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> anno_i:[1910 TO 1940} > anno_i:[1910 TO 1940} > anno_i:[1910 TO 1940} > autore_s:"-" > categoria_s:"StampaQuotidiana"
PER AVERE UN GOVERNO ( - , 1920 )
StampaQuotidiana ,
Nonostante tutte le manovre , subdole e sfrontate , della gente interessata a impedire una soluzione corretta della crisi , la situazione tende rapidamente a chiarirsi . La possibilità di un nuovo incarico all ' on . Nitti , se mai ebbe una qualsiasi parvenza di fondamento , può ritenersi definitivamente tramontata . Il « cavallo di ritorno » dell ' « Osservatore Romano » non ha avuto altro risultato fuori di quello di mettere in rilievo la perfetta indipendenza del partito popolare rispetto alle autorità religiose delle quali si suppone che il vecchio foglio clericale sia sempre il portavoce . Ma , comunque ciò possa dispiacere al comm . Angelini e a lord Northcliffe , nonché al « Messaggero » , nessuno pensa più , seriamente , alla reincarnazione dell ' ex - presidente del Consiglio . C ' è stata e c ' è ancora , alla Camera e fuori , una propaganda affannosa per Giolitti . Il colpetto mistificatorio tentato ier sera da alcuni amici dell ' on . Miglioli in seno al Consiglio Nazionale del partito , e sfruttato goffamente stamani dai giornali ex - ministeriali , mirava apertamente a favorire il ritorno dell ' uomo del « parecchio » . Ma la smentita secca della direzione del partito stesso ne ha fatto giustizia . Ad ogni modo , anche ammettendo , in ipotesi , che la resurrezione dell ' on . Giolitti potesse essere gradita ai dirigenti del gruppo popolare , è di tutta evidenza che egli non sarebbe in condizione di dominare la Camera attuale , ove , fra gli elementi anziani di tutti i partiti , troppi si compromisero con un atteggiamento vivacemente ostile a lui nella vigilia e nel corso della guerra , e , fra gli elementi nuovi di tutti i partiti , troppi hanno portato a Montecitorio la ripercussione schietta e diretta della profonda diffidenza e avversione del Paese contro il vecchio politicante . Ognuno ricorda ciò che è avvenuto la prima e unica volta che costui ha voluto parlare nella Camera nuova : interrotto di continuo , rumoreggiato senza pietà , non sostenuto se non da due o tre dei suoi antichi seguaci , poté a gran fatica giungere alla fine del suo discorsetto . L ' onorevole Giolitti non potrebbe , non che raccogliere una maggioranza nel primo voto politico , presentarsi all ' assemblea per esporre un qualsiasi programma . La designazione di lui implicherebbe di necessità lo scioglimento immediato della Camera : supposizione che , almeno per il momento , nell ' imminenza delle elezioni generali amministrative , è assolutamente da scartarsi . Resta la sola via possibile e utile , la sola atta a condurre a una soluzione logica e onesta della crisi , che è la formazione di un gabinetto di coalizione costituzionale imperniato in un uomo nuovo , purché capace e integro , sul quale non gravi il passivo di faziosi contrasti e che possa raccogliere in sé le simpatie e la fiducia delle varie parti della Camera per l ' urgente azione di governo che si deve svolgere . Non indichiamo nomi , perché non crediamo di dover avere speciali preferenze , di fronte a una condizione di cose tanto difficile e complessa . Affermiamo bensì che né noi possiamo né altri può oggi sollevare pregiudiziali in base a logore qualifiche di situazioni totalmente superate nella realtà in cui viviamo . Occorre in tutti coloro che vogliono la salvezza e il rinnovamento del Paese un chiaroveggente spirito di disciplina e di buona fede : ossia la volontà di vedere domani realizzarsi nell ' opera dello Stato , non le proprie passioni partigiane né gli interessi del proprio gruppo , ma unicamente il meglio delle proprie idee e del proprio amore per l ' Italia . Soltanto così si potrà arrivare ad avere un Governo degno del Paese e pari alle esigenze del momento .
StampaQuotidiana ,
L ' on . Nitti , al ritorno da San Remo , dopo essere sfuggito ad un voto sulla politica estera , cadde l ' undici maggio scorso sulla politica interna . Da quel giorno a questo , in cui si ripresenta al Parlamento , l ' on . Nitti ha lavorato a tutt ' uomo per accumulare e complicare gli elementi del giudizio che la Camera deve dare sul suo terzo ministero e sul suo nuovo programma , nella speranza che i contrastanti motivi d ' opposizione delle varie parti della Camera si paralizzino fra di loro e in caso d ' infortunio , poter dire che egli è caduto non si sa bene perché e su che cosa , vittima del capriccio dell ' assemblea , anziché dei propri errori . Si direbbe che l ' on . Nitti speculi sui suoi stessi errori : egli crede che per sanare o almeno far dimenticare un errore non esista mezzo migliore che commetterne uno nuovo in direzione opposta o diversa . Eccitando così , in forma negativa , lo spirito partigiano di ciascun partito , cioè sacrificando a ciascun partito qualche cosa di nazionale , egli spera di riuscire se non a conquistarne alcuno , ad addomesticarli tutti . In meno di un mese dalla sua caduta e dalla sua reincarnazione abbiamo così veduto mutarsi tre volte la piattaforma , sulla quale avrebbe dovuto svolgersi la discussione parlamentare sulla politica generale del governo . Se infatti la discussione avesse avuto luogo immediatamente dopo la risoluzione della crisi , essa avrebbe soprattutto investito i criteri stessi con cui la crisi fu risoluta . La mancata concentrazione costituzionale , l ' ambigua ed equivoca posizione dei Popolari nel Gabinetto , l ' immoralità fondamentale del contrasto fra la continuità personale e la discontinuità politica del nuovo Gabinetto di fronte al precedente presieduto dallo stesso onorevole Nitti , il pregiudiziale dilemma determinato dalle origini stesse del Gabinetto : o l ' on . Nitti è l ' esecutore della politica altrui o l ' unico partito che , come tale , è rappresentato nel Ministero , ha abdicato al suo programma ed alla sua funzione specifica nel Parlamento e nel Paese , pur di essere rappresentato al governo : tutti questi elementi avrebbero fornito argomenti poderosi di discussione e di critica , ai quali poco o nulla avrebbe avuto da contrapporre il Governo . L ' on . Nitti credette di poter spostare la discussione dal terreno parlamentare e costituzionale , nel quale l ' avrebbe costretto la soluzione anormale della crisi , al campo più concreto della politica interna ed estera , dove avrebbe cercato d ' impressionare le menti di tutti e di propiziarsi gli elementi sovversivi , mediante un atto di forza contro i perturbatori adriatici e gli scalmanati nazionalisti . La diversione avrebbe attutiti i vecchi motivi d ' opposizione e , in ogni caso , disorientati gli spiriti degli oppositori . Ma la formidabile e immediata reazione dell ' opinione pubblica , lo fece accorto che la nuova violenza era un rimedio peggiore del male . Corse allora ai ripari col decreto - legge sul prezzo del pane , sperando di ristabilire , con un provvedimento ispirato a criteri di austera politica interna e finanziaria , l ' equilibrio spostato verso sinistra , senza accorgersi che , così facendo , coalizzava tutte le parti della Camera in una questione pregiudiziale d ' ordine costituzionale . Questa intensa vicenda di armeggii per metamorfizzare di giorno in giorno la situazione e arrivare alla Camera con una situazione irriconoscibile prova semplicemente due cose : prima di tutto che il metodo dell ' on . Nitti è pessimo in sé , e , in secondo luogo , che , quale che esso sia , l ' on . Nitti non lo sa adoperare . Il che , tradotto in parole povere , vuol dire che , anche a prescindere da ogni contenuto politico , l ' on . Nitti non sa governare . Questa incapacità di governo dell ' on . Nitti risulta dall ' esperienza di un anno , un anno che doveva essere decisivo e che è andato letteralmente perduto per l ' Italia . Nessuno dei problemi , che si sono accumulati sulla vita italiana , dopo uno sforzo superiore alle proprie forze , nessuno dei problemi , dai massimi ai minimi , dai formidabili ai più modesti , sono stati , nonché risoluti , avviati ad una risoluzione qualsiasi . L ' Italia , si ritrova oggi , dopo aver firmati nuovi trattati , , promulgate nuove leggi ed una serie indefinita di decreti , allo stesso punto in cui era stata lasciata dall ' on . Orlando , quando aveva contro di sé la coalizione degli Alleati . L ' on . Nitti non ha voluto o non ha potuto risolverli ? L ' alternativa in questo caso è perfettamente superflua , giacché l ' impotenza dell ' on . Nitti non essendo dovuta , se non in piccola parte , all ' azione di circostanze esterne , ma alla sua organica incapacità di uomo di governo , il non potere dell ' on . Nitti coincide col suo non volere . L ' on . Nitti , chiacchierone come tutti