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ORDINE NUOVO ( - , 1921 )
StampaPeriodica ,
Se ne impara una tutti i giorni . Una volta si credeva che l ' ordine non fosse né vecchio , né nuovo , né passato , né futuro , l ' ordine era ... l ' ordine : una verità matematica , non suscettibile di trasformazioni . Ed ecco che ora dei nuovi filosofi , armati di falce e martello , ci apprendono che c ' è un ordine nuovo in stridente contrasto con l ' ordine antico . Qualche rapido cenno basterà a chiarire ai pazienti lettori in che consista il contrasto . Ecco qui : l ' ordine vecchio diceva , per esempio , di rispettare la roba altrui . L ' ordine nuovo vuole invece che il furto sia regola comune e vuole che tale regola sia riconosciuta e sanzionata dalla legge . L ' ordine vecchio proclamava sacra la vita altrui . L ' ordine nuovo , invece , eleva l ' assassinio all ' apoteosi dell ' apostolato , dell ' eroismo . L ' ordine vecchio insegnava la temperanza . L ' ordine nuovo , invece , che pone ogni idealità nel ventre , si fa banditore dello sperpero e dell ' orgia . L ' ordine vecchio riconosceva ad ogni cittadino il diritto di pensare con la propria testa . L ' ordine nuovo , invece , non riconosce altra libertà , che di adorare il verbo del profeta Lenin . Concludendo : l ' ordine vecchio predicava l ' amore , quello nuovo predica l ' odio . Su queste basi è sorto un giornale che s ' intitola appunto : L ' Ordine nuovo . Ma che nuovo ? È vecchio quanto Caino , da cui discende per li rami .
SFOTTÒ ( - , 1929 )
StampaPeriodica ,
Pare ormai accertato che l ' autore della bomba di Milano , per effetto della quale le mutande del Re sono state dichiarate monumento nazionale , sia stato Mario Giampaoli . Teniamo scommessa che se si proseguissero le indagini si scoprirebbe che il mandante è Mussolini . Come sempre quando c ' è da compiere un delitto . Il ... generale Starace , incaricato dell ' inchiesta al Fascio di Milano , ha fatto mettere in galera tutto lo stato maggiore di Mario Giampaoli . Lo stesso Giampaoli è agli arresti di fortezza . Rubavano tutti . Una prossima inchiesta avrà come naturale epilogo l ' arresto di tutto lo stato maggiore del ... generale Starace . Lo stesso Starace andrà agli arresti di fortezza . Per aver rubato . L ' incaricato della inchiesta sulla gestione del ... generale Starace sarà a sua volta arrestato insieme al suo stato maggiore . Per aver rubato . Poi verrà il turno di Arnaldo Mussolini . E finalmente quello del "Duce." Allora tutti ripeteranno : L ' ho sempre detto che erano volgari delinquenti , briganti di strada nuova , ladri di portafogli . Per intanto lo dicono di Giampaoli . Il ... generale Starace lo ricordiamo , morto di fame , davanti il caffè Aragno , alla caccia di un biglietto di cinque lire per andare a colazione . Vestiva con i calzoni grigio - verde , residuo del pacco vestiario ed esibiva le sue medaglie per meglio stoccare i passanti . Domandiamo una inchiesta per accertare l ' attuale patrimonio del ... generale Starace . E quello dei suoi parenti più stretti . Perché come Arnaldo anche il ... generale Starace ruba per tutta la famiglia . Un nuovo ordinamento costituirà il Partito Fascista in tre grandi categorie : quelli che hanno rubato ; quelli che rubano ; quelli che ruberanno . Arnaldo a quale categoria sarà assegnato ? A tutte e tre .
IL VERO FASCISMO ( - , 1921 )
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Dacché è cominciato il caos agrario nel cremonese , c ' è spesso accaduto di udire degli individui , che ignorano del tutto il nostro programma , dire : siamo fascisti ! Oh sì , il fascismo agrario ! Il fascismo vero è una forza spontanea composta di persone che al di sopra di tutto e di tutti vogliono il benessere della nazione e della collettività . Non può esistere un fascismo d ' occasione composto di agrari puri ... E accaduto in questi giorni che gruppi di agrari servendosi del nome fascismo si son presentati nelle cascine a reclamare ciò che dai popolari era stato loro tolto . Questo atto lo troviamo giusto , ma preghiamo gli agrari a non servirsi del nostro nome ... In virtù di questo postulato i fascisti possono intervenire contro la violenza , ma occorre che le azioni siano guidate dai singoli segretari politici ... Perciò dichiariamo agli agrari i quali hanno delle questioni in pendenza che non potranno usufruire mai del nostro intervento come paceri nelle due parti in conflitto e come giudici in caso di violenze da parte delle masse miglioline , se non sono iscritti regolarmente al fascio e conosciuti dal segretario politico ...
IL PATERACCHIO ( - , 1929 )
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Altro nome non merita l ' accordo tra il Papa e Mussolini . Entrambi i contraenti sono stati evidentemente indotti all ' intesa da passioni e da appetiti men che confessabili . Infatti , i due nuovi associati son piuttosto restii ed impacciati nello spiegare a fondo il loro gesto . Il Papa ( che è divenuto , contro ogni consuetudine ed ogni regola , loquace ) non sa a quali argomenti appigliarsi , alla luce del secolo ventesimo , per ringoiarsi , col minor scandalo , le tante sue passate dimostrazioni di liberalismo , e per giustificare la nuovissima sua tenerezza cristiana verso la banda di ciurmadori e di assassini tanto spesso condannata nei suoi sermoni e nelle sue epistole . Mussolini stenta a dire agli italiani che toglie allo Stato numerosi e ambitissimi privilegi per cederli graziosamente alla Chiesa , e che trae dalle tasche loro , sì misere , quasi due miliardi , per farsi concedere dal Papa una pubblica patente di rispettabilità . Per dissimulare l ' imbarazzo suo , il Pontefice se la prende con le dottrine liberali e si abbandona a " gaffes , " che i giornali di Europa e di America raccolgono e commentano con sogghignante compiacenza . Mussolini , impenitente venditore di fumo , si affatica a lasciar intendere , attraverso la solita stampa a rime obbligate , che la Chiesa recherà un formidabile concorso alla rapida conquista del tanto promesso " impero fascista . " Esaminato sinteticamente , nella sua vera essenza il " pateracchio laterano " non è che il resultato mostruoso di due rese a discrezione : Il Papa , seguendo l ' esempio di molti suoi predecessori , che vissero peraltro in tempi di universale barbarie , ha rinunciato ad ogni forma di ritegno spirituale e politico ; ha calpestato , senza arrossire , la legge di Cristo da lui stesso tante volte proclamata sublime per ottenere da un ribaldo , macchiato di frode e di sangue , beni materiali e concessioni giuridiche , a spese di un popolo incatenato e dissanguato ; - Mussolini , da quello sbracato avventuriero che è , ha addirittura abolito , in favore della Chiesa , le più nobili conquiste morali del Risorgimento , in fatto di libertà di coscienza e di culto , e ha pagato una somma enorme e non dovuta , perché l ' indennità concessa al Papato dalla legge delle guarantigie era prescrittibile di cinque in cinque anni . Tutte le trombe del regime squillano in patria e fuori ; il Papa , per aumentar lo strepito , fa intonar tedeum e sbatacchiar campane . Ma il gran frastuono non basta a fugar dalle menti nostrane e straniere alcune idee semplici come queste : i pateracchi son sempre stati connubi di dubbio effetto e di vita breve ; era logico che chi aveva soffocata ogni altra libertà , violentasse anche quella di coscienza , poiché si trattava di speculare su un rumoroso diversivo ; il Papa , data la lunga tradizione della Chiesa Romana , non poteva essere insensibile di fronte al reprobo che andava a Canossa , non col saio del pellegrino , ma con gran scorta di offerte e di benefizi . Così , nella farsa tragica del popolo italiano , accanto al re imbelle e spergiuro , al bieco Cesare da Carnevale , ai dignitari lerci di sangue e di vergogna , alla innumerevole schiera dei laidi staffieri e sguatteri del regime , si aggiunge un nuovo personaggio col suo degno seguito : un Papa , cui la compiacenza del caso ha risparmiato il nome di Simone . Ci batteremo il petto e ci copriremo il capo di cenere per questo ? No . Abbiamo sempre creduto che l ' ardua riconquista della libertà per gli italiani deve essere totale . Dopo la Monarchia , la Chiesa si allea alla tirannia fascista : un ' altra recluta nelle file del delitto e del disonore . Questa coalizione di forze reazionarie e sopraffatrici è stata chiamata anti - Risorgimento ; non basta , è anti - Civiltà universale e per questo più rapidamente destinata al disastro e all ' ignominia . Ci rammaricheremo noi se il Gran Prete , per più di trenta denari e per concessioni che il tempo si affretterà a cancellare , ha preso con loschi compari , la via della Rupe Tarpea ? E non gli saremo grati per aver ancora una volta e speriamo l ' ultima mostrato agli italiani che il Papato è sempre quello della bramosa e implacabile lupa dantesca ? In alto i cuori ! Il fascismo ha un nuovo alleato : un altro spergiuro in faccia a Dio . Al Dio dell ' espiazione e della vendetta .
