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> anno_i:[1880 TO 1910}
GIUSEPPE GARIBALDI. COMMEMORAZIONE ( CRISPI FRANCESCO , 1882 )
StampaPeriodica ,
La Nuova Antologia vuol rendere anch ' essa il suo tributo alla memoria di Giuseppe Garibaldi . Ed il suo direttore , con una squisita cortesia , della quale gli son grato , ha invitato me , che non sono redattore della rinomata effemeride , per adempiere tale ufficio . Dopo tutto ciò , che in questi giorni fu detto e scritto di Garibaldi , è un ' opera assai difficile il poterne ancora degnamente ragionare . Non già che il tema sia esaurito , ma perché mi sembri esser necessaria un ' abilità , che confesso di non avere , per soddisfare le non ordinarie esigenze dei lettori . La biografia di un uomo sia pure un grande statista od uno scienziato è subito fatta . Ma non si può tesser la vita di Garibaldi senza fare la storia italiana degli ultimi 50 anni . E non basta ! Se Garibaldi , sin dalla sua prima giovinezza , ebbe un culto per la patria , se i suoi pensieri , i suoi studii , le sue cure , le sue opere non ebbero altro scopo l ' anima sua generosa spaziava nell ' infinito , il dovere per lui non aveva limiti di territorio , egli era il cavaliere dell ' umanità . Ed allora come ricordare questa parte della sua vita senza toccare il problema ancora insoluto delle nazionalità , senza parlare dei popoli , che lo invocarono nei momenti del pericolo , che sperarono in lui , ed alla difesa dei quali egli concorse con la spada o con la parola ? Nato dal popolo , educato nei principii della democrazia in un paese dove infrenata era la libertà , egli intravide la istituzione della repubblica con un Re . Ciò parve una contraddizione agl ' ideologi della politica : ai repubblicani che non ritengono possibile e duraturo il regime da essi prediletto senza il periodico mutamento delle persone nella suprema magistratura dello Stato ; ai monarchici , i quali presentono la instabilità delle dinastie nel trionfo della democrazia . Garibaldi al contrario trovava ad armonizzare nella sua mente questi due estremi , Popolo e Re . Laonde egli non credeva tradire la sua coscienza , quando al 1859 ed al 1860 scriveva nella sua bandiera il motto : Italia e Vittorio Emanuele . Molto meno credeva poter offendere il Re , quando parlava della repubblica italiana e del suo avvenire . Si illudevano intanto , quando pei loro fini particolari , i monarchici al 1859 si vantavano di aver conquistato Garibaldi ; e più tardi , al 1879 , i repubblicani s ' illusero sperando che Garibaldi fosse ritornato a loro e ch ' essi avrebbero potuto valersi di lui per la distruzione della monarchia . Io non so come sarà governata l ' Europa da qui a 50 anni . Penso intanto e sono profondamente convinto , che per la monarchia del diritto divino non vi sarà posto . Quello che valgano i grandi Stati costituiti in repubblica , ve ne dà un esempio la Francia ; e però per dare pace duratura alle nazioni , non ci si offre che un solo rimedio , ed è l ' attuazione del concetto garibaldino di un Re capo della democrazia . Fortunatamente per l ' Italia , Garibaldi si è fidato ad una dinastia , la quale comprende le tendenze dei tempi . Essa non può dimenticare , che il principato nazionale è sorto dai plebisciti , e che tradirebbe le sue origini , se osasse arrestare il progresso . Fin qui ho definito , senza volerlo , la mente politica del nostro eroe ; ma ciò non basta , perché il quadro sarebbe incompleto , se non delineassi l ' uomo nella società . Noi siamo nel secolo delle plebi , e nessuno più di Garibaldi ne presenti il prossimo avvenimento e ne patrocinò la redenzione . Ma anche in questo s ' ingannarono quei socialisti , i quali avendolo attirato nei congressi internazionali , credettero valersi del suo nome per legittimare le loro teorie . Le sofferenze dell ' operaio e la tirannide della borghesia , gli scioperi e le coalizioni , la necessità di mettere l ' accordo tra coloro che lavorano e coloro che ne profittano , erano tanti problemi la cui soluzione egli spingeva col cuore . Ed ammirava il lavoratore della terra e degli opifizi , e ne onorava i sacrifizi , come onorava i sacrifizi dei suoi militi sui campi di battaglia . Quando nel 1863 ferveva il brigantaggio nelle provincie napolitane e le Camere discutevano le leggi eccezionali per estirparlo , egli osservava che n ' erano imputabili il Governo e la borghesia . Il suo cuore si spezzava alle notizie delle stragi e del sangue versato ; e quando gli parlavano di quegli sciagurati , i quali assaltavano e distruggevano le fattorie , scannavano il bestiame , bruciavano gli alberi e le messi , egli rispondeva che colà era una questione sociale , la quale non si poteva risolvere col ferro e col fuoco . Un giorno raccontandogli uno dei suoi amici , che i briganti , condannati dai consigli di guerra , affrontavano imperterriti la morte , egli ebbe ad esclamare : quanto eroismo miseramente sciupato ! cotesti uomini , traviati dal delitto , sarebbero stati soldati valorosi all ' appello della patria ! Il partito internazionale si lusingò un momento di aver l ' ausilio di Garibaldi , dopo che egli avea consentito di recarsi al congresso di Ginevra . Nulla di più assurdo ; e se i socialisti non se ne sono convinti , basterebbe ricordar loro il fatto , che Garibaldi si rifiutò nel 1871 di portare la sua spada in difesa della Comune di Parigi , e non permise di andare a suo figlio Menotti che vi era stato chiamato . Il partito internazionale rinnega la patria e la famiglia . Pe ' suoi apostoli la costituzione spartana è un rancidume , perché essi vogliono abbattere le frontiere domestiche e le frontiere nazionali . Le frontiere domestiche e le frontiere nazionali erano sacre a Garibaldi . Egli aveva una venerazione per la famiglia ; e la patria per lui era una religione . Garibaldi voleva l ’ indipendenza e la libertà di tutti i popoli ; ma non soffriva che l ’ Italia perdesse la sua autonomia . Quanto egli amasse la famiglia , lo sanno coloro che lo videro in mezzo a ' suoi cari e che dal 1874 in poi assistettero alle lotte del suo cuore , ardente come egli era di assicurare l ’ avvenire a ' suoi bimbi . Il ministro Mancini ed io abbiamo preziosi autografi di Garibaldi , diretti a noi prima e dopo la celebrazione del suo matrimonio . Scelgo una delle sue lettere , e ne fo dono ai lettori della Nuova Antologia , perché nelle parole di lui si rivela la grande anima dell ' uomo e del patriota . Agl ' internazionalisti varrà di lezione . « Caprera , 13 - 1880 . Mio carissimo ed illustre Crispi . « Da molti anni vincolato a voi nel mutuo amore per questa nostra Italia e che ebbimo la fortuna di servire insieme sui campi di battaglia io vi devo la generosa cooperazione al compimento del sacro mio dovere , che mi ha costituito oggi felice e tranquillo sulla sorte dei miei cari . « Con somma gratitudine sono per la vita « vostro G . GARIBALDI . » Quando fui a Caprera pei funerali del compianto Eroe la vedova mi volle nella sua camera per dirmi , che egli le aveva raccomandato più volte di ringraziare gli amici di quello che avevano fatto per la sua famiglia , e che l ' aveva incaricata di dichiarar loro che egli moriva tormentato dal pensiero che Nizza apparteneva ancora ai francesi . Coloro che dopo la sua morte han parlato e scritto di Garibaldi , han ricordato le cento battaglie da lui vinte , la strategia del gran capitano , la preveggenza e la calma di lui sul campo di battaglia . Io non sento il bisogno di ripetere le stesse cose , perché nulla direi di nuovo e nulla aggiungerei a ciò che tutti sanno . Sul campo di battaglia Garibaldi era un veggente . Il suo viso splendeva , i suoi occhi fulminei sorridevano , egli vedeva tutto , prevedeva tutto , nulla gli sfuggiva ; avreste detto che assistesse ad una festa , ludum bellicum . Era un eroe ? No , più che un eroe ; egli creava gli eroi , perché accanto a lui non si poteva esser codardi . E la codardia fu il solo peccato che Garibaldi non perdonava . Ricorderò un aneddoto . Il 26 giugno 1860 scoppiò in Palermo una di quelle agitazioni che si dicono dimostrazioni popolari . Era la prima del genere , ma sventuratamente non fu l ' ultima , perché essa fu di esempio ai partiti , i quali poscia ne usarono e ne abusarono . Le grida di morte e di evviva , gli schiamazzi indescrivibili giunsero alle orecchie del Dittatore , il quale ordinò che una deputazione si presentasse a lui per informarlo dei desiderii del popolo . Quattro o cinque tribuni improvvisati salirono le scale del palazzo reale e furono tosto alla presenza di Garibaldi . Ed egli : - Che vuole il popolo ? La dimissione del ministero . Va bene . Ma chi metterete al posto di coloro che oggi governano ? E qui uno della deputazione tirò fuori una carta , nella quale erano scritti sette od otto nomi . Il Dittatore , letto il nome di colui ch ' era a capo della lista , rispose immantinente : Non lo voglio , perché questo fugge nei pericoli , e noi abbiamo bisogno di persone che affrontino il fuoco . E poiché mi è caduta dalla penna la parola dittatore , mi permettano i lettori che io ne spieghi il significato e dica in qual modo Garibaldi esercitò il suo ufficio sovrano . Ricordando che egli era un soldato , e che l ' unione in un uomo dei poteri civili e militari mena spesso al dispotismo , più d ' uno potrebbe in questo argomento cadere in errore . Garibaldi aveva molta dimestichezza coi classici antichi . Egli conosceva a menadito la storia della repubblica romana , ed ammirava il valore e la sapienza de ' suoi capitani . Egli ricordava sovente , che in tempo di guerra la salute della patria era dovuta alla dittatura . Il 12 maggio 1860 , alle 4 e mezzo del mattino , uscivamo da Marsala per avviarci verso i monti vicini . Precedevamo Garibaldi , io ed un altro condottiere dei Mille . Il mio compagno impegnò il suo discorso sulla necessità della costituzione del nuovo governo , e consigliava la formazione di comitati secondo lo stile del 1848 . Ed il Generale : - Oh ! mio buon amico ! io non sono del vostro avviso . Coi comitati avremmo il disordine . Un solo , un solo dev ' essere alla testa del governo . Dopo questa sentenza fu fatto il silenzio . La sera pernottammo a Rampangallo ed il 13 , verso le 7 pom . , abbiamo fatto il nostro ingresso a Salemi . Il 14 fu fatto il decreto , col quale Garibaldi dichiarava di assumere la dittatura in nome di Vittorio Emanuele Re d ' Italia . Il 15 maggio abbiamo vinto i Borbonici a Calatafimi , il 21 ci siamo battuti presso Monreale e San Martino , il 27 siamo entrati in Palermo , il 3 giugno abbiamo ricostituito il governo con la nomina dei segretari di Stato pei vari rami della pubblica amministrazione . Prima di giungere a Palermo un solo segretario di Stato era agli ordini del Generale . La dittatura liberò la Sicilia e le provincie napolitane , e fondò l ' unità della patria italiana . Nissuno dirà , che con tanta autorità esercitata da un sol uomo , la libertà ne fosse stata offesa . Quantunque non aiutato dalle Assemblee , Garibaldi , governando , cercò d ' interpretare il pensiero del popolo . Nissuno avrebbe detto che quello fosse un regime militare , perché in nissun caso fu vista la spada dominatrice e tiranna . Garibaldi era accessibile a tutti , poveri e ricchi , plebei e borghesi ; ed il diritto di stampa e quello di riunione non furono frenati da legge alcuna . In tutta la Sicilia non vennero eseguite che tre sentenze di morte : un ribaldo fu fucilato perché durante la guerra aveva messo a sacco e fuoco alcuni comuni della provincia di Palermo ; altri due furono fucilati nella provincia di Trapani , colpevoli di assassinii e di rapine . Garibaldi non trovò ostacoli nell ' esercizio delle sue funzioni . Appena nel giugno 1860 i Borbonici ebbero lasciato Palermo , tutto procedette come nei tempi normali : le imposte furono riscosse senza difficoltà , i commerci ripresero il loro movimento , i cittadini ritornarono alle loro abituali occupazioni . Quello che maravigliò gli uomini d ' affari , fu il pagamento delle cedole del debito pubblico , ordinato sin dai primi giorni del nuovo governo e regolarmente eseguito . I Siciliani , i quali ricordavano il governo parlamentare del 1848 , i disordini d ' allora , le difficoltà finanziarie e politiche , non sapevano darsi ragione come da Garibaldi si fosse mantenuto tanto ordine con tanta libertà . Era la dittatura con tutti i beneficii senza i suoi vizi , l ' unità del potere illuminata dalla pubblica opinione , la sovranità della nazione senza violenze e senza i traviamenti della passione . Fin qui l ' uomo di Stato ed il capitano ; ma non certo avrei compiuto il debito mio senza aver penetrato nei penetrali del suo gabinetto e senza aver detto quello che era Garibaldi tra le quattro mura . La reggia di Palermo e quella di Napoli non turbarono la mente sua , ed a Palermo e a Napoli egli aveva scelto una modesta cameretta e dormiva in un letticciuolo non dissimile da quello nel quale ultimamente giaceva nella sua Caprera . Ed in tanta potenza egli non dimenticò gli amici , non i compagni de ' suoi primi anni , non i patrioti coi quali aveva avuto comunanza di aspirazioni e di affetti . Il 3 ottobre 1860 Giorgio Pallavicino fu nominato prodittatore nelle provincie napoletane . Prima che ricevesse il decreto egli l ’ ebbe da me nel pomeriggio di quel giorno aveva fatto stampare nei giornali una lettera a Mazzini , nella quale lo consigliava ad allontanarsi dalle provincie meridionali , dicendogli che la sua presenza creava imbarazzi e metteva a repentaglio quella concordia che tanto era necessaria al trionfo della causa italiana . Quella lettera ferì gravemente il cuore di Garibaldi . La coincidenza di quelle parole col contemporaneo decreto , che investiva Pallavicino dei supremi poteri dello Stato , avrebbe potuto suscitar dubbi che Garibaldi voleva dissipati . Volle veder Mazzini per potersi spiegare con lui , e Mazzini venne a Caserta la sera del 4 ottobre . Garibaldi era nel letto , e i due , appena furon vicini , si strinsero cordialmente la mano come amici che si vedono la prima volta dopo lunga e penosa lontananza . Garibaldi fu il primo a parlare : Spero che non vorrete lasciar Napoli dopo i consigli che vi furon dati . La lettera di Pallavicino è un ' aberrazione ; e capirete , che io non posso diffidare di voi , né supporre che la vostra presenza in Napoli sia d ' imbarazzo al trionfo della causa nazionale , per la quale ambidue abbiam lavorato . Generale , io era sicuro dell ' animo vostro ; ma la lettera ha fatto profonda impressione nel paese , perché scritta dal vostro prodittatore . Pallavicino è da poche ore prodittatore , e quello ch ' egli ha scritto è di sua competenza , e non può essere un atto di governo . Comunque sia , io domando che non vi moviate , e vi assicuro che nessuno oserà portarvi molestia . Mazzini e Garibaldi , dopo questo incidente personale , scambiarono poche altre parole sulle condizioni d ' Italia , sulla necessità di compiere l ' opera nazionale . Verso le 8 pomeridiane , l ’ antico triumviro si levò , e congedatosi riprese la via di Napoli . Questo episodio , ignoto a molti , compie il ritratto del nostro eroe . Il dottor Riboli , il quale nella sua permanenza a Caprera nel 1861 , studiò fisicamente Garibaldi , scriveva , che la craniologia della di lui testa presentava un fenomeno originale dei più rari , anzi senza precedenti ; l ' armonia di tutti gli organi perfetta , e la risultante matematica del loro insieme la quale indicava : l ' abnegazione anzitutto , e ovunque la prudenza , il sangue freddo , l ' austerità naturale dei costumi , la meditazione quasi continua , l ’ eloquenza grave ed esatta , la lealtà dominante .
GARIBALDI NELLE SUE « MEMORIE » ( FERRI ENRICO , 1889 )
StampaPeriodica ,
Del genio militare e del patriotta si è tanto parlato e scritto ; e queste « Memorie » del resto offrono così poche novità e , fuori delle sue gesta militari , tacciono anzi o lasciano nell ' ombra tanta parte della sua vita pubblica e privata , che mi parrebbe inutile parlarne dal punto di vista biografico . Più interessante forse potrebb ' essere uno studio psicologico sull ' uomo , coi documenti ch ' egli stesso qua e là , indirettamente , lascia intravvedere , sulla sua tempra fisica e morale . E ad uno studio di questo genere queste Memorie si prestano invece mirabilmente . Per solito nelle autobiografie degli uomini più o meno celebri , se si eccettuano le Confessioni di S . Agostino , di Rousseau e di pochissimi altri , lo scrittore sente troppo di essere davanti al pubblico ; ed è quindi troppo preoccupato dell ' effetto che intende produrre e del giudizio dei suoi lettori , perché egli si lasci andare alla schietta e spontanea descrizione dei suoi pregi e difetti . Troppo spesso l ' autobiografo non è che l ' avvocato di sé stesso , come , per esempio , nel « Memoriale di S . Elena » , Napoleone I . Ed anche quando lo scrittore si attenga alla più scrupolosa sincerità , il solo fatto ch ' egli descriva direttamente le proprie virtù o i propri difetti , ci offre una verità psicologica , piuttosto soggettiva e personale , che oggettiva . Garibaldi invece , nelle sue Memorie , non pensa nemmeno per sogno a fare il suo ritratto morale : egli narra semplicemente dei fatti « della maggior parte dei quali ( come dice nella prefazione ) fu testimonio oculare . » È soltanto dagli scatti generosi del suo sentimento , che erompe dinnanzi agli spettacoli maestosi della natura o si commove alla bellezza di una donna o si elettrizza nell ' amore dell ' ignoto e nella sete di avventure o si afferma a magnanima difesa degli stessi nemici , se ridotti all ' impotenza , o si eleva alle aspirazioni patriottiche ed umanitarie ; è soltanto dalle sue osservazioni incidentali sugli uomini e sulle cose o sulla politica dei popoli o sulla strategia militare o sulla fortuna , ch ' egli chiama più volte la sua fedele alleata ; è allora soltanto , che l ' uomo inconsciamente si rivela qual è ed il lettore sagace , dagli spiragli aperti qua e là tra le pagine , ne intravede l ' anima colle sue luci sfolgoranti e le sue penombre . Non altrimenti l ' occhio esperto del clinico trae , ben più che dalla diretta autobiografia del malato , da pochi sintomi isolati ed oggettivi la diagnosi completa ; e lo sguardo acuto del marinaio intravede dalle poche punte di scogli , sparsi a fior d ' acqua , tutta l ' estensione di un continente sommerso . A rendere meno difficile e più sicuro questo saggio di osservazione psicologica , per trarre i lineamenti caratteristici di una delle più grandi figure del mondo , lascieremo allo stesso Garibaldi il magistero della parola . A noi riserbiamo il compito modesto di raccogliere e ordinare questi frammenti psicologici , sparsi qua e là ; come l ' artista veneziano , con un disegno regolatore , compone i variopinti frammenti di vetro , in un mosaico , che artisticamente ritragga qualche storica figura . E sarà questo uno dei più utili insegnamenti , che noi trarremo dalle sue Memorie ; perché nulla vi è forse di più fecondo , per l ' educazione sociale , quanto il ravvivare l ' ammirazione e l ' esempio degli eroi popolari , non tanto nelle loro doti più abbaglianti della vita militare , quanto e più nello specchio delle loro intime energie morali , che sono l ' anima stessa e perenne dell ' umanità . Non alto di statura , come molti dei grandi capitani da Giulio Cesare a Napoleone I , Garibaldi ebbe in dono , oltre la testa e gli occhi soprattutto , di potenza magnetica , una straordinaria robustezza di fibra , che sorresse sempre , come solida impalcatura , lo smagliante edificio della sua fortunosa esistenza . Nelle sue Memorie abbondano le prove di privazioni e fatiche , da lui sopportate , che avrebbero ucciso qualunque uomo non fosse di eccezionale vigoria fisiologica : e più gravi e più dolorose sono quelle sofferte nell ' America Meridionale . Al capitolo XI descrive lo stato , in cui fu trascinato davanti a Millan , comandante di Gualeguay ed esclama : « Sentomi raccapricciare ogni volta mi rammento la sventuratissima circostanza della mia vita . » Fu per due ore sospeso in aria , legato per le mani ... « il mio corpo ardeva come una fornace .... quando mi sciolsero ero svenuto , diventato un cadavere ! Avevo attraversato 54 miglia di paese paludoso , ove le zanzare sono insoffribili nella stagione in cui eravamo . Colle mani e coi piedi legati , avevo indurato le tremende percosse del moschito . » Presso la estancia di Bento Gonçales , mentre aveva il comando di due barconi nel Camacuan , doveva coi suoi compagni spingere questi barconi a forza di spalle , perché l ' acqua del fiume era bassa « e noi eravamo obbligati allora di passare così nell ' acqua , alle volte , tutta una notte , non trovando riparo all ' acqua del mare e sovente a quella più fredda della pioggia .... Allora era un vero tormento e bisognava certo una fervida gioventù per sostenersi e non soccombere » ( pag . 41 ) . Fervida gioventù e più fervida energia psichica , per la quale egli ed i suoi compagni , nella disastrosa ritirata verso Lages , vissero « per quattro giorni senza trovar altro cibo che radici di piante » e pur faticando per aprirsi il sentiero « fra la gigantesca taquara ammonticchiata fra i pini colossali . » ( pag . 72 ) . Così , nelle battaglie , la fame e la sete non erano estinte per intere giornate , e nel suo primo ritorno in Italia ( 1848 ) « fece tutta la campagna di Lombardia tormentato dalle febbri » ( pag . 205 ) ; e poi , esiliato e viaggiante nell ' America centrale coll ' amico Carpanetto , fu assalito « dalle terribili febbri endemiche , che mi colpirono come un fulmine e mi prostrarono » ( pag . 268 ) . Robustezza di fibra fisica e morale , che non gli venne meno neppure negli anni più avanzati , come ad Aspromonte , dove a 57 anni e col dolore delle lotte fraterne , sofferse la fame « con marcie disastrose per sentieri quasi impraticabili , » dove « alcune patate non mature furono raccolte e crude servirono d ' alimento » ( pagina 403 ) . A 62 anni nella romantica sua fuga da Caprera « indebolito dagli anni e dai malanni » ma infiammato dalla sua fede « O Roma o morte » guada il canale tra Caprera e l ' isola della Maddalena e passa « tra scogli e cespugli , cogli stivali pieni d ' acqua » ( pag . 430 ) . E tre anni dopo , questo vecchio già tormentato e corroso dall ' artrite , offre alla Francia « ciò che restava di lui » e una notte di quell ' inverno rigidissimo , a Dijon , dato l ' allarme per la presenza dei Prussiani , si alza e corre agli avamposti « con le vie cristallizzate dal ghiaccio e mentre nevicava » ( pag . 476 ) . In uomini di questa tempra , che alla congenita robustezza organica , aggiungono l ' abitudine delle battaglie , delle stragi , del sangue , quale meraviglia se il cuore si indurisce e il sentimento si raffredda , se pure non è atrofico già fin dalla nascita , come per esempio in Napoleone I ? Ai documenti scientifici del Taine , per questo riguardo , sulla atrofia del senso morale in quel grande genio militare e sulla enorme sproporzione di sviluppo tra la sua intelligenza meravigliosa e multiforme ed i suoi sentimenti aridi e ristretti , poco tolgono di valore le risposte , inspirate soltanto dalla pietà del parentado . Garibaldi invece , ed è questa una delle più splendide sue doti umane , a quella robustezza ferrigna del corpo univa una mitezza ed una gentilezza così espansiva di sentimento , una tale bontà di cuore , tanta ricchezza di affetti delicati , che io non so se l ' ammirazione debba essere maggiore per il suo genio intellettuale o piuttosto per questa prevalenza in lui delle energie sentimentali , che sono tanto meno appariscenti delle doti mentali , ma pure sono l ' efflorescenza più bella , più nobile , più feconda della vita umana . Qualche compagno di Garibaldi mi ha detto però , che anche lui , nei momenti più decisivi della battaglia , incitava alla strage con tutta la mimica della vera ferocia ; ma questa osservazione , se dimostra come nella guerra ( e così nei delitti di sangue per impeto di passione ) ritornino a galla gli istinti più primitivi e selvaggi anche negli uomini più miti , nulla toglie allo stato normale dei sentimenti , passato l ' uragano psicologico della battaglia . E la conferma si ha infatti da tutti quelli che , come Napoleone I , non solo perdevano i sentimenti più umani nell ' eruzione delle passioni più basse , ma non li riacquistavano né li avevano poi , nelle fasi più tranquille della vita , tranne la vernice , per calcolo mentale e tornaconto sociale , delle più esterne convenienze . Già le sue Memorie cominciano con un capitolo dedicato ai genitori , che commuove per la delicatezza squisita del sentimento , pure ripetendo il fenomeno comune che i figli sentono più dolce e vivo il ricordo della madre , mentre per le figlie accade spesso del padre . Non solo , perché la trasmissione ereditaria organica e psichica più comunemente si alterna per sesso dai genitori ai figli ; ma anche perché negli affetti , che sono come l ' ombra dell ' amore , le profonde ed inconscie affinità sessuali operano come i poli opposti nella corrente elettrica . « Alla pietà di mia madre verso il prossimo , all ' indole sua benefica e caritatevole , alla compassione sua , gentile per il tapino , per il sofferente non devo io forse la poca carità patria , che mi valse la simpatia e l ' affetto dei miei infelici ma buoni concittadini ? « Oh ! abbenché non superstizioso certamente , non di rado , nel più arduo della strepitosa mia esistenza , sorto illeso dai frangenti dell ' Oceano , dalle grandini del campo di battaglia , mi si presentava genuflessa , curva al cospetto dell ' Infinito , l ' amorevole mia genitrice , implorandolo per la vita del nato dalle sue viscere . Ed io , benché poco credente all ' efficacia della preghiera , n ' ero commosso , felice , o meno sventurato » ( pag . 6 ) . A parte le indagini psicologiche , che si potrebbero fare sopra questo indizio di fenomeni allucinativi , così frequenti nei genii , è solo nelle opere predilette dalla natura che si riscontrano simili armonie , chi pensi che quella pagina fu scritta da uno dei più grandi guerrieri del mondo . E appena messo il piede di ritorno sul suolo d ' Italia , il suo pensiero vola ancora alla madre . « Io corsi ad abbracciare i miei bimbi e colei che avevo afflitto tanto coll ' avventurosa mia vita . Povera madre ! La più calda delle mie brame fu certamente quella di abbellire e consolare i vostri ultimi giorni ; la più calda delle vostre era naturalmente di vedermi tranquillo accanto a voi . Ma come si può sperare in un periodo di quiete e goder del bene di consolarvi nella cadente e dolorosa vecchiaia , in questa terra di preti e di ladri ! » ( pag . 189 ) . E non è solo per la madre e per i figli che il suo cuore ha i palpiti più generosi ; benché egli non ami parlare di sé come uomo , pure in queste Memorie ne sono frequenti le prove . Fanciullo ancora , egli si getta in un fosso e salva una donna , che vi era miseramente caduta ( pag . 7 ) . Giovinetto , assiste dalla sua nave ad « un tremendo naufragio , la cui memoria gli rimane incancellabile . » Impedito dalla tempesta infuriata a soccorrere i naufraghi « alcune lagrime sgorgarono dagli occhi » ( pag . 12 ) . Poco dopo , nel porto di Marsiglia si getta in mare « tutto vestito di gala per scendere a terra » e salva un fanciullo ( pag . 14 ) e prodiga poi , giorno e notte , le sue cure ai colpiti dal colera ( pag . 15 ) . Nel fanciullo lampeggia l ' uomo disse il poeta con felice intuizione psicologica , che dovrebbe trovare più feconda ed assidua applicazione , che non abbia , nei nostri sistemi pedagogici : e questa generosità di sentimenti , questo « cuore di angelo e di leone » , com ' egli dice dell ' americano Juan de la Cruz ( pag . 139 ) , questa innata prevalenza dell ' altruismo sull ' egoismo , che irradiano l ' alba della vita di Garibaldi , con quella precocità non patologica , che è propria dei genii , risplendono poi per tutto il ciclo delle sue vicende e fra gli orrori delle battaglie come fra le ebbrezze della vittoria , sotto la magica camicia rossa come sotto il poncho leggendario palpita sempre un cuore umano , nel più alto , nel più nobile senso della parola . Corsaro , sotto la bandiera del Rio Grande , catturata una sumaca carica di caffé , egli ordina ai suoi compagni , che siano « sbarcati passeggieri ed equipaggio , dando loro la lancia della lumaca e permettendo loro d ' imbarcare , oltre le proprie suppellettili , ogni vivere di loro piacimento » ( pag . 17 ) . Imbarcato sul piccolo legno Rio Pardo , nella spedizione di Santa Caterina , egli è rovesciato in mare dalla tempesta . « Il legno fu capovolto sulla destra ed io , che mi trovavo in quel momento alla sommità dell ' albero di trinchetto , fui lanciato per ciò da quella parte , a certa distanza . Io ricordo bene che , abbenché in pericolosissima circostanza , non pensai alla morte ; ma sapevo di aver molti compagni non marinai e prostrati dal mal di mare e ciò mi martoriava , sicché cercai di raccogliere quanti remi ed altri oggetti galleggianti mi fu possibile , avvicinarli a bordo e raccomandare a tutti di prenderne uno per sorreggersi ed agevolarsi a guadagnar la costa . » Un ' ondata terribile li sommerge tutti ed il suo primo pensiero , ritornando a galla , fu per l ' amico suo Luigi Cariglia : « quando ricomparvi , stordito dal colpo e dai vortici , che mi soffocavano , era scomparso lo sfortunato amico mio per sempre ! » Raggiunta a fatica , la sponda , egli si rivolge e vede un altro suo amico , Edoardo Matru , che a stento si regge nuotando . « Io amavo Edoardo come un fratello e mi affannò oltremodo la disperata sua condizione . Io mi slanciai verso il mio caro , per porgergli un legno che aveva servito a salvarmi .... » ( pag . 49 ) . E sebbene egli , in questa pagina stessa , malinconicamente dica : « mi sembrava in quei tempi essere io più sensibile e generoso ! Anche il cuore indurisce e inaridiscono gli anni e i malanni ! » ; pure , per tutta la sua vita continuano queste prove di un angelico cuore . Ecco com ' egli parla del saccheggio di Imiriù : « Io desidero per me ed a chiunque altro non abbia dimenticato di essere uomo , di non essere obbligato a dar sacco . Credo che , per quanto vi sieno delle prolisse relazioni di tali misfatti , impossibile sia narrarne minutamente tutte le sozzure e nefandità . Io non ho avuto mai una giornata di tanto rammarico e di tanta nausea per l ' umana famiglia ! Il mio fastidio e la fatica sofferta , in quel giorno nefasto , per raffrenare almeno le violenze contro le persone , furono immensi e vi pervenni , credo , a furia di sciabolate e non curando la mia vita » ( pag . 61 ) . È questa sublime altezza di sentimento che fa dire a Garibaldi di un tenente di Montevideo , suo compagno : « codesto nostro ufficiale era d ' un valore brillante , ma sventuratamente troppo sanguinario » ( pag . 141 ) . E persino nel furore ebbro della battaglia questa sua indole così umana predominava il facile ritorno degli istinti più lontani nella lenta , millenaria elevazione nostra dai nostri preistorici progenitori . Il carattere di ogni uomo fu giustamente paragonato ad una successiva stratificazione , in cui per ogni fase della vita individuale e per ogni generazione della vita sociale si aggiungono gli strati più recenti e più alti della nostra moralità ; e si elidono via via gli strati più bassi e più profondi , rispondenti alla vita preistorica della nostra specie , che sono il plasma originario ed inconscio di ogni coscienza . Nelle circostanze ordinarie dell ' esistenza di ogni uomo , la sua condotta si determina secondo queste più recenti energie morali , che perciò sono le prime a spegnersi quando , per esempio , una malattia mentale determini nel carattere personale un processo di degenerazione . Nelle circostanze eccezionali poi , come lo scoppio di una passione violenta od una battaglia tra il rombo ed i gaz delle armi e le grida di vittoria o di dolore e le reciproche suggestioni , è soltanto nelle tempre eccezionali , di più alta moralità , che gli strati più profondi e meno umani non erompono , ma restano nel fondo , repressi dalla energia dei sentimenti altruistici , più recenti . Al combattimento del Dayman ( Montevideo ) « un nemico , a cui era stato ammazzato il cavallo , caduto , combatté a piedi contro chi lo aveva rovesciato e malgoverno ne faceva quando giunse un altro de ' vincitori , poi un altro , finalmente contro sei pugnava quel prode e , in ginocchio , perché ferito in una coscia : tardi io giunsi per salvare la vita di un tant ' uomo » ( pag . 175 ) . A Como , nel 1848 , egli salva dal furore popolare il vecchio generale Zucchi , che fuggiva in Isvizzera ( pag . 196 ) . A Varese , nel 1859 , fa raccogliere i prigionieri austriaci ; e questi « che giustamente potevano pagare col loro sangue quello de ' nostri preziosi compagni assassinati dall ' Austria , Ciceruacchio , Ugo Bassi e tanti altri , furono invece trattati con cure forse più gentili ancora di quelle che si ebbero i nostri ! Ciò non monta ! L ' Italia ben fa di essere umana coi suoi carnefici ! Il perdono è l ' appannaggio dei grandi » ( pag . 291 ) . A Palermo , così scrive con affetto paterno de ' suoi volontari : « Allora cominciò un periodo di riposo e tutti ne avevano bisogno , massime i Mille . Poveri giovani ! la parte eletta di tutte le popolazioni italiane , non avvezzi ai disagi , alle privazioni , gran parte studenti e laureati » ( pag . 365 ) . A Monterotondo , la guarnigione nemica rimase prigioniera nel castello : « il prode maggiore Testori , poco prima della resa dei nemici , aveva presa la determinazione di mettersi allo scoperto alzando una bandiera bianca , per intimar loro di arrendersi ; ma quei mercenari , violando ogni diritto di guerra , lo fucilarono con vari colpi e lo lasciarono cadavere . Ebbi un ' immensa fatica , dopo tanti e siffatti atti di barbarie per parte di codesti sgherri dell ' Inquisizione , a salvar loro la vita , essendo i nostri irritatissimi contro di loro » ( pag . 438 ) . Ed in Garibaldi non è solo questa magnanimità , che dava alla leggenda popolare l ' idea « di Cristo redivivo , » ma la gentilezza quasi verginale dei sentimenti più delicati e che più fanno contrasto colla sua tempra d ' acciaio . Bambino , « raccolto un giorno al di fuori un grillo e portatolo in casa , ruppi al poverello una gamba nel maneggiarlo ; me ne addolorai talmente che , rinchiusomi nella mia stanza , io piansi amaramente per più ore » ( pag . 7 ) . All ' estremo opposto della scala psicologica , fino a toccare la zona della pazzia morale , stanno i tormenti che molti bambini e fanciulli amano dare a piccoli animali . Molti anni dopo , nell ' America meridionale , ecco i suoi sentimenti : « L ' Hervidero era pure un Saladero a tempi floridi , cioè sito dove si salava carne , macellando centinaia d ' animali ogni giorno . E le sventure sofferte da codeste popolazioni saranno esse una vendetta per i gran patimenti inflitti alle altre razze animali ? Io credo la morte una semplice transizione della materia , a cui conviene conformarsi pacatamente , anzi famigliarizzarsi con essa . Ma i patimenti inflitti da un essere all ' altro ! Oh ! io credo che esistendo una vendetta della natura , essa deve essere applicata ai ministri del rogo , delle torture e di qualunque sofferenza inflitta ad animale qualunque » ( pag . 146 ) . Perciò egli , come tutti i grandi tipi di bontà umana , avvolgeva nel suo sentimento pietoso ogni essere vivente , e nelle sue Memorie ha parole soavissime di ricordo e di rimpianto per i suoi amici perduti , e così , per esempio , ha pure un ricordo affettuoso pel suo « cane da caccia , Castore » , che fu obbligato a lasciare in Tangeri « e quel mio fedele compagno ne morì di dolore » ( pagina 267 ) . Così narra di sé a Palermo , nel padiglione del palazzo reale : « di là potei bearmi dello spettacolo che presenta un grande e fervidissimo popolo nelle sue emozioni . I liberati ( dalle carceri di Castellamare ) furono portati in trionfo verso la mia abitazione da una folla immensa , frenetica per la libertà acquistata dai suoi carissimi . Io m ' ebbi un tesoro di gratitudine da loro ed una lagrima inumidì la mia guancia » ( pag . 365 ) . E questa semplicità grande , primitiva di nobilissimi sentimenti , così rara in un uomo che abbia avuto un ' esistenza come la sua , trabocca in una pagina eloquente , da lui dedicata ai Cairoli . « Fra i morti vi era pure un figlio , il primo ch ' ella perdette , di quella donna , per cui la posterità confonderà questo periodo di miserie coi giorni più gloriosi di Sparta e Roma ! Un figlio dell ' incomparabile madre dei Cairoli , la matrona pavese . Ernesto , il più giovane de ' tre , ch ' essa aveva mandati , cadeva combattendo , rotto il petto da piombo austriaco , sul cadavere d ' un tamburino nemico , ch ' egli aveva ucciso di baionetta . Mi passò per la mente tutta la afflizione di quella madre sì buona , sì affettuosa per i suoi figli e per chi aveva la fortuna di avvicinarla ! Il mio sguardo s ' incontrò lo stesso giorno con lo sguardo del maggior fratello , Benedetto , valoroso e modesto ufficiale , caro come tutta quella cara famiglia : i suoi occhi si fissaron nei miei , ma una sola parola non uscì da ambedue . Solo io lessi in quel malinconico sguardo « Mia madre ! » e pensai io pure a tutta la somma di dolori che si preparavano a quella generosa ! E quanti altri , di cui non conoscevo le madri , giacevano su quel campo di strage , o mutilati o morenti col desiderio di vedere ancora una volta la desolata genitrice . Poveri giovani ! o piuttosto felici giovani ! il cui sangue riscattava l ' Italia da lungo servaggio e per sempre ! « Le generose donne di Varese supplivano all ' assenza dei parenti . Donne italiane ! io scrivo commosso , vedete ; e lo credereste ? ho pianto nel narrarvi della Cairoli . Sarà debolezza : prendetela come volete , eppure ne ho già veduti dei campi di battaglia e feriti e morenti e cadaveri ; e mi sento ancora , permettetene la presunzione , non più forte come lo ero a vent ' anni , ma fervido d ' animo come io era allora , ove si tratti di tempestare per questa sacra terra ! Dio mi conceda di chiuder gli occhi pronunciando come ultimo accento : « Essa è libera tutta ! » ( pag . 292 ) . L ' intima costituzione psicologica di un uomo è come un brillante dalle cento faccette e non si può bene conoscere se non osservando prima ogni lato singolarmente , per raccoglierne poi nella nostra mente l ' immagine complessa . E questa immagine è tanto più vera e duratura e benefica per noi stessi , per quanto non rimane nei contorni vaghi e nebulosi di un ' ammirazione feticista e leggendaria , ma risalta invece dalla conoscenza sicura delle linee precise , onde natura si compiacque plasmarne la meravigliosa figura . Un altro dei lati tanto simpatici nella psicologia di Garibaldi è una specie di misticismo naturale , che non si cristallizza nelle forme esterne di questo o quel culto religioso , ma si espande libero per tutta la natura vivente e vi circonda uomini e cose di una dolce , e spesso melanconica , aureola di poesia e di idealismo , feconda di morali energie . Nel cap . V ecco com ' egli narra del suo incontro con Rossetti a Rio Janeiro : « Rossetti , che non avevo mai veduto , ma che avrei distinto in qualunque moltitudine per quell ' attrazione reciproca e benevola della simpatia , m ' incontrò al Largo do Passo . Gli occhi nostri s ' incontrarono e non sembrò per la prima volta , com ' era realmente . Ci sorridemmo reciprocamente e fummo fratelli per la vita , per la vita inseparabili . Non sarà questa una delle tante emanazioni di quell ' intelligenza infinita , che può probabilmente animare lo spazio , i mondi e gli insetti che brulicano sulla loro superficie ? Perché devo io privarmi della voluttà gentile che mi bea , pensando alla corrispondenza degli affetti materni rientrati nell ' infinita sorgente da dove scaturirono , ed a quelli del mio carissimo Rossetti ? » ( pag . 15 ) . E a pag . 113 , parlando della terribile sconfitta toccata ai repubblicani di Montevideo sulle sponde dell ' Arroyo Grande , mentre egli mandava invano esploratori a battere il campo , così scrive : « Vi è qualche cosa , oltre l ' intelligenza , nell ' essere nostro che non si sa discernere , non si sa spiegare , ma esiste ed i suoi effetti , benché confusi , sono un vaticinio , intendasi come si vuole tale parola . Un vaticinio che vi reca contento od amarezza , forse quella scintilla infinitesima , emanata dall ' Infinito , e che risiede nella misera nostra scorza , ma immortale come l ’ Infinito , presente oltre il contatto dei nostri sensi ed oltre la portata della nostra vista . « Nulla si scorgeva in quelle deserte campagne ; quel giorno però aveva alquanto di solenne , di tetro , di desolato ! come il cuore di coloro che spiravano o languivano sul campo di battaglia , calpestati dal soldato insolente ! dall ' ugne del destriero vincitore , giubilante per i patimenti , per le torture , per la morte del vinto ! Gloria ! Eroismo ! Vittoria ! si chiamano cotesti macelli ! Ed inni e Te Deum si fanno cantare da alcuni mercenari chercuti ! Pochissimi infatti furono i risparmiati in quella terribile pugna ed il presentimento di un fiero disastro da noi sentito , nulla aveva di esagerato » . È per questa indefinita e quasi inconscia poesia della vita , effetto in massima parte di speciali condizioni fisiologiche , che varia con esse ( e perciò ottimismo e pessimismo non sono che questione di temperamento ) ; è per questa « gioia della vita » che Garibaldi sentiva potente nell ' animo anche la poesia della natura , in lui certo rafforzata nei primi anni di gioventù dai lunghi viaggi di mare , così favorevoli , per chi vi è congenitamente disposto , alle dolci fantasie ed ai sogni delle anime delicate . Ed è bello , nelle sue Memorie , il contrasto , che egli pone spesso , senz ' artificio , fra il terrore delle gesta guerresche e l ' armonia negli spettacoli della natura : tra la rabbia degli uomini e la quiete solenne delle cose . « Quanto è bello lo stallone della Pampa ! Le sue labbra non sentirono giammai il freddo ribrezzo del freno e la lucidissima schiena , giammai calcata dal fetido sedere dell ' uomo , brilla allo splendore del sole quanto un diamante . La sua splendida ma non pettinata criniera batte i fianchi , quando il superbo , raccogliendo le sparse giumente o fuggendo la persecuzione dell ' uomo , avanza la velocità del vento . Il naturale suo calzare , non mai imbrattato nella stalla dell ' uomo , è più lucido dell ' avorio e la ricchissima coda svolazza al soffio del pampero , riparando il generoso animale dal disturbo degli insetti . Vero sultano del deserto , egli sceglie la più vaga delle odalische senza il servile e schifoso ministero della più degradata delle creature , l ' eunuco . « Chi si farà un ' idea dell ' emozione sentita dal corsaro di 25 anni in mezzo a quella fiera natura , vista per la prima volta ! « Oggi 20 dicembre 1871 , rannicchiato al focolare ed irrigidito nelle membra , io ricordo commosso quelle scene d ' una vita passata ; in cui tutto sorrideva , al cospetto del più stupendo spettacolo ch ' io m ' abbia veduto . Io sono decrepito ! Ma ove saranno quei superbi stalloni , i tori , le gazzelle , gli struzzi che tanto abbellivano e vivificavano quelle amenissime colline ? I loro discendenti pascoleranno senza dubbio quei ricchissimi fieni , finché il vapore ed il ferro giungano ad accrescere la ricchezza del suolo , ma ad impoverire queste meravigliose scene della natura ! ( pag . 21 ) . « Noi percorrevamo amenissime colline , circa a due miglia dalle sponde del Dayman . Eravi l ' erba sporgente appena , verdissima , dalla superficie del terreno , ondulato come l ' Oceano in tutta la sua pacifica maestà , quando non è sconvolto dalle tempeste . Una sola pianta , un arbusto solo non presentava ostacolo in quei bellissimi campi . Sarebbe stato un sito ameno per un banchetto , ma in quel giorno lo fu di strage » ( pag . 172 ) . Descrivendo quella miracolosa fuga nella Romagna , dove morì di stenti la sua eroica Anita , Garibaldi narra di sé e dei compagni fuggenti invano nell ' Adriatico ai soldati austriaci . « Noi seguimmo tutto quel resto della giornata la costa italiana , ad una certa distanza , con vento favorevole . La notte pure si presentò bellissima . Era plenilunio ed io vidi alzare con un senso dispiacevole la compagna dei naviganti , ch ' io aveva contemplata tante volte col culto di un adoratore ! Bella come non l ' aveva veduta mai , ma per noi sventuratamente troppo bella ! E la luna ci fu fatale in quella notte ! » ( pag . 249 ) . Ed in lui questa poesia delle cose non è sterile romanticismo ma è forte senso della vita mondiale , che abbraccia pur sempre l ' umanità , a cui egli dedicò l ' esistenza . Garibaldi ama i monti , perché « non sono i monti l ' albergo , il santuario della libertà dei popoli ? Gli Americani , gli Svizzeri , i Greci tennero i monti quando furono soverchiati dalle ordinate coorti dei dominatori » ( pag . 332 ) . Ma dove questo connubio felice della poesia della natura col sentimento umanitario si mostra più eloquente è nella descrizione dell ' imbarco dei Mille . « O notte del 5 maggio , rischiarata dal fuoco di mille luminari con cui l ' Onnipotente adornò lo spazio , l ’ Infinito ! Bella , tranquilla solenne , di quella solennità che fa palpitare le anime generose che si lanciano all ' emancipazione degli schiavi . « Tali erano i Mille . « Adunati sulle spiagge dell ' orientale Liguria , raccolti in gruppi , cupi , penetrati della grande impresa , ma fieri d ' esservi caduti in sorte , succedan pure i disagi e il martirio . « Bella la notte del gran concetto . Tu rumoreggiavi nelle fila di quei superbi , con quell ' armonia indefinita , sublime , con cui gli eletti sono beati contemplando nello spazio interminato l ' Infinito ! Io l ' ho sentita quell ' armonia in tutte le notti che si somigliano alla notte di Quarto , di Reggio , di Palermo , del Volturno . E chi dubita della vittoria quando portati sulle ali del dovere e della coscienza , si è sospinti ad affrontare i pericoli , la morte come il bacio delizioso della tua donna ? » ( pag . 338 ) . Così dal letto di morte , Garibaldi vedendo due capinere sul balcone della finestra , onde egli dà l ' ultimo saluto all ' infinito del mare e del cielo , le indica ai presenti come le anime delle sue bambine , sepolte a Caprera ! Eterna fiamma di poesia , che nel cuore dell ' eroe , ribellandosi alla legge comune della decadenza senile , per cui molti muoiono assai prima dell ' ultimo sospiro , si spense solo coll ' acquetarsi dell ' ultimo battito . Ed ecco perché una nota di dolce tristezza , che spesso ritorna in queste Memorie , è il pensiero delle sepolture . Mortalmente ferito sopra un barcone , navigando nel Plata , egli vide « la salma di Fiorentino ( un suo compagno ucciso dai nemici ) sepolta nelle onde , destino solito dei marinari e con le cerimonie solite in simili circostanze , cioè un saluto affettuoso dei suoi concittadini . « Assicuro per parte mia che tal genere d ' inumazione non mi piacque , e siccome la stessa sorte mi aspettava probabilmente fra poco , senza potermi opporre al sistema di sepoltura del mio compagno , mi contentai di chiamare il mio carissimo Luigi Carniglia per trattenerlo all ' uopo . Fra i periodi rettorici dell ' inchiesta mia , naturalmente breve , all ' incomparabile amico , io recitava a lui i bei versi di Ugo Foscolo ; « Un sasso ! che distingua le mie dalle infinite ossa che in terra e in mar semina morte ! » « Ed il mio caro piangeva , promettendomi di non seppellirmi nelle onde . Chi sa se lui stesso avrebbe potuto mantenere la promessa ed il mio cadavere avria sfamato alcuni lupi marini o qualche iakaré dell ' immenso Plata » ( pag . 28 ) . E per tutte queste Memorie , quando narra la morte di un amico , di un commilitone sui campi di battaglia , sempre egli deplora che un sasso non ne ricordi il nome ai venturi . E così dello stesso Carniglia egli esclama : « O Luigi ! le tue ossa , sparse negli abissi dell ' oceano , meritavano un monumento ove il proscritto riconoscente potesse un giorno ricambiarti di una lagrima sulla sacra terra italiana ! » ( pag . 29 ) . Dopo la battaglia di Sant ' Antonio , « siccome straordinario era stato il combattimento , solenne mi sembrò dovesse essere l ' inumazione dei cadaveri . Mi ricordai allora d ' aver veduto i tumuli dei campi di battaglia nell ' Oriente e sulla collina che domina il Salto , già stata teatro di pugne gloriose , si scavò una fossa per tutte le salme indistintamente , quindi una cestella di terra per ogni individuo coperse le reliquie di amici e nemici e s ' innalzò il tumulo che ognor si scerne , signoreggiato da una croce , sulla quale leggonsi le seguenti parole : Legione Italiana Marina e cavalleria orientale 8 febbraio 1846 » ( pag . 167 ) . In altra occasione , alla Laguna , « seguitando il nemico a fulminarci con le sue artiglierie , io , quasi solo , dovetti incendiare la piccola nostra flottiglia . Ebbi pure a sopportare il doloroso spettacolo dell ' incendio de ' cadaveri dei miei fratelli d ' armi , impossibilitato di dar loro altro genere di sepoltura e far loro gli onori che meritavano » ( pag . 64 ) . Il racconto della battaglia del Volturno comincia così : « Da Annibale , vincitore delle superbe legioni , ai giorni nostri quelle campagne non avevan certo veduto più fiero conflitto ed il bifolco , passando l ' aratro su quelle zolle ubertose , urterà , per molto tempo ancora , nei teschi dalla rabbia umana seminati » ( pag . 387 ) . Poesia della morte , che a lui dettava il desiderio insoddisfatto , che la sua salma fosse consumata dalle fiamme di un verde rogo della sua Caprera al cospetto del cielo e del mare . E i soli libri che si trovarono al suo letto di morte sono I Sepolcri di Foscolo e l ' albo dei Mille . Ma il lato che più risplende di questa gentilezza di sentimento in Garibaldi è l ' attrazione per la donna ; dalla passione ardente , entusiastica per la sua Anita , alla simpatia rispettosa per Dona Manuelita de Saenz , l ' amica di Bolivar « il grande liberatore dell ' America Centrale , » condannata al letto da molti anni ; dalla venerazione soave per la madre , all ' omaggio cavalleresco per la bellezza delle tre donzelle nella estancia di Dona Ana ; dalla forte , gioconda espansione erotica , che è una nota differenziale tra gli uomini d ' azione e gli uomini del pensiero , alla idealizzazione più alta della donna amata . Nelle manifestazioni dei sentimenti , degli affetti , delle passioni , che sono l ' oggetto di questo saggio psicologico , l ' attrazione per la donna occupa lo stesso grado prevalente , per la frequenza e varietà delle prove , che nelle manifestazioni delle sue idee tiene lo anticlericalismo . Già due allusioni fugaci , forse inconsciamente sfuggite alla sua penna , lasciano intravvedere questa potenza che l ' amore ebbe sopra Garibaldi , com ' esso del resto ha su tutti gli uomini del suo tipo psicologico , da Gesù in poi . Ricordando con giovanile entusiasmo la nave Costanza , « su cui doveva solcare il Mediterraneo , quindi il Mar Nero , per la prima volta » egli esclama : « Gli ampi tuoi fianchi , la snella tua alberatura , la spaziosa tua tolda e fino il tuo pettoruto busto di donna , rimarranno impressi sempre nella mia immaginazione » ( pag . 9 ) . Ed ecco qual ' è la pittoresca descrizione , ch ' egli fa dell ' uomo e della donna , che più sembrano avere le sue simpatie : « Il matrero è il vero tipo dell ' uomo indipendente : e perché dovrà egli vivere tra una società corrotta , nella dipendenza di un prete che l ’ inganna e d ' un tiranno che gavazza nel lusso e nelle gozzoviglie , col frutto delle sue fatiche , quando può sussistere nei campi vergini e sterminati di un nuovo mondo , libero come l ' aquila ed il leone , riposando la chiomata sua testa in grembo alla donna del suo cuore , quando stanco o volando col selvaggio suo destriero nelle pampas immense in cerca d ' uno squisito alimento per lui e per la sua cara ? » « Il matrero ha un ' amante , da cui è generalmente adorato e che divide i suoi disagi , i suoi pericoli , con egual coraggio . Oh ! la donna ! che essere straordinario ! Essa più perfetta dell ' uomo , è pure d ' indole più avventurosa , più cavalleresca di lui ! ma l ' educazione servile a cui è dannata , fa sì che meno frequenti ne siano gli esempi » ( pag . 139 ) . Ed anche altrove dice « la donna , la più perfetta delle creature , checché ne presumano gli uomini » ( pag . 13 ) . « Una donna ! sì una donna ! giacché sempre la considerai la più perfetta delle creature ; e , checché ne dicano , infinitamente più facile di trovare un cuore amante fra esse » ( pag . 55 ) . E le donne d ' Italia egli spesso ricorda , per il loro patriottismo , perché molte volte , come narra delle Lombarde , « le donne , le vergini , lasciando da parte il naturale ritegno , si lanciavano al collo dei rozzi militi con effervescenza febbrile . Non eran però tutti rozzi i miei compagni , perché molti appartenevano a distinte famiglie » ( pag . 285 ) . Al ritorno da Lugano de ' Legionari italiani , dopo l ' armistizio di Salasco , « scorgevansi ovunque quelle bellissime nostre donne sporgenti dai balconi delle case , con quei volti graziosissimi , così animati come se avessero voluto volare per raggiungere i prodi , che non disperavano di strappare agli oppressori i loro focolari » ( pag . 198 ) . E poi , ritornato in Lombardia coi Cacciatori delle Alpi , celebra l ' amor patrio delle « generose donne di Varese » e si rivolge alle donne italiane , parlando della Cairoli , come più sopra è riferito ; e più innanzi celebra le donne Palermitane , che « furono sublimi di patriottico slancio , animando i Mille coi plausi , coi gesti , cogli evviva » ( pag . 