gli impotenti , ha continuamente fatto sfoggio di buona volontà , ma non ha mai , in dodici mesi di governo , dato un saggio di volontà . Mai forse , l ' Italia ha assistito ad un fenomeno più manifesto d ' impotenza di governo : disgraziatamente però ha dovuto anche subirlo . La rinuncia l ' on . Nitti non l ' aveva soltanto nel programma , l ' aveva nel temperamento . È un temperamento di rinunciatario non sa governare , neppure per realizzare un programma di rinuncie . Dato il programma dell ' on . Nitti , l ' Italia deve ringraziare il temperamento dell ' on . Nitti : essa deve a questa organica impotenza del suo primo ministro se ancora non tutto è stato compromesso . Molte cose sono state compromesse dall ' abulia dell ' on . Nitti , ma dove occorreva un atto positivo di volontà per compromettere definitivamente i destini dell ' Italia , fortunatamente l ' Italia ha trovato un alleato nello stesso temperamento dell ' on . Nitti . È necessario fare ora un bilancio di tutto il male , che questa impotenza irrequieta e verbosa dell ' on . Nitti ha rappresentato per l ' Italia ? Il passivo di questo bilancio si riassume in brevi termini : all ' interno tutti sentono che non esiste un governo , le fazioni antinazionali , incapaci di fare la rivoluzione sul serio , perché il Paese non vuol saperne , spadroneggiano lo stesso e sabotano come credono lo Stato , dando l ' impressione che il mantenimento dell ' ordine presente è soltanto formale e dovuta ad una loro benevola tolleranza ; del resto il capitano Giulietti può mandare i suoi ultimatum a S.M. Cattolica e gli anarchici di Spezia possono impossessarsi delle fortezze militari , mentre il Governo tien d ' occhio i generali che si uniscono in commissione , e gli studenti , che portano le dimostrazioni al Quirinale . All ' estero , mentre si sfascia la coalizione avversa all ' Italia e sembra venuto il momento per realizzare integralmente le aspirazioni nazionali , il Governo invoca dalla Jugoslavia il beneplacito per l ' annessione di Trieste , mostrandosi per il resto disposto a ratificare tutte le rinuncie che i sigg . Trumbich , Albertini e Steed crederanno di dovere concordare . E intanto , mentre i grandi alleati si accordano sulle indennità ad esclusione dell ' Italia , bande di predoni , istigati dai piccoli alleati , possono impunemente scacciare i soldati italiani dalle loro posizioni albanesi , riducendoli alla costa , in attesa che l ' on . Nitti mandi loro in aiuto qualche nave , col permesso sul sullodato capitano Giulietti . Consule Nitti , tutti possono disporre dell ' Italia : i partiti e le sette , la burocrazia e la guardia regia , la plutocrazia e la Confederazione del lavoro . Il Governo , fa e disfà , a talento altrui , emana decreti e li ritira , leva imposte e le sospende , trasforma i decreti - legge in decreti - disegni di legge . Il governo esiste unicamente per dare spettacolo della propria impotenza . Non si tratta adunque di discutere di un indirizzo politico , ma di dare un governo al Paese , giacché il Paese è senza governo dal giugno 1919 . La crisi che si apri allora è tuttora aperta . Il governo Nitti è stato semplicemente una beffa .
GIUSTIZIA È FATTA ( - , 1920 )
StampaQuotidiana ,
Il ministero Nitti è precipitato . Il mese , che è trascorso dalla sua prima caduta a questa definitiva , è stato impiegato dall ' on . Nitti a mettere a posto parecchie cose , ma non gli è giovato per rimettere a galla la barca del suo governo , speronata dal voto dell ' undici maggio scorso . Tuttavia molti punti rimangono oscuri nella condotta del governo fino all ' odierna catastrofe che lo ha travolto . Innanzi tutto è inesplicabile il fatto , che l ' on . Nitti , il quale aveva sempre ostentato il suo particolare ossequio per le prerogative parlamentari e anche di recente si era solennemente impegnato a non fare più uso della facoltà di legiferare per mezzo di decreti - legge , proprio alla vigilia della riapertura del Parlamento , cioè proprio quando aveva a sua disposizione la via normale da poter battere , avesse promulgato il decreto - legge sull ' aumento del prezzo del pane . Fu un errore inconsapevole o un meditato proposito , di cui furono previste e misurate tutte le conseguenze ? I giornali ufficiosi hanno dato del fatto questa curiosa spiegazione : l ' on . Nitti si era sì impegnato a non fare più uso dei decreti - legge , ma trattandosi di un provvedimento odioso , ha creduto per un senso di delicata convenienza , di doverne risparmiare al Parlamento l ' odiosità e addossarla tutta al Governo . Ma l ' on . Nitti sa benissimo che sono precisamente questi provvedimenti odiosi , cioè questi provvedimenti tributari , quelli dei quali il Parlamento si mostra più geloso . Lo stesso on . Nitti nei suoi trattatelli scolastici di Scienza delle Finanze ripete la notissima osservazione che tutto lo sviluppo delle forme parlamentari si concreta nella lotta per il diritto al bilancio e dell ' imposizione dei tributi . L ' atto dell ' on . Nitti non fu dunque il risultato di un errore involontario . D ' altra parte poiché non è ammissibile presumere nell ' on . Nitti una volontà di suicidio , non resta altra spiegazione se non questa : che l ' inopportuno ed intempestivo decreto - legge non doveva servire ad altro se non a preparare all ' on . Nitti una conveniente piattaforma per la sua caduta . L ' on . Nitti era già condannato e si sapeva già condannato , per la sua politica interna ed estera contraria alla causa nazionale . La posizione presa dal Governo nella questione adriatica , col prostituire l ' Italia ai suoi ex - nemici e alle minori potenze , era diventata insostenibile , dopo lo scempio di Pallanza . Gli ultimi avvenimenti della giornata del 24 maggio avevano scossa l ' opinione pubblica ed eccitata l ' indignazione nel Parlamento , dove la situazione per il modo indegno con cui fu risolta la crisi era tutt ' altro che favorevole all ' on . Nitti , fu decisiva . Il Gabinetto Nitti era virtualmente caduto il 25 maggio . Ma cadere sopra una grande questione nazionale , non conveniva né all ' on . Nitti , né alla parte politica che direttamente od indirettamente sosteneva l ' on . Nitti . Non conveniva all ' on . Nitti , perché cadere sopra una questione nazionale , sotto l ' accusa della dedizione ai nemici d ' Italia o peggio , fra l ' indignazione e la rivolta dell ' opinione pubblica , voleva dire allontanare per sempre ogni possibilità di resurrezione . Non conveniva ai rinunciatari , perché battere il Ministero sopra la questione adriatica , voleva dire bollare e scartare definitivamente la politica delle transazioni e dei compromessi indecorosi e nefasti e conseguentemente mettere al bando dalla vita italiana coloro che ne furono i tenaci ed irreducibili assertori . Non conveniva infine ai socialisti , non soltanto perché per amor proprio di partito tengono al monopolio delle crisi ministeriali , ma perché ogni successo della politica nazionale si risolve necessariamente in uno scacco per la loro politica antinazionale . Da questo solidale interesse dell ' on . Nitti , dei rinunciatari e dei socialisti ad impedire che il Ministero fosse battuto per una questione nazionale , nacque l ' idea di ricorrere a qualche espediente pregiudiziale . Fu così escogitato il decreto - legge per l ' aumento del pane , che dava modo ai socialisti d ' insorgere sia nell ' interesse delle istituzioni parlamentari , che delle classi lavoratrici ; all ' on . Nitti di cadere sopra un terreno meno ingrato , e più propizio ad una sua prossima resurrezione ; ed ai rinunciatari di lasciare impregiudidicato il modo di risoluzione della questione adriatica . L ' on . Nitti , pur di migliorare la sua posizione politica , non ha esitato a peggiorare la sua situazione parlamentare che era già irrimediabilmente compromessa . Egli ha così reso , in articulo mortis , l ' estremo favore ai rinunciatori ed ai socialisti , i quali gli pagheranno a suo tempo il debito di gratitudine , mediante un espediente col quale egli sperava di risparmiarsi l ' onta di una caduta per lesa italianità . Ma la mistificazione e il trucco , com ' era facile prevedere , non sono serviti a nulla , tanto erano grossolani e assurdi . Nonostante la evidente , fedele cooperazione dei socialisti , spiacenti di perdere il loro più efficace complice dal banco del Governo , la situazione si è delineata chiara e precisa nei suoi elementi essenziali . Invano l ' on . Nitti ha cercato di intorbidarla ; invano egli ha voluto evitare di cadere per le sue concrete responsabilità di politica interna ed estera . Nella coscienza del Paese e del Parlamento la verità sui motivi determinanti la crisi si è manifestata senza attenuazioni o dissimulazioni di sorta . Il Ministero Nitti è caduto per la sua politica antinazionale .
