StampaPeriodica ,
Finalmente
abbiamo
un
romanziere
.
Questo
romanziere
è
Giovanni
Verga
:
ma
non
più
il
Verga
dell
'
Eva
,
della
Storia
d
'
una
capinera
,
e
neanche
della
Vita
dei
campi
;
bensì
un
Verga
di
seconda
maniera
,
o
più
tosto
di
terza
,
il
quale
ci
si
erge
dinanzi
,
a
un
tratto
,
armato
di
tutt
'
altre
armi
,
con
altro
stile
,
altri
concetti
,
altro
ideale
quasi
viaggiatore
che
torni
improvviso
da
una
terra
non
esplorata
ancora
prima
di
lui
,
e
che
,
per
appagare
la
curiosità
dei
dolci
amici
,
cui
disse
addio
al
partire
,
non
trovi
di
meglio
che
mettere
loro
sott
'
occhio
il
suo
diario
,
dicendo
:
«
Leggete
.
Questo
vid
'
io
»
.
Finalmente
abbiamo
un
romanziere
.
Non
dico
:
un
romanzo
mica
perché
i
Malavoglia
non
meritino
assai
più
del
nome
modestissimo
di
racconto
che
dà
loro
l
'
autore
nella
sua
prefazione
ma
perché
i
Malavoglia
non
sono
che
un
sotto
-
titolo
,
cioè
il
primo
volume
di
un
ciclo
romanzesco
dal
titolo
I
Vinti
,
a
voler
giudicare
il
quale
con
fondamento
e
giustizia
,
pare
a
me
necessario
attendere
,
se
non
la
serie
intera
degli
altri
vinti
,
almeno
un
secondo
volume
o
un
terzo
.
Io
non
voglio
qui
cercare
se
il
romanzo
ciclico
sia
cosa
bella
o
nuova
o
utile
,
in
arte
;
né
spargere
la
lagrimetta
d
'
obbligo
sulle
misere
condizioni
del
romanzo
da
noi
,
rispetto
alle
altre
nazioni
;
né
spiare
,
per
rapportare
agli
sfaccendati
maligni
della
platea
grossa
,
quanto
sangue
di
papà
Balzac
scorra
nelle
vene
di
Flaubert
e
dei
Goncourt
,
quanto
di
questi
in
quelle
di
Emilio
Zola
,
e
men
che
meno
,
quanto
ne
sia
filtrato
,
di
tutti
costoro
,
nelle
vene
del
gentile
e
forte
scrittore
siciliano
.
Che
il
ciclo
stia
al
romanzo
,
più
o
meno
,
come
alla
commedia
la
tesi
,
parmi
:
se
più
ardua
o
men
giovevole
questa
,
di
quello
,
non
so
.
So
che
l
'
arte
per
l
'
arte
(
domando
mille
perdoni
)
,
mi
sdegna
:
e
io
amo
quanti
strappano
a
Natura
Dea
un
sospiro
che
la
dimostri
viva
,
né
sempre
quella
,
un
grido
che
sia
umano
;
e
amo
anche
chi
scrive
:
Io
soffro
,
ma
amo
assai
più
chi
mi
dice
:
Osserva
,
quanti
dolori
!
«
Questo
racconto
è
lo
studio
sincero
e
spassionato
del
come
probabilmente
devono
nascere
e
svilupparsi
,
nelle
più
umili
condizioni
,
le
prime
irrequietudini
pel
benessere
;
e
quale
perturbazione
debba
arrecare
in
una
famigliola
vissuta
sino
allora
relativamente
felice
,
la
vaga
bramosia
dell
'
ignoto
,
l
'
accorgersi
che
non
si
sta
bene
,
o
che
si
potrebbe
star
meglio
»
.
Ciò
sono
,
con
le
parole
medesime
dell
'
autore
e
salvo
un
piccolo
strappo
alla
sintassi
i
Malavoglia
.
In
questi
,
non
è
ancora
che
la
lotta
pe
'
bisogni
materiali
.
Soddisfatti
i
quali
,
la
«
ricerca
del
meglio
»
diviene
avidità
di
ricchezze
,
e
s
'
incarnerà
in
un
tipo
borghese
,
Mastro
don
Gesualdo
,
incorniciato
nel
quadro
ancora
ristretto
di
una
piccola
città
di
provincia
,
ma
del
quale
i
colori
cominceranno
ad
essere
più
vivaci
,
e
il
disegno
a
farsi
più
ampio
e
variato
.
Poi
diventerà
vanità
aristocratica
nella
Duchessa
di
Leyra
,
e
ambizione
nell
'
Onorevole
Scipioni
,
per
arrivare
all
'
Uomo
di
lusso
,
il
quale
riunisce
tutte
codeste
bramosie
,
tutte
codeste
vanità
,
tutte
codeste
ambizioni
,
per
comprenderle
e
soffrirne
,
se
le
sente
nel
sangue
,
e
ne
è
consunto
.
Tutti
costoro
«
sono
altrettanti
vinti
che
la
corrente
ha
deposti
sulla
riva
,
dopo
averli
travolti
e
annegati
,
ciascuno
colle
stimmate
del
suo
peccato
,
che
avrebbero
dovuto
essere
lo
sfolgorare
della
sua
virtù
.
Ciascuno
,
dal
più
umile
al
più
elevato
,
ha
avuto
la
sua
parte
nella
lotta
per
l
'
esistenza
,
pel
benessere
,
per
l
'
ambizione
...
»
«
Chi
osserva
questo
spettacolo
»
conchiude
l
'
autore
«
non
ha
il
diritto
di
giudicarlo
;
è
già
molto
se
riesce
a
trarsi
un
istante
fuori
dal
campo
della
lotta
per
studiarlo
senza
passione
,
e
rendere
la
scena
nettamente
,
coi
colori
adatti
,
tale
da
dare
la
rappresentazione
della
realtà
come
è
stata
,
o
come
avrebbe
dovuto
essere
»
.
Non
sogno
neanche
di
riassumere
questo
meraviglioso
racconto
,
dove
la
splendida
semplicità
della
forma
è
agguagliata
soltanto
da
una
potenza
d
'
osservazione
e
da
una
finezza
di
sentimento
a
cui
il
Verga
non
ci
aveva
ancora
assuefatti
.
Parlano
,
soffrono
,
imprecano
per
lo
scrittore
,
i
suoi
personaggi
:
egli
non
li
presenta
punto
;
si
presentano
da
loro
stessi
,
con
le
loro
virtù
ignorate
e
sublimi
,
come
co
'
loro
vizi
;
e
si
disegnano
nel
quadro
della
loro
misera
vita
,
e
tramontano
,
e
passano
,
non
come
ombre
vane
,
o
come
attori
su
la
manchevole
scena
,
ma
come
persone
vere
e
vive
.
Luigi
Capuana
,
che
disse
da
pari
suo
di
questo
nuovo
romanzo
del
Verga
,
dopo
notato
che
«
certi
eccessi
di
forma
minuta
,
certe
sproporzioni
di
parti
potevano
forse
evitarsi
senza
che
l
'
evidenza
della
rappresentazione
dovesse
soffrirne
,
e
con
profitto
del
libro
e
dei
lettori
»
,
aggiunge
queste
parole
:
«
Ma
mi
pare
di
vedere
il
Verga
che
,
dal
fondo
della
sua
coscienza
d
'
artista
,
modestamente
mi
fa
osservare
:
Forse
no
»
.
Parole
più
savie
ancora
,
che
gentili
;
ed
io
,
per
me
,
francamente
,
leverei
anche
il
forse
.
Eziandio
a
costo
di
trovarmi
,
col
mio
giudizio
,
opposto
per
diametro
,
al
ch
.
dottor
Renier
del
Preludio
;
pel
quale
,
il
massimo
difetto
di
questi
Malavoglia
è
la
forma
che
«
se
non
arriva
alla
barbarie
dell
'
Eva
,
è
per
altro
una
forma
sciolta
(
?
)
,
sbilenca
,
monotona
,
illogica
»
:
e
nulla
,
per
lui
,
è
«
«
più
monotono
e
pesante
che
il
ritorno
continuo
di
quei
medesimi
concetti
,
di
quei
medesimi
proverbi
in
persone
diverse
»
;
ché
«
la
personalità
»
egli
nota
«
ha
un
certo
sviluppo
»
,
né
«
una
società
di
pescatori
siciliani
è
da
mettersi
a
paragone
con
una
tribù
di
Cafrii
o
di
Polinesiani
»
...
«
Ma
questo
non
ci
mis
'
io
!
»
potrebbe
qui
sclamare
con
tutta
ragione
Giovanni
Verga
.
Io
so
che
,
se
volessi
fare
un
tantino
il
pedante
,
ben
poco
troverei
da
riprendere
in
queste
460
pagine
,
per
la
ragione
-
probabilissimamente
,
che
ben
poca
è
pure
la
mia
competenza
e
,
sovra
tutto
,
che
io
pedante
non
sono
.
Troverei
,
per
esempio
,
che
alcuni
proverbi
-
per
quanto
saggezza
di
popolo
-
bastava
benissimo
citarli
una
volta
,
o
due
,
che
repubblicano
o
coniglio
,
liberale
o
birba
,
prete
e
vittima
,
sindaco
o
bestia
,
sono
combinazioni
infinitamente
meno
comuni
di
quello
ch
'
è
diventato
di
moda
voler
far
credere
,
che
l
'
eroismo
della
Mena
,
come
la
subita
rassegnazione
di
compare
Alfio
,
sono
un
po
'
inverosimili
;
che
la
brutta
fine
della
Lia
riesce
più
inesplicabile
ancora
,
massime
ch
'
è
accennata
appena
e
con
soverchio
mistero
.
Né
mi
verrebbe
scritto
,
ad
esempio
:
«
Ci
avrebbe
voluto
l
'
argano
»
(
pag
.
9
)
;
«
gran
sbalordimento
»
(
ivi
)
;
«
si
doveva
ajutarsi
»
(
13
)
;
«
ce
la
dareste
»
per
gliela
(
24
)
;
«
sentite
a
me
»
(
38
,
153
e
altrove
)
;
«
ve
lo
dico
io
cos
'
è
!
Cosa
volete
!
Ecco
cos
'
è
»
in
una
parlata
di
quattro
linee
;
«
La
Mena
si
sentiva
il
cuore
che
gli
sbatteva
e
gli
voleva
scappare
dal
petto
»
(
62
)
;
«
se
dassero
retta
a
voi
»
(
78
)
;
«
la
poveretta
,
sgomenta
da
quelle
attenzioni
insolite
,
li
guardava
in
faccia
sbigottita
»
.
Eviterei
l
'
onde
con
l
'
infinito
,
anzi
con
due
(
«
Onde
spiattellare
»
,
«
onde
poter
spadroneggiare
»
ecc
.
)
;
e
,
da
ultimo
,
abuserei
meno
di
quel
collocamento
un
po
'
strano
del
che
nelle
frasi
seguenti
:
«
Col
pretesto
del
suo
fuso
,
che
lo
teneva
sempre
in
aria
perché
...
»
;
«
il
primo
che
glielo
disse
fu
il
Mosca
,
dinanzi
al
rastrello
dell
'
orto
,
che
tornava
allora
da
Aci
Castello
»
;
«
e
vedendo
Luca
lì
davanti
,
che
gli
avevano
messo
il
giubbone
del
babbo
,
e
gli
arrivava
alle
calcagna
...
»
;
«
e
se
il
Mosca
ci
aveva
qualcheduna
per
la
testa
,
era
piuttosto
comare
Mena
di
padron
'
Ntoni
,
che
la
vedeva
ogni
giorno
»
;
«
come
quando
era
morto
Bastianazzo
,
che
nessuno
ci
pensava
più
»
.
StampaPeriodica ,
Se
guardiamo
una
città
,
troviamo
vivervi
l
'
una
insieme
all
'
altra
molte
istituzioni
e
varie
e
disparate
e
perfino
anche
in
contrasto
fra
di
loro
.
Per
modo
d
'
esempio
,
un
'
industria
di
manifatture
e
un
conservatorio
di
musica
,
il
carnevale
e
la
settimana
santa
,
una
chiesa
dove
si
professa
la
fede
nei
miracoli
,
e
una
scuola
di
scienze
dove
il
soprannaturale
è
dichiarato
assurdo
.
Queste
istituzioni
corrispondono
ai
bisogni
dei
cittadini
,
che
le
crearono
appunto
allo
scopo
di
soddisfarli
.
Non
però
tutte
ad
un
tratto
;
ma
successivamente
e
ad
una
ad
una
:
cioè
a
dire
in
tempi
diversi
e
,
o
per
occasioni
date
dal
caso
,
o
per
condizioni
sociali
più
o
meno
stabili
che
le
reclamavano
.
Tanto
che
,
sopravvivendo
,
esse
rimangono
la
testimonianza
viva
delle
epoche
anche
da
lungo
tempo
tramontate
e
delle
cose
anche
del
tutto
scomparse
;
e
sopratutto
del
contrasto
fra
le
condizioni
materiali
e
morali
di
una
età
e
quelle
di
un
'
altra
.
Le
dette
istituzioni
però
,
sopravvivendo
ai
tempi
che
le
produssero
,
mutandosi
in
seguito
le
circostanze
a
poco
a
poco
,
non
si
conservano
poi
colla
vigoria
e
colla
forma
del
primo
loro
nascere
e
fiorire
.
Il
moltiplicarsi
delle
istituzioni
dà
origine
alla
tendenza
e
all
'
opera
di
conciliarle
fra
di
loro
e
di
armonizzarle
nell
'
unità
del
corpo
sociale
:
il
sorgere
delle
istituzioni
nuove
è
accompagnato
dallo
sforzo
di
sopprimere
e
di
eliminare
le
vecchie
che
sono
con
esse
in
opposizione
.
Se
non
che
il
detto
lavoro
,
sia
di
coordinamento
sia
di
sostituzione
,
si
compie
sempre
solo
parzialmente
.
E
ciò
dipende
sopratutto
:
primo
,
dal
grado
elevatissimo
di
resistenza
che
hanno
acquistato
le
istituzioni
vecchie
colle
abitudini
secolari
indotte
onde
si
sono
incastrate
profondissimamente
nella
vita
del
popolo
foggiandola
a
loro
immagine
e
somiglianza
;
secondo
,
dalla
forza
limitata
delle
istituzioni
nuove
volgenti
ad
orientazione
contraria
l
'
organismo
sociale
;
terzo
,
dalle
difficoltà
delle
distanze
per
cui
lo
sforzo
riordinatore
decresce
rapidissimamente
estendendosi
dalla
sfera
in
cui
nasce
a
quelle
più
e
più
rimote
alle
quali
si
porta
successivamente
;
quarto
,
dalla
lunghezza
del
tempo
occorrente
alla
trasformazione
degli
ordini
sociali
ricomponibili
vitalmente
solo
per
via
dei
loro
elementi
minimi
ad
uno
ad
uno
.
Da
ciò
quindi
il
fatto
notato
sopra
delle
istituzioni
,
non
solo
varie
,
ma
disparate
anzi
opposte
e
pugnanti
fra
loro
,
in
una
stessa
città
;
e
malgrado
la
connessione
strettissima
delle
sue
parti
e
l
'
unità
della
vita
in
cui
si
fondono
,
costituendone
una
vera
e
propria
individualità
.
Essendo
naturale
il
fatto
in
discorso
,
nessuna
meraviglia
che
se
ne
trovi
l
'
analogia
in
tutte
le
altre
unità
della
natura
.
Più
in
grande
nelle
maggiori
,
come
ad
esempio
nel
mondo
vegetale
;
più
in
piccolo
nelle
minori
,
come
ad
esempio
nel
mondo
delle
idee
di
un
uomo
solo
.
Il
mondo
vegetale
è
costituito
attualmente
di
produzioni
di
moltissime
specie
,
e
di
più
ordini
,
e
differentissimi
gli
uni
dagli
altri
.
E
anche
qui
le
diversità
sono
la
testimonianza
durevole
dei
tempi
precorsi
e
delle
circostanze
d
'
ogni
maniera
che
influirono
a
trasformare
i
tipi
e
le
grandezze
delle
flore
dei
periodi
precedenti
.
La
forza
trasformatrice
degli
organismi
fitologici
valse
a
modificare
,
di
età
in
età
,
di
regione
in
regione
,
le
forme
anteriori
dei
vegetali
delle
specie
svariate
preesistenti
in
modo
da
produrvi
un
certo
carattere
di
consonanza
per
ogni
età
e
per
ogni
regione
,
ma
non
a
sopprimere
interamente
le
distinzioni
essenziali
proprie
delle
specie
medesime
.
E
valse
a
creare
gli
ordini
nuovi
più
recenti
,
ma
non
ad
eliminare
del
tutto
i
vecchi
contrastanti
colle
esigenze
degli
ambienti
mutati
.
La
forza
accumulata
nei
germi
delle
specie
primitive
dal
lavoro
della
più
antica
vegetazione
resistette
tanto
o
quanto
agli
impedimenti
delle
condizioni
telluriche
divenute
sfavorevoli
e
alle
influenze
degli
ambienti
mutati
,
e
bastò
a
conservare
fino
ad
oggi
dei
rappresentanti
delle
piante
delle
prime
età
,
quantunque
di
gran
lunga
più
rari
e
impiccoliti
.
E
lo
stesso
nel
mondo
delle
idee
di
un
uomo
solo
.
La
psiche
umana
è
la
unità
più
compatta
che
possiamo
immaginare
;
e
tuttavia
gli
elementi
che
la
costituiscono
presentano
la
stessa
molteplicità
varia
,
incoerente
,
discorde
,
contrastante
che
rilevammo
nelle
istituzioni
di
una
stessa
città
,
e
nelle
specie
e
negli
ordini
del
mondo
vegetale
;
e
per
le
ragioni
medesime
.
Sicché
la
verità
della
espressione
L
'
uomo
è
un
essere
logico
è
molto
,
ma
molto
,
relativa
.
Si
immagina
volgarmente
e
si
sentenzia
nella
filosofia
tradizionale
comune
che
le
cognizioni
umane
escono
da
una
sostanza
semplicissimamente
unica
e
quindi
modellate
tutte
sul
suo
stampo
logico
sempre
uguale
a
sé
stesso
;
sicché
debbano
necessariamente
e
consentire
tra
loro
assolutamente
e
subordinarsi
alla
perfine
infallibilmente
,
da
sfera
a
sfera
,
ad
una
sola
ragione
suprema
di
tutte
.
Ma
lo
stampo
unico
è
una
chimera
.
E
la
coerenza
logica
delle
idee
di
un
uomo
è
una
supposizione
falsa
contraddetta
apertissimamente
dal
fatto
.
I
dati
della
cognizione
di
un
uomo
cadono
nella
sua
coscienza
a
poco
a
poco
,
in
tempi
diversi
,
per
vie
disparate
,
in
modi
vari
,
con
direzioni
opposte
.
E
vi
si
incontrano
a
caso
,
come
i
detriti
e
gli
oggetti
d
'
ogni
sorta
trascinati
dagli
affluenti
nel
fondo
di
un
grande
fiume
da
plaghe
opposte
e
lontanissime
.
