Narrativa ,
LA
VITA
NUDA
...
Un
morto
,
che
pure
è
morto
,
caro
mio
,
vuole
anche
lui
la
sua
casa
.
E
se
è
un
morto
per
bene
,
bella
la
vuole
;
e
ha
ragione
!
Da
starci
comodo
,
e
di
marmo
la
vuole
,
e
decorata
anche
.
E
se
poi
è
un
morto
che
può
spendere
,
la
vuole
anche
con
qualche
profonda
...
come
si
dice
?
allegoria
,
già
!
,
con
qualche
profonda
allegoria
d
'
un
grande
scultore
come
me
:
una
bella
lapide
latina
:
HIC
JACET
...
chi
fu
,
chi
non
fu
...
un
bel
giardinetto
attorno
,
con
l
'
insalatina
e
tutto
,
e
una
bella
cancellata
a
riparo
dei
cani
e
dei
...
-
M
'
hai
seccato
!
-
urlò
,
voltandosi
tutt
'
acceso
e
in
sudore
,
Costantino
Pogliani
.
Ciro
Colli
levò
la
testa
dal
petto
,
con
la
barbetta
a
punta
ridotta
ormai
un
gancio
,
a
furia
di
torcersela
;
stette
un
pezzo
a
sbirciar
l
'
amico
di
sotto
al
cappelluccio
a
pan
di
zucchero
calato
sul
naso
,
e
con
placidissima
convinzione
disse
,
quasi
posando
la
parola
:
-
Asino
.
-
Là
.
Stava
seduto
su
la
schiena
;
le
gambe
lunghe
distese
,
una
qua
,
una
là
,
sul
tappetino
che
il
Pogliani
aveva
già
bastonato
ben
bene
e
messo
in
ordine
innanzi
al
canapè
.
Si
struggeva
dalla
stizza
il
Pogliani
nel
vederlo
sdrajato
lì
,
mentr
'
egli
s
'
affannava
tanto
a
rassettar
lo
studio
,
disponendo
i
gessi
in
modo
che
facessero
bella
figura
,
buttando
indietro
i
bozzettacci
ingialliti
e
polverosi
,
che
gli
eran
ritornati
sconfitti
dai
concorsi
,
portando
avanti
con
precauzione
i
cavalletti
coi
lavori
che
avrebbe
potuto
mostrare
,
nascosti
ora
da
pezze
bagnate
.
E
sbuffava
.
-
Insomma
,
te
ne
vai
,
sì
o
no
?
-
No
.
-
Non
mi
sedere
lì
sul
pulito
,
almeno
,
santo
Dio
!
Come
te
lo
devo
dire
che
aspetto
certe
signore
?
-
Non
ci
credo
.
-
Ecco
qua
la
lettera
.
Guarda
!
L
'
ho
ricevuta
ieri
dal
commendator
Seralli
:
Egregio
amico
,
La
avverto
che
domattina
,
verso
le
undici
...
-
Sono
già
le
undici
?
-
Passate
!
-
Non
ci
credo
.
Seguita
!
-
...
verranno
a
trovarla
,
indirizzate
da
me
,
la
signora
Con
...
Come
dice
qua
?
-
Confucio
.
-
Cont
...
o
Consalvi
,
non
si
legge
bene
,
e
la
figliuola
,
le
quali
hanno
bisogno
dell
'
opera
sua
.
Sicuro
che
....
ecc
.
ecc
.
-
Non
te
la
sei
scritta
da
te
,
codesta
lettera
?
-
domandò
Ciro
Colli
,
riabbassando
la
testa
sul
petto
.
-
Imbecille
!
-
esclamò
,
gemette
quasi
,
il
Pogliani
che
,
nell
'
esasperazione
,
non
sapeva
più
se
piangere
o
ridere
.
Il
Colli
alzò
un
dito
e
fece
segno
di
no
.
-
Non
me
lo
dire
.
Me
n
'
ho
per
male
.
Perché
,
se
fosse
imbecille
,
ma
sai
che
personcina
per
la
quale
sare
io
?
Guarderei
la
gente
come
per
compassione
.
Ben
vestito
,
ben
calzato
,
con
una
bella
cravatta
elioprò
...
eliotrò
...
come
si
dice
?
...
tropio
,
e
il
panciotto
di
velluto
nero
come
il
tuo
...
Ah
,
quanto
mi
piacerei
col
panciotto
di
velluto
come
il
tuo
,
scannato
miserabile
che
non
sono
altro
!
Senti
.
Facciamo
così
,
per
il
tuo
bene
.
Se
è
vero
che
codeste
signore
Confucio
debbono
venire
rimettiamo
in
disordine
lo
studio
,
o
si
faranno
un
pessimo
concetto
di
te
.
Sarebbe
meglio
che
ti
trovassero
anche
intento
al
lavoro
,
col
sudore
...
come
si
dice
?
col
pane
...
insomma
col
sudore
del
pane
della
tua
fronte
.
Piglia
un
bel
tocco
di
creta
,
schiaffalo
su
un
cavalletto
e
comincia
alla
brava
un
bozzettuccio
di
me
così
sdrajato
.
Lo
intitolerai
Lottando
,
e
vedrai
che
te
lo
comprano
subito
per
la
Galleria
Nazionale
.
Ho
le
scarpe
...
sì
,
non
tanto
nuove
;
ma
tu
,
se
vuoi
,
puoi
farmele
nuovissime
,
perché
come
scultore
,
non
te
lo
dico
per
adularti
,
sei
un
bravo
calzolajo
...
Costantino
Pogliani
,
intento
ad
appendere
alla
parete
certi
cartoni
,
non
gli
badava
più
.
Per
lui
,
il
Colli
era
un
disgraziato
fuori
della
vita
,
ostinato
superstite
d
'
un
tempo
già
tramontato
,
d
'
una
moda
già
smessa
tra
gli
artisti
;
sciamannato
,
inculto
,
noncurante
e
con
l
'
ozio
ormai
incarognito
nelle
ossa
.
Peccato
veramente
,
perché
poi
,
quand
'
era
in
tempera
di
lavorare
,
poteva
dar
punti
ai
migliori
.
E
lui
,
il
Pogliani
,
ne
sapeva
qualche
cosa
,
ché
tante
volte
,
lì
nello
studio
,
con
due
tocchi
di
pollice
impressi
con
energica
sprezzatura
s
'
era
veduto
metter
su
d
'
un
tratto
qualche
bozzetto
che
gli
cascava
dallo
stento
.
Ma
avrebbe
dovuto
studiare
,
almeno
un
po
'
di
storia
dell
'
arte
,
ecco
;
regolar
la
propria
vita
;
aver
un
po
'
di
cura
della
persona
:
così
cascante
di
noja
e
con
tutta
quella
trucia
addosso
,
era
inaccostabile
,
via
!
Lui
,
il
Pogliani
...
ma
già
lui
aveva
fatto
finanche
due
anni
d
'
università
,
e
poi
...
signore
,
campava
sul
suo
...
si
vedeva
...
Due
discreti
picchi
alla
porta
lo
fecero
saltare
dallo
sgabello
su
cui
era
montato
per
appendere
i
cartoni
.
-
Eccole
!
E
adesso
?
-
disse
al
Colli
,
mostrandogli
le
pugna
.
-
Loro
entrano
e
io
me
ne
esco
,
-
rispose
il
Colli
senza
levarsi
.
-
Ne
stai
facendo
un
caso
pontificale
!
Del
resto
,
potresti
anche
presentarmi
,
pezzo
d
'
egoista
!
Costantino
Pogliani
corse
ad
aprir
la
porta
,
rassettandosi
su
la
fronte
il
bel
ciuffo
biondo
riccioluto
.
Prima
entrò
la
signora
Consalvi
,
poi
la
figliuola
:
questa
,
in
gramaglie
,
col
volto
nascosto
da
un
fitto
velo
di
crespo
e
con
in
mano
un
lungo
rotolo
di
carta
;
quella
,
vestita
d
'
un
bell
'
abito
grigio
chiaro
,
che
le
stava
a
pennello
su
la
persona
formosa
.
Grigio
l
'
abito
,
grigi
i
capelli
,
giovanilmente
acconciati
sotto
un
grazioso
cappellino
tutto
contesto
di
violette
.
La
signora
Consalvi
dava
a
veder
chiaramente
che
si
sapeva
ancor
fresca
e
bella
,
a
dispetto
dell
'
età
.
Poco
dopo
,
sollevando
il
crespo
sul
cappello
,
non
meno
bella
si
rivelò
la
figliuola
,
quantunque
pallida
e
dimessa
nel
chiuso
cordoglio
.
Dopo
i
primi
convenevoli
,
il
Pogliani
si
vide
costretto
a
presentare
il
Colli
che
era
rimasto
lì
con
le
mani
in
tasca
,
e
mezza
sigaretta
spenta
in
bocca
,
il
cappelluccio
ancora
sul
naso
;
e
non
accennava
d
'
andarsene
.
-
Scultore
?
-
domandò
allora
la
signorina
Consalvi
invermigliandosi
d
'
un
subito
per
la
sorpresa
:
-
Colli
...
Ciro
?
-
Codicillo
,
già
!
-
disse
questi
impostandosi
su
l
'
attenti
,
togliendosi
il
cappelluccio
e
scoprendo
le
folte
ciglia
giunte
e
gli
occhi
accostati
al
naso
.
-
Scultore
?
perché
no
?
Anche
scultore
.
-
Ma
mi
avevano
detto
,
-
riprese
,
impacciata
,
contrariata
,
la
signorina
Consalvi
,
-
che
lei
non
stava
più
a
Roma
...
-
Ecco
...
già
!
io
...
come
si
dice
?
Passeggio
,
-
rispose
il
Colli
.
-
Passeggio
per
il
mondo
,
signorina
.
Stavo
prima
ozioso
fisso
a
Roma
,
perché
avevo
vinto
la
cuccagna
:
il
Pensionato
.
Poi
...
La
signorina
Consalvi
guardò
la
madre
che
rideva
,
e
disse
:
-
Come
si
fa
?
-
Debbo
andar
via
?
-
domandò
il
Colli
.
-
No
,
no
,
al
contrario
,
-
s
'
affrettò
a
rispondere
la
signorina
.
-
La
prego
anzi
di
rimanere
,
perché
...
-
Combinazioni
!
-
esclamò
la
madre
;
poi
,
rivolgendosi
al
Pogliani
:
-
Ma
si
rimedierà
in
qualche
modo
...
Loro
sono
amici
,
non
è
vero
?
-
Amicissimi
,
-
rispose
subito
il
Pogliani
.
E
il
Colli
:
-
Mi
voleva
cacciar
via
a
pedate
un
momento
fa
,
si
figuri
!
-
E
sta
'
zitto
!
-
gli
diede
su
la
voce
il
Pogliani
.
-
Prego
,
signore
mie
,
s
'
accomodino
.
Di
che
si
tratta
?
-
Ecco
,
-
cominciò
la
signora
Consalvi
,
sedendo
.
-
La
mia
povera
figliuola
ha
avuto
la
sciagura
di
perdere
improvvisamente
il
fidanzato
.
-
Ah
sì
?
-
Oh
!
-
Terribile
.
Proprio
alla
vigilia
delle
nozze
,
si
figurino
!
Per
un
accidente
di
caccia
.
Forse
l
'
avranno
letto
su
i
giornali
.
Giulio
Sorini
.
-
Ah
,
Sorini
,
già
!
-
disse
il
Pogliani
.
-
Che
gli
esplose
il
fucile
?
-
Su
i
primi
del
mese
scorso
...
cioè
,
no
...
l
'
altro
...
insomma
,
fanno
ora
tre
mesi
.
Il
poverino
era
un
po
'
nostro
parente
:
figlio
d
'
un
mio
cugino
che
se
n
'
andò
in
America
dopo
la
morte
della
moglie
.
Ora
,
ecco
,
Giulietta
(
perché
si
chiama
Giulia
anche
lei
)
...
Un
bell
'
inchino
da
parte
del
Pogliani
.
-
Giulietta
,
-
seguitò
la
madre
,
-
avrebbe
pensato
d
'
innalzare
un
monumento
nel
Verano
alla
memoria
del
fidanzato
,
che
si
trova
provvisoriamente
in
un
loculo
riservato
;
e
avrebbe
pensato
di
farlo
in
un
certo
modo
...
Perché
lei
,
mia
figlia
,
ha
avuto
sempre
veramente
una
grande
passione
per
il
disegno
.
-
No
...
così
...
-
interruppe
,
timida
,
con
gli
occhi
bassi
,
la
signorina
in
gramaglie
.
-
Per
passatempo
,
ecco
..
-
Scusa
,
se
il
povero
Giulio
voleva
anzi
che
prendessi
lezioni
...
-
Mamma
,
ti
prego
...
-
insisté
la
signorina
.
-
Io
ho
veduto
in
una
rivista
illustrata
il
disegno
del
monumento
funerario
del
signore
qua
...
del
signor
Colli
,
che
mi
è
molto
piaciuto
,
e
...
-
Ecco
,
già
,
-
appoggiò
la
madre
,
per
venire
in
ajuto
alla
figliuola
che
si
smarriva
.
-
Però
,
-
soggiunse
questa
,
-
con
qualche
modificazione
l
'
avrei
pensato
io
...
-
Scusi
,
qual
è
?
-
domandò
il
Colli
.
-
Ne
ho
fatti
parecchi
,
io
,
di
questi
disegni
,
con
la
speranza
di
avere
almeno
qualche
commissione
dai
morti
,
visto
che
i
vivi
...
-
Lei
,
scusi
,
signorina
,
-
interloquì
il
Pogliani
,
un
po
'
piccato
nel
vedersi
messo
così
da
parte
,
-
ha
ideato
un
monumento
su
qualche
disegno
del
mio
amico
?
-
No
,
proprio
uguale
,
no
...
ecco
,
-
rispose
vivacemente
la
signorina
.
-
Il
disegno
del
signor
Colli
rappresenta
la
Morte
che
attira
la
Vita
,
se
non
sbaglio
...
-
Ah
,
ho
capito
!
-
esclamò
il
Colli
.
-
Uno
scheletro
col
lenzuolo
,
è
vero
?
che
s
'
indovina
appena
,
rigido
,
tra
le
pieghe
,
e
ghermisce
la
Vita
,
un
bel
tocco
di
figliuola
che
non
ne
vuol
sapere
...
Sì
,
sì
...
Bellissimo
!
Magnifico
!
Ho
capito
.
La
signora
Consalvi
non
poté
tenersi
di
ridere
di
nuovo
,
ammirando
la
sfacciataggine
di
quel
bel
tipo
.
-
Modesto
,
sa
?
-
disse
il
Pogliani
alla
signora
.
-
Genere
particolare
.
-
Su
,
Giulia
,
-
fece
la
signora
Consalvi
levandosi
.
-
Forse
è
meglio
che
tu
faccia
vedere
senz
'
altro
il
disegno
.
-
Aspetta
,
mamma
.
-
pregò
la
signorina
.
-
È
bene
spiegarsi
prima
con
il
signor
Pogliani
,
francamente
.
Quando
mi
nacque
l
'
idea
del
monumento
,
devo
confessare
che
pensai
subito
al
signor
Colli
.
Sì
.
Per
via
di
quel
disegno
.
Ma
mi
dissero
,
ripeto
,
che
Lei
non
stava
più
a
Roma
.
Allora
m
'
ingegnai
d
'
adattare
da
me
il
suo
disegno
all
'
idea
al
sentimento
mio
,
a
trasformarlo
cioè
in
modo
che
potesse
rappresentare
il
mio
caso
e
il
proposito
mio
.
Mi
spiego
?
-
A
meraviglia
!
-
approvò
il
Pogliani
.
-
Lasciai
,
-
seguitò
la
signorina
,
-
le
due
figurazioni
della
Morte
e
della
Vita
,
ma
togliendo
affatto
la
violenza
dell
'
aggressione
,
ecco
.
La
Morte
non
ghermisce
più
la
Vita
,
ma
questa
anzi
,
volentieri
,
rassegnata
al
destino
,
si
sposa
alla
Morte
.
-
Si
sposa
?
-
fece
il
Pogliani
,
frastornato
.
-
Alla
Morte
!
-
gli
gridò
il
Coli
.
-
Lascia
dire
!
-
Alla
Morte
,
-
ripeté
con
un
modesto
sorriso
la
signorina
.
-
E
ho
voluto
anzi
rappresentare
chiaramente
il
simbolo
delle
nozze
.
Lo
scheletro
sta
rigido
,
come
lo
ha
disegnato
il
signor
Colli
,
ma
di
tra
le
pieghe
del
funebre
paludamento
vien
fuori
,
appena
,
una
mano
che
regge
l
'
anello
nuziale
.
La
Vita
,
in
atto
modesto
e
dimesso
,
si
stringe
accanto
allo
scheletro
e
tende
la
mano
a
ricevere
quell
'
anello
.
-
Bellissimo
!
Magnifico
!
Lo
vedo
!
-
proruppe
allora
il
Colli
.
-
Questa
è
un
'
altra
idea
!
stupenda
!
un
'
altra
cosa
,
diversissima
!
stupenda
!
L
'
anello
...
il
dito
...
Magnifico
!
-
Ecco
,
sì
,
-
soggiunse
la
signorina
,
invermigliandosi
di
nuovo
a
quella
lode
impetuosa
.
-
Credo
anch
'
io
che
sia
un
po
'
diversa
.
Ma
è
innegabile
che
ho
tratto
partito
dal
disegno
e
che
...
-
Ma
non
se
ne
faccia
scrupolo
!
-
esclamò
il
Colli
.
-
La
sua
idea
è
molto
più
bella
della
mia
,
ed
è
sua
!
Del
resto
,
la
mia
...
chi
sa
di
chi
era
!
La
signorina
Consalvi
alzò
le
spalle
e
abbassò
gli
occhi
.
-
Se
devo
dire
la
verità
,
-
interloquì
la
madre
,
scotendosi
,
-
lascio
fare
la
mia
figliuola
,
ma
a
me
l
'
idea
non
piace
per
nientissimo
affatto
.
-
Mamma
,
ti
prego
...
-
ripeté
la
figlia
;
poi
volgendosi
al
Pogliani
,
riprese
:
-
Ora
,
ecco
,
io
domandai
consiglio
al
commendator
Seralli
,
nostro
buon
amico
...
-
Che
doveva
fare
da
testimonio
alle
nozze
,
-
aggiunse
la
madre
,
sospirando
.
-
E
avendoci
il
commendatore
fatto
il
nome
di
lei
,
-
seguitò
l
'
altra
,
-
siamo
venute
per
...
-
No
,
no
,
scusi
,
signorina
,
-
s
'
affrettò
a
dire
il
Pogliani
.
-
Poiché
ha
trovato
qua
il
mio
amico
...
-
Oh
fa
'
il
piacere
!
Non
mi
seccare
!
-
proruppe
il
Colli
,
scrollandosi
furiosamente
e
avviandosi
per
uscire
.
Il
Pogliani
lo
trattenne
per
un
braccio
,
a
viva
forza
.
-
scusa
,
guarda
...
se
la
signorina
...
non
hai
inteso
?
s
'
è
rivolta
a
me
perché
ti
sapeva
fuori
di
Roma
...
-
Ma
se
ha
cambiato
tutto
!
-
esclamò
il
Colli
,
divincolandosi
.
-
Lasciami
!
Che
c
'
entro
più
io
?
È
venuta
qua
da
te
!
Scusi
,
signorina
;
scusi
,
signora
,
io
le
riverisco
...
-
Oh
sai
!
-
disse
il
Pogliani
,
risoluto
,
senza
lasciarlo
.
-
Io
non
lo
faccio
;
non
lo
farai
neanche
tu
,
e
non
lo
farà
nessuno
dei
due
...
-
Ma
,
scusino
...
insieme
?
-
propose
allora
la
madre
.
-
Non
potrebbero
insieme
?
-
Sono
dolente
d
'
aver
cagionato
...
-
si
provò
ad
aggiungere
la
signorina
.
-
Ma
no
!
-
dissero
a
un
tempo
il
Colli
e
il
Pogliani
.
Seguitò
il
Colli
:
-
Io
non
c
'
entro
più
per
nulla
,
signorina
!
E
poi
,
guardi
,
non
ho
più
studio
,
non
so
più
concluder
nulla
,
altro
che
di
dire
male
parole
a
tutti
quanti
...
Lei
deve
assolutamente
costringere
quest
'
imbecille
qua
...
-
È
inutile
,
sai
?
-
disse
il
Pogliani
.
-
O
insieme
,
come
propone
la
signora
,
o
io
non
accetto
.
-
Permette
,
signorina
?
-
fece
allora
il
Colli
,
stendendo
una
mano
verso
il
rotolo
di
carta
ch
'
ella
teneva
accanto
sul
canapè
.
-
Mi
muojo
dal
desiderio
di
veder
il
suo
disegno
.
Quando
l
'
avrò
veduto
...
-
Oh
,
non
s
'
immagini
nulla
di
straordinario
,
per
carità
!
-
premise
la
signorina
Consalvi
,
svolgendo
con
le
mani
tremolanti
il
rotolo
.
-
So
tenere
appena
la
matita
...
Ho
buttato
giù
quattro
segnacci
,
tanto
per
render
l
'
idea
...
ecco
...
-
Vestita
?
!
-
esclamò
subito
il
Colli
,
come
se
avesse
ricevuto
un
urtone
guardando
il
disegno
.
-
Come
...
vestita
?
-
domandò
,
timida
e
ansiosa
la
signorina
.
-
Ma
no
,
scusi
!
-
riprese
con
calore
il
Colli
.
-
Lei
ha
fatto
la
Vita
in
camicia
...
cioè
,
con
la
tunica
,
diciamo
!
Ma
no
,
nuda
,
nuda
,
nuda
!
la
Vita
dev
'
esser
nuda
,
signorina
mia
,
che
c
'
entra
!
-
Scusi
,
-
disse
con
gli
occhi
bassi
,
la
signorina
Consalvi
.
-
La
prego
di
guardar
più
attentamente
.
-
Ma
sì
,
vedo
,
-
replicò
con
maggior
vivacità
il
Colli
.
-
Lei
ha
voluto
raffigurarsi
qua
,
ha
voluto
fare
il
suo
ritratto
;
ma
lasciamo
andare
che
Lei
è
molto
più
bella
;
qua
siamo
nel
campo
...
nel
camposanto
dell
'
arte
,
scusi
!
e
questa
vuol
essere
la
Vita
che
si
sposa
alla
Morte
.
Ora
,
se
lo
scheletro
è
panneggiato
,
la
Vita
dev
'
esser
nuda
,
c
'
è
poco
da
dire
;
tutta
nuda
e
bellissima
,
signorina
,
per
compensare
col
contrasto
la
presenza
macabra
dello
scheletro
involto
!
Nuda
,
Pogliani
,
non
ti
pare
?
Nuda
,
è
vero
,
signora
?
Tutta
nuda
,
signorina
mia
!
Nudissima
,
dal
capo
alle
piante
!
Creda
pure
che
altrimenti
,
così
,
verrebbe
una
scena
da
ospedale
:
quello
col
lenzuolo
,
questa
con
l
'
accappatojo
...
Dobbiamo
fare
scultura
,
e
non
c
'
è
ragioni
che
tengano
!
-
No
,
no
,
scusi
,
-
disse
la
signorina
Consalvi
alzandosi
con
la
madre
.
-
Lei
avrà
forse
ragione
,
dal
lato
dell
'
arte
;
non
nego
,
ma
io
voglio
dire
qualche
cosa
,
che
soltanto
così
potrei
esprimere
.
Facendo
come
vorrebbe
Lei
,
dovrei
rinunciarvi
.
-
Ma
perché
,
scusi
?
perché
Lei
vede
qua
la
sua
persona
e
non
il
simbolo
,
ecco
!
Dire
che
sia
bello
,
scusi
,
non
si
potrebbe
dire
...
E
la
signorina
:
-
Niente
bello
,
lo
so
;
ma
appunto
come
dice
lei
,
non
il
simbolo
ho
voluto
rappresentare
,
ma
la
mia
persona
,
il
mio
caso
,
la
mia
intenzione
,
e
non
potrei
che
così
.
Penso
poi
anche
al
luogo
dove
il
monumento
dovrà
sorgere
...
Insomma
,
non
potei
transigere
.
Il
Colli
aprì
le
braccia
e
s
'
insaccò
nelle
spalle
.
-
Opinioni
!
-
O
piuttosto
,
-
corresse
la
signorina
con
un
dolce
,
mestissimo
sorriso
,
-
un
sentimento
da
rispettare
!
Stabilirono
che
i
due
amici
si
sarebbero
intesi
per
tutto
il
resto
col
commendator
Seralli
,
e
poco
dopo
la
signora
Consalvi
e
la
figliuola
in
gramaglie
tolsero
commiato
.
Ciro
Colli
-
due
passetti
-
trallarallèro
trallarallà
-
girò
sopra
un
calcagno
e
si
fregò
le
mani
.
Circa
una
settimana
dopo
,
Costantino
Pogliani
si
recò
in
casa
Consalvi
per
invitar
la
signorina
a
qualche
seduta
per
l
'
abbozzo
della
testa
.
Dal
commendator
Seralli
,
amico
molto
intimo
della
signora
Consalvi
,
aveva
saputo
che
il
Sorini
,
sopravvissuto
tre
giorni
allo
sciagurato
incidente
,
aveva
lasciato
alla
fidanzata
tutta
intera
la
cospicua
fortuna
ereditata
dal
padre
,
e
che
però
quel
monumento
doveva
esser
fatto
senza
badare
a
spese
.
Epuisé
s
'
era
dichiarato
il
commendator
Seralli
delle
cure
,
dei
pensieri
,
delle
noje
che
gli
eran
diluviati
da
quella
sciagura
;
noje
,
cure
,
pensieri
,
aggravati
dal
caratterino
un
po
'
...
emporté
,
voilà
,
della
signorina
Consalvi
la
quale
,
sì
,
poverina
,
meritava
veramente
compatimento
;
ma
pareva
,
buon
Dio
,
si
compiacesse
troppo
nel
rendersi
più
grave
la
pena
.
Oh
,
uno
choc
orribile
,
chi
diceva
di
no
?
un
vero
fulmine
a
ciel
sereno
!
E
tanto
buono
lui
,
il
Sorini
,
poveretto
!
Anche
un
bel
giovine
,
sì
.
E
innamoratissimo
!
La
avrebbe
resa
felice
senza
dubbio
,
quella
figliuola
.
E
forse
per
questo
era
morto
.
Pareva
anche
fosse
morto
e
fosse
stato
tanto
buono
per
accrescer
le
noje
del
commendator
Seralli
.
Ma
figurarsi
che
la
signorina
non
aveva
voluto
disfarsi
della
casa
,
che
egli
,
il
fidanzato
,
aveva
già
messa
su
di
tutto
punto
:
un
vero
nido
,
un
joli
rêve
de
luxe
et
de
bien
-
être
.
Ella
vi
aveva
portato
tutto
il
suo
bel
corredo
da
sposa
,
e
stava
lì
gran
parte
del
giorno
,
a
piangere
,
no
;
a
straziarsi
fantasticando
intorno
alla
sua
vita
di
sposina
così
miseramente
stroncata
...
arrachée
...
Difatti
il
Pogliani
non
trovò
in
casa
la
signorina
Consalvi
.
La
cameriera
gli
diede
l
'
indirizzo
della
casa
nuova
,
in
via
di
Porta
Pinciana
.
E
Costantino
Pogliani
,
andando
,
si
mise
a
pensare
all
'
angosciosa
,
amarissima
voluttà
che
doveva
provare
quella
povera
sposina
,
già
vedova
prima
che
maritata
,
pascendosi
nel
sogno
-
lì
quasi
attuato
-
d
'
una
vita
che
il
destino
non
aveva
voluto
farle
vivere
.
Tutti
quei
mobili
nuovi
,
scelti
chi
sa
con
quanta
cura
amorosa
da
entrambi
gli
sposini
,
e
festivamente
disposti
in
quella
casa
che
tra
pochi
giorni
doveva
essere
abitata
,
quanto
promesse
chiudevano
?
Riponi
in
uno
stipetto
un
desiderio
:
aprilo
:
vi
troverai
un
disinganno
.
Ma
lì
,
no
:
tutti
quegli
oggetti
avrebbero
custodito
,
con
le
dolci
lusinghe
,
i
desiderii
e
le
promesse
e
le
speranze
.
E
come
dovevano
esser
crudeli
gl
'
inviti
che
venivano
alla
sposina
da
quelle
cose
intatte
attorno
!
-
In
un
giorno
come
questo
!
-
sospirò
Costantino
Pogliani
.
Si
sentiva
già
nella
limpida
freschezza
dell
'
aria
l
'
alito
della
primavera
imminente
;
e
il
primo
tepore
del
sole
inebriava
.
Nella
casa
nuova
,
con
le
finestre
aperte
a
quel
sole
,
povera
signorina
Consalvi
,
chi
sa
che
sogni
e
che
strazio
!
La
trovò
che
disegnava
,
innanzi
a
un
cavalletto
,
il
ritratto
del
fidanzato
.
Con
molta
timidezza
lo
ritraeva
ingrandito
da
una
fotografia
di
piccolo
formato
,
mentre
la
madre
,
per
ingannare
il
tempo
,
leggeva
un
romanzo
francese
della
biblioteca
del
commendator
Seralli
.
Veramente
la
signorina
Consalvi
avrebbe
voluto
star
sola
lì
,
in
quel
suo
nido
mancato
.
La
presenza
della
madre
la
frastornava
.
Ma
questa
,
temendo
fra
sé
che
la
fanciulla
,
nell
'
esaltazione
,
si
lasciasse
andare
a
qualche
atto
di
romantica
disperazione
,
voleva
seguirla
e
star
lì
,
gonfiando
in
silenzio
e
sforzandosi
di
frenar
gli
sbuffi
per
quell
'
ostinato
capriccio
intollerabile
.
Rimasta
vedova
giovanissima
,
senza
assegnamenti
,
con
quell
'
unica
figliuola
,
la
signora
Consalvi
non
aveva
potuto
chiuder
le
porte
alla
vita
e
porvi
il
dolore
per
sentinella
come
ora
pareva
volesse
fare
la
figliuola
.
Non
diceva
già
che
Giulietta
non
dovesse
piangere
per
quella
sua
sorte
crudele
;
ma
credeva
,
come
il
suo
intimo
amico
commendator
Seralli
,
credeva
che
...
ecco
,
sì
,
ella
esagerasse
un
po
'
troppo
e
che
,
avvalendosi
della
ricchezza
che
il
povero
morto
le
aveva
lasciata
,
volesse
concedersi
il
lusso
di
quel
cordoglio
smodato
.
Conoscendo
pur
troppo
le
crude
e
odiose
difficoltà
dell
'
esistenza
,
le
forche
sotto
alle
quali
ella
,
ancora
addolorata
per
la
morte
del
marito
,
era
dovuta
passare
per
campar
la
vita
,
le
pareva
molto
facile
quel
cordoglio
della
figliuola
;
e
le
sue
gravi
esperienze
glielo
facevano
stimare
quasi
una
leggerezza
scusabile
,
sì
,
certamente
,
ma
a
patto
che
non
durasse
troppo
...
-
voilà
,
come
diceva
sempre
il
commendator
Seralli
.
Da
savia
donna
,
provata
e
sperimentata
nel
mondo
,
aveva
già
,
più
d
'
una
volta
,
cercato
di
richiamare
alla
giusta
misura
la
figliuola
-
invano
!
Troppo
fantastica
,
la
sua
Giulietta
aveva
,
forse
più
che
il
sentimento
del
proprio
dolore
,
l
'
idea
di
esso
.
E
questo
era
un
gran
guajo
!
Perché
il
sentimento
,
col
tempo
,
si
sarebbe
per
forza
e
senza
dubbio
affievolito
,
mentre
l
'
idea
no
,
l
'
idea
s
'
era
fissata
e
le
faceva
commettere
certe
stranezze
come
quella
del
monumento
funerario
con
la
Vita
che
si
marita
alla
Morte
(
bel
matrimonio
!
)
e
quest
'
altra
qua
della
casa
nuziale
da
serbare
intatta
per
custodirvi
il
sogno
quasi
attuato
d
'
una
vita
non
potuta
vivere
.
Fu
molto
grata
la
signora
Consalvi
al
Pogliani
di
quella
visita
.
Le
finestre
erano
aperte
veramente
al
sole
,
e
la
magnifica
pineta
di
Villa
Borghese
,
sopra
l
'
abbagliamento
della
luce
che
pareva
stagnasse
su
i
vasti
prati
verdi
,
sorgeva
alta
e
respirava
felice
nel
tenero
limpidissimo
azzurro
del
cielo
primaverile
.
Subito
la
signorina
Consalvi
accennò
di
nascondere
il
disegno
,
alzandosi
;
ma
il
Pogliani
la
trattenne
con
dolce
violenza
.
-
Perché
?
Non
vuol
lasciarmi
vedere
?
-
È
appena
cominciato
...
-
Ma
cominciato
benissimo
!
-
esclamò
egli
,
chinandosi
a
osservare
.
-
Ah
,
benissimo
...
Lui
,
è
vero
?
il
Sorini
...
Già
,
ora
mi
pare
di
ricordarmi
bene
,
guardando
il
ritratto
.
Sì
,
sì
...
L
'
ho
conosciuto
...
Ma
aveva
questa
barbetta
?
-
No
,
-
s
'
affrettò
a
rispondere
la
signorina
.
-
Non
l
'
aveva
più
ultimamente
.
-
Ecco
,
mi
pareva
...
Bel
giovine
,
bel
giovine
...
-
Non
so
come
fare
,
-
riprese
la
signorina
.
-
Perché
questo
ritratto
non
risponde
...
non
è
più
veramente
l
'
immagine
che
ho
di
lui
,
in
me
.
-
Eh
sì
,
-
riconobbe
subito
il
Pogliani
,
-
meglio
,
lui
,
molto
più
...
più
animato
,
ecco
...
più
sveglio
,
direi
...
-
Se
l
'
era
fatto
in
America
,
codesto
ritratto
,
-
osservò
la
madre
,
-
prima
che
si
fidanzassero
,
naturalmente
...
-
E
non
ne
ho
altri
!
-
sospirò
la
signorina
.
-
Guardi
:
chiudo
gli
occhi
,
così
,
e
lo
vedo
preciso
com
'
era
ultimamente
;
ma
appena
mi
metto
a
ritrarlo
,
non
lo
vedo
più
:
guardo
allora
il
ritratto
,
e
lì
mi
pare
che
sia
lui
,
vivo
.
Mi
provo
a
disegnare
,
e
non
lo
ritrovo
più
in
questi
lineamenti
.
È
una
disperazione
!
-
Ma
guarda
,
Giulia
,
-
riprese
allora
la
madre
,
con
gli
occhi
fissi
sul
Pogliani
,
-
tu
dicevi
la
linea
del
mento
,
volendo
levare
la
barba
...
Non
ti
pare
che
qua
nel
mento
,
il
signor
Pogliani
...
Questi
arrossì
,
sorrise
.
Quasi
senza
volerlo
,
alzò
il
mento
,
lo
presentò
;
come
se
con
due
dita
,
delicatamente
,
la
signorina
glielo
dovesse
prendere
per
metterlo
lì
,
nel
ritratto
del
Sorini
.
La
signorina
levò
appena
gli
occhi
a
guardarglielo
,
timida
e
turbata
.
(
Non
aveva
proprio
alcun
riguardo
per
il
suo
lutto
,
la
madre
!
)
-
E
anche
i
baffi
,
oh
!
Guarda
!
...
-
aggiunse
la
signora
Consalvi
,
senza
farlo
apposta
.
-
Li
portava
così
ultimamente
il
povero
Giulio
,
non
ti
pare
?
-
Ma
i
baffi
,
-
disse
,
urtata
,
la
signorina
,
-
che
vuoi
che
siano
?
Non
ci
vuol
niente
a
farli
!
Costantino
Pogliani
,
istintivamente
,
se
li
toccò
.
Sorrise
di
nuovo
.
Confermò
:
-
Niente
,
già
...
S
'
accostò
quindi
al
cavalletto
e
disse
:
-
Guardi
,
se
mi
permette
...
vorrei
farle
vedere
,
signorina
...
Così
,
in
due
tratti
,
qua
...
non
s
'
incomodi
,
per
carità
!
qua
in
quest
'
angolo
...
(
poi
si
cancella
)
...
com
'
io
ricordo
il
povero
Sorini
.
Sedette
e
si
mise
a
schizzare
,
con
l
'
ajuto
della
fotografia
,
la
testa
del
fidanzato
,
mentre
dalle
labbra
della
signorina
Consalvi
,
che
seguiva
i
rapidi
tocchi
con
crescente
esultanza
di
tutta
l
'
anima
protesa
e
spirante
,
scattavano
di
tratto
in
tratto
certi
sì
...
sì
...
sì
....
che
animavano
e
quasi
guidavano
la
matita
.
Alla
fine
,
non
poté
più
trattenere
la
propria
commozione
:
-
Sì
,
oh
guarda
,
mamma
...
è
lui
...
preciso
...
oh
,
lasci
...
grazie
...
Che
felicità
,
poter
così
...
è
perfetto
...
è
perfetto
...
-
Un
po
'
di
pratica
,
-
disse
,
levandosi
,
il
Pogliani
,
con
umiltà
che
lasciava
trasparire
il
piacere
per
quelle
vivissime
lodi
.
-
E
poi
,
le
dico
,
lo
ricordo
tanto
bene
,
povero
Sorini
...
La
signorina
Consalvi
rimase
a
rimirare
il
disegno
,
insaziabilmente
.
-
Il
mento
,
sì
...
è
questo
...
preciso
...
Grazie
,
grazie
...
In
quel
punto
il
ritrattino
del
Sorini
che
serviva
da
modello
,
scivolò
dal
cavalletto
,
e
la
signorina
,
ancora
tutta
ammirata
nello
schizzo
del
Pogliani
,
non
si
chinò
a
raccoglierlo
.
Lì
per
terra
,
quell
'
immagine
già
un
po
'
sbiadita
apparve
più
che
mai
malinconica
,
come
se
comprendesse
che
non
si
sarebbe
rialzata
mai
più
.
Ma
si
chinò
a
raccoglierla
il
Pogliani
,
cavallerescamente
.
-
Grazie
,
-
gli
disse
la
signorina
.
-
Ma
io
adesso
mi
servirò
del
suo
disegno
,
sa
?
Non
lo
guarderò
più
,
questo
brutto
ritratto
.
E
d
'
improvviso
,
levando
gli
occhi
,
le
sembrò
che
la
stanza
fosse
più
luminosa
.
Come
se
quello
scatto
d
'
ammirazione
le
avesse
a
un
tratto
snebbiato
il
petto
da
tanto
tempo
oppresso
,
aspirò
con
ebbrezza
,
bevve
con
l
'
anima
quella
luce
ilare
viva
,
che
entrava
dall
'
ampia
finestra
aperta
all
'
incantevole
spettacolo
della
magnifica
villa
avvolta
nel
fascino
primaverile
.
Fu
un
attimo
.
La
signorina
Consalvi
non
poté
spiegarsi
che
cosa
veramente
fosse
avvenuto
in
lei
.
Ebbe
l
'
impressione
improvvisa
di
sentirsi
come
nuova
fra
tutte
quelle
cose
nuove
attorno
.
Nuova
e
libera
;
senza
più
l
'
incubo
che
l
'
aveva
soffocata
fino
a
poc
'
anzi
.
Un
alito
,
qualche
cosa
era
entrata
con
impeto
da
quella
finestra
a
sommuovere
tumultuosamente
in
lei
tutti
i
sentimenti
,
a
infondere
quasi
un
brillio
di
vita
in
tutti
quegli
oggetti
nuovi
,
a
cui
ella
aveva
voluto
appunto
negar
la
vita
,
lasciandoli
intatti
lì
,
come
a
vegliare
con
lei
la
morte
d
'
un
sogno
.
E
,
udendo
il
giovane
elegantissimo
sculture
con
dolce
voce
lodare
la
bellezza
di
quella
vista
e
della
casa
,
conversando
con
la
madre
che
lo
invitava
a
veder
le
altre
stanze
,
seguì
l
'
uno
e
l
'
altra
con
uno
strano
turbamento
,
come
se
quel
giovine
,
quell
'
estraneo
,
stesse
davvero
per
penetrare
in
quel
suo
sogno
morto
,
per
rianimarlo
.
Fu
così
forte
questa
nuova
impressione
,
che
non
poté
varcar
la
soglia
della
camera
da
letto
;
e
vedendo
il
giovine
e
la
madre
scambiarsi
lì
un
mesto
sguardo
di
intelligenza
,
non
poté
più
reggere
;
scoppiò
in
singhiozzi
.
E
pianse
,
sì
,
pianse
ancora
per
la
stessa
cagione
per
cui
tante
altre
volte
aveva
pianto
;
ma
avvertì
confusamente
che
,
tuttavia
,
quel
pianto
era
diverso
,
che
il
suono
di
quei
suoi
singhiozzi
non
le
destava
dentro
l
'
eco
del
dolore
antico
,
le
immagini
che
prima
le
si
presentavano
.
E
meglio
lo
avvertì
,
allorché
la
madre
accorsa
prese
a
confortarla
come
tant
'
altre
volte
la
aveva
confortata
,
usando
le
stesse
parole
,
le
stesse
esortazioni
.
Non
poté
tollerarle
;
fece
un
violento
sforzo
su
se
stessa
;
smise
di
piangere
;
e
fu
grata
al
giovine
che
,
per
distrarla
,
la
pregava
di
fargli
vedere
la
cartella
dei
disegni
scorta
lì
su
una
sedia
a
libriccino
.
Lodi
,
lodi
misurate
e
sincere
,
e
appunti
,
osservazioni
,
domande
,
che
la
indussero
a
spiegare
,
a
discutere
;
e
infine
un
'
esortazione
calda
a
studiare
,
a
seguir
con
fervore
quella
sua
disposizione
all
'
arte
,
veramente
non
comune
.
Sarebbe
stato
un
peccato
!
un
vero
peccato
!
Non
s
'
era
mai
provata
a
trattare
i
colori
?
Mai
,
mai
?
Perché
?
Oh
,
non
ci
sarebbe
mica
voluto
molto
con
quella
preparazione
,
con
quella
passione
...
Costantino
Pogliani
si
profferse
d
'
iniziarla
;
la
signorina
Consalvi
accettò
;
e
le
lezioni
cominciarono
il
giorno
appresso
,
lì
,
nella
casa
nuova
,
che
invitava
ed
attendeva
.
Non
più
di
due
mesi
dopo
,
nello
studio
del
Pogliani
,
ingombro
già
d
'
un
colossale
monumento
funerario
tutto
abbozzato
alla
brava
,
Ciro
Colli
,
sdrajato
sul
canapè
col
vecchio
camice
di
tela
stretto
alle
gambe
,
fumava
la
pipa
e
teneva
uno
strano
discorso
allo
scheletro
,
fissato
diritto
su
per
la
predellina
nera
,
che
s
'
era
fatto
prestare
per
modello
da
un
suo
amico
dottore
.
Gli
aveva
posato
un
po
'
a
sghembo
sul
teschio
il
suo
berretto
di
carta
;
e
lo
scheletro
pareva
un
fantaccino
su
l
'
attenti
,
ad
ascoltar
la
lezione
che
Ciro
Colli
scultore
-
caporale
,
tra
uno
sbuffo
e
l
'
altro
di
fumo
gl
'
impartiva
:
-
E
tu
perché
te
ne
sei
andato
a
caccia
?
Vedi
come
ti
sei
conciato
,
caro
mio
?
Brutto
...
le
gambe
secche
...
tutto
secco
...
Diciamo
la
verità
,
ti
pare
che
codesto
matrimonio
si
possa
combinare
?
La
vita
,
caro
...
guardala
là
,
ma
eh
!
che
tocco
di
figliolona
senza
risparmio
m
'
è
uscita
dalle
mani
!
Ti
puoi
sul
serio
lusingare
che
quella
lì
ti
voglia
sposare
?
Ti
s
'
è
accostata
,
timida
e
dimessa
;
lagrime
giù
a
fontana
...
ma
mica
per
ricevere
l
'
anello
nuziale
...
levatelo
dal
capo
!
Spendola
,
caro
,
spendola
giù
la
borsa
...
Gliel
'
hai
data
?
E
ora
che
vuoi
da
me
!
Inutile
dire
,
se
me
lo
credevo
!
Povero
mondo
e
chi
ci
crede
!
S
'
è
messa
a
studiar
pittura
,
la
Vita
,
e
il
suo
maestro
sai
chi
è
?
Costantino
Pogliani
.
Scherzo
che
passa
la
parte
,
diciamo
la
verità
.
Se
fossi
in
te
,
caro
mio
,
lo
sfiderei
.
Hai
sentito
stamane
?
Ordine
positivo
:
non
vuole
,
mi
pro
-
i
-
bi
-
sce
assolutamente
che
io
la
faccia
nuda
.
Eppure
lui
,
per
quanto
somaro
,
scultore
è
,
e
sa
bene
che
per
vestirla
bisogna
prima
farla
nuda
...
Ma
te
lo
spiego
io
il
fatto
com
'
è
:
non
vuole
che
si
veda
su
quel
nudo
là
meraviglioso
il
volto
della
sua
signorina
...
è
salito
lassù
,
hai
visto
?
su
tutte
le
furie
,
e
con
due
colpi
di
stecca
,
taf
!
taf
!
me
l
'
ha
tutto
guastato
...
sai
dirmi
perché
,
fantaccino
mio
?
Gli
ho
gridato
:
«
Lascia
!
Te
la
vesto
subito
!
Te
la
vesto
!
»
.
Ma
che
vestire
!
Nuda
la
vogliono
ora
...
la
Vita
nuda
,
nuda
e
cruda
com
'
è
,
caro
mio
!
sono
tornati
al
mio
primo
disegno
,
al
simbolo
:
via
il
ritratto
!
Tu
che
ghermisci
,
bello
mio
,
e
lei
che
non
ne
vuol
sapere
...
Ma
perché
te
ne
sei
andato
a
caccia
?
me
lo
dici
?
LA
TOCCATINA
I
.
Col
cappellaccio
bianco
buttato
sulla
nuca
,
le
cui
tese
parevano
una
spera
attorno
al
faccione
rosso
come
una
palla
di
formaggio
d
'
Olanda
,
Cristoforo
Golisch
s
'
arrestò
in
mezzo
alla
via
con
le
gambe
aperte
un
po
'
curve
per
il
peso
del
corpo
gigantesco
;
alzò
le
braccia
;
gridò
:
-
Beniamino
!
Alto
quasi
quanto
lui
,
ma
secco
e
tentennante
come
una
canna
,
gli
veniva
incontro
pian
piano
,
con
gli
occhi
stranamente
attoniti
nella
squallida
faccia
,
un
uomo
sui
cinquant
'
anni
,
appoggiato
a
un
bastone
dalla
grossa
ghiera
di
gomma
.
Strascicava
a
stento
la
gamba
sinistra
.
-
Beniamino
!
-
ripeté
il
Golisch
;
e
questa
volta
la
voce
espresse
,
oltre
la
sorpresa
,
il
dolore
di
ritrovare
in
quello
stato
,
dopo
tanti
anni
,
l
'
amico
.
Beniamino
Lenzi
batté
più
volte
le
palpebre
:
gli
occhi
gli
rimasero
attoniti
;
vi
passò
solamente
come
un
velo
di
pianto
,
senza
però
che
i
lineamenti
del
volto
si
scomponessero
minimamente
.
Sotto
i
baffi
già
grigi
le
labbra
,
un
po
'
storte
,
si
spiccicarono
e
lavorarono
un
pezzo
con
la
lingua
annodata
a
pronunziare
qualche
parola
:
-
O
....
oa
...
oa
sto
meo
...
cammìo
...
-
Ah
bravo
...
-
fece
il
Golisch
,
agghiacciato
dall
'
impressione
di
non
aver
più
dinanzi
un
uomo
,
Beniamino
Lenzi
,
qual
egli
lo
aveva
conosciuto
;
ma
quasi
un
ragazzo
ormai
,
un
povero
ragazzo
che
si
dovesse
pietosamente
ingannare
.
E
gli
si
mise
accanto
e
si
sforzò
di
camminare
col
passo
di
lui
.
(
Ah
,
quel
piede
che
non
si
spiccicava
più
da
terra
e
strisciava
,
quasi
non
potesse
sottrarsi
a
una
forza
che
lo
tirava
di
sotto
!
)
Cercando
di
dissimulare
alla
meglio
la
pena
,
la
costernazione
strana
che
a
mano
a
mano
lo
vinceva
nel
vedersi
accanto
quell
'
uomo
toccato
dalla
morte
,
quasi
morto
per
metà
e
cangiato
,
cominciò
a
domandargli
dove
fosse
stato
tutto
quel
tempo
,
da
che
s
'
era
allontanato
da
Roma
;
che
avesse
fatto
;
quando
fosse
ritornato
.
Beniamino
Lenzi
gli
rispose
con
parole
smozzicate
quasi
inintelligibili
,
che
lasciarono
il
Golisch
nel
dubbio
che
le
sue
domande
non
fossero
state
comprese
.
Solo
le
palpebre
,
abbassandosi
frequentemente
su
gli
occhi
,
esprimevano
lo
stento
e
la
pena
,
e
pareva
che
volessero
far
perdere
allo
sguardo
quel
teso
,
duro
,
strano
attonimento
.
Ma
non
ci
riuscivano
.
La
morte
,
passando
e
toccando
,
aveva
fissato
così
la
maschera
di
quell
'
uomo
.
Egli
doveva
aspettare
con
quel
volto
,
con
quegli
occhi
,
con
quell
'
aria
di
spaurita
sospensione
,
ch
'
ella
ripassasse
e
lo
ritoccasse
un
tantino
più
forte
per
renderlo
immobile
del
tutto
e
per
sempre
.
-
Che
spasso
!
-
fischiò
tra
i
denti
Cristoforo
Golisch
.
E
lanciò
di
qua
e
di
là
occhiatacce
alla
gente
che
si
voltava
e
si
fermava
a
mirar
col
volto
atteggiato
di
compassione
quel
pover
uomo
accidentato
.
Una
sorda
rabbia
prese
a
bollirgli
dentro
.
Come
camminava
svelta
la
gente
per
via
!
svelta
di
collo
,
svelta
di
braccia
,
svelta
di
gambe
...
E
lui
stesso
!
Era
padrone
,
lui
,
di
tutti
i
suoi
movimenti
;
e
si
sentiva
così
forte
...
Strinse
un
pugno
.
Perdio
!
Sentì
come
sarebbe
stato
poderoso
a
calarlo
bene
scolpito
su
la
schiena
di
qualcuno
.
Ma
perché
?
Non
sapeva
...
Lo
irritava
la
gente
,
lo
irritavano
in
special
modo
i
giovani
che
si
voltavano
a
guardare
il
Lenzi
.
Cavò
dalla
tasca
un
grosso
fazzoletto
di
cotone
turchino
e
si
asciugò
il
sudore
che
gli
grondava
dal
faccione
affocato
.
-
Beniamino
,
dove
vai
adesso
?
Il
Lenzi
si
era
fermato
,
aveva
appoggiata
la
mano
illesa
a
un
lampione
e
pareva
lo
carezzasse
,
guardandolo
amorosamente
.
Biascicò
:
-
Da
dottoe
...
Esecìio
de
piee
.
E
si
provò
ad
alzare
il
piede
colpito
.
-
Esercizio
?
-
disse
il
Golisch
.
-
Ti
eserciti
il
piede
?
-
Piee
,
ripeté
il
Lenzi
.
-
Bravo
!
-
esclamò
di
nuovo
il
Golisch
.
Gli
venne
la
tentazione
d
'
afferrargli
quel
piede
,
stringerglielo
,
prendere
per
le
braccia
l
'
amico
e
dargli
un
tremendo
scrollone
,
per
scomporlo
da
quell
'
orribile
immobilità
.
Non
sapeva
,
non
poteva
vederselo
davanti
,
ridotto
in
quello
stato
.
Eccolo
qua
,
il
compagno
delle
antiche
scapataggini
,
nei
begli
anni
della
gioventù
e
poi
nelle
ore
d
'
ozio
,
ogni
sera
,
scapoli
com
'
eran
rimasti
entrambi
.
Un
bel
giorno
,
una
nuova
via
s
'
era
aperta
innanzi
all
'
amico
,
il
quale
s
'
era
incamminato
per
essa
,
svelto
anche
lui
,
allora
,
-
oh
tanto
!
-
svelto
e
animoso
.
Sissignore
!
Lotte
,
fatiche
,
speranze
;
e
poi
,
tutt
'
a
un
tratto
:
eccolo
qua
,
com
'
era
ritornato
...
Ah
,
che
buffonata
!
che
buffonata
!
Avrebbe
voluto
parlargli
di
tante
cose
,
e
non
sapeva
.
Le
domande
gli
s
'
affollavano
alle
labbra
e
gli
morivano
assiderate
.
«
Ti
ricordi
»
,
avrebbe
voluto
dirgli
,
«
delle
nostre
famose
scommesse
alla
Fiaschetteria
Toscana
?
E
di
Nadina
,
ti
ricordi
?
L
'
ho
ancora
,
con
me
,
sai
!
Tu
me
l
'
hai
appioppata
,
birbaccione
,
quando
partisti
da
Roma
.
Cara
figliuola
,
quanto
bene
ti
voleva
...
Ti
pensa
ancora
,
sai
?
mi
parla
ancora
di
te
,
qualche
volta
.
Andrò
a
trovarla
questa
sera
stessa
e
le
dirò
che
t
'
ho
riveduto
,
poveretto
...
È
proprio
inutile
ch
'
io
ti
domando
:
tu
non
ricordi
più
nulla
;
tu
forse
non
mi
riconosci
più
,
o
mi
riconosci
appena
.
»
Mentre
il
Golisch
pensava
così
,
con
gli
occhi
gonfi
di
lacrime
,
Beniamino
Lenzi
seguitava
a
guardare
amorosamente
il
lampione
e
pian
piano
con
le
dita
gli
levava
la
polvere
.
Quel
lampione
segnava
per
lui
una
delle
tre
tappe
della
passeggiata
giornaliera
.
Strascinandosi
per
via
,
non
vedeva
nessuno
,
non
pensava
a
niente
;
mentre
la
vita
gli
turbinava
intorno
,
agitata
da
tante
passioni
,
premuta
da
tante
cure
,
egli
tendeva
con
tutte
le
forze
che
gli
erano
rimaste
a
quel
lampione
,
prima
;
poi
,
più
giù
,
alla
vetrina
d
'
un
bazar
,
che
segnava
la
seconda
tappa
;
e
qui
si
tratteneva
più
a
lungo
a
contemplare
con
gioja
infantile
una
scimmietta
di
porcellana
sospesa
a
un
'
altalena
dai
cordoncini
di
seta
rossa
.
La
terza
sosta
era
alla
ringhiera
del
giardinetto
in
fondo
alla
via
,
donde
poi
si
recava
alla
casa
del
medico
.
Nel
cortile
di
quella
casa
,
tra
i
vasi
di
fiori
e
i
cassoni
d
'
aranci
,
di
lauro
e
di
bambù
,
eran
disposti
parecchi
attrezzi
di
ginnastica
,
tra
i
quali
alcune
pertiche
elastiche
,
fermate
orizzontalmente
in
cima
a
certi
pali
tozzi
e
solidi
;
pertiche
da
tornitore
,
dalla
cui
estremità
pendeva
una
corda
,
la
quale
,
dato
un
giro
attorno
a
un
rocchetto
,
scendeva
ad
annodarsi
a
una
leva
di
legno
,
fermata
per
un
capo
al
suolo
da
una
forcella
.
Beniamino
Lenzi
poneva
il
piede
colpito
su
questa
leva
e
spingeva
;
la
pertica
in
alto
molleggiava
e
brandiva
,
e
il
rocchetto
,
sostenuto
orizzontalmente
da
due
toppi
,
girava
per
via
della
corda
.
Ogni
giorno
,
mezz
'
ora
di
questo
esercizio
.
E
in
capo
a
pochi
mesi
,
sarebbe
guarito
.
Oh
,
non
c
'
era
alcun
dubbio
!
Guarito
del
tutto
...
Dopo
aver
assistito
per
un
pezzetto
a
questo
grazioso
spettacolo
,
Cristoforo
Golisch
uscì
dal
cortile
a
gran
passi
,
sbuffando
come
un
cavallo
,
dimenando
le
braccia
,
furibondo
.
Pareva
che
la
morte
avesse
fatto
a
lui
e
non
al
povero
Lenzi
lo
scherzo
di
quella
toccatina
lì
,
al
cervello
.
N
'
era
rivoltato
.
Con
gli
occhi
torvi
,
i
denti
serrati
,
parlava
tra
sé
e
gesticolava
per
via
,
come
un
matto
.
-
Ah
,
sì
?
-
diceva
-
Ti
tocco
e
ti
lascio
?
No
,
ah
,
no
perdio
!
Io
non
mi
riduco
in
quello
stato
!
Ti
faccio
tornare
per
forza
,
io
!
Mi
passeggi
accanto
e
ti
diverti
a
vedere
come
mi
hai
conciato
?
a
vedermi
strascicare
un
piede
?
a
sentirmi
biascicare
?
Mi
rubi
mezzo
alfabeto
,
mi
fai
dire
oa
e
cao
,
e
ridi
?
No
,
caa
!
Vieni
qua
!
Mi
tio
una
pistoettata
,
com
'
è
veo
Dio
!
Questo
spasso
io
non
te
lo
do
!
Mi
sparo
,
m
'
ammazzo
com
'
è
vero
Dio
!
Questo
spasso
non
te
lo
do
.
Tutta
la
sera
e
poi
il
giorno
appresso
e
per
parecchi
giorni
di
fila
non
pensò
ad
altro
,
non
parlò
d
'
altro
,
a
casa
,
per
via
,
al
caffè
,
alla
fiaschetteria
,
quasi
se
ne
fosse
fatta
una
fissazione
.
Domandava
a
tutti
:
-
Avete
veduto
Beniamino
Lenzi
?
E
se
qualcuno
gli
rispondeva
di
no
:
-
Colpito
!
Morto
per
metà
!
Rimbambito
...
Come
non
s
'
ammazza
?
Se
io
fossi
medico
,
lo
ammazzerei
!
Per
carità
di
prossimo
...
Gli
fanno
fare
il
tornio
nel
cortile
...
e
lui
crede
che
guarirà
!
Beniamino
Lenzi
,
capite
?
Beniamino
Lenzi
che
s
'
è
battuto
tre
volte
in
duello
,
dopo
aver
fatto
con
me
la
campagna
del
'66
,
ragazzotto
...
Perdio
,
e
quando
mai
l
'
abbiamo
calcolata
noi
,
questa
pellaccia
?
La
vita
ha
prezzo
per
quello
che
ti
dà
...
Dico
bene
?
Non
ci
penserei
neanche
due
volte
...
Gli
amici
,
alla
fiaschetteria
,
alla
fine
non
ne
poterono
più
.
-
M
'
ammazzo
...
m
'
ammazzo
...
E
ammazzati
una
buona
volta
e
falla
finita
!
Cristoforo
Golisch
si
scosse
,
protese
le
mani
:
-
No
;
io
dico
,
se
mai
...
II
.
Circa
un
mese
dopo
,
mentre
desinava
con
la
sorella
vedova
e
il
nipote
,
Cristoforo
Golisch
improvvisamente
stravolse
gli
occhi
,
storse
la
bocca
,
quasi
per
uno
sbadiglio
mancato
;
e
il
capo
gli
cadde
sul
petto
e
la
faccia
sul
piatto
.
Una
toccatina
,
lieve
lieve
,
anche
lui
.
Perdette
lì
per
lì
la
parola
e
mezzo
lato
del
corpo
:
il
destro
.
Cristoforo
Golisch
era
nato
in
Italia
,
da
genitori
tedeschi
;
non
era
mai
stato
in
Germania
,
e
parlava
romanesco
,
come
un
romano
di
Roma
.
Da
un
pezzo
gli
amici
gli
avevano
italianizzato
anche
il
cognome
,
chiamandolo
Golicci
,
e
gl
'
intimi
anche
Golaccia
,
in
considerazione
del
ventre
e
del
formidabile
appetito
.
Solo
con
la
sorella
egli
soleva
di
tanto
in
tanto
scambiare
qualche
parola
in
tedesco
,
perché
gli
altri
non
intendessero
.
Ebbene
,
riacquistato
a
stento
,
in
capo
a
poche
ore
,
l
'
uso
della
parola
,
Cristoforo
Golisch
offrì
al
medico
un
curioso
fenomeno
da
studiare
;
non
sapeva
più
parlare
in
italiano
:
parlava
tedesco
.
Aprendo
gli
occhi
insanguati
,
pieni
di
paura
,
contraendo
quasi
in
un
mezzo
sorriso
la
sola
guancia
sinistra
e
aprendo
alquanto
la
bocca
da
questo
lato
,
dopo
essersi
più
volte
provato
a
snodar
la
lingua
inceppata
,
alzò
la
mano
illesa
verso
il
capo
e
balbettò
,
rivolto
al
medico
:
-
Ih
...
ihr
...
wie
ein
Faustschlag
...
Il
medico
non
comprese
,
e
bisognò
che
la
sorella
,
mezzo
istupidita
dall
'
improvvisa
sciagura
,
gli
facesse
da
interprete
.
Era
divenuto
tedesco
a
un
tratto
,
Cristoforo
Golisch
:
cioè
,
un
altro
;
perché
tedesco
veramente
,
lui
,
non
era
mai
stato
.
Soffiata
via
,
come
niente
,
dal
suo
cervello
ogni
memoria
della
lingua
italiana
,
anzi
tutta
quanta
l
'
italianità
sua
.
Il
medico
si
provò
a
dare
una
spiegazione
scientifica
del
fenomeno
:
dichiarò
il
male
:
emiplegia
;
prescrisse
la
cura
.
Ma
la
sorella
,
spaventata
,
lo
chiamò
in
disparte
e
gli
riferì
i
propositi
violenti
manifestati
dal
fratello
pochi
giorni
innanzi
,
avendo
veduto
un
amico
colpito
da
quello
stesso
male
.
-
Ah
,
signor
dottore
,
da
un
mese
non
parlava
più
d
'
altro
;
quasi
se
la
fosse
sentita
pendere
sul
capo
la
condanna
!
S
'
ammazzerà
...
Tiene
la
rivoltella
lì
,
nel
cassetto
del
comodino
...
Ho
tanta
paura
...
Il
medico
sorrise
pietosamente
.
-
Non
ne
abbia
,
non
ne
abbia
,
signora
mia
!
Gli
daremo
a
intendere
che
è
stato
un
semplice
disturbo
digestivo
,
e
vedrà
che
...
-
Ma
che
,
dottore
!
-
Le
assicuro
che
lo
crederà
.
Del
resto
,
il
colpo
,
per
fortuna
,
non
è
stato
molto
grave
.
Ho
fiducia
che
tra
pochi
giorni
riacquisterà
l
'
uso
degli
arti
offesi
,
se
non
bene
del
tutto
,
almeno
da
potersene
servire
pian
piano
...
e
,
col
tempo
,
chi
sa
!
Certo
è
stato
per
lui
un
terribile
avviso
.
Bisognerà
cangiar
vita
e
tenersi
a
un
regime
scrupolosissimo
per
allontanare
quanto
più
sarà
possibile
un
nuovo
assalto
del
male
.
La
sorella
abbassò
le
palpebre
per
chiudere
e
nascondere
negli
occhi
le
lagrime
.
Non
fidandosi
però
dell
'
assicurazione
del
medico
,
appena
questi
andò
via
,
concertò
col
figliuolo
e
con
la
serva
il
modo
di
portar
via
,
dal
cassetto
del
comodino
la
rivoltella
:
lei
e
la
serva
si
sarebbero
accostate
alla
sponda
del
letto
con
la
scusa
di
rialzare
un
tantino
le
materasse
,
e
nel
frattempo
-
ma
,
attento
per
carità
!
-
il
ragazzo
avrebbe
aperto
il
cassetto
senza
far
rumore
e
...
-
attento
!
-
via
,
l
'
arma
.
Così
fecero
.
E
di
questa
sua
precauzione
la
sorella
si
lodò
molto
,
non
parendole
naturale
,
di
lì
a
poco
,
la
facilità
con
cui
il
fratello
accolse
la
spiegazione
del
male
,
suggerita
dal
medico
:
disturbo
digestivo
.
-
Ja
...
ja
...
es
ist
doch
...
Da
quattro
giorni
se
lo
sentiva
ingombro
lo
stomaco
.
-
Unver
...
Unverdaulichkeit
...
ja
...
ja
...
Ma
possibile
,
-
pensava
la
sorella
,
-
ch
'
egli
non
avverta
la
paralisi
di
mezzo
lato
del
corpo
?
possibile
c
'
egli
,
già
prevenuto
dal
caso
recente
del
Lenzi
,
creda
che
una
semplice
indigestione
possa
aver
fatto
un
tale
effetto
?
Fin
dalla
prima
veglia
cominciò
a
suggerirgli
amorosamente
,
come
a
un
bambino
,
le
parole
della
lingua
dimenticata
;
gli
domandò
perché
non
parlasse
più
italiano
.
Egli
la
guardò
imbalordito
.
Non
s
'
era
accorto
peranche
di
parlare
in
tedesco
:
tutt
'
a
un
tratto
gli
era
venuto
di
parlar
così
,
né
credeva
che
potesse
parlare
altrimenti
.
Si
provò
tuttavia
a
ripetere
le
parole
italiane
,
facendo
eco
alla
sorella
.
Ma
le
pronunziava
ora
con
voce
cangiata
e
con
accento
straniero
,
proprio
come
un
tedesco
che
si
sforzasse
di
parlare
italiano
.
Chiamava
Giovannino
,
il
nipote
,
Ciofaio
.
E
il
nipote
-
scimunito
!
-
ne
rideva
,
come
se
lo
zio
lo
chiamasse
così
per
ischerzo
.
Tre
giorni
dopo
,
quando
alla
Fiaschetteria
Toscana
si
seppe
del
malore
improvviso
del
Golisch
,
gli
amici
accorsi
a
visitarlo
poterono
avere
un
saggio
pietoso
di
quella
sua
nuova
lingua
.
Ma
egli
non
aveva
punto
coscienza
della
curiosissima
impressione
che
faceva
,
parlando
a
quel
modo
.
Pareva
un
naufrago
che
si
arrabattasse
disperatamente
per
tenersi
a
galla
,
dopo
essere
stato
tuffato
e
sommerso
per
un
attimo
eterno
nella
vita
oscura
,
a
lui
ignota
,
della
sua
gente
.
E
da
quel
tutto
,
ecco
,
era
balzato
fuori
un
altro
;
ridivenuto
bambino
,
a
quarant
'
otto
anni
,
e
straniero
.
E
contentissimo
era
.
Sì
,
perché
proprio
in
quel
giorno
aveva
cominciato
a
poter
muovere
appena
il
braccio
e
la
mano
.
La
gamba
no
,
ancora
.
Ma
sentiva
che
forse
il
giorno
dopo
,
con
uno
sforzo
,
sarebbe
riuscito
a
muovere
anche
quella
.
Ci
si
provava
anche
adesso
,
ci
si
provava
...
e
,
no
eh
?
non
scorgevano
alcun
movimento
gli
amici
?
-
Tomai
...
tomai
...
-
Ma
sì
,
domani
,
sicuro
!
A
uno
a
uno
gli
amici
,
prima
d
'
andar
via
-
quantunque
lo
spettacolo
offerto
dal
Golisch
non
desse
più
luogo
ad
alcun
timore
-
stimarono
prudente
raccomandare
alla
sorella
la
sorveglianza
.
-
Da
un
momento
all
'
altro
,
non
si
sa
mai
...
Può
darsi
che
la
coscienza
gli
si
ridesti
,
e
...
Ciascuno
pensava
,
ora
,
come
già
aveva
pensato
il
Golisch
,
da
sano
:
che
l
'
unica
,
cioè
,
era
di
finirsi
con
una
pistolettata
per
non
restar
così
malvivo
e
sotto
la
minaccia
terribile
,
inovviabile
,
d
'
un
nuovo
colpo
da
un
momento
all
'
altro
.
Ma
loro
sì
,
adesso
,
lo
pensavano
:
non
più
il
Golisch
però
.
L
'
allegrezza
del
Golisch
,
invece
,
quando
-
una
ventina
di
giorni
dopo
-
sorretto
dalla
sorella
e
dal
nipote
,
poté
muovere
i
primi
passi
per
la
camera
!
Gli
occhi
,
è
vero
,
no
,
senza
uno
specchio
non
se
li
poteva
vedere
:
attoniti
,
smarriti
,
come
quelli
di
Beniamino
Lenzi
;
ma
della
gamba
sì
,
perbacco
,
avrebbe
potuto
accorgersi
bene
che
la
strascicava
a
stento
...
Eppure
,
che
allegrezza
!
Si
sentiva
rinato
.
Aveva
di
nuovo
tutte
le
meraviglie
d
'
un
bambino
,
e
anche
le
lagrime
facili
,
come
le
hanno
i
bambini
,
per
ogni
nonnulla
.
Da
tutti
gli
oggetti
della
camera
sentiva
venirsi
un
conforto
dolcissimo
,
familiare
,
non
mai
provato
prima
;
e
il
pensiero
ch
'
egli
ora
poteva
andare
co
'
suoi
piedi
fino
a
quegli
oggetti
,
a
carezzarli
con
le
mani
,
lo
inteneriva
di
gioja
fino
a
piangerne
.
Guardava
dall
'
uscio
gli
oggetti
delle
altre
stanze
e
si
struggeva
dal
desiderio
di
recarsi
a
carezzare
anche
quelli
.
Sì
,
via
...
pian
piano
,
pian
piano
,
sorretto
di
qua
e
di
là
...
Poi
volle
fare
a
meno
del
braccio
del
nipote
,
e
girò
appoggiato
alla
sorella
soltanto
e
col
bastone
nell
'
altra
mano
;
poi
,
non
più
sorretto
da
alcuno
,
col
bastone
soltanto
;
e
finalmente
volle
dare
una
gran
prova
di
forza
:
-
Oh
...
oh
...
guaddae
,
guaddae
...
sea
battoe
...
-
E
davvero
,
tenendo
il
bastone
levato
,
mosse
due
o
tre
passi
.
Ma
dovettero
accorrere
con
una
seggiola
per
farlo
subito
sedere
.
Gli
era
quasi
scolata
addosso
tutta
la
carne
,
e
pareva
l
'
ombra
di
se
stesso
;
pur
non
di
meno
,
neanche
il
minimo
dubbio
in
lui
che
il
suo
non
fosse
stato
un
disturbo
digestivo
;
e
,
sedendo
ora
di
nuovo
a
tavola
con
la
sorella
e
il
nipote
,
condannato
a
bere
latte
invece
di
vino
,
ripeteva
per
la
millesima
volta
che
s
'
era
preso
una
bella
paura
:
-
Una
bea
paua
...
Se
non
che
,
la
prima
volta
che
poté
uscir
di
casa
,
accompagnato
dalla
sorella
,
in
gran
segreto
manifestò
a
questa
il
desiderio
d
'
esser
condotto
alla
casa
del
medico
che
curava
Beniamino
Lenzi
.
Nel
cortile
di
quella
casa
voleva
esercitarsi
il
piede
al
tornio
anche
lui
.
La
sorella
lo
guardò
,
sbigottita
.
Dunque
egli
sapeva
?
-
Di
'
,
vuoi
andarci
oggi
stesso
?
-
Sì
...
sì
...
Nel
cortile
trovarono
Beniamino
Lenzi
,
già
al
tornio
,
puntuale
.
-
Beiamìo
!
-
chiamò
il
Golisch
.
Beniamino
Lenzi
non
mostrò
affatto
stupore
nel
riveder
lì
l
'
amico
,
conciato
come
lui
:
spiccicò
le
labbra
sotto
i
baffi
,
contraendo
la
guancia
destra
;
biascicò
:
-
Tu
pue
?
E
seguitò
a
spingere
la
leva
.
Due
pertiche
ora
molleggiavano
e
brandivano
,
facendo
girare
i
rocchetti
con
la
corda
.
Il
giorno
dopo
Cristoforo
Golisch
,
non
volendo
esser
da
meno
del
Lenzi
che
si
recava
al
tornio
da
solo
,
rifiutò
recisamente
la
scorta
della
sorella
.
Questa
,
dapprima
,
ordinò
al
figliuolo
di
seguire
lo
zio
a
una
certa
distanza
,
senza
farsi
scorgere
;
poi
,
rassicurata
,
lo
lasciò
davvero
andar
solo
.
E
ogni
giorno
,
adesso
,
alla
stess
'
ora
,
i
due
colpiti
si
ritrovano
per
via
e
proseguono
insieme
facendo
le
stesse
tappe
:
al
lampione
,
prima
;
poi
,
più
giù
,
alla
vetrina
del
bazar
,
a
contemplare
la
scimmietta
di
porcellana
sospesa
all
'
altalena
;
in
fine
,
alla
ringhiera
del
giardinetto
.
Oggi
,
intanto
,
a
Cristoforo
Golisch
è
saltata
in
mente
un
'
idea
curiosa
;
ed
ecco
,
la
confida
al
Lenzi
.
Tutti
e
due
,
appoggiati
al
fido
lampione
,
si
guardano
negli
occhi
e
si
provano
a
sorridere
,
contraendo
l
'
uno
la
guancia
destra
,
l
'
altro
la
sinistra
.
Confabulano
un
pezzo
,
con
quelle
loro
lingue
torpide
;
poi
il
Golisch
fa
segno
col
bastone
a
un
vetturino
d
'
accostarsi
.
