StampaQuotidiana ,
La
guerra
attuale
semina
il
mondo
di
nuovi
germi
di
vita
nel
momento
stesso
in
cui
lo
cosparge
di
morti
e
di
feriti
.
E
tra
i
morti
maggiori
sono
molti
dogmi
,
molti
miti
politici
,
sociologici
,
economici
.
Uno
dei
massimi
e
dei
più
funesti
è
quello
del
materialismo
storico
.
Ci
porge
l
'
occasione
di
celebrarne
la
«
débacle
»
Filippo
Carli
con
la
sua
opera
su
«
La
ricchezza
e
la
guerra
»
(F.lli
Treves
,
1915
)
,
un
'
opera
che
,
se
non
scientificamente
originale
e
profonda
,
è
però
tra
le
migliori
opere
di
esposizione
chiara
e
sistematica
delle
cause
profonde
dell
'
attuale
conflitto
,
che
siano
apparse
in
Italia
ed
all
'
estero
;
per
di
più
è
un
'
immensa
raccolta
di
dati
ben
raccolti
e
catalogati
.
La
dovrebbero
leggere
e
meditare
soprattutto
quei
pubblicisti
e
demagoghi
del
partito
socialista
ufficiale
che
con
petulanza
e
sicumera
pari
solo
alla
loro
incoscienza
vanno
pappagallescamente
ripetendo
,
nei
loro
giornali
e
nelle
loro
riviste
,
che
questa
immensa
catastrofe
è
la
riconferma
dei
principi
del
marxismo
e
li
lascia
perfettamente
immutati
e
immutabili
.
Il
Carli
mostra
anzitutto
,
comparando
l
'
aumento
di
popolazione
e
di
produzione
degli
Imperi
Centrali
,
della
Russia
,
della
Francia
e
dell
'
Inghilterra
,
che
nessuno
di
questi
paesi
era
anche
solo
remotamente
minacciato
dal
pericolo
di
vedersi
venir
meno
i
mezzi
di
sussistenza
;
non
la
Francia
perché
la
sua
popolazione
è
stazionaria
;
non
la
Russia
perché
la
sua
ricchezza
potenziale
è
enorme
e
la
sua
densità
di
popolazione
è
minima
;
non
l
'
Inghilterra
perché
la
sua
ricchezza
,
pur
in
anni
recentissimi
,
cresceva
di
gran
lunga
più
rapidamente
che
la
popolazione
e
perché
essa
aveva
trovato
modo
di
alimentare
la
sua
crescente
popolazione
con
le
sue
crescenti
esportazioni
di
manufatti
in
cambio
di
materie
prime
e
di
grano
acquistati
da
paesi
nuovi
fertilizzati
con
i
suoi
capitali
;
non
la
stessa
Germania
,
la
cui
emigrazione
era
ridotta
quasi
a
zero
,
e
che
anzi
vedeva
aumentare
l
'
immigrazione
operaia
straniera
e
la
reimmigrazione
dei
tedeschi
già
arricchitisi
nel
Nord
America
;
sì
che
essa
non
sapeva
neanche
trovar
emigranti
per
le
sue
colonie
e
li
trovava
in
quantità
maggiore
di
gran
lunga
,
se
mai
,
per
gli
Stati
Uniti
e
le
colonie
inglesi
.
Dopo
questa
analisi
della
situazione
demografica
,
il
Carli
passa
all
'
analisi
della
situazione
economico
-
capitalistica
specie
della
Germania
e
dell
'
Inghilterra
,
che
sono
dai
più
considerate
come
le
due
massime
rivali
.
Ed
anche
da
questa
analisi
risulta
lampante
come
la
luce
del
sole
,
che
,
«
economicamente
»
,
non
vi
era
alcun
possibile
antagonismo
,
alcuna
inevitabile
causa
di
guerra
.
