StampaQuotidiana ,
Oggi
ancora
,
nonostante
i
segni
in
qualche
modo
palesi
,
molti
han
l
'
aria
di
credere
che
nessuna
rivoluzione
è
avvenuta
in
Italia
.
Beata
innocenza
.
Tutto
il
vantato
e
dannosissimo
buon
senso
degli
italiani
,
il
loro
tradizionale
amor
del
quieto
vivere
,
il
loro
interessato
timore
dei
mutamenti
sostanziali
,
tutto
il
loro
spirito
classicamente
antirivoluzionario
,
sono
in
gioco
per
architettare
una
pacificatrice
mascheratura
della
Rivoluzione
d
'
ottobre
.
Questi
timorosi
italiani
,
che
son
poi
la
maggioranza
,
hanno
molti
rapporti
,
se
non
altro
scenici
,
col
disgraziatissimo
Amleto
,
principe
danese
assai
più
democratico
di
quel
che
non
si
creda
,
(
era
dunque
malato
d
'
anglofilia
,
asserisce
Jules
Laforgue
)
,
il
quale
sulla
terrazza
di
Elsinöre
,
all
'
apparizione
dello
spettro
del
padre
,
finge
sulle
prime
una
grande
noncuranza
,
quasi
non
creda
,
o
non
voglia
credere
per
opportunità
o
per
paura
,
a
ciò
che
gli
compare
dinanzi
.
Questa
apparente
noncuranza
degli
italiani
davanti
all
'
innegabile
realtà
della
rivoluzione
fascista
,
non
è
occasionale
,
ma
storicissima
.
È
un
segno
di
paura
.
È
un
modo
di
difesa
.
È
sopratutto
la
confessione
di
una
colpa
,
o
peccato
,
originale
.
Il
decantato
e
spregevolissimo
buon
senso
,
che
in
Italia
ha
sempre
avuto
valore
di
legge
maestra
e
di
norma
corrente
,
cerca
di
potersi
illudere
da
se
medesimo
per
non
essere
obbligato
,
da
un
momento
all
'
altro
,
ad
accorgersi
che
qualcosa
di
definitivo
è
avvenuto
in
Italia
e
che
qualche
mutamento
è
pur
visibile
e
sensibile
.
Il
torto
è
forse
da
imputarsi
più
a
noi
,
uomini
della
rivoluzione
,
che
agli
altri
.
Poiché
abbiamo
,
senza
dubbio
,
peccato
di
eccessiva
signorilità
!
Siamo
stati
troppo
cavallereschi
nei
riguardi
delle
maggioranze
costituzionali
,
liberali
,
democratiche
,
socialiste
,
popolari
,
(
ci
sia
consentito
di
adottare
,
a
ragion
veduta
,
una
terminologia
prettamente
parlamentare
all
'
intero
paese
)
,
quasi
che
la
nostra
rivoluzione
sia
stata
una
rivoluzione
di
palazzo
,
e
non
di
piazza
.
La
signorilità
usata
verso
i
nostri
nemici
è
stata
quanto
mai
antistorica
.
Ha
mostrato
,
è
vero
,
che
il
Fascismo
ha
«
attuato
»
,
esternandola
,
la
rivoluzione
nazionale
dopo
averla
preparata
e
compiuta
in
mille
modi
nella
coscienza
dei
singoli
e
delle
masse
,
che
la
marcia
su
Roma
è
stata
cioè
il
ritorno
trionfale
di
un
esercito
vittorioso
,
pacificato
nella
vittoria
,
da
una
guerra
combattuta
nelle
provincie
,
ma
ha
dato
a
vedere
altresì
che
non
esiste
negli
italiani
un
vero
e
proprio
spirito
rivoluzionario
.