Ajutati
da
questo
,
prima
l
'
uno
e
poi
l
'
altro
,
montano
in
vettura
,
e
via
,
alla
casa
di
Nadina
in
Piazza
di
Spagna
.
Nel
vedersi
innanzi
quei
due
fantasmi
ansimanti
,
che
non
si
reggono
in
piedi
dopo
l
'
enorme
sforzo
della
salita
,
la
povera
Nadina
resta
sgomenta
,
a
bocca
aperta
.
Non
sa
se
debba
piangere
o
ridere
.
S
'
affretta
a
sostenerli
,
li
trascina
nel
salotto
,
li
pone
a
sedere
accanto
e
si
mette
a
sgridarli
aspramente
della
pazzia
commessa
,
come
due
ragazzini
discoli
,
sfuggiti
alla
sorveglianza
dell
'
ajo
.
Beniamino
Lenzi
fa
il
greppo
,
e
giù
a
piangere
.
Il
Golisch
,
invece
,
con
molta
serietà
,
accigliato
,
le
vuole
spiegare
che
si
è
inteso
di
farle
una
bella
sorpresa
.
-
Una
bea
soppea
...
(
Bellino
!
Come
parla
adesso
,
il
tedescaccio
!
)
-
Ma
sì
,
ma
sì
,
grazie
...
-
dice
subito
Nadina
.
-
Bravi
!
Siete
stati
bravi
davvero
tutt
'
e
due
...
e
m
'
avete
fatto
un
gran
piacere
...
Io
dicevo
per
voi
...
venire
fin
qua
,
salire
tutta
questa
scala
...
Su
,
su
Beniamino
!
Non
piangere
,
caro
...
Che
cos
'
è
?
Coraggio
,
coraggio
!
E
prende
a
carezzarlo
su
le
guance
,
con
le
belle
mani
lattee
e
paffutelle
,
inanellate
.
-
Che
cos
'
è
:
che
cos
'
è
?
Guardami
!
...
Tu
non
volevi
venire
,
è
vero
?
Ti
ha
condotto
lui
,
questo
discolaccio
!
Ma
non
farò
nemmeno
una
carezza
a
lui
...
Tu
sei
il
mio
buon
Beniamino
,
il
mio
gran
giovanottone
sei
...
Caro
!
caro
!
...
Suvvia
,
asciughiamo
codeste
lagrimucce
...
Così
...
così
...
Guarda
qua
questa
bella
turchese
:
chi
me
l
'
ha
regalata
?
chi
l
'
ha
regalata
a
Nadina
sua
?
Ma
questo
mio
bel
vecchiaccio
me
l
'
ha
regalata
...
Toh
,
caro
!
E
gli
posa
un
bacio
su
la
fronte
.
Poi
si
alza
di
scatto
e
rapidamente
con
le
dita
si
porta
via
le
lagrime
dagli
occhi
.
-
Che
posso
offrirvi
?
Cristoforo
Golisch
,
rimasto
mortificato
e
ingrugnato
,
non
vuole
accettar
nulla
;
Beniamino
Lenzi
accetta
un
biscottino
e
lo
mangia
accostando
la
bocca
alla
mano
di
Nadina
che
lo
tiene
tra
le
dita
e
finge
di
non
volerglielo
dare
,
scattando
con
brevi
risatine
:
-
No
...
no
...
no
...
Bellini
tutt
'
e
due
,
adesso
,
come
ridono
,
come
ridono
a
quello
scherzo
...
ACQUA
AMARA
Poca
gente
,
quella
mattina
,
nel
parco
attorno
alle
Terme
.
La
stagione
balneare
era
ormai
per
finire
.
In
due
sediletti
vicini
,
in
un
crocicchio
sotto
gli
alti
platani
,
stavano
un
giovanotto
pallido
,
anzi
giallo
,
magro
da
far
pietà
dentro
l
'
abito
nuovo
,
chiaro
,
le
cui
pieghe
,
per
esser
troppo
ampio
,
ancora
fresche
della
stiratura
,
cascavano
tutte
a
zig
-
zag
,
e
un
omaccione
su
la
cinquantina
,
con
un
abituccio
di
teletta
tutto
raggrinzito
dove
la
pinguedine
enorme
non
lo
stirava
fino
a
farlo
scoppiare
,
e
un
vecchio
panama
sformato
sul
testone
raso
.
Reggevano
entrambi
per
il
manico
i
bicchieri
ancor
pieni
della
tepida
e
greve
acqua
alcalina
presa
or
ora
alla
fonte
.
L
'
uomo
grasso
,
quasi
intronato
ancora
dagli
strepitosi
ronfi
che
aveva
dovuto
tirar
col
naso
durante
la
notte
,
socchiudeva
di
tanto
in
tanto
nel
faccione
da
padre
abate
satollo
e
pago
gli
occhi
imbambolati
dal
sonno
.
Il
giovanotto
magro
,
all
'
aria
frizzante
della
mattina
,
sentiva
freddo
e
aveva
perfino
qualche
brivido
.
Né
l
'
uno
né
l
'
altro
sapevano
risolversi
a
bere
e
pareva
che
ciascuno
aspettasse
dall
'
altro
l
'
esempio
.
Alla
fine
,
dopo
il
primo
sorso
,
si
guardarono
coi
volti
contratti
dalla
medesima
espressione
di
nausea
.
-
Il
fegato
,
eh
?
-
domandò
piano
,
a
un
tratto
,
l
'
uomo
grasso
al
giovinotto
,
riscotendosi
.
-
Colichette
epatiche
,
eh
?
Lei
ha
moglie
,
mi
figuro
...
-
No
,
perché
?
-
domandò
a
sua
volta
il
giovinotto
con
un
penoso
raggrinzamento
di
tutta
la
faccia
,
che
voleva
esser
sorriso
.
-
Mi
pareva
,
così
all
'
aria
...
-
sospirò
l
'
altro
.
-
Ma
se
non
ha
moglie
,
stia
pur
tranquillo
:
lei
guarirà
!
Il
giovinotto
tornò
a
sorridere
come
prima
.
-
Lei
soffre
forse
di
fegato
?
-
domandò
poi
,
argutamente
.
-
No
,
no
,
niente
più
moglie
,
io
!
-
s
'
affrettò
a
rispondere
con
serietà
l
'
uomo
grasso
.
-
Soffrivo
di
fegato
;
ma
grazie
a
Dio
,
mi
sono
liberato
della
moglie
;
son
guarito
.
Vengo
qua
,
da
tredici
anni
ormai
,
per
atto
di
gratitudine
.
Scusi
,
quand
'
è
arrivato
lei
?
-
Ieri
sera
,
alle
sei
,
-
disse
il
giovinotto
.
-
Ah
,
per
questo
!
-
esclamò
l
'
altro
,
socchiudendo
gli
occhi
e
tentennando
il
testone
.
-
Se
fosse
arrivato
di
mattina
,
già
mi
conoscerebbe
.
-
Io
...
la
conoscerei
?
-
Ma
sì
,
come
mi
conoscono
tutti
,
qua
.
Sono
famoso
!
Guardi
,
alla
Piazza
dell
'
Arena
,
in
tutti
gli
Alberghi
,
in
tutte
le
Pensioni
,
al
Circolo
,
al
Caffè
da
Pedoca
,
in
farmacia
,
da
tredici
anni
a
questa
parte
,
stagione
per
stagione
,
non
si
parla
che
di
me
.
Io
lo
so
e
ne
godo
e
ci
vengo
apposta
.
Dov
'
è
sceso
lei
?
Da
Rori
?
Bravo
.
Stia
pur
sicuro
che
oggi
,
a
tavola
da
Rori
,
le
narreranno
la
mia
storia
.
Ci
prendo
avanti
,
se
permette
,
e
gliela
narro
io
,
filo
filo
.
Così
dicendo
,
si
tirò
su
faticosamente
dal
suo
sedile
e
andò
a
quello
del
giovinotto
,
che
gli
fece
posto
,
con
la
faccetta
gialla
tutta
strizzata
per
la
contentezza
.
-
Prima
di
tutto
,
per
intenderci
,
qua
mi
chiamano
Il
marito
della
dottoressa
.
Cambiè
mi
chiamo
.
Di
nome
,
Bernardo
.
Bernardone
,
perché
sono
grosso
.
Beva
.
Bevo
anch
'
io
.
Bevvero
.
Fecero
una
nuova
smorfia
di
disgusto
,
che
vollero
cangiar
subito
in
un
sorriso
,
guardandosi
teneramente
.
E
Cambiè
riprese
:
-
Lei
è
giovanissimo
e
patituccio
sul
serio
.
Queste
confidenze
sviscerate
che
le
farò
,
le
potranno
servire
più
di
quest
'
acquaccia
qua
,
che
è
amara
,
ma
,
in
compenso
,
non
giova
a
nulla
,
creda
pure
.
Ce
la
danno
a
bere
,
in
tutti
i
sensi
,
e
noi
la
beviamo
perché
è
cattiva
.
Se
fosse
buona
...
Ma
no
,
basta
:
perché
lei
fa
la
cura
e
le
conviene
aver
fiducia
.
Deve
sapere
che
sentivo
dire
matrimonio
e
,
con
rispetto
parlando
,
mi
si
rompeva
lo
stomaco
,
proprio
mi
...
mi
veniva
di
...
sissignore
.
Vedevo
un
corteo
nuziale
?
sapevo
che
un
amico
andava
a
nozze
?
Lo
stesso
effetto
.
Ma
che
vuole
da
noi
,
sciagurati
mortali
?
Spunta
una
macchiolina
nel
sole
?
un
subisso
di
cataclismi
.
Un
re
si
alza
con
la
lingua
sporca
?
guerre
e
sterminii
senza
fine
.
Un
vulcano
ci
ha
il
singhiozzo
?
terremoti
,
catastrofi
,
un
'
ecatombe
...
A
Napoli
,
al
tempo
mio
,
ci
scoppiò
il
colera
:
quel
gran
colera
di
circa
vent
'
anni
fa
,
di
cui
lei
,
se
non
si
ricorda
,
avrà
certo
sentito
parlare
.
Mio
padre
,
povero
impiegato
,
con
la
bella
fortuna
che
lo
perseguitava
,
naturalmente
si
trovò
a
Napoli
,
l
'
anno
del
colera
.
Io
,
che
avevo
già
trent
'
anni
e
vi
avevo
trovato
un
buon
collocamento
,
avevo
preso
a
pigione
un
quartierino
da
scapolo
,
non
molto
lontano
da
casa
mia
.
Stavo
in
famiglia
,
e
lì
tenevo
una
ragazza
che
m
'
era
piovuta
come
dal
cielo
.
Carlotta
.
Si
chiamava
così
.
Ed
era
figlia
d
'
un
...
non
c
'
è
niente
di
male
,
sa
!
professioni
,
-
figlia
d
'
uno
strozzino
.
Prete
spogliato
.
Era
scappata
di
casa
per
certi
litigi
con
la
madraccia
e
un
fratellino
farabutto
,
che
non
starò
a
raccontarle
.
Pareva
bonina
,
lei
;
ed
era
forse
,
allora
;
ma
capirà
:
amante
,
poco
ci
sofisticavo
.
Scusi
,
è
religioso
lei
?
Così
così
.
Forse
più
non
che
sì
.
Come
me
.
Mia
madre
,
invece
,
caro
signore
,
religiosissima
.
Povera
donna
,
soffriva
molto
di
quella
mia
relazione
per
lei
peccaminosa
.
Sapeva
che
quella
ragazza
,
prima
che
mia
,
non
era
stata
d
'
altri
.
Scoppiato
il
colera
,
atterrita
dalla
grande
moria
e
convinta
fermamente
che
dovessimo
tutti
morire
,
io
sopra
tutti
,
ch
'
ero
,
secondo
lei
,
in
peccato
mortale
,
per
placare
l
'
ira
divina
,
pretese
da
me
il
sacrifizio
che
sposassi
,
almeno
in
chiesa
solamente
,
quella
ragazza
.
Creda
pure
che
non
l
'
avrei
mai
fatto
,
se
Carlotta
non
fosse
stata
colpita
dal
male
.
Dovevo
salvarle
l
'
anima
,
almeno
:
l
'
avevo
promesso
a
mia
madre
.
Corsi
a
chiamare
un
prete
e
la
sposai
.
Ma
che
fu
?
mano
santa
?
miracolo
?
Pareva
morta
,
guarì
!
Mia
madre
,
per
spirito
di
carità
,
anzi
di
sacrifizio
,
non
ostante
la
tremarella
,
aveva
voluto
assistere
alla
cerimonia
,
e
poi
rimanere
lì
presso
al
letto
della
colpita
.
Sembrava
che
il
colera
fosse
venuto
a
Napoli
per
me
,
per
castigar
me
dal
peccato
mortale
,
e
che
dovesse
passare
con
la
guarigione
di
Carlotta
,
tanto
impegno
,
tanto
zelo
mise
mia
madre
a
curarla
.
Appena
l
'
ebbe
salvata
,
vedendo
che
lì
,
in
quel
quartierino
,
mancavano
per
la
convalescente
tutti
i
comodi
,
volle
anche
portarsela
a
casa
,
non
ostante
la
mia
opposizione
.
Capirà
bene
che
,
entrata
,
Carlotta
non
ne
uscì
se
non
mia
sposa
legittima
di
lì
a
poco
,
appena
cessata
la
moria
.
E
ribeviamo
,
caro
signore
!
Per
fortuna
,
a
Carlotta
durante
l
'
epidemia
erano
morti
padre
,
madre
e
fratelli
.
Fortuna
e
disgrazia
,
perché
,
unica
superstite
della
famiglia
,
ereditò
trentotto
o
quarantamila
lire
,
frutto
della
nobile
professione
paterna
.
Moglie
e
con
la
dote
,
che
vide
,
signor
mio
?
cambiò
da
un
giorno
all
'
altro
,
da
così
a
così
.
Ora
senta
.
Sarà
che
io
mi
trovo
in
corpo
un
certo
spiritaccio
...
come
dire
?
fi
...
filosofesco
,
che
magari
a
lei
potrà
sembrare
strambo
;
ma
mi
lasci
dire
.
Crede
lei
che
ci
siano
due
soli
generi
,
il
maschile
e
il
femminile
?
Nossignore
.
La
moglie
è
un
genere
a
parte
;
come
il
marito
,
un
genere
a
parte
.
E
,
quanto
ai
generi
,
la
donna
,
col
matrimonio
,
ci
guadagna
sempre
.
Avanza
!
Entra
cioè
a
partecipar
di
tanto
del
genere
mascolino
,
di
quanto
l
'
uomo
,
necessariamente
,
ne
scapita
molto
,
creda
a
me
.
Se
mi
venisse
la
malinconia
di
comporre
una
grammatichetta
ragionata
come
dico
io
,
vorrei
mettere
per
regola
che
si
debba
dire
:
il
moglie
;
e
,
per
conseguenza
,
la
marito
.
Lei
ride
?
Ma
per
la
moglie
,
caro
signore
,
il
marito
non
è
più
un
uomo
.
Tanto
vero
,
che
non
si
cura
più
di
piacergli
.
«
Con
te
non
c
'
è
più
sugo
»
,
pensa
la
moglie
.
«
Tu
già
mi
conosci
.
»
Ma
pure
,
se
il
marito
è
così
dabbenaccio
da
rinzelarsi
,
vedendola
per
esempio
a
letto
come
una
diavola
,
coi
capelli
incartocciati
,
col
viso
impiastricciato
,
e
via
dicendo
:
-
Ma
io
lo
faccio
per
te
!
-
è
capace
di
rispondergli
lei
.
-
Per
me
?
-
Sicuro
.
Per
non
farti
sfigurare
.
Ti
piacerebbe
che
la
gente
,
vedendoci
per
via
,
dicesse
:
«
Oh
guarda
un
po
'
che
moglie
è
andata
a
scegliersi
quel
pover
uomo
»
?
E
il
marito
,
che
-
gliel
'
assicuro
-
non
è
più
uomo
,
si
sta
zitto
;
quand
'
invece
dovrebbe
gridare
:
«
Ma
me
lo
dico
io
da
me
,
cara
,
che
moglie
sono
andato
a
scegliermi
,
nel
vederti
così
,
adesso
,
accanto
a
me
!
Ah
,
tu
mi
ti
mostri
brutta
per
casa
e
a
letto
,
perché
gli
altri
poi
,
per
via
,
possano
esclamare
:
«
Oh
guarda
che
bella
moglie
ha
quel
pover
uomo
»
?
E
mi
debbono
invidiare
per
giunta
?
Ma
grazie
,
grazie
cara
,
di
quest
'
invidia
per
me
,
che
si
traduce
,
naturalmente
,
in
un
desiderio
di
te
.
Tu
vuoi
esser
desiderata
perché
io
sia
invidiato
?
Quanto
sei
buona
!
Ma
più
buono
sono
io
che
t
'
ho
sposata
»
.
E
il
dialogo
potrebbe
seguitare
.
Perché
c
'
è
il
caso
,
sa
?
che
la
moglie
abbia
anche
l
'
impudenza
incosciente
di
domandare
al
marito
se
,
acconciata
adesso
e
parata
per
uscire
a
passeggio
,
gli
pare
che
stia
bene
.
Il
marito
dovrebbe
risponderle
:
«
Ma
sai
,
cara
?
i
gusti
son
tanti
.
A
me
,
come
a
me
,
già
te
l
'
ho
detto
,
codesti
capelli
pettinati
così
non
mi
garbano
.
A
chi
vuoi
piacere
?
Bisognerebbe
che
tu
me
lo
dicessi
,
per
saperti
rispondere
.
A
nessuno
?
proprio
a
nessuno
?
Ma
allora
,
benedetta
te
,
nessuno
per
nessuno
,
cerca
di
piacere
a
tuo
marito
,
che
almeno
è
uno
!
»
Caro
signore
,
a
una
tale
risposta
la
moglie
guarderebbe
il
marito
quasi
per
compassione
,
poi
farebbe
una
spallucciata
,
come
a
dire
:
«
Ma
tu
che
c
'
entri
?
»
.
E
avrebbe
ragione
.
Le
donne
non
possono
farne
a
meno
:
per
istinto
,
vogliono
piacere
.
Han
bisogno
d
'
esser
desiderate
,
le
donne
.
Ora
,
capirà
,
un
marito
non
può
più
desiderar
la
moglie
che
ha
giorno
e
notte
con
sé
.
Non
può
desiderarla
,
intendo
com
'
ella
vorrebbe
essere
desiderata
.
Già
,
come
la
moglie
nel
marito
non
vede
più
l
'
uomo
,
così
l
'
uomo
nella
moglie
,
a
lungo
andare
,
non
vede
più
la
donna
.
L
'
uomo
,
più
filosofo
per
natura
,
ci
passa
sopra
;
la
donna
,
invece
,
se
ne
offende
;
e
perciò
il
marito
le
diventa
presto
increscioso
e
spesso
insopportabile
.
Essa
deve
fare
il
comodo
suo
,
il
marito
no
.
Ma
qualunque
cosa
egli
facesse
,
creda
pure
,
non
andrebbe
mai
bene
per
lei
,
perché
l
'
amore
,
quel
tale
amore
di
cui
ella
ha
bisogno
,
il
marito
,
solamente
perché
marito
,
non
può
più
darglielo
.
Più
che
amore
è
una
cert
'
aura
di
ammirazione
di
cui
ella
vuol
sentirsi
avviluppata
.
Ora
vada
lei
ad
ammirarla
per
la
casa
coi
diavoletti
in
capo
,
senza
busto
,
in
ciabatte
,
e
oggi
,
poniamo
,
col
mal
di
pancia
e
domani
col
mal
di
denti
.
Quella
cert
'
aura
può
spirar
fuori
,
dagli
occhi
degli
uomini
che
non
sanno
,
e
dei
quali
essa
,
senza
parere
,
con
arte
sopraffina
,
ha
voluto
e
saputo
attirare
e
fermare
gli
sguardi
per
inebriarsene
deliziosamente
.
Se
è
una
moglie
onesta
,
questo
le
basta
.
Le
parlo
adesso
delle
mogli
oneste
,
io
,
intendiamoci
,
anzi
delle
intemerate
addirittura
.
Delle
altre
non
c
'
è
più
sugo
a
parlarne
.
Mi
consenta
un
'
altra
piccola
riflessione
.
Noi
uomini
abbiamo
preso
il
vezzo
di
dire
che
la
donna
è
un
essere
incomprensibile
.
Signor
mio
,
la
donna
,
invece
,
è
tal
quale
come
noi
,
ma
non
può
né
mostrarlo
,
né
dirlo
,
perché
sa
,
prima
di
tutto
,
che
la
società
non
glielo
consente
,
recando
a
colpa
a
lei
quel
che
invece
reputa
naturale
per
l
'
uomo
;
e
poi
perché
sa
che
non
farebbe
piacere
agli
uomini
,
se
lo
mostrasse
e
lo
dicesse
.
Ecco
spiegato
l
'
enigma
.
Chi
ha
avuto
come
me
la
disgrazia
d
'
intoppare
in
una
moglie
senza
peli
sulla
lingua
,
lo
sa
bene
.
E
diamo
ancora
una
bevutina
.
Coraggio
!
Non
era
così
dapprima
Carlotta
.
Diventò
così
subito
dopo
il
matrimonio
,
appena
cioè
si
sentì
a
posto
e
s
'
accorse
ch
'
io
cominciai
naturalmente
a
vedere
in
lei
non
soltanto
il
piacere
,
ma
anche
quella
bruttissima
cosa
che
è
il
dovere
.
Io
dovevo
rispettarla
,
adesso
,
no
?
Era
mia
moglie
!
Ebbene
,
forse
lei
non
voleva
essere
rispettata
.
Chi
sa
perché
,
il
vedermi
diventare
di
punto
in
bianco
un
marito
esemplare
,
le
diede
terribilmente
ai
nervi
.
Cominciò
per
noi
una
vita
d
'
inferno
.
Lei
,
sempre
ingrugnata
,
spinosa
,
irrequieta
;
io
,
paziente
,
un
po
'
per
paura
,
un
po
'
per
la
coscienza
d
'
aver
commesso
la
più
grossa
delle
bestialità
e
di
doverne
piangere
le
conseguenze
.
Le
andavo
appresso
come
un
cagnolino
.
E
facevo
peggio
!
Per
quanto
mi
ci
scapassi
,
non
riuscivo
però
a
indovinare
,
che
diamine
volesse
mia
moglie
.
Ma
avrei
sfidato
chiunque
a
indovinarlo
!
Sa
che
voleva
?
Voleva
esser
nata
uomo
,
mia
moglie
.
E
se
la
pigliava
con
me
perché
era
nata
femmina
.
-
Uomo
,
-
diceva
,
-
e
magari
cieco
d
'
un
occhio
!
Un
giorno
le
domandai
:
-
Ma
sentiamo
un
po
'
,
che
avresti
fatto
,
se
fossi
nata
uomo
?
Mi
rispose
,
sbarrando
tanto
d
'
occhi
:
-
Il
mascalzone
!
-
Brava
!
-
E
moglie
,
niente
,
sai
!
Non
l
'
avrei
presa
.
-
Grazie
,
cara
.
-
Oh
,
puoi
esserne
più
che
sicuro
!
-
E
ti
saresti
spassato
?
Dunque
tu
credi
che
con
le
donne
ci
si
possa
spassare
?
Mia
moglie
mi
guardò
nel
fondo
degli
occhi
.
-
Lo
domandi
a
me
?
-
mi
disse
.
-
Tu
forse
non
lo
sai
?
Io
non
avrei
preso
moglie
anche
per
non
far
prigioniera
una
povera
donna
.
-
Ah
,
-
esclamai
.
-
Prigioniera
ti
senti
?
E
lei
:
-
Mi
sento
?
E
che
sono
?
che
sono
stata
sempre
,
da
che
vivo
?
Io
non
conosco
che
te
.
Quando
mai
ho
goduto
io
?
-
Avresti
voluto
conoscer
altri
?
-
Ma
certo
!
ma
precisamente
come
te
,
che
ne
hai
conosciute
tante
prima
e
chi
sa
quante
dopo
!
Dunque
,
signor
mio
,
tenga
bene
a
mente
questo
:
che
una
donna
desidera
proprio
tal
quale
come
noi
.
Lei
,
per
modo
d
'
esempio
,
vede
una
bella
donna
,
la
segue
con
gli
occhi
,
se
la
immagina
tutta
,
e
col
pensiero
la
abbraccia
,
senza
dirne
nulla
,
naturalmente
,
a
sua
moglie
che
le
cammina
accanto
?
Nel
frattempo
,
sua
moglie
vede
un
bell
'
uomo
,
lo
segue
con
gli
occhi
,
se
lo
immagina
tutto
,
e
col
pensiero
lo
abbraccia
,
senza
dirne
nulla
a
lei
,
naturalmente
.
Niente
di
straordinario
in
questo
;
ma
creda
pure
che
non
fa
punto
piacere
il
supporre
questa
cosa
ovvia
e
comunissima
nella
propria
moglie
,
prigioniera
col
corpo
,
non
con
l
'
anima
.
E
il
corpo
stesso
!
Dica
un
po
'
:
non
abbiamo
noi
uomini
la
coscienza
che
,
avendo
un
'
opportunità
,
non
sapremmo
affatto
resistere
?
Ebbene
,
s
'
immagini
che
è
proprio
lo
stesso
per
la
donna
.
Cascano
,
cascano
che
è
un
piacere
,
con
la
stessa
facilità
,
se
loro
vien
fatto
,
se
trovano
cioè
un
uomo
risoluto
,
di
cui
si
possan
fidare
.
Me
l
'
ha
lasciato
intender
bene
mia
moglie
,
parlando
-
s
'
intende
-
delle
altre
.
E
vengo
al
caso
mio
.
Naturalmente
,
dopo
un
anno
di
matrimonio
,
m
'
ammalai
di
fegato
.
Per
sei
anni
di
fila
,
cure
inutili
,
che
fecero
strazio
del
mio
povero
corpo
,
ridotto
in
uno
stato
da
far
pietà
finanche
agli
altri
ammalati
del
mio
stesso
male
.
Il
rimedio
dovevo
trovarlo
qua
.
Ci
venni
con
mia
moglie
e
,
nei
primi
giorni
,
alloggiai
da
Rori
,
dove
ora
è
lei
.
Ordinai
,
appena
arrivato
,
che
mi
si
chiamasse
un
medico
per
farmi
visitare
e
prescrivere
quanti
bicchieri
al
giorno
avrei
dovuto
bere
,
o
se
mi
sarebbero
convenute
più
le
docce
o
i
bagni
d
'
acqua
sulfurea
.
Mi
si
presentò
un
bel
giovane
,
bruno
,
alto
,
aitante
della
persona
,
dall
'
aria
marziale
,
tutto
vestito
di
nero
.
Seppi
poco
dopo
che
era
stato
,
difatti
,
nell
'
esercito
,
medico
militare
,
tenente
medico
;
che
a
Rovigo
aveva
contratto
una
relazione
con
la
figlia
d
'
un
tipografo
;
che
ne
aveva
avuto
una
bambina
,
e
che
,
costretto
a
sposare
,
s
'
era
dimesso
ed
era
venuto
qua
in
condotta
.
Otto
mesi
dopo
questo
suo
grande
sacrifizio
,
gli
erano
morte
quasi
contemporaneamente
moglie
e
figliuola
.
Erano
già
passati
circa
tre
anni
dalla
doppia
sciagura
,
ed
egli
vestiva
ancora
di
nero
,
come
un
bellissimo
corvo
.
Faceva
furore
,
capirà
,
con
quel
sacrifizio
delle
dimissioni
per
amore
,
così
mal
ricompensato
dalla
sorte
;
con
quelle
due
disgrazie
che
gli
si
leggevano
ancora
scolpite
in
tutta
la
persona
,
impostata
che
neanche
Carlomagno
.
Tutte
le
donne
,
a
lasciarle
fare
avrebbero
voluto
consolarlo
.
Egli
lo
sapeva
e
si
mostrava
sdegnoso
.
Dunque
venne
da
me
;
mi
visitò
ben
bene
,
palpandomi
tutto
;
mi
ripeté
press
'
a
poco
quel
che
già
tant
'
altri
medici
mi
avevano
detto
,
e
infine
mi
prescrisse
la
cura
:
tre
mezzi
bicchieri
,
di
questi
mezzani
,
pei
primi
giorni
,
poi
tre
interi
,
e
un
giorno
bagno
,
un
giorno
doccia
.
Stava
per
andarsene
,
quando
finse
d
'
accorgersi
della
presenza
di
mia
moglie
.
-
Anche
la
signora
?
-
domandò
,
guardandola
freddamente
.
-
No
,
no
,
-
negò
subito
mia
moglie
con
viso
lungo
lungo
e
le
sopracciglia
sbalzate
fino
all
'
attaccatura
dei
capelli
.
-
Eppure
,
permette
?
-
fece
lui
.
Le
si
accostò
,
le
sollevò
con
delicatezza
il
mento
con
una
mano
,
e
con
l
'
indice
dell
'
altra
le
rovesciò
appena
una
palpebra
.
-
Un
po
'
anemica
,
-
disse
.
Mia
moglie
mi
guardò
,
pallidissima
,
cose
se
quella
diagnosi
a
bruciapelo
la
avesse
lì
per
lì
anemizzata
.
E
con
un
risolino
nervoso
su
le
labbra
,
alzò
le
spalle
,
disse
:
-
Ma
io
non
mi
sento
nulla
...
Il
medico
s
'
inchinò
,
serio
:
-
Meglio
così
.
E
andò
via
con
molta
dignità
.
Fosse
l
'
acqua
o
il
bagno
o
la
doccia
,
o
piuttosto
,
com
'
io
credo
,
la
bella
aria
che
si
gode
qua
e
la
dolcezza
della
campagna
toscana
,
il
fatto
è
che
mi
sentii
subito
meglio
;
tanto
che
decisi
di
fermarmi
per
un
mese
o
due
;
e
,
per
stare
con
maggior
libertà
,
presi
a
pigione
un
appartamentino
presso
la
Pensione
,
un
po
'
più
giù
,
da
Coli
,
che
ha
un
bel
poggiolo
donde
si
scopre
tutta
la
vallata
coi
due
laghetti
di
Chiusi
e
di
Montepulciano
.
Ma
-
non
so
se
lei
lo
ha
già
supposto
-
cominciò
a
sentirsi
male
mia
moglie
.
Non
diceva
anemia
,
perché
lo
aveva
detto
il
medico
;
diceva
che
si
sentiva
una
certa
stanchezza
al
cuore
e
come
un
peso
sul
petto
che
le
tratteneva
io
respiro
.
E
allora
io
,
con
l
'
aria
più
ingenua
che
potei
:
-
Vuoi
farti
visitare
anche
tu
,
cara
?
Si
stizzì
fieramente
,
com
'
io
prevedevo
,
e
rifiutò
.
Il
male
,
si
capisce
,
crebbe
di
giorno
in
giorno
,
crebbe
quanto
più
lei
s
'
ostinò
nel
rifiuto
.
Io
,
duro
,
non
le
dissi
più
nulla
.
Finché
lei
stessa
,
un
giorno
,
non
potendone
più
,
mi
disse
che
voleva
la
visita
,
ma
non
di
quel
medico
,
no
,
recisamente
no
;
dell
'
altro
medico
condotto
(
ce
n
'
erano
due
,
allora
)
:
dal
dr
.
Berri
voleva
farsi
visitare
,
ch
'
era
un
vecchiotto
ispido
,
asmatico
,
quasi
cieco
,
già
mezzo
giubilato
,
ora
giubilato
del
tutto
,
all
'
altro
mondo
.
-
Ma
via
!
-
esclamai
.
-
Chi
chiama
più
il
dottor
Berri
?
E
sarebbe
poi
uno
sgarbo
immeritato
al
dottor
Loero
,
che
s
'
è
dimostrato
sempre
così
premuroso
e
cortese
con
noi
.
Di
fatti
,
ogni
giorno
,
qua
alle
Terme
,
vedendomi
scendere
dalla
vettura
con
mia
moglie
,
il
dottor
Loero
ci
si
faceva
innanzi
con
quella
impostatura
altera
e
compunta
;
si
congratulava
con
me
della
rapida
miglioria
;
m
'
accompagnava
alla
fonte
e
poi
su
e
giù
per
i
vialetti
del
parco
,
non
mancando
ai
debiti
riguardi
verso
mia
moglie
,
ma
curandosi
pochissimo
,
nei
primi
giorni
,
di
lei
,
che
ne
gonfiava
,
s
'
intende
,
in
silenzio
.
Da
una
settimana
,
però
,
avevano
preso
a
battagliar
fra
loro
su
l
'
eterna
questione
degli
uomini
e
delle
donne
,
dell
'
uomo
che
è
prepotente
,
della
donna
che
è
vittima
,
della
società
che
è
ingiusta
,
ecc
.
ecc
.
Creda
,
signor
mio
,
non
posso
più
sentirne
parlare
,
di
queste
baggianate
.
In
sette
anni
di
matrimonio
,
fra
me
e
mia
moglie
non
si
parlò
mai
d
'
altro
.
Le
confesso
tuttavia
che
in
quella
settimana
gongolai
nel
sentir
ripetere
al
dottor
Loero
con
molta
compostezza
le
mie
stesse
argomentazioni
,
e
col
pepe
e
col
sale
dell
'
autorità
scientifica
.
Mia
moglie
,
a
me
,
mi
caricava
d
'
insulti
;
col
dottor
Loero
,
invece
,
doveva
rodere
il
freno
della
convenienza
;
ma
della
bile
che
non
poteva
sputare
,
insaporava
ben
bene
le
parole
.
Speravo
,
con
questo
,
che
il
mal
di
cuore
le
passasse
.
Ma
che
!
Come
le
ho
detto
,
le
crebbe
di
giorno
in
giorno
.
Segno
,
non
le
pare
?
ch
'
ella
voleva
convincere
con
altri
argomenti
l
'
avversario
.
E
guardi
un
po
'
che
razza
di
parte
tocca
talvolta
di
rappresentare
a
un
povero
marito
!
Sapevo
benissimo
ch
'
ella
voleva
esser
visitata
dal
dottor
Loero
e
ch
'
era
tutta
una
commedia
l
'
antipatia
che
questi
le
faceva
,
una
commedia
la
pretesa
d
'
esser
visitata
invece
da
quel
vecchio
asmatico
e
rimbecillito
,
come
una
commedia
era
quel
suo
mal
di
cuore
.
Eppure
dovetti
fingere
di
credere
sul
serio
a
tutt
'
e
tre
le
cose
e
sudare
una
camicia
per
indurla
a
far
quello
che
lei
,
in
fondo
,
desiderava
.
Caro
signore
,
quando
mia
moglie
,
senza
busto
-
s
'
intende
-
si
stese
sul
letto
e
lui
,
il
dottore
,
la
guardò
negli
occhi
nel
chinarsi
per
posarle
l
'
occhio
sulla
mammella
,
io
la
vidi
quasi
mancare
,
quasi
disfarsi
;
le
vidi
negli
occhi
e
nel
volto
quel
tale
turbamento
...
quel
tale
tremore
,
che
...
-
lei
m
'
intende
bene
.
La
conoscevo
e
non
potevo
sbagliare
.
Poteva
bastare
,
no
?
Una
moglie
rimane
onestissima
,
illibata
,
inammendabile
,
dopo
una
visita
come
quella
;
visita
medica
,
c
'
è
poco
da
dire
,
sotto
gli
occhi
del
marito
.
E
va
bene
!
Che
bisogno
c
'
era
,
domando
io
,
di
venirmi
a
cantar
sul
muso
quel
che
già
sapevo
dentro
di
me
e
avevo
visto
con
gli
occhi
miei
e
quasi
toccato
con
mano
?
Su
,
su
.
Coraggio
.
Ribeviamo
.
Ribeviamo
.
Me
ne
stavo
una
sera
sul
poggiolo
a
contemplare
il
magnifico
spettacolo
dell
'
ampia
vallata
sotto
la
luna
.
Mia
moglie
s
'
era
già
messa
a
letto
.
Lei
mi
vede
così
grasso
e
forse
non
mi
suppone
capace
di
commuovermi
a
uno
spettacolo
di
natura
.
Ma
creda
che
ho
un
'
anima
piuttosto
mingherlina
.
Un
'
animuccia
coi
capelli
biondi
ho
,
e
col
visino
dolce
dolce
,
diafano
e
affilato
e
gli
occhi
color
di
cielo
.
Un
'
animuccia
insomma
che
pare
un
'
inglesina
,
quando
,
nel
silenzio
,
nella
solitudine
,
s
'
affaccia
alle
finestre
di
questi
miei
occhiacci
di
bue
,
e
s
'
intenerisce
alla
vista
della
luna
e
allo
scampanellio
che
fanno
i
grilli
sparsi
per
la
campagna
.
Gli
uomini
,
di
giorno
,
nelle
città
,
e
i
grilli
non
si
danno
requie
la
notte
nelle
campagne
.
Bella
professione
,
quella
del
grillo
!
-
Che
fai
?
-
Canto
.
-
E
perché
canti
?
Non
lo
sa
nemmeno
lui
.
Canta
.
E
tutte
le
stelle
tremano
nel
cielo
.
Lei
le
guarda
.
Bella
professione
,
anche
quella
delle
stelle
!
Che
stanno
a
farci
lassù
?
Niente
.
Guardano
anche
loro
nel
vuoto
e
par
che
n
'
abbiano
un
brivido
continuo
.
E
sapesse
quanto
mi
piace
il
gufo
che
,
in
mezzo
a
tanta
dolcezza
,
si
mette
a
singhiozzare
da
lontano
,
angosciato
.
Ci
piange
lui
,
dalla
dolcezza
.
Basta
.
Guardavo
commosso
,
come
le
ho
detto
,
quello
spettacolo
,
ma
già
sentivo
un
po
'
di
fresco
(
eran
passate
le
undici
)
e
stavo
per
ritirarmi
:
quando
udii
picchiar
forte
e
a
lungo
all
'
uscio
di
strada
.
Chi
poteva
essere
a
quell
'
ora
?
Il
dottor
Loero
.
In
uno
stato
,
signor
mio
,
da
far
compassione
finanche
alle
pietre
.
Ubriaco
fradicio
.
Erano
venuti
da
Firenze
,
da
Perugia
e
da
Roma
cinque
o
sei
medici
,
per
la
cura
dell
'
acqua
,
ed
egli
,
col
farmacista
,
aveva
pensato
bene
di
dare
una
cena
ai
colleghi
,
nell
'
Ospedaletto
della
Croce
Verde
,
dietro
la
Collegiata
,
lì
vicino
a
Rori
.
Allegra
,
come
lei
può
immaginare
,
una
cenetta
all
'
ospedale
!
E
altro
che
cura
d
'
acqua
!
s
'
erano
ubriacati
tutti
come
tanti
...
non
diciamo
majali
,
perché
i
majali
,
poveracci
,
non
hanno
veramente
quest
'
abitudine
.
Che
idea
gli
era
balenata
,
nel
vino
,
di
venire
a
inquietar
me
,
ch
'
ero
quella
sera
,
come
le
ho
detto
,
tutto
chiaro
di
luna
?
Barcollava
,
e
dovetti
sorreggerlo
fino
al
poggiolo
.
Lì
m
'
abbracciò
stretto
stretto
e
mi
disse
che
mi
voleva
bene
,
un
bene
da
fratello
,
e
che
tutta
la
sera
aveva
parlato
di
me
coi
colleghi
,
del
mio
fegato
e
del
mio
stomaco
rovinati
,
che
gli
stavano
a
cuore
,
tanto
a
cuore
che
,
passando
innanzi
alla
mia
porta
,
non
aveva
voluto
trascurare
di
farmi
una
visitina
,
temendo
che
il
giorno
appresso
non
sarebbe
potuto
andare
alle
Terme
,
perché
-
non
si
sarebbe
detto
,
veh
!
-
ma
aveva
proprio
bevuto
un
pochino
.
Io
a
ringraziarlo
,
si
figuri
,
e
a
esortarlo
ad
andarsene
a
casa
,
ché
era
già
tardi
...
Niente
!
Volle
una
seggiola
per
mettersi
a
sedere
sul
poggiolo
,
e
cominciò
a
parlarmi
di
mia
moglie
,
che
gli
piaceva
tanto
,
e
voleva
che
andassi
a
destarla
,
perché
con
lui
ci
stava
,
la
signora
Carlottina
,
oh
se
ci
stava
!
e
come
!
Bella
puledra
ombrosa
,
che
sparava
calci
per
amore
,
per
farsi
carezzare
...
E
via
di
questo
passo
,
sghignazzando
e
tentando
con
gli
occhi
,
che
gli
si
chiudevano
soli
,
certi
furbeschi
ammiccamenti
.
Mi
dica
lei
che
potevo
fargli
in
quello
stato
.
Schiaffeggiare
un
ubriaco
che
non
si
reggeva
in
piedi
?
Mia
moglie
,
che
s
'
era
svegliata
,
me
lo
gridò
rabbiosamente
tre
o
quattro
volte
dal
letto
.
Anche
a
me
la
volontà
di
schiaffeggiarlo
era
scesa
alle
mani
:
ma
chi
sa
che
impressione
avrebbe
fatto
uno
schiaffo
a
qual
povero
giovine
che
,
nella
beata
incoscienza
del
vino
,
aveva
perduto
ogni
nozione
sociale
civile
e
gridava
in
faccia
la
verità
allegramente
.
Lo
afferrai
e
lo
tirai
su
dalla
seggiola
:
una
certa
scrollatina
non
potei
far
a
meno
di
dargliela
,
ma
fu
lì
lì
per
cascare
e
dovetti
aver
cura
del
suo
stato
fino
alla
porta
;
là
...
sì
,
gli
diedi
un
piccolo
spintone
e
lo
mandai
a
ruzzolare
per
la
strada
.
Quando
entrai
in
camera
da
letto
,
trovai
mia
moglie
con
un
diavolo
per
capello
:
frenetica
addirittura
.
S
'
era
levata
da
letto
.
Mi
assaltò
di
ingiurie
sanguinose
;
mi
disse
che
se
fossi
stato
un
altro
uomo
,
avrei
dovuto
pestarmi
sotto
i
piedi
quel
mascalzone
e
poi
buttarlo
dal
poggiolo
;
che
ero
un
uomo
di
cartapesta
,
senza
sangue
nelle
vene
,
senza
rossore
in
faccia
,
incapace
di
difendere
la
rispettabilità
della
moglie
,
e
capacissimo
invece
di
far
tanto
di
cappello
al
primo
venuto
che
...
Non
la
lasciai
finire
;
levai
una
mano
;
le
gridai
che
badasse
bene
:
lo
schiaffo
che
avrei
dovuto
dare
a
colui
,
se
non
fosse
stato
ubriaco
,
l
'
avrei
appioppato
a
lei
,
se
non
taceva
.
Non
tacque
,
si
figuri
!
Dal
furore
passò
al
dileggio
.
Ma
sicuro
che
m
'
era
facilissimo
fare
il
gradasso
con
lei
,
schiaffeggiare
una
donna
,
dopo
aver
accolto
e
accompagnato
coi
debiti
riguardi
fino
ala
porta
uno
che
era
venuto
a
insultarmi
fino
a
casa
.
Ma
perché
,
perché
non
ero
andata
a
destarla
subito
?
Anzi
perché
non
glielo
avevo
introdotto
in
camera
e
pregato
di
mettersi
a
letto
con
lei
?
-
Tu
lo
sfiderai
!
-
mi
gridò
in
fine
,
fuori
di
sé
.
-
Tu
lo
sfiderai
domani
,
e
guaj
a
te
se
non
lo
fai
!
A
sentirsi
dire
certe
cose
da
una
donna
,
qualunque
uomo
si
ribella
.
M
'
ero
già
spogliato
e
messo
a
letto
.
Le
dissi
che
la
smettesse
una
buona
volta
e
mi
lasciasse
dormire
in
pace
:
non
avrei
sfidato
nessuno
,
anche
per
non
dare
a
lei
questa
soddisfazione
.
Ma
durante
la
notte
,
tra
me
e
me
,
ci
pensai
molto
.
Non
sapevo
e
non
so
di
cavalleria
,
se
un
gentiluomo
debba
raccoglier
l
'
insulto
e
la
provocazione
di
un
ubriaco
che
non
sa
quel
che
si
dica
.
La
mattina
dopo
,
ero
sul
punto
di
recarmi
a
prender
consiglio
da
un
maggiore
in
ritiro
che
avevo
conosciuto
alle
Terme
,
quando
questo
stesso
maggiore
,
in
compagnia
di
un
altro
signore
del
paese
,
venne
a
chiedermi
lui
soddisfazione
a
nome
del
dottor
Loero
.
Già
!
per
il
modo
come
lo
avevo
messo
alla
porta
la
sera
precedente
.
Pare
che
,
al
mio
spintone
,
cadendo
,
si
fosse
ferito
al
naso
.
-
Ma
se
era
ubriaco
!
-
gridai
a
quei
signori
.
Tanto
peggio
per
me
.
Dovevo
usargli
un
certo
riguardo
.
Io
,
capisce
?
E
per
miracolo
mia
moglie
non
mi
aveva
mangiato
,
perché
non
lo
avevo
buttato
giù
dal
poggiolo
!
Basta
.
Voglio
andar
per
le
leste
.
Accettai
la
sfida
;
ma
mia
moglie
mi
sghignò
sul
muso
e
,
senza
por
tempo
di
mezzo
,
cominciò
a
preparar
le
sue
robe
.
Voleva
partir
subito
;
andarsene
,
senza
aspettar
l
'
esito
del
duello
,
che
pure
sapeva
a
condizioni
gravissime
.
Da
che
ero
in
ballo
,
volevo
ballare
.
Le
impose
lui
,
le
condizioni
:
alla
pistola
.
Benissimo
!
Ma
io
pretesi
allora
,
che
si
facesse
a
quindici
passi
.
E
scrissi
una
lettera
,
alla
vigilia
,
che
mi
fa
crepar
dalle
risa
ogni
qual
volta
la
rileggo
.
Lei
non
può
figurarsi
che
sorta
di
scempiaggini
vengano
in
mente
a
un
pover
uomo
in
siffatti
frangenti
.
Non
avevo
mai
maneggiato
armi
.
Le
giuro
che
,
istintivamente
,
chiudevo
gli
occhi
,
sparando
.
Il
duello
si
fece
su
alla
Faggeta
.
I
due
primi
colpi
andarono
a
vuoto
;
al
terzo
...
no
,
il
terzo
andò
pure
a
vuoto
;
fu
il
quarto
;
al
quarto
colpo
-
veda
un
po
'
che
testa
dura
,
quella
del
dottore
!
-
la
palla
ci
vide
per
me
e
andò
a
bollarlo
in
fronte
,
ma
non
gl
'
intaccò
l
'
osso
,
gli
strisciò
sotto
la
cute
capelluta
e
gli
riuscì
di
dietro
,
dalla
nuca
.
Lì
per
lì
parve
morto
.
Accorremmo
tutti
;
anch
'
io
;
ma
uno
dei
miei
padrini
mi
consigliò
d
'
allontanarmi
,
di
salire
in
vettura
e
scappare
per
la
via
di
Chiusi
.
Scappai
.
Il
giorno
dopo
venni
a
sapere
di
che
si
trattava
;
e
un
'
altra
cosa
venni
a
sapere
,
che
mi
riempì
di
gioja
e
di
rammarico
a
un
tempo
:
di
gioja
per
me
,
di
rammarico
per
il
mio
avversario
,
il
quale
,
dopo
una
palla
in
fronte
,
pover
uomo
,
non
se
la
meritava
davvero
.
Riaprendo
gli
occhi
,
nell
'
Ospedaletto
della
Croce
Verde
,
il
dottor
Loero
si
vide
innanzi
un
bellissimo
spettacolo
:
mia
moglie
,
accorsa
al
suo
capezzale
per
assisterlo
!
Della
ferita
guarì
in
una
quindicina
di
giorni
:
di
mia
moglie
,
caro
signore
,
non
è
più
guarito
.
Vogliamo
andare
per
il
secondo
bicchiere
?
PALLINO
E
MIMÌ
Si
chiamò
prima
Pallino
perché
,
quando
nacque
,
pareva
una
palla
.
Di
tutta
la
figliata
,
che
fu
di
sei
,
si
salvò
lui
solo
,
grazie
alle
preghiere
insistenti
e
alla
tenera
protezione
dei
ragazzi
.
Babbo
Colombo
,
come
non
poteva
andare
a
caccia
,
ch
'
era
stata
la
sua
passione
,
non
voleva
più
neanche
cani
per
casa
,
e
tutti
,
tutti
morti
li
voleva
quei
cuccioli
là
.
Così
pure
fosse
morta
la
Vespina
loro
madre
,
che
gli
ricordava
le
belle
cacciate
degli
altri
anni
,
quand
'
egli
non
soffriva
ancora
dei
maledetti
reumi
,
dell
'
artride
,
che
-
eccolo
là
-
lo
avevano
torto
come
un
uncino
!
A
Chianciano
,
già
il
vento
ci
dava
anche
nei
mesi
caldi
:
certe
libecciate
che
investivano
e
scotevan
le
case
da
schiantarle
e
portarsele
via
.
Figurarsi
d
'
inverno
!
E
dunque
tutti
in
cucina
,
stretti
accovacciati
da
mane
a
sera
nel
canto
del
foco
,
sotto
la
cappa
,
senza
cacciar
fuori
la
punta
del
naso
,
neanche
per
andare
a
messa
la
domenica
.
Giusto
,
la
Collegiata
era
lì
dirimpetto
a
due
passi
.
Quasi
quasi
la
messa
si
poteva
vederla
dai
vetri
della
finestra
di
cucina
.
Nelle
altre
camere
della
casa
non
ci
s
'
andava
se
non
per
ficcarsi
a
letto
,
la
sera
di
buon
'
ora
.
Ma
babbo
Colombo
ci
faceva
anche
di
giorno
una
capatina
di
tanto
in
tanto
,
curvo
,
con
le
gambe
fasciate
,
spasimando
a
ogni
passo
,
per
andar
a
vedere
dal
balcone
della
sala
da
pranzo
tutta
la
Val
di
Chiana
che
si
scopriva
di
là
e
il
suo
bel
podere
di
Caggiolo
.
E
Vespina
,
a
farglielo
apposta
,
gravida
,
così
che
poteva
appena
spiccicar
le
piote
da
terra
,
lo
seguiva
lemme
lemme
,
per
accrescergli
il
rimpianto
della
campagna
lontana
,
il
dispetto
di
vedersi
ridotto
in
quello
stato
.
Maledetta
!
E
ora
gli
faceva
i
figliuoli
,
per
giunta
.
Ma
glielo
avrebbe
accomodati
lui
!
Oh
,
senza
farli
penare
,
beninteso
.
Li
avrebbe
presi
per
la
coda
e
là
,
avrebbe
loro
sbatacchiata
la
testa
in
una
pietra
.
I
ragazzi
,
la
Delmina
,
Ezio
,
Igino
,
la
Norina
,
nel
vedergli
far
l
'
atto
,
gridavano
:
-
No
,
babbo
!
piccinini
!
Sicché
,
quando
i
cuccioli
vennero
alla
luce
,
ne
vollero
salvare
almeno
uno
,
quello
che
sembrò
loro
il
più
carino
,
sottraendolo
e
nascondendolo
.
Ottenuta
la
grazia
,
andarono
per
veder
Pallino
,
e
sissignori
,
gli
mancava
la
coda
!
Parve
loro
un
tradimento
,
e
si
guardarono
tutt
'
e
quattro
negli
occhi
:
-
Madonna
!
Senza
coda
!
E
come
si
fa
?
Appiccicargliene
una
finta
non
si
poteva
,
né
fare
che
il
babbo
non
se
n
'
accorgesse
.
Ma
ormai
la
grazia
era
concessa
,
e
Pallino
fu
tenuto
in
casa
,
per
quanto
già
la
tenerezza
dei
padroncini
,
a
causa
di
quel
ridicolo
difetto
,
fosse
venuta
a
mancare
.
Per
giunta
anche
si
fece
di
giorno
in
giorno
più
brutto
.
Ma
non
ne
sapeva
nulla
lui
,
bestiolino
!
Senza
coda
era
nato
,
e
pareva
ne
facesse
a
meno
volentieri
;
pareva
anzi
non
sospettasse
minimamente
che
gli
mancava
qualche
cosa
.
E
voleva
ruzzare
.
Ora
,
farà
pena
un
bimbo
nato
male
,
zoppetto
o
gobbino
,
a
vederlo
ridere
e
scherzare
,
ignaro
della
sua
disgrazia
;
ma
una
brutta
bestiola
non
ne
fa
,
e
se
ruzza
e
disturba
,
non
si
ha
sofferenza
per
lei
;
le
si
dà
un
calcio
,
là
e
addio
.
Pallino
,
distratto
dai
suoi
giuochi
furibondi
con
un
gomitolo
o
con
qualche
pantofola
da
una
pedata
che
lo
mandava
a
ruzzolare
da
un
capo
all
'
altro
della
cucina
,
si
levava
lesto
lesto
su
le
due
zampette
davanti
,
le
orecchie
dritte
,
la
testa
da
un
lato
,
e
stava
un
pezzo
a
guardare
.
Non
guaiva
né
protestava
.
Pareva
che
a
poco
a
poco
si
capacitasse
che
i
cani
debbano
esser
trattati
così
,
che
questa
fosse
una
condizione
inerente
alla
sua
esistenza
canina
e
che
non
ci
fosse
perciò
da
aversene
a
male
.
Gli
ci
vollero
però
circa
tre
mesi
per
capire
ben
bene
che
al
padrone
non
piaceva
che
le
pantofole
gli
fossero
rosicchiate
.
Allora
imparò
anche
a
cansar
le
pedate
:
appena
babbo
Colombo
alzava
il
piede
,
lasciava
la
preda
e
andava
a
cacciarsi
sotto
il
letto
.
Lì
riparato
,
imparò
un
'
altra
cosa
:
quanto
,
cioè
,
gli
uomini
siano
cattivi
.
Si
sentì
chiamare
amorevolmente
,
invitare
a
venir
fuori
col
frullo
delle
dita
:
-
Qua
,
Pallino
!
Caro
!
caro
!
qua
,
piccinino
!
S
'
aspettava
carezze
,
s
'
aspettava
il
perdono
,
ma
,
appena
ghermito
per
la
cuticagna
,
botte
da
levare
il
pelo
.
Ah
sì
?
E
allora
,
anche
lui
si
buttò
alle
cattive
:
rubò
,
stracciò
,
insudiciò
,
arrivò
finanche
a
morsicare
.
Ma
ci
guadagnò
questo
,
che
fu
messo
alla
porta
;
e
,
siccome
nessuno
intercedette
per
lui
,
andò
randagio
e
mendico
per
il
paese
.
Finché
non
se
lo
tolse
in
bottega
Fanfulla
Mochi
,
macellajo
,
a
cui
era
morto
in
quei
giorni
il
cagnolino
.
Fanfulla
Mochi
era
un
bel
tipo
.
Amava
le
bestie
,
e
gli
toccava
ammazzarle
;
non
poteva
soffrire
gli
uomini
e
gli
toccava
servirli
e
rispettarli
.
Avrebbe
tenuto
in
cuor
suo
dalla
parte
dei
poveri
;
ma
,
da
macellajo
,
non
poteva
,
perché
la
carne
ai
poveri
,
si
sa
,
riesce
indigesta
.
Doveva
servire
i
signori
che
non
avevano
voluto
averlo
dalla
loro
.
Sicuro
!
Perché
era
nato
signore
,
lui
,
almeno
per
metà
!
Lo
desumeva
dal
fatto
che
,
uscito
a
sedici
anni
da
un
nobile
ospizio
in
cui
era
stato
accolto
fin
dalla
nascita
,
gli
eran
venuti
,
non
sapeva
né
donde
,
né
come
,
né
perché
,
sei
mila
lire
,
residuo
d
'
un
rimborso
liquidato
in
contanti
.
Lo
avevan
messo
garzone
in
una
macelleria
;
e
da
che
c
'
era
,
con
quella
sommetta
,
aveva
seguitato
a
fare
il
macellajo
per
conto
suo
.
Ma
il
sanguaccio
del
gran
signore
se
lo
sentiva
nelle
vene
torpide
,
nelle
piote
gottose
,
e
un
cotal
fluido
pazzesco
gli
circolava
per
il
corpo
,
che
ora
gli
dava
una
noja
cupa
e
amara
,
ora
lo
spingeva
a
certi
atti
...
Per
esempio
:
tre
anni
fa
,
radendosi
la
barba
e
vedendosi
allo
specchio
più
brutto
del
solito
,
già
invecchiato
,
infermiccio
,
s
'
era
lasciata
andare
una
bella
rasojata
alla
gola
,
tirata
coscienziosamente
a
regola
d
'
arte
.
Condotto
mezzo
morto
all
'
ospedaletto
,
aveva
rassicurato
la
gente
che
gli
correva
dietro
spaventata
:
-
Non
è
niente
,
non
è
niente
:
un
'
incicciatina
!
Per
prima
cosa
,
Fanfulla
Mochi
ribattezzò
Pallino
:
gli
impose
il
nome
di
Bistecchino
;
poi
lo
portò
alla
finestra
e
gli
disse
:
-
Vedi
là
,
Bistecchino
,
il
mio
bel
Monte
Amiata
!
Grosse
le
scarpe
,
ma
tu
sapessi
che
cervelli
fini
ci
si
fa
!
Bastardi
,
ma
fini
.
Se
tu
vuoi
stare
con
me
,
dev
'
essere
un
patto
che
tu
diventi
un
canino
saggio
e
per
bene
.
T
'
adotterò
io
,
non
temere
:
acculati
qua
!
Se
fossi
porco
,
Bistecchino
,
mangeresti
tu
?
Io
no
.
Il
porco
crede
di
mangiare
per
sé
e
ingrassa
per
gli
altri
.
Non
è
punto
bella
la
sorte
del
porco
.
Ah
-
io
direi
-
m
'
allevate
per
questo
?
Ringrazio
,
signori
.
Mangiatemi
magro
.
Pallino
a
questo
punto
sternutì
due
o
tre
volte
,
come
in
segno
d
'
approvazione
.
Fanfulla
ne
fu
molto
contento
,
e
seguitò
a
conversare
a
lungo
con
lui
,
ogni
giorno
;
e
quello
ad
ascoltare
serio
serio
,
finché
,
prima
una
zampa
ad
annaspare
,
poi
levava
la
testa
e
spalancava
la
bocca
a
uno
sbadiglio
seguito
da
un
variato
mugolio
,
per
far
intendere
al
padrone
che
bastava
.
Fosse
per
la
triste
esperienza
fatta
in
casa
di
babbo
Colombo
,
per
via
della
coda
che
gli
mancava
,
fosse
per
gli
ammaestramenti
di
Fanfulla
,
fatto
sta
ed
è
che
Pallino
divenne
un
cane
di
carattere
,
un
cane
che
si
faceva
notare
,
non
solamente
perché
scodato
,
ma
anche
per
il
suo
particolar
modo
di
condursi
tra
le
bestie
sue
pari
e
le
superiori
.
Era
un
cane
serio
,
che
non
dava
confidenza
a
nessuno
.
Se
qualche
suo
simile
gli
veniva
dietro
o
incontro
,
esso
lo
puntava
raccolto
in
sé
,
fermo
su
le
quattro
zampe
,
come
per
dirgli
:
-
«
Chi
ti
cerca
?
Lasciami
andare
!
»
E
questo
faceva
,
non
certo
per
paura
,
sì
per
profondo
disprezzo
di
cani
del
suo
paese
,
tanto
maschi
che
femmine
.
Pareva
almeno
così
,
perché
d
'
estate
quando
a
Chianciano
venivano
per
la
cura
dell
'
acqua
i
villeggianti
in
gran
numero
coi
loro
cagnolini
,
e
le
loro
cagnoline
,
Pallino
cangiava
di
punto
in
bianco
,
diventava
socievole
,
chiassone
,
proprio
un
altro
;
tutto
il
giorno
in
giro
da
questa
a
quella
Pensione
,
a
lasciare
a
suo
modo
,
alzando
un
'
anca
,
biglietti
da
visita
,
il
benvenuto
ai
cani
forestieri
,
agli
ospiti
,
che
poi
accompagnava
da
per
tutto
e
,
al
bisogno
,
difendeva
con
feroce
zelo
dalle
aggressioni
dei
paesani
.
Scodinzolare
non
poteva
per
salutarli
,
e
si
dimenava
tutto
,
si
storcignava
,
si
buttava
finanche
a
terra
per
invitarli
a
ruzzare
.
E
i
cagnolini
forestieri
gliene
sapevano
grado
.
In
città
,
uscivano
incatenati
e
con
la
museruola
;
qua
invece
,
liberi
e
sciolti
,
perché
i
padroni
eran
sicuri
di
non
perderli
e
di
non
incorrere
in
multe
.
Quei
cagnolini
,
insomma
,
facevano
la
villeggiatura
anche
loro
e
Pallino
era
il
loro
spasso
.
Se
qualche
giorno
tardava
,
essi
,
in
tre
,
in
quattro
,
si
presentavano
innanzi
alla
bottega
di
Fanfulla
per
reclamarlo
.
-
Bistechino
,
abbi
senno
!
-
gli
diceva
Fanfulla
,
minacciandolo
col
dito
.
-
Codesti
cani
signorini
non
sono
per
te
.
Tu
cane
di
strada
sei
,
proletario
rinnegato
!
Non
mi
piace
che
tu
faccia
così
da
buffone
ai
cani
de
'
signori
.
Ma
Pallino
non
gli
dava
retta
,
non
gli
dava
retta
,
non
gliene
poteva
dare
,
segnatamente
quell
'
anno
,
perché
tra
quei
cani
signorini
che
venivano
a
stuzzicarlo
in
bottega
,
c
'
era
un
amor
di
canina
,
piccola
quanto
un
pugno
,
un
batuffoletto
bianco
arruffato
,
che
non
si
sapeva
dove
avesse
le
zampe
,
dove
le
orecchie
;
letichina
di
prima
forza
,
che
mordeva
però
per
davvero
qualche
volta
.
Certi
morsichetti
,
che
ardevano
e
lasciavano
il
segno
per
più
d
'
un
giorno
!
Ma
Pallino
se
li
pigliava
tanto
volentieri
.
Quella
cosina
bianca
gli
guizzava
,
abbajando
,
di
tra
i
piedi
,
per
assaltarlo
di
qua
e
di
là
.
Fermo
per
farle
piacere
,
esso
la
seguiva
con
gli
occhi
in
quelle
mossette
aggraziate
;
poi
,
quasi
temendo
che
si
straccasse
e
affiochisse
dal
troppo
abbajare
(
donde
la
cavava
quella
voce
più
grossa
di
lei
?
)
si
sdrajava
a
terra
,
a
pancia
all
'
aria
,
e
aspettava
che
essa
,
dopo
essersi
fogata
per
finta
,
tornasse
indietro
con
la
stessa
furia
e
gli
saltasse
addosso
;
la
abbracciava
e
si
lasciava
mordere
beatamente
il
muso
e
le
orecchie
.
Se
n
'
era
proprio
innamorato
insomma
;
e
,
così
rozzo
e
senza
coda
,
povero
Pallino
,
ne
'
suoi
vezzi
smorfiosi
a
qual
niente
fatto
di
peli
,
era
d
'
una
ridicolaggine
compassionevole
.
La
canina
si
chiamava
Mimì
e
alloggiava
con
la
padrona
alla
Pensione
Ronchi
.
La
padrona
era
una
signorina
americana
,
ormai
un
po
'
attempatella
,
da
parecchi
anni
dimorante
in
Italia
-
in
cerca
d
'
un
marito
,
dicevano
le
male
lingue
.
Perché
non
lo
trovava
?
Brutta
non
era
:
alta
di
statura
,
svelta
e
anche
formosa
;
begli
occhi
,
bei
capelli
,
labbra
un
po
'
tumide
,
accese
,
e
in
tutto
il
corpo
e
nel
volto
un
'
aria
di
nobiltà
e
una
certa
grazia
malinconica
.
E
poi
miss
Galley
vestiva
con
ricca
e
linda
semplicità
e
portava
enormi
cappelli
ondeggianti
di
lunghi
e
tenui
veli
,
che
le
stavano
a
meraviglia
.
Corteggiatori
,
non
gliene
mancavano
:
ne
aveva
anzi
sempre
attorno
due
o
tre
alla
volta
,
e
tutti
dapprima
,
sapendola
americana
,
animati
dai
più
serii
propositi
;
ma
poi
...
eh
poi
,
discorrendo
,
tastando
il
terreno
...
Ecco
:
povera
no
,
e
si
vedeva
dal
modo
come
viveva
;
ma
ricca
miss
Galley
non
era
neppure
.
E
allora
...
allora
perché
era
americana
?
Senza
una
buona
dote
,
tanto
valeva
sposare
una
signorina
paesana
.
E
tutti
i
corteggiatori
si
ritiravano
pulitamente
in
buon
ordine
.
Miss
Galley
se
ne
rodeva
e
sfogava
il
rodio
segreto
in
furiose
carezza
alla
sua
piccola
,
cara
,
fedele
Mimì
.
Ma
fossero
state
carezze
soltanto
!
La
voleva
zitella
miss
Galley
,
sempre
zitella
,
zitella
come
lei
la
sua
piccola
,
cara
,
fedele
Mimì
.
Oh
avrebbe
saputo
guadarla
lei
dalle
insidie
dei
maschiacci
!
Guaj
,
guaj
se
un
canino
le
si
accostava
.
Subito
miss
Galley
se
la
toglieva
in
braccio
;
ed
eran
busse
,
se
Mimì
,
che
aveva
già
cinque
anni
e
non
sapeva
capacitarsi
per
qual
ragione
,
rimanendo
zitella
la
padrona
,
dovesse
rimaner
zitella
anche
lei
,
si
ribellava
;
busse
se
agitava
le
zampette
per
springare
a
terra
,
busse
se
allungava
il
collo
o
cacciava
il
musetto
sotto
il
braccio
della
sua
tiranna
per
vedere
se
il
canino
innamorato
la
seguisse
tuttavia
.
Per
fortuna
,
questa
crudele
sorveglianza
si
faceva
men
rigorosa
ogni
qual
volta
un
nuovo
corteggiatore
veniva
a
rinvedir
le
speranze
di
miss
Galley
.
Se
Mimì
avesse
potuto
ragionare
e
riflettere
,
dalla
maggiore
o
minore
libertà
di
cui
godeva
,
avrebbe
potuto
argomentare
di
quanta
speranza
la
nuova
avventura
desse
alimento
al
cuore
inesausto
della
sua
padrona
,
uccellino
dal
becco
sempre
aperto
.
Ora
,
quell
'
estate
,
a
Chianciano
,
Mimì
era
bellissima
.
C
'
era
,
difatti
,
alla
Pensione
Ronchi
,
un
signore
,
un
bell
'
uomo
d
'
oltre
quarant
'
anni
,
molto
bruno
,
precocemente
canuto
,
ma
coi
baffi
ancor
neri
(
forse
un
po
'
troppo
)
,
elegantissimo
,
il
quale
,
venuto
a
Chianciano
pei
quindici
giorni
della
cura
,
vi
si
tratteneva
da
oltre
un
mese
e
non
accennava
ancora
d
'
andarsene
,
per
quanto
all
'
arrivo
,
avesse
dichiarato
d
'
avere
a
Roma
urgentissimi
affari
,
a
cui
s
'
era
sottratto
a
stento
e
non
senza
grave
rischio
.
Di
che
genere
fossero
questi
affari
,
non
lo
diceva
;
aveva
molto
viaggiato
e
mostrava
di
conoscer
bene
Londra
e
Parigi
e
d
'
aver
molte
aderenze
nel
mondo
giornalistico
romano
.
Sul
registro
della
Pensione
s
'
era
firmato
:
Comm
.
Basilio
Gori
.
Fin
dal
primo
giorno
s
'
era
messo
a
parlare
in
inglese
,
a
lungo
,
con
miss
Galley
.
Ora
l
'
uno
e
l
'
altra
ogni
mattina
uscivano
dalla
Pensione
per
tempissimo
e
si
recavano
a
piedi
,
per
il
lungo
stradale
alberato
,
alle
Terme
dell
'
Acqua
Santa
.
Miss
Galley
non
beveva
:
diceva
d
'
esser
venuta
a
Chianciano
solo
per
cambiamento
d
'
aria
.
Beveva
lui
.
Passeggiavano
accanto
,
loro
due
soli
,
pe
'
vialetti
del
prato
in
pendio
sotto
gli
alti
platani
,
bersagliati
dalla
maligna
curiosità
di
tutti
gli
altri
bagnanti
.
A
lui
questa
maligna
curiosità
pareva
non
dispiacesse
punto
;
e
se
due
o
tre
si
fermavano
apposta
per
godere
davvicino
e
con
una
certa
impertinenza
di
quello
spettacolo
d
'
amor
peripatetico
,
egli
volgeva
loro
uno
sguardo
freddo
,
sprezzante
,
ma
con
un
'
aria
di
vanità
soddisfatta
;
ella
,
invece
,
abbassava
gli
occhi
,
per
levarli
poco
dopo
in
volto
a
lui
,
a
ricevere
il
compenso
di
quella
tenera
,
istintiva
gratitudine
che
ogni
uomo
prova
per
la
donna
che
,
sacrificando
un
po
'
del
suo
pudore
,
dimostra
di
voler
piacere
a
uno
solo
,
sfidando
la
malignità
degli
altri
.
Mimì
li
seguiva
,
e
spesso
provocava
le
risa
di
quanti
stavano
a
osservar
la
coppia
innamorata
,
perché
di
tratto
in
tratto
addentava
di
dietro
la
veste
della
padrona
e
gliela
tirava
,
gliela
scoteva
,
squassando
rabbiosamente
la
testina
,
come
se
volesse
richiamarla
a
sé
,
arrestarla
.
Miss
Galley
,
assalita
dalla
stizza
,
strappava
la
veste
dai
denti
della
cagnolina
e
la
mandava
a
ruzzolar
lontano
su
l
'
erbetta
del
prato
.
Ma
,
poco
dopo
,
Mimì
ritornava
all
'
assalto
,
non
già
perché
le
premesse
la
buona
reputazione
della
padrona
,
ma
perché
a
girar
lì
per
quei
pratelli
scoscesi
s
'
annojava
maledettamente
e
voleva
ritornare
in
paese
ove
si
sapeva
aspettata
dal
suo
Pallino
.
Tira
e
tira
,
raggiunse
finalmente
l
'
intento
.
Miss
Galley
la
lasciò
,
con
molti
avvertimenti
,
alla
Pensione
,
adducendo
in
iscusa
che
temeva
si
stancasse
troppo
,
la
povera
bestiolina
.
Difatti
miss
Galley
e
il
commendator
Gori
,
dopo
aver
girato
per
più
di
un
'
ora
pei
viali
dell
'
Acqua
Santa
,
ritornavano
,
sempre
a
piedi
,
al
paese
,
ma
per
riprender
poco
dopo
a
vagabondare
o
su
per
la
strada
di
Montepulciano
,
o
giù
per
quella
che
conduce
alla
stazione
,
o
salivano
al
poggio
dei
Cappuccini
,
e
non
rientravano
alla
Pensione
se
non
all
'
ora
di
pranzo
.
E
,
via
facendo
,
ella
con
l
'
ombrellino
rosso
riparava
anche
lui
dai
raggi
del
sole
,
e
tutti
e
due
andavano
mollemente
quasi
avviluppati
in
una
tenerezza
deliziosa
,
assaporando
l
'
ebrietà
squisita
delle
carezze
rattenute
,
dei
contatti
fuggevoli
delle
mani
,
dei
lunghi
sguardi
appassionati
,
in
cui
le
anime
si
allacciano
,
si
stringono
fino
a
spasimar
di
voluttà
.
Intanto
i
vetturini
,
che
non
li
potevano
soffrire
perché
li
vedevano
andar
sempre
a
piedi
,
si
facevano
venir
la
tosse
ogni
qual
volta
li
incontravano
per
la
strada
,
e
quella
tosse
faceva
ridere
i
signori
che
traballavano
nelle
vetturette
sgangherate
.
A
Chianciano
ormai
non
si
parlava
d
'
altro
;
in
tutte
le
Pensioni
,
al
Circolo
,
al
Caffè
,
in
farmacia
,
al
Giuoco
del
Pallone
,
all
'
Arena
,
miss
Galley
e
il
commendator
Gori
facevano
da
mane
a
sera
le
spese
della
conversazione
.
Chi
li
aveva
incontrati
qua
e
chi
là
,
e
lui
era
messo
così
e
lei
era
messa
cosà
...
Quelli
che
,
finita
la
cura
,
partivano
,
ragguagliavano
i
nuovi
arrivati
,
e
dopo
quattro
o
cinque
giorni
domandavano
ancora
,
da
lontano
,
nelle
cartoline
illustrate
,
notizie
della
coppia
felice
.
Tutt
'
a
un
tratto
(
si
era
ormai
ai
primi
di
settembre
)
si
sparse
per
Chianciano
la
notizia
che
il
commendator
Gori
partiva
per
Roma
all
'
improvviso
,
lui
solo
.
I
commenti
furono
infiniti
e
grandissimo
lo
stupore
.
Che
era
accaduto
?
Alcuni
dicevano
che
miss
Galley
aveva
saputo
che
egli
era
ammogliato
e
diviso
dalla
moglie
;
altri
,
che
il
Gori
,
essendo
d
'
un
balzo
in
principio
salito
ai
sette
cieli
,
aveva
avuto
bisogno
di
tutto
quel
tempo
per
calare
con
garbo
a
ghermir
la
preda
,
la
quale
,
alla
stretta
,
gli
s
'
era
scoperta
magra
e
spennata
;
altri
poi
volevano
sostenere
che
non
c
'
era
rottura
;
che
miss
Galley
avrebbe
raggiunto
a
Roma
il
fidanzato
,
e
altri
infine
,
che
il
Gori
sarebbe
ritornato
a
Chianciano
fra
pochi
giorni
per
ripartire
quindi
con
la
sposa
per
Firenze
.
