiderii
che
non
fossero
quelli
di
stragi
e
di
sangue
.
Ricompensando
i
prodi
col
suo
sorriso
,
elevò
l
'
amore
all
'
altezza
di
virtù
;
così
dalla
stessa
fonte
che
l
'
aveva
resa
oggetto
di
bassa
considerazione
,
ella
seppe
far
raggiare
la
sua
maggior
gloria
.
Coll
'
amore
poggiato
in
alto
la
donna
fu
regina
.
Ma
la
parabola
,
toccato
il
vertice
,
decade
.
Scosso
sui
cardini
il
potente
colosso
del
cristianesimo
,
anche
l
'
astro
della
donna
si
vela
.
Chi
ha
attentato
al
potere
divino
,
non
indietreggerà
davanti
alla
donna
.
Le
sottigliezze
di
una
filosofia
ribelle
,
i
costumi
,
di
troppo
rozzi
che
erano
,
divenuti
eccessivamente
raffinati
,
sviato
il
senso
della
divinità
,
posto
in
ridicolo
l
'
ideale
,
cresciuta
la
smania
dei
godimenti
diventata
generale
per
la
facilità
di
procurarseli
,
l
'
uomo
non
credette
più
all
'
amore
e
con
la
fede
nell
'
amore
cessa
l
'
alto
potere
femminino
.
La
donna
,
spoglia
di
idealità
,
ritorna
d
'
onde
era
partita
semplice
strumento
di
piacere
.
Mai
come
adesso
,
forse
,
la
donna
è
stata
nei
sensi
dell
'
uomo
,
ma
non
è
più
nel
suo
cuore
.
Essa
lo
domina
violentemente
,
ancora
,
più
ancora
d
'
una
volta
,
eppure
l
'
uomo
le
sfugge
quando
non
si
spezza
ne
'
suoi
lacci
!
Noi
vediamo
donne
dappertutto
.
Non
si
pubblica
un
libro
,
uno
spartito
,
un
programma
,
che
non
abbiano
nel
frontispizio
una
procace
figura
femminile
,
quasi
sempre
nuda
.
Le
vetrine
dei
cartolai
riboccano
di
fotografie
di
donne
.
La
fortuna
dei
teatri
riposa
sulle
donne
.
I
giornali
più
serii
dedicano
al
bel
sesso
cronachette
della
moda
e
registrano
i
trionfi
delle
professional
beauties
.
Infine
,
ogni
uomo
ha
nel
taschino
la
scatola
dei
fiammiferi
con
due
tipi
di
donna
,
la
bionda
e
la
bruna
;
ma
in
tanta
abbondanza
di
donne
,
la
donna
si
perde
.
L
'
amore
è
morto
:
gridano
:
viva
l
'
amore
!
È
morto
in
Psiche
,
risorge
in
Afrodite
.
Lo
scettico
ghigna
,
il
materialista
applaude
,
lo
spiritualista
geme
;
il
filosofo
,
sereno
,
aspetta
e
se
questo
filosofo
è
una
donna
,
spera
.
StampaPeriodica ,
Sed
toleranda
fames
,
non
tolerandus
amor
.
CLAUDIANO
V
'
è
anche
una
questione
sessuale
e
v
'
è
anche
un
diritto
all
'
amore
.
Chiedo
alle
mie
lettrici
di
fare
uno
sforzo
di
logica
e
assurgere
dai
ricordi
e
dai
desiderii
personalissimi
alla
concezione
dell
'
Amore
e
del
Diritto
con
le
iniziali
maiuscole
;
altrimenti
la
paura
del
dover
amare
corrispondente
a
quel
diritto
d
'
amare
potrebbe
apparir
loro
orribilmente
disgustosa
.
E
chiedo
loro
anche
di
considerare
che
quel
diritto
all
'
amore
lo
si
pretenderebbe
non
solo
per
gli
uomini
ma
anche
per
le
donne
.
Ed
è
prudente
,
qui
per
qui
,
non
spaventarne
alcuna
ponendo
un
qualunque
limite
d
'
età
.
Poniamo
che
quel
diritto
ci
accompagni
fino
alla
morte
come
il
sole
,
simile
al
diritto
sul
pane
,
sul
lavoro
e
su
la
incolumità
personale
.
Mario
Morasso
,
ingegno
vertiginosamente
originale
,
pronto
a
spiccar
dal
più
piccolo
scoglio
della
realtà
salti
parabolici
nel
mare
delle
ipotesi
,
autore
di
libri
constellati
di
idee
la
metà
delle
quali
amo
per
la
loro
fecondità
e
la
metà
detesto
per
la
loro
inutile
ferocia
,
quattro
anni
fa
per
il
primo
nella
Riforma
sociale
propose
la
Questione
sessuale
.
