Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> anno_i:[1880 TO 1910}
I VINTI (I MALAVOGLIA) ( L'ANGELO I. , 1881 )
StampaPeriodica ,
Finalmente abbiamo un romanziere . Questo romanziere è Giovanni Verga : ma non più il Verga dell ' Eva , della Storia d ' una capinera , e neanche della Vita dei campi ; bensì un Verga di seconda maniera , o più tosto di terza , il quale ci si erge dinanzi , a un tratto , armato di tutt ' altre armi , con altro stile , altri concetti , altro ideale quasi viaggiatore che torni improvviso da una terra non esplorata ancora prima di lui , e che , per appagare la curiosità dei dolci amici , cui disse addio al partire , non trovi di meglio che mettere loro sott ' occhio il suo diario , dicendo : « Leggete . Questo vid ' io » . Finalmente abbiamo un romanziere . Non dico : un romanzo mica perché i Malavoglia non meritino assai più del nome modestissimo di racconto che dà loro l ' autore nella sua prefazione ma perché i Malavoglia non sono che un sotto - titolo , cioè il primo volume di un ciclo romanzesco dal titolo I Vinti , a voler giudicare il quale con fondamento e giustizia , pare a me necessario attendere , se non la serie intera degli altri vinti , almeno un secondo volume o un terzo . Io non voglio qui cercare se il romanzo ciclico sia cosa bella o nuova o utile , in arte ; né spargere la lagrimetta d ' obbligo sulle misere condizioni del romanzo da noi , rispetto alle altre nazioni ; né spiare , per rapportare agli sfaccendati maligni della platea grossa , quanto sangue di papà Balzac scorra nelle vene di Flaubert e dei Goncourt , quanto di questi in quelle di Emilio Zola , e men che meno , quanto ne sia filtrato , di tutti costoro , nelle vene del gentile e forte scrittore siciliano . Che il ciclo stia al romanzo , più o meno , come alla commedia la tesi , parmi : se più ardua o men giovevole questa , di quello , non so . So che l ' arte per l ' arte ( domando mille perdoni ) , mi sdegna : e io amo quanti strappano a Natura Dea un sospiro che la dimostri viva , né sempre quella , un grido che sia umano ; e amo anche chi scrive : Io soffro , ma amo assai più chi mi dice : Osserva , quanti dolori ! « Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi , nelle più umili condizioni , le prime irrequietudini pel benessere ; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliola vissuta sino allora relativamente felice , la vaga bramosia dell ' ignoto , l ' accorgersi che non si sta bene , o che si potrebbe star meglio » . Ciò sono , con le parole medesime dell ' autore e salvo un piccolo strappo alla sintassi i Malavoglia . In questi , non è ancora che la lotta pe ' bisogni materiali . Soddisfatti i quali , la « ricerca del meglio » diviene avidità di ricchezze , e s ' incarnerà in un tipo borghese , Mastro don Gesualdo , incorniciato nel quadro ancora ristretto di una piccola città di provincia , ma del quale i colori cominceranno ad essere più vivaci , e il disegno a farsi più ampio e variato . Poi diventerà vanità aristocratica nella Duchessa di Leyra , e ambizione nell ' Onorevole Scipioni , per arrivare all ' Uomo di lusso , il quale riunisce tutte codeste bramosie , tutte codeste vanità , tutte codeste ambizioni , per comprenderle e soffrirne , se le sente nel sangue , e ne è consunto . Tutti costoro « sono altrettanti vinti che la corrente ha deposti sulla riva , dopo averli travolti e annegati , ciascuno colle stimmate del suo peccato , che avrebbero dovuto essere lo sfolgorare della sua virtù . Ciascuno , dal più umile al più elevato , ha avuto la sua parte nella lotta per l ' esistenza , pel benessere , per l ' ambizione ... » « Chi osserva questo spettacolo » conchiude l ' autore « non ha il diritto di giudicarlo ; è già molto se riesce a trarsi un istante fuori dal campo della lotta per studiarlo senza passione , e rendere la scena nettamente , coi colori adatti , tale da dare la rappresentazione della realtà come è stata , o come avrebbe dovuto essere » . Non sogno neanche di riassumere questo meraviglioso racconto , dove la splendida semplicità della forma è agguagliata soltanto da una potenza d ' osservazione e da una finezza di sentimento a cui il Verga non ci aveva ancora assuefatti . Parlano , soffrono , imprecano per lo scrittore , i suoi personaggi : egli non li presenta punto ; si presentano da loro stessi , con le loro virtù ignorate e sublimi , come co ' loro vizi ; e si disegnano nel quadro della loro misera vita , e tramontano , e passano , non come ombre vane , o come attori su la manchevole scena , ma come persone vere e vive . Luigi Capuana , che disse da pari suo di questo nuovo romanzo del Verga , dopo notato che « certi eccessi di forma minuta , certe sproporzioni di parti potevano forse evitarsi senza che l ' evidenza della rappresentazione dovesse soffrirne , e con profitto del libro e dei lettori » , aggiunge queste parole : « Ma mi pare di vedere il Verga che , dal fondo della sua coscienza d ' artista , modestamente mi fa osservare : Forse no » . Parole più savie ancora , che gentili ; ed io , per me , francamente , leverei anche il forse . Eziandio a costo di trovarmi , col mio giudizio , opposto per diametro , al ch . dottor Renier del Preludio ; pel quale , il massimo difetto di questi Malavoglia è la forma che « se non arriva alla barbarie dell ' Eva , è per altro una forma sciolta ( ? ) , sbilenca , monotona , illogica » : e nulla , per lui , è « « più monotono e pesante che il ritorno continuo di quei medesimi concetti , di quei medesimi proverbi in persone diverse » ; ché « la personalità » egli nota « ha un certo sviluppo » , né « una società di pescatori siciliani è da mettersi a paragone con una tribù di Cafrii o di Polinesiani » ... « Ma questo non ci mis ' io ! » potrebbe qui sclamare con tutta ragione Giovanni Verga . Io so che , se volessi fare un tantino il pedante , ben poco troverei da riprendere in queste 460 pagine , per la ragione - probabilissimamente , che ben poca è pure la mia competenza e , sovra tutto , che io pedante non sono . Troverei , per esempio , che alcuni proverbi - per quanto saggezza di popolo - bastava benissimo citarli una volta , o due , che repubblicano o coniglio , liberale o birba , prete e vittima , sindaco o bestia , sono combinazioni infinitamente meno comuni di quello ch ' è diventato di moda voler far credere , che l ' eroismo della Mena , come la subita rassegnazione di compare Alfio , sono un po ' inverosimili ; che la brutta fine della Lia riesce più inesplicabile ancora , massime ch ' è accennata appena e con soverchio mistero . Né mi verrebbe scritto , ad esempio : « Ci avrebbe voluto l ' argano » ( pag . 9 ) ; « gran sbalordimento » ( ivi ) ; « si doveva ajutarsi » ( 13 ) ; « ce la dareste » per gliela ( 24 ) ; « sentite a me » ( 38 , 153 e altrove ) ; « ve lo dico io cos ' è ! Cosa volete ! Ecco cos ' è » in una parlata di quattro linee ; « La Mena si sentiva il cuore che gli sbatteva e gli voleva scappare dal petto » ( 62 ) ; « se dassero retta a voi » ( 78 ) ; « la poveretta , sgomenta da quelle attenzioni insolite , li guardava in faccia sbigottita » . Eviterei l ' onde con l ' infinito , anzi con due ( « Onde spiattellare » , « onde poter spadroneggiare » ecc . ) ; e , da ultimo , abuserei meno di quel collocamento un po ' strano del che nelle frasi seguenti : « Col pretesto del suo fuso , che lo teneva sempre in aria perché ... » ; « il primo che glielo disse fu il Mosca , dinanzi al rastrello dell ' orto , che tornava allora da Aci Castello » ; « e vedendo Luca lì davanti , che gli avevano messo il giubbone del babbo , e gli arrivava alle calcagna ... » ; « e se il Mosca ci aveva qualcheduna per la testa , era piuttosto comare Mena di padron ' Ntoni , che la vedeva ogni giorno » ; « come quando era morto Bastianazzo , che nessuno ci pensava più » .
È L'UOMO UN ESSERE LOGICO? ( ARDIGÒ ROBERTO , 1881 )
StampaPeriodica ,
Se guardiamo una città , troviamo vivervi l ' una insieme all ' altra molte istituzioni e varie e disparate e perfino anche in contrasto fra di loro . Per modo d ' esempio , un ' industria di manifatture e un conservatorio di musica , il carnevale e la settimana santa , una chiesa dove si professa la fede nei miracoli , e una scuola di scienze dove il soprannaturale è dichiarato assurdo . Queste istituzioni corrispondono ai bisogni dei cittadini , che le crearono appunto allo scopo di soddisfarli . Non però tutte ad un tratto ; ma successivamente e ad una ad una : cioè a dire in tempi diversi e , o per occasioni date dal caso , o per condizioni sociali più o meno stabili che le reclamavano . Tanto che , sopravvivendo , esse rimangono la testimonianza viva delle epoche anche da lungo tempo tramontate e delle cose anche del tutto scomparse ; e sopratutto del contrasto fra le condizioni materiali e morali di una età e quelle di un ' altra . Le dette istituzioni però , sopravvivendo ai tempi che le produssero , mutandosi in seguito le circostanze a poco a poco , non si conservano poi colla vigoria e colla forma del primo loro nascere e fiorire . Il moltiplicarsi delle istituzioni dà origine alla tendenza e all ' opera di conciliarle fra di loro e di armonizzarle nell ' unità del corpo sociale : il sorgere delle istituzioni nuove è accompagnato dallo sforzo di sopprimere e di eliminare le vecchie che sono con esse in opposizione . Se non che il detto lavoro , sia di coordinamento sia di sostituzione , si compie sempre solo parzialmente . E ciò dipende sopratutto : primo , dal grado elevatissimo di resistenza che hanno acquistato le istituzioni vecchie colle abitudini secolari indotte onde si sono incastrate profondissimamente nella vita del popolo foggiandola a loro immagine e somiglianza ; secondo , dalla forza limitata delle istituzioni nuove volgenti ad orientazione contraria l ' organismo sociale ; terzo , dalle difficoltà delle distanze per cui lo sforzo riordinatore decresce rapidissimamente estendendosi dalla sfera in cui nasce a quelle più e più rimote alle quali si porta successivamente ; quarto , dalla lunghezza del tempo occorrente alla trasformazione degli ordini sociali ricomponibili vitalmente solo per via dei loro elementi minimi ad uno ad uno . Da ciò quindi il fatto notato sopra delle istituzioni , non solo varie , ma disparate anzi opposte e pugnanti fra loro , in una stessa città ; e malgrado la connessione strettissima delle sue parti e l ' unità della vita in cui si fondono , costituendone una vera e propria individualità . Essendo naturale il fatto in discorso , nessuna meraviglia che se ne trovi l ' analogia in tutte le altre unità della natura . Più in grande nelle maggiori , come ad esempio nel mondo vegetale ; più in piccolo nelle minori , come ad esempio nel mondo delle idee di un uomo solo . Il mondo vegetale è costituito attualmente di produzioni di moltissime specie , e di più ordini , e differentissimi gli uni dagli altri . E anche qui le diversità sono la testimonianza durevole dei tempi precorsi e delle circostanze d ' ogni maniera che influirono a trasformare i tipi e le grandezze delle flore dei periodi precedenti . La forza trasformatrice degli organismi fitologici valse a modificare , di età in età , di regione in regione , le forme anteriori dei vegetali delle specie svariate preesistenti in modo da produrvi un certo carattere di consonanza per ogni età e per ogni regione , ma non a sopprimere interamente le distinzioni essenziali proprie delle specie medesime . E valse a creare gli ordini nuovi più recenti , ma non ad eliminare del tutto i vecchi contrastanti colle esigenze degli ambienti mutati . La forza accumulata nei germi delle specie primitive dal lavoro della più antica vegetazione resistette tanto o quanto agli impedimenti delle condizioni telluriche divenute sfavorevoli e alle influenze degli ambienti mutati , e bastò a conservare fino ad oggi dei rappresentanti delle piante delle prime età , quantunque di gran lunga più rari e impiccoliti . E lo stesso nel mondo delle idee di un uomo solo . La psiche umana è la unità più compatta che possiamo immaginare ; e tuttavia gli elementi che la costituiscono presentano la stessa molteplicità varia , incoerente , discorde , contrastante che rilevammo nelle istituzioni di una stessa città , e nelle specie e negli ordini del mondo vegetale ; e per le ragioni medesime . Sicché la verità della espressione L ' uomo è un essere logico è molto , ma molto , relativa . Si immagina volgarmente e si sentenzia nella filosofia tradizionale comune che le cognizioni umane escono da una sostanza semplicissimamente unica e quindi modellate tutte sul suo stampo logico sempre uguale a sé stesso ; sicché debbano necessariamente e consentire tra loro assolutamente e subordinarsi alla perfine infallibilmente , da sfera a sfera , ad una sola ragione suprema di tutte . Ma lo stampo unico è una chimera . E la coerenza logica delle idee di un uomo è una supposizione falsa contraddetta apertissimamente