StampaPeriodica ,
Del
genio
militare
e
del
patriotta
si
è
tanto
parlato
e
scritto
;
e
queste
«
Memorie
»
del
resto
offrono
così
poche
novità
e
,
fuori
delle
sue
gesta
militari
,
tacciono
anzi
o
lasciano
nell
'
ombra
tanta
parte
della
sua
vita
pubblica
e
privata
,
che
mi
parrebbe
inutile
parlarne
dal
punto
di
vista
biografico
.
Più
interessante
forse
potrebb
'
essere
uno
studio
psicologico
sull
'
uomo
,
coi
documenti
ch
'
egli
stesso
qua
e
là
,
indirettamente
,
lascia
intravvedere
,
sulla
sua
tempra
fisica
e
morale
.
E
ad
uno
studio
di
questo
genere
queste
Memorie
si
prestano
invece
mirabilmente
.
Per
solito
nelle
autobiografie
degli
uomini
più
o
meno
celebri
,
se
si
eccettuano
le
Confessioni
di
S
.
Agostino
,
di
Rousseau
e
di
pochissimi
altri
,
lo
scrittore
sente
troppo
di
essere
davanti
al
pubblico
;
ed
è
quindi
troppo
preoccupato
dell
'
effetto
che
intende
produrre
e
del
giudizio
dei
suoi
lettori
,
perché
egli
si
lasci
andare
alla
schietta
e
spontanea
descrizione
dei
suoi
pregi
e
difetti
.
Troppo
spesso
l
'
autobiografo
non
è
che
l
'
avvocato
di
sé
stesso
,
come
,
per
esempio
,
nel
«
Memoriale
di
S
.
Elena
»
,
Napoleone
I
.
Ed
anche
quando
lo
scrittore
si
attenga
alla
più
scrupolosa
sincerità
,
il
solo
fatto
ch
'
egli
descriva
direttamente
le
proprie
virtù
o
i
propri
difetti
,
ci
offre
una
verità
psicologica
,
piuttosto
soggettiva
e
personale
,
che
oggettiva
.
Garibaldi
invece
,
nelle
sue
Memorie
,
non
pensa
nemmeno
per
sogno
a
fare
il
suo
ritratto
morale
:
egli
narra
semplicemente
dei
fatti
«
della
maggior
parte
dei
quali
(
come
dice
nella
prefazione
)
fu
testimonio
oculare
.
»
È
soltanto
dagli
scatti
generosi
del
suo
sentimento
,
che
erompe
dinnanzi
agli
spettacoli
maestosi
della
natura
o
si
commove
alla
bellezza
di
una
donna
o
si
elettrizza
nell
'
amore
dell
'
ignoto
e
nella
sete
di
avventure
o
si
afferma
a
magnanima
difesa
degli
stessi
nemici
,
se
ridotti
all
'
impotenza
,
o
si
eleva
alle
aspirazioni
patriottiche
ed
umanitarie
;
è
soltanto
dalle
sue
osservazioni
incidentali
sugli
uomini
e
sulle
cose
o
sulla
politica
dei
popoli
o
sulla
strategia
militare
o
sulla
fortuna
,
ch
'
egli
chiama
più
volte
la
sua
fedele
alleata
;
è
allora
soltanto
,
che
l
'
uomo
inconsciamente
si
rivela
qual
è
ed
il
lettore
sagace
,
dagli
spiragli
aperti
qua
e
là
tra
le
pagine
,
ne
intravede
l
'
anima
colle
sue
luci
sfolgoranti
e
le
sue
penombre
.
Non
altrimenti
l
'
occhio
esperto
del
clinico
trae
,
ben
più
che
dalla
diretta
autobiografia
del
malato
,
da
pochi
sintomi
isolati
ed
oggettivi
la
diagnosi
completa
;
e
lo
sguardo
acuto
del
marinaio
intravede
dalle
poche
punte
di
scogli
,
sparsi
a
fior
d
'
acqua
,
tutta
l
'
estensione
di
un
continente
sommerso
.
A
rendere
meno
difficile
e
più
sicuro
questo
saggio
di
osservazione
psicologica
,
per
trarre
i
lineamenti
caratteristici
di
una
delle
più
grandi
figure
del
mondo
,
lascieremo
allo
stesso
Garibaldi
il
magistero
della
parola
.
A
noi
riserbiamo
il
compito
modesto
di
raccogliere
e
ordinare
questi
frammenti
psicologici
,
sparsi
qua
e
là
;
come
l
'
artista
veneziano
,
con
un
disegno
regolatore
,
compone
i
variopinti
frammenti
di
vetro
,
in
un
mosaico
,
che
artisticamente
ritragga
qualche
storica
figura
.
E
sarà
questo
uno
dei
più
utili
insegnamenti
,
che
noi
trarremo
dalle
sue
Memorie
;
perché
nulla
vi
è
forse
di
più
fecondo
,
per
l
'
educazione
sociale
,
quanto
il
ravvivare
l
'
ammirazione
e
l
'
esempio
degli
eroi
popolari
,
non
tanto
nelle
loro
doti
più
abbaglianti
della
vita
militare
,
quanto
e
più
nello
specchio
delle
loro
intime
energie
morali
,
che
sono
l
'
anima
stessa
e
perenne
dell
'
umanità
.
Non
alto
di
statura
,
come
molti
dei
grandi
capitani
da
Giulio
Cesare
a
Napoleone
I
,
Garibaldi
ebbe
in
dono
,
oltre
la
testa
e
gli
occhi
soprattutto
,
di
potenza
magnetica
,
una
straordinaria
robustezza
di
fibra
,
che
sorresse
sempre
,
come
solida
impalcatura
,
lo
smagliante
edificio
della
sua
fortunosa
esistenza
.
Nelle
sue
Memorie
abbondano
le
prove
di
privazioni
e
fatiche
,
da
lui
sopportate
,
che
avrebbero
ucciso
qualunque
uomo
non
fosse
di
eccezionale
vigoria
fisiologica
:
e
più
gravi
e
più
dolorose
sono
quelle
sofferte
nell
'
America
Meridionale
.
Al
capitolo
XI
descrive
lo
stato
,
in
cui
fu
trascinato
davanti
a
Millan
,
comandante
di
Gualeguay
ed
esclama
:
«
Sentomi
raccapricciare
ogni
volta
mi
rammento
la
sventuratissima
circostanza
della
mia
vita
.
»
Fu
per
due
ore
sospeso
in
aria
,
legato
per
le
mani
...
«
il
mio
corpo
ardeva
come
una
fornace
....
quando
mi
sciolsero
ero
svenuto
,
diventato
un
cadavere
!
Avevo
attraversato
54
miglia
di
paese
paludoso
,
ove
le
zanzare
sono
insoffribili
nella
stagione
in
cui
eravamo
.
Colle
mani
e
coi
piedi
legati
,
avevo
indurato
le
tremende
percosse
del
moschito
.
»
Presso
la
estancia
di
Bento
Gonçales
,
mentre
aveva
il
comando
di
due
barconi
nel
Camacuan
,
doveva
coi
suoi
compagni
spingere
questi
barconi
a
forza
di
spalle
,
perché
l
'
acqua
del
fiume
era
bassa
«
e
noi
eravamo
obbligati
allora
di
passare
così
nell
'
acqua
,
alle
volte
,
tutta
una
notte
,
non
trovando
riparo
all
'
acqua
del
mare
e
sovente
a
quella
più
fredda
della
pioggia
....
Allora
era
un
vero
tormento
e
bisognava
certo
una
fervida
gioventù
per
sostenersi
e
non
soccombere
»
(
pag
.
41
)
.
Fervida
gioventù
e
più
fervida
energia
psichica
,
per
la
quale
egli
ed
i
suoi
compagni
,
nella
disastrosa
ritirata
verso
Lages
,
vissero
«
per
quattro
giorni
senza
trovar
altro
cibo
che
radici
di
piante
»
e
pur
faticando
per
aprirsi
il
sentiero
«
fra
la
gigantesca
taquara
ammonticchiata
fra
i
pini
colossali
.
»
(
pag
.
72
)
.
Così
,
nelle
battaglie
,
la
fame
e
la
sete
non
erano
estinte
per
intere
giornate
,
e
nel
suo
primo
ritorno
in
Italia
(
1848
)
«
fece
tutta
la
campagna
di
Lombardia
tormentato
dalle
febbri
»
(
pag
.
205
)
;
e
poi
,
esiliato
e
viaggiante
nell
'
America
centrale
coll
'
amico
Carpanetto
,
fu
assalito
«
dalle
terribili
febbri
endemiche
,
che
mi
colpirono
come
un
fulmine
e
mi
prostrarono
»
(
pag
.
268
)
.
Robustezza
di
fibra
fisica
e
morale
,
che
non
gli
venne
meno
neppure
negli
anni
più
avanzati
,
come
ad
Aspromonte
,
dove
a
57
anni
e
col
dolore
delle
lotte
fraterne
,
sofferse
la
fame
«
con
marcie
disastrose
per
sentieri
quasi
impraticabili
,
»
dove
«
alcune
patate
non
mature
furono
raccolte
e
crude
servirono
d
'
alimento
»
(
pagina
403
)
.
A
62
anni
nella
romantica
sua
fuga
da
Caprera
«
indebolito
dagli
anni
e
dai
malanni
»
ma
infiammato
dalla
sua
fede
«
O
Roma
o
morte
»
guada
il
canale
tra
Caprera
e
l
'
isola
della
Maddalena
e
passa
«
tra
scogli
e
cespugli
,
cogli
stivali
pieni
d
'
acqua
»
(
pag
.
430
)
.
E
tre
anni
dopo
,
questo
vecchio
già
tormentato
e
corroso
dall
'
artrite
,
offre
alla
Francia
«
ciò
che
restava
di
lui
»
e
una
notte
di
quell
'
inverno
rigidissimo
,
a
Dijon
,
dato
l
'
allarme
per
la
presenza
dei
Prussiani
,
si
alza
e
corre
agli
avamposti
«
con
le
vie
cristallizzate
dal
ghiaccio
e
mentre
nevicava
»
(
pag
.
476
)
.
In
uomini
di
questa
tempra
,
che
alla
congenita
robustezza
organica
,
aggiungono
l
'
abitudine
delle
battaglie
,
delle
stragi
,
del
sangue
,
quale
meraviglia
se
il
cuore
si
indurisce
e
il
sentimento
si
raffredda
,
se
pure
non
è
atrofico
già
fin
dalla
nascita
,
come
per
esempio
in
Napoleone
I
?
Ai
documenti
scientifici
del
Taine
,
per
questo
riguardo
,
sulla
atrofia
del
senso
morale
in
quel
grande
genio
militare
e
sulla
enorme
sproporzione
di
sviluppo
tra
la
sua
intelligenza
meravigliosa
e
multiforme
ed
i
suoi
sentimenti
aridi
e
ristretti
,
poco
tolgono
di
valore
le
risposte
,
inspirate
soltanto
dalla
pietà
del
parentado
.
Garibaldi
invece
,
ed
è
questa
una
delle
più
splendide
sue
doti
umane
,
a
quella
robustezza
ferrigna
del
corpo
univa
una
mitezza
ed
una
gentilezza
così
espansiva
di
sentimento
,
una
tale
bontà
di
cuore
,
tanta
ricchezza
di
affetti
delicati
,
che
io
non
so
se
l
'
ammirazione
debba
essere
maggiore
per
il
suo
genio
intellettuale
o
piuttosto
per
questa
prevalenza
in
lui
delle
energie
sentimentali
,
che
sono
tanto
meno
appariscenti
delle
doti
mentali
,
ma
pure
sono
l
'
efflorescenza
più
bella
,
più
nobile
,
più
feconda
della
vita
umana
.
Qualche
compagno
di
Garibaldi
mi
ha
detto
però
,
che
anche
lui
,
nei
momenti
più
decisivi
della
battaglia
,
incitava
alla
strage
con
tutta
la
mimica
della
vera
ferocia
;
ma
questa
osservazione
,
se
dimostra
come
nella
guerra
(
e
così
nei
delitti
di
sangue
per
impeto
di
passione
)
ritornino
a
galla
gli
istinti
più
primitivi
e
selvaggi
anche
negli
uomini
più
miti
,
nulla
toglie
allo
stato
normale
dei
sentimenti
,
passato
l
'
uragano
psicologico
della
battaglia
.
E
la
conferma
si
ha
infatti
da
tutti
quelli
che
,
come
Napoleone
I
,
non
solo
perdevano
i
sentimenti
più
umani
nell
'
eruzione
delle
passioni
più
basse
,
ma
non
li
riacquistavano
né
li
avevano
poi
,
nelle
fasi
più
tranquille
della
vita
,
tranne
la
vernice
,
per
calcolo
mentale
e
tornaconto
sociale
,
delle
più
esterne
convenienze
.
Già
le
sue
Memorie
cominciano
con
un
capitolo
dedicato
ai
genitori
,
che
commuove
per
la
delicatezza
squisita
del
sentimento
,
pure
ripetendo
il
fenomeno
comune
che
i
figli
sentono
più
dolce
e
vivo
il
ricordo
della
madre
,
mentre
per
le
figlie
accade
spesso
del
padre
.
Non
solo
,
perché
la
trasmissione
ereditaria
organica
e
psichica
più
comunemente
si
alterna
per
sesso
dai
genitori
ai
figli
;
ma
anche
perché
negli
affetti
,
che
sono
come
l
'
ombra
dell
'
amore
,
le
profonde
ed
inconscie
affinità
sessuali
operano
come
i
poli
opposti
nella
corrente
elettrica
.
«
Alla
pietà
di
mia
madre
verso
il
prossimo
,
all
'
indole
sua
benefica
e
caritatevole
,
alla
compassione
sua
,
gentile
per
il
tapino
,
per
il
sofferente
non
devo
io
forse
la
poca
carità
patria
,
che
mi
valse
la
simpatia
e
l
'
affetto
dei
miei
infelici
ma
buoni
concittadini
?
«
Oh
!
abbenché
non
superstizioso
certamente
,
non
di
rado
,
nel
più
arduo
della
strepitosa
mia
esistenza
,
sorto
illeso
dai
frangenti
dell
'
Oceano
,
dalle
grandini
del
campo
di
battaglia
,
mi
si
presentava
genuflessa
,
curva
al
cospetto
dell
'
Infinito
,
l
'
amorevole
mia
genitrice
,
implorandolo
per
la
vita
del
nato
dalle
sue
viscere
.
Ed
io
,
benché
poco
credente
all
'
efficacia
della
preghiera
,
n
'
ero
commosso
,
felice
,
o
meno
sventurato
»
(
pag
.
6
)
.
A
parte
le
indagini
psicologiche
,
che
si
potrebbero
fare
sopra
questo
indizio
di
fenomeni
allucinativi
,
così
frequenti
nei
genii
,
è
solo
nelle
opere
predilette
dalla
natura
che
si
riscontrano
simili
armonie
,
chi
pensi
che
quella
pagina
fu
scritta
da
uno
dei
più
grandi
guerrieri
del
mondo
.
E
appena
messo
il
piede
di
ritorno
sul
suolo
d
'
Italia
,
il
suo
pensiero
vola
ancora
alla
madre
.
«
Io
corsi
ad
abbracciare
i
miei
bimbi
e
colei
che
avevo
afflitto
tanto
coll
'
avventurosa
mia
vita
.
Povera
madre
!
La
più
calda
delle
mie
brame
fu
certamente
quella
di
abbellire
e
consolare
i
vostri
ultimi
giorni
;
la
più
calda
delle
vostre
era
naturalmente
di
vedermi
tranquillo
accanto
a
voi
.
Ma
come
si
può
sperare
in
un
periodo
di
quiete
e
goder
del
bene
di
consolarvi
nella
cadente
e
dolorosa
vecchiaia
,
in
questa
terra
di
preti
e
di
ladri
!
»
(
pag
.
189
)
.
E
non
è
solo
per
la
madre
e
per
i
figli
che
il
suo
cuore
ha
i
palpiti
più
generosi
;
benché
egli
non
ami
parlare
di
sé
come
uomo
,
pure
in
queste
Memorie
ne
sono
frequenti
le
prove
.
Fanciullo
ancora
,
egli
si
getta
in
un
fosso
e
salva
una
donna
,
che
vi
era
miseramente
caduta
(
pag
.
7
)
.
Giovinetto
,
assiste
dalla
sua
nave
ad
«
un
tremendo
naufragio
,
la
cui
memoria
gli
rimane
incancellabile
.
»
Impedito
dalla
tempesta
infuriata
a
soccorrere
i
naufraghi
«
alcune
lagrime
sgorgarono
dagli
occhi
»
(
pag
.
12
)
.
Poco
dopo
,
nel
porto
di
Marsiglia
si
getta
in
mare
«
tutto
vestito
di
gala
per
scendere
a
terra
»
e
salva
un
fanciullo
(
pag
.
14
)
e
prodiga
poi
,
giorno
e
notte
,
le
sue
cure
ai
colpiti
dal
colera
(
pag
.
15
)
.
Nel
fanciullo
lampeggia
l
'
uomo
disse
il
poeta
con
felice
intuizione
psicologica
,
che
dovrebbe
trovare
più
feconda
ed
assidua
applicazione
,
che
non
abbia
,
nei
nostri
sistemi
pedagogici
:
e
questa
generosità
di
sentimenti
,
questo
«
cuore
di
angelo
e
di
leone
»
,
com
'
egli
dice
dell
'
americano
Juan
de
la
Cruz
(
pag
.
139
)
,
questa
innata
prevalenza
dell
'
altruismo
sull
'
egoismo
,
che
irradiano
l
'
alba
della
vita
di
Garibaldi
,
con
quella
precocità
non
patologica
,
che
è
propria
dei
genii
,
risplendono
poi
per
tutto
il
ciclo
delle
sue
vicende
e
fra
gli
orrori
delle
battaglie
come
fra
le
ebbrezze
della
vittoria
,
sotto
la
magica
camicia
rossa
come
sotto
il
poncho
leggendario
palpita
sempre
un
cuore
umano
,
nel
più
alto
,
nel
più
nobile
senso
della
parola
.
Corsaro
,
sotto
la
bandiera
del
Rio
Grande
,
catturata
una
sumaca
carica
di
caffé
,
egli
ordina
ai
suoi
compagni
,
che
siano
«
sbarcati
passeggieri
ed
equipaggio
,
dando
loro
la
lancia
della
lumaca
e
permettendo
loro
d
'
imbarcare
,
oltre
le
proprie
suppellettili
,
ogni
vivere
di
loro
piacimento
»
(
pag
.
17
)
.
Imbarcato
sul
piccolo
legno
Rio
Pardo
,
nella
spedizione
di
Santa
Caterina
,
egli
è
rovesciato
in
mare
dalla
tempesta
.
«
Il
legno
fu
capovolto
sulla
destra
ed
io
,
che
mi
trovavo
in
quel
momento
alla
sommità
dell
'
albero
di
trinchetto
,
fui
lanciato
per
ciò
da
quella
parte
,
a
certa
distanza
.
Io
ricordo
bene
che
,
abbenché
in
pericolosissima
circostanza
,
non
pensai
alla
morte
;
ma
sapevo
di
aver
molti
compagni
non
marinai
e
prostrati
dal
mal
di
mare
e
ciò
mi
martoriava
,
sicché
cercai
di
raccogliere
quanti
remi
ed
altri
oggetti
galleggianti
mi
fu
possibile
,
avvicinarli
a
bordo
e
raccomandare
a
tutti
di
prenderne
uno
per
sorreggersi
ed
agevolarsi
a
guadagnar
la
costa
.
»
Un
'
ondata
terribile
li
sommerge
tutti
ed
il
suo
primo
pensiero
,
ritornando
a
galla
,
fu
per
l
'
amico
suo
Luigi
Cariglia
:
«
quando
ricomparvi
,
stordito
dal
colpo
e
dai
vortici
,
che
mi
soffocavano
,
era
scomparso
lo
sfortunato
amico
mio
per
sempre
!
»
Raggiunta
a
fatica
,
la
sponda
,
egli
si
rivolge
e
vede
un
altro
suo
amico
,
Edoardo
Matru
,
che
a
stento
si
regge
nuotando
.
«
Io
amavo
Edoardo
come
un
fratello
e
mi
affannò
oltremodo
la
disperata
sua
condizione
.
Io
mi
slanciai
verso
il
mio
caro
,
per
porgergli
un
legno
che
aveva
servito
a
salvarmi
....
»
(
pag
.
49
)
.
E
sebbene
egli
,
in
questa
pagina
stessa
,
malinconicamente
dica
:
«
mi
sembrava
in
quei
tempi
essere
io
più
sensibile
e
generoso
!
Anche
il
cuore
indurisce
e
inaridiscono
gli
anni
e
i
malanni
!
»
;
pure
,
per
tutta
la
sua
vita
continuano
queste
prove
di
un
angelico
cuore
.
Ecco
com
'
egli
parla
del
saccheggio
di
Imiriù
:
«
Io
desidero
per
me
ed
a
chiunque
altro
non
abbia
dimenticato
di
essere
uomo
,
di
non
essere
obbligato
a
dar
sacco
.
Credo
che
,
per
quanto
vi
sieno
delle
prolisse
relazioni
di
tali
misfatti
,
impossibile
sia
narrarne
minutamente
tutte
le
sozzure
e
nefandità
.
Io
non
ho
avuto
mai
una
giornata
di
tanto
rammarico
e
di
tanta
nausea
per
l
'
umana
famiglia
!
Il
mio
fastidio
e
la
fatica
sofferta
,
in
quel
giorno
nefasto
,
per
raffrenare
almeno
le
violenze
contro
le
persone
,
furono
immensi
e
vi
pervenni
,
credo
,
a
furia
di
sciabolate
e
non
curando
la
mia
vita
»
(
pag
.
61
)
.
È
questa
sublime
altezza
di
sentimento
che
fa
dire
a
Garibaldi
di
un
tenente
di
Montevideo
,
suo
compagno
:
«
codesto
nostro
ufficiale
era
d
'
un
valore
brillante
,
ma
sventuratamente
troppo
sanguinario
»
(
pag
.
141
)
.
E
persino
nel
furore
ebbro
della
battaglia
questa
sua
indole
così
umana
predominava
il
facile
ritorno
degli
istinti
più
lontani
nella
lenta
,
millenaria
elevazione
nostra
dai
nostri
preistorici
progenitori
.
Il
carattere
di
ogni
uomo
fu
giustamente
paragonato
ad
una
successiva
stratificazione
,
in
cui
per
ogni
fase
della
vita
individuale
e
per
ogni
generazione
della
vita
sociale
si
aggiungono
gli
strati
più
recenti
e
più
alti
della
nostra
moralità
;
e
si
elidono
via
via
gli
strati
più
bassi
e
più
profondi
,
rispondenti
alla
vita
preistorica
della
nostra
specie
,
che
sono
il
plasma
originario
ed
inconscio
di
ogni
coscienza
.
Nelle
circostanze
ordinarie
dell
'
esistenza
di
ogni
uomo
,
la
sua
condotta
si
determina
secondo
queste
più
recenti
energie
morali
,
che
perciò
sono
le
prime
a
spegnersi
quando
,
per
esempio
,
una
malattia
mentale
determini
nel
carattere
personale
un
processo
di
degenerazione
.
Nelle
circostanze
eccezionali
poi
,
come
lo
scoppio
di
una
passione
violenta
od
una
battaglia
tra
il
rombo
ed
i
gaz
delle
armi
e
le
grida
di
vittoria
o
di
dolore
e
le
reciproche
suggestioni
,
è
soltanto
nelle
tempre
eccezionali
,
di
più
alta
moralità
,
che
gli
strati
più
profondi
e
meno
umani
non
erompono
,
ma
restano
nel
fondo
,
repressi
dalla
energia
dei
sentimenti
altruistici
,
più
recenti
.
Al
combattimento
del
Dayman
(
Montevideo
)
«
un
nemico
,
a
cui
era
stato
ammazzato
il
cavallo
,
caduto
,
combatté
a
piedi
contro
chi
lo
aveva
rovesciato
e
malgoverno
ne
faceva
quando
giunse
un
altro
de
'
vincitori
,
poi
un
altro
,
finalmente
contro
sei
pugnava
quel
prode
e
,
in
ginocchio
,
perché
ferito
in
una
coscia
:
tardi
io
giunsi
per
salvare
la
vita
di
un
tant
'
uomo
»
(
pag
.
175
)
.
A
Como
,
nel
1848
,
egli
salva
dal
furore
popolare
il
vecchio
generale
Zucchi
,
che
fuggiva
in
Isvizzera
(
pag
.
196
)
.
A
Varese
,
nel
1859
,
fa
raccogliere
i
prigionieri
austriaci
;
e
questi
«
che
giustamente
potevano
pagare
col
loro
sangue
quello
de
'
nostri
preziosi
compagni
assassinati
dall
'
Austria
,
Ciceruacchio
,
Ugo
Bassi
e
tanti
altri
,
furono
invece
trattati
con
cure
forse
più
gentili
ancora
di
quelle
che
si
ebbero
i
nostri
!
Ciò
non
monta
!
L
'
Italia
ben
fa
di
essere
umana
coi
suoi
carnefici
!
Il
perdono
è
l
'
appannaggio
dei
grandi
»
(
pag
.
291
)
.
A
Palermo
,
così
scrive
con
affetto
paterno
de
'
suoi
volontari
:
«
Allora
cominciò
un
periodo
di
riposo
e
tutti
ne
avevano
bisogno
,
massime
i
Mille
.
Poveri
giovani
!
la
parte
eletta
di
tutte
le
popolazioni
italiane
,
non
avvezzi
ai
disagi
,
alle
privazioni
,
gran
parte
studenti
e
laureati
»
(
pag
.
365
)
.
A
Monterotondo
,
la
guarnigione
nemica
rimase
prigioniera
nel
castello
:
«
il
prode
maggiore
Testori
,
poco
prima
della
resa
dei
nemici
,
aveva
presa
la
determinazione
di
mettersi
allo
scoperto
alzando
una
bandiera
bianca
,
per
intimar
loro
di
arrendersi
;
ma
quei
mercenari
,
violando
ogni
diritto
di
guerra
,
lo
fucilarono
con
vari
colpi
e
lo
lasciarono
cadavere
.
Ebbi
un
'
immensa
fatica
,
dopo
tanti
e
siffatti
atti
di
barbarie
per
parte
di
codesti
sgherri
dell
'
Inquisizione
,
a
salvar
loro
la
vita
,
essendo
i
nostri
irritatissimi
contro
di
loro
»
(
pag
.
438
)
.
Ed
in
Garibaldi
non
è
solo
questa
magnanimità
,
che
dava
alla
leggenda
popolare
l
'
idea
«
di
Cristo
redivivo
,
»
ma
la
gentilezza
quasi
verginale
dei
sentimenti
più
delicati
e
che
più
fanno
contrasto
colla
sua
tempra
d
'
acciaio
.
Bambino
,
«
raccolto
un
giorno
al
di
fuori
un
grillo
e
portatolo
in
casa
,
ruppi
al
poverello
una
gamba
nel
maneggiarlo
;
me
ne
addolorai
talmente
che
,
rinchiusomi
nella
mia
stanza
,
io
piansi
amaramente
per
più
ore
»
(
pag
.
7
)
.
All
'
estremo
opposto
della
scala
psicologica
,
fino
a
toccare
la
zona
della
pazzia
morale
,
stanno
i
tormenti
che
molti
bambini
e
fanciulli
amano
dare
a
piccoli
animali
.
Molti
anni
dopo
,
nell
'
America
meridionale
,
ecco
i
suoi
sentimenti
:
«
L
'
Hervidero
era
pure
un
Saladero
a
tempi
floridi
,
cioè
sito
dove
si
salava
carne
,
macellando
centinaia
d
'
animali
ogni
giorno
.
E
le
sventure
sofferte
da
codeste
popolazioni
saranno
esse
una
vendetta
per
i
gran
patimenti
inflitti
alle
altre
razze
animali
?
Io
credo
la
morte
una
semplice
transizione
della
materia
,
a
cui
conviene
conformarsi
pacatamente
,
anzi
famigliarizzarsi
con
essa
.
Ma
i
patimenti
inflitti
da
un
essere
all
'
altro
!
Oh
!
io
credo
che
esistendo
una
vendetta
della
natura
,
essa
deve
essere
applicata
ai
ministri
del
rogo
,
delle
torture
e
di
qualunque
sofferenza
inflitta
ad
animale
qualunque
»
(
pag
.
146
)
.
Perciò
egli
,
come
tutti
i
grandi
tipi
di
bontà
umana
,
avvolgeva
nel
suo
sentimento
pietoso
ogni
essere
vivente
,
e
nelle
sue
Memorie
ha
parole
soavissime
di
ricordo
e
di
rimpianto
per
i
suoi
amici
perduti
,
e
così
,
per
esempio
,
ha
pure
un
ricordo
affettuoso
pel
suo
«
cane
da
caccia
,
Castore
»
,
che
fu
obbligato
a
lasciare
in
Tangeri
«
e
quel
mio
fedele
compagno
ne
morì
di
dolore
»
(
pagina
267
)
.
Così
narra
di
sé
a
Palermo
,
nel
padiglione
del
palazzo
reale
:
«
di
là
potei
bearmi
dello
spettacolo
che
presenta
un
grande
e
fervidissimo
popolo
nelle
sue
emozioni
.
I
liberati
(
dalle
carceri
di
Castellamare
)
furono
portati
in
trionfo
verso
la
mia
abitazione
da
una
folla
immensa
,
frenetica
per
la
libertà
acquistata
dai
suoi
carissimi
.
Io
m
'
ebbi
un
tesoro
di
gratitudine
da
loro
ed
una
lagrima
inumidì
la
mia
guancia
»
(
pag
.
365
)
.
E
questa
semplicità
grande
,
primitiva
di
nobilissimi
sentimenti
,
così
rara
in
un
uomo
che
abbia
avuto
un
'
esistenza
come
la
sua
,
trabocca
in
una
pagina
eloquente
,
da
lui
dedicata
ai
Cairoli
.
«
Fra
i
morti
vi
era
pure
un
figlio
,
il
primo
ch
'
ella
perdette
,
di
quella
donna
,
per
cui
la
posterità
confonderà
questo
periodo
di
miserie
coi
giorni
più
gloriosi
di
Sparta
e
Roma
!
Un
figlio
dell
'
incomparabile
madre
dei
Cairoli
,
la
matrona
pavese
.
Ernesto
,
il
più
giovane
de
'
tre
,
ch
'
essa
aveva
mandati
,
cadeva
combattendo
,
rotto
il
petto
da
piombo
austriaco
,
sul
cadavere
d
'
un
tamburino
nemico
,
ch
'
egli
aveva
ucciso
di
baionetta
.
Mi
passò
per
la
mente
tutta
la
afflizione
di
quella
madre
sì
buona
,
sì
affettuosa
per
i
suoi
figli
e
per
chi
aveva
la
fortuna
di
avvicinarla
!
Il
mio
sguardo
s
'
incontrò
lo
stesso
giorno
con
lo
sguardo
del
maggior
fratello
,
Benedetto
,
valoroso
e
modesto
ufficiale
,
caro
come
tutta
quella
cara
famiglia
:
i
suoi
occhi
si
fissaron
nei
miei
,
ma
una
sola
parola
non
uscì
da
ambedue
.
Solo
io
lessi
in
quel
malinconico
sguardo
«
Mia
madre
!
»
e
pensai
io
pure
a
tutta
la
somma
di
dolori
che
si
preparavano
a
quella
generosa
!
E
quanti
altri
,
di
cui
non
conoscevo
le
madri
,
giacevano
su
quel
campo
di
strage
,
o
mutilati
o
morenti
col
desiderio
di
vedere
ancora
una
volta
la
desolata
genitrice
.
Poveri
giovani
!
o
piuttosto
felici
giovani
!
il
cui
sangue
riscattava
l
'
Italia
da
lungo
servaggio
e
per
sempre
!
«
Le
generose
donne
di
Varese
supplivano
all
'
assenza
dei
parenti
.
Donne
italiane
!
io
scrivo
commosso
,
vedete
;
e
lo
credereste
?
ho
pianto
nel
narrarvi
della
Cairoli
.
Sarà
debolezza
:
prendetela
come
volete
,
eppure
ne
ho
già
veduti
dei
campi
di
battaglia
e
feriti
e
morenti
e
cadaveri
;
e
mi
sento
ancora
,
permettetene
la
presunzione
,
non
più
forte
come
lo
ero
a
vent
'
anni
,
ma
fervido
d
'
animo
come
io
era
allora
,
ove
si
tratti
di
tempestare
per
questa
sacra
terra
!
Dio
mi
conceda
di
chiuder
gli
occhi
pronunciando
come
ultimo
accento
:
«
Essa
è
libera
tutta
!
»
(
pag
.
292
)
.
L
'
intima
costituzione
psicologica
di
un
uomo
è
come
un
brillante
dalle
cento
faccette
e
non
si
può
bene
conoscere
se
non
osservando
prima
ogni
lato
singolarmente
,
per
raccoglierne
poi
nella
nostra
mente
l
'
immagine
complessa
.
E
questa
immagine
è
tanto
più
vera
e
duratura
e
benefica
per
noi
stessi
,
per
quanto
non
rimane
nei
contorni
vaghi
e
nebulosi
di
un
'
ammirazione
feticista
e
leggendaria
,
ma
risalta
invece
dalla
conoscenza
sicura
delle
linee
precise
,
onde
natura
si
compiacque
plasmarne
la
meravigliosa
figura
.
Un
altro
dei
lati
tanto
simpatici
nella
psicologia
di
Garibaldi
è
una
specie
di
misticismo
naturale
,
che
non
si
cristallizza
nelle
forme
esterne
di
questo
o
quel
culto
religioso
,
ma
si
espande
libero
per
tutta
la
natura
vivente
e
vi
circonda
uomini
e
cose
di
una
dolce
,
e
spesso
melanconica
,
aureola
di
poesia
e
di
idealismo
,
feconda
di
morali
energie
.
Nel
cap
.
V
ecco
com
'
egli
narra
del
suo
incontro
con
Rossetti
a
Rio
Janeiro
:
«
Rossetti
,
che
non
avevo
mai
veduto
,
ma
che
avrei
distinto
in
qualunque
moltitudine
per
quell
'
attrazione
reciproca
e
benevola
della
simpatia
,
m
'
incontrò
al
Largo
do
Passo
.
Gli
occhi
nostri
s
'
incontrarono
e
non
sembrò
per
la
prima
volta
,
com
'
era
realmente
.
Ci
sorridemmo
reciprocamente
e
fummo
fratelli
per
la
vita
,
per
la
vita
inseparabili
.
Non
sarà
questa
una
delle
tante
emanazioni
di
quell
'
intelligenza
infinita
,
che
può
probabilmente
animare
lo
spazio
,
i
mondi
e
gli
insetti
che
brulicano
sulla
loro
superficie
?
Perché
devo
io
privarmi
della
voluttà
gentile
che
mi
bea
,
pensando
alla
corrispondenza
degli
affetti
materni
rientrati
nell
'
infinita
sorgente
da
dove
scaturirono
,
ed
a
quelli
del
mio
carissimo
Rossetti
?
»
(
pag
.
15
)
.
E
a
pag
.
113
,
parlando
della
terribile
sconfitta
toccata
ai
repubblicani
di
Montevideo
sulle
sponde
dell
'
Arroyo
Grande
,
mentre
egli
mandava
invano
esploratori
a
battere
il
campo
,
così
scrive
:
«
Vi
è
qualche
cosa
,
oltre
l
'
intelligenza
,
nell
'
essere
nostro
che
non
si
sa
discernere
,
non
si
sa
spiegare
,
ma
esiste
ed
i
suoi
effetti
,
benché
confusi
,
sono
un
vaticinio
,
intendasi
come
si
vuole
tale
parola
.
Un
vaticinio
che
vi
reca
contento
od
amarezza
,
forse
quella
scintilla
infinitesima
,
emanata
dall
'
Infinito
,
e
che
risiede
nella
misera
nostra
scorza
,
ma
immortale
come
l
Infinito
,
presente
oltre
il
contatto
dei
nostri
sensi
ed
oltre
la
portata
della
nostra
vista
.
«
Nulla
si
scorgeva
in
quelle
deserte
campagne
;
quel
giorno
però
aveva
alquanto
di
solenne
,
di
tetro
,
di
desolato
!
come
il
cuore
di
coloro
che
spiravano
o
languivano
sul
campo
di
battaglia
,
calpestati
dal
soldato
insolente
!
dall
'
ugne
del
destriero
vincitore
,
giubilante
per
i
patimenti
,
per
le
torture
,
per
la
morte
del
vinto
!
Gloria
!
Eroismo
!
Vittoria
!
si
chiamano
cotesti
macelli
!
Ed
inni
e
Te
Deum
si
fanno
cantare
da
alcuni
mercenari
chercuti
!
Pochissimi
infatti
furono
i
risparmiati
in
quella
terribile
pugna
ed
il
presentimento
di
un
fiero
disastro
da
noi
sentito
,
nulla
aveva
di
esagerato
»
.
È
per
questa
indefinita
e
quasi
inconscia
poesia
della
vita
,
effetto
in
massima
parte
di
speciali
condizioni
fisiologiche
,
che
varia
con
esse
(
e
perciò
ottimismo
e
pessimismo
non
sono
che
questione
di
temperamento
)
;
è
per
questa
«
gioia
della
vita
»
che
Garibaldi
sentiva
potente
nell
'
animo
anche
la
poesia
della
natura
,
in
lui
certo
rafforzata
nei
primi
anni
di
gioventù
dai
lunghi
viaggi
di
mare
,
così
favorevoli
,
per
chi
vi
è
congenitamente
disposto
,
alle
dolci
fantasie
ed
ai
sogni
delle
anime
delicate
.
Ed
è
bello
,
nelle
sue
Memorie
,
il
contrasto
,
che
egli
pone
spesso
,
senz
'
artificio
,
fra
il
terrore
delle
gesta
guerresche
e
l
'
armonia
negli
spettacoli
della
natura
:
tra
la
rabbia
degli
uomini
e
la
quiete
solenne
delle
cose
.
«
Quanto
è
bello
lo
stallone
della
Pampa
!
Le
sue
labbra
non
sentirono
giammai
il
freddo
ribrezzo
del
freno
e
la
lucidissima
schiena
,
giammai
calcata
dal
fetido
sedere
dell
'
uomo
,
brilla
allo
splendore
del
sole
quanto
un
diamante
.
La
sua
splendida
ma
non
pettinata
criniera
batte
i
fianchi
,
quando
il
superbo
,
raccogliendo
le
sparse
giumente
o
fuggendo
la
persecuzione
dell
'
uomo
,
avanza
la
velocità
del
vento
.
Il
naturale
suo
calzare
,
non
mai
imbrattato
nella
stalla
dell
'
uomo
,
è
più
lucido
dell
'
avorio
e
la
ricchissima
coda
svolazza
al
soffio
del
pampero
,
riparando
il
generoso
animale
dal
disturbo
degli
insetti
.
Vero
sultano
del
deserto
,
egli
sceglie
la
più
vaga
delle
odalische
senza
il
servile
e
schifoso
ministero
della
più
degradata
delle
creature
,
l
'
eunuco
.
«
Chi
si
farà
un
'
idea
dell
'
emozione
sentita
dal
corsaro
di
25
anni
in
mezzo
a
quella
fiera
natura
,
vista
per
la
prima
volta
!
«
Oggi
20
dicembre
1871
,
rannicchiato
al
focolare
ed
irrigidito
nelle
membra
,
io
ricordo
commosso
quelle
scene
d
'
una
vita
passata
;
in
cui
tutto
sorrideva
,
al
cospetto
del
più
stupendo
spettacolo
ch
'
io
m
'
abbia
veduto
.
Io
sono
decrepito
!
Ma
ove
saranno
quei
superbi
stalloni
,
i
tori
,
le
gazzelle
,
gli
struzzi
che
tanto
abbellivano
e
vivificavano
quelle
amenissime
colline
?
I
loro
discendenti
pascoleranno
senza
dubbio
quei
ricchissimi
fieni
,
finché
il
vapore
ed
il
ferro
giungano
ad
accrescere
la
ricchezza
del
suolo
,
ma
ad
impoverire
queste
meravigliose
scene
della
natura
!
(
pag
.
21
)
.
«
Noi
percorrevamo
amenissime
colline
,
circa
a
due
miglia
dalle
sponde
del
Dayman
.
Eravi
l
'
erba
sporgente
appena
,
verdissima
,
dalla
superficie
del
terreno
,
ondulato
come
l
'
Oceano
in
tutta
la
sua
pacifica
maestà
,
quando
non
è
sconvolto
dalle
tempeste
.
Una
sola
pianta
,
un
arbusto
solo
non
presentava
ostacolo
in
quei
bellissimi
campi
.
Sarebbe
stato
un
sito
ameno
per
un
banchetto
,
ma
in
quel
giorno
lo
fu
di
strage
»
(
pag
.
172
)
.
Descrivendo
quella
miracolosa
fuga
nella
Romagna
,
dove
morì
di
stenti
la
sua
eroica
Anita
,
Garibaldi
narra
di
sé
e
dei
compagni
fuggenti
invano
nell
'
Adriatico
ai
soldati
austriaci
.
«
Noi
seguimmo
tutto
quel
resto
della
giornata
la
costa
italiana
,
ad
una
certa
distanza
,
con
vento
favorevole
.
La
notte
pure
si
presentò
bellissima
.
Era
plenilunio
ed
io
vidi
alzare
con
un
senso
dispiacevole
la
compagna
dei
naviganti
,
ch
'
io
aveva
contemplata
tante
volte
col
culto
di
un
adoratore
!
Bella
come
non
l
'
aveva
veduta
mai
,
ma
per
noi
sventuratamente
troppo
bella
!
E
la
luna
ci
fu
fatale
in
quella
notte
!
»
(
pag
.
249
)
.
Ed
in
lui
questa
poesia
delle
cose
non
è
sterile
romanticismo
ma
è
forte
senso
della
vita
mondiale
,
che
abbraccia
pur
sempre
l
'
umanità
,
a
cui
egli
dedicò
l
'
esistenza
.
Garibaldi
ama
i
monti
,
perché
«
non
sono
i
monti
l
'
albergo
,
il
santuario
della
libertà
dei
popoli
?
Gli
Americani
,
gli
Svizzeri
,
i
Greci
tennero
i
monti
quando
furono
soverchiati
dalle
ordinate
coorti
dei
dominatori
»
(
pag
.
332
)
.
Ma
dove
questo
connubio
felice
della
poesia
della
natura
col
sentimento
umanitario
si
mostra
più
eloquente
è
nella
descrizione
dell
'
imbarco
dei
Mille
.
«
O
notte
del
5
maggio
,
rischiarata
dal
fuoco
di
mille
luminari
con
cui
l
'
Onnipotente
adornò
lo
spazio
,
l
Infinito
!
Bella
,
tranquilla
solenne
,
di
quella
solennità
che
fa
palpitare
le
anime
generose
che
si
lanciano
all
'
emancipazione
degli
schiavi
.
«
Tali
erano
i
Mille
.
«
Adunati
sulle
spiagge
dell
'
orientale
Liguria
,
raccolti
in
gruppi
,
cupi
,
penetrati
della
grande
impresa
,
ma
fieri
d
'
esservi
caduti
in
sorte
,
succedan
pure
i
disagi
e
il
martirio
.
«
Bella
la
notte
del
gran
concetto
.
Tu
rumoreggiavi
nelle
fila
di
quei
superbi
,
con
quell
'
armonia
indefinita
,
sublime
,
con
cui
gli
eletti
sono
beati
contemplando
nello
spazio
interminato
l
'
Infinito
!
Io
l
'
ho
sentita
quell
'
armonia
in
tutte
le
notti
che
si
somigliano
alla
notte
di
Quarto
,
di
Reggio
,
di
Palermo
,
del
Volturno
.
E
chi
dubita
della
vittoria
quando
portati
sulle
ali
del
dovere
e
della
coscienza
,
si
è
sospinti
ad
affrontare
i
pericoli
,
la
morte
come
il
bacio
delizioso
della
tua
donna
?
»
(
pag
.
338
)
.
Così
dal
letto
di
morte
,
Garibaldi
vedendo
due
capinere
sul
balcone
della
finestra
,
onde
egli
dà
l
'
ultimo
saluto
all
'
infinito
del
mare
e
del
cielo
,
le
indica
ai
presenti
come
le
anime
delle
sue
bambine
,
sepolte
a
Caprera
!
Eterna
fiamma
di
poesia
,
che
nel
cuore
dell
'
eroe
,
ribellandosi
alla
legge
comune
della
decadenza
senile
,
per
cui
molti
muoiono
assai
prima
dell
'
ultimo
sospiro
,
si
spense
solo
coll
'
acquetarsi
dell
'
ultimo
battito
.
Ed
ecco
perché
una
nota
di
dolce
tristezza
,
che
spesso
ritorna
in
queste
Memorie
,
è
il
pensiero
delle
sepolture
.
Mortalmente
ferito
sopra
un
barcone
,
navigando
nel
Plata
,
egli
vide
«
la
salma
di
Fiorentino
(
un
suo
compagno
ucciso
dai
nemici
)
sepolta
nelle
onde
,
destino
solito
dei
marinari
e
con
le
cerimonie
solite
in
simili
circostanze
,
cioè
un
saluto
affettuoso
dei
suoi
concittadini
.
«
Assicuro
per
parte
mia
che
tal
genere
d
'
inumazione
non
mi
piacque
,
e
siccome
la
stessa
sorte
mi
aspettava
probabilmente
fra
poco
,
senza
potermi
opporre
al
sistema
di
sepoltura
del
mio
compagno
,
mi
contentai
di
chiamare
il
mio
carissimo
Luigi
Carniglia
per
trattenerlo
all
'
uopo
.
Fra
i
periodi
rettorici
dell
'
inchiesta
mia
,
naturalmente
breve
,
all
'
incomparabile
amico
,
io
recitava
a
lui
i
bei
versi
di
Ugo
Foscolo
;
«
Un
sasso
!
che
distingua
le
mie
dalle
infinite
ossa
che
in
terra
e
in
mar
semina
morte
!
»
«
Ed
il
mio
caro
piangeva
,
promettendomi
di
non
seppellirmi
nelle
onde
.
Chi
sa
se
lui
stesso
avrebbe
potuto
mantenere
la
promessa
ed
il
mio
cadavere
avria
sfamato
alcuni
lupi
marini
o
qualche
iakaré
dell
'
immenso
Plata
»
(
pag
.
28
)
.
E
per
tutte
queste
Memorie
,
quando
narra
la
morte
di
un
amico
,
di
un
commilitone
sui
campi
di
battaglia
,
sempre
egli
deplora
che
un
sasso
non
ne
ricordi
il
nome
ai
venturi
.
E
così
dello
stesso
Carniglia
egli
esclama
:
«
O
Luigi
!
le
tue
ossa
,
sparse
negli
abissi
dell
'
oceano
,
meritavano
un
monumento
ove
il
proscritto
riconoscente
potesse
un
giorno
ricambiarti
di
una
lagrima
sulla
sacra
terra
italiana
!
»
(
pag
.
29
)
.
Dopo
la
battaglia
di
Sant
'
Antonio
,
«
siccome
straordinario
era
stato
il
combattimento
,
solenne
mi
sembrò
dovesse
essere
l
'
inumazione
dei
cadaveri
.
Mi
ricordai
allora
d
'
aver
veduto
i
tumuli
dei
campi
di
battaglia
nell
'
Oriente
e
sulla
collina
che
domina
il
Salto
,
già
stata
teatro
di
pugne
gloriose
,
si
scavò
una
fossa
per
tutte
le
salme
indistintamente
,
quindi
una
cestella
di
terra
per
ogni
individuo
coperse
le
reliquie
di
amici
e
nemici
e
s
'
innalzò
il
tumulo
che
ognor
si
scerne
,
signoreggiato
da
una
croce
,
sulla
quale
leggonsi
le
seguenti
parole
:
Legione
Italiana
Marina
e
cavalleria
orientale
8
febbraio
1846
»
(
pag
.
167
)
.
In
altra
occasione
,
alla
Laguna
,
«
seguitando
il
nemico
a
fulminarci
con
le
sue
artiglierie
,
io
,
quasi
solo
,
dovetti
incendiare
la
piccola
nostra
flottiglia
.
Ebbi
pure
a
sopportare
il
doloroso
spettacolo
dell
'
incendio
de
'
cadaveri
dei
miei
fratelli
d
'
armi
,
impossibilitato
di
dar
loro
altro
genere
di
sepoltura
e
far
loro
gli
onori
che
meritavano
»
(
pag
.
64
)
.
Il
racconto
della
battaglia
del
Volturno
comincia
così
:
«
Da
Annibale
,
vincitore
delle
superbe
legioni
,
ai
giorni
nostri
quelle
campagne
non
avevan
certo
veduto
più
fiero
conflitto
ed
il
bifolco
,
passando
l
'
aratro
su
quelle
zolle
ubertose
,
urterà
,
per
molto
tempo
ancora
,
nei
teschi
dalla
rabbia
umana
seminati
»
(
pag
.
387
)
.
Poesia
della
morte
,
che
a
lui
dettava
il
desiderio
insoddisfatto
,
che
la
sua
salma
fosse
consumata
dalle
fiamme
di
un
verde
rogo
della
sua
Caprera
al
cospetto
del
cielo
e
del
mare
.
E
i
soli
libri
che
si
trovarono
al
suo
letto
di
morte
sono
I
Sepolcri
di
Foscolo
e
l
'
albo
dei
Mille
.
Ma
il
lato
che
più
risplende
di
questa
gentilezza
di
sentimento
in
Garibaldi
è
l
'
attrazione
per
la
donna
;
dalla
passione
ardente
,
entusiastica
per
la
sua
Anita
,
alla
simpatia
rispettosa
per
Dona
Manuelita
de
Saenz
,
l
'
amica
di
Bolivar
«
il
grande
liberatore
dell
'
America
Centrale
,
»
condannata
al
letto
da
molti
anni
;
dalla
venerazione
soave
per
la
madre
,
all
'
omaggio
cavalleresco
per
la
bellezza
delle
tre
donzelle
nella
estancia
di
Dona
Ana
;
dalla
forte
,
gioconda
espansione
erotica
,
che
è
una
nota
differenziale
tra
gli
uomini
d
'
azione
e
gli
uomini
del
pensiero
,
alla
idealizzazione
più
alta
della
donna
amata
.
Nelle
manifestazioni
dei
sentimenti
,
degli
affetti
,
delle
passioni
,
che
sono
l
'
oggetto
di
questo
saggio
psicologico
,
l
'
attrazione
per
la
donna
occupa
lo
stesso
grado
prevalente
,
per
la
frequenza
e
varietà
delle
prove
,
che
nelle
manifestazioni
delle
sue
idee
tiene
lo
anticlericalismo
.
Già
due
allusioni
fugaci
,
forse
inconsciamente
sfuggite
alla
sua
penna
,
lasciano
intravvedere
questa
potenza
che
l
'
amore
ebbe
sopra
Garibaldi
,
com
'
esso
del
resto
ha
su
tutti
gli
uomini
del
suo
tipo
psicologico
,
da
Gesù
in
poi
.
Ricordando
con
giovanile
entusiasmo
la
nave
Costanza
,
«
su
cui
doveva
solcare
il
Mediterraneo
,
quindi
il
Mar
Nero
,
per
la
prima
volta
»
egli
esclama
:
«
Gli
ampi
tuoi
fianchi
,
la
snella
tua
alberatura
,
la
spaziosa
tua
tolda
e
fino
il
tuo
pettoruto
busto
di
donna
,
rimarranno
impressi
sempre
nella
mia
immaginazione
»
(
pag
.
9
)
.
Ed
ecco
qual
'
è
la
pittoresca
descrizione
,
ch
'
egli
fa
dell
'
uomo
e
della
donna
,
che
più
sembrano
avere
le
sue
simpatie
:
«
Il
matrero
è
il
vero
tipo
dell
'
uomo
indipendente
:
e
perché
dovrà
egli
vivere
tra
una
società
corrotta
,
nella
dipendenza
di
un
prete
che
l
inganna
e
d
'
un
tiranno
che
gavazza
nel
lusso
e
nelle
gozzoviglie
,
col
frutto
delle
sue
fatiche
,
quando
può
sussistere
nei
campi
vergini
e
sterminati
di
un
nuovo
mondo
,
libero
come
l
'
aquila
ed
il
leone
,
riposando
la
chiomata
sua
testa
in
grembo
alla
donna
del
suo
cuore
,
quando
stanco
o
volando
col
selvaggio
suo
destriero
nelle
pampas
immense
in
cerca
d
'
uno
squisito
alimento
per
lui
e
per
la
sua
cara
?
»
«
Il
matrero
ha
un
'
amante
,
da
cui
è
generalmente
adorato
e
che
divide
i
suoi
disagi
,
i
suoi
pericoli
,
con
egual
coraggio
.
Oh
!
la
donna
!
che
essere
straordinario
!
Essa
più
perfetta
dell
'
uomo
,
è
pure
d
'
indole
più
avventurosa
,
più
cavalleresca
di
lui
!
ma
l
'
educazione
servile
a
cui
è
dannata
,
fa
sì
che
meno
frequenti
ne
siano
gli
esempi
»
(
pag
.
139
)
.
Ed
anche
altrove
dice
«
la
donna
,
la
più
perfetta
delle
creature
,
checché
ne
presumano
gli
uomini
»
(
pag
.
13
)
.
«
Una
donna
!
sì
una
donna
!
giacché
sempre
la
considerai
la
più
perfetta
delle
creature
;
e
,
checché
ne
dicano
,
infinitamente
più
facile
di
trovare
un
cuore
amante
fra
esse
»
(
pag
.
55
)
.
E
le
donne
d
'
Italia
egli
spesso
ricorda
,
per
il
loro
patriottismo
,
perché
molte
volte
,
come
narra
delle
Lombarde
,
«
le
donne
,
le
vergini
,
lasciando
da
parte
il
naturale
ritegno
,
si
lanciavano
al
collo
dei
rozzi
militi
con
effervescenza
febbrile
.
Non
eran
però
tutti
rozzi
i
miei
compagni
,
perché
molti
appartenevano
a
distinte
famiglie
»
(
pag
.
285
)
.
Al
ritorno
da
Lugano
de
'
Legionari
italiani
,
dopo
l
'
armistizio
di
Salasco
,
«
scorgevansi
ovunque
quelle
bellissime
nostre
donne
sporgenti
dai
balconi
delle
case
,
con
quei
volti
graziosissimi
,
così
animati
come
se
avessero
voluto
volare
per
raggiungere
i
prodi
,
che
non
disperavano
di
strappare
agli
oppressori
i
loro
focolari
»
(
pag
.
198
)
.
E
poi
,
ritornato
in
Lombardia
coi
Cacciatori
delle
Alpi
,
celebra
l
'
amor
patrio
delle
«
generose
donne
di
Varese
»
e
si
rivolge
alle
donne
italiane
,
parlando
della
Cairoli
,
come
più
sopra
è
riferito
;
e
più
innanzi
celebra
le
donne
Palermitane
,
che
«
furono
sublimi
di
patriottico
slancio
,
animando
i
Mille
coi
plausi
,
coi
gesti
,
cogli
evviva
»
(
pag
.
359
)
.
E
quando
egli
rivolge
il
pensiero
commosso
ai
suoi
volontari
,
caduti
per
l
'
Italia
,
manda
loro
questo
saluto
:
«
le
donne
delle
venture
generazioni
italiane
insegneranno
ai
loro
bimbi
le
vostre
gesta
gloriose
ed
a
benedire
i
santi
vostri
nomi
»
(
pag
.
297
)
.
In
queste
Memorie
sono
pure
personalmente
ricordate
parecchie
donne
o
per
la
pietà
dimostrata
verso
i
combattenti
,
come
«
la
signora
Alleman
,
angelo
virtuoso
di
bontà
,
che
calpestò
il
timore
,
che
tutti
aveva
invaso
e
venne
in
soccorso
del
torturato
!
(
prigioniero
di
Millan
)
.
Io
di
nulla
mancai
nella
mia
prigione
,
grazie
alla
incomparabile
mia
benefattrice
»
(
pag
.
33
)
.
E
la
signora
Luigia
Sauvaigo
di
Nizza
,
«
madre
modello
delle
madri
»
(
pag
.
13
)
e
la
signora
Laura
Mantegazza
,
la
quale
«
quando
non
erano
ancor
terminate
le
fucilate
,
apparve
in
una
barca
,
traversando
il
lago
(
di
Como
)
,
raccolse
indistintamente
tutti
i
feriti
,
che
condusse
e
curò
in
casa
sua
.
Sia
essa
benedetta
da
tutti
»
(
pag
.
200
)
.
E
non
mancano
gli
omaggi
amorosi
,
per
esempio
,
quando
,
direttosi
per
caso
ad
un
'
abitazione
isolata
,
trovò
«
in
quel
deserto
del
territorio
orientale
la
moglie
di
un
uomo
forse
semi
-
selvaggio
,
che
era
una
bella
giovane
,
con
regolare
educazione
e
poetessa
.
Nell
'
età
mia
certo
si
compiace
uno
a
trovare
della
poesia
ovunque
e
si
crederebbe
la
circostanza
narrata
un
parto
della
fantasia
,
anziché
realtà
.
Dopo
d
'
avermi
presentato
le
poesie
di
Quintana
,
ciò
che
servì
di
materia
a
conversazione
,
la
graziosa
mia
ospite
volle
recitarmi
alcune
composizioni
sue
e
confesso
ne
fui
ammirato
!
»
(
pag
.
24
)
.
Poi
una
delle
tre
figlie
di
Dona
Ana
,
«
Manuela
,
signoreggiava
assolutamente
l
'
anima
mia
.
Io
mai
cessai
d
'
amarla
benché
senza
speranza
,
essendo
essa
fidanzata
ad
un
figlio
del
presidente
.
Io
adoravo
il
bello
ideale
in
quell
'
angelica
creatura
e
nulla
aveva
di
profano
l
'
amor
mio
.
In
occasione
d
'
un
combattimento
,
ov
'
io
ero
stato
creduto
morto
,
conobbi
non
esser
io
indifferente
a
quell
'
angelica
creatura
e
ciò
bastò
a
consolarmi
dell
'
impossibilità
di
possederla
.
D
'
altronde
bellissime
sono
le
Riograndesi
in
generale
,
come
bella
la
popolazione
.
Non
indifferenti
erano
pure
le
schiave
di
colore
,
che
si
trovavano
in
quei
compitissimi
stabilimenti
»
(
pag
.
40
)
.
E
perfino
alle
sue
imprese
di
guerra
s
'
intrecciò
l
'
amore
.
«
Chi
mi
aveva
informato
di
tutto
questo
era
stata
una
coraggiosa
ed
avvenente
fanciulla
,
che
mi
comparve
in
un
legno
,
sulla
strada
da
Rubarolo
a
Varese
,
come
una
visione
,
mentre
io
marciavo
colla
brigata
su
quella
città
per
attaccarvi
Urban
.
Quella
bella
fanciulla
era
partita
da
Como
per
annunciarmi
lo
stato
deplorevole
in
cui
la
città
si
trovava
e
sollecitare
quindi
il
mio
ritorno
»
(
pag
.
301
)
.
Ma
gli
episodi
,
che
in
queste
Memorie
,
dove
non
sono
narrate
le
private
vicende
di
famiglia
,
attestano
come
ardente
fosse
l
'
attrazione
di
Garibaldi
per
la
donna
,
sono
gli
accenni
sparsi
qua
e
là
sulla
eroica
Anita
.
In
un
capitolo
,
dal
titolo
«
Innamorato
,
»
egli
narra
il
primo
incontro
;
ma
poi
non
vi
sono
che
,
di
tanto
in
tanto
,
dei
ricordi
isolati
sulle
gesta
di
Anita
,
fino
alla
sua
morte
durante
la
fuga
,
in
Romagna
.
Raccogliamo
questi
ricordi
,
per
vedere
quanto
nobili
e
focosi
,
delicati
e
profondi
fossero
i
palpiti
di
Garibaldi
per
la
donna
del
suo
cuore
,
che
la
leggenda
popolare
ricorda
amazzone
imperterrita
,
sfidante
a
fianco
del
suo
eroe
i
pericoli
delle
sante
battaglie
per
la
libertà
della
Patria
!
