Miscellanea ,
VENERABILI
FRATELLI
,
SALUTE
E
APOSTOLICA
BENEDIZIONE
Non
appena
per
gli
inscrutabili
consigli
della
Provvidenza
divina
,
senza
alcun
Nostro
merito
,
fummo
chiamati
ad
assiderCi
sulla
Cattedra
del
Beatissimo
Principe
degli
Apostoli
,
Noi
,
ascoltando
come
diretta
alla
Nostra
Persona
quell
'
istessa
voce
che
il
Nostro
Signor
Gesù
Cristo
rivolgeva
a
Pietro
:
"
Pascola
i
miei
agnelli
,
pascola
le
mie
pecore
"
(
Joan
.
XXI
,
15-17
)
,
immediatamente
rivolgemmo
uno
sguardo
di
inesprimibile
affetto
al
gregge
che
veniva
affidato
alla
Nostra
cura
:
gregge
veramente
immenso
,
perché
abbraccia
,
quali
per
un
aspetto
,
quali
per
un
altro
,
tutti
gli
uomini
.
Tutti
,
infatti
,
quanti
essi
sono
,
furono
liberati
dalla
servitù
del
peccato
da
Gesù
Cristo
,
che
per
loro
offri
il
prezzo
del
Suo
Sangue
;
né
v
'
ha
alcuno
che
sia
escluso
dai
vantaggi
di
questa
redenzione
.
Onde
può
ben
dire
il
Divino
Pastore
che
,
mentre
una
parte
dell
'
uman
genere
la
tiene
di
già
avventuratamente
accolta
nell
'
ovile
della
Chiesa
,
l
'
altra
Egli
ve
la
sospingerà
dolcemente
:
"
Ho
anche
altre
pecore
che
non
sono
di
questo
ovile
;
ed
occorre
che
io
le
porti
qui
ed
ascolteranno
la
mia
voce
"
(
Joan
.
X
,
16
)
.
Lo
confessiamo
,
Venerabili
Fratelli
:
il
primo
sentimento
che
abbiamo
provato
nell
'
animo
,
e
che
vi
fu
acceso
di
sicuro
dalla
divina
bontà
,
è
stato
un
incredibile
palpito
di
affetto
e
di
desiderio
per
la
salvezza
di
tutti
gli
uomini
;
e
nell
'
assumere
il
Pontificato
Noi
concepimmo
quel
medesimo
voto
che
Gesù
Cristo
espresse
già
presso
a
morire
sulla
Croce
:
"
O
padre
santo
,
conservali
nel
tuo
nome
,
che
Tu
hai
dato
a
me
"
(
Joan
.
XVII
,
11
)
.
Quindi
è
che
allorquando
da
questa
altezza
dell
'
apostolica
dignità
potemmo
contemplare
con
un
solo
sguardo
il
corso
degli
umani
avvenimenti
,
e
Ci
vedemmo
dinanzi
la
miseranda
condizione
della
civile
società
,
Noi
ne
provammo
davvero
un
acuto
dolore
.
E
come
sarebbe
potuto
accadere
,
che
divenuti
Noi
Padre
di
tutti
gli
uomini
,
non
Ci
sentissimo
straziare
il
cuore
allo
spettacolo
che
presenta
l
'
Europa
e
con
essa
tutto
il
mondo
,
spettacolo
il
più
tetro
forse
ed
il
più
luttuoso
nella
storia
dei
tempi
?
Sembrano
davvero
giunti
quei
giorni
,
dei
quali
Gesù
Cristo
predisse
:
"
Udirete
le
battaglie
e
le
opinioni
delle
battaglie
[...]
Nascerà
infatti
gente
da
gente
e
regno
da
regno
"
(
Matth
.
XXIV
,
6,7
)
.
Il
tremendo
fantasma
della
guerra
domina
dappertutto
,
e
non
v
'
è
quasi
altro
pensiero
che
occupi
ora
le
menti
.
Nazioni
grandi
e
fiorentissime
sono
là
sui
campi
di
battaglia
.
Qual
meraviglia
per
ciò
,
se
ben
fornite
,
come
uomo
,
di
quegli
orribili
mezzi
che
il
progresso
dell
'
arte
militare
ha
inventati
,
si
azzuffano
in
gigantesche
carneficine
?
Nessun
limite
alle
rovine
,
nessuno
alle
stragi
:
ogni
giorno
la
terra
ridonda
di
nuovo
sangue
e
si
ricopre
di
morti
e
feriti
.
E
chi
direbbe
che
tali
genti
,
l
'
una
contro
l
'
altra
armate
,
discendano
da
uno
stesso
progenitore
,
che
sian
tutte
dell
'
istessa
natura
,
e
parti
tutte
d
'
una
medesima
società
umana
?
Chi
li
ravviserebbe
fratelli
,
figli
di
un
unico
Padre
,
che
è
nei
Cieli
?
E
intanto
,
mentre
da
una
parte
e
dall
'
altra
si
combatte
con
eserciti
sterminati
,
le
nazioni
,
le
famiglie
,
gli
individui
gemono
nei
dolori
e
nelle
miserie
,
tristi
seguaci
della
guerra
:
si
moltiplica
a
dismisura
,
di
giorno
in
giorno
,
la
schiera
delle
vedove
e
degli
orfani
:
languiscono
,
per
le
interrotte
comunicazioni
,
i
commerci
,
i
campi
sono
abbandonati
,
sospese
le
arti
,
i
ricchi
nelle
angustie
,
i
poveri
nello
squallore
,
tutti
nel
lutto
.
Commossi
da
mali
così
gravi
Noi
,
fin
dalla
soglia
del
Sommo
Pontificato
,
ritenemmo
Nostro
dovere
di
raccogliere
le
ultime
parole
uscite
dal
labbro
del
Nostro
Predecessore
,
Pontefice
di
illustre
e
così
santa
memoria
,
e
di
dar
principio
al
Nostro
Apostolico
Ministero
col
tornare
a
pronunziarle
:
e
così
caldamente
scongiurammo
e
Principi
e
Governanti
affinché
,
considerando
quante
mai
lagrime
e
quanto
sangue
sono
stati
già
versati
,
s
'
affrettassero
a
ridare
ai
loro
popoli
i
vitali
benefizi
della
pace
.
Deh
!
Ci
conceda
Iddio
misericordioso
che
,
come
all
'
apparire
del
Redentore
divino
sulla
terra
,
così
all
'
iniziarsi
del
Nostro
ufficio
di
Vicario
di
Lui
,
risuoni
l
'
angelica
voce
annunziatrice
di
pace
:
"
Pace
in
terra
agli
uomini
di
buona
volontà
"
(
Luc
.
II
,
14
)
.
E
l
'
ascoltino
,
li
preghiamo
,
l
'
ascoltino
questa
voce
coloro
che
hanno
nelle
loro
mani
i
destini
dei
popoli
.
Altre
vie
certamente
vi
sono
,
vi
sono
altre
maniere
,
onde
i
lesi
diritti
possano
avere
ragione
:
a
queste
,
deposte
intanto
le
armi
,
essi
ricorrano
,
sinceramente
animati
da
retta
coscienza
e
da
animi
volonterosi
.
È
la
carità
verso
di
loro
e
verso
tutte
le
nazioni
che
così
Ci
fa
parlare
,
non
già
il
Nostro
interesse
.
Non
permettano
dunque
che
cada
nel
vuoto
la
Nostra
voce
di
padre
e
di
amico
.
Ma
non
è
soltanto
l
'
attuale
sanguinosa
guerra
che
funesti
le
nazioni
e
a
Noi
amareggi
e
travagli
lo
spirito
.
Vi
è
un
'
altra
furibonda
guerra
,
che
rode
le
viscere
dell
'
odierna
società
:
guerra
che
spaventa
ogni
persona
di
buon
senso
,
perché
mentre
ha
accumulato
ed
accumulerà
anche
per
l
'
avvenire
tante
rovine
sulle
nazioni
,
deve
anche
ritenersi
essa
medesima
la
vera
origine
della
presente
luttuosissima
lotta
.
Invero
,
da
quando
si
è
lasciato
di
osservare
nell
'
ordinamento
statale
le
norme
e
le
pratiche
della
cristiana
saggezza
,
le
quali
guarentivano
esse
sole
la
stabilità
e
la
quiete
delle
istituzioni
,
gli
Stati
hanno
cominciato
necessariamente
a
vacillare
nelle
loro
basi
,
e
ne
è
seguito
nelle
idee
e
nei
costumi
tale
un
cambiamento
che
,
se
Iddio
presto
non
provvede
,
sembra
già
imminente
lo
sfacelo
dell
'
umano
consorzio
.
I
disordini
che
scorgiamo
,
sono
questi
:
la
mancanza
di
mutuo
amore
fra
gli
uomini
,
il
disprezzo
dell
'
autorità
,
l
'
ingiustizia
dei
rapporti
fra
le
varie
classi
sociali
,
il
bene
materiale
fatto
unico
obbiettivo
dell
'
attività
dell
'
uomo
,
come
se
non
vi
fossero
altri
beni
,
e
molto
migliori
,
da
raggiungere
.
Son
questi
a
Nostro
parere
i
quattro
fattori
della
lotta
,
che
mette
così
gravemente
a
soqquadro
il
mondo
.
Bisogna
dunque
diligentemente
adoperarsi
a
torre
di
mezzo
tali
disordini
,
richiamando
in
vigore
i
principi
del
cristianesimo
,
se
si
ha
veramente
intenzione
di
sedare
ogni
conflitto
e
di
mettere
in
assetto
la
società
.
Gesù
Cristo
disceso
dal
Cielo
appunto
per
questo
fine
di
ripristinare
fra
gli
uomini
il
regno
della
pace
,
rovesciato
dall
'
odio
di
Satana
,
non
altro
fondamento
volle
porvi
che
quello
dell
'
amore
fraterno
.
Quindi
quelle
Sue
parole
tanto
spesso
ripetute
:
"
Io
vi
dò
un
nuovo
incarico
:
di
amarvi
a
vicenda
(
Joan
.
XIII
,
34
)
;
questo
è
il
mio
precetto
,
che
vi
amiate
a
vicenda
(
Joan
.
XV
,
12
)
;
questo
vi
ordino
,
di
amarvi
a
vicenda
"
(
Joan
.
XV
,
17
)
;
quasi
che
tutta
la
Sua
missione
ed
il
Suo
compito
si
restringessero
a
far
sì
che
gli
uomini
si
amassero
scambievolmente
.
E
quale
forza
di
argomenti
non
adoperò
per
condurci
a
questo
amore
?
Guardate
in
alto
,
ci
disse
:
"
Uno
solo
è
infatti
il
Padre
vostro
,
che
è
nei
Cieli
"
(
Matth
.
XXIII
,
9
)
.
A
tutti
,
senza
che
per
Lui
possa
per
nulla
contare
la
diversità
di
nazioni
,
la
differenza
di
lingue
,
la
contrarietà
di
interessi
,
a
tutti
pone
sul
labbro
la
stessa
preghiera
:
"
Padre
nostro
,
che
sei
nei
Cieli
"
(
Matth
.
VI
,
9
)
;
ci
assicura
anzi
che
questo
Padre
Celeste
,
nell
'
effondere
i
suoi
benefizi
,
non
fa
distinzione
neppure
di
meriti
:
"
Egli
fa
sorgere
il
suo
sole
sui
buoni
e
sui
cattivi
e
fa
piovere
sui
giusti
e
sugli
ingiusti
"
(
Matth
.
V
,
45
)
.
Dichiara
inoltre
che
noi
siamo
tutti
fratelli
:
"
Voi
tutti
poi
siete
fratelli
"
(
Matth
.
