DOPO ( SBARBARO CAMILLO , 1915 )
StampaPeriodica ,
Era
in
casa
e
aspettavano
lei
.
-
-
Per
dove
sei
entrata
?
-
Rispose
con
un
risetto
.
Si
volgeva
di
là
affaccendata
.
Sua
madre
non
le
vide
la
faccia
.
Scostò
la
sorellina
senza
carezze
con
una
specie
di
fretta
.
Il
lume
splendeva
in
sala
.
-
Che
faceva
essa
di
là
?
-
Rispondeva
:
-
Vengo
.
Toccava
qua
e
là
.
Restava
assorta
....
L
'
aspetto
delle
cose
famigliari
,
immutato
,
era
una
tortura
.
-
Trovò
il
cerchio
di
cipria
dove
aveva
posato
la
scatola
avanti
d
'
uscire
....
Toccava
qua
e
là
,
restava
assorta
;
si
toccava
;
portando
la
mano
alla
nuca
,
dietro
,
per
sorprendere
dei
capelli
in
disordine
,
una
fibbia
sganciata
....
Sentiva
che
qualche
cosa
doveva
vedersi
(
così
l
'
assassino
si
sente
addosso
in
qualche
punto
la
macchia
di
sangue
)
e
i
ginocchi
le
si
incontravano
al
pensiero
di
comparire
di
là
.
Invece
un
'
eguale
pace
avevano
i
volti
sotto
il
lume
.
Sedette
come
per
un
'
improvvisa
debolezza
,
sentendosi
intrusa
fra
i
suoi
.
Aveva
tradito
quella
gente
che
non
sapeva
,
la
loro
casa
dai
vecchi
mobili
.
Nulla
d
'
intimo
aveva
più
la
casa
se
un
estraneo
poteva
parlare
del
neo
che
solo
sua
madre
sapeva
(
e
l
'
aveva
battezzato
con
un
ridicolo
nomignolo
affettuoso
)
.
E
le
pareva
che
adesso
,
nella
casa
chiunque
potesse
entrare
e
sedersi
e
ridere
.
Il
viso
non
guardato
di
sua
madre
la
feriva
di
pietà
come
di
lei
ignara
fossero
stati
esposti
certi
umili
indumenti
intimi
....
Presto
capì
che
non
a
lei
sola
ma
alla
madre
buonadonna
alla
sorellina
l
'
uomo
aveva
fatto
violenza
.
Stava
non
facendo
più
rumore
d
'
una
persona
nascosta
,
nella
paura
d
'
un
gesto
di
cui
non
potesse
sopportare
la
dolcezza
.
Poi
,
impossibilità
di
sottrarsi
all
'
acconciatura
della
notte
.
(
Il
cuore
le
moriva
sotto
le
amorose
dita
inesperte
.
Per
chi
parava
ancora
così
la
sua
figlia
quella
brava
donna
?
)
E
,
nel
letto
,
repulsa
,
più
crudele
per
lei
che
per
la
piccola
,
fatta
di
armeggi
di
gomiti
e
ginocchi
,
contro
la
sorella
che
s
'
appiccicava
...
StampaPeriodica ,
Come
beatamente
l
'
occhio
si
riposa
su
questa
dolce
terra
di
Romagna
!
Ella
è
ancora
intorno
a
me
tutta
bruna
e
nuda
in
una
chiara
aria
d
'
inverno
;
ma
l
'
orizzonte
è
spazzato
fino
agli
ultimi
confini
dal
vento
aspro
di
marzo
e
nella
pianura
pulita
le
case
paiono
più
bianche
,
gli
alberi
e
le
siepi
più
nere
;
la
striscia
del
mare
turchino
ride
al
sole
nuovo
.
Il
colore
di
queste
cose
nuove
parla
al
mio
cuore
.
Io
ne
cerco
il
senso
e
vago
con
l
'
occhio
sul
gran
ventaglio
aperto
del
piano
;
guardo
i
colli
magri
e
puri
,
là
terre
lavorate
che
spiccano
nel
fulvo
crudo
dell
'
ombra
,
e
il
dolce
vecchio
verde
delle
coste
piene
di
luce
;
guardo
i
monti
che
s
'
affollano
più
lontani
,
ondeggiando
come
vapori
,
e
in
fondo
alte
e
sole
,
quasi
ritagliate
sul
cielo
,
le
tre
punte
celestine
.
Il
noto
profilo
pare
che
renda
a
tutte
le
linee
dei
monti
e
del
piano
il
senso
delle
cose
domestiche
e
care
.
Non
è
questo
dunque
il
paese
del
mio
poeta
,
il
paese
ove
andando
ci
accompagna
l
'
azzurra
visïon
di
S
.
Marino
?
Ecco
l
'
Emilia
,
bianca
dura
e
pulita
fra
le
sue
gracili
siepi
,
co
'
suoi
ponticelli
,
sotto
cui
passano
i
rii
dal
bel
nome
romano
,
e
mormora
l
'
acqua
che
oggi
è
così
trasparente
e
lucente
tra
le
ripe
calve
sul
fondo
terroso
:
la
vecchia
grande
strada
ci
invita
alle
ville
ben
conosciute
,
a
Savignano
dalle
cui
selci
sonanti
fino
alla
Torre
e
al
Cimitero
di
S
.
Mauro
è
così
breve
il
cammino
....
Ma
da
ogni
sasso
e
da
ogni
siepe
lungo
quel
cammino
pare
che
le
canzoni
del
poeta
debbano
volar
via
con
frullo
rapido
e
vario
,
come
uccelli
dal
nido
.
Dalle
punte
di
S
.
Marino
fino
al
mar
di
Bellaria
e
alla
pineta
di
Ravenna
,
dal
Rubicone
alla
Marecchia
,
e
in
ogni
angolo
di
questa
terra
e
in
ogni
aspetto
e
in
ogni
forma
,
dove
ch
'
io
mi
volga
e
riguardi
,
ivi
io
vedo
presente
il
poeta
:
in
tutte
le
cose
sento
le
sue
memorie
cantare
.
Sarà
forse
quel
picchiare
in
cadenza
di
un
pennato
sulle
corteccie
?
Laggiù
tra
'
pioppi
del
mio
viale
,
che
pare
forino
il
cielo
così
brulli
e
rimondi
,
un
vecchiettino
ha
poggiato
la
sua
scala
a
un
tronco
grigio
;
e
così
ritto
a
mezz
'
aria
batte
e
sfronda
e
rinetta
;
cadono
intorno
a
lui
e
s
'
ammonticchiano
sulla
sabbia
battuta
del
viale
rami
secchi
,
scheggie
,
e
vermene
novelle
,
che
lasciano
alle
sue
dita
un
così
buono
odore
di
gemme
....
O
forse
è
il
grido
lungo
dei
galli
che
nel
vasto
silenzio
risponde
alla
cantilena
aspra
e
strascicata
delle
venditrici
di
insalatina
campagnuola
;
o
la
festa
dei
passeri
tra
le
zolle
,
che
sembrano
ancor
gocciolare
dell
'
ultima
neve
;
è
questo
bianco
di
tele
,
che
dalla
terra
screpolata
e
scolorita
rigettano
contro
i
miei
occhi
il
sole
con
crudezza
tagliente
,
e
domani
porteranno
dentro
le
case
odore
d
'
erba
nascente
e
di
viole
;
è
il
fruscio
degli
aquiloni
che
salgono
e
brandiscono
al
vento
sonoro
;
o
forse
anche
è
una
fanciulla
che
mi
viene
incontro
lenta
lenta
pel
viale
,
come
abbandonata
a
questa
dolcezza
;
risplende
la
faccia
bianca
sotto
i
bruni
capelli
pieni
di
sole
e
nuotano
i
limpidi
occhi
dello
splendore
del
giorno
(
liquidi
e
limpidi
occhi
,
che
ridon
,
così
....
con
gli
angioli
.
Perché
?
)
Tutto
intorno
a
me
sente
del
Pascoli
;
e
qualcuno
mi
consiglia
che
basterà
volgere
quietamente
gli
occhi
intorno
sulle
cose
,
per
trovare
la
via
facile
e
piana
della
sua
anima
poetica
.
CARDUCCI
,
MAESTRO
DI
UMANITÀ
Qui
non
è
possibile
fare
paragone
col
Croce
,
dell
'
intelligenza
,
come
se
uno
ne
abbia
più
e
l
'
altro
meno
.
Non
è
una
intelligenza
generica
,
di
cui
si
possa
rendere
quantitativa
ragione
;
questo
,
al
quale
io
parlo
,
è
il
Carducci
.
Qualche
cosa
di
grande
alita
intorno
,
e
io
mi
sento
pieno
del
nume
.
Il
dialogo
è
divenuto
orazione
.
Penso
forse
ai
XX
volumi
delle
opere
?
o
alle
vaste
scatole
di
appunti
e
di
schede
coronanti
le
scansìe
dello
studio
oggi
silenzioso
,
dove
la
fatica
di
questo
aspro
benedettino
delle
lettere
ha
lasciato
per
quarant
'
anni
la
sua
traccia
quotidiana
e
minuta
?
o
penso
a
tutto
l
'
esempio
di
una
vita
,
che
nei
particolari
della
scrittura
e
del
discorso
non
si
esauriva
,
ma
trapassando
in
vive
anime
e
quivi
trasfigurandosi
,
non
perdeva
forma
però
e
durava
e
ancora
dura
?
Ho
dimenticato
in
questo
momento
tutto
quello
che
in
lui
era
contingente
e
limitato
e
personale
;
non
ricordo
più
,
da
me
a
lui
,
né
la
distanza
immensa
dell
'
ingegno
,
né
gli
svantaggi
della
cultura
,
né
le
differenze
delle
opinioni
e
del
gusto
;
voglio
che
tutto
ciò
sia
fatto
vano
,
e
solo
mi
resti
presente
l
'
uomo
della
mia
razza
e
della
mia
religione
,
il
testimonio
e
il
compagno
,
col
quale
mi
sarà
dolce
vivere
e
morire
.
Io
mi
sento
vicino
a
lui
in
tutto
quel
che
più
mi
importa
,
nel
leggere
.
un
libro
e
nel
tollerare
la
vita
.
Un
sentimento
profondo
uguaglia
noi
ai
nostri
fratelli
che
sono
stati
e
a
quelli
che
saranno
;
al
padre
Omero
quando
spande
il
suo
dire
in
mezzo
agli
uomini
che
se
ne
vanno
come
le
foglie
della
primavera
;
e
a
Saffo
che
parla
delle
Pleiadi
scintillanti
,
e
a
tutti
gli
altri
che
sono
venuti
sopra
questa
terra
nella
cara
luce
del
sole
a
soffrire
e
a
amare
e
a
godere
le
cose
belle
che
ci
sono
,
e
così
,
parlando
con
voce
tranquilla
e
con
chiari
occhi
riguardando
i
compagni
e
il
mondo
,
sono
passati
come
anche
noi
passeremo
.
Perennis
humanitas
!
Ad
essa
appartiene
il
Carducci
;
per
essa
io
lo
onoro
.
Egli
votava
la
sua
vita
a
questa
religione
,
con
animo
schietto
e
libero
e
non
intronato
da
nessuna
eco
di
torbidi
entusiasmi
o
di
orgie
e
di
non
virili
invasamenti
.
Sapeva
di
essere
un
uomo
,
non
immortale
,
ma
chiamato
alla
fine
;
sentiva
nel
passato
e
in
grembo
alla
terra
le
sue
radici
,
e
il
suo
destino
in
mezzo
agli
uomini
.
Dopo
di
che
egli
ha
atteso
al
compito
che
la
natura
gli
mostrava
con
una
fede
serena
e
superba
,
con
una
reverenza
di
tutto
ciò
che
era
stato
o
grande
o
buono
o
bello
,
con
un
amore
dell
'
opera
propria
e
dell
'
altrui
,
che
,
per
essere
senza
illusioni
di
eternità
,
non
par
tuttavia
meno
benefico
.
Che
cosa
importa
ora
se
a
noi
manchino
i
doni
che
abbondavano
a
lui
?
Nessuno
ci
toglierà
il
diritto
di
onorare
nel
suo
nome
la
nostra
parte
migliore
.
Non
si
tratta
di
un
maestro
,
che
potevamo
anche
non
avere
,
o
di
un
libro
che
potevamo
anche
non
leggere
.
Ma
io
mi
rifiuto
di
abbandonare
insieme
con
lui
la
ragione
più
profonda
del
mio
sentire
,
la
comunione
col
passato
e
la
conversazione
con
tutti
i
grandi
e
cari
e
umani
spiriti
,
e
il
culto
della
loro
parola
cara
al
mio
cuore
sopra
tutte
le
cose
.
Io
voglio
sapere
che
c
'
è
nella
mia
adorazione
qualche
cosa
di
vano
;
che
l
'
amore
delle
belle
parole
,
con
tutto
quel
che
reca
di
sacrifizio
nel
cercarle
e
nel
custodirle
e
nell
'
imitarle
,
di
superstizione
nel
goderle
,
è
vano
;
e
son
vani
i
versi
e
le
rime
e
i
libri
e
i
canti
e
le
pitture
e
i
simulacri
e
le
immaginazioni
tutte
quante
;
voglio
saper
tutto
questo
per
avere
la
gioia
di
affrontare
con
occhi
aperti
il
pericolo
mio
dolce
.
Passano
i
giorni
e
scema
la
luce
e
il
tempo
dell
'
amore
se
n
'
è
andato
e
l
'
ombra
si
avvicina
a
noi
lunga
e
nera
.
Noi
facciamo
dei
libri
.
Anzi
non
ne
facciamo
nemmeno
;
ci
contentiamo
di
leggere
e
di
fare
qualche
segno
sui
margini
.
Ma
questo
basta
e
la
compagnia
dei
nostri
padri
e
fratelli
.
Nessuno
fra
quanti
ho
dintorno
mi
è
stato
guida
ad
essa
e
aiuto
e
conforto
degno
come
il
Carducci
.
Fra
tutti
i
vicini
io
non
trovo
altri
,
a
cui
poter
dare
con
sincerità
questo
nome
di
maestro
....
"
Orabunt
causas
melius
alii
coelique
meatus
....
"
descriveranno
meglio
i
cieli
del
pensiero
e
gli
episodi
della
storia
;
nessuno
può
essermi
maestro
migliore
di
letteratura
e
di
umanità
,
per
le
quali
io
vivo
.
POESIA ( SOFFICI ARDENGO , 1915 )
StampaPeriodica ,
Un
solo
squillo
della
tua
voce
senza
epoca
e
tutte
le
gioiellerie
di
questo
crepuscolo
rassegnato
in
pantofole
si
mettono
a
lampeggiare
creando
un
giorno
nuovo
Un
'
ala
inzuppata
d
'
azzurro
tacita
gli
spleens
il
nero
-
fumo
di
tante
ritirate
prima
del
corpo
a
corpo
fuori
de
'
geroglifici
delle
metafisiche
acerbe
Si
direbbe
che
non
siamo
mai
morti
Questi
pallidi
vermi
sarebbero
dei
capelli
biondi
e
le
vecchie
ironie
una
menzogna
di
réclames
fiorite
sui
muri
del
sepolcro
Un
solo
giro
dei
tuoi
occhi
d
'
oro
(
non
parlo
a
una
donna
)
-
e
addio
dunque
l
'
aspettativa
di
riposo
e
il
tramonto
metodico
e
la
saggezza
diplomatica
delle
liquidazioni
amorose
Di
nuovo
eccoci
fra
la
gioventù
de
'
verdi
infranti
de
'
frascami
stemperati
nelle
nudità
primitivismo
abbrividito
lungo
queste
striature
d
'
acque
rosa
e
blu
rifluenti
a
un
riflesso
di
mammelle
e
di
sole
in
un
diluvio
di
violette
gelate
Le
luci
le
sete
l
'
elettricità
degli
antichi
sguardi
idilli
irreperibili
dimenticati
co
'
vini
e
i
paradossi
Scienza
laboriosa
Arcobaleno
che
rotea
e
ronza
con
una
diffusione
di
prismi
come
nelle
creazioni
Si
ricomincia
città
campagne
e
cuore
È
la
vita
davvero
A
quando
la
fanfara
idiota
delle
fantasmagorie
in
maschera
nel
trotto
buio
delle
diligenze
?
Addio
mia
bella
addio
O
non
è
ancora
che
una
farsa
povera
nello
scenario
a
perpetuità
delle
stelle
oscillanti
su
questa
casa
d
'
illusione
creduta
chiusa
e
aperta
forse
a
tutto
!
StampaPeriodica ,
I
Un
vaso
è
posto
davanti
a
me
sulla
tavola
.
Se
io
voglio
toccarlo
bisogna
che
la
mia
mano
compia
un
movimento
,
percorra
la
distanza
interposta
,
lo
spazio
esistente
fra
essa
e
il
vaso
.
II
Siamo
abituati
a
considerare
questo
spazio
come
qualcosa
di
essenzialmente
differente
dalla
mano
e
dal
vaso
.
Ad
ammettere
,
nel
caso
nostro
,
tre
cose
:
la
mano
,
lo
spazio
ed
il
vaso
.
III
È
impossibile
tuttavia
stabilire
la
linea
di
contorno
di
queste
tre
cose
.
Effettivamente
una
tale
linea
non
esiste
,
giacché
essa
pure
dovrebbe
avere
le
sue
due
linee
di
confine
,
le
quali
a
loro
volta
dovrebbero
confinare
con
altre
linee
,
e
così
all
'
infinito
.
Una
linea
che
potesse
separare
effettivamente
una
cosa
da
un
'
altra
dovrebbe
essere
una
linea
di
vuoto
;
ma
il
vuoto
è
ancora
dello
spazio
o
non
esiste
.
IV
La
mano
,
lo
spazio
e
il
vuoto
,
non
sono
dunque
effettivamente
separati
l
'
uno
dall
'
altro
.
Formano
dunque
un
tutto
continuo
.
V
Ora
,
più
là
del
vaso
c
'
è
ancora
dello
spazio
,
poi
un
libro
,
poi
altro
spazio
,
poi
una
spalliera
di
seggiola
,
e
altro
spazio
,
e
altri
oggetti
,
tutti
gli
oggetti
della
mia
camera
,
eppoi
le
mura
,
e
oltre
le
mura
il
fuori
,
i
campi
,
i
paesi
,
le
città
,
il
mondo
,
l
'
universo
.
Tutte
queste
cose
(
ed
io
fra
esse
)
,
non
sono
separate
effettivamente
fra
loro
.
L
'
intero
universo
dunque
è
un
tutto
unico
senza
soluzione
di
continuità
.
VI
Universo
.
Organismo
compatto
,
indivisibile
i
cui
membri
son
complementari
gli
uni
degli
altri
,
presenti
gli
uni
agli
altri
.
VII
Tuttavia
la
mano
non
è
lo
spazio
e
lo
spazio
non
è
il
vaso
.
C
'
è
una
distanza
fra
l
'
una
e
l
'
altro
e
per
superarla
occorre
un
intervallo
di
tempo
.
VIII
Considero
la
differenza
esistente
fra
le
diverse
parti
del
tutto
non
come
una
differenza
della
materia
ma
come
una
differenza
di
stati
della
coscienza
che
li
percepisce
in
un
atto
unico
e
istantaneo
.
È
vero
:
il
mondo
non
è
un
aggregato
molecolare
,
ma
un
flusso
d
'
energia
con
ritmi
vari
dal
granito
al
pensiero
.
IX
Come
ogni
nota
è
presente
(
temporalmente
e
spazialmente
)
in
tutta
una
melodia
,
così
ogni
cosa
è
di
necessità
connaturata
all
'
altra
nell
'
universo
.
La
conoscenza
(
esperienza
)
è
paragonabile
allo
svolgersi
della
melodia
.
È
una
formazione
di
stati
della
sensibilità
con
elementi
sempre
presenti
e
contemporanei
.
X
Viene
così
abolita
l
'
effettività
del
tempo
e
dello
spazio
.
XI
I
luoghi
dove
non
sono
stato
ancora
,
il
mio
avvenire
che
non
conosco
ancora
non
sono
cose
separate
da
me
effettivamente
.
Sono
collegato
agli
uni
-
come
a
tutte
le
parti
dell
'
universo
-
dalla
continuità
illimitabile
della
materia
vivente
,
formo
un
tutto
con
essi
;
sono
collegato
all
'
altro
-
come
a
tutta
la
storia
dell
'
universo
-
dalla
continuità
ininterrompibile
della
vita
della
materia
.
XII
Sono
consostanziale
a
tutte
le
parti
,
confluente
al
passato
e
al
futuro
.
XIII
Vedere
quei
paesi
,
apprendere
quell
'
avvenire
,
non
vuol
già
dire
entrare
in
contatto
con
luoghi
e
fatti
a
me
estranei
,
sibbene
esperimentare
,
prender
coscienza
di
stati
del
mio
essere
.
XIV
Vivere
,
significa
prender
coscienza
del
tutto
che
ci
è
connaturato
.
XV
Giacché
tutto
,
ripeto
,
è
presente
e
contemporaneo
a
tutto
.
Tutto
agisce
su
tutto
.
I
luoghi
ignorati
fanno
parte
del
mio
essere
come
quelli
che
non
ignoro
;
e
il
mio
avvenire
agisce
in
me
come
il
passato
.
Un
'
azione
che
compio
oggi
non
è
soltanto
il
prodotto
di
tutto
il
mio
passato
,
ma
anche
la
preparazione
del
mio
avvenire
.
Non
meno
un
effetto
di
quel
che
è
stata
che
una
causa
(
potrei
anche
dire
effetto
)
di
quel
che
sarà
la
mia
vita
.
Quello
che
dovrà
essere
la
mia
vita
comanda
già
quello
che
è
adesso
.
Aver
coscienza
di
quello
che
siamo
e
che
conosciamo
equivale
ad
essere
in
potenza
presenti
e
contemporanei
a
tutto
.
XVI
Si
può
concepire
così
l
'
intuizione
e
la
divinazione
e
si
possono
definire
:
cambiamenti
prepotenti
ed
eccezionali
di
stati
della
sensibilità
-
coscienza
.
Un
organismo
privilegiato
,
un
centro
di
vita
strapotente
può
in
un
certo
momento
e
in
date
circostanze
attirare
e
concentrare
in
sé
le
sue
parti
lontane
,
le
onde
periferiche
della
sua
energia
e
concretarle
,
e
conoscerle
.
XVII
È
così
che
un
artista
può
vivere
e
concretizzare
in
un
'
opera
la
vita
di
un
altro
essere
,
delle
cose
,
dei
luoghi
che
non
ha
visitati
.
Un
profeta
vedere
e
rivelare
gli
avvenimenti
futuri
-
futuri
per
le
sensibilità
meno
acute
della
sua
.
XVIII
Amo
questo
universo
,
unico
,
compatto
,
musicale
,
completo
,
formato
,
dove
tutto
è
,
dove
ogni
cosa
è
necessariamente
,
indissolubilmente
conglobata
a
ogni
altra
,
e
il
cui
sviluppo
è
la
coscienza
.
XIX
La
mia
coscienza
è
un
globo
di
luce
che
saetta
i
suoi
raggi
tutt
'
intorno
secondo
la
forza
che
le
è
propria
,
sulle
cose
di
questo
mondo
,
oltre
la
luna
,
il
sole
e
le
stelle
,
per
la
notte
cosmica
che
non
è
un
limite
ma
una
difficoltà
.
XX
Per
questa
coscienza
in
isviluppo
tutto
è
virtualmente
in
me
.
Io
sono
il
punto
di
confluenza
della
storia
e
del
mondo
.
Io
sono
con
l
'
eternità
e
con
l
'
infinito
.
StampaPeriodica ,
Le
vicissitudini
delle
idee
e
dei
sistemi
dell
'
uomo
mi
toccano
più
tragicamente
che
le
vicissitudini
della
vita
reale
.
HÖLDERLIN
.
Nella
Voce
di
quest
'
anno
ho
molto
ghiottamente
gustato
un
pensiero
buttato
là
senza
pretesa
in
un
annunzio
bibliografico
e
che
già
sapevo
giustissimo
e
importante
anche
per
mia
esperienza
intellettuale
.
Lo
riproduco
qui
con
piacere
:
"
La
storia
delle
scienze
meglio
di
ogni
altra
disciplina
può
inspirare
allo
scienziato
il
senso
di
ciò
che
sia
in
realtà
la
sua
attività
.
Dalla
storia
della
scienza
,
difatti
,
sono
partite
le
analisi
più
illuminatrici
sulla
realtà
della
scienza
negli
ultimi
anni
:
basti
fare
i
nomi
del
Mach
,
del
Milhaud
,
del
Tannéry
,
del
Poincaré
,
del
Duhem
.
Non
v
'
è
nessuna
miglior
via
di
capire
una
cosa
del
rifarla
storicamente
,
e
non
so
se
si
sia
ancora
pensato
ad
applicare
questa
concezione
all
'
insegnamento
della
scienza
anche
nelle
scuole
secondarie
.
Per
conto
nostro
più
degli
esperimenti
ecc
.
credo
che
gioverebbe
insegnare
ai
giovani
(
ed
avrebbe
maggiore
attrattiva
)
come
l
'
uomo
sia
arrivato
a
costruire
la
fisica
moderna
,
partendo
dai
dati
empirici
e
dalle
prime
concezioni
degli
antichi
"
.
Detto
in
parte
già
da
altri
,
è
ridetto
lucidamente
che
non
si
poteva
meglio
.
Contrappesa
e
con
la
sua
giustezza
compensa
alcuna
di
quelle
iniquità
di
pensieri
,
parole
,
opere
,
omissioni
in
cui
La
Voce
1914
potesse
per
avventura
essere
incorsa
,
in
cui
anzi
per
disavventura
è
incorsa
-
almeno
io
penso
-
come
quando
,
per
esempio
(
e
scusate
se
cambio
discorso
)
ha
stampato
che
bisogna
superando
Leibniz
conchiudere
che
anche
i
sassi
sono
animati
,
pensano
.
Io
che
dalla
riva
d
'
un
gran
fiume
li
vedo
ogni
dì
che
si
lasciano
stupidamente
voltolare
dalla
forza
della
corrente
,
a
cotesto
Gassendiano
superamento
di
Leibniz
non
arrivo
:
non
mi
risolvo
a
lasciarmi
voltolare
dall
'
ilozoismo
fino
a
somiglianti
almanaccature
.
Anzi
mi
prende
la
tentazione
di
esplorare
storicamente
(
secondo
il
pensiero
sopra
lodato
e
per
quanto
consentono
lo
spazio
d
'
una
pagina
e
la
faticosa
coltura
di
provincia
)
la
persuasione
,
così
antica
e
diffusa
tra
gli
uomini
,
che
il
pensiero
sia
fattura
della
testa
,
anzi
del
suo
contenuto
:
il
cervello
.
È
una
persuasione
antichissima
,
anteriore
a
qualunque
peste
di
positivismo
o
di
scienze
anatomiche
o
freniatriche
,
quando
gli
uomini
sapevano
che
il
cervello
esiste
semplicemente
per
averlo
fatto
schizzar
fuori
dalla
scatola
cranica
di
animali
della
loro
specie
con
un
buon
colpo
di
clava
,
in
guerra
.
Vedete
,
signori
pacifisti
,
che
belle
cognizioni
ci
ha
procurate
nostra
madre
la
guerra
.
È
ben
lei
che
ci
ha
insegnata
la
pratica
della
vivisezione
,
come
la
chiocciola
ha
insegnato
all
'
astronomo
e
all
'
architetto
il
concetto
del
cannocchiale
e
delle
scale
.
E
potrebb
'
essere
che
la
guerra
abbia
per
lo
meno
contribuito
a
ribadire
la
suddetta
persuasione
,
facendo
come
essa
sola
può
fare
della
psichiatria
sperimentale
alla
grande
,
direttamente
sull
'
uomo
:
moltiplicando
,
cioè
,
le
occasioni
a
quei
casi
di
alterazione
mentale
prodotta
da
percosse
sul
capo
,
i
quali
,
anche
per
esperienza
personale
di
Bismarck
e
per
dirla
con
parole
di
lui
,
dimostrano
come
"
il
pensiero
dell
'
uomo
dipenda
pure
dal
suo
cervello
corporale
"
.
Battendo
violentemente
la
testa
in
una
caduta
da
cavallo
,
Bismarck
perdette
la
conoscenza
e
quando
si
riscosse
la
ricuperò
solo
a
mezzo
.
"
Che
è
quanto
dire
-
egli
racconta
-
una
parte
del
mio
potere
pensante
era
al
tutto
buona
e
chiara
,
l
'
altra
metà
se
n
'
era
ita
.
Io
cercai
il
mio
cavallo
e
trovai
che
la
sella
era
spezzata
.
Allora
chiamai
il
palafreniere
,
mi
feci
dare
il
suo
cavallo
e
cavalcai
verso
casa
.
Quando
i
cani
mi
abbaiarono
all
'
incontro
per
salutarmi
,
io
li
ritenni
cani
forestieri
,
mi
adirai
e
gridai
contro
essi
.
Poi
io
dissi
che
il
palafreniere
era
caduto
da
cavallo
e
che
bisognava
andarlo
a
prendere
con
una
barella
;
e
fui
molto
stizzito
quando
,
a
un
cenno
di
mio
fratello
,
nessuno
si
mosse
.
Si
voleva
dunque
lasciar
giacere
quel
pover
uomo
in
mezzo
alla
strada
?
Io
non
sapevo
che
io
era
io
e
insieme
il
palafreniere
.
Allora
andai
a
letto
e
,
com
'
ebbi
dormito
,
il
mattino
appresso
stavo
bene
.
Fu
uno
strano
caso
....
der
zeigt
wie
das
Denken
des
Menschen
doch
von
seinem
körperlichen
Gehirn
abhängt
"
.