A
pag
.
45
,
alludendo
alla
signorina
Manuela
,
che
ho
già
rammentata
,
egli
scrive
:
«
Noi
intanto
celebravamo
la
nostra
vittoria
contro
l
Impero
del
Brasile
,
godendo
d
'
esser
salvi
da
una
tempesta
di
non
poco
momento
.
Alla
estancia
di
donna
Antonia
,
una
vergine
,
a
12
miglia
di
distanza
,
chiedeva
delle
mie
nuove
con
molto
interesse
ed
io
n
'
ero
ben
felice
.
«
Sì
!
bellissima
figlia
del
Continente
(
provincia
del
Rio
Grande
)
io
ero
felice
di
appartenerti
,
comunque
fosse
!
Tu
destinata
a
donna
di
un
altro
!
a
me
serbava
la
sorte
altra
Brasiliana
,
unica
per
me
al
mondo
,
ch
'
io
piango
oggi
e
che
piangerò
tutta
la
vita
!
Quella
pure
mi
conobbe
nella
sventura
,
naufragò
!
e
più
che
del
mio
merito
,
forse
della
sventura
s
'
invaghì
e
la
sventura
me
la
consacrò
per
sempre
!
»
Incaricato
dal
generale
Canabarro
di
«
uscire
dalla
Laguna
con
tre
legni
armati
per
assaltare
la
bandiera
imperiale
nelle
coste
del
Brasile
»
,
Garibaldi
si
accinse
all
'
opera
.
«
In
questo
periodo
di
tempo
ebbe
luogo
uno
dei
fatti
primordiali
della
mia
vita
.
«
Io
giammai
avevo
pensato
al
matrimonio
e
me
ne
credevo
inadeguato
per
troppa
indipendenza
d
'
indole
e
propensione
a
carriera
avventurosa
.
Aver
una
donna
,
dei
figli
,
sembravami
cosa
interamente
disdicevole
a
chi
s
'
era
consacrato
assolutamente
ad
un
principio
,
che
per
quanto
eccellente
,
non
mi
avrebbe
permesso
,
propugnandolo
col
fervore
di
cui
mi
sentivo
capace
,
la
quiete
e
stabilità
necessarie
ad
un
padre
di
famiglia
.
Il
destino
decise
in
altro
modo
.
Colla
perdita
di
Luigi
,
Edoardo
e
degli
altri
miei
conterranei
ero
rimasto
in
un
desolato
isolamento
;
sembravami
esser
solo
nel
mondo
.
Nessuno
più
scorgevo
di
tanti
amici
che
quasi
mi
tenevan
luogo
di
patria
,
in
quelle
lontane
regioni
.
Nessuna
intimità
coi
miei
nuovi
compagni
che
appena
conoscevo
e
non
un
amico
di
cui
ho
sempre
sentito
il
bisogno
nella
mia
vita
....
«
Io
passeggiavo
sul
cassero
della
Itaparica
ravvolgendomi
nei
miei
tetri
pensieri
e
dopo
ragionamenti
d
'
ogni
specie
conchiusi
finalmente
di
cercarmi
una
donna
,
per
trarmi
da
una
noiosa
e
insopportabile
condizione
.
«
Gettai
a
caso
lo
sguardo
verso
le
abitazioni
della
Barra
(
collina
all
'
entrata
della
Laguna
)
.
Là
coll
'
aiuto
del
canocchiale
che
abitualmente
tenevo
alla
mano
,
scopersi
una
giovane
,
ordinai
mi
trasportassero
in
terra
nella
direzione
di
lei
.
Sbarcai
ed
avviandomi
verso
la
casa
ove
dovea
trovarsi
l
'
oggetto
del
mio
viaggio
,
non
mi
era
possibile
rinvenirlo
,
quando
m
'
incontrai
con
un
individuo
del
luogo
,
che
avevo
conosciuto
ai
primi
momenti
dell
'
arrivo
nostro
.
Egli
invitommi
a
prender
caffè
nella
di
lui
casa
;
entrammo
e
la
prima
persona
che
si
affacciò
al
mio
sguardo
,
era
quella
il
di
cui
aspetto
mi
aveva
fatto
sbarcare
.
Era
Anita
!
la
madre
dei
miei
figli
!
La
compagna
della
mia
vita
,
nella
buona
e
cattiva
fortuna
!
La
donna
il
di
cui
coraggio
io
mi
sono
desiderato
tante
volte
!
Restammo
entrambi
estatici
e
silenziosi
,
guardandoci
reciprocamente
,
come
due
persone
che
non
si
vedono
per
la
prima
volta
e
che
cercano
nei
lineamenti
l
uno
dell
'
altro
qualche
cosa
che
agevoli
una
reminiscenza
.
«
La
salutai
finalmente
,
e
le
dissi
:
Tu
devi
esser
mia
.
Parlava
poco
il
portoghese
ed
articolai
le
proterve
parole
in
italiano
.
Comunque
,
io
fui
magnetico
nella
mia
insolenza
.
Aveva
stretto
un
nodo
,
sancito
una
sentenza
,
che
la
sola
morte
poteva
infrangere
!
Io
avevo
incontrato
un
proibito
tesoro
,
ma
pure
un
tesoro
di
gran
prezzo
!
!
!
«
Se
vi
fu
colpa
io
l
'
ebbi
intiera
!
E
...
vi
fu
colpa
!
Sì
...
si
rannodavano
due
cuori
con
amore
immenso
e
s
'
infrangeva
l
'
esistenza
di
un
innocente
!
Essa
è
morta
!
Io
infelice
!
E
lui
vendicato
...
Sì
!
vendicato
!
Io
conobbi
il
gran
male
che
feci
,
il
dì
in
cui
,
sperando
ancora
di
riaverla
in
vita
,
io
stringeva
il
polso
di
un
cadavere
,
e
piangeva
il
pianto
della
disperazione
.
Io
errai
grandemente
ed
errai
solo
!
»
(
pag
.
55-56
)
.
Dopo
questo
racconto
,
improntato
alla
più
spontanea
sincerità
,
la
narrazione
delle
vicende
di
guerra
,
per
poco
interrotta
,
riprende
il
sopravvento
,
e
nel
turbinoso
incalzarsi
degli
eventi
,
la
figura
di
Anita
compare
soltanto
di
quando
in
quando
,
per
qualche
accenno
fugace
,
illuminata
sempre
dal
grande
amore
e
dall
'
ammirazione
del
suo
Garibaldi
.
Poco
dopo
,
nel
combattimento
navale
del
Rio
Pardo
,
comandato
da
Garibaldi
contro
le
navi
brasiliane
,
«
la
tolda
nostra
era
coperta
di
cadaveri
e
di
mutilati
,
crivellati
i
fianchi
del
Rio
Pardo
.
Si
era
decisi
di
pugnare
fino
alla
morte
,
e
tal
decisione
era
corroborata
dall
'
aspetto
imponente
dell
'
amazzone
brasiliana
Anita
!
che
non
solo
non
volle
sbarcare
,
ma
prese
parte
gloriosa
all
'
arduo
conflitto
»
(
pag
.
59
)
.
In
altra
pugna
navale
contro
gli
imperiali
«
io
scesi
la
montagna
e
fui
celeremente
al
mio
posto
a
bordo
del
Rio
Pardo
,
e
giunsi
che
già
l
'
incomparabile
mia
Anita
,
con
la
solita
intrepidezza
,
aveva
sparato
la
prima
cannonata
,
puntata
da
lei
stessa
,
ed
animando
con
la
voce
le
ciurme
sbigottite
.
»
Essendo
di
troppo
superiori
le
forze
nemiche
,
Garibaldi
chiese
rinforzo
al
generale
Canabarro
,
ma
«
ebbi
in
risposta
di
dar
fuoco
ai
legni
nostri
e
ritirarmi
con
la
gente
in
terra
.
In
tale
missione
avevo
mandato
Anita
,
ingiungendole
di
non
tornare
a
bordo
;
ma
essa
non
mandò
,
tornò
con
la
risposta
;
e
veramente
io
dovetti
all
'
ammirabile
sangue
freddo
della
giovine
eroina
di
poter
salvare
le
munizioni
da
guerra
»
(
pag
.
64
)
.
E
la
presenza
della
sua
compagna
non
solo
gli
raddoppia
l
'
entusiasmo
di
guerra
,
ma
gli
fa
bella
la
vita
stessa
di
privazioni
e
attraenti
i
pericoli
.
«
Tra
le
peripezie
non
poche
della
mia
vita
procellosa
,
io
non
ho
mancato
d
'
avere
bei
momenti
,
e
tale
era
quello
in
cui
,
alla
testa
di
pochi
uomini
,
avanzo
di
molte
pugne
(
contro
i
brasiliani
)
,
e
che
giustamente
avevano
meritato
il
titolo
di
valorosi
,
io
marciava
a
cavallo
con
accanto
la
donna
del
mio
cuore
,
degna
della
universale
ammirazione
...
E
che
m
'
importava
il
non
aver
altre
vesti
che
quelle
che
mi
coprivano
il
corpo
e
di
servire
una
povera
Repubblica
che
a
nessuno
poteva
dare
un
soldo
?
...
La
mia
Anita
era
il
mio
tesoro
,
non
men
fervida
di
me
per
la
sacrosanta
causa
dei
popoli
e
per
una
vita
avventurosa
.
Essa
si
era
figurata
le
battaglie
come
un
trastullo
e
i
disagi
della
vita
del
campo
come
un
passatempo
.
»
Ma
ben
presto
all
'
eroina
delle
battaglie
succede
la
madre
.
«
In
quel
tempo
(
16
settembre
1840
)
la
mia
Anita
ebbe
il
suo
primo
nato
,
Menotti
,
la
cui
esistenza
era
un
vero
miracolo
,
poiché
nel
decorso
della
gravidanza
la
coraggiosissima
donna
avea
assistito
a
molte
pugne
,
sopportato
molte
privazioni
e
disagi
ed
una
caduta
da
cavallo
,
per
cui
il
bambino
nacque
con
un
'
ammaccatura
nella
testa
.
Anita
partorì
in
casa
d
'
un
abitante
di
quelle
campagne
,
nelle
vicinanze
di
un
piccolo
villaggio
chiamato
Mustarda
ed
ebbe
tutte
le
cure
immaginabili
da
codesta
generosissima
famiglia
per
nome
Costa
.
Io
sarò
riconoscente
a
quella
buona
gente
tutta
la
vita
.
Ma
alla
mia
povera
Anita
,
dodici
giorni
dopo
il
parto
,
toccò
di
fuggire
,
col
suo
pargolo
sul
davanti
della
sella
,
affrontando
tempi
tempestosi
...
Anita
abbrividiva
all
'
idea
di
perdere
il
nostro
Menotti
,
che
salvammo
per
un
miracolo
!
Nel
più
arduo
della
strada
ed
al
passo
de
'
torrenti
io
portava
il
mio
caro
figlio
di
tre
mesi
in
un
fazzoletto
a
tracolla
,
procurando
di
riscaldarmelo
al
seno
e
coll
'
alito
.
Siccome
si
procedeva
avanti
senza
trovar
mai
la
fine
della
piccada
,
io
rimasi
nella
selva
coi
due
muli
e
mandai
Anita
col
mio
assistente
ed
il
bambino
,
acciocché
alternando
i
due
cavalli
che
ci
rimanevano
,
essa
procurasse
di
uscire
al
chiaro
,
cioè
fuori
della
foresta
,
ove
trovare
alcuni
alimenti
per
sé
e
per
il
pargoletto
.
I
due
cavalli
che
alternativamente
portavano
Anita
,
ed
il
coraggio
sublime
di
quella
valorosa
mia
compagna
salvaronmi
ciò
che
di
più
caro
io
aveva
nella
vita
.
Essa
giunse
fuori
della
piccada
e
per
fortuna
,
vi
trovò
alcuni
de
'
miei
militi
con
un
fuoco
acceso
.
I
miei
compagni
,
a
cui
era
riuscito
d
'
asciugare
alcuni
cenci
,
presero
il
bambino
che
tutti
amavano
,
l
'
involsero
,
lo
riscaldarono
e
lo
tornarono
in
vita
,
quando
la
povera
madre
già
poco
sperava
di
quella
tenera
esistenza
»
(
pag
.
87-88-91-92
)
.
È
a
Nizza
,
dopo
queste
disastrose
peripezie
,
che
noi
ritroviamo
fatto
ricordo
di
Anita
.
Appena
ritornato
in
Italia
,
la
prima
volta
,
Garibaldi
corre
alla
sua
casa
:
«
Anita
mia
ed
i
miei
bimbi
,
partiti
d
'
America
alcuni
mesi
prima
,
erano
lì
riuniti
alla
vecchia
mia
genitrice
ch
'
io
idolatravo
e
che
non
vedevo
da
quattordici
anni
»
(
pag
.
188
)
.
E
più
non
ricompare
la
simpatica
figura
se
non
nella
miracolosa
ritirata
,
dopo
la
caduta
della
Repubblica
di
Roma
:
e
ricompare
per
l
'
ultima
volta
,
perché
furono
quelli
gli
ultimi
travagliati
momenti
di
sua
vita
.
Essa
più
debole
,
perché
in
istato
di
gravidanza
,
soggiacque
agli
stenti
,
alle
paure
,
alla
sete
...
«
La
mia
buona
Anita
,
ad
onta
delle
mie
raccomandazioni
per
farla
rimanere
aveva
deciso
d
'
accompagnarmi
.
L
'
osservazione
che
io
avrei
da
affrontare
una
vita
tremenda
di
disagi
,
di
privazioni
e
di
pericoli
frammezzo
a
tanti
nemici
,
era
stata
piuttosto
di
stimolo
alla
coraggiosa
donna
ed
invano
feci
osservare
ad
essa
il
trovarsi
in
istato
di
gravidanza
»
(
pag
.
240
)
.
Arrivati
nella
ospitale
Repubblica
di
S
.
Marino
«
un
carissimo
e
ben
doloroso
impaccio
era
la
mia
Anita
,
avanzata
in
gravidanza
ed
inferma
;
io
la
supplicavo
di
rimanere
in
quella
terra
di
rifugio
,
ove
un
asilo
almeno
per
lei
poteva
credersi
assicurato
e
dove
gli
abitanti
ci
avevano
mostrato
molta
amorevolezza
.
Invano
!
quel
cuore
virile
e
generoso
si
sdegnava
a
qualunque
delle
mie
ammonizioni
su
tale
assunto
e
m
'
imponeva
silenzio
colle
parole
:
«
Tu
vuoi
lasciarmi
.
»
Io
determinai
di
uscire
da
S
.
Marino
verso
la
metà
della
notte
e
di
guadagnare
qualche
porto
nell
'
Adriatico
,
ove
potersi
imbarcare
per
Venezia
»
(
pag
.
246
)
.
«
Il
giorno
era
già
avanzato
quando
salpammo
(
in
alcuni
barconi
)
da
Cesenatico
.
S
'
io
non
fossi
stato
addolorato
dalla
situazione
della
mia
Anita
,
che
trovavasi
in
uno
stato
deplorabile
,
soffrendo
immensamente
,
avrei
potuto
dire
che
superate
tante
difficoltà
e
sulla
via
di
salvazione
,
la
condizione
nostra
poteva
chiamarsi
fortunata
,
ma
i
patimenti
della
mia
cara
compagna
erano
troppo
forti
e
più
forte
era
tuttora
il
mio
rammarico
di
non
poter
sollevarla
....
Delle
mancanze
di
viveri
la
principale
era
l
'
acqua
e
la
mia
sofferente
donna
aveva
una
sete
divorante
,
indizio
non
dubbio
dell
'
interno
suo
male
!
»
(
pag
.
248
)
.
Costretti
a
ritornare
a
terra
,
perché
scoperti
per
il
plenilunio
e
cannoneggiati
da
una
nave
austriaca
,
Ugo
Bassi
e
Ciceruacchio
coi
due
figli
e
sei
altri
compagni
vanno
in
cerca
di
rifugio
e
invece
sono
presi
e
fucilati
,
nove
subito
e
Ugo
Bassi
poi
a
Bologna
.
«
Io
rimasi
nella
vicinanza
del
mare
in
un
campo
di
melica
colla
mia
Anita
e
col
tenente
Leggiero
,
indivisibile
mio
compagno
...
Le
ultime
parole
della
donna
del
mio
cuore
erano
state
per
i
suoi
figli
,
ch
'
essa
presentì
di
non
più
rivedere
!
»
(
pag
.
251
)
.
Il
tenente
Leggiero
s
'
avanzò
nell
'
interno
per
scoprir
case
e
trovò
il
colonnello
Nino
Bonnet
,
domiciliato
e
possidente
in
quei
dintorni
«
uno
dei
miei
più
distinti
ufficiali
,
ferito
a
Roma
nell
'
assedio
»
dice
Garibaldi
e
prosegue
:
«
Coraggioso
ed
intelligente
il
Bonnet
,
con
gran
pericolo
di
sé
stesso
,
cercò
e
trovò
chi
cercava
.
Una
volta
trovato
un
tale
ausiliario
io
mi
rimisi
intieramente
all
'
arbitrio
suo
e
ciò
fu
naturalmente
la
salvezza
nostra
.
Egli
propose
subito
di
appressarsi
ad
una
casipola
,
che
si
trovava
nelle
vicinanze
per
trovarvi
qualche
ristoro
all
'
infelice
mia
compagna
.
Ci
avvicinammo
sostenendo
Anita
in
due
ed
a
stento
giungemmo
a
quella
casa
di
povera
gente
,
ove
trovammo
acqua
,
necessità
prima
della
soffrente
e
non
so
che
altro
...
Di
lì
traversammo
parte
delle
valli
di
Comacchio
ed
avvicinammo
la
Mandriola
,
ove
si
doveva
trovare
un
medico
.
Giungemmo
alla
Mandriola
e
stava
Anita
coricata
su
d
'
un
materazzo
nel
barroccio
che
l
'
avea
condotta
.
Dissi
allora
al
dottor
Zannini
,
giunto
pure
in
quel
momento
:
«
Guardate
di
salvare
questa
donna
.
»
Il
dottore
a
me
:
«
Procuriamo
di
trasportarla
in
letto
.
»
Noi
quattro
allora
prendemmo
ognuno
un
angolo
del
materazzo
e
la
trasportammo
nel
letto
d
'
una
stanza
della
casa
,
che
si
trovava
a
capo
d
'
una
scaletta
della
stessa
.
Nel
posare
la
mia
donna
in
letto
mi
sembrò
di
scoprire
nel
suo
volto
l
'
espressione
della
morte
.
Le
presi
il
polso
...
più
non
batteva
!
Avevo
davanti
a
me
la
madre
dei
miei
figli
,
ch
'
io
tanto
amava
,
cadavere
!
...
Essi
mi
chiederanno
della
loro
genitrice
al
primo
incontro
!
Io
piansi
amaramente
la
perdita
della
mia
Anita
!
di
colei
che
mi
fu
compagna
inseparabile
nelle
più
avventurose
circostanze
della
mia
vita
!
Raccomandai
alla
buona
gente
che
mi
circondava
di
dar
sepoltura
a
quel
cadavere
e
mi
allontanai
,
sollecitato
dalla
stessa
gente
di
casa
,
ch
'
io
compromettevo
rimanendo
più
tempo
.
M
'
avviai
brancolando
per
Sant
'
Alberto
con
una
guida
che
mi
condusse
in
casa
d
'
un
sarto
,
povero
ma
onesto
e
generoso
»
(
pag
.
252
)
.
A
rendere
meno
incompleta
la
figura
psicologica
di
Garibaldi
,
rimangono
da
ritrarre
,
in
queste
Memorie
,
le
sue
attitudini
e
le
sue
qualità
,
non
più
nell
'
intimità
personale
del
sentimento
,
ma
nella
esteriorità
dei
suoi
rapporti
cogli
altri
uomini
e
coll
'
ambiente
,
in
cui
egli
manifestò
le
potenze
maravigliose
della
sua
tempra
morale
.
I
due
caratteri
predominanti
di
Garibaldi
,
come
cittadino
fra
cittadini
,
si
riassumono
in
ciò
,
ch
'
egli
fu
un
uomo
d
'
azione
e
più
specialmente
quel
tipo
caratteristico
di
uomo
d
'
azione
che
è
,
non
il
militare
del
tipo
di
Moltke
,
ma
l
'
avventuriero
di
guerra
,
nel
senso
nobile
della
parola
.
E
poiché
questo
iato
della
grande
figura
è
assai
noto
,
come
più
direttamente
connesso
colle
sue
imprese
militari
,
basterà
rilevarne
dalle
sue
Memorie
i
documenti
psicologici
più
caratteristici
.
Gli
uomini
si
possono
,
nella
psicologia
sociale
,
classificare
in
due
tipi
ben
distinti
,
per
prevalenza
evidente
delle
loro
energie
,
che
raramente
si
congiungono
,
in
grado
elevatissimo
,
nella
stessa
persona
:
l
'
uomo
del
pensiero
e
l
'
uomo
d
'
azione
.
Nella
storia
del
risorgimento
italiane
,
Mazzini
e
Garibaldi
personificano
mirabilmente
questi
due
tipi
ed
è
questa
una
delle
non
ultime
ragioni
del
loro
antagonismo
,
che
in
queste
Memorie
sopravvive
,
spesso
molto
acuto
.
Garibaldi
è
essenzialmente
un
uomo
d
'
azione
e
presenta
tutti
i
caratteri
salienti
,
organici
e
psichici
di
questo
tipo
antropologico
,
che
sente
l
'
antipatia
più
spiccata
per
«
i
dottrinari
,
assuefatti
ad
argomentare
con
lunghe
ciarle
,
ma
non
ad
oprare
gagliardamente
»
(
pag
.
276
)
.
Egli
ha
quello
spirito
delle
avventure
,
che
si
chiama
l
'
amore
dell
'
ignoto
:
la
sua
giovinezza
,
come
egli
dice
,
era
«
ardente
di
lanciarsi
nelle
avventure
dell
'
incognito
»
(
pag
.
9
)
e
ripete
altrove
:
«
l
'
indole
mia
propensa
alle
avventure
»
(
pag
.
38
e
55
)
e
parla
del
«
solletico
provato
all
'
idea
della
grandezza
dell
'
impresa
»
(
pag
.
100
)
e
allude
alla
sua
«
irrequietezza
naturale
ed
abituale
»
(
pag
.
265
)
quando
a
New
-
York
,
stanco
di
fabbricare
candele
,
voleva
cambiar
mestiere
.
Perciò
Garibaldi
,
quando
la
guerra
non
ne
occupava
la
traboccante
energia
,
ha
esercitato
i
più
diversi
mestieri
:
marinaio
e
corsaro
,
precettore
di
ragazzi
a
Costantinopoli
(
pag
.
13
)
e
a
Montevideo
(
pag
.
96
)
;
sensale
mercantile
e
domatore
di
puledri
(
pag
.
96
)
;
truppiere
o
conduttore
di
bovi
(
pag
.
95
)
e
fabbricante
di
candele
(
pag
.
265
)
e
finalmente
agricoltore
nella
sua
Caprera
,
com
'
egli
stesso
dettò
nella
scheda
del
censimento
italiano
.
Ma
la
sua
indole
avventurosa
aveva
come
bussola
infallibile
e
dote
preziosa
un
acutissimo
senso
pratico
della
vita
,
carattere
fortunato
della
razza
ligure
fra
gli
italiani
e
che
manca
spesso
agli
uomini
troppo
esclusivamente
pensatori
.
Ed
aveva
soprattutto
un
potere
simpatico
e
fascinatore
sui
propri
simili
,
unito
ad
una
sicura
,
penetrante
conoscenza
degli
uomini
,
che
gli
furono
certo
alleati
potenti
nelle
tante
vittorie
ottenute
.
Del
suo
fascino
sui
compagni
di
battaglia
,
ch
'
egli
sapeva
trasformare
in
eroi
colla
potenza
ammaliatrice
dello
sguardo
,
della
voce
,
dell
'
esempio
,
è
superfluo
recar
prove
.
E
sugli
stessi
nemici
,
anche
per
la
leggenda
onde
il
suo
nome
era
circondato
,
basta
l
'
esempio
del
suo
ingresso
a
Napoli
,
nel
60
,
che
,
come
egli
dice
,
«
ha
più
del
portentoso
che
della
realtà
.
Accompagnato
da
pochi
aiutanti
,
io
passai
framezzo
alle
truppe
borboniche
ancora
padrone
,
le
quali
mi
presentavano
l
'
armi
con
più
ossequio
certamente
,
che
non
lo
facevano
in
quei
tempi
ai
loro
generali
»
(
pag
.
380
)
.
Ed
era
nei
momenti
più
ardui
e
decisivi
,
ch
'
egli
appunto
sapeva
cogliere
il
lato
psicologico
,
per
cui
ogni
uomo
od
ogni
raccolta
di
uomini
più
facilmente
cede
alle
nostre
suggestioni
,
strappando
così
la
vittoria
al
destino
dubbioso
.
Nella
ritirata
verso
Lages
,
visto
che
«
molti
dei
compagni
scoraggiavansi
,
altri
disertavano
»
li
riunì
ed
«
energicamente
imposi
loro
che
meglio
era
manifestarsi
apertamente
sulla
volontà
di
accompagnarmi
e
che
liberi
si
lasciavano
coloro
che
volessero
andarsene
.
Tale
risoluzione
fu
efficacissima
;
da
quel
momento
non
vi
furono
più
diserzioni
»
(
pag
.
72
)
.
Ed
è
straordinaria
questa
sua
acutezza
di
intuizione
psicologica
,
là
dove
parla
del
panico
in
guerra
.
In
più
luoghi
ne
riporta
degli
esempi
(
pag
.
71
,
244
,
346
,
377
,
449
)
;
ma
il
più
caratteristico
è
quello
della
ritirata
verso
Autun
,
dopo
l
'
assalto
dei
Prussiani
a
Lantenay
.
«
In
certi
casi
conviene
agire
coll
'
animale
uomo
come
si
agisce
coll
'
animale
bue
...
Rompe
?
Lasciatelo
rompere
e
che
corra
a
sua
voglia
.
Guai
a
voi
se
commetteste
l
'
imprudenza
di
attraversare
la
sua
via
,
egli
vi
rovescerà
cavalli
e
cavalieri
,
come
mi
successe
a
Velletri
nel
1849
,
ove
salvai
la
mia
pelle
,
nera
di
contusioni
,
per
un
miracolo
.
Rompe
?
Lasciatelo
rompere
,
fuggire
,
precipitarsi
;
non
te
ne
incaricare
e
contentatevi
di
tenervi
su
di
un
fianco
o
alla
coda
;
egli
troverà
un
ostacolo
,
lo
fermerà
un
fiume
,
una
montagna
,
la
fame
,
la
sete
,
od
una
nuova
paura
,
più
prossima
o
maggiore
di
quella
che
lo
fece
fuggire
.
Allora
è
tempo
:
riordina
come
puoi
gli
animali
uomini
,
procura
di
trovar
per
loro
da
mangiare
,
da
bere
,
da
riposarsi
;
e
quando
siano
satolli
,
riposati
e
rialzati
di
morale
,
essi
si
ricorderanno
di
una
vergognosa
fuga
,
del
dovere
calpestato
e
della
gloria
!
La
peggiore
d
'
ogni
pazzia
umana
!
«
Lo
stesso
succede
coi
bovi
,
meno
che
questi
bruti
non
pensano
alla
gloria
,
per
fortuna
nostra
;
guidati
da
più
cavalieri
i
bovi
si
spaventano
per
una
qualunque
causa
:
un
tuono
,
un
lampo
,
una
bufera
od
altro
,
e
cominciano
a
correre
con
quella
velocità
di
cui
sono
capaci
gli
animali
selvaggi
.
Il
savio
conduttore
non
è
sì
stupido
di
comandare
ai
suoi
uomini
di
fermarsi
,
attraversando
loro
la
via
,
giacché
sarebbe
rovina
certa
.
Ma
li
seguita
,
ponendosi
su
di
un
fianco
o
di
dietro
,
senza
perderli
di
vista
,
finché
un
ostacolo
qualunque
si
presenta
ai
fuggenti
:
un
fiume
,
un
bosco
,
un
monte
;
allora
la
testa
di
colonna
si
ferma
,
si
rigira
e
tutto
il
resto
si
rigira
e
si
ferma
.
«
A
quel
punto
l
'
avveduto
condottiero
ordina
ai
suoi
cavalieri
di
circondare
la
truppa
dei
bovi
ridivenuti
docili
come
agnelli
;
e
così
i
bruti
tornano
sotto
il
dominio
del
loro
tiranno
,
l
'
uomo
,
che
non
so
se
valga
più
di
loro
»
(
pag
.
465
)
.
A
parte
le
punte
d
'
amarezza
contro
gli
uomini
,
che
non
si
sentono
nelle
pagine
giovanili
delle
Memorie
,
questo
brano
è
certo
una
delle
più
caratteristiche
prove
di
quella
,
che
chiamerei
la
strategia
psicologica
di
Garibaldi
.
Questa
profonda
e
geniale
conoscenza
degli
uomini
,
però
,
e
dei
loro
difetti
non
intaccò
,
non
corrose
per
nulla
la
nobiltà
e
magnanimità
della
grande
anima
sua
.
Egli
,
noncurante
delle
ricchezze
,
come
dimostrò
per
tutta
la
vita
(
e
perciò
si
confessa
«
inadatto
al
commercio
,
»
pag
.
16
e
267
)
,
anziché
giungere
al
disprezzo
pessimista
per
l
'
umanità
,
conclude
:
«
Gli
uomini
gli
ho
piuttosto
compianti
che
odiati
,
rimontando
alle
cause
del
male
,
cioè
all
'
egoismo
della
sciagurata
nostra
natura
»
(
pag
.
73
)
.
Perciò
egli
,
equanime
sempre
,
dichiara
sinceramente
,
che
una
delle
ragioni
della
sconfitta
di
Mentana
fu
«
che
i
volontari
,
demoralizzati
per
il
gran
numero
di
diserzioni
,
non
si
mostrarono
in
quel
giorno
degni
della
loro
fama
.
Distinti
ufficiali
ed
un
pugno
di
prodi
che
li
seguivano
,
spargevano
il
loro
sangue
prezioso
senza
cedere
un
palmo
di
terreno
;
ma
la
massa
non
era
dei
soliti
nostri
intemerati
.
Essa
cedeva
superbe
posizioni
,
senza
opporre
quella
resistenza
che
io
mi
potevo
aspettare
»
(
pag
.
446
)
.
Perciò
egli
,
colla
stessa
equanimità
,
riconosce
e
proclama
in
più
luoghi
delle
sue
Memorie
i
meriti
strategici
ed
il
valore
personale
dei
nemici
;
come
del
generale
brasiliano
Moringue
(
pag
.
43
,
45
)
;
del
generale
argentino
Brown
(
pag
.
104
)
;
dei
cavalieri
americani
,
che
dice
:
«
non
secondi
a
nessuno
in
ogni
specie
di
combattimento
e
insuperabili
poi
nel
perseguire
un
nemico
sconfitto
e
catturarlo
»
(
pag
.
174
)
.
Così
egli
riconosce
il
valore
delle
truppe
borboniche
,
che
a
Milazzo
di
cinque
o
seimila
Garibaldini
ne
misero
mille
fuori
di
combattimento
(
pag
.
368
)
e
la
forza
straordinaria
di
disciplina
e
freddo
coraggio
delle
truppe
prussiane
(
pag
.
463
)
.
E
così
nell
'
appendice
sulla
battaglia
di
Custoza
,
egli
proclama
,
che
«
l
'
arciduca
Alberto
d
'
Austria
fu
il
solo
e
vero
generale
di
quella
battaglia
»
e
fu
quegli
che
decise
della
vittoria
(
pag
.
485
)
.
Equanimità
,
che
diede
il
famoso
«
obbedisco
»
all
'
ordine
di
ritirarsi
dal
Tirolo
,
come
già
in
circostanze
di
tanto
minori
e
men
dolorose
,
egli
aveva
obbedito
«
sebbene
a
malincuore
»
al
generale
Pacheco
nel
fatto
d
'
arme
del
Passo
della
Bajada
(
pag
.
130
)
.
Come
uomo
di
guerra
,
e
specialmente
in
quella
forma
caratteristica
della
guerriglia
,
che
ebbe
in
Garibaldi
il
suo
tipo
perfetto
,
egli
presenta
nelle
sue
Memorie
,
oltre
l
'
avversione
al
militarismo
,
giacché
egli
«
non
aveva
attitudine
alla
organizzazione
degli
eserciti
»
(
pag
.
124
)
ed
aveva
«
un
'
antipatia
nata
per
il
mestiere
del
soldato
»
(
pag
.
431
)
«
con
scarse
cognizioni
di
teorie
militari
»
(
pag
.
192
)
,
presenta
tre
qualità
psicologiche
,
che
sopra
le
altre
sue
doti
guerresche
prevalgono
decisamente
.
Una
fiducia
grande
in
sé
stesso
un
miracoloso
occhio
strategico
,
per
cogliere
ed
attuare
e
sorreggere
,
colla
rapidità
del
lampo
,
il
piano
di
battaglia
e
infine
una
fede
illimitata
nella
propria
fortuna
.
La
prima
e
l
'
ultima
di
queste
doti
sono
,
per
Garibaldi
come
per
ogni
altro
grande
uomo
,
il
segreto
dei
loro
successi
,
ch
'
essi
strappano
veramente
alla
fortuna
,
colla
pertinacia
del
proposito
e
lo
slancio
dei
colpi
opportuni
.
«
Il
mio
animo
non
era
dato
alla
disperazione
,
ciò
che
non
mi
è
mai
succeduto
»
(
pag
.
99
)
e
ripete
più
innanzi
:
«
Mai
si
deve
disperare
nelle
battaglie
e
nella
politica
,
particolarmente
quando
si
propugna
la
causa
della
giustizia
»
(
pag
.
128
)
.
Colla
propria
sicurezza
egli
s
'
imponeva
al
nemico
e
colla
fede
nella
vittoria
,
vinceva
.
«
Bisognava
però
vincere
:
e
questo
proposito
era
il
fatale
animatore
di
quella
stupenda
campagna
(
dei
Mille
)
ove
nei
più
seri
dei
nostri
combattimenti
,
come
Milazzo
e
il
Volturno
,
fummo
perdenti
per
più
di
metà
della
giornata
e
dove
,
a
forza
di
costanza
,
non
disperando
giammai
,
si
pervenne
a
sconfiggere
un
nemico
superiore
in
tutto
(
pag
.
370
)
«
Pertinacia
e
costanza
nelle
battaglie
,
ecco
una
delle
chiavi
della
vittoria
!
Ma
la
gente
è
stanca
e
grida
:
Siamo
stanchi
ed
affamati
!
Sì
!
Ebbene
,
andate
in
cerca
di
cibo
e
di
riposo
:
il
nemico
verrà
avanti
,
vi
mangierà
i
viveri
raccolti
e
il
riposo
ve
lo
darà
col
calcio
del
fucile
»
(
pag
.
476
)
.
E
lo
ripete
a
pag
.
36
,
44
,
83
,
475
.
Del
suo
miracoloso
,
rapidissimo
occhio
di
guerra
non
è
possibile
dar
qui
le
prove
,
perché
si
dovrebbe
riferire
il
racconto
di
quasi
tutti
i
fatti
d
'
arme
,
a
cui
Garibaldi
prese
parte
e
nei
quali
,
quasi
sempre
,
la
decisione
della
vittoria
fu
data
da
qualche
suo
espediente
strategico
dell
'
ultima
ora
o
da
qualche
sua
mossa
od
incitazione
quando
le
sorti
della
battaglia
si
trovano
al
punto
critico
,
in
cui
possono
risolversi
nell
'
un
senso
e
nell
'
altro
.
Più
interessante
,
psicologicamente
,
è
la
convinzione
che
Garibaldi
ebbe
sempre
di
essere
il
beniamino
della
fortuna
...
e
in
parte
lo
fu
veramente
,
se
pensiamo
che
in
una
lunga
vita
attraverso
cento
fatti
d
'
armi
,
in
terra
e
per
mare
,
una
sola
volta
fu
ferito
mortalmente
,
in
America
,
e
sul
suo
cadavere
furono
riscontrate
dieci
sole
ferite
,
di
cui
più
profonda
quella
d
'
Aspromonte
e
se
pensiamo
,
com
'
egli
dice
,
che
«
nella
mia
prolissa
carriera
militare
,
io
mai
sia
stato
fatto
prigionierio
,
ad
onta
di
essermi
trovato
tante
volte
in
pericolosissimo
stato
»
(
pag
.
30
)
.
Già
sino
dai
primi
capitoli
,
parlando
del
generale
del
Rio
Grande
,
Bento
Gonçales
,
ch
'
egli
chiama
«
il
tipo
del
guerriero
brillante
e
magnanimo
,
»
Garibaldi
osserva
:
«
Eppure
con
tante
doti
,
Bento
fu
sventurato
nelle
battaglie
,
ciò
che
mi
ha
fatto
supporre
sempre
contribuire
la
fortuna
per
una
gran
parte
negli
eventi
della
guerra
»
(
pag
.
36
)
e
di
lui
ripete
più
innanzi
«
quel
sommo
,
dotato
di
tutte
le
qualità
del
gran
capitano
,
meno
la
fortuna
.
»
(
pag
.
79
)
.
Però
devesi
notare
che
delle
fortune
di
guerra
sono
diverse
le
specie
.
C
'
è
la
vera
e
propria
fortuna
del
caso
come
c
'
è
una
cosiddetta
fortuna
,
che
però
non
è
altro
se
non
l
'
imperizia
del
nemico
o
il
lampo
di
genio
di
un
grande
capitano
.
E
nelle
Memorie
di
Garibaldi
quelle
ch
'
egli
chiama
sue
fortune
sono
dell
'
una
e
dell
'
altra
specie
.
Così
la
vittoria
di
Varese
ebbe
per
ragion
principale
l
imperizia
del
generale
austriaco
Urban
,
che
,
invece
di
attaccare
alle
spalle
,
al
nord
di
Biumo
«
attaccò
il
toro
per
le
corna
e
fu
tanto
meglio
per
noi
»
(
pag
.
288
)
.
E
alla
grande
,
decisiva
battaglia
del
Volturno
«
per
fortuna
nostra
,
fu
difettoso
il
piano
di
battaglia
dei
generali
borbonici
:
essi
ci
dettero
una
battaglia
parallela
(
assalendo
di
fronte
)
potendo
darcela
obliqua
»
(
pag
.
393
)
.
E
Garibaldi
dice
,
che
«
da
Epaminonda
,
nelle
battaglie
di
Leuttra
e
di
Mantinea
,
sino
ai
generali
prussiani
del
70
,
la
regola
delle
battaglie
oblique
è
stata
sempre
incontrastabile
ed
ha
prodotto
vittorie
sempre
;
e
gli
Austriaci
vinsero
a
Custoza
appunto
perché
all
'
errore
dei
generali
italiani
di
dividere
il
loro
esercito
in
due
,
si
aggiunse
l
'
arte
dell
'
Arciduca
Alberto
di
attaccarlo
obliquamente
»
(
pag
.
484
)
.
Così
ancora
se
a
Digione
Garibaldi
vinse
i
prussiani
,
fu
,
secondo
lui
,
perché
«
nella
guerra
domina
signora
la
fortuna
e
noi
fummo
veramente
favoriti
da
essa
,
avendoci
il
nemico
nel
20
gennaio
attaccato
dalla
parte
di
ponente
,
sicché
si
può
dire
che
attaccò
il
toro
per
le
corna
»
(
pag
.
478
)
.
Tutto
dunque
non
dipende
realmente
dalla
fortuna
,
ma
come
poi
dice
lo
stesso
Garibaldi
(
a
proposito
della
battaglia
di
Caserta
)
,
«
nelle
combinazioni
di
guerra
bisogna
essere
secondati
dalla
fortuna
o
da
un
genio
molto
superiore
»
(
pag
.
397
)
.
Così
egli
chiama
,
modestamente
,
una
fortuna
l
'
aver
potuto
prendere
,
nella
Laguna
,
le
armi
e
le
munizioni
mandate
dai
Brasiliani
;
ma
la
verità
è
che
Garibaldi
,
con
marcie
rapidissime
,
trovossi
alla
Laguna
prima
che
i
Brasiliani
lo
sapessero
(
pag
.
53
)
.
Altre
volte
la
fortuna
vera
furono
il
suo
coraggio
e
la
sua
presenza
di
spirito
,
che
è
propria
dei
veri
uomini
d
'
azione
,
quando
Garibaldi
in
una
piccola
lancia
,
davanti
all
'
isola
della
Libertà
(
Montevideo
)
si
trova
,
di
notte
,
improvvisamente
in
mezzo
ai
legni
da
guerra
«
tanto
vicini
che
la
sentinella
di
prora
d
'
uno
di
quelli
ci
gridò
:
«
Chi
viva
?
»
«
Zitti
,
io
dissi
alla
mia
gente
;
era
senza
dubbio
la
squadra
nemica
.
Sommessamente
parlando
,
io
eccitai
a
raddoppiare
la
voga
e
far
sui
remi
meno
rumore
possibile
,
ma
mi
aspettavo
una
grandine
di
fucilate
dopo
l
intimazione
fatta
dalla
sentinella
;
invece
miracolosamente
scansammo
»
(
pag
.
126
)
.
Certo
«
la
fortuna
,
in
cui
non
ho
mancato
d
'
aver
sempre
qualche
fede
»
(
pag
.
246
)
ha
favorito
qualche
volta
Garibaldi
.
Per
esempio
,
nella
ritirata
attraverso
la
foresta
,
quando
Anita
ebbe
Menotti
,
egli
«
viaggiando
solo
per
giorni
interi
coll
'
acqua
fino
alla
pancia
del
cavallo
»
per
andare
alla
Settembrina
a
comprarvi
«
alcune
cosarelle
di
panni
»
da
regalare
alla
sua
donna
,
udì
delle
fucilate
dalla
parte
onde
era
partito
.
«
Nel
ritorno
seppi
la
causa
delle
fucilate
ed
il
tristissimo
caso
accaduto
al
capitano
Massimo
ed
ai
suoi
bravi
liberti
,
subito
dopo
la
mia
partenza
da
quella
casa
,
»
dove
furono
sorpresi
ed
uccisi
tutti
dal
generale
brasiliano
Moringue
(
pag
.
149
)
.
All
'
assalto
di
Palermo
«
posando
a
terra
la
sella
della
mia
cavalla
Marsala
e
le
pistoliere
,
una
pistola
percosse
nel
suolo
e
prese
fuoco
;
la
palla
mi
sfiorò
il
piede
destro
,
portando
via
un
pezzo
della
parte
inferiore
del
calzone
.
Le
fortune
non
vengono
mai
sole
,
dissi
tra
me
»
(
pag
.
358
)
.
All
'
assalto
di
Reggio
,
tutta
una
colonna
di
duemila
uomini
sparò
per
isbaglio
in
una
sola
volta
i
fucili
.
«
Io
,
che
mi
trovavo
a
cavallo
,
in
mezzo
a
quel
quadrato
in
tempesta
,
mi
gettai
giù
,
e
non
mi
toccò
che
una
sola
palla
nel
cappello
»
(
pag
.
377
)
.
Al
Volturno
,
egli
,
andato
in
carrozza
a
Sant
'
Angelo
,
fu
«
accolto
da
una
grandine
di
palle
nemiche
;
il
mio
cocchiere
fu
ucciso
,
la
carrozza
crivellata
di
palle
,
ed
io
coi
miei
aiutanti
fummo
obbligati
di
scendere
»
(
pag
.
389
)
.
E
nella
sua
romanzesca
evasione
da
Caprera
«
una
circostanza
imprevista
,
che
mi
favorì
molto
,
fu
la
seguente
:
Maurizio
,
assistente
mio
,
era
andato
alla
Maddalena
in
quel
giorno
e
verso
quell
'
ora
tornava
in
Caprera
.
Un
po
'
allegro
forse
non
badò
al
«
chi
viva
»
delle
barche
da
guerra
,
che
incrociavano
numerose
nel
canale
della
Moneta
,
che
separa
la
Maddalena
dalla
Caprera
,
e
coteste
barche
lo
fulminarono
di
fucilate
,
che
felicemente
non
lo
colpirono
.
Per
combinazione
ciò
succedeva
mentre
io
stavo
operando
la
mia
traversata
,
favorito
pure
dal
vento
di
scirocco
,
le
cui
piccole
ondate
servivano
mirabilmente
a
nascondere
il
Beccaccino
,
che
appena
usciva
d
'
un
palmo
dalla
superficie
del
mare
.
La
mia
pratica
acquistata
nei
fiumi
dell
'
America
,
con
le
canoe
indiane
che
si
governano
con
un
remo
solo
,
mi
valse
sommamente
.
Io
avevo
un
remo
o
pala
di
circa
un
metro
,
con
cui
potevo
remare
con
tanto
rumore
quanto
ne
fanno
gli
acquatici
.
«
Dunque
mentre
la
maggior
parte
dei
miei
custodi
si
precipitavano
su
Maurizio
,
io
tranquillamente
traversavo
lo
stretto
della
Moneta
ed
approdavo
nell
'
isoletta
divisa
dalla
Maddalena
da
un
piccolo
canale
guadabile
»
(
pag
.
429
)
.
Gli
è
che
,
in
realtà
,
più
che
la
fortuna
,
a
cui
Garibaldi
modestamente
assegna
tanta
parte
dei
suoi
successi
,
era
suo
alleato
potente
quello
che
egli
stesso
chiama
«
il
fatale
animatore
»
delle
sue
imprese
:
l
'
amor
patrio
e
la
convinzione
profonda
di
combattere
sempre
per
una
causa
santa
.
Narrativa ,
ÿþCome
andò
che
maestro
Ciliegia
,
falegname
,
trovò
un
pezzo
di
legno
,
che
piangeva
e
rideva
come
un
bambino
.
C
'
era
una
volta
...
-
Un
re
!
-
diranno
subito
i
miei
piccoli
lettori
.
No
,
ragazzi
,
avete
sbagliato
.
C
'
era
una
volta
un
pezzo
di
legno
.
Non
era
un
legno
di
lusso
,
ma
un
semplice
pezzo
da
catasta
,
di
quelli
che
d
'
inverno
si
mettono
nelle
stufe
e
nei
caminetti
per
accendere
il
fuoco
e
per
riscaldare
le
stanze
.
Non
so
come
andasse
,
ma
il
fatto
gli
è
che
un
bel
giorno
questo
pezzo
di
legno
capitò
nella
bottega
di
un
vecchio
falegname
,
il
quale
aveva
nome
mastr
'
Antonio
,
se
non
che
tutti
lo
chiamavano
maestro
Ciliegia
,
per
via
della
punta
del
suo
naso
,
che
era
sempre
lustra
e
paonazza
,
come
una
ciliegia
matura
.
Appena
maestro
Ciliegia
ebbe
visto
quel
pezzo
di
legno
,
si
rallegrò
tutto
e
dandosi
una
fregatina
di
mani
per
la
contentezza
,
borbottò
a
mezza
voce
:
-
Questo
legno
è
capitato
a
tempo
:
voglio
servirmene
per
fare
una
gamba
di
tavolino
.
Detto
fatto
,
prese
subito
l
'
ascia
arrotata
per
cominciare
a
levargli
la
scorza
e
a
digrossarlo
,
ma
quando
fu
lì
per
lasciare
andare
la
prima
asciata
,
rimase
col
braccio
sospeso
in
aria
,
perché
sentì
una
vocina
sottile
,
che
disse
raccomandandosi
:
-
Non
mi
picchiar
tanto
forte
!
Figuratevi
come
rimase
quel
buon
vecchio
di
maestro
Ciliegia
!
Girò
gli
occhi
smarriti
intorno
alla
stanza
per
vedere
di
dove
mai
poteva
essere
uscita
quella
vocina
,
e
non
vide
nessuno
!
Guardò
sotto
il
banco
,
e
nessuno
;
guardò
dentro
un
armadio
che
stava
sempre
chiuso
,
e
nessuno
;
guardò
nel
corbello
dei
trucioli
e
della
segatura
,
e
nessuno
;
apri
l
'
uscio
di
bottega
per
dare
un
'
occhiata
anche
sulla
strada
,
e
nessuno
!
O
dunque
?
...
-
Ho
capito
;
-
disse
allora
ridendo
e
grattandosi
la
parrucca
,
-
si
vede
che
quella
vocina
me
la
sono
figurata
io
.
Rimettiamoci
a
lavorare
.
E
ripresa
l
'
ascia
in
mano
,
tirò
giù
un
solennissimo
colpo
sul
pezzo
di
legno
.
-
Ohi
!
tu
m
'
hai
fatto
male
!
-
gridò
rammaricandosi
la
solita
vocina
.
Questa
volta
maestro
Ciliegia
resta
di
stucco
,
cogli
occhi
fuori
del
capo
per
la
paura
,
colla
bocca
spalancata
e
colla
lingua
giù
ciondoloni
fino
al
mento
,
come
un
mascherone
da
fontana
.
Appena
riebbe
l
'
uso
della
parola
,
cominciò
a
dire
tremando
e
balbettando
dallo
spavento
:
-
Ma
di
dove
sarà
uscita
questa
vocina
che
ha
detto
ohi
?
...
Eppure
qui
non
c
'
è
anima
viva
.
Che
sia
per
caso
questo
pezzo
di
legno
che
abbia
imparato
a
piangere
e
a
lamentarsi
come
un
bambino
?
Io
non
lo
posso
credere
.
Questo
legno
eccolo
qui
;
è
un
pezzo
di
legno
da
caminetto
,
come
tutti
gli
altri
,
e
a
buttarlo
sul
fuoco
,
c
'
è
da
far
bollire
una
pentola
di
fagioli
...
O
dunque
?
Che
ci
sia
nascosto
dentro
qualcuno
?
Se
c
'
è
nascosto
qualcuno
,
tanto
peggio
per
lui
.
Ora
l
'
accomodo
io
!
E
cosi
dicendo
,
agguantò
con
tutt
'
e
due
le
mani
quel
povero
pezzo
di
legno
e
si
pose
a
sbatacchiarlo
senza
carità
contro
le
pareti
della
stanza
.
Poi
si
messe
in
ascolto
,
per
sentire
se
c
'
era
qualche
vocina
che
si
lamentasse
.
Aspettò
due
minuti
,
e
nulla
;
cinque
minuti
,
e
nulla
;
dieci
minuti
,
e
nulla
!
-
Ho
capito
,
-
disse
allora
sforzandosi
di
ridere
e
arruffandosi
la
parrucca
,
-
si
vede
che
quella
vocina
che
ha
detto
ohi
,
me
la
sono
figurata
io
!
Rimettiamoci
a
lavorare
.
E
perché
gli
era
entrata
addosso
una
gran
paura
,
si
provò
a
canterellare
per
farsi
un
po
'
di
coraggio
.
Intanto
,
posata
da
una
parte
l
'
ascia
,
prese
in
mano
la
pialla
,
per
piallare
e
tirare
a
pulimento
il
pezzo
di
legno
;
ma
nel
mentre
che
lo
piallava
in
su
e
in
giù
,
senti
la
solita
vocina
che
gli
disse
ridendo
:
-
Smetti
!
tu
mi
fai
il
pizzicorino
sul
corpo
!
Questa
volta
il
povero
maestro
Ciliegia
cadde
giù
come
fulminato
.
Quando
riaprì
gli
occhi
,
si
trovò
seduto
per
terra
.
Il
suo
viso
pareva
trasfigurato
,
e
perfino
la
punta
del
naso
,
di
paonazza
come
era
quasi
sempre
,
gli
era
diventata
turchina
dalla
gran
paura
.
Maestro
Ciliegia
regala
il
pezzo
di
legno
al
suo
amico
Geppetto
,
il
quale
lo
prende
per
fabbricarsi
un
burattino
maraviglioso
che
sappia
ballare
,
tirar
di
scherma
e
fare
i
salti
mortali
.
In
quel
punto
fu
bussato
alla
porta
.
-
Passate
pure
,
-
disse
il
falegname
,
senza
aver
la
forza
di
rizzarsi
in
piedi
.
Allora
entrò
in
bottega
un
vecchietto
tutto
arzillo
,
il
quale
aveva
nome
Geppetto
;
ma
i
ragazzi
del
vicinato
,
quando
lo
volevano
far
montare
su
tutte
le
furie
,
lo
chiamavano
col
soprannome
di
Polendina
,
a
motivo
della
sua
parrucca
gialla
che
somigliava
moltissimo
alla
polendina
di
granturco
.
Geppetto
era
bizzosissimo
.
Guai
a
chiamarlo
Polendina
!
Diventava
subito
una
bestia
e
non
c
'
era
più
verso
di
tenerlo
.
-
Buon
giorno
,
mastr
'
Antonio
,
-
disse
Geppetto
.
-
Che
cosa
fate
costì
per
terra
?
-
Insegno
l
'
abbaco
alle
formicole
.
-
Buon
pro
vi
faccia
!
-
Chi
vi
ha
portato
da
me
,
compar
Geppetto
?
-
Le
gambe
.
Sappiate
,
mastr
'
Antonio
,
che
son
venuto
da
voi
,
per
chiedervi
un
favore
.
-
Eccomi
qui
,
pronto
a
servirvi
,
-
replicò
il
falegname
,
rizzandosi
su
i
ginocchi
.
-
Stamani
m
'
è
piovuta
nel
cervello
un
'
idea
.
-
Sentiamola
.
-
Ho
pensato
di
fabbricarmi
da
me
un
bel
burattino
di
legno
;
ma
un
burattino
maraviglioso
,
che
sappia
ballare
,
tirare
di
scherma
e
fare
i
salti
mortali
.
Con
questo
burattino
voglio
girare
il
mondo
,
per
buscarmi
un
tozzo
di
pane
e
un
bicchier
di
vino
;
che
ve
ne
pare
?
-
Bravo
Polendina
!
-
gridò
la
solita
vocina
,
che
non
si
capiva
di
dove
uscisse
.
A
sentirsi
chiamar
Polendina
,
compar
Geppetto
diventò
rosso
come
un
peperone
dalla
bizza
,
e
voltandosi
verso
il
falegname
,
gli
disse
imbestialito
:
-
Perché
mi
offendete
?
-
Chi
vi
offende
?
-
Mi
avete
detto
Polendina
!
...
-
Non
sono
stato
io
.
-
Sta
un
po
'
a
vedere
che
sarò
stato
io
!
Io
dico
che
siete
stato
voi
.
-
No
!
-
Si
!
-
No
!
-
Si
!
E
riscaldandosi
sempre
più
,
vennero
dalle
parole
ai
fatti
,
e
acciuffatisi
fra
di
loro
,
si
graffiarono
,
si
morsero
e
si
sbertucciarono
.
Finito
il
combattimento
,
mastr
'
Antonio
si
trovò
fra
le
mani
la
parrucca
gialla
di
Geppetto
,
e
Geppetto
si
accorse
di
avere
in
bocca
la
parrucca
brizzolata
del
falegname
.
-
Rendimi
la
mia
parrucca
!
-
gridò
mastr
'
Antonio
.
-
E
tu
rendimi
la
mia
,
e
rifacciamo
la
pace
.
I
due
vecchietti
,
dopo
aver
ripreso
ognuno
di
loro
la
propria
parrucca
,
si
strinsero
la
mano
e
giurarono
di
rimanere
buoni
amici
per
tutta
la
vita
.
-
Dunque
,
compar
Geppetto
,
-
disse
il
falegname
in
segno
di
pace
fatta
,
-
qual
è
il
piacere
che
volete
da
me
?
-
Vorrei
un
po
'
di
legno
per
fabbricare
il
mio
burattino
;
me
lo
date
?
Mastr
'
Antonio
,
tutto
contento
,
andò
subito
a
prendere
sul
banco
quel
pezzo
di
legno
che
era
stato
cagione
a
lui
di
tante
paure
.
Ma
quando
fu
lì
per
consegnarlo
all
'
amico
,
il
pezzo
di
legno
dette
uno
scossone
e
sgusciandogli
violentemente
dalle
mani
,
ando
a
battere
con
forza
negli
stinchi
impresciuttiti
del
povero
Geppetto
.
-
Ah
!
gli
è
con
questo
bel
garbo
,
mastr
'
Antonio
,
che
voi
regalate
la
vostra
roba
?
M
'
avete
quasi
azzoppito
!
...
-
Vi
giuro
che
non
sono
stato
io
!
-
Allora
sarò
stato
io
!
...
-
La
colpa
è
tutta
di
questo
legno
...
-
Lo
so
che
è
del
legno
:
ma
siete
voi
che
me
l
'
avete
tirato
nelle
gambe
!
-
Io
non
ve
l
'
ho
tirato
!
-
Bugiardo
!
-
Geppetto
,
non
mi
offendete
;
se
no
vi
chiamo
Polendina
!
...
-
Asino
!
-
Polendina
!
-
Somaro
!
-
Polendina
!
-
Brutto
scimmiotto
!
-
Polendina
!
A
sentirsi
chiamar
Polendina
per
la
terza
volta
,
Geppetto
perse
il
lume
degli
occhi
,
si
avvento
sul
falegname
;
e
lì
se
ne
dettero
un
sacco
e
una
sporta
.
A
battaglia
finita
,
mastr
'
Antonio
si
trovo
due
graffi
di
piu
sul
naso
,
e
quell
'
altro
due
bottoni
di
meno
al
giubbetto
.
Pareggiati
in
questo
modo
i
loro
conti
,
si
strinsero
la
mano
e
giurarono
di
rimanere
buoni
amici
per
tutta
la
vita
.
Intanto
Geppetto
prese
con
se
il
suo
bravo
pezzo
di
legno
,
e
ringraziato
mastr
'
Antonio
,
se
ne
tornò
zoppicando
a
casa
.
Geppetto
,
tornato
a
casa
,
comincia
subito
a
fabbricarsi
il
burattino
e
gli
mette
il
nome
di
Pinocchio
.
prime
monellerie
del
burattino
.
La
casa
di
Geppetto
era
una
stanzina
terrena
,
che
pigliava
luce
da
un
sottoscala
.
La
mobilia
non
poteva
essere
più
semplice
:
una
seggiola
cattiva
,
un
letto
poco
buono
e
un
tavolino
tutto
rovinato
.
Nella
parete
di
fondo
si
vedeva
un
caminetto
col
fuoco
acceso
;
ma
il
fuoco
era
dipinto
,
e
accanto
al
fuoco
c
'
era
dipinta
una
pentola
che
bolliva
allegramente
e
mandava
fuori
una
nuvola
di
fumo
,
che
pareva
fumo
davvero
.
Appena
entrato
in
casa
,
Geppetto
prese
subito
gli
arnesi
e
si
pose
a
intagliare
e
a
fabbricare
il
suo
burattino
.
-
Che
nome
gli
metterò
?
-
disse
fra
sé
e
sé
.
-
Lo
voglio
chiamar
Pinocchio
.
Questo
nome
gli
porterà
fortuna
.
Ho
conosciuto
una
famiglia
intera
di
Pinocchi
:
Pinocchio
il
padre
,
Pinocchia
la
madre
e
Pinocchi
i
ragazzi
,
e
tutti
se
la
passavano
bene
.
Il
più
ricco
di
loro
chiedeva
l
'
elemosina
.
Quando
ebbe
trovato
il
nome
al
suo
burattino
,
allora
cominciò
a
lavorare
a
buono
,
e
gli
fece
subito
i
capelli
,
poi
la
fronte
,
poi
gli
occhi
.
Fatti
gli
occhi
,
figuratevi
la
sua
maraviglia
quando
si
accorse
che
gli
occhi
si
muovevano
e
che
lo
guardavano
fisso
fisso
.
Geppetto
,
vedendosi
guardare
da
quei
due
occhi
di
legno
,
se
n
'
ebbe
quasi
per
male
,
e
disse
con
accento
risentito
:
-
Occhiacci
di
legno
,
perché
mi
guardate
?
Nessuno
rispose
.
