StampaPeriodica ,
Con
l
'
inizio
degli
anni
Trenta
,
si
può
registrare
una
svolta
nella
rivista
,
ed
un
nuovo
indirizzo
,
più
deciso
nel
senso
dell
'
impegno
,
assunto
dagli
scrittori
.
Questo
mutamento
di
prospettiva
trova
una
giustificazione
nel
nuovo
corso
che
assumono
gli
eventi
dopo
il
1930
.
Il
regime
fascista
aveva
subito
una
grave
crisi
di
consenso
politico
nella
sua
base
sociale
sia
contadina
sia
piccolo
borghese
,
in
seguito
alle
vicende
della
rivalutazione
della
lira
e
per
le
conseguenze
economiche
del
crollo
della
Borsa
di
Wall
Street
,
verificatosi
nel
1929
.
Com
'
è
ovvio
questa
crisi
politica
si
riflette
nella
letteratura
(
significativi
fenomeni
sono
romanzi
come
Tre
operai
di
Carlo
Bernari
o
Gli
indifferenti
di
Alberto
Moravia
)
.
In
"
Solaria
"
tale
mutamento
è
segnato
da
alcune
pagine
di
Ferrata
(
A
proposito
di
tendenze
)
,
e
di
Vittorini
(
Tendo
al
diario
intimo
)
.
"
Non
dobbiamo
renderci
più
piccini
di
quanto
siamo
-
afferma
Ferrata
-
,
non
dobbiamo
fondare
con
la
nostra
relativa
equanimità
e
intelligenza
,
una
repubblica
di
professori
"
.
Questa
confessione
fatta
nel
'31
,
è
sintomatica
.
Sembra
che
Ferrata
avverta
i
limiti
di
un
'
opposizione
come
quella
operata
da
"
Solaria
"
,
ed
individui
con
una
certa
chiarezza
il
disagio
dato
dall
'
isolamento
che
i
solariani
hanno
dovuto
pagare
come
prezzo
per
conservare
il
principio
di
ragione
,
l
'
obbiettività
di
giudizio
.
Ciò
che
colpisce
,
però
,
è
la
nebulosità
delle
indicazioni
:
se
da
una
parte
è
evidente
la
tensione
volta
a
superare
le
"
lettere
dell
'
alfabeto
"
,
dall
'
altra
è
altrettanto
evidente
come
resti
astratto
e
generico
l
'
invito
ad
occuparsi
dei
"
dati
più
precisi
e
salutari
dell
'
esperienza
"
.
Anzi
,
a
ben
guardare
,
sembra
che
si
voglia
dare
,
sì
un
'
indicazione
nuova
,
ma
sempre
all
'
interno
di
un
agire
letterario
o
comunque
estetico
.
Lo
scritto
di
Vittorini
,
d
'
altra
parte
,
rende
più
esplicita
la
connotazione
del
discorso
,
in
quanto
prende
decisamente
di
mira
la
prosa
d
'
arte
e
il
frammento
.
Si
avverte
in
queste
pagine
la
consapevolezza
che
la
conservazione
della
dignità
morale
non
può
e
non
deve
identificarsi
con
la
fuga
nella
solitudine
,
anche
se
emerge
una
visione
del
mondo
ancora
posta
in
termini
esclusivamente
letterari
,
ove
"
l
'
obbiettività
del
giudizio
"
Si
confonde
con
il
"
rigore
dello
stile
"
.
Con
un
po
'
di
buona
volontà
è
facile
leticare
con
tutti
ma
il
difficile
è
averla
,
la
buona
volontà
;
o
almeno
crearsela
bene
,
con
un
'
apparenza
seria
,
o
quel
dono
,
quella
freschezza
divertente
che
si
giustifica
da
sé
.
Non
basta
la
faccia
feroce
.
I
bravi
periodici
"
battaglieri
"
che
vogliono
bastonar
tutti
in
nome
di
qualcuno
(
quasi
ogni
mese
ce
ne
porta
uno
nuovo
,
stile
Papini
,
stile
Bodoni
,
stile
Carducci
,
stile
misto
:
c
'
è
in
giro
tanta
abbondanza
di
modellini
bell
'
e
fatti
che
l
'
autorità
polemica
è
divenuta
un
gioco
da
bambini
-
compreso
il
sorriso
di
chi
guarda
)
per
vincere
l
'
aria
morta
d
'
oggi
,
avrebbero
bisogno
d
'
una
forza
incrollabile
;
e
sono
invece
così
gracili
!
Pungono
come
le
mosche
d
'
inverno
.