Anzi
,
siccome
il
massiccio
fondamentale
della
psiche
individua
è
lo
stesso
patrimonio
comune
delle
cognizioni
tradizionali
della
società
nella
quale
si
forma
,
e
questo
patrimonio
è
la
sovrapposizione
storica
dei
trovati
disformi
e
discordanti
delle
età
passate
,
così
la
coscienza
può
paragonarsi
alla
roccia
geologica
costituita
di
una
serie
di
stratificazioni
affatto
diverse
l
'
una
dall
'
altra
.
La
logica
non
precede
le
cognizioni
,
ma
le
segue
.
Le
cognizioni
quindi
si
accampano
nella
mente
prima
che
sia
intervenuta
nessuna
ragione
dialettica
di
principii
che
ne
decretino
l
'
accesso
e
l
'
ordine
e
il
modo
di
dipendenza
da
tutte
le
altre
prima
accettate
;
e
vi
possono
restare
senza
e
malgrado
questa
ragione
.
Quante
idee
,
se
facciamo
un
poco
di
esame
di
coscienza
,
noi
possediamo
che
non
ci
siamo
ancora
mai
domandati
in
che
rapporto
stiano
e
come
si
debbano
conciliare
con
quelli
che
chiamiamo
i
nostri
principii
;
ovvero
che
solo
in
progresso
di
tempo
accordammo
con
essi
,
magari
anche
con
un
accordo
puramente
provvisorio
e
mutabile
ad
ogni
lieve
occasione
!
La
logica
non
è
la
causa
,
ma
l
'
effetto
delle
cognizioni
già
possedute
.
Come
il
fermento
non
è
la
causa
ma
l
'
effetto
delle
miscele
fermentabili
.
Le
idee
si
orientano
le
une
verso
le
altre
e
si
aggruppano
intellettualmente
nelle
generalità
e
nei
sistemi
dipendenti
per
l
'
incontro
accidentale
che
se
ne
dà
nella
mente
,
secondo
le
ragioni
delle
loro
attinenze
naturali
e
delle
disposizioni
del
pensante
,
sia
generali
sia
del
momento
,
e
della
vivezza
colla
quale
gli
appariscono
.
Ma
la
forza
organizzatrice
così
sorta
,
essendo
sempre
limitata
,
si
esaurisce
in
una
quantità
proporzionata
di
lavoro
,
che
non
arriva
mai
,
di
gran
lunga
,
a
smuovere
l
'
intera
massa
dei
dati
della
cognizione
,
e
si
limita
anzi
ai
più
superficiali
;
verificandosi
anche
nel
mondo
del
pensiero
la
legge
del
mondo
fisico
,
nel
quale
la
resistenza
alla
scomposizione
cresce
portandosi
verso
le
formazioni
così
dette
elementari
,
fino
a
diventare
una
resistenza
assoluta
relativamente
alle
forze
attualmente
disponibili
.
Non
solo
;
ma
la
forza
stessa
agisce
con
intermittenza
e
a
sbalzi
,
e
rifacendo
e
disfacendo
e
con
energia
incostante
il
lavoro
fatto
innanzi
;
e
sopratutto
poi
stabilendosi
come
dei
fochi
molteplici
,
diversi
,
e
tra
loro
pugnanti
di
ordinamento
logico
,
in
modo
che
la
mente
riesce
sempre
,
oltre
che
ad
essere
solo
affatto
incompletamente
logica
dove
lo
è
,
ad
avere
poi
anche
più
logiche
opposte
nello
stesso
tempo
.
E
insomma
non
è
l
'
uomo
che
domini
il
suo
pensiero
,
ma
è
il
pensiero
,
che
la
natura
gli
insinua
suo
malgrado
,
che
domina
lui
.
Perché
poi
il
lavoro
logico
,
che
si
trova
già
fatto
nella
mente
di
un
individuo
,
e
che
dicemmo
derivare
dalla
stessa
virtù
nativa
delle
idee
che
vi
si
riscontrano
,
solo
in
piccolissima
parte
è
un
prodotto
individuale
:
nella
parte
immensamente
maggiore
è
un
prodotto
collettivo
;
e
quindi
nell
'
individuo
è
importazione
dal
di
fuori
.
La
logica
comune
del
pensiero
di
un
europeo
del
secolo
decimonono
è
l
'
accumulamento
dei
lavori
logici
di
tutti
i
precedenti
fissatisi
nel
patrimonio
cogitativo
generale
e
imposto
ad
esso
indeclinabilmente
dalla
eredità
fisiologica
,
dalla
educazione
,
dalla
lingua
,
dalle
istituzioni
,
dall
'
arte
,
dalla
convivenza
.
Cioè
a
dire
,
è
quel
massiccio
fondamentale
della
coscienza
del
quale
parlammo
sopra
.
E
siccome
un
uomo
,
oltreché
alla
società
in
generale
,
appartiene
ad
una
sua
classe
speciale
,
e
la
sua
educazione
l
'
ha
compiuta
sotto
l
'
influenza
di
una
qualche
istituzione
particolare
della
città
,
mettiamo
della
chiesa
,
della
milizia
,
del
teatro
,
e
via
dicendo
,
così
le
sue
idee
,
oltre
l
'
assetto
fondamentale
comune
a
tutti
,
hanno
poi
una
varietà
forzata
di
orientazione
determinata
dalla
suddetta
specialità
di
educazione
subìta
.
Sotto
l
'
impero
ineluttabile
delle
dette
logiche
imposte
resta
poi
un
piccolo
campo
di
libertà
logica
individuale
.
Ed
è
in
questo
campo
che
si
maturano
i
tipi
logici
individuali
.
I
quali
,
se
più
rilevati
,
fanno
risaltare
fra
le
ordinarie
le
individualità
straordinarie
,
cioè
gli
uomini
eccentrici
e
i
sapienti
.
Il
lavoro
logico
dell
'
eccentrico
è
una
anormalità
non
vitale
destinata
a
svanire
con
esso
;
quello
del
sapiente
è
una
formazione
nuova
progressiva
durevole
nella
lotta
per
la
esistenza
e
gli
sopravvive
,
e
s
'
innesta
nel
grande
organismo
logico
che
sarà
ereditato
dai
posteri
.
Ma
fosse
l
'
uomo
coerente
con
sé
stesso
almeno
nella
logica
piena
di
incoerenze
impostagli
dal
di
fuori
!
Nemmeno
questo
.
La
regola
di
ragionare
nell
'
uomo
ha
le
sue
fasi
,
come
la
luna
.
In
lui
si
alternano
le
logiche
più
contraddittorie
coll
'
alternarsi
delle
condizioni
del
vivere
e
del
sentire
.
I
Tedeschi
designano
l
'
anima
con
un
nome
derivante
da
una
parola
che
anticamente
significava
il
mare
.
E
con
ragione
,
essendo
l
'
anima
mobile
,
varia
,
tempestosa
al
pari
di
esso
.
Ancor
meglio
però
si
potrebbe
assomigliare
l
'
essere
instabile
,
mutevolissimo
e
burrascoso
dell
'
anima
umana
all
'
atmosfera
e
ai
relativi
fenomeni
meteorologici
,
per
l
'
incessante
succedervi
della
luce
e
delle
tenebre
,
del
caldo
e
del
freddo
,
della
calma
,
della
serenità
,
del
vento
,
della
pioggia
e
della
gragnuola
.
Anche
nel
sogno
colle
sue
immagini
or
liete
or
tristi
il
sentimento
ondeggia
fra
il
piacevole
e
il
doloroso
.
Assai
più
vivamente
e
rapidamente
sale
e
discende
il
termometro
della
passione
nella
veglia
pel
contatto
continuo
e
variato
delle
cose
reali
ora
gradite
or
disgustose
.
Assai
curioso
è
il
fenomeno
per
chi
arriva
a
notarlo
e
a
seguirlo
ne
'
suoi
momenti
fuggevolissimi
,
come
avviene
per
esempio
in
chi
sta
giocando
mettiamo
al
bigliardo
.
Ad
ogni
colpo
di
stecca
,
ad
ogni
corsa
di
biglia
il
cuore
passa
rapidamente
e
vivamente
,
colle
gradazioni
più
variate
,
dal
timore
alla
speranza
,
dalla
soddisfazione
allo
sconforto
,
dalla
gioia
allo
sdegno
,
riproducendosi
nell
'
adulto
il
fatto
del
bambino
che
passa
in
un
attimo
dal
pianto
al
sorriso
per
la
sola
vista
improvvisa
di
un
giocattolo
o
di
una
ciambella
.
Or
bene
,
cambiandosi
così
lo
stato
del
sentimento
,
che
si
dice
cieco
,
si
cambia
del
pari
la
ragione
del
vero
e
del
falso
,
del
giusto
e
dell
'
ingiusto
nella
logica
dell
'
intelletto
,
al
quale
pure
si
attribuisce
il
vedere
.
Chi
non
l
'
ha
provato
,
chi
non
l
'
ha
visto
,
chi
ne
dubita
?
La
benevolenza
ha
la
sua
logica
;
una
contraria
ne
ha
la
malevolenza
.
Il
dispetto
ragiona
in
un
modo
,
in
un
altro
la
compiacenza
.
La
logica
dell
'
amore
è
di
cappotto
il
rovescio
di
quella
dell
'
odio
.
E
così
via
per
tutti
i
mille
registri
di
quello
strumento
curiosissimo
che
è
il
cuore
umano
.
Mantova
,
2
agosto
1881
StampaPeriodica ,
A
Ravenna
,
dove
io
era
il
6
giugno
,
per
la
inaugurazione
del
monumento
al
Farini
,
rappresentando
la
Deputazione
storica
romagnola
instituita
già
dal
dittatore
,
rividi
,
per
la
prima
volta
da
che
ministro
,
Benedetto
Cairoli
.
O
,
a
dir
meglio
,
egli
primo
vide
me
;
e
per
la
sala
affollata
di
deputati
,
di
senatori
,
di
generali
,
mi
corse
incontro
con
quella
sua
bella
faccia
serena
come
un
maggio
di
Lombardia
,
e
mi
abbracciò
e
mi
strinse
forte
le
mani
guardandomi
in
viso
,
e
mi
batté
su
le
spalle
;
e
tràttomi
in
disparte
,
e
chiamati
a
sé
gli
onorevoli
Baccarini
e
Zanardelli
,
tutti
tre
mi
furono
a
dosso
a
mezza
spada
perché
mi
rendessi
alla
croce
del
merito
civile
di
Savoia
.
Io
risposi
:
ci
pensassero
su
dell
'
altro
,
e
vedrebbero
che
sì
per
me
sì
per
loro
il
meglio
sarebbe
non
ne
far
nulla
.
La
sera
al
tardi
rividi
gli
onorevoli
Baccarini
e
Zanardelli
in
un
ritrovo
di
progressisti
a
cena
.
Con
i
progressisti
di
Ravenna
si
può
anche
andare
a
cena
,
senza
pericolo
che
vi
appioppino
su
le
spalle
un
macigno
di
discorso
politico
o
vi
facciano
scattare
in
faccia
qualche
macchinetta
elettorale
.
E
lì
in
mezzo
a
tutti
quei
progressisti
,
di
colore
anzi
che
no
acceso
,
e
taluno
anche
,
se
volete
,
repubblicano
a
larga
cintura
,
il
Zanardelli
con
quel
suo
fare
tra
dinoccolato
e
nervoso
,
cominciò
a
movere
il
discorso
su
la
grande
penetrazione
d
'
ingegno
e
la
squisita
coltura
di
S.M.
la
Regina
.
E
poi
,
con
un
atto
di
testuggine
ritraendo
il
collo
per
entro
le
spalle
quasi
per
non
parere
d
'
esser
lui
,
seguitò
della
molta
stima
in
che
ella
aveva
i
versi
del
Carducci
e
specialmente
le
odi
barbare
.
A
questo
,
riallungando
il
collo
e
volgendo
in
qua
e
in
là
la
testa
fine
e
la
fronte
irrequieta
,
come
un
baco
da
seta
che
vada
al
bosco
(
chiedo
perdòno
all
'
autore
della
riforma
elettorale
,
a
cui
sono
con
molta
stima
affezionato
:
ma
per
la
fedeltà
della
descrizione
mi
abbisognano
questi
paragoni
)
,
prese
a
raccontare
come
la
Regina
ricevendolo
a
udienza
lo
salutasse
coi
versi
,
Lieta
del
fato
Brescia
raccolsemi
,
Brescia
la
forte
,
Brescia
la
ferrea
,
Brescia
leonessa
d
'
Italia
,
ecc
.
e
poi
rifacendosi
da
capo
gli
dicesse
a
mente
tutta
l
'
ode
.
E
qui
mi
guardava
con
que
'
suoi
occhi
sbadatamente
interrogatori
.
Io
sorridevo
.
E
il
ministro
seguitava
come
la
Regina
conchiudesse
Ah
sì
,
il
...
è
da
vero
il
primo
dei
nostri
poeti
viventi
(
qui
il
ministro
è
proprio
mallevadore
lui
di
tutto
)
.
Al
che
egli
rispose
con
democratica
cortigianeria
Non
so
se
a
tal
giudizio
rimarrebbero
contenti
altri
,
ma
non
io
oserò
contraddire
alla
Maestà
Vostra
.
Poi
si
passò
ad
altro
;
ma
su
l
'
uscire
egli
mi
disse
così
sottovoce
In
somma
la
Regina
vorrebbe
che
voi
aveste
la
croce
del
merito
civile
.
La
mattina
di
poi
,
avviandomi
con
alcuni
amici
alla
Pineta
,
ci
scontrammo
nelle
carrozze
che
traevano
i
ministri
alla
stazione
.
E
Benedetto
Cairoli
allungando
e
agitando
le
braccia
tra
i
molti
saluti
mi
gridò
Dunque
è
fatto
;
e
il
rumore
delle
ruote
trascorrenti
si
portò
il
resto
e
mi
tolse
il
rispondere
.
Io
non
ci
pensava
già
più
,
quando
di
lì
a
un
mese
mi
venne
il
decreto
di
nomina
con
gli
statuti
dell
'
ordine
,
ove
è
fermato
l
'
obbligo
di
giurare
fedeltà
al
re
e
ai
successori
,
ponendo
,
inginocchiato
,
la
mano
destra
su
gli
evangeli
,
tra
due
testimoni
,
dinanzi
al
ministro
dell
'
interno
,
che
ha
da
firmare
il
verbale
del
giuramento
.
Rinunziai
;
dico
vero
,
con
dispiacere
;
co
'
dispiacere
di
dover
apparire
,
non
essendo
,
sconoscente
a
chi
mi
tenne
non
indegno
d
'
una
nobile
onorificenza
,
fatta
più
insigne
dall
'
assentimento
,
che
richiedesi
a
conferirla
,
degl
'
illustri
signori
sedenti
nel
consiglio
dell
'
Ordine
.
Sì
che
,
quando
il
rettore
dell
'
Università
,
un
giorno
prima
che
i
Reali
d
'
Italia
arrivassero
a
Bologna
,
chiamatomi
a
sé
,
cominciò
a
sollecitarmi
che
andassi
anch
'
io
alla
visita
di
ossequio
,
tanto
più
che
la
Regina
aveva
mostrato
desiderio
di
vedermi
,
ecc
.
ecc
.
,
l
'
egregio
rettore
e
amico
senator
Magni
non
ebbe
a
spendere
parole
molte
.
Che
la
Regina
volesse
proprio
veder
me
,
mi
parve
un
tiro
degli
amici
ministeriali
per
battermi
nel
debole
ed
espugnarmi
.
Ma
io
,
che
tante
regine
aveva
cercate
e
osservate
e
studiate
nella
storia
nell
'
epopea
e
nel
dramma
,
era
ben
io
curioso
di
vedere
una
regina
viva
e
vera
e
compiacentesi
della
poesia
e
delle
arti
.
Intanto
i
Reali
vennero
.
Erano
di
quelle
giornate
quali
il
novembre
non
ne
dà
,
credo
,
che
a
Bologna
.
Fango
in
terra
e
fango
in
cielo
:
stillanti
,
grondanti
,
chiazzati
in
tetra
umidità
i
tetti
,
le
case
,
i
muri
:
cinereo
e
grigio
tutto
:
e
dalla
monotona
deformità
delle
nubi
filtrava
un
'
acquerugiola
lenta
,
fredda
,
ostinata
,
che
non
si
vedeva
e
immollava
l
'
anima
,
che
non
si
sentiva
ed
empieva
le
contrade
di
una
poltiglia
mobile
e
appiccicaticcia
,
lubrica
e
attaccaticcia
e
impacciante
,
come
eloquenza
parlamentare
:
erano
di
quelle
giornate
che
vien
voglia
di
dar
delle
pedate
alla
gente
in
cui
uno
si
abbatte
,
pensando
Guarda
quest
'
altro
fango
che
anche
si
move
.
In
quel
brutto
vespero
dunque
del
4
novembre
la
confusione
dell
'
ingresso
per
via
Galliera
fu
strana
.
Il
popolo
avea
rotte
e
turbate
le
file
e
mescolati
i
colori
officiali
:
erano
aiuole
di
bianco
e
di
turchino
,
di
rosso
e
di
nero
,
e
sprazzi
e
barbagli
d
'
oro
e
d
'
argento
dagli
elmi
dai
galloni
dalle
decorazioni
dai
gioielli
per
mezzo
una
gran
massa
oscura
,
una
materia
uniforme
,
che
moveva
moveva
mugghiando
e
trasportando
con
sé
cavalli
e
carrozze
,
e
ufficiali
e
signore
,
e
,
al
di
sopra
,
le
selve
delle
bandiere
crollantisi
e
barcollanti
quasi
a
un
vento
invisibile
.
Io
era
tra
la
folla
che
si
pigiava
innanzi
dai
portici
;
e
in
quella
confusione
la
figura
della
Regina
mi
passò
davanti
come
un
che
bianco
e
biondo
,
come
una
imagine
romantica
in
mezzo
una
descrizione
verista
,
potente
se
volete
,
ma
che
non
finisce
mai
ed
annoia
.
La
sera
,
nella
piazza
di
San
Petronio
e
nella
attigua
del
Nettuno
,
lo
spazio
era
,
al
paragone
,
più
libero
e
l
'
uomo
poteva
girare
.
E
quando
,
ondeggiante
per
la
fòsca
storica
piazza
la
variazione
dei
bengàla
,
uno
dei
finestroni
di
quel
palazzo
di
mattone
s
'
aprì
,
e
chiamati
dagli
applausi
il
Re
e
la
Regina
comparvero
al
verone
,
e
dietro
loro
lo
splendore
della
sala
impallidiva
in
faccia
alla
gran
tenebra
e
al
fantastico
alternare
e
mescolare
dei
tre
colori
,
verde
,
candido
,
rosso
;
quei
due
giovani
,
allora
,
risalutanti
con
effusione
di
gentilezza
il
popolo
salutante
,
da
quel
luogo
ove
i
legati
pontificii
s
'
affacciavano
a
spargere
le
benedizioni
per
la
morte
e
le
maledizioni
e
le
impiccagioni
e
le
taglie
e
tutti
i
danni
e
i
disonori
della
servitù
e
della
viltà
su
la
vita
e
su
l
'
Italia
,
doverono
,
io
lo
sento
,
toccare
il
cuore
ai
credenti
di
fede
nelle
sorti
della
monarchia
unite
alle
sorti
della
patria
.
