StampaQuotidiana ,
In
Giovanni
Boine
può
avvertirsi
una
preoccupazione
centrale
di
eticità
che
egli
venne
chiudendo
duramente
in
sè
stesso
.
Invero
le
sue
simpatie
per
la
religione
non
erano
in
fondo
che
una
forma
di
culto
della
personalità
,
rimasto
l
'
elemento
fondamentale
e
quasi
il
segno
di
una
ricca
spiritualità
nei
migliori
dei
vociani
,
come
reazione
deliberata
al
pericolo
degli
schematismi
filosofici
.
Boine
cominciò
col
Rinnovamento
e
si
pose
in
termini
di
cultura
il
problema
della
religione
come
problema
di
tradizione
e
di
storia
.
Ma
nonostante
tutti
gli
sforzi
,
rimane
già
in
questo
preludio
il
peso
di
una
preoccupazione
personale
,
quasi
fisica
,
che
vuol
trovare
l
'
unità
nelle
frammentarie
esasperate
espressioni
di
se
stesso
.
La
polemica
col
Croce
lo
individua
perfettamente
nel
suo
bisogno
di
valori
individuali
,
di
esperienze
intime
e
nell
'
esaltazione
,
che
il
Croce
canzonò
crudelmente
,
della
propria
oscurità
e
incompletezza
contro
l
'
altrui
sistemazione
.
C
'
era
nel
Boine
,
nella
sua
sconsolata
solitudine
una
paura
del
rigorismo
filosofico
che
gli
faceva
esaltare
nella
religione
la
possibilità
di
una
storia
più
umana
.
Egli
si
trovava
psicologicamente
assai
più
vicino
agli
sforzi
fogazzariani
di
quel
che
non
immaginasse
e
della
stessa
natura
immorale
era
quel
suo
pensare
la
fede
con
torturante
voluttà
,
come
annientamento
ognora
sentito
della
libertà
per
opera
dell
'
imposizione
e
quell
'
intendere
l
'
inconoscibile
in
funzione
del
pensiero
,
come
un
'
eterna
allontanantesi
e
risorgente
illusione
.
Ma
,
conscio
dell
'
immoralità
di
certe
conciliazioni
,
Boine
voleva
qualche
cosa
di
più
ferrigno
che
la
filosofia
dolce
della
leggenda
e
del
rito
e
delle
sentimentali
emozioni
.
Si
separò
dal
Rinnovamento
perché
non
ne
condivideva
le
intenzioni
pratiche
,
di
rinnovamento
ecclesiastico
,
perché
gli
ripugnava
l
'
agire
per
gli
altri
,
tutto
chiuso
e
incerto
di
sé
stesso
,
e
sentiva
il
bisogno
di
negare
almeno
in
loro
quell
'
ambiguità
di
fiacche
coscienze
e
di
estetica
religiosità
che
avvertiva
latente
in
sé
.
Gli
ripugnava
l
'
apostolato
come
la
semplicità
romantica
.
Educato
alla
rudezza
di
mistici
,
aveva
bisogno
di
aspirare
almeno
alla
verità
,
di
ribellarsi
alle
angosciose
incertezze
e
all
'
impotenza
intima
.
Accostatosi
alla
Voce
,
scrisse
l
'
Esperienza
religiosa
che
è
come
la
prova
del
fuoco
della
sua
incapacità
di
decidersi
tra
religione
e
filosofia
.
Di
questo
dissidio
parve
che
egli
si
accontentasse
aspramente
senza
decidersi
al
dilemma
né
sperare
conciliazioni
.
Cerca
sconsolatamente
il
vero
Dio
sapendo
di
non
trovarlo
.
Le
sue
doti
di
speculazione
non
bastavano
per
sollevarlo
alla
razionale
certezza
.
Incapace
di
dedizione
e
di
amore
,
non
poteva
credere
.
Da
queste
insoddisfazioni
e
da
questi
difetti
nasce
la
sua
disposizione
all
'
arte
,
qualcosa
di
non
spontaneo
,
di
duro
,
di
acerbo
,
ma
con
tentativi
e
conquiste
improvvise
di
profondità
.
Ci
sono
certi
caratteri
di
letteratura
ascetica
e
di
racconti
di
edificazione
(
a
parte
gli
intenti
)
,
un
certo
pudore
nell
'
affrontare
la
materia
e
una
scontentezza
costante
di
uscire
da
sé
per
obbiettivare
ciò
che
non
era
ancora
certo
e
sereno
.
Aveva
bisogno
di
esperienze
per
nascondere
un
po
'
il
suo
egoismo
e
la
sua
tortura
.
(
E
perciò
scrisse
addirittura
di
questioni
politiche
,
di
coltivazione
degli
ulivi
in
Liguria
,
di
decentramento
,
ecc
.
)
.
L
'
arte
sua
recava
il
vizio
di
origine
di
una
filosofia
non
chiara
.
Il
nucleo
ne
era
robusto
ma
non
specifico
,
e
interrotto
.
Di
qui
la
frammentarietà
e
la
sterilità
delle
ricerche
metriche
,
delle
assonanze
,
del
periodo
musicale
che
lasciano
un
senso
di
aridità
.
E
'
un
'
anima
in
pena
.
Certi
cupi
abbandoni
ricordano
Slataper
,
ma
vi
manca
il
maestro
di
vita
,
la
consolazione
dell
'
espandersi
:
era
condannato
a
un
perpetuo
irrigidimento
.
Nel
Peccato
c
'
è
lo
sforzo
costruttivo
più
profondo
e
complesso
.
Ma
se
si
ricercano
esigenze
d
'
arte
bisogna
convenire
che
il
tentativo
pecca
di
troppe
lungaggini
,
e
lo
stile
urta
per
quel
monologare
insistente
,
complicato
di
parentesi
che
non
sono
mai
un
limpido
chiarimento
,
ma
sovrapposizioni
critiche
esasperate
o
spunti
ironici
di
pessimo
gusto
o
divagazioni
scomposte
che
egli
vuol
accumulare
perché
gli
effetti
siano
più
intensi
,
incapace
di
un
dominio
reale
e
sereno
.
Non
si
vince
un
senso
di
oppressione
.
"
L
'
intenzione
generale
,
dice
egli
stesso
in
Plausi
e
botte
,
era
di
rappresentare
quel
lirico
intrecciarsi
di
molto
pensiero
sulla
scarsezza
di
pochi
fatti
;
quel
continuo
sconfinare
della
poca
cronistoria
esteriore
nella
contraddittoria
,
nella
dolorosa
,
angosciata
complessità
del
pensare
che
è
la
vita
di
molti
e
la
mia
;
intenzione
di
esprimere
in
complessità
,
una
compresenza
di
cose
diverse
nella
brevità
dell
'
attimo
,
dentro
una
apparente
povertà
di
vita
"
.
Ma
i
risultati
di
questo
sintetismo
convulso
condannano
le
intenzioni
,
per
l
'
infecondità
della
fantasia
e
l
'
assenza
di
buon
gusto
:
incalzano
le
preoccupazioni
e
i
ripensamenti
per
la
smania
non
già
di
chiarire
ma
di
concettualizzare
.
I
Frantumi
segnano
il
logico
svolgimento
di
questa
violenta
disciplina
,
di
questa
repressa
frammentarietà
.
Abolite
le
parentesi
,
abbiamo
prosa
ritmica
,
tenui
spunti
lirici
,
impressioni
,
notazioni
;
ma
sono
l
'
esperienza
naturale
,
tormentata
e
ancora
gretta
,
non
trasfigurata
.
Il
meglio
in
fatto
di
risulta
ti
lirici
è
nelle
Prosette
quasi
serene
,
dove
troviamo
un
Boine
elegiaco
,
idillico
,
con
una
commozione
raccolta
e
melodica
.
Questa
malinconia
non
è
molto
lontana
da
Gozzano
,
da
Corazzini
,
da
Palazzeschi
,
ma
c
'
è
un
senso
di
incertezza
e
di
predisposizione
all
'
armonia
più
umile
e
ritrosa
,
quasi
un
pudore
contenuto
;
benché
l
'
oggettivazione
non
si
liberi
da
certi
riferimenti
non
belli
in
cui
riappaiono
i
limiti
chiusi
dell
'
uomo
,
attraverso
certi
freddi
e
leziosi
concettini
.
Pesava
su
di
lui
una
condanna
irrimediabile
.
Al
suo
orgoglio
,
alla
sua
solitudine
è
negata
la
confidenza
del
creare
.
Era
,
come
dice
Papini
,
della
"
razza
triste
dei
solitari
,
con
pruriti
di
apostolo
,
con
brividi
di
santità
,
con
estenuazioni
di
misticismo
"
.
Ossia
il
suo
tormento
non
riusciva
a
sollevarsi
dalle
forme
inferiori
,
da
sofferenze
quasi
fisiche
.
Tormenti
,
non
ancora
pensieri
.
Certe
sue
ricerche
di
complessità
,
certe
finzioni
di
costruttività
lirica
sono
dolorosamente
tragiche
,
perché
assistiamo
al
loro
sfarsi
,
nolente
il
poeta
,
come
se
egli
avesse
disposti
tutti
i
materiali
e
accarezzate
fantasie
già
approssimative
e
adatte
,
ma
un
male
oscuro
e
un
'
impotenza
finalmente
avvertita
ne
sconvolgessero
la
sintesi
sperata
.
La
sua
tesi
sull
'
arte
identica
con
la
filosofia
,
l
'
importanza
che
egli
si
ostinava
ad
attribuire
al
contenuto
esprimevano
una
dura
esigenza
personale
,
un
'
aspra
confessione
.
La
sua
filosofia
non
poteva
avere
se
non
un
valore
di
esperienza
,
a
tutti
gli
sforzi
degli
altri
il
suo
sforzo
rimaneva
estraneo
;
egli
doveva
accontentarsi
della
sua
storia
e
della
sua
teoria
.
In
tutto
questo
c
'
è
qualcosa
di
patologico
.
Le
sue
critiche
(
Plausi
e
botte
)
sono
ciò
che
vi
può
essere
di
meno
critico
,
prive
di
aderenze
a
problemi
di
gusto
,
per
quanto
anch
'
egli
avesse
letto
i
suoi
classici
e
fatte
le
sue
notazioni
di
stile
.
Acre
sempre
,
compatto
,
senza
possibilità
di
sfumature
o
di
signorile
acutezza
,
negato
a
ogni
versatilità
,
egli
conserva
come
un
odio
cieco
per
la
letteratura
,
intesa
la
letteratura
non
soltanto
come
estetismo
,
ma
genericamente
come
sicurezza
formale
.
Vuole
delle
crisi
d
'
anima
,
vuole
la
sua
crisi
d
'
anima
.
E
lo
trovate
in
eterna
polemica
per
ragioni
di
severità
etica
;
incontentabile
verso
sé
stesso
,
sfoga
con
gli
altri
la
sua
sofferenza
e
volubilità
.
Nei
suoi
plausi
e
nelle
sue
botte
manca
non
soltanto
una
continuità
e
consistenza
di
giudizio
,
ma
anche
ogni
ideale
assiduo
e
ogni
attitudine
a
comprendere
un
'
esperienza
etica
.
Ed
è
vano
cercare
una
linea
di
svolgimento
e
di
progresso
.
Abbandonato
alle
sue
irrequietudini
non
riusciva
a
salvarsi
dai
suoi
vizi
,
anzi
li
veniva
facendo
sempre
più
esclusivi
e
vividi
.
Riesce
a
scrivere
le
sue
pagine
migliori
quando
è
costretto
ad
abbandonare
finalmente
la
chiusa
contemplazione
di
sé
stesso
per
comunicare
con
gli
altri
,
per
esempio
nella
Ferita
non
chiusa
.
Il
suo
stile
rivela
impreviste
risorse
polemiche
e
una
certa
virtù
tra
comica
e
satirica
tanto
più
efficace
in
quanto
sa
di
chiuso
e
di
lontananza
.
Certo
si
tratta
più
di
impressione
e
di
effetto
pittoresco
che
di
approfondimenti
stilistici
sicuri
,
ma
il
saggio
Di
certe
pagine
mistiche
per
esempio
è
pensato
con
rara
efficacia
.
Nella
polemica
con
Prezzolini
ci
sono
dei
tratti
irosi
,
quasi
di
livore
,
in
cui
tuttavia
il
suo
odio
per
la
pratica
riesce
ad
esprimersi
,
la
sua
angustia
provinciale
a
teorizzarsi
,
attraverso
il
fraintendimento
della
tesi
centrale
dell
'
idealismo
militante
.
Tra
molte
lungaggini
di
pedanteria
filosofica
e
di
ritorsioni
polemiche
spunta
fuori
un
bel
ritratto
di
Prezzolini
,
dettato
limpidamente
dal
furore
.
Anche
le
sue
complessità
stilistiche
,
le
sue
parentesi
si
possono
qui
tollerare
meglio
perché
corrispondono
ora
alla
vivacità
polemica
,
ora
alla
reale
abbondanza
delle
cose
che
ha
da
dire
e
al
movimento
del
discorso
.
Ma
soltanto
in
un
'
operetta
minore
,
nei
Discorsi
militari
il
Boine
è
riuscito
ad
andar
diritto
allo
scopo
che
si
era
prefisso
mettendo
una
maschera
tra
pedante
e
tra
retorica
al
suo
discorrere
scapigliato
.
Il
suo
rigorismo
trovava
un
valido
modello
nel
Regolamento
di
disciplina
che
s
'
era
proposto
d
'
imitare
e
d
'
esporre
.
