StampaPeriodica ,
Di
primavera
-
in
un
treno
campagnuolo
-
al
tramonto
.
Sabato
.
È
l
'
ora
in
cui
gli
ultimi
operai
rientrano
dalla
città
alle
lor
case
sparse
pe
'
cascinali
.
Sono
ora
i
ritardatari
:
i
vecchi
,
gli
alcoolizzati
,
gli
scemi
.
Il
grosso
degli
operai
-
i
validi
-
rincasarono
già
.
Nel
mio
compartimento
io
son
rimasto
solo
;
e
mi
diverto
a
trar
fumo
da
una
sigaretta
.
Sale
un
operaio
.
È
vecchio
-
ed
ha
l
'
aspetto
imbecille
.
Dev
'
esser
di
quelli
che
vivono
tra
la
calce
;
perché
tutta
la
sua
persona
,
l
'
abito
la
faccia
i
capelli
le
mani
,
sono
macchiati
e
inaspriti
dalla
calce
seccata
.
Veramente
,
su
'
suoi
capelli
,
non
si
sa
dire
qual
sia
bianco
di
calce
e
quale
di
canizie
:
è
tutto
bianco
indelebile
e
antico
.
È
molto
vecchio
?
-
Chissà
.
La
sua
faccia
nasconde
l
'
età
dentro
le
rughe
e
i
solchi
:
somiglia
una
povera
terra
magra
,
nuda
se
non
di
poveri
sterpi
(
le
sopracciglia
e
i
baffi
sembrano
stipe
)
-
e
ricca
soltanto
di
spaccature
e
buche
.
Perfino
il
cuoio
delle
scarpe
-
enormi
e
riquadre
-
è
straziato
e
aggrinzito
dalla
materia
erodente
;
ed
è
del
resto
molto
simile
al
cuoio
delle
sue
mani
e
del
volto
.
I
suoi
occhi
sono
grossi
;
e
girano
lo
sguardo
così
lentamente
,
che
a
momenti
sembrano
spenti
.
Pure
l
'
espressione
totale
del
viso
non
è
triste
;
è
piuttosto
di
un
'
ebetudine
tranquilla
che
sia
in
aspettativa
di
qualche
giocondità
.
Sul
banco
egli
ha
deposto
un
fagotto
,
ch
'
è
fatto
della
sua
giacca
con
ravvoltivi
i
suoi
ferri
;
e
più
vicino
a
sé
,
un
grosso
pane
di
frumento
,
bianco
,
ravvolto
in
carta
,
sul
quale
ha
pur
cura
di
stendere
ancora
una
sua
larga
pezzuola
.
Forse
è
quello
il
dono
domenicale
che
egli
porta
a
'
suoi
-
e
lo
protegge
così
come
un
tesoro
.
Quando
il
treno
riparte
il
vecchio
conta
una
manciata
di
monete
.
Quasi
tutte
di
rame
:
e
forse
è
il
prezzo
della
sua
fatica
di
sei
dì
.
Scerne
le
poche
lire
,
poi
le
conta
sulle
dita
:
e
pare
del
suo
conto
soddisfatto
;
perché
riponendo
il
poco
gruzzolo
in
tasca
,
mette
un
sospiro
che
par
di
sollievo
.
Dopo
di
che
,
s
'
abbandona
sulla
spalliera
di
legno
,
rovescio
il
capo
,
gli
occhi
e
la
bocca
socchiusi
,
come
aspettando
il
sonno
;
in
un
rilassamento
totale
dei
muscoli
e
della
volontà
-
come
se
costretti
per
sei
giorni
consecutivi
,
gli
si
allentino
insieme
improvvisamente
.
Ma
l
'
abbandono
è
breve
.
Raddrizza
tosto
la
schiena
(
il
suo
volto
si
schiude
)
e
cacciatasi
una
mano
tra
la
camicia
e
il
petto
,
ne
trae
una
rozza
pipa
di
legno
abbruciacchiata
-
un
cartoccetto
di
tabacco
-
e
carica
la
sua
pipa
sospirando
.
Forse
è
quella
la
giocondità
che
il
suo
viso
attendeva
.
Ma
quando
l
'
ha
presa
tra
le
labbra
e
vuol
accenderla
,
ecco
s
'
accorge
che
la
pipa
è
ingombra
.