dal fatto . I dati della cognizione di un uomo cadono nella sua coscienza a poco a poco , in tempi diversi , per vie disparate , in modi vari , con direzioni opposte . E vi si incontrano a caso , come i detriti e gli oggetti d ' ogni sorta trascinati dagli affluenti nel fondo di un grande fiume da plaghe opposte e lontanissime . Anzi , siccome il massiccio fondamentale della psiche individua è lo stesso patrimonio comune delle cognizioni tradizionali della società nella quale si forma , e questo patrimonio è la sovrapposizione storica dei trovati disformi e discordanti delle età passate , così la coscienza può paragonarsi alla roccia geologica costituita di una serie di stratificazioni affatto diverse l ' una dall ' altra . La logica non precede le cognizioni , ma le segue . Le cognizioni quindi si accampano nella mente prima che sia intervenuta nessuna ragione dialettica di principii che ne decretino l ' accesso e l ' ordine e il modo di dipendenza da tutte le altre prima accettate ; e vi possono restare senza e malgrado questa ragione . Quante idee , se facciamo un poco di esame di coscienza , noi possediamo che non ci siamo ancora mai domandati in che rapporto stiano e come si debbano conciliare con quelli che chiamiamo i nostri principii ; ovvero che solo in progresso di tempo accordammo con essi , magari anche con un accordo puramente provvisorio e mutabile ad ogni lieve occasione ! La logica non è la causa , ma l ' effetto delle cognizioni già possedute . Come il fermento non è la causa ma l ' effetto delle miscele fermentabili . Le idee si orientano le une verso le altre e si aggruppano intellettualmente nelle generalità e nei sistemi dipendenti per l ' incontro accidentale che se ne dà nella mente , secondo le ragioni delle loro attinenze naturali e delle disposizioni del pensante , sia generali sia del momento , e della vivezza colla quale gli appariscono . Ma la forza organizzatrice così sorta , essendo sempre limitata , si esaurisce in una quantità proporzionata di lavoro , che non arriva mai , di gran lunga , a smuovere l ' intera massa dei dati della cognizione , e si limita anzi ai più superficiali ; verificandosi anche nel mondo del pensiero la legge del mondo fisico , nel quale la resistenza alla scomposizione cresce portandosi verso le formazioni così dette elementari , fino a diventare una resistenza assoluta relativamente alle forze attualmente disponibili . Non solo ; ma la forza stessa agisce con intermittenza e a sbalzi , e rifacendo e disfacendo e con energia incostante il lavoro fatto innanzi ; e sopratutto poi stabilendosi come dei fochi molteplici , diversi , e tra loro pugnanti di ordinamento logico , in modo che la mente riesce sempre , oltre che ad essere solo affatto incompletamente logica dove lo è , ad avere poi anche più logiche opposte nello stesso tempo . E insomma non è l ' uomo che domini il suo pensiero , ma è il pensiero , che la natura gli insinua suo malgrado , che domina lui . Perché poi il lavoro logico , che si trova già fatto nella mente di un individuo , e che dicemmo derivare dalla stessa virtù nativa delle idee che vi si riscontrano , solo in piccolissima parte è un prodotto individuale : nella parte immensamente maggiore è un prodotto collettivo ; e quindi nell ' individuo è importazione dal di fuori . La logica comune del pensiero di un europeo del secolo decimonono è l ' accumulamento dei lavori logici di tutti i precedenti fissatisi nel patrimonio cogitativo generale e imposto ad esso indeclinabilmente dalla eredità fisiologica , dalla educazione , dalla lingua , dalle istituzioni , dall ' arte , dalla convivenza . Cioè a dire , è quel massiccio fondamentale della coscienza del quale parlammo sopra . E siccome un uomo , oltreché alla società in generale , appartiene ad una sua classe speciale , e la sua educazione l ' ha compiuta sotto l ' influenza di una qualche istituzione particolare della città , mettiamo della chiesa , della milizia , del teatro , e via dicendo , così le sue idee , oltre l ' assetto fondamentale comune a tutti , hanno poi una varietà forzata di orientazione determinata dalla suddetta specialità di educazione subìta . Sotto l ' impero ineluttabile delle dette logiche imposte resta poi un piccolo campo di libertà logica individuale . Ed è in questo campo che si maturano i tipi logici individuali . I quali , se più rilevati , fanno risaltare fra le ordinarie le individualità straordinarie , cioè gli uomini eccentrici e i sapienti . Il lavoro logico dell ' eccentrico è una anormalità non vitale destinata a svanire con esso ; quello del sapiente è una formazione nuova progressiva durevole nella lotta per la esistenza e gli sopravvive , e s ' innesta nel grande organismo logico che sarà ereditato dai posteri . Ma fosse l ' uomo coerente con sé stesso almeno nella logica piena di incoerenze impostagli dal di fuori ! Nemmeno questo . La regola di ragionare nell ' uomo ha le sue fasi , come la luna . In lui si alternano le logiche più contraddittorie coll ' alternarsi delle condizioni del vivere e del sentire . I Tedeschi designano l ' anima con un nome derivante da una parola che anticamente significava il mare . E con ragione , essendo l ' anima mobile , varia , tempestosa al pari di esso . Ancor meglio però si potrebbe assomigliare l ' essere instabile , mutevolissimo e burrascoso dell ' anima umana all ' atmosfera e ai relativi fenomeni meteorologici , per l ' incessante succedervi della luce e delle tenebre , del caldo e del freddo , della calma , della serenità , del vento , della pioggia e della gragnuola . Anche nel sogno colle sue immagini or liete or tristi il sentimento ondeggia fra il piacevole e il doloroso . Assai più vivamente e rapidamente sale e discende il termometro della passione nella veglia pel contatto continuo e variato delle cose reali ora gradite or disgustose . Assai curioso è il fenomeno per chi arriva a notarlo e a seguirlo ne ' suoi momenti fuggevolissimi , come avviene per esempio in chi sta giocando mettiamo al bigliardo . Ad ogni colpo di stecca , ad ogni corsa di biglia il cuore passa rapidamente e vivamente , colle gradazioni più variate , dal timore alla speranza , dalla soddisfazione allo sconforto , dalla gioia allo sdegno , riproducendosi nell ' adulto il fatto del bambino che passa in un attimo dal pianto al sorriso per la sola vista improvvisa di un giocattolo o di una ciambella . Or bene , cambiandosi così lo stato del sentimento , che si dice cieco , si cambia del pari la ragione del vero e del falso , del giusto e dell ' ingiusto nella logica dell ' intelletto , al quale pure si attribuisce il vedere . Chi non l ' ha provato , chi non l ' ha visto , chi ne dubita ? La benevolenza ha la sua logica ; una contraria ne ha la malevolenza . Il dispetto ragiona in un modo , in un altro la compiacenza . La logica dell ' amore è di cappotto il rovescio di quella dell ' odio . E così via per tutti i mille registri di quello strumento curiosissimo che è il cuore umano . Mantova , 2 agosto 1881
ETERNO FEMMININO REGALE ( CARDUCCI GIOSUÈ , 1882 )
StampaPeriodica ,
A Ravenna , dove io era il 6 giugno , per la inaugurazione del monumento al Farini , rappresentando la Deputazione storica romagnola instituita già dal dittatore , rividi , per la prima volta da che ministro , Benedetto Cairoli . O , a dir meglio , egli primo vide me ; e per la sala affollata di deputati , di senatori , di generali , mi corse incontro con quella sua bella faccia serena come un maggio di Lombardia , e mi abbracciò e mi strinse forte le mani guardandomi in viso , e mi batté su le spalle ; e tràttomi in disparte , e chiamati a sé gli onorevoli Baccarini e Zanardelli , tutti tre mi furono a dosso a mezza spada perché mi rendessi alla croce del merito civile di Savoia . Io risposi : ci pensassero su dell ' altro , e vedrebbero che sì per me sì per loro il meglio sarebbe non ne far nulla . La sera al tardi rividi gli onorevoli Baccarini e Zanardelli in un ritrovo di progressisti a cena . Con i progressisti di Ravenna si può anche andare a cena , senza pericolo che vi appioppino su le spalle un macigno di discorso politico o vi facciano scattare in faccia qualche macchinetta elettorale . E lì in mezzo a tutti quei progressisti , di colore anzi che no acceso , e taluno anche , se volete , repubblicano a larga cintura , il Zanardelli con quel suo fare tra dinoccolato e nervoso , cominciò a movere il discorso su la grande penetrazione d ' ingegno e la squisita coltura di S.M. la Regina . E poi , con un atto di testuggine ritraendo il collo per entro le spalle quasi per non parere d ' esser lui , seguitò della molta stima in che ella aveva i versi del Carducci e specialmente le odi barbare . A questo , riallungando il collo e volgendo in qua e in là la testa fine e la fronte irrequieta , come un baco da seta che vada al bosco ( chiedo perdòno all ' autore della riforma elettorale , a cui sono con molta stima affezionato : ma per la fedeltà della descrizione mi abbisognano questi paragoni ) , prese a raccontare come la Regina ricevendolo a udienza lo salutasse coi versi , Lieta del fato Brescia raccolsemi , Brescia la forte , Brescia la ferrea , Brescia leonessa d ' Italia , ecc . e poi rifacendosi da capo gli dicesse a mente tutta l ' ode . E qui mi guardava con que ' suoi occhi sbadatamente interrogatori . Io sorridevo . E il ministro seguitava come la Regina conchiudesse Ah sì , il ... è da vero il primo dei nostri poeti viventi ( qui il ministro è proprio mallevadore lui di tutto ) . Al che egli rispose con democratica cortigianeria Non so se a tal giudizio rimarrebbero contenti altri , ma non io oserò contraddire alla Maestà Vostra . Poi si passò ad altro ; ma su l ' uscire egli mi disse così sottovoce In somma la Regina vorrebbe che voi aveste la croce del merito civile . La mattina di poi , avviandomi con alcuni amici alla Pineta , ci scontrammo nelle carrozze che traevano i ministri alla stazione . E Benedetto Cairoli allungando e agitando le braccia tra i molti saluti mi gridò Dunque è fatto ; e il rumore delle ruote trascorrenti si portò il resto e mi tolse il rispondere . Io non ci pensava già più , quando di lì a un mese mi venne il decreto di nomina con gli statuti dell ' ordine , ove è fermato l ' obbligo di giurare fedeltà al re e ai successori , ponendo , inginocchiato , la mano destra su gli evangeli , tra due testimoni , dinanzi al ministro dell ' interno , che ha da firmare il verbale del giuramento . Rinunziai ; dico vero , con dispiacere ; co ' dispiacere di dover apparire , non essendo , sconoscente a chi mi tenne non indegno d ' una nobile onorificenza , fatta più insigne dall ' assentimento , che richiedesi a conferirla , degl ' illustri signori sedenti nel consiglio dell ' Ordine . Sì che , quando il rettore dell ' Università , un giorno prima che i Reali d ' Italia arrivassero a Bologna , chiamatomi a sé , cominciò a sollecitarmi che andassi anch ' io alla visita di ossequio , tanto più che la Regina aveva mostrato desiderio di vedermi , ecc . ecc . , l ' egregio rettore e amico senator Magni non ebbe a spendere parole molte . Che la Regina volesse proprio veder me , mi parve un tiro degli amici ministeriali per battermi nel debole ed espugnarmi . Ma io , che tante regine aveva cercate e osservate e studiate nella storia nell ' epopea e nel dramma , era ben io curioso di vedere una regina viva e vera e compiacentesi della poesia e delle arti . Intanto i Reali vennero . Erano di quelle giornate quali il novembre non ne dà , credo , che a Bologna . Fango in terra e fango in cielo : stillanti , grondanti , chiazzati in tetra umidità i tetti , le case , i muri : cinereo e grigio tutto : e dalla monotona deformità delle nubi filtrava un ' acquerugiola lenta , fredda , ostinata , che non si vedeva e immollava l ' anima , che non si sentiva ed empieva le contrade di una poltiglia mobile e appiccicaticcia , lubrica e attaccaticcia e impacciante , come eloquenza parlamentare : erano di quelle giornate che vien voglia di dar delle pedate alla gente in cui uno si abbatte , pensando Guarda quest ' altro fango che anche si move . In quel brutto vespero dunque del 4 novembre la confusione dell ' ingresso per via Galliera fu strana . Il popolo avea rotte e turbate le file e mescolati i colori officiali : erano aiuole di bianco e di turchino , di rosso e di nero , e sprazzi e barbagli d ' oro e d ' argento dagli elmi dai galloni dalle decorazioni dai gioielli per mezzo una gran massa oscura , una materia uniforme , che moveva moveva mugghiando e trasportando con sé cavalli e carrozze , e ufficiali e signore , e , al di sopra , le selve delle bandiere crollantisi e barcollanti quasi a un vento invisibile . Io era tra la folla che si pigiava innanzi dai portici ; e in quella confusione la figura della Regina mi passò davanti come un che bianco e biondo , come una imagine romantica in mezzo una descrizione verista , potente se