I
dubbi
sono
repressi
dall
'
intonazione
didascalica
.
Tutto
il
discorso
ha
un
aspetto
di
ordine
e
di
obiettività
che
non
si
sarebbe
sospettato
.
Qui
si
vede
come
l
'
ingegno
del
Boine
fosse
più
ricco
di
quel
che
egli
non
lo
volle
e
suscettibile
se
non
di
una
disciplina
totale
,
nata
dall
'
interno
,
almeno
di
una
certa
dignità
versatile
.
Ma
la
sua
è
la
storia
dolorante
di
una
fibra
che
non
poteva
reggere
alla
fatica
di
dare
una
composizione
ai
tormenti
intimi
;
le
sue
attitudini
erano
incapaci
di
concentrarsi
;
la
sua
fantasia
rifuggiva
dalle
figurazioni
riposate
.
Non
si
può
leggere
Boine
senza
provare
la
disperata
commozione
di
un
destino
incompiuto
,
di
una
volontà
eroica
cui
mancarono
i
muscoli
.
StampaQuotidiana ,
Otto
anni
or
sono
,
nello
scorcio
del
torrido
luglio
,
cadeva
sopra
un
'
anonima
quota
del
massiccio
del
Monte
Nero
il
nostro
Eugenio
Vaina
de
Pava
,
sottotenente
negli
Alpini
del
Val
Toce
.
Il
caduto
era
un
interventista
e
un
intervenuto
della
primissima
ora
ed
al
servizio
della
Patria
sacrificava
con
la
vita
i
più
dolci
e
santi
affetti
,
le
promesse
del
fervidissimo
ingegno
e
della
vasta
cultura
,
il
vanto
di
un
nome
onorato
ed
illustre
.
Nei
giorni
che
precedettero
la
sua
morte
eroica
,
egli
veniva
scrivendo
in
un
taccuino
il
diario
delle
sue
vibranti
esperienze
di
guerra
:
la
pagina
che
qui
sotto
riproduciamo
fa
parte
di
quel
taccuino
,
da
cui
gli
amici
devotamente
staccarono
e
pubblicarono
le
più
belle
cose
.
Qui
il
giovane
eroe
fissa
e
precisa
con
quale
spirito
di
amore
e
di
ascetismo
crociato
i
giovani
volontari
cristiani
si
votarono
al
sacrificio
supremo
per
la
nostra
Italia
.
Ed
è
opportuno
che
questa
parola
torni
ad
ammonire
oggi
d
'
oltre
tomba
,
specie
per
coloro
che
van
falsificando
nello
spirito
pubblico
,
con
concezioni
mitiche
o
nazionalistiche
,
il
significato
profondamente
umano
della
guerra
che
per
noi
fu
specialmente
espiazione
.
Il
monito
supremo
dei
nostri
eroici
caduti
risuona
tutt
'
ora
sulla
nostra
dilacerata
umanità
come
un
grido
di
misericordia
e
di
perdono.Sono
rimasti
nel
nostro
primo
attacco
all
'
imboccatura
del
canalone
,
fulminati
dalla
mitraglia
.
L
'
attacco
passò
oltre
rombando
,
rompendosi
,
ondeggiando
,
piantandoci
fino
a
sera
in
una
improvvisata
trincea
.
Io
ebbi
l
'
ordine
di
trattenermi
,
con
un
stormo
di
feriti
che
solo
la
notte
si
sarebbero
potuti
sgombrare
,
sotto
rocce
arroventate
dal
sole
,
contro
rocce
scheggiate
dallo
shrapnel
senza
posa
,
all
'
imboccatura
del
canalone
della
morte
.
I
feriti
tacevano
serrando
le
labbra
;
tante
tante
ore
;
eravamo
veramente
soli
,
io
e
loro
,
i
sette
morti
del
nostro
primo
attacco
.
Mi
chinai
strisciando
per
l
'
ultimo
dovere
di
capo
,
li
palpai
ansante
,
sollevai
l
'
orribile
peso
,
l
'
orribile
rigidità
,
staccai
la
piastrina
di
riconoscimento
dalle
giubbe
,
ritirai
le
cartucce
,
l
'
armi
,
il
portafoglio
,
l
'
orologio
,
le
carte
personali
.
Attorno
ai
morti
aleggiava
un
mondo
invisibile
del
quale
soltanto
ora
io
raccoglievo
la
voce
.
Diceva
una
mamma
fra
i
suoi
cari
spropositi
di
vecchia
contadina
:
"
Mi
piace
di
sentire
che
sei
così
aperto
e
leale
e
ti
vanti
di
essere
alpino
e
vuoi
andare
avanti
finché
puoi
,
perché
vincano
gli
Italiani
.
Ricordati
però
di
non
arrabbiarti
mai
e
di
non
bestemmiare
,
di
dire
ogni
sera
un
'
Ave
Maria
e
di
portare
questa
medaglina
che
madre
vecchia
ti
affida
"
.
Narrava
una
moglie
tutti
i
fatterelli
di
casa
e
del
vicinato
,
i
piccoli
dolori
,
gli
incidenti
,
le
gioie
,
consolava
e
benediceva
,
poi
cedeva
la
penna
al
figliuolo
grandicello
e
questi
scarabocchiava
al
babbo
un
lungo
racconto
di
gita
presso
i
nonni
,
di
giornata
chiassosa
trascorsa
con
altri
cuginetti
sulle
rive
del
Lago
Maggiore
.
Dietro
la
terza
di
quelle
ombre
era
un
piccolo
mistero
,
forse
una
tragedia
ignorata
.
La
donna
si
scusa
quasi
di
essersi
recata
dai
suoi
parenti
e
di
aver
loro
lasciato
per
qualche
tempo
la
bambina
:
"
ma
io
son
troppo
fiera
,
sai
,
-
soggiungeva
-
son
troppo
piena
di
rivolta
e
alla
prima
parola
amara
non
avrei
risposto
nulla
e
sarei
venuta
via
.
Ma
son
diventati
molto
buoni
ora
,
e
parlan
di
te
con
gran
gentilezza
"
.
Tutte
le
penombre
della
vita
risaltavano
più
spiccate
attorno
a
quei
cadaveri
cui
già
circondava
un
ronzio
crescente
di
mosconi
d
'
oro
.
Io
non
potevo
più
seppellire
quei
cadaveri
,
come
non
potevo
sfuggire
al
quesito
personale
che
m
'
inchiodava
più
della
mitraglia
e
del
sole
all
'
imboccatura
del
canalone
della
morte
:
Non
son
essi
un
poco
le
mie
vittime
?
Non
li
venivo
io
,
per
il
mio
vacuo
sogno
,
lentamente
assassinando
da
dieci
mesi
?
Non
sono
stato
io
a
spezzare
colle
mie
mani
,
col
mio
pensiero
,
con
tutto
il
mio
sforzo
di
questi
ultimi
tempi
tante
soavi
trame
di
vita
,
a
disseccare
tante
fonti
di
attività
umile
e
buona
per
non
so
che
manìa
morbosa
di
grandezza
?
La
mia
opera
mi
stava
davanti
imponendomi
il
mio
supremo
esame
di
coscienza
:
ho
passato
anch
'
io
,
è
ben
vero
,
la
loro
medesima
tempesta
;
ho
sfidato
anch
'
io
,
con
animo
forse
più
cosciente
del
loro
,
la
morte
che
passava
;
potevo
bene
io
essere
al
posto
di
costui
che
si
è
aggrappato
al
mio
piede
ad
un
tratto
,
ha
detto
ahi
.
.
.
ahi
.
.
.
come
per
una
piccola
puntura
di
spillo
,
quasi
sotto
voce
,
ha
cominciato
a
scivolare
,
ha
rotolato
,
è
rimasto
colla
bocca
aperta
,
la
testa
all
'
ingiù
,
le
braccia
in
croce
.
Ho
cercato
di
pagar
di
persona
,
quanto
era
possibile
,
le
mie
affermazioni
,
questo
era
pur
vero
;
ma
era
ancor
poco
davanti
a
quella
conclusione
enormemente
muta
,
davanti
ai
quattordici
occhi
sbarrati
,
alle
sette
bocche
aperte
,
dove
vi
entravano
le
formiche
.
Morire
?
Volevo
allora
sinceramente
morire
?
E
sarebbe
bastato
?
O
vivere
ancora
ed
agire
?
Passava
in
me
un
pallido
riflesso
di
quella
divina
agonia
che
solamente
un
Dio
poté
sopportare
,
in
una
notte
mortale
,
sopra
una
montagna
terrestre
,
gravato
di
tutto
l
'
affanno
umano
.
Il
sole
disparve
dietro
i
calcari
roventi
di
monte
Kozliak
e
di
Pleca
:
tremò
la
stella
polare
sull
'
anonima
quota
di
duemilacinquantadue
,
sbrecciato
baluardo
dell
'
Austria
;
sbocciò
Cassiopea
la
sua
M
simbolica
entro
il
canalone
della
morte
sul
fosco
violaceo
Rudeci
Rob
,
sull
'
aguzzo
profilo
del
Moznik
,
contro
cui
avevamo
gettato
l
'
onda
dei
battaglioni
alpini
che
vi
si
era
rappresa
,
aggrappata
disperatamente
a
mezza
costa
,
in
attesa
dell
'
ultimo
slancio
.
Il
timo
odorava
acutissimo
in
mezzo
a
quel
nero
,
sparso
di
tenui
sospiri
:
la
neve
s
'
adeguava
alle
rocce
,
in
una
sola
sfumatura
indistinta
.
Che
pace
nelle
cose
,
che
stanchezza
mortale
nelle
nostre
ginocchia
!
Uno
strido
di
allocco
insistente
.
Qualche
grillo
,
trepidando
,
arrischiava
a
filare
la
sua
esile
nota
.
Vedevo
e
non
vedevo
i
sette
cadaveri
.
Ero
nelle
loro
case
adesso
:
bocche
bramose
attorno
una
gran
tavola
,
fronti
chine
sul
rosario
;
fatti
e
pensieri
semplici
come
l
'
eternità
.
Anche
la
loro
morte
rientrava
in
un
ritmo
infinito
.
Qualche
cosa
di
più
grande
di
me
,
di
loro
,
del
mondo
stesso
la
riassorbiva
con
una
grande
serenità
.
Io
ero
giustificato
;
la
mia
vita
sullo
stesso
piano
della
morte
,
come
domani
,
la
mia
morte
per
altre
vite
,
per
il
trionfo
di
altri
ideali
,
sopra
uno
stesso
piano
provvidenzialmente
ascendente
.
Sovratutto
io
sentivo
il
legame
che
unisce
le
universe
cose
nel
cuore
dei
cuori
,
onde
la
vita
fluisce
sempre
più
abbondante
:
"
Ell
'
è
ne
l
'
umanità
piena
infinita
,
e
trasfigurerà
anche
la
morte
"
.
Mortificato
e
pieno
della
mia
superbia
,
nella
mia
tenerezza
,
nella
parte
caduca
,
nel
mio
stesso
sogno
,
accettavo
la
parola
del
Profeta
:
"
La
guerra
è
penitenza
.
Chi
l
'
ha
meritata
deve
a
qualunque
costo
soffrirla
,
suggendone
l
'
amaro
sino
alla
feccia
"
.
Dal
male
,
almeno
nell
'
intimo
nostro
,
la
nostra
e
(
quel
che
sembra
più
arduo
)
anche
quella
degli
altri
,
colla
confidente
sommessione
ad
una
divina
necessità
.
I
sette
morti
erano
composti
in
pace
;
l
'
iride
tricolore
apertasi
la
sera
innanzi
sulla
montagna
nemica
era
forse
l
'
arco
del
loro
trionfale
ingresso
nella
Pace
.
Iride
tricolore
di
Italia
,
sotto
cui
vogliamo
abbracciare
tutte
le
giustizie
,
avviarci
per
una
strada
terrena
alla
Città
senza
tempo
,
tu
benedicesti
per
sempre
il
Vallone
della
morte
coi
tuoi
santi
presagii
.
StampaQuotidiana ,
Qualcuno
si
meraviglia
che
in
questi
ultimi
tempi
,
e
non
solo
in
provincia
,
fermenti
e
tumultui
un
ansioso
bisogno
di
ricerca
religiosa
.
Ma
chi
ben
guardi
agli
ultimi
avvenimenti
politici
e
morali
della
nazione
,
non
può
stupirsi
se
,
dopo
la
ventata
lussuriosa
dell
'
immediato
dopo
-
guerra
,
risorge
a
poco
a
poco
negli
uomini
la
coscienza
dei
propri
doveri
,
ieri
oscurata
da
un
'
improvvisa
follia
.
Non
può
stupirsi
;
in
quanto
il
ritmo
stesso
della
vita
ha
preso
un
altro
corso
:
e
una
nuova
morale
a
poco
a
poco
s
'
è
imposta
all
'
antica
,
e
non
provvisoriamente
.
Troppo
rigurgito
di
istinti
c
'
era
stato
infatti
,
mentre
si
ritornava
,
dopo
quattro
anni
di
ansie
,
ad
uno
stato
di
tranquillità
,
perché
la
coscienza
non
ritrovasse
il
suo
equilibrio
:
sopratutto
in
coloro
che
erano
stati
in
trincea
e
davanti
alla
morte
più
di
una
volta
avevano
pensato
e
non
leggermente
ad
una
vita
avvenire
.
E
c
'
era
poi
la
provincia
:
dove
la
ventata
giunse
bensì
,
ma
non
sempre
con
effetti
attivi
,
reali
:
attutita
e
quasi
neutralizzata
dallo
stabile
focolare
antico
e
dalle
donne
rimaste
,
com
'
era
naturale
,
fedeli
e
religiose
.