Ma
quelli
della
Pensione
Ronchi
assicuravano
che
l
'
avventura
era
proprio
finita
,
tanto
vero
che
miss
Galley
non
era
scesa
quel
giorno
in
sala
a
desinare
e
che
il
Gori
s
'
era
mostrato
a
tavola
molto
turbato
.
Tutti
questi
discorsi
s
'
intrecciavano
nella
piazza
del
Giuoco
del
Pallone
,
ove
l
'
intera
colonia
bagnante
e
molti
del
paese
eran
convenuti
per
assistere
alla
partenza
del
Gori
.
Quando
la
vettura
uscì
dalla
porta
del
paese
,
tutti
si
fecero
alla
spalletta
della
piazza
.
Il
Gori
,
in
vettura
,
leggeva
tranquillamente
il
giornale
.
Passando
sotto
la
piazza
,
levò
gli
occhi
,
come
per
godere
,
lui
attore
,
dello
spettacolo
di
tanti
spettatori
.
Ma
,
all
'
improvviso
,
dietro
la
piccola
Arena
che
sorge
in
mezzo
alla
piazza
si
levò
un
furibondo
abbaio
d
'
una
frotta
di
cani
azzuffati
,
aggrovigliati
in
una
mischia
feroce
.
Tutti
si
voltarono
a
guardare
,
alcuni
ritraendosi
per
paura
,
altri
accorrendo
coi
bastoni
levati
.
In
mezzo
a
quel
groviglio
c
'
era
Pallino
con
la
sua
Mimì
,
Pallino
e
Mimì
che
,
tra
l
'
invidia
e
la
gelosia
terribile
dei
loro
compagni
,
erano
riusciti
finalmente
a
celebrar
le
loro
nozze
.
Le
signore
torcevano
il
viso
,
gli
uomini
sghignazzavan
,
quando
,
preceduta
da
una
frotta
di
monellacci
,
si
precipitò
nella
piazza
miss
Galley
,
come
una
furia
,
scapigliata
dal
vento
e
dalla
corsa
,
col
cappello
in
mano
e
gli
occhi
gonfi
e
rossi
di
pianto
.
-
Mimì
!
Mimì
!
Mimì
!
Alla
vista
dell
'
orribile
scempio
,
levò
le
braccia
,
allibita
,
poi
si
coprì
il
volto
con
le
mani
,
volse
le
spalle
e
risalì
in
paese
con
la
stessa
furia
con
la
quale
era
venuta
.
Rientrata
alla
Pensione
come
una
bufera
,
s
'
avventò
contro
il
Ronchi
,
contro
i
camerieri
,
con
le
dita
artigliate
,
quasi
volesse
sbranarli
;
si
contenne
a
stento
,
strozzata
dalla
rabbia
,
arrangolata
,
senza
potere
articolar
parola
.
Già
dianzi
aveva
perduto
la
voce
,
strillando
,
nell
'
accorgersi
(
dopo
tanti
giorni
!
)
che
Mimì
non
era
sorvegliata
,
che
Mimì
non
er
in
casa
e
non
si
sapeva
dove
fosse
.
Salì
nella
sua
camera
,
afferrò
,
ammassò
tutte
le
sue
robe
nel
baule
,
nelle
valige
,
ordinò
una
vettura
a
due
cavalli
,
che
la
conducesse
subito
subito
alla
stazione
di
Chiusi
,
perché
non
voleva
trattenersi
più
a
lungo
a
Chianciano
,
neanche
un
'
ora
,
neanche
un
minuto
.
Sul
punto
di
partire
,
da
quegli
stessi
monellacci
che
erano
corsi
con
lei
in
cerca
della
cagnolina
,
ansanti
,
esultanti
per
la
speranza
d
'
una
buona
mancia
,
le
fu
presentata
la
povera
Mimì
,
più
morta
che
viva
.
Ma
miss
Galley
,
contraffatta
dall
'
ira
,
con
un
violentissimo
scatto
la
respinse
,
storcendo
la
faccia
.
Mimì
,
all
'
urto
furioso
,
cadde
a
terra
,
batté
il
musetto
e
,
con
acuti
guaiti
,
corse
ranca
ranca
a
ficcarsi
sotto
un
divano
alto
appena
tre
dita
dal
suolo
,
mentre
la
padrona
inviperita
montava
sul
legno
e
gridava
al
vetturino
:
-
Via
!
Il
Ronchi
,
i
camerieri
,
i
bagnanti
rientrati
di
corsa
alla
Pensione
,
restarono
un
pezzo
a
guardarsi
tra
loro
,
sbalorditi
;
poi
ebbero
pietà
della
povera
cagnolina
abbandonata
;
ma
,
per
quanto
la
chiamassero
e
la
invitassero
coi
modi
più
affettuosi
,
non
ci
fu
verso
di
farla
uscire
da
quel
nascondiglio
.
Bisognò
che
il
Ronchi
,
ajutato
da
un
cameriere
,
sollevasse
e
scostasse
il
divano
.
Ma
allora
Mimì
s
'
avventò
alla
porta
come
una
freccia
e
prese
la
fuga
.
I
monelli
le
corsero
dietro
,
girarono
tutto
il
paese
,
per
ogni
verso
,
arrivarono
fin
presso
la
stazione
:
non
la
poterono
rintracciare
.
Il
Ronchi
,
che
aveva
avuto
per
lei
tante
noje
,
scrollò
le
spalle
,
esclamando
:
-
O
vada
a
farsi
benedire
!
Dopo
cinque
o
sei
giorni
,
verso
sera
,
Mimì
,
sudicia
,
scarduffata
,
famelica
,
irriconoscibile
,
fu
rivista
per
le
vie
di
Chianciano
,
sotto
la
pioggia
lenta
,
che
segnava
la
fine
della
stagione
.
Gli
ultimi
bagnanti
partivano
:
in
capo
a
una
settimana
,
il
paesello
,
annidato
su
l
'
alto
colle
ventoso
,
avrebbe
ripreso
il
fosco
aspetto
invernale
.
-
To
'
,
la
cagnetta
della
signorina
!
-
disse
qualcuno
,
vedendola
passare
.
Ma
nessuno
si
mosse
a
prenderla
,
nessuno
la
chiamò
.
E
Mimì
seguitò
a
vagare
,
sotto
la
pioggia
.
Era
già
stata
alla
Pensione
Ronchi
,
ma
l
'
aveva
trovata
chiusa
,
perché
il
proprietario
s
'
era
affrettato
di
andare
in
campagna
per
la
vendemmia
.
Di
tratto
in
tratto
s
'
arrestava
a
guardare
con
gli
occhietti
cisposi
tra
i
peli
,
come
se
non
sapesse
ancora
comprendere
come
mai
nessuno
avesse
pietà
di
lei
così
piccola
,
di
lei
così
carezzata
prima
e
curata
:
come
mai
nessuno
la
prendesse
per
riportarla
alla
padrona
,
che
l
'
aveva
perduta
,
alla
padrona
,
che
essa
aveva
cercato
invano
per
tanto
tempo
e
cercava
ancora
.
Aveva
fame
,
era
stanca
,
tremava
di
freddo
,
non
sapeva
più
dove
andare
,
dove
rifugiarsi
.
Nei
primi
giorni
,
qualcuno
,
nel
vedersi
seguito
da
lei
,
si
chinò
a
lisciarla
,
a
commiserarla
;
ma
poi
,
seccato
di
trovarsela
sempre
alle
calcagna
,
la
cacciò
sgarbatamente
.
Era
gravida
.
Pareva
quasi
impossibile
:
una
coserellina
così
,
che
non
pareva
nemmeno
:
gravida
!
E
la
scostavano
col
piede
.
Fanfulla
Mochi
,
dalla
soglia
della
bottega
,
vedendola
trotterellar
per
via
,
sperduta
,
un
giorno
la
chiamò
;
le
diede
da
mangiare
;
e
siccome
la
povera
bestiola
,
ormai
avvezza
a
vedersi
scacciata
da
tutti
,
se
ne
stava
con
la
schiena
arcuata
,
per
paura
,
come
in
attesa
di
qualche
calcio
,
la
lisciò
,
la
carezzò
,
per
rassicurarla
.
La
povera
Mimì
,
quantunque
affamata
,
lasciò
di
mangiare
per
leccar
la
mano
del
benefattore
.
Allora
Fanfulla
chiamò
Pallino
,
che
dormiva
nella
cuccia
sotto
il
banco
:
-
Cane
,
figlio
di
cane
,
brutto
libertino
scodato
,
guarda
qua
la
tua
sposa
!
Ma
ormai
Mimì
non
era
più
una
cagnetta
signorina
,
era
divenuta
una
cagnetta
di
strada
,
una
delle
tante
del
paese
.
E
Pallino
non
la
degnò
nemmeno
d
'
uno
sguardo
.
NEL
SEGNO
Come
seppe
che
nella
mattinata
gli
studenti
di
medicina
sarebbero
ritornati
all
'
ospedale
,
Raffaella
Òsimo
pregò
la
caposala
d
'
introdurla
nella
sala
del
primario
,
dove
si
tenevano
le
lezioni
di
semejotica
.
La
capo
-
sala
la
guardò
male
.
-
Vuoi
farti
vedere
dagli
studenti
?
-
Sì
,
per
favore
;
prendete
me
.
-
Ma
lo
sai
che
sembri
una
lucertola
?
-
Lo
so
.
Non
me
n
'
importa
!
Prendete
me
.
-
Ma
guarda
un
po
'
che
sfacciata
.
E
che
ti
figuri
che
ti
faranno
là
dentro
?
-
Come
a
Nannina
,
-
rispose
la
Òsimo
.
-
No
?
Nannina
,
sua
vicina
di
letto
,
uscita
il
giorno
avanti
dall
'
ospedale
,
le
aveva
mostrato
,
appena
rientrata
in
corsia
dopo
la
lezione
là
nella
sala
in
fondo
,
il
corpo
tutto
segnato
come
una
carta
geografica
;
segnati
i
polmoni
,
il
cuore
,
il
fegato
,
la
milza
,
col
lapis
dermografico
.
-
E
ci
vuoi
andare
?
-
concluse
quella
.
-
Per
me
,
ti
servo
.
Ma
bada
che
il
segno
non
te
lo
levi
più
per
molti
giorni
,
neppure
col
sapone
.
La
Òsimo
alzò
le
spalle
e
disse
sorridendo
:
-
Voi
portatemi
,
e
non
ve
ne
curate
.
Le
era
tornato
in
volto
un
po
'
di
colore
;
ma
era
ancor
tanto
magra
;
tutta
occhi
e
tutta
capelli
.
Gli
occhi
però
,
neri
,
bellissimi
,
le
brillavano
di
nuovo
,
acuti
.
E
in
quel
lettuccio
il
suo
corpo
di
ragazzina
,
minuscolo
,
non
pareva
nemmeno
,
tra
le
pieghe
delle
coperte
.
Per
quella
capo
-
sala
,
come
per
tutte
le
suore
infermiere
,
era
una
vecchia
conoscenza
,
Raffaella
Òsimo
.
Già
due
altre
volte
era
sta
lì
,
all
'
ospedale
.
La
prima
volta
,
per
...
-
eh
,
benedette
ragazze
!
si
lasciano
infinocchiare
,
e
poi
,
chi
ci
va
di
mezzo
?
una
povera
creaturina
innocente
,
che
va
a
finire
all
'
ospizio
dei
trovatelli
.
La
Òsimo
,
a
dir
vero
,
lo
aveva
scontato
amaramente
anche
lei
,
il
suo
fallo
;
due
mesi
circa
dopo
il
parto
,
era
ritornata
all
'
ospedale
più
di
là
che
di
qua
,
con
tre
pasticche
di
sublimato
in
corpo
.
Ora
c
'
era
per
l
'
anemia
,
da
un
mese
.
A
forza
d
'
iniezioni
di
ferro
s
'
era
già
rimessa
,
e
tra
pochi
giorni
sarebbe
uscita
dall
'
ospedale
.
Le
volevano
bene
in
quella
corsia
e
avevano
carità
e
sofferenza
di
lei
per
la
timida
e
sorridente
grazia
della
sua
bontà
pur
così
sconsolata
.
Ma
anche
la
disperazione
in
lei
non
si
manifestava
né
con
fosche
maniere
né
con
lacrime
.
Aveva
detto
sorridendo
,
la
prima
volta
,
che
non
le
restava
ormai
più
altro
che
morire
.
Vittima
come
era
,
però
,
d
'
una
sorte
comune
a
troppe
ragazze
,
non
aveva
destato
né
una
particolare
pietà
né
un
particolar
timore
per
quell
'
oscura
minaccia
.
Si
sa
che
tutte
le
sedotte
e
le
tradite
minacciano
il
suicidio
:
non
bisogna
darsi
a
credere
tante
cose
.
Raffaella
Òsimo
,
però
,
lo
aveva
detto
e
lo
aveva
fatto
.
Invano
,
allora
,
le
buone
suore
assistenti
s
'
eran
provate
a
confortarla
con
la
fede
;
ella
aveva
fatto
,
come
faceva
anche
adesso
;
ascoltava
attenta
,
sorrideva
,
diceva
di
sì
;
ma
si
capiva
che
il
groppo
che
le
stringeva
il
cuore
non
si
scioglieva
né
s
'
allentava
per
quelle
esortazioni
.
Nessuna
cosa
più
la
invogliava
a
sperare
nella
vita
:
riconosceva
che
s
'
era
illusa
,
che
il
vero
inganno
le
era
venuto
dall
'
inesperienza
,
dall
'
appassionata
e
credula
sua
natura
,
più
che
dal
giovine
a
cui
s
'
era
abbandonata
e
che
non
avrebbe
potuto
mai
esser
suo
.
Ma
rassegnarsi
,
no
,
non
poteva
.
Che
se
per
gli
altri
la
sua
storia
non
aveva
nulla
di
particolare
,
non
era
per
ciò
men
dolorosa
per
lei
.
Aveva
sofferto
tanto
!
Prima
lo
strazio
di
vedersi
ucciso
il
padre
,
proditoriamente
;
poi
,
la
caduta
irreparabile
di
tutte
le
sue
aspirazioni
.
Era
una
povera
cucitrice
,
adesso
,
tradita
come
tante
altre
,
abbandonata
come
tante
altre
;
ma
un
giorno
...
Sì
,
anche
le
altre
,
è
vero
,
dicevano
allo
stesso
modo
:
-
Ma
un
giorno
...
-
e
mentivano
;
perché
ai
miseri
,
ai
vinti
,
sorge
spontaneo
dal
petto
oppresso
il
bisogno
di
mentire
.
Ma
lei
non
mentiva
.
Giovinetta
ancora
,
lei
,
certamente
avrebbe
preso
la
patente
di
maestra
,
se
il
padre
,
che
la
manteneva
con
tanto
amore
agli
studii
,
non
fosse
venuto
a
mancare
così
di
colpo
,
laggiù
,
in
Calabria
,
assassinato
,
non
per
odio
diretto
,
ma
durante
le
elezioni
politiche
,
per
mano
d
'
un
sicario
rimasto
ignoto
,
pagato
senza
dubbio
dalla
fazione
avversaria
del
barone
Barni
,
di
cui
egli
era
segretario
zelante
e
fedele
.
Eletto
deputato
,
il
Barni
,
sapendola
anche
orfana
di
madre
e
sola
,
per
farsi
bello
d
'
un
atto
di
carità
di
fronte
agli
elettori
,
la
aveva
accolta
in
casa
.
Così
era
venuta
a
Roma
,
in
uno
stato
incerto
:
la
trattavano
come
se
fosse
della
famiglia
,
ma
figurava
intanto
come
istitutrice
dei
figliuoli
più
piccoli
del
barone
e
anche
un
po
'
come
dama
di
compagnia
della
baronessa
:
senza
stipendio
,
beninteso
.
Lei
lavorava
:
il
Barni
si
prendeva
il
merito
della
carità
.
Ma
che
glien
'
importava
,
allora
?
Lavorava
con
tutto
il
cuore
,
per
acquistarsi
la
benevolenza
paterna
di
chi
la
ospitava
,
con
una
speranza
segreta
:
che
quelle
sue
cure
amorose
,
cioè
,
quei
suoi
servizi
senz
'
alcun
compenso
,
dopo
il
sacrificio
del
padre
,
valessero
a
vincere
l
'
opposizione
che
forse
il
barone
avrebbe
fatta
al
figliuolo
maggiore
,
Riccardo
,
quando
questi
,
come
già
le
aveva
promesso
,
gli
avrebbe
dichiarato
l
'
amore
che
sentiva
per
lei
.
Oh
,
era
sicurissimo
Riccardo
che
il
padre
avrebbe
condisceso
di
buona
voglia
;
ma
aveva
appena
diciannove
anni
,
era
ancora
studente
di
liceo
;
non
si
sentiva
il
coraggio
di
far
quella
dichiarazione
ai
genitori
:
meglio
aspettare
qualche
anno
.
Ora
,
aspettando
...
Ma
lì
,
possibile
?
nella
stessa
casa
,
sempre
vicini
,
fra
tante
lusinghe
,
dopo
tante
promesse
,
con
tanti
giuramenti
...
La
passione
la
aveva
accecata
.
Quando
,
alla
fine
,
il
fallo
non
s
'
era
più
potuto
nascondere
,
cacciata
via
!
Sì
,
proprio
cacciata
via
,
poteva
dire
,
senz
'
alcuna
misericordia
,
senz
'
alcun
riguardo
neanche
per
il
suo
stato
.
Il
Barni
aveva
scritto
a
una
vecchia
zia
di
lei
,
perché
fosse
venuta
subito
a
riprendersela
e
a
portarsela
via
,
laggiù
in
Calabria
,
promettendo
un
assegno
;
ma
la
zia
aveva
scongiurato
il
barone
di
aspettare
almeno
che
la
nipote
si
fosse
prima
liberata
a
Roma
,
per
non
affrontar
lo
scandalo
in
un
piccolo
paese
;
e
il
Barni
aveva
ceduto
,
ma
a
patto
che
il
figliuolo
non
ne
avesse
saputo
nulla
e
le
avesse
credute
già
fuori
di
Roma
.
dopo
il
parto
,
però
,
ella
non
era
voluta
tornare
in
Calabria
;
il
barone
,
allora
,
su
tutte
le
furie
,
aveva
minacciato
di
togliere
l
'
assegno
;
e
lo
aveva
tolto
difatti
,
dopo
il
tentato
suicidio
.
Riccardo
era
partito
per
Firenze
;
lei
,
salvata
per
miracolo
,
s
'
era
messa
a
far
la
giovine
di
sarta
per
mantenere
sé
e
la
zia
.
Era
passato
un
anno
;
Riccardo
era
tornato
a
Roma
;
ma
ella
non
aveva
nemmen
tentato
di
rivederlo
.
Fallitole
il
proposito
violento
,
s
'
era
fitto
in
capo
di
lasciarsi
morire
a
poco
a
poco
.
La
zia
,
un
bel
giorno
,
aveva
perduto
la
pazienza
e
se
n
'
era
ritornata
in
Calabria
.
Un
mese
addietro
,
durante
uno
svenimento
in
casa
della
sarta
presso
la
quale
lavorava
,
era
stata
condotta
lì
all
'
ospedale
,
e
c
'
era
rimasta
per
curarsi
dell
'
anemia
.
L
'
altro
giorno
,
intanto
,
dal
suo
lettino
,
Raffaella
Òsimo
aveva
veduto
passare
per
la
corsia
gli
studenti
di
medicina
che
facevano
il
corso
di
semejotica
,
e
fra
questi
studenti
aveva
riveduto
,
dopo
circa
due
anni
,
Riccardo
,
con
accanto
una
giovinetta
,
che
doveva
essere
una
studentessa
anche
lei
,
bionda
,
bella
,
straniera
all
'
aspetto
:
e
dal
modo
con
cui
la
guardava
...
-
ah
,
Raffaella
non
poteva
ingannarsi
!
-
appariva
chiaramente
che
n
'
era
innamorato
.
E
come
gli
sorrideva
lei
,
pendendo
quasi
dagli
occhi
di
lui
...
Li
aveva
seguiti
con
lo
sguardo
fino
in
fondo
alla
corsia
;
poi
era
rimasta
con
gli
occhi
sbarrati
,
levata
su
un
gomito
.
Nannina
,
la
sua
vicina
di
letto
,
s
'
era
messa
a
ridere
.
-
Che
hai
veduto
?
-
Nulla
...
E
aveva
sorriso
anche
lei
,
riabbandonandosi
sul
letto
,
perché
il
cuore
le
batteva
come
volesse
balzarle
dal
seno
.
Era
venuta
poi
la
capo
-
sala
a
invitare
Nannina
a
vestirsi
,
perché
il
professore
la
voleva
di
là
per
la
lezione
agli
studenti
.
-
E
che
debbono
farmi
?
-
aveva
domandato
Nannina
.
-
Ti
mangeranno
!
Che
vuoi
che
ti
facciano
?
-
le
aveva
risposto
quella
.
-
Tocca
a
te
;
toccherà
anche
alle
altre
.
Tanto
,
tu
domani
andrai
via
.
Aveva
tremato
,
dapprima
,
Raffaella
al
pensiero
che
potesse
toccare
anche
a
lei
.
Ah
,
così
caduta
,
così
derelitta
,
come
ricomparirgli
davanti
,
lì
?
Per
certi
falli
,
quando
la
bellezza
sia
sparita
,
né
compatimento
,
né
commiserazione
.
Certo
i
compagni
di
Riccardo
,
vedendola
così
misera
,
lo
avrebbero
deriso
:
-
Come
!
Con
quella
lucertolina
t
'
eri
messo
?
Non
sarebbe
stata
una
vendetta
.
Né
lei
,
del
resto
,
voleva
vendicarsi
.
Quando
però
,
dopo
circa
mezz
'
ora
,
Nannina
era
ritornata
al
suo
lettuccio
e
le
aveva
spiegato
che
cosa
le
avevano
fatto
di
là
e
mostrato
il
corpo
tutto
segnato
,
Raffaella
improvvisamente
aveva
cangiato
idea
;
ed
ecco
,
fremeva
d
'
impazienza
,
ora
,
aspettando
l
'
arrivo
degli
studenti
.
Giunsero
,
alla
fine
,
verso
le
dieci
.
C
'
era
Riccardo
e
,
come
l
'
altro
giorno
,
accanto
alla
studentessa
straniera
.
Si
guardavano
e
si
sorridevano
.
-
Mi
vesto
?
-
domandò
Raffaella
alla
capo
-
sala
,
balzando
a
sedere
tutt
'
accesa
sul
letto
,
appena
quelli
entrarono
nella
sala
in
fondo
alla
corsia
.
-
Ih
che
prescia
!
giù
,
-
le
impose
la
capo
-
sala
,
-
aspetta
prima
che
il
professore
dia
l
'
ordine
.
Ma
Raffaella
,
come
se
colei
le
avesse
detto
:
«
Vestiti
!
»
prese
a
vestirsi
di
nascosto
.
Era
già
bella
e
pronta
sotto
le
coperte
,
quando
la
capo
-
sala
venne
a
chiamarla
.
Pallida
come
una
morta
,
convulsa
in
tutto
il
misero
corpicino
,
sorridente
,
con
gli
occhi
sfavillanti
e
i
capelli
che
le
cascavano
da
tutte
le
parti
,
entrò
nella
sala
.
Riccardo
Barni
,
parlava
con
la
giovine
studentessa
e
non
s
'
accorse
in
prima
di
lei
,
che
-
smarrita
fra
tanti
giovani
-
lo
cercava
con
gli
occhi
e
non
sentiva
il
medico
primario
,
libero
docente
di
semejotica
,
che
le
diceva
:
-
Qua
,
qua
,
figliuola
!
Alla
voce
del
professore
,
il
Barni
si
voltò
e
vide
Raffaella
che
lo
fissava
,
avvampata
ora
in
volto
:
allibì
;
diventò
pallidissimo
;
gli
s
'
intorbidò
la
vista
.
-
Insomma
!
-
gridò
il
professore
.
-
Qua
!
Raffaella
sentì
ridere
tutti
gli
studenti
e
si
riscosse
vie
più
smarrita
;
vide
che
Riccardo
si
ritraeva
in
fondo
alla
sala
,
verso
la
finestra
;
si
guardò
attorno
;
sorrise
nervosamente
e
domandò
:
-
Che
debbo
fare
?
-
Qua
,
qua
,
qua
,
stendetevi
qua
!
-
le
ordinò
il
professore
che
stava
a
capo
d
'
un
tavolino
,
su
cui
era
stesa
una
specie
d
'
imbottita
.
-
Eccomi
,
sissignore
!
-
s
'
affrettò
a
ubbidire
Raffaella
;
ma
siccome
stentava
a
tirarsi
su
a
sedere
sul
tavolino
,
sorrise
di
nuovo
e
disse
:
-
Non
ci
arrivo
...
Uno
studente
la
ajutò
a
montare
.
Seduta
,
prima
di
stendersi
,
guardò
il
professore
,
ch
'
era
un
bell
'
uomo
,
alto
di
statura
,
tutto
raso
,
con
gli
occhiali
d
'
oro
,
e
gli
disse
,
indicando
la
studentessa
straniera
:
-
Se
me
lo
facesse
disegnare
da
lei
...
Nuovo
scoppio
di
risa
degli
studenti
.
Sorrise
anche
il
professore
:
-
Perché
?
Ti
vergogni
?
-
Nossignore
.
Ma
sarei
più
contenta
.
E
si
volse
a
guardare
verso
la
finestra
,
là
in
fondo
,
ove
Riccardo
s
'
era
rincantucciato
,
con
le
spalle
volte
alla
sala
.
La
bionda
studentessa
seguì
istintivamente
quello
sguardo
.
Aveva
già
notato
l
'
improvviso
turbamento
del
Barni
.
Ora
s
'
accorse
ch
'
egli
s
'
era
ritirato
là
,
e
si
turbò
anche
lei
vivamente
.
Ma
il
professore
la
chiamò
:
-
Su
,
dunque
,
a
lei
,
signorina
Orlitz
.
Contentiamo
la
paziente
.
Raffaella
si
stese
sul
tavolino
e
guardò
la
studentessa
che
si
sollevava
la
veletta
su
la
fronte
.
Ah
,
com
'
era
bella
,
bianca
e
delicata
,
con
gli
occhi
celesti
,
dolci
dolci
.
Ecco
che
si
liberava
dalla
mantella
,
prendeva
il
lapis
dermografico
che
il
professore
le
porgeva
e
si
chinava
su
lei
per
scoprirle
,
con
mani
non
ben
sicure
,
il
seno
.
Raffaella
Òsimo
serrò
gli
occhi
per
vergogna
di
quel
suo
misero
seno
,
esposto
agli
sguardi
di
tanti
giovani
,
là
attorno
al
tavolino
.
Sentì
posarsi
una
mano
fredda
sul
cuore
.
-
Batte
troppo
...
-
disse
subito
,
con
spiccato
accento
esotico
,
la
signorina
,
ritraendo
la
mano
.
-
Quant
'
è
che
siete
all
'
ospedale
.
-
domandò
il
professore
.
Raffaella
rispose
,
senza
schiuder
gli
occhi
;
ma
con
le
palpebre
che
le
fervevano
,
nervosamente
:
-
Trentadue
giorni
.
Son
quasi
guarita
.
-
Senta
se
c
'
è
soffio
anemico
,
-
riprese
il
professore
,
porgendo
alla
studentessa
lo
stetoscopio
.
Raffaella
sentì
sul
seno
il
freddo
dello
strumento
;
poi
la
voce
della
signorina
che
diceva
:
-
Soffio
,
no
...
Palpitazione
,
troppo
.
-
Andiamo
,
faccia
la
percussione
,
-
ingiunse
allora
il
professore
.
Ai
primi
picchi
,
Raffaella
piegò
da
un
lato
la
testa
,
strinse
i
denti
e
si
provò
ad
aprire
gli
occhi
;
li
richiuse
subito
,
facendo
un
violento
sforzo
su
se
stesa
per
contenersi
.
Di
tratto
in
tratto
come
la
studentessa
sospendeva
un
po
'
la
percussione
per
segnare
sotto
il
dito
medio
una
breve
lineetta
con
il
lapis
intinto
in
un
bicchier
d
'
acqua
che
uno
studente
lì
presso
reggeva
,
ella
soffiava
penosamente
per
le
nari
il
fiato
trattenuto
..
Quanto
durò
quel
supplizio
?
Ed
egli
era
sempre
là
,
presso
la
finestra
...
Perché
non
lo
richiamava
il
professore
?
perché
non
lo
invitava
a
vedere
il
cuore
di
lei
,
che
la
sua
bionda
compagna
tracciava
man
mano
su
quello
squallido
seno
,
così
ridotto
per
lui
?
Ecco
,
finalmente
la
percussione
era
finita
.
Ora
la
studentessa
congiungeva
tutte
le
lineette
per
compire
il
disegno
.
Raffaella
fu
tentata
di
guardarselo
il
suo
cuore
,
lì
disegnato
;
ma
,
improvvisamente
,
non
poté
più
reggere
;
scoppiò
in
singhiozzi
.
Il
professore
,
seccato
,
la
rimandò
nella
corsia
,
ordinando
alla
capo
-
sala
d
'
introdurre
un
'
altra
inferma
meno
isterica
e
meno
scema
di
quella
.
La
avrebbe
egli
cercata
con
gli
occhi
,
almeno
,
attraversando
la
corsia
?
Ma
no
,
no
:
che
importava
più
a
lei
,
ormai
?
Non
avrebbe
alzato
nemmeno
il
capo
per
farsi
scorgere
.
Egli
non
doveva
più
vederla
.
Le
bastava
di
avergli
fatto
conoscere
come
s
'
era
ridotta
per
lui
.
Prese
con
le
mani
tremanti
la
rimboccatura
del
lenzuolo
e
se
la
tirò
sul
volto
,
come
se
fosse
morta
.
Per
tre
giorni
Raffaella
Òsimo
vigilò
con
attenta
cura
che
il
segno
del
cuore
non
le
si
cancellasse
dal
seno
.
Uscita
dall
'
ospedale
,
innanzi
a
un
piccolo
specchio
nella
sua
povera
cameretta
,
si
confisse
uno
stiletto
puntato
contro
la
parete
,
là
,
nel
bel
mezzo
del
segno
che
la
rivale
ignara
le
aveva
tracciato
.
LA
CASA
DEL
GRANELLA
I
.
I
topi
non
sospettano
l
'
insidia
della
trappola
.
Vi
cascherebbero
,
se
la
sospettassero
?
Ma
non
se
ne
capacitano
neppure
quando
vi
son
cascati
.
S
'
arrampicano
squittendo
su
per
le
gretole
;
cacciano
il
musetto
aguzzo
tra
una
gretola
e
l
'
altra
;
girano
;
rigirano
senza
requie
,
cercando
l
'
uscita
.
L
'
uomo
che
ricorre
alla
legge
sa
,
invece
,
di
cacciarsi
in
una
trappola
.
Il
topo
vi
si
dibatte
.
L
'
uomo
,
che
sa
,
sta
fermo
.
Fermo
,
col
corpo
,
s
'
intende
.
Dentro
,
cioè
con
l
'
anima
,
fa
poi
come
il
topo
,
e
peggio
.
E
così
facevano
,
quella
mattina
d
'
agosto
,
nella
sala
d
'
aspetto
dell
'
avvocato
Zummo
i
numerosi
clienti
,
tutti
in
sudore
,
mangiati
dalle
mosche
e
dalla
noja
.
Nel
caldo
soffocante
,
la
loro
muta
impazienza
,
assillata
dai
pensieri
segreti
,
si
esasperava
di
punto
in
punto
.
Fermi
però
,
là
,
si
lanciavano
tra
loro
occhiatacce
feroci
.
Ciascuno
avrebbe
voluto
tutto
per
sé
,
per
la
sua
lite
,
il
signor
avvocato
,
ma
prevedeva
che
questi
,
dovendo
dare
udienza
a
tanti
nella
mattinata
,
gli
avrebbe
accordato
pochissimo
tempo
,
e
che
,
stanco
,
esausto
dalla
troppa
fatica
,
con
quella
temperatura
di
quaranta
gradi
,
confuso
,
frastornato
dall
'
esame
di
tante
questioni
,
non
avrebbe
più
avuto
per
il
suo
caso
la
solita
lucidità
di
mente
,
il
solito
acume
.
E
ogni
qualvolta
lo
scrivano
,
che
copiava
in
gran
fretta
una
memoria
,
col
colletto
sbottonato
e
un
fazzoletto
sotto
il
mento
,
alzava
gli
occhi
all
'
orologio
a
pendolo
,
due
o
tre
sbuffavano
e
più
d
'
una
seggiola
scricchiolava
.
Altri
,
già
sfiniti
dal
caldo
e
dalla
lunga
attesa
,
guardavano
oppressi
le
alte
scansie
polverose
,
sovraccariche
d
'
incartamenti
:
litigi
antichi
,
procedure
,
flagello
e
rovina
di
tante
povere
famiglie
!
Altri
ancora
,
sperando
di
distrarsi
,
guardavano
le
finestre
dalle
stuoie
verdi
abbassate
,
donde
venivano
i
rumori
della
via
,
della
gente
che
andava
spensierata
e
felice
mentr
'
essi
qua
...
auff
!
E
con
un
gesto
furioso
scacciavano
le
mosche
,
le
quali
,
poverine
,
obbedendo
alla
loro
natura
,
si
provavano
a
infastidirli
un
po
'
più
e
a
profittare
dell
'
abbondante
sudore
che
l
'
agosto
e
il
tormento
smanioso
delle
brighe
giudiziarie
spremono
dalle
fronti
e
dalle
mani
degli
uomini
.
Eppure
c
'
era
qualcuno
più
molesto
delle
mosche
nella
sala
d
'
aspetto
,
quella
mattina
:
il
figlio
dell
'
avvocato
,
brutto
ragazzotto
di
circa
dieci
anni
,
il
quale
era
certo
scappato
di
soppiatto
dalla
casa
annessa
allo
studio
,
senza
calze
,
scamiciato
,
col
viso
sporco
,
per
rallegrare
i
clienti
di
papà
.
-
Tu
come
ti
chiami
?
Vincenzo
?
Oh
che
brutto
nome
!
E
questo
ciondolo
è
d
'
oro
?
si
apre
?
come
si
apre
?
e
che
c
'
è
dentro
?
Oh
,
guarda
...
capelli
...
E
di
chi
sono
?
e
perché
ce
li
tieni
?
Poi
,
sentendo
dietro
l
'
uscio
dello
studio
i
passi
di
papà
che
veniva
ad
accompagnare
fino
alla
porta
qualche
cliente
di
conto
,
si
cacciava
sotto
il
tavolino
,
tra
le
gambe
dello
scrivano
.
Tutti
nella
sala
d
'
aspetto
si
levavano
in
piedi
e
guardavano
con
occhi
supplici
l
'
avvocato
,
il
quale
,
alzando
le
mani
,
diceva
,
prima
di
rientrare
nello
studio
:
-
Un
po
'
di
pazienza
,
signori
miei
.
Uno
per
volta
.
Il
fortunato
,
a
cui
toccava
,
lo
seguiva
ossequioso
e
richiudeva
l
'
uscio
;
per
gli
altri
ricominciava
più
smaniosa
e
opprimente
l
'
attesa
.
II
.
Tre
soltanto
,
che
parevano
marito
,
moglie
e
figliuola
,
non
davano
alcun
segno
d
'
impazienza
.
L
'
uomo
,
su
i
sessant
'
anni
,
aveva
un
aspetto
funebre
;
non
s
'
era
voluto
levar
dal
capo
una
vecchia
tuba
dalle
tese
piatte
,
spelacchiata
e
inverdita
,
forse
per
non
scemar
solennità
all
'
abito
nero
,
all
'
ampia
,
greve
,
antica
finanziera
,
che
esalava
un
odore
acuto
di
naftalina
.
Evidentemente
s
'
era
parato
così
perché
aveva
stimato
di
non
poterne
fare
a
meno
,
venendo
a
parlare
col
signor
avvocato
.
Ma
non
sudava
.
Pareva
non
avesse
più
sangue
nelle
vene
,
tanto
era
pallido
;
e
che
avesse
le
gote
e
il
mento
ammuffiti
,
per
una
peluria
grigia
e
rada
che
voleva
esser
barba
.
Aveva
gli
occhi
strabi
,
chiari
,
accostati
a
un
gran
naso
a
scarpa
;
e
sedeva
curvo
,
col
capo
basso
,
come
schiacciato
da
un
peso
insopportabile
;
le
mani
scarne
,
diafane
,
appoggiate
al
bastoncino
.
Accanto
a
lui
,
la
moglie
aveva
invece
un
atteggiamento
fierissimo
nella
lampante
balordaggine
.
Grassa
,
popputa
,
prosperosa
,
col
faccione
affocato
e
un
po
'
anche
baffuto
e
un
pajo
d
'
occhi
neri
spalancati
,
volti
al
soffitto
.
Con
la
figliuola
,
dall
'
altro
lato
,
si
ricascava
nel
medesimo
squallore
contegnoso
del
padre
.
Magrissima
,
pallida
,
con
gli
occhi
strabi
anche
lei
,
sedeva
come
una
gobbina
.
Tanto
la
figlia
quanto
il
padre
pareva
non
cascassero
a
terra
perché
nel
mezzo
avevano
quel
donnone
atticciato
che
in
qualche
modo
li
teneva
su
.
Tutti
e
tre
erano
osservati
dagli
altri
clienti
con
intensa
curiosità
,
mista
d
'
una
certa
costernazione
ostile
,
quantunque
essi
già
tre
volte
,
poverini
,
avessero
ceduto
il
passo
,
lasciando
intendere
che
avevano
da
parlare
a
lungo
col
signor
avvocato
.
Quale
sciagura
li
aveva
colpiti
?
Chi
li
perseguitava
?
L
'
ombra
d
'
una
morte
violenta
,
che
gridava
loro
vendetta
?
La
minaccia
della
miseria
?
La
miseria
,
no
,
di
certo
.
La
moglie
era
sovraccarica
d
'
oro
:
grossi
orecchini
le
pendevano
dagli
orecchi
;
una
collana
doppia
le
stringeva
il
collo
;
un
gran
fermaglio
a
lagrimoni
le
andava
su
e
giù
col
petto
,
che
pareva
un
mantice
,
e
una
lunga
catena
le
reggeva
il
ventaglio
e
tanti
e
tanti
anelli
massicci
quasi
le
toglievano
l
'
uso
delle
tozze
dita
sanguigne
.
Ormai
nessuno
più
domandava
loro
il
permesso
di
passare
avanti
:
era
già
inteso
ch
'
essi
sarebbero
entrati
dopo
di
tutti
.
Ed
essi
aspettavano
,
pazientissimi
,
assorti
,
anzi
sprofondati
nel
loro
cupo
affanno
segreto
.
Solo
,
di
tanto
in
tanto
,
la
moglie
si
faceva
un
po
'
di
vento
,
e
poi
lasciava
ricadere
il
ventaglio
,
e
l
'
uomo
si
protendeva
per
ripetere
alla
figlia
:
-
Tinina
,
ricordati
del
ditale
.
Più
d
'
un
cliente
aveva
cercato
di
spingere
il
molestissimo
figlio
dell
'
avvocato
verso
quei
tre
;
ma
il
ragazzo
,
adombrato
da
quel
funebre
squallore
,
s
'
era
tratto
indietro
,
arricciando
il
naso
.
L
'
orologio
a
pendolo
segnava
già
quasi
le
dodici
,
quando
,
andati
via
più
o
meno
soddisfatti
tutti
gli
altri
clienti
,
lo
scrivano
,
vedendoli
ancora
lì
immobili
come
statue
,
domandò
loro
:
-
E
che
aspettano
per
entrare
?
-
Ah
,
-
fece
l
'
uomo
,
levandosi
in
piedi
con
le
due
donne
.
-
Possiamo
?
-
Ma
sicuro
che
possono
!
-
sbuffò
lo
scrivano
.
-
Avrebbero
potuto
già
da
tanto
tempo
!
Si
sbrighino
,
perché
l
'
avvocato
desina
a
mezzogiorno
.
Scusino
,
il
loro
nome
?
L
'
uomo
si
tolse
finalmente
la
tuba
e
,
all
'
improvviso
,
scoprendo
il
capo
calvo
,
scoprì
anche
il
martirio
che
quella
terribile
finanziera
gli
aveva
fatto
soffrire
:
infiniti
rivoletti
di
sudore
gli
sgorgarono
dal
roseo
cranio
fumante
e
gl
'
inondarono
la
faccia
esangue
,
spiritata
.
S
'
inchinò
,
sospirando
il
suo
nome
:
-
Piccirilli
Serafino
.
III
.
L
'
avvocato
Zummo
credeva
d
'
aver
finito
per
quel
giorno
,
e
rassettava
le
carte
su
la
scrivania
,
per
andarsene
,
quando
si
vide
innanzi
quei
tre
nuovi
,
ignoti
clienti
.
-
Lor
signori
?
-
domandò
di
mala
grazia
.
-
Piccirilli
Serafino
,
-
ripeté
l
'
uomo
funebre
,
inchinandosi
più
profondamente
e
guardando
la
moglie
e
la
figliuola
per
vedere
come
facevano
la
riverenza
.
La
fecero
bene
,
e
istintivamente
egli
accompagnò
col
corpo
la
loro
mossa
da
bertucce
ammaestrate
.
-
Seggano
,
seggano
,
-
disse
l
'
avvocato
Zummo
,
sbarrando
tanto
d
'
occhi
allo
spettacolo
di
quella
mimica
.
-
È
tardi
.
Debbo
andare
.
I
tre
sedettero
subito
innanzi
alla
scrivania
,
imbarazzatissimi
.
La
contrazione
del
timido
sorriso
,
nella
faccia
cerea
del
Piccirilli
,
era
orribile
:
stringeva
il
cuore
.
Chi
sa
da
quanto
tempo
non
rideva
più
quel
pover
uomo
!
-
Ecco
,
signor
avvocato
...
-
Siamo
venuti
,
-
cominciò
contemporaneamente
la
figlia
.
E
la
madre
,
con
gli
occhi
al
soffitto
,
sbuffò
:
-
Cose
dell
'
altro
mondo
!
-
Insomma
,
parli
uno
,
-
disse
Zummo
,
accigliato
.
-
Chiaramente
e
brevemente
.
Di
che
si
tratta
?
-
Ecco
,
signor
avvocato
,
-
riprese
il
Piccirilli
,
dando
un
'
ingollatina
.
-
Abbiamo
ricevuto
una
citazione
.
-
Assassinio
,
signor
avvocato
!
-
proruppe
di
nuovo
la
moglie
.
-
Mammà
,
-
fece
timidamente
la
figlia
,
per
esortarla
a
tacere
o
a
parlar
più
pacata
.
Il
Piccirilli
guardò
la
moglie
,
e
,
con
quella
autorità
che
la
meschinissima
corporatura
gli
poteva
conferire
,
aggiunse
:
-
Mararo
'
,
ti
prego
:
parlo
io
!
Una
citazione
,
signor
avvocato
.
Noi
abbiamo
dovuto
lasciar
la
casa
in
cui
abitavamo
,
perché
...
-
Ho
capito
.
Sfratto
?
-
domandò
Zummo
per
tagliar
corto
.
-
Nossignore
,
-
rispose
umilmente
il
Piccirilli
.
-
Al
contrario
.
Abbiamo
pagato
sempre
la
pigione
,
puntualmente
,
anticipata
.
Ce
ne
siamo
andati
da
noi
,
contro
la
volontà
del
proprietario
,
anzi
.
E
il
proprietario
ora
ci
chiama
a
rispettare
il
contratto
di
locazione
e
,
per
di
più
,
responsabili
di
danni
e
interessi
,
perché
,
dice
,
la
casa
noi
gliel
'
abbiamo
infamata
.
-
Come
come
?
-
fece
Zummo
,
rabbujandosi
e
guardando
,
questa
volta
,
la
moglie
.
-
Ve
ne
siete
andati
da
voi
;
gli
avete
infamato
la
casa
,
e
il
proprietario
...
Non
capisco
.
Parliamoci
chiaro
,
signori
miei
!
L
'
avvocato
è
come
il
confessore
.
Commercio
illecito
?
-
Nossignore
!
-
s
'
affrettò
a
rispondere
il
Piccirilli
,
ponendosi
le
mani
sul
petto
.
-
Che
commercio
?
Niente
!
Noi
non
siamo
commercianti
.
Solo
mia
moglie
dà
qualche
cosina
...
così
..
in
prestito
,
ma
a
un
interesse
...
-
Onesto
,
ho
capito
!
-
Creda
,
sissignore
,
consentito
finanche
dalla
Santa
Chiesa
...
Ma
questo
non
c
'
entra
.
Il
Granella
,
proprietario
della
casa
,
dice
che
noi
gliel
'
abbiamo
infamata
,
perché
in
tre
mesi
,
in
quella
casa
maledetta
,
ne
abbiamo
vedute
di
tutti
i
colori
,
signor
avvocato
!
Mi
vengono
...
mi
vengono
i
brividi
solo
a
pensarci
!
-
Oh
Signore
,
scampatene
e
liberatene
tutte
le
creature
della
terra
!
-
esclamò
con
un
formidabile
sospiro
la
moglie
,
levandosi
in
piedi
,
levando
le
braccia
e
poi
facendosi
con
la
mano
piena
d
'
anelli
il
segno
della
croce
.
La
figlia
,
col
capo
basso
e
con
le
labbra
strette
,
aggiunse
:
-
Una
persecuzione
...
(
Siedi
,
mammà
.
)
-
Perseguitati
,
sissignore
-
rincalzò
il
padre
.
-
(
Siedi
,
Mararo
'
!
)
Perseguitati
,
è
la
parola
.
Noi
siamo
stati
per
tre
mesi
perseguitati
a
morte
,
in
quella
casa
.
-
Perseguitati
da
chi
?
-
gridò
Zummo
,
perdendo
alla
fine
la
pazienza
.
-
Signor
avvocato
,
-
rispose
piano
il
Piccirilli
,
protendendosi
verso
la
scrivania
e
ponendosi
una
mano
presso
la
bocca
,
mentre
con
l
'
altra
imponeva
silenzio
alle
due
donne
,
-
(Ssss...)
Signor
avvocato
,
dagli
spiriti
!
-
Da
chi
?
-
fece
Zummo
,
credendo
d
'
aver
sentito
male
.
-
Dagli
spiriti
,
sissignore
!
-
raffermò
forte
,
coraggiosamente
,
la
moglie
,
agitando
in
aria
le
mani
.
Zummo
scattò
in
piedi
,
su
le
furie
:
-
Ma
andate
là
!
Non
mi
fate
ridere
!
Perseguitati
dagli
spiriti
?
Io
devo
andare
a
mangiare
,
signori
miei
!
Quelli
,
allora
,
alzandosi
anche
loro
,
lo
circondarono
per
trattenerlo
,
e
presero
a
parlare
tutti
e
tre
insieme
,
supplici
:
-
Sissignore
,
sissignore
!
Vossignoria
non
ci
crede
?
Ma
ci
ascolti
...
Spiriti
,
spiriti
infernali
!
Li
abbiamo
veduti
noi
,
coi
nostri
occhi
.
Veduti
e
sentiti
...
Siamo
stati
martoriati
,
tre
mesi
!
E
Zummo
,
scrollandosi
rabbiosamente
:
-
Ma
andate
,
vi
dico
!
Sono
pazzie
!
Siete
venuti
da
me
?
Al
manicomio
,
al
manicomio
,
signori
miei
!
-
Ma
se
ci
hanno
citato
...
-
gemette
a
mani
giunte
il
Piccirilli
.
-
Hanno
fatto
benone
!
-
gli
gridò
Zummo
sul
muso
.
-
Che
dice
,
signor
avvocato
?
-
s
'
intromise
la
moglie
,
scostando
tutti
.
-
È
questa
l
'
assistenza
che
Vossignoria
presta
alla
povera
gente
perseguitata
?
Oh
Signore
!
Vossignoria
parla
così
perché
non
ha
veduto
come
noi
!
Ci
sono
,
creda
pure
,
ci
sono
,
gli
spiriti
!
ci
sono
!
E
nessuno
meglio
di
noi
lo
può
sapere
!
-
Voi
li
avete
veduti
?
-
le
domandò
Zummo
con
un
sorriso
di
scherno
.
-
Sissignore
,
con
gli
occhi
miei
,
-
affermò
subito
,
non
interrogato
,
il
Piccirilli
.
-
Anch
'
io
,
coi
miei
,
-
aggiunse
la
figlia
,
con
lo
stesso
gesto
.
-
Ma
forse
coi
vostri
!
-
non
poté
tenersi
dallo
sbuffare
l
'
avvocato
Zummo
con
gl
'
indici
tesi
verso
i
loro
occhi
strabi
.
-
E
i
miei
,
allora
?
-
saltò
a
gridare
la
moglie
,
dandosi
una
manata
furiosa
sul
petto
e
spalancando
gli
occhiacci
.
-
Io
ce
li
ho
giusti
,
per
grazia
di
Dio
,
e
belli
grossi
,
signor
avvocato
!
E
li
ho
veduti
anch
'
io
,
sa
,
come
ora
vedo
Lei
!
-
Ah
sì
?
-
fece
Zummo
.
-
Come
tanti
avvocati
?
-
E
va
bene
!
-
sospirò
la
donna
.
-
Vossignoria
non
ci
crede
;
ma
abbiamo
tanti
testimoni
,
sa
?
tutto
il
vicinato
che
potrebbe
venire
a
deporre
...
Zummo
aggrottò
le
ciglia
:
-
Testimoni
che
hanno
veduto
?
-
Veduto
e
udito
,
sissignore
!
-
Ma
veduto
...
che
cosa
per
esempio
?
-
domandò
Zummo
,
stizzito
.
-
Per
esempio
,
seggiole
muoversi
,
senza
che
nessuno
le
toccasse
...
-
Seggiole
?
-
Sissignore
.
-
Quella
seggiola
là
,
per
esempio
?
-
Sissignore
,
quella
seggiola
là
,
mettersi
a
far
le
capriole
per
la
stanza
,
come
fanno
i
ragazzacci
per
istrada
;
e
poi
,
per
esempio
...
che
debbo
dire
?
un
portaspilli
,
per
esempio
,
di
velluto
,
in
forma
di
melarancia
,
fatto
da
mia
figlia
Tinina
,
volare
dal
cassettone
su
la
faccia
del
povero
mio
marito
,
come
lanciato
...
come
lanciato
da
una
mano
invisibile
;
l
'
armadio
a
specchio
scricchiolare
e
tremar
tutto
,
come
avesse
le
convulsioni
,
e
dentro
...
dentro
l
'
armadio
,
signor
avvocato
...
mi
s
'
aggricciano
le
carni
solo
a
pensarci
...
risate
!
-
Risate
!
-
aggiunse
la
figlia
.
-
Risate
!
-
il
padre
.
E
la
moglie
,
senza
perder
tempo
,
seguitò
:
-
Tutte
queste
cose
,
signor
avvocato
mio
,
le
hanno
vedute
e
udite
le
nostre
vicine
,
che
sono
pronte
,
come
le
ho
detto
,
a
testimoniare
.
Noi
abbiamo
veduto
e
udito
ben
altro
!
-
Tinina
,
il
ditale
,
-
suggerì
,
a
questo
punto
,
il
padre
.
-
Ah
,
sissignore
,
-
prese
a
dire
la
figlia
,
riscotendosi
con
un
sospiro
.
-
Avevo
un
ditalino
d
'
argento
,
ricordo
della
nonna
,
sant
'
anima
!
Lo
guardavo
,
come
la
pupilla
degli
occhi
.
Un
giorno
,
lo
cerco
nella
tasca
e
non
lo
trovo
!
lo
cerco
per
tutta
la
casa
e
non
lo
trovo
.
Tre
giorni
a
cercarlo
,
che
a
momenti
ci
perdevo
anche
la
testa
.
Niente
!
Quando
una
notte
,
mentre
stavo
a
letto
,
sotto
la
zanzariera
...
-
Perché
ci
sono
anche
le
zanzare
,
in
quella
casa
,
signor
avvocato
!
-
interruppe
la
madre
.
-
E
che
zanzare
!
-
appoggiò
il
padre
,
socchiudendo
gli
occhi
e
tentennando
il
capo
.
-
Sento
,
-
riprese
la
figlia
,
-
sento
qualcosa
che
salta
sul
cielo
della
zanzariera
...
A
questo
punto
il
padre
la
fece
tacere
con
un
gesto
della
mano
.
Doveva
attaccar
lui
.
Era
un
pezzo
concertato
,
quello
.
-
Sa
,
signor
avvocato
?
tal
quale
come
si
fanno
saltare
le
palle
di
gomma
,
che
si
dà
loro
un
colpetto
e
rivengono
alla
mano
.
-
Poi
,
-
seguitò
la
figlia
,
-
come
lanciato
più
forte
,
il
mio
ditalino
dal
cielo
della
zanzariera
va
a
schizzare
al
soffitto
e
casca
per
terra
,
ammaccato
.
-
Ammaccato
,
-
ripeté
la
madre
.
E
il
padre
:
-
Ammaccato
!
-
Scendo
dal
letto
,
tutta
tremante
,
per
raccoglierlo
e
,
appena
mi
chino
,
al
solito
,
dal
tetto
...
-
Risate
,
risate
,
risate
...
-
terminò
la
madre
.
L
'
avvocato
Zummo
restò
a
pensare
,
col
capo
basso
e
le
mani
dietro
la
schiena
,
poi
si
riscosse
,
guardò
negli
occhi
i
tre
clienti
,
si
grattò
il
capo
con
un
dito
e
disse
con
un
risolino
nervoso
:
-
Spiriti
burloni
,
dunque
!
Seguitate
,
seguitate
...
mi
diverto
.
-
Burloni
?
Ma
che
burloni
,
signor
avvocato
!
-
ripigliò
la
donna
.
-
Spiriti
infernali
,
deve
dire
Vossignoria
!
Tirarci
le
coperte
del
letto
;
sederci
su
lo
stomaco
,
la
notte
;
percuoterci
alle
spalle
;
afferrarci
per
le
braccia
;
e
poi
scuotere
tutti
i
mobili
,
sonare
i
campanelli
,
come
se
,
Dio
liberi
e
scampi
,
ci
fosse
il
terremoto
;
avvelenarci
i
bocconi
,
buttando
la
cenere
nelle
pentole
e
nelle
casseruole
...
Li
chiama
burloni
Lei
?
Non
ci
hanno
potuto
né
il
prete
né
l
'
acqua
benedetta
!
Allora
ne
abbiamo
parlato
al
Granella
,
scongiurandolo
di
scioglierci
dal
contratto
,
perché
non
volevamo
morire
là
,
dallo
spavento
,
dal
terrore
...
Sa
che
ci
ha
risposto
quell
'
assassino
?
Storie
!
ci
ha
risposto
.
Gli
spiriti
.
?
Mangiate
,
dice
,
buone
bistecche
,
dice
,
e
curatevi
i
nervi
.
Lo
abbiamo
invitato
a
vedere
con
gli
occhi
suoi
,
a
sentire
con
le
sue
orecchie
.
Niente
.
Non
ha
voluto
saperne
;
anzi
ci
ha
minacciati
:
«
Guardatevi
bene
»
dice
«
dal
fame
chiasso
,
o
vi
fulmino
!
»
.
Proprio
così
.
-
E
ci
ha
fulminato
!
-
concluse
il
marito
,
scotendo
il
capo
amaramente
.
-
Ora
,
signor
avvocato
,
noi
ci
mettiamo
nelle
sue
mani
.
Vossignoria
può
fidarsi
di
noi
:
siamo
gente
dabbene
:
sapremo
fare
il
nostro
dovere
.
L
'
avvocato
Zummo
finse
,
al
solito
,
di
non
udire
queste
ultime
parole
:
si
stirò
per
un
pezzo
ora
un
baffo
ora
l
'
altro
,
poi
guardò
l
'
orologio
.
Era
presso
il
tocco
.
La
famiglia
,
di
là
,
lo
aspettava
da
un
'
ora
per
il
desinare
.
-
Signori
miei
,
-
disse
,
-
capirete
benissimo
che
io
non
posso
credere
ai
vostri
spiriti
.
Allucinazioni
...
storielle
da
femminucce
.
Guardo
il
caso
,
adesso
,
dal
lato
giuridico
.
Voi
dite
d
'
aver
veduto
...
non
diciamo
spiriti
,
per
carità
!
dite
d
'
avere
anche
testimoni
,
e
va
bene
;
dite
che
l
'
abitazione
in
quella
casa
vi
era
resa
intollerabile
da
questa
specie
di
persecuzione
...
diciamo
,
strana
...
ecco
!
Il
caso
è
nuovo
e
speciosissimo
;
e
mi
tenta
,
ve
lo
confesso
.
Ma
bisognerà
trovare
nel
codice
un
qualche
appoggio
,
mi
spiego
?
un
fondamento
giuridico
alla
causa
.
Lasciatemi
vedere
,
studiare
,
prima
di
prendermene
l
'
accollo
.
Ora
è
tardi
.
Ritornate
domani
e
vi
saprò
dare
una
risposta
.
Va
bene
così
?
IV
.
Subito
il
pensiero
di
quella
strana
causa
si
mise
a
girar
nella
mente
dell
'
avvocato
Zummo
come
una
ruota
di
molino
.
A
tavola
,
non
poté
mangiare
;
dopo
tavola
,
non
poté
riposare
come
soleva
d
'
estate
,
ogni
giorno
,
buttato
sul
letto
.
«
Gli
spiriti
!
»
ripeteva
tra
sé
di
tratto
in
tratto
;
e
le
labbra
gli
s
'
aprivano
a
un
sorriso
canzonatorio
,
mentre
davanti
a
gli
occhi
gli
si
ripresentavano
le
comiche
figure
dei
tre
nuovi
clienti
,
che
giuravano
e
spergiuravano
d
'
averli
veduti
.
Tante
volte
aveva
sentito
parlar
di
spiriti
;
e
,
per
certi
racconti
delle
serve
,
ne
aveva
avuto
anche
lui
una
gran
paura
,
da
ragazzo
.
Ricordava
ancora
le
angosce
che
gli
avevano
strizzato
il
coricino
atterrito
nelle
terribili
insonnie
di
quelle
notti
lontane
.
-
L
'
anima
!
-
sospirò
a
un
certo
punto
,
stirando
le
braccia
verso
il
cielo
della
zanzariera
,
e
lasciandole
poi
ricader
pesantemente
sul
letto
.
-
L
'
anima
immortale
...
Eh
già
!
Per
ammetter
gli
spiriti
bisogna
presupporre
l
'
immortalità
dell
'
anima
;
c
'
è
poco
da
dire
.
L
'
immortalità
dell
'
anima
...
Ci
credo
,
o
non
ci
credo
?
Dico
e
ho
detto
sempre
di
no
.
Dovrei
ora
,
almeno
,
ammettere
il
dubbio
,
contro
ogni
mia
precedente
asserzione
.
E
che
figura
ci
faccio
?
Vediamo
un
po
'
.
Noi
spesso
fingiamo
con
noi
stessi
,
come
con
gli
altri
.
Io
lo
so
bene
.
Sono
molto
nervoso
e
,
qualche
volta
,
sissignore
,
trovandomi
solo
,
io
ho
avuto
paura
.
Paura
di
che
?
Non
lo
so
.
Ho
avuto
paura
!
Noi
...
ecco
,
noi
temiamo
di
indagare
il
nostro
intimo
essere
,
perché
una
tale
indagine
potrebbe
scoprirci
diversi
da
quelli
che
ci
piace
di
crederci
o
di
esser
creduti
.
Io
non
ho
mai
pensato
sul
serio
a
queste
cose
.
La
vita
ci
distrae
.
Faccende
,
bisogni
,
abitudini
,
tutte
le
minute
brighe
cotidiane
non
ci
lasciano
tempo
di
riflettere
a
queste
cose
,
che
pure
dovrebbero
interessarci
sopra
tutte
le
altre
.
Muore
un
amico
?
Ci
arrestiamo
la
,
davanti
alla
sua
morte
,
come
tante
bestie
restie
,
e
preferiamo
di
volgere
indietro
il
pensiero
,
alla
sua
vita
,
rievocando
qualche
ricordo
,
per
vietarci
d
'
andare
oltre
con
la
mente
,
oltre
il
punto
cioè
che
ha
segnato
per
noi
la
fine
del
nostro
amico
.
Buona
notte
!
Accendiamo
un
sigaro
per
cacciar
via
col
fumo
il
turbamento
e
la
malinconia
.
La
scienza
s
'
arresta
anch
'
essa
,
là
,
ai
limiti
della
vita
,
come
se
la
morte
non
ci
fosse
e
non
ci
dovesse
dare
alcun
pensiero
.
Dice
:
«
Voi
siete
ancora
qua
;
attendete
a
vivere
,
vojaltri
:
l
'
avvocato
pensi
a
far
l
'
avvocato
;
l
'
ingegnere
a
far
l
'ingegnere...»
.
E
va
bene
!
Io
faccio
l
'
avvocato
.
Ma
ecco
qua
:
l
'
anima
immortale
,
i
signori
spiriti
che
fanno
?
vengono
a
bussare
alla
porta
del
mio
studio
:
«
Ehi
,
signor
avvocato
,
ci
siamo
anche
noi
,
sa
?
Vogliamo
ficcare
anche
noi
il
naso
nel
suo
codice
civile
!
Voi
,
gente
positiva
,
non
volete
curarvi
di
noi
?
Non
volete
più
darvi
pensiero
della
morte
?
E
noi
,
allegramente
,
dal
regno
della
morte
,
veniamo
a
bussare
alle
porte
dei
vivi
,
a
sghignazzar
dentro
gli
armadii
,
a
far
rotolare
sotto
gli
occhi
vostri
le
seggiole
,
come
se
fossero
tanti
monellacci
,
ad
atterrir
la
povera
gente
e
a
mettere
in
imbarazzo
,
oggi
,
un
avvocato
che
passa
per
dotto
;
domani
,
un
tribunale
chiamato
a
dar
su
noi
una
novissima
sentenza
...
»
.
L
'
avvocato
Zummo
lasciò
il
letto
in
preda
a
una
viva
eccitazione
e
rientrò
nello
studio
per
compulsare
il
codice
civile
.
Due
soli
articoli
potevano
offrire
un
certo
fondamento
alla
lite
:
l
'
articolo
1575
e
il
1577
.
Il
primo
diceva
:
Il
locatore
è
tenuto
per
la
natura
del
contratto
e
senza
bisogno
di
speciale
stipulazione
:
1°
a
consegnare
al
Conduttore
la
cosa
locata
;
2°
a
mantenerla
in
istato
di
servire
all
'
uso
per
cui
viene
locata
;
3°
a
garantirne
al
conduttore
il
pacifico
godimento
per
tutto
il
tempo
della
locazione
.
L
'
altro
articolo
diceva
:
Il
conduttore
debb
'
essere
garantito
per
tutti
quei
vizii
o
difetti
della
cosa
locata
che
ne
impediscano
l
'
uso
,
quantunque
non
fossero
noti
al
locatore
al
tempo
della
locazione
.
Se
da
questi
vizii
,
o
difetti
proviene
qualche
danno
al
conduttore
,
il
locatore
è
tenuto
a
farnelo
indenne
,
salvo
che
provi
d
'
averli
ignorati
.
Se
non
che
,
eccependo
questi
due
articoli
,
non
c
'
era
via
di
mezzo
,
bisognava
provare
l
'
esistenza
reale
degli
spiriti
.
C
'
erano
i
fatti
e
c
'
erano
le
testimonianze
.
Ma
fino
a
qual
punto
erano
queste
attendibili
?
e
che
spiegazione
poteva
dare
la
scienza
di
quei
fatti
?
L
'
avvocato
Zummo
interrogò
di
nuovo
,
minutamente
,
i
Piccirilli
;
raccolse
le
testimonianze
indicategli
e
,
accettata
la
causa
,
si
mise
a
studiarla
appassionatamente
.
Lesse
dapprima
una
storia
sommaria
dello
Spiritismo
,
dalle
origini
delle
mitologie
fino
ai
dì
nostri
,
e
il
libro
del
Iaccolliot
su
i
prodigi
del
fachirismo
,
poi
tutto
quanto
avevano
pubblicato
i
più
illustri
e
sicuri
sperimentatori
,
dal
Crookes
al
Wagner
,
all
'
Aksakof
;
dal
Gibier
allo
Zoellner
al
Janet
,
al
de
Rochas
,
al
Richet
,
al
Morselli
;
e
con
suo
sommo
stupore
venne
a
conoscere
che
ormai
i
fenomeni
così
detti
spiritici
,
per
esplicita
dichiarazione
degli
scienziati
più
scettici
e
più
positivi
,
erano
innegabili
.
-
Ah
,
perdio
!
-
esclamò
Zummo
,
già
tutto
acceso
e
vibrante
.
-
Qua
la
cosa
cambia
d
'
aspetto
!
Finché
quei
fenomeni
gli
erano
stati
riferiti
da
gentuccia
come
i
Piccirilli
e
i
loro
vicini
,
egli
,
uomo
serio
,
uomo
colto
,
nutrito
di
scienza
positiva
,
li
aveva
derisi
e
senz
'
altro
respinti
.
Poteva
accettarli
?
Seppure
glieli
avessero
fatti
vedere
e
toccar
con
mano
,
avrebbe
piuttosto
confessato
d
'
essere
un
allucinato
anche
lui
.
Ma
ora
,
ora
che
li
sapeva
confortati
dall
'
autorità
di
scienziati
come
il
Lombroso
,
come
il
Richet
,
ah
perdio
,
la
cosa
cambiava
d
"
aspetto
!
Zummo
,
per
il
momento
,
non
pensò
più
alla
lite
dei
Piccirilli
,
e
si
sprofondò
tutto
,
a
mano
a
mano
sempre
più
convinto
e
con
fervore
crescente
,
ne
'
nuovi
studii
.
Da
un
pezzo
non
trovava
più
nell
'
esercizio
dell
'
avvocatura
,
che
pur
gli
aveva
dato
qualche
soddisfazione
e
ben
lauti
guadagni
,
non
trovava
più
nella
vita
ristretta
di
quella
cittaduzza
di
provincia
nessun
pascolo
intellettuale
,
nessuno
sfogo
a
tante
scomposte
energie
che
si
sentiva
fremere
dentro
,
e
di
cui
egli
esagerava
a
se
stesso
l
'
intensità
,
esaltandole
come
documenti
del
proprio
valore
,
via
!
quasi
sprecato
lì
,
tra
le
meschinità
di
quel
piccolo
centro
.
Smaniava
da
un
pezzo
,
scontento
di
sé
,
di
tutto
e
di
tutti
;
cercava
un
puntello
,
un
sostegno
morale
e
intellettuale
,
una
qualche
fede
,
sì
,
un
pascolo
per
l
'
anima
,
uno
sfogo
per
tutte
quelle
energie
.
Ed
ecco
,
ora
,
leggendo
quei
libri
...
Perdio
!
Il
problema
della
morte
,
il
terribile
essere
o
non
essere
d
'
Amleto
,
la
terribile
questione
era
dunque
risolta
?
Poteva
l
'
anima
d
'
un
trapassato
tornare
per
un
istante
a
«
materializzarsi
»
e
venire
a
stringergli
la
mano
?
S
'
,
a
stringere
la
mano
a
lui
,
Zummo
,
incredulo
,
cieco
fino
a
jeri
,
per
dirgli
:
«
Zummo
,
sta
'
tranquillo
;
non
ti
curare
più
delle
miserie
di
codesta
tua
meschinissima
vita
terrena
!
C
'
è
ben
altro
,
vedi
?
ben
altra
vita
tu
vivrai
un
giorno
!
Coraggio
!
Avanti
!
»
.
Ma
Serafino
Piccirilli
veniva
anche
lui
,
ora
con
la
moglie
ora
con
la
figliuola
,
quasi
ogni
giorno
,
a
sollecitarlo
,
a
raccomandarglisi
.
-
Studio
!
studio
!
-
rispondeva
loro
Zummo
,
su
le
furie
.
-
Non
mi
distraete
,
perdio
!
state
tranquilli
;
sto
pensando
a
voi
.
Non
pensava
più
a
nessuno
,
invece
.
Rinviava
le
cause
,
rimandava
anche
tutti
gli
altri
clienti
.
Per
debito
di
gratitudine
,
tuttavia
,
verso
quei
poveri
Piccirilli
,
i
quali
,
senza
saperlo
,
gli
avevano
aperto
innanzi
allo
spirito
la
via
della
luce
,
si
risolse
alla
fine
a
esaminare
attentamente
il
loro
caso
.
Una
grave
questione
gli
si
parò
davanti
e
lo
sconcertò
non
poco
,
su
le
prime
.
In
tutti
gli
esperimenti
,
la
manifestazione
dei
fenomeni
avveniva
costantemente
per
la
virtù
misteriosa
d
'
un
medium
.
Certo
,
uno
dei
tre
Piccirilli
doveva
esser
medium
senza
saperlo
.
Ma
in
questo
caso
il
vizio
non
sarebbe
stato
più
della
casa
del
Granella
,
bensì
degli
inquilini
;
e
tutto
il
processo
crollava
.
Però
,
ecco
,
se
uno
dei
Piccirilli
era
medium
senza
saperlo
,
la
manifestazione
dei
fenomeni
non
sarebbe
avvenuta
anche
nella
nuova
casa
presa
da
essi
in
affitto
?
Invece
,
no
!
E
anche
nelle
case
precedentemente
abitate
i
Piccirilli
assicuravano
d
'
essere
stati
sempre
tranquilli
.
Perché
dunque
nella
sola
casa
del
Granella
si
erano
verificate
quelle
paurose
manifestazioni
?
Evidentemente
,
doveva
esserci
qualcosa
di
vero
nella
credenza
popolare
delle
case
abitate
dagli
spiriti
.
E
poi
c
'
era
la
prova
di
fatto
.
Negando
nel
modo
più
assoluto
la
dote
della
medianità
alla
famiglia
Piccirilli
,
egli
avrebbe
dimostrato
falsa
la
spiegazione
biologica
,
che
alcuni
scienziati
schizzinosi
avevan
tentato
di
dare
dei
fenomeni
spiritici
.
Che
biologia
d
'
Egitto
!
Bisognava
senz
'
altro
ammettere
l
'
ipotesi
metafisica
.
O
che
era
forse
medium
,
lui
,
Zummo
?
Eppure
parlava
col
tavolino
.
Non
aveva
mai
composto
un
verso
in
vita
sua
;
eppure
il
tavolino
gli
parlava
in
versi
,
coi
piedi
.
Che
biologia
d
'
Egitto
!
Del
resto
,
giacché
a
lui
più
che
la
causa
dei
Piccirilli
premeva
ormai
d
'
accertare
la
verità
,
avrebbe
fatto
qualche
esperimento
in
casa
dei
suoi
clienti
.
Ne
parlò
ai
Piccirilli
;
ma
questi
si
ribellarono
,
impauriti
.
Egli
allora
s
'
inquietò
e
diede
loro
a
intendere
che
quell
'
esperimento
era
necessario
,
per
la
lite
,
anzi
imprescindibile
!
Fin
dalle
prime
sedute
,
la
signorina
Piccirilli
,
Tinina
,
si
rivelò
un
medium
portentoso
.
Zummo
,
convulso
,
coi
capelli
irti
su
la
fronte
,
atterrito
e
beato
,
poté
assistere
a
tutte
,
o
quasi
,
le
manifestazioni
più
stupefacenti
registrate
e
descritte
nei
libri
da
lui
letti
con
tanta
passione
.
La
causa
crollava
,
è
vero
;
ma
egli
,
fuori
di
sé
,
gridava
ai
suoi
clienti
a
ogni
fine
di
seduta
:
-
Ma
che
ve
n
'
importa
,
signori
miei
?
Pagate
,
pagate
...
Miserie
!
Sciocchezze
!
Qua
,
perdio
,
abbiamo
la
rivelazione
dell
'
anima
immortale
!
Ma
potevano
quei
poveri
Piccirilli
condividere
questo
generoso
entusiasmo
del
loro
avvocato
?
Lo
presero
per
matto
.
Da
buoni
credenti
,
essi
non
avevano
mai
avuto
il
minimo
dubbio
su
l
'
immortalità
delle
loro
afflitte
e
meschine
animelle
.
Quegli
esperimenti
,
a
cui
si
prestavano
da
vittime
,
per
obbedienza
,
sembravano
loro
pratiche
infernali
.
E
invano
Zummo
cercava
di
rincorarli
.
Fuggendo
dalla
casa
del
Granella
,
essi
credevano
d
'
essersi
liberati
dalla
tremenda
persecuzione
;
e
ora
,
nella
nuova
casa
,
per
opera
del
signor
avvocato
,
eccoli
di
nuovo
in
commercio
coi
demonii
,
in
preda
ai
terrori
di
prima
!
Con
voce
piagnucolosa
scongiuravano
l
'
avvocato
di
non
farne
trapelar
nulla
,
di
quelle
sedute
,
di
non
tradirli
,
per
carità
!
-
Ma
va
bene
,
va
bene
!
-
diceva
loro
Zummo
,
sdegnato
.
-
Per
chi
mi
prendete
?
per
un
ragazzino
?
State
tranquilli
,
signori
miei
!
Io
esperimento
qua
,
per
conto
mio
.
L
'
uomo
di
legge
,
poi
,
saprà
fare
il
suo
dovere
in
tribunale
,
che
diamine
!