L
'
ornino
bolognese
che
è
il
solo
in
questo
genere
a
interessare
,
ha
in
fondo
anche
lui
più
disposizione
che
voglia
;
fa
un
po
'
la
figura
del
maniaco
,
del
collezionista
di
punture
,
perché
gli
manca
il
vero
slancio
da
lontano
.
È
naturale
che
in
codeste
condizioni
si
trovino
appoggi
e
conforti
alla
propria
prudenza
;
più
il
tempo
passa
e
più
ci
sente
tranquilli
con
un
certo
orgoglio
,
per
quanto
dispiacere
ci
possa
dare
l
'
andar
per
la
carta
stampata
con
un
viso
da
vecchi
.
Nasce
,
l
'
orgoglio
,
dal
senso
che
le
polemiche
d
'
insieme
oggi
possibili
sarebbero
sbagliate
;
dalla
coscienza
d
'
un
intreccio
di
simpatie
,
d
'
antipatie
così
irregolare
,
relativamente
alle
"
idee
"
da
assumere
o
da
assalire
,
che
giunti
al
momento
della
battaglia
troveremmo
fra
le
nostre
file
troppi
soldati
da
fucilare
,
e
invece
troppi
nemici
da
abbracciare
.
Nessuno
di
noi
si
sente
di
camminare
in
truppa
e
neanche
di
guidare
un
esercito
,
perché
sarebbe
impossibile
stordirsene
o
trovarci
abbastanza
gusto
.
Il
secolo
è
oscuro
,
pesante
,
fatto
di
lenti
germi
,
sotto
ai
modi
sportivi
e
allegri
delle
persone
di
spirito
;
e
dunque
"
lasciateci
divertire
"
nella
nostra
vita
privata
ma
metter
dello
spazio
,
una
certa
seria
lentezza
nelle
cose
intellettuali
aspettare
altro
tempo
per
cavar
fuori
,
se
ne
avremo
,
i
nostri
fuochi
d
'
artifizio
.
Ma
è
un
desiderio
d
'
ordine
e
di
calma
che
non
sentiamo
tutti
allo
stesso
modo
.
In
qualcuno
sembra
una
forma
di
stanchezza
definitiva
,
di
superiore
disgusto
per
le
"
tendenze
"
,
una
volontà
di
annullare
nella
cosidetta
Arte
e
nella
cosidetta
Critica
,
in
maniera
rettilinea
e
assoluta
,
gli
impulsi
che
tendono
a
guidarle
.
È
il
modo
più
spiccio
e
più
roseo
,
per
una
generazione
scarsamente
avventurosa
,
di
precisare
il
proprio
contegno
:
"
le
ragioni
della
poesia
"
....
Non
si
tratta
per
costoro
che
di
insistere
su
una
definizione
filosofica
dell
'
arte
,
ampia
e
generica
,
che
cerchi
di
contenerla
tutta
quanta
;
e
di
sforzarsi
a
fare
un
pochettino
di
quest
'
arte
,
"
che
è
intuizione
"
,
a
trovare
negli
altri
e
segnare
col
lapis
ancora
un
pochettino
di
quest
'
arte
,
"
che
è
intuizione
"
.
Ne
nascerà
a
poco
a
poco
una
gara
a
chi
si
dimostri
più
quieto
,
contrapposta
a
quell
'
altra
assai
più
balorda
,
a
chi
si
dimostri
più
eccitato
?
Premio
Pecora
e
Premio
Giaguaro
?
"
A
che
han
mai
servito
le
tendenze
se
non
a
suscitare
,
nei
casi
migliori
,
delle
opere
d
'
arte
?
"
,
leggevo
poco
fa
nella
"
Galleria
"
del
"
Convegno
"
(
107
)
,
anonima
ma
presumibilmente
curata
da
alcuni
giovani
d
'
ingegno
.
È
un
modo
di
pensare
del
tutto
falso
.
Ha
un
ristretto
valore
polemico
;
nei
confronti
delle
teorie
degli
agitati
e
,
se
vogliamo
,
di
quel
secolo
d
'
agitati
(
di
mistici
,
direbbe
Consiglio
)
che
è
stato
in
buona
parte
l
'
Ottocento
.
Regnava
allora
in
molti
una
fiducia
,
che
a
noi
sembra
stupefacente
,
di
poter
rinnovare
la
materia
umana
;
n
'
erano
echi
certe
furiose
guerre
,
le
maledizioni
in
blocco
,
i
tentativi
di
non
ammettere
arte
se
non
in
coerenza
con
un
'
idea
ardita
;
mentre
dal
lato
opposto
i
"
passatisti
"
e
"
bempensanti
"
s
'
aggrappavano
alla
loro
moralettina
con
un
'
energia
che
ci
appare
anch
'
essa
tendenziosa
.