Il
fenomeno
fascista
in
quel
che
ebbe
,
nel
suo
primo
comporsi
,
di
puro
,
nacque
più
che
nelle
città
nei
focolari
:
nei
quali
a
un
primo
momento
appunto
si
espresse
come
una
reazione
del
sangue
sano
contro
il
sangue
impuro
:
delle
forze
morali
contro
le
immorali
(
da
cui
provenivano
,
e
si
sentiva
,
tutti
i
disordini
)
.
*
*
*
Poi
,
s
'
intende
,
quando
già
il
fenomeno
non
che
a
verzicare
cominciava
addirittura
a
fiorire
,
vennero
i
libri
,
i
documenti
,
le
conversioni
,
gli
appelli
.
E
'
superfluo
ora
riepilogarli
o
rifarne
la
storia
;
poiché
è
certo
che
pochi
di
questi
documenti
risposero
veramente
ad
un
bisogno
:
nacquero
da
un
dramma
;
presero
vita
e
forma
da
un
combattimento
.
Si
aprirono
,
per
questo
,
con
maggiore
fiducia
quelli
che
ci
venivano
dalla
provincia
,
e
magari
da
nomi
ignotissimi
;
o
altri
di
nomi
noti
bensì
,
ma
di
notorietà
non
vasta
,
studiosi
più
che
letterati
.
Il
caso
di
Zanfrognini
e
di
Manacorda
è
tipico
.
Zanfrognini
è
un
provinciale
,
un
paesano
.
Nato
in
un
paese
del
Modenese
:
Staggia
;
e
dopo
avere
pubblicato
un
piccolo
volume
di
versi
,
nel
quale
non
sono
pochi
e
rari
i
segni
di
una
vera
inquietudine
spirituale
,
eccolo
chiuso
nel
suo
piccolo
mondo
casalingo
,
solo
con
sé
stesso
.
Passa
la
guerra
,
passa
il
dopo
-
guerra
:
ed
egli
non
si
stacca
dal
suo
circolo
di
pensiero
:
e
quantunque
gli
occhi
li
tenga
aperti
sul
mondo
,
sul
suo
dubbio
e
sulla
sua
speranza
,
segna
affannato
il
passo
per
quasi
dieci
anni
.
Ne
è
nato
un
libro
irto
di
contraddizioni
,
di
ritorni
,
di
abbandoni
improvvisi
e
di
pentimenti
;
ma
che
innegabilmente
rispecchia
in
tutti
i
suoi
momenti
un
dramma
vero
.
E
anche
dove
c
'
è
giuoco
dialettico
,
la
sofferenza
traspare
:
in
quanto
il
cervello
non
sempre
domina
il
sentimento
:
e
assai
spesso
sulla
scia
del
sofista
s
'
accampa
il
pellegrino
dolente
che
cammina
,
si
sforza
,
si
arrampica
e
di
rado
una
luce
gli
ravviva
la
strada
.
Si
è
letto
molto
presto
"
Itinerario
di
uno
spirito
che
si
cerca
"
(
Vincenzi
-
Modena
)
:
e
se
ne
è
scritto
;
ma
con
gli
anni
sarà
cercato
sempre
di
più
:
e
forse
discusso
ancora
.
Che
le
possibilità
di
Zanfrognini
siano
tutte
qui
dentro
,
non
direi
;
ma
è
certo
che
circola
in
queste
pagine
una
sostanziosa
amarezza
:
e
tutti
possiamo
riconoscerla
come
un
po
'
nostra
.
Dove
poi
essa
possa
sboccare
,
se
in
una
confessione
ortodossa
,
o
se
svilupparsi
o
meno
è
arduo
dire
.
Certo
,
un
libro
l
'
enunciati
come
questo
e
di
pensieri
rotti
non
lo
si
direbbe
suscettibile
di
sviluppi
almeno
lirici
:
e
se
mai
piuttosto
in
un
'
opera
affermativamente
decisa
,
e
magari
apologetica
.
Manacorda
invece
,
pure
sugli
stessi
tasti
,
trova
una
musica
più
larga
di
tono
e
d
'
estro
:
ed
è
più
conchiusivo
.
Non
so
se
maggiore
preparazione
;
ma
certo
c
'
è
in
Manacorda
assai
più
sapienza
.
Si
vede
dietro
il
suo
libro
"
Verso
una
nuova
mistica
"
(
Zanichelli
-
Bologna
)
l
'
uomo
che
ha
avute
e
sofferte
molte
esperienze
:
di
natura
intellettuale
sopratutto
.
Zanfrognini
è
ancora
e
sopratutto
ai
filosofi
greci
e
ai
cristiani
:
e
poco
si
sente
nutrito
di
filosofia
recentissima
:
ma
Manacorda
è
in
questo
senso
scaltrissimo
e
sa
bene
dove
appoggiare
i
suoi
piedi
.
Anzi
:
se
qualcosa
infirma
il
suo
libro
,
pur
così
bello
,
è
il
tono
polemico
:
di
cui
spesso
,
ed
è
peccato
,
egli
non
sa
fare
a
meno
.
Il
suo
dramma
non
è
infatti
,
come
quello
di
Zanfrognini
,
solitario
e
isolato
,
ma
incardinato
nel
dramma
di
tutti
:
perché
i
primi
germi
sopratutto
egli
li
deve
alle
trincee
di
lassù
.
La
nuova
mistica
di
Manacorda
nasce
insomma
contemporanea
alla
nuova
morale
del
reduce
:
e
come
questa
ha
radici
profonde
nell
'
umanità
di
tutti
noi
.
Si
segua
o
no
,
domani
,
questa
visione
nuova
che
Manacorda
esprime
,
di
una
vita
religiosa
avvenire
(
la
quale
presume
insieme
una
nuova
morale
ed
una
nuova
estetica
)
il
libro
ha
per
se
stesso
un
grande
valore
spirituale
:
e
rivela
un
pensatore
e
poeta
di
altissimo
ingegno
.
Pensatore
,
in
quanto
è
ordinato
,
severo
,
sobrio
e
a
momenti
(
non
si
dimentichino
le
numerose
annotazioni
)
perfino
didattico
;
poeta
,
in
quanto
sa
trovare
,
e
tipici
,
momenti
di
vero
abbandono
:
come
nelle
"
Meditazioni
ad
alcune
sante
verità
"
che
conchiudono
mirabilmente
l
'
opera
.
*
*
*
Segni
;
ma
non
sono
i
soli
.
Chi
guardi
un
poco
in
giro
e
non
si
fermi
solo
ai
libri
strettamente
mistici
,
come
quelli
di
Zanfrognini
e
Manacorda
,
trova
infatti
anche
in
opere
che
non
affrontano
decise
il
problema
religioso
,
la
stessa
inquietudine
.
E
sono
magari
libri
di
critica
:
o
raccolte
di
articoli
appena
.
Si
aggiunga
che
certe
riviste
ieri
lette
da
un
pubblico
ristretto
,
hanno
visto
allargarsi
la
loro
zona
,
grazie
appunto
al
bisogno
che
il
pubblico
colto
dimostrava
:
più
che
di
una
nuova
scienza
,
di
un
punto
di
rilievo
facile
,
sicuro
e
perfino
atavico
.
Lasciamo
andare
le
conversioni
rumorose
,
chiassose
:
o
i
pamphlets
,
tipo
L
'
ora
di
Barabba
e
il
Dizionario
dell
'
uomo
selvatico
;
ma
guardate
,
per
esempio
,
certi
scrittori
,
come
l
'
Arcari
e
il
Piccoli
:
che
si
sentono
portati
e
quasi
trascinati
,
dopo
esperienze
puramente
critiche
e
filosofiche
,
l
'
uno
ad
un
romanzo
di
dibattito
religioso
,
l
'
altro
,
invece
,
sensuale
:
ed
entrambi
tuttavia
trapelanti
una
stessa
inquietudine
della
vita
e
dei
suoi
svolgimenti
fisici
,
morali
e
religiosi
.
Ma
questa
che
potrebbe
sembrare
una
deviazione
e
quasi
un
salto
nel
buio
è
invece
,
se
pur
così
diverso
nei
due
,
un
atto
verso
la
propria
purificazione
e
il
proprio
ritrovamento
.
Infatti
né
l
'
inquietudine
di
Arcari
,
né
quella
di
Piccoli
si
sentono
attraverso
quei
libri
,
placare
,
quantunque
il
Cielo
senza
Dio
(
Treves
)
e
Aliarda
(
Vallecchi
)
siano
in
fondo
due
romanzi
morali
.
Dove
ritroveremo
Arcari
,
non
sappiamo
ancora
;
ma
Piccoli
è
già
avviato
a
nuove
esperienze
:
e
il
suo
bellissimo
Itinerario
leopardiano
(
Treves
)
nel
quale
attraverso
Leopardi
lo
si
sente
ancora
cercare
sé
stesso
;
e
la
sua
eccellente
traduzione
del
Libro
della
mia
vita
di
Santa
Teresa
sono
due
sintomi
evidenti
che
la
sua
ricerca
continua
ancora
.
Fenomeni
;
segni
.
E
che
si
dirà
di
Prezzolini
che
con
il
suo
recente
Io
credo
(
Gobetti
,
Torino
)
va
a
radunare
tutti
i
suoi
dibattiti
di
ieri
,
a
coordinarli
,
per
cercare
anche
lui
un
centro
fermo
,
una
base
,
un
punto
di
appoggio
?
E
non
c
'
è
uomo
più
scaltrito
di
lui
:
carattere
e
temperamento
passato
ormai
attraverso
esperienze
filosofiche
innumerevoli
e
non
senza
spine
e
dramma
.
Si
dirà
che
tutti
costoro
,
per
quanto
dotati
e
abili
,
ancora
non
conchiudono
:
e
da
tante
pagine
agili
,
ricche
e
spesso
commosse
,
confessioni
vere
e
proprie
non
vengono
fuori
.
Ma
bisogna
dar
tempo
al
tempo
;
e
che
si
maturino
anche
i
fenomeni
recenti
della
nuova
riscossa
politica
:
i
quali
,
oggi
come
oggi
,
lasciano
perplessi
gli
uomini
di
pensiero
:
quando
non
addirittura
scontenti
.
Ma
forse
non
è
lontano
il
giorno
in
cui
una
luce
più
viva
tutti
ci
illumini
:
e
il
volto
mistico
della
nuova
generazione
trapeli
senza
maschera
.
StampaQuotidiana ,
Alla
politica
imperialista
,
egocentrica
,
dispotica
che
Bismarck
inaugurava
nell
'
Impero
da
lui
creato
venne
ad
opporsi
un
nuovo
partito
,
che
si
sottraeva
all
'
orbita
da
lui
tracciata
,
piazzandosi
nella
vita
nazionale
con
un
programma
autonomo
di
rivendicazioni
democratiche
e
sociali
:
il
Centro
,
capeggiato
da
Windthorst
.
Bismarck
che
non
ammetteva
ostacoli
e
si
vantava
di
saperli
spazzare
,
andando
sino
in
fondo
,
come
coi
Francesi
,
come
coi
Polacchi
,
volse
tutte
le
forze
a
sbarazzarsi
di
questi
antagonisti
,
e
volendo
stroncarli
alla
radice
,
chiamati
a
raccolta
nazionalisti
e
liberali
,
concentrò
i
fulmini
sulla
Chiesa
Romana
.
Poiché
questa
non
si
prestava
a
liberarlo
da
questi
cattolici
,
raccoltisi
in
partito
indipendente
,
scatenò
,
per
causa
di
Windthorst
,
la
grande
persecuzione
liberticida
contro
clero
e
Chiesa
che
si
disse
"
Kulturkampf
"
.
Nella
lunga
schermaglia
seguitane
tra
Bismarck
e
S
.
Sede
,
la
posta
che
egli
sempre
chiedeva
era
Windthorst
,
e
per
esso
il
Centro
.
"
Sbarazzatemi
di
quest
'
uomo
-
egli
chiedeva
a
tutti
i
fiduciari
del
Papa
-
e
io
abrogherò
il
Kulturkampf
"
.
Naturalmente
,
malgrado
lo
scatenamento
di
vessazioni
e
di
ingiurie
,
alle
quali
tutti
i
clienti
dei
dittatori
sono
particolarmente
portati
,
né
Pio
IX
,
né
Leone
XIII
sconfessarono
mai
né
il
Centro
né
il
suo
capo
;
e
si
limitarono
a
far
rispondere
che
il
Vaticano
non
si
immischiava
nella
politica
interna
degli
Stati
.
Ciò
esasperava
il
Cancelliere
di
ferro
il
quale
intonava
per
la
sua
troupe
coribantica
il
motivo
calunnioso
:
"
I
cattolici
del
Centro
sono
i
Guelfi
contro
l
'
Impero
,
sono
spie
francesi
,
gregge
senza
patria
,
alleati
di
socialisti
:
il
vescovo
Ketteler
è
un
demagogo
,
Windthorst
è
anti
-
cristiano
.
.
.
"
.
-
Tutto
questo
,
-
rimbeccava
il
piccolo
Guelfo
-
perché
non
siamo
deputati
.
.
.
bismarckiani
!
-
Due
cose
-
asseriva
Bismarck
,
-
mi
conservano
,
due
cose
mi
abbelliscono
la
vita
:
l
'
amore
di
mia
moglie
e
l
'
odio
di
Windthorst
.