XXIII
,
8
)
;
e
fratelli
a
Lui
stesso
:
"
Perché
,
tra
i
molti
fratelli
,
Egli
sia
il
primogenito
"
(
Rom
.
VIII
,
29
)
.
Poi
,
cosa
che
vale
assaissimo
a
stimolarci
all
'
amore
fraterno
anche
verso
di
quelli
che
la
nativa
nostra
superbia
disprezza
,
giunse
sino
ad
identificarsi
col
più
meschino
degli
uomini
,
nel
quale
vuole
si
ravvisi
la
dignità
della
sua
stessa
persona
:
"
Quanto
avete
fatto
ad
uno
solo
di
questi
miei
umilissimi
fratelli
,
lo
avete
fatto
a
me
"
(
Matth
.
XXV
,
40
)
.
Che
più
?
Sul
punto
di
lasciare
la
vita
,
pregò
intensamente
il
Padre
,
affinché
tutti
coloro
che
avessero
creduto
in
Lui
,
fossero
per
il
vincolo
della
carità
una
cosa
sola
fra
loro
:
"
Come
tu
Padre
sei
in
me
,
io
sono
in
te
"
(
Joan
.
XVII
,
21
)
.
E
finalmente
,
confitto
sulla
Croce
,
tutto
il
Suo
Sangue
riversò
su
di
noi
,
onde
plasmati
quasi
e
formati
in
un
corpo
solo
,
ci
amassimo
scambievolmente
con
la
forza
di
quel
medesimo
amore
che
l
'
un
membro
porta
all
'
altro
in
uno
stesso
corpo
.
Ma
,
purtroppo
,
oggigiorno
diversamente
si
comportano
gli
uomini
.
Mai
forse
più
di
oggi
si
parlò
di
umana
fratellanza
:
si
pretende
anzi
,
dimenticando
le
parole
del
Vangelo
e
l
'
opera
di
Cristo
e
della
sua
Chiesa
,
che
questo
zelo
di
fraternità
sia
uno
dei
parti
più
preziosi
della
moderna
civiltà
.
La
verità
però
è
questa
,
che
mai
tanto
si
disconobbe
l
'
umana
fratellanza
quanto
ai
giorni
che
corrono
.
Gli
odi
di
razza
sono
portati
al
parossismo
;
più
che
da
confini
,
i
popoli
sono
divisi
da
rancori
:
in
seno
ad
una
stessa
nazione
e
fra
le
mura
d
'
una
città
medesima
ardono
di
mutuo
livore
le
classi
dei
cittadini
;
e
fra
gli
individui
tutto
si
regola
con
l
'
egoismo
,
fatto
legge
suprema
.
Vedete
,
Venerabili
Fratelli
,
quanto
sia
necessario
fare
ogni
sforzo
perché
la
carità
di
Cristo
torni
a
dominare
fra
gli
uomini
.
Questo
sarà
sempre
il
Nostro
obbiettivo
e
questa
l
'
impresa
speciale
del
Nostro
Pontificato
.
Questo
sia
pure
,
ve
ne
esortiamo
,
il
vostro
studio
.
Non
ci
stanchiamo
di
inculcare
negli
animi
di
attuare
il
detto
dell
'
Apostolo
San
Giovanni
:
"
Perché
noi
ci
amiamo
l
'
un
l
'
altro
"
(
Joan
.
III
,
23
)
.
Sono
belle
,
per
fermo
,
sono
commendevoli
le
pie
istituzioni
,
di
cui
abbondano
i
nostri
tempi
;
ma
allora
solo
tradurranno
un
reale
vantaggio
,
quando
contribuiranno
in
qualche
modo
a
fomentare
nei
cuori
l
'
amore
di
Dio
e
del
prossimo
;
diversamente
non
hanno
valore
,
perché
"
chi
non
ama
rimane
nella
morte
"
(
Ibid
.
14
)
.
Abbiamo
detto
che
un
'
altra
cagione
dello
scompiglio
sociale
consiste
in
questo
,
che
generalmente
non
è
più
rispettata
l
'
autorità
di
chi
comanda
.
Imperocché
dal
giorno
che
ogni
potere
umano
si
volle
emancipato
da
Dio
,
Creatore
e
Padrone
dell
'
universo
,
e
lo
si
volle
originato
dalla
libera
volontà
degli
uomini
,
i
vincoli
intercedenti
fra
superiori
e
sudditi
si
andarono
rallentando
talmente
da
sembrare
ormai
che
siano
quasi
spariti
.
Uno
sfrenato
spirito
di
indipendenza
unito
ad
orgoglio
si
è
a
mano
a
mano
infiltrato
per
ogni
dove
,
non
risparmiando
neppure
la
famiglia
ove
il
potere
chiarissimamente
germina
dalla
natura
;
ed
anzi
,
ciò
che
è
più
deplorevole
,
non
sempre
si
è
arrestato
alle
soglie
del
Santuario
.
Di
qui
il
disprezzo
delle
leggi
;
di
qui
l
'
insubordinazione
delle
masse
;
di
qui
la
petulante
critica
di
quanto
l
'
autorità
disponga
;
di
qui
i
mille
modi
escogitati
a
fin
di
rendere
inefficace
la
forza
del
potere
;
di
qui
gli
spaventevoli
delitti
di
coloro
che
,
facendo
professione
di
anarchia
,
non
si
peritano
di
attentare
così
agli
averi
come
alla
vita
altrui
.
Di
fronte
a
questa
mostruosità
del
pensare
e
dell
'
agire
,
deleteria
di
ogni
esistenza
sociale
,
Noi
costituiti
da
Dio
custodi
della
verità
,
non
possiamo
non
alzare
la
voce
;
e
ricordiamo
ai
popoli
quella
dottrina
che
nessun
placito
umano
può
mutare
:
"
Non
vi
è
potere
se
non
da
Dio
:
e
le
cose
che
sono
,
sono
ordinate
da
Dio
"
(
Rom
.
XIII
,
1
)
.
Ogni
potere
adunque
che
si
esercita
sulla
terra
,
sia
esso
di
sovrano
,
sia
di
autorità
subalterne
,
ha
Dio
per
origine
.
Dal
che
San
Paolo
deduce
il
dovere
di
ottemperare
,
non
già
in
qualsivoglia
maniera
,
ma
per
coscienza
,
ai
comandi
di
chi
è
investito
del
potere
,
salvo
il
caso
in
cui
si
oppongano
alle
leggi
divine
:
"
Laonde
siate
costretti
della
necessità
,
non
solo
per
ira
,
ma
anche
per
coscienza
"
(
Ibid
.
5
)
.
E
conformemente
a
questi
precetti
di
San
Paolo
,
insegna
pure
lo
stesso
Principe
degli
Apostoli
:
"
Siate
soggetti
ad
ogni
creatura
umana
per
amore
di
Dio
:
sia
al
re
perché
capo
,
sia
ai
comandanti
come
quelli
che
sono
da
lui
inviati
"
(
I
Petr
.
II
,
13-14
)
.
Dalla
qual
premessa
il
medesimo
Apostolo
delle
genti
inferisce
che
chi
si
ribella
alle
legittime
potestà
umane
,
si
ribella
a
Dio
ed
incorre
nell
'
eterna
dannazione
:
"
Perciò
chi
resiste
al
potere
,
resiste
all
'
ordine
di
Dio
.
E
quelli
che
resistono
,
vanno
in
dannazione
"
(
Rom
.
XIII
,
2
)
.
Rammentino
questo
i
Principi
e
i
Reggitori
dei
popoli
,
e
vedano
se
sa
sapiente
e
salutevole
consiglio
,
per
i
pubblici
poteri
e
per
gli
Stati
,
il
far
divorzio
dalla
Religione
santa
di
Cristo
,
che
è
sostegno
così
potente
delle
autorità
.
Riflettano
bene
se
sia
misura
di
saggia
politica
il
voler
sbandita
dal
pubblico
insegnamento
la
dottrina
del
Vangelo
e
della
Chiesa
.
Una
funesta
esperienza
dimostra
che
ivi
l
'
autorità
umana
è
disprezzata
,
donde
esula
la
religione
.
Succede
infatti
alle
società
,
quello
stesso
che
accadde
al
nostro
primo
padre
,
dopo
aver
mancato
.
Come
in
lui
appena
la
volontà
si
fu
ribellata
a
Dio
,
le
passioni
si
sfrenarono
e
disconobbero
l
'
impero
della
volontà
;
cosi
,
allorquando
chi
regge
i
popoli
disprezza
l
'
autorità
divina
,
i
popoli
a
loro
volta
scherniscono
l
'
autorità
umana
.
Rimane
certo
il
solito
espediente
di
ricorrere
alla
violenza
per
soffocare
le
ribellioni
:
ma
a
che
pro
?
La
violenza
opprime
i
corpi
,
non
trionfa
della
volontà
.
Tolto
dunque
o
indebolito
il
doppio
elemento
di
coesione
di
ogni
corpo
sociale
,
l
'
unione
cioè
dei
membri
fra
loro
per
la
carità
vicendevole
e
l
'
unione
dei
membri
stessi
col
capo
per
la
soggezione
all
'
autorità
,
qual
meraviglia
,
o
Venerabili
Fratelli
,
che
la
società
odierna
ci
si
presenti
divisa
come
in
due
grandi
armate
che
fra
loro
lottano
ferocemente
e
senza
posa
?
Di
fronte
a
coloro
ai
quali
o
concesse
fortune
o
l
'
attività
propria
apportò
una
qualche
abbondanza
di
beni
,
stanno
i
proletari
e
i
lavoratori
,
accesi
d
'
odio
e
d
'
invidia
,
perché
mentre
partecipano
agli
stessi
costitutivi
essenziali
,
pur
non
si
trovano
nella
medesima
condizione
di
quelli
.
Naturalmente
,
infatuati
come
sono
dagli
inganni
dei
sobillatori
,
ai
cui
cenni
si
mostrano
d
'
ordinario
docilissimi
,
chi
potrebbe
loro
persuadere
come
dall
'
essere
gli
uomini
uguali
per
natura
,
non
segua
che
tutti
debbano
occupare
lo
stesso
grado
nel
consorzio
sociale
,
ma
che
ognuno
ha
quella
posizione
che
con
le
sue
doti
,
non
contrariate
dalle
circostanze
,
si
sia
procacciata
?
Per
il
che
,
quando
i
poveri
lottano
coi
facoltosi
,
quasi
che
questi
si
siano
impadroniti
d
'
una
porzione
di
beni
altrui
,
non
soltanto
offendono
la
giustizia
e
la
carità
,
ma
anche
la
ragione
,
specialmente
perché
anch
'
essi
,
se
volessero
,
potrebbero
collo
sforzo
di
onorato
lavoro
riuscire
a
migliorare
la
propria
condizione
.
A
quali
conseguenze
,
non
meno
disastrose
per
gli
individui
che
per
la
società
,
meni
quest
'
odio
di
classe
,
è
superfluo
il
dirlo
.
Tutti
vediamo
e
lamentiamo
la
frequenza
degli
scioperi
per
i
quali
di
subito
si
produce
l
'
arresto
della
vita
cittadina
e
nazionale
nelle
operazioni
più
necessarie
:
parimenti
le
minacciose
sommosse
e
i
tumulti
,
in
cui
spesso
avviene
che
si
dà
mano
alle
armi
e
si
fa
scorrere
il
sangue
.
Non
vogliamo
stare
qui
a
ripetere
le
ragioni
che
provano
a
evidenza
l
'
assurdità
del
socialismo
e
di
altri
simili
errori
.
