StampaPeriodica ,
Testé
ho
compiuto
la
lettura
di
parecchi
scritti
di
linguistica
e
mi
sono
rimesso
alquanto
al
corrente
in
questo
campo
di
studî
,
al
quale
da
circa
venti
anni
non
avevo
quasi
più
rivolto
l
'
occhio
,
occupato
com
'
ero
in
altri
problemi
e
indagini
.
E
ho
provato
il
compiacimento
di
notare
che
la
scienza
del
linguaggio
si
trova
adesso
in
piena
benefica
crisi
,
e
che
i
concetti
,
che
,
oltre
vent
'
anni
fa
,
io
avevo
sostenuti
in
tale
materia
,
sono
stati
tutti
confermati
o
riscoperti
da
recenti
studiosi
.
Non
già
che
quei
miei
concetti
non
avessero
precedenti
presso
gli
stessi
cultori
di
Linguistica
,
perché
i
dubbî
circa
la
validità
delle
cosidette
leggi
fonetiche
,
e
la
polemica
contro
i
neogrammatici
,
potevano
vantare
nomi
insigni
,
come
quelli
dell
'
Ascoli
e
dello
Schuchardt
.
Tali
dubbi
sono
poi
riapparsi
e
hanno
,
per
così
dire
,
esploso
nello
Gilliéron
e
nella
sua
scuola
,
operando
un
rivolgimento
nel
modo
di
studiare
la
storia
delle
parole
.
Ma
io
mi
avvidi
forse
per
il
primo
che
le
teorie
allora
correnti
nella
Lingusitica
erano
una
delle
forme
del
positivismo
e
dipendevano
dalla
concezione
meccanica
o
naturalistica
del
parlare
e
,
più
in
particolare
,
dalla
ignoranza
circa
il
concetto
della
creazione
poetica
e
la
natura
dell
'
arte
.
In
qual
modo
era
,
allora
,
considerata
la
Linguistica
dai
filosofi
,
e
non
da
quelli
volgari
ma
da
filosofi
di
molto
acume
e
dottrina
,
irretiti
nel
naturalismo
,
nel
determinismo
e
nello
psicologismo
?
Può
vedersi
in
una
pagina
della
importante
prelezione
,
che
nel
1887
il
mio
maestro
Antonio
Labriola
tenne
all
'
università
di
Roma
sui
problemi
della
filosofia
della
storia
.
Il
Labriola
guardava
alla
storia
delle
lingue
come
a
quella
parte
della
storia
che
s
'
era
innalzata
a
scienza
e
splendeva
quasi
faro
a
segnar
la
via
di
salvezza
alle
altre
parti
.
"
La
storiografia
tradizionale
(
egli
scriveva
)
,
che
usa
del
criterio
prospettico
della
successione
nel
tempo
per
dati
di
cronologia
uniforme
,
si
risolve
da
sé
come
in
tanti
processi
di
formazioni
specifiche
,
aventi
il
proprio
ritmo
,
e
indipendenti
dalle
divisioni
convenzionali
di
Oriente
e
Occidente
,
di
antico
,
di
medievale
e
di
moderno
,
o
come
altro
si
dicano
.
E
,
difatti
,
lo
studio
specifico
di
alcuno
degli
ordini
precisi
di
fatti
omogenei
e
graduati
,
ci
ha
dato
ai
nostri
tempi
i
primi
serî
tentativi
di
scienza
storica
;
e
se
non
in
tutte
le
maniere
di
studî
fu
sino
ad
ora
possibile
di
raggiungere
l
'
esattezza
della
Linguistica
,
e
specie
dell
'
ariana
,
non
è
improbabile
,
a
giudicare
dagli
avviamenti
,
che
il
medesimo
debba
accadere
di
altre
forme
e
di
altri
prodotti
dell
'
attività
umana
.
Con
questi
studî
,
come
con
vero
e
proprio
oggetto
di
scienza
il
filosofo
della
storia
deve
simpatizzare
,
se
non
vuole
che
le
sue
elucubrazioni
e
il
suo
insegnamento
divengano
presto
esercizio
di
rettorica
speculativa
"
.
Nel
rileggere
ora
questa
pagina
,
si
prova
l
'
impressione
di
assistere
a
una
delle
non
infrequenti
"
ironie
della
storia
"
.
Il
grande
edifizio
della
Linguistica
,
con
le
sue
esatte
leggi
fonetiche
,
è
ora
mezzo
in
rovina
;
e
i
linguisti
,
anziché
prestare
il
modello
alle
altre
parti
degli
studî
storici
,
chiedono
a
queste
la
regola
per
rinnovare
e
correggere
le
indagini
loro
proprie
.
