StampaPeriodica ,
...
Le
forze
politiche
che
oggi
in
molti
paesi
sono
al
potere
,
e
in
altri
si
apprestano
ad
assumerlo
,
sono
animate
da
concezioni
prettamente
anticapitalistiche
:
hanno
un
ideale
del
benessere
che
non
si
concilia
con
l
'
ideale
carezzato
dal
capitalismo
liberale
;
credono
nei
doveri
sociali
della
proprietà
;
non
credono
più
alla
forza
delle
cose
e
tanto
meno
pensano
all
'
automatico
attuarsi
di
un
benefico
ordine
naturale
;
confidano
nella
energia
dell
'
uomo
e
l
'
ordine
non
lo
sanno
pensare
se
non
come
qualche
cosa
di
voluto
,
di
prodotto
,
non
di
subito
e
di
ricevuto
.
Desiderose
di
realizzare
il
proprio
ideale
politico
e
sociale
non
si
scoraggiano
per
le
difficoltà
;
rispettose
della
tradizione
non
ne
subiscono
il
peso
;
entusiaste
del
progresso
anche
meccanico
,
non
sanno
legarsi
ad
esso
senza
reagire
se
le
sue
mete
le
discostano
dai
propri
ideali
.
Questi
sono
gli
ideali
delle
forze
anticapitalistiche
che
oggi
operano
nel
mondo
.
E
questi
ideali
ricevono
la
migliore
accoglienza
da
parte
delle
folle
,
dal
momento
che
il
mercato
mondiale
si
fraziona
in
compartimenti
stagni
,
facendo
trionfare
il
principio
della
ragione
politica
su
quello
della
pura
ragione
economica
...
Si
può
ormai
concludere
che
in
molti
paesi
,
tra
cui
primo
l
'
Italia
,
si
sta
organizzando
la
società
secondo
fini
non
capitalistici
.
Si
può
aggiungere
che
in
qualche
paese
l
'
opera
di
ricostruzione
è
molto
avanzata
:
il
che
non
ci
esonera
dal
dire
che
essa
non
è
completata
,
sia
perché
resistono
ancora
gruppi
di
uomini
e
popoli
i
quali
conservano
fede
nel
capitalismo
,
sia
perché
,
anche
là
dove
le
aspirazioni
anticapitalistiche
son
diventate
programma
di
Governo
,
ancora
parecchi
istituti
pubblici
e
privati
non
sono
stati
armonizzati
con
le
nuove
finalità
.
Quindi
ci
sembra
di
poter
concludere
che
il
capitalismo
in
qualche
parte
del
mondo
è
al
declino
.
A
precisare
la
portata
di
questa
nostra
opinione
conviene
ricordare
che
fine
del
capitalismo
non
significa
fine
del
progresso
,
fine
delle
invenzioni
,
fine
della
civiltà
.
Questa
idea
è
soprattutto
chiara
per
quanto
riguarda
il
corporativismo
il
quale
supera
il
capitalismo
non
già
colla
negazione
o
la
distruzione
delle
macchine
,
ma
col
ristabilimento
dell
'
equilibrio
tra
l
'
uomo
ed
esse
...
Il
pessimismo
di
coloro
che
guardano
con
terrore
alla
fine
del
capitalismo
è
basato
su
diverse
curiose
concezioni
,
quali
,
ad
esempio
,
quella
che
il
presente
sia
sempre
il
culmine
dell
'
incivilimento
,
o
che
l
'
uomo
,
che
ci
ha
dato
costante
esempio
di
ricercare
il
miglioramento
delle
sue
condizioni
di
vita
,
ad
un
dato
momento
,
per
strana
aberrazione
,
cerchi
di
tornare
indietro
,
quasi
avesse
una
vaga
nostalgia
delle
foreste
vergini
o
delle
umide
palafitte
.
Chi
non
condivide
simili
infondate
supposizioni
non
può
essere
spaventato
dalla
constatazione
che
il
capitalismo
può
e
sta
per
tramontare
.
StampaPeriodica ,
Le
diverse
possibilità
e
le
immancabili
insufficienze
,
più
o
meno
grandi
,
di
ogni
mercato
politicamente
circoscritto
sembrano
portare
argomenti
a
favore
della
tesi
libero
-
scambista
:
in
realtà
mostrano
soltanto
che
,
da
un
certo
collegamento
,
anche
economico
,
tra
i
diversi
paesi
è
difficile
prescindere
.
La
tendenza
moderna
è
verso
la
regolamentazione
dei
commerci
per
la
difesa
delle
economie
nazionali
.