Odio
che
accendeva
folgori
grandiloquenti
,
le
quali
non
turbavano
il
Leader
cattolico
;
alle
concioni
passionali
e
contraddittorie
del
Cancelliere
,
egli
opponeva
la
sua
dialettica
caustica
e
precisa
;
spietato
,
ironico
,
cavalleresco
,
col
suo
filo
di
voce
,
trivellava
le
costruzioni
retoriche
dell
'
antagonista
pomposo
e
ne
logorava
col
ridicolo
e
con
la
logica
sfavillante
i
sofismi
.
Intransigente
e
tranquillo
sopportò
tutte
le
arti
con
cui
il
Cancelliere
tentò
disfarsene
:
le
carezze
per
staccarlo
dal
Centro
,
le
manovre
per
metterlo
contro
il
Centro
,
i
ricatti
contro
la
S
.
Sede
,
le
interpretazioni
arbitrarie
di
documenti
pontifici
per
contrapporlo
al
Papa
;
pressioni
su
nunzi
apostolici
;
travisamenti
,
acrobazie
,
menzogne
montate
dalla
stampa
imperiale
.
Il
corpo
mingherlino
serrava
un
'
anima
consapevole
di
potere
presto
o
tardi
sottomettere
il
colosso
.
David
e
Golia
:
ma
,
in
attesa
di
colpirlo
in
pieno
,
se
lo
tirava
dietro
,
facendogli
ripercorrere
a
ritroso
tutta
la
via
del
"
Kulturkampf
"
.
*
*
*
Molto
tempo
nell
'
edificare
la
civiltà
si
perde
per
l
'
ignoranza
della
storia
.
Ah
,
se
i
nostri
denigratori
,
tra
un
insulto
e
un
'
insolenza
,
in
cui
tutta
si
documenta
la
nobiltà
spirituale
onde
sono
afflitti
,
studiassero
un
pochino
!
...
Bene
spesso
nelle
discussioni
parlamentari
su
progetti
di
legge
,
come
quelli
contro
il
socialismo
,
poiché
Windthorst
si
rifiutava
di
assecondare
le
mire
reazionarie
del
Cancelliere
,
questi
,
abilmente
,
per
molto
tempo
-
sino
a
quando
il
sistema
non
fu
.
.
.
denicotinizzato
dall
'
abuso
-
mescolava
nelle
questioni
politiche
l
'
elemento
religioso
,
onde
suscitare
imbarazzi
alla
coscienza
cattolica
dei
deputati
del
Centro
.
Senonché
,
mentre
A
.
Reichensperger
,
di
fronte
alla
minaccia
di
recrudescenze
antireligiose
stabiliva
:
"
Accada
quel
che
potrà
:
noi
dobbiamo
essere
anzitutto
coerenti
"
.
Windthorst
precisava
l
'
aconfessionalità
del
Centro
;
e
nel
1880
,
alla
vigilia
della
discussione
di
emendamenti
alle
Leggi
di
Maggio
-
fondamentali
del
"
Kulturkampf
"
-
fissava
con
la
Curia
alcuni
accordi
,
di
cui
il
primo
diceva
:
"
Nelle
questioni
puramente
politiche
il
Centro
è
affatto
libero
e
indipendente
dalla
S
.
Sede
"
.
E
stette
sulla
breccia
,
sino
alla
vittoria
,
per
vent
'
anni
,
sostenendo
contro
la
dittatura
una
politica
di
libertà
,
di
riforme
,
di
autonomie
.
Con
che
ironia
faceva
constatare
ai
liberali
come
la
difesa
della
libertà
fosse
lasciata
tutta
e
soltanto
agli
"
oscurantisti
romani
"
,
e
come
rideva
quando
i
cattolici
conservatori
-
cattolici
di
Stato
-
alleati
naturali
del
più
forte
,
lo
chiamavano
demagogo
!
Aveva
la
coscienza
d
'
una
missione
:
sovvertire
il
principio
pagano
hegeliano
d
'
infeudamento
della
Chiesa
nello
Stato
e
di
prussianizzazione
del
cattolicismo
.
Sereno
quanto
più
roco
grandinava
sulla
piccola
persona
lo
scroscio
dei
vilipendi
,
caricature
e
tutte
le
espressioni
,
onde
la
mediocrità
si
vendica
di
chi
osa
sormontarla
;
ironicamente
sprezzante
contro
la
ciurma
dei
reggipenne
del
Cancelliere
,
sciamata
poi
con
la
caduta
di
costui
;
pur
quando
obbligava
l
'
avversario
alle
prime
concessioni
,
dopo
nove
anni
di
lotte
,
e
quando
le
transazioni
potevano
risparmiare
ai
cattolici
prigione
ed
esilio
,
rimase
inflessibile
sul
postulato
:
abrogazione
intera
assoluta
delle
Leggi
di
Maggio
.
Sotto
la
pressione
di
quella
intransigenza
Bismarck
allacciava
disperatamente
trattative
con
la
S
.
Sede
e
...
cedeva
;
e
intanto
nelle
successive
elezioni
il
suo
partito
segnava
decimazioni
e
il
Centro
una
progressione
irrefrenabile
,
non
avendo
il
dittatore
,
benché
...
Bismarck
,
pensato
mai
a
un
sistema
"
totalitario
"
.
Stratega
formidabile
,
pregava
il
Cardinale
Jacobini
che
a
Roma
non
si
allarmassero
pel
vigore
con
cui
attaccava
il
Cancelliere
,
poiché
,
diceva
,
costui
non
cede
che
alla
paura
.
"
Con
una
periodicità
tenace
-
scrive
Gossau
-
metteva
in
linea
i
suoi
argomenti
,
poi
li
menava
all
'
assalto
,
tutti
insieme
,
sempre
gli
stessi
,
ma
sempre
agili
,
rinfrescati
,
gagliardi
,
contro
l
'
edificio
già
traballante
delle
Leggi
di
Maggio
"
.
E
intanto
che
scardinava
le
leggi
,
obbligava
Bismarck
ad
avvicinarsi
carezzevole
e
a
lanciare
ponti
al
Centro
che
per
tanti
anni
,
scomodando
storia
e
teologia
,
aveva
qualificato
nemico
dell
'
Impero
.
Nil
sub
sole
novi
...
Vedo
in
quegli
anni
pullulare
,
sotto
il
fermento
del
Centro
,
una
generazione
-
ahi
,
non
spontanea
!
-
di
sorrisi
cortigianeschi
alla
Chiesa
romana
,
già
oppugnata
fragorosamente
in
nome
della
Kultur
.
Che
nemesi
sentiva
nella
sua
alacre
anima
Windthorst
!
I
nemici
di
Roma
si
profondevano
in
salamelecchi
verso
il
Papa
e
verso
i
principi
della
Chiesa
,
così
come
i
figli
d
'
Aretino
in
Italia
,
bastardi
dell
'
ateo
Maurras
di
Francia
,
oggi
,
tra
un
'
alcova
e
una
roulette
,
gratificano
noi
cattolici
di
lezioni
catechetiche
!
...
I
giornalisti
di
Bismarck
-
udite
!
udite
!
-
"
si
facevano
vedere
in
giro
con
rosarii
i
cui
grani
erano
grossi
come
nocciole
"
:
e
ciò
per
mostrare
come
il
cattolicismo
fosse
contro
il
P
.
P
.
I
pardon
!
,
contro
il
Centro
.
Bismarck
,
di
fronte
all
'
ostinazione
di
questo
contro
il
settennato
,
iniziò
una
campagna
elettorale
sfruttando
il
nome
di
Leone
XIII
contro
Windthorst
,
cui
la
Kölnische
Zeitung
(
organo
competente
come
alcuni
giornali
di
Roma
!
)
definiva
"
l
'
antipapa
guelfo
"
;
mentre
gli
aristocratici
renani
e
slesiani
(
nil
sub
sole
...
)
tentavano
"
in
pieno
accordo
con
gli
scritti
pontificali
"
(
!
)
di
fondare
,
contro
il
centro
,
un
partito
cattolico
conservatore
!
Non
riuscirono
,
naturalmente
.
Fu
quella
una
campagna
elettorale
tremenda
,
simile
alla
campagna
che
...
avremo
in
Italia
,
in
cui
Bismarck
con
abilità
satanica
si
adoperò
a
mettere
in
piedi
-
lui
!
-
un
'
antitesi
tra
il
Centro
e
la
S
.
Sede
.
Ma
i
cattolici
,
sgombrati
degli
elementi
più
retrivi
e
pavidi
,
non
si
lasciarono
fuorviare
.
Windthorst
,
benché
malato
e
contro
il
divieto
del
medico
,
si
gettò
nella
mischia
con
una
vigoria
impetuosa
:
e
l
'
ultima
battaglia
elettorale
fu
la
sua
massima
vittoria
.
"
Vinto
dalla
Chiesa
a
cui
aveva
ceduto
per
isolare
da
essa
il
Centro
,
Bismarck
aveva
creduto
almeno
di
poter
vincere
Windthorst
"
.
Fu
un
disastro
.
Egli
dovette
venire
a
patti
col
piccolo
Guelfo
.
Questi
,
in
un
colloquio
drammatico
,
gli
chiese
nettamente
:
ritorno
dei
Gesuiti
,
ristabilimento
dello
statu
quo
di
prima
del
1870
.
Bismarck
cedette
e
intanto
domandò
chi
volesse
per
successore
:
(
da
uomo
intelligente
,
direbbe
Labriola
,
si
preoccupava
della
successione
)
.
Windthorst
fece
il
nome
di
Caprivi
.
Poche
ore
dopo
Guglielmo
II
congedava
il
gran
cancelliere
e
gli
sostituiva
Caprivi
.
L
'
imperatore
raccoglieva
il
programma
sociale
del
Centro
a
favore
degli
operai
,
vantandosi
d
'
essere
d
'
accordo
con
Leone
XIII
.
A
chi
tornava
a
chiamarlo
socialista
,
Windthorst
rispondeva
:
"
Ma
allora
il
Dio
del
Sinai
fu
il
primo
dei
socialisti
?
"
.
Un
anno
dopo
la
caduta
dell
'
avversario
di
tutta
la
sua
vita
politica
,
Windthorst
moriva
.
Ebbe
onori
imperiali
al
suo
funebre
.
E
si
disse
:
"
Windthorst
è
morto
e
vive
;
Bismarck
vive
ed
è
morto
!
"
.
"
Bismarck
-
conclude
Gossau
-
aveva
iniziato
il
Kulturkampf
,
per
sbarazzarsi
del
piccolo
Guelfo
;
e
il
Kulturkampf
invece
ingigantì
la
sua
potenza
;
mirando
a
sopprimere
il
Centro
,
non
riuscì
che
a
moltiplicarne
le
ragioni
di
esistenza
"
sì
che
nato
debole
ed
eterogeneo
"
il
Centro
-
constatava
un
avversario
-
sotto
il
martello
bismarckiano
si
è
forgiato
in
un
blocco
solido
,
vigoroso
,
omogeneo
"
.
Il
che
,
mi
pare
,
si
ripete
ed
ha
la
sua
conferma
nelle
persecuzioni
che
si
stanno
abbattendo
sul
Partito
Popolare
,
che
è
il
Centro
italiano
.
.
.
Che
peccato
non
sapere
la
storia
!
StampaQuotidiana ,
Dopo
avere
detto
dei
redditi
che
occorre
denunciare
ai
fini
della
imposta
complementare
sul
reddito
,
è
più
simpatico
,
per
il
contribuente
,
dire
delle
detrazioni
che
si
possono
fare
dal
totale
dei
redditi
.
Bisogna
innanzi
tutto
distinguere
due
specie
differenti
di
detrazioni
:
quelle
che
si
possono
sintetizzare
nelle
parole
detrazioni
per
spese
e
annualità
passive
e
quelle
che
si
dicono
per
carichi
di
famiglia
.
Il
contribuente
,
il
quale
tenga
sotto
gli
occhi
il
modulo
di
dichiarazione
,
scriverà
le
prime
a
pagina
4
,
le
seconde
a
pagina
5
.
Importa
tener
ben
separate
le
due
specie
di
detrazione
;
ed
il
perché
cercherò
di
spiegarlo
con
un
esempio
:
Tizio
Caio
9000
7000
Totale
dei
redditi
Detrazioni
della
prima
specie
(
spese
ed
annualità
3100
1000
passive
)
Reddito
netto
5900
6000
Detrazioni
della
seconda
specie
(
carichi
di
famiglia
)
3300
Reddito
imponibile
5900
2700
Ambo
i
contribuenti
sono
esenti
,
ma
per
ragioni
diverse
.
Tizio
è
scapolo
od
ammogliato
senza
prole
;
non
ha
persone
a
carico
e
non
ha
quindi
diritto
ad
alcuna
detrazione
della
seconda
specie
.
Però
,
pur
avendo
9000
lire
di
reddito
,
ha
debiti
e
paga
imposte
diverse
per
3100
lire
all
'
anno
(
detrazioni
della
prima
specie
)
.
Il
suo
reddito
netto
,
risultando
di
sole
lire
5900
,
non
è
tassabile
.
Chiamasi
reddito
netto
quello
che
risulta
dalla
somma
dei
vari
redditi
detratte
le
spese
ed
annualità
passive
.
Se
il
reddito
netto
non
raggiunge
almeno
le
6000
lire
(
per
esempio
è
di
sole
5999
lire
)
,
il
contribuente
è
esente
.
Può
darsi
che
il
netto
raggiunga
le
6000
lire
e
tuttavia
il
contribuente
sia
ugualmente
esente
.
