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RAPPRESENTAZIONE LIRICA ( DE ROBERTIS GIUSEPPE , 1915 )
StampaPeriodica ,
Le poesie che ora studieremo sono da paragonarsi , per significazione ideale , e per il grado di bellezza che colgono intero , a quelle esaminate nel capitolo che intitolammo " lirismo colore " , e rappresentano forse il supremo vertice della lirica digiacomiana . Sta nel bel principio , a mo ' d ' intonazione , il sentimento del poeta : il più complicato , e capace di reggere e collegare tutte le strofe dell ' arietta ; qui fuggito , appena emerso dal cuore , per dar posto alla rappresentazione che è già piena , e vuole erompere ; lì colto a uno stato di maggiore vibrazione e concitazione , e con un senso d ' umanità profondo , sebbene non vasto , nel suo limite breve e senza mistero , serio eppur senza lacrima , smanioso eppur fuori di tormento ; qui più concreto , e cioè con una particolare situazione e determinazione , capace d ' imprimere un movimento , e di riapparire ogni tanto , per fermare certi aspetti , per creare certe pause , per fissare un accordo . C ' è insomma , dentro , tutto quello che impedisce a queste poesie di diventare dei semplici quadretti di genere , frammenti di un mondo ideale inespresso , e sospeso solo su alcuni punti dispersi e lontani : il gesto , più che descritto realisticamente , o fatto sottintendere come tale , è colto , immerso nell ' anima , e poi colorito , semplicemente : l ' immagine sta per suggerire , anzi per far " vedere " - , perché nulla è solo abbozzato , e capolavori di tal fatta non chiedono l ' ausilio del lettore se non per interpretare , al pari d ' ogni altra poesia : cioè guardare con occhio lungiveggente nelle creazioni dell ' arte . La prima delle tre " ariette " da esaminare è " Marzo " , d ' un naturalismo così vivo e immediato che solo è da cercare altri esempi ne " l ' Alcione " dannunziano e in qualche pausa della poesia carducciana , sebbene qui ci sia tanta più semplicità ed essenzialità , sì che ogni parola si fa intensa di vibrazioni , e la linea è d ' una purezza estrema . Le pause ci sono , e le spezzature di ritmo ; eppure non si avvértono , tanto ciascuna parte del verso è piena di una sua intima armonia , che suscitando quasi un murmure infinito crea l ' illusione di innumerevoli accordi insieme fusi da una capacità inaspettata . Vi son variazioni come non è possibile nemmeno immaginare , e con una , necessità profonda , che l ' impressione è tra le più nuove che la poesia possa offrire . Marzo : nu poco chiove e n ' ato ppoco stracqua : torna a chiòvere , schiove , ride o ' sole cu ll ' acqua . Mo nu cielo celeste , no n ' aria cupa e nera : mo d ' ' o vierno ' e tempeste , oro n ' aria ' e primmavera . N ' auciello freddigliuso aspetta ch ' esce ' o sole : ncopp ' ' o tturreno nfuso suspìreno ' e vviole .... Non so come il Di Giacomo abbia osato aggiungere a queste tre divine strofette un ' altra , a mo ' di conclusione , che se non sciupa la poesia urta per il semplice contatto , ed è cosa di cattivissimo gusto : Catarì ! ... Che buo ' cchiù ? Ntiènneme , core mio ! Marzo , tu ' o ssaie , si ' tu , e st ' auciello songo io . È una spiritosaggine degna di Maldacea ; e non ne dico di più . Ma l ' arietta nei suoi primi dodici versi , cioè nella sua parte essenzialissima , è un miracolo . Incomincia con un accordo improvviso e staccato , come per isolare la parola " marzo " e ingrandirla all ' immaginazione ; poi il tono si fa più lieve , e quel " nu poco " ( più facile a pronunciarsi di " un poco " , perché " un " richiede un ' elevazione di accento , e " nu " è assai più riposante ) , che quasi si ammorza in " chiove " ( l ' " o " di " poco " si fonde nel ritmo col " c " di " chiove " ) dà come il senso della pioggerellina di marzo leggera e breve . Breve , perché subito spiove ; e l ' impressione è resa vivamente dal secondo verso : e n ' ato ppoco stracqua dove il verbo esprime , davvero , e con evidenza musicale , quegl ' intervalli pieni