volete , ma che non finisce mai ed annoia . La sera , nella piazza di San Petronio e nella attigua del Nettuno , lo spazio era , al paragone , più libero e l ' uomo poteva girare . E quando , ondeggiante per la fòsca storica piazza la variazione dei bengàla , uno dei finestroni di quel palazzo di mattone s ' aprì , e chiamati dagli applausi il Re e la Regina comparvero al verone , e dietro loro lo splendore della sala impallidiva in faccia alla gran tenebra e al fantastico alternare e mescolare dei tre colori , verde , candido , rosso ; quei due giovani , allora , risalutanti con effusione di gentilezza il popolo salutante , da quel luogo ove i legati pontificii s ' affacciavano a spargere le benedizioni per la morte e le maledizioni e le impiccagioni e le taglie e tutti i danni e i disonori della servitù e della viltà su la vita e su l ' Italia , doverono , io lo sento , toccare il cuore ai credenti di fede nelle sorti della monarchia unite alle sorti della patria . Io guardai la Regina , spiccante mite in bianco , bionda e gemmata , tra quel buio rotto ma non vinto da quelli strani bagliori o da quel rumore fluttuante . E una fantasia mi assalì , non ella fosse per avventura una delle Ore che attorniano il carro di Febo trionfante per l ' erte del cielo , e che attratta da un mago nordico nella notte del medio evo e imprigionata in quel castello di preti si affacciasse a vedere se anche venisse il momento di slanciarsi a volo dietro il carro del dio risalente . Ma la torre intanto del Potestà in quell ' emisfero di tenebre superiore si coronava di luce ; e io che ho pratica grande con quei monumenti , e ne so , massime di notte , tutti i segreti , vidi Enzo re di Sardegna ritto in piedi tra ' merli , senza spada e senz ' elmo , appoggiata la sinistra su lo scudo con l ' aquila nera dell ' impero e la destra su ‘ l petto ; e salutava e sorrideva , biondo anch ' egli e mestamente sereno . San Petronio taceva ; se non che quando un insolente riflesso di bengàla osava spingersi a quell ' ardua sua fronte ciclopica , cui questa grande intelligenza borghese vorrebbe appiccicare la maschera bianca d ' una facciata , pareva corrugarsi di dispetto : il vecchio gigante ingrugnato pensava ancora al suo piccolo comune trionfatore di re e di duchi , e non conosceva o non volea riconoscere . Gli entusiasmi andarono crescendo e vampeggiando più accesi il giorno appresso . Ai fuochi d ' artifizio e di frasi della gente per bene e sennata io non credo e non bado o rispondo con motti . Ma l ' entusiasmo degli artieri , dei lavoranti , dei facchini , l ' entusiasmo delle donne e dei ragazzi , mi trascina , mi eleva , m ' inumidisce qualche volta gli occhi . Ecco , io dico , questa parte men ragionevole e men culta , affermano , della razza umana , della razza in cui il primo e naturale reciproco saluto tra due individui che si riscontrino nella selva primitiva o nella selva civile è Io ti voglio mangiare o Io ti voglio ingannare ; questa parte men ragionevole e men culta di un popolo , il quale da molti e molti secoli credé ( le eccezioni confermano ) e crede che oltre e sopra la fisica tutto al mondo è impostura e ciarlataneria , che bisogna per altro mantenere pur con la forza per amore delle armonie sociali ; ecco , questa parte della razza feroce , questa classe del popolo scettico , si espande ancora spontanea ad amare e credere e godere qualche cosa fuori di sé , che a lei non giova ; l ' ideale . Perché , non mi si esca fuori con la servilità , con la viltà , con l ' ignoranza e con simili frasi fatte . Quei facchini , quei ragazzi , quelle donne , che sperano o che si ripromettono da que ' due giovani per sé ? D ' esser fatti ministri , come voi , repubblicani e papalini e borbonici dell ' altr ' ieri ? Di avere una prefettura o un posto di canattiere , uno spaccio di tabacco o una cattedra d ' economia ? No . La monarchia fu ed è un gran fatto storico , e rimane per molta gente una idealità realizzata : e il popolo acclama in que ' due giovani a punto una idealità realizzata . Di due sorte re ha la gente ariana : il conning germanico , quello che è forte ; il rex latino , quello che regge : nel primo , che vien da Dio , il popolo adora chi l ' ha fatto forte , Dio : nel secondo , che procede dall ' elezione , il popolo vede e riconosce la forma e il fine del reggimento , la legge e la patria . Ecco tutto . Altre idealità dovranno realizzarsi : va bene . O , più tosto , altre realità avverranno , che idealizzarsi non devono : va benissimo ; e vedremo . Queste cose io filosofo peripatetico andavo rimuginando sotto i portici del Pavaglione tra la folla . E mi fermai al negozio Zanichelli . Dove indi a poco entrò un signore , vecchio oltre gli ottanta , e dimandò volgendosi attorno Ma dove sono i repubblicani ? In Italia repubblicani non ce ne può essere ; o , se ce n ' è , non sono italiani . Io guardai quel vecchio signore ; poi volgendomi a un giovine dissi : Ecco , io son uno ; e al di là delle Alpi credono che io sia italiano . E la mattina di poi andai ad ossequiare i Reali d ' Italia . La mia bambina piccola mi disse Salutami la Regina . Ella ha nome Libertà ; e l ' augurio fu buono . Aspettando nell ' anticamera la nostra volta ( l ' anticamera era divisa in due spartimenti , in uno gli ufficiali , nell ' altro gli abiti neri ) io pensava meco stesso come io sapessi benissimo che fosse un re . Il re è un uomo allevato , vestito , decorato , stipendiato , nominato e salutato in una maniera convenuta , al quale anche si presta da alcuni o da molti leale e onorata obbedienza come da altri si fanno vili e perfide adulazioni . Ma in fondo il re è un essere governato , il quale dee moversi a posta di questo e di quello e cedere a esigenze e imperii anche impersonali . Sua Maestà è il più governato dei sudditi di Sua Maestà . Io per me non vorrei esser re , né meno per proclamar la repubblica . Ma il mondo quale ce lo siamo fatti o lo concepiamo e lo percepiamo noi è tutto fittizio : il discendente di Prometeo , animale plastico e artistico per eccellenza , fa suoi idoli diversi , e li vagheggia e adora o li vitupera e batte , perché rapito all ' ammirazione o all ' odio della sua idea nella imagine figurata dimentica che è opera sua , o perché l ' ha fatta a posta per isfogarci sopra i suoi capricci . E seguitavo discorrendo tra me e me . Io non ho per casa Savoia le antipatie , per esempio , della democrazia lombarda , suggellate in pagine di fuoco da Carlo Cattaneo . Degli Estensi non ce ne sono più e furon tutti mediocri : i Medici anche finirono come doveva finire una famiglia di banchieri illustrata dalla porpora e non dalla corazza : né la corazza deterse i Farnesi dalla macchia originale d ' esser figli di preti . Dunque , se il popolo italiano , persuaso non si potesse unificare la patria senza la monarchia , chiamò i Savoia , che colpa ne hanno essi , amico Alberto Mario ? L ' ambizione storica e politica della dinastia sarebbesi probabilmente limitata all ' Italia superiore : noi , noi stessi , Giuseppe Mazzini a capo , la tirammo nell ' Italia centrale : il Generale Garibaldi le conquistò il mezzogiorno e la conquistò al mezzogiorno . Ora , grazie a quella tendenza plastica dell ' animale umano a realizzare personalmente le sue idealità per poterle efficacemente adorare o vituperare a sua posta , il capo della famiglia di Savoia rappresenta l ' Italia e lo stato . Dunque viva l ' Italia ! Valletti , alzate la portiera , e passiamo a inchinare il Re . E la Regina ancora , l ' eterno femminino . Ella stava diritta e ferma in mezzo la sala ; e il Re , da parte , verso una finestra , passava , parlando accalorato e con forti strette di mano a tutti , di cerchio in cerchio . Benedetto Cairoli , raccolto nel suo giubbone di ministro , s ' era riparato in un canto ; e di lì , tal volta passando la mano destra sui mustacchi memori di una castanea sincerità e su la bocca sorridente , come per accarezzarsi , tale altra appoggiando il gomito sinistro a una colonna , mandava intorno intorno lo sguardo scintillante di contentezza . Diffuso era per gli occhi e per le gene di benigna letizia , in atto pio , quale a tenero padre si conviene . E avea ragione . Cotesto superstite d ' una famiglia di cittadini morti tutti per la patria ; cotesto cittadino che aveva il solo , assai curioso per un soldato , titolo di dottore ; cotesto uomo che camminando zoppica un po ' sempre e si appoggia volentieri al braccio di chi lo avvicina , Benedetto , in fine , come noi lo chiamiamo ; in quei giorni sorreggeva egli e portava e presentava agli entusiasmi del popolo d ' Italia la più antica famiglia reale d ' Europa , due giovani , cui la morte improvvisa del padre , forte ed esperto nocchiero , avea slanciato d ' un tratto nel difficile mareggio del regno e della popolarità . La Regina intanto , senza darsene l ' aria e non essendo nella sala né men l ' apparenza del trono , troneggiava ella da vero in mezzo . Tra quelli abiti neri a coda , come si dice , di rondine , e quelle cravatte bianche , ridicole insegne d ' eguaglianza sotto cui l ' invidia cinica del terzo stato accomunò l ' eroe al cameriere , ella sorgeva con una rara purezza di linee e di pòse nell ' atteggiamento e con una eleganza semplice e veramente superiore sì dell ' adornamento gemmato sì del vestito ( color tortora , parmi ) largamente cadente . In tutti gli atti , e nei cenni , e nel mover raro dei passi e della persona , e nel piegar della testa , e nelle inflessioni della voce e nelle parole , mostrava una bontà dignitosa ; ma non rideva né sorrideva mai . Riguardava a lungo , con gli occhi modestamente quieti , ma fissi ; e la bionda dolcezza del sangue sassone pareva temperare non so che , non dirò rigido , e non vorrei dire imperioso , che domina alla radice della fronte ; e tra ciglio e ciglio un corusco fulgore di aquiletta balenava su quella pietà di colomba . Delle soavità di colomba , de ' sorrisi più rosei , ella , la discendente degli Amidei e di Vitichindo , è cortese al popolo : in palazzo è regina . E se io le dissi Signora , non è vero che mi correggessi Volevo dire Maestà , non sono avvezzo a parlare con le regine . Cotesto è un madrigale ignorante . Come al Re nel vocativo si dice Sire , così alla Maestà della Regina d ' Italia si dice Signora , come Senora a quella di Spagna e Madame a quella di Francia quando ce n ' era . Cortigiani delle gazzette , imparate almeno le prime creanze del servaggio . Tali le impressioni e le ricordanze che di Sua Maestà la Regina d ' Italia io riportai e conservai da palazzo . Dove gentiluomini tutti croci e colonnelli tutti oro mi furono d ' intorno con grandi carezze , e mi lisciavano il pelo come a una belva oramai addomesticata 23 dec . 1881
IL SISTEMA ESTETICO DI RICCARDO WAGNER ( ANTONELLI CURZIO , 1882 )
StampaPeriodica ,
Per avere un concetto esatto del sistema estetico di Wagner bisogna leggere i suoi scritti critici , pubblicati , per la più parte , durante il suo soggiorno a Parigi , nella Neue Zeitschrift für Musik , nella Dresdener Abendzeitung , nella Gazette Musicale e nel Journal du monde élégant . L ' opera d ' arte dell ' avvenire dedicata a Feuerbach , Una visita a Beethoven , I capricci estetici , Della sinfonia , Il musicista straniero a Parigi , I divertimenti a Parigi , Notizie dal paese delle arti e delle scienze , Il giudaismo nella musica , Ueber das Dirigiren , Opera e dramma , sono scritti pieni d ' originalità , di umorismo terribile . L ' immaginazione esaltata , nervosa fino al parossismo , il cuore ulcerato , l ' acume analitico del giovine bohémien vi si manifestano potentemente . Vi si trova in germe il suo sistema d ' arte mistico sensuale . L ' Edda , le leggende popolari del Reno , Shakespeare , Walter Scott , Byron , Goethe , Bürger , Hoffmann colpiscono , soggiogano la sua fantasia . In estetica , in metafisica egli deriva da Schelling , da Hegel , dallo Strauss e da Arturo Schopenhauer ; in musica procede da Glück , da Weber , da Beethoven e da Berlioz . Schelling aveva fatto dell ' arte un sesto senso che doveva mettere in comunicazione l ' anima dell ' uomo con l ' anima universale . Schopenhauer aveva detto : Quando il bello si rivela all ' uomo , la volontà s ' addormenta . Riccardo Wagner concepì l ' arte della musica universale , come il mezzo più elevato per avvolgere l ' uomo nella fantasticheria nebulosa e calma dell ' infinito , gettando , come dice lui , con un giro di parole romanticamente barocco , sul letto del dramma musicale il torrente della sinfonia tedesca . Wagner ha genio drammatico . Fin da fanciullo s ' era invaghito dell ' arte greca . Il suo professore , il dottor Sillig , vedendo l ' ammirazione ch ' egli sentiva per l ' Odissea , di cui ebbe a tradurre due canti , pensava di farne un filologo . È curioso il vedere come Wagner si stimi grandissimo poeta . Egli giunse a dire che la grande arte drammatica universale morta con Eschilo e Sofocle rivive