POLITICA E STORIA ( GIULIOTTI DOMENICO , 1922 )
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Caro Gobetti , Nessuna osservazione da fare . Nego tutto . Sono antiliberale , antidemocratico ; antisocialista anticomunista . In una parola , antimoderno . In questa Italia di briganti - pazzi , vivo con la tristezza ostile d ' uno straniero che non ha più patria . Sono dunque da voi dissimilissimo . Voi ( professori ) cercate di catalogare , mentre vi travolgono le ondate della piena , io ( poeta ) disperatamente spero nell ' auto distruzione dell ' anarchia e nella ricostruzione d ' una piramide , con al vertice il Papa e alla base il popolo . Ecco il mio programma ! Confrontalo col vostro , una lirica accanto a un bilancio . Da ciò l ' impossibilità d ' intenderci . Saluti . D . Giuliotti .
CULTURA POLITICA A GENOVA ( CARAMELLA SANTINO , 1922 )
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Accanto e sopra alla sua grande funzione commerciale e industriale , Genova non ha ( o almeno , passa per non avere ) una propria funzione intellettuale e direttiva nella politica e nella cultura italiana . Milano , Torino , Bologna , Firenze : centri d ' idee , creatori di movimento , iniziatori ex nihilo di vita nuova . Genova : come un nautilo dalle splendide iridescenze , ma di poche forze , si lascia portare . Non che le manchi la cultura , come si pensa tante volte , erroneamente : ma la cultura pur diffusa , è individuale , atomistica , indebolita dal frazionamento , riunita talvolta in collettività ma senza superare il semplice aggregamento : epperò sente gli echi e rimanda vibrando le onde che vengono , di lontano , ma non ne produce essa del suo . Questa condizione , diciamo così , secondaria c ' è tanto per la cultura che per la politica : o meglio pare ed è l ' opinione che sia così . E per la cultura in sé , si capisce : perché essa vuole che lo spirito le si dedichi tutto , come a un ' amata che non si trascura , sotto pena di perderla : e la vita febbrile del commercio e dell ' industria non agevola certo questa . dedizione , la impedisce anzi , la presenta come un infrangere i doveri , sacri o forzati , della pratica . A parte la superficiale cultura femminile , vernice che si stende su tutte le menti per la solita educazione di classe borghese : a parte il lavoro delle scuole , dell ' Università ( modesto , non infruttuoso , ma : accademico ) ; voi sentite qui la presenza dei germi di una più ricca vita dello spirito , la avvertite nelle poche manifestazioni che se ne rilevano ( qualche mostra d ' arte , qualche rivista fine e signorile ) , la ammirate nei modesti uomini d ' ufficio o di banca o di fabbrica ; ma quei germi vivono rachitici , stenti , in una sterile fioritura di . dilettantesimo : oppure espandono i loro polloni fuori , in altro suolo . Tanto che l ' uomo di cultura , quello che veramente fa il progresso come suo artefice e non semplice goditore , ha l ' impressione di essere peregrino in sua patria , e il suo cuore s ' avviva solo di consonanze lontane . Ma per la vita politica ripetere semplicemente lo stesso giudizio è falsità , o almeno esagerazione , che guarda solo alle esteriori apparenze , non al nocciolo interno . Noi crediamo anzi che in questo campo si troveranno le nuove energie che attraverso la formazione di una cultura politica muoveranno a ricostituire e avvivare , in genere , la cultura . Di fronte alla calma superiore dello spirito il genovese rifiuta , un po ' apatico , di turbarla per l ' azione culturale : Deus nobis haec otia fecit , il dio della tenacia ligure , creatore di ricchezze nei secoli ; e perché non goderli in pace , questi ozi ? Ma il turbinio dei fatti , oscuri come di sabbia e polvere , lo attrae e scuote verso l ' attività produttiva e organizzatrice di politica cittadina e nazionale . Forse perché toccato nell ' interesse , intento alla conservazione e all ' accrescimento del proprio sé economico ? Non forse , ma certo ; questo è il primo stimolo , il più vivo , il più lancinante . Un ' opera di cultura politica che anziché procedere dalla pratica all ' idea , cerchi d ' instaurare anzitutto l ' idea , quasi come un ' educazione astratta e formale , qui muore . Ma non è detto che da quello stimolo non si assurga a più alte vette : e il realismo politico genovese è certo superiore a quello di molte altre grandi città italiane . Tanto che i movimenti più scapigliati e scapestrati a Genova rinsaniscono , e in qualche modo , per l ' inevitabile reazione dell ' antico tronco su cui s ' innestano : il tronco della razza . Per un pezzo , fino verso il 1902-'903 , la politica genovese dopo il '70 si riassunse in queste poche sigle : pseudoliberalismo personale e plutocratico : blocco clericale , più o meno conservatore , rappresentato dalla Unione Genovese ( vecchia nobiltà e bassa borghesia ) ; e mazzinianesimo socialdemocratico , rappresentante della vecchia , gloriosa tradizione rivoluzionaria e repubblicana . La scarsezza di alto slancio economico fino allora regnante , favoriva , se non il fiorire , certo il consolidarsi delle due prime tendenze , dominanti or l ' una or l ' altra e più spesso tutt ' e due , come alleate ; la terza , morti i duci più intelligenti , Cesare Cabella e Giorgio Doria , rimaneva debole e incerta sebbene esteriormente battagliera : ora colorandosi di letteratura , ora di garibaldinismo : senza nessuna originalità . Ma con l ' avanzare del nuovo secolo , mentre il porto s ' ingrandiva prosperoso e le industrie crescendo e allargandosi procuravano la formazione di un nuovo e più compatto proletariato ( in parte d ' importazione , é vero , e in parte disceso dai monti , dove le " fascie " di terra non bastavano più alle numerose proli , ma tosto fusa in salda unità ) , si generò il socialismo ligure e la nuova democrazia , fresca di gioventù e di intellettualità . Quello ha oramai una storia gloriosa : questa una vita non grande , ma seria ; l ' uno e l ' altra con caratteri peculiari e tipicamente locali . I cosiddetti Giovani Turchi di tre lustri fa sono oggi ancora , per quanto usciti di gioventù , l ' ala sinistra e progressiva dei partiti liberali , differenziandosi nettamente e dai liberali - democratici e dalla democrazia plutocratica per l ' assimilazione intelligente delle migliori dottrine socialiste . Ma certo la nota dominante della politica genovese è costituita e segnata nell ' ultimo ventennio dal socialismo : trionfante con l ' elezione di Canepa nel 1909 e subito dopo con un ' Amministrazione demo - socialista : padrone del porto con le cooperative : in prevalenza riformiste nel periodo immediatamente anteriore alla guerra , poi diviso a pari forze tra riformismo e partito ufficiale . Dal socialismo e dai neo - democratici cominciò fin d ' allora a venir promossa una politica fattiva e una cultura politica . La guerra , che fu per Genova causa di grande , sebbene in parte effimero accrescimento di ricchezze : il dopoguerra co ' suoi problemi e i suoi nuovi partiti : la più vigorosa e precisa azione personale e giornalistica dei dirigenti : tutto fu alimento della nuova coscienza politica genovese . La quale , per quanto sempre più viva , non ha però ancora superato la cerchia locale : il problema nazionale è certo da essa vissuto in ogni sua forma , e tuttavia soltanto come un