Ora
io
dicevo
che
solo
la
guerra
può
concedersi
il
lusso
da
gran
signora
di
moltiplicare
all
'
infinito
direttamente
su
la
testa
dell
'
homo
sapiens
tali
esperimenti
ed
argomenti
così
efficaci
a
dimostrare
la
sede
cerebrale
del
pensiero
,
mentre
lo
psichiatra
deve
tenersi
pago
d
'
eseguirli
sui
conigli
:
e
,
anche
su
questi
,
non
senza
aspro
e
iroso
contendere
di
quei
pacifisti
ad
oltranza
che
compongono
le
società
protettrici
degli
animali
.
In
ogni
modo
nelle
Lezioni
di
patologia
sperimentale
dello
Stricker
trovo
quanto
segue
.
Egli
,
dopo
avere
enunciato
che
la
sede
della
coscienza
vien
riposta
nel
cervello
e
più
precisamente
nella
corteccia
del
cervello
medesimo
,
dice
che
in
tutti
i
tempi
fino
ad
oggi
s
'
è
ammesso
che
noi
dobbiamo
la
cognizione
di
questo
fatto
all
'
indagine
sperimentale
,
ma
ciò
non
sembra
ancora
provato
.
In
vero
-
dice
lo
Stricker
-
egli
è
di
fatto
che
a
conoscere
il
cervello
noi
siamo
giunti
col
mezzo
d
'
indagini
,
ma
che
anche
alla
conoscenza
del
fatto
che
la
coscienza
ha
sede
nel
cervello
,
si
sia
giunti
collo
stesso
mezzo
,
ciò
,
dico
,
non
è
ancora
provato
,
ed
è
quindi
permesso
di
dubitarne
.
Un
motivo
fondato
che
ci
fa
dubitare
di
ciò
,
ce
lo
fornisce
la
storia
;
la
quale
ci
dice
,
che
la
conoscenza
del
fatto
che
la
coscienza
risiede
nel
cervello
,
è
di
data
anteriore
a
tutte
le
letterature
trasmesseci
.
Di
ciò
fa
fede
il
mito
pagano
,
stando
al
quale
,
Minerva
sarebbe
saltata
fuori
dalla
testa
di
Giove
.
-
In
ultimo
,
lo
Stricker
formula
il
suo
pensiero
così
:
Non
c
'
è
nozione
,
quale
essa
sia
,
che
valga
a
togliermi
la
nozione
che
la
mia
coscienza
ha
sede
nel
cervello
.
Il
luogo
e
il
tempo
in
cui
si
forma
ogni
idea
,
sono
indissolubilmente
congiunti
coll
'
idea
medesima
.
Allo
stesso
modo
che
è
una
qualità
inerente
all
'
acqua
cadente
in
gocce
d
'
apparirci
umida
,
così
è
un
carattere
essenziale
d
'
ogni
nozione
l
'
essere
questa
unita
indissolubilmente
all
'
idea
del
tempo
e
del
luogo
in
cui
si
apprese
tale
nozione
.
Quindi
col
primo
manifestarsi
della
coscienza
,
ognuno
deve
avere
anche
appreso
il
luogo
dove
questa
risiede
.
Perciò
la
nozione
della
coscienza
medesima
può
essere
nata
in
noi
indipendentemente
da
ogni
nozione
indiretta
,
da
ogni
tradizione
.
Lo
Stricker
per
altro
sembra
non
tener
conto
che
almeno
nell
'
antichità
ellenica
fu
popolare
l
'
idea
(
emergente
anche
dai
poemi
omerici
)
che
fa
del
cuore
e
dei
centri
frenici
o
diaframmatici
la
sede
dello
spirito
:
idea
che
si
fa
dottrina
in
Aristotile
e
diventa
lungo
errore
millenario
dopo
di
lui
.
Ed
è
curioso
notare
che
Emanuel
Kant
si
era
espresso
più
naturalisticamente
di
questo
patologo
del
secolo
XIX
.
"
Si
hanno
esempi
-
aveva
scritto
Kant
-
di
lesioni
con
perdita
di
buona
parte
del
cervello
senza
che
l
'
uomo
abbia
perduta
la
vita
e
il
pensiero
....
L
'
opinione
dominante
che
assegna
all
'
anima
un
posto
nel
cervello
parrebbe
tenere
la
sua
origine
sopratutto
da
questo
,
che
durante
una
forte
applicazione
dello
spirito
i
nervi
del
cervello
sono
tesi
.
Ma
se
fosse
giusto
questo
metodo
di
ragionare
,
esso
proverebbe
che
l
'
anima
occupa
anche
altre
località
.
Nell
'
ansietà
o
nella
gioia
,
la
sensazione
sembra
aver
sede
nel
cuore
.
Molte
passioni
,
la
più
parte
anzi
,
manifestano
il
principale
effetto
al
diaframma
.
La
compassione
muove
le
viscere
ecc
.
"
.
Insomma
se
i
più
degli
uomini
credono
di
sentire
il
pensiero
nella
testa
(
das
Denken
im
Kopfe
)
,
ciò
avviene
,
secondo
Kant
,
per
un
semplice
vizio
di
surrezione
che
consiste
nel
giudicare
che
la
causa
della
sensazione
sia
proprio
là
dove
essa
è
avvertita
.
Del
resto
il
pensiero
di
Kant
è
,
o
pare
,
un
po
'
incerto
e
contradditorio
e
accomodante
:
scrive
sui
disordini
della
conoscenza
intitolandoli
malattie
del
capo
e
dichiara
poi
che
la
loro
radice
è
nel
corpo
e
può
risiedere
piuttosto
nell
'
apparato
digestivo
che
nel
cervello
;
rigetta
a
priori
l
'
esistenza
di
una
sede
dell
'
anima
nello
spazio
ma
ammette
che
si
discuta
della
presenza
virtuale
,
non
locale
,
dell
'
anima
;
e
,
benché
non
trovi
assurdo
che
essa
tutta
intera
abbia
sede
nel
corpo
tutt
'
intero
.
dice
poi
che
ha
residenza
nel
cervello
in
un
posto
di
piccolezza
indescrivibile
,
come
il
ragno
al
centro
della
sua
tela
.
Vero
o
non
vero
,
chiaro
od
oscuro
che
ciò
abbia
ad
essere
,
questo
pare
certo
che
da
Alcmeone
di
Crotone
contemporaneo
di
Pitagora
che
fu
un
de
'
primi
fra
gli
Elleni
(
o
fra
quelli
che
si
ricordano
)
a
localizzare
nel
cervello
la
percezione
delle
sensazioni
e
il
pensiero
e
da
Ippocrate
che
lasciò
scritto
:
"
se
l
'
encefalo
è
irritato
seguono
molti
disturbi
....
l
'
intelligenza
si
turba
e
il
paziente
va
e
viene
pensando
e
credendo
cose
diverse
dalla
realtà
e
portando
il
carattere
della
malattia
in
sorrisi
beffardi
e
visioni
strane
"
,
venendo
giù
fino
a
Voltaire
il
quale
a
mezzo
il
secolo
decimottavo
parlava
come
un
positivista
odierno
:
"
Un
fou
est
un
malade
dont
le
cerveau
pâtit
,
comme
le
goutteux
est
un
malade
qui
souffre
aux
pieds
et
aux
mains
"
con
quel
che
segue
-
dalla
volpe
di
Fedro
che
esclama
"
o
quanta
species
cerebrum
non
habet
"
venendo
fino
al
Farinello
del
Sacchetti
che
dopo
quelle
sette
volte
sette
"
ne
venne
quasi
dicervellato
"
-
da
Schopenhauer
il
quale
nelle
"
Memorabilien
"
scrive
al
solito
suo
modo
incantevole
:
"
I
racconti
delle
fate
e
le
favole
non
han
cosa
altrettanto
incredibile
....
nella
parte
superiore
chiamata
la
testa
e
che
vista
di
fuori
pare
un
oggetto
come
tutti
gli
altri
io
trovai
che
cosa
?
il
mondo
stesso
con
l
'
immensità
dello
spazio
e
l
'
immensità
del
tempo
....
ecco
quel
che
trovai
in
quest
'
oggetto
grande
come
un
grosso
frutto
e
che
il
boia
può
far
cadere
d
'
un
colpo
in
modo
da
precipitar
nella
notte
anche
il
mondo
che
ci
è
chiuso
dentro
"
,
venendo
fino
a
Bergson
il
quale
ammette
che
"
la
conscience
est
incontestablement
accrochée
à
un
cerveau
"
-
e
(
risalendo
di
nuovo
negli
anni
)
da
Democrito
che
lasciò
scritto
:
"
il
cervello
sorveglia
come
una
sentinella
l
'
estremità
superiore
o
cittadella
del
corpo
affidato
alla
sua
custodia
protettrice
....
il
cervello
guardiano
dell
'
intelligenza
"
,
a
Platone
che
pone
nell
'
encefalo
l
'
anima
pensante
,
venendo
fino
a
Kant
il
quale
concede
che
una
parte
del
cervello
come
sensorium
dell
'
anima
accompagni
con
le
sue
vibrazioni
le
immagini
e
le
rappresentazioni
dell
'
anima
pensante
-
da
Lattanzio
che
ribattezza
il
cervello
abitazione
della
mens
con
la
imagine
stessa
di
Democrito
in
cerebro
tamquam
in
arce
habitare
,
a
Gassendi
il
quale
(
sebbene
non
neghi
un
barlume
di
conoscenza
alle
pietre
,
come
la
Voce
del
28
aprile
)
rivendica
al
cervello
anche
la
virtù
immaginativa
contesagli
dai
Peripatetici
-
la
tradizione
che
lega
le
sorti
della
psiche
al
cervello
(
non
ostante
il
sillogismo
di
Aristotile
in
favore
del
cuore
)
non
si
è
forse
mai
oscurata
del
tutto
tra
gli
uomini
pur
nelle
ore
più
buie
della
loro
storia
.
Alla
fase
scientifica
spettano
i
tentativi
di
più
precise
localizzazioni
.
Dopo
lungo
errare
di
fantasie
localizzatrici
dalla
glandola
pineale
alla
sierosità
dei
ventricoli
,
sul
principio
del
secolo
XIX
in
seguito
ai
lavori
di
Gall
e
Spurzheim
si
cominciò
ad
asserire
alla
corteccia
del
cervello
(
fino
allora
avuta
in
conto
di
un
organo
secretorio
)
la
parte
nobile
di
sostenitrice
della
vita
psichica
.
Questo
principio
di
secolo
XX
(
ed
ultimo
?
)
le
mantiene
il
grande
attributo
.
Ma
con
quanto
tremore
oscillatorio
e
sussultorio
di
persuasioni
!
Voglia
il
fine
lettore
fare
l
'
analisi
filologica
dei
seguenti
passi
di
autori
contemporanei
che
gli
sottopongo
.
TANZI
e
LUGARO
,
1914
:
"....resta
fissato
una
volta
per
sempre
che
i
processi
psichici
hanno
sede
nella
corteccia
del
cervello
"
.
LUGARO
,
1906
:
"
....
la
corteccia
cerebrale
,
sede
precipua
e
forse
unica
dell
'
intelligenza
"
.
KRAEPELIN
,
1909
:
"
Il
fondamento
ultimo
di
tutte
le
forme
della
pazzia
dev
'
essere
cercato
con
la
più
alta
probabilità
in
processi
o
stati
morbosi
della
corteccia
cerebrale
"
.
PERUSINI
,
1909
:
"
Per
riguardo
alla
pseudodefinizione
"
le
malattie
mentali
sono
malattie
del
cervello
"
questa
frase
del
Kraepelin
fa
una
riserva
prudente
:
essa
precisa
,
però
,
in
pari
tempo
una
localizzazione
..
La
riserva
è
rappresentata
dall
'
espressione
del
concetto
di
probabilità
:
ciò
che
il
Kraepelin
precisa
si
è
la
sostituzione
della
parola
"
corteccia
cerebrale
"
alla
parola
"
cervello
"
.
Si
può
discutere
se
e
quanto
questa
sostituzione
possa
dirsi
giustificata
"
.
JASPER
,
1913
:
"
....
i
fondamenti
della
vita
psichica
,
che
si
presumono
nella
corteccia
cerebrale
e
sono
del
tutto
ignoti
....
"
.
Dopo
di
che
se
Cupido
andasse
ancora
in
cerca
di
Psiche
e
ci
chiedesse
l
'
indirizzo
della
sua
casa
,
potremmo
rispondergli
esser
fissato
una
volta
per
sempre
che
Psiche
sta
di
casa
nella
corteccia
cerebrale
-
sua
sede
precipua
e
forse
unica
-
almeno
con
la
più
alta
probabilità
-
sebbene
ciò
sia
discutibile
-
in
ogni
modo
lo
si
presume
.
Il
ghiottone
resterebbe
con
intatta
la
sua
cupidità
e
se
ne
dovrebbe
volar
via
mortificato
e
senza
nulla
concludere
-
sorte
non
lieta
ma
che
già
toccò
o
sta
per
toccare
o
toccherà
a
più
d
'
uno
:
forse
al
pangermanismo
,
probabilmente
alla
politica
libica
,
presumibilmente
all
'
Internazionale
,
possibilmente
al
futurismo
,
certamente
a
questa
mia
almanaccante
cicalata
noiosa
quasi
quanto
la
conflagrazione
europea
e
la
vita
universale
.
StampaPeriodica ,
Beh
?
chiese
stupita
la
ragazza
col
costumino
rosso
al
giovanotto
dall
'
accento
spiccatamente
romano
che
stava
coll
'
occhio
incollato
al
buco
della
cabina
Beh
?
Che
state
facendo
?
Il
giovanotto
dall
'
accento
spiccatamente
romano
si
alzò
.
Aveva
gambe
magre
e
pelose
(
volete
divenir
pelosi
in
pochi
giorni
?
Volete
avere
peli
lunghissimi
e
talvolta
superflui
?
Acqua
ossigenata
Pop
!
Ogni
goccia
un
ciuffetto
)
I
salti
mortali
!
rispose
calmissimo
e
ironico
.
Tacque
un
momento
fissando
la
ragazza
Ma
non
lo
vedete
?
Sto
guardando
da
questo
buco
.
Perché
...
seguitò
poi
vedendo
il
gesto
stizzito
della
ragazza
col
costumino
rosso
(
volete
divenir
rossi
?
Guantone
Pop
!
Uno
schiaffone
la
mattina
appena
alzati
vuoi
sulla
guancia
destra
,
vuoi
sulla
sinistra
!
Rossi
in
pochi
giorni
)
perché
,
vi
dà
fastidio
?
La
ragazza
col
costumino
rosso
batté
nervosamente
i
piedi
sulla
sabbia
(
sabbia
Pop
!
La
sola
che
tirata
negli
occhi
ti
renda
definitivamente
cieco
)
Che
razza
di
villano
mascalzone
cominciò
corrugando
le
sopracciglia
Mi
chiedete
anche
se
...
Vacce
piano
con
le
parole
,
vacce
piano
!
interruppe
il
giovanotto
dall
'
accento
spiccatamente
romano
Sennò
mannaggia
la
miseria
aggiunse
facendo
l
'
atto
di
darle
un
ceffone
(
ceffone
Pop
!
L
'
unico
che
,
una
volta
ricevuto
,
vi
faccia
sorridere
per
ore
e
ore
e
vi
faccia
mormorare
"
Datemi
del
fieno
!
"
)
.
La
ragazza
col
costumino
rosso
sbuffò
Bella
prodezza
!
Guardare
le
ragazze
dal
buco
della
cabina
!
Ripeto
,
siete
un
mascalzone
!
(
è
in
vendita
in
tutte
le
librerie
il
manuale
Pop
Come
si
diventa
mascalzone
.
In
meno
di
dieci
giorni
saprete
sputare
con
sicurezza
e
precisione
in
testa
a
signori
calvi
,
saprete
fare
cianchettoni
ai
cavalli
stanchi
e
assonnati
,
e
saprete
fare
pernacchie
agli
usignuoli
come
ricompensa
al
loro
canto
)
.
Ci
fu
una
pausa
,
Il
sole
era
tutto
oro
...
il
mare
calmo
con
qualche
fremito
di
sudore
...
la
sabbia
fina
fina
,
bianca
...
Poi
il
giovanotto
dall
'
accento
spiccatamente
romano
parlò
Ma
forse
voi
signorina
non
sapete
che
questo
buco
l
'
ho
fatto
io
...
Tacque
un
momento
guardando
la
ragazza
.
Io
,
col
trapano
Pop
!
La
ragazza
col
costumino
rosso
si
morse
un
dito
Ma
dite
la
verità
?
chiese
poi
dubbiosa
.
II
giovanotto
dall
'
accento
spiccatamente
romano
si
portò
una
mano
al
cuore
.
Allora
quand
'
è
così
seguitò
la
ragazza
un
poco
imbarazzata
quand
'
è
così
vado
subito
in
cabina
...
e
voi
guardate
!
Sulla
riva
un
bambino
completamente
rapato
guazzava
nell
'
acqua
.
Trapano
Pop
!
Quando
il
buco
è
fatto
col
trapano
Pop
,
farsi
guardare
signore
e
signorine
è
in
verità
un
piacere
senza
fine
!
StampaPeriodica ,
Testé
ho
compiuto
la
lettura
di
parecchi
scritti
di
linguistica
e
mi
sono
rimesso
alquanto
al
corrente
in
questo
campo
di
studî
,
al
quale
da
circa
venti
anni
non
avevo
quasi
più
rivolto
l
'
occhio
,
occupato
com
'
ero
in
altri
problemi
e
indagini
.
E
ho
provato
il
compiacimento
di
notare
che
la
scienza
del
linguaggio
si
trova
adesso
in
piena
benefica
crisi
,
e
che
i
concetti
,
che
,
oltre
vent
'
anni
fa
,
io
avevo
sostenuti
in
tale
materia
,
sono
stati
tutti
confermati
o
riscoperti
da
recenti
studiosi
.
Non
già
che
quei
miei
concetti
non
avessero
precedenti
presso
gli
stessi
cultori
di
Linguistica
,
perché
i
dubbî
circa
la
validità
delle
cosidette
leggi
fonetiche
,
e
la
polemica
contro
i
neogrammatici
,
potevano
vantare
nomi
insigni
,
come
quelli
dell
'
Ascoli
e
dello
Schuchardt
.
Tali
dubbi
sono
poi
riapparsi
e
hanno
,
per
così
dire
,
esploso
nello
Gilliéron
e
nella
sua
scuola
,
operando
un
rivolgimento
nel
modo
di
studiare
la
storia
delle
parole
.
Ma
io
mi
avvidi
forse
per
il
primo
che
le
teorie
allora
correnti
nella
Lingusitica
erano
una
delle
forme
del
positivismo
e
dipendevano
dalla
concezione
meccanica
o
naturalistica
del
parlare
e
,
più
in
particolare
,
dalla
ignoranza
circa
il
concetto
della
creazione
poetica
e
la
natura
dell
'
arte
.
In
qual
modo
era
,
allora
,
considerata
la
Linguistica
dai
filosofi
,
e
non
da
quelli
volgari
ma
da
filosofi
di
molto
acume
e
dottrina
,
irretiti
nel
naturalismo
,
nel
determinismo
e
nello
psicologismo
?
Può
vedersi
in
una
pagina
della
importante
prelezione
,
che
nel
1887
il
mio
maestro
Antonio
Labriola
tenne
all
'
università
di
Roma
sui
problemi
della
filosofia
della
storia
.
Il
Labriola
guardava
alla
storia
delle
lingue
come
a
quella
parte
della
storia
che
s
'
era
innalzata
a
scienza
e
splendeva
quasi
faro
a
segnar
la
via
di
salvezza
alle
altre
parti
.
"
La
storiografia
tradizionale
(
egli
scriveva
)
,
che
usa
del
criterio
prospettico
della
successione
nel
tempo
per
dati
di
cronologia
uniforme
,
si
risolve
da
sé
come
in
tanti
processi
di
formazioni
specifiche
,
aventi
il
proprio
ritmo
,
e
indipendenti
dalle
divisioni
convenzionali
di
Oriente
e
Occidente
,
di
antico
,
di
medievale
e
di
moderno
,
o
come
altro
si
dicano
.
E
,
difatti
,
lo
studio
specifico
di
alcuno
degli
ordini
precisi
di
fatti
omogenei
e
graduati
,
ci
ha
dato
ai
nostri
tempi
i
primi
serî
tentativi
di
scienza
storica
;
e
se
non
in
tutte
le
maniere
di
studî
fu
sino
ad
ora
possibile
di
raggiungere
l
'
esattezza
della
Linguistica
,
e
specie
dell
'
ariana
,
non
è
improbabile
,
a
giudicare
dagli
avviamenti
,
che
il
medesimo
debba
accadere
di
altre
forme
e
di
altri
prodotti
dell
'
attività
umana
.
Con
questi
studî
,
come
con
vero
e
proprio
oggetto
di
scienza
il
filosofo
della
storia
deve
simpatizzare
,
se
non
vuole
che
le
sue
elucubrazioni
e
il
suo
insegnamento
divengano
presto
esercizio
di
rettorica
speculativa
"
.
Nel
rileggere
ora
questa
pagina
,
si
prova
l
'
impressione
di
assistere
a
una
delle
non
infrequenti
"
ironie
della
storia
"
.
Il
grande
edifizio
della
Linguistica
,
con
le
sue
esatte
leggi
fonetiche
,
è
ora
mezzo
in
rovina
;
e
i
linguisti
,
anziché
prestare
il
modello
alle
altre
parti
degli
studî
storici
,
chiedono
a
queste
la
regola
per
rinnovare
e
correggere
le
indagini
loro
proprie
.
È
stato
notato
che
la
crisi
è
sorta
non
tanto
nel
campo
della
grammatica
storica
,
quanto
in
quello
dell
'
etimologia
.
La
cosa
è
affatto
ovvia
.
La
legge
fonetica
,
che
prima
si
concepiva
come
legge
naturale
nel
senso
di
una
legge
"
reale
"
,
e
che
è
invece
naturalistica
e
astratta
,
scopre
la
sua
impotenza
o
i
suoi
limiti
innanzi
al
concreto
etimologizzare
,
cioè
al
problema
storico
effettivo
,
che
è
sempre
individuato
.
E
quando
lo
Gilliéron
intitola
uno
dei
suoi
scritti
:
"
La
faillité
de
l
'
Étymologie
phonétique
"
,
che
cosa
fa
egli
se
non
ripetere
la
formola
che
abbiamo
udito
risuonare
ogni
volta
che
qualche
parte
della
filosofia
o
della
storia
ripigliava
la
sua
libertà
di
movimenti
,
scotendo
via
la
brutale
violenza
procustea
del
positivismo
:
a
cominciare
da
una
certa
celebre
Banqueroute
de
la
Science
,
che
fu
annunziata
in
un
paese
in
cui
la
Science
aveva
avuto
,
forse
più
che
in
altri
,
senso
e
predominio
esclusivamente
positivistico
?
Per
questa
ragione
godo
che
alcuno
dei
recenti
linguisti
(
e
degli
italiani
ricordo
il
Bartoli
e
il
Bertoni
,
il
quale
più
di
ogni
altro
si
è
fatto
presso
di
noi
l
'
apostolo
del
nuovo
avviamento
)
abbiano
espressamente
riattaccato
le
loro
critiche
e
le
loro
indagini
ai
concetti
della
nuova
Estetica
e
della
nuova
Filosofia
dello
spirito
,
che
riporta
il
linguaggio
all
'
esprimersi
(
all
'
espressione
in
senso
teoretico
e
non
già
all
'
espressione
in
senso
pratico
,
che
è
mero
indizio
o
sintomo
)
e
,
per
questa
via
,
lo
identifica
con
la
poesia
e
con
l
'
arte
in
genere
,
e
tutti
i
problemi
del
linguaggio
ritrova
sostanzialmente
identici
a
quelli
teoretici
e
storici
della
poesia
e
dell
'
arte
.
Tale
ricongiungimento
al
metodico
e
sistematico
pensiero
filosofico
ha
il
vantaggio
non
solo
di
rendere
più
rigorose
e
perspicue
le
dottrine
,
ma
anche
d
'
impedire
le
esagerazioni
o
unilateralità
a
cui
facilmente
si
lasciano
andare
gli
specialisti
novatori
,
acuti
e
anche
geniali
,
ma
non
altrettanto
esperti
in
concetti
speculativi
.
Dei
quali
specialisti
io
riconosco
l
'
opera
utile
ed
efficace
,
e
li
preferisco
,
pur
coi
loro
eccessi
o
coi
loro
difetti
,
agli
astratti
filosofanti
,
e
ho
detto
più
volte
che
la
loro
audace
e
arrischiata
filosofia
,
nascente
dalla
considerazione
delle
cose
particolari
e
ritenente
qualcosa
di
particolare
e
contingente
,
vale
di
gran
lunga
più
di
quella
,
avveduta
e
assottigliata
ma
arida
,
di
molti
filosofi
di
mestiere
,
anzi
quella
vale
e
questa
non
vale
,
perché
quella
è
viva
e
questa
è
morta
.
Ma
ciò
non
toglie
che
il
meglio
sia
riunire
la
virtù
della
specialità
a
quella
dell
'
universalità
.
Parlo
qui
,
in
generale
,
della
presente
fase
degli
studî
sul
linguaggio
,
e
perciò
non
entro
in
un
esame
critico
delle
dottrine
che
ora
si
propugnano
:
esame
che
,
del
resto
,
altri
va
facendo
e
con
preparazione
specifica
migliore
della
mia
.
Ma
,
se
dovessi
dare
un
esempio
della
necessità
di
rendere
più
perspicui
certi
concetti
della
nuova
scuola
,
mi
fermerei
su
quello
di
etimologia
popolare
,
che
essa
adopera
con
molto
buon
frutto
,
ma
che
,
così
come
è
formulato
,
non
va
esente
da
dubbiezze
e
confusioni
.
"
Vous
travaillez
à
l
'
étymologie
(
dice
lo
Gilliéron
ai
suoi
uditori
)
,
mais
souvenez
-
vous
que
le
peuple
y
a
travaillé
avant
vous
"
.
Ora
quell
'
etimologizzare
onde
si
forma
la
nuova
parola
ossia
il
nuovo
significato
e
il
nuovo
fonema
non
è
altro
che
l
'
opera
stessa
della
fantasia
espressiva
,
la
quale
,
come
in
una
piccola
parola
o
piccola
frase
così
in
una
grande
opera
di
poesia
,
crea
sempre
sul
passato
,
e
perciò
volge
a
nuovo
uso
gli
elementi
del
passato
e
ne
dà
una
nuova
sintesi
in
cui
quel
passato
è
e
non
è
quello
di
prima
,
e
,
in
fondo
,
ha
ceduto
il
posto
al
presente
e
nuovo
.
Ma
l
'
etimologizzare
propriamente
detto
è
,
invece
,
l
'
opera
riflessa
dello
storico
,
che
ripercorre
criticamente
l
'
anzidetto
processo
formativo
.
E
,
se
dovessi
dare
un
esempio
delle
cautele
da
osservare
,
vorrei
mettere
in
guardia
contro
lo
spregio
delle
cosiddette
leggi
fonetiche
,
della
grammatica
storica
e
normativa
,
e
anche
dell
'
Académie
,
come
la
chiama
lo
Gilliéron
.
In
verità
,
le
leggi
fonetiche
sono
utili
in
quel
che
possono
,
come
tutte
le
leggi
empiriche
;
e
della
grammatica
normativa
e
dell
'
accademia
non
si
potrà
far
mai
di
meno
,
perché
sono
discipline
e
istituti
che
si
sforzano
a
serbare
o
a
far
muovere
lo
svolgimento
linguistico
in
un
certo
indirizzo
,
che
merita
di
essere
difeso
se
anche
non
deve
avere
,
e
non
ha
poi
mai
nel
fatto
,
prevalenza
assoluta
.
Quel
che
importa
combattere
non
è
quegli
istrumenti
d
'
indagine
o
di
scuola
,
ma
l
'
ibridismo
dei
metodi
che
si
tira
dietro
problemi
insolubili
o
soluzioni
immaginarie
,
e
talvolta
ridevoli
.
La
Linguistica
idealistica
,
o
meglio
la
nuova
filosofia
e
storia
del
parlare
,
sarà
tanto
più
consapevole
e
sicura
della
propria
verità
,
quanto
più
sarà
moderata
.
Colgo
l
'
occasione
per
manifestare
un
desiderio
.
Anni
sono
,
cercai
di
mettere
sotto
miglior
luce
gli
storici
e
filologi
,
ligi
all
'
antico
,
che
,
nella
prima
metà
del
secolo
decimonono
,
riluttavano
e
si
opponevano
violentemente
alle
teorie
e
ai
metodi
della
Linguistica
indoeuropea
,
e
additai
quel
che
di
ragionevole
mi
pareva
che
fosse
nella
loro
opposizione
.
Gioverebbe
meglio
lumeggiare
quelle
parti
del
loro
scetticismo
che
coglievano
nel
giusto
e
quelle
esigenze
legittime
che
essi
rappresentavano
.
A
questo
modo
non
solo
si
adempirebbe
un
dovere
di
pietà
,
ma
si
otterrebbe
qualche
istruzione
;
e
forse
,
talvolta
,
i
dotti
linguisti
odierni
si
rivedrebbero
innanzi
,
autenticati
dai
fatti
,
i
"
pareri
di
Perpetua
"
.
Ristampata
da
me
in
LABRIOLA
,
Scritti
varî
di
filosofia
e
politica
(
Bari
,
Laterza
,
1906
)
;
cfr
.
pp
.
211-2
.
Études
sur
la
défectivité
des
verbes
.
La
faillité
de
l
'
Étymologie
phonétique
.
Résumé
de
conférences
faites
à
I
'
École
pratique
des
hautes
études
par
J
.