Allora
,
dopo
gli
occhi
,
gli
fece
il
naso
;
ma
il
naso
,
appena
fatto
,
cominciò
a
crescere
:
e
cresci
,
cresci
,
cresci
diventò
in
pochi
minuti
un
nasone
che
non
finiva
mai
.
Il
povero
Geppetto
si
affaticava
a
ritagliarlo
;
ma
più
lo
ritagliava
e
lo
scorciva
,
e
più
quel
naso
impertinente
diventava
lungo
.
Dopo
il
naso
,
gli
fece
la
bocca
.
La
bocca
non
era
ancora
finita
di
fare
,
che
cominciò
subito
a
ridere
e
a
canzonarlo
.
-
Smetti
di
ridere
!
-
disse
Geppetto
impermalito
;
ma
fu
come
dire
al
muro
.
-
Smetti
di
ridere
,
ti
ripeto
!
-
urlò
con
voce
minacciosa
.
Allora
la
bocca
smesse
di
ridere
,
ma
cacciò
fuori
tutta
la
lingua
.
Geppetto
,
per
non
guastare
i
fatti
suoi
,
finse
di
non
avvedersene
,
e
continuò
a
lavorare
.
Dopo
la
bocca
,
gli
fece
il
mento
,
poi
il
collo
,
le
spalle
,
lo
stomaco
,
le
braccia
e
le
mani
.
Appena
finite
le
mani
,
Geppetto
senti
portarsi
via
la
parrucca
dal
capo
.
Si
voltò
in
su
,
e
che
cosa
vide
?
Vide
la
sua
parrucca
gialla
in
mano
del
burattino
.
-
Pinocchio
!
...
rendimi
subito
la
mia
parrucca
!
E
Pinocchio
,
invece
di
rendergli
la
parrucca
,
se
la
messe
in
capo
per
sé
,
rimanendovi
sotto
mezzo
affogato
.
A
quel
garbo
insolente
e
derisorio
,
Geppetto
si
fece
triste
e
melanconico
,
come
non
era
stato
mai
in
vita
sua
,
e
voltandosi
verso
Pinocchio
,
gli
disse
:
-
Birba
d
'
un
figliuolo
!
Non
sei
ancora
finito
di
fare
,
e
già
cominci
a
mancar
di
rispetto
a
tuo
padre
!
Male
,
ragazzo
mio
,
male
!
E
si
rasciugò
una
lacrima
.
Restavano
sempre
da
fare
le
gambe
e
i
piedi
.
Quando
Geppetto
ebbe
finito
di
fargli
i
piedi
,
sentì
arrivarsi
un
calcio
sulla
punta
del
naso
.
-
Me
lo
merito
!
-
disse
allora
fra
sé
.
-
Dovevo
pensarci
prima
!
Ormai
è
tardi
!
Poi
prese
il
burattino
sotto
le
braccia
e
lo
posò
in
terra
,
sul
pavimento
della
stanza
,
per
farlo
camminare
.
Pinocchio
aveva
le
gambe
aggranchite
e
non
sapeva
muoversi
,
e
Geppetto
lo
conduceva
per
la
mano
per
insegnargli
a
mettere
un
passo
dietro
l
'
altro
.
Quando
le
gambe
gli
si
furono
sgranchite
,
Pinocchio
cominciò
a
camminare
da
sé
e
a
correre
per
la
stanza
;
finché
,
infilata
la
porta
di
casa
,
saltò
nella
strada
e
si
dette
a
scappare
.
E
il
povero
Geppetto
a
corrergli
dietro
senza
poterlo
raggiungere
,
perché
quel
birichino
di
Pinocchio
andava
a
salti
come
una
lepre
,
e
battendo
i
suoi
piedi
di
legno
sul
lastrico
della
strada
,
faceva
un
fracasso
,
come
venti
paia
di
zoccoli
da
contadini
.
-
Piglialo
!
piglialo
!
-
urlava
Geppetto
;
ma
la
gente
che
era
per
la
via
,
vedendo
questo
burattino
di
legno
,
che
correva
come
un
barbero
,
si
fermava
incantata
a
guardarlo
,
e
rideva
,
rideva
e
rideva
,
da
non
poterselo
figurare
.
Alla
fine
,
e
per
buona
fortuna
,
capitò
un
carabiniere
,
il
quale
,
sentendo
tutto
quello
schiamazzo
e
credendo
si
trattasse
di
un
puledro
che
avesse
levata
la
mano
al
padrone
,
si
piantò
coraggiosamente
a
gambe
larghe
in
mezzo
alla
strada
,
coll
'
animo
risoluto
di
fermarlo
e
di
impedire
il
caso
di
maggiori
disgrazie
.
Ma
Pinocchio
,
quando
si
avvide
da
lontano
del
carabiniere
che
barricava
tutta
la
strada
,
s
'
ingegnò
di
passargli
,
per
sorpresa
,
frammezzo
alle
gambe
,
e
invece
fece
fiasco
.
Il
carabiniere
,
senza
punto
smoversi
,
lo
acciuffò
pulitamente
per
il
naso
(
era
un
nasone
spropositato
,
che
pareva
fatto
apposta
per
essere
acchiappato
dai
carabinieri
)
,
e
lo
riconsegnò
nelle
proprie
mani
di
Geppetto
;
il
quale
,
a
titolo
di
correzione
,
voleva
dargli
subito
una
buona
tiratina
d
'
orecchi
.
Ma
figuratevi
come
rimase
quando
,
nel
cercargli
gli
orecchi
,
non
gli
riuscì
di
poterli
trovare
:
e
sapete
perché
?
Perché
,
nella
furia
di
scolpirlo
,
si
era
dimenticato
di
farglieli
.
Allora
lo
prese
per
la
collottola
,
e
,
mentre
lo
riconduceva
indietro
,
gli
disse
tentennando
minacciosamente
il
capo
:
-
Andiamo
a
casa
.
Quando
saremo
a
casa
,
non
dubitare
che
faremo
i
nostri
conti
!
Pinocchio
,
a
questa
antifona
,
si
buttò
per
terra
,
e
non
volle
più
camminare
.
Intanto
i
curiosi
e
i
bighelloni
principiavano
a
fermarsi
lì
dintorno
e
a
far
capannello
.
Chi
ne
diceva
una
,
chi
un
'
altra
.
-
Povero
burattino
!
-
dicevano
alcuni
,
-
ha
ragione
a
non
voler
tornare
a
casa
!
Chi
lo
sa
come
lo
picchierebbe
quell
'
omaccio
di
Geppetto
!
...
E
gli
altri
soggiungevano
malignamente
:
-
Quel
Geppetto
pare
un
galantuomo
!
ma
è
un
vero
tiranno
coi
ragazzi
!
Se
gli
lasciano
quel
povero
burattino
fra
le
mani
,
è
capacissimo
di
farlo
a
pezzi
!
...
Insomma
,
tanto
dissero
e
tanto
fecero
,
che
il
carabiniere
rimise
in
libertà
Pinocchio
e
condusse
in
prigione
quel
pover
'
uomo
di
Geppetto
.
Il
quale
,
non
avendo
parole
lì
per
lì
per
difendersi
,
piangeva
come
un
vitellino
,
e
nell
'
avviarsi
verso
il
carcere
,
balbettava
singhiozzando
:
-
Sciagurato
figliuolo
!
E
pensare
che
ho
penato
tanto
a
farlo
un
burattino
per
bene
!
Ma
mi
sta
il
dovere
!
Dovevo
pensarci
prima
!
...
Quello
che
accadde
dopo
,
è
una
storia
da
non
potersi
credere
,
e
ve
la
racconterò
in
quest
'
altri
capitoli
.
La
storia
di
Pinocchio
col
Grillo
-
parlante
,
dove
si
vede
come
i
ragazzi
cattivi
hanno
a
noia
di
sentirsi
correggere
da
chi
ne
sa
più
di
loro
.
Vi
dirò
dunque
,
ragazzi
,
che
mentre
il
povero
Geppetto
era
condotto
senza
sua
colpa
in
prigione
,
quel
monello
di
Pinocchio
,
rimasto
libero
dalle
grinfie
del
carabiniere
,
se
la
dava
a
gambe
giù
attraverso
ai
campi
,
per
far
più
presto
a
tornarsene
a
casa
;
e
nella
gran
furia
del
correre
saltava
greppi
altissimi
,
siepi
di
pruni
e
fossi
pieni
d
'
acqua
,
tale
e
quale
come
avrebbe
potuto
fare
un
capretto
o
un
leprottino
inseguito
dai
cacciatori
.
Giunto
dinanzi
a
casa
,
trovò
l
'
uscio
di
strada
socchiuso
.
Lo
spinse
,
entrò
dentro
,
e
appena
ebbe
messo
tanto
di
paletto
,
si
gettò
a
sedere
per
terra
,
lasciando
andare
un
gran
sospirone
di
contentezza
.
Ma
quella
contentezza
durò
poco
,
perché
sentì
nella
stanza
qualcuno
che
fece
:
-
Crì
-
crì
-
crì
!
-
Chi
è
che
mi
chiama
?
-
disse
Pinocchio
tutto
impaurito
.
-
Sono
io
!
Pinocchio
si
voltò
e
vide
un
grosso
Grillo
che
saliva
lentamente
su
su
per
il
muro
.
-
Dimmi
,
Grillo
:
e
tu
chi
sei
?
-
Io
sono
il
Grillo
-
parlante
,
ed
abito
in
questa
stanza
da
più
di
cent
'
anni
.
-
Oggi
però
questa
stanza
è
mia
,
-
disse
il
burattino
,
-
e
se
vuoi
farmi
un
vero
piacere
,
vattene
subito
,
senza
nemmeno
voltarti
indietro
.
-
Io
non
me
ne
anderò
di
qui
,
-
rispose
il
Grillo
,
-
se
prima
non
ti
avrò
detto
una
gran
verità
.
-
Dimmela
e
spicciati
.
-
Guai
a
quei
ragazzi
che
si
ribellano
ai
loro
genitori
e
che
abbandonano
capricciosamente
la
casa
paterna
!
Non
avranno
mai
bene
in
questo
mondo
;
e
prima
o
poi
dovranno
pentirsene
amaramente
.
-
Canta
pure
,
Grillo
mio
,
come
ti
pare
e
piace
:
ma
io
so
che
domani
,
all
'
alba
,
voglio
andarmene
di
qui
,
perché
se
rimango
qui
,
avverrà
a
me
quel
che
avviene
a
tutti
gli
altri
ragazzi
,
vale
a
dire
mi
manderanno
a
scuola
e
per
amore
o
per
forza
mi
toccherà
studiare
;
e
io
,
a
dirtela
in
confidenza
,
di
studiare
non
ne
ho
punto
voglia
e
mi
diverto
più
a
correre
dietro
alle
farfalle
e
a
salire
su
per
gli
alberi
a
prendere
gli
uccellini
di
nido
.
-
Povero
grullerello
!
Ma
non
sai
che
,
facendo
così
,
diventerai
da
grande
un
bellissimo
somaro
e
che
tutti
si
piglieranno
gioco
di
te
?
-
Chetati
.
Grillaccio
del
mal
'
augurio
!
-
gridò
Pinocchio
.
Ma
il
Grillo
,
che
era
paziente
e
filosofo
,
invece
di
aversi
a
male
di
questa
impertinenza
,
continuò
con
lo
stesso
tono
di
voce
:
-
E
se
non
ti
garba
di
andare
a
scuola
,
perché
non
impari
almeno
un
mestiere
,
tanto
da
guadagnarti
onestamente
un
pezzo
di
pane
?
-
Vuoi
che
te
lo
dica
?
-
replicò
Pinocchio
,
che
cominciava
a
perdere
la
pazienza
.
-
Fra
tutti
i
mestieri
del
mondo
non
ce
n
'
è
che
uno
solo
,
che
veramente
mi
vada
a
genio
.
-
E
questo
mestiere
sarebbe
?
...
-
Quello
di
mangiare
,
bere
,
dormire
,
divertirmi
e
fare
dalla
mattina
alla
sera
la
vita
del
vagabondo
.
-
Per
tua
regola
,
-
disse
il
Grillo
-
parlante
con
la
sua
solita
calma
,
-
tutti
quelli
che
fanno
codesto
mestiere
finiscono
sempre
allo
spedale
o
in
prigione
.
-
Bada
,
Grillaccio
del
mal
'
augurio
!
...
se
mi
monta
la
bizza
,
guai
a
te
!
-
Povero
Pinocchio
!
Mi
fai
proprio
compassione
!
...
-
Perché
ti
faccio
compassione
?
-
Perché
sei
un
burattino
e
,
quel
che
è
peggio
,
perché
hai
la
testa
di
legno
.
A
queste
ultime
parole
,
Pinocchio
saltò
su
tutt
'
infuriato
e
preso
sul
banco
un
martello
di
legno
lo
scagliò
contro
il
Grillo
-
parlante
.
Forse
non
credeva
nemmeno
di
colpirlo
:
ma
disgraziatamente
lo
colse
per
l
'
appunto
nel
capo
,
tanto
che
il
povero
Grillo
ebbe
appena
il
fiato
di
fare
crì
-
crì
-
crì
,
e
poi
rimase
lì
stecchito
e
appiccicato
alla
parete
.
Pinocchio
ha
fame
,
e
cerca
un
uovo
per
farsi
una
frittata
;
ma
sul
più
bello
,
la
frittata
gli
vola
via
dalla
finestra
.
Intanto
cominciò
a
farsi
notte
,
e
Pinocchio
,
ricordandosi
che
non
aveva
mangiato
nulla
,
senti
un
'
uggiolina
allo
stomaco
,
che
somigliava
moltissimo
all
'
appetito
.
Ma
l
'
appetito
nei
ragazzi
cammina
presto
;
e
di
fatti
dopo
pochi
minuti
l
'
appetito
diventò
fame
,
e
la
fame
,
dal
vedere
al
non
vedere
,
si
converti
in
una
fame
da
lupi
,
una
fame
da
tagliarsi
col
coltello
.
Il
povero
Pinocchio
corse
subito
al
focolare
,
dove
c
'
era
una
pentola
che
bolliva
e
fece
l
'
atto
di
scoperchiarla
,
per
vedere
che
cosa
ci
fosse
dentro
,
ma
la
pentola
era
dipinta
sul
muro
.
Figuratevi
come
restò
.
Il
suo
naso
,
che
era
già
lungo
,
gli
diventò
più
lungo
almeno
quattro
dita
.
Allora
si
dette
a
correre
per
la
stanza
e
a
frugare
per
tutte
le
cassette
e
per
tutti
i
ripostigli
in
cerca
di
un
po
'
di
pane
,
magari
un
po
'
di
pan
secco
,
un
crosterello
,
un
osso
avanzato
al
cane
,
un
po
'
di
polenta
muffita
,
una
lisca
di
pesce
,
un
nocciolo
di
ciliegia
,
insomma
di
qualche
cosa
da
masticare
:
ma
non
trovò
nulla
,
il
gran
nulla
,
proprio
nulla
.
E
intanto
la
fame
cresceva
,
e
cresceva
sempre
:
e
il
povero
Pinocchio
non
aveva
altro
sollievo
che
quello
di
sbadigliare
:
e
faceva
degli
sbadigli
cosi
lunghi
,
che
qualche
volta
la
bocca
gli
arrivava
fino
agli
orecchi
.
E
dopo
avere
sbadigliato
,
sputava
,
e
sentiva
che
lo
stomaco
gli
andava
via
.
Allora
piangendo
e
disperandosi
,
diceva
:
-
Il
Grillo
-
parlante
aveva
ragione
.
Ho
fatto
male
a
rivoltarmi
al
mio
babbo
e
a
fuggire
di
casa
...
Se
il
mio
babbo
fosse
qui
,
ora
non
mi
troverei
a
morire
di
sbadigli
!
Oh
!
che
brutta
malattia
che
è
la
fame
!
Quand
'
ecco
gli
parve
di
vedere
nel
monte
della
spazzatura
qualche
cosa
di
tondo
e
di
bianco
,
che
somigliava
tutto
a
un
uovo
di
gallina
.
Spiccare
un
salto
e
gettarvisi
sopra
,
fu
un
punto
solo
.
Era
un
uovo
davvero
.
La
gioia
del
burattino
è
impossibile
descriverla
:
bisogna
sapersela
figurare
.
Credendo
quasi
che
fosse
un
sogno
,
si
rigirava
quest
'
uovo
fra
le
mani
,
e
lo
toccava
e
lo
baciava
,
e
baciandolo
diceva
:
-
E
ora
come
dovrò
cuocerlo
?
Ne
farò
una
frittata
?
...
No
,
è
meglio
cuocerlo
nel
piatto
!
...
O
non
sarebbe
più
saporito
se
lo
friggessi
in
padella
?
O
se
invece
lo
cuocessi
a
uso
uovo
da
bere
?
No
,
la
più
lesta
di
tutte
è
di
cuocerlo
nel
piatto
o
nel
tegamino
:
ho
troppa
voglia
di
mangiarmelo
!
Detto
fatto
,
pose
un
tegamino
sopra
un
caldano
pieno
di
brace
accesa
:
messe
nel
tegamino
,
invece
d
'
olio
o
di
burro
,
un
po
'
d
'
acqua
:
e
quando
l
'
acqua
principiò
a
fumare
,
tac
!
;
..
spezzò
il
guscio
dell
'
uovo
,
e
fece
l
'
atto
di
scodellarvelo
dentro
.
Ma
invece
della
chiara
e
del
torlo
,
scappò
fuori
un
pulcino
tutto
allegro
e
complimentoso
,
il
quale
,
facendo
una
bella
riverenza
,
disse
:
-
Mille
grazie
,
signor
Pinocchio
,
d
'
avermi
risparmiata
la
fatica
di
rompere
il
guscio
!
Arrivedella
,
stia
bene
e
tanti
saluti
a
casa
!
Ciò
detto
distese
le
ali
e
,
infilata
la
finestra
che
era
aperta
,
se
ne
volò
via
a
perdita
d
'
occhio
.
Il
povero
burattino
rimase
lì
,
come
incantato
,
cogli
occhi
fissi
,
colla
bocca
aperta
e
coi
gusci
delI
'
uovo
in
mano
.
Riavutosi
,
peraltro
,
dal
primo
sbigottimento
,
cominciò
a
piangere
,
a
strillare
,
a
battere
i
piedi
in
terra
,
per
la
disperazione
,
e
piangendo
diceva
:
-
Eppure
il
Grillo
-
parlante
aveva
ragione
!
Se
non
fossi
scappato
di
casa
e
se
il
mio
babbo
fosse
qui
,
ora
non
mi
troverei
a
morire
di
fame
!
Oh
!
che
brutta
malattia
che
è
la
fame
!
...
E
perché
il
corpo
gli
seguitava
a
brontolare
più
che
mai
,
e
non
sapeva
come
fare
a
chetarlo
,
pensò
di
uscir
di
casa
e
di
dare
una
scappata
al
paesello
vicino
,
nella
speranza
di
trovare
qualche
persona
caritatevole
che
gli
avesse
fatto
l
'
elemosina
di
un
po
'
di
pane
.
Pinocchio
si
addormenta
coi
piedi
sul
caldano
,
e
la
mattina
dopo
si
sveglia
coi
piedi
tutti
bruciati
.
Per
l
'
appunto
era
una
nottataccia
d
'
inferno
.
Tuonava
forte
forte
,
lampeggiava
come
se
il
cielo
pigliasse
fuoco
,
e
un
ventaccio
freddo
e
strapazzone
,
fischiando
rabbiosamente
e
sollevando
un
immenso
nuvolo
di
polvere
,
faceva
stridere
e
cigolare
tutti
gli
alberi
della
campagna
.
Pinocchio
aveva
una
gran
paura
dei
tuoni
e
dei
lampi
:
se
non
che
la
fame
era
più
forte
della
paura
:
motivo
per
cui
accostò
l
'
uscio
di
casa
,
e
presa
la
carriera
,
in
un
centinaio
di
salti
arrivò
fino
al
paese
,
colla
lingua
fuori
e
col
fiato
grosso
,
come
un
cane
da
caccia
.
Ma
trova
tutto
buio
e
tutto
deserto
.
Le
botteghe
erano
chiuse
;
le
porte
di
casa
chiuse
;
le
finestre
chiuse
;
e
nella
strada
nemmeno
un
cane
.
Pareva
il
paese
dei
morti
.
Allora
Pinocchio
,
preso
dalla
disperazione
e
dalla
fame
,
si
attaccò
al
campanello
d
'
una
casa
,
e
cominciò
a
suonare
a
distesa
,
dicendo
dentro
di
sé
:
-
Qualcuno
si
affaccierà
.
Difatti
si
affacciò
un
vecchino
,
col
berretto
da
notte
in
capo
,
il
quale
gridò
tutto
stizzito
:
-
Che
cosa
volete
a
quest
'
ora
?
-
Che
mi
fareste
il
piacere
di
darmi
un
po
'
di
pane
?
-
Aspettami
costì
che
torno
subito
,
-
rispose
il
vecchino
,
credendo
di
aver
da
fare
con
qualcuno
di
quei
ragazzacci
rompicollo
che
si
divertono
di
notte
a
suonare
i
campanelli
delle
case
,
per
molestare
la
gente
per
bene
,
che
se
la
dorme
tranquillamente
.
Dopo
mezzo
minuto
la
finestra
si
riaprì
e
la
voce
del
solito
vecchino
gridò
a
Pinocchio
:
-
Fatti
sotto
e
para
il
cappello
.
Pinocchio
si
levò
subito
il
suo
cappelluccio
;
ma
mentre
faceva
l
'
atto
di
pararlo
,
sentì
pioversi
addosso
un
'
enorme
catinellata
d
'
acqua
che
lo
annaffiò
tutto
dalla
testa
ai
piedi
,
come
se
fosse
un
vaso
di
giranio
appassito
.
Tornò
a
casa
bagnato
come
un
pulcino
e
rifinito
dalla
stanchezza
e
dalla
fame
e
perché
non
aveva
più
forza
di
reggersi
ritto
,
si
pose
a
sedere
,
appoggiando
i
piedi
fradici
e
impillaccherati
sopra
un
caldano
pieno
di
brace
accesa
.
E
lì
si
addormentò
;
e
nel
dormire
,
i
piedi
che
erano
di
legno
,
gli
presero
fuoco
e
adagio
adagio
gli
si
carbonizzarono
e
diventarono
cenere
.
E
Pinocchio
seguitava
a
dormire
e
a
russare
,
come
se
i
suoi
piedi
fossero
quelli
d
'
un
altro
.
Finalmente
sul
far
del
giorno
si
svegliò
,
perché
qualcuno
aveva
bussato
alla
porta
.
-
Chi
è
?
-
domandò
sbadigliando
e
stropicciandosi
gli
occhi
.
-
Sono
io
,
-
rispose
una
voce
.
Quella
voce
era
la
voce
di
Geppetto
.
Geppetto
torna
a
casa
,
rifà
i
piedi
al
burattino
e
gli
dà
la
colazione
che
il
pover
'
uomo
aveva
portata
con
sé
.
Il
povero
Pinocchio
,
che
aveva
sempre
gli
occhi
fra
il
sonno
,
non
s
'
era
ancora
avvisto
dei
piedi
,
che
gli
si
erano
tutti
bruciati
:
per
cui
appena
sentì
la
voce
di
suo
padre
,
schizzò
giù
dallo
sgabello
per
correre
a
tirare
il
paletto
;
ma
invece
,
dopo
due
o
tre
traballoni
,
cadde
di
picchio
tutto
lungo
disteso
sul
pavimento
.
E
nel
battere
in
terra
fece
lo
stesso
rumore
,
che
avrebbe
fatto
un
sacco
di
mestoli
.
cascato
da
un
quinto
piano
.
-
Aprimi
!
-
intanto
gridava
Geppetto
dalla
strada
.
-
Babbo
mio
,
non
posso
,
-
rispondeva
il
burattino
piangendo
e
ruzzolandosi
per
terra
.
-
Perché
non
puoi
?
-
Perché
mi
hanno
mangiato
i
piedi
.
-
E
chi
te
li
ha
mangiati
?
-
Il
gatto
,
-
disse
Pinocchio
,
vedendo
il
gatto
che
colle
zampine
davanti
si
divertiva
a
far
ballare
alcuni
trucioli
di
legno
.
-
Aprimi
,
ti
dico
!
-
ripetè
Geppetto
,
-
se
no
quando
vengo
in
casa
,
il
gatto
te
lo
do
io
!
-
Non
posso
star
ritto
,
credetelo
.
O
povero
me
!
povero
me
che
mi
toccherà
a
camminare
coi
ginocchi
per
tutta
la
vita
!
...
Geppetto
,
credendo
che
tutti
questi
piagnistei
fossero
un
'
altra
monelleria
del
burattino
,
pensò
bene
di
farla
finita
,
e
arrampicatosi
su
per
il
muro
,
entrò
in
casa
dalla
finestra
.
Da
principio
voleva
dire
e
voleva
fare
:
ma
poi
quando
vide
il
suo
Pinocchio
sdraiato
in
terra
e
rimasto
senza
piedi
davvero
,
allora
sentì
intenerirsi
;
e
presolo
subito
in
collo
,
si
dette
a
baciarlo
e
a
fargli
mille
carezze
e
mille
moine
,
e
,
coi
luccioloni
che
gli
cascavano
giù
per
le
gote
,
gli
disse
singhiozzando
:
-
Pinocchiuccio
mio
!
Com
'
è
che
ti
sei
bruciato
i
piedi
?
-
Non
lo
so
,
babbo
,
ma
credetelo
che
è
stata
una
nottata
d
'
inferno
e
me
ne
ricorderò
fin
che
campo
.
Tonava
,
balenava
e
io
avevo
una
gran
fame
e
allora
il
Grillo
-
parlante
mi
disse
:
"
Ti
sta
bene
;
sei
stato
cattivo
,
e
te
lo
meriti
"
,
e
io
gli
dissi
:
"
Bada
,
Grillo
!...",
e
lui
mi
disse
:
"
Tu
sei
un
burattino
e
hai
la
testa
di
legno
"
e
io
gli
tirai
un
martello
di
legno
,
e
lui
morì
ma
la
colpa
fu
sua
,
perché
io
non
volevo
ammazzarlo
,
prova
ne
sia
che
messi
un
tegamino
sulla
brace
accesa
del
caldano
,
ma
il
pulcino
scappò
fuori
e
disse
:
"
Arrivedella
...
e
tanti
saluti
a
casa
"
e
la
fame
cresceva
sempre
,
motivo
per
cui
quel
vecchino
col
berretto
da
notte
,
affacciandosi
alla
finestra
mi
disse
:
"
Fatti
sotto
e
para
il
cappello
"
e
io
con
quella
catinellata
d
'
acqua
sul
capo
,
perché
il
chiedere
un
po
'
di
pane
non
è
vergogna
,
non
è
vero
?
me
ne
tornai
subito
a
casa
,
e
perché
avevo
sempre
una
gran
fame
,
messi
i
piedi
sul
caldano
per
rasciugarmi
,
e
voi
siete
tornato
,
e
me
li
sono
trovati
bruciati
,
e
intanto
la
fame
l
'
ho
sempre
e
i
piedi
non
li
ho
più
!
Ih
!
...
ih
!
...
ih
!
...
ih
!
...
E
il
povero
Pinocchio
cominciò
a
piangere
e
a
berciare
così
forte
,
che
lo
sentivano
da
cinque
chilometri
lontano
.
Geppetto
,
che
di
tutto
quel
discorso
arruffato
aveva
capito
una
cosa
sola
,
cioè
che
il
burattino
sentiva
morirsi
dalla
gran
fame
,
tirò
fuori
di
tasca
tre
pere
,
e
porgendogliele
,
disse
:
-
Queste
tre
pere
erano
per
la
mia
colazione
:
ma
io
te
le
do
volentieri
.
Mangiale
,
e
buon
pro
ti
faccia
.
-
Se
volete
che
le
mangi
,
fatemi
il
piacere
di
sbucciarle
.
-
Sbucciarle
?
-
replicò
Geppetto
meravigliato
.
-
Non
avrei
mai
creduto
,
ragazzo
,
mio
,
che
tu
fossi
così
boccuccia
e
così
schizzinoso
di
palato
.
Male
!
In
questo
mondo
,
fin
da
bambini
,
bisogna
avvezzarsi
abboccati
e
a
saper
mangiare
di
tutto
,
perché
non
si
sa
mai
quel
che
ci
può
capitare
.
I
casi
son
tanti
!
...
-
Voi
direte
bene
,
-
soggiunse
Pinocchio
,
-
ma
io
non
mangerò
mai
una
frutta
,
che
non
sia
sbucciata
.
Le
bucce
non
le
posso
soffrire
.
E
quel
buon
uomo
di
Geppetto
,
cavato
fuori
un
coltellino
,
e
armatosi
di
santa
pazienza
,
sbucciò
le
tre
pere
,
e
pose
tutte
le
bucce
sopra
un
angolo
della
tavola
.
Quando
Pinocchio
in
due
bocconi
ebbe
mangiata
la
prima
pera
,
fece
l
'
atto
di
buttar
via
il
torsolo
:
ma
Geppetto
gli
trattenne
il
braccio
,
dicendogli
:
-
Non
lo
buttar
via
:
tutto
in
questo
mondo
può
far
comodo
.
-
Ma
io
il
torsolo
non
lo
mangio
davvero
!
...
-
gridò
il
burattino
,
rivoltandosi
come
una
vipera
.
-
Chi
lo
sa
!
I
casi
son
tanti
!
...
-
ripetè
Geppetto
,
senza
riscaldarsi
.
Fatto
sta
che
i
tre
torsoli
,
invece
di
essere
gettati
fuori
dalla
finestra
,
vennero
posati
sull
'
angolo
della
tavola
in
compagnia
delle
bucce
.
Mangiate
o
,
per
dir
meglio
,
divorate
le
tre
pere
,
Pinocchio
fece
un
lunghissimo
sbadiglio
e
disse
piagnucolando
:
-
Ho
dell
'
altra
fame
!
-
Ma
io
,
ragazzo
mio
,
non
ho
più
nulla
da
darti
.
-
Proprio
nulla
,
nulla
?
-
Ci
avrei
soltanto
queste
bucce
e
questi
torsoli
di
pera
.
-
Pazienza
!
-
disse
Pinocchio
,
-
se
non
c
'
è
altro
,
mangerò
una
buccia
.
E
cominciò
a
masticare
.
Da
principio
storse
un
po
'
la
bocca
;
ma
poi
,
una
dietro
l
'
altra
,
spolverò
in
un
soffio
tutte
le
bucce
:
e
dopo
le
bucce
,
anche
i
torsoli
,
e
quand
'
ebbe
finito
di
mangiare
ogni
cosa
,
si
battè
tutto
contento
le
mani
sul
corpo
,
e
disse
gongolando
:
-
Ora
sì
che
sto
bene
!
-
Vedi
dunque
,
-
osservò
Geppetto
,
-
che
avevo
ragione
io
quando
ti
dicevo
che
non
bisogna
avvezzarsi
né
troppo
sofistici
né
troppo
delicati
di
palato
.
Caro
mio
,
non
si
sa
mai
quel
che
ci
può
capitare
in
questo
mondo
.
I
casi
son
tanti
!
...
Geppetto
rifa
i
piedi
a
Pinocchio
e
vende
la
propria
casacca
per
comprargli
l
'
Abbecedario
.
Il
burattino
,
appena
che
si
fu
levata
la
fame
,
cominciò
subito
a
bofonchiare
e
a
piangere
,
perché
voleva
un
paio
di
piedi
nuovi
.
Ma
Geppetto
,
per
punirlo
della
monelleria
fatta
lo
lasciò
piangere
e
disperarsi
per
una
mezza
giornata
:
poi
gli
disse
:
-
E
perché
dovrei
rifarti
i
piedi
?
Forse
per
vederti
scappar
di
nuovo
da
casa
tua
?
-
Vi
prometto
,
-
disse
il
burattino
singhiozzando
,
-
che
da
oggi
in
poi
sarò
buono
...
-
Tutti
i
ragazzi
,
-
replicò
Geppetto
,
-
quando
vogliono
ottenere
qualcosa
,
dicono
così
.
-
Vi
prometto
che
anderò
a
scuola
,
studierò
e
mi
farò
onore
...
-
Tutti
i
ragazzi
,
quando
vogliono
ottenere
qualcosa
,
ripetono
la
medesima
storia
.
-
Ma
io
non
sono
come
gli
altri
ragazzi
!
Io
sono
più
buono
di
tutti
e
dico
sempre
la
verità
.
Vi
prometto
,
babbo
,
che
imparerò
un
'
arte
e
che
sarò
la
consolazione
e
il
bastone
della
vostra
vecchiaia
.
Geppetto
che
,
sebbene
facesse
il
viso
di
tiranno
,
aveva
gli
occhi
pieni
di
pianto
e
il
cuore
grosso
dalla
passione
di
vedere
il
suo
povero
Pinocchio
in
quello
stato
compassionevole
,
non
rispose
altre
parole
:
ma
,
presi
in
mano
gli
arnesi
del
mestiere
e
due
pezzetti
di
legno
stagionato
,
si
pose
a
lavorare
di
grandissimo
impegno
.
E
in
meno
d
'
un
'
ora
,
i
piedi
erano
bell
'
e
fatti
;
due
piedini
svelti
,
asciutti
e
nervosi
,
come
se
fossero
modellati
da
un
artista
di
genio
.
Allora
Geppetto
disse
al
burattino
:
-
Chiudi
gli
occhi
e
dormi
!
E
Pinocchio
chiuse
gli
occhi
e
fece
finta
di
dormire
.
E
nel
tempo
che
si
fingeva
addormentato
,
Geppetto
con
un
po
'
di
colla
sciolta
in
un
guscio
d
'
uovo
gli
appiccicò
i
due
piedi
al
loro
posto
,
e
glieli
appiccicò
così
bene
,
che
non
si
vedeva
nemmeno
il
segno
dell
'
attaccatura
.
Appena
il
burattino
si
accorse
di
avere
i
piedi
,
saltò
giù
dalla
tavola
dove
stava
disteso
,
e
principiò
a
fare
mille
sgambetti
e
mille
capriole
,
come
se
fosse
ammattito
dalla
gran
contentezza
.
-
Per
ricompensarvi
di
quanto
avete
fatto
per
me
,
-
disse
Pinocchio
al
suo
babbo
,
-
voglio
subito
andare
a
scuola
.
-
Bravo
ragazzo
!
-
Ma
per
andare
a
scuola
ho
bisogno
d
'
un
po
'
di
vestito
.
Geppetto
,
che
era
povero
e
non
aveva
in
tasca
nemmeno
un
centesimo
,
gli
fece
allora
un
vestituccio
di
carta
fiorita
,
un
paio
di
scarpe
di
scorza
di
albero
e
un
berrettino
di
midolla
di
pane
.
Pinocchio
corse
subito
a
specchiarsi
in
una
catinella
piena
d
'
acqua
e
rimase
così
contento
di
sé
,
che
disse
pavoneggiandosi
:
-
Paio
proprio
un
signore
!
-
Davvero
,
-
replicò
Geppetto
,
-
perché
,
tienlo
a
mente
,
non
è
il
vestito
bello
che
fa
il
signore
.
ma
è
piuttosto
il
vestito
pulito
.
-
A
proposito
,
-
soggiunse
il
burattino
,
-
per
andare
alla
scuola
mi
manca
sempre
qualcosa
:
anzi
mi
manca
il
più
e
il
meglio
.
-
Cioè
?
-
Mi
manca
l
'
Abbecedario
.
-
Hai
ragione
:
ma
come
si
fa
per
averlo
?
-
è
facilissimo
:
si
va
da
un
libraio
e
si
compra
.
-
E
i
quattrini
?
-
Io
non
ce
l
'
ho
.
-
Nemmeno
io
,
-
soggiunse
il
buon
vecchio
,
facendosi
tristo
.
E
Pinocchio
,
sebbene
fosse
un
ragazzo
allegrissimo
,
si
fece
tristo
anche
lui
:
perché
la
miseria
,
quando
è
miseria
davvero
,
la
intendono
tutti
:
anche
i
ragazzi
.
-
Pazienza
!
-
gridò
Geppetto
tutt
'
a
un
tratto
rizzandosi
in
piedi
;
e
infilatasi
la
vecchia
casacca
di
fustagno
,
tutta
toppe
e
rimendi
,
uscì
correndo
di
casa
.
Dopo
poco
tornò
:
e
quando
tornò
aveva
in
mano
l
'
Abbecedario
per
il
figliuolo
,
ma
la
casacca
non
l
'
aveva
più
.
Il
pover
'
uomo
era
in
maniche
di
camicia
,
e
fuori
nevicava
.
-
E
la
casacca
,
babbo
?
-
L
'
ho
venduta
.
-
Perché
l
'
avete
venduta
?
-
Perché
mi
faceva
caldo
.
Pinocchio
capì
questa
risposta
a
volo
,
e
non
potendo
frenare
l
'
impeto
del
suo
buon
cuore
,
saltò
al
collo
di
Geppetto
e
cominciò
a
baciarlo
per
tutto
il
viso
.
Pinocchio
vende
l
'
Abbecedario
per
andare
a
vedere
il
teatrino
dei
burattini
.
Smesso
che
fu
di
nevicare
,
Pinocchio
col
suo
bravo
Abbecedario
nuovo
sotto
il
braccio
,
prese
la
strada
che
menava
alla
scuola
:
e
strada
facendo
,
fantasticava
nel
suo
cervellino
mille
ragionamenti
e
mille
castelli
in
aria
,
uno
più
bello
dell
'
altro
.
E
discorrendo
da
sé
solo
diceva
:
-
Oggi
,
alla
scuola
,
voglio
subito
imparare
a
leggere
:
domani
poi
imparerò
a
scrivere
e
domani
l
'
altro
imparerò
a
fare
i
numeri
.
Poi
,
colla
mia
abilità
,
guadagnerò
molti
quattrini
e
coi
primi
quattrini
che
mi
verranno
in
tasca
,
voglio
subito
fare
al
mio
babbo
una
bella
casacca
di
panno
.
Ma
che
dico
di
panno
?
Gliela
voglio
fare
tutta
d
'
argento
e
d
'
oro
,
e
coi
bottoni
di
brillanti
.
E
quel
pover
'
uomo
se
la
merita
davvero
:
perché
,
insomma
,
per
comprarmi
i
libri
e
per
farmi
istruire
,
è
rimasto
in
maniche
di
camicia
...
a
questi
freddi
!
Non
ci
sono
che
i
babbi
che
sieno
capaci
di
certi
sacrifizi
!
...
Mentre
tutto
commosso
diceva
così
gli
parve
di
sentire
in
lontananza
una
musica
di
pifferi
e
di
colpi
di
grancassa
:
pì
pì
pì
zum
,
zum
,
zum
,
zum
.
Si
fermò
e
stette
in
ascolto
.
Quei
suoni
venivano
di
fondo
a
una
lunghissima
strada
traversa
,
che
conduceva
a
un
piccolo
paesetto
fabbricato
sulla
spiaggia
del
mare
.
-
Che
cosa
sia
questa
musica
?
Peccato
che
io
debba
andare
a
scuola
,
se
no
...
E
rimase
lì
perplesso
.
A
ogni
modo
,
bisognava
prendere
una
risoluzione
:
o
a
scuola
,
o
a
sentire
i
pifferi
.
-
Oggi
anderò
a
sentire
i
pifferi
,
e
domani
a
scuola
:
per
andare
a
scuola
c
'
è
sempre
tempo
,
-
disse
finalmente
quel
monello
facendo
una
spallucciata
.
Detto
fatto
,
infilò
giù
per
la
strada
traversa
,
e
cominciò
a
correre
a
gambe
.
Più
correva
e
più
sentiva
distinto
il
suono
dei
pifferi
e
dei
tonfi
della
grancassa
:
pì
pì
pì
..
zum
,
zum
,
zum
,
zum
.
Quand
'
ecco
che
si
trovò
in
mezzo
a
una
piazza
tutta
piena
di
gente
,
la
quale
si
affollava
intorno
a
un
gran
baraccone
di
legno
e
di
tela
dipinta
di
mille
colori
.
-
Che
cos
'
è
quel
baraccone
?
-
domandò
Pinocchio
,
voltandosi
a
un
ragazzetto
che
era
lì
del
paese
.
-
Leggi
il
cartello
,
che
c
'
è
scritto
,
e
lo
saprai
.
-
Lo
leggerei
volentieri
,
ma
per
l
'
appunto
oggi
non
so
leggere
.
-
Bravo
bue
!
Allora
te
lo
leggerò
io
.
Sappi
dunque
che
in
quel
cartello
a
lettere
rosse
come
il
fuoco
c
'
è
scritto
:
GRAN
TEATRO
DEI
BURATTINI
...
-
è
molto
che
è
incominciata
la
commedia
?
-
Comincia
ora
.
-
E
quanto
si
spende
per
entrare
?
-
Quattro
soldi
.
Pinocchio
,
che
aveva
addosso
la
febbre
della
curiosità
,
perse
ogni
ritegno
,
e
disse
senza
vergognarsi
al
ragazzetto
,
col
quale
parlava
:
-
Mi
daresti
quattro
soldi
fino
a
domani
?
-
Te
li
darei
volentieri
,
-
gli
rispose
l
'
altro
canzonandolo
,
-
ma
oggi
per
l
'
appunto
non
te
li
posso
dare
.
-
Per
quattro
soldi
,
ti
vendo
la
mia
giacchetta
,
-
gli
disse
allora
il
burattino
.
-
Che
vuoi
che
mi
faccia
di
una
giacchetta
di
carta
fiorita
?
Se
ci
piove
su
,
non
c
'
è
più
verso
di
cavartela
da
dosso
.
-
Vuoi
comprare
le
mie
scarpe
?
-
Sono
buone
per
accendere
il
fuoco
.
-
Quanto
mi
dai
del
berretto
?
-
Bell
'
acquisto
davvero
!
Un
berretto
di
midolla
di
pane
!
C
'
è
il
caso
che
i
topi
me
lo
vengano
a
mangiare
in
capo
!
Pinocchio
era
sulle
spine
.
Stava
lì
lì
per
fare
un
'
ultima
offerta
:
ma
non
aveva
coraggio
;
esitava
,
tentennava
,
pativa
.
Alla
fine
disse
:
-
Vuoi
darmi
quattro
soldi
di
quest
'
Abbecedario
nuovo
?
-
Io
sono
un
ragazzo
,
e
non
compro
nulla
dai
ragazzi
,
-
gli
rispose
il
suo
piccolo
interlocutore
,
che
aveva
molto
più
giudizio
di
lui
.
-
Per
quattro
soldi
l
'
Abbecedario
lo
prendo
io
,
-
gridò
un
rivenditore
di
panni
usati
,
che
s
'
era
trovato
presente
alla
conversazione
.
E
il
libro
fu
venduto
lì
sui
due
piedi
.
E
pensare
che
quel
pover
'
uomo
di
Geppetto
era
rimasto
a
casa
,
a
tremare
dal
freddo
in
maniche
di
camicia
,
per
comprare
l
'
Abbecedario
al
figliuolo
!
I
burattini
riconoscono
il
loro
fratello
Pinocchio
e
gli
fanno
una
grandissima
festa
;
ma
sul
più
bello
,
esce
fuori
il
burattinaio
Mangiafoco
,
e
Pinocchio
corre
il
pericolo
di
fare
una
brutta
fine
.
Quando
Pinocchio
entrò
nel
teatrino
delle
marionette
,
accadde
un
fatto
che
destò
mezza
rivoluzione
.
Bisogna
sapere
che
il
sipario
era
tirato
su
e
la
commedia
era
già
incominciata
.
Sulla
scena
si
vedevano
Arlecchino
e
Pulcinella
,
che
bisticciavano
fra
di
loro
e
,
secondo
il
solito
,
minacciavano
da
un
momento
all
'
altro
di
scambiarsi
un
carico
di
schiaffi
e
di
bastonate
.
La
platea
,
tutta
attenta
,
si
mandava
a
male
dalle
grandi
risate
,
nel
sentire
il
battibecco
di
quei
due
burattini
,
che
gestivano
e
si
trattavano
d
'
ogni
vitupero
con
tanta
verità
,
come
se
fossero
proprio
due
animali
ragionevoli
e
due
persone
di
questo
mondo
.
Quando
all
'
improvviso
,
che
è
che
non
è
,
Arlecchino
smette
di
recitare
,
e
voltandosi
verso
il
pubblico
e
accennando
colla
mano
qualcuno
in
fondo
alla
platea
,
comincia
a
urlare
in
tono
drammatico
:
-
Numi
del
firmamento
!
sogno
o
son
desto
?
Eppure
quello
laggiù
è
Pinocchio
!
...
-
è
Pinocchio
davvero
!
-
grida
Pulcinella
.
-
è
:
proprio
lui
!
-
strilla
la
signora
Rosaura
,
facendo
capolino
di
fondo
alla
scena
.
-
è
:
Pinocchio
!
è
Pinocchio
!
-
urlano
in
coro
tutti
i
burattini
,
uscendo
a
salti
fuori
delle
quinte
.
è
Pinocchio
!
è
il
nostro
fratello
Pinocchio
!
Evviva
Pinocchio
.
-
Pinocchio
,
vieni
quassù
da
me
,
-
grida
Arlecchino
,
-
vieni
a
gettarti
fra
le
braccia
dei
tuoi
fratelli
di
legno
!
A
questo
affettuoso
invito
Pinocchio
spicca
un
salto
,
e
di
fondo
alla
platea
va
nei
posti
distinti
;
poi
con
un
altro
salto
,
dai
posti
distinti
monta
sulla
testa
del
direttore
d
'
orchestra
,
e
di
lì
schizza
sul
palcoscenico
.
è
:
impossibile
figurarsi
gli
abbracciamenti
,
gli
strizzoni
di
collo
,
i
pizzicotti
dell
'
amicizia
e
le
zuccate
della
vera
e
sincera
fratellanza
,
che
Pinocchio
ricevè
in
mezzo
a
tanto
arruffio
dagli
attori
e
dalle
attrici
di
quella
compagnia
drammatico
-
vegetale
.
Questo
spettacolo
era
commovente
,
non
c
'
è
che
dire
:
ma
il
pubblico
della
platea
,
vedendo
che
la
commedia
non
andava
più
avanti
,
s
'
impazientì
e
prese
a
gridare
:
-
Vogliamo
la
commedia
,
vogliamo
la
commedia
!
Tutto
fiato
buttato
via
,
perché
i
burattini
,
invece
di
continuare
la
recita
,
raddoppiarono
il
chiasso
e
le
grida
,
e
,
postosi
Pinocchio
sulle
spalle
,
se
lo
portarono
in
trionfo
davanti
ai
lumi
della
ribalta
.
Allora
uscì
fuori
il
burattinaio
,
un
omone
così
brutto
,
che
metteva
paura
soltanto
a
guardarlo
.
Aveva
una
barbaccia
nera
come
uno
scarabocchio
d
'
inchiostro
,
e
tanto
lunga
che
gli
scendeva
dal
mento
fino
a
terra
:
basta
dire
che
,
quando
camminava
,
se
la
pestava
coi
piedi
.
La
sua
bocca
era
larga
come
un
forno
,
i
suoi
occhi
parevano
due
lanterne
di
vetro
rosso
,
col
lume
acceso
di
dietro
,
e
con
le
mani
faceva
schioccare
una
grossa
frusta
,
fatta
di
serpenti
e
di
code
di
volpe
attorcigliate
insieme
.
All
'
apparizione
inaspettata
del
burattinaio
,
ammutolirono
tutti
:
nessuno
fiatò
più
.
Si
sarebbe
sentito
volare
una
mosca
.
Quei
poveri
burattini
,
maschi
e
femmine
,
tremavano
tutti
come
tante
foglie
.
-
Perché
sei
venuto
a
mettere
lo
scompiglio
nel
mio
teatro
?
-
domandò
il
burattinaio
a
Pinocchio
,
con
un
vocione
d
'
Orco
gravemente
infreddato
di
testa
.
-
La
creda
,
illustrissimo
,
che
la
colpa
non
è
stata
mia
!
...
-
Basta
cosi
!
Stasera
faremo
i
nostri
conti
.
Difatti
,
finita
la
recita
della
commedia
,
il
burattinaio
andò
in
cucina
,
dov
'
egli
s
'
era
preparato
per
cena
un
bel
montone
,
che
girava
lentamente
infilato
nello
spiedo
.
E
perché
gli
mancavano
la
legna
per
finirlo
di
cuocere
e
di
rosolare
,
chiamò
Arlecchino
e
Pulcinella
e
disse
loro
:
-
Portatemi
di
qua
quel
burattino
che
troverete
attaccato
al
chiodo
.
Mi
pare
un
burattino
fatto
di
un
legname
molto
asciutto
,
e
sono
sicuro
che
,
a
buttarlo
sul
fuoco
,
mi
darà
una
bellissima
fiammata
all
'
arrosto
.
Arlecchino
e
Pulcinella
da
principio
esitarono
;
ma
impauriti
da
un
'
occhiataccia
del
loro
padrone
,
obbedirono
:
e
dopo
poco
tornarono
in
cucina
,
portando
sulle
braccia
il
povero
Pinocchio
,
il
quale
,
divincolandosi
come
un
'
anguilla
fuori
dell
'
acqua
,
strillava
disperatamente
:
-
Babbo
mio
,
salvatemi
!
Non
voglio
morire
,
non
voglio
morire
!
...
Mangiafoco
starnutisce
e
perdona
a
Pinocchio
,
il
quale
poi
difende
dalla
morte
il
suo
amico
Arlecchino
.
Il
burattinaio
Mangiafoco
che
(
questo
era
il
suo
nome
)
pareva
un
uomo
spaventoso
,
non
dico
di
no
,
specie
con
quella
sua
barbaccia
nera
che
,
a
uso
grembiale
,
gli
copriva
tutto
il
petto
e
tutte
le
gambe
;
ma
nel
fondo
poi
non
era
un
cattiv
'
uomo
.
Prova
ne
sia
che
quando
vide
portarsi
davanti
quel
povero
Pinocchio
,
che
si
dibatteva
per
ogni
verso
,
urlando
"
Non
voglio
morire
,
non
voglio
morire
!
"
,
principiò
subito
a
commuoversi
e
a
impietosirsi
e
,
dopo
aver
resistito
un
bel
pezzo
,
alla
fine
non
ne
poté
più
,
e
lasciò
andare
un
sonorissimo
starnuto
.
A
quello
starnuto
,
Arlecchino
,
che
fin
allora
era
stato
afflitto
e
ripiegato
come
un
salcio
piangente
,
si
fece
tutto
allegro
in
viso
,
e
chinatosi
verso
Pinocchio
,
gli
bisbigliò
sottovoce
:
-
Buone
nuove
,
fratello
.
Il
burattinaio
ha
starnutito
,
e
questo
è
segno
che
s
'
è
mosso
a
compassione
per
te
,
e
oramai
sei
salvo
.
Perché
bisogna
sapere
che
,
mentre
tutti
gli
uomini
,
quando
si
sentono
impietositi
per
qualcuno
,
o
piangono
o
per
lo
meno
fanno
finta
di
rasciugarsi
gli
occhi
,
Mangiafoco
,
invece
,
ogni
volta
che
s
'
inteneriva
davvero
,
aveva
il
vizio
di
starnutire
.
Era
un
modo
come
un
altro
,
per
dare
a
conoscere
agli
altri
la
sensibilità
del
suo
cuore
.
Dopo
aver
starnutito
,
il
burattinaio
,
seguitando
a
fare
il
burbero
,
gridò
a
Pinocchio
:
-
Finiscila
di
piangere
!
I
tuoi
lamenti
mi
hanno
messo
un
'
uggiolina
in
fondo
allo
stomaco
...
Sento
uno
spasimo
,
che
quasi
quasi
...
Etcì
etcì
-
e
fece
altri
due
starnuti
.
-
Felicità
!
-
disse
Pinocchio
.
-
Grazie
!
E
il
tuo
babbo
e
la
tua
mamma
sono
sempre
vivi
?
-
gli
domandò
Mangiafoco
.
-
Il
babbo
,
sì
la
mamma
non
l
'
ho
mai
conosciuta
.
-
Chi
lo
sa
che
dispiacere
sarebbe
per
il
tuo
vecchio
padre
,
se
ora
ti
facessi
gettare
fra
quei
carboni
ardenti
!
Povero
vecchio
!
lo
compatisco
!
..
Etcì
etcì
etcì
-
e
fece
altri
tre
starnuti
.
-
Felicità
!
-
disse
Pinocchio
.
-
Grazie
!
Del
resto
bisogna
compatire
anche
me
,
perché
,
come
vedi
,
non
ho
più
legna
per
finire
di
cuocere
quel
montone
arrosto
,
e
tu
,
dico
la
verità
,
in
questo
caso
mi
avresti
fatto
un
gran
comodo
!
Ma
oramai
mi
sono
impietosito
e
ci
vuol
pazienza
.
Invece
di
te
,
metterò
a
bruciare
sotto
lo
spiedo
qualche
burattino
della
mia
Compagnia
...
Olà
,
giandarmi
!
A
questo
comando
comparvero
subito
due
giandarmi
di
legno
,
lunghi
lunghi
,
secchi
secchi
,
col
cappello
a
lucerna
in
testa
e
colla
sciabola
sfoderata
in
mano
.
Allora
il
burattinaio
disse
loro
con
voce
rantolosa
:
-
Pigliatemi
lì
quell
'
Arlecchino
,
legatelo
ben
bene
,
e
poi
gettatelo
a
bruciare
sul
fuoco
.
Io
voglio
che
il
mio
montone
sia
arrostito
bene
!
Figuratevi
il
povero
Arlecchino
!
Fu
tanto
il
suo
spavento
,
che
le
gambe
gli
si
ripiegarono
e
cadde
bocconi
per
terra
.
Pinocchio
,
alla
vista
di
quello
spettacolo
straziante
,
andò
a
gettarsi
ai
piedi
del
burattinaio
e
piangendo
dirottamente
e
bagnandogli
di
lacrime
tutti
i
peli
della
lunghissima
barba
,
cominciò
a
dire
con
voce
supplichevole
:
-
Pietà
,
signor
Mangiafoco
!
...
-
Qui
non
ci
son
signori
!
-
replicò
duramente
il
burattinaio
.
-
Pietà
,
signor
Cavaliere
!
...
-
Qui
non
ci
son
cavalieri
!
-
Pietà
,
signor
Commendatore
!
...
-
Qui
non
ci
son
commendatori
!
-
Pietà
,
Eccellenza
!
...
A
sentirsi
chiamare
Eccellenza
il
burattinaio
fece
subito
il
bocchino
tondo
,
e
diventato
tutt
'
a
un
tratto
più
umano
e
più
trattabile
,
disse
a
Pinocchio
:
-
Ebbene
,
che
cosa
vuoi
da
me
?
-
Vi
domando
grazia
per
il
povero
Arlecchino
!
...
-
Qui
non
c
'
è
grazia
che
tenga
.
Se
ho
risparmiato
te
,
bisogna
che
faccia
mettere
sul
fuoco
lui
,
perché
io
voglio
che
il
mio
montone
sia
arrostito
bene
.
-
In
questo
caso
,
-
gridò
fieramente
Pinocchio
,
rizzandosi
e
gettando
via
il
suo
berretto
di
midolla
di
pane
,
-
in
questo
caso
conosco
qual
è
il
mio
dovere
.
Avanti
,
signori
giandarmi
!
Legatemi
e
gettatemi
là
fra
quelle
fiamme
.
No
,
non
è
giusta
che
il
povero
Arlecchino
,
il
vero
amico
mio
,
debba
morire
per
me
!
...
Queste
parole
,
pronunziate
con
voce
alta
e
con
accento
eroico
,
fecero
piangere
tutti
i
burattini
che
erano
presenti
a
quella
scena
.
Gli
stessi
giandarmi
,
sebbene
fossero
di
legno
,
piangevano
come
due
agnellini
di
latte
.
Mangiafoco
,
sul
principio
,
rimase
duro
e
immobile
come
un
pezzo
di
ghiaccio
:
ma
poi
,
adagio
adagio
,
cominciò
anche
lui
a
commuoversi
e
a
starnutire
.
E
fatti
quattro
o
cinque
starnuti
,
aprì
affettuosamente
le
braccia
e
disse
a
Pinocchio
:
-
Tu
sei
un
gran
bravo
ragazzo
!
Vieni
qua
da
me
e
dammi
un
bacio
.
Pinocchio
corse
subito
,
e
arrampicandosi
come
uno
scoiattolo
su
per
la
barba
del
burattinaio
,
andò
a
posargli
un
bellissimo
bacio
sulla
punta
del
naso
.
-
Dunque
la
grazia
è
fatta
?
-
domandò
il
povero
Arlecchino
,
con
un
fil
di
voce
che
si
sentiva
appena
.
-
La
grazia
è
fatta
!
-
rispose
Mangiafoco
:
poi
soggiunse
sospirando
e
tentennando
il
capo
:
-
Pazienza
!
Per
questa
sera
mi
rassegnerò
a
mangiare
il
montone
mezzo
crudo
,
ma
un
'
altra
volta
,
guai
a
chi
toccherà
!
...
Alla
notizia
della
grazia
ottenuta
,
i
burattini
corsero
tutti
sul
palcoscenico
e
,
accesi
i
lumi
e
i
lampadari
come
in
serata
di
gala
,
cominciarono
a
saltare
e
a
ballare
.
Era
l
'
alba
e
ballavano
sempre
.
Il
burattinaio
Mangiafoco
regala
cinque
monete
d
'
oro
a
Pinocchio
,
perché
le
porti
al
suo
babbo
Geppetto
:
e
Pinocchio
,
invece
,
si
lascia
abbindolare
dalla
Volpe
e
dal
Gatto
e
se
ne
va
con
loro
.
Il
giorno
dipoi
Mangiafoco
chiamò
in
disparte
Pinocchio
e
gli
domandò
:
-
Come
si
chiama
tuo
padre
?
-
Geppetto
.
-
E
che
mestiere
fa
?
-
Il
povero
.
-
Guadagna
molto
?
-
Guadagna
tanto
,
quanto
ci
vuole
per
non
aver
mai
un
centesimo
in
tasca
.
Si
figuri
che
per
comprarmi
l
'
Abbecedario
della
scuola
dovè
vendere
l
'
unica
casacca
che
aveva
addosso
:
una
casacca
che
,
fra
toppe
e
rimendi
,
era
tutta
una
piaga
.
-
Povero
diavolo
!
Mi
fa
quasi
compassione
.
Ecco
qui
cinque
monete
d
'
oro
.
Vai
subito
a
portargliele
e
salutalo
tanto
da
parte
mia
.
Pinocchio
,
com
'
è
facile
immaginarselo
,
ringraziò
mille
volte
il
burattinaio
,
abbracciò
,
a
uno
a
uno
,
tutti
i
burattini
della
Compagnia
,
anche
i
giandarmi
:
e
fuori
di
sé
dalla
contentezza
,
si
mise
in
viaggio
per
tornarsene
a
casa
sua
.
Ma
non
aveva
fatto
ancora
mezzo
chilometro
,
che
incontrò
per
la
strada
una
Volpe
zoppa
da
un
piede
e
un
Gatto
cieco
da
tutt
'
e
due
gli
occhi
,
che
se
ne
andavano
là
là
,
aiutandosi
fra
di
loro
,
da
buoni
compagni
di
sventura
.
La
Volpe
che
era
zoppa
,
camminava
appoggiandosi
al
Gatto
:
e
il
Gatto
,
che
era
cieco
,
si
lasciava
guidare
dalla
Volpe
.
-
Buon
giorno
,
Pinocchio
,
-
gli
disse
la
Volpe
,
salutandolo
garbatamente
.
-
Com
'
è
che
sai
il
mio
nome
?
-
domandò
il
burattino
.
-
Conosco
bene
il
tuo
babbo
.
-
Dove
l
'
hai
veduto
?
-
L
'
ho
veduto
ieri
sulla
porta
di
casa
sua
.
-
E
che
cosa
faceva
?
-
Era
in
maniche
di
camicia
e
tremava
dal
freddo
.
-
Povero
babbo
!
Ma
,
se
Dio
vuole
,
da
oggi
in
poi
non
tremerà
più
!