epifenomeno . Questa attuazione del regionalismo anche da chi lo nega come teoria , questo insistente particolarizzarsi appunto per la sua insistenza e vivacità non può essere un difetto o una via falsa : sarebbe tale se rappresentasse una porta chiusa , ma come momento pedagogico è qualche cosa di ben necessario . E bisogna tenerne il massimo conto sia per capire alcuni movimenti , sia per giudicarne altri . Ecco il partito popolare , inseritosi alla bell ' e meglio sul vecchio tronco clerico - moderato , diviso in sinistra progressiva e destra conservatrice , ma con preponderanza ormai evidente della prima . Per sapere che cosa significhi esso in Liguria , guardatelo appunto nella sua opera di partito popolare ligure . Organizzazione dei piccoli agricoltori ai danni dei mercati cittadini : movimento di fronda contro il clero intransigente , culminato nella partenza dell ' arcivescovo Boggiani : azione a pieno favore degli industriali , armatori e commercianti contro le cooperative operaie e il proletariato socialista . Non avrei mai creduto che i deputati popolari di sinistra , con tutte le loro parvenze democratiche , si facessero fino a tal punto i paladini del capitalismo . Nihil mirari . In Genova , un ' operosità di questa fatta è certo il miglior metodo per rifarsi della sonora sconfitta toccata nelle ultime elezioni amministrative , specialmente accomunata , com ' è , con l ' assunzione di tutti i compiti è uffici cittadini dell ' antica " Unione Genovese " e la propaganda " cattolica " in seno alla gioventù . Ma se quest ' ultima può significare alcunché quale risveglio di cultura e di religione , nella sua inevitabile , anzi precipua attività politica , non esce dall ' oscurità . Poiché dal centro siamo stati rivolti a destra , seguiamo pure , un momento , la Destra . Premetto che né liberali - democratici , né democratici - liberali contano valore alcuno al loro attivo , all ' infuori di alcuni " nomi " e delle due bandiere : Gruppo Ansaldo - Gruppo Ilva che di neo - liberalismo in Liguria non si parla se non per ischerzo ; che i mazziniani , per antibolscevismo ; sono a Genova ( non nella provincia ) in gran parte destri anch ' essi ; che il Rinnovamento non si vede servire ad altro se non a scopi personali ; che i fascisti , sparite per repressione governativa le efflorescenze anarchiche , si limitano al donchisciottismo , la conclusione è che la Destra , con tutti i non - destri di nome che le fan coda di fatto ; avrà dei pesi materiali per la bilancia politica , ma nessuna sostanza ideale . Questo perché non c ' è mai stata una vera tradizione liberale , da non confondersi con il liberalismo di tradizione . Rimane la Sinistra , quella che costituisce il nucleo più forte della presente maggioranza amministrativa : i veri democratici , che sono a Genova quello che cercano altrove di essere i neo - liberali . E si parla , anzi , di " socialdemocrazia " : ma a noi pare che questa Amministrazione comunale , taglieggiatrice dei ricchi e labourista e grande promotrice di opere pubbliche e , una buona volta , seriamente preoccupata del problema finanziario : questa Amministrazione che vive d ' una coscienza moderna della vita comunale ( qualunque giudizio si voglia poi dare delle sue concrete determinazioni ) abbia con sè qualcosa di più degli ideali socialdemocratici . Sotto qualche esteriore parvenza di " antibolscevismo " e le frequenti contese con la minoranza socialista , e nonostante gli elementi di destra che frondeggiano sempre per riacquistare il dominio perduto , c ' è in questi uomini di Comune un forte vantaggio sui loro predecessori vicini e lontani . Come gruppo politico , che si avvia a trascendere il problema locale , hanno una grande eredità , il nome di Raimondo e le idee svolte nel primo , e solo buono , dei due anni di vita ( agosto '19 - settembre '21 ) della sua Azione . Raimondo : sotto la fredda , astratta analisi del critico nulla più che un avvocato di grido , felice politicante , dalla cultura di terza e quarta mano quindi farraginosa più che vasta ; ma come uomo vivente , nella storia del suo paese , una personalità . Dirò meglio : una individualità , irradiatrice di nuova vita , educatrice di un verbo novello . E se la novità di questa vita e di questo verbo , scrutati bene addentro , non fu poi grande ( americanismo e retorica non mancavano , infatti ) , grande fu il calore che lo agitava , e fecondo . Accanto , i " Combattenti " . Questi , vincitori nelle elezioni politiche del '19 e nelle amministrative del '20 ( come costituenti la metà del Blocco ) , hanno perduto un po ' delle larghe simpatie onde prima godevano per la sconfitta nelle elezioni politiche del maggio '21 : ai vinti si dà sempre torto . Ma rappresentano , specie ora che sono avviati a interni ed esterni rinnovamenti , una forte ( sebbene ristretta ) base di intellettualità politica e di nuovo movimento operaio , su cui potrà sorgere un analogo dei partiti Sardo e Molisano d ' azione . Importa però che essi lascino il combattentismo , che fa perdere loro aderenti senza permettere l ' acquisto di nuovi , e pone in poco sano dissidio la sezione centrale , organizzatrice e direttrice , con le sezioni provinciali , fascisteggianti . Importerebbe anche una politica più concreta e realistica , di cui hanno dato già buoni esempi , ma non sempre dimostrano sentir l ' esigenza . Certo il passato di questo biennio costituisce un appoggio che non si può lasciar andare di punto in bianco : ma ci auguriamo che non venga venerato troppo . Altrimenti il capitale delle cooperative di combattenti non passerà mai le 150 o 200 mila lire , a cui ora é arrivato , né i voti cresceranno , né avranno maggior forza le idee . Queste rappresentano la transizione più diretta verso il blocco socialista : " blocco " per modo di dire , perché gran discordia è nel campo di Agramante . Autonomi , ufficiali , comunisti non sono stati per tutto il '21 nei migliori rapporti reciproci . Il famoso patto di fusione è andato per aria per le tenaci riserve che nell ' approvarlo hanno voluto porvi gli autonomi del cooperativismo . La imperiosa esigenza del problema locale ha oppresso gli slanci verso un problema più vasto . E tuttavia , con tutto il loro particolarismo , gli autonomi sono un forte partito , hanno un grande giornale e ora anche un teatro per il popolo , con i quali curano più che ogni altro la cultura delle masse ; una banca , vaste organizzazioni , élite intellettuali e operaie ; e non sono da confondere con il volgare riformismo del partito di questo nome , ridotto ormai a una volgarissima democrazia sociale : a un programma gradualista essi uniscono infatti una prassi eminentemente rivoluzionaria , che fuori di ogni retorica supera forse l ' azione degli stessi ufficiali . I quali tengono invece la provincia e il proletariato più basso con maggiore rivoluzionarismo estrinseco ma con minor fondatezza di programma : e tuttavia hanno finalmente dato a Genova l ' esempio di una minoranza consigliare fattiva e criticamente collaboratrice della maggioranza . Il valore di alcuni capi ( Rossi , Baratono , Abbo ) rimedia a quel difetto organico troppo evidente . Mediocre invece il comunismo , salvo per la sua posizione di intransigenza , che del resto è condivisa dagli altri partiti estremi . A Genova anzi , propriamente parlando , il comunismo è troppo in minoranza per poter essere valutato alla loro stregua . Ma quello che importa è notare come la netta divisione politica dilacerante l ' Estrema non ne intacchi l ' unità sindacale . La vecchia Camera del Lavoro vive e prospera d ' un patto d ' unione che sembra destinato a durare in perpetuo anche se i rinnovamenti che se ne fanno sono a breve scadenza . E l ' unità non è semplicemente aggregazione e somma di forze , ma sintesi organica , cui nutriscono le lotte e le cause assunte in comune . Ché anzi come sua conseguenza , non è difficile pensare alla possibilità dell ' auspicata fusione , ora che già vediamo sedarsi le polemiche ; di una fusione che eliminando definitivamente dagli autonomi ogni residuo di riformismo socialdemocratico è dai socialisti ufficiali i verbalismi e le imprudenze , dia alla Liguria un suo novello proletariato operato e ponga le basi per la costituzione di un proletariato ligure contadino di marca sincera . Per assurgere , una volta risolto e quindi superato il problema locale ; a una funzione nazionale , dove gli potranno essere ausiliari guide maestri gli intellettuali che cercano anch ' essi per conto loro un ' educazione politica . Solo l ' operaio ; non il contadino , solo lo studioso , non il plutocrate potranno esser gli iniziatori e gli autori di una nuova coscienza politica ligure . E allora avremo anche una nostra cultura .
CRISI MORALE E CRISI POLITICA ( GOBETTI PIERO , 1922 )
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1 . - Il libro di Adriano Tilgher ( La crisi mondiale . Bologna , Zanichelli , 1921 ) , appunto perché incontestabilmente serio e maturato , offre occasione al critico sereno per segnalare una moda ormai dominante negli usi del dopo guerra che bisogna combattere con energia , anche se manifestamente effimera come tutte le mode . Il gusto per una letteratura sociale apocalittica e visionaria , minacciosa di divini fulmini , presaga di tragiche decadenze e di spaventosi tramonti ha sostituito , senza misura , l ' esame spassionato dei problemi sociali , lo studio modesto e saggio degli elementi della storia politica contemporanea , l ' indagine sorretta da cultura tecnica precisa e volta ad obbietti determinati . Le smanie di una dilettantesca politica estera che per quattro anni concesse ad ognuno i più fantastici sogni e i piani più assurdi , si traducono - esausta la fantasia - in stanche visioni sintetiche del più banale sociologismo . Le individuali preoccupazioni , le torbide crisi dei singoli si vengono fotografando in costruzioni obbiettive artificiosamente drammatiche . Nessuno più è disposto a studiare con saggezza i problemi singoli dell ' azione e della cultura politica . Bisogna parlare in ogni luogo di una crisi mondiale , del crollo di un ' epoca , della morte di una civiltà : risalire dal fatto singolo , dal sentimento solitario , alla descrizione di tutto l ' orbe morale e sociale . L ' epidemia ( cui non è estraneo il diffondersi superficialissimo di una pseudo terminologia marxista ) è irresistibile : noi stessi , avversari , ne diventiamo le vittime se invece di correre rapidi , come vorremmo , ai problemi di tecnica speciale , siamo indotti a salire parimenti in cattedra per opporci all ' apocalissi . 2 . - Adriano Tilgher è scrittore efficace e serio pensatore . Il suo pessimismo ha forti spunti di profondità ; individualmente è giustificabile in modo perfetto , è la sua forza perché lo fa pensoso della presente realtà , estraneo a tutte le gioie massicce e ai pesanti ottimismi dei cuori allegri e felici . Egli è lo storico più sicuro della presente crisi morale e culturale . Capace di risalire alle intime ragioni filosofiche della storia , perfettamente informato sulle ultime correnti di pensiero , acutissimo nel cogliere le relazioni tra i fenomeni letterari , politici , speculativi , nell ' esaminarne la verace sostanza spirituale sotto le incertezze sentimentali e le sfumature più generiche ha saputo con le Voci del tempo e con La crisi mondiale preparare per i posteri una valutazione preventiva notevolissima della nostra cultura e dei nostri stati d ' animo . Fallisce la sua critica quando in questa letteratura , necessariamente monografica e talora frammentaria , intervengono preoccupazioni costruttive , schemi troppo rigidi , pretese politiche . Il pessimismo non vale più . Diventa un peso morto , un ostacolo al realismo politico . I programmi che nascono da stati sentimentali come questo del Tilgher che s ' è descritto , sono tutti viziati da un originario intellettualismo e dalla mancanza di un ' esperienza diretta della praxis politica . Corrono tutti alla politica estera per liberarsi dai vincoli della realtà , non sanno scorgere troppo bene le connessioni tra storia mondiale e storia nazionale per amore dell ' impreciso che pomposamente intitolano : visione generale . 3 . - Esiste una crisi della civiltà capitalistica che in qualche modo si possa pensare risolta e conclusa in un tramonto del capitalismo prossimo o imminente ? Bisogna stare attenti e non confondere i termini obbiettivi della storia con quelli del demagogismo politico e , quando i termini , per molte ragioni , sono gli stessi , tener bene separati i due sensi . Il tramonto del capitalismo , previsto e predicato dal Marx , è un mito utilissimo , una delle più forti molle della storia moderna ma sarebbe ingenuo discuterne come di una verità scientifica o di un fatto serio . Invero la storia conosce processi , esigenze , risoluzioni di esigenze , ma ignora i subitanei tramonti , le aurore nate da un fiat . La civiltà capitalistica preparata dai Comuni , sorta decisamente in Inghilterra , affermatasi negli ultimi decenni , in forma più o meno progredita , in tutto il mondo civile è la civiltà del risparmio , delle intraprese che hanno bisogno per vivere di un capitale mobile . I paesi più arretrati nella civiltà capitalistica erano appunto negli anni scorsi quelli dei sistemi di attività e di produzione anacronistici : la Russia , incapace di liberarsi dal latifondo , l ' Austria - Ungheria che teneva al potere la classe dei latifondisti ungheresi . L ' Italia compensava l ' anacronismo del Mezzogiorno sforzandosi di creare attraverso l ' emigrazione , il commercio , e tentativi industriali addirittura imprudenti , una classe capitalistica . La logica a cui obbedisce questa civiltà è , come osserva il Tilgher , l ' attività assoluta che ha fede soltanto in se medesima . L ' impulso le viene dalla superpopolazione , la forza consiste nella crescente capacità produttiva e nelle inesauribili invenzioni tecniche , la direzione dello svolgimento è data dai bisogni sempre nuovi . Allo scoppiare della guerra europea questa civiltà era appena sul nascere . La borghesia che pare rappresentarla risale alla rivoluzione francese soltanto di nome : di fatto una vera borghesia in Italia , per esempio , sta appena nascendo , a fatica . La civiltà capitalistica del resto è al disopra delle classi , vuole l ' opera di tutte le classi che vi partecipano e la creano concordi pur lottando tra sé inesorabili , ostili sino a giurarsi reciproca sopraffazione . La civiltà capitalistica è una realtà obbiettiva che non può morire per un peccato d ' orgoglio : l ' umiltà la abbasserebbe , l ' orgoglio coincide con la sua legge di vita . La guerra europea ne è stata la crisi di esuberanza , non di tramonto , e il Tilgher stesso è costretto a confessarlo quando guarda all ' operosità che si riprende nell ' impero britannico e negli Stati Uniti . Non si dimentichi che appena in questi anni viene sorgendo un capitalismo russo e che in tutta Europa alla momentanea stasi dell ' industria sta sostituendosi un ' organizzazione capitalistica ( cultura intensiva ) della proprietà agraria . 