StampaQuotidiana ,
Il Comitato Centrale dell ' Associazione Nazionalista Italiana ha votato il seguente ordine del giorno : Il Comitato Centrale dell ' Associazione Nazionalista Italiana ; constatato che il Governo disgregatore e rinunciatore di Nitti è caduto esclusivamente perché l ' Italia è insorta contro lo scempio della sua vita statale e nazionale all ' interno e quello del suo diritto e della sua dignità all ' estero e specialmente nel vitale problema dell ' Adriatico ; deciso come sempre a non ammettere all ' azione politica nazionalista altra misura che il supremo interesse dell ' Italia ; riafferma l ' urgenza della restaurazione dell ' autorità e della funzione dello Stato , e la necessità della soluzione italiana del problema adriatico , che si concreta nella applicazione del Trattato di Londra e nel rispetto dell ' autodecisione di Fiume ; si dichiara pronto a combattere con tutte le sue forze , così come ha fatto per il Ministero Nitti , qualunque Gabinetto non sia per adempiere tali doveri , nella certezza che contro le necessità storiche della Patria , dal nazionalismo costantemente propugnate , non si governa ; e frattanto delibera di intensificare la propaganda ai fini sopra indicati . Quest ' ordine del giorno , nel quale è fissata in termini chiari e precisi la posizione del Nazionalismo di fronte al nuovo Ministero , fa giustizia di tutte le deformazioni , che gli organi rinunciatori vanno facendo dell ' opera nostra . Ma quest ' atteggiamento , che possiamo definire di vigile e diffidente attesa : diffidenza giustificata dai precedenti dell ' uomo chiamato a presiederlo , attesa giustificata dalle ragioni intrinseche della situazione politica , di cui il nuovo Ministero è l ' espressione ; non può essere adeguatamente valutato se non mettendolo in relazione appunto con le critiche onde è stato fatto segno e con gli autori di queste critiche . È sintomatico il fatto che dell ' antico interventismo antigiolittiano , sola quella parte che , disertando dalle ragioni nazionali della nostra guerra , per attribuirle un sedicente e donchisciottesco preminente carattere europeo e democratico , sostenne il Ministero Nitti ed oggi si schiera contro il nuovo Ministero precisamente per quel tanto di carattere antirinunciatore ; che si presume debba avere ; è sintomatico , diciamo , il fatto che dell ' antico interventismo solo la parte che tradì , nella rinuncia , la ragione vera e propria della nostra guerra , si faccia oggi innanzi per rimproverare al nazionalismo di abbandonare la sua posizione storica di fronte a Giovanni Giolitti . Che essi stessi abbiano già abbandonata la posizione storica iniziale dell ' intervento di fronte all ' Italia e alla vittoria e rinnegata l ' antica solidarietà interventista , dileggiando sotto la qualifica dispregiativa di fascisti tutti coloro che mantennero ferma la pregiudiziale delle integrali rivendicazioni nazionali di fronte alla politica di dedizione e di rinuncie dell ' on . Nitti , sono fatti che non contano : oggi il mito dell ' interventismo , già relegato in soffitta durante il governo Nitti favorito da neutralisti e socialisti di tutte le gradazioni , deve rivivere e riprodurre in Italia l ' antica divisione , non tanto per rendere impossibile all ' on . Giolitti di governare , quanto per rendere impossibile l ' attuazione di un programma nazionale all ' interno e all ' estero : cioè la restaurazione dell ' autorità e della funzione dello Stato e la soluzione italiana del problema adriatico . Si dice : è un ' illusione sperare che un simile programma possa essere realizzato da un Ministero , presieduto dall ' on . Giolitti , anche se di esso facciano parte soltanto uomini rappresentativi dei partiti che furono per l ' intervento e parteciparono ai ministeri di guerra . Rispondiamo che il nazionalismo , per mantenere la sua posizione strettamente aderente ai fini nazionali che si propone , non ha bisogno di fare atti di preventiva fiducia verso il nuovo Ministero , ma nello stesso tempo , non può non tenere conto che il nuovo ministero emana da una situazione politica determinatasi in perfetta antitesi con quella rappresentata dall ' on . Nitti , che i rinunciatori e i sabotatori dello Stato vorrebbero perpetuare . La posizione dei nazionalisti verso il nuovo Ministero , risulta chiara dal contrasto fondamentale , in cui essa viene a trovarsi di fronte alla posizione rispettivamente assunta verso lo stesso Ministero dall ' elemento nittiano e rinunciatore . I nazionalisti subordinano la pregiudiziale personale alla pregiudiziale nazionale . I rinunciatori mettono avanti la pregiudiziale personale per confondere ed annullare quella nazionale . Agitare intempestivamente la pregiudiziale personale vorrebbe dire confondersi e fare il gioco dei rinunciatori , i quali non esiterebbero un solo istante a diventare giolittiani se avessero la certezza o soltanto la speranza che l ' on . Giolitti fosse disposto a mettere la sua innegabile capacità di governo a servizio del programma dell ' on . Nitti . L ' antigiolittismo dei nazionalisti , se ha da essere , non sarà quello stesso dei rinunciatori , che sfruttano le ragioni storiche nazionali dell ' interventismo a vantaggio di un programma attuale antinazionale , ma sarà l ' antigiolittismo della nuova , Italia , che con la sua implacabile opposizione , rese impossibile il governo dell ' on . Nitti .