Leone
XIII
,
Nostro
Predecessore
,
ne
trattò
con
grande
maestria
in
memorabili
Encicliche
:
e
voi
,
o
Venerabili
Fratelli
,
cercate
,
col
vostro
abituale
interessamento
,
che
quegli
autorevoli
insegnamenti
non
cadano
mai
in
dimenticanza
,
e
che
anzi
nelle
associazioni
cattoliche
,
nei
congressi
,
nei
discorsi
sacri
,
nella
stampa
cattolica
si
insista
sempre
nell
'
illustrarli
saggiamente
e
nell
'
inculcarli
secondo
i
bisogni
.
Ma
in
particolar
modo
-
non
dubitiamo
di
ripeterlo
-
con
tutti
gli
argomenti
che
ci
dà
il
Vangelo
e
che
ci
porgono
la
stessa
umana
natura
e
gl
'
interessi
sì
pubblici
che
privati
,
studiamoci
di
esortare
tutti
gli
uomini
ad
amarsi
tra
loro
fraternamente
in
virtù
del
divino
precetto
sulla
carità
.
L
'
amore
fraterno
non
varrà
certo
a
togliere
di
mezzo
la
diversità
delle
condizioni
e
perciò
delle
classi
.
Questo
non
è
possibile
,
come
non
è
possibile
che
in
un
corpo
organico
tutte
le
membra
abbiano
una
stessa
funzione
ed
una
stessa
dignità
.
Farà
non
di
meno
che
i
più
alti
si
inchinino
verso
i
più
umili
e
li
trattino
non
solo
secondo
giustizia
,
come
è
d
'
uopo
,
ma
con
benevolenza
,
con
affabilità
,
con
tolleranza
:
i
più
umili
poi
riguardino
i
più
elevati
con
compiacimento
del
loro
bene
e
con
fiducia
nel
loro
appoggio
:
a
quella
maniera
appunto
che
in
una
stessa
famiglia
i
fratelli
più
piccoli
confidano
nell
'
aiuto
e
nella
difesa
dei
più
grandi
.
Se
non
che
,
Venerabili
Fratelli
,
quei
mali
che
finora
siamo
venuti
lamentando
,
hanno
ora
radice
più
profonda
,
a
sterpar
la
quale
,
se
non
concorrono
gli
sforzi
di
tutti
gli
onesti
,
è
vano
sperare
di
conseguire
l
'
oggetto
dei
nostri
voti
,
vale
a
dire
la
tranquillità
stabile
e
durevole
negli
umani
rapporti
.
Quale
sia
questa
radice
l
'
insegna
l
'
Apostolo
:
"
Radice
..
di
tutti
i
mali
è
la
cupidigia
"
(
I
Tim
.
VI
,
10
)
.
E
infatti
,
se
ben
si
consideri
,
da
questa
radice
si
originano
tutti
i
mali
onde
al
presente
è
inferma
la
società
.
Quando
invero
con
le
scuole
perverse
,
ove
si
plasma
il
cuore
della
tenera
età
malleabile
come
cera
,
colla
stampa
cattiva
,
che
informa
le
menti
delle
masse
inesperte
,
e
cogli
altri
mezzi
con
cui
si
dirige
l
'
opinione
pubblica
,
quando
,
diciamo
,
si
è
fatto
penetrare
negli
animi
l
'
esiziale
errore
che
l
'
uomo
non
deve
sperare
in
uno
stato
di
felicità
eterna
;
che
quaggiù
;
proprio
quaggiù
,
può
essere
felice
col
godimento
delle
ricchezze
,
degli
onori
,
dei
piaceri
di
questa
vita
,
non
v
'
è
da
meravigliarsi
che
tali
esseri
umani
,
naturalmente
fatti
per
la
felicità
,
colla
stessa
violenza
onde
sono
trascinati
all
'
acquisto
di
detti
beni
,
respingano
da
sé
qualunque
ostacolo
che
ne
li
trattenga
od
impedisca
.
Giacché
poi
questi
beni
non
sono
divisi
ugualmente
fra
tutti
,
ed
e
dovere
dell
'
autorità
sociale
d
'
impedire
che
la
libertà
individuale
trasmodi
e
s
'
impadronisca
dell
'
altrui
,
di
qui
nasce
l
'
odio
contro
i
pubblici
poteri
,
di
qui
l
'
invidia
dei
diseredati
dalla
fortuna
contro
quelli
che
ne
sono
favoriti
,
di
qui
infine
la
lotta
fra
le
varie
classi
cittadine
,
gli
uni
per
conseguire
ad
ogni
costo
e
strappare
il
bene
di
cui
mancano
,
gli
altri
per
conservare
ed
accrescere
quello
che
possiedono
.
Fu
in
previsione
di
questo
stato
di
cose
che
Gesù
Cristo
Signor
Nostro
col
sublime
Sermone
della
Montagna
spiegò
a
bello
studio
quali
fossero
le
vere
beatitudini
dell
'
uomo
sulla
terra
,
e
pose
,
per
così
dire
,
i
fondamenti
della
cristiana
filosofia
.
Quelle
massime
anche
agli
avversari
della
fede
apparvero
come
tesoro
incomparabile
di
sapienza
e
come
la
più
perfetta
teoria
della
morale
religiosa
;
e
certo
tutti
convengono
nel
riconoscere
che
prima
di
Cristo
,
verità
assoluta
,
nulla
di
pari
gravità
ed
autorità
e
di
tanto
alto
sentimento
fu
mai
da
alcuno
inculcato
.
Or
tutto
il
segreto
di
questa
filosofia
sta
in
ciò
che
i
così
detti
beni
della
vita
mortale
sono
semplici
parvenze
di
bene
,
e
che
perciò
non
è
col
loro
godimento
che
si
possa
formare
la
felicità
dell
'
uomo
.
Sulla
fede
dell
'
autorità
divina
,
tanto
è
lungi
che
le
ricchezze
,
la
gloria
,
il
piacere
ci
arrechino
la
felicità
che
,
anzi
,
se
vogliamo
davvero
essere
felici
,
dobbiamo
piuttosto
,
per
amore
di
Dio
,
rinunziarvi
:
"
Beati
i
poveri
....
Beati
voi
,
che
ora
piangete
...
Beati
quando
gli
uomini
vi
odieranno
e
vi
separeranno
e
scacceranno
il
vostro
nome
come
un
male
"
(
Luc
.
VI
,
20-22
)
.
Vale
a
dire
,
attraverso
i
dolori
,
le
sventure
,
le
miserie
di
questa
vita
,
se
com
'
è
dover
nostro
,
le
sopportiamo
pazientemente
,
ci
apriamo
da
noi
stessi
l
'
adito
al
possesso
di
quei
veri
ed
imperituri
beni
"
che
Dio
ha
preparato
a
quelli
che
lo
amano
"
(
I
Cor
.
II
,
9
)
.
Ma
un
così
importante
insegnamento
della
fede
da
molti
purtroppo
è
negletto
,
e
da
non
pochi
è
dimenticato
del
tutto
.
Tocca
a
voi
,
Venerabili
Fratelli
,
di
farlo
rivivere
negli
uomini
:
senza
cui
l
'
uomo
,
e
l
'
umana
società
,
non
avranno
mai
pace
.
Diciamo
dunque
a
quanti
sono
afflitti
o
sventurati
,
di
non
fermare
l
'
occhio
alla
terra
,
che
è
luogo
di
esilio
,
ma
di
levarlo
al
Cielo
,
al
quale
siamo
diretti
:
perché
"
non
abbiamo
qui
una
città
stabile
,
ma
ne
cerchiamo
una
futura
.
"
(
Hebr
.
XIII
,
13
)
.
Ed
in
mezzo
alle
avversità
colle
quali
Iddio
mette
alla
prova
la
loro
perseveranza
nel
servirlo
,
riflettano
sovente
quale
premio
è
loro
riservato
,
se
da
tale
cimento
usciranno
vittoriosi
:
"
Poiché
quella
che
oggi
è
per
noi
una
momentanea
e
leggiera
tribolazione
,
forma
in
noi
il
peso
oltremodo
sublime
ed
eterno
della
gloria
"
(
II
Cor
.
IV
,
17
)
.
Da
ultimo
l
'
adoprarsi
con
ogni
potere
e
con
ogni
attività
per
farli
fiorire
fra
gli
uomini
la
fede
nella
verità
soprannaturale
,
e
contemporaneamente
la
stima
,
il
desiderio
,
la
speranza
dei
beni
eterni
,
sia
la
prima
delle
vostre
missioni
,
o
Venerabili
Fratelli
,
e
il
principale
intento
del
clero
ed
anche
di
tutti
quei
Nostri
figli
che
,
stretti
in
vari
sodalizi
,
zelano
la
gloria
di
Dio
e
il
bene
vero
della
società
.
Perocché
a
misura
che
crescerà
negli
uomini
il
sentimento
di
questa
fede
,
andrà
scemando
la
smania
febbrile
onde
si
ricercano
i
vani
beni
della
terra
,
e
gradatamente
andranno
sedandosi
i
moti
e
le
contese
sociali
.
E
ora
se
lasciando
da
parte
la
società
civile
,
rivolgiamo
il
pensiero
alla
considerazione
di
ciò
che
è
proprio
della
Chiesa
,
vi
è
,
senza
dubbio
,
ragione
perché
l
'
animo
Nostro
,
trafitto
da
tanta
calamità
dei
tempi
,
almeno
in
parte
si
allieti
.
Infatti
oltre
agli
argomenti
,
che
si
offrono
da
sé
luminosissimi
,
di
quella
divina
virtù
ed
indefettibilità
di
cui
gode
la
Chiesa
,
non
piccola
consolazione
Ci
offrono
quei
preclari
frutti
che
del
suo
operoso
Pontificato
Ci
lasciò
il
Nostro
Predecessore
,
Pio
X
,
dopo
aver
illustrato
l
'
Apostolica
Sede
con
gli
esempi
di
una
vita
tutta
santa
.
Vediamo
,
infatti
,
per
l
'
opera
sua
,
acceso
universalmente
negli
Ecclesiastici
lo
spirito
religioso
;
ravvivata
la
pietà
del
popolo
cristiano
;
promosse
nelle
società
cattoliche
l
'
azione
e
la
disciplina
;
dove
costituita
la
sacra
gerarchia
,
dove
ampliata
;
provveduto
per
l
'
educazione
del
giovane
clero
,
conforme
alla
severità
dei
canoni
,
e
,
nella
misura
del
necessario
,
a
seconda
della
natura
dei
tempi
;
rimosso
dall
'
insegnamento
delle
scienze
sacre
ogni
pericolo
di
temerarie
innovazioni
;
l
'
arte
musicale
ricondotta
a
servire
degnamente
la
maestà
delle
sacre
funzioni
ed
accresciuto
il
decoro
del
culto
;
il
cristianesimo
largamente
propagato
con
nuove
missioni
di
banditori
del
Vangelo
.
Sono
questi
,
in
verità
,
grandi
meriti
del
Nostro
Antecessore
verso
la
Chiesa
,
meriti
dei
quali
conserveranno
i
posteri
grata
memoria
.
Tuttavia
,
poiché
il
campo
del
padre
di
famiglia
è
sempre
esposto
,
così
permettendo
Iddio
,
alle
male
arti
del
nemico
,
non
avverrà
mai
che
non
debbasi
esso
lavorare
perché
il
fiorire
della
zizzania
non
danneggi
la
buona
messe
.
Pertanto
,
ritenendo
come
detto
anche
a
Noi
ciò
che
Dio
disse
al
profeta
:
"
Ecco
,
e
io
ti
ho
posto
oggi
sulle
genti
e
sui
regni
,
perché
tu
tolga
e
distrugga
...
perché
edifichi
e
pianti
"
(
Jer
.
I
,
10
)
,
per
quanto
starà
in
Noi
avremo
sempre
la
massima
cura
di
rimuovere
il
male
e
promuovere
il
bene
,
fintantoché
non
piacerà
al
Pastore
dei
Pastori
di
domandarCi
conto
dell
'
esercizio
del
Nostro
mandato
.