GILLIÉRON
,
Neuveville
(
Berne
)
,
1919
.
A
proposito
di
queste
:
perché
mai
anche
il
MEYER
-
LÜBKE
,
Roman
.
Etym
.
Wörterb
,
n
.
1721
,
si
ostina
a
derivare
carosello
o
carrousel
,
con
fonetica
etimologia
,
da
carrum
,
quando
io
ho
dimostrato
che
l
'
origine
è
tutt
'
altra
e
assai
più
complicata
(
v
.
La
Spagna
nella
vita
italiana
durante
la
Rinascenza
,
pp
.
194-5
)
?
Per
quel
vocabolo
si
potrebbe
scrivere
una
divertente
storia
alla
Gilliéron
(
dove
forse
entrerebbe
,
ma
assai
tardi
,
anche
il
carrum
)
.
Della
quale
storia
delle
parole
come
storia
della
fantasia
voglio
segnare
qui
uno
spontaneo
avviamento
o
desiderio
che
ho
trovato
in
un
vecchio
scrittore
napoletano
,
nelle
annotazioni
(
1588
)
di
Tommaso
Costo
alla
Storia
di
Napoli
del
Collenuccio
.
Il
Costo
,
esaminando
la
disputata
etimologia
di
"
Terra
di
lavoro
"
(
dai
"
campi
leborini
"
o
leboriae
,
ovvero
da
"
lavoro
"
?
)
,
accetta
tutte
e
due
le
derivazioni
in
contrasto
e
osserva
:
"
Suole
spesso
accadere
che
si
darà
un
nome
ad
una
cosa
a
un
proposito
,
ed
in
processo
poi
di
tempo
succederà
qualche
accidente
di
così
strana
conformità
che
,
investendosi
dello
stesso
nome
,
lo
tira
ad
un
altro
proposito
assai
diverso
dal
primo
"
;
e
aggiunge
di
questo
processo
altri
esempi
:
"
Gravina
"
,
dalle
"
gravine
"
,
valloni
,
e
dal
grano
e
vino
onde
abbonda
;
"
Montevergine
"
,
da
"
Virgilio
"
e
da
Maria
Vergine
,
ecc
.
(
v
.
nell
'
ediz
.
della
Istoria
del
Collenuccio
,
Napoli
,
1771
,
I
,
12-13
)
.
V
.
ora
la
mia
Storia
della
storiografia
italiana
nel
secolo
XIX
,
I
,
58-60
,
218-19
.
StampaPeriodica ,
Guadagna
più
di
me
!
Residuo
ultimo
di
tutte
le
analisi
che
possiamo
tentare
sulla
stragrande
maggioranza
degli
appartenenti
ai
ceti
medii
urbani
-
impiegati
di
Stato
o
privati
,
professionisti
,
piccoli
reddituari
-
è
questo
:
l
'
odio
verso
l
'
operaio
,
verso
l
'
uomo
che
porta
la
casacca
,
verso
l
'
uomo
che
lavora
negli
impianti
industriali
o
nelle
manifatture
.
Questo
odio
è
la
vera
scaturigine
di
quell
'
alone
di
simpatia
che
anche
nei
ceti
medii
urbani
,
persiste
attorno
al
fascismo
.
Si
è
detto
che
la
magistratura
-
categoria
che
rappresenta
tipicamente
i
medii
ceti
italiani
-
è
irriducibilmente
filofascista
;
non
si
è
stati
esatti
nell
'
espressione
.
La
magistratura
è
irriducibilmente
antioperaia
.
Chiedete
agli
avvocati
come
se
la
passino
ora
i
ferrovieri
,
imputati
di
reati
comuni
,
dinanzi
ai
tribunali
.
L
'
altro
giorno
assistetti
per
caso
a
un
episodio
giudiziario
spaventevole
:
"
spaventevole
"
,
non
si
può
dire
diversamente
.
Andava
una
causetta
per
furto
:
imputato
,
un
operaio
meccanico
.
Finite
le
deposizioni
e
la
requisitoria
,
il
Presidente
chiede
all
'
imputato
:
"
Ma
insomma
,
all
'
epoca
del
furto
,
quanto
guadagnavate
,
voi
?
"
"
Quaranta
lire
"
,
"
Quaranta
lire
"
,
replica
il
giudice
agro
agro
.
"
Quaranta
lire
...
Più
di
me
!
"
.
E
rivolto
al
Pubblico
Ministero
,
amaramente
:
"
Più
di
lei
"
.
E
all
'
avvocato
difensore
:
"
Mi
raccomando
,
avvocato
:
sia
breve
"
.
L
'
avvocato
era
troppo
esperto
per
non
essere
breve
,
quando
la
causa
era
già
spacciata
.
L
'
imputato
,
si
capisce
,
ebbe
il
suo
bravo
massimo
della
pena
.
"
Guadagnava
quaranta
lire
al
giorno
!..."
"
Allora
,
quella
lì
portava
le
calze
di
seta
!
"
"
Li
ho
veduti
io
dal
fiorista
,
dal
fruttarolo
:
un
operaio
,
un
giorno
,
comprò
le
rose
a
quattro
lire
l
'
una
"
.
L
'
elenco
delle
imputazioni
fatte
alla
classe
operaia
si
esaurisce
in
queste
formule
.
Il
"
guadagnava
più
di
me
"
è
il
sigillo
definitivo
di
una
condanna
che
l
'
avvocato
,
il
professore
,
l
'
impiegato
infliggono
all
'
operaio
.
L
'
Italia
,
che
nella
storia
dello
sviluppo
del
capitalismo
moderno
-
che
è
poi
la
storia
della
civilizzazione
moderna
-
non
presentò
finora
nessun
carattere
interessante
e
proprio
ora
vi
fa
la
sua
comparsa
con
questa
sollevazione
passionale
e
violenta
che
travolge
precisamente
quelle
categorie
,
donde
uscivano
le
capacità
tecniche
,
le
iniziative
intraprenditrici
,
le
categorie
insomma
che
passavano
per
essere
le
portatrici
dello
spirito
capitalistico
;
con
questa
sollevazione
che
procede
rapidissimamente
con
la
convulsione
della
leggenda
(
"
le
100
lire
al
giorno
degli
scaricatori
del
porto
"
:
orrore
e
abominazione
!
!
!
)
e
con
il
contagio
dell
'
adesione
dei
giovani
(
studenti
)
e
delle
donne
(
impiegate
,
donne
di
casa
,
grandi
dame
)
.
Il
fascismo
é
il
movimento
attivo
di
quest
'
odio
:
tutta
la
sua
vitalità
,
cui
tanti
non
vollero
credere
,
tutta
la
sua
buona
fede
,
che
alla
maggioranza
dei
suoi
militanti
è
stolto
negare
,
hanno
in
questo
odio
il
loro
alimento
.
La
definizione
di
questo
odio
non
è
facile
.
I
professori
dell
'
abbaco
marxista
se
la
cavano
con
la
formuletta
dell
'
"
odio
di
classe
"
:
consentitemi
di
non
usarla
.
Il
fenomeno
è
un
riflesso
,
sì
,
dello
sviluppo
capitalistico
,
di
cui
-
in
margine
-
risente
il
nostro
paese
:
ma
non
me
la
sento
di
attribuire
ai
ceti
medii
italiani
la
patente
di
"
classe
borghese
"
,
e
soprattutto
non
credo
che
una
"
classe
borghese
"
come
esiste
davvero
in
Inghilterra
o
in
Germania
,
possa
"
odiare
"
l
'
operaio
.
Del
resto
,
un
esame
un
po
'
più
preciso
di
questo
odio
dei
ceti
medii
ci
persuaderà
che
esso
ha
dei
caratteri
addirittura
arcaici
.
Per
trovare
apparizioni
collettive
che
gli
si
possano
paragonare
,
bisogna
camminare
indietro
nella
storia
fin
quando
il
primo
telaio
non
era
stato
inventato
,
o
lontano
nel
mondo
fino
ai
paesi
in
cui
il
grano
si
macina
con
una
pietra
confricata
sull
'
altra
.
Alla
radice
di
questo
odio
c
'
è
il
rancore
per
i
grossi
salarii
goduti
dall
'
operaio
,
o
supposti
goduti
dall
'
operaio
.
Dunque
:
avidità
di
guadagno
,
auri
sacra
fames
.
Werner
Sombart
nelle
sue
osservazioni
sullo
incipiente
sviluppo
capitalistico
in
Italia
,
notava
che
un
grave
ostacolo
era
rappresentato
dalla
poca
coscienziosità
dei
lavoratori
e
dalla
disordinata
cupidigia
degli
imprenditori
:
due
magagne
gemelle
,
due
forme
dell
'
avidità
di
guadagno
,
diversissima
dall
'
impulso
al
lucro
capitalistico
razionale
.
L
'
avidità
di
guadagno
del
cocchiere
o
del
barcaiolo
napoletano
,
o
di
qualunque
culi
asiatico
che
faccia
un
mestiere
simile
,
si
dimostra
straordinariamente
più
penetrante
,
e
soprattutto
,
più
spregiudicata
di
quella
di
un
cocchiere
inglese
:
il
che
non
vuole
affatto
dire
che
il
cocchiere
o
il
barcaiuolo
napoletano
abbiano
una
maggiore
predisposizione
a
diventare
buoni
imprenditori
o
fortunati
capitalisti
.
I
nostri
armatori
della
marineria
a
vela
di
Camogli
o
di
Sorrento
erano
arditissima
gente
che
avrebbe
potuto
ripetere
il
motto
di
quell
'
antico
capitano
di
mare
olandese
:
"
Se
c
'
è
del
guadagno
andrei
attraverso
l
'
Inferno
,
purché
Belzebù
non
mi
bruci
le
vele
"
:
ma
nessuno
,
che
abbia
un
'
idea
dell
'
odierna
industria
degli
armamenti
,
proporrebbe
gli
armatori
camoglini
,
audaci
abenteuer
-
kapitalisten
,
ad
esempio
di
una
razionale
intrapresa
marittima
.
Le
parole
sacramentali
con
cui
il
capitano
iniziava
il
solito
rapporto
all
'
armatore
:
"
economia
e
sollecitudine
sono
state
le
due
massime
che
condussero
a
buon
fine
il
presente
viaggio
"
farebbero
un
po
'
ridere
adesso
:
l
'
economia
e
la
sollecitudine
restano
sempre
qualità
eccellenti
per
gli
affari
,
ma
l
'
armatore
moderno
sa
che
i
dividendi
della
anonima
dipendono
,
poniamo
,
dal
mercato
dei
noli
assai
più
che
dalle
tonnellate
di
carbone
sparagnate
dal
capitano
;
e
-
se
è
davvero
un
armatore
moderno
-
sul
mercato
dei
noli
concentra
metodicamente
,
razionalmente
,
tutta
la
sua
attenzione
,
e
rinuncia
a
taglieggiare
l
'
equipaggio
.
Ebbene
:
i
ceti
medii
italiani
hanno
,
confrontati
con
le
classi
borghesi
straniere
,
la
mentalità
del
barcaiolo
napoletano
o
dell
'
armatore
camoglino
.
La
stessa
disordinata
avidità
di
guadagno
:
la
stessa
deficienza
di
spirito
capitalistico
,
inteso
come
impulso
al
lucro
razionale
.
Di
qui
,
l
'
astio
e
l
'
invidia
contro
i
grossi
salarii
degli
operai
:
chi
guadagna
meno
è
incapace
di
concepire
tutto
l
'
ingranaggio
capitalistico
,
è
incapace
di
immaginare
che
ci
possano
essere
degli
imprenditori
i
quali
se
ne
fregano
di
pagare
largamente
l
'
operaio
,
perché
essi
stessi
larghissimamente
e
razionalmente
lucrano
.
Il
salario
dell
'
operaio
è
staccato
dal
complesso
del
fenomeno
capitalistico
,
che
i
ceti
medii
non
comprendono
,
e
,
allora
,
naturalmente
,
appare
una
mostruosità
.
...
Eppure
io
ho
i
miei
studi
!
Ma
i
grossi
salari
non
suscitarono
soltanto
invidia
:
suscitarono
una
vera
indignazione
moralistica
,
come
se
fosse
sconvolto
l
'
ordine
delle
cose
umane
o
divine
.
Questa
indignazione
è
il
secondo
aspetto
dell
'
odio
dei
ceti
medii
.
Essa
ha
la
sua
formula
di
rito
nel
lamento
,
che
nel
dopoguerra
,
echeggia
a
complemento
dell
'
altra
:
"
Guadagna
più
di
me
-
eppure
,
io
,
ho
i
miei
studi
!
!
!
"
.
In
questa
esclamazione
che
abbiamo
sentito
ripetere
tante
volte
,
ci
sono
sottintesi
due
concetti
tradizionali
:
1
.
-
Che
gli
"
studii
"
diano
una
specie
di
"
legittima
aspettativa
"
a
decorosi
guadagni
;
2
.
-
Che
la
dignità
delle
categorie
che
hanno
compiuto
gli
studii
sia
offesa
,
da
un
rialzo
di
mercedi
a
chi
non
ha
"
studii
"
.
La
"
legittima
aspettativa
"
che
sorge
dall
'
aver
fatto
"
studii
"
è
perfettamente
paragonabile
all
'
attesa
della
prebenda
che
sorge
nel
bramino
indiano
che
ha
letto
il
sacro
libro
dei
Veda
-
ed
è
così
a
posto
,
materialmente
,
nella
vita
.
C
'
è
un
rituale
da
seguire
,
per
arrivare
a
godere
della
prebenda
:
e
l
'
esecuzione
del
rituale
assicura
la
prebenda
.
In
nessun
popolo
dell
'
Europa
occidentale
,
come
nell
'
italiano
,
c
'
è
,
in
fondo
,
una
riluttanza
cosi
singolare
a
cambiare
mestiere
o
professione
.
La
morale
professionale
consiste
,
prima
di
tutto
,
a
rimanere
nella
professione
per
cui
si
sono
fatti
gli
"
studii
"
;
secondariamente
,
a
veder
riconosciute
le
proprie
capacità
dall
'
autorità
politica
,
per
mezzo
di
onorificenze
,
o
di
prebende
(
noblesse
de
robe
nella
Francia
del
'700
,
e
curiali
nel
Regno
di
Napoli
:
ecco
gli
antenati
diretti
)
.
Spingendo
all
'
estremo
questa
morale
professionale
,
si
arriva
alle
condizioni
dell
'
India
,
dove
lo
sviluppo
capitalistico
é
impedito
,
non
dal
disprezzo
fra
le
caste
,
ma
dalla
disistima
che
suscita
ogni
lesione
del
rituale
;
cioè
dalla
indignazione
derivante
da
ogni
innovazione
tecnica
o
economica
,
che
consenta
una
rapida
formula
materiale
a
chi
invece
deve
avere
fortuna
secondo
le
vie
tradizionali
.
Pensandoci
bene
,
vediamo
che
l
'
ideale
dell
'
operaio
,
come
se
lo
immaginano
i
medii
ceti
italiani
,
corrisponde
perfettamente
all
'
operaio
indiano
come
lo
adoperano
gli
industriali
inglesi
delle
Indie
:
un
lavoratore
d
'
occasione
,
un
perpetuo
avventizio
.
Poca
paga
,
e
scarso
rendimento
.
Appena
si
ha
tanto
in
saccoccia
da
fare
una
vita
meno
peggio
al
villaggio
,
ci
si
ritorna
:
l
'
industriale
rimpiazzerà
con
un
altro
.
(
Questo
,
nel
linguaggio
ufficioso
degli
elogiatori
delle
virtù
della
stirpe
,
si
chiama
anche
l
'
attaccamento
dei
lavoratori
italiani
alla
patria
lontana
)
.
Ecco
l
'
operaio
di
cui
si
è
sicuri
che
non
offenderà
mai
la
dignità
delle
categorie
che
,
per
guadagnare
,
hanno
fatto
i
loro
"
studii
"
:
che
cioè
possiederà
quella
speciale
forma
di
disciplina
sociale
che
sta
a
cuore
ai
professionisti
,
agli
impiegati
ai
giudici
,
a
coloro
insomma
che
hanno
letto
il
sacro
libro
dei
Veda
all
'
Università
o
al
Liceo
o
all
'
Istituto
tecnico
.
Naturalmente
,
questo
paragone
dei
ceti
medi
italiani
con
le
categorie
prebendarie
dell
'
India
non
esaurisce
la
configurazione
dei
ceti
medii
italiani
.
Ma
bisogna
ricordare
questo
estremo
opposto
alla
civilizzazione
capitalistica
,
che
è
l
'
India
,
per
rendere
evidente
non
una
inesistente
affinità
di
due
gruppi
sociali
(
ceti
medii
italiani
e
caste
dotte
governanti
indiane
)
ma
tutta
la
lontananza
del
gruppo
che
ci
interessa
(
ceti
medii
italiani
)
da
una
classe
"
borghese
"
europea
.
L
'
odio
contro
l
'
operaio
ha
,
dunque
,
un
carattere
precapitalistico
con
delle
venature
o
da
mercanti
,
o
da
curiali
.
Il
movimento
fascista
,
che
ne
trae
origine
,
ne
rimane
viziato
da
una
formidabile
contraddizione
rispetto
alla
civilizzazione
capitalistica
.
Reazione
inglese
.
Il
genuino
stato
d
'
animo
di
una
"
classe
borghese
"
verso
il
proletariato
,
specialmente
in
periodi
di
crisi
,
in
periodi
in
cui
la
disoccupazione
spinge
alla
superficie
visibile
della
società
le
miserie
profonde
,
non
è
l
'
odio
,
come
oggi
lo
nutrono
i
ceti
medii
italiani
:
ma
il
disprezzo
.
È
il
disprezzo
verso
il
povero
,
soprattutto
,
ma
in
genere
verso
l
'
operaio
,
che
noi
troviamo
là
dove
una
classe
borghese
si
è
saldamente
costituita
,
come
in
Inghilterra
fin
dalla
prima
metà
del
secolo
scorso
.
La
"
respectability
"
borghese
implicava
un
disprezzo
verso
gli
appartenenti
alle
classi
bisognose
,
che
,
più
o
meno
,
versavano
in
strettezze
:
tutti
i
grandi
stranieri
che
scrivono
e
testimoniano
sull
'
Inghilterra
del
1830-60
(
Herzen
,
Engels
,
Fontane
,
Ledru
Rollin
)
restano
impressionati
dallo
scherno
che
circonda
la
povertà
,
dalla
assoluta
incapacità
dei
borghesi
inglesi
di
credere
che
sotto
la
casacca
dell
'
operaio
possa
battere
un
cuore
di
vero
gentleman
.
La
"
umanità
"
dei
rapporti
verso
il
prossimo
è
pressoché
soffocata
:
basterebbe
ricordare
tutti
gli
avvilimenti
che
la
filantropia
borghese
ha
imposto
nei
paesi
più
progrediti
,
ai
beneficati
:
basterebbe
ricordare
che
,
fino
a
qualche
anno
fa
,
i
ragazzi
degli
orfanotrofi
di
Amsterdam
erano
condotti
alle
funzioni
religiose
vestiti
con
un
giubbino
metà
nero
e
metà
rosso
o
metà
verde
e
metà
rosso
:
qualche
cosa
di
molto
analogo
alla
toilette
dei
burattini
e
dei
forzati
.
Si
disprezza
il
povero
,
ma
non
lo
si
odia
.
Questo
rapporto
sentimentale
del
borghese
verso
il
povero
sorge
dal
profondo
della
rivoluzione
religiosa
protestante
,
per
cui
l
'
amore
del
prossimo
si
manifesta
in
prima
linea
con
l
'
adempimento
del
lavoro
professionale
,
cioè
con
il
disimpegno
integrale
ed
esauriente
del
lavoro
di
ciascuno
,
sia
salariato
od
imprenditore
:
diretto
alla
trasformazione
razionale
del
mondo
,
cioè
alla
conquista
capitalistica
del
mondo
.
Finché
l
'
operaio
è
strumento
mal
pagato
e
mal
vestito
,
il
borghese
lo
disprezza
:
quando
,
per
qualsiasi
congiuntura
,
l
'
operaio
è
pagato
bene
,
non
è
più
il
"
povero
"
,
lo
rispetta
.
Questa
concezione
brutale
e
spregiudicata
dei
rapporti
fra
ricco
e
povero
è
il
segreto
della
sanità
anglosassone
,
è
il
segreto
della
sicurezza
con
cui
i
popoli
anglosassoni
procedono
per
ignes
,
attraverso
il
fuoco
della
civilizzazione
capitalistica
,
senza
la
formidabile
palla
al
piede
costituita
dall
'
odio
borghese
verso
le
categorie
operaie
.
Da
ciò
deriva
la
squisita
sensibilità
sociale
,
la
estrema
sicurezza
dei
mezzi
e
la
precisa
determinazione
degli
obiettivi
,
che
è
propria
dei
grandi
movimenti
reazionari
inglesi
.
In
Inghilterra
,
dove
esistono
veramente
uno
sviluppo
capitalistico
e
una
classe
borghese
,
non
si
perde
il
tempo
a
bastonare
l
'
operaio
,
si
procede
a
colpire
l
'
industria
.
La
violenza
ad
personam
appare
,
com
'
è
,
un
espediente
inutile
:
si
ricorre
alla
filantropia
.
In
una
società
fondata
sullo
sviluppo
capitalistico
,
sull
'
impulso
di
lucro
razionale
dell
'
imprenditore
,
la
reazione
non
e
mai
stata
cieca
:
ha
sempre
marciato
con
passo
sicuro
,
dritta
alla
méta
.
"
Reazione
,
"
in
senso
proprio
è
questo
:
"
colpire
quello
sviluppo
e
quell
'
impulso
,
colpirli
in
nome
della
tradizione
,
in
nome
della
pietà
avìta
,
in
nome
della
religione
,
delle
convenienze
,
della
filantropia
:
ma
colpirli
,
paralizzarli
"
.
Questa
è
reazione
nel
suo
significato
proprio
.
In
Inghilterra
,
il
suo
tentativo
classico
si
ebbe
verso
il
1850
:
quando
la
filantropia
conservatrice
riuscì
ad
imporre
il
Ten
Hours
Act
(
Atto
delle
dieci
ore
di
lavoro
)
.
Non
erano
i
rappresentanti
dei
lavoratorori
che
davano
questo
primo
involontario
avviamento
alla
legislazione
sociale
:
erano
i
gran
signori
,
i
Tory
,
era
Lord
Shaftesbury
,
il
tipo
ideale
dell
'
artistocrate
,
secondo
Emerson
:
era
Dickens
,
l
'
uomo
che
rimpianse
sempre
la
old
merry
England
,
la
vecchia
allegra
Inghilterra
di
Mr
.
Pickwik
.
Il
movimento
reazionario
di
Shaftesbury
e
di
Dickens
era
tipicamente
reazionario
per
questo
:
con
la
protezione
filantropica
degli
operai
,
volevano
colpire
a
morte
lo
sviluppo
industriale
del
loro
paese
,
volevano
rimandare
alle
campagne
le
masse
inurbate
volevano
mortificare
l
'
iniziativa
degli
imprenditori
,
volevano
liquidare
l
'
industria
inglese
.
Con
quel
fiuto
fine
,
che
solo
la
esperienza
di
una
grande
aristocrazia
può
dare
,
Shaftesbury
comprese
che
sviluppo
ìndustriale
voleva
dire
,
prima
o
poi
,
attacco
socialista
:
e
reazionario
dei
più
geniali
e
potenti
che
siano
comparsi
nella
storia
inglese
,
non
pensò
mica
di
far
bastonare
o
di
far
mitragliare
gli
operai
,
anche
allora
sovversivi
,
ma
mirò
alla
paralisi
della
macchina
capitalistica
,
in
nome
della
pietà
umana
,
come
Dickens
,
nel
suo
grande
romanzo
Hard
Times
vi
mirò
in
nome
della
bellezza
e
della
piacevolezza
della
vita
di
un
tempo
.
Se
a
Shaftesbury
,
se
a
Dickens
,
se
a
qualcheduno
dei
tanti
ricchi
inglesi
che
li
seguirono
avessero
proposto
di
agire
materialmente
contro
gli
operai
,
così
avrebbero
risposto
:
"
A
che
cosa
serve
!
"
.
Perché
da
inglesi
reazionari
sì
,
ma
inglesi
,
avevano
vivo
il
senso
del
disprezzo
verso
il
povero
,
ma
mancava
completamente
in
essi
l
'
odio
per
il
povero
.
Reazione
italiana
.
Ritorniamo
ai
ceti
medii
italiani
.
L
'
astio
contro
la
classe
operaia
dà
luogo
ad
una
reazione
spicciola
,
irritante
,
isterica
,
che
non
può
condurre
al
colpo
di
Stato
-
ma
il
colpo
di
Stato
non
vuol
dire
niente
,
non
risolve
niente
.
L
'
odio
contro
la
classe
operaia
è
,
in
realtà
,
una
ribellione
contro
il
regime
di
sviluppo
industriale
importato
in
Italia
da
trenta
anni
,
e
a
cui
la
borghesia
italiana
si
è
dimostrata
impreparata
e
immatura
-
ma
ribellarsi
contro
le
vere
vittime
della
grande
produzione
,
i
salariati
,
è
stolto
e
vile
.
Se
i
medi
ceti
italiani
,
per
ragioni
tradizionali
,
per
una
loro
mentalità
precapitalistica
,
bottegaia
e
prebendale
,
non
possono
tollerare
la
presenza
e
lo
sviluppo
di
una
classe
operaia
,
la
conseguenza
logica
e
coraggiosa
veramente
e
virilmente
reazionaria
,
non
è
che
una
:
far
tabula
rasa
con
la
grande
industria
italiana
,
risospingere
l
'
Italia
indietro
com
'
era
prima
del
decennio
1890-900
,
rinunciare
ad
una
produzione
industriale
per
il
grande
mercato
internazionale
e
per
il
mercato
interno
.
Se
i
ceti
medii
italiani
si
sentono
a
disagio
nel
macchinismo
della
produzione
manifatturiera
fino
a
trovare
la
presenza
sola
di
un
operaio
"
provocante
"
e
"
indisponente
"
,
non
è
con
la
classe
operaia
che
devono
prendersela
,
ma
con
chi
l
'
ha
evocata
sulla
scena
,
con
chi
la
adopera
come
strumento
.
Bisogna
mirare
all
'
evocatore
nascosto
del
malefizio
,
alla
ristrettissima
categoria
di
veri
capitalisti
-
intimamente
antifascisti
-
che
spinti
dalla
febbre
del
lucro
capitalistico
si
preparano
a
ricreare
stasera
,
domani
,
dopodomani
,
sempre
,
quegli
aggruppamenti
operai
che
i
fascisti
hanno
"
conquistato
"
,
quelle
organizzazioni
operaie
che
i
fascisti
hanno
stamane
disperso
.
La
ribellione
e
il
colpo
di
stato
devono
innestarsi
su
qualche
cosa
di
più
potente
,
un
programma
di
politica
anti
-
industriale
,
di
cui
i
pochi
e
solitarii
liberisti
intransigenti
italiani
hanno
già
da
tempo
preparato
il
programma
minimo
.
Questa
sarebbe
"
reazione
"
nel
significato
in
cui
l
'
esperimentò
l
'
Inghilterra
e
gli
altri
paesi
con
uno
sviluppo
capitalistico
autonomo
e
vivace
,
non
di
importazione
:
con
una
classe
borghese
ben
preparata
;
e
quindi
con
dei
reazionari
lungimiranti
e
sicuri
di
sé
,
come
si
conviene
ai
paesi
forti
e
serii
.
Ma
i
nostri
ceti
medii
,
i
quali
si
esauriscono
nell
'
"
odio
"
verso
il
salariato
,
dimostrano
per
ciò
stesso
di
non
costituire
una
classe
borghese
fortemente
e
seriamente
reazionaria
.
Prendendosela
con
gli
operai
e
basta
,
essi
dimostrano
semplicemente
la
loro
immaturità
a
vivere
in
un
paese
avviato
coartatamente
alla
grande
produzione
industriale
,
e
la
loro
impotenza
a
trasformarlo
:
cioè
dimostrano
la
loro
intima
infelicità
.
Il
fascismo
,
espressione
politica
di
quei
ceti
medii
ne
riflette
tutta
la
crisi
:
bastona
gli
operai
,
e
va
in
brodo
di
giuggiole
dinanzi
alle
declamazioni
sull
'
espansione
industriale
della
Terza
Italia
,
e
simili
temi
retorici
.
La
sua
reazione
è
superficiale
,
torbida
,
convulsionaria
:
ma
non
attinge
dalla
profondità
della
tradizione
,
non
sa
ammantarsi
e
non
sa
valersi
di
tutte
le
infelicità
che
un
affrettato
e
imposto
sviluppo
industriale
ha
accumulato
in
Italia
,
come
espedienti
validissimi
per
i
reazionari
veri
che
non
sono
venuti
.
Il
fascismo
fa
le
passeggiate
militari
nelle
città
industriali
e
rispetta
venerabondo
la
grande
industria
.
La
reazione
è
così
troncata
,
e
compare
in
tutta
la
sua
povertà
e
in
tutta
la
sua
sterilità
.
I
ceti
medii
italiani
,
di
fronte
alla
grande
industria
,
si
attengono
ancora
all
'
ideale
della
"
vita
temperata
"
e
dello
"
stato
pacifico
"
di
due
secoli
fa
,
a
questa
intima
tendenza
antiindustriale
non
può
venir
fuori
,
perché
è
sotto
una
doppia
crosta
,
robustissima
,
costituita
:
1
.
da
una
moda
letteraria
e
accademica
per
l
'
"
espansione
industriale
"
,
per
la
"
valorizzazione
del
lavoro
italiano
"
,
per
lo
"
sviluppo
delle
nostre
energie
latenti
"
,
ed
altre
cose
del
genere
;
2
.
dal
fatto
(
indiscutibile
)
che
la
grande
industria
,
quale
è
stata
trapiantata
in
Italia
presenta
dei
caratteri
di
Abenteuer
-
Kapitalismus
,
di
pirateria
che
piacciono
molto
,
e
piacciono
molto
precisamente
,
e
impongono
soggezione
,
perché
i
ceti
medii
italiani
non
sono
una
"
classe
borghese
"
abituata
ad
aver
da
fare
con
dei
veri
imprenditori
,
e
a
diffidare
degli
avventurieri
,
dei
falampi
,
del
"
projectistes
"
.