È
stato
notato
che
la
crisi
è
sorta
non
tanto
nel
campo
della
grammatica
storica
,
quanto
in
quello
dell
'
etimologia
.
La
cosa
è
affatto
ovvia
.
La
legge
fonetica
,
che
prima
si
concepiva
come
legge
naturale
nel
senso
di
una
legge
"
reale
"
,
e
che
è
invece
naturalistica
e
astratta
,
scopre
la
sua
impotenza
o
i
suoi
limiti
innanzi
al
concreto
etimologizzare
,
cioè
al
problema
storico
effettivo
,
che
è
sempre
individuato
.
E
quando
lo
Gilliéron
intitola
uno
dei
suoi
scritti
:
"
La
faillité
de
l
'
Étymologie
phonétique
"
,
che
cosa
fa
egli
se
non
ripetere
la
formola
che
abbiamo
udito
risuonare
ogni
volta
che
qualche
parte
della
filosofia
o
della
storia
ripigliava
la
sua
libertà
di
movimenti
,
scotendo
via
la
brutale
violenza
procustea
del
positivismo
:
a
cominciare
da
una
certa
celebre
Banqueroute
de
la
Science
,
che
fu
annunziata
in
un
paese
in
cui
la
Science
aveva
avuto
,
forse
più
che
in
altri
,
senso
e
predominio
esclusivamente
positivistico
?
Per
questa
ragione
godo
che
alcuno
dei
recenti
linguisti
(
e
degli
italiani
ricordo
il
Bartoli
e
il
Bertoni
,
il
quale
più
di
ogni
altro
si
è
fatto
presso
di
noi
l
'
apostolo
del
nuovo
avviamento
)
abbiano
espressamente
riattaccato
le
loro
critiche
e
le
loro
indagini
ai
concetti
della
nuova
Estetica
e
della
nuova
Filosofia
dello
spirito
,
che
riporta
il
linguaggio
all
'
esprimersi
(
all
'
espressione
in
senso
teoretico
e
non
già
all
'
espressione
in
senso
pratico
,
che
è
mero
indizio
o
sintomo
)
e
,
per
questa
via
,
lo
identifica
con
la
poesia
e
con
l
'
arte
in
genere
,
e
tutti
i
problemi
del
linguaggio
ritrova
sostanzialmente
identici
a
quelli
teoretici
e
storici
della
poesia
e
dell
'
arte
.
Tale
ricongiungimento
al
metodico
e
sistematico
pensiero
filosofico
ha
il
vantaggio
non
solo
di
rendere
più
rigorose
e
perspicue
le
dottrine
,
ma
anche
d
'
impedire
le
esagerazioni
o
unilateralità
a
cui
facilmente
si
lasciano
andare
gli
specialisti
novatori
,
acuti
e
anche
geniali
,
ma
non
altrettanto
esperti
in
concetti
speculativi
.
Dei
quali
specialisti
io
riconosco
l
'
opera
utile
ed
efficace
,
e
li
preferisco
,
pur
coi
loro
eccessi
o
coi
loro
difetti
,
agli
astratti
filosofanti
,
e
ho
detto
più
volte
che
la
loro
audace
e
arrischiata
filosofia
,
nascente
dalla
considerazione
delle
cose
particolari
e
ritenente
qualcosa
di
particolare
e
contingente
,
vale
di
gran
lunga
più
di
quella
,
avveduta
e
assottigliata
ma
arida
,
di
molti
filosofi
di
mestiere
,
anzi
quella
vale
e
questa
non
vale
,
perché
quella
è
viva
e
questa
è
morta
.
Ma
ciò
non
toglie
che
il
meglio
sia
riunire
la
virtù
della
specialità
a
quella
dell
'
universalità
.
Parlo
qui
,
in
generale
,
della
presente
fase
degli
studî
sul
linguaggio
,
e
perciò
non
entro
in
un
esame
critico
delle
dottrine
che
ora
si
propugnano
:
esame
che
,
del
resto
,
altri
va
facendo
e
con
preparazione
specifica
migliore
della
mia
.
Ma
,
se
dovessi
dare
un
esempio
della
necessità
di
rendere
più
perspicui
certi
concetti
della
nuova
scuola
,
mi
fermerei
su
quello
di
etimologia
popolare
,
che
essa
adopera
con
molto
buon
frutto
,
ma
che
,
così
come
è
formulato
,
non
va
esente
da
dubbiezze
e
confusioni
.