Sosterremo
il
vizio
occulto
della
casa
,
non
dubitate
!
V
.
Lo
sostenne
,
di
fatti
,
il
vizio
occulto
della
casa
,
ma
senz
'
alcun
calore
di
convinzione
,
certo
com
'
era
ormai
della
medianità
della
signorina
Piccirilli
.
Invece
sbalordì
i
giudici
,
i
colleghi
,
il
pubblico
che
stipava
l
'
aula
del
tribunale
,
con
una
inaspettata
,
estrosa
,
fervida
professione
di
fede
.
Parlò
di
Allan
Kardech
come
d
'
un
novello
messia
;
definì
lo
spiritismo
la
religione
nuova
dell
'
umanità
;
disse
che
la
scienza
co
'
suoi
saldi
ma
freddi
ordigni
,
col
suo
formalismo
troppo
rigoroso
aveva
sopraffatto
la
natura
;
che
l
'
albero
della
vita
,
allevato
artificialmente
dalla
scienza
,
aveva
perduto
il
verde
,
s
'
era
isterilito
o
dava
frutti
che
imbozzacchivano
e
sapevano
di
cenere
e
tosco
,
perché
nessun
calore
di
fede
più
li
maturava
.
Ma
ora
,
ecco
,
il
mistero
cominciava
a
schiudere
le
sue
porte
tenebrose
:
le
avrebbe
spalancate
domani
!
Intanto
,
da
questo
primo
spiraglio
all
'
umanità
sgomenta
,
in
angosciosa
ansia
,
venivano
ombre
ancora
incerte
e
paurose
a
rivelare
il
mondo
di
là
:
strane
luci
,
strani
segni
...
E
qui
l
'
avvocato
Zummo
,
con
drammaticissima
eloquenza
,
entrò
a
parlare
delle
più
meravigliose
manifestazioni
spiritiche
,
attestate
,
controllate
,
accettate
dai
più
grandi
luminari
della
scienza
:
fisici
,
chimici
,
psicologi
,
fisiologi
,
antropologi
,
psichiatri
;
soggiogando
e
spesso
atterrendo
addirittura
il
pubblico
che
ascoltava
a
bocca
aperta
e
con
gli
occhi
spalancati
.
Ma
i
giudici
,
purtroppo
,
si
vollero
tenere
terra
terra
,
forse
per
reagire
ai
voli
troppo
sublimi
dell
'
avvocato
difensore
.
Con
irritante
presunzione
,
sentenziarono
che
le
teorie
,
tuttora
incerte
,
dedotte
dai
fenomeni
così
detti
spiritici
,
non
erano
ancora
ammesse
e
accettate
dalla
scienza
moderna
,
eminentemente
positiva
;
che
,
del
resto
,
venendo
a
considerar
più
da
vicino
il
processo
,
se
per
l
'
articolo
1575
il
locatore
è
tenuto
a
garantire
al
conduttore
il
pacifico
godimento
della
cosa
locata
,
nel
caso
in
esame
,
come
avrebbe
potuto
il
locatore
stesso
garantir
la
casa
dagli
spiriti
,
che
sono
ombre
vaganti
e
incorporee
?
come
scacciare
le
ombre
?
E
,
d
'
altra
parte
,
riguardo
all
'
articolo
1577
,
potevano
gli
spiriti
costituire
uno
di
quei
vizii
occulti
che
impediscono
l
'
uso
dell
'
abitazione
?
Erano
forse
ingombranti
?
E
quali
rimedii
avrebbe
potuto
usare
il
locatore
contro
di
essi
?
Senz
'
altro
,
dunque
,
dovevano
essere
respinte
le
eccezioni
dei
convenuti
.
Il
pubblico
,
commosso
ancora
e
profondamente
impressionato
dalle
rivelazioni
dell
'
avvocato
Zummo
,
disapprovò
unanimemente
questa
sentenza
,
che
nella
sua
meschinità
,
pur
presuntuosa
,
sonava
come
un
'
irrisione
.
Zummo
inveì
contro
il
tribunale
con
tale
scoppio
d
'
indignazione
che
per
poco
non
fu
tratto
in
arresto
.
Furibondo
,
sottrasse
alla
commiserazione
generale
i
Picciril
!
i
,
proclamandoli
in
mezzo
alla
folla
plaudente
martiri
della
nuova
religione
.
Il
Granella
intanto
,
proprietario
della
casa
,
gongolava
di
gioja
maligna
.
Era
un
omaccione
di
circa
cinquant
'
anni
,
adiposo
e
sanguigno
.
Con
le
mani
in
tasca
,
gridava
forte
a
chiunque
volesse
sentirlo
,
che
quella
sera
stessa
sarebbe
andato
a
dormire
nella
casa
degli
spiriti
-
solo
!
Solo
,
solo
,
sì
,
perché
la
vecchia
serva
che
stava
da
tant
'
anni
con
lui
,
grazie
all
'
infamia
dei
Piccirilli
,
lo
aveva
piantato
,
dichiarandosi
pronta
a
servirlo
dovunque
,
foss
'
anche
in
una
grotta
,
tranne
che
in
quella
povera
casa
infamata
da
quei
signori
là
.
E
non
gli
era
riuscito
di
trovare
in
tutto
il
paese
un
'
altra
serva
o
un
servo
che
fosse
,
i
quali
avessero
il
coraggio
di
stare
con
lui
.
Ecco
il
bel
servizio
che
gli
avevano
reso
quegli
impostori
!
E
una
casa
perduta
,
come
andata
in
rovina
!
Ma
ora
egli
avrebbe
dimostrato
a
tutto
il
paese
che
il
tribunale
,
condannando
alle
spese
e
al
risarcimento
dei
danni
quegli
imbecilli
,
gli
aveva
reso
giustizia
.
Là
,
egli
solo
!
Voleva
vederli
in
faccia
questi
signori
spiriti
!
E
sghignazzava
.
VI
.
La
casa
sorgeva
nel
quartiere
più
alto
della
città
,
in
cima
al
colle
.
La
città
aveva
lassù
una
porta
,
il
cui
nome
arabo
,
divenuto
stranissimo
nella
pronunzia
popolare
:
Bibirrìa
,
voleva
dire
Porta
dei
Venti
.
Fuori
di
questa
porta
era
un
largo
spiazzo
sterrato
;
e
qui
sorgeva
solitaria
la
casa
del
Granella
.
Dirimpetto
aveva
soltanto
un
fondaco
abbandonato
,
il
cui
portone
imporrito
e
sgangherato
non
riusciva
più
a
chiudersi
bene
,
e
dove
solo
di
tanto
in
tanto
qualche
carrettiere
s
'
avventurava
a
passar
la
notte
a
guardia
del
carro
e
della
mula
.
Un
solo
lampioncino
a
petrolio
stenebrava
a
mala
pena
,
nelle
notti
senza
luna
,
quello
spiazzo
sterrato
.
Ma
,
a
due
passi
,
di
qua
dalla
porta
,
il
quartiere
era
popolatissimo
,
oppresso
anzi
di
troppe
abitazioni
.
La
solitudine
della
casa
del
Granella
non
era
dunque
poi
tanta
,
e
appariva
triste
(
più
che
triste
,
ora
,
paurosa
)
soltanto
di
notte
.
Di
giorno
,
poteva
essere
invidiata
da
tutti
coloro
che
abitavano
in
quelle
case
ammucchiate
.
Invidiata
la
solitudine
,
e
anche
la
casa
per
se
stessa
,
non
solo
per
la
libertà
della
vista
e
dell
'
aria
,
ma
anche
per
il
modo
com
'
era
fabbricata
,
per
l
'
agiatezza
e
i
comodi
che
offriva
,
a
molto
minor
prezzo
di
quelle
altre
,
che
non
ne
avevano
né
punto
né
poco
.
Dopo
l
'
abbandono
del
Piccirilli
,
il
Granella
l
'
aveva
rimessa
tutta
a
nuovo
;
carte
da
parato
nuove
;
pavimenti
nuovi
,
di
mattoni
di
Valenza
;
ridipinti
i
soffitti
;
rinverniciati
gli
usci
,
le
finestre
,
i
balconi
e
le
persiane
.
Invano
!
Eran
venuti
tanti
a
visitarla
,
per
curiosità
;
nessuno
aveva
voluto
prenderla
in
affitto
.
Ammirandola
,
così
pulita
,
così
piena
d
'
aria
e
di
luce
,
pensando
a
tutte
le
spese
fatte
,
quasi
quasi
il
Granella
piangeva
dalla
rabbia
e
dal
dolore
.
Ora
egli
vi
fece
trasportare
un
letto
,
un
cassettone
,
un
lavamano
e
alcune
seggiole
,
che
allogò
in
una
delle
tante
camere
vuote
;
e
,
venuta
la
sera
,
dopo
aver
fatto
il
giro
del
quartiere
per
far
vedere
a
tutti
che
manteneva
la
parola
,
andò
a
dormire
solo
in
quella
sua
povera
casa
infamata
.
Gli
abitanti
del
quartiere
notarono
che
s
'
era
armato
di
ben
due
pistole
.
E
perché
?
Se
la
casa
fosse
stata
minacciata
dai
ladri
,
eh
,
quelle
armi
avrebbero
potuto
servirgli
,
ed
egli
avrebbe
potuto
dire
che
se
le
portava
per
prudenza
.
Ma
contro
gli
spiriti
,
caso
mai
,
a
che
gli
sarebbero
servite
?
Uhm
!
Aveva
tanto
riso
,
là
,
in
tribunale
,
che
ancora
nel
faccione
sanguigno
aveva
l
'
impronta
di
quelle
risa
.
In
fondo
in
fondo
,
però
...
ecco
,
una
specie
di
vellicazione
irritante
allo
stomaco
se
la
sentiva
,
per
tutti
quei
discorsi
che
si
erano
fatti
,
per
tutte
quelle
chiacchiere
dell
'
avvocato
Zummo
.
Uh
,
quanta
gente
,
anche
gente
per
bene
,
spregiudicata
,
che
in
presenza
sua
aveva
dichiarato
più
volte
di
non
credere
a
simili
fandonie
,
ora
,
prendendo
ardire
dalla
fervida
affermazione
di
fede
dell
'
avvocato
Zummo
e
dall
'
autorità
dei
nomi
citati
e
dalle
prove
documentate
,
non
s
'
era
messa
di
punto
in
bianco
a
riconoscere
che
...
sì
,
qualche
cosa
di
vero
infine
poteva
esserci
,
doveva
esserci
,
in
quelle
esperienze
...
(
ecco
,
esperienze
ora
,
non
più
fandonie
!
)
.
Ma
che
più
?
Uno
degli
stessi
giudici
,
dopo
la
sentenza
,
uscendo
dal
tribunale
,
s
'
era
avvicinato
all
'
avvocato
Zummo
che
aveva
ancora
un
diavolo
per
capello
,
e
-
sissignori
-
aveva
ammesso
anche
lui
che
non
pochi
fatti
riferiti
in
certi
giornali
,
col
presidio
di
insospettabili
testimonianze
di
scienziati
famosi
,
lo
avevano
scosso
,
sicuro
!
E
aveva
narrato
per
giunta
che
una
sua
sorella
,
maritata
a
Roma
,
fin
da
ragazza
,
una
o
due
volte
l
'
anno
,
di
pieno
giorno
,
trovandosi
sola
,
era
visitata
,
com
'
ella
asseriva
,
da
un
certo
ometto
rosso
misterioso
,
che
le
confidava
tante
cose
e
le
recava
finanche
doni
curiosi
...
Figurarsi
Zummo
,
a
una
tale
dichiarazione
,
dopo
la
sentenza
contraria
!
E
allora
quel
giudice
imbecille
s
'
era
stretto
nelle
spalle
e
gli
aveva
detto
:
-
Ma
,
capirà
,
caro
avvocato
,
allo
stato
delle
cose
...
Insomma
,
tutta
la
cittadinanza
era
rimasta
profondamente
scossa
dalle
affermazioni
e
dalle
rivelazioni
di
Zummo
.
E
Granella
ora
si
sentiva
solo
:
solo
e
stizzito
,
come
se
tutti
lo
avessero
abbandonato
,
vigliaccamente
.
La
vista
dello
sterrato
deserto
,
dopo
il
quale
l
'
alto
colle
su
cui
sorge
la
città
strapiomba
in
ripidissimo
pendio
su
un
'
ampia
vallata
,
con
quell
'
unico
lampioncino
,
la
cui
fiammella
vacillava
come
impaurita
dalla
tenebra
densa
che
saliva
dalla
valle
,
non
era
fatta
certamente
per
rincorare
un
uomo
dalla
fantasia
un
po
'
alterata
.
Né
poté
rincorarlo
poi
di
più
il
lume
d
'
una
sola
candela
stearica
,
la
quale
-
chi
sa
perché
-
friggeva
,
ardendo
,
come
se
qualcuno
vi
soffiasse
su
,
per
spegnerla
.
(
Non
s
'
accorgeva
Granella
che
aveva
un
ansito
da
cavallo
,
e
che
soffiava
lui
,
con
le
nari
,
su
la
candela
.
)
Attraversando
le
molte
stanze
vuote
,
silenziose
,
rintronanti
,
per
entrare
in
quella
nella
quale
aveva
allogato
i
pochi
mobili
,
tenne
fisso
lo
sguardo
su
la
fiamma
tremolante
riparata
con
una
mano
,
per
non
veder
l
'
ombra
del
proprio
corpo
mostruosamente
ingrandita
,
fuggente
lungo
le
pareti
e
sul
pavimento
.
Il
letto
,
le
seggiole
,
il
cassettone
,
il
lavamano
gli
parvero
come
sperduti
in
quella
camera
rimessa
a
nuovo
.
Posò
la
candela
sul
cassettone
,
vietandosi
di
allungar
lo
sguardo
all
'
uscio
,
oltre
al
quale
le
altre
camere
vuote
eran
rimaste
buje
.
Il
cuore
gli
batteva
forte
.
Era
tutto
in
un
bagno
di
sudore
.
Che
fare
adesso
?
Prima
di
tutto
,
chiudere
quell
'
uscio
e
metterci
il
paletto
.
Sì
,
perché
sempre
,
per
abitudine
,
prima
d
'
andare
a
letto
,
egli
si
chiudeva
così
,
in
camera
.
È
vero
che
,
di
là
,
adesso
,
non
c
'
era
nessuno
,
ma
...
l
'
abitudine
,
ecco
!
E
perché
in
tanto
aveva
ripreso
in
mano
la
candela
per
andare
a
chiudere
quell
'
uscio
nella
stessa
stanza
?
Ah
...
già
,
distratto
!
...
Non
sarebbe
stato
bene
,
ora
,
aprire
un
tantino
il
balcone
?
Auff
!
si
soffocava
dal
caldo
,
là
dentro
...
E
poi
,
c
'
era
ancora
un
tanfo
di
vernice
...
Sì
sì
,
un
tantino
,
il
balcone
.
E
nel
mentre
che
la
camera
prendeva
un
po
'
d
'
aria
,
egli
avrebbe
rifatto
il
letto
con
la
biancheria
che
s
'
era
portata
.
Così
fece
.
Ma
appena
steso
il
primo
lenzuolo
su
le
materasse
,
gli
parve
di
sentire
come
un
picchio
all
'
uscio
.
I
capelli
gli
si
drizzarono
su
la
fronte
,
un
brivido
gli
spaccò
le
reni
,
come
una
rasojata
a
tradimento
.
Forse
il
pomo
della
lettiera
di
ferro
aveva
urtato
contro
la
parete
?
Attese
un
po
'
,
col
cuore
in
tumulto
.
Silenzio
!
Ma
gli
parve
misteriosamente
animato
,
quel
silenzio
...
Granella
raccolse
tutte
le
forze
,
aggrottò
le
ciglia
,
cavò
dalla
cintola
una
delle
pistole
,
riprese
in
mano
la
candela
,
riaprì
l
'
uscio
e
,
coi
capelli
che
gli
fremevano
sul
capo
,
gridò
:
-
Chi
è
là
?
Rimbombò
cupamente
il
vocione
nelle
vuote
camere
.
E
quel
rimbombo
fece
indietreggiare
il
Granella
.
Ma
subito
egli
si
riprese
;
batté
un
piede
;
avanzò
il
braccio
con
la
pistola
impugnata
.
Attese
un
tratto
,
poi
si
mise
a
ispezionare
dalla
soglia
quella
camera
accanto
.
C
'
era
solamente
una
scala
,
in
quella
camera
,
appoggiata
alla
parete
di
contro
:
la
scala
di
cui
s
'
erano
serviti
gli
operai
per
riattaccar
la
carta
da
parato
nelle
stanze
.
Nient
'
altro
.
Ma
sì
,
via
,
non
ci
poteva
esser
dubbio
:
il
pomo
della
lettiera
aveva
urtato
contro
la
parete
.
E
Granella
rientrò
nella
camera
,
ma
con
le
membra
d
'
un
subito
rilassate
e
appesantite
così
,
che
non
poté
più
per
il
momento
rimettersi
a
rifare
il
letto
.
Prese
una
seggiola
e
andò
a
sedere
al
balcone
,
al
fresco
.
-
Zrì
!
Accidenti
al
pipistrello
!
Ma
riconobbe
subito
,
eh
,
che
quello
era
uno
strido
di
pipistrello
attirato
dal
lume
della
candela
che
ardeva
nella
camera
.
E
rise
Granella
della
paura
che
,
questa
volta
,
non
aveva
avuto
,
e
alzò
gli
occhi
per
discerner
nel
bujo
lo
svolazzio
del
pipistrello
.
In
quel
mentre
,
gli
giunse
all
'
orecchio
dalla
camera
uno
scricchiolio
.
Ma
riconobbe
subito
ugualmente
che
quello
scricchiolio
era
della
carta
appiccicata
di
fresco
alle
pareti
,
e
ci
si
divertì
un
mondo
!
Ah
,
erano
uno
spasso
gli
spiriti
,
a
quella
maniera
...
Se
non
che
,
nel
voltarsi
,
così
sorridente
,
a
guardar
dentro
la
camera
,
vide
...
-
non
comprese
bene
,
che
fosse
,
in
prima
:
balzò
in
piedi
,
esterrefatto
;
s
'
afferrò
,
rinculando
,
alla
ringhiera
del
balcone
.
Una
lingua
spropositata
,
bianca
,
s
'
allungava
silenziosamente
lungo
il
pavimento
,
dall
'
uscio
dell
'
altra
camera
,
rimasto
aperto
!
Maledetto
,
maledetto
,
maledetto
!
un
rotolo
di
carta
da
parato
,
un
rotolo
di
carta
da
parato
che
gli
operai
forse
avevano
lasciato
lì
,
in
capo
a
quella
scala
...
Ma
chi
lo
aveva
fatto
precipitare
di
là
e
poi
scivolare
così
,
svolgendosi
,
lungo
il
pavimento
di
due
stanze
,
imbroccando
perfettamente
l
'
uscio
aperto
?
Granella
non
poté
più
reggere
.
Rientrò
con
la
sedia
;
richiuse
di
furia
il
balcone
;
prese
il
cappello
,
la
candela
,
e
scappò
via
,
giù
per
la
scala
.
Aperto
pian
piano
il
portone
,
guardò
nello
sterrato
.
Nessuno
!
Tirò
a
sé
il
portone
e
,
rasentando
il
muro
della
casa
,
sgattajolò
per
il
viottolo
fuori
delle
mura
al
bujo
.
Che
doveva
perderci
la
salute
,
lui
,
per
amor
della
casa
?
Fantasia
alterata
,
sì
;
non
era
altro
...
dopo
tutte
quelle
chiacchiere
...
Gli
avrebbe
fatto
bene
passare
una
notte
all
'
aperto
,
con
quel
caldo
.
La
notte
,
del
resto
,
era
brevissima
.
All
'
alba
,
sarebbe
rincasato
.
Di
giorno
,
con
tutte
le
finestre
aperte
,
non
avrebbe
avuto
più
,
di
certo
,
quella
sciocchissima
paura
;
e
,
venendo
di
nuovo
la
sera
,
avendo
già
preso
confidenza
con
la
casa
,
sarebbe
stato
tranquillo
,
senza
dubbio
,
che
diamine
!
Aveva
fatto
male
,
ecco
,
ad
andarci
a
dormire
,
così
,
in
prima
,
per
una
bravata
.
Domani
sera
...
Credeva
il
Granella
che
nessuno
si
fosse
accorto
della
sua
fuga
.
Ma
in
quel
fondaco
dirimpetto
alla
casa
,
un
carrettiere
era
ricoverato
quella
sera
,
che
lo
vide
uscire
con
tanta
paura
e
tanta
cautela
,
e
lo
vide
poi
rientrare
ai
primi
albori
.
Impressionato
del
fatto
e
di
quei
modi
,
costui
ne
parlò
nel
vicinato
con
alcuni
che
,
il
giorno
avanti
,
erano
andati
a
testimoniare
in
favore
dei
Piccirilli
.
E
questi
testimoni
allora
si
recarono
in
gran
segreto
dall
'
avvocato
Zummo
ad
annunziargli
la
fuga
del
Granella
spaventato
.
Zummò
accolse
la
notizia
con
esultanza
.
-
Lo
avevo
previsto
!
-
gridò
loro
,
con
gli
occhi
che
gli
schizzavano
fiamme
.
-
Vi
giuro
,
signori
miei
,
che
lo
avevo
previsto
!
E
ci
contavo
.
Farò
appellare
i
Piccirilli
,
e
mi
avvarrò
di
questa
testimonianza
dello
stesso
Granella
!
A
noi
,
adesso
!
Tutti
d
'
accordo
,
ohé
,
signori
miei
!
Complottò
subito
,
per
quella
notte
stessa
,
l
'
agguato
.
Cinque
o
sei
,
con
lui
,
cinque
o
sei
:
non
si
doveva
essere
in
più
!
Tutto
stava
a
cacciarsi
in
quel
fondaco
,
senza
farsi
scorgere
dal
Granella
.
E
zitti
,
per
carità
!
Non
una
parola
con
nessuno
,
durante
tutta
la
giornata
.
-
Giurate
!
-
Giuriamo
!
Più
viva
soddisfazione
di
quella
non
poteva
dare
a
Zummo
l
'
esercizio
della
sua
professione
d
'
avvocato
!
Quella
notte
stessa
,
poco
dopo
le
undici
,
egli
sorprese
il
Granella
che
usciva
scalzo
dal
portone
della
sua
casa
,
proprio
scalzo
,
quella
notte
,
in
maniche
di
camicia
,
con
le
scarpe
e
la
giacca
in
una
mano
,
mentre
con
l
'
altra
si
reggeva
su
la
pancia
i
calzoni
che
,
sopraffatto
dal
terrore
,
non
era
riuscito
ad
abbottonarsi
.
Gli
balzò
addosso
,
dall
'
ombra
,
come
una
tigre
,
gridando
:
-
Buon
passeggio
,
Granella
!
Il
pover
uomo
,
alle
risa
sgangherate
degli
altri
appostati
,
si
lasciò
cader
le
scarpe
di
mano
,
prima
una
e
poi
l
'
altra
;
e
restò
,
con
le
spalle
al
muro
,
avvilito
,
basito
addirittura
.
-
Ci
credi
ora
,
imbecille
,
all
'
anima
immortale
?
-
gli
ruggì
Zummo
,
scrollandolo
per
il
petto
.
-
La
giustizia
cieca
ti
ha
dato
ragione
.
Ma
tu
ora
hai
aperto
gli
occhi
.
Che
hai
visto
?
Parla
!
Ma
il
povero
Granella
,
tutto
tremante
,
piangeva
,
e
non
poteva
parlare
.
FUOCO
ALLA
PAGLIA
Non
avendo
più
nessuno
a
cui
comandare
,
Simone
Lampo
aveva
preso
da
un
pezzo
l
'
abitudine
di
comandare
a
se
stesso
.
E
si
comandava
a
bacchetta
:
-
Simone
,
qua
!
Simone
,
là
!
S
'
imponeva
apposta
,
per
dispetto
del
suo
stato
,
le
faccende
più
ingrate
.
Fingeva
talvolta
di
ribellarsi
per
costringersi
a
obbedire
,
rappresentando
a
un
tempo
le
due
parti
in
commedia
.
Diceva
,
per
esempio
,
rabbioso
:
-
Non
lo
voglio
fare
!
-
Simone
,
ti
bastono
.
T
'
ho
detto
,
raccogli
quel
concime
!
No
?
Pum
!
...
S
'
appioppava
un
solennissimo
schiaffo
.
E
raccoglieva
il
concime
.
Quel
giorno
,
dopo
la
visita
al
poderetto
,
l
'
unico
che
gli
fosse
restato
di
tutte
le
terre
che
un
tempo
possedeva
(
appena
due
ettari
di
terra
,
abbandonati
lassù
,
senza
custodia
d
'
alcun
villano
)
,
si
comandò
di
sellar
la
vecchia
asinella
,
con
la
quale
soleva
pur
fare
,
ritornando
al
paese
,
i
più
speciosi
discorsi
.
L
'
asinella
,
drizzando
ora
questa
ora
quella
orecchia
spelata
,
pareva
gli
prestasse
ascolto
,
paziente
,
non
ostante
un
certo
fastidio
,
che
da
qualche
tempo
il
padrone
le
infliggeva
e
ch
'
essa
non
avrebbe
saputo
precisare
:
qualcosa
che
,
nell
'
andare
,
le
sbatteva
dietro
,
sotto
la
coda
.
Era
un
cestello
di
vimini
senza
manico
,
legato
con
due
lacci
al
posolino
della
sella
e
sospeso
sotto
la
coda
alla
povera
bestia
,
per
raccogliervi
e
conservare
belle
calde
,
fumanti
,
le
pallottole
di
timo
,
ch
'
essa
altrimenti
avrebbe
seminato
lungo
la
strada
.
Tutti
ridevano
,
vedendo
quella
vecchia
asinella
col
cestino
dietro
,
lì
pronto
al
bisogno
;
e
Simone
Lampo
ci
scialava
.
Era
ben
noto
alla
gente
del
paese
con
quale
e
quanta
liberalità
fosse
un
tempo
vissuto
e
in
che
conto
avesse
tenuto
il
denaro
.
Ma
ora
,
ecco
,
era
andato
a
scuola
dalle
formiche
,
le
quali
,
b
-
a
-
ba
,
b
-
a
-
ba
,
gli
avevano
insegnato
questo
espediente
per
non
perdere
neanche
quel
po
'
di
timo
buono
a
ingrassar
la
terra
.
Sissignori
!
-
Su
,
Nina
,
su
,
lasciati
mettere
questa
bella
gala
qua
!
Che
siamo
più
noi
,
Nina
?
Tu
niente
e
io
nessuno
.
Buoni
soltanto
da
far
ridere
il
paese
.
Ma
non
te
ne
curare
.
Ci
restano
ancora
a
casa
qualche
centinaio
d
'
uccellini
.
Cïo
-
cïo
-
cïo
-
cïo
...
Non
vorrebbero
essere
mangiati
!
Ma
io
me
li
mangio
;
e
tutto
il
paese
ride
.
Viva
l
'
allegria
!
Alludeva
a
un
'
altra
sua
bella
pensata
,
che
poteva
veramente
fare
il
pajo
col
cestello
appeso
sotto
la
coda
dell
'
asina
.
Mesi
addietro
aveva
finto
di
credere
che
avrebbe
potuto
novamente
arricchire
con
la
cultura
degli
uccelli
.
E
aveva
fatto
delle
cinque
stanze
della
sua
casa
in
paese
tutt
'
una
gabbia
(
per
cui
era
detta
la
gabbia
del
matto
)
,
riducendosi
a
vivere
in
due
stanzette
del
piano
superiore
con
la
scarsa
suppellettile
scampata
al
naufragio
delle
sue
sostanze
e
con
gli
usci
,
gli
scuri
e
le
invetriate
delle
finestre
e
dei
finestroni
,
che
aveva
chiuso
,
per
dar
aria
agli
uccelli
,
con
ingraticolati
.
Dalla
mattina
alla
sera
,
dalle
cinque
stanze
da
basso
venivan
su
,
con
gran
delizia
di
tutto
il
vicinato
,
ringhi
e
strilli
e
cinfoli
e
squittii
,
chioccolio
di
merli
,
spincionar
di
fringuelli
:
un
cinguettio
,
un
passerajo
fitto
,
continuo
,
assordante
.
Da
parecchi
giorni
però
,
sfiduciato
del
buon
esito
di
quel
negozio
,
Simone
Lampo
mangiava
uccellini
a
tutto
pasto
,
e
aveva
distrutto
lì
,
nel
poderetto
,
l
'
apparato
di
reti
e
di
canne
,
con
cui
aveva
preso
,
a
centinaja
e
centinaja
,
quegli
uccellini
.
Sellata
l
'
asina
,
cavalcò
e
si
mise
in
via
per
il
paese
.
Nina
non
avrebbe
affrettato
il
passo
,
neanche
se
il
padrone
la
avesse
tempestata
di
nerbate
.
Pareva
glielo
facesse
apposta
,
per
fargli
assaporar
meglio
con
la
lentezza
del
suo
andare
i
tristi
pensieri
che
,
a
suo
dire
,
gli
nascevano
anche
per
colpa
di
lei
,
di
quel
tentennio
del
capo
,
cioè
,
ch
'
essa
gli
cagionava
con
la
sua
andatura
.
Sissignori
.
A
forza
di
far
così
e
così
con
la
testa
,
guardando
attorno
dall
'
alto
della
sua
groppa
la
desolazione
dei
campi
che
s
'
incupiva
a
mano
a
mano
sempre
più
con
lo
spegnersi
degli
ultimi
barlumi
crepuscolari
,
non
poteva
fare
a
meno
di
mettersi
a
commiserar
la
sua
rovina
.
Lo
avevano
rovinato
le
zolfare
.
Quante
montagne
sventrate
per
il
miraggio
del
tesoro
nascosto
!
Aveva
creduto
di
scoprire
dentro
ogni
montagna
una
nuova
California
.
Californie
da
per
tutto
!
Buche
profonde
fino
a
duecento
,
a
trecento
metri
,
buche
per
la
ventilazione
,
impianti
di
macchine
a
vapore
,
acquedotti
per
la
eduzione
delle
acque
e
tante
e
tante
altre
spese
per
uno
straterello
di
zolfo
,
che
non
metteva
conto
,
alla
fine
,
di
coltivare
.
E
la
triste
esperienza
fatta
più
volte
,
il
giuramento
di
non
cimentarsi
mai
più
in
altre
imprese
,
non
eran
valsi
a
distoglierlo
da
nuovi
tentativi
,
finché
non
s
'
era
ridotto
,
com
'
era
adesso
,
quasi
al
lastrico
.
E
la
moglie
lo
aveva
abbandonato
,
per
andare
a
convivere
con
il
suo
fratello
ricco
,
poiché
l
'
unica
figlia
era
andata
a
farsi
monaca
per
disperata
.
Era
solo
,
adesso
,
senza
neanche
una
servaccia
in
casa
;
solo
e
divorato
da
un
continuo
orgasmo
,
che
gli
faceva
commettere
tutte
quelle
follie
.
Lo
sapeva
,
sì
:
era
cosciente
delle
sue
follie
;
le
commetteva
apposta
,
per
far
dispetto
alla
gente
che
,
prima
,
da
ricco
,
lo
aveva
tanto
ossequiato
,
e
ora
gli
voltava
le
spalle
e
rideva
di
lui
.
Tutti
,
tutti
ridevano
di
lui
e
lo
sfuggivano
;
nessuno
che
volesse
dargli
ajuto
,
che
gli
dicesse
:
«
Compare
,
che
fate
?
venite
qua
:
voi
sapete
lavorare
,
avete
lavorato
sempre
,
onestamente
;
non
fate
più
pazzie
;
mettetevi
con
me
a
una
buona
impresa
!
»
.
Nessuno
.
E
la
smania
,
l
'
interno
rodio
,
in
quell
'
abbandono
,
in
quella
solitudine
agra
e
nuda
,
crescevano
e
lo
esasperavano
sempre
più
.
L
'
incertezza
di
quella
sua
condizione
era
la
sua
maggiore
tortura
.
Sì
,
perché
non
era
più
né
ricco
,
né
povero
.
Ai
ricchi
non
poteva
più
accostarsi
,
e
i
poveri
non
lo
volevano
riconoscere
per
compagno
,
per
via
di
quella
casa
in
paese
e
di
quel
poderetto
lassù
.
Ma
che
gli
fruttava
la
casa
?
Niente
.
Tasse
,
gli
fruttava
.
E
quanto
al
poderetto
,
ecco
qua
:
c
'
era
,
per
tutta
ricchezza
,
un
po
'
di
grano
che
,
mietuto
fra
pochi
giorni
,
gli
avrebbe
dato
,
sì
e
no
,
tanto
da
pagare
il
censo
alla
mensa
vescovile
.
Che
gli
restava
dunque
,
per
mangiare
?
Quei
poveri
uccellini
,
là
...
E
che
pena
,
anche
questa
!
Finché
s
'
era
trattato
di
prenderli
,
per
tentare
un
negozio
da
far
ridere
la
gente
,
transeat
;
ma
ora
,
scender
giù
nel
gabbione
,
acchiapparli
,
ucciderli
e
mangiarseli
...
-
Su
Nina
,
su
!
Dormi
,
stasera
?
Su
!
Maledetta
la
casa
e
maledetto
il
podere
,
che
non
lo
lasciavano
essere
neanche
povero
bene
,
povero
e
pazzo
,
lì
,
in
mezzo
a
una
strada
,
povero
senza
pensieri
,
come
tanti
ne
conosceva
e
per
cui
,
nell
'
esasperazione
in
cui
si
trovava
,
sentiva
un
'
invidia
angosciosa
.
Tutt
'
a
un
tratto
Nina
s
'
impuntò
con
le
orecchie
tese
.
-
Chi
è
là
?
-
gridò
Simone
Lampo
.
Sul
parapetto
d
'
un
ponticello
lungo
lo
stradone
gli
parve
di
scorgere
,
nel
bujo
,
qualcuno
sdrajato
.
-
Chi
è
là
?
Colui
che
stava
lì
sdrajato
alzò
appena
il
capo
ed
emise
come
un
grugnito
.
-
Oh
tu
,
Nàzzaro
?
Che
fai
lì
?
-
Aspetto
le
stelle
.
-
Te
le
mangi
?
-
No
:
le
conto
.
-
E
poi
?
Infastidito
da
quelle
domande
,
Nàzzaro
si
rizzò
a
sedere
sul
parapetto
e
gridò
iroso
,
tra
il
fitto
barbone
abbatuffolato
:
-
Don
Simo
'
,
andate
,
non
mi
seccate
!
Sapete
bene
che
a
quest
'
ora
non
negozio
più
;
e
con
voi
non
voglio
discorrere
!
Così
dicendo
,
si
sdrajò
di
nuovo
,
a
pancia
all
'
aria
,
sul
parapetto
,
in
attesa
delle
stelle
.
Quando
aveva
guadagnato
quattro
soldi
,
o
strigliando
due
bestie
o
accudendo
a
qualche
altra
faccenda
,
purché
spiccia
,
Nàzzaro
diventava
padrone
del
mondo
.
Due
soldi
di
pane
e
due
soldi
di
frutta
.
Non
aveva
bisogno
d
'
altro
.
E
se
qualcuno
gli
proponeva
di
guadagnarsi
,
oltre
a
quei
quattro
soldi
,
per
qualche
altra
faccenda
,
una
o
magari
dieci
lire
,
rifiutava
,
rispondendo
sdegnosamente
a
quel
suo
modo
:
-
Non
negozio
più
!
E
si
metteva
a
vagar
per
le
campagne
o
lungo
la
spiaggia
del
mare
o
su
per
i
monti
.
S
'
incontrava
da
per
tutto
,
e
dove
meno
si
sarebbe
aspettato
,
scalzo
,
silenzioso
,
con
le
mani
dietro
la
schiena
e
gli
occhi
chiari
,
invagati
e
ridenti
.
-
Ve
ne
volete
andare
,
insomma
,
sì
o
no
?
-
gridò
levandosi
di
nuovo
a
sedere
sul
parapetto
,
più
iroso
,
vedendo
che
quello
s
'
era
fermato
con
l
'
asina
a
contemplarlo
.
-
Non
mi
vuoi
neanche
tu
?
-
disse
allora
Simone
Lampo
,
scotendo
il
capo
.
-
Eppure
,
va
'
là
,
che
potremmo
far
bene
il
paio
,
noi
due
.
-
Col
demonio
,
voi
,
il
paio
!
-
borbottò
Nàzzaro
,
tornando
a
sdrajarsi
.
-
Siete
in
peccato
mortale
,
ve
l
'
ho
detto
!
-
Per
quegli
uccellini
?
-
L
'
anima
,
l
'
anima
,
il
cuore
...
non
ve
lo
sentite
rodere
,
il
cuore
?
Sono
tutte
quelle
creature
di
Dio
,
che
vi
siete
mangiate
!
Andate
...
Peccato
mortale
!
-
Arrì
,
-
disse
Simone
Lampo
all
'
asinella
.
Fatti
pochi
passi
,
s
'
arrestò
di
nuovo
,
si
voltò
indietro
e
chiamò
:
-
Nàzzaro
!
Il
vagabondo
non
gli
rispose
.
-
Nàzzaro
-
ripeté
Simone
Lampo
.
-
Vuoi
venire
con
me
a
liberare
gli
uccelli
?
Nàzzaro
si
rizzò
di
scatto
.
-
Dite
davvero
?
-
Sì
.
-
Volete
salvarvi
l
'
anima
?
Non
basta
.
Dovreste
dar
fuoco
anche
alla
paglia
!
-
Che
paglia
?
-
A
tutta
la
paglia
!
-
disse
Nàzzaro
,
accostandosi
,
rapido
e
leggero
come
un
'
ombra
.
Posò
una
mano
sul
collo
dell
'
asina
,
l
'
altra
su
una
gamba
di
Simone
Lampo
e
,
guardandolo
negli
occhi
,
tornò
a
domandargli
:
-
Vi
volete
salvar
l
'
anima
davvero
?
Simone
Lampo
sorrise
e
gli
rispose
:
-
Sì
.
-
Proprio
davvero
?
Giuratelo
!
Badate
,
io
so
quello
che
ci
vorrebbe
per
voi
.
Studio
la
notte
,
e
so
quello
che
ci
vorrebbe
,
non
per
voi
soltanto
,
ma
anche
per
tutti
i
ladri
,
per
tutti
gl
'
impostori
che
abitano
laggiù
,
nel
nostro
paese
;
quello
che
Dio
dovrebbe
fare
per
la
loro
salvazione
e
che
fa
,
presto
o
tardi
,
sempre
:
non
dubitate
!
Dunque
volete
davvero
liberare
gli
uccelli
?
-
Ma
sì
,
te
l
'
ho
detto
.
-
E
fuoco
alla
paglia
?
-
E
fuoco
alla
paglia
!
-
Va
bene
.
Vi
prendo
in
parola
.
Andate
avanti
e
aspettatemi
.
Devo
ancora
contare
fino
a
cento
.
Simone
Lampo
riprese
la
via
,
sorridendo
e
dicendo
a
Nàzzaro
:
-
Bada
,
t
'
aspetto
.
S
'
intravedevano
ormai
laggiù
,
lungo
la
spiaggia
,
i
lumi
fiochi
del
paesello
.
Da
quella
via
su
l
'
altipiano
marnoso
che
dominava
il
paese
,
si
spalancava
nella
notte
la
vacuità
misteriosa
del
mare
,
che
faceva
apparir
più
misero
quel
gruppetto
di
lumi
laggiù
.
Simone
Lampo
trasse
un
profondo
sospiro
e
aggrottò
le
ciglia
.
Salutava
ogni
volta
così
,
da
lontano
,
l
'
apparizione
di
quei
lumi
.
C
'
eran
due
pazzi
patentati
per
gli
uomini
che
stavano
laggiù
,
oppressi
,
ammucchiati
:
lui
e
Nàzzaro
.
Bene
:
ora
si
sarebbero
messi
insieme
,
per
accrescere
l
'
allegria
del
paese
!
Libertà
agli
uccellini
e
fuoco
alla
paglia
!
Gli
piaceva
questa
esclamazione
di
Nàzzaro
;
e
se
la
ripeté
con
crescente
soddisfazione
parecchie
volte
prima
di
giungere
al
paese
.
-
Fuoco
alla
paglia
!
Gli
uccellini
,
a
quell
'
ora
,
dormivano
tutti
,
nelle
cinque
stanze
del
piano
di
sotto
.
Quella
sarebbe
stata
per
loro
l
'
ultima
notte
da
passar
lì
.
Domani
,
via
!
Liberi
.
Una
gran
volata
!
E
si
sarebbero
sparpagliati
per
l
'
aria
;
sarebbero
ritornati
ai
campi
,
liberi
e
felici
.
Sì
,
era
una
vera
crudeltà
,
la
sua
.
Nàzzaro
aveva
ragione
.
Peccato
mortale
!
Meglio
mangiar
pane
asciutto
,
e
lì
.
Legò
l
'
asina
nella
stalluccia
e
,
con
la
lucernetta
a
olio
in
mano
,
andò
su
ad
aspettar
Nàzzaro
,
che
doveva
contare
,
come
gli
aveva
detto
,
fino
a
cento
stelle
.
-
Matto
!
Chi
sa
perché
?
Ma
era
forse
una
divozione
...
Aspetta
e
aspetta
,
Simone
Lampo
cominciò
ad
aver
sonno
.
Altro
che
cento
stelle
!
Dovevano
esser
passate
più
di
tre
ore
.
Mezzo
firmamento
avrebbe
potuto
contare
...
Via
!
via
!
Forse
glie
l
'
aveva
detto
per
burla
,
che
sarebbe
venuto
.
Inutile
aspettarlo
ancora
.
E
si
disponeva
a
buttarsi
sul
letto
,
così
vestito
,
quando
sentì
bussare
forte
all
'
uscio
di
strada
.
Ed
ecco
Nàzzaro
,
ansante
e
tutto
ilare
e
irrequieto
.
-
Sei
venuto
di
corsa
?
-
Sì
.
Fatto
!
-
Che
hai
fatto
?
-
Tutto
.
Ne
parleremo
domani
,
don
Simo
'
!
Sono
stanco
morto
.
Si
butto
a
sedere
su
una
seggiola
e
cominciò
a
stropicciarsi
le
gambe
con
tutt
'
e
due
le
mani
,
mentre
gli
occhi
d
'
animale
forastico
gli
brillavano
d
'
un
riso
strano
,
abbozzato
appena
sulle
labbra
di
tra
il
folto
barbone
.
-
Gli
uccelli
?
-
domandò
.
-
Giù
.
Dormono
.
-
Va
bene
.
Non
avete
sonno
voi
?
-
Sì
.
T
'
ho
aspettato
tanto
...
-
Prima
non
ho
potuto
.
Coricatevi
.
Ho
sonno
anch
'
io
,
e
dormo
qua
,
su
questa
seggiola
.
Sto
bene
,
non
v
'
incomodate
!
Ricordatevi
che
siete
ancora
in
peccato
mortale
!
Domani
compiremo
l
'
espiazione
.
Simone
Lampo
lo
mirava
dal
letto
,
appoggiato
su
un
gomito
;
beato
.
Quanto
gli
piaceva
quel
matto
vagabondo
!
Gli
era
passato
il
sonno
,
e
voleva
seguitare
la
conversazione
.
-
Perché
conti
le
stelle
,
Nàzzaro
,
di
'
?
-
Perché
mi
piace
contarle
.
Dormite
!
-
Aspetta
.
Dimmi
:
sei
contento
tu
?
-
Di
che
?
-
domandò
Nàzzaro
,
levando
la
testa
,
che
aveva
già
affondata
tra
le
braccia
appoggiate
al
tavolino
.
-
Di
tutto
,
-
disse
Simone
Lampo
.
-
Di
vivere
così
...
-
Contento
?
Tutti
in
pena
siamo
,
don
Simo
'
!
Ma
non
ve
n
'
incaricate
.
Passerà
!
Dormiamo
.
E
riaffondò
la
testa
tra
le
braccia
.
Simone
Lampo
sporse
il
capo
per
spegnere
la
candela
;
ma
,
sul
punto
,
trattenne
il
fiato
.
Lo
costernava
un
po
'
l
'
idea
di
restare
al
bujo
con
quel
matto
là
.
-
Di
'
,
Nàzzaro
:
vorresti
rimanere
sempre
con
me
?
-
Sempre
non
si
dice
.
Finché
volete
.
Perché
no
?
-
E
mi
vorrai
bene
?
-
Perché
no
?
Ma
,
né
voi
padrone
,
né
io
servo
.
Insieme
.
Vi
sto
appresso
da
un
pezzo
,
sapete
?
So
che
parlate
con
l
'
asina
e
con
voi
stesso
;
e
ho
detto
tra
me
:
La
sorba
si
matura
...
Ma
non
mi
volevo
accostare
a
voi
,
perché
avevate
gli
uccelli
prigionieri
in
casa
.
Ora
che
m
'
avete
detto
di
voler
salvare
l
'
anima
,
starò
con
voi
,
finché
mi
vorrete
.
Intanto
,
v
'
ho
preso
in
parola
,
e
il
primo
passo
è
fatto
.
Buona
notte
.
-
E
il
rosario
,
non
te
lo
dici
?
Parli
tanto
di
Dio
!
-
Me
lo
son
detto
.
È
in
cielo
il
mio
rosario
.
Un
'
avemaria
per
ogni
stella
.
-
Ah
,
le
conti
per
questo
?
-
Per
questo
.
Buona
notte
.
Simone
Lampo
,
raffidato
da
queste
parole
,
spense
la
candela
.
E
poco
dopo
,
tutti
e
due
dormivano
.
All
'
alba
,
i
primi
cinguettii
degli
uccelli
imprigionati
svegliarono
subito
il
vagabondo
,
che
dalla
seggiola
s
'
era
buttato
a
dormire
in
terra
.
Simone
Lampo
,
che
a
quei
cinguettii
era
già
avvezzo
,
ronfava
ancora
.
Nàzzaro
andò
a
svegliarlo
.
-
Don
Simo
'
,
gli
uccelli
ci
chiamano
.
-
Ah
,
già
!
-
fece
Simone
Lampo
,
destandosi
di
soprassalto
e
sgranando
tanto
d
'
occhi
alla
vista
di
Nàzzaro
.
Non
si
ricordava
più
di
nulla
.
Condusse
il
compagno
nell
'
altra
stanzetta
e
,
sollevata
la
caditoja
su
l
'
assito
,
scesero
entrambi
la
scala
di
legno
della
cateratta
e
pervennero
nel
piano
di
sotto
,
intanfato
dello
sterco
di
tutte
quelle
bestioline
e
di
rinchiuso
.
Gli
uccelli
,
spaventati
,
presero
tutti
insieme
a
strillare
,
levandosi
con
gran
tumulto
d
'
ali
verso
il
tetto
.
-
Quanti
!
quanti
!
-
esclamò
Nàzzaro
,
pietosamente
,
con
le
lagrime
a
gli
occhi
.
-
Povere
creature
di
Dio
!
-
E
ce
n
'
erano
di
più
!
-
esclamò
Simone
Lampo
,
tentennando
il
capo
.
-
Meritereste
la
forca
,
don
Simo
'
!
-
gli
gridò
quello
mostrandogli
le
pugna
.
-
Non
so
se
basterà
l
'
espiazione
che
v
'
ho
fatto
fare
!
Su
,
andiamo
!
Bisognerà
mandarli
tutti
in
una
stanza
,
prima
.
-
Non
ce
n
'
è
bisogno
.
Guarda
!
-
disse
Simone
Lampo
,
afferrando
un
fascio
di
cordicelle
che
,
per
un
congegno
complicatissimo
,
tenevano
aderenti
ai
vani
delle
finestre
e
dei
finestroni
gli
ingraticolati
.
Vi
si
appese
,
e
giù
!
Gl
'
ingraticolati
,
alla
strappata
,
precipitarono
tutt
'
insieme
con
fracasso
indiavolato
.
-
Cacciamo
via
,
ora
!
cacciamo
via
!
Libertà
!
Libertà
!
Sciò
!
sciò
!
sciò
!
Gli
uccelli
,
da
più
mesi
lì
imprigionati
,
in
quel
subitaneo
scompiglio
,
sgomenti
,
sospesi
sul
fremito
delle
ali
,
non
seppero
in
prima
spiccare
il
volo
:
bisognò
che
alcuni
,
più
animosi
,
s
'
avventassero
via
,
come
frecce
,
con
uno
strido
di
giubilo
e
di
paura
insieme
;
seguiron
gli
altri
,
cacciati
,
a
stormi
,
a
stormi
,
in
gran
confusione
,
e
si
sparpagliarono
dapprima
,
come
per
rimettersi
un
po
'
dallo
stordimento
,
su
gli
scrimoli
dei
tetti
,
su
le
torrette
dei
camini
,
su
i
davanzali
delle
finestre
,
su
le
ringhiere
dei
balconi
del
vicinato
,
suscitando
giù
,
nella
strada
,
un
gran
clamore
di
meraviglia
,
a
cui
Nàzzaro
,
piangente
dalla
commozione
,
e
Simone
Lampo
rispondevano
seguitando
a
gridare
per
le
stanze
ormai
vuote
:
-
Sciò
!
sciò
!
Libertà
!
Libertà
!
S
'
affacciarono
quindi
anch
'
essi
a
godere
dello
spettacolo
della
via
invasa
da
tutti
quegli
uccellini
liberati
alla
nuova
luce
dell
'
alba
.
Ma
già
qualche
finestra
si
schiudeva
;
qualche
ragazzo
,
qualche
donna
tentavano
,
ridendo
,
di
ghermire
questo
o
quell
'
uccellino
;
e
allora
Nàzzaro
,
furibondo
,
protese
le
braccia
e
cominciò
a
sbraitare
come
un
ossesso
:
-
Lasciate
!
Non
v
'
arrischiate
!
Ah
,
mascalzone
!
ah
,
ladra
di
Dio
!
Lasciateli
andare
!
Simone
Lampo
cercò
di
calmarlo
:
-
Va
'
là
!
Sta
'
tranquillo
,
che
non
si
lasceranno
più
prendere
ormai
...
Ritornarono
al
piano
di
sopra
,
sollevati
e
contenti
.
Simone
Lampo
s
'
accostò
a
un
fornelletto
per
accendere
il
fuoco
e
fare
il
caffè
;
ma
Nàzzaro
lo
trasse
di
furia
per
un
braccio
.
-
Che
caffè
,
don
Simo
'
!
Il
fuoco
è
già
acceso
.
L
'
ho
acceso
io
stanotte
.
Su
,
corriamo
a
vedere
l
'
altra
volata
di
là
!
-
L
'
altra
volata
?
-
gli
domandò
Simone
Lampo
,
stordito
.
-
Che
volata
?
-
Una
di
qua
,
e
una
di
là
!
-
disse
Nàzzaro
.
-
L
'
espiazione
,
per
tutti
gli
uccelli
che
vi
siete
mangiati
.
Fuoco
alla
paglia
,
non
ve
l
'
ho
detto
?
Andiamo
a
sellare
l
'
asina
,
e
vedrete
.
Simone
Lampo
vide
passarsi
come
una
vampa
davanti
agli
occhi
.
Temette
d
'
intendere
.
Afferrò
Nàzzaro
per
le
braccia
e
,
scotendolo
,
gli
gridò
:
-
Che
hai
fatto
?
-
Ho
bruciato
il
grano
del
vostro
podere
,
-
gli
rispose
tranquillamente
Nàzzaro
.
Simone
Lampo
allibì
dapprima
;
poi
,
trasfigurato
dall
'
ira
,
si
lanciò
contro
il
matto
.
-
Tu
?
Il
grano
?
Assassino
!
Dici
davvero
?
M
'
hai
bruciato
il
grano
?
Nàzzaro
lo
respinse
con
una
bracciata
furiosa
.
-
Don
$
imo
'
,
a
che
gioco
giochiamo
?
Di
quanti
parlari
siete
?
Fuoco
alla
paglia
,
mi
avete
detto
.
E
io
ho
dato
fuoco
alla
paglia
,
per
l
'
anima
vostra
!
-
Ma
io
ti
mando
ora
in
galera
!
-
ruggì
Simone
Lampo
.
Nàzzaro
ruppe
in
una
gran
risata
,
e
gli
disse
chiaro
e
tondo
:
-
Pazzo
siete
!
L
'
anima
,
eh
?
Così
ve
la
volete
salvare
l
'
anima
?
Niente
,
don
Simo
'
!
Non
ne
facciamo
niente
.
-
Ma
tu
m
'
hai
rovinato
,
assassino
!
-
gridò
con
altro
tono
di
voce
Simone
Lampo
,
quasi
piangente
,
ora
.
-
Potevo
figurarmi
che
tu
intendessi
dir
questo
?
bruciarmi
il
grano
?
E
come
faccio
ora
?
Come
pago
il
censo
alla
mensa
vescovile
?
il
censo
che
grava
sul
podere
?
Nàzzaro
lo
guardò
con
aria
di
compatimento
sdegnoso
:
-
Bambino
!
Vendete
la
casa
,
che
non
vi
serve
a
nulla
,
e
liberate
del
censo
il
podere
.
È
presto
fatto
.
-
Sì
,
-
sghignò
Simone
Lampo
.
-
E
intanto
che
mangio
io
là
,
senza
uccelli
e
senza
grano
?
-
A
questo
ci
penso
io
,
-
gli
rispose
con
placida
serietà
Nàzzaro
.
-
Non
devo
star
con
voi
?
Abbiamo
l
'
asina
;
abbiamo
la
terra
;
zapperemo
e
mangeremo
.
Coraggio
,
don
Simo
'
!
Simone
Lampo
rimase
stupito
a
mirare
la
fiducia
serena
di
quel
matto
,
ch
'
era
rimasto
innanzi
a
lui
con
una
mano
alzata
a
un
gesto
di
noncuranza
sdegnosa
e
un
bel
riso
d
'
arguta
spensieratezza
negli
occhi
chiari
e
tra
il
folto
barbone
abbatuffolato
.
LA
FEDELTÀ
DEL
CANE
Mentre
donna
Giannetta
,
ancora
in
sottana
,
e
con
le
spalle
e
le
braccia
scoperte
e
un
po
'
anche
il
seno
(
più
d
'
un
po
'
,
veramente
)
si
racconciava
i
bei
capelli
corvini
seduta
innanzi
alla
specchiera
,
il
marchese
don
Giulio
del
Carpine
finiva
di
fumarsi
una
sigaretta
,
sdrajato
sulla
poltrona
a
piè
del
letto
disfatto
,
ma
con
tale
cipiglio
,
che
in
quella
sigaretta
pareva
vedesse
e
volesse
distruggere
chi
sa
che
cosa
,
dal
modo
come
la
guardava
nel
togliersela
dalle
labbra
,
dalla
rabbia
con
cui
ne
aspirava
il
fumo
e
poi
lo
sbuffava
.
D
'
improvviso
si
rizzò
sulla
vita
e
disse
scrollando
il
capo
:
-
Ma
no
,
via
,
non
è
possibile
!
Donna
Giannetta
si
voltò
sorridente
a
guardarlo
,
con
le
belle
braccia
levate
e
le
mani
tra
i
capelli
,
come
donna
che
non
tema
di
mostrar
troppo
del
proprio
corpo
.
-
Ancora
ci
pensi
?
-
Perché
non
c
'
è
logica
!
-
scattò
egli
,
alzandosi
,
stizzito
.
-
Tra
me
e
...
coso
,
e
Lulù
,
via
,
non
tocca
a
dirlo
a
me
...
Donna
Giannetta
chinò
il
capo
da
una
parte
e
stette
così
a
osservar
don
Giulio
di
sotto
il
braccio
come
per
farne
una
perizia
disinteressata
prima
di
emettere
un
giudizio
.
Poi
,
comicamente
,
quasiché
la
coscienza
proprio
non
le
permettesse
di
concedere
senza
qualche
riserva
,
sospirò
:
-
Eh
,
secondo
...
-
Ma
che
secondo
,
fa
'
il
piacere
!
-
Secondo
,
secondo
,
caro
mio
,
-
ripeté
allora
senz
'
altro
donna
Giannetta
.
Del
Carpine
scrollò
le
spalle
e
si
mosse
per
la
camera
.
Quand
'
aveva
la
barba
era
veramente
un
bell
'
uomo
;
alto
di
statura
,
ferrigno
.
Ma
ora
,
tutto
raso
per
obbedire
alla
moda
,
con
quel
mento
troppo
piccolo
e
quel
naso
troppo
grosso
,
dire
che
fosse
bello
,
via
,
non
si
poteva
più
dire
,
soprattutto
perché
pareva
che
lui
lo
pretendesse
,
anche
così
con
la
barba
rasa
,
anzi
appunto
perché
se
l
'
era
rasa
.
-
La
gelosia
,
del
resto
,
-
sentenziò
,
-
non
dipende
tanto
dalla
poca
stima
che
l
'
uomo
ha
della
donna
,
o
viceversa
,
quanto
dalla
poca
stima
che
abbiamo
di
noi
stessi
.
E
allora
...
Ma
guardandosi
per
caso
le
unghie
,
perdette
il
filo
del
discorso
,
e
fissò
donna
Giannetta
,
come
se
avesse
parlato
lei
e
non
lui
.
Donna
Giannetta
,
che
se
ne
stava
ancora
alla
specchiera
,
con
le
spalle
voltate
,
lo
vide
nello
specchio
,
e
con
una
mossetta
degli
occhi
gli
domandò
:
-
E
allora
...
che
cosa
?
-
Ma
sì
,
è
proprio
questo
!
Nasce
da
questo
!
-
riprese
lui
,
con
rabbia
.
-
Da
questa
poca
stima
di
noi
,
che
ci
fa
credere
,
o
meglio
,
temere
di
non
bastare
a
riempiere
il
cuore
o
la
mente
,
a
soddisfare
i
gusti
o
i
capricci
di
chi
amiamo
;
ecco
!
-
Oh
,
-
fece
allora
lei
,
con
un
respiro
di
sollievo
.
-
E
tu
non
l
'
hai
,
di
te
?
-
Che
cosa
?
-
Cotesta
poca
stima
che
dici
.
-
Non
l
'
ho
,
non
l
'
ho
,
non
l
'
ho
,
se
mi
paragono
con
...
coso
,
con
Lulù
;
ecco
!
-
Povero
Lulù
mio
!
-
esclamò
allora
donna
Giannetta
,
rompendo
in
una
sua
abituale
risatina
,
ch
'
era
come
una
cascatella
gorgogliante
.
-
Ma
tua
moglie
?
-
domandò
poi
.
-
Bisognerebbe
ora
vedere
che
stima
ha
di
te
tua
moglie
.
-
Oh
senti
!
-
s
'
affrettò
a
risponderle
don
Giulio
,
infiammato
.
-
Non
posso
in
nessun
modo
crederla
capace
di
preferirmi
...
-
Coso
!
-
Non
c
'
è
logica
!
non
c
'
è
logica
!
Mia
moglie
sarà
...
sarà
come
tu
vuoi
;
ma
intelligente
è
.
Di
noi
,
ch
'
io
sappia
,
non
sospetta
.
Perché
lo
farebbe
?
E
con
Lulù
,
poi
?
Donna
Giannetta
,
finito
d
'
acconciarsi
i
capelli
,
si
levò
dalla
specchiera
.
-
Tu
insomma
,
-
disse
,
-
difendi
la
logica
.
La
tua
,
però
.
Prendimi
il
copribusto
,
di
là
.
Ecco
,
sì
,
codesto
,
grazie
.
Non
la
logica
di
tua
moglie
,
caro
mio
.
Come
ragionerà
Livia
?
Perché
Lulù
è
affettuoso
,
Lulù
è
prudente
,
Lulù
è
servizievole
...
E
mica
tanto
sciocco
poi
,
sai
?
Guarda
:
io
,
per
esempio
,
non
ho
il
minimo
dubbio
che
lui
...
-
Ma
va
'
!
-
negò
recisamente
don
Giulio
,
dando
una
spallata
.
-
Del
resto
,
che
sai
tu
?
chi
te
l
'
ha
detto
?
-
Ih
,
-
fece
donna
Giannetta
,
appressandoglisi
,
prendendolo
per
le
braccia
e
guardandolo
negli
occhi
.
-
Ti
alteri
?
Ti
turbi
sul
serio
?
Ma
scusa
,
è
semplicemente
ridicolo
...
mentre
noi
,
qua
...
-
Non
per
questo
!
-
scattò
Del
Carpine
,
infocato
in
volto
.
-
Non
ci
so
credere
,
ecco
!
Mi
pare
impossibile
,
mi
pare
assurdo
che
Livia
...
-
Ah
sì
?
Aspetta
,
-
lo
interruppe
donna
Giannetta
.
Gli
tese
prima
il
copribusto
di
nansouk
,
perch
'
egli
l
'
ajutasse
a
infilarselo
,
poi
andò
a
prendere
dalla
mensola
una
borsetta
,
ne
trasse
un
cartoncino
filettato
d
'
oro
,
strappato
dal
taccuino
,
e
glielo
porse
.
Vi
era
scritto
frettolosamente
a
matita
un
indirizzo
:
Via
Sardegna
,
96
.
-
Se
vuoi
,
per
pura
curiosità
...
Don
Giulio
del
Carpine
restò
a
guardarla
,
stordito
,
col
pezzettino
di
carta
in
mano
.
-
Come
...
come
l
'
hai
scoperto
?
-
Eh
,
-
fece
donna
Giannetta
,
stringendosi
nelle
spalle
e
socchiudendo
maliziosamente
gli
occhi
.
-
Lulù
è
prudente
,
ma
io
...
Per
la
nostra
sicurezza
...
Caro
mio
,
tu
badi
troppo
a
te
...
Non
ti
sei
accorto
,
per
esempio
,
com
'
io
da
qualche
tempo
venga
qua
e
ne
vada
via
più
tranquilla
?
-
Ah
...
-
sospirò
egli
astratto
,
turbato
.
-
E
Livia
,
dunque
...
?
Via
Sardegna
:
sarebbe
una
traversa
di
Via
Veneto
?
-
Sì
:
numero
96
,
una
delle
ultime
case
,
in
fondo
.
C
'
è
sotto
uno
studio
di
scultura
,
preso
anche
a
pigione
da
Lulù
.
Ah
!
ah
!
ah
!
Te
lo
figuri
Lulù
...
scultore
?
Rise
forte
,
a
lungo
.
Rise
altre
volte
,
a
scatti
,
mentre
finiva
di
vestirsi
,
per
le
comiche
immagini
che
le
suscitava
il
pensiero
di
Lulù
,
suo
marito
,
scultore
in
una
scuola
di
nudo
,
con
Livia
del
Carpine
per
modella
.
E
guardava
obliquamente
don
Giulio
,
che
s
'
era
seduto
di
nuovo
su
la
poltrona
,
col
cartoncino
arrotolato
fra
le
dita
.
Quando
fu
pronta
,
col
cappellino
in
capo
e
la
veletta
abbassata
,
si
guardò
allo
specchio
,
di
faccia
,
di
fianco
,
poi
disse
:
-
Non
bisogna
presumer
troppo
di
sé
,
caro
!
Io
ci
ho
piacere
per
il
povero
Lulù
,
e
anche
per
me
...
Anche
tu
,
del
resto
,
dovresti
esserne
contento
.
Scoppiò
di
nuovo
a
ridere
,
vedendo
la
faccia
che
lui
le
faceva
;
e
corse
a
sederglisi
su
le
ginocchia
e
a
carezzarlo
:
-
Vendicati
su
me
,
via
,
Giugiù
!
Come
sei
terribile
...
Ma
chi
la
fa
l
'
aspetta
,
caro
:
proverbio
!
Poiché
Lulù
è
contento
,
noi
adesso
...
-
Io
voglio
prima
accertarmene
,
capisci
?
-
diss
'
egli
duramente
,
con
un
moto
di
rabbia
mal
represso
,
quasi
respingendola
.
Donna
Giannetta
si
levò
subito
in
piedi
,
risentita
,
e
disse
fredda
fredda
:
-
Fa
'
pure
.
Addio
,
eh
?
Ma
s
'
affrettò
a
levarsi
anche
lui
,
pentito
.
L
'
espansione
d
'
affetto
a
cui
stava
per
abbandonarsi
gli
fu
però
interrotta
dalla
stizza
persistente
.
Tuttavia
disse
:
-
Scusami
,
Gianna
...
Mi
...
mi
hai
frastornato
,
ecco
.
Sì
,
hai
ragione
.
Dobbiamo
vendicarci
bene
.
Più
mia
,
più
mia
,
più
mia
....
E
la
prese
,
così
dicendo
,
per
la
vita
e
la
strinse
forte
a
sé
.
-
No
...
Dio
...
mi
guasti
tutta
di
nuovo
!
-
gridò
lei
,
ma
contenta
,
cercando
d
'
opporsi
con
le
braccia
.
Poi
lo
baciò
pian
piano
,
teneramente
da
dietro
la
veletta
,
e
scappò
via
.
Giugiù
del
Carpine
,
aggrottato
e
con
gli
occhi
fissi
nel
vuoto
,
rimase
a
raschiarsi
le
guance
rase
con
le
unghie
della
mano
spalmata
sulla
bocca
.
Si
riscosse
come
punto
da
un
improvviso
ribrezzo
per
quella
donna
che
aveva
voluto
morderlo
velenosamente
,
così
,
per
piacere
.
Contenta
ne
era
;
ma
non
per
la
loro
sicurezza
.
No
!
contenta
di
non
esser
sola
;
e
anche
(
ma
sì
,
lo
aveva
detto
chiaramente
)
per
aver
punito
la
presunzione
di
lui
.
Senza
capire
,
imbecille
,
che
se
lei
,
avendo
Lulù
per
marito
,
poteva
in
certo
qual
modo
avere
una
scusa
al
tradimento
,
Livia
no
,
perdio
,
Livia
no
!
S
'
era
fisso
ormai
questo
chiodo
,
e
non
si
poteva
dar
pace
.
Dell
'
onestà
di
sua
moglie
,
come
di
quella
di
tutte
le
donne
in
genere
,
non
aveva
avuto
mai
un
gran
concetto
.
Ma
uno
grandissimo
ne
aveva
di
sé
,
della
sua
forza
,
della
sua
prestanza
maschile
;
e
riteneva
perciò
,
fermamente
,
che
sua
moglie
...
Forse
però
poteva
essersi
messa
con
Lulù
Sacchi
per
vendetta
.
Vendetta
?
Ma
Dio
mio
,
che
vendetta
per
lei
?
Avrebbe
fatto
,
se
mai
,
quella
di
Lulù
Sacchi
,
non
già
la
sua
,
mettendosi
con
un
uomo
che
valeva
molto
meno
di
suo
marito
.
Già
!
Ma
non
s
'
era
egli
messo
scioccamente
con
una
donna
che
valeva
senza
dubbio
molto
meno
di
sua
moglie
?
Ecco
allora
perché
Lulù
Sacchi
mostrava
di
curarsi
così
poco
del
tradimento
di
donna
Giannetta
.
Sfido
!
Erano
suoi
tutti
i
vantaggi
di
quello
scambio
.
Anche
quello
d
'
aver
acquistato
,
dalla
relazione
di
lui
con
donna
Giannetta
,
il
diritto
d
'
esser
lasciato
in
pace
.
Il
danno
e
le
beffe
,
dunque
.
Ah
,
no
,
perdio
!
no
,
e
poi
no
!
Uscì
,
pieno
d
'
astio
e
furioso
.
Tutto
quel
giorno
si
dibatté
tra
i
più
opposti
propositi
,
perché
più
ci
pensava
,
più
la
cosa
gli
pareva
inverosimile
.
In
sei
anni
di
matrimonio
aveva
sperimentato
sua
moglie
,
se
non
al
tutto
insensibile
,
certo
non
molto
proclive
all
'
amore
.
Possibile
che
si
fosse
ingannato
così
?
Stette
tutto
quel
giorno
fuori
;
rincasò
a
tarda
notte
per
non
incontrarsi
con
sua
moglie
.
Temeva
di
tradirsi
,
quantunque
dicesse
ancora
a
se
stesso
che
,
prima
di
credere
,
voleva
vedere
.
Il
giorno
dopo
si
svegliò
fermo
finalmente
in
questo
proposito
di
andare
a
vedere
.
Ma
,
appena
sulle
mosse
,
cominciò
a
provare
un
'
acre
irritazione
;
avvilimento
e
nausea
.
Perché
,
dato
il
caso
che
il
tradimento
fosse
vero
,
che
poteva
far
lui
?
Nulla
.
Fingere
soltanto
di
non
sapere
.
E
non
c
'
era
il
rischio
d
'
imbattersi
nell
'
uno
o
nell
'
altra
,
per
quella
via
?
Forse
sarebbe
stato
più
prudente
andar
prima
,
di
mattina
,
a
veder
soltanto
quella
casa
,
far
le
prime
indagini
e
deliberare
quindi
sul
posto
ciò
che
gli
sarebbe
convenuto
di
fare
.
Si
vestì
in
fretta
;
andò
.
Vide
così
la
casa
al
numero
96
,
la
quale
aveva
realmente
al
pianterreno
lo
studio
di
scultura
,
per
cui
donna
Giannetta
aveva
tanto
riso
.
La
verità
di
questa
indicazione
gli
rimescolò
tutto
il
sangue
,
come
se
essa
importasse
di
conseguenza
la
prova
del
tradimento
.
Dal
portone
d
'
una
casa
dirimpetto
,
un
po
'
più
giù
si
fermò
a
guardare
le
finestre
di
quella
casa
e
a
domandarsi
quali
fossero
quelle
del
quartierino
appigionato
da
Lulù
.
Pensò
infine
che
quel
portone
,
non
guardato
da
nessuno
,
poteva
essere
per
lui
un
buon
posto
da
vedere
senz
'
esser
visto
,
quando
,
a
tempo
debito
,
sarebbe
venuto
a
spiare
.
Conoscendo
le
abitudini
della
moglie
,
le
ore
in
cui
soleva
uscir
di
casa
,
argomentò
che
il
convegno
con
l
'
amante
poteva
aver
luogo
o
alla
mattina
,
fra
le
dieci
e
le
undici
,
o
nel
pomeriggio
,
poco
dopo
le
quattro
.
Ma
più
facilmente
di
mattina
.
Ebbene
,
poiché
era
lì
,
perché
non
rimanerci
?
Poteva
darsi
benissimo
che
gli
riuscisse
di
togliersi
il
dubbio
quella
mattina
stessa
.
Guardò
l
'
orologio
;
mancava
poco
più
di
un
'
ora
alle
dieci
.
Impossibile
star
lì
fermo
,
in
quel
portone
,
tanto
tempo
.
Poiché
lì
vicino
c
'
era
l
'
entrata
a
Villa
Borghese
da
Porta
Pinciana
:
ecco
,
si
sarebbe
recato
a
passeggiare
a
Villa
Borghese
per
un
'
oretta
.
Era
una
bella
mattinata
di
novembre
,
un
po
'
rigida
.
Entrato
nella
Villa
,
don
Giulio
vide
nella
prossima
pista
due
ufficiali
d
'
artiglieria
insieme
con
due
signorine
,
che
parevano
inglesi
,
sorelle
,
bionde
e
svelte
nelle
amazzoni
grige
,
con
due
lunghi
nastri
scarlatti
annodati
attorno
al
colletto
maschile
.
Sotto
gli
occhi
di
don
Giulio
essi
presero
tutt
'
e
quattro
a
un
tempo
la
corsa
,
come
per
una
sfida
.
E
don
Giulio
si
distrasse
:
scese
il
ciglio
del
viale
,
s
'
appressò
alla
pista
per
seguir
quella
corsa
e
notò
subito
,
con
l
'
occhio
esperto
,
che
il
cavallo
,
un
sauro
,
montato
dalla
signorina
che
stava
a
destra
,
buttava
male
i
quarti
anteriori
.
I
quattro
scomparvero
nel
giro
della
pista
.
E
don
Giulio
rimase
lì
a
guardare
,
ma
dentro
di
sé
:
sua
moglie
,
donna
Livia
,
su
un
grosso
bajo
focoso
.
Nessuna
donna
stava
così
bene
in
sella
,
come
sua
moglie
.
Era
veramente
un
piacere
vederla
.
Cavallerizza
nata
!
E
con
tanta
passione
pei
cavalli
,
così
nemica
dei
languori
femminili
,
s
'
era
andata
a
mettere
con
quel
Lulù
Sacchi
frollo
,
melenso
?
...
Era
da
vedere
,
via
!
Girò
,
astratto
,
assorto
,
pe
'
viali
,
dove
lo
portavano
i
piedi
.
A
un
certo
punto
consultò
l
'
orologio
e
s
'
affrettò
a
tornare
indietro
.
S
'
eran
fatte
circa
le
dieci
,
perbacco
!
e
diventava
quasi
un
'
impresa
,
ora
,
traversare
Via
Sardegna
per
arrivare
a
quel
portone
là
in
fondo
.
Certo
sua
moglie
non
sarebbe
venuta
dalla
parte
di
Via
Veneto
,
ma
da
laggiù
,
per
una
traversa
di
Via
Boncompagni
.
C
'
era
però
il
rischio
che
di
qua
venisse
Lulù
e
lo
scorgesse
.
Simulando
una
gran
disinvoltura
,
senza
voltarsi
indietro
,
ma
allungando
lo
sguardo
fin
in
fondo
alla
via
,
Del
Carpine
andava
con
un
gran
batticuore
che
,
dandogli
una
romba
negli
orecchi
,
quasi
gli
toglieva
il
senso
dell
'
udito
.
Man
mano
che
inoltrava
,
l
'
ansia
gli
cresceva
.
Ma
ecco
il
portone
:
ancora
pochi
passi
...