Fra
i
due
istinti
essenziali
dell
'
uomo
conservazione
dell
'
individuo
e
conservazione
della
specie
non
si
può
stabilire
una
gerarchia
;
anzi
a
vederli
praticamente
e
obbiettivamente
nell
'
uomo
attuale
,
l
'
istinto
d
'
amore
,
per
quanto
represso
e
nascosto
,
appare
più
forte
del
primo
,
cioè
v
'
è
chi
si
uccide
perché
non
può
soddisfarlo
.
Ora
perché
la
legge
riconosce
nell
'
uomo
solo
il
diritto
di
vivere
ma
non
quello
d
'
amare
,
e
con
maggior
precisione
perché
la
legge
concede
all
'
uomo
la
dirimente
della
legittima
difesa
solo
nel
caso
di
attacco
diretto
alla
persona
fisica
,
quando
egli
mostra
spesso
di
pregiare
qualcosa
ancor
più
della
sua
esistenza
,
cioè
il
suo
amore
?
Un
sociologo
che
è
anche
un
critico
d
'
arte
modernissimo
e
acuto
scrive
ora
tutt
'
un
bel
volume
su
questa
Lotta
di
sesso
,
studiando
cioè
gli
ostacoli
che
all
'
istinto
d
'
amore
derivano
nella
donna
e
nell
'
uomo
rispettivamente
dall
'
uomo
e
dalla
donna
desiderata
,
e
proseguendo
così
l
'
opera
iniziata
col
suo
libro
sui
Reati
sessuali
dove
egli
studiava
gli
ostacoli
posti
dalla
legge
.
Pare
ormai
provato
dagli
embriologi
che
l
'
uomo
e
la
donna
non
siano
che
due
parti
individue
d
'
uno
stesso
elemento
,
o
meglio
le
due
parti
d
'
una
cellula
spaccata
crudelmente
in
due
;
e
per
questo
essi
cerchino
naturalmente
di
riunirsi
per
ricreare
quell
'
entità
perduta
.
E
poiché
lo
stato
di
separazione
è
fatalmente
più
lungo
di
quello
di
comunione
,
l
'
amore
diventa
sinonimo
di
dolore
,
cioè
di
permanente
contrarietà
a
un
istinto
,
di
lunga
insoddisfazione
d
'
un
desiderio
.
E
tutto
(
a
udir
i
commenti
dei
sociologi
ai
suddetti
embriologi
,
perché
nella
realtà
mi
pare
che
si
vada
innanzi
abbastanza
comodamente
)
,
si
infrappone
a
quella
tale
operazione
matematica
della
ricostituzione
dell
'
unità
:
la
società
,
le
sue
leggi
,
le
sue
abitudini
,
i
suoi
pregiudizii
,
la
differenza
di
sensibilità
nell
'
uomo
e
nella
donna
,
la
religione
,
il
pudore
,
e
pare
impossibile
perfino
certa
letteratura
.
E
quel
dolore
diventa
così
angoscioso
che
nello
spasimo
verso
la
felicità
gli
amanti
finiscono
a
desiderar
la
confusione
dei
loro
esseri
,
la
dissoluzione
e
la
morte
,
pur
di
non
tornar
a
penare
.
«
La
propria
diffinizione
del
perfetto
amore
dell
'
uomo
et
della
donna
,
è
la
conversione
dell
'
amante
nell
'
amato
con
desiderio
che
si
converta
l
'
amato
nell
'
amante
»
,
diceva
Leone
Ebreo
nel
1535
,
e
pochi
anni
prima
nei
Dialoghi
di
Sperone
Speroni
;
né
allora
,
ch
'
io
mi
sappia
,
erano
in
alcuna
università
cattedre
di
embriologia
e
di
psichiatria
,
né
Lombroso
aveva
ancòra
scritto
quel
suo
geniale
volume
su
l
'
Amore
nel
suicidio
e
nel
delitto
.
Ora
in
questa
ingannevole
lotta
tra
uomo
e
donna
una
lotta
che
assomiglia
all
'
accavallarsi
furioso
dell
'
onde
su
la
superficie
del
mare
,
mentre
a
dieci
metri
di
profondità
tutto
è
quiete
e
beato
il
Viazzi
molto
perspicuamente
distingue
tre
epoche
.
Primitivamente
in
quello
che
una
volta
si
chiamava
lo
stato
di
natura
,
la
donna
ha
un
dominio
assoluto
e
spaventoso
su
la
vita
dell
'
uomo
.