Io
guardai
la
Regina
,
spiccante
mite
in
bianco
,
bionda
e
gemmata
,
tra
quel
buio
rotto
ma
non
vinto
da
quelli
strani
bagliori
o
da
quel
rumore
fluttuante
.
E
una
fantasia
mi
assalì
,
non
ella
fosse
per
avventura
una
delle
Ore
che
attorniano
il
carro
di
Febo
trionfante
per
l
'
erte
del
cielo
,
e
che
attratta
da
un
mago
nordico
nella
notte
del
medio
evo
e
imprigionata
in
quel
castello
di
preti
si
affacciasse
a
vedere
se
anche
venisse
il
momento
di
slanciarsi
a
volo
dietro
il
carro
del
dio
risalente
.
Ma
la
torre
intanto
del
Potestà
in
quell
'
emisfero
di
tenebre
superiore
si
coronava
di
luce
;
e
io
che
ho
pratica
grande
con
quei
monumenti
,
e
ne
so
,
massime
di
notte
,
tutti
i
segreti
,
vidi
Enzo
re
di
Sardegna
ritto
in
piedi
tra
'
merli
,
senza
spada
e
senz
'
elmo
,
appoggiata
la
sinistra
su
lo
scudo
con
l
'
aquila
nera
dell
'
impero
e
la
destra
su
l
petto
;
e
salutava
e
sorrideva
,
biondo
anch
'
egli
e
mestamente
sereno
.
San
Petronio
taceva
;
se
non
che
quando
un
insolente
riflesso
di
bengàla
osava
spingersi
a
quell
'
ardua
sua
fronte
ciclopica
,
cui
questa
grande
intelligenza
borghese
vorrebbe
appiccicare
la
maschera
bianca
d
'
una
facciata
,
pareva
corrugarsi
di
dispetto
:
il
vecchio
gigante
ingrugnato
pensava
ancora
al
suo
piccolo
comune
trionfatore
di
re
e
di
duchi
,
e
non
conosceva
o
non
volea
riconoscere
.
Gli
entusiasmi
andarono
crescendo
e
vampeggiando
più
accesi
il
giorno
appresso
.
Ai
fuochi
d
'
artifizio
e
di
frasi
della
gente
per
bene
e
sennata
io
non
credo
e
non
bado
o
rispondo
con
motti
.
Ma
l
'
entusiasmo
degli
artieri
,
dei
lavoranti
,
dei
facchini
,
l
'
entusiasmo
delle
donne
e
dei
ragazzi
,
mi
trascina
,
mi
eleva
,
m
'
inumidisce
qualche
volta
gli
occhi
.
Ecco
,
io
dico
,
questa
parte
men
ragionevole
e
men
culta
,
affermano
,
della
razza
umana
,
della
razza
in
cui
il
primo
e
naturale
reciproco
saluto
tra
due
individui
che
si
riscontrino
nella
selva
primitiva
o
nella
selva
civile
è
Io
ti
voglio
mangiare
o
Io
ti
voglio
ingannare
;
questa
parte
men
ragionevole
e
men
culta
di
un
popolo
,
il
quale
da
molti
e
molti
secoli
credé
(
le
eccezioni
confermano
)
e
crede
che
oltre
e
sopra
la
fisica
tutto
al
mondo
è
impostura
e
ciarlataneria
,
che
bisogna
per
altro
mantenere
pur
con
la
forza
per
amore
delle
armonie
sociali
;
ecco
,
questa
parte
della
razza
feroce
,
questa
classe
del
popolo
scettico
,
si
espande
ancora
spontanea
ad
amare
e
credere
e
godere
qualche
cosa
fuori
di
sé
,
che
a
lei
non
giova
;
l
'
ideale
.
Perché
,
non
mi
si
esca
fuori
con
la
servilità
,
con
la
viltà
,
con
l
'
ignoranza
e
con
simili
frasi
fatte
.
Quei
facchini
,
quei
ragazzi
,
quelle
donne
,
che
sperano
o
che
si
ripromettono
da
que
'
due
giovani
per
sé
?
D
'
esser
fatti
ministri
,
come
voi
,
repubblicani
e
papalini
e
borbonici
dell
'
altr
'
ieri
?
Di
avere
una
prefettura
o
un
posto
di
canattiere
,
uno
spaccio
di
tabacco
o
una
cattedra
d
'
economia
?
No
.
La
monarchia
fu
ed
è
un
gran
fatto
storico
,
e
rimane
per
molta
gente
una
idealità
realizzata
:
e
il
popolo
acclama
in
que
'
due
giovani
a
punto
una
idealità
realizzata
.
Di
due
sorte
re
ha
la
gente
ariana
:
il
conning
germanico
,
quello
che
è
forte
;
il
rex
latino
,
quello
che
regge
:
nel
primo
,
che
vien
da
Dio
,
il
popolo
adora
chi
l
'
ha
fatto
forte
,
Dio
:
nel
secondo
,
che
procede
dall
'
elezione
,
il
popolo
vede
e
riconosce
la
forma
e
il
fine
del
reggimento
,
la
legge
e
la
patria
.
Ecco
tutto
.
Altre
idealità
dovranno
realizzarsi
:
va
bene
.
O
,
più
tosto
,
altre
realità
avverranno
,
che
idealizzarsi
non
devono
:
va
benissimo
;
e
vedremo
.
Queste
cose
io
filosofo
peripatetico
andavo
rimuginando
sotto
i
portici
del
Pavaglione
tra
la
folla
.
E
mi
fermai
al
negozio
Zanichelli
.
Dove
indi
a
poco
entrò
un
signore
,
vecchio
oltre
gli
ottanta
,
e
dimandò
volgendosi
attorno
Ma
dove
sono
i
repubblicani
?
In
Italia
repubblicani
non
ce
ne
può
essere
;
o
,
se
ce
n
'
è
,
non
sono
italiani
.
Io
guardai
quel
vecchio
signore
;
poi
volgendomi
a
un
giovine
dissi
:
Ecco
,
io
son
uno
;
e
al
di
là
delle
Alpi
credono
che
io
sia
italiano
.
E
la
mattina
di
poi
andai
ad
ossequiare
i
Reali
d
'
Italia
.
La
mia
bambina
piccola
mi
disse
Salutami
la
Regina
.
Ella
ha
nome
Libertà
;
e
l
'
augurio
fu
buono
.
Aspettando
nell
'
anticamera
la
nostra
volta
(
l
'
anticamera
era
divisa
in
due
spartimenti
,
in
uno
gli
ufficiali
,
nell
'
altro
gli
abiti
neri
)
io
pensava
meco
stesso
come
io
sapessi
benissimo
che
fosse
un
re
.
Il
re
è
un
uomo
allevato
,
vestito
,
decorato
,
stipendiato
,
nominato
e
salutato
in
una
maniera
convenuta
,
al
quale
anche
si
presta
da
alcuni
o
da
molti
leale
e
onorata
obbedienza
come
da
altri
si
fanno
vili
e
perfide
adulazioni
.
Ma
in
fondo
il
re
è
un
essere
governato
,
il
quale
dee
moversi
a
posta
di
questo
e
di
quello
e
cedere
a
esigenze
e
imperii
anche
impersonali
.
Sua
Maestà
è
il
più
governato
dei
sudditi
di
Sua
Maestà
.
Io
per
me
non
vorrei
esser
re
,
né
meno
per
proclamar
la
repubblica
.
Ma
il
mondo
quale
ce
lo
siamo
fatti
o
lo
concepiamo
e
lo
percepiamo
noi
è
tutto
fittizio
:
il
discendente
di
Prometeo
,
animale
plastico
e
artistico
per
eccellenza
,
fa
suoi
idoli
diversi
,
e
li
vagheggia
e
adora
o
li
vitupera
e
batte
,
perché
rapito
all
'
ammirazione
o
all
'
odio
della
sua
idea
nella
imagine
figurata
dimentica
che
è
opera
sua
,
o
perché
l
'
ha
fatta
a
posta
per
isfogarci
sopra
i
suoi
capricci
.
E
seguitavo
discorrendo
tra
me
e
me
.
Io
non
ho
per
casa
Savoia
le
antipatie
,
per
esempio
,
della
democrazia
lombarda
,
suggellate
in
pagine
di
fuoco
da
Carlo
Cattaneo
.
Degli
Estensi
non
ce
ne
sono
più
e
furon
tutti
mediocri
:
i
Medici
anche
finirono
come
doveva
finire
una
famiglia
di
banchieri
illustrata
dalla
porpora
e
non
dalla
corazza
:
né
la
corazza
deterse
i
Farnesi
dalla
macchia
originale
d
'
esser
figli
di
preti
.
Dunque
,
se
il
popolo
italiano
,
persuaso
non
si
potesse
unificare
la
patria
senza
la
monarchia
,
chiamò
i
Savoia
,
che
colpa
ne
hanno
essi
,
amico
Alberto
Mario
?
L
'
ambizione
storica
e
politica
della
dinastia
sarebbesi
probabilmente
limitata
all
'
Italia
superiore
:
noi
,
noi
stessi
,
Giuseppe
Mazzini
a
capo
,
la
tirammo
nell
'
Italia
centrale
:
il
Generale
Garibaldi
le
conquistò
il
mezzogiorno
e
la
conquistò
al
mezzogiorno
.
Ora
,
grazie
a
quella
tendenza
plastica
dell
'
animale
umano
a
realizzare
personalmente
le
sue
idealità
per
poterle
efficacemente
adorare
o
vituperare
a
sua
posta
,
il
capo
della
famiglia
di
Savoia
rappresenta
l
'
Italia
e
lo
stato
.
Dunque
viva
l
'
Italia
!
Valletti
,
alzate
la
portiera
,
e
passiamo
a
inchinare
il
Re
.
E
la
Regina
ancora
,
l
'
eterno
femminino
.
Ella
stava
diritta
e
ferma
in
mezzo
la
sala
;
e
il
Re
,
da
parte
,
verso
una
finestra
,
passava
,
parlando
accalorato
e
con
forti
strette
di
mano
a
tutti
,
di
cerchio
in
cerchio
.
Benedetto
Cairoli
,
raccolto
nel
suo
giubbone
di
ministro
,
s
'
era
riparato
in
un
canto
;
e
di
lì
,
tal
volta
passando
la
mano
destra
sui
mustacchi
memori
di
una
castanea
sincerità
e
su
la
bocca
sorridente
,
come
per
accarezzarsi
,
tale
altra
appoggiando
il
gomito
sinistro
a
una
colonna
,
mandava
intorno
intorno
lo
sguardo
scintillante
di
contentezza
.
Diffuso
era
per
gli
occhi
e
per
le
gene
di
benigna
letizia
,
in
atto
pio
,
quale
a
tenero
padre
si
conviene
.
E
avea
ragione
.
Cotesto
superstite
d
'
una
famiglia
di
cittadini
morti
tutti
per
la
patria
;
cotesto
cittadino
che
aveva
il
solo
,
assai
curioso
per
un
soldato
,
titolo
di
dottore
;
cotesto
uomo
che
camminando
zoppica
un
po
'
sempre
e
si
appoggia
volentieri
al
braccio
di
chi
lo
avvicina
,
Benedetto
,
in
fine
,
come
noi
lo
chiamiamo
;
in
quei
giorni
sorreggeva
egli
e
portava
e
presentava
agli
entusiasmi
del
popolo
d
'
Italia
la
più
antica
famiglia
reale
d
'
Europa
,
due
giovani
,
cui
la
morte
improvvisa
del
padre
,
forte
ed
esperto
nocchiero
,
avea
slanciato
d
'
un
tratto
nel
difficile
mareggio
del
regno
e
della
popolarità
.
La
Regina
intanto
,
senza
darsene
l
'
aria
e
non
essendo
nella
sala
né
men
l
'
apparenza
del
trono
,
troneggiava
ella
da
vero
in
mezzo
.
Tra
quelli
abiti
neri
a
coda
,
come
si
dice
,
di
rondine
,
e
quelle
cravatte
bianche
,
ridicole
insegne
d
'
eguaglianza
sotto
cui
l
'
invidia
cinica
del
terzo
stato
accomunò
l
'
eroe
al
cameriere
,
ella
sorgeva
con
una
rara
purezza
di
linee
e
di
pòse
nell
'
atteggiamento
e
con
una
eleganza
semplice
e
veramente
superiore
sì
dell
'
adornamento
gemmato
sì
del
vestito
(
color
tortora
,
parmi
)
largamente
cadente
.
In
tutti
gli
atti
,
e
nei
cenni
,
e
nel
mover
raro
dei
passi
e
della
persona
,
e
nel
piegar
della
testa
,
e
nelle
inflessioni
della
voce
e
nelle
parole
,
mostrava
una
bontà
dignitosa
;
ma
non
rideva
né
sorrideva
mai
.
Riguardava
a
lungo
,
con
gli
occhi
modestamente
quieti
,
ma
fissi
;
e
la
bionda
dolcezza
del
sangue
sassone
pareva
temperare
non
so
che
,
non
dirò
rigido
,
e
non
vorrei
dire
imperioso
,
che
domina
alla
radice
della
fronte
;
e
tra
ciglio
e
ciglio
un
corusco
fulgore
di
aquiletta
balenava
su
quella
pietà
di
colomba
.
Delle
soavità
di
colomba
,
de
'
sorrisi
più
rosei
,
ella
,
la
discendente
degli
Amidei
e
di
Vitichindo
,
è
cortese
al
popolo
:
in
palazzo
è
regina
.
E
se
io
le
dissi
Signora
,
non
è
vero
che
mi
correggessi
Volevo
dire
Maestà
,
non
sono
avvezzo
a
parlare
con
le
regine
.
Cotesto
è
un
madrigale
ignorante
.
Come
al
Re
nel
vocativo
si
dice
Sire
,
così
alla
Maestà
della
Regina
d
'
Italia
si
dice
Signora
,
come
Senora
a
quella
di
Spagna
e
Madame
a
quella
di
Francia
quando
ce
n
'
era
.
Cortigiani
delle
gazzette
,
imparate
almeno
le
prime
creanze
del
servaggio
.
Tali
le
impressioni
e
le
ricordanze
che
di
Sua
Maestà
la
Regina
d
'
Italia
io
riportai
e
conservai
da
palazzo
.
Dove
gentiluomini
tutti
croci
e
colonnelli
tutti
oro
mi
furono
d
'
intorno
con
grandi
carezze
,
e
mi
lisciavano
il
pelo
come
a
una
belva
oramai
addomesticata
23
dec
.
1881
StampaPeriodica ,
Per
avere
un
concetto
esatto
del
sistema
estetico
di
Wagner
bisogna
leggere
i
suoi
scritti
critici
,
pubblicati
,
per
la
più
parte
,
durante
il
suo
soggiorno
a
Parigi
,
nella
Neue
Zeitschrift
für
Musik
,
nella
Dresdener
Abendzeitung
,
nella
Gazette
Musicale
e
nel
Journal
du
monde
élégant
.
L
'
opera
d
'
arte
dell
'
avvenire
dedicata
a
Feuerbach
,
Una
visita
a
Beethoven
,
I
capricci
estetici
,
Della
sinfonia
,
Il
musicista
straniero
a
Parigi
,
I
divertimenti
a
Parigi
,
Notizie
dal
paese
delle
arti
e
delle
scienze
,
Il
giudaismo
nella
musica
,
Ueber
das
Dirigiren
,
Opera
e
dramma
,
sono
scritti
pieni
d
'
originalità
,
di
umorismo
terribile
.
L
'
immaginazione
esaltata
,
nervosa
fino
al
parossismo
,
il
cuore
ulcerato
,
l
'
acume
analitico
del
giovine
bohémien
vi
si
manifestano
potentemente
.
Vi
si
trova
in
germe
il
suo
sistema
d
'
arte
mistico
sensuale
.
L
'
Edda
,
le
leggende
popolari
del
Reno
,
Shakespeare
,
Walter
Scott
,
Byron
,
Goethe
,
Bürger
,
Hoffmann
colpiscono
,
soggiogano
la
sua
fantasia
.
In
estetica
,
in
metafisica
egli
deriva
da
Schelling
,
da
Hegel
,
dallo
Strauss
e
da
Arturo
Schopenhauer
;
in
musica
procede
da
Glück
,
da
Weber
,
da
Beethoven
e
da
Berlioz
.
Schelling
aveva
fatto
dell
'
arte
un
sesto
senso
che
doveva
mettere
in
comunicazione
l
'
anima
dell
'
uomo
con
l
'
anima
universale
.
Schopenhauer
aveva
detto
:
Quando
il
bello
si
rivela
all
'
uomo
,
la
volontà
s
'
addormenta
.
Riccardo
Wagner
concepì
l
'
arte
della
musica
universale
,
come
il
mezzo
più
elevato
per
avvolgere
l
'
uomo
nella
fantasticheria
nebulosa
e
calma
dell
'
infinito
,
gettando
,
come
dice
lui
,
con
un
giro
di
parole
romanticamente
barocco
,
sul
letto
del
dramma
musicale
il
torrente
della
sinfonia
tedesca
.
Wagner
ha
genio
drammatico
.
Fin
da
fanciullo
s
'
era
invaghito
dell
'
arte
greca
.
Il
suo
professore
,
il
dottor
Sillig
,
vedendo
l
'
ammirazione
ch
'
egli
sentiva
per
l
'
Odissea
,
di
cui
ebbe
a
tradurre
due
canti
,
pensava
di
farne
un
filologo
.
È
curioso
il
vedere
come
Wagner
si
stimi
grandissimo
poeta
.
Egli
giunse
a
dire
che
la
grande
arte
drammatica
universale
morta
con
Eschilo
e
Sofocle
rivive
in
lui
,
e
ch
'
egli
fa
rifiorire
il
genio
della
tragedia
e
della
musica
greca
nei
miti
popolari
delle
leggende
.
Poi
combatte
le
belle
forme
,
le
odiate
Welsches
,
e
le
abbandona
al
materialismo
empirico
dell
'
arte
francese
.
Poi
predica
la
libera
gioia
di
tutte
le
forze
vive
della
natura
,
la
libera
espansione
delle
anime
nel
regno
dell
'
armonia
,
il
libero
amore
,
la
deificazione
di
tutte
le
forze
,
l
'
estasi
ed
il
grande
annientamento
.
Poi
attacca
a
fondo
il
cristianesimo
,
condanna
il
modo
di
verseggiare
tedesco
imitato
dai
Greci
e
dai
Latini
,
perché
soffoca
il
pensiero
per
la
forma
e
rimette
in
onore
i
ritmi
nazionali
delle
leggende
.
Poi
vuol
castrare
la
musica
,
affermando
che
lo
scopo
dell
'
opera
deve
esser
quello
d
'
esprimere
una
idea
drammatica
,
e
che
in
musica
è
un
mezzo
per
riuscire
a
ciò
più
fortemente
e
più
completamente
.
Poi
sogna
che
la
questione
sociale
sarà
sciolta
solo
quando
sia
aperto
gratuitamente
al
popolo
un
grande
teatro
con
repertorio
fisso
d
'
opere
musicali
,
«
teatro
che
sia
tempio
di
civiltà
,
ove
l
'
uomo
si
innalzi
e
si
perfezioni
vedendo
e
udendo
tutte
le
potenze
della
forza
vitale
contribuire
alla
lotta
incivilitrice
»
.