E
don
Giulio
stava
per
trarre
un
gran
respiro
di
sollievo
,
sgattajolando
dentro
il
portone
,
quando
...
-
Tu
,
qua
?
Trasecolò
.
Lulù
Sacchi
era
lì
anche
lui
,
nello
stesso
portone
.
Curvo
,
carezzava
un
cagnolino
lungo
lungo
,
basso
basso
,
di
pelo
nero
;
e
quel
cagnolino
gli
faceva
un
mondo
di
feste
,
tutto
fremente
,
e
si
storcignava
,
si
allungava
,
grattando
con
le
zampette
su
le
gambe
di
lui
,
o
saltava
per
arrivare
a
lambirgli
il
volto
.
Ma
non
era
Liri
,
quello
?
Sì
,
Liri
,
il
cagnolino
di
sua
moglie
.
Lulù
era
pallido
,
alterato
dalla
commozione
;
aveva
gli
occhi
pieni
di
lagrime
,
evidentemente
per
le
feste
che
gli
faceva
il
cagnolino
,
quella
bestiola
buona
,
quella
bestiola
cara
,
che
lo
conosceva
bene
e
gli
era
fedele
,
ah
esso
sì
,
esso
sì
!
non
come
quella
sua
padronaccia
,
donna
indegna
,
donna
vile
,
sì
,
sì
,
o
buon
Liri
,
anche
vile
,
vile
;
perché
una
donna
che
si
porta
nel
quartierino
pagato
dal
proprio
amante
un
altro
amante
,
il
quale
dev
'
essere
per
forza
un
miserabile
,
un
farabutto
,
un
mascalzone
,
questa
donna
,
o
buon
Liri
,
è
vile
,
vile
,
vile
.
Così
diceva
fra
sé
Lulù
Sacchi
,
carezzando
il
cagnolino
e
piangendo
dall
'
onta
e
dal
dolore
,
prima
che
Giulio
del
Carpine
entrasse
nel
portone
,
dove
anche
lui
era
venuto
ad
appostarsi
.
Per
un
equivoco
preso
dalla
vecchia
serva
che
si
recava
dopo
i
convegni
a
rassettare
il
quartierino
,
Lulù
aveva
scoperto
quell
'
infamia
di
donna
Livia
;
e
,
venendo
ad
appostarsi
,
aveva
trovato
per
istrada
Liri
,
smarrito
evidentemente
dalla
padrona
nella
fretta
di
salir
su
al
convegno
.
La
presenza
del
cagnolino
,
lì
,
in
quella
strada
,
aveva
dato
la
prova
a
Lulù
Sacchi
che
il
tradimento
era
vero
,
era
vero
!
Anche
lui
non
aveva
voluto
crederci
;
ma
con
più
ragione
,
lui
,
perché
veramente
una
tale
indegnità
passava
la
parte
.
E
adesso
si
spiegava
perché
ella
non
aveva
voluto
ch
'
egli
tenesse
la
chiave
del
quartierino
e
se
la
fosse
tenuta
lei
,
invece
,
costringendolo
ogni
volta
ad
aspettare
lì
,
nello
studio
di
scultura
,
ch
'
ella
venisse
.
Oh
com
'
era
stato
imbecille
,
stupido
,
cieco
!
Tutto
intanto
poteva
aspettarsi
il
povero
Lulù
,
tranne
che
don
Giulio
del
Carpine
venisse
a
sorprenderlo
nel
suo
agguato
.
I
due
uomini
si
guardarono
,
allibiti
.
Lulù
Sacchi
non
pensò
che
aveva
gli
occhi
rossi
di
pianto
,
ma
istintivamente
,
poiché
le
lagrime
gli
si
erano
raggelate
sul
volto
in
fiamme
,
se
le
portò
via
con
due
dita
e
,
alla
prima
domanda
lanciata
nello
stupore
da
don
Giulio
:
Tu
qua
!
rispose
balbettando
e
aprendo
le
labbra
a
uno
squallido
sorriso
:
-
Eh
?
...
già
...
sì
...
a
-
aspettavo
...
Del
Carpine
guardò
,
accigliato
,
il
cane
.
-
E
Liri
?
Lulù
Sacchi
chinò
gli
occhi
a
guardarlo
,
come
se
non
lo
avesse
prima
veduto
,
e
disse
:
-
Già
...
Non
so
...
si
trova
qui
...
Di
fronte
a
quella
smarrita
scimunitaggine
,
don
Giulio
ebbe
come
un
fremito
di
stizza
;
scese
sul
marciapiede
della
via
e
guardò
in
su
,
al
numero
del
portone
.
-
Insomma
è
qua
?
Dov
'
è
?
-
Che
dici
?
-
domandò
Lulù
Sacchi
ancora
col
sorriso
squallido
su
le
labbra
,
ma
come
se
non
avesse
più
una
goccia
di
sangue
nelle
vene
.
Del
Carpine
lo
guardò
con
gli
occhi
invetrati
.
-
Chi
aspettavi
tu
qua
?
-
Un
...
un
mio
amico
,
-
balbettò
Lulù
.
-
È
...
è
andato
su
...
-
Con
Livia
?
-
domandò
Del
Carpine
.
-
No
!
Che
dici
?
-
fece
Lulù
Sacchi
,
smorendo
vieppiù
.
-
Ma
se
Liri
è
qua
...
-
Già
,
è
qua
;
ma
ti
giuro
che
io
l
'
ho
proprio
trovato
per
istrada
,
-
disse
col
calore
della
verità
Lulù
Sacchi
infoscandosi
a
un
tratto
.
-
Qua
?
per
istrada
?
-
ripeté
Del
Carpine
,
chinandosi
verso
il
cane
.
-
Sai
tu
dunque
la
strada
,
eh
,
Liri
?
Come
mai
?
Come
mai
?
La
povera
bestiola
,
sentendo
la
voce
del
padrone
insolitamente
carezzevole
,
fu
presa
da
una
subita
gioja
;
gli
si
slanciò
su
le
gambe
,
dimenandosi
tutta
;
cominciò
a
smaniare
con
le
zampette
;
s
'
allungò
,
guajolando
;
poi
s
'
arrotolò
per
terra
e
,
quasi
fosse
improvvisamente
impazzita
,
si
mise
a
girare
,
a
girar
di
furia
per
l
'
androne
;
poi
a
spiccar
salti
addosso
al
padrone
,
addosso
a
Lulù
,
abbajando
forte
,
ora
,
come
se
,
in
quel
suo
delirio
d
'
affetto
,
in
quell
'
accensione
della
istintiva
fedeltà
,
volesse
uniti
quei
due
uomini
,
fra
i
quali
non
sapeva
come
spartire
la
sua
gioja
e
la
sua
devozione
.
Era
veramente
uno
spettacolo
commoventissimo
la
fedeltà
di
questo
cane
d
'
una
donna
infedele
,
verso
quei
due
uomini
ingannati
.
L
'
uno
e
l
'
altro
,
ora
,
per
sottrarsi
al
penosissimo
imbarazzo
in
cui
si
trovavano
così
di
fronte
,
si
compiacevano
molto
della
festa
frenetica
ch
'
esso
faceva
loro
;
e
presero
ad
aizzarlo
con
la
voce
,
col
frullo
delle
dita
:
-
Qua
,
Liri
!
-
Povero
Liri
!
-
ridendo
tutti
e
due
convulsamente
.
A
un
tratto
però
Liri
s
'
arrestò
,
come
per
un
fiuto
improvviso
:
andò
su
la
soglia
del
portone
,
vi
si
acculò
un
po
'
,
sospeso
,
inquieto
,
guardando
nella
via
,
con
le
due
orecchie
tese
e
la
testina
piegata
da
una
parte
,
quindi
spiccò
la
corsa
precipitosamente
.
Don
Giulio
sporse
il
capo
a
guardare
,
e
vide
allora
sua
moglie
che
svoltava
dalla
via
,
seguita
dal
cagnolino
.
Ma
sentì
afferrarsi
per
un
braccio
da
Lulù
Sacchi
,
il
quale
-
pallido
,
stravolto
,
fremente
-
gli
disse
:
-
Aspetta
!
Lasciami
vedere
con
chi
...
-
Come
!
-
fece
don
Giulio
,
restando
.
Ma
Lulù
Sacchi
non
ragionava
più
;
lo
strappò
indietro
,
ripetendo
:
-
Lasciami
vedere
,
ti
dico
!
Sta
'
zitto
...
Vide
Liri
,
che
s
'
era
fermato
all
'
angolo
della
via
,
perplesso
,
come
tenuto
tra
due
,
guardando
verso
il
portone
,
in
attesa
.
Poco
dopo
,
dalla
porta
segnata
col
numero
96
uscì
un
giovanottone
su
i
vent
'
anni
,
tronfio
,
infocato
in
volto
,
con
un
paio
di
baffoni
in
su
,
inverosimili
.
-
Il
Toti
!
-
esclamò
allora
Lulù
Sacchi
,
con
un
ghigno
orribile
,
che
gli
contraeva
tutto
il
volto
;
e
,
senza
lasciare
il
braccio
di
don
Giulio
,
aggiunse
:
-
Il
Toti
,
capisci
?
Un
ragazzaccio
!
Uno
studentello
!
Capisci
,
che
fa
tua
moglie
?
Ma
gliel
'
accomodo
io
,
adesso
!
Lasciami
fare
...
Hai
visto
?
E
ora
basta
,
Giulio
!
Basta
per
tutti
,
sai
?
E
scappò
via
,
su
le
furie
.
Don
Giulio
del
Carpine
rimase
come
intronato
.
Eh
che
?
Due
,
dunque
:
Lulù
messo
da
parte
,
oltrepassato
?
Lì
,
un
altro
,
nello
stesso
quartierino
?
Un
giovinastro
...
Sua
moglie
!
E
come
mai
Lulù
?
...
Dunque
,
stava
ad
aspettare
anche
lui
?
...
E
quel
cagnolino
smarrito
lì
,
in
mezzo
alla
via
,
confuso
...
eh
sfido
!
...
tra
tanti
...
E
aveva
fatto
le
feste
anche
a
lui
...
carino
...
carino
...
carino
...
-
Ah
!
-
fece
don
Giulio
,
scrollandosi
tutto
dalla
nausea
,
dal
ribrezzo
,
ma
pur
con
un
segreto
compiacimento
che
,
per
Lulù
almeno
,
era
come
aveva
detto
lui
:
che
veramente
,
cioè
,
sua
moglie
non
aveva
potuto
prenderlo
sul
serio
,
e
lo
aveva
ingannato
,
ecco
qua
;
e
non
solo
,
ma
anche
schernito
!
anche
schernito
!
Cavò
il
fazzoletto
e
si
stropicciò
le
mani
che
la
bestiola
devota
gli
aveva
lambite
;
se
le
stropicciò
forte
forte
forte
,
fin
quasi
a
levarsi
la
pelle
.
Ma
,
a
un
tratto
,
se
lo
vide
accanto
,
chiotto
chiotto
,
con
le
orecchie
basse
,
la
coda
tra
le
gambe
,
quel
povero
Liri
,
che
s
'
era
provato
a
seguir
prima
la
padrona
,
poi
il
Toti
,
poi
Lulù
e
che
ora
infine
aveva
preso
a
seguir
lui
.
Don
Giulio
fu
assalito
da
una
rabbia
furibonda
:
gli
parve
oscenamente
scandalosa
la
fedeltà
di
quella
brutta
bestiola
,
e
le
allungò
anche
lui
un
violentissimo
calcio
.
-
Va
'
via
!
TUTTO
PER
BENE
I
.
La
signorina
Silvia
Ascensi
,
venuta
a
Roma
per
ottenere
il
trasferimento
dalla
Scuola
normale
di
Perugia
in
altra
sede
-
qualunque
e
dovunque
fosse
,
magari
in
Sicilia
,
magari
in
Sardegna
-
si
rivolse
per
ajuto
al
giovane
deputato
del
collegio
,
onorevole
Marco
Verona
,
che
era
stato
discepolo
devotissimo
del
suo
povero
babbo
,
il
professor
Ascensi
dell
'
Università
di
Perugia
,
illustre
fisico
,
morto
da
un
anno
appena
,
per
uno
sciagurato
accidente
di
gabinetto
.
Era
sicura
che
il
Verona
,
conoscendo
bene
i
motivi
per
cui
ella
voleva
andar
via
dalla
città
natale
,
avrebbe
fatto
valere
in
suo
favore
la
grande
autorità
che
in
poco
tempo
era
riuscito
ad
acquistarsi
in
Parlamento
.
Il
Verona
,
difatti
,
la
accolse
non
solo
cortesemente
,
ma
con
vera
benevolenza
.
Ebbe
finanche
la
degnazione
di
ricordarle
le
visite
che
,
da
studente
,
egli
aveva
fatto
al
compianto
professore
,
perché
ad
alcune
di
queste
visite
,
se
non
s
'
ingannava
,
ella
era
stata
presente
,
giovinetta
allora
,
ma
non
tanto
piccolina
,
se
già
-
ma
sicuro
!
-
se
già
faceva
da
segretaria
al
babbo
...
La
signorina
Ascensi
,
a
tal
ricordo
,
s
'
invermigliò
tutta
.
Piccolina
?
Altro
che
!
Aveva
nientemeno
che
quattordici
anni
lei
,
allora
...
E
lui
,
l
'
onorevole
Verona
,
quanti
poteva
averne
.
Venti
,
ventuno
al
più
.
Oh
,
ella
avrebbe
potuto
ripetergli
ancora
,
parola
per
parola
,
tutto
ciò
ch
'
egli
era
venuto
a
chiedere
al
babbo
in
quelle
visite
.
Il
Verona
si
mostrò
dolentissimo
di
non
aver
seguitato
gli
studii
,
pei
quali
il
professor
Ascensi
aveva
saputo
ispirargli
in
quel
tempo
tanto
fervore
;
poi
esortò
la
signorina
a
farsi
animo
,
poiché
ella
,
al
ricordo
della
sciagura
recente
,
non
aveva
saputo
trattener
le
lagrime
.
Infine
,
per
raccomandarla
con
maggiore
efficacia
,
volle
accompagnarla
-
(
ma
proprio
scomodarsi
fino
a
tal
punto
?
)
-
sì
sì
,
lui
in
persona
volle
accompagnarla
al
Ministero
della
Pubblica
Istruzione
.
D
'
estate
,
però
,
erano
tutti
in
vacanza
,
quell
'
anno
,
alla
Minerva
.
Per
il
ministro
e
il
sotto
-
segretario
di
Stato
l
'
onorevole
Verona
lo
sapeva
;
ma
non
credeva
di
non
trovare
in
ufficio
il
capo
-
divisione
,
neppure
il
capo
-
sezione
...
Dovette
contentarsi
di
parlare
col
cavalier
Martino
Lori
,
segretario
di
prima
classe
,
che
reggeva
in
quel
momento
lui
solo
l
'
intera
divisione
.
Il
Lori
,
scrupolosissimo
impiegato
,
era
molto
ben
visto
dai
superiori
e
dai
subalterni
per
la
squisita
cordialità
dei
modi
,
per
l
'
indole
mite
,
che
gli
traspariva
dallo
sguardo
,
dal
sorriso
,
dai
gesti
,
e
per
la
correttezza
anche
esteriore
della
persona
linda
,
curata
con
diligenza
amorosa
.
Egli
accolse
l
'
onorevole
Verona
con
molti
ossequii
e
rosso
in
volto
per
la
gioja
,
non
solo
perché
prevedeva
che
questo
deputato
,
senza
dubbio
,
un
giorno
o
l
'
altro
sarebbe
stato
suo
capo
supremo
,
ma
perché
veramente
da
anni
era
ammiratore
fervido
dei
discorsi
di
lui
alla
Camera
.
Volgendosi
poi
a
guardare
la
signorina
e
sapendo
ch
'
era
figlia
del
compianto
e
illustre
professore
dell
'
Ateneo
perugino
,
il
cavalier
Lori
provò
un
'
altra
gioja
,
non
meno
viva
.
Egli
aveva
poco
più
di
trent
'
anni
,
e
la
signorina
Silvia
Ascensi
aveva
un
curioso
modo
di
parlare
:
pareva
che
con
gli
occhi
-
d
'
uno
strano
color
verde
,
quasi
fosforescenti
-
spingesse
le
parole
a
entrar
bene
nell
'
anima
di
chi
l
'
ascoltava
;
e
s
'
accendeva
tutta
.
Rivelava
,
parlando
,
un
ingegno
lucido
e
preciso
,
un
'
anima
imperiosa
;
ma
quella
lucidità
man
mano
era
turbata
e
quella
imperiosità
vinta
e
sopraffatta
da
una
grazia
irresistibile
che
le
affiorava
in
volto
,
vampando
.
Ella
notava
con
dispetto
che
,
a
poco
a
poco
,
le
sue
parole
,
il
suo
ragionamento
,
non
avevano
più
efficacia
,
poiché
chi
stava
ad
ascoltarla
era
tratto
piuttosto
ad
ammirare
quella
grazia
e
a
bearsene
.
Allora
,
nel
volto
infocato
,
un
po
'
per
la
stizza
,
un
po
'
per
l
'
ebbrezza
,
che
istintivamente
e
suo
malgrado
le
cagionava
il
trionfo
della
sua
femminilità
,
ella
si
confondeva
;
il
sorriso
di
chi
la
ammirava
,
si
rifletteva
,
senza
che
lei
lo
volesse
,
anche
su
le
sue
labbra
;
scoteva
con
una
rabbietta
il
capo
,
si
stringeva
nelle
spalle
e
troncava
il
discorso
,
dichiarando
di
non
saper
parlare
,
di
non
sapersi
esprimere
.
-
Ma
no
!
Perché
?
Mi
pare
anzi
che
si
esprima
benissimo
!
-
s
'
affrettò
a
dirle
il
cavalier
Martino
Lori
.
E
promise
all
'
onorevole
Verona
che
avrebbe
fatto
di
tutto
per
contentar
la
signorina
e
procurarsi
il
piacere
di
rendere
un
servizio
a
lui
.
Due
giorni
dopo
,
Silvia
Ascensi
ritornò
sola
al
Ministero
.
S
'
era
accorta
subito
che
per
il
cavalier
Lori
non
aveva
proprio
bisogno
di
alcun
'
altra
raccomandazione
.
E
con
la
più
ingenua
semplicità
del
mondo
andò
a
dirgli
che
non
poteva
più
assolutamente
lasciare
Roma
:
aveva
tanto
girato
in
quei
tre
giorni
,
senza
mai
stancarsi
,
e
tanto
ammirato
le
ville
solitarie
vegliate
dai
cipressi
,
la
soavità
silenziosa
degli
orti
dell
'
Aventino
e
del
Celio
,
la
solennità
tragica
delle
rovine
e
di
certe
vie
antiche
,
come
l
'
Appia
,
e
la
chiara
freschezza
del
Tevere
...
S
'
era
innamorata
di
Roma
,
insomma
,
e
voleva
esservi
trasferita
,
senz
'
altro
.
Impossibile
?
Perché
impossibile
?
Sarebbe
stato
difficile
,
via
!
Impossibile
,
no
.
Dif
-
fi
-
ci
-
lis
-
si
-
mo
,
là
!
Ma
volendo
,
via
...
Anche
comandata
in
qualche
classe
aggiunta
...
Sì
,
sì
.
Doveva
farle
questo
piacere
!
Sarebbe
venuta
tante
,
tante
,
tante
volte
a
seccarlo
,
altrimenti
.
Non
lo
avrebbe
lasciato
più
in
pace
!
Un
comando
era
facile
,
no
?
Dunque
...
Dunque
,
la
conclusione
fu
un
'
altra
.
Dopo
sei
o
sette
di
quelle
visite
,
un
dopopranzo
,
il
cavalier
Martino
Lori
si
assentò
dall
'
ufficio
,
s
'
abbigliò
come
per
le
grandi
occasioni
e
andò
a
Montecitorio
a
domandare
dell
'
onorevole
Verona
.
Si
guardava
i
guanti
,
si
guardava
le
scarpine
,
si
tirava
fuori
i
polsini
con
le
punte
delle
dita
,
molto
irrequieto
,
aspettando
l
'
usciere
che
doveva
introdurlo
.
Appena
introdotto
,
per
nascondere
l
'
imbarazzo
,
prese
a
dir
calorosamente
all
'
onorevole
Verona
che
la
sua
protetta
chiedeva
proprio
l
'
impossibile
,
ecco
!
-
La
mia
protetta
?
-
lo
interruppe
l
'
onorevole
Verona
.
-
Quale
protetta
?
Il
Lori
,
riconoscendo
addoloratissimo
d
'
aver
usato
,
senz
'
ombra
di
malizia
però
,
una
parola
che
poteva
prestarsi
veramente
a
una
...
sì
,
a
una
malevola
interpretazione
,
s
'
affrettò
a
dire
che
intendeva
parlare
della
signorina
Ascensi
.
-
Ah
,
la
signorina
Ascensi
?
Ma
allora
sì
,
protetta
!
-
gli
rispose
l
'
onorevole
Verona
,
sorridendo
e
accrescendo
l
'
imbarazzo
del
povero
cavalier
Martino
Lori
.
-
Non
ricordavo
più
d
'
avergliela
raccomandata
e
non
ho
indovinato
in
prima
di
chi
intendesse
parlarmi
.
Io
venero
la
memoria
dell
'
illustre
professore
,
padre
della
signorina
e
mio
maestro
,
e
vorrei
che
anche
lei
,
cavaliere
,
ne
proteggesse
la
figliuola
-
proteggesse
,
proprio
-
e
me
la
contentasse
a
ogni
modo
,
perché
lo
merita
.
Ma
se
era
venuto
appunto
per
questo
,
il
cavalier
Martino
Lori
!
Trasferirla
a
Roma
,
però
,
non
poteva
in
nessun
modo
.
Se
era
lecito
,
ecco
,
desiderava
di
conoscere
la
vera
ragione
per
cui
...
per
cui
la
signorina
voleva
andar
via
da
Perugia
.
Mah
!
Non
bella
,
pur
troppo
,
questa
ragione
.
Il
professor
Ascensi
era
stato
tradito
e
abbandonato
dalla
moglie
,
tristissima
donna
,
molto
danarosa
,
la
quale
s
'
era
messa
a
convivere
con
un
altr
'
uomo
degno
di
lei
,
da
cui
aveva
avuto
due
o
tre
figli
.
L
'
Ascensi
s
'
era
tenuta
con
sé
,
naturalmente
,
l
'
unica
figliuola
,
restituendo
a
colei
tutto
il
suo
avere
.
Grand
'
uomo
,
ma
sprovvisto
del
tutto
di
senso
pratico
,
il
professor
Ascensi
aveva
avuto
un
'
esistenza
tribolatissima
,
tra
angustie
e
amarezze
d
'
ogni
genere
.
Comperava
libri
e
libri
e
libri
,
strumenti
per
il
suo
gabinetto
,
e
poi
non
sapeva
spiegarsi
come
mai
il
suo
stipendio
non
bastasse
a
sopperire
ai
bisogni
d
'
una
famiglia
ormai
così
ristretta
.
Per
non
affliggere
il
babbo
con
privazioni
,
la
signorina
Ascensi
s
'
era
veduta
costretta
a
darsi
anche
lei
all
'
insegnamento
.
Oh
,
la
vita
di
quella
ragazza
,
fino
alla
morte
del
padre
,
era
stata
un
continuo
esercizio
di
pazienza
e
di
virtù
.
Ma
ella
era
orgogliosa
,
e
giustamente
,
della
fama
del
padre
,
che
a
fronte
alta
poteva
contrapporre
alla
vergogna
materna
.
Ora
però
,
morto
sciaguratamente
il
padre
e
rimasta
senza
presidio
,
quasi
povera
e
sola
,
non
sapeva
più
adattarsi
a
vivere
a
Perugia
,
dove
stava
anche
la
madre
ricca
e
svergognata
.
Ecco
tutto
.
Martino
Lori
,
commosso
a
questo
racconto
(
commosso
veramente
anche
prima
d
'
ascoltarlo
dalla
bocca
autorevole
d
'
un
deputato
di
grande
avvenire
)
,
nel
licenziarsi
gli
lasciò
intravedere
il
proposito
di
ricompensare
del
suo
meglio
quella
fanciulla
,
tanto
del
sacrifizio
e
delle
amarezze
,
quanto
della
meravigliosa
devozione
filiale
.
E
così
la
signorina
Silvia
Ascensi
,
venuta
a
Roma
per
ottenere
un
trasferimento
,
vi
trovò
-
invece
-
marito
.
II
.
Il
matrimonio
,
però
,
almeno
nei
primi
tre
anni
,
fu
disgraziatissimo
.
Tempestoso
.
Nel
fuoco
dei
primi
giorni
Martino
Lori
buttò
,
per
così
dire
,
tutto
se
stesso
;
la
moglie
vi
lasciò
cadere
,
invece
,
pochino
pochino
di
sé
.
Attutita
la
fiamma
che
fonde
anime
e
corpi
,
la
donna
ch
'
egli
credeva
divenuta
ormai
tutta
sua
,
come
egli
era
divenuto
tutto
di
lei
,
gli
balzò
innanzi
molto
diversa
da
quella
che
s
'
era
immaginata
.
S
'
accorse
,
insomma
,
il
Lori
che
ella
non
lo
amava
,
che
s
'
era
lasciata
sposare
come
in
un
sogno
strano
,
da
cui
ora
si
destava
aspra
,
cupa
,
irrequieta
.
Che
aveva
sognato
?
Di
ben
altro
il
Lori
s
'
accorse
col
tempo
:
che
ella
,
cioè
,
non
solo
non
lo
amava
,
ma
non
poteva
neanche
amarlo
,
perché
le
loro
nature
erano
proprio
opposte
.
Non
era
possibile
tra
loro
nemmeno
il
compatimento
reciproco
.
Che
se
egli
,
amandola
,
era
disposto
a
rispettare
il
carattere
vivacissimo
,
lo
spirito
indipendente
di
lei
,
ella
,
che
non
lo
amava
,
non
sapeva
aver
neppure
sofferenza
dell
'
indole
e
delle
opinioni
di
lui
.
-
Che
opinioni
!
-
gli
gridava
,
scrollandosi
sdegnosamente
.
-
Tu
non
puoi
avere
opinioni
,
caro
mio
!
Sei
senza
nervi
...
Che
c
'
entravano
i
nervi
con
le
opinioni
?
Il
povero
Lori
restava
a
bocca
aperta
.
Ella
lo
stimava
duro
e
freddo
perché
taceva
,
è
vero
?
Ma
egli
taceva
per
cansar
liti
!
taceva
perché
s
'
era
chiuso
nel
cordoglio
,
rassegnato
già
al
crollo
del
suo
bel
sogno
,
d
'
avere
cioè
una
compagna
affettuosa
e
premurosa
,
una
casetta
linda
,
sorrisa
dalla
pace
e
dall
'
amore
.
Rimaneva
stupito
Martino
Lori
del
concetto
che
sua
moglie
s
'
andava
man
mano
formando
di
lui
,
delle
interpretazioni
che
dava
dei
suoi
atti
,
delle
sue
parole
.
Certi
giorni
quasi
quasi
dubitava
fra
sé
ch
'
egli
non
fosse
quale
si
riteneva
,
quale
si
era
sempre
ritenuto
,
e
che
avesse
,
senz
'
accorgersene
,
tutti
quei
difetti
,
tutti
quei
vizii
che
ella
gli
rinfacciava
.
Aveva
avuto
sempre
vie
piane
innanzi
a
sé
;
non
si
era
mai
addentrato
negli
oscuri
e
profondi
meandri
della
vita
,
e
forse
perciò
non
sapeva
diffidare
né
di
se
stesso
né
d
'
alcuno
.
La
moglie
,
all
'
incontro
,
aveva
assistito
fin
dall
'
infanzia
a
scene
orribili
e
imparato
,
purtroppo
,
che
tutto
può
esser
tristo
,
che
nulla
vi
è
di
sacro
al
mondo
,
se
finanche
la
madre
,
la
madre
,
Dio
mio
...
-
Ah
,
sì
:
povera
Silvia
,
meritava
scusa
,
compatimento
,
anche
se
vedeva
il
male
dove
non
era
e
si
dimostrava
perciò
ingiusta
verso
di
lui
.
Ma
più
egli
,
con
la
mite
bontà
,
cercava
d
'
accostarsi
a
lei
,
per
ispirarle
una
maggior
fiducia
nella
vita
,
per
persuaderla
a
più
equi
giudizii
,
e
più
ella
s
'
inaspriva
e
si
rivoltava
.
Ma
se
non
amore
,
buon
Dio
,
almeno
un
po
'
di
gratitudine
per
lui
che
,
alla
fin
fine
,
le
aveva
ridato
una
casa
,
una
famiglia
,
togliendola
a
una
vita
randagia
e
insidiosa
!
No
;
neppure
gratitudine
.
Era
superba
,
sicura
di
sé
,
di
potere
e
di
saper
bastare
a
se
stessa
col
proprio
lavoro
.
E
sei
o
sette
volte
,
in
quei
primi
tre
anni
,
lo
minacciò
di
riprendere
l
'
insegnamento
e
di
separarsi
da
lui
.
Un
giorno
,
alla
fine
,
pose
anche
ad
effetto
la
minaccia
.
Ritornando
quel
giorno
dall
'
ufficio
,
il
Lori
non
trovò
in
casa
la
moglie
.
La
mattina
,
aveva
avuto
con
lei
un
nuovo
e
più
aspro
litigio
per
un
lieve
rimprovero
che
aveva
osato
di
muoverle
.
Ma
già
da
un
mese
circa
si
addensava
la
tempesta
ch
'
era
scoppiata
quella
mattina
.
Ella
era
stata
stranissima
tutto
quel
mese
;
di
fosche
maniere
;
e
aveva
finanche
mostrato
un
'
acerba
ripugnanza
per
lui
.
Senza
ragione
,
al
solito
!
Ora
,
nella
lettera
lasciata
in
casa
,
ella
gli
annunziava
il
proposito
irremovibile
di
romperla
per
sempre
e
che
avrebbe
fatto
di
tutto
per
riottenere
il
posto
di
maestra
;
e
in
fine
,
perché
egli
non
desse
in
vane
smanie
e
non
facesse
chiassose
ricerche
,
gl
'
indicava
l
'
albergo
ove
provvisoriamente
aveva
preso
alloggio
:
ma
che
non
andasse
a
trovarla
,
perché
sarebbe
stato
inutile
.
Il
Lori
rimase
a
lungo
a
riflettere
con
quella
lettera
in
mano
,
perplesso
.
Aveva
troppo
sofferto
,
e
ingiustamente
.
Il
liberarsi
però
di
quella
donna
sarebbe
stato
,
sì
,
forse
,
un
sollievo
;
ma
anche
un
indicibile
dolore
.
Egli
la
amava
.
E
dunque
,
un
sollievo
momentaneo
,
e
poi
una
gran
pena
e
un
gran
vuoto
per
tutta
la
vita
.
Sapeva
,
sentiva
bene
che
non
avrebbe
potuto
più
amare
alcun
'
altra
donna
,
mai
.
E
lo
scandalo
,
inoltre
,
che
non
si
meritava
:
egli
,
così
corretto
in
tutto
,
separato
ora
dalla
moglie
,
esposto
alla
malignità
della
gente
,
che
avrebbe
potuto
sospettare
chi
sa
quali
torti
in
lui
,
quando
Dio
era
testimonio
di
quanta
longanimità
,
di
quanta
condiscendenza
avesse
dato
prova
in
quei
tre
anni
.
Che
fare
?
Deliberò
di
non
muoversi
per
quella
sera
.
La
notte
avrebbe
portato
a
lui
consiglio
,
a
lei
forse
il
pentimento
.
Il
giorno
dopo
non
andò
all
'
ufficio
e
attese
tutta
la
mattinata
in
casa
.
Nel
pomeriggio
si
disponeva
ad
uscire
,
senza
aver
bene
tuttavia
fermato
l
'
animo
ad
alcuna
deliberazione
,
quando
gli
pervenne
dalla
Camera
dei
deputati
un
invito
dell
'
on
.
Marco
Verona
.
Si
era
in
crisi
ministeriale
:
e
,
da
alcuni
giorni
,
alla
Minerva
si
faceva
con
insistenza
il
nome
del
Verona
come
probabile
Sottosegretario
di
Stato
:
qualcuno
lo
preconizzava
anche
Ministro
.
Al
Lori
,
fra
le
tante
idee
,
era
venuta
anche
quella
di
recarsi
dal
Verona
per
consiglio
.
Se
n
'
era
astenuto
,
immaginando
a
quali
brighe
egli
dovesse
trovarsi
in
mezzo
,
di
quei
giorni
.
Silvia
,
evidentemente
,
non
aveva
avuto
questo
ritegno
e
,
sapendo
ch
'
egli
sarebbe
stato
a
capo
della
Pubblica
Istruzione
,
era
forse
andata
da
lui
per
farsi
riammettere
nell
'
insegnamento
.
Martino
Lori
si
rabbujò
,
pensando
che
forse
il
Verona
,
avvalendosi
adesso
dell
'
autorità
di
suo
prossimo
superiore
,
volesse
ordinargli
di
non
interporsi
negli
uffici
contro
il
desiderio
della
moglie
.
Ma
invece
Marco
Verona
lo
accolse
alla
Camera
con
molta
benignità
.
Si
mostrò
seccatissimo
d
'
essere
stato
preso
,
come
lui
diceva
,
al
laccio
.
Ministro
,
no
,
no
,
per
fortuna
!
Sottosegretario
.
Non
avrebbe
voluto
assumersi
neanche
questa
minore
responsabilità
,
date
le
condizioni
di
quel
momento
politico
.
La
disciplina
del
partito
lo
aveva
forzato
.
Orbene
,
egli
avrebbe
voluto
almeno
nel
gabinetto
l
'
ausilio
d
'
un
uomo
onesto
a
tutta
prova
ed
espertissimo
,
e
aveva
perciò
pensato
subito
a
lui
,
al
cavalier
Lori
.
Accettava
?
Pallido
per
l
'
emozione
e
con
le
orecchie
infocate
,
il
Lori
non
seppe
come
ringraziarlo
dell
'
onore
che
gli
faceva
,
della
fiducia
che
gli
dimostrava
;
ma
tuttavia
,
profondendo
questi
ringraziamenti
,
aveva
negli
occhi
una
domanda
ansiosa
,
lasciava
intender
chiaramente
con
lo
sguardo
ch
'
egli
,
in
verità
,
si
aspettava
un
altro
discorso
.
Non
voleva
proprio
nient
'
altro
da
lui
l
'
on
.
Verona
,
anzi
Sua
Eccellenza
?
Questi
sorrise
,
alzandosi
,
e
gli
posò
lievemente
una
mano
su
la
spalla
.
Eh
sì
,
qualcos
'
altro
voleva
;
pazienza
,
voleva
,
e
perdono
per
la
signora
Silvia
.
Via
,
ragazzate
!
-
È
venuta
a
trovarmi
e
mi
ha
esposto
i
suoi
«
fieri
»
propositi
,
-
disse
,
sempre
sorridendo
.
-
Le
ho
parlato
a
lungo
e
...
ma
sì
!
ma
sì
!
non
c
'
è
proprio
bisogno
che
lei
si
discolpi
,
cavaliere
.
So
bene
che
il
torto
è
della
signora
,
e
gliel
'
ho
detto
,
sa
?
francamente
.
Anzi
,
l
'
ho
fatta
piangere
...
Sì
,
perché
le
ho
parlato
del
padre
,
di
quanto
il
padre
sofferse
per
il
tristo
disordine
della
famiglia
...
e
d
'
altro
ancora
le
ho
parlato
.
Vada
via
tranquillo
,
cavaliere
.
Ritroverà
a
casa
la
signora
.
-
Eccellenza
,
io
non
so
come
ringraziarla
...
-
si
provò
a
dire
,
commosso
,
il
Lori
inchinandosi
.
Ma
il
Verona
lo
interruppe
subito
:
-
Non
mi
ringrazi
;
e
sopra
tutto
,
non
mi
chiami
Eccellenza
.
E
,
licenziandolo
,
lo
assicurò
che
la
signora
Silvia
,
donna
di
carattere
,
avrebbe
mantenuto
senza
dubbio
le
promesse
che
gli
aveva
fatte
;
e
che
,
non
solo
le
scene
spiacevoli
non
si
sarebbero
più
rinnovate
,
ma
che
ella
gli
avrebbe
dimostrato
in
tutti
i
modi
il
pentimento
delle
ingiuste
amarezze
che
gli
aveva
finora
cagionate
.
III
.
Fu
veramente
così
.
La
sera
della
riconciliazione
segnò
per
Martino
Lori
una
data
indimenticabile
:
indimenticabile
per
tante
ragioni
ch
'
egli
comprese
,
o
meglio
,
intuì
subito
,
dal
modo
com
'
ella
fin
dal
primo
vederlo
gli
s
'
abbandonò
tra
le
braccia
.
Quanto
,
quanto
pianse
!
Ma
quanta
e
quale
gioja
egli
bevve
in
quelle
lagrime
di
pentimento
e
di
amore
!
Le
vere
sue
nozze
le
celebrò
allora
;
da
quel
giorno
ebbe
la
compagna
sognata
;
e
un
altro
suo
segreto
ardentissimo
sogno
si
compì
certo
in
quel
primo
ricongiungimento
.
Quando
Martino
Lori
non
poté
più
avere
alcun
dubbio
su
lo
stato
della
moglie
e
quand
'
ella
poi
gli
mise
al
mondo
una
bambina
,
nel
vedere
di
quale
gratitudine
,
di
qual
devozione
per
lui
e
di
quali
sacrifizii
per
la
figliuola
la
maternità
avesse
reso
capace
quella
donna
,
tant
'
altre
cose
comprese
e
si
spiegò
.
Ella
voleva
esser
madre
.
Forse
non
comprendeva
e
non
sapeva
spiegarselo
neppur
lei
,
questo
segreto
bisogno
della
sua
natura
;
e
perciò
era
prima
così
strana
e
la
vita
le
sembrava
così
insulsa
e
vuota
.
Voleva
esser
madre
.
La
felicità
del
sogno
finalmente
raggiunto
,
fu
turbata
soltanto
dall
'
improvvisa
caduta
del
Ministero
di
cui
faceva
parte
l
'
onorevole
Verona
e
un
po
'
anche
-
nell
'
ombra
-
Martino
Lori
,
suo
segretario
particolare
.
Forse
più
indignato
dello
stesso
on
.
Verona
si
mostrò
il
Lori
per
l
'
aggressione
violenta
delle
opposizioni
coalizzate
per
rovesciare
,
quasi
senza
ragione
,
il
Ministero
.
L
'
on
.
Verona
,
per
conto
suo
,
dichiarò
d
'
averne
fino
alla
gola
della
vita
politica
,
e
che
voleva
ritirarsene
per
riprendere
con
miglior
frutto
e
maggiore
soddisfazione
gli
studii
interrotti
.
Alle
nuove
elezioni
,
infatti
,
riuscì
a
vincere
le
pressioni
insistenti
degli
elettori
,
e
non
si
presentò
.
S
'
era
infervorato
d
'
una
grande
opera
scientifica
lasciata
a
mezzo
dal
professor
Bernardo
Ascensi
.
Se
la
figliuola
,
signora
Lori
,
gli
faceva
l
'
onore
d
'
affidargliela
,
egli
si
sarebbe
provato
a
seguitare
gli
esperimenti
del
maestro
e
a
portare
a
compimento
quell
'
opera
.
Silvia
ne
fu
felicissima
.
In
quell
'
anno
di
devota
,
fervida
collaborazione
,
s
'
erano
stretti
fortemente
i
legami
d
'
amicizia
fra
il
marito
e
il
Verona
.
Il
Lori
,
però
,
per
quanto
il
Verona
non
avesse
mai
fatto
pesar
su
lui
il
proprio
grado
e
la
propria
dignità
e
lo
trattasse
ora
con
la
massima
confidenza
,
con
la
massima
cordialità
,
fino
a
dargli
e
a
farsi
dare
del
tu
,
si
mostrava
timido
e
un
po
'
impacciato
,
vedeva
sempre
nell
'
amico
il
superiore
.
Il
Verona
se
n
'
aveva
per
male
e
spesso
lo
motteggiava
.
Rideva
,
sì
,
di
quei
motteggi
il
Lori
,
ma
con
una
segreta
afflizione
,
perché
notava
nell
'
animo
dell
'
amico
una
certa
amarezza
che
diveniva
di
giorno
in
giorno
più
acre
.
Ne
attribuiva
la
causa
al
ritiro
sdegnoso
dalla
vita
politica
,
dalle
lotte
parlamentari
;
e
ne
parlava
alla
moglie
e
le
consigliava
di
avvalersi
di
quell
'
ascendente
,
ch
'
ella
pareva
avesse
su
lui
,
per
indurlo
,
per
spingerlo
a
rituffarsi
nella
vita
.
-
Sì
!
vorrà
dare
ascolto
a
me
!
-
gli
rispondeva
Silvia
.
-
Quando
ha
detto
no
,
è
no
,
lo
sai
.
Del
resto
,
a
me
non
pare
.
Lavora
con
tanto
impegno
,
con
tanta
passione
...
Martino
Lori
si
stringeva
nelle
spalle
.
-
Sarà
così
!
Gli
pareva
però
che
il
Verona
ritrovasse
la
serenità
di
prima
solamente
quando
scherzava
con
la
loro
piccola
Ginetta
,
che
cresceva
a
vista
d
'
occhio
,
florida
e
vispa
.
Marco
Verona
aveva
veramente
per
quella
bimba
certe
tenerezze
,
che
commovevano
il
Lori
fino
alle
lagrime
.
Gli
diceva
che
stesse
bene
attento
perché
qualche
giorno
gliel
'
avrebbe
portata
via
.
Sul
serio
,
veh
!
non
scherzava
.
E
Ginetta
non
se
lo
sarebbe
lasciato
dire
due
volte
:
avrebbe
abbandonato
il
babbo
,
la
mamma
,
è
vero
?
anche
la
mamma
,
per
andar
via
con
lui
...
Ginetta
diceva
di
sì
:
cattivona
!
pei
regali
,
eh
?
pei
regali
ch
'
egli
le
faceva
a
ogni
minima
occasione
.
E
che
regali
!
Ne
soffrivano
finanche
,
ogni
volta
,
il
Lori
e
la
moglie
.
Questa
,
anzi
,
non
sapeva
tenersi
dal
dimostrare
al
Verona
che
se
ne
sentiva
offesa
.
Avvilimento
di
superbia
?
No
.
Erano
proprio
troppi
e
di
troppo
costo
,
quei
regali
,
e
lei
non
voleva
!
Il
Verona
:
però
,
beandosi
della
festa
che
Ginetta
faceva
a
quei
giocattoli
,
scrollava
le
spalle
,
urtato
dal
loro
rammarico
e
dalle
loro
proteste
,
e
finanche
si
rivoltava
con
poco
garbo
a
imporre
che
si
stessero
zitti
e
lasciassero
godere
la
bambina
.
Silvia
cominciò
a
poco
a
poco
a
dirsi
stufa
di
questi
modi
del
Verona
,
e
al
marito
che
,
per
scusarlo
,
tornava
a
battere
su
quel
chiodo
,
ch
'
era
stato
cioè
un
grave
danno
per
l
'
amico
il
ritiro
dalla
vita
politica
,
rispondeva
che
questa
non
era
una
buona
ragione
pèrché
egli
venisse
a
sfogare
in
casa
loro
il
malumore
.
Il
Lori
avrebbe
voluto
far
notare
alla
moglie
che
,
in
fin
dei
conti
,
quel
malumore
il
Verona
lo
sfogava
facendo
felice
la
loro
bambina
;
ma
si
stava
zitto
per
non
turbare
l
'
accordo
che
,
fin
dal
primo
giorno
della
riconciliazione
,
s
'
era
stabilito
fra
essi
,
Ciò
che
egli
,
nei
primi
anni
,
aveva
trovato
d
'
ostile
in
lei
era
divenuto
pregio
,
ora
,
e
virtù
a
gli
occhi
suoi
.
Dallo
spirito
,
dalla
fermezza
,
dall
'
energia
di
lei
,
non
più
volti
adesso
contro
di
lui
,
egli
si
sentiva
riempire
tutto
e
sostenere
.
E
gli
pareva
così
piena
,
ora
,
la
vita
e
così
solidamente
fondata
,
con
quella
donna
accanto
,
sua
,
tutta
sua
,
tutta
per
la
casa
e
per
la
figliuola
.
Stimava
,
sì
,
preziosa
in
cuor
suo
l
'
amicizia
del
Verona
e
avrebbe
voluto
perciò
che
nell
'
animo
della
moglie
non
si
raffermasse
l
'
impressione
ch
'
egli
fosse
divenuto
importuno
e
fastidioso
per
quella
soverchia
affezione
per
Ginetta
;
d
'
altra
parte
però
,
se
questa
affezione
troppo
invadente
doveva
turbargli
la
pace
della
casa
,
la
buona
armonia
con
la
moglie
...
Ma
come
farlo
intendere
al
Verona
,
che
non
voleva
accorgersi
neppure
della
freddezza
con
cui
Silvia
,
ora
,
lo
accoglieva
?
Col
crescer
degli
anni
,
Ginetta
cominciò
a
dimostrare
una
passione
vivissima
per
la
musica
.
Ed
ecco
il
Verona
,
due
,
tre
volte
la
settimana
,
pronto
con
la
vettura
per
condurre
la
ragazza
a
questo
e
a
quel
concerto
;
e
spesso
,
durante
la
stagione
lirica
,
veniva
a
congiurar
con
lei
,
a
metterla
su
,
perché
inducesse
con
le
sue
graziette
la
mamma
e
il
babbo
ad
accompagnarla
a
teatro
,
nel
palco
già
fissato
per
lei
.
Il
Lori
,
angustiato
,
imbarazzato
,
sorrideva
;
non
sapeva
dir
di
no
,
per
non
scontentare
l
'
amico
e
la
figliuola
;
ma
,
santo
Dio
,
il
Verona
avrebbe
dovuto
comprendere
ch
'
egli
non
poteva
,
così
spesso
:
la
spesa
non
era
soltanto
per
il
palco
e
per
la
vettura
:
Silvia
doveva
pure
vestirsi
bene
;
non
poteva
far
cattiva
figura
.
Sì
,
egli
era
ormai
capo
-
divisione
,
aveva
già
un
discreto
stipendio
;
ma
non
aveva
certo
denari
da
buttar
via
.
Era
tanta
la
passione
per
quella
ragazza
,
che
il
Verona
non
avvertiva
a
queste
cose
e
non
s
'
avvedeva
neppure
del
sacrifizio
che
doveva
far
Silvia
,
certe
sere
,
rimanendo
sola
a
casa
,
con
la
scusa
che
non
si
sentiva
bene
.
E
così
fosse
sempre
rimasta
a
casa
!
Una
di
quelle
sere
,
ella
ritornò
dal
teatro
in
preda
a
continui
brividi
di
freddo
.
La
mattina
dopo
tossiva
,
con
una
febbre
violenta
.
E
in
capo
a
cinque
giorni
moriva
.
IV
.
Per
la
violenza
fulminea
di
quella
morte
,
Martino
Lori
restò
dapprima
quasi
più
sbigottito
che
addolorato
.
Venuta
la
sera
,
il
Verona
,
come
urtato
da
quell
'
attonimento
angoscioso
,
da
quel
cordoglio
cupo
,
che
minacciava
di
vanir
nell
'
ebetismo
,
lo
spinse
fuori
della
camera
mortuaria
,
lo
forzò
a
recarsi
dalla
figlia
,
assicurandolo
che
sarebbe
rimasto
lui
,
là
,
a
vegliare
tutta
la
notte
.
Il
Lori
si
lasciò
mandar
via
;
ma
poi
,
a
notte
alta
,
silenzioso
come
un
'
ombra
,
ricomparve
nella
camera
mortuaria
e
vi
trovò
il
Verona
con
la
faccia
affondata
nella
sponda
del
letto
,
su
cui
giaceva
rigido
e
allividito
il
cadavere
.
Dapprima
gli
parve
che
,
vinto
dal
sonno
,
il
Verona
avesse
reclinato
lì
la
testa
,
inavvertitamente
;
poi
,
osservando
meglio
,
s
'
accorse
che
il
corpo
di
lui
era
scosso
a
tratti
,
come
da
singhiozzi
soffocati
.
Allora
il
pianto
,
il
pianto
che
finora
non
aveva
potuto
rompergli
dal
cuore
,
assalì
anche
lui
furiosamente
,
vedendo
piangere
così
l
'
amico
.
Ma
questi
,
di
scatto
gli
si
levò
contro
,
fremente
,
trasfigurato
;
e
-
come
egli
,
convulso
,
gli
tendeva
le
mani
per
abbracciarlo
-
lo
respinse
,
proprio
lo
respinse
con
fosca
durezza
,
con
rabbia
.
Doveva
sentirsi
in
gran
parte
responsabile
di
quella
sciagura
,
perché
proprio
lui
,
cinque
sere
prima
,
aveva
forzato
Silvia
ad
andare
a
teatro
,
ed
ora
non
gli
reggeva
l
'
animo
a
veder
soffrire
in
quel
modo
l
'
amico
.
Così
pensò
il
Lori
,
per
spiegarsi
quella
violenza
;
pensò
che
il
dolore
può
diversamente
su
gli
animi
:
certi
,
li
atterra
;
certi
altri
li
arrabbia
.
E
né
le
visite
senza
fine
degli
impiegati
subalterni
,
che
lo
amavano
come
un
padre
,
né
le
esortazioni
del
Verona
,
che
gl
'
indicava
la
figliuola
smarrita
nella
pena
e
costernata
per
lui
,
valsero
a
scuoterlo
da
quella
specie
d
'
annientamento
in
cui
era
caduto
,
quasi
che
il
mistero
cupo
e
crudo
di
quella
morte
improvvisa
lo
avesse
circondato
,
diradandogli
tutt
'
intorno
la
vita
.
Gli
pareva
,
ora
,
di
veder
tutto
diversamente
,
e
che
i
rumori
gli
arrivassero
come
di
lontano
,
e
le
voci
,
le
voci
stesse
a
lui
più
note
,
quella
dell
'
amico
,
quella
della
propria
figliuola
,
avessero
un
suono
ch
'
egli
non
aveva
mai
prima
avvertito
.
Cominciò
così
man
mano
a
sorgere
in
lui
da
quell
'
attonimento
come
una
curiosità
nuova
,
ma
spassionata
,
per
il
mondo
che
lo
circondava
,
che
prima
non
gli
era
mai
apparso
né
aveva
conosciuto
così
.
Era
mai
possibile
che
Marco
Verona
fosse
stato
sempre
quale
egli
lo
vedeva
ora
?
Finanche
la
persona
,
l
'
aria
del
volto
gli
sembravano
diverse
.
E
la
sua
stessa
figliuola
?
Ma
come
!
Era
davvero
già
cresciuta
di
tanto
?
o
dalla
sciagura
,
tutt
'
a
un
tratto
,
era
balzata
su
un
'
altra
Ginetta
,
così
alta
,
esile
,
un
po
'
fredda
,
segnatamente
con
lui
?
Sì
,
somigliava
nelle
fattezze
alla
madre
,
ma
non
aveva
quella
grazia
che
,
in
gioventù
,
accendeva
,
illuminava
la
bellezza
della
sua
Silvia
;
e
perciò
tante
volte
Ginetta
non
pareva
neanche
bella
.
Aveva
la
stessa
imperiosità
della
madre
,
ma
senza
quegl
'
impeti
franchi
,
senza
scatti
.
Ora
il
Verona
veniva
con
più
scioltezza
,
quasi
ogni
giorno
a
casa
del
Lori
:
spesso
rimaneva
a
desinare
o
a
cenare
.
Aveva
finalmente
compiuto
la
poderosa
opera
scientifica
concepita
e
iniziata
da
Bernardo
Ascensi
,
e
già
attendeva
a
mandarla
a
stampa
in
una
magnifica
edizione
.
Molti
giornali
ne
recavano
le
prime
notizie
,
e
di
alcune
fra
le
più
importanti
conclusioni
avevano
anche
preso
a
discutere
animatamente
le
maggiori
riviste
non
solo
italiane
ma
anche
straniere
,
lasciando
così
prevedere
la
fama
altissima
,
a
cui
tra
breve
quell
'
opera
sarebbe
salita
.
Il
merito
del
Verona
per
il
proseguimento
di
essa
e
per
le
nuove
ardite
deduzioni
tratte
dalla
prima
idea
fu
,
dopo
la
pubblicazione
,
riconosciuto
universalmente
non
inferiore
a
quello
dello
stesso
Ascensi
.
Ne
ebbe
gloria
questi
,
ma
assai
più
il
Verona
.
Da
ogni
parte
gli
fioccarono
plausi
e
onorificenze
.
Tra
le
altre
,
la
nomina
a
senatore
.
Non
aveva
voluto
averla
subito
dopo
la
sua
uscita
dal
mondo
parlamentare
;
la
accolse
ora
di
buon
grado
,
perché
non
gli
veniva
per
il
tramite
della
politica
.
Martino
Lori
in
quei
giorni
,
pensando
alla
gioja
,
all
'
esultanza
che
avrebbe
provato
la
sua
Silvia
nel
veder
così
glorificato
il
nome
del
padre
,
s
'
indugiò
più
a
lungo
nelle
visite
che
ogni
sera
,
uscendo
dal
Ministero
,
soleva
fare
alla
tomba
della
moglie
.
Aveva
preso
quest
'
abitudine
;
e
andava
anche
d
'
inverno
,
con
le
cattive
giornate
,
a
curar
le
piante
attorno
alla
gentilizia
,
a
rinnovare
i
lumini
nella
lampada
;
e
parlava
pian
piano
con
la
morta
.
La
vista
quotidiana
del
camposanto
e
le
riflessioni
ch
'
essa
gli
suggeriva
,
gl
'
improntavano
sempre
più
di
squallore
il
volto
.
Tanto
la
figlia
quanto
il
Verona
avevano
cercato
di
distoglierlo
da
questa
abitudine
;
egli
dapprima
aveva
negato
come
un
bambino
colto
in
fallo
;
poi
,
costretto
a
confessare
,
aveva
alzato
le
spalle
,
sorridendo
pallidamente
.
-
Non
mi
fa
nulla
...
Anzi
è
per
me
un
conforto
,
-
aveva
detto
.
-
Lasciatemi
andare
.
Tanto
,
se
fosse
ritornato
a
casa
subito
,
dopo
l
'
ufficio
,
chi
vi
avrebbe
trovato
?
Giornalmente
il
Verona
veniva
a
prendersi
Ginetta
.
Non
se
ne
lagnava
lui
,
no
;
anzi
era
gratissimo
all
'
amico
degli
svaghi
che
procurava
alla
figliuola
.
Quella
certa
asprezza
che
aveva
avvertito
in
talune
occasioni
nei
modi
di
lui
e
qualche
altro
lieve
difetto
di
carattere
non
avevano
potuto
fargli
scemare
l
'
ammirazione
,
né
tanto
meno
ora
la
gratitudine
,
la
devozione
per
quest
'
uomo
,
a
cui
né
l
'
altezza
dell
'
ingegno
e
della
fama
e
degli
uffici
a
cui
era
salito
,
né
la
fortuna
toglievano
d
'
accordare
una
così
intima
,
più
che
fraterna
amicizia
a
un
pover
uomo
come
lui
che
,
tranne
il
buon
cuore
,
non
si
riconosceva
altra
virtù
,
altro
pregio
per
meritarsela
.
Egli
vedeva
adesso
con
soddisfazione
che
non
s
'
era
ingannato
quando
diceva
alla
moglie
che
l
'
affetto
del
Verona
sarebbe
stato
una
fortuna
per
la
loro
Ginetta
.
N
'
ebbe
la
prova
maggiore
allorché
questa
compì
diciott
'
anni
.
Oh
come
avrebbe
voluto
che
la
sua
Silvia
fosse
stata
presente
quella
sera
,
dopo
la
festa
per
il
compleanno
!
Il
Verona
,
venuto
apposta
senza
alcun
regalo
in
mano
per
Ginetta
,
appena
questa
se
ne
andò
a
dormire
,
se
lo
trasse
in
disparte
e
,
serio
e
commosso
,
gli
annunziò
che
un
suo
giovane
amico
,
il
marchese
Flavio
Gualdi
,
chiedeva
a
lui
per
suo
mezzo
la
mano
della
figliuola
.
Martino
Lori
,
lì
per
lì
,
rimase
stupito
.
Il
marchese
Gualdi
?
Un
nobile
...
ricchissimo
...
la
mano
di
Ginetta
?
Andando
col
Verona
nei
concerti
,
nelle
conferenze
,
a
passeggio
,
Ginetta
,
sì
,
era
potuta
entrare
in
un
mondo
,
a
cui
né
per
nascita
né
per
condizione
sociale
avrebbe
potuto
accostarsi
,
vi
aveva
destato
qualche
simpatia
;
ma
lui
...
-
Tu
lo
sai
,
-
disse
all
'
amico
,
quasi
smarrito
e
afflitto
nella
gioja
,
-
sai
qual
è
il
mio
stato
...
Non
vorrei
che
il
marchese
Gualdi
...
Il
Verona
lo
interruppe
:
-
Gualdi
sa
...
sa
quel
che
deve
sapere
.
-
Capisco
.
Ma
,
essendo
tanta
la
disparità
,
non
vorrei
che
egli
...
per
quanto
predisposto
,
non
riuscisse
neppure
a
figurarsi
tante
cose
...
Il
Verona
tornò
a
interromperlo
,
stizzito
:
-
Mi
pareva
ozioso
dirtelo
,
ma
giacché
tu
,
scusa
,
mi
tieni
ora
un
discorso
così
sciocco
,
per
tranquillarti
ti
dirò
che
,
via
,
essendo
io
da
tant
'
anni
tuo
amico
...
-
Eh
,
lo
so
!
-
Ginetta
è
cresciuta
più
con
me
che
con
te
,
si
può
dire
...
-
Sì
...
sì
...
-
O
che
mi
piangi
,
adesso
?
Non
vorrò
mica
essere
l
'
intermediario
di
questo
matrimonio
per
nulla
.
Su
,
su
,
finiscila
!
Io
me
ne
vado
.
Ne
parlerai
tu
,
domattina
,
a
Ginetta
.
Vedrai
che
non
ti
riuscirà
difficile
.
-
Se
l
'
aspetta
?
-
domandò
,
sorridendo
tra
le
lagrime
,
il
Lori
.
-
E
non
hai
visto
che
non
s
'
è
punto
meravigliata
nel
vedermi
arrivare
questa
sera
a
mani
vuote
?
Così
dicendo
,
Marco
Verona
rise
gajamente
,
come
da
tant
'
anni
il
Lori
non
lo
aveva
più
sentito
ridere
.
V
.
Un
'
impressione
curiosa
,
di
gelo
,
dapprincipio
.
Ma
non
ci
avrebbe
fatto
caso
Martino
Lori
,
perché
,
come
tant
'
altre
cose
in
vita
sua
s
'
era
spiegate
,
persuaso
dall
'
ingenua
bontà
,
anche
questa
si
sarebbe
spiegata
qual
effetto
naturale
della
preveduta
disparità
di
condizione
,
e
un
po
'
anche
del
carattere
,
dell
'
educazione
,
della
figura
stessa
del
genero
.
Non
era
più
giovanissimo
il
marchese
Gualdi
:
era
ancor
biondo
,
d
'
un
biondo
acceso
,
ma
già
calvo
:
lucido
e
roseo
come
una
figurina
di
finissima
porcellana
smaltata
;
e
parlava
piano
con
accento
più
francese
che
piemontese
,
piano
,
piano
,
affettando
nella
voce
una
tal
quale
benignità
condiscendente
,
che
contrastava
però
in
modo
strano
con
lo
sguardo
rigido
degli
occhi
azzurri
,
vitrei
.
Da
questi
occhi
il
Lori
s
'
era
sentito
se
non
propriamente
respinto
,
quasi
allontanato
,
e
gli
era
parso
finanche
di
scorgervi
come
una
commiserazione
lievemente
derisoria
per
lui
,
per
i
suoi
modi
forse
troppo
semplici
prima
,
ora
troppo
circospetti
,
forse
.
Ma
anche
il
tratto
del
tutto
diverso
che
il
Gualdi
usava
tanto
col
Verona
quanto
con
Ginetta
,
egli
si
sarebbe
spiegato
;
quantunque
,
via
,
paresse
che
la
moglie
a
colui
fosse
venuta
da
parte
dell
'
amico
e
non
da
lui
ch
'
era
il
padre
...
Veramente
era
stato
così
,
ma
il
Verona
...
Ecco
:
il
Verona
non
sapeva
spiegarsi
più
,
Martino
Lori
.
Ora
che
egli
era
rimasto
solo
in
casa
e
non
aveva
più
neanche
l
'
ufficio
,
essendosi
messo
a
riposo
per
far
piacere
al
genero
,
non
avrebbe
dovuto
Marco
Verona
prodigargli
con
maggior
premura
il
conforto
dell
'
amicizia
fraterna
,
di
cui
per
tanti
anni
aveva
voluto
onorario
?
Egli
,
il
Verona
,
andava
ogni
giorno
a
trovar
Ginetta
nel
villino
del
Gualdi
;
e
da
lui
,
dall
'
amico
,
dopo
il
giorno
delle
nozze
,
non
era
più
venuto
,
neanche
una
volta
per
isbaglio
.
S
'
era
forse
stancato
di
vederlo
così
chiuso
ancora
nel
cordoglio
antico
,
ed
essendo
ormai
vecchio
anche
lui
,
preferiva
andare
dove
si
godeva
,
dove
Ginetta
,
per
opera
di
lui
,
pareva
felice
?
Sì
,
anche
questo
poteva
darsi
.
Ma
perché
poi
,
quand
'
egli
andava
a
veder
la
figlia
,
e
lo
trovava
lì
,
a
tavola
con
lei
e
il
genero
,
come
se
fosse
di
casa
,
era
accolto
da
lui
quasi
con
dispetto
,
gelidamente
?
Poteva
darsi
che
quest
'
impressione
di
gelo
gli
fosse
data
dal
luogo
,
da
quella
vasta
sala
da
pranzo
,
lucida
di
specchi
,
splendidamente
arredata
?
Ma
che
!
no
!
no
!
Non
si
era
soltanto
allontanato
il
Verona
;
il
tratto
,
il
tratto
di
lui
era
proprio
cangiato
;
gli
stringeva
appena
la
mano
,
appena
lo
guardava
,
e
seguitava
a
conversar
col
Gualdi
,
come
se
non
fosse
entrato
nessuno
.
Per
poco
lì
non
lo
lasciavano
in
piedi
,
innanzi
alla
tavola
.
Solo
Ginetta
gli
rivolgeva
qualche
parola
,
di
tanto
in
tanto
,
ma
così
,
fuor
fuori
,
perché
non
si
potesse
dire
che
proprio
nessuno
si
curava
di
lui
.
Col
cuore
strizzato
da
un
'
angoscia
inesplicabile
,
confuso
e
avvilito
,
Martino
Lori
se
n
'
andava
.
Non
doveva
proprio
avere
alcun
rispetto
per
lui
,
alcun
riguardo
,
il
genero
?
Tutte
le
feste
e
gl
'
inviti
per
il
Verona
,
perché
ricco
e
illustre
?
Ma
se
doveva
esser
così
,
se
volevano
tutti
e
tre
seguitare
ad
accoglierlo
ogni
sera
a
quel
modo
,
come
un
importuno
,
come
un
intruso
,
egli
non
sarebbe
andato
più
;
no
,
no
,
perdio
,
non
sarebbe
andato
più
!
Voleva
stare
a
vedere
che
cosa
avrebbero
fatto
quei
signori
,
tutt
'
e
tre
,
allora
.
Ebbene
,
passarono
due
giorni
;
ne
passarono
quattro
e
cinque
;
passò
un
'
intera
settimana
,
e
né
il
Verona
,
né
il
genero
e
neanche
Ginetta
,
nessuno
,
neppure
un
servo
,
venne
a
chieder
di
lui
,
se
per
caso
fosse
malato
...
Con
gli
occhi
senza
sguardo
,
vagando
per
la
camera
,
il
Lori
si
grattava
di
continuo
la
fronte
con
le
dita
irrequiete
,
quasi
per
destar
la
mente
dal
torpore
angoscioso
in
cui
era
caduta
.
Non
sapendo
più
che
pensare
,
riandava
,
riandava
con
l
'
anima
smarrita
il
passato
...
Tutt
'
a
un
tratto
,
senza
saper
perché
,
il
pensiero
gli
s
'
appuntò
in
un
ricordo
lontano
,
nel
più
triste
ricordo
della
sua
vita
.
Ardevano
in
quella
notte
funesta
quattro
ceri
,
e
Marco
Verona
,
con
la
faccia
affondata
nella
sponda
del
letto
,
su
cui
giaceva
Silvia
morta
,
piangeva
.
Fu
all
'
improvviso
come
se
,
nella
sua
anima
scombujata
,
quei
ceri
funebri
guizzassero
e
accendessero
un
lampo
livido
a
rischiarargli
orridamente
tutta
la
vita
,
fin
dal
primo
giorno
che
Silvia
gli
era
venuta
innanzi
,
accompagnata
da
Marco
Verona
.
Sentì
mancarsi
le
gambe
,
e
gli
parve
che
tutta
la
camera
gli
girasse
attorno
.
Si
nascose
il
volto
con
le
mani
,
tutto
ristretto
in
sé
:
-
Possibile
?
Possibile
?
Alzò
gli
occhi
al
ritratto
della
moglie
,
dapprima
quasi
sgomento
di
ciò
che
gli
avveniva
dentro
;
poi
aggredì
quel
ritratto
con
lo
sguardo
,
serrando
le
pugna
e
contraendo
tutta
la
faccia
in
una
espressione
d
'
odio
,
di
ribrezzo
,
d
'
orrore
:
-
Tu
?
tu
?
Più
di
tutti
lei
lo
aveva
ingannato
.
Forse
perché
il
pentimento
di
lei
,
dopo
,
era
stato
sincero
.
Il
Verona
,
no
...
il
Verona
,
no
...
Costui
gli
veniva
in
casa
,
là
,
come
un
padrone
e
...
ma
sì
!
forse
sospettava
ch
'
egli
sapesse
e
fingesse
di
non
accorgersi
di
nulla
per
vile
tornaconto
...
Come
questo
pensiero
odioso
gli
balenò
,
Martino
Lori
sentì
artigliarsi
le
dita
e
le
reni
fenderglisi
.
Balzò
in
piedi
;
ma
una
nuova
vertigine
lo
colse
.
L
'
ira
,
il
dolore
gli
si
sciolsero
in
un
pianto
convulso
,
impetuoso
.
Si
riebbe
,
alla
fine
,
stremato
di
forze
e
come
tutto
vuoto
,
dentro
.
Più
di
vent
'
anni
c
'
eran
voluti
perché
comprendesse
.
E
non
avrebbe
compreso
,
se
quelli
con
la
loro
freddezza
,
con
la
loro
noncuranza
sdegnosa
non
gliel
'
avessero
dimostrato
e
quasi
detto
chiaramente
.
Che
fare
più
,
dopo
tant
'
anni
?
ora
che
tutto
era
finito
...
così
,
da
un
pezzo
,
in
silenzio
...
pulitamente
,
come
usa
fra
gente
per
bene
,
fra
gente
che
sa
fare
a
modo
le
cose
?
Non
glielo
avevano
lasciato
intendere
con
garbo
forse
,
che
oramai
non
aveva
più
nessuna
parte
da
rappresentare
?
Aveva
rappresentato
la
parte
del
marito
,
poi
quella
del
padre
...
e
ora
basta
:
ora
non
c
'
era
più
bisogno
di
lui
,
poiché
essi
,
tutti
e
tre
,
si
erano
così
bene
intesi
fra
loro
...
La
men
trista
fra
tutti
,
la
meno
perfida
,
forse
era
stata
colei
che
s
'
era
pentita
subito
dopo
il
fallo
ed
era
morta
...
E
Martino
Lori
,
quella
sera
,
come
tutte
le
sere
,
seguendo
l
'
antica
abitudine
,
si
ritrovò
per
la
via
che
conduce
al
cimitero
.
S
'
arrestò
,
fosco
e
perplesso
,
se
andare
avanti
o
tornare
indietro
.
Pensò
alle
piante
attorno
alla
gentilizia
,
che
da
tant
'
anni
,
ormai
,
curava
con
amore
.
Là
,
tra
poco
,
anch
'
egli
avrebbe
riposato
...
Là
sotto
,
accanto
a
lei
?
Ah
,
no
,
no
:
non
più
ormai
...
Eppure
,
come
aveva
pianto
quella
donna
,
allora
,
ritornando
a
lui
,
e
di
quanto
affetto
lo
aveva
circondato
,
dopo
...
Sì
,
sì
:
s
'
era
pentita
...
A
lei
,
sì
,
a
lei
soltanto
egli
forse
poteva
perdonare
.
E
Martino
Lori
riprese
la
via
per
il
cimitero
.
Aveva
qualche
cosa
di
nuovo
da
dire
alla
morta
,
quella
sera
.
LA
BUON
'
ANIMA
Fin
dal
primo
giorno
,
Bartolino
Fiorenzo
s
'
era
sentito
dire
dalla
promessa
sposa
:
-
Lina
,
veramente
,
ecco
...
Lina
no
,
non
è
il
mio
nome
.
Carolina
mi
chiamo
.
La
buon
'
anima
mi
volle
chiamar
Lina
,
e
m
'
è
rimasto
così
.
La
buon
'
anima
era
Cosimo
Taddei
,
il
primo
marito
.
-
Eccolo
là
!
Glielo
aveva
anche
indicato
,
la
promessa
sposa
,
perché
era
ancora
là
,
ridente
e
in
atto
di
salutare
col
cappello
(
vivacissima
istantanea
fotografica
ingrandita
)
,
nella
parete
di
fronte
al
canapè
,
presso
al
quale
Bartolino
Fiorenzo
stava
seduto
.
E
istintivamente
a
Bartolino
era
venuto
di
inchinar
la
testa
per
rispondere
a
quel
saluto
.
A
Lina
Sarulli
,
vedova
Taddei
,
non
era
neanche
passato
per
il
capo
di
togliere
quel
ritratto
dal
salotto
,
il
ritratto
del
padrone
di
casa
.
Era
di
Cosimo
Taddei
,
infatti
,
la
casa
in
cui
ella
abitava
;
lui
,
ingegnere
,
la
aveva
levata
di
pianta
,
lui
poi
così
elegantemente
arredata
,
per
lasciargliela
alla
fine
in
eredità
con
l
'
intero
patrimonio
.
La
Sarulli
seguitò
,
senza
notare
affatto
l
'
impaccio
del
promesso
sposo
:
-
A
me
non
piaceva
cangiar
nome
.
Ma
la
buon
'
anima
allora
mi
disse
:
«
E
se
invece
di
Carolina
ti
chiamassi
cara
Lina
non
sarebbe
meglio
?
Quasi
lo
stesso
,
ma
tanto
di
più
!
»
.
Va
bene
?
-
Benissimo
!
sì
,
sì
,
benissimo
!
-
rispose
Bartolino
Fiorenzo
,
come
se
la
buon
'
anima
avesse
domandato
a
lui
un
parere
.
-
Dunque
,
cara
Lina
,
siamo
intesi
?
-
concluse
la
Sarulli
,
sorridendo
.
E
Bartolino
Fiorenzo
:
-
Intesi
...
sì
,
sì
...
intesi
...
-
balbettò
,
smarrito
di
confusione
e
di
vergogna
,
pensando
che
il
marito
,
intanto
,
guardava
ridente
dalla
parete
e
lo
salutava
.
Quando
-
tre
mesi
dopo
-
i
Fiorenzo
,
marito
e
moglie
,
accompagnati
alla
stazione
dai
parenti
e
dagli
amici
,
partirono
per
il
viaggio
di
nozze
,
diretti
a
Roma
,
Ortensia
Motta
,
intima
di
casa
Fiorenzo
e
anche
amicissima
della
Sarulli
,
disse
al
marito
,
alludendo
a
Bartolino
:
-
Povero
figliuolo
,
ha
preso
moglie
?
Io
direi
piuttosto
che
gli
hanno
dato
marito
!
Ma
con
ciò
,
si
badi
,
la
Motta
non
voleva
mica
dire
che
Lina
Sarulli
,
prima
Lina
Taddei
,
ora
Lina
Fiorenzo
,
avesse
più
dell
'
uomo
che
della
donna
.
No
.
Troppo
donna
,
anzi
,
quella
cara
Lina
!
Fra
i
due
,
però
,
via
!
non
si
poteva
mettere
in
dubbio
che
avesse
molta
più
esperienza
della
vita
e
più
giudizio
lei
che
lui
.
Ah
,
lui
-
tondo
biondo
rubicondo
-
aveva
l
'
aria
d
'
un
bamboccione
;
d
'
un
bamboccione
curioso
,
però
:
calvo
,
ma
d
'
una
calvizie
che
pareva
finta
,
come
se
egli
stesso
si
fosse
rasa
la
sommità
del
capo
per
togliersi
quell
'
aria
infantile
.
E
senza
riuscirci
,
povero
Bartolino
!
-
Ma
che
povero
!
Ma
perché
povero
?
-
miagolò
,
con
la
voce
nasina
,
stizzito
,
il
Motta
,
vecchio
marito
della
giovine
Ortensia
,
il
quale
aveva
combinato
quel
matrimonio
e
non
voleva
se
ne
dicesse
male
.
-
Bartolino
non
è
mica
uno
sciocco
.
Valentissimo
chimico
...
-
Ma
sì
!
di
prima
forza
!
-
ghignò
la
moglie
.
-
Di
primissima
forza
!
-
ribatté
lui
.