In
tutto
il
regno
animale
,
il
maschio
dopo
l
'
amore
cessa
di
vivere
molto
prima
della
femmina
anche
perché
volendo
adornarsi
e
abbellirsi
per
attirarla
perde
forza
e
agilità
mentre
il
pericolo
di
essere
scoperto
dai
suoi
nemici
aumenta
in
proporzione
di
quelli
ornamenti
.
Anche
oggi
,
sebbene
il
maschio
si
impennacchi
meno
e
spesso
si
contenti
per
attirar
la
donna
di
gonfiarsi
e
rimbecillirsi
un
poco
,
chi
esamina
le
statistiche
delle
popolazioni
europee
vede
che
la
mortalità
tra
i
diciotto
e
i
ventisei
anni
è
di
molto
maggiore
fra
noi
uomini
che
fra
le
donne
:
ciò
che
forse
muterà
quando
gli
uffici
di
statistica
saranno
tenuti
dalle
donne
.
Per
fortuna
in
tutto
,
tranne
che
nell
'
amore
,
l
'
uomo
è
il
forte
e
la
donna
è
il
debole
.
E
l
'
uomo
,
avendo
più
e
più
chiara
la
percezione
delle
necessità
della
conservazione
individuale
nell
'
asprezza
della
vita
primitiva
e
volendo
d
'
altro
canto
mantenersi
contro
gli
altri
la
compagna
scelta
dal
suo
desiderio
e
offrendole
perciò
di
difenderle
la
vita
e
spesso
anche
di
trovarle
il
cibo
,
finisce
a
prendere
su
lei
una
prevalenza
,
di
abitudine
più
che
di
istinto
.
E
questa
è
la
seconda
fase
.
Nella
terza
,
poiché
perdura
quello
stato
di
coscienza
ma
declina
l
'
urgenza
nei
bisogni
elementari
della
vita
,
la
donna
si
rialza
dall
'
affievolimento
e
riconquista
pian
piano
,
obliquamente
se
non
dirittamente
,
il
perduto
dominio
.
Oggi
pare
che
siamo
in
queste
condizioni
;
dei
due
periodi
passati
restano
due
condizioni
di
fatto
,
la
frequenza
delle
percosse
maritali
e
il
contratto
ora
tacito
ora
esplicito
per
cui
,
se
la
donna
tiene
l
'
uomo
per
forza
d
'
amore
,
l
'
uomo
tiene
la
donna
per
forza
di
pane
.
Familia
ha
la
stessa
etimologia
di
famulus
,
schiavo
,
da
fames
,
fame
.
Fedeltà
canina
,
osserverà
qualche
sentimentale
:
ma
i
sociologi
hanno
il
cuore
duro
e
lasciano
il
sentimento
a
sbadigliare
in
anticamera
.
È
divertente
seguire
questo
lento
e
abile
ritorno
della
donna
al
potere
.
Pian
piano
le
antiche
norme
legislative
non
posano
più
su
le
condizioni
economiche
e
morali
che
le
determinarono
;
così
che
esse
hanno
una
forza
breve
e
intermittente
nei
ristretti
limiti
delle
singole
applicazioni
giudiziarie
;
ma
la
vita
vera
soverchia
le
dighe
e
corre
pel
suo
verso
liberamente
.
Quelle
leggi
,
dice
bene
il
Viazzi
,
ormai
più
che
altro
rappresentano
l
'
inanità
della
parola
,
incerta
nella
sua
rigidezza
,
di
fronte
al
continuo
divenire
della
realtà
.
La
donna
ha
saputo
sfruttare
le
sue
vere
inferiorità
fisiche
e
la
sua
inferiorità
legale
con
una
finezza
cui
purtroppo
non
si
può
dare
che
il
sommo
ed
unico
aggettivo
di
femminile
.
La
sua
penetrazione
psicologica
,
la
celerità
sua
a
definire
i
sentimenti
e
i
pensieri
altrui
dai
minimi
segni
esteriori
,
quella
miopia
intellettuale
descritta
dallo
Schopenhauer
per
cui
nelle
cose
vicine
la
donna
discerne
analiticamente
piccolezze
a
primo
tratto
ignote
agli
uomini
ma
le
cose
lontane
le
sfuggono
,
la
aiutano
in
questo
lavorìo
.
D
'
altra
parte
,
questa
finezza
di
percezione
intellettiva
per
la
deficiente
delicatezza
non
ha
nessuna
forza
d
'
obbiettivazione
morale
,
nessuna
eco
patetica
.
Ella
vede
più
presto
e
più
dell
'
uomo
,
ma
sente
meno
.