359 ) . E quando egli rivolge il pensiero commosso ai suoi volontari , caduti per l ' Italia , manda loro questo saluto : « le donne delle venture generazioni italiane insegneranno ai loro bimbi le vostre gesta gloriose ed a benedire i santi vostri nomi » ( pag . 297 ) . In queste Memorie sono pure personalmente ricordate parecchie donne o per la pietà dimostrata verso i combattenti , come « la signora Alleman , angelo virtuoso di bontà , che calpestò il timore , che tutti aveva invaso e venne in soccorso del torturato ! ( prigioniero di Millan ) . Io di nulla mancai nella mia prigione , grazie alla incomparabile mia benefattrice » ( pag . 33 ) . E la signora Luigia Sauvaigo di Nizza , « madre modello delle madri » ( pag . 13 ) e la signora Laura Mantegazza , la quale « quando non erano ancor terminate le fucilate , apparve in una barca , traversando il lago ( di Como ) , raccolse indistintamente tutti i feriti , che condusse e curò in casa sua . Sia essa benedetta da tutti » ( pag . 200 ) . E non mancano gli omaggi amorosi , per esempio , quando , direttosi per caso ad un ' abitazione isolata , trovò « in quel deserto del territorio orientale la moglie di un uomo forse semi - selvaggio , che era una bella giovane , con regolare educazione e poetessa . Nell ' età mia certo si compiace uno a trovare della poesia ovunque e si crederebbe la circostanza narrata un parto della fantasia , anziché realtà . Dopo d ' avermi presentato le poesie di Quintana , ciò che servì di materia a conversazione , la graziosa mia ospite volle recitarmi alcune composizioni sue e confesso ne fui ammirato ! » ( pag . 24 ) . Poi una delle tre figlie di Dona Ana , « Manuela , signoreggiava assolutamente l ' anima mia . Io mai cessai d ' amarla benché senza speranza , essendo essa fidanzata ad un figlio del presidente . Io adoravo il bello ideale in quell ' angelica creatura e nulla aveva di profano l ' amor mio . In occasione d ' un combattimento , ov ' io ero stato creduto morto , conobbi non esser io indifferente a quell ' angelica creatura e ciò bastò a consolarmi dell ' impossibilità di possederla . D ' altronde bellissime sono le Riograndesi in generale , come bella la popolazione . Non indifferenti erano pure le schiave di colore , che si trovavano in quei compitissimi stabilimenti » ( pag . 40 ) . E perfino alle sue imprese di guerra s ' intrecciò l ' amore . « Chi mi aveva informato di tutto questo era stata una coraggiosa ed avvenente fanciulla , che mi comparve in un legno , sulla strada da Rubarolo a Varese , come una visione , mentre io marciavo colla brigata su quella città per attaccarvi Urban . Quella bella fanciulla era partita da Como per annunciarmi lo stato deplorevole in cui la città si trovava e sollecitare quindi il mio ritorno » ( pag . 301 ) . Ma gli episodi , che in queste Memorie , dove non sono narrate le private vicende di famiglia , attestano come ardente fosse l ' attrazione di Garibaldi per la donna , sono gli accenni sparsi qua e là sulla eroica Anita . In un capitolo , dal titolo « Innamorato , » egli narra il primo incontro ; ma poi non vi sono che , di tanto in tanto , dei ricordi isolati sulle gesta di Anita , fino alla sua morte durante la fuga , in Romagna . Raccogliamo questi ricordi , per vedere quanto nobili e focosi , delicati e profondi fossero i palpiti di Garibaldi per la donna del suo cuore , che la leggenda popolare ricorda amazzone imperterrita , sfidante a fianco del suo eroe i pericoli delle sante battaglie per la libertà della Patria ! A pag . 45 , alludendo alla signorina Manuela , che ho già rammentata , egli scrive : « Noi intanto celebravamo la nostra vittoria contro l ’ Impero del Brasile , godendo d ' esser salvi da una tempesta di non poco momento . Alla estancia di donna Antonia , una vergine , a 12 miglia di distanza , chiedeva delle mie nuove con molto interesse ed io n ' ero ben felice . « Sì ! bellissima figlia del Continente ( provincia del Rio Grande ) io ero felice di appartenerti , comunque fosse ! Tu destinata a donna di un altro ! a me serbava la sorte altra Brasiliana , unica per me al mondo , ch ' io piango oggi e che piangerò tutta la vita ! Quella pure mi conobbe nella sventura , naufragò ! e più che del mio merito , forse della sventura s ' invaghì e la sventura me la consacrò per sempre ! » Incaricato dal generale Canabarro di « uscire dalla Laguna con tre legni armati per assaltare la bandiera imperiale nelle coste del Brasile » , Garibaldi si accinse all ' opera . « In questo periodo di tempo ebbe luogo uno dei fatti primordiali della mia vita . « Io giammai avevo pensato al matrimonio e me ne credevo inadeguato per troppa indipendenza d ' indole e propensione a carriera avventurosa . Aver una donna , dei figli , sembravami cosa interamente disdicevole a chi s ' era consacrato assolutamente ad un principio , che per quanto eccellente , non mi avrebbe permesso , propugnandolo col fervore di cui mi sentivo capace , la quiete e stabilità necessarie ad un padre di famiglia . Il destino decise in altro modo . Colla perdita di Luigi , Edoardo e degli altri miei conterranei ero rimasto in un desolato isolamento ; sembravami esser solo nel mondo . Nessuno più scorgevo di tanti amici che quasi mi tenevan luogo di patria , in quelle lontane regioni . Nessuna intimità coi miei nuovi compagni che appena conoscevo e non un amico di cui ho sempre sentito il bisogno nella mia vita .... « Io passeggiavo sul cassero della Itaparica ravvolgendomi nei miei tetri pensieri e dopo ragionamenti d ' ogni specie conchiusi finalmente di cercarmi una donna , per trarmi da una noiosa e insopportabile condizione . « Gettai a caso lo sguardo verso le abitazioni della Barra ( collina all ' entrata della Laguna ) . Là coll ' aiuto del canocchiale che abitualmente tenevo alla mano , scopersi una giovane , ordinai mi trasportassero in terra nella direzione di lei . Sbarcai ed avviandomi verso la casa ove dovea trovarsi l ' oggetto del mio viaggio , non mi era possibile rinvenirlo , quando m ' incontrai con un individuo del luogo , che avevo conosciuto ai primi momenti dell ' arrivo nostro . Egli invitommi a prender caffè nella di lui casa ; entrammo e la prima persona che si affacciò al mio sguardo , era quella il di cui aspetto mi aveva fatto sbarcare . Era Anita ! la madre dei miei figli ! La compagna della mia vita , nella buona e cattiva fortuna ! La donna il di cui coraggio io mi sono desiderato tante volte ! Restammo entrambi estatici e silenziosi , guardandoci reciprocamente , come due persone che non si vedono per la prima volta e che cercano nei lineamenti l ’ uno dell ' altro qualche cosa che agevoli una reminiscenza . « La salutai finalmente , e le dissi : Tu devi esser mia . Parlava poco il portoghese ed articolai le proterve parole in italiano . Comunque , io fui magnetico nella mia insolenza . Aveva stretto un nodo , sancito una sentenza , che la sola morte poteva infrangere ! Io avevo incontrato un proibito tesoro , ma pure un tesoro di gran prezzo ! ! ! « Se vi fu colpa io l ' ebbi intiera ! E ... vi fu colpa ! Sì ... si rannodavano due cuori con amore immenso e s ' infrangeva l ' esistenza di un innocente ! Essa è morta ! Io infelice ! E lui vendicato ... Sì ! vendicato ! Io conobbi il gran male che feci , il dì in cui , sperando ancora di riaverla in vita , io stringeva il polso di un cadavere , e piangeva il pianto della disperazione . Io errai grandemente ed errai solo ! » ( pag . 55-56 ) . Dopo questo racconto , improntato alla più spontanea sincerità , la narrazione delle vicende di guerra , per poco interrotta , riprende il sopravvento , e nel turbinoso incalzarsi degli eventi , la figura di Anita compare soltanto di quando in quando , per qualche accenno fugace , illuminata sempre dal grande amore e dall ' ammirazione del suo Garibaldi . Poco dopo , nel combattimento navale del Rio Pardo , comandato da Garibaldi contro le navi brasiliane , « la tolda nostra era coperta di cadaveri e di mutilati , crivellati i fianchi del Rio Pardo . Si era decisi di pugnare fino alla morte , e tal decisione era corroborata dall ' aspetto imponente dell ' amazzone brasiliana Anita ! che non solo non volle sbarcare , ma prese parte gloriosa all ' arduo conflitto » ( pag . 59 ) . In altra pugna navale contro gli imperiali « io scesi la montagna e fui celeremente al mio posto a bordo del Rio Pardo , e giunsi che già l ' incomparabile mia Anita , con la solita intrepidezza , aveva sparato la prima cannonata , puntata da lei stessa , ed animando con la voce le ciurme sbigottite . » Essendo di troppo superiori le forze nemiche , Garibaldi chiese rinforzo al generale Canabarro , ma « ebbi in risposta di dar fuoco ai legni nostri e ritirarmi con la gente in terra . In tale missione avevo mandato Anita , ingiungendole di non tornare a bordo ; ma essa non mandò , tornò con la risposta ; e veramente io dovetti all ' ammirabile sangue freddo della giovine eroina di poter salvare le munizioni da guerra » ( pag . 64 ) . E la presenza della sua compagna non solo gli raddoppia l ' entusiasmo di guerra , ma gli fa bella la vita stessa di privazioni e attraenti i pericoli . « Tra le peripezie non poche della mia vita procellosa , io non ho mancato d ' avere bei momenti , e tale era quello in cui , alla testa di pochi uomini , avanzo di molte pugne ( contro i brasiliani ) , e che giustamente avevano meritato il titolo di valorosi , io marciava a cavallo con accanto la donna del mio cuore , degna della universale ammirazione ... E che m ' importava il non aver altre vesti che quelle che mi coprivano il corpo e di servire una povera Repubblica che a nessuno poteva dare un soldo ? ... La mia Anita era il mio tesoro , non men fervida di me per la sacrosanta causa dei popoli e per una vita avventurosa . Essa si era figurata le battaglie come un trastullo e i disagi della vita del campo come un passatempo . » Ma ben presto all ' eroina delle battaglie succede la madre . « In quel tempo ( 16 settembre 1840 ) la mia Anita ebbe il suo primo nato , Menotti , la cui esistenza era un vero miracolo , poiché nel decorso della gravidanza la coraggiosissima donna avea assistito a molte pugne , sopportato molte privazioni e disagi ed una caduta da cavallo , per cui il bambino nacque con un ' ammaccatura nella testa . Anita partorì in casa d ' un abitante di quelle campagne , nelle vicinanze di un piccolo villaggio chiamato Mustarda ed ebbe tutte le cure immaginabili da codesta generosissima famiglia per nome Costa . Io sarò riconoscente a quella buona gente tutta la vita . Ma alla mia povera Anita , dodici giorni dopo il parto , toccò di fuggire , col suo pargolo sul davanti della sella , affrontando tempi tempestosi ... Anita abbrividiva all ' idea di perdere il nostro Menotti , che salvammo per un miracolo ! Nel più arduo della strada ed al passo de ' torrenti io portava il mio caro figlio di tre mesi in un fazzoletto a tracolla , procurando di riscaldarmelo al seno e coll ' alito . Siccome si procedeva avanti senza trovar mai la fine della piccada , io rimasi nella selva coi due muli e mandai Anita col mio assistente ed il bambino , acciocché alternando i due cavalli che ci rimanevano , essa procurasse di uscire al chiaro , cioè fuori della foresta , ove trovare alcuni alimenti per sé e per il pargoletto . I due cavalli che alternativamente portavano Anita , ed il coraggio sublime di quella valorosa mia compagna salvaronmi ciò che di più caro io aveva nella vita . Essa giunse fuori della piccada e per fortuna , vi trovò alcuni de ' miei militi con un fuoco acceso . I miei compagni , a cui era riuscito d ' asciugare alcuni cenci , presero il bambino che tutti amavano , l ' involsero , lo riscaldarono e lo tornarono in vita , quando la povera madre già poco sperava di quella tenera esistenza » ( pag . 87-88-91-92 ) . È a Nizza , dopo queste disastrose peripezie , che noi ritroviamo fatto ricordo di Anita . Appena ritornato in Italia , la prima volta , Garibaldi corre alla sua casa : « Anita mia ed i miei bimbi , partiti d ' America alcuni mesi prima , erano lì riuniti alla vecchia mia genitrice ch ' io idolatravo e che non vedevo da quattordici anni » ( pag . 188 ) . E più non ricompare la simpatica figura se non nella miracolosa ritirata , dopo la caduta della Repubblica di Roma : e ricompare per l ' ultima volta , perché furono quelli gli ultimi travagliati momenti di sua vita . Essa più debole , perché in istato di gravidanza , soggiacque agli stenti , alle paure , alla sete ... « La mia buona Anita , ad onta delle mie raccomandazioni per farla rimanere aveva deciso d ' accompagnarmi . L ' osservazione che io avrei da affrontare una vita tremenda di disagi , di privazioni e di pericoli frammezzo a tanti nemici , era stata piuttosto di stimolo alla coraggiosa donna ed invano feci osservare ad essa il trovarsi in istato di gravidanza » ( pag . 240 ) . Arrivati nella ospitale Repubblica di S . Marino « un carissimo e ben doloroso impaccio era la mia Anita , avanzata in gravidanza ed inferma ; io la supplicavo di rimanere in quella terra di rifugio , ove un asilo almeno per lei poteva credersi assicurato e dove gli abitanti ci avevano mostrato molta amorevolezza . Invano ! quel cuore virile e generoso si sdegnava a qualunque delle mie ammonizioni su tale assunto e m ' imponeva silenzio colle parole : « Tu vuoi lasciarmi . » Io determinai di uscire da S . Marino verso la metà della notte e di guadagnare qualche porto nell ' Adriatico , ove potersi imbarcare per Venezia » ( pag . 246 ) . « Il giorno era già avanzato quando salpammo ( in alcuni barconi ) da Cesenatico . S ' io non fossi stato addolorato dalla situazione della mia Anita , che trovavasi in uno stato deplorabile , soffrendo immensamente , avrei potuto dire che superate tante difficoltà e sulla via di salvazione , la condizione nostra poteva chiamarsi fortunata , ma i patimenti della mia cara compagna erano troppo forti e più forte era tuttora il mio rammarico di non poter sollevarla .... Delle mancanze di viveri la principale era l ' acqua e la mia sofferente donna aveva una sete divorante , indizio non dubbio dell ' interno suo male ! » ( pag . 248 ) . Costretti a ritornare a terra , perché scoperti per il plenilunio e cannoneggiati da una nave austriaca , Ugo Bassi e Ciceruacchio coi due figli e sei altri compagni vanno in cerca di rifugio e invece sono presi e fucilati , nove subito e Ugo Bassi poi a Bologna . « Io rimasi nella vicinanza del mare in un campo di melica colla mia Anita e col tenente Leggiero , indivisibile mio compagno ... Le ultime parole della donna del mio cuore erano state per i suoi figli , ch ' essa presentì di non più rivedere ! » ( pag . 251 ) . Il tenente Leggiero s ' avanzò nell ' interno per scoprir case e trovò il colonnello Nino Bonnet , domiciliato e possidente in quei dintorni « uno dei miei più distinti ufficiali , ferito a Roma nell ' assedio » dice Garibaldi e prosegue : « Coraggioso ed intelligente il Bonnet , con gran pericolo di sé stesso , cercò e trovò chi cercava . Una volta trovato un tale ausiliario io mi rimisi intieramente all ' arbitrio suo e ciò fu naturalmente la salvezza nostra . Egli propose subito di appressarsi ad una casipola , che si trovava nelle vicinanze per trovarvi qualche ristoro all ' infelice mia compagna . Ci avvicinammo sostenendo Anita in due ed a stento giungemmo a quella casa di povera gente , ove trovammo acqua , necessità prima della soffrente e non so che altro ... Di lì traversammo parte delle valli di Comacchio ed avvicinammo la Mandriola , ove si doveva trovare un medico . Giungemmo alla Mandriola e stava Anita coricata su d ' un materazzo nel barroccio che l ' avea condotta . Dissi allora al dottor Zannini , giunto pure in quel momento : « Guardate di salvare questa donna . » Il dottore a me : « Procuriamo di trasportarla in letto . » Noi quattro allora prendemmo ognuno un angolo del materazzo e la trasportammo nel letto d ' una stanza della casa , che si trovava a capo d ' una scaletta della stessa . Nel posare la mia donna in letto mi sembrò di scoprire nel suo volto l ' espressione della morte . Le presi il polso ... più non batteva ! Avevo davanti a me la madre dei miei figli , ch ' io tanto amava , cadavere ! ... Essi mi chiederanno della loro genitrice al primo incontro ! Io piansi amaramente la perdita della mia Anita ! di colei che mi fu compagna inseparabile nelle più avventurose circostanze della mia vita ! Raccomandai alla buona gente che mi circondava di dar sepoltura a quel cadavere e mi allontanai , sollecitato dalla stessa gente di casa , ch ' io compromettevo rimanendo più tempo . M ' avviai brancolando per Sant ' Alberto con una guida che mi condusse in casa d ' un sarto , povero ma onesto e generoso » ( pag . 252 ) . A rendere meno incompleta la figura psicologica di Garibaldi , rimangono da ritrarre , in queste Memorie , le sue attitudini e le sue qualità , non più nell ' intimità personale del sentimento , ma nella esteriorità dei suoi rapporti cogli altri uomini e coll ' ambiente , in cui egli manifestò le potenze maravigliose della sua tempra morale . I due caratteri predominanti di Garibaldi , come cittadino fra cittadini , si riassumono in ciò , ch ' egli fu un uomo d ' azione e più specialmente quel tipo caratteristico di uomo d ' azione che è , non il militare del tipo di Moltke , ma l ' avventuriero di guerra , nel senso nobile della parola . E poiché questo iato della grande figura è assai noto , come più direttamente connesso colle sue imprese militari , basterà rilevarne dalle sue Memorie i documenti psicologici più caratteristici . Gli uomini si possono , nella psicologia sociale , classificare in due tipi ben distinti , per prevalenza evidente delle loro energie , che raramente si congiungono , in grado elevatissimo , nella stessa persona : l ' uomo del pensiero e l ' uomo d ' azione . Nella storia del risorgimento italiane , Mazzini e Garibaldi personificano mirabilmente questi due tipi ed è questa una delle non ultime ragioni del loro antagonismo , che in queste Memorie sopravvive , spesso molto acuto . Garibaldi è essenzialmente un uomo d ' azione e presenta tutti i caratteri salienti , organici e psichici di questo tipo antropologico , che sente l ' antipatia più spiccata per « i dottrinari , assuefatti ad argomentare con lunghe ciarle , ma non ad oprare gagliardamente » ( pag . 276 ) . Egli ha quello spirito delle avventure , che si chiama l ' amore dell ' ignoto : la sua giovinezza , come egli dice , era « ardente di lanciarsi nelle avventure dell ' incognito » ( pag . 9 ) e ripete altrove : « l ' indole mia propensa alle avventure » ( pag . 38 e 55 ) e parla del « solletico provato all ' idea della grandezza dell ' impresa » ( pag . 100 ) e allude alla sua « irrequietezza naturale ed abituale » ( pag . 265 ) quando a New - York , stanco di fabbricare candele , voleva cambiar mestiere . Perciò Garibaldi , quando la guerra non ne occupava la traboccante energia , ha esercitato i più diversi mestieri : marinaio e corsaro , precettore di ragazzi a Costantinopoli ( pag . 13 ) e a Montevideo ( pag . 96 ) ; sensale mercantile e domatore di puledri ( pag . 96 ) ; truppiere o conduttore di bovi ( pag . 95 ) e fabbricante di candele ( pag . 265 ) e finalmente agricoltore nella sua Caprera , com ' egli stesso dettò nella scheda del censimento italiano . Ma la sua indole avventurosa aveva come bussola infallibile e dote preziosa un acutissimo senso pratico della vita , carattere fortunato della razza ligure fra gli italiani e che manca spesso agli uomini troppo esclusivamente pensatori . Ed aveva soprattutto un potere simpatico e fascinatore sui propri simili , unito ad una sicura , penetrante conoscenza degli uomini , che gli furono certo alleati potenti nelle tante vittorie ottenute . Del suo fascino sui compagni di battaglia , ch ' egli sapeva trasformare in eroi colla potenza ammaliatrice dello sguardo , della voce , dell ' esempio , è superfluo recar prove . E sugli stessi nemici , anche per la leggenda onde il suo nome era circondato , basta l ' esempio del suo ingresso a Napoli , nel 60 , che , come egli dice , « ha più del portentoso che della realtà . Accompagnato da pochi aiutanti , io passai framezzo alle truppe borboniche ancora padrone , le quali mi presentavano l ' armi con più ossequio certamente , che non lo facevano in quei tempi ai loro generali » ( pag . 380 ) . Ed era nei momenti più ardui e decisivi , ch ' egli appunto sapeva cogliere il lato psicologico , per cui ogni uomo od ogni raccolta di uomini più facilmente cede alle nostre suggestioni , strappando così la vittoria al destino dubbioso . Nella ritirata verso Lages , visto che « molti dei compagni scoraggiavansi , altri disertavano » li riunì ed « energicamente imposi loro che meglio era manifestarsi apertamente sulla volontà di accompagnarmi e che liberi si lasciavano coloro che volessero andarsene . Tale risoluzione fu efficacissima ; da quel momento non vi furono più diserzioni » ( pag . 72 ) . Ed è straordinaria questa sua acutezza di intuizione psicologica , là dove parla del panico in guerra . In più luoghi ne riporta degli esempi ( pag . 71 , 244 , 346 , 377 , 449 ) ; ma il più caratteristico è quello della ritirata verso Autun , dopo l ' assalto dei Prussiani a Lantenay . « In certi casi conviene agire coll ' animale uomo come si agisce coll ' animale bue ... Rompe ? Lasciatelo rompere e che corra a sua voglia . Guai a voi se commetteste l ' imprudenza di attraversare la sua via , egli vi rovescerà cavalli e cavalieri , come mi successe a Velletri nel 1849 , ove salvai la mia pelle , nera di contusioni , per un miracolo . Rompe ? Lasciatelo rompere , fuggire , precipitarsi ; non te ne incaricare e contentatevi di tenervi su di un fianco o alla coda ; egli troverà un ostacolo , lo fermerà un fiume , una montagna , la fame , la sete , od una nuova paura , più prossima o maggiore di quella che lo fece fuggire . Allora è tempo : riordina come puoi gli animali uomini , procura di trovar per loro da mangiare , da bere , da riposarsi ; e quando siano satolli , riposati e rialzati di morale , essi si ricorderanno di una vergognosa fuga , del dovere calpestato e della gloria ! La peggiore d ' ogni pazzia umana ! « Lo stesso succede coi bovi , meno che questi bruti non pensano alla gloria , per fortuna nostra ; guidati da più cavalieri i bovi si spaventano per una qualunque causa : un tuono , un lampo , una bufera od altro , e cominciano a correre con quella velocità di cui sono capaci gli animali selvaggi . Il savio conduttore non è sì stupido di comandare ai suoi uomini di fermarsi , attraversando loro la via , giacché sarebbe rovina certa . Ma li seguita , ponendosi su di un fianco o di dietro , senza perderli di vista , finché un ostacolo qualunque si presenta ai fuggenti : un fiume , un bosco , un monte ; allora la testa di colonna si ferma , si rigira e tutto il resto si rigira e si ferma . « A quel punto l ' avveduto condottiero ordina ai suoi cavalieri di circondare la truppa dei bovi ridivenuti docili come agnelli ; e così i bruti tornano sotto il dominio del loro tiranno , l ' uomo , che non so se valga più di loro » ( pag . 465 ) . A parte le punte d ' amarezza contro gli uomini , che non si sentono nelle pagine giovanili delle Memorie , questo brano è certo una delle più caratteristiche prove di quella , che chiamerei la strategia psicologica di Garibaldi . Questa profonda e geniale conoscenza degli uomini , però , e dei loro difetti non intaccò , non corrose per nulla la nobiltà e magnanimità della grande anima sua . Egli , noncurante delle ricchezze , come dimostrò per tutta la vita ( e perciò si confessa « inadatto al commercio , » pag . 16 e 267 ) , anziché giungere al disprezzo pessimista per l ' umanità , conclude : « Gli uomini gli ho piuttosto compianti che odiati , rimontando alle cause del male , cioè all ' egoismo della sciagurata nostra natura » ( pag . 73 ) . Perciò egli , equanime sempre , dichiara sinceramente , che una delle ragioni della sconfitta di Mentana fu « che i volontari , demoralizzati per il gran numero di diserzioni , non si mostrarono in quel giorno degni della loro fama . Distinti ufficiali ed un pugno di prodi che li seguivano , spargevano il loro sangue prezioso senza cedere un palmo di terreno ; ma la massa non era dei soliti nostri intemerati . Essa cedeva superbe posizioni , senza opporre quella resistenza che io mi potevo aspettare » ( pag . 446 ) . Perciò egli , colla stessa equanimità , riconosce e proclama in più luoghi delle sue Memorie i meriti strategici ed il valore personale dei nemici ; come del generale brasiliano Moringue ( pag . 43 , 45 ) ; del generale argentino Brown ( pag . 104 ) ; dei cavalieri americani , che dice : « non secondi a nessuno in ogni specie di combattimento e insuperabili poi nel perseguire un nemico sconfitto e catturarlo » ( pag . 174 ) . Così egli riconosce il valore delle truppe borboniche , che a Milazzo di cinque o seimila Garibaldini ne misero mille fuori di combattimento ( pag . 368 ) e la forza straordinaria di disciplina e freddo coraggio delle truppe prussiane ( pag . 463 ) . E così nell ' appendice sulla battaglia di Custoza , egli proclama , che « l ' arciduca Alberto d ' Austria fu il solo e vero generale di quella battaglia » e fu quegli che decise della vittoria ( pag . 485 ) . Equanimità , che diede il famoso « obbedisco » all ' ordine di ritirarsi dal Tirolo , come già in circostanze di tanto minori e men dolorose , egli aveva obbedito « sebbene a malincuore » al generale Pacheco nel fatto d ' arme del Passo della Bajada ( pag . 130 ) . Come uomo di guerra , e specialmente in quella forma caratteristica della guerriglia , che ebbe in Garibaldi il suo tipo perfetto , egli presenta nelle sue Memorie , oltre l ' avversione al militarismo , giacché egli « non aveva attitudine alla organizzazione degli eserciti » ( pag . 124 ) ed aveva « un ' antipatia nata per il mestiere del soldato » ( pag . 431 ) « con scarse cognizioni di teorie militari » ( pag . 192 ) , presenta tre qualità psicologiche , che sopra le altre sue doti guerresche prevalgono decisamente . Una fiducia grande in sé stesso un miracoloso occhio strategico , per cogliere ed attuare e sorreggere , colla rapidità del lampo , il piano di battaglia e infine una fede illimitata nella propria fortuna . La prima e l ' ultima di queste doti sono , per Garibaldi come per ogni altro grande uomo , il segreto dei loro successi , ch ' essi strappano veramente alla fortuna , colla pertinacia del proposito e lo slancio dei colpi opportuni . « Il mio animo non era dato alla disperazione , ciò che non mi è mai succeduto » ( pag . 99 ) e ripete più innanzi : « Mai si deve disperare nelle battaglie e nella politica , particolarmente quando si propugna la causa della giustizia » ( pag . 128 ) . Colla propria sicurezza egli s ' imponeva al nemico e colla fede nella vittoria , vinceva . « Bisognava però vincere : e questo proposito era il fatale animatore di quella stupenda campagna ( dei Mille ) ove nei più seri dei nostri combattimenti , come Milazzo e il Volturno , fummo perdenti per più di metà della giornata e dove , a forza di costanza , non disperando giammai , si pervenne a sconfiggere un nemico superiore in tutto ( pag . 370 ) « Pertinacia e costanza nelle battaglie , ecco una delle chiavi della vittoria ! Ma la gente è stanca e grida : Siamo stanchi ed affamati ! Sì ! Ebbene , andate in cerca di cibo e di riposo : il nemico verrà avanti , vi mangierà i viveri raccolti e il riposo ve lo darà col calcio del fucile » ( pag . 476 ) . E lo ripete a pag . 36 , 44 , 83 , 475 . Del suo miracoloso , rapidissimo occhio di guerra non è possibile dar qui le prove , perché si dovrebbe riferire il racconto di quasi tutti i fatti d ' arme , a cui Garibaldi prese parte e nei quali , quasi sempre , la decisione della vittoria fu data da qualche suo espediente strategico dell ' ultima ora o da qualche sua mossa od incitazione quando le sorti della battaglia si trovano al punto critico , in cui possono risolversi nell ' un senso e nell ' altro . Più interessante , psicologicamente , è la convinzione che Garibaldi ebbe sempre di essere il beniamino della fortuna ... e in parte lo fu veramente , se pensiamo che in una lunga vita attraverso cento fatti d ' armi , in terra e per mare , una sola volta fu ferito mortalmente , in America , e sul suo cadavere furono riscontrate dieci sole ferite , di cui più profonda quella d ' Aspromonte e se pensiamo , com ' egli dice , che « nella mia prolissa carriera militare , io mai sia stato fatto prigionierio , ad onta di essermi trovato tante volte in pericolosissimo stato » ( pag . 30 ) . Già sino dai primi capitoli , parlando del generale del Rio Grande , Bento Gonçales , ch ' egli chiama « il tipo del guerriero brillante e magnanimo , » Garibaldi osserva : « Eppure con tante doti , Bento fu sventurato nelle battaglie , ciò che mi ha fatto supporre sempre contribuire la fortuna per una gran parte negli eventi della guerra » ( pag . 36 ) e di lui ripete più innanzi « quel sommo , dotato di tutte le qualità del gran capitano , meno la fortuna . » ( pag . 79 ) . Però devesi notare che delle fortune di guerra sono diverse le specie . C ' è la vera e propria fortuna del caso come c ' è una cosiddetta fortuna , che però non è altro se non l ' imperizia del nemico o il lampo di genio di un grande capitano . E nelle Memorie di Garibaldi quelle ch ' egli chiama sue fortune sono dell ' una e dell ' altra specie . Così la vittoria di Varese ebbe per ragion principale l ’ imperizia del generale austriaco Urban , che , invece di attaccare alle spalle , al nord di Biumo « attaccò il toro per le corna e fu tanto meglio per noi » ( pag . 288 ) . E alla grande , decisiva battaglia del Volturno « per fortuna nostra , fu difettoso il piano di battaglia dei generali borbonici : essi ci dettero una battaglia parallela ( assalendo di fronte ) potendo darcela obliqua » ( pag . 393 ) . E Garibaldi dice , che « da Epaminonda , nelle battaglie di Leuttra e di Mantinea , sino ai generali prussiani del 70 , la regola delle battaglie oblique è stata sempre incontrastabile ed ha prodotto vittorie sempre ; e gli Austriaci vinsero a Custoza appunto perché all ' errore dei generali italiani di dividere il loro esercito in due , si aggiunse l ' arte dell ' Arciduca Alberto di attaccarlo obliquamente » ( pag . 484 ) . Così ancora se a Digione Garibaldi vinse i prussiani , fu , secondo lui , perché « nella guerra domina signora la fortuna e noi fummo veramente favoriti da essa , avendoci il nemico nel 20 gennaio attaccato dalla parte di ponente , sicché si può dire che attaccò il toro per le corna » ( pag . 478 ) . Tutto dunque non dipende realmente dalla fortuna , ma come poi dice lo stesso Garibaldi ( a proposito della battaglia di Caserta ) , « nelle combinazioni di guerra bisogna essere secondati dalla fortuna o da un genio molto superiore » ( pag . 397 ) . Così egli chiama , modestamente , una fortuna l ' aver potuto prendere , nella Laguna , le armi e le munizioni mandate dai Brasiliani ; ma la verità è che Garibaldi , con marcie rapidissime , trovossi alla Laguna prima che i Brasiliani lo sapessero ( pag . 53 ) . Altre volte la fortuna vera furono il suo coraggio e la sua presenza di spirito , che è propria dei veri uomini d ' azione , quando Garibaldi in una piccola lancia , davanti all ' isola della Libertà ( Montevideo ) si trova , di notte , improvvisamente in mezzo ai legni da guerra « tanto vicini che la sentinella di prora d ' uno di quelli ci gridò : « Chi viva ? » « Zitti , io dissi alla mia gente ; era senza dubbio la squadra nemica . Sommessamente parlando , io eccitai a raddoppiare la voga e far sui remi meno rumore possibile , ma mi aspettavo una grandine di fucilate dopo l ’ intimazione fatta dalla sentinella ; invece miracolosamente scansammo » ( pag . 126 ) . Certo « la fortuna , in cui non ho mancato d ' aver sempre qualche fede » ( pag . 246 ) ha favorito qualche volta Garibaldi . Per esempio , nella ritirata attraverso la foresta , quando Anita ebbe Menotti , egli « viaggiando solo per giorni interi coll ' acqua fino alla pancia del cavallo » per andare alla Settembrina a comprarvi « alcune cosarelle di panni » da regalare alla sua donna , udì delle fucilate dalla parte onde era partito . « Nel ritorno seppi la causa delle fucilate ed il tristissimo caso accaduto al capitano Massimo ed ai suoi bravi liberti , subito dopo la mia partenza da quella casa , » dove furono sorpresi ed uccisi tutti dal generale brasiliano Moringue ( pag . 149 ) . All ' assalto di Palermo « posando a terra la sella della mia cavalla Marsala e le pistoliere , una pistola percosse nel suolo e prese fuoco ; la palla mi sfiorò il piede destro , portando via un pezzo della parte inferiore del calzone . Le fortune non vengono mai sole , dissi tra me » ( pag . 358 ) . All ' assalto di Reggio , tutta una colonna di duemila uomini sparò per isbaglio in una sola volta i fucili . « Io , che mi trovavo a cavallo , in mezzo a quel quadrato in tempesta , mi gettai giù , e non mi toccò che una sola palla nel cappello » ( pag . 377 ) . Al Volturno , egli , andato in carrozza a Sant ' Angelo , fu « accolto da una grandine di palle nemiche ; il mio cocchiere fu ucciso , la carrozza crivellata di palle , ed io coi miei aiutanti fummo obbligati di scendere » ( pag . 389 ) . E nella sua romanzesca evasione da Caprera « una circostanza imprevista , che mi favorì molto , fu la seguente : Maurizio , assistente mio , era andato alla Maddalena in quel giorno e verso quell ' ora tornava in Caprera . Un po ' allegro forse non badò al « chi viva » delle barche da guerra , che incrociavano numerose nel canale della Moneta , che separa la Maddalena dalla Caprera , e coteste barche lo fulminarono di fucilate , che felicemente non lo colpirono . Per combinazione ciò succedeva mentre io stavo operando la mia traversata , favorito pure dal vento di scirocco , le cui piccole ondate servivano mirabilmente a nascondere il Beccaccino , che appena usciva d ' un palmo dalla superficie del mare . La mia pratica acquistata nei fiumi dell ' America , con le canoe indiane che si governano con un remo solo , mi valse sommamente . Io avevo un remo o pala di circa un metro , con cui potevo remare con tanto rumore quanto ne fanno gli acquatici . « Dunque mentre la maggior parte dei miei custodi si precipitavano su Maurizio , io tranquillamente traversavo lo stretto della Moneta ed approdavo nell ' isoletta divisa dalla Maddalena da un piccolo canale guadabile » ( pag . 429 ) . Gli è che , in realtà , più che la fortuna , a cui Garibaldi modestamente assegna tanta parte dei suoi successi , era suo alleato potente quello che egli stesso chiama « il fatale animatore » delle sue imprese : l ' amor patrio e la convinzione profonda di combattere sempre per una causa santa .
IL NUOVO LEOPARDI ( DE_SANCTIS FRANCESCO , 1881 )
StampaPeriodica ,
In marzo 1829 scrivendo Leopardi a Colletta pone tra i suoi castelli in aria in primo luogo Storia di un ' anima , romanzo che avrebbe poche avventure estrinseche , e queste sarebbero delle più ordinarie ; ma racconterebbe le vicende interne di un animo nato nobile e tenero dal tempo delle prime ricordanze fino alla morte . Or questa Storia di un ' anima non era altro che la storia della sua anima , le cui note fondamentali sono nel Risorgimento dove con vivace profondità è rappresentata tutta la sua vita intima . Il mondo nella sua mente è già fissato , ridotto a domma , il cui catechismo è nel Risorgimento . Egli è giunto alla conclusione della infelicità universale ed irrimediabile come ha dimostrato già nei suoi dialoghi . Ora non discute più , non dimostra , non lotta , non s ' illude . Quel mondo , chiaro e fisso come un assioma , diviene il dato e l ’ antecedente di ogni sua concezione . E lo tratta come cosa sua , e lo situa e lo fa suonare cavandone tutte le note , che l ’ istrumento può dare . Questo concetto del mondo non gli viene innanzi così improvviso che induca nel suo essere una mutazione violenta . Ci è giunto per gradazioni quasi insensibili e quando si ci è trovato in mezzo , gli è parso un fatto quasi naturale ed ordinario . Perciò non ci è alcuna proporzione tra un concetto così disperato e la sua vita divenuta per l ' abitudine cosa tollerabile . Non è che i suoi mali fossero diminuiti ; ma l ’ uso quotidiano ne aveva rintuzzato il sentimento . E non gli mancavano conforti preziosissimi , soprattutto quello dell ' amicizia , che raddolcivano la sua ipocondria . Molte donne gli furono amiche vere , come l ' Adelaide Maestri e la patriottica Antonietta , e la Lenzoni , e più tardi la Paolina Ranieri . Anche di alcune letterate ebbe l ’ amicizia come fu della Franceschi e della Malvezzi . Furono relazioni brevi , perché l ' ultima volta che manda un saluto alla Franceschi per mezzo del bravo Puccinotti , dice : se se ne cura ; e di un lavoro della Malvezzi parla con compassione sprezzante : Povera donna ! lo avevo già letto . Pare che la nobile signora volesse fargli correggere il manoscritto , e che egli se ne schermisse . Pure , non gli bastava l ' amicizia , voleva l ’ amore , e facilmente si illudeva e si impaniava facendo triste esperienza delle donne , e volgendo talora l ' amore in disgusto . Così fu con la Bolognese , intorno alla quale scherzava Papadopoli : né incontrò meglio in Firenze ; anzi scrive a Giordani : « Questi viottoli , che si chiamano strade mi affogano : questo sudiciume universale mi ammorba ; queste donne sciocchissime , ignorantissime e superbe mi fanno ira . » Scrive all ' Antonietta : « Io non ho bisogno di stima , né di gloria , né di altre cose simili , ma ho bisogno d ' amore . » E ne ha bisogno tale , che talora con gli amici e con le amiche prende linguaggio d ' amore , col Giordani , col fratello Carlo , con la Tommasini , con l ' Adelaide . Questo non era artifizio ed abitudine di frase , come fu in Pietro Giordani , ma sfogo inconscio di un cuore vergine . E meritò di avere intorno a sé non solo ammiratori , ma amici veri e caldi come il Giordani , il Pepoli , il Tommasini , il Brighenti , il Puccinotti , il Papadopoli , lo Stella , il Capponi , il Ranieri , il Colletta . Così si era ito formando intorno al caro sventurato un ambiente morale , che gli ammolliva il carattere , e gli concedeva una espansione socevole . Non è a credere che questi amici fossero tutti concordi nelle opinioni ; anzi Leopardi , in mezzo a loro , spesse volte si sentiva solo . Un vincolo letterario c ' era . I suoi amici stimavano perfetto esemplare di lingua le sue Operette morali , trombettiere Giordani ; e non videro con piacere conferito il premio alla Storia d ' America del Botta dagli Accademici della Crusca , i quali pregiarono più l ’ affettazione e l ’ esagerazione dell ' uno che la modesta naturalezza dell ' altro . Ma se lodavano assai le sue prose e poesie , soprattutto per odore di classicismo o come dicevano per bontà di stile e di lingua , in tutto l ’ altro erano distantissimi dal loro amico . In quel tempo gli animi piegati dalla reazione che successe al ventuno già si andavano rialzando , massimamente in Toscana , dove parecchi esuli o emigrati illustri si erano raccolti militando attorno al Vieusseux coi letterati nativi . Sotto a quel mite governo si rinfrancavano . E già l ’ Antologia avea preso molta voga : ove scrivevano i migliori non senza qualche allusione politica . E Colletta scriveva le sue vendicatrici storie , e Niccolini le tragedie . Si formava una letteratura , la cui eco trasmessa dalle sètte s ' insinuava all ' orecchio penetrando nelle scuole e ne ' convegni in tutte le parti d ' Italia . Il programma dell ' azione immediata aveva cesso il luogo al programma educativo o evulativo , come si direbbe oggi , e con questo intento Leopardi più giovine aveva scritto le canzoni alla Paolina ed al Vincitore del pallone . I due programmi erano uno negli spiriti , sicché si andava dall ' uno all ' altro secondo l ’ occasione . Le menti si volgevano a nuovi studi , alle scienze storiche , all ' economia , alla statistica e cercavano miglioramenti civili o , come si dice oggi , sociali , vietati i politici . In luogo di libertà si dicea civiltà e cultura ; sotto altri nomi era la stessa musica ; le più umili e le più audaci aspirazioni si comprendevano tutte sotto il nome di progresso . Comparvero liberali e democratici anche tra ' cattolici , come il Tommasèo e il Manzoni . Pur allora erano usciti i Promessi Sposi e il successo era universale . La finezza italiana capiva e celebrava tutti , così il religioso Manzoni , come l ' ateo Giordani , e così i moderati come i settarii e i rivoluzionarii . Or questo movimento degli spiriti non trovava più forza capace di riceverlo nell ' anima stanca di Leopardi . Da questo lato si può dire veramente che egli era vissuto . Biasima un suo concittadino morto per l ’ indipendenza greca . Antonietta gli scrive una lettera con ardore patriottico , ed egli la loda augurando sentimenti simili alle donne italiane , ma con stile rimesso ed ordinario ; il cantore di Paolina non ci è più . A lui , che era giunto al concetto della infelicità universale , quelle economie e statistiche , quelle riforme civili , quelle teorie di progresso e di felicità di popoli , movevano il riso e gli doveva far male quella sicumera , quella burbanza de ' più a sciorinar dottrine venute in moda . Ecco in che modo scrive da Firenze a Giordani 1828 : « Mi comincia a stomacare il superbo disprezzo che qui si professa d ' ogni bello e di ogni letteratura ; massimamente , che non mi entra poi nel cervello che la sommità di ogni sapere umano stia nel saper la politica e la statistica . Anzi , considerando filosoficamente l ' inutilità quasi perfetta degli studii fatti dall ' età di Solone in poi per ottenere la perfezione degli stati civili e la felicità dei popoli , mi viene un poco da ridere di questo furore di calcoli e di arzigogoli politici e legislativi , e umilmente domando se la felicità de ' popoli si può dare senza la felicità degli individui . I quali sono condannati alla infelicità dalla natura e non dagli uomini né dal caso ; e per conforto di questa infelicità inevitabile mi par che vagliano sopra ogni cosa gli studii del bello , gli affetti , le immaginazioni e le illusioni . Così avviene che il dilettevole mi pare utile sopra tutti gli utili , e la letteratura utile più veramente e certamente di tutte queste discipline secchissime , le quali , anche ottenendo i loro fini , gioverebbero pochissimo alla felicità vera degli uomini che sono individui e non popoli , ma quando poi gli ottengono questi loro fini ? Amerò che me lo insegni uno de ' nostri professori di scienze storiche . » Qui ci è in germe la Palinodia . Con questa disposizione di animo e con queste opinioni si può facilmente intendere che la corda patriottica non rendeva più suono , credendo egli così poco alla felicità dei popoli come a quella degli individui . La guerra greca , la rivoluzione francese , i moti italici , i Tedeschi nello stato papale , sono cose quasi a lui indifferenti . Essendo così scarsa comunione intellettuale tra lui e i suoi amici , si potea credere che non gli fosse molto cara quella compagnia . Pure lì era il suo conforto . Tornato di Pisa in Firenze , vi si sentiva come in un deserto , quando gli mancava Vieusseux e la sua compagnia ; l ’ amicizia copriva qualsiasi difformità di sentimenti . Già non potea dissimulare a sé stesso quanto di nobile era in quelle loro aspirazioni ; poi per indole era tollerantissimo e dolcissimo ; nelle conversazioni non aveva né pretensioni né ostinazioni , e non puntigli e non dispetti come era del Tommasèo , si accomodava col silenzio alle opinioni altrui , nemico di dispute e di brighe , e inetto a far proseliti , a far valere i suoi concetti . I sentimenti del Manzoni stavano a gran distanza dai suoi , pur sempre lo nomina con lode . Scrive al padre sempre misurato e accorto , e talora con linguaggio e con sentire paterno per non dispiacergli . Il padre trova ne ' dialoghi del figlio troppo abuso di miti e di forme velate ; e il figlio risponde debolmente a difesa quasi assentendo . Lo Stella gli comunica le critiche milanesi dei suoi dialoghi , e lui risponde pacato : « Non mi riesce impreveduto : che i miei principii sieno negativi , io non me ne avveggo ; ma ciò non mi farebbe gran meraviglia , perché mi ricordo di quel detto di Bayle che in religione e in morale la ragione non può edificare ma solo distruggere . » Così non venne mai meno l ' amicizia tra quei nobili intelletti dei quali alcuni volevano la fede riconciliata con la ragione , altri predicavano la ragione creatrice e madre del progresso e guardavano con affettuosa sollecitudine al povero Leopardi , che affermava la negazione e il mistero universale . Dissentendo s ' amavano e si stimavano . Singolare fu l ’ amicizia verso di lui di due illustri medici , il Tommasini ed il Puccinotti , che dovevano ben ridere di quel mondo teologico metafisico , che era il pensiero massonico e filosofico del secolo , e credevano più alla forza della materia che della fede o della ragione . Leopardi aveva in molta reverenza il Tommasini e si sentiva stretto verso il Puccinotti di un affetto eguale all ' ammirazione . Questo era quello stato tollerabile ed ordinario di vita , che egli chiama indifferenza filosofica . L ' ambiente contrario in mezzo al quale viveva , quelli studii statistici , quelle teorie di progresso , quelle vanterie patriottiche lo trovavano triste o ironico con qualche sforzo mal riuscito di buon umore . Si deve a questo stato psicologico l ' ispirazione , dalla quale uscì la Palinodia . E forse in questo tempo concepiva e abbozzava i Paralipomeni , ai quali metteva mano più tardi . L ' indifferenza era quella quietudine , che nasce da uno stato di cose tenuto inevitabile , effetto dell ' assuefazione e della prostrazione morale . È la sorte spesso dei vecchi , che lasciano correre le cose così come vanno conservando in sé le antiche opinioni , senza colore e senza efficacia . E Leopardi in verità era invecchiato sotto il peso della sua tristezza . In quello stato di apatia morbosa , che egli chiama indifferenza , il suo intelletto rimane solitario e come ripiegato in sé in un ambiente non simpatico , anzi contrario . Questa era la sua individualità e originalità , che lo rendeva singolare dalle genti . Il suo Risorgimento non mutò il suo essere dirimpetto a questo mondo esteriore ; ma gli dava la forza di allontanarlo da sé , come cosa estranea , e rimanere concentrato in quel solitario suo pensiero , che tornava a vivere innanzi alla sua immaginazione ; ritornava l ' antico io con quel suo cuore di una volta . Risorto dalla sua apatia , riacquistata la facoltà di immaginare e di amare si sentì redivivo al cospetto del Fato e della Natura con quell ' amore dei campi , con quel bisogno di amare e di fantasticare , con quel dolore della speranza scomparsa e della giovinezza spenta da cui erano usciti gli idilli . La società in mezzo a cui era vissuto non lasciava traccia nel suo spirito ; gli era passata innanzi come ombra . Di vivo , di presente non c ' era che lui co ' suoi ideali e l ' universo coi suoi misteri . Risorto era il poeta dell ' Infinito e del Sogno e della Sera ; nessun vestigio rimaneva più del poeta , delle canzoni . Tutto quel moto di erudizione , e di patriottismo che lo aveva tirato fuori di sé , e gittatolo in mezzo all ' Italia moderna ed antica , in mezzo ai patriarchi e alle favole , in mezzo ai Bruti ed alle Saffo , alle Virginie e ai Simonidi , non rende più una favilla . Giovine , avea creduto all ' opinione volgare , che il gran genere nella lirica fosse la canzone e sperava affaticandosi in quello di perpetuare il suo nome . Ora sente che l ’ eccellenza non è nel genere e lasciando lì canzoni , idilli , elegie , inni , chiama le sue poesie canti , parola generica , che comprende tutti i generi perché non ne comprende nessuno . Egli è vero che aveva in serbo per un ' altra edizione due nuove canzoni e non furono più pubblicate e debbono forse essere , tra le carte da lui rifiutate . Finite sono le canzoni e finite con esse le contraddizioni ed i tentennamenti nel pensiero , la crudità e la spessezza nei concetti , la solennità e sonorità nella frase , gli involucri mitici e storici , il colorito locale , le varie apparenze di un mondo esteriore , un certo non so che di denso e nebuloso , tutte cose che qua e là si notano nelle canzoni . L ' uomo ha gittato via una parte di sé , quasi mutilando sé stesso ; ma condensando in quello che rimane , tutta la vita e tutta la luce . Abbiamo in questo mondo concentrato del dolore e del mistero situazioni nette e decise , spesso originali e interessanti , chiarezza e coesione nel pensiero , formazioni intere e diafane , semplicità e proprietà nel linguaggio , espansione ed emozione nello stile , nessun vestigio di imitazioni , di costruzioni e di reminiscenze . Quell ' umor denso di una malinconia nera e solida si era liquefatto in quella malinconia dolce , che sfugge la sventura reale e cerca asilo nell ' immaginazione . Il mondo esterno non era stato mai per lui cosa solida ; ora è cancellata ogni orma di questo o quel mondo storico e anche della società contemporanea . Vive coi suoi fantasmi e coi suoi ideali solitario ; vive nella sua immaginazione forte e calda . Leopardi ritrova così sé stesso quale la natura lo aveva fatto e quale si era rivelato negli idilli . Ritorna il pittore dell ' anima sua con un senso più spiccato di vivo e di moderno . La semplicità , la grazia , l ' ingenuità , la dolcezza , che si ammirano negli idilli e che gli venivano non pur dalla sua natura ma dal suo lungo uso degli scrittori greci , sono ora qualità spesso congiunte con un brio di espansione , con un calore , con una disinvoltura , che lo rivelano moderno . Il commercio dei vivi , la dimora nelle principali città italiane non fu senza effetto . Soprattutto dové giovargli la civilizzatissima Firenze alla quale contrappone Roma così lontana dal mondo civilizzato . Quel dolce parlar toscano così vivace , e nella sua semplicità così pieno di grazia , quella dimestichezza di conversazioni con gli uomini più celebri , quel suo affiatarsi con gli scrittori più recenti come Goethe , Byron , Sismondi , Manzoni , fino quegli studii della Crestomazia poetica che gli misero innanzi antologie di altri paesi come quella del Brancia , non furono senza efficacia su di un ' anima delicata , aperta alle impressioni . Giovarono forse anche i lunghi suoi colloqui col Manzoni , che dovettero stornarlo da quelle forme solenni e clamorose , le quali egli aveva ereditato dall ' uso dei Latini , da Monti e da Foscolo . Tra i libri acquistati o donati in Firenze , de ' quali pensava arricchire la biblioteca paterna , c ' erano le opere del Manzoni , che egli promette in dono al fratello più piccolo . Ma più che altro dové giovargli la separazione della sua anima da tutti gli accidenti del mondo esterno e il suo ritiro assoluto in sé stesso . Terminata la Crestomazia poetica prende commiato dallo Stella ponendo fine a questi lavori di pazienza , ancoraché abbia innanzi ricchi materiali intatti e mulini progetti che egli medesimo chiama castelli in aria . Consegnando i suoi manoscritti al Sinner aveva già lasciati per sempre gli studii ed i libri , vietatogli dalla cattiva salute . Nella sua vita solitaria e monotona ci sono intervalli felicissimi nei quali si rivela il poeta che fantastica sopra sé stesso alzandosi all ' universo , o fantastica sull ' universo con ritorni frequenti in sé stesso . La bellezza , l ' amore , la rimembranza , l ' uccello , il fiore , la lapide sepolcrale , non l ' interessano solo per sé , ma come motivo al perpetuo ritornello di sé e dell ' universo ; sono le variazioni di quella formidabile ripetizione . Vita idillica se mai ci fu , nobilitata dall ' altezza del pensiero , dall ' orgoglio dell ' uomo nel dolore , dalla perfetta sincerità del sentire . Il concetto stesso dell ' arte gli si era purificato . Quell ' arte per sé stessa , quel puro gioco dell ' immaginazione , quell ' andar cercando forme e modelli gli doveva parere una profanazione . Era salito a quel punto di perfezione , che la forma non ha più valore per sé e non è che voce immediata di quel di dentro . L ' uomo era venuto nella piena coscienza e nel pieno possesso di sé . Si può credere che nota dominante di questo mondo psicologico chiuso in sé con frequente ritorno degli stessi pensieri e sentimenti , fondato sulla infelicità universale , sia tristezza e monotonia . Ma il poeta ha ricuperato il suo cuore e con esso la facoltà di immaginare e di sentire . Questo regno della morte e del nulla è pieno di luce e di calore . Il poeta doveva sentirsi felice in quei rari momenti , che poteva cantare la sua infelicità ; e felice tu lo senti nel brio e nella eloquenza della sua rappresentazione . Riempie di luce i sepolcri , inspira la vita nei morti , anima le rimembranze , ricrea l ’ amore con un tripudio di gioventù . Niente è più triste e niente è più gioioso . E la tristezza della morte ed è la gioia dell ' amore fuso insieme in una sola persona poetica , come non sai . Appartengono a questo tempo Silvia , le Ricordanze , Quiete dopo la tempesta , il Sabato del Villaggio , il Canto notturno di un pastore errante nell ' Asia , poesie nuove , che comparvero oltre il Risorgimento nella edizione del Piatti in Firenze , e forse anche il Passero solitario e il Consalvo . Questi caratteri si mantengono anche nelle altre poesie publicate nell ' edizione di Napoli , e tutte insieme costituiscono il nuovo Leopardi .