in lui , e ch ' egli fa rifiorire il genio della tragedia e della musica greca nei miti popolari delle leggende . Poi combatte le belle forme , le odiate Welsches , e le abbandona al materialismo empirico dell ' arte francese . Poi predica la libera gioia di tutte le forze vive della natura , la libera espansione delle anime nel regno dell ' armonia , il libero amore , la deificazione di tutte le forze , l ' estasi ed il grande annientamento . Poi attacca a fondo il cristianesimo , condanna il modo di verseggiare tedesco imitato dai Greci e dai Latini , perché soffoca il pensiero per la forma e rimette in onore i ritmi nazionali delle leggende . Poi vuol castrare la musica , affermando che lo scopo dell ' opera deve esser quello d ' esprimere una idea drammatica , e che in musica è un mezzo per riuscire a ciò più fortemente e più completamente . Poi sogna che la questione sociale sarà sciolta solo quando sia aperto gratuitamente al popolo un grande teatro con repertorio fisso d ' opere musicali , « teatro che sia tempio di civiltà , ove l ' uomo si innalzi e si perfezioni vedendo e udendo tutte le potenze della forza vitale contribuire alla lotta incivilitrice » . Infine , per iscusarsi dell ' inverosimile misticismo , ond ' è avviluppata la sua fantasia , proclama che il solo elemento drammatico - lirico corrispondente alle esigenze dell ' opera musicale è il mito , perché ha la proprietà di concentrare in una forma ideale ma evidente gl ' istinti generali della natura umana , perché il mito soltanto può condurre lo spirito a quella chiaroveggenza che gli può far discoprire nuove e imprevedute serie di fenomeni . Eh ! via , in cotesta olla podrida le stravaganze e le contraddizioni s ' acciuffano pei capelli . Egli è convinto che la danza , la musica e la poesia fuse e riunite insieme siano la sola e vera arte vivente ; ma che divise , isolate , il loro valore estetico sia infinitamente minore . Il suo ideale artistico è quello che , nello scritto Una visita a Beethoven , pone sulle labbra del grande maestro : « Se io scrivessi uno spartito , nessuno vorrebbe udirlo . Io non v ' innesterei né arie , né duetti , né terzetti , né nulla di tutto quel bagaglio convenzionale di cui si servono tutti oggidì per fabbricare un ' opera . Ciò che io scriverei , irriterebbe il pubblico ed anche gli artisti medesimi . Essi non apprezzano che il falso e il vuoto musicale , dissimulati dai ritmi brillanti , dall ' orpello che li riveste . Chi facesse un dramma lirico , degno veramente di questo titolo , passerebbe per un pazzo , e lo sarebbe invero se esponesse il suo lavoro alla critica del pubblico piuttosto ché serbarlo per la propria soddisfazione . Per comporre un ' opera simile bisognerebbe entrarvi dentro con l ' anima , come ha fatto Shakespeare nei suoi drammi . Quando si consente ad adattare al timbro della voce d ' un istrione dei miserabili pasticcini musicali , destinati solo a procacciargli gli applausi frenetici di una frivola platea , si diventa degni d ' essere classificati fra i droghieri , i parrucchieri , o i fabbricanti di busti , ma non è lecito aspirare al titolo di compositore . Il suono degl ' istrumenti preesisteva nel mondo primitivo , senza che fosse precisato il significato loro , come organo della natura creata , assai prima che vi fossero degli uomini sulla terra per raccogliere coteste vaghe armonie . Ma il genio della voce umana è diverso . Questa è l ' interprete diretta del cuore e ne traduce le sensazioni individuali . Il suo dominio è limitato ; le sue manifestazioni sono sempre chiare e precise . Ebbene , fondete cotesti due elementi , riproducete i sentimenti vaghi e brutali della natura col linguaggio degl ' istrumenti , in opposizione alle idee positive dell ' anima rappresentate dalla voce umana , e questa eserciterà una influenza luminosa sul conflitto dei primi , regolando il loro slancio . » Nella prefazione ai suoi poemi d ' opera ( i nostri libretti ) egli dichiara la necessità d ' una eguale compenetrazione della musica e della poesia per modo che la melodia sia costruita poeticamente e la poesia sia costruita musicalmente . « Io vorrei , dice Wagner , caratterizzare la grande melodia che abbraccia tutta l ' opera drammatica , e però tengo conto della impressione ch ' essa deve produrre . I particolari infinitamente variati ch ' essa presenta debbono scoprirsi agli occhi non solo del dotto ma anche del volgo profano . La natura meno coltivata deve poterli afferrare , dal momento che essa sia giunta al raccoglimento necessario . La melodia dell ' opera drammatica deve produrre sulle anime un effetto simile a quello che una foresta , al cader del sole , produce sul viandante smarrito per via . Questi si abbandona man mano al raccoglimento : le sue facoltà , disciolte dai rumori della città , si tendono ed acquistano una nuova forza di percezione . Dotato , per così dire , d ' un nuovo senso , il suo orecchio diviene sempre più penetrante e distingue con nettezza sempre crescente le voci diverse che s ' alzano intorno a lui dalla foresta . Le voci s ' intrecciano , s ' ingrossano ; i suoni divengono sempre più rimbombanti , sempre più distinti fra loro , di modo che il viandante giunge a comprendere nella loro infinita varietà che man mano si allarga e si rischiara , una melodia unica , la grande melodia della foresta . Egli è come se in una bella notte d ' estate l ' azzurro profondo del firmamento avesse attirati i suoi sguardi . Più egli si abbandonerà all ' estasi dello spettacolo inenarrabile , e più le schiere delle stelle della volta celeste si riveleranno agli occhi suoi distinte , chiare , scintillanti , innumerevoli . La melodia della foresta lascerà nel viandante un ' eco perenne : ma gli sarà impossibile di ridirla . Per intenderla novamente egli dovrà ritornare nella foresta , nell ' ora del tramonto ; egli dovrà preparare il suo spirito a gustarne la dolce nozione . Egli sarebbe pazzo se volesse stringere nella mano uno dei graziosi cantori della foresta , portarselo in camera e insegnargli un frammento della grande sinfonia della natura ! Che potrebbe egli udire , in tal caso se non che una melodia da ballo all ' italiana ? » Secondo lui , non c ' è che una sola forma d ' arte , non c ' è che una sola arte . « L ' arte , egli scrive , è l ' espressione spontanea ed assoluta della natura umana primitiva , tal quale essa si dimostra prima di ricevere l ' impronta dell ' educazione che la falsa e la disvia , inoculando nella mente umana delle idee artificiali . L ' arte fu cosiffatta nella tragedia greca , sublime manifestazione di una razza che si svolgeva nella piena libertà , seguendo la legge degl ' istinti , non adorando che le forze della natura personificate negli dei . Poscia l ' antica Roma , il cristianesimo e l ' industrialità moderna hanno soffocata l ' arte distornando l ' animo dell ' uomo dalla contemplazione delle forze vive della natura , la prima col suo praticismo , con l ' imitazione , con la febbre prepotente di dominio politico , il secondo col suo disprezzo del mondo e della carne ; la terza con la sete degl ' illeciti guadagni , con la bassezza dei calcoli materiali . Sopraggiunga adunque una rivoluzione che rovesci il patibolo che si chiama società , spazzi via tutti i pregiudizi che acciecano e degradano l ' uomo e lo riconduca allo stato felice della natura . Allora egli potrà di nuovo comprendere ed amare l ' arte , non per freddo calcolo , ma come un bisogno dell ' essere perfetto . » Finisco , riproducendo due pensieri suoi . Quando egli mise in iscena il Vascello fantasma a Berlino , la Gazzetta musicale di Vienna osservò : Wagner come scrittore avrebbe potuto riuscire , ma come compositore di musica non è riuscito di certo . Egli , leggendo il giornale , uscì a dire : I musicisti m ' accordano del talento letterario : i poeti del talento musicale . Ci sono musicisti e poeti ai quali io non accordo alcun talento . A Berlino , dopo un concerto composto di frammenti dei Niebelungen , in un gran banchetto che gli fu offerto all ' Hôtel de Rome , pronunziò un discorso - programma , che si chiudeva così : « Il popolo tedesco non domanda all ' arte sua che la verità soltanto , e poco si cura delle belle forme (Welsches).È troppo sapiente per non guardare in fondo alle cose . Come al tempo della grande Riforma seppe purificare la sua religione dalle pompe corrompitrici del culto romano , così esso deve ora sbarazzare la sua arte nazionale dalle forme . » Questi è Riccardo Wagner , il filosofo , il poeta , il drammaturgo , il musicista che lascerà così gigantesca impronta di sé nell ' arte della scena : questa la sfinge bizzarra , meravigliosa , che costringe alla parte d ' Edipo il pubblico d ' Europa coi voli altissimi della fantasia .
NOVELLE NUOVE ( SCARFOGLIO EDOARDO , 1882 )
StampaPeriodica ,
I Non si può negare che la novella in Italia ricominci a fiorire : dal Piemonte , dalla Lombardia , dalla Liguria , dal Veneto , dalla Toscana , e specialmente dal reame di Napoli e da terra d ' Abruzzi e dalle Calabrie e dalla Sicilia , non che dalla Marca d ' Ancona e dalle altre Marche e dalle Romagne , fioccano le novelle e i novellatori si levano sempre più numerosi e fecondi . Ben vengano i novellatori e le novelle buone , e così ritorni il buon tempo antico , quando nelle corti e nelle case del popolo e nelle campagne italiane si novellava tra lo strepito dell ' arme , tra lo strepito dei telai , tra lo strepito della trebbiatura . Nella novella allora si cementava il gaio e salubre realismo borghese , e la prosa rispecchiava nella sua onda chiara , nella sua onda larga , piena di gorghi profondi e di vortici voluttuosi , i casi della vita . I casi uditi qua e là , per le piazze o pei campi o per le corti dei signori , in terra di cristiani o in terra di infedeli , nei paesi d ' Europa o nei paesi d ' oltremare , sgorgavano dalle labbra del Gonnella tra lo scoppio delle arguzie mordenti , poi fluivano e si suggellavano perennemente nella prosa secca e salata del Sacchetti o nella prosa piena di musica e di libidine del Boccacci . Fu un movimento che incominciò in Italia , e dall ' Italia andò via via dilagando per l ' Europa ; fu anzi la sola forma di arte letteraria onde l ' Italia possa vantare , se non la maternità , certo l ' adozione prima dall ' Oriente . Tutte le altre forme dell ' arte , l ' epica la lirica il dramma il romanzo , vennero dalla Francia , dalla Linguadoca , dalla Spagna e sino dalla Germania : la novella dall ' Italia passò in Francia , e fece qualche fuggitiva apparizione in Ispagna e in Germania . Avete letto mai vecchie novelle francesi ? Sapete la prosa della regina di Navarra , di Bonaventura Des Périers , di Agrippa d ' Aubigné , e di tutti quanti i novellatori che fiorirono ed ebbero fama durante il regno dei quattro ultimi Valois ? Allora l ' imitazione italiana era universale ; con Caterina de ' Medici non solamente le mode di Toscana , non solamente l ' untume della politica fiorentina , ma tutte quante le fogge e le inclinazioni e le raffinatezze dell ' arte italiana si erano accampate nel parco di Fontainebleau e intorno al Castelletto : era naturale che anche le novelle di messer Giovanni , mezzo fiorentino e mezzo parigino , trovassero a Parigi ospiti cortesi e briganti insaziabili . Il primo esempio lo diede una bella e pia e galante regina : i briganti di poi non furono sazi mai . A poco a poco la prevalenza italiana scadde , e l ' egemonia dell ' arte si attendò in terra di barbari : il maresciallo d ' Ancre fu ucciso con una pistolettata sotto gli occhi di Caterina de ' Medici , e il Malherbe cacciò a forza il Petrarca dai confini della poesia francese ; ma a dispetto del Malherbe la novella italiana restò abbarbicata alle terre di Sua Maestà Cristianissima , e non si poté svellere mai ; e tutti i novellatori che ebbero fama in Francia dovettero alimentarsi di quella antica polpa nutriente : cito , ad esempio , i due nomi maggiori : il Lafontaine e il Balzac . Il primo rifece in versi le migliori novelle italiane , l ' altro rifece in vecchia prosa i migliori racconti francesi , che derivavano da fonte italiana . Occorre citare altri nomi , ed è necessario tirare in ballo Alfredo De Musset ? Lasciamo correre : tanto , se i lettori non son convinti ancora , vuol dire ch ' essi son più duri di quei frati bizantini del monte Athos , i quali , mentre le mura di Bisanzio crollavano agli assalti dei barbareschi , si contemplavano la pancia illustrata dal tramonto del sole , e non sapevano persuadersi che quella fosse luce increata . Ritorni pure dicevo dunque con desiderio questa età dell ' oro per la novella italiana , e i novellatori siano i ben venuti , da qualunque parte d ' Italia essi si levino . Ma non ci lasciamo pigliar la mano dall ' entusiasmo , e non incominciamo troppo presto ad urlare che l ' età dell ' oro è ritornata . Facciamo i conti di cassa con assai di calma e poco di carità