Or
dunque
,
o
Venerabili
Fratelli
,
mentre
vi
rivolgiamo
questa
prima
Lettera
Enciclica
,
ravvisiamo
opportuno
accennare
alcuni
dei
punti
principali
a
cui
abbiamo
in
animo
di
dedicare
le
Nostre
speciali
cure
;
così
studiandovi
voi
di
secondare
col
vostro
zelo
l
'
opera
Nostra
,
anche
più
sollecitamente
si
otterranno
i
desiderati
frutti
.
E
innanzi
tutto
poiché
in
ogni
umana
società
,
qualunque
sia
stato
il
motivo
della
sua
formazione
,
primo
coefficiente
di
ogni
operosità
collettiva
è
l
'
unione
e
la
concordia
degli
animi
,
Noi
dovremo
rivolgere
un
'
attenzione
specialissima
a
sopire
i
dissensi
e
le
discordie
tra
i
cattolici
,
quali
esse
si
siano
,
e
ad
impedire
che
ne
organo
altre
in
avvenire
,
talché
tra
i
cattolici
,
uno
sia
il
pensare
e
uno
l
'
operare
.
Ben
comprendono
i
nemici
di
Dio
e
della
Chiesa
che
qualsiasi
dissidio
dei
nostri
nella
propria
difesa
,
segna
per
essi
una
vittoria
;
laonde
usano
assai
di
frequente
questo
sistema
che
,
allorquando
più
vedono
compatti
i
cattolici
,
proprio
allora
,
astutamente
gettando
tra
di
loro
i
semi
della
discordia
,
maggiormente
si
sforzano
di
romperne
la
compattezza
.
Piacesse
al
Cielo
che
tale
sistema
non
così
spesso
avesse
avuto
l
'
esito
desiderato
,
condanno
tanto
grave
per
la
religione
!
Quindi
,
qualora
la
legittima
autorità
imparta
qualche
comando
,
a
nessuno
sia
lecito
di
trasgredirlo
,
per
la
ragione
che
non
gli
piace
;
ma
ciascuno
sottometta
la
propria
opinione
all
'
autorità
di
colui
al
quale
è
soggetto
,
ed
a
lui
obbedisca
per
debito
di
coscienza
.
Parimenti
nessun
privato
,
o
col
pubblicare
libri
o
giornali
,
ovvero
con
tenere
Pubblici
discorsi
,
si
comporti
nella
Chiesa
da
maestro
.
Sanno
tutti
a
chi
sia
stato
affidato
da
Dio
il
magistero
della
Chiesa
;
a
Lui
dunque
si
lasci
libero
il
campo
,
affinché
parli
quando
e
come
crederà
opportuno
.
È
dovere
degli
altri
prestare
a
Lui
,
quando
parla
,
ossequio
devoto
,
ed
ubbidire
alla
Sua
parola
.
Riguardo
poi
a
quelle
cose
delle
quali
-
non
avendo
la
Santa
Sede
pronunziato
il
proprio
giudizio
-
si
possa
,
salva
la
Fede
e
la
disciplina
,
discutere
pro
e
contro
,
è
certamente
lecito
ad
ognuno
di
dire
la
propria
opinione
e
di
sostenerla
.
Ma
in
simili
discussioni
rifuggasi
da
ogni
eccesso
di
parole
,
potendone
derivare
gravi
offese
alla
carità
;
ognuno
liberamente
difenda
la
sua
opinione
,
ma
lo
faccia
con
garbo
,
né
creda
di
poter
accusare
altri
di
sospetta
fede
o
di
mancata
disciplina
per
la
semplice
ragione
che
la
pensa
diversamente
da
lui
.
Vogliamo
pure
che
i
nostri
si
guardino
da
quegli
appellativi
,
di
cui
si
è
cominciato
a
fare
uso
recentemente
per
distinguere
cattolici
da
cattolici
;
e
procurino
di
evitarli
non
solo
come
profane
novità
di
parole
,
che
non
corrispondono
né
alla
verità
,
né
alla
giustizia
,
ma
anche
perché
né
è
ammissibile
il
più
,
né
il
meno
:
"
Questa
è
la
fede
cattolica
,
alla
quale
chi
non
crede
fedelmente
e
fermamente
non
potrà
essere
salvo
"
(
Symb
.
Athanas
.
)
;
o
si
professa
intero
,
o
punto
non
si
professa
.
Non
vi
ha
dunque
necessità
di
aggiungere
epiteti
alla
professione
del
cattolicismo
;
basti
a
ciascuno
di
dire
così
:
"
Cristiano
il
mio
nome
,
e
cattolico
il
mio
cognome
"
;
soltanto
,
si
studi
di
essere
veramente
tale
,
quale
si
denomina
.
Del
resto
,
dai
nostri
che
si
sono
dedicati
al
comune
vantaggio
della
causa
cattolica
,
ben
altro
richiede
oggidì
la
Chiesa
che
il
persistere
troppo
a
lungo
in
questioni
da
cui
non
si
trae
nessun
utile
:
richiede
invece
che
si
sforzino
a
tutto
potere
di
conservare
integra
la
Fede
ed
incolume
da
ogni
alito
d
'
errore
,
seguendo
specialmente
le
orme
di
colui
che
Cristo
costituì
custode
ed
interprete
della
verità
.
Vi
sono
oggi
pure
,
e
non
sono
scarsi
,
coloro
i
quali
,
come
dice
l
'
Apostolo
:
"
Stimolati
nell
'
orecchio
,
e
non
.
sostenuti
da
una
sana
dottrina
,
ammucchiano
le
parole
dei
maestri
secondo
i
propri
desideri
e
dalle
verità
si
sviano
e
si
lasciano
convertire
dalle
parole
"
(
II
Tim
.
IV
,
3
,
4
)
.
Infatti
tronfi
ed
imbaldanziti
per
il
grande
concetto
che
hanno
dell
'
umano
pensiero
,
il
quale
in
verità
ha
raggiunto
,
la
Dio
mercè
,
incredibili
progressi
nello
studio
della
natura
,
alcuni
,
confidando
nel
proprio
giudizio
in
ispregio
dell
'
autorità
della
Chiesa
,
giunsero
a
tal
punto
di
temerità
che
non
esitarono
a
voler
misurare
colla
loro
intelligenza
perfino
le
profondità
dei
divini
misteri
e
tutte
le
verità
rivelate
,
e
a
volerle
adattare
al
gusto
dei
nostri
tempi
.
Sorsero
di
conseguenza
i
mostruosi
errori
del
Modernismo
,
che
il
Nostro
Predecessore
giustamente
dichiarò
"
sintesi
di
tutte
le
eresie
"
condannandolo
solennemente
.
Tale
condanna
,
o
Venerabili
Fratelli
,
noi
qui
rinnoviamo
in
tutta
la
sua
estensione
;
e
poiché
un
così
pestifero
contagio
non
e
stato
ancora
del
tutto
sradicato
,
ma
,
sebbene
latente
,
serpeggia
tuttora
qua
e
là
,
Noi
esortiamo
che
guardisi
ognuno
con
cura
dal
pericolo
di
contagio
;
che
ben
potrebbe
ripetersi
di
tale
peste
ciò
che
di
altra
cosa
disse
Giobbe
:
"
È
fuoco
che
divora
.
fino
alla
perdizione
e
che
sradica
tutti
i
germi
"
(
Job
.
XXXI
,
12
)
.
Né
soltanto
desideriamo
che
i
cattolici
rifuggano
dagli
errori
dei
Modernisti
,
ma
anche
dalle
tendenze
dei
medesimi
,
e
dal
cosiddetto
spirito
modernistico
;
dal
quale
chi
rimane
infetto
,
subito
respinge
con
nausea
tutto
ciò
che
sappia
di
antico
,
e
si
fa
avido
e
cercatore
di
novità
in
ogni
singola
cosa
,
nel
modo
di
parlare
delle
cose
divine
,
nella
celebrazione
del
sacro
culto
,
nelle
istituzioni
cattoliche
e
perfino
nell
'
esercizio
privato
della
pietà
.
Vogliamo
dunque
che
rimanga
intatta
la
nota
antica
legge
:
"
Nulla
si
rinnova
,
se
non
ciò
che
è
stato
,
tramandato
"
;
la
quale
legge
,
mentre
da
una
parte
deve
inviolabilmente
osservarsi
nelle
cose
di
Fede
,
deve
dall
'
altra
servire
di
norma
anche
in
tutto
ciò
che
va
soggetto
a
mutamento
;
benché
anche
in
questo
valga
generalmente
la
regola
:
"
Non
nova
,
sed
noviter
"
.
Ma
poiché
,
o
Venerabili
Fratelli
,
ad
una
aperta
professione
di
fede
cattolica
e
ad
una
vita
ad
essa
consentanea
sogliono
gli
uomini
essere
stimolati
,
più
che
da
altro
,
dalle
fraterne
esortazioni
e
dal
mutuo
buon
esempio
,
perciò
Noi
Ci
compiacciamo
vivamente
che
sorgano
di
continuo
nuove
associazioni
cattoliche
.
E
non
solo
desideriamo
che
queste
fioriscano
,
ma
vogliamo
che
il
loro
incremento
si
giovi
della
Nostra
protezione
e
del
Nostro
favore
;
e
tale
incremento
non
sarà
per
mancare
,
purché
obbediscano
costantemente
e
fedelmente
a
quelle
prescrizioni
che
furono
o
saranno
date
dalla
Sede
Apostolica
.
Tutti
coloro
pertanto
che
,
iscritti
in
tali
associazioni
,
tendono
le
loro
forze
per
Iddio
e
per
la
Chiesa
,
non
dimentichino
mai
il
detto
della
divina
Sapienza
:
"
L
'
uomo
obbediente
parlerà
di
vittoria
"
(
Prov
.
XXI
,
28
)
;
perché
se
non
obbediranno
a
Dio
con
ossequio
verso
il
Capo
della
Chiesa
,
essi
invano
attenderanno
l
'
aiuto
del
Cielo
e
invano
altresì
lavoreranno
.
Ma
affinché
tutte
queste
cose
siano
mandate
a
effetto
con
quell
'
esito
che
Ci
ripromettiamo
,
voi
ben
sapete
,
o
Venerabili
Fratelli
,
esser
necessaria
l
'
opera
prudente
ed
assidua
di
coloro
che
Cristo
Signore
ha
mandato
"
operai
della
sua
messe
"
,
cioè
del
Clero
.
Perciò
comprendete
che
la
vostra
cura
principale
deve
essere
di
applicarvi
a
santificare
sempre
più
,
come
esige
il
sacro
stato
,
il
Clero
che
già
avete
,
ed
a
formare
degnamente
per
l
'
ufficio
così
venerabile
,
con
la
più
disciplinata
educazione
,
gli
alunni
del
Santuario
.
E
benché
la
vostra
diligenza
non
abbia
bisogno
di
stimolo
,
pure
Noi
vi
esortiamo
e
vi
scongiuriamo
a
voler
adempiere
questo
dovere
colla
massima
solerzia
.
Si
tratta
di
cosa
che
per
il
bene
della
Chiesa
ha
importanza
capitale
;
ma
avendone
i
Nostri
Predecessori
di
s
.
m
.
Leone
XIII
e
Pio
X
trattato
in
proposito
,
non
è
il
caso
di
aggiungere
altri
consigli
.
Solamente
bramiamo
che
quei
documenti
di
così
saggi
Pontefici
,
e
più
specialmente
la
"
Exhortatio
ad
Clerum
"
della
s
.
m
.
di
Pio
X
,
mercè
le
vostre
insistenti
premure
giammai
cadano
in
oblio
,
ma
siamo
sempre
scrupolosamente
osservati
.