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L ' importanza dunque del programma democratico è qui : che invece di curare i mali sociali con risorse individuali , e fermandosi agli individui , si propone di risalire alla causa principale de ' mali , cioè all ' ordinamento economico moderno , e , per evoluzione , di farlo su basi più eque e più giuste ; e ciò con il concorso di tutte le risorse sociali , col concorso del potere pubblico . Ma poiché nessuna influenza potrà mai esercitare su tale potere la classe operaia , fino a tanto che rimarrà disgregata , polverizzata come si trova ora ; perciò innanzi tutto i democratici cristiani si propongono di riorganizzarla per arti e mestieri , associazioni professionali , corporazioni , adatte , s ' intende , ai bisogni sociali moderni . Nessuno ignora la più bella pagina popolare della Chiesa cattolica nel medio evo , a rispetto appunto delle corporazioni d ' arti e mestieri . La Chiesa cattolica , checché ne dicano egregi contraddittori , rioccupandosi del problema sociale e schierandosi con gli umili , non introduce punto una novità . Essa riprende semplicemente l ' antica sua tradizione popolare , interrotta per la Riforma , ma non cessata mai : la critica storica moderna prova a esuberanza questa verità . Il concetto stesso della Redenzione abbraccia di preferenza gli umili , la cui abbiezione nel paganesimo , con la schiavitù , aveva raggiunto l ' ultimo segno dell ' umana degradazione ; sta a provarlo tutto lo svolgimento storico della Chiesa primitiva , che , dagli apostoli a ' Padri , a ' dottori altamente rivendica la personalità giuridica e la libertà dello schiavo . Paolo che scrive a Filemone chiamando col dolce nome di fratello lo schiavo Onesino ! Linguaggio inaudito , rivoluzionario si direbbe oggi , che fa sorridere di sprezzo i ricchi e i potenti , i quali con disdegno respingono la religione del Cristo , che chiamano religione di schiavi . Ma Onesino più tardi – esempio sublime d ' ascensione degli umili nella Chiesa di Cristo – fu elevato alla dignità di ministro e poi di vescovo ! E che tal concetto democratico della Chiesa novella avessero tutti , a quel tempo , gli stessi suoi nemici , oltre alle facili e note citazioni di scrittori pagani , sta il fatto di avere scoperto un Crocefisso con la testa d ' asino e con ai piedi la scritta : « Aniceto ( un altro schiavo ) adora il suo Dio ! » Occorre più oltre dimostrare l ' origine e lo spirito democratico della Chiesa ? Occorre forse ripetere come il suo Divin Fondatore , che pur poteva nascere in qualsiasi condizione sociale , preferì nascere da poveri operai ? che abbracciò il lavoro manuale per nobilitarlo , per santificarlo ; condannando per sempre ogni distinzione tra lavoro servile e lavoro libero ? che il lavoro elevava a dovere di giustizia sociale a cui non è lecito sottrarsi senza colpa , a meno di incapacità fisica o di imbecillità , a segno che giustamente San Paolo , spiegando il pensiero del Maestro , nella seconda lettera ai Tessalonicesi , esce nella nota frase : « chi non lavora , non mangi » ? ! Che , più tardi , mette per condizione di salvezza il farsi piccino , il considerarsi degli ultimi ; e stabilisce la funzione sociale di ogni privilegio , d ' ogni potere , l ' essere cioè utile agli altri , servo a tutti . Gli è di fatti col farsi servo a tutti che si potrà essere maggiore nel regno suo . Il quale regno non è già promesso a ' ricchi , a ' gaudenti ; costoro han ricevuto la loro mercede , se nelle ricchezze , se negli onori , se nei godimenti han posto il loro cuore , ed oh ! quanto è difficile non metterlo ! Di qui il pericolo de la ricchezza : « più facile che un cammello passi per la cruna d ' un ago , che un ricco per la porta del cielo ! » Mentre è poi così largamente promesso agli umili , ai poveri , a quelli che piangono , a quelli che hanno fame e sete della giustizia , a quelli che soffrono per la giustizia . Né si contenta Gesù di serbare a questi umili le migliori promesse per l ' altra vita , ma gli onora anco in questa , elevandoli di preferenza alla dignità di suoi discepoli , di continuatori della grande opera di sociale redenzione . Sicché d ' allora si vide – spettacolo commovente ! – gli umili essere i primi ad accendersi alla parola del Divino Maestro , ad abbandonare con prontezza ogni cosa , fino il padre morto , da seppellire , per seguirlo ... Apriamo il Vangelo . Quale spirito democratico ad ogni pagina ! Apriamo gli atti apostolici , le lettere degli apostoli : uno lo spirito , uno il linguaggio ! « Non vogliate tenere la fede del glorioso signor nostro Gesù Cristo e insieme l ' accettazione delle persone . Imperocché se entrerà nelle vostre adunanze un uomo che ha l ' anello d ' oro , vestito splendidamente ed entrerà anche un povero in sordida veste , e vi rivolgete a colui ch ' è vestito splendidamente e gli direte : siedi tu qui con tuo comodo ; al povero poi direte : tu sta ritto costì , ovvero , siedi sotto la panchetta dei miei piedi ; non venite voi a far distinzione dentro voi stessi , e diventate giudici d ' iniquo pensare ? ... Non ha egli Dio eletti i poveri in questo mondo ricchi di fede ed eredi del regno promesso da Dio a coloro che lo amano ? Ma voi avete disonorato il povero . Non sono eglino i ricchi che vi opprimono con prepotenze ? » Ecco perché la Chiesa di Gesù Cristo , forte dei principi suoi progressivi , non temé mai di dar mano al movimento ascensionale degli umili , anzi se ne fece in ogni tempo promotrice . Ma Ella anche in ogni tempo trovò contraddittori ed avversari nel suo seno ; trovò per tutto di quei falsi zelanti , e di quei pusilli , che facendo gli scandalizzati , oggi ancora le attraversano il cammino ; ma , potente per l ' idea , Ella andrà avanti e vincerà . L ' ascensione degli umili , da Lei solennemente proclamata , non è già parzialità verso una classe , ma stretta , rigorosa giustizia che tutte le altre classi devono rendere agli umili , i quali senza colpa loro si trovano oggi dall ' altre classi staccati , « ridotti in una condizione indegna , portanti in gioco poco men che servile , con isfregio all ' umana dignità e all ' opera stessa di redenzione » . Opera la cui continuazione essendo un diritto e un dovere della Chiesa , Ella esorta , comanda tutti , a preti e a laici , di cooperar con Lei a salvare il popolo , e per mezzo del popolo la società . Come s ' è risposto all ' appello ? Riassumendo . Chi sono , che vogliono i democratici cristiani ? Sono anzitutto cattolici , apostolici , romani . E vogliono , persuasi che con le sole opere di carità non si curano i mali sociali e lo prova l ' esperienza degli ultimi cinquant ' anni , ne ' quali l ' opere di carità moltiplicate , non hanno impedito la formazione o l ' accrescimento del proletariato , che , proprio in tal periodo di tempo , ha preso proporzioni spaventevoli ; e persuasi pure che nell ' economia cristiana la giustizia va avanti alla carità , vogliono appunto secondo giustizia , che la condizione economica e morale della classe operaia sia sollevata ; rivendicati i giusti diritti del lavoro di fronte a ' privilegi del capitale ; protetto l ' operaio , come è protetto qualsiasi professionista : com ' è protetto l ' avvocato , l ' ingegnere , il medico , il farmacista ; ciascuno de ' quali , mercé la semplice presentazione di un diploma , può ricorrere alla legge per far tutelare i suoi diritti professionali , dacché per ciascuna professione vige una legislazione speciale minuziosa a tutela appunto di tali diritti ; mentre solo per la classe operaia non c ' è alcuna seria difesa , né contro gli abusi del capitale , né contro la concorrenza de ' guastamestieri , che danneggia gli interessi delle singole arti screditandole . E questo miglioramento economico e morale , questa ascensione della classe operaia , i democratici cristiani si propongono di raggiungerla , come ne ' secoli migliori di libertà popolari e di grandezza della Chiesa , per mezzo della classe operaia stessa ; non già messa su , aizzata , ma educata , resa cosciente de ' propri diritti e insieme de ' propri doveri , germe e misura de ' diritti . E per questo vogliono , secondando lo spirito moderno d ' associazione , riunire , associare il popolo per classi ; e tra queste classi promuovere in tutt ' i modi e con tutti i mezzi possibili la cooperazione , per sollevarne al più presto la condizione economica ; persuasi che con l ' uomo stretto dal bisogno , con l ' uomo che patisce la fame non si ragiona ; e che è uno sconoscere la natura e un far opera di discredito e vana l ' occuparsi solo del problema religioso , mettendo in terza e quarta linea quello economico ; citando magari a sproposito , come abbiam sentito noi stessi , le parole del Vangelo : « Cercate prima il regno dei Cieli ecc . » ; che si riferiscono evidentemente a chi troppo si preoccupa dei beni di questa terra , a chi brama d ' alzarsi troppo in su ( Luca , XII ) ; e non già a chi , lavorando , patisce la fame , a chi gli vien frodata o ritardata la mercede , sino a diventar preda dell ' usura : il pianto di queste vittime , secondo una espressione appunto del Vangelo , grida vendetta in cielo ! Ché poi il far così sia anche opera di discredito per la Chiesa e vana per il popolo , sta a provarlo il fatto che , mentre dal '60 in qua , da noi , il clero non ha cessato di predicare , di dir messa , di confessare , ma tappato in chiesa o in sacrestia , senza punto occuparsi degli interessi materiali del popolo , specie della classe operaia , vivendo estraneo alla vita e al pensiero moderno ; le classi elevate prima , e poi tutta la gran massa del popolo , si sono andate allontanando dalla Chiesa , e il consueto esercizio del sacerdotale ministero s ' è mostrato impotente a impedire la scristianizzazione della società , mercé la scristianizzazione lenta e progressiva della famiglia e della scuola ; da cui la scristianizzazione de ' principali istituti sociali . Non è egli chiaro dunque , e lo diceva alto e forte il grande vescovo sociale Ketteler , che il metodo sin qua seguito il metodo , dacché la dottrina è eterna dev ' essere rinnovato ? Che deve adattarsi ai tempi ? Che , per riprendere l ' antico contatto , urge impadronirsi del pensiero moderno , e parlar di nuovo il linguaggio del popolo ? Come ciò , senza conoscerne a fondo le aspirazioni e i bisogni , senza interessarsi della sua sorte economica ? Il toglier l ' operaio da quella precarietà di vita , da quella miseria , ch ' è vera occasione prossima di peccato ( occasio proxima peccandi ) , avanti di predicare il Vangelo è dovere stretto del ministero della Chiesa diceva il Ketteler - a somiglianza appunto del Divin Maestro che , avanti di predicare , aveva cura de ' corpi , pensava a sfamare quella turba , per la quale sentiva tanta compassione : misereor super turbam ! Che ingiungeva a ' suoi discepoli di guarire le infermità , di curare i corpi , avanti di principiare la cura delle anime . Ebbene la miseria , la fame , non è la porta maestra di tutte le infermità , di tutte le colpe , di tutti i delitti ? ... Per questo i democratici cristiani , preti e laici , mentre con la parola e con la stampa lavorano alla diffusione delle idee , alla popolarizzazione del programma loro positivo , per formare la coscienza popolare , danno ancora sollecita mano alla fondazione di quante opere economiche possono in qualche modo recar sollievo , anche in via precaria , alla classe operaia ; né risparmiano il loro concorso a quante opere di carità , specie di carità , preventiva , si propongono di sollevare le miserie o lenire i dolori dell ' umana società ; combattendo quella beneficenza passeggera o teatrale , negazione dello spirito cristiano , che , alimentando nelle masse popolari l ' imprevidenza , le induce alla simulazione , con detrimento del carattere e le inclina all ' ozio , da cui ogni morale depravazione e il decadimento fisico . Ma , ripeto , i democratici cristiani , avendo l ' occhio alla radice de ' mali , mirano di preferenza all ' attuazione pratica e progressiva del programma loro sociale , a principiare da quello minimo ne ' comuni . Coll ' introdurre per esempio ne ' comuni una proporzionale rappresentanza d ' interessi empirici , spesso partigiani , personali o di camarille , subentri una rappresentanza d ' interessi reali e definiti . Rappresentanza di classe che , a suo tempo , dal comune dovrà passare al parlamento . Dipoi con una riforma tributaria in senso progressivo , con abolizione delle quote minime , cioè d ' ogni tassa su redditi rispondenti ad un minimum d ' esistenza , e abolizione del dazio consumo . Mercé la municipalizzazione di sindacati professionali ed agricoli , e camere di lavoro e agricole , e l ' istituto probiviri , e via via . Mercé la municipalizzazione de ' principali servizi pubblici , i quali , sull ' esperienza di comuni esteri , specie americani , da oneri gravissimi , dovranno diventare progressivamente cespiti considerevoli . E , infine , mercé clausole aggiunte ai capitolati d ' appalto iniziare una seria protezione del lavoro sulle basi più ovvie ; cioè assicurazione degli operai per parte degli appaltatori , fissazione della giornata massima di lavoro e di un minimum di salario , riposo festivo obbligatorio , limitazione del lavoro delle donne e de ' fanciulli e limitazione del numero d ' operai forestieri .
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La tendenza degli individui appartenenti ad una data classe di riunirsi in corporazioni si manifestò in tutti i tempi , massime in quelli dove la protezione dell ' individuo da parte dello Stato era minima , anzi irrisoria . Così le università delle arti e dei mestieri nel medio evo costituivano una potente compagine di membri legati tra loro da vincoli indissolubili di fratellanza . Nei tempi moderni , scomparse le antiche istituzioni , esse rinacquero sotto altra forma , nelle maestranze , nelle confraternite e nei collegi . Mutate le circostanze , erano mutati anche i bisogni , e la protezione che la confraternita esercitava sull ' individuo si riduceva ad opere di beneficenza in caso di infermità o di disgrazia ed a privilegi spirituali . Per la prima volta vi erano beni mobili ed immobili donati da più benefattori ed accresciuti continuamente con l ' accumulazione delle rendite ; per i secondi , poi , vescovi e pontefici largivano lettere e brevi . Ai nostri giorni , con l ' indemaniamento che il governo ha decretato per le proprietà dei pii sodalizi , questi hanno perduto la loro base , il loro sostegno , e , sotto un certo aspetto , la stessa ragion d ' essere . Così le confraternite hanno conservato solamente il loro programma religioso , ed hanno cessato di esercitare in vantaggio dei singoli membri la protezione e la beneficenza . Da una parte però il dissidio – riacceso – tra la Chiesa e lo Stato e la lotta combattuta dalla rivoluzione contro la religione cattolica ha fatto rinascere più vivo nei cattolici il bisogno di riunirsi , di federarsi , con ideali più alti , con forme nuove per la difesa dei comuni interessi , non più di classe , per ora , ma religiosi . Così , a fianco delle confraternite agonizzanti , sorsero le associazioni , i circoli , i comitati parrocchiali , istituzioni feconde di energia e di pensiero . Dall ' altra parte la tendenza a riunirsi per difendere gl ' interessi del lavoro divenne una vera necessità , e tutto quello slancio che i cattolici adoperarono a fondare le nuove associazioni fu impiegato ugualmente dalle classi lavoratrici per istituire le società di mutuo soccorso , le fratellanze operaie , le leghe di resistenza ed infine le Camere del lavoro . Così furono sdoppiati e divisi i due scopi delle istituzioni antiche « religione e lavoro » , e si delinearono due campi d ' azione , diversi nei principi , e molte volte opposti nei mezzi . In Italia la storia delle Camere del lavoro è breve e semplice . Furono in principio le associazioni operaie che ebbero l ' idea di riunirsi , sull ' esempio di altre nazioni , in un nuovo vincolo di fratellanza per mezzo delle Camere del lavoro . Il Cabrini e il Gnocchi - Viani furono i promotori ed i sostenitori della nuova istituzione . Sorsero , è vero , sotto auspici nettamente socialisti , ma tuttavia il loro programma escludeva la politica , e teoricamente lasciavano aperto l ' adito ai rappresentanti di qualunque partito . In principio non vi fu un municipio che , richiesto , ricusasse il suo appoggio . Nell ' anno 1893 le Camere di commercio , interpellate dal governo sulle riforme che esse credessero di introdurre nel loro ordinamento , risposero tutte proponendo l ' ammissione di una data rappresentanza operaia ; la maggioranza di esse la voleva inclusa nelle Camere di commercio , la minoranza la voleva lasciata alle Camere del lavoro . Lo stesso governo mise a disposizione del Comitato per l ' esposizione agraria del 1894 qualche medaglia per quelle Camere del lavoro che si fossero distinte . Questo favore però fu di breve durata . Dopo il 1894 il governo mutò radicalmente indirizzo e si mise sulla via della reazione . La prima vittima fu la Camera del lavoro di Terni , dove il comune , per divieto assoluto del governo , negò il sussidio alla nascente istituzione . La ragione è facile ad intendersi : la popolazione operaia di Terni è composta per nove decimi dai lavoratori dell ' acciaieria governativa , e sono quindi dipendenti direttamente dallo Stato , il quale non aveva piacere che i suoi salariati si sottraessero in tal modo alla patria potestà e cercassero di difendere i loro interessi nella tanto temuta solidarietà operaia . Contemporaneamente scoppiavano i tumulti della Sicilia e della Lunigiana , i quali naturalmente moltiplicarono ed inacerbirono le conseguenze della reazione . Società di mutuo soccorso , leghe di resistenza , fasci operai e Camere di lavoro , per tutti ci fu un decreto di scioglimento . Il governo , per mezzo dei prefetti , o fece cancellare dai bilanci comunali sussidi già stanziati per le Camere di lavoro , o fece pressione sopra sindaci e giunte perché non li deliberassero . Gli operai cercarono naturalmente di resistere , e dove la resistenza era inutile , protestarono ; essi però non furono soli , ma anche parecchi municipi opposero resistenza alle pressioni governative . Il governo allora si rivolse al consiglio di Stato , domandando se i comuni avessero la facoltà di concorrere con sussidi allo sviluppo delle Camere del lavoro ; il consiglio di Stato , come era da aspettarselo , emise parere contrario . Con tutto questo gli operai fecero ancora qualche tentativo qua e là , al quale seguirono nuovi decreti di scioglimenti , deferimenti e processi . Fra questi non mancarono gli episodi comici . A Roma il prefetto sciolse la Camera del lavoro e la deferì all ' autorità giudiziaria , la quale dichiarò che nell ' operato di essa non vi era reato . Allora la Camera riprese ad esercitare le sue funzioni ed il municipio le ristabilì il sussidio di 6000 lire , non tenendo in alcun conto il parere del consiglio di Stato . Inoltre la commissione governativa per l ' inchiesta ferroviaria sente la necessità di inviare il proprio questionario ad alcune Camere del lavoro , e nei suoi interrogatori ascolta dei rappresentanti di esse . Una commissione governativa che si rivolge ad una istituzione non riconosciuta giuridicamente , anzi aspramente combattuta ed avversata dallo stesso governo ! A Cremona il consiglio comunale viene sciolto per avere stanziato nel bilancio un sussidio alla Camera del lavoro , ed il regio commissario , naturalmente , cancella lo stanziamento . Si elegge il nuovo consiglio , il quale torna ad iscrivere il sussidio , e la prefettura lo annulla . Contemporaneamente nella stessa provincia di Cremona sorgono delle agitazioni di contadini per controversie circa alcuni patti colonici . La Camera del lavoro propone la costituzione di un collegio di arbitri composto di elementi misti , ossia di proprietari e di contadini , per studiare e comporre la controversia . L ' autorità si oppone fidando in una naturale soluzione della vertenza ; ma poi , vedendo la cosa andare in lungo e temendo tristi conseguenze , finisce con l ' aderire alla proposta della Camera ed istituisce il collegio degli arbitri . E i probiviri agrari non erano stati ammessi dal parlamento ; ed il prefetto che li istituiva era quello stesso che aveva fatto cancellare dal bilancio municipale il sussidio due volte deliberato ! Un fatto più comico avvenne in Napoli , dove il municipio fu obbediente alle ingiunzioni governative e tolse il sussidio . Siccome però il municipio era in maggioranza cattolico , e la Camera del lavoro era presieduta da un monarchico , la prefettura – con una coerenza fenomenale – regalò duemila lire alla Camera del lavoro . Tutto questo prova fino all ' evidenza che oramai così come sono costituite e volute dalla classe operaia , le Camere del lavoro sono un mezzo di propaganda socialista , e sotto questo aspetto il governo se ne impensierisce e le combatte . Eppure vedemmo poc ' anzi che da principio l ' istituzione fu tutt ' altro che socialista . Come va dunque che in così breve tempo abbiano assunto una forma così battagliera , malgrado che in tutti gli statuti di esse sia ripetuto che la politica è assolutamente estranea alle Camere del lavoro ? Come è che nella sommossa del 1893 in Parigi , ed in quelle dell ' anno seguente in Sicilia esse furono così fortemente compromesse ? La ragione principale , se non l ' unica , credo consista nell ' ostracismo dato ai padroni ed agli imprenditori , dalle Borse del lavoro . Un ' associazione di questo genere , composta di soli operai , è impossibile che non divenga strumento di propaganda socialista . Coll ' introdurre in esse anche l ' altro elemento , oltre al rendere più remoto questo pericolo , si verrebbe a dar loro una garanzia immensamente maggiore di pratica utilità . Ed infatti , se uno degli scopi principali delle Camere del lavoro è quello di comporre e di appianare le controversie tra salariati e padroni per mezzo di collegi di arbitri , come sarà possibile che i padroni e gl ' imprenditori si decidano ad invocare un arbitrato composto di una parte sola ? Come potranno i governi concedere autorità giuridica ai sindacati operai , se questi non saranno costituiti di elementi misti ? Per quanto si voglia riconoscere che il lavoro sia immensamente più nobile del capitale , e che questo sia solo uno strumento a servizio del lavoro , sarà pure necessario che nella lotta dell ' uno contro l ' altro , per comporre pacificamente i dissidi , facciano sentire la loro voce ambedue . Anche nelle Camere di commercio , istituzione oramai generale presso tutti i popoli civili , intervengono ogni genere di industriali : tanto quelli che attendono al piccolo scambio della merce da essi stessi elaborata , quanto i grandi proprietari di vastissime case commerciali , o i direttori di banche . Nei comizi agrari sono iscritti tanto i grandi come i mezzani e i piccoli proprietari , non solo , ma anche i più modesti affittuari . Tra questi e quelli vi è appunto il rapporto del lavoro al capitale . Perché dunque le Camere del lavoro dovrebbero avere questa nuova forma unilaterale , e perciò stesso meno autorevole nelle controversie e meno pratica nei risultati ? In mezzo ad una agitazione così vasta i cattolici non rimasero inoperosi , ma cercarono subito di studiare il fenomeno per rendersi conte della situazione . Anche in questa come in tutte le altre questioni dove è libero il campo della discussione , i pareri furono divisi . Alcuni pensarono che le Camere dovessero senz ' altro essere combattute dai cattolici perché socialiste ; altri credevano che col tempo si sarebbe potuto riuscire ad avere delle Camere perfettamente neutre , in modo che anche agli operai cattolici fosse lecito appartenervi ; altri , finalmente , sostenevano che si dovesse senz ' altro far nostra tale iniziativa e dare subito opera all ' istituzione di una Camera del lavoro cattolica . Queste , più o meno delineate , erano le tre opinioni che si agitavano nel nostro campo cinque o sei anni or sono e che ogni tanto ritornano fuori quando si tratta di istituire qualche opera in vantaggio degli operai . Ora , quanto a combattere le Camere del lavoro perché socialiste , e a negar loro il sussidio in quei municipi che risultassero in maggioranza cattolici , io rispondo che prima di combattere bisogna andare bene adagio , ed essere proprio sicuri che l ' istituzione non sia suscettibile di miglioramento alcuno e debba senz ' altro condannarsi . Il miglior partito in questi casi è rimanere passivi , quando non si ha il coraggio e l ' abnegazione d ' intraprendere un apostolato attivo . Chi sa quante di quelle opere che ora sono un ' arma potente in mano dei nostri avversari avrebbero potuto essere un mezzo utilissimo di propaganda per noi , solo che non ci fossimo tanto affrettati a condannarle e a dichiararcene estranei ! Le Camere del lavoro escludono dai loro statuti la politica ; ebbene , questo avrebbe dovuto bastarci per lasciarvi entrare anche i nostri operai i quali avrebbero potuto costituire un freno ed un controllo nel tempo , stesso , adoperandosi a far rispettare il principio statutario circa l ' esclusione della politica . In questo modo si sarebbero ottenuti due grandi vantaggi ; primieramente le Camere così costituite avrebbero corso meno rischio di divenire socialiste , ed in secondo luogo noi avremmo avuto una palestra utilissima per i nostri operai i quali , trovandosi a contatto di compagni appartenenti ai vari partiti politici , si sarebbero esercitati nella discussione e nella lotta , e difendendo i propri interessi professionali nel seno delle Camere del lavoro , si sarebbero venuti preparando a rappresentare il proprio paese nel seno delle assemblee comunali , e riparare così alla deficienza di rappresentanza operaia che ora si nota tanto frequentemente nei municipi delle grandi città . Molti vedono con timore gli operai cattolici vicino ai socialisti , e per impedire qualunque contatto con essi vagheggiano una separazione ed un isolamento completo come unica garanzia di preservazione ; ora , quanto ciò sia contrario ai principî di propaganda e di apostolato che debbono informare qualunque azione o religiosa , o sociale , o politica , è chiaro abbastanza : un partito che si raccoglie nell ' isolamento per timore di perdere i suoi aggregati ed ingrossare così le file dei suoi avversari , bisogna che si rassegni a morire . Oltre a questo ognuno vede che di fatto è impossibile evitare allo operaio cattolico dei contatti con i compagni socialisti , poiché se questi non gli saranno vicini alle assemblee , lo saranno nel lavoro : non è certo possibile – e data anche la possibilità non sarebbe desiderabile – che vi sia una separazione anche nel lavoro ; occorrerebbe per questo avere delle squadre di operai cattolici sotto la guida di mastri cattolici , addetti ad opere ancor esse cattoliche ... Il ridicolo emerge da sé ; neppure nei paesi protestanti esiste questa separazione , essa dunque deve ancor meno esservi da noi . I contatti nel seno di un ' assemblea sono poi molto meno pericolosi che nel lavoro , questo affratella , mentre la discussione divide : è ben raro che in un comizio o in una radunanza qualsiasi i vari gruppi modifichino le loro idee per adattarle a quelle degli altri ( i parlamenti informino ) . Dato ancora che il sistema di isolamento e di separazione completa fosse teoricamente preferibile , esso riuscirebbe inattuabile in pratica . Anche nell ' educazione domestica s ' incontrano i due sistemi diversi ; alcuni genitori cercano di evitare ai loro figli ogni specie di contatto per tutelarne l ' innocenza , altri li abituano fin da fanciulli a conoscere il mondo perché da grandi possano discernere meglio il bene e il male . Questo secondo sistema , malgrado gl ' inconvenienti che può arrecare , riesce preferibile in confronto dell ' altro , il quale , oltre agli altri difetti , ha quello gravissimo di non essere attuabile mai . Si eviteranno cattivi contatti nella casa , magari anche nella scuola , ma non potranno mai evitarsi nell ' università , nei circoli , nelle conversazioni . Così avviene dell ' operaio ; si troverà vicino ad operai cattolici nel seno di un ' associazione o d ' un comitato , ma avrà mille occasioni di incontrarsi con avversari nel lavoro , negli spettacoli , nelle taverne . E non sono forse anche troppi i dualismi che i nostri avversari ci hanno creati , perché dobbiamo formarne dei nuovi da noi stessi ? Di fronte dunque a questa nuova forma d ' associazione il meglio che possa farsi da noi cattolici non è – secondo me – l ' astensione ma l ' intervento . Noi certo aspiriamo ad un sistema diverso di organizzazione operaia , sistema di gran lunga preferibile ma di più difficile attuazione ; le Camere del lavoro potrebbero servire di passaggio all ' altra forma da noi vagheggiata , quella cioè di corporazioni miste . Che il lavoro vi sia per tutti , ch ' esso venga onestamente pattuito e giustamente compensato , questo deve essere il nostro desiderio . Per raggiungere tale scopo lo stesso Sommo pontefice cominciò fino dal 1884 ad additarci il cammino da seguire con l ' enciclica Humanus genus , e quindi nel 1891 con quel capolavoro di sociologia che è l ' altra enciclica Rerum novarum ci tracciò un vero e completo programma d ' azione . Leone XIII ci richiama alla mente le storiche istituzioni che in Roma fiorirono tanto nei secoli scorsi , quali le università e le corporazioni d ' arti e mestieri , e c ' insegna che l ' unica via per ottenere dei risultati pratici è appunto questa , migliorata e adattata alle condizioni dei tempi nuovi . Quasi tutti gli studiosi di scienze sociali sostengono la stessa tesi ; il Toniolo e il Soderini , per non parlare di altri , sono del medesimo avviso . Il Toniolo , in un suo scritto su questo argomento , dopo avere sostenuto il principio delle Corporazioni in confronto delle Camere o Borse del lavoro , conclude : « Datemi un circolo numeroso di persone addette allo stesso ordine di produzione , aprite un ritrovo comune , ove queste quotidianamente si uniscano ad agitare tutte le questioni che collettivamente le riguardano , pronuncino in assemblea i loro voti e le loro deliberazioni per i provvedimenti di comune vantaggio , eleggano al vertice un seggio presidenziale che rappresenti giuridicamente l ' ente corporativo e ne eseguisca i voleri , e la corporazione senza altre istituzioni coordinate potrà sussistere , e il popolo , anzi , fra quelle riunioni destinate a prendere la difesa dei suoi interessi nelle quotidiane contingenze della vita , porrà tutta la sua mente ed il suo cuore . Ecco l ' ambiente animato e fecondo del sodalizio . » Per raggiungere questo scopo noi abbiamo ancora altre forme di passaggio da utilizzare . Oltre a tante società di mutuo soccorso , noi abbiamo una istituzione che fu chiamata appunto dal Gnocchi - Viani la Camera del lavoro dei cattolici . Questa istituzione è il segretariato del popolo . A guardare superficialmente sembrerebbe che esso non avesse nulla di comune con le Camere , perché la forma è ben diversa : non si tratta di operai riuniti in sodalizio per difendere i loro interessi , ma si tratta invece di uomini di buona volontà riuniti da un vincolo di amore e di carità fraterna in sollievo dei bisognosi . Indirizzare l ' operaio alla ricerca del lavoro e proteggerlo contro la cupidigia dei sensali , appianare le divergenze con i padroni , aiutarlo nella corrispondenza , nelle pratiche dei suoi affari , abituarlo a tenere in ordine la piccola amministrazione della sua famiglia – questi sono gli scopi che si propone il segretariato del popolo . Quando questi intenti si fossero realmente ottenuti , e quando si fosse potuto provvedere a dei locali vasti per ritrovo comune di operai e padroni , al fine di potervi stringere i rispettivi contratti , credo che si sarebbe ottenuto molto . Questa sarebbe una forma di protezione per l ' individuo , mentre le corporazioni sarebbero una difesa per la classe . Non bisogna dimenticare che il segretariato è più un rimedio che un cibo ( e di sole medicine non si vive ) ; esso conforta l ' operaio nella disoccupazione e nella miseria , ma non può arrivare fino a difendere tutti i diritti della sua classe . Anzi i segretariati sono come una forma transitoria e , direi quasi , di beneficenza , e noi dobbiamo sperare che un giorno non vi sia più bisogno di adoperare la beneficenza , ma solamente di esercitare la giustizia . Intanto quello che si ottiene per mezzo dei segretariati è il contatto delle classi agiate con i nullatenenti , è l ' esempio continuo di carità che noi offriamo alle classi diseredate , per mezzo di essi noi possiamo diffondere la buona stampa tenendo a disposizione degli operai giornali ed opuscoli popolari di propaganda cattolica . Come – in questo – ci sono maestri i socialisti ! Servendosi dunque di queste varie istituzioni come forme di passaggio noi potremo giungere a riunire gli operai in corporazioni , riconoscendo ciascuno i propri doveri e , soprattutto , non esagerando i propri diritti . A questo deve tendere la nostra azione , al raggiungimento di questo scopo debbono convergere le nostre attività . In mezzo al crescere minaccioso del pauperismo moderno , in mezzo al triste spettacolo che ci offrono tanti disoccupati e tanti oppressi , noi non dobbiamo dimenticare pertanto che , oltre al corpo , anche lo spirito ha bisogno del suo pane ; e sotto questo aspetto può dirsi che il pauperismo morale sia ancora più tremendo , più desolante . Sovvenendo l ' operaio nella disoccupazione ed aiutandolo a tutelare i suoi sacri diritti , noi compiremo un ' opera eminentemente cristiana e coopereremo con un valido contributo ad un graduale miglioramento nell ' organizzazione sociale .
ASPETTANDO I CONGRESSI ( MURRI ROMOLO , 1896 )
StampaPeriodica ,
Mentre tante ragioni ci fanno tener dietro , con attenzione vivissima , alle varie fasi del movimento cattolico , nella stampa nostra che lo riflette talora così poveramente , ed in tutte le altre manifestazioni collettive e isolate che ci indicano un passo innanzi , il nostro occhio si rivolge con speciale sollecitudine ai venturi , e già vicini , congressi di Padova , di Fiesole , di Orvieto . Non che da quei congressi , e parlo specialmente di quello di Fiesole , ci sia da attendersi un nuovo impulso vigoroso alla azione cattolica in Italia , un indirizzo nuovo del movimento stesso , o energie , attitudini , persone nuove ; e non che dalle poche o molte , buone od ottime decisioni che quei congressi possano prendere si sperino frutti abbondanti , quasi che fosse possibile il tradurle subito appresso in atto , almeno in piccola parte . Quella prima cosa pare a me che ci sia poco finora da desiderarla o da sperarla , poiché il movimento cattolico italiano è tuttavia alla sua prima fase di reazione impulsiva e di preparazione , direi quasi , generale e sommaria ; quanto alla seconda , sperarla oggi ormai sarebbe vano , poiché i congressi hanno efficacia direttamente pratica solo quando essi rappresentino una parte o l ' altra dell ' autorità sociale , ossia quando quelli stessi che fanno i voti o quelli che essi rappresentano per delegazione abbiano poi volontà o forza di metter mano all ' attuazione dei programmi adottati . Ora , il laicato cattolico non ha , pel momento , alcuna parte di questa autorità . Ma altro c ' è da aspettarsi , per ora almeno , dai congressi cattolici . C ' è da aspettarsi cioè che pei molti ( numericamente nei congressi d ' azione , qualitativamente nei congressi di studio ) i quali intervengono ai lavori , questi sieno come un modo di intendersi , di raffervorarsi e di ottenere quella simiglianza di vedute e di scopi che è necessaria in un partito così disgregato e disforme come è ancora il partito nazionale cattolico presso di noi ; che da quei centri il movimento si propaghi , per via di contatti e correnti spirituali , raccogliendo nel suo circuito anime e menti nuove ; che delle idee buone , utili , feconde , raccolte di fra la discussione e raffermate poi e perfezionate per via di selezione naturale , sieno intese , diffuse , illustrate ed aggiungano nuova lena ed aprano nuovi orizzonti all ' azione ; che , infine , il contarci , il vederci numerosi , l ' osservar più da vicino i problemi e i modi , la necessità di risolverli , aiuti il sorgere fra noi di quella coscienza tenace , audace , luminosa che hanno sempre i partiti giovani e che dovrebbe specialmente avere un partito al quale come al nostro si presenta una così bella missione e si promette un così fecondo avvenire . Questo in generale . E vengo ora a parlare più particolarmente di ciascuno dei tre congressi . Il primo è quello di Padova . Ha un programma tutto di studio , limitato ed opportunissimo . L ' illustre prof . Toniolo di Pisa , che tante benemerenze ha già e tanto maggiori ne va acquistando man mano che l ' opera sua acquista conoscitori ed allievi , prepara il congresso col suo tenace lavoro di apostolo , e noi speriamo che esso risponda intieramente alle sue cure . Della opportunità e dei vantaggi sperati da questo congresso sarebbe lungo il dire . Con le speciali questioni che si tratteranno , esso si propone di dare al lavoro dei cattolici vedute e norme chiare ed esatte in uno dei suoi campi più delicati e più fecondi , il credito ; affinché nelle molteplici iniziative che vanno sorgendo in esso si abbia sempre quella chiara intuizione dei principi teorici e quella certa notizia delle norme morali cristiane che solo possono assicurare ad esse il buon esito finanziario e sociale . Ma oltre a questo scopo già di per sé importantissimo , altri di interesse più vasto e più intimo ci è dato vagheggiare , gl ' interessi del risveglio intellettuale nel clero e nel laicato nostro , dello sviluppo della scienza sociale e cristiana , specialmente nel ramo economico - morale , e poi anche in tutti gli altri rami della scienza e del sapere moderno . Non ostante le poche lodi che ci capita di ricevere dal partito avversario e quelle , meno poche , dirò così , che ci diamo da noi , è certo che in filosofia , in scienze sociali , naturali , giuridiche , in letteratura specialmente , noi siamo salvo poche tanto più lodevoli eccezioni enormemente indietro . Ed è naturale che se non ci sono in questi diversi rami gli uomini di scienza che si richiederebbero , anche il livello generale di coltura , specialmente nel suo lato politico - morale - religioso , è generalmente assai basso . E d ' altra parte io ho la certezza evidente così potessero averla tanti de ' nostri colleghi d ' azione che il movimento cattolico non fiorirà , non prospererà , non entrerà nella via definitiva delle rivendicazioni che sono la sua essenza , sinché esso non possa crescere e svolgersi in un ambiente intellettuale più elevato ; sinché , privi come siamo d ' una qualsiasi tradizione scientifica , al di fuori delle scienze ecclesiastiche , noi non poniamo le basi de ' nostri nuovi indirizzi scientifici ; sinché infine scienza , letteratura , critica non sieno diventate nelle nostre mani armi potenti di propaganda e di combattimento . E nel dir questo io non voglio disgustare nessuno , neanche la piccola o grande stampa cattolica ( così benemerita anche essa , poverina ) ; né fo paragoni , né penso a quel che sono altri popoli ; io guardo in avanti e dico anche solo : avanti , benché in tante cose particolari questo avanti significhi semplicemente incominciamo . Viene poi l ' altro congresso , quello di Fiesole . Quel che io pensi e speri di questo congresso , quel che io pensi in genere del movimento cattolico italiano , volevo esporlo , prima dell ' ultimo agosto prossimo , in un opuscoletto che fosse una specie di riflessione cosciente e pensata , di esame critico sulla genesi e sulle condizioni storiche fra le quali si è svolta sinora l ' azione cattolica , e su ciò che dallo stato attuale di essa si può pensare e prevedere nel suo prossimo divenire . Ma il congresso sarà incominciato e finito e l ' opuscolo non avrà essere altro che nella mia mente , ancora ; e non sarà forse male , giacché studi ed osservazione mi renderanno più facile il dar corpo alle idee che vado vagheggiando su questo argomento , carissimo , dell ' azione cattolica italiana . Ed io spero anche che alcune idee che adesso parrebbero un poco audaci o audacemente dette o nuove , fra pochi anni , quando il compito che io credo spetti alla generazione che entra ora nel movimento , di gettare le basi ( solamente questo ) di un vero e saldo partito nazionale cosa che alcuni , ingenuamente e malignamente , credono o dicono sarebbe stata possibile sin venticinque anni addietro , e che sarebbe impossibile anche oggi quando quel compito , dico , sarà veduto ed inteso , sembreranno semplici e naturali . Io ammiro e venero coloro che sino ad oggi hanno lavorato e lavorano ancora attivamente nel campo nostro : ammiro e venero , in senso ancora più stretto , l ' autorità pontificia e le maniere onde essa ha influito ancora e influisce sul movimento cattolico italiano ; io ho una intuizione chiara , evidente , della immensa opportunità della astensione sino ad oggi e sino a del tempo ancora ed in questo , giudice supremo il papa dalla vita politica : astensione che sola poteva render possibile la preparazione ad un movimento politico serio e cosciente . E di questi miei sentimenti e di questi miei giudizi sarebbe l ' illustrazione oggettiva e critica l ' opuscolo che io annunziavo , il quale vorrebbe insieme entrare più addentro che non si faccia comunemente nella analisi dei fatti , per cercare di rendersi conto esatto del movimento cattolico , delle sue origini , delle sue condizioni presenti , de ' suoi scopi impliciti ed essenziali . Esso vorrebbe , insomma , essere un primo tentativo qualunque poi che fosse per essere il suo valore intrinseco di mutare il movimento , autogenetico ed impulsivo che ci ha mossi ognora , in un movimento riflesso e cosciente : in un movimento di azione e di idee al quale il riflesso scientifico avesse preparato un metodo di azione e degli scopi finali manifesti e accessibili a tutti e pieni di virtù d ' impulso e di propaganda . Tale cosa , che esposta a questo modo , e non molto felicemente forse , può parere complicata , sarebbe del resto semplicissima : sarebbe la progressiva conquista delle menti e del sapere fatta dalla verità cattolica e dai suoi nuovissimi aspetti sociali , così largamente svolti e illustrati fuori d ' Italia , ad uno scopo di azione e di lotta diretta ad impossessarsi della vita pubblica e del governo politico d ' Italia .
StampaPeriodica ,
Ci preoccupa lo studio delle condizioni presenti del nostro movimento cattolico , e ci preoccupano i ritardi e i deviativi e le difficoltà di ogni sorta che esso incontra nelle sue evoluzioni , questioni interne delle quali gli avversari conoscono poco , e dalle quali pure ci distrae , molto inopportunamente , il loro schiamazzo . E su queste anche in mezzo al rumore delle gazzarre nelle quali affermano e ritemprano la loro debole fede , noi raccogliamo l ' attenzione nostra e richiamiamo quella dei colleghi di parte . Bisogna ricordare le origini prime del movimento cattolico per bene comprenderne lo stato presente ; poiché esso ha ancora nei nervi un poco della irritazione reattiva contro tutto quello , il bene e il male promiscuamente , che ci venne dal lavoro delle generazioni passate , e nel sangue quelle tradizioni di sussiego sdegnoso d ' aristocratico offeso e debole , che determinarono la politica , sola possibile allora , della astensione . Ma , da quando gli ultimi uomini politici di parte cattolica si ritirarono dal movimento innanzi al viaggio trionfatore delle idee liberali , assai cose sono mutate . Cacciata fuori la Chiesa , dagli interessi economici che mascherava l ' odio razionalista , dalle sue posizioni politiche , molte passioni diedero giù ; molti pregiudizi e timori e malintesi ha dissipato la riflessione , e , mano mano che il tempo passava , s ' andavano presso gli uni obliterando le ragioni messe speciosamente innanzi per combattere la Chiesa , e si incominciava ad accettare dagli altri , o come acquisizione nuova de ' progressi della vita pubblica o come spediente temporaneo necessario , molte cose venuteci dagli avversari ; sicché dello stato di animi e delle passioni politiche della metà del secolo , riferiteci così vivamente dalla letteratura patriottica del tempo , già quasi dimenticata , poco rimane più , meno che nell ' odio cieco di alcuni uomini ed associazioni superstiti ; il risveglio di qualche anno addietro pareva un ' aurora ed era un tramonto ; e gli avanzi di queste ire politiche contro la Chiesa li avrebbe soffocati il ridicolo , ultima condanna delle cose vecchie , se non fosse l ' irreligione che persiste e fiorisce tenacissima presso i dotti ed i colti , e di là si riflette , naturalmente , nel pensiero politico dei nostri avversari . Così anche , mentre dall ' una parte a ' vizi gravissimi che si vanno manifestando del regime liberale borghese e allo sgomento che destano i partiti estremi ai quali esso ha aperto la via si unisce lo svanire doloroso di tante illusioni che accompagnarono il risorgimento precipitato e fittizio d ' Italia , dall ' altra invece , accettando in parte i dati del diritto nuovo e con l ' assimilazione del pensiero moderno , ritardata spesso , tuttavia , da prevenzioni eccessive , disciplinando l ' intelletto a ricerche nuove sulle verità antiche , si è venuta formando in parecchi , e si diffonde ora , una concezione grandiosa della vita pubblica da instaurare ; il fondo della quale concezione è puramente religioso , ma si colora nelle forme esteriori di un programma politico sociale ammirabile ; e la coscienza riacquistata del proprio valore e le speranze nuove ringiovaniscono la propaganda sociale e politica del cattolicesimo ; e , per mezzo ad una trasformazione non molto evidente ma rapida , si va formando lo spirito e la coscienza di un partito nuovo la cui vitalità intravista spaventa già gli avversari e la cui forza di espansione imbarazza i calcoli ponderati e prudenti degli uomini del primo periodo di preparazione inconscia e segreta del movimento . L ' involucro esteriore di questo partito che va divenendo nella vita italiana contemporanea spesso è vecchio , vecchio come qualche colonna aristocratica della « Voce della Verità » o , più , più ancora , del « Vero Guelfo » , mentre il contenuto è giovane , giovanissimo . E nell ' involucro noi non consideriamo solo quello che ora resta di reazionario e di stantio ; ahi quanta arcadia , quanta sonnolenza , quanto dilettantismo , ancora , nei novelli del movimento e nelle masse che muovono dietro a stento ! Ma in questo complesso di nuovo e di tradizionale , in questa irrequietezza crescente , in queste antitesi profonde tra lo spirito religioso che riapparisce , e sembra una fioritura nuova , nella delusione delle classi che il disagio presente colpisce e la borghesia razionalistica , esautorata dall ' immortalità nella vita pubblica e da una forte corrente di idealismo nella vita intellettuale , si va delineando pei cattolici un compito nuovo e l ' operosità loro fiancheggiata da interessi di diversa natura ma avviati per lo stesso sentiero incomincia ad affrontare il problema di una riscossa politica . Sotto la varietà indefinita dell ' indole dei risvegli locali e in mezzo all ' enorme divario di tradizioni , di idee , di propositi , un bisogno vago spontaneo di stringersi e di darsi uno scopo pratico e definito si va propagando ; e non è dubbio che un giorno , non importa quando , queste forze nuove si faranno innanzi sul campo stesso che il regime borghese ha preparato alle lotte civili e combatteranno . Saranno disfatti ma la sconfitta è un passo innanzi per un partito in formazione che ha una solida base nella vita economica e morale del paese . E il movimento cattolico l ' ha solidissima . La coscienza di questo compito nelle menti de ' cattolici pone per essi la questione politica . Sinora però , poiché si è solo al principio , cotesta questione politica è spesso malintesa , fraintesa , diversamente intesa da tanti , e numerosi sono gli interessi , varii e talora discordi , che vi soffiano dentro . Dall ' estrema sinistra dei democratici cristiani , su su per il bravo radicalismo di don Albertario , su per il grosso centro che è l ' Opera dei congressi , per la destra conservatrice e dissenziente , sino all ' estrema destra , gli ultimi della quale riesce difficile distinguere dai primi di destra liberale ( poverini , ai quali le cose non vanno a partito , come narrano le patetiche lamentazioni del piissimo parroco della « Rassegna Nazionale » ) , quanta varietà di tinte e di pose ! Di questo problema politico che è in fondo a tutto il resto , e che soprattutto importa studiare agitare e cercare di risolvere , molti si ostinano a non parlarne in termini espressi . Si parli , domandano questi antichi buoni , di questione religiosa , di questione morale . Come se a molti , specialmente alla folla , importasse proprio assai di questioni religiose e morali ; come se bastasse mutare il nome per far mutare indole alla cosa ; come se per prepararsi a fare della buona politica il miglior modo fosse allontanarsi quanto è possibile dalla scuola vera della discussione e dell ' esperienza . Oh timidi interpreti di una santa parola ! Altri , o forse gli stessi , vanno poi all ' estremo opposto identificando il problema politico col puro problema religioso , non intendono come insieme agli interessi religiosi , e diremo così , papali , vi sieno tanti altri interessi , nazionali , regionali e di partito , i quali integrano con quello primo la questione politica ; interessi economici , agrari , amministrativi , cui rispondono punti di programma determinati , necessità speciali che facilmente rimangono indietro , parte perché il tempo non è maturo ancora , parte perché nell ' organizzazione noi portiamo spesso idee fatte , tendenze antidemocratiche , timori ingombranti . Ma anche questo dell ' identificazione del problema politico nazionale col problema religioso il quale è , nel senso più stretto della parola , solo una parte di quello ; è stato sinora , più che un errore , un industre e ragionevole spediente che viene ancora abilmente sfruttato ; e non sarà forse possibile fare a meno di esso se non quando tutti quegli altri interessi , inavvertiti o trascurati sinora , saranno pervenuti , nella consapevolezza dell ' animo nostro , a quella maturità che modificando in parte i giudizii , modificherà anche la tattica e i termini immediati dell ' agitazione . Ed alle divergenze di metodo si uniscono , anche più gravi benché meno osservate e sentite sinora , divergenze profonde nelle idee politiche e nei programmi di azione se non espressi , almeno tacitamente seguiti . Pochi si fanno un ' idea giusta delle nuove necessità costituzionali della vita pubblica , e dal regime viziato del parlamentarismo si passa all ' assolutismo russo , poco meno che vagheggiato ; altri , mossi dalle tradizioni e dagli interessi locali , s ' adagiano in una condotta politica che , se è lecita ad essi , si oppone poi alle esigenze comuni di parte cattolica ; i più audaci si professano repubblicani federalisti , e il numero loro cresce ogni giorno ; ma l ' idea , o per la difficoltà del parlare liberamente , o per l ' esagerazione dei doveri dei cattolici di fronte al potere costituito , non si propaga come forse potrebbe . Quindi è che la necessaria unione di pensiero e di indirizzo in tutti i cattolici militanti s ' è dovuto cercarla sinora , non nell ' affrontare direttamente le origini prime della divisione , delle quali una libera e vigorosa letteratura politica ridurrà immensamente il numero e la importanza , ma piuttosto nel tacere , nell ' evitare l ' urto degli istituti diversi , e nel ritenere coloro che minacciano di escire dai limiti ristrettissimi stabiliti . Così avviene che , in tanta discordanza di idee , si avversa fieramente il delinearsi di gruppi speciali , il dibattito di questioni delicate ed appassionanti quanto vitali ; e non si pensa a quello che pur dovrebbe precedere ogni movimento ed esserne la base più solida , la cultura , lo studio delle questioni tattiche e di principio , il formare una coscienza uniforme di partito . Alle libere , franche voci , è chiusa la via , in tanta folla di incertezze , di timori , di compromessi . Né perciò è meraviglia che i nostri movimenti sieno così poco elastici e così timidamente schivi , a simiglianza degli atti di persona che diffida di sé e non conosce coloro in mezzo ai quali si trova : immaturità di mente e di forze che nessuno potrebbe , d ' un tratto , superare . Si vuole l ' unità , ed è una santa cosa , specialmente per incominciare , una cosa di cui dobbiamo esser lieti , perché non potremmo farne a meno , nel campo dell ' organizzazione politico - religiosa ; ma non si pensa poi forse abbastanza a contemperarla con i grandi bisogni di una certa divisione e libertà autonoma di movimento , e con l ' immediatezza di impulso , necessaria nei vari luoghi . Vedete la differenza delle regioni . Alcune , pronte , fremono già di impazienza di misurarsi con gli avversari nelle ultime e definitive lotte politiche , altre si scuotono appena ora ; e però la direzione unitaria , dall ' una parte spinge , sprona ; dall ' altra deprime , rattiene , condanna ; non può , per gl ' interessi dell ' integrità d ' organizzazione e della concordia , lasciar libera agli uni la parola , non sa a queste energie libere e forti trovare in qualche modo il lavoro che le quieti ; non riescendo a giungere a tutto , perché non trova opportuno allargarsi troppo , lascia quasi nell ' abbandono parecchie provincie che pur sarebbero pronte e aspettano la chiamata ; accumula iniziative , e , benché moltiplicando l ' attività , non riesce a condurle tutte . Non raccoglie l ' attenzione che dovrebbe e sin anche si teme da molti la scienza , perché giunge con l ' occhio là dove altri non giunge , e se ne avversa lo sviluppo o almeno non lo si favorisce , trascurando così una forza della quale nessuna oggi più potente per avvivare o diffondere il movimento . Quando sorgono istituzioni nuove destinate , se ben rette , a un grande avvenire , la direzione unitaria del movimento le chiama a sé , le incorpora , le allinea , le dirige , per aiutarle ed esserne aiutata : sicché esse , perdendo nella libertà di movimento quel che guadagnano nella fratellanza più intima con altre opere , e l ' efficacia di quella unicità di lavoro che sarebbe necessaria nei direttori immediati , fanno meno bene di quel che dovrebbero e non si evolgono come dovrebbero ; non in forza di quella unione ; che può anzi essere utilissima , ma per la difficoltà di conservare , in tanto complesso di idee e di cose , quel carattere e quello spirito peculiare che dovrebbe essere l ' anima e la forza dell ' istituto ; e citiamo ad esempio il movimento pratico del credito popolare e rurale e le necessità agrarie dei piccoli proprietari , che meriterebbero di far capo a grandi società di credito , distinte se non indipendenti ; e , più ancora , lo sviluppo dello studio e della discussione scientifica , in perfetta indipendenza , questo , dalle vedute e dagli spedienti dell ' azione , come anteriori ad essi per sua natura ; ma la tattica in voga rende difficile o ritarda , talora inconsciamente , lo sviluppo autonomo di altre opere ; quella tattica che all ' unione deve sacrificare il progresso più rapido dei pionieri , perché teme per istinto di conservazione o per una prudenza non sempre felice , i pericoli della libertà e della lotta , o parte anche perché non trova ancora e non riesce a suscitare uomini eguali ai compiti altissimi . Conseguenza di tale indirizzo è poi anche , che le linee generali del movimento e le loro successive modificazioni , essendo determinate , non dal processo costante dell ' esperienza collettiva , per mezzo della propaganda diretta delle idee nella discussione , ma dal calcolo meditato di pochi , che alternativamente o resiste alla pressione delle idee comuni , molto imperfettamente manifestate , o ne prescinde o la subisce , si presentano all ' occhio di un osservatore diligente come incerte e manchevoli non di rado ; e anche fra gli empiristi uomini di azione non ce n ' è forse uno a cui non dispiaccia l ' una o l ' altra delle cose che si fanno nel suo partito ed a nome di esso ; e da ciò parecchi prendono , purtroppo , pretesto di trarsene fuori , scontenti e sfiduciati . Questa precedenza del pensiero di pochi è così evidente che talora atti di gravità eccezionale , veri giri di bordo , ai quali torna opportuno p . e . dar l ' importanza di voti di assemblee numerose , si fanno decidere così a sghimbescio , abilmente rapitane l ' approvazione all ' adunanza sorpresa : essa avrebbe certo , in altra maniera , approvato egualmente : ma non importa , avrebbe discusso . Ora da ciò si temono sorprese e contrattempi che s ' ha gran cura di evitare , e però queste grandi assemblee non sono il pensiero collettivo del partito che studia e dispone , ma il pensiero di pochi , abilmente preparato , che si riflette in una assemblea passiva e plaudente . E ciò è forse più opportuno , per ora , che non l ' intolleranza de ' capi del partito socialista , presso il quale la discussione non ha ritegni ; più opportuno , e da certi punti di vista giustificabile . E , giacché ci è capitato scrivere di passaggio questa parola , notiamo , di passaggio anche , che andrebbe assai lungi dal vero chi trovasse nelle nostre parole dei biasimi : quel che si è fatto e si fa potrebbe essere stato ed essere l ' ottimo fattibile , e noi avremmo egualmente ragione di scoprire e indicare necessità prima non avvertite a cui , da ora , importa provvedere . Del resto né programma di partito al mondo può includere qualsiasi forma di ignoranza da essere ufficialmente professata da ' seguaci , né disciplina di partito al mondo può imporre i criteri e i metodi di indagini critiche e polemiche sulla vita sociale in cui si muove ; meno di tutti un partito che si ispira direttamente al cattolicismo e meno che in ogni tempo oggi che una grande rivoluzione intellettuale riconduce la società ad intendere ed apprezzare la dottrina e la vita storica del cattolicismo , e spiana la via all ' azione nuova della Chiesa nel mondo . Si dirà che la nostra critica impaziente precorre i tempi e le cose ; ebbene , noi lo facciamo appunto di proposito deliberato ; giacché lontano da noi è il pensiero di biasimare il presente , e dar consiglio a coloro ai quali dobbiamo solo venerazione e gratitudine ; ma vogliamo solo invece scrivere per quelli ai quali l ' avvenire è presente nel cuore e nei segreti propositi giovanili . Noi abbiamo costantemente , da tre anni a questa parte , sentito e vissuto l ' agitazione cattolica in Italia , con una intensità di affetto che pochi possono immaginare e che è la cagione sola del nostro scrivere . Di questa agitazione noi potremmo parlare in due modi : o commisurandola alle condizioni storiche e al processo della vita politica , intellettuale , morale del nostro paese in mezzo al quale essa si svolge , e allora noi non faremmo che lodarci altamente di quel che si è fatto sinora e delle persone che l ' hanno fatto ; o commensurarla alle vibrazioni quasi dell ' animo nostro che presentano e precorrono le fasi nuove del partito traverso il suo lento e laborioso divenire , e allora la nostra è una critica , critica non nel senso pedante e malevolo della parola , ma in un senso migliore e più comune oggi nel mondo colto : vale a dire una comparazione analitica fra un dato lavoro o momento storico e le forme assolute o almeno le forme più progredite , esistenti in noi , del vero e del buono . Ed è per questo che scriviamo per i giovani , solo i quali , e non tutti possono essere in uno stato d ' animo che permetta loro di intendere il nostro . Del resto troppa coscienza abbiamo della rettitudine delle nostre intenzioni e del nostro zelo perché ci disturbi troppo il timore di essere fraintesi e severamente giudicati . Pe ' giovani adunque ai quali , in mezzo a tanta multiformità di giudizi , deve esser difficile cosa aver l ' occhio a tutto insieme il movimento cattolico in Italia , e farsi chiaro il concetto di alcuni criteri generali di direzione , noi scriviamo qui , brevemente , senza pretese , opportune importune , critiche e deduzioni sommarie . I criteri pratici che ci sembra poter dedurre dalle cose dette sinora sono : In linea generale e come spirito di partito : distinguiamo con esattezza , nelle menti , la pura questione religiosa , che è , in diversi modi , di tutti i tempi , dalla attuale questione politica e da altre questioni particolari . Ciò ci servirà anche per intender meglio lo spirito , che sembra talora discorde , di illustri persone e per coordinare , con maggior giustezza e profitto , le diverse forme di azione ; raccolgano i migliori di noi tutta la loro attenzione sul problema politico che è il più urgente e il più capace di interessarci e di render fruttuosa la propaganda , se abilmente maneggiato ; si cerchi tuttavia di integrare il programma dell ' azione pubblica con solide e pratiche proposte di provvedimenti per le altre forme di crisi , sociale , agraria , industriale , letteraria , morale che travagliano il paese e di integrare l ' azione con iniziative dirette ad attuare quei provvedimenti ; vediamo di isolarci da ogni parte dagli avversari e di estendere ed assodare la capacità , intellettuale e di carattere , alla vita pubblica , molto limitata e deficiente , sinora , nella massa del partito ; guardiamoci dal fare della politica isolata e parziale , guardiamoci dalla politica impulsiva e di sentimento , da connubi infelici , da iniziative incerte , da intemperanze . Tentiamo di superare gli interessi , le tradizioni , le maniere locali , per renderci possibile una cultura , una letteratura di partito , una intesa nazionale . Ma soprattutto tentiamo di liberarci da questo fatale spirito borghese , o aristocratico , conservatore che sterilizza il lavoro de ' cattolici nelle nazioni latine e che è anche oggi il più grave ostacolo ai nostri liberi movimenti nel campo politico : moltiplichiamo i congressi di studio , le pubblicazioni , le conferenze , tutto quello che serva a favorire l ' intesa comune e trovare la media via fra lo spirito democratico impetuoso di alcuni e la deploranda lentezza e il dispetto degli altri ; se siamo lontani ancora dal poter aspirare alla conquista del potere , aspiriamo e prepariamoci a fondare su basi solide , quando la Santa Sede crederà giunta l ' ora , ora cui la nostra lentezza nel prepararci non permette forse chiamar vicina , un partito solido , colto , concorde in un patto fondamentale da difendere nella vita pubblica .