L
'
Inghilterra
col
suo
libero
scambio
e
con
il
principio
della
porta
aperta
e
dell
'
uguaglianza
di
opportunità
aveva
risolto
in
modo
perfetto
il
problema
di
far
progredire
la
sua
economia
d
'
accordo
con
quella
di
tutto
il
mondo
.
Essa
aveva
capito
che
più
in
Inghilterra
e
nel
mondo
intero
si
eleva
il
tenore
di
vita
delle
masse
,
ciò
equivale
alla
creazione
di
nuovi
mercati
,
e
che
il
mondo
ampliandosi
per
così
dire
con
l
'
espandersi
della
capacità
di
consumo
dell
'
uomo
,
non
c
'
è
pericolo
alcuno
che
ci
siano
troppi
uomini
o
troppi
capitali
per
appagare
i
bisogni
umani
e
che
in
questo
compito
non
solo
v
'
è
posto
per
tutti
,
ma
vi
sarà
per
tutti
posto
crescente
.
La
Germania
,
a
sua
volta
,
nella
misura
in
cui
la
sua
produzione
agricola
interna
,
per
quanto
enormemente
progressiva
,
non
bastava
più
a
nutrire
la
sua
crescente
popolazione
,
aveva
cominciato
a
provvedervi
come
già
aveva
fatto
l
'
Inghilterra
,
comperando
il
fabbisogno
alimentare
necessario
con
l
'
esportare
manufatti
,
e
veniva
ad
avere
sempre
più
in
comune
con
l
'
Inghilterra
l
'
interesse
a
che
nel
mondo
i
mercati
si
mantenessero
o
divenissero
aperti
.
Lungi
la
Germania
dall
'
essersi
sviluppata
industrialmente
e
commercialmente
a
spese
dell
'
Inghilterra
,
le
statistiche
dimostrano
che
tra
le
due
s
'
era
stabilita
una
specie
di
divisione
del
lavoro
,
e
che
l
'
una
era
la
miglior
cliente
dell
'
altra
;
e
l
'
Inghilterra
lungi
dal
decadere
vedeva
aumentare
la
sua
ricchezza
per
abitante
,
nonché
la
sua
esportazione
per
abitante
più
rapidamente
che
la
Germania
.
Essa
non
si
oppose
neanche
alla
espansione
coloniale
tedesca
;
anzi
si
può
dire
che
le
colonie
tedesche
nell
'
Africa
sono
territori
già
rifiutati
dall
'
Inghilterra
,
nonostante
che
ad
occuparli
essa
fosse
stata
,
in
qualche
caso
,
invitata
anche
da
commercianti
e
missionari
tedeschi
.
Dove
erano
adunque
le
cause
«
economiche
»
di
conflitto
,
egregi
signori
del
materialismo
storico
?
Indubbiamente
v
'
è
un
senso
in
cui
può
dirsi
che
il
conflitto
ebbe
cause
«
economiche
»
;
ma
allora
occorre
precisare
il
significato
di
questo
aggettivo
usato
spesso
tanto
male
a
proposito
.
Non
esistevano
cause
«
economiche
»
del
conflitto
se
si
vuol
dire
che
non
esistevano
nel
mondo
ostacoli
a
che
i
bisogni
del
popolo
tedesco
fossero
adeguatamente
soddisfatti
e
che
la
produzione
tedesca
fosse
adeguatamente
rimunerata
dato
il
gioco
della
domanda
e
della
offerta
delle
merci
,
dei
servigi
e
dei
capitali
.
Che
se
si
vuol
invece
affermare
com
'
è
conforme
a
verità
che
il
conflitto
è
nato
dal
fatto
che
la
Germania
col
protezionismo
,
coi
sindacati
industriali
,
con
la
concentrazione
bancaria
,
con
l
'
infiltrazione
di
personale
tecnico
in
aziende
industriali
e
finanziarie
estere
e
col
«
dumping
»
,
cercava
di
asservire
alla
propria
le
economie
degli
altri
paesi
e
che
questi
sentendosi
minacciati
reagirono
,
e
che
da
questa
azione
e
reazione
è
nata
in
ultima
istanza
la
guerra
,
allora
è
chiaro
che
il
conflitto
non
ha
cause
economiche
,
ma
politiche
.
