StampaQuotidiana ,
Il
1922
fu
,
per
il
Fascismo
,
l
'
anno
del
dinamismo
squadrista
.
Dalle
piccole
e
limitate
azioni
del
1921
,
attraverso
esperimenti
di
mobilitazione
in
grande
stile
,
si
giunse
alla
Marcia
,
primo
esempio
di
rivoluzione
politica
svoltasi
con
la
metodicità
e
il
sincronismo
caratteristici
dei
fatti
guerreschi
.
Gli
avversari
,
di
cui
si
constatò
e
provò
in
quell
'
anno
l
'
impotenza
fisica
e
morale
a
contrastarci
il
cammino
vittorioso
,
tentano
di
sminuire
l
'
importanza
militare
dell
'
azione
fascista
del
1922
,
in
ispecie
dell
'
ottobre
.
A
parte
il
fatto
che
il
togliere
alla
nostra
forza
accresce
la
misura
dell
'
altrui
viltà
,
non
è
consentibile
prendere
sul
serio
dei
giudizi
dovuti
al
senno
d
'
una
classe
politica
,
che
fino
alla
vigilia
del
Congresso
di
Napoli
ignorava
il
Fascismo
come
fattore
politico
nazionale
.
Chi
,
come
noi
reduci
della
grande
guerra
,
ha
potuto
vivere
il
Fascismo
senza
le
facili
infatuazioni
eroiche
di
chi
,
per
età
o
per
altro
,
non
portava
in
sé
dalla
trincea
l
'
esperienza
dura
del
sangue
e
della
morte
,
può
attestare
,
senza
bisogno
di
dar
fiato
nelle
trombe
,
che
lo
sviluppo
dell
'
azione
fascista
,
tra
la
fine
del
'21
e
l
'
ottobre
del
'22
,
fu
,
nell
'
insieme
e
nei
capitali
episodi
che
qui
non
occorre
ricordare
,
di
linee
propriamente
guerresche
:
operò
in
essa
,
cioè
,
la
potenza
alta
,
nobile
,
necessaria
per
cui
i
grandi
moti
spirituali
avvengono
.
Al
diverbio
,
all
'
alterco
,
alla
zuffa
,
alla
contesa
,
alla
rissa
in
cui
la
litigiosità
misera
e
guardinga
degli
avversari
sciupò
ogni
virtù
tattica
,
la
combattività
irrompente
,
audace
,
generosa
del
Fascismo
contrappose
l
'
azione
vasta
e
decisiva
,
e
la
lotta
,
che
avrebbe
forse
ancora
a
lungo
crepitato
tra
casa
e
casa
,
da
siepe
a
siepe
,
imboccò
la
grande
strada
di
Roma
,
verso
la
determinazione
storica
dei
suoi
fini
.
Nell
'
anno
1922
la
potenza
spirituale
del
Fascismo
si
espresse
nel
massimo
di
potenza
materiale
;
al
«
manganello
»
dei
castighi
paesani
si
sostituirono
le
armi
delle
ore
decisive
.
La
violenza
si
risolse
storicamente
nel
grandioso
fatto
compiuto
.
Nel
1923
la
nostalgia
dell
'
azione
è
l
'
elemento
fondamentale
del
complesso
stato
d
'
animo
del
Partito
Nazionale
Fascista
.
L
'
esercito
delle
camicie
nere
,
sorpreso
dal
subitaneo
sistemarsi
dello
sforzo
rivoluzionario
nell
'
azione
metodica
di
governo
,
ripiega
i
ricordi
.
Ogni
richiamo
e
ogni
ammonimento
urtano
contro
l
'
insofferenza
di
giovani
,
non
giunti
ancora
a
stabilire
un
rapporto
tra
l
'
ardimentoso
sacrificio
di
ieri
e
il
monotono
sacrifizio
di
oggi
nelle
varie
fasi
della
ricostruzione
.
Da
questo
stato
d
'
animo
procede
l
'
illegalismo
fascista
e
per
questo
stato
d
'
animo
si
giustifica
.
L
'
impazienza
degli
avversari
non
ha
ragion
d
'
essere
;
non
ha
,
sopra
tutto
,
ragion
di
divampare
in
sterili
invettive
,
che
creano
,
di
rimbalzo
,
noiose
complicazioni
.
Non
si
smobilita
in
un
giorno
un
esercito
,
non
si
placa
in
un
giorno
il
suo
cuore
esagitato
dalla
battaglia
.
Ma
questo
reale
stato
d
'
animo
non
ci
preoccupa
.
Conosciamo
la
docilità
della
massa
fascista
nelle
grandi
direttive
spirituali
e
politiche
.
Sappiamo
che
la
si
può
condurre
dove
si
vuole
,
anche
a
forme
di
vita
il
più
possibile
diverse
da
quelle
del
passato
.
L
'
indisciplina
dei
gregari
è
,
quasi
sempre
,
un
riflesso
dell
'
incomprensione
dei
capi
.