StampaQuotidiana ,
Noi non attendevamo affatto dall ' onorevole Giolitti e da coloro che con lui hanno accettato di essere al governo la resurrezione dello spirito nazionale , che è e dev ' essere tutt ' uno con la volontà della guerra e con la coscienza della vittoria . Se quest ' attesa fosse stata in noi avremmo tradito non soltanto il senso storico della guerra e della vittoria , che abbiamo difeso contro tutte le avversioni e tutte le deformazioni , ma anche il buon senso politico . Conosciamo la realtà mostruosa che s ' è voluta sovrapporre a mortificare , corrompere , sopraffare lo spirito nazionale . Sappiamo , per averle volta a volta definite e combattute , le forze che , derivanti dal fondo secolare ed ereditario di servitù , hanno resistito prima , poi tentato di trionfare della massima prova , affrontata e superata con la guerra e con la vittoria della Nazione italiana per raggiungere la sua unità storica di potenza europea e mondiale . Si sono chiamate socialismo ufficiale , neutralismo , vilsonismo rinunciatore e traditore della vittoria . Ad esse si è aggiunta e per esse ha prevalso un ' altra forza esterna , potentissima , la coalizione degli Alleati e dell ' Associato , sicché mentre quelle travagliavano e assalivano la formazione dell ' unità , questa si opponeva all ' affermazione di potenza . In questa realtà mostruosa , minacciante l ' esistenza stessa della Nazione dopo Caporetto , ingigantitasi nell ' antitesi alla vittoria , e che trovava figure e forze rappresentative o complicità passive in coloro stessi che avevano la responsabilità della guerra , lo spirito nazionale non ha avuto al governo alcun interprete risolutivo , capace di dominare le forze avverse . Tanto vero che , subito dopo la vittoria , gli uomini ch ' erano al governo , assunsero un contegno di difesa , come di chi dovesse accettare il compito di ridurre al minimo il danno di quelle forze avverse , non di chi sentisse col diritto e col dovere di una prova , mirabilmente superata . Tanto vero che da allora cominciò il pericolo e il danno di promesse fatte dal banco del governo e non mantenute negli atti . Non pareva tuttavia che la crisi antinazionale potesse essere unificata in un ' opera di distruzione , quando un uomo , l ' onorevole Nitti , impadronitosi con un colpo di mano del potere , esercitò questo in nome di tutte le forze avverse alla vittoria , del socialismo ufficiale , del neutralismo , del vilsonismo rinunciatore , della sottomissione alla coalizione ostile degli Alleati e dell ' Associato . In un anno l ' opera di quest ' uomo , che nel mito della guerra prenderà statura e figura di uno gnomo distruttore , attraverso la negazione della vittoria , ha attaccato l ' esistenza stessa della Nazione e dello Stato . Dopo Caporetto , bastò un fiume a separare l ' Italia dal dominio straniero . Ieri , in questa rivolta matricida , patrocinata dal governo , l ' Italia non sapeva più come e dove trovare una barriera contro il tradimento interno e l ' umiliazione esterna . Il gabinetto Giolitti , con l ' uomo che ne è a capo , è necessariamente , fatalmente , la risoluzione empirica , nel mezzo parlamentare quale è , di una superstite volontà di resistenza dello Stato e della Nazione non ad una rivoluzione , e cioè ad una violenza consapevole come strillano le nostre scimmie leniniste , ma ad una mania suicida , ad una medievale voluttà di dissolvimento , qual è stata impersonata dall ' on . Nitti . Sicché proprio noi , proprio perché vogliamo esser voce di quello spirito nazionale , che è tutt ' uno con la coscienza della vittoria , né abbiamo atteso né abbiamo desiderato tentativi verbali , nelle dichiarazioni di ieri , per ricongiungersi ad una fase storica , quella della grande guerra , che resta un fatto nazionale , dal quale l ' on . Giolitti si sequestrò . L ' atto politico , che si chiama fiducia , e che non dovrebbe esser confuso con le esigenze parlamentari , e che serba per noi intatto il valore di una comunione di coscienze , e che oggi dovrebbe esser fatto in nome dello spirito nazionale , non poteva e non può essere da noi compiuto , poiché ci era impedito dalla storia . E , diciamo la verità , ci avrebbe repugnato se ad esso l ' on . Giolitti si fosse indotto ad avvicinarsi con inaccettabili esercitazioni rettoriche . Siamo però disposti , appunto per la posizione storica che nella guerra e nella vittoria noi abbiamo mantenuta e in contrasto ha mantenuto l ' on . Giolitti , a riconoscere come una elementare onestà il proposito delle aride , scarne dichiarazioni di ieri , di fondarsi sulle constatazioni della realtà presente , sulle indicazioni di alcune cause di imponente forza materiale , per esporre un programma di governo , senza tentare di ricongiungersi o anche di inquadrarsi nel grande fatto della nostra storia nazionale , europea e mondiale . Non sum dignus , può anche aver pensato l ' on . Giolitti , e sta bene . La posizione storica del gabinetto è tutta dunque nella realtà di oggi , nella contingenza torbida dell ' ora . Non è nella storia di ieri , e vedremo quanto potrà essere nella storia di domani . Per oggi , rimaniamo nell ' oggi , dopo aver segnate le proporzioni di questo tentativo , anzi di questo proposito di governo , e possiamo , nell ' attesa degli atti , considerare il valore dell ' azione promessa . In politica estera l ' enunciazione è generica , ma nella volontà di ristabilire rapporti normali con tutti è implicita la politica di indipendenza che , nel crollo di quella comune della Intesa , deve esser ripresa . Non c ' è altro , e poteva esserci altro , ma dopo tanto logorio di promesse non mantenute , di soluzioni proposte e non accettate , anche la pausa potrebbe essere un proposito . Nella pausa una commissione parlamentare farà scuola di politica estera . Ce n ' è bisogno perché la Camera è analfabeta . Ma sul funzionamento , sui poteri , necessariamente consultivi della Commissione , soltanto la pratica darà materia a giudizio , ché nessuna cosa è buona o cattiva in sé . Noi ad ogni modo crediamo che la politica estera non è politica di segreti . Tanto vero che basta studiarla per capirla , basta sentirla nazionalmente per eseguirla . Infatti il pessimo di questa politica non è effetto di un conflitto di attribuzioni , ma è stato ed è la conseguenza del non capire e del non sentire , o del capir male e del sentire contro l ' Italia . Insomma la Commissione parlamentare può essere un mulino a vento , e non c ' è per ora da combatterla a priori . Noi intanto per essere brevi , ci possiamo risparmiare di ripetere oggi il nostro programma di politica estera , di riaffermare la volontà di impegnare per esso tutte le forze che sentono nazionalmente , e però di vegliare su qualsiasi atto del governo , dovunque se ne possano compiere . Ieri non ce n ' è stato nessuno , ma , dopo Nitti , non c ' è stato quello di sottomettersi alle imposizioni straniere . Ecco tutto . Nella politica interna sono elencati propositi di azione con una sola proposta di riforma : l ' autonomia alle provincie e ai comuni . Non è il caso di contrapporre a questa parte la solita esercitazione verbale , che affligge tutto il riformismo italiano . Si tratta di sapere , per noi , se lo Stato esisterà ancora . Nella politica economica e finanziaria è tipico il tentativo , del quale soffre la borghesia italiana da quando abdicò al socialismo demagogico le ragioni ideali e nazionali della sua esistenza storica , di difendere lo Stato e il suo credito non con un proposito consapevole e meditato , ma con una sottomissione a formule che sono state avvalorate in uno smarrimento generale di principii e per uno scopo distruttivo dello Stato stesso . L ' onorevole Nitti era riuscito ad avvalorare ancora più questa disintegrazione di criterii e di atti , continuando a predicare dal governo le necessità dei sacrifici , in modo da accreditare esso stesso la campagna contro una resistenza avida e sfruttatrice degli spostamenti di ricchezza creati dalla guerra . L ' on . Giolitti vuol tagliare il nodo gordiano . Vuole uccidere la demagogia con la demagogia . L ' errore , vecchio , è oggi portato ai suoi limiti estremi , poiché nella perpetuazione di esso si sono purtroppo consumate molte forze che potevano vincerlo . Ancora una volta l ' Italia è chiamata non ad un atto di riflessione , non ad un superamento di illuminata coscienza , non ad un proposito maturo , ma ad un esperimento sulle resistenze vive della nazione , sulla resistenza delle forze elementari di ogni ordine economico , sulla risoluzione dell ' errore nell ' accettazione dell ' errore . Questo è così tipico nella chirurgia finanziaria , ieri verbalmente adottata dal governo , che l ' on . Giolitti , dopo aver indicato alcuni modi di riduzione delle importazioni , ha taciuto del modo di assicurare le esportazioni , e cioè la produzione , e cioè l ' attività economica della Nazione , sui cui margini deve vivere una sana finanza . Ed è questo invece oggi il problema fondamentale , di ordine sociale , di iniziativa , di danaro e di tecnica , di conquista di mercati , e cioè di energia dinamica all ' interno e all ' estero , che impedisca sia l ' Italia travolta o diminuita in questa crisi di ricostituzione mondiale , che segue alla guerra . Ma già questo appartiene ad una visione più larga . E questo governo invece si confessa , in realtà , non come la reazione accusata dai socialisti per far credere che essi sono per la rivoluzione , ma come un reagente ad una minaccia di sfacelo . I socialisti , che anch ' essi sono in fondo impauriti da questa minaccia , sono stati paralizzati e forniti di un alibi con l ' accettazione di alcune loro formule . Ieri abbiamo così avuto un tentativo parlamentare di ristabilire l ' equilibrio nel mezzo , da cui le istituzioni che ci reggono , vogliono sian tratti i governi , e cioè nel Parlamento . Per avere almeno un Governo , per rappresentare lo Stato . Quanto alla Nazione , popolo , civiltà , tradizione , forza insopprimibile , coscienza e volontà avvenire , essa per ora , ha soldati , non ha quadri . Aspetta che venga la sua ora .