Infine
,
per
iscusarsi
dell
'
inverosimile
misticismo
,
ond
'
è
avviluppata
la
sua
fantasia
,
proclama
che
il
solo
elemento
drammatico
-
lirico
corrispondente
alle
esigenze
dell
'
opera
musicale
è
il
mito
,
perché
ha
la
proprietà
di
concentrare
in
una
forma
ideale
ma
evidente
gl
'
istinti
generali
della
natura
umana
,
perché
il
mito
soltanto
può
condurre
lo
spirito
a
quella
chiaroveggenza
che
gli
può
far
discoprire
nuove
e
imprevedute
serie
di
fenomeni
.
Eh
!
via
,
in
cotesta
olla
podrida
le
stravaganze
e
le
contraddizioni
s
'
acciuffano
pei
capelli
.
Egli
è
convinto
che
la
danza
,
la
musica
e
la
poesia
fuse
e
riunite
insieme
siano
la
sola
e
vera
arte
vivente
;
ma
che
divise
,
isolate
,
il
loro
valore
estetico
sia
infinitamente
minore
.
Il
suo
ideale
artistico
è
quello
che
,
nello
scritto
Una
visita
a
Beethoven
,
pone
sulle
labbra
del
grande
maestro
:
«
Se
io
scrivessi
uno
spartito
,
nessuno
vorrebbe
udirlo
.
Io
non
v
'
innesterei
né
arie
,
né
duetti
,
né
terzetti
,
né
nulla
di
tutto
quel
bagaglio
convenzionale
di
cui
si
servono
tutti
oggidì
per
fabbricare
un
'
opera
.
Ciò
che
io
scriverei
,
irriterebbe
il
pubblico
ed
anche
gli
artisti
medesimi
.
Essi
non
apprezzano
che
il
falso
e
il
vuoto
musicale
,
dissimulati
dai
ritmi
brillanti
,
dall
'
orpello
che
li
riveste
.
Chi
facesse
un
dramma
lirico
,
degno
veramente
di
questo
titolo
,
passerebbe
per
un
pazzo
,
e
lo
sarebbe
invero
se
esponesse
il
suo
lavoro
alla
critica
del
pubblico
piuttosto
ché
serbarlo
per
la
propria
soddisfazione
.
Per
comporre
un
'
opera
simile
bisognerebbe
entrarvi
dentro
con
l
'
anima
,
come
ha
fatto
Shakespeare
nei
suoi
drammi
.
Quando
si
consente
ad
adattare
al
timbro
della
voce
d
'
un
istrione
dei
miserabili
pasticcini
musicali
,
destinati
solo
a
procacciargli
gli
applausi
frenetici
di
una
frivola
platea
,
si
diventa
degni
d
'
essere
classificati
fra
i
droghieri
,
i
parrucchieri
,
o
i
fabbricanti
di
busti
,
ma
non
è
lecito
aspirare
al
titolo
di
compositore
.
Il
suono
degl
'
istrumenti
preesisteva
nel
mondo
primitivo
,
senza
che
fosse
precisato
il
significato
loro
,
come
organo
della
natura
creata
,
assai
prima
che
vi
fossero
degli
uomini
sulla
terra
per
raccogliere
coteste
vaghe
armonie
.
Ma
il
genio
della
voce
umana
è
diverso
.
Questa
è
l
'
interprete
diretta
del
cuore
e
ne
traduce
le
sensazioni
individuali
.
Il
suo
dominio
è
limitato
;
le
sue
manifestazioni
sono
sempre
chiare
e
precise
.
Ebbene
,
fondete
cotesti
due
elementi
,
riproducete
i
sentimenti
vaghi
e
brutali
della
natura
col
linguaggio
degl
'
istrumenti
,
in
opposizione
alle
idee
positive
dell
'
anima
rappresentate
dalla
voce
umana
,
e
questa
eserciterà
una
influenza
luminosa
sul
conflitto
dei
primi
,
regolando
il
loro
slancio
.
»
Nella
prefazione
ai
suoi
poemi
d
'
opera
(
i
nostri
libretti
)
egli
dichiara
la
necessità
d
'
una
eguale
compenetrazione
della
musica
e
della
poesia
per
modo
che
la
melodia
sia
costruita
poeticamente
e
la
poesia
sia
costruita
musicalmente
.
«
Io
vorrei
,
dice
Wagner
,
caratterizzare
la
grande
melodia
che
abbraccia
tutta
l
'
opera
drammatica
,
e
però
tengo
conto
della
impressione
ch
'
essa
deve
produrre
.
I
particolari
infinitamente
variati
ch
'
essa
presenta
debbono
scoprirsi
agli
occhi
non
solo
del
dotto
ma
anche
del
volgo
profano
.
La
natura
meno
coltivata
deve
poterli
afferrare
,
dal
momento
che
essa
sia
giunta
al
raccoglimento
necessario
.
La
melodia
dell
'
opera
drammatica
deve
produrre
sulle
anime
un
effetto
simile
a
quello
che
una
foresta
,
al
cader
del
sole
,
produce
sul
viandante
smarrito
per
via
.
Questi
si
abbandona
man
mano
al
raccoglimento
:
le
sue
facoltà
,
disciolte
dai
rumori
della
città
,
si
tendono
ed
acquistano
una
nuova
forza
di
percezione
.
Dotato
,
per
così
dire
,
d
'
un
nuovo
senso
,
il
suo
orecchio
diviene
sempre
più
penetrante
e
distingue
con
nettezza
sempre
crescente
le
voci
diverse
che
s
'
alzano
intorno
a
lui
dalla
foresta
.
Le
voci
s
'
intrecciano
,
s
'
ingrossano
;
i
suoni
divengono
sempre
più
rimbombanti
,
sempre
più
distinti
fra
loro
,
di
modo
che
il
viandante
giunge
a
comprendere
nella
loro
infinita
varietà
che
man
mano
si
allarga
e
si
rischiara
,
una
melodia
unica
,
la
grande
melodia
della
foresta
.
Egli
è
come
se
in
una
bella
notte
d
'
estate
l
'
azzurro
profondo
del
firmamento
avesse
attirati
i
suoi
sguardi
.
Più
egli
si
abbandonerà
all
'
estasi
dello
spettacolo
inenarrabile
,
e
più
le
schiere
delle
stelle
della
volta
celeste
si
riveleranno
agli
occhi
suoi
distinte
,
chiare
,
scintillanti
,
innumerevoli
.
La
melodia
della
foresta
lascerà
nel
viandante
un
'
eco
perenne
:
ma
gli
sarà
impossibile
di
ridirla
.
Per
intenderla
novamente
egli
dovrà
ritornare
nella
foresta
,
nell
'
ora
del
tramonto
;
egli
dovrà
preparare
il
suo
spirito
a
gustarne
la
dolce
nozione
.
Egli
sarebbe
pazzo
se
volesse
stringere
nella
mano
uno
dei
graziosi
cantori
della
foresta
,
portarselo
in
camera
e
insegnargli
un
frammento
della
grande
sinfonia
della
natura
!
Che
potrebbe
egli
udire
,
in
tal
caso
se
non
che
una
melodia
da
ballo
all
'
italiana
?
»
Secondo
lui
,
non
c
'
è
che
una
sola
forma
d
'
arte
,
non
c
'
è
che
una
sola
arte
.
«
L
'
arte
,
egli
scrive
,
è
l
'
espressione
spontanea
ed
assoluta
della
natura
umana
primitiva
,
tal
quale
essa
si
dimostra
prima
di
ricevere
l
'
impronta
dell
'
educazione
che
la
falsa
e
la
disvia
,
inoculando
nella
mente
umana
delle
idee
artificiali
.
L
'
arte
fu
cosiffatta
nella
tragedia
greca
,
sublime
manifestazione
di
una
razza
che
si
svolgeva
nella
piena
libertà
,
seguendo
la
legge
degl
'
istinti
,
non
adorando
che
le
forze
della
natura
personificate
negli
dei
.
Poscia
l
'
antica
Roma
,
il
cristianesimo
e
l
'
industrialità
moderna
hanno
soffocata
l
'
arte
distornando
l
'
animo
dell
'
uomo
dalla
contemplazione
delle
forze
vive
della
natura
,
la
prima
col
suo
praticismo
,
con
l
'
imitazione
,
con
la
febbre
prepotente
di
dominio
politico
,
il
secondo
col
suo
disprezzo
del
mondo
e
della
carne
;
la
terza
con
la
sete
degl
'
illeciti
guadagni
,
con
la
bassezza
dei
calcoli
materiali
.
Sopraggiunga
adunque
una
rivoluzione
che
rovesci
il
patibolo
che
si
chiama
società
,
spazzi
via
tutti
i
pregiudizi
che
acciecano
e
degradano
l
'
uomo
e
lo
riconduca
allo
stato
felice
della
natura
.
Allora
egli
potrà
di
nuovo
comprendere
ed
amare
l
'
arte
,
non
per
freddo
calcolo
,
ma
come
un
bisogno
dell
'
essere
perfetto
.
»
Finisco
,
riproducendo
due
pensieri
suoi
.
Quando
egli
mise
in
iscena
il
Vascello
fantasma
a
Berlino
,
la
Gazzetta
musicale
di
Vienna
osservò
:
Wagner
come
scrittore
avrebbe
potuto
riuscire
,
ma
come
compositore
di
musica
non
è
riuscito
di
certo
.
Egli
,
leggendo
il
giornale
,
uscì
a
dire
:
I
musicisti
m
'
accordano
del
talento
letterario
:
i
poeti
del
talento
musicale
.
Ci
sono
musicisti
e
poeti
ai
quali
io
non
accordo
alcun
talento
.
A
Berlino
,
dopo
un
concerto
composto
di
frammenti
dei
Niebelungen
,
in
un
gran
banchetto
che
gli
fu
offerto
all
'
Hôtel
de
Rome
,
pronunziò
un
discorso
-
programma
,
che
si
chiudeva
così
:
«
Il
popolo
tedesco
non
domanda
all
'
arte
sua
che
la
verità
soltanto
,
e
poco
si
cura
delle
belle
forme
(Welsches).È
troppo
sapiente
per
non
guardare
in
fondo
alle
cose
.
Come
al
tempo
della
grande
Riforma
seppe
purificare
la
sua
religione
dalle
pompe
corrompitrici
del
culto
romano
,
così
esso
deve
ora
sbarazzare
la
sua
arte
nazionale
dalle
forme
.
»
Questi
è
Riccardo
Wagner
,
il
filosofo
,
il
poeta
,
il
drammaturgo
,
il
musicista
che
lascerà
così
gigantesca
impronta
di
sé
nell
'
arte
della
scena
:
questa
la
sfinge
bizzarra
,
meravigliosa
,
che
costringe
alla
parte
d
'
Edipo
il
pubblico
d
'
Europa
coi
voli
altissimi
della
fantasia
.
StampaPeriodica ,
I
Non
si
può
negare
che
la
novella
in
Italia
ricominci
a
fiorire
:
dal
Piemonte
,
dalla
Lombardia
,
dalla
Liguria
,
dal
Veneto
,
dalla
Toscana
,
e
specialmente
dal
reame
di
Napoli
e
da
terra
d
'
Abruzzi
e
dalle
Calabrie
e
dalla
Sicilia
,
non
che
dalla
Marca
d
'
Ancona
e
dalle
altre
Marche
e
dalle
Romagne
,
fioccano
le
novelle
e
i
novellatori
si
levano
sempre
più
numerosi
e
fecondi
.
Ben
vengano
i
novellatori
e
le
novelle
buone
,
e
così
ritorni
il
buon
tempo
antico
,
quando
nelle
corti
e
nelle
case
del
popolo
e
nelle
campagne
italiane
si
novellava
tra
lo
strepito
dell
'
arme
,
tra
lo
strepito
dei
telai
,
tra
lo
strepito
della
trebbiatura
.
Nella
novella
allora
si
cementava
il
gaio
e
salubre
realismo
borghese
,
e
la
prosa
rispecchiava
nella
sua
onda
chiara
,
nella
sua
onda
larga
,
piena
di
gorghi
profondi
e
di
vortici
voluttuosi
,
i
casi
della
vita
.
I
casi
uditi
qua
e
là
,
per
le
piazze
o
pei
campi
o
per
le
corti
dei
signori
,
in
terra
di
cristiani
o
in
terra
di
infedeli
,
nei
paesi
d
'
Europa
o
nei
paesi
d
'
oltremare
,
sgorgavano
dalle
labbra
del
Gonnella
tra
lo
scoppio
delle
arguzie
mordenti
,
poi
fluivano
e
si
suggellavano
perennemente
nella
prosa
secca
e
salata
del
Sacchetti
o
nella
prosa
piena
di
musica
e
di
libidine
del
Boccacci
.
Fu
un
movimento
che
incominciò
in
Italia
,
e
dall
'
Italia
andò
via
via
dilagando
per
l
'
Europa
;
fu
anzi
la
sola
forma
di
arte
letteraria
onde
l
'
Italia
possa
vantare
,
se
non
la
maternità
,
certo
l
'
adozione
prima
dall
'
Oriente
.
Tutte
le
altre
forme
dell
'
arte
,
l
'
epica
la
lirica
il
dramma
il
romanzo
,
vennero
dalla
Francia
,
dalla
Linguadoca
,
dalla
Spagna
e
sino
dalla
Germania
:
la
novella
dall
'
Italia
passò
in
Francia
,
e
fece
qualche
fuggitiva
apparizione
in
Ispagna
e
in
Germania
.
Avete
letto
mai
vecchie
novelle
francesi
?
Sapete
la
prosa
della
regina
di
Navarra
,
di
Bonaventura
Des
Périers
,
di
Agrippa
d
'
Aubigné
,
e
di
tutti
quanti
i
novellatori
che
fiorirono
ed
ebbero
fama
durante
il
regno
dei
quattro
ultimi
Valois
?
Allora
l
'
imitazione
italiana
era
universale
;
con
Caterina
de
'
Medici
non
solamente
le
mode
di
Toscana
,
non
solamente
l
'
untume
della
politica
fiorentina
,
ma
tutte
quante
le
fogge
e
le
inclinazioni
e
le
raffinatezze
dell
'
arte
italiana
si
erano
accampate
nel
parco
di
Fontainebleau
e
intorno
al
Castelletto
:
era
naturale
che
anche
le
novelle
di
messer
Giovanni
,
mezzo
fiorentino
e
mezzo
parigino
,
trovassero
a
Parigi
ospiti
cortesi
e
briganti
insaziabili
.
Il
primo
esempio
lo
diede
una
bella
e
pia
e
galante
regina
:
i
briganti
di
poi
non
furono
sazi
mai
.
A
poco
a
poco
la
prevalenza
italiana
scadde
,
e
l
'
egemonia
dell
'
arte
si
attendò
in
terra
di
barbari
:
il
maresciallo
d
'
Ancre
fu
ucciso
con
una
pistolettata
sotto
gli
occhi
di
Caterina
de
'
Medici
,
e
il
Malherbe
cacciò
a
forza
il
Petrarca
dai
confini
della
poesia
francese
;
ma
a
dispetto
del
Malherbe
la
novella
italiana
restò
abbarbicata
alle
terre
di
Sua
Maestà
Cristianissima
,
e
non
si
poté
svellere
mai
;
e
tutti
i
novellatori
che
ebbero
fama
in
Francia
dovettero
alimentarsi
di
quella
antica
polpa
nutriente
:
cito
,
ad
esempio
,
i
due
nomi
maggiori
:
il
Lafontaine
e
il
Balzac
.
Il
primo
rifece
in
versi
le
migliori
novelle
italiane
,
l
'
altro
rifece
in
vecchia
prosa
i
migliori
racconti
francesi
,
che
derivavano
da
fonte
italiana
.
Occorre
citare
altri
nomi
,
ed
è
necessario
tirare
in
ballo
Alfredo
De
Musset
?
Lasciamo
correre
:
tanto
,
se
i
lettori
non
son
convinti
ancora
,
vuol
dire
ch
'
essi
son
più
duri
di
quei
frati
bizantini
del
monte
Athos
,
i
quali
,
mentre
le
mura
di
Bisanzio
crollavano
agli
assalti
dei
barbareschi
,
si
contemplavano
la
pancia
illustrata
dal
tramonto
del
sole
,
e
non
sapevano
persuadersi
che
quella
fosse
luce
increata
.
Ritorni
pure
dicevo
dunque
con
desiderio
questa
età
dell
'
oro
per
la
novella
italiana
,
e
i
novellatori
siano
i
ben
venuti
,
da
qualunque
parte
d
'
Italia
essi
si
levino
.
Ma
non
ci
lasciamo
pigliar
la
mano
dall
'
entusiasmo
,
e
non
incominciamo
troppo
presto
ad
urlare
che
l
'
età
dell
'
oro
è
ritornata
.
Facciamo
i
conti
di
cassa
con
assai
di
calma
e
poco
di
carità
fraterna
.
II
Prima
di
tutto
,
così
in
tesi
generale
,
si
può
dire
che
noi
facciamo
appunto
quel
che
facevano
i
francesi
di
Caterina
de
'
Medici
:
ci
appostiamo
con
le
pistole
alla
cintura
e
lo
stiletto
tra
i
denti
ai
valichi
delle
Alpi
,
aspettando
al
passaggio
le
balle
dei
romanzi
francesi
.
La
differenza
sta
in
questo
,
che
allora
noi
eravamo
i
ricattati
,
ed
ora
siamo
i
ricattatori
.
E
sta
bene
:
non
io
certo
mi
dorrò
di
questa
santa
rappresaglia
;
e
primo
e
più
forte
griderei
al
sacco
,
se
il
brigantaggio
potesse
giovare
allo
sviluppo
dell
'
arte
.
In
arte
,
come
in
tutte
quante
le
cose
della
vita
,
è
necessario
un
movimento
continuo
d
'
importazione
e
di
esportazione
:
se
gli
ultimi
cittadini
della
repubblica
romana
non
avessero
studiato
nei
ginnasi
greci
,
l
'
arte
latina
già
decadente
con
la
lingua
latina
non
avrebbe
preso
quel
nuovo
slancio
miracoloso
che
la
spinse
tanto
innanzi
;
e
,
senza
le
influenze
provenzali
,
chissà
quanto
più
avrebbe
stentato
la
nostra
letteratura
a
liberarsi
dalle
pastoie
dialettali
.
La
circolazione
dei
criterii
e
dei
prodotti
artistici
e
il
libero
scambio
del
pensiero
sono
dunque
due
necessità
della
vita
umana
,
come
la
circolazione
monetaria
e
il
libero
scambio
delle
merci
;
ma
perché
l
'
equilibrio
duri
,
tutte
le
parti
interessate
debbono
accettare
e
attuare
francamente
questi
due
canoni
del
commercio
moderno
.
Se
una
parte
si
rinserra
in
sé
stessa
,
e
nega
di
accettare
quel
che
può
venirle
dalle
altre
,
l
'
equilibrio
è
rotto
.
Questo
a
punto
ha
fatto
la
Francia
dopo
il
trenta
:
si
è
rinserrata
in
un
egoismo
letterario
superbo
,
ignorante
,
intollerante
,
e
non
vive
che
di
sé
stessa
e
per
sé
stessa
,
e
ha
chiuse
tutte
le
vie
al
commercio
d
'
importazione
.