di silenzio che succedono dopo un ' acquata . Pure quella " e " a principio del settenario lo distanzia un poco dal verso precedente , ma nello stesso tempo fa precipitare il ritmo verso l ' ultima parola stracca , sì che s ' ha l ' idea di qualcosa d ' improvviso che insieme dura . Poi ci si abitua , e non si avvertono quasi più le differenze tra il piovere e lo spiovere : donde una maggiore rapidità di passaggi : torna a chiòvere , schiove , con quella parola sdrucciola , " chiòvere " , che cerca l ' altra piana , " schiove " . Tutto è ora sullo stesso piano , e la elementarità dell ' espressione e della sintassi rende pienamente questo naturalismo semplice e immediato . - Ma finora non s ' è avuto che una serie di ritmi musicali , con una successione di pause atte a moltiplicare le impressioni armoniche . - Ecco improvvisamente delle immagini pittoriche : ride ' o sole cu ll ' acqua . Qui c ' è più lineatura , come un tratto di colore , una pennellata . Dopo tre versi , vibranti come accordi , quel " ride " , in sé , è cosa squillante , ma , riferito al sole , che brilla nella pioggia che cade , e , si specchia e si rinfrange nell ' acqua che bagna la terra ; e si raccoglie nelle pozze ; crea un ' emozione nuova , e prepara l ' anima a godere in tutta la sua bellezza la strofe seguente : Mo nu cielo celeste , mo n ' aria cupa e nera : mo d ' ' o vierno ' e tempeste , mo n ' aria ' e primmavera . Quei quattro " mo " , a principio dei quattro versi , hanno virtù di isolare le impressioni , di staccarle , e farle risaltare ciascuna in sé , oltre a creare insieme luci e ombre . Tra il piovere e lo spiovere c ' è meno distacco che tra questo gioco vivo di colori ; e la precisione con cui ogni immagine è espressa dà il senso del definitivo . Nessuna parola è forzata , anzi ognuna è semplice , chiara , donde la sua potenza . Son di fronte " celeste " e " nera " ; eppure non offendono per un contrasto troppo vivo e voluto . C ' è forse in tutta la strofe un solo residuo letterario , nel terzo verso , con una inversione del resto giustificata dal bisogno di accentuare maggiormente la parola " tempeste " che è difatti la più essenziale . I primi due tratti sono più propriamente pittorici , gli altri due " emozionali " . Ma la strofe si scinde : da una parte quell ' impressione che dà il marzo piovoso , cupo e nero , come forse nemmeno d ' inverno , insieme con un ' immagine non visiva ma grandiosa : " mo d ' ' o vierno ' e tempeste " ; dall ' altra una serenità di cielo vista semplicemente e fortemente , col sentimento che se ne genera : " mo n ' aria ' e primmavera " . E come i due versi combacianti ( " mo n ' aria cupa e nera " e " mo d ' ' o vierno ' e tempeste " ) formano il centro della strofe , e quasi un punto nero , così gli altri due la cingono . di luce e d ' aria , con un abbraccio immateriale . La conclusione potrebbe sembrare convenzionale , e non è ; - e se la visione s ' è tanto ridotta , la poesia guadagna in determinatezza e precisione . Perché c ' è un intimo legame tra questo marzo ineguale e " l ' auciello freddigliuso " , e le violette , desiderose di sole . Hanno sentito la primavera ventare improvvisamente , poi di nuovo la pioggia , e il freddo , e l ' inverno . A noi questa instabilità non è causa di così forti squilibri , o forse produce effetti più strani e complicati ; - le povere piante ne patiscono ; anche gli uccelli ; che hanno aspettato per lunghi mesi il sole , e dopo un breve e tepido raggio se ne veggono privi ancora . Appunto questa immediatezza , questa semplicità ed elementarità di modi fa la bellezza del " Marzo " digiacomiano . E oltre che idealmente , la fa poeticamente , con due linee più vaste e ondulate che culminano su " aspetta " e " suspireno " verso cui due dei settenari salgono ritmicamente , e da cui gli altri discendono . - Si badi un poco agli accenti rotti di " aspetta ch ' ésce ' o sóle " , e si sentirà , non so come , l ' ansia trepida del povero uccellino ; si ponga mente al " suspìreno " , che fa quasi vaporare l ' altra parte del verso " ' e vviole " , e vedrete le violette tremare nell ' attesa , e perdersi come un sospiro . - Se poi si vogliono apprezzare chiaramente , e valutare , tutte le novità ritmiche , bisognerà trascrivere i versi secondo un diverso ordine , in modo che si veda un primo accordo " puntuale " distendersi ampiamente e pacificarsi . Marzo : nu poco chiove e n ' ato ppoco stracqua torna a chiòvere , schiove , ride ' o sole cu ll ' acqua . Mo nu cielo celeste , mo n ' aria.cupa e nera ; mo d ' ' o vierno ' e tempeste , mo n ' aria ' e primmavera . N '.auciello freddigliuso aspetta ch ' esce ' o sole : ncopp ' ' o tturreno nfuso suspìreno ' e vviole .... Questi tratti realistici , visti ed espressi con rudezza , certificano nel Di Giacomo una forza nuova . Ma il suo temperamento lirico non poteva a lungo rimanere in questa quasi obbiettività ferma ; e se l ' ultima strofe , che a priori escludemmo dalla poesia e che per buona fortuna non aveva turbato la parte migliore , non era di tale capacità espansiva , e , prima di tutto , non aveva in sé tanta vibrazione da investire quei frammenti di realtà miracolosi , in " Na tavernella " corre un ricambio tra lirismo e realtà , e c ' è un progresso di ritmi che par davvero di assistere all ' estrinsecazione graduale di uno stato sentimentale ricco di suggerimenti . Leggiamo . Maggio . Na tavernella ncopp ' ' Antignano : ' addore d ' ' anèpeta nuvella ; ' o cane d ' ' o trattore c ' abbaia : ' o fusto ' e vino nnanz ' ' a porta : ' a gallina ca strilla ' o pulicino : e n ' aria fresca e ffina ca vene ' a copp ' ' e monte , ca se mmesca c ' ' o viento , e a sti capille nfronte nun fa truvà cchiù abbiento .... Stammo a na tavulella tutte e dduie . Chiano chiano s ' allonga sta manella e mm ' accarezza ' a mano .... Ma ' o bbì ca dint ' ' o piatto se fa fredda ' a frettata ? ... Comme me so ' distratto ! Comme te si ' ncantata ! ... Può sembrare che il primo accordo , in questa poesia , non sia se non una ripetizione di quel " marzo " , posto a principio dell ' arietta esaminata innanzi ; e non è . Lo stato d ' animo è invece assai diverso ; anzi si può , dire che uno stato d ' animo vero e proprio non si verifichi nelle strofette di " Marzo " , che paiono create da una forza vergine dimenticata nell ' atto dell ' espressione . Qui al contrario esiste : musicale , cioè indefinito , distratto , fuori quasi della realtà , pur fra tante determinazioni realistiche . Chi canta è felice ; semplicemente ; beato del maggio , della dolce stagione , e dell ' amore . Sopra Antignano i rumori della vita noi , giungono : c ' è un ' aria di cose campestri e rusticane : donde la rozzezza di certe espressioni . - " Maggio " : a questa semplice parola si prova come una carezza lieve . Noi assistiamo quasi al formarsi di uno stato d ' animo : fuori d ' ogni contingenza . La realtà prima non esisteva : ora si affaccia a poco a poco a questo spirito meravigliato e stupefatto . Nessuna inquietudine , nessun turbamento . Son saliti sul colle , questi due amanti , dicendosi chi sa mai quante cose , tra un turbine di sogni : ora sono un po ' stanchi , forse , per la corsa e per il fantasticare ; e riposano . È maggio : ma per essi il bel mese resulta di due sole determinazioni : una realistica , l ' altra musicale ; ma tutte e due ancora piene di poesia , e di parole essenziali e dolci . Na tavernella ncopp ' Antignano : È un decasillabo soavissimo , fatto di due quinarii , che paiono formati di sostanza impalpabile . " Ncoppa " ha virtù di isolare questa " tavernella " su su , sopra Antignano , una verde collina , di cui il poeta non dice altro se non che odora " d ' anèpeta nuvella " . Un particolare assai comune ; ma nella sua posizione è d ' un effetto grande . Addore d ' ' anèpeta novella . Lo spirito comincia a distrarsi nella gioia , donde quella breve pausa dopo " addore " , che lo distacca dal verso seguente , e , nella sospensione , fa pensare a uno che sogni , e goda del