4 . - Le difficoltà e le oscurità presenti sono una crisi momentanea che agevolmente superiamo pur tra incertezze e contraddizioni . E certo come tutte le crisi anche questa non è da considerarsi con leggerezza , ma vuole gli sforzi operosi dei popoli e l ' acume politico dei governanti . Chi la studi con libertà , senza desiderio di sintesi frettolose , vi scorge forme ed aspetti che ne agevolano e chiariscono la comprensione . Importa inizialmente distinguere una crisi morale , una crisi economica , una crisi politica . La crisi morale è descritta con forza decisiva dal Tilgher e alla sua visione degli stati d ' animo dell ' Italia dopo la guerra ( dal sensualismo allo scetticismo ) poco resta da aggiungere se non forse una più precisa determinazione cronologica che limiti quei fatti nel loro valore di documenti di psicologia durante le aspettazioni messianiche dei primi mesi dopo la vittoria che condussero alle crisi del dannunzianismo e del fascismo . Oggi dalle preoccupazioni colte dal Tilgher siamo liberi , e i residui hanno altrove il loro centro ideale intorno a cui possono essere valutati . La crisi economica si viene superando più a stento , dopo lotte operose e feroci tra i vari elementi della produzione industriale , e proprio queste lotte hanno potuto suscitare in taluni l ' illusione di pericoli mortali , il pensiero di un esaurimento definitivo . Ma l ' intima natura della civiltà capitalistica è in questa ampiezza di lotta ; sua diretta funzione è suscitare con fecondità ideale che non ha posa i miti e i programmi che la fraintendono e la negano e intanto trascinano per forza d ' illusione anche le forze più riluttanti e ribelli a collaborarvi . A chi sogna palingenesi socialistiche il capitalismo moderno oppone insuperabili esigenze storiche e pratiche : gli operai , diventati coscienti di tutta la loro forza , attraverso le rivendicazioni di programmi inattuabili ma idealmente intransigenti e nobili , cozzandovi contro si fanno capaci di soddisfarle , e divengono degni prosecutori del compito assoluto che il capitalismo inesorabile pone a chi vuol guidare la storia moderna . Cosi la crisi economica attraverso una vigorosa dialettica diventa crisi politica : si chiariscono i termini e si esprimono in forze concrete che il politico concilia e svolge secondo la propria saggezza . Dall ' incertezza sentimentale scaturiscono ormai valori determinati e fatti che entrano nella storia . Questo processo , non mai abbastanza meditato , insegna ( anche a noi uomini di lotta ) la necessaria serenità , che al di sopra di pessimismi e ottimismi è il solo atteggiamento realistico dello storico e del politico . 5 . - Ma al Tilgher la considerazione degli stati d ' animo e la palingenetica conclusione suggeriscono invece esili costruzioni di politica generale e avventati piani di politica estera . Un odio indomabile per la mentalità anglosassone gli fa scorgere nell ' Inghilterra la sola responsabile della guerra ( mentre il suo realismo filosofico gli insegna agevolmente che non esistono responsabili di un fatto universale come la guerra europea ) e negli Stati Uniti il degno complice del dopo guerra , legati tutti e due per gretto calcolo con l ' imperialismo francese . Concetti manifestamente esclusivistici anche se contengono non poca verità . Contro codeste nazioni capitalistiche Tilgher invoca il blocco delle nazioni proletarie dell ' Europa centrale e orientale ( anche vi comprende il lontano Giappone ! ) e chiede l ' esplicita adesione dell ' Italia . In questa drammatica visione appena superficialmente interessante , il Tilgher dimentica le conclusioni catastrofiche e vi scorge per un momento , schematizzata la storia dei nuovi anni . Anzi una sua osservazione ( pag . 102 ) sul valore finale della rivoluzione che dovrebbe dare una patria alle plebi che non l ' avevano è davvero potente . Ma per riuscire valida doveva essere la sola idea o l ' idea centrale del libro ; non un solitario , dimenticato frammento di cui sembra che l ' autore ignori il significato . L ' Italia non può aderire al blocco delle nazioni proletarie , perché le nazioni proletarie non esistono e la politica si fa con ben altro realismo . L ' Italia deve aderire , non politicamente , ma economicamente , senza pregiudiziali esclusioni all ' Europa ( e all ' America ) operosa dalla quale il suo sforzo a ricostruirsi , ad affermarsi , a salvarsi finanziariamente ed economicamente , può essere aiutato . La sua deve essere una politica di pace : benevola verso Germania e Russia come verso Inghilterra e Stati Uniti . Falliti i piani giuridici e i sogni giusnaturalistici del wilsonismo , l ' Europa è oggi di fatto una Società delle Nazioni ( o s ' avvia ad esserlo , nonostante la Francia ) ; una collaborazione per vincere la miseria ; per superare quattro anni di lotta dolorosa e necessaria . Perciò la polemica del Tilgher contro l ' intemperanza dei nazionalisti e le follie dell ' estetismo politico e contro il pagano giovandarchismo è pregevole e , per noi , interamente accettabile . Tutto il libro poi ha il merito di far meditare sui rapporti tra storia internazionale e storia nazionale , sebbene le interpretazioni che se ne danno siano poi dal punto di vista nostro da respingersi , come s ' è detto . La guerra coincise nel suo valore politico con profonde crisi di formazione nello spirito dei vari Stati . Crisi di Stati , più che di Nazioni : l ' ideologia nazionale è inadeguata alla realtà moderna . Le lotte e le contraddizioni della vita nostra si fondano su due esigenze di opposta natura che contemporaneamente si affacciano e generano soluzioni antitetiche le quali potranno essere conciliate soltanto in una fase finale che sfugge alla visione dei pratici dell ' ora . L ' opera della civiltà moderna esige organi superiori in cui l ' azione del singolo sia inquadrata e spontaneamente si organizzi : lo Stato moderno è diventato il termine essenziale della vita sociale . Ma dall ' interno premono esigenze popolari , democratiche , che negano insieme le pretese del nazionalismo e le invadenze dello Stato burocratico e protezionista . Confusamente questi sentimenti nella loro ampiezza europea ebbero espressione nel mito della Società delle Nazioni e talvolta persino nelle aspettazioni bolsceviche . Nei singoli organismi ( attraverso quante esperienze si vogliano di economia associata e di turatismo dilapidatore del pubblico erario ) si prepara l ' affermazione dello Stato etico come Stato liberale e il trionfo dell ' iniziativa nell ' unità . ( Regime parlamentare reso possibile dall ' autonomia e dal decentramento che vi si connettono necessariamente , come propone il Tilgher ) . Anche questa è una forma in cui s ' esprime l ' esigenza dell ' operosa pace economica a cui l ' Europa , non ancora votata al tramonto , anela .