Dilettantismo
industrialoide
.
Sull
'
efficacia
della
moda
letteraria
ognuno
può
accertarsi
direttamente
.
La
"
Lega
Navale
"
,
la
"
Lega
Italiana
"
e
tutta
le
associazioni
minori
,
per
esempio
,
ne
offrono
prove
infinite
.
I
bollettini
della
"
Lega
Navale
"
sono
una
miniera
di
documenti
sullo
stato
d
'
animo
dei
ceti
medii
.
Società
anonime
cooperative
con
azioni
da
200
lire
ciascuna
...
per
dare
incremento
allo
sviluppo
dell
'
Italia
sul
mare
;
centinaia
di
ordini
del
giorno
votati
da
studenti
,
impiegati
,
avvocati
,
per
dirimere
conflitti
marinari
...
e
salvare
la
marina
;
preoccupazioni
e
batticuori
di
ragionieri
lombardi
perché
si
varino
"
molte
navi
"
affinché
l
'
Italia
sia
"
grande
sul
mare
"
:
tutta
roba
inutile
ed
innocentissima
,
di
cui
i
veri
pochi
uomini
d
'
affari
che
si
occupano
della
marina
sono
i
primi
a
ridere
.
Il
recente
congresso
della
Lega
Italiana
a
Roma
è
stato
una
vera
tornata
accademica
,
e
quella
che
vi
partecipò
è
tutta
gente
che
vuole
"
valorizzare
"
,
"
sviluppare
"
,
"
espandere
"
:
ma
le
sue
idee
della
attività
nazionale
trovano
il
loro
perfetto
interprete
in
V
.
E
.
Orlando
,
che
si
fa
loro
a
narrare
e
a
proporre
l
'
esempio
dell
'
espansione
commerciale
di
Firenze
,
ai
tempi
gloriosissimi
-
e
barattieri
-
dell
'
arte
della
lana
...
quando
ancora
non
esisteva
nè
un
imprenditore
nè
un
salariato
nel
significato
moderno
dei
due
termini
!
La
Lega
Italiana
dovrebbe
rimanere
celebre
nelle
cronache
dell
'
industrialismo
accademico
,
per
gli
ordini
del
giorno
vibratissimi
votati
durante
la
Conferenza
di
Genova
,
quando
le
menti
dei
suoi
soci
furono
percosse
dallo
spavento
...
di
restare
-
orrore
!
-
senza
petrolio
.
Fu
allora
che
la
presidenza
mandò
a
Schanzer
telegrammi
lancinanti
:
e
fu
allora
-
se
le
mie
informazioni
sono
esatte
-
che
il
ministro
Schanzer
chiedeva
disperato
al
comm
.
Francesco
Giannini
:
"
Se
non
riusciamo
ad
avere
almeno
una
lettera
di
Lloyd
George
,
come
farò
à
presentarmi
al
Parlamento
?
Che
cosa
mi
dirà
tutta
questa
gente
,
per
il
petrolio
?
"
.
Il
petrolio
del
Caucaso
,
il
carbone
di
Eraclea
,
e
in
genere
le
"
materie
prime
"
:
ecco
le
ondate
che
percorrono
,
ad
intervalli
variabili
,
la
superficie
di
tutta
una
folla
di
oneste
persone
,
che
se
ne
avessero
i
mezzi
si
guarderebbero
bene
di
impegnarsi
nell
'
industria
dell
'
armamento
e
in
concessioni
petrolifere
.
-
Gente
che
non
è
mai
stata
una
volta
in
aeroplano
,
nè
in
un
campo
di
aviazione
,
sarà
fieramente
allarmata
dalla
notizia
che
taluni
provvedimenti
o
negligenze
del
Governo
compromettono
"
l
'
avvenire
aereo
della
nazione
"
:
e
una
"
lega
aerea
"
interverrà
d
'
urgenza
ad
agire
"
perché
l
'
Italia
abbia
libero
il
suo
cielo
"
.
-
La
Leonardo
da
Vinci
deve
essere
riattata
"
per
dimostrare
la
valentia
dell
'
ingegneria
italiana
"
:
e
,
per
tacer
del
Senato
,
negli
stessi
collegi
professionali
si
trovano
dei
teorici
che
ne
fanno
,
disinteressatamente
,
un
punto
di
onore
.
-
Le
fiere
campionarie
messe
su
da
un
"
projectiste
"
d
'
ingegno
,
come
Umberto
Notari
,
diventano
spedizioni
di
argonauti
che
vanno
a
portare
il
vello
d
'
oro
delle
industrie
italiane
:
e
si
passa
per
cervelli
gretti
e
privi
di
iniziativa
se
si
arriva
a
mettere
in
dubbio
che
turchi
e
lapponi
aspettino
proprio
la
Trinacria
per
comprare
la
roba
in
Italia
.
-
Vecchi
relitti
di
propaganda
futurista
,
antichi
orecchiamenti
di
"
dinamismo
"
,
scarti
della
poesia
della
macchina
e
dell
'
officina
,
tutto
ritorna
a
galla
,
tutto
fa
brodo
:
e
così
qualunque
forma
della
attività
industriale
si
presta
a
questa
esaltazione
letteraria
,
perpetrata
nella
massima
buona
fede
,
cui
la
folla
degli
innocenti
amatori
della
"
vita
temperata
"
arriva
attraverso
schemi
reclamistici
e
metafore
slombate
:
e
l
'
industrialismo
accademico
dei
medii
ceti
italiani
trova
tutto
degno
di
patriottica
attenzione
,
dal
"
carbon
bianco
"
...
al
sughero
di
Sardegna
.
;
Questo
dilettantismo
industrialoide
dei
medii
ceti
è
la
massima
forma
di
interessamento
permessa
da
tradizioni
curiali
e
prebendali
,
da
una
cultura
pseudo
-
umanistica
che
sola
,
apre
l
'
ingresso
nella
carriera
agli
uffici
e
ai
"
posti
"
,
e
insieme
stampiglia
socialmente
i
suoi
adepti
con
la
qualifica
di
"
persona
che
ha
fatto
i
suoi
studi
"
,
persona
per
bene
cioè
che
ha
diritto
ad
avere
un
trattamento
decoroso
in
modo
da
poter
mantenere
la
distanza
rispetto
alla
"
bassa
gente
"
.
Abenteuer
-
Kapitalismus
Ma
la
grande
industria
impone
soggezione
ai
medii
ceti
perché
è
trivellatrice
.
L
'
assalto
all
'
erario
,
che
in
altri
paesi
produrrebbe
larghi
movimenti
di
opinione
pubblica
,
qui
finisce
per
produrre
una
larga
ammirazione
per
gli
Abenteuer
-
kapitalismus
che
lo
conducono
con
fortuna
.
Si
trova
che
sono
"
furbi
"
,
"
accidenti
"
,
"
sacramenti
"
-
o
,
addirittura
,
si
trova
che
sono
valentissimi
imprenditori
:
il
che
è
assolutamente
falso
.
Nel
carattere
composito
dell
'
imprenditore
moderno
(
in
cui
si
riuniscono
i
tratti
distintivi
del
conquistatore
del
commerciante
)
il
pubblico
italiano
è
sempre
disposto
ad
apprezzare
i
tratti
del
conquistatore
più
degli
altri
:
e
siccome
quasi
tutte
le
grandi
figure
dell
'
industria
italiana
hanno
avuto
precisamente
più
l
'
audacia
del
colpo
di
mano
protezionistico
che
la
saggezza
dell
'
organizzatore
,
i
medii
ceti
italiani
sono
sicuri
che
anche
l
'
Italia
ha
prodotto
una
classe
industriale
di
primo
ordine
:
e
chi
ne
dubita
è
"
antipatriotta
"
.
Il
trucco
protezionistico
è
considerato
come
un
mezzo
affatto
naturale
di
far
progredire
una
industria
:
non
si
pensa
,
non
si
è
capaci
di
pensare
che
,
di
fronte
alle
genuine
capacità
dell
'
imprendimento
moderno
,
questo
modo
di
avvantaggiarsi
denota
,
oltre
a
tutto
,
una
speciale
forma
di
pigrizia
,
una
tendenza
alla
prebenda
:
e
nella
classifica
dei
mezzi
di
arricchire
,
potrebbe
stare
assai
bene
vicino
a
quei
tre
famosi
,
che
erano
indicati
nei
libricini
del
Rinascimento
:
1
.
-
La
cerca
di
tesori
;
2
.
-
L
'
accalappiamento
di
eredità
;
3
.
-
La
clientela
:
rendersi
persona
grata
presso
qualche
ricco
cittadino
,
allo
scopo
di
ricevere
una
parte
delle
sue
ricchezze
.
Gli
industriali
italiani
si
rendono
persone
grate
presso
lo
Stato
,
e
ricevono
delle
sovvenzioni
e
delle
tariffe
protettive
.
I
medii
ceti
italiani
ammirano
questa
audacia
venturiera
,
e
non
sospettano
neppure
che
essa
non
è
affatto
"
capitalistica
"
,
e
che
quegli
uomini
sono
assai
più
vicini
allo
"
speculante
"
e
al
"
condottiero
"
del
'900
che
ad
un
intraprenditore
inglese
o
americano
.
Ad
accentuare
,
nei
medii
ceti
italiani
,
questa
stortura
di
discernimento
,
si
è
aggiunta
l
'
orticaria
militaresca
,
per
cui
la
"
conquista
di
nuovi
mercati
"
è
concepita
mitologicamente
come
una
specie
di
conseguenza
obbligatoria
delle
vittorie
guerresche
.
L
'
"
amore
di
terra
lontana
"
sospira
in
tutte
le
relazioni
dei
Consigli
di
amministrazione
,
e
diventa
addirittura
appassionato
nei
discorsi
di
coloro
-
e
sono
legione
-
i
quali
credono
che
poiché
gli
italiani
hanno
vinto
sul
Piave
,
in
Colombia
,
in
Arabia
e
alla
Nuova
Guinea
non
aspettino
altro
che
di
essere
"
conquistati
"
,
"
penetrati
"
dalla
produzione
italiana
!
E
per
chiarire
questo
stato
d
'
animo
,
basterà
una
citazione
.
Scriveva
tempo
fa
l
'
on
.
Meuccio
Ruini
,
ex
ministro
delle
Colonie
,
a
proposito
delle
Colonie
Portoghesi
:
"
Vi
furono
due
anni
fa
,
iniziative
di
gruppi
industriali
e
bancari
italiani
per
un
accordo
col
Portogallo
per
lo
sfruttamento
dell
'
Angola
,
che
offre
grandissime
risorse
agricole
e
,
sovra
tutto
,
di
materie
prime
industriali
.
Gli
studi
ed
i
primi
passi
non
ebbero
seguito
,
anche
perché
il
Governo
italiano
non
si
mostrò
entusiasta
dell
'
idea
.
Senza
voler
esaltare
manie
imperialistiche
,
certo
è
che
sarebbe
stato
opportuno
per
l
'
Italia
-
che
non
ha
alcuna
finestra
sull
'
Atlantico
-
una
penetrazione
nell
'
Angola
"
.
In
queste
poche
righe
,
c
'
è
tutto
:
le
"
materie
prime
"
,
"
la
finestra
sull
'
Atlantico
"
la
"
penetrazione
"
.
La
mitologia
è
al
completo
:
ed
è
un
ministro
di
ieri
e
di
domani
che
parla
!
"
Sarebbe
stata
opportuna
una
penetrazione
nell
'
Angola
...
"
Chissà
perché
poi
nell
'
Angola
?
Forse
perché
l
'
Angola
è
del
Portogallo
,
e
-
senza
voler
esaltare
manie
imperialistiche
-
si
crede
che
sia
facile
"
conquistare
nuovi
mercati
"
,
"
penetrare
"
,
"
espandersi
"
,
quando
si
ha
da
fare
col
Portogallo
....
Angola
..
materie
prime
....
finestra
sull
'
Atlantico
...
Possibilissimo
che
di
qui
a
due
mesi
il
caucciù
di
Angola
apparisca
indispensabile
all
'
Italia
come
il
petrolio
del
Caucaso
e
il
carbone
di
Eraclea
.
È
possibilissimo
che
qualcheduno
proponga
di
saltar
addosso
...
al
Portogallo
,
che
qualche
ministro
lanci
là
,
alla
platea
,
le
frasi
aspettate
sui
"
vitali
interessi
"
,
e
che
si
faccia
la
gesta
d
'
oltremare
.
Sicuro
:
noi
siamo
sempre
in
procinto
di
partire
per
una
gesta
di
oltremare
.
I
medii
ceti
italiani
hanno
dell
'
espansione
industriale
di
un
paese
l
'
identica
idea
che
ne
avevano
i
pisani
o
i
genovesi
del
'300
:
qualche
cosa
di
composito
fra
i
trucchi
dei
mercanti
,
la
guerra
di
corsari
,
la
ripartizione
della
masserizia
predata
.
Conclusione
.
I
ceti
medii
italiani
impreparati
a
sopportare
lo
sforzo
e
la
tensione
,
imposti
dall
'
attuale
stadio
di
sviluppo
capitalistico
,
se
la
pigliano
con
la
classe
operaia
.
Non
riescono
,
però
,
ad
essere
risolutamente
anti
-
industriali
,
cioè
ad
essere
intimamente
reazionari
,
appunto
perché
non
sono
una
classe
borghese
moderna
:
e
perché
,
quindi
,
sentono
vivamente
l
'
influenza
di
un
industrialismo
da
letterati
e
da
condottieri
.
Perciò
il
loro
destino
è
stato
e
sarà
in
questa
alternativa
:
O
soffrire
umiliazioni
e
privazioni
nei
periodi
di
più
fittizia
attività
industriale
,
durante
le
riprese
che
si
fanno
sentire
nella
artificiale
grande
industria
italiana
,
come
riflesso
e
contraccolpo
delle
grandi
"
corse
all
'
oro
"
internazionali
;
O
vendicarsi
contro
gli
operai
,
"
sfogarsi
"
,
nei
periodi
di
grande
crisi
.
Il
fascismo
urbano
,
il
fascismo
delle
regioni
industriali
è
l
'
espressione
di
questa
persistente
e
fatale
infelicità
.
StampaPeriodica ,
Caro
Gobetti
,
Questi
che
ti
mando
sono
semplicemente
degli
appunti
.
Non
vogliono
essere
una
critica
della
Conferenza
di
Genova
,
e
neppure
il
solito
impressionismo
che
sul
nostro
foglio
sarebbe
una
stonatura
.
E
neppure
-
infine
-
sono
rivelazioni
di
retroscena
,
che
io
non
conosco
,
e
che
forse
non
ci
sono
stati
.
Appunti
:
e
nient
'
altro
.
Avendo
osservato
la
Conferenza
,
e
veduto
all
'
opera
qualche
personaggio
di
rilievo
,
ce
ne
ho
forse
tanto
da
fare
un
"
papier
"
non
privo
d
'
interesse
.
Ad
ogni
modo
,
servirà
di
diversivo
,
una
volta
tanto
,
ai
lettori
di
Rivoluzione
Liberale
.
Non
mi
propongo
altro
.
Perché
proprio
a
Genova
Io
mi
trovavo
presente
a
Cannes
,
all
'
Hotel
Carlton
,
quando
l
'
on
.
Bonomi
annunciò
ai
giornalisti
italiani
che
la
Conferenza
economica
europea
si
sarebbe
tenuta
a
Genova
.
Mi
par
di
vederlo
,
con
quella
sua
aria
imbambolata
:
"
E
noi
,
della
delegazione
italiana
abbiamo
pensato
che
Genova
sarebbe
la
città
più
adatta
...
per
il
suo
glorioso
passato
marinaro
...
E
poi
c
'
è
palazzo
San
Giorgio
...
"
.
Ma
insomma
,
si
capiva
che
la
scelta
di
Genova
aveva
una
storia
non
chiara
:
e
questa
storia
la
conobbi
dopo
,
durante
la
Conferenza
.
A
Cannes
,
nell
'
ultima
seduta
del
Consiglio
Supremo
,
Lloyd
George
aveva
varato
il
progetto
di
una
conferenza
da
tenersi
in
Italia
.
Bonomi
doveva
naturalmente
indicare
la
località
.
Il
buon
Bonomi
,
pensando
agli
alberghi
del
Lido
,
propose
formalmente
Venezia
.
Silenzio
imbarazzante
da
parte
di
Briand
,
che
si
ricordava
le
gazzarre
veneziane
contro
la
missione
militare
di
Fayolle
.
E
finalmente
se
ne
ricordò
anche
Bonomi
,
il
quale
però
non
sapeva
come
rimediare
alla
gaffe
.
Fu
allora
che
Lloyd
George
tirò
fuori
Genova
.
"
No
,
no
-
egli
disse
testualmente
-
Venezia
non
serve
.
A
Venezia
ci
vanno
tutte
le
coppie
in
viaggio
di
nozze
:
il
nostro
non
sarà
un
viaggio
di
nozze
.
Venezia
ci
renderebbe
ridicoli
.
Preferisco
Genova
"
.
E
fu
deciso
per
Genova
...
sperando
di
sfuggire
al
ridicolo
.
Il
Club
dei
potenti
Lloyd
George
concepì
la
Conferenza
come
una
specie
di
palingenesi
diplomatica
,
a
cui
si
dovesse
convitare
quanta
più
gente
fosse
possibile
.
Queste
sagre
della
diplomazia
son
indispensabili
per
gli
uomini
democratici
anglosassoni
:
quello
che
noi
stampiamo
su
sei
colonne
sui
nostri
giornali
:
"
Le
solenni
assise
della
ricostruzione
"
e
simile
roba
,
per
loro
è
una
necessità
rituale
,
in
cui
credono
fermamente
.
Inoltre
,
Lloyd
George
ha
l
'
assoluto
preconcetto
che
si
debba
trattare
soltanto
con
i
"
premiers
"
.
A
Genova
,
nei
primi
giorni
,
sorse
anzi
qualche
piccolo
inconveniente
rispetto
alla
delegazione
italiana
,
perché
Lloyd
George
non
si
poteva
capacitare
che
Facta
era
un
premier
...
con
cui
non
si
poteva
trattare
.
Egli
era
lievemente
irritato
quando
sapeva
che
qualche
primo
ministro
-
come
Schoeber
-
progettava
di
lasciare
Genova
per
qualche
giorno
.
Li
voleva
avere
tutti
,
tutti
,
-
anche
i
meno
importanti
,
-
presenti
alle
"
solenni
assise
"
,
pronti
a
servirgli
come
teste
di
turco
o
come
serviziali
da
adoperarsi
contro
terzi
,
come
fece
con
Stambulinski
.
Gli
uomini
vicini
a
Lloyd
George
si
affannano
a
vantare
l
'
arte
con
cui
questo
uomo
sa
risparmiare
il
proprio
tempo
:
ma
io
non
ne
credo
sillaba
.
Sir
Edward
Grigg
,
una
sera
,
annunciò
con
grande
serietà
che
"
ora
mai
il
signor
Lloyd
George
si
è
convinto
della
necessità
di
colloqui
informativi
precedenti
alle
grandi
riunioni
:
un
metodo
di
lavoro
di
cui
egli
si
trova
molto
soddisfatto
"
.
Questo
metodo
con
tanto
di
barba
che
Lloyd
George
crede
di
averlo
scoperto
lui
,
in
realtà
non
fu
mai
applicato
,
perché
il
ministro
inglese
di
colloqui
"
informativi
"
ne
teneva
perfino
quaranta
al
giorno
:
il
che
vuol
dire
non
informarsi
seriamente
di
niente
.
L
'
enorme
estensione
della
Conferenza
,
accresciuta
dalla
presenza
di
tutti
i
premiers
pronti
in
anticamera
,
rendeva
necessario
un
vero
caleidoscopio
di
visite
a
Villa
Albertis
.
Quindi
,
Lloyd
George
"
lavorava
"
solo
nelle
sedute
del
Club
più
ristretto
,
con
Cicerin
,
Barthou
,
Schanzer
.
Il
mondo
,
nelle
riunioni
di
questo
club
,
era
formulato
in
tante
entità
astratte
e
disseccato
in
tanti
pseudoconcetti
:
Ucraina
,
Germania
,
Galizia
orientale
,
Petrolio
,
Valuta
,
e
così
via
.
La
discussione
si
estendeva
a
perdita
di
fiato
intorno
a
questi
nomi
.
Per
certe
giornate
con
colloqui
di
otto
,
dieci
ore
,
sempre
fra
le
stesse
persone
"
alla
ricerca
di
una
formula
"
,
"
intente
ad
uno
sforzo
in
corso
"
,
era
assolutamente
impossibile
ricostruire
il
corso
delle
discussisi
,
ritrovare
la
vena
di
continuità
,
intravederne
lo
sbocco
.
Potevano
essere
come
le
interminabili
discussioni
degli
arabi
,
in
cui
ciascuno
sa
già
quello
che
l
'
altro
dice
per
disteso
,
e
tutti
continuano
a
parlare
a
turno
,
gravemente
,
immobili
sotto
il
sole
,
mentre
le
mosche
si
fermano
all
'
angolo
degli
occhi
dell
'
oratore
e
degli
ascoltatori
impassibili
...
Alle
otto
o
alle
nove
di
sera
si
vedeva
tornare
Visconti
Venosta
,
stanco
di
una
giornata
di
logomachie
,
esaurito
da
lunghe
ore
di
attesa
,
e
condannato
a
ricamare
sopra
un
canovaccio
miserabile
quelle
comunicazioni
che
la
mattina
seguente
sarebbero
comparse
diluite
su
tutta
una
pagina
di
giornale
.
Una
sera
,
il
marchese
arriva
più
stanco
e
sgangherato
che
mai
,
con
in
mano
una
grossa
valigia
di
cuoio
.
Siede
"
agli
accorrenti
cavalieri
in
mezzo
"
,
e
dopo
le
solite
cerimonie
,
apre
la
valigia
.
Dentro
c
'
era
un
unico
foglio
:
un
foglio
di
carta
da
scrivere
a
macchina
:
dico
uno
.
Il
riassunto
del
lavoro
della
giornata
,
compiuto
dal
Club
,
su
un
'
unica
cartucciella
,
racchiusa
in
una
valigia
.
Un
simbolo
impareggiabile
.
I
verbali
Un
resoconto
stenografico
di
queste
riunioni
,
a
poterlo
avere
,
dev
'
essere
esilarante
.
Ma
non
sr
può
avere
,
poiché
non
fu
mai
redatto
.
Si
fecero
soltanto
dei
verbali
:
e
non
sempre
.
Anzi
,
la
vera
ragione
della
ostentata
preferenza
di
Lloyd
George
per
i
colloqui
"
confidenziali
"
o
"
informativi
"
era
questo
:
che
non
se
ne
redigevano
verbali
.
Lloyd
George
è
nemico
dei
verbali
,
che
legano
,
impacciano
,
compromettono
...
Vero
è
che
anche
quando
il
verbale
c
'
è
,
Lloyd
George
ci
rimedia
.
Valga
per
tutti
questo
caso
.
In
una
conversazione
ristrettissima
,
a
tre
,
fra
Lloyd
George
,
Barthou
e
Schanzer
,
sorge
contestazione
fra
Barthou
e
Lloyd
George
su
una
frase
,
che
secondo
Barthou
,
Lloyd
George
avrebbe
detto
giorni
prima
.
Lloyd
George
negava
di
averla
detta
mai
.
Sì
no
,
sì
no
,
si
manda
a
pigliare
il
verbale
di
quella
tale
riunione
.
Lloyd
George
si
impadronisce
del
documento
,
e
lo
legge
.
Barthou
,
seduto
dall
'
altra
parte
della
tavola
,
ascoltava
:
Schanzer
,
in
piedi
accanto
a
Lloyd
George
,
seguiva
,
senza
parere
,
con
la
coda
dell
'
occhio
,
il
testo
inglese
.
Schanzer
rimase
fortemente
colpito
quando
vide
che
Lloyd
George
,
arrivato
al
punto
interessante
,
cambiava
completamente
il
testo
delle
sue
documentazioni
riportate
dal
verbale
,
sostituendole
con
altre
improvvisate
,
e
,
naturalmente
,
concordi
con
le
sue
recentissime
asserzioni
.
Barthou
-
sempre
dall
'
altra
parte
del
tavolo
-
continuava
ad
ascoltare
,
e
alla
fine
,
da
perfetto
gentiluomo
,
non
volle
controllare
e
ammise
di
avere
sbagliato
.
"
È
vero
:
voi
non
avete
mai
detto
quella
frase
"
...
Questo
episodio
è
autentico
:
fu
io
stesso
con
on
.
Schanzer
che
,
veramente
impressionato
,
non
seppe
tacerlo
ad
un
altro
membro
della
delegazione
italiana
.
Lloyd
George
e
la
stampa
Il
"
lavoro
"
del
club
procedeva
dunque
in
un
modo
abbastanza
bizzarro
.
Ma
non
era
su
di
esso
,
neppure
,
che
faceva
grande
assegnamento
Lloyd
George
.
Il
suo
mezzo
eroico
per
fare
avanzare
la
Conferenza
erano
le
dichiarazioni
alla
stampa
.
La
sua
tattica
,
in
fondo
,
si
riassumeva
qui
:
con
l
'
imposizione
ai
capi
di
governo
europei
di
venire
a
Genova
,
richiamare
su
Genova
l
'
attenzione
di
tutto
il
mondo
;
e
valersi
poi
di
questa
attenzione
per
creare
un
piedistallo
reclamistico
alle
proprie
trovate
,
e
farle
così
passare
nelle
sedute
del
club
.
L
'
esempio
classico
di
questo
suo
sistema
di
superare
le
difficoltà
fu
il
primo
grande
meeting
della
stampa
a
Palazzo
S
.
Giorgio
.
Il
club
discuteva
già
da
tre
giorni
-
si
capisce
a
vuoto
-
sul
trattato
russo
-
tedesco
e
sulle
misure
da
prendersi
.
L
'
atteggiamento
di
Lloyd
George
,
a
questo
proposito
,
fu
variamente
discusso
:
fra
l
'
altro
un
giornale
di
Genova
,
basandosi
su
informazioni
tedesche
,
ne
aveva
dato
una
interpretazione
forse
troppo
pessimistica
e
maliziosa
.
La
cosa
richiamò
l
'
attenzione
del
signor
Mc
.
Clure
,
di
Sir
Grigg
e
di
altri
consiglieri
di
Lloyd
George
.
Occorreva
una
smentita
personale
del
premier
.
Il
giornalista
interessato
-
che
poi
ero
io
-
avrebbe
voluto
avere
una
smentita
particolare
:
come
successo
giornalistico
non
ci
sarebbe
stato
male
.
E
qualcosa
di
simile
gli
fu
promesso
.
Ma
alle
11
di
sera
,
una
telefonata
da
Villa
d
'
Albertis
mi
avvertiva
che
una
smentita
ad
hominem
era
parsa
pericolosa
al
premier
e
che
questi
aveva
deciso
di
fare
qualche
cosa
di
meglio
.
Infatti
,
all
'
indomani
,
è
preannunciato
il
grande
meeting
a
Palazzo
San
Giorgio
.
Cinquecento
,
mille
giornalisti
vi
accorsero
.
Le
persone
dell
'
entourage
di
Lloyd
George
,
che
mi
erano
state
benevole
di
quella
promessa
non
potuta
eseguire
,
mi
fecero
rilevare
che
nessun
mezzo
di
smentita
era
apparso
più
acconcio
di
questo
:
che
,
in
fondo
ero
io
il
suscitatore
nascosto
di
tanto
rumore
:
e
altre
cose
del
genere
.
Dovetti
convenire
che
esse
avevano
ragione
.
Ma
tutti
quanti
eravamo
ingannati
da
Lloyd
George
:
il
suo
fine
era
nascosto
,
e
diverso
da
quello
della
semplice
smentita
.
Infatti
,
gli
si
fanno
pervenire
le
prime
domande
scritte
.
La
prima
,
naturalmente
,
chiede
se
egli
era
o
no
a
conoscenza
del
trattato
:
egli
nega
:
la
smentita
è
data
a
tutta
la
stampa
del
mondo
.
Ma
non
basta
.
Egli
afferma
che
ormai
l
'
incidente
del
trattato
è
superato
.
Grande
sensazione
in
tutti
,
comprese
le
persone
dell
'
entourage
:
e
sensazione
giustificata
,
perché
l
'
affermazione
non
era
affatto
esatta
.
La
stampa
di
tutto
il
mondo
la
diede
ugualmente
.
Alla
delegazione
francese
ne
furono
stupiti
e
intimiditi
:
poche
ore
dopo
,
cedettero
.
Lloyd
George
aveva
convocato
il
meeting
per
questo
,
dando
ad
intendere
a
tutti
-
compresi
gli
intimi
-
che
lo
aveva
convocato
per
dare
la
smentita
.
Due
piccoli
particolari
.
1
)
In
questi
meetings
stampaioli
,
Lloyd
George
diceva
:
"
Io
sono
qui
per
rispondere
a
tutte
le
vostre
domande
:
però
,
le
voglio
scritte
"
.
Ebbene
,
nessuno
dei
biglietti
imbarazzanti
che
vidi
scrivere
da
giornalisti
francesi
ebbe
mai
una
risposta
.