...
-
Perché
?
-
Perché
io
sono
diventato
un
gran
signore
.
-
Un
gran
signore
tu
?
-
disse
la
Volpe
,
e
cominciò
a
ridere
di
un
riso
sguaiato
e
canzonatore
:
e
il
Gatto
rideva
anche
lui
,
ma
per
non
darlo
a
vedere
,
si
pettinava
i
baffi
colle
zampe
davanti
.
-
C
'
è
poco
da
ridere
,
-
gridò
Pinocchio
impermalito
.
-
Mi
dispiace
davvero
di
farvi
venire
l
'
acquolina
in
bocca
,
ma
queste
qui
,
se
ve
ne
intendete
,
sono
cinque
bellissime
monete
d
'
oro
.
E
tirò
fuori
le
monete
avute
in
regalo
da
Mangiafoco
.
Al
simpatico
suono
di
quelle
monete
la
Volpe
,
per
un
moto
involontario
,
allungò
la
gamba
che
pareva
rattrappita
,
e
il
Gatto
spalancò
tutt
'
e
due
gli
occhi
,
che
parvero
due
lanterne
verdi
:
ma
poi
li
richiuse
subito
,
tant
'
è
vero
che
Pinocchio
non
si
accorse
di
nulla
.
-
E
ora
,
-
gli
domandò
la
Volpe
,
-
che
cosa
vuoi
farne
di
codeste
monete
?
-
Prima
di
tutto
,
-
rispose
il
burattino
,
-
voglio
comprare
per
il
mio
babbo
una
bella
casacca
nuova
,
tutta
d
'
oro
e
d
'
argento
e
coi
bottoni
di
brillanti
:
e
poi
voglio
comprare
un
Abbecedario
per
me
.
-
Per
te
?
-
Davvero
:
perché
voglio
andare
a
scuola
e
mettermi
a
studiare
a
buono
.
-
Guarda
me
!
-
disse
la
Volpe
.
-
Per
la
passione
sciocca
di
studiare
ho
perduto
una
gamba
.
-
Guarda
me
!
-
disse
il
Gatto
.
-
Per
la
passione
sciocca
di
studiare
ho
perduto
la
vista
di
tutti
e
due
gli
occhi
.
In
quel
mentre
un
Merlo
bianco
,
che
se
ne
stava
appollaiato
sulla
siepe
della
strada
,
fece
il
solito
verso
e
disse
:
-
Pinocchio
,
non
dar
retta
ai
consigli
dei
cattivi
compagni
:
se
no
,
te
ne
pentirai
!
Povero
Merlo
,
non
l
'
avesse
mai
detto
!
Il
Gatto
,
spiccando
un
gran
salto
,
gli
si
avventò
addosso
,
e
senza
dargli
nemmeno
il
tempo
di
dire
ohi
se
lo
mangiò
in
un
boccone
,
con
le
penne
e
tutto
.
Mangiato
che
l
'
ebbe
e
ripulitasi
la
bocca
,
chiuse
gli
occhi
daccapo
e
ricominciò
a
fare
il
cieco
,
come
prima
.
-
Povero
Merlo
!
-
disse
Pinocchio
al
Gatto
,
-
perché
l
'
hai
trattato
così
male
?
-
Ho
fatto
per
dargli
una
lezione
.
Così
un
'
altra
volta
imparerà
a
non
metter
bocca
nei
discorsi
degli
altri
.
Erano
giunti
più
che
a
mezza
strada
,
quando
la
Volpe
,
fermandosi
di
punto
in
bianco
,
disse
al
burattino
:
-
Vuoi
raddoppiare
le
tue
monete
d
'
oro
?
-
Cioè
?
-
Vuoi
tu
,
di
cinque
miserabili
zecchini
,
farne
cento
,
mille
,
duemila
?
-
Magari
!
E
la
maniera
?
-
La
maniera
è
facilissima
.
Invece
di
tornartene
a
casa
tua
,
dovresti
venire
con
noi
.
-
E
dove
mi
volete
condurre
?
-
Nel
paese
dei
Barbagianni
.
Pinocchio
ci
pensò
un
poco
,
e
poi
disse
risolutamente
:
-
No
,
non
ci
voglio
venire
.
Oramai
sono
vicino
a
casa
,
e
voglio
andarmene
a
casa
,
dove
c
'
è
il
mio
babbo
che
m
'
aspetta
.
Chi
lo
sa
,
povero
vecchio
,
quanto
ha
sospirato
ieri
,
a
non
vedermi
tornare
.
Pur
troppo
io
sono
stato
un
figliolo
cattivo
,
e
il
Grillo
-
parlante
aveva
ragione
quando
diceva
:
"
I
ragazzi
disobbedienti
non
possono
aver
bene
in
questo
mondo
"
.
E
io
l
'
ho
provato
a
mie
spese
,
Perché
mi
sono
capitate
dimolte
disgrazie
,
e
anche
ieri
sera
in
casa
di
Mangiafoco
,
ho
corso
pericolo
...
Brrr
!
mi
viene
i
bordoni
soltanto
a
pensarci
!
-
Dunque
,
-
disse
la
Volpe
,
-
vuoi
proprio
andare
a
casa
tua
?
Allora
vai
pure
,
e
tanto
peggio
per
te
!
-
Tanto
peggio
per
te
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Pensaci
bene
,
Pinocchio
,
perché
tu
dai
un
calcio
alla
fortuna
.
-
Alla
fortuna
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
I
tuoi
cinque
zecchini
,
dall
'
oggi
al
domani
sarebbero
diventati
duemila
.
-
Duemila
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Ma
com
'
è
mai
possibile
che
diventino
tanti
?
-
domandò
Pinocchio
,
restando
a
bocca
aperta
dallo
stupore
.
-
Te
lo
spiego
subito
,
-
disse
la
Volpe
.
-
Bisogna
sapere
che
nel
paese
dei
Barbagianni
c
'
è
un
campo
benedetto
,
chiamato
da
tutti
il
Campo
dei
miracoli
.
Tu
fai
in
questo
campo
una
piccola
buca
e
ci
metti
dentro
per
esempio
uno
zecchino
d
'
oro
.
Poi
ricuopri
la
buca
con
un
po
'
di
terra
:
l
'
annaffi
con
due
secchie
d
'
acqua
di
fontana
,
ci
getti
sopra
una
presa
di
sale
,
e
la
sera
te
ne
vai
tranquillamente
a
letto
.
Intanto
,
durante
la
notte
,
lo
zecchino
germoglia
e
fiorisce
,
e
la
mattina
dopo
,
di
levata
,
ritornando
nel
campo
,
che
cosa
trovi
?
Trovi
un
bell
'
albero
carico
di
tanti
zecchini
d
'
oro
,
quanti
chicchi
di
grano
può
avere
una
bella
spiga
nel
mese
di
giugno
.
-
Sicché
dunque
,
-
disse
Pinocchio
sempre
più
sbalordito
,
-
se
io
sotterrassi
in
quel
campo
i
miei
cinque
zecchini
,
la
mattina
dopo
quanti
zecchini
ci
troverei
?
-
è
un
conto
facilissimo
,
-
rispose
la
Volpe
,
-
un
conto
che
puoi
farlo
sulla
punta
delle
dita
.
Poni
che
ogni
zecchino
ti
faccia
un
grappolo
di
cinquecento
zecchini
:
moltiplica
il
cinquecento
per
cinque
e
la
mattina
dopo
ti
trovi
in
tasca
duemila
cinquecento
zecchini
lampanti
e
sonanti
.
-
Oh
che
bella
cosa
!
-
gridò
Pinocchio
,
ballando
dall
'
allegrezza
.
-
Appena
che
questi
zecchini
gli
avrò
raccolti
,
ne
prenderò
per
me
duemila
e
gli
altri
cinquecento
di
più
li
darò
in
regalo
a
voi
altri
due
.
-
Un
regalo
a
noi
?
-
gridò
la
Volpe
sdegnandosi
e
chiamandosi
offesa
.
-
Dio
te
ne
liberi
!
-
Te
ne
liberi
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Noi
,
-
riprese
la
Volpe
,
-
non
lavoriamo
per
il
vile
interesse
:
noi
lavoriamo
unicamente
per
arricchire
gli
altri
.
-
Gli
altri
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Che
brave
persone
!
-
pensò
dentro
di
sé
Pinocchio
:
e
dimenticandosi
lì
sul
tamburo
,
del
suo
babbo
,
della
casacca
nuova
,
dell
'
Abbecedario
e
di
tutti
i
buoni
proponimenti
fatti
,
disse
alla
Volpe
e
al
Gatto
:
-
Andiamo
pure
.
Io
vengo
con
voi
.
L
'
osteria
del
Gambero
Rosso
.
Cammina
,
cammina
,
cammina
,
alla
fine
sul
far
della
sera
arrivarono
stanchi
morti
all
'
osteria
del
Gambero
Rosso
.
-
Fermiamoci
un
po
'
qui
,
-
disse
la
Volpe
,
-
tanto
per
mangiare
un
boccone
e
per
riposarci
qualche
ora
.
A
mezzanotte
poi
ripartiremo
per
essere
domani
,
all
'
alba
,
nel
Campo
dei
miracoli
.
Entrati
nell
'
osteria
,
si
posero
tutti
e
tre
a
tavola
:
ma
nessuno
di
loro
aveva
appetito
.
Il
povero
Gatto
,
sentendosi
gravemente
indisposto
di
stomaco
,
non
poté
mangiare
altro
che
trentacinque
triglie
con
salsa
di
pomodoro
e
quattro
porzioni
di
trippa
alla
parmigiana
:
e
perché
la
trippa
non
gli
pareva
condita
abbastanza
,
si
rifece
tre
volte
a
chiedere
il
burro
e
il
formaggio
grattato
!
La
Volpe
avrebbe
spelluzzicato
volentieri
qualche
cosa
anche
lei
:
ma
siccome
il
medico
le
aveva
ordinato
una
grandissima
dieta
,
così
dovè
contentarsi
di
una
semplice
lepre
dolce
e
forte
con
un
leggerissimo
contorno
di
pollastre
ingrassate
e
di
galletti
di
primo
canto
.
Dopo
la
lepre
si
fece
portare
per
tornagusto
un
cibreino
di
pernici
,
di
starne
,
di
conigli
,
di
ranocchi
,
di
lucertole
e
d
'
uva
paradisa
;
e
poi
non
volle
altro
.
Aveva
tanta
nausea
per
il
cibo
,
diceva
lei
,
che
non
poteva
accostarsi
nulla
alla
bocca
.
Quello
che
mangiò
meno
di
tutti
fu
Pinocchio
.
Chiese
uno
spicchio
di
noce
e
un
cantuccino
di
pane
,
e
lasciò
nel
piatto
ogni
cosa
.
Il
povero
figliuolo
col
pensiero
sempre
fisso
al
Campo
dei
miracoli
,
aveva
preso
un
'
indigestione
anticipata
di
monete
d
'
oro
.
Quand
'
ebbero
cenato
,
la
Volpe
disse
all
'
oste
:
-
Dateci
due
buone
camere
,
una
per
il
signor
Pinocchio
e
un
'
altra
per
me
e
per
il
mio
compagno
.
Prima
di
ripartire
schiacceremo
un
sonnellino
.
Ricordatevi
però
che
a
mezzanotte
vogliamo
essere
svegliati
per
continuare
il
nostro
viaggio
.
-
Sissignori
,
-
rispose
l
'
oste
e
strizzò
l
'
occhio
alla
Volpe
e
al
Gatto
,
come
dire
:
"
Ho
mangiata
la
foglia
e
ci
siamo
intesi
!..."
.
Appena
che
Pinocchio
fu
entrato
nel
letto
,
si
addormentò
a
colpo
e
principiò
a
sognare
.
E
sognando
gli
pareva
di
essere
in
mezzo
a
un
campo
,
e
questo
campo
era
pieno
di
arboscelli
carichi
di
grappoli
,
e
questi
grappoli
erano
carichi
di
zecchini
d
'
oro
che
,
dondolandosi
mossi
dal
vento
,
facevano
zin
,
zin
,
zin
,
quasi
volessero
dire
:
"
Chi
ci
vuole
venga
a
prenderci
"
.
Ma
quando
Pinocchio
fu
sul
più
bello
,
quando
,
cioè
,
allungò
la
mano
per
prendere
a
manciate
tutte
quelle
belle
monete
e
mettersele
in
tasca
,
si
trovò
svegliato
all
'
improvviso
da
tre
violentissimi
colpi
dati
nella
porta
di
camera
.
Era
l
'
oste
che
veniva
a
dirgli
che
la
mezzanotte
era
suonata
.
-
E
i
miei
compagni
sono
pronti
?
-
gli
domandò
il
burattino
.
-
Altro
che
pronti
!
Sono
partiti
due
ore
fa
.
-
Perché
mai
tanta
fretta
?
-
Perché
il
Gatto
ha
ricevuto
un
'
imbasciata
,
che
il
suo
gattino
maggiore
,
malato
di
geloni
ai
piedi
,
stava
in
pericolo
di
vita
.
-
E
la
cena
l
'
hanno
pagata
?
-
Che
vi
pare
?
Quelle
lì
sono
persone
troppo
educate
perché
facciano
un
affronto
simile
alla
signoria
vostra
.
-
Peccato
!
Quest
'
affronto
mi
avrebbe
fatto
tanto
piacere
!
-
disse
Pinocchio
,
grattandosi
il
capo
.
Poi
domandò
:
-
E
dove
hanno
detto
di
aspettarmi
quei
buoni
amici
?
-
Al
Campo
dei
miracoli
,
domattina
,
allo
spuntare
del
giorno
.
Pinocchio
pagò
uno
zecchino
per
la
cena
sua
e
per
quella
dei
suoi
compagni
,
e
dopo
partì
.
Ma
si
può
dire
che
partisse
a
tastoni
,
perché
fuori
dell
'
osteria
c
'
era
un
buio
così
buio
,
che
non
ci
si
vedeva
da
qui
a
lì
.
Nella
campagna
all
'
intorno
non
si
sentiva
alitare
una
foglia
.
Solamente
alcuni
uccellacci
notturni
,
traversando
la
strada
da
una
siepe
all
'
altra
,
venivano
a
sbattere
le
ali
sul
naso
di
Pinocchio
,
il
quale
,
facendo
un
salto
indietro
per
la
paura
,
gridava
:
-
Chi
va
là
?
-
e
l
'
eco
delle
colline
circostanti
ripeteva
in
lontananza
:
-
Chi
va
là
?
chi
va
là
?
chi
va
là
?
Intanto
,
mentre
camminava
,
vide
sul
tronco
di
un
albero
un
piccolo
animaletto
che
riluceva
di
una
luce
pallida
e
opaca
,
come
un
lumino
da
notte
dentro
una
lampada
di
porcellana
trasparente
.
-
Chi
sei
?
-
gli
domandò
Pinocchio
.
-
Sono
l
'
ombra
del
Grillo
-
parlante
,
-
rispose
l
'
animaletto
,
con
una
vocina
fioca
fioca
,
che
pareva
venisse
dal
mondo
di
là
.
-
Che
vuoi
da
me
?
-
disse
il
burattino
.
-
Voglio
darti
un
consiglio
.
Ritorna
indietro
e
porta
i
quattro
zecchini
,
che
ti
sono
rimasti
,
al
tuo
povero
babbo
che
piange
e
si
dispera
per
non
averti
più
veduto
.
-
Domani
il
mio
babbo
sarà
un
gran
signore
,
perché
questi
quattro
zecchini
diventeranno
duemila
.
-
Non
ti
fidare
,
ragazzo
mio
,
di
quelli
che
promettono
di
farti
ricco
dalla
mattina
alla
sera
.
Per
il
solito
,
o
sono
matti
o
imbroglioni
!
Dai
retta
a
me
,
ritorna
indietro
.
-
E
io
,
invece
,
voglio
andare
avanti
.
-
L
'
ora
è
tarda
!
...
-
Voglio
andare
avanti
.
-
La
nottata
è
scura
...
-
Voglio
andare
avanti
.
-
La
strada
è
pericolosa
...
-
Voglio
andare
avanti
.
-
Ricordati
che
i
ragazzi
che
vogliono
fare
di
loro
capriccio
e
a
modo
loro
,
prima
o
poi
se
ne
pentono
.
-
Le
solite
storie
.
Buona
notte
,
Grillo
.
-
Buona
notte
,
Pinocchio
,
e
che
il
cielo
ti
salvi
dalla
guazza
e
dagli
assassini
!
Appena
dette
queste
ultime
parole
,
il
Grillo
-
parlante
si
spense
a
un
tratto
,
come
si
spenge
un
lume
soffiandoci
sopra
,
e
la
strada
rimase
più
buia
di
prima
.
Pinocchio
,
per
non
aver
dato
retta
ai
buoni
consigli
del
Grillo
-
parlante
,
s
'
imbatte
negli
assassini
.
-
Davvero
,
-
disse
fra
sé
il
burattino
rimettendosi
in
viaggio
,
-
come
siamo
disgraziati
noialtri
poveri
ragazzi
!
Tutti
ci
sgridano
,
tutti
ci
ammoniscono
,
tutti
ci
danno
consigli
.
A
lasciarli
dire
,
tutti
si
metterebbero
in
capo
di
essere
i
nostri
babbi
e
i
nostri
maestri
;
tutti
:
anche
i
Grilli
-
parlanti
.
Ecco
qui
:
perché
io
non
ho
voluto
dar
retta
a
quell
'
uggioso
di
Grillo
,
chi
lo
sa
quante
disgrazie
,
secondo
lui
,
mi
dovrebbero
accadere
!
Dovrei
incontrare
anche
gli
assassini
!
Meno
male
che
agli
assassini
io
non
ci
credo
,
né
ci
ho
creduto
mai
.
Per
me
gli
assassini
sono
stati
inventati
apposta
dai
babbi
,
per
far
paura
ai
ragazzi
che
vogliono
andare
fuori
la
notte
.
E
poi
se
anche
li
trovassi
qui
sulla
strada
,
mi
darebbero
forse
soggezione
?
Neanche
per
sogno
.
Anderei
loro
sul
viso
,
gridando
:
"
Signori
assassini
,
che
cosa
vogliono
da
me
?
Si
rammentino
che
con
me
non
si
scherza
!
Se
ne
vadano
dunque
per
i
fatti
loro
,
e
zitti
!
"
.
A
questa
parlantina
fatta
sul
serio
,
quei
poveri
assassini
,
mi
par
di
vederli
,
scapperebbero
via
come
il
vento
.
Caso
poi
fossero
tanto
ineducati
da
non
voler
scappare
,
allora
scapperei
io
,
e
così
la
farei
finita
...
Ma
Pinocchio
non
poté
finire
il
suo
ragionamento
,
perché
in
quel
punto
gli
parve
di
sentire
dietro
di
sé
un
leggerissimo
fruscio
di
foglie
.
Si
voltò
a
guardare
e
vide
nel
buio
due
figuracce
nere
tutte
imbacuccate
in
due
sacchi
da
carbone
,
le
quali
correvano
dietro
a
lui
a
salti
e
in
punta
di
piedi
,
come
se
fossero
due
fantasmi
.
-
Eccoli
davvero
!
-
disse
dentro
di
sé
:
e
non
sapendo
dove
nascondere
i
quattro
zecchini
,
se
li
nascose
in
bocca
e
precisamente
sotto
la
lingua
.
Poi
si
provò
a
scappare
.
Ma
non
aveva
ancor
fatto
il
primo
passo
,
che
sentì
agguantarsi
per
le
braccia
e
intese
due
voci
orribili
e
cavernose
,
che
gli
dissero
:
-
O
la
borsa
o
la
vita
!
Pinocchio
non
potendo
rispondere
con
le
parole
,
a
motivo
delle
monete
che
aveva
in
bocca
,
fece
mille
salamelecchi
e
mille
pantomime
per
dare
ad
intendere
a
quei
due
incappati
,
di
cui
si
vedevano
soltanto
gli
occhi
attraverso
i
buchi
dei
sacchi
,
che
lui
era
un
povero
burattino
,
e
che
non
aveva
in
tasca
nemmeno
un
centesimo
falso
.
-
Via
,
via
!
Meno
ciarle
e
fuori
i
denari
!
-
gridavano
minacciosamente
i
due
briganti
.
E
ii
burattino
fece
col
capo
e
colle
mani
un
segno
come
dire
:
"
Non
ne
ho
"
.
-
Metti
fuori
i
denari
o
sei
morto
,
-
disse
l
'
assassino
più
alto
di
statura
.
-
Morto
!
-
ripetè
l
'
altro
.
-
E
dopo
ammazzato
te
,
ammazzeremo
anche
tuo
padre
!
-
Anche
tuo
padre
!
-
No
,
no
,
no
,
il
mio
povero
babbo
no
!
-
gridò
Pinocchio
con
accento
disperato
:
ma
nel
gridare
così
,
gli
zecchini
gli
suonarono
in
bocca
.
-
Ah
!
furfante
!
Dunque
i
denari
te
li
sei
nascosti
sotto
la
lingua
?
Sputali
subito
!
E
Pinocchio
,
duro
!
-
Ah
!
tu
fai
il
sordo
?
Aspetta
un
poco
,
che
penseremo
noi
a
farteli
sputare
!
Difatti
,
uno
di
loro
afferrò
il
burattino
per
la
punta
del
naso
e
quell
'
altro
lo
prese
per
la
bazza
,
e
lì
cominciarono
a
tirare
screanzatamente
,
uno
per
in
qua
e
l
'
altro
per
in
là
,
tanto
da
costringerlo
a
spalancare
la
bocca
:
ma
non
ci
fu
verso
.
La
bocca
del
burattino
pareva
inchiodata
e
ribadita
.
Allora
l
'
assassino
più
piccolo
di
statura
,
cavato
fuori
un
coltellaccio
,
provò
a
conficcarglielo
,
a
guisa
di
leva
e
di
scalpello
,
fra
le
labbra
:
ma
Pinocchio
,
lesto
come
un
lampo
,
gli
azzannò
la
mano
coi
denti
,
e
dopo
avergliela
con
un
morso
staccata
di
netto
,
la
sputò
;
e
figuratevi
la
sua
maraviglia
quando
,
invece
di
una
mano
,
si
accorse
di
aver
sputato
in
terra
uno
zampetto
di
gatto
.
Incoraggiato
da
questa
prima
vittoria
,
si
liberò
a
forza
dalle
unghie
degli
assassini
e
,
saltata
la
siepe
della
strada
,
cominciò
a
fuggire
per
la
campagna
.
E
gli
assassini
a
correre
dietro
a
lui
,
come
due
cani
dietro
una
lepre
:
e
quello
che
aveva
perduto
uno
zampetto
correva
con
una
gamba
sola
,
né
si
è
saputo
mai
come
facesse
.
Dopo
una
corsa
di
quindici
chilometri
,
Pinocchio
non
ne
poteva
più
.
Allora
,
vistosi
perso
,
si
arrampicò
su
per
il
fusto
di
un
altissimo
pino
e
si
pose
a
sedere
in
vetta
ai
rami
.
Gli
assassini
tentarono
di
arrampicarsi
anche
loro
,
ma
giunti
a
metà
del
fusto
sdrucciolarono
e
,
ricascando
a
terra
,
si
spellarono
le
mani
e
i
piedi
.
Non
per
questo
si
dettero
per
vinti
:
che
anzi
,
raccolto
un
fastello
di
legna
secche
a
piè
del
pino
,
vi
appiccarono
il
fuoco
.
In
men
che
non
si
dice
,
il
pino
cominciò
a
bruciare
e
a
divampare
,
come
una
candela
agitata
dal
vento
.
Pinocchio
,
vedendo
che
le
fiamme
salivano
sempre
più
,
e
non
volendo
far
la
fine
del
piccione
arrosto
,
spiccò
un
bel
salto
di
vetta
all
'
albero
,
e
via
a
correre
daccapo
attraverso
ai
campi
e
ai
vigneti
.
E
gli
assassini
dietro
,
sempre
dietro
,
senza
stancarsi
mai
.
Intanto
cominciava
a
baluginare
il
giorno
e
si
rincorrevano
sempre
;
quand
'
ecco
che
Pinocchio
si
trovò
sbarrato
il
passo
da
un
fosso
largo
e
profondissimo
,
tutto
pieno
di
acquaccia
sudicia
,
color
del
caffè
e
latte
.
Che
fare
?
"
Una
,
due
,
tre
!
"
gridò
il
burattino
,
e
slanciandosi
con
una
gran
rincorsa
,
saltò
dall
'
altra
parte
.
E
gli
assassini
saltarono
anche
loro
,
ma
non
avendo
preso
bene
la
misura
,
patatunfete
!
...
cascarono
giù
nel
bel
mezzo
del
fosso
.
Pinocchio
che
sentì
il
tonfo
e
gli
schizzi
dell
'
acqua
,
urlò
ridendo
e
seguitando
a
correre
:
-
Buon
bagno
,
signori
assassini
.
E
già
si
figurava
che
fossero
bell
'
e
affogati
,
quando
invece
,
voltandosi
a
guardare
,
si
accorse
che
gli
correvano
dietro
tutti
e
due
,
sempre
imbacuccati
nei
loro
sacchi
e
grondanti
acqua
come
due
panieri
sfondati
.
Gli
assassini
inseguono
Pinocchio
;
e
,
dopo
averlo
raggiunto
,
lo
impiccano
a
un
ramo
della
Quercia
grande
.
Allora
il
burattino
,
perdutosi
d
'
animo
,
fu
proprio
sul
punto
di
gettarsi
in
terra
e
di
darsi
per
vinto
,
quando
nel
girare
gli
occhi
all
'
intorno
vide
fra
mezzo
al
verde
cupo
degli
alberi
biancheggiare
in
lontananza
una
casina
candida
come
la
neve
.
-
Se
io
avessi
tanto
fiato
da
arrivare
fino
a
quella
casa
,
forse
sarei
salvo
,
-
disse
dentro
di
sé
.
E
senza
indugiare
un
minuto
riprese
a
correre
per
il
bosco
a
carriera
distesa
.
E
gli
assassini
sempre
dietro
.
E
dopo
una
corsa
disperata
di
quasi
due
ore
,
finalmente
tutto
trafelato
arrivò
alla
porta
di
quella
casina
e
bussò
.
Nessuno
rispose
.
Tornò
a
bussare
con
maggior
violenza
,
perché
sentiva
avvicinarsi
il
rumore
dei
passi
e
il
respiro
grosso
e
affannoso
dè
suoi
persecutori
.
Lo
stesso
silenzio
.
Avvedutosi
che
il
bussare
non
giovava
a
nulla
,
cominciò
per
disperazione
a
dare
calci
e
zuccate
nella
porta
.
Allora
si
affacciò
alla
finestra
una
bella
bambina
,
coi
capelli
turchini
e
il
viso
bianco
come
un
'
immagine
di
cera
,
gli
occhi
chiusi
e
le
mani
incrociate
sul
petto
,
la
quale
senza
muovere
punto
le
labbra
,
disse
con
una
vocina
che
pareva
venisse
dall
'
altro
mondo
:
-
In
questa
casa
non
c
'
è
nessuno
.
Sono
tutti
morti
.
-
Aprimi
almeno
tu
!
-
gridò
Pinocchio
piangendo
e
raccomandandosi
.
-
Sono
morta
anch
'
io
.
-
Morta
?
e
allora
che
cosa
fai
costì
alla
finestra
?
-
Aspetto
la
bara
che
venga
a
portarmi
via
.
Appena
detto
così
,
la
bambina
disparve
,
e
la
finestra
si
richiuse
senza
far
rumore
.
-
O
bella
bambina
dai
capelli
turchini
,
-
gridava
Pinocchio
,
-
aprimi
per
carità
!
Abbi
compassione
di
un
povero
ragazzo
inseguito
dagli
assass
...
Ma
non
poté
finir
la
parola
,
perche
sentì
afferrarsi
per
il
collo
,
e
le
solite
due
vociaccie
che
gli
brontolarono
minacciosamente
:
-
Ora
non
ci
scappi
più
!
Il
burattino
,
vedendosi
balenare
la
morte
dinanzi
agli
occhi
,
fu
preso
da
un
tremito
così
forte
,
che
nel
tremare
,
gli
sonavano
le
giunture
delle
sue
gambe
di
legno
e
i
quattro
zecchini
che
teneva
nascosti
sotto
la
lingua
.
-
Dunque
?
-
gli
domandarono
gli
assassini
,
-
vuoi
aprirla
la
bocca
,
sì
o
no
?
Ah
!
non
rispondi
?
...
Lascia
fare
:
ché
questa
volta
te
la
faremo
aprir
noi
!
...
E
cavato
fuori
due
coltellacci
lunghi
lunghi
e
affilati
come
rasoi
,
zaff
...
gli
affibbiarono
due
colpi
nel
mezzo
alle
reni
.
Ma
il
burattino
per
sua
fortuna
era
fatto
d
'
un
legno
durissimo
,
motivo
per
cui
le
lame
,
spezzandosi
,
andarono
in
mille
schegge
e
gli
assassini
rimasero
col
manico
dei
coltelli
in
mano
,
a
guardarsi
in
faccia
.
-
Ho
capito
,
-
disse
allora
uno
di
loro
,
-
bisogna
impiccarlo
!
Impicchiamolo
!
-
Impicchiamolo
,
-
ripetè
l
'
altro
.
Detto
fatto
,
gli
legarono
le
mani
dietro
le
spalle
e
passatogli
un
nodo
scorsoio
intorno
alla
gola
,
lo
attaccarono
penzoloni
al
ramo
di
una
grossa
pianta
detta
la
Quercia
grande
.
Poi
si
posero
là
,
seduti
sull
'
erba
,
aspettando
che
il
burattino
facesse
l
'
ultimo
sgambetto
:
ma
il
burattino
,
dopo
tre
ore
,
aveva
sempre
gli
occhi
aperti
,
la
bocca
chiusa
e
sgambettava
più
che
mai
.
Annoiati
finalmente
di
aspettare
,
si
voltarono
a
Pinocchio
e
gli
dissero
sghignazzando
:
-
Addio
a
domani
.
Quando
domani
torneremo
qui
,
si
spera
che
ci
farai
la
garbatezza
di
farti
trovare
bell
'
e
morto
e
con
la
bocca
spalancata
.
E
se
ne
andarono
.
Intanto
s
'
era
levato
un
vento
impetuoso
di
tramontana
,
che
soffiando
e
mugghiando
con
rabbia
,
sbatacchiava
in
qua
e
in
là
il
povero
impiccato
,
facendolo
dondolare
violentemente
come
il
battaglio
di
una
campana
che
suona
a
festa
.
E
quel
dondolio
gli
cagionava
acutissimi
spasimi
,
e
il
nodo
scorsoio
,
stringendosi
sempre
più
alla
gola
,
gli
toglieva
il
respiro
.
A
poco
a
poco
gli
occhi
gli
si
appannavano
;
e
sebbene
sentisse
avvicinarsi
la
morte
,
pure
sperava
sempre
che
da
un
momento
all
'
altro
sarebbe
capitata
qualche
anima
pietosa
a
dargli
aiuto
.
Ma
quando
,
aspetta
aspetta
,
vide
che
non
compariva
nessuno
,
proprio
nessuno
,
allora
gli
tornò
in
mente
il
suo
povero
babbo
...
e
balbettò
quasi
moribondo
:
-
Oh
babbo
mio
!
se
tu
fossi
qui
!
...
E
non
ebbe
fiato
per
dir
altro
.
Chiuse
gli
occhi
,
aprì
la
bocca
,
stirò
le
gambe
e
,
dato
un
grande
scrollone
,
rimase
lì
come
intirizzito
.
La
bella
Bambina
dai
capelli
turchini
fa
raccogliere
il
burattino
:
lo
mette
a
letto
,
e
chiama
tre
medici
per
sapere
se
sia
vivo
o
morto
.
In
quel
mentre
che
il
povero
Pinocchio
impiccato
dagli
assassini
a
un
ramo
della
Quercia
grande
,
pareva
oramai
più
morto
che
vivo
,
la
bella
Bambina
dai
capelli
turchini
si
affacciò
daccapo
alla
finestra
,
e
impietositasi
alla
vista
di
quell
'
infelice
che
,
sospeso
per
il
collo
,
ballava
il
trescone
alle
ventate
di
tramontana
,
battè
per
tre
volte
le
mani
insieme
,
e
fece
tre
piccoli
colpi
.
A
questo
segnale
si
sentì
un
gran
rumore
di
ali
che
volavano
con
foga
precipitosa
,
e
un
grosso
falco
venne
a
posarsi
sul
davanzale
della
finestra
.
-
Che
cosa
comandate
,
mia
graziosa
Fata
?
-
disse
il
Falco
abbassando
il
becco
in
atto
di
reverenza
(
perché
bisogna
sapere
che
la
Bambina
dai
capelli
turchini
non
era
altro
,
in
fin
dei
conti
,
che
una
buonissima
Fata
,
che
da
più
di
mill
'
anni
abitava
nelle
vicinanze
di
quel
bosco
)
:
-
Vedi
tu
quel
burattino
attaccato
penzoloni
a
un
ramo
della
Quercia
grande
?
-
Lo
vedo
.
-
Orbene
:
vola
subito
laggiù
:
rompi
col
tuo
fortissimo
becco
il
nodo
che
lo
tiene
sospeso
in
aria
e
posalo
delicatamente
sdraiato
sull
'
erba
a
piè
della
Quercia
.
Il
Falco
volò
via
e
dopo
due
minuti
tornò
dicendo
:
-
Quel
che
mi
avete
comandato
,
è
fatto
.
-
E
come
l
'
hai
trovato
?
Vivo
o
morto
?
-
A
vederlo
,
pareva
morto
,
ma
non
dev
'
essere
ancora
morto
perbene
,
perché
,
appena
gli
ho
sciolto
il
nodo
scorsoio
che
lo
stringeva
intorno
alla
gola
,
ha
lasciato
andare
un
sospiro
,
balbettando
a
mezza
voce
:
"
Ora
mi
sento
meglio
!
"
.
Allora
la
Fata
,
battendo
le
mani
insieme
,
fece
due
piccoli
colpi
,
e
apparve
un
magnifico
Can
-
barbone
,
che
camminava
ritto
sulle
gambe
di
dietro
,
tale
e
quale
come
se
fosse
un
uomo
.
Il
Can
-
barbone
era
vestito
da
cocchiere
in
livrea
di
gala
.
Aveva
in
capo
un
nicchiettino
a
tre
punte
gallonato
d
'
oro
,
una
parrucca
bianca
coi
riccioli
che
gli
scendevano
giù
per
il
collo
,
una
giubba
color
di
cioccolata
coi
bottoni
di
brillanti
e
con
due
grandi
tasche
per
tenervi
gli
ossi
che
gli
regalava
a
pranzo
la
padrona
,
un
paio
di
calzoni
corti
di
velluto
cremisi
,
le
calze
di
seta
,
gli
scarpini
scollati
,
e
di
dietro
una
specie
di
fodera
da
ombrelli
,
tutta
di
raso
turchino
,
per
mettervi
dentro
la
coda
,
quando
il
tempo
cominciava
a
piovere
.
-
Su
da
bravo
,
Medoro
!
-
disse
la
Fata
al
Can
-
barbone
;
-
Fai
subito
attaccare
la
più
bella
carrozza
della
mia
scuderia
e
prendi
la
via
del
bosco
.
Arrivato
che
sarai
sotto
la
Quercia
grande
,
troverai
disteso
sull
'
erba
un
povero
burattino
mezzo
morto
.
Raccoglilo
con
garbo
,
posalo
pari
pari
su
i
cuscini
della
carrozza
e
portamelo
qui
.
Hai
capito
?
Il
Can
-
barbone
,
per
fare
intendere
che
aveva
capito
,
dimenò
tre
o
quattro
volte
la
fodera
di
raso
turchino
,
che
aveva
dietro
,
e
partì
come
un
barbero
.
Di
lì
a
poco
,
si
vide
uscire
dalla
scuderia
una
bella
carrozzina
color
dell
'
aria
,
tutta
imbottita
di
penne
di
canarino
e
foderata
nell
'
interno
di
panna
montata
e
di
crema
coi
savoiardi
.
La
carrozzina
era
tirata
da
cento
pariglie
di
topini
bianchi
,
e
il
Can
-
barbone
,
seduto
a
cassetta
,
schioccava
la
frusta
a
destra
e
a
sinistra
,
come
un
vetturino
quand
'
ha
paura
di
aver
fatto
tardi
.
Non
era
ancora
passato
un
quarto
d
'
ora
,
che
la
carrozzina
tornò
,
e
la
Fata
,
che
stava
aspettando
sull
'
uscio
di
casa
,
prese
in
collo
il
povero
burattino
,
e
portatolo
in
una
cameretta
che
aveva
le
pareti
di
madreperla
,
mandò
subito
a
chiamare
i
medici
più
famosi
del
vicinato
.
E
i
medici
arrivarono
subito
,
uno
dopo
l
'
altro
:
arrivò
,
cioè
,
un
Corvo
,
una
Civetta
e
un
Grillo
-
parlante
.
-
Vorrei
sapere
da
lor
signori
,
-
disse
la
Fata
,
rivolgendosi
ai
tre
medici
riuniti
intorno
al
letto
di
Pinocchio
,
-
vorrei
sapere
da
lor
signori
se
questo
disgraziato
burattino
sia
morto
o
vivo
!
...
A
quest
'
invito
,
il
Corvo
,
facendosi
avanti
per
il
primo
,
tastò
il
polso
a
Pinocchio
:
poi
gli
tastò
il
naso
,
poi
il
dito
mignolo
dei
piedi
:
e
quand
'
ebbe
tastato
ben
bene
,
pronunziò
solennemente
queste
parole
:
-
A
mio
credere
il
burattino
è
bell
'
e
morto
:
ma
se
per
disgrazia
non
fosse
morto
,
allora
sarebbe
indizio
sicuro
che
è
sempre
vivo
!
-
Mi
dispiace
,
-
disse
la
Civetta
,
-
di
dover
contraddire
il
Corvo
,
mio
illustre
amico
e
collega
:
per
me
,
invece
,
il
burattino
è
sempre
vivo
;
ma
se
per
disgrazia
non
fosse
vivo
,
allora
sarebbe
segno
che
è
morto
davvero
!
-
E
lei
non
dice
nulla
?
-
domandò
la
Fata
al
Grillo
-
parlante
.
-
Io
dico
che
il
medico
prudente
quando
non
sa
quello
che
dice
,
la
miglior
cosa
che
possa
fare
,
è
quella
di
stare
zitto
.
Del
resto
quel
burattino
lì
non
m
'
è
fisonomia
nuova
:
io
lo
conosco
da
un
pezzo
!
...
Pinocchio
,
che
fin
allora
era
stato
immobile
come
un
vero
pezzo
di
legno
,
ebbe
una
specie
di
fremito
convulso
,
che
fece
scuotere
tutto
il
letto
.
-
Quel
burattino
lì
,
-
seguitò
a
dire
il
Grillo
-
parlante
,
-
è
una
birba
matricolata
...
Pinocchio
aprì
gli
occhi
e
li
richiuse
subito
.
-
è
un
monellaccio
,
uno
svogliato
,
un
vagabondo
.
Pinocchio
si
nascose
la
faccia
sotto
i
lenzuoli
.
-
Quel
burattino
lì
è
un
figliuolo
disubbidiente
,
che
farà
morire
di
crepacuore
il
suo
povero
babbo
!
...
A
questo
punto
si
sentì
nella
camera
un
suono
soffocato
di
pianti
e
di
singhiozzi
.
Figuratevi
come
rimasero
tutti
,
allorché
sollevati
un
poco
i
lenzuoli
,
si
accorsero
che
quello
che
piangeva
e
singhiozzava
era
Pinocchio
.
-
Quando
il
morto
piange
,
è
segno
che
è
in
via
di
guarigione
,
-
disse
solennemente
il
Corvo
.
-
Mi
duole
di
contraddire
il
mio
illustre
amico
e
collega
,
-
soggiunse
la
Civetta
,
-
ma
per
me
,
quando
il
morto
piange
è
segno
che
gli
dispiace
a
morire
.
Pinocchio
mangia
lo
zucchero
,
ma
non
vuol
purgarsi
:
Però
quando
vede
i
becchini
che
vengono
a
portarlo
via
,
allora
si
purga
.
Poi
dice
una
bugia
e
per
gastigo
gli
cresce
il
naso
.
Appena
i
tre
medici
furono
usciti
di
camera
,
la
Fata
si
accostò
a
Pinocchio
e
,
dopo
averlo
toccato
sulla
fronte
,
si
accorse
che
era
travagliato
da
un
febbrone
da
non
si
dire
.
Allora
sciolse
una
certa
polverina
bianca
in
un
mezzo
bicchier
d
'
acqua
,
e
porgendolo
al
burattino
,
gli
disse
amorosamente
:
-
Bevila
,
e
in
pochi
giorni
sarai
guarito
.
Pinocchio
guardò
il
bicchiere
,
storse
un
po
'
la
bocca
,
e
poi
dimanda
con
voce
di
piagnisteo
:
-
è
dolce
o
amara
?
-
è
amara
,
ma
ti
farà
bene
.
-
Se
è
amara
,
non
la
voglio
.
-
Dà
retta
a
me
:
bevila
.
-
A
me
l
'
amaro
non
mi
piace
.
-
Bevila
:
e
quando
l
'
avrai
bevuta
,
ti
darò
una
pallina
di
zucchero
,
per
rifarti
la
bocca
.
-
Dov
'
è
la
pallina
di
zucchero
?
-
Eccola
qui
,
-
disse
la
Fata
,
tirandola
fuori
da
una
zuccheriera
d
'
oro
.
-
Prima
voglio
la
pallina
di
zucchero
,
e
poi
beverò
quell
'
acquaccia
amara
...
-
Me
lo
prometti
?
-
Sì
...
La
fata
gli
dette
la
pallina
,
e
Pinocchio
,
dopo
averla
sgranocchiata
e
ingoiata
in
un
attimo
,
disse
leccandosi
i
labbri
:
-
Bella
cosa
se
anche
lo
zucchero
fosse
una
medicina
!
...
Mi
purgherei
tutti
i
giorni
.
-
Ora
mantieni
la
promessa
e
bevi
queste
poche
gocciole
d
'
acqua
,
che
ti
renderanno
la
salute
.
Pinocchio
prese
di
mala
voglia
il
bicchiere
in
mano
e
vi
ficcò
dentro
la
punta
del
naso
:
poi
se
l
'
accostò
alla
bocca
:
poi
tornò
a
ficcarci
la
punta
del
naso
:
finalmente
disse
:
-
è
troppo
amara
!
troppo
amara
!
Io
non
la
posso
bere
.
-
Come
fai
a
dirlo
se
non
l
'
hai
nemmeno
assaggiata
?
-
Me
lo
figuro
!
L
'
ho
sentita
all
'
odore
.
Voglio
prima
un
'
altra
pallina
di
zucchero
...
e
poi
la
beverò
!
...
Allora
la
Fata
,
con
tutta
la
pazienza
di
una
buona
mamma
,
gli
pose
in
bocca
un
altro
po
'
di
zucchero
;
e
dopo
gli
presentò
daccapo
il
bicchiere
.
-
Così
non
la
posso
bere
!
-
disse
il
burattino
,
facendo
mille
smorfie
.
-
Perché
?
-
Perché
mi
dà
noia
quel
guanciale
che
ho
laggiù
sui
piedi
.
La
Fata
gli
levò
il
guanciale
.
-
è
inutile
!
Nemmeno
così
la
posso
bere
...
-
Che
cos
'
altro
ti
dà
noia
?
-
Mi
dà
noia
l
'
uscio
di
camera
,
che
è
mezzo
aperto
.
La
Fata
andò
e
chiuse
l
'
uscio
di
camera
.
-
Insomma
,
-
gridò
Pinocchio
,
dando
in
uno
scoppio
di
pianto
,
-
quest
'
acquaccia
amara
,
non
la
voglio
bere
,
no
,
no
,
no
!
...
-
Ragazzo
mio
,
te
ne
pentirai
...
-
Non
me
n
'
importa
...
-
La
tua
malattia
è
grave
...
-
Non
me
n
'
importa
...
-
La
febbre
ti
porterà
in
poche
ore
all
'
altro
mondo
...
-
Non
me
n
'
importa
...
-
Non
hai
paura
della
morte
?
-
Punto
paura
!
...
Piuttosto
morire
,
che
bevere
quella
medicina
cattiva
.
A
questo
punto
,
la
porta
della
camera
si
spalancò
ed
entrarono
dentro
quattro
conigli
neri
come
l
'
inchiostro
,
che
portavano
sulle
spalle
una
piccola
bara
da
morto
.
-
Che
cosa
volete
da
me
?
-
gridò
Pinocchio
,
rizzandosi
tutto
impaurito
a
sedere
sul
letto
.
-
Siamo
venuti
a
prenderti
,
-
rispose
il
coniglio
più
grosso
.
-
A
prendermi
?
...
Ma
io
non
sono
ancora
morto
!
...
-
Ancora
no
:
ma
ti
restano
pochi
minuti
di
vita
avendo
tu
ricusato
di
bevere
la
medicina
,
che
ti
avrebbe
guarito
dalla
febbre
!
...
-
O
Fata
,
o
Fata
mia
,
-
cominciò
allora
a
strillare
il
burattino
,
-
datemi
subito
quel
bicchiere
.
Spicciatevi
,
per
carità
,
perché
non
voglio
morire
no
...
non
voglio
morire
...
E
preso
il
bicchiere
con
tutt
'
e
due
le
mani
,
lo
votò
in
un
fiato
.
-
Pazienza
!
-
dissero
i
conigli
.
-
Per
questa
volta
abbiamo
fatto
il
viaggio
a
ufo
.
E
tiratisi
di
nuovo
la
piccola
bara
sulle
spalle
,
uscirono
di
camera
bofonchiando
e
mormorando
fra
i
denti
.
Fatto
sta
che
di
lì
a
pochi
minuti
,
Pinocchio
saltò
giù
dal
letto
,
bell
'
e
guarito
;
perché
bisogna
sapere
che
i
burattini
di
legno
hanno
il
privilegio
di
ammalarsi
di
rado
e
di
guarire
prestissimo
.
E
la
Fata
,
vedendolo
correre
e
ruzzare
per
la
camera
,
vispo
e
allegro
come
un
gallettino
di
primo
canto
,
gli
disse
:
-
Dunque
la
mia
medicina
t
'
ha
fatto
bene
davvero
?
-
Altro
che
bene
!
Mi
ha
rimesso
al
mondo
!
...
-
E
allora
come
mai
ti
sei
fatto
tanto
pregare
a
beverla
?
-
Egli
è
che
noi
ragazzi
siamo
tutti
così
!
Abbiamo
più
paura
delle
medicine
che
del
male
.
-
Vergogna
!
I
ragazzi
dovrebbero
sapere
che
un
buon
medicamento
preso
a
tempo
può
salvarli
da
una
grave
malattia
e
fors
'
anche
dalla
morte
...
-
Oh
!
ma
un
'
altra
volta
non
mi
farò
tanto
pregare
!
Mi
rammenterò
di
quei
conigli
neri
,
colla
bara
sulle
spalle
...
e
allora
piglierò
subito
il
bicchiere
in
mano
,
e
giù
!
...
-
Ora
vieni
un
po
'
qui
da
me
e
raccontami
come
andò
che
ti
trovasti
fra
le
mani
degli
assassini
.
-
Gli
andò
che
il
burattinaio
Mangiafoco
mi
dette
alcune
monete
d
'
oro
,
e
mi
disse
:
"
Tò
,
portale
al
tuo
babbo
!
"
e
io
,
invece
,
per
la
strada
trovai
una
Volpe
e
un
Gatto
,
due
persone
molto
per
bene
,
che
mi
dissero
:
"
Vuoi
che
codeste
monete
diventino
mille
e
duemila
?
Vieni
con
noi
,
e
ti
condurremo
al
Campo
dei
Miracoli
"
.
E
io
dissi
:
"
Andiamo
"
;
e
loro
dissero
:
"
Fermiamoci
qui
all
'
osteria
del
Gambero
Rosso
e
dopo
la
mezzanotte
ripartiremo
"
.
Ed
io
,
quando
mi
svegliai
,
loro
non
c
'
erano
più
,
perché
erano
partiti
.
Allora
io
cominciai
a
camminare
di
notte
,
che
era
un
buio
che
pareva
impossibile
,
per
cui
trovai
per
la
strada
due
assassini
dentro
due
sacchi
da
carbone
,
che
mi
dissero
:
"
Metti
fuori
i
quattrini
"
;
e
io
dissi
:
"
Non
ce
n
'
ho
"
;
perché
le
quattro
monete
d
'
oro
me
l
'
ero
nascoste
in
bocca
,
e
uno
degli
assassini
si
provò
a
mettermi
le
mani
in
bocca
,
e
io
con
un
morso
gli
staccai
la
mano
e
poi
la
sputai
,
ma
invece
di
una
mano
sputai
uno
zampetto
di
gatto
.
E
gli
assassini
a
corrermi
dietro
e
,
io
corri
che
ti
corro
,
finché
mi
raggiunsero
,
e
mi
legarono
per
il
collo
a
un
albero
di
questo
bosco
,
col
dire
:
"
Domani
torneremo
qui
,
e
allora
sarai
morto
e
colla
bocca
aperta
,
e
così
ti
porteremo
via
le
monete
d
'
oro
che
hai
nascoste
sotto
la
lingua
"
.
-
E
ora
le
quattro
monete
dove
le
hai
messe
?
-
gli
domandò
la
Fata
.
-
Le
ho
perdute
!
-
rispose
Pinocchio
;
ma
disse
una
bugia
,
perché
invece
le
aveva
in
tasca
.
Appena
detta
la
bugia
,
il
suo
naso
,
che
era
già
lungo
,
gli
crebbe
subito
due
dita
di
più
.
-
E
dove
le
hai
perdute
?
-
Nel
bosco
qui
vicino
.
A
questa
seconda
bugia
il
naso
seguitò
a
crescere
.
-
Se
le
hai
perdute
nel
bosco
vicino
,
-
disse
la
Fata
,
-
le
cercheremo
e
le
ritroveremo
:
perché
tutto
quello
che
si
perde
nel
vicino
bosco
,
si
ritrova
sempre
.
-
Ah
!
ora
che
mi
rammento
bene
,
-
replicò
il
burattino
,
imbrogliandosi
,
-
le
quattro
monete
non
le
ho
perdute
,
ma
senza
avvedermene
le
ho
inghiottite
mentre
bevevo
la
vostra
medicina
.
A
questa
terza
bugia
,
il
naso
gli
si
allungò
in
un
modo
così
straordinario
,
che
il
povero
Pinocchio
non
poteva
più
girarsi
da
nessuna
parte
.
Se
si
voltava
di
qui
batteva
il
naso
nel
letto
o
nei
vetri
della
finestra
,
se
si
voltava
di
là
,
lo
batteva
nelle
pareti
o
nella
porta
di
camera
,
se
alzava
un
po
'
di
più
il
capo
,
correva
il
rischio
di
ficcarlo
in
un
occhio
alla
Fata
.
E
la
Fata
lo
guardava
e
rideva
.
-
Perché
ridete
?
-
gli
domandò
il
burattino
,
tutto
confuso
e
impensierito
di
quel
suo
naso
che
cresceva
a
occhiate
.
-
Rido
della
bugia
che
hai
detto
.
-
Come
mai
sapete
che
ho
detto
una
bugia
?
-
Le
bugie
,
ragazzo
mio
,
si
riconoscono
subito
!
perché
ve
ne
sono
di
due
specie
:
vi
sono
le
bugie
che
hanno
le
gambe
corte
,
e
le
bugie
che
hanno
il
naso
lungo
:
la
tua
per
l
'
appunto
è
di
quelle
che
hanno
il
naso
lungo
.
Pinocchio
,
non
sapendo
più
dove
nascondersi
per
la
vergogna
,
si
provò
a
fuggire
di
camera
;
ma
non
gli
riuscì
.
Il
suo
naso
era
cresciuto
tanto
,
che
non
passava
più
dalla
porta
.
Pinocchio
ritrova
la
Volpe
e
il
Gatto
,
e
va
con
loro
a
seminare
le
quattro
monete
nel
Campo
dè
Miracoli
.
Come
potete
immaginarvelo
,
la
Fata
lasciò
che
il
burattino
piangesse
e
urlasse
una
buona
mezz
'
ora
,
a
motivo
di
quel
suo
naso
che
non
passava
più
dalla
porta
di
camera
;
e
lo
fece
per
dargli
una
severa
lezione
perché
si
correggesse
dal
brutto
vizio
di
dire
le
bugie
,
il
più
brutto
vizio
che
possa
avere
un
ragazzo
.
Ma
quando
lo
vide
trasfigurato
e
cogli
occhi
fuori
della
testa
dalla
gran
disperazione
,
allora
,
mossa
a
pietà
,
battè
le
mani
insieme
,
e
a
quel
segnale
entrarono
in
camera
dalla
finestra
un
migliaio
di
grossi
uccelli
chiamati
Picchi
,
i
quali
,
posatisi
tutti
sul
naso
di
Pinocchio
,
cominciarono
a
beccarglielo
tanto
e
poi
tanto
,
che
in
pochi
minuti
quel
naso
enorme
e
spropositato
si
trovò
ridotto
alla
sua
grandezza
naturale
.
-
Quanto
siete
buona
,
Fata
mia
,
-
disse
il
burattino
,
asciugandosi
gli
occhi
,
-
e
quanto
bene
vi
voglio
!
-
Ti
voglio
bene
anch
'
io
,
-
rispose
la
Fata
,
-
e
se
tu
vuoi
rimanere
con
me
,
tu
sarai
il
mio
fratellino
e
io
la
tua
buona
sorellina
...
-
Io
resterei
volentieri
...
ma
il
mio
povero
babbo
?
-
Ho
pensato
a
tutto
.
Il
tuo
babbo
è
stato
digià
avvertito
:
e
prima
che
faccia
notte
,
sarà
qui
.
-
Davvero
?
...
-
gridò
Pinocchio
,
saltando
dall
'
allegrezza
.
-
Allora
,
Fatina
mia
,
se
vi
contentate
,
vorrei
andargli
incontro
!
Non
vedo
l
'
ora
di
poter
dare
un
bacio
a
quel
povero
vecchio
,
che
ha
sofferto
tanto
per
me
!
-
Vai
pure
,
ma
bada
di
non
ti
sperdere
.
Prendi
la
via
del
bosco
,
e
sono
sicurissima
che
lo
incontrerai
.
Pinocchio
partì
:
e
appena
entrato
nel
bosco
,
cominciò
a
correre
come
un
capriolo
.
Ma
quando
fu
arrivato
a
un
certo
punto
,
quasi
in
faccia
alla
Quercia
grande
,
si
fermò
,
perché
gli
parve
di
aver
sentito
gente
fra
mezzo
alle
frasche
.
Difatti
vide
apparire
sulla
strada
,
indovinate
chi
?
...
la
Volpe
e
il
Gatto
,
ossia
i
due
compagni
di
viaggio
,
coi
quali
aveva
cenato
all
'
osteria
del
Gambero
Rosso
.
-
Ecco
il
nostro
caro
Pinocchio
!
-
gridò
la
Volpe
,
abbracciandolo
e
baciandolo
.
-
Come
mai
sei
qui
?
-
Come
mai
sei
qui
?
-
ripetè
il
Gatto
.
-
è
una
storia
lunga
,
-
disse
il
burattino
,
-
e
ve
la
racconterò
a
comodo
.
Sappiate
però
che
l
'
altra
notte
,
quando
mi
avete
lasciato
solo
nell
'
osteria
,
ho
trovato
gli
assassini
per
la
strada
...
-
Gli
assassini
?
...
O
povero
amico
!
E
che
cosa
volevano
?
-
Mi
volevano
rubare
le
monete
d
'
oro
.
-
Infami
!
...
-
disse
la
Volpe
.
-
Infamissimi
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Ma
io
cominciai
a
scappare
,
-
continuò
a
dire
il
burattino
,
-
e
loro
sempre
dietro
:
finché
mi
raggiunsero
e
m
'
impiccarono
a
un
ramo
di
quella
quercia
.
E
Pinocchio
accennò
la
Quercia
grande
,
che
era
lì
a
due
passi
.
-
Si
può
sentir
di
peggio
?
-
disse
la
Volpe
.
-
In
che
mondo
siamo
condannati
a
vivere
?
Dove
troveremo
un
rifugio
sicuro
noi
altri
galantuomini
?
...
Nel
tempo
che
parlavano
così
,
Pinocchio
si
accorse
che
il
Gatto
era
zoppo
dalla
gamba
destra
davanti
,
perché
gli
mancava
in
fondo
tutto
lo
zampetto
cogli
unghioli
:
per
cui
gli
domandò
:
-
Che
cosa
hai
fatto
del
tuo
zampetto
?
Il
Gatto
voleva
rispondere
qualche
cosa
,
ma
s
'
imbrogliò
.
Allora
la
Volpe
disse
subito
:
-
Il
mio
amico
è
troppo
modesto
,
-
e
per
questo
non
risponde
.
Risponderò
io
per
lui
.
Sappi
dunque
che
un
'
ora
fa
abbiamo
incontrato
sulla
strada
un
vecchio
lupo
,
quasi
svenuto
dalla
fame
,
che
ci
ha
chiesto
un
po
'
d
'
elemosina
.
Non
avendo
noi
da
dargli
nemmeno
una
lisca
di
pesce
,
che
cosa
ha
fatto
l
'
amico
mio
,
che
ha
davvero
un
cuore
di
Cesare
?
...
Si
è
staccato
coi
denti
uno
zampetto
delle
sue
gambe
davanti
e
l
'
ha
gettato
a
quella
povera
bestia
,
perché
potesse
sdigiunarsi
.
E
la
Volpe
nel
dir
così
,
si
asciugò
una
lacrima
.
Pinocchio
,
commosso
anche
lui
,
si
avvicinò
al
Gatto
,
sussurrandogli
negli
orecchi
:
-
Se
tutti
i
gatti
ti
somigliassero
,
fortunati
i
topi
!
...
-
E
ora
che
cosa
fai
in
questi
luoghi
?
-
domandò
la
Volpe
al
burattino
.
-
Aspetto
il
mio
babbo
,
che
deve
arrivare
qui
di
momento
in
momento
.
-
E
le
tue
monete
d
'
oro
?
-
Le
ho
sempre
in
tasca
,
meno
una
che
la
spesi
all
'
osteria
del
Gambero
Rosso
.
-
E
pensare
che
,
invece
di
quattro
monete
,
potrebbero
diventare
domani
mille
e
duemila
!
Perché
non
dai
retta
al
mio
consiglio
?
Perché
non
vai
a
seminarle
nel
Campo
dei
miracoli
?
-
Oggi
è
impossibile
:
vi
anderò
un
altro
giorno
.
-
Un
altro
giorno
sarà
tardi
,
-
disse
la
Volpe
.
-
Perché
?
-
Perché
quel
campo
è
stato
comprato
da
un
gran
signore
e
da
domani
in
là
non
sarà
più
permesso
a
nessuno
di
seminarvi
i
denari
.
-
Quant
'
è
distante
di
qui
il
Campo
dei
miracoli
?
-
Due
chilometri
appena
.
Vuoi
venire
con
noi
?
Fra
mezz
'
ora
sei
là
:
semini
subito
le
quattro
monete
:
dopo
pochi
minuti
ne
raccogli
duemila
e
stasera
ritorni
qui
colle
tasche
piene
.
Vuoi
venire
con
noi
?
Pinocchio
esitò
un
poco
a
rispondere
,
perché
gli
tornò
in
mente
la
buona
Fata
,
il
vecchio
Geppetto
e
gli
avvertimenti
del
Grillo
-
parlante
;
ma
poi
finì
col
fare
come
fanno
tutti
i
ragazzi
senza
un
fil
di
giudizio
e
senza
cuore
;
finì
,
cioè
,
col
dare
una
scrollatina
di
capo
,
e
disse
alla
Volpe
e
al
Gatto
:
-
Andiamo
pure
:
io
vengo
con
voi
.
E
partirono
.