Ha
mostrato
,
sia
detto
senza
tema
di
compromissioni
,
che
anche
la
rivoluzione
fascista
,
rivoluzione
potentemente
armata
,
dinamica
,
fatale
,
legittimata
da
cinquant
'
anni
di
comune
vigliaccheria
nazionale
,
ha
dovuto
scendere
a
concessioni
col
nemico
vinto
,
cioè
con
la
maggioranza
degli
italiani
.
È
stata
anch
'
essa
pietosa
e
cavalleresca
verso
il
nemico
vinto
,
turpemente
improprio
a
qualunque
spirito
rivoluzionario
.
Si
badi
però
che
se
l
'
esercito
delle
camicie
nere
è
entrato
in
Roma
per
la
Breccia
di
Porta
Pia
,
ciò
non
significa
che
la
Rivoluzione
fascista
abbia
a
dover
ripetere
gli
errori
del
settanta
.
Poiché
,
se
la
Breccia
ha
portato
al
governo
,
tanto
con
la
destra
quanto
con
la
sinistra
storiche
,
non
già
la
rivoluzione
del
1821
,
ma
l
'
«
antirisorgimento
»
(
che
fu
prima
borghese
,
liberale
e
democratico
e
da
ultimo
proletario
)
ciò
è
dovuto
sopratutto
alla
mancanza
di
un
«
eroe
»
tradizionale
e
tirannico
e
alla
plètora
di
quei
falsi
eroi
democratici
e
umanitari
,
romantici
e
puritani
,
che
Emerson
e
Carlyle
chiamavano
in
buona
fede
,
con
altra
intenzione
,
«
representative
men
»
,
uomini
rappresentativi
.
Tutti
quegli
italiani
«
boni
viri
»
i
quali
han
l
'
aria
di
credere
che
nessuna
rivoluzione
è
avvenuta
in
Italia
e
che
tutto
rientrerà
a
poco
a
poco
nel
cinquantenne
ordine
democratico
,
mostrano
di
sperare
che
Mussolini
sia
un
«
uomo
rappresentativo
»
e
che
abbia
a
ripetere
perciò
gli
errori
del
settanta
.
Mussolini
,
tuttavia
,
non
è
un
«
representative
men
»
,
poiché
è
storicamente
e
naturalmente
l
'
espressione
«
contraria
»
del
nostro
comune
spirito
nazionale
.
Egli
non
«
rappresenta
»
,
comanda
.
Agisce
per
virtù
e
per
volontà
propria
,
non
in
ragione
delle
qualità
,
difetti
e
possibilità
volitive
,
del
popolo
italiano
.
Non
è
il
prodotto
di
una
rivoluzione
,
ma
l
'
effetto
.
Quel
che
ha
costituito
la
maggior
debolezza
di
Napoleone
,
è
l
'
essere
stato
un
figliuolo
della
rivoluzione
.
Quel
che
costituisce
la
forza
di
Mussolini
è
l
'
essere
la
ragione
determinante
,
naturale
,
storica
e
politica
,
della
nostra
rivoluzione
.
La
forma
dittatoriale
del
suo
potere
non
può
essere
considerata
un
'
usurpazione
,
ma
sopratutto
la
forma
specifica
della
sua
natura
storica
e
politica
.
Né
si
può
concepire
in
forma
diversa
da
quella
che
è
,
senza
voler
disconoscere
ciò
che
di
legittimo
,
di
proprio
,
di
fatale
,
quasi
diremmo
,
ha
sempre
avuto
in
Italia
la
logica
rivoluzionaria
,
oggi
per
la
prima
volta
attuata
.
La
maschera
compiacente
con
la
quale
Mussolini
ha
coperto
il
viso
tragico
della
rivoluzione
di
ottobre
,
è
,
probabilmente
,
una
concessione
di
natura
politica
ch
'
egli
ha
voluto
fare
al
comodo
ottimismo
degli
italiani
,
e
non
soltanto
degli
italiani
.
È
un
riconoscimento
della
tradizione
antirivoluzionaria
del
nostro
comune
spirito
nazionale
.