La
Germania
a
cagione
dello
spirito
di
dominazione
derivatole
dalla
sua
tradizione
militare
e
dal
modo
militare
e
autocratico
in
cui
s
'
è
compiuta
la
sua
unità
nazionale
è
venuta
a
considerare
con
spirito
e
concetti
«
militari
»
anche
i
suoi
problemi
economici
.
Lungi
dal
vedere
,
come
l
'
Inghilterra
,
che
a
nutrire
la
crescente
popolazione
si
provvede
comperando
con
manufatti
da
esportare
il
grano
da
importare
,
che
i
vincoli
economici
non
creano
dipendenze
ma
interdipendenze
tra
i
popoli
,
e
che
l
'
espansione
dei
bisogni
umani
è
indefinita
e
crea
indefinitamente
nuovi
mercati
,
essa
si
lasciò
dominare
dall
'
incubo
che
a
un
certo
punto
gli
altri
paesi
volessero
chiudere
le
porte
ai
suoi
prodotti
,
e
costringerla
così
alla
fame
e
alla
miseria
interna
.
Mossa
da
spirito
di
egemonia
si
credette
minacciata
dall
'
egemonia
altrui
e
si
diede
a
usare
tutti
i
mezzi
economici
e
politici
a
scongiurare
questo
pericolo
e
dato
questo
suo
incubo
la
sua
soluzione
non
poteva
essere
che
una
sola
:
per
non
esser
asservita
doveva
asservire
;
per
non
esser
vittima
del
monopolio
altrui
doveva
crearsi
e
mettersi
in
grado
di
difendere
con
tutti
i
mezzi
il
monopolio
proprio
.
Ecco
come
militarismo
e
industrialismo
,
che
ad
Erberto
Spencer
parevano
termini
antitetici
,
ai
pensatori
tedeschi
paiono
termini
complementari
;
il
militarismo
serve
a
creare
e
sostenere
l
'
egemonia
industriale
:
«
Weltmacht
oder
Niedergang
!
»
.
Se
questa
analisi
della
situazione
dataci
dal
Carli
,
dal
Prato
,
dal
Millond
e
da
altri
è
fondata
,
il
materialismo
storico
è
spacciato
.
Le
forze
economiche
di
per
sé
tendono
ad
eliminare
le
porzioni
monopolistiche
sia
nei
singoli
paesi
che
nel
mondo
intero
.
Il
sistema
industriale
inglese
aveva
risolto
il
modo
di
svilupparsi
armonicamente
con
l
'
economia
mondiale
;
se
il
tedesco
non
ha
fatto
altrettanto
ciò
è
dovuto
non
a
cause
economiche
,
ma
alla
storia
politica
,
alle
istituzioni
,
allo
spirito
del
popolo
tedesco
cui
già
Tacito
,
ricordato
da
von
Bülow
,
rimproverava
la
proclività
all
'
invidia
.
L
'
industrialismo
moderno
,
dunque
,
non
può
essere
di
per
sé
reso
responsabile
della
catastrofe
attuale
;
esso
ha
agito
solo
come
strumento
di
altre
cause
:
in
Inghilterra
come
strumento
dello
spirito
di
libertà
sprigionantesi
da
tutto
il
suo
sviluppo
storico
;
in
Germania
come
strumento
dello
spirito
di
monopolio
e
di
dominazione
sprigionantesi
da
tutta
la
tradizione
storica
,
prussiana
.
Il
fenomeno
economico
è
solo
un
fenomeno
fra
tanti
altri
;
per
di
più
è
un
fenomeno
dello
spirito
.