Valentissimo
chimico
,
se
avesse
voluto
mandare
a
stampa
gli
studii
profondi
,
nuovi
,
d
'
indiscutibile
originalità
,
che
aveva
fatto
fin
da
giovinetto
in
quella
scienza
-
passione
finora
unica
,
esclusiva
della
sua
vita
-
ma
senza
dubbio
,
chi
sa
...
al
primo
concorso
,
chi
sa
di
qual
primaria
Università
del
regno
sarebbe
stato
professore
.
Dotto
,
dotto
.
E
ora
,
come
marito
,
sarebbe
stato
esemplare
.
Nella
vita
coniugale
entrava
puro
,
vergine
di
cuore
.
-
Ah
,
per
questo
...
-
riconobbe
la
moglie
,
come
se
,
quanto
a
quella
verginità
,
fosse
disposta
a
concedere
anche
di
più
.
Il
fatto
è
che
ella
,
prima
che
si
fosse
concluso
quel
matrimonio
con
la
Sarulli
,
ogni
qual
volta
in
casa
Fiorenzo
sentiva
consigliare
dal
marito
allo
zio
di
Bartolino
,
che
bisognava
«
coniugare
»
questo
ragazzo
,
scoppiava
a
ridere
.
Oh
,
certe
risate
ci
faceva
...
-
Coniugarlo
,
sì
signora
,
coniugarlo
!
-
si
voltava
a
dirle
il
marito
,
irosamente
.
E
allora
lei
,
frenandosi
di
scatto
:
-
Ma
coniugatelo
pure
,
cari
miei
!
Io
rido
per
me
,
rido
di
ciò
che
sto
leggendo
.
Difatti
leggeva
lei
,
mentre
il
Motta
si
faceva
la
solita
partita
a
scacchi
col
signor
Anselmo
,
zio
di
Bartolino
;
leggeva
qualche
romanzo
francese
alla
vecchia
signora
Fiorenzo
da
sei
mesi
relegata
in
una
poltrona
dalla
paralisi
.
Oh
,
allegre
veramente
,
quelle
serate
!
Bartolino
,
tappato
ermeticamente
nel
suo
gabinetto
di
chimica
;
la
vecchia
zia
,
che
fingeva
di
prestare
ascolto
alla
lettura
e
non
capiva
più
una
saetta
;
quegli
altri
due
vecchi
intenti
alla
loro
partita
...
Bisognava
«
coniugare
»
Bartolino
per
avere
un
po
'
d
'
allegria
in
casa
.
Ed
ecco
,
povero
figliuolo
,
lo
avevano
coniugato
davvero
!
Intanto
Ortensia
pensava
ai
due
sposini
in
viaggio
,
e
rideva
immaginandosi
la
Lina
a
tu
per
tu
con
quel
giovanottone
calvo
,
inesperto
,
vergine
di
cuore
,
come
diceva
il
marito
:
Lina
Sarulli
ch
'
era
stata
quattr
'
anni
in
compagnia
di
quel
caro
ingegner
Taddei
,
espertissimo
,
vivace
,
gioviale
,
e
intraprendente
...
anche
troppo
!
Forse
a
quell
'
ora
la
vedova
sposina
aveva
già
notato
la
differenza
tra
i
due
.
Prima
che
il
treno
si
scrollasse
per
partire
,
lo
zio
Anselmo
aveva
detto
alla
nuova
nipote
:
-
Lina
,
ti
raccomando
Bartolino
...
Guidalo
tu
!
Intendeva
dire
,
guidarlo
per
Roma
,
dove
Bartolino
non
era
mai
stato
.
Lei
sì
c
'
era
stata
,
nel
suo
primo
viaggio
di
nozze
,
con
la
buon
'
anima
;
e
serbava
memoria
anche
delle
minime
cose
,
dei
più
lievi
incidenti
che
le
erano
occorsi
;
minutissima
e
lucidissima
memoria
,
quasi
che
fossero
passati
,
non
sei
anni
,
ma
sei
mesi
,
da
allora
.
Il
viaggio
con
Bartolino
durò
un
'
eternità
:
le
tendine
non
si
poterono
abbassare
.
Appena
il
treno
s
'
arrestò
alla
stazione
di
Roma
,
Lina
disse
al
marito
:
-
Ora
lascia
fare
a
me
,
ti
prego
.
Giù
le
valige
!
-
E
,
al
facchino
che
venne
ad
aprir
lo
sportello
:
-
Ecco
:
tre
valige
,
due
cappelliere
,
no
,
tre
cappelliere
,
un
porta
-
mantelli
,
un
altro
porta
-
mantelli
,
questo
sacchetto
,
quest
'
altro
sacchetto
...
che
altro
c
'
è
?
Niente
,
basta
.
Hotel
Vittoria
!
Uscendo
dalla
stazione
,
dopo
ritirato
il
baule
,
riconobbe
subito
il
conduttore
dell
'
omnibus
,
e
gli
fe
'
cenno
.
Come
furono
montati
,
disse
al
marito
:
-
Vedrai
:
albergo
modesto
,
ma
comodissimo
;
buon
servizio
,
pulizia
,
prezzi
modici
,
e
centrale
poi
!
La
buon
'
anima
-
senza
volerlo
,
ella
lo
ricordava
-
se
n
'
era
trovato
molto
contento
.
Ora
,
anche
Bartolino
senza
dubbio
se
ne
sarebbe
trovato
contentone
.
Oh
,
bonissimo
figliuolo
!
Non
fiatava
neppure
.
-
Stordito
,
eh
?
-
gli
disse
.
-
Anche
a
me
ha
fatto
lo
stesso
effetto
,
la
prima
volta
...
Ma
vedrai
:
Roma
ti
piacerà
.
Guarda
,
guarda
...
Piazza
delle
Terme
...
Terme
di
Diocleziano
...
Santa
Maria
degli
Angeli
...
e
quella
là
,
voltati
!
,
fino
in
fondo
,
Via
Nazionale
...
magnifica
,
non
è
vero
?
Poi
ci
passeremo
...
Scesi
all
'
albergo
,
Lina
si
sentì
come
a
casa
sua
.
Avrebbe
voluto
che
qualcuno
la
riconoscesse
,
come
lei
riconosceva
quasi
tutti
:
ecco
,
quel
vecchio
cameriere
,
per
esempio
...
Pippo
,
sì
;
lo
stesso
di
sei
anni
fa
.
-
Che
camera
?
Avevano
assegnato
loro
la
camera
n
.
12
,
al
primo
piano
:
bella
camera
,
ampia
,
con
alcova
,
ben
messa
.
Ma
Lina
disse
al
vecchio
cameriere
:
-
Pippo
,
e
la
camera
al
n
.
19
,
al
secondo
piano
?
Vorreste
vedere
se
fosse
libera
?
-
Subito
,
-
rispose
il
cameriere
inchinandosi
.
-
Molto
più
comoda
,
-
spiegò
Lina
al
marito
.
-
Ci
dev
'
essere
un
piccolo
vano
accanto
all
'
alcova
...
E
poi
,
più
aria
e
meno
frastuono
.
Staremmo
molto
meglio
...
Ricordava
che
anche
alla
buon
'
anima
era
capitato
lo
stesso
caso
:
gli
avevano
assegnato
una
camera
al
primo
piano
,
e
lui
se
l
'
era
fatta
cambiare
.
Il
cameriere
,
poco
dopo
,
venne
a
dire
che
il
n
.
19
era
libero
e
a
loro
disposizione
,
se
lo
preferivano
.
-
Ma
sì
!
ma
sì
!
-
s
'
affrettò
a
dir
Lina
,
lietissima
,
battendo
le
mani
.
E
,
appena
entrata
,
ebbe
la
gioja
di
riveder
quella
camera
tal
quale
,
con
la
stessa
tappezzeria
,
gli
stessi
mobili
nella
stessa
posizione
...
Bartolino
restava
estraneo
a
quella
gioja
.
-
Non
ti
piace
?
-
gli
domandò
Lina
,
spuntandosi
il
cappellino
innanzi
al
noto
specchio
sul
cassettone
.
-
Sì
...
va
bene
...
-
rispose
egli
.
-
Oh
,
guarda
!
Me
n
'
accorgo
dallo
specchio
...
Quel
quadretto
lì
non
c
'
era
,
allora
...
C
'
era
un
piatto
giapponese
...
Si
sarà
rotto
.
Ma
di
'
,
non
ti
piace
?
No
no
no
no
no
!
Niente
baci
,
per
ora
...
col
muso
sporco
...
Tu
ti
laverai
qua
;
io
andrò
di
là
nel
mio
bugigattolino
...
Addio
!
E
scappò
via
,
felice
,
esultante
.
Bartolino
Fiorenzo
si
guardò
attorno
,
un
po
'
mortificato
;
poi
s
'
appressò
all
'
alcova
,
ne
sollevò
il
cortinaggio
e
vide
il
letto
.
Doveva
esser
lo
stesso
in
cui
la
moglie
per
la
prima
volta
aveva
dormito
con
l
'
ingegner
Taddei
.
E
da
lontano
,
da
un
ritratto
appeso
alla
parete
del
salotto
nella
casa
della
moglie
,
Bartolino
si
vide
salutare
.
Per
tutto
il
tempo
che
durò
il
viaggio
di
nozze
,
non
solamente
poi
si
coricò
in
quello
stesso
letto
,
ma
desinò
e
cenò
anche
negli
stessi
ristoranti
,
dove
la
buon
'
anima
aveva
condotto
a
desinare
la
moglie
;
andò
in
giro
per
Roma
,
seguendo
come
un
cagnolino
i
passi
della
buon
'
anima
che
guidava
nel
ricordo
la
moglie
;
visitò
le
antichità
e
i
musei
e
le
gallerie
e
le
chiese
e
i
giardini
,
vedendo
e
osservando
tutto
ciò
che
la
buon
'
anima
aveva
fatto
vedere
e
osservare
alla
moglie
.
Era
timido
,
e
non
osava
dimostrare
in
quei
primi
giorni
l
'
avvilimento
,
la
mortificazione
,
che
cominciava
a
provare
nel
dover
seguire
così
,
in
tutto
e
per
tutto
,
l
'
esperienza
,
il
consiglio
,
i
gusti
,
le
inclinazioni
di
quel
primo
marito
.
Ma
la
moglie
non
lo
faceva
per
male
.
Non
se
n
'
accorgeva
,
né
poteva
accorgersene
.
A
diciott
'
anni
,
priva
d
'
ogni
discernimento
,
d
'
ogni
nozione
della
vita
,
era
stata
presa
tutta
da
quell
'
uomo
,
e
istruita
e
formata
e
fatta
donna
da
lui
;
era
insomma
una
creatura
di
Cosimo
Taddei
,
doveva
tutto
,
tutto
a
lui
,
e
non
pensava
e
non
sentiva
e
non
parlava
e
non
si
moveva
se
non
a
modo
di
lui
.
E
come
mai
,
dunque
,
aveva
ripreso
marito
?
Ma
perché
Cosimo
Taddei
le
aveva
insegnato
che
alle
sciagure
le
lagrime
non
son
rimedio
.
La
vita
a
chi
resta
,
la
morte
a
chi
tocca
.
Se
fosse
morta
lei
,
egli
avrebbe
certamente
ripreso
moglie
;
e
dunque
...
Dunque
ora
Bartolino
doveva
fare
a
modo
di
lei
,
cioè
a
modo
di
Cosimo
Taddei
,
ch
'
era
il
loro
maestro
e
la
loro
guida
:
non
pensare
a
nulla
,
non
affliggersi
di
nulla
,
ridere
e
divertirsi
,
poiché
n
'
era
tempo
.
Ella
non
lo
faceva
per
male
.
Sì
,
ma
almeno
,
ecco
...
un
bacio
,
una
carezza
,
qualcosa
infine
che
non
fosse
propriamente
a
modo
di
quell
'
altro
...
Niente
,
niente
,
niente
di
particolare
doveva
egli
far
sentire
a
quella
donna
?
Niente
di
suo
che
la
sottraesse
anche
per
poco
al
dominio
di
quel
morto
?
Bartolino
Fiorenzo
cercava
,
cercava
...
Ma
la
timidezza
gl
'
impediva
d
'
escogitar
carezze
nuove
.
Cioè
,
ne
escogitava
,
tra
sé
e
sé
,
anche
di
arditissime
,
ma
poi
,
bastava
che
la
moglie
nel
vederlo
diventar
rosso
rosso
gli
domandasse
:
-
Che
hai
?
Addio
,
gli
sbollivano
tutte
!
Faceva
un
viso
da
scemo
e
le
rispondeva
:
-
Che
ho
?
Di
ritorno
dal
viaggio
di
nozze
,
furono
turbati
da
una
triste
notizia
inattesa
:
il
Motta
,
l
'
autore
del
loro
matrimonio
,
era
morto
improvvisamente
.
Lina
Fiorenzo
,
che
alla
morte
del
Taddei
s
'
era
trovata
accanto
Ortensia
e
n
'
aveva
avuto
conforto
e
cure
da
sorella
,
corse
subito
da
lei
,
per
curarla
a
sua
volta
.
Non
credeva
che
questo
compito
pietoso
dovesse
riuscirle
difficile
:
Ortensia
,
via
,
non
doveva
essere
in
fondo
troppo
afflitta
di
quella
sciagura
;
buon
uomo
,
sì
,
il
povero
Motta
,
ma
seccantissimo
e
molto
più
vecchio
di
lei
.
Rimase
però
costernata
nel
ritrovare
l
'
amica
,
dopo
dieci
giorni
dalla
disgrazia
,
addirittura
inconsolabile
.
Suppose
che
il
marito
la
avesse
lasciata
in
tristi
condizioni
finanziarie
.
E
arrischiò
con
garbo
una
domanda
.
-
No
no
!
-
s
'
affrettò
a
risponderle
Ortensia
,
tra
le
lagrime
.
-
Ma
...
capirai
...
Che
cosa
?
Tutta
quella
pena
,
sul
serio
?
Non
la
capiva
,
Lina
Fiorenzo
.
E
volle
confessarlo
al
marito
.
-
Eh
!
-
fece
Bartolino
,
stringendosi
nelle
spalle
,
rosso
come
un
gambero
di
fronte
a
quella
specie
d
'
incoscienza
della
moglie
pur
tanto
sapiente
.
In
fin
de
'
conti
...
dico
...
le
è
morto
il
marito
...
-
Eh
via
,
adesso
!
marito
...
-
esclamò
Lina
.
-
Le
poteva
esser
padre
,
a
momenti
!
-
E
ti
par
poco
?
-
Ma
non
era
neanche
padre
,
poi
!
Lina
aveva
ragione
.
Ortensia
piangeva
troppo
.
Nei
tre
mesi
del
fidanzamento
di
Bartolino
,
la
Motta
aveva
notato
che
il
povero
giovine
era
rimasto
molto
turbato
della
facilità
con
cui
la
promessa
sposa
parlava
innanzi
a
lui
del
primo
marito
;
turbato
,
perché
non
riusciva
a
metter
d
'
accordo
la
memoria
viva
,
continua
,
persistente
,
ch
'
ella
serbava
di
colui
,
col
fatto
che
ora
stesse
per
riprender
marito
.
Ne
aveva
discusso
in
casa
con
lo
zio
,
e
questi
aveva
cercato
di
rassicurarlo
,
dicendogli
che
era
anzi
una
prova
di
franchezza
-
quella
-
da
parte
della
sposa
,
di
cui
non
avrebbe
dovuto
offendersi
,
perché
appunto
dal
fatto
che
ella
riprendeva
marito
doveva
venirgli
la
certezza
che
la
memoria
di
quell
'
uomo
non
aveva
più
radici
nel
cuore
di
lei
,
bensì
nella
mente
soltanto
,
sicché
dunque
ella
poteva
parlarne
senza
scrupoli
,
anche
dinanzi
a
lei
.
Bartolino
non
s
'
era
affatto
raffidato
,
dopo
questo
ragionamento
.
Ortensia
lo
sapeva
bene
.
Ora
poi
ella
aveva
motivo
di
credere
che
il
turbamento
del
giovine
,
per
quella
così
detta
franchezza
della
moglie
,
dopo
il
viaggio
di
nozze
,
doveva
essere
di
molto
cresciuto
.
Nel
ricevere
la
visita
di
condoglianza
dei
due
sposi
,
ella
aveva
voluto
perciò
mostrarsi
,
non
tanto
a
Lina
quanto
a
Bartolino
,
inconsolabile
.
E
Bartolino
Fiorenzo
rimase
così
simpaticamente
impressionato
di
quel
dolore
della
vedova
,
che
per
la
prima
volta
osò
contraddire
alla
moglie
che
quel
dolore
non
voleva
credere
.
E
le
disse
col
volto
in
fiamme
:
-
Ma
anche
tu
,
scusa
,
non
hai
forse
pianto
quando
t
'
è
morto
....
-
Che
c
'
entra
!
-
lo
interruppe
Lina
.
-
Prima
di
tutto
la
buon
'
anima
era
...
-
Ancor
giovane
,
sì
-
disse
avanti
Bartolino
,
per
non
farlo
dire
a
lei
.
-
E
poi
,
io
,
-
riprese
ella
,
-
ho
pianto
,
ho
pianto
,
ho
pianto
,
è
vero
...
-
Non
molto
?
-
arrischiò
Bartolino
.
-
Molto
,
molto
...
ma
,
in
fine
,
mi
son
fatta
una
ragione
,
ecco
!
Credi
pure
,
Bartolino
;
tutto
quel
pianto
di
Ortensia
è
troppo
.
Bartolino
non
ci
volle
credere
;
Bartolino
sentì
anzi
più
aspra
entro
di
sé
,
dopo
questo
discorso
,
la
stizza
,
ma
non
tanto
contro
la
moglie
,
quanto
contro
il
defunto
Taddei
,
perché
comprendeva
bene
ormai
che
quel
modo
di
ragionare
,
quel
modo
di
sentire
non
eran
proprii
di
lei
,
della
moglie
,
ma
frutto
della
scuola
di
quell
'
uomo
,
che
doveva
essere
stato
un
gran
cinico
.
Non
si
vedeva
forse
Bartolino
,
ogni
giorno
,
entrando
nel
salotto
,
sorridere
e
salutare
da
colui
?
Ah
,
quel
ritratto
lì
,
non
poteva
più
soffrirlo
!
Era
una
persecuzione
!
Lo
aveva
sempre
davanti
a
gli
occhi
.
Entrava
nello
studio
?
Ed
ecco
:
l
'
immagine
del
Taddei
gli
rideva
e
lo
salutava
,
come
per
dirgli
:
«
Passi
!
passi
pure
!
Qui
era
anche
il
mio
studio
d
'
ingegnere
,
sa
?
Ora
lei
vi
ha
allogato
il
suo
gabinetto
di
chimica
?
Buon
lavoro
!
La
vita
a
chi
resta
,
la
morte
a
chi
tocca
!
»
.
Entrava
nella
camera
da
letto
?
Ed
ecco
,
l
'
immagine
del
Taddei
lo
perseguitava
anche
lì
.
Rideva
e
lo
salutava
:
«
Si
serva
!
si
serva
pure
!
Buona
notte
!
È
contento
di
mia
moglie
?
Ah
,
gliel
'
ho
istruita
bene
...
La
vita
a
chi
resta
,
la
morte
a
chi
tocca
!
»
.
Non
ne
poteva
più
!
Tutta
quella
casa
lì
era
piena
di
quell
'
uomo
,
come
sua
moglie
.
Ed
egli
,
tanto
pacifico
prima
,
ora
si
trovava
in
preda
a
un
continuo
orgasmo
,
che
pur
si
sforzava
di
dissimulare
.
Alla
fine
cominciò
a
fare
stranezze
,
per
scuotere
le
abitudini
della
moglie
.
Se
non
che
,
queste
abitudini
,
Lina
le
aveva
contratte
da
vedova
.
Cosimo
Taddei
,
d
'
indole
vivacissima
,
non
aveva
abitudini
,
non
aveva
voluto
mai
averne
.
Sicché
dunque
Bartolino
,
alle
prime
stranezze
,
si
sentì
rimproverare
dalla
moglie
:
-
Oh
Dio
,
Bartolino
,
come
la
buon
'
anima
?
Ma
non
volle
darsi
per
vinto
.
Sforzò
violentemente
la
propria
natura
per
farne
di
nuove
.
Qualunque
cosa
però
facesse
,
pareva
a
Lina
che
la
avesse
fatta
pure
quell
'
altro
,
che
ne
aveva
fatte
veramente
di
tutti
i
colori
.
Bartolino
si
avvilì
;
tanto
più
che
Lina
mostrava
di
riprender
gusto
a
quelle
scapataggini
.
Seguitando
così
,
a
lei
doveva
certo
sembrare
di
rivivere
proprio
con
la
buon
'
anima
.
E
allora
...
allora
Bartolino
,
per
dare
uno
sfogo
all
'
orgasmo
crescente
di
giorno
in
giorno
,
concepì
un
tristo
disegno
.
Veramente
,
egli
non
intese
tanto
di
tradir
la
moglie
quanto
di
vendicarsi
di
quell
'
uomo
che
gliel
'
aveva
presa
tutta
e
se
la
teneva
ancora
.
Credette
che
quest
'
idea
cattiva
fosse
nata
in
lui
spontaneamente
;
ma
in
verità
bisogna
dire
in
sua
scusa
che
gli
fu
quasi
suggerita
,
insinuata
,
infiltrata
da
colei
che
invano
da
scapolo
aveva
più
volte
tentato
con
le
sue
arti
di
rimuoverlo
dall
'
eccessivo
studio
della
chimica
.
Fu
per
Ortensia
Motta
una
rivincita
.
Ella
si
mostrò
dolentissima
d
'
ingannar
l
'
amica
;
ma
fece
intendere
a
Bartolino
che
lei
,
prima
ancora
che
egli
prendesse
moglie
...
via
!
era
quasi
fatale
!
Questa
fatalità
non
apparve
a
Bartolino
molto
chiara
;
e
però
,
da
buon
figliuolo
,
restò
deluso
,
quasi
frodato
dalla
facilità
con
cui
era
riuscito
nel
suo
intento
.
Rimasto
per
un
tratto
solo
,
là
nella
camera
del
buon
vecchio
Motta
,
si
pentì
della
sua
cattiva
azione
.
A
un
certo
punto
,
gli
occhi
gli
andarono
per
caso
su
qualcosa
che
luccicava
su
lo
scendiletto
,
dalla
parte
d
'
Ortensia
.
Era
un
ciondolo
d
'
oro
,
con
una
catenella
,
che
doveva
esserle
scivolato
dal
collo
.
Lo
raccolse
,
per
restituirglielo
;
ma
,
aspettando
,
con
le
dita
nervose
,
senza
volerlo
,
gli
venne
fatto
d
'
aprirlo
.
Trasecolò
.
Un
ritrattino
piccolo
piccolo
di
Cosimo
Taddei
,
anche
lì
.
Rideva
e
lo
salutava
.
SENZA
MALIZIA
I
.
Quando
Spiro
Tempini
,
con
le
lunghe
punte
dei
baffetti
insegate
come
due
capi
di
spago
lì
pronti
per
passar
nel
foro
praticato
da
una
lesina
,
facendo
a
leva
di
continuo
con
le
dita
sui
polsini
inamidati
per
tirarseli
fuor
delle
maniche
della
giacca
;
timido
e
smilzo
,
miope
e
compito
,
chiese
debitamente
alla
maggiore
delle
quattro
sorelle
Margheri
la
mano
di
Iduccia
,
la
minore
,
e
se
ne
andò
con
quelle
piote
ben
calzate
ma
fuori
di
squadra
e
indolenzite
,
inchinandosi
più
e
più
volte
di
seguito
;
tanto
Serafina
,
quanto
Carlotta
,
quanto
Zoe
,
quanto
Iduccia
stessa
rimasero
per
un
pezzo
quasi
intronate
.
Ormai
non
s
'
aspettavano
più
che
a
qualcuno
potesse
venire
in
mente
di
chieder
la
mano
d
'
una
di
loro
.
Dopo
essersi
rassegnate
a
tante
gravi
sciagure
,
alla
rovina
improvvisa
e
alla
conseguente
morte
per
crepacuore
del
padre
,
poi
a
quella
della
madre
,
e
quindi
a
dover
trarre
profitto
dei
buoni
studii
compiuti
per
arricchire
squisitamente
la
loro
educazione
signorile
,
s
'
erano
anche
rassegnate
a
rimaner
zitelle
.
Veramente
,
certe
loro
amiche
carissime
non
volevano
credere
a
quest
'
ultima
rassegnazione
,
perché
pareva
loro
che
le
Margheri
,
da
un
pezzo
,
si
fossero
come
impuntate
:
Serafina
a
trent
'
anni
;
Carlotta
,
a
ventinove
;
Zoe
a
ventisette
;
Ida
a
venticinque
.
Il
tempo
passava
,
cominciava
a
urtarle
un
po
'
sgarbatamente
alle
spalle
;
invano
.
Lì
,
ferme
ostinatamente
su
la
triste
soglia
di
quegli
anni
oltrepassati
,
che
stavano
ad
aspettare
?
Eh
via
,
qualcuno
che
le
inducesse
finalmente
a
muoversene
,
ad
andare
innanzi
non
più
sole
.
Quando
queste
care
amiche
sentivano
dalle
tre
sorelle
maggiori
chiamar
per
nome
l
'
ultima
,
si
confessavano
che
faceva
loro
l
'
effetto
che
la
chiamassero
da
lontano
,
da
molto
lontano
,
Iduccia
.
Perché
,
a
conti
fatti
,
Ida
,
via
!
doveva
aver
per
lo
meno
ventotto
anni
.
Intanto
,
ajutate
da
amici
autorevoli
,
rimasti
fedeli
dopo
la
rovina
,
le
Margheri
erano
riuscite
col
lavoro
,
cioè
impartendo
lezioni
particolari
di
lingue
straniere
(
inglese
e
francese
)
,
di
pittura
ad
acquerello
,
d
'
arpa
e
di
miniatura
,
a
tener
su
intatta
la
casa
,
che
attestava
con
l
'
eleganza
sobria
e
semplice
della
mobilia
e
della
tappezzeria
l
'
agiatezza
in
cui
eran
nate
e
di
cui
avevano
goduto
;
e
andavano
ancora
a
concerti
e
a
radunanze
,
accolte
dovunque
con
molta
deferenza
e
con
simpatia
per
il
coraggio
di
cui
davano
prova
,
per
il
garbo
disinvolto
con
cui
portavano
gli
abiti
non
più
sopraffini
,
per
le
maniere
gentili
e
dolcissime
e
anche
per
le
fattezze
graziose
e
tuttora
piacevoli
.
Erano
magroline
(
forse
un
po
'
troppo
;
spighite
,
dicevano
i
maligni
)
e
di
alta
statura
tutt
'
e
quattro
;
Ida
e
Serafina
,
bionde
;
Carlotta
e
Zoe
,
brune
.
Certamente
era
una
bella
soddisfazione
per
loro
poter
bastare
a
se
stesse
col
proprio
lavoro
.
Avrebbero
potuto
morir
di
fame
,
e
non
morivano
.
Si
procuravano
da
mangiare
,
da
vestir
discretamente
,
da
pagar
la
pigione
.
E
quelle
care
amiche
che
avevano
marito
e
le
altre
che
avevano
il
fidanzato
o
facevano
all
'
amore
si
congratulavano
tanto
con
esse
di
questo
bel
fatto
;
e
quelle
promettevano
che
avrebbero
mandato
presto
la
piccola
Tittì
o
il
piccolo
Cocò
a
studiar
l
'
arpa
o
la
pittura
ad
acquerello
;
e
le
altre
per
miracolo
,
nelle
effusioni
d
'
affetto
e
d
'
ammirazione
,
non
promettevano
che
si
sarebbero
affrettate
a
mettere
al
mondo
un
figliuolo
,
una
figliuola
,
per
avere
anch
'
esse
il
piacere
d
'
ajutare
le
coraggiose
amiche
a
provvedersi
da
vestir
discretamente
,
da
pagar
la
pigione
e
non
morire
di
fame
.
Ma
ecco
intanto
questo
signor
Tempini
,
piovuto
dal
cielo
.
Ci
volle
un
bel
po
'
,
prima
che
le
quattro
sorelle
rinvenissero
dallo
stupore
.
Conoscevano
il
Tempini
soltanto
da
pochi
mesi
;
lo
avevano
veduto
,
sì
e
no
,
una
dozzina
di
volte
nei
salotti
ch
'
esse
frequentavano
;
né
pareva
loro
ch
'
egli
avesse
mai
manifestato
in
alcun
modo
-
timido
com
'
era
,
e
impensierito
sempre
di
quei
piedi
troppo
grossi
,
ben
calzati
e
indolenziti
-
d
'
aver
qualche
mira
su
esse
.
Quasi
quasi
,
dopo
tanta
vana
e
smaniosa
attesa
,
quella
richiesta
così
improvvisa
e
insperata
le
contrariava
;
le
insospettiva
.
Che
considerazioni
aveva
potuto
far
costui
nel
venirsi
a
cacciare
,
così
a
cuor
leggero
,
con
quell
'
aria
smarrita
,
tra
quattro
ragazze
sole
,
senza
dote
,
senza
stato
se
non
precario
,
o
almeno
molto
incerto
,
unite
fra
loro
,
legate
inseparabilmente
dall
'
ajuto
che
eran
costrette
a
prestarsi
a
vicenda
?
Che
s
'
era
immaginato
?
Come
s
'
era
indotto
?
Che
aveva
fatto
Iduccia
per
indurlo
?
-
Ma
niente
!
vi
giuro
:
nientissimo
!
-
badava
a
protestare
Iduccia
infocata
in
volto
.
Le
sorelle
dapprima
si
mostrarono
incredule
;
tanto
che
Iduccia
si
stizzì
e
dichiarò
finanche
che
non
voleva
saperne
,
perché
le
era
antipatico
,
ecco
,
antipaticissimo
quel
...
come
si
chiamava
?
Tempini
.
Eh
via
!
eh
via
!
Antipatico
?
Perché
?
Ma
no
!
-
Giovane
serio
,
-
disse
Serafina
;
-
giovane
colto
,
-
disse
Carlotta
;
-
laureato
in
legge
,
-
disse
Zoe
;
e
Serafina
aggiunse
:
-
Segretario
al
Ministero
di
Grazia
e
Giustizia
;
-
e
Carlotta
:
-
Libero
docente
di
...
di
...
non
ricordo
bene
di
che
cosa
,
all
'
Università
di
Roma
.
E
lo
conoscevano
appena
le
sorelle
Margheri
!
Zoe
finanche
si
ricordò
che
il
Tempini
aveva
tenuto
una
volta
una
conferenza
al
Circolo
Giuridico
:
sì
,
una
conferenza
con
projezioni
,
in
cui
si
mostravano
le
impronte
digitali
dei
delinquenti
-
ricordava
benissimo
-
anzi
la
conferenza
era
intitolata
:
Segnalamenti
dactiloscopici
col
rilievo
delle
impronte
digitali
.
Del
resto
,
Serafina
e
Carlotta
avrebbero
domandato
maggiori
ragguagli
,
si
sarebbero
consigliate
con
gli
amici
autorevoli
,
non
perché
dubitassero
minimamente
del
Tempini
,
ma
per
far
le
cose
proprio
a
modo
.
II
.
Tre
giorni
dopo
,
Spiro
Tempini
fu
accolto
in
casa
,
e
quindi
presentato
nelle
radunanze
quale
promesso
sposo
di
Iduccia
.
Di
Iduccia
soltanto
?
Pareva
veramente
il
promesso
sposo
di
tutt
'
e
quattro
le
Margheri
;
anzi
,
più
che
di
Iduccia
,
delle
altre
tre
;
perché
Iduccia
,
vedendo
così
naturalmente
partecipi
le
sorelle
della
soddisfazione
,
della
gioja
che
avrebbero
dovuto
esser
sue
principalmente
,
s
'
irrigidiva
in
un
contegno
piuttosto
riserbato
,
e
faceva
peggio
;
ché
quelle
,
supponendo
ch
'
ella
non
riuscisse
ancora
a
vincere
la
prima
,
ingiusta
antipatia
per
il
Tempini
,
ritenevano
che
fosse
loro
dovere
compensarlo
di
quella
freddezza
,
opprimendolo
di
cure
,
d
'
amorevolezze
,
così
che
egli
non
se
n
'
accorgesse
.
-
Spiro
,
il
fazzoletto
da
collo
!
Avvolgiti
bene
,
mi
raccomando
.
Hai
la
voce
un
po
'
rauca
.
-
Spiro
,
hai
le
mani
troppo
calde
.
Perché
?
Poi
ciascuna
gli
aveva
chiesto
un
piccolo
sacrifizio
.
Zoe
:
-
Per
carità
,
Spiro
,
non
t
'
insegare
più
codesti
baffetti
.
Carlotta
:
-
Se
fossi
in
te
,
Spiro
,
me
li
lascerei
un
po
'
più
lunghetti
i
capelli
.
Non
ti
pare
,
Iduccia
,
che
pettinati
così
a
spazzola
gli
stieno
male
?
Meglio
con
la
scriminatura
da
un
lato
.
Alla
Guglielmo
.
E
Serafina
:
-
Iduccia
dovrebbe
farti
smettere
codesti
occhiali
a
staffa
.
Da
notajo
,
Dio
mio
,
o
da
professore
tedesco
!
Meglio
le
lenti
,
Spiro
!
Un
pajo
di
lenti
,
e
senza
laccio
,
mi
raccomando
!
A
pincenez
.
Alle
piote
,
nessun
accenno
.
Erano
irrimediabili
.
In
men
d
'
un
mese
Spiro
Tempini
diventò
un
altro
.
I
maligni
però
lo
commiseravano
a
torto
,
perché
egli
,
cresciuto
sempre
solo
,
senza
famiglia
,
senza
cure
,
era
felicissimo
tra
quelle
quattro
sorelle
tanto
buone
e
intelligenti
e
animose
,
che
lo
vezzeggiavano
e
gli
stavano
sempre
attorno
a
domandargli
ora
una
notizia
,
ora
un
consiglio
,
ora
un
servizietto
.
-
Spiro
,
chi
è
Bacone
?
-
Per
piacere
,
Spiro
,
abbottonami
questo
guanto
.
-
Auff
,
che
caldo
!
Ti
seccherebbe
,
Spiro
,
di
portarmi
questa
mantellina
?
-
Oh
di
'
,
Spiro
,
sapresti
regolarmi
quest
'
orologino
?
Va
sempre
indietro
...
Iduccia
,
zitta
.
Sospettare
delle
sorelle
,
questo
no
,
neanche
per
ombra
;
ma
certo
cominciava
a
essere
un
po
'
stufa
di
tutto
quello
sfoggio
di
civetteria
senza
malizia
.
Avrebbero
dovuto
comprenderlo
le
sorelle
,
che
diamine
!
avvedersi
che
il
Tempini
,
essendo
per
natura
così
timido
e
servizievole
,
e
standogli
esse
così
d
'
attorno
senza
requie
,
tre
pittime
,
la
trascurava
per
badare
a
loro
.
Non
gli
lasciavano
più
né
tempo
né
modo
non
che
d
'
accostarsi
a
lei
,
ma
neanche
di
respirare
.
Spiro
di
qua
,
Spiro
di
là
...
Avrebbe
dovuto
aver
quattro
braccia
quel
poveretto
per
offrirne
uno
a
ciascuna
e
altrettante
mani
per
pigliarsele
tutte
e
quattro
.
Le
seccava
poi
maggiormente
che
esse
,
con
le
loro
manierine
,
quasi
quasi
lo
costringevano
ogni
volta
a
portar
quattro
regali
invece
di
uno
.
Ma
sì
!
Gli
facevano
tanta
festa
,
ogni
volta
,
che
egli
,
per
paura
che
rimanessero
poi
deluse
,
si
guardava
bene
dal
recarne
qualcuno
particolare
a
lei
ch
'
era
la
fidanzata
.
Non
parlava
,
Iduccia
,
ma
certe
bili
ci
pigliava
a
quello
spettacolo
di
vezzi
e
di
premure
!
Così
,
santo
Dio
,
egli
avrebbe
potuto
chiedere
senz
'
altro
la
mano
di
Zoe
,
o
di
Carlotta
,
o
anche
di
Serafina
...
Perché
aveva
chiesto
la
sua
?
Iduccia
aspettava
dunque
con
molta
impazienza
,
quantunque
senza
il
minimo
entusiasmo
,
il
giorno
delle
nozze
,
sperando
bene
che
,
in
tal
giorno
almeno
,
una
certa
distinzione
egli
finalmente
avrebbe
dovuto
farla
.
III
.
Avvenne
un
contrattempo
spiacevolissimo
.
Per
fare
il
viaggio
di
nozze
,
Spiro
Tempini
aveva
sollecitato
al
Ministero
di
Grazia
e
Giustizia
un
lavoro
straordinario
.
Non
ostante
l
'
amore
e
il
gran
da
fare
che
gli
davano
le
tre
future
cognatine
,
lo
aveva
condotto
a
termine
con
quella
minuziosa
diligenza
,
con
quello
zelo
scrupoloso
che
soleva
mettere
in
tutti
i
lavori
d
'
ufficio
e
negli
studii
pregiatissimi
di
scienza
positiva
.
Contava
che
questo
lavoro
gli
fosse
retribuito
pochi
giorni
prima
di
quello
fissato
per
le
nozze
;
ma
,
all
'
ultimo
momento
,
quando
già
tutto
era
disposto
per
la
celebrazione
del
matrimonio
,
stampate
le
partecipazioni
,
spiccati
gli
inviti
,
il
decreto
ministeriale
era
stato
respinto
dalla
Corte
dei
Conti
per
vizio
di
forma
.
Spiro
Tempini
parve
lì
lì
per
cader
fulminato
da
una
congestione
cerebrale
.
Lui
,
di
solito
così
timido
,
così
ossequente
,
così
misurato
nelle
espressioni
,
si
lasciò
scappare
parole
di
fuoco
contro
la
burocrazia
,
contro
l
'
amministrazione
dello
Stato
,
anche
contro
il
Ministro
,
contro
tutto
il
Governo
,
che
gli
mandava
a
monte
il
viaggio
di
nozze
.
Non
per
il
viaggio
di
nozze
in
se
stesso
;
ma
perché
si
vedeva
costretto
a
venir
meno
a
un
riguardo
di
delicatezza
,
verso
le
tre
cognatine
nubili
.
S
'
era
stabilito
(
anzi
non
s
'
era
messo
neanche
in
discussione
)
ch
'
egli
avrebbe
fatto
casa
comune
con
esse
;
sì
,
ma
santo
Dio
,
almeno
la
prima
notte
non
avrebbe
voluto
rimanere
lì
,
sotto
lo
stesso
tetto
.
S
'
immaginava
l
'
imbarazzo
,
per
non
dir
altro
,
di
quelle
tre
povere
ragazze
,
quando
,
andati
via
tutti
gl
'
invitati
,
finita
la
festa
,
lui
e
Iduccia
...
Ah
!
Ci
sudava
freddo
.
Sarebbe
stato
un
momento
terribile
,
uno
strappo
a
tutte
le
convenienze
,
un
angoscioso
tormento
di
tutta
la
notte
...
Come
la
avrebbero
passata
quelle
tre
povere
anime
,
con
la
sorellina
divisa
da
loro
per
la
prima
volta
,
di
là
,
in
un
'
altra
camera
con
lui
?
Invano
Spiro
Tempini
,
per
rimediarvi
,
pregò
,
scongiurò
Iduccia
,
che
si
contentasse
d
'
un
viaggetto
di
pochi
giorni
,
pur
che
fosse
,
d
'
una
giterella
a
Frascati
o
ad
Albano
.
Iduccia
-
forse
perché
non
capiva
ed
egli
non
osò
di
farla
anzi
tempo
capace
-
Iduccia
non
volle
saperne
.
Le
parve
un
ripiego
meschino
e
umiliante
.
Là
,
là
,
meglio
rimanere
a
casa
.
Il
Tempini
diede
un
'
ingollatina
e
arrischiò
:
-
Dicevo
per
...
per
le
tue
sorelle
,
ecco
...
Ma
la
sposina
,
che
si
teneva
già
da
un
bel
pezzo
,
gli
piantò
tanto
d
'
occhi
in
faccia
e
gli
domandò
:
-
Perché
?
Che
c
'
entrano
le
mie
sorelle
?
Ancora
?
E
chi
sa
che
altro
avrebbe
aggiunto
Iduccia
,
nella
stizza
,
se
non
fosse
stata
una
ragazza
per
bene
,
che
doveva
figurare
di
non
capir
nulla
fino
all
'
ultimo
momento
.
Fu
però
una
bella
festa
;
non
molto
vivace
,
perché
si
sa
,
l
'
idea
delle
nozze
richiama
alla
mente
di
chi
abbia
un
po
'
di
senno
e
di
coscienza
non
lievi
doveri
e
responsabilità
;
ma
degna
tuttavia
e
decorosa
,
soprattutto
per
la
qualità
degli
invitati
.
Spiro
Tempini
,
che
teneva
più
alla
libera
docenza
che
al
posto
di
segretario
al
Ministero
di
Grazia
e
Giustizia
,
perché
credeva
di
contare
in
fine
qualche
cosa
fuori
dell
'
ufficio
,
invitò
pochi
colleghi
e
molti
professori
d
'
Università
,
i
quali
ebbero
la
degnazione
di
parlare
animatamente
di
studii
antropologici
e
psicofisiologici
e
di
sociologia
e
d
'
etnografia
e
di
statistica
.
Poi
il
«
momento
terribile
»
venne
,
e
fu
,
pur
troppo
,
quale
il
Tempini
lo
aveva
preveduto
.
Quantunque
volessero
sembrar
disinvolte
,
le
tre
sorelle
e
anche
Iduccia
stessa
vibravano
dalla
commozione
.
Avevano
trattato
finora
con
la
massima
confidenza
il
Tempini
;
ma
quella
sera
,
che
impaccio
!
che
senso
,
nel
vederlo
rimanere
in
casa
,
con
loro
;
lui
solo
,
uomo
;
già
nel
pieno
diritto
d
'
entrare
in
una
intimità
che
,
per
quanto
timida
in
quei
primi
istanti
e
imbarazzata
,
avventava
.
Profondamente
turbate
,
con
gli
occhi
lampeggianti
,
le
tre
sorelle
guardavano
la
sposa
e
le
leggevano
negli
occhi
la
stessa
ambascia
che
strizzava
le
loro
animucce
non
al
tutto
ignare
,
certo
,
ma
perciò
anzi
più
trepidanti
.
Iduccia
si
staccava
da
loro
;
cominciava
da
quella
sera
ad
appartenere
più
a
quell
'
estraneo
che
ad
esse
.
Era
una
violenza
che
tanto
più
le
turbava
,
quanto
più
delicate
eran
le
maniere
con
cui
si
manifestava
finora
.
E
poi
?
Poi
Iduccia
,
lei
sola
,
tra
breve
,
avrebbe
saputo
...
Le
s
'
accostarono
,
sorridendo
nervosamente
,
per
baciarla
.
Subito
il
sorriso
si
cangiò
in
pianto
.
Due
,
Serafina
e
Carlotta
,
scapparono
via
nella
loro
camera
senza
neanche
volgersi
a
guardare
il
cognato
;
Zoe
fu
più
coraggiosa
:
gli
mostrò
gli
occhi
rossi
di
pianto
e
,
alzando
il
pugno
in
cui
teneva
il
fazzoletto
,
gli
disse
tra
due
singhiozzi
:
-
Cattivo
!
IV
.
Ma
era
destino
che
Iduccia
non
dovesse
godere
della
distinzione
che
il
Tempini
,
finalmente
,
aveva
dovuto
fare
tra
lei
e
le
sorelle
.
La
pagò
,
e
come
!
questa
distinzione
,
la
povera
Iduccia
.
Può
dirsi
che
cominciò
a
morire
fin
dalla
mattina
dopo
.
Il
Tempini
volle
dare
a
intendere
tanto
a
lei
quanto
alle
sorelle
,
che
non
era
propriamente
una
malattia
.
-
Disturbi
,
-
diceva
alle
cognatine
,
afflitto
ma
non
impensierito
.
Alla
moglie
diceva
:
-
Eh
,
troppo
presto
,
Iduccia
mia
!
troppo
presto
!
Basta
.
Pazienza
.
Ma
Iduccia
soffriva
tanto
!
Troppo
soffriva
.
Non
aveva
un
momento
solo
di
requie
.
Nausee
,
capogiri
,
e
una
prostrazione
così
grave
di
tutte
le
membra
che
,
dopo
il
terzo
mese
,
non
poté
più
reggersi
in
piedi
.
Abbandonata
su
una
poltrona
,
con
gli
occhi
chiusi
,
senza
più
forza
neanche
di
sollevare
un
dito
,
udiva
intanto
di
là
,
nella
saletta
da
pranzo
,
conversare
lietamente
le
tre
sorelle
col
marito
,
e
si
struggeva
dall
'
invidia
.
Ah
che
invidia
rabbiosa
le
sorgeva
man
mano
per
quelle
tre
ragazze
,
che
le
pareva
ostentassero
innanzi
a
lei
,
così
sconfitta
,
con
tutti
i
loro
movimenti
,
le
corse
pazze
per
le
stanze
,
quasi
una
loro
vittoria
:
quella
d
'
esser
rimaste
ancora
agili
e
salde
nella
loro
verginità
.
Era
tanto
il
dispetto
,
che
quasi
quasi
credeva
il
suo
male
provenisse
principalmente
dal
fastidio
ch
'
esse
le
cagionavano
con
la
loro
vista
e
le
loro
parole
.
Ecco
,
ridevano
,
sonavano
l
'
arpa
,
si
paravano
,
come
se
nulla
fosse
,
senza
alcun
pensiero
per
lei
che
stava
tanto
male
.
Ma
non
era
giusto
?
non
era
naturale
?
Lei
aveva
marito
:
esse
non
l
'
avevano
;
bisognava
dunque
ch
'
ella
ne
piangesse
pure
le
conseguenze
.
Spiro
,
del
resto
,
le
tranquillava
;
diceva
loro
che
non
c
'
era
da
darsene
pensiero
.
La
lieve
afflizione
che
potevano
sentire
per
il
malessere
di
lei
era
poi
bilanciata
dalla
gioia
d
'
aver
presto
un
nipotino
,
una
nipotina
.
Ed
era
tale
questa
gioja
,
ch
'
esse
stimavano
finanche
ingiusti
,
talvolta
,
i
lamenti
e
i
sospiri
di
lei
.
Ah
,
in
certi
giorni
,
l
'
invidia
di
Iduccia
,
nel
veder
le
tre
sorelle
come
prima
,
più
di
prima
attorno
al
marito
,
tre
pecette
addirittura
,
s
'
inveleniva
,
fino
a
diventar
vera
e
propria
gelosia
.
Poi
si
calmava
,
si
pentiva
dei
cattivi
pensieri
;
diceva
a
se
stessa
ch
'
era
giusto
infine
che
,
non
potendo
lei
,
badassero
almeno
loro
a
Spiro
.
E
forse
,
chi
sa
!
ci
avrebbero
badato
sempre
loro
,
tutte
e
tre
vestite
di
nero
.
Perché
lei
sarebbe
morta
.
Sì
,
sì
:
lo
sentiva
.
N
'
era
sicurissima
!
Quell
'
esserino
che
man
mano
le
si
maturava
in
grembo
,
le
succhiava
a
filo
a
filo
la
vita
.
Che
supplizio
lento
e
smanioso
!
Se
la
sentiva
proprio
tirare
,
la
vita
,
a
filo
a
filo
,
dal
cuore
.
Sarebbe
morta
.
Le
tre
sorelle
avrebbero
fatto
loro
da
madre
alla
sua
creaturina
.
Se
femmina
,
l
'
avrebbero
chiamata
Iduccia
,
come
lei
.
Poi
,
passando
gli
anni
,
nessuna
delle
tre
avrebbe
più
pensato
a
lei
,
perché
avrebbero
avuto
un
'
altra
Iduccia
,
loro
.
Ma
il
marito
?
Per
lui
non
poteva
essere
la
stessa
cosa
,
quella
bambina
.
Egli
forse
...
quale
delle
tre
avrebbe
scelto
?
Zoe
?
Carlotta
?
Serafina
?
Che
orrore
!
Ma
perché
ci
pensava
?
Tutte
e
tre
insieme
,
sì
,
avrebbero
potuto
far
da
madre
alla
sua
creaturina
;
ma
se
egli
ne
sceglieva
una
...
Zoe
,
per
esempio
,
ecco
Zoe
,
no
,
non
sarebbe
stata
una
buona
madre
,
perché
avrebbe
avuto
da
attendere
ad
altri
figliuoli
,
ai
suoi
;
e
alla
piccina
orfana
avrebbero
allora
badato
con
più
amore
Carlotta
e
Serafina
,
quelle
cioè
ch
'
egli
non
avrebbe
scelto
.
Ecco
dunque
:
se
lo
faceva
per
il
bene
della
sua
piccina
,
Spiro
non
avrebbe
dovuto
sceglierne
alcuna
.
Non
poteva
forse
rimanere
lì
,
in
casa
,
come
un
fratello
?
Glielo
volle
domandare
Iduccia
,
pochi
giorni
prima
del
parto
,
confessandogli
la
gran
paura
che
aveva
di
morire
e
i
tristi
pensieri
che
l
'
avevano
straziata
durante
tutti
quei
mesi
d
'
agonia
.
Spiro
le
diede
su
la
voce
,
dapprima
;
si
ribellò
;
ma
poi
cedendo
alle
insistenze
di
lei
-
ch
'
eran
puerili
,
via
!
come
quel
timore
-
dovette
giurare
.
-
Sei
contenta
,
ora
?
-
Contenta
...
Tre
giorni
dopo
,
Iduccia
morì
.
V
.
Ma
potevano
mai
pensare
sul
serio
le
tre
sorelle
superstiti
di
prendere
il
posto
della
sorellina
morta
,
che
aveva
lasciato
un
così
gran
vuoto
nel
loro
cuore
e
nella
casa
?
Come
sospettarlo
?
Ma
nessuna
delle
tre
!
Ecco
,
faceva
male
Zoe
,
anzi
,
a
mostrar
troppo
il
compianto
e
la
tenerezza
per
la
povera
piccina
orfana
.
Serafina
e
Carlotta
,
più
riserbate
,
più
chiuse
,
quasi
irrigidite
nel
loro
cordoglio
,
la
richiamavano
:
-
Zoe
!
-
Perché
?
-
domandava
Zoe
,
dopo
aver
cercato
invano
di
leggere
negli
occhi
delle
sorelle
la
ragione
di
quel
richiamo
.
-
Lasciala
stare
,
-
le
diceva
freddamente
Carlotta
.
Serafina
poi
,
a
quattr
'
occhi
,
le
consigliava
di
frenare
un
po
'
,
ecco
,
quelle
troppo
vivaci
effusioni
d
'
affetto
per
la
bambina
.
-
Ma
perché
?
-
tornava
a
domandare
Zoe
,
stordita
.
-
Quella
povera
cosuccia
nostra
!
-
Va
bene
.
Ma
innanzi
a
lui
...
-
A
Spiro
?
-
Sì
.
Frenati
.
Potrebbe
parergli
che
tu
...
-
Che
cosa
?
-
Capirai
...
La
nostra
condizione
,
adesso
;
è
un
po
'
...
un
po
'
difficile
,
ecco
...
Finché
c
'
era
Iduccia
...
Ah
già
!
Zoe
capiva
.
Finché
c
'
era
Iduccia
,
Spiro
era
come
un
fratello
;
ma
ora
che
Iduccia
non
c
'
era
più
...
Esse
erano
tre
ragazze
sole
,
costrette
,
per
via
di
quella
piccina
,
a
convivere
col
cognato
vedovo
,
e
...
e
...
-
Dobbiamo
farlo
per
Iduccia
nostra
!
-
concludeva
Serafina
,
con
un
profondo
sospiro
.
Poco
dopo
,
però
,
Zoe
,
ripensandoci
meglio
,
domandava
a
se
stessa
:
«
Che
cosa
dobbiamo
fare
per
Iduccia
nostra
?
Poche
carezze
alla
piccina
?
E
perché
?
Perché
Spiro
,
vedendo
ch
'
io
gliene
faccio
troppe
,
potrebbe
supporre
...
Oh
Dio
!
Com
'
è
potuta
venire
in
mente
a
Serafina
una
tale
idea
?
Io
?
»
.
Così
tutte
e
tre
,
ora
,
si
vigilavano
a
vicenda
,
quando
Spiro
era
in
casa
e
anche
quando
non
c
'
era
.
E
questa
vigilanza
puntigliosa
e
il
rigido
contegno
scioglievano
a
mano
a
mano
e
facevano
cader
tutti
i
legami
d
'
intimità
che
s
'
eran
prima
annodati
fraternamente
tra
esse
e
il
cognato
.
Questi
notò
presto
la
freddezza
;
ma
suppose
in
principio
che
dipendesse
dal
cordoglio
per
la
recente
sciagura
.
Poi
cominciò
ad
avvertire
negli
sguardi
,
nelle
parole
,
in
tutte
le
maniere
delle
tre
cognatine
un
certo
ritegno
quasi
sospettoso
,
come
una
mutria
impacciata
,
che
distornava
la
confidenza
.
Perché
?
Non
intendevano
più
trattario
da
fratello
?
Il
gelo
cresceva
di
giorno
in
giorno
.
E
anche
Spiro
allora
si
vide
costretto
a
frenarsi
,
a
ritrarsi
.
Un
giorno
gli
cascarono
le
lenti
dal
naso
;
e
invece
di
comperarsene
un
altro
paio
,
inforcò
gli
occhiali
a
staffa
già
smessi
per
far
piacere
a
Serafina
.
La
prima
volta
che
gli
toccò
d
'
andare
dal
barbiere
,
gli
disse
che
voleva
smettere
la
pettinatura
con
la
divisa
da
un
lato
,
adottata
per
consiglio
di
Carlotta
,
e
si
fece
tagliare
i
capelli
a
spazzola
,
come
prima
.
Non
riprese
a
insegarsi
i
baffi
,
per
non
far
supporre
che
,
da
vedovo
,
pensasse
ancora
ad
aver
cura
della
propria
persona
,
quantunque
Zoe
però
gli
avesse
detto
che
i
baffi
insegati
gli
stavano
male
.
Ma
poi
,
notando
che
Serafina
e
Carlotta
,
a
tavola
,
lanciavano
qualche
occhiata
obliqua
a
quei
baffi
e
poi
si
guardavano
tra
loro
,
temendo
ch
'
esse
potessero
sospettare
ch
'
egli
intendesse
usare
qualche
particolarità
a
Zoe
,
tornò
anche
a
insegarsi
i
baffi
come
un
tempo
.
Così
si
ritrasse
dall
'
intimità
anche
con
la
figura
.
Tante
cure
-
pensava
-
tante
amorevolezze
prima
,
e
ora
...
Ma
in
che
aveva
mancato
?
Era
forse
lui
cagione
,
se
Iduccia
era
morta
?
Era
stata
una
sciagura
.
Egli
la
sentiva
come
loro
,
più
di
loro
.
Non
avrebbe
dovuto
anzi
affratellarli
di
più
il
dolore
comune
?
Desideravano
forse
le
sue
cognate
che
si
staccasse
da
loro
e
facesse
casa
da
sé
?
Ma
egli
,
rimanendo
,
aveva
creduto
di
far
loro
piacere
;
le
aiutava
,
e
non
poco
;
provvedeva
lui
quasi
del
tutto
ormai
al
mantenimento
della
casa
.
E
poi
c
'
era
la
bambina
.
La
piccola
Iduccia
.
Non
la
aveva
egli
affidata
alle
loro
cure
?
Ma
ecco
,
notava
intanto
con
grandissimo
dolore
che
anche
la
piccina
era
trattata
con
freddezza
,
se
non
proprio
trascurata
.
Spiro
Tempini
non
sapeva
più
che
pensare
.
Prese
il
partito
di
trattenersi
quanto
più
poteva
fuori
di
casa
,
per
pesare
il
meno
possibile
in
famiglia
.
Da
tanti
segni
gli
parve
di
dovere
argomentare
che
la
sua
presenza
dava
ombra
e
impicciava
.
Ma
il
gelo
crebbe
ancor
più
.
Ora
Serafina
diceva
a
Carlotta
:
-
Vedi
?
Non
sta
più
in
casa
,
il
signore
.
Quel
poco
che
ci
sta
:
guardingo
,
impacciato
.
Chi
sa
che
cova
!
Ah
,
povera
Iduccia
nostra
!
Carlotta
si
stringeva
nelle
spalle
:
-
Che
ci
possiamo
far
noi
?
-
Eh
già
,
-
incalzava
Serafina
.
-
Vorrei
sapere
che
cosa
pretenderebbe
da
noi
,
con
quella
freddezza
.
Dovremmo
forse
buttargli
le
braccia
al
collo
per
trattenerlo
?
Dico
la
verità
,
non
me
lo
sarei
mai
aspettato
!
Carlotta
abbassava
gli
occhi
;
sospirava
:
-
Pareva
tanto
buono
...
Ed
ecco
Zoe
:
-
Parlate
di
Spiro
?
Uomini
,
e
tanto
basta
!
Tutti
gli
stessi
.
Sono
appena
sei
mesi
,
e
già
...
Altro
sospiro
di
Carlotta
.
Sospirava
anche
Serafina
,
e
aggiungeva
:
-
Mi
tormenta
il
pensiero
di
quella
povera
creaturina
.
E
Zoe
:
-
È
chiaro
che
a
lui
non
basta
esser
trattato
come
possiamo
trattarlo
noi
.
E
Carlotta
,
di
nuovo
con
gli
occhi
bassi
:
-
Nella
condizione
nostra
...
-
Pensate
,
intanto
,
pensate
,
-
riprendeva
Serafina
.
-
La
nostra
piccola
Iduccia
in
mano
a
una
estranea
,
a
una
matrigna
!
Le
tre
Sorelle
fremevano
a
questo
pensiero
;
si
sentivano
proprio
fendere
la
schiena
da
certi
brividi
,
che
parevano
rasojate
a
tradimento
.
No
,
no
,
via
!
Un
sacrifizio
era
necessario
per
amore
della
bambina
.
Necessità
!
Dura
necessità
!
Ma
quale
delle
tre
doveva
sacrificarsi
?
Serafina
pensava
:
«
Tocca
a
me
.
Io
sono
la
maggiore
.
Ormai
qui
non
si
tratta
di
fare
all
'
amore
.
Più
che
una
moglie
per
sé
,
egli
deve
scegliere
una
madre
per
la
bambina
.
Io
sono
la
maggiore
;
dunque
,
la
più
adatta
.
Scegliendo
me
,
dimostrerà
che
non
ha
voluto
far
torto
alla
memoria
d
'
Iduccia
.
Siamo
quasi
coetanei
.
Ho
solamente
sei
mesi
più
di
lui
»
.
«
Tocca
a
me
»
pensava
invece
Zoe
.
«
Son
la
minore
;
la
più
vicina
a
Iduccia
,
sant
'
anima
!
Egli
allora
aveva
scelto
l
'
ultima
.
Ora
l
'
ultima
sono
io
.
Tocca
dunque
a
me
.
Senz
'
alcun
dubbio
,
se
s
'
affaccia
anche
a
lui
la
necessità
di
questo
sacrifizio
,
sceglierà
me
.
»
Carlotta
poi
,
dal
canto
suo
,
non
credeva
d
'
esser
meno
indicata
delle
altre
due
.
Pensava
che
Serafina
era
troppo
attempatella
e
che
,
sposando
Zoe
,
Spiro
avrebbe
dimostrato
di
badare
più
a
sé
che
alla
piccina
.
Le
pareva
indubitabile
,
dunque
,
che
avrebbe
scelto
lei
,
piuttosto
,
che
stava
nel
mezzo
,
come
la
virtù
.
Ma
Spiro
?
Che
pensava
Spiro
?
Egli
aveva
giurato
.
È
vero
che
non
sempre
chi
vive
può
serbar
fede
al
giuramento
fatto
a
una
morta
.
La
vita
ha
certe
difficoltà
,
da
cui
chi
muore
si
scioglie
.
E
chi
si
scioglie
non
può
tener
legato
chi
rimane
in
vita
.
Se
non
che
,
quando
per
la
prima
volta
Spiro
Tempini
s
'
era
accostato
improvvisamente
alle
quattro
Margheri
,
la
scelta
aveva
potuto
farla
lui
.
Ora
,
per
stare
in
pace
,
capiva
che
avrebbero
dovuto
invece
scegliere
loro
.
Ma
come
scegliere
,
Dio
mio
,
se
egli
era
uno
ed
esse
erano
tre
?
IL
DOVERE
DEL
MEDICO
I
.
E
sono
miei
,
-
pensava
Adriana
,
udendo
il
cinguettio
de
'
due
bambini
nell
'
altra
stanza
;
e
sorrideva
tra
sé
,
pur
seguitando
a
intrecciare
speditamente
una
maglietta
di
lana
rossa
.
Sorrideva
,
non
sapendo
quasi
credere
a
se
stessa
,
che
quei
bambini
fossero
suoi
,
che
li
avesse
fatti
lei
,
e
che
fossero
passati
tanti
anni
,
già
circa
dieci
,
dal
giorno
in
cui
era
andata
sposa
.
Possibile
!
Si
sentiva
ancor
quasi
fanciulla
,
e
il
maggiore
dei
figli
intanto
aveva
otto
anni
,
e
lei
trenta
,
fra
poco
:
trenta
!
possibile
?
vecchia
a
momenti
!
Ma
che
!
ma
che
!
-
E
sorrideva
.
-
Il
dottore
?
-
domandò
a
un
tratto
,
quasi
a
se
stessa
,
sembrandole
di
udir
nella
saletta
d
'
ingresso
la
voce
del
medico
di
casa
;
e
si
alzò
,
col
dolce
sorriso
ancora
su
le
labbra
.
Le
morì
subito
dopo
quel
sorriso
,
assiderato
dall
'
aspetto
sconvolto
e
imbarazzato
del
dottor
Vocalòpulo
,
che
entrava
ansante
,
come
se
fosse
venuto
di
corsa
,
e
batteva
nervosamente
le
palpebre
dietro
le
lenti
molto
forti
da
miope
,
che
gli
rimpiccolivano
gli
occhi
.
-
Oh
Dio
,
dottore
?
-
Nulla
...
non
si
agiti
...
-
La
mamma
?
-
No
no
!
-
negò
subito
,
forte
,
il
dottore
.
-
La
mamma
,
no
!
-
Tommaso
,
allora
?
-
gridò
Adriana
.
E
,
poiché
il
dottore
,
non
rispondendo
,
lasciava
intendere
che
si
trattava
proprio
del
marito
:
-
Che
gli
è
accaduto
?
Mi
dica
la
verità
...
Oh
Dio
,
dov
'
è
,
dov
'
è
?
Il
dottor
Vocalòpulo
tese
le
mani
,
quasi
per
opporre
un
argine
alle
domande
.
-
Nulla
,
vedrà
...
Una
feritina
...
-
Ferito
?
E
lei
...
Me
l
'
hanno
ucciso
?
E
Adriana
afferrò
un
braccio
al
dottore
,
sgranando
gli
occhi
,
come
impazzita
.
-
Ma
no
,
ma
no
,
signora
...
si
calmi
...
una
ferita
...
speriamo
leggera
...
-
Un
duello
?
-
Sì
,
-
lasciò
cadersi
dalle
labbra
,
esitando
,
il
dottore
vieppiù
turbato
.
-
Oh
,
Dio
,
Dio
,
no
...
mi
dica
la
verità
!
-
insistette
Adriana
.
-
Un
duello
?
Con
chi
?
Senza
dirmi
nulla
?
-
Lo
saprà
.
Intanto
...
intanto
,
calma
:
pensiamo
a
lui
...
Il
letto
?
...
-
Di
là
...
-
rispose
ella
,
stordita
,
non
comprendendo
in
prima
.
Poi
riprese
con
ansia
più
smaniosa
:
-
Dove
l
'
hanno
ferito
?
Lei
mi
spaventa
...
Non
era
con
lei
,
Tommaso
?
Dov
'
è
?
Perché
s
'
è
battuto
?
Con
chi
?
Quand
'
è
stato
?
...
Mi
dica
...
-
Piano
,
piano
...
-
la
interruppe
il
dottor
Vocalòpulo
,
non
potendone
più
.
-
Saprà
tutto
...
Adesso
,
è
in
casa
la
serva
?
Per
piacere
,
la
chiami
.
Un
po
'
di
calma
,
e
ordine
:
dia
ascolto
a
me
.
E
mentre
ella
,
quasi
istupidita
,
si
faceva
a
chiamare
la
serva
,
il
dottore
,
toltosi
il
cappello
,
si
passò
una
mano
tremolante
su
la
fronte
,
come
si
sforzasse
di
rammentare
qualcosa
;
poi
,
sovvenendosi
,
si
sbottonò
in
fretta
la
giacca
,
trasse
dalla
tasca
in
petto
il
portabiglietti
e
scosse
più
volte
la
penna
stilografica
,
pensando
alle
ordinazioni
da
scrivere
.
Adriana
ritornò
con
la
serva
.
-
Ecco
,
-
disse
il
Vocalòpulo
,
seguitando
a
scrivere
.
E
,
appena
ebbe
finito
:
-
Subito
,
alla
farmacia
più
vicina
...
Fiaschi
...
no
,
no
...
andate
pure
,
ve
li
darà
il
farmacista
stesso
.
Lesta
,
mi
raccomando
.
-
È
molto
grave
,
dottore
?
-
domandò
Adriana
,
con
espressione
timida
e
appassionata
,
come
per
farsi
perdonare
la
insistenza
.
-
No
,
le
ripeto
.
Speriamo
bene
,
-
le
rispose
il
Vocalòpulo
e
,
per
impedire
altre
domande
,
aggiunse
:
-
Mi
vuol
far
vedere
la
camera
?
-
Sì
,
ecco
,
venga
...
Ma
,
appena
nella
camera
,
ella
domandò
ancora
,
tutta
tremante
:
-
Ma
come
,
dottore
;
lei
non
era
con
Tommaso
?
Assistono
pure
due
medici
ai
duelli
...
-
Bisognerebbe
trasportare
il
letto
un
po
'
più
qua
...
-
osservò
il
dottore
,
come
se
non
avesse
inteso
.
Entrò
,
in
quel
punto
,
di
corsa
un
bellissimo
ragazzo
,
dalla
faccia
ardita
,
coi
capelli
neri
ricci
e
lunghi
,
svolazzanti
.
-
Mamma
,
una
barella
!
Quanta
gen
...
Vide
il
medico
e
s
'
arrestò
di
botto
,
confuso
,
mortificato
,
in
mezzo
alla
stanza
.
La
madre
diè
un
grido
e
scostò
il
ragazzo
per
accorrere
dietro
al
dottore
.
Su
la
soglia
questi
si
voltò
e
la
trattenne
:
-
Stia
qua
,
signora
:
sia
buona
!
Vado
io
,
non
dubiti
...
Col
suo
pianto
gli
potrà
far
male
...
Adriana
allora
si
chinò
per
stringersi
forte
al
seno
il
figlioletto
che
le
si
era
aggrappato
alla
veste
,
e
ruppe
in
singhiozzi
.
-
Perché
,
mamma
,
perché
?
-
domandava
il
ragazzo
sbigottito
,
non
comprendendo
e
mettendosi
a
piangere
anche
lui
.
II
.
A
piè
della
scala
il
dottore
accolse
la
barella
condotta
da
quattro
militi
della
carità
,
mentre
due
questurini
,
ajutati
dal
portinajo
,
impedivano
a
una
folla
di
curiosi
d
'
entrare
.
-
Dottor
Vocalòpulo
!
-
gridava
un
giovanotto
tra
la
folla
.
Il
dottore
si
voltò
e
gridò
a
sua
volta
alle
guardie
:
-
Lo
lascino
passare
:
è
il
mio
assistente
.
Entri
,
dottor
Sià
.
I
quattro
militi
si
riposavano
un
po
'
,
preparando
le
cinghie
per
la
salita
.
Il
portone
fu
chiuso
.
La
gente
di
fuori
vi
picchiava
con
le
mani
e
coi
piedi
,
fischiando
,
vociando
.
-
Ebbene
?
-
domandò
il
dottor
Vocalòpulo
al
Sià
che
sbuffava
ancora
,
tutto
sudato
.
-
La
donna
?
-
Che
corsa
,
caro
professore
!
-
rispose
il
dottor
Cosimo
Sià
.
-
La
donna
?
All
'
ospedale
...
Sono
tutto
sudato
!
Frattura
alla
gamba
e
al
braccio
...
-
Congestione
?
-
Credo
.
Non
so
...
Son
venuto
a
tempesta
.
Che
caldo
,
per
bacconaccio
!
Se
potessi
avere
un
bicchier
d
'
acqua
Il
dottor
Vocalòpulo
scostò
un
poco
la
tendina
di
cerata
della
barella
per
vedere
il
ferito
;
la
riabbassò
subito
e
si
volse
ai
militi
:
-
Andiamo
,
su
!
Piano
e
attenzione
,
figliuoli
,
mi
raccomando
.
Mentre
si
eseguiva
con
la
massima
cautela
la
penosa
salita
,
allo
scalpiccio
,
al
rumor
delle
voci
brevi
affannose
,
si
schiudevano
sui
pianerottoli
le
porte
degli
altri
casigliani
.
-
Piano
,
piano
...
-
ammoniva
,
quasi
a
ogni
scalino
,
il
dottor
Vocalòpulo
.
Il
Sià
veniva
dietro
,
asciugandosi
ancora
il
sudore
dalla
nuca
e
dalla
fronte
,
e
rispondeva
ai
casigliani
:
-
Il
signor
...
come
si
chiama
?
Corsi
...
Quarto
piano
,
è
vero
?
Una
signora
e
una
signorina
,
madre
e
figlia
,
scapparono
su
di
corsa
per
la
scala
con
un
grido
d
'
orrore
,
e
,
poco
dopo
,
s
'
intesero
le
grida
disperate
di
Adriana
.
Il
Vocalòpulo
scosse
la
testa
,
contrariato
,
e
voltosi
al
Sià
:
-
Ci
badi
lei
,
mi
raccomando
,
-
disse
,
e
salì
a
balzi
le
altre
due
branche
di
scala
fino
alla
porta
del
Corsi
.
-
Via
,
si
faccia
forza
,
signora
:
non
gridi
così
!
Non
capisce
che
gli
farà
male
?
Prego
,
signore
,
la
conducano
di
là
!
-
Voglio
vederlo
!
Mi
lascino
!
Voglio
vederlo
!
-
gridava
,
piangendo
e
smaniando
,
Adriana
.
E
il
medico
:
-
Lo
vedrà
,
non
dubiti
,
non
ora
però
...
La
conducano
di
là
!
La
barella
era
già
arrivata
.
-
La
porta
!
-
gridò
uno
dei
militi
,
ansimando
.
Il
dottor
Vocalòpulo
accorse
ad
aprire
l
'
altro
battente
della
porta
,
mentre
Adriana
,
divincolandosi
,
trascinava
seco
le
due
vicine
,
imbalordite
,
verso
la
barella
.
-
In
quale
camera
?
Prego
...
Dov
'
è
il
letto
?
-
domandò
il
dottor
Sià
.
-
Di
qua
...
ecco
!
-
disse
il
Vocalòpulo
,
e
gridò
alle
due
pigionali
accorse
:
-
Ma
la
trattengano
,
perdio
!
Non
son
buone
neanche
da
trattenerla
?
-
Oh
Dio
benedetto
!
-
esclamò
la
signora
del
secondo
piano
,
tozza
,
popputa
,
parandosi
davanti
ad
Adriana
furibonda
.
Le
due
guardie
erano
dietro
la
barella
e
se
ne
stavano
innanzi
alla
porta
d
'
ingresso
.
A
un
tratto
,
per
la
scala
,
un
vociare
e
un
salire
frettoloso
di
gente
.
Certo
il
portinajo
aveva
riaperto
il
portone
,
e
la
folla
curiosa
aveva
invaso
la
scala
.
Le
due
guardie
tennero
testa
all
'
irruzione
.
-
Lasciatemi
passare
!
-
gridava
tra
la
ressa
su
gli
ultimi
scalini
,
facendosi
largo
con
le
braccia
,
una
signora
alta
,
ossuta
,
vestita
di
nero
,
con
la
faccia
pallida
,
disfatta
,
e
i
capelli
aridi
,
ancor
neri
,
non
ostante
l
'
età
e
le
sofferenze
evidenti
.
Si
voltava
ora
di
qua
ora
di
là
,
come
se
non
vedesse
:
aveva
infatti
quasi
spento
lo
sguardo
tra
le
palpebre
gonfie
semichiuse
.
Pervenuta
alla
fine
innanzi
alla
porta
,
con
l
'
aiuto
di
un
giovinotto
ben
vestito
,
che
le
veniva
dietro
,
fu
su
la
soglia
fermata
dalle
guardie
:
-
Non
si
entra
!
-
Sono
la
madre
!
-
rispose
imperiosamente
e
,
con
un
gesto
che
non
ammetteva
replica
,
scostò
le
guardie
e
s
'
introdusse
in
casa
.
Il
giovinotto
ben
vestito
sguisciò
dentro
,
dietro
a
lei
,
dandosi
a
vedere
come
uno
della
famiglia
anche
lui
.
La
nuova
arrivata
si
diresse
a
una
stanza
quasi
buja
,
con
un
sol
finestrino
ferrato
presso
il
tetto
.
Non
discernendo
nulla
,
chiamò
forte
:
-
Adriana
!
Questa
,
che
se
ne
stava
tra
le
due
pigionali
che
cercavano
Scioccamente
di
confortarla
,
balzò
in
piedi
,
gridando
:
-
Mamma
!