suo stato . Tutto è fresco e quasi rorido nel settenario che segue : lo sdrucciolo dà il senso di qualcosa d ' inafferrabile e tenero , accresciuto dall ' aggettivo ricco di suoni dolci ; direi , liquidi . Pure il verso pare detto in dimenticanza . , sotto l ' impulso della parola " addore " , piena di capacità espansiva . Si pensi a " nuvella " col suo accento su " e " lungo , protratto , come di chi s ' indugi , senz ' avvedersene , su cose care ; e s ' intenderà tutta la bellezza di questa situazione . Ma quella spezzatura di ritmo , avvertita già al terzo verso della strofe , si farà più evidente nei quattro versi seguenti , con tre determinazioni prosaiche , senz ' armonia , quasi ad accentuare la distrazione del poeta incapace oramai più di vedere e comprendere , che accoglie i suoni e le impressioni passivamente , senza badare : donde la rozzezza urtante delle espressioni che oltre a rendere con aderenza piena alcuni particolari , sono.psicologicamente espressivi . Pensate un poco a questi quattro versi ; che sono poi settenari per sé armoniosissimi : ' o cane d ' ' o trattore c ' abbaia : ' o fusto ' e vino nnanz ' ' a porta : ' a gallina ca strilla ' o pulcino .... e riduceteli e divideteli secondo il significato delle proposizioni : ' o cane d ' ' o trattore c ' abbaia ; ' o fusto ' e vino nnanz ' ' a porta ; ' a gallina ca ' strilla ' o pulicino ; non hanno più ritmo , e così bisogna leggerli ; ma sono eminentemente pittorici ; sicché va guardato alla posizione di certe parole essenziali come " e ' abbaia " , " nnanz ' ' a porta " , " strilla " . Le espressioni sono violente , come " abbaiare " e " strillare " , ma s ' impongono per una loro virtù comunicativa . " Nnanz ' ' a porta " , sebbene determinazione di altro genere , è anch ' essa rozza , per quell ' improvvisa idea d ' ingombro che crea . - Se poi considerate un poco più addentro , v ' accorgete che nelle prime dite proposizioni i termini essenziali si trovano in fine ; nell ' ultima , in mezzo . E c ' è la sua ragione . " ' O cane d ' ' o trattore c ' abbaia " , " ' o fusto ' e vino nnanz ' ' a porta " sono , per così dire , aritmiche ; donde quel situare in posizione di per sé più evidente i termini su cui più si vuole insistere ; mentre " ' a gallina ca strilla ' o pulicino " è un vero e proprio endecasillabo ; e " strilla " coincide con l ' accento sulla sesta ; sì che tutto il verso è pieno di stridi . - Ora la violenza di queste espressioni , che è poi tutta di particolari realistici , è valsa un poco a correggere la distrazione dell ' amante , e la poesia riprende il suo corso con un impeto impensato . e n ' aria fresca e ffina ca vene ' a copp ' ' e monte , ca se mmesca c ' ' o viento , e a sti capille nfronte nun fa truvà cchiù abbiento .... Qui il ritmo è ristabilito , e si ricollega a quell ' " addore d ' ' anèpeta nuvella " della prima strofe , troncata così bruscamente dal sopravvenire di nuove impressioni . Il motivo iniziale ritorna , e voi sentite al primo accento , che si prolunga in vibrazioni infinite , questa viva gioia . E n ' aria fresca e ffina ca vene ' a copp ' ' e monte . Due settenari formano un verso solo , e danno il senso della lontananza e dell ' altezza della montagna , da cui scende quest ' aria penetrata di un ' essenza di verginità intatta . " Fresca e ffina " : cioè dolce e leggera , purificata da tanto spazio , e tanta verzura , e tanto cielo . Si badi a questo verso felicissimo " ca vene ' a copp ' ' e monte " , con quell ' " a e quell ' " e " che gli danno un ritmo affannoso come per un lungo viaggio ; e al senso voluttuoso che dà l ' altro : " ca se mmesca c ' ' o viento " , e tanto delicato , che nel giro armonioso della strofe produce una breve pausa , come una interruzione spasmodica . L ' aria e il vento sono distinti per una sensibilità acuita , e quasi per uno sforzo di piacere : e l ' aria sarebbe una lieve carezza se non fosse il vento che scompiglia i capelli a questa donna , che prima non avevamo nemmeno veduta . Il