Il
processo
per
cui
coordinando
vari
elementi
della
produzione
in
un
'
impresa
si
creano
nuovi
valori
,
è
un
processo
in
tutto
e
per
tutto
analogo
a
quello
con
cui
il
genio
scientifico
scopre
od
inventa
e
il
genio
estetico
crea
opere
d
'
arte
.
L
'
operaio
che
sa
fare
un
lavoro
che
un
altro
non
sa
,
il
risparmiatore
che
sa
collocare
il
suo
risparmio
ove
è
più
richiesto
e
gli
si
promette
un
più
alto
interesse
,
l
'
imprenditore
che
concepisce
un
impiego
più
rimunerativo
di
lavoro
,
di
capitale
e
di
terra
e
sa
ai
detentori
di
questi
elementi
ispirare
il
credito
necessario
,
compiono
un
'
opera
di
sintesi
creatrice
quanto
ogni
Edison
od
ogni
Wagner
.
La
produzione
economica
è
solo
una
fra
tante
forme
in
cui
lo
spirito
reagisce
alle
condizioni
d
'
esistenza
e
da
ostacoli
le
trasforma
in
istrumenti
della
sua
potenza
.
La
storia
non
è
così
un
fatale
sviluppo
dialettico
e
non
è
nemmeno
un
rigido
processo
meccanico
-
causale
.
La
storia
è
l
'
affermarsi
della
potenza
liberamente
creatrice
dello
spirito
che
nei
massimi
ha
nome
di
genio
,
ma
in
qualche
grado
esiste
in
tutti
contro
il
meccanismo
e
l
'
inerzia
delle
abitudini
e
delle
convenzioni
,
contro
la
bruta
tirannia
del
mero
numero
,
della
mera
quantità
,
della
mera
massa
.
E
non
occorre
alcuna
teorica
pseudofilosofica
dell
'
economia
e
della
storia
per
giustificare
la
nostra
fede
in
un
miglior
avvenire
umano
e
i
nostri
sforzi
per
attuarlo
.
Basta
sentire
entro
di
noi
,
in
grado
anche
umile
,
questo
impulso
creatore
,
questo
infinito
vivente
che
cerca
espressione
in
atti
,
in
leggi
,
in
istituti
,
in
anime
più
grandi
di
quelle
che
ci
attorniano
,
basta
nutrirlo
costantemente
del
meglio
che
la
storia
mette
a
nostra
disposizione
,
basta
svilupparlo
coraggiosamente
in
tutti
con
l
'
educazione
,
basta
alla
sua
luce
chiedere
ad
ogni
fatto
quotidiano
la
sua
funzione
possibile
nelle
nostre
vite
,
per
sentire
che
non
v
'
è
sforzo
nobile
e
generoso
in
cui
esso
non
vibri
e
a
cui
esso
non
dia
efficace
sanzione
.
Questo
senso
d
'
intima
libertà
basta
da
solo
a
giustificare
la
fede
in
ogni
conato
e
forma
di
libertà
.
Ecco
perché
seppellendo
insieme
a
tanti
altri
miti
funesti
il
materialismo
storico
l
'
attuale
catastrofe
compie
una
funzione
immensamente
benefica
;
ci
toglie
alla
tirannia
delle
cose
,
ci
restituisce
alla
libertà
di
noi
stessi
.
Gli
è
che
l
'
attuale
catastrofe
è
una
immensa
catarsi
,
una
sublime
purificazione
,
un
rogo
di
tante
cose
perverse
;
non
è
tanto
un
conflitto
di
interessi
,
quanto
un
conflitto
di
principi
vitali
e
cosmici
,
di
modi
d
'
intendere
la
vita
e
i
suoi
doveri
.
Il
conflitto
tra
gli
Imperi
Centrali
e
l
'
Intesa
,
tra
materialismo
storico
e
idealismo
creatore
,
è
il
vecchio
eterno
conflitto
tra
lo
spirito
d
'
asservimento
e
lo
spirito
di
libertà
.