IL PIEMONTE E LE PROVINCIE ( SAPEGNO NATALINO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Par che , se non altro , la lettera di Prezzolini abbia indotto alcuni di noi a ragionare esplicitamente i loro dubbi , e mettere innanzi le loro difficoltà , così da porre in discussione le ragioni stesse più remote e segrete della nostra esistenza . E questo sarebbe già risultato abbastanza importante , anche a prescindere da quella tal Società di Apoti che pare stia miseramente naufragando , come si dice , nel mare dei sogni . Vero è che a questo processo di chiarimento han contribuito d ' altra parte , a modo loro e dolorosamente , le vicende politiche di questi giorno in Italia . Le quali non possono non indurci a raccoglimento , e nel raccoglimento offrirci mezzo e stimolo ad philosophandum , vale a dire costringerci ad un solitario esame della nostra coscienza , che ritrovi argomenti metafisici o storici , atti a giustificare la nostra posizione pericolante e precaria . Vogliamo esser sicuri della nostra salute eterna : la questione è , a parer nostro , interessante e fondamentale ( s ' intende , in un ambiente strettamente famigliare ) , e merita che gli amici di questa rivista se ne occupino , offrendo , per una discussione proficua , prove od obiezioni , secondo il loro special temperamento . Le qualità , ataviche ed ereditarie , del cosidetto popolo italiano ( superiore indifferenza , sdegno dei programmi e delle ideologie , saggezza nell ' apatia , ironia e gioconda sopportazione ) , che han trovato di recente molte e facili apologie tra i letterati più o meno politicanti ; è certo tuttavia che riescono insufficienti e infeconde , almeno nelle ore più significative e più tragiche . Accadono allora i trionfi gaudiosi della smodata retorica , le violente - se pur brevi - dominazioni della faziosità sentimentale , le truci e delittuose vendette reazionarie : in simili congiunture quel proverbiale buon senso del popolo italiano svela caratteri di grettezza , d ' ignavia e , diciamo pure , di viltà , che gli furono spesso rimproverati dagli ideologi rivoluzionari - mazziniani socialisti missiroliani . Non vorremmo dire che il giudizio di costoro sia proprio esatto e definitivo , mentre è certamente unilaterale e qualche po ' fanatico ; d ' altra parte proclamarlo senz ' altro falso e privo di sostegni , è certamente troppo semplice ed arbitrario . Per esempio , nei giorni passati , l ' Italia dannunziana , accademica , patriottarda ha potuto imporre senza fatica la sua violenza mercenaria e caotica contro gli interessi dei ceti produttori , delle borghesie conservatrici , degli elementi industriali più solidi ed equilibrati . L ' impresa è stata accompagnata da un così turpe sfoggio di vigliaccheria , d ' impudenza , di tradimenti , che si sarebbe potuto credere da taluno persino a una totale ignoranza delle norme morali più elementari e diffuse ; e in certi momenti s ' ebbe anche la sensazione di scoprire nel fondo della nostra razza un ' immaturità e una debolezza incurabili e l ' assoluta mancanza di quelle virtù di coesione , resistenza passiva , tenacia legalitaria , che spiegano la forza e l ' antichità di popoli come il francese e l ' inglese . Sopratutto l ' Intellighenzia parassitaria si è mostrata così moralmente scaduta , e intellettualmente povera , che rifiorivan spontanei sulle nostre labbra , con le apostrofi di Marx , Veuillot , Nietzsche , Sorel , gli anatemi di Proudhon : " Montrez - moi quelque part des consciences plus venales des esprits plus indifferents , des âmes plus pourries que dans la caste lettrée ! " . Con troppa passione tuttavia noi giudichiamo gli avvenimenti ultimi d ' Italia , perché possiamo indurci ad adoperarli come argomento definitivo a sostegno della nostra tesi . L ' infinita tristezza che è negli animi , ci impedisce di credere anche alle immediate rivelazioni dei nostri occhi . D ' altra parte non v ' è dubbio che la nostra istintiva fiducia nelle virtù più o meno segrete e durature della stirpe abbia subito una scossa e non possa più accontentarsi di certe facilissime dimostrazioni , come un tempo . Ci han ricantato finora e su tutti i toni che il popolo d ' Italia è saggio , moderato , prudente ; ci han quasi vantato , come qualità venerabili e tradizionali , quelli che ci parevano i difetti profondi della nazione ( la mancanza della serietà , della disciplina , dell ' organizzazione note in Francia e in Inghilterra ) : ed ecco che queste qualità , nelle ore difficili , hanno avuto veramente carattere , più che di pregi , di colpe ; e quella prudenza ha assunto aspetti troppo stranamente simili a quelli della paura . Doveva bastare l ' insofferenza spensierata e sorridente del popolo a tener lontane le ombre paurose della dittatura e della reazione : ciononostante un ' instaurazione reazionaria ed assolutista ( non senza l ' abolizione delle libertà fondamentali e statutarie ) ha potuto erigersi contro non dico gli ideali vani d ' una moralità politica austera , ma gli interessi delle classi e delle regioni più progredite . La monarchia , indissolubilmente legata alla tradizione liberale cavouriana e giolittiana , doveva costituire un punto fermo nel tumulto delle fazioni e assicurare , oltre le vicende della cronaca parlamentare e governativa , la conservazione della legge . E non abbiamo noi visto , in questi giorni , scindersi il binomio presunto Vittorio Emanuele - Giolitti , e il Re accettare senza rammarico le responsabilità di duce della reazione ed erede del colpo di stato ? Ecco che certe notissime diagnosi ( nelle quali s ' eran volute denunziare le colpe e l ' immaturità della nazione giovanissima , e dedurre la necessità di costruire un ceto dirigente solido e stabile ) escon dall ' ultima prova in qualche modo riabilitate e giustificate . L ' unificazione d ' Italia , se non fu ciò che molti credettero impresa arbitraria e violenta ; si può ben definire , senza tema di cader in errore , operazione arditissima e quasi temeraria ; come prova anche la struttura del regno , che ne fu il resultato , estremamente delicata sensibile difficile . Contro gli egoismi regionali , gli interessi paesani , gli ordinamenti locali e feudali , le consuetudini native , che Cattaneo descriveva e rispettava : proporsi una politica unitaria poteva parere , e fu realmente - nel sogno mazziniano , utopia mescolata di fermenti retorici ed eroici ; ma realizzarla fu , anche più di quel che non apparve , ardimento mirabile e paradossale . E proposito e sforzo furono essenzialmente e profondamente piemontesi . Nella stanchezza comune d ' Italia , le tradizioni repubblicane e separatiste , le tirannidi forestiere , la scarsezza delle lotte civili , avevan foggiato quello spirito generale della nazione , troppo adatto a giustificare il giudizio severo degli stranieri , che ci consideravano , secondo la testimonianza di Treitschke , " quasi un popolo di schiavi , ricco d ' intelligenza e d ' astuzia , ma inetto al vivere libero " . La diffusa immaturità degli Italiani alla lotta politica si sfogò , come è noto , nelle misteriose leggende e nelle paurose cerimonie delle cospirazioni , rivoluzionarie o reazionarie che fossero , tutte ugualmente miserevoli ed infauste . Nel Piemonte , l ' esistenza d ' una