fraterna . II Prima di tutto , così in tesi generale , si può dire che noi facciamo appunto quel che facevano i francesi di Caterina de ' Medici : ci appostiamo con le pistole alla cintura e lo stiletto tra i denti ai valichi delle Alpi , aspettando al passaggio le balle dei romanzi francesi . La differenza sta in questo , che allora noi eravamo i ricattati , ed ora siamo i ricattatori . E sta bene : non io certo mi dorrò di questa santa rappresaglia ; e primo e più forte griderei al sacco , se il brigantaggio potesse giovare allo sviluppo dell ' arte . In arte , come in tutte quante le cose della vita , è necessario un movimento continuo d ' importazione e di esportazione : se gli ultimi cittadini della repubblica romana non avessero studiato nei ginnasi greci , l ' arte latina già decadente con la lingua latina non avrebbe preso quel nuovo slancio miracoloso che la spinse tanto innanzi ; e , senza le influenze provenzali , chissà quanto più avrebbe stentato la nostra letteratura a liberarsi dalle pastoie dialettali . La circolazione dei criterii e dei prodotti artistici e il libero scambio del pensiero sono dunque due necessità della vita umana , come la circolazione monetaria e il libero scambio delle merci ; ma perché l ' equilibrio duri , tutte le parti interessate debbono accettare e attuare francamente questi due canoni del commercio moderno . Se una parte si rinserra in sé stessa , e nega di accettare quel che può venirle dalle altre , l ' equilibrio è rotto . Questo a punto ha fatto la Francia dopo il trenta : si è rinserrata in un egoismo letterario superbo , ignorante , intollerante , e non vive che di sé stessa e per sé stessa , e ha chiuse tutte le vie al commercio d ' importazione . L ' equilibrio dunque è rotto , e tra questa e le altre parti d ' Europa non vi può essere circolazione né scambio di prodotti e di criterii artistici , perché la Francia non ne accetta quando non portino marca di fabbrica nazionale . Sarebbe stato utile provvedere sin da principio , e bloccare tutti i porti francesi per impedire l ' esportazione ; ma questo , o per mancanza o per inesperienza , non si fece , e tutta quanta l ' Europa , eccetto l ' lnghilterra e , in parte , la Germania , fu invasa dall ' esportazione francese : noi , naturalmente , ne abbiamo avuto sino al collo , anzi ci siamo adoperati con le mani e coi piedi perché l ' alluvione fosse più larga e più lunga . Che cosa ne è seguito ? Permettetemi di farvi un piccolo quadro della nostra novellistica costituzionale . La novella moderna in Italia è nata intorno al 66 , con la casa Treves che la tenne al battesimo e che non la volle più fare uscire di tutela . Nacque dunque intorno al 66 , e fu quella infelice e vituperevole cosa che poteva essere , dopo la rotta di Custoza e il vituperio di Lissa . Con l ' Affondatore parve che tutte le forze e tutte le speranze della nova Italia sprofondassero nei gorghi dell ' Adriatico : Caterina Percoto seguitava a raccontare storielle friulane semplici , oneste , sonnolente , secondo i desiderii del buon Tommaséo ; e Paolo Tedeschi filava novelline pallide alla maniera germanica , continuando il Dall ' Ongaro . La novella era dunque tuttavia sotto il dominio politico e letterario dell ' Austria , e fu a punto un editore irredento che la fece emigrare a Milano , fu il Treves . Una delle delizie della mia infanzia , tra i romanzi di Walter Scott e i molti pellegrinaggi sui tetti , furono certi libriccini con la copertina color marrone chiaro che il Treves timidamente sparpagliava da Milano : di questi libriccini , che mi stornarono dai Fatti d ' Enea e da una vecchia traduzione in prosa dell ' Iliade , non rammento né i titoli né gli argomenti ; rammento bensì la copertina color marrone chiaro , e anche mi pare che fossero raccontini originali e tradotti dal tedesco : si vede che il Treves aveva ancora qualche fede nella letteratura tedesca . Ma la fede cadde presto , e il mestierante Treves non tardò ad avvedersi che se voleva far fortuna bisognava gittarsi alla Francia : fu così che sorse in Milano quel maledetto laboratorio chimico di romanticismo mezzo manzoniano e mezzo francese , che assorbì e lambiccò e volatilizzò tutte le forze letterarie dell ' Italia , e che tuttavia tra le macerie si affatica a questa bestiale opera di assorbimento , di lambiccamento , e di volatilizzamento . Perché in Milano dal Treves e dagli altri emuli suoi si incontrarono e si diedero la mano in un connubio mostruoso , non libero di ribellioni e di battaglie , i vecchi avanzi del romanticismo , e i giovani codini manzoniani , e parecchi spiriti rivoluzionari che in un altro ambiente , con altra compagnia e con altri studi , avrebbero potuto fare un ' opera utile assai al disgelo dell ' Italia letteraria . Questo parrà un paradosso e leverà molti a rumore , ma è un fatto incontestabile che intorno al cadavere del Manzoni Paolo Ferrari e Giuseppe Rovani si accordarono in una miracolosa comunione di entusiasmo e di propositi ; che il Tarchetti morì , in casa di Salvatore Farina , meschino e rugiadoso e troppo fortunato manzoniano ; che il Praga più di una volta si trovò a bere in compagnia di Camillo Boito . Nella capitale morale d ' Italia s ' incontrarono il Bonghi , il Cantù , il De Amicis , il Bersezio , il Barrili , Cesare Donati , Leone Fortis , Pompeo Gherardo Molmenti , il Capranica , il Caccianiga , il Bettòli e altri mercanti di letteratura d ' ogni colore , i quali pigliarono la cosa dal lato pratico e mossero da questo criterio : scrivere libri facilmente e sicuramente vendibili : il criterio a punto onde muovono gl ' impresari dei teatri di boulevard e i direttori dei giornali a un soldo nella vecchia e buona città di Parigi . Ognuno , secondo la natura e la misura dell ' ingegno suo , si mise a speculare sulle debolezze , sui vizi , sulla sensibilità , sulla vigliaccheria del pubblico ; e i libri loro si venderono con più o meno di fortuna : così Edmondo De Amicis , dopo avere per un pezzo portato in processione sopra un piatto i suoi occhi di bersagliere lacrimanti come due fontane , cambiò tattica di botto e si gittò a viaggiare , alla moda francese ; così gli altri piantarono il romanzo storico crollante da tutte le parti , e si gittàrono in una cloaca di romanticismo borghese , senza un indirizzo chiaro , senza discernimento , senza criteri sicuri , andando a tentoni , correndo da un modello all ' altro , punzecchiati spronati flagellati dal pensiero goloso e invidioso della Francia , ove gli esemplari dei libri si vendono a migliaia . Dato un tale ambiente d ' ignoranza di pecoraggine e di affarismo , era naturale che tutti i cattivi istinti venissero a galla gorgogliando , e che la mediocrità si facesse innanzi fra gli applausi : era naturale che Pompeo Gherardo Molmenti si spiccasse da Venezia facendo salamelecchi , e sparpagliando raccontini tisici dissanguati , e sbuffi d ' una erudizione bolsa e contrabbandiera sulle turbe acclamanti . La rocca lombarda pareva un ' acropoli inespugnabile , e Leone Fortis sui merli sonava a raccolta pavoneggiandosi nelle sue vecchie penne di pappagallo . Delle femmine che gittarono le loro gonnelle in mezzo a questo vituperio della prosa italiana non voglio parlare , perché noi bizantini facciamo professione di cavalleria . Dico solamente che di quanti parteciparono a questo vituperio , uno solo mostrò ingegno vero e sano , e fu il Verga , al quale in seguito si levarono ai fianchi un altro siciliano e una napolitana , Luigi Capuana e Matilde Serao : di questi tre il più forte è il Capuana . Il Verga ha più calore di fantasia e più potenza di colore , la Serao ha più finezza di sentimento e di nervi femminili ; ma il Capuana ha per sé due buone qualità , che gli dànno il vantaggio sopra tutti i suoi competitori : la sicurezza dell ' osservazione , e la coltura . Un segno comune di tutti i nostri novellatori mascolini e femminini è l ' ignoranza . Nessuno di loro , tranne il Capuana , ha capito che nel nostro paese , ove la novella e il romanzo non hanno tradizioni fresche , è necessario uno studio serio , ordinato e largo di tutte le letterature moderne , e della nostra novellistica antica : tutti , tranne il Capuana , stanno appostati ai valichi delle Alpi con le pistole alla cintura e lo stiletto fra i denti aspettando al passo gli ultimi romanzi francesi ; tutti sono , chi più chi meno , nelle condizioni di Leone Fortis , il quale dopo avere per tanti anni predicato alle turbe il verbo della letteratura francese , credeva in ultimo nella sua grassa e vacua ingenuità che in Francia s ' ignorasse il sonetto . Credete che esageri ? E bene , che cosa ha fatto il Verga prima dei Malavoglia ? Quale altra cosa ha fatto se non rimpastare in quattro o cinque o sei romanzi la Signora dalle Camelie ? E si accorse egli che in Francia fosse esistito un Onorato di Balzac , che in Francia esistesse un Emilio Zola prima che il plauso della folla gli gittasse sotto il naso l ' Assommoir ? E la signorina Serao non gitta ella nelle sue novelle e ne ' suoi romanzi , senza misura e senza pietà , come uno scolaretto che ha fatto troppe e troppo maldigeste letture , il realismo nervoso del Daudet , e quello plastico e colorito del Flaubert , e quello solido e meccanico dello Zola , insieme al romanticismo convalescente del Dumas figlio e al romanticismo tisico di Ottavio Feuillet ? E non è vero forse che nessuno dei nostri novellatori si è mai fatto una questione di lingua e di stile ; ma ognuno italianizza il proprio dialetto , con non poche fioriture francesi ? Ora tutto questo non può continuare . Leone Fortis aveva già cantato il miserere alla lirica italiana ; e la lirica in Italia è risorta per opera di un poeta che si fortificò e si nutrì lungamente e copiosamente di filologia romanza . Io credo che noi avremo dei romanzi e delle novelle esemplari , quando i nostri novellatori avvenire saranno degli eruditi come il Boccacci . Non monta che sappiano il latino e il greco come il Boccacci ; ma è necessario che sappiano bene il francese e la letteratura francese , l ' inglese e la letteratura inglese , il tedesco e la letteratura tedesca , il russo e la letteratura russa , l ' italiano e la letteratura italiana . E se anche sapessero il sanscrito , e potessero leggere il Panciatantra , non ci perderebbero nulla , perché fu dall ' altipiano dell ' Iran che scaturì l ' Oceano dei fiumi delle novelle . III Questi ed altri pensieri mi ronzavano nella mente leggendo i Racconti Calabresi di Nicola Misasi , il quale , non trovando nel nostro paese tradizioni novellistiche fresche , e non avendo sufficiente esperienza delle tradizioni straniere , ha fatto una lodevole opera di prudenza : si è rinserrato nella sua semplice e ruvida scorza di montanaro . Glie ne è seguito del bene e del male . Certo non si può dire ch ' egli abbia subito influenze esterne , e i suoi racconti non paiono tradotti dalla cronaca d ' un giornale parigino come i bozzetti del mite e pingue Navarro della Miraglia , ma rassomigliano un poco ai fauni antichi che balzavano ispidi e vellosi dal cortice degli alberi , e hanno un sapore selvoso di rapsodia primitiva e di cronaca medievale . Egli li narra come li narrano i contadini e gli atti di accusa dei processi briganteschi , con poche preoccupazioni d ' arte , con molto amore della verità storica e topografica . Nel paesaggio è secco , breve e poco colorito ; i particolari gli sfuggono ; egli pone un ' ossatura solida sopra un fondo ben disegnato , ecco tutto . E questo mi piace ; perché ogni tanto da questa prosa grezza mi balzano in faccia le asprezze efficaci della verità , e un getto di passione viva , e uno scoppio di grida umane . L ' analisi non c ' è : il Misasi non ha saputo frugare nell ' anima dei suoi briganti ; ma li ha disegnati con una ruvidezza di tocco franca e pittoresca , ma li ha disseminati con un movimento vivace per i boschi della Sila ; e basta . I suoi racconti sono troppo esteriori , ma hanno tutti i vantaggi dell ' esteriorità : sono plastici , sono drammatici , sono vivi ; i suoi racconti sono troppo selvatici , ma hanno tutti i vantaggi della barbarie : sono freschi , sono robusti , sono sani . Del resto il Misasi , quando vuole , sa anche addentrare nel cuore umano gli aculei dell ' analisi : i lettori della Bizantina possono dire con quanta sottigliezza , con quanto fortunato acume egli abbia sfruttata l ' anima delle monache . Io dunque , dolente di non potermi fermare più a lungo con lui per essermi troppo fermato con gli altri , gli do un consiglio : impari bene il tedesco , il russo , l ' inglese e lo spagnuolo , e studii , studii con un metodo severo tutte queste letterature ; poi consacri molto tempo e molte fatiche e molto ingegno ai nostri novellatori , dal Boccacci al Machiavelli ; poi se gli pare opportuno , legga anche il Panciatantra . Farà qualcosa di meglio che non abbiano fatto quelli della lega lombarda stipendiati da Casa Treves .