Dopo
aver
camminato
una
mezza
giornata
arrivarono
a
una
città
che
aveva
nome
"
Acchiappa
-
citrulli
"
.
Appena
entrato
in
città
,
Pinocchio
vide
tutte
le
strade
popolate
di
cani
spelacchiati
,
che
sbadigliavano
dall
'
appetito
,
di
pecore
tosate
che
tremavano
dal
freddo
,
di
galline
rimaste
senza
cresta
e
senza
bargigli
,
che
chiedevano
l
'
elemosina
d
'
un
chicco
di
granturco
,
di
grosse
farfalle
,
che
non
potevano
più
volare
,
perché
avevano
venduto
le
loro
bellissime
ali
colorite
,
di
pavoni
tutti
scodati
,
che
si
vergognavano
a
farsi
vedere
,
e
di
fagiani
che
zampettavano
cheti
cheti
,
rimpiangendo
le
loro
scintillanti
penne
d
'
oro
e
d
'
argento
,
oramai
perdute
per
sempre
.
In
mezzo
a
questa
folla
di
accattoni
e
di
poveri
vergognosi
passavano
di
tanto
in
tanto
alcune
carrozze
signorili
con
dentro
o
qualche
volpe
,
o
qualche
gazza
ladra
o
qualche
uccellaccio
di
rapina
.
-
E
il
Campo
dei
miracoli
dov
'
è
?
-
domandò
Pinocchio
.
-
è
qui
a
due
passi
.
Detto
fatto
traversarono
la
città
e
,
usciti
fuori
dalle
mura
,
si
fermarono
in
un
campo
solitario
che
,
su
per
giù
,
somigliava
a
tutti
gli
altri
campi
.
-
Eccoci
giunti
,
-
disse
la
Volpe
al
burattino
.
-
Ora
chinati
giù
a
terra
,
scava
con
le
mani
una
piccola
buca
nel
campo
e
mettici
dentro
le
monete
d
'
oro
.
Pinocchio
ubbidì
.
Scavò
la
buca
,
ci
pose
le
quattro
monete
d
'
oro
che
gli
erano
rimaste
:
e
dopo
ricoprì
la
buca
con
un
po
'
di
terra
.
-
Ora
poi
,
-
disse
la
Volpe
,
-
vai
alla
gora
qui
vicina
,
prendi
una
secchia
d
'
acqua
e
annaffia
il
terreno
dove
hai
seminato
.
Pinocchio
andò
alla
gora
,
e
perché
non
aveva
lì
per
lì
una
secchia
,
si
levò
di
piedi
una
ciabatta
e
,
riempitala
d
'
acqua
,
annaffiò
la
terra
che
copriva
la
buca
.
Poi
domandò
:
-
C
'
è
altro
da
fare
?
-
Nient
'
altro
,
-
rispose
la
Volpe
.
-
Ora
possiamo
andar
via
.
Tu
poi
ritorna
qui
fra
una
ventina
di
minuti
e
troverai
l
'
arboscello
già
spuntato
dal
suolo
e
coi
rami
tutti
carichi
di
monete
.
Il
povero
burattino
,
fuori
di
sé
dalla
contentezza
,
ringraziò
mille
volte
la
Volpe
e
il
Gatto
,
e
promise
loro
un
bellissimo
regalo
.
-
Noi
non
vogliamo
regali
,
-
risposero
quei
due
malanni
.
-
A
noi
ci
basta
di
averti
insegnato
il
modo
di
arricchire
senza
durar
fatica
,
e
siamo
contenti
come
pasque
.
Ciò
detto
salutarono
Pinocchio
,
e
augurandogli
una
buona
raccolta
,
se
ne
andarono
per
i
fatti
loro
.
Pinocchio
è
derubato
delle
sue
monete
d
'
oro
e
,
per
gastigo
,
si
busca
quattro
mesi
di
prigione
.
Il
burattino
,
ritornato
in
città
,
cominciò
a
contare
i
minuti
a
uno
a
uno
;
e
,
quando
gli
parve
che
fosse
l
'
ora
,
riprese
subito
la
strada
che
menava
al
Campo
dei
miracoli
.
E
mentre
camminava
con
passo
frettoloso
,
il
cuore
gli
batteva
forte
e
gli
faceva
tic
,
tac
,
tic
,
tac
,
come
un
orologio
da
sala
,
quando
corre
davvero
.
E
intanto
pensava
dentro
di
sé
:
-
E
se
invece
di
mille
monete
,
ne
trovassi
su
i
rami
dell
'
albero
duemila
?
...
E
se
invece
di
duemila
,
ne
trovassi
cinquemila
?
...
E
se
invece
di
cinquemila
ne
trovassi
centomila
?
Oh
che
bel
signore
,
allora
,
che
diventerei
!
...
Vorrei
avere
un
bel
palazzo
,
mille
cavallini
di
legno
e
mille
scuderie
,
per
potermi
baloccare
,
una
cantina
di
rosoli
e
di
alchermes
,
e
una
libreria
tutta
piena
di
canditi
,
di
torte
,
di
panettoni
,
di
mandorlati
e
di
cialdoni
colla
panna
.
Così
fantasticando
,
giunse
in
vicinanza
del
campo
,
e
lì
si
fermò
a
guardare
se
per
caso
avesse
potuto
scorgere
qualche
albero
coi
rami
carichi
di
monete
:
ma
non
vide
nulla
.
Fece
altri
cento
passi
in
avanti
,
e
nulla
:
entrò
sul
campo
...
andò
proprio
su
quella
piccola
buca
,
dove
aveva
sotterrato
i
suoi
zecchini
,
e
nulla
.
Allora
diventò
pensieroso
e
,
dimenticando
le
regole
del
Galateo
e
della
buona
creanza
,
tirò
fuori
una
mano
di
tasca
e
si
dette
una
lunghissima
grattatina
di
capo
.
In
quel
mentre
sentì
fischiare
negli
orecchi
una
gran
risata
:
e
voltatosi
in
su
,
vide
sopra
un
albero
un
grosso
pappagallo
che
si
spollinava
le
poche
penne
che
aveva
addosso
.
-
Perché
ridi
?
-
gli
domandò
Pinocchio
con
voce
di
bizza
.
-
Rido
,
perché
nello
spollinarmi
mi
son
fatto
il
solletico
sotto
le
ali
.
Il
burattino
non
rispose
.
Andò
alla
gora
e
riempita
d
'
acqua
la
solita
ciabatta
,
si
pose
nuovamente
ad
annaffiare
la
terra
che
ricuopriva
le
monete
d
'
oro
.
Quand
'
ecco
che
un
'
altra
risata
,
anche
più
impertinente
della
prima
,
si
fece
sentire
nella
solitudine
silenziosa
di
quel
campo
.
-
Insomma
,
-
gridò
Pinocchio
,
arrabbiandosi
,
-
si
può
sapere
,
Pappagallo
mal
educato
,
di
che
cosa
ridi
?
-
Rido
di
quei
barbagianni
,
che
credono
a
tutte
le
scioccherie
e
che
si
lasciano
trappolare
da
chi
è
più
furbo
di
loro
.
-
Parli
forse
di
me
?
-
Sì
,
parlo
di
te
,
povero
Pinocchio
,
di
te
che
sei
così
dolce
di
sale
,
da
credere
che
i
denari
si
possano
seminare
e
raccogliere
nei
campi
,
come
si
seminano
i
fagioli
e
le
zucche
.
Anch
'
io
l
'
ho
creduto
una
volta
,
e
oggi
ne
porto
le
pene
.
Oggi
(
ma
troppo
tardi
!
)
mi
son
dovuto
persuadere
che
per
mettere
insieme
onestamente
pochi
soldi
,
bisogna
saperseli
guadagnare
o
col
lavoro
delle
proprie
mani
o
coll
'
ingegno
della
propria
testa
.
-
Non
ti
capisco
,
-
disse
il
burattino
,
che
già
cominciava
a
tremare
dalla
paura
.
-
Pazienza
!
Mi
spiegherò
meglio
,
-
soggiunse
il
Pappagallo
.
-
Sappi
dunque
che
,
mentre
tu
eri
in
città
,
la
Volpe
e
il
Gatto
sono
tornati
in
questo
campo
:
hanno
preso
le
monete
d
'
oro
sotterrate
,
e
poi
sono
fuggiti
come
il
vento
.
E
ora
chi
li
raggiunge
,
è
bravo
!
Pinocchio
restò
a
bocca
aperta
,
e
non
volendo
credere
alle
parole
del
Pappagallo
,
cominciò
colle
mani
e
colle
unghie
a
scavare
il
terreno
che
aveva
annaffiato
.
E
scava
,
scava
,
scava
,
fece
una
buca
così
profonda
,
che
ci
sarebbe
entrato
per
ritto
un
pagliaio
:
ma
le
monete
non
ci
erano
più
.
Allora
,
preso
dalla
disperazione
,
tornò
di
corsa
in
città
e
andò
difilato
in
tribunale
,
per
denunziare
al
giudice
i
due
malandrini
,
che
lo
avevano
derubato
.
Il
giudice
era
uno
scimmione
della
razza
dei
Gorilla
:
un
vecchio
scimmione
rispettabile
per
la
sua
grave
età
,
per
la
sua
barba
bianca
e
specialmente
per
i
suoi
occhiali
d
'
oro
,
senza
vetri
,
che
era
costretto
a
portare
continuamente
,
a
motivo
di
una
flussione
d
'
occhi
,
che
lo
tormentava
da
parecchi
anni
.
Pinocchio
,
alla
presenza
del
giudice
,
raccontò
per
filo
e
per
segno
l
'
iniqua
frode
,
di
cui
era
stato
vittima
;
dette
il
nome
,
il
cognome
e
i
connotati
dei
malandrini
,
e
finì
col
chiedere
giustizia
.
Il
giudice
lo
ascoltò
con
molta
benignità
:
prese
vivissima
arte
al
racconto
:
s
'
intenerì
,
si
commosse
:
e
quando
il
burattino
non
ebbe
più
nulla
da
dire
,
allungò
la
mano
e
suonò
il
campanello
.
A
quella
scampanellata
comparvero
subito
due
can
mastini
vestiti
da
giandarmi
.
Allora
il
giudice
,
accennando
Pinocchio
ai
giandarmi
,
disse
loro
:
-
Quel
povero
diavolo
è
stato
derubato
di
quattro
monete
d
'
oro
:
pigliatelo
dunque
e
mettetelo
subito
in
prigione
.
Il
burattino
,
sentendosi
dare
questa
sentenza
fra
capo
e
collo
,
rimase
di
princisbecco
e
voleva
protestare
:
ma
i
giandarmi
,
a
scanso
di
perditempi
inutili
,
gli
tapparono
la
bocca
e
lo
condussero
in
gattabuia
.
E
lì
v
'
ebbe
a
rimanere
quattro
mesi
:
quattro
lunghissimi
mesi
:
e
vi
sarebbe
rimasto
anche
di
più
,
se
non
si
fosse
dato
un
caso
fortunatissimo
.
Perché
bisogna
sapere
che
il
giovane
Imperatore
che
regnava
nella
città
di
Acchiappa
-
citrulli
,
avendo
riportato
una
gran
vittoria
contro
i
suoi
nemici
,
ordinò
grandi
feste
pubbliche
,
luminarie
,
fuochi
artificiali
,
corse
di
barberi
e
velocipedi
,
e
in
segno
di
maggiore
esultanza
,
volle
che
fossero
aperte
le
carceri
e
mandati
fuori
tutti
i
malandrini
.
-
Se
escono
di
prigione
gli
altri
,
voglio
uscire
anch
'
io
,
-
disse
Pinocchio
al
carceriere
.
-
Voi
no
,
-
rispose
il
carceriere
,
-
perché
voi
non
siete
del
bel
numero
...
-
Domando
scusa
,
-
replicò
Pinocchio
,
-
sono
un
malandrino
anch
'
io
.
-
In
questo
caso
avete
mille
ragioni
,
-
disse
il
carceriere
;
e
levandosi
il
berretto
rispettosamente
e
salutandolo
,
gli
aprì
le
porte
della
prigione
e
lo
lasciò
scappare
.
Liberato
dalla
prigione
,
si
avvia
per
tornare
a
casa
della
Fata
;
ma
lungo
la
strada
trova
un
serpente
orribile
,
e
poi
rimane
preso
alla
tagliuola
.
Figuratevi
l
'
allegrezza
di
Pinocchio
,
quando
si
sentì
libero
.
Senza
stare
a
dire
che
è
e
che
non
è
,
uscì
subito
fuori
della
città
e
riprese
la
strada
che
doveva
ricondurlo
alla
Casina
della
Fata
.
A
motivo
del
tempo
piovigginoso
,
la
strada
era
diventata
tutta
un
pantano
e
ci
si
andava
fino
a
mezza
gamba
.
Ma
il
burattino
non
se
ne
dava
per
inteso
.
Tormentato
dalla
passione
di
rivedere
il
suo
babbo
e
la
sua
sorellina
dai
capelli
turchini
,
correva
a
salti
come
un
cane
levriero
,
e
nel
correre
le
pillacchere
gli
schizzavano
fin
sopra
il
berretto
.
Intanto
andava
dicendo
fra
sé
e
sé
:
-
Quante
disgrazie
mi
sono
accadute
...
E
me
le
merito
!
perché
io
sono
un
burattino
testardo
e
piccoso
...
e
voglio
far
sempre
tutte
le
cose
a
modo
mio
,
senza
dar
retta
a
quelli
che
mi
voglion
bene
e
che
hanno
mille
volte
più
giudizio
di
me
!
...
Ma
da
questa
volta
in
là
,
faccio
proponimento
di
cambiar
vita
e
di
diventare
un
ragazzo
ammodo
e
ubbidiente
...
Tanto
ormai
ho
bell
'
e
visto
che
i
ragazzi
,
a
essere
disubbidienti
,
ci
scapitano
sempre
e
non
ne
infilano
mai
una
per
il
sù
verso
.
E
il
mio
babbo
mi
avrà
aspettato
?
...
Ce
lo
troverò
a
casa
della
Fata
?
è
tanto
tempo
,
pover
'
uomo
,
che
non
lo
vedo
più
,
che
mi
struggo
di
fargli
mille
carezze
e
di
finirlo
dai
baci
!
E
la
Fata
mi
perdonerà
la
brutta
azione
che
le
ho
fatto
?
...
E
pensare
che
ho
ricevuto
da
lei
tante
attenzioni
e
tante
cure
amorose
...
e
pensare
che
se
oggi
son
sempre
vivo
,
lo
debbo
a
lei
!
Ma
si
può
dare
un
ragazzo
più
ingrato
e
più
senza
cuore
di
me
?
...
Nel
tempo
che
diceva
così
,
si
fermò
tutt
'
a
un
tratto
spaventato
e
fece
quattro
passi
indietro
.
Che
cosa
aveva
veduto
?
...
Aveva
veduto
un
grosso
Serpente
,
disteso
attraverso
alla
strada
,
che
aveva
la
pelle
verde
,
gli
occhi
di
fuoco
e
la
coda
appuntuta
,
che
gli
fumava
come
una
cappa
di
camino
.
Impossibile
immaginarsi
la
paura
del
burattino
:
il
quale
,
allontanatosi
più
di
mezzo
chilometro
,
si
mise
a
sedere
sopra
un
monticello
di
sassi
,
aspettando
che
il
Serpente
se
ne
andasse
una
buona
volta
per
i
fatti
suoi
e
lasciasse
libero
il
passo
della
strada
.
Aspettò
un
'
ora
;
due
ore
;
tre
ore
;
ma
il
Serpente
era
sempre
là
,
e
,
anche
di
lontano
,
si
vedeva
il
rosseggiare
dè
suoi
occhi
di
fuoco
e
la
colonna
di
fumo
che
gli
usciva
dalla
punta
della
coda
.
Allora
Pinocchio
,
figurandosi
di
aver
coraggio
,
si
avvicinò
a
pochi
passi
di
distanza
,
e
facendo
una
vocina
dolce
,
insinuante
e
sottile
,
disse
al
Serpente
:
-
Scusi
,
signor
Serpente
,
che
mi
farebbe
il
piacere
di
tirarsi
un
pochino
da
una
parte
,
tanto
da
lasciarmi
passare
?
Fu
lo
stesso
che
dire
al
muro
.
Nessuno
si
mosse
.
Allora
riprese
colla
solita
vocina
:
-
Deve
sapere
,
signor
Serpente
,
che
io
vado
a
casa
,
dove
c
'
è
il
mio
babbo
che
mi
aspetta
e
che
è
tanto
tempo
che
non
lo
vedo
più
!
...
Si
contenta
dunque
che
io
seguiti
per
la
mia
strada
?
Aspettò
un
segno
di
risposta
a
quella
dimanda
:
ma
la
risposta
non
venne
:
anzi
il
Serpente
,
che
fin
allora
pareva
arzillo
e
pieno
di
vita
,
diventò
immobile
e
quasi
irrigidito
.
Gli
occhi
gli
si
chiusero
e
la
coda
gli
smesse
di
fumare
.
-
Che
sia
morto
davvero
?
...
-
disse
Pinocchio
,
dandosi
una
fregatina
di
mani
dalla
gran
contentezza
:
e
senza
mettere
tempo
in
mezzo
,
fece
l
'
atto
di
scavalcarlo
,
per
passare
dall
'
altra
parte
della
strada
.
Ma
non
aveva
ancora
finito
di
alzare
la
gamba
,
che
il
Serpente
si
rizzò
all
'
improvviso
,
come
una
molla
scattata
:
e
il
burattino
,
nel
tirarsi
indietro
,
spaventato
,
inciampò
e
cadde
per
terra
.
E
per
l
'
appunto
cadde
così
male
,
che
restò
col
capo
conficcato
nel
fango
della
strada
e
con
le
gambe
ritte
su
in
aria
.
Alla
vista
di
quel
burattino
,
che
sgambettava
a
capofitto
con
una
velocità
incredibile
il
Serpente
fu
preso
da
una
tal
convulsione
di
risa
,
che
ridi
,
ridi
,
ridi
,
alla
fine
,
dallo
sforzo
del
troppo
ridere
,
gli
si
strappò
una
vena
sul
petto
:
e
quella
volta
morì
davvero
.
Allora
Pinocchio
ricominciò
a
correre
per
arrivare
a
casa
della
Fata
prima
che
si
facesse
buio
.
Ma
lungo
la
strada
non
potendo
più
reggere
ai
morsi
terribili
della
fame
,
saltò
in
un
campo
coll
'
intenzione
di
cogliere
poche
ciocche
d
'
uva
moscadella
.
Non
l
'
avesse
mai
fatto
!
Appena
giunto
sotto
la
vite
,
crac
...
sentì
stringersi
le
gambe
da
due
ferri
taglienti
,
che
gli
fecero
vedere
quante
stelle
c
'
erano
in
cielo
.
Il
povero
burattino
era
rimasto
preso
da
una
tagliuola
appostata
là
da
alcuni
contadini
per
beccarvi
alcune
grosse
faine
,
che
erano
il
flagello
di
tutti
i
pollai
del
vicinato
.
Pinocchio
è
preso
da
un
contadino
,
il
quale
lo
costringe
a
far
da
can
da
guardia
a
un
pollaio
.
Pinocchio
,
come
potete
figurarvelo
,
si
dette
a
piangere
,
a
strillare
,
a
raccomandarsi
:
ma
erano
pianti
e
grida
inutili
,
perché
lì
all
'
intorno
non
si
vedevano
case
,
e
dalla
strada
non
passava
anima
viva
.
Intanto
si
fece
notte
.
Un
po
'
per
lo
spasimo
della
tagliuola
,
che
gli
segava
gli
stinchi
,
e
un
po
'
per
la
paura
di
trovarsi
solo
e
al
buio
in
mezzo
a
quei
campi
,
il
burattino
principiava
quasi
a
svenirsi
;
quando
a
un
tratto
vedendosi
passare
una
Lucciola
di
sul
capo
,
la
chiamò
e
le
disse
:
-
O
Lucciolina
,
mi
faresti
la
carità
di
liberarmi
da
questo
supplizio
?
...
-
Povero
figliuolo
!
-
replicò
la
Lucciola
,
fermandosi
impietosita
a
guardarlo
.
-
Come
mai
sei
rimasto
colle
gambe
attanagliate
fra
codesti
ferri
arrotati
?
-
Sono
entrato
nel
campo
per
cogliere
due
grappoli
di
quest
'
uva
moscadella
,
e
...
-
Ma
l
'
uva
era
tua
?
-
No
...
-
E
allora
chi
t
'
ha
insegnato
a
portar
via
la
roba
degli
altri
?
...
-
Avevo
fame
...
-
La
fame
,
ragazzo
mio
,
non
è
una
buona
ragione
per
potere
appropriarsi
la
roba
che
non
è
nostra
...
-
è
vero
,
è
vero
!
-
gridò
Pinocchio
piangendo
,
-
ma
un
'
altra
volta
non
lo
farò
più
.
A
questo
punto
il
dialogo
fu
interrotto
da
un
piccolissimo
rumore
di
passi
,
che
si
avvicinavano
.
Era
il
padrone
del
campo
che
veniva
in
punta
di
piedi
a
vedere
se
qualcuna
di
quelle
faine
,
che
mangiavano
di
nottetempo
i
polli
,
fosse
rimasta
al
trabocchetto
della
tagliuola
.
E
la
sua
maraviglia
fu
grandissima
quando
,
tirata
fuori
la
lanterna
di
sotto
il
pastrano
,
s
'
accorse
che
,
invece
di
una
faina
,
c
'
era
rimasto
preso
un
ragazzo
.
-
Ah
,
ladracchiolo
!
-
disse
il
contadino
incollerito
,
-
dunque
sei
tu
che
mi
porti
via
le
galline
?
-
Io
no
,
io
no
!
-
gridò
Pinocchio
,
singhiozzando
.
-
Io
sono
entrato
nel
campo
per
prendere
soltanto
due
grappoli
d
'
uva
!
...
-
Chi
ruba
l
'
uva
è
capacissimo
di
rubare
anche
i
polli
.
Lascia
fare
a
me
,
che
ti
darò
una
lezione
da
ricordartene
per
un
pezzo
.
E
aperta
la
tagliuola
,
afferrò
il
burattino
per
la
collottola
e
lo
portò
di
peso
fino
a
casa
,
come
si
porterebbe
un
agnellino
di
latte
.
Arrivato
che
fu
sull
'
aia
dinanzi
alla
casa
,
lo
scaraventò
in
terra
:
e
tenendogli
un
piede
sul
collo
,
gli
disse
:
-
Oramai
è
tardi
e
voglio
andare
a
letto
.
I
nostri
conti
li
aggiusteremo
domani
.
Intanto
,
siccome
oggi
mi
è
morto
il
cane
che
mi
faceva
la
guardia
di
notte
,
tu
prenderai
subito
il
suo
posto
.
Tu
mi
farai
da
cane
di
guardia
.
Detto
fatto
,
gl
'
infilò
al
collo
un
grosso
collare
tutto
coperto
di
spunzoni
di
ottone
,
e
glielo
strinse
in
modo
da
non
poterselo
levare
passandoci
la
testa
dentro
.
Al
collare
c
'
era
attaccata
una
lunga
catenella
di
ferro
:
e
la
catenella
era
fissata
nel
muro
.
-
Se
questa
notte
,
-
disse
il
contadino
,
-
cominciasse
a
piovere
,
tu
puoi
andare
a
cuccia
in
quel
casotto
di
legno
,
dove
c
'
è
sempre
la
paglia
che
ha
servito
di
letto
per
quattr
'
anni
al
mio
povero
cane
.
E
se
per
disgrazia
venissero
i
ladri
,
ricordati
di
stare
a
orecchi
ritti
e
di
abbaiare
.
Dopo
quest
'
ultimo
avvertimento
,
il
contadino
entrò
in
casa
chiudendo
la
porta
con
tanto
di
catenaccio
:
e
il
povero
Pinocchio
rimase
accovacciato
sull
'
aia
,
più
morto
che
vivo
,
a
motivo
del
freddo
,
della
fame
e
della
paura
.
E
di
tanto
in
tanto
,
cacciandosi
rabbiosamente
le
mani
dentro
al
collare
,
che
gli
serrava
la
gola
,
diceva
piangendo
:
-
Mi
sta
bene
!
...
Pur
troppo
mi
sta
bene
!
Ho
voluto
fare
lo
svogliato
,
il
vagabondo
...
ho
voluto
dar
retta
ai
cattivi
compagni
,
e
per
questo
la
sfortuna
mi
perseguita
sempre
.
Se
fossi
stato
un
ragazzino
per
bene
,
come
ce
n
'
è
tanti
,
se
avessi
avuto
voglia
di
studiare
e
di
lavorare
,
se
fossi
rimasto
in
casa
col
mio
povero
babbo
,
a
quest
'
ora
non
mi
troverei
qui
,
in
mezzo
ai
campi
,
a
fare
il
cane
di
guardia
alla
casa
d
'
un
contadino
.
Oh
,
se
potessi
rinascere
un
'
altra
volta
!
...
Ma
oramai
è
tardi
,
e
ci
vuol
pazienza
!
Fatto
questo
piccolo
sfogo
,
che
gli
venne
proprio
dal
cuore
,
entrò
dentro
il
casotto
e
si
addormentò
.
Pinocchio
scuopre
i
ladri
e
,
in
ricompensa
di
essere
stato
fedele
,
vien
posto
in
libertà
.
Ed
era
già
più
di
due
ore
che
dormiva
saporitamente
;
quando
verso
la
mezzanotte
fu
svegliato
da
un
bisbiglio
e
da
un
pissi
-
pissi
di
vocine
strane
,
che
gli
parve
di
sentire
nell
'
aia
.
Messa
fuori
la
punta
del
naso
dalla
buca
del
casotto
,
vide
riunite
a
consiglio
quattro
bestiuole
di
pelame
scuro
,
che
parevano
gatti
.
Ma
non
erano
gatti
:
erano
faine
,
animaletti
carnivori
,
ghiottissimi
specialmente
di
uova
e
di
pollastrine
giovani
.
Una
di
queste
faine
,
staccandosi
dalle
sue
compagne
,
andò
alla
buca
del
casotto
e
disse
sottovoce
:
-
Buona
sera
,
Melampo
.
-
Io
non
mi
chiamo
Melampo
,
-
rispose
il
burattino
.
-
O
dunque
chi
sei
?
-
Io
sono
Pinocchio
.
-
E
che
cosa
fai
costì
?
-
Faccio
il
cane
di
guardia
.
-
O
Melampo
dov
'
è
?
dov
'
è
il
vecchio
cane
,
che
stava
in
questo
casotto
?
-
è
morto
questa
mattina
.
-
Morto
?
Povera
bestia
!
Era
tanto
buono
!
...
Ma
giudicandoti
alla
fisonomia
,
anche
te
mi
sembri
un
cane
di
garbo
.
-
Domando
scusa
,
io
non
sono
un
cane
!
...
-
O
chi
sei
?
-
Io
sono
un
burattino
.
-
E
fai
da
cane
di
guardia
?
-
Purtroppo
:
per
mia
punizione
!
...
-
Ebbene
,
io
ti
propongo
gli
stessi
patti
,
che
avevo
col
defunto
Melampo
:
e
sarai
contento
.
-
E
questi
patti
sarebbero
?
-
Noi
verremo
una
volta
la
settimana
,
come
per
il
passato
,
a
visitare
di
notte
questo
pollaio
,
e
porteremo
via
otto
galline
.
Di
queste
galline
,
sette
le
mangeremo
noi
,
e
una
la
daremo
a
te
,
a
condizione
,
s
'
intende
bene
,
che
tu
faccia
finta
di
dormire
e
non
ti
venga
mai
l
'
estro
di
abbaiare
e
di
svegliare
il
contadino
.
-
E
Melampo
faceva
proprio
così
?
-
domandò
Pinocchio
.
-
Faceva
così
,
e
fra
noi
e
lui
siamo
andati
sempre
d
'
accordo
.
Dormi
dunque
tranquillamente
,
e
stai
sicuro
che
prima
di
partire
di
qui
,
ti
lasceremo
sul
casotto
una
gallina
bell
'
e
pelata
,
per
la
colazione
di
domani
.
Ci
siamo
intesi
bene
?
-
Anche
troppo
bene
!
...
-
rispose
Pinocchio
:
e
tentennò
il
capo
in
un
certo
modo
minaccioso
,
come
se
avesse
voluto
dire
:
"
Fra
poco
ci
riparleremo
!
"
.
Quando
le
quattro
faine
si
credettero
sicure
del
fatto
loro
,
andarono
difilato
al
pollaio
,
che
rimaneva
appunto
vicinissimo
al
casotto
del
cane
,
e
aperta
a
furia
di
denti
e
di
unghioli
la
porticina
di
legno
,
che
ne
chiudeva
l
'
entratina
,
vi
sgusciarono
dentro
,
una
dopo
l
'
altra
.
Ma
non
erano
ancora
finite
d
'
entrare
,
che
sentirono
la
porticina
richiudersi
con
grandissima
violenza
.
Quello
che
l
'
aveva
richiusa
era
Pinocchio
;
il
quale
,
non
contento
di
averla
richiusa
,
vi
posò
davanti
per
maggior
sicurezza
una
grossa
pietra
,
a
guisa
di
puntello
.
E
poi
cominciò
ad
abbaiare
:
e
,
abbaiando
proprio
come
se
fosse
un
cane
di
guardia
,
faceva
colla
voce
bu
-
bu
-
bu
-
bu
.
A
quell
'
abbaiata
,
il
contadino
saltò
dal
letto
e
,
preso
ii
fucile
e
affacciatosi
alla
finestra
,
domandò
:
-
Che
c
'
è
di
nuovo
?
-
Ci
sono
i
ladri
!
-
rispose
Pinocchio
.
-
Dove
sono
?
-
Nel
pollaio
.
-
Ora
scendo
subito
.
E
infatti
,
in
men
che
non
si
dice
amen
,
il
contadino
scese
:
entrò
di
corsa
nel
pollaio
e
,
dopo
avere
acchiappate
e
rinchiuse
in
un
sacco
le
quattro
faine
,
disse
loro
con
accento
di
vera
contentezza
:
-
Alla
fine
siete
cascate
nelle
mie
mani
!
Potrei
punirvi
,
ma
sì
vil
non
sono
!
Mi
contenterò
,
invece
,
di
portarvi
domani
all
'
oste
del
vicino
paese
,
il
quale
vi
spellerà
e
vi
cucinerà
a
uso
lepre
dolce
e
forte
.
E
'
un
onore
che
non
vi
meritate
,
ma
gli
uomini
generosi
come
me
non
badano
a
queste
piccolezze
!
...
Quindi
,
avvicinatosi
a
Pinocchio
,
cominciò
a
fargli
molte
carezze
,
e
,
fra
le
altre
cose
,
gli
domandò
:
-
Com
'
hai
fatto
a
scuoprire
il
complotto
di
queste
quattro
ladroncelle
?
E
dire
che
Melampo
,
il
mio
fido
Melampo
,
non
s
'
era
mai
accorto
di
nulla
...
Il
burattino
,
allora
,
avrebbe
potuto
raccontare
quel
che
sapeva
:
avrebbe
potuto
,
cioè
,
raccontare
i
patti
vergognosi
che
passavano
fra
il
cane
e
le
faine
:
ma
ricordatosi
che
il
cane
era
morto
,
pensò
subito
dentro
di
sé
:
-
A
che
serve
accusare
i
morti
?
...
I
morti
son
morti
,
e
la
miglior
cosa
che
si
possa
fare
è
quella
di
lasciarli
in
pace
!
...
-
All
'
arrivo
delle
faine
sull
'
aia
,
eri
sveglio
o
dormivi
?
-
continuò
a
chiedergli
il
contadino
.
-
Dormivo
,
-
rispose
Pinocchio
,
-
ma
le
faine
mi
hanno
svegliato
coi
loro
chiacchiericci
,
e
una
è
venuta
fin
qui
al
casotto
per
dirmi
:
"
Se
prometti
di
non
abbaiare
e
di
non
svegliare
il
padrone
,
noi
ti
regaleremo
una
pollastra
bell
'
e
pelata
!..."
.
Capite
,
eh
?
Avere
la
sfacciataggine
di
fare
a
me
una
simile
proposta
!
Perché
bisogna
sapere
che
io
sono
un
burattino
,
che
avrò
tutti
i
difetti
di
questo
mondo
:
ma
non
avrò
mai
quello
di
star
di
balla
e
di
reggere
il
sacco
alla
gente
disonesta
!
-
Bravo
ragazzo
!
-
gridò
il
contadino
,
battendogli
sur
una
spalla
.
-
Cotesti
sentimenti
ti
fanno
onore
:
e
per
provarti
la
mia
grande
soddisfazione
,
ti
lascio
libero
fin
d
'
ora
di
tornare
a
casa
.
E
gli
levò
il
collare
da
cane
.
Pinocchio
piange
la
morte
della
bella
Bambina
dai
capelli
turchini
:
poi
trova
un
Colombo
che
lo
porta
sulla
riva
del
mare
,
e
lì
si
getta
nell
'
acqua
per
andare
in
aiuto
del
suo
babbo
Geppetto
.
Appena
Pinocchio
non
sentì
più
il
peso
durissimo
e
umiliante
di
quel
collare
intorno
al
collo
,
si
pose
a
scappare
attraverso
i
campi
,
e
non
si
fermò
un
solo
minuto
,
finché
non
ebbe
raggiunta
la
strada
maestra
,
che
doveva
ricondurlo
alla
Casina
della
Fata
.
Arrivato
sulla
strada
maestra
,
si
voltò
in
giù
a
guardare
nella
sottoposta
pianura
,
e
vide
benissimo
a
occhio
nudo
il
bosco
,
dove
disgraziatamente
aveva
incontrato
la
Volpe
e
il
Gatto
:
vide
,
fra
mezzo
agli
alberi
,
inalzarsi
la
cima
di
quella
Quercia
grande
,
alla
quale
era
stato
appeso
ciondoloni
per
il
collo
:
ma
guarda
di
qua
,
guarda
di
là
,
non
gli
fu
possibile
di
vedere
la
piccola
casa
della
bella
Bambina
dai
capelli
turchini
.
Allora
ebbe
una
specie
di
tristo
presentimento
e
datosi
a
correre
con
quanta
forza
gli
rimaneva
nelle
gambe
,
si
trovò
in
pochi
minuti
sul
prato
,
dove
sorgeva
una
volta
la
Casina
bianca
.
Ma
la
Casina
bianca
non
c
'
era
più
.
C
'
era
,
invece
,
una
piccola
pietra
di
marmo
sulla
quale
si
leggevano
in
carattere
stampatello
queste
dolorose
parole
:
QUI
GIACE
LA
BAMBINA
DAI
CAPELLI
TURCHINI
MORTA
DI
DOLORE
PER
ESSERE
STATA
ABBANDONATA
DAL
SUO
FRATELLINO
PINOCCHIO
Come
rimanesse
il
burattino
,
quand
'
ebbe
compitate
alla
peggio
quelle
parole
,
lo
lascio
pensare
a
voi
.
Cadde
bocconi
a
terra
e
coprendo
di
mille
baci
quel
marmo
mortuario
,
dette
in
un
grande
scoppio
di
pianto
.
Pianse
tutta
la
notte
,
e
la
mattina
dopo
,
sul
far
del
giorno
,
piangeva
sempre
,
sebbene
negli
occhi
non
avesse
più
lacrime
:
e
le
sue
grida
e
i
suoi
lamenti
erano
così
strazianti
e
acuti
,
che
tutte
le
colline
all
'
intorno
ne
ripetevano
l
'
eco
.
E
piangendo
diceva
:
-
O
Fatina
mia
,
perché
sei
morta
?
...
perché
,
invece
di
te
,
non
sono
morto
io
,
che
sono
tanto
cattivo
,
mentre
tu
eri
tanto
buona
?
...
E
il
mio
babbo
,
dove
sarà
?
O
Fatina
mia
,
dimmi
dove
posso
trovarlo
,
che
voglio
stare
sempre
con
lui
,
e
non
lasciarlo
più
!
più
!
più
!
...
O
Fatina
mia
,
dimmi
che
non
è
vero
che
sei
morta
!
...
Se
davvero
mi
vuoi
bene
...
se
vuoi
bene
al
tuo
fratellino
,
rivivisci
...
ritorna
viva
come
prima
!
...
Non
ti
dispiace
a
vedermi
solo
e
abbandonato
da
tutti
?
Se
arrivano
gli
assassini
.
mi
attaccheranno
daccapo
al
ramo
dell
'
albero
...
e
allora
morirò
per
sempre
.
Che
vuoi
che
faccia
qui
,
solo
in
questo
mondo
?
Ora
che
ho
perduto
te
e
il
mio
babbo
,
chi
mi
darà
da
mangiare
?
Dove
anderò
a
dormire
la
notte
?
Chi
mi
farà
la
giacchettina
nuova
?
Oh
!
sarebbe
meglio
,
cento
volte
meglio
,
che
morissi
anch
'
io
!
Sì
,
voglio
morire
!
...
ih
!
ih
!
ih
!
...
E
mentre
si
disperava
a
questo
modo
,
fece
l
'
atto
di
volersi
strappare
i
capelli
:
ma
i
suoi
capelli
,
essendo
di
legno
,
non
poté
nemmeno
levarsi
il
gusto
di
ficcarci
dentro
le
dita
.
Intanto
passò
su
per
aria
un
grosso
Colombo
,
il
quale
soffermatosi
,
a
ali
distese
,
gli
gridò
da
una
grande
altezza
:
-
Dimmi
,
bambino
,
che
cosa
fai
costaggiù
?
-
Non
lo
vedi
?
piango
!
-
disse
Pinocchio
alzando
il
capo
verso
quella
voce
e
strofinandosi
gli
occhi
colla
manica
della
giacchetta
.
-
Dimmi
,
-
soggiunse
allora
il
Colombo
-
non
conosci
per
caso
fra
i
tuoi
compagni
,
un
burattino
,
che
ha
nome
Pinocchio
?
-
Pinocchio
?
...
Hai
detto
Pinocchio
?
-
ripetè
il
burattino
saltando
subito
in
piedi
.
-
Pinocchio
sono
io
!
Il
Colombo
,
a
questa
risposta
,
si
calò
velocemente
e
venne
a
posarsi
a
terra
.
Era
più
grosso
di
un
tacchino
.
-
Conoscerai
dunque
anche
Geppetto
?
-
domandò
al
burattino
.
-
Se
lo
conosco
?
E
'
il
mio
povero
babbo
!
Ti
ha
forse
parlato
di
me
?
Mi
conduci
da
lui
?
Ma
è
sempre
vivo
?
Rispondimi
per
carità
:
è
sempre
vivo
?
-
L
'
ho
lasciato
tre
giorni
fa
sulla
spiaggia
del
mare
.
-
Che
cosa
faceva
?
-
Si
fabbricava
da
sé
una
piccola
barchetta
per
traversare
l
'
Oceano
.
Quel
pover
'
uomo
sono
più
di
quattro
mesi
che
gira
per
il
mondo
in
cerca
di
te
:
e
non
avendoti
potuto
trovare
,
ora
si
è
messo
in
capo
di
cercarti
nei
paesi
lontani
del
nuovo
mondo
.
-
Quanto
c
'
è
di
qui
alla
spiaggia
?
-
domandò
Pinocchio
con
ansia
affannosa
.
-
Più
di
mille
chilometri
.
-
Mille
chilometri
?
O
Colombo
mio
,
che
bella
cosa
potessi
avere
le
tue
ali
!
...
-
Se
vuoi
venire
,
ti
ci
porto
io
.
-
Come
?
-
A
cavallo
sulla
mia
groppa
.
Sei
peso
di
molto
?
...
-
Peso
?
tutt
'
altro
!
Son
leggiero
come
una
foglia
.
E
lì
,
senza
stare
a
dir
altro
,
Pinocchio
saltò
sulla
groppa
al
Colombo
e
messa
una
gamba
di
qua
e
l
'
altra
di
là
,
come
fanno
i
cavallerizzi
,
gridò
tutto
contento
:
-
Galoppa
,
galoppa
,
cavallino
,
ché
mi
preme
di
arrivar
presto
!
...
Il
Colombo
prese
l
'
aire
e
in
pochi
minuti
arrivò
col
volo
tanto
in
alto
,
che
toccava
quasi
le
nuvole
.
Giunto
a
quell
'
altezza
straordinaria
,
il
burattino
ebbe
la
curiosità
di
voltarsi
in
giù
a
guardare
:
e
fu
preso
da
tanta
paura
e
da
tali
giracapi
che
,
per
evitare
il
pericolo
di
venir
disotto
,
si
avviticchiò
colle
braccia
,
stretto
stretto
,
al
collo
della
sua
piumata
cavalcatura
.
Volarono
tutto
il
giorno
.
Sul
far
della
sera
,
il
Colombo
disse
:
-
Ho
una
gran
sete
!
-
E
io
una
gran
fame
!
-
soggiunse
Pinocchio
.
-
Fermiamoci
a
questa
colombaia
pochi
minuti
;
e
dopo
ci
rimetteremo
in
viaggio
,
per
essere
domattina
all
'
alba
sulla
spiaggia
del
mare
.
Entrarono
in
una
colombaia
deserta
,
dove
c
'
era
soltanto
una
catinella
piena
d
'
acqua
e
un
cestino
ricolmo
di
veccie
.
Il
burattino
,
in
tempo
di
vita
sua
,
non
aveva
mai
potuto
patire
le
veccie
:
a
sentir
lui
,
gli
facevano
nausea
,
gli
rivoltavano
lo
stomaco
:
ma
quella
sera
ne
mangiò
a
strippapelle
,
e
quando
l
'
ebbe
quasi
finite
,
si
voltò
al
Colombo
e
gli
disse
:
-
Non
avrei
mai
creduto
che
le
veccie
fossero
così
buone
!
-
Bisogna
persuadersi
,
ragazzo
mio
,
-
replicò
il
Colombo
,
-
che
quando
la
fame
dice
davvero
e
non
c
'
è
altro
da
mangiare
,
anche
le
veccie
diventano
squisite
!
La
fame
non
ha
capricci
né
ghiottonerie
!
Fatto
alla
svelta
un
piccolo
spuntino
,
si
riposero
in
viaggio
,
e
via
!
La
mattina
dopo
arrivarono
sulla
spiaggia
del
mare
.
Il
Colombo
posò
a
terra
Pinocchio
,
e
non
volendo
nemmeno
la
seccatura
di
sentirsi
ringraziare
per
aver
fatto
una
buona
azione
,
riprese
subito
il
volo
e
sparì
.
La
spiaggia
era
piena
di
gente
che
urlava
e
gesticolava
guardando
il
mare
.
-
Che
cos
'
è
accaduto
?
-
domandò
Pinocchio
a
una
vecchina
.
-
Gli
è
accaduto
che
un
povero
babbo
,
avendo
perduto
il
figliolo
,
gli
è
voluto
entrare
in
una
barchetta
per
andare
a
cercarlo
di
là
dal
mare
;
e
il
mare
oggi
è
molto
cattivo
e
la
barchetta
sta
per
andare
sott
'
acqua
...
-
Dov
'
è
la
barchetta
?
-
Eccola
laggiù
,
diritta
al
mio
dito
,
-
disse
la
vecchia
,
accennando
una
piccola
barca
che
,
veduta
in
quella
distanza
,
pareva
un
guscio
di
noce
con
dentro
un
omino
piccino
piccino
.
Pinocchio
appuntò
gli
occhi
da
quella
parte
,
e
dopo
aver
guardato
attentamente
,
cacciò
un
urlo
acutissimo
gridando
:
-
Gli
è
il
mì
babbo
!
gli
è
il
mì
babbo
!
Intanto
la
barchetta
,
sbattuta
dall
'
infuriare
dell
'
onde
,
ora
spariva
fra
i
grossi
cavalloni
,
ora
tornava
a
galleggiare
:
e
Pinocchio
ritto
sulla
punta
di
un
alto
scoglio
non
finiva
più
dal
chiamare
il
suo
babbo
per
nome
e
dal
fargli
molti
segnali
colle
mani
e
col
moccichino
da
naso
e
perfino
col
berretto
che
aveva
in
capo
.
E
parve
che
Geppetto
,
sebbene
fosse
molto
lontano
dalla
spiaggia
,
riconoscesse
il
figliuolo
,
perché
si
levò
il
berretto
anche
lui
e
lo
salutò
e
,
a
furia
di
gesti
,
gli
fece
capire
che
sarebbe
tornato
volentieri
indietro
,
ma
il
mare
era
tanto
grosso
,
che
gl
'
impediva
di
lavorare
col
remo
e
di
potersi
avvicinare
alla
terra
.
Tutt
'
a
un
tratto
,
venne
una
terribile
ondata
,
e
la
barca
sparì
.
Aspettarono
che
la
barca
tornasse
a
galla
:
ma
la
barca
non
si
vide
più
tornare
.
-
Pover
'
omo
!
-
dissero
allora
i
pescatori
,
che
erano
raccolti
sulla
spiaggia
:
e
brontolando
sottovoce
una
preghiera
si
mossero
per
tornarsene
alle
loro
case
.
Quand
'
ecco
che
udirono
un
urlo
disperato
,
e
,
voltandosi
indietro
,
videro
un
ragazzetto
che
,
di
vetta
a
uno
scoglio
,
si
gettava
in
mare
gridando
:
-
Voglio
salvare
il
mio
babbo
!
Pinocchio
,
essendo
tutto
di
legno
,
galleggiava
facilmente
e
nuotava
come
un
pesce
.
Ora
si
vedeva
sparire
sott
'
acqua
,
portato
dall
'
impeto
dei
flutti
,
ora
riappariva
fuori
con
una
gamba
o
con
un
braccio
,
a
grandissima
distanza
dalla
terra
.
Alla
fine
lo
persero
d
'
occhio
e
non
lo
videro
più
.
-
Povero
ragazzo
!
-
dissero
alIora
i
pescatori
,
che
erano
raccolti
sulla
spiaggia
:
e
brontolando
sottovoce
una
preghiera
tornarono
alle
loro
case
.
Pinocchio
arriva
all
'
isola
delle
Api
industriose
e
ritrova
la
Fata
.
Pinocchio
,
animato
dalla
speranza
di
arrivare
in
tempo
a
dare
aiuto
al
suo
povero
babbo
,
nuotò
tutta
quanta
la
notte
.
E
che
orribile
nottata
fu
quella
!
Diluviò
,
grandinò
,
tuonò
spaventosamente
,
e
con
certi
lampi
che
pareva
di
giorno
.
Sul
far
del
mattino
,
gli
riuscì
di
vedere
poco
distante
una
lunga
striscia
di
terra
.
Era
un
'
isola
in
mezzo
al
mare
.
Allora
fece
di
tutto
per
arrivare
a
quella
spiaggia
:
ma
inutilmente
.
Le
onde
,
rincorrendosi
e
accavallandosi
,
se
lo
abballottavano
fra
di
loro
,
come
se
fosse
stato
un
fuscello
o
un
filo
di
paglia
.
Alla
fine
,
e
per
sua
buona
fortuna
,
venne
un
'
ondata
tanto
prepotente
e
impetuosa
,
che
lo
scaraventò
di
peso
sulla
rena
del
lido
.
Il
colpo
fu
così
forte
che
,
battendo
in
terra
,
gli
crocchiarono
tutte
le
costole
e
tutte
le
congiunture
:
ma
si
consolò
subito
col
dire
:
-
Anche
per
questa
volta
l
'
ho
proprio
scampata
bella
!
Intanto
a
poco
a
poco
il
cielo
si
rasserenò
;
il
sole
apparve
fuori
in
tutto
il
suo
splendore
e
il
mare
diventò
tranquillissimo
e
buono
come
un
olio
.
Allora
il
burattino
distese
i
suoi
panni
al
sole
per
rasciugarli
e
si
pose
a
guardare
di
qua
e
di
là
se
per
caso
avesse
potuto
scorgere
su
quella
immensa
spianata
d
'
acqua
una
piccola
barchetta
con
un
omino
dentro
.
Ma
dopo
aver
guardato
ben
bene
,
non
vide
altro
dinanzi
a
sé
che
cielo
,
mare
e
qualche
vela
di
bastimento
,
ma
cosi
lontana
,
che
pareva
una
mosca
.
-
Sapessi
almeno
come
si
chiama
quest
'
isola
!
-
andava
dicendo
.
-
Sapessi
almeno
se
quest
'
isola
è
abitata
da
gente
di
garbo
,
voglio
dire
da
gente
che
non
abbia
il
vizio
di
attaccare
i
ragazzi
ai
rami
degli
alberi
;
ma
a
chi
mai
posso
domandarlo
?
A
chi
,
se
non
c
'
è
nessuno
?
...
Quest
'
idea
di
trovarsi
solo
,
solo
,
solo
in
mezzo
a
quel
gran
paese
disabitato
,
gli
messe
addosso
tanta
malinconia
,
che
stava
lì
lì
per
piangere
;
quando
tutt
'
a
un
tratto
vide
passare
,
a
poca
distanza
dalla
riva
,
un
grosso
pesce
,
che
se
ne
andava
tranquillamente
per
i
fatti
suoi
,
con
tutta
la
testa
fuori
dell
'
acqua
.
Non
sapendo
come
chiamarlo
per
nome
,
il
burattino
gli
gridò
a
voce
alta
,
per
farsi
sentire
:
-
Ehi
,
signor
pesce
,
che
mi
permetterebbe
una
parola
?
-
Anche
due
,
-
rispose
il
pesce
,
il
quale
era
un
Delfino
così
garbato
,
come
se
ne
trovano
pochi
in
tutti
i
mari
del
mondo
.
-
Mi
farebbe
il
piacere
di
dirmi
se
in
quest
'
isola
vi
sono
dei
paesi
dove
si
possa
mangiare
,
senza
pericolo
d
'
esser
mangiati
?
-
Ve
ne
sono
sicuro
,
-
rispose
il
Delfino
.
-
Anzi
,
ne
troverai
uno
poco
lontano
di
qui
.
-
E
che
strada
si
fa
per
andarvi
?
-
Devi
prendere
quella
viottola
là
,
a
mancina
,
e
camminare
sempre
diritto
al
naso
.
Non
puoi
sbagliare
.
-
Mi
dica
un
'
altra
cosa
.
Lei
che
passeggia
tutto
il
giorno
e
tutta
la
notte
per
il
mare
,
non
avrebbe
incontrato
per
caso
una
piccola
barchettina
con
dentro
il
mì
babbo
?
-
E
chi
è
il
tuo
babbo
?
-
Gli
è
il
babbo
più
buono
del
mondo
,
come
io
sono
il
figliuolo
più
cattivo
che
si
possa
dare
.
-
Colla
burrasca
che
ha
fatto
questa
notte
,
-
rispose
il
delfino
,
-
la
barchettina
sarà
andata
sott
'
acqua
.
-
E
il
mio
babbo
?
-
A
quest
'
ora
l
'
avrà
inghiottito
il
terribile
Pesce
-
cane
,
che
da
qualche
giorno
è
venuto
a
spargere
lo
sterminio
e
la
desolazione
nelle
nostre
acque
.
-
Che
è
grosso
di
molto
questo
Pesce
-
cane
?
-
domandò
Pinocchio
,
che
digià
cominciava
a
tremare
dalla
paura
.
-
Se
gli
è
grosso
!
...
-
replicò
il
Delfino
.
-
Perché
tu
possa
fartene
un
'
idea
,
ti
dirò
che
è
più
grosso
di
un
casamento
di
cinque
piani
,
ed
ha
una
boccaccia
così
larga
e
profonda
,
che
ci
passerebbe
comodamente
tutto
il
treno
della
strada
ferrata
colla
macchina
accesa
.
-
Mamma
mia
!
-
gridò
spaventato
il
burattino
:
e
rivestitosi
in
fretta
e
furia
,
si
voltò
al
delfino
e
gli
disse
:
-
Arrivedella
,
signor
pesce
:
scusi
tanto
l
'
incomodo
e
mille
grazie
della
sua
garbatezza
.
Detto
ciò
,
prese
subito
la
viottola
e
cominciò
a
camminare
di
un
passo
svelto
;
tanto
svelto
,
che
pareva
quasi
che
corresse
.
E
a
ogni
più
piccolo
rumore
che
sentiva
,
si
voltava
subito
a
guardare
indietro
,
per
la
paura
di
vedersi
inseguire
da
quel
terribile
pesce
-
cane
grosso
come
una
casa
di
cinque
piani
e
con
un
treno
della
strada
ferrata
in
bocca
.
Dopo
mezz
'
ora
di
strada
,
arrivò
a
un
piccolo
paese
detto
"
Il
paese
delle
Api
industriose
"
.
Le
strade
formicolavano
di
persone
che
correvano
di
qua
e
di
là
per
le
loro
faccende
:
tutti
lavoravano
,
tutti
avevano
qualche
cosa
da
fare
.
Non
si
trovava
un
ozioso
o
un
vagabondo
nemmeno
a
cercarlo
col
lumicino
.
-
Ho
capito
,
-
disse
subito
quello
svogliato
di
Pinocchio
,
-
questo
paese
non
è
fatto
per
me
!
Io
non
son
nato
per
lavorare
!
Intanto
la
fame
lo
tormentava
,
perché
erano
oramai
passate
ventiquattr
'
ore
che
non
aveva
mangiato
più
nulla
;
nemmeno
una
pietanza
di
veccie
.
Che
fare
?
Non
gli
restavano
che
due
modi
per
potersi
sdigiunare
:
o
chiedere
un
po
'
di
lavoro
,
o
chiedere
in
elemosina
un
soldo
o
un
boccone
di
pane
.
A
chiedere
l
'
elemosina
si
vergognava
:
perché
il
suo
babbo
gli
aveva
predicato
sempre
che
l
'
elemosina
hanno
il
diritto
di
chiederla
solamente
i
vecchi
e
gl
'
infermi
.
I
veri
poveri
,
in
questo
mondo
,
meritevoli
di
assistenza
e
di
compassione
,
non
sono
altro
che
quelli
che
,
per
ragione
d
'
età
o
di
malattia
,
si
trovano
condannati
a
non
potersi
più
guadagnare
il
pane
col
lavoro
delle
proprie
mani
.
Tutti
gli
altri
hanno
l
'
obbligo
di
lavorare
:
e
se
non
lavorano
e
patiscono
la
fame
,
tanto
peggio
per
loro
.
In
quel
frattempo
,
passò
per
la
strada
un
uomo
tutto
sudato
e
trafelato
,
il
quale
da
sé
tirava
con
gran
fatica
due
carretti
carichi
di
carbone
.
Pinocchio
,
giudicandolo
dalla
fisonomia
per
un
buon
uomo
,
gli
si
accostò
e
,
abbassando
gli
occhi
dalla
vergogna
,
gli
disse
sottovoce
:
-
Mi
fareste
la
carità
di
darmi
un
soldo
,
perché
mi
sento
morir
dalla
fame
?
-
Non
un
soldo
solo
,
-
rispose
il
carbonaio
,
-
ma
te
ne
do
quattro
,
a
patto
che
tu
m
'
aiuti
a
tirare
fino
a
casa
questi
due
carretti
di
carbone
.
-
Mi
meraviglio
!
-
rispose
il
burattino
quasi
offeso
,
-
per
vostra
regola
io
non
ho
fatto
mai
il
somaro
:
io
non
ho
mai
tirato
il
carretto
!
...
-
Meglio
per
te
!
-
rispose
il
carbonaio
.
-
Allora
,
ragazzo
mio
,
se
ti
senti
davvero
morir
dalla
fame
,
mangia
due
belle
fette
della
tua
superbia
e
bada
di
non
prendere
un
'
indigestione
.
Dopo
pochi
minuti
passò
per
la
via
un
muratore
,
che
portava
sulle
spalle
un
corbello
di
calcina
.
-
Fareste
,
galantuomo
,
la
carità
d
'
un
soldo
a
un
povero
ragazzo
,
che
sbadiglia
dall
'
appetito
?
-
Volentieri
;
vieni
con
me
a
portar
calcina
,
-
rispose
il
muratore
,
-
e
invece
d
'
un
soldo
,
te
ne
darò
cinque
.
-
Ma
la
calcina
è
pesa
,
-
replicò
Pinocchio
,
-
e
io
non
voglio
durar
fatica
.
-
Se
non
vuoi
durar
fatica
,
allora
,
ragazzo
mio
,
-
divertiti
a
sbadigliare
,
e
buon
pro
ti
faccia
.
In
men
di
mezz
'
ora
passarono
altre
venti
persone
,
e
a
tutte
Pinocchio
chiese
un
po
'
d
'
elemosina
,
ma
tutte
gli
risposero
:
-
Non
ti
vergogni
?
Invece
di
fare
il
bighellone
per
la
strada
,
và
piuttosto
a
cercarti
un
po
'
di
lavoro
,
e
impara
a
guadagnarti
il
pane
!
Finalmente
passò
una
buona
donnina
che
portava
due
brocche
d
'
acqua
.
-
Vi
contentate
,
buona
donna
,
che
io
beva
una
sorsata
d
'
acqua
alla
vostra
brocca
?
-
disse
Pinocchio
,
che
bruciava
dall
'
arsione
della
sete
.
-
Bevi
pure
,
ragazzo
mio
!
-
disse
la
donnina
,
posando
le
due
brocche
in
terra
.
Quando
Pinocchio
ebbe
bevuto
come
una
spugna
,
borbottò
a
mezza
voce
,
asciugandosi
la
bocca
:
-
La
sete
me
la
sono
levata
!
Così
mi
potessi
levar
la
fame
!
...
La
buona
donnina
,
sentendo
queste
parole
,
soggiunse
subito
:
-
Se
mi
aiuti
a
portare
a
casa
una
di
queste
brocche
d
'
acqua
,
ti
darò
un
bel
pezzo
di
pane
.
Pinocchio
guardò
la
brocca
,
e
non
rispose
né
sì
né
no
.
-
E
insieme
col
pane
ti
darò
un
bel
piatto
di
cavolfiore
condito
coll
'
olio
e
coll
'
aceto
,
-
soggiunse
la
buona
donna
.
Pinocchio
dette
un
'
altra
occhiata
alla
brocca
,
e
non
rispose
né
sì
né
no
.
-
E
dopo
il
cavolfiore
ti
darò
un
bel
confetto
ripieno
di
rosolio
.
-
Alle
seduzioni
di
quest
'
ultima
ghiottoneria
,
Pinocchio
non
seppe
più
resistere
e
,
fatto
un
animo
risoluto
,
disse
:
-
Pazienza
!
Vi
porterò
la
brocca
fino
a
casa
!
La
brocca
era
molto
pesa
,
e
il
burattino
,
non
avendo
forza
da
portarla
colle
mani
,
si
rassegnò
a
portarla
in
capo
.
Arrivati
a
casa
,
la
buona
donnina
fece
sedere
Pinocchio
a
una
piccola
tavola
apparecchiata
e
gli
pose
davanti
il
pane
,
il
cavolfiore
condito
e
il
confetto
.
Pinocchio
non
mangiò
,
ma
diluviò
.
Il
suo
stomaco
pareva
un
quartiere
rimasto
vuoto
e
disabitato
da
cinque
mesi
.
Calmati
a
poco
a
poco
i
morsi
rabbiosi
della
fame
,
allora
alzò
il
capo
per
ringraziare
la
sua
benefattrice
;
ma
non
aveva
ancora
finito
di
fissarla
in
volto
,
che
cacciò
un
lunghissimo
ohhh
!
...
di
maraviglia
e
rimase
là
incantato
,
cogli
occhi
spalancati
,
colla
forchetta
per
aria
e
colla
bocca
piena
di
pane
e
di
cavolfiore
.
-
Che
cos
'
è
mai
tutta
questa
maraviglia
?
-
disse
ridendo
la
buona
donna
.
-
Egli
è
...
-
rispose
balbettando
Pinocchio
,
-
egli
è
...
egli
è
...
che
voi
somigliate
...
voi
mi
rammentate
...
sì
,
sì
,
sì
,
la
stessa
voce
...
gli
stessi
occhi
..
gli
stessi
capelli
...
sì
,
sì
,
sì
...
anche
voi
avete
i
capelli
turchini
...
come
lei
!
...
O
Fatina
mia
!
...