Al
tavolo
della
presidenza
li
sopprimevano
...
con
dei
procurati
aborti
.
2
)
Rakowski
,
che
anche
lui
teneva
delle
conferenze
alla
stampa
,
la
sera
stessa
del
meeting
di
San
Giorgio
,
annunciò
ai
suoi
ascoltatori
che
avrebbe
ammesso
solo
domande
scritte
.
Il
levantino
aveva
capito
subito
la
malizia
.
L
'
episodio
di
Stambulinsky
Stambulinsky
,
il
primo
ministro
di
Bulgaria
,
è
indubbiamente
un
uomo
"
forte
"
,
un
dominatore
,
nella
politica
del
suo
paese
.
A
guardare
quel
suo
corpaccio
,
quel
suo
volto
di
contadino
bestiale
,
quella
fronte
ostinata
,
quelle
mascelle
da
uomo
che
non
molla
la
presa
:
a
osservare
quel
suo
silenzio
sospettoso
-
Stambulinsky
non
parla
e
non
comprende
che
il
bulgaro
-
mentre
l
'
interprete
traduce
:
a
fissare
quei
suoi
occhi
che
controllano
interprete
e
interlocutore
con
la
cattiveria
e
la
rabbia
del
sordomuto
:
a
cogliere
quella
sua
calma
mongolica
quando
sa
che
si
parla
di
cose
che
non
lo
interessano
-
si
capisce
subito
che
quello
è
un
uomo
forte
,
che
ha
in
mano
tutto
un
popolo
di
contadini
,
che
se
ne
infischia
della
ricostruzione
,
e
che
va
nei
congressi
internazionali
semplicemente
per
fare
dei
dispetti
agli
jugoslavi
.
Ma
Lloyd
George
sa
attaccare
al
suo
carro
-
anzi
alla
sua
....
charette
inglese
-
anche
uomini
"
forti
"
.
Egli
seppe
fare
"
funzionare
"
anche
Stambulinsky
.
Difatti
,
per
quasi
tutta
la
durata
della
Conferenza
,
il
buon
Stambulinsky
,
alloggiato
a
Pegli
,
se
ne
andò
a
fare
delle
automobilate
per
la
Riviera
.
Escluso
da
tutte
le
commissioni
,
si
dava
bel
tempo
.
Accompagnato
dalla
interprete
,
la
figlia
del
ministro
bulgaro
,
Stancioff
,
donna
di
intelligenza
eccezionale
,
dava
qualche
intervista
ai
giornalisti
;
e
queste
interviste
si
riassumevano
in
una
frase
tagliente
,
in
bulgaro
,
gettata
là
alla
signorina
Stancioff
:
"
Spiegate
al
signore
l
'
attuale
situazione
della
Bulgaria
"
.
La
Stancioff
pigliava
l
'
aire
,
e
faceva
una
conferenza
.
(
Come
tutti
i
contadini
,
Stambulinsky
aveva
la
venerazione
per
la
carta
scritta
,
per
lo
"
scrivare
"
.
Alla
sera
-
mi
hanno
detto
-
metteva
in
croce
tutti
i
membri
della
delegazione
bulgara
perché
mandassero
a
Sofia
,
ai
suoi
colleghi
più
istruiti
-
uomini
di
paglia
-
del
gabinetto
,
lunghe
relazioni
sull
'
attività
dei
delegati
bulgari
...
che
passavamo
delle
settimane
senza
fare
niente
,
il
niente
assoluto
)
.
Ma
venne
il
momento
buono
anche
per
Stambulinsky
.
Nell
'
ultima
settimana
della
Conferenza
,
quando
già
tutto
andava
a
rotoli
,
e
Lloyd
George
crede
di
legare
a
se
la
Piccola
Intesa
,
sollevando
la
questione
della
Galizia
orientale
,
di
Vilna
,
di
tutti
quei
paesi
inverosimili
,
e
di
cui
,
del
resto
egli
stesso
aveva
una
idea
assolutamente
sommaria
.
Il
colpo
,
come
è
noto
,
si
risolve
nel
risultato
opposto
a
quello
calcolato
:
gli
Stati
della
Piccola
Intesa
si
riaccostano
più
che
mai
alla
delegazione
francese
.
Allora
,
grande
amore
di
Lloyd
George
per
Stambulinsky
.
Il
contadinaccio
presenta
al
club
una
serqua
di
richieste
,
che
Lloyd
George
difende
nei
limiti
del
possibile
.
Non
basta
.
Per
fare
picca
ai
delegati
della
Piccola
Intesa
,
Lloyd
George
invita
il
contadinaccio
a
colazione
:
giovedì
18
al
Miramare
.
L
'
incontro
è
risaputo
:
era
il
primo
ministro
non
appartenente
a
Stati
invitanti
,
che
sedesse
alla
tavola
di
Lloyd
George
:
questo
fatto
provoca
infiniti
commenti
e
gelosie
di
Nincic
,
Bratianu
,
e
compagnia
.
La
conversazione
dei
due
premiers
si
svolse
in
questo
modo
:
Stambulinsky
invitò
la
Stancioff
a
"
informare
il
signor
ministro
sulle
condizioni
della
Bulgaria
"
.
Lloyd
G
.
si
sorbì
tutta
la
conferenza
:
non
solo
.
Ma
i
due
si
misero
anche
d
'
accordo
,
perché
l
'
indomani
nell
'
ultima
seduta
plenaria
,
Stambulinsky
portasse
formalmente
in
pubblico
,
nelle
solenni
assise
,
le
lamentele
della
Bulgaria
.
L
'
indomani
,
alla
seduta
,
il
contadino
se
ne
stava
accosciato
come
un
bue
sulla
sua
seggiola
.
Io
non
osservai
che
lui
era
veramente
imponente
.
Il
suo
occhio
vagava
sulle
statue
dei
signori
del
Banco
,
sugli
addobbi
,
sulle
tribune
,
sull
'
assemblea
con
una
indifferenza
da
ruminante
.
Quando
ci
fu
il
vivace
incidente
Colrat
-
Cicerin
,
egli
,
naturalmente
,
non
ne
capì
sillaba
perché
si
svolse
tutto
in
lingua
a
lui
perfettamente
sconosciuta
:
ma
non
si
voltò
nemmeno
verso
la
Stancioff
per
informarsi
di
quanto
accadeva
.
Finalmente
,
nei
discorsi
di
congedo
,
venne
il
turno
della
Bulgaria
.
Stambulisky
si
alzò
e
pronunciò
le
solite
quattro
parole
incomprensibili
.
La
Stancioff
prese
la
parola
come
sua
interprete
,
recitando
la
consueta
dissertazione
sulle
condizioni
della
Bulgaria
,
con
annessa
protesta
contro
i
vincitori
,
etc
.
Stambulinsky
sorvegliava
con
quei
suoi
occhi
l
'
interprete
:
Lloyd
George
dall
'
altro
lato
della
sala
,
faceva
finta
di
niente
,
e
intanto
,
attraverso
l
'
occhialetto
,
sbirciava
i
signori
delle
delegazioni
balcaniche
.
Nessuno
sapeva
spiegarsi
il
perché
della
sparata
bulgara
,
proprio
all
'
ultima
ora
:
l
'
arguto
Colrat
,
alludendo
alla
sproporzione
fra
il
breve
periodo
di
Stambulinsky
e
il
discorso
dell
'
interprete
,
disse
perfino
:
"
Mais
vous
savez
,
ce
bulgar
c
'
est
d
'
une
elasticité
terrible
!
...
"
-
Si
scoppiava
dal
caldo
:
veramente
la
Conferenza
si
liquefaceva
.
Di
vivo
e
di
vispo
,
in
quella
liquefazione
,
ci
restava
il
rancore
del
contadino
Stambulinsky
che
aveva
avuto
la
soddisfazione
aspettata
per
quaranta
giorni
,
e
il
dispetto
del
parlamentare
Lloyd
George
,
che
aveva
trovato
lo
sfogo
meditato
da
ventiquattrore
.
Casualmente
,
i
due
uomini
si
erano
incontrati
,
e
l
'
uno
si
era
servito
dell
'
altro
.
Dopo
di
che
,
Lloyd
George
lasciò
completamente
"
cadere
"
Stambulinskv
:
non
se
ne
ricordò
nemmeno
più
.
Lo
aveva
fatto
assurgere
per
un
giorno
all
'
empireo
della
Conferenza
:
e
poi
,
di
nuovo
,
plon
,
giù
negli
abissi
.
Lloyd
George
intende
le
"
solenni
assise
"
dei
popoli
così
,
e
vuole
che
i
premiers
le
presenziino
,
per
spremere
questa
"
collaborazione
"
.
Le
arrabbiature
a
freddo
del
sig
.
Lloyd
George
erano
amabili
,
perché
erano
argute
:
donde
taluno
ha
potuto
compiacersi
di
immaginare
un
Lloyd
George
sempre
buon
compagnone
,
così
com
'
egli
amava
comparire
nelle
sedute
pubbliche
o
nelle
riunioni
della
stampa
,
con
la
solita
provvista
di
metafore
(
del
resto
assai
poco
scintillanti
)
e
di
bons
mots
.
Ma
Lloyd
George
-
ciò
pare
inverosimile
-
si
arrabbiava
anche
sul
serio
,
nelle
riunioni
private
,
nel
club
:
e
allora
era
assai
poco
amabile
.
Così
,
per
esempio
,
in
una
riunione
che
fu
tenuta
al
penultimo
giorno
della
Conferenza
,
a
Villa
Spinola
,
con
i
diplomatici
italiani
e
iugoslavi
che
non
avevano
concluso
niente
dopo
aver
discorso
per
un
mese
.
Fu
allora
che
Lloyd
George
disse
chiaro
e
tondo
a
Schanzer
,
a
Tosti
,
a
Visconti
Venosta
,
che
"
le
domande
italiane
erano
esagerate
"
,
che
"
era
ora
di
definire
questa
curiosa
faccenda
"
:
insomma
ricompensò
con
una
inaspettata
sincerità
quelle
egregie
persone
,
che
per
quaranta
giorni
gli
avevano
usato
la
cortesia
di
far
finta
di
credere
ai
suoi
mutevoli
umori
.
È
vero
che
-
immediatamente
all
'
indomani
-
egli
mortificava
gli
iugoslavi
con
il
discorso
Stambulinsky
,
e
carezzava
gli
italiani
con
una
colazione
di
commiato
al
Miramare
,
in
cui
pronunciò
quel
discorso
del
"
muro
romano
"
,
pieno
di
moine
e
di
complimenti
,
che
li
fece
andar
tutti
in
visibilio
,
diplomatici
e
giornalisti
.
La
colazione
con
Thomas
.
C
'
è
un
episodio
,
nella
condotta
di
L
.
G
.
a
Genova
,
che
io
non
sono
riuscito
a
valutare
.
Si
tratta
di
una
lunga
e
desolata
conversazione
ch
'
egli
ebbe
il
sabato
13
maggio
con
Albert
Thomas
,
segretario
generale
del
Bureau
International
du
Travail
.
Non
so
se
quello
ch
'
egli
disse
allora
fosse
l
'
espressione
di
un
vero
scoraggiamento
,
sia
pure
passeggero
,
o
forse
,
più
perfidamente
,
una
circolare
destinata
...
alla
pubblicità
.
(
Lloyd
George
doveva
avere
,
quello
stesso
giorno
,
nel
pomeriggio
,
quel
colloquio
con
Barthou
,
in
cui
egli
cedette
sulle
condizioni
del
lavoro
all
'
Aja
,
e
,
sostanzialmente
,
liquidò
la
Conferenza
)
.
A
Thomas
,
fra
l
'
altro
,
egli
disse
:
"
Mio
buon
amico
,
la
Conferenza
è
fallita
.
L
'
Europa
è
incorreggibile
e
inguaribile
:
essa
non
vuole
essere
arrestata
sulla
strada
della
reazione
.
Tutti
gli
stati
nuovi
,
che
sono
sorti
dalla
guerra
,
sono
per
la
reazione
,
sono
dietro
la
Francia
"
.
Qui
Lloyd
George
fece
un
vero
elenco
delle
sue
delusioni
,
da
cui
risultava
che
l
'
Inghilterra
si
trovava
sola
,
con
l
'
Italia
.
"
La
mia
azione
alla
Conferenza
non
è
riuscita
a
niente
:
io
pago
il
fio
qui
,
e
forse
lo
ripagherò
in
Inghilterra
,
di
aver
voluto
spingere
l
'
Europa
verso
sinistra
.
Ma
vi
dico
formalmente
che
,
se
si
continua
a
sabotare
la
Conferenza
fino
all
'
ultimo
,
io
sono
deciso
a
lasciare
Genova
solo
dopo
una
solenne
vendetta
.
Io
voglio
pronunciare
all
'
ultima
seduta
un
grande
discorso
:
an
Europe
speech
,
in
cui
dirò
veramente
come
sono
andate
le
cose
e
proclamerò
il
fallimento
della
conferenza
e
le
colpe
dei
responsabili
.
Voglio
difendere
il
mio
nome
e
la
mia
posizione
fin
dove
mi
è
possibile
e
con
tutta
energia
.
Mio
caro
Thomas
,
sapete
qual
'
è
il
nostro
vero
torto
?
Che
noi
non
abbiamo
più
venti
anni
.
Soltanto
i
giovani
di
venti
anni
possono
sperare
di
assistere
alla
fioritura
di
una
Europa
di
sinistra
,
di
potervi
partecipare
e
di
poterne
profittare
!
"
.
Tutte
queste
frasi
:
"
Europa
di
destra
"
,
"
Europa
di
sinistra
"
sono
molto
lloydgeorgiane
,
e
dànno
una
idea
della
schematicità
da
gioco
di
scacchi
in
cui
Lloyd
George
riduce
,
per
suo
uso
e
consumo
,
tutta
la
crisi
europea
.
I
canonicati
.
Ma
può
anche
darsi
che
tutto
il
discorsetto
fosse
destinato
ad
impressionare
Thomas
,
la
cui
azione
,
alla
Conferenza
,
si
può
paragonare
a
quella
di
un
amplificatore
telefonico
ma
di
un
amplificatore
applicato
ad
una
quantità
di
apparecchi
.
L
'
argomento
usato
da
Lloyd
George
era
,
se
mai
,
veramente
ad
hominem
:
"
Solo
i
giovani
di
venti
anni
"
!
...
Immaginarsi
la
faccia
di
Alberto
Thomas
,
che
,
per
quanto
non
abbia
più
vent
'
anni
,
spera
di
profittare
-
e
come
!
-
di
una
Francia
di
sinistra
...
Alberto
Thomas
è
un
capolavoro
.
Bisognava
ascoltarlo
,
nella
splendida
sala
del
palazzo
Mackenzie
,
alla
Meridiana
,
mentre
spiegava
perché
egli
aveva
creduto
opportuno
di
assistere
davvicino
alla
Conferenza
!
Con
quale
tatto
egli
si
scusava
di
aver
accettato
l
'
offerta
di
una
splendida
sede
di
lavoro
(
?
)
;
con
quale
tempestività
gli
si
inumidivano
gli
occhi
al
ricordo
del
suo
collaboratore
italiano
Dott
.
Pardo
,
morto
in
Russia
;
con
quale
compunzione
parlava
della
documentazione
sulla
Russia
che
il
Bureau
International
metteva
a
disposizione
dei
diplomatici
:
con
qual
brio
si
faceva
rimproverare
dal
suo
segretario
Palma
di
Castiglione
per
la
sua
cattiva
pronuncia
italiana
!
Egli
è
il
francese
che
sa
meglio
sedurre
gli
italiani
:
se
le
intese
cordiali
con
la
Francia
hanno
probabilità
di
ricomparire
,
è
Thomas
che
le
varerà
,
una
volta
rientrato
nella
vita
politica
del
suo
paese
,
e
diventato
Presidente
del
Consiglio
,
com
'
egli
aspira
a
diventare
.
Agli
italiani
poi
Thomas
incontra
,
perché
fra
la
barba
,
gli
occhialoni
e
il
vestito
alla
buona
credono
che
egli
sia
diversissimo
dalla
gente
del
Quai
d
'
Orsay
,
che
mette
soggezione
per
la
sua
inimitabile
grand
'
aire
diplomatica
.
(
Carteron
,
Poncet
,
ecc
.
)
.
Ma
Thomas
,
da
latino
bonaccione
si
trasforma
spesso
in
gaulois
a
doppio
taglio
..
,
a
tavola
.
Thomas
,
a
Genova
,
diede
dei
pranzi
.
Pranzi
ai
pezzi
grossi
della
Confederazione
del
Lavoro
,
ma
pranzi
:
e
pranzi
solidi
.
E
,
a
tavola
,
fra
la
bonne
chère
e
la
conversazione
arguta
,
Thomas
prende
dei
saporiti
anticipi
sulle
soddisfazioni
che
un
giorno
egli
vuol
cogliere
in
Rue
de
Grenelle
o
al
Boulevard
Saint
-
Germain
.
Comunque
,
per
adesso
Thomas
ha
trovato
il
suo
posto
.
E
con
lui
lo
hanno
trovato
altri
uomini
di
indiscusso
valore
e
di
qualche
avvenire
politico
,
come
il
ministro
plenipotenziario
Attolico
.
Attolico
(
più
propriamente
:
Gr
.
Uff
.
Bernardo
Attolico
,
"
Sotto
-
Segretario
Generale
alla
Società
delle
Nazioni
,
incaricato
delle
questioni
di
transito
"
:
testuale
!
)
aveva
impiantato
non
so
quale
ufficio
della
Lega
delle
Nazioni
nel
Palazzo
dell
'
Università
,
e
frequentava
con
discrezione
e
discernimento
gli
ambienti
della
Conferenza
.
Questo
antico
professore
di
università
è
un
finissimo
osservatore
,
e
dev
'
essere
un
arguto
critico
:
dico
dev
'
essere
,
perché
da
lui
c
'
è
ben
poco
da
cavare
,
come
giudizi
.
Ma
fa
piacere
incontrare
nelle
anticamere
delle
riunioni
internazionali
,
la
lunga
figura
occhialuta
di
Attolico
;
leggermente
impacciata
nel
tratto
e
nella
pronuncia
,
di
quell
'
impaccio
tutto
proprio
dei
meridionali
vissuti
a
lungo
nei
paesi
anglofoni
,
e
che
sono
riusciti
a
ricoprirsi
di
una
vernice
di
impossibilità
,
ma
soltanto
di
una
vernice
.
E
fa
piacere
udirlo
dire
,
riposato
e
tranquillo
:
"
Ah
,
io
sono
qui
del
tutto
a
coté
...
La
nostra
Lega
non
è
ufficialmente
rappresentata
...
"
oppure
:
"
La
nostra
Lega
non
ha
che
una
semplice
rappresentanza
tecnica
...
"
.
In
questi
momenti
si
ha
una
idea
assai
precisa
di
ciò
che
è
la
Lega
delle
Nazioni
.
"
In
stuol
d
'
amici
numerato
e
casto
fra
parco
e
delicato
al
desco
assido
e
la
splendida
turba
e
il
vano
fasto
lieto
derido
"
.
Parco
,
dicono
i
maligni
,
quel
desco
non
lo
è
tanto
.
Infatti
molto
spesso
si
lanciano
insinuazioni
poco
benevole
contro
le
prebende
di
cui
godono
Thomas
,
Attolico
e
i
signori
della
Società
delle
Nazioni
.
Io
credo
che
questi
sono
milioni
benissimo
spesi
.
Nel
modo
bestiale
con
cui
si
deve
svolgere
l
'
attività
politica
,
oggi
è
provvidenziale
che
ci
siano
delle
sinecure
dignitosissime
e
legalissime
,
da
poterle
donare
a
uomini
come
Thomas
o
Attolico
,
i
quali
,
per
una
ragione
o
per
l
'
altra
,
vogliono
per
qualche
anno
sottrarsi
alla
corrosione
della
vita
politica
attiva
.
Tanti
secoli
fa
,
agli
uomini
di
valore
che
si
trovavano
in
questa
condizione
si
usava
dar
titolo
e
piatto
cardinalizio
:
oggi
si
dà
un
impiego
presso
la
Società
delle
Nazioni
,
o
se
ne
darà
uno
presso
quell
'
altra
grande
fondazione
che
sarà
il
Consorzio
Internazionale
per
la
Russia
.
Gli
espedienti
sono
sempre
gli
stessi
.
Ma
intanto
,
S
.
E
.
Attolico
-
che
,
tra
parentesi
,
ha
lavorato
di
schiena
per
il
passato
-
viaggia
,
conosce
uomini
e
cose
,
indipendente
e
ben
pagato
:
condizioni
ideali
per
diventare
un
uomo
politico
stile
inglese
.
Da
qui
a
qualche
anno
sarà
colpevole
di
negligenza
grave
chi
,
essendo
alla
Consulta
,
non
si
ricorderà
di
lui
:
cioè
di
un
uomo
con
una
forte
esperienza
di
affari
internazionali
,
e
non
logoro
dalle
attese
romane
.
E
con
questi
possibili
risultati
,
volete
che
io
ripeta
le
accuse
contro
i
canonicati
?
Francia
aulica
e
accademica
.
Alberto
Thomas
,
nonostante
la
sua
posizione
inofficiel
ed
eterodossa
,
era
certo
un
po
'
la
lancia
spezzata
della
delegazione
francese
,
che
per
formazione
e
per
sistema
,
era
la
più
aulica
,
la
più
procedurale
,
la
meno
flessibile
fra
le
grandi
delegazioni
.
Ma
era
anche
la
più
chic
.
Due
subalterni
davano
il
tono
al
Savoy
e
mantenevano
in
briglia
giovani
addetti
,
giornalisti
francesi
,
dattilografe
e
forestieri
:
erano
M
.
Carteron
,
nominalmente
Chargé
des
Services
interieurs
in
effetto
capo
del
Cerimoniale
,
e
Poncet
,
capo
dell
'
Ufficio
stampa
.
Soltanto
pochi
hanno
sospettato
tutta
l
'
influenza
di
questi
due
signori
:
specialmente
del
signor
Carteron
,
accompagnatore
di
Briand
a
Cannes
,
di
Barthou
a
Genova
,
con
un
incarico
solo
apparentemente
formale
.
Ma
se
la
delegazione
Francese
ha
resistito
alla
crisi
interna
che
la
minava
,
se
ai
forestieri
essa
è
apparsa
sempre
senza
incrinature
di
opinioni
,
se
nulla
o
quasi
nulla
si
è
saputo
fuori
delle
loro
gravi
discussioni
fra
i
delegati
,
delle
ribellioni
rabbiose
di
Barthou
contro
Poincaré
,
delle
opinioni
frondiste
di
Seidoux
,
molto
si
deve
al
signor
Carteron
,
che
se
ne
stava
sempre
nell
'
hall
del
Savoy
come
in
un
salotto
,
alto
biondo
,
tirato
a
piombo
,
cortese
ma
a
distanza
con
gli
avversari
maliziosi
,
concedendo
il
"
privilegio
della
bella
signora
"
agli
amici
arrabbiati
,
sventando
interviste
e
soffocando
indiscrezioni
.
Tutta
la
delegazione
gli
era
intonata
.
M
.
Réné
Massigli
,
già
Segretario
Generale
della
Conferenza
degli
Ambasciatori
,
compilava
i
documenti
ufficiali
che
poi
erano
letti
nel
club
,
dando
ad
essi
una
forma
letteraria
addirittura
classicheggiante
,
non
priva
di
distinzione
e
di
significato
frammezzo
a
tutte
le
affrettate
banalità
scritte
e
dette
,
ma
sopratutto
dette
,
nel
club
.
Gli
esperti
davano
lezioni
di
bel
portamento
,
e
ostentavano
una
"
fiducia
ricostruttrice
"
a
tutta
prova
evidentemente
dietro
una
vera
parola
d
'
ordine
venuta
dall
'
alto
e
disciplinatamente
seguita
.
Più
di
una
delle
sedute
delle
Sottocommissioni
fu
una
.
vera
accademia
diretta
dai
francesi
,
che
facevano
finta
di
credere
alla
somma
importanza
di
una
miserabile
raccomandazione
.
Per
esempio
,
nella
Sottocommissione
per
i
trasporti
,
sezione
trasporti
di
terra
,
si
durò
due
ore
e
mezza
a
discutere
e
a
votare
una
cretineria
di
questo
genere
:
"
che
se
le
ferrovie
di
uno
stato
sono
in
cattive
condizioni
,
lo
stato
confinante
può
concedere
un
prestito
per
migliorarle
:
ma
che
,
se
lo
crede
,
può
anche
accertarsi
con
una
inchiesta
,
se
le
condizioni
sono
realmente
cattive
:
sempre
,
s
'
intende
,
d
'
accordo
con
lo
stato
vicino
"
.
Questa
proposizione
umoristica
(
del
resto
,
non
più
umoristica
di
tutte
le
altre
deliberazioni
delle
Commissioni
economiche
)
suscitò
le
proteste
vivaci
del
delegato
italiano
(
on
.
Canepa
)
,
il
quale
giustamente
osservò
che
non
c
'
era
spesa
a
riunire
una
conferenza
internazionale
per
votare
simili
banalità
.
Ma
il
rappresentante
francese
Du
Castel
rispose
subito
con
un
bel
discorsetto
,
facendo
presente
"
il
prestigio
enorme
che
una
tale
raccomandazione
avrebbe
ricevuto
dalla
sanzione
della
Conferenza
!
"
.
I
francesi
avevano
imparato
la
lezione
perfettamente
,
e
sorpassavano
gli
inglesi
quando
si
trattava
di
recitarla
,
unendo
alla
fraseologia
ricostruttrice
di
marca
anglo
sassone
,
la
compostezza
aulica
di
marca
francese
.
La
delegazione
francese
era
anche
-
si
noti
-
la
più
accademica
di
tutte
.
Ma
in
Francia
,
pare
,
i
professori
di
università
sono
persone
di
spirito
.
François
Poncet
è
professore
di
università
,
Massigli
è
un
normalien
,
Camerlinck
è
un
professore
di
università
,
Siegfried
e
Fromageot
,
rappresentanti
del
Ministero
degli
Affari
Esteri
,
erano
universitari
anch
'
essi
;
per
non
contare
poi
la
brillantissima
équipe
di
universitari
che
,
sotto
la
discreta
guida
di
M
.
François
Poncet
,
si
erano
divisi
il
compito
delle
informazioni
alla
stampa
straniera
:
Eisenmann
,
Rivet
,
Hazard
,
Hesnard
,
Leger
,
Crémieux
.
Nella
delegazione
tedesca
l
'
unico
effettivo
professore
....
faceva
l
'
interprete
!
Viceversa
,
come
vedremo
,
la
delegazione
tedesca
aveva
la
sua
venatura
speciale
nei
delegati
-
giornalisti
.
Basata
su
questo
reclutamento
mezzo
diplomatico
-
di
-
carriera
e
mezzo
universitario
,
con
evidente
postergazione
degli
uomini
di
affari
,
degli
alti
burocratici
e
dei
giornalisti
,
la
delegazione
francese
,
nel
funzionamento
dei
subalterni
,
apparve
ad
ogni
osservatore
spregiudicato
la
più
composta
,
la
più
aliena
da
dietroscena
affaristici
,
la
più
pronta
a
rispondere
al
minimo
cenno
dei
capi
.
Non
so
se
tutte
queste
siano
qualità
politiche
-
ricostruttrici
;
ma
so
che
qualche
ora
passata
al
Savoy
dava
un
'
idea
di
quel
complesso
di
qualità
che
i
francesi
indicano
con
la
locuzione
:
"
avoir
du
crâne
"
:
dava
un
'
idea
di
quello
che
può
essere
"
le
crâne
"
diplomatico
.
Isolata
in
mezzo
alla
Conferenza
,
circondata
da
osservatori
acuti
e
ostili
,
la
delegazione
francese
non
conta
;
-
neppure
da
parte
del
personale
in
sott
'
ordine
-
né
una
parola
disgraziata
,
né
una
scorrettezza
,
né
una
gaffe
,
né
una
esitazione
,
né
la
manifestazione
di
un
dissenso
.
Nei
primi
giorni
della
Conferenza
,
alcuni
giornalisti
berlinesi
,
basandosi
su
un
avviso
che
parlava
di
"
heures
de
réception
pour
M.M.
les
journalistes
de
langue
allemande
"
,
si
azzardarono
di
mettere
piede
al
Savoy
:
ma
l
'
accoglienza
dei
due
gran
maestri
François
Poncet
e
Carteron
non
lasciò
loro
dubbio
che
l
'
avviso
si
indirizzava
...
agli
svizzeri
e
agli
austriaci
:
e
come
per
una
parola
d
'
ordine
,
i
rapporti
furono
pressoché
interrotti
con
tutti
i
giornalisti
tedeschi
:
intendo
dire
anche
i
consueti
rapporti
di
cameratismo
,
che
i
tedeschi
sarebbero
stati
volenterosissimi
di
iniziare
.
Se
lo
stile
,
nelle
azioni
umane
,
ha
un
valore
,
la
delegazione
francese
-
compresa
la
stampa
relativa
,
e
anche
la
stampa
,
di
opposizione
-
era
la
prima
e
la
più
bella
,
delegazione
della
Conferenza
.
Barthou
e
Pertinax
.
Barthou
era
del
resto
il
primo
"
sorvegliato
speciale
"
nell
'
ambiente
della
delegazione
.
Se
ne
temeva
la
impulsività
che
avrebbe
anche
potuto
tradursi
in
adesioni
e
accondiscendenze
pro
-
Conferenza
.
Per
dissimulare
il
suo
disagio
,
in
talune
riunioni
pronunziava
con
tono
vibratissimo
le
dichiarazioni
più
innocenti
.