Pazientemente
la
rivuota
,
la
rivolge
:
poi
soffiando
aspirando
battendo
,
invano
s
'
adopra
a
liberarla
.
Si
fruga
nelle
tasche
:
snoda
il
fagotto
;
cerca
tra
i
ferri
;
ne
cava
un
lungo
chiodo
puntuto
,
e
con
quello
,
già
un
po
'
stizzoso
,
gratta
e
rispazza
il
macero
fornello
della
sua
pipa
.
Prova
di
nuovo
-
ma
la
pipa
è
ingombra
.
È
evidentemente
contrariato
.
Si
guarda
intorno
,
come
per
cercare
un
aiuto
un
consiglio
un
'
ispirazione
.
Il
suo
sguardo
s
'
arresta
sul
fumo
ch
'
io
getto
di
bocca
copioso
:
poi
su
me
;
e
pare
ch
'
egli
abbia
formulata
in
sulle
labbra
una
domanda
da
rivolgermi
-
ma
non
osa
.
Forse
è
l
'
aspetto
decente
del
mio
vestire
che
paralizza
tutto
il
suo
ardire
.
Finalmente
si
risolve
:
-
"
El
gavaria
no
,
sciôr
una
paja
de
sigar
?
"
-
dice
,
dimostrandomi
col
gesto
della
mano
verso
la
sua
pipa
il
desiderio
che
le
sue
parole
non
sanno
esprimere
intero
.
Io
mi
palpo
le
tasche
:
-
No
.
Tentenna
egli
il
capo
.
Un
momento
ristà
meditabondo
:
guarda
di
traverso
dentro
il
nero
fornello
della
sua
pipa
,
come
dentro
un
abisso
che
gli
nasconda
agguati
:
la
batte
ancora
,
sulle
ginocchia
,
sulla
mano
,
sul
banco
-
inutilmente
.
Scorge
al
suolo
un
fuscello
e
si
china
a
raccôrlo
(
pare
quando
si
risolleva
che
il
fuscello
pesi
enormemente
al
suo
braccio
che
sia
indolorito
)
-
e
si
riaccinge
con
quello
.
Il
volto
è
intento
,
la
mano
trema
...
Ma
il
fuscello
introdotto
nella
cannula
si
spezza
,
ed
egli
non
può
più
ritrarnelo
.
"
Gesuddiu
!
"
Ma
sbollitagli
appena
la
bestemmia
,
già
si
rinverde
la
sua
lena
industre
.
Straccia
dal
foglio
che
ravvolge
il
suo
pane
un
piccolo
lembo
di
carta
(
piccolo
,
come
per
tema
di
scovrir
troppo
il
tesoro
)
e
lo
rivolve
penosamente
fra
le
dita
-
aspre
e
grosse
dita
inette
alla
materia
lieve
-
a
fabbricarne
un
'
asticina
.
Riesce
alfine
,
e
si
riprova
.
L
'
asticciuola
entra
:
ma
al
minimo
sforzo
cede
,
ed
egli
è
costretto
a
gettarla
.
Brontola
ancora
bestemmie
,
gli
occhi
nell
'
alto
.
Ma
ancora
la
sua
voglia
si
rimpunta
.
Si
rifruga
per
tutte
le
sue
tasche
:
ne
trae
uno
zolfanello
:
l
'
appunta
:
si
riprova
con
quello
:
gli
si
spezza
;
non
può
.
Adesso
l
'
uomo
appare
proprio
costernato
.
Batte
ancora
la
pipa
in
sul
palmo
-
questa
volta
,
pare
assai
più
per
dispetto
che
speranza
.
Poi
ristà
immoto
,
con
l
'
avversaria
pipa
in
sulla
mano
,
fitto
lo
sguardo
su
,
stretta
la
fronte
come
per
una
straordinaria
intensione
d
'
ingegno
.
Certo
dentro
di
lui
qualche
cosa
s
'
inerpica
e
s
'
imbizza
...
Ma
ecco
si
rispiana
la
sua
fonte
;
si
riscuote
;
ha
trovato
.
Lesto
cava
di
tra
i
suoi
ferri
un
coltellaccio
incurvo
:
l
'
apre
;
n
'
esamina
il
filo
;
considera
il
legno
della
panca
su
cui
siede
;
e
pare
si
accinga
a
scheggiarla
in
sullo
spigolo
.