StampaQuotidiana ,
Ieri la Camera ha preso le vacanze dopo quarantasei giorni d ' intenso lavoro . Non diciamo che tutti i problemi che essa ha affrontati siano stati risoluti definitivamente , e tanto meno che i provvedimenti concreti da essa adottati siano tutti veramente utili e tali da non far rimpiangere la sua inattività . I provvedimenti finanziari , alla cui confezione furono dedicate gran parte delle sue fatiche , per una buona metà rappresentano più un ' offa gittata dal Governo alla demagogia , che un sistema di utili provvidenze destinate a risanare la finanza dello Stato e a liberare l ' economia nazionale dalle angustie in cui versa , e attendono di essere temperati e corretti in pratica da una saggia opera d ' interpretazione , perché il loro rendimento non vada a totale detrimento dell ' economia generale . Ma quale che sia l ' entità e la bontà delle soluzioni concrete da essa prese , un problema d ' importanza pregiudiziale , e che già era stato definito insolubile , è stato invece risoluto dalla nuova Camera , in questi quarantasei giorni di attività parlamentare , in modo abbastanza soddisfacente : ed è il problema del proprio funzionamento . Da vari anni la Camera non lavorava e la sua inattività era diventata pericolosa al Paese . Perché in astratto si può anche discutere se sia migliore un regime , nel quale la facoltà di legiferare spetti al Governo , salvo un semplice diritto di controllo al Parlamento , ma quando in concreto il potere legislativo risiede nel Parlamento e questo , per propria insufficienza , se ne spoglia a favore del Governo , il danno è grave ed evidente . Di tutti i regimi il peggiore è sempre quello della illegittimità e del disordine . E un parlamento che deve funzionare , secondo un compito costituzionale ben definito , quando non adempie al suo compito , rappresenta un principio di disordine e del peggior disordine , come quello che vien dall ' alto . Ora in Italia eravamo appunto a questo . La vecchia Camera non funzionava , perché sorpassata dagli avvenimenti e sopravvivente alla sua stessa esistenza legale . La nuova Camera non funzionava perché nata e mantenuta artificialmente in una atmosfera di faziosità . Al momento della sua nascita , il Governo , suggestionato dalla visione apocalittica dei prossimi rivolgimenti banditi dai socialisti , non ebbe cura di organizzare e ravvivare , come era suo elementare dovere , la resistenza dei partiti costituzionali . E dopo aver ceduto alla faziosità dei socialisti al momento delle elezioni , il Governo riuscì ad attrarre nell ' orbita della propria faziosità la nuova Camera , con lo spauracchio di rivolgimenti costituzionali in senso inverso . Ora come poteva funzionare una Camera , che era sorta e si manteneva sotto l ' incubo di tali speranze e di tali paure ? Come poteva essere l ' organo costituzionale normale di un regime , del quale sentiva e sosteneva la precarietà ? L ' assemblea , in tali condizioni , aveva smarrita la coscienza stessa del suo essere , non sapeva bene se fosse una assemblea legislativa o una costituente . In realtà , nata dal disordine , era diventata uno strumento del disordine . Organo sovrano di un regime , si era posta fuori e contro il regime stesso . Ora il principale merito di questi quarantasei giorni di lavoro parlamentare è appunto questo di avere ridato alla Camera la coscienza della propria funzione e al Paese la sensazione che la crisi di regime , che si era pronunziata non tanto nei fatti esteriori quanto nella coscienza del Parlamento , è stata superata . Noi dobbiamo riconoscere all ' on . Giolitti il merito di aver compiuto questa difficile opera di restaurazione costituzionale , essenzialissima alla restaurazione dell ' ordine nel Paese . E l ' ha ottenuta in un modo semplicissimo : facendo lavorare il Parlamento . L ' inattività del Parlamento era esiziale al Paese , molto più del suo cattivo lavoro , perché in essa sorge e cresce la coscienza della inattualità del regime , cioè il mito della rivoluzione . L ' on . Giolitti ha rotto il circolo vizioso : facendo lavorare il Parlamento , l ' ha fatto rientrare nel regime . Così dopo le mediocri discussioni sui provvedimenti finanziarii , siamo giunti alle ultime discussioni sulla politica estera improntate ad uno spirito nazionale che qualche mese fa sarebbe stata follia sperare dalla Camera attuale : i socialisti hanno sì ripetute le loro pregiudiziali internazionaliste ed antinazionali , ma la Camera ha potuto discutere dal punto di vista nazionale i grandi problemi della politica estera . Con che si è avuta la dimostrazione pratica che una Camera , con 156 socialisti , può ancora funzionare , restando nello spirito nazionale e costituzionale . E ciò rappresenta un largo guadagno per il Paese , che soprattutto ha bisogno di ordine . A tale restaurazione costituzionale della funzione parlamentare , ha contribuito non poco anche il giovane Presidente della Camera , il quale nel dirigere i lavori dell ' Assemblea , è stato un ottimo presidente tecnico , ma non ha mai sacrificato alle esigenze della tecnica le ragioni della dignità nazionale , dando così la prova d ' una chiara intelligenza e d ' un senso politico altissimo , che hanno finito per imporsi a tutta l ' assemblea . Ora che l ' ordine regna in alto , abbiamo ragione di sperare che il Paese possa riprendere tranquillamente l ' interrotto cammino verso le sue migliori fortune .