È
il
caso
di
Caio
,
il
quale
,
fortuna
o
disgrazia
volle
fosse
fornito
di
numerosa
figliuolanza
ed
avesse
genitori
e
sorelle
a
carico
.
In
totale
egli
può
dimostrare
di
avere
undici
persone
a
carico
.
Ha
quindi
diritto
a
detrarre
dal
netto
un
ventesimo
di
questo
per
ogni
persona
a
carico
;
epperciò
,
undici
ventesimi
di
6000
ossia
3300
lire
.
Detraendo
questa
,
si
ottiene
in
lire
2700
il
reddito
imponibile
.
Il
reddito
"
imponibile
"
sarebbe
quasi
un
reddito
"
ultra
netto
"
,
ottenuto
deducendo
dal
reddito
già
netto
le
detrazioni
per
carichi
di
famiglia
.
Perché
,
dirà
il
lettore
,
fare
queste
detrazioni
una
dopo
l
'
altra
e
non
insieme
?
Perché
in
tal
modo
il
contribuente
ha
maggiori
probabilità
di
essere
esente
.
Gode
dell
'
esenzione
senz
'
altro
se
,
come
nel
caso
di
Tizio
,
il
reddito
semplicemente
netto
non
raggiunge
le
lire
6000
.
In
tal
caso
non
è
più
necessario
di
preoccuparsi
se
vi
siano
o
non
vi
siano
carichi
di
famiglia
.
Se
poi
il
netto
raggiunge
o
supera
le
6000
lire
,
c
'
è
caso
di
poter
godere
ugualmente
dell
'
esenzione
,
se
le
persone
a
carico
sono
molte
.
Caio
,
ad
esempio
,
che
ne
ha
undici
,
è
esente
,
perché
sono
immuni
coloro
il
cui
reddito
ultranetto
od
imponibile
non
raggiunge
le
lire
3000
.
Due
sono
adunque
le
ragioni
dell
'
esenzione
:
non
avere
un
reddito
netto
di
lire
6000
,
o
non
avere
un
reddito
imponibile
di
lire
3000
.
Basta
una
sola
di
queste
due
condizioni
per
essere
esente
.
Spiegato
così
il
meccanismo
generale
delle
detrazioni
,
comincio
a
dire
delle
detrazioni
della
prima
specie
dette
per
spese
ed
annualità
passive
.
"
Spesa
"
è
una
parola
che
tutti
capiscono
e
che
si
capirà
meglio
aggiungendo
che
essa
comprende
anche
le
imposte
e
tasse
.
Si
può
cominciare
a
dire
che
il
contribuente
,
dovendo
essere
tassato
sul
suo
reddito
netto
,
ha
diritto
di
detrarre
tutte
le
"
spese
"
che
riducano
il
reddito
medesimo
:
quando
si
dice
tutte
si
vuol
dire
davvero
tutte
,
nessuna
esclusa
.
Per
ciò
,
ad
esempio
,
si
porteranno
in
deduzione
tutte
le
altre
imposte
e
tasse
già
pagate
dal
contribuente
.
L
'
imposta
"
complementare
"
sul
reddito
,
come
dice
la
parola
stessa
"
complementare
"
,
è
un
'
imposta
aggiunta
a
tutte
le
altre
imposte
e
tasse
esistenti
e
vuole
colpire
il
reddito
già
depurato
da
esse
.
Altrimenti
sarebbe
un
'
imposta
sull
'
imposta
.
Dopo
aver
detto
che
si
detraggono
tutte
le
spese
ed
imposte
,
bisogna
subito
fare
alcune
avvertenze
:
1
)
Fa
d
'
uopo
che
si
tratti
di
una
spesa
vera
e
propria
.
È
spesa
quella
somma
che
si
è
dovuto
erogare
per
ottenere
il
reddito
.
Il
negoziante
che
deve
spendere
10000
lire
per
l
'
affitto
del
negozio
sopporta
una
vera
spesa
perché
,
senza
di
essa
,
non
avrebbe
potuto
ottenere
il
reddito
;
ma
se
lo
stesso
negoziante
paga
poi
10000
lire
per
l
'
affitto
del
suo
appartamento
privato
,
questa
non
è
più
una
spesa
nel
senso
finanziario
.
È
una
erogazione
del
reddito
già
ottenuto
.
Se
potesse
dedursi
,
come
spesa
,
la
pigione
,
perché
non
il
vitto
e
i
vestiti
e
il
teatro
e
i
viaggi
,
ecc
.
ecc
.
?
Tutti
i
redditi
si
ridurrebbero
a
zero
;
o
almeno
al
fisco
rimarrebbe
solo
da
tassare
il
risparmio
.
Ma
chi
confesserebbe
ancora
di
aver
fatto
un
risparmio
,
se
bastasse
dire
di
avere
speso
il
reddito
per
non
pagare
l
'
imposta
?
Sia
dunque
ben
chiaro
che
le
spese
sono
tutte
e
sole
quelle
sostenute
allo
scopo
di
ottenere
il
reddito
,
escluse
quelle
che
si
fanno
per
spenderlo
,
quando
lo
si
sia
già
ottenuto
.
Nove
decimi
di
contribuenti
,
quando
per
la
prima
volta
sono
chiamati
all
'
ufficio
delle
imposte
,
cadono
a
questo
proposito
in
equivoco
.
All
'
agente
-
chiamiamolo
ancora
così
,
sebbene
oggi
il
suo
vero
nome
sia
"
procuratore
alle
imposte
"
-
il
quale
gli
afferma
che
il
suo
reddito
è
,
ad
esempio
,
di
6000
lire
,
il
contribuente
replica
,
indignato
,
che
si
tratta
di
un
'
enormità
,
che
egli
non
si
è
mai
sognato
di
avere
un
tal
reddito
;
ed
eccolo
a
snocciolare
la
filza
delle
sue
"
spese
"
:
5000
lire
per
l
'
alloggio
,
l000
lire
al
mese
alla
moglie
per
la
casa
,
totale
12000
lire
all
'
anno
;
e
poi
medici
e
medicine
,
vestiti
,
carbone
,
qualche
piccola
scampagnata
.
Egli
non
se
la
può
cavare
con
meno
di
20
000
lire
all
'
anno
di
spesa
,
a
farla
stretta
stretta
.
Come
può
l
'
agente
asseverare
che
gli
restino
6000
lire
all
'
anno
di
reddito
?
L
'
agente
,
che
lo
aspettava
al
solito
notissimo
varco
,
non
ha
più
che
da
prendere
atto
della
confessione
spontanea
del
contribuente
:
se
questi
confessa
di
spendere
20000
lire
,
ciò
vuol
dire
che
le
aveva
guadagnate
.
Guardi
,
il
contribuente
,
come
egli
era
stato
prudente
e
onesto
nel
fissargli
un
reddito
di
sole
6000
lire
!
Complimenti
per
il
successo
del
negozio
,
che
gli
dà
20000
lire
all
'
anno
.
È
probabile
che
,
chi
è
cascato
una
volta
nell
'
equivoco
del
significato
della
parola
"
spesa
"
non
ci
caschi
una
seconda
.
Ma
è
un
equivoco
frequentissimo
per
i
principianti
.
2
)
Fa
d
'
uopo
che
la
spesa
non
sia
già
stata
detratta
.
Nelle
detrazioni
,
come
nei
redditi
,
non
bisogna
fare
il
bis
in
idem
.
Se
il
contribuente
,
negoziante
,
ha
già
detratto
il
fitto
del
negozio
quando
ha
concordato
il
reddito
commerciale
da
tassarsi
con
l
'
imposta
di
ricchezza
mobile
,
ed
ha
fissato
in
lire
30000
il
reddito
netto
del
negozio
,
non
potrà
dalle
30000
lire
dedurne
nuovamente
il
fitto
,
quando
compila
la
denuncia
per
la
complementare
.
Giova
osservare
che
i
redditi
singoli
già
tassati
dall
'
imposta
terreni
,
fabbricati
e
ricchezza
mobile
sono
già
netti
dalle
proprie
spese
di
produzione
;
ed
essendo
già
netti
,
bisogna
denunciarli
tali
e
quali
,
senza
purificarli
ulteriormente
.
Si
devono
e
possono
invece
detrarre
le
imposte
,
per
esempio
quella
di
ricchezza
mobile
,
pagate
su
quel
reddito
.
3
)
Finalmente
è
necessario
che
le
spese
ed
imposte
si
riferiscano
ai
redditi
denunciati
.
Riferendomi
all
'
articolo
precedente
,
dirò
che
nei
casi
in
cui
si
deve
denunciare
il
reddito
per
il
1925
,
bisognerà
detrarre
altresì
le
spese
e
tasse
pagabili
nello
stesso
anno
1925
,
e
non
quelle
pagate
nel
1924
.
Se
si
devono
invece
denunciare
i
redditi
del
1924
,
bisognerà
detrarre
le
imposte
pagate
nello
stesso
1924
.
Se
non
si
conoscono
ancora
tutte
le
imposte
pagabili
nel
1925
,
Si
faccia
riserva
di
rettifica
od
aggiunta
.
Alla
regola
dell
'
anno
,
fa
eccezione
soltanto
l
'
imposta
sul
patrimonio
.
In
via
di
legalità
pura
,
questa
non
si
sarebbe
dovuta
detrarre
affatto
,
perché
essa
non
si
riferisce
né
ai
redditi
del
1924
né
a
quelli
del
1925;
ma
al
patrimonio
esistente
al
1°
gennaio
1920
,
di
cui
avrebbe
dovuto
costituire
una
amputazione
per
una
volta
tanto
,
sia
pure
ripartibile
,
per
comodità
di
pagamento
,
in
dieci
o
venti
annualità
.
Altro
è
,
però
,
la
legalità
stretta
ed
altro
è
l
'
equità
.
Il
legislatore
volle
,
riflettendo
che
in
realtà
l
'
imposta
patrimoniale
è
pagata
sul
reddito
,
equamente
riconoscere
il
diritto
alla
detrazione
anche
di
essa
.
Il
contribuente
detragga
quindi
l
'
imposta
patrimoniale
,
la
quale
essendo
costante
,
non
importa
sia
quella
del
1924
o
del
1925
.
Se
la
tassazione
è
ancora
provvisoria
,
detraggasi
la
cifra
provvisoria
,
salvo
a
chiedere
un
supplemento
di
detrazione
quando
si
conosca
la
valutazione
definitiva
.
Il
contribuente
,
il
quale
abbia
effettuato
il
riscatto
della
patrimoniale
,
conserva
il
diritto
di
detrarre
per
tutto
il
resto
del
ventennio
o
del
decennio
l
'
importo
di
essa
,
che
avrebbe
dovuto
pagare
,
se
non
avesse
effettuato
il
riscatto
.
Badisi
,
non
l
'
importo
pagato
a
titolo
di
riscatto
,
ma
quello
che
avrebbe
pagato
se
il
riscatto
non
fosse
avvenuto
.
Chi
abbia
effettuato
(
non
semplicemente
richiesto
)
il
riscatto
entro
il
31
dicembre
1925
ha
inoltre
un
secondo
vantaggio
:
di
potere
detrarre
per
i
tre
anni
1925
,
1926
e
1927
dal
suo
reddito
complessivo
una
somma
corrispondente
al
2%
del
patrimonio
riscattato
.
Sono
due
vantaggi
cospicui
(
detrazione
dell
'
imposta
che
si
sarebbe
pagata
e
detrazione
del
2%
)
,
i
quali
dovrebbero
indurre
molti
contribuenti
ad
effettuare
il
riscatto
.
StampaQuotidiana ,
Da
venti
anni
la
politica
interna
italiana
,
con
una
continuità
rara
nelle
cose
nostre
,
va
perseguendo
lo
scopo
di
placare
le
forze
sovversive
ed
antinazionali
,
di
trasformarle
,
di
attrarle
nell
'
orbita
dello
Stato
.
Questa
politica
è
frutto
di
un
disegno
meditato
,
o
non
piuttosto
è
una
manifestazione
di
radicale
incapacità
volitiva
nei
nostri
uomini
di
governo
?
A
noi
contemporanei
mancano
ancora
troppi
elementi
per
risolvere
un
simile
problema
.
Comunque
,
il
fatto
esiste
,
e
più
gli
anni
trascorrono
dal
giorno
in
cui
,
all
'
alba
del
nuovo
regno
,
l
'
on
.
Giolitti
,
ministro
dell
'
interno
,
inaugurò
il
sistema
delle
transazioni
,
delle
concessioni
e
delle
blandizie
verso
il
sovversivismo
socialista
,
e
più
netti
e
chiari
vanno
diventando
i
contorni
di
questa
politica
,
e
più
gravi
le
conseguenze
,
e
più
manifesti
gli
errori
.
In
realtà
,
il
proposito
di
disarmare
gli
elementi
ostili
alle
istituzioni
,
assimilandoli
e
facendoli
rientrare
nei
limiti
dell
'
azione
legale
e
costituzionale
,
è
antico
quanto
lo
Stato
italiano
.
Ma
,
le
forze
sovversive
,
a
cui
un
tal
politica
si
rivolgeva
,
oltre
a
rappresentare
una
piccola
minoranza
nel
paese
,
erano
i
residui
di
quel
partito
d
'
azione
,
che
aveva
avuto
,
durante
le
lotte
del
risorgimento
,
un
carattere
ed
una
funzione
francamente
nazionali
.
Era
pertanto
relativamente
facile
e
non
troppo
pericoloso
un
lavoro
di
approccio
,
diretto
ad
amalgamare
elementi
,
che
rimanevano
divisi
più
per
ragione
di
tradizioni
e
per
dissenso
di
metodi
,
che
per
diversità
di
fini
.