Nell
'
ultima
seduta
pubblica
egli
pronunciò
con
tale
gallica
prosopopea
le
parole
di
pacifica
e
,
in
fondo
,
conciliativa
risposta
a
Rathenau
,
che
Wirth
,
il
quale
non
comprende
il
francese
,
chiese
tutto
allarmato
a
un
addetto
cosa
stava
succedendo
,
e
se
per
caso
la
Conferenza
non
finisse
a
male
parole
.
L
'
irritazione
di
Barthou
contro
Poincaré
era
profonda
:
e
convien
dire
che
Poincaré
non
gli
risparmiava
reprimende
ed
addirittura
mortificazioni
.
Alle
5
o
alle
6
del
mattino
,
Barthou
si
sentiva
chiedere
conto
da
Parigi
di
documenti
presentati
la
sera
precedente
alla
Segreteria
Generale
della
Conferenza
,
e
non
ancora
trasmessi
in
forma
ufficiale
alle
varie
delegazioni
:
questo
buongiorno
non
è
il
più
adatto
per
conferire
un
felice
umore
.
Di
più
,
a
Barthou
dispiacevano
vivamente
gli
attacchi
sui
giornali
,
anche
italiani
e
,
sbagliando
completamente
tattica
,
più
volte
(
come
in
occasione
della
sua
gita
a
Parigi
)
fece
,
per
mezzo
di
giornalisti
francesi
meno
legati
a
François
Poncet
,
intercedere
per
qualche
complimento
.
Tattica
completamente
sbagliata
,
perché
i
complimenti
dei
giornali
italiani
erano
altrettanti
capi
di
accusa
per
lui
.
E
l
'
accusatore
publico
,
per
Barthou
,
era
Pertinax
.
Ho
potuto
assistere
una
volta
a
un
dialogo
fra
Barthou
e
un
gruppo
di
giornalisti
francesi
,
fra
cui
Pertinax
.
Non
dimenticherò
l
'
aria
provocante
di
quella
faccia
da
bull
-
dog
di
Pertinax
,
uomo
dalle
mascelle
quadrate
e
dal
cattivo
sguardo
,
e
tutte
le
prevenienze
appena
dissimulate
di
Barthou
per
l
'
oracolo
dell
'
Echo
de
Paris
,
Pertinax
era
effettivamente
temuto
alla
delegazione
francese
:
e
molte
delle
sue
intonazioni
particolari
,
delle
boutades
da
lui
riferite
,
delle
botte
e
risposte
di
cui
egli
si
valeva
nei
resoconti
delle
sedute
più
riservate
,
erano
l
'
umile
omaggio
di
Barthou
o
di
qualche
altro
delegato
,
offerte
a
questo
individuo
"
dal
cattivo
sguardo
"
,
e
sostanzialmente
il
frutto
del
ricatto
continuato
in
danno
dei
diplomatici
.
Nessun
altro
giornalista
francese
ha
informazioni
di
prima
mano
come
questo
signore
,
convinto
di
mendacio
.
Egli
le
drammatizza
,
cioè
le
sa
far
valere
:
ma
sempre
,
nel
suo
papier
,
ci
sono
gli
spunti
da
lui
solo
conosciuti
,
e
predati
della
sua
spregiudicatezza
e
delle
sue
aspre
critiche
.
Il
fenomeno
Pertinax
è
interessante
per
conoscere
usi
e
costumi
della
stampa
francoitaliana
.
La
figura
del
giornalista
dei
giornali
d
'
ordine
,
anzi
nazionalistoidi
:
su
cui
aleggiano
sospetti
di
sovvenzioni
Governative
...
o
Consultive
:
e
che
lungi
per
questo
dal
servire
docilmente
il
pagatore
,
si
fa
temere
dal
personale
diplomatico
,
dai
Ministri
e
dal
delegati
,
ha
anche
da
noi
qualche
bellissimo
campione
.
E
siccome
,
per
ragioni
ovvie
,
non
posso
fare
noni
,
me
la
piglierò
un
po
'
con
l
'
on
.
Sforza
:
il
quale
fu
il
primo
nostro
ministro
che
avrebbe
potuto
evitare
il
ridicolo
che
la
Consulta
debba
pagare
i
critici
dei
ministri
,
e
i
telegrammi
stroncatori
spediti
dalle
riunioni
internazionali
;
e
non
lo
fece
:
non
lo
fece
per
quella
sua
strafottenza
mezza
da
toscanaccio
e
mezza
da
grand
seigneur
che
di
queste
cosaccie
se
ne
frega
.
L
'
onorevole
Schanzer
,
lui
non
é
proprio
il
tipo
da
fare
piazza
pulita
:
non
parliamo
dell
'
on
.
Tosti
sottosegretario
,
che
verso
i
Pertinax
nostrani
ha
addirittura
una
specie
di
timore
reverenziale
.
Ma
torniamo
a
Barthou
.
Le
bonhomme
Colrat
.
Nell
'
ambiente
del
Savoy
,
la
stampa
italiana
ci
bazzicava
poco
:
et
pour
cause
.
Paul
Hazard
,
addetto
ai
giornalisti
italiani
,
e
il
suo
successore
non
facevano
che
lamentare
1'assenteismo
quasi
completo
delle
persone
da
"
informare
"
.
Finché
,
l
'
ultimo
giorno
,
Barthou
decidette
di
prendere
congedo
con
un
ricevimento
offerto
ai
giornalisti
italiani
.
Anche
questo
ricevimento
fallì
.
Sotto
gli
occhi
indagatori
di
M.M.
Poncet
e
Carteron
si
intrufolò
nel
salone
del
Savoy
il
fiore
del
cafonismo
conferenziale
e
stampaiolo
.
Barthou
pronunciò
un
discorso
assai
sciocco
,
coi
soliti
ritornelli
dell
'
amore
per
l
'
Italia
:
ma
la
buona
educazione
più
elementare
imponeva
di
starlo
ad
ascoltare
.
Invece
ci
fu
un
tizio
che
cominciò
ad
approvare
,
gravemente
,
col
capo
:
un
altro
tizio
,
che
aveva
già
dato
saggi
cospicui
di
villaneria
,
replicò
al
primo
,
mentre
il
ministro
parlava
:
"
Ma
la
smetta
!
Non
mi
pare
che
in
questo
discorso
ci
sia
tanto
da
applaudire
!
...
"
II
povero
Barthou
fu
il
primo
a
ripigliare
fiato
dopo
questo
record
della
faccia
rotta
,
e
volgendosi
gentilmente
ai
due
interruttori
,
disse
:
"
vous
comprénez
,
Messieurs
,
que
nous
ne
sommes
pas
a
Palais
Bourbon
,
je
ne
peux
pas
répondre
à
des
polemiques
"
:
e
tirò
via
,
con
gran
sollievo
di
M
.
Carteron
,
che
aveva
per
un
minuto
temuto
uno
scatto
di
Barthou
.
Quando
,
pochi
minuti
dopo
,
l
'
incidente
fu
riferito
a
Colrat
,
l
'
altro
delegato
francese
,
questi
,
col
più
amabile
dei
suoi
sorrisi
,
commentò
la
risposta
di
Barhtou
così
:
"
On
voit
bien
que
la
failite
de
la
Conférence
lui
a
détendus
les
nerfs
"
.
Botta
che
coronò
degnamente
tutta
una
serie
di
motti
di
spirito
cui
M
.
Colrat
ebbe
cura
di
infiorare
i
"
lavori
"
della
Conferenza
.
Il
signor
Colrat
,
sottosegretario
alla
Presidenza
del
Consiglio
,
aveva
preso
il
suo
partito
fin
dal
primo
giorno
della
Conferenza
.
Egli
e
Barrère
rappresentarono
la
estrema
destra
della
Delegazione
:
ma
mentre
Barrère
,
incartapecorito
e
arido
,
mandava
avanti
il
lavoro
di
sabotaggio
con
mala
grazia
,
Colrat
rappresentava
veramente
,
di
fronte
alla
mitologia
conferenziale
e
ricostruttrice
,
le
bonhomme
Margaritis
di
Balzac
.
Quando
,
bien
repu
de
bartavelles
et
de
vin
de
Bourgogne
se
ne
usciva
verso
le
due
dal
Savoy
per
avviarsi
ai
lavori
della
commissione
economica
,
lo
stecchino
fra
le
labbra
,
godendosi
il
sole
,
era
assai
amichevole
e
alla
mano
,
e
parlava
volentieri
.
"
Ne
touchez
pas
cette
question
la
monsieur
:
quant
à
moi
,
je
réconstruis
l
'
Europe
(
e
qui
boccheggiava
comicamente
)
et
je
n
'
en
sais
rien
.
Vous
voyez
:
j
'
ai
travaillé
de
ce
matin
à
dix
heure
jusqu
'
à
midi
a
réconstruir
l
'
Europe
(
altro
vario
boccheggiamento
)
et
je
vais
maintenant
encore
à
cette
lourde
tache
"
.
Dopo
che
avevate
ascoltato
questi
frizzi
del
signor
Colrat
,
voi
eravate
fixés
sulle
sue
opinioni
.
Tutti
i
giorni
il
"
comunicato
Colrat
"
faceva
il
giro
di
circoli
discreti
,
e
dei
giornalisti
francesi
.
Sua
,
per
esempio
,
la
definizione
di
Cicerin
:
"
Il
me
parait
un
pion
de
collège
,
maltraité
par
les
camarades
"
;
una
definizione
che
esaurisce
tutta
la
posizione
e
tutta
l
'
azione
del
delegato
russo
alla
Conferenza
.
Ed
ancora
suo
il
motto
sintetico
della
situazione
,
quando
Lloyd
George
si
arrabattava
per
far
venire
Poincaré
a
Genova
:
"
Oh
oui
,
je
le
comprends
bien
:
après
nous
avoir
culbertés
,
nous
il
voudrait
culbertér
aussi
Poincaré
"
.
E
tanti
altri
,
che
non
ricordo
o
che
sarebbe
ozioso
aggiungere
.
Io
penso
che
nel
bonhomme
Colrat
Lloyd
George
abbia
avuto
,
in
Genova
,
il
suo
più
ostinato
e
più
forte
avversario
.
Colrat
riusciva
a
nascondere
tutto
il
vuoto
della
condotta
francese
,
tutta
la
meschinità
della
paura
,
tutte
le
miserie
del
misantropismo
francese
,
tutta
l
'
aura
antipatica
che
esalava
da
ogni
telegramma
di
Poincaré
.
Per
lui
,
il
fallimento
della
Conferenza
é
stato
qualche
cosa
di
sicuro
,
fin
dal
primo
giorno
:
e
,
comunque
andassero
le
cose
,
egli
era
tanto
saldo
nel
suo
convincimento
,
che
riusciva
a
diffonderlo
attorno
a
sé
,
senza
lunghi
discorsi
,
col
prestigio
di
un
buon
senso
apparentemente
terra
terra
,
e
con
l
'
arma
di
una
arguzia
bonaria
e
di
buona
lega
.
Apparentemente
,
la
delegazione
tedesca
era
molto
meno
inquadrata
e
molto
meno
stilizzata
di
quella
francese
.
Mancava
in
essa
la
pattuglia
di
universitari
che
c
'
era
nella
francese
,
e
anche
i
diplomatici
provenienti
dalla
vecchia
diplomazia
guglielmina
erano
pochi
:
von
Simon
,
segretario
di
Stato
alla
Wilhelmplatze
,
von
Mahlzahn
,
di
cui
parlerò
dopo
,
e
von
Prittwitz
,
diplomatico
dal
nome
fredericiano
ma
di
orientamenti
molto
anglofili
.
Due
o
tre
altri
von
contavano
assai
poco
.
Così
,
molti
giornalisti
restavano
sconcertati
dalla
mediocrità
dell
'
ufficio
stampa
impiantato
al
Bavaria
,
e
diretto
dal
Frhr
.
von
Tucher
il
quale
parlava
un
po
'
l
'
italiano
ma
non
sapeva
mai
niente
.
Tutta
la
stampa
italiana
non
desiderava
di
meglio
che
le
"
suggestioni
"
tedesche
,
ma
i
tedeschi
erano
troppo
prudenti
per
impiantare
un
servizio
aulico
di
informazioni
come
funzionava
presso
i
francesi
.
Preferivano
lavorare
in
altro
modo
.
Ministerialdirektor
Müller
Direttore
vero
e
ufficiale
dell
'
ufficio
stampa
era
il
Dottor
Oscar
Müller
.
Io
lo
avevo
conosciuto
di
passata
a
Berlino
,
nell
'
inverno
del
'20
,
quando
egli
era
ancora
corrispondente
dalla
capitale
tedesca
per
la
Frankfurter
Zeitung
.
Chiamato
nell
'
autunno
del
'21
ad
occupare
stabilmente
una
posizione
nell
'
alta
burocrazia
,
il
Müller
giunse
a
Genova
,
con
una
parte
di
prima
importanza
:
fu
l
'
unico
direttore
di
Ufficio
stampa
che
partecipasse
alle
riunioni
dei
capi
della
sua
delegazione
:
e
spesse
volte
vere
deliberazioni
furono
prese
dalla
terna
Wirth
-
Rathenau
-
Müller
.
Il
marchese
Visconti
Venosta
e
Sir
Edward
Grigg
,
che
poi
avevano
niente
da
fare
con
l
'
Ufficio
stampa
,
mettevano
molta
compiacenza
a
comparire
nelle
riunioni
quotidiane
dei
giornalisti
della
nazionalità
rispettiva
:
Oscar
Müller
,
al
contrario
,
non
amava
affatto
le
comunicazioni
coram
populo
.
Egli
parlava
con
pochi
giornalisti
tedeschi
di
polso
,
e
per
mezzo
di
essi
tirava
nella
scia
governativa
e
rathenauesca
tutti
i
pesci
piccoli
,
tedeschi
e
...
italiani
.
Questo
gli
era
facilitato
dalla
presenza
a
Genova
di
due
giornalisti
berlinesi
,
Theodor
Wolff
del
Berliner
Tageblatt
e
Georg
Bernhardt
della
Vossische
,
che
hanno
nel
giornalismo
tedesco
un
'
autorevolezza
come
nessun
giornalista
italiano
ha
,
corrispondentemente
,
nella
nostra
stampa
:
senza
essere
ufficiosi
,
si
noti
.
Da
noi
,
i
due
o
tre
giornalisti
romani
che
hanno
le
loro
grandi
e
piccole
entrate
alla
Consulta
,
e
che
a
Genova
potevano
,
per
esempio
,
parlare
con
Schanzer
quando
lo
avessero
voluto
,
non
sono
neppure
essi
ufficiosi
,
ma
tanto
meno
autorevoli
:
anzi
sono
riconosciuti
come
emeriti
fanfaroni
.
Il
Bernhardt
faceva
parte
,
in
qualità
di
perito
,
della
Delegazione
:
e
si
vedeva
meno
.
Ma
Theodor
Wolff
riprese
finalmente
a
Genova
il
suo
ruolo
di
menager
della
stampa
forestiera
.
Le
sue
informazioni
erano
sempre
precise
,
controllate
,
raramente
e
,
se
mai
,
discretissimamente
tendenziose
:
e
,
regalate
così
com
'
erano
da
un
"
eminente
collega
"
nessuno
sapeva
resistere
alla
tentazione
di
tenerne
conto
nel
compito
serale
.
In
questo
risultato
finale
ed
essenziale
,
si
chiariva
tutta
la
superiorità
dell
'
accaparramento
tedesco
sugli
"
uffici
"
francesi
dell
'
Hotel
Savoy
.
Un
altro
giornalista
contava
la
delegazione
,
Hilferding
:
ma
l
'
ex
-
direttore
della
Freiheit
era
perito
finanziario
effettivamente
e
faceva
poca
politica
,
anche
per
il
fatto
che
Hillferding
si
esprime
con
vero
stento
tanto
in
francese
che
...
in
tedesco
;
pare
che
le
parole
se
le
tiri
su
con
la
carrucola
dal
fondo
dello
stomaco
:
solo
i
congressi
socialisti
tedeschi
hanno
la
sopportazione
necessaria
per
un
parlatore
simile
.
Del
resto
,
quei
tre
primi
erano
sufficienti
alla
bisogna
;
la
delegazione
tedesca
era
quella
in
cui
l
'
opinione
dei
grandi
giornali
arrivava
ufficialmente
nelle
più
ristrette
riunioni
per
mezzo
del
Müller
,
e
le
direttive
ai
giornalisti
erano
impresse
con
maggior
sicurezza
per
mezzo
di
Bernhardt
e
Wolff
.
L
'
imprenditore
Rathenau
L
'
atto
principale
della
delegazione
tedesca
a
Genova
-
il
trattato
di
Rapallo
-
è
stato
il
risultato
di
una
combinazione
fra
i
sentimenti
e
i
risentimenti
di
Rathenau
,
da
una
parte
,
e
le
opinioni
ben
salde
e
circoscritte
del
Freiherr
von
von
Mahlzahn
,
capo
dell
'
Ost
-
Abteilung
al
Ministero
degli
Esteri
tedesco
,
dall
'
altra
parte
.
I
due
uomini
si
incontrarono
,
e
,
ciascuno
in
base
a
motivi
personali
diversi
,
decisero
di
compiere
quel
gesto
.
Vediamo
come
ci
si
sia
deciso
Rathenau
.
Egli
venne
a
Genova
per
compiervi
"
qualche
cosa
"
.
Rathenau
è
rimasto
quale
venti
anni
di
attività
industriale
lo
hanno
foggiato
:
un
grande
intraprenditore
moderno
.
L
'
"
affare
"
industriale
ha
semplicemente
ceduto
il
posto
,
nella
giornata
di
quest
'
uomo
,
all
'
"
affare
"
diplomatico
:
il
bisogno
primitivo
,
direi
infantile
,
dell
'
azione
,
che
è
in
fondo
ad
ogni
intraprenditore
di
razza
,
egli
lo
ha
portato
entro
il
campo
della
sua
attività
diplomatica
.
L
'
errore
inevitabile
in
cui
Rathenau
è
caduto
è
stato
precisamente
questo
:
ha
creduto
che
la
posizione
del
grande
imprenditore
e
del
grande
diplomatico
rispetto
al
guadagno
,
fossero
identiche
.
Scrive
Rathenau
in
un
suo
vecchio
libro
(
Reflexionen
)
:
"
Io
non
ho
mai
conosciuto
un
vero
uomo
d
'
affari
,
per
il
quale
il
guadagno
rappresentasse
la
principale
preoccupazione
:
e
potrei
affermare
che
chi
è
attaccato
al
guadagno
personale
di
denaro
,
non
può
essere
un
grande
uomo
d
'
affari
"
.
Consideriamo
come
sua
questa
riflessione
di
Rathenau
imprenditore
.
E
pensiamo
che
quest
'
uomo
,
per
venti
anni
,
dalla
sua
attività
professionale
è
stato
disciplinato
a
stimare
autentici
il
successo
industriale
di
grande
portata
,
ed
il
guadagno
in
stretto
senso
(
cioè
il
successo
immediato
,
controllabile
dall
'
oggi
al
domani
)
;
che
quest
'
uomo
ha
continuato
a
pensare
che
per
essere
lungimirante
,
fecondo
,
bahnbrecher
,
occorreva
,
prima
di
tutto
,
saper
concentrare
l
'
interesse
sulla
intrapresa
:
"
L
'
obbietto
,
su
cui
l
'
uomo
d
'
affari
accumula
il
suo
lavoro
e
le
sue
preoccupazioni
,
il
suo
orgoglio
e
i
suoi
desiderii
,
è
l
'
intrapresa
in
sé
,
qualunque
essa
sia
:
fabbrica
,
banca
,
armamento
,
teatro
,
ferrovia
.
L
'
uomo
di
affari
non
conosce
alcun
'
altra
aspirazione
,
all
'
infuori
di
questa
:
trasformare
l
'
intrapresa
in
un
fiorente
e
forte
organismo
...
"
(
Reflexionen
)
.
Ebbene
:
quest
'
uomo
è
messo
a
dirigere
la
politica
estera
di
un
grande
paese
,
è
inviato
ad
una
grande
adunanza
internazionale
.
Qual
'
é
il
guadagno
di
un
diplomatico
,
in
questo
caso
?
Ottenere
libertà
di
incontri
,
di
discussioni
,
di
combinazioni
:
ottenere
la
fiducia
dei
concorrenti
:
conservare
la
seggiola
al
tavolo
,
con
su
scritto
il
proprio
nome
.
Questo
"
guadagno
"
immediato
,
precisamente
,
e
non
altro
,
Lloyd
George
serbava
alla
Germania
alla
Conferenza
:
e
questo
guadagno
,
precisamente
,
Rathenau
era
dispostissimo
a
neglettere
o
ad
abbandonare
,
per
concentrare
il
suo
interesse
sull
'
impresa
concreta
cui
da
tempo
attendeva
von
Mahlzhan
:
la
conclusione
di
un
totale
e
clamoroso
-
indispensabile
quest
'
ultima
qualità
!
-
e
clamoroso
accordo
con
i
Soviet
.
La
storia
di
un
appuntamento
A
questa
predisposizione
generica
,
si
aggiunsero
le
mortificazioni
ricevute
,
specialmente
da
Lloyd
George
.
Rathenau
è
israelita
.
Del
giudaismo
,
questo
gli
è
rimasto
:
la
vanità
.
Vanità
di
uomo
superiore
,
ma
che
si
tradisce
ugualmente
nell
'
accuratezza
un
tantino
ricercata
e
non
sempre
fine
delle
fogge
di
vestire
,
nel
penchant
alle
comparse
sensazionali
in
mezzo
ad
una
folla
convocata
apposta
per
sentire
le
sue
parole
,
nell
'
abitudine
,
anche
quando
è
en
petit
comité
,
a
non
poter
fare
due
dichiarazioni
senza
il
pulpito
di
una
seggiola
,
di
una
scalinata
,
di
un
tavolo
;
nella
compiacenza
manifesta
di
usare
con
padronanza
assoluta
le
lingue
estere
:
guardate
che
,
mentre
parla
,
egli
continua
a
darsi
all
'
aplomb
della
giacca
e
dei
pantaloni
diligentissimamente
stirati
...
(
Ancora
un
riscontro
di
Cannes
.
Quando
Rathenau
-
primo
ministro
tedesco
che
si
presentasse
al
Consiglio
Supremo
non
in
condizione
di
accusato
-
espose
in
gennaio
,
dinanzi
a
Lloyd
George
,
Bonomi
e
Briand
,
la
situazione
economica
della
Germania
,
cominciò
con
queste
frasi
testuali
:
"
Tralascerò
di
usare
della
mia
lingua
,
il
tedesco
,
per
risparmio
di
tempo
,
evitando
l
'
interprete
:
e
solo
per
questa
ragione
.
Mi
esprimerò
dunque
direttamente
in
inglese
,
e
poi
tradurrò
io
stesso
in
francese
.
Solo
per
risparmio
di
tempo
,
ancora
una
volta
-
continuò
rivolto
all
'
on
.
Bonomi
-
credo
opportuno
astenermi
dalla
traduzione
in
italiano
chiedendone
scusa
all
'
onorevole
Primo
Ministro
d
'
Italia
"
.
Non
si
sa
se
rimanere
più
storditi
dalla
esibizione
luzzattiana
di
questa
prontezza
poliglotta
,
o
dalla
...
squisitezza
di
tenere
un
tale
discorso
dinanzi
a
due
uomini
notoriamente
e
disperatamente
monoglotti
,
come
Lloyd
George
...
e
Bonomi
!
)
La
vanità
di
Rathenau
,
nelle
prime
giornate
di
Genova
,
non
fu
risparmiata
.
Tre
volte
egli
chiese
un
colloquio
a
Lloyd
George
,
ma
questi
,
ingolfato
nelle
discussioni
del
Club
,
gli
fece
tenere
delle
risposte
in
cui
,
stringi
,
stringi
,
c
'
era
questo
:
"
Adesso
non
ho
tempo
"
.
L
'
ultima
richiesta
e
l
'
ultima
ripulsa
furono
scambiate
il
venerdì
14
aprile
.
Già
in
precedenza
,
Teodoro
Wolff
aveva
invitato
i
maggiori
giornalisti
inglesi
ad
un
ricevimento
intimo
nella
Villa
Croce
-
Sonnemberg
,
a
Nervi
.
Non
è
verosimile
che
questo
ricevimento
a
uomini
legatissimi
a
Lloyd
George
sia
stato
indetto
,
nella
previsione
di
burlarsi
di
loro
e
del
loro
patrono
entro
le
24
ore
.
Rathenau
passò
ancora
in
attesa
la
giornata
di
sabato
,
vigilia
di
Pasqua
.
Proprio
alla
sera
,
e
proprio
durante
il
ricevimento
,
da
persone
vicinissime
a
Lloyd
George
,
fra
l
'
altro
da
M
.
r
Garwin
,
Rathenau
venne
a
sapere
che
all
'
indomani
il
Premier
inglese
aveva
intenzione
di
solennizzare
la
festa
integralmente
:
messa
e
benedizione
,
partita
a
"
golf
"
in
giardino
,
gita
in
automobile
lungo
la
Riviera
,
nientissimo
di
politica
:
si
noti
che
chi
dava
queste
informazioni
era
anche
M
.
r
Garwin
,
compagno
ordinario
di
queste
réjouissances
domenicali
.
Credo
che
nella
serata
,
Rathenau
si
sia
lasciato
convincere
a
firmare
il
trattato
:
e
all
'
indomani
,
Pasqua
,
andò
a
Rapallo
.
Nelle
spiegazioni
sulla
propria
condotta
che
Lloyd
George
dovette
dare
in
seguito
a
Barthou
,
nel
Club
,
egli
disse
fra
l
'
altro
:
"
Io
tentai
di
combinare
un
incontro
con
il
Cancelliere
del
Reich
e
con
il
Dottor
Rathenau
nella
giornata
di
Pasqua
:
ma
la
assenza
del
D
.
r
Rathenau
,
che
si
trovava
già
a
Rapallo
,
lo
impedì
"
.
Questa
versione
,
Lloyd
George
la
ripeté
poi
varie
volte
,
anche
in
pubblico
,
e
anche
,
il
15
giugno
scorso
,
alla
Camera
dei
Comuni
:
ed
è
esatta
,
ma
disastrosa
per
la
serietà
,
o
per
la
riputazione
di
serietà
,
del
suo
autore
.
Il
ministro
Rathenau
fece
colazione
all
'
Eden
,
a
Genova
:
e
non
partì
da
Genova
prima
del
tòcco
,
anzi
delle
14
.
Lloyd
George
fece
telefonare
all
'
Eden
per
avere
un
abboccamento
con
i
ministri
tedeschi
verso
quest
'
ora
,
e
non
prima
:
non
nella
mattinata
.
Perché
non
lo
fece
prima
?
Oh
,
mio
Dio
:
soltanto
al
tòcco
aveva
incominciato
a
piovere
come
Dio
la
mandava
:
e
durò
tutto
il
pomeriggio
di
Pasqua
.
Lloyd
George
-
secondo
le
solite
relazioni
degli
intimi
,
ricercate
come
bollettini
della
salute
della
Conferenza
-
aveva
passato
la
mattinata
secondo
il
programma
festivo
stabilito
:
ma
il
tempaccio
maledetto
gli
fece
rinunziare
al
resto
delle
sue
distrazioni
pasquali
,
con
suo
grande
disappunto
.
Conclusione
:
visto
che
,
per
colpa
dell
'
acqua
,
la
gita
in
Riviera
era
impossibile
,
e
che
bisognava
rimanere
bloccati
a
Villa
d
'
Albertis
,
Lloyd
George
si
decise
a
"
combinare
un
incontro
con
il
Cancelliere
e
con
il
D
.
r
Rathenau
"
.
"
Ormai
-
avrà
detto
il
Premier
-
ormai
la
giornata
è
sprecata
...
Tanto
vale
sentire
un
po
'
cosa
vuol
dirci
colui
,
che
per
tre
volte
mi
ha
seccato
con
le
sue
richieste
di
colloqui
...
"
.
Ma
Rathenau
era
già
a
Rapallo
.
Con
questa
diligenza
e
con
questa
previggenza
,
Lloyd
George
affrontò
l
'
eventualità
,
a
lui
notissima
,
dell
'
accordo
russo
-
tedesco
!
...
Il
funzionario
Von
-
Mahlzahn
Rathenau
-
secondo
me
-
stette
indeciso
fino
alla
vigilia
della
firma
dell
'
accordo
.
Ma
v
'
era
nella
delegazione
tedesca
un
altro
uomo
che
,
al
contrario
,
fu
decisissimo
a
concludere
fino
dal
primo
giorno
.
Quest
'
uomo
era
il
Freiherr
von
Mahlzahn
,
presente
alla
Conferenza
in
qualità
di
Segretario
della
Presidenza
del
Reich
,
l
'
autore
vero
del
trattato
,
e
il
personaggio
forse
più
interessante
della
delegazione
.
Vidi
diverse
volte
il
Mahlzahn
dopo
la
conclusione
dell
'
accordo
di
Rapallo
:
egli
era
difficilmente
accessibile
,
perché
,
com
'
egli
stesso
diceva
,
ormai
quasi
disoccupato
.
Alto
,
biondo
,
sakko
anzug
,
nessuna
cicatrice
studentesca
che
deturpi
il
viso
regolare
e
calmo
,
nessuna
abitudine
a
stringere
le
mascelle
,
a
spalancare
gli
occhi
alla
maniera
di
Federico
il
grande
,
come
non
è
difficile
che
faccia
qualche
consigliere
segreto
dell
'
austro
regime
;
per
darsi
un
"
tono
"
.
Mahlzahn
è
"
schlicht
"
:
è
semplice
.