particolare con cui il poeta l ' introduce , e l ' entusiasmo e il tono delle parole ne danno un ' immagine immateriale , come d ' una divina creatura incantata . - Ma il vento è come l ' amore , e non dà requie . Stammo a na tavulella tutte e dduie . Chiano chiano s ' allonga sta manella e mm ' accarezza ' a mano .... L ' espressione è leggera , aerata ; v ' è nella frase un tocco piano come di chi non voglia turbare una dolce contemplazione ; il settenario perde i suoi accenti monotoni e cede il posto a versi di più largo respiro , e più lineari . Si hanno così due endecasillabi , accentuati sulla sesta e decima , e cioè armoniosi , senza ostentazione : Stammo a na tavulella tutte e dduie . Chiano chiano s ' allonga sta manella e mm ' accarezza ' a mano .... Pure il primo , con quella determinazione obbiettiva , è più rigido ; ma il secondo è d ' una mobilità grande , e fa quasi vedere l ' allungarsi della mano . Certo che l ' endecasillabo rende l ' atto con più evidenza e riposo che non un settenario ; e sentite in quel " chiano chiano " , che sono suoni tanto dolci , la delicatezza amorosa di questa creatura , e in " manella " qualcosa di morbido , e di soave . L ' accento ritmico che coincide con " s ' allonga " quasi distende il verso . " E mm ' accarezza ' a mano " è cosa tanto leggera ; come una lieve pennellata al quadro ; e il settenario riesce adattissimo , mentre , d ' altra parte , non c ' è forte distacco dal verso precedente ; pare anzi una continuazione , sebbene con tono tanto più mobile . Ma ' o bbì ca dint ' ' o piatto se fa fredda ' a frittata ? ... Comme me so ' distratto ! Comme te si ' ncantata ! ... Ho riunito in un solo verso i primi due settenari a bella posta , perché , ritmicamente , così vanno considerati : oltre che per la interrogazione che unifica i due membri , facendo precipitare il primo e appoggiandolo sul secondo , anche per quel " ma ' o bbì " , che salta a piè pari " ca dint ' ' o piatto " e si ricongiunge grammaticalmente a " se fa fredda " . Il particolare realistico richiamato così bruscamente ironizza questo stato di oblio , e nello stesso tempo riesce a rappresentare al vivo la scena . Le due esclamazioni che seguono forse sono un po ' commento , e possono urtare per un certo parallelismo ; ma nel tono sono perfettamente libere , e non vi insiste tanto sopra la volontà del poeta : sembrano un accordo musicale . Ma è evidente come qui lirismo e realismo si trovano in una completa fusione , e come l ' uno sottolinei l ' altro senza parere . Certo che le cose , a quel contatto , acquistano una risonanza grande , e si giustificano per una necessità profonda . Non c ' è più squilibrio , e le situazioni sono colte nel momento più essenziale , e più ricco . Un intuito quasi divino fa sì che queste creazioni dal respiro breve siano lasciate nella loro umanità casta , e nella loro sentimentalità parca . Questa volta il Di Giacomo ha inteso , acutamente inteso la sua natura , e misurato il giro della sua ispirazione .. Riconoscemmo in " Marzo " un ' obbiettività di specie naturalistica , e in " Na tavernella " quasi il formarsi d ' uno stato d ' animo , nell ' atto che si concretizza in posizioni liriche , lasciate cioè sospese . C ' è più il senso umano , ma nella rapina di piccole strofe che abbiamo visto a volta distendersi sotto l ' impeto del canto , a volta raccorciarsi prese dalla realtà . Il discorso è interno , e le parole veramente dette son poche , appena le ultime : un miracolo d ' arte . Ora appunto a queste : al tratto conclusivo , realistico , che ferma un istante il vanire del sogno , bisogna pensare per intendere pienamente " Dint ' ' o ciardino " . Le strofe che in " Na tavernella " erano mormorate , qui sono narrate , e costituiscono come lo sfondo della breve scena che si svolgerà , questa volta , intera . E non sono già una didascalia vana , ma si collegano intrinsecamente al centro della situazione , che , nella parte dialogica , isolata a sé , potrebbe richiamare alla mente qualche