Già
la
mano
all
'
atto
;
-
ma
ristà
.
Par
quasi
che
un
'
altra
-
invisibile
mano
ma
più
forte
-
l
'
abbia
ghermito
e
lo
ritenga
.
Sente
egli
la
gravità
dell
'
atto
ch
'
è
per
compiere
?
-
un
'
azione
di
quelle
proibite
,
per
cui
ci
sono
i
carabinieri
i
giudici
gli
avvocati
il
carcere
e
la
multa
;
qualche
cosa
come
un
delitto
contro
la
proprietà
...
Guarda
a
me
di
sottecchi
,
forse
per
convincersi
se
spio
,
forse
per
leggere
nel
mio
volto
,
nel
mio
contegno
,
un
incitamento
in
un
senso
o
nell
'
altro
:
correr
dietro
al
suo
lungo
desiderio
,
o
ascoltare
il
monito
sopraggiunto
?
-
Io
continuo
a
fumare
,
impassibile
.
L
'
uomo
ha
scrollato
un
pochettino
una
spalla
.
Si
direbbe
che
lo
scrupolo
gli
pesasse
materialmente
in
su
quella
,
ed
egli
l
'
abbia
ributtato
così
.
Ora
infatti
è
spedito
alla
sua
voglia
:
con
un
colpo
secco
stacca
tra
le
sue
ginocchia
un
lungo
stecco
di
legno
(
sùbito
si
rinserran
le
ginocchia
ad
occultar
sulla
panca
la
ferita
)
-
ed
ecco
intorno
alla
sottil
scheggia
staccata
già
s
'
industria
col
ferro
;
l
'
aguzza
,
l
'
assottiglia
,
l
'
arrotonda
.
Prova
.
Ancora
un
poco
in
punta
,
un
pochetto
al
mezzo
...
Mette
nel
suo
lavoro
maggiore
studio
e
maggiore
attenzione
che
se
costruisse
l
'
arco
di
un
ponte
.
È
fatto
.
Riprova
.
Lo
stecco
è
rigido
e
esatto
:
sforza
,
passa
,
trascorre
,
due
e
tre
volte
.
Accosta
ancora
la
pipa
alle
labbra
;
soffia
...
Libera
,
libera
!
...
Sbuffa
adesso
l
'
uomo
come
se
tenesse
in
petto
,
adunata
nella
lunga
contensione
chissà
qual
forza
di
troppo
-
ed
anche
si
batte
un
buon
pugno
sulla
coscia
come
suggello
alla
vittoria
ghermita
.
Riprende
il
cartoccio
del
tabacco
e
si
ricarica
la
sua
pipa
con
la
pacata
sicurezza
dell
'
uomo
che
avendo
definitivamente
sterminato
ogni
resistenza
nemica
,
si
vede
ormai
dinanzi
la
via
libera
e
piana
alla
sua
gioia
.
Uno
zolfanello
in
pronto
-
e
attende
ad
accenderlo
che
il
treno
sosti
.
Forse
è
quello
l
'
ultimo
fuoco
che
gli
rimane
e
non
vuole
rischiarlo
.
Il
treno
sosta
-
riparte
.
Una
fanciulla
è
salita
nel
compartimento
;
e
s
'
è
seduta
fronte
a
fronte
del
vecchio
,
presso
lo
sportello
,
lo
sguardo
fuori
,
come
tenendosi
presta
a
fuggir
fuori
ancora
.
È
giovanetta
ed
elegante
,
e
bella
molto
.
Come
capitata
là
dentro
?
-
Sembra
esiliata
in
quel
riparto
squallido
.
Quasi
sdegnosa
dell
'
istess
'
aria
che
le
circola
intorno
,
si
tiene
tutta
raccolta
in
un
ampio
mantello
bigio
-
funereo
nel
bel
lume
d
'
aprile
siccome
i
cieli
del
novembre
lontano
-
e
le
pendono
in
basso
sovra
i
piccoli
piedi
,
le
gonne
soffici
nere
.
Nera
la
mano
che
s
'
adunca
sul
petto
.
Nero
il
cappello
che
le
ombreggia
la
fronte
.