StampaQuotidiana ,
Elemento profondamente caratteristico della nuova situazione parlamentare , che rispecchia tutto un nuovo orientamento dello spirito pubblico italiano , è la costituzione di un gruppo nazionalista nella Camera della XXVI legislatura . Sia lecito a questo giornale manifestare la propria compiacenza per un tale risultato , a cui esso sa di avere , in parte almeno , contribuito con una ostinata propaganda più che decenne . Il nostro movimento politico ebbe fin dal suo sorgere una piccola pattuglia di punta a Montecitorio . Era composta di due o tre militanti irregolari , giunti in Parlamento con diversa qualifica , raccoltisi sotto la nostra eterodossa bandiera quale per vocazione temeraria , quale per gusto sportivo : degno fra tutti di memoria , di gratitudine e di ammirazione per l ' ardimento , per la serietà , per la fede , per il valore , Piero Foscari , che primo nella Camera italiana imbevuta di quietismo socialdemocratico , osò parlare di nazionalismo e indicare all ' Italia nel mare e oltre il mare le mète del suo volere e del suo avvenire . Qualche fortunata se pure sporadica affermazione elettorale permise ai nazionalisti di conquistare , per la XXIV legislatura , una rappresentanza parlamentare alquanto più salda , che , sfidando serenamente le impopolarità paventate dalle maggioranze , seppe presagire la guerra , dichiararne la necessità e concorrere con le altre forze lealmente nazionali della Camera a difendere la guerra stessa durante il suo svolgimento , rivendicarne i fini nazionali , custodirne i frutti vittoriosi . La dittatura sediziosa dell ' on . Nitti ottenne di ridurre nuovamente ad appena tre , con le nefaste elezioni generali del 1919 , il numero dei deputati nazionalisti ; ma per pochi che fossero gli onorevoli D ' Ayala , Federzoni e Siciliani bastarono a mettere in mora il baldanzoso autocrate disfattista e sopra tutto a denunziare i disastrosi effetti della sua politica di sistematica demolizione della vittoria . Si può ben dire che il tradimento adriatico , del quale oggi ha acquistato piena e dolorosa consapevolezza la più gran parte dell ' opinione pubblica , fu rivelato a questa dalla tempestiva , pertinace e quasi disperata protesta dei deputati nazionalisti , che ebbero poi l ' onore di guidare al non inutile cimento il manipolo degli oppositori del Trattato di Rapallo . Antesignani efficaci e sicuri di tutto quanto oggi il fascismo ha di sanamente e fortemente italiano , in tempi nei quali gli uomini del fascismo non potevano essere ancora politicamente nati o servivano con non minore entusiasmo altre idealità , i pochi deputati nazionalisti , isolati , abbandonati da tutte le vigliaccherie dei partiti medi alla tracotanza rissosa della trionfante Estrema socialista , solo nel periodo più recente sostenuti un poco dagli ultimi superstiti della vecchia gloriosa Destra liberale , fecero onoratamente per due legislature il loro dovere . Propugnarono senza timore alla Camera , la liberazione della Nazione dalla tirannide demagogica dei rossi , allorché costoro erano onnipotenti . Vi propugnarono una politica di giusta espansione nazionale , quando la codardia era , nel Governo e nel Parlamento , vantato sinonimo di saggezza e di prudenza . Vi propugnarono il rinnovamento della vita pubblica italiana , fuori delle torpide clientele oligarchiche dei partiti e degli uomini , che avevano attossicato il popolo e disgregato lo Stato . Adesso sono ritornati a Montecitorio cresciuti , ancor più che di numero , di autorità e di importanza . Stavolta essi sono , anzitutto , non più esponenti di situazioni particolari o locali , personalmente aderenti , dentro la Camera , a un dato indirizzo programmatico ; bensì rappresentanti diretti di una parte politica che ha ormai una sua forza , sia pure ancora iniziale , nel Paese , e che con questa ha tenuto gagliardamente un vasto tratto del fronte comune nell ' ultima battaglia impegnata dai partiti nazionali contro i nemici interni . Di più , se la schiera è tuttora esigua , essa compone in realtà una élite omogenea e armoniosa , in cui a parlamentari già anziani e sperimentati ma sempre ardenti di giovanile , spregiudicata combattività , sono venuti ad aggiungersi uomini di eccezionali attitudini , ognuno dei quali può dare in Parlamento un prezioso contributo alla causa e alla propaganda dell ' idea nazionalista : e già lo si vide dalla tempestosa discussione della prima tornata parlamentare , a cui tre oratori nazionalisti parteciparono , fiancheggiando cordialmente e vigorosamente l ' azione dei colleghi fascisti . D ' altra parte il modo stesso come si è pervenuti alla costituzione del gruppo , senza accattare inscrizioni di qua e di là pur di ingrossare le file , ma curando solo l ' identità delle convinzioni e dei propositi , è stato in un momento in cui altri aggruppamenti parlamentari danno così grottesco spettacolo di opportunistiche fusioni e confusioni un esempio unico più che raro di sincerità politica ; qual è stata anche la prontezza coraggiosa con che un Paolucci , un Gray , un Siciliani , alieni da ogni vieto calcolo di convenienza egoistica , hanno risoluto delicate posizioni elettorali che troppi altri avrebbero desiderato perpetuare in un fruttuoso equivoco . Necessariamente autonomo per la dottrina originale e profonda a cui si inspira e per la ferrea disciplina ond ' è vincolato , cosciente delle proprie possibilità ma legittimamente orgoglioso della propria missione , il gruppo parlamentare nazionalista non pensa ad assorbire alcuno né teme di essere comechessia assorbito o rimorchiato da altri . Esso intende tuttavia offrire , e offrirà certo , nella situazione presente , la misura massima della sua capacità di azione positiva col cooperare a un grande compito politico e storico : la risurrezione di una Destra nazionale nella Camera italiana . L ' appello schietto dei deputati fascisti trova una rispondenza viva e spontanea , oltre che nella volontà dei nazionalisti , nella condizione obiettiva delle cose , che , a malgrado di ogni proclamato o sottinteso dissenso , accomuna fatalmente oggi e accomunerà domani quelli che fino a ieri combatterono insieme per la stessa fede . E coi liberali dell ' antica Destra i nazionalisti hanno legami di indimenticabili mutue solidarietà che , anche volendo , non si potrebbero infrangere . L ' alleanza di queste energie sane sorge dunque naturalmente , per contrapporre con virile concordia ai verbalismi equivoci e presuntuosi della molteplice socialdemocrazia , paraninfa compiacente fra Turati e Cocco Ortu , le ragioni nude e perenni della realtà nazionale . Sarà una lotta aspra , lunga , incessante , difficilissima . Ma averla provocata , dopo tanti anni da che gli avversari si erano assuefatti a trionfare senza combattere , è già aver dimostrato di saperla vincere . E la Destra nazionale la vincerà .
CONTRO IL NITTISMO ( - , 1921 )
StampaQuotidiana ,