-
Vieni
!
vieni
con
me
,
figlia
mia
!
povera
figlia
mia
!
Andiamocene
subito
!
-
disse
in
fretta
,
con
voce
vibrante
di
sdegno
e
di
dolore
,
la
vecchia
signora
.
-
Non
m
'
abbracciare
!
Tu
non
devi
rimanere
più
qua
un
solo
minuto
!
-
Oh
!
mamma
!
mamma
mia
!
-
piangeva
intanto
Adriana
,
con
le
braccia
al
collo
della
madre
.
Questa
si
sciolse
dall
'
abbraccio
,
gemendo
:
-
Figlia
disgraziata
,
più
di
tua
madre
!
Poi
dominando
la
commozione
,
riprese
con
l
'
accento
di
prima
:
-
Un
cappello
,
subito
!
uno
scialle
!
Prendi
questo
mio
...
Andiamocene
subito
,
coi
bambini
...
Dove
sono
?
Già
mi
scottano
i
piedi
,
qua
...
Maledici
questa
casa
,
com
'
io
la
maledico
!
-
Mamma
...
che
dici
,
mamma
?
-
domandò
Adriana
,
smarrita
nell
'
atroce
cordoglio
.
-
Ah
,
non
sai
?
Non
sai
nulla
ancora
?
non
t
'
hanno
detto
nulla
?
non
hai
nulla
sospettato
?
Tuo
marito
è
un
assassino
!
-
gridò
la
vecchia
signora
.
-
Ma
è
ferito
,
mamma
!
-
Da
sé
s
'
è
ferito
,
con
le
sue
mani
!
Ha
ucciso
il
Nori
,
capisci
?
Ti
tradiva
con
la
moglie
del
Nori
...
E
lei
s
'
è
buttata
dalla
finestra
...
Adriana
cacciò
un
urlo
e
s
'
abbandonò
su
la
madre
,
priva
di
sensi
.
Ma
la
madre
,
non
badandole
,
sorreggendola
,
seguitava
a
dirle
tutta
tremante
:
-
Per
quella
lì
...
per
quella
lì
...
te
,
te
,
figlia
,
angelo
mio
,
ch
'
egli
non
era
degno
di
guardare
...
Assassino
!
...
Per
quella
lì
...
capisci
?
capisci
?
E
con
una
mano
le
batteva
dolcemente
la
spalla
,
carezzandola
,
quasi
ninnandola
con
quelle
parole
.
-
Che
disgrazia
!
che
tragedia
!
Ma
com
'
è
avvenuto
?
-
domandò
sottovoce
la
signora
tozza
del
secondo
piano
al
giovinotto
ben
vestito
che
si
teneva
in
un
angolo
,
con
un
taccuino
in
mano
.
-
Quella
è
la
moglie
?
-
domandò
il
giovinotto
a
sua
volta
,
in
luogo
di
rispondere
.
-
Scusi
,
saprebbe
dirmi
il
casato
?
-
Di
lei
?
...
Sì
,
fa
Montesani
,
lei
.
-
E
il
nome
,
scusi
?
-
Adriana
.
Lei
è
giornalista
?
-
Zitta
,
per
carità
!
A
servirla
.
E
mi
dica
,
quella
è
la
madre
,
è
vero
?
-
La
madre
di
lei
,
la
signora
Amalia
,
sissignore
.
-
Amalia
,
grazie
,
grazie
.
Una
tragedia
,
sì
signora
,
una
vera
tragedia
...
-
È
morta
lei
,
la
Noti
?
-
Ma
che
morta
!
La
mal
'
erba
,
lei
m
'
insegna
...
È
morto
lui
,
invece
,
il
marito
.
-
Il
giudice
?
-
Giudice
?
No
,
sostituto
procuratore
del
re
.
-
Sì
,
quel
giovane
...
brutto
,
insomma
,
mingherlino
,
calabrese
,
venuto
da
poco
...
Erano
tanto
amici
col
signor
Tommaso
!
-
Eh
,
si
sa
!
-
sghignò
il
giovinotto
.
-
Avviene
sempre
così
,
lei
m
'
insegna
...
Ma
,
scusi
,
il
Corsi
dov
'
è
?
Vorrei
vederlo
...
Se
lei
m
'
indicasse
...
-
Ecco
,
vada
di
là
...
Dopo
quella
stanza
,
l
'
uscio
a
destra
.
-
Grazie
,
signora
.
Scusi
un
'
altra
domanda
:
Quanti
figliuoli
?
-
Due
.
Due
angioletti
!
Un
maschietto
di
otto
anni
,
una
bambina
di
cinque
...
-
Grazie
di
nuovo
;
scusi
...
Il
giovinotto
s
'
avviò
,
seguendo
l
'
indicazione
,
alla
camera
del
ferito
.
Passando
per
la
saletta
d
'
ingresso
,
sorprese
il
bel
ragazzo
del
Corsi
che
,
con
gli
occhi
sfavillanti
,
un
sorriso
nervoso
su
le
labbra
e
le
mani
dietro
la
schiena
,
domandava
a
una
delle
guardie
:
-
E
dimmi
una
cosa
:
come
gli
ha
sparato
,
col
fucile
?
III
.
Tommaso
Corsi
,
col
torso
nudo
,
poderoso
,
sorretto
da
guanciali
,
teneva
i
grandi
occhi
neri
e
lucidissimi
intenti
sul
dottor
Vocalòpulo
,
il
quale
,
scamiciato
,
con
le
maniche
rimboccate
su
le
magre
braccia
pelose
,
premeva
e
studiava
da
presso
la
ferita
.
Di
tanto
in
tanto
gli
occhi
del
Corsi
si
levavano
anche
su
l
'
altro
medico
,
come
se
,
nell
'
attesa
che
qualcosa
a
un
tratto
dovesse
mancargli
dentro
,
volesse
coglierne
il
segno
o
il
momento
negli
occhi
altrui
.
L
'
estremo
pallore
cresceva
bellezza
al
suo
maschio
volto
di
solito
acceso
.
Ora
egli
fissò
sul
giornalista
,
che
entrava
timido
,
perplesso
,
uno
sguardo
fiero
,
come
se
gli
domandasse
chi
fosse
e
che
volesse
.
Il
giovinotto
impallidì
,
appressandosi
al
letto
,
pur
senza
poter
chinare
gli
occhi
,
quasi
ammaliato
da
quello
sguardo
.
-
Oh
,
Vivoli
!
-
disse
il
dottor
Vocalòpulo
,
voltandosi
appena
.
Il
Corsi
chiuse
gli
occhi
,
traendo
per
le
nari
un
lungo
respiro
.
Lello
Vivoli
aspettò
che
il
Vocalòpulo
gli
volgesse
di
nuovo
lo
sguardo
;
ma
poi
,
impaziente
:
-
Ss
,
-
lo
chiamò
piano
e
,
accennando
il
giacente
,
domandò
come
stesse
,
con
un
gesto
della
mano
.
Il
dottore
alzò
le
spalle
e
chiuse
gli
occhi
,
poi
con
un
dito
accennò
la
ferita
alla
mammella
sinistra
.
-
Allora
...
-
disse
il
Vivoli
,
alzando
una
mano
in
atto
di
benedire
.
Una
goccia
di
sangue
si
partì
dalla
ferita
e
rigò
lungamente
il
petto
.
Il
dottore
la
deterse
con
un
bioccolo
di
bambagia
,
dicendo
quasi
tra
sé
:
-
Dove
diavolo
si
sarà
cacciata
la
palla
?
-
Non
si
sa
?
-
domandò
timidamente
il
Vivoli
,
senza
staccar
gli
occhi
dalla
ferita
,
non
ostante
il
ribrezzo
che
ne
provava
.
-
E
di
'
,
sai
di
che
calibro
era
?
-
Nove
...
calibro
nove
,
-
interloquì
con
evidente
soddisfazione
il
giovine
dottor
Sià
.
-
Dalla
ferita
si
può
arguire
...
-
Suppongo
,
-
rispose
il
Vocalòpulo
accigliato
,
assorto
,
-
che
si
sia
cacciata
qua
sotto
la
scapola
...
Eh
sì
,
purtroppo
...
il
polmone
...
E
torse
la
bocca
.
Indovinare
,
determinare
il
corso
capriccioso
della
palla
:
per
il
momento
,
non
si
trattava
d
'
altro
per
lui
.
Gli
stava
davanti
un
paziente
qualunque
,
sul
quale
egli
doveva
esercitare
la
sua
bravura
,
valendosi
di
tutti
gli
espedienti
della
sua
scienza
:
oltre
a
questo
suo
compito
materiale
e
limitato
non
vedeva
nulla
,
non
pensava
a
nulla
.
Solo
,
la
presenza
del
Vivoli
gli
fece
considerare
che
,
essendo
il
Corsi
conosciutissimo
nella
città
e
avendo
quella
tragedia
sconvolto
tutta
la
cittadinanza
,
poteva
giovargli
che
il
pubblico
sapesse
che
il
dottor
Vocalòpulo
era
il
medico
curante
.
-
Oh
,
Vivoli
,
dirai
che
è
affidato
alle
mie
cure
.
Il
dottor
Cosimo
Sià
dall
'
altra
sponda
del
letto
tossì
leggermente
.
-
E
puoi
aggiungere
,
-
riprese
il
Vocalòpulo
,
-
che
sono
assistito
dal
dottor
Cosimo
Sià
:
te
lo
presento
.
Il
Vivoli
chinò
appena
il
capo
,
con
un
lieve
sorriso
.
Il
Sià
,
che
s
'
era
precipitato
con
la
mano
tesa
per
stringer
quella
del
Vivoli
,
all
'
inchino
sostenuto
di
questo
,
restò
goffo
,
arrossì
,
trinciò
in
aria
con
la
mano
già
tesa
un
saluto
,
come
per
dire
:
«
Ecco
,
fa
lo
stesso
:
Saluto
così
!
»
.
Il
moribondo
schiuse
gli
occhi
e
aggrottò
le
ciglia
.
I
due
medici
e
il
Vivoli
lo
guardarono
quasi
con
paura
,
-
Adesso
lo
fasceremo
,
-
disse
con
voce
premurosa
,
chinandosi
su
lui
,
il
Vocalòpulo
.
Tommaso
Corsi
scosse
la
testa
sul
guanciale
,
poi
riabbassò
lentamente
le
palpebre
su
gli
occhi
foschi
,
come
se
non
avesse
compreso
:
così
almeno
parve
al
dottor
Vocalòpulo
,
il
quale
,
storcendo
un
'
altra
volta
la
bocca
,
mormorò
:
-
La
febbre
...
-
Io
scappo
,
-
disse
piano
il
Vivoli
,
salutando
con
la
mano
il
Vocalòpulo
e
di
nuovo
inchinando
appena
il
capo
al
Sià
,
che
rispose
,
questa
volta
,
con
un
inchino
frettoloso
.
-
Sià
,
venga
da
questa
parte
.
Bisogna
sollevarlo
.
Ci
vorrebbero
due
dei
nostri
infermieri
...
-
esclamò
il
Vocalòpulo
.
-
Basta
,
ci
proveremo
.
Ma
tengo
a
fare
una
sola
fasciatura
,
ben
solida
,
e
lì
.
-
Lo
laviamo
,
ora
?
-
domandò
il
Sià
.
-
Sì
!
L
'
alcool
dov
'
è
?
e
il
catino
,
prego
.
Così
,
aspetti
...
Intanto
,
lei
prepari
le
fasce
.
Preparate
?
Poi
la
vescica
di
ghiaccio
.
Tommaso
Corsi
,
allorché
il
dottor
Vocalòpulo
si
fece
a
fasciarlo
,
aprì
gli
occhi
,
s
'
infoscò
in
volto
,
tentò
con
una
mano
di
scostar
dal
petto
quelle
del
dottore
,
dicendo
con
voce
cavernosa
:
-
No
...
no
...
-
Come
no
?
-
domandò
,
sorpreso
,
il
dottor
Vocalòpulo
.
Ma
un
empito
di
sangue
impedì
al
Corsi
di
rispondere
,
e
le
parole
gli
gorgogliarono
nella
strozza
soffocate
dalla
tosse
.
Poi
giacque
,
prostrato
,
privo
di
sensi
.
E
allora
fu
ripulito
e
fasciato
a
dovere
dai
due
medici
curanti
.
IV
.
-
No
,
mamma
,
no
...
E
come
potrei
?
-
rispose
Adriana
,
appena
rinvenuta
,
all
'
ingiunzione
della
madre
d
'
abbandonar
la
casa
del
marito
insieme
coi
figliuoli
.
Si
sentiva
quasi
inchiodata
lì
,
su
la
seggiola
,
stordita
e
tremante
,
come
se
un
fulmine
le
fosse
caduto
da
presso
.
E
invano
la
madre
le
smaniava
innanzi
e
la
spingeva
:
-
Via
,
via
,
Adriana
!
Non
mi
senti
?
Si
era
lasciata
mettere
uno
scialletto
addosso
e
il
cappello
,
e
guardava
innanzi
a
sé
,
come
una
mendicante
.
Non
riusciva
ancora
a
farsi
un
'
idea
dell
'
accaduto
.
Che
le
diceva
la
madre
?
d
'
abbandonar
quella
casa
?
e
come
mai
,
in
quel
momento
?
O
prima
o
poi
avrebbe
dovuto
abbandonarla
pur
sempre
?
Perché
?
Il
marito
non
le
apparteneva
più
?
Si
era
spenta
in
lei
l
'
ansia
di
vederlo
.
Che
volevano
intanto
quelle
due
guardie
che
la
madre
le
accennava
lì
nella
saletta
d
'
ingresso
?
-
Meglio
che
muoja
!
Se
vive
,
in
galera
!
-
Mamma
!
-
supplicò
,
guardandola
.
Ma
riabbassò
subito
gli
occhi
per
trattenere
le
lagrime
.
Sul
volto
della
madre
rilesse
la
condanna
del
marito
:
«
Ha
ucciso
il
Nori
;
ti
tradiva
con
la
moglie
del
Nori
»
.
Non
sapeva
però
,
né
poteva
ancor
quasi
pensarlo
,
né
immaginario
:
si
vedeva
ancora
la
barella
sotto
gli
occhi
e
non
poteva
immaginare
altri
che
lui
-
Tommaso
-
ferito
,
forse
moribondo
,
lì
...
E
Tommaso
dunque
aveva
ucciso
il
Nori
?
aveva
una
tresca
con
Angelica
Nori
,
e
tutt
'
e
due
erano
stati
scoperti
dal
marito
?
Pensò
che
Tommaso
portava
sempre
con
sé
la
rivoltella
.
Per
il
Nori
?
No
:
l
'
aveva
sempre
portata
,
e
il
Nori
e
la
moglie
erano
in
città
da
un
anno
soltanto
.
Nello
scompiglio
della
coscienza
,
una
moltitudine
d
'
immagini
si
ridestavano
in
lei
tumultuosamente
:
l
'
una
chiamava
l
'
altra
e
insieme
si
raggruppavano
in
balenanti
scene
precise
e
subito
si
disgregavano
per
ricomporsi
in
altre
scene
con
vertiginosa
rapidità
.
Quei
due
eran
venuti
da
un
paese
di
Calabria
accompagnati
da
una
lettera
di
presentazione
a
Tommaso
,
il
quale
li
aveva
accolti
con
la
festosa
espansione
della
sua
indole
sempre
gioconda
,
con
aria
confidenziale
,
col
sorriso
schietto
di
quel
suo
maschio
volto
,
in
cui
gli
occhi
lampeggiavano
,
esprimendo
la
vitalità
piena
,
l
'
energia
operosa
,
costante
,
che
lo
rendevano
caro
a
tutti
.
Da
quest
'
indole
vivacissima
,
da
questa
natura
esuberante
,
in
continuo
bisogno
d
'
espandersi
quasi
con
violenza
,
ella
era
stata
investita
fin
dai
primi
giorni
del
matrimonio
:
s
'
era
sentita
trascinare
dalla
fretta
ch
'
egli
aveva
di
vivere
:
anzi
furia
,
più
che
fretta
:
vivere
senza
tregua
,
senza
tanti
scrupoli
,
senza
tanto
riflettere
;
vivere
e
lasciar
vivere
,
passando
sopra
a
ogni
impedimento
,
a
ogni
ostacolo
.
Più
volte
ella
si
era
arrestata
un
po
'
in
questa
corsa
,
per
giudicare
fra
sé
qualche
azione
di
lui
non
stimata
perfettamente
corretta
.
Ma
egli
non
dava
tempo
al
giudizio
,
come
non
dava
peso
ai
suoi
atti
.
Ed
ella
sapeva
ch
'
era
inutile
richiamarlo
indietro
a
considerare
il
mal
fatto
:
scrollava
le
spalle
,
sorrideva
,
e
avanti
!
aveva
bisogno
d
'
andare
avanti
a
ogni
modo
,
per
ogni
via
,
senza
indugiarsi
a
riflettere
tra
il
bene
e
il
male
;
e
rimaneva
sempre
alacre
e
schietto
,
purificato
dall
'
attività
incessante
,
e
sempre
lieto
e
largo
di
favori
a
tutti
,
con
tutti
alla
mano
:
a
trent
'
otto
anni
,
un
fanciullone
,
capacissimo
di
mettersi
a
giocar
sul
serio
coi
due
figliuoli
,
e
ancora
,
dopo
dieci
anni
di
matrimonio
,
così
innamorato
di
lei
,
che
ella
tante
volte
,
anche
di
recente
,
aveva
dovuto
arrossire
per
qualche
atto
imprudente
di
lui
innanzi
ai
bambini
o
alla
serva
.
E
ora
,
così
d
'
un
colpo
,
quest
'
arresto
fulmineo
,
questo
scoppio
!
Ma
come
?
come
?
La
cruda
prova
del
fatto
non
riusciva
ancora
a
dissociare
in
lei
i
sentimenti
,
più
che
di
solida
stima
,
d
'
amore
fortissimo
e
devoto
per
il
marito
,
da
cui
si
sentiva
in
cuor
suo
ricambiata
.
Forse
qualche
lieve
inganno
,
sì
,
sotto
quella
tumultuosa
vitalità
;
ma
la
menzogna
,
no
,
la
menzogna
non
poteva
annidarsi
sotto
l
'
allegria
costante
di
lui
.
Che
egli
avesse
una
tresca
con
Angelica
Nori
,
non
significava
,
no
,
aver
tradito
lei
,
la
moglie
;
e
questo
la
madre
non
poteva
comprenderlo
,
perché
non
sapeva
,
non
sapeva
tante
cose
...
Egli
non
poteva
aver
mentito
con
quelle
labbra
,
con
quegli
occhi
,
con
quel
riso
che
allegrava
tutti
i
giorni
la
casa
.
-
Angelica
Nori
?
Oh
ella
sapeva
bene
che
cosa
fosse
costei
,
anche
per
il
marito
:
neppure
un
capriccio
:
nulla
,
nulla
!
la
prova
soltanto
d
'
una
debolezza
,
nella
quale
nessun
uomo
forse
sa
o
può
guardarsi
dal
cadere
...
Ma
in
quale
abisso
era
egli
adesso
caduto
?
e
la
sua
casa
e
lei
coi
figliuoli
giù
,
giù
con
lui
?
-
Figli
miei
!
figli
miei
!
-
proruppe
alla
fine
,
singhiozzando
,
con
le
mani
sul
volto
,
quasi
per
non
veder
l
'
abisso
che
le
si
spalancava
orribile
davanti
.
-
Portali
via
con
te
,
-
aggiunse
,
rivolgendosi
alla
madre
.
-
Loro
sì
,
portali
via
,
ché
non
vedano
...
Io
no
,
mamma
:
io
resto
.
Te
ne
prego
...
Si
alzò
e
,
cercando
alla
meglio
di
trattener
le
lagrime
,
andò
,
seguita
dalla
madre
,
in
cerca
dei
bambini
che
giocavano
tra
loro
in
un
camerino
,
ove
la
serva
li
aveva
chiusi
.
Si
mise
a
vestirli
,
soffocando
i
singhiozzi
che
le
irrompevano
dal
petto
a
ogni
loro
lieta
domanda
infantile
.
-
Con
la
nonna
,
sì
...
a
spasso
con
la
nonna
...
E
il
cavalluccio
,
sì
...
la
sciabola
pure
...
Te
li
compra
la
nonna
...
Questa
contemplava
,
straziata
,
la
sua
cara
figliuola
,
la
creatura
sua
adorata
,
tanto
buona
,
tanto
bella
,
per
cui
tutto
ormai
era
finito
;
e
,
nell
'
odio
feroce
contro
colui
che
gliela
faceva
soffrir
così
,
avrebbe
voluto
strapparle
dalle
mani
quel
bambino
che
somigliava
tutto
al
padre
,
fin
nella
voce
e
nei
gesti
.
-
Non
vuoi
proprio
venire
?
-
domandò
alla
figlia
,
quando
i
bambini
furono
pronti
.
-
Io
,
bada
,
qua
non
metto
più
piede
.
Resti
sola
...
La
casa
di
tua
madre
è
aperta
.
Ci
verrai
,
se
non
oggi
,
domani
.
Ma
già
,
anche
se
non
morisse
...
-
Mamma
!
-
supplicò
Adriana
,
additandole
i
bambini
.
La
vecchia
signora
tacque
e
andò
via
coi
nipotini
,
vedendo
uscire
dalla
camera
del
ferito
il
dottor
Vocalòpulo
.
Questi
si
appressò
ad
Adriana
per
raccomandarle
di
non
farsi
vedere
per
il
momento
dal
marito
.
-
Un
'
emozione
improvvisa
,
anche
lieve
,
potrebbe
riuscirgli
fatale
.
Non
si
faccia
nulla
,
per
carità
,
che
possa
contrariarlo
o
impressionarlo
in
qualche
modo
.
Questa
notte
resterà
a
vegliarlo
il
mio
collega
.
Se
ci
fosse
bisogno
di
me
...
Non
terminò
il
discorso
,
notando
che
ella
non
gli
dava
ascolto
né
gli
domandava
notizie
intorno
alla
gravità
della
ferita
,
e
che
aveva
in
capo
il
cappellino
,
come
se
stesse
per
abbandonare
la
casa
.
Socchiuse
gli
occhi
,
scosse
un
po
'
il
capo
,
sospirando
,
e
andò
via
.
V
.
Nella
notte
,
Tommaso
Corsi
si
riscosse
incosciente
dal
letargo
.
Stordito
dalla
febbre
,
teneva
gli
occhi
aperti
nella
penombra
della
camera
.
Un
lampadino
ardeva
sul
cassettone
,
riparato
da
uno
specchio
a
tre
luci
:
il
lume
si
projettava
su
la
parete
vivamente
,
precisando
il
disegno
e
i
colori
della
carta
da
parato
.
Aveva
solo
la
sensazione
che
il
letto
fosse
più
alto
,
e
che
soltanto
per
ciò
notasse
in
quella
camera
qualcosa
che
prima
non
vi
aveva
mai
notato
.
Vedeva
meglio
l
'
insieme
dell
'
arredo
,
il
quale
,
nella
quiete
altissima
,
gli
pareva
spirasse
,
dall
'
immobilità
sua
quasi
rassegnata
;
un
conforto
familiare
,
a
cui
le
ricche
tende
,
che
dall
'
alto
scendevano
fin
sul
tappeto
,
davano
un
'
aria
insolita
di
solennità
.
«
Noi
siamo
qui
,
come
tu
ci
hai
voluti
,
per
i
tuoi
comodi
»
pareva
gli
dicessero
,
nella
coscienza
che
man
mano
si
risentiva
,
i
varii
oggetti
della
camera
:
«
siamo
la
tua
casa
:
tutto
è
come
prima
»
.
A
un
tratto
richiuse
gli
occhi
,
quasi
abbagliato
bruscamente
nella
penombra
da
un
lampo
di
luce
cruda
:
la
luce
che
s
'
era
fatta
in
quell
'
altra
camera
,
quando
colei
,
urlando
,
aveva
aperto
la
finestra
,
d
'
onde
s
'
era
buttata
.
Riebbe
allora
,
d
'
un
subito
,
la
memoria
orrenda
:
rivide
tutto
,
come
se
accadesse
proprio
allora
.
Egli
,
trattenuto
dall
'
istintivo
pudore
,
non
riusciva
a
balzar
dal
letto
,
svestito
com
'
era
,
e
il
Noti
,
ecco
,
gli
esplodeva
contro
il
primo
colpo
che
infrangeva
il
vetro
di
un
'
immagine
sacra
al
capezzale
;
egli
tendeva
la
mano
alla
rivoltella
sul
comodino
,
ed
ecco
il
sibilo
della
seconda
palla
innanzi
al
volto
...
Ma
non
ricordava
d
'
aver
tirato
sul
Noti
:
solo
quando
questi
era
caduto
a
sedere
sul
pavimento
,
e
poi
s
'
era
ripiegato
bocconi
,
egli
s
'
era
accorto
d
'
aver
l
'
arma
ancor
calda
e
fumante
in
pugno
.
Era
allora
saltato
dal
letto
e
,
in
un
attimo
,
entro
di
sé
,
la
tremenda
lotta
di
tutte
le
energie
vitali
contro
l
'
idea
della
morte
;
prima
,
l
'
orrore
di
essa
;
poi
la
necessità
e
il
sorgere
d
'
un
sentimento
atroce
,
oscuro
,
a
vincere
ogni
ripugnanza
e
ogni
altro
sentimento
.
Aveva
guardato
il
cadavere
,
la
finestra
donde
quella
era
saltata
;
aveva
udito
i
clamori
della
via
sottostante
,
e
s
'
era
sentito
aprire
come
un
abisso
nella
coscienza
:
allora
la
determinazione
violenta
gli
s
'
era
imposta
lucidamente
,
come
un
atto
a
lungo
meditato
e
discusso
.
Sì
.
Così
era
stato
.
«
No
»
,
diceva
a
se
stesso
,
un
istante
dopo
,
riaprendo
gli
occhi
brillanti
di
febbre
.
«
No
;
se
questa
è
la
mia
casa
,
se
io
sto
qui
sul
mio
letto
...
»
Gli
pareva
di
udir
voci
liete
e
confuse
di
là
,
nelle
altre
stanze
.
Aveva
fatto
mettere
quelle
tende
nuove
e
i
tappeti
alle
stanze
per
il
battesimo
dell
'
ultimo
bambino
,
morto
di
venti
giorni
.
Ecco
,
gli
invitati
tornavano
or
ora
dalla
chiesa
.
Angelica
Noti
,
a
cui
egli
offriva
il
braccio
,
glielo
stringeva
a
un
tratto
furtivamente
con
la
mano
;
egli
si
voltava
a
guardarla
,
stupito
,
ed
ella
accoglieva
quello
sguardo
con
un
sorriso
impudente
,
da
scema
,
e
chiudeva
voluttuosamente
le
palpebre
su
i
grandi
occhi
neri
,
globulenti
,
in
presenza
di
tutti
.
«
Quel
bambino
è
morto
»
,
pensava
ora
egli
,
«
perché
l
'
ha
tenuto
a
battesimo
colui
,
ch
'
era
fra
l
'
altro
un
jettatore
.
»
Immagini
imprevedute
,
visioni
strane
,
confuse
,
sensazioni
fantastiche
,
improvvise
,
pensieri
lucidi
e
precisi
,
si
avvicendavano
in
lui
,
nel
delirio
intermittente
.
Sì
,
sì
,
lo
aveva
ucciso
.
Ma
due
volte
quel
forsennato
s
'
era
messo
per
uccider
lui
,
ed
egli
nel
volgersi
per
prendere
l
'
arma
dal
comodino
gli
aveva
gridato
sorridendo
:
-
Che
fai
?
-
tanto
gli
pareva
impossibile
che
colui
,
prima
ch
'
egli
si
vedesse
costretto
a
minacciarlo
e
a
reagire
,
non
comprendesse
ch
'
era
un
'
infamia
,
una
pazzia
ucciderlo
a
quel
modo
,
in
quel
momento
,
uccider
lui
che
si
trovava
lì
per
caso
,
che
aveva
tant
'
altra
vita
fuori
di
lì
:
i
suoi
affari
,
gli
affetti
suoi
vivi
e
veri
,
la
sua
famiglia
,
i
figli
da
difendere
.
Eh
via
,
disgraziato
!
Come
mai
tutt
'
a
un
tratto
,
quell
'
omiciattolo
sbricio
,
brutto
,
scialbo
,
dall
'
anima
apatica
,
attediata
,
che
si
trascinava
nella
vita
senza
alcuna
voglia
,
senz
'
alcun
affetto
,
e
che
da
tant
'
anni
si
sapeva
spudoratamente
ingannato
dalla
moglie
e
non
se
ne
curava
,
a
cui
pareva
costasse
pena
e
fatica
guardare
o
trar
fuori
quella
sua
voce
molle
miagolante
;
come
mai
,
tutt
'
a
un
tratto
,
s
'
era
sentito
muovere
il
sangue
e
per
lui
soltanto
?
Non
sapeva
che
donna
fosse
sua
moglie
?
e
non
sentiva
ch
'
era
una
cosa
ridicola
e
pazza
e
infame
nello
stesso
tempo
difender
a
quel
modo
ancora
l
'
onor
suo
affidato
a
colei
,
che
ne
aveva
fatto
strazio
tant
'
anni
,
senza
che
egli
avesse
mai
mostrato
d
'
accorgersene
?
Ma
aveva
pure
assistito
-
sì
,
sì
-
a
tante
scene
familiari
,
in
cui
ella
,
proprio
sotto
gli
occhi
di
lui
,
sotto
gli
occhi
stessi
d
'
Adriana
,
aveva
cercato
di
sedurlo
con
quei
suoi
lezii
da
scimmietta
patita
.
Adriana
sì
se
n
'
era
accorta
,
e
lui
no
?
Ne
avevano
riso
tanto
insieme
,
lui
e
Adriana
.
Per
una
donna
come
quella
lì
,
dunque
,
sul
serio
,
una
tragedia
?
Lo
scandalo
,
la
morte
di
lui
,
la
sua
morte
?
Oh
,
per
quel
disgraziato
,
forse
,
era
stata
un
bene
la
morte
;
un
regalo
!
Ma
egli
...
doveva
egli
morire
per
così
poco
?
Sul
momento
,
col
cadavere
sotto
gli
occhi
,
assalito
dai
clamori
della
via
,
aveva
creduto
di
non
poter
farne
a
meno
.
Ebbene
,
e
intanto
come
mai
non
era
tutto
finito
?
Egli
viveva
ancora
,
lì
,
nella
sua
stessa
camera
tranquilla
,
coricato
sul
suo
letto
,
come
se
nulla
fosse
accaduto
.
Ah
,
se
veramente
fosse
un
sogno
orribile
!
...
No
:
e
quel
dolore
cocente
al
petto
,
che
gli
toglieva
il
respiro
?
E
poi
il
letto
...
Stese
pian
piano
un
braccio
nel
posto
accanto
;
vuoto
...
ecco
!
Adriana
...
Sentì
di
nuovo
l
'
abisso
aprirglisi
dentro
.
Dov
'
era
ella
?
e
i
figliuoli
?
Lo
avevano
abbandonato
?
Solo
,
dunque
,
nella
casa
?
e
come
mai
?
Riaprì
gli
occhi
per
accertarsi
,
se
quella
fosse
veramente
la
sua
camera
da
letto
.
Sì
:
tutto
come
prima
.
Allora
un
dubbio
crudele
,
in
quell
'
alternativa
di
delirio
e
di
lucidità
mentale
,
lo
vinse
:
non
sapeva
più
se
,
aprendo
gli
occhi
,
vedesse
per
allucinazione
la
sua
camera
che
spirava
la
pace
consueta
,
o
se
sognasse
chiudendo
gli
occhi
e
rivedendo
,
con
lucidezza
di
percezione
ch
'
era
quasi
realtà
,
l
'
orribile
tragedia
della
mattina
.
Emise
un
gemito
,
e
subito
davanti
a
gli
occhi
si
vide
un
volto
sconosciuto
;
sentì
posarsi
una
mano
su
la
fronte
,
la
cui
pressione
lo
confortava
,
e
richiuse
gli
occhi
sospirando
,
sentendo
di
dover
rassegnarsi
a
non
comprendere
più
nulla
,
a
non
saper
che
cosa
fosse
veramente
accaduto
.
Era
fors
'
anche
sogno
quel
volto
or
ora
intraveduto
,
la
mano
che
gli
premeva
la
fronte
...
E
ricadde
nel
letargo
.
Il
dottor
Sià
si
accostò
in
punta
di
piedi
a
un
angolo
della
camera
quasi
al
bujo
,
dove
Adriana
vegliava
nascosta
.
-
Forse
è
meglio
,
-
le
disse
sottovoce
,
-
che
si
mandi
per
il
dottor
Vocalòpulo
.
La
febbre
cresce
e
l
'
aspetto
non
mi
...
S
'
interruppe
;
le
domandò
:
-
Vuol
vederlo
?
Adriana
fece
segno
di
no
col
capo
,
angosciata
.
Poi
,
sentendo
di
non
poter
trattenere
un
empito
improvviso
di
pianto
,
balzò
in
piedi
e
scappò
via
dalla
camera
.
Il
dottor
Sià
richiuse
,
cauto
,
l
'
uscio
per
impedire
che
giungesse
all
'
orecchio
del
morente
il
pianto
convulso
della
moglie
;
poi
tolse
dal
petto
di
lui
la
vescica
,
ne
vuotò
l
'
acqua
e
,
riempitala
novamente
di
pezzetti
di
ghiaccio
,
la
ripose
su
la
fasciatura
al
posto
della
ferita
.
-
Ecco
fatto
.
Osservò
quindi
di
nuovo
,
a
lungo
,
il
volto
del
giacente
,
ne
ascoltò
la
respirazione
affannosa
;
poi
,
non
avendo
altro
da
fare
,
e
come
se
per
lui
bastasse
l
'
aver
provveduto
al
ghiaccio
e
l
'
aver
fatto
quelle
osservazioni
,
ritornò
al
proprio
posto
,
alla
poltrona
,
dall
'
altra
parte
del
letto
.
Lì
,
con
gli
occhi
chiusi
,
godeva
di
lasciarsi
prendere
a
mano
a
mano
dal
sonno
,
spegnendo
gradatamente
in
sé
la
volontà
di
resistervi
,
fino
al
punto
estremo
in
cui
il
capo
gli
dava
un
crollo
:
schiudeva
allora
gli
occhi
e
tornava
da
capo
ad
abbandonarsi
a
quella
voluttà
proibita
,
che
quasi
lo
inebriava
.
VI
.
Le
complicazioni
temute
dal
dottor
Vocalòpulo
si
verificarono
pur
troppo
:
prima
e
più
grave
fra
tutte
,
l
'
infiammazione
polmonare
,
che
cagionava
quell
'
altissima
febbre
.
Senza
alcuna
preoccupazione
estranea
alla
scienza
,
di
cui
era
fervidamente
appassionato
,
il
dottor
Vocalòpulo
raddoppiò
lo
zelo
,
come
se
si
fosse
fatta
una
fissazione
di
salvare
a
ogni
costo
quel
moribondo
.
Negli
infermi
sotto
la
sua
cura
egli
non
vedeva
uomini
ma
casi
da
studiare
:
un
bel
caso
,
un
caso
strano
,
un
caso
mediocre
o
comune
;
quasi
che
le
infermità
umane
dovessero
servire
per
gli
esperimenti
della
scienza
,
e
non
la
scienza
per
le
infermità
.
Un
caso
grave
e
complicato
lo
interessava
sempre
a
quel
modo
;
ed
egli
allora
non
sapeva
staccare
più
il
pensiero
dal
malato
:
metteva
in
pratica
le
più
recenti
esperienze
delle
primarie
cliniche
del
mondo
,
di
cui
consultava
scrupolosamente
i
bollettini
,
le
rassegne
e
le
minute
esposizioni
dei
tentativi
,
degli
espedienti
dei
più
grandi
luminari
della
scienza
medica
,
e
spesso
adottava
le
cure
più
arrischiate
con
fermo
coraggio
,
con
fiducia
incrollabile
.
Si
era
costituita
così
una
grande
reputazione
.
Ogni
anno
faceva
un
viaggio
e
ritornava
entusiasta
degli
esperimenti
a
cui
aveva
assistito
,
soddisfatto
di
qualche
nuova
cognizione
appresa
,
provvisto
di
nuovi
e
più
perfezionati
strumenti
chirurgici
,
che
disponeva
-
dopo
averne
studiato
minutamente
il
congegno
e
averli
ripuliti
con
la
massima
cura
-
entro
l
'
armamentario
di
cristallo
,
che
aveva
la
forma
di
un
'
urna
,
lì
,
in
mezzo
al
camerone
da
studio
,
e
,
chiusi
,
li
contemplava
ancora
,
stropicciandosi
le
mani
solide
,
sempre
fredde
,
o
stirandosi
con
due
dita
il
naso
armato
di
quel
pajo
di
lenti
fortissime
,
che
accrescevano
la
rigidezza
austera
del
suo
volto
pallido
,
lungo
,
equino
.
Attorno
al
letto
del
Corsi
condusse
alcuni
suoi
colleghi
,
a
studiare
,
a
discutere
;
spiegò
tutti
i
suoi
tentativi
,
l
'
uno
più
nuovo
e
più
ingegnoso
dell
'
altro
,
finora
però
riusciti
vani
.
Il
ferito
,
sotto
quell
'
altissima
febbre
,
restava
in
uno
stato
quasi
letargico
,
interrotto
tuttavia
da
certe
crisi
di
smania
delirante
,
nelle
quali
,
più
d
'
una
volta
,
eludendo
la
vigilanza
,
aveva
finanche
tentato
di
disfare
la
fasciatura
.
Di
questo
«
fenomeno
»
il
Vocalòpulo
non
si
era
curato
più
di
tanto
;
gli
era
bastato
di
raccomandare
al
dottor
Sià
maggiore
attenzione
.
Aveva
potuto
,
per
mezzo
della
radiografia
,
estrarre
il
projettile
di
sotto
l
'
ascella
,
aveva
rischiosamente
applicato
i
lenzuoli
freddi
per
abbassare
la
temperatura
.
E
finalmente
c
'
era
riuscito
!
La
febbre
era
abbassata
,
l
'
infiammazione
polmonare
era
vinta
,
il
pericolo
quasi
superato
.
Nessun
compenso
materiale
avrebbe
potuto
uguagliare
la
soddisfazione
morale
del
dottor
Vocalòpulo
.
Era
raggiante
;
e
il
dottor
Sià
con
lui
,
per
riflesso
.
-
Collega
,
collega
,
qua
la
mano
!
Questo
si
chiama
vincere
.
Il
Sià
gli
rispondeva
con
una
sola
parola
:
-
Miracoloso
!
Ora
la
primavera
imminente
avrebbe
senza
dubbio
affrettato
la
convalescenza
.
Già
l
'
infermo
cominciava
a
risentirsi
un
po
'
,
a
uscir
dallo
stato
d
'
incoscienza
in
cui
s
'
era
mantenuto
per
tanti
giorni
.
Ma
non
sapeva
ancora
,
non
sospettava
neppure
,
come
si
fosse
ridotto
.
Una
mattina
,
si
provò
a
sollevare
le
mani
dal
letto
,
per
guardarsele
e
,
nel
veder
le
dita
esangui
tremolare
,
sorrise
.
Si
sentiva
ancora
come
nel
vuoto
,
in
un
vuoto
però
tranquillo
,
soave
,
di
sogno
.
Solo
qualche
minuzia
,
lì
,
nella
camera
,
gli
s
'
avvistava
di
tratto
in
tratto
:
un
fregio
dipinto
nel
soffitto
,
la
peluria
verde
della
coperta
di
lana
sul
letto
,
che
gli
richiamava
alla
memoria
i
fili
d
'
erba
d
'
un
prato
o
d
'
una
ajuola
;
e
vi
concentrava
tutta
l
'
attenzione
,
beato
;
poi
,
prima
di
stancarsene
,
richiudeva
gli
occhi
e
provava
un
dolce
smarrimento
d
'
ebbrezza
,
vaneggiava
in
una
delizia
ineffabile
.
Tutto
,
tutto
era
finito
;
la
vita
ricominciava
adesso
...
Ma
non
era
forse
rimasta
sospesa
anche
per
gli
altri
?
No
,
no
:
ecco
:
un
rumor
di
vettura
...
Fuori
,
per
le
vie
,
la
vita
in
tutto
quel
tempo
aveva
seguito
il
suo
corso
...
Provò
come
una
vellicazione
irritante
al
ventre
,
a
questo
pensiero
che
oscuramente
lo
contrariava
;
e
si
rimise
a
guardar
la
calugine
verde
della
coperta
,
dove
gli
pareva
di
veder
la
campagna
:
qua
la
vita
,
sì
,
ricominciava
veramente
,
con
tutti
quei
fili
d
'
erba
...
E
anche
così
per
lui
ricominciava
...
Nuovo
,
tutto
nuovo
,
egli
si
sarebbe
riaffacciato
alla
vita
...
Un
po
'
d
'
aria
fresca
!
Ah
,
se
il
medico
avesse
voluto
aprirgli
un
tantino
la
finestra
...
-
Dottore
,
-
chiamò
;
e
la
sua
stessa
voce
gli
fece
una
strana
impressione
.
Ma
nessuno
rispose
.
Si
provò
a
guardar
nella
camera
.
Nessuno
...
Come
mai
?
Dov
'
era
?
-
Adriana
!
Adriana
!
-
Un
'
angosciosa
tenerezza
per
la
moglie
lo
vinse
;
e
si
mise
a
piangere
come
un
bambino
,
nel
desiderio
cocente
di
buttarle
le
braccia
al
collo
e
stringersela
forte
,
forte
al
petto
...
Chiamò
di
nuovo
,
nel
dolce
pianto
:
-
Adriana
!
Adriana
!
...
Dottore
!
Nessuno
sentiva
?
Sgomento
,
allora
,
soffocato
,
stese
un
braccio
al
campanello
sul
comodino
;
ma
avvertì
subito
un
'
acuta
trafittura
interna
,
che
lo
tenne
un
tratto
quasi
senza
respiro
,
col
volto
pallido
,
contratto
dallo
spasimo
;
poi
sonò
,
sonò
furiosamente
.
Accorse
,
con
la
sua
aria
spiritata
,
il
dottor
Sià
:
-
Eccomi
!
Che
abbiamo
,
signor
Tommaso
?
-
Solo
!
Mi
hanno
lasciato
solo
...
-
Ebbene
?
E
perché
codesta
agitazione
?
Eccomi
qua
.
-
No
.
Adriana
!
Mi
chiami
Adriana
...
Dov
'
è
?
Voglio
vederla
.
Comandava
ora
,
eh
?
Il
dottor
Sià
fece
un
viso
lungo
lungo
e
piegò
il
capo
da
un
lato
:
-
Così
,
no
!
Se
non
si
calma
,
no
.
-
Voglio
veder
mia
moglie
!
-
replicò
egli
stizzito
,
imperioso
.
-
Può
proibirmelo
lei
?
Il
Sià
sorrise
,
perplesso
:
-
Ecco
...
vorrei
che
...
No
no
,
si
stia
zitto
:
vado
a
chiamargliela
.
Non
ce
ne
fu
bisogno
.
Adriana
era
dietro
l
'
uscio
:
si
asciugò
in
fretta
le
lagrime
,
accorse
,
si
buttò
singhiozzando
tra
le
braccia
del
marito
,
come
in
un
abisso
d
'
amore
e
di
disperazione
.
Egli
non
provò
dapprima
che
la
gioja
di
tenersi
così
stretta
quella
sua
adorata
,
il
cui
calore
,
l
'
odor
dei
capelli
,
lo
inebriavano
.
Quanto
,
quanto
,
quanto
la
amava
...
Ma
,
a
un
tratto
,
la
sentì
singhiozzare
.
Si
provò
a
sollevarle
con
tutt
'
e
due
le
mani
il
capo
che
si
affondava
su
lui
;
non
ne
ebbe
la
forza
,
e
si
volse
,
stordito
,
al
dottor
Sià
.
Questi
accorse
e
costrinse
la
signora
a
strapparsi
dal
letto
;
la
condusse
,
sorreggendola
in
quella
crisi
violenta
di
pianto
,
fuori
della
camera
;
poi
ritornò
presso
il
convalescente
.
-
Perché
?
-
domandò
il
Corsi
,
sconvolto
.
Un
pensiero
gli
attraversò
la
mente
,
in
un
baleno
.
Senza
badare
alla
risposta
del
medico
,
il
Corsi
richiuse
gli
occhi
,
trafitto
.
«
Non
mi
perdona
»
pensò
.
VII
.
Alle
notizie
di
miglioramento
,
di
prossima
guarigione
era
cresciuta
la
sorveglianza
alla
casa
del
ferito
.
Il
dottor
Vocalòpulo
,
temendo
che
l
'
autorità
giudiziaria
desse
intempestivamente
l
'
ordine
che
fosse
tradotto
in
carcere
,
pensò
di
recarsi
da
un
avvocato
amico
suo
e
del
Corsi
,
e
a
cui
il
Corsi
certamente
avrebbe
affidato
la
sua
difesa
,
per
pregarlo
di
andare
insieme
dal
questore
a
impegnar
la
loro
parola
,
che
l
'
infermo
non
avrebbe
in
alcun
modo
tentato
di
sottrarsi
alla
giustizia
.
L
'
avvocato
Camillo
Cimetta
accettò
l
'
invito
.
Era
un
uomo
sui
sessant
'
anni
,
smilzo
,
altissimo
di
statura
,
tutto
gambe
.
Gli
spiccavano
stranamente
nel
volto
squallido
,
giallognolo
,
malaticcio
,
gli
occhietti
neri
,
acuti
,
d
'
una
vivacità
straordinaria
.
Dotto
più
di
filosofia
che
di
legge
,
scettico
,
oppresso
dalla
noja
della
vita
,
stanco
delle
amarezze
che
essa
gli
aveva
procacciate
,
non
aveva
mai
posto
alcun
impegno
a
guadagnarsi
la
grandissima
fama
di
cui
godeva
e
che
gli
aveva
procurato
una
ricchezza
di
cui
non
sapeva
più
che
farsi
.
La
moglie
,
donna
bellissima
,
insensibile
,
dispotica
,
che
lo
aveva
torturato
per
tanti
anni
,
gli
s
'
era
uccisa
per
neurastenia
;
l
'
unica
figliuola
gli
era
fuggita
di
casa
con
un
misero
scritturale
del
suo
studio
ed
era
morta
soprapparto
,
dopo
aver
sofferto
un
anno
di
maltrattamenti
dal
marito
indegno
.
Era
rimasto
solo
,
senza
più
scopo
nella
vita
,
e
aveva
rifiutato
ogni
carica
onorifica
,
la
soddisfazione
di
far
valere
le
sue
doti
non
comuni
in
una
grande
città
.
E
mentre
i
suoi
colleghi
si
presentavano
al
banco
dell
'
accusa
o
della
difesa
armati
di
cavilli
,
abbottati
di
procedura
,
o
si
empivano
la
bocca
di
paroloni
altisonanti
,
egli
,
che
non
poteva
soffrire
la
toga
che
l
'
usciere
gli
poneva
su
le
spalle
,
si
alzava
con
le
mani
in
tasca
e
si
metteva
a
parlare
ai
giurati
,
ai
giudici
,
con
la
massima
naturalezza
,
alla
buona
,
cercando
di
presentare
con
la
maggiore
evidenza
possibile
qualche
pensiero
che
potesse
logicamente
far
loro
impressione
;
distruggeva
con
irresistibile
arguzia
le
magnifiche
architetture
oratorie
de
'
suoi
avversarii
,
e
riusciva
così
talvolta
ad
abbattere
i
confini
formalistici
del
tristo
ambiente
giudiziario
,
perché
un
'
aura
di
vita
vi
spirasse
,
vi
passasse
un
soffio
doloroso
di
umanità
,
di
pietà
fraterna
,
oltre
e
sopra
la
legge
,
per
l
'
uomo
nato
a
soffrire
,
a
errare
.
Ottenuta
dal
questore
la
promessa
che
la
traduzione
in
carcere
non
sarebbe
avvenuta
se
non
dopo
il
consenso
del
medico
,
egli
e
il
dottor
Vocalòpulo
si
recarono
insieme
alla
casa
del
Corsi
.
In
pochi
giorni
Adriana
si
era
cangiata
così
,
che
non
pareva
più
lei
.
-
Eccole
,
signora
,
il
nostro
caro
avvocato
,
-
le
disse
il
Vocalòpulo
.
-
Sarà
meglio
preparare
a
poco
a
poco
il
convalescente
alla
dura
necessità
...
-
E
come
,
dottore
?
-
esclamò
Adriana
.
-
Pare
che
egli
non
ne
abbia
ancora
il
più
lontano
sospetto
.
È
come
un
fanciullo
...
si
commuove
per
ogni
nonnulla
...
Giusto
questa
mattina
mi
diceva
che
,
appena
in
grado
di
muoversi
,
vuole
andare
in
campagna
,
in
villeggiatura
per
un
mese
...
Il
Vocalòpulo
sospirò
,
stirandosi
al
solito
il
naso
.
Stette
un
po
'
a
pensare
,
poi
disse
:
-
Aspettiamo
qualche
altro
giorno
.
Intanto
facciamogli
vedere
l
'
avvocato
.
Non
è
possibile
che
il
pensiero
della
punizione
non
gli
si
affacci
.
-
E
lei
crede
,
avvocato
,
-
domandò
Adriana
,
-
crede
che
sarà
grave
?
Il
Cimetta
chiuse
gli
occhi
,
aprì
le
braccia
.
Gli
occhi
di
Adriana
si
riempirono
di
lagrime
.
Giunse
,
in
quella
,
dall
'
altra
stanza
la
voce
dell
'
infermo
.
Subito
Adriana
accorse
.
-
Mi
permettano
!
Tommaso
le
tendeva
le
braccia
dal
letto
.
Ma
appena
le
vide
gli
occhi
rossi
di
pianto
,
le
prese
un
braccio
e
,
nascondendovi
il
volto
,
le
disse
:
-
Ancora
,
dunque
?
non
mi
perdoni
ancora
?
Adriana
strinse
le
labbra
tremanti
,
mentre
nuove
lagrime
le
sgorgavano
dagli
occhi
;
e
non
trovò
in
prima
la
voce
per
rispondergli
.
-
No
?
-
insistette
egli
,
senza
scoprire
il
volto
.
-
Io
sì
,
-
rispose
Adriana
,
angosciata
,
timidamente
.
-
E
allora
?
-
ripigliò
il
Corsi
,
guardandola
negli
occhi
lagrimosi
.
Le
prese
il
volto
tra
le
mani
,
e
aggiunse
:
-
Lo
comprendi
,
lo
senti
,
è
vero
?
che
tu
mai
,
mai
,
nel
mio
cuore
,
nel
mio
pensiero
,
non
sei
venuta
mai
meno
,
tu
santa
mia
,
amore
,
amore
mio
...
Adriana
gli
carezzò
lievemente
i
capelli
.
-
È
stata
un
'
infamia
!
-
riprese
egli
.
-
Sì
,
è
bene
,
è
bene
che
te
lo
dica
,
per
togliere
ogni
nube
fra
noi
.
Un
'
infamia
sorprendermi
in
quel
momento
vergognoso
,
di
stupido
ozio
...
Tu
lo
comprendi
,
se
mi
hai
perdonato
!
Stupido
fallo
,
che
quel
disgraziato
ha
voluto
rendere
enorme
,
tentando
d
'
uccidermi
,
capisci
?
due
volte
...
Uccider
me
,
proprio
me
,
che
dovevo
per
forza
difendermi
...
perché
...
tu
lo
comprendi
!
non
potevo
lasciarmi
uccidere
per
quella
lì
,
è
vero
?
-
Sì
,
sì
,
-
diceva
Adriana
,
piangendo
,
per
calmarlo
,
più
col
cenno
che
con
lavoce
.
-
È
vero
?
-
seguitò
egli
con
forza
.
-
Non
potevo
...
per
voi
!
Glielo
dissi
;
ma
egli
era
come
impazzito
,
tutt
'
a
un
tratto
;
m
'
era
venuto
sopra
,
con
l
'
arma
in
pugno
...
E
allora
io
,
per
forza
...
-
Sì
,
sì
,
-
ripeté
Adriana
,
ringojando
le
lagrime
.
-
Calmati
,
sì
...
Queste
cose
...
S
'
interruppe
,
vedendo
il
marito
abbandonarsi
sfinito
sui
guanciali
,
e
chiamò
forte
:
-
Dottore
!
Queste
cose
,
-
seguitò
alzandosi
e
chinandosi
sul
letto
,
premurosa
,
-
tu
le
dirai
...
le
dirai
ai
giudici
,
e
vedrai
che
...
Tommaso
Corsi
si
rizzò
improvvisamente
su
un
gomito
e
guardò
fiso
il
dottore
e
il
Cimetta
che
gli
si
facevano
incontro
.
-
Ma
io
,
-
disse
,
-
eh
già
...
il
processo
...
Allividì
.
Ricadde
sul
letto
,
annichilito
.
-
Formalità
...
-
si
lasciò
cadere
dalle
labbra
il
Vocalòpulo
,
accostandosi
di
più
al
letto
.
-
E
quale
altra
punizione
,
-
fece
il
Corsi
,
quasi
tra
sé
,
guardando
il
soffitto
con
gli
occhi
sbarrati
,
-
quale
altra
punizione
maggiore
di
quella
che
mi
son
data
io
,
con
le
mie
mani
?
Il
Cimetta
trasse
una
mano
dalla
tasca
e
agitò
l
'
indice
in
segno
negativo
.
-
Non
conta
?
-
domandò
il
Corsi
.
-
E
allora
?
...
-
si
provò
a
replicare
;
ma
si
riprese
:
-
Eh
già
!
Sì
,
sì
...
Ci
credi
?
Mi
pareva
che
tutto
fosse
finito
...
Adriana
!
-
chiamò
,
e
le
buttò
di
nuovo
le
braccia
al
collo
.
-
Adriana
!
Sono
perduto
!
Il
Cimetta
,
commosso
,
tentennò
a
lungo
il
capo
,
poi
sbuffò
:
-
E
perché
?
per
una
minchioneria
di
passata
.
Sarà
difficile
,
difficilissimo
,
caro
dottore
,
farne
capace
quella
rispettabile
istituzione
che
si
chiama
giuria
.
Non
tanto
,
vedete
,
per
il
fatto
in
sé
,
quanto
perché
si
tratta
d
'
un
sostituto
procuratore
del
re
.
Se
fosse
almeno
possibile
dimostrare
che
delle
corna
precedenti
il
poveretto
s
'
era
già
accorto
!
Ma
i
mezzi
?
Un
morto
non
si
può
chiamare
a
giurare
su
la
sua
parola
d
'
onore
...
L
'
onore
dei
morti
se
lo
mangiano
i
vermi
.
Che
valore
può
avere
l
'
induzione
contro
la
prova
di
fatto
?
Del
resto
,
siamo
giusti
:
su
la
propria
testa
ciascuno
è
padrone
di
accoglier
quelle
corna
che
gli
garbano
.
Le
tue
,
caro
Tommaso
,
è
chiaro
,
non
le
volle
.
Tu
dici
:
«
Ma
potevo
lasciarmi
uccidere
da
lui
?
»
.
No
.
Ma
se
volevi
rispettato
questo
diritto
di
non
aver
tolta
la
vita
,
non
dovevi
andare
a
prendergli
la
moglie
,
quella
bertuccia
vestita
!
Così
facendo
,
-
bada
,
io
vedo
adesso
le
ragioni
dell
'
accusa
,
-
tu
stesso
hai
derogato
al
tuo
diritto
,
ti
sei
esposto
al
rischio
,
e
non
dovevi
perciò
reagire
.
Capisci
?
Due
falli
.
Del
primo
,
dell
'
adulterio
,
dovevi
lasciarti
punire
da
lui
,
dal
marito
offeso
;
e
tu
invece
l
'
hai
ucciso
...
-
Per
forza
!
-
gridò
il
Corsi
,
levando
il
volto
rabbiosamente
contratto
.
-
Istintivamente
!
Per
non
farmi
uccidere
!
-
Ma
subito
dopo
,
invece
,
-
rimbeccò
il
Cimetta
-
hai
tentato
di
ucciderti
con
le
tue
mani
.
-
E
non
deve
bastare
?
Il
Cimetta
sorrise
.
-
Non
può
bastare
.
È
anzi
a
tuo
danno
,
caro
mio
!
Perché
,
tentando
d
'
ucciderti
,
hai
implicitamente
riconosciuto
il
tuo
fallo
.
-
Sì
!
E
mi
sono
punito
!
-
No
,
caro
,
-
disse
con
calma
il
Cimetta
.
-
Hai
tentato
di
sottrarti
alla
pena
.
-
Ma
togliendomi
la
vita
!
-
esclamò
,
infiammato
,
il
Corsi
.
-
Che
potevo
fare
di
più
?
Il
Cimetta
si
strinse
nelle
spalle
,
e
disse
:
-
Avresti
dovuto
morire
.
Non
essendo
morto
...
-
Ma
sarei
morto
,
-
riprese
il
Corsi
,
allontanando
la
moglie
e
additando
fieramente
il
dottor
Vocalòpulo
,
-
sarei
morto
,
se
lui
non
avesse
fatto
di
tutto
per
salvarmi
!
-
Come
...
io
?
-
balbettò
il
Vocalòpulo
,
tirato
in
ballo
quando
meno
se
l
'
aspettava
.
-
Voi
!
Sì
.
Per
forza
!
Io
non
volevo
le
vostre
cure
.
Per
forza
avete
voluto
prodigarmele
,
ridarmi
la
vita
.
E
perché
,
dunque
,
se
ora
...
-
Con
calma
,
con
calma
...
-
disse
il
Vocalòpulo
,
sorridendo
nervosamente
a
fior
di
labbra
,
costernato
.
-
Vi
fate
male
,
agitandovi
così
...
-
Grazie
,
dottore
!
Quanta
premura
...
-
sghignò
il
Corsi
.
-
Vi
sta
tanto
a
cuore
l
'
avermi
salvato
?
Ma
senti
,
Cimetta
,
senti
!
Io
voglio
ragionare
.
M
'
ero
ucciso
.
Viene
un
dottore
,
codesto
nostro
dottore
.
Mi
salva
.
Con
qual
diritto
mi
salva
?
con
qual
diritto
mi
ridà
la
vita
ch
'
io
m
'
ero
tolta
,
se
non
poteva
farmi
rivivere
per
le
mie
creaturine
,
se
sapeva
ciò
che
m
'
aspettava
?
Il
Vocalòpulo
tornò
a
sorridere
nervosamente
,
intorbidandosi
in
volto
.
-
Dopo
tutto
,
-
disse
,
-
è
un
bel
modo
di
ringraziarmi
,
codesto
.
Che
dovevo
fare
?
-
Ma
lasciarmi
morire
!
-
proruppe
il
Corsi
,
-
se
non
avevate
il
diritto
di
sottrarmi
alla
pena
ch
'
io
m
'
ero
data
,
molto
maggiore
del
mio
fallo
!
Non
c
'
è
più
pena
di
morte
;
e
io
sarei
morto
,
senza
di
voi
.
Ora
come
faccio
io
?
Di
che
debbo
ringraziarvi
?
-
Ma
noi
medici
,
scusate
,
-
rispose
,
smarrito
,
il
Vocalòpulo
,
-
noi
medici
non
abbiamo
di
questi
diritti
:
noi
medici
abbiamo
il
dovere
della
nostra
professione
.
E
me
n
'
appello
all
'
avvocato
qua
presente
.
-
E
in
che
differisce
,
allora
,
-
domandò
con
amaro
scherno
il
Corsi
,
-
codesto
vostro
dovere
da
quello
d
'
un
aguzzino
?
-
Oh
insomma
!
-
esclamò
,
scrollandosi
tutto
,
il
Vocalòpulo
,
-
vorreste
che
un
medico
passasse
sopra
la
legge
?
-
Ah
,
bene
!
Voi
dunque
la
legge
avete
servito
,
-
riprese
il
Corsi
,
con
foga
rabbiosa
.
-
La
legge
;
non
me
,
poveretto
...
Mi
ero
tolta
la
vita
;
voi
me
l
'
avete
ridata
a
forza
.
Tre
,
quattro
volte
tentai
di
strapparmi
le
fasce
.
Voi
avete
fatto
di
tutto
per
salvarmi
,
per
ridarmi
la
vita
.
E
perché
?
Perché
la
legge
,
ora
,
di
nuovo
me
la
ritolga
,
e
in
un
modo
più
crudele
.
Ecco
:
a
questo
,
dottore
,
vi
ha
condotto
il
dovere
della
vostra
professione
.
E
non
è
un
'
ingiustizia
?
-
Ma
,
scusa
,
-
si
provò
a
interloquire
il
Cimetta
,
-
del
male
che
hai
fatto
...
-
Mi
sono
lavato
,
col
mio
sangue
!
-
compì
subito
la
frase
il
Corsi
,
tutto
acceso
e
vibrante
.
Io
sono
un
altro
,
ora
!
Io
sono
rinato
!
Come
posso
restar
sospeso
a
un
solo
momento
di
quell
'
altra
mia
vita
che
non
esiste
più
per
me
?
sospeso
,
agganciato
a
quel
momento
,
come
se
esso
rappresentasse
tutta
la
mia
esistenza
,
come
se
io
non
fossi
mai
vissuto
per
altro
?
E
la
mia
famiglia
?
mia
moglie
?
i
miei
figli
,
a
cui
devo
dare
il
pane
,
la
riuscita
?
Ma
come
!
come
!
Che
volete
di
più
?
Non
avete
voluto
che
morissi
...
E
allora
perché
?
Per
vendetta
?
Contro
uno
che
s
'
era
ucciso
...
-
Ma
che
pure
ha
ucciso
!
-
ribatté
forte
il
Cimetta
.
-
Trascinato
!
-
rispose
;
pronto
,
il
Corsi
.
-
E
il
rimorso
di
quel
momento
io
me
lo
son
tolto
;
in
un
'
ora
,
io
scontai
il
mio
fallo
;
in
un
'
ora
che
poteva
esser
lunga
quanto
l
'
eternità
.
Ora
non
ho
più
nulla
da
scontare
,
io
!
Questa
è
un
'
altra
vita
per
me
,
che
m
'
è
stata
ridata
.
Debbo
rimettermi
a
vivere
per
la
mia
famiglia
,
debbo
rimettermi
a
lavorare
per
i
miei
figliuoli
.
M
'
avete
ridato
la
vita
per
mandarmi
in
galera
?
E
non
è
un
atroce
delitto
,
questo
?
E
che
giustizia
può
esser
quella
che
punisce
a
freddo
un
uomo
ormai
privo
di
rimorsi
?
come
starò
io
in
un
reclusorio
a
scontare
un
delitto
che
non
ho
pensato
di
commettere
,
che
non
avrei
mai
commesso
,
se
non
vi
fossi
stato
trascinato
;
mentre
,
meditatamente
,
ora
,
a
freddo
,
coloro
che
approfitteranno
della
vostra
scienza
,
dottore
,
la
quale
mi
ha
tenuto
per
forza
in
vita
solo
per
farmi
condannare
,
commetteranno
il
delitto
più
atroce
,
quello
di
farmi
abbrutire
in
un
ozio
infame
,
e
di
fare
abbrutire
nei
vizii
della
miseria
e
nell
'
ignominia
i
miei
figliuoli
innocenti
?
Con
quale
diritto
?
Si
rizzò
sul
busto
,
sospinto
da
una
rabbia
che
il
sentimento
della
propria
impotenza
rendeva
feroce
:
cacciò
un
urlo
e
s
'
afferrò
con
le
dita
artigliate
la
fascia
e
se
la
stracciò
;
poi
si
riversò
bocconi
sul
letto
,
convulso
;
tentò
di
scoppiare
in
singhiozzi
,
ma
non
poté
.
Nella
vanità
di
quello
sforzo
tremendo
,
rimase
un
tratto
stordito
,
come
in
un
vuoto
strano
,
in
un
attonimento
spaventevole
.
Diventò
cadaverico
nel
volto
segnato
dallo
strappo
recente
delle
dita
.
Adriana
spaventata
,
accorse
;
gli
sollevò
prima
il
capo
,
poi
,
ajutata
dal
Cimetta
;
si
provò
a
rialzarlo
,
ma
ritrasse
subito
le
mani
con
un
grido
di
ribrezzo
e
di
terrore
:
la
camicia
,
sul
petto
,
era
zuppa
di
sangue
.
-
Dottore
!
Dottore
!
-
Gli
s
'
è
riaperta
la
ferita
!
-
esclamò
il
Cimetta
.
Il
dottor
Vocalòpulo
sbarrò
gli
occhi
,
impallidì
,
allibito
.
-
La
ferita
?
E
,
istintivamente
,
s
'
appressò
al
letto
.
Ma
il
Corsi
lo
arrestò
d
'
un
subito
,
con
gli
occhi
invetrati
.
-
Ha
ragione
,
-
disse
allora
il
dottore
,
lasciandosi
cader
le
braccia
.
-
Hanno
sentito
?
Io
non
posso
,
non
debbo
...
PARI
Bartolo
Barbi
e
Guido
Pagliocco
,
entrati
insieme
per
concorso
al
Ministero
dei
Lavori
Pubblici
da
vice
-
segretarii
,
promossi
poi
a
un
tempo
segretarii
di
terza
e
poi
di
seconda
e
poi
di
prima
classe
,
erano
divenuti
,
dopo
tanti
anni
di
vita
comune
,
indivisibili
amici
.
Abitavano
insieme
,
in
due
camere
ammobiliate
al
Babuino
.
Per
grazia
particolare
della
vecchia
padrona
di
casa
,
che
si
lodava
tanto
di
loro
,
avevano
anche
il
salottino
a
disposizione
,
ove
solevano
passar
le
sere
,
quando
-
sempre
d
'
accordo
-
stabilivano
di
non
andare
a
teatro
o
a
qualche
caffè
-
concerto
.
Giocavano
a
dadi
o
a
scacchi
o
a
dama
,
intramezzando
alle
partite
pacate
e
sennate
conversazioncine
o
sui
superiori
o
sui
compagni
d
'
ufficio
o
su
le
Questioni
politiche
del
momento
o
anche
su
le
arti
belle
,
di
cui
si
reputavano
con
una
certa
soddisfazione
estimatori
non
volgari
.
Ogni
giorno
,
di
fatti
,
passando
e
ripassando
per
via
del
Babuino
,
si
indugiavano
in
lunghe
contemplazioni
o
in
accigliate
meditazioni
innanzi
alle
vetrine
degli
antiquarii
e
dei
negozianti
d
'
arte
moderna
;
e
Bartolo
Barbi
,
ch
'
era
molto
perito
in
tutto
ciò
che
si
riferiva
alle
gerarchie
,
sia
quella
ecclesiastica
,
sia
quella
militare
,
sia
quella
burocratica
,
e
a
gli
usi
e
ai
costumi
,
si
scialava
a
dar
di
bestia
a
certi
pittori
che
,
nei
soliti
quadretti
di
genere
,
osavano
raffigurar
cardinali
con
paramenti
addirittura
spropositati
.
Era
molto
caro
ai
due
amici
quel
salottino
raccolto
,
dai
mobili
d
'
antica
foggia
,
consunti
a
furia
di
tenerli
puliti
.
Il
vecchio
finto
tappeto
persiano
era
qua
e
là
ragnato
;
le
tende
turche
,
all
'
uscio
e
alla
finestra
,
erano
un
po
'
scolorite
come
la
carta
da
parato
,
come
i
fiori
di
pezza
su
la
mensola
e
l
'
ombrellino
giapponese
,
aperto
e
sospeso
a
un
angolo
.
Qualche
piccolo
intaglio
s
'
era
scollato
dai
tanti
porta
-
ritratti
e
porta
-
carte
appesi
alle
pareti
,
eseguiti
in
casa
,
a
traforo
,
dai
due
amici
nei
primi
anni
della
loro
convivenza
.
Fin
su
l
'
orlo
di
quell
'
ombrellino
giapponese
,
intanto
,
all
'
insaputa
dei
due
amici
,
veniva
a
quando
a
quando
,
zitto
zitto
,
un
grosso
ragno
nero
;
stava
lì
un
pezzo
come
a
spiare
misteriosamente
ciò
che
essi
facevano
,
ciò
che
essi
dicevano
;
poi
si
ritraeva
.
Dentro
l
'
ombrellino
giapponese
era
tessuta
tutt
'
intorno
al
fusto
un
'
ampia
tela
finissima
e
polverosa
.
Forse
quel
ragno
misterioso
ne
aveva
tratto
la
materia
,
a
filo
a
filo
,
dalla
vita
de
'
due
amici
,
dai
loro
giorni
sempre
uguali
,
dai
loro
savii
discorsi
,
tradotti
pazientemente
in
quella
sua
sottilissima
bava
seguace
.
Né
essi
né
la
vecchia
padrona
di
casa
ne
avevano
il
più
lontano
sospetto
.
Di
tanto
in
tanto
Barbi
e
Pagliocco
pensavano
con
rammarico
che
fra
qualche
anno
sarebbero
stati
costretti
a
lasciar
quella
casa
,
quel
caro
salottino
.
Aspettavano
dal
paese
i
loro
due
fratelli
minori
,
che
dovevano
intraprendere
a
Roma
sotto
la
loro
vigilanza
gli
studii
universitarii
;
e
in
quella
casa
non
ci
sarebbe
stato
posto
per
tutti
e
quattro
.
Avrebbero
affittato
allora
un
quartierino
;
lo
avrebbero
ammobiliato
modestamente
per
conto
loro
e
avrebbero
preso
una
vecchia
serva
per
la
pulizia
e
la
cucina
.
Vecchia
la
serva
,
perché
i
due
giovanottini
di
primo
pelo
...
eh
,
non
si
sa
mai
!
prudenza
ci
voleva
!
Per
loro
due
non
ci
sarebbe
stato
più
pericolo
.
Ogni
mattina
erano
in
piedi
,
puntuali
,
alla
stess
'
ora
;
uscivano
insieme
a
prendere
il
caffè
;
entravano
insieme
al
Ministero
,
dove
lavoravano
nella
stessa
stanza
l
'
uno
di
fronte
all
'
altro
;
a
mezzogiorno
andavano
a
desinare
alla
stessa
trattoria
;
e
insomma
,
come
appajati
sotto
il
medesimo
giogo
,
conducevano
una
vita
affatto
uguale
,
dignitosa
,
metodica
per
forza
,
ma
non
priva
di
qualche
onesto
svago
,
segnatamente
le
domeniche
.
Quantunque
si
servissero
dallo
stesso
sarto
,
pagato
puntualmente
a
tanto
al
mese
,
non
vestivano
allo
stesso
modo
.
Spesso
Bartolo
Barbi
sceglieva
la
stoffa
per
l
'
abito
di
Guido
Pagliocco
e
viceversa
;
giudiziosamente
;
perché
sapevano
bene
quale
sarebbe
stata
più
adatta
all
'
uno
,
quale
all
'
altro
.
Non
erano
già
come
due
gocce
d
'
acqua
in
tutto
.
Bartolo
Barbi
era
alto
di
statura
e
magro
,
di
scarso
pelo
rossiccio
,
pallido
in
volto
e
lentigginoso
,
lungo
di
braccia
,
un
po
'
dinoccolato
:
presentava
da
lontano
nella
faccia
quattro
fori
e
una
caverna
:
gli
occhi
tondi
,
le
nari
aperte
e
una
bocca
enorme
,
dalle
labbra
aride
e
screpolate
.
Guido
Pagliocco
era
invece
robusto
e
sveglio
,
tozzo
,
bruno
,
bene
azzampato
,
miope
e
ricciuto
.
Si
erano
però
medesimati
nell
'
anima
,
vagheggiando
uno
stesso
tipo
ideale
,
che
s
'
ingegnavano
di
raggiungere
e
d
'
incarnare
in
due
,
ponendovi
ciascuno
dal
canto
suo
quel
tanto
che
mancava
all
'
altro
.
E
l
'
uno
amava
e
ammirava
le
speciali
facoltà
e
attitudini
dell
'
altro
,
e
lo
lasciava
fare
,
senza
tentar
mai
d
'
invaderne
il
campo
.
Subito
,
a
ogni
minima
evenienza
,
si
assegnavano
le
parti
;
riconoscevano
a
volo
se
dovesse
parlare
o
agire
l
'
uno
o
l
'
altro
;
e
di
ciò
che
l
'
uno
diceva
o
faceva
l
'
altro
rimaneva
sempre
contento
e
soddisfatto
,
come
se
meglio
non
si
fosse
potuto
né
dire
né
fare
.
Raggiunto
il
grado
di
segretarii
di
prima
classe
,
proposti
insieme
per
la
croce
di
cavaliere
,
ottenuta
questa
onorificenza
ben
meritata
,
Barbi
e
Pagliocco
furono
invitati
alle
radunanze
che
il
loro
capo
-
divisione
commendator
Cargiuri
-
Crestari
teneva
ogni
venerdì
.
I
due
amici
presero
a
frequentar
quelle
radunanze
con
la
stessa
puntualità
scrupolosa
con
cui
adempivano
ai
doveri
d
'
ufficio
,
Ma
presto
s
'
accorsero
che
la
loro
comunanza
di
vita
fraterna
correva
un
serio
pericolo
in
casa
del
commendator
Cargiuri
-
Crestari
.
Il
capo
-
divisione
e
la
moglie
,
non
avendo
proprii
figliuoli
e
figliuole
da
accasare
,
pareva
si
fossero
preso
il
compito
di
sposar
tutti
i
giovani
e
le
giovani
che
si
raccoglievano
ogni
venerdì
nel
loro
salotto
.