C'ERA UNA VOLTA ... ( SCARFOGLIO EDOARDO , 1882 )
StampaPeriodica ,
Pare un paradosso strano , e pure è una verità appurata e provata con molte studiose ricerche , che i popoli latini , e più il popolo d ' Italia , hanno pochissima potenza di creazione fantastica . Tutta la nuova materia d ' arte , che fu accumulata dopo il crollo della vita pagana , o venne dall ' Oriente con molta varietà d ' importazione , o fu una produzione indigena della razza sassone e della razza celtica ; la razza latina non concorse al gran cumulo di materiale se non con qualche tradizione classica e con qualche getto di lirica d ' amore . Così , mentre i monaci pellegrini recavano dalle terre d ' Oltremare coi frantumi del Santo Sepolcro e coi ramoscelli d ' olivo dell ' orto di Getsemani le fantasie maturate al sole del Cattai o dei piani del Gange ; mentre dai boschi armoricani e dalle paludi bretone e dalle torbaie della Turingia e della Pannonia il canto epico sonava accordato sul ritmo gregoriano ; mentre nelle valli pireneiche tra la crescenza odorosa degli oleandri la nova lirica si metteva a fiorire con un tumulto d ' amore melodioso , l ' Italia badava a innestare i rampolli cristiani sul vecchio tronco gentile , e si trasmutava e si rifondeva cristianamente le sembianze di Virgilio . Nocquero le tradizioni e le presunzioni patrie , o fu un difetto dell ' intelligenza nostra ? Non so . Certo la lingua italiana germogliò ultima dal carcame fecondatore della romanità ; certo il popolo d ' Italia non conferì al patrimonio epico lirico e drammatico fondato dagli altri popoli d ' Europa . Noi non fummo altro mai che manipolatori del materiale altrui , e quasi amministratori del patrimonio altrui . Guardate alla storia della nostra epica e della nostra lirica e della nostra grammatica , da Sordello Mantovano che poetò in lingua d ' oc sino al signor Parodi e al signor Guaido che scrivono drammi e romanzi in lingua francese , e ditemi se fu mai popolo così sterile di fantasia come il popolo italiano . Né questa sterilità è solamente negli scrittori o solamente nel popolo ; ma il popolo e gli scrittori si accordano meravigliosamente in una deficienza strana delle facoltà imaginative . Pio Rajna mostrò già con documenti e con prove sicure come il più fantasioso de ' nostri poeti , l ' Ariosto , nulla o presso che nulla traesse dall ' attività procreatrice della sua mente , ma solo con una sintesi miracolosa raccozzasse e fondesse una mole immensa di favole di cavalleria penetrate in Italia coi romanzi francesi , coi poemi inglesi , con le canzoni di gesta e coi frammenti epici tedeschi ; Alessandro D ' Ancona ha provato come il materiale della lirica popolare sia tutto o presso che tutto d ' importazione straniera ; e se Domenico Comparetti avesse seguitato i suoi studi di novellistica comparata , facilmente avrebbe potuto dimostrare che nella selva folta di novelle popolari che copre tutta l ' Europa non c ' è un solo virgulto italiota . Guardate ai novellieri italiani : la materia ch ' essi foggiarono con tanta maestria d ' arte da fare della novella una forma veramente italiana , venne d ' Oriente nelle emanazioni del buddhismo o fu qua e là raccattata per le terre d ' Europa . Quando i novellatori vollero attingere alla larga fonte del popolo , la trovarono tutta scrosciante e zampillante di acque forastiere ; così accadde che nella prosa narrativa l ' elemento indigeno entrasse in una misura scarsa assai , e l ' elemento popolare non tardasse a cadere in discredito . Così vedendo ora che un novellatore italiano della scuola sperimentale si è messo con proposito deliberato a formare novelle popolari con materia tratta tutta dalla sua mente , e con fortuna grande , io mi sarei aspettato un più largo plauso dagl ' Italiani . Se non che , gl ' Italiani l ' importanza e le difficoltà di certe cose non le intendono . II Dice il Capuana nella prefazione del suo libro che , avendo scritto una delle sue novelle per un caro bimbo che gli chiedeva una bella fiaba , pensò di costruirne altre a diletto de ' suoi nipotini ; poi , leggendole , lo prendeva una gran soggezione di quei cari diavoletti che gli sedevano a torno , e stavano tutt ' occhi e tutt ' orecchi ad ascoltare . Certo , l ' autorità fanciullesca in fatto di storie imaginose è grande ; ma non bisogna poi esagerarne il peso , come fa il Nencioni . Io non ho dato da leggere ai ragazzi il libro del Capuana , ma so che il gusto infantile è facilmente appagabile . Io pure sono stato un bimbo curioso e desideroso di fanfaluche strane , come tutti i bimbi di questo mondo , e avendo avuto poche narratrici , mi erano di un diletto indicibile le Mille e una notte udite leggere la sera accanto al fuoco . Tutti sanno come in questo suo rifacimento dall ' arabo il signor Galland impegolasse gli studiosi artifizi orientali di molta pomata francese ; e pure la storia di Aladino , raccontata con una prosa sciatta e pretensiosa insieme , faceva fremere di godimento e di paura il mio spirito bambinesco . Anche una vecchia traduzione in prosa dell ' Iliade popolò la mia mente di fantasie meravigliose e mi scosse forte i nervi tra il settimo e l ' ottavo anno ; e pure la narrazione era fatta più penosa dall ' ortografia arcaica . Leggete a un bambino le fanfaluche meno bambinesche , le favole di Esopo tradotte per uno da Siena , il Novellino , i Fatti d ' Enea , e lo spirito suo penderà dalle vostre labbra come quel di Saul pendeva dagli arpeggiamenti di David . La cosa dunque va considerata più dall ' alto , e a me pare che la prima questione che il libro del Capuana debba suscitare , sia questa : il gran materiale narrativo e cantativo che alimenta l ' intelligenza di tutti i popoli d ' Europa è esso malleabile e foggiabile alle molteplici forme dell ' arte ? Io dico di sì ; e chiunque guardi alla storia delle letterature antiche e delle letterature moderne dovrà accordarsi meco . Non è forse appurato che la letteratura italiana non fu già fabbricata toscanamente sui modelli provenzali alla corte sveva di Palermo , ma venne via via crescendo e avvantaggiandosi , come in tutte le terre d ' Italia dialetti germogliati dal terriccio latino misto di concime barbarico si mettevano a fiorire ? E non è forse noto all ' universale che l ' Ariosto , e poi i poeti che intorno a Lorenzo il magnifico portarono per Firenze la licenza allegra del carnasciale , attinsero dal popolo materia nova e più fresca ? Se non che , questi e molti altri che io per brevità dimentico , rinnovarono e rinfrescarono alle chiare fonti popolari l ' epica un po ' passita nelle mani troppo dotte del Boccacci , e la lirica stroppiata dai petrarcheggianti ; ma nessuno si messe per esercizio d ' arte ad imitare le rozze forme popolaresche . In Italia , no : ma in Germania e in Inghilterra e in Francia si tentò questo più volte con varia fortuna ; e a me pare che la questione si possa più chiaramente formulare così : le imitazioni delle forme popolari nella selvatichezza naturale sono solamente un esercizio atto a dilettare i bambini , o possono essere vere e proprie fogge dell ' arte ? Di nuovo , io dico di sì . Ecco : da qualche tempo l ' arte sente il bisogno di tuffarsi alle fonti della vita ; e dal Balzac in poi il romanzo ha deviato dalla sua antica forma narrativa per diventare un vero e pieno studio fisiologico e psicologico dell ' uomo . A questa deviazione della prosa narrativa il Balzac conferì più di tutti studiando i segni esteriori e gli effetti visibili dei sentimenti interni , la Sand analizzando con una sottigliezza femminile tutte quante le crespe e gli avvolgimenti dello spirito , gli ultimi romanzieri naturalisti proseguendo certe leggi della vita appurate dalla scienza . Tutte queste vie menano , più o meno brevemente , alla verità ; ma non alla verità assoluta : ci è sempre come una piccola nuvola vaporosa , che offusca l ' evidenza della rappresentazione . Nel Balzac è lo stile troppo martoriato e qua e là gonfio o colorito soverchiamente o contorto ; nella Sand è la tabe sentimentale che s ' appiglia e corrode l ' analisi più sottile ; nello Zola è il rigore della tesi scientifica e il calore eccessivo dello stile . Manca a tutti quella serenità plastica e semplice della concezione e dello stile , che il Flaubert ebbe per un momento in Madame Bovary , e che tutta quanta la letteratura popolare possiede naturalmente . Qualche anno a dietro , trascrivendo io novelle popolari della campagna romana , provavo un vero godimento estetico ascoltando sulla bocca di una serva in una prosa semplice , limpida , efficace , le fantasie più pazze mescolate di osservazioni acute o profonde , corrette e regolate da un criterio sano e retto della vita . E trascrivendo in fretta o rileggendo dopo avere trascritto , mi nascevano nella mente dei pensieri e dei raffronti in folla . Per esempio , ripensavo al Bertoldo e al Bertoldino di Giulio Cesare Croce ; e non sapevo capacitarmi come di là non avesse preso le mosse qualche opera di prosa , come dai leggendarii e dai frantumi epici si mossero tante opere di poesia : non trovavo , nella prosa italiana , la rispondenza del Morgante e dei due Orlandi . Ora questo , che nel secolo XV era possibile , ma non più nei secoli che seguirono , di nuovo è possibile e utile e forse anche necessario oggi . Avete mai badato alla famigliarità , con la quale il popolo tratta i re e le regine ? E questi re e queste regine delle novelle popolaresche non vi sembrano essi dei sovrani costituzionali ? Rammentate il buon re Alboino di Giulio Cesare Croce e il buon re Pantagruel di Rabelais ? Ebbene , l ' ideale del re costituzionale è questo : come vedete , prima assai dell'89 il popolo lo aveva pienamente intuito e rappresentato . Così il popolo ha pienamente intuito e rappresentato tutta quella parte della vita che gli è stata accessibile . E bene , perché i novellatori sperimentali non imparano anche dal popolo , ma se ne stanno contenti alle teoriche darwiniane ? Da cinquant ' anni le trascrizioni di racconti popolari pullulano da tutte le parti , e la demopsicologia è quasi diventata una scienza a parte . E bene , fate che dal dominio della scienza tutto questo gran materiale passi nel dominio dell ' arte . Scartate tutte le scorie fantastiche : resterà una selva folta di osservazioni e d ' insegnamenti . E non isdegnate d ' imparare dalla vostra serva , poiché fu una moltitudine miserabile di servi che , crollata la carcassa romana , fondò una vita nuova una lingua nuova una metrica nuova , e ritrovò le prime nuove forme dell ' arte . III Ora , se bene l ' angustia dello spazio non mi consenta di mostrare con la larghezza necessaria la verità della mia tesi , credo che i lettori convengano meco in questo : che il tentativo del Capuana sia una cosa più seria assai di quello ch ' egli nella sua modestia volesse dare a divedere . In quanto alla prova in sé , ho detto che è fortunata , e anche in questo chiunque ha qualche pratica di novelle popolari si accorderà meco . Il Capuana non ha rimpastato delle favole già diffuse , ma ne ha costruite di nuove con gli elementi che entrano in tutti i prodotti della fantasia popolare : elementi , come ho già accennato e come facilmente pare , non indigeni , ma d ' importazione forestiera . Lasciando dunque da parte l ' elemento fantastico e mitologico , che è ciò che più move lo spirito bambinesco , e guardando solamente alla manipolazione e alla intuizione dei criteri e delle forme e dello stile popolari , io dico che queste fiabe mi paiono una cosa perfetta . Il Capuana ha saputo cogliere mirabilmente quel sano e giocondo ottimismo , quella tranquilla aspirazione al benessere , quel placido e sicuro senso della vita che sono i caratteri più chiari delle produzioni letterarie del popolo . Di più , egli mostra di essersi assimilato , con la semplicità rustica e ingenua della narrazione , con la fusione naturale del dialogo e del racconto , lo stile popolaresco . Per me , io non esito ad affermare che questo , dopo la Giacinta , mi pare il miglior libro del Capuana ; e trovo in esso confortata un ' asserzione mia di tre mesi a dietro , che di tutti i nostri novellatori , il Capuana sia quegli che ha un concetto più sano e più alto , e quasi una religione dell ' arte .