"
Vous
travaillez
à
l
'
étymologie
(
dice
lo
Gilliéron
ai
suoi
uditori
)
,
mais
souvenez
-
vous
que
le
peuple
y
a
travaillé
avant
vous
"
.
Ora
quell
'
etimologizzare
onde
si
forma
la
nuova
parola
ossia
il
nuovo
significato
e
il
nuovo
fonema
non
è
altro
che
l
'
opera
stessa
della
fantasia
espressiva
,
la
quale
,
come
in
una
piccola
parola
o
piccola
frase
così
in
una
grande
opera
di
poesia
,
crea
sempre
sul
passato
,
e
perciò
volge
a
nuovo
uso
gli
elementi
del
passato
e
ne
dà
una
nuova
sintesi
in
cui
quel
passato
è
e
non
è
quello
di
prima
,
e
,
in
fondo
,
ha
ceduto
il
posto
al
presente
e
nuovo
.
Ma
l
'
etimologizzare
propriamente
detto
è
,
invece
,
l
'
opera
riflessa
dello
storico
,
che
ripercorre
criticamente
l
'
anzidetto
processo
formativo
.
E
,
se
dovessi
dare
un
esempio
delle
cautele
da
osservare
,
vorrei
mettere
in
guardia
contro
lo
spregio
delle
cosiddette
leggi
fonetiche
,
della
grammatica
storica
e
normativa
,
e
anche
dell
'
Académie
,
come
la
chiama
lo
Gilliéron
.
In
verità
,
le
leggi
fonetiche
sono
utili
in
quel
che
possono
,
come
tutte
le
leggi
empiriche
;
e
della
grammatica
normativa
e
dell
'
accademia
non
si
potrà
far
mai
di
meno
,
perché
sono
discipline
e
istituti
che
si
sforzano
a
serbare
o
a
far
muovere
lo
svolgimento
linguistico
in
un
certo
indirizzo
,
che
merita
di
essere
difeso
se
anche
non
deve
avere
,
e
non
ha
poi
mai
nel
fatto
,
prevalenza
assoluta
.
Quel
che
importa
combattere
non
è
quegli
istrumenti
d
'
indagine
o
di
scuola
,
ma
l
'
ibridismo
dei
metodi
che
si
tira
dietro
problemi
insolubili
o
soluzioni
immaginarie
,
e
talvolta
ridevoli
.
La
Linguistica
idealistica
,
o
meglio
la
nuova
filosofia
e
storia
del
parlare
,
sarà
tanto
più
consapevole
e
sicura
della
propria
verità
,
quanto
più
sarà
moderata
.
Colgo
l
'
occasione
per
manifestare
un
desiderio
.
Anni
sono
,
cercai
di
mettere
sotto
miglior
luce
gli
storici
e
filologi
,
ligi
all
'
antico
,
che
,
nella
prima
metà
del
secolo
decimonono
,
riluttavano
e
si
opponevano
violentemente
alle
teorie
e
ai
metodi
della
Linguistica
indoeuropea
,
e
additai
quel
che
di
ragionevole
mi
pareva
che
fosse
nella
loro
opposizione
.
Gioverebbe
meglio
lumeggiare
quelle
parti
del
loro
scetticismo
che
coglievano
nel
giusto
e
quelle
esigenze
legittime
che
essi
rappresentavano
.
A
questo
modo
non
solo
si
adempirebbe
un
dovere
di
pietà
,
ma
si
otterrebbe
qualche
istruzione
;
e
forse
,
talvolta
,
i
dotti
linguisti
odierni
si
rivedrebbero
innanzi
,
autenticati
dai
fatti
,
i
"
pareri
di
Perpetua
"
.
Ristampata
da
me
in
LABRIOLA
,
Scritti
varî
di
filosofia
e
politica
(
Bari
,
Laterza
,
1906
)
;
cfr
.
pp
.
211-2
.
Études
sur
la
défectivité
des
verbes
.
La
faillité
de
l
'
Étymologie
phonétique
.
Résumé
de
conférences
faites
à
I
'
École
pratique
des
hautes
études
par
J
.
GILLIÉRON
,
Neuveville
(
Berne
)
,
1919
.
A
proposito
di
queste
:
perché
mai
anche
il
MEYER
-
LÜBKE
,
Roman
.
Etym
.
Wörterb
,
n
.
1721
,
si
ostina
a
derivare
carosello
o
carrousel
,
con
fonetica
etimologia
,
da
carrum
,
quando
io
ho
dimostrato
che
l
'
origine
è
tutt
'
altra
e
assai
più
complicata
(
v
.