Ma
albeggia
sotto
,
di
un
pallore
trasparente
di
miele
,
il
viso
piccolo
elittico
,
concluso
in
due
cortine
di
capelli
ramei
:
vivono
gli
occhi
lontani
in
aloni
d
'
ombra
alabastrina
.
Ma
le
sgorga
sotto
il
mento
,
fuor
della
clausura
del
mantello
cinereo
-
quasi
fosse
il
zampillo
di
qualche
antica
profondissima
incontenibile
gioia
-
roseo
e
leggero
il
nodo
di
una
cravatta
di
tulle
,
come
un
vapore
di
nuvole
aurorali
.
Il
vento
che
irrue
per
la
finestrella
la
investe
circonfondendole
il
viso
nel
nimbo
dei
capelli
agitati
e
del
velo
chiaro
.
Guarda
ella
china
all
'
urto
villano
,
verso
l
'
occidua
luce
-
una
nemica
ruga
in
sulla
fronte
.
Il
vecchio
ha
acceso
la
sua
pipa
-
e
trae
ora
il
primo
denso
sbuffo
di
fumo
;
quando
il
suo
sguardo
si
arresta
sulla
nuova
venuta
che
gli
sta
di
fronte
.
La
guata
ritraendosi
un
poco
,
come
dinanzi
a
improvviso
nemico
;
e
gli
esce
intanto
da
un
angolo
della
bocca
uno
zampilletto
malsicuro
di
fumo
:
dall
'
angolo
della
bocca
che
è
il
più
lontano
da
colei
che
i
suoi
occhi
scandagliano
.
Colei
tosse
.
L
'
uomo
si
riscuote
.
Come
se
il
piccolo
urto
dell
'
altrui
tossire
,
meccanicamente
,
per
occulti
tramiti
,
si
propagasse
alla
sua
stessa
persona
-
l
'
uomo
si
toglie
la
sua
pipa
di
bocca
.
Allunga
una
mano
a
toccar
nel
ginocchio
l
'
assorta
.
Quella
trasale
.
L
'
uomo
tace
-
ma
indica
con
la
mano
la
sua
pipa
fumante
.
"
Le
fa
male
?
"
-
pare
che
voglia
chiedere
.
Quella
sorride
,
e
accenna
"
no
"
col
capo
.
Ma
il
suo
sorriso
è
più
triste
della
ruga
che
le
incide
la
fronte
;
e
sùbito
rifugge
il
suo
sguardo
al
di
fuori
.
E
ancora
tosse
;
e
sempre
il
vento
la
batte
.
L
'
uomo
,
con
la
pipa
in
mano
,
sembra
inebetito
.
Guarda
la
fanciulla
,
la
sua
pipa
,
me
.
(
Io
ho
finito
allora
di
fumare
e
ho
gettato
il
mozzico
)
.
Infine
col
pollice
,
lentamente
-
senza
che
il
suo
viso
partecipi
a
quel
che
la
mano
fa
-
copre
il
focolare
della
pipa
;
lo
preme
;
lo
soffoca
.
Un
estremo
fumarello
vien
su
pulverulento
.
Egli
lo
sta
a
guardare
:
poi
,
rivolta
d
'
ogni
lato
la
sua
pipa
,
se
la
ripone
in
seno
.
Scaracchia
ora
forte
l
'
uomo
,
come
a
divellere
da
'
suoi
tessuti
più
intimi
qualcosa
di
molto
avvinto
;
e
si
riabbandona
contro
la
spalliera
;
rovescio
il
capo
,
occhi
e
bocca
socchiusi
,
come
aspettando
il
sonno
.
Pendono
e
vanno
alle
scosse
del
treno
,
tra
le
ginocchia
aperte
,
le
mani
gravi
.
L
'
esiliata
a
un
fischiar
del
treno
,
ha
tese
le
gambe
levando
i
piedi
in
un
brivido
.
Quasi
viene
a
toccare
co
'
suoi
piccoli
piedi
insieme
attorti
le
mani
dell
'
uomo
pandenti
.
Sono
di
così
piccola
e
fragiletta
mole
,
che
entrambi
capirebbero
annidati
in
una
di
quelle
mani
.
Se
la
mano
stringesse
,
s
'
infrangerebbero
entrambi
.