NUOVA E ANTICA IMPOSTURA ( DOSSI CARLO , 1883 )
StampaPeriodica ,
Io le sono , marchesa , tenuto assai del divertimento , altro non fosse che per averlo goduto con lei , ma veda , per carità , di non dare del mago al bossolottajo Hermann ! Bel mago ! un sorridente grassoccio in cravatta bianca e marsina , servito da una livrèa di scena , in mezzo a un teatro affollato e illuminato a giorno , senza apparecchi , senza neppure bacchetta ! Ah , cara lei ; perché essere ingrati ai nostri antichi Merlini e Sabini con le lor barbe e i lor berrettoni appuntati e i lor zimarroni neri con su cuciti in panno rosso i soli , le stelle , e gli spicchi di luna ? perché fare torto ai loro nascondigli , torri sempre in rovina , con certi tenebrosi stanzoni rischiarati soltanto dalla verdògnola luce degli occhi di un gatto che ingrossava la coda e soffiava al nostro apparire , stanzoni in cui , oltre un puzzo di zolfo , un borbottìo di caldaroni dalle orrende misture e un lamento di strigi , èrano e gufi inchiodati e coccodrilli e basilischi impagliati e cani arrabbiati appesi alle travi , e ampolle e rospi e pignatte e diàvoli che arrampicàvano su e giù per la cappa e si rannicchiàvan ghignando tra le gambe dei tavoli ? ... Quelli , o marchesa , èran maghi ! Almeno , ci facèvan paura . Ma , ahimè ! la uniformità , di giorno in giorno , uggiosamente si accredita . La ferrovia vuol la pianura . Scompàjono i dialetti , le foggie , i misteri ; scompàjono le divisioni e suddivisioni nella filosofia , scompàjono i confini , e , bastasse il volere , scomparirebbero le stagioni . Ecco , nell ' arte , che la scultura fa da pittura , la pittura da mùsica e la mùsica da matematica , mentre la letteratura arieggia l ' analfabetismo , ché gli scrittori del giorno temon perfino di parere d ' ingegno . E una orrìbile noja e la somma . Tutte poi quelle alte e basse livrèe , che , palesando con chi s ' avea a trattare , mettevanci tosto a nostro agio , tutti que ' segni , che , a primo aspetto , ci dàvano il grado dell ' officiale moralità di ciascuno , dalla poetica laurea alla croce di cavaliere , dal marchio d ' infamia alle gialle o rosse bindella delle trecche d ' amore , vanno , uno dietro dell ' altro , ad aumentar la pastura ai topi dell ' Antiquaria . E al teatrino dei nostri bimbi , e al tresette , è al tarocco , che noi dobbiamo ricòrrere , quando ancora vogliamo rallegrarci la vista in que ' variopinti vestiti , in quelle corone di talco , in que ' scettri , in que ' manti , senza cui , addìo re e regine ! sembrano carne , come la nostra , soriana . E ne viene ? ne viene , che tu , col cappello tra mani , credi parlare a un padrone , ed è un servo : dai del tu a chi di servo ti ha l ' aria ; è un padrone . Presti danaro ad un pòvero , perché lo reputi ricco ; non aduli ad un ricco , reputandolo pòvero . Così , la donna che è di uno e la donna di tutti si baràttano i modi ; anzi , le donne , a quanto dìcono loro , stanno per diventare uòmini . Ognuno nasconde i ferri del suo mestiere . La plebèa araldica delle insegne , che , me fanciullo , era il mio spasso , va a ròtoli con la nobiliare delle armi . La barbierìa , a don Chisciotte ingratìssima , ha perduto i suòi piatti e s ' e cangiata in uno scipito salon ; il caffè cangiò in farmacia ; mentre il fornajo , che già faceva la cosa più buona del mondo , volle far meglio e fe ' peggio , togliendo al pasticciere la mano , sicché costùi trovossi obbligato a gettarsi nella chincaglieria e ora vende i confetti per amor della scatola . E intanto il bugiardo , onestamente , chiàmasi gazzettiere , e il ladro , speculatore alla Borsa ... Senza i preti e i soldati a mantenerci un po ' ancora nei ranghi , dio sa che babele ! che generale miscuglio ! E voi , dove mai ve la siete fumata , o dottoroni bisnonni , vecchi sempre , dalla tabaccosa espressione , fonte già tanta di buon umore ai Montaigne , ai Maggi , ai Molière , voi che , annunciati dal serviziale e seguiti dalla lancetta , scendevate da portantine color verde - bottiglia per salire da noi con un passo pesante che paréa di mulo e una tòrbida cera quasi per spaventare la malattia , mentre non spaventava che l ' ammalato , e facevate le vostre divinazioni stando alla porta della stanza da letto , tenebrosa e attufata , interrogando gli astri e le orine , con certi termini strani e citazioni mezzo in linguaggio greco , mezzo in ebreo , perché , piuttosto che andare a cercare , vi si credesse sulla parola ; poi partivate , lasciando le tracce della vostra mano rampina su certe lunghe ricette , lunghe come la fame da voi mantenuta negli infelici clienti ? e dove sono iti i vostri amplìssimi studi a tramontana , dalle vetriere incartate , e le cataste di libraccioni , non mai vecchi abbastanza , gialli come la faccia di un giapponese , e i gessi , verniciati di marmo , di Galeno e d ' Ippòcrate , e i lùcidi crani con su disegnata la città degli affetti , le sue piazze e contrade , e i poltrononi di pelle dura e sdrucciolevolíssima , i palandrani color tabacco - di - frate , le berrette a ricami e col fiocco , gli occhiali o d ' oro o di osso , le canne d ' India dall ' aureo pomo , e le tabacchiere tempestate di gemme , dono di qualche grande di Spagna o di una dama della croce stellata ? ... Ahimè ! voi cedeste a dei dottorini , senza né gravità né velluto alle unghie , abbigliati con gusto e ben pettinati , che fùmano sìgari e ùsano di occhialetto , che dottamente annòjano poco , ma chiàcchierano anche di cappellini , che spesso sanno sonare delle polche e dei valzi , e , all ' occorrenza , ballarli , che se coltìvano fiori , non è per stillarne le quintessenze , ma per ornarsene l ' àbito ! cedeste a studioli , che si direbbero meglio abbigliatòi , dalle finestre aperte , dalle minuzierìe eleganti , con scranne in cui si siede comodamente , con quadri che non ti guàstano il desinare , con scientìfici libri , non mai nuovi abbastanza , frammisti a romanzi , a gazzette e ad un profumo nell ' aria , che , insieme alla donna , ti ricorda la vìpera ! Ma non sia detto con questo , che l ' erudita ciarlatanerìa abbia lasciato i mortali : oh non pensiàmolo manco ! Poiché la somma dei vizi , come delle virtù , è tuttora qual ' era negli eròici tempi : l ' uomo , dagli abiti in fuori , è sempre stato quel desso . Non è l ' inganno che muta , è il gergo . Una volta , per farsi valere , la Scienza dovèa essere greve , tediosa , con le cigne e le staffe e circonfusa di un certo qual reverendo odore di vetustà ; oggi , essa deve prodursi in scarpini , procèdere gaja , spirar la freschezza dell ' appena sfornato . Giovava , una volta , se simulata ; or giova dissimulata . Quando il vecchio dottore volea adoprare paroloni dell ' arte o bizzarri , li proferiva lentissimamente , solennemente , perché si capisse ch ' ei li capiva , per farne sentire tutta la difficoltà ; il medico odierno li lascia invece sfuggire come se a caso , senza che appaja ch ' ei dia loro importanza , quasi già noti a chiunque . Quegli ostentava di avere tanto studiato e tanti anni ( ché i vecchi sistemi di apprendere èrano come i sentieri di un giardino all ' inglese , più fatti per allungare che non per scorciare il cammino ) e di avere spogliato , lui solo , in privilegi e diplomi , un gregge di pècore , e di possedere una biblioteca di scienza inimica dell ' aria e di fruire della illuminazione di tutti i torchioni - a - otto - stoppini europei ; questi vorrebbe invece parere di non èsser mai stato a scuola , neppure . L ' uno insomma pompeggiava in da - più , l ' altro in da - meno , ma in ambo i casi per guadagnarci nel credito . E se l ' uno abbigliava le proprie stivalerìe di latino e di greco , affibbiàndole anzi ai nomoni di Celso , Magno , Oribasio , Avicenna e Averroè ; l ' altro , furando a costoro le migliori pensate , ce le traduce e le spaccia per sue . Ma , se con meno dottrina e con più leggiadria , si accoppa scientificamente ora , né più né meno di allora . Gli è una medesima storia , stampata , anziché nell ' accadèmico in - folio , nel casalingo trentaduèsimo . Oggi , in cui non si ha più a trattare con gente che dalle fasce passa alla sferza e dalla sferza alla fede , anche l ' inganno dovette modificarsi , e si fece ... più semplice ossia perfezionò .
IL CANZONIERE D'UNA CONTESSA ( SALVADORI GIULIO , 1883 )
StampaPeriodica ,
Oggi com ' oggi la letteratura femminile in Italia fiorisce . Se siano tutte rose , non saprei dire : certo è che forse neanche il Cinquecento , così popolato di rimatrici e di gentildonne erudite , può vantarla così varia , così spregiudicata , così abbondante . È vero che poche ora ( diciamo poche per cortesia ) saprebbero scrivere epigrammi greci come Olimpia Morato , o reggere a disquisizioni teologiche come Giulia Gonzaga la bellissima , e Vittoria Colonna : ma è anche vero che le nostre sanno per compenso il francese ; e come lo sanno ! Agli uomini che sapessero il francese e non sapessero il greco , che leggessero Mendès e Barbey d ' Aurevilly riservandosi di guardare dall ' alto in basso la letteratura classica , non importerebbe poi gran che : ma scrivere è un altro paio di maniche . Questa usurpazione , per parte delle donne , nei loro diritti , costretti come sono a passarci sopra per non parere villani o di poco spirito , questa usurpazione non la mandano giù . E , sebbene in versi , quando devono celebrare una donna che inganna ricamando rime le ore d ' aspettativa , cavan sùbito fuori del cassettone rettorico Saffo e Corinna ; se ne vendicano poi nella prosa , nella vil prosa , protestando e giurando di esecrare le donne che scrivono quasi da quanto quelle che votano . E , in prosa e in versi , hanno torto . Già , s ' e mai trovato un uomo che , di fronte a una donna in qualunque argomento e in qualunque caso , avesse ragione ? Qui poi , torto doppio : di critici e d ' uomini . Come siamo fatti , come pensiamo , come amiamo , come viviamo noi , noi uomini , ( non se n ' abbiano a male i novellieri sperimentali ) lo sappiamo fin troppo ; tanto per le letterature di tutti i tempi e di tutti i luoghi , fan sangue le membra dilaniate , s ' incrociano le ramificazioni convulse delle vene e dei nervi nell ' anatomia dell ' anima nostra maschile ; qual e oramai il cameriere di caffé che , fra il posare e l ' alzar delle tazze , non si permetta ogni tanto un briciolo d ' analisi psicologica ? Ma come sia fatta e come viva la donna , noi non lo sappiamo se non di seconda mano e per congettura ; e per lo più , la immaginiamo e la rappresentiamo come un uomo senza persona , imbiancato dallo zolfo dell ' ignoranza , purificato per le acque chiare dell ' indeterminatezza . Ma la natura e la vita , crediamo forse che non si possano vedere , sentire , rappresentare , se non come le vediamo , le sentiamo , le rappresentiamo noi ? O crediamo che l ' arte non possa scapitare , se gli stessi fantasmi che visitano l ' anima nostra , passando per un ' anima femminile si colorano e si atteggiano diversamente ? Ancora , e peggio : se le donne oramai tutte date allo scrivere non avessero dimenticato di leggere , avrebbero nella lotta dell ' amore troppo vantaggio sopra di noi . Con tutta questa letteratura psicologica , noi uomini abbiamo messo e mettiamo di continuo le carte in tavola ; la donna le tiene ancora raccolte nel misterioso ventaglio , sicura di sé perché conosce il vostro giuoco , sicura di voi perché voi non conoscete il suo . È nell ' interesse nostro , fratelli , che le parti si mutino : giù le carte , signore . È vero che una scrittrice , la marchesa Colombi , ha detto recentemente che le donne non imparano a conoscere l ' abbandono se non quando si trovano abbandonate . Ah ! marchesa , marchesa , marchesa ! Eppure le misericordie per i colpi di grazia è da un pezzo che non usano più . La contessa Lara , o signore , vi dà il buon esempio . Questo suo canzoniere , come rivelazione d ' un ' anima femminile , come documento umano , direi , se la frase oramai non fosse inzaccherata di volgarità , e veramente prezioso . Intendiamoci : da questi fogli , che la contessa congedandoli chiama tersi ( e l ' editore Sommaruga ha fatto tutto il possibile perché si pensasse alla verità dell ' aggettivo , non alla necessità della rima ) da questi fogli non è che l ' arte non occhieggi profumata e capricciosa , facendo sorrisi e riverenze piene di grazia e di canzonatura : la testolina bionda emergente da un cerchio di pellicce e di velluto ha mosse sùbite e vive , e al muoversi s ' accompagna il riso degli occhi neri folgoranti fra i capelli aggrovigliati come fior di vitalba e il serpeggiare delle anella bionde che scendono come giacinti sul collo di latte . Non è dunque che in questi versi manchi l ' arte : ce n ' è anzi anche troppa . Qualche volta , per esempio , i drammi e le figure della vita reale , della vita borghese , vorrebbero un po ' più di vivezza nella frase anche a scàpito della martellatura e della brunitura del vaso , un po ' più di precisione rapida nel tocco , anche a scapito della lingua poetica eletta e dell ' audacia felice di stile . A questo proposito , anzi , ci sarebbe molto da dire : si potrebbe , per esempio , da questo libro di versi d ' una signora risalire alle ragioni per le quali l ' arte della rima , da noi , s ' è mostrata sempre disadatta o restia a rendere il vero di tutti i giorni , il vero del salotto e dell ' alcova , del teatro e della festa da ballo , della passeggiata ai Colli e dei bagni a Livorno e a Castellammare : il vero , insomma , di questa piccola vita borghese che ha per fondo la carta di Francia e il velluto ; dalla finestra , sì , si vede un po ' di verde e di mare e di cielo , ma i vetri sono chiusi per paura dei raffreddori . Tutto questo e altro potrei ricercare e considerare e osservare ; ma io , in questo libro , non ho cercato l ' arte , lo confesso , ho cercato la donna . E la donna c ' è : intelligente , troppo intelligente , anzi , se vogliamo dar ragione al Fontana , gloria , musa , angelo , idea , se vogliamo dar retta al ribelle spirito che ha mille volte meno spirito del Fontana ; ma , in tutto e sopra tutto , donna . Donna anche nella sincerità delle sue confessioni ; e forse potrebbe anch ' essere che , tanto per mutare , come parve ad un suo amico ch ' ella pregando si divertisse a canzonare i santi , così scrivendo si divertisse a canzonare i lettori . Le carte ella le mette in tavola , è vero , ma le mescola e le scambia con un ' agilità che sarebbe meravigliosa quando non fosse femminile , di modo che raccapezzar le fila dei drammi che si svolgono per entro il profumo di queste risa , di questi baci , di questi sospiri fatti armonia , non riesce davvero la cosa più semplice che si possa pensare . Tuttavia , a chi sappia guardar bene , tra la folla degli intermezzi , fra il vario muovere delle figurine illuminate dalla luce piena della passione o contorcentisi grottesche allo squillo argentino del riso della loro signora , tre drammi principalmente si distinguono diversi di carattere e di scioglimento . Far l ' analisi di tutti , non sarebbe né gentile né giusto ; comprino i curiosi il libro e tentino di farla da sé . Ma ce n ' è uno fra gli altri , che finisce allegramente in una risata ; cioè : in una risata dei lettori e in un sorriso maligno di chi determina la catastrofe . Protagonista è quel ribelle spirito che appare sempre accompagnato dai profumi di zagare del suo dolce paese amato dal sole , e inghirlandato dai pampini secchi della sua retorica , non saprei se più accademica o romantica , arcadica sempre . Egli le scrive da lontano : E nevica anche in questo del sol dolce paese , cadon le rose , tremano le zagàre da l ' insolito gel colte ed offese . E seguita raccontando d ' una sua passeggiata nei campi in cerca di solitudine , e d ' un sogno fatto passeggiando , a occhi aperti . Gli pareva d ' essere con lei in una slitta e di scivolare su quel gran piano di neve , lieve lieve come se la slitta volasse ; egli le cingeva col braccio la vita e il sangue gli batteva ardente nelle arterie , quando ... quando sparve il sogno , ed egli non seppe far altro che piangere . Ella scrolla la sua testina incredula Con un sorriso di bambino scaltra ; E data al fuoco l ' amorosa lettera , Stende la mano per aprirne un ' altra . Benissimo ! a tutto quel ghiaccio non c ' era altro rimedio che il fuoco . E poi , era ghiaccio artificiale : non è vero , contessa ?