Di
una
cosa
peraltro
non
vogliamo
tacere
,
ed
è
il
ricordare
ai
sacerdoti
di
tutto
il
mondo
,
Nostri
figli
carissimi
,
l
'
assoluta
necessità
tanto
per
il
vantaggio
loro
personale
,
quanto
per
l
'
efficacia
del
loro
ministero
,
di
stare
strettamente
uniti
e
pienamente
ai
propri
Vescovi
.
Purtroppo
dallo
spirito
di
insubordinazione
e
d
'
indipendenza
che
ora
regna
nel
mondo
,
non
tutti
,
come
con
dolore
accennammo
più
sopra
,
sono
scevri
i
ministri
del
Santuario
:
né
sono
rari
i
Sacri
Pastori
che
trovano
angustie
e
contraddizioni
proprio
là
,
donde
dovrebbero
aspettarsi
conforto
ed
aiuto
.
Orbene
,
se
alcuno
tanto
miseramente
vien
meno
ai
dovere
,
rifletta
e
mediti
bene
che
divina
e
L
'
autorità
dei
Vescovi
,
cui
lo
Spirito
Santo
ha
destinati
a
reggere
la
Chiesa
di
Dio
(
Act
.
XX
,
28
)
.
Rifletta
inoltre
che
se
,
come
abbiamo
visto
,
resiste
a
Dio
chi
resiste
a
qualsiasi
legittima
potestà
,
è
assai
più
irriverente
la
condotta
di
coloro
che
ricusano
di
ubbidire
ai
Vescovi
,
cui
Dio
ha
consacrati
con
carattere
speciale
per
esercitare
il
suo
divino
potere
.
"
Poiché
l
'
amore
-
così
scriveva
il
santo
martire
Ignazio
-
non
permette
di
tacere
di
voi
,
perciò
ho
pensato
ammonirvi
di
essere
unanimi
nella
sentenza
di
Dio
.
Infatti
Gesù
Cristo
,
inseparabile
dalla
nostra
vita
,
lo
è
per
sentenza
del
Padre
,
come
pure
i
Vescovi
,
stabiliti
nelle
plaghe
del
mondo
,
lo
sono
per
sentenza
del
Padre
.
Onde
a
voi
occorre
convenire
nella
sentenza
del
Vescovo
"
(
In
Epist
.
ad
Ephes
.
,
III
)
.
E
la
parola
di
quel
martire
insigne
è
stata
,
a
traverso
ogni
età
,
la
parola
di
tutti
i
Padri
e
Dottori
della
Chiesa
.
Si
aggiunga
che
già
troppo
grave
,
anche
per
le
difficoltà
dei
tempi
,
e
il
peso
che
portano
i
Vescovi
,
e
che
più
grave
è
ancora
l
'
ansietà
in
che
vivono
per
la
responsabilità
di
custodire
il
gregge
loro
affidato
:
"
Essi
infatti
vigilano
come
dovessero
render
conto
delle
vostre
anime
"
(
Hebr
.
XIII
,
17
)
.
Non
si
deve
dunque
chiamare
crudele
chi
,
con
la
propria
insubordinazione
,
ne
accresce
l
'
onere
e
l
'
amarezza
?
"
Perché
questo
non
vi
giova
"
(
Ibid
.
17
)
,
direbbe
a
costoro
l
'
Apostolo
,
e
ciò
perché
:
"
La
Chiesa
è
la
plebe
adunata
intorno
al
sacerdote
e
il
gregge
raccolto
intorno
al
pastore
"
(S.Cypr
.
Flor
.
et
Pupp
.
,
ep
.
66
,
al
.
69
)
;
donde
segue
,
che
non
è
colla
Chiesa
chi
non
è
col
Vescovo
.
Ed
ora
,
Venerabili
Fratelli
,
al
termine
di
questa
lettera
,
il
Nostro
cuore
torna
colà
,
donde
volemmo
prendere
le
mosse
.
È
la
parola
di
pace
che
Ci
torna
sul
labbro
,
per
il
che
,
con
voti
fervidi
ed
insistenti
invochiamo
di
nuovo
,
per
il
bene
tanto
della
società
che
della
Chiesa
,
la
fine
dell
'
attuale
disastrosissima
guerra
.
Per
il
bene
della
società
affinché
,
ottenuta
che
sia
la
pace
,
progredisca
veramente
in
ogni
ramo
del
progresso
;
per
il
bene
della
Chiesa
di
Gesù
Cristo
,
affinché
,
non
rattenuta
da
ulteriori
impedimenti
,
continui
fin
nelle
più
remote
contrade
della
terra
ad
apportare
agli
uomini
conforto
e
salute
.
Purtroppo
da
lungo
tempo
la
Chiesa
non
gode
di
quella
libertà
di
cui
avrebbe
bisogno
;
e
cioè
da
quando
il
Suo
Capo
,
il
Sommo
Pontefice
,
incominciò
a
mancare
di
quel
presidio
che
,
per
disposizione
della
divina
Provvidenza
,
aveva
ottenuto
nel
volgere
dei
secoli
per
tutela
della
Sua
libertà
.
La
mancanza
di
tale
presidio
è
venuta
a
cagionare
,
cosa
d
'
altronde
inevitabile
,
un
non
lieve
turbamento
in
mezzo
ai
cattolici
:
coloro
difatti
che
si
professano
figli
del
Romano
Pontefice
,
tutti
,
così
i
vicini
come
i
lontani
,
hanno
diritto
d
'
essere
assicurati
che
il
loro
Padre
comune
sia
veramente
libero
da
ogni
umano
potere
,
e
libero
assolutamente
risulti
.
Al
voto
pertanto
d
'
una
pronta
pace
fra
le
Nazioni
Noi
congiungiamo
anche
il
desiderio
della
cessazione
dello
stato
anormale
,
in
cui
si
trova
il
Capo
della
Chiesa
,
e
che
nuoce
grandemente
,
per
molti
rispetti
,
alla
stessa
tranquillità
del
popolo
.
Contro
un
tale
stato
Noi
rinnoviamo
le
proteste
che
i
Nostri
Predecessori
,
indottivi
non
già
da
umani
interessi
,
ma
dalla
santità
del
dovere
,
emisero
più
di
una
volta
;
e
le
rinnoviamo
per
le
stesse
cause
,
per
tutelare
cioè
i
diritti
e
la
dignità
della
Sede
Apostolica
.
Rimane
,
o
Venerabili
Fratelli
,
che
,
siccome
il
cuore
dei
Principi
e
di
tutti
coloro
ai
quali
spetta
mettere
fine
alle
atrocità
e
ai
danni
che
abbiamo
ricordati
,
sta
nelle
mani
di
Dio
,
a
Dio
supplici
leviamo
la
voce
,
e
,
a
nome
dell
'
intera
umanità
,
gridiamo
:
"
Dacci
la
pace
,
Signore
,
nei
nostri
giorni
"
.
E
chi
disse
di
sé
:
"
Io
,
Signore
...
faccio
la
pace
"
(
Is
.
XLV
,
6-7
)
,
Egli
,
placato
dalle
nostre
preghiere
,
voglia
quanto
prima
sedare
i
flutti
tempestosi
,
dai
quali
sono
agitate
la
Società
civile
e
la
Società
religiosa
.
Ci
assista
propizia
la
Beatissima
Vergine
,
Ella
che
ha
generato
lo
stesso
Principe
della
Pace
;
e
l
'
umile
Nostra
Persona
,
il
Nostro
Pontificale
Ministero
,
la
Chiesa
,
e
con
essa
le
anime
di
tutti
gli
uomini
,
redente
tutte
dal
Sangue
divino
del
Suo
Figlio
,
accolga
sotto
la
Sua
materna
protezione
.
Auspice
dei
Celesti
doni
e
pegno
della
Nostra
benevolenza
,
impartiamo
di
gran
cuore
,
o
Venerabili
Fratelli
,
l
'
Apostolica
Benedizione
a
voi
,
al
vostro
clero
ed
al
vostro
popolo
.
Dato
in
Roma
,
presso
San
Pietro
,
il
1°
Novembre
1914
,
nella
festa
di
Ognissanti
,
del
Nostro
Pontificato
anno
I
.
Miscellanea ,
Venerabili
Fratelli
,
salute
ed
Apostolica
Benedizione
.
I
.
L
'
annuncio
della
Parola
La
predicazione
prosegue
l
'
opera
della
redenzione
Avendo
Gesù
Cristo
nostro
Signore
col
morire
sull
'
altare
della
Croce
compiuta
la
Redenzione
del
genere
umano
,
e
volendo
indurre
gli
uomini
mercè
l
'
osservanza
de
'
suoi
comandamenti
a
guadagnarsi
la
vita
eterna
,
non
ricorse
ad
altro
mezzo
che
alla
voce
de
'
suoi
predicatori
,
commettendo
loro
di
annunziare
al
mondo
le
cose
necessarie
a
credere
o
ad
operare
per
la
salute
.
"
Piacque
a
Dio
di
salvare
i
credenti
per
mezzo
della
stoltezza
della
predicazione
"
(
1
Cor
1,21
)
.
Elesse
egli
quindi
gli
apostoli
,
ed
avendo
loro
infusi
con
lo
Spirito
Santo
i
doni
appropriati
a
sì
alto
ufficio
:
"
Andate
"
-
disse
-
"
per
tutto
il
mondo
e
predicate
l
'
Evangelio
"
(
Mc
16,15
)
.
Ed
è
questa
predicazione
appunto
che
rinnovò
la
faccia
della
terra
.
Poiché
se
la
Fede
cristiana
convertì
le
menti
degli
uomini
da
molteplici
errori
alla
conoscenza
della
verità
,
e
le
anime
loro
dall
'
indegnità
dei
vizi
all
'
eccellenza
di
ogni
virtù
,
non
per
altra
via
le
convertì
se
non
per
via
della
predicazione
:
"
La
Fede
dall
'
udito
,
l
'
udito
poi
per
la
parola
di
Cristo
"
(
Rm
10,17
)
.
Laonde
,
siccome
per
divina
disposizione
,
sogliono
le
cose
conservarsi
per
quelle
medesime
cause
che
le
hanno
generate
,
egli
è
manifestato
essere
legge
divina
che
l
'
opera
dell
'
eterna
salute
si
continui
per
la
predicazione
della
cristiana
sapienza
;
a
buon
diritto
venir
questa
annoverata
tra
le
cose
di
suprema
importanza
,
e
meritare
perciò
tutte
le
nostre
cure
e
sollecitudini
,
massime
se
ci
fosse
ragion
di
credere
ch
'
ella
,
perdendo
in
efficacia
,
fosse
in
qualche
modo
venuta
meno
alla
sua
nativa
integrità
.
Ed
è
questo
appunto
che
s
'
aggiunge
ai
tanti
mali
,
che
Noi
sopra
ogni
altro
affliggono
in
questi
miseri
tempi
.
Se
miriamo
quanti
sono
coloro
che
attendono
alla
predicazione
,
li
ritroviamo
in
sì
gran
numero
che
forse
mai
non
fu
il
maggiore
.
Ma
se
al
tempo
stesso
consideriamo
a
che
sono
ridotti
i
costumi
pubblici
e
privati
e
le
leggi
onde
si
reggono
i
popoli
,
vediamo
crescere
ogni
giorno
il
disprezzo
e
la
dimenticanza
d
'
ogni
concetto
soprannaturale
;
vediamo
illanguidire
il
vigore
severo
della
virtù
cristiana
,
con
obbrobrioso
e
rapido
ritorno
all
'
indegnità
della
vita
pagana
.
Di
tanti
mali
molte
certamente
e
varie
sono
le
cagioni
:
non
si
può
negare
però
che
purtroppo
insufficiente
sia
il
rimedio
che
i
ministri
della
divina
parola
vi
dovrebbero
apportare
.