sonetto di " O fùnneco verde " , ma oltre che per una maggiore spigliatezza interna ed esterna ( all ' endecasillabo s ' è sostituito l ' ottonario ) , se ne distacca per quella rappresentazione più larga e viva che la circuisce e la giustifica , psicologicamente e poeticamente _ Ma meglio è forse non prevenire il lettore con osservazioni anticipate . ' A vi ' llà ; vestuta rosa e assettata a nu sedile , risciatanno st ' addurosa e liggiera aria d ' abbrile , cu nu libbro apierto nzino , cu nu vraccio abbandunato , sott ' ' o pede ' e mandarino , sola sola Emilia sta . C ' aggia fà ? M ' accosto ? ( E quase arrivato Ile so ' ncuollo .... ) Core mio ! Cu quanta vase tu vulesse salutà ! Nun me vede , nu me sente , legge , legge , e nun se move ; e io ncantato ' a tengo mente cammenanno ncopp ' a ll ' ove .... Ah ! ... s ' avòta ! ... - Emì .... che liegge ? - Tu cca stive ? ... E ' a do ' si ' asciuto ? - M ' accustavo liegge liegge .... - Pe fa ' che ? ... - Pe t ' abbraccià ! - Statte ! ... - Siente .... ( E ' o libbro nterra cade apierto .... ) Essa se scanza , se vo ' sòsere , mm ' afferra , rire e strilla : Uh ! no ! no ! no ! ... Na lacerta s ' è fermata e ce guarda a tutte e dduie .... Se sarà scandalizzata ; sbatte ' a coda e se ne fuie .... " Rappresentazioni liriche " abbiamo pensato di chiamare queste brevi poesie ; nel qual giudizio è implicita oltre che la , gioia di rappresentare , che è comune a tutte le vere opere d ' arte , quel piacere vivo non solo di esprimere un determinato stato d ' animo , ma di obbiettivarlo , e cioè di porlo fuori di sé , arricchendolo di particolari che meglio lo realizzino alla fantasia . Ora , ricreando il poeta , o chi altro in sua vece , avvenimenti suoi particolari , intimi , del suo spirito , e della sua vita , è chiaro che il contenuto ideale dev ' essere profondamente allegro , sì che la " gioia di rappresentare " coincide con una gioia reale , con un atteggiamento dell ' animo , soddisfatto . Da un dolore tragico , tragicamente patito , può derivare una lirica altissima , non una rappresentazione ; nel senso che chi soffre , ed è poeta , ed è capace di dare espressione alla sua sofferenza , non può nel tempo stesso esserle estraneo , e cioè realizzarla fuori di sé . Così s ' intenderà meglio il progresso della poesia digiacomiana , quando salendo d ' intensità e di dolore , e d ' altra parte per una necessità imprescindibile , dovendosi sempre obbiettivare , toccar piede a terra e pacificarsi , dovrà spersonalizzarsi , e il poeta sarà non più il cantore di sé , ma il narratore , il ricreatore delle altrui vicende . Inteso a questo modo il dramma del mondo digiacomiano , ogni sua faccia s ' illumina : al contatto della poesia stessa siamo riusciti finalmente a segnare una parola definitiva . Ma noi vogliamo ora , fuori d ' ogni costruzione ideale , godere queste sette strofette luminose e vive . E in verità il primo tratto è tale da imporsi alla nostra immaginazione e soggiogarla . Il verso ottonario precipita le impressioni , e oltre che aggiungere spigliatezza alla rappresentazione , quasi dà il senso della rapidità come realmente le cose si presentano alla fantasia del poeta . ' A vi ' llà . ; vestuta rosa e assettata a nu sedile , risciatanno st ' addurosa e liggiera aria d ' abbrile , cu nu libbro apierto nzino , cu nu vraccio abbandunato , sott ' ' o pede ' e mandarino , sola sola Emilia sta . Chi è questa donna ? Emilia . E al modo famigliare come la chiama voi v ' accorgete che si tratta d ' una persona amata . Tanto più che questo nome giunge a noi dopo una felice rappresentazione , e dopo immagini quanto mai fresche . Anche se non volete , il poeta vi sforza a porvi nel suo stesso stato d ' animo improvviso con la violenza di quel semplice " ' a vi ' llà " . Voi siete costretti a fermare la vostra attenzione , ma , d ' altra parte , un primo tratto vivo subito vi compensa e vi orienta . ' A vi ' llà ; vestuta rosa e assettata a nu sedile ; quel color rosa , e quella posizione semplice , nella sua realtà , s ' impongono con un loro modo preciso . Ma qui la gioia dell ' amante si comunica . a ogni parola , a ogni tratto , a ogni immagine , situandole al giusto posto , e con una tal civetteria . Così quando , inebriandosi , dice , o , meglio , aggiunge : risciatanno st ' addurosa e liggiera aria d ' abbrile , voi non sapete se voglia piuttosto colorire e quasi areare il realismo crudo di quella prima posizione , o esprimere la sua intima contentezza : forse è l ' una e l ' altra cosa insieme . Certo che quei due versi sono una pausa impercettibile , e danno un senso di leggerezza agli ottonari seguenti , scanditi ognuno a sé , che rendono con tanta evidenza quel piacere che si prova , in certe ore , a star sdraiati e leggere e fantasticare . E probabilmente si fantastica più che non si legga , come mostrano alcune immagini che messe insieme potrebbero anche suggerire il contrario . Il libro , sì , sta " apierto nzino " , ma quel particolare : " cu nu vraccio abbandunato " esprime troppo la gioia dello star seduti a godersi la mattina e l ' aprile , perché si debba essere attenti a leggere . Il libro è qui un semplice tratto coloristico , come quel " mandarino " , che aggiunge tanta grazia . A ogni modo questa fanciulla è stata abbastanza vivamente rappresentata , ' perché non dobbiamo intendere tutta la passione dell ' amante : passione , se volete , di un minuto , senza travaglio , che se mancasse di una ricreazione così potente diverrebbe leziosa , ma qui profonda , e piena . Anche lo sfondo del quadro prepara a questa grazia , e i colori sono tenui , le linee riposanti , le piante anch ' esse piccine ; un mandarino ; tanto grande , da coprire , come un ombrello , Emilia . Anche le espressioni d ' amore sono quasi infantili , proprio come quando uno è preso da una gioia improvvisa e si rifà bambino , e sente al cuore un tremore come davanti a un giocattolino bello , o a un dolce ghiotto . C ' aggia fa ' ? La domanda non implica un grave dubbio , ma esprime l ' impaccio ingenuo di un fanciullo . M ' accosto ? Esita ancora un poco , non sa ; ma così dicendo avrà camminato . Che volete ? il giardino è così piccolo , e basta fare un passo che s ' è percorso tutto . Donde quella miracolosa parentesi : ( " e quase arrivato lle so ' ncuollo " ) . Non s ' è nemmeno mosso che le è già addosso ; la qual cosa esprime tutto l ' ardore , e l ' atteggiamento buffo di lui che fa improvvisamente un passo e si ferma : " c ' aggia fa ' ? " ; un altro passo , e si ferma ancora : " m ' accosto ? " e , dopo due passi , si trova a destinazione . Apriti cielo ! A vedersela davanti agli occhi trema di commozione : vorrebbe baciarla , ma non osa , e si contenta di darle tanti , tanti baci in immaginazione . Core mio ! Cu quanta vase te vulesse salutà ! Il tremore fa le parole brevi : " core mio " ; poi , come per soffocazione , con accento rotto , un desiderio mormorato : " cu quanta vase te vulesse salutà " . L ' empito della passione s ' abbatte in quel verbo tronco " salutà " : pare uno sfogo . Nun me vede , nu me sente , legge , legge , e nun se move : e io ncantato ' a tengo mente cammenanno ncopp ' a ll ' ove .... Aveva incominciato a far passi da gigante ; ora bisogna che si freni : un po ' per non far chiasso , un po ' per esitazione . " Cammina sulle uova " equilibrandosi a stento , piegando di qua e di là , remeggiando con le braccia . L ' immagine è scultorea , e rende l ' atto con una vivacità intensa : non che non sappia realmente camminare , ma un pensiero gli dice : " corri " , anzi : " baciala " , un altro : " aspetta " , anzi : " sta attento " ; e siccome basta stendere appena una mano per toccarla , a ogni movimento azzardato e audace bisogna che corrisponda uno sforzo contrario : di qui quei divincolamenti pittoreschi . E le parole che pronuncia non hanno quasi significato , o s ' inseguono come a stordire chi le dice . - La scena non poteva esser condotta oltre questo termine . D ' un tratto ogni cosa muta , improvvisamente : Ah ! ... s ' avòta ! ... È come una stilettata : voi non sapete se n ' abbia piacere oppur no ; ma si sa dominare a tempo : " Emì ... che liegge ? n . Veramente , altra doveva essere la domanda ; ma questa è fatta tanto per introdurre il discorso . Emilia intende , o , meglio , non bada a rispondere a una interrogazione oziosa . " Tu ccà stive ? ... E ' a do ' si ' asciuto ? " : piuttosto cerca di spiegarsi la sorpresa . " E ' a do ' si ' asciuto ? " . Si vede che l ' amante ha fatto proprio a modo , senza lasciarsi scoprire . Infatti risponde : " M ' accustavo liegge liegge .... " . Ma la risposta nasconde un proposito criminoso , donde le parole brevi , quasi d ' intimazione , di Emilia : " Pe fa ' che ? ... " . Il poveretto non ne può più ; meglio confessarsi : " Pe t ' abbraccià ! " . E non ha pronunciato la risposta che comincia già a menar le mani . - Statte ! ... - Siente .... ( E ' o libbro nterra cade apierto .... ) Essa se scanza , se vo ' sòsere , mm ' afferra , rire e strilla : Uh ! no ! no ! no ! ... Proprio così : incomincia a menar le mani . Quel : " Statte " è assai significativo , come significantissimo è il " Siente " . Emilia cerca di sfuggire alle " argomentazioni " dell ' amico , che poco parla , e più agisce ; donde quella mirabile parentesi ( " E ' o libbro nterra cade apierto .... " ) , che è conseguenza materiale e immediata dell ' invadenza mascolina , ed è , artisticamente , una pausa realistica fra tutto questo turbinio di parole , una nota beffarda e ironica . Nella colluttazione oramai senza più voci , il libro che cade a terra produce un suono strano . Ora i due non parlano più . " Statte " e " Siente " sono state le ultime botte e risposte . Adesso è tempo di lotta . " Essa se scanza " : invano ; " se vo ' sòsere " : lui l ' ha inchiodata sul sedile ; - e lei che cerca di schermirsi ; ma come si fa .... ; d ' altra parte è così dolce lasciarsi andare : infatti non resiste oramai più che a parole : strilla sì , ma ride anche , e quei tre " no ! " fanno pensare a mille possibilità allegre . - Ma basta : la scena si chiude , come s ' era aperta , con un grido : si potrebbe dire , con una serie di gridi : " no , no , no " , scanditi , divisi , interrotti da pause eloquenti . E c ' è una stasi , così ricca di humour : Na lacerta s ' è fermata e ce guarda a tutte e dduie .... Se sarà , scandalizzata ; sbatte ' a . coda e se ne fuie .... Un particolare realistico , casuale , fatto servire da ironia : e non senza ragione . Un accento di maggior portata sarebbe riuscito inopportuno : qui si fonde mirabilmente ; e la poesia produce un ' impressione netta , intera , senza nei . Quel " s ' è fermata " , all ' improvviso , quel " scandalizzata " , reso più forte dalla rima , quante mai cose suggeriscono che il poeta non dice ! L ' ultimo verso rimasto come sospeso raddoppia l ' effetto e dà un senso di leggerezza alla strofe . Nessun commento : e ce n ' era forse bisogno ? Ogni punto o grado è valso da sé a prepararlo . Ma a preparare questa scena breve , rapida , spigliata , ricca di vita , pur con tanta apparenza di leggerezza , non sarebbero bastate quelle poesie d ' indole narrativa , che esaminammo altrove . Chi non ricorda le ariette di " Lirismo colore " ? " ' E trezze ' e Carulina " ? " Da ' o quarto piano " ? Esse costituiscono il presupposto necessario per giungere a delle rappresentazioni tanto vivaci , e tra i due gradi c ' è scambio : solo che prima era fissato un momento solo , e , più precisamente , un ' immagine ; ora quell ' immagine è messa in moto e mostra le sue facce . Si badi , son sempre sviluppi di figure elementari , non ricche d ' interiorità ; e perciò , nell ' esame che abbiamo tentato di queste poesie , non abbiamo già cercato la risoluzione , per via di dramma , di problemi eterni . Anzi nemmeno il dramma esiste ; ma son semplici posizioni liriche , a cui il poeta vi conduce con una delicatezza estrema , e che non vivono se non in embrione , e come desiderose di sciogliersi in canto .