La
Spagna
nella
vita
italiana
durante
la
Rinascenza
,
pp
.
194-5
)
?
Per
quel
vocabolo
si
potrebbe
scrivere
una
divertente
storia
alla
Gilliéron
(
dove
forse
entrerebbe
,
ma
assai
tardi
,
anche
il
carrum
)
.
Della
quale
storia
delle
parole
come
storia
della
fantasia
voglio
segnare
qui
uno
spontaneo
avviamento
o
desiderio
che
ho
trovato
in
un
vecchio
scrittore
napoletano
,
nelle
annotazioni
(
1588
)
di
Tommaso
Costo
alla
Storia
di
Napoli
del
Collenuccio
.
Il
Costo
,
esaminando
la
disputata
etimologia
di
"
Terra
di
lavoro
"
(
dai
"
campi
leborini
"
o
leboriae
,
ovvero
da
"
lavoro
"
?
)
,
accetta
tutte
e
due
le
derivazioni
in
contrasto
e
osserva
:
"
Suole
spesso
accadere
che
si
darà
un
nome
ad
una
cosa
a
un
proposito
,
ed
in
processo
poi
di
tempo
succederà
qualche
accidente
di
così
strana
conformità
che
,
investendosi
dello
stesso
nome
,
lo
tira
ad
un
altro
proposito
assai
diverso
dal
primo
"
;
e
aggiunge
di
questo
processo
altri
esempi
:
"
Gravina
"
,
dalle
"
gravine
"
,
valloni
,
e
dal
grano
e
vino
onde
abbonda
;
"
Montevergine
"
,
da
"
Virgilio
"
e
da
Maria
Vergine
,
ecc
.
(
v
.
nell
'
ediz
.
della
Istoria
del
Collenuccio
,
Napoli
,
1771
,
I
,
12-13
)
.
V
.
ora
la
mia
Storia
della
storiografia
italiana
nel
secolo
XIX
,
I
,
58-60
,
218-19
.
StampaPeriodica ,
Si
suol
ripetere
che
la
storiografia
moderna
ha
discacciato
dalla
storia
i
giudizii
morali
;
e
la
cosa
,
enunciata
a
questo
modo
,
o
così
semplicisticamente
intesa
,
non
regge
né
in
diritto
né
in
fatto
.
Se
la
moralità
è
una
delle
forme
necessarie
dello
spirito
umano
,
come
mai
la
storia
potrebbe
intendere
le
cose
umane
senza
insieme
giudicare
della
moralità
degli
atti
?
La
pretesa
sarebbe
assurda
.
E
che
sia
assurda
si
vede
non
solo
dal
nostro
continuo
giudicare
la
moralità
degli
altri
(
di
che
si
potrebbe
,
in
certa
misura
e
per
carità
cristiana
,
far
anche
di
meno
)
,
ma
(
e
di
questo
non
si
può
far
di
meno
)
dal
continuo
giudicare
sotto
l
'
aspetto
morale
noi
stessi
,
in
quel
che
abbiamo
voluto
ed
operato
,
per
conoscere
,
confortare
,
rimproverare
,
raddrizzare
la
nostra
azione
.
Non
sono
codesti
"
pezzi
di
storia
"
,
che
costruiamo
a
ogni
istante
,
pezzi
di
storia
compresi
e
giudicati
in
tutti
i
loro
aspetti
,
e
non
meno
energicamente
nell
'
aspetto
morale
?
Sono
stati
scritti
perfino
libri
per
narrare
sé
stessi
,
moralmente
giudicandosi
,
come
le
Confessioni
di
Sant
'
Agostino
o
il
Secretum
del
Petrarca
.
Ma
queste
tante
narrazioni
storiche
,
rischiarate
dal
giudizio
morale
,
che
noi
facciamo
di
noi
stessi
e
degli
uomini
coi
quali
collaboriamo
o
combattiamo
,
sebbene
siano
storia
non
meno
reale
e
perfetta
,
e
non
meno
per
noi
importante
,
di
qualunque
gran
volume
di
storia
,
appartengono
di
solito
a
quelle
parti
della
storia
,
che
vengono
più
rapidamente
dimenticate
:
vita
quotidiana
sorpassata
da
vita
quotidiana
,
vita
individuale
sostituita
da
nuova
vita
individuale
.