Si
tende
ovunque
all
'
autarchia
:
naturalmente
nessuno
vuole
e
può
rimanere
secondo
per
filantropia
,
quando
dalla
corsa
al
protezionismo
dipende
la
durata
della
propria
resistenza
.
In
questa
situazione
mondiale
si
è
sviluppata
in
Italia
l
'
economia
corporativa
,
le
cui
direttive
a
questo
proposito
,
specie
dopo
il
tentativo
sanzionista
,
sono
state
chiaramente
manifestate
.
Nello
Stato
italiano
l
'
economia
è
uno
strumento
per
il
raggiungimento
dei
fini
dell
'
ordine
corporativo
fascista
,
che
si
riassumono
nel
massimo
di
potenza
e
di
benessere
materiale
e
morale
della
Nazione
.
Nei
confronti
di
questi
fini
l
'
economia
è
un
mezzo
e
mezzo
dell
'
economia
può
essere
il
moto
verso
l
'
autonomia
economica
della
Nazione
.
In
linea
generica
,
essa
può
essere
un
mezzo
,
a
seconda
delle
contingenze
storiche
,
della
posizione
politica
e
geografica
dello
Stato
che
realizza
il
programma
fascista
.
La
meta
resta
sempre
il
massimo
possibile
potenziale
economico
al
servizio
del
massimo
potenziale
politico
.
Sempre
in
linea
generale
,
il
perseguimento
di
questa
meta
non
esclude
il
ricorso
al
migliore
mercato
straniero
,
né
esclude
in
certi
casi
la
utilità
degli
scambi
internazionali
.
Però
siccome
questo
ricorso
al
migliore
mercato
straniero
deve
essere
compatibile
con
i
limiti
della
convenienza
nazionale
,
ecco
che
gli
scambi
con
l
'
estero
,
nell
'
economia
corporativa
in
qualsiasi
contingenza
storica
si
realizzi
non
possono
essere
lasciati
liberi
,
ma
devono
subire
un
regolamento
.
Nel
caso
concreto
dell
'
economia
corporativa
fascista
,
realizzata
e
svolgentesi
in
Italia
attualmente
,
è
fuori
discussione
l
'
accentuarsi
della
direttiva
autarchica
,
la
quale
,
intensificando
lo
sforzo
affinché
il
massimo
numero
possibile
di
bisogni
esistenti
in
Italia
venga
soddisfatto
con
prodotti
nazionali
,
tende
ad
escludere
o
a
ridurre
a
quantità
minime
(
irriducibili
nello
stesso
interesse
nazionale
)
gli
acquisti
e
di
conseguenza
anche
le
vendite
all
'
estero
.
A
questo
punto
sorgono
diversi
problemi
:
1
)
Lo
Stato
fascista
,
attuando
questo
minimo
irriducibile
di
scambi
con
l
'
estero
,
verso
quali
mercati
orienterà
i
suoi
acquisti
?
È
stato
risposto
autorevolmente
e
più
di
una
volta
che
compreremo
soltanto
da
coloro
che
compreranno
da
noi
.
2
)
Supposto
che
vi
siano
diverse
possibilità
di
scambi
contrattati
e
bilanciati
,
ugualmente
proficue
dal
punto
di
vista
economico
,
alcune
offerte
però
da
Stati
non
amici
,
ed
altre
da
Stati
amici
,
quali
possibilità
saranno
preferite
?
La
risposta
più
ovvia
è
che
saranno
preferite
,
a
parità
di
condizioni
,
le
possibilità
offerte
dagli
Stati
amici
.
3
)
Se
l
'
amicizia
politica
favorirà
il
sorgere
di
correnti
di
traffico
nei
limiti
consentiti
dal
programma
di
autarchia
nazionale
,
non
si
verificherà
il
caso
che
,
sia
pure
entro
i
suddetti
limiti
,
le
alleanze
od
amicizie
politiche
si
trasformino
in
alleanze
o
cooperazioni
economiche
?
E
non
può
avvenire
che
l
'
alleanza
politica
si
concluda
solo
,
o
prevalentemente
,
con
paesi
economicamente
complementari
?
Conviene
innanzi
tutto
dire
che
questi
non
sono
sogni
,
ma
sono
problemi
concreti
e
che
concretamente
si
possono
presentare
a
richiedere
una
soluzione
.
Non
è
ozioso
quindi
il
porseli
ed
abbozzare
,
a
scopo
di
chiarimento
,
una
risposta
.
È
naturale
che
quando
le
alleanze
politiche
non
siano
semplici
accostamenti
tendano
a
portare
,
specie
in
un
mondo
come
l
'
attuale
,
tutt
'
altro
che
dedito
al
libero
scambio
,
ad
una
certa
cooperazione
economica
.