Narrativa ,
ÿþCome andò che maestro Ciliegia , falegname , trovò un pezzo di legno , che piangeva e rideva come un bambino . C ' era una volta ... - Un re ! - diranno subito i miei piccoli lettori . No , ragazzi , avete sbagliato . C ' era una volta un pezzo di legno . Non era un legno di lusso , ma un semplice pezzo da catasta , di quelli che d ' inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze . Non so come andasse , ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname , il quale aveva nome mastr ' Antonio , se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia , per via della punta del suo naso , che era sempre lustra e paonazza , come una ciliegia matura . Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno , si rallegrò tutto e dandosi una fregatina di mani per la contentezza , borbottò a mezza voce : - Questo legno è capitato a tempo : voglio servirmene per fare una gamba di tavolino . Detto fatto , prese subito l ' ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a digrossarlo , ma quando fu lì per lasciare andare la prima asciata , rimase col braccio sospeso in aria , perché sentì una vocina sottile , che disse raccomandandosi : - Non mi picchiar tanto forte ! Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia ! Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina , e non vide nessuno ! Guardò sotto il banco , e nessuno ; guardò dentro un armadio che stava sempre chiuso , e nessuno ; guardò nel corbello dei trucioli e della segatura , e nessuno ; apri l ' uscio di bottega per dare un ' occhiata anche sulla strada , e nessuno ! O dunque ? ... - Ho capito ; - disse allora ridendo e grattandosi la parrucca , - si vede che quella vocina me la sono figurata io . Rimettiamoci a lavorare . E ripresa l ' ascia in mano , tirò giù un solennissimo colpo sul pezzo di legno . - Ohi ! tu m ' hai fatto male ! - gridò rammaricandosi la solita vocina . Questa volta maestro Ciliegia resta di stucco , cogli occhi fuori del capo per la paura , colla bocca spalancata e colla lingua giù ciondoloni fino al mento , come un mascherone da fontana . Appena riebbe l ' uso della parola , cominciò a dire tremando e balbettando dallo spavento : - Ma di dove sarà uscita questa vocina che ha detto ohi ? ... Eppure qui non c ' è anima viva . Che sia per caso questo pezzo di legno che abbia imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino ? Io non lo posso credere . Questo legno eccolo qui ; è un pezzo di legno da caminetto , come tutti gli altri , e a buttarlo sul fuoco , c ' è da far bollire una pentola di fagioli ... O dunque ? Che ci sia nascosto dentro qualcuno ? Se c ' è nascosto qualcuno , tanto peggio per lui . Ora l ' accomodo io ! E cosi dicendo , agguantò con tutt ' e due le mani quel povero pezzo di legno e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza . Poi si messe in ascolto , per sentire se c ' era qualche vocina che si lamentasse . Aspettò due minuti , e nulla ; cinque minuti , e nulla ; dieci minuti , e nulla ! - Ho capito , - disse allora sforzandosi di ridere e arruffandosi la parrucca , - si vede che quella vocina che ha detto ohi , me la sono figurata io ! Rimettiamoci a lavorare . E perché gli era entrata addosso una gran paura , si provò a canterellare per farsi un po ' di coraggio . Intanto , posata da una parte l ' ascia , prese in mano la pialla , per piallare e tirare a pulimento il pezzo di legno ; ma nel mentre che lo piallava in su e in giù , senti la solita vocina che gli disse ridendo : - Smetti ! tu mi fai il pizzicorino sul corpo ! Questa volta il povero maestro Ciliegia cadde giù come fulminato . Quando riaprì gli occhi , si trovò seduto per terra . Il suo viso pareva trasfigurato , e perfino la punta del naso , di paonazza come era quasi sempre , gli era diventata turchina dalla gran paura . Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto , il quale lo prende per fabbricarsi un burattino maraviglioso che sappia ballare , tirar di scherma e fare i salti mortali . In quel punto fu bussato alla porta . - Passate pure , - disse il falegname , senza aver la forza di rizzarsi in piedi . Allora entrò in bottega un vecchietto tutto arzillo , il quale aveva nome Geppetto ; ma i ragazzi del vicinato , quando lo volevano far montare su tutte le furie , lo chiamavano col soprannome di Polendina , a motivo della sua parrucca gialla che somigliava moltissimo alla polendina di granturco . Geppetto era bizzosissimo . Guai a chiamarlo Polendina ! Diventava subito una bestia e non c ' era più verso di tenerlo . - Buon giorno , mastr ' Antonio , - disse Geppetto . - Che cosa fate costì per terra ? - Insegno l ' abbaco alle formicole . - Buon pro vi faccia ! - Chi vi ha portato da me , compar Geppetto ? - Le gambe . Sappiate , mastr ' Antonio , che son venuto da voi , per chiedervi un favore . - Eccomi qui , pronto a servirvi , - replicò il falegname , rizzandosi su i ginocchi . - Stamani m ' è piovuta nel cervello un ' idea . - Sentiamola . - Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno ; ma un burattino maraviglioso , che sappia ballare , tirare di scherma e fare i salti mortali . Con questo burattino voglio girare il mondo , per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino ; che ve ne pare ? - Bravo Polendina ! - gridò la solita vocina , che non si capiva di dove uscisse . A sentirsi chiamar Polendina , compar Geppetto diventò rosso come un peperone dalla bizza , e voltandosi verso il falegname , gli disse imbestialito : - Perché mi offendete ? - Chi vi offende ? - Mi avete detto Polendina ! ... - Non sono stato io . - Sta un po ' a vedere che sarò stato io ! Io dico che siete stato voi . - No ! - Si ! - No ! - Si ! E riscaldandosi sempre più , vennero dalle parole ai fatti , e acciuffatisi fra di loro , si graffiarono , si morsero e si sbertucciarono . Finito il combattimento , mastr ' Antonio si trovò fra le mani la parrucca gialla di Geppetto , e Geppetto si accorse di avere in bocca la parrucca brizzolata del falegname . - Rendimi la mia parrucca ! - gridò mastr ' Antonio . - E tu rendimi la mia , e rifacciamo la pace . I due vecchietti , dopo aver ripreso ognuno di loro la propria parrucca , si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita . - Dunque , compar Geppetto , - disse il falegname in segno di pace fatta , - qual è il piacere che volete da me ? - Vorrei un po ' di legno per fabbricare il mio burattino ; me lo date ? Mastr ' Antonio , tutto contento , andò subito a prendere sul banco quel pezzo di legno che era stato cagione a lui di tante paure . Ma quando fu lì per consegnarlo all ' amico , il pezzo di legno dette uno scossone e sgusciandogli violentemente dalle mani , ando a battere con forza negli stinchi impresciuttiti del povero Geppetto . - Ah ! gli è con questo bel garbo , mastr ' Antonio , che voi regalate la vostra roba ? M ' avete quasi azzoppito ! ... - Vi giuro che non sono stato io ! - Allora sarò stato io ! ... - La colpa è tutta di questo legno ... - Lo so che è del legno : ma siete voi che me l ' avete tirato nelle gambe ! - Io non ve l ' ho tirato ! - Bugiardo ! - Geppetto , non mi offendete ; se no vi chiamo Polendina ! ... - Asino ! - Polendina ! - Somaro ! - Polendina ! - Brutto scimmiotto ! - Polendina ! A sentirsi chiamar Polendina per la terza volta , Geppetto perse il lume degli occhi , si avvento sul falegname ; e lì se ne dettero un sacco e una sporta . A battaglia finita , mastr ' Antonio si trovo due graffi di piu sul naso , e quell ' altro due bottoni di meno al giubbetto . Pareggiati in questo modo i loro conti , si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita . Intanto Geppetto prese con se il suo bravo pezzo di legno , e ringraziato mastr ' Antonio , se ne tornò zoppicando a casa . Geppetto , tornato a casa , comincia subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio . prime monellerie del burattino . La casa di Geppetto era una stanzina terrena , che pigliava luce da un sottoscala . La mobilia non poteva essere più semplice : una seggiola cattiva , un letto poco buono e un tavolino tutto rovinato . Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso ; ma il fuoco era dipinto , e accanto al fuoco c ' era dipinta una pentola che bolliva allegramente e mandava fuori una nuvola di fumo , che pareva fumo davvero . Appena entrato in casa , Geppetto prese subito gli arnesi e si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino . - Che nome gli metterò ? - disse fra sé e sé . - Lo voglio chiamar Pinocchio . Questo nome gli porterà fortuna . Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi : Pinocchio il padre , Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi , e tutti se la passavano bene . Il più ricco di loro chiedeva l ' elemosina . Quando ebbe trovato il nome al suo burattino , allora cominciò a lavorare a buono , e gli fece subito i capelli , poi la fronte , poi gli occhi . Fatti gli occhi , figuratevi la sua maraviglia quando si accorse che gli occhi si muovevano e che lo guardavano fisso fisso . Geppetto , vedendosi guardare da quei due occhi di legno , se n ' ebbe quasi per male , e disse con accento risentito : - Occhiacci di legno , perché mi guardate ? Nessuno rispose . Allora , dopo gli occhi , gli fece il naso ; ma il naso , appena fatto , cominciò a crescere : e cresci , cresci , cresci diventò in pochi minuti un nasone che non finiva mai . Il povero Geppetto si affaticava a ritagliarlo ; ma più lo ritagliava e lo scorciva , e più quel naso impertinente diventava lungo . Dopo il naso , gli fece la bocca . La bocca non era ancora finita di fare , che cominciò subito a ridere e a canzonarlo . - Smetti di ridere ! - disse Geppetto impermalito ; ma fu come dire al muro . - Smetti di ridere , ti ripeto ! - urlò con voce minacciosa . Allora la bocca smesse di ridere , ma cacciò fuori tutta la lingua . Geppetto , per non guastare i fatti suoi , finse di non avvedersene , e continuò a lavorare . Dopo la bocca , gli fece il mento , poi il collo , le spalle , lo stomaco , le braccia e le mani . Appena finite le mani , Geppetto senti portarsi via la parrucca dal capo . Si voltò in su , e che cosa vide ? Vide la sua parrucca gialla in mano del burattino . - Pinocchio ! ... rendimi subito la mia parrucca ! E Pinocchio , invece di rendergli la parrucca , se la messe in capo per sé , rimanendovi sotto mezzo affogato . A quel garbo insolente e derisorio , Geppetto si fece triste e melanconico , come non era stato mai in vita sua , e voltandosi verso Pinocchio , gli disse : - Birba d ' un figliuolo ! Non sei ancora finito di fare , e già cominci a mancar di rispetto a tuo padre ! Male , ragazzo mio , male ! E si rasciugò una lacrima . Restavano sempre da fare le gambe e i piedi . Quando Geppetto ebbe finito di fargli i piedi , sentì arrivarsi un calcio sulla punta del naso . - Me lo merito ! - disse allora fra sé . - Dovevo pensarci prima ! Ormai è tardi ! Poi prese il burattino sotto le braccia e lo posò in terra , sul pavimento della stanza , per farlo camminare . Pinocchio aveva le gambe aggranchite e non sapeva muoversi , e Geppetto lo conduceva per la mano per insegnargli a mettere un passo dietro l ' altro . Quando le gambe gli si furono sgranchite , Pinocchio cominciò a camminare da sé e a correre per la stanza ; finché , infilata la porta di casa , saltò nella strada e si dette a scappare . E il povero Geppetto a corrergli dietro senza poterlo raggiungere , perché quel birichino di Pinocchio andava a salti come una lepre , e battendo i suoi piedi di legno sul lastrico della strada , faceva un fracasso , come venti paia di zoccoli da contadini . - Piglialo ! piglialo ! - urlava Geppetto ; ma la gente che era per la via , vedendo questo burattino di legno , che correva come un barbero , si fermava incantata a guardarlo , e rideva , rideva e rideva , da non poterselo figurare . Alla fine , e per buona fortuna , capitò un carabiniere , il quale , sentendo tutto quello schiamazzo e credendo si trattasse di un puledro che avesse levata la mano al padrone , si piantò coraggiosamente a gambe larghe in mezzo alla strada , coll ' animo risoluto di fermarlo e di impedire il caso di maggiori disgrazie . Ma Pinocchio , quando si avvide da lontano del carabiniere che barricava tutta la strada , s ' ingegnò di passargli , per sorpresa , frammezzo alle gambe , e invece fece fiasco . Il carabiniere , senza punto smoversi , lo acciuffò pulitamente per il naso ( era un nasone spropositato , che pareva fatto apposta per essere acchiappato dai carabinieri ) , e lo riconsegnò nelle proprie mani di Geppetto ; il quale , a titolo di correzione , voleva dargli subito una buona tiratina d ' orecchi . Ma figuratevi come rimase quando , nel cercargli gli orecchi , non gli riuscì di poterli trovare : e sapete perché ? Perché , nella furia di scolpirlo , si era dimenticato di farglieli . Allora lo prese per la collottola , e , mentre lo riconduceva indietro , gli disse tentennando minacciosamente il capo : - Andiamo a casa . Quando saremo a casa , non dubitare che faremo i nostri conti ! Pinocchio , a questa antifona , si buttò per terra , e non volle più camminare . Intanto i curiosi e i bighelloni principiavano a fermarsi lì dintorno e a far capannello . Chi ne diceva una , chi un ' altra . - Povero burattino ! - dicevano alcuni , - ha ragione a non voler tornare a casa ! Chi lo sa come lo picchierebbe quell ' omaccio di Geppetto ! ... E gli altri soggiungevano malignamente : - Quel Geppetto pare un galantuomo ! ma è un vero tiranno coi ragazzi ! Se gli lasciano quel povero burattino fra le mani , è capacissimo di farlo a pezzi ! ... Insomma , tanto dissero e tanto fecero , che il carabiniere rimise in libertà Pinocchio e condusse in prigione quel pover ' uomo di Geppetto . Il quale , non avendo parole lì per lì per difendersi , piangeva come un vitellino , e nell ' avviarsi verso il carcere , balbettava singhiozzando : - Sciagurato figliuolo ! E pensare che ho penato tanto a farlo un burattino per bene ! Ma mi sta il dovere ! Dovevo pensarci prima ! ... Quello che accadde dopo , è una storia da non potersi credere , e ve la racconterò in quest ' altri capitoli . La storia di Pinocchio col Grillo - parlante , dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa più di loro . Vi dirò dunque , ragazzi , che mentre il povero Geppetto era condotto senza sua colpa in prigione , quel monello di Pinocchio , rimasto libero dalle grinfie del carabiniere , se la dava a gambe giù attraverso ai campi , per far più presto a tornarsene a casa ; e nella gran furia del correre saltava greppi altissimi , siepi di pruni e fossi pieni d ' acqua , tale e quale come avrebbe potuto fare un capretto o un leprottino inseguito dai cacciatori . Giunto dinanzi a casa , trovò l ' uscio di strada socchiuso . Lo spinse , entrò dentro , e appena ebbe messo tanto di paletto , si gettò a sedere per terra , lasciando andare un gran sospirone di contentezza . Ma quella contentezza durò poco , perché sentì nella stanza qualcuno che fece : - Crì - crì - crì ! - Chi è che mi chiama ? - disse Pinocchio tutto impaurito . - Sono io ! Pinocchio si voltò e vide un grosso Grillo che saliva lentamente su su per il muro . - Dimmi , Grillo : e tu chi sei ? - Io sono il Grillo - parlante , ed abito in questa stanza da più di cent ' anni . - Oggi però questa stanza è mia , - disse il burattino , - e se vuoi farmi un vero piacere , vattene subito , senza nemmeno voltarti indietro . - Io non me ne anderò di qui , - rispose il Grillo , - se prima non ti avrò detto una gran verità . - Dimmela e spicciati . - Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori e che abbandonano capricciosamente la casa paterna ! Non avranno mai bene in questo mondo ; e prima o poi dovranno pentirsene amaramente . - Canta pure , Grillo mio , come ti pare e piace : ma io so che domani , all ' alba , voglio andarmene di qui , perché se rimango qui , avverrà a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi , vale a dire mi manderanno a scuola e per amore o per forza mi toccherà studiare ; e io , a dirtela in confidenza , di studiare non ne ho punto voglia e mi diverto più a correre dietro alle farfalle e a salire su per gli alberi a prendere gli uccellini di nido . - Povero grullerello ! Ma non sai che , facendo così , diventerai da grande un bellissimo somaro e che tutti si piglieranno gioco di te ? - Chetati . Grillaccio del mal ' augurio ! - gridò Pinocchio . Ma il Grillo , che era paziente e filosofo , invece di aversi a male di questa impertinenza , continuò con lo stesso tono di voce : - E se non ti garba di andare a scuola , perché non impari almeno un mestiere , tanto da guadagnarti onestamente un pezzo di pane ? - Vuoi che te lo dica ? - replicò Pinocchio , che cominciava a perdere la pazienza . - Fra tutti i mestieri del mondo non ce n ' è che uno solo , che veramente mi vada a genio . - E questo mestiere sarebbe ? ... - Quello di mangiare , bere , dormire , divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo . - Per tua regola , - disse il Grillo - parlante con la sua solita calma , - tutti quelli che fanno codesto mestiere finiscono sempre allo spedale o in prigione . - Bada , Grillaccio del mal ' augurio ! ... se mi monta la bizza , guai a te ! - Povero Pinocchio ! Mi fai proprio compassione ! ... - Perché ti faccio compassione ? - Perché sei un burattino e , quel che è peggio , perché hai la testa di legno . A queste ultime parole , Pinocchio saltò su tutt ' infuriato e preso sul banco un martello di legno lo scagliò contro il Grillo - parlante . Forse non credeva nemmeno di colpirlo : ma disgraziatamente lo colse per l ' appunto nel capo , tanto che il povero Grillo ebbe appena il fiato di fare crì - crì - crì , e poi rimase lì stecchito e appiccicato alla parete . Pinocchio ha fame , e cerca un uovo per farsi una frittata ; ma sul più bello , la frittata gli vola via dalla finestra . Intanto cominciò a farsi notte , e Pinocchio , ricordandosi che non aveva mangiato nulla , senti un ' uggiolina allo stomaco , che somigliava moltissimo all ' appetito . Ma l ' appetito nei ragazzi cammina presto ; e di fatti dopo pochi minuti l ' appetito diventò fame , e la fame , dal vedere al non vedere , si converti in una fame da lupi , una fame da tagliarsi col coltello . Il povero Pinocchio corse subito al focolare , dove c ' era una pentola che bolliva e fece l ' atto di scoperchiarla , per vedere che cosa ci fosse dentro , ma la pentola era dipinta sul muro . Figuratevi come restò . Il suo naso , che era già lungo , gli diventò più lungo almeno quattro dita . Allora si dette a correre per la stanza e a frugare per tutte le cassette e per tutti i ripostigli in cerca di un po ' di pane , magari un po ' di pan secco , un crosterello , un osso avanzato al cane , un po ' di polenta muffita , una lisca di pesce , un nocciolo di ciliegia , insomma di qualche cosa da masticare : ma non trovò nulla , il gran nulla , proprio nulla . E intanto la fame cresceva , e cresceva sempre : e il povero Pinocchio non aveva altro sollievo che quello di sbadigliare : e faceva degli sbadigli cosi lunghi , che qualche volta la bocca gli arrivava fino agli orecchi . E dopo avere sbadigliato , sputava , e sentiva che lo stomaco gli andava via . Allora piangendo e disperandosi , diceva : - Il Grillo - parlante aveva ragione . Ho fatto male a rivoltarmi al mio babbo e a fuggire di casa ... Se il mio babbo fosse qui , ora non mi troverei a morire di sbadigli ! Oh ! che brutta malattia che è la fame ! Quand ' ecco gli parve di vedere nel monte della spazzatura qualche cosa di tondo e di bianco , che somigliava tutto a un uovo di gallina . Spiccare un salto e gettarvisi sopra , fu un punto solo . Era un uovo davvero . La gioia del burattino è impossibile descriverla : bisogna sapersela figurare . Credendo quasi che fosse un sogno , si rigirava quest ' uovo fra le mani , e lo toccava e lo baciava , e baciandolo diceva : - E ora come dovrò cuocerlo ? Ne farò una frittata ? ... No , è meglio cuocerlo nel piatto ! ... O non sarebbe più saporito se lo friggessi in padella ? O se invece lo cuocessi a uso uovo da bere ? No , la più lesta di tutte è di cuocerlo nel piatto o nel tegamino : ho troppa voglia di mangiarmelo ! Detto fatto , pose un tegamino sopra un caldano pieno di brace accesa : messe nel tegamino , invece d ' olio o di burro , un po ' d ' acqua : e quando l ' acqua principiò a fumare , tac ! ; .. spezzò il guscio dell ' uovo , e fece l ' atto di scodellarvelo dentro . Ma invece della chiara e del torlo , scappò fuori un pulcino tutto allegro e complimentoso , il quale , facendo una bella riverenza , disse : - Mille grazie , signor Pinocchio , d ' avermi risparmiata la fatica di rompere il guscio ! Arrivedella , stia bene e tanti saluti a casa ! Ciò detto distese le ali e , infilata la finestra che era aperta , se ne volò via a perdita d ' occhio . Il povero burattino rimase lì , come incantato , cogli occhi fissi , colla bocca aperta e coi gusci delI ' uovo in mano . Riavutosi , peraltro , dal primo sbigottimento , cominciò a piangere , a strillare , a battere i piedi in terra , per la disperazione , e piangendo diceva : - Eppure il Grillo - parlante aveva ragione ! Se non fossi scappato di casa e se il mio babbo fosse qui , ora non mi troverei a morire di fame ! Oh ! che brutta malattia che è la fame ! ... E perché il corpo gli seguitava a brontolare più che mai , e non sapeva come fare a chetarlo , pensò di uscir di casa e di dare una scappata al paesello vicino , nella speranza di trovare qualche persona caritatevole che gli avesse fatto l ' elemosina di un po ' di pane . Pinocchio si addormenta coi piedi sul caldano , e la mattina dopo si sveglia coi piedi tutti bruciati . Per l ' appunto era una nottataccia d ' inferno . Tuonava forte forte , lampeggiava come se il cielo pigliasse fuoco , e un ventaccio freddo e strapazzone , fischiando rabbiosamente e sollevando un immenso nuvolo di polvere , faceva stridere e cigolare tutti gli alberi della campagna . Pinocchio aveva una gran paura dei tuoni e dei lampi : se non che la fame era più forte della paura : motivo per cui accostò l ' uscio di casa , e presa la carriera , in un centinaio di salti arrivò fino al paese , colla lingua fuori e col fiato grosso , come un cane da caccia . Ma trova tutto buio e tutto deserto . Le botteghe erano chiuse ; le porte di casa chiuse ; le finestre chiuse ; e nella strada nemmeno un cane . Pareva il paese dei morti . Allora Pinocchio , preso dalla disperazione e dalla fame , si attaccò al campanello d ' una casa , e cominciò a suonare a distesa , dicendo dentro di sé : - Qualcuno si affaccierà . Difatti si affacciò un vecchino , col berretto da notte in capo , il quale gridò tutto stizzito : - Che cosa volete a quest ' ora ? - Che mi fareste il piacere di darmi un po ' di pane ? - Aspettami costì che torno subito , - rispose il vecchino , credendo di aver da fare con qualcuno di quei ragazzacci rompicollo che si divertono di notte a suonare i campanelli delle case , per molestare la gente per bene , che se la dorme tranquillamente . Dopo mezzo minuto la finestra si riaprì e la voce del solito vecchino gridò a Pinocchio : - Fatti sotto e para il cappello . Pinocchio si levò subito il suo cappelluccio ; ma mentre faceva l ' atto di pararlo , sentì pioversi addosso un ' enorme catinellata d ' acqua che lo annaffiò tutto dalla testa ai piedi , come se fosse un vaso di giranio appassito . Tornò a casa bagnato come un pulcino e rifinito dalla stanchezza e dalla fame e perché non aveva più forza di reggersi ritto , si pose a sedere , appoggiando i piedi fradici e impillaccherati sopra un caldano pieno di brace accesa . E lì si addormentò ; e nel dormire , i piedi che erano di legno , gli presero fuoco e adagio adagio gli si carbonizzarono e diventarono cenere . E Pinocchio seguitava a dormire e a russare , come se i suoi piedi fossero quelli d ' un altro . Finalmente sul far del giorno si svegliò , perché qualcuno aveva bussato alla porta . - Chi è ? - domandò sbadigliando e stropicciandosi gli occhi . - Sono io , - rispose una voce . Quella voce era la voce di Geppetto . Geppetto torna a casa , rifà i piedi al burattino e gli dà la colazione che il pover ' uomo aveva portata con sé . Il povero Pinocchio , che aveva sempre gli occhi fra il sonno , non s ' era ancora avvisto dei piedi , che gli si erano tutti bruciati : per cui appena sentì la voce di suo padre , schizzò giù dallo sgabello per correre a tirare il paletto ; ma invece , dopo due o tre traballoni , cadde di picchio tutto lungo disteso sul pavimento . E nel battere in terra fece lo stesso rumore , che avrebbe fatto un sacco di mestoli . cascato da un quinto piano . - Aprimi ! - intanto gridava Geppetto dalla strada . - Babbo mio , non posso , - rispondeva il burattino piangendo e ruzzolandosi per terra . - Perché non puoi ? - Perché mi hanno mangiato i piedi . - E chi te li ha mangiati ? - Il gatto , - disse Pinocchio , vedendo il gatto che colle zampine davanti si divertiva a far ballare alcuni trucioli di legno . - Aprimi , ti dico ! - ripetè Geppetto , - se no quando vengo in casa , il gatto te lo do io ! - Non posso star ritto , credetelo . O povero me ! povero me che mi toccherà a camminare coi ginocchi per tutta la vita ! ... Geppetto , credendo che tutti questi piagnistei fossero un ' altra monelleria del burattino , pensò bene di farla finita , e arrampicatosi su per il muro , entrò in casa dalla finestra . Da principio voleva dire e voleva fare : ma poi quando vide il suo Pinocchio sdraiato in terra e rimasto senza piedi davvero , allora sentì intenerirsi ; e presolo subito in collo , si dette a baciarlo e a fargli mille carezze e mille moine , e , coi luccioloni che gli cascavano giù per le gote , gli disse singhiozzando : - Pinocchiuccio mio ! Com ' è che ti sei bruciato i piedi ? - Non lo so , babbo , ma credetelo che è stata una nottata d ' inferno e me ne ricorderò fin che campo . Tonava , balenava e io avevo una gran fame e allora il Grillo - parlante mi disse : " Ti sta bene ; sei stato cattivo , e te lo meriti " , e io gli dissi : " Bada , Grillo !...", e lui mi disse : " Tu sei un burattino e hai la testa di legno " e io gli tirai un martello di legno , e lui morì ma la colpa fu sua , perché io non volevo ammazzarlo , prova ne sia che messi un tegamino sulla brace accesa del caldano , ma il pulcino scappò fuori e disse : " Arrivedella ... e tanti saluti a casa " e la fame cresceva sempre , motivo per cui quel vecchino col berretto da notte , affacciandosi alla finestra mi disse : " Fatti sotto e para il cappello " e io con quella catinellata d ' acqua sul capo , perché il chiedere un po ' di pane non è vergogna , non è vero ? me ne tornai subito a casa , e perché avevo sempre una gran fame , messi i piedi sul caldano per rasciugarmi , e voi siete tornato , e me li sono trovati bruciati , e intanto la fame l ' ho sempre e i piedi non li ho più ! Ih ! ... ih ! ... ih ! ... ih ! ... E il povero Pinocchio cominciò a piangere e a berciare così forte , che lo sentivano da cinque chilometri lontano . Geppetto , che di tutto quel discorso arruffato aveva capito una cosa sola , cioè che il burattino sentiva morirsi dalla gran fame , tirò fuori di tasca tre pere , e porgendogliele , disse : - Queste tre pere erano per la mia colazione : ma io te le do volentieri . Mangiale , e buon pro ti faccia . - Se volete che le mangi , fatemi il piacere di sbucciarle . - Sbucciarle ? - replicò Geppetto meravigliato . - Non avrei mai creduto , ragazzo , mio , che tu fossi così boccuccia e così schizzinoso di palato . Male ! In questo mondo , fin da bambini , bisogna avvezzarsi abboccati e a saper mangiare di tutto , perché non si sa mai quel che ci può capitare . I casi son tanti ! ... - Voi direte bene , - soggiunse Pinocchio , - ma io non mangerò mai una frutta , che non sia sbucciata . Le bucce non le posso soffrire . E quel buon uomo di Geppetto , cavato fuori un coltellino , e armatosi di santa pazienza , sbucciò le tre pere , e pose tutte le bucce sopra un angolo della tavola . Quando Pinocchio in due bocconi ebbe mangiata la prima pera , fece l ' atto di buttar via il torsolo : ma Geppetto gli trattenne il braccio , dicendogli : - Non lo buttar via : tutto in questo mondo può far comodo . - Ma io il torsolo non lo mangio davvero ! ... - gridò il burattino , rivoltandosi come una vipera . - Chi lo sa ! I casi son tanti ! ... - ripetè Geppetto , senza riscaldarsi . Fatto sta che i tre torsoli , invece di essere gettati fuori dalla finestra , vennero posati sull ' angolo della tavola in compagnia delle bucce . Mangiate o , per dir meglio , divorate le tre pere , Pinocchio fece un lunghissimo sbadiglio e disse piagnucolando : - Ho dell ' altra fame ! - Ma io , ragazzo mio , non ho più nulla da darti . - Proprio nulla , nulla ? - Ci avrei soltanto queste bucce e questi torsoli di pera . - Pazienza ! - disse Pinocchio , - se non c ' è altro , mangerò una buccia . E cominciò a masticare . Da principio storse un po ' la bocca ; ma poi , una dietro l ' altra , spolverò in un soffio tutte le bucce : e dopo le bucce , anche i torsoli , e quand ' ebbe finito di mangiare ogni cosa , si battè tutto contento le mani sul corpo , e disse gongolando : - Ora sì che sto bene ! - Vedi dunque , - osservò Geppetto , - che avevo ragione io quando ti dicevo che non bisogna avvezzarsi né troppo sofistici né troppo delicati di palato . Caro mio , non si sa mai quel che ci può capitare in questo mondo . I casi son tanti ! ... Geppetto rifa i piedi a Pinocchio e vende la propria casacca per comprargli l ' Abbecedario . Il burattino , appena che si fu levata la fame , cominciò subito a bofonchiare e a piangere , perché voleva un paio di piedi nuovi . Ma Geppetto , per punirlo della monelleria fatta lo lasciò piangere e disperarsi per una mezza giornata : poi gli disse : - E perché dovrei rifarti i piedi ? Forse per vederti scappar di nuovo da casa tua ? - Vi prometto , - disse il burattino singhiozzando , - che da oggi in poi sarò buono ... - Tutti i ragazzi , - replicò Geppetto , - quando vogliono ottenere qualcosa , dicono così . - Vi prometto che anderò a scuola , studierò e mi farò onore ... - Tutti i ragazzi , quando vogliono ottenere qualcosa , ripetono la medesima storia . - Ma io non sono come gli altri ragazzi ! Io sono più buono di tutti e dico sempre la verità . Vi prometto , babbo , che imparerò un ' arte e che sarò la consolazione e il bastone della vostra vecchiaia . Geppetto che , sebbene facesse il viso di tiranno , aveva gli occhi pieni di pianto e il cuore grosso dalla passione di vedere il suo povero Pinocchio in quello stato compassionevole , non rispose altre parole : ma , presi in mano gli arnesi del mestiere e due pezzetti di legno stagionato , si pose a lavorare di grandissimo impegno . E in meno d ' un ' ora , i piedi erano bell ' e fatti ; due piedini svelti , asciutti e nervosi , come se fossero modellati da un artista di genio . Allora Geppetto disse al burattino : - Chiudi gli occhi e dormi ! E Pinocchio chiuse gli occhi e fece finta di dormire . E nel tempo che si fingeva addormentato , Geppetto con un po ' di colla sciolta in un guscio d ' uovo gli appiccicò i due piedi al loro posto , e glieli appiccicò così bene , che non si vedeva nemmeno il segno dell ' attaccatura . Appena il burattino si accorse di avere i piedi , saltò giù dalla tavola dove stava disteso , e principiò a fare mille sgambetti e mille capriole , come se fosse ammattito dalla gran contentezza . - Per ricompensarvi di quanto avete fatto per me , - disse Pinocchio al suo babbo , - voglio subito andare a scuola . - Bravo ragazzo ! - Ma per andare a scuola ho bisogno d ' un po ' di vestito . Geppetto , che era povero e non aveva in tasca nemmeno un centesimo , gli fece allora un vestituccio di carta fiorita , un paio di scarpe di scorza di albero e un berrettino di midolla di pane . Pinocchio corse subito a specchiarsi in una catinella piena d ' acqua e rimase così contento di sé , che disse pavoneggiandosi : - Paio proprio un signore ! - Davvero , - replicò Geppetto , - perché , tienlo a mente , non è il vestito bello che fa il signore . ma è piuttosto il vestito pulito . - A proposito , - soggiunse il burattino , - per andare alla scuola mi manca sempre qualcosa : anzi mi manca il più e il meglio . - Cioè ? - Mi manca l ' Abbecedario . - Hai ragione : ma come si fa per averlo ? - è facilissimo : si va da un libraio e si compra . - E i quattrini ? - Io non ce l ' ho . - Nemmeno io , - soggiunse il buon vecchio , facendosi tristo . E Pinocchio , sebbene fosse un ragazzo allegrissimo , si fece tristo anche lui : perché la miseria , quando è miseria davvero , la intendono tutti : anche i ragazzi . - Pazienza ! - gridò Geppetto tutt ' a un tratto rizzandosi in piedi ; e infilatasi la vecchia casacca di fustagno , tutta toppe e rimendi , uscì correndo di casa . Dopo poco tornò : e quando tornò aveva in mano l ' Abbecedario per il figliuolo , ma la casacca non l ' aveva più . Il pover ' uomo era in maniche di camicia , e fuori nevicava . - E la casacca , babbo ? - L ' ho venduta . - Perché l ' avete venduta ? - Perché mi faceva caldo . Pinocchio capì questa risposta a volo , e non potendo frenare l ' impeto del suo buon cuore , saltò al collo di Geppetto e cominciò a baciarlo per tutto il viso . Pinocchio vende l ' Abbecedario per andare a vedere il teatrino dei burattini . Smesso che fu di nevicare , Pinocchio col suo bravo Abbecedario nuovo sotto il braccio , prese la strada che menava alla scuola : e strada facendo , fantasticava nel suo cervellino mille ragionamenti e mille castelli in aria , uno più bello dell ' altro . E discorrendo da sé solo diceva : - Oggi , alla scuola , voglio subito imparare a leggere : domani poi imparerò a scrivere e domani l ' altro imparerò a fare i numeri . Poi , colla mia abilità , guadagnerò molti quattrini e coi primi quattrini che mi verranno in tasca , voglio subito fare al mio babbo una bella casacca di panno . Ma che dico di panno ? Gliela voglio fare tutta d ' argento e d ' oro , e coi bottoni di brillanti . E quel pover ' uomo se la merita davvero : perché , insomma , per comprarmi i libri e per farmi istruire , è rimasto in maniche di camicia ... a questi freddi ! Non ci sono che i babbi che sieno capaci di certi sacrifizi ! ... Mentre tutto commosso diceva così gli parve di sentire in lontananza una musica di pifferi e di colpi di grancassa : pì pì pì zum , zum , zum , zum . Si fermò e stette in ascolto . Quei suoni venivano di fondo a una lunghissima strada traversa , che conduceva a un piccolo paesetto fabbricato sulla spiaggia del mare . - Che cosa sia questa musica ? Peccato che io debba andare a scuola , se no ... E rimase lì perplesso . A ogni modo , bisognava prendere una risoluzione : o a scuola , o a sentire i pifferi . - Oggi anderò a sentire i pifferi , e domani a scuola : per andare a scuola c ' è sempre tempo , - disse finalmente quel monello facendo una spallucciata . Detto fatto , infilò giù per la strada traversa , e cominciò a correre a gambe . Più correva e più sentiva distinto il suono dei pifferi e dei tonfi della grancassa : pì pì pì .. zum , zum , zum , zum . Quand ' ecco che si trovò in mezzo a una piazza tutta piena di gente , la quale si affollava intorno a un gran baraccone di legno e di tela dipinta di mille colori . - Che cos ' è quel baraccone ? - domandò Pinocchio , voltandosi a un ragazzetto che era lì del paese . - Leggi il cartello , che c ' è scritto , e lo saprai . - Lo leggerei volentieri , ma per l ' appunto oggi non so leggere . - Bravo bue ! Allora te lo leggerò io . Sappi dunque che in quel cartello a lettere rosse come il fuoco c ' è scritto : GRAN TEATRO DEI BURATTINI ... - è molto che è incominciata la commedia ? - Comincia ora . - E quanto si spende per entrare ? - Quattro soldi . Pinocchio , che aveva addosso la febbre della curiosità , perse ogni ritegno , e disse senza vergognarsi al ragazzetto , col quale parlava : - Mi daresti quattro soldi fino a domani ? - Te li darei volentieri , - gli rispose l ' altro canzonandolo , - ma oggi per l ' appunto non te li posso dare . - Per quattro soldi , ti vendo la mia giacchetta , - gli disse allora il burattino . - Che vuoi che mi faccia di una giacchetta di carta fiorita ? Se ci piove su , non c ' è più verso di cavartela da dosso . - Vuoi comprare le mie scarpe ? - Sono buone per accendere il fuoco . - Quanto mi dai del berretto ? - Bell ' acquisto davvero ! Un berretto di midolla di pane ! C ' è il caso che i topi me lo vengano a mangiare in capo ! Pinocchio era sulle spine . Stava lì lì per fare un ' ultima offerta : ma non aveva coraggio ; esitava , tentennava , pativa . Alla fine disse : - Vuoi darmi quattro soldi di quest ' Abbecedario nuovo ? - Io sono un ragazzo , e non compro nulla dai ragazzi , - gli rispose il suo piccolo interlocutore , che aveva molto più giudizio di lui . - Per quattro soldi l ' Abbecedario lo prendo io , - gridò un rivenditore di panni usati , che s ' era trovato presente alla conversazione . E il libro fu venduto lì sui due piedi . E pensare che quel pover ' uomo di Geppetto era rimasto a casa , a tremare dal freddo in maniche di camicia , per comprare l ' Abbecedario al figliuolo ! I burattini riconoscono il loro fratello Pinocchio e gli fanno una grandissima festa ; ma sul più bello , esce fuori il burattinaio Mangiafoco , e Pinocchio corre il pericolo di fare una brutta fine . Quando Pinocchio entrò nel teatrino delle marionette , accadde un fatto che destò mezza rivoluzione . Bisogna sapere che il sipario era tirato su e la commedia era già incominciata . Sulla scena si vedevano Arlecchino e Pulcinella , che bisticciavano fra di loro e , secondo il solito , minacciavano da un momento all ' altro di scambiarsi un carico di schiaffi e di bastonate . La platea , tutta attenta , si mandava a male dalle grandi risate , nel sentire il battibecco di quei due burattini , che gestivano e si trattavano d ' ogni vitupero con tanta verità , come se fossero proprio due animali ragionevoli e due persone di questo mondo . Quando all ' improvviso , che è che non è , Arlecchino smette di recitare , e voltandosi verso il pubblico e accennando colla mano qualcuno in fondo alla platea , comincia a urlare in tono drammatico : - Numi del firmamento ! sogno o son desto ? Eppure quello laggiù è Pinocchio ! ... - è Pinocchio davvero ! - grida Pulcinella . - è : proprio lui ! - strilla la signora Rosaura , facendo capolino di fondo alla scena . - è : Pinocchio ! è Pinocchio ! - urlano in coro tutti i burattini , uscendo a salti fuori delle quinte . è Pinocchio ! è il nostro fratello Pinocchio ! Evviva Pinocchio . - Pinocchio , vieni quassù da me , - grida Arlecchino , - vieni a gettarti fra le braccia dei tuoi fratelli di legno ! A questo affettuoso invito Pinocchio spicca un salto , e di fondo alla platea va nei posti distinti ; poi con un altro salto , dai posti distinti monta sulla testa del direttore d ' orchestra , e di lì schizza sul palcoscenico . è : impossibile figurarsi gli abbracciamenti , gli strizzoni di collo , i pizzicotti dell ' amicizia e le zuccate della vera e sincera fratellanza , che Pinocchio ricevè in mezzo a tanto arruffio dagli attori e dalle attrici di quella compagnia drammatico - vegetale . Questo spettacolo era commovente , non c ' è che dire : ma il pubblico della platea , vedendo che la commedia non andava più avanti , s ' impazientì e prese a gridare : - Vogliamo la commedia , vogliamo la commedia ! Tutto fiato buttato via , perché i burattini , invece di continuare la recita , raddoppiarono il chiasso e le grida , e , postosi Pinocchio sulle spalle , se lo portarono in trionfo davanti ai lumi della ribalta . Allora uscì fuori il burattinaio , un omone così brutto , che metteva paura soltanto a guardarlo . Aveva una barbaccia nera come uno scarabocchio d ' inchiostro , e tanto lunga che gli scendeva dal mento fino a terra : basta dire che , quando camminava , se la pestava coi piedi . La sua bocca era larga come un forno , i suoi occhi parevano due lanterne di vetro rosso , col lume acceso di dietro , e con le mani faceva schioccare una grossa frusta , fatta di serpenti e di code di volpe attorcigliate insieme . All ' apparizione inaspettata del burattinaio , ammutolirono tutti : nessuno fiatò più . Si sarebbe sentito volare una mosca . Quei poveri burattini , maschi e femmine , tremavano tutti come tante foglie . - Perché sei venuto a mettere lo scompiglio nel mio teatro ? - domandò il burattinaio a Pinocchio , con un vocione d ' Orco gravemente infreddato di testa . - La creda , illustrissimo , che la colpa non è stata mia ! ... - Basta cosi ! Stasera faremo i nostri conti . Difatti , finita la recita della commedia , il burattinaio andò in cucina , dov ' egli s ' era preparato per cena un bel montone , che girava lentamente infilato nello spiedo . E perché gli mancavano la legna per finirlo di cuocere e di rosolare , chiamò Arlecchino e Pulcinella e disse loro : - Portatemi di qua quel burattino che troverete attaccato al chiodo . Mi pare un burattino fatto di un legname molto asciutto , e sono sicuro che , a buttarlo sul fuoco , mi darà una bellissima fiammata all ' arrosto . Arlecchino e Pulcinella da principio esitarono ; ma impauriti da un ' occhiataccia del loro padrone , obbedirono : e dopo poco tornarono in cucina , portando sulle braccia il povero Pinocchio , il quale , divincolandosi come un ' anguilla fuori dell ' acqua , strillava disperatamente : - Babbo mio , salvatemi ! Non voglio morire , non voglio morire ! ... Mangiafoco starnutisce e perdona a Pinocchio , il quale poi difende dalla morte il suo amico Arlecchino . Il burattinaio Mangiafoco che ( questo era il suo nome ) pareva un uomo spaventoso , non dico di no , specie con quella sua barbaccia nera che , a uso grembiale , gli copriva tutto il petto e tutte le gambe ; ma nel fondo poi non era un cattiv ' uomo . Prova ne sia che quando vide portarsi davanti quel povero Pinocchio , che si dibatteva per ogni verso , urlando " Non voglio morire , non voglio morire ! " , principiò subito a commuoversi e a impietosirsi e , dopo aver resistito un bel pezzo , alla fine non ne poté più , e lasciò andare un sonorissimo starnuto . A quello starnuto , Arlecchino , che fin allora era stato afflitto e ripiegato come un salcio piangente , si fece tutto allegro in viso , e chinatosi verso Pinocchio , gli bisbigliò sottovoce : - Buone nuove , fratello . Il burattinaio ha starnutito , e questo è segno che s ' è mosso a compassione per te , e oramai sei salvo . Perché bisogna sapere che , mentre tutti gli uomini , quando si sentono impietositi per qualcuno , o piangono o per lo meno fanno finta di rasciugarsi gli occhi , Mangiafoco , invece , ogni volta che s ' inteneriva davvero , aveva il vizio di starnutire . Era un modo come un altro , per dare a conoscere agli altri la sensibilità del suo cuore . Dopo aver starnutito , il burattinaio , seguitando a fare il burbero , gridò a Pinocchio : - Finiscila di piangere ! I tuoi lamenti mi hanno messo un ' uggiolina in fondo allo stomaco ... Sento uno spasimo , che quasi quasi ... Etcì etcì - e fece altri due starnuti . - Felicità ! - disse Pinocchio . - Grazie ! E il tuo babbo e la tua mamma sono sempre vivi ? - gli domandò Mangiafoco . - Il babbo , sì la mamma non l ' ho mai conosciuta . - Chi lo sa che dispiacere sarebbe per il tuo vecchio padre , se ora ti facessi gettare fra quei carboni ardenti ! Povero vecchio ! lo compatisco ! .. Etcì etcì etcì - e fece altri tre starnuti . - Felicità ! - disse Pinocchio . - Grazie ! Del resto bisogna compatire anche me , perché , come vedi , non ho più legna per finire di cuocere quel montone arrosto , e tu , dico la verità , in questo caso mi avresti fatto un gran comodo ! Ma oramai mi sono impietosito e ci vuol pazienza . Invece di te , metterò a bruciare sotto lo spiedo qualche burattino della mia Compagnia ... Olà , giandarmi ! A questo comando comparvero subito due giandarmi di legno , lunghi lunghi , secchi secchi , col cappello a lucerna in testa e colla sciabola sfoderata in mano . Allora il burattinaio disse loro con voce rantolosa : - Pigliatemi lì quell ' Arlecchino , legatelo ben bene , e poi gettatelo a bruciare sul fuoco . Io voglio che il mio montone sia arrostito bene ! Figuratevi il povero Arlecchino ! Fu tanto il suo spavento , che le gambe gli si ripiegarono e cadde bocconi per terra . Pinocchio , alla vista di quello spettacolo straziante , andò a gettarsi ai piedi del burattinaio e piangendo dirottamente e bagnandogli di lacrime tutti i peli della lunghissima barba , cominciò a dire con voce supplichevole : - Pietà , signor Mangiafoco ! ... - Qui non ci son signori ! - replicò duramente il burattinaio . - Pietà , signor Cavaliere ! ... - Qui non ci son cavalieri ! - Pietà , signor Commendatore ! ... - Qui non ci son commendatori ! - Pietà , Eccellenza ! ... A sentirsi chiamare Eccellenza il burattinaio fece subito il bocchino tondo , e diventato tutt ' a un tratto più umano e più trattabile , disse a Pinocchio : - Ebbene , che cosa vuoi da me ? - Vi domando grazia per il povero Arlecchino ! ... - Qui non c ' è grazia che tenga . Se ho risparmiato te , bisogna che faccia mettere sul fuoco lui , perché io voglio che il mio montone sia arrostito bene . - In questo caso , - gridò fieramente Pinocchio , rizzandosi e gettando via il suo berretto di midolla di pane , - in questo caso conosco qual è il mio dovere . Avanti , signori giandarmi ! Legatemi e gettatemi là fra quelle fiamme . No , non è giusta che il povero Arlecchino , il vero amico mio , debba morire per me ! ... Queste parole , pronunziate con voce alta e con accento eroico , fecero piangere tutti i burattini che erano presenti a quella scena . Gli stessi giandarmi , sebbene fossero di legno , piangevano come due agnellini di latte . Mangiafoco , sul principio , rimase duro e immobile come un pezzo di ghiaccio : ma poi , adagio adagio , cominciò anche lui a commuoversi e a starnutire . E fatti quattro o cinque starnuti , aprì affettuosamente le braccia e disse a Pinocchio : - Tu sei un gran bravo ragazzo ! Vieni qua da me e dammi un bacio . Pinocchio corse subito , e arrampicandosi come uno scoiattolo su per la barba del burattinaio , andò a posargli un bellissimo bacio sulla punta del naso . - Dunque la grazia è fatta ? - domandò il povero Arlecchino , con un fil di voce che si sentiva appena . - La grazia è fatta ! - rispose Mangiafoco : poi soggiunse sospirando e tentennando il capo : - Pazienza ! Per questa sera mi rassegnerò a mangiare il montone mezzo crudo , ma un ' altra volta , guai a chi toccherà ! ... Alla notizia della grazia ottenuta , i burattini corsero tutti sul palcoscenico e , accesi i lumi e i lampadari come in serata di gala , cominciarono a saltare e a ballare . Era l ' alba e ballavano sempre . Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete d ' oro a Pinocchio , perché le porti al suo babbo Geppetto : e Pinocchio , invece , si lascia abbindolare dalla Volpe e dal Gatto e se ne va con loro . Il giorno dipoi Mangiafoco chiamò in disparte Pinocchio e gli domandò : - Come si chiama tuo padre ? - Geppetto . - E che mestiere fa ? - Il povero . - Guadagna molto ? - Guadagna tanto , quanto ci vuole per non aver mai un centesimo in tasca . Si figuri che per comprarmi l ' Abbecedario della scuola dovè vendere l ' unica casacca che aveva addosso : una casacca che , fra toppe e rimendi , era tutta una piaga . - Povero diavolo ! Mi fa quasi compassione . Ecco qui cinque monete d ' oro . Vai subito a portargliele e salutalo tanto da parte mia . Pinocchio , com ' è facile immaginarselo , ringraziò mille volte il burattinaio , abbracciò , a uno a uno , tutti i burattini della Compagnia , anche i giandarmi : e fuori di sé dalla contentezza , si mise in viaggio per tornarsene a casa sua . Ma non aveva fatto ancora mezzo chilometro , che incontrò per la strada una Volpe zoppa da un piede e un Gatto cieco da tutt ' e due gli occhi , che se ne andavano là là , aiutandosi fra di loro , da buoni compagni di sventura . La Volpe che era zoppa , camminava appoggiandosi al Gatto : e il Gatto , che era cieco , si lasciava guidare dalla Volpe . - Buon giorno , Pinocchio , - gli disse la Volpe , salutandolo garbatamente . - Com ' è che sai il mio nome ? - domandò il burattino . - Conosco bene il tuo babbo . - Dove l ' hai veduto ? - L ' ho veduto ieri sulla porta di casa sua . - E che cosa faceva ? - Era in maniche di camicia e tremava dal freddo . - Povero babbo ! Ma , se Dio vuole , da oggi in poi non tremerà più ! ... - Perché ? - Perché io sono diventato un gran signore . - Un gran signore tu ? - disse la Volpe , e cominciò a ridere di un riso sguaiato e canzonatore : e il Gatto rideva anche lui , ma per non darlo a vedere , si pettinava i baffi colle zampe davanti . - C ' è poco da ridere , - gridò Pinocchio impermalito . - Mi dispiace davvero di farvi venire l ' acquolina in bocca , ma queste qui , se ve ne intendete , sono cinque bellissime monete d ' oro . E tirò fuori le monete avute in regalo da Mangiafoco . Al simpatico suono di quelle monete la Volpe , per un moto involontario , allungò la gamba che pareva rattrappita , e il Gatto spalancò tutt ' e due gli occhi , che parvero due lanterne verdi : ma poi li richiuse subito , tant ' è vero che Pinocchio non si accorse di nulla . - E ora , - gli domandò la Volpe , - che cosa vuoi farne di codeste monete ? - Prima di tutto , - rispose il burattino , - voglio comprare per il mio babbo una bella casacca nuova , tutta d ' oro e d ' argento e coi bottoni di brillanti : e poi voglio comprare un Abbecedario per me . - Per te ? - Davvero : perché voglio andare a scuola e mettermi a studiare a buono . - Guarda me ! - disse la Volpe . - Per la passione sciocca di studiare ho perduto una gamba . - Guarda me ! - disse il Gatto . - Per la passione sciocca di studiare ho perduto la vista di tutti e due gli occhi . In quel mentre un Merlo bianco , che se ne stava appollaiato sulla siepe della strada , fece il solito verso e disse : - Pinocchio , non dar retta ai consigli dei cattivi compagni : se no , te ne pentirai ! Povero Merlo , non l ' avesse mai detto ! Il Gatto , spiccando un gran salto , gli si avventò addosso , e senza dargli nemmeno il tempo di dire ohi se lo mangiò in un boccone , con le penne e tutto . Mangiato che l ' ebbe e ripulitasi la bocca , chiuse gli occhi daccapo e ricominciò a fare il cieco , come prima . - Povero Merlo ! - disse Pinocchio al Gatto , - perché l ' hai trattato così male ? - Ho fatto per dargli una lezione . Così un ' altra volta imparerà a non metter bocca nei discorsi degli altri . Erano giunti più che a mezza strada , quando la Volpe , fermandosi di punto in bianco , disse al burattino : - Vuoi raddoppiare le tue monete d ' oro ? - Cioè ? - Vuoi tu , di cinque miserabili zecchini , farne cento , mille , duemila ? - Magari ! E la maniera ? - La maniera è facilissima . Invece di tornartene a casa tua , dovresti venire con noi . - E dove mi volete condurre ? - Nel paese dei Barbagianni . Pinocchio ci pensò un poco , e poi disse risolutamente : - No , non ci voglio venire . Oramai sono vicino a casa , e voglio andarmene a casa , dove c ' è il mio babbo che m ' aspetta . Chi lo sa , povero vecchio , quanto ha sospirato ieri , a non vedermi tornare . Pur troppo io sono stato un figliolo cattivo , e il Grillo - parlante aveva ragione quando diceva : " I ragazzi disobbedienti non possono aver bene in questo mondo " . E io l ' ho provato a mie spese , Perché mi sono capitate dimolte disgrazie , e anche ieri sera in casa di Mangiafoco , ho corso pericolo ... Brrr ! mi viene i bordoni soltanto a pensarci ! - Dunque , - disse la Volpe , - vuoi proprio andare a casa tua ? Allora vai pure , e tanto peggio per te ! - Tanto peggio per te ! - ripetè il Gatto . - Pensaci bene , Pinocchio , perché tu dai un calcio alla fortuna . - Alla fortuna ! - ripetè il Gatto . - I tuoi cinque zecchini , dall ' oggi al domani sarebbero diventati duemila . - Duemila ! - ripetè il Gatto . - Ma com ' è mai possibile che diventino tanti ? - domandò Pinocchio , restando a bocca aperta dallo stupore . - Te lo spiego subito , - disse la Volpe . - Bisogna sapere che nel paese dei Barbagianni c ' è un campo benedetto , chiamato da tutti il Campo dei miracoli . Tu fai in questo campo una piccola buca e ci metti dentro per esempio uno zecchino d ' oro . Poi ricuopri la buca con un po ' di terra : l ' annaffi con due secchie d ' acqua di fontana , ci getti sopra una presa di sale , e la sera te ne vai tranquillamente a letto . Intanto , durante la notte , lo zecchino germoglia e fiorisce , e la mattina dopo , di levata , ritornando nel campo , che cosa trovi ? Trovi un bell ' albero carico di tanti zecchini d ' oro , quanti chicchi di grano può avere una bella spiga nel mese di giugno . - Sicché dunque , - disse Pinocchio sempre più sbalordito , - se io sotterrassi in quel campo i miei cinque zecchini , la mattina dopo quanti zecchini ci troverei ? - è un conto facilissimo , - rispose la Volpe , - un conto che puoi farlo sulla punta delle dita . Poni che ogni zecchino ti faccia un grappolo di cinquecento zecchini : moltiplica il cinquecento per cinque e la mattina dopo ti trovi in tasca duemila cinquecento zecchini lampanti e sonanti . - Oh che bella cosa ! - gridò Pinocchio , ballando dall ' allegrezza . - Appena che questi zecchini gli avrò raccolti , ne prenderò per me duemila e gli altri cinquecento di più li darò in regalo a voi altri due . - Un regalo a noi ? - gridò la Volpe sdegnandosi e chiamandosi offesa . - Dio te ne liberi ! - Te ne liberi ! - ripetè il Gatto . - Noi , - riprese la Volpe , - non lavoriamo per il vile interesse : noi lavoriamo unicamente per arricchire gli altri . - Gli altri ! - ripetè il Gatto . - Che brave persone ! - pensò dentro di sé Pinocchio : e dimenticandosi lì sul tamburo , del suo babbo , della casacca nuova , dell ' Abbecedario e di tutti i buoni proponimenti fatti , disse alla Volpe e al Gatto : - Andiamo pure . Io vengo con voi . L ' osteria del Gambero Rosso . Cammina , cammina , cammina , alla fine sul far della sera arrivarono stanchi morti all ' osteria del Gambero Rosso . - Fermiamoci un po ' qui , - disse la Volpe , - tanto per mangiare un boccone e per riposarci qualche ora . A mezzanotte poi ripartiremo per essere domani , all ' alba , nel Campo dei miracoli . Entrati nell ' osteria , si posero tutti e tre a tavola : ma nessuno di loro aveva appetito . Il povero Gatto , sentendosi gravemente indisposto di stomaco , non poté mangiare altro che trentacinque triglie con salsa di pomodoro e quattro porzioni di trippa alla parmigiana : e perché la trippa non gli pareva condita abbastanza , si rifece tre volte a chiedere il burro e il formaggio grattato ! La Volpe avrebbe spelluzzicato volentieri qualche cosa anche lei : ma siccome il medico le aveva ordinato una grandissima dieta , così dovè contentarsi di una semplice lepre dolce e forte con un leggerissimo contorno di pollastre ingrassate e di galletti di primo canto . Dopo la lepre si fece portare per tornagusto un cibreino di pernici , di starne , di conigli , di ranocchi , di lucertole e d ' uva paradisa ; e poi non volle altro . Aveva tanta nausea per il cibo , diceva lei , che non poteva accostarsi nulla alla bocca . Quello che mangiò meno di tutti fu Pinocchio . Chiese uno spicchio di noce e un cantuccino di pane , e lasciò nel piatto ogni cosa . Il povero figliuolo col pensiero sempre fisso al Campo dei miracoli , aveva preso un ' indigestione anticipata di monete d ' oro . Quand ' ebbero cenato , la Volpe disse all ' oste : - Dateci due buone camere , una per il signor Pinocchio e un ' altra per me e per il mio compagno . Prima di ripartire schiacceremo un sonnellino . Ricordatevi però che a mezzanotte vogliamo essere svegliati per continuare il nostro viaggio . - Sissignori , - rispose l ' oste e strizzò l ' occhio alla Volpe e al Gatto , come dire : " Ho mangiata la foglia e ci siamo intesi !..." . Appena che Pinocchio fu entrato nel letto , si addormentò a colpo e principiò a sognare . E sognando gli pareva di essere in mezzo a un campo , e questo campo era pieno di arboscelli carichi di grappoli , e questi grappoli erano carichi di zecchini d ' oro che , dondolandosi mossi dal vento , facevano zin , zin , zin , quasi volessero dire : " Chi ci vuole venga a prenderci " . Ma quando Pinocchio fu sul più bello , quando , cioè , allungò la mano per prendere a manciate tutte quelle belle monete e mettersele in tasca , si trovò svegliato all ' improvviso da tre violentissimi colpi dati nella porta di camera . Era l ' oste che veniva a dirgli che la mezzanotte era suonata . - E i miei compagni sono pronti ? - gli domandò il burattino . - Altro che pronti ! Sono partiti due ore fa . - Perché mai tanta fretta ? - Perché il Gatto ha ricevuto un ' imbasciata , che il suo gattino maggiore , malato di geloni ai piedi , stava in pericolo di vita . - E la cena l ' hanno pagata ? - Che vi pare ? Quelle lì sono persone troppo educate perché facciano un affronto simile alla signoria vostra . - Peccato ! Quest ' affronto mi avrebbe fatto tanto piacere ! - disse Pinocchio , grattandosi il capo . Poi domandò : - E dove hanno detto di aspettarmi quei buoni amici ? - Al Campo dei miracoli , domattina , allo spuntare del giorno . Pinocchio pagò uno zecchino per la cena sua e per quella dei suoi compagni , e dopo partì . Ma si può dire che partisse a tastoni , perché fuori dell ' osteria c ' era un buio così buio , che non ci si vedeva da qui a lì . Nella campagna all ' intorno non si sentiva alitare una foglia . Solamente alcuni uccellacci notturni , traversando la strada da una siepe all ' altra , venivano a sbattere le ali sul naso di Pinocchio , il quale , facendo un salto indietro per la paura , gridava : - Chi va là ? - e l ' eco delle colline circostanti ripeteva in lontananza : - Chi va là ? chi va là ? chi va là ? Intanto , mentre camminava , vide sul tronco di un albero un piccolo animaletto che riluceva di una luce pallida e opaca , come un lumino da notte dentro una lampada di porcellana trasparente . - Chi sei ? - gli domandò Pinocchio . - Sono l ' ombra del Grillo - parlante , - rispose l ' animaletto , con una vocina fioca fioca , che pareva venisse dal mondo di là . - Che vuoi da me ? - disse il burattino . - Voglio darti un consiglio . Ritorna indietro e porta i quattro zecchini , che ti sono rimasti , al tuo povero babbo che piange e si dispera per non averti più veduto . - Domani il mio babbo sarà un gran signore , perché questi quattro zecchini diventeranno duemila . - Non ti fidare , ragazzo mio , di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera . Per il solito , o sono matti o imbroglioni ! Dai retta a me , ritorna indietro . - E io , invece , voglio andare avanti . - L ' ora è tarda ! ... - Voglio andare avanti . - La nottata è scura ... - Voglio andare avanti . - La strada è pericolosa ... - Voglio andare avanti . - Ricordati che i ragazzi che vogliono fare di loro capriccio e a modo loro , prima o poi se ne pentono . - Le solite storie . Buona notte , Grillo . - Buona notte , Pinocchio , e che il cielo ti salvi dalla guazza e dagli assassini ! Appena dette queste ultime parole , il Grillo - parlante si spense a un tratto , come si spenge un lume soffiandoci sopra , e la strada rimase più buia di prima . Pinocchio , per non aver dato retta ai buoni consigli del Grillo - parlante , s ' imbatte negli assassini . - Davvero , - disse fra sé il burattino rimettendosi in viaggio , - come siamo disgraziati noialtri poveri ragazzi ! Tutti ci sgridano , tutti ci ammoniscono , tutti ci danno consigli . A lasciarli dire , tutti si metterebbero in capo di essere i nostri babbi e i nostri maestri ; tutti : anche i Grilli - parlanti . Ecco qui : perché io non ho voluto dar retta a quell ' uggioso di Grillo , chi lo sa quante disgrazie , secondo lui , mi dovrebbero accadere ! Dovrei incontrare anche gli assassini ! Meno male che agli assassini io non ci credo , né ci ho creduto mai . Per me gli assassini sono stati inventati apposta dai babbi , per far paura ai ragazzi che vogliono andare fuori la notte . E poi se anche li trovassi qui sulla strada , mi darebbero forse soggezione ? Neanche per sogno . Anderei loro sul viso , gridando : " Signori assassini , che cosa vogliono da me ? Si rammentino che con me non si scherza ! Se ne vadano dunque per i fatti loro , e zitti ! " . A questa parlantina fatta sul serio , quei poveri assassini , mi par di vederli , scapperebbero via come il vento . Caso poi fossero tanto ineducati da non voler scappare , allora scapperei io , e così la farei finita ... Ma Pinocchio non poté finire il suo ragionamento , perché in quel punto gli parve di sentire dietro di sé un leggerissimo fruscio di foglie . Si voltò a guardare e vide nel buio due figuracce nere tutte imbacuccate in due sacchi da carbone , le quali correvano dietro a lui a salti e in punta di piedi , come se fossero due fantasmi . - Eccoli davvero ! - disse dentro di sé : e non sapendo dove nascondere i quattro zecchini , se li nascose in bocca e precisamente sotto la lingua . Poi si provò a scappare . Ma non aveva ancor fatto il primo passo , che sentì agguantarsi per le braccia e intese due voci orribili e cavernose , che gli dissero : - O la borsa o la vita ! Pinocchio non potendo rispondere con le parole , a motivo delle monete che aveva in bocca , fece mille salamelecchi e mille pantomime per dare ad intendere a quei due incappati , di cui si vedevano soltanto gli occhi attraverso i buchi dei sacchi , che lui era un povero burattino , e che non aveva in tasca nemmeno un centesimo falso . - Via , via ! Meno ciarle e fuori i denari ! - gridavano minacciosamente i due briganti . E ii burattino fece col capo e colle mani un segno come dire : " Non ne ho " . - Metti fuori i denari o sei morto , - disse l ' assassino più alto di statura . - Morto ! - ripetè l ' altro . - E dopo ammazzato te , ammazzeremo anche tuo padre ! - Anche tuo padre ! - No , no , no , il mio povero babbo no ! - gridò Pinocchio con accento disperato : ma nel gridare così , gli zecchini gli suonarono in bocca . - Ah ! furfante ! Dunque i denari te li sei nascosti sotto la lingua ? Sputali subito ! E Pinocchio , duro ! - Ah ! tu fai il sordo ? Aspetta un poco , che penseremo noi a farteli sputare ! Difatti , uno di loro afferrò il burattino per la punta del naso e quell ' altro lo prese per la bazza , e lì cominciarono a tirare screanzatamente , uno per in qua e l ' altro per in là , tanto da costringerlo a spalancare la bocca : ma non ci fu verso . La bocca del burattino pareva inchiodata e ribadita . Allora l ' assassino più piccolo di statura , cavato fuori un coltellaccio , provò a conficcarglielo , a guisa di leva e di scalpello , fra le labbra : ma Pinocchio , lesto come un lampo , gli azzannò la mano coi denti , e dopo avergliela con un morso staccata di netto , la sputò ; e figuratevi la sua maraviglia quando , invece di una mano , si accorse di aver sputato in terra uno zampetto di gatto . Incoraggiato da questa prima vittoria , si liberò a forza dalle unghie degli assassini e , saltata la siepe della strada , cominciò a fuggire per la campagna . E gli assassini a correre dietro a lui , come due cani dietro una lepre : e quello che aveva perduto uno zampetto correva con una gamba sola , né si è saputo mai come facesse . Dopo una corsa di quindici chilometri , Pinocchio non ne poteva più . Allora , vistosi perso , si arrampicò su per il fusto di un altissimo pino e si pose a sedere in vetta ai rami . Gli assassini tentarono di arrampicarsi anche loro , ma giunti a metà del fusto sdrucciolarono e , ricascando a terra , si spellarono le mani e i piedi . Non per questo si dettero per vinti : che anzi , raccolto un fastello di legna secche a piè del pino , vi appiccarono il fuoco . In men che non si dice , il pino cominciò a bruciare e a divampare , come una candela agitata dal vento . Pinocchio , vedendo che le fiamme salivano sempre più , e non volendo far la fine del piccione arrosto , spiccò un bel salto di vetta all ' albero , e via a correre daccapo attraverso ai campi e ai vigneti . E gli assassini dietro , sempre dietro , senza stancarsi mai . Intanto cominciava a baluginare il giorno e si rincorrevano sempre ; quand ' ecco che Pinocchio si trovò sbarrato il passo da un fosso largo e profondissimo , tutto pieno di acquaccia sudicia , color del caffè e latte . Che fare ? " Una , due , tre ! " gridò il burattino , e slanciandosi con una gran rincorsa , saltò dall ' altra parte . E gli assassini saltarono anche loro , ma non avendo preso bene la misura , patatunfete ! ... cascarono giù nel bel mezzo del fosso . Pinocchio che sentì il tonfo e gli schizzi dell ' acqua , urlò ridendo e seguitando a correre : - Buon bagno , signori assassini . E già si figurava che fossero bell ' e affogati , quando invece , voltandosi a guardare , si accorse che gli correvano dietro tutti e due , sempre imbacuccati nei loro sacchi e grondanti acqua come due panieri sfondati . Gli assassini inseguono Pinocchio ; e , dopo averlo raggiunto , lo impiccano a un ramo della Quercia grande . Allora il burattino , perdutosi d ' animo , fu proprio sul punto di gettarsi in terra e di darsi per vinto , quando nel girare gli occhi all ' intorno vide fra mezzo al verde cupo degli alberi biancheggiare in lontananza una casina candida come la neve . - Se io avessi tanto fiato da arrivare fino a quella casa , forse sarei salvo , - disse dentro di sé . E senza indugiare un minuto riprese a correre per il bosco a carriera distesa . E gli assassini sempre dietro . E dopo una corsa disperata di quasi due ore , finalmente tutto trafelato arrivò alla porta di quella casina e bussò . Nessuno rispose . Tornò a bussare con maggior violenza , perché sentiva avvicinarsi il rumore dei passi e il respiro grosso e affannoso dè suoi persecutori . Lo stesso silenzio . Avvedutosi che il bussare non giovava a nulla , cominciò per disperazione a dare calci e zuccate nella porta . Allora si affacciò alla finestra una bella bambina , coi capelli turchini e il viso bianco come un ' immagine di cera , gli occhi chiusi e le mani incrociate sul petto , la quale senza muovere punto le labbra , disse con una vocina che pareva venisse dall ' altro mondo : - In questa casa non c ' è nessuno . Sono tutti morti . - Aprimi almeno tu ! - gridò Pinocchio piangendo e raccomandandosi . - Sono morta anch ' io . - Morta ? e allora che cosa fai costì alla finestra ? - Aspetto la bara che venga a portarmi via . Appena detto così , la bambina disparve , e la finestra si richiuse senza far rumore . - O bella bambina dai capelli turchini , - gridava Pinocchio , - aprimi per carità ! Abbi compassione di un povero ragazzo inseguito dagli assass ... Ma non poté finir la parola , perche sentì afferrarsi per il collo , e le solite due vociaccie che gli brontolarono minacciosamente : - Ora non ci scappi più ! Il burattino , vedendosi balenare la morte dinanzi agli occhi , fu preso da un tremito così forte , che nel tremare , gli sonavano le giunture delle sue gambe di legno e i quattro zecchini che teneva nascosti sotto la lingua . - Dunque ? - gli domandarono gli assassini , - vuoi aprirla la bocca , sì o no ? Ah ! non rispondi ? ... Lascia fare : ché questa volta te la faremo aprir noi ! ... E cavato fuori due coltellacci lunghi lunghi e affilati come rasoi , zaff ... gli affibbiarono due colpi nel mezzo alle reni . Ma il burattino per sua fortuna era fatto d ' un legno durissimo , motivo per cui le lame , spezzandosi , andarono in mille schegge e gli assassini rimasero col manico dei coltelli in mano , a guardarsi in faccia . - Ho capito , - disse allora uno di loro , - bisogna impiccarlo ! Impicchiamolo ! - Impicchiamolo , - ripetè l ' altro . Detto fatto , gli legarono le mani dietro le spalle e passatogli un nodo scorsoio intorno alla gola , lo attaccarono penzoloni al ramo di una grossa pianta detta la Quercia grande . Poi si posero là , seduti sull ' erba , aspettando che il burattino facesse l ' ultimo sgambetto : ma il burattino , dopo tre ore , aveva sempre gli occhi aperti , la bocca chiusa e sgambettava più che mai . Annoiati finalmente di aspettare , si voltarono a Pinocchio e gli dissero sghignazzando : - Addio a domani . Quando domani torneremo qui , si spera che ci farai la garbatezza di farti trovare bell ' e morto e con la bocca spalancata . E se ne andarono . Intanto s ' era levato un vento impetuoso di tramontana , che soffiando e mugghiando con rabbia , sbatacchiava in qua e in là il povero impiccato , facendolo dondolare violentemente come il battaglio di una campana che suona a festa . E quel dondolio gli cagionava acutissimi spasimi , e il nodo scorsoio , stringendosi sempre più alla gola , gli toglieva il respiro . A poco a poco gli occhi gli si appannavano ; e sebbene sentisse avvicinarsi la morte , pure sperava sempre che da un momento all ' altro sarebbe capitata qualche anima pietosa a dargli aiuto . Ma quando , aspetta aspetta , vide che non compariva nessuno , proprio nessuno , allora gli tornò in mente il suo povero babbo ... e balbettò quasi moribondo : - Oh babbo mio ! se tu fossi qui ! ... E non ebbe fiato per dir altro . Chiuse gli occhi , aprì la bocca , stirò le gambe e , dato un grande scrollone , rimase lì come intirizzito . La bella Bambina dai capelli turchini fa raccogliere il burattino : lo mette a letto , e chiama tre medici per sapere se sia vivo o morto . In quel mentre che il povero Pinocchio impiccato dagli assassini a un ramo della Quercia grande , pareva oramai più morto che vivo , la bella Bambina dai capelli turchini si affacciò daccapo alla finestra , e impietositasi alla vista di quell ' infelice che , sospeso per il collo , ballava il trescone alle ventate di tramontana , battè per tre volte le mani insieme , e fece tre piccoli colpi . A questo segnale si sentì un gran rumore di ali che volavano con foga precipitosa , e un grosso falco venne a posarsi sul davanzale della finestra . - Che cosa comandate , mia graziosa Fata ? - disse il Falco abbassando il becco in atto di reverenza ( perché bisogna sapere che la Bambina dai capelli turchini non era altro , in fin dei conti , che una buonissima Fata , che da più di mill ' anni abitava nelle vicinanze di quel bosco ) : - Vedi tu quel burattino attaccato penzoloni a un ramo della Quercia grande ? - Lo vedo . - Orbene : vola subito laggiù : rompi col tuo fortissimo becco il nodo che lo tiene sospeso in aria e posalo delicatamente sdraiato sull ' erba a piè della Quercia . Il Falco volò via e dopo due minuti tornò dicendo : - Quel che mi avete comandato , è fatto . - E come l ' hai trovato ? Vivo o morto ? - A vederlo , pareva morto , ma non dev ' essere ancora morto perbene , perché , appena gli ho sciolto il nodo scorsoio che lo stringeva intorno alla gola , ha lasciato andare un sospiro , balbettando a mezza voce : " Ora mi sento meglio ! " . Allora la Fata , battendo le mani insieme , fece due piccoli colpi , e apparve un magnifico Can - barbone , che camminava ritto sulle gambe di dietro , tale e quale come se fosse un uomo . Il Can - barbone era vestito da cocchiere in livrea di gala . Aveva in capo un nicchiettino a tre punte gallonato d ' oro , una parrucca bianca coi riccioli che gli scendevano giù per il collo , una giubba color di cioccolata coi bottoni di brillanti e con due grandi tasche per tenervi gli ossi che gli regalava a pranzo la padrona , un paio di calzoni corti di velluto cremisi , le calze di seta , gli scarpini scollati , e di dietro una specie di fodera da ombrelli , tutta di raso turchino , per mettervi dentro la coda , quando il tempo cominciava a piovere . - Su da bravo , Medoro ! - disse la Fata al Can - barbone ; - Fai subito attaccare la più bella carrozza della mia scuderia e prendi la via del bosco . Arrivato che sarai sotto la Quercia grande , troverai disteso sull ' erba un povero burattino mezzo morto . Raccoglilo con garbo , posalo pari pari su i cuscini della carrozza e portamelo qui . Hai capito ? Il Can - barbone , per fare intendere che aveva capito , dimenò tre o quattro volte la fodera di raso turchino , che aveva dietro , e partì come un barbero . Di lì a poco , si vide uscire dalla scuderia una bella carrozzina color dell ' aria , tutta imbottita di penne di canarino e foderata nell ' interno di panna montata e di crema coi savoiardi . La carrozzina era tirata da cento pariglie di topini bianchi , e il Can - barbone , seduto a cassetta , schioccava la frusta a destra e a sinistra , come un vetturino quand ' ha paura di aver fatto tardi . Non era ancora passato un quarto d ' ora , che la carrozzina tornò , e la Fata , che stava aspettando sull ' uscio di casa , prese in collo il povero burattino , e portatolo in una cameretta che aveva le pareti di madreperla , mandò subito a chiamare i medici più famosi del vicinato . E i medici arrivarono subito , uno dopo l ' altro : arrivò , cioè , un Corvo , una Civetta e un Grillo - parlante . - Vorrei sapere da lor signori , - disse la Fata , rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio , - vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia morto o vivo ! ... A quest ' invito , il Corvo , facendosi avanti per il primo , tastò il polso a Pinocchio : poi gli tastò il naso , poi il dito mignolo dei piedi : e quand ' ebbe tastato ben bene , pronunziò solennemente queste parole : - A mio credere il burattino è bell ' e morto : ma se per disgrazia non fosse morto , allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo ! - Mi dispiace , - disse la Civetta , - di dover contraddire il Corvo , mio illustre amico e collega : per me , invece , il burattino è sempre vivo ; ma se per disgrazia non fosse vivo , allora sarebbe segno che è morto davvero ! - E lei non dice nulla ? - domandò la Fata al Grillo - parlante . - Io dico che il medico prudente quando non sa quello che dice , la miglior cosa che possa fare , è quella di stare zitto . Del resto quel burattino lì non m ' è fisonomia nuova : io lo conosco da un pezzo ! ... Pinocchio , che fin allora era stato immobile come un vero pezzo di legno , ebbe una specie di fremito convulso , che fece scuotere tutto il letto . - Quel burattino lì , - seguitò a dire il Grillo - parlante , - è una birba matricolata ... Pinocchio aprì gli occhi e li richiuse subito . - è un monellaccio , uno svogliato , un vagabondo . Pinocchio si nascose la faccia sotto i lenzuoli . - Quel burattino lì è un figliuolo disubbidiente , che farà morire di crepacuore il suo povero babbo ! ... A questo punto si sentì nella camera un suono soffocato di pianti e di singhiozzi . Figuratevi come rimasero tutti , allorché sollevati un poco i lenzuoli , si accorsero che quello che piangeva e singhiozzava era Pinocchio . - Quando il morto piange , è segno che è in via di guarigione , - disse solennemente il Corvo . - Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega , - soggiunse la Civetta , - ma per me , quando il morto piange è segno che gli dispiace a morire . Pinocchio mangia lo zucchero , ma non vuol purgarsi : Però quando vede i becchini che vengono a portarlo via , allora si purga . Poi dice una bugia e per gastigo gli cresce il naso . Appena i tre medici furono usciti di camera , la Fata si accostò a Pinocchio e , dopo averlo toccato sulla fronte , si accorse che era travagliato da un febbrone da non si dire . Allora sciolse una certa polverina bianca in un mezzo bicchier d ' acqua , e porgendolo al burattino , gli disse amorosamente : - Bevila , e in pochi giorni sarai guarito . Pinocchio guardò il bicchiere , storse un po ' la bocca , e poi dimanda con voce di piagnisteo : - è dolce o amara ? - è amara , ma ti farà bene . - Se è amara , non la voglio . - Dà retta a me : bevila . - A me l ' amaro non mi piace . - Bevila : e quando l ' avrai bevuta , ti darò una pallina di zucchero , per rifarti la bocca . - Dov ' è la pallina di zucchero ? - Eccola qui , - disse la Fata , tirandola fuori da una zuccheriera d ' oro . - Prima voglio la pallina di zucchero , e poi beverò quell ' acquaccia amara ... - Me lo prometti ? - Sì ... La fata gli dette la pallina , e Pinocchio , dopo averla sgranocchiata e ingoiata in un attimo , disse leccandosi i labbri : - Bella cosa se anche lo zucchero fosse una medicina ! ... Mi purgherei tutti i giorni . - Ora mantieni la promessa e bevi queste poche gocciole d ' acqua , che ti renderanno la salute . Pinocchio prese di mala voglia il bicchiere in mano e vi ficcò dentro la punta del naso : poi se l ' accostò alla bocca : poi tornò a ficcarci la punta del naso : finalmente disse : - è troppo amara ! troppo amara ! Io non la posso bere . - Come fai a dirlo se non l ' hai nemmeno assaggiata ? - Me lo figuro ! L ' ho sentita all ' odore . Voglio prima un ' altra pallina di zucchero ... e poi la beverò ! ... Allora la Fata , con tutta la pazienza di una buona mamma , gli pose in bocca un altro po ' di zucchero ; e dopo gli presentò daccapo il bicchiere . - Così non la posso bere ! - disse il burattino , facendo mille smorfie . - Perché ? - Perché mi dà noia quel guanciale che ho laggiù sui piedi . La Fata gli levò il guanciale . - è inutile ! Nemmeno così la posso bere ... - Che cos ' altro ti dà noia ? - Mi dà noia l ' uscio di camera , che è mezzo aperto . La Fata andò e chiuse l ' uscio di camera . - Insomma , - gridò Pinocchio , dando in uno scoppio di pianto , - quest ' acquaccia amara , non la voglio bere , no , no , no ! ... - Ragazzo mio , te ne pentirai ... - Non me n ' importa ... - La tua malattia è grave ... - Non me n ' importa ... - La febbre ti porterà in poche ore all ' altro mondo ... - Non me n ' importa ... - Non hai paura della morte ? - Punto paura ! ... Piuttosto morire , che bevere quella medicina cattiva . A questo punto , la porta della camera si spalancò ed entrarono dentro quattro conigli neri come l ' inchiostro , che portavano sulle spalle una piccola bara da morto . - Che cosa volete da me ? - gridò Pinocchio , rizzandosi tutto impaurito a sedere sul letto . - Siamo venuti a prenderti , - rispose il coniglio più grosso . - A prendermi ? ... Ma io non sono ancora morto ! ... - Ancora no : ma ti restano pochi minuti di vita avendo tu ricusato di bevere la medicina , che ti avrebbe guarito dalla febbre ! ... - O Fata , o Fata mia , - cominciò allora a strillare il burattino , - datemi subito quel bicchiere . Spicciatevi , per carità , perché non voglio morire no ... non voglio morire ... E preso il bicchiere con tutt ' e due le mani , lo votò in un fiato . - Pazienza ! - dissero i conigli . - Per questa volta abbiamo fatto il viaggio a ufo . E tiratisi di nuovo la piccola bara sulle spalle , uscirono di camera bofonchiando e mormorando fra i denti . Fatto sta che di lì a pochi minuti , Pinocchio saltò giù dal letto , bell ' e guarito ; perché bisogna sapere che i burattini di legno hanno il privilegio di ammalarsi di rado e di guarire prestissimo . E la Fata , vedendolo correre e ruzzare per la camera , vispo e allegro come un gallettino di primo canto , gli disse : - Dunque la mia medicina t ' ha fatto bene davvero ? - Altro che bene ! Mi ha rimesso al mondo ! ... - E allora come mai ti sei fatto tanto pregare a beverla ? - Egli è che noi ragazzi siamo tutti così ! Abbiamo più paura delle medicine che del male . - Vergogna ! I ragazzi dovrebbero sapere che un buon medicamento preso a tempo può salvarli da una grave malattia e fors ' anche dalla morte ... - Oh ! ma un ' altra volta non mi farò tanto pregare ! Mi rammenterò di quei conigli neri , colla bara sulle spalle ... e allora piglierò subito il bicchiere in mano , e giù ! ... - Ora vieni un po ' qui da me e raccontami come andò che ti trovasti fra le mani degli assassini . - Gli andò che il burattinaio Mangiafoco mi dette alcune monete d ' oro , e mi disse : " Tò , portale al tuo babbo ! " e io , invece , per la strada trovai una Volpe e un Gatto , due persone molto per bene , che mi dissero : " Vuoi che codeste monete diventino mille e duemila ? Vieni con noi , e ti condurremo al Campo dei Miracoli " . E io dissi : " Andiamo " ; e loro dissero : " Fermiamoci qui all ' osteria del Gambero Rosso e dopo la mezzanotte ripartiremo " . Ed io , quando mi svegliai , loro non c ' erano più , perché erano partiti . Allora io cominciai a camminare di notte , che era un buio che pareva impossibile , per cui trovai per la strada due assassini dentro due sacchi da carbone , che mi dissero : " Metti fuori i quattrini " ; e io dissi : " Non ce n ' ho " ; perché le quattro monete d ' oro me l ' ero nascoste in bocca , e uno degli assassini si provò a mettermi le mani in bocca , e io con un morso gli staccai la mano e poi la sputai , ma invece di una mano sputai uno zampetto di gatto . E gli assassini a corrermi dietro e , io corri che ti corro , finché mi raggiunsero , e mi legarono per il collo a un albero di questo bosco , col dire : " Domani torneremo qui , e allora sarai morto e colla bocca aperta , e così ti porteremo via le monete d ' oro che hai nascoste sotto la lingua " . - E ora le quattro monete dove le hai messe ? - gli domandò la Fata . - Le ho perdute ! - rispose Pinocchio ; ma disse una bugia , perché invece le aveva in tasca . Appena detta la bugia , il suo naso , che era già lungo , gli crebbe subito due dita di più . - E dove le hai perdute ? - Nel bosco qui vicino . A questa seconda bugia il naso seguitò a crescere . - Se le hai perdute nel bosco vicino , - disse la Fata , - le cercheremo e le ritroveremo : perché tutto quello che si perde nel vicino bosco , si ritrova sempre . - Ah ! ora che mi rammento bene , - replicò il burattino , imbrogliandosi , - le quattro monete non le ho perdute , ma senza avvedermene le ho inghiottite mentre bevevo la vostra medicina . A questa terza bugia , il naso gli si allungò in un modo così straordinario , che il povero Pinocchio non poteva più girarsi da nessuna parte . Se si voltava di qui batteva il naso nel letto o nei vetri della finestra , se si voltava di là , lo batteva nelle pareti o nella porta di camera , se alzava un po ' di più il capo , correva il rischio di ficcarlo in un occhio alla Fata . E la Fata lo guardava e rideva . - Perché ridete ? - gli domandò il burattino , tutto confuso e impensierito di quel suo naso che cresceva a occhiate . - Rido della bugia che hai detto . - Come mai sapete che ho detto una bugia ? - Le bugie , ragazzo mio , si riconoscono subito ! perché ve ne sono di due specie : vi sono le bugie che hanno le gambe corte , e le bugie che hanno il naso lungo : la tua per l ' appunto è di quelle che hanno il naso lungo . Pinocchio , non sapendo più dove nascondersi per la vergogna , si provò a fuggire di camera ; ma non gli riuscì . Il suo naso era cresciuto tanto , che non passava più dalla porta . Pinocchio ritrova la Volpe e il Gatto , e va con loro a seminare le quattro monete nel Campo dè Miracoli . Come potete immaginarvelo , la Fata lasciò che il burattino piangesse e urlasse una buona mezz ' ora , a motivo di quel suo naso che non passava più dalla porta di camera ; e lo fece per dargli una severa lezione perché si correggesse dal brutto vizio di dire le bugie , il più brutto vizio che possa avere un ragazzo . Ma quando lo vide trasfigurato e cogli occhi fuori della testa dalla gran disperazione , allora , mossa a pietà , battè le mani insieme , e a quel segnale entrarono in camera dalla finestra un migliaio di grossi uccelli chiamati Picchi , i quali , posatisi tutti sul naso di Pinocchio , cominciarono a beccarglielo tanto e poi tanto , che in pochi minuti quel naso enorme e spropositato si trovò ridotto alla sua grandezza naturale . - Quanto siete buona , Fata mia , - disse il burattino , asciugandosi gli occhi , - e quanto bene vi voglio ! - Ti voglio bene anch ' io , - rispose la Fata , - e se tu vuoi rimanere con me , tu sarai il mio fratellino e io la tua buona sorellina ... - Io resterei volentieri ... ma il mio povero babbo ? - Ho pensato a tutto . Il tuo babbo è stato digià avvertito : e prima che faccia notte , sarà qui . - Davvero ? ... - gridò Pinocchio , saltando dall ' allegrezza . - Allora , Fatina mia , se vi contentate , vorrei andargli incontro ! Non vedo l ' ora di poter dare un bacio a quel povero vecchio , che ha sofferto tanto per me ! - Vai pure , ma bada di non ti sperdere . Prendi la via del bosco , e sono sicurissima che lo incontrerai . Pinocchio partì : e appena entrato nel bosco , cominciò a correre come un capriolo . Ma quando fu arrivato a un certo punto , quasi in faccia alla Quercia grande , si fermò , perché gli parve di aver sentito gente fra mezzo alle frasche . Difatti vide apparire sulla strada , indovinate chi ? ... la Volpe e il Gatto , ossia i due compagni di viaggio , coi quali aveva cenato all ' osteria del Gambero Rosso . - Ecco il nostro caro Pinocchio ! - gridò la Volpe , abbracciandolo e baciandolo . - Come mai sei qui ? - Come mai sei qui ? - ripetè il Gatto . - è una storia lunga , - disse il burattino , - e ve la racconterò a comodo . Sappiate però che l ' altra notte , quando mi avete lasciato solo nell ' osteria , ho trovato gli assassini per la strada ... - Gli assassini ? ... O povero amico ! E che cosa volevano ? - Mi volevano rubare le monete d ' oro . - Infami ! ... - disse la Volpe . - Infamissimi ! - ripetè il Gatto . - Ma io cominciai a scappare , - continuò a dire il burattino , - e loro sempre dietro : finché mi raggiunsero e m ' impiccarono a un ramo di quella quercia . E Pinocchio accennò la Quercia grande , che era lì a due passi . - Si può sentir di peggio ? - disse la Volpe . - In che mondo siamo condannati a vivere ? Dove troveremo un rifugio sicuro noi altri galantuomini ? ... Nel tempo che parlavano così , Pinocchio si accorse che il Gatto era zoppo dalla gamba destra davanti , perché gli mancava in fondo tutto lo zampetto cogli unghioli : per cui gli domandò : - Che cosa hai fatto del tuo zampetto ? Il Gatto voleva rispondere qualche cosa , ma s ' imbrogliò . Allora la Volpe disse subito : - Il mio amico è troppo modesto , - e per questo non risponde . Risponderò io per lui . Sappi dunque che un ' ora fa abbiamo incontrato sulla strada un vecchio lupo , quasi svenuto dalla fame , che ci ha chiesto un po ' d ' elemosina . Non avendo noi da dargli nemmeno una lisca di pesce , che cosa ha fatto l ' amico mio , che ha davvero un cuore di Cesare ? ... Si è staccato coi denti uno zampetto delle sue gambe davanti e l ' ha gettato a quella povera bestia , perché potesse sdigiunarsi . E la Volpe nel dir così , si asciugò una lacrima . Pinocchio , commosso anche lui , si avvicinò al Gatto , sussurrandogli negli orecchi : - Se tutti i gatti ti somigliassero , fortunati i topi ! ... - E ora che cosa fai in questi luoghi ? - domandò la Volpe al burattino . - Aspetto il mio babbo , che deve arrivare qui di momento in momento . - E le tue monete d ' oro ? - Le ho sempre in tasca , meno una che la spesi all ' osteria del Gambero Rosso . - E pensare che , invece di quattro monete , potrebbero diventare domani mille e duemila ! Perché non dai retta al mio consiglio ? Perché non vai a seminarle nel Campo dei miracoli ? - Oggi è impossibile : vi anderò un altro giorno . - Un altro giorno sarà tardi , - disse la Volpe . - Perché ? - Perché quel campo è stato comprato da un gran signore e da domani in là non sarà più permesso a nessuno di seminarvi i denari . - Quant ' è distante di qui il Campo dei miracoli ? - Due chilometri appena . Vuoi venire con noi ? Fra mezz ' ora sei là : semini subito le quattro monete : dopo pochi minuti ne raccogli duemila e stasera ritorni qui colle tasche piene . Vuoi venire con noi ? Pinocchio esitò un poco a rispondere , perché gli tornò in mente la buona Fata , il vecchio Geppetto e gli avvertimenti del Grillo - parlante ; ma poi finì col fare come fanno tutti i ragazzi senza un fil di giudizio e senza cuore ; finì , cioè , col dare una scrollatina di capo , e disse alla Volpe e al Gatto : - Andiamo pure : io vengo con voi . E partirono . Dopo aver camminato una mezza giornata arrivarono a una città che aveva nome " Acchiappa - citrulli " . Appena entrato in città , Pinocchio vide tutte le strade popolate di cani spelacchiati , che sbadigliavano dall ' appetito , di pecore tosate che tremavano dal freddo , di galline rimaste senza cresta e senza bargigli , che chiedevano l ' elemosina d ' un chicco di granturco , di grosse farfalle , che non potevano più volare , perché avevano venduto le loro bellissime ali colorite , di pavoni tutti scodati , che si vergognavano a farsi vedere , e di fagiani che zampettavano cheti cheti , rimpiangendo le loro scintillanti penne d ' oro e d ' argento , oramai perdute per sempre . In mezzo a questa folla di accattoni e di poveri vergognosi passavano di tanto in tanto alcune carrozze signorili con dentro o qualche volpe , o qualche gazza ladra o qualche uccellaccio di rapina . - E il Campo dei miracoli dov ' è ? - domandò Pinocchio . - è qui a due passi . Detto fatto traversarono la città e , usciti fuori dalle mura , si fermarono in un campo solitario che , su per giù , somigliava a tutti gli altri campi . - Eccoci giunti , - disse la Volpe al burattino . - Ora chinati giù a terra , scava con le mani una piccola buca nel campo e mettici dentro le monete d ' oro . Pinocchio ubbidì . Scavò la buca , ci pose le quattro monete d ' oro che gli erano rimaste : e dopo ricoprì la buca con un po ' di terra . - Ora poi , - disse la Volpe , - vai alla gora qui vicina , prendi una secchia d ' acqua e annaffia il terreno dove hai seminato . Pinocchio andò alla gora , e perché non aveva lì per lì una secchia , si levò di piedi una ciabatta e , riempitala d ' acqua , annaffiò la terra che copriva la buca . Poi domandò : - C ' è altro da fare ? - Nient ' altro , - rispose la Volpe . - Ora possiamo andar via . Tu poi ritorna qui fra una ventina di minuti e troverai l ' arboscello già spuntato dal suolo e coi rami tutti carichi di monete . Il povero burattino , fuori di sé dalla contentezza , ringraziò mille volte la Volpe e il Gatto , e promise loro un bellissimo regalo . - Noi non vogliamo regali , - risposero quei due malanni . - A noi ci basta di averti insegnato il modo di arricchire senza durar fatica , e siamo contenti come pasque . Ciò detto salutarono Pinocchio , e augurandogli una buona raccolta , se ne andarono per i fatti loro . Pinocchio è derubato delle sue monete d ' oro e , per gastigo , si busca quattro mesi di prigione . Il burattino , ritornato in città , cominciò a contare i minuti a uno a uno ; e , quando gli parve che fosse l ' ora , riprese subito la strada che menava al Campo dei miracoli . E mentre camminava con passo frettoloso , il cuore gli batteva forte e gli faceva tic , tac , tic , tac , come un orologio da sala , quando corre davvero . E intanto pensava dentro di sé : - E se invece di mille monete , ne trovassi su i rami dell ' albero duemila ? ... E se invece di duemila , ne trovassi cinquemila ? ... E se invece di cinquemila ne trovassi centomila ? Oh che bel signore , allora , che diventerei ! ... Vorrei avere un bel palazzo , mille cavallini di legno e mille scuderie , per potermi baloccare , una cantina di rosoli e di alchermes , e una libreria tutta piena di canditi , di torte , di panettoni , di mandorlati e di cialdoni colla panna . Così fantasticando , giunse in vicinanza del campo , e lì si fermò a guardare se per caso avesse potuto scorgere qualche albero coi rami carichi di monete : ma non vide nulla . Fece altri cento passi in avanti , e nulla : entrò sul campo ... andò proprio su quella piccola buca , dove aveva sotterrato i suoi zecchini , e nulla . Allora diventò pensieroso e , dimenticando le regole del Galateo e della buona creanza , tirò fuori una mano di tasca e si dette una lunghissima grattatina di capo . In quel mentre sentì fischiare negli orecchi una gran risata : e voltatosi in su , vide sopra un albero un grosso pappagallo che si spollinava le poche penne che aveva addosso . - Perché ridi ? - gli domandò Pinocchio con voce di bizza . - Rido , perché nello spollinarmi mi son fatto il solletico sotto le ali . Il burattino non rispose . Andò alla gora e riempita d ' acqua la solita ciabatta , si pose nuovamente ad annaffiare la terra che ricuopriva le monete d ' oro . Quand ' ecco che un ' altra risata , anche più impertinente della prima , si fece sentire nella solitudine silenziosa di quel campo . - Insomma , - gridò Pinocchio , arrabbiandosi , - si può sapere , Pappagallo mal educato , di che cosa ridi ? - Rido di quei barbagianni , che credono a tutte le scioccherie e che si lasciano trappolare da chi è più furbo di loro . - Parli forse di me ? - Sì , parlo di te , povero Pinocchio , di te che sei così dolce di sale , da credere che i denari si possano seminare e raccogliere nei campi , come si seminano i fagioli e le zucche . Anch ' io l ' ho creduto una volta , e oggi ne porto le pene . Oggi ( ma troppo tardi ! ) mi son dovuto persuadere che per mettere insieme onestamente pochi soldi , bisogna saperseli guadagnare o col lavoro delle proprie mani o coll ' ingegno della propria testa . - Non ti capisco , - disse il burattino , che già cominciava a tremare dalla paura . - Pazienza ! Mi spiegherò meglio , - soggiunse il Pappagallo . - Sappi dunque che , mentre tu eri in città , la Volpe e il Gatto sono tornati in questo campo : hanno preso le monete d ' oro sotterrate , e poi sono fuggiti come il vento . E ora chi li raggiunge , è bravo ! Pinocchio restò a bocca aperta , e non volendo credere alle parole del Pappagallo , cominciò colle mani e colle unghie a scavare il terreno che aveva annaffiato . E scava , scava , scava , fece una buca così profonda , che ci sarebbe entrato per ritto un pagliaio : ma le monete non ci erano più . Allora , preso dalla disperazione , tornò di corsa in città e andò difilato in tribunale , per denunziare al giudice i due malandrini , che lo avevano derubato . Il giudice era uno scimmione della razza dei Gorilla : un vecchio scimmione rispettabile per la sua grave età , per la sua barba bianca e specialmente per i suoi occhiali d ' oro , senza vetri , che era costretto a portare continuamente , a motivo di una flussione d ' occhi , che lo tormentava da parecchi anni . Pinocchio , alla presenza del giudice , raccontò per filo e per segno l ' iniqua frode , di cui era stato vittima ; dette il nome , il cognome e i connotati dei malandrini , e finì col chiedere giustizia . Il giudice lo ascoltò con molta benignità : prese vivissima arte al racconto : s ' intenerì , si commosse : e quando il burattino non ebbe più nulla da dire , allungò la mano e suonò il campanello . A quella scampanellata comparvero subito due can mastini vestiti da giandarmi . Allora il giudice , accennando Pinocchio ai giandarmi , disse loro : - Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d ' oro : pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione . Il burattino , sentendosi dare questa sentenza fra capo e collo , rimase di princisbecco e voleva protestare : ma i giandarmi , a scanso di perditempi inutili , gli tapparono la bocca e lo condussero in gattabuia . E lì v ' ebbe a rimanere quattro mesi : quattro lunghissimi mesi : e vi sarebbe rimasto anche di più , se non si fosse dato un caso fortunatissimo . Perché bisogna sapere che il giovane Imperatore che regnava nella città di Acchiappa - citrulli , avendo riportato una gran vittoria contro i suoi nemici , ordinò grandi feste pubbliche , luminarie , fuochi artificiali , corse di barberi e velocipedi , e in segno di maggiore esultanza , volle che fossero aperte le carceri e mandati fuori tutti i malandrini . - Se escono di prigione gli altri , voglio uscire anch ' io , - disse Pinocchio al carceriere . - Voi no , - rispose il carceriere , - perché voi non siete del bel numero ... - Domando scusa , - replicò Pinocchio , - sono un malandrino anch ' io . - In questo caso avete mille ragioni , - disse il carceriere ; e levandosi il berretto rispettosamente e salutandolo , gli aprì le porte della prigione e lo lasciò scappare . Liberato dalla prigione , si avvia per tornare a casa della Fata ; ma lungo la strada trova un serpente orribile , e poi rimane preso alla tagliuola . Figuratevi l ' allegrezza di Pinocchio , quando si sentì libero . Senza stare a dire che è e che non è , uscì subito fuori della città e riprese la strada che doveva ricondurlo alla Casina della Fata . A motivo del tempo piovigginoso , la strada era diventata tutta un pantano e ci si andava fino a mezza gamba . Ma il burattino non se ne dava per inteso . Tormentato dalla passione di rivedere il suo babbo e la sua sorellina dai capelli turchini , correva a salti come un cane levriero , e nel correre le pillacchere gli schizzavano fin sopra il berretto . Intanto andava dicendo fra sé e sé : - Quante disgrazie mi sono accadute ... E me le merito ! perché io sono un burattino testardo e piccoso ... e voglio far sempre tutte le cose a modo mio , senza dar retta a quelli che mi voglion bene e che hanno mille volte più giudizio di me ! ... Ma da questa volta in là , faccio proponimento di cambiar vita e di diventare un ragazzo ammodo e ubbidiente ... Tanto ormai ho bell ' e visto che i ragazzi , a essere disubbidienti , ci scapitano sempre e non ne infilano mai una per il sù verso . E il mio babbo mi avrà aspettato ? ... Ce lo troverò a casa della Fata ? è tanto tempo , pover ' uomo , che non lo vedo più , che mi struggo di fargli mille carezze e di finirlo dai baci ! E la Fata mi perdonerà la brutta azione che le ho fatto ? ... E pensare che ho ricevuto da lei tante attenzioni e tante cure amorose ... e pensare che se oggi son sempre vivo , lo debbo a lei ! Ma si può dare un ragazzo più ingrato e più senza cuore di me ? ... Nel tempo che diceva così , si fermò tutt ' a un tratto spaventato e fece quattro passi indietro . Che cosa aveva veduto ? ... Aveva veduto un grosso Serpente , disteso attraverso alla strada , che aveva la pelle verde , gli occhi di fuoco e la coda appuntuta , che gli fumava come una cappa di camino . Impossibile immaginarsi la paura del burattino : il quale , allontanatosi più di mezzo chilometro , si mise a sedere sopra un monticello di sassi , aspettando che il Serpente se ne andasse una buona volta per i fatti suoi e lasciasse libero il passo della strada . Aspettò un ' ora ; due ore ; tre ore ; ma il Serpente era sempre là , e , anche di lontano , si vedeva il rosseggiare dè suoi occhi di fuoco e la colonna di fumo che gli usciva dalla punta della coda . Allora Pinocchio , figurandosi di aver coraggio , si avvicinò a pochi passi di distanza , e facendo una vocina dolce , insinuante e sottile , disse al Serpente : - Scusi , signor Serpente , che mi farebbe il piacere di tirarsi un pochino da una parte , tanto da lasciarmi passare ? Fu lo stesso che dire al muro . Nessuno si mosse . Allora riprese colla solita vocina : - Deve sapere , signor Serpente , che io vado a casa , dove c ' è il mio babbo che mi aspetta e che è tanto tempo che non lo vedo più ! ... Si contenta dunque che io seguiti per la mia strada ? Aspettò un segno di risposta a quella dimanda : ma la risposta non venne : anzi il Serpente , che fin allora pareva arzillo e pieno di vita , diventò immobile e quasi irrigidito . Gli occhi gli si chiusero e la coda gli smesse di fumare . - Che sia morto davvero ? ... - disse Pinocchio , dandosi una fregatina di mani dalla gran contentezza : e senza mettere tempo in mezzo , fece l ' atto di scavalcarlo , per passare dall ' altra parte della strada . Ma non aveva ancora finito di alzare la gamba , che il Serpente si rizzò all ' improvviso , come una molla scattata : e il burattino , nel tirarsi indietro , spaventato , inciampò e cadde per terra . E per l ' appunto cadde così male , che restò col capo conficcato nel fango della strada e con le gambe ritte su in aria . Alla vista di quel burattino , che sgambettava a capofitto con una velocità incredibile il Serpente fu preso da una tal convulsione di risa , che ridi , ridi , ridi , alla fine , dallo sforzo del troppo ridere , gli si strappò una vena sul petto : e quella volta morì davvero . Allora Pinocchio ricominciò a correre per arrivare a casa della Fata prima che si facesse buio . Ma lungo la strada non potendo più reggere ai morsi terribili della fame , saltò in un campo coll ' intenzione di cogliere poche ciocche d ' uva moscadella . Non l ' avesse mai fatto ! Appena giunto sotto la vite , crac ... sentì stringersi le gambe da due ferri taglienti , che gli fecero vedere quante stelle c ' erano in cielo . Il povero burattino era rimasto preso da una tagliuola appostata là da alcuni contadini per beccarvi alcune grosse faine , che erano il flagello di tutti i pollai del vicinato . Pinocchio è preso da un contadino , il quale lo costringe a far da can da guardia a un pollaio . Pinocchio , come potete figurarvelo , si dette a piangere , a strillare , a raccomandarsi : ma erano pianti e grida inutili , perché lì all ' intorno non si vedevano case , e dalla strada non passava anima viva . Intanto si fece notte . Un po ' per lo spasimo della tagliuola , che gli segava gli stinchi , e un po ' per la paura di trovarsi solo e al buio in mezzo a quei campi , il burattino principiava quasi a svenirsi ; quando a un tratto vedendosi passare una Lucciola di sul capo , la chiamò e le disse : - O Lucciolina , mi faresti la carità di liberarmi da questo supplizio ? ... - Povero figliuolo ! - replicò la Lucciola , fermandosi impietosita a guardarlo . - Come mai sei rimasto colle gambe attanagliate fra codesti ferri arrotati ? - Sono entrato nel campo per cogliere due grappoli di quest ' uva moscadella , e ... - Ma l ' uva era tua ? - No ... - E allora chi t ' ha insegnato a portar via la roba degli altri ? ... - Avevo fame ... - La fame , ragazzo mio , non è una buona ragione per potere appropriarsi la roba che non è nostra ... - è vero , è vero ! - gridò Pinocchio piangendo , - ma un ' altra volta non lo farò più . A questo punto il dialogo fu interrotto da un piccolissimo rumore di passi , che si avvicinavano . Era il padrone del campo che veniva in punta di piedi a vedere se qualcuna di quelle faine , che mangiavano di nottetempo i polli , fosse rimasta al trabocchetto della tagliuola . E la sua maraviglia fu grandissima quando , tirata fuori la lanterna di sotto il pastrano , s ' accorse che , invece di una faina , c ' era rimasto preso un ragazzo . - Ah , ladracchiolo ! - disse il contadino incollerito , - dunque sei tu che mi porti via le galline ? - Io no , io no ! - gridò Pinocchio , singhiozzando . - Io sono entrato nel campo per prendere soltanto due grappoli d ' uva ! ... - Chi ruba l ' uva è capacissimo di rubare anche i polli . Lascia fare a me , che ti darò una lezione da ricordartene per un pezzo . E aperta la tagliuola , afferrò il burattino per la collottola e lo portò di peso fino a casa , come si porterebbe un agnellino di latte . Arrivato che fu sull ' aia dinanzi alla casa , lo scaraventò in terra : e tenendogli un piede sul collo , gli disse : - Oramai è tardi e voglio andare a letto . I nostri conti li aggiusteremo domani . Intanto , siccome oggi