Da
questa
condizione
piacevole
per
la
lotta
,
deriva
poi
che
ella
meno
delicata
ha
tutte
le
probabilità
di
essere
stimata
di
più
perché
l
'
uomo
soffrendo
delle
ostentate
sofferenze
di
lei
si
frenerà
e
tacerà
,
ed
ella
soffrendo
poco
per
sé
e
meno
per
l
'
altro
sarà
liberissima
a
tutte
le
svariate
contorsioni
e
a
tutte
le
garrule
petulanze
che
Balzac
chiamava
la
«
forza
della
raganella
»
e
che
per
l
'
osservatore
scettico
sono
deliziose
a
vedersi
e
a
udirsi
,
ma
per
lo
spettatore
commovibile
sono
altrettanti
segni
visibili
della
pretesa
feroce
tirannia
dell
'
uomo
.
La
conclusione
è
che
,
nel
fatto
,
quello
che
soffre
più
pel
cosiddetto
martirio
è
il
povero
carnefice
.
«
Nei
migliori
rappresentanti
del
momento
economico
attuale
,
cioè
nelle
famiglie
della
borghesia
agiata
,
troppo
spesso
la
donna
appare
come
un
essere
che
mangia
,
beve
,
si
fa
vestire
e
svestire
,
accompagnare
a
teatro
,
ai
balli
e
alle
corse
,
e
che
obbliga
il
marito
a
un
sopralavoro
rappresentato
da
altrettante
vesti
o
gioielli
o
piume
o
che
so
io
,
destinati
ad
ecclissare
le
rivali
,
vendendo
,
in
sostanza
,
o
cedendo
a
prezzi
esorbitanti
il
monopolio
reale
o
putativo
di
una
merce
che
né
per
lei
né
per
altri
ha
un
costo
qualsiasi
.
Cosa
siffattamente
entrata
nelle
abitudini
che
uguali
pretese
sono
da
un
lato
accampate
e
dall
'
altro
subìte
nei
rapporti
fra
padri
e
figlie
alle
quali
bisogna
pure
che
sia
fornito
tutto
il
necessario
apparecchio
di
gale
per
l
'
adescamento
del
marito
,
vale
a
dire
della
futura
vittima
»
.
E
ben
venga
,
dopo
ciò
,
il
Feminismo
che
ormai
come
tanti
altri
ismi
contemporanei
significa
tante
cose
da
non
significar
più
nulla
,
da
essere
una
targhetta
sopra
un
recipiente
nel
quale
ognuno
imbottiglia
il
proprio
vino
senza
far
complimenti
.
Ma
a
chi
volesse
perder
tempo
a
studiar
il
feminismo
raccomanderei
subito
un
'
osservazione
e
un
libro
.
E
l
'
osservazione
già
fatta
da
Georges
Pellissier
è
che
quasi
tutti
gli
scrittori
detti
feministi
ostentano
un
gran
disprezzo
per
la
donna
o
,
se
non
l
'
ostentano
,
lo
tradiscono
senza
accorgersene
perfino
nei
loro
omaggi
più
zuccherosi
.
E
il
libro
che
ha
l
'
intonazione
delle
recenti
Battaglie
per
un
'
idea
di
Neera
gentilmente
antimuliebri
è
Le
rôle
de
la
femme
di
Anna
Lamperière
,
pubblicato
a
Parigi
pochi
mesi
fa
.
Un
altro
libro
anche
deve
esser
letto
per
farsi
un
'
idea
del
bene
e
del
male
che
gli
italiani
che
scrivono
pensano
o
almeno
dicono
di
pensare
sulla
donna
;
ed
è
la
dotta
e
pur
piacevolissima
Inchiesta
sulla
donna
condotta
con
abile
imparzialità
da
Guglielmo
Gambarotta
.
Le
risposte
ve
ne
ha
di
Lombroso
,
di
Ferri
,
di
Sergi
,
di
Mantegazza
,
di
Novicow
,
di
Réclus
,
di
Heyse
,
di
Negri
,
di
Brunetière
,
di
Richet
,
di
Rod
,
di
Neera
,
di
Pilo
,
di
Butti
,
di
Guyot
,
di
Merlino
,
di
Bruno
Sperani
,
di
Paola
Lombroso
,
di
Ouida
,
di
Nordan
veramente
sarebbero
subordinate
,
meno
quelle
delle
scrittrici
,
all
'
ultima
domanda
:
«
La
donna
vostra
,
quando
avesse
diritti
eguali
ai
vostri
,
potrebbe
sembrarvi
meno
seducente
?
»
.
È
vero
che
,
in
coscienza
,
le
donne
che
si
conoscono
meno
son
quelle
che
si
sono
amate
o
che
si
amano
.
Io
non
sia
detto
per
vantarmene
ma
solo
per
onestà
in
fondo
a
un
articolo
su
la
lotta
di
sesso
non
ho
moglie
.