IL ROMANZO SPERIMENTALE ( GUERRINI O. , 1883 )
StampaPeriodica ,
È strano come i pregiudizi s ' impongano anche a coloro che credono di non averne . Per non dire altro , la questione suscitata da Emilio Zola circa il romanzo sperimentale ha fatto veder chiaro che molti ingegni , i quali si credono e si proclamano liberi , hanno invece la ferrea palla e la catena attaccata come i galeotti . Stranissimo poi è che certe teorie trovino appunto i nemici più fieri là dove dovrebbero trovare dei naturali alleati ; dico nel campo dei repubblicani , od almeno tra coloro che , senza militare attivamente nelle schiere repubblicane , vanno un po ' più avanti che non sia lecito ad un sostenitore del presente disordine di cose . Per giudicare la loro avversione alla letteratura che cerca di sostituire lo studio della verità alla fecondità della immaginazione , ripetono quel che hanno ripetuto gli scrittori di teorie politiche ed i seguaci di Nicolò Machiavelli , cioè che la repubblica non può esistere che basata sulla virtù ; ed aggiungono che la letteratura sperimentale , essendo necessariamente immorale , deve essere respinta da ogni convinto e sincero repubblicano . La repubblica deve essere basata sulla virtù ? Questa affermazione mi è sempre sembrata una di quelle magnifiche sciocchezze che proferiva l ' egregio signor Prudhomme , il faceto e maestoso personaggio inventato da Enrico Monnier . Ma quale virtù ? Fate solo questa innocente domanda , quale virtù ? e la magnifica frase cade in rovina . Delle virtù ce ne sono di millanta tipi . C ' è , per esempio , la virtù secondo i cattolici . Vorremo essere virtuosi a quel modo e tendere la guancia sinistra a chi schiaffeggiò la destra ? Bella repubblica sarà quella che si fonda su quella virtù ! Direte che la virtù cattolica non è virtù , e sia . Ma quale sarà dunque questa benedettissima qualità che deve servire di fondamento a questa benedettissima repubblica ? C ' è per voi un assoluto , una morale superiore alle evoluzioni civili e sociali ? E se c ' è , qual ' è ? Non basta ripetere i due o tre assiomi del diritto romano , del decalogo o della dichiarazione dei diritti dell ' uomo . La condotta è qualche cosa di troppo complesso perché due o tre massime sante possano valere a darci una norma sicura nelle mille contingenze della vita . E stringendo le cose , e venendo alla conclusione , bisogna confessare che questa virtù necessaria alla solidità della repubblica è la virtù repubblicana . La quale , ch ' io sappia , non ha mai imposto la esclusione del romanzo sperimentale come pericolosa agli ordini civili , perché , tra le altre cose , ha bisogno ancora di essere messa al mondo , povera virtù , di crescere e di farsi capire . Non lanciamo dunque anatemi in nome di un vangelo che non è stato ancora scritto . Ma , si dice , il romanzo sperimentale è la stessa cosa della pornografia , e quindi ecc . ecc . Adagio ! Chi ve lo ha detto ? Per me , intanto , in questa affermazione trovo o una ignoranza crassa o una malafede cattolica . Io non capisco e non capirò mai che si dica , per esempio , che la lirica è la laudazione di madonna Laura , perché il Petrarca nel suo canzoniere ha lodato madonna Laura . C ' è un romanzo realista che rasenta il pornografico ? Ammettiamolo , benché i romanzi dello Zola non siano per me in quel caso . E che per ciò ? Direte che le novelle sono di necessità pornografiche perché il Boccaccio è di manica larga ? Eppure ci sono le novelle del padre Cesari che seccherebbero il mare a forza di pudicizia . Qui si confonde una questione di metodo con una questione di tendenza ; qui si giudica tutto il poema cavalleresco dal solo canto di Fiammetta . Siamo in buona fede , se è possibile . Quando mai i difensori del romanzo sperimentale affermarono che si debba esser pornografi ? Quando mai fu dimostrato che non si possa fare un romanzo sperimentale , realista , che sia morale ? Perché dunque queste sentenze a priori , che si sentono tutti i giorni schizzar fuori dalle caste bocche dei critici pudibondi contro questo povero sperimentalismo ? Eppure , qual è il canone primo degli sperimentalisti nell ' arte ? Essi vi dicono : fino ad ora per essere buon romanziere bisognava essere uomo di grande fantasia , di imaginazione feconda . Ora queste facoltà sono stimabili , eccellenti , ma non è per mezzo loro che ci avvicineremo alla verità . Le altre arti hanno cominciato da un pezzo a studiare dal vero , e il romanzo non fa parte anch ' esso dell ' arte rappresentativa ? L ' imaginazione è una bella qualità , ma l ' ideale del romanzo sarà dunque quello di Giulio Verne ? L ' imaginazione non deve essere esclusa , s ' intende . Dice il chimico che sperimenta : come si comporterà il tale metallo immerso nell ' acido tale ? E il romanziere : come si comporta il carattere tale quando si trova nella tale circostanza ? Come si vede , la fantasia non è esclusa , poiché a lei spetta di cercare l ' occasione , di trovare la circostanza nella quale mettere a sperimento un carattere . Ma il carattere , l ' occasione e le relazioni intermedie non spettano più alla fantasia , che deve limitarsi a metterle in presenza tra loro . Devono essere desunte dal vero , e non può essere lecito , in questa forma letteraria , d ' inventare carattere e modo di condursi di una persona imaginaria in faccia ad avvenimenti inventati . Si tratta insomma di mettere la fantasia al posto che le spetta . Non si faccia la storia nuda e cruda , ma non si facciano nemmeno i racconti delle fate . Che cosa ci sia di scandaloso e di pornografico in queste massime , davvero non saprei vedere . Ma è necessario , pure , per la letteratura virtuosa , che il protagonista sia un eroe , la donna un angelo , il tiranno un mostro d ' iniquità , e così via . È il sistema del teatro a soggetto , dove il carattere d ' Arlecchino , di Pantalone e di Brighella era già fatto e stabilito . Invece , nella verità , non si è che in rarissime eccezioni completamente virtuosi o completamente birbanti . In generale , si vive oscillando tra le azioni indifferenti ; e quando succede qualche avvenimento critico dove bisogna decidersi o per la soluzione retta o per la curva , pochissimi sono quelli che non abbiano un quarto d ' ora , un minuto di esitazione . Perché dunque gli eroi dovranno sempiternamente essere l ' eccezione ? Perché dunque non staremo un poco alla verità , lasciando in pace i tipi imaginari platonicamente preferiti ? E pornografia , questa ? Chi è senza peccato tiri la prima pietra , diceva quello . Il giusto cade sette volte al giorno , diceva quell ' altro . E ci ostineremo a imaginare eroi che non peccano e non cadono mai ? In questo caso i romanzi diventano pericolosi come se fossero pornografici . Una gentile signora , dice il Mérimée , se non sbaglio , visitando lo studio di un illustre scultore , guardava le Veneri e le altre splendide nudità marmoree con occhio poco benigno , e disse finalmente che gli uomini fanno male a guardare e tenere in casa simili statue . La loro imaginazione si sregola , si guasta , e pretendono poi dalle povere donne quel che non possono avere , una bellezza che si avvicini alla perfezione . La signora diceva bene . Facciamo un po ' degli eroi meno meravigliosi , perché le ragazze , queste ragazze che stanno tanto a cuore ai critici virtuosi , non si guastino la testa .
STORIA POCO NATURALE UNA STORIA DI TOPI ( LESSONA MICHELE , 1883 )
StampaPeriodica ,
Il signor L . Elliot racconta una storia di topi avvenuta testé a Bruxelles , e di cui fu testimonio oculare . Prima di riferire questa storia premetto alcune parole intorno ai topi stessi . I topi di cui si tratta sono i più grossi ; essi si chiamano topi delle chiaviche , topi decumani , surmulotti , ratti da colmigno , ratti delle beccherie , sorci delle chiaviche . Questi topi erano al tutto ignoti fra noi appena due secoli or sono . Apparvero per la prima volta in Europa in sul principio dello scorso secolo , anzi appunto nell ' anno 1727 . Loro patria sono le Indie Orientali e , fino a un tempo relativamente così vicino , non avevano mai pensato a muoversene . Non si sa precisamente quando siano partiti , e quelli che sono partiti certamente non sono arrivati . Sono morti lungo la strada , e i loro discendenti solo e non i primi , ma chi sa dopo quante generazioni , arrivarono alla meta . Partirono nella direzione di ponente e attraversarono tutta quella vastissima distesa di terra che si allarga tra l ' oceano indiano e il mar Caspio . Le vicende della mia vita mi portarono venti anni or sono a fare io pure una gran parte del medesimo viaggio , ma a ritroso . Io credeva di trovare popolate di topi delle chiaviche le contrade della Persia , per cui essi erano venuti fino al Volga . Credevo che , secondo quello che dicono gli autori , avessero fondato colonie lungo la strada . Ma ebbi a riconoscere che ciò non è stato . I primi topi partiti e i loro discendenti non fecero che attraversare quelle steppe brulle , o vi morirono , o passarono oltre scotendo la polvere dai loro calzari . A Tauris , a Sultanieh , a Casvin , a Teheran non c ' è un solo topo delle chiaviche . Il naturalista Pallas menziona siccome veduti per la prima volta nell ' autunno del 1727 questi topi sulle rive del Volga . Attraversarono il fiume , proseguirono verso la Prussia dove giunsero a mezzo del secolo , e poco dopo in Francia e in Italia . Pare che il bisogno di partire dalle Indie Orientali fosse grande per questi topi , perché , poco dopo di aver lasciata la patria , viaggiando verso ponente per via di terra , presero il partito di imbarcarsi . Sono buoni nuotatori e riuscì loro facile salire a bordo . Nel 1732 sbarcarono i primi topi decumani in Inghilterra , poi in breve per le vie dei bastimenti si diffusero per tutto il mondo . Questi topi sono i più grossi fra quanti vivono ora fra noi ; hanno fatto una guerra vittoriosa a ratti alquanto più piccoli di loro , che erano essi pure dapprima forestieri e venuti di Soria al tempo delle crociate . Forti , battaglieri , indomiti , si rivoltano anche alla forza pubblica , rappresentata dai gatti . Questi topi stanno al pian terreno , nelle chiaviche , nelle scuderie , negli ammazzatoi , nelle botteghe dei salumai , divorano le carni crude e anche le cotte se ci arrivano , il lardo , tutto quel che c ' è di mangiabile su cui possano mettere il dente . A Bruxelles c ' è un nuovo mercato , mercato provvisorio , ma che pare definitivo dal punto che nessuno sa quando possa esser finito l ' altro . In questo mercato , dove si vende ogni sorta di cose , si vende anche carne macellata di bove , di montone , di vitello , di maiale . Una grande bottega dove si vende tal sorta di carni , che si tengono in alto appese ad uncini anche la notte , è in comunicazione con un canale sotterraneo popolato di topi , che possono così entrare nella bottega da quello . Ciò facevano i topi tutte le notti . S ' arrampicavano per le colonne di legno , arrivavano agli uncini e divoravano il lardo e le carni . Il macellaio disperato si rivolse al Municipio ed ebbe il consiglio di fasciare di zinco le colonne . Il consiglio seguìto ebbe dapprima un ottimo effetto ; ma in capo a qualche tempo le carni ripresero a sparire con segni evidenti sui residui del morso dei topi . Il Municipio si trovò imbarazzato . Fu preso il partito di far la guardia ogni notte per scoprire in qual modo i topi se la prendessero , e il signor Elliot , di guardia una notte , vide uno spettacolo che disegnò e riferì colle parole che io traduco qui testualmente e che si leggono nella Illustrirte Zeitung del 30 dicembre dello scorso anno 1882 : « Era da poco che facevamo la guardia , quando ad un tratto , preceduto da alcuni emissarii , un numeroso stuolo di topi , assai ben pasciuti , penetrò nel mercato passando pel buco del canale . Essi salirono a passo di carica la parete inferiore dei sostegni della carne , la quale non presentava loro alcun ostacolo , e giunsero così al piede di una delle colonne rivestite di zinco . A questo punto , la compagnia , come ad un comando , si raccolse in un gruppo , il quale crebbe ben presto in forma di montagna , la cui piattaforma era tanto spaziosa che alcuni topi potevano drizzarsi sulle zampe posteriori , mentre colle anteriori si appoggiavano alla colonna . Sulle spalle di questi salivano altri , mantenendo la stessa posizione , poi altri e altri ancora , di modo che , secondo le leggi della costruzione , si formava la scala di Giacobbe , dalla cima della quale gli individui più ginnastici saltavano sulla parte superiore della trave zincata che offriva loro una buona presa . Poscia saliva pure tutta la riserva , si arrampicava senza fermarsi sulle travi e si gettava con vera voracità sui pezzi di lardo , sui quarti di manzo , sui dorsi di vitello e sui cosciotti di castrato che pendevano dagli uncini . Spero che mi si presterà fede , se io assicuro che ho raccontata e raffigurata la storia precisamente come l ' ho veduta » . Io lascio libero il lettore di prestare o negar fede al racconto . Soggiungo solo che il danno grande che i topi recano , come in ogni parte del mondo , anche in America , fece sì che una città degli Stati Uniti aprisse un concorso e promettesse un grande premio al vincitore , il quale avesse suggerito il miglior modo di distruggere i topi . Di questo concorso , delle memorie inviate , del premio dato , dirò un ' altra volta .