L
'
equilibrio
dunque
è
rotto
,
e
tra
questa
e
le
altre
parti
d
'
Europa
non
vi
può
essere
circolazione
né
scambio
di
prodotti
e
di
criterii
artistici
,
perché
la
Francia
non
ne
accetta
quando
non
portino
marca
di
fabbrica
nazionale
.
Sarebbe
stato
utile
provvedere
sin
da
principio
,
e
bloccare
tutti
i
porti
francesi
per
impedire
l
'
esportazione
;
ma
questo
,
o
per
mancanza
o
per
inesperienza
,
non
si
fece
,
e
tutta
quanta
l
'
Europa
,
eccetto
l
'
lnghilterra
e
,
in
parte
,
la
Germania
,
fu
invasa
dall
'
esportazione
francese
:
noi
,
naturalmente
,
ne
abbiamo
avuto
sino
al
collo
,
anzi
ci
siamo
adoperati
con
le
mani
e
coi
piedi
perché
l
'
alluvione
fosse
più
larga
e
più
lunga
.
Che
cosa
ne
è
seguito
?
Permettetemi
di
farvi
un
piccolo
quadro
della
nostra
novellistica
costituzionale
.
La
novella
moderna
in
Italia
è
nata
intorno
al
66
,
con
la
casa
Treves
che
la
tenne
al
battesimo
e
che
non
la
volle
più
fare
uscire
di
tutela
.
Nacque
dunque
intorno
al
66
,
e
fu
quella
infelice
e
vituperevole
cosa
che
poteva
essere
,
dopo
la
rotta
di
Custoza
e
il
vituperio
di
Lissa
.
Con
l
'
Affondatore
parve
che
tutte
le
forze
e
tutte
le
speranze
della
nova
Italia
sprofondassero
nei
gorghi
dell
'
Adriatico
:
Caterina
Percoto
seguitava
a
raccontare
storielle
friulane
semplici
,
oneste
,
sonnolente
,
secondo
i
desiderii
del
buon
Tommaséo
;
e
Paolo
Tedeschi
filava
novelline
pallide
alla
maniera
germanica
,
continuando
il
Dall
'
Ongaro
.
La
novella
era
dunque
tuttavia
sotto
il
dominio
politico
e
letterario
dell
'
Austria
,
e
fu
a
punto
un
editore
irredento
che
la
fece
emigrare
a
Milano
,
fu
il
Treves
.
Una
delle
delizie
della
mia
infanzia
,
tra
i
romanzi
di
Walter
Scott
e
i
molti
pellegrinaggi
sui
tetti
,
furono
certi
libriccini
con
la
copertina
color
marrone
chiaro
che
il
Treves
timidamente
sparpagliava
da
Milano
:
di
questi
libriccini
,
che
mi
stornarono
dai
Fatti
d
'
Enea
e
da
una
vecchia
traduzione
in
prosa
dell
'
Iliade
,
non
rammento
né
i
titoli
né
gli
argomenti
;
rammento
bensì
la
copertina
color
marrone
chiaro
,
e
anche
mi
pare
che
fossero
raccontini
originali
e
tradotti
dal
tedesco
:
si
vede
che
il
Treves
aveva
ancora
qualche
fede
nella
letteratura
tedesca
.
Ma
la
fede
cadde
presto
,
e
il
mestierante
Treves
non
tardò
ad
avvedersi
che
se
voleva
far
fortuna
bisognava
gittarsi
alla
Francia
:
fu
così
che
sorse
in
Milano
quel
maledetto
laboratorio
chimico
di
romanticismo
mezzo
manzoniano
e
mezzo
francese
,
che
assorbì
e
lambiccò
e
volatilizzò
tutte
le
forze
letterarie
dell
'
Italia
,
e
che
tuttavia
tra
le
macerie
si
affatica
a
questa
bestiale
opera
di
assorbimento
,
di
lambiccamento
,
e
di
volatilizzamento
.
Perché
in
Milano
dal
Treves
e
dagli
altri
emuli
suoi
si
incontrarono
e
si
diedero
la
mano
in
un
connubio
mostruoso
,
non
libero
di
ribellioni
e
di
battaglie
,
i
vecchi
avanzi
del
romanticismo
,
e
i
giovani
codini
manzoniani
,
e
parecchi
spiriti
rivoluzionari
che
in
un
altro
ambiente
,
con
altra
compagnia
e
con
altri
studi
,
avrebbero
potuto
fare
un
'
opera
utile
assai
al
disgelo
dell
'
Italia
letteraria
.
Questo
parrà
un
paradosso
e
leverà
molti
a
rumore
,
ma
è
un
fatto
incontestabile
che
intorno
al
cadavere
del
Manzoni
Paolo
Ferrari
e
Giuseppe
Rovani
si
accordarono
in
una
miracolosa
comunione
di
entusiasmo
e
di
propositi
;
che
il
Tarchetti
morì
,
in
casa
di
Salvatore
Farina
,
meschino
e
rugiadoso
e
troppo
fortunato
manzoniano
;
che
il
Praga
più
di
una
volta
si
trovò
a
bere
in
compagnia
di
Camillo
Boito
.
Nella
capitale
morale
d
'
Italia
s
'
incontrarono
il
Bonghi
,
il
Cantù
,
il
De
Amicis
,
il
Bersezio
,
il
Barrili
,
Cesare
Donati
,
Leone
Fortis
,
Pompeo
Gherardo
Molmenti
,
il
Capranica
,
il
Caccianiga
,
il
Bettòli
e
altri
mercanti
di
letteratura
d
'
ogni
colore
,
i
quali
pigliarono
la
cosa
dal
lato
pratico
e
mossero
da
questo
criterio
:
scrivere
libri
facilmente
e
sicuramente
vendibili
:
il
criterio
a
punto
onde
muovono
gl
'
impresari
dei
teatri
di
boulevard
e
i
direttori
dei
giornali
a
un
soldo
nella
vecchia
e
buona
città
di
Parigi
.
Ognuno
,
secondo
la
natura
e
la
misura
dell
'
ingegno
suo
,
si
mise
a
speculare
sulle
debolezze
,
sui
vizi
,
sulla
sensibilità
,
sulla
vigliaccheria
del
pubblico
;
e
i
libri
loro
si
venderono
con
più
o
meno
di
fortuna
:
così
Edmondo
De
Amicis
,
dopo
avere
per
un
pezzo
portato
in
processione
sopra
un
piatto
i
suoi
occhi
di
bersagliere
lacrimanti
come
due
fontane
,
cambiò
tattica
di
botto
e
si
gittò
a
viaggiare
,
alla
moda
francese
;
così
gli
altri
piantarono
il
romanzo
storico
crollante
da
tutte
le
parti
,
e
si
gittàrono
in
una
cloaca
di
romanticismo
borghese
,
senza
un
indirizzo
chiaro
,
senza
discernimento
,
senza
criteri
sicuri
,
andando
a
tentoni
,
correndo
da
un
modello
all
'
altro
,
punzecchiati
spronati
flagellati
dal
pensiero
goloso
e
invidioso
della
Francia
,
ove
gli
esemplari
dei
libri
si
vendono
a
migliaia
.
Dato
un
tale
ambiente
d
'
ignoranza
di
pecoraggine
e
di
affarismo
,
era
naturale
che
tutti
i
cattivi
istinti
venissero
a
galla
gorgogliando
,
e
che
la
mediocrità
si
facesse
innanzi
fra
gli
applausi
:
era
naturale
che
Pompeo
Gherardo
Molmenti
si
spiccasse
da
Venezia
facendo
salamelecchi
,
e
sparpagliando
raccontini
tisici
dissanguati
,
e
sbuffi
d
'
una
erudizione
bolsa
e
contrabbandiera
sulle
turbe
acclamanti
.
La
rocca
lombarda
pareva
un
'
acropoli
inespugnabile
,
e
Leone
Fortis
sui
merli
sonava
a
raccolta
pavoneggiandosi
nelle
sue
vecchie
penne
di
pappagallo
.
Delle
femmine
che
gittarono
le
loro
gonnelle
in
mezzo
a
questo
vituperio
della
prosa
italiana
non
voglio
parlare
,
perché
noi
bizantini
facciamo
professione
di
cavalleria
.
Dico
solamente
che
di
quanti
parteciparono
a
questo
vituperio
,
uno
solo
mostrò
ingegno
vero
e
sano
,
e
fu
il
Verga
,
al
quale
in
seguito
si
levarono
ai
fianchi
un
altro
siciliano
e
una
napolitana
,
Luigi
Capuana
e
Matilde
Serao
:
di
questi
tre
il
più
forte
è
il
Capuana
.
Il
Verga
ha
più
calore
di
fantasia
e
più
potenza
di
colore
,
la
Serao
ha
più
finezza
di
sentimento
e
di
nervi
femminili
;
ma
il
Capuana
ha
per
sé
due
buone
qualità
,
che
gli
dànno
il
vantaggio
sopra
tutti
i
suoi
competitori
:
la
sicurezza
dell
'
osservazione
,
e
la
coltura
.
Un
segno
comune
di
tutti
i
nostri
novellatori
mascolini
e
femminini
è
l
'
ignoranza
.
Nessuno
di
loro
,
tranne
il
Capuana
,
ha
capito
che
nel
nostro
paese
,
ove
la
novella
e
il
romanzo
non
hanno
tradizioni
fresche
,
è
necessario
uno
studio
serio
,
ordinato
e
largo
di
tutte
le
letterature
moderne
,
e
della
nostra
novellistica
antica
:
tutti
,
tranne
il
Capuana
,
stanno
appostati
ai
valichi
delle
Alpi
con
le
pistole
alla
cintura
e
lo
stiletto
fra
i
denti
aspettando
al
passo
gli
ultimi
romanzi
francesi
;
tutti
sono
,
chi
più
chi
meno
,
nelle
condizioni
di
Leone
Fortis
,
il
quale
dopo
avere
per
tanti
anni
predicato
alle
turbe
il
verbo
della
letteratura
francese
,
credeva
in
ultimo
nella
sua
grassa
e
vacua
ingenuità
che
in
Francia
s
'
ignorasse
il
sonetto
.
Credete
che
esageri
?
E
bene
,
che
cosa
ha
fatto
il
Verga
prima
dei
Malavoglia
?
Quale
altra
cosa
ha
fatto
se
non
rimpastare
in
quattro
o
cinque
o
sei
romanzi
la
Signora
dalle
Camelie
?
E
si
accorse
egli
che
in
Francia
fosse
esistito
un
Onorato
di
Balzac
,
che
in
Francia
esistesse
un
Emilio
Zola
prima
che
il
plauso
della
folla
gli
gittasse
sotto
il
naso
l
'
Assommoir
?
E
la
signorina
Serao
non
gitta
ella
nelle
sue
novelle
e
ne
'
suoi
romanzi
,
senza
misura
e
senza
pietà
,
come
uno
scolaretto
che
ha
fatto
troppe
e
troppo
maldigeste
letture
,
il
realismo
nervoso
del
Daudet
,
e
quello
plastico
e
colorito
del
Flaubert
,
e
quello
solido
e
meccanico
dello
Zola
,
insieme
al
romanticismo
convalescente
del
Dumas
figlio
e
al
romanticismo
tisico
di
Ottavio
Feuillet
?
E
non
è
vero
forse
che
nessuno
dei
nostri
novellatori
si
è
mai
fatto
una
questione
di
lingua
e
di
stile
;
ma
ognuno
italianizza
il
proprio
dialetto
,
con
non
poche
fioriture
francesi
?
Ora
tutto
questo
non
può
continuare
.
Leone
Fortis
aveva
già
cantato
il
miserere
alla
lirica
italiana
;
e
la
lirica
in
Italia
è
risorta
per
opera
di
un
poeta
che
si
fortificò
e
si
nutrì
lungamente
e
copiosamente
di
filologia
romanza
.
Io
credo
che
noi
avremo
dei
romanzi
e
delle
novelle
esemplari
,
quando
i
nostri
novellatori
avvenire
saranno
degli
eruditi
come
il
Boccacci
.
Non
monta
che
sappiano
il
latino
e
il
greco
come
il
Boccacci
;
ma
è
necessario
che
sappiano
bene
il
francese
e
la
letteratura
francese
,
l
'
inglese
e
la
letteratura
inglese
,
il
tedesco
e
la
letteratura
tedesca
,
il
russo
e
la
letteratura
russa
,
l
'
italiano
e
la
letteratura
italiana
.
E
se
anche
sapessero
il
sanscrito
,
e
potessero
leggere
il
Panciatantra
,
non
ci
perderebbero
nulla
,
perché
fu
dall
'
altipiano
dell
'
Iran
che
scaturì
l
'
Oceano
dei
fiumi
delle
novelle
.
III
Questi
ed
altri
pensieri
mi
ronzavano
nella
mente
leggendo
i
Racconti
Calabresi
di
Nicola
Misasi
,
il
quale
,
non
trovando
nel
nostro
paese
tradizioni
novellistiche
fresche
,
e
non
avendo
sufficiente
esperienza
delle
tradizioni
straniere
,
ha
fatto
una
lodevole
opera
di
prudenza
:
si
è
rinserrato
nella
sua
semplice
e
ruvida
scorza
di
montanaro
.
Glie
ne
è
seguito
del
bene
e
del
male
.
Certo
non
si
può
dire
ch
'
egli
abbia
subito
influenze
esterne
,
e
i
suoi
racconti
non
paiono
tradotti
dalla
cronaca
d
'
un
giornale
parigino
come
i
bozzetti
del
mite
e
pingue
Navarro
della
Miraglia
,
ma
rassomigliano
un
poco
ai
fauni
antichi
che
balzavano
ispidi
e
vellosi
dal
cortice
degli
alberi
,
e
hanno
un
sapore
selvoso
di
rapsodia
primitiva
e
di
cronaca
medievale
.
Egli
li
narra
come
li
narrano
i
contadini
e
gli
atti
di
accusa
dei
processi
briganteschi
,
con
poche
preoccupazioni
d
'
arte
,
con
molto
amore
della
verità
storica
e
topografica
.
Nel
paesaggio
è
secco
,
breve
e
poco
colorito
;
i
particolari
gli
sfuggono
;
egli
pone
un
'
ossatura
solida
sopra
un
fondo
ben
disegnato
,
ecco
tutto
.
E
questo
mi
piace
;
perché
ogni
tanto
da
questa
prosa
grezza
mi
balzano
in
faccia
le
asprezze
efficaci
della
verità
,
e
un
getto
di
passione
viva
,
e
uno
scoppio
di
grida
umane
.
L
'
analisi
non
c
'
è
:
il
Misasi
non
ha
saputo
frugare
nell
'
anima
dei
suoi
briganti
;
ma
li
ha
disegnati
con
una
ruvidezza
di
tocco
franca
e
pittoresca
,
ma
li
ha
disseminati
con
un
movimento
vivace
per
i
boschi
della
Sila
;
e
basta
.
I
suoi
racconti
sono
troppo
esteriori
,
ma
hanno
tutti
i
vantaggi
dell
'
esteriorità
:
sono
plastici
,
sono
drammatici
,
sono
vivi
;
i
suoi
racconti
sono
troppo
selvatici
,
ma
hanno
tutti
i
vantaggi
della
barbarie
:
sono
freschi
,
sono
robusti
,
sono
sani
.
Del
resto
il
Misasi
,
quando
vuole
,
sa
anche
addentrare
nel
cuore
umano
gli
aculei
dell
'
analisi
:
i
lettori
della
Bizantina
possono
dire
con
quanta
sottigliezza
,
con
quanto
fortunato
acume
egli
abbia
sfruttata
l
'
anima
delle
monache
.
Io
dunque
,
dolente
di
non
potermi
fermare
più
a
lungo
con
lui
per
essermi
troppo
fermato
con
gli
altri
,
gli
do
un
consiglio
:
impari
bene
il
tedesco
,
il
russo
,
l
'
inglese
e
lo
spagnuolo
,
e
studii
,
studii
con
un
metodo
severo
tutte
queste
letterature
;
poi
consacri
molto
tempo
e
molte
fatiche
e
molto
ingegno
ai
nostri
novellatori
,
dal
Boccacci
al
Machiavelli
;
poi
se
gli
pare
opportuno
,
legga
anche
il
Panciatantra
.
Farà
qualcosa
di
meglio
che
non
abbiano
fatto
quelli
della
lega
lombarda
stipendiati
da
Casa
Treves
.
StampaPeriodica ,
Pare
un
paradosso
strano
,
e
pure
è
una
verità
appurata
e
provata
con
molte
studiose
ricerche
,
che
i
popoli
latini
,
e
più
il
popolo
d
'
Italia
,
hanno
pochissima
potenza
di
creazione
fantastica
.
Tutta
la
nuova
materia
d
'
arte
,
che
fu
accumulata
dopo
il
crollo
della
vita
pagana
,
o
venne
dall
'
Oriente
con
molta
varietà
d
'
importazione
,
o
fu
una
produzione
indigena
della
razza
sassone
e
della
razza
celtica
;
la
razza
latina
non
concorse
al
gran
cumulo
di
materiale
se
non
con
qualche
tradizione
classica
e
con
qualche
getto
di
lirica
d
'
amore
.
Così
,
mentre
i
monaci
pellegrini
recavano
dalle
terre
d
'
Oltremare
coi
frantumi
del
Santo
Sepolcro
e
coi
ramoscelli
d
'
olivo
dell
'
orto
di
Getsemani
le
fantasie
maturate
al
sole
del
Cattai
o
dei
piani
del
Gange
;
mentre
dai
boschi
armoricani
e
dalle
paludi
bretone
e
dalle
torbaie
della
Turingia
e
della
Pannonia
il
canto
epico
sonava
accordato
sul
ritmo
gregoriano
;
mentre
nelle
valli
pireneiche
tra
la
crescenza
odorosa
degli
oleandri
la
nova
lirica
si
metteva
a
fiorire
con
un
tumulto
d
'
amore
melodioso
,
l
'
Italia
badava
a
innestare
i
rampolli
cristiani
sul
vecchio
tronco
gentile
,
e
si
trasmutava
e
si
rifondeva
cristianamente
le
sembianze
di
Virgilio
.
Nocquero
le
tradizioni
e
le
presunzioni
patrie
,
o
fu
un
difetto
dell
'
intelligenza
nostra
?
Non
so
.
Certo
la
lingua
italiana
germogliò
ultima
dal
carcame
fecondatore
della
romanità
;
certo
il
popolo
d
'
Italia
non
conferì
al
patrimonio
epico
lirico
e
drammatico
fondato
dagli
altri
popoli
d
'
Europa
.
Noi
non
fummo
altro
mai
che
manipolatori
del
materiale
altrui
,
e
quasi
amministratori
del
patrimonio
altrui
.
Guardate
alla
storia
della
nostra
epica
e
della
nostra
lirica
e
della
nostra
grammatica
,
da
Sordello
Mantovano
che
poetò
in
lingua
d
'
oc
sino
al
signor
Parodi
e
al
signor
Guaido
che
scrivono
drammi
e
romanzi
in
lingua
francese
,
e
ditemi
se
fu
mai
popolo
così
sterile
di
fantasia
come
il
popolo
italiano
.
Né
questa
sterilità
è
solamente
negli
scrittori
o
solamente
nel
popolo
;
ma
il
popolo
e
gli
scrittori
si
accordano
meravigliosamente
in
una
deficienza
strana
delle
facoltà
imaginative
.