Questi
contraddittori
eccessi
li
guardiamo
ormai
dal
di
fuori
.
Ne
cerchiamo
anzitutto
il
tono
.
Non
ci
sentiamo
di
sposar
tendenze
a
quel
modo
.
Ma
c
'
erano
,
ci
son
solo
queste
?
E
inversamente
,
c
'
è
gusto
senza
tendenze
?
È
un
'
illusione
dannosa
,
credere
che
si
possa
fondare
un
costume
,
morale
o
estetico
,
su
un
'
obiettività
di
giudizio
.
Anche
nel
gusto
,
si
urta
sempre
contro
un
imponderabile
:
l
'
importanza
da
dare
a
un
'
espressione
.
Non
l
'
imponderabile
di
cui
parlano
i
crociani
-
e
che
il
critico
estasiato
deve
risolver
nella
parola
"
bello
"
.
Un
altro
che
riguarda
vedi
bisticcio
,
il
peso
relativo
dell
'
ammirazione
;
il
senso
,
il
sapore
ultimo
di
essa
,
così
come
si
colora
nello
spirito
che
la
produce
.
Com
'
è
possibile
,
fra
Lautréamont
e
Flaubert
,
essere
dei
"
critici
"
?
Ci
vuol
altro
!
Almeno
questo
:
insistere
,
se
lo
si
ami
,
sul
desiderio
d
'
obbiettività
fra
due
spinte
così
differenti
;
insistere
fino
a
renderne
sensibile
la
mostruosità
,
il
paradosso
-
la
tendenza
.
Non
so
se
son
chiaro
.
Intendo
dire
che
non
dobbiamo
renderci
più
piccini
di
quel
che
siamo
;
non
dobbiamo
fondare
con
la
nostra
relativa
equanimità
e
intelligenza
,
una
repubblica
di
professori
.
La
equanimità
è
una
posizione
transitoria
,
un
trampolino
,
mai
una
mèta
.
Il
torto
di
alcuni
di
noi
,
mi
sembra
,
che
pur
parlano
volentieri
di
lirica
,
è
di
non
amare
abbastanza
l
'
impeto
lirico
,
sentimentale
,
fazioso
,
ingiusto
da
cui
s
'
origina
,
anche
in
estetica
,
ogni
passione
relativa
di
giustizia
.
Quando
gli
anni
hanno
sfiduciato
o
distrutto
qualcuno
dei
nostri
principi
più
cari
,
e
ci
han
dimostrato
la
vita
più
complessa
di
quanto
ci
appariva
dandoci
affetti
ed
odi
che
non
avremmo
ritenuti
possibili
,
è
allora
che
si
insinua
volentieri
...
il
démone
della
obbiettività
.
Passati
da
"
a
"
in
"
b
"
,
da
"
b
"
in
"
c
"
,
vien
fatto
d
'
attaccarsi
a
tutte
le
lettere
dell
'
alfabeto
.
E
si
rinunzia
ai
dati
più
precisi
e
salutari
dell
'
esperienza
.
Anche
in
terreno
d
'
estetica
avviene
la
stessa
cosa
.
Che
si
perde
il
senso
vivo
,
costruttore
,
dei
propri
passaggi
.
Si
fa
coincidere
l
'
"
amore
dell
'
arte
"
con
una
posizione
cattedratica
che
sparge
il
gelo
intorno
a
sé
.
E
se
si
dicesse
che
l
'
arte
in
sé
non
è
amabile
affatto
?
È
una
sentenza
facile
,
ma
che
andrebbe
ripetuta
spesso
.
Notando
con
più
forza
,
o
ricercando
con
più
astuzia
le
eredità
isolate
che
partecipano
di
quel
che
siamo
,
di
quel
che
non
siamo
;
creando
nelle
nostre
abitudini
un
sempre
maggior
orgoglio
,
e
uno
sforzo
educato
,
lento
,
ma
cocciuto
verso
quanto
istintivamente
ci
sta
più
a
cuore
.
Per
fortuna
,
questo
modo
d
'
agire
,
scopertamente
o
no
,
è
già
naturale
ad
alcuni
.
Ma
per
farci
respirare
bene
dovrebbe
uscire
dai
monologhi
.
C
'
è
bisogno
che
le
nostre
tendenze
circolino
meglio
;
senza
far
sfoggio
di
coltelli
,
è
allora
che
scalderemo
chi
ci
sta
intorno
.