Forse
che
la
parola
di
Dio
non
è
più
quella
che
l
'
Apostolo
chiamava
viva
ed
efficace
e
penetrante
più
d
'
una
spada
a
due
tagli
?
Forse
col
tempo
e
coll
'
uso
la
spada
s
'
è
spuntata
?
Certo
ella
è
colpa
dei
ministri
,
che
non
sanno
maneggiarla
,
s
'
essa
perde
spesso
della
sua
forza
.
Né
davvero
si
può
dire
che
gli
Apostoli
incontrassero
tempi
migliori
dei
nostri
,
come
se
allora
il
mondo
fosse
più
docile
al
Vangelo
o
meno
riottoso
alla
legge
di
Dio
.
Gli
è
perciò
che
conscii
del
dovere
che
l
'
ufficio
apostolico
c
'
impone
e
mossi
dall
'
esempio
dei
due
nostri
immediati
Predecessori
,
abbiamo
creduto
,
in
un
affare
di
tanta
importanza
,
di
dover
porre
ogni
diligenza
per
chiamare
la
predicazione
della
divina
parola
alla
norma
data
da
Cristo
e
dalle
leggi
ecclesiastiche
.
II
.
Cause
di
inefficacia
Non
si
deve
predicare
senza
mandato
Nel
che
,
o
Venerabili
Fratelli
,
importa
ricercare
anzitutto
quali
siano
le
cagioni
che
fanno
tralignare
dalla
retta
via
.
Ora
siffatte
cagioni
possono
ridursi
a
tre
:
o
perché
viene
commessa
la
predicazione
a
chi
non
si
dovrebbe
;
o
perché
non
ci
si
apporta
la
dovuta
intenzione
;
o
ancora
non
si
predica
nel
modo
che
si
conviene
.
Infatti
,
secondo
che
insegna
il
Concilio
di
Trento
,
l
'
ufficio
di
predicare
spetta
ai
Vescovi
principalmente
.
E
gli
Apostoli
,
ai
quali
succedettero
i
Vescovi
,
quello
soprattutto
ritennero
che
loro
appartenesse
.
Così
Paolo
:
"
Non
mi
ha
mandato
Cristo
a
battezzare
,
ma
a
predicare
il
Vangelo
"
(
1
Cor
1,17
)
.
E
gli
altri
Apostoli
similmente
:
"
Non
è
giusto
che
noi
tralasciamo
la
parola
di
Dio
per
servire
alle
mense
"
(
At
6,2
)
.
Però
sebbene
quest
'
ufficio
appartenga
ai
Vescovi
in
proprio
,
tuttavia
essendo
essi
occupati
da
molti
altri
pensieri
nel
governo
delle
loro
Chiese
,
né
potendo
perciò
sempre
né
in
ogni
caso
adempirlo
di
per
sé
,
è
necessario
che
vi
soddisfacciano
anche
per
mezzo
di
altri
.
Laonde
chiunque
,
oltre
i
Vescovi
,
esercita
quest
'
ufficio
,
lo
esercita
senza
dubbio
come
un
incarico
episcopale
.
Questo
adunque
rimanga
anzitutto
bene
stabilito
:
a
nessuno
essere
lecito
d
'
intraprendere
da
sé
l
'
ufficio
di
predicare
,
essere
anzi
a
ciò
necessaria
la
legittima
missione
,
che
nessuno
può
dare
,
dal
Vescovo
in
fuori
:
"
Quomodo
praedicabunt
nisi
mittantur
?
Come
predicheranno
se
non
sono
mandati
?
"
(
Rm
10,15
)
.
Quindi
mandati
furono
gli
Apostoli
,
e
mandati
da
Colui
che
è
Pastore
supremo
e
Vescovo
delle
anime
nostre
(
cf
1
Pt
2,25
)
,
mandati
i
settantadue
discepoli
;
e
lo
stesso
Paolo
,
quantunque
costituito
già
da
Cristo
vaso
di
elezione
per
portare
il
nome
di
lui
dinanzi
alle
genti
ed
ai
re
(
cf
At
9,15
)
,
non
iniziò
il
suo
apostolato
fino
a
quando
i
seniori
,
ubbidendo
al
comando
dello
Spirito
Santo
:
"
Mettetemi
da
parte
Saulo
per
l
'
impresa
"
(
del
Vangelo
)
(
At
13,2
)
,
impostegli
le
mani
,
non
lo
licenziarono
.
La
qual
cosa
nei
primi
tempi
della
Chiesa
fu
consuetudine
costante
.
Tanto
che
tutti
,
anche
i
più
insigni
nel
semplice
ordine
sacerdotale
,
come
Origene
,
e
quelli
che
dappoi
furono
innalzati
alla
dignità
episcopale
,
come
Cirillo
di
Gerusalemme
e
gli
altri
antichi
Dottori
della
Chiesa
,
tutti
,
autorizzati
ciascuno
dal
proprio
vescovo
,
intrapresero
l
'
opera
della
predicazione
.
Oggi
all
'
incontro
,
o
Venerabili
Fratelli
,
si
direbbe
sia
invalsa
un
'
usanza
ben
differente
.
Non
sono
rari
,
tra
i
sacri
oratori
,
tali
di
cui
si
potrebbe
ripetere
con
verità
quello
onde
si
lagna
Iddio
presso
Geremia
:
"
Io
non
li
avevo
mandati
quei
profeti
,
eppure
correvano
da
sé
"
(
Ger
23,21
)
.
Basta
infatti
che
alcuno
o
per
naturale
inclinazione
o
per
altro
motivo
qualunque
s
'
invogli
di
darsi
al
ministero
della
parola
,
perché
facilmente
gli
si
apra
l
'
accesso
al
pergamo
,
quasi
palestra
da
esercitarvisi
ognuno
a
suo
talento
.
Tocca
dunque
a
voi
,
o
Venerabili
Fratelli
,
riparare
a
tanto
disordine
;
e
poiché
ben
sapete
come
dovrete
un
giorno
rendere
conto
a
Dio
ed
alla
Chiesa
del
pascolo
che
avrete
fornito
alle
vostre
greggi
,
non
vogliate
permettere
che
alcuno
,
senza
il
vostro
consenso
,
s
'
introduca
nell
'
ovile
e
quivi
a
suo
piacimento
pasca
le
pecorelle
di
Cristo
.
Nessuno
pertanto
nelle
vostre
diocesi
d
'
ora
innanzi
dovrà
predicare
se
non
sia
stato
da
voi
stessi
chiamato
ed
approvato
.
Vorremmo
perciò
,
su
questo
proposito
,
che
con
ogni
vigilanza
consideriate
a
quali
persone
affidate
incarico
così
santo
e
rilevante
.
Il
decreto
del
Concilio
Tridentino
infatti
questo
solo
permette
ai
Vescovi
,
che
scelgano
uomini
idonei
,
cioè
dire
che
siano
capaci
di
adempiere
salutarmente
il
dovere
della
predicazione
.
Salutarmente
,
dice
-
notate
bene
la
parola
che
esprime
la
norma
in
questo
affare
-
non
dice
con
eloquenza
,
non
già
con
plauso
degli
uditori
,
ma
con
frutto
delle
anime
,
che
è
il
fine
proprio
del
ministero
della
divina
parola
.
Che
se
desiderate
intendere
da
Noi
anche
più
precisamente
quali
veramente
si
debbano
reputare
idonei
,
diremo
senz
'
altro
che
sono
quelli
appunto
ne
'
quali
riscontrate
i
segni
della
vocazione
divina
.
Imperocché
quei
requisiti
stessi
che
si
domandano
acciocché
alcuno
sia
ammesso
al
sacerdozio
:
"
Nessuno
si
appropria
da
sé
tale
onore
ma
chi
è
chiamato
da
Dio
"
(
Eb
5,4
)
,
sono
pure
necessari
perché
egli
sia
giudicato
atto
alla
predicazione
.
Chi
può
essere
ammesso
a
predicare
Vocazione
questa
non
difficile
ad
intendere
.
Poiché
allorquando
Cristo
,
Maestro
e
Signor
nostro
,
stava
per
salire
al
cielo
,
non
disse
già
agli
Apostoli
che
,
spargendosi
pel
mondo
,
subito
principiassero
a
predicare
,
ma
"
trattenetevi
in
città
sino
a
tanto
che
siate
rivestiti
di
virtù
dall
'
alto
"
(
Lc
24,4
)
.
Sicché
questo
è
l
'
indizio
d
'
essere
alcuno
da
Dio
chiamato
a
tale
ufficio
,
s
'
egli
sia
dall
'
alto
rivestito
di
virtù
.
Il
che
come
sia
,
Venerabili
Fratelli
,
lo
possiamo
raccogliere
dall
'
esempio
degli
Apostoli
,
tostoché
ricevettero
virtù
dal
cielo
.
Era
su
di
loro
disceso
appena
lo
Spirito
Santo
,
che
lasciando
stare
i
mirabili
carismi
loro
conferiti
essi
,
di
rozzi
e
fiacchi
uomini
che
erano
,
ad
un
tratto
diventarono
dotti
e
perfetti
.
Così
se
un
sacerdote
sia
fornito
di
conveniente
dottrina
e
di
virtù
purché
egli
abbia
tanto
in
doni
di
natura
da
non
tentare
Iddio
giustamente
si
potrà
giudicarlo
chiamato
al
ministero
della
predicazione
,
né
vi
sarà
ragione
che
il
Vescovo
non
lo
possa
ammettere
.
Ed
è
quello
stesso
che
intende
il
Concilio
di
Trento
,
quando
stabilisce
che
il
Vescovo
non
permetta
di
predicare
ad
alcuno
che
non
sia
ben
provato
per
costumi
e
per
dottrina
.
E
'
quindi
dovere
del
Vescovo
assicurarsi
per
via
di
lunga
ed
accurata
esperienza
quanta
sia
la
scienza
e
la
virtù
di
coloro
,
ch
'
egli
pensa
d
'
incaricare
dell
'
ufficio
di
predicare
.
E
s
'
egli
in
ciò
si
dimostrasse
troppo
facile
e
trascurato
,
mancherebbe
ad
un
suo
gravissimo
dovere
,
e
sul
suo
capo
ricadrebbe
la
colpa
e
degli
errori
profferiti
dal
predicatore
ignorante
e
dello
scandalo
e
mal
esempio
del
malvagio
.
Ma
per
facilitarvi
l
'
adempimento
dell
'
obbligo
vostro
in
questo
genere
,
o
Venerabili
Fratelli
,
ordiniamo
che
d
'
ora
innanzi
tutti
coloro
che
domandano
la
facoltà
di
predicare
abbiano
a
sostenere
un
doppio
e
severo
giudizio
,
dei
costumi
e
della
scienza
loro
,
così
appunto
come
si
suole
per
la
facoltà
di
ascoltare
le
confessioni
.
E
chiunque
o
per
l
'
uno
o
per
l
'
altro
conto
sia
ritrovato
manchevole
,
senza
nessun
riguardo
,
come
inetto
venga
escluso
da
tale
ufficio
.
Lo
esige
la
dignità
vostra
,
perché
,
come
abbiamo
detto
,
i
predicatori
fanno
le
vostre
veci
:
lo
esige
il
bene
della
santa
Chiesa
,
nella
quale
,
se
altri
mai
dev
'
essere
sale
della
terra
e
luce
del
mondo
,
ciò
spetta
a
colui
che
è
occupato
nel
ministero
della
parola
(
Mt
5,13.14
)
.
Il
fine
e
le
forme
della
predicazione
Ben
considerate
queste
cose
,
può
sembrare
superfluo
il
procedere
a
spiegare
qual
debba
essere
il
fine
e
il
modo
della
sacra
predicazione
.