casta militare gagliarda e d ' una dinastia nazionale o popolare fornì le basi al sorgere di una coscienza civile aperta e positiva ; ne aiutarono l ' incremento , prestando formule o sistemi gli esempi introdotti d ' oltralpe : le vicine istituzioni francesi , gli ordini governativi e l ' economia liberista degli Inglesi . Così il Piemonte , nell ' ora del Risorgimento , si trovò di fronte alle provincie schiave , ignoranti , faziose ; stato solidamente costituito , eretto da un ' aristocrazia antica e leale , con una forza militare e uno sviluppo economico e industriale ignoti negli altri stati d ' Italia . Maturando , per fatali e segreti impulsi , il proposito unitario , con caratteri italianamente settari e retorici , gli aristocratici piemontesi lo trasformarono in una virile volontà pratica . E furono i soli che seppero , con lavoro silenzioso e tenace , diventare Italiani , da sudditi sardi che erano , prendendo famigliarità con quegli elementi della coltura nazionale , da cui eran rimasti per lungo tempo lontani . Questo sforzo meraviglioso non trova , tra i politicanti provinciali del nostro paese , la corrispondenza pronta ed efficace che sarebbe stata necessaria : gli schiavi ed i retori indocili non potevan d ' un tratto acconciarsi alla disciplina severa e allo spregiudicato realismo dei politici settentrionali . Le prime spontanee diffidenze , scomparendo , lasciarono il posto ad un ' ostilità sorda e sotterranea . E l ' unità fu compiuta sotto la dinastia di Savoia , per virtù unicamente della prodigiosa attività di Cavour . Morto il grande ministro e sorti , mentre ancor si terminava l ' opera dell ' unificazione nazionale , i primi inconvenienti e le prime difficoltà ; contro la nobiltà piemontese anticamente e metodicamente preparata al governo , gli interessi e i sentimenti delle provincie , naturali e brutali , insorsero . Cominciò la guerra dell ' Italia contro il Piemonte . In questo senso la soluzione cavouriana e sabauda meritò veramente in qualche modo l ' epiteto di " approssimativa " ; e fu tale non per colpa della monarchia e di Cavour , ma delle circostanze e della materia riluttante e fervida , ch ' essi ebbero a maneggiare . Così un ' impresa che , se si tien conto dei tempi positivi e plebei e delle abitudini moderate e casalinghe delle popolazioni settentrionali , ebbe caratteri ed aspetti altamente grandiosi ed eroici , fu in qualche modo un ' avventura troppo ardita , uscendo fuori dalla tradizione politica del Regno Sardo e rompendo un equilibrio faticosamente mantenuto per secoli e segnò la prima tappa di una storia dolorosa e difficile . E ' chiaro d ' altronde che le circostanze non permettevano soluzioni meschine e guardinghe , o comunque diverse . C ' è dunque , in Italia , un ' élite di origine schiettamente piemontese e di mentalità largamente italiana : dal luogo di nascita toglie le virtù di saggezza politica e di resistenza guerriera , dalle popolazioni settentrionali confinanti l ' abitudine alle relazioni diplomatiche e cosmopolite , dall ' Italia l ' educazione letteraria e in parte i fondamenti teorici della sua missione . Accanto e contro quest ' aristocrazia , le provincie suscitano le rivolte faziose , le camorre locali , le ideologie intemperanti , le insurrezioni sentimentali , la generale immaturità . La continuità governativa , un punto stabile nella confusione delle contese regionali , un organismo moderatore dei tumulti , degli odi , delle vendette che forman tutta la vita politica del nostro paese , furono assicurate dalla volontà persistente e disperata di questo piccolo gruppo estremamente progredito , e educato alle istituzioni civili dell ' età moderna , posto dalla Provvidenza a reggere popolazioni ancor barbare o per troppi vizi decadenti . Ma fu impresa continuamente pericolante , affidata al genio individuale dei ministri ( Cavour , Sella , Giolitti ) ; non senza caotici interregni , che ne rovinavano appena fondati , ogni risultato e ogni conquista . Repubblicanismo , politica dinastica , interventismo del maggio , legionarismo , nazionalismo , fascismo : reazioni sentimentali ignote alla nostra gente del settentrione , seria , tranquilla , attaccata a ' suoi traffici , intenta ai pacifici interessi dei mercati agricoli , delle borse , delle aziende industriali . Dal principio dell ' Unità , il Piemonte s ' è sentito profondamente isolato nella nazione : anche quando dominava e guidava le sorti di tutta Italia . Perché esso , di contro alla politica provinciale e insubordinata delle regioni , ostenta l ' organizzazione e la serietà europee della sua vita civile : qui da noi liberalismo e comunismo vantano un fondo dottrinale e una attività pratica assai lontani dalle superficiali metafisiche e dalle fragorose ostentazioni di operosità delle fazioni italiche . Perché in questa nostra terra , abbiamo un ' industria solida organica , prosperosa , e non , come nelle altre parti , tentativi sproporzionati , parassitari , anarchici : qui le fabbriche tessili , la Fiat , Agnelli ; altrove l ' Abenteuer - Kapitatismus , che ha analizzato Ansaldo , su queste stesse colonne . Perché presso i nostri capitani d ' industria , i nostri operai organizzati , i nostri piccoli proprietari di campagna , l ' unità degli interessi privati e del benessere generale , il sentimento dello Stato insomma , è nozione immediata e istintiva ; anche se ripugni a queste menti fredde positive , e magari grette , ragionare troppo a lungo di Patria , doveri nazionali , virtù civiche : cose sacre e venerabili soltanto quando si arriva a considerarle , non più come un fine , come un presupposto ; prima , pure divagazioni accademiche , o peggio , spiriti demagogici . Perciò il Piemonte mantenne , per tutta la nostra storia breve , una fondamentale politica d ' opposizione : l ' unica aristocrazia seria e fattiva che esista in Italia , la storia veramente unitaria , veramente italiana , non può ancora reggere stabilmente il paese . Le parentesi governative , forse troppo premature , riuscirono sterili , e talora rappresentarono persino dei compromessi . Dove si vede il difetto della politica di Giolitti , che fu costretto ad allargare la nobiltà originaria , ed appoggiarsi sopra un ceto borghese incerto e mal definito , che oggi è passato al fascismo . Mentre a Cavour il suo genio e le circostanze crearono un meraviglioso se pur momentaneo consenso di voleri intorno al mito unitario . La feconda e tenace attività dell ' élite si manifestò piuttosto nella capacità di raccogliere intorno a sè le forze più serie e vive della nazione , altrove isolate e costrette a isterilire . Continuando così il processo , che dura da Alfieri in poi , e per il quale , stabilito un commercio d ' interessi e d ' idee fra le regioni , il proposito solitario dei Piemontesi perde la sua rigidezza e si fa italiano ; si creò quell ' ambiente d ' opposizione dove , meglio che ad ogni altra scuola , si foggia e si educa la classe dirigente che mancò finora all ' Italia . Perché non è certamente nostra intenzione creare , fra gli altri mille , un nuovo regionalismo . Il mito piemontese può servire non solo a noi , ma a tutti gli Italiani aristocratici , di raccolta e d ' insegna : oggi più che mai . Antifascismo : vale a dire volontà