Pio
Rajna
mostrò
già
con
documenti
e
con
prove
sicure
come
il
più
fantasioso
de
'
nostri
poeti
,
l
'
Ariosto
,
nulla
o
presso
che
nulla
traesse
dall
'
attività
procreatrice
della
sua
mente
,
ma
solo
con
una
sintesi
miracolosa
raccozzasse
e
fondesse
una
mole
immensa
di
favole
di
cavalleria
penetrate
in
Italia
coi
romanzi
francesi
,
coi
poemi
inglesi
,
con
le
canzoni
di
gesta
e
coi
frammenti
epici
tedeschi
;
Alessandro
D
'
Ancona
ha
provato
come
il
materiale
della
lirica
popolare
sia
tutto
o
presso
che
tutto
d
'
importazione
straniera
;
e
se
Domenico
Comparetti
avesse
seguitato
i
suoi
studi
di
novellistica
comparata
,
facilmente
avrebbe
potuto
dimostrare
che
nella
selva
folta
di
novelle
popolari
che
copre
tutta
l
'
Europa
non
c
'
è
un
solo
virgulto
italiota
.
Guardate
ai
novellieri
italiani
:
la
materia
ch
'
essi
foggiarono
con
tanta
maestria
d
'
arte
da
fare
della
novella
una
forma
veramente
italiana
,
venne
d
'
Oriente
nelle
emanazioni
del
buddhismo
o
fu
qua
e
là
raccattata
per
le
terre
d
'
Europa
.
Quando
i
novellatori
vollero
attingere
alla
larga
fonte
del
popolo
,
la
trovarono
tutta
scrosciante
e
zampillante
di
acque
forastiere
;
così
accadde
che
nella
prosa
narrativa
l
'
elemento
indigeno
entrasse
in
una
misura
scarsa
assai
,
e
l
'
elemento
popolare
non
tardasse
a
cadere
in
discredito
.
Così
vedendo
ora
che
un
novellatore
italiano
della
scuola
sperimentale
si
è
messo
con
proposito
deliberato
a
formare
novelle
popolari
con
materia
tratta
tutta
dalla
sua
mente
,
e
con
fortuna
grande
,
io
mi
sarei
aspettato
un
più
largo
plauso
dagl
'
Italiani
.
Se
non
che
,
gl
'
Italiani
l
'
importanza
e
le
difficoltà
di
certe
cose
non
le
intendono
.
II
Dice
il
Capuana
nella
prefazione
del
suo
libro
che
,
avendo
scritto
una
delle
sue
novelle
per
un
caro
bimbo
che
gli
chiedeva
una
bella
fiaba
,
pensò
di
costruirne
altre
a
diletto
de
'
suoi
nipotini
;
poi
,
leggendole
,
lo
prendeva
una
gran
soggezione
di
quei
cari
diavoletti
che
gli
sedevano
a
torno
,
e
stavano
tutt
'
occhi
e
tutt
'
orecchi
ad
ascoltare
.
Certo
,
l
'
autorità
fanciullesca
in
fatto
di
storie
imaginose
è
grande
;
ma
non
bisogna
poi
esagerarne
il
peso
,
come
fa
il
Nencioni
.
Io
non
ho
dato
da
leggere
ai
ragazzi
il
libro
del
Capuana
,
ma
so
che
il
gusto
infantile
è
facilmente
appagabile
.
Io
pure
sono
stato
un
bimbo
curioso
e
desideroso
di
fanfaluche
strane
,
come
tutti
i
bimbi
di
questo
mondo
,
e
avendo
avuto
poche
narratrici
,
mi
erano
di
un
diletto
indicibile
le
Mille
e
una
notte
udite
leggere
la
sera
accanto
al
fuoco
.
Tutti
sanno
come
in
questo
suo
rifacimento
dall
'
arabo
il
signor
Galland
impegolasse
gli
studiosi
artifizi
orientali
di
molta
pomata
francese
;
e
pure
la
storia
di
Aladino
,
raccontata
con
una
prosa
sciatta
e
pretensiosa
insieme
,
faceva
fremere
di
godimento
e
di
paura
il
mio
spirito
bambinesco
.
Anche
una
vecchia
traduzione
in
prosa
dell
'
Iliade
popolò
la
mia
mente
di
fantasie
meravigliose
e
mi
scosse
forte
i
nervi
tra
il
settimo
e
l
'
ottavo
anno
;
e
pure
la
narrazione
era
fatta
più
penosa
dall
'
ortografia
arcaica
.
Leggete
a
un
bambino
le
fanfaluche
meno
bambinesche
,
le
favole
di
Esopo
tradotte
per
uno
da
Siena
,
il
Novellino
,
i
Fatti
d
'
Enea
,
e
lo
spirito
suo
penderà
dalle
vostre
labbra
come
quel
di
Saul
pendeva
dagli
arpeggiamenti
di
David
.
La
cosa
dunque
va
considerata
più
dall
'
alto
,
e
a
me
pare
che
la
prima
questione
che
il
libro
del
Capuana
debba
suscitare
,
sia
questa
:
il
gran
materiale
narrativo
e
cantativo
che
alimenta
l
'
intelligenza
di
tutti
i
popoli
d
'
Europa
è
esso
malleabile
e
foggiabile
alle
molteplici
forme
dell
'
arte
?
Io
dico
di
sì
;
e
chiunque
guardi
alla
storia
delle
letterature
antiche
e
delle
letterature
moderne
dovrà
accordarsi
meco
.
Non
è
forse
appurato
che
la
letteratura
italiana
non
fu
già
fabbricata
toscanamente
sui
modelli
provenzali
alla
corte
sveva
di
Palermo
,
ma
venne
via
via
crescendo
e
avvantaggiandosi
,
come
in
tutte
le
terre
d
'
Italia
dialetti
germogliati
dal
terriccio
latino
misto
di
concime
barbarico
si
mettevano
a
fiorire
?
E
non
è
forse
noto
all
'
universale
che
l
'
Ariosto
,
e
poi
i
poeti
che
intorno
a
Lorenzo
il
magnifico
portarono
per
Firenze
la
licenza
allegra
del
carnasciale
,
attinsero
dal
popolo
materia
nova
e
più
fresca
?
Se
non
che
,
questi
e
molti
altri
che
io
per
brevità
dimentico
,
rinnovarono
e
rinfrescarono
alle
chiare
fonti
popolari
l
'
epica
un
po
'
passita
nelle
mani
troppo
dotte
del
Boccacci
,
e
la
lirica
stroppiata
dai
petrarcheggianti
;
ma
nessuno
si
messe
per
esercizio
d
'
arte
ad
imitare
le
rozze
forme
popolaresche
.
In
Italia
,
no
:
ma
in
Germania
e
in
Inghilterra
e
in
Francia
si
tentò
questo
più
volte
con
varia
fortuna
;
e
a
me
pare
che
la
questione
si
possa
più
chiaramente
formulare
così
:
le
imitazioni
delle
forme
popolari
nella
selvatichezza
naturale
sono
solamente
un
esercizio
atto
a
dilettare
i
bambini
,
o
possono
essere
vere
e
proprie
fogge
dell
'
arte
?
Di
nuovo
,
io
dico
di
sì
.
Ecco
:
da
qualche
tempo
l
'
arte
sente
il
bisogno
di
tuffarsi
alle
fonti
della
vita
;
e
dal
Balzac
in
poi
il
romanzo
ha
deviato
dalla
sua
antica
forma
narrativa
per
diventare
un
vero
e
pieno
studio
fisiologico
e
psicologico
dell
'
uomo
.
A
questa
deviazione
della
prosa
narrativa
il
Balzac
conferì
più
di
tutti
studiando
i
segni
esteriori
e
gli
effetti
visibili
dei
sentimenti
interni
,
la
Sand
analizzando
con
una
sottigliezza
femminile
tutte
quante
le
crespe
e
gli
avvolgimenti
dello
spirito
,
gli
ultimi
romanzieri
naturalisti
proseguendo
certe
leggi
della
vita
appurate
dalla
scienza
.
Tutte
queste
vie
menano
,
più
o
meno
brevemente
,
alla
verità
;
ma
non
alla
verità
assoluta
:
ci
è
sempre
come
una
piccola
nuvola
vaporosa
,
che
offusca
l
'
evidenza
della
rappresentazione
.
Nel
Balzac
è
lo
stile
troppo
martoriato
e
qua
e
là
gonfio
o
colorito
soverchiamente
o
contorto
;
nella
Sand
è
la
tabe
sentimentale
che
s
'
appiglia
e
corrode
l
'
analisi
più
sottile
;
nello
Zola
è
il
rigore
della
tesi
scientifica
e
il
calore
eccessivo
dello
stile
.
Manca
a
tutti
quella
serenità
plastica
e
semplice
della
concezione
e
dello
stile
,
che
il
Flaubert
ebbe
per
un
momento
in
Madame
Bovary
,
e
che
tutta
quanta
la
letteratura
popolare
possiede
naturalmente
.
Qualche
anno
a
dietro
,
trascrivendo
io
novelle
popolari
della
campagna
romana
,
provavo
un
vero
godimento
estetico
ascoltando
sulla
bocca
di
una
serva
in
una
prosa
semplice
,
limpida
,
efficace
,
le
fantasie
più
pazze
mescolate
di
osservazioni
acute
o
profonde
,
corrette
e
regolate
da
un
criterio
sano
e
retto
della
vita
.
E
trascrivendo
in
fretta
o
rileggendo
dopo
avere
trascritto
,
mi
nascevano
nella
mente
dei
pensieri
e
dei
raffronti
in
folla
.
Per
esempio
,
ripensavo
al
Bertoldo
e
al
Bertoldino
di
Giulio
Cesare
Croce
;
e
non
sapevo
capacitarmi
come
di
là
non
avesse
preso
le
mosse
qualche
opera
di
prosa
,
come
dai
leggendarii
e
dai
frantumi
epici
si
mossero
tante
opere
di
poesia
:
non
trovavo
,
nella
prosa
italiana
,
la
rispondenza
del
Morgante
e
dei
due
Orlandi
.
Ora
questo
,
che
nel
secolo
XV
era
possibile
,
ma
non
più
nei
secoli
che
seguirono
,
di
nuovo
è
possibile
e
utile
e
forse
anche
necessario
oggi
.
Avete
mai
badato
alla
famigliarità
,
con
la
quale
il
popolo
tratta
i
re
e
le
regine
?
E
questi
re
e
queste
regine
delle
novelle
popolaresche
non
vi
sembrano
essi
dei
sovrani
costituzionali
?
Rammentate
il
buon
re
Alboino
di
Giulio
Cesare
Croce
e
il
buon
re
Pantagruel
di
Rabelais
?
Ebbene
,
l
'
ideale
del
re
costituzionale
è
questo
:
come
vedete
,
prima
assai
dell'89
il
popolo
lo
aveva
pienamente
intuito
e
rappresentato
.
Così
il
popolo
ha
pienamente
intuito
e
rappresentato
tutta
quella
parte
della
vita
che
gli
è
stata
accessibile
.
E
bene
,
perché
i
novellatori
sperimentali
non
imparano
anche
dal
popolo
,
ma
se
ne
stanno
contenti
alle
teoriche
darwiniane
?
Da
cinquant
'
anni
le
trascrizioni
di
racconti
popolari
pullulano
da
tutte
le
parti
,
e
la
demopsicologia
è
quasi
diventata
una
scienza
a
parte
.
E
bene
,
fate
che
dal
dominio
della
scienza
tutto
questo
gran
materiale
passi
nel
dominio
dell
'
arte
.
Scartate
tutte
le
scorie
fantastiche
:
resterà
una
selva
folta
di
osservazioni
e
d
'
insegnamenti
.
E
non
isdegnate
d
'
imparare
dalla
vostra
serva
,
poiché
fu
una
moltitudine
miserabile
di
servi
che
,
crollata
la
carcassa
romana
,
fondò
una
vita
nuova
una
lingua
nuova
una
metrica
nuova
,
e
ritrovò
le
prime
nuove
forme
dell
'
arte
.
III
Ora
,
se
bene
l
'
angustia
dello
spazio
non
mi
consenta
di
mostrare
con
la
larghezza
necessaria
la
verità
della
mia
tesi
,
credo
che
i
lettori
convengano
meco
in
questo
:
che
il
tentativo
del
Capuana
sia
una
cosa
più
seria
assai
di
quello
ch
'
egli
nella
sua
modestia
volesse
dare
a
divedere
.
In
quanto
alla
prova
in
sé
,
ho
detto
che
è
fortunata
,
e
anche
in
questo
chiunque
ha
qualche
pratica
di
novelle
popolari
si
accorderà
meco
.
Il
Capuana
non
ha
rimpastato
delle
favole
già
diffuse
,
ma
ne
ha
costruite
di
nuove
con
gli
elementi
che
entrano
in
tutti
i
prodotti
della
fantasia
popolare
:
elementi
,
come
ho
già
accennato
e
come
facilmente
pare
,
non
indigeni
,
ma
d
'
importazione
forestiera
.
Lasciando
dunque
da
parte
l
'
elemento
fantastico
e
mitologico
,
che
è
ciò
che
più
move
lo
spirito
bambinesco
,
e
guardando
solamente
alla
manipolazione
e
alla
intuizione
dei
criteri
e
delle
forme
e
dello
stile
popolari
,
io
dico
che
queste
fiabe
mi
paiono
una
cosa
perfetta
.
Il
Capuana
ha
saputo
cogliere
mirabilmente
quel
sano
e
giocondo
ottimismo
,
quella
tranquilla
aspirazione
al
benessere
,
quel
placido
e
sicuro
senso
della
vita
che
sono
i
caratteri
più
chiari
delle
produzioni
letterarie
del
popolo
.
Di
più
,
egli
mostra
di
essersi
assimilato
,
con
la
semplicità
rustica
e
ingenua
della
narrazione
,
con
la
fusione
naturale
del
dialogo
e
del
racconto
,
lo
stile
popolaresco
.
Per
me
,
io
non
esito
ad
affermare
che
questo
,
dopo
la
Giacinta
,
mi
pare
il
miglior
libro
del
Capuana
;
e
trovo
in
esso
confortata
un
'
asserzione
mia
di
tre
mesi
a
dietro
,
che
di
tutti
i
nostri
novellatori
,
il
Capuana
sia
quegli
che
ha
un
concetto
più
sano
e
più
alto
,
e
quasi
una
religione
dell
'
arte
.
StampaPeriodica ,
Io
le
sono
,
marchesa
,
tenuto
assai
del
divertimento
,
altro
non
fosse
che
per
averlo
goduto
con
lei
,
ma
veda
,
per
carità
,
di
non
dare
del
mago
al
bossolottajo
Hermann
!
Bel
mago
!
un
sorridente
grassoccio
in
cravatta
bianca
e
marsina
,
servito
da
una
livrèa
di
scena
,
in
mezzo
a
un
teatro
affollato
e
illuminato
a
giorno
,
senza
apparecchi
,
senza
neppure
bacchetta
!
Ah
,
cara
lei
;
perché
essere
ingrati
ai
nostri
antichi
Merlini
e
Sabini
con
le
lor
barbe
e
i
lor
berrettoni
appuntati
e
i
lor
zimarroni
neri
con
su
cuciti
in
panno
rosso
i
soli
,
le
stelle
,
e
gli
spicchi
di
luna
?
perché
fare
torto
ai
loro
nascondigli
,
torri
sempre
in
rovina
,
con
certi
tenebrosi
stanzoni
rischiarati
soltanto
dalla
verdògnola
luce
degli
occhi
di
un
gatto
che
ingrossava
la
coda
e
soffiava
al
nostro
apparire
,
stanzoni
in
cui
,
oltre
un
puzzo
di
zolfo
,
un
borbottìo
di
caldaroni
dalle
orrende
misture
e
un
lamento
di
strigi
,
èrano
e
gufi
inchiodati
e
coccodrilli
e
basilischi
impagliati
e
cani
arrabbiati
appesi
alle
travi
,
e
ampolle
e
rospi
e
pignatte
e
diàvoli
che
arrampicàvano
su
e
giù
per
la
cappa
e
si
rannicchiàvan
ghignando
tra
le
gambe
dei
tavoli
?
...
Quelli
,
o
marchesa
,
èran
maghi
!
Almeno
,
ci
facèvan
paura
.
Ma
,
ahimè
!
la
uniformità
,
di
giorno
in
giorno
,
uggiosamente
si
accredita
.
La
ferrovia
vuol
la
pianura
.
Scompàjono
i
dialetti
,
le
foggie
,
i
misteri
;
scompàjono
le
divisioni
e
suddivisioni
nella
filosofia
,
scompàjono
i
confini
,
e
,
bastasse
il
volere
,
scomparirebbero
le
stagioni
.
Ecco
,
nell
'
arte
,
che
la
scultura
fa
da
pittura
,
la
pittura
da
mùsica
e
la
mùsica
da
matematica
,
mentre
la
letteratura
arieggia
l
'
analfabetismo
,
ché
gli
scrittori
del
giorno
temon
perfino
di
parere
d
'
ingegno
.
E
una
orrìbile
noja
e
la
somma
.
Tutte
poi
quelle
alte
e
basse
livrèe
,
che
,
palesando
con
chi
s
'
avea
a
trattare
,
mettevanci
tosto
a
nostro
agio
,
tutti
que
'
segni
,
che
,
a
primo
aspetto
,
ci
dàvano
il
grado
dell
'
officiale
moralità
di
ciascuno
,
dalla
poetica
laurea
alla
croce
di
cavaliere
,
dal
marchio
d
'
infamia
alle
gialle
o
rosse
bindella
delle
trecche
d
'
amore
,
vanno
,
uno
dietro
dell
'
altro
,
ad
aumentar
la
pastura
ai
topi
dell
'
Antiquaria
.
E
al
teatrino
dei
nostri
bimbi
,
e
al
tresette
,
è
al
tarocco
,
che
noi
dobbiamo
ricòrrere
,
quando
ancora
vogliamo
rallegrarci
la
vista
in
que
'
variopinti
vestiti
,
in
quelle
corone
di
talco
,
in
que
'
scettri
,
in
que
'
manti
,
senza
cui
,
addìo
re
e
regine
!
sembrano
carne
,
come
la
nostra
,
soriana
.
E
ne
viene
?
ne
viene
,
che
tu
,
col
cappello
tra
mani
,
credi
parlare
a
un
padrone
,
ed
è
un
servo
:
dai
del
tu
a
chi
di
servo
ti
ha
l
'
aria
;
è
un
padrone
.
Presti
danaro
ad
un
pòvero
,
perché
lo
reputi
ricco
;
non
aduli
ad
un
ricco
,
reputandolo
pòvero
.
Così
,
la
donna
che
è
di
uno
e
la
donna
di
tutti
si
baràttano
i
modi
;
anzi
,
le
donne
,
a
quanto
dìcono
loro
,
stanno
per
diventare
uòmini
.
Ognuno
nasconde
i
ferri
del
suo
mestiere
.
La
plebèa
araldica
delle
insegne
,
che
,
me
fanciullo
,
era
il
mio
spasso
,
va
a
ròtoli
con
la
nobiliare
delle
armi
.