Mentre il Governo abolisce il monopolio del caffè e i commenti degli economisti « del senno di poi » vengono a dire quello che noi da un pezzo sapevamo , e cioè che questo monopolio non solo non ha reso nulla allo Stato , ma si è risolto effettivamente nella perdita di qualche milione , l ' on . Nitti cui spetta la gloria di questi nefasti monopolistici , lotta nella nativa Lucania a riconquistarsi il pericolante favore degli elettori con tutti i lenocinii della sua consumata arte politica . Che un ex Presidente del Consiglio , meridionale per giunta , debba , a nemmeno un anno di distanza dall ' abbandono del potere , temere la sorte dell ' urna se non precisamente per sé , certo per i propri compagni di lista , è fenomeno nuovissimo nelle cronache politiche italiane ed è , soprattutto , gravemente dimostrativo nei confronti dell ' on . Nitti . A spiegarlo , non basta l ' accanimento degli avversari politici , anche se questi avversari politici abbiano la forza e l ' abilità dell ' on . Giolitti . Se la Basilicata che era il feudo politico di Francesco Nitti minaccia di abbandonarlo , oggi , vuol dire che tutto il sistema politico che nel nittismo si riassumeva , è condannato inesorabilmente ; vuol dire che la caratteristica che le imminenti elezioni vanno assumendo , è precisamente questa : « contro il nittismo » . Così considerato , l ' episodio dell ' accanimento che i nittiani portano nella lotta elettorale della Basilicata , diventa l ' esponente della situazione elettorale del Paese . Gli stessi blocchi nazionali , che cosa sono mai se non la difesa della Nazione fatta dalla Nazione stessa contro i pericoli mortali formati attraverso e grazie alla politica nittiana ? Basti osservare il nucleo centrale che dovunque li informa per convincersene . Questo nucleo è , dovunque , costituito dai nazionalisti e dai Fasci . Ora , che cosa sono i Nazional - Fascisti se non la reazione spontanea formatasi nell ' elemento più giovane , più ardito , più saldo del Paese contro quegli eccessi del socialismo degenerato in bolscevismo che avevano trovato in Francesco Saverio Nitti l ' avallante e il legittimatore ? È storia di ieri . Chi aveva permesso si formasse in Italia l ' ambiente donde scaturì l ' ultima Camera dei Misiano , dei Riba , degli Abbo , dei Giulietti , se non colui che aveva insultato alla guerra e ai suoi Martiri amnistiando i disertori , che aveva svalorizzato la vittoria prostituendo l ' Italia con tutte le rinunzie supinamente accettate ; lamentando , dal banco del Governo , in faccia al mondo intero , la miseria e la fame del Paese di contro ai pochi coraggiosi che osavano prospettare ed esaltare i diritti del sacrificio gloriosamente sostenuto ? Wilson diceva : « Fiume , no ! » e Nitti , senza nemmeno curarsi di vedere se dietro questo « no » ci fosse davvero il veto degli Americani o non soltanto quello della banca ebraica internazionale , rispondeva : « Sta bene , no » . Inghilterra e Francia , alle nostre legittime richieste perché ci fosse assegnata , nella ripartizione delle fonti di approvvigionamento di materie prime e di combustibile la parte che ci spettava , rispondevano : Dei bacini metalliferi , minerari , carboniferi ? che bisogno ne avete ? Pensiamo noi a darvi il carbone e a darvi i minerali . Anzi ve li portiamo in casa con le nostre stesse navi : che volete di più ? E Nitti , supino a ringraziare : Ma benissimo ; oh quanto siete generosi ! Qualcuno tentava bene di protestare , in Parlamento e nel Paese , ma Nitti aveva trovato la formula per far stare tutti zitti : Per carità ! mi volete rovinare ? Non sapete che l ' America non ci dà più né un soldo né un chicco di grano se non stiamo zitti e buoni ? Non sapete che abbiamo la fame alle porte ? la fame e la rivoluzione ? La rivoluzione minacciava davvero . Ma creata , o almeno , permessa da lui . Fu sotto di lui , lui consenziente , che la masnada bolscevica trovò le sue più spavalde audacie : esponente di tutti gli insulti quotidiani al tricolore , la quotidiana aggressione ai militari di qualunque grado e di qualunque arma . Fu sotto di lui , lui consenziente , che Enrico Malatesta rientrò in Italia e poté organizzare , fra uno sventolio di bandiere rosse , quel giro trionfale di propaganda comunista che trovò poi la sua eco quotidiana e stabile nella Umanità Nuova e , più tardi , il suo apogeo nelle bombe del Diana . Sotto di lui , infine , che gridare : Viva l ' esercito ! Viva l ' Italia ! fu considerato sedizione e l ' esporre il tricolore , provocazione delittuosa . Né meno grave di questa , politica e diretta , è la responsabilità di Francesco Nitti nello svolgimento della vita economica del Paese durante il suo avvento al potere . Nessuno dei problemi che erano imposti , e urgentemente , dalla necessità del riassetto e della ricostruzione , venne da lui risolto . Viceversa , si affermò attraverso due capisaldi economici ugualmente disastrosi : i monopoli e gli aggravi fiscali . Coi primi rovinava il commercio del Paese ; con l ' altro rovinava le industrie colpendole nel momento in cui esse dovevano superare la doppia crisi del passaggio dalla guerra alla pace e della intensificazione della produzione imposta , quest ' ultima , e dalla necessità di ridurre al minimo le importazioni dall ' estero e da quella di assicurare lavoro alla larga disponibilità di mano d ' opera che la cessazione della guerra gettava sul mercato . Fu in questo momento che il Nitti mentre da una parte liquidava la situazione delle industrie , nei rapporti con il Governo , con uomini che erano gli esponenti dei criterii e dei postulati dell ' alta banca internazionale escogitava dall ' altra il decreto sulla nominatività dei titoli che veniva a distogliere il capitale privato dall ' impiego in titoli industriali . Fu in questo momento che egli cedette al Giulietti , a prezzo vilissimo , i vapori per la costituzione di quella « Cooperativa Garibaldi » , che doveva essere non soltanto un termine di concorrenza sleale contro i piccoli armatori che costituiscono per tradizione la forza intima della Marina mercantile italiana , ma ancora e purtroppo , il seme del bolscevismo trasportato in seno della Federazione Marinara ed esaltato , attraverso la bandiera rossa comunista issata sull ' albero maestro dei vapori della Cooperativa . Prosperava l ' impresa Giulietti sotto le ali protettrici del Nitti , ma intanto rimanevano invece inascoltate le richieste , i memoriali , le esposizioni degli armatori , dei costruttori navali , degli uomini politici che prospettavano al Governo l ' urgenza di provvedimenti realmente efficaci a favore della marina mercantile , l ' urgenza , soprattutto , di dotare l ' Italia di un tonnellaggio adeguato ai nuovi bisogni della sua nuova vita . A tutte queste proposte e richieste , Nitti rispondeva portando Villa e De Vito al Ministero dei Trasporti e avallando i disastrosi decreti del primo e la statizzazione dei giacimenti ligniferi fatta dal secondo . Che un uomo della competenza dell ' onorevole Nitti in materia di economia statale passasse così di errore in errore in buona fede , è inammissibile . Nessuno potrà mai credere che egli non vedesse quale disastro rappresentassero per il Paese la sua negativa politica commerciale ; la sua coercitiva e paralizzante politica industriale ; la sua disastrosa politica dei trasporti ; la sua catastrofica politica degli approvvigionamenti ; la sua avida politica fiscale ; la sua criminosa politica demagogica ; infine , la sua concezione meramente opportunistica del potere per cui ogni fattore della vita nazionale diventava per lui soltanto strumento di dominio e non elemento da adoperare in armonia con gli altri per il bene comune . E allora ? E allora dobbiamo concludere che nel concetto dell ' on . Nitti , governare non significava più mettere le proprie forze al servizio del Paese , sibbene , asservire il Paese alla propria ambizione e le risorse del Paese al proprio particolare interesse politico . Questo il suo concetto ; questa la sua opera ; questo il suo delitto . Delitto ; ché , per giungere al proprio fine e per mantenere il potere ad ogni costo , egli non esitò a servirsi di ogni mezzo , anche di quelli che , come il bolscevismo accarezzato dal suo bisogno di crearsi un appoggio anche nella demagogia diventavano pericolo mortale per il Paese . Fosse venuta davvero la rivoluzione , egli avrebbe sfruttata anche questa . Ché , per la sua amoralità politica , ogni carta era buona in quel giuoco che per sventura nostra si chiamava Italia . Tutto stava nel gettarla in tempo sul tappeto . Questo , l ' uomo che per troppo tempo ha arrischiato nel calcolo delle probabilità del profitto suo personale la vita del Paese ; l ' uomo che pensa di poter riprendere il giuoco ; l ' uomo che , per rifarsi il prestigio perduto anche in quella non difficile terra che è la sua , va promettendo agli elettori della Lucania che nel novembre prossimo egli riavrà sicuramente il potere . Uva acerba , anche per la vecchia volpe di Muro Lucano . E speriamo che il blocco nazionale delle elezioni le impedisca per sempre di maturare . Nel fascio degli antichi littori , c ' era anche la scure !