d ' inimicizia contro l ' " altra Italia " . E ci diranno romantici , protestanti , pedagoghi . Noi non accettiamo senz ' altro e neppure rifiutiamo a priori queste definizioni : ci sforzeremo piuttosto di determinare dei limiti , di fissare dei criteri chiari e distinti , di opporre , agli epiteti vani , concetti precisi e punti di partenza stabili . A coloro che ci consigliano d ' attenerci alle forze che oggi " riescono " e ci rimproverano la volontà di creare opposizioni inutili , ricordandoci che la vera politica non procede per via d ' antitesi , ma di conciliazioni ; vorremmo rispondere che la loro dottrina , spiegabile come posizione polemica contro lo sfoggio insipiente e variopinto delle ideologie , è in tesi assoluta insufficiente : risultando la lotta politica di antitesi che son nel tempo stesso conciliazioni , di opposizioni che diventan contatti . E lasciando questi discorsi generali , perché a noi - che non siam metafisici - ripugna indossar troppo a lungo l ' abito di maestro di dialettica ; e passando a un ragionamento più umano e psicologico , diremo che il loro punto di vista , in apparenza agile , può diventar perfino , quando sia preso alla lettera , terribilmente rigido : in quanto è incapace a dimostrarci l ' utilità e il valore dei partiti estremi e delle disperate coerenze ; e si riduce a una sterile negazione ; quando non si trasformi addirittura in una giustificazione della mentalità italica scherzevole e accomodante . Ma la virtù governativa di Cavour non si spiega , senza la maturazione solitaria e difficile della sua fede in un ambiente d ' opposizione . Noi siamo dunque dei protestanti e dei romantici che conoscon tutti i difetti del romanticismo e della riforma . Perciò la nostra solitudine non ci conduce a fondare una setta , la nostra opposizione non assomiglia a nessuna pedanteria puritana . Da Machiavelli , Guicciardini , Sarpi , fino a Croce , l ' Italia vanta una serie nobilissima di riformatori disperatamente fedeli a una serietà morale e religiosa , che manca a ' loro contemporanei , ma troppo disillusi e cauti per voler creare nuove forme artificiose di culto . Del resto , tralasciando di mentovare esempi troppo alti , o piuttosto responsabilità troppo grandi ; l ' austerità e la durezza dei nostri costumi son qualità regionali alle quali siam troppo attaccati per volercene disfare ; e crediam d ' altra parte che non sian affatto inutili nel paese delle farse e dei carnovali . Entro questi limiti , ci ostiniamo ad essere degli oppositori , e magari , se ci obbligano , dei pedagoghi . Perché abbiamo dietro di noi una tradizione di pensiero e d ' attività ; la quale può ben darsi che sia la nostra debolezza ; ma è anche certamente il titolo più grande della nostra nobiltà . E continueremo a credere , fin che le circostanze non ci disilludano , che soltanto dal Piemonte , che ha fatto l ' Italia , possano derivare i germi d ' uno stato futuro più solido e più potente . Intanto oggi questa fede ci serva di simbolo : " che ove speme di gloria agli animosi Intelletti rifulga ed all ' Italia , Quindi trarrem gli auspici " . E può ben darsi che non si tratti soltanto d ' una citazione retorica .
PRECIPIZIO ( - , 1929 )
StampaPeriodica ,
Si può essere sicuri che in Italia non v ' è più nessuno che non veda inevitabile e fatale la catastrofe . Il paese è condannato all ' estrema rovina . Bisogna prepararvisi ; rassegnatamente , dicono taluni ; col fiero proposito di farla pagar cara , dicono i molti altri . Il gran pazzo ad ogni cambiar di stagione ne pensa una sempre più madornale , per abbagliare per distrarre per stordire i miseri quarantadue milioni di schiavi che ha messi in catena . Riesce qualche volta a inscenare un successo . Ma è un fuoco fatuo . Contro l ' avvicinarsi pauroso della resa dei conti oramai non può più nulla . Lo stesso gioco di prosternarsi un giorno al papa e un altro giorno tirargli i calci non illude nessuno : né i clericali né i liberi pensatori . Tutti si rassodano nella convinzione che si è di fronte ad un volgarissimo pagliaccio . Frattanto , come diciamo , è inevitabile e fatale la catastrofe : ogni espediente escogitato per ritardarla , non la rende che più profonda generale spaventosa . È proprio stabilito che gl ' italiani debbano essere ridotti alla miseria più nera , alla fame , all ' inanizione , perché l ' obbrobrioso regime mussoliniano crolli . Noi così detti fuorusciti , che siamo in grado di credere e di dire la verità , siamo tacciati di catastrofici . Ma non sono inventati da noi i mille fallimenti al mese , che hanno messo a terra tutto il commercio italiano . Non sono promossi da noi i settantaquattromila protesti cambiari , pure mensili , che portano la cifra annuale di queste sinistre attività dei notai e degli uscieri a un milione all ' anno . E le continue rovinose riduzioni dei capitali delle industrie ? E i prestiti a condizioni strozzinesche presso i banchieri di Wall Street ? E la paralisi quasi completa della compra vendita dei manufatti , per la indigenza della grande maggioranza degli italiani ? Le pubblicazioni dell ' attuale Ufficio di statistica , messo sotto le dirette dipendenze del Truce , sono un falso permanente . Ciononostante siccome vi sarebbe la possibile smentita delle statistiche straniere , si è costretti a dire la verità sul movimento delle esportazioni e delle importazioni . E la verità si riassume nella cifra seguente : tre miliardi di deficit da gennaio all ' aprile . Andando di questo passo , alla fine dell ' anno saremo a dieci miliardi . Nel quasi completo inaridimento dell ' industria dei forestieri , delle rimesse degli emigrati e degli introiti per noli , come si fa fronte a questo deficit ? " Con l ' acquisto delle divise pregiate " dicono incoscientemente i giornali del regime ; cioè , vale a dire , con lo spendere gli ultimi quattrini che si hanno negli istituti di credito . Il che significa avviarsi alla bancarotta . Infatti le ultime notizie recano che nel mese di aprile vi è stata una riduzione nella riserva aurea della Banca d ' Italia di 435 milioni . Dal gennaio 1928 all ' aprile 1929 tale riserva è discesa da 12 a 10 miliardi . Non occorrono illustrazioni o commenti . Queste semplici cifre valgono per cento discorsi imbroglioneschi dell ' adiposo Mosconi , il quale , del resto da qualche tempo ha perso la parola , occupato com ' è a trovare la possibilità di pagare la cedola semestrale del debito pubblico in scadenza alla fine del corrente giugno . E poi venga il Truce a dirci che dobbiamo smetterla con la letteratura catastrofica sulle cose d ' Italia .
PARTITA APERTA... ( - , 1921 )
StampaPeriodica ,
Il signor Caporali , il coraggioso sciacallo corrispondente dell ' Avanti ! , l ' avv . Chiappari , che continua ad imbastire denunce contro i fascisti , la troupe Pozzoli , Bernamonti , che vanno tentando di inquadrare gli arditi della " fifa , " il maestro Sasdelli , il Verzeletti ed altri che continuano ad aizzare i loro tesserati contro di noi sappiano che noi li teniamo responsabili di ogni ulteriore provocazione , sappiano che ogni oltraggio a un nostro capo deve essere dai fascisti energicamente vendicato . Quando domani poi delle bastonate troveranno dei crani deboli non si faccia almeno tanto baccano .