La
barbierìa
,
a
don
Chisciotte
ingratìssima
,
ha
perduto
i
suòi
piatti
e
s
'
e
cangiata
in
uno
scipito
salon
;
il
caffè
cangiò
in
farmacia
;
mentre
il
fornajo
,
che
già
faceva
la
cosa
più
buona
del
mondo
,
volle
far
meglio
e
fe
'
peggio
,
togliendo
al
pasticciere
la
mano
,
sicché
costùi
trovossi
obbligato
a
gettarsi
nella
chincaglieria
e
ora
vende
i
confetti
per
amor
della
scatola
.
E
intanto
il
bugiardo
,
onestamente
,
chiàmasi
gazzettiere
,
e
il
ladro
,
speculatore
alla
Borsa
...
Senza
i
preti
e
i
soldati
a
mantenerci
un
po
'
ancora
nei
ranghi
,
dio
sa
che
babele
!
che
generale
miscuglio
!
E
voi
,
dove
mai
ve
la
siete
fumata
,
o
dottoroni
bisnonni
,
vecchi
sempre
,
dalla
tabaccosa
espressione
,
fonte
già
tanta
di
buon
umore
ai
Montaigne
,
ai
Maggi
,
ai
Molière
,
voi
che
,
annunciati
dal
serviziale
e
seguiti
dalla
lancetta
,
scendevate
da
portantine
color
verde
-
bottiglia
per
salire
da
noi
con
un
passo
pesante
che
paréa
di
mulo
e
una
tòrbida
cera
quasi
per
spaventare
la
malattia
,
mentre
non
spaventava
che
l
'
ammalato
,
e
facevate
le
vostre
divinazioni
stando
alla
porta
della
stanza
da
letto
,
tenebrosa
e
attufata
,
interrogando
gli
astri
e
le
orine
,
con
certi
termini
strani
e
citazioni
mezzo
in
linguaggio
greco
,
mezzo
in
ebreo
,
perché
,
piuttosto
che
andare
a
cercare
,
vi
si
credesse
sulla
parola
;
poi
partivate
,
lasciando
le
tracce
della
vostra
mano
rampina
su
certe
lunghe
ricette
,
lunghe
come
la
fame
da
voi
mantenuta
negli
infelici
clienti
?
e
dove
sono
iti
i
vostri
amplìssimi
studi
a
tramontana
,
dalle
vetriere
incartate
,
e
le
cataste
di
libraccioni
,
non
mai
vecchi
abbastanza
,
gialli
come
la
faccia
di
un
giapponese
,
e
i
gessi
,
verniciati
di
marmo
,
di
Galeno
e
d
'
Ippòcrate
,
e
i
lùcidi
crani
con
su
disegnata
la
città
degli
affetti
,
le
sue
piazze
e
contrade
,
e
i
poltrononi
di
pelle
dura
e
sdrucciolevolíssima
,
i
palandrani
color
tabacco
-
di
-
frate
,
le
berrette
a
ricami
e
col
fiocco
,
gli
occhiali
o
d
'
oro
o
di
osso
,
le
canne
d
'
India
dall
'
aureo
pomo
,
e
le
tabacchiere
tempestate
di
gemme
,
dono
di
qualche
grande
di
Spagna
o
di
una
dama
della
croce
stellata
?
...
Ahimè
!
voi
cedeste
a
dei
dottorini
,
senza
né
gravità
né
velluto
alle
unghie
,
abbigliati
con
gusto
e
ben
pettinati
,
che
fùmano
sìgari
e
ùsano
di
occhialetto
,
che
dottamente
annòjano
poco
,
ma
chiàcchierano
anche
di
cappellini
,
che
spesso
sanno
sonare
delle
polche
e
dei
valzi
,
e
,
all
'
occorrenza
,
ballarli
,
che
se
coltìvano
fiori
,
non
è
per
stillarne
le
quintessenze
,
ma
per
ornarsene
l
'
àbito
!
cedeste
a
studioli
,
che
si
direbbero
meglio
abbigliatòi
,
dalle
finestre
aperte
,
dalle
minuzierìe
eleganti
,
con
scranne
in
cui
si
siede
comodamente
,
con
quadri
che
non
ti
guàstano
il
desinare
,
con
scientìfici
libri
,
non
mai
nuovi
abbastanza
,
frammisti
a
romanzi
,
a
gazzette
e
ad
un
profumo
nell
'
aria
,
che
,
insieme
alla
donna
,
ti
ricorda
la
vìpera
!
Ma
non
sia
detto
con
questo
,
che
l
'
erudita
ciarlatanerìa
abbia
lasciato
i
mortali
:
oh
non
pensiàmolo
manco
!
Poiché
la
somma
dei
vizi
,
come
delle
virtù
,
è
tuttora
qual
'
era
negli
eròici
tempi
:
l
'
uomo
,
dagli
abiti
in
fuori
,
è
sempre
stato
quel
desso
.
Non
è
l
'
inganno
che
muta
,
è
il
gergo
.
Una
volta
,
per
farsi
valere
,
la
Scienza
dovèa
essere
greve
,
tediosa
,
con
le
cigne
e
le
staffe
e
circonfusa
di
un
certo
qual
reverendo
odore
di
vetustà
;
oggi
,
essa
deve
prodursi
in
scarpini
,
procèdere
gaja
,
spirar
la
freschezza
dell
'
appena
sfornato
.
Giovava
,
una
volta
,
se
simulata
;
or
giova
dissimulata
.
Quando
il
vecchio
dottore
volea
adoprare
paroloni
dell
'
arte
o
bizzarri
,
li
proferiva
lentissimamente
,
solennemente
,
perché
si
capisse
ch
'
ei
li
capiva
,
per
farne
sentire
tutta
la
difficoltà
;
il
medico
odierno
li
lascia
invece
sfuggire
come
se
a
caso
,
senza
che
appaja
ch
'
ei
dia
loro
importanza
,
quasi
già
noti
a
chiunque
.
Quegli
ostentava
di
avere
tanto
studiato
e
tanti
anni
(
ché
i
vecchi
sistemi
di
apprendere
èrano
come
i
sentieri
di
un
giardino
all
'
inglese
,
più
fatti
per
allungare
che
non
per
scorciare
il
cammino
)
e
di
avere
spogliato
,
lui
solo
,
in
privilegi
e
diplomi
,
un
gregge
di
pècore
,
e
di
possedere
una
biblioteca
di
scienza
inimica
dell
'
aria
e
di
fruire
della
illuminazione
di
tutti
i
torchioni
-
a
-
otto
-
stoppini
europei
;
questi
vorrebbe
invece
parere
di
non
èsser
mai
stato
a
scuola
,
neppure
.
L
'
uno
insomma
pompeggiava
in
da
-
più
,
l
'
altro
in
da
-
meno
,
ma
in
ambo
i
casi
per
guadagnarci
nel
credito
.
E
se
l
'
uno
abbigliava
le
proprie
stivalerìe
di
latino
e
di
greco
,
affibbiàndole
anzi
ai
nomoni
di
Celso
,
Magno
,
Oribasio
,
Avicenna
e
Averroè
;
l
'
altro
,
furando
a
costoro
le
migliori
pensate
,
ce
le
traduce
e
le
spaccia
per
sue
.
Ma
,
se
con
meno
dottrina
e
con
più
leggiadria
,
si
accoppa
scientificamente
ora
,
né
più
né
meno
di
allora
.
Gli
è
una
medesima
storia
,
stampata
,
anziché
nell
'
accadèmico
in
-
folio
,
nel
casalingo
trentaduèsimo
.
Oggi
,
in
cui
non
si
ha
più
a
trattare
con
gente
che
dalle
fasce
passa
alla
sferza
e
dalla
sferza
alla
fede
,
anche
l
'
inganno
dovette
modificarsi
,
e
si
fece
...
più
semplice
ossia
perfezionò
.
StampaPeriodica ,
Oggi
com
'
oggi
la
letteratura
femminile
in
Italia
fiorisce
.
Se
siano
tutte
rose
,
non
saprei
dire
:
certo
è
che
forse
neanche
il
Cinquecento
,
così
popolato
di
rimatrici
e
di
gentildonne
erudite
,
può
vantarla
così
varia
,
così
spregiudicata
,
così
abbondante
.
È
vero
che
poche
ora
(
diciamo
poche
per
cortesia
)
saprebbero
scrivere
epigrammi
greci
come
Olimpia
Morato
,
o
reggere
a
disquisizioni
teologiche
come
Giulia
Gonzaga
la
bellissima
,
e
Vittoria
Colonna
:
ma
è
anche
vero
che
le
nostre
sanno
per
compenso
il
francese
;
e
come
lo
sanno
!
Agli
uomini
che
sapessero
il
francese
e
non
sapessero
il
greco
,
che
leggessero
Mendès
e
Barbey
d
'
Aurevilly
riservandosi
di
guardare
dall
'
alto
in
basso
la
letteratura
classica
,
non
importerebbe
poi
gran
che
:
ma
scrivere
è
un
altro
paio
di
maniche
.
Questa
usurpazione
,
per
parte
delle
donne
,
nei
loro
diritti
,
costretti
come
sono
a
passarci
sopra
per
non
parere
villani
o
di
poco
spirito
,
questa
usurpazione
non
la
mandano
giù
.
E
,
sebbene
in
versi
,
quando
devono
celebrare
una
donna
che
inganna
ricamando
rime
le
ore
d
'
aspettativa
,
cavan
sùbito
fuori
del
cassettone
rettorico
Saffo
e
Corinna
;
se
ne
vendicano
poi
nella
prosa
,
nella
vil
prosa
,
protestando
e
giurando
di
esecrare
le
donne
che
scrivono
quasi
da
quanto
quelle
che
votano
.
E
,
in
prosa
e
in
versi
,
hanno
torto
.
Già
,
s
'
e
mai
trovato
un
uomo
che
,
di
fronte
a
una
donna
in
qualunque
argomento
e
in
qualunque
caso
,
avesse
ragione
?
Qui
poi
,
torto
doppio
:
di
critici
e
d
'
uomini
.
Come
siamo
fatti
,
come
pensiamo
,
come
amiamo
,
come
viviamo
noi
,
noi
uomini
,
(
non
se
n
'
abbiano
a
male
i
novellieri
sperimentali
)
lo
sappiamo
fin
troppo
;
tanto
per
le
letterature
di
tutti
i
tempi
e
di
tutti
i
luoghi
,
fan
sangue
le
membra
dilaniate
,
s
'
incrociano
le
ramificazioni
convulse
delle
vene
e
dei
nervi
nell
'
anatomia
dell
'
anima
nostra
maschile
;
qual
e
oramai
il
cameriere
di
caffé
che
,
fra
il
posare
e
l
'
alzar
delle
tazze
,
non
si
permetta
ogni
tanto
un
briciolo
d
'
analisi
psicologica
?
Ma
come
sia
fatta
e
come
viva
la
donna
,
noi
non
lo
sappiamo
se
non
di
seconda
mano
e
per
congettura
;
e
per
lo
più
,
la
immaginiamo
e
la
rappresentiamo
come
un
uomo
senza
persona
,
imbiancato
dallo
zolfo
dell
'
ignoranza
,
purificato
per
le
acque
chiare
dell
'
indeterminatezza
.
Ma
la
natura
e
la
vita
,
crediamo
forse
che
non
si
possano
vedere
,
sentire
,
rappresentare
,
se
non
come
le
vediamo
,
le
sentiamo
,
le
rappresentiamo
noi
?
O
crediamo
che
l
'
arte
non
possa
scapitare
,
se
gli
stessi
fantasmi
che
visitano
l
'
anima
nostra
,
passando
per
un
'
anima
femminile
si
colorano
e
si
atteggiano
diversamente
?
Ancora
,
e
peggio
:
se
le
donne
oramai
tutte
date
allo
scrivere
non
avessero
dimenticato
di
leggere
,
avrebbero
nella
lotta
dell
'
amore
troppo
vantaggio
sopra
di
noi
.
Con
tutta
questa
letteratura
psicologica
,
noi
uomini
abbiamo
messo
e
mettiamo
di
continuo
le
carte
in
tavola
;
la
donna
le
tiene
ancora
raccolte
nel
misterioso
ventaglio
,
sicura
di
sé
perché
conosce
il
vostro
giuoco
,
sicura
di
voi
perché
voi
non
conoscete
il
suo
.
È
nell
'
interesse
nostro
,
fratelli
,
che
le
parti
si
mutino
:
giù
le
carte
,
signore
.
È
vero
che
una
scrittrice
,
la
marchesa
Colombi
,
ha
detto
recentemente
che
le
donne
non
imparano
a
conoscere
l
'
abbandono
se
non
quando
si
trovano
abbandonate
.
Ah
!
marchesa
,
marchesa
,
marchesa
!
Eppure
le
misericordie
per
i
colpi
di
grazia
è
da
un
pezzo
che
non
usano
più
.
La
contessa
Lara
,
o
signore
,
vi
dà
il
buon
esempio
.
Questo
suo
canzoniere
,
come
rivelazione
d
'
un
'
anima
femminile
,
come
documento
umano
,
direi
,
se
la
frase
oramai
non
fosse
inzaccherata
di
volgarità
,
e
veramente
prezioso
.
Intendiamoci
:
da
questi
fogli
,
che
la
contessa
congedandoli
chiama
tersi
(
e
l
'
editore
Sommaruga
ha
fatto
tutto
il
possibile
perché
si
pensasse
alla
verità
dell
'
aggettivo
,
non
alla
necessità
della
rima
)
da
questi
fogli
non
è
che
l
'
arte
non
occhieggi
profumata
e
capricciosa
,
facendo
sorrisi
e
riverenze
piene
di
grazia
e
di
canzonatura
:
la
testolina
bionda
emergente
da
un
cerchio
di
pellicce
e
di
velluto
ha
mosse
sùbite
e
vive
,
e
al
muoversi
s
'
accompagna
il
riso
degli
occhi
neri
folgoranti
fra
i
capelli
aggrovigliati
come
fior
di
vitalba
e
il
serpeggiare
delle
anella
bionde
che
scendono
come
giacinti
sul
collo
di
latte
.
Non
è
dunque
che
in
questi
versi
manchi
l
'
arte
:
ce
n
'
è
anzi
anche
troppa
.
Qualche
volta
,
per
esempio
,
i
drammi
e
le
figure
della
vita
reale
,
della
vita
borghese
,
vorrebbero
un
po
'
più
di
vivezza
nella
frase
anche
a
scàpito
della
martellatura
e
della
brunitura
del
vaso
,
un
po
'
più
di
precisione
rapida
nel
tocco
,
anche
a
scapito
della
lingua
poetica
eletta
e
dell
'
audacia
felice
di
stile
.
A
questo
proposito
,
anzi
,
ci
sarebbe
molto
da
dire
:
si
potrebbe
,
per
esempio
,
da
questo
libro
di
versi
d
'
una
signora
risalire
alle
ragioni
per
le
quali
l
'
arte
della
rima
,
da
noi
,
s
'
è
mostrata
sempre
disadatta
o
restia
a
rendere
il
vero
di
tutti
i
giorni
,
il
vero
del
salotto
e
dell
'
alcova
,
del
teatro
e
della
festa
da
ballo
,
della
passeggiata
ai
Colli
e
dei
bagni
a
Livorno
e
a
Castellammare
:
il
vero
,
insomma
,
di
questa
piccola
vita
borghese
che
ha
per
fondo
la
carta
di
Francia
e
il
velluto
;
dalla
finestra
,
sì
,
si
vede
un
po
'
di
verde
e
di
mare
e
di
cielo
,
ma
i
vetri
sono
chiusi
per
paura
dei
raffreddori
.
Tutto
questo
e
altro
potrei
ricercare
e
considerare
e
osservare
;
ma
io
,
in
questo
libro
,
non
ho
cercato
l
'
arte
,
lo
confesso
,
ho
cercato
la
donna
.
E
la
donna
c
'
è
:
intelligente
,
troppo
intelligente
,
anzi
,
se
vogliamo
dar
ragione
al
Fontana
,
gloria
,
musa
,
angelo
,
idea
,
se
vogliamo
dar
retta
al
ribelle
spirito
che
ha
mille
volte
meno
spirito
del
Fontana
;
ma
,
in
tutto
e
sopra
tutto
,
donna
.
Donna
anche
nella
sincerità
delle
sue
confessioni
;
e
forse
potrebbe
anch
'
essere
che
,
tanto
per
mutare
,
come
parve
ad
un
suo
amico
ch
'
ella
pregando
si
divertisse
a
canzonare
i
santi
,
così
scrivendo
si
divertisse
a
canzonare
i
lettori
.
Le
carte
ella
le
mette
in
tavola
,
è
vero
,
ma
le
mescola
e
le
scambia
con
un
'
agilità
che
sarebbe
meravigliosa
quando
non
fosse
femminile
,
di
modo
che
raccapezzar
le
fila
dei
drammi
che
si
svolgono
per
entro
il
profumo
di
queste
risa
,
di
questi
baci
,
di
questi
sospiri
fatti
armonia
,
non
riesce
davvero
la
cosa
più
semplice
che
si
possa
pensare
.
Tuttavia
,
a
chi
sappia
guardar
bene
,
tra
la
folla
degli
intermezzi
,
fra
il
vario
muovere
delle
figurine
illuminate
dalla
luce
piena
della
passione
o
contorcentisi
grottesche
allo
squillo
argentino
del
riso
della
loro
signora
,
tre
drammi
principalmente
si
distinguono
diversi
di
carattere
e
di
scioglimento
.
Far
l
'
analisi
di
tutti
,
non
sarebbe
né
gentile
né
giusto
;
comprino
i
curiosi
il
libro
e
tentino
di
farla
da
sé
.
Ma
ce
n
'
è
uno
fra
gli
altri
,
che
finisce
allegramente
in
una
risata
;
cioè
:
in
una
risata
dei
lettori
e
in
un
sorriso
maligno
di
chi
determina
la
catastrofe
.
Protagonista
è
quel
ribelle
spirito
che
appare
sempre
accompagnato
dai
profumi
di
zagare
del
suo
dolce
paese
amato
dal
sole
,
e
inghirlandato
dai
pampini
secchi
della
sua
retorica
,
non
saprei
se
più
accademica
o
romantica
,
arcadica
sempre
.
Egli
le
scrive
da
lontano
:
E
nevica
anche
in
questo
del
sol
dolce
paese
,
cadon
le
rose
,
tremano
le
zagàre
da
l
'
insolito
gel
colte
ed
offese
.
E
seguita
raccontando
d
'
una
sua
passeggiata
nei
campi
in
cerca
di
solitudine
,
e
d
'
un
sogno
fatto
passeggiando
,
a
occhi
aperti
.
Gli
pareva
d
'
essere
con
lei
in
una
slitta
e
di
scivolare
su
quel
gran
piano
di
neve
,
lieve
lieve
come
se
la
slitta
volasse
;
egli
le
cingeva
col
braccio
la
vita
e
il
sangue
gli
batteva
ardente
nelle
arterie
,
quando
...
quando
sparve
il
sogno
,
ed
egli
non
seppe
far
altro
che
piangere
.
Ella
scrolla
la
sua
testina
incredula
Con
un
sorriso
di
bambino
scaltra
;
E
data
al
fuoco
l
'
amorosa
lettera
,
Stende
la
mano
per
aprirne
un
'
altra
.