StampaQuotidiana ,
La Giunta Esecutiva dell ' « Associazione Nazionalista Italiana » ha lanciato il seguente manifesto al Paese : « Il nazionalismo italiano non improvvisa il suo programma e rifiuta di adattarsi ad un programma elettorale . Esso porta nella lotta delle " unioni nazionali " cui ha partecipato con disciplina italiana senza egoismi di partito , intatto il suo fervore , intatte le sue affermazioni di dottrina , continuata la sua azione politica , provata nei fatti la sua fede . Queste elezioni sono un revisione , una contrizione , una sconfessione per tutti tranne che per il nazionalismo . I socialisti , che pretendevano annientare la Nazione e la sua vittoria nell ' internazionalismo della Russia bolscevica , sono in contesa e si sconfessano a vicenda , sottomettendosi ipocritamente , dopo il tentato matricidio , alle supreme verità nazionali , alle sole verità , da noi soltanto tenacemente affermate contro tutte le loro negazioni , contro tutte le complici ideologie dell ' internazionale bianca , del vilsonismo e del liberalismo socialdemocratico . I partiti e i gruppi costituzionali che non avevano più osato , di fronte alla sopraffazione socialista , assumere la responsabilità della nostra guerra , quale è stata nella storia del conflitto europeo , e cioè un atto di volontà consapevole e decisa quale noi soli sempre lo abbiamo ricordato con giusto orgoglio agli Alleati e ai nemici ; che non osavano più esaltare la vittoria , quale è stata nella storia del conflitto , e cioè una vittoria soltanto italiana , di virtù e di sacrifizio italiani contro il potente secolare nemico , quale noi soli sempre abbiamo ricordato con giusto orgoglio e con gagliarda difesa agli Alleati ai nemici e a tutti coloro che in Italia la disertavano ; oggi , partiti e gruppi , dopo due anni di smarrimento e di sottomissione in cui avevano consentito perfino il tradimento di governo , compiuto da Nitti frenetico dilapidatore della vittoria , sono ricondotti , dallo spettacolo della viltà socialista , alla contrizione per tutti gli errori commessi . Massimo quello di non aver mantenuto la fede nell ' Italia , che noi custodimmo nel dileggio e nella derisione , quando perfino parve e fu sedizione la fede nell ' Italia e la fedeltà al grande Italiano , che la fede faceva azione , a Gabriele d ' Annunzio . Non v ' è partito , non v ' è uomo fuori degli autori della riscossa nazionale , da noi non improvvisata , ma annunciata sicura fin da quando incominciò la nostra opera , alla vigilia della guerra libica che non debba oggi domandare , in questa lotta , l ' indulgenza dell ' oblio su proprie responsabilità di deviazione o di smarrimento , se non addirittura su proprie colpe e su proprie gravi complicità antinazionali . Noi no . E questo diciamo con dolore , poiché tale verità che potrebbe essere vanità di partito è la nostra umiliazione di cittadini e di italiani . Non uno degli atti compiuti dopo la vittoria può oggi essere ricordato degno di questa , degno dello spirito e della chiaroveggenza con cui si doveva raccoglierne i frutti e affrontare la crisi mondiale del dopoguerra . Dalla patita sopraffazione degli Alleati che ci defraudava in Asia e in Africa e nella ripartizione economica della vittoria ( la quale soltanto quando ebbe bisogno del nostro aiuto decisivo fu chiamata comune ) a questo Trattato di Rapallo che , invano presentato dai rinunciatori come un atto di volontà , oggi non appare nemmeno un compromesso , ma soltanto un mostruoso abbandono alla brutalità jugoslava : dalla tentata diffamazione della guerra ridotta con faziosità parricida all ' episodio di Caporetto , dalla tentata rinnegazione dello spirito e dell ' orgoglio militari della Nazione vittoriosa , cui la vittoria era negata come una vergogna , alla distruzione dell ' autorità dello Stato , costretto ad essere servo nella difesa dei cittadini e della proprietà e dell ' ordine sociale , tiranno nella disastrosa esperienza di un socialismo di stato demagogo e saccheggiatore dell ' erario : non uno degli atti di governo compiuti può essere ricordato come una volontà nazionale , pari al sacrifizio trionfale del popolo sui campi di battaglia . Noi abbiamo la coscienza di avere domandato un governo nazionale , di avere combattuto fierissimamente negli uomini e negli atti l ' opera di una legislatura , che fu la legislatura della rinnegazione della vittoria . Noi però non dobbiamo esporre un programma . Ci basta promettere di continuare in quello che siamo sempre stati e che i fati e i fatti hanno provato essere non una dottrina di sopraffazione , come soprattutto per ignoranza è stata la nostra invano diffamata , ma un ' anticipazione appassionata e logica della storica missione dell ' Italia nel mondo , rinsaldata nella prova più tremenda che potesse imaginarsi , una anticipazione delle verità nazionali di tradizione , di civiltà , di potenza e di espansione produttiva e demografica , cui l ' internazionalismo socialista aveva contrapposto , con la pusillanime convergenza degli altri partiti , tutte le menzogne delle ideologie antinazionali e di una economia fatta di miseria comunista e di organizzazione burocratica . Noi soli non abbiamo mai concesso al socialismo e alla sua falsa utopia quello che tutti i partiti avevano ad esso concesso , credendo di aver acquistato così il loro benessere , e cioè il patrimonio più sacro : quello delle idee conduttrici della vita nazionale . Queste idee , questo spirito , questa volontà nazionali per cui soli i partiti hanno il diritto di domandare l ' esercizio del potere , e non per i soliti e facili programmi elettorali combinati con le solite smanie riformistiche noi vogliamo che la lotta elettorale si mostri capace di esprimere . Le " unioni nazionali " debbono significare la volontà nazionale dei partiti che sentono finalmente di poter governare in nome di una idea , per la difesa della Nazione e dello Stato , contro il tradimento della vittoria , contro la continuazione del disastroso esperimento di socialismo statale , fatto di statizzazioni , monopoli , municipalizzazioni che ha mortificato l ' economia e sconquassata la finanza , e cioè contro quella socialdemocrazia che , dopo essere stata complice del comunismo , si presenta oggi nella ipocrisia di Turati e dei suoi correi , pronta ad accaparrare il potere , come se le sue sconfessioni di oggi fossero un merito e non una colpa , anzi un delitto di lesa patria . Il nazionalismo che in Nitti ha combattuto il nittismo e cioè il delitto di dare l ' Italia , la Nazione , lo Stato , ai nemici della Nazione e dello Stato , non muta la sua lotta , la continua , Non per sé , ma per l ' Italia . Questa è la sua promessa » . LA GIUNTA ESECUTIVA
StampaQuotidiana ,
Il Corriere d ' Italia non sapendo più che dire , ci chiama « giolittiani » . Proprio ieri , mentre noi denunziavamo il pericolo di una ripresa della politica del nobiluomo Sforza , attribuita dalla Stampa all ' onorevole Giolitti , il Corriere si compiaceva di scrivere che noi , totalmente dimentichi della politica di Sforza , ci eravamo imbrancati nelle file giolittiane , dalle quali erano invece esulati tutti quei popolari che tanto della politica del nobiluomo Sforza quanto della politica economica dell ' on . Giolitti , erano stati complici ed esecutori puntualissimi . Ma la verità è il Corriere l ' ha capita perfettamente che il nostro atteggiamento nella presente crisi è stato determinato da motivi politici , che sono in perfetta antitesi con quelli che hanno determinata la condotta del Corriere e dei popolari . Giolitti personalmente non c ' entra . Cominciamo col constatare , che all ' inizio della crisi noi ci siamo trovati perfettamente d ' accordo col Corriere nel deplorare il colpo di mano dei giolittiani e la forma incostituzionale con cui la crisi fu determinata . Perché al di sopra di tutte le direttive politiche concrete e di tutte le opinioni in ordine al regime , noi teniamo al retto funzionamento del regime quale esso sia . Non si può difendere la causa dell ' ordine , senza volere che l ' ordine sia rispettato nelle stesse sfere , dalle quali esso deve promanare . Dopo ciò , noi abbiamo affermato la necessità di un governo stabile , sembrandoci oramai tempo di dare un po ' di requie al Paese , se non per affrettare almeno per non impedire la sua necessaria ricostituzione . Ma la situazione parlamentare , alla quale principalmente si deve aver riguardo per formare un governo stabile , era ed è tale che non offre se non due soluzioni logiche e solide : o un governo di concentrazione nazionale , caratterizzato dalla partecipazione in pieno della Destra , o un governo con la collaborazione dei socialisti . Ora l ' onorevole Orlando in un primo momento e l ' onorevole Giolitti in un secondo momento parvero gli uomini meglio indicati a realizzare la prima delle due soluzioni e i nazionalisti hanno cercato naturalmente di agevolare il compito tanto a l ' uno come all ' altro , non perché l ' uno o l ' altro rappresentassero delle soluzioni ideali , dal loro punto di vista programmatico , ma perché fra tutte le soluzioni possibili , erano quelle che avrebbero permesso di realizzare questi due fatti di grande importanza politica : la concentrazione dei partiti nazionali e l ' avvento di un governo stabile . I popolari , invece , che non solo non provano alcun disgusto , ma mostrano di desiderare la collaborazione con gli elementi antinazionali , hanno cercato invece di creare ostacoli prima alla combinazione Orlando e poi alla combinazione Giolitti . E questo è il fondo del dissidio fra noi e i popolari : il perché poi essi non temano anzi desiderino un governo collaborazionista , di chiaro significato e di sostanziale carattere antinazionale è argomento , che abbiamo illustrato più d ' una volta e sul quale ritorneremo , se occorre . Alle designazioni di Orlando prima e di Giolitti poi essi hanno contrapposto la soluzione di un governo di Sinistra , unicamente allo scopo di impedire la concentrazione nazionale e di non romperla definitivamente coi socialisti . Il nostro « giolittismo » dunque è stato determinato dai motivi opposti a quelli che determinarono l ' « antigiolittismo » dei popolari , cioè da motivi essenzialmente politici e squisitamente nazionali .