Più
che
diplomatico
,
egli
si
picca
di
essere
un
"
menager
"
politico
di
grandi
affari
internazionali
:
e
certo
gli
pare
che
questa
sua
forma
di
attività
sia
quella
che
più
conviene
agli
affari
dei
suo
paese
:
perché
,
da
buon
tedesco
liberale
,
Mahlzahn
ha
una
viva
ammirazione
per
l
'
Inghilterra
,
una
vivissima
per
l
'
America
,
e
per
i
sistemi
diplomatico
-
affaristici
degli
Anglosassoni
.
Ma
egli
rimane
tuttavia
radicato
alla
Wilhelmplatz
:
è
prima
di
tutto
un
moderno
funzionario
prussiano
,
poliglotta
,
specializzatosi
nello
studio
della
Russia
,
dei
diplomatici
russi
,
delle
possibilità
di
affari
in
Russia
,
che
ha
percorso
nell
'
ambasciata
di
Pietroburgo
parecchi
gradi
della
sua
carriera
,
e
che
adesso
vuole
spremere
fino
all
'
ultimo
succo
tutta
la
sua
esperienza
di
russiches
hand
und
heute
.
Egli
vuole
tanto
-
ormai
-
tirare
le
somme
,
che
non
ha
neppure
sentito
il
bisogno
di
andare
in
Russia
dopo
la
rivoluzione
:
Mahlzahn
ha
catalogato
la
Russia
,
i
suoi
campi
e
le
sue
miniere
,
e
ha
portato
il
catalogo
a
Berlino
,
Ost
-
Abteilung
(
Divisione
Orientale
del
Ministero
degli
esteri
)
.
A
Berlino
,
l
'
accanito
giovanotto
che
,
dieci
anni
fa
viaggiava
in
Russia
ammucchiando
appunti
nelle
sue
tasche
e
nel
suo
cervello
,
ha
ricevuto
una
patina
di
Berlinertums
,
di
"
berlinesismo
"
,
é
diventato
un
sedentario
,
ha
preso
un
tantino
il
gusto
a
giocare
il
ruolo
di
Holstein
del
nuovo
regime
,
conosciuto
e
apprezzato
da
pochi
,
potente
ad
influire
sulle
sorti
dei
molti
:
convinto
che
nella
riparata
oscurità
della
centrale
della
Wilhelmplatz
,
ci
sono
più
saporite
soddisfazioni
che
non
nella
legazione
ad
Atene
,
dov
'
egli
andò
per
non
lungo
tempo
,
e
donde
tornò
via
contentissimo
.
E
poi
a
Berlino
,
città
di
diplomatici
,
ci
passa
tanta
gente
:
ci
passa
,
per
esempio
,
anche
"
il
signor
Boggiano
-
Pico
,
incaricato
diplomatico
italiano
per
la
Russia
,
di
cui
io
ho
potuto
apprezzare
tutta
la
conoscenza
di
cose
nuove
,
e
che
,
sono
certo
,
a
Pietrogrado
avrà
compiuto
opera
assai
efficace
"
come
dice
il
signor
Freiherr
,
scrutandosi
bene
,
per
vedere
se
avete
un
sospetto
almeno
di
quello
che
sia
il
Witz
berlinese
,
la
maniera
sorniona
di
canzonare
la
gente
.
E
poi
,
a
Berlino
c
'
è
maggiore
probabilità
di
tirare
le
somme
del
lavoro
compiuto
.
Se
c
'
è
il
Freiher
von
Mahlzahn
con
una
esperienza
così
solida
in
materia
russa
,
se
c
'
è
una
Ost
-
Abteilung
affidata
a
lui
,
il
coronamento
inevitabile
dev
'
essere
il
trattato
con
la
Russia
,
in
sé
e
per
sé
,
che
io
,
Mahlzahn
,
ho
il
dovere
di
funzionario
di
preparare
tecnicamente
,
senza
preoccuparmi
di
ciò
che
non
è
del
mio
réssort
,
di
ciò
che
non
è
meine
sache
,
affare
dell
'
Ost
-
Abteilung
:
sia
quel
che
voglio
,
magari
l
'
invasione
francese
,
das
ist
nicht
meine
Sache
.
Verrà
,
deve
venire
il
momento
in
cui
il
trattato
sarà
firmato
:
compito
mio
,
punto
d
'
onore
mio
,
è
di
affrettare
quel
momento
.
La
conferenza
di
Genova
,
le
predisposizioni
di
Rathenau
a
fare
qualche
atto
clamoroso
,
e
la
prontezza
di
Mahlzahn
ad
approfittare
della
vanità
offesa
di
Rathenau
,
diedero
partita
vinta
al
funzionario
,
e
il
trattato
fu
firmato
.
Durante
tutta
la
durata
della
Conferenza
,
il
nome
di
Mahlzahn
comparve
una
sola
volta
sui
giornali
tedeschi
:
in
una
specie
di
spiegazione
tecnica
del
trattato
,
ch
'
egli
diede
qualche
giorno
dopo
la
firma
ai
giornalisti
del
suo
paese
.
Sui
giornali
italiani
non
comparve
mai
.
La
stampa
llyodgeorgiana
lo
trascurò
,
eccetto
M
.
r
Garwin
,
che
lo
chiamò
addirittura
un
farabutto
,
cosa
di
cui
il
Mahlzahn
parlava
senza
neppure
una
venatura
di
quella
compiacenza
che
le
ingiurie
sogliono
pur
suscitare
nelle
persone
insensibili
alle
lodi
.
Per
questo
superbo
,
per
questo
uomo
del
retroscena
,
la
vendetta
più
squisita
contro
le
male
parole
di
Garwin
consistette
nelle
preghiere
che
da
Villa
d
'
Albertis
gli
furono
rivolte
dal
"
principale
"
di
Garwin
perché
nei
periodi
di
tensione
con
la
delegazione
russa
,
egli
intervenisse
a
Rapallo
:
e
questa
vendetta
se
la
assaporò
per
quindici
lunghi
giorni
,
negli
incontri
quotidiani
cogli
esperti
alleati
,
che
lo
cercavano
,
lui
,
lo
"
sleale
"
secondo
Lloyd
Gecrge
:
il
"
farabutto
"
secondo
M
.
r
Garwin
.
Mahlzahn
amava
questo
compito
di
sensale
nascosto
e
indispensabile
in
diplomazia
e
nei
grandi
affari
.
Ricordo
con
che
sapiente
ironia
parlava
dell
'
inutilità
dell
'
intervento
dello
Stato
,
con
i
suoi
uffici
,
per
invogliare
i
capitalisti
a
imprese
russe
.
"
Non
è
questo
che
occorre
.
Io
non
ho
mai
trattato
di
questi
affari
nel
mio
ufficio
.
Se
a
Berlino
c
'
è
qualche
industriale
che
ha
delle
idee
per
la
Russia
,
io
lo
metto
a
contatto
con
le
persone
adatte
facendoli
trovare
,
che
so
io
?
a
colazione
.
Da
me
vengono
:
mi
conoscono
.
Ma
non
verrebbero
nel
mio
ufficio
.
Forse
,
però
gli
industriali
italiani
saranno
meno
diffidenti
dei
tedeschi
:
io
questo
non
lo
so
,
signore
...
"
.
I
giudizi
di
Mahlzahn
sui
delegati
bolscevichi
erano
singolari
,
e
diversissimi
da
quelli
più
accreditati
.
Fu
l
'
unico
da
cui
udii
dire
che
Litvinoff
fosse
l
'
uomo
più
forte
della
delegazione
,
quello
con
cui
bisognava
stare
in
buona
.
Che
gli
inglesi
avessero
grande
stima
di
Krassin
non
lo
meravigliava
,
ma
lo
divertiva
il
grande
conto
che
ne
facevano
:
"
Krassin
è
troppo
inglese
:
è
poco
utile
trattare
con
lui
"
.
All
'
infuori
di
questi
e
simili
,
apprezzamenti
generici
,
non
era
però
possibile
saperne
di
più
.
Von
Mahlzahn
è
uno
splendido
esempio
di
funzionario
prussiano
antico
stile
,
trapiantato
in
mezzo
alla
americanizzazione
crescente
a
vista
d
'
occhio
,
della
vita
politica
ed
economica
tedesca
e
berlinese
.
Il
trapianto
,
nel
suo
caso
personale
,
è
riuscito
,
e
ha
dato
un
uomo
in
cui
l
'
antica
discrezione
e
limitatezza
del
funzionario
prussiano
sono
riuscite
a
rimanere
tenaci
accanto
a
una
grande
capacità
affaristica
.
Nei
diplomatici
tedeschi
di
qui
a
cinquant
'
anni
quella
discrezione
e
quella
limitatezza
prussiana
saranno
scomparse
e
sarà
tanto
peggio
per
tutti
.
Anglofilia
diffusa
E
quanto
fosse
diffusa
,
nelle
persone
dirigenti
della
delegazione
tedesca
,
lo
osservai
per
la
prima
volta
al
vivo
,
nel
ricevimento
cui
ho
già
accennato
,
offerto
da
Theodor
Wolff
a
Nervi
,
nel
giardino
della
villa
Croce
-
Sonnenberg
,
la
vigilia
di
Pasqua
,
alla
stampa
inglese
e
americana
.
Queste
cose
si
capiscono
meglio
del
modo
di
farsi
presentare
la
gente
o
dal
modo
di
porgere
la
guantiera
ad
una
tavola
imbandita
,
che
da
cento
discorsi
reticenti
e
falsi
.
Mr
.
Garwin
,
il
direttore
dell
'
Observer
e
l
'
amico
di
Lloyd
George
,
era
il
vero
protagonista
di
quella
grande
riunione
,
e
Rathenau
cercò
di
fare
una
vera
captazione
di
simpatie
da
parte
del
giornalista
di
confidenza
del
Premier
.
C
'
era
una
ben
grave
umiliazione
in
questo
ripiego
,
di
far
la
corte
al
giornalista
,
non
potendo
parlare
con
l
'
uomo
di
Stato
!
Qui
alla
Villa
Croce
conobbi
il
Keynes
,
oggetto
di
una
vera
adulazione
da
parte
di
tutti
i
capi
della
delegazione
tedesca
.
Il
Keynes
,
un
perticone
inodoro
,
incolore
,
insaporo
,
dall
'
aria
ammoscita
peggio
della
finanza
mondiale
,
è
però
inglesissimo
in
questo
:
nell
'
accettare
i
complimenti
e
le
adorazioni
tedesche
come
una
specie
di
tributo
obbligatorio
.
Durante
quel
ricevimento
,
egli
se
ne
stette
quasi
sempre
zitto
e
svogliato
,
mentre
inutilmente
Rathenau
e
la
signora
von
Prittwitz
conducevano
inutilmente
la
conversazione
in
inglese
,
e
tutti
attendevano
che
l
'
oracolo
aprisse
la
bocca
e
sentenziasse
almeno
,
come
l
'
antico
Seneca
,
che
i
salami
non
sono
salsiccie
.
In
fondo
,
il
beneficio
che
Maynard
Keynes
ha
ricevuto
dalla
enorme
reclame
stamburatagli
dai
tedeschi
,
è
immensamente
superiore
ai
benefici
che
i
tedeschi
hanno
ricavato
dai
suoi
pagatissimi
e
inutilissimi
articoli
.
Avevo
già
veduto
Rabinadrath
Tagore
godersi
l
'
adorazione
delle
quarant
'
ore
da
parte
degli
intellettuali
di
Berlino
:
a
Nervi
vidi
Keynes
godersi
l
'
adorazione
delle
five
o
'
clok
da
parte
dei
diplomatici
.
Nessuno
,
come
i
tedeschi
,
venera
così
le
proprie
invenzioni
.
La
delegazione
tedesca
,
durante
tutta
la
conferenza
,
adorò
una
invenzione
ad
essa
carissima
:
che
gli
inglesi
fossero
particolarmente
ben
disposti
verso
la
Germania
.
L
'
unico
,
forse
,
fra
i
delegati
,
che
fosse
meno
propenso
a
questa
anglofilia
,
e
più
vicino
,
tendenzialmente
,
alla
politica
continentale
sostenuta
dallo
scarso
e
malinconico
gruppo
che
fa
capo
alle
Sozialistische
Monatshelfe
,
era
il
Cancelliere
Wirth
.
Lloyd
George
dovette
capirlo
,
perché
negli
ultimi
quindici
giorni
della
Conferenza
volle
avere
dei
colloqui
con
lui
senza
Rathenau
:
e
chissà
quali
balle
gli
avrà
raccontato
.
Ma
Wirth
ha
pochi
ganci
cui
quell
'
altro
si
possa
attaccare
.
Anche
nel
personale
subalterno
,
si
trovava
qualche
elemento
più
diffidente
verso
le
manovre
inglesi
:
così
,
per
esempio
,
lo
Hilferding
,
che
portava
a
Genova
le
vedute
del
Salon
Cassirer
di
Berlino
,
il
diffamato
focolaio
del
riavvicinamento
franco
-
tedesco
.
Ma
erano
isolati
.
Gli
esperti
e
gli
emissarii
inglesi
erano
gli
ospiti
più
graditi
dell
'
Hotel
Eden
,
e
Lloyd
George
ce
li
mandava
a
stormi
.
Quando
sorse
la
polemica
se
e
,
nel
caso
,
chi
dell
'
entourage
di
Lloyd
George
era
stato
preavvertito
delle
trattative
con
i
russi
condotta
dal
Mahlzahn
,
io
commisi
l
'
imprudenza
di
pubblicare
il
nome
di
M
.
r
Sidebothon
.
Ma
il
giorno
dopo
,
avrò
avuto
altri
cinque
o
sei
nomi
di
persone
diverse
,
e
a
me
sconosciute
,
della
delegazione
britannica
,
che
mi
venivano
comunicati
,
in
tutta
confidenza
,
da
inglesi
che
speravano
di
poter
fare
,
per
mezzo
del
giornale
locale
,
il
pettegolezzo
personale
.
Non
pubblicai
più
niente
:
ma
rimasi
persuaso
di
questo
:
che
per
lo
meno
venti
persone
compresissimo
Lloyd
George
erano
tenute
regolarmente
al
corrente
dell
'
affare
che
si
covava
a
Rapallo
.
StampaPeriodica ,
L
'
italiano
di
maggior
levatura
e
di
più
fine
ingegno
che
fosse
presente
nel
caravanserraglio
,
era
indubbiamente
...
Sua
Eccellenza
il
Consigliere
di
Stato
Giuseppe
Motta
,
presidente
della
Delegazione
svizzera
.
La
Svizzera
fa
di
questi
tiri
.
Pare
che
nell
'
ambiente
particolarissimo
della
Confederazione
,
gli
uomini
delle
tre
razze
possano
purgarsi
di
molte
sporcizie
nazionali
,
e
dar
tutto
il
loro
fiore
.
Quale
hand
tedesco
avrebbe
potuto
conferire
a
Gottfried
Keller
quell
'
intimo
e
pietoso
sorriso
,
che
lo
fa
il
più
moderno
fra
gli
scrittori
tedeschi
?
Luigi
Motta
può
dar
l
'
esempio
curiosissimo
di
un
diplomatico
antico
stile
,
che
fa
a
meno
di
tutto
il
bagaglio
bluffistico
della
ricostruzione
,
si
tiene
nei
limiti
del
buon
gusto
e
della
serietà
,
e
accontenta
una
moderna
e
pretenziosa
democrazia
:
credo
che
a
questo
tour
de
force
dell
'
arte
di
governo
un
italiano
possa
arrivare
solo
dall
'
ambiente
cantonale
,
colla
pratica
di
due
altre
grandi
civiltà
,
con
l
'
educazione
in
paesi
stranieri
e
con
la
lusinghiera
sicurezza
di
non
essere
cittadino
del
Regno
d
'
Italia
e
suddito
di
Giolitti
.
Comunque
,
il
signor
Motta
ci
è
arrivato
.
Io
ebbi
occasione
di
osservarlo
in
più
occasioni
,
in
colloqui
privati
,
mentre
la
conversazione
era
condotta
da
terzi
:
e
me
lo
potei
godere
tutto
.
Florido
di
persona
,
benevolo
nel
tratto
,
egli
è
un
lusingatore
di
tutti
i
suoi
interlocutori
insuperabile
:
non
ho
mai
veduto
un
uomo
che
sappia
ascoltare
così
bene
i
discorsi
altrui
,
li
sottolinei
con
piccole
approvazioni
,
con
parchi
cenni
del
capo
,
dia
all
'
altro
,
anche
se
è
uno
scemo
,
la
soddisfazione
di
vedersi
preso
sul
serio
,
che
è
poi
la
soddisfazione
di
cui
gli
uomini
si
ricordano
di
più
.
Mentre
gli
altri
discorrono
,
il
signor
Motta
si
dispone
in
pose
piene
di
rispetto
e
di
dignità
,
che
rivelano
non
l
'
eleganza
innata
dell
'
uomo
di
alta
razza
,
ma
la
sorveglianza
perseverante
su
sé
stesso
dell
'
uomo
arrivato
dal
basso
,
da
umile
gente
,
e
che
ormai
sa
far
la
sua
figura
nei
salotti
e
nei
consigli
di
Stato
.
Egli
parla
un
italiano
genericamente
subalpino
,
senza
tracce
apprezzabili
di
lombardismi
,
un
tantino
-
ma
proprio
un
tantino
così
-
impacciato
,
come
chi
è
avvezzo
ad
esprimersi
normalmente
in
lingue
straniere
.
È
un
piccolo
tic
della
pronuncia
,
che
gli
dà
agio
di
prolungare
la
riflessione
prima
di
emettere
la
parola
:
e
soltanto
ascoltando
lui
,
io
compresi
quale
immane
esigenza
è
contenuta
nella
massima
corrente
e
ripetuta
"
prima
di
parlare
,
pensaci
"
:
uno
sforzo
terribile
,
che
il
signor
Motta
compie
continuamente
e
coscienziosamente
.
Perciò
le
sue
espressioni
sono
di
una
precisione
assoluta
:
nel
corso
di
una
conversazione
,
il
più
possibile
animata
,
egli
ripete
cinque
o
sei
volte
i
termini
ufficiali
di
una
designazione
:
egli
,
per
esempio
,
non
ci
disse
mai
"
noi
,
svizzeri
italiani
"
,
il
che
sarebbe
scorretto
,
per
quanto
usatissimo
:
ma
"
noi
,
svizzeri
di
lingua
italiana
"
,
che
è
l
'
espressione
ortodossa
.
E
così
via
.
Con
questo
linguaggio
che
ha
la
liscezza
della
maiolica
antica
e
la
dirittura
di
un
piombino
,
il
signor
Motta
riesce
a
dare
l
'
illusione
della
sincerità
:
ed
è
forse
il
più
placido
e
imperturbabile
mentitore
del
mondo
.
Normalmente
,
egli
dialoga
in
questo
modo
:
riprendendo
quello
che
ha
detto
il
suo
interlocutore
,
e
ripetendolo
con
molto
maggiore
arte
e
chiarezza
;
perché
egli
,
dalla
prima
frase
capisce
perfettamente
dove
l
'
altro
vuole
arrivare
e
gli
ripresenta
ben
refilate
quelle
idee
che
l
'
altro
aveva
espresso
confusamente
e
senza
riflettere
.
Così
il
signor
Motta
ottiene
,
a
ogni
battuta
,
due
vantaggi
:
non
dice
niente
,
e
procura
all
'
altro
il
compiacimento
di
essersi
espresso
molto
bene
.
Quando
poi
è
messo
alle
strette
,
e
deve
rispondere
categoricamente
,
allora
egli
dà
fuori
frasi
di
convenienza
,
ma
in
modo
maestro
.
Egli
fu
uno
dei
più
scettici
attori
della
Conferenza
,
e
riuscì
a
far
credere
di
esserne
un
fervente
:
disprezzava
profondamente
i
russi
,
convintissimo
che
con
essi
non
si
sarebbe
concluso
niente
,
ma
si
interessava
con
la
massima
buona
grazia
delle
condizioni
della
vita
in
Russia
:
rese
dei
servigi
a
Rathenau
,
protestando
dolcemente
,
a
nome
dei
neutri
,
contro
il
regime
delle
sedute
del
club
a
Villa
D
'
Albertis
,
ma
la
lancetta
di
tutta
la
sua
azione
fu
piuttosto
francese
,
e
punse
di
nascosto
a
più
riprese
la
vescica
conferenziale
.
La
menzogna
del
signor
Motta
è
la
menzogna
di
grande
scuola
,
la
menzogna
aulica
,
che
sarà
sempre
necessaria
ai
più
serii
e
onesti
uomini
di
Stato
.
Quella
del
signor
Lloyd
George
è
la
menzogna
demagogica
,
necessaria
per
aizzare
o
addormentare
i
popoli
,
o
per
le
"
guerre
giuste
"
,
o
per
le
"
ricostruzioni
"
.
Spostandosi
dal
Miramare
dove
alloggiava
Motta
al
Génes
dove
si
arrabattavano
i
russi
,
voi
potevate
incontrare
gli
uomini
della
menzogna
di
bassa
lega
,
necessaria
per
sfruttare
i
popoli
e
viverci
sopra
:
e
l
'
esemplare
più
bello
era
forse
il
Rosemberg
.
Ebreo
e
gobbo
,
costui
si
avvoltolava
in
un
turbinio
di
circolari
ballistiche
e
di
foglietti
réclame
ch
'
egli
vi
presentava
con
gli
occhi
loschi
dell
'
uomo
che
ha
parecchie
fucilazioni
per
vendette
personali
sulla
coscienza
,
e
sa
che
voi
lo
sapete
.
Ma
di
costui
e
di
Rakowsky
,
e
di
tutti
i
moscoviti
ho
fatto
proposito
di
non
parlare
.
Dedicherò
solo
un
ricordo
al
signor
Cicerin
.
Cicerin
.
Fra
gli
altri
diplomatici
,
atteggiamento
del
collegiale
che
è
malignato
dai
compagni
,
e
quando
il
professore
di
fisica
fa
gli
esperimenti
al
buio
,
tutta
la
classe
gli
assesta
scapellotti
,
ficotti
,
e
bazzurre
sulla
testa
.
Manca
assolutamente
di
quell
'
aspetto
dignitoso
e
virile
,
che
è
la
bellezza
di
un
militare
o
di
un
uomo
di
stato
:
occhi
detestabilmente
abborsonati
,
carnagione
biancastra
e
facciata
da
pascià
:
un
gaudente
da
harem
,
un
uomo
che
par
fatto
apposta
per
essere
lisciato
dalle
sue
donne
e
leccato
e
perleccato
dal
cagnolo
della
concubina
.
Il
ricostruttore
della
Nazione
Le
giornate
di
Genova
restarono
certo
memorabili
nella
vita
dell
'
on
.
Facta
.
Durante
tutto
il
periodo
della
Conferenza
,
il
Presidente
del
Consiglio
trasudò
letizia
:
la
letizia
dell
'
innocenza
.
La
sua
stessa
figura
tradiva
la
bonaria
soddisfazione
dell
'
avvocato
di
provincia
,
arrivato
dove
mai
si
sarebbe
sognato
di
arrivare
.
Io
lo
osservai
in
diverse
occasioni
.
Durante
le
sedute
solenni
della
conferenza
,
egli
non
comprendeva
assolutamente
niente
dei
discorsi
dei
suoi
eminenti
colleghi
,
e
si
rivolgeva
al
vicino
on
.
Schanzer
per
spiegazioni
sui
punti
applauditi
,
con
gesti
così
impacciati
che
facevano
fremere
chi
gli
teneva
il
binoccolo
puntato
addosso
.
Il
marchese
Visconti
Venosta
e
il
commendator
Giannini
,
seduti
dietro
a
lui
,
gli
davano
ogni
tanto
gli
schiarimenti
del
caso
,
ed
egli
li
ringraziava
con
sollecitudine
commovente
.
Nei
ricevimenti
ai
giornalisti
,
italiani
od
esteri
,
il
Presidente
del
Consiglio
aveva
veramente
soggezione
dei
suoi
interlocutori
:
di
cui
va
ricordato
qui
solo
Vettori
,
del
Giornale
d
'
Italia
,
uomo
di
spirito
e
di
incomparabile
aplomb
,
dinanzi
a
cui
mi
par
di
vedere
il
povero
Facta
tutto
premuroso
,
quasi
pauroso
di
commettere
qualche
gaffe
.
Del
resto
,
i
ricevimenti
formarono
l
'
attività
più
rilevante
dell
'
on
.
Facta
durante
la
Conferenza
.
A
Villa
Cambiaso
,
in
un
gardens
party
offerto
dal
Municipio
,
Facta
comparve
in
mezzo
a
un
pubblico
per
lui
adatto
,
composto
cioè
di
impiegati
municipali
e
signorine
da
marito
.
L
'
autorità
prefettizia
aveva
noleggiato
degli
applauditori
che
vollero
essere
troppo
zelanti
,
gridando
dalle
finestre
della
villa
,
per
un
buon
quarto
d
'
ora
:
"
Viva
Facta
!
Viva
il
ricostruttore
della
nazione
!
"
.
Chi
non
ha
veduto
Facta
in
quel
quarto
d
'
ora
ridicolo
,
non
sa
che
cosa
sia
la
fatuità
trionfante
.
Liberato
dall
'
incubo
dei
colleghi
uomini
di
Stato
,
e
rimesso
finalmente
in
mezzo
alla
buona
gente
di
provincia
,
egli
ringraziava
,
si
profondeva
sulla
scalinata
della
villa
,
e
a
quelle
grida
faceva
col
capo
di
sì
,
di
sì
,
come
a
dire
che
sicuro
,
che
la
nazione
voleva
ricostruirla
lui
,
proprio
lui
!
...
L
'
on
.
Facta
rivelava
,
anche
nelle
piccole
cose
,
una
innocenza
completa
sul
modo
di
presiedere
la
Conferenza
.
Nell
'
unico
grande
ricevimento
da
lui
dato
alla
Stampa
internazionale
all
'
Hotel
Miramare
,
questo
buon
uomo
,
pronunciato
il
suo
discorso
,
si
lasciò
prendere
in
mezzo
e
sequestrare
da
una
comitiva
di
studentelli
,
che
,
intrufolatisi
nella
folla
,
gli
volevano
fare
firmare
centinaia
di
cartoline
-
ricordo
:
e
Facta
,
tutto
rosso
in
viso
,
seduto
a
un
tavolino
da
caffè
,
firmava
e
firmava
con
la
massima
diligenza
,
instancabilmente
,
assistito
...
dal
Prefetto
di
Genova
,
arruolatore
delle
claque
,
che
con
una
aria
di
compunta
ammirazione
diceva
-
e
lo
avrà
ripetuto
venti
volte
-
"
Ah
!
Quant
'
è
buono
quell
'
uomo
lì
"
!
Tale
e
quale
come
se
si
fosse
trattato
di
qualche
santo
.
E
di
là
,
ad
attendere
i
colloqui
del
Presidente
della
Conferenza
,
c
'
erano
i
primi
giornalisti
del
mondo
!
Costoro
,
il
signor
Facta
,
forse
non
li
conosceva
neppur
di
nome
.
E
'
dubbio
,
per
esempio
,
ch
'
egli
sospettasse
chi
è
il
signor
Wolff
:
altrimenti
non
sarebbe
occorso
il
caso
che
questi
,
dopo
aver
ottenuto
l
'
appuntamento
per
una
udienza
,
dovesse
aspettare
due
ore
nell
'
anticamera
di
Palazzo
Reale
,
e
potesse
essere
ammesso
solo
dopo
l
'
intervento
di
un
delegato
italiano
che
capì
tutta
la
stizza
e
il
malcontento
del
potente
pubblicista
tedesco
.
Gli
è
che
nell
'
on
.
Facta
affiorava
nella
sua
forma
più
pacioccona
e
provinciale
,
quello
che
fu
il
difetto
principale
della
delegazione
italiana
alla
Conferenza
:
l
'
aver
mirato
ad
ottenere
del
"
prestigio
"
,
e
l
'
aver
scambiato
le
adulazioni
interessate
per
altrettante
testimonianze
di
prestigio
incomparabile
.
Come
il
suo
capo
,
anche
la
delegazione
italiana
voleva
essere
acclamata
"
ricostruttrice
"
e
diceva
di
sì
e
di
sì
quando
gli
imbroglioni
glie
lo
gridavano
dalla
finestra
.
La
figura
di
Schanzer
La
responsabilità
principale
di
questo
inebriamento
spetta
all
'
on
.
Schanzer
,
il
capo
effettivo
della
delegazione
.
Ma
1'on
.
Schanzer
non
poteva
comportarsi
diversamente
.
La
sua
origine
e
la
sua
formazione
lo
rendono
vittima
predestinata
degli
adulatori
.
Verso
coloro
che
dissentono
dal
coro
,
la
sua
diffidenza
è
morbosamente
sospettosa
.
E
'
inutile
:
la
vita
di
quell
'
uomo
è
dominata
da
due
fatti
:
1'origine
israelita
e
anazionale
,
che
si
capisce
che
è
stata
sempre
,
per
lui
,
fin
dalla
giovinezza
,
il
cruccio
delle
ore
:
e
le
indegne
umiliazioni
subite
nel
periodo
della
neutralità
che
gli
hanno
innestato
un
invincibile
sospetto
di
questo
popolo
di
bèceri
e
di
cafoni
patrioti
.
Un
esempio
?
Eccolo
.
Negli
ultimi
giorni
della
Conferenza
,
Schanzer
credette
bene
di
invitare
Lloyd
George
ricevendo
la
stampa
,
e
annunciando
che
era
a
disposizione
dei
signori
giornalisti
per
le
domande
che
volessero
avanzargli
.
Ma
sì
!
Questo
era
lo
scenario
:
in
realtà
,
Schanzer
è
incapace
di
improvvisare
le
risposte
come
fa
Lloyd
George
:
e
fin
qui
non
c
'
è
proprio
niente
di
perduto
,
anzi
,
ci
sarebbe
da
lodarlo
.