Al
contrario
,
le
masse
socialiste
,
che
si
erano
andate
formando
,
dopo
la
conquista
dell
'
unità
,
si
erano
,
fin
dal
principio
,
rivelate
eredi
non
già
del
vecchio
sovversivismo
mazziniano
e
patriottico
,
ma
delle
correnti
antinazionali
ed
anazionali
,
che
,
durante
tutto
il
risorgimento
,
erano
rimaste
indifferenti
ed
ostili
al
moto
per
l
'
indipendenza
e
l
'
unità
dell
'
Italia
.
Non
bisogna
dimenticare
,
infatti
,
che
il
risorgimento
italiano
fu
opera
di
una
minoranza
di
intellettuali
e
che
le
masse
operaie
e
contadine
,
quando
non
furono
francamente
contrarie
,
furono
tiepide
o
assenti
.
Operando
tra
queste
masse
,
in
cui
era
diffuso
il
vecchio
spirito
materialista
,
il
vecchio
egoismo
,
il
vecchio
orrore
per
il
sacrificio
ed
il
pericolo
dei
secoli
trascorsi
dall
'
Italia
nella
oppressione
straniera
e
nella
disgregazione
interiore
,
il
socialismo
italiano
fu
sempre
essenzialmente
antiitaliano
.
Esso
dunque
non
poteva
essere
ricondotto
nell
'
orbita
della
vita
nazionale
,
non
poteva
diventare
una
forza
viva
della
nazione
per
le
sue
stesse
origini
,
per
il
suo
stesso
carattere
,
per
la
sua
stessa
estensione
.
Appunto
perché
rappresentava
tutto
ciò
che
nella
storia
era
stato
l
'
Antitalia
,
era
assurdo
che
potesse
essere
indotto
a
lavorare
per
l
'
Italia
.
Quegli
elementi
isolati
del
socialismo
che
,
volta
a
volta
,
rientravano
nell
'
orbita
nazionale
,
uscivano
automaticamente
dal
socialismo
.
Questo
,
per
essere
,
doveva
rimanere
antiitaliano
,
perché
le
masse
,
su
cui
si
appoggiava
,
erano
,
per
tradizione
millenaria
,
insensibili
ed
ostili
all
'
idea
della
Patria
.
Il
lavoro
dunque
a
cui
la
politica
dell
'
assimilazione
si
dedicò
,
quando
,
per
opera
dell
'
on
.
Giolitti
,
si
rivolse
al
socialismo
,
fu
un
lavoro
da
Sisifo
.
Per
dieci
uomini
che
la
politica
nazionale
acquisiva
,
diecimila
sorgevano
dalle
masse
ad
accrescere
le
moltitudini
imprecanti
alla
Patria
ed
invocanti
la
confisca
dello
Stato
a
vantaggio
dei
loro
beni
materiali
.
E
man
mano
che
la
predicazione
socialista
si
intensificava
e
guadagnava
più
larghi
strati
della
popolazione
,
penetrando
fra
gli
impiegati
230e
i
funzionari
stessi
dello
Stato
,
divenne
ben
chiaro
che
le
parti
si
invertivano
:
che
non
lo
Stato
nazionale
assorbiva
e
trasformava
gli
elementi
antinazionali
,
ma
questi
assorbivano
,
disgregavano
,
distruggevano
lo
Stato
nazionale
.
Di
questa
politica
funesta
il
propugnatore
ed
il
realizzatore
più
conseguente
,
più
ancora
dello
stesso
on
.
Giolitti
,
che
la
creò
,
è
stato
,
indubbiamente
,
l
'
on
.
Nitti
.
Questi
sali
al
potere
con
un
programma
,
che
è
stato
sempre
la
meta
ed
il
sogno
di
tutta
la
sua
vita
politica
:
condurre
con
sé
al
governo
il
socialismo
ufficiale
.
Da
molti
e
molti
mesi
l
'
on
.
Nitti
non
nascondeva
il
suo
proposito
di
avere
con
sé
nel
ministero
gli
on
.
Turati
,
Treves
,
Modigliani
,
e
perché
no
?
perfino
l
'
on
.
Francesco
Ciccotti
e
l
'
on
.
Nicola
Bombacci
.
Un
uomo
accanto
a
lui
perseguiva
questo
disegno
,
tenendo
i
contatti
e
traendo
ispirazione
da
uomini
grossi
e
piccoli
del
socialismo
ufficiale
:
il
segretario
particolare
del
Presidente
del
Consiglio
,
comm
.
Magno
,
il
quale
riprendeva
quell
'
atteggiamento
e
quei
modi
che
erano
già
stati
tentati
dal
comm
.
Camillo
Corradini
durante
la
prima
permanenza
al
Ministero
dell
'
Interno
dell
'
on
.
Orlando
.
Li
riprendeva
,
con
lo
stesso
esito
sfortunato
.
Perché
,
come
già
nei
mesi
che
precedettero
Caporetto
,
il
socialismo
antiitaliano
,
anche
questa
volta
,
ha
approfittato
bensì
dell
'
aiuto
e
del
favore
che
il
Governo
gli
offriva
,
nella
fallace
illusione
di
trarlo
a
sé
e
di
farselo
prigioniero
,
ma
con
l
'
unico
scopo
e
con
il
solo
risultato
di
allargare
e
consolidare
le
sue
posizioni
,
di
proseguire
e
di
intensificare
la
sua
opera
di
disgregazione
della
società
e
dello
Stato
.
Questa
politica
,
che
nel
1917
condusse
alla
Caporetto
militare
,
nel
1919
condusse
alla
Caporetto
elettorale
e
oggi
conduce
alla
Caporetto
politica
della
dedizione
ai
postelegrafici
e
ai
ferrovieri
bolscevichi
.
Il
fallimento
non
potrebbe
essere
più
clamoroso
e
definitivo
.
È
,
questo
,
il
fallimento
non
di
un
uomo
solo
o
di
un
Ministero
,
ma
di
tutta
una
mentalità
e
di
tutta
una
politica
.
Mentalità
,
che
si
ricollega
direttamente
con
la
mentalità
liberale
,
funesta
eredità
che
l
'
Italia
moderna
ha
ricevuto
dal
risorgimento
,
e
che
pone
lo
Stato
in
una
condizione
spirituale
e
pratica
di
non
-
resistenza
di
fronte
ai
suoi
nemici
.
Politica
,
tutta
pervasa
dall
'
idea
di
ineluttabilità
dell
'
avvento
socialista
e
dalla
illusione
di
poterlo
guidare
e
incanalare
per
la
via
meno
pericolosa
,
mediante
le
blandizie
,
il
favore
e
la
concessione
.
Ogni
giorno
più
i
fatti
dimostrano
che
questa
mentalità
e
questa
politica
preparano
il
crollo
dello
Stato
,
la
disgregazione
della
vita
sociale
,
e
la
rovina
della
stessa
civiltà
.
Non
è
la
rivoluzione
,
tanto
temuta
dai
nostri
uomini
di
governo
,
ma
il
disfacimento
,
la
dissoluzione
,
la
putredine
.
Oramai
siamo
giunti
a
tale
,
che
,
continuando
per
questa
via
,
la
vita
nazionale
,
nel
campo
politico
come
in
quello
economico
,
s
'
incammina
fatalmente
verso
la
paralisi
.
Solo
una
volontà
ferrea
che
renda
impotenti
i
demagoghi
,
restauri
l
'
autorità
dello
Stato
,
tenga
fermi
i
vincoli
della
disciplina
civile
,
ristabilisca
la
gerarchia
dei
valori
sociali
,
può
salvare
l
'
Italia
.
Io
sono
convinto
che
si
sia
ancora
a
tempo
,
e
che
l
'
opinione
di
tutti
coloro
(
e
sono
la
grande
maggioranza
)
i
quali
desiderano
di
respirare
,
di
lavorare
,
di
vivere
la
vita
di
un
popolo
civile
e
non
quella
scomoda
,
primitiva
ed
angosciosa
che
stiamo
vivendo
da
alcuni
mesi
,
saluterà
con
gioia
il
giorno
in
cui
l
'
Italia
avrà
,
finalmente
,
un
Governo
che
governi
e
non
transiga
,
che
comandi
e
non
tratti
,
che
garantisca
,
con
la
sua
autorità
e
con
la
sua
forza
,
la
pace
interna
e
la
vita
economica
della
nazione
.
Solo
allora
,
on
.
Nitti
,
l
'
Italia
potrà
lavorare
e
produrre
,
e
avrà
alto
il
suo
credito
,
non
deprezzata
la
sua
moneta
,
non
disconosciuti
i
suoi
diritti
dagli
stranieri
,
non
esautorati
all
'
estero
i
suoi
rappresentanti
e
i
suoi
diplomatici
.
StampaQuotidiana ,
Nonostante
tutte
le
manovre
,
subdole
e
sfrontate
,
della
gente
interessata
a
impedire
una
soluzione
corretta
della
crisi
,
la
situazione
tende
rapidamente
a
chiarirsi
.
La
possibilità
di
un
nuovo
incarico
all
'
on
.
Nitti
,
se
mai
ebbe
una
qualsiasi
parvenza
di
fondamento
,
può
ritenersi
definitivamente
tramontata
.
Il
«
cavallo
di
ritorno
»
dell
'
«
Osservatore
Romano
»
non
ha
avuto
altro
risultato
fuori
di
quello
di
mettere
in
rilievo
la
perfetta
indipendenza
del
partito
popolare
rispetto
alle
autorità
religiose
delle
quali
si
suppone
che
il
vecchio
foglio
clericale
sia
sempre
il
portavoce
.
Ma
,
comunque
ciò
possa
dispiacere
al
comm
.
Angelini
e
a
lord
Northcliffe
,
nonché
al
«
Messaggero
»
,
nessuno
pensa
più
,
seriamente
,
alla
reincarnazione
dell
'
ex
-
presidente
del
Consiglio
.
C
'
è
stata
e
c
'
è
ancora
,
alla
Camera
e
fuori
,
una
propaganda
affannosa
per
Giolitti
.
Il
colpetto
mistificatorio
tentato
ier
sera
da
alcuni
amici
dell
'
on
.
Miglioli
in
seno
al
Consiglio
Nazionale
del
partito
,
e
sfruttato
goffamente
stamani
dai
giornali
ex
-
ministeriali
,
mirava
apertamente
a
favorire
il
ritorno
dell
'
uomo
del
«
parecchio
»
.
Ma
la
smentita
secca
della
direzione
del
partito
stesso
ne
ha
fatto
giustizia
.
Ad
ogni
modo
,
anche
ammettendo
,
in
ipotesi
,
che
la
resurrezione
dell
'
on
.
Giolitti
potesse
essere
gradita
ai
dirigenti
del
gruppo
popolare
,
è
di
tutta
evidenza
che
egli
non
sarebbe
in
condizione
di
dominare
la
Camera
attuale
,
ove
,
fra
gli
elementi
anziani
di
tutti
i
partiti
,
troppi
si
compromisero
con
un
atteggiamento
vivacemente
ostile
a
lui
nella
vigilia
e
nel
corso
della
guerra
,
e
,
fra
gli
elementi
nuovi
di
tutti
i
partiti
,
troppi
hanno
portato
a
Montecitorio
la
ripercussione
schietta
e
diretta
della
profonda
diffidenza
e
avversione
del
Paese
contro
il
vecchio
politicante
.
Ognuno
ricorda
ciò
che
è
avvenuto
la
prima
e
unica
volta
che
costui
ha
voluto
parlare
nella
Camera
nuova
:
interrotto
di
continuo
,
rumoreggiato
senza
pietà
,
non
sostenuto
se
non
da
due
o
tre
dei
suoi
antichi
seguaci
,
poté
a
gran
fatica
giungere
alla
fine
del
suo
discorsetto
.
L
'
onorevole
Giolitti
non
potrebbe
,
non
che
raccogliere
una
maggioranza
nel
primo
voto
politico
,
presentarsi
all
'
assemblea
per
esporre
un
qualsiasi
programma
.
La
designazione
di
lui
implicherebbe
di
necessità
lo
scioglimento
immediato
della
Camera
:
supposizione
che
,
almeno
per
il
momento
,
nell
'
imminenza
delle
elezioni
generali
amministrative
,
è
assolutamente
da
scartarsi
.
Resta
la
sola
via
possibile
e
utile
,
la
sola
atta
a
condurre
a
una
soluzione
logica
e
onesta
della
crisi
,
che
è
la
formazione
di
un
gabinetto
di
coalizione
costituzionale
imperniato
in
un
uomo
nuovo
,
purché
capace
e
integro
,
sul
quale
non
gravi
il
passivo
di
faziosi
contrasti
e
che
possa
raccogliere
in
sé
le
simpatie
e
la
fiducia
delle
varie
parti
della
Camera
per
l
'
urgente
azione
di
governo
che
si
deve
svolgere
.
Non
indichiamo
nomi
,
perché
non
crediamo
di
dover
avere
speciali
preferenze
,
di
fronte
a
una
condizione
di
cose
tanto
difficile
e
complessa
.
Affermiamo
bensì
che
né
noi
possiamo
né
altri
può
oggi
sollevare
pregiudiziali
in
base
a
logore
qualifiche
di
situazioni
totalmente
superate
nella
realtà
in
cui
viviamo
.
Occorre
in
tutti
coloro
che
vogliono
la
salvezza
e
il
rinnovamento
del
Paese
un
chiaroveggente
spirito
di
disciplina
e
di
buona
fede
:
ossia
la
volontà
di
vedere
domani
realizzarsi
nell
'
opera
dello
Stato
,
non
le
proprie
passioni
partigiane
né
gli
interessi
del
proprio
gruppo
,
ma
unicamente
il
meglio
delle
proprie
idee
e
del
proprio
amore
per
l
'
Italia
.