mi è morto il cane che mi faceva la guardia di notte , tu prenderai subito il suo posto . Tu mi farai da cane di guardia . Detto fatto , gl ' infilò al collo un grosso collare tutto coperto di spunzoni di ottone , e glielo strinse in modo da non poterselo levare passandoci la testa dentro . Al collare c ' era attaccata una lunga catenella di ferro : e la catenella era fissata nel muro . - Se questa notte , - disse il contadino , - cominciasse a piovere , tu puoi andare a cuccia in quel casotto di legno , dove c ' è sempre la paglia che ha servito di letto per quattr ' anni al mio povero cane . E se per disgrazia venissero i ladri , ricordati di stare a orecchi ritti e di abbaiare . Dopo quest ' ultimo avvertimento , il contadino entrò in casa chiudendo la porta con tanto di catenaccio : e il povero Pinocchio rimase accovacciato sull ' aia , più morto che vivo , a motivo del freddo , della fame e della paura . E di tanto in tanto , cacciandosi rabbiosamente le mani dentro al collare , che gli serrava la gola , diceva piangendo : - Mi sta bene ! ... Pur troppo mi sta bene ! Ho voluto fare lo svogliato , il vagabondo ... ho voluto dar retta ai cattivi compagni , e per questo la sfortuna mi perseguita sempre . Se fossi stato un ragazzino per bene , come ce n ' è tanti , se avessi avuto voglia di studiare e di lavorare , se fossi rimasto in casa col mio povero babbo , a quest ' ora non mi troverei qui , in mezzo ai campi , a fare il cane di guardia alla casa d ' un contadino . Oh , se potessi rinascere un ' altra volta ! ... Ma oramai è tardi , e ci vuol pazienza ! Fatto questo piccolo sfogo , che gli venne proprio dal cuore , entrò dentro il casotto e si addormentò . Pinocchio scuopre i ladri e , in ricompensa di essere stato fedele , vien posto in libertà . Ed era già più di due ore che dormiva saporitamente ; quando verso la mezzanotte fu svegliato da un bisbiglio e da un pissi - pissi di vocine strane , che gli parve di sentire nell ' aia . Messa fuori la punta del naso dalla buca del casotto , vide riunite a consiglio quattro bestiuole di pelame scuro , che parevano gatti . Ma non erano gatti : erano faine , animaletti carnivori , ghiottissimi specialmente di uova e di pollastrine giovani . Una di queste faine , staccandosi dalle sue compagne , andò alla buca del casotto e disse sottovoce : - Buona sera , Melampo . - Io non mi chiamo Melampo , - rispose il burattino . - O dunque chi sei ? - Io sono Pinocchio . - E che cosa fai costì ? - Faccio il cane di guardia . - O Melampo dov ' è ? dov ' è il vecchio cane , che stava in questo casotto ? - è morto questa mattina . - Morto ? Povera bestia ! Era tanto buono ! ... Ma giudicandoti alla fisonomia , anche te mi sembri un cane di garbo . - Domando scusa , io non sono un cane ! ... - O chi sei ? - Io sono un burattino . - E fai da cane di guardia ? - Purtroppo : per mia punizione ! ... - Ebbene , io ti propongo gli stessi patti , che avevo col defunto Melampo : e sarai contento . - E questi patti sarebbero ? - Noi verremo una volta la settimana , come per il passato , a visitare di notte questo pollaio , e porteremo via otto galline . Di queste galline , sette le mangeremo noi , e una la daremo a te , a condizione , s ' intende bene , che tu faccia finta di dormire e non ti venga mai l ' estro di abbaiare e di svegliare il contadino . - E Melampo faceva proprio così ? - domandò Pinocchio . - Faceva così , e fra noi e lui siamo andati sempre d ' accordo . Dormi dunque tranquillamente , e stai sicuro che prima di partire di qui , ti lasceremo sul casotto una gallina bell ' e pelata , per la colazione di domani . Ci siamo intesi bene ? - Anche troppo bene ! ... - rispose Pinocchio : e tentennò il capo in un certo modo minaccioso , come se avesse voluto dire : " Fra poco ci riparleremo ! " . Quando le quattro faine si credettero sicure del fatto loro , andarono difilato al pollaio , che rimaneva appunto vicinissimo al casotto del cane , e aperta a furia di denti e di unghioli la porticina di legno , che ne chiudeva l ' entratina , vi sgusciarono dentro , una dopo l ' altra . Ma non erano ancora finite d ' entrare , che sentirono la porticina richiudersi con grandissima violenza . Quello che l ' aveva richiusa era Pinocchio ; il quale , non contento di averla richiusa , vi posò davanti per maggior sicurezza una grossa pietra , a guisa di puntello . E poi cominciò ad abbaiare : e , abbaiando proprio come se fosse un cane di guardia , faceva colla voce bu - bu - bu - bu . A quell ' abbaiata , il contadino saltò dal letto e , preso ii fucile e affacciatosi alla finestra , domandò : - Che c ' è di nuovo ? - Ci sono i ladri ! - rispose Pinocchio . - Dove sono ? - Nel pollaio . - Ora scendo subito . E infatti , in men che non si dice amen , il contadino scese : entrò di corsa nel pollaio e , dopo avere acchiappate e rinchiuse in un sacco le quattro faine , disse loro con accento di vera contentezza : - Alla fine siete cascate nelle mie mani ! Potrei punirvi , ma sì vil non sono ! Mi contenterò , invece , di portarvi domani all ' oste del vicino paese , il quale vi spellerà e vi cucinerà a uso lepre dolce e forte . E ' un onore che non vi meritate , ma gli uomini generosi come me non badano a queste piccolezze ! ... Quindi , avvicinatosi a Pinocchio , cominciò a fargli molte carezze , e , fra le altre cose , gli domandò : - Com ' hai fatto a scuoprire il complotto di queste quattro ladroncelle ? E dire che Melampo , il mio fido Melampo , non s ' era mai accorto di nulla ... Il burattino , allora , avrebbe potuto raccontare quel che sapeva : avrebbe potuto , cioè , raccontare i patti vergognosi che passavano fra il cane e le faine : ma ricordatosi che il cane era morto , pensò subito dentro di sé : - A che serve accusare i morti ? ... I morti son morti , e la miglior cosa che si possa fare è quella di lasciarli in pace ! ... - All ' arrivo delle faine sull ' aia , eri sveglio o dormivi ? - continuò a chiedergli il contadino . - Dormivo , - rispose Pinocchio , - ma le faine mi hanno svegliato coi loro chiacchiericci , e una è venuta fin qui al casotto per dirmi : " Se prometti di non abbaiare e di non svegliare il padrone , noi ti regaleremo una pollastra bell ' e pelata !..." . Capite , eh ? Avere la sfacciataggine di fare a me una simile proposta ! Perché bisogna sapere che io sono un burattino , che avrò tutti i difetti di questo mondo : ma non avrò mai quello di star di balla e di reggere il sacco alla gente disonesta ! - Bravo ragazzo ! - gridò il contadino , battendogli sur una spalla . - Cotesti sentimenti ti fanno onore : e per provarti la mia grande soddisfazione , ti lascio libero fin d ' ora di tornare a casa . E gli levò il collare da cane . Pinocchio piange la morte della bella Bambina dai capelli turchini : poi trova un Colombo che lo porta sulla riva del mare , e lì si getta nell ' acqua per andare in aiuto del suo babbo Geppetto . Appena Pinocchio non sentì più il peso durissimo e umiliante di quel collare intorno al collo , si pose a scappare attraverso i campi , e non si fermò un solo minuto , finché non ebbe raggiunta la strada maestra , che doveva ricondurlo alla Casina della Fata . Arrivato sulla strada maestra , si voltò in giù a guardare nella sottoposta pianura , e vide benissimo a occhio nudo il bosco , dove disgraziatamente aveva incontrato la Volpe e il Gatto : vide , fra mezzo agli alberi , inalzarsi la cima di quella Quercia grande , alla quale era stato appeso ciondoloni per il collo : ma guarda di qua , guarda di là , non gli fu possibile di vedere la piccola casa della bella Bambina dai capelli turchini . Allora ebbe una specie di tristo presentimento e datosi a correre con quanta forza gli rimaneva nelle gambe , si trovò in pochi minuti sul prato , dove sorgeva una volta la Casina bianca . Ma la Casina bianca non c ' era più . C ' era , invece , una piccola pietra di marmo sulla quale si leggevano in carattere stampatello queste dolorose parole : QUI GIACE LA BAMBINA DAI CAPELLI TURCHINI MORTA DI DOLORE PER ESSERE STATA ABBANDONATA DAL SUO FRATELLINO PINOCCHIO Come rimanesse il burattino , quand ' ebbe compitate alla peggio quelle parole , lo lascio pensare a voi . Cadde bocconi a terra e coprendo di mille baci quel marmo mortuario , dette in un grande scoppio di pianto . Pianse tutta la notte , e la mattina dopo , sul far del giorno , piangeva sempre , sebbene negli occhi non avesse più lacrime : e le sue grida e i suoi lamenti erano così strazianti e acuti , che tutte le colline all ' intorno ne ripetevano l ' eco . E piangendo diceva : - O Fatina mia , perché sei morta ? ... perché , invece di te , non sono morto io , che sono tanto cattivo , mentre tu eri tanto buona ? ... E il mio babbo , dove sarà ? O Fatina mia , dimmi dove posso trovarlo , che voglio stare sempre con lui , e non lasciarlo più ! più ! più ! ... O Fatina mia , dimmi che non è vero che sei morta ! ... Se davvero mi vuoi bene ... se vuoi bene al tuo fratellino , rivivisci ... ritorna viva come prima ! ... Non ti dispiace a vedermi solo e abbandonato da tutti ? Se arrivano gli assassini . mi attaccheranno daccapo al ramo dell ' albero ... e allora morirò per sempre . Che vuoi che faccia qui , solo in questo mondo ? Ora che ho perduto te e il mio babbo , chi mi darà da mangiare ? Dove anderò a dormire la notte ? Chi mi farà la giacchettina nuova ? Oh ! sarebbe meglio , cento volte meglio , che morissi anch ' io ! Sì , voglio morire ! ... ih ! ih ! ih ! ... E mentre si disperava a questo modo , fece l ' atto di volersi strappare i capelli : ma i suoi capelli , essendo di legno , non poté nemmeno levarsi il gusto di ficcarci dentro le dita . Intanto passò su per aria un grosso Colombo , il quale soffermatosi , a ali distese , gli gridò da una grande altezza : - Dimmi , bambino , che cosa fai costaggiù ? - Non lo vedi ? piango ! - disse Pinocchio alzando il capo verso quella voce e strofinandosi gli occhi colla manica della giacchetta . - Dimmi , - soggiunse allora il Colombo - non conosci per caso fra i tuoi compagni , un burattino , che ha nome Pinocchio ? - Pinocchio ? ... Hai detto Pinocchio ? - ripetè il burattino saltando subito in piedi . - Pinocchio sono io ! Il Colombo , a questa risposta , si calò velocemente e venne a posarsi a terra . Era più grosso di un tacchino . - Conoscerai dunque anche Geppetto ? - domandò al burattino . - Se lo conosco ? E ' il mio povero babbo ! Ti ha forse parlato di me ? Mi conduci da lui ? Ma è sempre vivo ? Rispondimi per carità : è sempre vivo ? - L ' ho lasciato tre giorni fa sulla spiaggia del mare . - Che cosa faceva ? - Si fabbricava da sé una piccola barchetta per traversare l ' Oceano . Quel pover ' uomo sono più di quattro mesi che gira per il mondo in cerca di te : e non avendoti potuto trovare , ora si è messo in capo di cercarti nei paesi lontani del nuovo mondo . - Quanto c ' è di qui alla spiaggia ? - domandò Pinocchio con ansia affannosa . - Più di mille chilometri . - Mille chilometri ? O Colombo mio , che bella cosa potessi avere le tue ali ! ... - Se vuoi venire , ti ci porto io . - Come ? - A cavallo sulla mia groppa . Sei peso di molto ? ... - Peso ? tutt ' altro ! Son leggiero come una foglia . E lì , senza stare a dir altro , Pinocchio saltò sulla groppa al Colombo e messa una gamba di qua e l ' altra di là , come fanno i cavallerizzi , gridò tutto contento : - Galoppa , galoppa , cavallino , ché mi preme di arrivar presto ! ... Il Colombo prese l ' aire e in pochi minuti arrivò col volo tanto in alto , che toccava quasi le nuvole . Giunto a quell ' altezza straordinaria , il burattino ebbe la curiosità di voltarsi in giù a guardare : e fu preso da tanta paura e da tali giracapi che , per evitare il pericolo di venir disotto , si avviticchiò colle braccia , stretto stretto , al collo della sua piumata cavalcatura . Volarono tutto il giorno . Sul far della sera , il Colombo disse : - Ho una gran sete ! - E io una gran fame ! - soggiunse Pinocchio . - Fermiamoci a questa colombaia pochi minuti ; e dopo ci rimetteremo in viaggio , per essere domattina all ' alba sulla spiaggia del mare . Entrarono in una colombaia deserta , dove c ' era soltanto una catinella piena d ' acqua e un cestino ricolmo di veccie . Il burattino , in tempo di vita sua , non aveva mai potuto patire le veccie : a sentir lui , gli facevano nausea , gli rivoltavano lo stomaco : ma quella sera ne mangiò a strippapelle , e quando l ' ebbe quasi finite , si voltò al Colombo e gli disse : - Non avrei mai creduto che le veccie fossero così buone ! - Bisogna persuadersi , ragazzo mio , - replicò il Colombo , - che quando la fame dice davvero e non c ' è altro da mangiare , anche le veccie diventano squisite ! La fame non ha capricci né ghiottonerie ! Fatto alla svelta un piccolo spuntino , si riposero in viaggio , e via ! La mattina dopo arrivarono sulla spiaggia del mare . Il Colombo posò a terra Pinocchio , e non volendo nemmeno la seccatura di sentirsi ringraziare per aver fatto una buona azione , riprese subito il volo e sparì . La spiaggia era piena di gente che urlava e gesticolava guardando il mare . - Che cos ' è accaduto ? - domandò Pinocchio a una vecchina . - Gli è accaduto che un povero babbo , avendo perduto il figliolo , gli è voluto entrare in una barchetta per andare a cercarlo di là dal mare ; e il mare oggi è molto cattivo e la barchetta sta per andare sott ' acqua ... - Dov ' è la barchetta ? - Eccola laggiù , diritta al mio dito , - disse la vecchia , accennando una piccola barca che , veduta in quella distanza , pareva un guscio di noce con dentro un omino piccino piccino . Pinocchio appuntò gli occhi da quella parte , e dopo aver guardato attentamente , cacciò un urlo acutissimo gridando : - Gli è il mì babbo ! gli è il mì babbo ! Intanto la barchetta , sbattuta dall ' infuriare dell ' onde , ora spariva fra i grossi cavalloni , ora tornava a galleggiare : e Pinocchio ritto sulla punta di un alto scoglio non finiva più dal chiamare il suo babbo per nome e dal fargli molti segnali colle mani e col moccichino da naso e perfino col berretto che aveva in capo . E parve che Geppetto , sebbene fosse molto lontano dalla spiaggia , riconoscesse il figliuolo , perché si levò il berretto anche lui e lo salutò e , a furia di gesti , gli fece capire che sarebbe tornato volentieri indietro , ma il mare era tanto grosso , che gl ' impediva di lavorare col remo e di potersi avvicinare alla terra . Tutt ' a un tratto , venne una terribile ondata , e la barca sparì . Aspettarono che la barca tornasse a galla : ma la barca non si vide più tornare . - Pover ' omo ! - dissero allora i pescatori , che erano raccolti sulla spiaggia : e brontolando sottovoce una preghiera si mossero per tornarsene alle loro case . Quand ' ecco che udirono un urlo disperato , e , voltandosi indietro , videro un ragazzetto che , di vetta a uno scoglio , si gettava in mare gridando : - Voglio salvare il mio babbo ! Pinocchio , essendo tutto di legno , galleggiava facilmente e nuotava come un pesce . Ora si vedeva sparire sott ' acqua , portato dall ' impeto dei flutti , ora riappariva fuori con una gamba o con un braccio , a grandissima distanza dalla terra . Alla fine lo persero d ' occhio e non lo videro più . - Povero ragazzo ! - dissero alIora i pescatori , che erano raccolti sulla spiaggia : e brontolando sottovoce una preghiera tornarono alle loro case . Pinocchio arriva all ' isola delle Api industriose e ritrova la Fata . Pinocchio , animato dalla speranza di arrivare in tempo a dare aiuto al suo povero babbo , nuotò tutta quanta la notte . E che orribile nottata fu quella ! Diluviò , grandinò , tuonò spaventosamente , e con certi lampi che pareva di giorno . Sul far del mattino , gli riuscì di vedere poco distante una lunga striscia di terra . Era un ' isola in mezzo al mare . Allora fece di tutto per arrivare a quella spiaggia : ma inutilmente . Le onde , rincorrendosi e accavallandosi , se lo abballottavano fra di loro , come se fosse stato un fuscello o un filo di paglia . Alla fine , e per sua buona fortuna , venne un ' ondata tanto prepotente e impetuosa , che lo scaraventò di peso sulla rena del lido . Il colpo fu così forte che , battendo in terra , gli crocchiarono tutte le costole e tutte le congiunture : ma si consolò subito col dire : - Anche per questa volta l ' ho proprio scampata bella ! Intanto a poco a poco il cielo si rasserenò ; il sole apparve fuori in tutto il suo splendore e il mare diventò tranquillissimo e buono come un olio . Allora il burattino distese i suoi panni al sole per rasciugarli e si pose a guardare di qua e di là se per caso avesse potuto scorgere su quella immensa spianata d ' acqua una piccola barchetta con un omino dentro . Ma dopo aver guardato ben bene , non vide altro dinanzi a sé che cielo , mare e qualche vela di bastimento , ma cosi lontana , che pareva una mosca . - Sapessi almeno come si chiama quest ' isola ! - andava dicendo . - Sapessi almeno se quest ' isola è abitata da gente di garbo , voglio dire da gente che non abbia il vizio di attaccare i ragazzi ai rami degli alberi ; ma a chi mai posso domandarlo ? A chi , se non c ' è nessuno ? ... Quest ' idea di trovarsi solo , solo , solo in mezzo a quel gran paese disabitato , gli messe addosso tanta malinconia , che stava lì lì per piangere ; quando tutt ' a un tratto vide passare , a poca distanza dalla riva , un grosso pesce , che se ne andava tranquillamente per i fatti suoi , con tutta la testa fuori dell ' acqua . Non sapendo come chiamarlo per nome , il burattino gli gridò a voce alta , per farsi sentire : - Ehi , signor pesce , che mi permetterebbe una parola ? - Anche due , - rispose il pesce , il quale era un Delfino così garbato , come se ne trovano pochi in tutti i mari del mondo . - Mi farebbe il piacere di dirmi se in quest ' isola vi sono dei paesi dove si possa mangiare , senza pericolo d ' esser mangiati ? - Ve ne sono sicuro , - rispose il Delfino . - Anzi , ne troverai uno poco lontano di qui . - E che strada si fa per andarvi ? - Devi prendere quella viottola là , a mancina , e camminare sempre diritto al naso . Non puoi sbagliare . - Mi dica un ' altra cosa . Lei che passeggia tutto il giorno e tutta la notte per il mare , non avrebbe incontrato per caso una piccola barchettina con dentro il mì babbo ? - E chi è il tuo babbo ? - Gli è il babbo più buono del mondo , come io sono il figliuolo più cattivo che si possa dare . - Colla burrasca che ha fatto questa notte , - rispose il delfino , - la barchettina sarà andata sott ' acqua . - E il mio babbo ? - A quest ' ora l ' avrà inghiottito il terribile Pesce - cane , che da qualche giorno è venuto a spargere lo sterminio e la desolazione nelle nostre acque . - Che è grosso di molto questo Pesce - cane ? - domandò Pinocchio , che digià cominciava a tremare dalla paura . - Se gli è grosso ! ... - replicò il Delfino . - Perché tu possa fartene un ' idea , ti dirò che è più grosso di un casamento di cinque piani , ed ha una boccaccia così larga e profonda , che ci passerebbe comodamente tutto il treno della strada ferrata colla macchina accesa . - Mamma mia ! - gridò spaventato il burattino : e rivestitosi in fretta e furia , si voltò al delfino e gli disse : - Arrivedella , signor pesce : scusi tanto l ' incomodo e mille grazie della sua garbatezza . Detto ciò , prese subito la viottola e cominciò a camminare di un passo svelto ; tanto svelto , che pareva quasi che corresse . E a ogni più piccolo rumore che sentiva , si voltava subito a guardare indietro , per la paura di vedersi inseguire da quel terribile pesce - cane grosso come una casa di cinque piani e con un treno della strada ferrata in bocca . Dopo mezz ' ora di strada , arrivò a un piccolo paese detto " Il paese delle Api industriose " . Le strade formicolavano di persone che correvano di qua e di là per le loro faccende : tutti lavoravano , tutti avevano qualche cosa da fare . Non si trovava un ozioso o un vagabondo nemmeno a cercarlo col lumicino . - Ho capito , - disse subito quello svogliato di Pinocchio , - questo paese non è fatto per me ! Io non son nato per lavorare ! Intanto la fame lo tormentava , perché erano oramai passate ventiquattr ' ore che non aveva mangiato più nulla ; nemmeno una pietanza di veccie . Che fare ? Non gli restavano che due modi per potersi sdigiunare : o chiedere un po ' di lavoro , o chiedere in elemosina un soldo o un boccone di pane . A chiedere l ' elemosina si vergognava : perché il suo babbo gli aveva predicato sempre che l ' elemosina hanno il diritto di chiederla solamente i vecchi e gl ' infermi . I veri poveri , in questo mondo , meritevoli di assistenza e di compassione , non sono altro che quelli che , per ragione d ' età o di malattia , si trovano condannati a non potersi più guadagnare il pane col lavoro delle proprie mani . Tutti gli altri hanno l ' obbligo di lavorare : e se non lavorano e patiscono la fame , tanto peggio per loro . In quel frattempo , passò per la strada un uomo tutto sudato e trafelato , il quale da sé tirava con gran fatica due carretti carichi di carbone . Pinocchio , giudicandolo dalla fisonomia per un buon uomo , gli si accostò e , abbassando gli occhi dalla vergogna , gli disse sottovoce : - Mi fareste la carità di darmi un soldo , perché mi sento morir dalla fame ? - Non un soldo solo , - rispose il carbonaio , - ma te ne do quattro , a patto che tu m ' aiuti a tirare fino a casa questi due carretti di carbone . - Mi meraviglio ! - rispose il burattino quasi offeso , - per vostra regola io non ho fatto mai il somaro : io non ho mai tirato il carretto ! ... - Meglio per te ! - rispose il carbonaio . - Allora , ragazzo mio , se ti senti davvero morir dalla fame , mangia due belle fette della tua superbia e bada di non prendere un ' indigestione . Dopo pochi minuti passò per la via un muratore , che portava sulle spalle un corbello di calcina . - Fareste , galantuomo , la carità d ' un soldo a un povero ragazzo , che sbadiglia dall ' appetito ? - Volentieri ; vieni con me a portar calcina , - rispose il muratore , - e invece d ' un soldo , te ne darò cinque . - Ma la calcina è pesa , - replicò Pinocchio , - e io non voglio durar fatica . - Se non vuoi durar fatica , allora , ragazzo mio , - divertiti a sbadigliare , e buon pro ti faccia . In men di mezz ' ora passarono altre venti persone , e a tutte Pinocchio chiese un po ' d ' elemosina , ma tutte gli risposero : - Non ti vergogni ? Invece di fare il bighellone per la strada , và piuttosto a cercarti un po ' di lavoro , e impara a guadagnarti il pane ! Finalmente passò una buona donnina che portava due brocche d ' acqua . - Vi contentate , buona donna , che io beva una sorsata d ' acqua alla vostra brocca ? - disse Pinocchio , che bruciava dall ' arsione della sete . - Bevi pure , ragazzo mio ! - disse la donnina , posando le due brocche in terra . Quando Pinocchio ebbe bevuto come una spugna , borbottò a mezza voce , asciugandosi la bocca : - La sete me la sono levata ! Così mi potessi levar la fame ! ... La buona donnina , sentendo queste parole , soggiunse subito : - Se mi aiuti a portare a casa una di queste brocche d ' acqua , ti darò un bel pezzo di pane . Pinocchio guardò la brocca , e non rispose né sì né no . - E insieme col pane ti darò un bel piatto di cavolfiore condito coll ' olio e coll ' aceto , - soggiunse la buona donna . Pinocchio dette un ' altra occhiata alla brocca , e non rispose né sì né no . - E dopo il cavolfiore ti darò un bel confetto ripieno di rosolio . - Alle seduzioni di quest ' ultima ghiottoneria , Pinocchio non seppe più resistere e , fatto un animo risoluto , disse : - Pazienza ! Vi porterò la brocca fino a casa ! La brocca era molto pesa , e il burattino , non avendo forza da portarla colle mani , si rassegnò a portarla in capo . Arrivati a casa , la buona donnina fece sedere Pinocchio a una piccola tavola apparecchiata e gli pose davanti il pane , il cavolfiore condito e il confetto . Pinocchio non mangiò , ma diluviò . Il suo stomaco pareva un quartiere rimasto vuoto e disabitato da cinque mesi . Calmati a poco a poco i morsi rabbiosi della fame , allora alzò il capo per ringraziare la sua benefattrice ; ma non aveva ancora finito di fissarla in volto , che cacciò un lunghissimo ohhh ! ... di maraviglia e rimase là incantato , cogli occhi spalancati , colla forchetta per aria e colla bocca piena di pane e di cavolfiore . - Che cos ' è mai tutta questa maraviglia ? - disse ridendo la buona donna . - Egli è ... - rispose balbettando Pinocchio , - egli è ... egli è ... che voi somigliate ... voi mi rammentate ... sì , sì , sì , la stessa voce ... gli stessi occhi .. gli stessi capelli ... sì , sì , sì ... anche voi avete i capelli turchini ... come lei ! ... O Fatina mia ! ... O Fatina mia ! ... ditemi che siete voi , proprio voi ! ... Non mi fate più piangere ! Se sapeste ! ... Ho pianto tanto , ho patito tanto .. E nel dir così , Pinocchio piangeva dirottamente , e gettandosi ginocchioni per terra , abbracciava i ginocchi di quella donnina misteriosa . Pinocchio promette alla Fata di essere buono e di studiare , perché è stufo di fare il burattino e vuol diventare un bravo ragazzo . In sulle prime la buona donnina cominciò col dire che lei non era la piccola Fata dai capelli turchini : ma poi , vedendosi oramai scoperta e non volendo mandare più a lungo la commedia , fini col farsi riconoscere , e disse a Pinocchio : - Birba d ' un burattino ! Come mai ti sei accorto che ero io ? - Gli è il gran bene che vi voglio quello che me l ' ha detto . - Ti ricordi ? Mi lasciasti bambina e ora mi ritrovi donna ; tanto donna , che potrei quasi farti da mamma . - L ' ho caro dimolto , perché così , invece di sorellina , vi chiamerò la mia mamma . Gli è tanto tempo che mi struggo di avere una mamma come tutti gli altri ragazzi ! ... Ma come avete fatto a crescere cosi presto ? - è un segreto . - Insegnatemelo : vorrei crescere un poco anch ' io . Non lo vedete ? Sono sempre rimasto alto come un soldo di cacio . - Ma tu non puoi crescere , - replicò la Fata . - Perché ? - Perché i burattini non crescono mai . Nascono burattini , vivono burattini e muoiono burattini . - Oh ! sono stufo di far sempre il burattino ! - gridò Pinocchio , dandosi uno scappellotto . - Sarebbe ora che diventassi anch ' io un uomo come tutti gli altri . - E lo diventerai , se saprai meritartelo ... - Davvero ? E che posso fare per meritarmelo ? - Una cosa facilissima : avvezzarti a essere un ragazzino perbene . - O che forse non sono ? - Tutt ' altro ! I ragazzi perbene sono ubbidienti , e tu invece ... - E io non ubbidisco mai . - I ragazzi perbene prendono amore allo studio e al lavoro , e tu ... - E io , invece , faccio il bighellone e il vagabondo tutto l ' anno . - I ragazzi perbene dicono sempre la verità ... - E io sempre le bugie . - I ragazzi perbene vanno volentieri alla scuola ... - E a me la scuola mi fa venire i dolori di corpo . Ma da oggi in poi voglio mutar vita . - Me lo prometti ? - Lo prometto . Voglio diventare un ragazzino perbene e voglio essere la consolazione del mio babbo ... Dove sarà il mio povero babbo a quest ' ora ? - Non lo so . - Avrò mai la fortuna di poterlo rivedere e abbracciare ? - Credo di sì : anzi ne sono sicura . A questa risposta fu tale e tanta la contentezza di Pinocchio , che prese le mani alla Fata e cominciò a baciargliele con tanta foga , che pareva quasi fuori di sé . Poi , alzando il viso e guardandola amorosamente , le domandò : - Dimmi , mammina : dunque non è vero che tu sia morta ? - Par di no , - rispose sorridendo la Fata . - Se tu sapessi , che dolore e che serratura alla gola che provai , quando lessi qui giace ... - Lo so : ed è per questo che ti ho perdonato . La sincerità del tuo dolore mi fece conoscere che tu avevi il cuore buono : e dai ragazzi buoni di cuore , anche se sono un po ' monelli e avvezzati male , c ' è sempre da sperar qualcosa : ossia , c ' è sempre da sperare che rientrino sulla vera strada . Ecco perché son venuta a cercarti fin qui . Io sarò la tua mamma ... - Oh ! che bella cosa ! - gridò Pinocchio saltando dall ' allegrezza . - Tu mi ubbidirai e farai sempre quello che ti dirò io . - Volentieri , volentieri , volentieri ! - Fino da domani , - soggiunse la Fata , - tu comincerai coll ' andare a scuola . Pinocchio diventò subito un po ' meno allegro . - Poi sceglierai a tuo piacere un ' arte o un mestiere ... Pinocchio diventò serio . - Che cosa brontoli fra i denti ? - domandò la Fata con accento risentito . - Dicevo ... - mugolò il burattino a mezza voce , - che oramai per andare a scuola mi pare un po ' tardi ... - Nossignore . Tieni a mente che per istruirsi e per imparare non è mai tardi . - Ma io non voglio fare né arti né mestieri ... - Perché ? - Perché a lavorare mi par fatica . - Ragazzo mio , - disse la Fata , - quelli che dicono cosi , finiscono quasi sempre o in carcere o all ' ospedale . L ' uomo , per tua regola , nasca ricco o povero , è obbligato in questo mondo a far qualcosa , a occuparsi , a lavorare . Guai a lasciarsi prendere dall ' ozio ! L ' ozio è una bruttissima malattia , e bisogna guarirla subito , fin da ragazzi : se no , quando siamo grandi , non si guarisce più . Queste parole toccarono l ' animo di Pinocchio , il quale rialzando vivacemente la testa disse alla Fata : - Io studierò , io lavorerò , io farò tutto quello che mi dirai , perché , insomma , la vita del burattino mi è venuta a noia , e voglio diventare un ragazzo a tutti i costi . Me l ' hai promesso , non è vero ? - Te l ' ho promesso , e ora dipende da te . Pinocchio va cò suoi compagni di scuola in riva al mare , per vedere il terribile Pescecane . Il giorno dopo Pinocchio andò alla scuola comunale . Figuratevi quelle birbe di ragazzi , quando videro entrare nella loro scuola un burattino ! Fu una risata , che non finiva più . Chi gli faceva uno scherzo , chi un altro ; chi gli levava il berretto di mano ; chi gli tirava il giubbettino di dietro ; chi si provava a fargli coll ' inchiostro due grandi baffi sotto il naso ; e chi si attentava perfino a legargli dei fili ai piedi e alle mani per farlo ballare . Per un poco Pinocchio usò disinvoltura e tirò via ; ma finalmente , sentendosi scappar la pazienza , si rivolse a quelli , che più lo tafanavano e si pigliavano gioco di lui , e disse loro a muso duro : - Badate , ragazzi : io non son venuto qui per essere il vostro buffone . Io rispetto gli altri e voglio essere rispettato . - Bravo berlicche ! Hai parlato come un libro stampato ! - urlarono quei monelli , buttandosi via dalle matte risate : e uno di loro , più impertinente degli altri allungò la mano coll ' idea di prendere il burattino per la punta del naso . Ma non fece a tempo : perché Pinocchio stese la gamba sotto la tavola e gli consegnò una pedata negli stinchi . - Ohi ! che piedi duri ! - urlò il ragazzo stropicciandosi il livido che gli aveva fatto il burattino . - E che gomiti ! ... anche più duri dei piedi ! - disse un altro che , per i suoi scherzi sguaiati , s ' era beccata una gomitata nello stomaco . Fatto sta che dopo quel calcio e quella gomitata Pinocchio acquistò subito la stima e la simpatia di tutti i ragazzi di scuola : e tutti gli facevano mille carezze e tutti gli volevano un bene dell ' anima . E anche il maestro se ne lodava , perché lo vedeva attento , studioso , intelligente , sempre il primo a entrare nella scuola , sempre l ' ultimo a rizzarsi in piedi , a scuola finita . Il solo difetto che avesse era quello di bazzicare troppi compagni : e fra questi , c ' erano molti monelli conosciutissimi per la loro poca voglia di studiare e di farsi onore . Il maestro lo avvertiva tutti i giorni , e anche la buona Fata non mancava di dirgli e di ripetergli più volte : - Bada , Pinocchio ! Quei tuoi compagnacci di scuola finiranno prima o poi col farti perdere l ' amore allo studio e , forse forse , col tirarti addosso qualche grossa disgrazia . - Non c ' è pericolo ! - rispondeva il burattino , facendo una spallucciata e toccandosi coll ' indice in mezzo alla fronte , come per dire : " C ' è tanto giudizio qui dentro ! " . Ora avvenne che un bel giorno , mentre camminava verso scuola , incontrò un branco dei soliti compagni , che andandogli incontro , gli dissero : - Sai la gran notizia ? - No . - Qui nel mare vicino è arrivato un Pesce - cane , grosso come una montagna . - Davvero ? ... Che sia quel medesimo Pesce - cane di quando affogò il mio povero babbo ? - Noi andiamo alla spiaggia per vederlo . Vieni anche tu ? - Io , no : voglio andare a scuola . - Che t ' importa della scuola ? Alla scuola ci anderemo domani . Con una lezione di più o con una di meno , si rimane sempre gli stessi somari . - E il maestro che dirà ? - Il maestro si lascia dire . E ' pagato apposta per brontolare tutto il giorno . - E la mia mamma ? ... - Le mamme non sanno mai nulla , - risposero quei malanni . - Sapete che cosa farò ? - disse Pinocchio . - Il Pesce - cane voglio vederlo per certe mie ragioni ... ma anderò a vederlo dopo la scuola . - Povero giucco ! - ribattè uno del branco . - Che credi che un pesce di quella grossezza voglia star lì a fare il comodo tuo ? Appena s ' è annoiato , piglia il dirizzone per un ' altra parte , e allora chi s ' è visto s ' è visto . - Quanto tempo ci vuole di qui alla spiaggia ? - domandò il burattino . - Fra un ' ora , siamo bell ' e andati e tornati . - Dunque , via ! e chi più corre , è più bravo ! - gridò Pinocchio . Dato cosi il segnale della partenza , quel branco di monelli , coi loro libri e i loro quaderni sotto il braccio , si messero a correre attraverso ai campi ; e Pinocchio era sempre avanti a tutti : pareva che avesse le ali ai piedi . Di tanto in tanto , voltandosi indietro , canzonava i suoi compagni rimasti a una bella distanza , e nel vederli , ansanti , trafelati , polverosi e con tanto di lingua fuori , se la rideva proprio di cuore . Lo sciagurato in quel momento non sapeva a quali paure e a quali orribili disgrazie andava incontro ! ... Gran combattimento fra Pinocchio e i suoi compagni : uno dè quali essendo rimasto ferito , Pinocchio viene arrestato dai carabinieri . Giunto che fu sulla spiaggia , Pinocchio dette subito una grande occhiata sul mare ; ma non vide nessun Pesce - cane . Il mare era tutto liscio come un gran cristallo da specchio . - O il Pesce - cane dov ' è ? - domandò , voltandosi ai compagni . - Sarà andato a far colazione , - rispose uno di loro , ridendo . - O si sarà buttato sul letto per far un sonnellino , - soggiunse un altro , ridendo più forte che mai . Da quelle risposte sconclusionate e da quelle risatacce grulle , Pinocchio capì che i suoi compagni gli avevano fatto una brutta celia , dandogli ad intendere una cosa che non era vera ; e pigliandosela a male , disse a loro con voce di bizza : - E ora ? Che sugo ci avete trovato a darmi ad intendere la storiella del Pesce - cane ? - Il sugo c ' è sicuro ! ... - risposero in coro quei monelli . - E sarebbe ? ... - Quello di farti perdere la scuola e di farti venire con noi . Non ti vergogni a mostrarti tutti i giorni così preciso e cosi diligente alle lezioni ? Non ti vergogni a studiar tanto , come fai ? - E se io studio , che cosa ve ne importa ? - A noi ce ne importa moltissimo perché ci costringi a fare una brutta figura col maestro ... - Perché ? - Perché gli scolari che studiano fanno sempre scomparire quelli , come noi , che non hanno voglia di studiare . E noi non vogliamo scomparire ! Anche noi abbiamo il nostro amor proprio ! ... - E allora che cosa devo fare per contentarvi ? - Devi prendere a noia , anche tu , la scuola , la lezione e il maestro , che sono i nostri tre grandi nemici . - E se io volessi seguitare a studiare ? - Noi non ti guarderemo più in faccia , e alla prima occasione ce la pagherai ! ... - In verità mi fate quasi ridere , - disse il burattino con una scrollatina di capo . - Ehi , Pinocchio ! - gridò allora il più grande di quei ragazzi , andandogli sul viso . - Non venir qui a fare lo smargiasso : non venir qui a far tanto il galletto ! ... Perché se tu non hai paura di noi , noi non abbiamo paura di te ! Ricordati che tu sei solo e noi siamo in sette . - Sette come i peccati mortali , - disse Pinocchio con una gran risata . - Avete sentito ? Ci ha insultati tutti ! Ci ha chiamati col nome di peccati mortali ! ... - Pinocchio ! chiedici scusa dell ' offesa ... se no , guai a te ! ... - Cucù ! - fece il burattino , battendosi coll ' indice sulla punta del naso , in segno di canzonatura . - Pinocchio ! la finisce male ! ... - Cucù ! - Ne toccherai quanto un somaro ! ... - Cucù ! - Ritornerai a casa col naso rotto ! ... - Cucù ! - Ora il cucù te lo darò io ! - gridò il più ardito di quei monelli . - Prendi intanto quest ' acconto e serbalo per la cena di stasera . E nel dir così gli appiccicò un pugno sul capo . Ma fu , come si suol dire , botta e risposta ; perché il burattino , come c ' era da aspettarselo , rispose con un altro pugno : e lì , da un momento all ' altro , il combattimento diventò generale e accanito . Pinocchio , sebbene fosse solo , si difendeva come un eroe . Con quei suoi piedi di legno durissimo lavorava così bene , da tener sempre i suoi nemici a rispettosa distanza . Dove i suoi piedi potevano arrivare e toccare , ci lasciavano sempre un livido per ricordo . Allora i ragazzi , indispettiti di non potersi misurare col burattino a corpo a corpo , pensarono bene di metter mano ai proiettili , e sciolti i fagotti dè loro libri di scuola , cominciarono a scagliare contro di lui i Sillabari , le Grammatiche , i Giannettini , i Minuzzoli , i Racconti del Thouar , il Pulcino della Baccini e altri libri scolastici : ma il burattino , che era d ' occhio svelto e ammalizzito , faceva sempre civetta a tempo , sicché i volumi , passandogli di sopra al capo , andavano tutti a cascare nel mare . Figuratevi i pesci ! I pesci , credendo che quei libri fossero roba da mangiare , correvano a frotte a fior d ' acqua ; ma dopo avere abboccata qualche pagina o qualche frontespizio , la risputavano subito facendo con la bocca una certa smorfia , che pareva volesse dire : " Non è roba per noi : noi siamo avvezzi a cibarci molto meglio ! " Intanto il combattimento s ' inferociva sempre più , quand ' ecco che un grosso Granchio , che era uscito fuori dell ' acqua e s ' era adagio adagio arrampicato fin sulla spiaggia , gridò con una vociaccia di trombone infreddato : - Smettetela , birichini che non siete altro ! Queste guerre manesche fra ragazzi e ragazzi raramente vanno a finir bene . Qualche disgrazia accade sempre ! ... Povero Granchio ! Fu lo stesso che avesse predicato al vento . Anzi quella birba di Pinocchio , voltandosi indietro a guardarlo in cagnesco , gli disse sgarbatamente : - Chetati , Granchio dell ' uggia ! ... Faresti meglio a succiare due pasticche di lichene per guarire da codesta infreddatura di gola . Vai piuttosto a letto e cerca di sudare ! In quel frattempo i ragazzi , che avevano finito oramai di tirare tutti i loro libri , occhiarono lì a poca distanza il fagotto dei libri del burattino , e se ne impadronirono in men che non si dice . Fra questi libri , v ' era un volume rilegato in cartoncino grosso , colla costola e colle punte di cartapecora . Era un Trattato di Aritmetica . Vi lascio immaginare se era peso dimolto ! Uno di quei monelli agguantò quel volume e , presa di mira la testa di Pinocchio , lo scagliò con quanta forza aveva nel braccio : ma invece di cogliere il burattino , colse nella testa uno dei compagni ; il quale diventò bianco come un panno lavato , e non disse altro che queste parole : - O mamma mia , aiutatemi ... perché muoio ! Poi cadde disteso sulla rena del lido . Alla vista di quel morticino , i ragazzi spaventati si dettero a scappare a gambe e in pochi minuti non si videro più . Ma Pinocchio rimase lì , e sebbene per il dolore e per lo spavento , anche lui fosse più morto che vivo , nondimeno corse a inzuppare il suo fazzoletto nell ' acqua del mare e si pose a bagnare la tempia del suo povero compagno di scuola . E intanto piangendo dirottamente e disperandosi , lo chiamava per nome e gli diceva : - Eugenio ! ... povero Eugenio mio ! ... apri gli occhi , e guardami ! ... Perché non mi rispondi ? Non sono stato io , sai , che ti ho fatto tanto male ! Credilo , non sono stato io ! ... Apri gli occhi , Eugenio ... Se tieni gli occhi chiusi , mi farai morire anche me ... O Dio mio ! come farò ora a tornare a casa ? ... Con che coraggio potrò presentarmi alla mia buona mamma ? Che sarà di me ? ... Dove fuggirò ? ... Dove andrò a nascondermi ? ... Oh ! quant ' era meglio , mille volte meglio che fossi andato a scuola ! ... Perche ho dato retta a questi compagni , che sono la mia dannazione ? ... E il maestro me l ' aveva detto ! ... e la mia mamma me lo aveva ripetuto : " Guardati dai cattivi compagni ! " - . Ma io sono un testardo ... un caparbiaccio ... lascio dir tutti , e poi fo sempre a modo mio ! ... E dopo mi tocca a scontarle ... E così , da che sono al mondo , non ho mai avuto un quarto d ' ora di bene . Dio mio ! Che sarà di me , che sarà di me , che sarà di me ? ... E Pinocchio continuava a piangere , e berciare , a darsi pugni nel capo e a chiamar per nome il povero Eugenio : quando sentì a un tratto un rumore sordo di passi che si avvicinavano . Si voltò : erano due carabinieri - Che cosa fai così sdraiato per terra ? - domandarono a Pinocchio . - Assisto questo mio compagno di scuola . - Che gli è venuto male ? - Par di sì ! .. - Altro che male ! - disse uno dei carabinieri , chinandosi e osservando Eugenio da vicino . - Questo ragazzo è stato ferito in una tempia : chi è che l ' ha ferito ? - Io no , - balbettò il burattino che non aveva più fiato in corpo . - Se non sei stato tu , chi è stato dunque che l ' ha ferito ? - Io no , - ripetè Pinocchio . - E con che cosa è stato ferito ? - Con questo libro . - E il burattino raccattò di terra il Trattato di Aritmetica , rilegato in cartone e cartapecora , per mostrarlo al carabiniere . - E questo libro di chi è ? - Mio . - Basta così : non occorre altro . Rizzati subito e vieni via con noi . - Ma io ... - Via con noi ! - Ma io sono innocente ... - Via con noi ! Prima di partire , i carabinieri chiamarono alcuni pescatori , che in quel momento passavano per l ' appunto colla loro barca vicino alla spiaggia , e dissero loro : - Vi affidiamo questo ragazzetto ferito nel capo . Portatelo a casa vostra e assistetelo . Domani torneremo a vederlo . Quindi si volsero a Pinocchio , e dopo averlo messo in mezzo a loro due , gl ' intimarono con accento soldatesco : - Avanti ! e cammina spedito ! se no , peggio per te ! Senza farselo ripetere , il burattino cominciò a camminare per quella viottola , che conduceva al paese . Ma il povero diavolo non sapeva più nemmeno lui in che mondo si fosse . Gli pareva di sognare , e che brutto sogno ! Era fuori di sé . I suoi occhi vedevano tutto doppio : le gambe gli tremavano : la lingua gli era rimasta attaccata al palato e non poteva più spiccicare una sola parola . Eppure , in mezzo a quella specie di stupidità e di rintontimento , una spina acutissima gli bucava il cuore : il pensiero , cioè , di dover passare sotto le finestre di casa della sua buona Fata , in mezzo ai carabinieri . Avrebbe preferito piuttosto di morire . Erano già arrivati e stavano per entrare in paese , quando una folata di vento strapazzone levò di testa a Pinocchio il berretto , portandoglielo lontano una decina di passi . - Si contentano , - disse il burattino ai carabinieri , - che vada a riprendere il mio berretto ? - Vai pure : ma facciamo una cosa lesta . Il burattino andò , raccattò il berretto ... ma invece di metterselo in capo , se lo mise in bocca fra i denti , e poi cominciò a correre di gran carriera verso la spiaggia del mare . Andava via come una palla di fucile . I carabinieri , giudicando che fosse difficile raggiungerlo , gli aizzarono dietro un grosso cane mastino , che aveva guadagnato il primo premio in tutte le corse dei cani . Pinocchio correva , e il cane correva più di lui : per cui tutta la gente si affacciava alle finestre e si affollava in mezzo alla strada , ansiosa di veder la fine di questo palio feroce . Ma non poté levarsi questa voglia , perché il cane mastino e Pinocchio sollevarono lungo la strada un tal polverone , che dopo pochi minuti non fu più possibile di veder nulla . Pinocchio corre pericolo di essere fritto in padella come un pesce . Durante quella corsa disperata , vi fu un momento terribile , un momento in cui Pinocchio si credé perduto : perché bisogna sapere che Alidoro ( era questo il nome del can - mastino ) a furia di correre e correre , l ' aveva quasi raggiunto . Basti dire che il burattino sentiva dietro di sé , alla distanza d ' un palmo , l ' ansare affannoso di quella bestiaccia e ne sentiva perfino la vampa calda delle fiatate . Per buona fortuna la spiaggia era oramai vicina e il mare si vedeva lì a pochi passi . Appena fu sulla spiaggia , il burattino spiccò un bellissimo salto , come avrebbe potuto fare un ranocchio , e andò a cascare in mezzo all ' acqua . Alidoro invece voleva fermarsi ; ma trasportato dall ' impeto della corsa , entrò nell ' acqua anche lui . E quel disgraziato non sapeva nuotare ; per cui cominciò subito ad annaspare colle zampe per reggersi a galla : ma più annaspava e più andava col capo sott ' acqua . Quando torno a rimettere il capo fuori , il povero cane aveva gli occhi impauriti e stralunati , e , abbaiando , gridava . - Affogo ! Affogo ! - Crepa ! - gli rispose Pinocchio da lontano , il quale si vedeva oramai sicuro da ogni pericolo . - Aiutami , Pinocchio mio ! ... salvami dalla morte ! ... A quelle grida strazianti , il burattino , che in fondo aveva un cuore eccellente , si mosse a compassione , e voltosi al cane gli disse : - Ma se io ti aiuto a salvarti , mi prometti di non darmi più noia e di non corrermi dietro ? - Te lo prometto ! Te lo prometto ! Spicciati per carità , perché se indugi un altro mezzo minuto , son bell ' e morto . Pinocchio esitò un poco : ma poi ricordandosi che il suo babbo gli aveva detto tante volte che a fare una buona azione non ci si scapita mai , andò nuotando a raggiungere Alidoro , e , presolo per la coda con tutte e due le mani , lo portò sano e salvo sulla rena asciutta del lido . Il povero cane non si reggeva più in piedi . Aveva bevuto , senza volerlo , tant ' acqua salata , che era gonfiato come un pallone . Per altro il burattino , non volendo fare a fidarsi troppo , stimò cosa prudente di gettarsi novamente in mare ; e , allontanandosi dalla spiaggia , gridò all ' amico salvato : - Addio , Alidoro , fai buon viaggio e tanti saluti a casa . - Addio , Pinocchio , - rispose il cane ; - mille grazie di avermi liberato dalla morte . Tu mi hai fatto un gran servizio : e in questo mondo quel che è fatto è reso . Se capita l ' occasione , ci riparleremo . Pinocchio seguitò a nuotare , tenendosi sempre vicino alla terra . Finalmente gli parve di esser giunto in un luogo sicuro ; e dando un ' occhiata alla spiaggia , vide sugli scogli una specie di grotta , dalla quale usciva un lunghissimo pennacchio di fumo . - In quella grotta , - disse allora fra sé , - ci deve essere del fuoco . Tanto meglio ! Anderò a rasciugarmi e a riscaldarmi , e poi ? ... E poi sarà quel che sarà . Presa questa risoluzione , si avvicinò alla scogliera ; ma quando fu lì per arrampicarsi , sentì qualche cosa sotto l ' acqua che saliva , saliva , saliva e lo portava per aria . Tentò subito di fuggire , ma oramai era tardi , perché con sua grandissima maraviglia si trovò rinchiuso dentro a una grossa rete in mezzo a un brulichio di pesci d ' ogni forma e grandezza , che scodinzolando si dibattevano come tant ' anime disperate . E nel tempo stesso vide uscire dalla grotta un pescatore così brutto , ma tanto brutto , che pareva un mostro marino . Invece di capelli aveva sulla testa un cespuglio foltissimo di erba verde ; verde era la pelle del suo corpo , verdi gli occhi , verde la barba lunghissima , che gli scendeva fin quaggiù . Pareva un grosso ramarro ritto su i piedi di dietro . Quando il pescatore ebbe tirata fuori la rete dal mare , gridò tutto contento : - Provvidenza benedetta ! Anch ' oggi potrò fare una bella scorpacciata di pesce ! - Manco male , che io non sono un pesce ! - disse Pinocchio dentro di sé , ripigliando un po ' di coraggio . La rete piena di pesci fu portata dentro la grotta , una grotta buia e affumicata , in mezzo alla quale friggeva una gran padella d ' olio , che mandava un odorino di moccolaia da mozzare il respiro . - Ora vediamo un po ' che pesci abbiamo presi ! - disse il pescatore verde ; e ficcando nella rete una manona così spropositata , che pareva una pala da fornai , tirò fuori una manciata di triglie . - Buone queste triglie ! - disse , guardandole e annusandole con compiacenza . E dopo averle annusate , le scaraventò in una conca senz ' acqua . Poi ripetè più volte la solita operazione ; e via via che cavava fuori gli altri pesci , sentiva venirsi l ' acquolina in bocca e gongolando diceva : - Buoni questi naselli ! ... - Squisiti questi muggini ! ... - Deliziose queste sogliole ! ... - Prelibati questi ragnotti ! ... - Carine queste acciughe col capo ! ... Come potete immaginarvelo , i naselli , i muggini , le sogliole , i ragnotti e le acciughe , andarono tutti alla rinfusa nella conca , a tener compagnia alle triglie . L ' ultimo che restò nella rete fu Pinocchio . Appena il pescatore l ' ebbe cavato fuori , sgranò dalla maraviglia i suoi occhioni verdi , gridando quasi impaurito : - Che razza di pesce è questo ? Dei pesci fatti a questo modo non mi ricordo di averne mai mangiati ! E tornò a guardarlo attentamente , e dopo averlo guardato ben bene per ogni verso , finì col dire : - Ho già capito : dev ' essere un granchio di mare . Allora Pinocchio mortificato di sentirsi scambiare per un granchio , disse con accento risentito : - Ma che granchio e non granchio ? Guardi come lei mi tratta ! Io per sua regola sono un burattino . - Un burattino ? - replicò il pescatore . - Dico la verità , il pesce burattino è per me un pesce nuovo ! Meglio così ! Ti mangerò più volentieri . - Mangiarmi ? Ma la vuol capire che io non sono un pesce ? O non sente che parlo , e ragiono come lei ? - è verissimo , - soggiunse il pescatore , - e siccome vedo che sei un pesce , che hai la fortuna di parlare e di ragionare , come me , così voglio usarti anch ' io i dovuti riguardi . - E questi riguardi sarebbero ? ... - In segno di amicizia e di stima particolare , lascerò a te la scelta del come vuoi essere cucinato . Desideri essere fritto in padella , oppure preferisci di essere cotto nel tegame colla salsa di pomidoro ? - A dir la verità , - rispose Pinocchio , - se io debbo scegliere , preferisco piuttosto di essere lasciato libero , per potermene tornare a casa mia . - Tu scherzi ? Ti pare che io voglia perdere l ' occasione di assaggiare un pesce cosi raro ? Non capita mica tutti i giorni un pesce burattino in questi mari . Lascia fare a me : ti friggerò in padella assieme a tutti gli altri pesci , e te ne troverai contento . L ' esser fritto in compagnia è sempre una consolazione . L ' infelice Pinocchio , a quest ' antifona , cominciò a piangere , a strillare , a raccomandarsi e piangendo diceva : - Quant ' era meglio , che fossi andato a scuola ! ... Ho voluto dar retta ai compagni , e ora la pago ! Ih ! ... Ih ! ... Ih ! ... E perché si divincolava come un anguilla e faceva sforzi incredibili , per isgusciare dalle grinfie del pescatore verde , questi prese una bella buccia di giunco , e dopo averlo legato per le mani e per i piedi , come un salame , lo gettò in fondo alla conca cogli altri . Poi , tirato fuori un vassoiaccio di legno , pieno di farina , si dette a infarinare tutti quei pesci ; e man mano che li aveva infarinati , li buttava a friggere dentro la padella . I primi a ballare nell ' olio bollente furono i poveri naselli : poi toccò ai ragnotti , poi ai muggini , poi alle sogliole e alle acciughe , e poi venne la volta di Pinocchio . Il quale a vedersi così vicino alla morte ( e che brutta morte ! ) fu preso da tanto tremito e da tanto spavento , che non aveva più né voce né fiato per raccomandarsi . Il povero figliuolo si raccomandava cogli occhi ! Ma il pescatore verde , senza badarlo neppure , lo avvoltolò cinque o sei volte nella farina , infarinandolo così bene dal capo ai piedi , che pareva diventato un burattino di gesso . Poi lo prese per il capo , e ... Ritorna a casa della Fata , la quale gli promette che il giorno dopo non sarà più un burattino , ma diventerà un ragazzo . Gran colazione di caffè - e - latte per festeggiare questo grande avvenimento . Mentre il pescatore era proprio sul punto di buttar Pinocchio nella padella , entrò nella grotta un grosso cane condotto là dall ' odore acutissimo e ghiotto della frittura . - Passa via ! - gli gridò il pescatore minacciandolo e tenendo sempre in mano il burattino infarinato . Ma il povero cane aveva una fame per quattro , e mugolando e dimenando la coda , pareva che dicesse : " Dammi un boccon di frittura e ti lascio in pace " . - Passa via , ti dico ! - gli ripetè il pescatore ; e allungò la gamba per tirargli una pedata . Allora il cane che , quando aveva fame davvero , non era avvezzo a lasciarsi posar mosche sul naso , si rivoltò ringhioso al pescatore , mostrandogli le sue terribili zanne . In quel mentre si udì nella grotta una vocina fioca fioca , che disse : - Salvami , Alidoro ! ... Se non mi salvi , son fritto ! Il cane riconobbe subito la voce di Pinocchio e si accorse con sua grandissima maraviglia che la vocina era uscita da quel fagotto infarinato che il pescatore teneva in mano . Allora che cosa fa ? Spicca un gran lancio da terra , abbocca quel fagotto infarinato e tenendolo leggermente coi denti , esce correndo dalla grotta , e via come un baleno ! Il pescatore , arrabbiatissimo di vedersi strappar di mano un pesce , che egli avrebbe mangiato tanto volentieri , si provò a rincorrere il cane ; ma fatti pochi passi , gli venne un nodo di tosse e dovè tornarsene indietro . Intanto Alidoro , ritrovata che ebbe la viottola che conduceva al paese , si fermò e posò delicatamente in terra l ' amico Pinocchio . - Quanto ti debbo ringraziare ! - disse il burattino . - Non c ' è bisogno , - replicò il cane . - Tu salvasti me , e quel che è fatto , è reso . Si sa : in questo mondo bisogna tutti aiutarsi l ' uno coll ' altro . - Ma come mai sei capitato in quella grotta ? - Ero sempre qui disteso sulla spiaggia più morto che vivo , quando il vento mi ha portato da lontano un odorino di frittura . Quell ' odorino mi ha stuzzicato l ' appetito , e io gli sono andato dietro . Se arrivavo un minuto più tardi ! ... - Non me lo dire ! - urlò Pinocchio che tremava ancora dalla paura . - Non me lo dire ! Se tu arrivavi un minuto più tardi , a quest ' ora io ero bell ' e fritto , mangiato e digerito . Brrr ! ... mi vengono i brividi soltanto a pensarvi ! ... Alidoro , ridendo , stese la zampa destra verso il burattino , il quale gliela strinse forte forte in segno di grande amicizia : e dopo si lasciarono . Il cane riprese la strada di casa : e Pinocchio , rimasto solo , andò a una capanna lì poco distante , e domandò a un vecchietto che stava sulla porta a scaldarsi al sole : - Dite , galantuomo , sapete nulla di un povero ragazzo ferito nel capo e che si chiamava Eugenio ? ... - Il ragazzo è stato portato da alcuni pescatori in questa capanna , e ora ... Ora sarà morto ! ... - interruppe Pinocchio con gran dolore . - No : ora è vivo , ed è già ritornato a casa sua . - Davvero , davvero ? - gridò il burattino , saltando dall ' allegrezza . - Dunque la ferita non era grave ? - Ma poteva riuscire gravissima e anche mortale , - rispose il vecchietto , - perché gli tirarono sul capo un grosso libro rilegato in cartone . - E chi glielo tirò ? - Un suo compagno di scuola : un certo Pinocchio ... - E chi è questo Pinocchio ? - domandò il burattino facendo lo gnorri . - Dicono che sia un ragazzaccio , un vagabondo , un vero rompicollo ... - Calunnie ! Tutte calunnie ! - Lo conosci tu questo Pinocchio ? - Di vista ! - rispose il burattino . - E tu che concetto ne hai ? - gli chiese il vecchietto . - A me mi pare un gran buon figliuolo , pieno di voglia di studiare , ubbidiente , affezionato al suo babbo e alla sua famiglia ... Mentre il burattino sfilava a faccia fresca tutte queste bugie , si toccò il naso e si accorse che il naso gli s ' era allungato più d ' un palmo . Allora tutto impaurito cominciò a gridare : - Non date retta , galantuomo , a tutto il bene che ve ne ho detto : perché conosco benissimo Pinocchio e posso assicurarvi anch ' io che è davvero un ragazzaccio , un disubbidiente e uno svogliato , che invece di andare a scuola , va coi compagni a fare lo sbarazzino ! Appena ebbe pronunziate queste parole , il suo naso raccorcì e tornò della grandezza naturale , come era prima . - E perché sei tutto bianco a codesto modo ? - gli domandò a un tratto il vecchietto . - Vi dirò ... senza avvedermene , mi sono strofinato a un muro , che era imbiancato di fresco , - rispose il burattino , vergognandosi a confessare che lo avevano infarinato come un pesce , per poi friggerlo in padella . - O della tua giacchetta , dè tuoi calzoncini e del tuo berretto che cosa ne hai fatto ? - Ho incontrato i ladri e mi hanno spogliato . Dite , buon vecchio , non avreste per caso da darmi un po ' di vestituccio , tanto perché io possa ritornare a casa ? - Ragazzo mio , in fatto di vestiti , io non ho che un piccolo sacchetto , dove ci tengo i lupini . Se vuoi , piglialo : eccolo là . E Pinocchio non se lo fece dire due volte : prese subito il sacchetto dei lupini che era vuoto , e dopo averci fatto colle forbici una piccola buca nel fondo e due buche dalle parti , se lo infilò a uso camicia . E vestito leggerino a quel modo , si avviò verso il paese . Ma , lungo la strada , non si sentiva punto tranquillo ; tant ' è vero che faceva un passo avanti e uno indietro e , discorrendo da se solo , andava dicendo : - Come farò a presentarmi alla mia buona Fatina ? Che dirà quando mi vedrà ? ... Vorrà perdonarmi questa seconda birichinata ? ... Scommetto che non me la perdona ! ... Oh ! Non me la perdona di certo ... E mi sta il dovere : perché io sono un monello che prometto sempre di correggermi , e non mantengo mai ! ... Arrivò al paese che era già notte buia , e perché faceva tempaccio e l ' acqua veniva giù a catinelle , andò diritto diritto alla casa della Fata coll ' animo risoluto di bussare alla porta e di farsi aprire . Ma , quando fu lì , sentì mancarsi il coraggio , e invece di bussare si allontanò , correndo , una ventina di passi . Si avvicinò una seconda volta alla porta , e non concluse nulla : si avvicinò una terza volta , e nulla : la quarta volta prese , tremando , il battente di ferro in mano , e bussò un piccolo colpettino . Aspetta , aspetta , finalmente dopo mezz ' ora si aprì una finestra dell ' ultimo piano ( la casa era di quattro piani ) e Pinocchio vide affacciarsi una grossa Lumaca , che aveva un lumicino acceso sul capo , la quale disse : - Chi è a quest ' ora ? - La Fata è in casa ? - domandò il burattino . - La Fata dorme e non vuol essere svegliata : ma tu chi sei ? - Sono io ! - Chi io ? - Pinocchio . - Chi Pinocchio ? - Il burattino , quello che sta in casa colla Fata . - Ah ! ho capito , - disse la Lumaca . - Aspettami costì , che ora scendo giù e ti apro subito . - Spicciatevi , per carità , perché io muoio dal freddo . - Ragazzo mio , io sono una lumaca , e le lumache non hanno mai fretta . Intanto passò un ' ora , ne passarono due , e la porta non si apriva : per cui Pinocchio , che tremava dal freddo , dalla paura e dall ' acqua che aveva addosso , si fece cuore e bussò una seconda volta , e bussò più forte . A quel secondo colpo si aprì una finestra del piano di sotto e si affacciò la solita Lumaca . - Lumachina bella , - gridò Pinocchio dalla strada , - sono due ore che aspetto ! E due ore , a questa serataccia , diventano più lunghe di due anni . Spicciatevi , per carità . - Ragazzo mio - gli rispose dalla finestra quella bestiola tutta pace e tutta flemma , - ragazzo mio , io sono una lumaca , e le lumache non hanno mai fretta . E la finestra si richiuse . Di lì a poco suonò la mezzanotte : poi il tocco , poi le due dopo mezzanotte , e la porta era sempre chiusa . Allora Pinocchio , perduta la pazienza , afferrò con rabbia il battente della porta per bussare un gran colpo da far rintronare tutto il casamento : ma il battente che era di ferro , diventò a un tratto un ' anguilla viva , che sgusciandogli dalle mani sparì nel rigagnolo d ' acqua in mezzo alla strada . - Ah , sì ? - gridò Pinocchio sempre più accecato dalla collera . - Se il battente è sparito , io seguiterò a bussare a furia di calci . E tiratosi un poco indietro , lasciò andare una solennissima pedata nell ' uscio della casa . Il colpo fu così forte , che il piede penetrò nel legno fino a mezzo : e quando il burattino si provò a ricavarlo fuori , fu tutta fatica inutile : perché il piede c ' era rimasto conficcato dentro , come un chiodo ribadito . Figuratevi il povero Pinocchio ! Dovè passare tutto il resto della notte con un piede in terra e con quell ' altro per aria . La mattina , sul far del giorno , finalmente la porta si aprì . Quella brava bestiola della Lumaca , a scendere dal quarto piano fino all ' uscio di strada , ci aveva messo solamente nove ore . Bisogna proprio dire che avesse fatto una sudata ! - Che cosa fate con codesto piede conficcato nell ' uscio ? - domandò ridendo al burattino . - E ' stata una disgrazia . Vedete un po ' , Lumachina bella , se vi riesce di liberarmi da questo supplizio . - Ragazzo mio , così ci vuole un legnaiolo , e io non ho mai fatto la legnaiola . - Pregate la Fata da parte mia ! ... - La Fata dorme e non vuol essere svegliata . - Ma che cosa volete che io faccia inchiodato tutto il giorno a questa porta ? - Divertiti a contare le formicole che passano per la strada . - Portatemi almeno qualche cosa da mangiare , perché mi sento rifinito . - Subito ! - disse la Lumaca . Difatti dopo tre ore e mezzo Pinocchio la vide tornare con un vassoio d ' argento in capo . Nel vassoio c ' era un pane , un pollastro arrosto e quattro albicocche mature . - Ecco la colazione che vi manda la Fata , - disse la Lumaca . Alla vista di quella grazia di Dio , il burattino sentì consolarsi tutto . Ma quale fu il suo disinganno , quando incominciando a mangiare , si dovè accorgere che il pane era di gesso , il pollastro di cartone e le quattro albicocche di alabastro , colorite al naturale . Voleva piangere , voleva darsi alla disperazione , voleva buttar via il vassoio e quel che c ' era dentro : ma invece , o fosse il gran dolore o la gran languidezza di stomaco , fatto sta che cadde svenuto . Quando si riebbe , si trovò disteso sopra un sofà , e la Fata era accanto a lui . - Anche per questa volta ti perdono , - gli disse la Fata , - ma guai a te se me ne fai un ' altra delle tue ! ... Pinocchio promise e giurò che avrebbe studiato , e che si sarebbe condotto sempre bene . E mantenne la parola per tutto il resto dell ' anno . Difatti , agli esami delle vacanze , ebbe l ' onore di essere il più bravo della scuola ; e i suoi portamenti , in generale , furono giudicati così lodevoli e soddisfacenti , che la Fata , tutta contenta , gli disse : - Domani finalmente il tuo desiderio sarà appagato ! - Cioè ? - Domani finirai di essere un burattino di legno , e diventerai un ragazzo perbene . Chi non ha veduto la gioia di Pinocchio , a questa notizia tanto sospirata , non potrà mai figurarsela . Tutti i suoi amici e compagni di scuola dovevano essere invitati per il giorno dopo a una gran colazione in casa della Fata , per festeggiare insieme il grande avvenimento : e la Fata aveva fatto preparare dugento tazze di caffè - e - latte e quattrocento panini imburrati di sotto e di sopra . Quella giornata prometteva d ' essere molto bella e molto allegra , ma ... Disgraziatamente , nella vita dei burattini c ' è sempre un ma , che sciupa ogni cosa . Pinocchio , invece di diventare un ragazzo , parte di nascosto col suo amico Lucignolo per il Paese dei Balocchi . Com ' è naturale , Pinocchio chiese subito alla Fata il permesso di andare in giro per la città a fare gli inviti : e la Fata gli disse : - Vai pure a invitare i tuoi compagni per la colazione di domani : ma ricordati di tornare a casa prima che faccia notte . Hai capito ? - Fra un ' ora prometto di essere bell ' e ritornato , - replicò il burattino . - Bada , Pinocchio ! I ragazzi fanno presto a promettere : ma il più delle volte , fanno tardi a mantenere . - Ma io non sono come gli altri : io , quando dico una cosa , la mantengo . - Vedremo . Caso poi tu disubbidissi , tanto peggio per te . - Perché ? - Perché i ragazzi che non danno retta ai consigli di chi ne sa più di loro , vanno sempre incontro a qualche disgrazia . - E io l ' ho provato ! - disse Pinocchio . - Ma ora non ci ricasco più ! - Vedremo se dici il vero . Senza aggiungere altre parole , il burattino salutò la sua buona Fata , che era per lui una specie di mamma , e cantando e ballando uscì fuori della porta di casa . In poco più d ' un ' ora , tutti i suoi amici furono invitati . Alcuni accettarono subito e di gran cuore : altri da principio si fecero un po ' pregare ; ma quando seppero che i panini da inzuppare nel caffè - e - latte sarebbero stati imburrati anche dalla parte di fuori , finirono tutti col dire : " Verremo anche noi , per farti piacere " . Ora bisogna sapere che Pinocchio , fra i suoi amici e compagni di scuola , ne aveva uno prediletto e carissimo , il quale si chiamava di nome Romeo : ma tutti lo chiamavano col soprannome di Lucignolo , per via del suo personalino asciutto , secco e allampanato , tale e quale come il lucignolo nuovo di un lumino da notte . Lucignolo era il ragazzo più svogliato e più birichino di tutta la scuola : ma Pinocchio gli voleva un gran bene . Difatti andò subito a cercarlo a casa , per invitarlo alla colazione , e non lo trovò : tornò una seconda volta , e Lucignolo non c ' era : tornò una terza volta , e fece la strada invano . Dove poterlo ripescare ? Cerca di qua , cerca di là , finalmente lo vide nascosto sotto il portico di una casa di contadini . - Che cosa fai costì ? - gli domandò Pinocchio , avvicinandosi . - Aspetto la mezzanotte , per partire ... - Dove vai ? - Lontano , lontano , lontano ! - E io che son venuto a cercarti a casa tre volte ! ... - Che cosa volevi da me ? - Non sai il grande avvenimento ? Non sai la fortuna che mi è toccata ? - Quale ? - Domani finisco di essere un burattino e divento un ragazzo come te , e come tutti gli altri . - Buon pro ti faccia . - Domani , dunque , ti aspetto a colazione a casa mia . - Ma se ti dico che parto questa sera . - A che ora ? - Fra poco . - E dove vai ? - Vado ad abitare in un paese ... che è il più bel paese di questo mondo : una vera cuccagna ! ... - E come si chiama ? - Si chiama il Paese dei Balocchi . Perché non vieni anche tu ? - Io ? no davvero ! - Hai torto , Pinocchio ! Credilo a me che , se non vieni , te ne pentirai . Dove vuoi trovare un paese più salubre per noialtri ragazzi ? Lì non vi sono scuole : lì non vi sono maestri : lì non vi sono libri . In quel paese benedetto non si studia mai . Il giovedì non si fa scuola : e ogni settimana è composta di sei giovedì e di una domenica . Figurati che le vacanze dell ' autunno cominciano col primo di gennaio e finiscono coll ' ultimo di dicembre . Ecco un paese , come piace veramente a me ! Ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili ! ... - Ma come si passano le giornate nel Paese dei Balocchi ? - Si passano baloccandosi e divertendosi dalla mattina alla sera . La sera poi si va a letto , e la mattina dopo si ricomincia daccapo . Che te ne pare ? - Uhm ! ... - fece Pinocchio : e tentennò leggermente il capo , come dire : " è una vita che farei volentieri anch ' io ! " . - Dunque , vuoi partire con me ? Sì o no ? Risolviti . - No , no , no e poi no . Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo perbene , e voglio mantenere la promessa . Anzi , siccome vedo che il sole va sotto , così ti lascio subito e scappo via . Dunque addio e buon viaggio . - Dove corri con tanta furia ? - A casa . La mia buona Fata vuole che ritorni prima di notte . - Aspetta altri due minuti . - Faccio troppo tardi . - Due minuti soli . - E se poi la Fata mi grida ? - Lasciala gridare . Quando avrà gridato ben bene , si cheterà , - disse quella birba di Lucignolo . - E come fai ? Parti solo o in compagnia ? - Solo ? Saremo più di cento ragazzi . - E il viaggio lo fate a piedi ? - A mezzanotte passerà di qui il carro che ci deve prendere e condurre fin dentro ai confini di quel fortunatissimo paese . - Che cosa pagherei che ora fosse mezzanotte ! ... - Perché ? - Per vedervi partire tutti insieme . - Rimani qui un altro poco e ci vedrai . - No , no : voglio ritornare a casa . - Aspetta altri due minuti . - Ho indugiato anche troppo . La Fata starà in pensiero per me . - Povera Fata ! Che ha paura forse che ti mangino i pipistrelli ? - Ma dunque , - soggiunse Pinocchio , - tu sei veramente sicuro che in quel paese non ci sono punte scuole ? ... - Neanche l ' ombra . - E nemmeno maestri ? ... - Nemmen ' uno . - E non c ' è mai l ' obbligo di studiare ? - Mai , mai , mai ! - Che bel paese ! - disse Pinocchio , sentendo venirsi l ' acquolina in bocca . - Che bel paese ! Io non ci sono stato mai , ma me lo figuro ! ... - Perché non vieni anche tu ? - E inutile che tu mi tenti ! Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo di giudizio , e non voglio mancare alla parola . - Dunque addio , e salutami tanto le scuole ginnasiali ! ... E anche quelle liceali , se le incontri per la strada . - Addio , Lucignolo : fai buon viaggio , divertiti e rammentati qualche volta degli amici . Ciò detto , il burattino fece due passi in atto di andarsene : ma poi , fermandosi e voltandosi all ' amico , gli domandò : - Ma sei proprio sicuro che in quel paese tutte le settimane sieno composte di sei giovedì e di una domenica ? - Sicurissimo . - Ma lo sai di certo che le vacanze abbiano principio col primo di gennaio e finiscano coll ' ultimo di dicembre ? - Di certissimo ! - Che bel paese ! - ripetè Pinocchio , sputando dalla soverchia consolazione . Poi , fatto un animo risoluto , soggiunse in fretta e furia : - Dunque , addio davvero : e buon viaggio . - Addio . - Fra quanto partirete ? - Fra due ore ! - Peccato ! Se alla partenza mancasse un ' ora sola , sarei quasi quasi capace di aspettare . - E la Fata ? ... - Oramai ho fatto tardi ! ... E tornare a casa un ' ora prima o un ' ora dopo , è lo stesso . - Povero Pinocchio ! E se la Fata ti grida ? - Pazienza ! La lascerò gridare . Quando avrà gridato ben bene , si cheterà . Intanto si era già fatta notte e notte buia : quando a un tratto videro muoversi in lontananza un lumicino ... e sentirono un suono di bubboli e uno squillo di trombetta , così piccolino e soffocato , che pareva il sibilo di una zanzara ! - Eccolo ! - gridò Lucignolo , rizzandosi in piedi . - Chi è ? - domandò sottovoce Pinocchio . - E ' il carro che viene a prendermi . Dunque , vuoi venire , sì o no ? - Ma è proprio vero , - domandò il burattino , - che in quel paese i ragazzi non hanno mai l ' obbligo di studiare ? - Mai , mai , mai ! - Che bel paese ! ... che bel paese ! ... che bel paese ! ... Dopo cinque mesi di cuccagna , Pinocchio , con sua grande maraviglia , sente spuntarsi un bel paio d ' orecchie asinine e diventa un ciuchino , con la coda e tutto . Finalmente il carro arrivò : e arrivò senza fare il più piccolo rumore , perché le sue ruote erano fasciate di stoppa e di cenci . Lo tiravano dodici pariglie di ciuchini , tutti della medesima grandezza , ma di diverso pelame . Alcuni erano bigi , altri bianchi , altri brizzolati a uso pepe e sale , e altri rigati a grandi strisce gialle e turchine . Ma la cosa più singolare era questa : che quelle dodici pariglie , ossia quei ventiquattro ciuchini , invece di essere ferrati come tutti le altre bestie da tiro o da soma , avevano ai piedi degli stivali da uomo di vacchetta bianca . E il conduttore del carro ? ... Figuratevi un omino più largo che lungo , tenero e untuoso come una palla di burro , con un visino di melarosa , una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole , come quella d ' un gatto che si raccomanda al buon cuore della padrona di casa . Tutti i ragazzi , appena lo vedevano , ne restavano innamorati e facevano a gara nel montare sul suo carro , per essere condotti da lui in quella vera cuccagna conosciuta nella carta geografica col seducente nome di Paese dei Balocchi . Difatti il carro era già tutto pieno di ragazzetti fra gli otto e i dodici anni , ammonticchiati gli uni sugli altri , come tante acciughe nella salamoia . Stavano male , stavano pigiati , non potevano quasi respirare : ma nessuno diceva ohi ! , nessuno si lamentava . La consolazione di sapere che fra poche ore sarebbero giunti in un paese , dove non c ' erano né libri , né scuole , né maestri , li rendeva così contenti e rassegnati , che non sentivano né i disagi , né gli strapazzi , né la fame , né la sete , né il sonno . Appena che il carro si fu fermato , l ' omino si volse a Lucignolo e con mille smorfie e mille manierine , gli domandò sorridendo : - Dimmi , mio bel ragazzo , vuoi venire anche tu in quel fortunato paese ? - Sicuro che ci voglio venire . - Ma ti avverto , carino mio , che nel carro non c ' è più posto . Come vedi , è tutto pieno ! ... - Pazienza ! - replicò Lucignolo , - se non c ' è posto dentro , io mi adatterò a star seduto sulle stanghe del carro . E spiccato un salto , montò a cavalcioni sulle stanghe . - E tu , amor mio ? ... - disse l ' omino volgendosi tutto complimentoso a Pinocchio . - Che intendi fare ? Vieni con noi , o rimani ? ... - Io rimango , - rispose Pinocchio . - Io voglio tornarmene a casa mia : voglio studiare e voglio farmi onore alla scuola , come fanno tutti i ragazzi perbene . - Buon pro ti faccia ! - Pinocchio ! - disse allora Lucignolo . - Dai retta a me : vieni via con noi e staremo allegri . - No , no , no ! - Vieni via con noi e staremo allegri , - gridarono altre quattro voci di dentro al carro . - Vieni via con noi e staremo allegri , - urlarono tutte insieme un centinaio di voci di dentro al carro . - E se vengo con voi , che cosa dirà la mia buona Fata ? - disse il burattino che cominciava a intenerirsi e a ciurlar nel manico . - Non ti fasciare il capo con tante melanconie . Pensa che andiamo in un paese dove saremo padroni di fare il chiasso dalla mattina alla sera ! Pinocchio non rispose : ma fece un sospiro : poi fece un altro sospiro : poi un terzo sospiro ; finalmente disse : - Fatemi un po ' di posto : voglio venire anch ' io ! ... - I posti son tutti pieni , - replicò l ' omino , - ma per mostrarti quanto sei gradito , posso cederti il mio posto a cassetta ... - E voi ? ... - E io farò la strada a piedi . - No , davvero , che non lo permetto . Preferisco piuttosto di salire in groppa a qualcuno di questi ciuchini ! - gridò Pinocchio . Detto fatto , si avvicinò al ciuchino manritto della prima pariglia e fece l ' atto di volerlo cavalcare : ma la bestiola , voltandosi a secco , gli dette una gran musata nello stomaco e lo gettò a gambe all ' aria . Figuratevi la risatona impertinente e sgangherata di tutti quei ragazzi presenti alla scena . Ma l ' omino non rise . Si accostò pieno di amorevolezza al ciuchino ribelle , e , facendo finta di dargli un bacio , gli staccò con un morso la metà dell ' orecchio destro . Intanto Pinocchio , rizzatosi da terra tutto infuriato , schizzò con un salto sulla groppa di quel povero animale . E il salto fu così bello , che i ragazzi , smesso di ridere , cominciarono a urlare : " Viva Pinocchio ! " e a fare una smanacciata di applausi , che non finivano più . Quand ' ecco che all ' improvviso il ciuchino alzò tutt ' e due le gambe di dietro , e dando una fortissima sgropponata , scaraventò il povero burattino in mezzo alla strada sopra un monte di ghiaia . Allora grandi risate daccapo : ma l ' omino , invece di ridere , si sentì preso da tanto amore per quell ' irrequieto asinello , che , con un bacio , gli portò via di netto la metà di quell ' altro orecchio . Poi disse al burattino : - Rimonta pure a cavallo e non aver paura . Quel ciuchino aveva qualche grillo per il capo : ma io gli ho detto due paroline negli orecchi e spero di averlo reso mansueto e ragionevole . Pinocchio montò : e il carro cominciò a muoversi : ma nel tempo che i ciuchini galoppavano e che il carro correva sui ciotoli della via maestra , gli parve al burattino di sentire una voce sommessa e appena intelligibile , che gli disse : - Povero gonzo ! Hai voluto fare a modo tuo , ma te ne pentirai ! Pinocchio , quasi impaurito , guardò di qua e di là , per conoscere da qual parte venissero queste parole ; ma non vide nessuno : i ciuchini galoppavano , il carro correva , i ragazzi dentro al carro dormivano , Lucignolo russava come un ghiro e l ' omino seduto a cassetta , canterellava fra i denti : Tutti la notte dormono E io non dormo mai ... Fatto un altro mezzo chilometro , Pinocchio sentì la solita vocina fioca che gli disse : - Tienlo a mente , grullerello ! I ragazzi che smettono di studiare e voltano le spalle ai libri , alle scuole e ai maestri , per darsi interamente ai balocchi e ai divertimenti , non possono far altro che una fine disgraziata ! ... Io lo so per prova ! ... E te lo posso dire ! Verrà un giorno che piangerai anche tu , come oggi piango io ... ma allora sarà tardi ! ... A queste parole bisbigliate sommessamente , il burattino , spaventato più che mai , saltò giù dalla groppa della cavalcatura e andò a prendere il suo ciuchino per il muso . E immaginatevi come restò , quando s ' accorse che il suo ciuchino piangeva ... e piangeva proprio come un ragazzo ! - Ehi , signor omino , - gridò allora Pinocchio al padrone del carro , - sapete che cosa c ' è di nuovo ? Questo ciuchino piange . - Lascialo piangere : riderà quando sarà sposo - Ma che forse gli avete insegnato anche a parlare ? - No : ha imparato da sé a borbottare qualche parola , essendo stato tre anni in una compagnia di cani ammaestrati . - Povera bestia ! ... - Via , via , - disse l ' omino , - non perdiamo il nostro tempo a veder piangere un ciuco . Rimonta a cavallo , e andiamo : la notte è fresca e la strada è lunga . Pinocchio obbedì senza rifiatare . Il carro riprese la sua corsa : e la mattina , sul far dell ' alba , arrivarono felicemente nel Paese dei Balocchi . Questo paese non somigliava a nessun altro paese del mondo . La sua popolazione era tutta composta di ragazzi . I più vecchi avevano quattordici anni : i più giovani ne avevano otto appena . Nelle strade , un ' allegria , un chiasso , uno strillio da levar di cervello ! Branchi di monelli dappertutto . Chi giocava alle noci , chi alle piastrelle , chi alla palla , chi andava in velocipede , chi sopra a un cavallino di legno ; questi facevano a mosca - cieca , quegli altri si rincorrevano ; altri , vestiti da pagliacci , mangiavano la stoppa accesa : chi recitava , chi cantava , chi faceva i salti mortali , chi si divertiva a camminare colle mani in terra e colle gambe in aria ; chi mandava il cerchio , chi passeggiava vestito da generale coll ' elmo di foglio e lo squadrone di cartapesta ; chi rideva , chi urlava , chi chiamava , chi batteva le mani , chi fischiava , chi rifaceva il verso alla gallina quando ha fatto l ' ovo ; insomma un tal pandemonio , un tal passeraio , un tal baccano indiavolato , da doversi mettere il cotone negli orecchi per non rimanere assorditi . Su tutte le piazze si vedevano teatrini di tela , affollati di ragazzi dalla mattina alla sera , e su tutti i muri delle case si leggevano scritte col carbone delle bellissime cose come queste : Viva i balocci ( invece di balocchi ) : non voglamo più schole ( invece di non vogliamo più scuole ) : abbasso Larin Metica ( invece di l ' aritmetica ) e altri fiori consimili . Pinocchio , Lucignolo e tutti gli altri ragazzi , che avevano fatto il viaggio coll ' omino , appena ebbero messo il piede dentro la città , si ficcarono subito in mezzo alla gran baraonda , e in pochi minuti , come è facile immaginarselo , diventarono gli amici di tutti . Chi più felice , chi più contento di loro ? In mezzo ai continui spassi e agli svariati divertimenti , le ore , i giorni , le settimane , passavano come tanti baleni . - Oh ! che bella vita ! - diceva Pinocchio tutte le volte che per caso s ' imbatteva in Lucignolo . - Vedi , dunque , se avevo ragione ? ... - ripigliava quest ' ultimo . - E dire che tu non volevi partire ! E pensare che t ' eri messo in capo di tornartene a casa dalla tua Fata , per perdere il tempo a studiare ! .... Se oggi ti sei liberato dalla noia dei libri e delle scuole , lo devi a me , ai miei consigli , alle mie premure , ne convieni ? Non vi sono che i veri amici che sappiano rendere di questi grandi favori . - E ' vero , Lucignolo ! Se oggi io sono un ragazzo veramente contento , è tutto merito tuo . E il maestro , invece , sai che cosa mi diceva , parlando di te ? Mi diceva sempre : " Non praticare quella birba di Lucignolo perché Lucignolo è un cattivo compagno e non può consigliarti altro che a far del male !..." . - Povero maestro ! - replicò l ' altro tentennando il capo . - Lo so purtroppo che mi aveva a noia e che si divertiva sempre a calunniarmi , ma io sono generoso e gli perdono ! - Anima grande ! - disse Pinocchio , abbracciando affettuosamente l ' amico e dandogli un bacio in mezzo agli occhi . Intanto era già da cinque mesi che durava questa bella cuccagna di baloccarsi e di divertirsi le giornate intere , senza mai vedere in faccia né un libro , né una scuola , quando una mattina Pinocchio , svegliandosi , ebbe , come si suol dire , una gran brutta sorpresa che lo messe proprio di malumore . A Pinocchio gli vengono gli orecchi di ciuco , e poi diventa un ciuchino vero e comincia a ragliare . E questa sorpresa quale fu ? Ve lo dirò io , miei cari e piccoli lettori : la sorpresa fu che Pinocchio , svegliandosi , gli venne fatto naturalmente di grattarsi il capo ; e nel grattarsi il capo si accorse ... Indovinate un po ' di che cosa si accorse ? Si accorse con sua grandissima maraviglia che gli orecchi gli erano cresciuti più d ' un palmo . Voi sapete che il burattino , fin dalla nascita , aveva gli orecchi piccini piccini : tanto piccini che , a occhio nudo , non si vedevano neppure ! Immaginatevi dunque come restò , quando si poté scorgere che i suoi orecchi , durante la notte , erano così allungati , che parevano due spazzole di padule . Andò subito in cerca di uno specchio , per potersi vedere : ma non trovando uno specchio , empì d ' acqua la catinella del lavamano , e specchiandovisi dentro , vide quel che non avrebbe mai voluto vedere : vide , cioè , la sua immagine abbellita di un magnifico paio di orecchi asinini . Lascio pensare a voi il dolore , la vergogna e la disperazione del povero Pinocchio ! Cominciò a piangere , a strillare , a battere la testa nel muro : ma quanto più si disperava , e più i suoi orecchi crescevano , crescevano e diventavano pelosi verso la cima . Al rumore di quelle grida acutissime , entrò nella stanza una bella Marmottina , che abitava il piano di sopra : la quale , vedendo il burattino in così grandi smanie , gli domandò premurosamente : - Che cos ' hai , mio caro casigliano ? - Sono malato , Marmottina mia , molto malato ... e malato d ' una malattia che mi fa paura ! Te ne intendi tu del polso ? - Un pochino . - Senti dunque se per caso avessi la febbre . La Marmottina alzò la zampa destra davanti : e dopo aver tastato il polso di Pinocchio gli disse sospirando : - Amico mio , mi dispiace doverti dare una cattiva notizia ! ... - Cioè ? - Tu hai una gran brutta febbre ! ... - E che febbre sarebbe ? - E ' la febbre del somaro . - Non la capisco questa febbre ! - rispose il burattino , che l ' aveva pur troppo capita . - Allora te la spiegherò io , - soggiunse la Marmottina . - Sappi dunque che fra due o tre ore tu non sarai più burattino , né un ragazzo ... - E che cosa sarò ? - Fra due o tre ore , tu diventerai un ciuchino vero e proprio , come quelli che tirano il carretto e che portano i cavoli e l ' insalata al mercato . - Oh ! Povero me ! Povero me ! - gridò Pinocchio pigliandosi con le mani tutt ' e due gli orecchi , e tirandoli e strapazzandoli rabbiosamente , come se fossero gli orecchi di un altro . - Caro mio , - replicò la Marmottina per consolarlo , - che cosa ci vuoi tu fare ? Oramai è destino . Oramai è scritto nei decreti della sapienza , che tutti quei ragazzi svogliati che , pigliando a noia i libri , le scuole e i maestri , passano le loro giornate in balocchi , in giochi e in divertimenti , debbano finire prima o poi col trasformarsi in tanti piccoli somari . - Ma davvero è proprio così ? - domandò singhiozzando il burattino . - Purtroppo è cosi ! E ora i pianti sono inutili . Bisognava pensarci prima ! - Ma la colpa non è mia : la colpa , credilo , Marmottina , è tutta di Lucignolo ! ... - E chi è questo Lucignolo ! ... - Un mio compagno di scuola . Io volevo tornare a casa : io volevo essere ubbidiente : io volevo seguitare a studiare e a farmi onore ... ma Lucignolo mi disse : " Perché vuoi annoiarti a studiare ? Perché vuoi andare alla scuola ? Vieni piuttosto con me , nel Paese dei Balocchi : lì non studieremo più : lì ci divertiremo dalla mattina alla sera e staremo sempre allegri " . - E perché seguisti il consiglio di quel falso amico ? di quel cattivo compagno ? - Perché ? ... Perché , Marmottina mia , io sono un burattino senza giudizio ... e senza cuore . Oh ! se avessi avuto un zinzino di cuore , non avrei mai abbandonato quella buona Fata , che mi voleva bene come una mamma e che aveva fatto tanto per me ! ... E a quest ' ora non sarei più un burattino ... ma sarei invece un ragazzino a modo , come ce n ' è tanti ! Oh ! ... ma se incontro Lucignolo , guai a lui ! Gliene voglio dire un sacco e una sporta ! E fece l ' atto di volere uscire . Ma quando fu sulla porta , si ricordò che aveva gli orecchi d ' asino , e vergognandosi di mostrarli al pubblico , che cosa inventò ? ... Prese un gran berretto di cotone , e , ficcatoselo in testa , se lo ingozzò fin sotto la punta del naso . Poi uscì : e si dette a cercar Lucignolo dappertutto . Lo cercò nelle strade , nelle piazze , nei teatrini , in ogni luogo : ma non lo trovò . Ne chiese notizia a quanti incontrò per la via , ma nessuno l ' aveva veduto . Allora andò a cercarlo a casa : e arrivato alla porta bussò . - Chi è ? - domandò Lucignolo di dentro . - Sono io ! - rispose il burattino . - Aspetta un poco , e ti aprirò . Dopo mezz ' ora la porta si aprì : e figuratevi come restò Pinocchio quando , entrando nella stanza , vide il suo amico Lucignolo con un gran berretto di cotone in testa , che gli scendeva fin sotto il naso . Alla vista di quel berretto , Pinocchio sentì quasi consolarsi e pensò subito dentro di sé : " Che l ' amico sia malato della mia medesima malattia ? Che abbia anche lui la febbre del ciuchino ?..." E facendo finta di non essersi accorto di nulla , gli domandò sorridendo : - Come stai , mio caro Lucignolo ? - Benissimo : come un topo in una forma di cacio parmigiano . - Lo dici proprio sul serio ? - E perché dovrei dirti una bugia ? - Scusami , amico : e allora perché tieni in capo codesto berretto di cotone che ti cuopre tutti gli orecchi ? - Me l ' ha ordinato il medico , perché mi sono fatto male a questo ginocchio . E tu , caro burattino , perché porti codesto berretto di cotone ingozzato fin sotto il naso ? - Me l ' ha ordinato il medico , perche mi sono sbucciato un piede . - Oh ! povero Pinocchio ! ... - Oh ! povero Lucignolo ! ... A queste parole tenne dietro un lunghissimo silenzio , durante il quale i due amici non fecero altro che guardarsi fra loro in atto di canzonatura . Finalmente il burattino , con una vocina melliflua e flautata , disse al suo compagno : - Levami una curiosità , mio caro Lucignolo : hai mai sofferto di malattia agli orecchi ? - Mai ! ... E tu ? - Mai ! Per altro da questa mattina in poi ho un orecchio , che mi fa spasimare . - Ho lo stesso male anch ' io . - Anche tu ? ... E qual è l ' orecchio che ti duole ? - Tutt ' e due . E tu ? - Tutt ' e due . Che sia la medesima malattia ? - Ho paura di sì ? - Vuoi farmi un piacere , Lucignolo ? - Volentieri ! Con tutto il cuore . - Mi fai vedere i tuoi orecchi ? - Perché no ? Ma prima voglio vedere i tuoi , caro Pinocchio . - No : il primo devi essere tu . - No , carino ! Prima tu , e dopo io ! - Ebbene , - disse allora il burattino , - facciamo un patto da buoni amici . - Sentiamo il patto . - Leviamoci tutt ' e due il berretto nello stesso tempo : accetti ? - Accetto . - Dunque attenti ! E Pinocchio cominciò a contare a voce alta : - Uno ! Due ! Tre ! Alla parola tre ! i due ragazzi presero i loro berretti di capo e li gettarono in aria . E allora avvenne una scena , che parrebbe incredibile , se non fosse vera . Avvenne , cioè , che Pinocchio e Lucignolo , quando si videro colpiti tutt ' e due dalla medesima disgrazia , invece di restar mortificati e dolenti , cominciarono ad ammiccarsi i loro orecchi smisuratamente cresciuti , e dopo mille sguaiataggini finirono col dare in una bella risata . E risero , risero , risero da doversi reggere il corpo : se non che , sul più bello del ridere , Lucignolo tutt ' a un tratto si chetò , e barcollando e cambiando colore , disse all ' amico : - Aiuto , aiuto , Pinocchio ! - Che cos ' hai ? - Ohimè . Non mi riesce più di star ritto sulle gambe . - Non mi riesce più neanche a me , - gridò Pinocchio , piangendo e traballando . E mentre dicevano così , si piegarono tutt ' e due carponi a terra e , camminando con le mani e coi piedi , cominciarono a girare e a correre per la stanza . E intanto che correvano , i loro bracci diventarono zampe , i loro visi si allungarono e diventarono musi e le loro schiene si coprirono di un pelame grigiolino chiaro , brizzolato di nero . Ma il momento più brutto per què due sciagurati sapete quando fu ? Il momento più brutto e più umiliante fu quello quando sentirono spuntarsi di dietro la coda . Vinti allora dalla vergogna e dal dolore , si provarono a piangere e a lamentarsi del loro destino . Non l ' avessero mai fatto ! Invece di gemiti e di lamenti , mandavano fuori dei ragli asinini : e ragliando sonoramente , facevano tutt ' e due coro : j - a , j - a , j - a . In quel frattempo fu bussato alla porta , e una voce di fuori disse : - Aprite ! Sono l ' Omino , sono il conduttore del carro che vi portò in questo paese . Aprite subito , o guai a voi ! Diventato un ciuchino vero , è portato a vendere , e lo compra il direttore di una compagnia di pagliacci per insegnargli a ballare e a saltare i cerchi ; ma una sera azzoppisce e allora lo ricompra un altro , per far con la sua pelle un tamburo . Vedendo che la porta non si apriva , l ' Omino la spalancò con un violentissimo calcio : ed entrato che fu nella stanza , disse col suo solito risolino a Pinocchio e a Lucignolo : - Bravi ragazzi ! Avete ragliato bene , e io vi ho subito riconosciuti alla voce . E per questo eccomi qui . A tali parole , i due ciuchini rimasero mogi mogi , colla testa giù , con gli orecchi bassi e con la coda fra le gambe . Da principio l ' Omino li lisciò , li accarezzò , li palpeggiò : poi , tirata fuori la striglia , cominciò a strigliarli perbene . E quando a furia di strigliarli , li ebbe fatti lustri come due specchi , allora messe loro la cavezza e li condusse sulla piazza del mercato , con la speranza di venderli e di beccarsi un discreto guadagno . E i compratori , difatti , non si fecero aspettare . Lucignolo fu comprato da un contadino , a cui era morto il somaro il giorno avanti , e Pinocchio fu venduto al direttore di una compagnia di pagliacci e di saltatori di corda , il quale lo comprò per ammaestrarlo e per farlo poi saltare e ballare insieme con le altre bestie della compagnia . E ora avete capito , miei piccoli lettori , qual era il bel mestiere che faceva l ' Omino ? Questo brutto mostriciattolo , che aveva una fisionomia tutta latte e miele , andava di tanto in tanto con un carro a girare per il mondo : strada facendo raccoglieva con promesse e con moine tutti i ragazzi svogliati , che avevano a noia i libri e le scuole : e dopo averli caricati sul suo carro , li conduceva nel Paese dei Balocchi , perché passassero tutto il loro tempo in giochi , in chiassate e in divertimenti . Quando poi quei poveri ragazzi illusi , a furia di baloccarsi sempre e di non studiare mai , diventavano tanti ciuchini , allora tutto allegro e contento s ' impadroniva di loro e li portava a vendere sulle fiere e sui mercati . E così in pochi anni aveva fatto fior di quattrini ed era diventato milionario . Quel che accadesse di Lucignolo , non lo so : so , per altro , che Pinocchio andò incontro fin dai primi giorni a una vita durissima e strapazzata . Quando fu condotto nella stalla , il nuovo padrone gli empì la greppia di paglia : ma Pinocchio , dopo averne assaggiata una boccata , la risputò . Allora il padrone , brontolando , gli empì la greppia di fieno : ma neppure il fieno gli piacque . - Ah ! non ti piace neppure il fieno ? - gridò il padrone imbizzito . - Lascia fare , ciuchino bello , che se hai dei capricci per il capo , penserò io a levarteli ! ... E a titolo di correzione , gli affibbiò subito una frustata nelle gambe . Pinocchio dal gran dolore , cominciò a piangere e a ragliare , e ragliando , disse : - J - a , j - a , la paglia non la posso digerire ! ... - Allora mangia il fieno ! - replicò il padrone che intendeva benissimo il dialetto asinino . - J - a , j - a , il fieno mi fa dolere il corpo ! ... - Pretenderesti , dunque , che un somaro , par tuo , lo dovessi mantenere a petti di pollo e cappone in galantina ? - soggiunse il padrone arrabbiandosi sempre più e affibbiandogli una seconda frustata . A quella seconda frustata Pinocchio , per prudenza , si chetò subito e non disse altro . Intanto la stalla fu chiusa e Pinocchio rimase solo : e perché erano molte ore che non aveva mangiato cominciò a sbadigliare dal grande appetito . E , sbadigliando , spalancava una bocca che pareva un forno . Alla fine , non trovando altro nella greppia , si rassegnò a masticare un po ' di fieno : e dopo averlo masticato ben bene , chiuse gli occhi e lo tirò giù . - Questo fieno non è cattivo , - poi disse dentro di sé , - ma quanto sarebbe stato meglio che avessi continuato a studiare ! ... A quest ' ora , invece di fieno , potrei mangiare un cantuccio di pan fresco e una bella fetta di salame ! ... Pazienza ! La mattina dopo , svegliandosi , cercò subito nella greppia un altro po ' di fieno ; ma non lo trovò perché l ' aveva mangiato tutto nella notte . Allora prese una boccata di paglia tritata : ma in quel mentre che la masticava si dovè accorgere che il sapore della paglia tritata non somigliava punto né al risotto alla milanese né ai maccheroni alla napoletana . - Pazienza ! - ripetè , continuando a masticare . - Che almeno la mia disgrazia possa servire di lezione a tutti i ragazzi disobbedienti e che non hanno voglia di studiare . Pazienza ! ... pazienza ! - Pazienza un corno ! - urlò il padrone , entrando in quel momento nella stalla . - Credi forse , mio bel ciuchino , ch ' io ti abbia comprato unicamente per darti da bere e da mangiare ? Io ti ho comprato perché tu lavori e perché tu mi faccia guadagnare molti quattrini . Su , dunque , da bravo ! Vieni con me nel Circo , e là ti insegnerà a saltare i cerchi , a rompere col capo le botti di foglio e a ballaré il valzer e la polca , stando ritto sulle gambe di dietro . Il povero Pinocchio , per amore o per forza , dovè imparare tutte queste bellissime cose ; ma , per impararle , gli ci vollero tre mesi di lezioni , e molte frustate da levare il pelo . Venne finalmente il giorno , in cui il suo padrone poté annunziare uno spettacolo veramente straordinario . I cartelloni di vario colore , attaccati alle cantonate delle strade , dicevano cosi : Quella sera , come potete figurarvelo , un ' ora prima che cominciasse lo spettacolo , il teatro era pieno stipato . Non si trovava più né un posto distinto , né un palco , nemmeno a pagarlo a peso d ' oro . Le gradinate del Circo formicolavano di bambini , di bambine e di ragazzi di tutte le età , che avevano la febbre addosso per la smania di veder ballare il famoso ciuchino Pinocchio . Finita la prima parte dello spettacolo , il direttore della compagnia , vestito in giubba nera , calzoni bianchi a coscia e stivaloni di pelle fin sopra ai ginocchi , si presentò all ' affollatissimo pubblico , e , fatto un grande inchino , recitò con molta solennità il seguente spropositato discorso : " Rispettabile pubblico , cavalieri e dame ! L ' umile sottoscritto essendo di passaggio per questa illustre metropolitana , ho voluto procrearmi l ' onore nonché il piacere di presentare a questo intelligente e cospicuo uditorio un celebre ciuchino , che ebbe già l ' onore di ballare al cospetto di Sua Maestà l ' Imperatore di tutte le Corti principali d ' Europa . " E col ringraziandoli , aiutateci della vostra animatrice presenza e compatiteci ! " Questo discorso fu accolto da molte risate e da molti applausi : ma gli applausi raddoppiarono e diventarono una specie di uragano alla comparsa del ciuchino Pinocchio in mezzo al Circo . Egli era tutto agghindato a festa . Aveva una briglia nuova di pelle lustra , con fibbie e borchie d ' ottone ; due camelie bianche agli orecchi ; la criniera divisa in tanti riccioli legati con fiocchettini d ' argento attraverso alla vita , e la coda tutta intrecciata con nastri di velluto amaranto e celeste . Era , insomma , un ciuchino da innamorare ! Il direttore , nel presentarlo al pubblico , aggiunse queste parole : " Miei rispettabili auditori ! Non starò qui a farvi menzogne delle grandi difficoltà da me soppressate per comprendere e soggiogare questo mammifero , mentre pascolava liberamente di montagna in montagna nelle pianure della zona torrida . Osservate , vi prego , quanta selvaggina trasudi dà suoi occhi , conciossiaché essendo riusciti vanitosi tutti i mezzi per addomesticarlo al vivere dei quadrupedi civili , ho dovuto più volte ricorrere all ' affabile dialetto della frusta . Ma ogni mia gentilezza invece di farmi da lui benvolere , me ne ha maggiormente cattivato l ' animo . Io però , seguendo il sistema di Galles , trovai nel suo cranio una piccola cartagine ossea che la stessa Facoltà Medicea di Parigi riconobbe essere quello il bulbo rigeneratore dei capelli e della danza pirrica . E per questo io lo volli ammaestrare nel ballo nonché nei relativi salti dei cerchi e delle botti foderate di foglio . Ammiratelo , e poi giudicatelo ! Prima però di prendere cognato da voi , permettete , o signori , che io v ' inviti al diurno spettacolo di domani sera : ma nell ' apoteosi che il tempo piovoso minacciasse acqua , allora lo spettacolo invece di domani sera , sarà posticipato a domattina , alle ore undici antimeridiane del pomeriggio " . E qui il direttore fece un ' altra profondissima riverenza : quindi rivolgendosi a Pinocchio , gli disse : - Animo , Pinocchio ! ... Avanti di dar principio ai vostri esercizi , salutate questo rispettabile pubblico , cavalieri , dame e ragazzi ! Pinocchio , ubbidiente , piegò subito i due ginocchi davanti , fino a terra , e rimase inginocchiato fino a tanto che il direttore , schioccando la frusta , non gli gridò : - Al passo ! Allora il ciuchino si rizzò sulle quattro gambe , e cominciò a girare intorno al Circo , camminando sempre di passo . Dopo un poco il direttore grido : - Al trotto ! - e Pinocchio , ubbidiente al comando , cambiò il passo in trotto . - Al galoppo ! ... - e Pinocchio staccò il galoppo . - Alla carriera ! - e Pinocchio si dette a correre di gran carriera . Ma in quella che correva come un barbero , il direttore , alzando il braccio in aria , scaricò un colpo di pistola . A quel colpo il ciuchino , fingendosi ferito , cadde disteso nel Circo , come se fosse moribondo davvero . Rizzatosi da terra , in mezzo a uno scoppio di applausi , d ' urli e di battimani , che andavano alle stelle , gli venne naturalmente di alzare la testa e di guardare in su ... e guardando , vide in un palco una bella signora , che aveva al collo una grossa collana d ' oro , dalla quale pendeva un medaglione . Nel medaglione c ' era dipinto il ritratto d ' un burattino . - Quel ritratto è il mio ! ... quella signora è la Fata ! - disse dentro di sé Pinocchio , riconoscendola subito : e lasciandosi vincere dalla gran contentezza , si provò a gridare : - Oh Fatina mia ! oh Fatina mia ! Ma invece di queste parole , gli uscì dalla gola un raglio cosi sonoro e prolungato , che fece ridere tutti gli spettatori , e segnatamente tutti i ragazzi che erano in teatro . Allora il direttore , per insegnargli e per fargli intendere che non è buona creanza mettersi a ragliare in faccia al pubblico , gli diè col manico della frusta una bacchettata sul naso . Il povero ciuchino , tirato fuori un palmo di lingua , durò a leccarsi il naso almeno cinque minuti , credendo forse così di rasciugarsi il dolore che aveva sentito . Ma quale fu la sua disperazione quando , voltandosi in su una seconda volta , vide che il palco era vuoto e che la Fata era sparita ! ... Si sentì come morire : gli occhi gli si empirono di lacrime e cominciò a piangere dirottamente . Nessuno però se ne accorse e , meno degli altri , il direttore , il quale , anzi , schioccando la frusta , gridò : - Da bravo , Pinocchio ! Ora farete vedere a questi signori con quanta grazia sapete saltare i cerchi . Pinocchio si provò due o tre volte : ma ogni volta che arrivava davanti al cerchio , invece di attraversarlo , ci passava più comodamente di sotto . Alla fine spiccò un salto e l ' attraversò : ma le gambe di dietro gli rimasero disgraziatamente impigliate nel cerchio : motivo per cui ricadde in terra dall ' altra parte tutto in un fascio . Quando si rizzò , era azzoppito , e a malapena poté ritornare alla scuderia . - Fuori Pinocchio ! Vogliamo il ciuchino ! Fuori il ciuchino ! - gridavano i ragazzi dalla platea , impietositi e commossi al tristissimo caso . Ma il ciuchino per quella sera non si fece rivedere . La mattina dopo il veterinario , ossia il medico delle bestie , quando l ' ebbe visitato , dichiarò che sarebbe rimasto zoppo per tutta la vita . Allora il direttore disse al suo garzone di stalla : - Che vuoi tu che mi faccia d ' un somaro zoppo ? Sarebbe un mangiapane a ufo . Portalo dunque in piazza e rivendilo . Arrivati in piazza , trovarono subito il compratore , il quale domandò al garzone di stalla : - Quanto vuoi di cotesto ciuchino zoppo ? - Venti lire . - Io ti do venti soldi . Non credere che io lo compri per servirmene : lo compro unicamente per la sua pelle . Vedo che ha la pelle molto dura , e con la sua pelle voglio fare un tamburo per la banda musicale del mio paese . Lascio pensare a voi , ragazzi , il bel piacere che fu per il povero Pinocchio , quando sentì che era destinato a diventare un tamburo ! Fatto sta che il compratore , appena pagati i venti soldi , condusse il ciuchino