In
quella
riunione
,
un
collega
compiacente
si
alzò
subito
,
e
con
una
domanda
combinata
diede
occasione
a
Schanzer
di
pronunciare
il
discorso
già
bell
'
e
preparato
:
piccoli
artifizi
perdonabili
,
in
quell
'
epopea
della
menzogna
che
fu
la
Conferenza
.
Tuttavia
,
quando
il
discorso
fu
spacciato
,
bisognò
che
Schanzer
sottostasse
all
'
ònere
di
qualche
domanda
ex
-
abrupto
.
Cosa
volete
!
Il
primo
che
s
'
alza
su
fu
un
incorreggibile
menagramo
,
che
gli
pone
la
domanda
seguente
:
-
Il
signor
ministro
può
dirci
che
cosa
ha
deciso
la
prima
sotto
-
commissione
sulle
sorti
della
Galizia
Orientale
?
Lo
sguardo
che
l
'
on
.
Schanzer
gli
lanciò
dalla
parte
opposta
del
salone
,
non
è
facilmente
dimenticabile
.
A
quell
'
onesto
e
probo
italiano
,
che
ha
però
la
disgrazia
di
pronunciare
la
nostra
lingua
con
un
accento
che
ricorda
quello
dei
funzionari
tedeschi
del
Lombardo
-
Veneto
,
questa
domanda
spensierata
parve
certo
una
insinuazione
sanguinosa
rispetto
alle
sue
origini
così
malignate
.
Rispose
poche
parole
impacciate
,
tagliò
corto
alle
domande
successive
,
disse
affrettatamente
due
frasi
di
congedo
,
e
con
la
prima
scusa
mal
scelta
,
di
dover
andare
a
firmare
il
trattato
italo
-
polacco
(
che
viceversa
egli
veniva
appunto
dall
'
aver
firmato
)
se
la
svignò
,
fra
timoroso
e
indignato
.
Questo
è
l
'
uomo
delicato
e
vulnerabilissimo
,
che
cadde
nelle
grinfie
a
Lloyd
George
.
Distrazioni
compiacenti
L
'
opera
di
captazione
di
simpatie
da
parte
di
Lloyd
George
verso
la
delegazione
italiana
e
il
Ministro
Schanzer
cominciò
al
giorno
dell
'
arrivo
e
terminò
...
alla
colazione
del
Miramare
e
annesso
"
muro
romano
"
.
Nulla
di
più
esilarante
dell
'
ammirazione
che
gli
inglesi
ufficiosi
ostentavano
per
l
'
energia
dimostrata
dall
'
on
.
Facta
durante
la
prima
seduta
.
Lloyd
George
che
si
compiace
della
energia
di
Facta
!
!
!
...
Quando
questo
compiacimento
fu
riferito
al
destinatario
,
costui
cominciò
a
credere
di
possedere
un
pugno
di
ferro
nel
guidare
la
Conferenza
:
e
il
peggio
è
-
lui
disgraziato
!
-
che
se
ne
vanta
con
qualcuno
!
Come
dicevano
all
'
Hotel
Savoie
quelli
della
delegazione
francese
:
"
cet
excellent
monsieur
Factà
...
"
.
Con
Schanzer
,
la
cosa
procedette
più
finemente
.
Lloyd
George
,
in
due
o
tre
episodii
,
lusingò
Schanzer
irresistibilmente
.
Così
fu
dopo
tutta
la
farsa
dell
'
accordo
russo
-
tedesco
,
e
dell
'
indignazione
a
un
tanto
il
metro
dimostrata
da
Lloyd
George
.
Nella
seduta
celebre
a
Villa
D
'
Albertis
,
presenti
anche
i
rappresentanti
della
Piccola
Intesa
,
Lloyd
George
diede
in
escandescenze
.
Egli
voleva
senz
'
altro
intimare
alla
Germania
lo
sfratto
dalla
Commissione
politica
:
voleva
di
qui
,
voleva
di
là
...
Qualcheduno
si
persuase
perfino
che
il
Giove
Tonante
volesse
sul
serio
.
Schanzer
,
che
presiedeva
,
intervenne
per
moderarlo
,
per
introdurre
nella
nota
a
Rathenau
frasi
conciliative
.
Dopo
un
po
'
di
tira
e
molla
,
Lloyd
George
,
con
parole
altamente
deferenti
per
il
ministro
italiano
,
dichiarò
di
accedere
al
desiderio
da
lui
espresso
.
Eh
,
no
:
sono
soddisfazioni
che
un
galantuomo
come
l
'
on
.
Schanzer
non
le
dimentica
:
tanto
più
che
1'on
.
Schanzer
apparteneva
alla
minoranza
che
s
'
era
lasciata
persuadere
che
il
Giove
Tonante
volesse
sul
serio
...
Naturalmente
,
la
riconoscenza
dell
'
onorevole
Schanzer
si
esplicò
in
tutte
le
occasioni
e
lo
spinse
anche
a
fare
figure
non
brillantissime.Valga
per
tutti
questo
caso
.
Il
14
maggio
,
Domenica
,
la
delegazione
russa
fa
avere
a
Schanzer
una
nota
di
protesta
contro
la
sua
esclusione
dalla
Commissione
mista
,
che
doveva
discutere
su
non
ricordo
quale
farsa
..
Contemporaneamente
,
i
russi
comunicano
la
nota
-
protesta
alla
stampa
.
La
nota
,
per
essere
una
nota
,
era
abbastanza
interessante
:
e
veniva
a
guastare
tutte
le
elaborate
macchinazioni
di
Lloyd
George
per
far
trangugiare
ai
francesi
la
Commissione
mista
e
i
suoi
ammennicoli
:
cioè
veniva
a
rinforzare
e
giustificare
le
riluttanze
francesi
.
Schanzer
riceve
la
nota
,
e
la
tiene
per
sé
.
Barthou
,
non
essendone
ufficialmente
informato
,
non
la
comunica
a
Parigi
.
Ma
alla
delegazione
francese
c
'
erano
gli
informatori
zelantissimi
di
Poincaré
:
e
la
sera
stessa
di
Domenica
Poincaré
era
in
possesso
della
nota
e
mandava
un
telegrammino
a
Barthou
,
che
certo
non
conteneva
dei
complimenti
.
Va
da
sé
,
che
Barthou
si
recò
alla
seduta
del
club
a
Palazzo
Reale
un
po
'
coi
nervi
tesi
per
tutto
questo
giro
e
rigiro
di
note
e
di
sornioni
silenzi
.
Lloyd
George
aveva
fatto
sapere
a
Schanzer
che
della
nota
russa
bisognava
discorrerne
il
meno
possibile
.
Schanzer
lo
compiacque
goffamente
,
come
sogliono
gli
onesti
allorché
si
permettono
di
aderire
ai
desideri
...
degli
altri
.
La
mattina
del
Lunedì
,
ricominciano
dunque
i
cosiddetti
lavori
.
Al
principio
della
seduta
Schanzer
riprese
ad
esporre
il
progetto
della
risposta
ai
russi
voluto
da
Lloyd
George
,
come
se
da
parte
russa
nulla
fosse
intervenuto
.
Il
signor
Barthou
stette
ad
ascoltare
con
aria
socratica
la
relazione
di
Schanzer
e
soltanto
quando
il
ministro
italiano
ebbe
finito
osservò
dolcemente
,
come
il
Maestro
in
un
dialogo
platonico
:
-
Se
permettete
,
vorrei
richiamare
la
vostra
attenzione
su
un
documento
trasmesso
dalla
Delegazione
russa
...
Su
un
documento
che
la
Delegazione
francese
non
conosce
se
non
indirettamente
...
La
cronaca
-
e
questa
mia
è
cronaca
di
fonte
francese
-
non
dice
se
il
Ministro
Schanzer
e
il
signor
Lloyd
George
abbiano
emesso
l
'
"
Ah
,
già
...
"
cui
ricorrono
tutti
i
finti
distratti
quando
sono
presi
in
castagna
.
Ma
,
insomma
,
per
quanto
fosse
penoso
discorrere
della
nota
russa
,
Schanzer
e
Lloyd
George
dovettero
sorbirsi
il
resto
delle
osservazioni
di
Barthou
,
progressivamente
sempre
meno
soavi
:
-
Una
nota
russa
è
stata
presentata
ieri
sera
alla
Presidenza
della
Conferenza
,
e
la
delegazione
ne
ha
dato
comunicazione
alla
stampa
.
Noi
non
sappiamo
se
la
nota
in
circolazione
sia
esatta
,
e
desidereremmo
che
ce
ne
fosse
data
conoscenza
.
Nel
testo
integrale
,
si
capisce
...
Schanzer
confermò
che
domenica
,
a
ora
tarda
,
gli
era
stata
consegnata
la
nota
di
Cicerin
.
Ma
nessuno
potè
levare
di
testa
ai
francesi
che
il
ministro
italiano
avesse
perpetrato
il
tentativo
di
livragare
un
documento
ufficiale
,
comunicandolo
con
ritardo
.
Ecco
come
sorgevano
impressioni
e
risentimenti
,
infondati
data
l
'
onestà
di
Schanzer
,
ma
coloriti
di
giustificatezza
data
la
sua
evidente
docilità
alle
manovre
inglesi
.
Ebbe
mai
l
'
on
.
Schanzer
un
momento
di
lucidità
,
sulla
parte
che
il
gran
maneggione
e
pasticcione
inglese
gli
faceva
fare
?
Forse
un
raggio
riuscì
a
penetrare
nella
fitta
tenebra
quando
si
scatenò
la
polemica
francese
contro
gli
accaparramenti
petrolieri
iniziati
sottomano
da
parte
inglese
a
Santa
Margherita
presso
i
russi
.
Schanzer
si
impaurì
del
chiasso
dei
giornali
,
e
temette
di
doversi
presentare
alla
Camera
"
senza
petrolio
"
.
"
Come
farò
,
come
farò
-
avrebbe
egli
detto
a
un
suo
intimo
consigliere
-
quando
mi
accuseranno
di
tornare
a
mani
vuote
anche
di
questo
?
"
.
Poi
le
assicurazioni
date
con
una
serietà
di
pénce
-
sans
-
rire
dagli
ufficiosi
inglesi
lo
tranquillizzarono
.
Scomparso
il
lume
del
petrolio
,
tornò
il
buio
attorno
al
cervello
dell
'
on
.
Schanzer
.
I
Consiglieri
di
Schanzer
E
il
ministro
Schanzer
,
in
questa
sua
ansia
di
essere
utile
...
alla
Delegazione
inglese
,
non
trovava
alcuna
rèmora
negli
uomini
,
anzi
nei
due
uomini
che
gli
stavano
più
da
vicino
:
il
Marchese
Giovanni
Visconti
Venosta
,
segretario
generale
della
Delegazione
,
e
il
Comm
.
Giannini
,
e
che
godevano
intierissima
la
sua
confidenza
.
Il
marchese
Visconti
-
Venosta
è
un
uomo
che
,
quando
vuole
esprime
il
suo
giudizio
su
chi
non
crede
che
Lloyd
George
sia
il
più
grande
uomo
di
stato
vivente
,
ricorre
a
questa
formula
curiosa
e
rivelatrice
:
"
Il
tale
deve
avere
una
mentalità
francese
"
.
Con
questo
,
il
tale
è
compatito
ma
condannato
:
e
il
marchese
assume
verso
di
lui
un
atteggiamento
di
diffidenza
mal
celata
,
che
contrasta
con
la
sistematica
e
premeditata
piacevolezza
delle
sue
maniere
verso
tutti
coloro
che
...
egli
crede
non
abbiano
la
"
mentalità
francese
"
.
Uomo
di
arguzia
fine
e
di
risposta
pronta
e
sottile
,
non
è
però
uomo
di
spirito
perché
è
permaloso
.
Questa
sua
permalosità
si
rendeva
manifesta
in
un
timore
esagerato
e
quasi
ridicolo
,
degli
attacchi
della
stampa
.
Fu
lui
,
io
credo
,
a
creare
nella
Delegazione
italiana
quella
aspettativa
esigente
delle
approvazioni
universali
:
tutti
dovevano
dire
e
stampare
e
credere
che
l
'
azione
della
delegazione
era
lungimirante
e
provvidenziale
:
e
in
realtà
,
tranne
poche
sfumature
,
durante
quaranta
lunghi
giorni
la
delegazione
italiana
fu
circondata
da
un
coro
di
lodi
che
le
altre
delegazioni
non
conoscevano
neppure
da
lontano
.
(
Chi
stonava
,
Visconti
-
Venosta
quasi
gli
levava
il
saluto
!
...
)
.
Questa
preoccupazione
di
"
fare
star
buona
"
la
stampa
,
indusse
il
Visconti
Venosta
ad
assumere
egli
stesso
l
'
ònere
delle
comunicazioni
alla
stampa
,
saltando
a
piè
pari
il
comm
.
Amedeo
Giannini
,
e
il
pleonastico
sen
.
Artom
:
non
sappiamo
con
quale
soddisfazione
di
queste
due
egregie
persone
.
E
'
doveroso
riconoscere
che
,
specie
nell
'
ultimo
periodo
della
Conferenza
,
le
comunicazioni
del
marchese
erano
le
più
spirituelles
e
le
più
complete
della
Conferenza
:
e
che
il
marchese
-
a
prescindere
da
qualche
accentuato
complimento
verso
i
giornali
più
temuti
dalla
Consulta
-
adempiva
le
sue
funzioni
di
informatore
con
una
perfetta
pubblicità
,
senza
cioè
informazioni
à
coté
per
"
persone
grate
"
.
Il
commendatore
Giannini
è
il
perito
dell
'
Italia
:
perito
per
i
cambi
,
perito
per
la
ricostruzione
russa
,
perito
per
la
ricostruzione
europea
,
perito
in
"
tutt
'
e
cose
"
.
Nascosto
in
una
fitta
schiera
di
ventinove
colleghi
,
tutti
nominalmente
periti
a
egual
titolo
di
lui
alla
Conferenza
,
egli
però
li
scavalcava
tutti
e
ventinove
,
pistonato
attivamente
nella
considerazione
di
Schanzer
dalla
fama
di
essere
uomo
espertissimo
degli
inglesi
,
e
tesoreggiato
addirittura
dal
signor
Grigg
e
compagnia
.
Per
esempio
,
quando
le
trattative
con
gli
jugoslavi
,
trasportate
a
Palazzo
Reale
,
ricevettero
un
nuovo
impulso
dalla
iniziativa
di
Lloyd
George
,
presenziarono
in
nome
del
"
principae
"
l
'
inglese
M
.
r
Gregory
e
l
'
italiano
comm
.
Giannini
;
e
noi
tutti
potemmo
ammirare
la
versatilità
inaudita
di
quest
'
uomo
,
che
dalla
ricostruzione
dell
'
immensa
Russia
,
passava
a
discutere
-
forse
per
distrarsi
-
se
attorno
a
Zara
ci
devono
essere
dieci
o
quindici
chilometri
di
zona
franca
...
Il
perito
in
"
tutt
'
e
cose
"
invidiava
al
minor
collega
Lucciolli
perfino
quei
dieci
o
quindici
chilometri
di
caccia
riservata
!
Un
meridionale
proveniente
dalla
burocrazia
non
è
ingenuo
come
un
diplomatico
di
carriera
e
di
razza
:
ed
il
commendatore
Giannini
sa
trattare
col
pubblico
meglio
che
il
Marchese
Visconti
Venosta
,
parlando
di
buon
grado
a
chiunque
lo
interpelli
,
ma
riservando
le
lecite
informazioni
agli
amici
del
cuore
:
egli
ne
ha
così
di
potenti
,
che
non
lo
abbandoneranno
mai
.
La
sua
ammirazione
per
Lloyd
George
è
illimitata
,
degna
di
un
diplomatico
...
portoghese
.
Nel
bellissimo
episodio
dell
'
alleanza
italo
-
inglese
impostata
sulle
imbandigioni
del
Miramar
;
battezzata
dalle
insulsaggini
Lloyd
-
georgiane
del
muro
romano
,
e
varata
da
quasi
tutta
la
stampa
italiana
,
credo
che
il
comm
.
Giannini
abbia
avuto
una
parte
:
se
egli
,
alla
sera
,
avesse
detto
una
parola
di
scetticismo
a
chi
di
ragione
,
sarebbe
rimasto
risparmiato
alla
Consulta
il
ridicolo
di
un
emballement
per
legami
anfitrionici
e
non
diplomatici
,
smentiti
brutalmente
quindici
giorni
dopo
dai
giornali
inglesi
.
Il
comm
.
Giannini
,
uomo
certo
accortissimo
,
non
si
è
ancora
capacitato
ch
'
egli
può
essere
perito
di
"
tutt
'
e
cose
"
,
fuorché
del
cuore
di
Lloyd
George
.
Cose
che
succedono
agli
innamorati
devoti
.
Il
Conte
Zio
di
Santa
Margherita
Ho
accennato
a
quest
'
altra
avventura
,
svoltasi
à
coté
della
Conferenza
,
sotto
la
presidenza
di
Sua
Eccellenza
Tosti
di
Valminuta
,
alloggiato
all
'
Hotel
Guglielmina
a
Santa
Margherita
.
L
'
on
.
Tosti
-
presidente
della
Lega
Navale
di
Roma
:
e
non
aggiungo
altra
caratteristica
-
considerava
le
trattative
come
un
campicello
affidatogli
,
perch
'
egli
ne
traesse
diplomatico
sostentamento
durante
la
Conferenza
.
Gentiluomo
ospitale
e
cortese
,
egli
si
imbronciava
solo
quando
qualcheduno
gli
esprimeva
la
speranza
di
una
prossima
conclusione
:
tal
e
quale
come
il
Conte
Zio
:
"
Son
cose
spinose
,
affari
delicati
..
reverendissimo
padre
"
.
E
qui
,
invece
di
gonfiar
le
gote
e
di
soffiare
,
stringeva
le
labbra
,
e
tirava
dentro
tant
'
aria
quanta
ne
soleva
mandar
soffiando
.
Il
dialogo
,
caratteristico
,
si
apriva
regolarmente
così
:
-
Può
dirmi
,
Eccellenza
,
come
procedono
le
trattative
con
la
delegazione
jugoslava
?
-
Trattative
?
!
Trattative
!
Non
sono
trattative
.
Io
non
mi
trovo
qui
per
trattare
.
Io
ho
semplicemente
l
'
incarico
di
condurre
delle
conversazioni
,
così
,
per
esaminare
se
vi
sono
dei
punti
di
contatto
,
delle
vedute
comuni
da
cui
si
possa
procedere
oltre
...
Voi
comprendete
,
c
'
è
una
differenza
fra
"
trattative
"
e
"
conversazioni
"
.
Le
trattative
verranno
poi
.
Per
ora
sono
semplici
sondaggi
in
questioni
delicatissime
,
che
io
compio
approfittando
della
presenza
dei
ministri
jugoslavi
.
I
quali
-
e
questo
posso
dirlo
-
si
sono
volenterosamente
prestati
a
queste
conversazioni
,
a
questi
tastamenti
di
terreno
assolutamente
preliminari
...
Ad
ascoltare
questo
anfanamento
,
c
'
era
da
indignarsi
contro
un
uomo
che
parlava
così
,
quando
due
paesi
attendevano
semplicemente
l
'
esecuzione
di
un
trattato
firmato
diciotto
mesi
prima
!
E
faceva
pena
vederlo
,
lui
,
l
'
on
.
Tosti
,
così
aperto
e
giovialone
,
cercar
di
incupirsi
per
persuadere
l
'
interlocutore
che
bisognava
far
sembiante
di
giudicare
disperate
le
trattative
per
non
mettere
in
sospetto
i
croati
contro
i
serbi
,
per
non
aizzare
il
delegato
dalmata
Krstéls
contro
il
collega
Nincic
,
serbo
,
e
altri
poveri
machiavellismi
di
questo
genere
,
che
rivelavano
nell
'
on
.
Tosti
soltanto
una
concezione
falsa
e
un
disegno
egoistico
;
la
concezione
che
i
ministri
jugoslavi
fossero
in
disaccordo
fra
loro
,
e
il
disegno
di
tirare
in
lungo
le
trattative
.
Questo
disegno
era
egoistico
per
questo
:
l
'
on
.
Tosti
voleva
avere
qualche
titolo
legittimativo
per
restare
sul
palcoscenico
della
Conferenza
;
se
le
"
conversazioni
"
concludevano
qualche
cosa
,
il
titolo
legittimativo
veniva
meno
,
e
il
palcoscenico
doveva
essere
abbandonato
,
non
essendo
l
'
on
.
Tosti
membro
della
delegazione
alla
Conferenza
(
e
il
non
avervelo
nominato
fu
un
errore
dell
'
on
.
Schanzer
:
c
'
era
dentro
mezza
Italia
!
)
.
Alcune
delle
questioni
che
formavano
oggetto
delle
trattative
erano
assolutamente
ridicole
.
Non
ci
sono
in
Italia
cento
italiani
disposti
ad
interessarsi
delle
validità
delle
lauree
italiane
in
Jugoslavia
,
e
forse
non
ce
ne
sono
mille
che
siano
disposti
a
subire
il
disturbo
minimo
perché
Zara
abbia
quindici
chilometri
di
zona
franca
.
Ci
sono
,
sì
,
i
folli
che
sostengono
che
si
deve
conquistare
la
Dalmazia
:
ma
anch
'
essi
presentano
il
vantaggio
di
infischiarsi
del
modo
con
cui
si
eseguisce
il
Trattato
di
Rapallo
.
Delegati
italiani
,
e
jugoslavi
hanno
discusso
per
mesi
di
particolari
di
così
scarsa
importanza
,
che
essi
hanno
avuto
persino
vergogna
a
confessarla
;
e
questo
fu
il
primo
motivo
del
gran
segreto
che
nascose
quelle
trattative
.
In
questo
furono
aiutati
dai
giornalisti
delle
due
nazioni
:
in
Italia
ci
sono
cinque
o
sei
individui
che
possono
legittimare
la
loro
attività
in
un
giornale
soltanto
in
quanto
c
'
é
una
rogna
diplomatica
cogli
jugoslavi
da
trattare
competentemente
:
inutile
dire
che
l
'
on
.
Tosti
era
sapientemente
fiancheggiato
da
costoro
nel
compito
di
rendere
iperbolicamente
ardue
le
trattative
di
Rapallo
.
Il
senatore
Contarini
,
che
forse
non
era
così
"
specializzato
"
nella
rogna
adriatica
,
e
può
far
strada
anche
quando
quella
rogna
non
si
gratterà
più
,
era
quindi
la
bestia
nera
di
tutti
questi
canonici
della
"
questione
adriatica
"
:
compreso
l
'
on
.
Tosti
.
Anzi
passava
per
rinunciatario
addirittura
.
Il
propagandista
Orlando
Questo
"
clou
"
di
mantenuti
della
questione
adriatica
,
dunque
,
ostentò
un
grande
allarme
quando
si
seppe
che
,
in
un
saloncino
del
Bristol
,
c
'
era
stato
una
specie
di
convegno
riservato
fra
uomini
politici
concordi
nel
desiderio
che
le
trattative
arrivassero
in
porto
,
e
disposti
poi
a
compiere
un
'
opera
personale
di
riavvicinamento
dei
due
paesi
,
e
soprattutto
di
diffusione
di
notizie
precise
sulla
situazione
reciproca
.
Da
parte
italiana
v
'
erano
i
soliti
"
rinunciatari
"
assai
più
conosciuti
nel
limbo
della
questione
adriatica
di
quel
che
non
sia
Barabba
nella
passione
di
Cristo
:
da
parte
jugoslava
,
presenziarono
i
ministri
Nincic
e
Antonievic
,
pur
rimanendo
l
'
iniziativa
di
natura
strettamente
privata
.
Inutile
diffondere
:
sui
risultati
perfettamente
accademici
di
questi
incontri
.
Tutto
culminò
poi
in
una
modesta
e
innocentissima
colazione
,
offerta
dagli
italiani
agli
jugoslavi
,
e
che
diede
origine
a
intimidazioni
dei
fascisti
indigeni
,
e
a
ciarle
sfondolate
,
in
cui
si
favoleggiò
di
un
sontuoso
banchetto
coronato
da
brindisi
auspicanti
per
lo
meno
alla
rinuncia
di
Udine
e
di
Palmanova
.
Comunque
,
la
riunione
al
Bristol
avvenne
alle
26
del
4
maggio
.
In
essa
si
era
parlato
-
ma
rinunciandone
l
'
attuazione
a
trattative
concluse
-
di
una
Lega
italo
-
jugoslava
,
a
scopo
di
cultura
e
di
propaganda
.
Due
ore
dopo
,
uno
dei
partecipanti
di
quella
riunione
si
incontra
a
Palazzo
Reale
con
Schanzer
.
-
So
che
hanno
avuto
,
oggi
,
una
piccola
riunione
con
delle
personalità
jugoslave
,
comincia
il
ministro
in
tono
agrodolce
.
-
Mi
congratulo
con
il
suo
servizio
di
informazioni
,
che
è
ottimo
davvero
,
Eccellenza
.
-
Ma
io
posso
dirle
anche
chi
c
'
era
:
il
tale
,
il
tale
,
il
talaltro
;
-
e
Schanzer
snocciolò
tutti
i
nomi
con
l
'
aria
soddisfatta
del
ministro
di
polizia
che
ha
fra
le
mani
l
'
elenco
dei
congiurati
.
-
E
posso
dirle
ancora
che
loro
hanno
progettato
una
specie
di
Lega
italo
-
jugoslava
...
-
Ah
,
sì
:
ma
se
ne
parlò
solo
molto
vagamente
.
-
E
su
chi
avrebbero
messo
gli
occhi
per
presiederla
?
-
continua
il
ministro
.
-
Le
ripeto
,
-
ribatté
l
'
altro
;
-
che
la
cosa
fu
appena
accennata
.
Ad
ogni
modo
,
in
via
di
ipotesi
,
noi
s
'
era
pensato
a
qualche
nome
poco
compromesso
,
come
,
per
esempio
,
quello
del
senatore
Ruffini
...
-
Eh
,
sì
!
certo
,
Ruffini
sarebbe
adattatissimo
.
Ma
c
'
è
anche
qualche
altro
personaggio
di
prim
'
ordine
,
che
darebbe
volentieri
la
sua
opera
,
a
fine
di
propaganda
e
di
intesa
reciproca
italo
-
jugoslava
,
e
sarebbe
anche
disposto
ad
andare
a
Belgrado
a
tenere
delle
conferenze
...
-
Ci
consigli
pure
,
Eccellenza
.
-
L
'
onorevole
Orlando
...
Faccia
attonita
dell
'
interlocutore
.
-
Sì
,
sì
,
le
dico
,
l
'
on
.
Orlando
si
assumerebbe
volentieri
,
io
credo
,
questa
responsabilità
.
Il
dialogo
finì
li
,
e
anche
il
progetto
della
Lega
finì
lì
.
Ma
questa
uscita
del
Ministro
Schanzer
è
rivelatrice
di
nuovi
orizzonti
Schanzeriani
e
Orlandiani
.
Orlando
,
l
'
uomo
di
Parigi
,
pronta
ad
andare
a
Belgrado
a
tenere
conferenze
:
Schanzer
,
che
messo
davanti
alle
strette
delle
trattative
,
dell
'
abbandono
della
terza
zona
dalmata
e
delle
temutissime
minacce
dell
'
Idea
Nazionale
cerca
nell
'
uomo
di
Parigi
e
nella
Lega
italo
-
jugoslava
il
parafulmine
per
le
insolenze
nazionaliste
.
Ma
poi
,
tramontato
questo
espediente
,
la
paura
di
fronte
ai
padroni
segreti
della
Consulta
riprese
il
disopra
,
e
Schanzer
lasciò
capire
a
Nincic
che
l
'
abbandono
della
terza
zona
era
impossibile
per
riguardi
parlamentari
.
Quando
Nincic
partì
per
Belgrado
,
portando
questa
coraggiosissima
risposta
,
faceva
veramente
l
'
impressione
di
un
uomo
mortificato
.
Tutte
le
faziose
conversazioni
col
Conte
Zio
di
Santa
Margherita
non
avevano
concluso
ad
altro
che
a
comprometterlo
dinanzi
alle
scimmie
urlatrici
di
casa
sua
,
quelle
di
Belgrado
.
Partendo
,
il
Nincic
accennò
chiaramente
all
'
arbitrato
previsto
del
Presidente
della
Confederazione
Svizzera
dal
Trattato
di
Rapallo
,
come
all
'
unica
via
d
'
uscita
:
e
l
'
on
.
Schanzer
probabilmente
,
avrebbe
accettato
questa
brusca
soluzione
che
,
se
costituiva
una
crisi
nei
rapporti
diplomatici
fra
le
due
nazioni
,
liberava
però
lui
,
Schanzer
,
delle
responsabilità
più
temute
verso
...
l
'
Idea
Nazionale
.
Tutti
sanno
poi
che
l
'
intervento
larvato
di
Lloyd
George
diede
agli
affari
una
nuova
piega
:
il
"
conversatore
"
Tosti
fu
messo
in
disponibilità
,
e
il
comm
.
Amedeo
Giannini
,
quasi
per
confondere
fin
il
ricordo
della
misteriosa
colazione
dei
rinunciatari
,
offrii
in
nome
del
ministro
un
banchetto
alla
stampa
italo
-
jugoslava
:
un
banchetto
,
questo
sì
,
veramente
sontuoso
,
cui
intervennero
anche
i
custodi
ideali
dei
quindici
chilometri
di
zona
franca
attorno
a
Zara
.
Con
l
'
alleanza
inglese
in
saccoccia
,
l
'
on
.
Schanzer
prendeva
coraggio
.
Se
su
qualche
chilometro
attorno
a
Zara
si
era
ceduto
,
in
compenso
si
prevedeva
imminente
la
conquista
...
del
muro
romano
!
...