Giacché
ove
la
scelta
dei
sacri
oratori
si
faccia
secondo
la
mentovata
regola
,
che
dubbio
c
'
è
che
quelli
,
i
quali
sono
adorni
delle
richieste
qualità
,
si
proporranno
nel
predicare
una
degna
causa
e
si
atterranno
a
una
degna
maniera
?
Tuttavia
giova
lumeggiare
questi
due
capi
,
affinché
tanto
meglio
apparisca
perché
mai
talvolta
venga
a
mancare
in
alcuni
l
'
ideale
del
buon
predicatore
.
Che
cosa
i
predicatori
nell
'
adempiere
al
loro
ufficio
abbiano
da
avere
innanzi
agli
occhi
,
si
rileva
da
questo
,
che
essi
possono
e
debbono
dire
di
sé
quel
di
San
Paolo
:
"
Facciamo
le
veci
di
ambasciatori
per
Cristo
"
(
2
Cor
5,20
)
.
Se
dunque
sono
ambasciatori
di
Cristo
,
nel
compiere
la
loro
ambasceria
debbono
volere
quello
stesso
che
Cristo
intese
nel
darla
loro
:
anzi
quello
che
egli
stesso
si
propose
,
mentre
visse
sulla
terra
.
Giacché
gli
Apostoli
,
e
dopo
gli
Apostoli
i
predicatori
,
non
ebbero
missione
diversa
da
quella
di
Cristo
:
"
Come
mandò
me
il
Padre
,
anch
'
io
mando
voi
"
(
Gv
20,21
)
.
E
sappiamo
per
che
cosa
Cristo
discese
dal
cielo
,
avendo
egli
apertamente
dichiarato
:
"
Io
a
questo
fine
son
venuto
nel
mondo
,
di
rendere
testimonianza
alla
verità
"
(
Gv
18,37
)
.
"
Io
son
venuto
perché
abbiano
vita
"
(
Gv
10,10
)
.
Quelli
dunque
che
esercitano
la
sacra
predicazione
debbono
mirare
all
'
una
e
all
'
altra
cosa
,
cioè
a
diffondere
la
verità
da
Dio
rivelata
,
e
a
destare
ed
alimentare
la
vita
soprannaturale
in
coloro
che
li
ascoltano
;
in
una
parola
,
a
promuovere
la
gloria
di
Dio
,
coll
'
attendere
alla
salute
delle
anime
.
Laonde
,
come
a
torto
si
direbbe
medico
chi
non
esercitò
la
medicina
,
o
maestro
di
un
'
arte
qualsiasi
chi
quell
'
arte
non
insegni
,
così
chi
predicando
non
si
cura
di
condurre
gli
uomini
a
una
più
piena
cognizione
di
Dio
e
sulla
via
dell
'
eterna
salute
,
potremo
dirlo
un
vano
declamatore
,
non
un
predicatore
evangelico
.
E
così
non
ve
ne
fossero
di
siffatti
declamatori
!
Intenzioni
dei
falsi
predicatori
E
che
cosa
è
poi
quello
da
cui
si
lasciano
soprattutto
trasportare
?
Alcuni
dalla
cupidigia
della
gloria
umana
,
per
soddisfare
alla
quale
"
si
studiano
di
dir
cose
più
alte
che
adatte
,
ingenerando
nelle
deboli
intelligenze
stupore
di
sé
,
non
operando
la
loro
salute
.
Si
vergognano
di
dir
cose
umili
e
piane
,
per
non
sembrar
di
saper
solo
queste
...
Si
vergognano
di
allattare
i
pargoli
"
.
E
mentre
il
Signore
Gesù
dall
'
umiltà
degli
uditori
voleva
s
'
intendesse
essere
egli
colui
che
si
aspettava
:
"
Si
annunzia
ai
poveri
il
Vangelo
"
(
Mt
2,5
)
,
quanto
non
brigano
costoro
per
acquistarsi
rinomanza
dalla
predicazione
nelle
grandi
città
e
sui
pulpiti
primarii
?
E
poiché
nelle
cose
rivelate
da
Dio
ve
n
'
ha
di
quelle
che
spaventano
la
debolezza
della
corrotta
natura
umana
,
e
che
per
ciò
non
sono
adatte
ad
adunare
moltitudini
,
da
esse
cautamente
si
astengono
e
prendono
a
trattare
argomenti
ne
'
quali
,
salvo
la
natura
del
luogo
,
niente
v
'
ha
di
sacro
.
E
non
raro
avviene
,
che
nel
trattar
di
verità
eterne
discendono
alla
politica
,
massime
se
qualche
cosa
di
questo
genere
occupi
fortemente
gli
animi
degli
uditori
.
Questo
solo
sembra
essere
il
loro
studio
,
di
piacere
agli
uditori
e
imitar
quelli
che
San
Paolo
dice
lusingatori
delle
orecchie
(
2
Tm
9,3
)
.
Di
qui
quel
gesto
non
pacato
e
grave
,
ma
da
scena
e
da
comizio
;
di
qui
quelle
patetiche
modulazioni
di
voci
o
tragiche
impetuosità
;
di
qui
quel
modo
di
parlare
proprio
dei
giornali
;
di
qui
quella
copia
di
sentenze
attinte
dagli
scrittori
empii
ed
acattolici
,
non
dalle
divine
Lettere
né
dai
Santi
Padri
;
di
qui
finalmente
quella
vertiginosità
di
parola
che
nei
più
d
'
essi
si
riscontra
e
che
serve
sì
a
ottundere
le
orecchie
e
a
far
stupire
gli
uditori
,
ma
che
non
reca
ad
essi
niente
di
buono
da
riportare
a
casa
.
Ora
è
incredibile
di
che
inganno
siano
vittime
cotali
predicatori
.
Conseguano
pure
quel
plauso
degli
stolti
che
essi
cercano
con
tanta
fatica
e
non
senza
profanazione
:
ma
vale
la
spesa
,
quando
con
ciò
essi
vanno
incontro
al
biasimo
degli
uomini
savii
,
e
,
quel
che
è
peggio
,
al
tremendo
giudizio
severissimo
di
Cristo
?
Se
non
che
,
Venerabili
Fratelli
,
non
tutti
i
predicatori
che
si
allontanano
dalle
buone
regole
cercano
,
nel
predicare
,
unicamente
gli
applausi
.
Il
più
delle
volte
quelli
che
si
procurano
siffatte
manifestazioni
lo
fanno
per
giovarsene
ad
altro
scopo
anche
meno
onesto
.
Giacché
dimenticando
il
detto
di
San
Gregorio
:
"
Il
sacerdote
non
predica
per
mangiare
,
ma
perciò
deve
mangiare
perché
predichi
"
,
non
sono
rari
coloro
i
quali
,
sentendo
di
non
esser
fatti
per
altri
uffici
,
dove
vivere
con
decoro
,
si
sono
dati
alla
predicazione
,
non
per
esercitare
debitamente
questo
santissimo
ministero
,
ma
per
fare
i
loro
interessi
.
Vediamo
quindi
tutte
le
sollecitudini
di
costoro
essere
volte
non
a
cercare
dove
si
possa
sperare
un
maggior
frutto
nelle
anime
,
ma
dove
predicando
v
'
è
da
guadagnare
di
più
.
Ora
da
uomini
siffatti
non
potendosi
aspettar
altro
che
danno
e
disonore
per
la
Chiesa
,
dovete
,
Venerabili
Fratelli
,
vigilare
con
ogni
diligenza
affinché
,
scoprendo
qualcuno
che
faccia
servire
la
predicazione
alla
sua
vanità
o
all
'
interesse
,
lo
rimoviate
senza
indugio
dall
'
ufficio
di
predicare
.
Giacché
chi
non
si
perita
di
profanare
cosa
sì
santa
,
non
avrà
certo
ritegno
di
discendere
ad
ogni
bassezza
,
spargendo
una
macchia
d
'
ignominia
non
solo
sopra
di
sé
,
ma
anche
sullo
stesso
sacro
ministero
,
che
così
indegnamente
egli
compie
.
E
dovrà
usarsi
la
stessa
severità
contro
coloro
che
non
predicano
come
si
deve
,
per
aver
trascurati
i
necessarii
requisiti
a
compiere
bene
questo
ministero
.
E
quali
siano
questi
,
lo
insegna
coll
'
esempio
suo
colui
che
dalla
Chiesa
fu
denominato
il
Predicatore
della
verità
,
Paolo
Apostolo
;
ed
oh
se
,
per
beneficio
di
Dio
,
avessimo
molto
maggior
numero
di
predicatori
simili
a
lui
!
III
.
Condizioni
per
predicare
La
scienza
necessaria
La
prima
cosa
dunque
che
apprendiamo
da
San
Paolo
si
è
con
che
preparazione
e
dottrina
egli
intraprese
a
predicare
.
Né
qui
intendiamo
degli
studii
ai
quali
egli
aveva
diligentemente
atteso
sotto
il
magistero
di
Gamaliele
.
Giacché
la
scienza
in
lui
infusa
per
rivelazione
,
oscurava
e
quasi
sopraffaceva
quella
che
egli
da
sé
si
era
procacciata
:
benché
anche
questa
non
gli
giovò
poco
,
come
dalle
sue
Lettere
si
ricava
.
La
scienza
è
affatto
necessaria
al
predicatore
,
come
dicemmo
;
della
cui
luce
chi
è
privo
facilmente
erra
,
secondo
la
verissima
sentenza
del
Concilio
Lateranense
IV
:
"
L
'
ignoranza
è
la
madre
di
tutti
gli
errori
"
.
Tuttavia
ciò
non
vuole
intendersi
di
qualsiasi
scienza
,
ma
di
quella
che
è
propria
del
sacerdote
e
che
si
restringe
,
per
dir
tutto
in
poco
,
alla
cognizione
di
sé
,
di
Dio
e
dei
doveri
:
di
sé
,
diciamo
,
perché
ognuno
metta
da
parte
i
propri
vantaggi
;
di
Dio
,
perché
conduca
tutti
a
conoscerlo
e
ad
amarlo
;
dei
doveri
,
perché
li
osservi
e
insegni
ad
osservarli
.
La
scienze
delle
altre
cose
,
se
manchi
questa
,
gonfia
e
nulla
giova
.
Disponibilità
senza
condizioni
Ma
vediamo
qual
fu
nell
'
Apostolo
la
preparazione
interiore
.
Nel
che
tre
cose
debbono
massimamente
tenersi
sotto
gli
occhi
.
La
prima
,
che
San
Paolo
si
abbandonò
tutto
alla
divina
volontà
.
Non
appena
infatti
,
mentr
'
era
in
cammino
verso
Damasco
,
fu
tocco
dalla
virtù
del
Signore
Gesù
,
egli
proruppe
in
quella
esclamazione
,
degna
d
'
un
Apostolo
:
"
Signore
,
che
vuoi
tu
che
io
faccia
?
"
(
At
9,6
)
.
Per
amor
di
Cristo
,
cominciò
subito
ad
essergli
indifferente
,
come
gli
fu
poi
sempre
in
appresso
,
il
lavorare
e
il
riposare
,
la
penuria
e
l
'
abbondanza
,
la
lode
e
il
disprezzo
,
il
vivere
e
il
morire
.
Non
è
da
dubitare
che
perciò
egli
profittasse
tanto
nell
'
apostolato
,
perché
si
sottomise
con
pieno
ossequio
alla
volontà
di
Dio
.
Al
modo
stesso
quindi
innanzi
tutto
serva
a
Dio
ogni
predicatore
che
s
'
affatica
alla
salute
delle
anime
:
in
maniera
che
non
si
dia
alcun
pensiero
degli
uditori
,
del
successo
,
dei
frutti
,
che
sarà
per
avere
:
che
cerchi
,
infine
,
non
sé
,
ma
Dio
solo
.