Benissimo
!
a
tutto
quel
ghiaccio
non
c
'
era
altro
rimedio
che
il
fuoco
.
E
poi
,
era
ghiaccio
artificiale
:
non
è
vero
,
contessa
?
StampaPeriodica ,
È
strano
come
i
pregiudizi
s
'
impongano
anche
a
coloro
che
credono
di
non
averne
.
Per
non
dire
altro
,
la
questione
suscitata
da
Emilio
Zola
circa
il
romanzo
sperimentale
ha
fatto
veder
chiaro
che
molti
ingegni
,
i
quali
si
credono
e
si
proclamano
liberi
,
hanno
invece
la
ferrea
palla
e
la
catena
attaccata
come
i
galeotti
.
Stranissimo
poi
è
che
certe
teorie
trovino
appunto
i
nemici
più
fieri
là
dove
dovrebbero
trovare
dei
naturali
alleati
;
dico
nel
campo
dei
repubblicani
,
od
almeno
tra
coloro
che
,
senza
militare
attivamente
nelle
schiere
repubblicane
,
vanno
un
po
'
più
avanti
che
non
sia
lecito
ad
un
sostenitore
del
presente
disordine
di
cose
.
Per
giudicare
la
loro
avversione
alla
letteratura
che
cerca
di
sostituire
lo
studio
della
verità
alla
fecondità
della
immaginazione
,
ripetono
quel
che
hanno
ripetuto
gli
scrittori
di
teorie
politiche
ed
i
seguaci
di
Nicolò
Machiavelli
,
cioè
che
la
repubblica
non
può
esistere
che
basata
sulla
virtù
;
ed
aggiungono
che
la
letteratura
sperimentale
,
essendo
necessariamente
immorale
,
deve
essere
respinta
da
ogni
convinto
e
sincero
repubblicano
.
La
repubblica
deve
essere
basata
sulla
virtù
?
Questa
affermazione
mi
è
sempre
sembrata
una
di
quelle
magnifiche
sciocchezze
che
proferiva
l
'
egregio
signor
Prudhomme
,
il
faceto
e
maestoso
personaggio
inventato
da
Enrico
Monnier
.
Ma
quale
virtù
?
Fate
solo
questa
innocente
domanda
,
quale
virtù
?
e
la
magnifica
frase
cade
in
rovina
.
Delle
virtù
ce
ne
sono
di
millanta
tipi
.
C
'
è
,
per
esempio
,
la
virtù
secondo
i
cattolici
.
Vorremo
essere
virtuosi
a
quel
modo
e
tendere
la
guancia
sinistra
a
chi
schiaffeggiò
la
destra
?
Bella
repubblica
sarà
quella
che
si
fonda
su
quella
virtù
!
Direte
che
la
virtù
cattolica
non
è
virtù
,
e
sia
.
Ma
quale
sarà
dunque
questa
benedettissima
qualità
che
deve
servire
di
fondamento
a
questa
benedettissima
repubblica
?
C
'
è
per
voi
un
assoluto
,
una
morale
superiore
alle
evoluzioni
civili
e
sociali
?
E
se
c
'
è
,
qual
'
è
?
Non
basta
ripetere
i
due
o
tre
assiomi
del
diritto
romano
,
del
decalogo
o
della
dichiarazione
dei
diritti
dell
'
uomo
.
La
condotta
è
qualche
cosa
di
troppo
complesso
perché
due
o
tre
massime
sante
possano
valere
a
darci
una
norma
sicura
nelle
mille
contingenze
della
vita
.
E
stringendo
le
cose
,
e
venendo
alla
conclusione
,
bisogna
confessare
che
questa
virtù
necessaria
alla
solidità
della
repubblica
è
la
virtù
repubblicana
.
La
quale
,
ch
'
io
sappia
,
non
ha
mai
imposto
la
esclusione
del
romanzo
sperimentale
come
pericolosa
agli
ordini
civili
,
perché
,
tra
le
altre
cose
,
ha
bisogno
ancora
di
essere
messa
al
mondo
,
povera
virtù
,
di
crescere
e
di
farsi
capire
.
Non
lanciamo
dunque
anatemi
in
nome
di
un
vangelo
che
non
è
stato
ancora
scritto
.
Ma
,
si
dice
,
il
romanzo
sperimentale
è
la
stessa
cosa
della
pornografia
,
e
quindi
ecc
.
ecc
.
Adagio
!
Chi
ve
lo
ha
detto
?
Per
me
,
intanto
,
in
questa
affermazione
trovo
o
una
ignoranza
crassa
o
una
malafede
cattolica
.
Io
non
capisco
e
non
capirò
mai
che
si
dica
,
per
esempio
,
che
la
lirica
è
la
laudazione
di
madonna
Laura
,
perché
il
Petrarca
nel
suo
canzoniere
ha
lodato
madonna
Laura
.
C
'
è
un
romanzo
realista
che
rasenta
il
pornografico
?
Ammettiamolo
,
benché
i
romanzi
dello
Zola
non
siano
per
me
in
quel
caso
.
E
che
per
ciò
?
Direte
che
le
novelle
sono
di
necessità
pornografiche
perché
il
Boccaccio
è
di
manica
larga
?
Eppure
ci
sono
le
novelle
del
padre
Cesari
che
seccherebbero
il
mare
a
forza
di
pudicizia
.
Qui
si
confonde
una
questione
di
metodo
con
una
questione
di
tendenza
;
qui
si
giudica
tutto
il
poema
cavalleresco
dal
solo
canto
di
Fiammetta
.
Siamo
in
buona
fede
,
se
è
possibile
.
Quando
mai
i
difensori
del
romanzo
sperimentale
affermarono
che
si
debba
esser
pornografi
?
Quando
mai
fu
dimostrato
che
non
si
possa
fare
un
romanzo
sperimentale
,
realista
,
che
sia
morale
?
Perché
dunque
queste
sentenze
a
priori
,
che
si
sentono
tutti
i
giorni
schizzar
fuori
dalle
caste
bocche
dei
critici
pudibondi
contro
questo
povero
sperimentalismo
?
Eppure
,
qual
è
il
canone
primo
degli
sperimentalisti
nell
'
arte
?
Essi
vi
dicono
:
fino
ad
ora
per
essere
buon
romanziere
bisognava
essere
uomo
di
grande
fantasia
,
di
imaginazione
feconda
.
Ora
queste
facoltà
sono
stimabili
,
eccellenti
,
ma
non
è
per
mezzo
loro
che
ci
avvicineremo
alla
verità
.
Le
altre
arti
hanno
cominciato
da
un
pezzo
a
studiare
dal
vero
,
e
il
romanzo
non
fa
parte
anch
'
esso
dell
'
arte
rappresentativa
?
L
'
imaginazione
è
una
bella
qualità
,
ma
l
'
ideale
del
romanzo
sarà
dunque
quello
di
Giulio
Verne
?
L
'
imaginazione
non
deve
essere
esclusa
,
s
'
intende
.
Dice
il
chimico
che
sperimenta
:
come
si
comporterà
il
tale
metallo
immerso
nell
'
acido
tale
?
E
il
romanziere
:
come
si
comporta
il
carattere
tale
quando
si
trova
nella
tale
circostanza
?
Come
si
vede
,
la
fantasia
non
è
esclusa
,
poiché
a
lei
spetta
di
cercare
l
'
occasione
,
di
trovare
la
circostanza
nella
quale
mettere
a
sperimento
un
carattere
.
Ma
il
carattere
,
l
'
occasione
e
le
relazioni
intermedie
non
spettano
più
alla
fantasia
,
che
deve
limitarsi
a
metterle
in
presenza
tra
loro
.
Devono
essere
desunte
dal
vero
,
e
non
può
essere
lecito
,
in
questa
forma
letteraria
,
d
'
inventare
carattere
e
modo
di
condursi
di
una
persona
imaginaria
in
faccia
ad
avvenimenti
inventati
.
Si
tratta
insomma
di
mettere
la
fantasia
al
posto
che
le
spetta
.
Non
si
faccia
la
storia
nuda
e
cruda
,
ma
non
si
facciano
nemmeno
i
racconti
delle
fate
.
Che
cosa
ci
sia
di
scandaloso
e
di
pornografico
in
queste
massime
,
davvero
non
saprei
vedere
.
Ma
è
necessario
,
pure
,
per
la
letteratura
virtuosa
,
che
il
protagonista
sia
un
eroe
,
la
donna
un
angelo
,
il
tiranno
un
mostro
d
'
iniquità
,
e
così
via
.
È
il
sistema
del
teatro
a
soggetto
,
dove
il
carattere
d
'
Arlecchino
,
di
Pantalone
e
di
Brighella
era
già
fatto
e
stabilito
.
Invece
,
nella
verità
,
non
si
è
che
in
rarissime
eccezioni
completamente
virtuosi
o
completamente
birbanti
.
In
generale
,
si
vive
oscillando
tra
le
azioni
indifferenti
;
e
quando
succede
qualche
avvenimento
critico
dove
bisogna
decidersi
o
per
la
soluzione
retta
o
per
la
curva
,
pochissimi
sono
quelli
che
non
abbiano
un
quarto
d
'
ora
,
un
minuto
di
esitazione
.
Perché
dunque
gli
eroi
dovranno
sempiternamente
essere
l
'
eccezione
?
Perché
dunque
non
staremo
un
poco
alla
verità
,
lasciando
in
pace
i
tipi
imaginari
platonicamente
preferiti
?
E
pornografia
,
questa
?
Chi
è
senza
peccato
tiri
la
prima
pietra
,
diceva
quello
.
Il
giusto
cade
sette
volte
al
giorno
,
diceva
quell
'
altro
.
E
ci
ostineremo
a
imaginare
eroi
che
non
peccano
e
non
cadono
mai
?
In
questo
caso
i
romanzi
diventano
pericolosi
come
se
fossero
pornografici
.
Una
gentile
signora
,
dice
il
Mérimée
,
se
non
sbaglio
,
visitando
lo
studio
di
un
illustre
scultore
,
guardava
le
Veneri
e
le
altre
splendide
nudità
marmoree
con
occhio
poco
benigno
,
e
disse
finalmente
che
gli
uomini
fanno
male
a
guardare
e
tenere
in
casa
simili
statue
.
La
loro
imaginazione
si
sregola
,
si
guasta
,
e
pretendono
poi
dalle
povere
donne
quel
che
non
possono
avere
,
una
bellezza
che
si
avvicini
alla
perfezione
.
La
signora
diceva
bene
.
Facciamo
un
po
'
degli
eroi
meno
meravigliosi
,
perché
le
ragazze
,
queste
ragazze
che
stanno
tanto
a
cuore
ai
critici
virtuosi
,
non
si
guastino
la
testa
.
StampaPeriodica ,
Il
signor
L
.
Elliot
racconta
una
storia
di
topi
avvenuta
testé
a
Bruxelles
,
e
di
cui
fu
testimonio
oculare
.
Prima
di
riferire
questa
storia
premetto
alcune
parole
intorno
ai
topi
stessi
.
I
topi
di
cui
si
tratta
sono
i
più
grossi
;
essi
si
chiamano
topi
delle
chiaviche
,
topi
decumani
,
surmulotti
,
ratti
da
colmigno
,
ratti
delle
beccherie
,
sorci
delle
chiaviche
.
Questi
topi
erano
al
tutto
ignoti
fra
noi
appena
due
secoli
or
sono
.
Apparvero
per
la
prima
volta
in
Europa
in
sul
principio
dello
scorso
secolo
,
anzi
appunto
nell
'
anno
1727
.
Loro
patria
sono
le
Indie
Orientali
e
,
fino
a
un
tempo
relativamente
così
vicino
,
non
avevano
mai
pensato
a
muoversene
.
Non
si
sa
precisamente
quando
siano
partiti
,
e
quelli
che
sono
partiti
certamente
non
sono
arrivati
.
Sono
morti
lungo
la
strada
,
e
i
loro
discendenti
solo
e
non
i
primi
,
ma
chi
sa
dopo
quante
generazioni
,
arrivarono
alla
meta
.
Partirono
nella
direzione
di
ponente
e
attraversarono
tutta
quella
vastissima
distesa
di
terra
che
si
allarga
tra
l
'
oceano
indiano
e
il
mar
Caspio
.
Le
vicende
della
mia
vita
mi
portarono
venti
anni
or
sono
a
fare
io
pure
una
gran
parte
del
medesimo
viaggio
,
ma
a
ritroso
.
Io
credeva
di
trovare
popolate
di
topi
delle
chiaviche
le
contrade
della
Persia
,
per
cui
essi
erano
venuti
fino
al
Volga
.
Credevo
che
,
secondo
quello
che
dicono
gli
autori
,
avessero
fondato
colonie
lungo
la
strada
.
Ma
ebbi
a
riconoscere
che
ciò
non
è
stato
.
I
primi
topi
partiti
e
i
loro
discendenti
non
fecero
che
attraversare
quelle
steppe
brulle
,
o
vi
morirono
,
o
passarono
oltre
scotendo
la
polvere
dai
loro
calzari
.
A
Tauris
,
a
Sultanieh
,
a
Casvin
,
a
Teheran
non
c
'
è
un
solo
topo
delle
chiaviche
.
Il
naturalista
Pallas
menziona
siccome
veduti
per
la
prima
volta
nell
'
autunno
del
1727
questi
topi
sulle
rive
del
Volga
.
Attraversarono
il
fiume
,
proseguirono
verso
la
Prussia
dove
giunsero
a
mezzo
del
secolo
,
e
poco
dopo
in
Francia
e
in
Italia
.
Pare
che
il
bisogno
di
partire
dalle
Indie
Orientali
fosse
grande
per
questi
topi
,
perché
,
poco
dopo
di
aver
lasciata
la
patria
,
viaggiando
verso
ponente
per
via
di
terra
,
presero
il
partito
di
imbarcarsi
.
Sono
buoni
nuotatori
e
riuscì
loro
facile
salire
a
bordo
.
Nel
1732
sbarcarono
i
primi
topi
decumani
in
Inghilterra
,
poi
in
breve
per
le
vie
dei
bastimenti
si
diffusero
per
tutto
il
mondo
.
Questi
topi
sono
i
più
grossi
fra
quanti
vivono
ora
fra
noi
;
hanno
fatto
una
guerra
vittoriosa
a
ratti
alquanto
più
piccoli
di
loro
,
che
erano
essi
pure
dapprima
forestieri
e
venuti
di
Soria
al
tempo
delle
crociate
.
Forti
,
battaglieri
,
indomiti
,
si
rivoltano
anche
alla
forza
pubblica
,
rappresentata
dai
gatti
.
Questi
topi
stanno
al
pian
terreno
,
nelle
chiaviche
,
nelle
scuderie
,
negli
ammazzatoi
,
nelle
botteghe
dei
salumai
,
divorano
le
carni
crude
e
anche
le
cotte
se
ci
arrivano
,
il
lardo
,
tutto
quel
che
c
'
è
di
mangiabile
su
cui
possano
mettere
il
dente
.
A
Bruxelles
c
'
è
un
nuovo
mercato
,
mercato
provvisorio
,
ma
che
pare
definitivo
dal
punto
che
nessuno
sa
quando
possa
esser
finito
l
'
altro
.
In
questo
mercato
,
dove
si
vende
ogni
sorta
di
cose
,
si
vende
anche
carne
macellata
di
bove
,
di
montone
,
di
vitello
,
di
maiale
.
Una
grande
bottega
dove
si
vende
tal
sorta
di
carni
,
che
si
tengono
in
alto
appese
ad
uncini
anche
la
notte
,
è
in
comunicazione
con
un
canale
sotterraneo
popolato
di
topi
,
che
possono
così
entrare
nella
bottega
da
quello
.
Ciò
facevano
i
topi
tutte
le
notti
.
S
'
arrampicavano
per
le
colonne
di
legno
,
arrivavano
agli
uncini
e
divoravano
il
lardo
e
le
carni
.
Il
macellaio
disperato
si
rivolse
al
Municipio
ed
ebbe
il
consiglio
di
fasciare
di
zinco
le
colonne
.
Il
consiglio
seguìto
ebbe
dapprima
un
ottimo
effetto
;
ma
in
capo
a
qualche
tempo
le
carni
ripresero
a
sparire
con
segni
evidenti
sui
residui
del
morso
dei
topi
.
Il
Municipio
si
trovò
imbarazzato
.
Fu
preso
il
partito
di
far
la
guardia
ogni
notte
per
scoprire
in
qual
modo
i
topi
se
la
prendessero
,
e
il
signor
Elliot
,
di
guardia
una
notte
,
vide
uno
spettacolo
che
disegnò
e
riferì
colle
parole
che
io
traduco
qui
testualmente
e
che
si
leggono
nella
Illustrirte
Zeitung
del
30
dicembre
dello
scorso
anno
1882
:
«
Era
da
poco
che
facevamo
la
guardia
,
quando
ad
un
tratto
,
preceduto
da
alcuni
emissarii
,
un
numeroso
stuolo
di
topi
,
assai
ben
pasciuti
,
penetrò
nel
mercato
passando
pel
buco
del
canale
.
Essi
salirono
a
passo
di
carica
la
parete
inferiore
dei
sostegni
della
carne
,
la
quale
non
presentava
loro
alcun
ostacolo
,
e
giunsero
così
al
piede
di
una
delle
colonne
rivestite
di
zinco
.
A
questo
punto
,
la
compagnia
,
come
ad
un
comando
,
si
raccolse
in
un
gruppo
,
il
quale
crebbe
ben
presto
in
forma
di
montagna
,
la
cui
piattaforma
era
tanto
spaziosa
che
alcuni
topi
potevano
drizzarsi
sulle
zampe
posteriori
,
mentre
colle
anteriori
si
appoggiavano
alla
colonna
.
Sulle
spalle
di
questi
salivano
altri
,
mantenendo
la
stessa
posizione
,
poi
altri
e
altri
ancora
,
di
modo
che
,
secondo
le
leggi
della
costruzione
,
si
formava
la
scala
di
Giacobbe
,
dalla
cima
della
quale
gli
individui
più
ginnastici
saltavano
sulla
parte
superiore
della
trave
zincata
che
offriva
loro
una
buona
presa
.
Poscia
saliva
pure
tutta
la
riserva
,
si
arrampicava
senza
fermarsi
sulle
travi
e
si
gettava
con
vera
voracità
sui
pezzi
di
lardo
,
sui
quarti
di
manzo
,
sui
dorsi
di
vitello
e
sui
cosciotti
di
castrato
che
pendevano
dagli
uncini
.
Spero
che
mi
si
presterà
fede
,
se
io
assicuro
che
ho
raccontata
e
raffigurata
la
storia
precisamente
come
l
'
ho
veduta
»
.
Io
lascio
libero
il
lettore
di
prestare
o
negar
fede
al
racconto
.
Soggiungo
solo
che
il
danno
grande
che
i
topi
recano
,
come
in
ogni
parte
del
mondo
,
anche
in
America
,
fece
sì
che
una
città
degli
Stati
Uniti
aprisse
un
concorso
e
promettesse
un
grande
premio
al
vincitore
,
il
quale
avesse
suggerito
il
miglior
modo
di
distruggere
i
topi
.
Di
questo
concorso
,
delle
memorie
inviate
,
del
premio
dato
,
dirò
un
'
altra
volta
.