Soltanto
così
si
potrà
arrivare
ad
avere
un
Governo
degno
del
Paese
e
pari
alle
esigenze
del
momento
.
StampaQuotidiana ,
L
'
on
.
Nitti
,
al
ritorno
da
San
Remo
,
dopo
essere
sfuggito
ad
un
voto
sulla
politica
estera
,
cadde
l
'
undici
maggio
scorso
sulla
politica
interna
.
Da
quel
giorno
a
questo
,
in
cui
si
ripresenta
al
Parlamento
,
l
'
on
.
Nitti
ha
lavorato
a
tutt
'
uomo
per
accumulare
e
complicare
gli
elementi
del
giudizio
che
la
Camera
deve
dare
sul
suo
terzo
ministero
e
sul
suo
nuovo
programma
,
nella
speranza
che
i
contrastanti
motivi
d
'
opposizione
delle
varie
parti
della
Camera
si
paralizzino
fra
di
loro
e
in
caso
d
'
infortunio
,
poter
dire
che
egli
è
caduto
non
si
sa
bene
perché
e
su
che
cosa
,
vittima
del
capriccio
dell
'
assemblea
,
anziché
dei
propri
errori
.
Si
direbbe
che
l
'
on
.
Nitti
speculi
sui
suoi
stessi
errori
:
egli
crede
che
per
sanare
o
almeno
far
dimenticare
un
errore
non
esista
mezzo
migliore
che
commetterne
uno
nuovo
in
direzione
opposta
o
diversa
.
Eccitando
così
,
in
forma
negativa
,
lo
spirito
partigiano
di
ciascun
partito
,
cioè
sacrificando
a
ciascun
partito
qualche
cosa
di
nazionale
,
egli
spera
di
riuscire
se
non
a
conquistarne
alcuno
,
ad
addomesticarli
tutti
.
In
meno
di
un
mese
dalla
sua
caduta
e
dalla
sua
reincarnazione
abbiamo
così
veduto
mutarsi
tre
volte
la
piattaforma
,
sulla
quale
avrebbe
dovuto
svolgersi
la
discussione
parlamentare
sulla
politica
generale
del
governo
.
Se
infatti
la
discussione
avesse
avuto
luogo
immediatamente
dopo
la
risoluzione
della
crisi
,
essa
avrebbe
soprattutto
investito
i
criteri
stessi
con
cui
la
crisi
fu
risoluta
.
La
mancata
concentrazione
costituzionale
,
l
'
ambigua
ed
equivoca
posizione
dei
Popolari
nel
Gabinetto
,
l
'
immoralità
fondamentale
del
contrasto
fra
la
continuità
personale
e
la
discontinuità
politica
del
nuovo
Gabinetto
di
fronte
al
precedente
presieduto
dallo
stesso
onorevole
Nitti
,
il
pregiudiziale
dilemma
determinato
dalle
origini
stesse
del
Gabinetto
:
o
l
'
on
.
Nitti
è
l
'
esecutore
della
politica
altrui
o
l
'
unico
partito
che
,
come
tale
,
è
rappresentato
nel
Ministero
,
ha
abdicato
al
suo
programma
ed
alla
sua
funzione
specifica
nel
Parlamento
e
nel
Paese
,
pur
di
essere
rappresentato
al
governo
:
tutti
questi
elementi
avrebbero
fornito
argomenti
poderosi
di
discussione
e
di
critica
,
ai
quali
poco
o
nulla
avrebbe
avuto
da
contrapporre
il
Governo
.
L
'
on
.
Nitti
credette
di
poter
spostare
la
discussione
dal
terreno
parlamentare
e
costituzionale
,
nel
quale
l
'
avrebbe
costretto
la
soluzione
anormale
della
crisi
,
al
campo
più
concreto
della
politica
interna
ed
estera
,
dove
avrebbe
cercato
d
'
impressionare
le
menti
di
tutti
e
di
propiziarsi
gli
elementi
sovversivi
,
mediante
un
atto
di
forza
contro
i
perturbatori
adriatici
e
gli
scalmanati
nazionalisti
.
La
diversione
avrebbe
attutiti
i
vecchi
motivi
d
'
opposizione
e
,
in
ogni
caso
,
disorientati
gli
spiriti
degli
oppositori
.
Ma
la
formidabile
e
immediata
reazione
dell
'
opinione
pubblica
,
lo
fece
accorto
che
la
nuova
violenza
era
un
rimedio
peggiore
del
male
.
Corse
allora
ai
ripari
col
decreto
-
legge
sul
prezzo
del
pane
,
sperando
di
ristabilire
,
con
un
provvedimento
ispirato
a
criteri
di
austera
politica
interna
e
finanziaria
,
l
'
equilibrio
spostato
verso
sinistra
,
senza
accorgersi
che
,
così
facendo
,
coalizzava
tutte
le
parti
della
Camera
in
una
questione
pregiudiziale
d
'
ordine
costituzionale
.
Questa
intensa
vicenda
di
armeggii
per
metamorfizzare
di
giorno
in
giorno
la
situazione
e
arrivare
alla
Camera
con
una
situazione
irriconoscibile
prova
semplicemente
due
cose
:
prima
di
tutto
che
il
metodo
dell
'
on
.
Nitti
è
pessimo
in
sé
,
e
,
in
secondo
luogo
,
che
,
quale
che
esso
sia
,
l
'
on
.
Nitti
non
lo
sa
adoperare
.
Il
che
,
tradotto
in
parole
povere
,
vuol
dire
che
,
anche
a
prescindere
da
ogni
contenuto
politico
,
l
'
on
.
Nitti
non
sa
governare
.
Questa
incapacità
di
governo
dell
'
on
.
Nitti
risulta
dall
'
esperienza
di
un
anno
,
un
anno
che
doveva
essere
decisivo
e
che
è
andato
letteralmente
perduto
per
l
'
Italia
.
Nessuno
dei
problemi
,
che
si
sono
accumulati
sulla
vita
italiana
,
dopo
uno
sforzo
superiore
alle
proprie
forze
,
nessuno
dei
problemi
,
dai
massimi
ai
minimi
,
dai
formidabili
ai
più
modesti
,
sono
stati
,
nonché
risoluti
,
avviati
ad
una
risoluzione
qualsiasi
.
L
'
Italia
,
si
ritrova
oggi
,
dopo
aver
firmati
nuovi
trattati
,
,
promulgate
nuove
leggi
ed
una
serie
indefinita
di
decreti
,
allo
stesso
punto
in
cui
era
stata
lasciata
dall
'
on
.
Orlando
,
quando
aveva
contro
di
sé
la
coalizione
degli
Alleati
.
L
'
on
.
Nitti
non
ha
voluto
o
non
ha
potuto
risolverli
?
L
'
alternativa
in
questo
caso
è
perfettamente
superflua
,
giacché
l
'
impotenza
dell
'
on
.
Nitti
non
essendo
dovuta
,
se
non
in
piccola
parte
,
all
'
azione
di
circostanze
esterne
,
ma
alla
sua
organica
incapacità
di
uomo
di
governo
,
il
non
potere
dell
'
on
.
Nitti
coincide
col
suo
non
volere
.
L
'
on
.
Nitti
,
chiacchierone
come
tutti
gli
impotenti
,
ha
continuamente
fatto
sfoggio
di
buona
volontà
,
ma
non
ha
mai
,
in
dodici
mesi
di
governo
,
dato
un
saggio
di
volontà
.
Mai
forse
,
l
'
Italia
ha
assistito
ad
un
fenomeno
più
manifesto
d
'
impotenza
di
governo
:
disgraziatamente
però
ha
dovuto
anche
subirlo
.
La
rinuncia
l
'
on
.
Nitti
non
l
'
aveva
soltanto
nel
programma
,
l
'
aveva
nel
temperamento
.
È
un
temperamento
di
rinunciatario
non
sa
governare
,
neppure
per
realizzare
un
programma
di
rinuncie
.
Dato
il
programma
dell
'
on
.
Nitti
,
l
'
Italia
deve
ringraziare
il
temperamento
dell
'
on
.
Nitti
:
essa
deve
a
questa
organica
impotenza
del
suo
primo
ministro
se
ancora
non
tutto
è
stato
compromesso
.
Molte
cose
sono
state
compromesse
dall
'
abulia
dell
'
on
.
Nitti
,
ma
dove
occorreva
un
atto
positivo
di
volontà
per
compromettere
definitivamente
i
destini
dell
'
Italia
,
fortunatamente
l
'
Italia
ha
trovato
un
alleato
nello
stesso
temperamento
dell
'
on
.
Nitti
.
È
necessario
fare
ora
un
bilancio
di
tutto
il
male
,
che
questa
impotenza
irrequieta
e
verbosa
dell
'
on
.
Nitti
ha
rappresentato
per
l
'
Italia
?
Il
passivo
di
questo
bilancio
si
riassume
in
brevi
termini
:
all
'
interno
tutti
sentono
che
non
esiste
un
governo
,
le
fazioni
antinazionali
,
incapaci
di
fare
la
rivoluzione
sul
serio
,
perché
il
Paese
non
vuol
saperne
,
spadroneggiano
lo
stesso
e
sabotano
come
credono
lo
Stato
,
dando
l
'
impressione
che
il
mantenimento
dell
'
ordine
presente
è
soltanto
formale
e
dovuta
ad
una
loro
benevola
tolleranza
;
del
resto
il
capitano
Giulietti
può
mandare
i
suoi
ultimatum
a
S.M.
Cattolica
e
gli
anarchici
di
Spezia
possono
impossessarsi
delle
fortezze
militari
,
mentre
il
Governo
tien
d
'
occhio
i
generali
che
si
uniscono
in
commissione
,
e
gli
studenti
,
che
portano
le
dimostrazioni
al
Quirinale
.
All
'
estero
,
mentre
si
sfascia
la
coalizione
avversa
all
'
Italia
e
sembra
venuto
il
momento
per
realizzare
integralmente
le
aspirazioni
nazionali
,
il
Governo
invoca
dalla
Jugoslavia
il
beneplacito
per
l
'
annessione
di
Trieste
,
mostrandosi
per
il
resto
disposto
a
ratificare
tutte
le
rinuncie
che
i
sigg
.
Trumbich
,
Albertini
e
Steed
crederanno
di
dovere
concordare
.
E
intanto
,
mentre
i
grandi
alleati
si
accordano
sulle
indennità
ad
esclusione
dell
'
Italia
,
bande
di
predoni
,
istigati
dai
piccoli
alleati
,
possono
impunemente
scacciare
i
soldati
italiani
dalle
loro
posizioni
albanesi
,
riducendoli
alla
costa
,
in
attesa
che
l
'
on
.
Nitti
mandi
loro
in
aiuto
qualche
nave
,
col
permesso
sul
sullodato
capitano
Giulietti
.
Consule
Nitti
,
tutti
possono
disporre
dell
'
Italia
:
i
partiti
e
le
sette
,
la
burocrazia
e
la
guardia
regia
,
la
plutocrazia
e
la
Confederazione
del
lavoro
.
Il
Governo
,
fa
e
disfà
,
a
talento
altrui
,
emana
decreti
e
li
ritira
,
leva
imposte
e
le
sospende
,
trasforma
i
decreti
-
legge
in
decreti
-
disegni
di
legge
.
Il
governo
esiste
unicamente
per
dare
spettacolo
della
propria
impotenza
.
Non
si
tratta
adunque
di
discutere
di
un
indirizzo
politico
,
ma
di
dare
un
governo
al
Paese
,
giacché
il
Paese
è
senza
governo
dal
giugno
1919
.
La
crisi
che
si
apri
allora
è
tuttora
aperta
.
Il
governo
Nitti
è
stato
semplicemente
una
beffa
.
StampaQuotidiana ,
Il
ministero
Nitti
è
precipitato
.
Il
mese
,
che
è
trascorso
dalla
sua
prima
caduta
a
questa
definitiva
,
è
stato
impiegato
dall
'
on
.
Nitti
a
mettere
a
posto
parecchie
cose
,
ma
non
gli
è
giovato
per
rimettere
a
galla
la
barca
del
suo
governo
,
speronata
dal
voto
dell
'
undici
maggio
scorso
.
Tuttavia
molti
punti
rimangono
oscuri
nella
condotta
del
governo
fino
all
'
odierna
catastrofe
che
lo
ha
travolto
.
Innanzi
tutto
è
inesplicabile
il
fatto
,
che
l
'
on
.
Nitti
,
il
quale
aveva
sempre
ostentato
il
suo
particolare
ossequio
per
le
prerogative
parlamentari
e
anche
di
recente
si
era
solennemente
impegnato
a
non
fare
più
uso
della
facoltà
di
legiferare
per
mezzo
di
decreti
-
legge
,
proprio
alla
vigilia
della
riapertura
del
Parlamento
,
cioè
proprio
quando
aveva
a
sua
disposizione
la
via
normale
da
poter
battere
,
avesse
promulgato
il
decreto
-
legge
sull
'
aumento
del
prezzo
del
pane
.
Fu
un
errore
inconsapevole
o
un
meditato
proposito
,
di
cui
furono
previste
e
misurate
tutte
le
conseguenze
?
I
giornali
ufficiosi
hanno
dato
del
fatto
questa
curiosa
spiegazione
:
l
'
on
.