È
un
segno
di
fede
,
di
forza
e
di
volontà
ottimista
,
non
di
debolezza
.
Ma
lasciamo
che
le
confraternite
effimere
e
timorose
,
liberali
e
democratiche
,
organicamente
antirivoluzionarie
,
s
'
illudano
che
nulla
è
mutato
in
Italia
e
che
tutto
rientrerà
a
poco
a
poco
nell
'
ordine
burocratico
della
democrazia
paesana
,
sudicia
democrazia
,
nemica
delle
proprie
grandezze
più
che
delle
altrui
,
avversa
al
nostro
destino
nazionale
più
che
al
destino
delle
nazioni
straniere
.
Lasciamo
che
la
gente
pacifica
e
dabbene
creda
nella
marcia
su
Roma
come
in
un
comodo
«
ricorso
storico
»
,
come
in
una
ripetizione
della
Breccia
di
Porta
Pia
:
lasciamo
che
i
fautori
dell
'
«
antirisorgimento
»
s
'
illudano
di
scorgere
nella
sorridente
maschera
posticcia
il
volto
vero
della
rivoluzione
fascista
,
e
possano
immaginarsi
in
tal
modo
che
il
tempo
delle
comodità
sia
prossimo
e
la
stagione
dei
pentimenti
,
dei
tradimenti
e
dei
ravvedimenti
sia
vicinissima
.
È
questo
un
giuoco
di
natura
politica
,
il
quale
può
senza
dubbio
giovare
agli
interessi
della
rivoluzione
fascista
,
cioè
dell
'
Italia
.
Tutte
le
rivoluzioni
hanno
avuto
simili
pause
di
attesa
e
di
preparazione
.
La
convenzione
.
C
'
è
ancora
qualche
probabilità
di
successo
oratorio
per
i
Mirabeau
di
questo
«
intermezzo
»
.
Purché
i
molti
Mirabeau
che
tuttora
si
nascondono
dietro
le
cattedre
rovesciate
,
cattedre
e
«
chaises
-
percées
»
,
abbian
l
'
animo
di
sostenere
lo
sguardo
fermo
e
impassibile
della
maschera
posticcia
messa
sul
viso
duro
della
rivoluzione
.
Forse
questo
«
secondo
tempo
»
sarà
straordinariamente
lungo
,
forse
sarà
più
breve
assai
di
quel
che
non
si
preveda
.
Noi
auguriamo
che
sia
breve
.
E
che
la
seconda
ondata
sopraggiunga
rapida
e
irresistibile
.
Tanto
è
grande
il
nostro
desiderio
,
la
nostra
speranza
,
la
nostra
fiducia
in
una
prossima
ripresa
rivoluzionaria
,
«
antiliberale
»
,
che
vorremmo
vedere
accrescere
e
consolidarsi
in
certe
confraternite
l
'
ottimismo
antirivoluzionario
,
perché
il
colpo
sia
più
duro
e
la
disillusione
più
sentita
.
Non
tutti
gli
italiani
hanno
diritto
all
'
ottimismo
.
Bisognerà
bene
che
entri
nel
cuore
di
certi
italiani
un
po
'
di
quella
meravigliosa
disperazione
,
senza
la
quale
a
nessuna
rivoluzione
è
possibile
compiere
intero
il
suo
ciclo
storico
e
mutarsi
da
fatto
particolare
in
fatto
generale
.
È
tempo
che
la
rivoluzione
fascista
assolva
il
suo
còmpito
nazionale
,
per
poter
quindi
attuare
la
sua
funzione
europea
.
Ma
questo
è
forse
un
voler
pretendere
troppo
da
certi
italiani
,
abituati
a
giudicare
il
tremendo
gioco
della
storia
dall
'
impossibilità
amorfa
delle
maschere
politiche
,
e
non
dal
viso
terribilmente
vivo
della
fatalità
rivoluzionaria
.