Quel
che
si
chiama
storia
in
senso
specifico
ed
eminente
si
volge
invece
,
soprattutto
,
a
ciò
che
,
sebbene
anche
transeunte
,
è
più
duraturo
nell
'
interesse
e
nella
memoria
:
ai
sistemi
di
pensiero
,
alle
opere
dell
'
arte
,
ai
,
costumi
,
istituti
e
indirizzi
pratici
,
che
il
genere
umano
è
venuto
producendo
,
e
che
viene
sempre
cangiando
ma
in
relazione
al
già
prodotto
,
con
logica
coerenza
:
nelle
quali
contemplazioni
e
meditazioni
i
meriti
e
i
demeriti
,
le
glorie
e
le
miserie
individuali
sono
gettati
nello
sfondo
,
non
perché
si
neghi
loro
realtà
ed
efficacia
,
ma
perché
non
è
quello
il
punto
che
veramente
ora
importa
e
che
costituisce
problema
.
La
storiografia
moderna
,
in
apparenza
,
rigetta
il
giudizio
morale
,
ma
in
realtà
non
fa
altro
che
diventare
più
seriamente
e
altamente
storiografia
,
più
rispondente
ai
grandi
interessi
generali
della
società
umana
.
I
vecchi
storici
,
che
aspiravano
ad
imitare
il
giudice
delle
anime
all
'
entrata
dell
'
Inferno
o
Il
Padre
eterno
del
giudizio
universale
,
e
minacciavano
ai
colpevoli
"
il
giudizio
della
storia
"
,
ci
sembrano
ora
piuttosto
poeti
(
quando
non
erano
retori
)
che
storici
:
e
non
Tacito
,
ma
Polibio
è
,
per
noi
moderni
,
il
veramente
grande
tra
gli
storici
antichi
.
E
c
'
è
poi
un
'
altra
ragione
,
che
consiglia
quella
relativa
astensione
dai
giudizii
morali
nella
storia
:
una
ragione
che
si
congiunge
con
la
precedente
.
Appunto
perché
tanta
parte
delle
agitazioni
delle
coscienze
individuali
è
cosa
che
importa
al
solo
individuo
che
vive
ed
opera
,
ed
è
rapidamente
dimenticata
dagli
altri
o
dall
'
individuo
medesimo
,
accade
che
per
giudicare
della
moralità
dei
personaggi
storici
manchino
,
o
siano
insufficienti
,
i
documenti
,
ì
documenti
intimi
,
che
sono
quelli
che
ci
vorrebbero
.
E
quando
io
leggo
le
conclusioni
recise
degli
storici
che
condannano
il
tale
e
tal
altro
personaggio
sia
nel
complesso
della
sua
vita
sia
in
determinati
avvenimenti
,
quasi
sempre
scuoto
la
testa
,
e
dico
tra
me
:
-
Ma
bisognerebbe
per
lo
meno
ascoltare
l
'
accusato
!
Come
?
la
società
non
condanna
nessun
ladro
o
assassino
,
sia
pure
còlto
in
flagrante
,
senza
averne
ascoltate
le
difese
e
le
controdifese
e
le
aggiunte
difese
;
e
gli
storici
su
pochi
frammenti
scritti
e
su
molte
dicerie
si
permettono
di
condannare
gli
uomini
,
e
i
grandi
uomini
,
sol
perché
sono
passati
alla
storia
?
-
E
quando
poi
leggo
certe
glorificazioni
morali
celebrate
dagli
storici
,
mi
torna
assai
spesso
in
mente
un
quadro
di
Eustachio
Lesueur
,
che
vidi
più
di
venti
anni
fa
al
Louvre
,
dove
è
rappresentata
la
scena
di
quel
dottore
morto
in
fama
di
santità
,
che
in
chiesa
,
dove
ne
è
stato
trasportato
il
cadavere
,
tra
la
buona
gente
pregante
e
osannante
,
si
rizza
col
petto
sul
catafalco
,
tendendo
le
mani
e
supplicando
:
-
Cessate
le
preghiere
!
Io
sono
dannato
.
Nondimeno
,
si
dirà
,
l
'
uomo
ha
bisogno
di
certi
simboli
del
bene
e
del
male
,
di
Catone
virtuoso
,
di
Catilina
infame
,
di
Armodio
vendicatore
di
libertà
;
ha
bisogno
degli
eroi
di
Plutarco
e
dei
santi
della
Leggenda
aurea
.
Questo
è
un
altro
conto
.
Stiamo
creando
tante
figure
simboliche
nelle
commozioni
della
presente
guerra
europea
,
che
non
mi
può
venire
in
mente
di
negare
né
il
bisogno
,
né
il
fatto
,
né
la
necessità
e
razionalità
del
bisogno
e
del
fatto
.
Ma
io
parlavo
di
storia
e
di
verità
.