sopra uno scoglio ch ' era sulla riva del mare ; e messogli un sasso al collo e legatolo per una zampa con una fune che teneva in mano , gli diè improvvisamente uno spintone e lo gettò nell ' acqua . Pinocchio , con quel macigno al collo , andò subito a fondo ; e il compratore , tenendo sempre stretta in mano la fune , si pose a sedere sullo scoglio , aspettando che il ciuchino avesse tutto il tempo di morire affogato , per poi levargli la pelle . Pinocchio , gettato in mare , è mangiato dai pesci e ritorna ad essere un burattino come prima ; ma mentre nuota per salvarsi , è ingoiato dal terribile Pesce - cane . Dopo cinquanta minuti che il ciuchino era sott ' acqua , il compratore disse , discorrendo da sé solo : - A quest ' ora il mio povero ciuchino zoppo deve essere bell ' affogato . Ritiriamolo dunque su , e facciamo con la sua pelle questo bel tamburo . E cominciò a tirare la fune , con la quale lo aveva legato per una gamba : e tira , tira , tira , alla fine vide apparire a fior d ' acqua ... indovinate ? Invece di un ciuchino morto , vide apparire a fior d ' acqua un burattino vivo che scodinzolava come un ' anguilla . Vedendo quel burattino di legno , il pover ' uomo credé di sognare e rimase lì intontito , a bocca aperta e con gli occhi fuori della testa . Riavutosi un poco dal suo primo stupore , disse piangendo e balbettando : - E il ciuchino che ho gettato in mare dov ' è ? - Quel ciuchino son io ! - rispose il burattino , ridendo . - Tu ? - Io . - Ah ! mariuolo ! Pretenderesti forse burlarti di me ? - Burlarmi di voi ? Tutt ' altro , caro padrone : io vi parlo sul serio . - Ma come mai tu , che poco fa eri un ciuchino , ora , stando nell ' acqua sei diventato un burattino di legno ? ... - Sarà effetto dell ' acqua del mare . Il mare ne fa di questi scherzi . - Bada , burattino , bada ! ... Non credere di divertirti alle mie spalle . Guai a te , se mi scappa la pazienza . - Ebbene , padrone : volete sapere tutta la vera storia ? Scioglietemi questa gamba e io ve la racconterò . Quel buon pasticcione del compratore , curioso di conoscere la vera storia , gli sciolse subito il nodo della fune , che lo teneva legato : e allora Pinocchio , trovandosi libero come un uccello nell ' aria prese a dirgli così : - Sappiate dunque che io ero un burattino di legno come sono oggi : ma mi trovavo a tocco e non tocco di diventare un ragazzo , come in questo mondo ce n ' è tanti : se non che per la mia poca voglia di studiare e per dar retta ai cattivi compagni , scappai di casa ... e un bel giorno , svegliandomi , mi trovai cambiato in un somaro con tanto di orecchi ... e con tanto di coda ! ... Che vergogna fu quella per me ! ... Una vergogna , caro padrone , che Sant ' Antonio benedetto non la faccia provare neppure a voi ! Portato a vendere sul mercato degli asini , fui comprato dal Direttore di una compagnia equestre , il quale si messe in capo di far di me un gran ballerino e un gran saltatore di cerchi ; ma una sera durante lo spettacolo , feci in teatro una brutta cascata , e rimasi zoppo da tutt ' e due le gambe . Allora il direttore non sapendo che cosa farsi d ' un asino zoppo , mi mandò a rivendere , e voi mi avete comprato ! - Pur troppo ! E ti ho pagato venti soldi . E ora chi mi rende i miei poveri venti soldi ? - E perché mi avete comprato ? Voi mi avete comprato per fare con la mia pelle un tamburo ! ... un tamburo ! ... - Pur troppo ! ... E ora dove troverò un ' altra pelle ? - Non vi date alla disperazione , padrone . Dei ciuchini ce n ' è tanti , in questo mondo ! - Dimmi , monello impertinente : e la tua storia finisce qui ? - No , - rispose il burattino , - ci sono altre due parole , e poi è finita . Dopo avermi comprato , mi avete condotto in questo luogo per uccidermi ; ma poi , cedendo a un sentimento pietoso d ' umanità , avete preferito di legarmi un sasso al collo e di gettarmi in fondo al mare . Questo sentimento di delicatezza vi onora moltissimo , e io ve ne serberò eterna riconoscenza . Per altro , caro padrone , questa volta avete fatto i vostri conti senza la Fata ... - E chi è questa Fata ? - E la mia mamma , la quale somiglia a tutte quelle buone mamme , che vogliono un gran bene ai loro ragazzi e non li perdono mai d ' occhio , e li assistono amorosamente in ogni disgrazia , anche quando questi ragazzi , per le loro scapataggini e per i loro cattivi portamenti , meriterebbero di essere abbandonati e lasciati in balia a se stessi . Dicevo , dunque , che la buona Fata , appena mi vide in pericolo di affogare , mandò subito intorno a me un branco infinito di pesci , i quali credendomi davvero un ciuchino bell ' e morto , cominciarono a mangiarmi ! E che bocconi che facevano ! Non avrei mai creduto che i pesci fossero più ghiotti anche dei ragazzi ! Chi mi mangiò gli orecchi , chi mi mangiò il muso , chi il collo e la criniera , chi la pelle delle zampe , chi la pelliccia della schiena ... e fra gli altri , vi fu un pesciolino cosi garbato , che si degnò perfino di mangiarmi la coda . - Da oggi in poi , - disse il compratore inorridito , - faccio giuro di non assaggiar più carne di pesce . Mi dispiacerebbe troppo di aprire una triglia o un nasello fritto e di trovargli in corpo una coda di ciuco ! - Io la penso come voi , - replicò il burattino , ridendo . - Del resto , dovete sapere che quando i pesci ebbero finito di mangiarmi tutta quella buccia asinina , che mi copriva dalla testa ai piedi , arrivarono , - com ' è naturale , all ' osso ... o per dir meglio , arrivarono al legno , perché , come vedete , io son fatto di legno durissimo . Ma dopo dati i primi morsi , quei pesci ghiottoni si accorsero subito che il legno non era ciccia per i loro denti , e nauseati da questo cibo indigesto se ne andarono chi in qua chi in là , senza voltarsi nemmeno a dirmi grazie ... Ed eccovi raccontato come qualmente voi , tirando su la fune , avete trovato un burattino vivo , invece d ' un ciuchino morto . - Io mi rido della tua storia , - gridò il compratore imbestialito . - Io so che ho speso venti soldi per comprarti , e rivoglio i miei quattrini . Sai che cosa farò ? Ti porterò daccapo al mercato , e ti rivenderò a peso di legno stagionato per accendere il fuoco nel caminetto . - Rivendetemi pure : io sono contento , - disse Pinocchio . Ma nel dir cosi , fece un bel salto e schizzò in mezzo all ' acqua . E nuotando allegramente e allontanandosi dalla spiaggia , gridava al povero compratore : - Addio , padrone ; se avete bisogno di una pelle per fare un tamburo , ricordatevi di me . E poi rideva e seguitava a nuotare : e dopo un poco , rivoltandosi indietro , urlava più forte : - Addio , padrone : se avete bisogno di un po ' di legno stagionato , per accendere il caminetto , ricordatevi di me . Fatto sta che in un batter d ' occhio si era tanto allontanato , che non si vedeva quasi più : ossia , si vedeva solamente sulla superficie del mare un puntolino nero , che di tanto in tanto rizzava le gambe fuori dell ' acqua e faceva capriole e salti , come un delfino in vena di buonumore . Intanto che Pinocchio nuotava alla ventura , vide in mezzo al mare uno scoglio che pareva di marmo bianco : e su in cima allo scoglio , una bella Caprettina che belava amorosamente e gli faceva segno di avvicinarsi . La cosa più singolare era questa : che la lana della Caprettina , invece di esser bianca , o nera , o pallata di due colori , come quella delle altre capre , era invece turchina , ma d ' un color turchino sfolgorante , che rammentava moltissimo i capelli della bella Bambina . Lascio pensare a voi se il cuore del povero Pinocchio cominciò a battere più forte ! Raddoppiando di forza e di energia si diè a nuotare verso lo scoglio bianco : ed era già a mezza strada , quando ecco uscir fuori dall ' acqua e venirgli incontro una orribile testa di mostro marino , con la bocca spalancata , come una voragine , e tre filari di zanne che avrebbero fatto paura anche a vederle dipinte . E sapete chi era quel mostro marino ? Quel mostro marino era né più né meno quel gigantesco Pesce - cane , ricordato più volte in questa storia , e che per le sue stragi e per la sua insaziabile voracità , veniva soprannominato " l ' Attila dei pesci e dei pescatori " . Immaginatevi lo spavento del povero Pinocchio alla vista del mostro . Cerco di scansarlo , di cambiare strada : cercò di fuggire : ma quella immensa bocca spalancata gli veniva sempre incontro con la velocità di una saetta . - Affrettati , Pinocchio , per carità ! - gridava belando la bella Caprettina . E Pinocchio nuotava disperatamente con le braccia , col petto , con le gambe e coi piedi . - Corri , Pinocchio , perché il mostro si avvicina ! E Pinocchio , raccogliendo tutte le sue forze , raddoppiava di lena nella corsa . - Bada , Pinocchio ! ... il mostro ti raggiunge ! ... Eccolo ! ... Eccolo ! ... Affrettati per carità , o sei perduto ! ... E Pinocchio a nuotar più lesto che mai , e via , e via , e via , come andrebbe una palla di fucile . E già era presso lo scoglio , e già la Caprettina , spenzolandosi tutta sul mare , gli porgeva le sue zampine davanti per aiutarlo a uscire dall ' acqua ! Ma oramai era tardi ! Il mostro lo aveva raggiunto : il mostro , tirando il fiato a sé , si bevve il povero burattino , come avrebbe bevuto un uovo di gallina : e lo inghiottì con tanta violenza e con tanta avidità , che Pinocchio , cascando giù in corpo al Pesce - cane , battè un colpo cosi screanzato , da restarne sbalordito per un quarto d ' ora . Quando ritornò in sé da quello sbigottimento , non sapeva raccapezzarsi , nemmeno lui , in che mondo si fosse . Intorno a sé c ' era da ogni parte un gran buio : ma un buio così nero e profondo , che gli pareva di essere entrato col capo in un calamaio pieno d ' inchiostro . Stette in ascolto e non senti nessun rumore : solamente di tanto in tanto sentiva battersi nel viso alcune grandi buffate di vento . Da principio non sapeva intendere da dove quel vento uscisse : ma poi capì che usciva dai polmoni del mostro . Perché bisogna sapere che il Pesce - cane soffriva moltissimo d ' asma , e quando respirava , pareva proprio che tirasse la tramontana . Pinocchio , sulle prime , s ' ingegnò di farsi un poco di coraggio : ma quand ' ebbe la prova e la riprova di trovarsi chiuso in corpo al mostro marino allora cominciò a piangere e a strillare : e piangendo diceva : - Aiuto ! aiuto ! Oh povero me ! Non c ' è nessuno che venga a salvarmi ? - Chi vuoi che ti salvi , disgraziato ? ... - disse in quel buio una vociaccia fessa di chitarra scordata . - Chi è che parla cosi ? - domandò Pinocchio , sentendosi gelare dallo spavento . - Sono io ! sono un povero Tonno , inghiottito dal Pesce - cane insieme con te . E tu che pesce sei ? - Io non ho che vedere nulla coi pesci . Io sono un burattino . - E allora , se non sei un pesce , perché ti sei fatto inghiottire dal mostro ? - Non son io , che mi son fatto inghiottire : gli è lui che mi ha inghiottito ! Ed ora che cosa dobbiamo fare qui al buio ? ... - Rassegnarsi e aspettare che il Pesce - cane ci abbia digeriti tutt ' e due ! ... - Ma io non voglio esser digerito ! - urlò Pinocchio , ricominciando a piangere . - Neppure io vorrei esser digerito , - soggiunse il Tonno , - ma io sono abbastanza filosofo e mi consolo pensando che , quando si nasce Tonni , c ' è più dignità a morir sott ' acqua che sott ' olio ! ... - Scioccherie ! - gridò Pinocchio . - La mia è un ' opinione , - replicò il Tonno , - e le opinioni , come dicono i Tonni politici , vanno rispettate ! - Insomma ... io voglio andarmene di qui ... io voglio fuggire ... - Fuggi , se ti riesce ! ... - è molto grosso questo Pesce - cane che ci ha inghiottiti ? - domandò il burattino . - Figurati che il suo corpo è più lungo di un chilometro , senza contare la coda . Nel tempo che facevano questa conversazione al buio , parve a Pinocchio di veder lontan lontano una specie di chiarore . - Che cosa sarà mai quel lumicino lontano lontano ? - disse Pinocchio . - Sarà qualche nostro compagno di sventura , che aspetterà come noi il momento di esser digerito ! .... - Voglio andare a trovarlo . Non potrebbe darsi il caso che fosse qualche vecchio pesce capace di insegnarmi la strada per fuggire ? - Io te l ' auguro di cuore , caro burattino . - Addio , Tonno . - Addio , burattino ; e buona fortuna . - Dove ci rivedremo ? ... - Chi lo sa ? ... è meglio non pensarci neppure ! Pinocchio ritrova in corpo al Pesce - cane ... Chi ritrova ? Leggete questo capitolo e lo saprete . Pinocchio , appena che ebbe detto addio al suo buon amico Tonno , si mosse brancolando in mezzo a quel buio , e cominciò a camminare a tastoni dentro il corpo del Pesce - cane , avviandosi un passo dietro l ' altro verso quel piccolo chiarore che vedeva baluginare lontano lontano . E nel camminare sentì che i suoi piedi sguazzavano in una pozzanghera d ' acqua grassa e sdrucciolona , e quell ' acqua sapeva di un odore così acuto di pesce fritto che gli pareva di essere a mezza quaresima . E più andava avanti , e più il chiarore si faceva rilucente e distinto : finché , cammina cammina , alla fine arrivò : e quando fu arrivato ... che cosa trovò ? Ve lo do a indovinare in mille : trovò una piccola tavola apparecchiata , con sopra una candela accesa infilata in una bottiglia di cristallo verde , e seduto a tavola un vecchiettino tutto bianco , come se fosse di neve o di panna montata , il quale se ne stava lì biascicando alcuni pesciolini vivi , ma tanto vivi , che alle volte mentre li mangiava , gli scappavano perfino di bocca . A quella vista il povero Pinocchio ebbe un ' allegrezza così grande e così inaspettata , che ci mancò un ette non cadesse in delirio . Voleva ridere , voleva piangere , voleva dire un monte di cose ; e invece mugolava confusamente e balbettava delle parole tronche e sconclusionate . Finalmente gli riuscì di cacciar fuori un grido di gioia e spalancando le braccia e gettandosi al collo del vecchietto , cominciò a urlare : - Oh ! babbino mio ! finalmente vi ho ritrovato ! Ora poi non vi lascio più , mai più , mai più ! - Dunque gli occhi mi dicono il vero ? - replicò il vecchietto stropicciandosi gli occhi , - Dunque tu sé proprio il mì caro Pinocchio ? - Sì , sì , sono io , proprio io ! E voi mi avete digià perdonato , non è vero ? Oh ! babbino mio , come siete buono ! ... e pensare che io , invece ... Oh ! ma se sapeste quante disgrazie mi son piovute sul capo e quante cose mi son andate per traverso ! Figuratevi che il giorno che voi , povero babbino , col vendere la vostra casacca mi compraste l ' Abbecedario per andare a scuola , io scappai a vedere i burattini , e il burattinaio mi voleva mettere sul fuoco perché gli cocessi il montone arrosto , che fu quello poi che mi dette cinque monete d ' oro , perché le portassi a voi , ma io trovai la Volpe e il Gatto , che mi condussero all ' osteria del Gambero Rosso dove mangiarono come lupi , e partito solo di notte incontrai gli assassini che si messero a corrermi dietro , e io via , e loro dietro , e io via e loro sempre dietro , e io via , finché m ' impiccarono a un ramo della Quercia grande , dovecché la bella Bambina dai capelli turchini mi mandò a prendere con una carrozzina , e i medici , quando m ' ebbero visitato , dissero subito : " Se non è morto , è segno che è sempre vivo " , e allora mi scappò detto una bugia , e il naso cominciò a crescermi e non mi passava più dalla porta di camera , motivo per cui andai con la Volpe e col Gatto a sotterrare le quattro monete d ' oro , che una l ' avevo spesa all ' osteria , e il pappagallo si messe a ridere , e viceversa di duemila monete non trovai più nulla , la quale il giudice quando seppe che ero stato derubato , mi fece subito mettere in prigione , per dare una soddisfazione ai ladri , di dove , col venir via , vidi un bel grappolo d ' uva in un campo , che rimasi preso alla tagliola e il contadino di santa ragione mi messe il collare da cane perché facessi la guardia al pollaio , che riconobbe la mia innocenza e mi lasciò andare , e il Serpente , colla coda che gli fumava , cominciò a ridere e gli si strappò una vena sul petto e cosi ritornai alla Casa della bella Bambina , che era morta , e il Colombo vedendo che piangevo mi disse : " Ho visto il tù babbo che si fabbricava una barchettina per venirti a cercare " , e io gli dissi : " Oh ! se avessi l ' ali anch ' io " , e lui mi disse : " Vuoi venire dal tuo babbo ? " , e io gli dissi : " Magari ! ma chi mi ci porta " , e lui mi disse : " Ti ci porto io " , e io gli dissi : " Come ? " , e lui mi disse : " Montami sulla groppa " , e così abbiamo volato tutta la notte , e poi la mattina tutti i pescatori che guardavano verso il mare mi dissero : " C ' è un pover ' uomo in una barchetta che sta per affogare " , e io da lontano vi riconobbi subito , perché me lo diceva il core , e vi feci cenno di tornare alla spiaggia ... - Ti riconobbi anch ' io , - disse Geppetto , - e sarei volentieri tornato alla spiaggia : ma come fare ? Il mare era grosso e un cavallone m ' arrovesciò la barchetta . Allora un orribile Pesce - cane che era lì vicino , appena m ' ebbe visto nell ' acqua corse subito verso di me , e tirata fuori la lingua , mi prese pari pari , e m ' inghiottì come un tortellino di Bologna . - E quant ' è che siete chiuso qui dentro ? - domandò Pinocchio . - Da quel giorno in poi , saranno oramai due anni : due anni , Pinocchio mio , che mi son parsi due secoli ! - E come avete fatto a campare ? E dove avete trovata la candela ? E i fiammiferi per accenderla , chi ve li ha dati ? - Ora ti racconterò tutto . Devi dunque sapere che quella medesima burrasca , che rovesciò la mia barchetta , fece anche affondare un bastimento mercantile . I marinai si salvarono tutti , ma il bastimento colò a fondo e il solito Pesce - cane , che quel giorno aveva un appetito eccellente , dopo aver inghiottito me , inghiottì anche il bastimento ... - Come ? Lo inghiottì tutto in un boccone ? ... - domandò Pinocchio maravigliato . - Tutto in un boccone : e risputò solamente l ' albero maestro , perché gli era rimasto fra i denti come una lisca . Per mia gran fortuna , quel bastimento era carico di carne conservata in cassette di stagno , di biscotto , ossia di pane abbrostolito , di bottiglie di vino , d ' uva secca , di cacio , di caffè , di zucchero , di candele steariche e di scatole di fiammiferi di cera . Con tutta questa grazia di Dio ho potuto campare due anni : ma oggi sono agli ultimi sgoccioli : oggi nella dispensa non c ' è più nulla , e questa candela , che vedi accesa , è l ' ultima candela che mi sia rimasta ... - E dopo ? ... - E dopo , caro mio , rimarremo tutt ' e due al buio . - Allora , babbino mio , - disse Pinocchio , - non c ' è tempo da perdere . Bisogna pensar subito a fuggire ... - A fuggire ? ... e come ? - Scappando dalla bocca del Pesce - cane e gettandosi a nuoto in mare . - Tu parli bene : ma io , caro Pinocchio , non so nuotare . - E che importa ? ... Voi mi monterete a cavalluccio sulle spalle e io , che sono un buon nuotatore , vi porterò sano e salvo fino alla spiaggia . - Illusioni , ragazzo mio ! - replicò Geppetto , scotendo il capo e sorridendo malinconicamente . - Ti par egli possibile che un burattino , alto appena un metro , come sei tu , possa aver tanta forza da portarmi a nuoto sulle spalle ? - Provatevi e vedrete ! A ogni modo , se sarà scritto in cielo che dobbiamo morire , avremo almeno la gran consolazione di morire abbracciati insieme . E senza dir altro , Pinocchio prese in mano la candela , e andando avanti per far lume , disse al suo babbo : - Venite dietro a me , e non abbiate paura . E così camminarono un bel pezzo , e traversarono tutto il corpo e tutto lo stomaco del Pesce - cane . Ma giunti che furono al punto dove cominciava la gran gola del mostro , pensarono bene di fermarsi per dare un ' occhiata e cogliere il momento opportuno alla fuga . Ora bisogna sapere che il Pesce - cane , essendo molto vecchio e soffrendo d ' asma e di palpitazione di cuore , era costretto a dormir a bocca aperta : per cui Pinocchio , affacciandosi al principio della gola e guardando in su , poté vedere al di fuori di quell ' enorme bocca spalancata un bel pezzo di cielo stellato e un bellissimo lume di luna . - Questo è il vero momento di scappare , - bisbigliò allora voltandosi al suo babbo . - Il Pescecane dorme come un ghiro : il mare è tranquillo e ci si vede come di giorno . Venite dunque , babbino , dietro a me e fra poco saremo salvi . Detto fatto , salirono su per la gola del mostro marino , e arrivati in quell ' immensa bocca cominciarono a camminare in punta di piedi sulla lingua ; una lingua così larga e così lunga , che pareva il viottolone d ' un giardino . E già stavano lì lì per fare il gran salto e per gettarsi a nuoto nel mare , quando , sul più bello , il Pesce - cane starnutì , e nello starnutire , dette uno scossone così violento , che Pinocchio e Geppetto si trovarono rimbalzati all ' indietro e scaraventati novamente in fondo allo stomaco del mostro . Nel grand ' urto della caduta la candela si spense , e padre e figliuolo rimasero al buio . - E ora ? ... - domandò Pinocchio facendosi serio . - Ora ragazzo mio , siamo bell ' e perduti . - Perché perduti ? Datemi la mano , babbino , e badate di non sdrucciolare ! ... - Dove mi conduci ? - Dobbiamo ritentare la fuga . Venite con me e non abbiate paura . Ciò detto , Pinocchio prese il suo babbo per la mano : e camminando sempre in punta di piedi , risalirono insieme su per la gola del mostro : poi traversarono tutta la lingua e scavalcarono i tre filari di denti . Prima però di fare il gran salto , il burattino disse al suo babbo : - Montatemi a cavalluccio sulle spalle e abbracciatemi forte forte . Al resto ci penso io . Appena Geppetto si fu accomodato per bene sulle spalle del figliuolo , Pinocchio , sicurissimo del fatto suo , si gettò nell ' acqua e cominciò a nuotare . Il mare era tranquillo come un olio : la luna splendeva in tutto il suo chiarore e il Pesce - cane seguitava a dormire di un sonno così profondo , che non l ' avrebbe svegliato nemmeno una cannonata . Finalmente Pinocchio cessa d ' essere un burattino e diventa un ragazzo . Mentre Pinocchio nuotava alla svelta per raggiungere la spiaggia , si accorse che il suo babbo , il quale gli stava a cavalluccio sulle spalle e aveva le gambe mezze nell ' acqua , tremava fitto fitto , come se al pover ' uomo gli battesse la febbre terzana . Tremava di freddo o di paura ? Chi lo sa ? Forse un po ' dell ' uno e un po ' dell ' altro . Ma Pinocchio , credendo che quel tremito fosse di paura , gli disse per confortarlo : - Coraggio babbo ! Fra pochi minuti arriveremo a terra e saremo salvi . - Ma dov ' è questa spiaggia benedetta ? - domandò il vecchietto diventando sempre più inquieto , e appuntando gli occhi , come fanno i sarti quando infilano l ' ago . - Eccomi qui , che guardo da tutte le parti , e non vedo altro che cielo e mare . - Ma io vedo anche la spiaggia , - disse il burattino . - Per vostra regola io sono come i gatti : ci vedo meglio di notte che di giorno . Il povero Pinocchio faceva finta di essere di buonumore : ma invece ... Invece cominciava a scoraggiarsi : le forze gli scemavano , il suo respiro diventava grosso e affannoso ... insomma non ne poteva più , la spiaggia era sempre lontana . Nuotò finché ebbe fiato : poi si voltò col capo verso Geppetto , e disse con parole interrotte : - Babbo mio , aiutatemi ... perché io muoio ! E il padre e il figliuolo erano oramai sul punto di affogare , quando udirono una voce di chitarra scordata che disse : - Chi è che muore ? - Sono io e il mio povero babbo ! ... - Questa voce la riconosco ! Tu sei Pinocchio ! ... - Preciso : e tu ? - Io sono il Tonno , il tuo compagno di prigionia in corpo al Pesce - cane . - E come hai fatto a scappare ? - Ho imitato il tuo esempio . Tu sei quello che mi hai insegnato la strada , e dopo te , sono fuggito anch ' io . - Tonno mio , tu capiti proprio a tempo ! Ti prego per l ' amor che porti ai Tonnini tuoi figliuoli : aiutaci , o siamo perduti . - Volentieri e con tutto il cuore . Attaccatevi tutt ' e due alla mia coda , e lasciatevi guidare . In quattro minuti vi condurrò alla riva . Geppetto e Pinocchio , come potete immaginarvelo accettarono subito l ' invito : ma invece di attaccarsi alla coda , giudicarono più comodo di mettersi addirittura a sedere sulla groppa del Tonno . - Siamo troppo pesi ? ... - gli domandò Pinocchio . - Pesi ? Neanche per ombra ; mi par di avere addosso due gusci di conchiglia , - rispose il Tonno , il quale era di una corporatura così grossa e robusta , da parere un vitello di due anni . Giunti alla riva , Pinocchio saltò a terra il primo , per aiutare il suo babbo a fare altrettanto ; poi si voltò al Tonno , e con voce commossa gli disse : - Amico mio , tu hai salvato il mio babbo ! Dunque non ho parole per ringraziarti abbastanza ! Permetti almeno che ti dia un bacio in segno di riconoscenza eterna ! ... Il Tonno cacciò il muso fuori dall ' acqua , e Pinocchio , piegandosi coi ginocchi a terra , gli posò un affettuosissimo bacio sulla bocca . A questo tratto di spontanea e vivissima tenerezza , il povero Tonno , che non c ' era avvezzo , si sentì talmente commosso , che vergognandosi a farsi veder piangere come un bambino , ricacciò il capo sott ' acqua e sparì . Intanto s ' era fatto giorno . Allora Pinocchio , offrendo il suo braccio a Geppetto , che aveva appena il fiato di reggersi in piedi , gli disse : - Appoggiatevi pure al mio braccio , caro babbino , e andiamo . Cammineremo pian pianino come le formicole , e quando saremo stanchi ci riposeremo lungo la via . - E dove dobbiamo andare ? - domandò Geppetto . - In cerca di una casa o d ' una capanna , dove ci diano per carità un boccon di pane e un po ' di paglia che ci serva da letto . Non avevano ancora fatti cento passi , che videro seduti sul ciglione della strada due brutti ceffi , i quali stavano lì in atto di chiedere l ' elemosina . Erano il Gatto e la Volpe : ma non si riconoscevano più da quelli d ' una volta . Figuratevi che il Gatto , a furia di fingersi cieco , aveva finito coll ' accecare davvero : e la Volpe invecchiata , intignata e tutta perduta da una parte , non aveva più nemmeno la coda . Così è . Quella trista ladracchiola , caduta nella più squallida miseria , si trovò costretta un bel giorno a vendere perfino la sua bellissima coda a un merciaio ambulante , che la comprò per farsene uno scacciamosche . - O Pinocchio , - gridò la Volpe con voce di piagnisteo , - fai un po ' di carità a questi due poveri infermi . - Infermi ! - ripetè il Gatto . - Addio , mascherine ! - rispose il burattino . - Mi avete ingannato una volta , e ora non mi ripigliate più . - Credilo , Pinocchio , che oggi siamo poveri e disgraziati davvero ! - Davvero ! - ripetè il Gatto . - Se siete poveri , ve lo meritate . Ricordatevi del proverbio che dice : " I quattrini rubati non fanno mai frutto " . Addio , mascherine ! - Abbi compassione di noi ! ... - Di noi ! ... - Addio , mascherine ! Ricordatevi del proverbio che dice : " La farina del diavolo va tutta in crusca " . - Non ci abbandonare ! ... - ... are ! - ripetè il Gatto . - Addio , mascherine ! Ricordatevi del proverbio che dice : " Chi ruba il mantello al suo prossimo , per il solito muore senza camicia " . E così dicendo , Pinocchio e Geppetto seguitarono tranquillamente per la loro strada : finché , fatti altri cento passi , videro in fondo a una viottola in mezzo ai campi una bella capanna tutta di paglia , e col tetto coperto d ' embrici e di mattoni . - Quella capanna dev ' essere abitata da qualcuno , - disse Pinocchio . - Andiamo là e bussiamo . Difatti andarono , e bussarono alla porta . - Chi è ? - disse una vocina di dentro . - Siamo un povero babbo e un povero figliuolo , senza pane e senza tetto , - rispose il burattino . - Girate la chiave , e la porta si aprirà , - disse la solita vocina . Pinocchio girò la chiave , e la porta si apri . Appena entrati dentro , guardarono di qua , guardarono di là , e non videro nessuno . - O il padrone della capanna dov ' è ? - disse Pinocchio maravigliato . - Eccomi quassù ! Babbo e figliuolo si voltarono subito verso il soffitto , e videro sopra un travicello il Grillo - parlante : - Oh ! mio caro Grillino , - disse Pinocchio salutandolo garbatamente . - Ora mi chiami il " tuo caro Grillino " , non è vero ? Ma ti rammenti di quando , per scacciarmi di casa tua , mi tirasti un martello di legno ? ... - Hai ragione , Grillino ! Scaccia anche me ... tira anche a me un martello di legno : ma abbi pietà del mio povero babbo ... - Io avrò pietà del babbo e anche del figliuolo : ma ho voluto rammentarti il brutto garbo ricevuto , per insegnarti che in questo mondo , quando si può , bisogna mostrarsi cortesi con tutti , se vogliamo esser ricambiati con pari cortesia nei giorni del bisogno . - Hai ragione , Grillino , hai ragione da vendere e io terrò a mente la lezione che mi hai data . Ma mi dici come hai fatto a comprarti questa bella capanna ? - Questa capanna mi è stata regalata ieri da una graziosa capra , che aveva la lana d ' un bellissimo colore turchino . - E la capra dov ' è andata ? - - Non lo so . - E quando ritornerà ? ... - domandò Pinocchio , con vivissima curiosità . - Non ritornerà mai . Ieri è partita tutta afflitta , e , belando , pareva che dicesse : " Povero Pinocchio ... oramai non lo rivedrò più ... il Pesce - cane a quest ' ora l ' avrà bell ' e divorato !..." . - Ha detto proprio così ? ... Dunque era lei ! ... Era lei ! ... era la mia cara Fatina ! ... - cominciò a urlare Pinocchio , singhiozzando e piangendo dirottamente . Quand ' ebbe pianto ben bene , si rasciugò gli occhi e , preparato un buon lettino di paglia , vi distese sopra il vecchio Geppetto . Poi domandò al Grillo - parlante : - Dimmi , Grillino : dove potrei trovare un bicchiere di latte per il mio povero babbo ? - Tre campi distante di qui c ' è l ' ortolano Giangio , che tiene le mucche . Và da lui e troverai il latte , che cerchi . Pinocchio andò di corsa a casa dell ' ortolano Giangio ; ma l ' ortoiano gli disse : - Quanto ne vuoi del latte ? - Ne voglio un bicchiere pieno . - Un bicchiere di latte costa un soldo . Comincia intanto dal darmi il soldo . - Non ho nemmeno un centesimo , - rispose Pinocchio tutto mortificato e dolente . - Male , burattino mio , - replicò l ' ortolano . - Se tu non hai nemmeno un centesimo , io non ho nemmeno un dito di latte . - Pazienza ! - disse Pinocchio e fece l ' atto di andarsene . - Aspetta un po ' , - disse Giangio . - Fra te e me ci possiamo accomodare . Vuoi adattarti a girare il bindolo ? - Che cos ' è il bindolo ? - Gli è quell ' ordigno di legno , che serve a tirar su l ' acqua dalla cisterna , per annaffiare gli ortaggi . - Mi proverò ... - Dunque , tirami su cento secchie d ' acqua e io ti regalerò in compenso un bicchiere di latte . - Sta bene . Giangio condusse il burattino nell ' orto e gl ' insegnò la maniera di girare il bindolo . Pinocchio si pose subito al lavoro ; ma prima di aver tirato su le cento secchie d ' acqua , era tutto grondante di sudore dalla testa ai piedi . Una fatica a quel modo non l ' aveva durata mai . - Finora questa fatica di girare il bindolo , - disse l ' ortolano , - l ' ho fatta fare al mio ciuchino : ma oggi quel povero animale è in fin di vita . - Mi menate a vederlo ? - disse Pinocchio . - Volentieri . Appena che Pinocchio fu entrato nella stalla vide un bel ciuchino disteso sulla paglia , rifinito dalla fame e dal troppo lavoro . Quando l ' ebbe guardato fisso fisso , disse dentro di sé , turbandosi : - Eppure quel ciuchino lo conosco ! Non mi è fisonomia nuova ! E chinatosi fino a lui , gli domandò in dialetto asinino : - Chi sei ? A questa domanda , il ciuchino apri gli occhi moribondi , e rispose balbettando nel medesimo dialetto : - Sono Lu ... ci ... gno ... lo . E dopo richiuse gli occhi e spirò . - Oh ! povero Lucignolo ! - disse Pinocchio a mezza voce : e presa una manciata di paglia , si rasciugò una lacrima che gli colava giù per il viso . - Ti commovi tanto per un asino che non ti costa nulla ? - disse l ' ortolano . - Che cosa dovrei far io che lo comprai a quattrini contanti ? - Vi dirò ... era un mio amico ! ... - Tuo amico ? - Un mio compagno di scuola ! ... - Come ? ! - urlò Giangio dando in una gran risata . - Come ? ! avevi dei somari per compagni di scuola ! ... Figuriamoci i belli studi che devi aver fatto ! ... Il burattino , sentendosi mortificato da quelle parole , non rispose : ma prese il suo bicchiere di latte quasi caldo , e se ne tornò alla capanna . E da quel giorno in poi , continuò più di cinque mesi a levarsi ogni mattina , prima dell ' alba , per andare a girare il bindolo , e guadagnare così quel bicchiere di latte , che faceva tanto bene alla salute cagionosa del suo babbo . Né si contentò di questo : perché a tempo avanzato , imparò a fabbricare anche i canestri e i panieri di giunco : e coi quattrini che ne ricavava , provvedeva con moltissimo giudizio a tutte le spese giornaliere . Fra le altre cose , costruì da sé stesso un elegante carrettino per condurre a spasso il suo babbo alle belle giornate , e per fargli prendere una boccata d ' aria . Nelle veglie poi della sera , si esercitava a leggere e a scrivere . Aveva comprato nel vicino paese per pochi centesimi un grosso libro , al quale mancavano il frontespizio e l ' indice , e con quello faceva la sua lettura . Quanto allo scrivere , si serviva di un fuscello temperato a uso penna ; e non avendo né calamaio né inchiostro , lo intingeva in una boccettina ripiena di sugo di more e di ciliege . Fatto sta , che con la sua buona volontà d ' ingegnarsi , di lavorare e di tirarsi avanti , non solo era riuscito a mantenere quasi agiatamente il suo genitore sempre malaticcio , ma per di più aveva potuto mettere da parte anche quaranta soldi per comprarsi un vestitino nuovo . Una mattina disse a suo padre : - Vado qui al mercato vicino , a comprarmi una giacchettina , un berrettino e un paio di scarpe . Quando tornerò a casa , - soggiunse ridendo , - sarò vestito così bene , che mi scambierete per un gran signore . E uscito di casa , cominciò a correre tutto allegro e contento . Quando a un tratto sentì chiamarsi per nome : e voltandosi , vide una bella Lumaca che sbucava fuori della siepe . - Non mi riconosci ? - disse la Lumaca . - Mi pare e non mi pare ... - Non ti ricordi di quella Lumaca , che stava per cameriera con la Fata dai capelli turchini ? Non ti rammenti di quella volta , quando scesi a farti lume e che tu rimanesti con un piede confitto nell ' uscio di casa ? - Mi rammento di tutto , - gridò Pinocchio . - Rispondimi subito , Lumachina bella : dove hai lasciato la mia buona Fata ? Che fa ? Mi ha perdonato ? Si ricorda sempre di me ? Mi vuol sempre bene ? E ' molto lontana da qui ? Potrei andare a trovarla ? A tutte queste domande fatte precipitosamente e senza ripigliar fiato , la Lumaca rispose con la sua solita flemma : - Pinocchio mio ! La povera Fata giace in un fondo di letto allo spedale ! ... - Allo spedale ? ... - Pur troppo ! Colpita da mille disgrazie , si è gravemente ammalata e non ha più da comprarsi un boccon di pane . - Davvero ? ... Oh ! Che gran dolore che mi hai dato ! Oh ! povera Fatina ! Povera Fatina ! Povera Fatina ! ... Se avessi un milione , correrei a portarglielo ... Ma io non ho che quaranta soldi ... eccoli qui : andavo giusto a comprarmi un vestito nuovo . Prendili , Lumaca , e và a portarli subito alla mia buona Fata . - E il tuo vestito nuovo ? ... - Che m ' importa del vestito nuovo ? Venderei anche questi cenci che ho addosso , per poterla aiutare ! Và , Lumaca , spicciati : e fra due giorni ritorna qui , che spero di poterti dare qualche altro soldo . Finora ho lavorato per mantenere il mio babbo : da oggi in là , lavorerò cinque ore di più per mantenere anche la mia buona mamma . Addio , Lumaca , e fra due giorni ti aspetto . La Lumaca , contro il suo costume , cominciò a correre come una lucertola nei grandi solleoni d ' agosto . Quando Pinocchio tornò a casa , il suo babbo gli domandò : - E il vestito nuovo ? - Non m ' è stato possibile di trovarne uno che mi tornasse bene . Pazienza ! ... Lo comprerò un ' altra volta . Quella sera Pinocchio , invece di vegliare fino alle dieci , vegliò fino alla mezzanotte suonata ; e invece di far otto canestre di giunco ne fece sedici . Poi andò a letto e si addormentò . E nel dormire , gli parve di vedere in sogno la Fata , tutta bella e sorridente , la quale , dopo avergli dato un bacio , gli disse così . - Bravo Pinocchio ! In grazia del tuo buon cuore , io ti perdono tutte le monellerie che hai fatto fino a oggi . I ragazzi che assistono amorosamente i propri genitori nelle loro miserie e nelle loro infermità , meritano sempre gran lode e grande affetto , anche se non possono esser citati come modelli d ' ubbidienza e di buona condotta . Metti giudizio per l ' avvenire , e sarai felice . A questo punto il sogno finì , e Pinocchio si svegliò con tanto d ' occhi spalancati . Ora immaginatevi voi quale fu la sua maraviglia quando , svegliandosi , si accorse che non era più un burattino di legno : ma che era diventato , invece , un ragazzo come tutti gli altri . Dette un ' occhiata all ' intorno e invece delle solite pareti di paglia della capanna , vide una bella camerina ammobiliata e agghindata con una semplicità quasi elegante . Saltando giù dal letto , trovò preparato un bel vestiario nuovo , un berretto nuovo e un paio di stivaletti di pelle , che gli tornavano una vera pittura . Appena si fu vestito gli venne fatto naturalmente di mettere la mani nelle tasche e tirò fuori un piccolo portamonete d ' avorio , sul quale erano scritte queste parole : " La Fata dai capelli turchini restituisce al suo caro Pinocchio i quaranta soldi e lo ringrazia tanto del suo buon cuore " . Aperto il portamonete , invece dei quaranta soldi di rame , vi luccicavano quaranta zecchini d ' oro , tutti nuovi di zecca . Dopo andò a guardarsi allo specchio , e gli parve d ' essere un altro . Non vide più riflessa la solita immagine della marionetta di legno , ma vide l ' immagine vispa e intelligente di un bel fanciullo coi capelli castagni , cogli occhi celesti e con un ' aria allegra e festosa come una pasqua di rose . In mezzo a tutte queste meraviglie , che si succedevano le une alle altre , Pinocchio non sapeva più nemmeno lui se era desto davvero o se sognava sempre a occhi aperti . - E il mio babbo dov ' è ? - gridò tutt ' a un tratto : ed entrato nella stanza accanto trovò il vecchio Geppetto sano , arzillo e di buonumore , come una volta , il quale , avendo ripreso subito la sua professione d ' intagliatore in legno , stava appunto disegnando una bellissima cornice ricca di fogliami , di fiori e di testine di diversi animali . - Levatemi una curiosità , babbino : ma come si spiega tutto questo cambiamento improvviso ? - gli domandò Pinocchio saltandogli al collo e coprendolo di baci . - Questo improvviso cambiamento in casa nostra è tutto merito tuo , - disse Geppetto . - Perché merito mio ? ... - Perché quando i ragazzi , di cattivi diventano buoni , hanno la virtù di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all ' interno delle loro famiglie . - E il vecchio Pinocchio di legno dove si sarà nascosto ? - Eccolo là , - rispose Geppetto ; e gli accennò un grosso burattino appoggiato a una seggiola , col capo girato sur una parte , con le braccia ciondoloni e con le gambe incrocicchiate e ripiegate a mezzo , da parere un miracolo se stava ritto . Pinocchio si voltò a guardarlo ; e dopo che l ' ebbe guardato un poco , disse dentro di sé con grandissima compiacenza : - Com ' ero buffo , quand ' ero un burattino ! ... e come ora son contento di essere diventato un ragazzino perbene ! ...
I CAPPELLANI DEL LAVORO ( VALENTE GIOVANNI BATTISTA , 1896 )
StampaPeriodica ,
Non dobbiamo passare sotto silenzio una novella istituzione , nata da poco tempo nel Belgio , per impulso di monsignor Doutreloux , vescovo di Liegi , ch ' è uno degli apostoli più ardenti della santa crociata che mira a ricondurre l ' operaio ed il lavoro nell ' orbita dell ' economia cristiana . Il Belgio così ricco , colla sua popolazione densa , industre , ha sentito acuta e turbolenta l ' azione degli agitatori socialisti : gli scioperi colossali , avvenuti a più riprese nei bacini carboniferi , hanno rivelato alle persone di senno la gravità del problema che diventa . più imperioso spesso là dove è maggiore il contrasto tra la ricchezza dei capitalisti e l ' affluenza degli operai , colla richiesta della mano d ' opera . E i cattolici , sempre pronti al riparo , sono scesi in campo e vanno contrastando palmo a palmo il terreno alla propaganda socialista . In molte delle principali città del Belgio sono sorte istituzioni intese a ricondurre nel mondo del lavoro il principio cristiano : circoli , società , patronati , sindacati misti , borse del lavoro ; sicché s ' è determinata una vera corrente di democrazia cristiana , la quale ha già un peso e un valore nei fatti , e dimostrò la sua potenza nelle ultime elezioni municipali , ed eziandio nelle politiche . Il movimento operaio cristiano nel Belgio dimostra quanto possa essere fecondo di ottimi frutti , e come perseverando si possa giungere a creare una vera atmosfera cristiana fra gli operai , sottraendoli alle agitazioni dei mestatori anarchici . I cattolici a Bruxelles , a Lovanio , in Aversa , a Liegi specialmente , lavorano con fortuna in questo difficile arringo , e molte istituzioni che diventerebbero pericoloso fomite di discordie ove fossero lasciate in esclusiva balia dei socialisti , sono da essi avvivate ed innovate nello spirito cristiano . Ecco ora sorgere una vera congregazione religiosa che si dedica alla cura degli operai , come un dì nella Chiesa sorsero gli ordini ospedalieri , quelli per la redenzione degli schiavi , quelli per l ' evangelizzazione de ' barbari , quelli per attendere all ' istruzione della gioventù . È un nuovo raggio della varietate in unitate , che splende nella Chiesa . I cappellani del lavoro son un raggio di questa benefica luce multicolore , che adatta meravigliosamente il soccorso al bisogno , il rimedio al male , l ' azione viva e diretta dopo la teoria lucida e opportuna . In Francia abbiamo la Madonna dell ' officina , che gli operai venerano ed invocano . Nel Belgio ecco farsi avanti les aumoniers du travail , che , istituiti , non or molto tempo , a Liegi , sotto gli auspici di quel vescovo insigne , hanno di già mostrata quanta sia la loro pratica efficacia in mezzo agli operai . Nei grandi centri industriali , dove affluiscono numerosi gli operai colle loro famiglie , è sentito il bisogno di un amico disinteressato del popolo , di un avvocato dei suoi interessi , di un consigliere , che sia nel tempo stesso intermediario di pace fra l ' operaio e il padrone , che colla giustizia del suo operare si acquisti la confidenza dell ' uno e dell ' altro , per recare l ' armonia nelle frequenti questioni che possono insorgere . Questo uffizio fanno i cappellani del lavoro . Sono sacerdoti che si dedicano esclusivamente ai bisogni spirituali , morali e materiali dell ' operaio , che vivono nei centri del lavoro , che all ' opera spirituale del ministero sacerdotale congiungono quella , non meno necessaria , d ' indole civile e sociale . I cappellani sono coadiuvati da secolari , e vengono così a formare una vera congregazione che ha i fratelli laici vicino ai sacerdoti . Tutta la loro attività è in pro degli operai , fra i quali vivono , pei quali lavorano . Essi sono nelle officine , nelle società , nei circoli , nelle scuole , nelle famiglie , nelle botteghe . Studiano i problemi del lavoro , e istruiscono gli operai con conferenze , relative alle arti , alle industrie . Si tengono al corrente delle scoperte , dei sistemi agricoli , industriali e commerciali , per renderne consapevoli gli operai ed anche i padroni ; illuminano i loro amici sulle migliori istituzioni di previdenza , di cooperazione , di beneficenza , e di quant ' altro può riuscire vantaggioso alla classe operaia . Vicino all ' azione esterna vanno parallele la religiosa e la morale . Nella loro casa è la cappella , dove l ' operaio sente la parola cristiana e dove impara la retta uguaglianza e la nobiltà del lavoro nel codice divino ; sonvi sale di lettura , di ricreazione , di istruzione nel profitto artistico ; v ' ha una biblioteca di libri , di giornali , di pubblicazioni utili agli operai ; v ' ha ancora un refettorio dove l ' operaio e la sua famiglia hanno , con modico prezzo , un cibo frugale , sano e abbondante . Tutto quanto la carità industriosa e delicata di un cuore cristiano ha saputo trovare , questi ammirabili preti l ' hanno offerto agli operai con apostolica fratellanza . I giornali belgi recavano , or sono pochi giorni , commoventi relazioni di questa nuova istituzione cristiana ; e noi tosto abbiamo voluto pubblicarne la notizia . L ' opera santa di questi sacerdoti , essendo già scesa dalla teoria alla pratica , ogni giorno più si fortifica ed ottiene il plauso degli economisti , che ne sono ammirati . Nell ' adunanza generale tenuta testè a Liegi , l ' abate Reyn , superiore di questa veramente caritatevole società , ha letto un resoconto dal quale risulta l ' incremento che va prendendo l ' istituzione , con vantaggio grandissima del ceto operaio . E noi mandiamo un saluto ai nostri fratelli del Belgio , che con tanto vigore e virtù seguono gl ' insegnamenti del papa . I cappellani del lavoro pensano all ' anima ed al corpo degli operai , strappano al vizio ed alla taverna i lavoratori , li istruiscono religiosamente e civilmente e diminuiscono le vittime della propaganda anarchica . Il popolo a questi angeli pietosi ha già dato il vero nome : les bons pères des ouvriers .
StampaPeriodica ,
1 . Noi vogliamo l ' organizzazione graduale della società in associazioni professionali corporative , autonome , generale ed ufficiali . Tutti i cittadini appartenenti alla stessa professione o a gruppi di professioni analoghe si riuniscano insieme , conservando individualmente la loro funzione economica ( padroni o imprenditori , operai , impiegati , apprendisti , disposti in gruppi distinti , e organicamente collegati per mezzo di commissioni miste in parti eguali o proporzionali ) per trattare insieme e regolare i rapporti reciproci e tutelare gli interessi comuni . Perciò chiediamo che lo Stato e tutti gli enti pubblici minori favoriscano in tutti i modi questa tendenza all ' organizzazione corporativa , specialmente lasciando piena libertà e dando il riconoscimento giuridico alle Unioni professionali che sotto l ' azione dell ' iniziativa privata verranno formandosi . 2 . Noi vogliamo la rappresentanza proporzionale dei partiti nei consigli dei comuni e della nazione , come forma superiore di lealtà politica e come avviamento alla rappresentanza proporzionale degli interessi , che sarà la portata dell ' organizzazione sociale corporativa . 3 . Noi vogliamo il referendum e il diritto d ' iniziativa popolare . 4 . Noi vogliamo un largo decentramento amministrativo come avviamento all ' effettiva autonomia comunale e regionale contemperata colle esigenze strettamente nazionali dello Stato . 5 . Noi vogliamo una legislazione efficacemente protettrice del lavoro : la limitazione del lavoro notturno e del lavoro delle donne e dei fanciulli ; il riposo festivo obbligatorio ; l ' assicurazione contro gli infortuni , per le malattie e la vecchiaia ; la determinazione della giornata massima di lavoro e del minimum di salario . Noi chiediamo che l ' applicazione pratica di queste regole generali stabilite dalla legislazione , la disciplina effettiva e tecnica del lavoro , siano affidate ai corpi professionali corporativi . 6 . Noi vogliamo una seria tutela ed un efficace sviluppo delle classi e degli interessi agricoli ; della piccola proprietà , anche con la creazione di beni di famiglia , di monti frumentari , ecc . , delle proprietà collettive e specialmente comunali ; una legislazione razionale sui contratti agrari ; la diffusione dell ' istruzione agraria ; l ' istituzione di camere d ' agricoltura e di un probivirato agricolo . 7 . Noi vogliamo una seria tutela ed un efficace sviluppo delle classi e degli interessi industriali e commerciali ; dell ' istruzione professionale popolare ; delle istituzioni cooperative di produzione , di consumo , di credito ; delle associazioni di mutuo soccorso e per la costruzione di case operaie . Chiediamo la creazione di un ministero del Lavoro e di camere professionali , nonché lo sviluppo del probivirato industriale . Vogliamo la tutela e lo sviluppo della Marina mercantile e la creazione di sbocchi al commercio . 8 . Noi vogliamo una forte diminuzione progressiva delle spese militari e degli altri oneri pubblici ; economie in tutti i servizi improduttivi della burocrazia amministrativa . 9 . Noi vogliamo una riforma tributaria conforme alle esigenze della giustizia distributiva e il sollievo all ' attuale esauriente regime fiscale ; l ' abolizione dei dazi di consumo e la riduzione dei dazi protettivi nei limiti strettamente richiesti dai bisogni economici nazionali , e l ' abolizione o lo sgravio delle imposte reali ; l ' istituzione di una imposta personale moderatamente progressiva ; l ' esenzione da imposte del minimum d ' esistenza . 10 . Noi vogliamo la repressione dell ' usura , dei giochi di borsa e delle speculazioni capitalistiche improduttive e dannose alla società ; la riduzione dell ' interesse legale del denaro . 11 . Noi vogliamo la tutela delle libertà civili e politiche : d ' insegnamento , di stampa , di associazione , di riunione , di coalizione ; la libertà e l ' allargamento del suffragio ; lo sviluppo della cultura nazionale e dell ' educazione religiosa e civile popolare . 12 . Noi vogliamo il disarmo generale progressivo , la fratellanza dei popoli e l ' arbitrato internazionale . Tutto questo noi vogliamo come democratici cristiani , perché le riforme che noi domandiamo corrispondono insieme alle aspirazioni di una vera democrazia e ai principi sociali del cristianesimo . Democrazia cristiana vuol dire applicazione integrale del cristianesimo , ossia del cattolicismo , a tutta la vita privata e pubblica moderna e a tutte le sue forme di progresso . Come democratici cristiani italiani poi vogliamo che cessi l ' antagonismo esistente fra le istituzioni politiche e civili del nostro paese e la Chiesa cattolica e il pontificato romano , che sono il centro storico – morale e politico – della nazione italiana . Noi vogliamo la libertà , l ' indipendenza e ogni bene civile dell ' Italia unito con la libertà e indipendenza della Chiesa . Noi invochiamo perciò nella coscienza nazionale una trasformazione che la conduca a vedere la propria missione e la garanzia migliore della propria grandezza e prosperità avvenire là dove essa è realmente : nel farsi centro e cooperatrice col pontificato di un rinnovamento universale dell ' umanità in senso cristiano e in senso popolare , nel promuovere cioè l ' avvento di quella democrazia cristiana internazionale che in forza di impellenti ascensioni sociali sarà la gloria del secolo ventesimo . Finché una simile trasformazione dello spirito pubblico italiano non sia avviata e finché duri il divieto pontificio dell ' accesso alle urne politiche , i democratici cristiani italiani , organizzati nell ' astensione politica , si ripromettono con un ' efficace opera estraparlamentare di promuovere questa nuova coscienza nel paese e di educare ed organizzare il popolo per la propria redenzione morale , politica ed economica e pel rinnovamento di tutta la vita pubblica moderna .