Questo
studio
poi
così
grande
di
prestare
ossequio
a
Dio
richiede
un
animo
sì
disposto
a
patire
,
che
non
si
sottragga
a
nessuna
fatica
o
incommodo
.
La
qual
cosa
in
Paolo
fu
insigne
.
Giacché
avendo
il
Signore
detto
di
lui
:
"
Io
gli
farò
vedere
quanto
debba
egli
patire
per
il
nome
mio
"
(
At
9,16
)
,
egli
da
allora
abbracciò
tutti
i
travagli
sì
volenterosamente
da
scrivere
:
"
Sono
inondato
dall
'
allegrezza
in
mezzo
a
tutte
le
nostre
tribolazioni
"
(
2
Cor
7,4
)
.
Ora
questa
tolleranza
della
fatica
se
nel
predicatore
sia
segnalata
,
purificandolo
da
quel
che
in
lui
v
'
è
di
umano
,
e
conciliandogli
la
grazia
di
Dio
necessaria
per
far
frutto
,
è
incredibile
quanto
renda
commendevole
la
sua
opera
agli
occhi
del
popolo
cristiano
.
Al
contrario
poco
riescono
a
muover
gli
animi
,
quelli
che
dovunque
vanno
,
cercano
comodità
più
del
giusto
,
e
fuori
delle
loro
prediche
,
non
toccano
quasi
altro
del
sacro
ministero
;
sì
da
apparire
che
essi
badino
più
alla
propria
sanità
,
che
al
vantaggio
delle
anime
.
In
terzo
luogo
finalmente
dall
'
Apostolo
s
'
impara
che
al
predicatore
è
necessario
quello
che
si
dice
lo
spirito
di
orazione
:
egli
infatti
come
prima
fu
chiamato
all
'
apostolato
,
cominciò
a
pregar
Dio
:
"
Ei
già
fa
orazione
"
(
At
9,11
)
.
E
la
ragione
è
perché
non
coll
'
abbondanza
del
dire
,
né
col
discutere
sottilmente
o
col
caldamente
perorare
si
ottiene
la
salute
delle
anime
:
un
predicatore
che
si
fermi
qui
non
è
altro
che
"
un
bronzo
sonante
o
un
cembalo
squillante
"
(
1
Cor
13,1
)
.
Ciò
che
dà
vigore
alle
parole
dell
'
uomo
e
le
fa
mirabilmente
efficaci
a
salute
,
è
la
divina
grazia
:
"
Dio
diede
il
crescere
"
(
1
Cor
3,6
)
.
Or
la
grazia
di
Dio
non
si
ottiene
con
lo
studio
e
coll
'
arte
,
ma
s
'
impetra
con
la
preghiera
.
Onde
chi
poco
o
niente
è
dedito
all
'
orazione
,
indarno
spende
la
sua
opera
e
la
sua
diligenza
nella
predicazione
,
perché
innanzi
a
Dio
non
caverà
nessun
profitto
né
per
sé
né
per
gli
uditori
.
Dottrina
e
pietà
Pertanto
,
a
restringere
in
poco
quanto
siamo
venuti
dicendo
fin
qui
,
ci
serviamo
di
queste
parole
di
San
Pietro
Damiano
:
"
Al
predicatore
due
cose
sono
sommamente
necessarie
,
cioè
dire
,
che
sovrabbondi
di
sentenze
della
dottrina
sacra
e
fiammeggi
dello
splendore
di
religiosa
vita
.
Che
dove
un
sacerdote
non
riesca
ad
unire
in
sé
le
due
cose
,
di
guisa
che
sia
esemplare
di
vita
e
copioso
dei
doni
di
dottrina
,
è
meglio
senza
dubbio
la
vita
che
la
dottrina
...
Più
vale
la
chiarezza
della
vita
per
l
'
esempio
,
che
l
'
eloquenza
e
l
'
accurata
eleganza
dei
discorsi
...
E
'
necessario
che
il
sacerdote
,
che
esercita
l
'
ufficio
della
predicazione
,
versi
piogge
di
dottrina
spirituale
ed
irraggi
lume
di
vita
religiosa
:
a
maniera
di
quell
'
Angelo
,
il
quale
annunziando
ai
pastori
il
nato
Signore
,
balenò
d
'
uno
splendore
di
chiarezza
,
ed
espresse
con
parole
ciò
che
era
venuto
ad
evangelizzare
"
.
Predicare
tutta
la
verità
e
tutti
i
precetti
Ma
per
ritornare
a
San
Paolo
,
se
esaminiamo
di
quali
cose
fosse
solito
trattare
predicando
,
egli
compendia
tutto
così
:
"
Non
mi
credetti
di
sapere
altra
cosa
tra
di
noi
,
se
non
Gesù
Cristo
,
e
questo
crocifisso
"
(
1
Cor
2,2
)
.
Fare
che
gli
uomini
conoscessero
sempre
più
Gesù
Cristo
,
e
d
'
una
cognizione
che
giovasse
a
vivere
e
non
a
credere
soltanto
,
ecco
quello
a
che
egli
s
'
affaticò
con
tutto
il
vigore
del
suo
petto
.
E
però
predicava
tutti
i
dommi
o
precetti
di
Cristo
anche
i
più
severi
senza
nessuna
reticenza
o
temperamento
,
intorno
all
'
umiltà
,
all
'
annegazione
di
sé
,
alla
castità
,
al
disprezzo
delle
cose
terrene
,
all
'
obbedienza
,
al
perdono
dei
nemici
o
simili
.
Né
mostrava
alcuna
timidezza
nel
proclamare
:
che
si
scelga
tra
Dio
e
Belial
,
perché
non
si
può
servire
ad
entrambi
;
che
tutti
,
appena
escono
di
questa
vita
,
hanno
a
presentarsi
a
un
tremendo
giudizio
;
che
con
Dio
non
c
'
è
luogo
a
transazioni
;
che
o
è
da
sperare
la
vita
eterna
,
se
si
osserva
tutta
la
legge
,
o
,
se
per
secondare
le
passioni
si
trascura
il
dovere
,
è
da
aspettarsi
il
fuoco
eterno
.
Né
mai
il
Predicatore
della
verità
stimò
di
astenersi
da
siffatti
argomenti
per
la
ragione
che
,
data
la
corruzione
dei
tempi
,
sembrassero
troppo
duri
a
coloro
ai
quali
parlava
.
Apparisce
chiaro
dunque
come
non
siano
da
approvare
quei
predicatori
,
che
non
osano
toccare
certi
capi
di
dottrina
cristiana
,
per
non
riuscir
molesti
all
'
uditorio
.
Forse
che
il
medico
darà
rimedii
inutili
all
'
infermo
,
se
questi
per
caso
abborrisca
dagli
utili
?
E
poi
qui
si
parrà
la
virtù
e
l
'
abilità
dell
'
oratore
,
se
egli
le
cose
ingrate
avrà
col
suo
dire
rese
grate
.
Non
serve
la
sapienza
del
mondo
Gli
argomenti
poi
che
aveva
preso
a
trattare
in
che
modo
l
'
Apostolo
li
esponeva
?
"
Non
nelle
persuasive
dell
'
umana
sapienza
"
(
1
Cor
2,4
)
.
Quanto
importa
,
Venerabili
Fratelli
,
che
ciò
sia
da
tutti
sommamente
ritenuto
,
mentre
vediamo
non
pochi
oratori
sacri
che
predicano
mettendo
da
parte
la
Sacra
Scrittura
,
i
Padri
e
i
Dottori
della
Chiesa
e
gli
argomenti
della
sacra
teologia
,
e
non
parlano
se
non
quasi
solo
il
linguaggio
della
ragione
.
Ed
è
,
senza
dubbio
,
uno
sbaglio
:
giacché
nell
'
ordine
soprannaturale
non
si
riesce
a
nulla
coi
soli
amminicoli
umani
.
-
Ma
si
oppone
:
al
predicatore
il
quale
si
fondi
troppo
sulle
verità
rivelate
,
non
si
presta
fede
.
-
E
'
proprio
vero
?
Ammettiamo
pure
che
ciò
avvenga
presso
gli
acattolici
:
sebbene
,
quando
i
Greci
cercavano
la
sapienza
,
s
'
intende
,
di
questo
mondo
,
l
'
Apostolo
predicava
Gesù
Crocifisso
.
Ma
,
se
volgiamo
gli
occhi
alle
popolazioni
cattoliche
,
in
esse
coloro
che
sono
alieni
da
noi
,
ritengono
per
lo
più
la
radice
della
Fede
:
le
menti
infatti
sono
accecate
perché
son
corrotti
gli
animi
.
Finalmente
con
quale
spirito
predicava
San
Paolo
?
Non
per
piacere
agli
uomini
,
ma
a
Cristo
:
"
Se
piacessi
agli
uomini
,
non
sarei
servo
di
Cristo
"
(
Gal
1,10
)
.
Con
un
'
anima
tutt
'
accesa
della
carità
di
Cristo
,
non
altro
cercava
se
non
la
gloria
di
Cristo
.
O
se
quanti
s
'
affaticano
nel
ministero
della
parola
,
amassero
tutti
davvero
Gesù
Cristo
,
e
potessero
far
proprie
l
'
espressioni
di
San
Paolo
:
"
Per
causa
di
cui
(
Gesù
Cristo
)
ho
giudicato
un
discapito
tutte
le
cose
"
(
Fil
3,8
)
;
e
"
Il
mio
vivere
è
Cristo
"
(
Fil
3,8
)
.
Tanto
quelli
che
ardono
d
'
amore
,
sanno
infiammare
gli
altri
.
Onde
San
Bernardo
così
ammonisce
il
predicatore
:
"
Se
tu
bene
intendi
,
cerca
d
'
esser
conca
e
non
canale
"
;
cioè
di
quel
che
dici
sii
pieno
tu
stesso
,
e
non
ti
basti
solo
trasfonderlo
negli
altri
.
"
Ma
-
come
lo
stesso
Dottore
soggiunge
-
oggi
nella
Chiesa
abbiamo
molti
canali
e
pochissime
conche
"
.
Affinché
ciò
non
accada
in
avvenire
,
dobbiamo
rivolgere
tutti
i
nostri
sforzi
,
o
Venerabili
Fratelli
:
a
noi
spetta
,
respingendo
gl
'
indegni
,
e
incoraggiando
,
formando
,
guidando
gl
'
idonei
,
fare
che
di
predicatori
,
secondo
il
cuore
di
Dio
,
ne
sorgano
quanti
più
si
può
.
Pieghi
poi
lo
sguardo
sul
suo
gregge
il
misericordioso
Pastore
eterno
,
Gesù
Cristo
,
anche
per
le
preghiere
della
Vergine
Santissima
,
Madre
augusta
dello
stesso
Verbo
incarnato
e
Regina
degli
Apostoli
;
e
rinfocolando
lo
spirito
dell
'
apostolato
nel
Clero
,
faccia
che
siano
numerosi
quelli
che
cerchino
"
di
comparir
degni
d
'
approvazione
davanti
a
Dio
,
operai
non
mai
svergognati
,
che
rettamente
maneggino
la
parola
di
verità
"
(
2
Tm
2,15
)
.
Auspice
dei
doni
divini
e
in
attestato
della
nostra
benevolenza
,
a
voi
,
o
Venerabili
Fratelli
,
e
al
vostro
Clero
e
popolo
impartiamo
con
ogni
affetto
l
'
Apostolica
Benedizione
.
Dato
a
Roma
presso
San
Pietro
,
il
15
giugno
,
festa
del
Sacratissimo
Cuore
di
Gesù
,
dell
'
anno
1917
,
terzo
del
nostro
Pontificato
.