O
Fatina
mia
!
...
ditemi
che
siete
voi
,
proprio
voi
!
...
Non
mi
fate
più
piangere
!
Se
sapeste
!
...
Ho
pianto
tanto
,
ho
patito
tanto
..
E
nel
dir
così
,
Pinocchio
piangeva
dirottamente
,
e
gettandosi
ginocchioni
per
terra
,
abbracciava
i
ginocchi
di
quella
donnina
misteriosa
.
Pinocchio
promette
alla
Fata
di
essere
buono
e
di
studiare
,
perché
è
stufo
di
fare
il
burattino
e
vuol
diventare
un
bravo
ragazzo
.
In
sulle
prime
la
buona
donnina
cominciò
col
dire
che
lei
non
era
la
piccola
Fata
dai
capelli
turchini
:
ma
poi
,
vedendosi
oramai
scoperta
e
non
volendo
mandare
più
a
lungo
la
commedia
,
fini
col
farsi
riconoscere
,
e
disse
a
Pinocchio
:
-
Birba
d
'
un
burattino
!
Come
mai
ti
sei
accorto
che
ero
io
?
-
Gli
è
il
gran
bene
che
vi
voglio
quello
che
me
l
'
ha
detto
.
-
Ti
ricordi
?
Mi
lasciasti
bambina
e
ora
mi
ritrovi
donna
;
tanto
donna
,
che
potrei
quasi
farti
da
mamma
.
-
L
'
ho
caro
dimolto
,
perché
così
,
invece
di
sorellina
,
vi
chiamerò
la
mia
mamma
.
Gli
è
tanto
tempo
che
mi
struggo
di
avere
una
mamma
come
tutti
gli
altri
ragazzi
!
...
Ma
come
avete
fatto
a
crescere
cosi
presto
?
-
è
un
segreto
.
-
Insegnatemelo
:
vorrei
crescere
un
poco
anch
'
io
.
Non
lo
vedete
?
Sono
sempre
rimasto
alto
come
un
soldo
di
cacio
.
-
Ma
tu
non
puoi
crescere
,
-
replicò
la
Fata
.
-
Perché
?
-
Perché
i
burattini
non
crescono
mai
.
Nascono
burattini
,
vivono
burattini
e
muoiono
burattini
.
-
Oh
!
sono
stufo
di
far
sempre
il
burattino
!
-
gridò
Pinocchio
,
dandosi
uno
scappellotto
.
-
Sarebbe
ora
che
diventassi
anch
'
io
un
uomo
come
tutti
gli
altri
.
-
E
lo
diventerai
,
se
saprai
meritartelo
...
-
Davvero
?
E
che
posso
fare
per
meritarmelo
?
-
Una
cosa
facilissima
:
avvezzarti
a
essere
un
ragazzino
perbene
.
-
O
che
forse
non
sono
?
-
Tutt
'
altro
!
I
ragazzi
perbene
sono
ubbidienti
,
e
tu
invece
...
-
E
io
non
ubbidisco
mai
.
-
I
ragazzi
perbene
prendono
amore
allo
studio
e
al
lavoro
,
e
tu
...
-
E
io
,
invece
,
faccio
il
bighellone
e
il
vagabondo
tutto
l
'
anno
.
-
I
ragazzi
perbene
dicono
sempre
la
verità
...
-
E
io
sempre
le
bugie
.
-
I
ragazzi
perbene
vanno
volentieri
alla
scuola
...
-
E
a
me
la
scuola
mi
fa
venire
i
dolori
di
corpo
.
Ma
da
oggi
in
poi
voglio
mutar
vita
.
-
Me
lo
prometti
?
-
Lo
prometto
.
Voglio
diventare
un
ragazzino
perbene
e
voglio
essere
la
consolazione
del
mio
babbo
...
Dove
sarà
il
mio
povero
babbo
a
quest
'
ora
?
-
Non
lo
so
.
-
Avrò
mai
la
fortuna
di
poterlo
rivedere
e
abbracciare
?
-
Credo
di
sì
:
anzi
ne
sono
sicura
.
A
questa
risposta
fu
tale
e
tanta
la
contentezza
di
Pinocchio
,
che
prese
le
mani
alla
Fata
e
cominciò
a
baciargliele
con
tanta
foga
,
che
pareva
quasi
fuori
di
sé
.
Poi
,
alzando
il
viso
e
guardandola
amorosamente
,
le
domandò
:
-
Dimmi
,
mammina
:
dunque
non
è
vero
che
tu
sia
morta
?
-
Par
di
no
,
-
rispose
sorridendo
la
Fata
.
-
Se
tu
sapessi
,
che
dolore
e
che
serratura
alla
gola
che
provai
,
quando
lessi
qui
giace
...
-
Lo
so
:
ed
è
per
questo
che
ti
ho
perdonato
.
La
sincerità
del
tuo
dolore
mi
fece
conoscere
che
tu
avevi
il
cuore
buono
:
e
dai
ragazzi
buoni
di
cuore
,
anche
se
sono
un
po
'
monelli
e
avvezzati
male
,
c
'
è
sempre
da
sperar
qualcosa
:
ossia
,
c
'
è
sempre
da
sperare
che
rientrino
sulla
vera
strada
.
Ecco
perché
son
venuta
a
cercarti
fin
qui
.
Io
sarò
la
tua
mamma
...
-
Oh
!
che
bella
cosa
!
-
gridò
Pinocchio
saltando
dall
'
allegrezza
.
-
Tu
mi
ubbidirai
e
farai
sempre
quello
che
ti
dirò
io
.
-
Volentieri
,
volentieri
,
volentieri
!
-
Fino
da
domani
,
-
soggiunse
la
Fata
,
-
tu
comincerai
coll
'
andare
a
scuola
.
Pinocchio
diventò
subito
un
po
'
meno
allegro
.
-
Poi
sceglierai
a
tuo
piacere
un
'
arte
o
un
mestiere
...
Pinocchio
diventò
serio
.
-
Che
cosa
brontoli
fra
i
denti
?
-
domandò
la
Fata
con
accento
risentito
.
-
Dicevo
...
-
mugolò
il
burattino
a
mezza
voce
,
-
che
oramai
per
andare
a
scuola
mi
pare
un
po
'
tardi
...
-
Nossignore
.
Tieni
a
mente
che
per
istruirsi
e
per
imparare
non
è
mai
tardi
.
-
Ma
io
non
voglio
fare
né
arti
né
mestieri
...
-
Perché
?
-
Perché
a
lavorare
mi
par
fatica
.
-
Ragazzo
mio
,
-
disse
la
Fata
,
-
quelli
che
dicono
cosi
,
finiscono
quasi
sempre
o
in
carcere
o
all
'
ospedale
.
L
'
uomo
,
per
tua
regola
,
nasca
ricco
o
povero
,
è
obbligato
in
questo
mondo
a
far
qualcosa
,
a
occuparsi
,
a
lavorare
.
Guai
a
lasciarsi
prendere
dall
'
ozio
!
L
'
ozio
è
una
bruttissima
malattia
,
e
bisogna
guarirla
subito
,
fin
da
ragazzi
:
se
no
,
quando
siamo
grandi
,
non
si
guarisce
più
.
Queste
parole
toccarono
l
'
animo
di
Pinocchio
,
il
quale
rialzando
vivacemente
la
testa
disse
alla
Fata
:
-
Io
studierò
,
io
lavorerò
,
io
farò
tutto
quello
che
mi
dirai
,
perché
,
insomma
,
la
vita
del
burattino
mi
è
venuta
a
noia
,
e
voglio
diventare
un
ragazzo
a
tutti
i
costi
.
Me
l
'
hai
promesso
,
non
è
vero
?
-
Te
l
'
ho
promesso
,
e
ora
dipende
da
te
.
Pinocchio
va
cò
suoi
compagni
di
scuola
in
riva
al
mare
,
per
vedere
il
terribile
Pescecane
.
Il
giorno
dopo
Pinocchio
andò
alla
scuola
comunale
.
Figuratevi
quelle
birbe
di
ragazzi
,
quando
videro
entrare
nella
loro
scuola
un
burattino
!
Fu
una
risata
,
che
non
finiva
più
.
Chi
gli
faceva
uno
scherzo
,
chi
un
altro
;
chi
gli
levava
il
berretto
di
mano
;
chi
gli
tirava
il
giubbettino
di
dietro
;
chi
si
provava
a
fargli
coll
'
inchiostro
due
grandi
baffi
sotto
il
naso
;
e
chi
si
attentava
perfino
a
legargli
dei
fili
ai
piedi
e
alle
mani
per
farlo
ballare
.
Per
un
poco
Pinocchio
usò
disinvoltura
e
tirò
via
;
ma
finalmente
,
sentendosi
scappar
la
pazienza
,
si
rivolse
a
quelli
,
che
più
lo
tafanavano
e
si
pigliavano
gioco
di
lui
,
e
disse
loro
a
muso
duro
:
-
Badate
,
ragazzi
:
io
non
son
venuto
qui
per
essere
il
vostro
buffone
.
Io
rispetto
gli
altri
e
voglio
essere
rispettato
.
-
Bravo
berlicche
!
Hai
parlato
come
un
libro
stampato
!
-
urlarono
quei
monelli
,
buttandosi
via
dalle
matte
risate
:
e
uno
di
loro
,
più
impertinente
degli
altri
allungò
la
mano
coll
'
idea
di
prendere
il
burattino
per
la
punta
del
naso
.
Ma
non
fece
a
tempo
:
perché
Pinocchio
stese
la
gamba
sotto
la
tavola
e
gli
consegnò
una
pedata
negli
stinchi
.
-
Ohi
!
che
piedi
duri
!
-
urlò
il
ragazzo
stropicciandosi
il
livido
che
gli
aveva
fatto
il
burattino
.
-
E
che
gomiti
!
...
anche
più
duri
dei
piedi
!
-
disse
un
altro
che
,
per
i
suoi
scherzi
sguaiati
,
s
'
era
beccata
una
gomitata
nello
stomaco
.
Fatto
sta
che
dopo
quel
calcio
e
quella
gomitata
Pinocchio
acquistò
subito
la
stima
e
la
simpatia
di
tutti
i
ragazzi
di
scuola
:
e
tutti
gli
facevano
mille
carezze
e
tutti
gli
volevano
un
bene
dell
'
anima
.
E
anche
il
maestro
se
ne
lodava
,
perché
lo
vedeva
attento
,
studioso
,
intelligente
,
sempre
il
primo
a
entrare
nella
scuola
,
sempre
l
'
ultimo
a
rizzarsi
in
piedi
,
a
scuola
finita
.
Il
solo
difetto
che
avesse
era
quello
di
bazzicare
troppi
compagni
:
e
fra
questi
,
c
'
erano
molti
monelli
conosciutissimi
per
la
loro
poca
voglia
di
studiare
e
di
farsi
onore
.
Il
maestro
lo
avvertiva
tutti
i
giorni
,
e
anche
la
buona
Fata
non
mancava
di
dirgli
e
di
ripetergli
più
volte
:
-
Bada
,
Pinocchio
!
Quei
tuoi
compagnacci
di
scuola
finiranno
prima
o
poi
col
farti
perdere
l
'
amore
allo
studio
e
,
forse
forse
,
col
tirarti
addosso
qualche
grossa
disgrazia
.
-
Non
c
'
è
pericolo
!
-
rispondeva
il
burattino
,
facendo
una
spallucciata
e
toccandosi
coll
'
indice
in
mezzo
alla
fronte
,
come
per
dire
:
"
C
'
è
tanto
giudizio
qui
dentro
!
"
.
Ora
avvenne
che
un
bel
giorno
,
mentre
camminava
verso
scuola
,
incontrò
un
branco
dei
soliti
compagni
,
che
andandogli
incontro
,
gli
dissero
:
-
Sai
la
gran
notizia
?
-
No
.
-
Qui
nel
mare
vicino
è
arrivato
un
Pesce
-
cane
,
grosso
come
una
montagna
.
-
Davvero
?
...
Che
sia
quel
medesimo
Pesce
-
cane
di
quando
affogò
il
mio
povero
babbo
?
-
Noi
andiamo
alla
spiaggia
per
vederlo
.
Vieni
anche
tu
?
-
Io
,
no
:
voglio
andare
a
scuola
.
-
Che
t
'
importa
della
scuola
?
Alla
scuola
ci
anderemo
domani
.
Con
una
lezione
di
più
o
con
una
di
meno
,
si
rimane
sempre
gli
stessi
somari
.
-
E
il
maestro
che
dirà
?
-
Il
maestro
si
lascia
dire
.
E
'
pagato
apposta
per
brontolare
tutto
il
giorno
.
-
E
la
mia
mamma
?
...
-
Le
mamme
non
sanno
mai
nulla
,
-
risposero
quei
malanni
.
-
Sapete
che
cosa
farò
?
-
disse
Pinocchio
.
-
Il
Pesce
-
cane
voglio
vederlo
per
certe
mie
ragioni
...
ma
anderò
a
vederlo
dopo
la
scuola
.
-
Povero
giucco
!
-
ribattè
uno
del
branco
.
-
Che
credi
che
un
pesce
di
quella
grossezza
voglia
star
lì
a
fare
il
comodo
tuo
?
Appena
s
'
è
annoiato
,
piglia
il
dirizzone
per
un
'
altra
parte
,
e
allora
chi
s
'
è
visto
s
'
è
visto
.
-
Quanto
tempo
ci
vuole
di
qui
alla
spiaggia
?
-
domandò
il
burattino
.
-
Fra
un
'
ora
,
siamo
bell
'
e
andati
e
tornati
.
-
Dunque
,
via
!
e
chi
più
corre
,
è
più
bravo
!
-
gridò
Pinocchio
.
Dato
cosi
il
segnale
della
partenza
,
quel
branco
di
monelli
,
coi
loro
libri
e
i
loro
quaderni
sotto
il
braccio
,
si
messero
a
correre
attraverso
ai
campi
;
e
Pinocchio
era
sempre
avanti
a
tutti
:
pareva
che
avesse
le
ali
ai
piedi
.
Di
tanto
in
tanto
,
voltandosi
indietro
,
canzonava
i
suoi
compagni
rimasti
a
una
bella
distanza
,
e
nel
vederli
,
ansanti
,
trafelati
,
polverosi
e
con
tanto
di
lingua
fuori
,
se
la
rideva
proprio
di
cuore
.
Lo
sciagurato
in
quel
momento
non
sapeva
a
quali
paure
e
a
quali
orribili
disgrazie
andava
incontro
!
...
Gran
combattimento
fra
Pinocchio
e
i
suoi
compagni
:
uno
dè
quali
essendo
rimasto
ferito
,
Pinocchio
viene
arrestato
dai
carabinieri
.
Giunto
che
fu
sulla
spiaggia
,
Pinocchio
dette
subito
una
grande
occhiata
sul
mare
;
ma
non
vide
nessun
Pesce
-
cane
.
Il
mare
era
tutto
liscio
come
un
gran
cristallo
da
specchio
.
-
O
il
Pesce
-
cane
dov
'
è
?
-
domandò
,
voltandosi
ai
compagni
.
-
Sarà
andato
a
far
colazione
,
-
rispose
uno
di
loro
,
ridendo
.
-
O
si
sarà
buttato
sul
letto
per
far
un
sonnellino
,
-
soggiunse
un
altro
,
ridendo
più
forte
che
mai
.
Da
quelle
risposte
sconclusionate
e
da
quelle
risatacce
grulle
,
Pinocchio
capì
che
i
suoi
compagni
gli
avevano
fatto
una
brutta
celia
,
dandogli
ad
intendere
una
cosa
che
non
era
vera
;
e
pigliandosela
a
male
,
disse
a
loro
con
voce
di
bizza
:
-
E
ora
?
Che
sugo
ci
avete
trovato
a
darmi
ad
intendere
la
storiella
del
Pesce
-
cane
?
-
Il
sugo
c
'
è
sicuro
!
...
-
risposero
in
coro
quei
monelli
.
-
E
sarebbe
?
...
-
Quello
di
farti
perdere
la
scuola
e
di
farti
venire
con
noi
.
Non
ti
vergogni
a
mostrarti
tutti
i
giorni
così
preciso
e
cosi
diligente
alle
lezioni
?
Non
ti
vergogni
a
studiar
tanto
,
come
fai
?
-
E
se
io
studio
,
che
cosa
ve
ne
importa
?
-
A
noi
ce
ne
importa
moltissimo
perché
ci
costringi
a
fare
una
brutta
figura
col
maestro
...
-
Perché
?
-
Perché
gli
scolari
che
studiano
fanno
sempre
scomparire
quelli
,
come
noi
,
che
non
hanno
voglia
di
studiare
.
E
noi
non
vogliamo
scomparire
!
Anche
noi
abbiamo
il
nostro
amor
proprio
!
...
-
E
allora
che
cosa
devo
fare
per
contentarvi
?
-
Devi
prendere
a
noia
,
anche
tu
,
la
scuola
,
la
lezione
e
il
maestro
,
che
sono
i
nostri
tre
grandi
nemici
.
-
E
se
io
volessi
seguitare
a
studiare
?
-
Noi
non
ti
guarderemo
più
in
faccia
,
e
alla
prima
occasione
ce
la
pagherai
!
...
-
In
verità
mi
fate
quasi
ridere
,
-
disse
il
burattino
con
una
scrollatina
di
capo
.
-
Ehi
,
Pinocchio
!
-
gridò
allora
il
più
grande
di
quei
ragazzi
,
andandogli
sul
viso
.
-
Non
venir
qui
a
fare
lo
smargiasso
:
non
venir
qui
a
far
tanto
il
galletto
!
...
Perché
se
tu
non
hai
paura
di
noi
,
noi
non
abbiamo
paura
di
te
!
Ricordati
che
tu
sei
solo
e
noi
siamo
in
sette
.
-
Sette
come
i
peccati
mortali
,
-
disse
Pinocchio
con
una
gran
risata
.
-
Avete
sentito
?
Ci
ha
insultati
tutti
!
Ci
ha
chiamati
col
nome
di
peccati
mortali
!
...
-
Pinocchio
!
chiedici
scusa
dell
'
offesa
...
se
no
,
guai
a
te
!
...
-
Cucù
!
-
fece
il
burattino
,
battendosi
coll
'
indice
sulla
punta
del
naso
,
in
segno
di
canzonatura
.
-
Pinocchio
!
la
finisce
male
!
...
-
Cucù
!
-
Ne
toccherai
quanto
un
somaro
!
...
-
Cucù
!
-
Ritornerai
a
casa
col
naso
rotto
!
...
-
Cucù
!
-
Ora
il
cucù
te
lo
darò
io
!
-
gridò
il
più
ardito
di
quei
monelli
.
-
Prendi
intanto
quest
'
acconto
e
serbalo
per
la
cena
di
stasera
.
E
nel
dir
così
gli
appiccicò
un
pugno
sul
capo
.
Ma
fu
,
come
si
suol
dire
,
botta
e
risposta
;
perché
il
burattino
,
come
c
'
era
da
aspettarselo
,
rispose
con
un
altro
pugno
:
e
lì
,
da
un
momento
all
'
altro
,
il
combattimento
diventò
generale
e
accanito
.
Pinocchio
,
sebbene
fosse
solo
,
si
difendeva
come
un
eroe
.
Con
quei
suoi
piedi
di
legno
durissimo
lavorava
così
bene
,
da
tener
sempre
i
suoi
nemici
a
rispettosa
distanza
.
Dove
i
suoi
piedi
potevano
arrivare
e
toccare
,
ci
lasciavano
sempre
un
livido
per
ricordo
.
Allora
i
ragazzi
,
indispettiti
di
non
potersi
misurare
col
burattino
a
corpo
a
corpo
,
pensarono
bene
di
metter
mano
ai
proiettili
,
e
sciolti
i
fagotti
dè
loro
libri
di
scuola
,
cominciarono
a
scagliare
contro
di
lui
i
Sillabari
,
le
Grammatiche
,
i
Giannettini
,
i
Minuzzoli
,
i
Racconti
del
Thouar
,
il
Pulcino
della
Baccini
e
altri
libri
scolastici
:
ma
il
burattino
,
che
era
d
'
occhio
svelto
e
ammalizzito
,
faceva
sempre
civetta
a
tempo
,
sicché
i
volumi
,
passandogli
di
sopra
al
capo
,
andavano
tutti
a
cascare
nel
mare
.
Figuratevi
i
pesci
!
I
pesci
,
credendo
che
quei
libri
fossero
roba
da
mangiare
,
correvano
a
frotte
a
fior
d
'
acqua
;
ma
dopo
avere
abboccata
qualche
pagina
o
qualche
frontespizio
,
la
risputavano
subito
facendo
con
la
bocca
una
certa
smorfia
,
che
pareva
volesse
dire
:
"
Non
è
roba
per
noi
:
noi
siamo
avvezzi
a
cibarci
molto
meglio
!
"
Intanto
il
combattimento
s
'
inferociva
sempre
più
,
quand
'
ecco
che
un
grosso
Granchio
,
che
era
uscito
fuori
dell
'
acqua
e
s
'
era
adagio
adagio
arrampicato
fin
sulla
spiaggia
,
gridò
con
una
vociaccia
di
trombone
infreddato
:
-
Smettetela
,
birichini
che
non
siete
altro
!
Queste
guerre
manesche
fra
ragazzi
e
ragazzi
raramente
vanno
a
finir
bene
.
Qualche
disgrazia
accade
sempre
!
...
Povero
Granchio
!
Fu
lo
stesso
che
avesse
predicato
al
vento
.
Anzi
quella
birba
di
Pinocchio
,
voltandosi
indietro
a
guardarlo
in
cagnesco
,
gli
disse
sgarbatamente
:
-
Chetati
,
Granchio
dell
'
uggia
!
...
Faresti
meglio
a
succiare
due
pasticche
di
lichene
per
guarire
da
codesta
infreddatura
di
gola
.
Vai
piuttosto
a
letto
e
cerca
di
sudare
!
In
quel
frattempo
i
ragazzi
,
che
avevano
finito
oramai
di
tirare
tutti
i
loro
libri
,
occhiarono
lì
a
poca
distanza
il
fagotto
dei
libri
del
burattino
,
e
se
ne
impadronirono
in
men
che
non
si
dice
.
Fra
questi
libri
,
v
'
era
un
volume
rilegato
in
cartoncino
grosso
,
colla
costola
e
colle
punte
di
cartapecora
.
Era
un
Trattato
di
Aritmetica
.
Vi
lascio
immaginare
se
era
peso
dimolto
!
Uno
di
quei
monelli
agguantò
quel
volume
e
,
presa
di
mira
la
testa
di
Pinocchio
,
lo
scagliò
con
quanta
forza
aveva
nel
braccio
:
ma
invece
di
cogliere
il
burattino
,
colse
nella
testa
uno
dei
compagni
;
il
quale
diventò
bianco
come
un
panno
lavato
,
e
non
disse
altro
che
queste
parole
:
-
O
mamma
mia
,
aiutatemi
...
perché
muoio
!
Poi
cadde
disteso
sulla
rena
del
lido
.
Alla
vista
di
quel
morticino
,
i
ragazzi
spaventati
si
dettero
a
scappare
a
gambe
e
in
pochi
minuti
non
si
videro
più
.
Ma
Pinocchio
rimase
lì
,
e
sebbene
per
il
dolore
e
per
lo
spavento
,
anche
lui
fosse
più
morto
che
vivo
,
nondimeno
corse
a
inzuppare
il
suo
fazzoletto
nell
'
acqua
del
mare
e
si
pose
a
bagnare
la
tempia
del
suo
povero
compagno
di
scuola
.
E
intanto
piangendo
dirottamente
e
disperandosi
,
lo
chiamava
per
nome
e
gli
diceva
:
-
Eugenio
!
...
povero
Eugenio
mio
!
...
apri
gli
occhi
,
e
guardami
!
...
Perché
non
mi
rispondi
?
Non
sono
stato
io
,
sai
,
che
ti
ho
fatto
tanto
male
!
Credilo
,
non
sono
stato
io
!
...
Apri
gli
occhi
,
Eugenio
...
Se
tieni
gli
occhi
chiusi
,
mi
farai
morire
anche
me
...
O
Dio
mio
!
come
farò
ora
a
tornare
a
casa
?
...
Con
che
coraggio
potrò
presentarmi
alla
mia
buona
mamma
?
Che
sarà
di
me
?
...
Dove
fuggirò
?
...
Dove
andrò
a
nascondermi
?
...
Oh
!
quant
'
era
meglio
,
mille
volte
meglio
che
fossi
andato
a
scuola
!
...
Perche
ho
dato
retta
a
questi
compagni
,
che
sono
la
mia
dannazione
?
...
E
il
maestro
me
l
'
aveva
detto
!
...
e
la
mia
mamma
me
lo
aveva
ripetuto
:
"
Guardati
dai
cattivi
compagni
!
"
-
.
Ma
io
sono
un
testardo
...
un
caparbiaccio
...
lascio
dir
tutti
,
e
poi
fo
sempre
a
modo
mio
!
...
E
dopo
mi
tocca
a
scontarle
...
E
così
,
da
che
sono
al
mondo
,
non
ho
mai
avuto
un
quarto
d
'
ora
di
bene
.
Dio
mio
!
Che
sarà
di
me
,
che
sarà
di
me
,
che
sarà
di
me
?
...
E
Pinocchio
continuava
a
piangere
,
e
berciare
,
a
darsi
pugni
nel
capo
e
a
chiamar
per
nome
il
povero
Eugenio
:
quando
sentì
a
un
tratto
un
rumore
sordo
di
passi
che
si
avvicinavano
.
Si
voltò
:
erano
due
carabinieri
-
Che
cosa
fai
così
sdraiato
per
terra
?
-
domandarono
a
Pinocchio
.
-
Assisto
questo
mio
compagno
di
scuola
.
-
Che
gli
è
venuto
male
?
-
Par
di
sì
!
..
-
Altro
che
male
!
-
disse
uno
dei
carabinieri
,
chinandosi
e
osservando
Eugenio
da
vicino
.
-
Questo
ragazzo
è
stato
ferito
in
una
tempia
:
chi
è
che
l
'
ha
ferito
?
-
Io
no
,
-
balbettò
il
burattino
che
non
aveva
più
fiato
in
corpo
.
-
Se
non
sei
stato
tu
,
chi
è
stato
dunque
che
l
'
ha
ferito
?
-
Io
no
,
-
ripetè
Pinocchio
.
-
E
con
che
cosa
è
stato
ferito
?
-
Con
questo
libro
.
-
E
il
burattino
raccattò
di
terra
il
Trattato
di
Aritmetica
,
rilegato
in
cartone
e
cartapecora
,
per
mostrarlo
al
carabiniere
.
-
E
questo
libro
di
chi
è
?
-
Mio
.
-
Basta
così
:
non
occorre
altro
.
Rizzati
subito
e
vieni
via
con
noi
.
-
Ma
io
...
-
Via
con
noi
!
-
Ma
io
sono
innocente
...
-
Via
con
noi
!
Prima
di
partire
,
i
carabinieri
chiamarono
alcuni
pescatori
,
che
in
quel
momento
passavano
per
l
'
appunto
colla
loro
barca
vicino
alla
spiaggia
,
e
dissero
loro
:
-
Vi
affidiamo
questo
ragazzetto
ferito
nel
capo
.
Portatelo
a
casa
vostra
e
assistetelo
.
Domani
torneremo
a
vederlo
.
Quindi
si
volsero
a
Pinocchio
,
e
dopo
averlo
messo
in
mezzo
a
loro
due
,
gl
'
intimarono
con
accento
soldatesco
:
-
Avanti
!
e
cammina
spedito
!
se
no
,
peggio
per
te
!
Senza
farselo
ripetere
,
il
burattino
cominciò
a
camminare
per
quella
viottola
,
che
conduceva
al
paese
.
Ma
il
povero
diavolo
non
sapeva
più
nemmeno
lui
in
che
mondo
si
fosse
.
Gli
pareva
di
sognare
,
e
che
brutto
sogno
!
Era
fuori
di
sé
.
I
suoi
occhi
vedevano
tutto
doppio
:
le
gambe
gli
tremavano
:
la
lingua
gli
era
rimasta
attaccata
al
palato
e
non
poteva
più
spiccicare
una
sola
parola
.
Eppure
,
in
mezzo
a
quella
specie
di
stupidità
e
di
rintontimento
,
una
spina
acutissima
gli
bucava
il
cuore
:
il
pensiero
,
cioè
,
di
dover
passare
sotto
le
finestre
di
casa
della
sua
buona
Fata
,
in
mezzo
ai
carabinieri
.
Avrebbe
preferito
piuttosto
di
morire
.
Erano
già
arrivati
e
stavano
per
entrare
in
paese
,
quando
una
folata
di
vento
strapazzone
levò
di
testa
a
Pinocchio
il
berretto
,
portandoglielo
lontano
una
decina
di
passi
.
-
Si
contentano
,
-
disse
il
burattino
ai
carabinieri
,
-
che
vada
a
riprendere
il
mio
berretto
?
-
Vai
pure
:
ma
facciamo
una
cosa
lesta
.
Il
burattino
andò
,
raccattò
il
berretto
...
ma
invece
di
metterselo
in
capo
,
se
lo
mise
in
bocca
fra
i
denti
,
e
poi
cominciò
a
correre
di
gran
carriera
verso
la
spiaggia
del
mare
.
Andava
via
come
una
palla
di
fucile
.
I
carabinieri
,
giudicando
che
fosse
difficile
raggiungerlo
,
gli
aizzarono
dietro
un
grosso
cane
mastino
,
che
aveva
guadagnato
il
primo
premio
in
tutte
le
corse
dei
cani
.
Pinocchio
correva
,
e
il
cane
correva
più
di
lui
:
per
cui
tutta
la
gente
si
affacciava
alle
finestre
e
si
affollava
in
mezzo
alla
strada
,
ansiosa
di
veder
la
fine
di
questo
palio
feroce
.
Ma
non
poté
levarsi
questa
voglia
,
perché
il
cane
mastino
e
Pinocchio
sollevarono
lungo
la
strada
un
tal
polverone
,
che
dopo
pochi
minuti
non
fu
più
possibile
di
veder
nulla
.
Pinocchio
corre
pericolo
di
essere
fritto
in
padella
come
un
pesce
.
Durante
quella
corsa
disperata
,
vi
fu
un
momento
terribile
,
un
momento
in
cui
Pinocchio
si
credé
perduto
:
perché
bisogna
sapere
che
Alidoro
(
era
questo
il
nome
del
can
-
mastino
)
a
furia
di
correre
e
correre
,
l
'
aveva
quasi
raggiunto
.
Basti
dire
che
il
burattino
sentiva
dietro
di
sé
,
alla
distanza
d
'
un
palmo
,
l
'
ansare
affannoso
di
quella
bestiaccia
e
ne
sentiva
perfino
la
vampa
calda
delle
fiatate
.
Per
buona
fortuna
la
spiaggia
era
oramai
vicina
e
il
mare
si
vedeva
lì
a
pochi
passi
.
Appena
fu
sulla
spiaggia
,
il
burattino
spiccò
un
bellissimo
salto
,
come
avrebbe
potuto
fare
un
ranocchio
,
e
andò
a
cascare
in
mezzo
all
'
acqua
.
Alidoro
invece
voleva
fermarsi
;
ma
trasportato
dall
'
impeto
della
corsa
,
entrò
nell
'
acqua
anche
lui
.
E
quel
disgraziato
non
sapeva
nuotare
;
per
cui
cominciò
subito
ad
annaspare
colle
zampe
per
reggersi
a
galla
:
ma
più
annaspava
e
più
andava
col
capo
sott
'
acqua
.
Quando
torno
a
rimettere
il
capo
fuori
,
il
povero
cane
aveva
gli
occhi
impauriti
e
stralunati
,
e
,
abbaiando
,
gridava
.
-
Affogo
!
Affogo
!
-
Crepa
!
-
gli
rispose
Pinocchio
da
lontano
,
il
quale
si
vedeva
oramai
sicuro
da
ogni
pericolo
.
-
Aiutami
,
Pinocchio
mio
!
...
salvami
dalla
morte
!
...
A
quelle
grida
strazianti
,
il
burattino
,
che
in
fondo
aveva
un
cuore
eccellente
,
si
mosse
a
compassione
,
e
voltosi
al
cane
gli
disse
:
-
Ma
se
io
ti
aiuto
a
salvarti
,
mi
prometti
di
non
darmi
più
noia
e
di
non
corrermi
dietro
?
-
Te
lo
prometto
!
Te
lo
prometto
!
Spicciati
per
carità
,
perché
se
indugi
un
altro
mezzo
minuto
,
son
bell
'
e
morto
.
Pinocchio
esitò
un
poco
:
ma
poi
ricordandosi
che
il
suo
babbo
gli
aveva
detto
tante
volte
che
a
fare
una
buona
azione
non
ci
si
scapita
mai
,
andò
nuotando
a
raggiungere
Alidoro
,
e
,
presolo
per
la
coda
con
tutte
e
due
le
mani
,
lo
portò
sano
e
salvo
sulla
rena
asciutta
del
lido
.
Il
povero
cane
non
si
reggeva
più
in
piedi
.
Aveva
bevuto
,
senza
volerlo
,
tant
'
acqua
salata
,
che
era
gonfiato
come
un
pallone
.
Per
altro
il
burattino
,
non
volendo
fare
a
fidarsi
troppo
,
stimò
cosa
prudente
di
gettarsi
novamente
in
mare
;
e
,
allontanandosi
dalla
spiaggia
,
gridò
all
'
amico
salvato
:
-
Addio
,
Alidoro
,
fai
buon
viaggio
e
tanti
saluti
a
casa
.
-
Addio
,
Pinocchio
,
-
rispose
il
cane
;
-
mille
grazie
di
avermi
liberato
dalla
morte
.
Tu
mi
hai
fatto
un
gran
servizio
:
e
in
questo
mondo
quel
che
è
fatto
è
reso
.
Se
capita
l
'
occasione
,
ci
riparleremo
.
Pinocchio
seguitò
a
nuotare
,
tenendosi
sempre
vicino
alla
terra
.
Finalmente
gli
parve
di
esser
giunto
in
un
luogo
sicuro
;
e
dando
un
'
occhiata
alla
spiaggia
,
vide
sugli
scogli
una
specie
di
grotta
,
dalla
quale
usciva
un
lunghissimo
pennacchio
di
fumo
.
-
In
quella
grotta
,
-
disse
allora
fra
sé
,
-
ci
deve
essere
del
fuoco
.
Tanto
meglio
!
Anderò
a
rasciugarmi
e
a
riscaldarmi
,
e
poi
?
...
E
poi
sarà
quel
che
sarà
.
Presa
questa
risoluzione
,
si
avvicinò
alla
scogliera
;
ma
quando
fu
lì
per
arrampicarsi
,
sentì
qualche
cosa
sotto
l
'
acqua
che
saliva
,
saliva
,
saliva
e
lo
portava
per
aria
.
Tentò
subito
di
fuggire
,
ma
oramai
era
tardi
,
perché
con
sua
grandissima
maraviglia
si
trovò
rinchiuso
dentro
a
una
grossa
rete
in
mezzo
a
un
brulichio
di
pesci
d
'
ogni
forma
e
grandezza
,
che
scodinzolando
si
dibattevano
come
tant
'
anime
disperate
.
E
nel
tempo
stesso
vide
uscire
dalla
grotta
un
pescatore
così
brutto
,
ma
tanto
brutto
,
che
pareva
un
mostro
marino
.
Invece
di
capelli
aveva
sulla
testa
un
cespuglio
foltissimo
di
erba
verde
;
verde
era
la
pelle
del
suo
corpo
,
verdi
gli
occhi
,
verde
la
barba
lunghissima
,
che
gli
scendeva
fin
quaggiù
.
Pareva
un
grosso
ramarro
ritto
su
i
piedi
di
dietro
.
Quando
il
pescatore
ebbe
tirata
fuori
la
rete
dal
mare
,
gridò
tutto
contento
:
-
Provvidenza
benedetta
!
Anch
'
oggi
potrò
fare
una
bella
scorpacciata
di
pesce
!
-
Manco
male
,
che
io
non
sono
un
pesce
!
-
disse
Pinocchio
dentro
di
sé
,
ripigliando
un
po
'
di
coraggio
.
La
rete
piena
di
pesci
fu
portata
dentro
la
grotta
,
una
grotta
buia
e
affumicata
,
in
mezzo
alla
quale
friggeva
una
gran
padella
d
'
olio
,
che
mandava
un
odorino
di
moccolaia
da
mozzare
il
respiro
.
-
Ora
vediamo
un
po
'
che
pesci
abbiamo
presi
!
-
disse
il
pescatore
verde
;
e
ficcando
nella
rete
una
manona
così
spropositata
,
che
pareva
una
pala
da
fornai
,
tirò
fuori
una
manciata
di
triglie
.
-
Buone
queste
triglie
!
-
disse
,
guardandole
e
annusandole
con
compiacenza
.
E
dopo
averle
annusate
,
le
scaraventò
in
una
conca
senz
'
acqua
.
Poi
ripetè
più
volte
la
solita
operazione
;
e
via
via
che
cavava
fuori
gli
altri
pesci
,
sentiva
venirsi
l
'
acquolina
in
bocca
e
gongolando
diceva
:
-
Buoni
questi
naselli
!
...
-
Squisiti
questi
muggini
!
...
-
Deliziose
queste
sogliole
!
...
-
Prelibati
questi
ragnotti
!
...
-
Carine
queste
acciughe
col
capo
!
...
Come
potete
immaginarvelo
,
i
naselli
,
i
muggini
,
le
sogliole
,
i
ragnotti
e
le
acciughe
,
andarono
tutti
alla
rinfusa
nella
conca
,
a
tener
compagnia
alle
triglie
.
L
'
ultimo
che
restò
nella
rete
fu
Pinocchio
.
Appena
il
pescatore
l
'
ebbe
cavato
fuori
,
sgranò
dalla
maraviglia
i
suoi
occhioni
verdi
,
gridando
quasi
impaurito
:
-
Che
razza
di
pesce
è
questo
?
Dei
pesci
fatti
a
questo
modo
non
mi
ricordo
di
averne
mai
mangiati
!
E
tornò
a
guardarlo
attentamente
,
e
dopo
averlo
guardato
ben
bene
per
ogni
verso
,
finì
col
dire
:
-
Ho
già
capito
:
dev
'
essere
un
granchio
di
mare
.
Allora
Pinocchio
mortificato
di
sentirsi
scambiare
per
un
granchio
,
disse
con
accento
risentito
:
-
Ma
che
granchio
e
non
granchio
?
Guardi
come
lei
mi
tratta
!
Io
per
sua
regola
sono
un
burattino
.
-
Un
burattino
?
-
replicò
il
pescatore
.
-
Dico
la
verità
,
il
pesce
burattino
è
per
me
un
pesce
nuovo
!
Meglio
così
!
Ti
mangerò
più
volentieri
.
-
Mangiarmi
?
Ma
la
vuol
capire
che
io
non
sono
un
pesce
?
O
non
sente
che
parlo
,
e
ragiono
come
lei
?
-
è
verissimo
,
-
soggiunse
il
pescatore
,
-
e
siccome
vedo
che
sei
un
pesce
,
che
hai
la
fortuna
di
parlare
e
di
ragionare
,
come
me
,
così
voglio
usarti
anch
'
io
i
dovuti
riguardi
.
-
E
questi
riguardi
sarebbero
?
...
-
In
segno
di
amicizia
e
di
stima
particolare
,
lascerò
a
te
la
scelta
del
come
vuoi
essere
cucinato
.
Desideri
essere
fritto
in
padella
,
oppure
preferisci
di
essere
cotto
nel
tegame
colla
salsa
di
pomidoro
?
-
A
dir
la
verità
,
-
rispose
Pinocchio
,
-
se
io
debbo
scegliere
,
preferisco
piuttosto
di
essere
lasciato
libero
,
per
potermene
tornare
a
casa
mia
.
-
Tu
scherzi
?
Ti
pare
che
io
voglia
perdere
l
'
occasione
di
assaggiare
un
pesce
cosi
raro
?
Non
capita
mica
tutti
i
giorni
un
pesce
burattino
in
questi
mari
.
Lascia
fare
a
me
:
ti
friggerò
in
padella
assieme
a
tutti
gli
altri
pesci
,
e
te
ne
troverai
contento
.
L
'
esser
fritto
in
compagnia
è
sempre
una
consolazione
.
L
'
infelice
Pinocchio
,
a
quest
'
antifona
,
cominciò
a
piangere
,
a
strillare
,
a
raccomandarsi
e
piangendo
diceva
:
-
Quant
'
era
meglio
,
che
fossi
andato
a
scuola
!
...
Ho
voluto
dar
retta
ai
compagni
,
e
ora
la
pago
!
Ih
!
...
Ih
!
...
Ih
!
...
E
perché
si
divincolava
come
un
anguilla
e
faceva
sforzi
incredibili
,
per
isgusciare
dalle
grinfie
del
pescatore
verde
,
questi
prese
una
bella
buccia
di
giunco
,
e
dopo
averlo
legato
per
le
mani
e
per
i
piedi
,
come
un
salame
,
lo
gettò
in
fondo
alla
conca
cogli
altri
.
Poi
,
tirato
fuori
un
vassoiaccio
di
legno
,
pieno
di
farina
,
si
dette
a
infarinare
tutti
quei
pesci
;
e
man
mano
che
li
aveva
infarinati
,
li
buttava
a
friggere
dentro
la
padella
.
I
primi
a
ballare
nell
'
olio
bollente
furono
i
poveri
naselli
:
poi
toccò
ai
ragnotti
,
poi
ai
muggini
,
poi
alle
sogliole
e
alle
acciughe
,
e
poi
venne
la
volta
di
Pinocchio
.
Il
quale
a
vedersi
così
vicino
alla
morte
(
e
che
brutta
morte
!
)
fu
preso
da
tanto
tremito
e
da
tanto
spavento
,
che
non
aveva
più
né
voce
né
fiato
per
raccomandarsi
.
Il
povero
figliuolo
si
raccomandava
cogli
occhi
!
Ma
il
pescatore
verde
,
senza
badarlo
neppure
,
lo
avvoltolò
cinque
o
sei
volte
nella
farina
,
infarinandolo
così
bene
dal
capo
ai
piedi
,
che
pareva
diventato
un
burattino
di
gesso
.
Poi
lo
prese
per
il
capo
,
e
...
Ritorna
a
casa
della
Fata
,
la
quale
gli
promette
che
il
giorno
dopo
non
sarà
più
un
burattino
,
ma
diventerà
un
ragazzo
.
Gran
colazione
di
caffè
-
e
-
latte
per
festeggiare
questo
grande
avvenimento
.
Mentre
il
pescatore
era
proprio
sul
punto
di
buttar
Pinocchio
nella
padella
,
entrò
nella
grotta
un
grosso
cane
condotto
là
dall
'
odore
acutissimo
e
ghiotto
della
frittura
.
-
Passa
via
!
-
gli
gridò
il
pescatore
minacciandolo
e
tenendo
sempre
in
mano
il
burattino
infarinato
.
Ma
il
povero
cane
aveva
una
fame
per
quattro
,
e
mugolando
e
dimenando
la
coda
,
pareva
che
dicesse
:
"
Dammi
un
boccon
di
frittura
e
ti
lascio
in
pace
"
.
-
Passa
via
,
ti
dico
!
-
gli
ripetè
il
pescatore
;
e
allungò
la
gamba
per
tirargli
una
pedata
.
Allora
il
cane
che
,
quando
aveva
fame
davvero
,
non
era
avvezzo
a
lasciarsi
posar
mosche
sul
naso
,
si
rivoltò
ringhioso
al
pescatore
,
mostrandogli
le
sue
terribili
zanne
.
In
quel
mentre
si
udì
nella
grotta
una
vocina
fioca
fioca
,
che
disse
:
-
Salvami
,
Alidoro
!
...
Se
non
mi
salvi
,
son
fritto
!
Il
cane
riconobbe
subito
la
voce
di
Pinocchio
e
si
accorse
con
sua
grandissima
maraviglia
che
la
vocina
era
uscita
da
quel
fagotto
infarinato
che
il
pescatore
teneva
in
mano
.
Allora
che
cosa
fa
?
Spicca
un
gran
lancio
da
terra
,
abbocca
quel
fagotto
infarinato
e
tenendolo
leggermente
coi
denti
,
esce
correndo
dalla
grotta
,
e
via
come
un
baleno
!
Il
pescatore
,
arrabbiatissimo
di
vedersi
strappar
di
mano
un
pesce
,
che
egli
avrebbe
mangiato
tanto
volentieri
,
si
provò
a
rincorrere
il
cane
;
ma
fatti
pochi
passi
,
gli
venne
un
nodo
di
tosse
e
dovè
tornarsene
indietro
.
Intanto
Alidoro
,
ritrovata
che
ebbe
la
viottola
che
conduceva
al
paese
,
si
fermò
e
posò
delicatamente
in
terra
l
'
amico
Pinocchio
.
-
Quanto
ti
debbo
ringraziare
!
-
disse
il
burattino
.
-
Non
c
'
è
bisogno
,
-
replicò
il
cane
.
-
Tu
salvasti
me
,
e
quel
che
è
fatto
,
è
reso
.
Si
sa
:
in
questo
mondo
bisogna
tutti
aiutarsi
l
'
uno
coll
'
altro
.
-
Ma
come
mai
sei
capitato
in
quella
grotta
?
-
Ero
sempre
qui
disteso
sulla
spiaggia
più
morto
che
vivo
,
quando
il
vento
mi
ha
portato
da
lontano
un
odorino
di
frittura
.
Quell
'
odorino
mi
ha
stuzzicato
l
'
appetito
,
e
io
gli
sono
andato
dietro
.
Se
arrivavo
un
minuto
più
tardi
!
...
-
Non
me
lo
dire
!
-
urlò
Pinocchio
che
tremava
ancora
dalla
paura
.
-
Non
me
lo
dire
!
Se
tu
arrivavi
un
minuto
più
tardi
,
a
quest
'
ora
io
ero
bell
'
e
fritto
,
mangiato
e
digerito
.
Brrr
!
...
mi
vengono
i
brividi
soltanto
a
pensarvi
!
...
Alidoro
,
ridendo
,
stese
la
zampa
destra
verso
il
burattino
,
il
quale
gliela
strinse
forte
forte
in
segno
di
grande
amicizia
:
e
dopo
si
lasciarono
.
Il
cane
riprese
la
strada
di
casa
:
e
Pinocchio
,
rimasto
solo
,
andò
a
una
capanna
lì
poco
distante
,
e
domandò
a
un
vecchietto
che
stava
sulla
porta
a
scaldarsi
al
sole
:
-
Dite
,
galantuomo
,
sapete
nulla
di
un
povero
ragazzo
ferito
nel
capo
e
che
si
chiamava
Eugenio
?
...
-
Il
ragazzo
è
stato
portato
da
alcuni
pescatori
in
questa
capanna
,
e
ora
...
Ora
sarà
morto
!
...
-
interruppe
Pinocchio
con
gran
dolore
.
-
No
:
ora
è
vivo
,
ed
è
già
ritornato
a
casa
sua
.
-
Davvero
,
davvero
?
-
gridò
il
burattino
,
saltando
dall
'
allegrezza
.
-
Dunque
la
ferita
non
era
grave
?
-
Ma
poteva
riuscire
gravissima
e
anche
mortale
,
-
rispose
il
vecchietto
,
-
perché
gli
tirarono
sul
capo
un
grosso
libro
rilegato
in
cartone
.
-
E
chi
glielo
tirò
?
-
Un
suo
compagno
di
scuola
:
un
certo
Pinocchio
...
-
E
chi
è
questo
Pinocchio
?
-
domandò
il
burattino
facendo
lo
gnorri
.
-
Dicono
che
sia
un
ragazzaccio
,
un
vagabondo
,
un
vero
rompicollo
...
-
Calunnie
!
Tutte
calunnie
!
-
Lo
conosci
tu
questo
Pinocchio
?
-
Di
vista
!
-
rispose
il
burattino
.
-
E
tu
che
concetto
ne
hai
?
-
gli
chiese
il
vecchietto
.
-
A
me
mi
pare
un
gran
buon
figliuolo
,
pieno
di
voglia
di
studiare
,
ubbidiente
,
affezionato
al
suo
babbo
e
alla
sua
famiglia
...
Mentre
il
burattino
sfilava
a
faccia
fresca
tutte
queste
bugie
,
si
toccò
il
naso
e
si
accorse
che
il
naso
gli
s
'
era
allungato
più
d
'
un
palmo
.
Allora
tutto
impaurito
cominciò
a
gridare
:
-
Non
date
retta
,
galantuomo
,
a
tutto
il
bene
che
ve
ne
ho
detto
:
perché
conosco
benissimo
Pinocchio
e
posso
assicurarvi
anch
'
io
che
è
davvero
un
ragazzaccio
,
un
disubbidiente
e
uno
svogliato
,
che
invece
di
andare
a
scuola
,
va
coi
compagni
a
fare
lo
sbarazzino
!
Appena
ebbe
pronunziate
queste
parole
,
il
suo
naso
raccorcì
e
tornò
della
grandezza
naturale
,
come
era
prima
.
-
E
perché
sei
tutto
bianco
a
codesto
modo
?
-
gli
domandò
a
un
tratto
il
vecchietto
.
-
Vi
dirò
...
senza
avvedermene
,
mi
sono
strofinato
a
un
muro
,
che
era
imbiancato
di
fresco
,
-
rispose
il
burattino
,
vergognandosi
a
confessare
che
lo
avevano
infarinato
come
un
pesce
,
per
poi
friggerlo
in
padella
.
-
O
della
tua
giacchetta
,
dè
tuoi
calzoncini
e
del
tuo
berretto
che
cosa
ne
hai
fatto
?
-
Ho
incontrato
i
ladri
e
mi
hanno
spogliato
.
Dite
,
buon
vecchio
,
non
avreste
per
caso
da
darmi
un
po
'
di
vestituccio
,
tanto
perché
io
possa
ritornare
a
casa
?
-
Ragazzo
mio
,
in
fatto
di
vestiti
,
io
non
ho
che
un
piccolo
sacchetto
,
dove
ci
tengo
i
lupini
.
Se
vuoi
,
piglialo
:
eccolo
là
.
E
Pinocchio
non
se
lo
fece
dire
due
volte
:
prese
subito
il
sacchetto
dei
lupini
che
era
vuoto
,
e
dopo
averci
fatto
colle
forbici
una
piccola
buca
nel
fondo
e
due
buche
dalle
parti
,
se
lo
infilò
a
uso
camicia
.
E
vestito
leggerino
a
quel
modo
,
si
avviò
verso
il
paese
.
Ma
,
lungo
la
strada
,
non
si
sentiva
punto
tranquillo
;
tant
'
è
vero
che
faceva
un
passo
avanti
e
uno
indietro
e
,
discorrendo
da
se
solo
,
andava
dicendo
:
-
Come
farò
a
presentarmi
alla
mia
buona
Fatina
?
Che
dirà
quando
mi
vedrà
?
...
Vorrà
perdonarmi
questa
seconda
birichinata
?
...
Scommetto
che
non
me
la
perdona
!
...
Oh
!
Non
me
la
perdona
di
certo
...
E
mi
sta
il
dovere
:
perché
io
sono
un
monello
che
prometto
sempre
di
correggermi
,
e
non
mantengo
mai
!
...
Arrivò
al
paese
che
era
già
notte
buia
,
e
perché
faceva
tempaccio
e
l
'
acqua
veniva
giù
a
catinelle
,
andò
diritto
diritto
alla
casa
della
Fata
coll
'
animo
risoluto
di
bussare
alla
porta
e
di
farsi
aprire
.
Ma
,
quando
fu
lì
,
sentì
mancarsi
il
coraggio
,
e
invece
di
bussare
si
allontanò
,
correndo
,
una
ventina
di
passi
.
Si
avvicinò
una
seconda
volta
alla
porta
,
e
non
concluse
nulla
:
si
avvicinò
una
terza
volta
,
e
nulla
:
la
quarta
volta
prese
,
tremando
,
il
battente
di
ferro
in
mano
,
e
bussò
un
piccolo
colpettino
.
Aspetta
,
aspetta
,
finalmente
dopo
mezz
'
ora
si
aprì
una
finestra
dell
'
ultimo
piano
(
la
casa
era
di
quattro
piani
)
e
Pinocchio
vide
affacciarsi
una
grossa
Lumaca
,
che
aveva
un
lumicino
acceso
sul
capo
,
la
quale
disse
:
-
Chi
è
a
quest
'
ora
?
-
La
Fata
è
in
casa
?
-
domandò
il
burattino
.
-
La
Fata
dorme
e
non
vuol
essere
svegliata
:
ma
tu
chi
sei
?
-
Sono
io
!
-
Chi
io
?
-
Pinocchio
.
-
Chi
Pinocchio
?
-
Il
burattino
,
quello
che
sta
in
casa
colla
Fata
.
-
Ah
!
ho
capito
,
-
disse
la
Lumaca
.
-
Aspettami
costì
,
che
ora
scendo
giù
e
ti
apro
subito
.
-
Spicciatevi
,
per
carità
,
perché
io
muoio
dal
freddo
.
-
Ragazzo
mio
,
io
sono
una
lumaca
,
e
le
lumache
non
hanno
mai
fretta
.
Intanto
passò
un
'
ora
,
ne
passarono
due
,
e
la
porta
non
si
apriva
:
per
cui
Pinocchio
,
che
tremava
dal
freddo
,
dalla
paura
e
dall
'
acqua
che
aveva
addosso
,
si
fece
cuore
e
bussò
una
seconda
volta
,
e
bussò
più
forte
.
A
quel
secondo
colpo
si
aprì
una
finestra
del
piano
di
sotto
e
si
affacciò
la
solita
Lumaca
.
-
Lumachina
bella
,
-
gridò
Pinocchio
dalla
strada
,
-
sono
due
ore
che
aspetto
!
E
due
ore
,
a
questa
serataccia
,
diventano
più
lunghe
di
due
anni
.
Spicciatevi
,
per
carità
.
-
Ragazzo
mio
-
gli
rispose
dalla
finestra
quella
bestiola
tutta
pace
e
tutta
flemma
,
-
ragazzo
mio
,
io
sono
una
lumaca
,
e
le
lumache
non
hanno
mai
fretta
.
E
la
finestra
si
richiuse
.
Di
lì
a
poco
suonò
la
mezzanotte
:
poi
il
tocco
,
poi
le
due
dopo
mezzanotte
,
e
la
porta
era
sempre
chiusa
.
Allora
Pinocchio
,
perduta
la
pazienza
,
afferrò
con
rabbia
il
battente
della
porta
per
bussare
un
gran
colpo
da
far
rintronare
tutto
il
casamento
:
ma
il
battente
che
era
di
ferro
,
diventò
a
un
tratto
un
'
anguilla
viva
,
che
sgusciandogli
dalle
mani
sparì
nel
rigagnolo
d
'
acqua
in
mezzo
alla
strada
.
-
Ah
,
sì
?
-
gridò
Pinocchio
sempre
più
accecato
dalla
collera
.
-
Se
il
battente
è
sparito
,
io
seguiterò
a
bussare
a
furia
di
calci
.
E
tiratosi
un
poco
indietro
,
lasciò
andare
una
solennissima
pedata
nell
'
uscio
della
casa
.
Il
colpo
fu
così
forte
,
che
il
piede
penetrò
nel
legno
fino
a
mezzo
:
e
quando
il
burattino
si
provò
a
ricavarlo
fuori
,
fu
tutta
fatica
inutile
:
perché
il
piede
c
'
era
rimasto
conficcato
dentro
,
come
un
chiodo
ribadito
.
Figuratevi
il
povero
Pinocchio
!
Dovè
passare
tutto
il
resto
della
notte
con
un
piede
in
terra
e
con
quell
'
altro
per
aria
.
La
mattina
,
sul
far
del
giorno
,
finalmente
la
porta
si
aprì
.
Quella
brava
bestiola
della
Lumaca
,
a
scendere
dal
quarto
piano
fino
all
'
uscio
di
strada
,
ci
aveva
messo
solamente
nove
ore
.
Bisogna
proprio
dire
che
avesse
fatto
una
sudata
!
-
Che
cosa
fate
con
codesto
piede
conficcato
nell
'
uscio
?
-
domandò
ridendo
al
burattino
.
-
E
'
stata
una
disgrazia
.
Vedete
un
po
'
,
Lumachina
bella
,
se
vi
riesce
di
liberarmi
da
questo
supplizio
.
-
Ragazzo
mio
,
così
ci
vuole
un
legnaiolo
,
e
io
non
ho
mai
fatto
la
legnaiola
.
-
Pregate
la
Fata
da
parte
mia
!
...
-
La
Fata
dorme
e
non
vuol
essere
svegliata
.
-
Ma
che
cosa
volete
che
io
faccia
inchiodato
tutto
il
giorno
a
questa
porta
?
-
Divertiti
a
contare
le
formicole
che
passano
per
la
strada
.
-
Portatemi
almeno
qualche
cosa
da
mangiare
,
perché
mi
sento
rifinito
.
-
Subito
!
-
disse
la
Lumaca
.
Difatti
dopo
tre
ore
e
mezzo
Pinocchio
la
vide
tornare
con
un
vassoio
d
'
argento
in
capo
.
Nel
vassoio
c
'
era
un
pane
,
un
pollastro
arrosto
e
quattro
albicocche
mature
.
-
Ecco
la
colazione
che
vi
manda
la
Fata
,
-
disse
la
Lumaca
.
Alla
vista
di
quella
grazia
di
Dio
,
il
burattino
sentì
consolarsi
tutto
.
Ma
quale
fu
il
suo
disinganno
,
quando
incominciando
a
mangiare
,
si
dovè
accorgere
che
il
pane
era
di
gesso
,
il
pollastro
di
cartone
e
le
quattro
albicocche
di
alabastro
,
colorite
al
naturale
.
Voleva
piangere
,
voleva
darsi
alla
disperazione
,
voleva
buttar
via
il
vassoio
e
quel
che
c
'
era
dentro
:
ma
invece
,
o
fosse
il
gran
dolore
o
la
gran
languidezza
di
stomaco
,
fatto
sta
che
cadde
svenuto
.
Quando
si
riebbe
,
si
trovò
disteso
sopra
un
sofà
,
e
la
Fata
era
accanto
a
lui
.
-
Anche
per
questa
volta
ti
perdono
,
-
gli
disse
la
Fata
,
-
ma
guai
a
te
se
me
ne
fai
un
'
altra
delle
tue
!
...
Pinocchio
promise
e
giurò
che
avrebbe
studiato
,
e
che
si
sarebbe
condotto
sempre
bene
.
E
mantenne
la
parola
per
tutto
il
resto
dell
'
anno
.
Difatti
,
agli
esami
delle
vacanze
,
ebbe
l
'
onore
di
essere
il
più
bravo
della
scuola
;
e
i
suoi
portamenti
,
in
generale
,
furono
giudicati
così
lodevoli
e
soddisfacenti
,
che
la
Fata
,
tutta
contenta
,
gli
disse
:
-
Domani
finalmente
il
tuo
desiderio
sarà
appagato
!
-
Cioè
?
-
Domani
finirai
di
essere
un
burattino
di
legno
,
e
diventerai
un
ragazzo
perbene
.
Chi
non
ha
veduto
la
gioia
di
Pinocchio
,
a
questa
notizia
tanto
sospirata
,
non
potrà
mai
figurarsela
.
Tutti
i
suoi
amici
e
compagni
di
scuola
dovevano
essere
invitati
per
il
giorno
dopo
a
una
gran
colazione
in
casa
della
Fata
,
per
festeggiare
insieme
il
grande
avvenimento
:
e
la
Fata
aveva
fatto
preparare
dugento
tazze
di
caffè
-
e
-
latte
e
quattrocento
panini
imburrati
di
sotto
e
di
sopra
.
Quella
giornata
prometteva
d
'
essere
molto
bella
e
molto
allegra
,
ma
...
Disgraziatamente
,
nella
vita
dei
burattini
c
'
è
sempre
un
ma
,
che
sciupa
ogni
cosa
.
Pinocchio
,
invece
di
diventare
un
ragazzo
,
parte
di
nascosto
col
suo
amico
Lucignolo
per
il
Paese
dei
Balocchi
.