Reputo
anzi
che
,
secondo
i
principii
fondamentali
del
corporativismo
fascista
,
una
certa
cooperazione
economica
tenda
a
concretarsi
là
dove
esiste
una
complementarietà
politica
.
D
'
altro
canto
le
esigenze
economiche
della
guerra
e
della
pace
moderne
,
facendo
sempre
più
valutare
il
fattore
economico
allo
stesso
scopo
di
accrescere
la
potenza
scaturente
dall
'
alleanza
o
dalla
cooperazione
politica
,
tendono
a
fare
realizzare
questa
tra
paesi
il
più
possibile
economicamente
complementari
.
Ed
è
proprio
in
vista
di
queste
tendenze
generali
e
di
quelle
proprie
all
'
economia
corporativa
fascista
che
acquista
interesse
un
quarto
problema
,
il
quale
si
riassume
in
questi
termini
:
È
pensabile
ed
è
conveniente
,
secondo
la
dottrina
corporativa
fascista
,
che
tra
Stati
alleati
politicamente
si
giunga
ad
una
tale
cooperazione
economica
,
la
quale
generi
un
complesso
autarchico
,
di
cui
l
'
economia
dei
singoli
alleati
costituisca
una
parte
complementare
?
Giova
dire
che
in
un
tale
sistema
i
problemi
delle
insufficienze
economiche
nazionali
sarebbero
risolti
dalle
eventuali
esuberanze
delle
economie
degli
Stati
alleati
.
Ma
questo
,
che
potrebbe
apparire
a
prima
vista
un
vantaggio
prodotto
dall
'
alleanza
politica
,
può
costituire
oltre
certi
limiti
il
pericolo
del
sistema
,
specie
se
la
integrazione
dovesse
avvenire
su
larga
scala
o
per
prodotti
essenziali
.
Nell
'
un
caso
e
nell
'
altro
l
'
alleanza
si
trasformerebbe
infatti
in
legame
,
tanto
più
pericoloso
quanto
più
minacciosi
ed
irretiti
fossero
gli
avversari
esclusi
dall
'
alleanza
stessa
e
tanto
più
vincolante
quanto
più
rapidamente
irreparabile
con
ripieghi
nazionali
fosse
l
'
integrazione
economica
operata
dall
'
alleato
politico
.
In
parole
povere
,
qualsiasi
alleanza
politica
lascia
attualità
ai
problemi
dell
'
autarchia
e
la
eventuale
cooperazione
economica
tra
i
paesi
alleati
non
deve
riguardare
una
vasta
zona
,
né
una
zona
essenziale
della
vita
economica
d
'
un
singolo
paese
.
Se
avvenisse
il
contrario
,
una
specie
di
divisione
del
lavoro
,
sia
pure
limitata
agli
Stati
politicamente
amici
,
potrebbe
dare
sì
una
maggiore
facilità
alla
vita
economica
delle
singole
unità
,
ma
toglierebbe
alla
politica
di
ciascuna
di
queste
la
necessaria
elasticità
.
E
tanto
più
pericoloso
è
l
'
abbinamento
,
oltre
certi
ristretti
limiti
,
dell
'
alleanza
politica
con
la
integrazione
economica
,
quanto
più
gli
alleati
non
sono
in
condizioni
economiche
di
parità
:
lo
Stato
a
più
basso
grado
di
autonomia
economica
,
infatti
,
subirebbe
una
forza
di
attrazione
politica
tale
da
ridurre
sensibilmente
la
sua
libertà
politica
.
Dai
ragionamenti
che
precedono
scaturisce
questa
conclusione
:
la
direttiva
autarchica
,
che
nel
mondo
attuale
consente
allo
Stato
corporativo
fascista
di
realizzare
la
massima
potenza
politica
,
non
può
venire
intaccata
,
né
essere
resa
meno
attuale
da
nessun
genere
di
amicizia
politica
.
Anzi
,
proprio
perché
in
qualsiasi
sistema
di
alleanza
o
cooperazione
politica
l
'
Italia
possa
manifestare
tutta
la
sua
potenza
e
godere
della
sua
libertà
d
'
azione
,
quale
si
addice
ad
uno
Stato
che
ha
vasti
e
vitali
interessi
da
difendere
in
Europa
e
nel
Mondo
,
è
più
che
mai
necessario
tendere
ad
una
economia
autarchica
.
Solo
per
le
differenze
tra
l
'
autarchia
assoluta
e
l
'
autarchia
realizzabile
si
può
invece
pensare
,
senza
pericolo
di
irrigidimento
del
nostro
sistema
politico
,
ad
una
integrazione
,
di
preferenza
riservata
ai
mercati
degli
Stati
politicamente
amici
.