Nitti
si
era
sì
impegnato
a
non
fare
più
uso
dei
decreti
-
legge
,
ma
trattandosi
di
un
provvedimento
odioso
,
ha
creduto
per
un
senso
di
delicata
convenienza
,
di
doverne
risparmiare
al
Parlamento
l
'
odiosità
e
addossarla
tutta
al
Governo
.
Ma
l
'
on
.
Nitti
sa
benissimo
che
sono
precisamente
questi
provvedimenti
odiosi
,
cioè
questi
provvedimenti
tributari
,
quelli
dei
quali
il
Parlamento
si
mostra
più
geloso
.
Lo
stesso
on
.
Nitti
nei
suoi
trattatelli
scolastici
di
Scienza
delle
Finanze
ripete
la
notissima
osservazione
che
tutto
lo
sviluppo
delle
forme
parlamentari
si
concreta
nella
lotta
per
il
diritto
al
bilancio
e
dell
'
imposizione
dei
tributi
.
L
'
atto
dell
'
on
.
Nitti
non
fu
dunque
il
risultato
di
un
errore
involontario
.
D
'
altra
parte
poiché
non
è
ammissibile
presumere
nell
'
on
.
Nitti
una
volontà
di
suicidio
,
non
resta
altra
spiegazione
se
non
questa
:
che
l
'
inopportuno
ed
intempestivo
decreto
-
legge
non
doveva
servire
ad
altro
se
non
a
preparare
all
'
on
.
Nitti
una
conveniente
piattaforma
per
la
sua
caduta
.
L
'
on
.
Nitti
era
già
condannato
e
si
sapeva
già
condannato
,
per
la
sua
politica
interna
ed
estera
contraria
alla
causa
nazionale
.
La
posizione
presa
dal
Governo
nella
questione
adriatica
,
col
prostituire
l
'
Italia
ai
suoi
ex
-
nemici
e
alle
minori
potenze
,
era
diventata
insostenibile
,
dopo
lo
scempio
di
Pallanza
.
Gli
ultimi
avvenimenti
della
giornata
del
24
maggio
avevano
scossa
l
'
opinione
pubblica
ed
eccitata
l
'
indignazione
nel
Parlamento
,
dove
la
situazione
per
il
modo
indegno
con
cui
fu
risolta
la
crisi
era
tutt
'
altro
che
favorevole
all
'
on
.
Nitti
,
fu
decisiva
.
Il
Gabinetto
Nitti
era
virtualmente
caduto
il
25
maggio
.
Ma
cadere
sopra
una
grande
questione
nazionale
,
non
conveniva
né
all
'
on
.
Nitti
,
né
alla
parte
politica
che
direttamente
od
indirettamente
sosteneva
l
'
on
.
Nitti
.
Non
conveniva
all
'
on
.
Nitti
,
perché
cadere
sopra
una
questione
nazionale
,
sotto
l
'
accusa
della
dedizione
ai
nemici
d
'
Italia
o
peggio
,
fra
l
'
indignazione
e
la
rivolta
dell
'
opinione
pubblica
,
voleva
dire
allontanare
per
sempre
ogni
possibilità
di
resurrezione
.
Non
conveniva
ai
rinunciatari
,
perché
battere
il
Ministero
sopra
la
questione
adriatica
,
voleva
dire
bollare
e
scartare
definitivamente
la
politica
delle
transazioni
e
dei
compromessi
indecorosi
e
nefasti
e
conseguentemente
mettere
al
bando
dalla
vita
italiana
coloro
che
ne
furono
i
tenaci
ed
irreducibili
assertori
.
Non
conveniva
infine
ai
socialisti
,
non
soltanto
perché
per
amor
proprio
di
partito
tengono
al
monopolio
delle
crisi
ministeriali
,
ma
perché
ogni
successo
della
politica
nazionale
si
risolve
necessariamente
in
uno
scacco
per
la
loro
politica
antinazionale
.
Da
questo
solidale
interesse
dell
'
on
.
Nitti
,
dei
rinunciatari
e
dei
socialisti
ad
impedire
che
il
Ministero
fosse
battuto
per
una
questione
nazionale
,
nacque
l
'
idea
di
ricorrere
a
qualche
espediente
pregiudiziale
.
Fu
così
escogitato
il
decreto
-
legge
per
l
'
aumento
del
pane
,
che
dava
modo
ai
socialisti
d
'
insorgere
sia
nell
'
interesse
delle
istituzioni
parlamentari
,
che
delle
classi
lavoratrici
;
all
'
on
.
Nitti
di
cadere
sopra
un
terreno
meno
ingrato
,
e
più
propizio
ad
una
sua
prossima
resurrezione
;
ed
ai
rinunciatari
di
lasciare
impregiudidicato
il
modo
di
risoluzione
della
questione
adriatica
.
L
'
on
.
Nitti
,
pur
di
migliorare
la
sua
posizione
politica
,
non
ha
esitato
a
peggiorare
la
sua
situazione
parlamentare
che
era
già
irrimediabilmente
compromessa
.
Egli
ha
così
reso
,
in
articulo
mortis
,
l
'
estremo
favore
ai
rinunciatori
ed
ai
socialisti
,
i
quali
gli
pagheranno
a
suo
tempo
il
debito
di
gratitudine
,
mediante
un
espediente
col
quale
egli
sperava
di
risparmiarsi
l
'
onta
di
una
caduta
per
lesa
italianità
.
Ma
la
mistificazione
e
il
trucco
,
com
'
era
facile
prevedere
,
non
sono
serviti
a
nulla
,
tanto
erano
grossolani
e
assurdi
.
Nonostante
la
evidente
,
fedele
cooperazione
dei
socialisti
,
spiacenti
di
perdere
il
loro
più
efficace
complice
dal
banco
del
Governo
,
la
situazione
si
è
delineata
chiara
e
precisa
nei
suoi
elementi
essenziali
.
Invano
l
'
on
.
Nitti
ha
cercato
di
intorbidarla
;
invano
egli
ha
voluto
evitare
di
cadere
per
le
sue
concrete
responsabilità
di
politica
interna
ed
estera
.
Nella
coscienza
del
Paese
e
del
Parlamento
la
verità
sui
motivi
determinanti
la
crisi
si
è
manifestata
senza
attenuazioni
o
dissimulazioni
di
sorta
.
Il
Ministero
Nitti
è
caduto
per
la
sua
politica
antinazionale
.
StampaQuotidiana ,
Il
Comitato
Centrale
dell
'
Associazione
Nazionalista
Italiana
ha
votato
il
seguente
ordine
del
giorno
:
Il
Comitato
Centrale
dell
'
Associazione
Nazionalista
Italiana
;
constatato
che
il
Governo
disgregatore
e
rinunciatore
di
Nitti
è
caduto
esclusivamente
perché
l
'
Italia
è
insorta
contro
lo
scempio
della
sua
vita
statale
e
nazionale
all
'
interno
e
quello
del
suo
diritto
e
della
sua
dignità
all
'
estero
e
specialmente
nel
vitale
problema
dell
'
Adriatico
;
deciso
come
sempre
a
non
ammettere
all
'
azione
politica
nazionalista
altra
misura
che
il
supremo
interesse
dell
'
Italia
;
riafferma
l
'
urgenza
della
restaurazione
dell
'
autorità
e
della
funzione
dello
Stato
,
e
la
necessità
della
soluzione
italiana
del
problema
adriatico
,
che
si
concreta
nella
applicazione
del
Trattato
di
Londra
e
nel
rispetto
dell
'
autodecisione
di
Fiume
;
si
dichiara
pronto
a
combattere
con
tutte
le
sue
forze
,
così
come
ha
fatto
per
il
Ministero
Nitti
,
qualunque
Gabinetto
non
sia
per
adempiere
tali
doveri
,
nella
certezza
che
contro
le
necessità
storiche
della
Patria
,
dal
nazionalismo
costantemente
propugnate
,
non
si
governa
;
e
frattanto
delibera
di
intensificare
la
propaganda
ai
fini
sopra
indicati
.
Quest
'
ordine
del
giorno
,
nel
quale
è
fissata
in
termini
chiari
e
precisi
la
posizione
del
Nazionalismo
di
fronte
al
nuovo
Ministero
,
fa
giustizia
di
tutte
le
deformazioni
,
che
gli
organi
rinunciatori
vanno
facendo
dell
'
opera
nostra
.
Ma
quest
'
atteggiamento
,
che
possiamo
definire
di
vigile
e
diffidente
attesa
:
diffidenza
giustificata
dai
precedenti
dell
'
uomo
chiamato
a
presiederlo
,
attesa
giustificata
dalle
ragioni
intrinseche
della
situazione
politica
,
di
cui
il
nuovo
Ministero
è
l
'
espressione
;
non
può
essere
adeguatamente
valutato
se
non
mettendolo
in
relazione
appunto
con
le
critiche
onde
è
stato
fatto
segno
e
con
gli
autori
di
queste
critiche
.
È
sintomatico
il
fatto
che
dell
'
antico
interventismo
antigiolittiano
,
sola
quella
parte
che
,
disertando
dalle
ragioni
nazionali
della
nostra
guerra
,
per
attribuirle
un
sedicente
e
donchisciottesco
preminente
carattere
europeo
e
democratico
,
sostenne
il
Ministero
Nitti
ed
oggi
si
schiera
contro
il
nuovo
Ministero
precisamente
per
quel
tanto
di
carattere
antirinunciatore
;
che
si
presume
debba
avere
;
è
sintomatico
,
diciamo
,
il
fatto
che
dell
'
antico
interventismo
solo
la
parte
che
tradì
,
nella
rinuncia
,
la
ragione
vera
e
propria
della
nostra
guerra
,
si
faccia
oggi
innanzi
per
rimproverare
al
nazionalismo
di
abbandonare
la
sua
posizione
storica
di
fronte
a
Giovanni
Giolitti
.
Che
essi
stessi
abbiano
già
abbandonata
la
posizione
storica
iniziale
dell
'
intervento
di
fronte
all
'
Italia
e
alla
vittoria
e
rinnegata
l
'
antica
solidarietà
interventista
,
dileggiando
sotto
la
qualifica
dispregiativa
di
fascisti
tutti
coloro
che
mantennero
ferma
la
pregiudiziale
delle
integrali
rivendicazioni
nazionali
di
fronte
alla
politica
di
dedizione
e
di
rinuncie
dell
'
on
.
Nitti
,
sono
fatti
che
non
contano
:
oggi
il
mito
dell
'
interventismo
,
già
relegato
in
soffitta
durante
il
governo
Nitti
favorito
da
neutralisti
e
socialisti
di
tutte
le
gradazioni
,
deve
rivivere
e
riprodurre
in
Italia
l
'
antica
divisione
,
non
tanto
per
rendere
impossibile
all
'
on
.
Giolitti
di
governare
,
quanto
per
rendere
impossibile
l
'
attuazione
di
un
programma
nazionale
all
'
interno
e
all
'
estero
:
cioè
la
restaurazione
dell
'
autorità
e
della
funzione
dello
Stato
e
la
soluzione
italiana
del
problema
adriatico
.
Si
dice
:
è
un
'
illusione
sperare
che
un
simile
programma
possa
essere
realizzato
da
un
Ministero
,
presieduto
dall
'
on
.
Giolitti
,
anche
se
di
esso
facciano
parte
soltanto
uomini
rappresentativi
dei
partiti
che
furono
per
l
'
intervento
e
parteciparono
ai
ministeri
di
guerra
.
Rispondiamo
che
il
nazionalismo
,
per
mantenere
la
sua
posizione
strettamente
aderente
ai
fini
nazionali
che
si
propone
,
non
ha
bisogno
di
fare
atti
di
preventiva
fiducia
verso
il
nuovo
Ministero
,
ma
nello
stesso
tempo
,
non
può
non
tenere
conto
che
il
nuovo
ministero
emana
da
una
situazione
politica
determinatasi
in
perfetta
antitesi
con
quella
rappresentata
dall
'
on
.
Nitti
,
che
i
rinunciatori
e
i
sabotatori
dello
Stato
vorrebbero
perpetuare
.
La
posizione
dei
nazionalisti
verso
il
nuovo
Ministero
,
risulta
chiara
dal
contrasto
fondamentale
,
in
cui
essa
viene
a
trovarsi
di
fronte
alla
posizione
rispettivamente
assunta
verso
lo
stesso
Ministero
dall
'
elemento
nittiano
e
rinunciatore
.
I
nazionalisti
subordinano
la
pregiudiziale
personale
alla
pregiudiziale
nazionale
.
I
rinunciatori
mettono
avanti
la
pregiudiziale
personale
per
confondere
ed
annullare
quella
nazionale
.
Agitare
intempestivamente
la
pregiudiziale
personale
vorrebbe
dire
confondersi
e
fare
il
gioco
dei
rinunciatori
,
i
quali
non
esiterebbero
un
solo
istante
a
diventare
giolittiani
se
avessero
la
certezza
o
soltanto
la
speranza
che
l
'
on
.
Giolitti
fosse
disposto
a
mettere
la
sua
innegabile
capacità
di
governo
a
servizio
del
programma
dell
'
on
.
Nitti
.
L
'
antigiolittismo
dei
nazionalisti
,
se
ha
da
essere
,
non
sarà
quello
stesso
dei
rinunciatori
,
che
sfruttano
le
ragioni
storiche
nazionali
dell
'
interventismo
a
vantaggio
di
un
programma
attuale
antinazionale
,
ma
sarà
l
'
antigiolittismo
della
nuova
,
Italia
,
che
con
la
sua
implacabile
opposizione
,
rese
impossibile
il
governo
dell
'
on
.
Nitti
.