Com
'
è
naturale
,
Pinocchio
chiese
subito
alla
Fata
il
permesso
di
andare
in
giro
per
la
città
a
fare
gli
inviti
:
e
la
Fata
gli
disse
:
-
Vai
pure
a
invitare
i
tuoi
compagni
per
la
colazione
di
domani
:
ma
ricordati
di
tornare
a
casa
prima
che
faccia
notte
.
Hai
capito
?
-
Fra
un
'
ora
prometto
di
essere
bell
'
e
ritornato
,
-
replicò
il
burattino
.
-
Bada
,
Pinocchio
!
I
ragazzi
fanno
presto
a
promettere
:
ma
il
più
delle
volte
,
fanno
tardi
a
mantenere
.
-
Ma
io
non
sono
come
gli
altri
:
io
,
quando
dico
una
cosa
,
la
mantengo
.
-
Vedremo
.
Caso
poi
tu
disubbidissi
,
tanto
peggio
per
te
.
-
Perché
?
-
Perché
i
ragazzi
che
non
danno
retta
ai
consigli
di
chi
ne
sa
più
di
loro
,
vanno
sempre
incontro
a
qualche
disgrazia
.
-
E
io
l
'
ho
provato
!
-
disse
Pinocchio
.
-
Ma
ora
non
ci
ricasco
più
!
-
Vedremo
se
dici
il
vero
.
Senza
aggiungere
altre
parole
,
il
burattino
salutò
la
sua
buona
Fata
,
che
era
per
lui
una
specie
di
mamma
,
e
cantando
e
ballando
uscì
fuori
della
porta
di
casa
.
In
poco
più
d
'
un
'
ora
,
tutti
i
suoi
amici
furono
invitati
.
Alcuni
accettarono
subito
e
di
gran
cuore
:
altri
da
principio
si
fecero
un
po
'
pregare
;
ma
quando
seppero
che
i
panini
da
inzuppare
nel
caffè
-
e
-
latte
sarebbero
stati
imburrati
anche
dalla
parte
di
fuori
,
finirono
tutti
col
dire
:
"
Verremo
anche
noi
,
per
farti
piacere
"
.
Ora
bisogna
sapere
che
Pinocchio
,
fra
i
suoi
amici
e
compagni
di
scuola
,
ne
aveva
uno
prediletto
e
carissimo
,
il
quale
si
chiamava
di
nome
Romeo
:
ma
tutti
lo
chiamavano
col
soprannome
di
Lucignolo
,
per
via
del
suo
personalino
asciutto
,
secco
e
allampanato
,
tale
e
quale
come
il
lucignolo
nuovo
di
un
lumino
da
notte
.
Lucignolo
era
il
ragazzo
più
svogliato
e
più
birichino
di
tutta
la
scuola
:
ma
Pinocchio
gli
voleva
un
gran
bene
.
Difatti
andò
subito
a
cercarlo
a
casa
,
per
invitarlo
alla
colazione
,
e
non
lo
trovò
:
tornò
una
seconda
volta
,
e
Lucignolo
non
c
'
era
:
tornò
una
terza
volta
,
e
fece
la
strada
invano
.
Dove
poterlo
ripescare
?
Cerca
di
qua
,
cerca
di
là
,
finalmente
lo
vide
nascosto
sotto
il
portico
di
una
casa
di
contadini
.
-
Che
cosa
fai
costì
?
-
gli
domandò
Pinocchio
,
avvicinandosi
.
-
Aspetto
la
mezzanotte
,
per
partire
...
-
Dove
vai
?
-
Lontano
,
lontano
,
lontano
!
-
E
io
che
son
venuto
a
cercarti
a
casa
tre
volte
!
...
-
Che
cosa
volevi
da
me
?
-
Non
sai
il
grande
avvenimento
?
Non
sai
la
fortuna
che
mi
è
toccata
?
-
Quale
?
-
Domani
finisco
di
essere
un
burattino
e
divento
un
ragazzo
come
te
,
e
come
tutti
gli
altri
.
-
Buon
pro
ti
faccia
.
-
Domani
,
dunque
,
ti
aspetto
a
colazione
a
casa
mia
.
-
Ma
se
ti
dico
che
parto
questa
sera
.
-
A
che
ora
?
-
Fra
poco
.
-
E
dove
vai
?
-
Vado
ad
abitare
in
un
paese
...
che
è
il
più
bel
paese
di
questo
mondo
:
una
vera
cuccagna
!
...
-
E
come
si
chiama
?
-
Si
chiama
il
Paese
dei
Balocchi
.
Perché
non
vieni
anche
tu
?
-
Io
?
no
davvero
!
-
Hai
torto
,
Pinocchio
!
Credilo
a
me
che
,
se
non
vieni
,
te
ne
pentirai
.
Dove
vuoi
trovare
un
paese
più
salubre
per
noialtri
ragazzi
?
Lì
non
vi
sono
scuole
:
lì
non
vi
sono
maestri
:
lì
non
vi
sono
libri
.
In
quel
paese
benedetto
non
si
studia
mai
.
Il
giovedì
non
si
fa
scuola
:
e
ogni
settimana
è
composta
di
sei
giovedì
e
di
una
domenica
.
Figurati
che
le
vacanze
dell
'
autunno
cominciano
col
primo
di
gennaio
e
finiscono
coll
'
ultimo
di
dicembre
.
Ecco
un
paese
,
come
piace
veramente
a
me
!
Ecco
come
dovrebbero
essere
tutti
i
paesi
civili
!
...
-
Ma
come
si
passano
le
giornate
nel
Paese
dei
Balocchi
?
-
Si
passano
baloccandosi
e
divertendosi
dalla
mattina
alla
sera
.
La
sera
poi
si
va
a
letto
,
e
la
mattina
dopo
si
ricomincia
daccapo
.
Che
te
ne
pare
?
-
Uhm
!
...
-
fece
Pinocchio
:
e
tentennò
leggermente
il
capo
,
come
dire
:
"
è
una
vita
che
farei
volentieri
anch
'
io
!
"
.
-
Dunque
,
vuoi
partire
con
me
?
Sì
o
no
?
Risolviti
.
-
No
,
no
,
no
e
poi
no
.
Oramai
ho
promesso
alla
mia
buona
Fata
di
diventare
un
ragazzo
perbene
,
e
voglio
mantenere
la
promessa
.
Anzi
,
siccome
vedo
che
il
sole
va
sotto
,
così
ti
lascio
subito
e
scappo
via
.
Dunque
addio
e
buon
viaggio
.
-
Dove
corri
con
tanta
furia
?
-
A
casa
.
La
mia
buona
Fata
vuole
che
ritorni
prima
di
notte
.
-
Aspetta
altri
due
minuti
.
-
Faccio
troppo
tardi
.
-
Due
minuti
soli
.
-
E
se
poi
la
Fata
mi
grida
?
-
Lasciala
gridare
.
Quando
avrà
gridato
ben
bene
,
si
cheterà
,
-
disse
quella
birba
di
Lucignolo
.
-
E
come
fai
?
Parti
solo
o
in
compagnia
?
-
Solo
?
Saremo
più
di
cento
ragazzi
.
-
E
il
viaggio
lo
fate
a
piedi
?
-
A
mezzanotte
passerà
di
qui
il
carro
che
ci
deve
prendere
e
condurre
fin
dentro
ai
confini
di
quel
fortunatissimo
paese
.
-
Che
cosa
pagherei
che
ora
fosse
mezzanotte
!
...
-
Perché
?
-
Per
vedervi
partire
tutti
insieme
.
-
Rimani
qui
un
altro
poco
e
ci
vedrai
.
-
No
,
no
:
voglio
ritornare
a
casa
.
-
Aspetta
altri
due
minuti
.
-
Ho
indugiato
anche
troppo
.
La
Fata
starà
in
pensiero
per
me
.
-
Povera
Fata
!
Che
ha
paura
forse
che
ti
mangino
i
pipistrelli
?
-
Ma
dunque
,
-
soggiunse
Pinocchio
,
-
tu
sei
veramente
sicuro
che
in
quel
paese
non
ci
sono
punte
scuole
?
...
-
Neanche
l
'
ombra
.
-
E
nemmeno
maestri
?
...
-
Nemmen
'
uno
.
-
E
non
c
'
è
mai
l
'
obbligo
di
studiare
?
-
Mai
,
mai
,
mai
!
-
Che
bel
paese
!
-
disse
Pinocchio
,
sentendo
venirsi
l
'
acquolina
in
bocca
.
-
Che
bel
paese
!
Io
non
ci
sono
stato
mai
,
ma
me
lo
figuro
!
...
-
Perché
non
vieni
anche
tu
?
-
E
inutile
che
tu
mi
tenti
!
Oramai
ho
promesso
alla
mia
buona
Fata
di
diventare
un
ragazzo
di
giudizio
,
e
non
voglio
mancare
alla
parola
.
-
Dunque
addio
,
e
salutami
tanto
le
scuole
ginnasiali
!
...
E
anche
quelle
liceali
,
se
le
incontri
per
la
strada
.
-
Addio
,
Lucignolo
:
fai
buon
viaggio
,
divertiti
e
rammentati
qualche
volta
degli
amici
.
Ciò
detto
,
il
burattino
fece
due
passi
in
atto
di
andarsene
:
ma
poi
,
fermandosi
e
voltandosi
all
'
amico
,
gli
domandò
:
-
Ma
sei
proprio
sicuro
che
in
quel
paese
tutte
le
settimane
sieno
composte
di
sei
giovedì
e
di
una
domenica
?
-
Sicurissimo
.
-
Ma
lo
sai
di
certo
che
le
vacanze
abbiano
principio
col
primo
di
gennaio
e
finiscano
coll
'
ultimo
di
dicembre
?
-
Di
certissimo
!
-
Che
bel
paese
!
-
ripetè
Pinocchio
,
sputando
dalla
soverchia
consolazione
.
Poi
,
fatto
un
animo
risoluto
,
soggiunse
in
fretta
e
furia
:
-
Dunque
,
addio
davvero
:
e
buon
viaggio
.
-
Addio
.
-
Fra
quanto
partirete
?
-
Fra
due
ore
!
-
Peccato
!
Se
alla
partenza
mancasse
un
'
ora
sola
,
sarei
quasi
quasi
capace
di
aspettare
.
-
E
la
Fata
?
...
-
Oramai
ho
fatto
tardi
!
...
E
tornare
a
casa
un
'
ora
prima
o
un
'
ora
dopo
,
è
lo
stesso
.
-
Povero
Pinocchio
!
E
se
la
Fata
ti
grida
?
-
Pazienza
!
La
lascerò
gridare
.
Quando
avrà
gridato
ben
bene
,
si
cheterà
.
Intanto
si
era
già
fatta
notte
e
notte
buia
:
quando
a
un
tratto
videro
muoversi
in
lontananza
un
lumicino
...
e
sentirono
un
suono
di
bubboli
e
uno
squillo
di
trombetta
,
così
piccolino
e
soffocato
,
che
pareva
il
sibilo
di
una
zanzara
!
-
Eccolo
!
-
gridò
Lucignolo
,
rizzandosi
in
piedi
.
-
Chi
è
?
-
domandò
sottovoce
Pinocchio
.
-
E
'
il
carro
che
viene
a
prendermi
.
Dunque
,
vuoi
venire
,
sì
o
no
?
-
Ma
è
proprio
vero
,
-
domandò
il
burattino
,
-
che
in
quel
paese
i
ragazzi
non
hanno
mai
l
'
obbligo
di
studiare
?
-
Mai
,
mai
,
mai
!
-
Che
bel
paese
!
...
che
bel
paese
!
...
che
bel
paese
!
...
Dopo
cinque
mesi
di
cuccagna
,
Pinocchio
,
con
sua
grande
maraviglia
,
sente
spuntarsi
un
bel
paio
d
'
orecchie
asinine
e
diventa
un
ciuchino
,
con
la
coda
e
tutto
.
Finalmente
il
carro
arrivò
:
e
arrivò
senza
fare
il
più
piccolo
rumore
,
perché
le
sue
ruote
erano
fasciate
di
stoppa
e
di
cenci
.
Lo
tiravano
dodici
pariglie
di
ciuchini
,
tutti
della
medesima
grandezza
,
ma
di
diverso
pelame
.
Alcuni
erano
bigi
,
altri
bianchi
,
altri
brizzolati
a
uso
pepe
e
sale
,
e
altri
rigati
a
grandi
strisce
gialle
e
turchine
.
Ma
la
cosa
più
singolare
era
questa
:
che
quelle
dodici
pariglie
,
ossia
quei
ventiquattro
ciuchini
,
invece
di
essere
ferrati
come
tutti
le
altre
bestie
da
tiro
o
da
soma
,
avevano
ai
piedi
degli
stivali
da
uomo
di
vacchetta
bianca
.
E
il
conduttore
del
carro
?
...
Figuratevi
un
omino
più
largo
che
lungo
,
tenero
e
untuoso
come
una
palla
di
burro
,
con
un
visino
di
melarosa
,
una
bocchina
che
rideva
sempre
e
una
voce
sottile
e
carezzevole
,
come
quella
d
'
un
gatto
che
si
raccomanda
al
buon
cuore
della
padrona
di
casa
.
Tutti
i
ragazzi
,
appena
lo
vedevano
,
ne
restavano
innamorati
e
facevano
a
gara
nel
montare
sul
suo
carro
,
per
essere
condotti
da
lui
in
quella
vera
cuccagna
conosciuta
nella
carta
geografica
col
seducente
nome
di
Paese
dei
Balocchi
.
Difatti
il
carro
era
già
tutto
pieno
di
ragazzetti
fra
gli
otto
e
i
dodici
anni
,
ammonticchiati
gli
uni
sugli
altri
,
come
tante
acciughe
nella
salamoia
.
Stavano
male
,
stavano
pigiati
,
non
potevano
quasi
respirare
:
ma
nessuno
diceva
ohi
!
,
nessuno
si
lamentava
.
La
consolazione
di
sapere
che
fra
poche
ore
sarebbero
giunti
in
un
paese
,
dove
non
c
'
erano
né
libri
,
né
scuole
,
né
maestri
,
li
rendeva
così
contenti
e
rassegnati
,
che
non
sentivano
né
i
disagi
,
né
gli
strapazzi
,
né
la
fame
,
né
la
sete
,
né
il
sonno
.
Appena
che
il
carro
si
fu
fermato
,
l
'
omino
si
volse
a
Lucignolo
e
con
mille
smorfie
e
mille
manierine
,
gli
domandò
sorridendo
:
-
Dimmi
,
mio
bel
ragazzo
,
vuoi
venire
anche
tu
in
quel
fortunato
paese
?
-
Sicuro
che
ci
voglio
venire
.
-
Ma
ti
avverto
,
carino
mio
,
che
nel
carro
non
c
'
è
più
posto
.
Come
vedi
,
è
tutto
pieno
!
...
-
Pazienza
!
-
replicò
Lucignolo
,
-
se
non
c
'
è
posto
dentro
,
io
mi
adatterò
a
star
seduto
sulle
stanghe
del
carro
.
E
spiccato
un
salto
,
montò
a
cavalcioni
sulle
stanghe
.
-
E
tu
,
amor
mio
?
...
-
disse
l
'
omino
volgendosi
tutto
complimentoso
a
Pinocchio
.
-
Che
intendi
fare
?
Vieni
con
noi
,
o
rimani
?
...
-
Io
rimango
,
-
rispose
Pinocchio
.
-
Io
voglio
tornarmene
a
casa
mia
:
voglio
studiare
e
voglio
farmi
onore
alla
scuola
,
come
fanno
tutti
i
ragazzi
perbene
.
-
Buon
pro
ti
faccia
!
-
Pinocchio
!
-
disse
allora
Lucignolo
.
-
Dai
retta
a
me
:
vieni
via
con
noi
e
staremo
allegri
.
-
No
,
no
,
no
!
-
Vieni
via
con
noi
e
staremo
allegri
,
-
gridarono
altre
quattro
voci
di
dentro
al
carro
.
-
Vieni
via
con
noi
e
staremo
allegri
,
-
urlarono
tutte
insieme
un
centinaio
di
voci
di
dentro
al
carro
.
-
E
se
vengo
con
voi
,
che
cosa
dirà
la
mia
buona
Fata
?
-
disse
il
burattino
che
cominciava
a
intenerirsi
e
a
ciurlar
nel
manico
.
-
Non
ti
fasciare
il
capo
con
tante
melanconie
.
Pensa
che
andiamo
in
un
paese
dove
saremo
padroni
di
fare
il
chiasso
dalla
mattina
alla
sera
!
Pinocchio
non
rispose
:
ma
fece
un
sospiro
:
poi
fece
un
altro
sospiro
:
poi
un
terzo
sospiro
;
finalmente
disse
:
-
Fatemi
un
po
'
di
posto
:
voglio
venire
anch
'
io
!
...
-
I
posti
son
tutti
pieni
,
-
replicò
l
'
omino
,
-
ma
per
mostrarti
quanto
sei
gradito
,
posso
cederti
il
mio
posto
a
cassetta
...
-
E
voi
?
...
-
E
io
farò
la
strada
a
piedi
.
-
No
,
davvero
,
che
non
lo
permetto
.
Preferisco
piuttosto
di
salire
in
groppa
a
qualcuno
di
questi
ciuchini
!
-
gridò
Pinocchio
.
Detto
fatto
,
si
avvicinò
al
ciuchino
manritto
della
prima
pariglia
e
fece
l
'
atto
di
volerlo
cavalcare
:
ma
la
bestiola
,
voltandosi
a
secco
,
gli
dette
una
gran
musata
nello
stomaco
e
lo
gettò
a
gambe
all
'
aria
.
Figuratevi
la
risatona
impertinente
e
sgangherata
di
tutti
quei
ragazzi
presenti
alla
scena
.
Ma
l
'
omino
non
rise
.
Si
accostò
pieno
di
amorevolezza
al
ciuchino
ribelle
,
e
,
facendo
finta
di
dargli
un
bacio
,
gli
staccò
con
un
morso
la
metà
dell
'
orecchio
destro
.
Intanto
Pinocchio
,
rizzatosi
da
terra
tutto
infuriato
,
schizzò
con
un
salto
sulla
groppa
di
quel
povero
animale
.
E
il
salto
fu
così
bello
,
che
i
ragazzi
,
smesso
di
ridere
,
cominciarono
a
urlare
:
"
Viva
Pinocchio
!
"
e
a
fare
una
smanacciata
di
applausi
,
che
non
finivano
più
.
Quand
'
ecco
che
all
'
improvviso
il
ciuchino
alzò
tutt
'
e
due
le
gambe
di
dietro
,
e
dando
una
fortissima
sgropponata
,
scaraventò
il
povero
burattino
in
mezzo
alla
strada
sopra
un
monte
di
ghiaia
.
Allora
grandi
risate
daccapo
:
ma
l
'
omino
,
invece
di
ridere
,
si
sentì
preso
da
tanto
amore
per
quell
'
irrequieto
asinello
,
che
,
con
un
bacio
,
gli
portò
via
di
netto
la
metà
di
quell
'
altro
orecchio
.
Poi
disse
al
burattino
:
-
Rimonta
pure
a
cavallo
e
non
aver
paura
.
Quel
ciuchino
aveva
qualche
grillo
per
il
capo
:
ma
io
gli
ho
detto
due
paroline
negli
orecchi
e
spero
di
averlo
reso
mansueto
e
ragionevole
.
Pinocchio
montò
:
e
il
carro
cominciò
a
muoversi
:
ma
nel
tempo
che
i
ciuchini
galoppavano
e
che
il
carro
correva
sui
ciotoli
della
via
maestra
,
gli
parve
al
burattino
di
sentire
una
voce
sommessa
e
appena
intelligibile
,
che
gli
disse
:
-
Povero
gonzo
!
Hai
voluto
fare
a
modo
tuo
,
ma
te
ne
pentirai
!
Pinocchio
,
quasi
impaurito
,
guardò
di
qua
e
di
là
,
per
conoscere
da
qual
parte
venissero
queste
parole
;
ma
non
vide
nessuno
:
i
ciuchini
galoppavano
,
il
carro
correva
,
i
ragazzi
dentro
al
carro
dormivano
,
Lucignolo
russava
come
un
ghiro
e
l
'
omino
seduto
a
cassetta
,
canterellava
fra
i
denti
:
Tutti
la
notte
dormono
E
io
non
dormo
mai
...
Fatto
un
altro
mezzo
chilometro
,
Pinocchio
sentì
la
solita
vocina
fioca
che
gli
disse
:
-
Tienlo
a
mente
,
grullerello
!
I
ragazzi
che
smettono
di
studiare
e
voltano
le
spalle
ai
libri
,
alle
scuole
e
ai
maestri
,
per
darsi
interamente
ai
balocchi
e
ai
divertimenti
,
non
possono
far
altro
che
una
fine
disgraziata
!
...
Io
lo
so
per
prova
!
...
E
te
lo
posso
dire
!
Verrà
un
giorno
che
piangerai
anche
tu
,
come
oggi
piango
io
...
ma
allora
sarà
tardi
!
...
A
queste
parole
bisbigliate
sommessamente
,
il
burattino
,
spaventato
più
che
mai
,
saltò
giù
dalla
groppa
della
cavalcatura
e
andò
a
prendere
il
suo
ciuchino
per
il
muso
.
E
immaginatevi
come
restò
,
quando
s
'
accorse
che
il
suo
ciuchino
piangeva
...
e
piangeva
proprio
come
un
ragazzo
!
-
Ehi
,
signor
omino
,
-
gridò
allora
Pinocchio
al
padrone
del
carro
,
-
sapete
che
cosa
c
'
è
di
nuovo
?
Questo
ciuchino
piange
.
-
Lascialo
piangere
:
riderà
quando
sarà
sposo
-
Ma
che
forse
gli
avete
insegnato
anche
a
parlare
?
-
No
:
ha
imparato
da
sé
a
borbottare
qualche
parola
,
essendo
stato
tre
anni
in
una
compagnia
di
cani
ammaestrati
.
-
Povera
bestia
!
...
-
Via
,
via
,
-
disse
l
'
omino
,
-
non
perdiamo
il
nostro
tempo
a
veder
piangere
un
ciuco
.
Rimonta
a
cavallo
,
e
andiamo
:
la
notte
è
fresca
e
la
strada
è
lunga
.
Pinocchio
obbedì
senza
rifiatare
.
Il
carro
riprese
la
sua
corsa
:
e
la
mattina
,
sul
far
dell
'
alba
,
arrivarono
felicemente
nel
Paese
dei
Balocchi
.
Questo
paese
non
somigliava
a
nessun
altro
paese
del
mondo
.
La
sua
popolazione
era
tutta
composta
di
ragazzi
.
I
più
vecchi
avevano
quattordici
anni
:
i
più
giovani
ne
avevano
otto
appena
.
Nelle
strade
,
un
'
allegria
,
un
chiasso
,
uno
strillio
da
levar
di
cervello
!
Branchi
di
monelli
dappertutto
.
Chi
giocava
alle
noci
,
chi
alle
piastrelle
,
chi
alla
palla
,
chi
andava
in
velocipede
,
chi
sopra
a
un
cavallino
di
legno
;
questi
facevano
a
mosca
-
cieca
,
quegli
altri
si
rincorrevano
;
altri
,
vestiti
da
pagliacci
,
mangiavano
la
stoppa
accesa
:
chi
recitava
,
chi
cantava
,
chi
faceva
i
salti
mortali
,
chi
si
divertiva
a
camminare
colle
mani
in
terra
e
colle
gambe
in
aria
;
chi
mandava
il
cerchio
,
chi
passeggiava
vestito
da
generale
coll
'
elmo
di
foglio
e
lo
squadrone
di
cartapesta
;
chi
rideva
,
chi
urlava
,
chi
chiamava
,
chi
batteva
le
mani
,
chi
fischiava
,
chi
rifaceva
il
verso
alla
gallina
quando
ha
fatto
l
'
ovo
;
insomma
un
tal
pandemonio
,
un
tal
passeraio
,
un
tal
baccano
indiavolato
,
da
doversi
mettere
il
cotone
negli
orecchi
per
non
rimanere
assorditi
.
Su
tutte
le
piazze
si
vedevano
teatrini
di
tela
,
affollati
di
ragazzi
dalla
mattina
alla
sera
,
e
su
tutti
i
muri
delle
case
si
leggevano
scritte
col
carbone
delle
bellissime
cose
come
queste
:
Viva
i
balocci
(
invece
di
balocchi
)
:
non
voglamo
più
schole
(
invece
di
non
vogliamo
più
scuole
)
:
abbasso
Larin
Metica
(
invece
di
l
'
aritmetica
)
e
altri
fiori
consimili
.
Pinocchio
,
Lucignolo
e
tutti
gli
altri
ragazzi
,
che
avevano
fatto
il
viaggio
coll
'
omino
,
appena
ebbero
messo
il
piede
dentro
la
città
,
si
ficcarono
subito
in
mezzo
alla
gran
baraonda
,
e
in
pochi
minuti
,
come
è
facile
immaginarselo
,
diventarono
gli
amici
di
tutti
.
Chi
più
felice
,
chi
più
contento
di
loro
?
In
mezzo
ai
continui
spassi
e
agli
svariati
divertimenti
,
le
ore
,
i
giorni
,
le
settimane
,
passavano
come
tanti
baleni
.
-
Oh
!
che
bella
vita
!
-
diceva
Pinocchio
tutte
le
volte
che
per
caso
s
'
imbatteva
in
Lucignolo
.
-
Vedi
,
dunque
,
se
avevo
ragione
?
...
-
ripigliava
quest
'
ultimo
.
-
E
dire
che
tu
non
volevi
partire
!
E
pensare
che
t
'
eri
messo
in
capo
di
tornartene
a
casa
dalla
tua
Fata
,
per
perdere
il
tempo
a
studiare
!
....
Se
oggi
ti
sei
liberato
dalla
noia
dei
libri
e
delle
scuole
,
lo
devi
a
me
,
ai
miei
consigli
,
alle
mie
premure
,
ne
convieni
?
Non
vi
sono
che
i
veri
amici
che
sappiano
rendere
di
questi
grandi
favori
.
-
E
'
vero
,
Lucignolo
!
Se
oggi
io
sono
un
ragazzo
veramente
contento
,
è
tutto
merito
tuo
.
E
il
maestro
,
invece
,
sai
che
cosa
mi
diceva
,
parlando
di
te
?
Mi
diceva
sempre
:
"
Non
praticare
quella
birba
di
Lucignolo
perché
Lucignolo
è
un
cattivo
compagno
e
non
può
consigliarti
altro
che
a
far
del
male
!..."
.
-
Povero
maestro
!
-
replicò
l
'
altro
tentennando
il
capo
.
-
Lo
so
purtroppo
che
mi
aveva
a
noia
e
che
si
divertiva
sempre
a
calunniarmi
,
ma
io
sono
generoso
e
gli
perdono
!
-
Anima
grande
!
-
disse
Pinocchio
,
abbracciando
affettuosamente
l
'
amico
e
dandogli
un
bacio
in
mezzo
agli
occhi
.
Intanto
era
già
da
cinque
mesi
che
durava
questa
bella
cuccagna
di
baloccarsi
e
di
divertirsi
le
giornate
intere
,
senza
mai
vedere
in
faccia
né
un
libro
,
né
una
scuola
,
quando
una
mattina
Pinocchio
,
svegliandosi
,
ebbe
,
come
si
suol
dire
,
una
gran
brutta
sorpresa
che
lo
messe
proprio
di
malumore
.
A
Pinocchio
gli
vengono
gli
orecchi
di
ciuco
,
e
poi
diventa
un
ciuchino
vero
e
comincia
a
ragliare
.
E
questa
sorpresa
quale
fu
?
Ve
lo
dirò
io
,
miei
cari
e
piccoli
lettori
:
la
sorpresa
fu
che
Pinocchio
,
svegliandosi
,
gli
venne
fatto
naturalmente
di
grattarsi
il
capo
;
e
nel
grattarsi
il
capo
si
accorse
...
Indovinate
un
po
'
di
che
cosa
si
accorse
?
Si
accorse
con
sua
grandissima
maraviglia
che
gli
orecchi
gli
erano
cresciuti
più
d
'
un
palmo
.
Voi
sapete
che
il
burattino
,
fin
dalla
nascita
,
aveva
gli
orecchi
piccini
piccini
:
tanto
piccini
che
,
a
occhio
nudo
,
non
si
vedevano
neppure
!
Immaginatevi
dunque
come
restò
,
quando
si
poté
scorgere
che
i
suoi
orecchi
,
durante
la
notte
,
erano
così
allungati
,
che
parevano
due
spazzole
di
padule
.
Andò
subito
in
cerca
di
uno
specchio
,
per
potersi
vedere
:
ma
non
trovando
uno
specchio
,
empì
d
'
acqua
la
catinella
del
lavamano
,
e
specchiandovisi
dentro
,
vide
quel
che
non
avrebbe
mai
voluto
vedere
:
vide
,
cioè
,
la
sua
immagine
abbellita
di
un
magnifico
paio
di
orecchi
asinini
.
Lascio
pensare
a
voi
il
dolore
,
la
vergogna
e
la
disperazione
del
povero
Pinocchio
!
Cominciò
a
piangere
,
a
strillare
,
a
battere
la
testa
nel
muro
:
ma
quanto
più
si
disperava
,
e
più
i
suoi
orecchi
crescevano
,
crescevano
e
diventavano
pelosi
verso
la
cima
.
Al
rumore
di
quelle
grida
acutissime
,
entrò
nella
stanza
una
bella
Marmottina
,
che
abitava
il
piano
di
sopra
:
la
quale
,
vedendo
il
burattino
in
così
grandi
smanie
,
gli
domandò
premurosamente
:
-
Che
cos
'
hai
,
mio
caro
casigliano
?
-
Sono
malato
,
Marmottina
mia
,
molto
malato
...
e
malato
d
'
una
malattia
che
mi
fa
paura
!
Te
ne
intendi
tu
del
polso
?
-
Un
pochino
.
-
Senti
dunque
se
per
caso
avessi
la
febbre
.
La
Marmottina
alzò
la
zampa
destra
davanti
:
e
dopo
aver
tastato
il
polso
di
Pinocchio
gli
disse
sospirando
:
-
Amico
mio
,
mi
dispiace
doverti
dare
una
cattiva
notizia
!
...
-
Cioè
?
-
Tu
hai
una
gran
brutta
febbre
!
...
-
E
che
febbre
sarebbe
?
-
E
'
la
febbre
del
somaro
.
-
Non
la
capisco
questa
febbre
!
-
rispose
il
burattino
,
che
l
'
aveva
pur
troppo
capita
.
-
Allora
te
la
spiegherò
io
,
-
soggiunse
la
Marmottina
.
-
Sappi
dunque
che
fra
due
o
tre
ore
tu
non
sarai
più
burattino
,
né
un
ragazzo
...
-
E
che
cosa
sarò
?
-
Fra
due
o
tre
ore
,
tu
diventerai
un
ciuchino
vero
e
proprio
,
come
quelli
che
tirano
il
carretto
e
che
portano
i
cavoli
e
l
'
insalata
al
mercato
.
-
Oh
!
Povero
me
!
Povero
me
!
-
gridò
Pinocchio
pigliandosi
con
le
mani
tutt
'
e
due
gli
orecchi
,
e
tirandoli
e
strapazzandoli
rabbiosamente
,
come
se
fossero
gli
orecchi
di
un
altro
.
-
Caro
mio
,
-
replicò
la
Marmottina
per
consolarlo
,
-
che
cosa
ci
vuoi
tu
fare
?
Oramai
è
destino
.
Oramai
è
scritto
nei
decreti
della
sapienza
,
che
tutti
quei
ragazzi
svogliati
che
,
pigliando
a
noia
i
libri
,
le
scuole
e
i
maestri
,
passano
le
loro
giornate
in
balocchi
,
in
giochi
e
in
divertimenti
,
debbano
finire
prima
o
poi
col
trasformarsi
in
tanti
piccoli
somari
.
-
Ma
davvero
è
proprio
così
?
-
domandò
singhiozzando
il
burattino
.
-
Purtroppo
è
cosi
!
E
ora
i
pianti
sono
inutili
.
Bisognava
pensarci
prima
!
-
Ma
la
colpa
non
è
mia
:
la
colpa
,
credilo
,
Marmottina
,
è
tutta
di
Lucignolo
!
...
-
E
chi
è
questo
Lucignolo
!
...
-
Un
mio
compagno
di
scuola
.
Io
volevo
tornare
a
casa
:
io
volevo
essere
ubbidiente
:
io
volevo
seguitare
a
studiare
e
a
farmi
onore
...
ma
Lucignolo
mi
disse
:
"
Perché
vuoi
annoiarti
a
studiare
?
Perché
vuoi
andare
alla
scuola
?
Vieni
piuttosto
con
me
,
nel
Paese
dei
Balocchi
:
lì
non
studieremo
più
:
lì
ci
divertiremo
dalla
mattina
alla
sera
e
staremo
sempre
allegri
"
.
-
E
perché
seguisti
il
consiglio
di
quel
falso
amico
?
di
quel
cattivo
compagno
?
-
Perché
?
...
Perché
,
Marmottina
mia
,
io
sono
un
burattino
senza
giudizio
...
e
senza
cuore
.
Oh
!
se
avessi
avuto
un
zinzino
di
cuore
,
non
avrei
mai
abbandonato
quella
buona
Fata
,
che
mi
voleva
bene
come
una
mamma
e
che
aveva
fatto
tanto
per
me
!
...
E
a
quest
'
ora
non
sarei
più
un
burattino
...
ma
sarei
invece
un
ragazzino
a
modo
,
come
ce
n
'
è
tanti
!
Oh
!
...
ma
se
incontro
Lucignolo
,
guai
a
lui
!
Gliene
voglio
dire
un
sacco
e
una
sporta
!
E
fece
l
'
atto
di
volere
uscire
.
Ma
quando
fu
sulla
porta
,
si
ricordò
che
aveva
gli
orecchi
d
'
asino
,
e
vergognandosi
di
mostrarli
al
pubblico
,
che
cosa
inventò
?
...
Prese
un
gran
berretto
di
cotone
,
e
,
ficcatoselo
in
testa
,
se
lo
ingozzò
fin
sotto
la
punta
del
naso
.
Poi
uscì
:
e
si
dette
a
cercar
Lucignolo
dappertutto
.
Lo
cercò
nelle
strade
,
nelle
piazze
,
nei
teatrini
,
in
ogni
luogo
:
ma
non
lo
trovò
.
Ne
chiese
notizia
a
quanti
incontrò
per
la
via
,
ma
nessuno
l
'
aveva
veduto
.
Allora
andò
a
cercarlo
a
casa
:
e
arrivato
alla
porta
bussò
.
-
Chi
è
?
-
domandò
Lucignolo
di
dentro
.
-
Sono
io
!
-
rispose
il
burattino
.
-
Aspetta
un
poco
,
e
ti
aprirò
.
Dopo
mezz
'
ora
la
porta
si
aprì
:
e
figuratevi
come
restò
Pinocchio
quando
,
entrando
nella
stanza
,
vide
il
suo
amico
Lucignolo
con
un
gran
berretto
di
cotone
in
testa
,
che
gli
scendeva
fin
sotto
il
naso
.
Alla
vista
di
quel
berretto
,
Pinocchio
sentì
quasi
consolarsi
e
pensò
subito
dentro
di
sé
:
"
Che
l
'
amico
sia
malato
della
mia
medesima
malattia
?
Che
abbia
anche
lui
la
febbre
del
ciuchino
?..."
E
facendo
finta
di
non
essersi
accorto
di
nulla
,
gli
domandò
sorridendo
:
-
Come
stai
,
mio
caro
Lucignolo
?
-
Benissimo
:
come
un
topo
in
una
forma
di
cacio
parmigiano
.
-
Lo
dici
proprio
sul
serio
?
-
E
perché
dovrei
dirti
una
bugia
?
-
Scusami
,
amico
:
e
allora
perché
tieni
in
capo
codesto
berretto
di
cotone
che
ti
cuopre
tutti
gli
orecchi
?
-
Me
l
'
ha
ordinato
il
medico
,
perché
mi
sono
fatto
male
a
questo
ginocchio
.
E
tu
,
caro
burattino
,
perché
porti
codesto
berretto
di
cotone
ingozzato
fin
sotto
il
naso
?
-
Me
l
'
ha
ordinato
il
medico
,
perche
mi
sono
sbucciato
un
piede
.
-
Oh
!
povero
Pinocchio
!
...
-
Oh
!
povero
Lucignolo
!
...
A
queste
parole
tenne
dietro
un
lunghissimo
silenzio
,
durante
il
quale
i
due
amici
non
fecero
altro
che
guardarsi
fra
loro
in
atto
di
canzonatura
.
Finalmente
il
burattino
,
con
una
vocina
melliflua
e
flautata
,
disse
al
suo
compagno
:
-
Levami
una
curiosità
,
mio
caro
Lucignolo
:
hai
mai
sofferto
di
malattia
agli
orecchi
?
-
Mai
!
...
E
tu
?
-
Mai
!
Per
altro
da
questa
mattina
in
poi
ho
un
orecchio
,
che
mi
fa
spasimare
.
-
Ho
lo
stesso
male
anch
'
io
.
-
Anche
tu
?
...
E
qual
è
l
'
orecchio
che
ti
duole
?
-
Tutt
'
e
due
.
E
tu
?
-
Tutt
'
e
due
.
Che
sia
la
medesima
malattia
?
-
Ho
paura
di
sì
?
-
Vuoi
farmi
un
piacere
,
Lucignolo
?
-
Volentieri
!
Con
tutto
il
cuore
.
-
Mi
fai
vedere
i
tuoi
orecchi
?
-
Perché
no
?
Ma
prima
voglio
vedere
i
tuoi
,
caro
Pinocchio
.
-
No
:
il
primo
devi
essere
tu
.
-
No
,
carino
!
Prima
tu
,
e
dopo
io
!
-
Ebbene
,
-
disse
allora
il
burattino
,
-
facciamo
un
patto
da
buoni
amici
.
-
Sentiamo
il
patto
.
-
Leviamoci
tutt
'
e
due
il
berretto
nello
stesso
tempo
:
accetti
?
-
Accetto
.
-
Dunque
attenti
!
E
Pinocchio
cominciò
a
contare
a
voce
alta
:
-
Uno
!
Due
!
Tre
!
Alla
parola
tre
!
i
due
ragazzi
presero
i
loro
berretti
di
capo
e
li
gettarono
in
aria
.
E
allora
avvenne
una
scena
,
che
parrebbe
incredibile
,
se
non
fosse
vera
.
Avvenne
,
cioè
,
che
Pinocchio
e
Lucignolo
,
quando
si
videro
colpiti
tutt
'
e
due
dalla
medesima
disgrazia
,
invece
di
restar
mortificati
e
dolenti
,
cominciarono
ad
ammiccarsi
i
loro
orecchi
smisuratamente
cresciuti
,
e
dopo
mille
sguaiataggini
finirono
col
dare
in
una
bella
risata
.
E
risero
,
risero
,
risero
da
doversi
reggere
il
corpo
:
se
non
che
,
sul
più
bello
del
ridere
,
Lucignolo
tutt
'
a
un
tratto
si
chetò
,
e
barcollando
e
cambiando
colore
,
disse
all
'
amico
:
-
Aiuto
,
aiuto
,
Pinocchio
!
-
Che
cos
'
hai
?
-
Ohimè
.
Non
mi
riesce
più
di
star
ritto
sulle
gambe
.
-
Non
mi
riesce
più
neanche
a
me
,
-
gridò
Pinocchio
,
piangendo
e
traballando
.
E
mentre
dicevano
così
,
si
piegarono
tutt
'
e
due
carponi
a
terra
e
,
camminando
con
le
mani
e
coi
piedi
,
cominciarono
a
girare
e
a
correre
per
la
stanza
.
E
intanto
che
correvano
,
i
loro
bracci
diventarono
zampe
,
i
loro
visi
si
allungarono
e
diventarono
musi
e
le
loro
schiene
si
coprirono
di
un
pelame
grigiolino
chiaro
,
brizzolato
di
nero
.
Ma
il
momento
più
brutto
per
què
due
sciagurati
sapete
quando
fu
?
Il
momento
più
brutto
e
più
umiliante
fu
quello
quando
sentirono
spuntarsi
di
dietro
la
coda
.
Vinti
allora
dalla
vergogna
e
dal
dolore
,
si
provarono
a
piangere
e
a
lamentarsi
del
loro
destino
.
Non
l
'
avessero
mai
fatto
!
Invece
di
gemiti
e
di
lamenti
,
mandavano
fuori
dei
ragli
asinini
:
e
ragliando
sonoramente
,
facevano
tutt
'
e
due
coro
:
j
-
a
,
j
-
a
,
j
-
a
.
In
quel
frattempo
fu
bussato
alla
porta
,
e
una
voce
di
fuori
disse
:
-
Aprite
!
Sono
l
'
Omino
,
sono
il
conduttore
del
carro
che
vi
portò
in
questo
paese
.
Aprite
subito
,
o
guai
a
voi
!
Diventato
un
ciuchino
vero
,
è
portato
a
vendere
,
e
lo
compra
il
direttore
di
una
compagnia
di
pagliacci
per
insegnargli
a
ballare
e
a
saltare
i
cerchi
;
ma
una
sera
azzoppisce
e
allora
lo
ricompra
un
altro
,
per
far
con
la
sua
pelle
un
tamburo
.
Vedendo
che
la
porta
non
si
apriva
,
l
'
Omino
la
spalancò
con
un
violentissimo
calcio
:
ed
entrato
che
fu
nella
stanza
,
disse
col
suo
solito
risolino
a
Pinocchio
e
a
Lucignolo
:
-
Bravi
ragazzi
!
Avete
ragliato
bene
,
e
io
vi
ho
subito
riconosciuti
alla
voce
.
E
per
questo
eccomi
qui
.
A
tali
parole
,
i
due
ciuchini
rimasero
mogi
mogi
,
colla
testa
giù
,
con
gli
orecchi
bassi
e
con
la
coda
fra
le
gambe
.
Da
principio
l
'
Omino
li
lisciò
,
li
accarezzò
,
li
palpeggiò
:
poi
,
tirata
fuori
la
striglia
,
cominciò
a
strigliarli
perbene
.
E
quando
a
furia
di
strigliarli
,
li
ebbe
fatti
lustri
come
due
specchi
,
allora
messe
loro
la
cavezza
e
li
condusse
sulla
piazza
del
mercato
,
con
la
speranza
di
venderli
e
di
beccarsi
un
discreto
guadagno
.
E
i
compratori
,
difatti
,
non
si
fecero
aspettare
.
Lucignolo
fu
comprato
da
un
contadino
,
a
cui
era
morto
il
somaro
il
giorno
avanti
,
e
Pinocchio
fu
venduto
al
direttore
di
una
compagnia
di
pagliacci
e
di
saltatori
di
corda
,
il
quale
lo
comprò
per
ammaestrarlo
e
per
farlo
poi
saltare
e
ballare
insieme
con
le
altre
bestie
della
compagnia
.
E
ora
avete
capito
,
miei
piccoli
lettori
,
qual
era
il
bel
mestiere
che
faceva
l
'
Omino
?
Questo
brutto
mostriciattolo
,
che
aveva
una
fisionomia
tutta
latte
e
miele
,
andava
di
tanto
in
tanto
con
un
carro
a
girare
per
il
mondo
:
strada
facendo
raccoglieva
con
promesse
e
con
moine
tutti
i
ragazzi
svogliati
,
che
avevano
a
noia
i
libri
e
le
scuole
:
e
dopo
averli
caricati
sul
suo
carro
,
li
conduceva
nel
Paese
dei
Balocchi
,
perché
passassero
tutto
il
loro
tempo
in
giochi
,
in
chiassate
e
in
divertimenti
.
Quando
poi
quei
poveri
ragazzi
illusi
,
a
furia
di
baloccarsi
sempre
e
di
non
studiare
mai
,
diventavano
tanti
ciuchini
,
allora
tutto
allegro
e
contento
s
'
impadroniva
di
loro
e
li
portava
a
vendere
sulle
fiere
e
sui
mercati
.
E
così
in
pochi
anni
aveva
fatto
fior
di
quattrini
ed
era
diventato
milionario
.
Quel
che
accadesse
di
Lucignolo
,
non
lo
so
:
so
,
per
altro
,
che
Pinocchio
andò
incontro
fin
dai
primi
giorni
a
una
vita
durissima
e
strapazzata
.
Quando
fu
condotto
nella
stalla
,
il
nuovo
padrone
gli
empì
la
greppia
di
paglia
:
ma
Pinocchio
,
dopo
averne
assaggiata
una
boccata
,
la
risputò
.
Allora
il
padrone
,
brontolando
,
gli
empì
la
greppia
di
fieno
:
ma
neppure
il
fieno
gli
piacque
.
-
Ah
!
non
ti
piace
neppure
il
fieno
?
-
gridò
il
padrone
imbizzito
.
-
Lascia
fare
,
ciuchino
bello
,
che
se
hai
dei
capricci
per
il
capo
,
penserò
io
a
levarteli
!
...
E
a
titolo
di
correzione
,
gli
affibbiò
subito
una
frustata
nelle
gambe
.
Pinocchio
dal
gran
dolore
,
cominciò
a
piangere
e
a
ragliare
,
e
ragliando
,
disse
:
-
J
-
a
,
j
-
a
,
la
paglia
non
la
posso
digerire
!
...
-
Allora
mangia
il
fieno
!
-
replicò
il
padrone
che
intendeva
benissimo
il
dialetto
asinino
.
-
J
-
a
,
j
-
a
,
il
fieno
mi
fa
dolere
il
corpo
!
...
-
Pretenderesti
,
dunque
,
che
un
somaro
,
par
tuo
,
lo
dovessi
mantenere
a
petti
di
pollo
e
cappone
in
galantina
?
-
soggiunse
il
padrone
arrabbiandosi
sempre
più
e
affibbiandogli
una
seconda
frustata
.
A
quella
seconda
frustata
Pinocchio
,
per
prudenza
,
si
chetò
subito
e
non
disse
altro
.
Intanto
la
stalla
fu
chiusa
e
Pinocchio
rimase
solo
:
e
perché
erano
molte
ore
che
non
aveva
mangiato
cominciò
a
sbadigliare
dal
grande
appetito
.
E
,
sbadigliando
,
spalancava
una
bocca
che
pareva
un
forno
.
Alla
fine
,
non
trovando
altro
nella
greppia
,
si
rassegnò
a
masticare
un
po
'
di
fieno
:
e
dopo
averlo
masticato
ben
bene
,
chiuse
gli
occhi
e
lo
tirò
giù
.
-
Questo
fieno
non
è
cattivo
,
-
poi
disse
dentro
di
sé
,
-
ma
quanto
sarebbe
stato
meglio
che
avessi
continuato
a
studiare
!
...
A
quest
'
ora
,
invece
di
fieno
,
potrei
mangiare
un
cantuccio
di
pan
fresco
e
una
bella
fetta
di
salame
!
...
Pazienza
!
La
mattina
dopo
,
svegliandosi
,
cercò
subito
nella
greppia
un
altro
po
'
di
fieno
;
ma
non
lo
trovò
perché
l
'
aveva
mangiato
tutto
nella
notte
.
Allora
prese
una
boccata
di
paglia
tritata
:
ma
in
quel
mentre
che
la
masticava
si
dovè
accorgere
che
il
sapore
della
paglia
tritata
non
somigliava
punto
né
al
risotto
alla
milanese
né
ai
maccheroni
alla
napoletana
.
-
Pazienza
!
-
ripetè
,
continuando
a
masticare
.
-
Che
almeno
la
mia
disgrazia
possa
servire
di
lezione
a
tutti
i
ragazzi
disobbedienti
e
che
non
hanno
voglia
di
studiare
.
Pazienza
!
...
pazienza
!
-
Pazienza
un
corno
!
-
urlò
il
padrone
,
entrando
in
quel
momento
nella
stalla
.
-
Credi
forse
,
mio
bel
ciuchino
,
ch
'
io
ti
abbia
comprato
unicamente
per
darti
da
bere
e
da
mangiare
?
Io
ti
ho
comprato
perché
tu
lavori
e
perché
tu
mi
faccia
guadagnare
molti
quattrini
.
Su
,
dunque
,
da
bravo
!
Vieni
con
me
nel
Circo
,
e
là
ti
insegnerà
a
saltare
i
cerchi
,
a
rompere
col
capo
le
botti
di
foglio
e
a
ballaré
il
valzer
e
la
polca
,
stando
ritto
sulle
gambe
di
dietro
.
Il
povero
Pinocchio
,
per
amore
o
per
forza
,
dovè
imparare
tutte
queste
bellissime
cose
;
ma
,
per
impararle
,
gli
ci
vollero
tre
mesi
di
lezioni
,
e
molte
frustate
da
levare
il
pelo
.
Venne
finalmente
il
giorno
,
in
cui
il
suo
padrone
poté
annunziare
uno
spettacolo
veramente
straordinario
.
I
cartelloni
di
vario
colore
,
attaccati
alle
cantonate
delle
strade
,
dicevano
cosi
:
Quella
sera
,
come
potete
figurarvelo
,
un
'
ora
prima
che
cominciasse
lo
spettacolo
,
il
teatro
era
pieno
stipato
.
Non
si
trovava
più
né
un
posto
distinto
,
né
un
palco
,
nemmeno
a
pagarlo
a
peso
d
'
oro
.
Le
gradinate
del
Circo
formicolavano
di
bambini
,
di
bambine
e
di
ragazzi
di
tutte
le
età
,
che
avevano
la
febbre
addosso
per
la
smania
di
veder
ballare
il
famoso
ciuchino
Pinocchio
.
Finita
la
prima
parte
dello
spettacolo
,
il
direttore
della
compagnia
,
vestito
in
giubba
nera
,
calzoni
bianchi
a
coscia
e
stivaloni
di
pelle
fin
sopra
ai
ginocchi
,
si
presentò
all
'
affollatissimo
pubblico
,
e
,
fatto
un
grande
inchino
,
recitò
con
molta
solennità
il
seguente
spropositato
discorso
:
"
Rispettabile
pubblico
,
cavalieri
e
dame
!
L
'
umile
sottoscritto
essendo
di
passaggio
per
questa
illustre
metropolitana
,
ho
voluto
procrearmi
l
'
onore
nonché
il
piacere
di
presentare
a
questo
intelligente
e
cospicuo
uditorio
un
celebre
ciuchino
,
che
ebbe
già
l
'
onore
di
ballare
al
cospetto
di
Sua
Maestà
l
'
Imperatore
di
tutte
le
Corti
principali
d
'
Europa
.
"
E
col
ringraziandoli
,
aiutateci
della
vostra
animatrice
presenza
e
compatiteci
!
"
Questo
discorso
fu
accolto
da
molte
risate
e
da
molti
applausi
:
ma
gli
applausi
raddoppiarono
e
diventarono
una
specie
di
uragano
alla
comparsa
del
ciuchino
Pinocchio
in
mezzo
al
Circo
.
Egli
era
tutto
agghindato
a
festa
.
Aveva
una
briglia
nuova
di
pelle
lustra
,
con
fibbie
e
borchie
d
'
ottone
;
due
camelie
bianche
agli
orecchi
;
la
criniera
divisa
in
tanti
riccioli
legati
con
fiocchettini
d
'
argento
attraverso
alla
vita
,
e
la
coda
tutta
intrecciata
con
nastri
di
velluto
amaranto
e
celeste
.
Era
,
insomma
,
un
ciuchino
da
innamorare
!
Il
direttore
,
nel
presentarlo
al
pubblico
,
aggiunse
queste
parole
:
"
Miei
rispettabili
auditori
!
Non
starò
qui
a
farvi
menzogne
delle
grandi
difficoltà
da
me
soppressate
per
comprendere
e
soggiogare
questo
mammifero
,
mentre
pascolava
liberamente
di
montagna
in
montagna
nelle
pianure
della
zona
torrida
.
Osservate
,
vi
prego
,
quanta
selvaggina
trasudi
dà
suoi
occhi
,
conciossiaché
essendo
riusciti
vanitosi
tutti
i
mezzi
per
addomesticarlo
al
vivere
dei
quadrupedi
civili
,
ho
dovuto
più
volte
ricorrere
all
'
affabile
dialetto
della
frusta
.
Ma
ogni
mia
gentilezza
invece
di
farmi
da
lui
benvolere
,
me
ne
ha
maggiormente
cattivato
l
'
animo
.
Io
però
,
seguendo
il
sistema
di
Galles
,
trovai
nel
suo
cranio
una
piccola
cartagine
ossea
che
la
stessa
Facoltà
Medicea
di
Parigi
riconobbe
essere
quello
il
bulbo
rigeneratore
dei
capelli
e
della
danza
pirrica
.
E
per
questo
io
lo
volli
ammaestrare
nel
ballo
nonché
nei
relativi
salti
dei
cerchi
e
delle
botti
foderate
di
foglio
.
Ammiratelo
,
e
poi
giudicatelo
!
Prima
però
di
prendere
cognato
da
voi
,
permettete
,
o
signori
,
che
io
v
'
inviti
al
diurno
spettacolo
di
domani
sera
:
ma
nell
'
apoteosi
che
il
tempo
piovoso
minacciasse
acqua
,
allora
lo
spettacolo
invece
di
domani
sera
,
sarà
posticipato
a
domattina
,
alle
ore
undici
antimeridiane
del
pomeriggio
"
.
E
qui
il
direttore
fece
un
'
altra
profondissima
riverenza
:
quindi
rivolgendosi
a
Pinocchio
,
gli
disse
:
-
Animo
,
Pinocchio
!
...
Avanti
di
dar
principio
ai
vostri
esercizi
,
salutate
questo
rispettabile
pubblico
,
cavalieri
,
dame
e
ragazzi
!
Pinocchio
,
ubbidiente
,
piegò
subito
i
due
ginocchi
davanti
,
fino
a
terra
,
e
rimase
inginocchiato
fino
a
tanto
che
il
direttore
,
schioccando
la
frusta
,
non
gli
gridò
:
-
Al
passo
!
Allora
il
ciuchino
si
rizzò
sulle
quattro
gambe
,
e
cominciò
a
girare
intorno
al
Circo
,
camminando
sempre
di
passo
.
Dopo
un
poco
il
direttore
grido
:
-
Al
trotto
!
-
e
Pinocchio
,
ubbidiente
al
comando
,
cambiò
il
passo
in
trotto
.
-
Al
galoppo
!
...
-
e
Pinocchio
staccò
il
galoppo
.
-
Alla
carriera
!
-
e
Pinocchio
si
dette
a
correre
di
gran
carriera
.
Ma
in
quella
che
correva
come
un
barbero
,
il
direttore
,
alzando
il
braccio
in
aria
,
scaricò
un
colpo
di
pistola
.
A
quel
colpo
il
ciuchino
,
fingendosi
ferito
,
cadde
disteso
nel
Circo
,
come
se
fosse
moribondo
davvero
.
Rizzatosi
da
terra
,
in
mezzo
a
uno
scoppio
di
applausi
,
d
'
urli
e
di
battimani
,
che
andavano
alle
stelle
,
gli
venne
naturalmente
di
alzare
la
testa
e
di
guardare
in
su
...
e
guardando
,
vide
in
un
palco
una
bella
signora
,
che
aveva
al
collo
una
grossa
collana
d
'
oro
,
dalla
quale
pendeva
un
medaglione
.
Nel
medaglione
c
'
era
dipinto
il
ritratto
d
'
un
burattino
.
-
Quel
ritratto
è
il
mio
!
...
quella
signora
è
la
Fata
!
-
disse
dentro
di
sé
Pinocchio
,
riconoscendola
subito
:
e
lasciandosi
vincere
dalla
gran
contentezza
,
si
provò
a
gridare
:
-
Oh
Fatina
mia
!
oh
Fatina
mia
!
Ma
invece
di
queste
parole
,
gli
uscì
dalla
gola
un
raglio
cosi
sonoro
e
prolungato
,
che
fece
ridere
tutti
gli
spettatori
,
e
segnatamente
tutti
i
ragazzi
che
erano
in
teatro
.
Allora
il
direttore
,
per
insegnargli
e
per
fargli
intendere
che
non
è
buona
creanza
mettersi
a
ragliare
in
faccia
al
pubblico
,
gli
diè
col
manico
della
frusta
una
bacchettata
sul
naso
.
Il
povero
ciuchino
,
tirato
fuori
un
palmo
di
lingua
,
durò
a
leccarsi
il
naso
almeno
cinque
minuti
,
credendo
forse
così
di
rasciugarsi
il
dolore
che
aveva
sentito
.
Ma
quale
fu
la
sua
disperazione
quando
,
voltandosi
in
su
una
seconda
volta
,
vide
che
il
palco
era
vuoto
e
che
la
Fata
era
sparita
!
...
Si
sentì
come
morire
:
gli
occhi
gli
si
empirono
di
lacrime
e
cominciò
a
piangere
dirottamente
.
Nessuno
però
se
ne
accorse
e
,
meno
degli
altri
,
il
direttore
,
il
quale
,
anzi
,
schioccando
la
frusta
,
gridò
:
-
Da
bravo
,
Pinocchio
!
Ora
farete
vedere
a
questi
signori
con
quanta
grazia
sapete
saltare
i
cerchi
.
Pinocchio
si
provò
due
o
tre
volte
:
ma
ogni
volta
che
arrivava
davanti
al
cerchio
,
invece
di
attraversarlo
,
ci
passava
più
comodamente
di
sotto
.
Alla
fine
spiccò
un
salto
e
l
'
attraversò
:
ma
le
gambe
di
dietro
gli
rimasero
disgraziatamente
impigliate
nel
cerchio
:
motivo
per
cui
ricadde
in
terra
dall
'
altra
parte
tutto
in
un
fascio
.
Quando
si
rizzò
,
era
azzoppito
,
e
a
malapena
poté
ritornare
alla
scuderia
.
-
Fuori
Pinocchio
!
Vogliamo
il
ciuchino
!
Fuori
il
ciuchino
!
-
gridavano
i
ragazzi
dalla
platea
,
impietositi
e
commossi
al
tristissimo
caso
.
Ma
il
ciuchino
per
quella
sera
non
si
fece
rivedere
.
La
mattina
dopo
il
veterinario
,
ossia
il
medico
delle
bestie
,
quando
l
'
ebbe
visitato
,
dichiarò
che
sarebbe
rimasto
zoppo
per
tutta
la
vita
.
Allora
il
direttore
disse
al
suo
garzone
di
stalla
:
-
Che
vuoi
tu
che
mi
faccia
d
'
un
somaro
zoppo
?
Sarebbe
un
mangiapane
a
ufo
.
Portalo
dunque
in
piazza
e
rivendilo
.
Arrivati
in
piazza
,
trovarono
subito
il
compratore
,
il
quale
domandò
al
garzone
di
stalla
:
-
Quanto
vuoi
di
cotesto
ciuchino
zoppo
?
-
Venti
lire
.
-
Io
ti
do
venti
soldi
.
Non
credere
che
io
lo
compri
per
servirmene
:
lo
compro
unicamente
per
la
sua
pelle
.
Vedo
che
ha
la
pelle
molto
dura
,
e
con
la
sua
pelle
voglio
fare
un
tamburo
per
la
banda
musicale
del
mio
paese
.
Lascio
pensare
a
voi
,
ragazzi
,
il
bel
piacere
che
fu
per
il
povero
Pinocchio
,
quando
sentì
che
era
destinato
a
diventare
un
tamburo
!
Fatto
sta
che
il
compratore
,
appena
pagati
i
venti
soldi
,
condusse
il
ciuchino
sopra
uno
scoglio
ch
'
era
sulla
riva
del
mare
;
e
messogli
un
sasso
al
collo
e
legatolo
per
una
zampa
con
una
fune
che
teneva
in
mano
,
gli
diè
improvvisamente
uno
spintone
e
lo
gettò
nell
'
acqua
.
Pinocchio
,
con
quel
macigno
al
collo
,
andò
subito
a
fondo
;
e
il
compratore
,
tenendo
sempre
stretta
in
mano
la
fune
,
si
pose
a
sedere
sullo
scoglio
,
aspettando
che
il
ciuchino
avesse
tutto
il
tempo
di
morire
affogato
,
per
poi
levargli
la
pelle
.