La
signora
,
invitando
le
vecchie
amiche
,
lasciava
intendere
con
mezzi
sorrisi
e
mezze
frasi
che
le
loro
figliuole
avrebbero
trovato
presto
marito
;
e
molte
mamme
sollecitavano
di
continuo
,
ansiosamente
,
l
'
onore
di
essere
ammesse
in
casa
di
lei
.
Ella
però
voleva
essere
lasciata
libera
nella
scelta
,
voleva
che
si
avesse
piena
fiducia
in
lei
,
nel
suo
tatto
,
nel
suo
intuito
,
nella
sua
esperienza
.
Guai
se
una
fanciulla
,
non
contenta
del
giovane
ch
'
ella
,
nella
sua
saggezza
,
le
aveva
destinato
,
faceva
invece
l
'
occhiolino
a
qualche
altro
!
Subito
la
signora
Cargiuri
-
Crestari
si
dava
attorno
per
dividere
questi
illeciti
ravvicinamenti
,
di
cui
si
aveva
proprio
per
male
,
ecco
,
e
lo
lasciava
intendere
in
tutti
i
modi
.
Ma
sì
,
per
male
,
perché
Dio
solo
sapeva
quanto
e
quale
studio
le
costassero
quelle
sue
combinazioni
ideali
.
Prima
di
decidere
,
prima
d
'
assegnare
a
quel
tale
giovine
quella
tal
fanciulla
,
ella
teneva
l
'
uno
e
l
'
altra
quattro
o
cinque
mesi
in
esperimento
;
li
interrogava
su
tutti
i
punti
secondo
un
formulario
prestabilito
e
segnava
in
un
taccuino
le
risposte
;
e
gusti
,
educazione
,
costumi
,
aspirazioni
,
tutto
indagava
,
pesava
tutto
.
E
se
qualche
coppia
,
messa
su
da
lei
con
tanto
scrupolo
,
faceva
alla
fine
una
cattiva
riuscita
,
non
se
ne
sapeva
proprio
dar
pace
.
Possibile
?
Ma
se
dovevano
andar
così
bene
d
'
accordo
quei
due
!
Ci
doveva
esser
sotto
certamente
qualche
malinteso
fra
loro
!
Ed
ecco
la
signora
Cargiuri
-
Crestari
affannata
,
in
continue
spedizioni
alle
case
delle
tante
coppie
messe
su
da
lei
,
per
ristabilir
l
'
accordo
,
che
non
poteva
mancare
,
diamine
!
a
chiarir
quel
malinteso
che
senza
dubbio
doveva
esser
sorto
tra
i
due
coniugi
così
bene
appajati
.
Le
vittime
designate
a
quelle
combinazioni
ideali
erano
naturalmente
gl
'
impiegati
subalterni
del
marito
.
La
promozione
a
segretario
di
prima
classe
,
la
croce
di
cavaliere
,
avevano
per
conseguenza
inevitabile
l
'
invito
ai
venerdì
del
commendatore
e
,
in
capo
a
un
anno
,
il
matrimonio
.
Il
garbo
del
capo
-
divisione
e
della
moglie
era
tanto
e
tale
,
che
riusciva
quasi
impossibile
ribellarsi
;
si
temeva
poi
il
malumore
,
l
'
astio
e
,
chi
sa
,
fors
'
anche
la
vendetta
del
superiore
.
Pei
due
amici
Barbi
e
Pagliocco
la
signora
Cargiuri
-
Crestari
non
ebbe
bisogno
né
di
studio
né
di
esame
.
Suo
marito
li
teneva
d
'
occhio
,
li
covava
da
un
pezzo
;
glien
'
aveva
tanto
parlato
,
come
di
due
paranzelle
che
presto
sarebbero
entrate
placidamente
in
porto
!
Li
aveva
già
belli
e
assegnati
in
precedenza
la
signora
Cargiuri
-
Crestari
e
,
come
sempre
,
con
intuito
meraviglioso
,
a
due
fanciulle
,
amiche
anch
'
esse
tra
loro
,
indivisibili
:
Gemma
Gandini
e
Giulia
Montà
:
quella
bionda
e
questa
bruna
:
la
bionda
a
Pagliocco
ch
'
era
bruno
,
la
bruna
a
Barbi
che
,
se
non
era
proprio
biondo
,
ci
pendeva
.
Erano
belline
tutt
'
e
due
,
e
-
già
s
'
intende
-
buone
come
la
stessa
bontà
.
Ah
,
niente
lezii
!
niente
bischenchi
!
il
commendatore
e
la
moglie
non
ammettevano
in
casa
se
non
future
mogli
per
bene
,
e
dunque
fanciulle
sagge
e
modeste
,
econome
e
massaje
.
I
giovani
potevano
fidarsene
a
occhi
chiusi
.
Magari
la
signora
Cargiuri
-
Crestari
non
badava
tanto
alle
fattezze
esteriori
,
perché
-
si
sa
-
tutto
non
si
può
avere
,
e
la
bellezza
non
è
dote
che
vada
molto
d
'
accordo
con
la
modestia
e
con
le
altre
virtù
che
a
fare
una
perfetta
moglie
si
ricercano
.
Appena
scoperta
l
'
insidia
,
i
due
amici
s
'
arrestarono
alquanto
sconcertati
.
Avevano
da
un
pezzo
non
solo
chiuso
la
porta
del
cuore
alla
donna
,
ci
avevano
anche
messo
il
catenaccio
.
Non
ne
aspettavano
più
,
neanche
in
sogno
.
Che
se
talvolta
qualche
desiderio
monello
saltava
dentro
all
'
improvviso
per
la
finestra
degli
occhi
,
subito
la
ragione
arcigna
lo
cacciava
via
a
pedate
.
Non
perché
avessero
in
odio
il
sesso
femminile
:
discorrendo
di
donne
e
di
pigliar
moglie
,
riconoscevano
anzi
,
in
astratto
,
che
lo
stato
coniugale
(
fondato
-
beninteso
-
nell
'
onestà
e
governato
dalla
pace
e
dall
'
amore
)
era
preferibile
alla
vita
da
scapolo
.
Ma
purtroppo
il
matrimonio
,
nelle
presenti
tristissime
condizioni
sociali
,
doveva
esser
considerato
come
un
lusso
,
che
pochi
solamente
potevano
concedersi
,
i
quali
poi
non
erano
i
più
adatti
a
pregiarne
i
vantaggi
.
Nelle
loro
conversazioni
serali
,
Barbi
e
Pagliocco
avevano
definito
insieme
il
feminismo
questione
essenzialmente
economica
.
Ma
sì
,
perché
le
donne
,
poverine
,
avevano
compreso
bene
la
ragione
per
cui
diventava
loro
di
giorno
in
giorno
più
difficile
trovar
marito
.
Il
veder
frustrata
la
loro
naturale
aspirazione
,
il
dover
soffocare
il
loro
smanioso
bisogno
istintivo
,
le
aveva
esasperate
e
le
faceva
un
po
'
farneticare
.
Ma
tutta
quella
loro
rivolta
ideale
contro
i
così
detti
pregiudizii
sociali
,
tutte
quelle
loro
prediche
fervorose
per
la
così
detta
emancipazione
della
donna
,
che
altro
erano
in
fondo
se
non
una
sdegnosa
mascheratura
del
bisogno
fisiologico
,
che
urlava
sotto
?
Le
donne
desiderano
gli
uomini
e
non
lo
possono
dire
;
poverine
.
E
volevano
lavorare
per
trovar
marito
,
ecco
.
Era
un
rimedio
,
questo
,
suggerito
dal
loro
naturale
buon
senso
.
Ma
,
ahimè
,
il
buon
senso
è
nemico
della
poesia
!
E
anche
questo
capivano
le
donne
:
capivano
cioè
che
una
donna
,
la
quale
lavori
come
un
uomo
,
fra
uomini
,
fuori
di
casa
,
non
è
più
considerata
dalla
maggioranza
degli
uomini
come
l
'
ideale
delle
mogli
,
e
si
ribellavano
contro
a
questo
modo
di
considerare
,
che
frustrava
il
loro
rimedio
,
e
lo
chiamavano
pregiudizio
.
Ecco
il
torto
.
Pregiudizio
il
supporre
che
la
donna
,
praticando
di
continuo
con
gli
uomini
,
si
sarebbe
alla
fine
immascolinata
troppo
?
Pregiudizio
il
prevedere
che
la
casa
,
senza
più
le
cure
assidue
,
intelligenti
,
amorose
della
donna
,
avrebbe
perduto
quella
poesia
intima
e
cara
,
che
è
la
maggiore
attrattiva
del
matrimonio
per
l
'
uomo
?
Pregiudizio
il
supporre
che
la
donna
,
cooperando
anch
'
essa
col
proprio
guadagno
al
mantenimento
della
casa
,
non
avrebbe
più
avuto
per
l
'
uomo
quella
devozione
e
quel
rispetto
,
di
cui
tanto
esso
si
compiace
?
Ingiusto
,
questo
rispetto
?
Ma
perché
allora
,
dal
canto
suo
,
voleva
esser
tanto
rispettata
la
donna
?
Via
!
via
!
Se
l
'
uomo
e
la
donna
non
erano
stati
fatti
da
natura
allo
stesso
modo
,
segno
era
che
una
cosa
deve
far
l
'
uomo
e
un
'
altra
la
donna
,
e
che
pari
dunque
non
possono
essere
.
Mai
e
poi
mai
Barbi
e
Pagliocco
avrebbero
sposato
una
donna
emancipata
,
impiegata
,
padrona
di
sé
.
Non
perché
volessero
schiava
la
moglie
,
ma
perché
tenevano
alla
loro
dignità
maschile
e
non
avrebbero
saputo
tollerare
che
questa
,
di
fronte
ai
guadagni
della
moglie
,
restasse
anche
minimamente
diminuita
.
Metter
su
casa
,
d
'
altra
parte
,
con
lo
scarso
stipendio
di
segretario
,
sarebbe
stata
una
vera
e
propria
pazzia
,
e
dunque
niente
:
non
ci
pensavano
nemmeno
.
Ben
radicati
in
queste
idee
,
i
due
amici
deliberarono
di
resistere
;
ma
,
per
timore
d
'
offendere
il
loro
capo
,
non
osarono
fuggire
;
seguitarono
a
frequentare
i
venerdì
del
commendator
Cargiuri
-
Crestari
.
In
capo
a
tre
mesi
,
il
ragno
nero
che
si
faceva
di
tratto
in
tratto
fin
su
l
'
orlo
dell
'
ombrellino
giapponese
a
spiare
i
due
amici
,
intisichì
,
diventò
come
una
spoglia
secca
,
morì
d
'
inedia
,
là
su
la
vedetta
.
I
due
amici
non
gli
avevano
dato
più
materia
per
quella
sua
bava
seguace
;
s
'
erano
anch
'
essi
immalinconiti
profondamente
;
giocavano
a
dama
svogliati
;
non
conversavano
più
tra
loro
.
Pareva
che
l
'
uno
volesse
fare
avvertire
all
'
altro
il
vuoto
di
quella
loro
esistenza
,
non
mai
prima
avvertito
.
Nessuno
dei
due
però
voleva
muovere
il
discorso
per
il
primo
.
Una
sera
,
finalmente
,
si
mossero
a
parlare
insieme
,
e
ciascuno
ripeté
le
parole
che
l
'
altro
aveva
su
la
punta
della
lingua
da
un
pezzo
,
perché
all
'
uno
e
all
'
altro
eran
venute
da
una
medesima
fonte
:
dal
commendator
Cargiuri
-
Crestari
,
il
quale
aveva
stimato
opportuno
far
loro
in
segreto
una
paternale
,
così
senza
parere
,
parlando
in
generale
dei
giovani
d
'
oggi
che
ragionano
troppo
e
sentono
poco
,
che
lasciano
languire
la
fiamma
della
vita
,
perché
han
paura
di
scottarsi
(
parlava
bene
,
poeticamente
,
alle
volte
,
il
commendatore
)
,
e
che
ci
voleva
un
po
'
di
coraggio
,
perdio
:
là
,
avanti
,
contro
alle
difficoltà
dell
'
esistenza
.
Le
signorine
Gandini
e
Montà
avevano
,
per
altro
,
una
discreta
doticina
;
erano
poi
tra
loro
da
tanti
anni
amiche
inseparabili
,
e
non
avrebbero
perciò
né
sciolto
,
né
allentato
d
'
un
punto
il
legame
che
teneva
anch
'
essi
uniti
;
e
dunque
...
E
dunque
,
giudiziosamente
,
al
solito
,
i
due
amici
stabilirono
di
prendere
a
pigione
due
appartamenti
contigui
,
per
seguitare
a
vivere
insieme
,
uniti
e
separati
a
un
tempo
.
Le
nozze
furono
fissate
per
lo
stesso
giorno
.
Ma
una
contrarietà
piuttosto
grave
minacciò
di
rompere
nel
bel
meglio
la
perfetta
identità
di
sorte
de
'
due
amici
.
La
fidanzata
di
Guido
Pagliocco
,
Gemma
Gandini
,
non
poteva
recare
in
dote
più
di
dodici
mila
lire
,
mentre
la
Montà
ne
recava
al
Barbi
venti
.
Guido
Pagliocco
piantò
i
piedi
,
risolutamente
.
Non
tanto
,
veh
,
per
il
danno
materiale
che
al
suo
contratto
di
nozze
avrebbero
arrecato
quelle
otto
mila
lire
di
meno
,
quanto
per
le
conseguenze
morali
,
che
quella
disparità
avrebbe
potuto
cagionare
,
ponendo
la
propria
sposa
in
una
condizione
alquanto
inferiore
a
quella
della
Montà
.
Pari
in
tutto
,
anche
le
doti
dovevano
esser
pari
.
La
vedova
Gandini
,
madre
della
sposa
,
riuscì
per
fortuna
,
con
qualche
sacrifizio
,
a
metter
la
propria
figliuola
perfettamente
in
bilancia
con
la
Montà
;
e
così
i
due
matrimoni
furono
celebrati
nello
stesso
giorno
,
e
le
due
coppie
partirono
per
lo
stesso
viaggio
di
nozze
a
Napoli
.
Nessuna
ragione
d
'
invidia
fra
le
due
spose
.
Se
Guido
Pagliocco
era
di
fattezze
più
bello
del
Barbi
,
questi
era
però
più
intelligente
del
Pagliocco
.
Del
resto
,
poi
,
eran
così
uniti
idealmente
quei
due
uomini
,
che
quasi
formavano
un
uomo
solo
,
da
amare
insieme
,
senz
'
alcuna
invidia
né
da
una
parte
né
dall
'
altra
per
quel
tanto
che
a
ciascuna
necessariamente
ne
toccava
,
chiudendo
a
sera
le
porte
de
'
due
quartierini
gemelli
.
Ma
che
Giulia
Montà
,
moglie
di
Bartolo
Barbi
,
avesse
segretamente
,
in
fondo
all
'
anima
,
una
punta
d
'
invidia
non
confessata
neppure
a
se
stessa
,
per
quel
tanto
che
del
tipo
ideale
Barbi
-
Pagliocco
toccava
a
Gemma
Gandini
,
si
vide
chiaramente
allorquando
vennero
a
Roma
i
due
fratelli
degli
sposi
,
Attilio
Pagliocco
e
Federico
Barbi
,
a
intraprendere
gli
studii
universitarii
.
Le
due
amiche
,
che
avrebbero
provato
orrore
se
anche
fugacissimamente
su
lo
specchio
interiore
della
loro
coscienza
avesse
fatto
capolino
,
col
viso
spaventato
del
ladro
,
il
desiderio
d
'
un
reciproco
tradimento
,
sentirono
subito
e
videro
crescere
in
sé
a
un
tratto
e
divampare
una
vivissima
simpatia
l
'
una
per
il
cognato
dell
'
altra
,
e
non
tardarono
a
dichiararsela
apertamente
,
con
gran
sollievo
dell
'
anima
,
come
se
ciascuna
avesse
acquistato
di
punto
in
bianco
qualcosa
che
si
sentiva
mancare
.
I
due
giovani
,
in
fatti
,
somigliavano
moltissimo
ai
loro
fratelli
.
Attillo
Pagliocco
era
forse
un
po
'
più
ottuso
di
mente
del
fratello
maggiore
e
fors
'
anche
men
bello
,
ma
più
tacchinotto
e
violento
.
Federico
Barbi
era
più
proporzionato
e
men
dinoccolato
di
Bartolo
,
con
gli
occhi
meno
languidi
e
le
labbra
meno
aride
;
era
poi
più
intelligente
del
fratello
,
faceva
finanche
poesie
.
Giulia
Barbi
-
Montà
stimò
come
un
pregio
quel
che
di
più
animalesco
aveva
il
giovine
Pagliocco
a
paragone
del
fratello
,
perché
le
parve
come
un
compenso
alla
cresciuta
intellettualità
intorno
a
sé
,
nel
suo
quartierino
,
con
l
'
arrivo
del
cognato
poeta
;
e
Gemma
Pagliocco
-
Gandini
pregiò
maggiormente
quel
che
di
più
aereo
,
di
più
poetico
aveva
il
giovine
Barbi
a
paragone
del
fratello
,
perché
le
parve
come
un
compenso
alla
cresciuta
bestialità
intorno
a
sé
,
nel
suo
quartierino
,
con
l
'
arrivo
del
giovine
Attillo
che
le
pareva
un
mulotto
accappucciato
.
Naturalmente
,
né
Bartolo
Barbi
né
Guido
Pagliocco
s
'
accorsero
punto
della
simpatia
delle
loro
mogli
pei
loro
fratelli
.
Se
ne
accorsero
bene
questi
,
però
;
e
,
se
l
'
uno
e
l
'
altro
da
un
canto
ne
furono
lieti
per
sé
,
cominciarono
dall
'
altro
a
guardarsi
fra
loro
in
cagnesco
,
volendo
ciascuno
custodir
l
'
onore
e
la
pace
del
proprio
fratello
.
E
il
giovine
Federico
Barbi
,
un
giorno
,
andò
a
rinzelarsi
acerbamente
con
Guido
Pagliocco
,
perché
...
-
Zitto
,
per
amor
di
Dio
!
-
scongiurò
questi
,
a
mani
giunte
.
-
Non
dica
nulla
al
povero
Bartolo
,
per
carità
!
Lasci
fare
a
me
...
E
zitto
,
sì
,
si
stette
zitto
il
giovine
Barbi
,
per
prudenza
;
ma
né
lui
seppe
accontentarsi
,
né
la
moglie
del
Pagliocco
volle
che
s
'
accontentasse
senz
'
altro
della
fiera
paternale
,
che
Guido
rivolse
a
quattr
'
occhi
al
fratello
minore
.
Venne
allora
la
volta
di
questo
.
Non
volendo
,
per
la
pace
del
fratello
,
accusar
la
cognata
,
e
d
'
altro
canto
,
non
potendo
prendersi
soddisfazione
da
sé
,
poiché
si
sentiva
in
colpa
anche
lui
,
andò
a
rinzelarsi
non
meno
acerbamente
con
Bartolo
Barbi
.
E
:
-
Zitto
,
per
amor
di
Dio
!
-
scongiurò
questi
parimenti
,
a
mani
giunte
.
-
Non
dica
nulla
al
povero
Guido
,
per
carità
!
Lasci
fare
a
me
...
Pochi
giorni
dopo
,
i
due
amici
si
trovarono
d
'
accordo
-
come
sempre
-
nell
'
idea
di
allontanare
da
casa
i
fratelli
,
con
la
scusa
che
-
giovanotti
,
si
sa
!
-
davano
un
po
'
d
'
impaccio
e
di
soggezione
,
limitando
la
libertà
delle
rispettive
molli
.
-
È
vero
,
Giulia
?
-
domandò
Barbi
alla
sua
,
in
presenza
di
Pagliocco
.
E
Giulia
,
con
gli
occhi
bassi
,
rispose
di
sì
.
-
È
vero
,
Gemma
?
-
domandò
alla
sua
Pagliocco
,
in
presenza
di
Barbi
.
E
Gemma
,
con
gli
occhi
bassi
,
rispose
di
sì
.
«
Povero
Pagliocco
!
»
pensava
intanto
Barbi
.
«
Povero
Barbi
!
»
pensava
Pagliocco
.
L
'
USCITA
DEL
VEDOVO
I
.
Tante
volte
la
signora
Piovanelli
,
conversando
dopo
cena
col
marito
,
aveva
fatto
l
'
augurio
che
se
,
per
disgrazia
,
uno
dei
due
dovesse
morire
prima
del
tempo
-
ma
fosse
morto
lui
!
Lui
,
lui
,
sì
;
anziché
lei
.
Per
il
bene
dei
figliuoli
;
non
per
sé
,
beninteso
.
Con
qual
sorriso
aveva
accolto
quest
'
augurio
della
moglie
Teodoro
Piovanelli
,
arrotondando
su
la
tovaglia
pallottoline
di
mollica
!
Grosso
e
mite
e
di
modi
gentili
,
si
sentiva
ferire
ogni
volta
fin
nell
'
anima
;
sorrideva
per
dissimulare
l
'
agro
,
e
coi
mansueti
occhi
pallidi
e
ovati
che
gli
s
'
intenerivano
afflitti
nel
biondo
rossiccio
delle
ciglia
e
dei
capelli
,
pareva
chiedesse
:
Ma
perché
?
Perché
?
Oh
bella
!
Perché
è
sempre
meglio
per
i
figliuoli
...
cioè
,
meglio
no
:
meno
peggio
-
sosteneva
la
moglie
-
che
muoja
il
padre
,
anziché
la
madre
.
-
Ma
non
sarebbe
meglio
nessuno
?
-
arrischiava
allora
con
lo
stesso
sorrisetto
lui
,
Piovanelli
.
-
Permetti
?
Io
dico
,
va
bene
,
la
mamma
è
mamma
.
Mamma
ce
n
'
è
una
sola
.
E
vale
cento
,
che
dico
cento
?
mille
volte
più
del
babbo
per
i
figliuoli
;
va
bene
?
Ma
l
'
amore
...
l
'
amore
è
una
cosa
,
è
il
...
sì
,
dico
...
il
come
si
chiama
,
il
mantenimento
...
-
Che
c
'
entra
il
mantenimento
?
-
scattava
la
moglie
.
E
lui
,
Piovanelli
,
subito
:
-
Permetti
?
Io
dico
...
dico
in
genere
,
intendiamoci
!
Non
stiamo
mica
a
parlar
di
noi
,
adesso
,
che
grazie
a
Dio
stiamo
tanto
bene
!
In
genere
.
Poni
una
famigliuola
senza
beni
di
fortuna
,
che
viva
unicamente
di
quel
poco
che
guadagna
il
capo
di
casa
.
Muore
lui
,
il
capo
di
casa
,
va
bene
?
Come
farà
la
vedova
a
mantenere
i
figliuoli
?
-
Oooh
!
-
rifiatava
la
moglie
,
tirandosi
indietro
e
protendendo
le
mani
,
come
per
dire
che
qui
lo
aspettava
.
-
Ti
seguo
nel
tuo
ragionamento
.
Che
potrebbe
far
di
peggio
questa
vedova
?
Di
'
su
,
lo
lascio
dire
a
te
.
-
Eh
...
-
faceva
Piovanelli
,
e
si
stringeva
nelle
spalle
per
non
dire
,
sicuro
che
anche
dicendo
come
voleva
la
moglie
,
questa
lo
avrebbe
sempre
tirato
a
riconoscere
che
aveva
torto
lui
.
-
Riprender
marito
,
è
vero
?
-
domandava
infatti
la
moglie
.
-
Ebbene
:
per
i
figliuoli
è
cento
mila
volte
meno
peggio
che
riprenda
marito
la
madre
,
anziché
moglie
il
padre
,
perché
è
sempre
centomila
volte
meglio
un
padrigno
che
una
madrigna
.
E
lo
sanno
tutti
!
-
Va
bene
,
d
'
accordo
...
ma
permetti
?
-
(
e
Piovanelli
si
storceva
come
un
cagnolino
che
vuol
farsi
perdonare
)
.
-
Scusami
,
veh
!
Ma
non
ti
pare
che
,
dicendo
così
,
tu
venga
a
concludere
che
...
-
lo
noto
per
te
,
bada
!
perché
so
che
tu
la
pensi
diversamente
...
-
venga
a
concludere
,
dicevo
,
che
l
'
uomo
,
in
genere
,
è
...
è
meglio
della
donna
?
-
Io
,
così
?
-
prorompeva
la
moglie
,
balzando
in
piedi
.
-
Chi
te
l
'
ha
detto
?
Io
vengo
,
anzi
,
a
concludere
,
come
ho
sempre
concluso
,
che
l
'
uomo
,
o
è
mala
carne
...
-
Sì
,
sì
,
scusami
...
-
O
è
un
imbecille
che
si
lascia
menare
per
il
naso
dalle
donne
,
-
In
genere
...
sì
,
sì
,
scusami
...
-
Senza
genere
,
né
numero
,
né
caso
.
Te
lo
provo
!
Una
donna
che
ha
figliuoli
e
che
per
necessità
riprende
marito
,
anche
avendo
altri
figliuoli
da
questo
secondo
marito
,
non
cessa
mai
d
'
amare
i
primi
;
non
solo
,
ma
riesce
a
farli
amare
anche
dal
padrigno
.
Sfido
!
Li
ha
fatti
lei
,
questi
e
quelli
:
suo
sangue
,
sua
carne
!
Un
vedovo
,
invece
,
con
figli
,
che
riprenda
moglie
,
anche
se
non
abbia
altri
figliuoli
dalla
seconda
moglie
,
non
ama
più
quelli
come
prima
,
perché
la
madrigna
se
n
'
adombra
,
la
madrigna
se
ne
ingelosisce
;
e
se
poi
questa
gliene
dà
altri
,
lo
tira
ad
amare
i
proprii
e
a
trascurare
i
poveri
orfanelli
;
e
lui
,
vigliacco
,
schifoso
,
mascalzone
,
farabutto
,
obbedisce
!
-
Non
dici
a
me
,
spero
...
-
domandava
,
avvilito
,
Piovanelli
con
un
fil
di
voce
,
vedendo
la
moglie
così
fuori
di
sé
.
-
Sai
pur
bene
che
io
...
-
Tu
?
-
inveiva
la
moglie
.
-
Tu
?
Ma
tu
,
il
primo
!
Tu
domani
,
se
io
morissi
!
Siete
tutti
gli
stessi
!
Poveri
figli
miei
!
chi
sa
in
quali
mani
cadrebbero
!
Con
un
tal
uomo
!
Per
questo
,
vedi
,
Dio
mi
deve
conceder
la
grazia
di
non
farmi
morire
prima
di
te
!
Io
,
scusami
,
sai
!
io
,
io
,
per
il
bene
dei
figliuoli
,
io
prima
con
questi
occhi
devo
vederti
morto
.
Io
,
io
.
E
piangerti
anche
!
Oh
,
sta
'
pur
sicuro
che
ti
piango
!
Teodoro
Piovanelli
si
sentiva
scoppiare
il
cuore
.
-
Ma
sì
...
vorrei
anch
'
io
...
me
l
'
auguro
anch
'
io
...
E
seguitando
a
sorridere
a
quel
modo
,
si
levava
da
tavola
e
si
affacciava
alla
finestra
;
per
un
po
'
d
'
aria
.
II
.
Nessuno
meglio
di
lui
poteva
sapere
quanto
fosse
ingiusta
la
moglie
,
dicendo
così
.
Riammogliarsi
lui
?
Ma
Dio
lo
doveva
prima
fulminare
!
Non
solo
per
il
bene
dei
figliuoli
non
lo
avrebbe
mai
fatto
,
ma
neanche
per
sé
.
E
non
già
perché
fosse
scottato
del
matrimonio
a
causa
della
moglie
che
gli
era
toccata
in
sorte
,
ma
anche
per
un
tristo
concetto
che
gli
s
'
era
profondamente
radicato
in
corpo
:
di
non
aver
fortuna
,
ecco
;
e
che
infelicissimo
sarebbe
stato
sempre
con
qualunque
donna
,
se
tale
era
con
questa
che
in
fondo
,
via
,
non
era
cattiva
:
tutt
'
altro
,
anzi
!
saggia
massaja
,
amante
della
casa
e
dei
figliuoli
...
forse
un
po
'
troppo
franca
nel
parlare
;
sì
,
ma
lieve
difetto
,
in
fin
dei
conti
,
che
tante
buone
qualità
avrebbero
potuto
compensare
,
se
non
fosse
stato
accompagnato
da
un
brutto
male
,
ah
brutto
...
brutto
...
-
la
gelosia
.
Santo
Dio
!
Vera
e
propria
mala
sorte
.
Gelosa
di
lui
!
Fedele
come
un
cane
,
per
natura
,
una
donna
sola
anche
da
scapolo
gli
era
sempre
bastata
.
Gli
amici
,
in
gioventù
,
lo
burlavano
per
questo
.
Ma
che
poteva
farci
?
Non
gli
piaceva
cambiare
.
Forse
...
sì
,
magari
non
sapeva
.
Perché
...
inutile
negarlo
;
timido
,
con
le
donne
;
tanto
timido
da
far
compassione
finanche
a
se
stesso
,
certe
volte
,
per
le
meschine
figure
che
faceva
.
E
sua
moglie
,
intanto
,
certe
scene
,
certe
scene
che
,
se
i
suoi
amici
d
'
un
tempo
fossero
stati
dietro
l
'
uscio
a
sentire
,
sarebbero
crepati
dalle
risa
.
Per
così
futili
pretesti
,
poi
...
Una
volta
,
perché
,
distratto
,
s
'
era
un
po
'
arricciati
i
baffi
,
per
via
.
Un
'
altra
volta
perché
,
in
sogno
,
aveva
riso
...
Una
terza
volta
perché
ella
aveva
letto
nella
cronaca
d
'
un
giornale
che
un
marito
aveva
ingannato
la
moglie
ed
era
stato
scoperto
...
Diventava
un
supplizio
per
lui
,
ogni
sera
,
la
lettura
del
giornale
.
Sua
moglie
gli
si
metteva
dietro
le
spalle
e
cercava
,
come
un
bracco
,
nella
cronaca
,
i
fatti
scandalosi
.
Appena
ne
trovava
uno
:
-
Qua
!
Leggi
qua
!
Hai
letto
?
Lo
vedi
di
che
siete
capaci
?
...
E
giù
una
filza
di
male
parole
.
Gli
altri
facevano
il
male
,
e
lui
ne
doveva
pianger
la
pena
,
giacché
,
per
la
moglie
,
il
tradimento
di
quei
mariti
era
tal
quale
come
se
l
'
avesse
commesso
lui
:
gli
toglieva
la
pace
,
l
'
amore
di
lei
,
tutte
le
gioje
della
famiglia
,
che
aveva
pur
diritto
di
godere
,
lui
,
illibato
com
'
era
e
con
la
coscienza
tranquilla
.
Odiava
il
genere
umano
quella
donna
-
tanto
i
maschi
quanto
le
femmine
-
per
quella
sua
terribile
malattia
.
Il
povero
Piovanelli
strabiliava
,
sentendola
parlare
delle
donne
,
di
che
cosa
erano
capaci
-
secondo
lei
.
-
Tu
non
lo
sai
,
è
vero
?
-
gli
gridava
sdegnata
,
indispettita
,
nel
vederlo
così
stupito
.
-
Qua
,
mordi
il
ditino
,
pezzo
d
'
ipocrita
.
Ma
te
lo
dico
io
che
posso
parlar
franca
,
perché
nessuno
può
sospettare
di
me
e
non
ho
bisogno
,
io
,
di
far
l
'
ipocrita
come
tutte
le
altre
per
far
piacere
ai
signori
uomini
.
Te
lo
dico
io
!
E
quante
gliene
diceva
!
Si
sentiva
violentare
,
povero
Piovanelli
,
nella
sua
timidità
.
Ormai
,
lui
che
aveva
avuto
sempre
il
ritegno
più
rispettoso
per
la
donna
,
lui
che
non
s
'
era
mai
permesso
un
atto
un
po
'
spinto
,
una
parola
arrischiata
,
lui
che
aveva
creduto
sempre
difficilissima
ogni
conquista
amorosa
,
si
sentiva
insidiato
da
tutte
le
parti
,
e
andava
per
la
strada
a
capo
chino
;
e
se
qualche
donna
lo
guardava
,
abbassava
subito
gli
occhi
;
se
qualche
donna
gli
stringeva
appena
appena
la
mano
,
diventava
di
mille
colori
.
Tutte
le
donne
della
terra
eran
diventate
per
lui
un
incubo
:
tante
nemiche
della
sua
pace
.
III
.
Con
quest
'
animo
può
immaginarsi
che
cosa
fu
la
morte
per
la
signora
Piovanelli
,
quando
,
colta
all
'
improvviso
da
una
fierissima
polmonite
,
se
la
vide
davanti
inesorabile
,
a
poco
più
di
trentasei
anni
.
Non
potendo
più
parlare
,
parlava
con
gli
occhi
,
parlava
con
le
mani
.
Certi
gesti
!
E
gli
occhi
da
bestia
arrabbiata
.
Il
povero
Piovanelli
,
quantunque
straziato
,
ne
ebbe
paura
:
temette
davvero
che
lo
volesse
strozzare
,
quando
gli
buttò
le
braccia
al
collo
e
glielo
strinse
,
glielo
strinse
,
per
la
Madonna
santissima
,
con
tutta
la
forza
che
le
restava
,
quasi
se
lo
volesse
trascinare
giù
nella
fossa
,
con
sé
.
Ma
volentieri
lui
,
sì
,
volentieri
giù
con
lei
.
-
Sì
,
sì
,
te
lo
giuro
,
stai
tranquilla
!
-
le
ripeteva
in
un
torrente
di
lagrime
,
rispondendo
al
gesto
di
quelle
mani
e
per
placare
la
ferocia
di
quegli
occhi
.
Invano
!
La
disperazione
atroce
in
cui
quella
donna
moriva
per
non
volere
,
con
ostinata
ingiustizia
,
neppure
in
quel
momento
supremo
fidarsi
di
lui
,
accordargli
la
stima
che
si
meritava
,
riconoscere
la
verità
del
suo
cordoglio
,
di
quelle
sue
lagrime
sincere
,
esasperò
talmente
Piovanelli
,
che
a
un
certo
punto
si
mise
a
urlare
come
un
pazzo
,
si
strappò
i
capelli
,
si
percosse
le
guance
,
se
le
graffiò
;
poi
,
buttandosi
ginocchioni
innanzi
al
letto
,
con
le
braccia
levate
:
-
Vuoi
giurato
,
di
'
,
vuoi
giurato
che
non
avvicinerò
mai
più
una
donna
,
finché
campo
,
perché
le
odio
tutte
?
Te
lo
giuro
!
Non
vivrò
che
per
i
nostri
piccini
!
O
vuoi
che
mi
uccida
qua
,
davanti
a
te
?
Pronto
!
Ma
pensa
ai
nostri
piccini
,
e
non
ti
dannare
per
me
!
Oh
Dio
,
che
cosa
!
ah
,
che
cosa
...
Dio
!
Dio
!
Incanutì
su
le
tempie
in
pochi
giorni
Teodoro
Piovanelli
,
dopo
il
funerale
.
Per
nove
interi
anni
non
aveva
vissuto
che
per
quella
donna
,
assorto
continuamente
nel
pensiero
di
lei
,
unico
e
tormentoso
:
che
non
avesse
mai
cagione
di
lamentarsi
,
di
diffidar
minimamente
di
lui
;
in
assidua
,
scrupolosa
,
timorosa
vigilanza
di
sé
.
Quasi
con
gli
occhi
chiusi
,
con
le
orecchie
turate
aveva
vissuto
nove
anni
;
quasi
fuori
del
mondo
,
come
se
il
mondo
non
fosse
più
esistito
.
Si
sentì
a
un
tratto
come
balzato
nel
vuoto
;
annichilito
.
Il
mondo
seguitava
a
vivere
intorno
a
lui
;
col
tramenio
incessante
,
con
le
mille
cure
,
le
brighe
giornaliere
,
svariate
:
lui
n
'
era
rimasto
fuori
,
là
serrato
in
quel
cerchio
di
diffidente
clausura
,
in
quella
casa
vuota
,
ma
pur
tutta
piena
,
come
l
'
anima
sua
,
degl
'
irti
sospetti
della
moglie
.
Da
questi
sospetti
,
dallo
spirito
ostile
e
alacre
,
dall
'
energia
spesso
aggressiva
della
moglie
,
egli
-
vivendo
di
lei
e
per
lei
unicamente
-
s
'
era
sentito
sostenere
.
Ora
gli
pareva
d
'
esser
rimasto
come
un
sacco
vuoto
.
A
chi
affidarsi
?
a
chi
affidare
la
casa
?
a
chi
affidare
i
figliuoli
?
Tutto
il
suo
mondo
era
lì
,
in
quella
casa
.
Ma
che
cos
'
era
più
,
ormai
,
quella
casa
senza
colei
che
la
animava
tutta
?
Egli
non
vi
si
sapeva
più
neanche
rigirare
.
Come
curare
i
piccini
?
come
attendere
ad
essi
?
Non
sapeva
da
che
parte
rifarsi
.
Tra
pochi
giorni
gli
sarebbe
toccato
ritornare
all
'
ufficio
;
e
quei
piccini
?
Nessuna
serva
era
mai
durata
in
casa
più
di
sei
mesi
.
Quest
'
ultima
c
'
era
da
pochi
giorni
;
si
era
mostrata
premurosa
nella
sventura
;
pareva
una
buona
vecchina
;
ma
poteva
fidarsene
?
No
.
La
moglie
,
dentro
,
gli
diceva
no
.
Non
per
quella
serva
soltanto
;
per
tutte
le
serve
del
mondo
.
No
.
Se
non
che
,
per
vivere
com
'
ella
voleva
,
com
'
egli
le
aveva
giurato
,
avrebbe
dovuto
lasciar
l
'
ufficio
e
tapparsi
in
casa
dalla
mattina
alla
sera
.
Era
possibile
?
Doveva
lavorare
.
Non
poteva
far
le
parti
anche
della
moglie
,
che
in
fondo
faceva
tutto
in
casa
.
La
sventura
non
lo
aveva
colpito
per
nulla
.
Bisognava
pure
che
quella
serva
facesse
qualche
cosa
invece
della
moglie
.
Ai
figliuoli
,
no
,
ai
figliuoli
voleva
badar
lui
:
lui
vestirli
la
mattina
;
preparar
loro
la
colazione
;
poi
condurre
a
scuola
il
maggiore
;
lui
servirli
a
tavola
,
e
poi
la
sera
a
cena
,
e
far
loro
recitare
le
orazioni
e
svestirli
per
metterli
a
letto
,
nella
loro
cameretta
vigilata
da
un
ritratto
fotografico
ingrandito
della
mamma
che
non
c
'
era
più
.
Quanti
baci
dava
loro
tra
le
lagrime
!
Che
orrore
,
poi
,
quella
casa
muta
,
quando
i
piccini
erano
a
letto
!
Tornava
a
sedere
innanzi
alla
tavola
non
ancora
sparecchiata
e
si
metteva
ad
arrotondare
al
solito
pallottoline
di
mollica
,
rimeditando
,
angosciato
,
la
sua
orrenda
sciagura
.
Un
cupo
rammarico
lo
coceva
per
la
crudele
ingiustizia
della
sua
sorte
.
Aveva
sofferto
prima
,
immeritatamente
;
soffriva
tanto
adesso
!
E
nessuno
lo
poteva
consolare
.
La
moglie
non
aveva
saputo
né
voluto
leggergli
dentro
,
nell
'
anima
;
e
lo
aveva
torturato
senza
ragione
;
ora
ella
non
poteva
vedere
com
'
egli
vivesse
senza
di
lei
in
quella
casa
,
come
avesse
mantenuto
il
giuramento
fatto
;
e
forse
,
se
di
là
poteva
pensare
,
immaginava
ancora
,
testarda
e
cieca
,
che
egli
ora
godesse
,
libero
...
Che
irrisione
!
Vedendolo
così
vinto
e
sprofondato
nel
cordoglio
,
la
vecchia
serva
,
una
di
quelle
sere
,
si
fece
animo
e
gli
suggerì
d
'
andare
un
po
'
fuori
a
fare
una
giratina
per
sollievo
.
Si
voltò
a
guardarla
,
torvo
;
alzò
le
spalle
;
non
volle
neanche
risponderle
.
-
Prenderà
un
po
'
d
'
aria
...
-
insistette
quella
,
timidamente
.
-
Starò
attenta
io
ai
bambini
,
non
dubiti
...
Del
resto
,
non
si
svegliano
mai
...
Lei
dovrebbe
farlo
anche
per
loro
,
mi
perdoni
.
Così
si
ammalerà
.
Teodoro
Piovanelli
scosse
il
capo
lentamente
,
con
le
ciglia
aggrottate
e
gli
occhi
chiusi
.
Sotto
la
borsa
delle
palpebre
gonfie
gli
fervevano
le
lagrime
.
Si
levò
da
tavola
,
s
'
appressò
alla
finestra
e
si
mise
a
guardar
fuori
dietro
ai
vetri
.
Eh
già
...
Egli
poteva
uscire
,
ormai
,
volendo
.
Nessuno
più
gliel
'
impediva
.
Ma
dove
andare
?
e
perché
?
Che
funebre
squallore
nel
bujo
delle
vie
deserte
,
vegliate
dai
radi
lampioni
!
Rivide
col
pensiero
,
come
in
sogno
,
altre
vie
meglio
illuminate
;
immaginò
la
gente
che
vi
passava
,
assorta
nelle
proprie
cure
,
con
affetti
vivi
in
cuore
,
con
desiderii
vivi
nell
'
anima
,
o
guidata
da
una
abitudine
ch
'
egli
non
aveva
più
;
immaginò
i
caffè
luccicanti
di
specchi
...
D
'
un
subito
si
voltò
a
guardar
la
camera
,
come
a
un
richiamo
imperioso
,
minaccioso
dello
spettro
della
moglie
.
Cominciava
,
già
a
venir
meno
al
giuramento
?
No
,
no
!
E
si
recò
nella
camera
dei
bambini
;
si
chinò
sui
lettucci
per
contemplarli
nel
dolce
sonno
;
rattenne
la
mano
tratta
irresistibilmente
a
carezzar
le
loro
testoline
:
poi
si
volse
,
soffocato
dall
'
angoscia
,
a
guardare
il
ritratto
della
moglie
.
Oh
con
quale
ardore
la
desiderò
in
quel
momento
!
Sì
,
sì
,
nonostante
tutto
il
martirio
che
ella
gli
aveva
inflitto
per
nove
anni
.
Sì
,
egli
la
voleva
,
la
voleva
!
aveva
bisogno
di
lei
!
Senza
di
lei
non
poteva
più
vivere
.
Oh
,
anche
a
costo
di
soffrire
da
lei
le
pene
più
ingiuste
e
più
crudeli
...
Non
poteva
rassegnarsi
a
vedere
così
spezzata
per
sempre
la
sua
esistenza
!
Aveva
appena
quarant
'
anni
!
IV
.
Man
mano
che
i
giorni
passavano
,
e
i
mesi
ormai
(
eran
già
quattro
mesi
!
)
,
quel
posto
vuoto
,
lì
,
nel
letto
matrimoniale
,
gli
suscitava
ogni
notte
,
nel
cocente
ricordo
,
smanie
vieppiù
disperate
.
Col
volto
nascosto
,
affondato
nel
guanciale
che
si
bagnava
di
lagrime
,
bisbigliava
nell
'
ambascia
della
passione
il
nome
di
lei
:
-
Cesira
...
Cesira
...
E
il
cuore
gli
si
schiantava
.
-
Sempre
così
...
sempre
così
-
mormorava
poi
,
più
calmo
,
con
gli
occhi
sbarrati
nel
bujo
.
Ah
come
s
'
era
ingannata
la
moglie
sul
conto
di
lui
!
Ecco
:
questo
pensiero
lo
struggeva
più
d
'
ogni
altro
,
e
di
continuo
vi
ritornava
su
.
Se
n
'
era
fatto
una
lima
.
Che
il
mondo
fosse
tristo
,
tristi
gli
uomini
,
triste
le
donne
,
così
come
la
moglie
aveva
creduto
,
egli
poteva
ammettere
;
ammetteva
.
Ma
lui
?
tristo
anche
lui
?
Certo
,
Chi
sa
quanti
uomini
,
rimasti
vedovi
all
'
età
sua
,
dopo
tre
o
quattro
mesi
,
cedendo
al
bisogno
stesso
della
natura
...
pur
non
volendo
,
pur
serbando
in
cuore
viva
sempre
l
'
immagine
della
moglie
morta
e
la
pena
d
'
averla
perduta
,
cominciavano
a
uscire
di
sera
e
...
sì
,
a
uscire
per
lo
meno
.
Aveva
ragione
la
moglie
:
«
Facilissime
,
le
donne
!
Se
ne
incontrano
tante
per
via
...
»
.
Ma
a
quarant
'
anni
...
eh
,
a
quarant
'
anni
,
senza
più
l
'
abitudine
,
non
doveva
esser
mica
piacevole
rimettersi
a
far
la
vita
del
giovanottino
scapolo
.
Chi
sa
quale
avvilimento
di
vergogna
!
D
'
altra
parte
,
però
a
mettersi
con
altre
donne
...
Prima
di
tutto
,
perdita
di
tempo
;
poi
,
chi
sa
quanti
impicci
e
anche
...
anche
una
certa
difficoltà
...
Per
esempio
,
quella
guantaja
dalla
quale
egli
andava
prima
a
comperare
i
guanti
per
la
sua
Cesira
,
6
e
1/4
(
vi
era
andato
dopo
la
disgrazia
a
comperarne
un
pajo
anche
per
sé
,
neri
,
per
il
funerale
)
-
quella
guantaja
,
ecco
...
una
signora
,
una
vera
signora
!
Come
si
moveva
nella
bella
bottega
lucida
,
tepida
e
profumata
!
Il
corpo
leggermente
proteso
...
E
mica
si
sentiva
il
rumore
dei
passi
;
si
sentiva
il
fruscio
discreto
della
sottana
di
seta
...
Nessun
imbarazzo
,
come
nessuna
sfrontatezza
.
Voce
dolce
,
modulata
;
meravigliosa
prontezza
a
comprendere
...
E
non
già
soltanto
per
attirar
la
gente
.
Era
così
.
O
almeno
,
pareva
così
;
naturalmente
.
Che
nettezza
e
che
precisione
!
Ebbene
,
a
mettersi
con
quella
...
Dio
liberi
!
E
le
conseguenze
?
I
proprii
piccini
...
Ah
!
A
questo
pensiero
,
retrocedeva
d
'
improvviso
,
quasi
inorridito
d
'
essersi
indugiato
a
fantasticare
su
tale
argomento
.
Ma
,
via
!
troppo
bene
sapeva
che
tali
cose
non
potevano
e
non
dovevano
più
sussistere
per
lui
.
Si
forzava
a
dormire
.
Ma
pur
con
gli
occhi
chiusi
,
poco
dopo
,
ecco
qualche
altra
visione
tentatrice
...
Fingeva
di
non
avvertirla
,
come
se
gli
fosse
apparsa
non
provocata
da
lui
.
La
lasciava
fare
...
A
poco
a
poco
s
'
addormentava
.
Ma
la
sera
dopo
,
il
supplizio
ricominciava
.
E
la
vecchia
serva
a
insistere
,
a
insistere
,
che
via
!
uscisse
di
casa
per
una
mezz
'
oretta
sola
,
almeno
,
a
prendere
un
po
'
d
'
aria
...
Batti
e
batti
,
alla
fine
Teodoro
Piovanelli
si
lasciò
indurre
.
Ma
quanto
tempo
mise
a
vestirsi
!
e
volle
prima
recarsi
a
vedere
i
bambini
che
dormivano
,
e
rassettò
ben
bene
le
coperte
sui
loro
lettini
,
e
poi
quante
raccomandazioni
alla
serva
,
che
stesse
bene
attenta
,
per
carità
!
Tuttavia
,
non
ardi
alzare
gli
occhi
al
ritratto
della
moglie
.
E
uscì
.
V
.
Appena
su
la
via
,
si
vide
come
sperduto
.
Da
anni
e
anni
non
andava
più
fuori
,
la
sera
.
Il
buio
,
il
silenzio
gli
fecero
un
'
impressione
quasi
lugubre
...
e
quel
riverbero
là
,
vacillante
,
del
gas
sul
lastricato
...
e
più
là
,
in
fondo
,
nella
piazza
deserta
,
quelle
lanterne
vaghe
delle
vetture
...
Dove
si
sarebbe
diretto
?
Scese
verso
Piazza
delle
Terme
,
tutta
sonora
dell
'
acqua
luminosa
della
fontana
delle
Najadi
.
Ricordò
che
la
moglie
non
voleva
ch
'
egli
si
fermasse
a
guardar
quelle
Najadi
sguajate
.
E
non
si
fermò
.
Povera
Cesira
!
Com
'
era
sdegnata
che
il
corpo
della
donna
fosse
esposto
in
atteggiamenti
così
procaci
a
gli
sguardi
maligni
e
indiscreti
degli
uomini
!
Ci
vedeva
come
un
'
irrisione
,
una
mancanza
di
rispetto
per
il
suo
sesso
,
e
voleva
sapere
perché
nelle
fontane
i
signori
scultori
non
esponevano
invece
uomini
nudi
.
Ma
in
Piazza
Navona
,
veramente
...
la
fontana
del
Moro
...
E
poi
,
gli
uomini
nudi
...
in
atteggiamenti
procaci
...
via
,
forse
sarebbero
stati
un
pochino
più
scandalosi
...
Teodoro
Piovanelli
,
così
pensando
,
ebbe
un
barlume
di
sorriso
su
le
labbra
amare
;
e
imboccò
Via
Nazionale
.
A
mano
a
mano
che
andava
,
sopite
immagini
,
impressioni
rimaste
nella
sua
coscienza
d
'
altri
tempi
,
non
cancellate
,
sì
svanite
a
lui
per
il
sovrapporsi
d
'
altri
stati
di
coscienza
opprimenti
,
gli
si
ridestavano
,
sommovendo
e
disgregando
a
poco
a
poco
,
con
un
senso
di
dolce
pena
,
la
triste
compagine
della
coscienza
presente
.
E
ascoltò
dentro
di
sé
la
voce
lontana
lontana
di
lui
stesso
,
qual
era
in
gioventù
;
la
voce
delle
memorie
sepolte
,
che
risorgevano
al
respiro
di
quell
'
aria
notturna
,
al
suono
de
'
suoi
passi
nel
silenzio
della
via
.
Arrivato
all
'
imboccatura
di
Via
del
Boschetto
,
s
'
arrestò
,
come
se
qualcuno
a
un
tratto
lo
avesse
trattenuto
.
Si
guardò
attorno
;
poi
,
perplesso
,
con
infinita
tristezza
,
guardò
giù
per
quella
via
,
e
scosse
mestamente
il
capo
.
Tutti
i
ricordi
,
le
immagini
,
le
impressioni
del
suo
vagabondare
notturno
d
'
altri
tempi
,
del
tempo
in
cui
era
scapolo
,
si
associavano
al
pensiero
di
una
donna
,
di
quell
'
unica
ch
'
egli
aveva
conosciuta
prima
delle
nozze
,
donna
non
sua
solamente
,
ma
a
cui
egli
,
per
abitudine
,
per
timidezza
,
era
pure
stato
sempre
fedele
,
come
poi
alla
moglie
.
Quella
donna
stava
lì
,
allora
,
in
Via
del
Boschetto
.
Si
chiamava
Annetta
;
lavorava
d
'
astucci
e
di
sopraffondi
;
ma
le
piaceva
vestir
bene
e
gli
ori
le
piacevano
e
i
giojelli
,
anche
falsi
...
Finché
aveva
avuta
la
madre
,
s
'
era
mantenuta
onesta
;
poi
la
madre
le
era
morta
,
e
lei
non
aveva
più
saputo
veder
la
ragione
di
sacrificarsi
a
vivere
in
quel
modo
,
senza
il
compenso
di
qualche
godimento
...
Così
era
caduta
.
Ogni
volta
,
come
per
rialzarsi
innanzi
a
se
stessa
,
per
non
sentir
l
'
avvilimento
di
ciò
che
stava
per
fare
,
affliggeva
quei
pochi
fidati
che
andavano
a
trovarla
narrando
quanto
aveva
fatto
durante
la
lunga
malattia
della
madre
,
tutte
le
cure
che
le
aveva
prodigate
,
i
medicinali
costosi
che
le
aveva
comperati
,
quasi
per
assicurare
se
stessa
che
,
almeno
per
questo
,
non
doveva
aver
rimorsi
.
Ebbene
,
Teodoro
Piovanelli
,
abbandonato
in
quella
sua
prima
uscita
ai
ricordi
d
'
allora
,
guidato
naturalmente
dall
'
istintiva
esemplare
fedeltà
così
crudelmente
misconosciuta
e
negata
dalla
moglie
,
ecco
,
s
'
era
proprio
arrestato
là
,
all
'
imboccatura
di
Via
del
Boschetto
.
Si
vietò
d
'
assumer
coscienza
del
pensiero
sortogli
d
'
improvviso
,
che
non
sarebbe
stato
un
tradimento
alla
memoria
della
moglie
,
un
venir
meno
al
giuramento
che
le
aveva
fatto
di
non
avvicinare
mai
più
altra
donna
,
se
fosse
ritornato
a
quella
,
che
già
la
moglie
sapeva
per
sua
stessa
confessione
.
Quella
non
sarebbe
stata
un
'
altra
;
quella
era
già
stata
sua
;
ed
egli
non
avrebbe
smentito
,
con
quella
,
la
sua
fedeltà
.
La
avrebbe
anzi
confermata
.
No
:
non
se
lo
volle
dire
;
non
se
lo
volle
fare
questo
ragionamento
.
Scese
per
Via
del
Boschetto
soltanto
per
curiosità
,
ecco
;
per
la
voluttà
amara
di
seguir
la
traccia
del
tempo
lontano
:
senza
alcun
altro
scopo
.
Del
resto
,
non
sapeva
più
neppure
se
colei
stesse
ancora
lì
.
Era
molto
difficile
,
dopo
nove
anni
...
L
'
aveva
riveduta
tre
o
quattro
volte
per
via
,
vestita
poveramente
,
invecchiata
,
imbruttita
,
certo
caduta
più
in
basso
;
ma
,
naturalmente
,
aveva
fatto
finta
non
solo
di
non
riconoscerla
,
ma
di
non
averla
mai
conosciuta
.
Quando
,
di
pochi
passi
lontano
dal
portoncino
ben
noto
,
a
destra
,
scorse
la
finestretta
quadra
del
mezzanino
,
sulla
porta
,
con
le
persiane
accostate
,
che
dalle
stecche
e
da
sotto
lasciavano
intravedere
il
lume
della
cameretta
,
Teodoro
Piovanelli
si
turbò
profondamente
,
assalito
dall
'
imagine
precisa
,
là
,
vivente
,
del
ricordo
lontano
...
Tutto
,
tal
quale
,
come
allora
!
Ma
ci
stava
proprio
lei
,
là
,
ancora
?
S
'
accostò
al
muro
,
cauto
,
trepidante
,
e
passò
rasente
,
sotto
la
finestra
;
alzò
il
capo
;
scorse
dietro
alle
persiane
un
'
ombra
,
una
donna
...
-
lei
?
-
Passò
oltre
,
tutto
sconvolto
,
insaccato
nelle
spalle
,
col
sangue
che
gli
frizzava
per
le
vene
,
come
sotto
l
'
imminenza
di
qualche
cosa
che
dovesse
cadergli
addosso
.
Violentemente
gli
si
ricompose
la
coscienza
tetra
e
dura
del
suo
stato
presente
;
rivide
in
un
baleno
col
pensiero
la
camera
dei
bambini
e
quel
ritratto
,
là
,
vigilante
,
terribile
,
della
moglie
;
e
s
'
arrestò
affannato
nella
corsa
che
aveva
preso
.
A
casa
!
a
casa
!
Se
non
che
,
davanti
al
portoncino
...
ma
sì
,
lei
...
lei
ch
'
era
scesa
...
Annetta
,
sì
.
Egli
la
riconobbe
subito
.
E
anche
lei
lo
riconobbe
:
-
Doro
...
tu
?
E
stese
una
mano
.
Egli
si
schermì
.
-
Lasciami
...
No
,
ti
prego
...
Non
posso
...
Lasciami
...
-
Come
!
-
fece
lei
,
ridendo
e
trattenendolo
.
-
Se
sei
venuto
a
cercarmi
...
T
'
ho
visto
,
sai
?
Caro
...
caro
...
sei
tornato
!
...
Su
,
via
!
Perché
no
?
Se
sei
tornato
a
me
...
Su
,
su
...
E
lo
trasse
per
forza
dentro
il
portoncino
,
e
poi
su
per
la
scala
,
tenendolo
per
il
braccio
.
Egli
ansava
,
col
cuore
in
tumulto
,
la
mente
scombujata
.
Voleva
svincolarsi
e
non
sapeva
,
non
sapeva
.
Rivide
la
cameretta
,
tal
quale
anch
'
essa
,
dal
tetto
basso
...
il
letto
,
il
cassettone
,
il
divanuccio
...
le
oleografie
alle
pareti
...
Ma
quando
ella
,
tra
tante
parole
affollate
di
cui
egli
non
udiva
altro
che
il
suono
,
gli
tolse
il
cappello
e
il
bastone
e
poi
i
guanti
,
e
fece
per
abbracciarlo
,
Teodoro
Piovanelli
,
che
già
tremava
tutto
,
la
respinse
,
si
portò
le
mani
al
volto
,
vacillò
,
come
per
una
vertigine
.
-
Che
hai
?
-
domandò
ella
sorpresa
,
un
po
'
costernata
:
e
lo
trasse
a
sedere
sul
divanuccio
.
Un
impeto
di
pianto
scosse
le
spalle
di
lui
.
Ella
si
provò
a
staccargli
le
mani
dal
volto
;
ma
egli
squassò
il
capo
rabbiosamente
.
-
No
!
no
!
-
Tu
piangi
?
-
domandò
la
donna
;
poi
,
dopo
aver
guardato
il
cappello
fasciato
di
lutto
:
-
Forse
...
forse
t
'
è
morta
?
...
Egli
accennò
di
sì
col
capo
.
-
Ah
,
poveretto
...
-
sospirò
lei
,
pietosamente
.
Teodoro
Piovanelli
scattò
in
piedi
,
convulso
;
prese
i
guanti
,
il
bastone
,
si
buttò
in
capo
il
cappello
;
balbettò
,
soffocato
:
-
Impossibile
...
impossibile
...
lasciami
andare
...
Ella
non
si
provò
più
a
trattenerlo
;
lo
accompagnò
,
dolente
,
fino
alla
porta
.
Poi
lì
,
sicurissima
ormai
che
sarebbe
ritornato
,
gli
domandò
,
con
voce
mesta
e
con
un
mesto
sorriso
:
-
T
'
aspetto
,
eh
,
Doro
?
...
Presto
...
Ma
egli
s
'
era
messo
sulla
bocca
il
fazzoletto
listato
di
nero
,
e
non
le
rispose
.
DISTRAZIONE
Nero
tra
il
baglior
polverulento
d
'
un
sole
d
'
agosto
che
non
dava
respiro
,
un
carro
funebre
di
terza
classe
si
fermò
davanti
al
portone
accostato
d
'
una
casa
nuova
d
'
una
delle
tante
vie
nuove
di
Roma
,
nel
quartiere
dei
Prati
di
Castello
.
Potevano
esser
le
tre
del
pomeriggio
.
Tutte
quelle
case
nuove
,
per
la
maggior
parte
non
ancora
abitate
,
pareva
guardassero
coi
vani
delle
finestre
sguarnite
quel
carro
nero
.
Fatte
da
così
poco
apposta
per
accogliere
la
vita
,
invece
della
vita
-
ecco
qua
-
la
morte
vedevano
,
che
veniva
a
far
preda
giusto
lì
.
Prima
della
vita
,
la
morte
.
E
se
n
'
era
venuto
lentamente
,
a
passo
,
quel
carro
.
Il
cocchiere
,
che
cascava
a
pezzi
dal
sonno
,
con
la
tuba
spelacchiata
,
buttata
a
sghembo
sul
naso
,
e
un
piede
sul
parafango
davanti
,
al
primo
portone
che
gli
era
parso
accostato
in
segno
di
lutto
,
aveva
dato
una
stratta
alle
briglie
,
l
'
arresto
al
manubrio
della
martinicca
,
e
s
'
era
sdrajato
a
dormire
più
comodamente
su
la
cassetta
.
Dalla
porta
dell
'
unica
bottega
della
via
s
'
affacciò
,
scostando
la
tenda
di
traliccio
,
unta
e
sgualcita
,
un
omaccio
spettorato
,
sudato
,
sanguigno
,
con
le
maniche
della
camicia
rimboccate
su
le
braccia
pelose
.
-
Ps
!
-
chiamò
,
rivolto
al
cocchiere
.
-
Ahò
!
Più
là
...
Il
cocchiere
reclinò
il
capo
per
guardar
di
sotto
la
falda
della
tuba
posata
sul
naso
;
allentò
il
freno
;
scosse
le
briglie
sul
dorso
dei
cavalli
e
passò
avanti
alla
drogheria
,
senza
dir
nulla
.
Qua
o
là
,
per
lui
,
era
lo
stesso
.
E
davanti
al
portone
,
anch
'
esso
accostato
della
casa
più
in
là
,
si
fermò
e
riprese
a
dormire
.
-
Somaro
!
-
borbottò
il
droghiere
,
scrollando
le
spalle
.
-
Non
s
'
accorge
che
tutti
i
portoni
a
quest
'
ora
sono
accostati
.
Dev
'
essere
nuovo
del
mestiere
.
Così
era
veramente
.
E
non
gli
piaceva
per
nientissimo
affatto
,
quel
mestiere
,
a
Scalabrino
.
Ma
aveva
fatto
il
portinajo
,
e
aveva
litigato
prima
con
tutti
gl
'
inquilini
e
poi
col
padron
di
casa
;
il
sagrestano
a
San
Rocco
,
e
aveva
litigato
col
parroco
;
s
'
era
messo
per
vetturino
di
piazza
e
aveva
litigato
con
tutti
i
padroni
di
rimessa
,
fino
a
tre
giorni
fa
.
Ora
,
non
trovando
di
meglio
in
quella
stagionaccia
morta
,
s
'
era
allogato
in
una
Impresa
di
pompe
funebri
.
Avrebbe
litigato
pure
con
questa
-
lo
sapeva
sicuro
-
perché
le
cose
storte
,
lui
,
non
le
poteva
soffrire
.
E
poi
era
disgraziato
,
ecco
.
Bastava
vederlo
.
Le
spalle
in
capo
;
gli
occhi
a
sportello
;
la
faccia
gialla
,
come
di
cera
,
e
il
naso
rosso
.
Perché
rosso
,
il
naso
?
Perché
tutti
lo
prendessero
per
ubriacone
;
quando
lui
neppure
lo
sapeva
che
sapore
avesse
il
vino
.
-
Puh
!
Ne
aveva
fino
alla
gola
,
di
quella
vitaccia
porca
.
E
un
giorno
o
l
'
altro
,
l
'
ultima
litigata
per
bene
l
'
avrebbe
fatta
con
l
'
acqua
del
fiume
,
e
buona
notte
.
Per
ora
là
,
mangiato
dalle
mosche
e
dalla
noja
,
sotto
la
vampa
cocente
del
sole
,
ad
aspettar
quel
primo
carico
.
Il
morto
.
O
non
gli
sbucò
,
dopo
una
buona
mezz
'
ora
,
da
un
altro
portone
in
fondo
,
dall
'
altro
lato
della
via
?
-
Te
possino
...
(
al
morto
)
-
esclamò
tra
i
denti
,
accorrendo
col
carro
,
mentre
i
becchini
,
ansimanti
sotto
il
peso
d
'
una
misera
bara
vestita
di
mussolo
nero
,
filettata
agli
orli
di
fettuccia
bianca
,
sacravano
e
protestavano
:
-
Te
possino
...
(
a
lui
)
-
Te
pij
n
'
accidente
-
0
ch
'
er
nummero
der
portone
non
te
l
'
aveveno
dato
?
Scalabrino
fece
la
voltata
senza
fiatare
;
aspettò
che
quelli
aprissero
lo
sportello
e
introducessero
il
carico
nel
carro
.
-
Tira
via
!
E
si
mosse
,
lentamente
,
a
passo
,
com
'
era
venuto
:
ancora
col
piede
alzato
sul
parafango
davanti
e
la
tuba
sul
naso
.
Il
carro
,
nudo
.
Non
un
nastro
,
non
un
fiore
.
Dietro
,
una
sola
accompagnatrice
.
Andava
costei
con
un
velo
nero
trapunto
,
da
messa
,
calato
sul
volto
;
indossava
una
veste
scura
,
di
mussolo
rasato
,
a
fiorellini
gialli
,
e
un
ombrellino
chiaro
aveva
,
sgargiante
sotto
il
sole
,
aperto
e
appoggiato
su
la
spalla
.
Accompagnava
il
morto
,
ma
si
riparava
dal
sole
con
l
'
ombrellino
.
E
teneva
il
capo
basso
,
quasi
più
per
vergogna
che
per
afflizione
.
-
Buon
passeggio
,
ah
Rosi
'
!
-
le
gridò
dietro
il
droghiere
scamiciato
,
che
s
'
era
fatto
di
nuovo
alla
porta
della
bottega
.
E
accompagnò
il
saluto
con
un
riso
sguajato
,
scrollando
il
capo
.
L
'
accompagnatrice
si
voltò
a
guardarlo
attraverso
il
velo
;
alzò
la
mano
col
mezzo
guanto
di
filo
per
fargli
un
cenno
di
saluto
,
poi
l
'
abbassò
per
riprendersi
di
dietro
la
veste
,
e
mostrò
le
scarpe
scalcagnate
.
Aveva
però
i
mezzi
guanti
di
filo
e
l
'
ombrellino
,
lei
.
-
Povero
sor
Bernardo
,
come
un
cane
,
-
disse
forte
qualcuno
dalla
finestra
d
'
una
casa
.
Il
droghiere
guardò
in
su
,
seguitando
a
scrollare
il
capo
.
-
Un
professore
,
con
la
sola
servaccia
dietro
...
-
gridò
un
'
altra
voce
,
di
vecchia
,
da
un
'
altra
finestra
.
Nel
sole
,
quelle
voci
dall
'
alto
sonavano
nel
silenzio
della
strada
deserta
,
strane
.
Prima
di
svoltare
,
Scalabrino
pensò
di
proporre
all
'
accompagnatrice
di
pigliare
a
nolo
una
vettura
per
far
più
presto
,
già
che
nessun
cane
era
venuto
a
far
coda
a
quel
mortorio
.
-
Con
questo
sole
...
a
quest
'
ora
...
Rosina
scosse
il
capo
sotto
il
velo
.
Aveva
fatto
giuramento
,
lei
,
che
avrebbe
accompagnato
a
piedi
il
padrone
fino
all
'
imboccatura
di
via
San
Lorenzo
.
-
Ma
che
ti
vede
il
padrone
?
Niente
!
Giuramento
.
La
vettura
,
se
mai
,
l
'
avrebbe
presa
,
lassù
,
fino
a
Campoverano
.
-
E
se
te
la
pago
io
?
-
insistette
Scalabrino
.
Niente
.
Giuramento
.
Scalabrino
masticò
sotto
la
tuba
un
'
altra
imprecazione
e
seguitò
a
passo
,
prima
per
il
ponte
Cavour
,
poi
per
Via
Tomacelli
e
per
Via
Condotti
e
per
Piazza
di
Spagna
e
Via
Due
Macelli
e
Capo
le
Case
e
Via
Sistina
.
Fin
qui
,
tanto
o
quanto
,
si
tenne
su
,
sveglio
,
per
scansare
le
altre
vetture
,
i
tram
elettrici
e
le
automobili
,
considerando
che
a
quel
mortorio
lì
nessuno
avrebbe
fatto
largo
e
portato
rispetto
.
Ma
quando
,
attraversata
sempre
a
passo
Piazza
Barberini
,
imboccò
l
'
erta
via
di
San
Niccolò
da
Tolentino
,
rialzò
il
piede
sul
parafango
,
si
calò
di
nuovo
la
tuba
sul
naso
e
si
riaccomodò
a
dormire
.
I
cavalli
,
tanto
,
sapevano
la
via
.
I
rari
passanti
si
fermavano
e
si
voltavano
a
mirare
,
tra
stupiti
e
indignati
.
Il
sonno
del
cocchiere
su
la
cassetta
e
il
sonno
del
morto
dentro
il
carro
:
freddo
e
nel
bujo
,
quello
del
morto
;
caldo
e
nel
sole
,
quello
del
cocchiere
;
e
poi
quell
'
unica
accompagnatrice
con
l
'
ombrellino
chiaro
e
il
velo
nero
abbassato
sul
volto
:
tutto
l
'
insieme
di
quel
mortorio
,
insomma
,
così
zitto
zitto
e
solo
solo
,
a
quell
'
ora
,
bruciata
,
faceva
proprio
cader
le
braccia
.
Non
era
il
modo
,
quello
,
d
'
andarsene
all
'
altro
mondo
!
Scelti
male
il
giorno
,
l
'
ora
,
la
stagione
.
Pareva
che
quel
morto
lì
avesse
sdegnato
di
dare
alla
morte
una
conveniente
serietà
.
Irritava
.
Quasi
quasi
aveva
ragione
il
cocchiere
che
se
la
dormiva
.
E
così
avesse
seguitato
a
dormire
Scalabrino
fino
al
principio
di
Via
San
Lorenzo
!
Ma
i
cavalli
,
appena
superata
l
'
erta
,
svoltando
per
Via
Volturno
,
pensarono
bene
d
'
avanzare
un
po
'
il
passo
;
e
Scalabrino
si
destò
.
Ora
,
destarsi
,
veder
fermo
sul
marciapiedi
a
sinistra
un
signore
allampanato
,
barbuto
,
con
grossi
occhiali
neri
,
stremenzito
in
un
abito
grigio
,
sorcigno
,
e
sentirsi
arrivare
in
faccia
,
su
la
tuba
,
un
grosso
involto
,
fu
tutt
'
uno
!
Prima
che
Scalabrino
avesse
tempo
di
riaversi
,
quel
signore
s
'
era
buttato
innanzi
ai
cavalli
,
li
aveva
fermati
e
,
avventando
gesti
minacciosi
,
quasi
volesse
scagliar
le
mani
,
non
avendo
più
altro
da
scagliare
,
urlava
,
sbraitava
:
-
A
me
?
a
me
?
mascalzone
!
canaglia
!
manigoldo
!
a
un
padre
di
famiglia
?
a
un
padre
di
otto
figliuoli
?
manigoldo
!
farabutto
!
Tutta
la
gente
che
si
trovava
a
passare
per
via
e
tutti
i
bottegai
e
gli
avventori
s
'
affollarono
di
corsa
attorno
al
carro
e
tutti
gl
'
inquilini
delle
case
vicine
s
'
affacciarono
alle
finestre
,
e
altri
curiosi
accorsero
,
al
clamore
,
dalle
prossime
vie
,
i
quali
,
non
riuscendo
a
sapere
che
cosa
fosse
accaduto
,
smaniavano
,
accostandosi
a
questo
e
a
quello
,
e
si
drizzavano
su
la
punta
dei
piedi
.
-
Ma
che
è
stato
?
-
Uhm
...
pare
che
...
dice
che
...
non
so
!
-
Ma
c
'
è
il
morto
?
-
Dove
?
-
Nel
carro
,
c
'
è
?
-
Uhm
!
...
Chi
è
morto
?
-
Gli
pigliano
la
contravvenzione
!
-
Al
morto
?
-
Al
cocchiere
...
-
E
perché
?
-
Mah
!
...
pare
che
...
dice
che
...
Il
signore
grigio
allampanato
seguitava
intanto
a
sbraitare
presso
la
vetrata
d
'
un
caffè
,
dove
lo
avevano
trascinato
;
reclamava
l
'
involto
scagliato
contro
il
cocchiere
;
ma
non
s
'
arrivava
ancora
a
comprendere
perché
glielo
avesse
scagliato
.
Sul
carro
,
il
cocchiere
cadaverico
,
con
gli
occhi
miopi
strizzati
,
si
rimetteva
in
sesto
la
tuba
e
rispondeva
alla
guardia
di
città
che
,
tra
la
calca
e
lo
schiamazzo
,
prendeva
appunti
su
un
taccuino
.
Alla
fine
il
carro
si
mosse
tra
la
folla
che
gli
fece
largo
,
vociando
;
ma
,
come
apparve
di
nuovo
,
sotto
l
'
ombrellino
chiaro
,
col
velo
nero
abbassato
sul
volto
,
quell
'
unica
accompagnatrice
-
silenzio
.
Solo
qualche
monellaccio
fischiò
.
Che
era
insomma
accaduto
?
Niente
.
Una
piccola
distrazione
.
Vetturino
di
piazza
fino
a
tre
giorni
fa
,
Scalabrino
,
stordito
dal
sole
,
svegliato
di
soprassalto
,
s
'
era
scordato
di
trovarsi
su
un
carro
funebre
:
gli
era
parso
d
'
essere
ancora
su
la
cassetta
d
'
una
botticella
e
,
avvezzo
com
'
era
ormai
da
tanti
anni
a
invitar
la
gente
per
via
a
servirsi
del
suo
legno
,
vedendosi
guardato
da
quel
signore
sorcigno
fermo
lì
sul
marciapiede
,
gli
aveva
fatto
segno
col
dito
,
se
voleva
montare
.
E
quel
signore
,
per
un
piccolo
segno
,
tutto
quel
baccano
...