È
d
'
uopo
avere
il
coraggio
di
affermare
questa
elementare
verità
.
Il
1923
è
ricco
di
documenti
che
valgono
a
provare
il
nostro
asserto
:
proclami
altisonanti
,
manifesti
retorici
,
appelli
enfatici
,
tutt
'
una
serie
di
scritti
,
di
atti
e
di
detti
non
precisamente
utili
a
risolvere
in
serena
e
cosciente
operosità
la
nostalgia
e
il
rammarico
lievitanti
nell
'
animo
dei
fascisti
.
C
'
è
una
retorica
fascista
che
fa
più
male
alla
nostra
causa
di
mille
articoli
di
opposizione
:
è
la
retorica
del
coraggio
,
esibito
,
scodellato
,
servito
in
tutte
le
salse
,
è
la
retorica
cafona
dei
comizi
domenicali
,
dei
giornali
diretti
e
scritti
dagli
illetterati
,
è
la
retorica
infeconda
degli
uomini
che
nel
passaggio
dall
'
agitazione
alla
calma
sentono
il
proprio
annullamento
.
Bisogna
veramente
torcere
il
collo
alla
mala
bestia
.
Bisogna
rasserenare
il
nostro
linguaggio
,
scegliere
le
nostre
parole
,
meditare
i
nostri
discorsi
.
Le
indigestioni
di
squilli
di
guerra
e
di
diane
e
di
rulli
di
tamburo
fanno
male
alla
salute
.
Il
nobilissimo
messaggio
,
che
il
Direttorio
Nazionale
ha
indirizzato
fascisti
in
principio
,
è
illuminato
d
'
un
senso
nuovo
di
vita
riposata
e
armoniosa
:
possano
i
truculenti
amatori
della
violenza
verbale
trarne
insegnamento
.
Le
parole
grosse
non
generano
i
grandi
fatti
:
il
«
manganello
»
dopo
la
rivoluzione
è
uno
strumento
ridicolo
!
Nella
marcia
su
Roma
la
violenza
fascista
trovò
la
sua
pratica
risoluzione
.
Quel
che
ne
sopravvisse
si
espresse
in
gesti
inutili
,
antistorici
.
Il
1923
comportò
,
tutta
via
,
un
vasto
residuo
sentimentale
di
quella
violenza
.
Nel
1924
noi
dovremmo
realizzarne
la
completa
scomparsa
.
Ormai
,
dopo
il
coronamento
vittorioso
della
gesta
rivoluzionaria
,
la
violenza
non
può
tornare
ad
essere
se
non
rissa
,
litigio
,
altercazione
:
non
serve
,
quindi
,
mantenerla
viva
;
serve
,
piuttosto
,
sedarla
,
perché
la
cronaca
non
si
ripeta
a
scapito
della
storia
,
e
perché
la
magnifica
forza
delle
camicie
nere
non
può
,
in
ogni
caso
,
che
avere
esplicazioni
logiche
,
guidate
da
una
lucida
volontà
dall
'
alto
,
secondo
direttive
ben
definite
e
scopi
essenziali
al
divenire
del
Fascismo
.
C
'
è
un
circolo
vizioso
entro
cui
nostri
uomini
e
alcuni
avversari
vanamente
si
dibattono
:
è
il
circolo
delle
parole
superflue
,
inspirate
,
a
quelli
e
a
questi
,
da
un
'
incomprensione
fondamentale
della
Marcia
,
che
agli
uni
appare
come
una
enorme
spedizione
punitiva
suscettibile
di
episodiche
ripetizioni
,
agli
altri
come
evento
superabile
e
superato
verso
sospirati
ritorni
.
Se
,
invece
,
la
rivoluzione
fascista
apparisse
a
tutti
quello
che
irreparabilmente
è
,
una
discriminazione
assoluta
di
tempi
,
per
cui
e
le
antiche
tattiche
politiche
e
i
metodi
stessi
onde
la
rivoluzione
trionfò
non
sono
più
possibili
senza
gravi
perturbazioni
,
e
,
da
ognuno
,
si
sentisse
il
dovere
d
'
un
linguaggio
più
onesto
,
più
alto
,
più
limpido
,
quale
la
raggiunta
sistemazione
sociale
esige
,
noi
potremmo
,
alla
fin
fine
,
uscire
dal
dibattito
noioso
d
'
una
retorica
e
d
'
una
dialettica
,
superate
nella
coscienza
dei
buoni
cittadini
:
la
retorica
nostra
e
la
dialettica
degli
avversari
,
che
a
un
solo
effetto
riescono
,
a
quello
di
eccitare
e
giustificare
l
'
illegalismo
residuo
.
Il
popolo
è
sano
,
non
chiede
che
di
lavorare
:
facciamo
sì
che
contro
la
sua
stessa
volontà
e
il
suo
stesso
interesse
l
'
illegalismo
delle
parole
non
crei
l
'
illegalismo
dei
fatti
!