Pinocchio
,
gettato
in
mare
,
è
mangiato
dai
pesci
e
ritorna
ad
essere
un
burattino
come
prima
;
ma
mentre
nuota
per
salvarsi
,
è
ingoiato
dal
terribile
Pesce
-
cane
.
Dopo
cinquanta
minuti
che
il
ciuchino
era
sott
'
acqua
,
il
compratore
disse
,
discorrendo
da
sé
solo
:
-
A
quest
'
ora
il
mio
povero
ciuchino
zoppo
deve
essere
bell
'
affogato
.
Ritiriamolo
dunque
su
,
e
facciamo
con
la
sua
pelle
questo
bel
tamburo
.
E
cominciò
a
tirare
la
fune
,
con
la
quale
lo
aveva
legato
per
una
gamba
:
e
tira
,
tira
,
tira
,
alla
fine
vide
apparire
a
fior
d
'
acqua
...
indovinate
?
Invece
di
un
ciuchino
morto
,
vide
apparire
a
fior
d
'
acqua
un
burattino
vivo
che
scodinzolava
come
un
'
anguilla
.
Vedendo
quel
burattino
di
legno
,
il
pover
'
uomo
credé
di
sognare
e
rimase
lì
intontito
,
a
bocca
aperta
e
con
gli
occhi
fuori
della
testa
.
Riavutosi
un
poco
dal
suo
primo
stupore
,
disse
piangendo
e
balbettando
:
-
E
il
ciuchino
che
ho
gettato
in
mare
dov
'
è
?
-
Quel
ciuchino
son
io
!
-
rispose
il
burattino
,
ridendo
.
-
Tu
?
-
Io
.
-
Ah
!
mariuolo
!
Pretenderesti
forse
burlarti
di
me
?
-
Burlarmi
di
voi
?
Tutt
'
altro
,
caro
padrone
:
io
vi
parlo
sul
serio
.
-
Ma
come
mai
tu
,
che
poco
fa
eri
un
ciuchino
,
ora
,
stando
nell
'
acqua
sei
diventato
un
burattino
di
legno
?
...
-
Sarà
effetto
dell
'
acqua
del
mare
.
Il
mare
ne
fa
di
questi
scherzi
.
-
Bada
,
burattino
,
bada
!
...
Non
credere
di
divertirti
alle
mie
spalle
.
Guai
a
te
,
se
mi
scappa
la
pazienza
.
-
Ebbene
,
padrone
:
volete
sapere
tutta
la
vera
storia
?
Scioglietemi
questa
gamba
e
io
ve
la
racconterò
.
Quel
buon
pasticcione
del
compratore
,
curioso
di
conoscere
la
vera
storia
,
gli
sciolse
subito
il
nodo
della
fune
,
che
lo
teneva
legato
:
e
allora
Pinocchio
,
trovandosi
libero
come
un
uccello
nell
'
aria
prese
a
dirgli
così
:
-
Sappiate
dunque
che
io
ero
un
burattino
di
legno
come
sono
oggi
:
ma
mi
trovavo
a
tocco
e
non
tocco
di
diventare
un
ragazzo
,
come
in
questo
mondo
ce
n
'
è
tanti
:
se
non
che
per
la
mia
poca
voglia
di
studiare
e
per
dar
retta
ai
cattivi
compagni
,
scappai
di
casa
...
e
un
bel
giorno
,
svegliandomi
,
mi
trovai
cambiato
in
un
somaro
con
tanto
di
orecchi
...
e
con
tanto
di
coda
!
...
Che
vergogna
fu
quella
per
me
!
...
Una
vergogna
,
caro
padrone
,
che
Sant
'
Antonio
benedetto
non
la
faccia
provare
neppure
a
voi
!
Portato
a
vendere
sul
mercato
degli
asini
,
fui
comprato
dal
Direttore
di
una
compagnia
equestre
,
il
quale
si
messe
in
capo
di
far
di
me
un
gran
ballerino
e
un
gran
saltatore
di
cerchi
;
ma
una
sera
durante
lo
spettacolo
,
feci
in
teatro
una
brutta
cascata
,
e
rimasi
zoppo
da
tutt
'
e
due
le
gambe
.
Allora
il
direttore
non
sapendo
che
cosa
farsi
d
'
un
asino
zoppo
,
mi
mandò
a
rivendere
,
e
voi
mi
avete
comprato
!
-
Pur
troppo
!
E
ti
ho
pagato
venti
soldi
.
E
ora
chi
mi
rende
i
miei
poveri
venti
soldi
?
-
E
perché
mi
avete
comprato
?
Voi
mi
avete
comprato
per
fare
con
la
mia
pelle
un
tamburo
!
...
un
tamburo
!
...
-
Pur
troppo
!
...
E
ora
dove
troverò
un
'
altra
pelle
?
-
Non
vi
date
alla
disperazione
,
padrone
.
Dei
ciuchini
ce
n
'
è
tanti
,
in
questo
mondo
!
-
Dimmi
,
monello
impertinente
:
e
la
tua
storia
finisce
qui
?
-
No
,
-
rispose
il
burattino
,
-
ci
sono
altre
due
parole
,
e
poi
è
finita
.
Dopo
avermi
comprato
,
mi
avete
condotto
in
questo
luogo
per
uccidermi
;
ma
poi
,
cedendo
a
un
sentimento
pietoso
d
'
umanità
,
avete
preferito
di
legarmi
un
sasso
al
collo
e
di
gettarmi
in
fondo
al
mare
.
Questo
sentimento
di
delicatezza
vi
onora
moltissimo
,
e
io
ve
ne
serberò
eterna
riconoscenza
.
Per
altro
,
caro
padrone
,
questa
volta
avete
fatto
i
vostri
conti
senza
la
Fata
...
-
E
chi
è
questa
Fata
?
-
E
la
mia
mamma
,
la
quale
somiglia
a
tutte
quelle
buone
mamme
,
che
vogliono
un
gran
bene
ai
loro
ragazzi
e
non
li
perdono
mai
d
'
occhio
,
e
li
assistono
amorosamente
in
ogni
disgrazia
,
anche
quando
questi
ragazzi
,
per
le
loro
scapataggini
e
per
i
loro
cattivi
portamenti
,
meriterebbero
di
essere
abbandonati
e
lasciati
in
balia
a
se
stessi
.
Dicevo
,
dunque
,
che
la
buona
Fata
,
appena
mi
vide
in
pericolo
di
affogare
,
mandò
subito
intorno
a
me
un
branco
infinito
di
pesci
,
i
quali
credendomi
davvero
un
ciuchino
bell
'
e
morto
,
cominciarono
a
mangiarmi
!
E
che
bocconi
che
facevano
!
Non
avrei
mai
creduto
che
i
pesci
fossero
più
ghiotti
anche
dei
ragazzi
!
Chi
mi
mangiò
gli
orecchi
,
chi
mi
mangiò
il
muso
,
chi
il
collo
e
la
criniera
,
chi
la
pelle
delle
zampe
,
chi
la
pelliccia
della
schiena
...
e
fra
gli
altri
,
vi
fu
un
pesciolino
cosi
garbato
,
che
si
degnò
perfino
di
mangiarmi
la
coda
.
-
Da
oggi
in
poi
,
-
disse
il
compratore
inorridito
,
-
faccio
giuro
di
non
assaggiar
più
carne
di
pesce
.
Mi
dispiacerebbe
troppo
di
aprire
una
triglia
o
un
nasello
fritto
e
di
trovargli
in
corpo
una
coda
di
ciuco
!
-
Io
la
penso
come
voi
,
-
replicò
il
burattino
,
ridendo
.
-
Del
resto
,
dovete
sapere
che
quando
i
pesci
ebbero
finito
di
mangiarmi
tutta
quella
buccia
asinina
,
che
mi
copriva
dalla
testa
ai
piedi
,
arrivarono
,
-
com
'
è
naturale
,
all
'
osso
...
o
per
dir
meglio
,
arrivarono
al
legno
,
perché
,
come
vedete
,
io
son
fatto
di
legno
durissimo
.
Ma
dopo
dati
i
primi
morsi
,
quei
pesci
ghiottoni
si
accorsero
subito
che
il
legno
non
era
ciccia
per
i
loro
denti
,
e
nauseati
da
questo
cibo
indigesto
se
ne
andarono
chi
in
qua
chi
in
là
,
senza
voltarsi
nemmeno
a
dirmi
grazie
...
Ed
eccovi
raccontato
come
qualmente
voi
,
tirando
su
la
fune
,
avete
trovato
un
burattino
vivo
,
invece
d
'
un
ciuchino
morto
.
-
Io
mi
rido
della
tua
storia
,
-
gridò
il
compratore
imbestialito
.
-
Io
so
che
ho
speso
venti
soldi
per
comprarti
,
e
rivoglio
i
miei
quattrini
.
Sai
che
cosa
farò
?
Ti
porterò
daccapo
al
mercato
,
e
ti
rivenderò
a
peso
di
legno
stagionato
per
accendere
il
fuoco
nel
caminetto
.
-
Rivendetemi
pure
:
io
sono
contento
,
-
disse
Pinocchio
.
Ma
nel
dir
cosi
,
fece
un
bel
salto
e
schizzò
in
mezzo
all
'
acqua
.
E
nuotando
allegramente
e
allontanandosi
dalla
spiaggia
,
gridava
al
povero
compratore
:
-
Addio
,
padrone
;
se
avete
bisogno
di
una
pelle
per
fare
un
tamburo
,
ricordatevi
di
me
.
E
poi
rideva
e
seguitava
a
nuotare
:
e
dopo
un
poco
,
rivoltandosi
indietro
,
urlava
più
forte
:
-
Addio
,
padrone
:
se
avete
bisogno
di
un
po
'
di
legno
stagionato
,
per
accendere
il
caminetto
,
ricordatevi
di
me
.
Fatto
sta
che
in
un
batter
d
'
occhio
si
era
tanto
allontanato
,
che
non
si
vedeva
quasi
più
:
ossia
,
si
vedeva
solamente
sulla
superficie
del
mare
un
puntolino
nero
,
che
di
tanto
in
tanto
rizzava
le
gambe
fuori
dell
'
acqua
e
faceva
capriole
e
salti
,
come
un
delfino
in
vena
di
buonumore
.
Intanto
che
Pinocchio
nuotava
alla
ventura
,
vide
in
mezzo
al
mare
uno
scoglio
che
pareva
di
marmo
bianco
:
e
su
in
cima
allo
scoglio
,
una
bella
Caprettina
che
belava
amorosamente
e
gli
faceva
segno
di
avvicinarsi
.
La
cosa
più
singolare
era
questa
:
che
la
lana
della
Caprettina
,
invece
di
esser
bianca
,
o
nera
,
o
pallata
di
due
colori
,
come
quella
delle
altre
capre
,
era
invece
turchina
,
ma
d
'
un
color
turchino
sfolgorante
,
che
rammentava
moltissimo
i
capelli
della
bella
Bambina
.
Lascio
pensare
a
voi
se
il
cuore
del
povero
Pinocchio
cominciò
a
battere
più
forte
!
Raddoppiando
di
forza
e
di
energia
si
diè
a
nuotare
verso
lo
scoglio
bianco
:
ed
era
già
a
mezza
strada
,
quando
ecco
uscir
fuori
dall
'
acqua
e
venirgli
incontro
una
orribile
testa
di
mostro
marino
,
con
la
bocca
spalancata
,
come
una
voragine
,
e
tre
filari
di
zanne
che
avrebbero
fatto
paura
anche
a
vederle
dipinte
.
E
sapete
chi
era
quel
mostro
marino
?
Quel
mostro
marino
era
né
più
né
meno
quel
gigantesco
Pesce
-
cane
,
ricordato
più
volte
in
questa
storia
,
e
che
per
le
sue
stragi
e
per
la
sua
insaziabile
voracità
,
veniva
soprannominato
"
l
'
Attila
dei
pesci
e
dei
pescatori
"
.
Immaginatevi
lo
spavento
del
povero
Pinocchio
alla
vista
del
mostro
.
Cerco
di
scansarlo
,
di
cambiare
strada
:
cercò
di
fuggire
:
ma
quella
immensa
bocca
spalancata
gli
veniva
sempre
incontro
con
la
velocità
di
una
saetta
.
-
Affrettati
,
Pinocchio
,
per
carità
!
-
gridava
belando
la
bella
Caprettina
.
E
Pinocchio
nuotava
disperatamente
con
le
braccia
,
col
petto
,
con
le
gambe
e
coi
piedi
.
-
Corri
,
Pinocchio
,
perché
il
mostro
si
avvicina
!
E
Pinocchio
,
raccogliendo
tutte
le
sue
forze
,
raddoppiava
di
lena
nella
corsa
.
-
Bada
,
Pinocchio
!
...
il
mostro
ti
raggiunge
!
...
Eccolo
!
...
Eccolo
!
...
Affrettati
per
carità
,
o
sei
perduto
!
...
E
Pinocchio
a
nuotar
più
lesto
che
mai
,
e
via
,
e
via
,
e
via
,
come
andrebbe
una
palla
di
fucile
.
E
già
era
presso
lo
scoglio
,
e
già
la
Caprettina
,
spenzolandosi
tutta
sul
mare
,
gli
porgeva
le
sue
zampine
davanti
per
aiutarlo
a
uscire
dall
'
acqua
!
Ma
oramai
era
tardi
!
Il
mostro
lo
aveva
raggiunto
:
il
mostro
,
tirando
il
fiato
a
sé
,
si
bevve
il
povero
burattino
,
come
avrebbe
bevuto
un
uovo
di
gallina
:
e
lo
inghiottì
con
tanta
violenza
e
con
tanta
avidità
,
che
Pinocchio
,
cascando
giù
in
corpo
al
Pesce
-
cane
,
battè
un
colpo
cosi
screanzato
,
da
restarne
sbalordito
per
un
quarto
d
'
ora
.
Quando
ritornò
in
sé
da
quello
sbigottimento
,
non
sapeva
raccapezzarsi
,
nemmeno
lui
,
in
che
mondo
si
fosse
.
Intorno
a
sé
c
'
era
da
ogni
parte
un
gran
buio
:
ma
un
buio
così
nero
e
profondo
,
che
gli
pareva
di
essere
entrato
col
capo
in
un
calamaio
pieno
d
'
inchiostro
.
Stette
in
ascolto
e
non
senti
nessun
rumore
:
solamente
di
tanto
in
tanto
sentiva
battersi
nel
viso
alcune
grandi
buffate
di
vento
.
Da
principio
non
sapeva
intendere
da
dove
quel
vento
uscisse
:
ma
poi
capì
che
usciva
dai
polmoni
del
mostro
.
Perché
bisogna
sapere
che
il
Pesce
-
cane
soffriva
moltissimo
d
'
asma
,
e
quando
respirava
,
pareva
proprio
che
tirasse
la
tramontana
.
Pinocchio
,
sulle
prime
,
s
'
ingegnò
di
farsi
un
poco
di
coraggio
:
ma
quand
'
ebbe
la
prova
e
la
riprova
di
trovarsi
chiuso
in
corpo
al
mostro
marino
allora
cominciò
a
piangere
e
a
strillare
:
e
piangendo
diceva
:
-
Aiuto
!
aiuto
!
Oh
povero
me
!
Non
c
'
è
nessuno
che
venga
a
salvarmi
?
-
Chi
vuoi
che
ti
salvi
,
disgraziato
?
...
-
disse
in
quel
buio
una
vociaccia
fessa
di
chitarra
scordata
.
-
Chi
è
che
parla
cosi
?
-
domandò
Pinocchio
,
sentendosi
gelare
dallo
spavento
.
-
Sono
io
!
sono
un
povero
Tonno
,
inghiottito
dal
Pesce
-
cane
insieme
con
te
.
E
tu
che
pesce
sei
?
-
Io
non
ho
che
vedere
nulla
coi
pesci
.
Io
sono
un
burattino
.
-
E
allora
,
se
non
sei
un
pesce
,
perché
ti
sei
fatto
inghiottire
dal
mostro
?
-
Non
son
io
,
che
mi
son
fatto
inghiottire
:
gli
è
lui
che
mi
ha
inghiottito
!
Ed
ora
che
cosa
dobbiamo
fare
qui
al
buio
?
...
-
Rassegnarsi
e
aspettare
che
il
Pesce
-
cane
ci
abbia
digeriti
tutt
'
e
due
!
...
-
Ma
io
non
voglio
esser
digerito
!
-
urlò
Pinocchio
,
ricominciando
a
piangere
.
-
Neppure
io
vorrei
esser
digerito
,
-
soggiunse
il
Tonno
,
-
ma
io
sono
abbastanza
filosofo
e
mi
consolo
pensando
che
,
quando
si
nasce
Tonni
,
c
'
è
più
dignità
a
morir
sott
'
acqua
che
sott
'
olio
!
...
-
Scioccherie
!
-
gridò
Pinocchio
.
-
La
mia
è
un
'
opinione
,
-
replicò
il
Tonno
,
-
e
le
opinioni
,
come
dicono
i
Tonni
politici
,
vanno
rispettate
!
-
Insomma
...
io
voglio
andarmene
di
qui
...
io
voglio
fuggire
...
-
Fuggi
,
se
ti
riesce
!
...
-
è
molto
grosso
questo
Pesce
-
cane
che
ci
ha
inghiottiti
?
-
domandò
il
burattino
.
-
Figurati
che
il
suo
corpo
è
più
lungo
di
un
chilometro
,
senza
contare
la
coda
.
Nel
tempo
che
facevano
questa
conversazione
al
buio
,
parve
a
Pinocchio
di
veder
lontan
lontano
una
specie
di
chiarore
.
-
Che
cosa
sarà
mai
quel
lumicino
lontano
lontano
?
-
disse
Pinocchio
.
-
Sarà
qualche
nostro
compagno
di
sventura
,
che
aspetterà
come
noi
il
momento
di
esser
digerito
!
....
-
Voglio
andare
a
trovarlo
.
Non
potrebbe
darsi
il
caso
che
fosse
qualche
vecchio
pesce
capace
di
insegnarmi
la
strada
per
fuggire
?
-
Io
te
l
'
auguro
di
cuore
,
caro
burattino
.
-
Addio
,
Tonno
.
-
Addio
,
burattino
;
e
buona
fortuna
.
-
Dove
ci
rivedremo
?
...
-
Chi
lo
sa
?
...
è
meglio
non
pensarci
neppure
!
Pinocchio
ritrova
in
corpo
al
Pesce
-
cane
...
Chi
ritrova
?
Leggete
questo
capitolo
e
lo
saprete
.
Pinocchio
,
appena
che
ebbe
detto
addio
al
suo
buon
amico
Tonno
,
si
mosse
brancolando
in
mezzo
a
quel
buio
,
e
cominciò
a
camminare
a
tastoni
dentro
il
corpo
del
Pesce
-
cane
,
avviandosi
un
passo
dietro
l
'
altro
verso
quel
piccolo
chiarore
che
vedeva
baluginare
lontano
lontano
.
E
nel
camminare
sentì
che
i
suoi
piedi
sguazzavano
in
una
pozzanghera
d
'
acqua
grassa
e
sdrucciolona
,
e
quell
'
acqua
sapeva
di
un
odore
così
acuto
di
pesce
fritto
che
gli
pareva
di
essere
a
mezza
quaresima
.
E
più
andava
avanti
,
e
più
il
chiarore
si
faceva
rilucente
e
distinto
:
finché
,
cammina
cammina
,
alla
fine
arrivò
:
e
quando
fu
arrivato
...
che
cosa
trovò
?
Ve
lo
do
a
indovinare
in
mille
:
trovò
una
piccola
tavola
apparecchiata
,
con
sopra
una
candela
accesa
infilata
in
una
bottiglia
di
cristallo
verde
,
e
seduto
a
tavola
un
vecchiettino
tutto
bianco
,
come
se
fosse
di
neve
o
di
panna
montata
,
il
quale
se
ne
stava
lì
biascicando
alcuni
pesciolini
vivi
,
ma
tanto
vivi
,
che
alle
volte
mentre
li
mangiava
,
gli
scappavano
perfino
di
bocca
.
A
quella
vista
il
povero
Pinocchio
ebbe
un
'
allegrezza
così
grande
e
così
inaspettata
,
che
ci
mancò
un
ette
non
cadesse
in
delirio
.
Voleva
ridere
,
voleva
piangere
,
voleva
dire
un
monte
di
cose
;
e
invece
mugolava
confusamente
e
balbettava
delle
parole
tronche
e
sconclusionate
.
Finalmente
gli
riuscì
di
cacciar
fuori
un
grido
di
gioia
e
spalancando
le
braccia
e
gettandosi
al
collo
del
vecchietto
,
cominciò
a
urlare
:
-
Oh
!
babbino
mio
!
finalmente
vi
ho
ritrovato
!
Ora
poi
non
vi
lascio
più
,
mai
più
,
mai
più
!
-
Dunque
gli
occhi
mi
dicono
il
vero
?
-
replicò
il
vecchietto
stropicciandosi
gli
occhi
,
-
Dunque
tu
sé
proprio
il
mì
caro
Pinocchio
?
-
Sì
,
sì
,
sono
io
,
proprio
io
!
E
voi
mi
avete
digià
perdonato
,
non
è
vero
?
Oh
!
babbino
mio
,
come
siete
buono
!
...
e
pensare
che
io
,
invece
...
Oh
!
ma
se
sapeste
quante
disgrazie
mi
son
piovute
sul
capo
e
quante
cose
mi
son
andate
per
traverso
!
Figuratevi
che
il
giorno
che
voi
,
povero
babbino
,
col
vendere
la
vostra
casacca
mi
compraste
l
'
Abbecedario
per
andare
a
scuola
,
io
scappai
a
vedere
i
burattini
,
e
il
burattinaio
mi
voleva
mettere
sul
fuoco
perché
gli
cocessi
il
montone
arrosto
,
che
fu
quello
poi
che
mi
dette
cinque
monete
d
'
oro
,
perché
le
portassi
a
voi
,
ma
io
trovai
la
Volpe
e
il
Gatto
,
che
mi
condussero
all
'
osteria
del
Gambero
Rosso
dove
mangiarono
come
lupi
,
e
partito
solo
di
notte
incontrai
gli
assassini
che
si
messero
a
corrermi
dietro
,
e
io
via
,
e
loro
dietro
,
e
io
via
e
loro
sempre
dietro
,
e
io
via
,
finché
m
'
impiccarono
a
un
ramo
della
Quercia
grande
,
dovecché
la
bella
Bambina
dai
capelli
turchini
mi
mandò
a
prendere
con
una
carrozzina
,
e
i
medici
,
quando
m
'
ebbero
visitato
,
dissero
subito
:
"
Se
non
è
morto
,
è
segno
che
è
sempre
vivo
"
,
e
allora
mi
scappò
detto
una
bugia
,
e
il
naso
cominciò
a
crescermi
e
non
mi
passava
più
dalla
porta
di
camera
,
motivo
per
cui
andai
con
la
Volpe
e
col
Gatto
a
sotterrare
le
quattro
monete
d
'
oro
,
che
una
l
'
avevo
spesa
all
'
osteria
,
e
il
pappagallo
si
messe
a
ridere
,
e
viceversa
di
duemila
monete
non
trovai
più
nulla
,
la
quale
il
giudice
quando
seppe
che
ero
stato
derubato
,
mi
fece
subito
mettere
in
prigione
,
per
dare
una
soddisfazione
ai
ladri
,
di
dove
,
col
venir
via
,
vidi
un
bel
grappolo
d
'
uva
in
un
campo
,
che
rimasi
preso
alla
tagliola
e
il
contadino
di
santa
ragione
mi
messe
il
collare
da
cane
perché
facessi
la
guardia
al
pollaio
,
che
riconobbe
la
mia
innocenza
e
mi
lasciò
andare
,
e
il
Serpente
,
colla
coda
che
gli
fumava
,
cominciò
a
ridere
e
gli
si
strappò
una
vena
sul
petto
e
cosi
ritornai
alla
Casa
della
bella
Bambina
,
che
era
morta
,
e
il
Colombo
vedendo
che
piangevo
mi
disse
:
"
Ho
visto
il
tù
babbo
che
si
fabbricava
una
barchettina
per
venirti
a
cercare
"
,
e
io
gli
dissi
:
"
Oh
!
se
avessi
l
'
ali
anch
'
io
"
,
e
lui
mi
disse
:
"
Vuoi
venire
dal
tuo
babbo
?
"
,
e
io
gli
dissi
:
"
Magari
!
ma
chi
mi
ci
porta
"
,
e
lui
mi
disse
:
"
Ti
ci
porto
io
"
,
e
io
gli
dissi
:
"
Come
?
"
,
e
lui
mi
disse
:
"
Montami
sulla
groppa
"
,
e
così
abbiamo
volato
tutta
la
notte
,
e
poi
la
mattina
tutti
i
pescatori
che
guardavano
verso
il
mare
mi
dissero
:
"
C
'
è
un
pover
'
uomo
in
una
barchetta
che
sta
per
affogare
"
,
e
io
da
lontano
vi
riconobbi
subito
,
perché
me
lo
diceva
il
core
,
e
vi
feci
cenno
di
tornare
alla
spiaggia
...
-
Ti
riconobbi
anch
'
io
,
-
disse
Geppetto
,
-
e
sarei
volentieri
tornato
alla
spiaggia
:
ma
come
fare
?
Il
mare
era
grosso
e
un
cavallone
m
'
arrovesciò
la
barchetta
.
Allora
un
orribile
Pesce
-
cane
che
era
lì
vicino
,
appena
m
'
ebbe
visto
nell
'
acqua
corse
subito
verso
di
me
,
e
tirata
fuori
la
lingua
,
mi
prese
pari
pari
,
e
m
'
inghiottì
come
un
tortellino
di
Bologna
.
-
E
quant
'
è
che
siete
chiuso
qui
dentro
?
-
domandò
Pinocchio
.
-
Da
quel
giorno
in
poi
,
saranno
oramai
due
anni
:
due
anni
,
Pinocchio
mio
,
che
mi
son
parsi
due
secoli
!
-
E
come
avete
fatto
a
campare
?
E
dove
avete
trovata
la
candela
?
E
i
fiammiferi
per
accenderla
,
chi
ve
li
ha
dati
?
-
Ora
ti
racconterò
tutto
.
Devi
dunque
sapere
che
quella
medesima
burrasca
,
che
rovesciò
la
mia
barchetta
,
fece
anche
affondare
un
bastimento
mercantile
.
I
marinai
si
salvarono
tutti
,
ma
il
bastimento
colò
a
fondo
e
il
solito
Pesce
-
cane
,
che
quel
giorno
aveva
un
appetito
eccellente
,
dopo
aver
inghiottito
me
,
inghiottì
anche
il
bastimento
...
-
Come
?
Lo
inghiottì
tutto
in
un
boccone
?
...
-
domandò
Pinocchio
maravigliato
.
-
Tutto
in
un
boccone
:
e
risputò
solamente
l
'
albero
maestro
,
perché
gli
era
rimasto
fra
i
denti
come
una
lisca
.
Per
mia
gran
fortuna
,
quel
bastimento
era
carico
di
carne
conservata
in
cassette
di
stagno
,
di
biscotto
,
ossia
di
pane
abbrostolito
,
di
bottiglie
di
vino
,
d
'
uva
secca
,
di
cacio
,
di
caffè
,
di
zucchero
,
di
candele
steariche
e
di
scatole
di
fiammiferi
di
cera
.
Con
tutta
questa
grazia
di
Dio
ho
potuto
campare
due
anni
:
ma
oggi
sono
agli
ultimi
sgoccioli
:
oggi
nella
dispensa
non
c
'
è
più
nulla
,
e
questa
candela
,
che
vedi
accesa
,
è
l
'
ultima
candela
che
mi
sia
rimasta
...
-
E
dopo
?
...
-
E
dopo
,
caro
mio
,
rimarremo
tutt
'
e
due
al
buio
.
-
Allora
,
babbino
mio
,
-
disse
Pinocchio
,
-
non
c
'
è
tempo
da
perdere
.
Bisogna
pensar
subito
a
fuggire
...
-
A
fuggire
?
...
e
come
?
-
Scappando
dalla
bocca
del
Pesce
-
cane
e
gettandosi
a
nuoto
in
mare
.
-
Tu
parli
bene
:
ma
io
,
caro
Pinocchio
,
non
so
nuotare
.
-
E
che
importa
?
...
Voi
mi
monterete
a
cavalluccio
sulle
spalle
e
io
,
che
sono
un
buon
nuotatore
,
vi
porterò
sano
e
salvo
fino
alla
spiaggia
.
-
Illusioni
,
ragazzo
mio
!
-
replicò
Geppetto
,
scotendo
il
capo
e
sorridendo
malinconicamente
.
-
Ti
par
egli
possibile
che
un
burattino
,
alto
appena
un
metro
,
come
sei
tu
,
possa
aver
tanta
forza
da
portarmi
a
nuoto
sulle
spalle
?
-
Provatevi
e
vedrete
!
A
ogni
modo
,
se
sarà
scritto
in
cielo
che
dobbiamo
morire
,
avremo
almeno
la
gran
consolazione
di
morire
abbracciati
insieme
.
E
senza
dir
altro
,
Pinocchio
prese
in
mano
la
candela
,
e
andando
avanti
per
far
lume
,
disse
al
suo
babbo
:
-
Venite
dietro
a
me
,
e
non
abbiate
paura
.
E
così
camminarono
un
bel
pezzo
,
e
traversarono
tutto
il
corpo
e
tutto
lo
stomaco
del
Pesce
-
cane
.
Ma
giunti
che
furono
al
punto
dove
cominciava
la
gran
gola
del
mostro
,
pensarono
bene
di
fermarsi
per
dare
un
'
occhiata
e
cogliere
il
momento
opportuno
alla
fuga
.
Ora
bisogna
sapere
che
il
Pesce
-
cane
,
essendo
molto
vecchio
e
soffrendo
d
'
asma
e
di
palpitazione
di
cuore
,
era
costretto
a
dormir
a
bocca
aperta
:
per
cui
Pinocchio
,
affacciandosi
al
principio
della
gola
e
guardando
in
su
,
poté
vedere
al
di
fuori
di
quell
'
enorme
bocca
spalancata
un
bel
pezzo
di
cielo
stellato
e
un
bellissimo
lume
di
luna
.
-
Questo
è
il
vero
momento
di
scappare
,
-
bisbigliò
allora
voltandosi
al
suo
babbo
.
-
Il
Pescecane
dorme
come
un
ghiro
:
il
mare
è
tranquillo
e
ci
si
vede
come
di
giorno
.
Venite
dunque
,
babbino
,
dietro
a
me
e
fra
poco
saremo
salvi
.
Detto
fatto
,
salirono
su
per
la
gola
del
mostro
marino
,
e
arrivati
in
quell
'
immensa
bocca
cominciarono
a
camminare
in
punta
di
piedi
sulla
lingua
;
una
lingua
così
larga
e
così
lunga
,
che
pareva
il
viottolone
d
'
un
giardino
.
E
già
stavano
lì
lì
per
fare
il
gran
salto
e
per
gettarsi
a
nuoto
nel
mare
,
quando
,
sul
più
bello
,
il
Pesce
-
cane
starnutì
,
e
nello
starnutire
,
dette
uno
scossone
così
violento
,
che
Pinocchio
e
Geppetto
si
trovarono
rimbalzati
all
'
indietro
e
scaraventati
novamente
in
fondo
allo
stomaco
del
mostro
.
Nel
grand
'
urto
della
caduta
la
candela
si
spense
,
e
padre
e
figliuolo
rimasero
al
buio
.
-
E
ora
?
...
-
domandò
Pinocchio
facendosi
serio
.
-
Ora
ragazzo
mio
,
siamo
bell
'
e
perduti
.
-
Perché
perduti
?
Datemi
la
mano
,
babbino
,
e
badate
di
non
sdrucciolare
!
...
-
Dove
mi
conduci
?
-
Dobbiamo
ritentare
la
fuga
.
Venite
con
me
e
non
abbiate
paura
.
Ciò
detto
,
Pinocchio
prese
il
suo
babbo
per
la
mano
:
e
camminando
sempre
in
punta
di
piedi
,
risalirono
insieme
su
per
la
gola
del
mostro
:
poi
traversarono
tutta
la
lingua
e
scavalcarono
i
tre
filari
di
denti
.
Prima
però
di
fare
il
gran
salto
,
il
burattino
disse
al
suo
babbo
:
-
Montatemi
a
cavalluccio
sulle
spalle
e
abbracciatemi
forte
forte
.
Al
resto
ci
penso
io
.
Appena
Geppetto
si
fu
accomodato
per
bene
sulle
spalle
del
figliuolo
,
Pinocchio
,
sicurissimo
del
fatto
suo
,
si
gettò
nell
'
acqua
e
cominciò
a
nuotare
.
Il
mare
era
tranquillo
come
un
olio
:
la
luna
splendeva
in
tutto
il
suo
chiarore
e
il
Pesce
-
cane
seguitava
a
dormire
di
un
sonno
così
profondo
,
che
non
l
'
avrebbe
svegliato
nemmeno
una
cannonata
.
Finalmente
Pinocchio
cessa
d
'
essere
un
burattino
e
diventa
un
ragazzo
.
Mentre
Pinocchio
nuotava
alla
svelta
per
raggiungere
la
spiaggia
,
si
accorse
che
il
suo
babbo
,
il
quale
gli
stava
a
cavalluccio
sulle
spalle
e
aveva
le
gambe
mezze
nell
'
acqua
,
tremava
fitto
fitto
,
come
se
al
pover
'
uomo
gli
battesse
la
febbre
terzana
.
Tremava
di
freddo
o
di
paura
?
Chi
lo
sa
?
Forse
un
po
'
dell
'
uno
e
un
po
'
dell
'
altro
.
Ma
Pinocchio
,
credendo
che
quel
tremito
fosse
di
paura
,
gli
disse
per
confortarlo
:
-
Coraggio
babbo
!
Fra
pochi
minuti
arriveremo
a
terra
e
saremo
salvi
.
-
Ma
dov
'
è
questa
spiaggia
benedetta
?
-
domandò
il
vecchietto
diventando
sempre
più
inquieto
,
e
appuntando
gli
occhi
,
come
fanno
i
sarti
quando
infilano
l
'
ago
.
-
Eccomi
qui
,
che
guardo
da
tutte
le
parti
,
e
non
vedo
altro
che
cielo
e
mare
.
-
Ma
io
vedo
anche
la
spiaggia
,
-
disse
il
burattino
.
-
Per
vostra
regola
io
sono
come
i
gatti
:
ci
vedo
meglio
di
notte
che
di
giorno
.
Il
povero
Pinocchio
faceva
finta
di
essere
di
buonumore
:
ma
invece
...
Invece
cominciava
a
scoraggiarsi
:
le
forze
gli
scemavano
,
il
suo
respiro
diventava
grosso
e
affannoso
...
insomma
non
ne
poteva
più
,
la
spiaggia
era
sempre
lontana
.
Nuotò
finché
ebbe
fiato
:
poi
si
voltò
col
capo
verso
Geppetto
,
e
disse
con
parole
interrotte
:
-
Babbo
mio
,
aiutatemi
...
perché
io
muoio
!
E
il
padre
e
il
figliuolo
erano
oramai
sul
punto
di
affogare
,
quando
udirono
una
voce
di
chitarra
scordata
che
disse
:
-
Chi
è
che
muore
?
-
Sono
io
e
il
mio
povero
babbo
!
...
-
Questa
voce
la
riconosco
!
Tu
sei
Pinocchio
!
...
-
Preciso
:
e
tu
?
-
Io
sono
il
Tonno
,
il
tuo
compagno
di
prigionia
in
corpo
al
Pesce
-
cane
.
-
E
come
hai
fatto
a
scappare
?
-
Ho
imitato
il
tuo
esempio
.
Tu
sei
quello
che
mi
hai
insegnato
la
strada
,
e
dopo
te
,
sono
fuggito
anch
'
io
.
-
Tonno
mio
,
tu
capiti
proprio
a
tempo
!
Ti
prego
per
l
'
amor
che
porti
ai
Tonnini
tuoi
figliuoli
:
aiutaci
,
o
siamo
perduti
.
-
Volentieri
e
con
tutto
il
cuore
.
Attaccatevi
tutt
'
e
due
alla
mia
coda
,
e
lasciatevi
guidare
.
In
quattro
minuti
vi
condurrò
alla
riva
.
Geppetto
e
Pinocchio
,
come
potete
immaginarvelo
accettarono
subito
l
'
invito
:
ma
invece
di
attaccarsi
alla
coda
,
giudicarono
più
comodo
di
mettersi
addirittura
a
sedere
sulla
groppa
del
Tonno
.
-
Siamo
troppo
pesi
?
...
-
gli
domandò
Pinocchio
.
-
Pesi
?
Neanche
per
ombra
;
mi
par
di
avere
addosso
due
gusci
di
conchiglia
,
-
rispose
il
Tonno
,
il
quale
era
di
una
corporatura
così
grossa
e
robusta
,
da
parere
un
vitello
di
due
anni
.
Giunti
alla
riva
,
Pinocchio
saltò
a
terra
il
primo
,
per
aiutare
il
suo
babbo
a
fare
altrettanto
;
poi
si
voltò
al
Tonno
,
e
con
voce
commossa
gli
disse
:
-
Amico
mio
,
tu
hai
salvato
il
mio
babbo
!
Dunque
non
ho
parole
per
ringraziarti
abbastanza
!
Permetti
almeno
che
ti
dia
un
bacio
in
segno
di
riconoscenza
eterna
!
...
Il
Tonno
cacciò
il
muso
fuori
dall
'
acqua
,
e
Pinocchio
,
piegandosi
coi
ginocchi
a
terra
,
gli
posò
un
affettuosissimo
bacio
sulla
bocca
.
A
questo
tratto
di
spontanea
e
vivissima
tenerezza
,
il
povero
Tonno
,
che
non
c
'
era
avvezzo
,
si
sentì
talmente
commosso
,
che
vergognandosi
a
farsi
veder
piangere
come
un
bambino
,
ricacciò
il
capo
sott
'
acqua
e
sparì
.
Intanto
s
'
era
fatto
giorno
.
Allora
Pinocchio
,
offrendo
il
suo
braccio
a
Geppetto
,
che
aveva
appena
il
fiato
di
reggersi
in
piedi
,
gli
disse
:
-
Appoggiatevi
pure
al
mio
braccio
,
caro
babbino
,
e
andiamo
.
Cammineremo
pian
pianino
come
le
formicole
,
e
quando
saremo
stanchi
ci
riposeremo
lungo
la
via
.
-
E
dove
dobbiamo
andare
?
-
domandò
Geppetto
.
-
In
cerca
di
una
casa
o
d
'
una
capanna
,
dove
ci
diano
per
carità
un
boccon
di
pane
e
un
po
'
di
paglia
che
ci
serva
da
letto
.
Non
avevano
ancora
fatti
cento
passi
,
che
videro
seduti
sul
ciglione
della
strada
due
brutti
ceffi
,
i
quali
stavano
lì
in
atto
di
chiedere
l
'
elemosina
.
Erano
il
Gatto
e
la
Volpe
:
ma
non
si
riconoscevano
più
da
quelli
d
'
una
volta
.
Figuratevi
che
il
Gatto
,
a
furia
di
fingersi
cieco
,
aveva
finito
coll
'
accecare
davvero
:
e
la
Volpe
invecchiata
,
intignata
e
tutta
perduta
da
una
parte
,
non
aveva
più
nemmeno
la
coda
.
Così
è
.
Quella
trista
ladracchiola
,
caduta
nella
più
squallida
miseria
,
si
trovò
costretta
un
bel
giorno
a
vendere
perfino
la
sua
bellissima
coda
a
un
merciaio
ambulante
,
che
la
comprò
per
farsene
uno
scacciamosche
.
-
O
Pinocchio
,
-
gridò
la
Volpe
con
voce
di
piagnisteo
,
-
fai
un
po
'
di
carità
a
questi
due
poveri
infermi
.
-
Infermi
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Addio
,
mascherine
!
-
rispose
il
burattino
.
-
Mi
avete
ingannato
una
volta
,
e
ora
non
mi
ripigliate
più
.
-
Credilo
,
Pinocchio
,
che
oggi
siamo
poveri
e
disgraziati
davvero
!
-
Davvero
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Se
siete
poveri
,
ve
lo
meritate
.
Ricordatevi
del
proverbio
che
dice
:
"
I
quattrini
rubati
non
fanno
mai
frutto
"
.
Addio
,
mascherine
!
-
Abbi
compassione
di
noi
!
...
-
Di
noi
!
...
-
Addio
,
mascherine
!
Ricordatevi
del
proverbio
che
dice
:
"
La
farina
del
diavolo
va
tutta
in
crusca
"
.
-
Non
ci
abbandonare
!
...
-
...
are
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Addio
,
mascherine
!
Ricordatevi
del
proverbio
che
dice
:
"
Chi
ruba
il
mantello
al
suo
prossimo
,
per
il
solito
muore
senza
camicia
"
.
E
così
dicendo
,
Pinocchio
e
Geppetto
seguitarono
tranquillamente
per
la
loro
strada
:
finché
,
fatti
altri
cento
passi
,
videro
in
fondo
a
una
viottola
in
mezzo
ai
campi
una
bella
capanna
tutta
di
paglia
,
e
col
tetto
coperto
d
'
embrici
e
di
mattoni
.
-
Quella
capanna
dev
'
essere
abitata
da
qualcuno
,
-
disse
Pinocchio
.
-
Andiamo
là
e
bussiamo
.
Difatti
andarono
,
e
bussarono
alla
porta
.
-
Chi
è
?
-
disse
una
vocina
di
dentro
.
-
Siamo
un
povero
babbo
e
un
povero
figliuolo
,
senza
pane
e
senza
tetto
,
-
rispose
il
burattino
.
-
Girate
la
chiave
,
e
la
porta
si
aprirà
,
-
disse
la
solita
vocina
.
Pinocchio
girò
la
chiave
,
e
la
porta
si
apri
.
Appena
entrati
dentro
,
guardarono
di
qua
,
guardarono
di
là
,
e
non
videro
nessuno
.
-
O
il
padrone
della
capanna
dov
'
è
?
-
disse
Pinocchio
maravigliato
.
-
Eccomi
quassù
!
Babbo
e
figliuolo
si
voltarono
subito
verso
il
soffitto
,
e
videro
sopra
un
travicello
il
Grillo
-
parlante
:
-
Oh
!
mio
caro
Grillino
,
-
disse
Pinocchio
salutandolo
garbatamente
.
-
Ora
mi
chiami
il
"
tuo
caro
Grillino
"
,
non
è
vero
?
Ma
ti
rammenti
di
quando
,
per
scacciarmi
di
casa
tua
,
mi
tirasti
un
martello
di
legno
?
...
-
Hai
ragione
,
Grillino
!
Scaccia
anche
me
...
tira
anche
a
me
un
martello
di
legno
:
ma
abbi
pietà
del
mio
povero
babbo
...
-
Io
avrò
pietà
del
babbo
e
anche
del
figliuolo
:
ma
ho
voluto
rammentarti
il
brutto
garbo
ricevuto
,
per
insegnarti
che
in
questo
mondo
,
quando
si
può
,
bisogna
mostrarsi
cortesi
con
tutti
,
se
vogliamo
esser
ricambiati
con
pari
cortesia
nei
giorni
del
bisogno
.
-
Hai
ragione
,
Grillino
,
hai
ragione
da
vendere
e
io
terrò
a
mente
la
lezione
che
mi
hai
data
.
Ma
mi
dici
come
hai
fatto
a
comprarti
questa
bella
capanna
?
-
Questa
capanna
mi
è
stata
regalata
ieri
da
una
graziosa
capra
,
che
aveva
la
lana
d
'
un
bellissimo
colore
turchino
.
-
E
la
capra
dov
'
è
andata
?
-
-
Non
lo
so
.
-
E
quando
ritornerà
?
...
-
domandò
Pinocchio
,
con
vivissima
curiosità
.
-
Non
ritornerà
mai
.
Ieri
è
partita
tutta
afflitta
,
e
,
belando
,
pareva
che
dicesse
:
"
Povero
Pinocchio
...
oramai
non
lo
rivedrò
più
...
il
Pesce
-
cane
a
quest
'
ora
l
'
avrà
bell
'
e
divorato
!..."
.
-
Ha
detto
proprio
così
?
...
Dunque
era
lei
!
...
Era
lei
!
...
era
la
mia
cara
Fatina
!
...
-
cominciò
a
urlare
Pinocchio
,
singhiozzando
e
piangendo
dirottamente
.
Quand
'
ebbe
pianto
ben
bene
,
si
rasciugò
gli
occhi
e
,
preparato
un
buon
lettino
di
paglia
,
vi
distese
sopra
il
vecchio
Geppetto
.
Poi
domandò
al
Grillo
-
parlante
:
-
Dimmi
,
Grillino
:
dove
potrei
trovare
un
bicchiere
di
latte
per
il
mio
povero
babbo
?
-
Tre
campi
distante
di
qui
c
'
è
l
'
ortolano
Giangio
,
che
tiene
le
mucche
.
Và
da
lui
e
troverai
il
latte
,
che
cerchi
.
Pinocchio
andò
di
corsa
a
casa
dell
'
ortolano
Giangio
;
ma
l
'
ortoiano
gli
disse
:
-
Quanto
ne
vuoi
del
latte
?
-
Ne
voglio
un
bicchiere
pieno
.
-
Un
bicchiere
di
latte
costa
un
soldo
.
Comincia
intanto
dal
darmi
il
soldo
.
-
Non
ho
nemmeno
un
centesimo
,
-
rispose
Pinocchio
tutto
mortificato
e
dolente
.
-
Male
,
burattino
mio
,
-
replicò
l
'
ortolano
.
-
Se
tu
non
hai
nemmeno
un
centesimo
,
io
non
ho
nemmeno
un
dito
di
latte
.
-
Pazienza
!
-
disse
Pinocchio
e
fece
l
'
atto
di
andarsene
.
-
Aspetta
un
po
'
,
-
disse
Giangio
.
-
Fra
te
e
me
ci
possiamo
accomodare
.
Vuoi
adattarti
a
girare
il
bindolo
?
-
Che
cos
'
è
il
bindolo
?
-
Gli
è
quell
'
ordigno
di
legno
,
che
serve
a
tirar
su
l
'
acqua
dalla
cisterna
,
per
annaffiare
gli
ortaggi
.
-
Mi
proverò
...
-
Dunque
,
tirami
su
cento
secchie
d
'
acqua
e
io
ti
regalerò
in
compenso
un
bicchiere
di
latte
.
-
Sta
bene
.
Giangio
condusse
il
burattino
nell
'
orto
e
gl
'
insegnò
la
maniera
di
girare
il
bindolo
.
Pinocchio
si
pose
subito
al
lavoro
;
ma
prima
di
aver
tirato
su
le
cento
secchie
d
'
acqua
,
era
tutto
grondante
di
sudore
dalla
testa
ai
piedi
.
Una
fatica
a
quel
modo
non
l
'
aveva
durata
mai
.
-
Finora
questa
fatica
di
girare
il
bindolo
,
-
disse
l
'
ortolano
,
-
l
'
ho
fatta
fare
al
mio
ciuchino
:
ma
oggi
quel
povero
animale
è
in
fin
di
vita
.
-
Mi
menate
a
vederlo
?
-
disse
Pinocchio
.
-
Volentieri
.
Appena
che
Pinocchio
fu
entrato
nella
stalla
vide
un
bel
ciuchino
disteso
sulla
paglia
,
rifinito
dalla
fame
e
dal
troppo
lavoro
.
Quando
l
'
ebbe
guardato
fisso
fisso
,
disse
dentro
di
sé
,
turbandosi
:
-
Eppure
quel
ciuchino
lo
conosco
!
Non
mi
è
fisonomia
nuova
!
E
chinatosi
fino
a
lui
,
gli
domandò
in
dialetto
asinino
:
-
Chi
sei
?
A
questa
domanda
,
il
ciuchino
apri
gli
occhi
moribondi
,
e
rispose
balbettando
nel
medesimo
dialetto
:
-
Sono
Lu
...
ci
...
gno
...
lo
.
E
dopo
richiuse
gli
occhi
e
spirò
.
-
Oh
!
povero
Lucignolo
!
-
disse
Pinocchio
a
mezza
voce
:
e
presa
una
manciata
di
paglia
,
si
rasciugò
una
lacrima
che
gli
colava
giù
per
il
viso
.
-
Ti
commovi
tanto
per
un
asino
che
non
ti
costa
nulla
?
-
disse
l
'
ortolano
.
-
Che
cosa
dovrei
far
io
che
lo
comprai
a
quattrini
contanti
?
-
Vi
dirò
...
era
un
mio
amico
!
...
-
Tuo
amico
?
-
Un
mio
compagno
di
scuola
!
...
-
Come
?
!
-
urlò
Giangio
dando
in
una
gran
risata
.
-
Come
?
!
avevi
dei
somari
per
compagni
di
scuola
!
...
Figuriamoci
i
belli
studi
che
devi
aver
fatto
!
...
Il
burattino
,
sentendosi
mortificato
da
quelle
parole
,
non
rispose
:
ma
prese
il
suo
bicchiere
di
latte
quasi
caldo
,
e
se
ne
tornò
alla
capanna
.
E
da
quel
giorno
in
poi
,
continuò
più
di
cinque
mesi
a
levarsi
ogni
mattina
,
prima
dell
'
alba
,
per
andare
a
girare
il
bindolo
,
e
guadagnare
così
quel
bicchiere
di
latte
,
che
faceva
tanto
bene
alla
salute
cagionosa
del
suo
babbo
.
Né
si
contentò
di
questo
:
perché
a
tempo
avanzato
,
imparò
a
fabbricare
anche
i
canestri
e
i
panieri
di
giunco
:
e
coi
quattrini
che
ne
ricavava
,
provvedeva
con
moltissimo
giudizio
a
tutte
le
spese
giornaliere
.
Fra
le
altre
cose
,
costruì
da
sé
stesso
un
elegante
carrettino
per
condurre
a
spasso
il
suo
babbo
alle
belle
giornate
,
e
per
fargli
prendere
una
boccata
d
'
aria
.
Nelle
veglie
poi
della
sera
,
si
esercitava
a
leggere
e
a
scrivere
.
Aveva
comprato
nel
vicino
paese
per
pochi
centesimi
un
grosso
libro
,
al
quale
mancavano
il
frontespizio
e
l
'
indice
,
e
con
quello
faceva
la
sua
lettura
.
Quanto
allo
scrivere
,
si
serviva
di
un
fuscello
temperato
a
uso
penna
;
e
non
avendo
né
calamaio
né
inchiostro
,
lo
intingeva
in
una
boccettina
ripiena
di
sugo
di
more
e
di
ciliege
.
Fatto
sta
,
che
con
la
sua
buona
volontà
d
'
ingegnarsi
,
di
lavorare
e
di
tirarsi
avanti
,
non
solo
era
riuscito
a
mantenere
quasi
agiatamente
il
suo
genitore
sempre
malaticcio
,
ma
per
di
più
aveva
potuto
mettere
da
parte
anche
quaranta
soldi
per
comprarsi
un
vestitino
nuovo
.
Una
mattina
disse
a
suo
padre
:
-
Vado
qui
al
mercato
vicino
,
a
comprarmi
una
giacchettina
,
un
berrettino
e
un
paio
di
scarpe
.
Quando
tornerò
a
casa
,
-
soggiunse
ridendo
,
-
sarò
vestito
così
bene
,
che
mi
scambierete
per
un
gran
signore
.
E
uscito
di
casa
,
cominciò
a
correre
tutto
allegro
e
contento
.
Quando
a
un
tratto
sentì
chiamarsi
per
nome
:
e
voltandosi
,
vide
una
bella
Lumaca
che
sbucava
fuori
della
siepe
.
-
Non
mi
riconosci
?
-
disse
la
Lumaca
.
-
Mi
pare
e
non
mi
pare
...
-
Non
ti
ricordi
di
quella
Lumaca
,
che
stava
per
cameriera
con
la
Fata
dai
capelli
turchini
?
Non
ti
rammenti
di
quella
volta
,
quando
scesi
a
farti
lume
e
che
tu
rimanesti
con
un
piede
confitto
nell
'
uscio
di
casa
?
-
Mi
rammento
di
tutto
,
-
gridò
Pinocchio
.
-
Rispondimi
subito
,
Lumachina
bella
:
dove
hai
lasciato
la
mia
buona
Fata
?
Che
fa
?
Mi
ha
perdonato
?
Si
ricorda
sempre
di
me
?
Mi
vuol
sempre
bene
?
E
'
molto
lontana
da
qui
?
Potrei
andare
a
trovarla
?
A
tutte
queste
domande
fatte
precipitosamente
e
senza
ripigliar
fiato
,
la
Lumaca
rispose
con
la
sua
solita
flemma
:
-
Pinocchio
mio
!
La
povera
Fata
giace
in
un
fondo
di
letto
allo
spedale
!
...
-
Allo
spedale
?
...
-
Pur
troppo
!
Colpita
da
mille
disgrazie
,
si
è
gravemente
ammalata
e
non
ha
più
da
comprarsi
un
boccon
di
pane
.
-
Davvero
?
...
Oh
!
Che
gran
dolore
che
mi
hai
dato
!
Oh
!
povera
Fatina
!
Povera
Fatina
!
Povera
Fatina
!
...
Se
avessi
un
milione
,
correrei
a
portarglielo
...
Ma
io
non
ho
che
quaranta
soldi
...
eccoli
qui
:
andavo
giusto
a
comprarmi
un
vestito
nuovo
.
Prendili
,
Lumaca
,
e
và
a
portarli
subito
alla
mia
buona
Fata
.
-
E
il
tuo
vestito
nuovo
?
...
-
Che
m
'
importa
del
vestito
nuovo
?
Venderei
anche
questi
cenci
che
ho
addosso
,
per
poterla
aiutare
!
Và
,
Lumaca
,
spicciati
:
e
fra
due
giorni
ritorna
qui
,
che
spero
di
poterti
dare
qualche
altro
soldo
.
Finora
ho
lavorato
per
mantenere
il
mio
babbo
:
da
oggi
in
là
,
lavorerò
cinque
ore
di
più
per
mantenere
anche
la
mia
buona
mamma
.
Addio
,
Lumaca
,
e
fra
due
giorni
ti
aspetto
.
La
Lumaca
,
contro
il
suo
costume
,
cominciò
a
correre
come
una
lucertola
nei
grandi
solleoni
d
'
agosto
.
Quando
Pinocchio
tornò
a
casa
,
il
suo
babbo
gli
domandò
:
-
E
il
vestito
nuovo
?
-
Non
m
'
è
stato
possibile
di
trovarne
uno
che
mi
tornasse
bene
.
Pazienza
!
...
Lo
comprerò
un
'
altra
volta
.
Quella
sera
Pinocchio
,
invece
di
vegliare
fino
alle
dieci
,
vegliò
fino
alla
mezzanotte
suonata
;
e
invece
di
far
otto
canestre
di
giunco
ne
fece
sedici
.
Poi
andò
a
letto
e
si
addormentò
.
E
nel
dormire
,
gli
parve
di
vedere
in
sogno
la
Fata
,
tutta
bella
e
sorridente
,
la
quale
,
dopo
avergli
dato
un
bacio
,
gli
disse
così
.
-
Bravo
Pinocchio
!
In
grazia
del
tuo
buon
cuore
,
io
ti
perdono
tutte
le
monellerie
che
hai
fatto
fino
a
oggi
.
I
ragazzi
che
assistono
amorosamente
i
propri
genitori
nelle
loro
miserie
e
nelle
loro
infermità
,
meritano
sempre
gran
lode
e
grande
affetto
,
anche
se
non
possono
esser
citati
come
modelli
d
'
ubbidienza
e
di
buona
condotta
.
Metti
giudizio
per
l
'
avvenire
,
e
sarai
felice
.
A
questo
punto
il
sogno
finì
,
e
Pinocchio
si
svegliò
con
tanto
d
'
occhi
spalancati
.
Ora
immaginatevi
voi
quale
fu
la
sua
maraviglia
quando
,
svegliandosi
,
si
accorse
che
non
era
più
un
burattino
di
legno
:
ma
che
era
diventato
,
invece
,
un
ragazzo
come
tutti
gli
altri
.
Dette
un
'
occhiata
all
'
intorno
e
invece
delle
solite
pareti
di
paglia
della
capanna
,
vide
una
bella
camerina
ammobiliata
e
agghindata
con
una
semplicità
quasi
elegante
.
Saltando
giù
dal
letto
,
trovò
preparato
un
bel
vestiario
nuovo
,
un
berretto
nuovo
e
un
paio
di
stivaletti
di
pelle
,
che
gli
tornavano
una
vera
pittura
.
Appena
si
fu
vestito
gli
venne
fatto
naturalmente
di
mettere
la
mani
nelle
tasche
e
tirò
fuori
un
piccolo
portamonete
d
'
avorio
,
sul
quale
erano
scritte
queste
parole
:
"
La
Fata
dai
capelli
turchini
restituisce
al
suo
caro
Pinocchio
i
quaranta
soldi
e
lo
ringrazia
tanto
del
suo
buon
cuore
"
.
Aperto
il
portamonete
,
invece
dei
quaranta
soldi
di
rame
,
vi
luccicavano
quaranta
zecchini
d
'
oro
,
tutti
nuovi
di
zecca
.
Dopo
andò
a
guardarsi
allo
specchio
,
e
gli
parve
d
'
essere
un
altro
.
Non
vide
più
riflessa
la
solita
immagine
della
marionetta
di
legno
,
ma
vide
l
'
immagine
vispa
e
intelligente
di
un
bel
fanciullo
coi
capelli
castagni
,
cogli
occhi
celesti
e
con
un
'
aria
allegra
e
festosa
come
una
pasqua
di
rose
.
In
mezzo
a
tutte
queste
meraviglie
,
che
si
succedevano
le
une
alle
altre
,
Pinocchio
non
sapeva
più
nemmeno
lui
se
era
desto
davvero
o
se
sognava
sempre
a
occhi
aperti
.
-
E
il
mio
babbo
dov
'
è
?
-
gridò
tutt
'
a
un
tratto
:
ed
entrato
nella
stanza
accanto
trovò
il
vecchio
Geppetto
sano
,
arzillo
e
di
buonumore
,
come
una
volta
,
il
quale
,
avendo
ripreso
subito
la
sua
professione
d
'
intagliatore
in
legno
,
stava
appunto
disegnando
una
bellissima
cornice
ricca
di
fogliami
,
di
fiori
e
di
testine
di
diversi
animali
.
-
Levatemi
una
curiosità
,
babbino
:
ma
come
si
spiega
tutto
questo
cambiamento
improvviso
?
-
gli
domandò
Pinocchio
saltandogli
al
collo
e
coprendolo
di
baci
.
-
Questo
improvviso
cambiamento
in
casa
nostra
è
tutto
merito
tuo
,
-
disse
Geppetto
.
-
Perché
merito
mio
?
...
-
Perché
quando
i
ragazzi
,
di
cattivi
diventano
buoni
,
hanno
la
virtù
di
far
prendere
un
aspetto
nuovo
e
sorridente
anche
all
'
interno
delle
loro
famiglie
.
-
E
il
vecchio
Pinocchio
di
legno
dove
si
sarà
nascosto
?
-
Eccolo
là
,
-
rispose
Geppetto
;
e
gli
accennò
un
grosso
burattino
appoggiato
a
una
seggiola
,
col
capo
girato
sur
una
parte
,
con
le
braccia
ciondoloni
e
con
le
gambe
incrocicchiate
e
ripiegate
a
mezzo
,
da
parere
un
miracolo
se
stava
ritto
.
Pinocchio
si
voltò
a
guardarlo
;
e
dopo
che
l
'
ebbe
guardato
un
poco
,
disse
dentro
di
sé
con
grandissima
compiacenza
:
-
Com
'
ero
buffo
,
quand
'
ero
un
burattino
!
...
e
come
ora
son
contento
di
essere
diventato
un
ragazzino
perbene
!
...